■mi k ( * y \ \j'' BIBLIOTECA ITALIANA O SIA. GIORNALE LETTER ATUR A, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo Lxxn. ANNO DICIOTTESIMO. Ottohre , No\>enibre e Dicembre i833. Jr^et^i0t^ MILANO PRESSO LA DmEZ10>'E DEL CIORNALE. JMPERIALE KISGIA STAMPEKIA, Jl presente Giornale^ con tuttl i volumi precede nti^ e posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi adempiuto a quanto essa prescrive. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. X' origine delle fond. Poema inedlto ed altre poesie scelte novellamente corrette di Cesare Arici del R. Istituto italumo. — 31 llano , i833 , per Giuseppe Crespi e comp., in 8.° J.1 professore Arici pubblicaya nel i8i6 la sua Pa~ storizia , e Pieti o Giordani la dichiarava in questo giornale opera classica e destinata a durare per onore d Italia. 11 poeta allora ancor giovine, era quasi nei primi passi della sua illustre carriera; e il suo enco- miatore, piu matuio d anni e di studj, annoveravasi gia tra que' pochi dai quali un" intiera nazione suole non pur contcntarsi , ma desidcrare die siano giudicate le opere de' suoi scrittori. Pero quando il Giordani dice- va : lo giiardo la Fastorizia come opera classica , nella quale possano i giovani italiani apprender inolto e dl poesia e di lingua - I autorild di questo pocta giusta- mente said moLta e nei tempi nostri e nei futuri - pregio particolare , ed a' nostii giorni rarissimo , e del" r Arici, non contaminar mai la sua favella con voca- boli barbari e stranieri: quelle locli premosiravano in certo modo al poeta la gloria che dal conuuie con- senso di tutta la nazione sarebbe poi accordata al A L OniGINE DELLE FONTI. suo lavoro. E quando aggiiingeva: Parmi che Z'Arici talora manchl di proprietd, abusando le parole nostre ad nil senso che low disdlce Z' uso costante degli ap~ provati scrittori; e quando ammonivalo di noii forzare la lingua a que' modi cli elhi noii pud padre ,• di non gravarla d inversioni hitoUerabili ; di non cessar mai dalla diligenza, perche il non badare a quelle che alcuni chiaman niinuzie produce sovente ambiguitd , e toglie alio stile quella tanto cara e necessaria lucen- tezza che da si spedito I' intendere : il giovine autore poteva immaginarsi di sentire in quelle parole il voto di tutta quanta la nazione espresso per bocca di un amico sapiente e cortese ; poteva gloiiarsi che un tanto maestro giudicasse gia la sua lingua e il suo stile cosi vicini alia perfezione da non potervisi notare se non solaniente cjua e Id cdcuua cosctta^ cpiasi pol- vere che lievemcntc pud scuotersi da vaghissimo drappo. Ora I'Arici esce dopo diciassette anni (nei quali di molte niinori operette fe' dono all'Italia) con un nuovo Poenia di circa due mila e cinqueccnto versi ; e il nostro Giornale ( il diciamo senza intenzione ne tema di offendere alcuno ) non ha chi possa arrogarsi con lui o nella lode o nel biasimo quell ufficio che s'ad- diceva si bene al Giordani. L' Arici ha coltivato in tutto cjuesto tempo con molto felice amore quel campo che gli assegno la natura , di che cpiesto poenia fara certissima testinionianza; e la Biblioteca, se in altro non puo, viiole almeno mostrargli la stima in cui lo tiene, adoperandosi con ogni soUecitudine a divolgarlo. Ad una semplice sposizione dell' argomento fa suc- cedere Y autore cpiasi una storia de' suoi lavori: come da prima seguitando T invito della sua Musa faccsse unico tema al canto le diiejse - De la bella natura opre ammirarule : come secondando il desire e la spe- ranza dei tempi osasse di preporre al casto e santo ulivo i lauri trionfali: e come oia cgli torni agli agre- sti suoi temi cantando I origine delle fonti. A questo argomento lo persuadono primamente la sua stessa importanza , roF.MV ec.c. nr cesaue arici. 5 perocche di quanti L' increuta virtu , nel henedetto Di che dal cieco inoperoso nulla Splendidamente V universo pose , Operava portenti, altro piii degno E grazLoso dono a le create Cose non fea , che statuir perenni Di limpida e vivace onda sorgenti: pol r amore del suo paese natale ; perche da' poggi e dalle chiostre ridenti onde Brescia ha gliirlanda si devolve un' aniabil corrcnte , e fresca e cristalUaa la pill di mille rivoli partita , Mille avviva fontane onda salubre. Se noil che questa origine dei fonti che il poeta proponsi di celebrare e quasi un mistero die ncga di rivelarsi fin anco alle indagini dei filosoli : e spcsso natura ascose agli sguardi moitali il luogo clonde emergono ; e , come sacrn Fosse la terra ond' han principio i fiumi , La vallb di foreste e la ravvolse Di fiere solitudini e paure. E come 1' origine dei fonti e non di rado misteriosa , cosi e mirabile la varieta degli accidenti e delle leggi a cni la natura li sottopose. Pero qnalcuno volge fred- dissinie acque sotto il cocente cielo delF Africa ; qual- che altro sotto un perpetuo inverno Fervido si rime- scola e gorgoglia - Come in lebetc, e rompc in fumo e bolle: e quale spone un' onda temperata di sali e di zolfo per medicina dell' uomo ; e qual sorge con- tinue e sempre uguale a se stesso ; e quale in vece cessa e ripiglia per tempi. Ve n' ha qnalcuno che scorre nei silenzj dclla notte, e manca al far dell'alba; mentre qualche ahro comincia a fluire quando sorge il sole, e miior col sole. E nota e la fonte dcnominata sabbatica, perche non reca - Fnor die al setdmo di d acque tributo : c lungo il Lario trovasi un fiunie che cessa nella stagione invernalc , e poi al prime 6 l' OEIGINE dfxle fonti. iiscire di primavera sgorga del colore del latte: e, piu famosa ancora, evvi la fontana di Plinio, la quale a carta ore del glorno cresce , a certe altre decresca con legge costante. Di che niolti moke cagioni pen- sarono; e 1' autore erode prol)abile piti d' ogni altro il discoiso di chi attribuisce il fenomeno ai venti. Ma vince ogni nieraviglia il trovarsi fontane di acqua dolce in molte isolette disginnte per immenso spazio dal continente. Chi mai tradusse cola dalle terra lontane, e sotto si sterniinata anipiezza di mare, cha cinge coir amaro suo flutto quell' isole ? Dell infinito amor la providente - Sap'ienza ; e sottrasse cosi i na- viganti al terribile fiagello della sete. Crudele , intolleranda , impaziente Di soccorso , fra quante arma natura Necessitadi del mortale a' dunni , Certo e la sete ; che delusa a lun^o Volta ill ismanie , in rabbia e d' ogni eriani Passa le furie. Poiclii; indarno ai petti Arsi fe' guerra , ne dell' acque stilla Temprb del concitato e caldo sangue Le correnti , V atroce avida brama Cansia in torto disdegno : e quel che addentro Cosse immenso desir, fassi tremendo Abborrimento sconsolato e morte. Di questa crudele malattia ne da 1" autore una vi- vissima descrizione nel cane : Ahi , qual delirio , o ineluttabil fato V umanissima belva a guerra mena Contro se stessa e contro V uom , cui prima Obbediente , mansueta e cara Seguia compagna nelle cacce e ai rischj Inopinati delta via ? Qual fiero Caso , qual nuovo denione la mite Indole a furor tanto , a tanta estrema Sconoscenza e miseria ultima addusse , Oie in rei digiuni , in ciechi assalti e stolti Rivolgimenti ed agonie I' uccide ? Da lieto , aperto e confidente , or come POEM,V ecc. DI CESARE ARICI. n S' e fatto triste e pauroso , e rin^hia A chi il pcilpa e festeggia e I' accarezza ? Dalle soglie vegliate entro ai piii cupi Aditl della casa a ricovrarsi Va spesso , ombroso ; e quella die gli piacque Luce del giorno e compagnia festosa Della famiglia , solitario ahhorre. Torbo , inquLCto il guardo afflgge , ed acre Fervor dai costernati occid dardeggia ; Cibo € bcvanda at par rifiuta ; e stanco Qualor s' acquatta per dormir , sommesso Geme , e al ribrezzo die lo assal si desta. Dopo questi primi indizj tit 11a rabbia I'infelice ani- male, presago tlella morte vicina , s' invola al con- sueto suo albergo: Ahi , chi seguirne i passi a la foresta , Chi dir potria , non die narrar , le fughe Miserande e i conflitti e il furor pazzo E gV imped e V angoscia , che la pronta Fiera morte del misero accompagna? Qual trasognato , or lento incede , or prende Jlapide corse, e scaiidiia. loco: incerto Sempre; al romor dell' acqua , abbenche adusto Dalla sete , s' arretra e. raccapriccia. Cerca solingo ove piii V ombra addensi La selva , e al sol s' asconde , ed all' aperto Splendido cielo , ed ulula alia luna ; Il suon lo irrita e la minaccia a un inodo , Ne latra ei piii , ma fra singulto e guai Rompe e interrotti mormora lamenti; Talor monta in furore , e sovra quanti Piccioli e grandi altri aniniali incontra Disperato s' awenta , e morde e fugge. F fugge innanzi a lui , da repentino Terror percossa , ogn' altra belva , e grida Pur della vista ; perocche mordendo E morendo , I' innesto in altri ancora Stampa dell' ira e la fatal dell' acqua Nimista : di cui forse atroce e crudo Il disagio e il bisogno un di sostenne. 8 l' ORIGINE DELIE FONT!. A liberare pertanto i viventi da cosi orrenda sven- tura, Iddio compard Tacqua ad 02;ai sito del mondo; e talvolta ancora con espresso beneficio la indussc dove non era da prima : di che il poeta reca in esem- pio la storia della pellcgrlna Agar cT Egitto. Toccata cosi in generale nel primo libro V impoi- tanza, la nobilta e la varieta del soggetto , T autore con lieco aninio si accinge a trattarlo. £ innanzi tutto egli viene considerando con clie provvida legge Iddio sottoponcsse le acque ad un assiduo trasmutarsi di luogo in luogo , affinche poltrendo e stagnando non si corrompessero. Quindi il continuo riniescolarsi e strinzersi e dilTondersi dell' Oceano : cruindi il soUe- varsi dell acqua in vapori che poi si rapprcndono in nubi: e qiieste disciogliersi in pioggia o cadere in neve su'monti; donde poi scorrono un'altra volta tramutate in acqua a ricominciare la vicenda di pri- ma: laonde peiche mille finmi devolvano al mare le loro correnti , non per questo esso cresce mai ne tra- bocca. Ma gli anticlii nou couobbero questo vero, e credettero che per segrete vie le acqiie salissero dal mare alle vette dei monti: e portarono altresi opinione che per cotanto Cammin , dal mare travasando ai monti ^ Per si rinfrante vie , per si diverso E di terre e di subbie e di macigni Rivolgimento , il salso umor ponesse L' ostica amaritudine e i rodetiti Sali ond' e carco e putido e spiacente. Ma il poeta vien dimostrando come fossero lontane dal vero queste opinioni : perche ne dentro i monti, dove la materia inerte , informe c ponderosa aspetta pur chi la mova , sono le vie e gU ordigni che sa- rebbero necessarj a questo passaggio dclT acqua ; ne e vero che Y acqua del mare si dissali mai per tra- vasarsi e feltrarsi che fiiccia. Se quindi altro lavoro , altro tormento D' etereo foco ciii natura affini Non iscompon V amara onda e rinnova I>OF,MA eCC. Dl CESAEE ARICI. 9 Purissima e leggiere all' esser primo , Putida e sempre del sentor nemico DL sua mistura. Pur mostrando Y esperienza clie il salso flutto lam- l)iccato riescc nieno incomportabile a bersi , fu crecluto che disotto allc moiitagne quasi in iniinensi 1am- bicchi architettati a tal fine dalla natura , un fiioco perpetuo lo facesse bollire e vaporaie, e lo spog,liasse della sua rea natura per modo da uscire dolcilicato da' pertugi dei nionti. Avvaloravano questo sospetto primamente i mold vani arcuati appunto al niodo degli alambicchi che trovansi nell' interno delle mon- tagne; poi i moltissimi indizj che s'hanno di un fuoco chiuso nelle intime viscera della terra. Perche quanto piu cavi nel suolo piu ciesce il calore; e in mezzo ai ghiacci sgorgano di sotterra moke bollend fontane ; e inliniti vulcani arsero ed ardon tuttora , testimonj di sotterranea fornace : dondc poi nascono i trcmuoti ; £d or die lieto e immemore di tutte Sciagure, io seggo del paterno campo Ne la quiete, e questi al tuo bel nome , Come place ad amor , mjedito e vergo Nobili carmi, amabd donna (i) ; il suono Odo e il compianto e la misera fuga DeW italiche ville , e lo sgomento. Sotto povero ciel , di nubi aivolta Segnava il mezzo della notte arnica Scema la luna , e possedea le stanche Menti soave il primo sonno. Stupida Sedea la calma ,• se non die presago Della sciagura , itrequieto e desto Vigilava il puledro , il veltro , e quanta Crestuta prole il di nascente awisa Ai dormigliosi. In sangue atro si volse Allor la luna , e trasmutb sembianti (i) II poemetto e dedicate alia contessa Amalia Paoliiia Tosi nata da' marchesi Bei-o;onzi di Parma. lo l'origine delle fonti. Mirabilmente ; e quale in sulla sera L' iiltiina luce del tramonto arrossa Le falde ample del cielo , a cotal vista Di porpora si tinse il negro ammanto Delle nubi : e con questo un fremer sordo Corse neir aria, un rusghio, una procella, Qual di mille torrenti in lontananza , O gran vento che insulti a la foresta. Agli attoniti allor , per tutto quanta Pote vedersi , lampeggib dalV etra Vivida luce ; e in un col lampo , il suolo Pill e pill volte crollarsi , e tremar tutto S' intese , e con feral, rotto lamento Rimescolarsi dai profondi abissi . . . ! Qual fato , ahi ! s' apparecchia anco sotterra A la divisa Italia ? A che la serba L' inesornta e lunga ira del Cielo ? Se dalle fondamenta anco vacilla Dell' alpe , e tramendue V antiche prode Del doppio mare seppellirsi accenna : Perche col fasto de' trionfi aviti Fin anco il loco se ne sperda e il nome ! Cosi gli uomini ( e questo il principio del tcrzo libro ) indarno sfbizaronsi Inngamente d'indovinare qual fosse rorigine delle fonti. Persuasi che la natura, al pari dell" arte, nelle sue opere si travagliasse per vie complicate e difficili, non seppero seguitarla nella sua grande semplicita: e traviaron dal vero. False furono le dottrine gia ricordate : ne sufficiente a spie- gare il gran magisterio delf acque fu la dottrina insegnata da Epicuro, da Seneca e da Aristotcle. Ponea (i) questi al fluir de le perenni Vene principio lo scainbiarsi cterno Dell' aria in acqua , che tra i vani assorta Delia terra , i montani antri penetri Dal sol rimoti , in cui lo rezzo e V ombra Delia notte moltiplica e costrigne Eternal verno. E disse , ivi chetarsi Suo mobil volo , gli atomi addensando , (i) II testo dice ponean, crediamo, per errore di stampa.^ POEM\ eCC. DI CESARE ARICI. I I JE gelando pin sempre inerte e pigra , Canginr suo stato , e immobile in sui rocchi Aderir delle volte ; infin die nuovo Moto did poiido natural concepe Che la ritonda in gocciole e risolve In rivoli. Ma sebbene , soggiunfj;e il poeta , si possa dire che di qui ricevono aliinento non poche fonti, non affer- meremo pero die questa sia la sola e sicura origine di tiute. In gonerale anzi la vera origine delle cor- rend end" e irrigata la terra e da cercarsi nelle per- petue ghiacciaje di che soiio coperte le vette del grandi monti. Pero egli comincia il suo quarto ed ultimo libro dicendo : Da citta popolose e da villaggi. Da hen cuke , uniformi , ample pianure Di cui per mille modi all' arti industri Dell' uom s arrese obbediente il vario Contegno : dove florido e il rigoglio Delia messe , e condotti a. filo i solchi , E disposta la selva , e V ahitato Sorge agli usi diversi, e circoscritto Dentro a' termini suoi morde il torrente Gli schermi opposti e vi s' acqueta e passu : Movi or meco a veder valli romite , Verdi colli , addossati ispidi monti , E vette inaccessibili e selvaggio Di foreste silenzio e nevi eteme. D' ogni opra umana intatto ivi natura Le sue fattezze ancor serba gelosa Di che stampolla da principio il divo Architettore , e schietto il ver risponde De' suoi misceri a chi la cerca. Or movi Meco , Amalia , a veder V alpe che il sommo Tien della terra , e che divisa e sparta Per larghe falde , or sale di gran selva Ombrata , or verde a' pascoli odorosi Svolgesi aprica , ed or piii sempre al cielo Discoscesa levandosi e superba, D' altr erbe e d' altre piante , al culto ignote De' nostri campi, ammantasi} e mancando 12 l' oricine delle fonti. Poscia il vigor de' germi isterilita Si diserta dal vento , algente e nuda ; E in nevi sempiterne e ghiacci avvolta , Spenta ogni aura di vita , orrida tace. Ma nel silenzio istesso e nella morte D' ogni vita , lassii lento matura Non manchevole mai di tiUte qiiante V acque il principio , die raccolte in fiwni Van di conserva a dissetar la terra. A questo ufficio servono innanzi tutto le gliiacciaje che tengono eterno seggio suUe inospite vette de' grandi inonti: e dove queste gliiacciaje non sono , ne fanno le veci le folte selve, i cui alberi bevono per le foglie e pei troiichi i vapori diffusi neiraria, e via giu per le radici gP intromettono nel terreno per entro al quale si fanno via a discendere. Per si palese magisterio i fonti Traggon principio , e trasmutata in dolce L' acqua del mar , dal basso all' alpi eccelse Novellamente si uaduce e crea. Accoltasi ( colassu ) da tutte Parti , al tuniido mare ond' dla emerse Per I' universo affretta a la distesa JJ acqua , or tra via lentandosi , or veloce E superha : la d' onde ancor , per nuovo Lavor dell' igneo sole a piii remoti Seggi dell' etra a vaporar costretta , Torna dell' alpe a riveder le cime. Cosi senza aver tregue ha permutanza Da si niedesma di natura e loco , E movimento con vicenda altema Che V affatica e stimola e rinnova ; Ne scema , ne s' accresce : in fin dal giorno Che all' impulso divin , tra le fiammanti Sfere e gli astri volubili Uhrata, Sovr a' cardini suoi volge la terra. Questa e la legge costante posta dal Creatore alle acque ed all' origine delle fonti: se non che poi qual- che volta Iddio si piacque che, senza cagion naturale, salisse di sotterra alcun fonte o conccsso ai prieghi rOEMA. ecC. DI CESARE ARICI. l3 cle'buonl, o per testimonio dcUa sua onnipotenza: di che il poeta reca in esempio un fonte die a memoria de' snoi padri improvvisamente si scliiuse sul coUe detto dclla Stella vicino a Brescia, dove prima il ter- rene soleva istcrilire per mancanza d' umori. E la sto- ria e questa : Una povera donna tra le ang;osce del parte promise a Maria, die se a lei fosse dato alle- viarsi d' una fanciulla la cliiamerebbe nel dolce sue nome. II voto sorti 1' effetto desiderate: nacque alia buona madre una buonissima fanciulla di egregia in- dole , e crebbc pura e divota tine a' suoi quindici anni. Ma fu allora veduta da alcuni malvagi che e per giuoco indcgno o per farle oUraggio si diedere ad inseguirla : ed essa a fuggirli per maccliie e sterpi e dirupi ; finche venuta all' orlo di un orribile abisso , che a guisa di pozzo si sprofondava , invocando Maria vi si gitto. Sorvennero GV insccutori a la v'vraij,2. , coi dpi della Minerva, in 8.°, di pag. 332. Lir. 6 aiistr. Vita di Antonio Cesari , Prete deW Oratorio, scritta da Giovanni Bonfant: . Veronese. — Verona, i832, dalla tipografia del Gahinctto letterario , in 8.° Lettera di wi Giornalista a wi Maestro di sciiola. 1 5 aprile 1935. I 1 pensiero clie mi comunlcate suUo studio degli an- tichi , io lo credo eccellente. E bensi vero che adesso tutd i giovani , i quali vogliono professare letteratiira e r arte dello scrivere , vanno a Firenze ad appren- dere la lingua parlata in quel gentile paese •, e fanno quello che non si cuiava molto per T addietro , ma che pur fece a' suoi tempi TAriosto , a cui tanti anui e tanti scrittori non seppero ancora sliorirgli le gra- zie del suo idioma. Tuttavia non puo essere senza loro grande utilita eh' essi acquistino nella loro pri- ma instituzione qualclie scicnza di que' vecchi scrit- tori non per altro pregevoli che per la lingua, e di quegli inokre che ne seguirono T esempio e conser- varono la tradizione o, s' e concesso di cosi chianiarlo, T italianismo della nostra letteratura. Al principio del secolo passato, quando le controversie intorno alia lin- gua erano divenute estreme e per virtu dell'ingegno del Monti quasi popolari , cioe dal 1809 al 1825, saria sembrato un cattivo Lombardo un rinnegato Napolitano , quegli, di questi paesi, che fosse andato in Toscana coUa intenzione d' impaiarvi la lingua. Ora noi ridiamo giustamente di quegli uomini c di cjuelle opinion! , di que' loro gran vocaboli all' occa- sione d'idee piccole, ora che le idee eccedono i vo- caboli, e die la lingua basta appena a tutto cspii- mere , a tutto sio-nilicare. In tanta ricchezza di letle- ratura vmiversale, di capi lavori che adornano tutta la pcnibola , noi possianio ben dare a tutti il suo , e ai VAPIE OPF.r.FTTE DI F. VILLARDI, -CCC. 21 Toscani la preminenza delhi lingua. E per qiiesto i Toscani sono beni>i piii fortunati, ma non pii\ orgo- gliosi ; clie la lingua non e 1" opera , come 1' oltremare non e il di])it)gcie di Tiziano. Ora pero non sarem- mo noi forse vicini a incorrere in un altro errore? Non sarebbe forse troppo il disprezzo che gcneral- mente si mostra agli aniichi autori e a tutta la lin- gua scritta ? Noi abbiamo poeti splendidi d' invenzio- ne, mirabili nell' esprimerla , prosatori eloqucntissimi d' ogni maniera, niuno si lascia piu inceppare dalle forme , ne si strasciua lauguidamente c inlruttuosa- mente intorno ai mezzi, ma va franco alio scopo; e tuttavia non iscorgete gia in alcuni imitatori cjualclic iudizio di quel non so che di floscio e di cascante die annunzia come il declinare della bellezza per so- verchio d umori, e clie non puo velarlo ne le gemmc, ue I'oro, ne quant' altro di sfarzoso e d' elegante lianno gli ornamenti della persona ? Lo studio dall' antico lia cpiesto di buono, che ci fa amare il genere sem- plice e naturale , e c' insegna a ringiovanire lo stile ; perche sempre i modi e i vocaboli non si possono inventare, bisogna sapere far rivivere gli obliati; il punto sta nello scegliere, come vedremo piu innanzi. Dair altro canto la nostra lingua, come tutti sanuo , pati cosi poco di mutamcnto, che negli antichi si trova la piu grande porzione della lingua che si usa, o che potrebbe usarsi anche a' nostri giorni. Voi fate adunque ottimamente a non interdire ai vostri alunni quelle prime fonti ; allettateli anzi alle curiosita storiche, che hanno relazione a questo argo- niento , a correrne tutto il campo e saggiarne le frutta. — Ne curate se vi chiameranno pcdante , ch' e la solita accusa data da quclli che scrivono male. Lasciate poi che si appassionino d' amore di gloria, che altri studj piu iorti sublimino la loro niente a gravi concepimcnti, che i grandi intercssi della vita sotten- triao alle loro gare scolastiche, che la lingua yivonte si confonda alle loro remiuiscenze dei libri, rhe debbano parlare per csscre iutCbi e scguiuui, e vedrete cadcrc 22 VARIE OPERETTE da loro, rome per incanto, tntto quello di ridlcolo e d' inveccliiato che simile studio potrebhe appiccare , e vedrete rimancrci quel tinito che piace come in- solito nelle scrittuie, e clie le distingue dal parlare comune della societa come opere d' arte. Al sue tempo face pur bene Courier! Voi mi chiedete che cosa io pensi del padre Ce- sari? Io ne penso un gran hone per quello che e, e un gran male per quello che non fu e poteva o doveva cssere. Davvero ch' cgli non e mica Y uomo che ami soltanto ne' toschi r'aoll La leziosa paroletta intingere ! Di qucsti ben n' ebbe molti la sua eta; ma nelle sue opere si riflette quasi tutto il trecento. Uomo di coraogio e perseveranza inauflita , ed anche di molto ingpgno sebbene sfallito nello scopo, se pote trasferirsi m eta si lontane, e nel suo stile ritnule con tanta diligenza. Indovino che voi mi chiedete adesso — 1' avcte letio il padre Ccsari ? — ; perche si puo bene giudicare un autore senza averlo letto, cosi per ispirazionc , costume nuovo vecchissimo e di tutti i tempi. Si, io Tho Ictto per la ma^siuia parte, e quanto bisogna per farsene un giusto concetto; il giusto ciascuno V intende alia sua maniera. Assicura- tevi adunque ch' io F ho letto , perche v' ha il sue tempo, per chi sa profittarne, da poter leggere util- mente ogni libro. Tempo, a seconda de' nostri umori e della nostra condizione, da libii lieti e malinconici, leggieri e profondi, attrattivi e nojosi, serii e face- ti, campestri e clttadini, eroici c casaliniihi , tempo fin anche da proracciarsi una sventura leggendo al- cuni romanzi italiani del secolo decimoiiono, o i cri- tici o i giornali di statistica della stessa eta. Sola- mente Y uomo felice , d' una telicita pacifica e ripo- sata , per quel poco che dura , non deve leggere il padre Cesari, nt* altro libro nessuno. Rla per dire il quando si dovrebbe usare del padie Cesari , mi pare che si potrebbe fitre di lui quello che lord Byron DI F. VILLARDI, CCC. 23 faceva dello stucllo della lin2;ua armena , pigliarlo come un bagno ghiacciato per calcare nel cuore certi do- lori die non montino alia testa e la scompiglino; oh ! io vi acccrto che il padre Cesari sa comprimere a meraviglia. Voi rapite bene ch' io con tutto questo altro non volli dire, die il Cesari non e uno di qiiegli scrittori clie si possa leggere da capo a fondo pel solo piaccre delta lettnra ; ed oltre a cio non e scrittore da tutti. Bisogna che Io piglino a piccolo dosi , o come dicono i medici epicralicamente alia maniera della digitale , que' soli che vogliono far professione di scrivere e coir intenzione di ritrame vantaggio; altri ne sarebbe arenato alia prima pagina. 11 Cesari , a un dipresso come il trecento e il cinquecento , deve dare adesso porzione della materia prima; il modiiicarla e fog- giarla e cosa dell' artista. Badate ch' io Io consiglio principalniente a giovani, i quali se vogliono impa- rare cpialche cosa in qualsivoglia studio debbono pur lasciarsi aver noja; a' giovani che avendo ancoia pic- coli interessi e piccolo passioni possono attendere piu facilmento alle minuzie della lingua, le quali sera- brano important! allora solo, che congiunte danno o tolgono la fama a un componimento. Ogni tempo ebbe due sorta di scrittori; scrittori per gli scrittori, e scrit- tori pel popolo o per la moltitudine leggente. I primi d'ordinario si tengono da molto piu degli altri, perclie il gran sapero ha piu sogreti clienti e adulatori dol grande ingegno , ma dura meno la sua fama perche il solo grando ingegno, o genio, chiamisi come si vuole, ha la scintilla deir incorruttibilita. Come sona squaliidi i nomi bonemeriti del Muratori, del Tira- boschi, del Lanzi, del Denina, del Micah, delBotta, e di tanti altri che giovarono a comporre quella ma- gnifica Storia d' Italia , che noi da vent' anni posse- diamo, semplice nella narrazione , vasta e profonda nel concetto , pittoresca e sobria nelle descrizioni , artificiosa nel collegare la storia politica alia storia do" costumi dalle lettere e delle arti e fonderia insieme. 24 VATIIE OPERETTE come sono squalllcli a paragone del nonie del suo autore! Ora il padre Cesari e appuiito uuo scrittore per gli scrittori. Quale delle sue opere sia piu da cercarsi, io diioi tutte sotto quesio riguardo. Tutta- via pe' giovani darei la preferenza alle Lezioni sacre ed alia Vita di Gesu Cristo dove, come in ogni opera del Cesari, la morale e sempre purissima, e lo stile piu semplice e piu scorrente che nolle altre ; sce- glierei il mcglio delle traduzioni di Terenzio e di Cicerone; vorrei che leggessero molto attentamente il Kempis e alcune delle sue descrizioni , quella per esempio intorno alia festa della Madonna del Popolo o alia scuola de' sordi-muti; darei minore importanza alle sue bellezze di Dante , libro inzeppato di mi- nuzie , il quale non tocca mai la ragione profonda o la ragione storica del poema, ma si striscia vanamente intorno alia forma , alle novelle dettate in uno stile a varj colori e limosinato da tutti i novellatori che lo precedettero , e ad altri suoi scritti, principal mente al suo viaggio di Eoma in cui dice di quelle da dis- gradarne fra CipoUa. Voi forse vi maraviglierete ch' io non abbia parlato ne della Dissertazione suUa lingua, ne del Dialogo delle grazie , ne delle altre operetta in fine che si potrebbero propriamente chiamare in- struttive, e manifestano quali opinioni avesse il padre Cesari sulla maniera di scrivere. A dirvela schietta , oltreche mi sembrano queste tra le opere del Cesari le scritte meno bene , peiche in pretensione da mae- stro e senza importanza di dottiina, il che si ripercuote necessariamente anche sulla forma , esse potrebbero induri'e i giovani che le leggessero in una opinione dalla quale io in vece vorrei tenerli discosti con ogni mio potere, se amano di giugnere una volta a impa- dronirsi d' uno stile proprio ed efficace. Ne io credo in generale pericolose a' nostri giorni le opinioni del padre Cesari. Quella p. e. che si debba scriver sempre alia maniera che si scriveva nel tre- cento, come fa ridere al presente faceva ridere anche i suoi contemporanei. Una sola ptro potrcbbc influirsi T)l V. VILLARDI, CCC. 25 in taluno pcrche e molto comoda, e cosa di sola menioria, tlispensa del mcditare, ma e assai nociva, e fii quella stessa, che, quasi sempre diligentemente elTettuata, interdisse al Ccsari e ad altri ancora di diventare popolari, seqaestrandoli ne2;li scalVali delle biblioteche a seniplice uso degli stiuliosi. Peiniette- temi ch" io vi citi uii tratto del Cesari tolto al suo Antidoto affinclie voi possiate meglio intendere il mio pensiero. « Nelle lingue due cose son da notare; i vocaboli » e i modi naturali del dire. Quanto a' primi, non ha » dubbio, die alle cose nuovc sono da porve nuovi » vocaboli. Cicerone lo dice. 11 perclie tutti i nonii » trovati da' chimici in quest' arte , die tutta nuova » si pud noniinare , dcbljono aver luogo nel nostro » parlare. Ma quanto a' modi del dire die esprimono » la forma generalc del pensare e rappresentare le » idee : e vengono dalla umana ragione ; e pero a » tutti i popoli sono comuni; di questi la nostra lin- » gua ne ha tanti , e si eflicaci , propri , forti , colo- » riti d' ogni maniera che bastano a tutti esprimere 5) i concetti possibili: e dico, che sono troppo piu » propri, valenti, risentiti che gli altri trovati e im- » piastricciati da poi. Ma come provailo? Ecco il » punto, dove urtano i giovani : che a cio e bisogno » fare iin ragguaglio di scrittore a scrittore , di lingua » a lingua; il che porta fatica; e i giovani non la » vogliono: e pin volentieri si accostano alle novita y> predicate loro , che non li sconciano ne danno loro » briga di studio. Tuttavia dovrebjjono pensare al- » meno; che se il Bartoli trovo nel 3oo ogni Ibrma » che bisognava alle infinite cose e svariate che scrisse » alia eleganza die e detto-, certo quella ricche^za y> I'avea la lingua; ed e cosa manesca e comune a » clii voglia, couie lui, impratidiirsene. » II Cesari, come vedete da questo passo , non era si difficile che non concedesse alia nuova idea il nuovo vocabolo; ma quanto ai modi natiurili del dire era piu severo, ei non vedeva il bello cd il buono se non in cio che s' era gia fatto , e condannava la novita 26 VARIE OPERETTE come falsa e corruttrice deiridioma. Ne ci sarebbe da ridire gran fatto anche sii questo ove non si trat- tasse fuorche de' modi, naturali del dire che esprimono la forma general del pensare , e sono comuni a tiitti i popoli e a tutte le lingue, e di cui la nostra non ha certo peniiria. Ma il Cesari che mi propone sul principio i modi nnturali del dire come quelli die debbano prevalere nelle scritture , mi racconta po- scia che per provare il suo assunto bisognerebbe far raggnaglio di scrittore a scrittore, e conchiude che il Bartoli in somma li trovo tutd nel trecento. Adunque egli non vuo! parlare propri;miente de modi naturali del dire che esprimono la forma general del pensare d' una nazione , ma de' modi del dire usati da una classe di scrittori. Ora e bensi vero che negli scrit- tori , e piu ancora ne' grandi scrittori , si trova por- zione di questi modi naturali del dire comuni a tutto un popolo, ma vi si trova inoltre una quantita non piccola di modi di dire che sono tutti loro proprj e che esprimono non gia la forma general del pensare, ma la forma partirolare a ciascuno di loro. Percbe , in geneiale, ne'modi di dire I'idea prinripale viene espressa con idee act essorie , accidentali od anche pariicolari; e benche il sole risplenda dappertutto e la luna sia la malinconica arnica d'ogni persona, chi li consideri alia sua maniera, e signihchi le impres- sioni che ne ha ricevuto, deve necessariamente colo- rarle de'suoi atfetti, delle sue opinioni, e lasciarvi fim- pronta della condizione iisica o morale , della fortuna in cui era costituito. Se i giovani adunque seguissero a capello il precetio del Cesari , lasciamo che use- rebbero talvolta modi di dire che piu non esprime- rebbei-o la forma generale del pensare di questa eta, essi dovrebbero interdirsi necessariamente ogni spe- cialitd^ per diventar cjuello che in pittura chiamereb- besi autor di maniera. Ed e la somma di queste spe- cialitd che Tuno stile diversifica dall'altro, e da spesso il vanto d' originalita agli scrittori. II Guicciardini ar- monizza sovente il suo periodo alia latina come fece prima il Boccaccio; I'Ariosto ed il Berni Ijevettero ni F. viLi.ARDi, ecc. 47 alle stesse fonti; il Macchiavelli scriveva il suo dia- letto fiorentino come Bcnvenuto Cellini ; e tuttavia quanta di^somiglianza tli slili! Ma il Guicciarclini non era il Boccac( io . ne il Berni TAriosto, ne il Cellini il Rlacchiavelli , e tutti lasciarono anche ne' loro stili rindizio dclla diversita dtl loro carattere. Uno scrit- tore di molto ingegno, in un suo parallelo di Dante e del Petrarca , per dar rilievo alia diversa tenipra delle loi'o anime osservo, tra 1 altre cose, che Fidea della perplessita fu espressa da Dante col verso: Che si e no nel capo mi tcnzona e che la stessa idea fu signilicata dal Petrarca quasi col verso di Dante, se non che il si e il no die ten- zonava nel capo dell' uno sonava nel cuore delTaltro: Ne si ne no nel cor mi sona inter o. A me pare che in questa osservazione si comprenda il germe di tutta la dottrina dello stile. Perclie sono ora ridicoli p. e. tutti quegli aixadici della seconda epoca, che scioglievano nella loro dis- graziata prosa i versi di Dame, o gli altri che cre- devano di essere poeti perche Byron offriva loro al- cune forme da involare? Non sono gia ridicoli perche sieno invecchiate le frasi di Dante, o strane quelle di Byron , ma perche dissuonano dal restante e fanna un bizzarro contrasto di grandezza e di miseria, come se coi frantumi d' un antico tempio diroccato si vo- lesse edilicare un' osteria. lo vidi degli scrittori schiac- ciati da una frase che avevano rubata , perche era troppo piu forte di loro. Certo le idee della vendetta, dell aniore, della disperazione , sono comuni a tutti gli uomini , ma come e stolto quegli che pretende di farle sue proprie quali sono riflesse dalle anime di Dante e di Byron , atteggiate alia loro maniera , vestite dei loro colori, calde della loro passione, il- luminate inline dallo splendore di anime cosi diverse dalle altre! La dottrina del Cesari adunc|ue o non e chlara abbastanza, e pare talvolta contraddetta dal suo stesso esempio, o da nel falso se tal quale apparisce neces- sariamente conduce a ripensare alia maniera altrui aS VAUTE OPERETTE le cose a tntti comutii. Perclie i modi di dire, eccetto i generici clie si addicono ad ogni persona e sono parlati , costituiscono lo stile che e stato e sara seni- pre , preso il vocabolo nel suo piu largo signilicato, parte principale dell' originalita degli scrittori. A' gio- vani forse vorrebbesi replicare piu volte: studiate nella lingua parlata, e negli autori, principalmente i vocaboli, i vocaboli diversi di cose simili nell' apparenza, per rilevare , dintornare, scolpire il vostro pensiero, e qnanto ai modi di dire, alle locuzioni, alle fiasi Dio ve li mandera sulla penna se li meritate. Voi mi chiedete quale vita del Cesari sia la mi- gliore, ed io non saprei bene clie cosa rispondervi, perclie se tra' suoi conteniporanei seguitatori delle sue dottrine taluno ne scrisse la vita , 1' esalto a cielo lodandolo di quello die aveva e di quello che non aveva ; i suoi oppositori lo derisero scnza scri- verue la vita; e qutlli clie veuneio poi se ne cura- rono poco. Oltreclie una tal nebbia s' addensa ora snlle prose di quell' etii e di quella quistione , clie se si eccettui la Proposta ed altre po( Inssime ancora ( strana cosa , passo appcna un secolo ! ) , c' e qualclie merito d' erudizione a conoscerne alcuna. Forse m' in- ganno, e clii cercasse diligentemente troverebbe qual- cosa di ineglio; io pero non veggo nulla clie piu valga della vita che ne scrisse Giovanni Bonfanti suo con- cittadino e discepolo. Ella e un panegirico non v' ha dubbio , e fin sulle prime vedete del panegirico la proposizione « Visse il Cesari coUa bella fama di letterato maraviglioso ; moii e I'cbbe piu bella; e coU'andare degli anni, quanto il nome vivra dcH'ita- liana lingua , 1" avra bellissima » . IMa e un libro mo- desto , di buona fede , ricco di fatti e di testimo- nianze che al Cesari si riferiscono , e fornito d' un indice accurato delle sue opere. Lctta clie voi 1' ab- biate , e perdonatane a tratti a tratd certa pigrizia di stile, 2;rave di frasi e d' eleo;anze come le intende- vano allora i Cesariani , non vi sara difficde di rac- cogliere quanto basti a darvi una giusta idea del Cesari, della sua indole, del suo ingegno, de' suoi DI F. VILLAIIDI, CCC. ^9 s'lUtlj , dellc sue opinioni , delle controversie in cui ill ravvolto, dclle ]jatt;iglie che diedc e die sostenne, del concetto die iie facevano i suoi couteiiiporanei. Perclie so in (jnesta vita il Cesari e soverchianiente lodato , rautore tuUavia iion dissinuda le censure de' suoi avversarj , al)bonda anzi a questo proposito di citazioni ; e percio la mi pare e la dissi scritta di buona fede. Sfrondatela di encomj e di opinioni a cui voi non credetc e vi rimarranno i fatti; i fatti che in 02:ni ar2;oniento sono i soli a cui si debba o ^ o ^ ... riguardare , giacche le opinioni non vagliono se non in quanto e per quanto possano diventar fatti e nulla pin. Ma poiclie lasciando scorrer la penna, sono uscito, e pur troppo forse per voi, delle angustie d' una let- tera ordinaria , voglio trascegliervi un passo di questa vita dove si narra un fatto celebre nella cronaca let- teraria di quel tempo , e raccontato anche da altri scrittori. Cosi potrete anche vedere voi stesso come ella sia scritta. « Stando il Monti in Verona , nel tempo suddetto » i^nel 1820 quando si riconcllid col Cesari jier amore 3> del dramma , gli cntro pur voglia di conoscere di y> persona 1 aljate Bartolommeo Lorenzi , e vedere la » villa di Gargagnago che e in val Policella a poclie y> miglia della citta , dove Dante ebbe stanza , e vuolsi » che fra quelle dcUzie gran jjarte della sua divina y> Comniedia scrivesse. Vi fu egli accompagnato dal » Villardi e da molti altri dotti uomini e distinti per- » sonaggi ; e come la giunse , non ando molto che » vide venire a cavallo d un mulo 1" abate suddetto, » il c[uaie smontato, si fecero Tun Taltro incontro e » s'abbracciarono e baciarono, dicendo il Lorenzi: — • » or niuojo contento per aver ab])racciato c conosciuto » il pill grande pocta del sccolo ; — a cui il Monti '> risposc: — ed io sono lictissimo d'aver conosqiuto 5J il Lorenzi che molto apprezzo. — Dopo un convito y> dato a tiitti dalla nolnl dama Anna Sereao Aliahieri, » rccatisi in certo anieno sito in bella allegria , lurono >> dalla prcdetta gentildomia I'atti piantarc tre teneri 3o VARIE OPERETTE » arbiiscelli d'alloro in onore delli tre poed il Monti, » il Pindemonte ed il Lorenzi ; e datisi alcuni di quella » brjgata a tor acqua da una vicina fonte, e ad an- » naftiaili, fu il Villardi invitato a fare il medesimo; » ma egli, forse da scherzo, rispose sdegnosetto anzi 3) che no : — io nol faro mai , e nol farei sc pur » fosser piantati per Io stesso Virgilio; — e questa » die cagione di niolte risa. I tre arbuscelli, de'quali » s"' ha grandissima cura , crescono felicemente ; e se » diverranno annosi chiameranno i posteri a vederli » e onorarli. » La dama che onoro nella sua villa il Monti, il Pin- demonte , il Lorenzi , celebrata al suo tempo per la rara gentilezza del cuore , per la vivacita e la ele- ganza dello spirito , e per certa graziosa dillcatezza delia persona, mori giovane, lasciando nel lutto tanti suoi amici che animirandola potevano anche amarla. Neiraffettuoso elogio che di lei scrisse il Zambelli si narra pure la festa fatta al Monti, al Lorenzi, al Pin- demonte nella villa di Gargagnago, e il rito poetico degli allori. Ma con cjuanta diversita di colorito! An- che Bennassu Montanari nelf elogio del Lorenzi tocca o questa circostanza della sua vita con molta felicita di espressione ; egli dice , che s' incontrarono il cantore deile battaglie e il cantore delle cose rustiche e in un abbracciamento si confusero Omero ed Esiodo. Ma il Zambelli e il Montanari scrivevano pel tempo in cui scriveva il Manzoni. Del resto non fu solo per farvi questi riscontri ch' io vi citai principalmente quel luogo della vita del Cesari. Sono certo che voi ora mi domandate, chi e questo Villardi, chi e questo lepido uomo che sdegno- setto anzi che no non avrebbe voluto innaffiare un alloro piantato per Io stesso Virgilio? Ed io v'assicuro che se per entro al libro non se ne parlasse per lungo e per largo non saprei come rispondervi ; perche egli e uno di que' tanti letterati del secolo passato di cui si puo dire quello che fu detto de' personaggi d' una tragedia arcitragica: Voi li cercate invan^ son tutti morti. DI F. VILLARDI, CCC. 3 1 Veggo per 6 che il Villardi fece tutio cio che po- teva per rimauere in vita; fu poeta, prosatore, lati- nista, piuista, predicatore, seriiionatore, granimatico, satirico, storiro , criti( o , vesti ogni panno e d' ogni colore; fu prima amico del Cesari e allora vilipese il Monti, fu poscia amico del Monti e allora, com'e naturale , vilipese il Cesari ; mantenne con egual ca- lore opinion! opposte ed estreme , peidie a tempo e luogo iL,li parvcio bnone tutte; forse egli s' ill use di dir sempre, nella sostanza , die il sole era caldo e la luna era fredda , nia pare the gli altri eredessero il contrario, cioe ch'egli chiamasse sempre freddo il sole e calcla la luna; smanio prima per \e parole poscia per le cose, ma niuno se n' accorse se non in quanto il diceva egli; prefcri lo stile all invenzione, 1 invenzione alio stile; quanto a se non invento nulla forse per mo- strarsi disinteressato nella lite; limosino la fama in tutti i cantoni , picchio ad ogni tempio e ad ogni uscio , I'olle ancli' esso fortemente come lAlFieri, ma TAUieri avea un bel parlare della sua volonta col suo ingegno. Che dire adunque , quale colpa ha il Villardi se , dopo tanto dimenarsi , la polvere di cent' anni lo ha seppellito? In fatti io avea bensi ritratto dal Bon- fanti, che il Villardi avea scritto una vita del Cesari, ma essa non m' era mai capitata alle mani. Fu graa Ventura di questi giorni il ritrovarla in una veccliia libreria dimenticata ; capo raro , e che si potrebbe chiamar quasi inedito, perche v'era nello stesso luogo la piu gran parte degli esemplari tuttora inviolati. Ella e stampata in un libro del Villardi di operette varie; varie nel titolo e nella forma, ma simili anzi iiguali nella sostanza, che formano un tutto compito ia trecento trentuna pagina per dire , in verso e in prosa, che il Cesari s' era ingannato cercando con tanto studio le parole e trascurando le cose. Allora il Villardi s' era mutato e piu non credeva che le parole dovessero andar innanzi alle cose; strana ma- niera di persuadere il contrario col suo esempio ! Chi degli Dei conrito V ire ? II figlio Di Latotia e di Giove. 32 VARIE OPERETTE Apollo noil v' ha dubbio come nel poema d' Omero. Vn giorno il Cesari mando al Villardi due sonetti pei- averne il suo giudizio o le sue lodi. II Villardi che not! avea piu voglia di lodare il Cesari, perche avea gia incominciato a lodare il Monti , vi fece sopra qualclie censura. II Cesari si difese e allego Dante, ma il Villardi non ne fu pago. Allora il povero Cesari colla sua beata semplicita gli disse « Voi rifiutate Dante ^ Addio sozio v e il Villardi gli rispose « Addio per sempre ». Voi vcdete die Apollo ania anclie la parodia. Da quel di il Villardi incomincio a scrivere alcune epistole , che formano la parte poetica delle operette varie , colle quali cerco di cancellare non solo gli elogi sperticati che avea fatti del Cesari quando gli era servidore umilissimo , ma di offen- derlo in luogo piu delicato accusandolo di venalita: Tu per non ire in questo scoglio a rompere Ben cinquant' anni non fared la predica Pur del Trecento , senza mai por termine, E giorno e notte altnii rompendo il timpano Or con calde preghiere , or con rimproveri Col bel potenzinterra ! e V afFogaggine ! Gridando : bello , hello ! e pur magnifico ! Perche i Fioretti e il Passavanti comprino. Non ti sforzar di farti creder I' unico Che il buono e il bello sappia ben cognoscere « Qual fosser tutti gli ultri allocdu o paperi. Vi bastera qnesto saggio per comprendere die lo spirito, I'armonia del verso, e la gentilezza del cuore sono nella stessa misura in queste epistole villardiane. Morto il Cesari, immaginandosi il Villardi che 1' And- doto fosse stato scritto a gucuentire la gioventu ita- liana dalle dottrine toccate nelle sue epistole scrisse la vita del Cesari per aver campo di difendersi: quest' ultima taccia di corrompitor della gioventu in opera di lingua e di letters gli amici miei non vollero consenlire cli io la lasciassi passare a' posteri senza risposta,- tanto piii che il mio scritto parve loro si trionfante da dovcr toruare assai utile alia mia fama letteraria e alle buone letcere. Ma il Villardi DI F. VILLARDI, eCC. 33 sapeva assai bene, e nol poteva dissimulare altrui, die le dottrine da esso toccate nelle epistole altro non eraiio die quelle del Monti e del Pei'ticai-i, spo- gliate dello spirito elegante del primo, dell' eloquenza contegnosa dell'urbanita del secondo, dottrine del- r altro canto die andavano per le bocche di tutti : udite ora per quale ragione egli credeva die il Ge- sari niirasse a lui piuttosto die al Monti ed al Per- ticari; poiche il Cesari nell' Antidoto non noniina nessuno : cc La ragione si e , perclie la lingua del Monti e » del Perticari, comedie fossero anibedue eccellenti » nel loro genere, egli non la teneva in conto di » elegante , ne degna del secol d' oro ; e pero cre- » deva die la fisononiia stessa della loro scrittura , » non al tutto model lata alia trecentistica , dovesse » basiare a difetiderlo dai loro assalti. « Non cosi egli sentiva rispetto a me; perocche » ed a voce senipre e per lettere a' suoi aniici, e, » cio die piu importa, eziandio coUe stampe, m"avea » battezzato per iscrittore linguista, di ottimo conio, » tutto alia trecentina : e pertanto gli fa avviso die le » mie Epistole, le quali anclie procedono, com' egli » dice, in aria magistrale, potessero nuocere alia sua » causa pill Id die le stesse opere del Monti e del » Perticari; sicclie alio spiegarsi di questo tossico , » riputato da lui potentissimo, mando subito per le » poste r Antidoto salutare. lo quasi mi vergogno » per lui , cli egli potesse avere tanta opinione di » me. » Ed avrebbe avuto ragione di vergognarsene senza il quasi. Ma ben trainee da tutto questo, cli'egli si stimava il piu grande e il piu degno avversario del Cesari, il gigante letterario clie puo dar la vita e sov- vertire , il pianeta d' orbita ignota , i cui capricciosi errori fanno tremare per rarmonia dell' universe. Che ve ne pare ? Non si puo nemmeno ridere. Non mi stendero piu lungamente a parlarvi di questa vita die non e altro die una sterminata pe- rifrasi d'un solo pensiero; ne di certi motti, di mbl, Ital. T. LXXII. 3 34 VARIE OPEKE'lTE certi lepori , cU certe facezie di cui egli la sparse , pcrche sono ccrto clie non vi piacerebbero cosi sono mcscliini o volgari. Vi piaccia soltanto d' ascoUare come linisce : . . . . fu soprappreso (il Cesaii ) da febbre infi animator ia die in tre giorni ce V ha rapito, con wik-ersale compianto non pur dl Verona^ ma di tutta T Italia, troncaado il corso alia bel!" opera del Fiore di storia ccclcsiastica che camniina al passo della Vita di Cristo, scdvo ch' e piic ricca dieci tiinti piu di trecentistica mnffa. Sinsiolare cariello da fiine- rale ! Qui alraeno c' e qiialche cosa d' insolko per chi ha cuore , un' ironia scolpita sulla tomba. Qiiali virtii civili o religiose fregiassero V animo del padre Cesari, e prima d'ogni altra, come fosse ardente la sua carita verso i poveri e come spcndesse sovente per essi il frutto de' suoi sudori , con quanta mode- razione egli sopportasse Ic ingiurie del Villardi al quale non v' ha dubbio egli avea posto dell' amore e ne fa riincritato cosi indegnamente , voi lo saprete dalla vita del Bonfonti se vorrete leggerla. Conredete ora ch'io vi faccia un' osscrvazione gene- rale prima di chiudere questo cicalamento. Fatte poche eccezioni, pare a voi che i molti che accusavano in- cessantemente il padre Cesari di non istudi.u- altro che le parole avessero il diritto di failo ? Non e forse lo stesso spendere il tempo intorno alle parole, e spenderlo nel dire e nel ripetere che bisogna prin- cipalmente riguardare alle cose? Ma se d Cesari avesse dimandato alia piu parte de' suoi censori , e voi , si- gnori, dalle cose che cosa avcte fatto? che mai avreb- bero potato rispondere ? nulla. Se non che per gran fortuna della nostra lettcratura queste misere quistioni furono ben presto obbliate , e fruttifico piu tardi il gernie gittato d' una lettcratura piti ricca e piu cor- risponderite ai bisogni deila nazione. 1! Monti aveva lasciato fespmpio di pocmi narra- tivi della storia de' suoi tempi , d' uno stile caldo e veloce nclla prosa, lucido , ornato e armonioso nel verso ; avea distrutto ogni superstizione per 1' auto- rita dclle accademie. Ugo Foscolo avea insegnato a DI r. VILL\RDI, ccc. 35 guardarc phi addentro nellc letteratnre e a csplorarne il coiicetta geiicrale al di la delle i'ormc; meditando la poesia aatica e la mock-i-na, e tentando di conci- liai'le, avea no' sepolcri innestato sul vero de' suoi giorni, qnali inemorie, le inimagiui g;reclie, ed avea latto anuue ancora T crcdita de' nostri padi i ; ma ne' suoi studj sopra Dante e sopra Oniero avea ritratto le fisonomie de' due fondatori in modo clie non si potessero piu confondere , e avea prcmunito dalle scolastiche imitazioni. II Pindemonte avea dato il primo indizio della poesia intcriore e meditnbonda che si pasce di dolci malinconie e di affetti soavi, e in cui le iminagini sono ([nasi eonCnse ai sentimcnti. II Gior- dani avia fatto riflnire nella prosa italiana il suo pri- mitivo vigore e i suoi pensieri si potevano rontare colle sue parole. II Rlanzoni avea composto il lijno piu degnamente popolare clie vedcsse T Italia; avea creato delle maravigliose poesie, che spianavano nuovi campi air immaginazione; e davano ardne a"" giovani di tentaie cssi pure nuove vie; avea inoltrc lasciato uno de' piii bei esempi di critica storica. In quest! scrittori che si correggevano ed equili- bravano tra loro, trovavasi tutto il buono della tra- dizione , e tuttc le speranze dell' invenzione. Questi scrittori e mantenevano le glorie del passato, e cora- prendevano tutti i gernii d' una letteratura novella , die, sebbene lentaaiente, giunse a quella perfezione clie tutti sappiamo. Fu sollocata da principio dalle imitazioni della letteratura iVancese di quel tempo , iniitazioiie essa pure ed esagerazione della letteratura inglcse: ma quella letteratura, che i Francesi stessi cluamarono di transizionc , non duro molto, e tutte ritornarono dentro a' proprj confini. Vi prego di perdonarmi questa lungheria; i voca- boli magici cose e parole hanno affascinato me pure, e forse io pure altro non feci che gittare suUe cose delle vane parole; ma e una lettera d' un giornnlista a un maestro di scuola , noi abbiamo il diritto e i'ob- bligo di cssere nojoii cd aiinojati. — Addio. 36 Costandnopoli nel 1 83 1 , ossla Notizie esatte e recen- tissime intorno a questa capitale ed agli iisi e co- stumi de siioi abitaiitl , pubhlicate dal cav. avvocato Antonio Baratta- — Genova, i83i-i832, dalla tipografia Pellas. Fascicoli 3 , che formano un vo- lume di pag. 474 in i6.° Ardcolo quarto ed ultimo. Vedi V antecedente fascicolo di settembre ( tomo 7 1 •° ) pctg' 3o5 di questa Biblioteca. « 1^ ecatombe di NavaiTino lasclo la Porta ottomana senza una vela. Tre ore di battaglia seppellirono negli abissi del mare dieci anni di fatiche e di spese. Gli avanzi fu- nianti e conquassati di Navarrino , acconciati alia nieglio , riassunsero le forme di navi : alcune nuove farono fram- miste alle sdruscite; in un tempo brevissimo una scjuadra turca usciva dal Bosforo ed appariva nel Mar-Nero. Tutti gli scali della Turchia d'Asia e d' Europa risonarono pre- stamente di martelli e di accette fabbricanii navi di ogni misura. Insomma gli sforzi furono si grandi e si costanti , che tre soli anni dope il suo annientamento, la flotta turca monto ad ottanta e piu navi, fra le quali tre vascelli a tre file di cannoni , sedici altri di primo ordine , e ven- tisei fregate. Ne il piii di queste navi sono legni accomo- dati , o pasticci alia turca , ma siblaene eccelleati e splen- dide navi. A questo novero sono anclie da aggiungersi due superbi battelli a vapore inglesi , ultimamente comprati dal governo. La riproduzione e la riforma della squadra otto- mana, operata in quel breve tempo che dicemmo , proce- dettero tanto presto e tanto bene, perche in esse lo zelo turco fu guidato da una scorta aliile e caldissima per la caixsa ottomana. L' inglese Kelly , giovine di grande inge- gno , di grandissimo valore , c di somma esperienza nelle cose della marina, tolto dalla Porta al suo militare servi- zio , quantunque applicato piii specialmente al comando de'vapori, fu consultato, sentito, obbedito in tutte le no- vita marinaresche finora tentate. Ne migliore ventura poteva toccargli dell' imbattersi nell' ammiraglio Halil-Pascia , per- sonaggio pieno di buon senso e di moderazione , cui nou COSTAMTINOPOLI NEL l83x, DI A. BARATTA. 3^ e grnve riconoscere e rispettare i diritti del senno mag- giore. E se non fossero i solid intrighi delle persoiie inter- medie, si sarebl^e fatto di piix ancora, e di piii assai. Ma il vantaggio dello Stato non si accorda alcuna volta col "vantaggio di alcuni 23rivati : e le economie sopra tutto dis- piacciono a molti , e frnttano odj e gnerra a chi le propone, I Greci emigrati in gran numero dalla Morea e dalle isole deirArcipelago , vennero ad offerire a' Turclii quelle braccia medesime che avevano, contr'essi, difese Ipsara e Misso- lungi. I Turclii, gente accontentevole, e di ire brevissime, presili a stipendio , ue popolarono , come prima , le loro navi. » Un reggimento di fanterla, detto Tersana-Tabur , e spe- cialmente applicato ad equipaggiare la squadra. » Oltre le note bandiere che i Turclii hanno per distin- guere cosi le loro navi mercantili, come quelle da guerra, e le truppe terrestri, essi sono orgogliosi di possedere una liandiera straordinaria e privileglata , delta pero Sangiak- Sceriff, da Sangiak, stendardo, e Sceriff, sacro o suljlime. Essa e vin' asta dell' altezza di quattordici piedi circa , ter- minata in un gran fiocco rosso pendente , sul cui pomolo e una niezza luna dorata rivolta in alto. II terzo circa di quest' asta , verso la cima , e ingombro da un involto verde, raggirantesi intorno al bastone, come sarebbe ua gran para-pioggia chiuso ed avviluppato nella sua fascia. I Turclii credono che entro quest' involto si nasconda una porzione degli abiti del Profeta ; e lo tengono percio in rispetto grandissirao , persuasi di essere invincibili, ogni qualvolta , combattendo , lo hanno tra le loro file. I soli Emir, cioe coloro che credono di discendere da Maometto, hanno privilegio di portare il Sangiak-Sceriff , quando e esposto al pubblico. Uno di essi inipugna I'asta, e sei altri tengono il capo di sei diversi cordoni pendenti dalla cima dello stendardo come per sostenerlo. II Sangiak-Sceriff noa e mostrato che in circostanze urgentissime , e quando uix perlcolo estremo minaccia 1' impero. Questa misura e de- cretata in pieno divano, e lo Sceikislam la sanziona con. fctva apposito. Crederebbesi empiissima profanazione I'e- strarlo a capriccio , o senza 1' osservanza di simili forme. » Cessato il pericolo , il Sangiak-Sceriff e riposto e sug- gellato alia presenza dello Sceikislam , degli Emir e dei pricipali niinistin, in una grande e nobile cassa a cio 38 COSTANTINOPOLI NEL l83l, destinata, esistente in una sala interna del serraglio. Un atto pubbliro constata le circostanze di tale cliiusnra. Molte lampade riscliiarano il sito della cnstodia, ed alcuni Emir vegliano, orando, alia di lui gnavdia. Non e perniesso ai noil Turchi il vedere , anche da lontano, il Sangiac-Sceriff allorche vien messo fuori. I Turchi credono die al prirao scorgerlo, gl' iiifedeli diventino ciechi. In soinma il Sangiac- Sceriff e pe' Turchi cio die il Palladio era pe** Romani. » Delle iinanze tnrdie parla il nostro antore nel modo seguente : " La parabola di quel cattivo padrone il cpiale, schivo di fatica , per non salire suU' albero a raccoglierne i frutti, ne recide le radici e lo abbatte, e il ritratto par- lante deirannninistrazione turca de'secoli andati. I tributi smodati imposti ai Pascia da' Sultani , erano sborsaii coi tributi smodati imposti dai Pascia a' ricdii delle provin- cie: i ricclii delle provincie si rifacevano a posta loro su gl' inferiori , e questi sugl' infimi. ]Ma gl' iniimi , artieri ed agricoltori non potevano rifarsi sopra di alcuno, e, schiac- ciati, immiserivano od anche perivano. Quindi i campi de- serti e le arti abbandonate. » Le rendite dell'impero ottomano scaturivano un tempo: I." dalle imposte prediali pagate da'paesi direttamente sog- getti alia corona; 2.° dalla imposizione personate , o testa- tico ( camcc ) , esatta da ogni suddito non musulmano {raja); 3.° da tributi aniiuali versati da'molti governi di- pendenti, come erano i Tartari della Crimea, i principi di Moldavia e Valachia , la Mingrelia e molii altri; 4.° dalla successione di tutti i rainistri ed uiTiziali dello Stato , la quale per legge sj^etta al fisco , meno un congruo vita- lizio agli eredi naturali ; 5.° dalle somme esatte dai Zaimi e Timariotd , specie di feudatarj imperiali , esercenti giu- risdizione principesca ne' loro fondi ; 6.° dai dazj doganali ed altri tributi indiretti a carico dell' industria e del com- mercio; 7.° finalmente dalle violenze e dagli atti arbitrarj commessi alcuna volta tirannicamente su coloro che ave- vano la disgrazia di risvegliare 1' avara attenzione del go- verno con colossali fortune. >> Le A'icende politiclie mutarono tutto questo. Cinque vasti regni nell'Affrica, la Morea , le isole delTArcipelago, le sponde del Mar-Nero , I'Albania, e gran parte dell' Asia minore hanno cessato di essere provincie ottomane. Queste perdite immense hanno recato un colpo fatale a tutti i 1)1 A. BAU.VTTA. 3g rami clI pnbblica finanza sovrindicati. L'indole cli Mahinud, abborreiite dalle inguistizie , ed i tempi iiiutati non per- niettono ]3iu di ricoirere alle violenze. QLiante adunque siano le pubbliche strettezze proseiiti non e alcnno che non lo senta. Le correzioni fatte linora neirimportantissimo ra- mo di cui pailiaino , sono ben lungi dall' agguagliare il bisogno. )/ Costantinopoli e popolata da moke altre nazioni oltre ai Tnrclii. Tali sono gli Armeni, i Greci , gli Ebrei, gl' Iso- lani , i Franchi , i Protetti e gli Aleppini. Gli Armeni sono i piii nuniei-osi , banchieri ricchisslmi e aveati fania di abilita. grande nelle arti , d' ingegno sa- gacissimo e di probita somma. II governo suole abbando- nar loro ramminlstrazione del tesoro , della zecca e delle finanze , e i privati qnella delle projjrie entrate. Alcuni di essi sono cattolici , altri eretici f, e lo scisma religioso fomenta tra i meinbri delle due sette un odio cordiale e costante , a mantenere vivo il quale contiibuisce per av- ventura la superiorita nelle zieude dette piii sopra, di cui secondo i tempi va vicendevolmente godendo ora 1' una ed era r alira setia. Nel i8a8 gli Armeni eretici rimasti su- perior! nella lotta ottennero che tutti i cattolici fossero esiliati dalla capitale , e a quell' epoca 40000 persone pre- ferirono la morte , la poverta , gl' insulti alle ricompense dell" apostasia. " Tuttoche gli Armeni eretici abbiano og- gidi dei forti appoggi presso il Sultano nella persona di Simon-Aga, Banitgi-Basci (capo delle polveriere Imperiali) e di Kasas-Arrin , personaggi altissimi ed intimi di Mahmud, r inespn2;nabile giustizia di questo monarca ha riparato V er- rore gravissimo commesso nell' intimare reslglio: i.° col generate richiamo degli Armeni cattolici i a." coll' inglungere la restituzione immedinta di quanto fu loro rapito. Gli Ar- meni contano nel loro seno famiglie antiche e nobUissime, e gli Eretici principalmente vantano signori i quali pos- seggono ricchezze immense^ a tale che i Ministri tiuxhi pill alti, ed il Governo stesso, ricorrono talvolta ad essi per imprestiti. I loro palazzi, e ne hauno molti, sono modesti e poco promettenti al di fuori, ma neirinterno sono decorati con priiicipesca eleganza. In generale gli Ar- meni cattolici, inferiori agli eretici nella riccliezza e nel potere, li superano nella virtii, nei talenti e riella iinezza deU'educazione ». Gli Armeni eretici imitano in ogni cosa 40 COSTANTINOrOLI NEL l83l , le usanze turchesche, i cattolici quelle del Franchi. QuelK sono governati da nn loro jjatriarca , da un vicario e da Tarj vescovi costitnenti un sinodo il quale e giudice natu- rale nelle cause matrimouiali , religiose, civili e criminali , ed ha il potere d* Infligger pene , toltane quella di morte. Questo patriarca, die viene nominato dal Sultauo, risiede a Samatia , quartiere aniieno prossimo alle Sette Torri. Agli Arraeni cattolici Malunud ha concesso un altro pa- triarca il quale lia residenza in Galata , ed esercita sur essi un' eguale giurisdizione. I Greci romeliotti d' origine , erano numerosissimi in Costantinopoli , entravano a parte del governo e godevano ricchezze grandi prima delle ultinie vicende. Oggidi il Fanale ( borgo di Costantinopoli A'icino al mare in cut soleva abitare la nobilta greca ) incomincia a ripopolarsi. " II governo ottomano ha gia dimenticata 1' insurrezione ed i dieci anni di guerra, e, sia politica, sia buon cuore, tratta i Greci con maggiore favore di prima. Questi ritor- nano volonterosi in Costantinopoli. La sola difFerenza si e che partirono col Calpak ( berrettone di feltro all' orien- tale ) J, e la patente di raja ( sudditi ottomani), ed in vece ritornano col cappello alia parigina, piii un passaporto che li dichiara Russi, Inglesi o Francesi. I Turchi ridono, li lasciano fare, e si vendicano trattandoli bene. I Greci sono soli al possesso deir arte pittorica in tutto il Levante, conservano rigorosamente i loro usi nazionali in ogni cosa, e sono governati al par degli Armeni da un loro patriarca sedente in capo al Fanale ove sorge anche 1' antichissima loro cattedrale. >> Moltissimi sono gli Ebrei in Costantinopoli. Essi hanno un governo nazlonale a parte e pubbliche sinagoghe. I piu ricchi di loro sono negozianti , e i meno facoltosi si danno al sensale , al rigattiere , al rivenditore , ecc. II loro capo ha il titolo di Cacan basci , e assistito da varj consiglieri spedJsce i loro afFari. '< La loro lingua famigliare si e lo spagnuolo, bizzarramente mescolato col greco e col turco. Abitano dove vogliono , ma i piii risiedono a Balata, in Costantinopoli, ad Has-Kioi , sul Porto, a Galata e ad Orta-Kioi nel Canale. » Nelle cose di religione sono come tutt'' altrove rigidissimi osservatori degli anticlii lor riti ; nelle civili e arbitrarie s'accostano ai Turchi meglio che ad ogni altra nazione. .• •;:, . DT A. BAUATTA. 4I " DicOnsI IsolanI in Costantinopoli i Greci tli alcune piccole isole deirArcipelago, dalle quali la Porta si con- tentava di esigere ua tenuissimo triljuto, lasciando die si governassero a loro talento, come erano quelli di Tino, di Sira, di Santorino ecc. I Turclu li cbiainano tauxan ( lepri ). II loro nuinero e piccolissimo , noii moiitando or- dinariamente a sei centiiiaja. I tre qnarti almeno di essi sono ingegnosissimi artelici , i quali costrniscono in legno case 5 arredi , mobiglie , e quant' altro puo costruirsi col- r accetta , coUe tavole e coi chiodi. I rinianenti sono garzoni di sarti, cuochi, cafFettieri , o personaggi consi- inili. Questi isolani sono per meta Greci-cattolici , detti Latini; e per I'altra meta scismatici , ossia Greci-orientali. Godono fama di laboriosi e di onesti, sono ricercatissimi in Pera ed in Galata per le opere della loro provincia. Le loro botteghe sono poste per la piu gran parte nella erta che unisce questi due sol^borglii, venendo al Tekie , ossia convento dei 3Ievlevi. » Sono compresi sotto al nome di Francbi (Frenk) tutti i sudditi delle nazioni estere esistenti nell' impero. I Fran- chi di Costantinopoli abitano pressocbe tutti in Pera ed. in Galata. Essi esercitano in Turcliia principalmente il commercio e vi fanno spesso fortune grandissime. Se ne trovano pero molti dediti anche alle arti liberali e ad ogni genere di mestieri. » Sono da mettersi in novero, tra i Franchi di Costan- tinopoli, i cosi detti Perotti , nome sotto del quale vuoisi indicare un certo numero di famiglie domiciliate da assai tempo nel borgo di Pera, dal cui seno le potenze Europee estraggono ordinariamente i Dragomanni, ossia interpreti, e gli altri impiegati clie le rappresentano in faccia alia Porta , non esclusi talvolta gli Ambasciatori e i Ministrl. " I Fraud li , tuttoche si ritrovino in paese turco, con- tinuano, per singolarissimo efFetto dei trattati stipulati colla Porta , ad essere sudditi e dipendenti dai loro natural! Sovrani , i quali esercitano cola una giurisdizione extra- territoriale pienissima , col mezzo delle Legazioni e dei Consoli die li rappresentano. Queste legazioni sono al presente piu assai che in addietro, contandosene lino a dodici , cioe quelle di Francia , di Prussia , d' Inghilterra , d'Austria, di Sardegna, d' Olanda , di Dauimarca, di Prus- sia , di Svezia , di Napoli , di America , e di Spagna. >» 42 COSTANTINOPOLI NEL I 83 I, ,' Nelle abitndini e ne' costumi essi lianno molto dell' euro- peo con alcuna A'^eiia cU turco e di gi-eco. >i Prossimi ai Franchi stanno i cosi detti Prntetti , i qiiali soao sudditi natui-ali della Poi-ta, che otteiinero, per qnalclie personale rignardo, nna patente di protezione da alcana delle autorita enropee stabilite nel Levante. In ori- gine queste patent! tendevaao a difendere i cristiani , op- press! talvolta da imnieritate avanle : ma col progresso diventarono abusi schietti e discoperti , incompatibili del pari coUa dignita delle Cancellerie che li comniettevano , e della Porta die perdeva cosi impuneinente i suoi snd- diti. L' ascrizione de' Protetti e oggigiorno quasi intiera- mente cessata stante i reclami porti dal Governo locale , e le deliberazioni spontanee delle Legazioni stesse , giiista- mente indispettite dal procedere di tali esseri antibj. » Gli Aleppini sono pochi in Gostantinopoli , ma celebrati per ricchezza, buona fede e proliita. Sono la piu parte nego- zianti, ed hanno coniuni cogli Armeni vestiario e costume. Queste sono le diverse nazioni che il nostro autore ci annovera viventi in Gostantinopoli e conservanti liberta di costume , di religione e di governo sotto la supremazia turca. L' autore accenna pronto un suo lavoro suUa Giu- risdizione europea nel Levante , nel quale ci promette assai pill diffuse notizie in questo proposito. " La religione cattolica gode ora in Gostantinopoli quella protezione meclesima che gli accordano in Europa gli Stati piu tolleranti. Non gli atti soli di culto interne nelle cliie- se, ma le funzioni stesse esterne e clamorose vengono dal Governo locale permesse. Le campane invitano , come da noi , col loro suono i fedeli alia Ghiesa. I morti sono pub- blicamente condotti a sepoltura colla croce alzata e sco- perta , seguitati da' preti in abiti ecclesiastici , cantanti a tutta voce le preci ed i salmi consueti. La processione stessa del Corpus Domini si fa in Pera nella pubblica via, ed i sacerdoti portano in essa trionfalmente fOstia Santa, a vista di esseri innumerevoli appartenenti a mille credenze diverse , senza che alcun Insulto od alcun dlsor- dine offenda la maesta dell" augusto rito. Guardie Tarche precedono, seguitano , inchiudono la processione. Numero- sissimo e vario si e il Clero, parte secolare , parte rego- lare, preseduto da un arcivescovo, il qviale vi fa le veci del gran Patriarca residente a Roma. I Cappucciui , i DI A. B\KATTA. 48 Domenicani , i Missionarj , i Conventual! , etl un tempo i Gesniti vi hanno e vi avevano convent! non solo comodi ma liell! e r!cclussimi. Ne vi e esempio clie on solo di essi ma! ricevesse ingiuria, tuttoclie se ne camm!nino per le vie nelle vest! de' loro fondatori: ed anzi godono venera- zione grande , ed i Turchi e le Turche ricorrono spesso a loro per preghiere, letture d! evangel! ed atti consimili. Le cliiese poi sono moke e belUssinie, ed alcqne d! esse, come S. Antonio, reggerebbero al confronto di assai fra le nostre. » Poclii o nessun popolo immaglnarono ma! tante minute regole o legg! sulla prammatica vestiaria quanto i Turchi. " Altre volte ogn! arte, ogn! eta, ogni mestiere, ogn! culto, ogn! privilegio , ogni minima modiiicazione di stato aveva nelle vest! un segno legale preciso che I'annunciava al di fuori. Dalle scarpe fino al berretto, dalla camicia iino al tnbarro tutto era compassato, specializzato , prescritto. II Nizam-Agassi, detto altriment! Jttissah-Agassi ^ era 1' uf- ficiale soprintendente alia custodia delle prammatlcbe. Co- stu! , oltre i process! discuss! pro tribunali , percorreva a cavallo le sirade, cinto dalla solita corona sglierresca, e viste le violazioni, puniva sul luogo medesimo i viola- tori. Gli addobbi illegalniente portati , erano strappat! : i veli o troppo grand! o trop]50 sfarzosl, stracciati; le tona- che troppo lunghe inesoraliilmente tagliaie da que' satelliti con cert! enormi forbicion! clie portavano appositamente sospes! alia cintola. Di questi rigor! non rimane oggigiorno clie r ombra sola. Esiste per verita tuttavia il Nizam- Agassi , ma pill egli si cura de' pes! e delle misure , che delle vesti e delle prammatiche. Solo continuano certe generalissime difFerenze d! abito tra le diverse nazioni, ma queste stesse soffersero assai, perche Tuso del Fez, de'stivali alia fran- cese e de' cappotti all'europea gia comincia ad introdursi e cancella la parte maggiore di quelle primitive separazioni, delle qual! ecco un breve catalogo. » I Turclii hanno per caratteristiche primarie, oltre la forma dell' abito, il colore bianco del tnrbante , e le pappucce gialle : sebbene non mtti le portino. Alcuni po- clii roja impiegat! portano solo il turbante com' essi. » Gli Armeni hanno per caratteristica speciale la forma del calpak (cappello) rotondo abbasso e piano in cima, e senza apertura nel fondo. Portano inolu'e le pappucce rosse. 44 COSTANTINOPOLI NEL l83l , » I Grecl hanno il calpak intieramente rotondo, con an buco sulla cima, ond'esce un pezzettino di fodera rossa. Hanno le pappucce nere. II Gli Ebrei mettono nn plccolissimo Lerretto, fermato alle tempie da un fazzoletto, e portano le pappucce turchine. It Quando pero gli Arnieni od i Greci non portano calpak (segno di eta matnra, e di condizione civile), attortigliano al capo una lunga benda ravvolta al modo di corda , a piii giri , e di colore sempre oscuro : poiche i colori vaglii ed aperti sono generalmente vietati a' raja, ( sudditi non turchi ) , ed appartengono alia famiglia mu- suliuana. >/ i> Sebbene la schiavitu esista tuttora in Turchia, questa schiavitu e pero tutt'altra cosa die quella clie tollerarono un tempo i Greci e i Romani , e non contiene in se la millesima parte sola di quelle illustri vergogne. Gli schiavi de' Turchi (Jessir) o Inrono fatti prigionieri in guerra, o fiu'ono comprati da quelle nazioni die ne fanno commer- cio , e li recano all' estero , stivati entro le navi. Questi sciagurati, staccati per lo piu dal seno materno quando an- cora non conoscevano il prezzo inestimabile di una madre, sono trattati nel viaggio con una durezza che passa I'im- maginazione piu barbara. II giorno in cui toccano i paesi della Turchia, il momento in cui verranno espbsti al mer- cato, epoche le quali sarelibcro per noi momenti di morte, sono per essi momenti di resurrezione e di vita. I siti destinati a si schifose contrattazioni , detti Jessir-Pazar _, sono piazze piuttosto grandi , intorno alle quali gira un ordine non interrotto di botteghe, aventi sul davanti un seguito continuato di volti , che difendono gli accorrenti dalla pioggia e dal sole. Le donne piii giovani e belle, nere, bianche, e di quante specie ve ne hanno, copeite di panni lindi ed eleganti vengono poste entro alle botteghe sopra una specie di banco in modo da poterle vedere passando. Gli adulti, le brutte e le vecchie, siedono per lo piu a gruppi in mezzo della piazza, frammisti agh schiavi di minor conto, o nudi, o vestiti alia peggio. Accorrono fre- quentissimi i compratori, e cercano in quel gran mercato di umana carne quelP uomo o quella donna che convenga a' bisogni loro. E lecito ogiii piu minuto esame : al qua! uopo e disposta una vicina stanza, munita di grate e di cortine. I venditori predicano e millantano ad alta voce i DI A. BAUATTA. 4S pregl delle vezzose prigioniere , e dalle dlsoneste parole passando ai disoncsti fatti, le fanno o danzare o cammi- nare, od atteggiarsi vituperosamente, con istrazio indicibile deirnmanita e del pudore. Fatta la compra, la condizione degli scluavi cessa tosto di essere cosi misera, perche, nieno il nome e I'oljbligo di servire un padrone determinato, gli schiavi turchi sono senza piu ne meno cio die da noi sa- rebbe un doniestico. Non e lecito il batterli , molto meno r iicciderli , ed ove collo zelo od altriraentl incontrino il genio del compratore, essi ottengono prestamente non solo la liberta, ma sjiesso onori, ricchezze e cariche altissime. Quasi tutti i primarj ufficiali della corte nacquero scliiavi, e furono scluavi : imperciocche non si unisce alio stato ser- vile infamia, disonore o disprezzo veruno. Le donne, fra gli aliri, stanno ijeuissimo, e difFeriscono in poco dalle padrone, coUe cjuali dividono quasi sempre I'onore del toro. I figli nati da esse sono legittimi: e poclie sono quelle die non diventino mogli anche di nome. » L' autore prosiegue poscia a nai-rare de' inatrimonj fra Turchi. " La poligamia , cosi egli dice , e permessa dalla legge musulmana, gli e vero, ma e pero falso die i Tur- chi prendano , lascino, riprendano , e cambino in cento modi le mogli loro a libero capriccio. Rare volte la gio- ventii turca e sorpresa da quelle trafitture improvvise, insanabili e spesso fatali, die noi diciamo innamoramenti. La scelta d' una sposa e da tempo immemoralDile cura e lav or o de'genitori, specialmente delle inadri. Giunto il teiupo in cui credono opportuno di amniogliare i loro iigli, e fatte le necessarie riflessioni, cpieste vanno attorno per le case in cui sanno essere ragazze da marito: le vedono, le esa- minano, s'informano, e trovatane alcuna di loro conve- nienza, stabiliscono i prellminari del gran contralto, che e poi suggellato dalla sanzione autorevole de'padri rispettivi. Si noti i.° che avanti di correre a questa cerca singolare, le madri indagano il genio ed il gusto de' loro figli , per sapere le qualita cui riescirebbe lor grato rinvenire nella sposa ^ a." die esse si fanno una giusta superbia di scegliere il fiore ed il meglio di cio che trovano: unendo a questa scelta un punto d' onore singolarissimo. Cosi coinbinate le cose, lo sposo va dtiWImam della propria moschea, gli annuncia le proprie nozze , e lo invita a benedirle. I pa- rent! degli sposi vanno poco stante dal Kadi, Mekicme, od 46 COSTANTINOPOLI NFL l83l, altro tribunale del luogo, e fanno scrlvere ne' piibblici re- gistri cosi il coiinubio contralto, come le concUzioni ed i patti nnziali coi quali fu stipulato. II prirao e piii solenne di questi patti si e la costituzione dotale, la quale e sempre fatta dal marito alia moglie, a rovescio di cio die noi usiamo. La donna non arreca assolutamente nulla alio sposo, meno le vesti. Venuto il giorno delle nozze, la sposa e condotta su di un bel carro clnto da impenetrabili cortine alia casa maiitale, addobbata essa pure a gioja ed a festa. La madre e le parenti piu strette Taccompagnano in carri come quelle ornati e vicini. Gli altri congiunti ed i coiivitati seguitano la comitiva a piedi, cantando, sonando, ballaado. Giunta la pompa nuziale alia dimora dello sposo, la conii- tiA'a si divide in due, e due feste diverse si preparano sotto alio stesso tetto e nel tempo medesinio. La sposa e le donne die raccompagnarono sono accolte dalla madre dello sposo, dalle di lui congiunte ed amiche , e condotte nelV Harem della casa; gli nomini in vece sono ricevuti dallo sposo, e vengono introdotti in quegli ajipartamenti divisi e staccati, die i Turchi destinano alle conversazioni col sesso mascliile. Da ambe le parti si canta , si balla , si cena, si ride, senza pero mai die gli uomiiii comunicbino colle donne. Non e die a notte avanzata, quando i convitati e le convitate si sono ritirati alle loro abitazioni, die lo sjdoso vede per la prima volta I'acquistata compagna. Una piog2;ia di nastri e di iila d' oro intrecciate co' capegli discende dal capo alle piante della vergine , e la circonda come di una nuvola misteriosa, allorquando essa gli e posta innanzi dalle pa- ranlnfe. Fatto in tal modo il iiiaritaggio, vergognoso errore si e il credere die il marito possa a suo beneplacito riman- dare la moglie , o togliersi a consorti quante altre donne gli si parano Innanzi, e gli acceadono la fantasia. Meno il Sultano, cui uno speciale privilegio concede di prenderne sette, i turchi non possono avere che quattro sole moglij e di questa licenza medesima ben poclii approiittano in pratica, perdie quasi tutti i Turchi hanno una sola inoglie, od al piu al piti giungono a due. Ed anzi, quanto al divor- zio, esso e imjDossibile senza il concorso del giudice : e tali e tante sono le condizioni appostevi dalla legge , che il consumarlo e cosa piu assai difficile in Turdiia, die in ogiii altro paese ove il divorzio e permesso. » DI X. BAU\TTA. 47 Fra le donne di Turchia 1" autore plega a indlcarci come prime in bellezza le tiii-che, seconde le armene, terze le greche. Cogli uomini isolani arrivaiio aiiclie a Costantino- poli non poche donne delte isole greche. Tra qnesie " si estraggono tutte le serve e camerleie di Pera, di Galata e de'dintorni. Qiieste leprette non sono senza garbo, e le piu belle fanno quasi sempre fortuna. Ne e raro che a loi-za di virtii e di bellezza iiniscano col diventare padrone di casa, canibiare 1' umile acconciatura nativa col nobile Burma di Pera. » L' autore cliiude questi suoi racconti sulle odierne co- stumanze de^Turchi col cercare di torre di capo alle donne europee la falsa idea ch' esse lianno dei rigori ai quali credono sottoposto il loro sesso in Turchia. Le nostre donne sogliono credere che i Turchi trattino le mogli loro villa- nauiente e le abbiano per tutt' altro che per vasi di ele- zione , che le obblighino a rimbacuccarsi tutta quanta la jiersona in un velo impenetrabile agli occid altrui allorclie lianno ad esporsi al pubblico , togliendo cosi alia bellezza le dovute adorazioni , e piu che tutto poi ch' ei se le ten- gano spietatamente chiuse in perpetuo in que' loro disgra- ziati serragli. Queste accuse sono oggidi fuor di luogo. I Turclii, tlice il nostro autore, " sono per lo piu teneri ed eccellenti mariti, e nulla omettono per contentare e far llete le loro spose;, di cite fanno testimonio, fra molte altre cose, le ricche vesti di cui le adornano, e lo studio con- tinuo da essi posto onde sbramarle di ogni onesto cajjriccio a proporzione de' tempi e delle fortune. Regnano anzi su la tisionomia delle donne turche tutti i sintomi nuncj di un animo sereno e contento, non essendovi al mondo donne piu grasse, fresclie, colorite e briose delle orientali. » II velo delle turche e ben lontano dall'esser quel villano asconditore delle loro bellezze che un voglia lamentare. Come le velette , i fazzioi e i mesari sogliono aggiugnere grazia a certi visetti milanesi, veneziani, genovesi, e spi- gnere talvolta all' estremo i delirj , cosi anche il jaxinak orientale, o sia il velo turco, serve ad accrescere il potere delle bellezze turcliesche , anziche a villanamente seppel- lirle. " Esso e composto di due bende finissime e sottilis- sime , la prima delle cjuali cinge la parte superiore del capo fin sopra le ciglia , e T altra la parte inferiore iino al naso. Ognuno vede da cio che gli occhi ed una buona 48 C03TANTIN0P0LI NEL l83l , DI A. BARATTA. meta della fisionomia i-estano a discoperto. La sottigllezza delle bende e tanta da lasciar trasparire perfiiio i colorl ed i piu piccoli nei del volto sottoposto, e I'arte con cni sono stretti ed aggruppati i veli fa si che i tratti del medesimo, lungi daU'essere celati, appajano e risaltino anzi maggior- meiite all'occhio contemplatore. »> E falso parimente che le donne turche siano tante clau- strali daiinate a perpetua clausura maritale in que' malau- gurati serragli. I loro harem sono a un di presso quello che erano i ginecei pei Greci , cloe appartamenti divisi da cp^ielli degli uoraini ; ma ben lontani dal " meritare il titolo di prigioni , sono anzi la piu bella, piu ornata e pill deliziosa parte di tutta la fabbrica^ e le donne vi tro- vano tutti i piaceri, tutti i divertimenti , tutte le consola- zioni di cui e capace la loro immaginazione. Le grate ap- poste alle linestre sono di legno sottilissimo, fatte, quasi sempre, in modo da poterle alzare ed aprire, ed equival- gono, poco pill poco meno, alle nostre persiane. Se si eccettuino poche case di grandi , e gli harem imperiali , dove le etichette sono sempre maggiori, negli altri le donne godono la liberta medesima che godevano nelle stanza loro le donne europee , sono ora cent' anni. E per cio che di- cesi della proibizione di uscire di casa generalmente inti- mata alle Turche, nulla al mondo e piii falso. Neppure le signore nostre, tuttoche indipendentissime, escono e pas- seggiano tanto quanto le Turclie, le quali, ora sole, ora riunite a gruppi, percorrono dal mattino alia sera le strade, vanno a far compre, cene, feste, merende ne'dintorni; si recano al bagno due volte la settiniana, e conversano libe- rissimamente coUe Franclie , coUe Greche, colle Armene , di cui frequentano in pieno meriggio le abitazioni. La sola cosa che distingue le donne orientali dalle donne occiden- tali si e il vietato conversare cogli uomini non parent! , specialmente in casa ; uia essendo predisposte a tale pre- cetto (facilmente eluso) fino dall' infanzia piii tenera, nou risentono da questa privazione il piu piccolo dolore. » 49 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Esposizione del sistema di Jerografia Criptica delle antiche nazioni, di Cataldo Jannelli , Vol. 4. — Napoli , ]83o e i83i, in 8.°, di pu^. 1221. ( Fedi Biblioteca italiana tomo 70.°, aprile i833, pag. 128 e 129. ) X\el motnento che tutta Europa lamenta 1' immatura per- dita deir illustre Cliampollion proclamato da mold siccome it piu vero interprete dei gerogliiici dell'Egitto, nel mo- mento die il Mosellini in Italia ed altxi in Francia pub- blicano i monumenti da esso visitati non tanto a splendido testimonio della sua fama, qvianto a confermazione delle sue scoperte, non sara discaro a' cold leggitori di sapere come e con quali ragioni sorga un dotdssirao Italiano a metter in dubbio tanta gloria e tanto trionfo , e a fondare un sistema se non del tutto nuovo, ardito e grandioso pero nel suo tentativo e nelle sue applicazioni, col cfuale si vor- reljbero spiegare in modo assai diverso da quello di Cham- poUion e i geroglifici Egizj e tutii gli altri geroglifici del mondo. Quest' Italiano dottissimo e il sig. Jannelli di Na- poli, gia celebrato pe' suoi Cenni sulla natura e necessita delta scienza delle cose e delle storie umane (i). Egli colT opera di quattro volumi gia annunciata e scritta con facile ed elegante latinita, si propone nientemeno cbe di dare una Teorica od enneneutica unica ed universale della jerografia criptica delle antiche nazioni, e quindi di leggere e d'in- terpretare con un metodo e cou una ragione fondamen- tale tutti i simboli o emblemi sacri , tutti i teogrammi e singrammi e tutd i caratteri jeratici degli Egizj, dei (i) V. Biblioteca Italiana, tomo 69.°, gennajo i833, pag. 69. Bibl. Ital T. LXXII. ± 5o SISTEMA DI JEROGRAFIA. CRIPTICA Chinesi, del Calclei, del Persiani, degl' Indiani, degll Etru- schi, degli Scandinavi, dei Greci e dei Latini. L'assunto e cosi niagnifico che noii puo a meno di non eccitare la curiosita ad istudiarlo. L'opera e ordinata e ben intesa, in un metodo sistematico. II raziocinio e sostenuto dalla logica potente anche del fatto, e corredato da tanto lusso dl critlca e di erudizione da imporre a chi non e provetto ueir arclieologia. Noi, quantunque profani in cotesti studj, abbiamo tolto a renderne conto si pel desiderio di porgere uu omaggio all'amicizia, come per I'avidita d* istruirci in un sistema che per il sue oggetto e per il inetodo ond' e trattato, e tutto appartenente alia filosofia. E non e proprio alia filo- sofia lo investigare le forme positive o speritnentali del- Tumano pensiero anche negli arcani delle scrltture ' E non e officio della logica e della metafisica il trovare la causa prima di questi arcani e le regole per conoscere e per interpretare que'simboli, pe' quali si posero sinora a vano cimento tiitte le scienze collegate deU'antiquaria? E non ha dato Tantore alia sua opera uu aspetto filosolico col fon- darla sul metodo piu. razionale clie positivo ? Son questi i motivi che ci hanno sedotto a rompere un doveroso si- lenzio e che potranno assolverci almeno dalla taccia d' un temerario ragionare. Quindi con animo confortato e sicuro intraprendiamo con questo primo articolo a dare innanzi a tutto un sunto fedele e succinto del sistema jerogralico del JannelU, riservandoci in un secondo di esporre quelle osservazioni che la tenuita del nostro ingegno ci verra dettando , e che 1' autore von-a accogliere benignamente da chi riuscira forse infelice critico, quanto e poco lusinghe- vole lodatore. Incomincia il JannelU col libro primo de\)i' Ermeneutica , la quale e la parte fondamentale del suo sistema, a par- lare della natura , della varleta , dell' uso , dell' origlne e dei caratteri dell'umana scrittura, e delle scritture ideali o tipiche ed escmplari. La scrittura umana, secondo 1' autore , altro non e che una serie o sistema di ligure o schemi {sche- mata), o di note, caratteri, o segni imperfetti (^seinata) significant! una serie od un sistema di idee o di pensieri. La scrittura cosi definita e riguardata in tutte le sue specie capitali e possibili non puo essere che ideos,rafica , lesseo- ^■afica ed alfabetica secondo 1" oggetto o gli oggetti che DELLE AN'Tir.HK NAZION^I. 5 1 rappresenta (i). E ideografica qnella clie rappreseuta imme- diatainente con schemi le iiostre idee. E lesseografica quella die rappresenta queste idee con intere parole , ed alfabe- tica quella clie le rappresenta con semplici lettere alfabe- ticlie (2). Sotto ognuna di cpieste tre specie ne colloca ben altre niolte il JannellL La scrittura ideogralica abbraccia Y ideosdieinatica , e V ideoscheimitica la cirioschemutica , la ciriologica , V iconografica , Yetografica, la prainniatografica ^ Y istoriografica e la fisiografica secondo le varie cose che si esprimono , oppure secondo i varj segni che si ado- jjerano nella ideoschematica. Cosi mentre 1' ideoschanatica rappresenta le idee colle figure degli oggetti, e la cirio- schematica colle efligie di oggetti atti ad indicar quelle , Y iconografica e destinata a rappresentare le ligure o le immagini de'grandi uomini. Qiiello che e distintivo carat- tere pero della scrittura ideoschemntica , qualumjne sia la sua forma o specie, si e che in essa si rappresentano di- rettamente o indirettamente le idee degli oggetti o cogli oggetti stessi , o gli oggetti per mezzo di segni analoghi , siano poi questi segni tnonoschematici o polischenuitici (3). (1) Ut autem in pviiposita lieruiciieurica IiierogralK-a rite j.ro- redeieiii, oimiiuiu priuium quje et quot csseot scriptuvje inteUis;i- l/iles et ideates , scripturje typLcae et exeinplares ^ ad quas sci'ipturse illje reales modo propositfe possent et deberent referri et coinpa- rari. Quinnque lianc qujestionem diu niecum agitassein , coniperi scripturas typicas, quK fieri possent polygrapliicae, esse tres, ne- qiic oiiHiino pUires, neque pauriores : neiiipe jWeo^ro^Aicfl/K, lexeo- ertjp/iicnm et alp/iabeticam. — V . Fundament, hermeneiit. , pag. iv. (2) E noto che il teruiine di lesseografij deriva dal greco Ae£/i", che vuol dire iutera parola, o soUda parola. (3) iSoi rapporteremo qui cd akrove , iiia per una voira 60I- tanto , le definizioni delle varie specie di scrittura , le quali per la novita della loro denoininazione non potrebbero essere cosi fa- cilniente iutese ahneno nel senso delT autore. La scrittura ideo- schfiaadca e quella clie rappreseuta le idee colle figure deali og- getti ; la ciriosclieiitatica o ciriulogica quella clie adopera le sole effi^re degh oggetti, onde sigiiificare questi oggetti uiedesimi; la iconografica quella clie porge i siniulacri ( icones ) dei grand^ uo- I'lini; la eto'^rafica i costiuni sociali ; la jirammatografica ed isto- riografica i fatti o le gesta uiuane : la fisiografica tutti gli oggetti della natura o del luoudo. La scrittura ideoschematica poi e mu- iioscheinatica se in essa si esprimauo le singule idee con singoli eegni, e po'isrkematica ove le singole idee vengaiio espresse con jiiu scgui o schemi cougiutirj insieme. 52 SISTEMA DI JEROCRAFIA CRIPTICA La scrittura /e55eo£^ro/ica e anch'essa di differentl specie. E lesseoschematica, ove esprlma parole o voci con imma- gini o iignre degli oggetti. E lesseossematica qualora espriina coteste parole con segni informi o con semplici note o caratteri. E ciriolos.ica qualora alio schema si annetta una voce od una parol a , com'e monosemutlca o polisematica , secondo clie alle parole si congiungono una o piu note, oppure uno o piu segni imperletti ; e poUtipica , metrioti- pica od oligotipica secondo che e vario e moltiplice , op- pure ristretto ed invariabil6 ne' suoi tipi fondamentali il numero delle voci o delle parole adoperate in cosi fatta scriitura. La scrittura aifabetica poi , clie in senso del Jannelli e assolutaraente distinta dalla ideografica e dalla lesseografica , e schematica o sematica , onomatoschematica , isotipica , isofonica , poUtipica , omiofonetica e polidinamica secondo le varie specie dell' alfabeto , clie ha tutte queste difFerenti qualita o relazioni (i). Ne cosifFatte specie di scrit- ture sono creazioni ipotetiche ed immaginarie della mente del Jannelli. Esse sussistono come fatti e come realita : e ben lo prova 1' autoi e col mostrare che i Greci ed i Ro- mani usarono moliissimo i cirioschemi, i ciriogrammi ed ciriodrammi , mentre ne ebbero pochissimi gli Assirj , Caldei , i Persiani ed i Fenicj ; che gli Egizj , presso cii non esistettero i veri e puri ciriodrammi , abboodarono di teogrammi e di jero-emblemi ; che dopo gli Egizj i Greci furono 1 piu antichi ed i piii devoti coltivatori della jeroplastica e della iconolatria; che gli Etruschi ed i Ro- mani conobbero una jerografia tutta loro propria ed asso- lutaraente diversa dalla greca ; che la scrittura drammatica, liturgica , allegorica , epigrafica fu adoperata dai Greci , (i) La scrittura aifabetica e schematica, qualora le lettere del- r alfabeto vengano significate colle figure degli oggetti ; sematica «e queste lettere siano norate con segni informi ; onomatoschema- tica , ove le singole lettere rappresentino la foraia o 1' immagine d' un oggetto qualuiique fisico , il cui nome comiuci da una di queste lettere ; isotipica od isofonica ove siano tante le lettere scritte, quanti sono gli element! o i suoni della pronunciazlone ; poUtipica ed omofoiietica se siano di piii le lettere dei suoni od dementi della pronunzia, mentre allora bisogna significare la stessa voce o lo stesso suono con piu tipi o grammi; polidinamica, se sia maggiore il numero dei suoni di quello delle lettere ; poiche al- lora nello stesso tipo c^ e la forza o la significazione di piii lettere. DELLE ANTICIIE NAZIONI. 53 dai Romani, dai Persi, dai Bramini, dagli Etruschi, mentre la geroglijica , ossia quella colla quale si significano le idee con segni continui, analitici e discreti, fu celel^re nelT Egit- to , nella Nubia , nell" EtiojDia ahissinica , nia non oltre il Nilo e nemnieiio presso i Cliinesi , essendo troppo difiicile ond' essere trovata ad un tratto o da bel principio in qualunque epoca e da qualunque nazione. Cosi prosegueiido I'autore va accennando 1' uso pardcolare die facevasi di queste specie di scritture presso gli anticlii e massimaniente della scrittura sematica distinta nelle sue sjjecie di polise- niatica, oligotipica ed olitiOgrafica, come pure indica le specie degli alfabeti cbe ci pervennero, quali soao I'ebraico, il samaritano , il fenicio, il persiano, il siriaco , l' egizio , 1' etrusco , T osco , il latino costituiti tutti da caratteri o note , e percio semutici , facendo vedere come nessuno di essi possa essere veramente sdiematico , ad outa clie alcune nostre lettere alfabeticlie tuttavia conservino qualclie traccia della loro origine schematica (i). Dopo questo viene il Jannelli a discorrere delle forze genitrici od efiettive di ciascheduna specie di scrittura, attribuendo la scrittura cirio schematica con tutte le sue specie air amor della lode , all" emulazione ed al rispetto de'grandi Uomiui , alia curiosita e alio studio della natura accompa- gnato dalla scienza di dipingere e imitare gli oggetti, ai climi , ai governi ed alle caste sacerdotali fauti'ici e con- servatrici del mistero , la scrittura ideografica troposcliema- tica al nesso vicendevole tra le idee visibili ed invislbili , corporee ed intelligibili , onde i segni o gli schend desti- nati ad esprimere le idee astratte , chiamaronsi poi tropi o simboli distinti in caratteri stahili e sistematici , e che hanno sempre una significazione addiettwa , e non mai 50- stantiva , a motivo ch' essi dinotano sempre i caratteri o le qualita degli oggetti , e non gia la loro propria e na- turale sostanza. E qui il Jannelli si difl'onde a ragionare piuttosto clie delle forze genitrici , dell' indole e dei segni (l) I tropi sono le forme o i simiilacri degli oggetti che lianno una data similitudine con altri oggetti onde rappreseutarli. La scrittura percio troposchematica e quella in cui si rappresentano gli oggetti con forme di oggetti consimili. Questa scrittura dicesi anche siiubolica, ed e sisteiiuitica, qualora sia lieve ed oscuro il nesso d'analogia o di siniilitudiue tra le idee e i tropi onde veu- goao rappresentate. 54 SISTEMA DI JEROGHAFIA CnlfTICA della scrjtinra ideografica troposchematica, poligrafica e siste- madca, osservando assai finainente che i tropi o monoschemi ill delta scrittura soiio ambigui ; die possono diventar chiari o col riferirsi alia sostanza ed alia persona di essi tropi , o col trovare un altro siniljolo ideografico die abbia la ricercata signillcazione, o coirunire iiiolti tropi o scheini ; che non tntte le scienze, eccetto le eticlie, politiche ed an- tro2:)ologicbe5 possono spiegarsi niediante i troposchemi ideo- gralici , consLando esse di idee iadivitluali anche conside- rate in astratto ; die nelle scienze stesse esplicabili coi troposchemi rimangono le idee sempre oscvire , atteso che tali segni per essere di natura e significazione sempre ad- fliettiva non sono atti ad esprimere ne le nozioni di causa e di efFetto , ne quelle di tempo , di luogo , di fine e di volonta ; che la scrittura ideoschematica e polifigrafica e iaijjossibile con semplici monoschemi polidinamici, mentre puo esistere la ideografica sistcmatica e poligrafica per mo- noscltemi monodinamici , purche ve n' abbia un numcro gran- dissimo ^ che nella scrittura ideosemadca i caratteri o le note radicali non possono corrispondere alle idee partico- lari , concrete o individue , poiche queste si fanno colla sintesi e non coll' analisi ; che tale scrittura per diventare poligrafica richiede non meno di 5oo carattei'i elementari o radicali , ed in ogni suo gruppo o segno , un otto o dieci o docUci per lo meno di quelli ^ che la scrittura ideo- grafica poUsematica , oligotipica e metriografica consistente in molti segni variabili per la grandezza , pel numcro , per la positura non puo esprimere direttamente die le idee dell' aritmetica , della musica e della geometria, e solo indirettamente alcune idee teologiche e metalisiche in quanto queste parendo esser ridotte al numero , alia mi- sura e airarmonia andrebbero ad esser congiunte con quelle: il die e provato dall' esempio dei Caldei, dcgli Eglzj e dalla loro scrittura lineare e cuneiforme , nella quale si rin- vengono idee teologiche e metafisiche rappresentate con segni oligotipici. Nella stessa guisa , come questa , il Jannelli porge la teorica della scrittura lesseografica ed alfabetica , indagando per cosi dire a priori ed a posteriori la loro forma o natura rispettiva in tutte le possibili loro forme e combinazioni. Nella teorica della scrittura lesseografica egli prova prima di tutto che le parole di qualsiasi lingua sono schcinatiche Dtl.LE ANTIf.llE N.V/!ONt. 55 o non scheniadche , essendo le luie rappresentnte da schani o figure, e le altre die sono parole puraiiR-ute astratte ed intellettiiali , da tropi o segni di rassomiglianza e di ade- sione o per orniofonia, die e la siinilitudine o conformita di suono, o jjer teinura, die e la caliahi o la traspo-* sizione delle lettere. II criterio poi di cjuesta scrlttura sta seconilo 1' autore in cio , die se la scrittura schematica e analitica, discreta e continua, allora essa e lesseoscheina- tica e noil gia ideografica ; die se in una data interpreta- zione gli schemi sono assurdi ideosrralicainente, la scrittura e necessariameiite lesseografica. I caratteri di questa scrit- tura lesseoschematica regolare sono : i ." la certezza e diia-' rezza de' suoi schemi;, a." la varieta e moltiplicita nel nu- niero di cotesti schemi ; 3.° se occorrono in uii dato lemma delle parole schemaddie , qneste sono espresse col proprio schema o colla propria figura ; 4.° Quante volte si ripete la parola nel lemma, altrettante si ripete lo stesso scliema nel le.sseogramina ; 5.° le parole aschematiche e di cose pu- ramente intelligibili diventano piu cliiare e figurative colla trasposizione delle parole e colle facili omiofonie ; 6." nei slngoli lesseogranimi , die corrispondono a dati lemmi , il numero degli schemi o segni sara per lo meno doppio delle parole date ^ imperciocche ogni parola ascheniatica abbisogna di due o tre schemi per essere intesa ; 7." Gli schemi o segni dei polischemi saranno a vicenda iiniti fra loro , e raccolti in singrammi , aflinche le parole pure A'engano a corrispondere tutte fra loro ■■, 8." gli schemi fon- damentali si distinguono o dalFa grandezza, o dal luogo, o dal colore. Se questi sono i canoni, onde la scrittura lesseografica riesca cliiara e legittima, naturalmente si com- prende die i canoni o le coiidizioni contrarie saranno quelle onde la stessa scrittura lesseografica si formi astrusa, difficile o criptira. Anche questi canoni contrarj vengono in- dicati dair autore nelle seguenti proposizioni. Nella scrittura lesseografica criptica, i.'' gli schemi o segni saranno per lo pill oscuri criptici e sisteniatici;, 2." le voci vengono rappre- sentate da un segno vario e diver so, siccome il tempio si- gnificato da una spada ;, 3.* il segno si cangia tante volte quante si ripete la parola i, 4." cogli stessi schemi debbo- jio esprimersi diverse parole, e vice versa ;, 5." il numeio degli schemi e assai meno e piu ristretto , dipendendo da cio singolarniente l" oscurita della lesseografia :, 6.* i segui 56 SISTEMA DI JEROGRAFIA CBIPTICA fondamentall non si distlnguono dai determinativl o secon- darj ; 7.* non si distingueranno nemmeno fra loro vicen- devolmente i segni , o i polischemi raccoltl in smgrainmi. Data per tanto una lingua temurica o criptica con 2000 o 3 000 radici, qualora si distribuiscano queste per classi di sinonimi , ossia di voci clie abljiano una stessa idea fon- damentale o principale , in guisa clie in una classe si pon- gano tutte quelle le quali signilicano 1' acqua , in un' akra tutte quelle clie espriinono il fuoco , e evidente die due- cento classi cii'ca da 10, 20 o 3o I' una basteranno a col- locare tutte le due o tremila radici di cotesta lingua. A siffatte classi se si appongano duecento schemi significanti ognuno d' essi tutti i vocaboli della propria classe , come a cagione d' esempio se alia Jigura dell' acqua si sottopon- gano i segni del fiume , del torrente , del rivo , dello sta- gno , della pioggia , ne conseguita clie tutta la lingua di due o tre mila radici puo essere espressa ed esaurita con duecento schemi o segni. SifFatta scrittura lesseografica rappresentativa, cioe di pa- role, givista i pensamenti delFautore, diventa oscura e cri- ptica e per gli scliemi non ben dipinti e appena delineati, e per il cangiamento o corronipiinento dei tratti o delle linee caratteristiche, e per I'uso di segni sistematlci artiliciosi ed in nessuna guisa corrispondenti agli oggetti fisici , e per 1' uso frequente della cabala o della trasposizione delle lettere, od anclie dell' om/o/o«ia , per le quali qitalunque oggetto e qualunque segno puo cambiarsi in un altro. Con clie per altro devesi distingaere questa scrittura lesseogra- fica cosi detta difficile, arcana o criptica da qualunque altra clie fosse ambigua ed equivoca, nella quale si farebbero inutili sforzi per riconoscerla ed interpretarla. Laonde mentre Tuna riesce assolutaniente inintelligibile, I'altra per mezzo degli schemi classici o fondamentali, in maggiore o minor nuniero adoperati in una sola voce diventa evidente e chiarissima. Le cause poi clie hanno contribuito all' isti- tuzione ed all' uso di cotesta scrittura lesseografica criptica e difficile , e clie lianno potuto per molti secoli conser- varla e tramandarla, formano un oggetto di sottilissinie ri- cerche. Queste cause le riferisce il Jannelli alia persuasione dei popoli anticlii che ad onorare gli Dei ci vogliono stemnii ed effigie , pregliiere solenni , simboli ed invocazioni; die le cose sante devono essere trattate dai sanii, e quindi da DELLE ANTICHE NAZIONI. 67 esse clovere star Inngl i profani; onde la necessita del teogrammi , degli emhlemi , dei jerodrammi o il cripdcismo tcologico e le caste sacerdotali custoditrici di cotesto misti- cismo. Dal che avvenne clie presso tutte le nazioni antiche vi fosse la scrittura criptica lesseografica sacerdotale o sa- cra in cui diieceato schemi uiiiti a treinila radical! e ai principj della cabala e dell' omiofonia poterono esprimere tutti i lemmi teologici e tntti i geroglifici possihili. Laonde e opiiiione del Jannelli che cotesta scrittura lesseografica criptica sia esclusiva delle classi o caste sacerdotali e per- cio niistica o arcana e contenente nulla di profano, come sarelsbero gli elogi de're, oppure i dettami di uniane dot- trine o i commentarj istorici cronologici o geogralici ideati dai pill recenti interpretatori. E qui non ominette il nostro autore di parlare a lungo della natura, dei caratteri e delle regole della scrittura les- seografica distinguendola in tutte le sue specie di sematica, lesseosematica , poliscinatica , metriotipica, poUgrafica, e dando una teorica delle lingue classiclie, ossia di quelle die sono formate da voci seuiplici, indivisibili, e prime o da radici distinte in ordini o classi giusta il loro carattere di fon- damentali o primarie, di composte o dcclinahlli, delle lingu© monosillahiche , come sono quelle oltre il Gauge, le quali non possono essere dicbiarate nemmeno colle lettere alfa- betiche, rimanendo percio oscure ed equivocbe linche non vengano descritte e rappresentate coi pollscmati metriotipici e delle lingue cabalisticbe o tenmriclie , deducendo per con- seguenza die con una scrittura lesseografica, poliscinatica , oUgotipica e nietriografica , ossia costituita da pocliissimi tipi variati per la cabala o trasposizione nel luogo, nella po- sizione , nella grandezza si puo costruire od esprimere comodissimamente un sistema qualunque teologico e litur- gico. E tutto cio air intento, siccome vedrassi in appresso, di provare die tutte le scritture criptiche antiche e quindi anche i geroglifici non sono che tante specie di questa scrit- tura teinuro-lesseografica ossia calialistica. L' ultima teorica che porge il Jannelli riguardo alia triplice specie fondamentale delle scritture umane, si riferisce al- l" alfahecica. Egli a quest' uopo indaga le forze o cause ge- nitrici dell'alfabeto, Torigine del primo alfaljeto vocale, che secondo esso dovette essere facile e piano ed onoinato- scheniatico , proprio d' un popolo che avesse una lingua 58 SISTEMA UI JJiROGRVIlA CUII'TIGA cabalistica e costituito di veiiti lettere circa alineno perfette e fondaincntali, e poscia discerne gli alfabeti omofonetici dai polidinaniici, essendo impossibili qnelli die sono ad un tempo OTiomatoschcmatici e poll -omofonetici, e convenendo gli schematici ed i derivativi noii ai dotti e ai lettcrati, ma ai pittori ed ai calligrafi. Cio cli' egli insinua soprattatto in qnesta sua teorica sulla scrittura alfabetica si e che nes- sun popolo colto ed incivilito visa iin alfabeto vocale che sia iiiaggiore o miaore di veuti lettere; che I'uso d'un iiumero minore di qiieste lettere ridotte cioe a quiudici o a sedici dev' esscre richiesto a bello studio e da qualche profonda cagione; che la scrittura alfabetica piii astrusa e piu dif- ficile si e quella in cui le lettere sono poco diverse nella forma od hanno plessi , nessi o tenui segni , oppure pre- fissi in vece di lettere, se queste lettere preseutauo con segni scritti troppo varieta nelle miaiinissiine loro differenze, e che gli autori di simili alfabeti non possono essere che i sacerdoti viventi in caste afline d" iinpedire che i profani ne conoscaao il senso o la significazione. Del che si ha esempio singolarmente negli alfabeti euiizio-deinotico e in- cUco-hraininico , siccome quelli che vennero regolati dalla legge di tali caste. Esposta per tal guisa nel libro primo deW Ermeneutica jerografica la dottrina o teorica astratta ed universale delle tre specie di scrittura icleograjlca , lesseografica ed alfabetica , passa il Jannelli a discorrere colla stessa profondita e sa- gacita della natura delle scritture simboliciie o jeroglifiche degli antichi ad oggetto di porgere 1' interpretazione posi- tiva di queste alPappoggio di quella. Le scritture simboli- ciie e criptiche antiche delle quali parla distesamente il Jannelli nel corso di tutto il secondo libro della sua Er- meneutlca , sono i geroglifici egizj , gli jero-emhlemi ed i teogrammi degli Egizj stessi, degli Assirj, dei Greci, dei Latini, degli Scandinavi, degP Indiani , dei Bramini e dei Buddisti, i drammi funebri e liturgici degli Etruschi, degli Etiopi e delle nazioni gia rammemorate, la scrittura o lin- gua de'Chinesi, la scrittura cuneiforme de' Caldei, de'Medi e dei Persiani; ma egli si ferma piu a luago sui geroglifici egizj, siccome I'argomento del giorno, tentando di provare che tutte queste specie di scritture, per quanto varie esse slano , per quanto siano state diversameute giudicate , sono di nuinvs. Icsseografica, rapprcsentative cioe d'intere parole. DELLE ANTIGIIE N\ZIONI. Sq Nei inonumenti gcroglifici dell' Egitto il JannelU crede di trovare due specie di scrlttura schematica fra loro di- verse , r una embh'inatica , tcografica o jerodrammauca, e r ultra omtoria , interpretativa ed analitica. I segni o schemi della prima diversilicano da quelli della seconda nella qua- lita e nella figiira, essendo sempre segnl d'animali o d' uo- mini, oppure inisti, come pure nella grandezza e neU'al- tezza, essendo quelli i piii alti o magglori di tutti, e questi i minori od inferiori , onde qnella scrittura dicesi megalo- sdiematica , e questa viicroscheinadca. Si disdnguono altresi i segni o schemi della scrittura jerodrammatica nel loro ahito e gesto, nella composizione , nella disposizione, nel niunero e nella qnantita ; giacclie mentre essi rappresen- tano quasi seuipre esseri viventi o parlantl insieme , sono coniposti di simlioli e di molti ornamenti , si guardano reciprocamente in volte , come se facessero itna scena o un dram ma fra loro , e sono per lo piu monografici od oligografici , per quanto sia esteso il loro spazio ; gli altri rappresentano quasi sempre oggetti inanimati e seraplici , sono posti nello stesso ordine e nella stessa successione , e formano una scrittura continua , prolissa , o sticherea e poUgrafica: si I'una clie F altra di queste scritture sono lesseografidie, sebbene la megalosdiematica sia embleniadca, teografica o jerodrammatica , e la micro schematica sia ora~ toria , interpretativa ed esegetica. Gli argomenti coi quali 1' autore pretende che la scrit- tura geroglifica egizia microschematica sia lesseograiica stanna in questi: i.° che questa scrittura non e ideogratica , ne alfalietica, e quindi deve essere necessariamente lesseogra- fica: 3." che e falso il sistema dell' alfabeto geroglifico Anglo-gall ico, ossia dell'inglese Young e del francese Chain- jjollion; 3.° che Tautorita stessa degli antichi concorre acl annnetterla per tale dagP intimi suoi caratteri e relazioni. La scrittura microschematica e geroglilica egizia non puo essere in primo luogo ideograiica a) perclie la scrittura ideograiica non pvio procedere che per drammi, laddove questa precede per serie e per ordini separati e distinti di segni; b) perclie questa scrittura egizia e continua, con- tigua e poligrafica, mentre 1' ideograiica e sintetica e di- scontinua nell' unione o ne'gruppi de' suoi segni o schemi, ne puo in veruna guisa diventare continua o poligrafica , siccome V altra ; c) perche la scrittura egizia e teologica , 6o SISTEMA ni JEROGRAFIA CUIPTICA metafisica e profonda , ne a tutto cio si presta 1' ideogra- fica i d) perche nella scrittura egizia si adoperano segni o scheini criptici, sacri o sistematici, laddove nell'ideogra- fica tali segni soiio noti , chiari e manifesti ; e) perche la scrittura geroglifica nell' incredibile nuniero de' suoi nioiiu- nienti non coiista al piu che di 800 o 900 schemi o se- gni , mentre nell' ideografica ce ne vorrebbero per sujjplire a questi non meno di loooo ; /) perclie tra questi 800 o 900 scheini o segni della scrittura egizia, 200 soli sono fondamentali o caratteristici , mentre nell' ideografica i pri- mitivi o radicali dovrebliono essere per lo meno Sooo ; g) perclie nella scrittura egizia si ripetono tre ed anco quattro volte gli sdieini radicali o fondamentali , mentre neir ideografica sareblje assnrda ed impossibile una cosifFatta ripetizione ; h) perclie in qualunque versione ed interpre- tazione dei monument! geroglifici dell'Egitto e impossibile ravvisare tin nesso qualunque ideografico tra gli scJwtni e le parole; il qual nesso nella scrittura ideografica apparisce manifesto anco ai meno intelligenti; z) perclie nella scrit- tura geroglifica egizia stata introdotta dai sacerdoti affine di rappresentare i misteri della loro religione , si dovette far credere assurdo cotesto nesso , onde conservar meglio 1' arcano in tall misteri. SifFatta scrittura geroglifica o microschematica egizia non e neppure alfabetica, perche tutti gli scrittori antichi co- minciando da Anneo Lucano e da Cornelio Tacito sino a Plotino Egizio e a Clemente Alessandrino la dichiarano allegorica, enigmatica o sinibolica: il che sarebbe in aperta contraddizlone con una scrittura alfabetica;, perclie la scrit- tura geroglifica egizia essendo ardua e difficilissima nella sua intelligenza ed interpretazione non puo essere alfabetica, la quale, ove il fosse, in alcuni giorni potrebb' essere tentata e conosciuta ; perche la scrittura geroglifica egizia non si presta a qualunque alfabeto razionale , fosse pure di trenta tipi , o tale da ammettere cento o centocinquanta soprap- posizioni di questi tipi; perche la scrittura geroglifica egizia constando presso che di duecento sdienii o segni radicali e di altri seicento deteriniiiativi , e impossibile che contenga un alfaljeto die non puo arrivare mai al numero di questi tipi ; perclie la scrittura geroglifica egizia e composta di segni o schemi zooscheniatici e fisioschematici , gli imi di difficile , e gli altri di facile formazione : il che nou puc> DELLE ANTICIIE NAZIONI. 6 1 sticcedere mai negli alfabeti , e meno poi nelP identica scrittura alfabetica; pei'che nella scrittnra geroglifica egizia si ripetono tre o quattro volte moltissimi scltemi o segni , negli alfaljeti anche onomatoschcmatici e politipici, oppure omiofonetici , essendo cio impossibile ad awenire^ perche gli sci'ittori anticlii escludono dai inonumenti egizj V nso e I'idea di qualsiasi suono od alfalieto. E qui il lannelli si fa a chiarire T autorita di tali scrittori collo sgomljerarla da ogni dubbio in contrario, massimainente per cio che riguarda le espressioni nsate da Clemente Alessandrlno , e coir appoggiarne la creJibilita o I'iiitera fede al numero e alia quantita de' testimonj e alia coiicorde e costaiite loro deposizioiie. L' argomeiito pero aiiclie piii stretto ed incalzaute col quale il lannelli si metre a provare la scrittura gerogliiico- egizia di natura non alfahelica, si e la confntazione chiara e positiva del sistema Anglo-gallico di ChampoUion e dL tutti gli altri alfabetononii clie lo banno seguito. Tale si- stema e dicbiarato assolutamente falso dal nostro autore per un cumulo di ragioni positive e stringenti. Questo si- stema secondo il lannelli manca dei dati ipotetici e neces- sarj alia formazione deilo stesso suo alfabeto, non avendo taiite voci gia date quante bastano ad applicarlo. Infatti se dai mille schemi geroglifici egizj si voglia stabilire che sono quasi 140 le varie lettere alfabeticbe formate dagli ononinto schemi copti , giaccbe e note che Young e Cham- poUion leggono appunto col copto questi geroglifici , ver- rebbero fuori 740 nomi scbematici dai lessico copto , sic- come dati necessarj alia sua formazione : dal che e ben lontano il sistema Anglo-gallico. L' alfabeto Anglo-gallico onde somministrare per soprapposizione di parole cento- quaranta schemi circa de' quali e composto , abbisogaa di settanta voci per lo meno d'' una lingua certa e cono- sciitta , ed in vece in tale sistema non si sono prodotti che tre o quattro nomi , come quelli di Tolomeo , di Be- renice, di Cleopatra e di Alessandro (i). D' altronde gli (l) I segni geroglifici fonetici citati nell^ opera di Chaiupollion 8OUO precisameute 1 34, i segai o gruppi pure geroglifici sono 400 , 38 dei quali sarebbero foruie grammaticali. V. Precis du, systeiue hieroglyphique par M. Champollioii , 1824. Planches et cx- p'.ication. 62 SISTEMA DI JEKOGUVFIA. CRIPTIGA nlfabetonomi Anglo-gallici non possono procurarsl settaiita voci veramente egizie , come pur sarebbe necessario, men- tre I'alfabeto loro Egizio-demotico non arriva finora che a quindici o sedici lettere, ed il medesuno Champollioa non lia saputo trovarne piii di diecL o dodici inservibili alia lettnra de' monumenti egizj. Lo stesso ChampoUion poi considero come lettere coptirhe quelle che sono di natura ben diversa, per es. occhio che in copto dicesi Bal, avrebbe per lettera radicale il B, ed in vece secondo ChampoUion VA o S. Cosi spnrviere che in copto chiamasi Bais avrebbe per radicale B, non A siccome vaole Cham- poUion. Laonde pare impossibile al dire del nostro Jan- neUi, che ChampoUion abbia potato persuadere a quasi tutta Europa che il suo alfalieto geroglifico sla formato di onomatoschemi coptici. Inoltre osserva il JanneUl che quan- d' anche fosse possibile che dal lessico copto si cavassero 140 nomi corrispondenti ai 140 schemi geroglilici stabiliti dagli alfahetonomi , cio non di meno qnesti schemi dovreb- bero avere tre o quattro nomi per ciascuno, e quindi come tipi alfabetici significlierebbero sempre piii lettere , for- mando cosi un alfabeto poUdinamico , che e assnrdo ed impossibile ; che nelle elissi gerogliiiche e impossilille tro- Vare i nomi dei re egizj , mentre esse coll' alfabeto non avrebbero potuto esprimere nemmeno qnelli degli Dei ; che i sacerdoti egizj volendo imitare nella scrittiira geroglifica i suoni avrebbero imitata piuttosto la omiofonia lesseografica che I'alfabetica : come, per esempio. nella parola claudius, che in lingua lesseografica forma kla clamare e dsca erba , e che nell' intera parola esprime cla-sdca vicina assai a qnella di daudius; sarebbe stata quest' ultima preferibile alia stessa parola daudius alfabetica, la quale puo signi- iicare non solo daudius, ma eziandio klobis , krodis , cru- dus , gladius, che le elissi gerogliiiche non esprimono ne alfabeticamente, ne simbolicamente i nomi dei re dell'Egitto, si perclie slfFatti nomi demotici o popolari stanno sempre da soli, laddove in dette elissi sono a due a due, come anche perche si scorgono in queste almeno dieci d:nasi, quindici amenosi e venti ramessi, ne le elissi gerogliiiche egizie , le quali non sono piii di duecento , potrebbero mai dare 140 tipi o lettere radicali od alfabetiche atte ad esprimere tutti questi nomi ; che se in tali elissi stanno scritti i nomi di cose sacra, siccome sono cpelli dei Numi, DElI.t VN'TICTIK NAZTOXI. 63 lion possono ]iiu esservi associati quelli del re; clie i nomi clegli Dei d' Egitto prodotti da ChampolUon , come Neb , Nev , Nub , essendo venti circa , come sono dodici qnelli dei re Faraoni , otto quelli dei re Lagici e venti qnelli del Cesari Romani , e percio in tntto da sessanta a set- tanta , non possono essere pronunziati colle sole dodici voci da lui recate in mezzo; che i centoquaranta tipi di CJuimpollion furono fatti colla soprapposizione di settanta voci circa date dalla lingua copta , ond' essi in fatto ed a salto non risiUtano che cinquanta circa, essendo sempre dieci sole le loro vere radicali ; che la scriitura geroglilica fu una ed identica s'l presso gli Egizj , come presso i Nnbj e gli Etiopi, e la lingna copta non venne mai parlata od accet- tata ne dai Nubj , ne dagli Etiopi cristiani , i quali non adoperarono la liturgia copta, ma greca; che I' alfabeto copto devesi ai Cristiani copti non prima del secondo se- colo deir era nostra , ed i libri e le biblioteche di tpiesti in tal epoca non si mescolarono mai coi collegi de' Jerofanti egizj , siccome ci attestano colla loro autorita Giuliano , Giamblico ed Eusebio viventi anch'essi quasi in quel tempo, cioe al qtiarto e al qninto secolo : laonde per tal modo la lingua cojJta si tenne sempre divisa dalla geroglilica egizia; che le parole stesse dagli Egizj nuituate dai Copti per vera necessita furono tratte dai greco, e d'altronde e note che con 5oo radici si puo escludere del tutto ogni soc- corso di lingua straniera ; che i nomi dei re e dei sacer- doti egizj oltreche non hanno alcuna origine chiara e de- terniinata nella lingua copta , non potevano averla nem- manco nella lingua demotica egizia, la quale fu incostante e variabilissima dai vicere Giuseppe sino al terzo secolo per le Aarie genti che abitarono quel paese, mentre la lingua geroglilica fu costante ed immutabile come lingua jeratica dai Faraoni sino ai Romani ; che infine la lingua copta non e temuriva o simbolica, ne grammatodinaniica, ma plebea e A'olgare, e manca percio di tutti i requisiti neces- sarj per diventare geroglilica. Da tutte queste osservazioni del Jannclli chiarainente si deduce che 1' alfabeto Anslo-gallico, o il sistema cosi detto geroglilico di ChainpoUinn non sarebbe ne provato, ne da ammettersi , perche mancante dei dati od elementi della sua formazione e dei prodotti razioiuli , perche costituito in vece di dati innumerevoli che sono as- surdi ed impossibili, e che ripugaano coirinvitto conseiiso 64 SISTEMA DI JEROGRAFIA CRIPTICA di tutti i dotti antichi , e perche , dato 1' alfabeto orale di 30 lettere per lo meno , e ridotto lo scritto , com' e in questo sistema a sole dieci o dodici , e impossibile as- solutamente leggere o interpretare qualsiasi monumento egizio (i). Ne il Jannelli stassi contento a questa conftitazione di- retta del sistema Champollionico. Egli per recaria al mag- gior grado di certezza e di evldenza si studia di provare che la scrittura gerogliiica egizia appunto perche non e ne ideografica e nemmeno alfabetica , e di necessita e per sua natura veracemente lesseografica perche sematica o formata di caratteri e di segni imperfetti, perclie metriotipica e me- triografica, e perche contenente dei singrammi che si risol- vono con due o tre note o semad, e che hanno tutti i ca- ratteri e tutte le leggi della lesseografia. Questo suo assunto lo estende il Jannelli presso a poco cogli stessi principj razionali alia scrittura chinese, alia scrittura cunfiforme dei Caldei , dei Medi e dei Persiani , ed alia lingvia de' Jero- gramini Grecl, Latini, Etruschi, Scandinavi ed Indiani, dif- fondendosi un po' di piii sulla scrittura chinese. Questa scrit- tura secondo il Jannelli e lesseografica anch' essa perche sematica o costituita di segni imperfetti o di note, cripdca o arcana, e perche impossibile che sia ad un tempo cripdca ed ideografica; perche i tipi elementari della scrittura Chi- nese sono duecento e con questi pochi segni non e dato di costruire una scrittura ideografica^ perche sifFatti tipi radi- cali non indicano oggetti astratti e generali, idee semplici ed intellettuali, ma cose concrete materiali e particolaris- sime; perche moltissimi singrammi chinesi constano sola- mente di due segni, laddove dovrebbero averne assai piii se formassero una scrittura veramente ideografica; perche i polisemad chinesi hanno una significazione varia e mol- tiplice, la quale contraddice alia scrittura ideografica e che per essi sarebbe equivoca ed incerta, e perche se tali segni, chinesi si splegassero ideograiicamente riuscirebbero assurdi ed impossiljili, e perche infine le immagini o simu- lacri degli oggetti (Sian-hing), le indicazioni di queste im- magini CTchi-sseJ, 1' aggiunta delle idee {Boei-iJ, la spie- gazione del suono o della voce (Kiao£-in) , la quale si (i) Fu7idament. herineneut. dalla sez. HI, pag. 177 sine alia eez. IV, pag. 207. DELLE ANTICHE NAZIONI. 65 ottiene accumulando gli omiofoni, il tropo e la converslone CKia-tsiei) e ramplificazioae (tchouan-tchou fconvengono coUe regole della scrlttura lesseografica (i). Cosi aflenna il Jannelli die la scrittura cuneiforme dei Caldei, dei Medi e dei Persiani, come pure tutti i jerogramnii greci, latini, etruschi , scandinavi ed indiani sono tante specie di scrit- tiira lesseografica appoggiato alia solita generale induzione, die essendo tutte queste scrittnre misticlie, teologidie, divi- natorle , jeratiche o sacerdotali non possono essere ne alfa- betidie, ne ideografiche , e quindi debbono essere necessa- rianiente lesseografiche. Cosi che per il Jannelli sta il principio o la dottrina comiine, anzi universale che tutte le scritture criptiche o geroglifiche deiranticliita sono lesseografiche, ov- vero rappresentatrici d' intere parole. II che naturalmente conduce ad indagare quale sia poi la lingua tipica od esein- plare di tutte qxieste scritture , o da cui sono state tolte coteste parole signiiicate lesseograficamente? Questa e la parte piu difficile del sigtema del Jannelli, ed anclie qui egli aspira all' assoluta universalita nella sua dottrina. L'opinione o la dottrina dell'autore si e die cotesta lingua tipica ed esemplare, diiave universale delle scritture an- tiche criptiche o gerogliliche sia la semitica , ovvero P ebrai- co pill puro e piit antico {2.), ed in questa sua opinione si conferma e per le proprieta e pei caratteri della lingua Semitica piix pura, e per P indole sua teniurica ed omiofo- netica, e per la posslbilita die gli Egizj, i Chinesi e tutti gli altri popoli P abbiano adoperata nelle loro scritture arcane e misteriose. Ne qui crede opportune o neces- sario Pautore di dare i precetti o le norme sul ca- rattere temurico ed omiofonetico della lingua semitica, si perche la temura o cabala ossia la trasposizione delle let- tere non abbisogna di canoni, bastando il sapere a ca- gione d'esempio che la parola scphr lia per sue trasposi- zioni (temuras) le altre parole scrph, pJiscr , phrsc , come anche perche le regole dell' omiofonia sono facili, plane e pochissinie, e si raccliiudono nello stesso significato della (i) V. Fundament, hermcneut. dalla sez. Ill, pag. 841 siuo a pag. 352, (2) Una lingua semitica vetus et pura esse potuit typus primus, et exemplar originale scriptures veterum hieroglr/p/iicae , sive sche- maticoe , sive sematicoe, V. Sect. IV, pag. 359. Fundament, her- vieneut. Bibl Ital T. LXXII. 5 66 SISTEMA DI JEROGUAFlA. CRIPTICA parola, non avendo percio voluto il Jannelli colle trasposl- zioni die nsa ditfinire in veruna guisa la pronuncia delle lettere etrusche in qnesti snoi principj fondamentali. Qnanto agli Egiziani egli e d^avviso die la loro lingua popolare ai tempi di Giuseppe e di Mose dovesse accostarsi piii al- r ebraicot^fche al copto ; die gli Egizj sacerdod usassero d'una lingua sacra ricordata nel suo dialetto da Manetone; die la lingua doita ed enciclopedica dai Tolomei ai Calitli fosse la greca e dai Califfi a noi I'araba, e dalla costituzione del popolo Egizio sino a Glacobbe patriarca, la pura semi- tica, e die la lingua degli Egizj sacerdoti si manteiiesse co- stante ed imniutabile ne' monunienti sino al secolo VII del- I'era cristiana; onde per tutto questo e indubitato, secondo il Jannelli, ch' essi nei geroglifici adoperassero il semidco. Quanto ai Cliinesi egli osserva die la loro scrittura si po- ligrafica die oUgografca essendo certa e stabile, ed avendo piu di 3 oooo poliseniad o gruppi di caratteri, non puo es- sere interpretata die colla lingua semitica. Quanto ai Caldei, ai Medi ed ai Persiani afFerma cW eglino nella scrittura cuneifonne introdussero il semidco perclie nessun' altra lin- gua o la pelva o la parza o la zendica poteva impiegarsi in quella , perclie gli Assirj ed i Caldei presso cui esistono le iscrizioni cuneiformi , fnrono semitoglotti , e perche la lingua semitica essendo radicale , temurica , omiofonetica , triplice nelle sue lettere, egrammoto-dinamica e Tunica die potesse prestarsi alia formazione di slfFatta scrittura cripdca teologica qual e la cuneifonne. Quanto ai Pantci , o ai Mid Greci, Latini e Scandinavi ed Indiani, anche ad essi il Jannelli appropria per tipo la lingua semitica, si perche cpiesti non )iotevano esser composti che con molte idee teo- logiche , etiche e politiclie , le quali non traggonsi che da una lingua copiosa, stabile e certa , come perche cotesti Pantei essendo antichissimi precedono alia lingua popolare perfetta die esclude il simbolo ed il mistero. Dopo tutto questo conchiude il Jannelli la parte teoretica o razionale del suo sistema di Jewgrafia cripdca col confronto tra la lingua semitica e la scrittura geroglifica antica scheniadca o semadca , ravvisando tra di esse le piii evident! analogic nella cabala o temura, ovvero nella trasposizione delle ra- dici, nelle lettere dciralfabeto originate semitico, che es- sendo composto di ventidue lettere puo darne colla mol- tiplicazione non nieno di 10,648, nelle ventidue podesta DELLE ANTICHE NAZIONI. 67 di eeso alfabeto, ogauna delle qaali e di died o dodici per lettera, nella necessita di scegliere due o tre lettere nel seniitico onde avere T idea o il significato nel valore diverse polidinamico , nietrodinamico ed oligodinaniico di esse lettere, nell' esistenza di sole quattrocento voci hiletterali o niGnosillalie nel seniitico al pari della lingua dotta cliinese, ed inline nel numero di 840 poUseinad in questa, il quale non e altro clie il nuaiero multiplo delle lettere alfabetiche semiticlie si originale e ristretto che esteso. Ma tutto questo non sarebbe vero e provato fin qui se non razionalniente o teoricamente. Tutto questo non e clie possibile ed astratto, ed il possibile e Tastratto non sem- pre consuonano col pratico e col concreto. II Jannelli vide r importanza di questo riflesso e a convalidar meglio il suo sistema Jerografico razionale discese alia pratica inter- pretazione o lettura, mediante il seniitico dei geroglifici egizj e di tutte le scritture cripticlie sopra accennate. Que- sto e il lavoro piii faticoso, ma decisive della verita della sua Ermeneutica. Quest' interpretazione o tentative di let- tura semitica e applicata dal Jannelli alia famosa tavola di Rosetta per la prima, e poi alia lingua cliinese o ai singranimi chinesi , indi ai gerogliiici egizj di Oro-Apol- line e delP olielisco Flaniinio , ai simboli Pitagorici, alia jerografia eliraica, greca, italiana , frigia, siriaca, scandi- nava, perslana, indiana e perlino ai jerogrammi ahrassei; ed anche in questa parte dell' opera non e egli mai da meno in quella sagacita ed in quelle vedute finissime che possano condurre i lettori all' accettazione delle sue opi- nioni (i). La tavola di Rosetta, il piu prezioso monumento su cni fondisi oggidi la scienza dei geroglifici egizj , venne scoperta, siccome a tutti e note, nella memorabile spedi- zione de'Francesi in Egitto , e ti-ilingue in greco, cioe in lingua sacra o geroglifica, ed in lingua volgare o demotica, e per comune sentenza contiene un decreto dei sacerdoti egizj fatto in onore di Tolomeo Epifane quinto re tra i Tolomei, per quanto apparisce dal testo greco letto per la prima volta dal signer du Tlieil all' Istituto francese e consta nel medesimo testo greco di 64 linee, secondo la (i) V. gli altri tre volumi dell' opera del faniicUi gia aunim- ciati deiranuo i83o c l83i. 68 SISTEMA t)I JEROGRAFIA CEIPTICA pubblicazione eel interpretazlone fattane dal signor Amei- Ihon (i). n Jannelli comincia dalla sesta linea della tavola di Eosetta , la cui traduzione dal testo greco e la segnen- te " Synedrium de.crevit : Poiiere immortalis Regis Ptolo- n maei Dei Epihanis Eucharisti Simulacrum in unoque » templo In manifestiore loco. » II primo ed il terzo dei segui geroglifici di questa sesta linea sono questi : III. (2) Jl primo presenta un sifone, un diadeina, tre quadrilunghi ed una ciitenella colla forma della bocca, ed il terzo una vipera, un idroschema ed una cerasta. Se stiamo alle forme gramaticali e alle signilicazioni di questi segni secondo il sistema di Champollioii , il sifone sarebbe un prefisso o af- fisso o la terza persona del futuro, il plurale e il genere comune, il diadeina un segno omofonetico dei precedent! e del medesimo loro valore , i quadrilunghi il congiuntivo qui, qucB, la catenella la congiunzione et , la forma della bocca un 6egno non ben conosciuto, la vipera, il nome di Ramsete o il titolo di caro ad Animone , V idroscJiema, un prefisso indicante il plurale ad un affisso del passato, il plurale o il genere comune, la cerasta il pronome a lui (3). In vece secondo il Jannelli, il primo segno o il sifone che in semitico dicesi I'^t f'^^ deriva dal ^^-; dll dichlarare op- pure dal pID srq o plW scrq dichiarare o WW sere aprire, e vorrebbe dire declaravit. Cosi il diadeina che chiamasi ino ktr equivalente per trasposizione al HIS krt , esprime statuere, con- stituere e quindi jussit, declaravit , ed i quadrilunghi che chia- mansi V^l rho e per omiofonia "I5<2 bar esprimono declarare, expUcare , e percio ancora jussit, declaravit. La catenella poi che dicesi in semitico "5in crz esprime per omiofonia (i) V. £claircissemeus sur riuscription grecque da monument trouve a Rosette , par le citoyeu Aiieilhon. Paris , floreal , au XI (i8o3). (2) V. Tabulje rosettanfe liiecoglyphicze interpretatio tentata a Cataldo Jamiellio. Neapoli, i83o, pag. a et 3 , art. Ill, (3) V. Tableau general. Precis du systeme hieroglyphique des ancieub Egyptiens , par M. ChampoUion, Paris, 1824. DELLE ANTTnilE XAZTONI. 69 TTO At; inhere, proiniilE^are, e qiiindi aucora jussit, e la forma della bocca detta in semitico "'^ krz o per omiofo- nia XTp ^yrtz muovere le labljra e pronunziare torna a ripetere il jussit o il declaravlt. Dal die deduces! che la traduzioae semidca corrispondente ai primi cinque gerogli- fici soprannominati non farebbe secondo il Jaiinelli che ripetere per via di sinonlnii la stessa ed unica parola decrevit clie trovasi sola nella traduzione del teste greco creduta da tutti presso die letterale e fedele al testo ge- roglifico , alraeno nella parte che esiste di quest' ultimo, essendo noto die Tiscrizione gerogliiica e mutilata ed ira- perfetta siccome lo e la trascrizione encoriale o nella lin- gua demotica (i). E inutile porgere qui altri saggi d' interpretazlone fatta dal Jaiinelli si della Tavola rosettana ch' egli legge a cpiesto modo si no alia linea decimaquarta, come dei geroglifici egizj d' Oro-ApoUine e delP Obelisco Flaminio la cui au- tenticita egli rivendica dalle opposizioni di Champollion , e le cui elissi secondo il Jannelli non comprenderebljero i nomi volgari di alcuni re dell'Egitto, ma si bene i sim- boli degli Dei maggiori, come pure della Jerografia degli Ebrei, dei Sirj, dei Frigj, dei Greci , degli Etruschi, degli Scandinavi, dei Persi e degl' Indian! , poiche tutti questi oggetti oltre che ammettono I'identico metodo gia cono- sciuto rispetto alia Tavola di Rosetta, sono anco di minor importanza. L' attenzione nostra si fermi piuttosto sull' in- terpretazione della scrittura chinese, della scrittm"a cunei- fonne e de' jerogrammi Abrassei, siccome cose die possono eccitare di piii la curiosita a molti riguardi. II Jaiinelli coir interpretazlone dei singrammi chinesi tenta di distrug- gere la comune opinione che questa scrittura sia ideografica , adducendo per motivo principale che, data qualuuque inter- pretazlone o scienza ideogralica in quella, si cade neirassurdo. L' interpretazlone della scrittura Chinese, coaie lesseografica incomincla a questo modo. La voce I. *~ A. Hiang , "^ (1) V. Essai sur le systeiue liierojlypbique, par I. G. H. Greppo. Paris, 1829, pag. a5. 70 SISTEMA DI JEROGRAFI/V CRIPTICA die in clilnese significa caput, os, films, vorrebbe dire se- condo il Jannelli offene , tradere , sncrificare. Caput o dux priiiceps in semitico dicesi, ON."! eadi e per omiofonia nHiT edie , ossla oblatio , munus , e per altra omiofonia HJ? odi, cioe festum, solemnitas religiosa. Os che in semitico si de- nomina ">"' ed , 1V7] ekld clamor , acclamatio , ende collau- datio, avrebbe per omiofonetico r\1ir\ edie , oblatio, munus. Filius unigenitus , in semitico si appella VUt icid e per omiofonia H^IH edie , ossia oblatio. Inoltre fiUus in semitico e NV itza, N>i'-D m-tzia , che vuol dire tradere , tribuere , offerre. Cosi prosegue il Jannelli dal primo numero dei sia- grammi chinesi toiti dal lessico di Basilio Glemonense e pubblicati dal sig. Deguigne figlio sino al numero cento (i). La scrittura cuneiforme consistente in tante linee oriz- zontali e perpendicolari terrainaxiti a guisa di cuneo con o senza interpunzione , ed usata dai Caldei , dai Medi e dai Persian! , e le cui tracce e i cni monumenti si tras- sero singolarmente dalle mine dell'antica Persepoli, fa secondo il Jannelli una scrittura castica e sacerdotale e percio criptica ; essa come tale non pub essere secondo I'autore che lesseografia semitica , essendo cotauto diversa dair ideografica e dall' alfabetica, e non potendosi tentare veruna iscrizione cuneiforme , se non con piu sintesi o gruppi di segni omiofonetici e polidinamici. E questa sua opinione la sostiene il Jannelli a fronte delle interpreta- zioni di Grotefendio , di Saint Martin , di Hyde e di Wie- buhr , i quail affermarono essere la scrittura cuneiforme alfabetico-persiana. Ma qui egli non adduce una positiva traduzione delle iscrizioni cuneiformi, accontentandosi di supporre che data la sintesi dei due cunei S HI , se si vogliano riconoscere come lettere alfabetiche , essi pos- sono indicare tre combinazioni assai different! , cioe tutta la sintesi puo significare a cagione d'esempio la lettera A, oppure il cuneo orizzontale ^ puo esprimere A ed il cuneo III perpendlcolare 7? / od il cuneo primo ^ puo notare ABC, ed il cuneo secondo III D E F , il che succedette appunto a quelli che per la sola differenza del posto attribuirono una diversa podesta alle lettere mediante minutissimi cunei o virgole. Laonde secondo il Jannelli (l) V. TabulK rosettauas hieroglyphicae interpretatio tentata a Cataldo Janncllio, da pag. iSi sino 206. DELLE ANTICIIE NA'/IOXI. Jl riesce impossibile il leggere la benclie uiinima iscrizione cuneiforme, qaalora noii siano gia date delle sintesi omio- fonetiche (i). Qiianto alia jerografia abrassea . dopo aver pi-ovato 11 lan- nelJi con una kinga disquisizione intorno alia sua origine ed alia sua appartenenza, ch'essa non e altrimenti dei gnostici eretici cristiani, siccome si pensa coinunemente, non avendosi nulla di caratteristico del gnosticisnio nelle gemme o ne' jerogrammi abrassei , ma si bene degli asterolatri ed ebraizzanti alessandrini di razza Siro-Persica o Siro-Fe- nicia, die erano poi i Samaritani di Palestina, viene al- r interpretazione positiva delle genime abrussee e della stessa parola abraxas nel modo segiiente. II jeroschema d' un sol- dato colla testa di gallo e co'piedi di serpente si riferisce priinamente al sole e poi alia luna per il suo scudo imi- tante la forma di questa. Lo scudo in semitico dicesi ser o seer, cosa rotonda o circolare od anche luna. II nome stesso di abraxas che vuol dire santo, potente , occulta o secreto , si risolve col semitico a questa guisa abrac-sas e abr-acs-as . ed in modo inverso sa-sca-rba. Ora siccome hrh omiofonetico di abrae vuol dire henedetto , venerando, e scusc omiofonetico di sas signilica letificante o apportatore di pace, abir omiofonetico di abr esprime potente, valido, e f5e omiofonetico di aes esprime santo e kse nascosto o crip- tico; cosi in tale interpretazione semitica si ottiene il si- gnificato dell'intera parola abraxas, la quale pero dai se- guaci dell'opinione opposta a quella del Jannelli avrebbe tutt'altro signilicato, siccome notasi nel lessico del Forcel- lini " abraxas est nomen summi omnipotentis et conditoris i> Dei fictum a Basilide liaeretico, et ejus asseclis sub quo » mitliram et solem colebant » (2). Ecco tutto il sistema della Jeroffrafia criptica universale del Jannelli, che noi a maggior intelligenza vogliamo ristrin- gere e ricapitolare nelle segnenti proposizioni capital!: i.'' II solo metodo razionale o teorico riscontrato sul positivo puo dare una giusta interpretazione o intelligenza delle scritture (i) V. Fundament, herineneut. pag. 365, caput V, art. II. (2) V. Tentanien henueneuticuui in liierograpljiam etc. Neapoli, 183 1, a pag. xxiii sino a pag. xxxii in disquisitionem Abraxeam prrefatio, e da pag. i()8 a pag. 272, Speciuien tentauuiiis in gennuas , quas vulgo appellantiu- Abraxece. '-■^ SISTEMA DI JEKOGRAFIA CRIPTICA criptiche o del geroglificij a.'' Per cjnesto nietodo tre sono le scritture tipiclie od esemplari o ideal! , V ideografica, Valfa- hetica e la lessrografica , tutte distinte assolutameiite fra loro in guisa che la lesseografica noii puo mai essere ne T ideo- srafica ne Y alfabctica : 3." Tutte le scritture cosi dette gero- glifiche o arcane degli antichi, compresi anche i geroglifici egizj, sono sacerdotal! o jeratiche, e percio criptiche o simboliche;, 4.^ Tutte queste scritture non possono essere ne ideograficlie , ne alfabetiche, e percio sono lesseografiche ; 5/* I geroglilici egizj, la scrittura cliinese e la scrittura cuneiforme sono tante specie di scritture lesseografiche e non gia alfabetiche o ideograficlie, siccome si pretende massi- mamente dei geroglilici egizj nelPodierno sistenia Anglo-gal- lico o di CluimpolUon ; 6.'* AH'intelligenza od interpretazione di tittte queste scritture criptiche o geroglifiche ci vuole una lingua tipica od eseniplare che loro serva di chiave o di fondamento^ y.** Questa lingua tipica non e ne la copta, ne I' indiana o saiiscrittica, ma la semitica o Tebraico an- tico piu piu-o. Quindi coirebraico si leggono e s' interpre- tano non solo i geroglifici egizj, ma anche tuttl i jero- gramml greci, latini, persiani, scandinavi, indiani e d'ogni altra nazione;, 8.^ Colla lingua semitica o ebraica, mediante i diie principj della cabala (^temura) e dell' oniiofonia , si leggono e s' interpretano i monumenti egizj e di tutti i popoli antichi e tra gli altri la tavola di Rosetta, i gero- glifici di Oro-ApoUine; 9.^ Coia questo sistema si ha una teorica o dottrina razionale e positiva di tutta la Jerografia criptica deH'antichita fondata stii due principj, Tuno che tutti i popoli nelle scritture criptiche o geroglifiche ado- perarono i canoni lesseograficl , e I'altro che tutti i popoli hamio usata in essi la lingua semitica, il qual metodo ermeneutico ha per cardine la fede dei monnmenti e la verita di tutta la storia antica. E noi siuceri amatori ed estimator! come siamo del talento e dell' erudizione del- I'autore, che col modesto nome d'un puro tentativo sotto- pone al pubblico un' opera d! lena grandissima, facciamo voti affinche venga studiato ed applicato il suo sistema, sebbene con nostro sommo rincrescimento non possiamo dividere con lui ne tutte le speranze, ne tutta la persiia- sione per le ragioni che in appresso andrerao esponendo. Sia lode pero sempre anche per quest' opera all' Italia no- stra , che jion mai ligia al partito ed alia preveiizione DELLE ANTICHE NA.Z10NI. 78 esamina colla severith della critlca i sistemi , intanto che altre nazioni gli accolgono appena annunciati col plauso della prova e della diiuostrazioiie (1). R Poll. (i) Dopo che avevamo steso quest' articolo ci venne tra le maiii I'estratto fatto dal Jannelli siesso della sua opera in quella parte clie riguarda Ahiuie quistioni sui geroglifici egizj^ e ci fe grato assai di poter anniinciare die noi siamo perfettanient« d' ac- cordo coU'esposizione ch' egli fa del suo eistenja e delle eue opi- nioni, 74 APPENDICE. PARTE I. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE. Divisione territorlale del regno dl Grecla. U, ' na. regia ordinanza del 25 aprile di quest' anno determina la divisione e I'amministrazione della Grecia cogli articoli seguend : " I." II regno dl Grecia e diviso In dieci dipartinienti e quarantaseite provincie. Ciascuna provincia sara suddivisa in coniuni, la cui circoscrizione verra determinata da una speciale ordinanza. 2.° I dipartinienti del regno sono : i." TArgolida e la Co- rintia; 2." I'Acaja e 1' Elide; 3° la Messenia; 4.° T Arcadia; 5.° la Laconia ; 6." rAcarnania e TEtolia; 7.° la Focide e la Locride; 8." T Attica e hi Beozia; 9.° TEubea; 10. ° le Cicladi. 3." II dipartimento d'Argolida e Corintia comprende le gia provincie di NaupHa, Argos, Nacaja inferiore e Corinto, ed anche le isole d'ldra, Spezzia e Paras: suddividesi in sei dlstretti; capitale Nauplia. 4." II dipartimento d'Acaja ed Elide comprende le gia provincie di Vostizza, Calavrita, Gastunl e Pirgo, trattone la parte situata alia sinistra deirAlfeo: e suddiviso in quat- tro distrettl; capitale Patras. 5." II dipartimento di Messenia contiene , indipendente- mente dalla porzione spettante alia provincia dl Pirgo si- tuata alia sinistra delPAlfeo, le gia provincie di Fanarl , Arcadia, Metona, Navarrlno, Cor on, Calmata, Nisi, An- drussa, Implachita e Micromani: 11 llmite della costa del- P Elide e TAlfeo, dal lato della Laconia occidentale il ramo APP. PARTE STRANIERA. 76 del Talgeto , detto Berga : suddividesi in cinque dlstretti j capitale Arcadia. 6.° II dipartimento d'Arcadia comprende le gia provlncie di Leontari, Caritena, Tripolizza, San Pietro e Prasto: e suddiviso in quattro distrettii capitale Tripolizza. 7.° II dipartimento di Laconia contiene le gia provincie di ]\Iistra, INIalvesia e Mani: e suddiviso in quattro distretti; cajiitale Vraccori. 8° II dipartimento d*" Acarnania ed Etonia contiene le antlclie provincie di Xeromoro, Vonizza , Valto , Zigo, Naupactos , Kravari , Apokouro , Karpenisi ed Agrafa : e suddiviso in cinque distretti ; capitale Vrakhori. 9.° II dipartimento di Focide e Locride contiene le an- tiche provincie di Zeituni, Patrassici, Lidorici, Malandrino, Talati, Budonizza, Salona e Galassidi: e suddiviso in quat- tro distretti; capitale Salona. 10. " II dipartimento d' Attica e di Beozia, oltre le anticlie provincie del medeslmo nome, contiene la Megarida e le isole di Salamina, Egina ed Anghistri: e suddiviso in cin- que distretti;, capitale Atene. II.* II dipartimento d'Eubea comprende, Indipendente- mente dall' isola die ne porta il nome, le Sporadi setten- trionali , cioe Scopelos, Sciatos, Sciros ed Eliodromia; ca- pitale Calcos neir isola d'Eubea. 12." II dipartimento delle Cicladi comprende tutte le isole deir Arcipelago conosciuto sotto di tal nome, le quali distinte sono in sette distretti; capitale Ermopoli. 13." I principali organi dell'amministrazione sono i se- gretarj di Stato. 14.° Sara stabllito un consiglio di Stato per I'esame de- gli affarl piii important! e pel giudizio delle quistioni am- ministrative. 1 5." L'amministrazione suprema in ciascun dipartimento e affidata ad un nonuirca , presso del quale e un consiglio di dipartimento eletto dagli amministrati. 1 6.° In ciascun distretto Tamministrazione e diretta da un eparca subordinato al nomarca: presso Teparca e ua consiglio di distretto scelto dagli amministrati. 17.° L'amministrazione di ciascun comune e affidata ad ini demogeronte proposto dal popolo e confermato dal re sia direttamente, sia col fame intermedio il nomarca: presso di lui^^e un consiglio comunale eletto dal popolo. ^•6 APPENDICE 18.° L'amministrazioiie del licni nazionali , I'esazione delle iinposte die sono distinte dairamministrazione ver- ranno affidate a speciall autorita di finanza. Dato a Nauplia il i5 aprile i833. — In nome del re: la reggenza, il coiite d'Armansperg, presidente , Mamer Hei- deck: i segretai-j di Stato , S. Tr ikouY>i, presidente , A. Ma- Vrocordato, G. Praidi, G. Koletti. » La Grecia per tanto ginsta tale divislone non contieae tutta r EUade. Non comprendesi fra questi limiti la Tes- saglia, la quale ne faceva parte ed era la cuUa de' princi- pali popoli ellenj. Non venne pur compreso rantico Epiro, paese die propriamente non apparteneva all' EUade, ma die non di meno ne' piu remoti tempi stato era abitato da popoli ellenj. Cola, stabilironsi i primi Greci, die in seguito all'epoca del diluvio di Deucalione si salvarono sulle montagne della Focide e ricevettero il nome di Elleni. Ivi era I'oracolo di Dodona , il piii antico della Grecia, del quale trovata venne le vera situazione dal sig. Pou- queville. Pirro ligliuolo d'Acliille passo a stabilirsi nell' Epi- ro, e da lui discesero i re die per piu secoli governarono quel paese. I Tesproti ed i Molossi, due popoli dell' Epiro, sono considerati come i piu antichi de' Greci e non meno de' Caonj erano i principali di quel niedesimo paese. Fra gli altri popoli assai meno possenti, e de' quali il sig. Pouque- ville ha indicati con tanta cliiarezza i rispettivi limiti , ba- stera citare la gente de' Selli donde traevasi la tribii sacer- dotale consecrata al servizio dell'oracolo di Dodona, e quella de' Paroreeni o Paraveeni, gente nodrita d' idee bizzarre, cliimericlve e stravaganti. Questi Paraveeni erano i vicini de' Tessali , i piii superstiziosi de' Greci. (iV. J. F. ) Collection des coiistitudons . Raccolta di costituzioiii , carte e leggi fondameiitali de popoli delV Europa c delle due Americhe , con un conipendio preseiitante la storia delle politiche istkuzioni presso le moderne nazioui, con una tavola alfabetica ragionata delle matcrie ed un supplimento , de slgg, DuFAU , J. B. Duvergier e j. GuADET avvocati alia corte reale di Parigi. — Parigi, io3o, Pichon e Didier. T. 6, in 8° Lir. 60. Duolci di non avere prima d'ora annunziata quest' opera die formare potrebbe serie colle collezioni di Schoell, PARTE STRANIERA. 77 Martens, ecc, di alcune delle qiiali parlato abblamo in qiiesto iiiedesiino Giornale. Perciocche se quelle contengono cio che risgnarda la diploniazia o I'esterna relazione de' governi gli uni cogli altri, T opera clie annniiziamo presenta I'organica forma su cui foiidansi ramministrazione e la politica esi- stenza delle luoderne civili nazioni in ambidue i mondi. Pero quest' opera confondersi non dee con quelle semplici com- pilazioni, per comporre le quali non altro rlchiedevasi die un ordine alfabetico e cronologlco. Lo scope degli editor! l"u anzi quello di presentare ai pubblicisti ed ai legislator! un mezzo pronto e facile onde ben conoscere le politiche istituzioni di tutti i popoli, avvicinare e paragonare le une alle altre , e quello ad un tempo d'ofFerire ad ogni classe di cittadini la storia ed il deposito degli atti su' quali fon- dasi la loro politica esistenza. Percio alle leggi fondamentali di ciascun paese furono aggiunte le organidie , ed indicate altresi le diverse disposizioni che o consacrano alcune re- gole fondamentali o su diversi punti modiiicano Torganiz- zazione generale. Ma per ben apprezzare le istituzioni di un popolo e d'uopo ancora conoscere la loro origine, le successive loro modiJicazioni e le circostanze in cui esse cessarono. In oltre richiedonsi esatte nozioni sui costumi, sugli usi, suUe abi- tudini e sul carattere nazionale di ciascun popolo. Percio gli editori alle leggi organiche precedere fanno un cora- pendio o quadro storico, in cui accennate veggonsi le vi- cende alle quali andarono soggette le leggi e le forme di ogni governo. Siccome poi le consuetudini consecrate dal tempo e dal costume de' popoli servirono di base alle leggi positive ed alle attuali istituzioni, ed anzi in varj paesi tennero per lungo tempo il luogo del diritto politico e ci- vile f, cosi gli stessi editori ebbero cura d' indicare anche si fiitte consuetudini o costituzioni jioti iscritte , dividendole in articoli ed indicando sempre le autorita cui s'appoggiano. Questa parte ci semljra degna di particolare attenzione ; perciocche al dire di Aristotile le leggi che impresse sono nci costumi de' popoli lianno assai maggiore autorita e tut- t'altra importanza presentano che le leggi scritte. Questi pochissimi cenni sembranci bastevoli a dimostrare rutilitii e i pregi di quest' opera, non meno che le int«n- zioni degli autori. G. 78 APPENDICE PARTE 11. SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALTANE. LETTERATURA E BELLE ARTI. Atti dell I. R. Accademia delle belle artl in 3rilano. — Discorso del sig. Jgnazio Fumagalli f. f. di Pro- fessore Segretario dell I. R. Accademia , letto nella grande aula dclll. R. Palazzo delle scienze ed artl in occasione della solenne distribazione de premj fattasi da S. E. il sig. Marcliese Febo D Adda, Vice- presidente deU Imp. Regio Qoverno , il 12. settembre 1 833- — Milano , dull I. R. Stamperia. X er lion compai-ire tra gli nltimi a far conoscere il pen- saniento iiostro intorno le pregevoli opere degli artisti si nazionali die esteri oiid' era doviziosa la esposizione e per adempiere il giusto desiderio degli amatori delle arti belle promosso dalla copia degli scritti che suole pnbbli- carsi in occasione dello sfoggio delle produzioni di esse, abbiamo gia fatto precedere alia notizia di questi Atti ac- cademici , cui precipuamente da moiivo la solenne distri- buzione dei premj , nn' apposita rivista nel fascicolo del p.° p." agosto , pag. 248. Prendendo ora a renderne conto premettiamo al discorso del Segretario, che secondo il co- stume da noi segiiito in addietro diamo intiero, alcuni cenni sui saggi premiati nei grandi concorsi. A questi dovTebbero conseguitare i nomi di quegli alunni dell'Accademia die iielle scolastiche gare furono jjer le copiose e belle loro produ- zioni rimeritati colle niinori corone ; ma selibene sentiamo che una tale ricordanza di onore sia loro dovuta, pure ci troviamo nel dispiacere di dover rinunciare a siflatto uffi- cio, die r entrare in si minuti particolari non lo consen- tirebbe T indole di questi fogli. Bastera quindi solo 1' afFer- niare che moltissimi disegni jjareggiavansi talmente in me- rito co' premiati, che senza il piii scrupoloso confronto si PARTE 1TALIA.NA. 79 sarebbero gindicati come altrettante stampe uscite dalla stessa tipograiia. Ne i soli saggi di concorso attraevano r osservazioiie , clie molli e bellissimi fuori di concorso ne esiljirono specialmente gli allievi di prospettiva: chi s' intratteneva su di essi, noii poteva clie aprire rani- mo alle pill liete speraiize nel I'iscontrare una riunione si ben assortita e si ben composta dei monunienti tolti a disegnare , e la squisitezza della esecnzione, qualita tutte ch' erano attribuite in parte al nobile zelo degP istitutori , e molto ad una emulazione suscitata dal pensiero di ua conipenso nel gradimento e plauso del pubblico. Per soggetto dell'Architettura era stato proposto Una caserma ad uso di cavalleria, capace di contenere sei cento cavalli con tutti i comodi necessarj per V alloggio di altret- tanti soldad e degli uffiziali. Non mai scarso e il numero degli artist! che si cimenta per fregiarsi di questa corona., e di tal concorrenza non deve gia accagionarsi la maggior facilita con cui, secondo I'opinione di alcuni, si apprende r architettura; ma sibbene la necessita dell' arte stessa che invita piii d' ogni altra ad occuparsi di lei coUa speranza di un lucro piii pronto. Infatti la nostra Milano offre at- tualnieute forse piii d' ogni altra citta occasioni per T ar- chitettonico esercizio: essa va prendendo di giorno in giorno nn aspetto sempre piii niagnilico e dilettoso e per lo spi- rito onde sono animati i cittadini di decorare nel miglior niodo le loro abitazioni , e pei rettilili gia stabiliti dagli edili municipali , e per la spinta che a si belle iniprese porge rautorita con ogni sorta d'i/icoraggiamento. Dodici concorrenti si provarono a trattare Tenuncirao progranima, e sebbene dal giudizio risulti che tutti non avessero prov- veduto ad un ampio ingresso che esigevasi in un edifi- cio destinato per la railizia equestre, pure per un merito pill essenziale, quale si era quello di un giudizioso com- partlmento di pianta, e di una corrispondente elevazione, tre disegni tennero lungamente sospesa la decisione ^ la quale poi ridottasi sopra due , si proferi finalniente a fa- vore del signer Marco Casati milanese , allievo dell' I. R. Accademia. Nella pittura qiiattro trattarono il difficile argomento della Condanna di Ainniio primo ministro di Asmero^ sorpreso dal sno Signore ai piedi di Ester; diciamo difficile perche di afFetti si svariati nei tre principal! personaggi deH'azione. 80 APPENDICE. Quest! aflfetti pero a malgrado di cio riscontraronsi assai bene espressi ed associati alle altre qualita di una bella coinposizione, di un huon disegno e colorlto in due quadi-i, nei quali era adombrato eziandio tutto lo sfoggio della babilonese raagnificenza : quindi amendue sarehbero stati distinti se di due corone avessero potuto i giudici dispor- re i ma dovendo preferirne un solo, dopo reiterati confronti la palma fu aggiudicrta al signer Gio. Battista Zali , di Varallo, allievo dell' I. R. Accademia per aver distribuita la luce con maggior degradazione e solirieta di quella dei- raltro concorrente, e per una maggior forza di colorito. II soggetto della scultura portava Lo schiavo Androclo che cava la spina confitta in una zampa di un leone giusta il racconto di Aulo Gellio nelle sue Notti Atticbe. Anclie in questo concorso ardua riusclva la combinazione di un bel gruppo tra la fiera e lo scbiavo, non raeno die I'espres- sione dello spavento di esso, ed anclie da questo giudicato si raccoglie cbe dei quattro gruppi presentati , due quasi bilanciantisi in merito avevano riuniti i suffragi per essere pariiicati negli onori ; ma cbe nel rigore di doverne pre- ferirne un solo fu finahnente distinto col preiiiio il lavoro del signer Adamo Ramelmayr di Vienna per una maggiore spontaneita di concetto. Due soli concorrenti si esposero nel ramo dell' Incisions, e forse questo numero potra sembrare troppo scarso in un' arte cbe ormai non invade la sola colta Europa delle sue produzioni ; pero ove si consideri cbe al calcografo non e dato se non dopo una lungbissima ed intensa ap- plicazlone di raccogliere 11 frutto de' suoi lavori , e cbe non tutti si arriscbiano ad esporsi ad un concorso, percbe se pel caso si trovasse un competitore piii esperto , una Stampa quantunque buona decaderebbe nelP opinione , si converra cbe possa bastare un paragone in fra due. In qviesto fu a pluralita di votl distinta una stampa del signor Antonio Locatelli di Alvisopoli , tratta da un quadro di Rubens esistente nella galleria del Duca Melzi, e rappre- sentante Daniele nel Lago de'leoni. L' autore per vero ha superate non pocbe difficolta , giaccbe se dal lato delle fiere lascio desiderare una maggior fluidita nel trattare il pelo , da quello della figura intagliata alia grandezza del- r originale , dovette sujiplire a moke parti appena indi- cate con alquanti tocchi , cbe ogiii, artista ben sa che il PARTE ITALIANA. 8 I penncllo dl Rubens avvezzo a scorrere sii le grandi tele ben di rado si trattenne a lungo su di una tavola di pic- cola diniensione. Pel concorso del disegno di figura era proposto II Pe- trarca die tiene al sacro fonte hattesimale il primogenito di Barnahb Viscond Duca di Milano : fra tre saggi presentatL non elilDC la Commissione esaminatrice ad esitare nel suo gindicato per la superiorita die il pubblico stesso aveva gia riconosciuto esistere in quelle del signer Lorenzo Ceresa dlLodi, sia in riguardo del soggetto, meglio espresso die dagli altri concorrenti, come pure in quanto alia distribu- zione della luce e ad una varieta di caratteri diligente- mente condotti. Sette disegni contavansi nel ramo ornamentale, il di cui programma domando Un ricchissimo pulpito , isolato , d(i costruirsi in marmo per un inagnifico teinpio. A malgrado die V argomento ricbiedesse un ingegno esercitato anclie neir ai'chitettura , pure si trovo die cinque dei saggi esibiti sarel)bero stati rimeritati col premio se fossero stati sin- golarmente giudicati e senza confronto. Costretta la Com- missione a dover trasceglierne un solo , corono cjuello del signor Giovanni Brocca , milanese , allievo delP I. R. Ac- cademia, e retribui sonime lodi agli altri competitori. Dal risultamento di tutti quanti questi sperimenti ciascuno potra condiiudere die gloriosi riuscirono tanto per T Isti- tuto die li tenne , quanto per que" giovani artisti die si cimentarono, e clie le arti belle traggono da questi no- vella forza e novello splendore. It Non ci e stimolo piii atto e plu possente di qiiel delle lodi a promuovere T incremento d' ogni sapere : di qua le antiche jjompe dei puliblici giuodii , i solenni trionli , le corone , i simulacri , le iscrizioni ; di qua lo splendido ap- parato di questo giorno, il giulivo concorso di ogni ordine, i suoni musicali, le acclamazioni, gli applausi. E l^en oggi lo dite voi stessi , o benemeriti alunni , qui cliiamati a ricevere 1' onore della palma dalle maui medesime di que- st" inclito INIaglstrato alia presenza di quanto va di piii rispettal)ile ed augusto nel Regno Lombardo-Veneto. Allor- quando le vostre opere di disegno e di plastica vennero applaudite da' vostri istitutori non vi scesero qital dolce ristoro nell' animo le lore incoraggianti parole ' non si Blbl Ital T. LXXII. 6 8^ ATPENDICE deterse in quel punto il sudore delle vostre fronti? non vi sentiste 1' ansia di tentare con maggiore alacrita imprese piu dillicili e di maggior momento ''. A malgrado pero di si maravigliosi efFetti qiiesto iniziameuto alia gloria offre egli pure un lato pericoloso : e la lubrica liiscia tra Terbe odorate. Al fonte delle lodi, ove ciascuno agogna disse- tarsi , non poche volte si attinge un lento veleno. Sono desse un liquore allettevole , vivace , spiritoso ; gustatene , a moderati inter valli con parca niisura, ed ecco reintegrate le forze, rinnovata la lena, e di un brio innocente ricolma la persona ; trabbondate , ed ecco la breve gioja , e gli slanci impotent! di un pazzo , e cjiiindi lo spossaiiiento e il letargico sonno. Oh quante volte un elogio profuso, un premio riportato tronco una Jjella sjieranza, precluse un'il- lustre carriera ! L'amor proprio lusingato gonfiossi, s'in- tiepidi 1' ingegno, succeduta una prevenzione di sullicienza di se medesinii , arrestossi ogni ulteriore progresso. Di tali esempi ne van piene le pagine della biografia , e tuttodi qucsti esenipi pur troppo si vanno rinnovellando. >> Nel volgere la mente a si fatti pericoli e da niun' altra mira guidato die dal vostro vantaggio colsi, a malgrado la sicurta di riuscire fastidioso in un giorno per voi si solenne , colsi, dico, il pensiero di ragionarvi delP impor- tanza dei giudizj suUe opere degli artisti. Procurero di dimostrare a quail incertezze sieno esposti , quant'' abbiasi a diflidare delle altrui sentenze e tanto piii della propria opinione , e quali sieno le vie da tenersi per indurre un convincimento del niodo con cui abbiano operato. L'argo- niento e assai delicato, perche ofFrir potreblDe all' invidia qualche facile allusionef, ma la mia coscienza non riguarda che il vero. O giovani alunni, clie aspettaste questo giorno coir ansia del pellegrino, tolga il Cielo clie io scemi la vostra gioja coU' avvertirvi a diffidar delle lodi. Clii sa che, divenuti col tempo esimj artisti , non abbiate nel riandare questl scritti da onorare di grata ricordanza il mio buon volere di cbiarire gl' iutralci che si frappongono nel sen- tiero della gloria. u A fermare solidamente la celebrita di un artista non basta solo F entusiasmo de' suoi contemporanei, ma vi vuole eziandio la morale certezza della successiva approvazione dei posteri. Le parole di lode, di fama e di gloria si pren- dono soveute per sinonimei ma quanto divario non e tra PARTK ITALIANA. 83 loro'' Le lodi , qiiand' anclie schiette e leall , sono il cor- tese liagnaggio tie" tuoi vicini , sono V iucoraggiamento e raugui'io de' tuoi spettatori, sono anclie talora non piu che iin onesto ricanibio cli officj. La fama e ben altro di pni, essa e il pieno consentiiiiento de'lontani, e il giu- dizio grave, nia non ancor inappellabile de' contempora- nei; diro nieglio, e il suggello cli' essi pongono al tuo nome per raccoinaiidarlo alia sentenza di vin tribunal piii severo, queilo della posterita. Allora soltanto coniincia la gloria pura , verace, imniiitabile. Ben m' avveggo che cercando il suftVagio de' posteri io porto in cerla guisa una ferita alia suscettibilita del nostro amor proprlo. E clie ? non sara dunqne abbastanza solido il consenso de' viventi per costituire la gloria , qnesto ambito preinio delle nostre faticbe' Fara di mestieri il difFerire all'opiaione fntnra? Chi pub guarentlrci V avvenire ? Non e questa implicita- mente una taccia d' ignoranza scagliata contro il secol no- stro ' Io non fo torto alcuno alia nostra eta col negarle cio che a lei non compete , il supremo giudizio e P irre- vocabile sanzione del merito. Ella usi ed abusi pure delle lodi e si studii, buccinandole , di convertirle in fama piu generale ; ma non tocchi ai diritti dell' avvenire , cioe a cosa non sua. Per poca esperienza che ciascun abbia della proclivita e del potere delle umane passioni , dovra alia per fine coiicedere ch' elleno giungono bene spesso a si- gnoreggiare 1' oplnione del paese e del giorno , e dovra qulndi rinianere convinto che i giudizj piii certi sul rispet- tivo merito d' ogniino in qualunque arte , scienza o pro- fessione siasi egli esercitato emergono dalla tomba. Si , o signori , egli e su di essa che la giustizia librando 1' ini- parziale sua bilancia si asside ; egli e su di essa che I'iii- \'idia la pill proterva, benche si faccia custode anco delle fredde ceneri , spegne la sua face , e da essa e costretta a dipartirsi. A pochi e concesso, come all'amico di Plinio, di assistere alia propria posterita : il piii degli uomini grandi aspettando 1' ora della gloria dovettero rodere il pane dell' amarezza e lottare contro I' avversita della for- tiina. Quanti non si videro negletti perche non conosciuti, o trovaronsi da' suoi contemporanei posposti ad altri che valevano meno di loro, o perche la cabala, T altriii rag- g/ro o Io spirito di parte colsero il frutto di una macchi- nazione ordita a detrarne il merito ed offiiscarne il valore. 84 A P P E N D 1 C E. La storia non pennria di sIfFatti avvenlmenti ; ma agli esempi autichi soglio preferire i piu recenti , e dei piu recenti i domestici , tratto dalla certezza che accpiistiao maggior fede alle mie parole e iiiducano maggior fiducia iieir amino vostro. Noii fa molti anni che la lumiiiosissima Stella del nostro Appiani ( e noi ne fuinmo testimonj ) fu presso a perdere molto splendore per un tentato eclisse. II siciliaiio Errante stanziatosi tra nol era giunto ad inva- dere la nostra citta di un' altissinia fama preceduta da romorosl concetti di plena conoscenza del bello ideale. Un croccliio di allocchi adescato da parolone male intese e pronitnciate con enfasi dal nnovo dipintore andava bucci- nando T immensa di lui superiorita a rafFronto di tutti gli altri esercenti P arte stessa. Gia le di lui produzioni accla- mate come capolavori , esposte con pomposa solennita, rendute clamorose da musicali concenti , erano lodate a cielo come veri prodigi. Se Appiani fosse stato in quel momento colpito da quella paralisi che poscia ce lo rapi, non avrelibe avuto il compianto che di pochi amici ed ammiratori. Tal era il giudizio dei convertiti alle dottrlne del nuovo apostolo , tal era la sentenza dei piii sul valore deir arte del nostro Appiani. Avventurosamente cptesta luce straniera apparsa sul nostro orizzonte disparve: si apersero gradatamente gli occhi, e Tesperienza della sua apparizione per mala sorte a taluno riusci costosa. Non pretermetto questa circostanza perche , mentre avvalora il niio propo- nimento , puo rendere accorti i troppo creduli pel tratto avvenire. Ci fu qualcuno che alibagliato dallo splendore di questo fuoco fatuo e dediio alle speculazioni diede nelle reti , impiego i proprj capitali nelP acqviisto delle produ- zioni del Siciliano sulla certezza di moltiplicarne a centuplo i frutti merce della spedizione di esse in Inghilterra, dove, gli si era fatto credere , doveva tesoreggiare. Spento 1' au- tore , spari Y incanto , la merce deterioro sempre piu di pregio e si fe' chiaro il danno. A questo fatto potrebbe annodarsi una schiera considerabile di altri toccanti cliia- rissimi ingegni cui non fu dato in vita il conforto di una publ)lica testimonianza di onore , e la di cui memoria desta ancora a' giorni nostri negli animi gentili una grata ed insieme lamentosa considerazione. >» Si cerchi ora qual sia la condizione di que' giovani artisti che caldo il cuore per conseguirc sill'atti suflVagi si PARTE IT\LI\NA. 85 afTaticano in tale proponiincnto. Da nn lato non possono calcolare sii la religiosa equita cle' giuclizj siiicroni del loro operate , perclie o 1' ignoranza o le passioni inflniscono talora a falsarii ; dall' altro deve loro pesare sull' aiiimo r incertezza dei giudizj postumi , peiche appunto iasorge il diibbio di doverli teinere dissonanti o in perfetta oppo- sizione coi primi. In tale ondeggianiento di pensieri ciual fia quel noccliiero clie gli scorti tra qneste sirti. >» Vedeteli ne' laboratorj mostrare il frutto delle fatiche loro a clii reitero proferte di sincera amista. Sia ch' egli eserciti V arte stessa , sia die verhoso dissertatore di este- tica non ne conosca 1' applicahilita alia pratica , I' amico suol essere indulgente in ambidue i casi. Nel prime seb- bene il perito osservatore ravvisi non pocbi gravi difetti nieritevoli di censura , pure egli e rattenuto dallo svelarli apertamente per un naturale sentimento di delicatezza suscitato dal timore di urtare troppo di fronte la persua- sione dell' esecutore. Si provera se piu cortese cbe franco di scandagliare se possa venir accolta un' osservazione suUe niende piii essenziali ; ma alia minima resistenza concbiu- dera coUe lodi , quando non travalicbl col girare T incen- siere in ogni verso , acclamandolo degno di contrastare colle piia celebri rinomanze. Ascoltate il secondo ; egli si difFondera a ripetere un compluto teorico tj-attato , ed a qiiesto aggiugnera fors'ancole piii astruse metaiisicbe ap- plicazioni. Pretendera per forma cbe il pittore debba adden- trarsi nella lisiologia in modo cbe occorrendogli di rappre- sentare la morte di qualcbe personaggio sappia render ragione di tutti i rapporti colle cause clie 1' avranno deter- minata e degli organi cbe a^Tanno presa la parte piii diretta nel mortlfero processo ^ ma finalmente concbiudera an- eh' egli col magnificare cio die non ba veduto cbe per sua propria immaginazione e coll' esaltarne , se occorre, ancbe i difetti. E la I'agione di questo modo di vedere non ba d'uojio di molte parole per essere diiarita. Ad uno cbe non sia dell' arte , ma cbe pretenda di averne approfondite le teoricbe basta cbe nell' oggetto osservato inti-avegga una idea di quel tipo cli' egli si e formato nella sua mente , non va piu oltre. Se per avventura vi esistessero delle esagerazioni di quel tale principio , non possedendo egli lumi suflicienti per poteile discernere, si conferma sempre piu neiravviso clie Tartista abbia i-igorosamente seguito 86 APPENDICE quelle dottrlne e que' canoiii ell cui si spaccia zelatore. E nel vero la cosa cammina pur troppo di qnesto piede. Un principio d'' arte canonizzato a tutte prove di raziocinio si convene in difetto ov' eccedasi la periferia entro cui dev' essere circoscritto. Per determinare quindi le minime difFerenze clii fuori dell' occhio dell' artista consumato nel lungo esercizio potra erigersi in giudice competente ? Ma facciamo clie si portino giudizj meno officiosi e che pre- gato o invitato venga appunto introdotto a veder le opere di vin giovane 1' artista che all' esperienza accoppii una fama gia stabilita. Si attendera forse ch'egli amorevolmente e con sincere animo indichi cio clie contribuir potrebbe al miglioramento di que' lavori? Sarebbe questo un evento da ascriversi tra i piii felici. Ben rari sono coloro che , posto in non cale ogni riguardo, espongono liberamente cio che deve ferire per giovare. Tra il numero degli artisti di grido suol esservene alcuni i quali , sia per procacciarsi maggiormente la stima di chi professa 1' arte medesima , sia per accrescere il numero di quegli che vanno procla- luando la lore celebrita , diventan facili encoraiatori di qualunqne tentative di efflorescente ingegno, o trascorrono per consuetudine a troppo lusinghiere parole. Se ne danno pure taluni che nello scernere in un giovanile lavoro un principio di vuia vita luminosa, o a ineglio dire un raggio di quella splendida luce che circondera un giorno Tautore, tentano (quasi veggano in punto minacciata la lore gloria), tentano , dissi, di spegnerlo , procurando di distoglierlo dal retto cammino su cui scorgonlo felicemente avviato. E Niso che al rival generoso fa intoppo del piede perche questi stramazzi ed ei 1' avanzi di lungo tratto. Oppure se corrosi dalla smania di non sofFerir emnii o rivali, spinti da intenzioni ancor piu prave , inducono nelle cre- scenti speranze lo scoramento ed il dispetto verso dell' arte, udite con che vil mezzo, col deprimere ogni minimo pregio nelle altrui produzioni , o coUo sfoggiare le diflicolta del- I'arte in modo da togliere ogni speranza di poterle sor- montare. Guai a coloro che gettano negli animi giovanili lo. scoramento e la disperazione, simili agl' intolleranti, cni non e caro neppur il Cielo se nol posseggono soli! Di che non e capace 1' ambizione ! striscia, s' inlinge, adula, s'in- sinua, s'indraga, calpesta ogni dovere iin che giugne dove mira. PARTE ITAMANA. 0^' >i Tal e in succlnto la condizione a che trovasl ben di sovente esposto il giovane arti.sta. Ma in inezzo a tanta incertezza di verita e fallacia dei giudizj altrui qnal via gli rimane a prendere ? S'affidera egli al proprio' . . . Ecco un altro scoglio non meno insidioso del primo: se da una parte il giovane ha di che teniere della mancanza di sin- cerita in ahrui , daH'ahra non corre minor i-ischio nella confidenza dei proprj niezzi. E chi non sa qnanto ingan- nevole sia e quauto possa far travedere T aniore di se stesso quella prevenzione che a mano a niano si e in noi direi quasi incarnata di non fallire o |)el bnon successo ottenuto qnalche iiata dalle nostre prodiizioni , o per un preniio accademico talvolta ottenuto non cosi per proprio merilo, come per fortulto dlf'etto di competitor piu valente'' Qnante volte crediamo di seguire que' dettami che ci furono tra- mfindati siccome cardini indeclinahili a ben riuscire , e ne sianio lontani le niille miglia ! Ognuno sa che 1" artefice , per quanto abliia attinte le stesse discipline ajDprese da tanti altri suoi compagni nella' medesima scuola, si forma col tratto susseguente una maniera che costituisce un distin- tivo suo proprio che lo parte dagli altri, perche o I'in- clinazione o il talento od il modo materiale di vedere lo trascina insensilnlmente per quella via. Ora fate che questa maniera non mancante di prestigio nel primiero suo svi- luppo declini a poco a poco coU'andar degli anni nel falso: chi persuadera il seguace a ritrarsene allorquando si sara gia inoltrato da se senza la scorta di alcun consigllo' Av- verra di cestui come di quelle femmine azzimate le quali tratto tratto accorrono a consultare lo specchio e insensi- bilmente vanno accrescendo il carmino alle gote. Dite loro il vostro viso avvampa ; esse si lagneranno per tutta ri- sposta della vostra indiscrezione , o tutt' al piu vi osten- teranno ancora la loro pallidezza e la disperazione di non poterla bnstantemente riparare. " E in cjvial guisa dunque, soggiugnete voi^ giovani alun- ni, potra Tartista guarentirsi contro la fallacia degli altrui e de' suoi proprj giudizj ed assicurarsi insieme del pro- prio progresso ? Puo egli mai maacarvi un consigllo, se interrogate la natura, se consultate 1' intimo sentimento del cuore f E in vero il buon sense lia il principale vostro go- verno. Non e questo una merce che sia pvivativa dp' soli professori, anzi, mentre questi talora nc scarseggiano, lo 8cS APPENDICE troverete sul labbro del calzolajo, cliecche la storia ce ne afFermi in conti-ario col racconto di Apelle. Si la verith sfavilia non rade volte aiiche ne' detti e nelle sentenze dello zotico, perclie la natura fa partecijie de' suoi doiii anco lo zotico, e da cjuesto escono talora dei lampi si luminosi che vagliano a manifestarla in tutto il suo splendore. E a qual fuie e omai istituita e manleniita con ogni sorta di rau- nifici mezzi deirAugnstissimo nostro Sovrano questa no- stra esposizione? se non perche possiate, col ventilare le svariate opinioni del pubblico intorno le opere vostre e col raffrontar qiieste con quelle degli altri artisti, trovare la bilancia del vostro merito. Antivedo gia cio che state per proferire dell'opinione del pvibblico, la quale, come gia vi accennai, va soggetta di sovente ad essere raggirata dalle niene di coloro die vorrebbero signoreggiarla a loro posta. Ma sovvenitevi che nelFesempio da me addotto fu lireve il trionfo. Un giudizio iniparziale coglie alfin tutti; qnesto pero sebbene difljcile a conseguirsi in vita, piu-e non e irreperi- bile quando vogliate accostarvi ad udirlo con quella rasse- gnazione e quella modestia di cui sono dotati coloro che amano la verita. Procurate d' investigare neiresporre le vostre produzioni quali sieno le sentenze di coloro che vi sono rivali neirarte e talvolta anco nemici, ed avrete una norma imprescindibile di que' difetti che dovrete emeridare. In questi casi oh come diventano scrupolosi scrutatori ! lo sguardo loro acquista 1' ottica llncea. Che se vi vien fatto di rintracciare alcuni di quegli uomini franclii e spassionati, onde non e poi si grande penuria nel consorzio sociale, i quali non sanno comprimere il plauso dove ravvisano pregi da rimeritarsi, ne sanno rattenere il Ijiasimo dove scoprono mende da correggere, ascoltateli rispettosi e riconoscenti. Diffidate poi del melhfluo liscio deiradulazione che puo per TefFetto assimigliarsi a quel rasojo che, mentre vi annnor- bidisce il mento, lascia dietro di se le strisce del sangne. Ma soprattutto voi avrete un giudizio piii certo e infallibile del progresso che anderete facendo nella vostra stessa co- scienza ( egli e questo un precetto del gran Leonardo ) allorciressa potra dire dopo un esercizio si lungo, dope tanti sudori e tante vigilie non mi so accontentare del mio operate. II cele])re nostro Appiani, gia salito prima degli ultimi anni suoi alF ajjogeo delFarte, soleva Ijene spesso ri- petere a' suoi piu intimi coniidenti cli'estatici non sapevaao r\RTE IT.\LT.\NA. 89 saalarsl dairamniirare la venusta tlelle sue Venerl, ilclle sue Grazie, tie' suoi Amori, soleva, dissi, ripetere : Eppure sento die si pub fare di piii: la natura racchiude ancora delle sorgend inesauiibili di bellezze. » O giovanetti, la via per rimmortaJita e aspra, ingombra di pruni, sparsa di precipizj, perigliosa. lo m' adoperai di additarvene i tratti piu insidiosi col condurvi a mano a mano ad osservare cio clie dovete temere, cio di cni giova diflidai-e, cio clie dovete seguire onde calcaria con luaggioie intrepidezza. Ponete in duljbio i giudizj troppo otliciosi de- gli amici, le lodi sospette del pari che le censure degli ambiziosi, i segreti suggerimenti deirauior proprio: iidatevi di poclii, clie in poclii e il sapere congiunto all' integrita. Questi poclii non costumano di parlare linche frenie 11 rom- bazzo della moltitudine o compra o afFascinata; ina, se- date le passioni del giorno, si levano tranquilli e uiaestosi a dissipar Terrore e a guarentire la meritata estiiiiazione. Clie se gli aniini vostri renduti energici ed accaloriti dal pensiero di vivere lunganiente nella memoria de' poster! aspirassero a si nobile scopo, fia d'uopo il disporli contro le avversita delle vicende, che puo dirsl il segno di pre- destinazione del genio. Sovvengavi dello s Ventura to Doine- nichino, che nientre giungeva a delineare gli animi, a co- lorire la vita, a destare ne' petti que" niovimenti clie ogni storia desidera, ben poco gli calse di veder per ordine di un porporato dato di bianco alia cupola di S. Andrea della Valle da lui dipinta con un pennello da paradiso. E se esenipi ancor piii eccitanti si riciiiedessero onde annare i cuori vostri di un'egida tetragona ai colpi di sventura, non dovete andar fuori di fainiglia a rintracciarli. Non sono forse aljbastanza niinierose le jiagine impresse delle iiie- niorie di tanti Italiani gia bersagliati dalla cieca fortuna, or fatti imniortali y Pensate alPesilio di Dante, al carcere di Galileo, alia niiseranda line del gran Torcjuato. >> Ma lungi ogni parola di augurio infelice in un giorno consacrato alia vostra esultanza. Ricevete pure gli elogi e i plausi della cospicua adunanza , ricevete gli accenti cortesi di quest' illustre Magistrato, clie giudica uiFicio non ultimo della sua dignith il dispensarvi ill propria mano queste corone (*); ricevete il sorriso auiraatore di questi (*) « La fiuizione prescdiita da S. E, il signor Marchese Febo I/Adda, Vicepresideutc dell' L R. Governo, in assenza di S. E, 90 APPENDICE Priiiclpi umanlsstml, clie stimano solUevo delle cure piii gravi, anzi cura gentile essa medesima Tassistere a queste gare di onore. Ma siate modesti iiel vostro trionfo^ le lodi e le acclamazioni die oggi ottenete non soiio tanto una mer- cede del vostro merito, qnanto un prezzo anticipate delle future vostre faticbe. Sappiatevene debitori al trono augusto e alia patria, ne mai fallite queirobbligo sacro cbe oggi in faccia a testimonj si grandi avete contratto e confermato.>/ Al discorso del Segretario tengono dietro i programmi dei grandi concorsi , e T estratto dei giudizj delle Com- missioni tanto sui grandi quanto sui minori concorsi, di cni abbiamo fatto un cenno : indi conseguita 1' indica- zione delle opere esposte, gia da noi riveduta nel fascicolo di agosto, e finalniente cbindonsi questi atti coir elenco dei inembri della stessa I. R. Accademia. Altnanacclii. L' Iride o il Dono di moda pel capo d' anno o pei giomi onoinastici. — Milano , presso V editore Lorenzo Sonzogno, Corsia dei Sewi n." 602 , coi tipi di Felice Rusconi. Strenna italiana. — Milano , presso I' editore Paolo Ripa- monti Carpano, nella gallerla Decristoforis , n.° 20, coi tipi di Omobono Manini. Gloria, amore e sventura, Mnemete per V anno iS3/\., presso V editore Carlo Canadelli nella galleria Decristoforis , nu- meri la e i3, coi tipi di Santo Bravetta. Fin qui abbiamo usato di fare ogni anno un articolo solo per niolti almanaccbi : verra tempo , se le cose pro- cedono di questo modo , cbe per un solo almanacco biso- gneranno piii articoli ;, ne questa sara una sventura. Sara indizio cbe , per capriccio della moda o per qualsivoglia altra cagione, i nostri letterati si saran volti a comporre libri piacevoli ed utili sotto il tiiolo di Strenne, Mnemeti, Almanaccbi: ed anche nelle j^i'odnzioni deiringegno, un ti- tolo non pu6 ne aggiunger ne togliere importanza alle cose. il sigaor Conte Governatore della Lombardia, venne onorata delP eccelsa presenza delle loro AA. II. e RR.. il Serenissimo Ar- ciduca Vicere e la Serenissima Arciducliessa Viceregina, e v' in- tervennero 1' Eminentissimo Cardinale Arcivesrovo ed i principali pereonaggi di Corte e Stato si civili die militaii ». PARTK ITALIANA. 9 I Intanto noi per caniminare coi tempi, diviileremo in due o tre articoli questi aliiianacclil il cui nuniero vieae aumen- tando ogni giorno, afl'inclie seiiza riuscire iiojosi con troppo lunglie parole, possiamo fame conoscere almeno i princi- pal! al nostri lettori. U Iricle (on volume di 320 pagine egregiamente stam- pato, ed adorno di sette belle incisioni ) coniincia da una no- vella del sig. Carlo Varese. — ■ Bucklero d'Anspack sUulente air Universita di Padova e svegliato una maitina alle quattro ore dal suono di una tromba. Disperando di poter piii dor- mire, balza dal letto per conoscere donde venga quel suono. Ma la tromba si tace, ed ecco illuminarsi una camera rim- petto alia sua, nella quale abitavano da alcuni mesi due ex-raonache , e riflettersi sulle tendine della finestra le ombre di una giovine e di un turco : la giovine s' ingi- nocchia in atto di suppliclievole; il turco soUeva una scia- bola e ininaccia di spiccarle il bel capo dal busto. Bucklero allora non puo trattenersi dal gridare ferma , crudele , ferma ! e la sciabola del tiranno cade senza ofFendere la giovine, e ben tosto la finestra si chlude. La mattina dopo, Bucklero va all' Universita coiranimo pieno del tremendo spettaco- lo ; poi ritorna alia sua stanza , donde vede seduta vicino alia linestra gia detta una giovine somigliantissima al profile die la mattina aveva veduto riflettersi sulle tendine ; e , per accrescergli la meraviglia, di li a poco vede apparire anche una delle solite ex-monache. Che e , che non e ' la curiosita e la bellezza gli danno tanto martello, cbe alia fine si risolve di fare una visita alle buone Madri. La A'icinanza e un ottiino pretesto: e se il pretesto non vale, la giovine e bella, e Bucklero e studente. Per abbreviare il racconto, quella giovine era una nipote delle monaclie: Bucklero se ne innamora, e la vuol fare sua sposa. INIa egli e protestante; e come mai potrebbe un protestante divenir marito nlla ni- pote delPex-inadre GeUrude' Finche costei ebbe speranza di convertirlo al cattolicismo, pazienza! Ma quando s'accorse che ne le sue parole ne V amore potevan essere da tanto, penso di rompere quella tresca, e si parti Imjirovvisamente da Padova con tanta cautela, che il povero Bucklero non seppe trovar pin traccia di loro. Dopo averne cercato e fatto cercare in molte citta d' Italia „ egli oraiuai rassegnato al destino pensava di ritornare alia patria , quando una sera trovandosi in Alessandria vide agitarsi ad una finestra chiusa ^a A P P E N D I C E. da fina tela Incerata 11 turco e la glovlne di Patlova. Ascende le scale , entra nella stanza , e trova le monache colla ni- pote intorno ad un tavolo , mentre un ragazzo si diverte alia finestra colle ombre chinesi. Qael ragazzo era fratello della giovlne amata da Bucklero : essa medesima le aveva gia regalato In Padova cpiel giocherello delle ombre ; pia- ciutogli tanto che s' era levato prima del giorno per dar- sene spasso. Allora egli aveva causato Terror di Bucklero, e il suo innamoramento; adesso lo aveva gnidato a ritro- vare colei , senza la qviale sarebbe vissuto forse infelice per sempre. E possibile ( ci fu domandato ) clie le ombre chinesi pro- ducessero I'illusione su cui si fonda questa novella? — Forse non e possibile ^ ma la novella non sL foiida , a dir vero , sopra questa illusione. Bucklero ama la glovine di came ed ossa , non 1' ombra veduta sulle tendine ; e questo amore avrebbe potuto nascere dalla vlcinanza o da cento altre oc- casionl se non nasceva da quel giocherello. II fatto e che uno studente s'e innamorato :, che gli fu sottratta la sua bel- la , e che dopo molto cercarla , la trova quando meno sel pensa. — Questa e cosa comune ! — Ebbene vi ha questo di nuovo, che I' innamoramento e 11 ritrovamento nascono dalle ombre chinesi. — Ma la morale o la conseguenza di questo racconto? — Crediamo che Tautore di questa novella non abbia avuta altra Intenzione, fuor quella di trattenere piacevolmente i suoi leggltori : chi sta alle regole antiche ne tragga questa conclusione , che anche le ombre chinesi possono far nascere un innamoramento , deludere la vlgi- lanza di una ex-Madre, condurre un protestante a sposare una glovine cattolica , e servire di nuicchina ad una buona novella. II bacio iV Amore e un' anacreontlca di Ottavio Tasca , facile, elegante ;, plena di vita. Egli canta II bacio ch' e figUo D' affetto ierace , Ch' e simbol di pace, Ch' e pegno d' amor : II bacio che al sommo Dei belli ti appella , Che vince ogni bella X,.., Vincendo il pudor; ■ ■ ' - PARTE ITALIANA. 98 il baclo , clie da Fra i teneri amplessi Al fervitlo amante La bocca treimmte DL cava helta. E se qualcuno gli grlda die T uonio ha d' attendere a cose pill gravi , egli risponde : Di Plata e Golconda Noa voglio i tesori , Noil cerco gli allori Del Nume guerrier : Ma il hacio che addoppia L' amor della vita ; Di gioja infmita Vo' il hacio forier. Forse qualcuno dira che il sigiior Tasca da troppo gran pregio ad un bacio, o ch' egli ahneno confessa troppo aper- tamente cio clie altri suole tener chiuso dentro di se: ma tutto questo gli sara fatto perdonare dalla spontaneita del graziosi suoi versi. Qualora poi ve ne fosse bisogno, egli si giustilichera coi piii austeri , contrapponendo a questo scherzo la sua ode sulla Felicita che si legge in questo istesso volume. L' Innondazione e una fantasia in prosa del sig. Michele Sartorio. Dov' egli descrive una famiglia ridotta alia men- dicita , e le schiude un tesoro di consolazioni in Dio , la schietta e nubile sua aniraa imprime al discorso una faci- lita, un'energia che non appariscono del pari nel rimanente di questa sua prosa, per colpa forse di una troppa solle- citudine intorno alle parole. Sotto il titolo La casa nuova il sig. Pietro Marocco ci ha dato un sermone che abbiani sentito con gran piacere lodato da moiti , si per V araicizia che ci lega all' autore , e s\ perche aljbiara detto qualche altra volta , che questo e veramente il genere a cui egh e chiamato. II sig. Ma- rocco affronta con lodevol coraggio cio che la presente societa gli oflerisce di ridicolo o di riprovevole. Perclie non si risolve ad abbandonare quel soverchio di antichita ch' egli a bello studio introduce nel suo stile ? Non e ne- cessario (e forse e dannoso) che si finga nato in un altro secolo clii vuole e puo farsi correggitore dei viveuti : e 94 APPENDICE utilissimo anzi clie mostri di non esser ne vecchio , ne educato all' antica , ne albero in somma sopravvissnto al teri-eno, chi ama di sorgere a rimproverare i difetti dei contemporanel. A questo sermone ticn dietro una novella di Davide Bertolotti ; nella quale si narra come un colonnello prus- siano , venuto in fania di presagir T avvenii-e col mezzo delle carte, con uiio di que' suoi finti indovinamenti, ri-> dusse una miss Etelina poco meno che a morir di dolore. Airultiuio ritorno a lei Tamante da cui essa per le parole di lui credevasi abbandonata: essa riebbe la sua salute, e divenne sposa. " Etelina rlvide a Firenze il colonnello }> prnssiano , e gli perdono le lagrime che le avea fatto » versare. Ed egli le giuro che nemmeno per ischerzo >; avea mai piu voluto rifar quel giuoco che 1' avea quasi » condotta al sepolcro. »> E questa una novella semplice , e forse non abbastanza nuova; ma ben condotta e narrata dilettevolmente. Dopo un' ode ( le Ridne ) della signora Diodata Saluzzo Roero, dov' essa dipinge con forti colori il Medio Evo, tro- viamo una novella di Gaetano Barbieri intitolata: Anche i romanzi a qualche cosa son buoni. — Donna Violante di Castellamare volendo provare a certi suoi amici die il M. d' Alcantara non e, com'essi credono, un egoista, finge una lettera d' una sua arnica la quale, caduta in estrenia infe- licita e sepolia viva , implora il suo soccorso. II marchese impietosito da quella favola, cli'egli crede verissima istoria, da opera a liberare la sconosciuta , non risparmiando ne incomodi ne spese , sebbene non possa sperarne veruna utilita: e cosi, senza saperlo, mostra la faisita della taccia che gli era apposta , e da la vittoria a donna Violante. Questa raduna un giorno i suoi amici per dire iinalniente il vero di ogni cosa al marchese, quand' ecco entrare nella sala una signora vestita di nero con un figlinolino , e nar- rarle di esser nipote dell' Alcantara , fuggita di casa pet amore, infelice, e bisognosa della protezione di lei presso lo zio. Donna Violante s'immagiiia che tutto questo sia una fiii- zione del marchese venuto forse a sapere la burla ch'essa gli aveva fatta : ma intanto il marchese arriva , si trova cfie tutto e vero, e la nipote e accolta al perdono. — Questo racconto ha piuttosto senibianza di farsa che di novella ; ed anche nell' esposizione , piii che la parte xiarrativa ci PAUTE ITALIANA. C)5 piacciono i dialoglii , nei quali il prof. Barbieri ha sempre molta naiuralezza e vivacita. Del resto dnbitianio se da tutto il coiiiponiiiieiito eiiierga (come dovrebbe) la prova che an- che i romanzi a qualclie cosa son buoni. Vero e bene che donna Violante dice al marchese di voler couipon-e lui ro- nianzo ; ma quel tanto ch'essa gliene racconta si spaccia per cosa vera; ed e appunto perche il marchese lo crede vero, cli' egli si comniove a pietii, e s' adopera in soc- corso deir iiumaginaria sepolta viva. Suppongasi clie a donna Violante fosse gia stata nota la storia della nipote del mar- chese; che per indnrlo a compassione di quella sventurata essa gli avesse dato da leggere un romanzo in cui fosse descritto un caso consimile; e che il marchese commosso da quella llnta narrazione avesse perdonato alFinfelice: chi non direblie allora che anche i romanzi a qualche cosa son buoal? ]Ma cosi il Ijene e nato da una storia; o direm me- glio, perche un romanzo fosse buono a qualche cosa, si e creduto necessario di proclamarlo come una storica verita. Ec( o al parer nostro il difetto fondamentale di questa no- vella, clie del resto ha niolti pregi di stile, e non pochi tratti vivaci fatti scaturire con fina arte dalla materia stessa. Un anonimo con un framnicnto di un vlaggio per V Italia tende a farci sapere che alcuni parlano di pittura, e bat- lezzano quindi senza avere le necessarie cognizioni; e che f[ualche archeologo perde in cose da nulla il suo tempo. Le sono cose un po' vecchie , lagnanze da non aspettarne gran frutto: e quanto agli archeologi e piii facile, credia- mo, mostrarne disprezzo clie persuadere al mondo V inu- tilita dei loro studi. L' anonimo poi ha intrecciata a questa specie di satira una novella d" un bibliotecario clie tenne )ier qualche tempo ricoverata nella sua biblioteca una bella giovane, aflinche non pericolasse con un certo suo amante. O vero o falso clie sia questo caso giovera forse T averlo pubblicato. Potreliljc darsi che molti frequentassero piii che non sogliono le biljlioteche. II signor Paravia fa succedere a questo frammento itn'e- legante Epistola. Gia e nolo che il sigaor Paravia fn chia- mato professore di eloquenza da Yenezia sun patria alTUni- versita di Torino: oiiore che molti possono desiderare, ma a pochissimi e dato di conseguire. Percio non sappiamo se inolti vorran compatire a quella specie di malinconia con cui egli ci vien dipingendo il suo esilio dal domestico tetto. 96 APPENDICE Giuseppe BellonI ( e gia e nolo clii clebba intendersi sotto questo nome ) reco airiride tre novelle die diconsi lette ill nil manoscritto di frate Bnndello ; e pure il lor pre- gio consiste nel/noii esservi mai state lette. II Coffe e I sepolcrctl sono due scritture di Tullio Dan- dolo, varie cosi di scopo come di colorito^ 111a pur prege- voii entrambe. Nell' una egli scorre con rapidita per la storia del sapere umano in Lutte le sue vicende ora buone ora triste, piacevolmente attribuendole all'uso od all" abuse del Gaffe , a cui ora linabnente il Pedrocclii ba innalzato in Padova una specie di tempio. NelP altra tocca la cura del sepolcri presso moke nazioni antiche e moderne , e descrive alcuni cimiterj di citta provinciali , sperando cbe Milano , Torino, Firenze, Roma, Nnpoli si vergogneranno di rimanersi arretrate. Alcuni eleganti e sentenziosi Apologhi di Trussardo Cale- pio; una lettera sal governo della famiglia scritta con molto senno e con molta disinvoltura di stile da G. B. Carrara- Spinelli^ un iinitazione (non sappiamo da qual originale) del signer Tesia intitolata il Nilo; alcuni versi robusti ed immaginosi di M. Mazzoni per riaprimeiito di una Vniversita; una Pugna navale ( storica ) descritta con giovanile energia da Vittorio Barzoni; i Crociati a Venezia i^acconto storico di C. Cantii ; e un bel cantico degli Ehrei schiavi in Bahilonia scritto da Acliille Mauri coUa consueta sua felicita , sono tutte jjroduzioni cbe agglungono pregio al volume ; e sa- rebbero degne quasi tutte di molto piii larga menzione, se non ci paresse oraniai di dover abbreviare le nostre pa- role. Questi componimenti poi, quasi tutti assai brevi , s' intrecciano , se cosi possiam dire , a due di mole molto niaggiore, I'uno di Defendente Saccbi , I'altro di Luigi Toc- cagni. II primo e 1' origine di quel detto volgare est est est cbe suol ripetersi ancora in molti paesi d' Italia quando si vuol affermare cbe qualcbe cosa ba in se tutta la per- fezione di cui essa e capace ; il secondo e una novella, il marito leggiero e la mo^lie pnidente. E per cominciare dal sig. Saccbi: II barone Giovanni credeva cbe il vino del suo feudo nella Svizzera fosse il migliore del mondo, suUa fede di molti compatrioti e sti'anleri ai quali egli n' avea sempre dato a bere in aliljondanza ed a niacca : ma un lombardo veritiero forse piii cbe gentile gli disse ]ioi un giorno, il suo viuo esser Ijuono , ma in piu parti d'ltalia PARTE ITALIANA. f)7 trovnrsene dl migllore. II barone per chlaru-sene intraprese un viaggio facemlosi precedere da un servitore die ad ogni osteria dovesse here , e se vi trovasse viii buono scrivere sulla porta un est. Molti est furono scritti , e niolto vino fu bevnto per via : finclie poi giunto il nostro viaggiatore a Montefiascone , vide scritto sulla porta di un' osteria est est est, e quivi , preso dalla squisitezza del vino delibero di fermarsi. A lungo andare 1' oste entro in gelosia della propria moglie ; e perche piii volte aveva sentito il barone nella sua stanza in amorosi coUoquj , ed entratovi lo aveva senipre trovato solo , comincio anche ad averlo in conto d' uno stregone ;, lo accuso al podesta , e gli fece intimare di jiartirsi dentro otto giorni. AlP ultimo si scoperse die i suoi amori erano con un fiasco di vino die teneva sotto il letto , e gli fu data licenza di rimanersi quanto volesse. Ma il troppo bere gli aveva guasta intanto la salute per inodo die in poco tempo mori ; e sulla sua tomba fu po- sta r iscrizione EST EST EST ET PROPTER NIMIUM EST DOMINUS MEUS MORTUUS EST Noi crediamo die 1' argomento eletto dal signor Sacclii sla molto adattato ad un libro di passatempo, come soao o dovrebljero essere gli almanacdii ; crediamo altresi die alcune pagine di questa novella si leggeranno con vero piacere per la materia non meno die per 1' esposizione , ma non tralasceremo di dire die I' effetto sarebbe mag- giore se il racconto fosse piu breve. Di sovercliia lungbezza sara probabllmente accusat i an- cbe la novella del signor Toccagni. Un ufliziale francese ha sposata Adelaide bellissima e costumatissima fanciulla di una citta della Lombardia. Gia prima del matrimonio s' era fatto conoscer volubile ed incostante : pochi mesi dopo le iiozze egli n' era invincibilmente nojato. Ricono- sceva bensi die sua moglie era un fiore di virtii e di bel- lezza , ma la consuetudine lo faceva indifFerente a quei pregi die lo avrelibero innamorato in una donna non sua. Qucsto egli diceva ad un Maggiore suo amico ;, e questo ripeteva alia moglie senza verun mistero. Ora accadde die trovandosi questi sposi in IMilano nel caraevale del 1807 Adelaide per caso interveniie mascherata ad una festa Bibl. Ital. T. LXXIL 7 ^8 A r 1' E N D I G E. airinsapnta del marito. Questi , non la conoscendo, le fa subito intorno a vagheggiarla e soUecitarla ; ed essa cosi quella sera , come alcuiie altre ( d' accordo col Maggiore predetto) ando sempi-e piii accendeadolo nella miova pas- si one, fin tanto die poi gli diede la posta ad un casino di campagna , dov' egli la troverebbe e potrebbe vederla a viso scoperto. L'innaiiiorato, come bene puo pensarsi, fu pun- tualmente al convegno , se non che lo tardo alcun poco 1' essersi cacciato con una magra cavalcatura in iin pan- tano, donde non sarebbe riuscito senza il soccorso del Maggiore che a caso lo sopraggiunse ; vide iinaliiiente la sconosciuta sua amante levarsi la niaschera , e ritraendosi da lei esclamo : Oh Dio , non e che mia moglie ! Ma poi senieudo ch'essa, stanca oramai di sopportare la sua cru- dele indifferenza, si voleva dividere da lui, le si getto ai piedi , e la distolse da quella risoluzione. Egli " visse quin- >p d'innanzi con Adelaide da fedele ed amoroso compagno i » e dentro T anno un figlio maschio ch'era tutto il padre, » venne a coronar la felicha loro. Se non che nessuno » speri quaggiii d'esser mai pienamente ne lungamente >t felice. La stessa catastrofe della morte die liuisce il » dramma della vita , non basta ella forse a risolverlo in )t una tragedia ? Ma non volendo io precorrere con altri i tro anno ad udire la parte patetica del niio racconto. » II pregio di questa novella consiste principalmente nella purita della lingua ; nel che la perizia e la diligenza del signor Toccagni gia son conosciute per modo da rendere inutile ogni elogio. Se poca e la novita dell' invenzlone, si confl'.leri che questa novella e soltanto 1' introduzione ad un'altra: ma appunto poi come introduzione ci par troppo lunga. E trovano alcuni poco verisimile che un uffiziale francese andando ad un convegno amoroso pigliasse una cavalcatura delle piu magre e stentate che mai si trovassero da Ronzinante in qua; o cli' egli fosse tanto nuovo in sif- fatte avventnre , da andarne in visibilio , e lasciare le briglie sul collo al ronzino, sicche lo portasse a suo grado. Vero e bene die a ti-arre F innaniorato nel pantano con- tribui anche I'essere sulV hnbrunire , nei prim! giorni della quaresima freddi e nehbiosi: ma questo par che contrast! con quanto si dice subito dope , cioe die facea quella sera ua hellissimo chiaro di luna , sicche il Maggiore pote essere l'\RTE ITVLIANA. 99 conoscinto anclie da lontano. Se non die troppo avrebbe da scrlvere clu andasse notando tutte le piccole inverosi- miglianze o coatraddizioai de' novellicri; ne a moki poi re- sterebhe, come al signor Toccagni , la l)ella lode clie gli assicura il suo stile. Cosi abhiamo fatto quasi nil sunto delV Irtde che sara senza dalj])io uiio de' piii begli alinanaccbl pel nuovo aano. Ma intaiito eccoue sopraggiuiiti due altri (la Streana ita~ liana e il M/iemete ) clie con cjuella gareggiano cosi di mole come di pregio: poi aspettasi ancora la Streana della ditta Vallardi (*), e piu altri minori almanacchi preceduti an- ch'essi da niolta ripntazioiie : sicclie ci conviene ridurre a jiiii breve forma questa nostra relazione, se non vogliamo entrare in una impresa di cui ci sareblje poi troppo dif- iicile venire a capo senza stancare la pazienza de' leggitori. II sunto dell' Iride ci basti a far conoscere V iniportanza de'recenti almanaccbi che si potrebbero veramente denomi- nare antologie di nuove e grazlose produzioni; ed ora ci sia conceduto di parlare degli altri sotto maggior brevita. ha Strenna Itdliana abljonda di poesie assai piii che 1' inl)e cjuella clie usa r autore in qncsta sua ojiera, e della quale dare- mo or ora contczza. Ad iniparare granimatica pero non basta aA'ere cliiara idea de' suoi termini ; conviene aliresi conoscere quel legamento che connette parole con parole e peusieri con pensieri , il clie mostrano insegnare , ma non insognano realmente , le nostre solite grammatiche colle loro poche pagine relative alia sintassi. Tali pagine favellano si piu o nieno de' modi speciali onde usa la lingua nostra per allogare le parole , ma si tacciono sul modo di legare pensieri con pensieri. Forse elle fanno cosi credendo clie tale insegnamento spetti ai trattati di logica propriamente detta ^ ma 1" antor nostro opina clie esso per appunto abbla ad essere uflicio della granimatica. La lingua stessa e una logica astrusa in cut il filo razio- cinale e occultissimo. La vera grannnatlca deve quindi occuparsi di rintracciar qnesto filo collegatore delle idee; ne si puo dire die sappia quella clii non e giunto a rac- capezzar questo. E percio 1" autore si fa a dlvidere il suo lavoro in tre parti, cioe in Ragione delle parole, Ragione de' pensieri , e Ragione delle azioni legate coi pensieri. Sii quel verissimo detto di Socrate che ogni uomo risponde bene quando e bene interrogate fonda T autore 1' opera propria^ e in luogo d'insegnare cosa alcuna del suo, cioe quelle definizioni che non vengono da natura e nelle quali consistono pressoche interaniente le nostre grammatiche , egli non fa clie domandare all' alunno quello che e gia in esso , e condurlo a definire da se cib ch' egli gia conosceva e praticava senza sapere come definirlo. In poche parole r autore si atticne a una continua sintesi , e con cio leva noja ad un tempo stesso e alio scolare e al maestro, fa- cendo clie ambedue siano agenti in iscuola. Cosi facendo egli toglie il primo dallo stato crudele di uditove sempre muto, toglie il secondo da quello di continue dicitore di cose non mai vivamente sentite da se stesso perche non discusse , e non da' faiiciulli perclie esposte per mezzo secolo secondo il concetto d'una stessa mente a menti ogni anno diverse e bisognose di modi d'esposlzione diversi. L' autore e d' opinione che iisando tale nietodo verra a cessarc il comune adairio che in fatto di scuole e gran 104 APPENDICE sorte r ottenere che n' esca bene Istrulto il quattro per cento, e spera che da quelle impai-eranno grammatica quasi che tutti gU ahinni , e non gia alcuni pochi , e da se , tardi , con gran pena , e megUo per forza d' ingegno che per quella del tirocinio scolastico. La nuova nomenclatura adottata dairautore non e da lui reputata infallante , ma solamente piu ammaestradva deir usata fin qui. Egli brama anzi che altri , di lui piu felice, ne ritrovi pure alcuna meglio pensata e opportuna; ma intanto a conseguire il sue scopo adotto la seguente : Deiiominazioni antiche. Denominazioni nuove. Articolo Sostantivo declinazior e singolare plurale nominativo genitivo dativo accusativo vocativo ablativo Aggettivo Proaome Terbo ( ausiliare J conjugazione f in£nitO indicativo imperativo f soggiuDtlvo Gerandio presente iraperfetto passato prossimo e remoto pill che perfetto futuro imperfetto condizionale passato perfetto passato piu che perfetto pass." pill che perf.° condiz.'' futuio passato Participio Preposizione Avverbio Congiunzione Interiezione Modi Tempi ^ Indicante Persestante variazione unale piurale reggitivo spiegativo terminalivo oggetto chiamatlvo delerminativo Qualificante Vecenome Esprimente ( ajutaute ^ terminazione / indeterminato determinato comandativo o indirizzativo f congiunto Modo indeterminato congiunto presente pa3sato incompiuto passato compiuto passato piu che compiuto avvenire incerto presente passato incerto passato condizionale passato avvenire col passato Partecipante Eiferitiva Precisante Congiungente Interrompente Modi Tempi PARTE ITALIAN A. lOO Queste e alcune altre poche sono le niiove denomlna- zioni di clie fa uso T autore per rendere piu intelligibile ai fanciulU la scienza grainmaticale , facendo avvertire che una tavola comparativa fra i nomi aatichi e i iiuovi puo in ogni caso Jjastare per torre via quella ripugnanza che altri avesse a dismettere T uso del termini gia consacrati dali' autorita del tempo. Dati nella prima parte dell' opera quegli insegnamenti di grammatica generale applicata alia lingna nostra che le grammatiche sogliono dire etirnologia , e che V autore chiama Ragion dclle parole , egli tratta nella parte seconda della Ragion de pensieri , e insegna a conoscere quali tra quest! slano sempUci , compostl , causali , restrittivi, di pa~ ragone , di dubbio , mancanti , principuli , dipendenti , con- chiudend , ecc. Propone alcuni esempi d' esercizj coi quali possano i fanciulli abituarsi a distinguere in un tema la natura de' suoi componenti, cioe a fare quella che le scuole comuni chianiano analisi, ma allargandola anche alia distin- zion de' pensieri che le scuole non sogliono comprendere ia tjuella. A questi esercizj fa tener dietro per esteso le tavole grammaticali de' nomi , verbi , avverbj , ecc. ; e procede poscia nella terza parte a insegnare la Ragion ddV azioni legate co' pensieri. E qui , interpellando 1" alunno su varie azioni a lui note , esige ch' egli porti gludizio sulla bonta o tristizia delle medesime ^ e fa si che gli corrano alia lingua le inspirazioni del bene onde Iddio ha posto il se- me neir animo suo. Bellissimi sono gli esercizj ch' egli ci para dinanzi a tale uopo; bellissima la censura morale e civile che tien dietro ai medesimi , e che e dlretta a for- mare i fanciulli giusti , temperand , modesti, benefici, ge- nerosi , urbani , saggi , e come uomini e come scolari e come coUcgiali. Da ultimo chiude 1' opera con un breve trattato d'ortografia italiana e con alcuni principal! avver- timenti sulla lingua nostra. 4 A noi sembrano degni di lode lo scopo del libro, I'or- dine con cui e governato, e lo stile con che e scritto. Di moltlssima lode ci sembrano altresi meritevoli la Ragion df' pensieri , e quella ddle azioni legate con essi , le quali due parti ci sono riuscite per la esposizion loro cosa nuova affatto nel regno grammaticale , e frutto di una mente lucida ottiniamente guidata nelle proprie meditazioni dalla prati- ca. Degne d'encomio crediarao pure le moke avvertenze Io6 APPENDIGE pratiche suggerite qua e la agP istruttorl al quali non riesce sempre facile 1' attenersi a quclia via di mezzo nel- r iiisegaare die si scosta cosl dal reiidere lo studio un martirio, come dal tramutarlo in un giuoco; essendo che la buona scuola non debb' essere ne Vepreto , ne erbajo, ma campo. Per quello pero che risguarda la nuova no- menclatura proposta in quest' opera , portiamo opinione ch' ella forse non possa essere cosi utile , come utill cre- diamo i principj che servi ad esporre. Anzi pare a noi che la perspicuita veramente magistrale con cui I' au- tore svolge i piu astrusi principj della scienza rimanga talvolta annebbiata da questa sola nomenclatura. Quando non e il caso d' imporre nome o ad un'idea afFatto nuova o a subidee estratte da un' idea vecchia i cui element! non furono mai per innanzi pienamente distinti , noi crediamo che il mutare nomi non possa che riuscire svantaggioso. Non e da oljbliare che clii insegna una cosa in un mode diverso da quello con cui 1' eblje gia imparata , si trova senqire a battaglia fra le nuove e le antiche abitudini, e rare volte puo usare quella piana e certa esposizione senza la quale ogni addottrinaniento riesce incerto e percio in- fruttuoso co' discepoli. Non e da obliliare che i libri di piii secoli, usanti nomenclatura diversa dalla nostra, o incorain- ceranno a renders! muti per noi, o ci obbligheranno a per- dere in aridi studj di confrontar parole con parole quel tempo che intenderemmo acquistare per mezzo della novella nomenclatura. Non e da obbiiare linalmente che non in una sola scienza, ma in tutte forse e necessario che ruomo s' accontenti di noverare e discutere i fatti , ma non tutti i principj , e lasciar questl ultimi , cosi nell' essenza come nel nome loro, in quella vecchia ancorche fosca divisa in cui r uomo li venne dall'altr' uomo ricevendo. Se tu fai altrimenti, risichi d'imitare colui che, non abbadando al trito proverbio, vuol forzare tutto un paese, dove egli joose stanza or ora, a favellare la luigua ch' ei porto seoo da casa, e non piu quella parlata da secoli nel paese me- desimo. Ben sanno le scienze naturali ( che pur trattano materia assai piu ferma che non sia 1' ideologia ) quanta duplicita di enti identici , e percio quanto danno, quanto perditemjJO e quanta confusione produca la versatilita delle nomenclature ; ed esse ben conoscono a quest' ora come r araore del vero , a cui ella pare che tenda , si cangi le PARTE ITALIAN A. IG7 plu volte in tutt' altro amore , pei* la facilita. colla quale clasciino di noi si conduce a credere non licenza ma progresso il proprio modo speclale di considerare una cosa niedesinia. Col nuovo noinenclare noi riproduciamo in ogni anno quelle stesse dillicolta die soltanto in piii secoli pro- duce Talterarsi delle lingue, e nel libro d' un nostro coe- taneo non troviamo piii quella dottrina che insegniamo per novella e clie pure ivi esiste , come nelle Quistioni naturali di Seneca non riconosciamo piii que"" principj di fisica che pur vi sono e die asseriamo di novello trovati da noi. Tali sono i danni delle nuove nomenclature in generale , e tali pare a noi die abbiano ad essere auolie per la sclenza grammaticale. Oltraccio chi parla una lin- gua madre puo avere nomi grammatlcali , piii o meno spiegativi per se medesiiiii , tratti dalla lingua stessa se vuolsi ; ma chi parla una lingua non tale deve quasi a forza ricorrere per quelli alia madi*e , come senza sa- perlo \'i ricorre per mille altre voci. Se queste idee di massima , e 1' ultima specialmente , possano esser vere o no , e cosa facile a riconoscersi esaminando alcuna di queste variazloni di nomenclatura. Allorche noininavamo anni sono il Tempo impcrfetto ci era forza ricorrere ( ne si dice ) alia lingua madre per conoscere la signilicanza di quelle parole, e di qui diflicolta e tedio dello studio a' fanciulli ; ma e forse provato die non v' abbiamo a ricorrere tuttavia per ben intendere le nuove denomina- zioni di Tempo pendente^ o di Tempo presence di passato, o di Tempo passato incompiiito ? I varj dialetti parlati in Italia cl ajntaiio forse piit per queste ultime che per quella pri- ma a tosto riconosce -e la forza del concetto' A ben coui- prendere il valore delle voci Sostantivo e Per se stante , Aggettwo e Qualificante ci ajuteranno eglino i dialetti ita- liani ? A noi meglio parrebbe ideare un juodo di rendere ragione con idee e parole note dei vocaboli ignoti e per cosi dire di fede della sclenza, lasciando quelli come car- dini inconcussi e nelT antico non piii mntato loro aspeito; e in questa nostra idea concorrono col fatto non pochi istitntori italiani , fra' quali anche F autore d' un recente ot- tinio li})ro d'istruzione elementare il cui titolo accenniaraa qui sotLo (*). Speriaino die Tesimio autore della Ragioa della (*) Manuale di scitola prcpnratoria 0 sia latroduzione ad un cor so di studi elementari. Opera di Vitale Rosi intitolata a monsignov 105 A I' 1> E N D 1 C E. lingiM non ci vorra saper male di questo nostro dissenso d'opinione, che abbiamo qui esposto con quella medesima sincerita colla quale per intimo convincimento abbiamo encomiata nel resto T opera sua. Forse aiiche questa nostra e opinione fallace e originata da queU' amore che T uomo pone alle abitvidini della prima eta e che non sa dismet- tere mai. A noi bastera in ogni caso ch' ella sia creduta sempUcemente tale, e non figlia riprovevole d'intolleranza o di garosita. * Memorie degli scrittori e letterati parmiglani , rac- colte dot padre Ireneo Affo c conthiuate da Angela Pezzana. Tomo setdmo ed ultimo, — Parma, i833, dalla ducale tipografia, gr. in 4.°, di pag. xi e 692. Sno prezzo, senza i ritratd fr. l5. / ritratti si pa- gano separatamente a cent. 5o ciascuno. DelV arxhitettura , libri died di Leon Battista Alberti, traduzione di Cosimo Bartoli, con note apologeti- chc di Stefano Ticozzi , e trenta tavole in raine di- scgnate ed incise da Costantino Gianni. — Milano, 1833 , a spese degli editori ( coi tipi di Vincenzo Ferrario), in 8.°, di pag. xxvi e 401. Prezzo ital. hr. II {Quest opera forma il i." volume della Rac- colta dei Classici italiani di architettura cii^ile). Ottimo consiglio e certamente quello di riprodurre le eccellenti opere de' classici autori , qualunque siasi il ge- nera a cui esse appartengono. E tale consiglio merita vie maggiore applause, quando trattasi di opere divenute rare e quindi costose o troppo difticiii a ritrovarsi. Clie se que- sta circostanza I'iguardi libri di belle arti, ancor maggiore ne diviene la pubblica utilita col ristamparle. Perciocche nella classe degli artisti ci ha non pochi che sprovveduti di mezzi sperano daU'arte quelle ricchezze che dalla for- tuna non sortirono, e di potere quindi merce di esse for- marsi quella necessaria suppellettile di libri , della cjuale Ignazio Gio. Cadolini, vescovo fulginate , e stampata del i832 in Fuligno dal Toniassini, il cui primo volume di pag. 484, in 8.°, vendesi in Milano da Gio. Pirotta al prezzo di austr. lir. 4. aS. PARTE ITALIANA. IC9 niancano da giovani, quando cloe ne an'ebbero 11 maggior ))isogno. Ma se pur loro riesca di raggiugnere lo scopo desiato , clo spesse A'olte troppo di tarcli avviene , vale a dire in ua'' eta gia negli aniii inoltrata d'assai, quando essi gia niancando di lena per istudiare piii vaghi sono di scor- rere le iiupresse tavole clie di apprenderne precetti ; spe- cialmente poi se cotali liljri contengano molta erudizione , o si fatta clie i bisogni oltrepassi della loro professione. Di tale difetto , se non andiamo errati , ci seml^ra non del tutto scevero anche il lilsro clie annunziamo , sebbene sia opera di classico autore. Perciocche precetti utilissinii in esso contengonsi ; ma questi appajono fra disparati rac- couti , fra cose piu alia storia clie all' arte architettonica appartenenti, di modo die lo studioso duolsi di dover tanto iiitertenersi sur una via ch'ei vorrebbe brevissima, e molto s"" annoja prima d' incontrarsi negli insegnamenti a' quali agogna. Quest' opera pol non tutta sembra pe'modernl composta, ina in parte ancbe per gli anticbi. E di fatto Tautore parla talvolta, come se tuttora sussistessero i popoli gentili, i quali vagbi fossero di costruire basiliche, tenipli, altari, ecc. jjer la religione loro propria; non appagandosi egli di de- scrivere cotali editicj , ma il modo pur insegnantlo con cui essei-e dovrebbero costrutti ; lo clie puo solo commendarsi ne' libri di Vitruvio. Ed egli e si parco nel parlare della costruzione delle cliiese nostre, die quasi direbbesi doversi queste costruire onninamente sulla forma de' templi anticbi. Cio fa tanto maggiore maraviglia, quanto die I'Alberti e autore di due bellissime cliiese ad uso del culto cattolico. Quindi se ancor vivesse, volentieri gli cliiederemmo: per- clie inai quasi ad esempio od a conferma de' suoi precetti non riportato al^ljia il suo famoso tempio di S. Andrea di Mantova, o quello di S. Francesco di Rimini, come Vitru- vio fece cojla sua basilica di Fano? Ora ritornando all' opera , dal solo esame die si faccia delle dottrine in essa contenute, scorgesi chiaramente che questa servi di studio ai celeliri arcbitetti che dopo I'AllDerti fioriroiio, tutto cio abljracciando che in arcliitettura cono- scersi dee da' professor!. Ma 1' autore per una tal quale smania di volere ad ogni passo far pompa d' erudizione , ritorna piii volte sulle mcdcsime cose, fors' ancora senza av- vederseae , punto iion curandosi dcU' ecouomia dell' ordiiie no AI'PENniCE nel metodo delle sue lezioni. Percl6 lodevolissimo trovia- ino il metodo del Palladio s\ nello scrlvere die nell' in- segnare , non essendosi egli curato delT erndizione oltre il punto al quale co' suoi Insegnamentl tendeva : meno scrisse, ma disegno assai piu ; hen consapevole che nell' arte le cose delineate spiegano molto piu clie le scritte, e che talvolta pocbissime linee bastano per chiarire le quistioni in grossi volumi disputate. Per tutte le quail osservazioni siamo d'avviso che que- st' opera quando da mano maestra venisse ristretta in uii ragionevole , ma non isterile compendio , presenterebljesi ai discepoli ed agli artistl come un utilissimo luanuale. Per- ciocche essa si nella teorica che nella pratica insegna tutto cio che sapersi dee dagll studiosi, cib clie debbesi scansare, e come provvedere si possa agli sbagli ed agl' infortunj deir arte. Peccato che le annotazioni annunziate col lusin- ghevole aggiunto di apologetiche , non tutte ne bene corri- spondano airintento! Queste inoltre essere dovrebbero cor- redate colle spiegazioni di que' vocaboli che nelF arte piu non veggonsi usitati; molto piii trattandosi d'un' opera che fu scritta per tutti gli artisti italiani. E tra que' vocaboli ce n' ha pure di siflatti che da' Fiorentini stessi piu intesi non sarebbero. A bellissiiiia testimonianza dell' ingegno e del valore di SI celebre architetto basterelibe ben anco il solo suo di- segno d' una maestosa arditissima torre che in questo li- bro ci si presenta. Essa e in sei piani od ordini divisa , tutti variati nella particolare loro pianta, e tutti con gran- dissimo sapere combinati. Ha principio coU'ordine dorico, cui seguono il jonico, il corintio ed il composite: termina poi con due altri ordini ; dorico il primo , ma senza me- tope, jonico il secondo formante un tondo tempietto a co- lonne isolate. Pero la ripetizione di questi due ultimi or- dini appare si bene intesa , ch' essi dojjo cotanto distacca- niento dagli altri quattro, tornano tuttavia gradevoli e nuovi. Che se ci ha disegno che servir possa di modello intorno al modo con cui molti e diversi ordini T uuo all'altro so- vrapporre con tutte le ragioni della reale solidita che nel- 1' arte richledonsi , esserlo ci sembra il disegno di questa bellissima torre. E noi siamo d'avviso ch'ella quando ve- nisse eseguita farebbe a' Toscani dimenticare quelia si de- cantata , ma pill strana che maravigliosa o ragionevole, di PARTE ITALTANA. 1 I I risa. Che se pongansi ad esame tuttl gli altri disegni in qnest' opera contenuti , cioe di raodelli di vario ordine, di porte , di linestre , d' un grandioso ponte a tre arcate con poi-tico da colonne sosteiiute , di basiliche , di piazze con porticali , di archi trionfali , di teatri , di circhi , di pale- stre, di terme, di sale, ecc. agevolinente da chiuncjiie sia deir arte scorgerassi clie tali disegni furono tutti dal Pal- ladio veduti ; ed anzi essersene questi giovato per norma de' suoi disegni in simil genere di costruzioni. Tuttavia le cose dairAlljerti eseguite presentano i^na tal quale bellezza non del tutto perfezionata, qnando vengano distintamente in ciascuna lor parte esaminate. Cio scorgesl nel sovram- nientovato tempio di S. Andrea la dove nella decorazione snssistono tuttora i lavori giusta Toriginale disegno, e per esempio nella facciata e ne' vestiboli. Ma le fabln'iclie del Palladio, osservate anclie singolarmente nelle loro parti, presentansi senipre ugualmente belle e perfezionate. Grande pregio ( giovaci il ripeterlo ) aggiunto sarebbesi a questa nuova edizione , se ad essa uniti si fossero i di- segni si del mantovano tempio di S. Andrea, cbe del ri- niinese di S. Francesco e di qualche altro edificio del me- desimo Alberti. L' edizione avrebbe in tal modo acquistato iiome ed originalita sovra le altre. Che le poche annota- zioni apologetiche delle quali venne corredata non fanno che inutilmente accrescere qnella prolissita che fn nel libro deir Alberti condannata. Notammo in esse altresi qualche frizzo contro de' nostri odierni architetti , perclie a giudi- zio deir autore trascnrano essi in alcuna parte i precetti delPAlberti. Ma qui rispondere potrebbesi che il trascurare non e sempre un difetto allorquando T obbedire ciecamente torna in peggio. Che se I'AIberti non ha nel suo libro in- segnate certe piccole licenze, non tralascio per altro di fame uso quantunque volte s'accorse che gli tornava bene il giovarsene. Ad onta pero di tali nostre osservazioni con- chiudere dobljiamo essere quest'edizione egregiamente ese- guita; bellissimi poi i disegni, di modo che FAUjerti me- desimo se ne compiacerelibe vedendoli si bene condotti. Che il disegnare con eleganza e precisione e tutta proprieta della scuola de' tempi nostri. Percio la presente edizione puo a buon diritto annoverarsi fra le migliori. Sperianio anzi che tali saranno le altre che dagli editori promesse ci vengono sul raedesijno argomeato. O. Iia APPENDICE Opere di G. Q. Winckelmann. Prima edizione italiaiia completa. Tomi 3."^, 7.° e io-°, in 8.°, e dispense 25.'', 26.* e 27.'^ delle tavole in rame, in foglio. — Prato, 183 1 e iS'6S , fratelli Giachetti. Lir. 10 ital. ogni dispensa, ncl qualpj-ezzo e compreso iltesto. — Tutta V opera sard in 12 tomi di testa e in So di- spense di tavole, che monteranno a 200; e costerd lir. 3oo italiane. U edizione col testo in foglio co- sterd lir. 600. In Milano , le associazioni si rice- vono da P. E. Qiusti stampatore librajo in contrada dei due Muri n. 104.1. — Vedi Biblioteca Italiana tomo 67.°, luglio i8S2 , pag. 27. S C I E N Z E. Sancti Anrelii Augustini Hipponensis episcopi opera , studio monachorum, Sancti Mauri post editionem parisiensem , antuerpsiensem et venetam Sermonibus Vindobonoe a Denis editoe anno MDCCXCII aucta. Tomus primus, typis Jos. Antonelli MDCCCXXXIII , in fog. ( Bella edizione : esce per fascicoli , al prezzo di austr. cent. 23 al foglio , pari a cent. 20 ital. La collezione formerd 14 vol. in f° ) Noi non possiamo clie applaudire al divisamento del be- nemerito veneziano tipografo Antonelli , di dare cioe alia Chl«?sa una nuova e compiuta collezione delle opere de' Padri e darla con tipi e con forme alia santita e grandezza del subietto convenevoli. Perciocclie le maurine celebri edi- zionl de' medesimi Padri divenute sono oggimai costose e rare , ed e difficile il trovarne un corpo perfettamente com- piuto , o die scevTO sia d' ogni mancanza o difetto. E saggio fu pure il suo divisamento di dar mano alia grande im- presa colle opere del niagno Agostino, percbe queste det- tate essendo nell' idioma latino non abbisognano di ver- sione , e percbe forse pin d' ogni altra giovar possono a' di nostri per V ammaestramento de' fedeli e per la difesa della Cattolica Religione. Esse percio vennero opportuna- niente intitolate alia Santita di Gregorio XVI Ponteiice Massimo , clie degnossi d' accettarne la dedica. E degna verameute di si aiti aiispicj ci sembra quest' edizione della PARTE ITALIANA. Il3 quale abbiamo sott' occhio il fascicolo prlmo : nitldezza e bella forma ne' dpi , e questi variati secondo la varieta delle citazioni , delle note , delle postille ; grandlosita ne' frontispizj e ne' titoli con caratteri romani e senza verun bizzarre miscuglio di Ijarocco , gotlco od oltramontano ; carta ampia, consistente e non soverchiamente chiara ; ac- curatezza nelle correzioni e nella tipografica esecuzione. G. Bibliotheca liturgica studio Paull Carli ^ Cath. Brix. Can. ac Sacr. Litujg. Prof. Volumen /. — • Brixios, i833, ex ojjicina A, V alott'i £j}isc. typ., in S.°, pag. XXII, 536. Precede \\n eruditissimo discorso dettato con aurea la- tlnita. In esso il pio ed illustre autore iniprende ad esporre la natura dell' opera sua , essere cioe suo intendiniento il presentare agli ecclesiastici e massime ai parrochi tvitto cio clie concerne il divino ufficio , V eucaristico sacrliicio , gli altri sacramenti , e tutte le materie alia sacra liturgia spettanti , desuinendone i relativi decreti dall' ultima au- tentica edizione di lloraa , e colle norme della verita cri- tica discorrendo intorno all' origine , all' anticliita , al si- gnificato delle cose liturgiclie, e moke quistioni risolvendo sul sacrificio della nuova legge e sui sacramenti. Passa quindi a dimostrare 1' importanza , anzi la necesslta clie gli ecclesiastici , quelli poi specialmeute a' cjnali e affidata la cura delle anime , ben istrutti dimostrinsi nelle cose liturgiche , senza della quale istruzione non posson essi convenevolmente esercitare il proprio santissimo incarico , ne degnamente sostenere il ministero a cui furono conse- crati. Perciocche la scienza liturgica giova sonimamente a dimostrare la cattolica dottrina intorno a' principali divini misteri , ed a confermare la verita e la perennita della cristiana religione. Questa conservasi e riceve quasi incre- mento ed anima per mezzo degli atti esterni : e le sacre cerimonie fanno si ch' el la non mai s' avvilisca e venga meno, ma per essa s' invigorisca ed ognor piii florida di- Venga e piii bella e luminosa. Percio, giitsta anclie il tri- dentino concilio , debito sareljbe de' sacerdoti, in parti- colar modo poi de' parrochi , 1' esporre e lo spiegare al popolo le cose clie leggonsi nella Messa , la forza e Bibl. Ital. T. LXXII. 8 11^ APPENDICE. r uso de' sacramenti , le virtu ed il signilicato de' riti e delle sacre cerimonie e le discipline della Chiesa e 1' ori- gine loro. Nondimeno con gravissimo danno della religione moltissiini fra essi trovansi di tali cose onninamente ignari: end' essere non dee maraviglia se costoro non prestano ai sacramenti ed alle cose ecclesiastiche la dovuta riverenza e non ne traggono quel frutto che pure riportarne do- vi-ebbero. Questi pochisslmi cenni bastar debbono per dimostrare non solo la natura ma anche 1' inijDortanza dell' opera che annunziamo. Ella si raccomanda anzi co'proprj suoi meriti a tutt' i bvioni ecclesiastici , e loro presentasi quasi fedele compagna e cooperatrice nel sagro loro ministero. L' essere poi dlstribuita per alfalieto ne rende assai piii agevole e comodo r uso. II primo volume coraprende dalla parola Abbas alia Duplex di prima e seconda classe , secondo il rite romano. G. Ethices christiance institudotie.s e puriorihus sncroe tlico- logice fontihiis ad iiswn cleiiconim dcdactus etc. a D. Aloysio Ferrari , canonico calhcdralis .Mad- nejisis etc. — Mutince , 1882, ex typls G. Vin- centii et socii , volume i.° in 8.° di png. xxvii e l83, ital. lir. 2. 27. L' autore nel principio del suo dire ril^atte egli stesso una querela che pur vive sulle labbra di molti : la copia delle istituzioni teologico-morali essere cresciuta cosi for- misura che miglior partito sarebbe il minorarle : 1' autore con questa sua recente edizione non poter riprodnrre che antiche cose e fin dal volgo conosciute : superfluo essere il suo lavoro , e non potere egli stesso evitare la taccia di plagiario. A tale querela risponde 11 siguor Ferrari di scrivere per que' giovani che gia sono per apprendere le sacre discipline , per que' teologici alunni , a' quali non sono in pronto le opere da svolgersi , e qualora lo fos- sero , attesa la varieta delle opinioni , potrebbero generar dubbj e confusione ; di scrivere finalmente per que' suoi uditori che in qualita di professore egli deve addottrinare negli elementi deU'etica cristiana. Per questo lato adunque egli non istima inutile sifl'atto lavoro ; e cp.Tanto alia novita delle cose, egli liilette che l' investigarla e proprio del PARTE ITALIANA. Il5 fisico , del mateniatico , del critico , dello storico , ma che nelle materie teologiche lo scostarsi dall' antichita e 11 se- guir nuove vie e dottrine e biasimevole e turpe cosa. Per- tanto non e d' uopo aspettarsi da lui insolite qiiistioni e dispute , ma sihbcne uno stile non ad altri comune , ed acconcio alia materia , nitido e semplice , e parimente un uso , una scienza particolare delle cose trattate da altri , e particolare metodo nel ben ordinarle. Del quale metodo ci rende egli stesso ragione. Nel i.° libro disamina le azioni umane sotto due aspetti , cioe nel lore essere /ii/co e mo- rale; nel a.° tratta delle regole principali , alle quali deb- bono conformarsi le umane azioni ^ nel 3.° considera la conformita od opposizione clie ijueste aver possono alle regole dei costumi ; nel 4.° espone i mezzi soprannaturali air uomo divinamente concessi, o per impedire o per ripa- rare lo sviamento delle umane azioni dalle regole indicate. Tale e il tessitto di queste istituzioni di Etica cristiana ; ma giovera ad ogni studioso delle ecclesiaticlie discipline il por mente e il ricevere in se stesso le ottirae ammo- nizioni dell' autore , quasi preparatorie agli studj delle scienze sacre. Avvisa egli die in tali studj si richiede in- tegrity, di vita , ed animo adorno di begli e santi costumi, die sbandito si vuole ogni amor di partiti , onde nelle materie tuttocbe libere e disputabili nasce 1" intolleranza , e del quale ancor ciechi osarono piii scrittori sentenziare, siccome dal tripode , fin la dove tacque la Chiesa. Ne mi- nore e la necessita di battere una via di mezzo , e fug- gendo coloro che arduo e inaccessibile ci descrivono il cammino della virtu, e gli altri abbandonando clie troppo indulgenti rilasciano il freno ai vizj, e larghissima aprono la strada a perdizione. Nelle dispute stesse clie fieramente muovono i nemici della fedc, richiede il nostro autore un animo mite , un ragionar placido e temperato , una modestia degna del seguace di Cristo. E per verita non con altre armi han combattuto gli antichi difensori di nostra fede, ne mai F impeto del dire, gli sconci clamori, le furie dell' altercare si credettero mezzi opportuni per estirpare le eresie e i geriui delle prave dottrine. B. C. Il6 APTENDICE. Medltazioni sul calcolo differenziale del cav. colonnello Antonio Caccianino. ■ — • Milano , i833, per Vin- cenzo Ferrario, in 8.°, di pag. 187. II sig. cav. colonnello Antonio Caccianino , uomo per tanti riguarcli benemerito delle scienze matematiclie , an- corche gia da sette in otto anni aggravato , com'' egli ne dice, da tormentosa malattia, non tralascia di dedicare qiiei momenti , ne' quali gli da tregua il suo male , agli stud] clie sempre fvirono i suoi prediletti, e di volgere alia stu- diosa gioventii i suoi pensieri e le sue cure. Fin dall'anno iSaS aveva egli dato alle stampe un breve opuscolo sotto il titolo di Esposizioiie di un principio puramente geometrico del calcolo differenziale diretto a togliere dalP oscurita la metafisica di questo calcolo stesso, ed in quello scritto pro- metteva , quando dalla propria mal ferma salute non ne fosse stato impedito , di esporre in seguito gli studj che lo avevano condotto al ritrovamento di quel principio, noix die qualche applicazione del medesimo. Ed ecco in fatti colle Meditazioni teste pubblicate coi tipi di Vincenzo Fer- rario soddisfatto all' impegno che gia erasi assunto. Tali meditazioni consistono in due Memorie, la prima delle quail porta il titolo di Dimostrazioni di alcuni prin- cipali usi del calcolo differenziale ricavate dal principio dei massimi e minimi relativi, e comprende 1' altra alcune Coii- siderazioni analitiche sulle leggi di variahilitd generatrici del principio de' massimi e minimi relativi. Sarebbe qui il luogo di esporre in die consista sifFatto principio, di sottoporlo ad esame e di presentare in com- pendio quanto contiensi nel libro die annunciamo: ma non volendo noi eatrare in discussioni , ci liiiiiteremo a dichia- rare qual sia il principio in discorso , ed a schivare ogni equivoco lo faremo colle stesse parole dell' autore. " DifFerenziale primo di / (x) , egli dice , e il prodotto » di una funzione della x nella dillerenza indeterminata » A (x) sia positiva , sia negativa, tale, die aggiunto col » suo segno alia / (x) ne costituisca geneialmente un » massimo o miniino relativamente ai valori binarii che » acquista la / (x) espressi da / [x ^i A (x) ] ; v e sog- giunge quindi il teorenia definitivo , die la funzione della X che soddisfa alia delinizione anzidetta " e il noto PARTE ITALIANA. II7 » coefEciente difFerenziale , lo stesso che la /' (x) , prima >i derivata della f{x) ; onde si ha f{x) ±/' (x) A (x) > ovvero ixi'e una gran parte di materia medica, seguendo forse in cio 1' esempio di Bergio e di Murray , i quali pero non scrissero un corso scolastico. Manuale dell' infermiere ossia istruzione sul modo di assistere i malati ad uso di colorq che per piofessione o per vincoli di parentela , di amicizia o per solo dovere di umanitd possono trovarsi nella circostanza di prestare le proprie cure ad ogni sorta d infcrmi , del dottore Ernesto RuscA. — 3Iilano , i833 , per P. A. Molina, hi 8.° di pag. 126. Ella e pur troppo incontrastabile vei'ita, che non poche volte la misera condizione degl' infermi fassi piii triste ed aggrava per la inesperienza o la mala pratica di chi gli as- siste. Percio opera veramente utile vuolsi riputare quella che teade a provvedere a siffatto male, che maggiormente PARTE ITALIAN A. 125 tiegli spedali interviene. Nel quali percio ottlmo divisamento era quello di stabilire un'' Istruzione per gl' infermieri. La quale incumbenza avendo in questo nostro Spedal maggiore ricevuta ed efl'ettuata il sig. dottore Rusca, a pubblico gio- vamento si ridnsse egli a stampare i dati insegiiamenti sotto Taccennato titolo di Manuale dell' infermiere. In diciannove capltoli Tautore divise 1' operetta sua. Essi riguardano I'aria, il calorico, la luce, il sonno, i patenii d'animo, i cibi, le bevande, la pulizia delle stanze^ i letti, il modo di spo- gliare i malati e di trasportarli dall'un sito all'altro, il go- Verno dei malati, rapplicazione delle sanguisnglie, dei cli- steri, dei senapismi, dei vescicanti, delle fomentazioni , dei cataplasmi, i bagni e le fregagioni, ricordando in fine quali essere debbano le qualita morali e iisiche di chi si dedica, massime per mestiere, all' assistenza degl'infermi. Scrivere un libro, die quantunque in parecchi punti attenente colla iisica, colla cliimica, colla fisiologia, coll'igiene ecc, riesca non di manco proporzionato all' intendimento di persone che sanno appena leggere e scrivere il proprio nonie, non e sicxiramente s'l facile cosa come a prima giunta sembrar potrebbe. E pero ben fece il sig. Pvusca " a procurare di usar un linguaggio clie fosse di comune intelligenza , evi- tando scrupolosamente ogni espressione o concetto pura- mente medico ( pag. Vl), » ma egli non si tenne forse lon- tano quanto era necessario dal toccare in modo troppo scien- tific o cio cli' e dell'aria, della luce, del calorico, del sonno e degli alimenti; posciache richiedonsi maggiori cognizioni die gl' infermieri non hanno per potersi intertenere d'oJiz- geno, di azoto, difihrina, gelatina, albumina, fecula amidacea, glutine co' rispettivi caratteri fisici e cliimici , e per concepire die sia fisiologicamente il sonno, la vita vegetativa^ la vita animale ecc. Ci eblie altresi clii noto alcuna proposizione, la quale potrebbe essere tacciata di inenda dal lato del- 1' aggiustatezza , per es. , « che 1' aria acquista maggior grado di salubrita caricandosi di ossigeiio (pag. i5)i che i corpi caldi e i freddi producono in noi urC analoga sen- sazione (pag. 28);, che gli ammalati in genere e specialmente quelli affetti da malatiie febbrili sono in uno stato di ec- cesso di vita (pag. i())h che le esalazioni si appigliano fa- cilmente all' aria (per mescolarvisi pag. 19), ecc. » La dizione per altro e semplice e cliiara, sebbene alcuna volta corra un po' troppo al trascurato. Ma fu gia sentenza del Savio: 126 APPENDIGE omne hominis opus quamdam imperfectionem sibi Juibet an- nexam , niilluinque June reperiri in quo noii aliquid culpetur ; nam omnino perfecte et sine errore qiddquam facere pene ini- possibile est. Dello allattamento , Memorla fisiologico-medico-pol'itlca , in cui si trovano esposti i piu reccnti nietodl dl al- lattamento artlficiale ,• di Andrea Bianchi , dottore in medicina e chirurgia, e maestro in ostetricia. — Milano , 1 833, per Alessandro Dozio , in 8.°, dl pag. 100. E cosa assal rara clie le dissertazioni per laurea meritar possano d' essere tenute in alcun conto. Esse sono per lo piu come que' parti clie non pur nati mojoiio , quaritunque talvolta non vadano senza soverchia pretensione. II signor Bianclii, segnalato tra' giovani che compirono il corso degli studj medico-chirurgici ncll'anno scolastico i83i-32, cerco dilungarsi dalla comune, e presentare per la stia laurea in medicina un lavoro che a qualche reale vitilita tendesse. Estimo quindi opportune subbietto T allattamento, intorno al quale s'ebbene non poclii scritti vi abbia, nessuno non- dimanco tratta la materia in ogni sua parte, e si distinta- mente come in questa Memoria. La quale, a voler scliiet- taraente dire il parer nostro, non sembrarci gran che fatta per cadere alle mani di ogni ceto di persone, e di riuscire, come sarebbe state desiderabile, un libretto volgare; poscia- che rinviensi troppo scientilicamente scritta , con soverchie citazioni, e non acconce all'intendimento dei piu. Noi non crediamo pero con questa nostra osservazione di detrarre al merito , die per piu rispetti questo lavoro del signor Bianchi si ha , che anzi dicliiariamo bella e sicurissima prova d'indefesso studio, somma diligenza, pcrspicace discer- nimento cd ottimo raziocinio. Laonde non puossi a nieno di non lodare il giovane autore, e rallegrarci con lui di questo primo saggio, buona caparra di quanto continuando con pari lena a battere T intrapresa via potra in progresso operare a pro della scienza cui piglio a professare. Perche poi i nostrl leggitori abbiano itn'idea del contesto dell'an- nunciata Memoria, ne riferiremo in iscorcio i sommi capi. Parlasi innanzi tratto in mode generale dcU' allattamento :, indi nel capo I si considerano attenentemente alia fisiologia PARTE ITALIANA. 12 7 le ni.immelle; e nel capo II il latte della donna, e di altri animali fisiologicaniente e chimicamente. Viensl nel capo III al materno allattamento clie mostrasi il piu coafacente al bamltino; dopo di clie mettonsi in cliiaro tanto i pericoli cui s'espongono le donne che non allattano, e i danni che patisce il bambino ;, la cui madre niegagli il proprio senoj quanto i vantaggi che la madre ritrae dall' allattare , e cjuali sieno le cause per cui essa non possa adempiere a tal sno dovere. Parlasi nel capo IV dell' allattamento mer- cenario, e delle nutrici, indicando quali norme si delibano seguire nella loro scelta; qual regime elleno per rispetto a se deliljaiio seguire, e quali regole osservare nell' allat- tamento. II capo V e dedicate air allattamento animale , o meglio air allattamento per mezzo di alcuni bruti ; ed al- Tallattamento artiiiciale; intorno al quale ampiamente I'au- tore s'estende recando quanto pro e contra e stato detto^ discutendo quali sieno gli alimenti i piii a cio 'appropriati;, ricordando le diverse maniere di darli ai bambini, e tutte le regole e cnre cui in esso allattamento artiticiale bisogna attenersi. L" ultimo capo iinalmente ha per subbietto lo slattamento. Delle morti apparenti , e del modo di prevcnire il pe- ricolo di essere sepolti vivi , Discorso di Francesco Pelizo , doltor ill chirnrgia , socio ordinario deWAc- cadcmia di Udiiie , ecc, letto nella medcsima il giomo l3 mnggio 1882. — Udine, 1802, dalla tipografia Vendrame, in o.° di pag. 61. Delle niorU apparenti e del soccorso pei tramorlid , Dissertazione inaugurcde di Angela Cressoni di Bre- scia , gici dottore in cliirurgia , e maestno nelV oste- tricia, che dava in luce onde ottenere la laurea in medicina, ecc. — Pavia , maggio 1882, tipografia Bizzoni , in 8.° di pag. 97. Terribile vcramente e il pensiero del poter noi in alcun incontro correre pericolo di venir vivi sotterrati jierche caduti in istato di raorte apparente! Ginstamente percio la polizia medica se ne diede pensiero ^ e leggi furono stabi- lite per andarvi al riparo. II signor Pelizo estimo tut- tavia dovere col discorso qui annunziato richiamare la 128 APPENDICE pubblica attenzione in risguardo alia patria sua, posclaclie ivi noil sono ancora generalmente introdotte quelle minute, pietose ed illuminate attenzioni e cure die il progresso della scienza dimostrb necessarie da usarsi ai cadaveri del creduti m,orti ( pag. 8 ). E pero fa egli princlpio col favellare della morte reale e della morte apparente , bilanciando il giusto valore dei loro rispettivi segni dai diversi autori messi in- nanzi, ripetendo ed inculcando per altro la incontrastabile • proposizione, clie di essi segni " null' altro esterno sicuro della vera morte vi possa essere dall' incorainciata putre- fazione del cadavero in fuori » tal cbe il sotterramento prima ch' essa putrefazione si manifesti puo torre irrepara- bilmente e crudelmente la vita a persone, cbe per la con- tinuazione di attente cure avrebbero potuto rlcuperarla. E cio vien egli rinfrancando con cospicui esempli cbe trascelse tra i tanti riferiti dai medici e dagli scrittori di polizia me- dica , cui sei n' aggiunse succeduti in Udine nel periodo di mezzo secolo. Ai quali fa poi tener dietro un erudito cenno delle costumanze e delle istituzioni legislative cbe sino dai piu anticbi tempi furono da molti popoli adot- tate end' accertarsi cbe solo i realmente morti andassero nella tomba ; riducendosi in fine alle discipline attualinente prescritte per la sepoltura de' cadaveri. Ma la legislazione non puo tutto antlvenire e a tutto riparare ove non vi con- corrano le abitudlni e le costumanze, ed ove tolte le ub- bie non divenga universale la persuasione di un fatto tvit- tora non abbastanza sentito e non abbastanza estimato. Mirando percio V autore a scopo di tanto momento e di si rlgoroso dovere per V umanita , ed approfittando dell' oc- casione cbe si sta compiendo il nuovo grande cimitero di quella citta , inculca e raccomanda cbe la stanza proposta per riporvi i cadaveri prima clie sieno tumulati , venga stabilita ed ordinata in modo cbe valga a rendere certo non avervi piu ombra di vita. AI qual eifetto stabilisce quelle norme disciplinali cbe estima opportune ^ ricordando altresi le varie ed importanti attenzioni cb' e d'uopo prati- care nel periodo di tempo cbe passa dalla morte al tras- porto nella camera mortuaria. Possano le premvire del sig. Pelizo essere da' suoi compatrioti specialmente in quel conto tenute cbe si meritano , e sortano F effetto cbe ogni filan-* tropo deve loro augurare ! PARTE ITA.LIANA. I29 L' altro lavoro e cU un giovane studioso e cUligente, da lui intrapreso coUa intenzione non gia di dissipare le incer- tezze , e soddisfare i desiderj die rirnnngono intorno la dot- trina ddle asfissie , via solo di far suo profitto dell' obbligo accademico impostogli nelV occasione della laurea, onde ri- cogliere quanta di meglio fu detto in simile materia, esporlo ridotto a minor estensione , con qiiella predsione e chiarezza die meglio egli potrehbe, affindie il lavoro siio riesca adat- tato all'uso di tutti , e renda in qualdie modo I' argomento piii popolare, dispensando molti dal ricorrere alPopere dei grandi maestri e ponendoli tuttavia in istato di approfittare delle loro dottrine. Per la quale rettissima intenzione non possiamo clie applaudire il sig. Cressoni , facendo pur voti che T ope- retta sua aggiunga la desiderata meta. Imperocche egli e in vero a desiderare clie ognuno sia convenevolmente in- strutto in fatto di morti apparenti ; non poclii pur troppo essendo i casi in cui un solo istante, afFrettato 1' opportuno soccorso, puo ridonar una vita preziosa , che irreparabil- mente estinta andreblie all' aspettarlo dalle persone dell' arte. In due parti pol T autore voile ripartire la materia sua. Nella prima delle quali discorre della vita e della morte ; indi deir asfissia , accennando i mezzi generali di soccor- rervi. Nella pai'te seconda entra piii particolarmente a fa- veilare delle aslissie prodotte dalla sospesa azione del pol- nione per privazione d' aria atmosferica, e quindi dell'an- neganiento , sofFocamento ed appiccameato, o meglio forse strangolamento ; dalF aria soverchiamente riscaldata ; dal- r aria resa irrespirabile per la presenza de' vapori di car- lione , del gas azoto ed Idrogcno , o di male esalazioni , come nelle latrine, cloache, sepolcri ecc. Successivamente Vengono le asfissie per sospesa azione encefalica, in se- guito a fulmine , a freddo ecc.^ finalmente son toccate le morti ajiparenti dei neonati. Di ogni sorta di asfissia e recato il piii convegnente ajuto. II sig. Cressoni tratto il propostosi subbietto con sufticiente ordine e chiarezza, ed a norma delle lezioni del proprio precettore di medicina legale e polizia medica il sig. prof. Plainer. Blbl. Ital T. LXXIT. l30 Al'TENDICE Escrcitnzioni dell' Accademia agraria di Pesaro. Anno II, semes tre secondo , di pag. 126: anno III, se- mestre prima, di pug. 124, con 7 grandi prospetd. — Pesaro, i83i-i832, pei dpi di Annesio Nobili ( Ved. Bibl. Ital. t. 64", ottobre i83i, />. 109). II volume di queste Esercitazioni che spetta al semestre secondo dell' anno secondo incouiincia con una Menioria ' del sig. Giulio Sandri Veronese Sulla vertigine , o capostorno, o foUia delle pecore. L' autore dimostra die il capostorno non e propriamente una malattia , ma si bene un fenomeno o sintonio od ac- cidente che si unisce con parecchie malattie, delle quali tratta partitamente insegnando a conoscerle, a curarle, come anclie a tenerne preservate le pecore. Si occupa pero in singolar modo di quella specie di capostorno che vien da idatide , perche e come la piii frequente cosi la principale di tutte, tanto che secondo alcnni e la sola che meriti pro- priamente il nome di capostorno. Dopo aver descritto quanto spetta air origine ed alle forme della malattia donde viene un cotal capostorno, ne raccoglie non esser dato sperarne guarigione che in alcuni fortunatissimi casi da non mettersi a calcolo. Quindi ne conchiude che per una parte il mi- gliore spediente economico e quello di macellar 1' animate ne' primi indizj del morbo , allorche le carni non hanno ancora sofFerto, e che per I'altra debbesi porre ogui cura nel rimuovere dal tenero gregge (che e soggetto ad esserne assalito dal primo al secondo anno d' eta , non mai dopo il terzo ) tutte le cause le quali concorrono a produrlo. Raccomanda percio, i." che gli agnelli jirovengano da greg- gia afFatto scevra da questo male, cioe che non I'abbia sofFerto giammai ; 2." che sieno rimossi da quanto possa in essi indurre copia soverchia di umori acquosi o linfa- tici ;, 3.° rimossi altresi da ogni occasion di costipazione , qual e sovente il tonderli ; 4.° che loro si vieti il cozzare cosi ne' jiascoli come dentro 1' ovile, il che se non e come alcuni prctesero unica causa del morbo ha certo gran parte in produrlo. Sopra una Memoria del sig. Bruschetti intorno al moto delle acque. Nota del socio ordinario e censore professore Maii- rizio Brighenti. Sopra i rapporti del diritto di proprieta nelV agricoltura. Di- scorso del socio ordinario LuisL Pazzi di lUmiiii. PVR IE IT A I, I ANY. lol Descrizione Jellc gessaje siiiigagUesi. Meinoria del socio ordi- nario Vito Pivcacciiu Riccl di Sinigaglia. Molto lodevole e il sig. Procaccini Ricci per lo zelo con cul s' applica. all' esame tielle gessaje siiiigagliesi , o special- inente alia descrizione di que' fossili di cui soiio aido dovi- ziosissinio e niaraviglioso ( Ved. Bibl. ital. , t. 62..°, gingno i83i, p. 420, e t. 65.°, marzo i832, p. 400). La disposizione geognostica dci luinerali coinponenti le colline gessose delle adiaceiize siiiigagliesi e la segnente : terra vegetabile , terra argillosa con globetti calcari, marne variate, stroiitiana sol- lata amoria a strati orizzoiitali, altre marae e terre coasimili alle prime, gesso a sottili strati alternaati con terre diverse clie forma il cappello al masso selenitico ceaerlccio piii o meao scuro, e clie sottosta quasi sempre ai cor pi suddetti. Fatta la enumerazione e descrizione de* minerali piii ovvj dcllc suddette gessaje, viene a trattare de' fossili nelle mede- sime disseminati. I iilliti, gli entomoliti, gli ornitoliti meritano menzione speciale. Quanto a' primi afFerma averae raccolti un migliajo nel suo private inuseo i, esservene alcuui del- I'emisfero opposto a iioi , altri non riconoscibili ailatto e non mai veduti; e di quelli insieme clie sembraao parti di fcrvida fantasia ; taluai conservare il parencliima quasi intatto e avvicinarsi nel colore alle foglie vegetanti , ma per lo pill a quelle prossinie a staccarsi dalF albero , e cotesti essere i piii rari, i piii belli: in qualcuno, imitanti la foglia secca, vedersi persino qualcbe lichene minutissimo coirajuto di una lente , ed ancora qualche fuiigo raicro- scopico. jS'ella seleaite al pari che nelle marne si trovano sepolti gl' insetti ( entomoliti ) per lo piii in famiglie nume- rose ; gli atteri contornati con niaggiore esattezza, i coleot- teri, i ditteri ecc, diflicilmente intieri. I piii sono tinti in nero ; non mancano alcuiii di color fuligginoso, altri sono l)iaachi del tutto. Di parecclii insetti le musculature sono visibili a nudo occhio nell' addomiae in ispecie, spesso tinte di un vaghissimo giallo. Di alcuai sono maravigiiose le ali conservate in tutta la lore integrita , cosi delia Bilan- cetta ( lihdhda ) e di qualche falena. Oltre gli enunciati corpi animali, cosi conclude Tautore, direi iiiuinmiati nel- r interno delle colline prossime a noi , vi abbiamo pur riavenuti gli ornitoliti clie formano forse uno de' piii belli ornamenti della sorgente inesausta dei nostri corpi orga- nici fobiili. lo conservo uu arto intiero del i'oiuorc iia l32 APPENDICE tutto il plede colle dita e le unghle e alquante plume, ed anche uno scheletro di un piccolo uccelletto. In cul sono cspresse le all , 1 femorl , le tibie e la coloniia vertebrale del collo. Sopra la coltivazione delV olivo. Memoria del socio ordinario Francesco Giuliani. Riflettendo T autore che la coltivazione dell' ollvo non vien bene eseguita nel pesarese territorio , raccoglie in questa Memoria le istruzioni opportune a fame conoscere i difetti e ad emendarli. Tali istruzioni viene esponendo prima con trattare della vangatura e concimatura dell' oli- vo, poscia della sua potatura, della raccolta del suo frutto in appresso , e per ultimo della riproduzione della pianta. Metodo pratico di ridurre appro ssimatamente una misura d'una specie in parti di una misura di un' ultra specie qualunque, del socio ordinario professore D. Serafino Merloni. Osservazioni sopra gli articoli olivo ed olio del nuovo Dizio- nario ragionato ed universale d' agricoltura , del socio e segretario Francesco Baldassini. Risulterebbe da' suddetti articoli che gl' Italiani non solo fossero ignari delle migliori pratiche spettanti alia colti- vazione deir olivo , ma il fossero di quelle ancora che riguardano la fabbricazione dell' olio , e rispetto all' olio medesimo depravato fosse il loro gusto. Contro si strane asserzioni sorge con molta dottrina ed erudizione il signor Baldassini, dimostrando come gl' Italiani posseggano ottimi trattati relativi alia coltivazion dell' olivo , e sappiano se non ovunque, almeno in parecchi luoghi, egregiamente prati- carne i precetti , ond' e che ottengano olj squisiti e molto pregiati in Italia e fuori. Fra gli autori che hanno lode- volmente trattato della coltura dell' olivo nomina Piero Vet- tori , Giovanni Presta , e recentemente il padre Bartolo- nieo Gandolfi , professore di fisica nell' Archiginnasio ro- mano , non che 1' illustre Tavantif, ti-ibuta pero particolari lodi al Gandolfi , il quale afline di meglio istruirsi intorno alia coltura e al frutto dell' olivo intraprese un viaggio per r Italia e la Francia, onde poi nacque il suo Trattato sulV olivo , suir olio e sui saponi. Noi potremmo in aggiunta menzionare con molto encomio il Picconi , autore dell' opera intitolata Fconomia olearia. II volume che abbiamo annunciate termina con una let- tera del sig. Ponipeo Mancini conteuetite I'elogio del defunto PARTE ITALIANA. iji socio deir Accaiiemia pesarese cavaliere Girolamo Scaccia, il quale fu iugegnere in capo, ispeitore del consiglio d'arte in Roma e direttore dei lavori idranlici di tutto lo Stato pontilicio. Ora veniamo a quelP altro volume delle Esei-citazioni delPAccadeinia pesarese clie spetta al seiiiestre primo del- Tanno terzo. Contiene in primo luogo una INIemoria del socio ordinario Luigi Bertaccioli intitolata Notizie statistiche intorno V agraria del pesarese, a cui I'Accademia aggiudico il premio che aveva proposto a clii meglio soddisfacesse al seguente quesito : " indicare i prodotd rurali si nella qualita , clie nella quantita , almeno approssimativamente , d'uno dei distretti che compongono la provincia accade- mica , desumendone il calcolo da un decennio. Su tali fon- danienti si dovra compilarne una statistics ragionata. n Del rendere fertile il canepajo col sotterramento delle piante crucifere. Memoria del socio corrispondente professore An- tonio Bertoloni, letta alia Societd agraria di Bologna. La canapa , principal rendita del suolo bolognese , evvi s\ scaduta di prezzo , che oramai piii non tornera conto ingombrarne i campl , se maggiore econoniia non si niette nella sua tanto dispendiosa coltivazione. IMirando a questo intento il professore Bertoloni propone che la canapaja si prepari con sovescio di piante crucifere , le quali piante jjer essere ricche di azoto potranno equivalere all' ingrasso animale solito a largirsi alia canapaja, concedendo cosi che di questo costoso ingrasso si faccia risparmio. Piii che altra crucifera giudica convenevole all' uopo la brassica comune , raassime una certa varieta che e ovvia nella Liguria orientale , di amplisslme foglie , e che al signor Bertoloni sembra identica colla tanto oggidi vantata bras- sica arborea. Su i corpi organici fossili in Mondaino nel distretto dell'Ac- cademia di a;^ricoltura di Pesaro. Memoria del socio ordi- nario Vito Procaccini Ricci. II sig. Procaccini Ricci trovo che il coUe su citi sorge Mondaino, luogo poco lontano da Saludeccio , e maravi- gliosamente alibondante di fossili vegetabili ed animali , e tra questi cosi per copia come per bellezza meritano sin- golar menzione gli ittioliti. Anche da IMonteiiore nel ter- ritorio di Rimini e dalle gessaje di Sinigaglia il sig. Pro- caccini Ricci fece raccolta di ittioliti. 1 34 A r P K N D 1 C E. Sidle osservazioni meteorologiche applicnte all' agricoltxira , ed in particolare sulla quantita cV ac(iua che cade dalVatmo- sfera. Discorso fli Angela Bellaiii socio corrispondente. Si asserisce sul principio cU questo discoi'so clie daU'ini- mensa faraggine delle osservazioni meteorologiche non ne e risultato finora alcuna utile ed iinniediata applicazione al- V agricoltura ; che i niateriali per costrurre V edificio della scienza meteorologica sono tanto cresciuti, che riescon piut- tosto d'inciampo, ed essendo per la maggior parte mal scehi, neppnre per le fondamenta potrebbero servire ; che sintantoche si continuera a fare osservazioni sedentarie ( e non piuttosto cogl' istrumenti alia mano si segniteranno nell' atniosfera le tracce delle cause delle apparent! irregolarita delle sta- gioni) neppare la scienza potra fare un passo innanzi. Pero r autore nomina tosto alcuni che miglior modo tennero ncgli studj meteorologici , e particolarmente 1' Humboldt, il quale , die' egli , per darci qualche prezioso frammento sui diversi climi e disceso dal Chhnhorazo per portarsi al di la del confini della Siberia; qnelP Humboldt, soggiiin- gererao noi , il quale passava gl'interi giorni sotto Tequa- Tore per conoscere d' era in era come cresceva o scemava la temperatura, prendcndo nota delle altezze termometri- che , cosi all' ombra come al sole , e dell' andameiito del- r evaporazione e delTumidita (i); il quale spargeva di tante belie considerazioni circa la relazione delle condizioni meteorologiche con la vegetazione que' suoi egregi lavori sulle linee isoterme e sulla climatologia , i quali soli ba- sterebbero a dimostrare che acerbe son troppo le sopra allegate sentenze. L'atitore prosegue il suo discorso trattando degl" istru- menti meteorologici e dei lore difetti o del mal use che se ne fa. Quanto al barometro si duole che una perfetta concordanza non si osservi anche tra' barometri ripntati iriigliori ; die rimanga qualche incertezza circa la corre- zione di capillarita. Discorrendo delF igrometro nota come in di"versi luoghi si usino igrometri di diversa costruzlone , e dice desiderarsi aacora uno strnmento che mediante ta- vole di rapporti faccia conoscere con certa precisione la quantita o tensione de' vapori acquei sparsi nell" atmosfera. Del termometro aflFerma che e lo strnmento che si osserva (l) Mt'iu. de la sociite d'Aicueil. , torn. Ill, pag. 49^' PVKTE ITAMAXA. J 35 jiiii male tl' ogni altro , e cio pel costume die si lia di osseivarlo ripai-ato dai raggi solari si diretti come riflessi. Le osservazioni termometriche clie stimerebljc piu oppor- tune air inlento di coiioscere la somma delle teinjieratufe atmost'criclie , avreldjero a farsi in egual laogo a diverse jirofontlita , ma trova clie queste soao le piu trascurate. Dette alcune cose sommariamente d'altri strumenti meteo- rologici viene al pluviometro , e asserisce clie iluora non si e trovato o a meglio dire nou si e cercato il modo di ben mi'feurare la quanttta d' acqua clie sotto varie forme cade sulla terra : biasima ciie per misurare la quantita d\icqua spettante a neve o graadine caduta si calcoli avendo riguardo al volume, e noa piuttosto al peso di essa gran- diue o neve , o si ricorra alia nojosa e lunga operazione di far fondere d'' Inverno ogni volta tutta la neve die cade. 11 discorso e sparso di varie digrcssioni e osservazioni cri- tidie suir umidita dell' aria e sulla quantita di pioggia a diverse aliezze, sulle variazioni orarie del barometro (i), sulla jiossijjilita che alcune sorgenti aljbiano origine da condensazione di vapori entrati per veicolo d' aria nel corpo de' monti , ecc. Noi avvegnaclie persuasi che la meteorologia si coltivi a' nostri giorni con zelo e con frulto , volentieri ci accor- diam coll'autore in ammettere ch' essa abbia tuttavia bi- sogno di rnolti studj e molte cure per giungere a perfe- zionamenlo e massime per apportare in cojiia all' agricol- tura utili applicazioni, sia mediante pronostici atmosferici, sia reiiJendo piii cliiara la sua influenza nelle fnozioni vegetabili, sia empiricamente insegnando ad attendere a certe operazioni agrarie quando a certa tempra riduconsi le meteorologicbe condlzioui. Ma a quest' uopo vuolsi con calma rajjpresentare lo stato della scienza e i suoi biso- gni , qnladi con indefesso studio a questi provvedere ; e (i) Prcndiamo quest' occasione per annunziare che la Societi reale di Londra alFuie dl meglio disceniere e misurare le varia- zioni baroiuetriclie , e se^nataiuente le oravie, lia fotto costrurre e collocare in una delle suf stanze iin barometro ad acqua; di cui legLiesi la descrizione nella Wemnvia del professore Llaniell On the Wc.ter-Earometer erected in the Hall of the Royal S( cicty It'tta alia Societa siidderta ii di 2 1 giiigno l833, e pubbluata nei volume delle Traiisazioui lilosoficlie, aiino j8j2, parte II ora escito in luce. ]36 A P P E N D I C E. tra coloro che pi'oweder vi possono poclii certamente son pari al Bellani , fo'rnito com' egli e til molto acunie tf in- 2;e2;no , valeiite nella fisica per profoilda dottrina e per isquisita pratica abilita , e che gia tante prove ci ha date di saper impiegare cgregiamente s\ belle doti a servigio delle scienze fisiche in gcnerale , ina in particolare della meteorologia. Quindi da lui si attendono non rampogne , ina utili fatti. Sulla coltivazione dei prati. Continuazione della Memoria del socio e censore Ponipeo Mancini. II principio di questa Memoria trovasi impresso nelle Esercitazioni dell' anno primo, semestre secondo, come e gia stato annnnziato nel tomo 62.°, gingno a83i, pag. 4.1 1 di questa Biblioteca. Manunle deW abitatore di campagna e della buona gastalda , ossia Gidda ai mvdesimi in ogni opera- zioiie nil ale , domcstica , cconomica ed amminlstia- tiva , che condene quindi tutte le necessarie notizie sulla coltivazione dei campi , prati , risaj'e , ecc , opera in un sol lohime compilata per cura di G. B. Margjroli. — Milano, i8i i -53 , pj'esso Luigi Ner- vetti tipografo-librajo , vicolo di S. Zejio, di pag. I o38 , in 8.° grande , prezzo lire 9 ital. Delle niolte opere d' agricoltura che 1' Italia possiede , niuna giunse a soddisfare il desiderio del sig. G. B. Mar- garoli , perche " o sono ristrette o troppo estese e quindi costose , o risguardano piii la teoria che la pratica, o ab- bracciano certi particolari rami , o lasciano certe lacuna di operazioni troppo necessarie a conoscersi da chi vuole condurre con esattezza la coltivazione di un podere di qual- che rilievo". Capitatagli " alle maui T operetta del signor Giacomo Dufour intitolata: Manuel des hubitans de la campa- s^ne^ estimo dover compilarne una consimile che fosse adatta ai nostri metodi di agricoltura ed ai nostri costumi, e che contenesse itn' istruzione completa per gli abitanti della campagna si per le operazioni rurali , che per quelle do- mestiche, economiche ed amministrative in quanto risguarda ogni azienda campestre ». A tal line si ridnsse " a spo- gliare i migliori autori di que' singoli oggetti che risguar- dano la pura pratica , ajjjaandonando ogni inittile teoria , PARTE ITALIANA. I07 dlsponeiido le cose in modo di avere un completo trattato di agricoltnra pratica, il cjnale per mezzo della tavola al- fabetica si convene in perfetto manuale clie puo essere consultato al bisogno per quel dato oggetto che iuteressa e vuolsi conoscere al moniento ». E siccome " le norma da lui indicate a ciascun articolo dipartono seuipre da principj geiierali , e sono in appresso seguite dalle prati- cbe nostre, non che da quelle ove 1' indicato genere e maggiormente coltivato », ne conseguita che il liljro sue " diviene utile per la Lombardia non solo, ma per 1" Italia tutta ». II sig. Margaroli scrisse aduncpie un trattato com- piuto di agricoltura , cui vuole apposto il modesto titolo di Manuale , quantunque un Manuale di io38 pagine in 8.° grande ci paja un po' troppo voluminoso , e tale da sgomentare ogni buon villico ed ogni buona gastalda cui e destinato. L'autore divise il suo lavoro in due parti compren- dendo nella prima tutte le operazioni agricole che fansi in aperta campagna , e riservando per la seconda le dumesti- die ed aniministrative. Favella egli ncl capo i ." dell' agri- coltura in generate ; poi descrlve gli stromenti e le mas- serizie riirali ; indi tratta delle terre , de'concimi, del- r aratura , dell' erpicatiua , della vangatura , del maggese o novale , della seminagione, dello zappare , delP estirpa- mento delle erbe nocive , della preparazione de' terreni per la coltivazione agostana, degl' insetti nocivi e del modo di distruggerli. II capo 2." verte intorno al frumento, al- 1' orzo , al farro, alia segale , al zea-mais o frumentone, alia saggina, al miglio , al panico ed al grano saraceno ; il 3." al riso ed alle risaje ; il 4.° ai legumi ^ il 5.° alle patate , rape , barbabietole , verze e coriandoli ; il 6.° alle ]5iante oleifere^ il 7.° al lino, alia canapa, al cotone. Nel- r H.° inscgnasi la coltura dello zaff'erano, del guado, del ra- barljaro, della roliliia, del tabacco e del the {cioe della nie- lissa turca; Drucoceplialiini moldavica). Nel capo 9." entrasi a parlare dell'acqua e dell'irrigazione; nel lo." delle piante, delle erbe, dei prati natural! ed artitiziali e di quant* altro vale a j^astura del bestiame ?, nell' 1 1." della vite :, nel 12.° dei gelsi ; nel i3.° degli alberi fruttiferi , dell' ulivo , deglL agrumi, degl' innesti, delle piante d' or na men to e boschive, della potatura e dei tagli ; finalmente nel 14.° delle terre selvagge, del dissodamento dei teiTeni , dei boschi, delle I 3(3 A P I' E N D I C E carbonaje , delle brughiere boschive , delle terre arenose , paludose e fangose , delle maremme e delle terre soggette ad innondazioiie. La parte seconda indica nel capo i5.° qnanto costituisce una buona gastalda, e quanto concerne r ecoaomia domestica , il caseggiato villeresco , le pcrsone clie nei diversi lavori vengono adoperate ( siccome i bi- folchi , i mandrieri , il caciolajo , i cainpari , i giornalie- ri ecc. ) , il poUame, la conservazione delle uova, la pa- nizzazione , V nccisione del niajale e le salagioni , i caiii , i gatti , la. caccia, le mute degli uccelli , le loro inalattie, non die la preparazione dei cibi , un trattatello sui funghi, eulla morsicatura dei cani arrabbiati, della vipera e di al- cuni insetti , sulle asfissie e sui deliquj, sulP assideraniento , sulle contusioni , ferite , rotture co'' rispettivi rimedj ; la maniera di spurgare le acque , e rendere potabili le sta- gnanti, il modo di sbarazzarsi delle pnlci , dei ciauci, delle sens ale , delle mosche. A si lungo capo couseguita il i6.° che si estende intorno le diverse qualita di bestiami , la maniera di allevarli , le diverse malattie cui soggiacciono coi convenienti mezzi per ripararvi. Nel i j." favellasi del latte e delle latterie , dei latticinj e del fonriaggio , indi del formaggio lodigiano e degli straccbini , del mascberpone, della ricotta ; nel 18.° dei bacbi da seta e della trattura della seta i nel icj." delle api e de' loro prodotti ; nel 20.° dei granai, dAla. conservazione dei grani e delle farine; nel a I. "^ del fruttajo e della conservazione delle frutta^ nel 22.° degli orti e dei diversi ortaggi die vi ban luogo ; indi nel a 3.° dei giardini, del loro governo e dei diversi iiori da col- tivarvisi. II capo 24." insegna a fabliricare i vini , I'aceto, I'acqnavite, il sidro e il modo di conservarneli; il 2 5." risguarda Tolio; il 26.° ed ultimo tratta deireconomia, del- I'amministrazione e della contabilita rurale. Havvi in seguito un modello di libro giornale per azienda campestre , una tavola di sposizioiie e ragguaglio delle misnre e dei pesi di Milano, d' alcnni altri siti d' Italia, di Vienna e de' metvici, un elenco di alcuni vocaboli die possono rltenersi oscnri , contrappostovi il vernacolo nel nostro idioma ; llnalinente cbiude V opera un manuale alfabetico di tatte le materie contenutevi. Egli non ci ba dubbio clie il sig. Margaroli comprese in questo libro quanto e necessario a sapersi da clii at- tende all'agricoltura, e cb'egli attinse il buono ove era. La PARTE IT.VLIANA. 189 compllazione per altro parci lasciar desklerio dl miglior or- tliiie , iniglior modo di sposizione della materia e miglior attenzione nella dizione. AI Icggere i sovraccitati capi non e clii uoii iscorga di j)riiiia giunta esservi coiifusione e saiti, ijiiando egliiio potevano essere regolati in guisa clie dal- r uno si passasse natiiralmente all' altro. II capo 1 5.° poi e uii vero iufornie ammasso di disparatissime cose. Net rlferire i diversi procedimenti clie devonsi seguire nelle diverse operazioni canipestri il piii sovente va per le lua- glie e sciiza necessita riducesi a replicai'li. Alcuni capi potevano del certo essere nieno prolissi senza nocumento alcuno , siccome quelli del liestiame , degli orti ecc. In qnaiito alia dizione , egli e vero clie I'autore ci dice di esscrsi itiuliato di esporre le cose colla mnggior chiarezza , per cid forse a taluno potrehbe sembrare troppo volgare lo stile suo; ma e pur verissimo clie la vera chiarezza non rende mai lo stile abbietto e volgare, e clie ad essa cliia- rezza non giovano sicurameute ne la trascnrataggine nel dire , ne il difetto di sintassi , ne i termini erronei. Gia i brani sovra recati basterebbero a far prova di queste nostre osservazioni , clie spcriamo il sig. Margaroli non vorra avere in mala parte. Tnttavolta a maggiormente con- vincere n' aggingneremo qnalche altro. " L' esperienza ha dimostrato die si possono eseguire ben anco trapiantamenti di allieri ginnti alia grossezza di 8 o 10 poUicl di diametro ed ancor piia. Bisogna aver cura nel toglierli dalla terra , di lasciarvi il piii che sia possibile radici , di tagliarZi in segnito li steli , q-nasi sino al luogo del loro nascimento , e di situarli in un fosso con boon terreno sino al principio del tronco (pag. 447). . . . Sotto la bocca ha ( il lilugello) un forellino o libera che comunica con due cavita , ove si va laccogliendo un umore , cui manda fuori pel detto forellino sotto forma di seta (pag. 66t ). . . . Giunto alia grossezza determinata si lila colla seta che voinita dalla liliera, una cella o bozzolo , entro la quale si chiude , e prende lo stato di morte apparente, vestendosl un guscio che copre tutie le parti del sue corpo ( idem ). . . . In se- gnito si pone il majale in una marna versandovi sop^a dell' acqua bollente alHnche il pelo abbia a sciogliersi (cioe a staccarsi) con facilita: esso si raschia con un coltello! (pag. 489). . . . Nel primo giorno (agli uccelli) li si toglie parte della luce, e cost di mano in niano maggiormente 140 AfpENDICE. finche neir ottavo giorno slaiio jDrivatl totalmente da ogui luce. Li si da poi da mangiare una volta al giorno ecc. (pag. 495). ... II bestiame deve stare nella proporzione del concime che abbisogna per Fandamento del fondo ! (pag. 983 ). " — Non giusta rinviensi la seguente delinizione. Area : ove s' intrecciano i grani , aja o era. II dizionario piu rettamente reca : spazio piano di terreno adattato per hattervi i grani. Soleoismo riesce Vebbimo per avenimo, il dovressimo , saressiino per dovremmo , saremmo , ecc. Ne reggono il mandriere , inandrese per mandriano ; caciolajo per cacia]o :, panizzazione per panilizio; salagione della came per salar la carne ; ressigatura per segatura ; zapponare per zappare ; sensole per zanzara ; sgraznre il vino per chiarificarlo , defecarlo ;, fiorume per bulima di semi da iieno ; lattiera per stanza da riporvi il latte ; gruppo per noccliio ecc. Herbarium pedemontanwn juxta methodum naturalem dispositum, additis nonnullis sdrpibus exoticis ad universos ejasdem methodi ordines exhibendos , cu- rante Aloysio Colla , ampliss. jurisconsult, college R. Taurin. Universit. cooptato, JR. scient. Acad, et R. Societ. agricult. Taurin. socio, etc. Vol. I, sistens thalamifloras. Augustus Taurinorum, i833, ex typis regiis , in 8.° Ecco in tersa lingua del Lazio tin nuovo eccellente dono alle scienze nattirali , dono d' nn uomo che mentre viene giustamente annoverato tra piu celebri giureconsnlti pie- montesi e pure ad akissinia fama pervenuto qual botanico. Primo divisamento dell' illnstre autore era di rlstaurare la Flora piemontese deirAUioni , ma sgraziatamente raancati di vita i signori Balbis e Bertero , che in opra di tanta lena dovevano ajutarlo, non potendovi per le altre sover- chie e gravi incumbenze da se solo supplire , estimo non di meno di non gettare il gia fatto lavoro , riducendolo alia compilazione dell' Erbario che annunziamo. Nel quale con savio accorgimento egli s' attenne al metodo naturale del Decandolle in alcune poche cose modificato, siccome il mighore che ci abbia. E poiche negU erbarj parziali non possono non rimanere lacune per rispetto agli ordini, mancando le stirjii che ad alcuni di essi pertengono , cosi a PARTE ITALTANA. IX i togliere cotal difetto, e a dare alio studioso in niodo com- piuto le nozioni dell' adottato metodo, rigorse ad esempli di piante esotiche , delle qiiali alcune sono nuove o raris- sime. Quest' opi-a per ogni rispetlo commendabile sara in quattro voliuni, e terminata che sia ci stiuUeremo di te- nerne ragione con quelle particolarita ch' elk richiede. V A R I E T A. S T 0 R I A. Invito ai dotd Italiani. ^ IVl fascicolo di agosto p.° p.% pag. 2.37 di questa Biblioteca abhianio^ annunziata la creazione fatta da S. M. il re di Sar- degna d' una Deputazione incaricata di soprantendere alia pubblicazione d'una collezione di scrittori della Storia e d'un Codice diplomatico de'regj Stati. Ora la Deputazione stessa, desiderando di giovarsi nel commessogli lavoro de'consigli e della cooperazione de' dotti di tutta Italia , ha divisato di pregarli , con un comune e piibblLco invito , a voler favorirle in gentile comunicazione le membrane e le altre antiche scrittnre di qualnnque sorta che risguardino diret- tamente od indirettamente agli Stati che appartengono, od hanno altra volta appartenuto alPAugusta Casa di Savoja. Sjffatte carte si stamperanno coll' indicazione della per- sona che le avra date e con quelle note od iUustrazioni di cui la medesima vorri corredarle, e saranuo poi, senza molto indugio, fedelmente restituite. I pieghi possono essere spediti col spguente indirlzzo : A. S. E. a Come Prospero Balbo , Ministro di Stato , Presidente della R. Accademia delle scienze di Torino e della R. Deputazione sopra gli studj di storia patria. F I S I G A. Note sur la transmission etc. Nota sulla trasmissione dei raggi calorifici a traierso ai vetri colorati , indirizzata dal signor professor Melloni all' Accademia delle scienze di Paiigi il 2^ giugno 1 833 {inserita nel Giomal francese intitolato 14a V A R T E T A . VInstitut (i))- — Quando si misura la qnantlta dei raggt calorific! die attraversano un vetro colorato , si trova essa piu o nieno inferiore alia quantita di calore trasmessa a traverso d' un vetro bianco , il che dimostra un assorbi- mento di calorico prodotto dalla materia colorante ; rima- neva pero a cercarsi se questo genere di assorbimento si operasse sul calor radiante come si opera sulla luce , in- tercettandone tutti i raggi , eccettuati quelli che sono do- tati d' un determinato grade di rifrangibilita. Per risolvere questa quistione F autore adatto successi- Vamente delle lastre di vetro ora bianco ora divcrsauieate colorato all'apertura d'un gran paravento metallico forato nel centro , ed avvicinando piu o meno al paravento la fiamma d' una lampada , in modo clie I'indice d'un termo- moltiplicatore posto dall'alcra banda subisse costantemente, in virtu del calore die dopo aver attraversato il vetro cade sul termoscopio, una deviazione di gradi quaranta. Cio jjosto, egli fece passare ad ogni volta i raggi emergenti dal vetro per una lamina di calce solfata , lasciando che 1' indice retrocedendo si fermasse in una certa posizione d' eqiiili- brio , ed osservo die questa era esattamente la stessa pel vetro bianco e pei vetri pavonazzi, turcl.ini, azzurri, gialli, ranciati e rossi, e non variava che pel verde ; ma r autore in un' altra sua IMemoria presentata alia succitata Accademia aveva fatto vedere che i raggi calorifici attra- Versano I'acqua, rallume, la calce solfata ed altri corpi trasparenti poco diatermici con tanto maggiore difficolta quauto uiinore e la loro rifrangibilita; dunque i raggi che escono dai vetri rossi, ranciati, gialli, azzurri, turchini e pavonazzi possiedono la stessa forza di trasmissione che i raggi eirtergenti dal vetro bianco ; dunque le materia coloranti introdotte nella composizione di questi vetri noa hanno azioiie elettiva pei raggi calorifici; e non producono che una diminuzione piii o meno grande nella trasmissione (l) Qiiesto importante giornale ebdomadarlo die si e couiinciato a pubblicare a Parigi col di 18 maggio del corrente anno e de- stinato ad esser T organo delie accarlemie e delle societa scieu- tifiche di tutti i paesi. Esso si assume d'inserire per estratto gli scritti che gli sono diretti dopo die sono stati letti iu uua so- cieta di scienziati, e di render conto di qaalunque opera scien- tifica di ciii due eseniplari siano srati spediti alT ulTicio del gior- nale stesso stabilito a Pai-igi (Rue de 1' Uuiversite , n,° 34)- V V R I E T a'. 143 propria del vctro. Ma hen diverso e Y effetto prodotto dai vetri A'erdi , pt)iclie da essi escoao del ragg'i dotati d' una forza di trasniissione iiiolto intetiore a cjnella del vetro bianco ; venendo iutercettata la parte di calore clie e la piu rifrangiljile. L'autore conferma con variati speriinenti qnesta nuova e singolare sua scoperta , la quale puo coiidurre ad im- portanti risultamenti nella teoria della trasniissione del calore. Nota in aggiunta all' articolo Giuoclii fisici del fnscicolo di liidio p." p." a pag. 117. — In tale articolo aljlMamo attribuita al prof. Stampfer la scoperta di quel singolaris- simo genere di ottiche illusioni che si producono coi dischi mcigici; ed in vero le ragioni che a cio ne indussero sono tali da lasciarne tuttora nella persuasione che nulla debbasi detrarre al merito di un'inveuzione per parte delPegregio professore Viennese. Trovianio pero di giustizia il soggiun- gnere che in uno degli ultimi fascicoli (juillet) del 3Ie- moriul encjclopedique si attribuisce, riportandosi al V fasc. del t. VII della Correspondance matli. et phy. , un' inven- zione affatto simile a M. Plateau professore di fisica e di chiinica a Brusselles. Riguardo poi ad un nostro cenno fatto in quel medesimo articolo relativamente alle lagrime bataviche , sianio in ob- bligo di osservare che il celebre Francesco Redi aveva, per mezzo del riscaldamento e del successivo lento raflreddamento, tolta alle dette lagrime la proprieta dello stritolarsi fino dal- Tanno 1671 ;, e che altrettanto ottenne in seguito il prof. Gio. Cristoforo Sturm, riscaldandole a dir vero un po' piu del bisogno. Queste cose le abbiamo apprese dalle belle osservazioni d'intorno a quelle gocdoZe di vetro, che si tro- vano tra le diverse opere del nobile Aretino (t. II, p- io5, ediz. di Venezia 1712), e da un pregevole capitolo del Collegium experimentale dell'altro citato scrittore (t. II. p- 96). Abliiamo pure appreso da questo che anche il professore Geminiano Montanario ha trattato assai bene sopra gli c'ft'ctti di que" ietri temperati , forse un po' prima del Redi. G. R. F. R. Gthoa'i, F. Cablini, I. Fomaoallt e G. Brvgxatelli, dircttori ed edilori. Pubblicato il di 10 dicembre i833. Osservazionl meteorologlche fattc all' I. R. Osservatorio di Brera. 0 T T 0 B R E 1 855. 1 M A T T I N A. Sera. o O N N - 6 u — . ij a; ;: ■^ 5 u —1 0 ^ z -5 "^ 5| State del cielo. d i 2 0 j; a 6 s > Stato del cielo. ,>r.U lln. 1 ■II poll. [III. 0 [ 1 28 1,0+10,2 E Ser. nuvolo. 28 1,0 +i:),o N N E Sereno. 1 2 28 1,3+ 7,5 N N E Seieno. 28 0,6 +12,5 0 Sereno. 5 27 1 1, 8,+ 7,2 N E Seveno. 27 11,7 +12,6 E Nuvolo. ' 4 27 10,7 -+10,.) N E ISuvolo. 27 I0.;4 + T2,7 S S E Sereno. 5 ~6 27 1 1,0 + 1 1,0 N £ Ser. iiebb. 27 I 1,1 + 14,5 S S E Ser. nuv. 27 11,8 +10,0 E Sereno, 27 11,6 + 12,7 N E N Sereno. n 27 ii,q + 0,7 N E Nebb. serene. 28 '),0 + 12,0 E Sereno. 1 8 28 0,4 + 8,5 S E S Nuvolo. 28 0,0 + 12, ;5 N E N Sereno. j q 27 li,q + 6,5 N E N Ser. nebb. 27 11,6 +1 1,5 S E S Nuvolo. ' 10 27 11,3 + 8,7 N E Nuvolo. 27 11,4 + 12,5 N E N Nuvolo. 1 1 27 1 1,2 + 9,4 E Nuv. pioggia. 27 11,4 +1 1,7 S E S Nuvolo. 12 27 I 1,0 + 8,5 S E Nebb. ser. 27 10,8 +12,0 N E N Sereno. \ i5 27 I 1,0 + 8.,f^ N 0 N Nuv. ser. 27 10,7 + 12,5 NGN Sereno. i4 27 1 1,0 + 8,5 0 Nuv. ser. 27 10,8 +12,5 S 0 Nuvolo. i5 76 .^7_ 27 10,5 5,0 + 8^7_ +10,0 S E Ser- nuv. 27 9,7 + 12,5 S £ S Nuvolo. S E Nuv. pioggia. 27 3,6 + 12,0 N 0 N Sereno. I? 27 4,0 + 5,5 0 Sereno. 27 4,5 +1 1,5 N 0 >" Ser. nuv. i8 27 6,1 ^ 5,4 N N E Nebb. ser. 27 7,0 +10,5 s 0 Sereno. IQ 27 7,4 + 5,4 E Nebb. ser. 27 7,.3 +10,7 N N 0 Nuv. sereno. 20 27 6,0 + 8,0 S E Pioggia. 27 5,7 + 9," N 0 Nuvolo. 21 27 7,8 + 8,7 N N SjSereno. 27 9^5 + 10,5 S S 0 Nuv. s ereno. 22 27 11,7 + 6,7 N E Sereno. 27 11,4 +10,6 S S E Sereno. 25 27 11,4 + 5,7 E Sereno. 27 11,0 +10, 0 S S 0 Sereno. 24 27 11,4 + 5,4 N 0 N|Sereno. 27 ii,a +10,0 S E Sereno. 25 27 10,8 + 5,5 N E N|Sereiio. 27 10,2 +10,4 S S 0 Sereno. 26 27 10,4 + 6,0 N E Nuv. ser. 27 10,6 + 10,6 S S 0 Sereno. 27 27 10,8 + 6,5 0 Nebb. ser. 27 10,6 + 9^7 SOS Nuv- ser. 28 27 1 1,0 + 7,5 N E N Nebb. ser. 27 10,8 +10,5 E Sereno. iq 27 11,5 + 8,4 S E Nuvolo. 27 11,4 +10,0 N E Nuvolo. 3o 27 11,8 + 4.5 N E N Nebb. ser. 27 11,4 + 9,0 N E Sereno. 5i 27 11,0 + 5,0 N E N Nebb. ser. 27 11,0 + 9,0 SOS Sereno. Altezza mass, del bar. poll. 28 lin. i 3 Altezza mass, del term. + i4,5 minima » iy >> 0 ,6 minima . . . . + 4,^ media "27 » 10 Quanlita della piog ':■ ' gia linee 15,40. ^"' """" H„HiHai I4D BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LTBERALI. Caroli BoucHERONi de Thoma Valperga Calusio. — Taurini, ilVo'd, edehrmt CUtno etMiiiA, dl pag. i36, hclla e nitidissima edizione. N. le per titoli fastosi, ne per sublime dedlca, ne per ponipa di sonoro proemio fa bellissima niostra di se la presente operetta dell' egregio sig. Boucheroa intorno la vita e gli scritti del celebre orientalista Tomaso Valperga di Caluso. Candida e semplicissiraa nel tenore delle sue narrazioni, ricca di splendide sentenze , profonda ne' suoi rilievi , di begli affetti animata, adorna di non comune erudizione, essa dovea rifiutarsi ad ogni stranicra lusinga, chc ne alterasse ]e Ibrme native e la sua intrinseca bellezza. Fra i quali pregi risplende un' aurea latinita chc ad un tempo sfuggendo la trase turgida e pingue sonante e i modi del dire peregrini o troppo leziosi, con esito sempre felice esprime i concetti della niente , e scorre lim- pida e soave come linfa die fra il muschio susurra. Per lo che noi vorrenimo raccomandato questo lavoro del sig. Boucheron non solo ad ogni cultore de' begli studj , ma altresi agli scolastici alunni per loro istru- zione cd escmpio. Sebbene noi tcmiamo che molti Bibl Ital T. LXXII. 10 146 CAROLI BOUCHERONI di questi non torcano dispettosamente lo sguardo dal solo nonie di latinita , come da cosa vieta e nauseo- sa , per altri sentieri vagando le loro lantasie. Triste argomento delTinclinata fortuna di nostre lettere, da clie non impunemente si trascura la ricca lonte, alia quale con tutta brama accorrevano i sommi padri deiritaliana favella ; ne senza una fatal ragione si getta il dispregio sopra una lingua che attraverso la caligine dell'ignoranza e del fanatismo trasmise fino a noi inviolati i sacri dettami e la sapienza de' secoli anticlii. Affinche i nostri leggitori lilevino quale e quanio uomo fosse il Caluso , noi ci porrenio a delineate di un semplice tocco la viva descrizione clie ne diede il sig. Boucheron ; e saremmo hen lied se potessimo sotto tale forma adombrare gf ingenui modi latini dell" autore. Ne passiaino sotto silenzio Ic molte di- gressioni clie piacque all' autore di spargere fra mezzo a' suoi I'acconti , e che parvero a noi siccome amene ferniate fra un cammino di molta lena. Di esse le principali volgono sulla condizione degii studj, allor- quando la ftmia del Caluso comincio a ditfondersi nel niondo leiterario ; sulle qualita del poema di Salo- mone , detto la Cantica; suU* antichita della lin^^ua coptica ; in lode delle scienze materaatiche e astro- nomiche *, intorno lo stato delle cose politiche e so- ciali della sua patria. Tomaso Valpei g:i , dei conti Valperga di Masino , e congiunto per madre coUa famiglia ligure dei Do- ria, nacque in Torino nel 1707, ed ebhe il sopran- nome di Caluso , terra situata nelf antico pacse dei Salassi , ove sorge la citta di Aosta. Fin daU'eta pue- rile diede prove di una singolar proutezza d' ingegno mista air amor del sapere. La lingua latina e la poesia virgiliana fu il primo suo pascolo delizioso. Negli anni suoi piu giovanili fu mandato paggio del Gran Maestro Gerosolimitano in Malta , dove applicatosi tuttavia ai suoi pacifici studj . e spinto dal suo genio, apprese le lingua varie che udiva tuttodi pronunziarsi dai DE THOMA VALPERGA CALUSIO. 1 47 nativi e dagli stranieri clie concorrevano in quella cittii. Ma una brama piu potente lo trasse a posse- dere la lingua e letteratura dei Greci; la qual cosa egli felicenicnte consegui piu per industria sua che pel magisicro altrui. E 1' amore delle cose greche tanto dominava il suo spirito die per poco non av- venne che si recasse in quella regione medesima , dove non e solitudiae, non citta , non campo die non abbia bella rinonianza o per illustre azione o per r antichissinio canto de'poeti, e dove giova pur anco interrogare il muto aspetto de' monumenti. A tale erudizione aggiugneva il Caluso lo studio della niusica, della pittura, della nautica e delle scien^'.e astronomiche e niateniatidie, forte non meno d'animo che di membra negli assidui lavori. Venutogli fra le mani una storia di Maurizio , maresciallo di Sassonia, si senti stimolato da quella lettura alia gloria delle arnii ed a militare sotto i vcssilli del gran Federico, re di Prussia. Del quale la guerra lungamente soste- nuta contro i re conginrati a suo danno fu quasi palestra di Ijellica scienza ad ogni chiarissimo capi- tano. E cosi sarebbe per fermo avvenuto , se gli amici del Caluso meuo instando colle loro preghiere, non lo avessero richiamato in patria. Ma a compia- cere in qualche niodo cotesto impulse, sali coman- dante sulle galee del re di Sardegna, ed ebbe col suo equipaggio stazione a Nizza. Trascorso un bien- nio e ritornato in patria , pose un piu maturo pen- sieio ai consigli di tale che spinto lo aveva a trasmi- grare dalle prore armigere ai tranquilli recessi del tenipio. Chiesio il suo congedo dalla milizia, e con- seguiiolo con soiiima significanza di onore, depose 1p insegne cavallcrcsdie , e fu sollecito di recarsi a Napoli. Era in qucsta citta Vinc€nzo Ungaro , prete Filippino, quel desso che con amorevole facondia eccitato lo avca a comprimere non meno 1' impeto giovanile che uno sconsigliato ardore di gloria, ed a prendere esempio da coloro che stanchi delle ci- vili icnipcste , e sbattuti dalla perturbazione delle 148 CAROLl BOUCHEnONI pubbliche cose vanno in traccia di una riposata vita, quasi volendo in sicuro porto ricoverarsi. Che anzi invitandolo all'asilo di pace che otferirgli poteva la sua religiosa famiglia , gli soggiungeva : « Quid ni {usiamo le parole deirautore), o optimc, hue seces- seris , ubi in puro sis, et divina ut immortalia, Hu- mana cures" ut mortalia?» Siffatte parole si erano profondamente impresse nell' animo del cavaliere di Caluso : e 1" invito di Vincenzo fcce si ch' egli desse il nonie alia famiglia di S. Filippo Neri , e profes- sasse il sacerdozio. I Filippini lo nominarono bentosto successore di Giulio Selvaggio nell' oBicio delF istruire; poscia cliia- mato egli alia direzione della bibliotcca, si vedeva con istupore quasi accoppiare il giorno alia notte nel ravvolgere volumi, or questi or qiiegli afferrando come ii traeva un insaziabile amor di lettura: ne tuttavia si propone va alcnn determinato scopo, simile a que' naviganti che in dispcrsi lidi si lanciano alia Ventura, secondo il vario spirare dei venti. Ai qiial djfelto pero era possente j-imedio il suo proprio in- gegno che difficilmente si lasciava sfiiggire le cose una volta apprese , e degli studj e rami di scienze fra loro disparatissime sapeva per natural criterio for- marsi un mirabile intreccio , compartendo a ciascuna la sua provincia , senza ingenerar nella mente una tumnltuosa oscurita. E mentre cosi travagliava accumulando un incre- dibile corredo di ecclesiastica e profana erudizione , il confortarono assai coll' amicizia e coi consigli loro esinij letterati che a que" tempi fiorivano , un Cal- sabigi, un Galliani , un Antonio Genovesi, un Ma- zocchi , un Vico ed un Gravina. Ma conformava ad un tempo la sua vita all' austerita del chiostio , ed era oltre 02;ni dire osservante del piu rigoroso con- tegiio : quando un regio editto del 1768 escludcndo i tbrestieri dalle consire-iazioni religiose , lo costrinse a scpgliersi fuori dei contini napoletani un nuovo asUo. Konia lo accolsc fra le sue mura, e qiiivi egli nE THOMA. VALPERGA C\LU«10. 1 49 godcva la societa cU splendidi mccenati e di sonimi eruditi. Iiitatito il fratcllo del Caluso fu destinato ambascia- tore a Lisljona; ne cgli, bramoso come era di sem- prc pill apprendere , duio fatica ad csserg'i compa- gno. Ospite di quel nuovo suolo impiego le sue cure nellc opere del Camoeiis , e spericJmcnte nella Lusiade: ne gli furono stianieri i lavoii degli altri lusitani ed ispani poeti ; ma poscia alqiianto offeso da non so quale turgidezza clie in quello stile appa- riva , si volse ai britanni, nello studio de' quali tece maravigliosi progressi. Peio la soavita delle lettere serviva soltanto al sollievo dclla sua mente; pcrcioc- clie a quel tempo sua niassima e profonda occupa- zione era la (ilosolia newtoniana. E per ragione degli ameni studj egli soleva rccarsi alia spiaggia deliziosa di Cintra, della quale il sig. Bouclieron ( p«ig- ^i) fa una descrizione cosi leggiadra die mal sarebbe il privarne i nostri lettori : « Cintra locus est ad Ocea- num Olysiponem proxime, quo negant alium esse in t-ota Lusitania jucundiorem, vel propter purissimam aeris temperiem , vel propter irriguas valles , quas pleniore alveo in mare decurrens Tagus flumen in- terluit. Sunt ibi magnae arborum proceritates et vire- scentes circum montes in scenam positi; in silvas auteni recessu , non sine quadam religione modicas Joannis Castrii aedes invisiint, qui Indicis bellis gestis, non minus abstiuens in flagitiosa provincia , cjuam strenuus manu liajjitus est. Eo se cupide conferunt beatiores, sparsique per villas, quas nitidissimas ha- bent, conviviis et venationibus ajstatem traducunt». Quivi il Caluso villeggiava, e quivi faciU e somma- mente propizie ebbc le muse. II viaggio del Caluso in Portogallo e ancor niemo- rabile per Tamicizia allora primamente stretta con Vittorio Alfieri , e pel pri no impulso ch' egli diede al sulilime ti-agico nostro di coltivare i poetici studj. Perciocchc , rimaso V Alfieri attonito e sommamente commosso al sentirsi recitare Tode del Guidi iiiatolata f:)0 CAROLI BOUCHEUONt alia Fortuna: « Ceitum omen agnosce (gll grido il Caliiso ) ; hanc flamniain sequerc: et tu aliquando in numerum poetarum vcnies , mcamque de te vatici- nationem poster! accipient ( pag. 28) ». Dal soggiorno del Portogallo ii Ciiluso si stabilisce in patria. Volgeva I'anno trigesimosesto di sua eta, e oltre 1' intinita notizia de2;li viomini e delle cose, avea recato con se una profonda cognizione delle principali lingue dell' Oriente. Tanta rinomanza erasi sparsa di lui , e cosi tavorevole gli eia il pubblico giudizlo clie appena giunto in Torino fu eletto mem- bro di queir Accademia. In questo grado si pose a interpretaie la cantica di Salomone ; nel che molta essere la sua acutezza dimostrano piu luoglii di quel sacro poema fino a quel tempo controversi , e da lui felicemente spiegati. Qui egli manifesto un suo so- spetto , che non forse la cantica si debba dire un solo e continuato poema, ma sibbene un composto di molti carmi nuziali, i quali siccome profetici c pieni del nume inspirante si sieno in un sol corpo divisati e raccolti. La cantica fu pur dal Caluso recata in ita- liano ; ma in tale versione egli si guardo dal seguire lo stile e le forme metastasiane , affinche , siccome fu notato nel Mattel , un metro lezioso ed imbelle non corrompesse la sublime belta dell'ebraica poesia. Addottrinato il Caluso dalla lettura di sommi tilologi e poliglotti , tolse ben anco a disputare intorno la genuina pronunzia del nome di Dio che sogiiono chiamare essenziale o tetragrarnmaton ; ne vi fu di- scussione di gramatica o di storia , ne altro punto , cosi arduo ed ingegnoso , ch' egli non disviluppasse con sommo ordine e chiarezza. Un' altra disputa a qiiesta affine egli imprese a trattare, nella cpiale con- danna la pronunzia dell' ebreo , die si dice Mascle- fiana , e commenda V usitata maniera del leggere in quella lingua. Altri pur dottamente ragionarono su questa materia , ma proprio fu del Caluso il maneg- giare argomenti gia noti in guisa che sembrassero particolarmente uscire dalla sua penna. Ne minore DE THOMA VALPtRGA^ CALUSIO. 10 1 apparve I'ingogno del Caluso nel trattaie dei libri oricntali intitolaii: Sandcbar o Sendabad, Kali-la e Dirnua , i cpiali libri sorto i! velo della favola e i" linti dialogjii esopiani abbracciano sapicnti dctti e acute risposte. Ebbero qiiesti libri mold imitatori , e furono altrui copiosa materia di scritti, furono czian- dio di colori divcrsi improntati secondo il diverso genio dclle lingue in cui venivano tradotti e diverse forme vestivano. Ma un gran passo a discoprire il primiiivo tenore di quelle produzioni fu tentato dal Caluso, linclie la cosa venne a manilesta luce pel lavoro del sig. Sacy intorno un codice della Biblio- teca reale di Parigi e pei progressi clie ottiene fra noi la letteratura de' Bramini. A qiiesta discussione del Caluso va congiunta una parte che versa sugli erotici libri dei Greci e intorno i principali scrittori delle favolc IMilesie. E frutto del suo ingezno e la prefazione latina ai greci Fastorali di Longo, la quale da nlcuni venne f;dsamentc attribuita a Bernardo De- rossi. Egli diede pur saggi della sua erudizione anche nella favella coptica, della quale espose a parte a parte gli elemenii. Ne frattanto niinore opera collo- cava negli studj matematici, ai quali era maraviglio- samento foi'mato per 1' eccellente criterio , per la te- nacita della memoria , per la intcnsione della meute nel pcnetiare a foiido tutto cio che una volta avessc allerrato; non minore negli astrononiici , ne' quali sono celebrate le sue considei'azioni intorno i pia- neti di recente scoperta ; non minore finalmente ne- gli studj di fisica e di razionale filosoha: in tutto egli sempre grande appariva. Ma quantunque il suo spirito fosse applicato a cosi recondite dottrine, non meno pero lo attraeva f ame- nita delle Icttere e di ogni arte ingenua. Scherzo festivamente coUa musa epico-comica , detto socratici versi , frequenti furono i suoi canii nella latina , itala e greca favella, e ovidiane furon le lagrime che sparse sulla tomba di regal Donna che amniira- trice de' suoi talenti, lo accoglieva splendidamente alia sua corte. 1 5a CAROLI BOUCHEllONI Rial si apporrebbe chi prendendo motivo da cosi vasta ed euciclopcdica erudizionc, alia quale regger non sogliono le an2;ustie dell' umano iatelletto e la brevita della vita , conghietturasse die la naturale perspicacia del Caluso avi'ebbe dati maggiori frutti di se qualora in meno ampio circuito si fosse aggi- rata. Perciocche la natura che ncll' inlinita copia delle cose non e mai di se stessa imitatrice , si propone forniando gli aninii nostri non minore varieta di quella che suole negli oggetti sensibili spiegare. Del che fanno fede niolti privilegiati ingegni , famosi nell'an- tichita, e molti pure a tempi nostri conimendatissimi. Oltre a cio appena possianio inconti-arci in uomo dotto e somnio, il quale dalla provincia sua propria non sia alcun poco trascorso nelle altrui. Non e per- tanto riprendevole il Caluso , se cohivando si varie e disparate discipline abbia procurato al suo animo delizie cosi pure ed innocent! , ai mediocri ed inerti ingegni negate. Che se forse, adoperando cosi, minore fama ottenne prcsso i posteri, non meno per questo egli meriio de' suoi concittadini e dclle lettere , o facesse alcun saggio comento , o sciogliesse canti or lieti or dolorosi secondo le ilari o tristi sventure dell" eta sua , o neir onorato ozio domestico si pre- stasse a chi il richiedeva di consiglio , o iinalmente nella scienza addottrinasse i suoi discepoli, cui aveva nel numero di amici e di figU. Cosi veramente egli visse r estrema parte de' suoi gioriii. Perocche , gia decorso 1' anno sessagesimo di sua eta, tutto volon- teroso accolse 1' officio a lui conferito di professare pubblicamente le lingue orientali, dalT ebraica e dalle due aramee fino all' arabica ed alia rabbinica. AUe lettere d' Oriente furono poscia da lui aggiunte le greche , nelle quali pur venne istruito il sig. Bou- cheron che ora gli tributa degnissimi sentiment! di gratitudine e di antico affetto. « Quas tua , egli cosi esclama , tarn excellens natura fuit ut tam penitus in animos desrenderes? Ipse equidem post septemde- cim anuos de tc scribens , tui desiderio conimovtor DE THOMA VALPERGA CALCSIO. 1 53 vehementer, et rcmenso tarn longi temporis spatio, te- cum una esse, te audire, ac flavescentem illam catiitiem et oculorum lumen mihi adhuc videor intueri, quod nulla senecta potuit extinguere » (pag. 82). Non nieno vivamcnte il nostro autore ci dipinge il Calnso qiiando in sul principio del dire quasi timido ed esitante , poi ripigliiita I'usata fluidezza, e con luminoso incate- namento sentenze aggiugnendo a scntenze, svolgeva il rccondito sense degli antichi scrittori, gettava i piu solidi principi del buon gusto, difendeva la fama e il valore poetico del suo amico Alfieri , riprendeva la foggia dello sciivere die allora massimamente in- valse a vitupero delle ingenue lettere , per cui il poeta , trascurando la ricca vena de' Greci , alia me- stizia si volgeva de' canti Ossianei, e la prosa sco- lorita e svenevole seguiva le arguzie e la non pro- pria breviia. Fu questa leggerezza de' tempi; ma un piu grave sconcio nacque dall" imitare le noidiche produzioni. Poiclie allora sbandita si vide la festivita antica della commedia , e la tragedia assumendo una plebea fa- vella sparse di stragi e di orrori le scene; i romanzi e le favole stesse di luttuosi pianti e di avvelcnad nappi ripiene , insegnaiono atroci fatd e supersti- zioni anili. La quale pestilenza ampiamente diffusa infetto la musica , la pittura e le stesse galanterie della vita sociale. Allora ebbe vita un cotal genere di scritti , medio fra la storia e la favola , ed alia memoria degl' Itali fu ricliiamata la barbaric de' fer- rei secoli, e furono prodotte in luce le sepolte libi- dini de' tiranni, talche i piu assennati non abbastanza immaginar si potevano il tristo line a che riescireb- bero i futuri suulj del nostri. Perciocche , siccome per bocca di qucgli assennati ragiona il nostro autore : essere stato un altro motivo per cui egli abbia » creduto doversi in questo scostare dal suo emulo, » il poeta , il quale deliberatamente fa gridare e tal- » volta anche uriare i suoi eroi. » E la ricerca di siffatto motivo e 1' argomento di questo Discorso. Sventuratamente esso rimase incompiuto ; ma pur cosi come ci e pervenuto , e uno dei libri piii utili ■ OSSIA DEI LIMITI BELLA I'lTTURA. eCC. 169 e pill dilettevoli die s' abbia il mondo in materia di poesia e di arti. La pittura ( sotto il qual noma T autore iiitende tutte le arti rappresentative ) doveva presso i Greci imitare soltanto i corpi dotati di scpiisita bcllczza. Volevano che la nieraviglia nascesse dalla perfezione dell og- getto rapprest-ntato , non gia dalla perfetta imitazione di uii oggftto cpialurKjuc. Jjen ehbero anclie i Greci alcuni artisti clic posero il loro studio a rappresen- tare cose laide o vili, nia li piini il disprezzo o la niiseria. E pcrche il gii&to traviato di alcuni poclii non pcrvcrtisse il giudizio comune, i Tebani pioibi- rono espressamente le caricature , le quali si fanno esacerando i diietti delF oriainale ; e ffli EUanodici non perinettevano se non di rado che le statue con- cedute ai cittadiui piu illiiyiri ne imitassero i linea- nieiiti del voUo: perclie i ritratti in generale sono di necessita opere mediocri rispetto al fine die i Greci assegaavano all' arte-, cioe rispetto alia squisita bellezza. Per non rinunciare a C£uesta bellezza gli anticlii o astenevansi totalmente dal rappresentare quelle passioni che non possono manifestarsi senza pervertirla , o le temperavano in modo che qualche bellezza potcsse ancora aver luogo. Quindi non de- turparono niai le opere loro colT espressione del fu- rore e della disperazione ; i\h niai rappresentarono le Fnrie : e ridussero lo sdegno ai lineamenti della scrieia, I'angoscia a c|iielli delf afflizione ; e Tiniante ncl sagrificio d' Itigenia velo la faccia di Agamenno- ne, non gia (come dice ^Wmo ) perche avesse consu- mata ogii immagine della tristczza , nia perche vide che il dolore del padre non avrebbe potuto significarsi senza contorsioni di lineamenti contrarie alia bellezza, e quindi contraiie al supremo fine della sua arte. Ora basta applicare queste poche idee al Laocoonte , e ciascuno trovera da se medesimo per c[ual cagione lo scultoi-e nol fece in atto di gridare. L'estremo do- lore del sacerdote rapprcsentaio in tutta la sua vio- lenza, colla bocca spalancata e cogli altri contorcimenti / ]6o DEL LAOCOONTE del volto, avrebbe distrutta ogni bellezza : e quindi biso£:;n.6 clie I'artista ne mitigasse I'espressione. Qua! esso e questo Laocootite c' inspira pieta mettendoci innanzi la bellezza clie soffre '■, altrimenti ci deste- rebbe orrore : 1' aspetto dj un iminenso dolore ci strazierebbe , senza che la bellezza del paziente po- tesse cambiare questo dispiacere nel dolce senti- mento della compassione. — Tutto questo varrebbe secondo i principj dei Greci. I\Ia i moderni allargando i confini dell' arte , e al- lontanandosi dai principj e daU'escmpio degli anticlii -i sostenncro che Tarte pu6 abbracciare tutta la natura visibile , della quale poi il bello e soltanto una pic- cola parte : posero come leggi fondamentali dell' arte la icritd e Yespressione , alle qnali poi debba Tartista subordinare Iti bellezza, in quella guisa (dicono) clie la natura suole senipre sagrilicarla a' siioi iini piu alti: e concliiusero clie la veritd e V esprcssione possono di cio clie in natura e delbrme e disgustoso fare una bella produzione dell' arte. Ke tornerebbe opportuno discutere il nierito di queste dottrine, cercando a quale si debba dare la preferenza ; ma quando bene la bel- lezza lion dovesse considerarsi come la prima legge e come lo scopo preripuo delle arti rappresentstive, noa per tan to dovrebbe sempre l' artista astenersi dallo elcggere il punto estremo di uu azione. Costretto dai liniiti naturali dell' arte a rappresentare un solo mo- meiito; e dovendo fare opera da essere non solo ve- duta alia sfu2:2;ita, nia esaminata ripetutamente ed a lungo, gli e necessario di scegliere cpiel momento clie lascia piu libero il campo airimmaginazione dello spet- tatore. ]Ma tale non e mai il momento in cui un afl'etto qualunque si manifesta nel massinio suo grado; per- clie al di la non si puo progredire, al di qua si de- grada. Se Laocoonte sospira, noi possiamo imniagi- narci clie il suo dolore, capace d'aumento, lo trarra in breve a gridare*, ma s'egli gla grida, non possiamo ligurarci in lui verun niutamcnto che non ce lo renda uieuo intcrcssaute. Non possiamo so noa o sentirlo OSSIA DEI LIMITI DELLA PITTURA, ecC. l6l gemere debolmente, o vederlo giiV morto. Oltre di cio, siccome I'unico momento deirazione a lui Tarte e necessitata di liniitarsi diviene , nelle pi oduzioni del r arte stcssa, durevole e permanente; cosi Tartista non dcve mai rappresentare cosa alciina die sia es- senzialnicnte passaggicra; e perrio ncmmanco un do- loie estrcmo il quale sforzi a giidai-e; perch' esso deve di neressita o cessare o distru2;2;ere chi lo soifre. A e'er forza di vedere ncl marnio uii Laocoonte clie grida sotto la forza di im eccessivo dolore, il niomentaneo gridare di uti valoro'^o ci si cambierelihe ncl continuo piagnistco di una donna o di un liinciullo intoUerante. L' indole adunqne dell' arte e i suoi limiti e i suoi bisogni obbligavano I'arLista a raddolcire nel volto di Laocoonte Tesprcssione del dolor corpoi-ale; ma queste ragioni si potrcl^bero forse applicare alia ]ioesia? — 11 poeta ha dinanzi a se apcrto tutto il campo della perfezione, non c obblisiato, come il pittore e lo sta- luario, a darsi gran cnra dclla forma estcriore sotlo cui la perfezione diventa bcllezza. Quando VirgUio dice die Laocoonte clmnores horrcndos ad sidera tolllt, chi mai pensa alio spiacevole effetto che produrra la sua bocca aprendosi a c[uelle orride grida? Virgilio ci ha gia atlezionati a questo personag2;io per le sue doti niorali e poi per la sua liera sventuia, e 'jero noi o non cercliiamo di sapere qual fosse Testerna sna forma, o inclinianio a ligurarcela corrispondcute aMa dignua del suo animo. Poi il poeta non e stretto da alcuna necessita a concentrare il suo cpiadro dentro iin solo momento; ma puo condurci dal piimo alf ul- timo pun to di un'azione per molti gradi, ciascuno dei quali sarebbe al pittore materia di un c^uadro isolato; ma cgli in vece se ne trae con poche parole , e via precede a collegarli in uii tutto da produire bonis- simo effetto. Quello pcrtanto che nel pittore e per- manente, nel poeta e passaggiero-, e pero quand'anche fosse disdicevole ad un uomo il giidare ncU eccesso del dolore , non ccsseremmo per cpiesta passajigiera sconvenevolezza di riconoscei'C in lui un cittadino Bihl Ital. T. LXXII. II l6i DEL liAOCOONTK , pruclente , un pa,dre amoroso e infelice. La nobilta del suo animo , di cui noi 2;ia siamo persuasi, non puo essere distrutta nella nostra opinione da questo iuggevol cenno del suo gridare. Le sue grida ci fan conoscere il dolore ond' e tormentato ; ne altrimenti che dalle grida potevamo conoscerlo. Virgilio pertanto noa puo essere censurato se descrisse Laocoonte di-, A'ersaniente dalla inimagine dello scultore; perche cial- scuno fere il meglio che far potesse. secondo i mezzi e r indole della sua arte (i). Tutto questo risguarda il solo movimento della bocca: cercando poi le altre diffeienze tra la scultura e la descrizione del poeta si fecero due ipotesi; Tuna che lo statuario abbia imitato Virgilio ; Y altra che Virgilio abbia avuto il gruppo dinanzi a se da de- scrivere. Forse e j)robabilc che tutti e due abbiano attiiUo da un' altra sorgente; ma considerando per ora come provata la prima di quelle ipotesi, lo statuario avrcbbe seguito il poeta nel fare il padre ed i figli avviticchiati dai serpcnti in un solo gruppo, e nel lasciar libere dalle spire le braccia , perche in na- tura il movimento delle braccia e delle mani concorre mirabilmente ad accrescere 1' espressione del volto. Ma nel restante poi sarebbesi dilungato dalla guida in sino a qui seguitata. Perocche Virgilio fa che i (i) L'autore propone qui a se stesso la domanda: = Se questo raziocinio con cui si giustiiica Virgilio possa applicarsi anche a Sofocle che fece gridare ed urlare Er- cole e Filottete sulla scena = e risponde, che sebbene la poesia dnimmatica , perche fa sentire e vedere cio che I'epico solamente descrive, debl)a in generale attenersi alle regole della pittura , e sebbene in generale siano d'accordo gli scrittori nel dire che si debba evitare la rappresenta- zione del dolor corporate , non di meno Sofocle fece nel suo Filottete un capolavoro delFarte drammatica. Noi siamo necessitati di considerare come una digressione cio che il Lessing dice suU' artifizio di Sofocle nel Filottete ; ma lo raccomandiamo alia considerazione degli studiosi. 08$IA JDKI LIMIll DELL A. PITTURA GCC. l63 serpenti cingano di doppie spire il ventre ed il collo di Laocoonte , e che sollevino sopra il capo di lui le loro teste per addentailo : e nel gruppo in vece avviticcliiano solaniente le gambc. In cio si farebbe palese il giudizio dcllo scultore, che abbandono il poeta dov'egli come poeta e l)ellissimo, nia non po- ti'ebbe servire come esemplare all'artista ; infatti due spire a mezzo il corpo e due intorno al coUo avreb- bero coperta gran parte del corpo , e spiacevolmente akerato il restante per la pressione ed il gonliamento. Per lo contrario i serpenti attorcigliati alle gambe e alle cosce giustilirano 1' iumiobilita del personaggio , tanto tavorevole alia scuUura ; non possono produrre veruna alterazione ributtante a vedersi ; e lasciano I'intiero corpo siccome un campo su cui Tartista ha da esprimere colla conti-azione dci muscoli e dei ten- dini quel grado di dolore che nel volto non potrebbe apparire seiiza deformiia. Cosi parimente Virgilio de- scrisse il suo Laocoonte vestito degli abiti sacerdotal! , ma lo scultore in vece lo rappresento ignudo : non gia , come credettero alcuni , perche la scultura non possa mai perfettamente imitare nessuna stoffa ; ma perche 1 abito niaterialmente sovrapposto alia persona avrebbe tolto aU'aitista il campo delP espressione; e perche quaud' anche egli avesse potato imitare le stoffe con tutta perfezione , non per questo avrebbe fatta opera che pareggiasse I'imitazione del corpo UTiano. L'illusione e una dote inolto pregevole in se otessa; ma non e indifferente pero che la si faccia nascere da un oggetto piuttostoche da un altro. Cosi verrebbe a provarsi che se lo scultore imito il poeta, i!;ostrd per altio im retto discernimento ed un gusto squisito allontanandosi dal modello ogni qual voha lo esigeva Parte a cui }o doveva tradurre. Ma qualora per lo contrario si abbiacci la seconda ipo- tesi , secondo la quale il poeta avrebbe avuto di- nanzi il gruppo da descrivere , non si troverebbero facilmente i motivi delle introdotte variazioni. Certa- mente qui non piio mettersi in campo veruna neccssitd 164 DEL LAOCOONTE, di varlare ; perche le immagini scolpite dall' artista puo il poeta descriverle tutte coUe parole, e pro- ducono lo stesso efletto , salvo soltanto un giado maG:;giore o minore d'intensita. E senza nccessita, pei'che mai Virgilio avrcbbc trascurate tante eminenti bellezze del gruppo ? Perche mai non avrebbc tras- portata con piii cliiarezza ne* siioi versi rinimagine. delle tre figure lc2;ate fra loro dai serpenti ? perche avrebbe voluto far gridarc il suo eroe , anziche de- scriverlo fornito da quella niagnanima toUeianza die lo scultore gfi ha data? perche noii lo avrebbe al- meno condotto a quelle grida a poco a poco, come gli su2;gcriva il sospirare angoscioso della statu.i? per- che iu voce di qucd Laocoonte chc ncUe gambe e legato dai serpenti , e colle mr.ni si sforza di libe- raisene , avrcbl^e descritte le doppie s[)ire intorno al collo cd al ventre, sidle cpiali non jiuo fcrmarsi il pen&icro senza che ne riesca un' imQia:;ine disguslosa? Pero e moho improbabile 1' opinione di chi sostiene avere il poeta iinitato 1' artista. Da cjueste due ipotcsi e naturale il passaggio ad una consi'lerazione generale sul modo con cui V ar- tista e il poeta possono imitai'si V un V altro ; cioe o che r uno si proponga per imitazione il lavoro del- I'altro, ovvero che avendo amendue prcso a imitare lo stesso o^ireito, funo abbia toho dalf altro la ma- iiiera d' iniiiarlo. Quando il poeta o 1 artista non imita la cosa in se stessa , ma chi finiito prima di lui, egli non conserva piu alcuna originalita e si de- grada ad essere un semplice copiatore; quando piglia dair altro soltanto foggetto, conserva tutta 1-a liberta del suo genio ; egli e come se lo pigliasse dalla na- tura. Ma puo avvenire che il poeta e I artista con- siderino dai medesimo lato un oggetto comune ad amendue, sicche potrebbero nell' imitarlo trovarsi in niolte parti d'accordo senza che luno avesse punto seguito r esempio delf altro ; ed erra clii crede che ogni corrispondenza sia indizio che 1' uno dei due artisti abbia avuta dinanzi a se 1" opera dell" altro. 08SIA DEI LIMITI DELLA PITTURA eCC. 1 65 Quindi lo Spence nel Polymefls r'lesce nojoso,ebene spesso affiilira inntilmenie se medesimo e i snoi log- gitori per quel suo studio di rischiarare i monumenti coi poeti c i poeti coi monumenti , considcrando 02;ni lieve coi'iispondenza fra loro come una prova di de- liberata imitazione ; ne disrernendo pnnto i casi in cui senza perdere di2;nita il poeta puo imiiaie gli artlsti, da quelli in cui egli degraderebbe se stesso (i). Cosi an-^he il conte di Caylus e spcsse volte traviato per quella sua soliccitudine di ricondurre gli artisti alia scuola di Omero , insinuando loro la doppia imi- tazione e degli oggetti e dei modi con cui Omero stesso gli lia descritii. Nondimeno e da confessare che se qiicsta seconda specie d' imitazione degrada il poeta, non degrada pero ugualmente il pittoic; perclie nel- 1" artista ci pare molto piu diillcile T esecuzione che Tinvenzionc, ed anche perche un argomento gia co- noscinto agcvola e promo ve I'eiTctto dell' arte. Pero Aristotele dava a Protogene un buon consiglio ani- mandolo a dipiiigere le geste di Alessandro, le qnali gia erano a tutti notissime, e dovevano evidentemente passare alia piu tarda posterita. Ma per conoscere (i) Anche qui nol siamo costrettl per hrevita a passare in silenzio niolte osservazioni bellissiine die T opera dello Spence snggeri al Lessing snlla reciproca imitazione degli artisti e dci poeti, e quindi pure sui limiti della plttura e della pocsia. Cio ch' egli dice sul A'antaggio che ha il poeta di poter comporrc le sue imagini coUa mescolanza del posi- tive e del ncgativo^ sui limiti che impongono in ccrti casi air artista la rellgione, 1 costumi e la speciale destinazione di un dato lavoro ; sulF uso dei siinljoli necessario all' ar- tista, e quasi sempre di pessimo effetto nella poesia; tutto e pieno di l^ella erudizionc, tutto ridonda di considerazioni nuove e utllissimo , tutto e degno di essere mediiato. JjO stesso e da dire anche delle nioIte considerazioni ch'ei viene facendo suU'opera del conte di Caylus, delle qviali noi nella nostra analisi facciamo un cenno brevissimo e troppo ia- compiuto. l66 DEL LAOCOONII!, seniprc piu quanto siano tliversi i limiti e le possi- bilita della pittuia e della pocsia, immaginiaraoci clie le opere cli Onieio fossero perdute; crediamo noi che una serie di quadri come que Hi proposti dal conte di Caylus , per quanto fossero egregiamente eseguiti , basterebbe a darci im'esatta iciea non gia di tutto il genio di Oniero , ma anche soltanto del suo genio pittorico ? No certamente: ed e focile a diniostrar coa esempi dedotti dalT lliade e dall" Odissea , che le piu belle pitture poetiche non darebbero un bel quadro , mentre in vece dove il poeta pare meschino potrebbe trovarsi materia di bellissima pittura. A torto dunque il conte di Caylus vorrebbe stabilire la massima che il merito di un poema si debba dedurre dall' uso che ne puo far la pittura, e determinare il grado del suo merito dal numero dei quadri ch" esso puo sommini- strare all' artista. E cjuesto un errore in cui molti sono tratti dall' usanza di chiamar quadri poetici quelle descrizioni , in cui il poeta rappresenta si al vivo I'immagine da lui descritta , che la s" imprime nella nostra mente con istraordinaria chiarezza. Gli antichi assai meglio dissero fantasie quelle descrizioni , ed energia V illusione ch' esse producoao. Potrebbe aggiungersi qui che il poeta puo creare in noi questa illusione anche trattando oggetti i quali non cadono sotto i sensi , e percio interdetti al pittore; ma stando anrhe alle sole cose visibili, e da notare questa rilevantissima diffcrenza, che la pit- tura , imitando , si vale di segni ( figure e colori ) coesistenti nello spazio ; la poesia si vale di parole che sono segni succedentisi nel tempo: e come tra i segni e gli oggetti debbe trovarsi una propria ana- logia; cosi alia pittura appartengono le azioni coesi- stenti o che si sviluppano simultaneamente ndlo spa- zio , ed alia poesia in vece spettano quelle le cui parti sviluppansi 1' una dopo I'alrra nella surcessione del tempo. Ora le cose coesistenti nello spazio si di- cono rorpi; le cose che si sucredon nel tempo si dicono azioni. Quindi i corpi e le lo o qualita visibili sono 0S5IA DEI I.IMITI DELI.A PITTURA CCC. l6y ToggPtto della pittura; le azioni sono Foggelto della poesia: e se il pittore puo rapprc^entarc dolle azioni, ii puo solaiiiente per mezzo de' corpi ed in via di semplice indirazione; come il poeta non puo descri- vere dci corpi sc non per mezzo di azioni , ed in via di semplice indicazionc. La pittura poi nelle sue romposizioni dee sceglieie il momento delfazione piu fecondo ; un tal momento da cui possa intendersi e I'azione antecedente e qiiella che dee venir dopo: e la poesia deve scegliere quella qualita del corpo che ne present! Fidea piu viva dal lato in cui essa pro- ponsi di mostrarlo. Con questi principj si possono de- gnamente apprezzare e la maniera grondiosa di Omero, e quella iniieramente opposta di tanti poeti moderni i quali pretendono di gareggiar col pittore in una parte nella quale dehbono necessariamente rimanere al di sotto. E di qui ancora si fa manifesto perche Tartista non trovi materia da esercitarsi in molte bel- lissime pitture omericlie; mentre in vece dove la storia rongiunse molii bei corpi. bene atte^giati c disposti in luogo conveniente, quivi gli si apre uno spazioso campo, sebbene il poeta siasi data poclii^sima cura di descri\'ere questi corpi , i loro attej^giamenti c la loro situazione. Per formarci una cliiara idea di un oggetto csi- stente nello spazio noi siamo necessitati di conside- rare da prima separatamente ciascuna delle sue parti, di poi la relazione di queste parti fra loro , e per ultimo il tutto clie ne risulta. Mirabile e la celerita con cui queste considerazioni sono eseguite dalla no- stra mente: e questa celerita e necessaria , perche a darci lidea del tutto debbon concorrere quella delle singole sue parti e quella della relazione ch* esse hanno fra loro. Ma il poeta dovendo descrivere nella succcs- sione del tempo cio clie coesiste nello spazio , quanto piu esattamente descrive , piu va per le lunghe , sic- che non di rado quando egli arriva all' ultimo tratto noi ne abbiamo dimenticato gia il primo. Alia parola non manca la facolta di dipingere un oggetto materiale l68 DEL LAOCOONTE, in tutte le sue parti; ma alle sue pitture manca Til- lusione ( og2;etto piiucipale d' ogtii poesia ), perclie la coesistenza delle parti oude i corpi sono composti non piio rappresentaisi coi segai del discorso, i qaali sono per loro iii^tura consecutivi e non coesistenti. Quindi qiieste pitture di cose materiali possono con- cedersi al poeta so'tanto in que' rari casi nei quali egli deve ccrcare non tanto ri'.lusione quanto I'istru- zione del sue leltore. Del resto il poeta dee senipre studiarsi di renclcre consecuiivo nel tempo cio cli" e coesistcnte nello spazio, fcrmando la nostra attenzione sulle sJngole parti di un tutto col mezzo di una qual- che azionc: co&i egli non dcscrive, ma fa; non e pit- tore, nia poeta. Qncsta e la grnnde arte di Omero ; arte di cui sono ne' suoi poemi nioltissimi esempi, ma vale per tiltti lo scudo di Achille (i). Ora siccome la bellezza fisica risuha dnir armonia delle diverse parti vedute contcmporaneamente, cosi Fimitaila e proprio del pittorc il quale rappresenta cio clie coesiste; ma il poeta se ne astiene , perche uon potcndo sc non esporne gli elementi Tuno dope Taltro, sa clie r elFctto dcUa sua imitazione dovrebhe sempre esserc scarso : n' e prova la descrizione di Alcina neirAriosto, hellissima sopia quante ne siano mat state iatte , e pur tr.nto lontana dal conseguire r effetto di una pittura. Percio Omrro non descrisse la ])ellezza di Elena , come avrcl)be fatto un poeta modenio: e volendo pure in qualche maniera darcene un' idea, ricorse a tutt'altra via clie non e quella della pittura , narrando come i vecchioni di Troja al vederla giudicarono clie i Trojani ed i Greci ben avessero ragione di sostcncrc per lei cosi lunga e rovinosa guerra, per lei clie nel voltn sornigliara pcrfcttainente alle Dee imiivjitali. Dipinga il poeia il piaccre, I'in- clinazione, Tentusiasmo inspirato dalla bellezza: questa (i) Bellissime cose dice Tautore pni-agonando Parte cli Omero e di Yirgilio nella descrizione degli scudi di Achille c di Enea. OSSIA DEI LIMIT! DELL A PITTURA CCC. l6() c la sola via a Ini flata per rappresentarla'; e potra vantarsi di averla rapprescntata aiiclie meglio del pit(oic. Uii altro mezzo lia il pocta per cmular il pittore neir espressione della bellezza corporale , quello cioe di convertiila in 2;i'azia ; cli' c la bellezza stessa in movimcnto. Qucsto moviiiicnto il pittore non puo imprimerlo nclle sue figure se non pocliissimo, e con pericolo scmpre di cadcre nella ieziosita, per la per- uianenza dclle sue rapprcscntazioni: ma nella poesia cpicsta grazia e di ottinio effctto , appunto perche la parola che ci conduce da una ad un altra parte e leg- giera e luggcvole come il nuiox ersi della grazia. Per una ragione contraria poi il poeta che non puo descrivere con buon eiletto la bellezza fisi- ca , puo descrivere in vece la deformita, come fece Omero in Tersite. Appunto perche nella descrizione poetica si converte in una successione ncl tempo cio ch'e coesistenza nello spazio, appunto per questo la deformita perde gran parte della sua eflicacia ; il poeta se ne puo valere per eccitare le sensazioni miste , cioe quelle che nascono dal ridicolo e dal ter- ribile. I\Ia nella pittura in vece la permanente coe- sistenza dellc parti di che si compone la deformita produce cjuasi uno stesso elfetto del vero; quindi le sensazioni miste si ddeguano , e Y iminagine rimane soltanto djsgustosa. 11 Lessing era pervenuto a questa parte del suo lavoro, c{uando il Winkelmaun publ^lico la 5Jo7i« (/c/- r arte presso gll aiuldii. Non gli parve di dover pro- gredire piu oltre piima di averla letta; ma poi mori nel 1781 senz' avere compiuto il suo libro (i). E qucsto fu senza dubbio un grave danno alio studio dclle arti e della poesia ; non solo perche se (i) Fnroiio pero trovatl ne' suoi manoscritti alcuni fram- jnenti destinati alia seconda parte, dai cjuali apparisce che r autore avrelibe coinprese e trattate nella seconda parte quasi tutte le piii importauti quistioni di estetica. lyo DEL XAOCOONTE, Tautore avesse continuato di questo passo a batter la via per cui s'era niesso, forse faceva tale opera da non lasciare piu luogo a tante quistioni infruttuose, a tante parole indarno gittate dai critici e dagli estetlci po- steriori ; ma ben anche perche la storia del Winkel- mann avrebbe ricevuto da lui un egregio comniento. Non e co^a da noi Tristituire un confronto Ira qucsti due grandi scrittori , ma pure ci sara conceduto di attribuire al Lessing una maggiore perspicuita cosi di idee come di espressioni, una rapacita di far si intent dere anche da cpielli a cui il Wiiikelmann devc ne- cessariamente riuscire oscuro. 11 W^inkelmann mette dinanzi alio studioso un gran campo dov'egli raccolse una preziosa moltitudine di esempi da meditare; ma per soccorrere la gioventu ed avviarla fruttuosamente a questa meditazione il Lessing fu senza dubbio molto piu acconcio di lui. E da una parte la forma del suo libro , quasi vagante a modo appunto di chi passeggia senza una meta prefissa; dall' altra I'intima relazione che lega e stringe fra loro tutte le materie delle arti, gli davano facolia di abbracciare quanto mai avesse voluto. Egli ruppe sventuratamente a mezzo il suo corso considerando che il rngionare suite arti colla sola scoria di priiicipj generali e un esporsi a metier fuori dei sogni che presto o tardi poi vedonsi confu- tati dagli stessi monumenli dell arte: ma se fu lode- vole una tanta modestia e circospezione in un uomo di raziocinio si arguto e di erudizione si grande ; i posteri hanno pero a dolersi ch" egli non abbia piu ripigliato il suo libro : perche ncssuno megiio di lui poteva insegnarci a mettere sulla giusta bilancia il valore degli antichi monumenti , ed a dedurne quei generali principj che sono il sussidio dello studioso e la salvaguardia del gusto. Lo speculatore ha bisogno di chi lo preceda colla. face della storia per sollevarsi senza timoie alio stabihmento de' generali principj : ma per cogliere questi principj , per trovare nei mo- numenti che gia sussistono la ragione che li fa esser belli e lodati , e le regole fondamentali dell' arte , e OSSIA. DEI LIMITI BELLA I'lTTURA CCC. iy\ necessaria quella forza di raziocinio , e quella sicii- rezza di gusto die il Lessing possedette in grado emi- nente , cd a podii suol essei'e conceduta. Di quanto sussidio poi avi"ebbe potuto essere il liliro del Lessing a chi studia nella Storia del Win- kelmann , lo nianifeslaiio i tre ultimi capitoli del suo Discorso. Appena egli ebbc alle niani quell" opera la curiosita lo spinse a cercare innanzi tratto quelle the un uomo si grande avesse pensato intorno al gruppo de* Laocoonte ; non gia rispetto al merito ( clic gia era nota la sua opinione ) ma rispetto al tempo a cui si debba attribuirlo. Secondo il Winkel- mann questo tempo fu quello di Alessandro Magno; secondo il Lessing in vece , quello dei primi impera- tori romani : e per sostenere questa sua opinione pro- cede con una mirabile sicurezza alia fdologira inter- pretazione di cjnelle parole stesse di Plinio sulle quali il Vinkelmann fece fondamento. E mentre e intento a questa principal controversia . getta cjua e la di passaggio alcune altre osservazioni si erudite e in- gegnose , da far conoscere che il niondo possederebbc nelle opere del Winlcclmann e del Lessing un corpo compiuto di storia e di raziocinii sulle arti qnalora quest' ultimo avesse condotto a iine il suo libro. Cosi com' e esso e tuttavia una delle piu preziose scritture rlie s' abbiano in materia d' estetica ; e traducendola , il cav. Londonio fece opera utilissima e da saperglicne grado tutta la nazione. Chiunque si aceingera a leg- gere questo volume se ne trovera allettato per modo, che non sapra piu staccarsene senza esserne venuto alia fine: ne alcuno avra compiuta c]uesta lettura, che non si trovi molto piu forte di prima nel giudicare le opere dei poeti e degli artisti. Noi abbjamo gia detto che 1' intelligenza delle singole parti di questo libro deve riuscir piana e facile anche a coloro i quali forse non potran risalire alia comprensione del tutto; perdie la distinzione fra Y inlendere e il comprendere di cui parla il Bianchini rispetto alia storia , puo es- sere applicata a molti altri studi. Ora poi troviamo 172 DJSL LAOCOONTE, nel Menzel qualche cosa clie molto avviclnasl a questa nostra opiiiioiie , ove dice : Sc KlopsLock si deve con- templar iieir iiisieine , pcrche I osscrvare i siioi scritd jicl pardcolari ci stcmca ,• Lcssing all' opposto si deve sempre coiisiderarc da vicino. Spesso le sue ricerche sott.ili non ci lasciano die una debole impressione: nel leggerlo perd siamo sempre incantati dalla spiritosa , chiara e delicata espressione {]). Questa sotligliezza di ricerche giustifica le parole del di. traduttore gia ci- tate da noi nel principio di questo articolo; quelle clie il fllenzel dice intorno alF espressione del Lessing giustilica la nostra opinione e la concilia con c[uella del cav. Londonio da cui al prirao sc;uardo jiuo pa- rere discorde. Le singole jiarti poi di quest" opera racchiudono opinioni, g( neialmente parlando, si giiiste e si feconde per sc medesinie di utili applicazioni, clie bastano a preservare chi le abbia a mente dal lasciarsi piu illudcre da certe opinioni e da certe au- torita, alle quali altriinenti non avrebbe saputo re- sistere. Ed eccone un cscmpio con cui ci pare oppor- tuno di inctter fine allc nostre pai-ole. II -ilinzoni nel suo celebrato sonetto sulla morte del Salvntore, dope aver detto clie Adanio alio scuo- tersi della montagna le\o la testa, si guardo attoi'no compreso dalla mai-aviglia e dallo spavcnto , e donian- do chi fosse colui clie pendeva dalla croce, soggiunge: Come lo seppe , alia rug,osa fronte , Al crin canuto , ed alle guance smorte Colla pentita man fe' danni ed onte. A cjueste parole Ugo Foscolo scrisse il seguente com- mento: « Quanto al pensiero di tutta cjuesta terzina, » piaccia aMettori di considerare clie Adainoaveva, » con la sua colpa, reso necessario il sacrilicio ini- » menso del Figliuolo di Dio. 11 poeta presenta Ada- y> mo nell'atto in cui s' accorge di questa sua colpa (i) Trad, di G. B. P. Del Menzel noi abbiamo gia par- lato nel tomo 64.*, ottobre i83i, pag. 20. OSSIA DEI LIMITI BELLA I'lTTURA CCC. \j3 y> irreparabile ; e il sentimento ch' egli ne prova e un 5) dolor sommo e disperato. Ora domandiamo a qua- » lunque scultore , sc lo scoppio dtlla disperazjone » si possa csprJmere in tre separati movimend — -» al Clin cariulo , alia fronte ru^osa ed alle guance » smorte. » Questa domanda pno al primo aspetto parere una ra^ionevol ccnsni a ; ma si convene in un n-:ero paralo2;isiiio per chi abbia letto il Discorso del Lcssing. Poiiicimo pure clie costiii non abbia sapuLo comprendcre tutta intiera la dotirina dell aiitore do- v' cgli dice il canipo dell' artista essere la coesistenza dei coipi nello spazio , e quelle del pittore in vece la succcssione dei movimenti nel tempo ; rgli avra inteso per altro tanto die ba^rti per conoscere quanto sia irragionevole il voler gindicare una descrizione poctica coi principj della scultiua. L' arlista infiitti rispondcrebbe al severo comnicntatore, clie non so- lanienic il dispcrr.to dolore di Adamo non pno cspri- mersi in tre separati moiirnenli , ma clie ciascuno di que' niovimcnti sarebbe inrompoi labile in una produ- zionc della sua arte, pcrclie farcbbe un'immagine con- tiaria alia legge della bclle::za; un immagiue da non poter essere veduta ( se non forse alia sfuggita ) scnza produrre una disgustosa scnsazione. Qiiesto rispondc- rebbe r artista secondo i principj della sua arte; e cosi la sua risposta verrebbe non solo a condaiyiare la di- stiuzione dei tre movimenti riprovati dal Foscolo, ma sibbene a percuotere totta intiera la dcsciizione del poeta: cio clie scnza dubbio sarcbbe assurdo, e con- trario anclic al giudizio del censore. A questa suc- cessiva descrizione del Minzoni contrappose il Fo- scolo il verso di Dante: Ambo le mani per dolor mi morsi : e quelT altro del Tasso ; Ambe le labbia per furor si worse : parendogli assai piu ragionevoli que- bte descrizioni , perche consistono in un movimento solo. I\Ia si domandi a qualuncfue scultoie se la di- sperazione di Ugolino e di Lucifero possa esprimersi con ([ucsti atti , e rispoudera risolutamente clie no ; per quelle stesse ragioui per le quali ayra condannato 174 ^El. LAOCOONTE, ciascuno dei tre movimenti desciitti dal Minroni. In- stando poi sempre suUa pretesa sconvenienza di de- scrivere in una successione di movimenti lo scoppio di una grande passione, Ugo Foscolo cita qucUa bel- lissima stanza dell'Ariosto: Cerere, poi che dalla niadre Idea Tornando in fretta alia solinga valle. La dove calca la montagna etnea Al fulminato Encelado le spalle. La figlia non trovb dove V avea Lasciata, fuor d' ogni segnato calle , Fatto ch' ebbe alle guance, al petto, ai crini E agli ocelli danno , alfin svelse due pini: e soggiunge: « la enumerazione delle parli del volto y> d'Adamo spiace , e nel volto di Cerere e bella. » Pare die la stessa causa non debba produrre effetti 3) diversi. Comunque sia la differenza si sente appunto » nel paiagone. Nella frase deirAriosto le guance, » il petto , i crini e gli occhi sono come coacervati e » ristretti con il verbo ebbe fatto e la parola danni: » il che produce unita, perche non lascia tempo al » lettore di fare cnunierazioni, non cosi nel sonetto. » E noi , ammettendo in gran parte la verita di questa differenza e di questa dotfrina , dom- nuiamo ancora colle parole di Ugo Foscolo a qualurx^ue scultore se lo scoppio della disperazione di Ccre»\; si possa espri- niere in quel modo in cui la espresse TAriosto; e siamo sicuri di averne la stessa negative di prima, e sempre per le stesse ragioni: ma se quelle ragioni, ottime per la scultura, si possano poi applicare allapoesia, questo e quelle die il Foscolo non voile considerare, questo e quello die neghera con sicurezza chiunque avra letto il Discorso del Lessing. Lo scultore ripro- verebbe altresi ( sempre nei limiti della sua arte ) r immagine della Dea che spelle due pini; ma non per questo potrebbe con buona giustizia condannare il poeta. Anche Omero (dice il Lessing) fa che Mi- nerva scagli contro Marte uii macigno di tal grossezza OSSIA. DFI LIMITI DELLJk PITTURA CCC. lyS clie la forza di parecclii uomini del tempo antico aveva a stento potato strascinare cola per seg;nare il confine d'un campo: ma qual pittoie o scultore potrebbe ri- durre in immagine qiiella desciizione ? Qual dimen- siono ( domandera chiunque ab])ia lotto il Lessing ) dovra dar lo scultore alia figura di Cerere per farla capace di svellere due pini ? 0 s' egli per non fare im' iiimiagine mostruosa vorra riuipicciolire le dimen- sioni deutro i conlini del possibile e del bello, s' egli per conseguenza convcrtira i due pini in due bastoni, dove Sciranno allora la grandezza del concetto, la po- tenza straordinaria dclia Dea e Timpeto del suo dolore? questa ottava pertamo ch' e un si bel quadro poedco non potrebbe mai convertirsi in una bella produzione della scultura: e peio e un paralogismo, un assurdo lappellarsi dal poeta all'artista. come fa il Foscolo: pa- ralogismo ed assurdo in cui noc potrebbe cadere chiun- que si ricordasse di aver letto il discorso del Lessing. E il Foscolo se ne ricordava per certo ; ma non di rado si lasrio vincere da un deslderio eccessivo di essere o parer nuovo; gridando contro i facitori di rettoriche ^ amo qualche volta anch' egli di dettare precetti , di notomizzare i pensicri e le frasi degli scrittori , di appuntellare le sue dottrine con sottili distinzioni, di fare insomnia tutto quelle clie fecero e faranno sem- ])re i precettisti , i quali poi non produssero ne tutto il bene di cui si gloriarono, ne tutto il male di che molti gli lianno incolpati. A. 176 1 Poesie hibllcJie tradotte da celehri Italiani ed illustrate con note, ecc. — Milano , i833, Soc. tip., in ia.° X u giudizioso avviso del Clerc nella sua Aite cri- tica che per pronunziare con maturita di senno in-, torno gli scritti degli antichi e per rag2;iugnere con pienezza la loro mente convenga co' nostri stadj per- venire al punto di potere da noi niedesimi e senza ringombro di lingua secondarie penetrar quegli scritti fin ne' loro intimi recessi. Pcrciocrhe non rare volte avviene die le veisioni dall'uuo all" altro idioma sieno a guisa di larva la cjuale sol ci trasmette un non so che del nativo senibiante; e le interpretazioni anclie le piu felici ci dipingono bensi 1' aspetto delle cose, ma quasi da un ombra oscurato. Che se di ogni lin- gua straniera cio si potrebbe pivi o men largamente atfermare , con quanto maggior diritto affermar si deve della lingua ebiaica e delle altre oricntali, affini di essa, per T indole di sua sintassi, pel gusto delle sue frasi , per la scolta de' suoi ornamcnti e per quelle forme originali che sfuggono, direni cosi, al coatatto di o2;ni akra favclla? Malsirado cio, tanto vasta e mul- tiforme e la materia dell' umano sapere, cosi varia la iiatura degl'ingcgni e la propcnsione degli animi, che a torto si pretcnderebbe da ogni studioso una cura spe- ciale in addottrinarsi anche nella parte poliglotta e lilo- Io2;ica. Per questa cagione non chiamcremo inutili le versioni dalle linj^uc antiche ncUe volgari, e diremo anzi che nou ispiegevole frutto arrechino alia repub- blica delle lettere gli accurati traduttori , che, quanto sanno e possono il pin, ci disvelano la maesta e la bellezza dei loro originali. Or questo a buon diritto crediamo essere il pregio delle versioni che ci pon- gono sott' occhio gli editori delle Poesie bibliche che qui annunziamo-, e crcdiam pure che i medesimi ab- biano prestato un ottimo servjgio alle lettere ed agli studj di ogni colta persona , scegliendo con molto avvedimento quelle parafrasi o traduzioni metriclie roESiE BiBLiciiE ecc. 177 italiane c latlne chc assai belle fiirono giudicate dagli eruditi, o dcgae di esscie riprodotte alia luce, pel vaiito e per la cclebrita di cui uittora godono fra le molie clie uscirono dai torch!. Tuttavia i beucnicriti editori non passano sotto sdenzio i difeiti o|)|)ur le accuse clie si fanno a qucgli stessi traduttori de' quali riportano i lavori. Parlando del Mattei non ignorano essi il giudizio che sulJa veisionc del Saherio da lui esegiiita pronuncio I'au- tore delle Effenicridi lettcrane di Roma , secondo il quale il metro e la frase del Mattei e troppo mcta- staslana, 1' espressione non ben purgata , niaggiore la fantasia clie la delicatezza, tale in line la versione clie vi si braiiii la vera lingua poetica, la ricchezza e lo stde proprio della lirica poesia. Ma sanno altresi che c|»el critico imparziale e sensato rende giustizia alia erudizione del Mattei, alia sua profondita e giu- stezza ncl cogliere il vero scnio di alcuni passi dif- ficilissinii, ed alle dotte, savie e magistrali osserva- zioni che vi si Uniscono, e sanno die, nialgrado gli accennati difetti , i salmi di Davide han trovato in questo scrittore «hi gli ha veiamente intesi e chi li rese chiari e intclligibiii senza avvilirne la natia niaesta. Per le quali ragioni non daremo biasimo agli editori di essersi attcnuti alia versione del Rlattei, cpiantun- que ne tioppo religiosamente, ne senipre, dache si appigliarono pure ad altre versioni cjuando esimio sembro loro il merito di esse. AtTerniano gli editori che « nella scelta de' tradut- tori ebbero senipre niai prescnte la sentenza del Sal- vini o dell Iluet, da cui quegli confessa di averla tolta, che nel tradurre bisogn.i por niente a ti-e cose: nell'esprlmere i concetti, religione; nel rapprescntarc r espressione delle parole, tedelta; nel pio_li;ue I'aria ed il carattere dello scrittore, diligenza e sollecitu- dine». Nella versione del libro di Giobbe ravvisa- rono essi questo doii piu nel Pvczzano che nel Ceruti o mllo Zampieri, ed al Pvezzano si aitennero. Pvis^pctio al Cantico de caiidcl, gli editori haa creduto « miglior Bibl. Itcd. T. LXXil. 12 1^8 rOESlE BIBLICHE partito di dar prima il volgar.'zzamcuto di Evasio Leone con pressoclie tutte le note ; poi la Sidami- tide deir Ercolani , che dee essere annoverato fra i pill ele2;anti verseggiatori Se-iuoiiO i canti dei Profeti, i quali ebbero alcuni valenti tradiittori , come sono 1' abate Ilario Casarotti, il P. Gian Fran- cesco Manzoni cd Evasio Leone. II Casarotti volga- rizzo con molta rohustezza e gravita non poclii capi d'Isaia, di Ez(chiello, di Gioele, di Micliea, di Nauni, di Abacuc; e tanto nelle terzine qiianto nelle ottave ha saputo vestire con uira forte e ben coloiita elo- cuzione le aldssime imma^ini e gli arcani concetti dei Profeti Qiianto a' Treni di Geremia, ci cre- demmo in dovere (cosi gli editori) di non tralasciare la versione del P. Gian Francesco Manzoni , perclie ne palesa , secondo il Pvidibi , italjananiente il vero senso del lamentoso santo Poeta Pure per far ine«lio conoscere le patetiche querele di Geremia , vi aggiugnemmo e la versione e le erudite note di Evasio Leone. » Avendo gli editori divisato di giovare con cjnesta scelta di Poesie bibliche alia gioventu studiosa si delle profane e si delle ecclesiasticlie lettcre, lian pure ago^iimte quelle versioni o parafrasi latine niediante le quali possano i giovani con sommo frutto cserci- tarsi ncUa lingua del Lazio. Fra queste interpreta- zioni metriche esposte in latino primeggiano i due lavori del padre Vavasseur del la compagnia di Gesti e di Giorgio Bucanano , 1 uno sul libio di Giobbe e 1' altro intorno i Salmi. La Parafrasi del Vavasseur o piuttosto, come si csprime egli niedesimo, la Me- tafrasi poetica del libro di Giobbe e il lavoro piti de- gno di esser Ictto fra i varj composti da quel dotto gesuiia, perciocclie, come atlerma M. Simon (^tom. i, letlre XXVI), egli fu gian maestro in poesia, e mol- tissima cura avea posio nello studio degli antichi poeti latini e degli altri scrittori della beila latinita. Qiianto al Bucanano, niolti sono persuasi anche oggidi, cli'egli sia il principe de' poeti latini del secolo decimosesto. II piu lodevole lavoro della sua penna e appunto la TUVDOTTE DA. CELEBHI ITALIA^NI. 17^ Parafrasi latina dei Salmi ch' egli fcce in prigione ill un monastcro di Portogallo , siccome cgli mcde- sinio racconta nella sua vita. Qiiesta paratrasi e ri[)u- tata abhasLinza I'edele , per quanto esscilo potea ri- dotta a iiieiro, e assal t'elice qiiaiito alia vei silicazione , della quale e somniamcnte notahile la varieui. Si sarebbe biainaio, pei- vero dire, die il iraduttore avesse meglio soiiuito 1 annonia clie il caprl( cio di una quasi strana fecondita ncUa variatissiiDa specie de' suoi versi. Gli editori seppero corredare questa raccolta di Poesie bil)liche con aualoghi ragionamcnti. 11 piimo e intorno la Sacra poesia degli Ebrei, tratto dalTopeia cosi jntitolata di Pvoberto Lovvth, dottore di Oxford, poi vescovo di cpiella citta, e per ultimo di Londra. Questo dottissimo inglese e lo stesso che eccito il Kennlrott suo colleoa nell" Univcrsita di Oxford a raccoglicre le varianti de' nianoscritti ebraici. Giovanni Davide Micliadis, direttore dell Accademia di Gottinga, pubblico due edizioni delf accennata opera del Lovvili De Sacra poesi Hebrceovuni , e Parriccln di note curiose ed iniportanii, nel qual Livoro moUo si giovo dell'ara- bo idioma, che non si conosceva dall'autore britanuo. Or di sillatta opera ban procurato gli editori di dare un sunio nelle prefazioni poste in fronte ai varj poe- r.ii de' saci'i vati ; con tali piefazioni va congiunta la dotiissima ed clocpiente prefazioiie di monsignor Bos- suet dettata in latino e in cjuesta raccolta esposta neir italiana favella. Ma del Lovvth si arrecano pure interi ragioiianienti, siccome il preliminare suUa sacra poesia degli Ebrei, al quale fu agginnto un Discorso sidla Poesia sacra de! cardinalc Boisgelin, arcivescovo di Tours, e siccome ancora il lagionamento sulla Poesia profedca e qiiello iniorno 1 Elegia degli Ebrei. Nel clie dobbiamo saper buon giado agli editori, perciocclie prinn fra i tipograti italiani fanno gustare nelf italiana favella la nuova e insieme profonda erudizione di que' due chiarissimi ingegni, il Lowth ed il Michaelis. Nessuno, a dir vero, meglio di loro ha saputo innoltrarsi nella filologia e nella esteiica degli Ebrei: secondo il loro sciitnuento, nel tcslo chraico csistono l8o POESIE BinLICIIE pezzi considerevoli e intcri libri non solo scritti con tiitto il faoco e con tiitta la vivacita dello spiiiio poctico, non solo aniniati da ardite figure, da imma- gini e allegorie le pin brillanti, da una snblimita mara- vJgliosa di pensieri insieme e di esiiressioni, ma altiesi vincolati da numeri e da qualche metro, cpiantun- que non se ne possa determinare la natura e le leggi " in maniera positiva. Nel che noi dobbiamo ammirare, oltre la squisita eriidizione , anclie il canto gindizio di que' due sciittori. Pei'ciocclie non sapremmo facil- mente adottare I'opinione di alcuni critici, i c|uali credono di ravvisare per entro alle poesie del testo sacro anclie la misura dei versi , le cadenze e le rime; giacche se Giuseppe e Filone dissero che i versi della Cantica sono trimetri , pcntametri esame- tri y il dissero per ragione di un semplice confronto, ma senza intendervi alcun clie di somigliante ai versi de' Greci e de' Latini. E S. Girolamo pur disse otti- mamente che il Salterio solo puo tenerci luogo di tutti i pezzi lirici de' profani; ma cpiell' ammirabile dolcezza e sublimita , che altemativamente domina nei salmi e ne* cantici sacri non c' insegnano in verun modo quale ne sia la versificazione. II Lovvth e il Michaclis ci dimostrano di pin, come ne sacri libri agevolmente si distinguano tutte le specie de' poemi, a risei'va dell'epico, e cjnindi c' indirr.no e idillj ed ele2;ie ed odi e lavori didattici e morali ed anche una specie di dramnii, quali si dicono essere il libro di Giobbe e il cahtico di Salomone ; e tuttocio ri- guaido alia natura della poetica composizione , non all indole del metro: e ci fanno insieme gustare cpianto r ebi'aica poesia s' innalzi sopi a cpiella de' profani au- tori. Giova poi il liflettere che le nostre parole ca- dono suir antico canto de' proleti e degli altri inspi- rati an tori, non suU' arte del verseggiare che oggidi ' ha vigore presso i Giudei. Non ignorasi che gli at- tuali lor caruii sono rimati, e che ammettono ben anche la distinzione delle lunghe e delle brevi. Ma un tal genere di poesia che fii tolto a prestanza , parte dagli Arabi. parte tlai Greci e dai Latini, non TUADOTTE DV CELEBUI TTALIVNI. l8l si e introdotto fra loio se non dopo la decadenza dclla lingua ebraiea, o sia dopo T ultima dispersione e la ruiua di Gerusalemine. 11 rabhino A])arl)aacl non put) a mono c2;!i stesso di convenire con noi; e ce nc adida il Guarini in quel suo estcso capo sulla rccente poesia dc' Giudei. IMa favellando dcU'antica, invano si g;ridcrcbi)e , non doveisi attcndere nn grande sviluppo dcUo spirito urnano da un popolo die fu lungo tempo nella schiavitu e sotto il giogo degli Egizj, e poscia errante per inabitati e squallidi de- sert!; da un popolo che non mai apparve sensibile alle doicczze cd allc lusinglie dclla parola, che anzi non mai pose pcnsiero a rammorbidiie la sua lingua, la quale povera di radici , d inflessioni e di modi , sterile di liasi e di concetti seinbra appena suQicJente ad esprimere i bisogni della vita: pertanio essere perduta fatica il voler supporre ed investigare opere eloquenti, poetiche, armoniose in una lingua di tale nntura. Ripetiamo che invano si griderebbe in silTatti termini , quasi rimanesse ignoto clie i sacri poeti dcgli Ebrei furono da superiore virtu inspirati, e die essi soli con tutta verita po'sono alTermare di se medcsimi : Est Dens in nobis, agitante calescimiis illo; e quasi che al confronto dci graiadi scrittori di Atene e di Homa mal poti ebbe reggcre lo stile foite , maestoso , patetico , di figure e d imniagini ricchissi- nio, dal (juale e tutta adorna la poesia delle antiche divine Scritture. Laoude a sillatta poesia noi siamo d' avviso che spcrialmente appiicar si debbano le A'ive e no])ili espressioni del Boisgelin nella citata dissertazione, ove chiama pin sublime ancor di tutte le altre hi poesia sacra: vei'gine, diro cosi, a noi di- scesa dal cielo che seinbra ne canti nostri risalire alia sua patrict celeste. Comincia ella ad intonar qnaggiu quel cantico immortale , che dee poi nelT cterno sos- giorno continuar senza fine; e doll umile italic che il tempo sottopone a' nostri sguurdi , ammaestra I occliio delL uomo a soUevarsi fiuo alia volta dc ciell. B. a iSa PARTE IT. SCIENZE ED ARTI MECCANICIIE. DelV indole e del fattori delV inciviliincnto con esempio del sua risorgimento in Italia, di G. D. Eomagnosi. ■ — 3Iilano , 1802 , presso la Socictd degli editori degli Annali universali delle scienze e dell' industria, in 8.° Prezzo lire 1. — Vcdi il tomo 69.°, febbrajo lS33 , pag. i85 di questo Giornale. PARTE SEGONDA. Del risorgimento delf incidlimenlo italiano. T **. . . . J.J incivilimento e la grand' arte con cui I uomo associato al suo simile e sussidiato dalla natura giunge a siibordi- nare il corso degli avvenimenti alio scopo del consorzio umano. La religione, T agricoltura, il governo^ la concor- reaza e 1' opinione sono i niezzi od i fattori per cui esso progredisce sotto la spinta di due moviiDcnti , Tuno dina- rnico e 1' altro organico. Accidentale iiella sua origine per- che dipeiide dal concorso fortuito di niille circostaaze;, unico nel fatto perclie le memorie della storia concorroiio ad av- valorare la presuiizione ciie una sola volta siasi attuaia la perfettil)ilita uniana , V incivilimento , come ogni altr' arte ci )iresenta da un lato le sue vicende, la serie de' suoi tentativi ora felici , ora deiusi, dall' altro la tendenza a raggiungere un lipo di perfezione ideaie, Queste due vedute costituiscono gli assnnti della storia lilosoiica e della dot- triiia della civilta. Nella prima parte dell' opera il Roina- gnosi ha preso a svolgere la dottrina della civilta ossia le idee norniali sul perfezionamento della societa, e non ha parlato della storia filosofica clie in relazione al suo sog- getto ; nel!a seconda in vece esamina una delle parti piu importanti della storia dell' incivilimento analizzando il fenonieno del risorgimento della civilta italiana. Cosi ogli dope di avere mostrati in astratto i caratlcri della civilta, niM. ixnoLF, E Dj"i fvttori ccc. i83 le sue fiuizioni ;, il pvocedimeiito per cui progredisce , le vnrie sue trasmissioiii , ollVe nn esenjpio del modo per cui operano i fattori della civilta nel ricliiamare uiio stato alia, vita civile quando sono tolti gli ostacoli contrarj , rijjatte ijuindi col fatto V errore del ricorso delle nazioiiL e ricoti- ferma il sistenia clie coiisidera rinclvilimento couie un'arte dat'va. Capo I. Delia forma del regime romano in relazlone alia civile cquita. — Risale ai tempi di Augusto Tautore per mostrare le cause dalle quali nacque e per le quali riniase supersiite I'addentellato die congiunge la rigenerazione ita- liana colT inciviliiiiemo antico di Koina. II governo ordinato da Augnsto i'u una monarcliia temperata : i poteri die lo iDodcravano eraiio 1' O[)iiiione pul^blica gia educata dai di- hattimenti nelle popolari discussiotii ; i diritti del senato che governava le provincie iiiterue aveva una cassa pro- pria e ratiflcava le elezioni degl' imperatori ; tinalmente tutio il corpo della nohilta poteute per riccliezze, per ca- riclie e per nunierose torme di scliiavi. Ne si deve credere col Gibbon die assoluto fosse il reggimento isiituito da Augusto, perclie la forz'arraata dipendeva interauiente da- gP imjieratori. Se bastano per caratterizzare la monarcliia temperata al dire di IMontesquieu i privilegi dei nobili e delle citta ; se si riguarda come temperato il governo in- glese menlre tutta T amministrazione civile e militare e aHidata al re ■, tale a niiglior diritto si dovra considerare il governo degP imperatori romani moderate dalP opiaione pubblica, dal corpo intermedio della nobilta e dai poteri del senato. — II diritto civile e T amministrazione niuni- cipale sono le due isiituzioni di cui devest tener ma-'oior conto scorrendo la storia da Augusto a Costantino in re- lazione all' inci\'iliiiiento italiano. L' ammiuistrazione inuni- cipale rimasta iilesa sotto la potenza non sospettosa dei Goti , dei Longobardi , dei Frandii e dei Germani fu uno degli elementi principali della rigenerazione italiana. Quanto al diritto civile esso trovo sotto gl' imperatori romani cir- costanze favorevoli die non pote\'ano sussistere ne sotto r aniecedente policrazia troppo renitente o tro|)po ai»;itata, ne sotto Tautocrazia snsscguente inclinata al predominio. Le leggi civili abbracciano le cinqne proprieta, la personale, la reale, la morale, la famigliare e la sociale, e cosiituiscono rordinamento fondamentale ed indispensabile, a fronte del 184 dell' indole e dki fattori quale gli orilini stessi dcUo stato sono uii bene secoiiclfirio: percio colla conservazlone del diritto romano, essendosi trasniesso 1' antico ordine civile , fu niantenuto uno dei punti piix rilevanti da cui parti il nuovo niovimento della rigenerazione. Capo II. Jieghne ontocratico susseguente. — Nei tre secoli die SLiccedono ad An^usto la monarchia romana va len- tamente trasformandosi in nn' asiatica autocrazia. Diocle- ziano colla sua lontananza da Roma affievolisce la forza centrale di questa citta ^ Massimiano sacrifica a' suoi dise- gni i personaggi piii illnstri del senator altri disastrosi avve- ninienti concorrono a rovesciare rantieo governo; e fiiialinente Costantino compie V opera iniziata da' suoi predecei^sori. Le innovazioiil autocratiche da Ini condotte a compimento si l-iducono ai segoenti capi : k I. La prerogativa imperiale » spogliata del consiglio , dell' influenza e delle tradiziooi >; del senate romano. e concentrata nel palazzo. II. II co- » mando supremo diviso fra due August! in prima linea e >/ due Cesari in seconda linea con comando di armate e pre- » rogative supreme. III. La traslazione deila sede dell' im- » pero da Roma a Costaniinopoli , con la perdita ]3er T Italia >i della superiorita e dei beneficj fino allora goduti. IV. II j; sisteina niilitare sconvolto le arrai poste in mano /; anche di barbarl die sempre contentar non si potevano >/ con largizioni e con una devastante licenza si rivolge- » vano quiodi contro gli abitanti. V. Gli ordini civili ed » amministrativi sovvertiti e convertiti in una catena di >i servili uilizj. \'I. I municipali ridotti ad una respcnsabi- » lita finanziera personale a' suoi amminlstratori coi loro » possedimcnti vincolati eternamente al fisco. VII. II si- ;/ Sterna delle imposte senza freno e 02;ni giorno reso viep- j/ piu gravoso. VIII. L' industria ed il coiumercio angu- >/ stiati alia piii insensata e vincolata condizione sia col >t ridurre i mestieri a caste ereditarie, sia con insensate >/ tassazionl dei loro prodotti. n Un' altra mutazione die a queste aggiunse Costantino contribui a riassicurare il suo potere introducendo un nuovo ordine di cose. Dal- 1' una parte un' aniministrazione opprimente le provincie; I'esercito non piii coscritto sniia sola nazione; il supremo potere congiunto ai vetusti ma vani titoli della repubblica e adorno della piu fastosa e sovercliiante niagnificenza. Dair altra parte novcUi credenti II Cristianesinio ebbe dell'ixcivilimf.nto. i85 losto la prevalenza soil' nntica religione na/ionale e nv- vnlorato da cjuegli editti clie trovansi registrati nel codice Teoilosiano fiiii col distrnjigerla. Frattanto le nnove cre- denze riuscirono provvidissimo mezzo d' incivilimento. " !•" Col separare il sacerdozio dall' impero j a." col pro- jiagarc una religione di pace , di equita , di fratellanza " aenerale, di carita die naturalnienle si collegava coUe >i leggi anteriori romane; 3.° colT elevare e rinforzare la >> gernrcliia sacerdotale , la quale necessariamente sotten- " trava col suo regime airaaterlore sacerdozio in guisa " distinta e moralmente indipendente dalle politiche vi- " ceiide. >' Capo III. DeJle prime nordlche dominazioni. — Odoacre trova r Italia disarmata e se ne impadronisce. Teodorlco discaccia Odoacre, coaserva le leggi romane ed i municipj, protegge il clero cattolico, tollerando in pari tempo le altre crcdenze, e congiunge gli animi delle due nazioni^ pareggiando il trattamento dei Goti a quelle dei Romani. Sopravvengono altri Goti, indi i Longobardi. Questi fer- inano a niez7o il corso delle loro conquisie, si ammolli- scono in una jjace inopportuna , sono quindi perfidameiite insidiati in Italia e soggiogati dai Franclii. Si sogliono ac- cagionare le nordiche dominazioni del decadimento della coltnra in Italia: il Romagnosi smentisce quest' opinione volgare mostrando die la coltura era gia precedentcmente intaccata ne' suoi tre rami mentale , morale ed industriale. II sistema di gravezze e di oppressione contro i' agricol- tura e le arti introdotto da Diocleziano, la mancanza di sicurezza nelle comunicazioni interne, e soprattutto un potere malefico sorto sotto il regime autocratico clie forte della protezione dei principi predicava I'odio e I'ignoranza contro il sapere degli antlclii . avevano gia violentemente scosso r incivilimento romano , e quasi dissipato il deposito dell'antica sajiienza, interrotta la catena della tradizione. Gli Eruli , i Goti, i Longobardi non mossero mai gnerra alia civiltk italiana , die anzi per essi fu sottratta alia forza distruggitrice dell' autocrazia, e ne fu perfino miglio- rata la parte economica e la politica. Le circostanze die mantennero le radici dell' italica ci- vllta iniziata , e ne associarono 1' azione al sussegucnte ordine di cose sotto i Longobardi furono le seguenti : '• i.° La conservazione dei coinuni colla loro economica l86 dell' INDOLE E DEI FATTORI »> aramlnlstrazioiie; a." una liberta religiosa perseverante n die fini con una credenza unica predominante ; 3.° la t> conservazione del roinano Diritto per gT Italian!; 4.° la >i pubblicUa de' gindizj collegiali con assessor! votanti na- »> zional! ; 5.° la intercessione del clero forrnante parte » del popolo tanto verso i doin!nalori per moderare Tain- " minislraz!one , quanto verso il popolo per tener viva la " tradizione ed i lu.iu necessarj pel bisogni del tempo i ■ » 6." la conservazione delle arti , del mestieri , delle mi- >' sure, delle nionete, del coinmercio e delle profession! » compatibili colla condizione del tempi e ricliieste dai bl- >> sognl e dagli usl inieressanti. " FrA i vaniaggl die derivarono dalle dominazioni nordidie v' ba quello die la maggior parte dell' Italia sotto i Lon- gobardl si spoglio della fiaccliezza , della servilita ^ della corruzlone forzata in cui giaceva , contrasse vigore, lealta ed integrita, e comuiiico a' suoi conqiiistatori coltura , dolcezza ed ordine sociale. Sotlo 1' Impero successivo di Carlo Magno T Italia ebbe un re proprio, assemblee pro- prie, leggi proprie ; t'arono partecipl i vescovi dell' in- fluenza dei primati , ed 11 pontilicato romano acquisto un asceadente sulla nazione. In conseguenza di tali innova- zioni rimnse migliorata la condizione degl' Italiani , ed 11 potere della conquista piii non gravito su di essi nel modo compatto e dissociato die era state in pratica sotto 1 Lon- gobardi. Comincio quindl ad appalesarsl la forza del uiu- nlcipj die fu 11 principio motore dell' italica rigenerazione. Per le concesslonl dei primati e dei princlpl , e per la polltica dl Ottone dl dividere i potent! crebbe la forza del comuni , e posta in azione dalle invasion! degl! Un- garl e dei Saracen! preparo gl! avvenimentl del secolo XII. Capo IV. Richiamo delle cngioni del risorto incivilimento italiano. Municipj nei secoli X , XI e XII. ■ — ■ La religione fit il centro dl tuttl i fattori della civilta nei primordj della vita civile. Retrocedendo la civilta nel medio evo, la religione rimase ancora 11 punto centrale delle tradizioni e delle abltudini scampate alle devastazioni della greca autocrazia. Cosi si puo dire die il Cristianesimo fu il pal- ladio della civilta europea durante 11 medio evo. La dl- struzione dei doiiiinj greco-longoiiardo e francese, e l' ele- vazione contemporane.a dei municipj sono gli avvenimentl che diedero spinta alia nuova rigenerazione ;, le instituzioni t DELL IXCIVILIJIENTO. lOJ e le nljitiKliiii superstiti costituiroao I'atldentellato su di ciii r incivi!imeiito italiano fa ristabilito. Nel risorgere (jnasi dal nocciolo cli lui iaciviliinento soflFocato la nuova civilta prose nnovo asjietto , e lasciando le ei-oiclie iin- ])rese , le foi-ti passioni, le gare cavalleresclie vesti le Ibniie della matiirita e della ragione. Lo studio del Di- ritto romaiio sostennto colP intervento del clero nei giu- dizj civili, la formazione degli Statuti, finalinente la iotta dei papi colT iiupero sono le priiicipali cagioni die gio- varono ai progress! della coltiua ed alia difesa della ci- vilta italiana. Capo V. Frocediniento politico. — I conquistatori avevano dlviso il govenio delle diverse parti delT italico territorio , e tendevano a conservare 1* indipendenza iadividuale , fjiiinili la divisione politica e ad accrescere il loro domiiiio politico sui viati. All' opposto i coaqnistati volevaiio la conservazione dei loro possessi , delle loro leggt, della loro religiotie, e tcntavano di acquistare la giiarentigia della proprieta piivilegiata. Per qnesto antagonisaio la potenza coiiipatta della cotiqnista veane stritolata, e la forza dei coaqnistati si accrebbe si col vigore morale e niilltare niiovauieate infaso, e si colla protezione derivata da na clero potente. I coaqnistati furoao daaqae natural- niente abilitati a spiegare na' euergia priaia sovercliiata , ed i iimaicipj poterono iniziare la loro emaacipazioae. Pero quaatnaque il loataao doiniaio germanico agevolasse 1' emaacipazioae ; la poteaza dei coaiuai, derivaado piitt- tosto dalla riaiozioae degli ostacoli die da naa forza po— sitiva fa precaria e passaggiera. I privilegiati inipoteati associaadosi da naa parte coi delegati iaiperiali o con altri poteati dell' Italia , dall'altra procacciaadosi amici, clieati e cariclie nel seno istesso de' manicipj coagiuraroao contro la forma politica e contro la forza do' aiunicipj stcssi. Ne seguirooo le discordie iatestiae e le guerre alle quali fu posto fine collo stabilimento delle sigaorie. la questo fratteaipo la coltura iatellettuale si svikippo con ua mo- vimeato libero ed energico, e coll'impronta di uaa origi- nalita nazioaale : le lettere prima chiuse nei monasteri e nelle cliiese passarono nelle mani dei laici, e furono co- muai a tutti ; ed i dotti esuli della Grecia , quaatunque noa comunicassero uaa nuova spiata agli studj giovaroao ad essi , ripristiaaado nella loro integrita gli scrittori greci gia priiTia conosciuti. lOO DELL INDOLE E DEI FATTORI Capo VI. Come riguardare si dcbba lo stahilimento delle cosi dette Dlitatwe italiane. Loro effetu nei secoU XIII , XIV e XV. ■ — L' oi'diiie politico nello svilupparsi suole precedere il perfezionamento morale ed economico : nella storia dell' Italia dal XIII al XIV secolo in vece noii tro- viaiuo stabilito il potere politico, nientre la parte morale emancipata da uii' assorbeate autorita e 1' economica pre- parata ne' suoi poteri progredivano rapidamente. Col con— froato degli anticlii Romani il Romagnosi addita le cagioni di questo fenomeno storico : n II popolo romano antico » ( sono le sue parole ) contro gli ottimati dovette a bel u bello partecipare al potere politico per indi ottenere )t leggi civili. GT Italiani muaicipj per lo contrario ebbero J/ le leggi civili prima di possedeve in proprio il potere >y politico. Nei Romani col potere politico fii ordinato 11 » movimento del corpo. Nei mnnicipj le ajjitudini del » corpo precedettero il potere direttivo del cervello. Questo >i potere per altro del corpo fti piii mosso da un istinto }i di liberta c'le con norme precohosciute di ragione. Le il italiche citta non ebbero ne un senate, ne comizj di )i possidenti come Roma, i quali uniti, o da se potessero V dirigere il sociale movimento. Esse poi nacquero con » un piii forte nemico cbe dovettero combattere, e che >i non poterono mai stabilmente soggiogare. Chi potrebbe " paragonare 1 patrizj romani coi feudatarj e col clero >i del medio evo? I primi erano parte integrante ed in- » divisibile di Roiiia. Essi vivevano , possedevano ed am- » ministravano nei di lei seno : essi non avevano uomlni >' e castella per ivi ricoverarsi come le fiere nei loro » antri, e di la sbucare per assalire i deboll. La sede u del patrizj era Roma^ la loro forza era il popolo ; la y> loro difesa era la citta. Qual era all' opposto la posi- » z.ione delle citta italiche verso i feudatarj ? Se si tro- « vavano fuori del seno della citta , essi erano ricettatori " di ladri e di bandlti : se poi vivevano nella citta , essi » poi erano insidiatori della comune liberta. La modera- >/ zione stessa e la liberaliia di costoro divenivano peri- >i colose perche conciHava loro credito e confidenza. >> II bisogno imperioso della sicnrezza si interna che esterna obbligo le citta italiche ad iinpor fine alia lotta fra gli ottimati ed il popolo coll' isiituzione dei podesta modellaia suU'esempio di quella dei consoli romani. Ma anclie qni dell' INCIVILIMENTO. loQ il potere iloi feutlatarj , il sacerdozio tlistinto tlall' ordina- niento j.oliiico , la prevalenza della classe degl" intUistriosi e dei commercianti poscro nuove dill'erenze fra le pode- sterie dei mniiicipj moderni e la niagistratiira delT antica Roma. Pero il ivgime dei podesta non riesci contrario alia causa deir incivilimento, dovendo ess! favoi'iie gl' iiitcrcssi del popolo e lottaie contro i suoi nemici per conservare il potere di cui erano rivestiti. Ai podesta succedettero le signorie , ed ancora continuo a SLissistere la siessa iinperfezione nei tre rami dell' inci- vilimento, la mancanza di lui potere politico abbastanza forte per proteggere quell' ordine civile cli' era coniandato cd insegnato dalle leggi. Qnindi contemporanco alia per- fidia , ai delitti , ai tradimenti clie ci presenta la storia delle signorie italiane trovianio sviliippato nn perfeziona- mento morale ed economico che vigorosamente combatteva contro la politica barbaric di quel tempo. Capo VII. Ordine inverso delL' italica ristaurazione . — ■ Continna I' autore il confronto fra I' antica Roma e le citta italiane espnnendo V ordine inverso dcW italica restau- razione in rapporto alia parte politica dell' incivilimento. Come 1' agricoltnra fu il fondamento dello stato economico , cosi la possidenza lerritoriale fii il punto d' appoggio del potere politico presso i Romani. Per lo contrario i municipj italiani incominciarono dal ramo indnstriale e commerciale per giungere al territoriale : fnrono quindi costretti di ab- bandonare la professione delle armi alle trnppe merce- narie, ed i signori approfittarono di qnesta necessita per afForzare la lore propria potcnza contro la llberta nazio- nale. Ne derivo 1' impossibilita di ordinare in Italia il po- tere politico, r uso dei condottieri d' armi ed il feno- meno storico di \'edere combattute da piccoli eserciti di iiiercenarj le guerre di una nazione ricca e popolosa. Ad onta dei disordini delle guerre e delle vicende dei governanti il ramo economico e 1' iuLellettnale progredirono sotto le signorie italiane. La coltura protetta dai grandi iioriva ritornando alia loro integrita le produzioni di una civilta antecedente f, T industria ed il commercio lasciati a se progredivano sotto g!i eccitamenti della libera concor- renza. Qui il Romagnosi delineando in brevi cenni la storia della giurisprudenza italiana la rivendica dall' ingiusto disprezzo con cui venae rigiiardata da alcuai stranieri , e igO DELL INDOLE E DEI FATTOHI raostra la lienefica influenza del Diritto rornano sul per- fezionamento econoniico delle citta italiane. Capo VIII. Incwilimento europeo consociato. SecoU XVI ^ XVII e XVIII. — Gli Stati europei clie aei secoli di mezzo sorsero dai rottami delT iinpero romano , benclie fra loro indipendenti e di genio diverse, per una quasi contempo- ranea f'ortuna in Francia , in Ispagna , in Ingliilterra ed in Gerniania si consolidarono in grandi monarchie. Dopo frequenti e disastrose guerre si trovarono in comunica- zione ed in una scambievole soggezione e rlvalita;, furono percio obbligate ad un' assiduita , ad una moderazione , ad una provvidenza di regime, la quale per una riazione suir interuo dovette provocare e far progredire Tagricol- tura , le art! , il commercio , le scienze e le leggi. In questo luogo 1' autore accenna la naturale opportunita delle vaste associazioni e delf opera dei grandi poteri neir economia suprema delf incivilimento ; niostra P asso- luto bisogno della sapienza ragionata civile nell' epoca di un' alta civiltk , e fa vedere i vantaggi del commercio esterno quando sia opportunamente prodotto dal progresso spontaneo e naturale dello stato sociale. Applicando poi i suoi principj alia storia d' Europa nei secoli XVI , XVII , XVIII trova neir incivilimento europeo T opera piia grande della natura a vantaggio deU'umanita. Lo sviluppo del nuovo incivilimento dissipa in gran parte T impressione dolorosa die reca la memoria dei mali a cui soggiacque T Italia. Col commercio rapito, coUa caduta di Firenze , collo spoglia- mento del regno di Napoli contro al legittimo regnante nel secolo XVI, colle lunghe guerre combattute nelT italico ter- ritorioi collo stabilimento delle nuove dominazioni^ gP Ita- lian! non possono a fronte dello splendore immenso delle lettere e delle arti dissimulare die gravissimi danni ne ven- nero alia loro prosperita ed all' incivilimento loro. Capo IX. Appareccliio della scienza sociale — In questo ultiino capo 1' autore insiste di nuovo sulT idea gia esposta nel corso delF opera di connettere nella scienza sociale i dettati della giurisprudenza filosofica a quell! dell' economia polltica. Scorre poi rapidamente la storia della scienza sociale, e con pochi tocchi veramente uiagistrali ne afFerra I'andamento, e mostra la tendenza delU scuola italiana verso i principj da lui stabiliti. Massima e la difficolta della scienza della cosa pubblica. /< In primo luogo la DEH, INCIVILIMEXTO. I91 " scienza della cosa sociale e un ramo ilclla filosofia die " comprenJe tatta la scienza delT uomo interiore accom- " P'Tg'i^tfi dalle notizie delle esigenze social! dei Inoglii e " dei tempi, e clio seinbra andar coatro all' egoismo na- " turale uuiano. Nell' andameato qnesta scienza riesce la » pill tarda, la piii complicata e la piu difficile di tiUte » anclie in vista dell" eta degli Stati die pare cangiare " r '022;P't0- 111 secondo lnoa;o questa scienza intende es- » senzialmente di niostrare come fra le genti si ottiene " mediante F ordinameato e T amministrazioiie, la pace, " la potenza e la sicnrezza , lo die esige la moderazione >> e Tequita. Ora a quest' opera osta il private predominio II deir avarizia e delP ambizione come e noto , e pero » coiivieiie ad ogni niinuto passo, ad ogiii dogma soste- " nere i coinbattiinenti della forza dello parole, delle rai- / gliore ed uti impulso atto a piii sollecitamente progre- >> dire. » Non sarh forse discaro al lettore di conoscere qiial opera venisse coronata dall'Ateneo parigino nel mentre die pubblicavasi in Imlia il lavoro del Romagnosi. II breve discorso deiravvocato Franklin col titolo De la civilisation, ses lacunes et sts abus riporto il preniio deU'Ate- neo. Nelle prime pagine I'antore francese coincide col Ro- magnosi e con Gnizot nell' idea di unire la coltura alia sod- disfacente convivenza nel concetto deirincivilimento. Scorre l^oscia rapidamente la storia degli antichi Romani del me- dio evo e deir Europa moderna notando gli avvenimenti piu luininosi relallvaniente ai progress! della civilta. I danni arrecati alle scienze ed alle lettere dalla rivoluzlone del- r89, r irreiigione , 1' egoismo insaziabile che va diffbnden- dosi nelia nazione , 1' agricoltura danneggiata dal sistema industriale sono i somnii capi ai quali egli ridnce le lacune e gli abusi che trovansi nella civilta francese. — Da questi jioclii cenni si puo rilevare clie il discorso del sig. Franklin non soddisfa punto al quesito proposto dall' Ateneo che ricliiedeva, come avverte il Romagnosi, la determinazione dello stato normale dell' incivilimento e 1' applicazione di esso alio stato attiiale della Francia. Come di fatto giudi- care di una cosa qiialunque senza prima fissarne il mo- dello ideale ? Come poi gladicare 1' incivilimento di una nazione senza determinarne statisticamente le condizioni ? Due problem! doveva sciogliere il sig. Franklin ^ I' uno di- rebbesi quasi di diritto, Taltro di fatto: dal confronto del tipo normale collo stato di fatto sarebbero risultati gli abnsi e le lacune della civilta francese ed i niezzi di pro- nioverla. Delineando una storia dei progress! dello spirito umano r autore francese non ha fatto che dilungarsi iniitilmente dal suo soggetto : ma vediamo com' abbia egli trattato I'ar- goniento da lui sosiituito al tema del discorso. II fonda- uiento delle sue teorie sulla storia e una distinzione fra le qualitd morali e le irUelleituali dell' uomo. Le qualita morali si alterano ad ogn! istante, non sono suscettive di pro- gresso e non esprimono che il carattere moraentaneo di ogn! generazione. Le qualiut intellettucdi sono un deposito alBdato all' uman genere che ogni generazione deve arric- ehire , e si trasmettono colla tradizione ; i loro prodotti 196 dell' indole E DEI FATTORl abbracciano le scienze, le arti e la religione (pag. 11 e 46). La distinzione fra le qualita morali e le intellettuali appog- giata alia trasmissibilita dei loro prodotti non e nuova co- me seiiibra voglia crederlo I'autore, e puo leggersi alia .pag. i5a, vol. I delU Fisiologia del sistenia nervoso di Georget. Ma cio die piu riieva, questa distinzione e snientita dai fatti: I' iuiitazioiie, gli nsi , le abitudini pu- rameiite morali che si trasmcttono fra le genti provano die le qualita morali sono suscettive di un' influenza tra- dizionale come lo sono le opinion! scientifiche. Lo stesso esempio della religione annoverata fra i prodotti delle qua- lita intellettuali doveva rendere avvertito il sig. Franklin del suo errore. Cio non basta. Devesi agginngere cli' egli non ba saputo nemmeno rimaner coerente a' proprj prin- cipj. Nell' inciviliniento romano, secondo T autore, la vir- lu, il valore , i sentimenti patriotici progredirono sempre iino air epoca della corruzione ; nell' incivilimento moderno la barbaric, I'egoismo, i disordini soclali si propagarono dal medio evo lino a noi , sempre piu attenuati dai pro- dotti delle qualita intellettuali. Potevasi dare una mentita pill solenne al principlo che le qualita morali non sono trasmissibili? Altro errore dal sig. Franklin riprodotto e il pregiudizio die la riccliezza sia I'origine della corru- zione degli Stati ( pag. 6 ). Come si puo provare che il miglior ben essere di pochi grandi o anche di un popolo sia incompatibile colla virtu sociale ? Antifilosofica e pure r opinione per cui egli pretende die Famore smodato delle ricchezze e delle distinzioni sia il vizio radicale della mo- deraa clvilta (pag. 63). Dove appoggiare un sistema so- ciale se non al motore unico delle azioni umane ? L' amore delle ricdiezze e delle distinzioni, in una parola 1' amor proprio non e ne una virtii, ne un vizio; ma e una ten- deiiza irresistibile che la sola direzione rende dannosa o giovevole. Questo e un breve saggio della filosofia dell' autore fran- cese. L' esattezza con cui egli riferisce i fatti storici non cede al rigore logico de' suqi ragionamenti j, fa discendere il popolo romano da una mano di ladri , ripetendo la fa- vola di Tito Livio non creduta nemmeno dallo stesso latino scrittore : dimentico della contigua civilta etrusca crede die il Lazio ai tempi di Romolo fosse ricoperto dalla piu fiera barbaric (pag. 4): esagera i guasti recati dalle nordiche DELL INCIVILIMENTO. IC)7 invasioni ( pag. 17), e non sa I'iconoscere la vera cagione <1el decadimento della civilta: adotta ciecamente 1' errove volf!;are die nel medio evo siansi rigenerati i costiimi per mezzo di una fusione unica del costumi del vincitori con fjuelli dei vinti ( pag. 18): attribuisce alle spedizioni del crociati il primo risvegliamento della civilta earopea, nien- tre ognuno sa clie Amalfi , Gaeta , Venezia erano gia ric- clie, potenti e ordinate ad uii reggimento di vita civile inolto tempo prima: crede die la poesia ed i primi mo- vimenti dei mondo intellettuale cominciassero coi trovatori dopo le guerre dei crociati (pag. 29—80), ed anche qui semhra aver ignorato che sei secoli prima Attila aveva i suoi trovatori , e la Svezia i snoi scaldi al segiiito delle armate. Noi non abbiamo enumeratl tutti gli errori clie trovansi nel breve discorso dei sig. Franklin. Ma bastera quanto abbiamo detto, poiclie sarebbe inutile per ogni rapporto il continuare I'esame di 11 n' opera di cui non ci saremmo mai occupati se il iibro del Romagnosi e gli atti dell' Ateneo parigino non le avessero data un' importanza fittizia. Traiasciamo anclie il confronto dell' opera francese coll' itaiiana e perclie esse sono troppo disuguali , e per- clie vogliamo credere die lo stato della civile fiiosofia in Francia non si debba desumere ne dalle decisionl del— I'Ateneo , ne dal discorso dell' avvocato Franklin. G. r. 198 Mernorie della Rcale Accademia dellc scienze di To- rino. Tom. XXXV , di pag. xxxvJ e 402 per la prima parte: 260 per la scconda. Tom. XXXVI, di pag. {xLViii) Lir e 3 12 per la prima parte: 276 per la seconda. — Torino^ i33i, 1882, dalla Stamperia Heale , in 4.°, con tavole litografiche. G ! TOllIXO. 201 e degli ospedali trovossl causa principallssima della grando mortalita cui soggiacevano ne' tempi andati. Del passaggio dei fluidi alio stato di solidi organ'ci, ossia della forniazione dei tessuti vegetabili ed aniniali dei vasi e del ruore , del prof. Luigi Rolando. — Ecco un sunto delle conclusioni con cui ha termine questa Memoria. Alcuni dementi riconosciuti atti a formare sostanze or- ganiclie cominciano a prendere la forma globulare. I glo- bettini forniano pellicole o tessuti globulari , in cui di ne- cessita vi esistono vani o vasellini atti a trasportare gli umori. Si dispongono i globettini anche in areolette 1' ac- cozzamento delle quali da luogo a vasellini ed a reticelle, che unite ai vani lasciati da' vasellini, presentano il tessuto spugnoso. Il dividersi delle grosse estremita delle arterie e delle vene in numerosi vasellini ad un punto , dimostra come qnesti possano continuarsi con vasi piu sottili, e for- mare diversi tessuti o strati vascolari. Con queste nozioni si possono splegare i procedimenti che danno origine a nuove membrane , e le formazioni di tessuti ( cuticola , ugne , ecc. ) a cui piii tardi si possono negare le piii distinte proprieta organiche. Risulta che il tessuto cellulare puo trovarsi in semplice stato globulo- areo-vascolare ed iniine presentare queste disposizioni unite a tessuti di vasi molto piii manifesti , che si vedono sotto forma di reticelle , e di piccole estremita arteriose e ve- nose. Che le arterie e le A'ene primieramente si manife- stano sotto forma di tronchi composti di reticelle allnngate, e poscia si trasformano in rami arterlosi o venosi. Che se un sottilissimo strato globulare si trasforma in una reticella vascolare , ima semplice maglia di questa puo trasformarsi in due orecchiette , e in ventricolo sinistro e destro, e questi in quella si risolvono. Che per non aver avuto idea di queste tessiture , non si e potuio conoscere la disposi- zione degli elementi che formano gli altri organici tessuti. Note sur quelques fomiules exposees dans le Memoire sur le prohleme de la perturbation des planetes public dans le volume XXXIII, par le chev. Cysa de Gresy. — Si dimostra in questa nota come certe formole del signor Poisson che esprimono le variazioni del raggio vettore , e della longi- tudine dovuta all' azione immediata della forza perturba- trice , si deducano agevolmente da quelle dall'autore pub- blicate nel citato volume XXXIII delle Memorie dell' Ac- cademia di Torino. 202 MEMOniE DELL V R. ACCADEMIA Addition a la note de M. Plana. Tamo XXXri. Notizia storica intorno ai lavori della classe di scienze fi- siche e matematiche dal 1 8 3 o a tutto il 1 8 3 1 ^ scritta dal cav. prof. G. Carena . segretario di essa classe. Elogio storico delV Accademico G. B. Balbis , scritto dal- V accademico avi^ocato Luigi Colla. Ved. Bibl. Ital. torn. 61.*^ marzo i83i, pag. 408. Essai geognostique dans les deux vallees voisines de Stura et de VLnay , par Ange Sismonda. — Le montagne tra le quail si stende la valle della Stura sono quasi tutte calcari; la calcaria evvi pero alternata con altre rocce quali sono il grovacco o, in sua vece, le fiUadi. La tessitura, la na- tura , e massime la maniera del succedersi di tali rocce diverse , segnatamente rispetto al grovacco , fanno cono- scere com' esse appartengano a' terreni di transizione , co- munque non vi si sieno ancora trovati i fossili distintivi di questa maniera di terreni. In una montagna , delta Ber- gemoletto , che incontrasi a sinistra risalendo la valle, evvi aperta una galleria per la escavazione del piombo solforato , argentifero , nella quale il sig. Sismonda trovo il carbonato di piombo cristalUzzato. \Jn ramo della valle conduce ai bagni di Vinadio , ed e percio delta Falle de' hagni ; sem- bra scavata in un terreno primitivo , come e dimostrato dalla natura delle rocce (gneis, graniti, scliisti micacei ecc), e dalla forte inclinazione di quelle che sono stratificate. Essa valle e chiusa dalle montagne dette di Corborant, clie sembrano appai'tenere a due formazioni ben diverse. Tuna Nettuniana , 1' altra Plutoniana ; nelle loro rocce T autore trovo copiosa la lormalina. Memoire sur deux nouveaux sels doubles d' argent et de fer , par le prof. Lavini. — II prof. Lavini descrisse altra volta (V. Bibl. Ital. tom. 62.% giugno i83i, p. 3^9) un solfato doppio d'argento e di ferro (in cui trovo il ferro alio stato di tritossido), e si propose di esaminar quel sale che nasce al decomporre il nitrato d'argento col protosolfato di ferro, affine di paragonarlo al precedente. Esegui di fatto questa ricerca nel modo clie segue. Divise in due porzioni una soluzione di nitrato d' argento ben neutro , e verso nel- r una soluzione di protosolfato, nell' altra soluzione di tri- tosolfato di ferro ; V argento metallico che fa com par sa usando il protosolfato dopo alcun tempo scomparve. II sale DELLE PCIENZK DI TORINO. 20,> doppjo ottenuto dal protosolfato fu trovato cUfFerIre da quello esaminato precedentemente, per esserne basico il solfato dl argento , cioe niunito di tal quantita d" acido solforico che e la meta di quella che spetta al solfato d"" argento ordi- nario , e perche il numero d' atomi d' argento alia condi- zion di solfato , rlspetto a ciascun atomo di ferro , e in esso la meta di quel che fosse nel sale sovra enunciate. 11 sale ottenuto dal tritosolfato non differisce da quello dato dal protosolfato se non se per la proporzion diversa de' sali component! , die nel primo e di 7 e nel secondo di 9 atomi di sale a base d' argento per ciascun atomo di sale a base di ferro. Analyse de Veau de Saint-Genis dans le but particulier de determiner la proportion de I'iode , par le prof. Lavini. — L' autore ha trovato che una libbra medicinale della cele- brata acqua minerale di S. Geneslo ( luogo vicino a Chi- vasso , 4 leghe all'est di Torino) contiene un po' piu che 14 grani di sostanze solide , in cui I'ioduro di sodio non entra che per ^fioo di grano. Gli altri component! princi- pali ne sono il cloruro di sodio , il sottocarbonato di soda, il carbonato di calce , il solfato di soda ; per poca parte v'entrano la silice , 1' ossido di ferro , 1' allumina. Quanto alle sostanze gasose fu trovato che un litro d' acqua ne diede 42 centimetri cubi, coinposti come segue: ig,5 gas acido carbonico, 5 gas idrogeno solforato, 17,0 gas azoto. Menioire sur quelques ossemens fossiles trouves en Piemont, par le prof. Borson. Ved. Bibl. Ital. tom. 65.°, marzo i832, pag. 404. Memoire sur le developpement des temics du cinquieme ordre qui font partie du coefficient de la grande inegalite de Jupi- ter et Saturne , par M. Plana. — L'autore della Meccanica celeste esponendo nel VI liljio le formole delle perturba- zioni planetarie dipendenti da* quadrati e dalle potenze su- perior! delle ecceiitrlcita e delle inclinazion! dell' orbite , ha soppresso tutti ! calcoli intermedj che conducono ai coefficient! de' divers! termini risultanti dallo sviluppo di certa funzioue. La determinazione di que' fra tal! coeffi- cient! per cu! conviens! aver riguardo a' termini della quinta dimensione relativamente alle eccentricita ed all' incHna- zione delle due orbite , e in singolar modo lunga. E poi- che lo sviluppo della suddetta funzione , proprio com' egli e a perfezionare la determinazione teovica del coefficiente 204 iraMORIE DELL\ R. ACCADE>n\ della grande ineguaglianza di Giove e Satunio , si rende importantissimo, cosi il celebre Bnrkardt si adopro ad ese- guirlo. II sig. Plana anch'esso voile pi-ovarsi alia determi- nazione de" suddetti coefficienti di piii difficile ricerca , ed ebbe la soddisfazione di giungere co' suoi calcoli a' mede- simi coefficienti che sono espressi nella Meccanica celeste, salve alcune differenze relative ad alcuni coefficienti nu-, merici assoluti, che dipendono dal quadrato della tangente deir inclinazione mutua delle due orbite. lUustrationes rarionim stirpium horti botanici R. Univ. Tau- rin. auctore prof. Josepho Moris. — Ecco quali sono le rare sjiecie coltivate nell' orto botanlco torinese (la piu parte iiscite da semi giunti da lontane regioni) clie nel suddetto scritto si trovano distesamente descritte con corredo di opportune annotazioni e di figure : Passiflora pallidiflora , Silene compacta , Sida atro -purpurea , Gouania integrifolia , Artemisia afra, Barleria Jiexacantha , Trigojiella hrachycarpa, Melampodiuni humile , Pavonia rosea, Poa chilensis. liecherches chimiques sur les alterations de la bile extraite du cadavre d'une femine qui etait affectee de manie , par le prof. Lavini. — Questa bile annunciava di essere d'afFatto strana composizione al suo odore fetido ammoniacale, e al contenere copia di granelli neri , aA'Volti di nerastra pol- Aere. Fu trovata differire dalla bile sana per essere prov- Veduta di pocliissim' acqua , ed esser priva di allumina e picromele ; inoltre per recar sospesi de' grani di materia rcsinosa , insieme a polvere carbonosa, e per andar fornita di sottocarbonato d' ammoniaca , non che di materia ani- male giallo-verdastra, la quale per esser fetida rendeva la bile anch' essa fetente. Quelques observations sur le gissement des trachytes en ge- neral et du trachyte des monts Euganeens en particulier, par M. da Rio. — Poiche il sig. Brongniart parlando nel suo Quadro de' terreni che compongono la corteccia del globo ( Parigi 1829) de' terreni trachitici , e cercando 1' epoca geognostica di loro origine , trae principalmente le norme dalle trachiti de' monti Euganei , cosi il sig. da Rio, geo- logo avvezzo a perlustrare i monti suddetti, ne prese oc- casione a stendere lo scritto annunziato per rettificare in esso alcune cose dal naturalista francese asserite. E in primo luogo poiche questi nel trattar delle trachiti parla di versamento , dimostra il da Rio che se baiiaosi buone DELLE BCIENZE DI TOHlNO. ac5 ragioni per reputar la trachlte qual roccia che soUevossi dal seno della terra, scjuarciando gli strati formanti la sua crosta esteriore , noii se ne Iiamio di parimente buone per dire ch' ella si sia versata , coprendo per conseguenza gli strati suddetti. II Brongniart parla inoltre di evidente so- vrapposizione della trachite al calcare rossastro de' monti Eiiganei , e particolariiiente a quello di Arqua. Ora il da Rio gia fin dal 1810 in una Menioria inserita nel tonio XV degli Atti della Societa Italiana ha dimostrato che il cal- care non niai sottosta alia trachite, nia vi giace dappresso. La qual osservazione rlpetutasi poscia dal de Buch fu causa che da Ini , e da molt'altri che lo seguirono, si riguardasse la trachite , conforme alle precedenti considerazioni , non come stata difl'usa , ma liensi come stata soUevata. Memoire siir la force elastique de la vapeur du mercure a differentes temperatures, par M. le chev. Avogndro. — E noto il grado deU'ebollizione del mercurio, ossia la temperatura nella quale la forza elastica del vapore del mercurio e uguale alia pressioue dell' aria atmosferica ; ma era ignoto qual fosse il progresso della forza elastica del vapore dello stesso metallo ad altre temperatitre , o superiori od infe- riori al grado di sua eboliizione , cioe a 36o° C. II qual progresso importando a conoscersi il sig. Avogadro istitui esperienze intese a determinarlo , che formano soggetto di parte della sua Memoria , e per le quali ottenne misui-a della suddetta tensione dai 23o° a 3oo° C. Quindi per col- legare gli ottenitti risultanienti fra loro applico ad essi le diverse formole, o puramente empiriche o in parte dipen- denti da idee teoriclie , con le quali si e tentato di rap- presentare Tandamento delie tension] de*" vapori dell'acqua, e di alcuni altri liquidi a diverse temperature. La formola prescelta e 1' empirica di Laplace (]\Iec. eel. lib. X, cap. I), da lui adoprata per rappresentare le osservazioni di Dakoa suUe tensioni del vapor acqueo ; e in seguito , con uso piii rigoroso , dal Biot alio stesso ufiicio impiegata nel suo Trattato di lisica. II sig. Avogadro trova che una tal for- mola , di cui determino secondo il caso i coeilicienti co- stanti , non solo e propria a rappresentare tutte le ten- sioni del vapore di mercurio osservate dai 200° lino ai 360% cioe sino all" eboliizione , ina anche tutte le osservazioni conosciute rispetto all" csistenza ed agli etfetti sensibili di questo vapore J a temperature meno elevate discendendo U06 MEMOKIE DEtL\ K. ACCAUEMl.V CCC. sino a quella del ghiaccio in atto di fondersi. Qulndi se ne servi a calcolare una tavola delle tensioni del vapore del mercurlo di lo in lo gradi , dalla temperatura di ioo% di sopra della quale comincia a presentare frazioni di mil- limetri un po' sensibili , sino a 36o° temperatura deU'ebol- lizione, la qual tavola, che compie la Memoria, dice po- tersi riguardare come il risultato finale del complesso delle sue osservazioni. Memoria per servire alia storia naturale di una specie di cecidomia che vive su gV iperici , del prof. G. Geii^. V. Bibl. Ital. torn. 68.% dicembre i83a, pag. 38o. Sa^sJ^io chimico-medico sulla presenza simultanea del prus- siato di ferro , e di una materia zucchenna in una partico- lare varieta di orina umana , del prof. G. L. Cantic. — La presenza dell'acido prussico nell' orina ixmana, sotto mor- bosa condizione dell' economia animale , venne gia annun- ciata dal Brugnatelli, son quarant'anni e piiii ed i signori Mojon e Julia-Fontenelle v' hanno dimostrato jiochi anni sono quella del prussiato di ferro. A nessuno pero avvenne come al prof. Cantu di riscontrare in un' orina morbosa la simultanea presenza del prussiato di ferro, e della ma- teria zucclierina, analoga a quella che si riscontra nell' orina degli affetti da diabete melato. Tale orina avea colore az- zurro, come voleva la presenza del prussiato di ferro, ed era resa da una ragazza di circa 8 anni, la quale non si lagnava d'alcun incomodo di salute, ad eccezione di qual- che leggiero dolore colico , che si faceva talvolta sentire alia regione epigastrica prima che si eccitassero la volonta e il bisogno di orinare. Riflette il prof Cantii che la ge- nerazione dell' acido prussico possa essere nell' economia animale piii frequente che non si e finora creduto , ma che pero stante la presenza d' alcune basi capaci di neu- tralizzarlo, e di paralizzarne le qualita deletere , rare sieno le circostanze in cui quest' effetto diventi causa di gravi disordini. Vien quindl esponendo 1' oplnione , non discorde da quella di altri medici, che 1' acido prussico abbia parte nella generazione del Cholera morbus. Osservazioni intorno alia tlliguerta o caliscertula di Cetti ( Lacerta tiliguerta Gm. ) , del prof. G. Gene. Ved. Bibl. Ital. torn. 68.°, dicembre i83a, pag. 379. Addition aii Menioire dt M. Plana. I 207 Sop! a il slsteina liiifntico del rettili , ricerche zootomi- che dl Bartolomeo Panizza P. O. dl notomia umana nelV /. R. Un'uersild di Pavia. Vol. uidco in fol. con sei tavole incise in rame. — Pavia, i833, dalla tipografia Bizzoni. J 1 sig. professore Panizza Jopo avere illnstrata ed am- pliata ill moke parti la storia del sisteiiia llnfatico dell'uorao, dei quadrupedi e degli uccelli colle sue Osservazioni An- tropo-zootomico-fisiologiche (*), fedele alia promessa clie quivi ci aveva tatta, lia reso ora di puliblica ragione il frutto delle sue immense ricerche sul sistema linfatico dei rettili nell'opera die annunziamo, e clie puo meritamente essere riguardata siccome una compita nionograiia di esso sistema in c(uesta estesa classe di animali. L'apparato linfatico fu dal sig. professore investigato nelle specie dei quattro ordini dei rettili clie rappresentano il tipo deirordine cui appartengono, e che quasi toccano agli estremi per il volume del corpo. Sono esse la testug- gine, un individuo della quale era del peso di settanta libbre metriche, il coccodrillo ed il ramarro, il boa ed il colubro, la salamandra e la rana. In tiitte Tabbondanza dei vasi a questo sistema spettanti, e I'ampiezza dei ricet- tacoli ai quali come a centre comune si unisce la maggior parte degli stessi vasi, sono argomeuto di meraviglia e di meditazione. Quest' abbondanza e tale clie in genere sover- cliia la misura d'ogni altro sistema organico, e se si guar- dino alcuni organi dopo 1' injezione di qualche sottile ma- teria che siasi efFettuata nei linfatici, sembrano d'essl pu- ramente tessuti. A tanta lore dovizia e bene rispondente Tampiezza del serbatojo centrale, ossia della grande ci- sterna, il cui diametro in molte specie eccede quello dello stesso tubo intestinale. — Ne d'altro canto men grave sog- getto di conteinplazione ce TofFre la distribuzione loro, la quale ben lungi d' essere equabile per ogni dove, non si scorge neppure accomodata agli usi cui si credono ordi- nati gli stessi vasi. La maggior copia di essi in generale si osserva nel tubo gastroenterico e negli ovidutti; la mi- nore nel fegato e per alcune specie anclie nella milza; e (') Vfdi Bibl. Ital. t. 69, diccmbre i83o, pag. 28. 2C8 RICERCHE ZOOTOMICHE. tra quest! due estrerai tengono il mezzo i polmoni, 11 citore, le ovaje ed i testicoli. Cio riguardo ai visceri, ma rispetto alia superficle del corpo ed alle membra, pub dirsi giu- stamente che ne penurino a paragone di quegli. Del tubo intestinale poi la parte piii ricca ne e costantemente la posteriore, vale a dire il retto e la cloaca, e nel coccodrillo e nella rana tale ricchezza va scemando verso I'estremita anterior e del medesimo tubo, sicche nello stomaco per molto tratto non ci fu maniera di riconoscere la presenza del linfatici. Ne solamente nel coccodrillo e nella rana, ma nel ramarro e nella salamandra questo vlscere ne scar- seggia sifFattamente che appena ne paleso qualche vestigio. Ora se e vero che questo apparato di vasi, uno ed iden- tico in tutta I'estensioue sua, e destinato aU'assorbiinento dei materiali che servir debbono alia nutrizione, come mai la copia di quelli ne' varj organ! non e sempre proporzio- nata airabbondanza di quest! ? Perche tanta larghezza di linfatici negll ovidntti, nella cloaca e nel retto'' D'altronde se r officio della milza e quello d'una ghiandola linfatica, come si pretese da Hewson, e recentemente da Gmelin, Tiedemann e Fohmann; se il fegato esso pure contribuisce a tale officio, perche in animal! che sono priv! di ghiandole linfatiche propriamente dette questo sistema di vasi non si adana in que! due organ!, anzi perche ne sono quest!, in alcune specie almeno, tanto scars! a confronto di altr!? A ch! vede piii innanz! di no! in questo tenebroso subbietto, confidiamo di buon grado lo scioglimento di tali difficolta. Quasi tutt! ! linfatici derivant! da! divers! organ! e dalle different! parti si concentrano o nella cisterna o ne! dutt! toracici, che ne costituiscono due appendici. II quale con- centramento e dall'autore opportunamente indicato come unaprova, oltre a taiu'altre, che queste vasche non sono un prodotto della injezione, secondo che potrebbe far so- spettare la sorprendente ampiezza loro, ma naturalmente sussistono. Dai dutt! toracici poi Tumore viene versato nelle vene in vicinanza al cuore per piccolissirae fenditure munite di valvole che ne impediscono il reflusso, e molto acconce a moderarne il versamento in guisa che serb! una giusta proporzione col sangue. Abljiamo detto clie ! linfatici si riuniscono quasi tuttl nella cisterna o nel dutt! toracici ; imperocche alcuni realmente non pervengono a quest! central! serbatoj , ma pm presto mettono capo la alcune vescicole, doiide una SOrnV IL SI-rTEMV LIM'.VIICO DEI Kn'TILT. 2l() VPnnccia riceve rninore e lo trasniette in una vena secou- daria. Di (jueste vescicole clie sono una clelle importaiiti stopcrte facte dairaiifore sino dal 1829 (1), iucll appresso nei ri'ilili, ae esistono qnattro nelle rane, clue clelle quali alia reij;ioiie superiore tlella pelvi, e cine sotto la scapola; nei colul)ri, iiel ramaiTO e nel coccoclrillo, clue solauieiite e sono le pelviaue; e ne inancano afFatto le testuggini e le salamandre o non si viclero in CjUeste. Neiraniaiale vi- A'eate tali vescichette godoiio d' un moviinento di sistole e diastole die non e isocrono con cjuello del cuore ne con (juello dei po'moni, che si mantiene per alcun tempo dopo ral)olizione del respiro e della circolazione, e clie e inereate e jjioprio alle stesse vescicole, come ha dimostfato con moltiplicati esperimenti il sig. professore Panizza , dal cjnale per clo furono denominate vcscidiette piilsanti. Nei momeuio della diastole esse trovansi in opportniiita di accogliere il liquido clie loro trasmettono parecclii linfatici, o diretta- mente lacisterna, e per la sistole spingono lo stesso umore nella venuccia clie direttamente lo versa nelPalveo del san- gue. E tale e 1' assettamento di queste parti che il fluido dalla vescicola non puo piii retrocedere nei linfatici, ne dalla venuccia nella vescicola. — Per tanto le vie di comu- nicazione tra il sistema linfatico e il venoso nelle testuggini c nelle salamandre sono cjuelle solamente che esistono in vicinanza al cuore ^ nel coccodrillo, nel ramarro e nei co- luhri (|ueste stesse e le altre mediante le vescichette pelviane colle veue crurali o coUe caudali; e nelle rane, oltre le meuzionate, quelle altre due che si rinvengono tra le ve- scichette sotcoscapolari e le vene succlavie. Del resto nes- sun'altra comunicazione ne tra i vasi niaggiori apparte- nenti ai due sistemi, ne tra i vasi secondarj, ne tra* ca- pillari. — Queste vescicole lianno semhianza d'un corpic- ciuolo cinericcio semi-elittico o tondeggiante, cli vario dia- metro secondo la grandezza deiranimale, e che e d' un millimetro circa nella rana e giunge lino a ventinove in lunghezza nel boa e a sette in largiiezza:, le pareti polpose e d'aspetto gelatinoso semi-diafane; talche vi si scorge per entro 1" umore che e ordinariamente limpido , e talvolta (t) V. la sua opera clie ha per titolo Osservazioiii aiuropo- zootoiidco-fisiolo iche a pag. 65 e 8 1 , e la tav. ix , fig. 2 e 3 annct>$a alia stessa opera. — Bibl. Ital. touio 60.°, pag. a8. Dibl Ml T. LXXII. 14 21 0 RlCEUClIi; ^OOTOillGlIf, leggiermente rossiguo. Cosa notabile si e clie in geiiere tali vesclcliette liaaiio ricetto in paru molto adatte a jjreinu- nirle dalle esterne lesioni, e ne' serpeiiti soiio anzi a qnesto scopo assettate le ossa corrlspondemi alia radice della coda. Ora roOicio di qnesti cor|3i e desso pni'ameate meccanico o d'uii ordine piii elevato, vogliaui dire animale'f' Si ri- stringe a (|nello di ricevere dai linfatici Fumore che tras- portatio e di spingerlo nel sistenia sanguigno , oppure Si' estende eziandio a c|ueIlo piii rilevante di conferire alio stesso nniore uii maggior gi-ado di perfezlone, di renderlo plu assirailabile airoi-ganismo, di aniinalizzarlo ? Sono essi insomnia paragonabili semplicemente al cuore o piuttosto alia gliiandole :■ Quest' ultima opinione senihra in vero la pill probal^ile, dacclie il sig. professore Panizza ha dimo- strato fino all'evidenza nella menzionata sua opera, che nei poppauti non esiste comunicazione tra il sistema linfatico e il venose, oltre le centrali in vicinanza al cnofe, se non per mezzo delle ghiandole linfaticlie^ ed acquista nnovo valore se si rifletta che questo mezzo d' inipnlsione non sarebbe stato necessario perche ia linfa passasse nelle vene secondarie, come non lo e per il suo passaggio nei tronchi venosi centrali. Ma questo punto di fisiologia e troppo grave per essere deciso dietro semplici argomenti di analogia, e merita che si procacci di chiarlrlo con prove sperimentali. Air accurata descrizione del sistema linfatico nei detti anlmali dei qnattro ordini di rettili succede neil' opei'a die annunziamo un lungo capitolo nel quale sono riunite molte belle considerazioui anatomico-fisiologiche , e venti- late niolte questioni che sorgevano dalTesame dei fatti pre- messi. Vorremmo per intiero riterirle, persuasi di fare cosa grade vole al lettore, se i confini del nostro Giornale lo consentissero; come avremmo voluto cbtl'onderci in quello che risguarda alia parte zootomica dell' opera, se 1' indole del soggetto 1' avesse comportato senza olibligarci a trascor- rere oltre i limiti d' un articolo. Pero saremo contenti di jjorgere appena un cenno delle cose che vengono quivi con ampio corredo di ragionamenti discusse. L' importanza del sistenia linfatico e V indipendenza sua dal venoso , e il primo punto clie dall' autore si pigha ad esaminare. A tale scopo dimostra per molte e varie spe- rienze non esservi comunicazione tra i due sistemi, fuori delle acccnnate , neppure in quelle parti in cui 1" abbon- tlanza dei vasi all' iino e all' altro spettanti piio dirsi SOPnV ir. SI-TKM\ MXIATICO DEI RFTTILI. 211 j)i-oi1igiosa ; e quindi oppoi-tunauiente avverte come la copia tlei liiifatici e l" ainplezza ilei centrali ser));itoj siano cosi prevaleiiti a quelle delle vene , per bastare da se stessi air ollicio dell* assorhimento seiiza il concorso di qneste. — Qniiici passa ad investigare la ragione de' fi-eqnenti e nu- iiu'i-osi inti-ecciauienti clie si foi'mano da qn(^l sisteiufV di A'asi nei rettili , e la snppoiie coiisistei'e nel bisogno die il flnido faccia in essi Innga dimora per subire quel gvado ill elaborazione clie la niancaiiza di apposite giiiandole reii- ilcr deve in qiiesti animali assai leata ; al qual uopo e pure d' avviso clie efticaceiueate coniribuisca il difetto di valvole , siccome quelle die favor iscono il moto progressive dello stesso fluido. Ma tale elaborazione sendjra essere esclusivameiite confidata ai rami niinori , in quella guisa clie dai minori vasi del sisterna sanguigno dipendono so- prattntto gli atti dell'assimilazione ad esso spettanti, ed i niaggiori pajono unicamente ordinati airofrieio di tubi idrau- lici. Eppero si rendeva in vece necessario clie ne*' grandi ricettacoli linfatici opposte condizioni concorressero ad age- volare il movimento del fluido ivi raccolto. Le quali con- dizioni principalmente si ravvisano dal nostro autore in cio , clie i grossi troncbi arteriosi non solaraente sono ri- cinti dalle pareti della cisterna e dei dutti toracici , sic- clie vi pajano contenuti , ma sono anclie obljligati alle pa- reti stesse pir fili cellulosi clie partono a inodo di raggi dalla piegatura clie li ricinge, e vanno ad inserirsi sul- r interna superlicie della parete linfaticn ^ ond' e clie le ])u!sazioni delle arterie sono propagate alia cisterna e ai dutti toracici , e il moto viene opportuiiamente impresso air u 111 ore. Abbiaino fatto menzione fin da principio della sorpre.n- dente abbondanza dei linfatici nei rettili. A qual line, do- iiianda il jirof. Panizza , la natura ne fii cosi liljerale verso (|uesti animali a paragone di altri die nella mole li superano d" assai , come il cavallo , il bue ecc. '. Siccome questo fatto da luogo a moke coagetture , cosi, soggiunge egli , verro esponendone le piii probaljili , senza per altro tacere le dlflicolta die le contrastano. — L'iiitensita della vita organica nei rettili, la grande lentezza negli atti della assimilnzioiie , e quindi la necessita d"" una lunga dimora dei matoriali a questa tiesignati, entro queir apparato die ne costituisce lo strumento principale , sono argomenti die danno qualclic nigiouc circa l' estensione enorme die 212 KICERCIIE ZOOTOMICIIE CCC. ha il sisteina linfatico in questa classe cli Jjruti. Ad essi s' aggiimgoiio e rinipoi'tanza clie lo stesso slsteiiia assume durante il letargo, e T angustia delle vie di comunicazione tra esso e il sistema venoso. Ma un'ipotesi, la quale va.~ lidamente conti-il)uire])l3e a spiegare rjuesto fatto, e qaella sostenuta dal Magendie , e clie attribui.-ce al linfatici la proprieta di assorbire oltre i liqnidi anclie i fluldi aerifor- mi , e di partecipare alia ematosi col loro serpeggiare ed jntrecciarsi intorno alle vene. L'autore reca una lunga se- rie di prove e di razlocinj clie stanno in favore e contro questa ipotesi , e ponderati gli uni e gli altri con quella iniparzialita di giudizio clie rilnce in tutte le sue opere , concliiude non essere per anco diniostrato che i vasi lin- fatici assorbano 1" aria. In queste ricerclie sui rettili il sig. prof. Panizza non fermo il suo esame al sisteina linfatico , ma lo estese an- che al sanguigno ed ai visceri , soprattutto in quegli ani- mali di cui non si aveva ancora intera contezza. Egli per tal modo ha dilucidato molti fatti d' anatomia comparata che non dubitiamo dover riuscire assai fecondi di utili ri- sultamenti , e porse cosi alia scienza piii segnalati servigi che non s' aveva preiisso. Noi abbiamo gia reso conto nel fascicolo d' aprile i833 , di una di queste scoperte, che concerne la struttura del cuore e la maniera di circolazione del sangne nel coccodrillo. Un' opera clie sparge tanta luce sulla organlzzazione d' una intera classe di esseri , fonda un' epoca negli an- nali deir anatomia comparativa , alia quale ora si dirige con felice augurio la mente di molti dotti , e dalla quale la iisiologia s' attende quel profitto a cui si e mostrata in- sufliciente 1' umana anatomia. Facciarao voti , acciocche il sig. professore Panizza con T ingegno e la solerzia onde seppe associare il proprio nome a quello de' piii insigni cultori di queste scienze subliuii , moltiplichi ad esse le ricchezze, a se gli allori. Non possiamo metter fine a questo breve articolo senza tencre una parola della magnificenza ed esattezza tipogra- fica , e della splendidezza e precisione delle tavole che cor- redano V opera. E in queste tavole che il valente incisore Cesare Ferreri ha dato prova d' una intelligenza anatomica e d' una perizia neir arte che professa , che lo rendono secondo a ncssiiuo in questa sorta di lavori. 2l3 ■WIUIIH^WOI] Antoiiil Bertoloiiil M. D- , in Archi gymnasia Bono" niensi botanices professoris , etc. — Flora Italicd , ossia Flora Italiana di Antonij Bertolojvi dottore di mcdician , prufcssore di botanica jiella Univcr- situ di Bologud , presidents del cullegio de medic.i c de' rhirurgi della cittd stessa , ccc. Conteneiite Ic piante , che nascono spontaneamente neW Italia e nelle hole circostaiiti. — Bologna , 1 833 , i/i 8° ( Prinio cstratto ). V_ji mancava una Flora Italiana fi;enpralinenf.e desiderata da coloro clie si dedicano alio studio della botanica. Co- mini periti di questa sclenza gia da qualche tempo ave- vano manifestato di sentirne tutto il bisogno, non clie la grande utilita che da essa potreblse riixsclre ; ed alcuni erano vennti anclie in pensiero di occnparsi intorno a sitl'atto oggetto per soddisfare al coniun desiderio. Final- mente il cliiar. prof. Benoloiii si e niesso all' opera prima di ogni altro, e dalle promesse venendo egli al fatto veri- lica ora il sno disegno di volere indubitatauiente emplere una si vasta lacnna. — Invitati a dare un esLratto di questo classico lavoro, del quale finora nscirono soltanto 1 tre pri- nii fascicoli, ci siauio ben volentieri e prestamente addos- sato un tale incarico, poiclie conoscendo noi il molto inge- gno e la cstensione delle cognizioni botaniche delPaiitore, a buon diritto potewamo piesagire, che in lodi avrenuno dovuto con lui essere libernli , jiinttosto che in censure. La Flora Italiana , cui il prof. Bcitoloni publilica colle stanipe, coniprende tutte le piante clie ilnora conosciute na- scono spontaneamente ncll* Italia e nclle isole clie a questa apjjarteagouo , cioe nella Sicilia , nella Sardegna , nella Corsica e nelle ahre tutte meno importanti che le sianno d" intorno. II fondamento, sul quale 1" edlfizio viene eretto o per dir meglio il magazzino domic 1" autore trae i material! che sono d'uopo per la costruzione delT opera consiste solo nell'erbario secco da lui possechtto. Non meno di qua- ranianul og!i ha iiupirgato nella vaccolta dc' \-egptal>iU ai4 TLORA ITALIVXl proprj deir Italia, per pi-ocacciai"sene un depostto aliba- stanza ricco, onde gli servisse ad efFettuare questo suo dlvisaiiiento. Dicliiara pertauto, clie noii fara meazioiie se noil di quelle piante delle qnali possiede gli esemplari , persuaso clie c|uesti, da Ini inedesimo raccolti e in poca parte da altri botanici a Ini corteseinente ceduti , bastare possaiio per la compilazione del lavoro. Diremo a tempo e Inogo sn qnesto proposito la nostra debole opinione. Qnanto a' caratteri principali e costanti clie si soglioiio desnmere dagli organi essenziali de' vegetabili , T autore in conipiiaiido quest' opera si e jsroposto a scorta i piii cele- bri scrittori di botaaica, e tra questi specialmente il Lin- neo. Non si cui-a egli di cose triviali , poco o niente im- portaiiti ; ma alFopposto vuol mettere grandissimo studio a scegliere le varieta delle piante ed a riferirle alle spe- cie cui veramente appartengono. Trae i sinonimi dalle opcre tutte; e come egli ha ricevuto da parecclii autori , s\ italiani die esteri , degli arclietipi di piante , onde i sinonimi vieinmeglio A'engono confermati ^ cos'i ha creduto opportuno di segnare questi in simile caso coU'asterisco *. Del resto T opera .e compilata secondo il sistema ses- suale. Indicata la classe e 1' ordine, precede 1' autore alia sposizione dei generi , non ommessa altresi la indicazione del posto che ciascuno di questi occupa nelle piii stimate ed accolte classiiicazioni naturali. Alle nozioni circa lui dato genere fa seguire le specie die questo comprende : da di ognuna i caratteri sj^ecifici in una ben tessuta frase diagnostica ; iadi i sinonimi , i nomi volgari , i diversi luoglii dove cresce , e Tesatta ed estesa descrizione : fa Ijreve menzione degli usi a cui serve , e intine parla delle varieta che le si riferiscono. Duecento quaranta circa sono le specie di piante delle cjuali parla F antore nel tre fascicoli iinora publilicati. La descrizione ch' egli ne da e veramente esatta , e lascia nulla da desiderare couieche lavoro di sommo maestro nella scienza botanica. Tra le medesime se ne trovano comprese molte sebbene gia conosciute, da Ini diligentemcnte illu- strate; ahre poche afl'atto nuove , delle quali pure da i caratteri e le descrizioni con tutte le altre notizie relative onde si possano da chiunque diftinguere. Tra le cose nieritevoli di attenzione giudichiamo poi essere il iiuovo genere Fogonostylis da lui introdotto nella ni AXTOXIO nKRTOT.iiM. 2tO sua Flora. Lo stahilisce egU snl carattere desanto dalla Jiuiga liarba cui inette la base hulbosa dello stilo^ e come iiifatti colla snddetta denoniinazione Pogonostylis altro non iiitende die di signilicare Stilo harhato. Una sola specie comprende tinora nn sifFatto genere; ed e qnesta il PoQO- nostylis scjuarrosus Bert-, alia qnale corrispondoiio lo Scirpiis graril's Sav. Botaii. Etriisc. 2. p. aS, 11." 290; ed il Sciqyo- Cjperus aquaucus, annuus, miniinus , foliis angustis, glaucis, et lanuginosis , capitidis pidcliellis , aristads. Michel. Nov. pi. gen. p. 49, Oi-d. VII, dal Midieli stesso trovato la prima volta ne* siti umidi di Alto Pas.<;o in Toscana. Alle preinesse notizie circa ai me/.zi, de" qnali il cliiar. prof. Benoloni si prevale , e circa al nietodo clTegli ha adottato nella compila/ione della sna Flora Italiana ora ci faremo lecito di agginngere le poclie osservazioni die segno no. Abbiamo detto piu sopra, die 1* antore ha st.il)iHto di appoggiare 1' opera sua iinicamente agli esemplari couser- Vati nel sno erliario. Gli si conceda pure essere questo ricchissimo ed altresi bene ordinato e tenuto immune da guasto e inginria di qualunque sorta, come iioi stessi pos- siamo testiiicare. Tuttavia non sappiamo persnaderci, die esso efletdvameate sia tanto completo e perfetto, onde di per se valga a fornire tntti i materiali Ijisognevoli per 1' oggetto del quale trattasi. Grandissimo e il uumero delle specie cni V Italia spontaneainente produce ; ed a ragione r autore non esiterebbe a dare alia Flora Italiana il nome di Flora Europea ; giacclie in Italia, se non tntti, alineno la niaggior parte vi alligna de' vegctabili proprj dell' En- ropa. La speciale con.dizione geogralica e topografica della nostra penisola, le spiagge de'mari e le isole cbe le slanno d'intorno, la diversa natura, altezza ed esposizione dei inonti, le valli, le pianure, le paludi, le difFerentl qualita tlel snolo , e infiue le accpe die in se stessa compi-eiide , costituiscono quel complesso di circostanze , onde e tanto t'avorita la variata e ricca siippellettile di vegetabili die ne adornano la superJicie. Ed appunto per qnesta straordinaria dovizia di specie e loro varieta, a cui certamente inllui- scono le circostanze or ora menzionate ci sembra cosa diflicilissima e quasi impossiliile die un uorao, comimqiie laborioso e indefesso. possa avere cercato diligeiitemenLe per ogiii dove lu tntte lo stagioni delT anno a lino di 2i6 rionv italian\ i-invcaire le p'lante die da il snolo , seconcio la localita s r azioiie de'graiidi agenti naturali rclativanieute modilicata, e valutate anclie le nniiierose relazioiii clie esso potvebbe avere cogli altri botaiiici , fame una completa collezione di esemplari di tiute quelle clie il snolo stesso ne' A'ariati suoi accideati e sotto II difFerente inflnsso di tnoltiplici circostanze cosmiche e terrestri vale a produrre. Come si jiuo concepire clie mi nomo siasi aggirato in ognl Inogo e sito d' Italia a tempo opportuno pei* trovare e raccogliere le specie die spontaneameiite vi nascono' Come mai si puo credere civ egli abbia ricevuto dagli altri botanici certi esemplari di piante rare die gli mancano, e de' cjnali i botanici stessi non vorrebbero certameute privarsi atteso la somma difiicolta di rinvenirne dei nnovi? Senza avere la mira a detrarre punto del sommo pregio in die me- rita certo di essere tenuto I'erbario del signor prof. Berto- loni, noi schiettamente confessiamo di non essere persnasi die c|nesto unico ajuto basti per condnrre a termine lode- A'ole il lavoro al quale egli si e accinto. Ne sembra, die a raggiiiiigere felicemente lo scopo, bisogiiava prendere in esaine anclie gli erbarj posseduti dagli altri botanici. Cosi facendo, Tautore avrebbe potvito arriccliire la sua Flora di varie specie delle quali egli non tiene gli esemplari ; rettilicare diverse mende rignardanti specialmente la cer- tezza dei sinonimi , cui forse non lia sapnto o non potra ]ier lo inn mzi evitare f, e non rendere troppo voluminosa la da lui promessa appendice. Qualdie esempio giovera a confermare questa vei'ita. Prendiamo in esame il genere Veronica apjjnnto coinpreso nel primo fascicolo alia pagnia 60. = L'antore ci ofTre le descrizioni coi rispettivi sinonimi di treatatre specie di questo genere, ed aggiugiie ad alcnne di esse qualc'ie va- rieta bene caratterizzata. Molto lodevole ne sembra tutto quanto e dice intorno a qurste specie, eccetto forse, ri- guardo a poclie , il nome specifico da hii ivi adottato , percbe non ne pare rigorosamente fondato , come dime- streremo in altro liiogo, nelle regole della lilosoiia botanica. Del resto percorrendo il solo nostro erbario (die neppur esso crediamo completo ) , scorgiamo die oltre a quelle dal Bertoloni qui riportate , se ne potreljbero gia aggiun- gere tre o quattro specie, lasciaudo da parte le dubbie, assolutamente crescenti spontaneameiite sul suolo italico ; e delle quali ci facciamo vin dovere di qui fame menzione. Dl AM'rO>"IO CEUTOlONI. 217 i. VeROMICA prsetutiana. Nob. V. foliis oppositis ovatis glabrls , acutiusculis « serratis , basi cuneatis apiceqne integerilmis; caule pubescente. Nob. ined. Jtal. Veronica dl Abruzzo. Perren. Nascitur in M. Cornu Prastutiorum , unde habui ab Orsinn. Caulis pedalis vel sesqulpedalis, teres, erectus, superne ramosus , puljescens. Folia opposlta , ovata , acutiuscula , glabra , ad medietatem leviter dentato-serrata , dentibus acntis , basi et apice prorsus integra, breviter petlolata, petiolo prope foHum latiore, basi subpubescente. Spicae ad jjlantai altitudinem respectu longissimae. Flores sub- sessiles coernlei , parvi. Bracteje lineari-filiformes , acumi- nat.-B, pedicellis longiores. Laciiiise calycinae qnatuor, ovato- lanceolatae, corolla breviores. Corolla rotata parva. Capsulae calyce mnjores , subrotundae , quatuor vel quinque pilos in extremitate gerentes , de reliquo glabrae, a. Veronica dentata. Schr. V. foliis ovato-lanceolatis , acutiusculis inaecpialiter ser- ratis ; racemis lateralibus longissimis ; calyce quinque partito ; caule ascendente. V. dentata. Schracl. FI. Germ, i, p. 37! Host. Fl. Austr. ed. 2. I, p. 12! ( non Re FI. tor.). V. Teucrlum. Suffr. Frioul. , p. 108! nee Linn. Jtal. Veronica dentata. Perenn. Legi in rupibus calcareis circa Ampezzo. Suffre- niiis attulit a S. Daniele et Tolmezzo in Carnia. 3. Veronica djgitata. Vahl. V. foliis omnibus digitato-partitis ; floril^us sessilibus , capsula cuneato oljcordata ; caule erecto. V. digitata Vahl. Symb. bet. i , p. 2 et Enuni. i, p. 84. Re Fl. torin. i , p. 33! Spreng. Syst. veg. i, p. 76- Ital. Veronica a foglie ditate. Ann. Hab. ad muros alia Venaria prope Taurinum, unde babui a prof Re. 4. Veronica Sternbergiana Bernh. V. foliis petiolatis oppositis serratis vlllosis obovato-oblon- gis lanceolatisve, bracteis subulatis, caule adscendente. V. Sternbergiana Bernluirdi in Host. Fl. austr. i, p. 7. Ital. Veronica dcllo Sternberg. Hah. nou procul a Bassano sul tnonte della Grappa {Stern- l>erg-) %. :2 10 FLORA ITALIAN A Radix niulticeps. Caules adscendeiites , villosi , pedales circiter, simplices aut uuo vel altero ramo florifei-o aucti. Folia opposita , serrata , villosa, in petiolam. atieiinata:, in aliquibus caullbus lanceolata ;, in aliis oblongo-obovata. Ra- cemi rachis angulata. Bractea; subulatae. Calycis lacinise lanceolatee, dorso glabrae;, ad oras pilosae. Corolla caerulea. Capsula pubescens. Host I. c. 5. Veronica acanlis Merat ined. Accenniamo semplicemente qnesta nuova specie di Ve- ronica, che nasce spontanea nell'isola di Corsica, e di cui abbianio vednti alcuni esemplari nell' erbario del ch. vT/eraC in Parigi. L'esemplare unico, che il detto botanico grazio- samente ci dono , non e tanto perfetto da potersene sten- dere per esso un' esatta descrizione. Ai botanici pertanto , ciii ora e dato di occuparsi intonio airillnstrazione de' ve- getabili di quelFIsola, verra nieglio in acconcio di rendere pill conosciuta la specie di che trattasi. Eseinpi di tale natura si potreliliero pur quivi addurre, anche pel genere Salvia, coinpreso nel secondo fascicolo ; come pure per altri generi della ricca fainiglia delle gra- migne riportati nel terzo ; ma questo verra fatto allorche delle specie in particclare si terra discorso. Un secondo punto su cui non possiamo convenire nei principj amniessi dall' autore nella compilazione della Flora italiana , sta in cio ch' egli vaol riferire e descrivere uni- camente le specie , le quali ne consta cei-to abbiano avuto la loro origine nell' Italia , e lasciare tutte le altre che quantunque ora siensi naturalizzate fra noi , e noto pero che ci pervennero originalniente , ossia la prima volta da estere contrade. Cosa ne seguira da qnesta determina- zione dell' autore '' ne seguira che vedremo mancanti nella Flora italiana moltissime specie , le quali trovansi ora co- niunissime nelle nostre campagne , nelle siepi e nelle fo- reste , perche ci e manife«ta gia la loro origine straniera. Tali sarebbero a cagion d' esempio 1' Oenotera hieiinis , la Bidens bipinnata , il Jasminiun officinale , V Erigeron cana- dense , etc.; mentre verranno comprese nell' opera stessa altre specie delle anzidette molto piu rare , solo perche r autore le crede originarie del nostro paese. Confessiamo ingenuamente che ci ha recato qualche sorpresa il vedere neir opera del Bertoloni, di cui teniamo discorso, ommessa la descrizione del Tasininum offi,cinnle ,. ossia del Gelsomino m AXTOXTO RERTOr>OXI. 2I9 cniiinne die nelle nostre peregrlnazioni botanlche piu volte nbliiaino vednto spoiitanenmente crescere e fiorire nelle slepi del Fi-inli , del Vicentino , del Veronese, nei din- torni di Roma, anche Inngi dalle ahitazioni ; ed aH'op- posto lo a\'ervi trovata qnella del Jasminum fntticans o Cfc'lsomino giallo die selibene pretendasi sia indigene al- r Italia, non ci avvenne di rinvenirlo se non una sola volta nelle viciuanze di Villafranca , piccola citta della contea di Nizza , ove prima lo avea gia vednto YAUioni. Del resto quale certezza rvyo. il sig. prof. Eertoloni die alcune specie di piante per lunga pezza cercate indar- no dai botanici in un dato sito d' Italia, e ritrovatevi poscia in questi ultimi tempi abbondantemente, non sieno nei luogbi stessi state recate d' altrove per qualdie acci- dentale circostanza' Ora sappiamo in quanti modi diversi, e per quanti accidenti possano i semi o i germi di alcune piante essere introdotti o portati da loiitanissime contrade in i^n'altra, senza die vi abbia a cio avuta parte I'opera dell'uomo o aliueno senza che questi abbia volontariamente cooperate alia loro importazlone. Noi saremo forse su questo proposito in errore quando si miri ad una specie particolarc ;, ma abbiamo grande fondameuto per poter credere die cosi sia avA'enuto relativamente a molte di esse. Cost not teniamo per fermo die quella specie di Coirispermum trovata la prima volta dal chiarissimo Vi- viani sulla riva del Po a ]Mezzana Corti , sia stata cola portata dalla Crimea mediante il conimercio insieme col frumento ivi deposto per essere poi con opportuiii mezzi trasportato ne' luogbi ove si destinava. Altrimenti non si saprebbe dare ragione , come mai una pianta a' tempi nostri tanto comune die copre uno spazio vastissimo di arena, nei luogo succltato , e gia si e estesa Inngliesso il Po medesimo fino aW' isola de Pollastri \>\-esso IMelara nella provincla di Mantova , avesse potuto sfuggire alle ricercbe di tanti botanici esercitatissimi , quali fnrono lo Scopoli , Bayie-Barelle , lo Scannaaatta , il Tliomas ( Filippo ) , il Badarb , il Bonfico , il Pollini , e per tacere di tutli gli altri r oculatissimo Balhis che piii e plii volte ricerca- I'ono quel medesimo terreno ove il Viviani dojDO di loro a caso riia rinvenuta. — Esempi di siuiil fatta poi occor- sero, come e noto , in altre localita, e tra queste possia- mo citare i contorni di Montpellier , dove ora crescono 2 20 FLOE.V ITALIANA. spontaneaiTiente diverse specie comprese nella Flora frail-' cese clie vi fuiouo portate dairAfrica e da akre estere re- gioni. — Ma liasti per ora. Torneremo sul niedesiiiio pro- posito dopo ciie sara publilicato un numero sufliciente di altri fasclcoli. Allora ci occuperemo pure nell' esame del- I'accurata determinazione delle specie, e piii particolaruiente intorno all' allegazione de' loro sinoaimi. Noil creda pero il dotto autore, che per la suesposta jngenua nostra dicliiarazione , e per le poche osservazioiii alia medesima soggiunte, intendiamo di scemare il giusto merito dell' opera che egli stampa. Conosciamo qnanto sia grave ed ardua 1" impresa che si e assunta, e quaiito facile lo abbagliarsi intorno agli oggetti che la riguardano, onde lion facciamo le maraviglie se alcune cose abbia egli ommesse, e circa ad altre sia cadnto in iiiganno. A tale partito ci siamo indotti non per basse ragioni , ma perche el e noto die il prof. Bertoloni lia gla accolto di buon grado ed avuto in conto alcnna delle osservazioni per noi esposte intorno ad altre sue opere. Molto si e fatto ;, ma resta ancora alcun che da discutere e sapere. Beii lontani pertanto dal censurarne 1' utile divisamento, noi gli tribu- tiamo veri applausi per la maiiiera con cui ha risoluto di jnandarlo ad effetto. E ci congratuliamo poscla con lui anche per lo stile del quale f opera e scritta , e per la dizioiie ivi usata. Infatti lo stile non e stentato, ne roz- zo, ne confuso, ma facile qual si conviene ad un libro scientifico; e la dizione ne e corretta, di facile intelligenza e a un tempo scevra da quelle grossolane licenze di cui sovente abbondano le opere che richiedono un linguaggio tecnico, ed alle quali contraddicono certo la ricchezza e la dignita del latino. C. Moretti. APPENDICE. PARTE L SCIENZE, LET lERE ED AllTI STUANIERE. Voyage an Congo ^ etc. Viagg'io ul Congo e nelV interna dell Africa eqainoziale futto negli aiini i8ao, 1829 e 1800 da J. B. Douville , segretario delta So- cietd geograficn di Parigi per I anno i832 , ecc. ; opera alia quale la Societd geografica ha decrctato il preniio nella sua radunanza del 3c marzo iSSa. — • Parigi, loSi-oS, Pvcnouard , tomi 3, in 8.°, con utlante in \^ Prezzo fr. '6c a Parigi. Vedi il fa- scicolo di giugno p.'^ p.°, torno 7c/', pag. o^Z , e (jiwllo di agoito, tuino 7i''\ J^f'g- '^8. ArtICOLO TERZO ED ULTIMO. Costumanze clei Negri nclV interna deW Africa equinoziule. Vicende del signor Douville. Jl sig. Douville al i5 del gingno 1828 tragitto il fiinne Cuenza , il corso del quale forma la separazione tra' pos- sess! portoghesi ed i paesi indij)eiideiiti. '< lo non avea , die' egli , die a fare rjualche passo per giugnere in mezzo ad un popolo il quale non obbedisce che a' suoi capi natii, e disprezza i hlanclii cre-iendosi per lo meno ad essi uguale.)> Da tale istante le vicende sue spargonsi d' un raaggior in- teresse : entrasi con lui in un cammino non mai trascorso da verun altro viaggiatore, ove la geogratia ritrova scono- sciute messi a raccogliere. Ma 1' infelice al primo porre de" picdi in questa nuova carriera ha dinanzi agli occlii un 222 ArPENDlCE. tristisslmo spettacolo cU angoscia e di dolore: la giovane ed intrepida sua consorte die divorata da leblji-e perniciosa stava per eternamente abbandoiiarlo. La pi-ima stazione del nostro viagglatore fa a Biringa , vlllaggio situato sul pendio delle moatagne a poche niiglia dal Cnenza , al 9° 58' di lat. sud, 10° 4.5' di long, est di Parigi. Quivi il negro noii piu negbittoso iiiostrasi e della propria sorte noii curante come nel regno d'' Angola. Ma qual e niai cotale sorte di cni va egli si orgoglioso '^ In continua guerra co' suoi vicini paventa seinpre c!ie qnal- che nemico lo sorprenda. I fanciuUi die nascendo apprea- dono i pericoli , da' quali minacciati sono ad ogni istante, allontanarsi non osano dalle lore capaune. Percio riiiiaue sempre nel villaggio un numero d' uomini bastevole per difenderlo contro le repentine incursioni. Le doiiiie non recaiisi ai campl se non in numeroso stuolo ed accompa- gnate da qnalcUe uomo die proteggerle possa. Di fatto gli aliitanti di Biringa al priiuo apparire del convoglio proca- rarono di leggere nel volto dell" europeo 1' intenzione colla quale egli veiiiva. Percioccbe i popoli di queste contrade ben diii'erentl da quelli al Portogallo sommessi vanno so- vente a misurarsi co' vicini per togliere loro le donne , i fanciulli ed anche gli noniini quando fare lo possano. Giunto il signer Douville ad Haco residenza di Bumhia Cavungi , soba o capo di un ainpio distretto cbe ne porta il nome , elibe tosto da hii una visita. II soba era accom- pagnato da tutti i suoi noljili. Tali visite non sono sempre le pill gradevoli pei cloni ch' esse esigono e jiiii ancora per la noja die cagionnsi dairaffoUarvisi del popolo. Douville si mosiro generoso , lusingandosi di potere in tal modo sbri- garsene per tutt' i giorni die sarelibesi quivi trattenuto. Ma ne ando ingannato ; perciocche la cupidigla del soba e della sua corte cresceva in ragione dell'apparenza e della quantita dei doni. Haco giace al 10° i5' di lat. sud ed al 16° o 3o di long. est. II calore vi e generalmente eccessivo. Al 22 di giugno die e 1' inverno di qnesto paese , il termometro di R. segnava il 20" alle otto del mattino, il 24° al mezzodi, il 26° alle due pomeridiane, il 19° alle dieci ed il 14° alle quattro del mattino, il piii freddo inomento della notte. I negri di questo paese sembrarono al nostro viaggiatore pa- cific! e Jjuoni. Le donne specialmente non mai saziavansi I'AKTK STn.\xir.R\. 226 dill guardarlo, vngiilssime di parlargli e d' ottenerne una risposta ; con Ini solo mercanteggiar volevano i viveri. ]\lerce di tale loro sollecitudiue , egli trovossi nell'abbon- danza. Qnesli popoli coltivaiio il grano tnrco o dell' India, iiuiis, la luanioca ed i fiiginoli^ non hanno abliondanza ne di volatili, ne di l)estianie, il (juale dalle antecedeiiti guerre era state pressoclie interaiuente distrutto, uia possono con tutta facilitii procurarsi la carne del cervo, del Ijue , del viadi (i) e di pill altre l)est,ie selvagge: amaao passionatamente la caccia ^ mostransi destri ed agilissinii, ed e ben raro die un animale scanipariie possa una volta che sia state veduto. Tante sono essi prallci di tutti gli andirivieni delle foreste! Aggiungasi che la lore sagacita nel seguire le piii imper- cettibili ornie d' un animale e uiaravigliosa. Un naturalista dice: " INIostrateiui un dente, vi dice a qual animale esse appartenga. n Uno di questi negri dir petreljbe : " JNIestra- temi qualcbe vestigio impresso sulla terra , ed io vi diro qual animale sia di cola passato, e da quanto tempo. >> II ripose di alcuni giorni in Haco avea recate qualche sellievo airammalata: tuttavia la sua ragione gia di troppo indebolita non le permise di resistere ad un capriccio che aflVettarle dovea la raorte. In questa parte dell' Africa i raggi del sole apportano la febljre ben anco a colore che in perfetta sanita hanno T imprudenza d' esporvisi : agli ammalati recane la morte, e non di mene questi per vma strana uecessita li ricercano. IMadama Douville potato non avea scampare da tale funestissima bramosia. Un giorno che trovavasl sola comando alle persone di sue servizio di cellocarla airingresso della tenda e di aprirne le cortine perche piii lilieraniente goder potesse del piacere di cui lusingavasi. Indarno uno de' negri andava esponendole che il sole r avreldie uccisa. Ella insistette ; fn forza F oblje- dire. I\Ia appena dalPardente raggle colpita , perdette ogni conoscenza e ricadde suirorigllere. All' istante le sue mani (l) Quadrupede quivi coiiiunissinio della forma e della eros- spzza d iiu nionrone: lia il pelo rosso e la testa rotouda coiiie quelia di un gatto. Le sue gauibe souo assai sottili ed e leg^ie- rissimo al corso: lia due grosse uugliie ai piedi anteriori e quat- tro ai posteriori; jiorta 28 denti , cioo 18 luolari e 10 incisivi. Le sue orecchie sono huigliissiuie ; non lia corui : e timido e sa- rebbe ditlici'issinio a prendersi se non fosse sonunameute ingordo della foglia dc' fagiuoli. 22 4 Ari'ENDICE e il suo volto s'annerirono. Rinvenutasi viiol tli nuovo partire : il consorte fra le piii crudeli aiigosce accoiisente^ raggiungono Megna Candiiri tra gli Stati o paesi tU Haco e di Tamba e cola compiesi la lunga agoaia della giovane jnfellce : spira mormorando il nome del caro consorte , do- lendosi del cordoglio di cni essa gli fu cagione , e iielle sue le inaiii di lui sti-ingendo. Nulla immagiuai-si potrebbe di piu vivo, di piii commovente quanto la descrizione che il signor Douville ci vieue faceudo de' dolori, delle smanie ch' ei provo in questa per lui terribilissima sciagiura. Ma quanto alle genti del paese , essa diveniva una specie di buona avventura. Perciocche, giusta le loro costunianze , s'auguravano lietissime feste e prezlosi doni. Pero il cor- doglio del sig. Douville fu posio a crudissime prove : era egli da ogni parte bersagliato con insolenti continue di- mande. Non piii potendo a tanta indegnita resistere mi- naccio d' abbruciare il cervello a qualsivoglia importuno clie entrar osasse nella sua tenda. Tale luinaccia venne rispettata. Non sara a' leggitori nostri discaro 1' intendere quali furono le cerimonie osservate ne'' funerali di madama Dou- ville , giuste le costumanze del paese per le persone delle classi pill distinte. Era il giorno 1 1 di luglio. Alle sei del mattino il signor Douville fece dlstrlijuire 3oo cariclie di polvere ai negri clie presentati eransi per assistere al fii- nerale. Le nuraerose scariclie de' moschetti annunziarono il funereo mouiento , e tosto un' immensa moltitudine in- gombro Tampia piazza che estendesi dinanzi alia citta. I piagnoni diedero principio alle loro lauientazioni : il caJa- vere venne coUocato nel tipoi che servito avea alia de- funta mentr' essa viveva. Le mogli e le figlie del soba , coper te di liane (i) e coronate di frondi di varj alberi vi si strinsero d' intorno. II soba prese Inogo a fianco del sig. Douville ed accompagno 11 convoglio sino al luogo deslinato per la tomba. I musici aprivano la mossa intuonando Taria del canto della iiiorte : seguiva un nuuieroso coro di dan- zanti. Tutti cpiesti negri strignevano una lunga e debole (l) Liana ^ nome gencrale clie in America eel in Africa suol daisi a tutte le piaute , il cui stclo e saruieaiaceo , strisciaute ed iu cjualche mode duttile e gomigliante a corde. Esse coinunissime »ono «otto la zona torrida. P.VRTE ?TR\NIER\. 225 cannn ed erano dl llane avviluppntl. Qaattro nobili por- tavano le delta del regno circonclate da sacerdotl che le sconginravano a noii esaccrbare sul popolo la coUera che esse manifestata aveano coatra la straniei'a. Veniva poscia il tipoi circondato dai nobili e dalle niogli e dalle llglie del soba. L' iiifelice vedovo lo segniva col solja ch' era coperto d'un mantello tnrclilno. Succedevano le guardie dello stesso principe , quindi i piagiioni , linalmente il popolo che ad ogni strofa del canto della iiiorte alzava spaven- tevoli grida. " Le scariche de' mosclietti ( cosi continna lo stesso sig. Douville ) che noii niai cessato aveano dall'i- stante in cui da me fatta erasi distriliuire la polvere, ar- restaronsi al nioinento in cni giugnemnio alia fossa. II soba pronunzio in lingua huncJa il discorso seguente =: Mio ]iopoIo, Muta Calnmbo ci e propizio. Quibnco ci jirotegge. Yoi destinati siete ad una vita felice nelFaltro mondo, poi- che i bianchi vengono a morire fra voi. Qnella di cui oggi onoriamo la uiemoria e ora vostra protettrice e vi servira allorcli(3 morirete. Ditele un bogues,ou. = II g-ido di ho~ guegou signiiica in lingua bunda: Addio , nostra arnica. Presto ci rivedremo : livi in pace e sii nostra protettrice. Queste grida ripetute da ogni parte risuonarono da lungi I secoli scorreranno, ma sifFatto giorno uon sara giamxnai dimenticato da questi negri : esso fara epoca. )< Al segnale datosi dal sig. Douville il cadavere calato venne nella fossa insieme col tipoi e cogll ornamenti della defunta con grande dispiacere del soba che agognava ad iinpadronirsene. Egli poscia , i suoi nobili e dopo questi tutto il popolo fecero il giro della fossa danzando e cia- scuno in essa gettando un pugno di terra. La cerinionia el)be conipimento col piantarsi d' una croce sulla tond^a. Merce di questo simljolo, che dai negri riguardavasi come la deita della defunta slraniera, il scpoltro divenne inviolabile. Passati alcuni istanti, il soba e tutto il suo seguito vi de- posero le liane , delle cjuali eransi rivestiti, oinaggio ciie non si accorda fuorche ai principi ed a coloro che desti- nati sono a regnare. IMadama Douville venue trattata da reglna per la persuasione in cui tutti i negri trovavansi che solo un re sacriilcar potesse i suoi beni per viaggiare negli Stati d'un altro principe. E qui ci asterrenio dai ri- ferire le infinite pretensioni die dal soba e da' suoi noljiti L'uhl. Ital. T. LXXII. i5 21'.6 A r P E N D I C E. espcste fiirono al sig. Douville pel pagamento della funerea ceriinonia , e le noje die n' eblje quindl a sofFerire. Alle otto clella sera, epoca destinata pel rinnovellamento della danza in onore de' morti, il soba preceduto da' so- natori ritorno alia teiida del sig. Douville , ed inoltrandosi ' colla piu avvenente delle sue figlie a lui la ofFeri, quasi in sollievo del cordoglio da cui era questi tuttora oppresso. Stanco r eni'opeo per tante importunita die di niano alia sua sciabola ed al soba accostandosi lo percosse d' un for- tissimo colpo sul dorso. Tutto il popolo scosso da spavento jjer tanta nudacia si ritiro bruscamente e mormorando. II solo priinario de'nobili rimase per chiedere il valore d'uno scliiavo ; die di tale soinma valutavasi il delitto d' aver battuto il principe. II signor Douville pago senza ribattere parola , hen coiitento d'avere a si tenue prezzo riacqui- stata la tranquillita. II signor Douville voile che la tomba della sua consorte fosse distinta da quelle che la circondavaiio. Fece sovra essa innalzare un monumento in pietre , cui ricopri con un tetto da quattro colonne sostenuto : ebbe cura die al- Tintorno praticata fosse una palizzata di piuoli, coltivar faceiido rinterno a fiori. Ma senza la croce die sorgeva nel mezzo i negri coUocato vi avrebbero Tidolo di Muta Calum- bo. Alia testa della tomlja pose una tavola dipinta in nero e portante quest' iscrizione: Douville alia sua sposa , lata Anna- Atalia Filaut-Laboissiere. Affindie poi questo monumento non andasse distrutto diede al soba come capo dello stato trenta pezze di drappo. In conseguenza del qual dono fu convenuto die il principe avrebbe del monumento la piix sollecita e costante cvira. " II rispetto di questi popoli (cosi lo stesso Douville) pei morti ed il timore cli' essi lianno degli spirit! mi erano di sicura guarentigia per 1' esatto adempimento del convenuto accordo. Questo era il solo pegno che io lasciar potessi del mio attaccamento e della riconoscenza mia per quella die dato mi aveva una si con- vincente prova del suo affetto. » E di fatto la sorte del signor Doitville dopo questo per lui si fatale avvenimento divenne tristissima. Egli trovavasi solo in mezzo ad un popolo quasi selvaggio. Piii non aveva con chi sfogare i suoi affanni , non piii persona alcuna che per le attrattive del suo conversare gli facesse dimenticar le fatiche o che per lui aver potesse un vero attaccamento. La sua esistenza PM?TK STRANIERA, U^- era tutta a lui solo aflidata: egli perlcolar vedevala ad ogni istante. Tuttavia rinunziar noa voile al suo iatraprendi- iiieato. Noi perb aiizi clie seguirlo passo passo , il che ci obbliglierebbe a ripetere sovente quasi le medesime cose ed a descrivere costnmaiize d' una sola e medesima fiso- nomia, ci appagherenio di riferire alcuni di quegli avve- nimenti che ci sembrarouo piii curiosi o piu importanti. Mentr' ei viaggiava luiigo le rive del Qango , fiume che scorre tra due catene di coUine alte da 700 ad 800 piedi, e che interrotto da cateratte servir non poU'ebbe alia naviga- zione , era solito ad ogni feriiiata di spedire una ventina di negri in traccia di frutta ne' vicini boschi. Costoi'o ri- tornavano senipre colle mani vote. Un giorno finalraente r uno di essi venne con nn ramo coperto di frutti nereg- gianti non niolto dissimili dalle susine nostra. " Costui mi disse essere questo un frutto assal dolce e rinfrescante. Feci condurre la mia scimia; le ofFerii il frutto: cssa lo prese e via lo getto a grande distanza. Ne tolsi un altro e tagliatolo in due lo presentai alia inia scimia, la quale getto subito terribili grida e voile fnggire. II suo riliuto ml die luogo a giudicare clT essa conosceva il frutto , giacche senza punto esaminarlo T avea lungi da se gettato , cio che fatto non avrebbe se stato le fosse ignoto. Seppi poi che tal frutto era un potentissiino veleno, dal quale cagionavansi dolori di ventre si forti che generalniente ne proveniva la morte. Dicevasi inoltre che il negro recato al certo non Faveva fuorclie coir intenzlone d'' avvelenarnii. >/ Egli da questo momento ebbe grandissima cura di consultar sempre la sua scimia intorno ai frutti che gli venivano presentati o che da se stesso coglieva. E di fatto i vegetabili velenosi sono quivi innumerevoli. II peggio poi si e ch' essi crescono a fianco delle piante piu sane e piu bencficlie. Richiedesi percio una grande abitndlne per distinguerli. Alcuni attrag- gono co' loro vivacissinii Jiori , e in questi sta riposto il veleno: altri portano frutti vagliissimi a vedersi, al palato saporiti; ma guai a chi H gusta! La morte e per lui ine- vitabile. E gli uni e gli altri sono perfettament.e conosciuti da' natii , i quali se ne servono contro de' loro nemici. Le bestie ancora sanno distinguerli e quasi all' uomo additarli. E polclie abbiamo qui parlato de' vegetabili, non sara ai leggitori nostri discaro I'entrare col sig. Douville nelle magni- fiche seh'e di queste regioni africane. Egli aveva pixr vedute 223 ATPENDICE le foreste vergini delle due Americhe; e punto non esita a porre le uiie e le altre snr una medes'ima linea, non per Testensione ( che le ainericane sono assai piu vaste ), ma per la bellezza, pel vigoi-e della vegetazione e per la di- versith delle piante. Le loro tinte appajono variatissime e ])rillanti. Alcune dl esse piante rosseggiano come tronclii di corallo,- altre appajono colorite in oro; queste presen- tano vene nericce sur un fondo verde leggiero o vene bianche sur un verde piii carico. Moke sono d'una per- fetta bianchezza^ spogliate della scorza si prendereljbero per fusti di colonne di marmo. Ne meno variati sono i fo- gliami. II verde vi pompeggia in tutte le sue gradazioni e sovente niiscliiasi ad altri colori con mirabillssimo efFetto. Alcune di tali selve sono si folte che le stesse pin dirotte piogge de' temporali dilTicilmente vi penetrano, si intral- ciate poi da liane e da altre consimili piante abbarbican- tisi le une alle altre, che cosa impossibile riescc il prati- carvi la caccia, meno poi I'attraversarle viaggiando. Le arti dell'ebanista e del tintore farvi potrelibero abliondanti ed utili raccolte. II maestoso imhondero , del quale parlato ab- biamo nel jjrimo articolo (*) s' innalza sugli altri alberi e ricevere sembi-a novella forza dal tempo d'ogni altra cosa struggitore. I negri lo riguardano come la sorgente delle loro rlccliezze. ]Ne fanno cisterne d'nn genere parti- colare. Perciocche tagliano la cima di questi alberi all'al- tezza di cii-ca 60 piedi, e scavatone il tronco sino alia profondita di 20 a 3o piedi, chiudono la parte superiore con tavole non lasciandovi che una piccolissima apertura. La scorza e la parte del midollo non intaccate bastano perche Talbero conservi la sua verdura e non imputridi- sca. Scavasi poscia una fossa dlntorno al tronco e quindi col mezzo di gradini che in esso praticansi conliccandovi de'piuoli, vi si ascende onde in cotal serbatojo di nuova specie versar Tacqua che al tempo delle piogge s'ammassa nell'anzidetta fossa. Quando I'albero e perfettamente pieno chindesi Tapertura. L'abitante propi'ietario vende poi la sua acqua ai passaggieri. L' indoondero serve altresi di prigione. Chiunque abliia un nemico di cui vogliasi vendicare, lo lega pei piedi e per le mani, lo fa calare nell' incavo del proprio imbondero e lascialo cola entro niorire, oppure (*) Fascieolu del ginj^no ji." p.°, touio 70.'', [la^. 346, PAnTE sTRANinnA. 229 \^ lo preclpita cnpovolto, eel allora la morte pone plu presto termine ai tonnenti delP infelice. A lianco di que- st' alhero gigante, e quasi in tutte le selve del Congo, si trovano diverse piante medicinal! e tra esse una specie di cirinacliina Cpanda) africana cli' e d' eflicacissimo nso contra i dolori degp intestini, arresta le fehbri piu attive e trionfa delle piu ostinate diarree. Ma confuse con si beneflci ve- getabili crescono le innumerevoli piante velenose. A tanta magnilicenza della natura troppo malanaente cor- rispondono le puzzolenti e miserabili abitazioni die sono ojjera dell'arte. Perciocche quasi tutte le citta (se pure cosi cliiamarsi possono informi masse di tugurj) di questa parte del Congo si rassomigliano, consistendo le loro case in un recinto di palizzate coperto di paglia e costrutto con piuoli, delPaltezza di la a i5 piedi, tlccati nella terra, stretti gli uni contro degli altri e raffermati da puntelli posti in isbieco; e tale e pure il sistema delle loro fortifica- zioni. SifFatte citta generalmente sono poste suUe sponde di un fiume od in vicinanza di qualche selva ore gli aliitantl praticando un ponte rifuglarsi possono se mai assaliti sono da un neinico di forze ad essi superiore. I doniicilj del principe, delle mogli e delle figlie di lui, i magazzini per la polvere e per le armi giacciono per lo piii nel mezzo della citta. Tali abitazioni d''ordinario sono di forma qua- drata; lianno il focolare nel centro, di modo die il fumo esce pel tetto ch'essere suole conico. A Tamha, citta posta al 10° 40', di lat. S., i5° 40' di long. E., il nostro viaggiatore ebbe un'avventura die quasi direbbesi di galanteria, e die non e molto dissimile da quella die riferita abbiamo neirartlcolo secondo (*). Quel soba mo- strato eragllsi cortese, non pero ad altro intento se non per inebljrlarsi col tafia di lui. Egli un di lo invito a scegliere una delle sue figlie la quale con lui dimorar dovesse. Ma il sig. Douville, cui tale proposizione non andava a genio, rispose che accettata Pavrebbe un altro giorno. II soba insofl'erente d'ogni indugio, e d'altronde avido del dono che secondo Tusanza ne ricevei-elibe, gli fe' presentare quattro delle pill leggiadre di esse sue iiglie. II noljile da cui erano acconipagnate gli disse cli' ei potea tutte rltenerle, se cosi gli piaceva, o rimandar quelle die non gli convenissero. (*) Fasclcolo di agosto p.° p.% tomo 71.°, pag. i85. aoO A I' r E N D I C K Quest' iaviato dovea presso di lul lasclarne alineno una. £ iioto che altri popoli selvaggt o barbari hanno pure la costu- manza d'oflerire agli strauieri le proprie iigliuole. II rifiutarle rigviardasi come un insulto. A])pena il nobile lasciato avea una di tali fanciulle, deH'eta di circa dieci anni, ma grande e benfatta, giunse il soba il quale fbrtemente lagnossi col sig. Douville per tanta indifFerenza, chiedendogli se per avventura lo riguardasse come un piccolo principe, giac- che ei non curavasi del vanto di possedere una delle sue iigliuole. Egli lo interruppe assicurandolo che a persuaders! della grandezza di lui bastava il vederlo, che d'altronde la sua salute non permettevagli d'accettare cotanto onore; non- di meno gli fece il consueto done. II soba se ne parti contentissinio, giacclie tracannato avea del buon tafia, ed inokre non ritornava coUe mani totalmente vote. II terreno quanto va piu scostandosi dal fiume Cuenza verso Test, fi' innalza per gradi. II paese di Haco e a 491 tese dal livello dell'Oceano, quelle di Taniba a 677. Tamba sorgere semljra sul primo terrazzo d'una catena di alte montagne che scopronsi nell'est e nel sud-est. Segue il paese di Bailundo clie presentasi come un altro terrazzo dipen- dente dal medesimo sistema (a 781 tese sul livello del- l'Oceano ). II Bih'e, paese il piu meridionale cui giunto sia il sig. Douville, puo considerarsi come un terzo terrazzo ancor piu elevato ( 1040 tese). Piii lungi la vista estendesi all'est sovr'alte catene, dalle quali discendono alcune cor- renti che attraversano il Bihe e di la passano forse ad in- grossare le acque d'un fiume detto Caneno. Tutti questi paesi sono generalmente montagnosi. II loro aspetto e sel- vaggio, il terreno poco coltivato, ma fertilissimo, piu o meno moderato il caldo in ragione che il paese va alzan- dosi, nessuna strada, numerose ed impraticabili selve. Giunto il sig. Douville nelle popolose borgate di Bai- lundo trovo uomini di grande statura e benfatti, e donne se non belle almeno piii vaghe e graziose di qvielle ch' ei vedute avesfe in addietro. Gli uomini avevano I'aria viva e marziale. La curiosita ch' essi mostravano vedendo I'eu- ropeo accompagnata era da un sentimento di fierezza. Le donne stesse non ispiegavano alcun tiniore. Non piu vede- vasi un popolo indolente che passa interi giorni senza can- giare di posizione: erano uomini attivi, laboriosi, intelli- genti. L'ambizione loro e quella d' impadronirsi de' paesi I'VRTE STU.VNIERA, Sof che clal loro territorio estendonsi sliio alia riva del mare; ne i Portoghesi hanno forze bastevoli per opporvisi. Ladri per indole, come tutti i popoli del Congo, e massime dei paesi indipendenti, non tralasclano mezzo alcuno per ispo- glinre il mercante die per avventura cola recasl pel com- mercio degli scliiavi. E non di meno la schiavitu trovasi presso di loro ncl mass! mo vigore. Siccome poi in tutti questi paesi il sojja rende ginstizia da se solo, cosi ha egli il mezzo di ridarre agevolinente al servaggio tutti coloro die fra' suoi sudditi gli danno qualche tema o gelosia, giac- clie la legge pone nel numero dei dclitti varie azioni die appena merlterebbero il nome di niende. Cio che da noi direbhesi pura gofFaggine fa inrorrere nella pena di ser- vaggio. II cuoco del sig. Douville stato era venduto perclie lasciato avea cadere a terra della j^olvere da schioppo da- tagU in un fazzoletto dal soba di Tamba. Curiose sono pure le notizle che dal sig. Douville som- ministrate ci vengono intorno al paese di Bihe, che prende tal nome da una citta posta al 1 3° So.' di lat. S., 17° 3o' di long. E., a 1040 tese sul liveilo del mare: esse sono tanto piu importaiiti, quanto che le notizie che aveansi di qnesta regione eraiio vaghe e superficiali, perche trasmesse dai mercanti di schiavi, j^ersoue totalmente occupate del loro infame traflico e le quali conslderano il misero afri- cano come bestia da soma valutandolo in ragione del peso delle catene cli' ei portare potrebbe. II mercato di Bihe e uno de'piu grandi emporj per siffatto traflico. La quan- tita degli schiavi che cola mettonsi annualmente in vendita e di circa 6000, nella proporzlone di tre doniie su due uomini. Vi si conta per lo meno una cinquantina di mu- latti che vi si trattengoiio per fame acquisto e quindi spedirli per Angola o Benguela. Questi schiavi, per la piu parte provenienti dal paese stesso, sono il prodotto o delle con- danne per gli anzidetti anche lievissimi delitti, o del bottino della guerra, al cui genere, quasi dlrebljesi, d' industria, gli aliltanti di Bihe dedicansi con ogni ardore: passano percio la meta deiranno alia caccia d" uomini e di Here;, il valor loro e grande e temuto. II prezzo del piii ben conformato schiavo e generalmente di 80 panni, circa 80 franchi. II panno e una misura di lunghezza e corrisponde a 3o pol- lici francesi, trattone qualche piccola varieta secondo i di- vers! paesi. II valore dello schiavo a Bihe vien espresso ao2 AI'PENDICE in 3o panni di tela di cotone. II pagamento pero non si effettua soltanto con questo genere di mercanzie; ma il compratore forma un assortimento, in cui d'ordlnario en- trano un fucile per lo panni, vm fiasco di polvere per 6, del taiia per lo ai i5, della bajetta per i6, finalmente della tela di cotone pel restante. E qui notarsi dee clie la sorte degli scliiavi in questi paesi non e cosi sciagurata come andavano contro di essa declamando i fautori della tratta (omai abollta pel bene e per Tonore deirumana spe- cie) quasi che un oggetto fosse d'umanita il togliere que- gl' infelici ai supplizj, alle torture, ai lavori di bestie da soma. Tutto cio non e die menzogna dettata dalla piii infame cupidigia. Perciocclie gli schiavi nel Congo non sentono altro rammarico che qviello di avere perduta la liberta per- sonale, tesoro al certo inestimaliile. Del resto la loro sorte e pressoche quella dei servi deirantica Roma ridotti alia qualita di domesticl. Eglino obbligati sono al lavoro, ma non vengono ne battuti, ne abitualmente caricati di catene: vi- vono anzi in mezzo di famiglie clie par'.ano la loro lingua , che hanno i medesimi costumi, le stesse abitudini, che ado- rano le medesime delta. Come mai potrebbe dunque para- gonarsi la loro vita coU'atroce destino die gli attendeva nelle piantagioni d'America ? Gli a})itaiati del paese di Bihe a tutti gl'iddii de'loro superstiziosi vicini un altro ne aggiungono, cioe Ilende , il dio Amore, oggetto d'una particolare devozione e d' un culto singolarlssimo. II suo tempio e piu grande di quello del dlo della caccia , che e pure uno de^piii venerati , ed al cui fianco trovasi esso sempre collocato. Un giovinetto ed una verginella fanno il servigio nel tempio di questo nume. L' uomo che pensa ad ammogliarsi viene a consul- tarlo. La giovane che vuole un marito, preseuta innanzi tutto qualche dono al dio Amore , 1' adora e lo supplica perche renderla voglia feconda. Se il nume le si dimostra propizio, innollrasi sola nel tempio, e va a coricarsi sul letto della fecondita. Ivi il sacerdote le fa alcune miste- riose frizioni. Ella dopo d'aver passate piii ore in cotal luogo , raggiugne Famante, che attendevala alia porta del tempio, e che la riceve colle piii vive testimonianze d" amore. II giovane entra quindi egli ancora nel tempio, e se quella e la j^rima donna cui egli s'accosti, jiassa nella parte destinata alia sacerdotessa dalla quale riceve PARTE STUANIERA. a33 le necessarle istruzioni per rendere avventurosa la sua coiasorte. Kaggiugne poscia la sposa e con essa ritorna nel tenipio preceduto da cantici e suoni. Appena entrati , chiudesi la porta. AUora i due sposi consuiuaiio il luatri- monio e vanno poi ad unirsi ai lore parenti , clie dl fuori gli aspettavano. La folia tiea dietro alia ben avven- turata coppia grottescainente danzando ^ il giorno si passa con ogni genere di sollazzi. A mezza notte si sacrilica una vittiina agli spiriti malfattori, onde prevenire i mali ch'essL far potrebbero ai novelli sposi. Le feste succedono cla- morose e di e notte per otto giorni. I popoli di tutte qucste regioni sono estremamente su- pei'stiziosi, del clie gla recata abbiamo qiialcbe prova. Al- cuni professano una specie di uianlclieisnio, altri sacriii- cano ben anco vittinie umane e ne fanno bancbetto. A Cassanci, citta situata al 5° 55' di lat. S. 21° 10' di long. E. 610 tese dal livello deU'Oceano, ed il cui jaga {*) e possente e rinoraatissimo, il signor Douville fu spettatore d' uno di sill'atti sacrificj. Lnnienso era il concorso anclie da lontani paesi., grande il moviinento nella citta. Un palco stato era innalzato nella puljblica piazza : a lato di esso Vedevansi gl' iddii del paese : vennero ornati i tempj ; si fecero oflerte; tutto il popolo era intento a' preparativi della festa. II signor Douville eljbe T onore d" essere dal jaga stesso condotto alia solenne cerimonia; ma dall'espe- rienza istruito seguir si fece dalla sua gnardia e dalla piii gran parte de'suoi portatori. " Noi (dice egli) ci recammo primieramente al tenipio del dio della folgore , die pro- mise al jaga prosperi successi, e con lui rallegrossi del mio arrivo nel paese .... Dopo questa prima stazione i sacer- doti seguiti da musici si posero in cammino e ci condus- sero al tempio di Lianguli , dio jjrotettore dello Stato. II (*) Ecco la spiegazione che il signor Douville ci da de' voca- boli dinotanti le varie diguita o cariche del Congo indipendeute. Muata, re. — JcgCi capo militai'e, che governa un territorio e paga un tributo al Muata. I jaga sono talvolta potentissiuii e del Tutto indipendenti. — Soba ^ capo iuferiore ai preccdenti, die gdverna un territorio meno esteso. — Sohetta^ capo meno pos- sriite del soba. — Macota ^ nobile , die governa citta o villaggi soiuiuessi ad altri capi. Tutti questl capi jiero governauo le loro terre cin sovrani. Esei non si riuniscoiio, fuordie per un'ai^gres- »ione d' un couiLUie ueiuico, eecondo ralleanza fra loro contiatta. 284 A r r K N D 1 c If,. sovrano ei'a atteso dalla sua guardia dinanzi al tempio , ov' egli coniincio a spiegare tntta la sua pompa , giacche essergli non potea permesso di apparire dinanzi al dio della folgore con alrun seguito o con guardie. Entrato nel tempio, uno de' suoi nohili gli presento T uni forme di generale , ch' io medesimo donato gli avea. Egli rivesti ij suo mantello, poi s' assise in una sedia a bracciuoli tra una moltitudine di noljili elegantemente vestiti. I grandi dello Stato portavano le insegne delTimpero e i piu preziosi oggetti alio stesso principe appartenenti. Uno de' sacerdoti rivolgendo la parola al jaga gPingiuuse di seguire e far osservare le leggi dello Stato iu cio specialmente die al- 1' incominciata solennita riferivasi. Qaindi il corteggio s' in- cammino subito verso la pubblica piazza. Confesso die mi sarei volontieri scusato dall' assistere ad una festa di slfFatta specie. Le parole del sacerdote di Lianguli mi ri- suonavano continuamente all' oreccliio , ignote eranmi le leggi delle quali ei raccomandata avea 1' osservanza. II sacrificio die stavasi per celebrare, e di cui avea indarno desiderato di conoscere la vittima, mi dava inqnletudine : tuttavia non avrei voluto die alcuno s' accorgesse della mia agitazione. Al giugnere del sovrano , un giovane negro ascese il palco: il jaga s' assise alia destra; io mi collocai a fianco di lui. Allora I'anzidetto giovane pronunzio un discorso. Mentr' egli parlava , due uomini die tenevansi dietro di lui , Io percossero con un colpo di sciabola die gli recise pressoche interamente la testa. II suo corpo fu tagliato in quarti, T uno de' quali fu presentato al jaga per lui, per le sue mogli e per gli amici suoi; il secondo era pe' nobili , il terzo pel popolo , e T ultimo pei sacerdoti , die altresi ne raccolsero diligentemente il sangue , onde piu tardi ofFerirlo agl' iddii. II jaga ritorno poi alia sua banza ( palazzo o sede del governo), ove tutta la molti- tudine fu invitata ad un banchetto. Si comincio dall' arro- stire le membra della vittima die divorate vennero con una gioja somigliante all' ebbrezza : poi si bevette e si trangugio molta carne di diversi aniraali : finalmente si die principio alle danze die dnrarono sino alia mezza notte. Allora i sacerdoti accendere fecero un gran fuoco in mezzo ad un quadrato : il sangue della vittima umana versato venne sugli ardenti carboni insieme ad una quantita di odorifere radici. II vento spinse il fumo verso il tempio : TAUTE SIT. VMF.R\. 1235 51 popolo alz6 giiJa dl gioja a tale fortunoso augurio, clie prometteva al monarca un felice termine del suo regno: egli stesso ne pai've contento. — II jaga fu di lietissimo iimore in tutto il tempo della festa, e massinie poi cjuando fu imbandito il convivio, al quale io ancora costretto fui ad assidermi. Ma non mi fu possibile d' assaggiare cosa alcuna ad onta di tutti gli sforzi che andava facendo per superare lo sconvolginiento che in nie prodotto erasi dalla vista del sacrificio umano. II jaga motteggiavami ingojando pezzi di carne umana; nia nulla vincere pote la ripugnanza che mi cagionava anche la carne degli animali. " Noi ci asterremo dal riferire le particolarita di tale atroce e ributtante convivio. II signor Douvilie seppe poi la ra- gione , per la quale sino al memento del sacrificio state noQ eragli possibile di conoscere la vittima che doveva inimolarsi. Uno de' nol>ili gli disse che le grandi feste non si celebrano che per alcune particolari occasioni; per una vittoria, per ravvenimento d'un jaga al trono, per un'epi- demia , pel timore d' una sciagnra da cui minacciata sia la nazione. Allora si fa una scorreria negli Stati d' un altro principe e se ne rapisce un giovinetto od una fanciulla , cli' essere debbono condotti alia citta del jaga coUa persua- sione , non gia colla violenza. Se e una fanciulla , le si annunzia ch' essa fu eletta a consorte del sovrano ; se un giovinetto, gli si fa credere ch' egli diverra un nobile pos- sente : vengono ricohnati di doni e di onori , ne mai ri- niangono soli. La vittima gluata che sia nella capitale viene opimamente nodrita, e si ha cura di non contrastarle giam- mai. Nel giorno fatale e condotta al Inogo del sacrifi- cio, le si fa niettere a memoria un discorso che pronunziar dee innanzi d" entrare al possesso delle dignita che le fu- rono promesse , e nell' istante in cui ella lo pronunzia , vien troncato il filo de' suoi giorni. Pero cl ha pena di morte per chiunque s' attentasse di farle conoscere la sorte che I'attende; e quindi non mai a cotali feste am- mettesi un bianco. Laonde fu dagli abitanti considerata come d'un singolarissimo onore 1' eccezione che dal jaga fu fatta a favore del signor Douvilie , onore per altro al quale sarebbesi egli volentieri sottratto. Gia nella banza di Dumbo il signor Douvilie maravigliato erasi veggendo che una donna governava quel popoloso e vasto territorio. Seppe dappoi ch' ivi la sovranita apparte- 236 APPENDICE neva alia linea femmlnile in ricompensa del valol-e clie da una di quelle negre spiegato erasi nella guerra. Ma quale fu mai la sua sorpresa , allorche dopo d' avere con gravissimi pericoli attraversati deserti immensi ed inospite terre covili di iiere, ed asilo ad orde di negri clie erranti vivono di ladronecci , giunto nelle fertili e ridenti spiagge di Tandi-a-vua (vastissimo territorio de' negri Mulaas) irrigate da numerosi ruscelli e cinte da montagne di granito clie quasi lor fanno corona , fu quivi galanteinente accolto da una regiua dell' eta di dodici anni , giovinetta leggiadrissi- ma , benfatta, di hen tornite braccia, di maestoso contegno , di voce soave, d'elevato e finissimo spirito, e la cui haiv- za, divisa in piii caniere pompeggiava d'ogni genere d'or- namenti' Era dessa attorniata da' suoi nohili ed assisa sur uno sgabello ( tabouret ) coperto d' una pelle di pantera dai cui angoli pendeva una pelle di gufo, stenima del regno, e posto in alto sovra tronchi d' alberi artiiiciosamente lavorati. A' pie ed alia destra di siiFatto trono era un altro simile sgabello, su cui ad un grazioso di lei invito s'assise r ospite suo, il signor Douville. Ella lo accolse come un principe sovrano, tenendo nella destra lo scettro sulla cui cima vedeasi pure T imagine d' un gufo: una fascia di piu- me del medesimo augello le ornava vagamente le reni , e per una jielle parlniente di gufo coprivale il mezzo della cintura : le sue lunghe cliiome erano intrecciate di agate , di corniole e di pezzetti di rame. Ma la civettina dimen- ticato non avea d' ornarsi ancora della coUana di corallo, degli orecchini d' oro e dello sciallo , doni tutti del signor Douville; e questo sciallo teneva ella suU' uno de' bracci negligentemente gettato. Ne qui vuolsi da noi ancora passar oltre i limiti della convenienza , ne ricercare se il nostro viaggiatore cogli anzidetti doni aperta si fosse una via al cuore della sedu- cente regina, siccome quasi scorgersi sembrerel)be a tra- verse della sua stessa ritenutezza. Certo cli'ella dal canto suo non tralascio sollecitudine alcuna per cattivarselo e trion- farne. Se non clie egli come un favorito che di nulla paventa, corse per V imprudenza sua a pericolo di perdere la vita. Perciocche posto essendosi a rilevare la pianta della citta, e cio facendo di pieno giorno senza verun mistero, fu da' nobili accusato come ixn nemico de' Moluas , un mago clie cospirava contro della regiua e dello State. II popolo PARTE STRANIEUA. 287 sommovendosl dimanda la testa di lui. — La regale e astuta giovinetta accorre , lo dlchiara ramico sno stringendogli la destra e lo salva. Grandissimo fu questa volta lo spa- Vento di lui ; il suo volto divenuto era bianco qual neve. Ma quale noii fu mai la gioja, 1' esultanza della giovane s\ tenera , si amante principessa veggendo il suo ospite liberate dal tjimore che fors' ella medesima per vie piii cattivarselo cagionato gli avea? Tutta si afFanna per fargli obbliare la trista Ventura, per rendergli gradevole il sog- giorno ; apprestare gli fa un voluttoso appartamento : Ivi un letto di canne ricoperto con pelle di pantera ; origlieri di finissima tela ripieni di soffice scorza di palma ; pareti tappezzate di fascetti d' armi con vaghezza disposte ; qua e cola pelli di gufi ; il simulacro del die Amore in faccia al letto, a quel letto cb'e destinato alia venturosa amante, alia fanciuUa che a lui piacera di scegliere fra le piu belle del paese. II letto rimase voto; e tutta via la giovane regina fu piii che mai sollecita e costante nel favorire e proteggere 1' ospite suo. Ne pero questa giovane regina serbavasi altrimenti nubile. Ella e anzi la sposa del possente imuita de' Moluas che soggiorna in altra capitale alia distanza di cinquanta leghe: nia non lo vede che ogni quindicesina luna ; giacche se- condo la credenza di questi popoli e dessa Tepoca in cui gP iddii favorevoli sono alia procreazione. La serie di tali lune contasi dal giorno del reale matrimonio che serve di data comune per tutta la nazione. Al ricorrere della quindicesima luaa celebransi feste puljbliche a spese dello Stato. Neir intervallo il re invia talvolta alia regina de' niessaggieri , a' quali in segno di particolar distuizione perinette che con lei vivano per un determinato numero di giorni. Ma i figliuoli die ne nascono educati vengono al- trove, ne godono di alcuna prerogativa che dagli allri abi- tanti 11 distiiigua. Perciocclie lo scettro passa non ad essi ma ai nipoti. La citta di Tandi-a-vua glace in un'amenlsslma isola formata da (hie rami del liume Agattit al 1° 3o' di lat. S. 24° 5o' di long. E. a f)8o tese sul llvello delP Oceano. La sua popolazione e di circa i5,ooo indlvidui , due terzi de'f[iiall sono donne: Tatmosfera, non ostante la somma sua vicliiauza all' equatore , vi e assai temperata : ha contrade lar;rlie, ariose e diritte. Le case costrutte souo di uiattoni 338 A 1' r E ^M) 1 c p. cotti al sole, coa qiialche simmetria ed eleganza, pressoche tutte con ample corti e con ben colti giai-dini: numerosi ruscelli d' acqua limpidissima I'attraversano in ogni direzio- ne : regolare e la distribuzione de' snoi quartieri segregati gli uni dagli altri con ombrosi e larglii A'iali. Qnivi insom- nia , giusta la descrizione che ne fa il signoi* Douville , dominano I'agiatezza, la pnlizia, il lusso, di niodo clie Tenropeo non crederebbe di trovarsi in una citta delFAfrica equatoriale. Benfatti gli abitanti , ed in generale lo sono i iloluas tutti ; grandi , robusti , d' un nero carico : banno vivacita negli ocelli , destrezza nelle membra : industriosi poi, sofferenti della fatica, attivissimi. Le donne ancora sono grandi, benfatte, pulitissime di persona, di contegno gentile e grazioso. Si gli uomini che le donne sciacquansi la bocca prima e dopo del pasto, e si bagnano ogni giorno. Sembra pertanto che questo popolo trovisi snila via del iiiatcriale inclviliniento, e seaza le religiose sue superstizioni grossolane e crudeli non meno di quelle da noi osservate in altri popoli del Congo, le loro facolta intellettuali non tarderebbero a svilupparsi. II signer Douville avrebbe forse quivi protratto ancor piii il gia lungo suo soggiorno, se accorto non si fosse del timori e dei sospetti che la presenza sua ogginiai cagionava a' natli. Egli annunzio dunque la sua partenza: fece qualche altro dono alia reglna, la quale in contraccambio gli trasmise un pajo di pendenti in rame. I nobili da'quali gli vennero presentati, Tassicurarono ch'erano i pill cari ch'ella si tenesse prima di ricevere quelli ch' ei donati le avea. Innanzi pero d'abl^andonare il paese dei Moluas, ei visitar voile ancbe Yanvo , T altra capitale piu vasta e plu popo- losa di Tandi , posta quasi sotto T equatore , e sede prin- cipale del governo. La sua popolazione e di circa 40,000 individui , compresi gli schiavi che ne formano la meta e che provengono da tutte le parti del Congo, essendo questo il niercato centrale e dopo quelli di Cassanci e di Bihe il pill conveniente. La citta s"" innalza sovra tre isole formate da diversi bracci del iiume Rigi. Le sue costruzioni sono pressoche le medesime di quelle di Tandi: e divisa in quin- dici qiiartieri, giusta la dlvisione delle quindici lune ond'e formato 1' anno. II palazzo del muata occupa esso solo una delle tre isole; e custodito da 800 guar die; 700 donne ne popolano il serraglio. II piii bel passeggio della citta PARTE STRVNIEttV, lOQ ( il I'libitabila) ha una lega di lunghezza sovr' ixn quarto di larghezza : qnattro file di fronzuti aljjeri lo rendono aiuenissiiuo e daiiuo uii'amaljile fresciira. Cola accorre tutta la jiopolazione, e cola dannosi le corse e tutiij gli esercizj del corpo. II sigtior Donville accolto venne dal inuata di Yarwo con non niinori distiiizioiii di quelle ciie usate aveagli la gioviaetta regiiia. Iiiesjiriiiiiljilc t\i poi la sorpresa di questo principe alio spettacolo cIi' ei gli diede d' nii fuoco d' arti- licio. Tauta era la persuasione sua della superiorita che il viaggiatore avea sopra di lui che tento ogni mezzo per tarselo suo ed impedirgli di partire, voile per sino asso- ciarlo al regno: " Tu (gli diceva) sarai un die per noi ; tutti ti obbediranno; io non governero che sotto i tuoi ordini. Tu conosci niia riipote che ha 142 lune: Talbero piantato al nascere di lei e di tutti il piix bello^ il suo fogliame disfida i raggi del sole, promette alia nipote mia gioriii felici. La sua buona Ventura e giunta, essa le fu piii volte annunziata dagl'iddii. Tu farai la felicita sua, clla sara la prima delle tue niogli. " Indarno il signor Douville procurava di scusarsi , indarno adduceva le piu convinccnti ragioni sulla necessita in cui trovavasi di fare ritorno alia patria sua. II re vie piii ostinavasi e fremeva altamente. Convinto che dall' uom bianco incivilirebbesi la sua nazioue, e che unito a lui dislidar potrebbe tutt' i principi suoi vicini determinossi a ritenerlo colla A'iolenza avvclenando tutt' i negri che forniavano la di lui carovana. Undici di essi in pociie ore perirono. Percio il signor Dou- ville s'accorse che altro scampo non gli restava fuorche f|uollo di ricorrere ai sacerdoti , siccome praticato avea in altri non nieno gravi pericoli. Costoro, merce de'doni, ch" egli loro promise , lo salvarono questa volta ancora : giovaronsi della circostanza d' un violento oragano per di- chiarare che il dio della folgore proteggeva lo straniero •, essere voler suo che ai negri dal veleno estinti altri se ne sostituissero agili e robusti , e che nessun ostacolo si frapponesse piii oltre alia sua partenza. Giunto il nostro viaggiatore alia citta di Muene Hai al 1° 53' di lat. N. e 23° 3' di long. E. ad 840 tese dal livello del mare, non senza gravi ssi mi pericoli d'ogni genere, special- uiente per le orde di negri selvaggi ed erranti che ne in- tostano il j>aese, ebbe cola ancora cortesi accoglimenti da 240 APPENDICE quel muata. Ma egli trovavasl in si mlnaccevole stato di salute che abbandono il penslero di ritornare in Europa passando per I'Egitto; persuaso che vie piu ostinandosi ad avanzare verso il nord resistere non potrebbe ai disastri ed alle fatiche. I popoli divenivano ognor piu feroci ed intrattabili. II nurnero delle sue genti erasi notabilmente diminuito: la morte ogni di ne mieteva alcuno, ne egli spe- rava di poterne altri surrogare. Per le malattie poi e per la mancanza di nutrimento era egli stesso ridotto alio stato d' uno scheletro ambulante. Percio determinossi a rivolgere i suoi passi verso la costa occidentale per imbarcarsi ad Ambriz od a Cabinda. Le sue provvigioni erano oggimai esauste. Le sue niercanzie, il suo tafia diminuivano visi- bilmente. D' altronde opprimevalo Y eccessivo calore. Voile duncfue partire , sebljene potesse appena reggersi in piedi. La citta di ]\Iuene Hai fu il termine de'viaggi del signor Douville nelTinterno dell'Alrica , a mille miglia geogr. da Loanda in linea retta. Di la egli ritorna verso T ovest per raggiugnere la costa. Noi ancora non faremo che seguirlo rapidamente. Egli peneti-a nel paese d'' Itabiz, i cui abitanti non aveano giaminai veduto alcuno bianco e che dispone- vansi ad adorarlo. A Samoiene Hai ucciso avendo un im- uiane rettile che minacciava di divorarlo e che dagli abitanti adorato era qual nume , fu posto ne' ferri , e senza la politica e T autorita di quel soba perduta a\Tebbe la vita. Sulle sponde dell'Hogiz una truppa di leoni e di pantere divora sette de'suoi negri. A Missel vede una quantita di cranj e di ossa umane confitte a filari di acuti pali senza che indovinare possa il senso di tali misteriosi ge- roglitici. Ad Ho dimeuticaudo i pericoli da se corsi pel poco suo rispetto alle deita pone la uiano sacrilega sul mansueto e pacLfico montone , altro degl' iddii del pae- se , e puo a stento salvarsi. Negli Stati di Caucobella trovasi in mezzo ad un popolo il piii fiero , il piii era- dele di tutti quelli da lui in addietro visitati. Ivi egli os- serva una specie di grandi scimie scodate, che dagli abi- tanti riguardansi come una razza d' uomini assai piii mal- vagi di quello ch'essi medesimi lo siano, comeche siano eglino malvagissimi. Gli viene pure riferito die ivi un'altra razza sussiste di scimie assai inteUigeuti e di galantissimo costume, le quali amano ardenteinente le donne, le rapi- scouo 5 vivouo con esse in matvimouio ^ e poscia queste I'VRTE STR\NIERA. 241 niedesime doniie ritorn.ino a morire nel seno de' loro con- sorti , i quali auzi clie adontarsi de' loro rivali , li i-is[)et- taiio come stregoni o jnaglii. Nel paese dl Ilolo-ho tragitta il Cuango a Suli , e cola ritrova cliiuso in orrenda prigioiie per ordiiie di quel soba un povero mulatto cui egli a Cassancl commesso avea dl seguire la sponda del flume sino al mare. Lo sveaturato da lungliissima malat- tla consnnto spira nelle hraccia di lui , fattogli prima il racconto del suo disastroso viaggio e consegiiatogli T itine- I'ario die compilato ne avea: prezioso benche iaforine docu- inento di geograiia, merce del quale il sigiior Douville pote sulla carta delineare Tigiioto corso di quel grau liume, dal puiito in cui egli tragittato lo avea nelle vicinanze di Barika siuo a qnello in cui incontrossi neirinfelice mulatto. Tra gli ostacoli da lui superati ommettersi non dee il suo pas- saggio per le montagnc nere , ove poco manco clie spo- gliato non fosse totalmente. Ne pero cotal sinistro Incontro gl'impedi d' esaminare quelle moutagne per la zoologia impor- tantissime e di riscontrarvi una moltitudiae di fossil! d'ogni specie e ben anclie delP intero sclieletro d' una gazzella. L' intrepido viaggiatore giunse ad Ainhriz sulla costa del- rOceano atlantico, pressoclie solo, senza carovana, spo- gliato di tutte le sue mercanzie e nel plu deploraliile state di salute. Di la fece vela il 37 glugno del i83o, e col finire del dlcembre trovavasi a Buenos-Ayres. " L'influen- za ( dice egli ) del benefico clima sotto del quale vissi sino alia fine di feblirajo, in me produsse il piii venturoso effetto. Quando partii , ricuperate avea in parte le mie forze. Ma le fatiche d' un lunghissimo e non meno arduo tragitto mi tolsero il vigore clie andava in me riiiascendo. Finalmente il i3 glugno del i83i giunsi ad Havre, ed il ao a Parigi. » G. Blhl. Itul. T. LXXII. 16 24^ APPENDICE. Recherckcs mcdico-lc gales snr Vincertitude des signes de la mort, Ics dangers des inhumations preripitees, les nioyens dc constater Ics decrs ct dc rappcler d la vie ceitx qui sunt en et.nt de mort apparente, par Julia de Fontenflle, profcsscur de chiinie-mcdi- cale, niemhre de la. Commission de salabritc , secre- taire perpetuel de la Societe des sciences de Paris , etc. — Paris, 1333, cliez Just Rouvier , in 8.", fr. 5. L^'na quistione tlella piu alta iinpoi'tanza pei popoli e pei Govcrni e certainente ([uella clie tratta dei segni di morte, e quindi de' pericoli de' seppellimenti affrettati. II sig. Julia de Fontenelle nel libro teste publ)licato iiidica i mezzi piu efficaci per preservarci dalla terribile sventura di es- sere sepolti vivi. Dopo aA^er egli chiaramente dimostrato die i caratteri clie alia morte iniprimonsi ne'cadaveri (meno la putrefazione) sono tutti si incerti die indussero talvolta in errore anche i piii avveduti medici , rapporta uii gran numero di osservazioni relative a persone sepolte vive , e di altre riputate per morte gia da piix giorni e restituite alia societa. Quest' opera pregevolissima contieue inoltre un minuto ragguaglio de' varj mezzi di ricliiamare in vita gli apparentemente estiiiti. Ci duole die lo spazio ci man- clii per dare della stessa un particolare transunto ; non possiamo pero omettere di qui riportare quasi per intero la breve notizia die riguarda i depositi mortuarj della Ger- mania, e colla quale il di. autore diiude il suo libro. Essa ne sembra opportuna massime ora die si tratta di inunire la citta di Milaiio di un grandiose cimitero, del quale esclu- sivamente abbiasi a far uso. Depositi mortuarj della Gennania. " I pill sacri doveri dell' umanita , 1' amor figliale , pa- terno , coiijugale esigono imperiosamente stabilimenti o depositi mortuarj, onde preservare queili die piii amiamo dal riscliio orribile d'essere sepolti vivi. Lo stabilimento di siflatti depositi sara il solo ed unico mezzo di mettere fine ai sospiri ed ai gemiti die partendo da' sepolti ci accusano terribiliuente di colpevole indolenza. — Gia da molt'anui rVnTE STUV^TIEKA. 24'^ il veneraljllc Ilafel.un! , niio de' piu celt'i)ri niedici della uostr'epoca, scngliaudosi calorosamente coii'i'o la non cu- ranza, la superstizione e la leggerezza coii cul si trattano i morti, e peroraado in favore degii stabilimeati mortnarj rlnsci a fnr si clic nei 1791 la citta di Weimar si arriccliisse > Weimar era ill allora la vera culla delle scieiize e doUe arti:, ed il Gran Duca Carlo Angusto proteggeva con istancabile zelo tntto cio clre poteva essere utile alF nmanita ; egli s''interess6 qaiiidi a sill'atto stalMliineiito. " Venne aperta una sotto- scrizione , ed i ])uoni videro con piacere tutte le classi della societa cogliere quest' idea con vero entnsiasino. In poco tempo si trovarono riuniti tutti i mezzi per istaljilire una casa adatta alio scopo. » Qnesta cssa fu il primo stabilimento di tale specie ^ tuLte le altre non ne sono che ua' imitazione. Ecco in poche pa- role, come venne essa fondata ed i principj die diressero il dottor Hufeland. " E indispensabile nelle grandi citta lo stal)ilire una casa mortuaria in ogni qnartiere capace di ]")Oter contenere convenevolmente in deposito de' cadaveri 5 o 6 giornl , ed in numero proporzionato alia popolazione ed al caso di epidemia. >i La casa mortuaria di Weimar e fabljricata sul cimitero. Sopra la porta v' e scritto Vitcc ihibice asylum. Contiene una camei'a grande con due tubi j)er rinnovare I'aria, ed un calorifero ; a iato v' e altra camera pel custode, separata dalla prima da una porta in- vetrata ond'egli avere possa costantemente i cadaveri sot- t' occlilo : A'i si aggiunse una cucina, de'bagni, ecc. — • " Onde vie nieglio assicurarsi die non rimane ai corpi de- posti in questa casa la piii leggiera traccia di vita , i cu- stodi lianno una compiuta istruzione de'siutomi deU'asfissia e di altre inalattie simulant! la niorte. Affinche poi sieno piu vigili e piu accurati, si stimola il loro zelo con premj ilcstinati a clii pel primo avra scoperto nel corpo d'un giu- dicato morto de' segni di vita. Si sono prese le necessarie precauz:oni onde un asfissiato, apopletico, isterico, ecc. non possa fare il menomo moto, senz'averne subito avviso. Le mani ed i piedi sono, a tale scopo, messi in rap- porto con de' lili, per cui il piu piccolo movimento si fa sentire col suono d'una campann. La casa e scaldata in inverno e ilimninata nella notte. II trasporto del corpo ba Inogo ordinariaiiiente 12 ore dopo raorte. Si sdraja sopra 244 A r v E N D I c n un letto dl paglia e si copre con iina coperta tli tela; vi si inettono cle* cUtali sulle dlta, facencloli coi-rispondere tra loro coi fill sopraddetti die si uniscono al di la della niaiio in un solo, il quale rorrisponde ad uno svegliarino di modo_ clie il piii piccolo moto di un dito produce suhito nn gran I'umore. I cadaveri sono separati Tuno dalFaltro da paraventi. Un medico e specialniente addetto a queste case niortuarie , ed e incaricato di esaminare i cadaveri. AUorclie trova che i segni di putrefazione sono evident! , egli lo attesta per iscritto in un liljro destinato unicamente a quest' uso, e allora soltanto e permesso il seppellimento. Se in vece sco- pre il pill leggiero indizio di vita, il corpo e subito portato in una camei-a a lato, e si adoperano tutti i mezzi possibili per rianimarlo. Un adatto appareccliio per procurare questi soccorsi e sempre ivi mantenuto in ottimo stato. >/ La casa mortuaria di Weimar non e solamente destinata a servir di deposito ai cadaveri de' poveri. Per dare un buon esem- pio, e per distrarre i pregiudizj che si lianno contra queste case , una Societa composta de' piu notabili della citta si e formata sotto la direzione del dottor Hufeland, ed i membri convennero , che nel caso di morte , ciascuno di loro sa- rebbe trasportato nella casa mortuaria. II popolo vedendo le primarie famiglie ricorrere a questo stabilimento, segui ben tosto un tale esempio ; ed ora e generalmente adottato. " La casa mortuaria di Berlino e anch'essa dovuta alio zelo iilaiitropico del dottor Hufeland. E stata costriitta nel 1797 dalla Societa dcgli Aniici ; contiene due sale, una per gli uomini, 1' altra per le donne. » Siilla proposizione del dottor Adkerman, professore d'anatomia, e stata stabilita una casa mortuaria a Magonza nel i8o3, la cui costruzione e basata sopra i principj stabiliti dall' Hufeland. Ultimamente ebbe de' miglioranienti e maggiore ampiezza. " La casa mortuaria di Monaco e costrutta sopra un piano piii esteso e si distingue taiito per la magniiicenza dell' architettura, quanto per 1" interna disposizlone. Fu costrutta nel 18 i 8 so- pra il nuovo cin.itero ; contiene due vaste sale , 1' una pei ricchi, I'altra pei poveri ; la quota che si richlede per esser deposti nella camera de' primi, fornisce le spese di manuten- zione dell' ediiicio. Dal centro della casa si estende da ogni lato un colonnato di 94 colonne corintie. Nel muro esterno sono praticate delle nicchie per porvi i busti di coloro che si distinguouo per virtu e per dottrina. Si progetto ia \ Bnmberga nol I021 la costru/.ioac cU una cisa mortnarla. A Vv'urshonrg e atl Angshourg si trovaiio pure siinili stabili- luentl. II pill receiite e fal)bricato sul cimitero di Francfort snl Meiio. Potreljlie qliesto servir di niodello a tiuti gli altri di siruil genore. A lato delta casa niortuaria si trova r allogglo del medico , il quale avendo buoiii stipendj e tenuto a non abbandonare raai il cimitero. QnesLa casa ha il gran vaiitaggio che piii cadaveri non soiio mai deposti nella stessa camera^ claschedutio e trasportato in una celletta a jiarte, ove per mezzo di appro[)riati ventilatori I'aria v' e continuainente rinnoVata. Le ccllette sono scaldate per mezzo d' un calorifero , ed illuminate a gas. La luce del giorno penetra per le finestre praticate nella sollitta, e clie pos- sono aprirsi a A^olonta in tutte le direzioni. La sala del custode e posta nel mezzo , e grandi linestre conducono da questa sala in tutte le celle mortuarie : v' e una ca- mera pei bagni, ed altra con tutti gli stromenti e mac- cliine necessarie per procurare agli apparenteinente estinti tutti i soccorsi possibili. " — Si oltrepasserebJje i liniiti d'una semplice notizia, se si volessero enumerare tutti gli sta- bilimenti di tal genere che s'incontrano nelle diverse citta deila Germania dalla prima casa niortuaria di Weimar siiio a (juelia di Francfort sul Rleno. " Faccianio de' voti per- die la Francia senta tutta 1" importanza di quest! staliili- menti ; la felicita de' popoli e 1' orribile pericolo d' essere sppolti vivi glie ne fanno un imperioso dovere ; poiclie questi utillssimi soccorsi riescono sovente a strappare ijiu vittime da una terribile immatura morte ; come il dimo- strano ie moke osservazioai riportate in piu libri di po- lizia medica. Possano i conslgU di "Winslou, di Bruhier, di Thiers , ecc. produrre qualclie frutto ! Possano soprattutto le instituzioni dell'Hufeland essere prontamente adottate da tutte le nazioni ! •> L'osservazione riportata nell' opera di Julia de Foritenelle d' un caso di morte apparente che ha durato 20 giorni k una nuova e recente prova de' vantaggi clie debbono at- tendere i Tedeschi da quel cli" essi cliiamano con ragione J'itce ihihioi asyhiin. 2^G A P P F. N n I r F. Tlicorie dcs ressemhlaiiccs ou cssai phiLosopIuqae sitr les moyeiis de determiner les dispositions physiijucs et morales des animuux etc. , par le chevalier Da Cama Machado. — Paris, 1882, chez Treiittel et' Wuitz, in 4.° a\ec planches minices. Fr. 5o. Lc scopo di quest' opera e di stabilire che lacldove si rinvengoiio forme, lisionomie , vesti e colori ideaticl nel- rinimenr.a serie degli esseri organizzati, cola s' incontrano pure le stesse coiiforinita istintiv^e d''abitndiae e di co- stumi. Questa legge fisiologica e specifilmente applicabile al regno animale :, ed in fatti tnttavolta die un animale ofFre con un qualclie altro, nelle diverse parti che lo coni- pongono , pareccliie soniigiianze esterne , ii suo carattere morale partecipa pure cfualclie poco di qiiello degli animali a cui esso piii si avvicina. Questo principio non e certa- mente nuovo ; e antica massinia die le stesse cause pro- ducono costantemente e in tutte le circostanze gli stessi effetti ; ma il sig. Machado ha date a quest' autica legge delle analogic nella natura , un' estensione ed un' evidenza tale da non lascinr piu alcun duhhio, ond'essere general- niente ainmessa , e specialinente dai coltiyatori delle scienze naturali. — II Cuvier aveva gia osservato che un'analogia d' organizzazione si attira necessarianiente un' identita nella natura degli alinienti e ne' mezzi di procurarseli. II nostro autore mette a calcolo cjuesto principio del potere dell' analogia e lo estende e generalizza assai piii di quel nol fecei'o i suoi antecessor!, ed a cio riesce me- ravigliosamente iiell" opera che abbiamo tra niano. Nel limi- tarsi alio studio delle forme esterne degli esseri vivi, delle loro vesti e de' lor colcri ha avuto per iscopo primario il sig. Machado di facilitare lo siudio dei costumi degli ani- mali , e di rendere questo studio piii gradevole, distrug- gendo cosi la sorgente de' pregiudizj, tanto pivi deplorabili in quanto che ci rendono sovente ingiusti ed anche crudeli in verso gli animali stessi. E vero che i zoologi non tennero sinora in conto il colore degli animali che qua! gradazione o eventualita fnggitiva poco atta a fornire caratteri precisi nelle loro descrizioni. Si lusinga e coa l-ngione il nostro aiitore clic i numerosl e variati eseinpj cli' egli riporta, delPappIicazione di questi colori sotto una tal mii-a , sieiio adatti a conibattcre uii siffatto pregiu- dizio , ed a mostrare clie in uii' infinita di circostanze la A^este degli auiiuali ha niaggior valore assai nelP iiidicazione de' loro costumi di quel die si e crednto sinora. I miiie- ralogi ed i botanici non isdegnai'ono di menzionare e sti- niare il colore de' diversi oggetd delle loro disamiae , ed in moltissimi casi qnesto ]>rocur6 loro de' caratteri sicuri e costantl. — Dominato altniiiente da questa nuova ma- niera di considerare e classilicare gli esseri vivi il signor cavaliere De Rlachado si e circoadato di aaiinali di specie diverse, trasforniando la sua casa per cosi dire in una specie di gabinetto di storia naturale vivo, in un vero ser- raglio. Applicandosi con perseveran^.a a stndiare i loro co- stnnii , aljitudini , genere di vita ecc. ba raccolto numerosi fatti da'' qnali ne trasse le indicazioni cb' egli consegno poi nella sua opera, arriccbita inoltre di l^ellissime immagini colorite con tntto il lasso possibile, onde vieppiii convali- dare la sna teorica. Bonnet, Carlo Leroy, Dupont di Nemours e BufFon si compiacquero ancor essi di vivere in mezzo agli animali per osservarne i costumi, e credettero poter affermare cbe i bruti banno una volonta, un' intelligenza, de" pensieri. II signor Gama va al di la di questi autori ne' suoi teoremi sul potere delle simiglianze {ressemhlarifes) ^ e non ci ha dubljio cbe i numerosi Fatti riportr.ti in quest' opera, dietro 1' osservazione ripeiutamente fatta su individui vivi, pro- vano ad evidenza quanto il potere delle abitudini , 1' ana- logia delle forme , delle vesti e de' colori meriti attenzione intorno ai rapporti de' risultamenti vantaggiosi cbe qnesta nuova teorica presenta alio studio della natura. Qnest'opera non e punto I'esposizione di un' ipotesi ; essa e una rac- colta di fatti assai bene osservati ^ ed in vero le scienze vogliono al di d" oggi del positivo: siamo ormai ristucchi d' utopie speculative. Finora i naturalisti non avevano classificato i diversi esseri vivi , oggctto de' loro studj , cbe sopra i caratteri puramente fisici. La teorica del sig. Gama fornisce i mezzi di far aacbe entrare nella clasjiiicazione gli elementi mo- rali. QtU'sta dottriiia appbc.iMlo all'uomo e pin facile a cogliersi, e qnincli ad atlottarsi da quante altre la pi-ecedet- tero. Essa noa esige cognizioni notomiclie: l)asta il coiiibi- nare iusienie le soinigliaiize;, ognuno pito ne''passeggi, come iiel seiio della sua famiglia metterla iii pratica e veriJlcarne Tesattezza (*). B. M. Conjecture relative to the nature of the miasma pro- ductive of asiatic cholera by pi-ofcssor D. Mojon of Genoa , translated from the italian by doctor La- Roche. — Philadclphie , ]833. Ci gode r animo di vedere die i medlcl della plu colta parte dell'America tengono in pregio le jiroduzioni de' no- stri Italian!, voltandole nella loro lingua^ e tanto piii no godiamo che trattasi di un libro italiano clie verte sopra una materia intorno la qnale furono pubblicati in questi ultinii anni migliaja di scritti piii o meno vitili ed estesi. Sembra che il dottor La-Roclie ignori che 1" opuscolo d( I Mojon eljbe vina traduzione in francese pubblicata in Pa- rigi, le cui numerose ed utili note ed addizioni avrebbero potato giovargii. Ci e grato in questa stessa occasione di annunziare ch'e prossima a pubblicarsi in Parigi una nuova edizione delle Leggi fsiologicJie del medesimo prof. Mojon , corredata di quanto esponga gli avanzamenti fatti dalla scienza deH'orga- nismo animale dopo la terza edizione dell' opera stessa ese- gviita in Milano dal Pirotta nel 1821 , ed arricchita delle note di cui i dottori Warden e Skene fregiarono le loro traduzioni inglesi della niedesinia , pubblicate iii Londra nel 1824 e 1827. (*) Non conosclamo 1"' opera della quale il nostro coiTispondcnte ci tenne discorso; crediaiuo pero che lo studio de'caratteri esteriii degli aniniali, e massime de^loro colori , solo valer possa a far luamfesta quella sorta di armonie intorno alia quali si e tanto leggiadramente esercitato il Saint-Pierre , e clie del resto il solo fatto del cane e del liipo si confonui fisicaiiiente , si difformi 1110- ralmcnte , basti a rendtrni nioko cauti nelf aimnettere siatemi che troppo ohre colleghino il fisico al nioraie, B. PARTE STRAlSriER\. 249 Med'uin'isclK^ Jarhucher dcs Oestcrreichlschcn Staatcs. — Aiinali dl incdlcina degli Stati Ausltiacl, per opera dl J. de Stifft e DJep. de Raimann. ■ — Vienna, i(S33, GcroM, in 8.° cun tavole litogrufiche, t. XIV. Fuse. \ e 2. Questo glornale , ch' e giunto al suo 14.° volume, con- tiene le ordinanze ed i regolainenti suUo stato sanitario de'paesi austriaci, ed in oltre diverse osservazioni e Me- inorie intorno alia fisica ed alia niedicina, ed estratti di opere e dissertazioni su piu notabili casi di malattie, ecc. * Memoirc sur le culle de Mithra, son origine, sa na- tive et ses mysferes , envoy e an concours de V Aca- demic royale des inscriptions et hcllcs-lettrcs de Paris en 1825, par le Ch. Joseph de Hammer, memhre de plusieurs Academies ; piiblie par J. Spencer Smith de la Socictc. joyale de Londres , etc. — Paris , i833 , imprimeiie et fonderie de A. Pinard , quai Voltaire n.° iS d Paris. In 8.°, di pag. 196, con atlante. * Correspondance d Orient. Corrispondenza d' Oriente l83c-3i , de' signori Michaud, dclV Accademia fran- cese e Poujovlat. — Paris, i833, Diicollct, t. I, in 8.°j di pag. iv e ^68. Prezzo lir. 9. * Voyages dun gentilhomme irlandais. Viaggi dun, gentiluomo irlandese in ricerca d una religione, con note e chiarinienti di Tomaso Moore, tradotto dal- r ingle se dall abate D.*** — Parigi, i833, frutclli Gaiime, in 8.° di pag. vii c 4217. Prezzo lir. C 25o APPENDIOr. PARTE II. SCIENZE, LETTEPvE ED ATITI ITALIANE. LETTERATVBA E BELLE AUTI. AlinanacchL VJrediamo di dover comlnclare qnesta seconda parte della nostra rivista dal Noti ti sconlar di me (i) dei signorl Yallardi ^ libro di tutta eleganza per clii si contenta del- r esterna apparenza, di molto pregio per chi ne consideri r iiitrinseco valore. E stanipato in bei caratterl, con molta diligenza , in bellissima carta : porta in fronte il ritratto di S. A. I. 1' Arciduchessa Vicereglna ; poi va ricco di molte incisioni , le qnali se non soao tutte pari in bellez- za , sono pero in generale nn liell" ornamento al A'olume. Una di qneste incisioni ( senza dnbbio la piu graziosa di tutte) e venuta d' oltremare in Italia a desiar Temnlazione dei nostri artisti. Fu questo un buon pensiero del signor Vallardi ;, e sara proprio del sno gusto e del suo aniore per r arte il far si die tra breve si possa trovare nella sua Strenna un' incisione venuta da Londra e non discer- nerla dalle nostrali. Rispetto alle niolte produzioni di verso e di prosa di die si compone quest' operetta non sarebl^e possi!)ile venirle esaniinando ad una ad una senza riuscire soverchiaiiiente lunglii. Ben potremnio imitar Tesempio di un altro giornalista e saltar a pie pari la prefazione; ben potremmo passar leggieri e di volo sopra niolte brevi poesie j nondimeno ci resterebbero ancora piu die due cento pa- gine da compendiare , e noi ( dopo F esperiniento die ab- biamo fatto sull'l7'ff?e) non oserenimo promettere di saperci trarre da questo iinpegno coUa brevita die ci e imposta. In luogo adunque di un sunto dei varj componinienti scritto (]) Nou ti scordar di nie , Strenna pel capo d'anno, ovvero pei giorni ononiastici, compilata per cura di A. C. IMilano presso rietro c Giuseppe Vallardi, coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola. I r.VKTF, ITALIANS. flSl r.ol liliro alia lunno coinporremo il nostro articolo col soc- corso c)i alcnne rcmiiiiscenze, le quali se a molti parranno insnflicienti per dare una coinpiuta relazione di qnesto vo- Inine , speriamo almeiio clie basteranno per fame cono- scere la varietii ed il pregio a chi non lo avesse per anco veduto : se1)l>ene, chi non arra veduta oggimai la Strenna della ditta Yallardi ? II Terremoto di Scilla descritto dal sig. Giuseppe Sacchi ci ha fatta una viva inipressione , e ci par che 1" autore al^hia assai bene ragginnto lo scojdo di raccomandare alia iiieinoria de' suoi lettori alcnne utili verita , alcvine mas- sime Ijelle e virtuose consociandole con immagini forti e gagliarde che non si possono cancellar facilmente da nn animo in cui siansi una volta stampate. — Per associazione d' idee ci corrono qui alia mente le sventure della BelVAra narrate da Defendente Sacchi, le quali congiunte colla novella clie leggesi nella prima Strenna formano un rac- conto da piacere assaissimo. — I versi del signer G. B. sopra Speronella , e la sua lettera sulla Rocca Pendice ci par- vero cose da non potersene facilmente dimenticare. — Nella Bio^rafa di un mastino di Tullio Dandolo trovammo con bell' arte riprovati i costumi della Repubblica Veneta nella seconda meta del secolo scorso. — L' articolo filologico deir accademico immaginario Ico Ceclasmeno sulla parola pipa e suoi derivati ha molte cose notabili , e una certa piacevole novita. — Anche i Frati pacieri di Cesare Gantu sono un bell' argomento sotto il quale 1' autore jiote vac- cogliere e ravvicinare fra loro non poclii fatti della storia italiaoa fecondi di l)elle ed utili considerazioni. — Sotto il titolo di Sdieletri inratenati il sig. G. B. Bazzoni com- pose tutto insieme una novella storica ed un discorso su questo genere di letterarie produzioni nelle c{uali egli ha gia conseguita moltissima lode. — Queste sono le prose delle quali piu ci e restata memoria leggendo la Strenna. Fra le poesie crediamo inutile il dire che i Parganiotti di Cesare Arici ed i versi di Giuseppe Nicolini alia Fantasia sono eleganti ed affettuosi ^ e che le anacreontiche di Jacopo Vittorelli sono graziosissime. Diremo in vece che fra gli epigrammi dei signori A. C. ed Opprandino Arri- vabene se ne trovano alcnni nuovi e graziosi ; che i canti della signora Ferrncci sono pieni di poesia e di forza , e attestano un ingegno clie ha saputo educarsi alia scuola 202 A. P P K N D I C E. eel aircsciiiplo del grand! antori senza perdcre piinto delln nativa ed originale sua improuta : Certo al di sopra degli azziirri campi S' apre de' Giusti la mcigion heata , Ove chi tenne in qilesta hiija voile Ognor securo il piede Delia virtu sul faticoso calle , Muta in placida calma il lungo pianto. ' Ivi risuona il canto , E la dolce armonia di paradiso ; Ivi si etema V allegrezia e il riso , E V alma alfin tornota Alia niente del mondo , and' e partita ^ Vede i misteri di natura , e vede Con che ragioni ascose La possanza infinita Governa e muove le Create cose. Diremo clie nei versi di F. F. G- si trova niolto fellce- mente commisto lo studio dei classicl con quello dei mo- derni poeti; che le Ronianze della signora Giuseppa Guacci ci fan rincrescere di trovarle si brevi ; che il Sermone della sig.^ Alharelli Vordoni e ricco di bei pensieri espressi con nobile felicita;, e che la Romaaza tradotta dal tedesco dalla signora Edvige de Bauisti e scritta con grande ]ia- dronanza di verso. Dopo tutto cio puo clascuno conchiu- dere che questa Strenna e per nostro giudizio un bel libro, anche senza guardare alia eleganza deir edizione ed alia bellezza delle sue incisioni. Trentotto sono gli autori con- corsi a comporla , e questo numero ci fara perdonare se ne abbiamo taciuti alcuni. Sotto forme assai piii modeste venne ad accrescere il niiniero de' nuovi libri un secondo volume del Novelliere francese che fu cominciato nello scorso anno dagli Editor! degli Annali Universal! delle scienze e deirindustria. Molt! dicono e ripetono che le Novelle a! di nostri sono troppe, perclie usurpano il luogo alia letteratura piii nobile e piii importante, ma poch! s! difendono dalle attrattive di quest! libri, 6 nessuno vorrebbe trovars! necessitato a confessai'e d! non conoscerl! afFatto. Quindi con buon conslglio fu in- trapreso questo Novelliere , dove ciascuno puo trovare ogni anno tradotte alcune delle migliori Novelle; e sebbene un PARTE ITVLIANA. 253 jilccolo volnniotto. ia coufronto di tanti die sc ne puliMi- (■ano in Fraiicia , possa parere tropjjo picciola cosa , cre- diaiiio noiiilimeno die l3asti a far paga la curiosita : e forse potreninio dire die basta andie a far conoscere il megllo di tntte quelle iniinite Novelle ; perdie, a dirla cosi di passaggio , non sono ]ioi tntte perle rfuelle die si pe- scan nel mare. Gonsiderando qneste novelle dal lato pura- niente letterario ci pare che tntte sieiio dcgne di molta lode, e che rappresentino assai bene le loro moke com- pagne: le traduzioni sono diligentissime;, sicdie da modest.i editori di cose tradotte ( come dice la graziosa prcfazione ) dii ci dono qnesto libro ben pno soUevarsi al grado d'autore. Dalle Novelle , coUe quali si tende principalinente a ri- trarre il cuore umano , ci par naturale il passaggio a par- lare del Frenoscopio , in cni un uomo di raolta dottrina e venuto coil singolare ciiiarezza anallzzando Ic disposizioni della mente e del cuore nei loro rapporti colle estertie appa- renze. Alcnni forse trovando in qnesto volnme dei tesclij diranno che sono cose non bene appropriate all'occasione delle buone feste e del capo d'anno; ma noi non snppiamo qual differenza, sotto qnesto rispetto , si possa notare fra nn teschio , per esempio , e una moglie che fa snltare le cervella al proprio marito. Sono dne piccole anatomic, I'nna sui vivi, r altra sni morti. Ad ogiii moilo dii non volesse qnesto libretto come almanacco o strenna, lo pigli e lo stndii come introduzione a dottrine di alta importaoza, e ne sara. soddisfatto. Lo pigli per conoscere della dottrina di Gall almen tanto quamo sarebVje ora mai A'ergogna ignorarne , almen tanto quanto e necessario per rispondere alle false accuse d' ogni maniera che le son date tnttora da molti. Passando a materie piu liete annnnciamo la Gallcria tea- trale d'ltalki pnbMicata dal sig. Ganadeili. E un A'olumetto di poche pagine (con alcune incisioni snfficientemente buone) che ti guidano rapide e franche pei principali leatri d'ltalia, e giudicano molto coraggiosamente i poeti , i maesU'i, i cantanti ed i giornalisti. Puo darsi che qnalche A'olta il sig. F. R. non colga nel segno co' suoi gindizii: il certo si e ch'egli ha scritto molte parti del suo lijn-o in niodo da farlo leggere assai volentieri. Tre almanacchi fnrono consacrati quest' anno a celelirare le belle arti , e ]inliI)Iicaronli la ditta Pietro e Giuseppe Vallardi, i fratcUi Ubicini e il signer Ripainonti Carpano. 20^ ArrENbicE. Direst! clie gll eLlitorl e gli autori di questl tre alinauacclii, tntti d''accorclo tVa loro , abbiaiio studiato il niodo di ren- ders! tutti e tre necessari a clii voglia avere una coiinjluta notizia deila nostra esposizioae : perche nessuno dei tre da se solo ti mette innaazi tutte le piii belle opere che ab- biauio ainmirate quest' anno nelle sale di Brera. A dire la nostra opinione ci pare che P alinana-cco dei signori Ulii- cini vinca gli altri due nella bellezza delle incisioni: qiiello dei signori Vallardi nell' anipiezza e nella profondita dei giudizii. L' autore deir ahnanacco pubblicato dai signori Ubicini avea detto nella sua prefazione di voler essere eclettico , il che in questo caso doveva signiiicare ch' egli voleva attenersi alle altrui opinioni, e trascrivere tors' anco cio ch' altri aveva gia pubblicato intorno alle opere degli artisti. Questo eclettismo fn poi seguitato assai piii da chi stese r alinanacco pel sig. Ripamonti •, ma noa per questo rinuncio al diritto di allontanarsi dalle altrui opinioni quando gli parve a proposlto. In soinma , dirk qualcuno , qual e il inigliore di questi tre alnianacchi ? quale dobbianio com- perare ■' Noi ripetiamo che Ijisogna comperarli tutti e tre, e siamo certi che questa e I' opinione anche degli ed.tori. Anclie il sig. P. ]M. Visa] pubblico un aliuanacco di belle arti intitolato : Le arti del dLse<^no in Lonihardia, relazione di Defendente Sacchi : Anno II. Non si tratta in questo volume soltanto della Esposizione di Brera, ma (come il titolo annunzia ) di tutto quello che spetta alle arti ; ed e per conseguenza di molto maggiore importanza. II sig. G. B. Carta ci ha dato anche quest' anno v,i-\ al- nianacco intitolato Al mio piii soave pensiero. Diremo che sotto questo titolo V autore al)bia voluto consacrare il suo libro air amicizia , giacche ciascuno dei capitoli ond' esso e composto trovasi poi dedicate specialmeiite a qualche suo amico ; sicche se il piit soave pensiero fosse qualcosa diversa da questi non saprenimo di che il signor Carta lo abbia poi presentato. Qnesto volume componsi di tradu- zioni dair inglese. II Piccolo Keepsake italiano pubblicato dal sig. Lorenzo Sonzogno e un volumetto che per 1' eleganza dell' edizione e per la bonta delle prose e dei versi di che si compone puo gareggiare colle sirenne di maggior grido. I Quattro poeti ( presso i signori Pietro e Giuseppe Val- lardi) sono itn esenipio degno d'imitazionei perche alcuui PiUTE IT ALT AN A. 200 voliiiuettl di questo genere potrebljero dift'ondere la cognl- zione della nostra Ietteratnr:i , e destare sempre plii vivo r amore dei nostri grandi scrittori. A. * Liiisa Struzzl , sloria del secolo XVI ,■ di Gioi^anni jRosiNi. — Fisa, i83j, dalla tipogn/fia di N. Ca- purro e C. — • Tomi 4 in 12-" Ital. lit: 12; in 8.° con 1 5 rami lir. 62. - — In Milano si vendono dalla Societd tipoiirafica de Classici italiani in contrada di S. Mardicrita. Lettere sullc belle arti trivigiane del canonico Lorenzo Crico. — Treviso. i833, dalla dpografla Aiidreola , in 8.°, di pag. 828. Frezzo lir. 3 ausir. Questo libro noa tratta gia, come parrebbe che il titolo sigiiificasse , dei lavori eseguitl dagli artisti trivigiaai , ma di quelli Jjeiisi cbe in Treviso e nella provincia si trovano. Esso componesi di ventisei lettere ^ nelle tre prime delle quali si discorre delle opere di pittura , di scultura . di archi- tettura die si veggono nella citta di Treviso ; e nelle altre, fuori che nelP ultima, di quelle clie sono sparse nella pro- vincia. Neir ultima lettera poi 1' autore ci da una Ijreve notizia dei principj , dei progress! e delle vicende delle arti trivigiane, e cominciando dal duodecimo procede a mostrarci per ogni secolo quai rinomati artisti aljbiano lio- rito, e quai principali lavori siensi ivi eseguiti. Poclie pero e di lleve importanza sono in questo liliro le discussioni erudite e le osservazloni estetiche ; anzi puo dirsi cli'esso non consiste clie nelle descrizioni, per quanto send^ra , esatte e fedeli dei quadri , delle statue e degli edilizj che esistono nei luoghi dal nostro autore indicati : onde questo libro non e in sostanza che una guida che conduce I'ama- tore delle arti per la bella contrada di Trevigi e pei borghi e villaggi che vi sono soggetti. Lo stile e chiaro , facile , ornato, quale veramente a tal genere di scritture conviensif, se non che descrivendo e descrivendo il buon Crico talvolta sonnecchia ; e questo sonno , come naturalmente avviene , non di rado si connmica ai lettori. E vero bensi ch' egli molto si aflatica per rallegrarli e per abbellire la sua ma- teria ; ma in questo sforzo gli vengono meno i nervi e gli spiriti i e quelle site gite , que' suoi accidenti , que" suoi a56 APPENDICE. dialoi2;liettl sono varicta cosi mescliine e cnsi frivole, die noi pel decoro delle arti e pel nome dell' autore vorremmo che non vi fossero assolutameate. Ad ogiii modo questo libro fa conoscere la grande i-icchezza, di cni in materia d'arti possono vantarsi i paesi trivlgiani: perocche trovansi in essi parecchie tavole di Tiziano, parecchie di Giorgione, molte del Pordenone, raolte di Paris Bordoiie, dei Bellini, del Cima, dei Palma, dei Bassani , e soprattutto parec- chie ville tutte dipinte da Paolo Veronese; e si ainniirano sculture dei Lombardi, del Campagna, del Sansovino, del Zandomeneghi e del eommo Canova ; e sorgono palazzi e templi arcliitettati dal Palladio , dallo Scaniozzi, dal San- sovino e dai celebri trivigiani Riccati e Preti. A questi preziosi monninenti formano maguifico compimento le nia- raviglie di Possagno; a cui ora devono agglungersi i qna- dri che appartennero al cliiarissimo Scarpa e che la pre- potente fortuna da Pavia trasmuto alia Motta. — Tntta questa dovizia I'autore pone in mostra con tale un' intima soddisfazione , e con un atnore cosi gaudioso , cosi esal- tato, quasi diremrao cosi orgoglioso, e tanto egli si ricrea nella contemplazione di quelle classiche bellezze, e si pasce e si gode della gloria che alia sua patria ne deriva, che questo sentitnento cosi caldo e cosi giusto fa che di buon grado gli sieno perdonati i difetti che nel libro si osser- vano. — Percio diamo siucera lode al canonico Crico ; e vorremmo che molti libri si pubblicassero , in cui , come in questo , 1' amore delle arti belle e 1' aniore della patria spirassero e si avvalorassero a vicenda. S C I E N Z E. Indirizzo della gioventh nella strada della salute, del sacerdote Claudio Arvisenet autore del Memoriale Vitae Sacerdotalis. Traduzione sulla quarta cdizione francese colV aggiunt.a dun Esercizio cristiano. Se- conda cdizione. — JlIila?io, i833, a spese di Co- stantino Banfi, cont. S. Alessandro n. 0977, e co' tipi di A. Dozio, in 12.°, di pag. 809. Lit: 1. So. Nel tomo 47.°, agosto 1827, pag. 271 annunciata abbiamo la prima italiana edizione di questa veramente aurea ope- retta , e neir amaunziarla accennammo altrcsi i singolari pregi di cui va adorna. Ne le parole nostre peccarono di PARTE ITALIANA. 25^ esagerazione. E tU fatto ebb'essa si favorevole e si gene- rale accoglienza, clie in pochi anni pressoche tutti esitati ne farono gli esemplari. Ora il ti-aduttoi'e , die dalla de- dica da lai fattaae ai R.' C de' S.' rileviaino essere nella patrla nostra uno de' piu zelanti ed egiegi direttori di spirito , mosso dalle medesime intenzloni , di premunire cioe vie piu il tenero cuore de' giovinetti contra il fatale incanto delle passioni e di guidare a virtu i primi passi di loro mortale carriera , ben di bnon animo aderi che pubblicata ne fosse la seconda edizlone. Perb nulla diremo dei pregi della sua versione, ne dell' £jerdz/o crisciano , che da lui composto a maggior utile della gloventu premettere voile air operetta deU'Arvisenet; giacclie non potremmo che ripetere le parole colle quali ne parlammo nelT anzidetto articolo. Cio solo aggiugnereuio che tra' libri ascetici, tra' mauuali i piii adatti a destare I'animo de* giovinetti a ve- race virtii , ad avviarli senz' afFettazione o siento nelle pra- ticlie di pieta e di tutti i doveri della Santissima nostra Religione, a premunirii contra le insidie ed i pericoli del secolo, ci sembra che quest' operetta tenga un luogo distin- tissiino ed eminente. G. Bilancia polidca del Gloho , ossia Quadro geografico~ statistico della terra conforme alle ultime politiche transazioiii e piii recenti scoperte, preceduto da un esame ragionato sidle grandi divisioni della terra , sulla loro superficie e popolazione , sidle classifica- zioni del genere umano giusta le prlncipali varietd fisiche , la maniera di vivere e il diverso grado di civiltd, secondo le lingue e le rcllgioni, seguito da „ wi saggio sidla statistica dell' impero Austriaco e da - ale line tavole in cui si parngonano le sue piincipall cittd e le sue proiincie piu popolate colle cittd e provincie correspettive dei principali Stati del mondo , di Adriano Balei. — Padova, i833, presso Antonio Zambercari, coi tipi della 3Iinerva, di pug. xxxiVy 36o, in 8.° Quest' opera scritta originalmente in francese per uso degli uonuni di Stato , de^U amministratoii , della gioientu e Bibl. leal. T. LXxil. 17 258 APPENDICE. d'o^ni colta persona, fu stampata in Parigi uel i8a8, tra- dotta quindi in inglese ad Edimburgo, e risiampata per in- tero in opere periodiche inglesi ed anglo-americane, tradotta in ispagnuolo a Madrid, in russo a Pietroburgo, in tedesco a Stuttgard , in italianc a Bologna, Milano, e Venezia. Sul- , I'edizione appunto di Venezia ne fu da noi reso conto in questa Bil>lioteca (fascicolo di dicembre i832, pag. 3i6) con quei dilicati riguardi , dovuti ad vin Italianc, die fino da giovanetto si diede con ardore al coltivamento degli studj geograiici e statistici, e da aS anni in qua non ha mai cessato di pubblicare opere istruttive, importanti, analiti- che , tra le quali alcune pur annoveransi di voluminosa mole. Non essendo questa se non clie una riproduzione della BUancia sumraentovata , in molte parti ampliata ed accresciuta , non ci arresterenio ora a parlare se non che delle cose clie in essa incontransi di nuovo aggiunte. Annunzia I'autore nella prefazlone di avere pigliata per guida la face della verith, . e in inancanza di questa di avervi talvolta sostituita la propria esperienza , alia quale gli danno diritto di ricorrere trent' anni di ostinata indefessa applica- zione. Contuttocio vediamo nella prefazione medesinia e nella successiva introduztone alia Bilancia alcuni cenni che confermano i dubbj da noi altra volta esternati sulla pre- cisione alia quale possono condurci 1 dati statistici, trattan- dosi di una scienza tra le morali e le politiche variabile , come lo e a un di presso nelle fisiche la meteorologia, e non essendo abliastanza estese le cognlzioni geografiche per po- ter fornire elementi sicuri alia bilancia statistica del globo. Parla di fatto l' autore dell' anarchia in cui si trovano quelle due scienze, che noi diremmo piuttosto stato d'inesattezza o d'incertitudine, non conoscendo nelle scienze in generale alcuna sovranita, o alcun governo costltuito;, parla dei ri- sukamenti inesatti o contraddittorj della statistica, e delle strane divergenze di alcuni autori sul solo calcolo della po- polazione della Francia ^ espone quindi le guarentigie che egli da per 1' esattezza delle sue valutazioni , che ci sem- brano abbastanza soddisfacenti: introduce alcune osserva- zioni sulla determinazione della popolazione delle citta , sulle classlficazioni del genere umano, e sulla introduzione fatta della Bilancia in diversi paesi , e conchiude coll' an- nunzio di un Calendario statistico annuale, che noi crediamo dover riescire opportunissirao, anzi indispensabile in una PVRTE ITALIAN A. 269 scienza esposta a tante variazionl, €d nn appello ai colla- boratori deWAbrege, o del suo compendio di Geografia com- posto sopra un nuovo piano , al quale servira di complmento ua Annuario geogrqfico die nscira verso la meta di ciascua anno. Seguono per ultimo alciine osservazioni importanti per Puso e per riiitelligenza della ^/Z«aaa, le applicazioni die si possouo fare cogli elementl statistici in essa conte- nuti, e alcuni cenni sulle piraterie librarie, da noi Uinte volte deplorate. L'introduzione alia Bilancia comprende otto capitoli, nei quali si tratta delle grandi divisloni del glolio, della loro superficie e del numero dei loro abitanti ( al quale propo- sito, citaadosi gli aiitichi geografi, vorremmo vedere senza scrupolo fatto italiano il norae di Merccttor in Mercatore , come si e costumato plii volte, e lui , come geografo piii vicino ai bassi tempi e non del secolo XVI, anteposto ad Ortelio)\ si tratta del grado di credenza die poj^o/io mericare i dati statistici coiitenuti uelP opera; delle difllcolta ofFerte dalla determinazione del numero degli abitanti delle citta; delle principali classificazioni del genere umano, della etno- grafica secondo i linguagf^i paHati dalle diverse nazioni , e dai diversi abitanti della terra, e della religiosa, o ec- clesiastica, secondo le religioni e i culti die gli abitanti suddetti professano; e qui non possianio omettere di ma- nifestare la nostra ammirazione per le viste fJosoficlie ed ingegnose dell' autore , sempre collegate collo studio della maggiore possibile esattezza. I due nltirai capitoli dell'ia- trodnzione sono forse i piii importanti : in essi si definisce la parola State, e si fanno osservare le diflicolta die pre- seiitano la scelta dei principali Stati del globo, i confini ed i titoli di alcuni di essi , e si fanno osservazioni sul- r abuso delle nuove denouiinazioni , e sulP ortografia dei nomi proprj , die finora crediamo avere presentato uno de' maggiori ostacoli alia compilazioae di buoni dizionarj geogralici. Avanti di uscire da questa introduzione die occupa non meno di 208 pagine, non possiamo dissimulare die il si- gnor Balbi si fa carico delle opinioni divergenti di diversi autori intorno alia siiperiicie di alcuni paesi , sul nnmero degli abitanti della terra, su qnello degli abitanti del- r Asia , snila popolazione dell'Europa, deU'Asia, dell' A- frica, deirAmerica c deirOceania; ch'es'li stesso riconosce 2b0 APPENDICF. la dlstlnzlone dl paesi die entrano nella sfera delle ca- noscenze statistiche , e di altri che non vi sono per anco compresi , benche si additino i mezzi piit opportuni per valutare , diremmo noi anziche conoscere , la loro popola- zione; e che tuttavia egli presenta alia pag. 24 vma tavola statistica delle grandi dwisioni del globo , die noi saremmo tentati di diiaraare almeno approssimativa , nella quale si porta la popolazioiie assoluta dell' Europa a 227,700,000, e cjuella del totale del globo a 737,000,000. Cosi dopo di avere esposte le basi princlpali della geografia politica e della statistica, e con niolta avvedutezza assegnate le condi- zioni necessarie nella compilazione di una tavola statistica generale, egli non si dissimula, ma espone partitamente^ le difficolta die incontra la misura esatta della supeificie di uno State, e gli strani abbagll provenienti dalla ignoranza del rapporto esatto che hanno tra loro le principali misnre topograliche i le differenze enonni nella Avalutazione delle superficie, provenienti dalle nianiere diverse di considerare le frontiere degli Stati^ e quelle provenienti dalla diversa nianiera di considerare i paesi che lianno rapporti politici piu o nieno stretti coi sovrani di altri Slati ; gli errori di alcuni geograii sulla popolazioiie delle confederazioni Ger- manica e Svlzzera , e dello Stato Sardo , e su quella del- Timpero Austriaco, dello Stato della Chiesa, della Francia e del Regno uiiito; le diversissime opinioni che corrono tra i geografi sulla popolazione delle nazioni indigene indipen- denti deirAmerica (come ve n'ha pure di assai divergenti e contraddittorie sulla popolazione, non ancora ben accertata, della piccolissima ed a noi vicinissima repubblica di San Marino); sulla popolazione delle Provincie unite del Rio della Plata, e delle repubbliche di Bolivia e delPUruguay, deirAmerica spagnuola e della inglese , della Turchia eu- ropea , della Cina , di varj arcipelaghi poco conosciuti ; le assurde conseguenze della popolazione relativa di alcuni piccoli Stati, dedotte da certi autori di economia politica e di statistica i, le diflicolta che debbonsi superare nella va- lutazione delle rendite e dei deblti pubblici , e gli errori a questo jJi'oposito provenienti dall' anno cui debbonsi ri- ferire, e dalla inaniera di calcolare le rendite stesse ; le difficolta maggiori che s' incontrano nella deterniinazione delle rendite degli Stati non ancoi'a compresi nella sfera della statistica (e a nostro avviso sono ben molti)i quelle PARTE ITA.L1ANA. 26 1 nascent! dalla ricluzlone clello monete, e gll error! relativi al debito pubblico doir Iiigliilterra , del Portogallo e della Gentiania, noii clie deiriinpero Ottomano e di varj Stati deirAsia; gli errorl occorreati nelle stime fatte nella geo- grafia delle forze di terra e di mare di varj Stati , le di- verse maniere con ciii possono valutarsi le forze delle flotte ; r oinissione fatta delle armate delle principal! po- tenze afrlcane ed oceaniche, le diverse opinioni suUa forza deir armata cinese, finora non ben conosciuta , ecc. Un intero capitolo e destinato all' esposizione delle dlf- ficoltk che s' incontrano nella determinazione del numero degli abitanti delle citta , nascenti dai sobborghi , dai cir- condarj esterni , e da altre giunte e frazioni , dalla mili- zia, dai forestieri, dai prigioni, dalla presenza o vicinanza di acque minerali o terniali , dai luoglii di fiera , dai semi- nar], dalla vicinanza delle miniere, dalla presenza delle corti , dai ruoli degl* impiegati, dalle epocbe diverse in cui ^bbero luogo le anagrali, o le numerazioni, cangiate o alte- rate in seguito dalla peste, o da altre malattie epidemiche, dai cangiamenti politici, dalle guerre, dagli assedj, ecc: si espongono le opinioni diverse, e sovente contraddittorie sulla popolazlone di alcune citta , anclie dell' impero Au- striaco; si esaminano i respettivi valori della computazione fatta per estensione, per case e per numero di abitanti nelle medesime , per famiglie o per fuochi , per capita- zione o tassa personale , per consumo di commestibili , e per nnmero d'individui atti a portar T armi. ParlandosL molto saviamente delle principali classificazioni del genere umano, si fa vedere Timpossibilita di fame una che esatta sia e generate secondo le sue principali varieta; T inutilitii e r incertezza di quelle foadate sul modo di nutrirsi , sulla posizione topogralica , e sulle occupazioni ; e quindi le classificazioni general!, ammisslbili nell'epoca attuale, ridu- consi alle due sole fatte per ragione di lingne e di religion!. Anche nei due ultim! capitoli si notano gli abbagli pres! dai geografi , avend' eglino negletta la definizlone della parola Stato, I'abuso da essi fatto nell'imporre nuovi uo- m! a paesi gia not!, o pure nuovamente conosciuti, ranar- chia, o piuttosto la confnsiorie che regna a questo propo- sito tra ! geograli, gli storici ed ! filologi, gP inconvenient! che nascono dai cangiare T ortografia , e l' impossibilita di scrivere correttaraente cert! uomi. 262 A P P E N D T C E. Dopo tiitto clo, clii mai vorrebbe accignersl a pre- sentare una Bilancia politica del globo, noii ancora l)en conosciuto in tntte le sue parti , non ancora tutto incivi- lito, e clie presenta moUissime incertezze, moltissime opi- iiioni diverse, mold clubbj , molte oscurita, molti errori e uiotivi di errare, ancbe nelle parti cbe vantano una ben iiinoltrata se non perfezionata civilta? Ognun vede che un (es triplex, un coraggio smisurato, e una grandissima forza d'ingegno, una fatica erculea ricbiedevansi per affrontare e vincere quelle immense difficolta ; ed a questo ardimen- toso cimento si e esposto il signor Adriano Balhi. cbe solo poteva coUa sua mente accostuuiata a siffatti lavori, rac- cogliere tante notizie , accozzare elementi cosi disparati , coordinarli tutti ad uno scopo e quindi presentare un quadro statistico, se non perfettr.mente compiuto, almeno appros- simativo di tutto Y orbe conosciuto. Tuttavia se dovessimo esternare liberamente il nostro sentiniento, senza punto derogare a quelle deiranimirazione cbe ispirar dee I'ar- dentissimo concetto, e la lodevole esecuzione di un glorioso cimento , ci limiteremmo ad osservare che 11 titolo di Bi- lancia dato a quest' opera e troppo positive, e sembra esigere o supporre una matematica esattezza , impossibile ad ottenersi in si fatta specie di produzionl. Come poira stabilirsi una Bilancia statisdca dell'Africa , se molti suoi regni sono poco conosciuti, siccome lo sono pure alcuni deirAsia, e se venne totalmente oniesso, forse per buone ragioni, il calcolo delle forze terrestri e navali della po- tenza, era colossale, dell' Egitto? Come potrebb' essa deter- minarsi tra varj Stati d'America , le cui politiclie circostanze sono tuttora piene di dubbj e d' incertezze, e se tra essi vediamo con sorpresa menzionata nn' America indigena ( e come mai indigena'') indipendente, della quale non si sa nulla? Come stabibrla tra gli Stati deH'Oceania, egualmente pressocbe ignoti , dove a stento si pub fondar qualcbe cal- colo della popolazione , e dove mancano per la maggior parte gli altri dati statistic!? Molte osservazloni potreljljero farsi ancbe intorno a' varj Stati dell'Asia e dell'Europa, de' quali incerte , o contraddette sono varie circostanze statisticbe : ma tutto cio non iscemerebbe in alcuna parte il merito reale ed il pregio dell' opera , qualora si presen- tasse sotto il piii modesto titolo di Saggio di una stadstica. generale 0 universale del gloho. Servono a conferniarci nel P\[ITE ITALIVNV. a63 nostfo avvlso alcnne ossorvazioni tleirautore stesso, sparse qua e la nella Bilancia: nclP Europa quei dubbj sopra le organizzazioni di alcuni Statl dipenilentl da sovrani dei quali noil tutti i possedimcnti sono situati entro i conlini della Ger- mania e sotto rinflaeiiza delle confederazionii nell'Asia quelle perpetne distinzioui non ben marcate di regni, di imperj, di confederazioni , di Idianati , di imamati , di possessioni immediate dell' Ingliilterra , e immediate e mediate della compagnia nelPAsia Inglese ;, HeirAfrica T asserita imperfe- zione della geografia e della statistica di quella regione , V inesattezza pure asserita delle denominazioni di varie pro- vincie, gli errori ed abbagU notati ne* geograji sopra la scelta degli Stan compresi nella Nubia , quegl' imperj poco cono- sciuti di Fellatah e d' Ascianti , quei regni egualmente poco noti di Tigre , dei Moluas e dei Maravi , e quella re- pubblica, iion meno oscura , del Futa Toro; nell' America lo Stato clie si annunzia ancora imperfetto della topografia e della statistica in generale : neU'Oceania finalmente 1' asse- rita diffi.colta che offre la scelta dei principali Stati di quella parte del niondo , e la divisione geografica , non ancora universalmente ricevnta, in Malesla, Australia e Polinesia. Considerata tuttavia V opera come un Saggio di Statistica Universale, chi potra contrastare al nobile autore la gloria di aver raccolto meglio di qualunque altro le piii preziose e plu accertate notlzie , tra le cpiali molte diilicili a pro- curarsi , di averle ben ordinate , e fuse per cos'i dire la prima volta in un corpo di scienza, e di avere al tempo stesso presentata la metafisica o la filosofia della geografia e della statistica? Qucste sincere parole, anclie qualora ci ingannassimo sulla indicazione del titolo , serviranno ad attestare il conto die facciamo dei talenti dell' autore , ed il preglo in cui teniamo 1' opera di lui , die potra certamente riescir vantaggiosa agli uomini di Stato, ai po- litici, agli amministratori e a tutte le coke persone. Non ci rimane or piii a parlare se non die del Saggio sidla Statistica dell' impero Austriaco die potrebbe riguar- darsi come non essenzialmente collegato coUa Bilancia po- litica, essendosi in quella parlato dell' impero medesimo nel render conto degli Stati dell' Europa. Importante tutta- A'ia riescira , massime pei sudditl austriaci , tale Saggio , in cui si contengono belle osservazioni , e si promette una Statistica compiuta di quest' impero , die noi credevamo 264 APPEND! OE gla compllata da altri , qiialora lo stato cli salute ed al- tre circostanze dell'autore lo consentano. Meriiano parti- colare riguardo le osservazioni sui progressi dell' incivili- mento negli Stati Anstriaci, e quelle critiche suUa superficie, sulla popolazione e sulle division! amrainistrative deU'im- pero stesso. In queste I'autore si e mostrato buon suddito e zelantissimo della gloria del sue sovrano , nel die non possiamo clie commendarlo;, ma noi, tocchi forse da qualclie spirito di provincialita , se nou pure da amor patrio, non possiamo trattenerci dall' indirizzargli una leggiera reclaina- zione in veggendo che nella Bilancia , la dove si paria delle citta dell' impero (pag. ai5), tra le citta delle pro- vincie Lombarde si e omessa interamente quella di Varese, mentre tra le Lombarde e tra le Venete se ne sono regi- strate varie inferiorl in popolazione, ed alcune non ancora insignite , come lo fu Varese , del titolo di citta. U opera si chiude con tre tavole , contenenti i paralleli , la prima tra le provincie piu popolate dell' imjiero Austriaco , e le provincie piu doviziose d'abitanti in parecclii Stati d' Eu- ropa ed in altre parti del mondo; la seconda tra la citta di Vienna e le principali citta del mondo sotto il rap- porto della popolazione ; la terza tra la popolazione rela- tiva dei contorni di Vienna , e quella corrispondente dei contorni delle maggiori capital! e delle citta piii popolose deir Europa e dell'America. Bossi. Delia scienza de' conti, Instituzioni sistcmaticlie di Giuseppe di Szarka, recate dal tedesco in italia- no. — • Jllilano, presso II. R. Stamp, vol. 0. in 4.° Lir. 7 ausfr. Quasi in tutte le Universita della monarcliia austriaca sussiste una cattedra per 1' insegnamento della scienza de' conti dello Stato ^ ed il libro di testo comunemente in uso per tale insegnamento e 1' opera dello Szarka: opera stata fra le altre prescelta nel concorso aperto a tal uopo varj anni sono. Vorra dunque quest' opera essere esaminata e giudicata sotto il rispetto generale di trattato sulla scienza de'conti, e sotto quello peculiare di libro di testo per 1' insegnamento anzidetto. I'VRTE ITALIANA. 265 Un'analisi compendiosa illuminera intorno I principj e le forme seguite dallo Szarka^ e quest' analisi stessa ci por- gera il campo di far di inano in mano manifesta I'opinione nostra sui principj e sulle forme medesime. L' opera e divisa in due parti; una delle quali comprende tutto quanto si riferisce alle prime registrazioni , 1' altra tratta dcUa tenuta doi libri. Nella prima parte in una breve introdnzione premette 1' autore un' idea di questa scienza, indicandola cioe " per »> una sistematica cognizione di quelle regole, secondo le » quali tutto cio che all' amministrazione di una sostanza V appartiene , con tal ordine e notato e registrato, ed in n tal guisa il tutto dell' amministrazione dimostrato, che >/ se ne possano desumere non solo la giustezza de'conti, 1/ ma altresl i vantaggi o le perdite die dall' amministra- >/ zione medesima fossero per essere scaturite. " Imprende indi per distinti capi a trattare delle prime regi- strazioni in generale, e delle cognizioni preliminari intorno la materia de'conti, facendo queste consistere nella cogni- zione delle colonne , delle competenze e degl' introiti e pagamenti die a quelle si riferiscono , della descrizlone della sostanza, delle fonti donde si attingono le rendite e le spese , delle ginstificazioni necessarie a provare 1' esat- tezza de' conti e delle registrazioni. II primo capo, quelle die risguarda la cognizione delle colonne, vale a dire di quelle division! che s' introducono nei conti e nelle registrazioni per separare i diversi og- getti che si vogliono dimostrare , ci pare affatto materiale ed inutile , parlando questa divisione di per se stessa con. tanta evidenza da raccogliersene di prima giunta lo scopo, quello cioe di mostrare I'oggetto, 1' importare ed il riferi- mento con altrl conti. Non cosi diremo del capo die concerne alle competenze ed agl' introiti e pagamenti , essendo questa una cogni- zione essenzialissima, sia per se medesima, sla perche molti sogliono di frequente confondere le competenze cogl' introiti e pagamenti: dalla qual confusione non e a dire quali dub- biezze e disordinamenti devono necessariamente derivare. E chiara ed esatta quanto mai ci e paruta la deiinizione data dallo Szarka tanto delle competenze quanto degl' in- troiti e pagamenti, ponendovisi in luce essere le prime il diritto ad una deteniiinata riscossione o robbligo di una 266 APTENDinE. determinata prestazione, essere i secondl T ademplmento delle prime, cioe la reale rlscossione od il reale paganiento delle competenze. Questa distinzione affatto naturale, ana- lizzando logicamente la cosa, e non pertanto da non po- chi affatto pretermessa. Al capo che tocca la cognlzione e descrizione della so- . stanza, cioe che spiega il modo col quale proceder si deve alia compilazione degP inventarj , sono uniti tie modelli uno per una cassa del danaro , T altro pei prodotti natu- rali d' una Signoria camerale , il terzo per un' azienda di commercio. E qui nulla troverenimo da ridire se non fosse suir inventario di cassa, clie secondo noi e per le cose che verremo accennando in appresso non dovrebbe consi- stere se non nel danaro e nelle carte rappresentanti dana- ro, che esistono in cassa, giacche il voler attribuire una coinpetenza d' introiti e di pagamenti alia cassa , ne pare fuori della istituzione e dell'ufficio suo, che e di riscuotere e pagare, e registrare nudamente il riscosso ed il pagato. Anche al capo quarto , che tratta della conoscenza del- I'amministrazione , sono uniti due modelli rappresentanti praticamente, 1' uno il conto jjreventivo delle rendite e delle spese di una Signoria camerale , 1' altro quello di un' am- ministrazione domestica : clie ben riflette lo Szarka essere pure per quest' ultima sorta di amministrazioni prudente ed utile metodo quello di esaminare in principio d' anno quanto abbiasi di rendita e spesa certa e quanto presu- mere si possa di rendita e spesa eventuate, affine di re- golarvi lo stato di famiglia ed evitare il dispiacere di una passivita. I documenti ond' e soggetto nell' ultimo capo di questa sezione, sono opportunamente distinti in quelli che riguar- dano le competenze e cosi 1' amministrazione , come i de- creti , i contratti ecc. , ed in quelli che risguardano gli introiti ed i pagamenti e cosi la cassa , come gli ordini , le quitanze , le specilicazioni di liquidazione e simili. Muove poi 1' autore a parlare delle prime registrazioni in particolare : ma qui ci conviene premettere a miglior intelligenza , che nella seconda parte dell" opera, quella della tenuta dei libri , 1' autore pone innanzi due essere i metodi secondo i quali comunemente sono tenuti i libri , il camerale ed il mercantile ; il primo cioe per 1' ammini- strazione rurale e deUe casse, il secondo per le aziende di commercio. r\nTE ITALIiVNA. 26- Iii relazione appuuto a sifTatta distinz.ioiie lo Szarka tratta dei libri di prima registrazione , e dopo alcune generall illustrazioni , nelle quali acceiina essere generalmente il cronologico Tordine niigliore da seguirsi , denominarsi i lil)ri di prima registrazione comuiiemente gioniaU siccome diretti a rlcevere le annotazioni giornaliere , e solo variarsi tale denominazlone nelle aziende commerciali e nei conti militari , solendosi quel libri nelle prime chiamare libri delle memorie e di cassa , nei secondi conti corredati di documenti , spiega in una speciale sezione quegli attenenti al prime metodo , in un' altra i mercantili. Dei giornali del metodo camerale e proposito in due capi, uno pei giornali di cassa o del danaro, I'altro pei giornali de' prodotti naturali. Vien cliiarito nei primo capo Cassa chiamarsi comune- mente ogni provvigione di danaro, ma nei concreto inten- dersi insieme anclie T amministrazione del danaro e T ufE- zio medesimo; e parlando specialmente delle casse dello Stato, denominarsi Casse del prodott.o quelle nelle quali flui- scono i prodotti dei diversi rami di linanza, e dalle quali non sono pagate se non le spese attenenti ai rami mede- simi, e Casse principali di Stato quelle alle quali le prime rimettono i loro avanzi netti , e dalle quali si pagano le spese proprie dello Stato. E poiclie e uso nella monarchia austriaca, clie la cassa di una provincia riceva o paglii per conto della cassa di un' al- tra provincia, senzaclie reciprocamente abbia luogo la spe- dizione niateriale del danaro, cosi spiega T autore il modo con che cIo si eseguisce , il qual modo ne' minimi suoi termini si e clie la cassa che riceve , spedisce alia cassa per conto della cjxiale riceve , una quitanza esprimente di aver ricevuto la data somma e cosi contrariamente la cassa che paga , di aver pagata la data somma come sovvenzione di danaro respettivamente ricevuta o fatta. Questo metodo afFatto semplice , speditivo e vantaggioso e spiegato dallo Szarka in maniera chiarissima e con opportuna adduzione di esempi pratici. Seguono poi due modelli di giornale , uno della cassa di una Signoria camerale, e cosi di una cassa del prodotto brutto , r altro di una Cassa camerale principale e cosi di una cassa del prodotto netto : e questi modelli sono condotti praticamente pel corso di un trimestre , e sono 268 APPENDICE. appostatamente illustrati tanto sulla forma materlale quaiito sui principj da seguirsi nella loro tenuta. Nel secondo capo viene 1" autore indicando per quali prodotti natural! convenga tenere il giornale, cioe per que- gli solamente oude occorrono copiose partite di entrata e di uscita; che per gli altri prodotti il giornale e superfluo , e possono le relative partite essere a dirittura registrate nei libri maestri : ed adduce un modello di giornale pei prodotti naturali di una Signoria caraerale , diviso e sud- div'iso per genere e specie di prodotti, e condotto esso pure praticamente per tre mesi con relazione alia esposi- zione pratica del summenzionato giornale del danaro. Nella sezione delle prime registrazioni mercantili espone lo Szarka i varj modi comuneraente usitati nelle aziende di coramercio e che sono V inglese di Jones, il nuovo te- desco, la scrittura doppia itallana, la scrittura doppia mi- gliorata : e fatta poi spiegazione delle diverse espressioni tecniche mercantili , tratta partitamente dei quattro modi , accennando di quali libri si faccia uso in ciascun modo , come questi siano disposti, tenuti e chiusi, qual ne sia il pregio respettivo; adducendo per ciascun modo un esem- pio pratico delle prime registraziof^i, e facendo uso in tutti questi esempi delle medesime partite , di maniera che si viene agevolmente a raccogliere come esse secondo i diversi modi A'engano ad essere disposte. Cosi mostra egli uno solo essere il libro di prima registrazione nel modo inglese, due quel del nuovo metodo tedesco, il libro delle memorie ed il libro di cassa , due quel della scrittura doppia itallana , il giornale ed il libro di cassa, uno solo quello della scrit- tura doppia migllorata. Ed esaminando Tessenza dl ciascun modo, nota Yinglese peccare colla indicazlone del guadagno e della perdita, sic- come indicazione che non deve risultare se non dai libri maestri, e coll' ommissione dello stato di cassa, che in vece non si puo rinvenlre se non nel libro maestro ; il nuovo metodo tedesco essere da riprovare perche sover- chiamente prollsso, e perche collo esporre dalla parte del debito le partite a carico del debitore e dalla parte del credito le partite medesime a favore del creditore , viene ad operare una doppia registrazione che non appartiene se non ai libri maestri , nei quali solo devono essere dimo- strati i risultamenti speciali di ciascun conto j commendevole PARTE ITALIANA. 269 essere il modo della scrittura doppia italiana , rispondendo questo perfettaniente a tutti gli scopi delle prime registra- zioni , e seguendo il miglior ordine nella tenuta de' conti ; coniinendevolissimo poi il niodo della scrittura doppia mi' gliorata, il quale oltreche racchiude tutti i pregi della scrit- tura dop]iia italiana, riunisce aiiche quello di raccogliere il giornale ed il liljro di cassa del modo italiano in ua solo libro. In una distinta sezione P autore tratta indi del conti militari corredati da documenti , e specialmente e coll' al- legazione dei relativi modelli pratici tratta dei conti dei niagazzini delle sussistenze militari e dell' amministrazione de' letti a materia ed a danaro. L' ultima sezione della prima parte concerne ai librL ausiliari od accessor] , cioe a que' libri in cui le partite sono clrcostanziate, e clie ad un tempo servono di prova ed alibreviano il lavoro dei libri principali. Questi libri vi sono divisi in tre classi, contenendo la prima que' libri ausiliari die servono a dimostrare le competenze di ugual natura, come i libri delle imposizioni , de' conU'atti ecc. , e specialmente per le aziende mercantili i libri delle fatture di ricevimento e di spedizione, delle cambiali ecc; per le amininistrazioni rurali i libri dei ritratti delle biade ; per gli uflicj i libri delle fondazioni , de' salarj e delle grazie del principe : la seconda classe i libri ausiliari per la di- mostrazioiie delle competenze e degli adempimenti parziali, come i liljri degli stipendj presso le casse nette di Stato , i libri de' capitali datl a prestito o derivanti da vendita presso gli ullicj di rendita , i libri di prestito de' prodotti naturali o di consegnazioiie de' prodotti medesimi per essere venduti a minuto presso i demanj, ed i liljri de'conti cor- rentl presso le aziende mercantili : la terza classe i liliri ausiliari, ne' quali sono raccolti i prodotti e le spese di egual natura, come i libri in cui sono circostanziate le par- tite nette, sia per prodotti e spese in danaro, sia per en- trata ed uscita di prodotti naturali, per le quali non deve farsi verun compensamento o dazione alcuna; i libri pei (|uali sono computati i prodotti di derrate di egual valore consegnate in natura ; i libri clie dimoslrano il ritratto di que' prodotti naturali , de' quali una determinata parte e somministrata ai lavoratori per niercede. E per tutte queste specie di libri sono come al solito allcgati i relativi mu- ilclli pratici. 270 APPENDICE Nella seconda parte delP opera lo Szarka fa consistere la reale tenuta de' libri nel dimostrare in determinato or- dine, e giusta la specie loro i prodotti e le spese che nei libri delle prime registrazioni sono la piu parte scritte cro- nologicaraente e percio senz' alcun ordine sisteinatico. La trattazione di questi libri e divisa in due capi , V uno pei libri secondo il metodo camerale, 1' altro pei libri secondo il metodo mercantile. II metodo camerale in sostanza non e die la scrittura a partite semplici. L'autore ne fa la pratica dimostrazione per una Signoria camerale e per una Cassa di State del prodotto netto in piena consonanza coi libri di prima re- gistrazione gia esposti nella prima parte e colla introdu- zione delle identiche partite. Per la Signoria camerale il libro maestro e diviso in due parti afFaito distinte ; cioe due sono i libri maestri , 1' uno pel danaro, raltro pei proJotti natnrali, ed ognnno di que- sti libri e distinto in rubriche speciali condotte e cliiuse afFatto separatamente Tuna dall'altra. II libro del danaro dimostra le competenze cioe il prodotto da introitare , la spesa da pagare, radempimento cioe gl' introiti ed i pa- gamenti relativi e questi divisi per ciascuno dei quattro trimestri dell" anno, e le rimanenze da introitare e da pa- gare in fine dell'anno. Un epilogo riunisce tutti i risultamenti parziali delle rubricbe degl' introiti , un altro quei delle rubriclie de'pagamenti; ed un sommario generale confronta a sommi capi le competenze cogl' introiti ed i pagamenti , e dimostra cosi tanto il movimento delT anno quanto i restanti alia line delP anno medesimo. Lo stesso procedimento e seguito pel libro maestro de'pro- dotti natnrali, fuori die in vece di un epilogo generale delle rubriche di entrata e di uscita, ad ogni rubrica e ope- rato il ristretto parziale o sia il confronto deU'entrata col- r uscita e la dimostrazione de' residui in line d' anno. Al libro maestro de' prodotti natural! e aggiunto a modo di appendice il conto de' mobili ed utensili , distinto per rubriche, cioe per ogni luogo di custodia, e ristretto pure al fine di ogni rubrica. Viea poi parlando lo Szarka in una sezione particolare di quelle esposizioni parziali che si fanno dm*ante F anno affine d' illuminare I'amministratore suU' esito progressivo deir amministrazione, ed inferirne i provvedimeiiti necessarj. PARTE ITALIANA. 3^71 Quelle di tali esposizioni acceunate dallo Szarka special- iiiente sono prospetti soniniarj di trimestrej, estratti dai due libri maestri del danaro e de'prodotti naturali ; ed i relativi cseinpi pratici fanno conoscere compilarsi questi prospetti non colle competenze, nia cogl" introid e paga- menti cjnanto ai conti del danaro, e colla entrata ed uscita qnanto ai conti dei prodotti naturali. Per le Casse nette di Stato preuiette T autore noa po- tersi , conieche si segua anche per esse il metodo came- rale, far uso degli stessi lihrl additati per la Signoria ca- nierale, perche per questa le diverse partite di entrata e di uscita gia diniostrate nel prime computamento mediante i moltiplici liljri ausiliari vengono trasportate in due distinti libri maestri die fra lore scambievolmente si confermanoj laddove per le casse nette di Stato, per le quali si fa uso di un solo libro ausiliare , mancherebbe ad un unico libro maestro ognl scanibievole conferma, e cosi la richiesta sicurezza. Perche duncpie il processo delle reglstrazioni reall per le casse nette di Stato consiste 1.° In un libro denominato di conti particolari , nel quale distintamente per ogni rubrica d'introito e di paga- menuo sono dimostrate in ordine cronologico e singolarmente le partite indicate nei giornali, aggiuntavi pero la compe- tenza per ogni rubrica, cioe qiiella somma che la cassa deve introitare o pagare ^ la qual competenza e composta o dalle somme fisse dipendenti da contratti , come fitti, canoni ecc, o dal conto preventive delPanno per le ren- dite e spese eventuali dei diversi rami; a." In un libro di riscontro in cui distintamente per rubrica e per mese sono riunite in una le diverse partite parziali introitate o pagate nelPanno, ed e fatto confronto poi degl' introiti e de' pagamenti mediante epilogazione delle rubriche rispettlvamente d' introito e di pagamento, onde coll'aggiunta de'residui di cassa in principio del mese alia prima, e de'residui in fine del mese alia seconda accer- tarsi del perfetto pareggiamento delle partite di cassa ; 3." In un libro maestro sommario, nel quale compen- diosamente per ogni rubrica espongonsi la competenza annua e gli adempimenti niensuali , ricavata la prima dal libro de' conti particolari, i secondi dal libro di riscontro. II libro maestro e cliiuso da un sommario generale in cui 2/2 APPENDIOE. ogai ruln'ica d'iiitrolto e tli pagameiito e dimostrata pei residui al jirincipio deU'anno, per la coinpetenza, per gli adenipimenti deU'anno e pei residui al fine dell' anno nie- desimo , aggiuntovi in colonne speciali il confronto delle differenze risultanti col conto preventive dell' anno. Siccome poi il metodo camerale comunque possa per mezzo de'libri di prima annotazione e di successiva regi- strazione provare Fesattezza dell'amministrazione e la fe- delta degl' impiegati , non e pero idoneo a dimostrar il ritratto o la perdita degli uflizj di rendita, 1' avanzo od il disavanzo delle casse principidi di Stato, cosi I'autore viene spiegando come sogliano le computisterie, mediante succes- sive operazioni clie egli praticamente adduce, far apparire questi fmali risultamenti. Abbiaino detto die il metodo camerale non e se non la scrittura a partite semplici, e percio cotesto metodo ha in se gli stessi inconvenienti della scrittura semplice: cosi ha bisogno di non poca quantlta di libri ausiliari , ne' quali circostanziare le partite per indi trasportarle in una nel libro principale : cosi comunque si dimostrino per esso i prodotti e le spese , gP introiti ed i pagamenti per ogni rti- brica , non vi si puo pero raccogliere il risultaiuento coni- plessivo deiramministrazione ed il collegamento suo coi risultamenti deU'anno anteriore e posteriore se non per mezzo di replicati sommarj , tre in fatti vedendosene nel- r esempio del libro maestro a clanaro della Signoria came- rale, e tre pure nell' esempio della Cassa netta di Stato j come non vi si puo raccogliere il movimento della so- stanza mancandovi tutte le partite capitali , quelle , p. e. , de'beni stabili, del valore delle rimanenze in materie ecc: e slfFatte mancanze sono quelle die rendono poi necessarie le successive operazioni delle computisterie. Di questi difetti pero siamo ben lungi dall' accusare lo Szarka siccome quegli die non ha inteso se non ad esporre e sjjiegare i diversi metodi in use per le registrazioni. Quello di che ne pare poterlo accagionare si e di non aver egli fatto conoscere cotesti difetti essenziali del me- todo camerale, e di non aver poi dimostrato I'applicazione della scrittura doppia anclie a questa sorta d' amministra- zioni : il qual ultimo metodo e tanto utile e compito ne' suoi risultamenti, die in Lombardia rinfiino dei computisti jjer la piu piccola delle aimninistrazioni non sa dipartirsene. I'AUTE ITALIAM\. 2^3 Ne CI 81 opponga che " avendo lo Szarka accennato nel jiietodo mercantile e splegato i principj geiiefall della scrittura doppia, non era mestieri di addiinie la materiale applicazione ad ogiii altra amniiuisti-azione: che conuiuque per noi si couvenga essere i priucipj fondamentali ed il iiiagistero per cosi dire della scrittnra doppia sempre gli stessi neir applicazioiie loro , pure T esposizione iinale per r ainniinistrazione economica e cos'i diversa da quella per le aziende coiumerciaii, e cio attesa la natura affatto diversa rispettiva, che necessaria non che utile estiinavamo una sifFatta dimostrazione; cosi che ci par proprio che in questa parte 1' opera dello Szarka present! una notevole lacuna. Un altro punto nel quale ci e tolto di convenire collq Szarka si e quello che le casse possano avere un patrinionio. L^itilzio delle casse, come ahbiamo piii sopra posto innanzi, non dev' essere se non quello di riscuotere e pagare, e di notare il riscosso ed il pagato. L'unico patrinionio, cioe V unica altivita che possono percio avere le casse, consiste nel danaro che vi rimane alia fine dell' anno, non gia nelle partite ancora da riscuotere e da pagare, le quali non lianno relazione coUa cassa, ma bensi coUe computisterie che sole devono teuer dietro alle competenze e quindi all' adempi- niento avvenutone ed a quello rimanente in iine d'anno. Finalmeute non vediamo lo scopo dei prospetti di tri- mestre per gl' introiti ed i pagamenti. 0 con sifFatti pro- spetti vuolsi dimostrare unicaaiente cio che e stato introi- tato e pagato, e presentare cosi un sempllce conto di cassa, supertlua e la loro distinzione per ritl^riche, giacche la cognizione dello stato della cassa, non avendo per iine se non di accertarsi dell' esistenza materiale del danaro o della facolta di fare o non fare una data spesa , Ijasta di chiu- dere la cassa ad ogni trimestre in totalita, e non e itopo del chiudimento distinto dei conti d' ogni rubrica : o co- testi prospetti devono servire a dimostrare I'andamento ti^ir ainniinistrazione al line di regolare le disposlzioni ne- cessarie ed opporttine per conservare od aumentare il pro- dotto 6 peir diininuire la spesa ; in questo caso la distin- zione per trimestre vuol essere fatta al conto d' ogni ru- brica suUa competenza , cioe sul prodotto e suUa spesa dell" anno corrente , esclusa ogni partita che si riferisca agli anni antecedenti ; il clie non puo conseguu'si col conto di cassa , il quale o coutiene auclie introiti e pagamenti che Bill. Ital. T. LXXII. 1 8 2-4 APPENDICE. rlsguardano 1 prodottl e !e spese arretrate , o non dinio- stra r iutegrita del pi'odotto e della spesa del trimestre , ma solamente quanto per ciascuna rubrica si e efFetdva- meiite introitato e pagato, per la ragione che di frequente i prodotti e le spese s' introitano e si pagario in jiiii volte, e cosi il prodotto e la spesa di un trimestre pub esser sal- dato nei trimestri successivi. II metodo mercantile consiste in generale secondo lo Szarka " nell' attribuire a credito di un conto tntto cio die I) da quello e pagato , dato o spedito , ed a debito tutto n cio che qnello ha ricevuto, di maniera die le competenze >i di prodotto e di spesa riescono con tale esattezza con- A> trapposte le une alle altre, che si vengono a dimostrare II perfettamente non solo i residui attivi o passivi , ma II ancora il ritratto netto o la delicienza, ovveramente, giu- » sta I'espressione mercantile, il guadagno fatto o la per- >i dita sostennta. >; Vien poscia lo Sznrka a trattare della tenuta dei libri distintamente secondo i qiiattro modi di scrittura mercan- tile indicati gia nella prima parte a rigiiardo delle prime i-egistrazioni; e premesso appartenere il modo inglese, cioe quello di Jones, alia scrittiu-a semplice, e gli altri tre alia scrittura dojjpia , ne espone e rischiara la tessitura ed il X"istretto , e vi aggiunge quattro modelli pratici condotti colle stesse partite di cui ha fatto uso per la dimostrazione delle prime registrazioni. Poche osservazioni ci, occorrono intorno alia spiegazione data dallo Szarka per questi modi , ma a parer nostro ab- bastanza gravi ed iraportanti. E priraamente non possiamo concedere che il modo te- desco abbia senza piii ad annoverarsi fra i modi della scrittura doppia. E vero che le stesse partite vi appari- scono a deljito di un conto ed a credito di un altro , ma cio solamente per opcfa del giornale , in cui ogni partita e scritta in sifFatta doppia relazione : cjuesto rlsul- tamento pero nou e quello che costituisce per se solo la Vera scrittura doppia , esigendosi nel libro maestro evi- dentemente e contiuuatamente una concatenazione perfetta tra Tuno e T altro de' conti parziali e ti-a questi ed i conti gene:-ali f, il die non ottiensi sicuramente col modo tedesco, il quale presenta le partite a debito ed a credito dei due conti solo in via parziale , e ciasciin conto vi e i-isti-etto r\nTE IT\M\NV. 2^5 afTatto isolatameiite, o non ha relazione col conti geiierali se noil ill qiianto i ristretti del conti parziali sono raccolti e trasportati nei conti generali , ma senza alcnna idea od alcnn segno di collegazione, e cosi senza che questo tras- porto segua pel process© medesimo dclla doppia registra- zione : il qual modo di raccogliere i risnitanienti parziali in un conto generale si ha anche col metodo a partite semplici per mezzo dei riassunti e dei sommarj generali aj>postataniente e separatamente compilati, e non per im- mediata conseguenza e per ultimo risultamento dei diversi conti parziali. Un leggiero confronto che si faccia sotto tutti questi rispetti tra il modo tedesco ed il modo italiano e mlgliorato bastera a convincere dell' erroneita di carat- terizzare il modo tedesco per un modo di scrittura doppia. Gli altri modi, cioe 1' italiano ed il migliorato, non po- trebbero sostanzialmente considerarsi per due modi distinti di scritturazione , non consistendo entrambi se non nella efl'ettiva scrittnra doppia italiana, giacche il modo miglio- rato non fa che esporre in guisa piu cliiara ed inoltre coUa indicazione speciale delle partite a materia cio die nel modo italiano e esposto compendiosamente, uguali afFatto nel resto essendo la tessitura , la concatenazione ed i risultameati finali. Non e pero da negarsi la preferenza a questo cosi detto modo migliorato, parendo a noi che i termini tecnici e la soverchia concisione della scrittura doppia italiaua iiuocano alia necessaria chiarezza ed intelligeiiza. Gli esempi pratici poi addotti dallo Szarka se atti sono a far conoscere come debljano essere condotti i liliri maestri in iscrittura doppia quanto al materiale andamento del giro, sono cosi gretti nella qualita delle partite introdottevi die non puo il lettore avere una certa guida per regolarsi nei casi non ordinarj e diliicili. II caso del processo per rj- fiuto al pagamento di una cambiale , di un fallimento, di una ripartizioiie sociale, tutti di frequente avvenimento nel commercio e tutti di non facile condotta nel giro della scrittura , avrebbero accresciuto pregio a cotesti esempi pratici. Termina la seconda parte dell' opera con una succinta isti-uzione intorno la censura e la revisione de' conti, divi- dendovisi questa in ordiiiarin o determiiuiTrt ., quando cioe I'esame ed il giudizio avvieue sui conti rassegiiati, in istraordinaria od in'lt'temiinata , quando uclP utlicio stesso 276 APPENDICE dell' impicgato se nc visitano i liljri , il danaro e se ne esamina ramministrazione ^ e toccandovisi il modo con cui enti'aiiibe queste specie di revisione voglioiio essere fatte tanto per Finteresse dello Stato quanto pei del^iii riguardi agli aniniinisti^atori. Le cose iiii qui fatte cliiare indncono leggermeiite a coii- chiudere clie se come trattato elementare sulla scienza de' conti P opera dello Szarka raccliiude la piii parte delle cogaizioui necessarie al relativo studio, come liljro di testo per r inseguamento de' conti dello Stato e non poco man- chevole. Ripetiamo sibbene die i principj di cotesta scien- za, e la loro applicazione ad un caso pratico speciale pos- sono prestare idoneita all' applicazione loro ad ogni caso qualunque , ma un libro di testo per un determinato inse- guamento deve senza piii niostrare Tapplicazione della teoria alia pratica nei casi concrcti, e sarebbe percio stato oppor- tunissimo die lo Szarka avesse dato un' idea dei diversi ra- mi o dei piij importanti d'amministrazione dello Stato (non semln-andoci tale essere quello di una Signoria caraerale , ne bastare quello di una cassa), del modo con cui vi si tengono i conti secondo la diversa natura delle ammini- strazionl e del modo con die dovrebbero tenersi in rela- zione a' principj stabiliti in questo lil^ro : allora lo studio generale sarebl^e stato collegato collo studio particolare e concreto , e F insegnameato avrebbe prodotto lo scopo prefisso. II perclie ne rimane ancora il voto , die qui in Lom- hardia dove la scienza de' conti e sem pre stata con inlinito vantaggio coltivata , voglia un valente ingegno dar mano alia compilazione di un trattato ^ die raccliiudendo positi- vamente tutti i principj necessarj a ben conoscere cotesta scienza per se stessa in generale e nelF applicazione sua alle diverse qualita di conti e registrazioni , possa servire Veramente ed utilmente di testo nel relativo inseguamento. In questo libro, p. e., vorremmo die premessa la spitga- zione di tutti i principj sotto il rispetto teorico , F appli- cazione pratica massime delle registrazioni consistesse in una sposizione della scrittura doppia econoniica coU'alle- gazione dei libri subalterni, del libro maestro, dei libri e conti degli agenti di campagna ecc. ; in una sposizione della scrittura mercantile , aildotti bensi come ha fatto lo Szarka i diversi modi di scrittura e segnalatone il migliore. rARi;j^ TT\LTA>r\. ■!--: ma coir uso di tali esempi pratici , clie potessero sei-A'ii'e (li norma nella diflicolta Jei casi ; in una sposizione final- loente della scrittura ilello State, nella quale fatta scelta di vm ramo di complicata amministrazione dope brevi cenni snir indole dell' amministrazione medesima si venisse a di- niostrare come si avessero da condui-re i conti e le regi- strazioni relative tanto nei particolari quanto nel risulta- mento iinale. E certamente in tanta inopia di hnoni libri d" istrnzione nella scienza dei conti non clie opportuno sarebbe pur necessario airinsegnamento della professione del Ragioniere clie i maestri aA^essero un libro di testo da seguire , e cosi ristruzione riescisse uniforme e prolicua, solendo era ogni maestro seguire metodi particolari la piii parte stabilitl sulla pratica materiale senza corredo di spiegazloni teori- che o per difetto di cognizioni o per difetto di volonta negr insegnatori. Ne alcnn dotto potra temere di essere tenuto da meno consacrando le meditazioni sue a cotesta scienza come se a scienza poco elevata , clie ogni ramo delPumano sapere e per sino ogni arte ha una parte scientifica , la cui trat- tazione nessuno puo avere a vile, ed il ramo poi dei conti e di tale utilita nel consorzio degli uomini, clie il farne tenia di studio e d' insegaamento e rendersi benemerito alia So- cieta. Quello svegliato ingegno del Baretti in una lettera di luglio 1770 cosi si esprimeva con suo nipote Pino. " In »> cnnclusione non dispregiate nessnna sorta di sapere se >i fosse anclie qnella dello spazzacainino , clie non sara »; tenue aggiunta al saper vostro il saper di die lo spaz- " zacamino si abbia bisogno per esser meglio spazzaca- >/ mino del compagno. Sia un' arte , un mestiero quanto » abbietto si voglia, sempre vi ha un grado di eccellenza >/ in quegli clie lo professano , posseduto da un indivlduo " e non dall' altro ^ e 1" esser bene al fatto d"" ogni eccel- » lenza e sempre un buon capitale. » Ma chiudere non dobbiamo quest' articolo senza contrl- bulr pure le ben meriiate lodi all' italiano editore. Egli ha diritto alia riconoscenza nostra si per la versloae da lui fatta di un' opera die sconosciuta era in Italia, e die ad onta delle sue meade puo di non piccola utilita riuscire Jigii studiosi delia ragione de' conti e si ancora per le cose da lui in cssa variate die ne faciHtano I'uso E rpianio 278 APPENDICE. alia versione , cl e dessa sembi*ata cliiara , concisa , con- veuevole al soggetto. Ne pero arloiitinsi i puristi o cruscanti, se nel leggerla incontrerannosi pei" avventura in qualche vocaholo non ancor passato pel fiorentino l^uratto. Si ri- cordiiio die la scienza de' coati , e specialmente quella clie~ ne risguarda la pratica, manca di classic! scrittori in Italia, e clie neir uso tli essa ci ha non pochi vocaboli totalniente tecnicl 5 da' quali in nessnn modo pi'pscindere si potrebbe, scrivendo. Le cose poi dal traduttore Aariate sono le se- guenti : I." il ragguaglio di tutti i pesi e di tutte le monete in peso metrico e moneta austriaca ; 2." la contrassegnazione dei modelli con lettere, laddove nel testo ledesco erano contrassegnati col numero de' pa- ragi-afi in progressione al testo, il che pareva nuocere alia chiai-ezza massime nelle citazioni , oltre poi la ragione che un niodello non seniln-a potersi mai tenere in cento di l>aragrafo f, 3.° la conseguente riunione delle sezloni e dei cajii della dicitura che nel tedesco erano sempre interpolati dal paragrafo dei modelli; 4." r indice a ragione di capi e di sezioni , laddove nel testo tedesco era a ragione alfaljetica di materia e di troppo prolisso e sminuzzato. Sulle opernzinni stradali di Sardegna. — Discorso del cavaliere Qio. Antonio Carbonjzzt , 3Iaggiorc nci rrgj esei'citi, Ispettoi'e nel real corpo del Genio ci- vile, gid Direttore-Capo di strade e ponti in quel regno, socio corrispondente dell' Accademia di scicnze ed arti d Alessandria ecc. , Ictto nella tornata del congresso pcrmancnte d acque e strade del 4 mag- gio 1882 in Torino. — Torino, presso Lidgi e Francesco fratelli Pic, libraj della R. Accademia delle srienze. Vn volumetto in 8.^^, di pag. l36 cou tuvole in rame. L' isola di Sardegna colla sua geografica sitnazione e la naturale fertilita del suo snolo fu sempre scojjo di predi- lezione per tutte le nazioni incivilite : i resti de' suoi monuraenti sparsi qua e la ricordano le domiuazioni dei mr.TK ITALIANS. a-f) Pelasgl , Fenicj, Etrusclii, C.ii'taginesi e Creel alle qnali fil soggetta prima di fonnar jiarte cleirimpero romaiio. La rovina dl questo impero fu auclie il segiao del decadiniento dclle provincie ehe lo coiiipoiievano , decadiniento c!ie ge- neralniente parlando ando seiiipre crescendo lino al risorgere delle lettere clie ricliiamarono in vita la civilta. Gli ell'etti di questo grande l:)eneiicio fnrono perb nnche in Sardegna contrariati dal fatale feudalisnio, il qnale aveva per prinio principio compressore qnello di aliliandonare ogni sorta di pnbblici lavori onde convertlre esclnsivaniente il danaro dei popoli coniiiressi nell' erigere i snssidj dcl'.ri tirannide, cioe fortl , castelli e tiitto al piii qnalclie porto. La Sardegna qiiindi era stata dairaldjandoiio di ogni cnra vivificante Tindastrla de"" suoi abitanti ridoLta al punto di aver perdnto perfino le tracce delle molte sue strade romane. Per sottrarli a tante calamita fu seinpre sollecito Tattuale sno Governo , il quale nel l8ao decretb la rico- struzione di varie strade, ed incarico il sigiior cavaliere Antonio Carbonazzi di meditare il piano e di avvisare al modo di mandarlo ad esecuzione. Di qnanto concerne qnesta sua incumbeaza, il cavaliere Carbonazzi rese minnto raggnaglio col discorso , di cui dlamo , sebbene un po' tardi, notizia. II raggnaglio, se da un lato torna a lode della casa re^nante di Savoja, serve dair altro a dar prova con fatti palpal^ili della sonima mo-* destia , del grande sapere, dell" utile iilosolia e della per- severanj-a e forza d' animo candido con cui il cavaliere Carbonazzi precede nella sua niissione e vinse le difiicolta di ogni genere cbe gli si afFacciavano a contrariarla. Traccio egll col sussidio di varj collaboratori, a ciascuno de' qnali comparte sinceraniente la meritata lode, e diede esecuzione alia strada longitudinale da Cagliari a Porto Torres che riesce lunga a35 chilometrl e col punto cul- minante elevato sni mare nietrl 6.54.: di essa assea;n6 la largliezza utile al carregglo a metri 'j e contenne le acclivita e decli\ita nel limite del sette per cento. Sono gia tracciate quatiro grandi ramificazioni verso il mare di levante il piu lontano dalla strada inaestra, e tre verso il piu viciuo mare di poaente , delle quali erano ancbe ese- guiti nel i83i del tratti per la lungbezza dl cbilometri 65; nia 1 3co chilometrl di strada eseguita Jluo al ]83i non sono die il terzo della totalita disegnata. Tanto lavoro aSo APPENDICE cominciato nel iSaS fn mriiidato avanti sempre col mezzo di una societa , e compensato a misura ed in ragione di una serie di prezzi precedcnteinente stahiUti : metodo unico , gcneralmente adottato in tutta Europa dal Perronet in poi, col quale rimane guarentito r interesse dellc due parti con- traenti , e tolo;onsi di fronte tutte le frodi e contestazioni, per lo piu vane neir entita , prodotte dal metodo a corpo e non a misura seguitato tuttora da qualclie governo per altro illuminato, pel solo comodo dei contahili e con grave fastidio di tutti gli altri impiegati aventi parte nella ge- stione delle publDliche opere. 11 risultamento di tal metodo ottennto dal sig. Carho- nazzi non poteva essere piii soddisfaconte ^ comunque in Sardegna il tempo utile ai lavori stradali sia in ogni anno brevissimo, e non mai maggiore di quattro mesi , dalla meta di feblirajo alia meta di giugno , essendo nelle altre sta- gioni impediti o dalle piogge o dall' eccessivo calore del- Tatmosfera. Tuttavia il costo di quelle strade arrive appena a franchi ly, 44 per ogni metro lineare, comprese le parti accessoj-ie di ponti e niuri di spallatura e contromuri, e computato pure il costo di un grande tratto di metri 600 ese£;uito in argine attra verso alio stagno di Paulefigus con un' altezza d' acqua non minore di metri due. Ferveva questo difficil lavoro nel 1839 quando la Sardegna era visitata dal Principe che ora la governa in uno con altri popoli. II sig. Carbonazzi ebbe un gran compenso alle sosteaute fatiche ogni volta che nel dar mano a' suoi lavori s' abbat- teva o scopriva qnalche resto di tracce di romane strade : e furono tante queste tracce che egli pote riunirle con linee da lui segnate stilla tavola topogratica corredante il suo discorso, le qiiali camminando a brevi distanze da quelle delle nuove strade, dimostrano che coi medesimi principj di vera scienza e sano criterio si giunge in tutte le epoche ai medesimi risultamenti. Dei resti delle opere antiche il sig. Carbonazzi giovossi pel ponte sul fiume Tirsi nelle vicinanze di Oristano , il maggior fiume che attraversato sia dalla strada longitudinale. Per la conservazione delle nuove strade di Sardegna , la quale presenta non lievi difficolta per gli scrosci di piog- gia neH'inverno, e 1' eccessivo caldo in estate, non mai inferiore a gradi 38 di Reaumur, in organizzato militar- mente un corpo di cantonieri tolti dagli abitanti, in ragione I PARTt ITALTANA. 281 d'l uno ogiii nieti-'i 3ooo dl strada ; essl hanno il dovere di conger vare in l>uono stato il proprio tratto procedendo pietre , ronipendole ed implegandole , pel quale oggetto pero di cjunndo in qnando loro si concedono uoniini e vetture di sussidio. Crediamo clie la lettura del discorso del sig. Carl)onazzi, illnstrato da dieci note e da tre prospeiti interessantissimi riescira piacevole ed utile ad ogni classe di dotti \ noi la consigliamo specialmente ai giovani ingegneri come ua modello di nietodo del dire in brevi parole molte cose, e cose importantissime relative all' arte. F "• Delia idiacoroiride nelV occhio iimano , Memoria ana-" tomica del dottor G. P. Poggi , ecc. , con tavola scolplta in pietra , letta all Ateneo di Treviso I 8 dicembre ]83i. — Pavia, i833, dalla tipografia Bizzoni, in 4.°, di pag. 5o. Colla parola idiacoroiride il sig. Poggi intende designare una memhrana propria della coroide e dell'iride, la quale al dir suo avrebbe 1' estensione medesima della coroide e della sclerotica, tramezzo le cpiali e spiegata, con aderenza niaggiore a quella die a questa. Agli estremi termina con due aperture, una posteriormente esilissima, ma in quanto alia forma non ancora bene deter minata; anterlore Taltra, sempre circolare e larga quanto V attiguo contorno della cornea opaca. Ha tessitura pari a quella delle membrane cellulari. In generate sottilissima, per gran parte semitras- parente, non iiucia, e piuttosto vellutata. In tutta Testen- sione piu o meno minutamcnte corsa da numerosi tronchi e rami di vasi sanguiferi , linfatici e filamenti nervosi. II suo colore e bianco sporco, in recente cadavere ; piii tardi da nel nerastro. I caratteri suoi son quelli delle membrane miste. Meglio discernesi nel bambino clie nell' adulto. E pur visibile e sollevabilc anche nell' occhio di molte bestie domesticlie , che 1" autore notomizzo , per cui ei crede sia del pari in tutti gli animali. Con aatorita cerca poi il si- gnor Poggi rinfrancare la scoperta sua , poiche per esse aggiugnesi a concepire che tra la sclerotica e la coroide vi doveva essere un terzo corpo clie sarebbe appunto la membrana in discorso ; il cui ullizio sarebbe di aggruppare. a82 APPENDICE ordlre e ramlficare le arterie tutte ed i nervl ciliari In quella specialissima maiiiera clie e necessaria per la succes- siva tessitura della coroide, e dei processi ciliari, dell" iride e del suo cercliio e cerchiellino ^ ricevere e ti'asportare 1 vasi venosi e i tronchi linfatici regredieati, ed applicare gra- datamente con certa elevatezza a labbro il line anteriore della coroide e la frangiatnra alia zonula cillare ed al perlmetro della lente cristallina. La presente Memoria rin- viensi scritta con sufTiciente estensione di particolari , or- dine , chiarezza e logica ; spetta pero agli anatomici il ve- rificare 1' esistenza deli' accennata membrana. Sulle viceiide del vaccino e sid vajuolo ns' vaccinati , Memoria letta all Ate lie o di Bergamo nclle pubhhche adimauze del 9 e 3o mas,gio 1833, del dott. Fran- cesco CiMA. — Bergamo , i833 , per Crescini, in 8.°, di pag. 6 1 . Dacclie il vajuolo ripiglio in Europa a vagare epidemico, non pochi furono gli scrittl die in su di esso apparvero , e grandi le dispute insorte relativaniente alia possa anti- vajuolosa della vaccina. II sig. dott. Cima testimonio ocu- lare di fatti attenenti tanto ad esso vajuolo che alia vac- cina, ed avendo intraprese alcune sperienze intorno a questo subbietto, afline di cavarne indubl)j risultamenti, ora estimo venirae discorrendo in questa Memoria che in due parti voile divisa , rafFrontando i fatti e le opiuioni proprie con quelle degli altri scrittori , e tirandone quelle deduzioni die parvergli piit al caso. In quanto alia vaccina, ammette la teorica dei diversi gradi d"idoneita nei diversi individui a sentirne la possa del contagio e rispondervi, e quindi so- stiene la necessita di proporzionata quantita di pus a spe- gnere essa idoneita , e conseguentemente anche la rivacci- nazione. II signor Cima crede poi die temporanea e noia durabile sia F azione antivajuolosa della vaccina, e die r idoneita a risentirla in clii fu gia vaccinato , " sta nella >) ragion composta, inversa della distanza dalla subita vac- >/ cinazione, e nella diretta dell'originaria sua forza, in che II consiste la vera permanente , e non transitoria unica >i qualita preservati\'a del vaccino. »; Laonde in senso suo debbesi ti-atto tratto rinnovare la vaccina rimontando alia prima sua origiue, alia vacca cioe. Fiualmente Tautore della PARTE iTiVLIANA. 2^3 preseiite Mcmorla inostra non sia da movere il menoiuo dubbio , die nei gia vaccinati esca di nuovo la vaccina, e si appicchi anche il vajuolo con guise piii o meno mo- dilicate a norma della restata idoneita vajuolosa. VARIETA. EIBLIOGRAFI A. i-Jpiegazione del Simholo , opuscolo inedito di S. Amhrogio, pubhlicato per la prima volta da monsignor Mai. — Nel fa- scicolo del p.° s.° settembre, tome 71.°, pag. 298, annunziam- mo clie il tomo VII della coUezione vaticana la quale viene pubblicandosi per cura dell'illustre ed indefesso monsignor Mai 5 puo conslderarsi come vin vero tesoro di sacra teo- logia, ed aggiugnemmo clie tra le opere latine vi si distin- guono alcuni opuscoli di S. Ambrogio vescovo della nostra Milano. Pero a' leggitori nostri ed a tutt'i buoni Milanesi non sara discaro T intendere die tra essi opuscoli trovasi I'inedita spicgazione del simljolo clie da questo gran padre soleva farsi agli iniziandi. Ora nel trascorrere le opere di lui ci avvenne d' incontrarci in un passo dal quale risulta la pill bella testimonianza intorno alia verita di sifFatto opuscolo. II passo e nella prima lettera del santo a Mar- cellina sorella sua ( la XXXIII del libro V, giusta 1" edi- zione di Parlgi, i586, la XX secondo 1' edizione de' Mau- rini), ov'egli narrandole le contestazioni degli Arrlaiil ago- gnanti al possedimento della Basilica Portiana tra le altre circostanze riferisce quella che segue : Sequend die . erat auteni Dominica, post lectiones atque tractatum , dimissis ca- techumenis ., SYMBOLUM aliquibus competentibus in babtiste- riis tradebam basilica. Ecco la spiegazione (^Explanatio sym- boli ad initiandos ) clie d;il santo facevasi a' Concorrend al battesimo, e che ora vediamo per la prima volta pubbli- cata dal beneinerito mouFigaor Mai. Perciocclie dopo la lezione scritturale , ed il trattato , cioe il discorso clie il nostro gran vescovo faceva esponendo la stessa lezione , dava, cioe spiegava in tale domenica, probabilmente quella 284 V A R I E T a'. delle palme, il simbolo ad alcuiii concorrenti. Che compe^ tentes chiamavansi qnegli iniziati che gia passati essendo pe' var j gradi del catecumenato chiedevaiio la grazia d' es- sere hattezzati , ottenuta la quale passavano nell' ordine od alia classe degli Eletti. Egli poi dava il simbolo in baptisteriis della basilica, giacche ottenutasi dalla cliiesa pace e liberta, si comincio a coUocare i battisterj nell' inferior parte delle chiese. Si consulti Paolino, Epist. 3 a ad Severum. G. STATISTICA. Prodotti d' Europa in metalli preziosi. Secomlo le ricerche fatte dal sig. C. F. Smihd nel i832, gli annui ed attuali prodotti di metalli preziosi in tntti gli Stati d' Europa, compresa la Russia asiatica , sarebbero i seguenti : Oro Argento Austria 7,667 marclii .... 81,890 marchi Prussia » a 1,731 Sassonia » 64,377 Hannover » 44,547 Brunswick » i,568 Baden » 55o Nassau >i 3,85o Anhalt » 1,200 Bussia aa,aoo 88,680 Ingliilterra 1/ 12,000 Francia ; 4'97i Diversi piccoli Stati . ai 9,11 3 29,888 marclii 334,477 m.rchi. II niarco di Sassonia equivale a cliil. 0,2337. Vedesi clie 1' Europa produce annualmente in metalli preziosi 6,984 chil. ossia 8,266 marclii d'oro, e 78,167 chil. ossia 2,749 marclii d'argento. Supponendo clie la proporzione delForo air argento sia di ]5,5 ad i, ed aggiugnendo un decimo di lega per la conversione in monete, ne consegue che T Eu- ropa produce per un valore di 205,075 chil. ossia 2,788 marchi di metallo monetato d'argeato, o 4i,oi5,o55 fr., 'Ji^ V A r. I E T a\ 285 78 cent, per anno, nel quale prodotto la Germania entra sola per piu cU 4/10; la Russia per piu delta meta ; r Austria sola per 1/4; I'lnghilterra per 3/200 e la Fran- cia ijer nieno di 1/160. f^^- Zeit.) Longevitd comparata. — II sig. Madclen ha non e guari pubblicato , sotto il titolo di Fisiologia de letterati , un lihro nel quale iinprese a rendere generali alcune osservazioni sui rapporti tra 1' ingegno ed il genere di lavoro colla sa- lute 5 col carattere , colla fortuna e colla longevita d' un gran numero di dotti, di artisti , di poeti , di oratori, ecc. I quadri clie dairautore vennero forniati per determinare la relativa longevita de' letterati sono amplissinii. Pero egli riunendo le diverse eta dcgl' individui di ciascuna serie ha ottenuto i risultamenti clie seguono : Aiini Aonl Ventl dotti ed eruditi vissero 1494. . . Termine medio . 75 filosoli 1409 71 scultori e pittori ... 141a 70 giureconsulti ^394 69 niedici i368 68 teologi i35o 67 tilologi 1337 66 musici 1284 64 ronianzieri J25c) ^^ "a" autori dramuiatici . . 1249 62 poeti 1 164 07. Cosi la niaggioranza starebbe pei dotti , pei lllosoli e per gli artisti , il uieno per gli autori drauniiatici e pei poeti. A N N U N Z I O. II rinomato prof. G. B. Qnadri medico direttore delLi R. Clinica d'Ottalmiatria nella Universitii di Napoli , capo di servizio jjer gli ottalmici deirarmata di S. M. il Re delle Due Sicjlie , cavaliere della Corona di Ferro, membro di diverse Accademie , si propone di pubblicare in una sola opera la i-accolta delle Memorie da lui lette in varie Ac- cademie, e di alcuni Cenni vantaggiosi all' unianita registrati in un suo privato Giornale di U^getd scentifici e Fratica 286 V A R I E T a'. medica. In quest' opera , die sara portata airintelligenza di tutte le persone culte, iiitrodusse, alfiu di renderne la lettura gradita a moiti , aiiche opuscoli di vario argomeiito. Viene essa ripartita in due volumi con vignette n.° 1 8 , e fogli di stampa n.° i8 in circa, e sara pubblicata, nel se- sto e su carta analoga a quella dell' opera del conte Ci- cognara sui Nielli, dai tipografi fratelli Giachetti , cui deb- bonsi rivolgere le commissioni o a Napoli o a Prato. Rac- colti che sieno 5oo associati il primo volume verra pub- blicato entro due mesi , ed il secondo similmente. Prezzo deir ojjera colle stampe miniate lir. 1 5 , colle stampe nere lir. 1 1 . STORIA NATURALE. Concordanza botanica. — Ci viene riferlto che il signor Poiret presento airAccademia delle scienze di Parigi il j^rincipio d'un' opera destinata a riportare i nomi linneaai alle piante dagli anticlii scrittori lignrate sotto diversi no- mi. Parecchi lavori stati erano intrapresi parzialmente dal Giseke per le grandi opere del Plukenet , dal Gonimelyn per VHortus malabaricus , e piii recentemente dal signor di Sternberg per le opere del Mattioli. Non ci ha duljbio che un simile lavoro su tutti i principali autori dell' antica botanica sarebbe d" una vera e grandissima utilita, essendo che quegli antichi scrittori somministrano spesso cm-iose e particolari notizie sulla storia e sugli usi delle piante ; raa e cosa altresi certissima che tutta 1' utilitk di si fatto lavoro dipende dalP esattezza colla quale verra eseguito , e dalla confidenza che si potra ad esso accordare. L'appro- vazione e 1' incoraggiameuto dato dall'Accademia al signor Poiret ci da luogo a credere cli' egli nel suo saggio pre- sentata abbia questa condizione d' esattezza, e sotto tale rapporto noi ancora aggiugnere possiamo i nostri voti perche egli conduca a compimento il suo lavoro e lo fac- cia di pubblico diritto. ( Bibl. Univ. ) Verini nea.ll occhi degli aniinali. — Fino ad ora trovati non eransi che di rado ed in piccolo numero vermi intestinali negli occhi degli animali. II signor Nordman ne ha poc'anzi trovati in tutti gli occhi de'pesci, de'rettili e degli itccelli. V A R 1 E T a'. 287 Nt'Ha estate del 182,9 '^^ trovo nn numero immenso nella piu parte de'pesci che preso avea ad esaminare. Egli spe- cialmente iielP umore vitreo e nel cristallino gli osservo aggi-uppati nel iininero di 60 a 110 individui : sono per lo piu d' ua nuovo genere, quello de' Neinatodi .- si riscoii- trai-oiio due iiuovi Distomi, della specie degli Idatidi , e iinalmente, ma piii di rado una specie di Capulari. (Dublin. Medic. Jourii. Edinb. N. Fhil. Jour., ji." 27 e Bibl. Univ. ) ERRATA-GORRIGE. Tumo 71." 38 1 [in. ao quegli ^eggi quello 169 » 7 falous „ fulvus 346 « aa Guascona » Guascogna Tomo 72.*' 6 .< 9 Clii niai Iradusse cola » Chi mai tradusse cola quelle acque It. GiRONi, F. Cadli.vi, I. FuMAOALLi e G. Brugnatelli direttori ed cdiiori. Pul)bIicato il di i3 gennajo 1834. Milano , dull' L Ji. Stamperia. Osservuzioni metcorologlclie fatte all' I. R. Osscrvntorio di Brera. N 0 V E M B R E 1 835. I\I A T T I N A. a N N - 0 r Sera. j O a N d u — 1 « a; ;= "^ 5 — ' 0 3 i -5 - « 6 .2 r t. , Slalo del cielo. ^ P 71 S § cj d •1 P Stato del ciolo. rnii 1,11. , 0 poll. llil. 0 I 27 1 1,7 + 4,0 0 Nebb. ser. 27 10,1 + 9^0 s 0 Sereno. 2 27 8./( + G,0 N 0 N Nebb. ser. 27 8,0 +11,0 0 Sereno. 0 27 8,0,+ 6,') E Nebb. ser. 27 6,8 •♦•11,0 N 0 N Sereno. 4 27 6,7 4 5.,8 N0N;Nebb. nuv. 27 8,8 +11,7 N 0 Ser. lampegg. i) 27 11,8 + 6,0 NNojSereno. 28 0,7 * 9^7 S 0 Sereno. 6 28 1,5 + 5,0 N 0 iSereiio. 28 1,0 •h 8,0 E Sereno. T 27 1 1,2,+ 4^0 N N E Sereno. 27 q,6 + 9^5 N 0 Sereno. 8 9 0^ 27 5,5!+ 6,4 5,6 + 6,5 E Nii^olo. N 0 N NuYolo. 27 27 3^7 6,5 -f 6,5 + 7,5 S E S S S E Pioggia. Ser. nuvolo. .' 10 II 27 9)7 + 3,5 N N 0 Sei'eno. 27 10,9 + 6,0 ? E Sereno. 28 0,4 + 5,0 N E Scr. iiehb. 28 0,4 + 6,6 S S E Sereiio. 12 28 o.q + 1,0 N E Ser. brina. 28 0,6 + 4^7 N 0 Sereno. liS 28 I,D + 0,0 N N E Ser. nebb. 28 1,0 + 4?7 S S 0 Sereno. i4 28 0,S + 1,0 N E Sereno. 28 0-,7 + 4,7 E Nuvolo. li) 28 1,0 + 1,5 E Pioggia. 28 1,5 + 4,7 S E Pioggia. i6 28 1,0 + 4,0 S 0 Nuvolo. 28 0,8 •^ 5,4 N NO Pioggia. I? 28 1,5 + 4^-7 NN E Nuvolo. 28 1,6 * 6,6 N E Nuvolo. i8 28 In? + 6,0 N 0 N Nuvolo. 28 1,0 + 7.5 s 0 Sereno. IQ 27 "•>9 + 5,0 SOS Ser. nebb. 27 1 1,5 + 6,0 0 Nebbia. 20 27 10,6 + 5,5 £ Nuvolo. 27 10,8 + 6,7 SE Nuv. ser. 21 27 11,5 + 5,5 N E N Nuvolo. 27 11,2 + 75O S E S Ser. nuv. 22 27 10,6 + 2,5 E Nebb. ser. 27 10,.*) + 74 N 0 Sereno. 25 27 io,4i+ 4')0 £ Nuvolo. 27 9,« H-7'5 S S 0 Nuvolo. 24 27 9,7 + b,5 E Nuvolo. 27 10,5 ■h 7,6 S E S Nuvolo. 25 27 10,0 + 6,0 N E N Pioggia. 27 9^7 * 7!>4 N E Nuvolo. 26 27 919 + <3-5 N E N Pioggia. 27 10,0 + 7'.7 N E Nuvolo. 27 27 10,8 + 6,5 N N E Pioggia. 27 11,2 + 7,0 E Pioggia. 28 27 1 1,0 + 5,5 N E N Nuvolo. 27 10,0 + 7,0 E Nuv. ser. 29 27 8,9 + 5,0 N N E Pioggia. 27 8,5 + 7^5 N E N Pioggia. 00 27 9,5 + 4:7 N 0 Nuvolo. 27 9)7 + 7,0 N N E Nuvolo. Allczza mass, del liar. poll. 28 ]!:i. i n Altczza liiMj?,-:. del term. + 11,7 iniuiina >> iy n a )7 jiiiniina .... 0,0 media ''27 » \o Quantita della piog i :^'^' liuec 27,85. 289 BIBLIOTECA ITALIxVNA BIBLIOGRAFIA. P ARTE I. LETTERATURA E BELLE ARTl. yetidsci, Icttcre faniigliari ^ cdlte cd inedite, di Fran- cesco Bern I Fiorentino. — Vcnezla, 18 33, dalla tlpografia di Ahlsopoli. J._/e lettere fauiigliari del Caro sono veramente maravi- gliose. Lodate clagli uoinini cli spirito, lodate dai pedanti, lette pill e piii volte, si rileggono sempre con piacere. Ma raiiiluzioso Commendatore era lodatissiiiio anclie al suo tempo; egli sapeva die le sue lettere si aspettavano, clie scrllta una lettera ad nii aniico essa correva tosto per le inani di tutti, ch'essa sarebbe per giugnere fin sotto al torcliio. Percio moke erano preparate con cjueMa sprezza- tura di stile die vnol tempo e cure a trovarsi; e tanto e vei-o ciregli di molte, a siio stesso dire, conservava g'i esempi. E per questo da alciine trasparisce il galante in- gegno, die parlando ad un aniico, si compone e si adorna, perclie sa di essere ascoltato da molti e .giiarda un poco anclie al!a posteritii. Qiieste lettere del Berni al contrario sono ta-nlgliari iiel rigore della parola. Ma. qnal mirabile caudore di stile, quale scorrcvolezza, qnali grazie istintive, roporre alio studio de' giovani gli uniili scrittori del trecento! sarebl^e stato sotterrato. ]\Ia clii leggeva i trecentisti ? AUora tutti sulla fede di ijue" critici cercavano, per diventar originali , la grandilo- quenza in Thomas o in Agatopisto Croniaziano, la poesia eroica in Ossian, la pastorale e la ca'.npestre in Gessner e ill Delille , ciascuno niesso a rulia per la sua porzloue : per diventar originali ! Egli e cosi dilficlle che Tnomo non seguiti il primo libro che gli viene alle niani , ed e quello d" ordinario cir e plu in voga ! La principal ragione e ch'' ei lo lesse , ed e molto comodo il noa leggere piti innanzi , il far senza riscontrare e avverarsi. E in qnesto niodo comincia quella lunga catena di opinioni, che tal- volta uii solo fatto basta ad annientare. Ma qr.osto fatto non e sempre c!ii lo scovi e chi lo uiostri, per la comnae indolenza di lasciare le cose come si stanno. Nella niolti- tudine pero e nella varieta de'critici, pessimi ci sembrano quelli , die come certi traduttori non danno rilievo fnor- ciie ai difetti delle opere esaminate, perche forse e il solo punto in cui s' intendano coi loro antori^ pessimi i critici sistcmatici , quainnque sia il loro sistema , i quali fanno del bello e del buono un privilegio ciie 1" ingegno non puo avere se non in quanto e per quanto egli si sottometta al- r arbitrio delle loro dottriue. Pessimi ci sembrano gli uni e gli altri, perclie sia che di umore incontentabile ad ogni autore appongano la sua taccia, sia che esaltino pochi ed i suoi, per deprimere tutti gli altri, se hanno un poco d' arte di farsi leggere, dlsabljelliscouo ai piii runlca maniera di comporsi una vera immagine delle letterature , ed e quella di non credere ad altri die agli autori clie le forinarono , ed alia storia dei tempi ne" quali vissero. Quelli che sem- plicemente lodano tutto da capo a fondo, snppiamo bene che sono tenuti in conto di critici fleminatici e poco sottili; 294 EinLIOGRAFU. pure fanno im claano tanto minore deglL altri quanto e meno male il leggere dieci libri cattivi su venti buoni, del iioa leggerne nessnno iidando iieir opinlone altrni. Oltreche tpegli clie dopo avei" letto un libro pno avere la coscienza cir egll sia cattivo , non lia certo perdnto il sno tempo. La critica clie da tanti anni si cinffo, appropriandoselo , il sind)olo della face, e in vece il piu delle volte nno spegni- tojo, sia rispetto agli autori clT essa tormenta , sia i-ispetto ai lettori cli' essa inganna. Ma dovrebb'' essere verameiite una face nel senso jDrimo della parola; essa dovrebbe cou- tentarsi d' illuminare il cnmpo die altri deve percorrere ; le bellezze , gli oiTori, i passi pericolosi ^ e lasciare clie ogiiuno pigli il sno cammino senza pretendeve di guidai'lo per mano dal bujo a salvameiito. Ma jjerche senza preamboli non abbiamo detto fm sulle prime, che perclie la critica siau tile dovrebb' essere sempre tal quale la vediamo in questo Manuale della letteratura italiana. Oh! le ragioni de' preamboli sono molte, facili da adottarsi da clii scrive, difficili da persnadersi a clii legge. Koi qnindi piglieremo la piu semplice e la piii Ijreve, ed e che ora per acquig'.ar favore ad un libro non basta cio che ]\lontaigne diceva del sno , e che potrebbe dirsi senz' altro anclie del libro del signor Ainbrosoli " eccoti, lettore, un libro di bnona fede. >i La prima cosa che viene air occhio di clii trascorra questo libro, e degna di niolta considerazione , e questa , ch'' egli A'ale principalmente a mettere in mostra i veri pregi dclla letteratura italiana, cosa non solo notabile ma quasi maravigliosa in qnesti tempi in cui d'italiano si produce ccsi poco, e si pigUa dagli stranieri quel tanto che serve a condannare le opere de'nostri maggiori. L' aversi adunque saputo prescrvare dalla critica imbellettata delle gazzette forestiere, dai vocaljoli sonanti'e senza signiiicato sr.i quali si presume di edincare le letterature o coi quali si pretende distruggerle, dai sogni degli estetici di qualun- quc colore, che sempre generalizzando i fatti non s'avvedono d*" incatenare sempre gl'ingegni, ci sendira una delle prin- cipali lodi del sig. Ambrosoli. E perche abljiamo detto, che il libro nsira tutto a far risaltare il valore e I'estensione della letteratura italiana non si creda che egli sia un libro superstizioso, alia foggla di quelli che si usavano fare da- gii ignorrfnti d' ogni altra letteratura. Che anzi ci pare di TAIME PHI MA. 2()5 dover allVi-niaro, clie i giovani cni sarit fatto lop;gere e stu- tliare, lunge dal divenir sprczzatori degli autori stranieri impareraniio a nicglio gindicarli , applicando ad essi la critica circospctta e storica del signor Amlirosoli ; impa-' reraniio a gindicarli noii gia dai sistemi , ma dal loro ingegno , dai loro tempi , e dalle cii'costanze della loro vita; impareranno a coasiderare la t'acolta in tutti , come r idea immutabile, le eta, le vicende , i costumi , le reli- gioiii , i Inoghi diversi, come la sua varia espressione. ]Ma cercliiamo di dare un ragguaglio piii particolare deir opera. II signor Ambrosoli divise codest' ampia lette- ratnra in sei secoli, prepose ad ogni secolo un discorso della storia politica per quella influenza che potesse avere avuto sulla letteraria , poscia un rapidissimo ceiino sui letterati in generale die vi fiorirono^ dii quindi una breve vita od una notizia di ciascuno, mano a mano clTegli viene citando i passi piii belli o piu notabili delle loro opere, o facendo il sunto de' loro poemi. Cosi questo libro lia il vantaggio sulla storia dell' avere uu'aatologia , sulle antologie deir avere ancbe una storia; la narrazione riscliiara r esenipio , T esempio circoscrive la narrazione ne' termini della verita. I discorsi ci sembrano scritti con raro accorgimento e con jirofonda cognizione della materia presa a trattare ; essi dimostrano inoltre, non gia per via di date, dove 1" un secolo si spicca dalr altl'o, e incomincia ad assumere una fisonomia sua propria, e quindi quanta parte d" un secolo invadesse quelle clie venne poi : in qnesta mauiera molti scrittori sono rcdenti, molti sono spogliati d" una fama di- rem quasi d'almanacco. L'autore se emette qualche opi- nione sua particolare si astlene quasi sempre dal giudicare, e lascia che 11 giudizio sorga dai fatti cli' egli ha narrato, dagli esempi ch' egli ha citato. E nel citare gli autori egli diede prova di lino gusto e di molto sapere. Educate , com'e, il signer Ambrosoli alia letteratura greca non solo ma ai buoni stndj della presente eta , egli pote scegliere que' passi in cui fossero congiunti i tanto cercati e tanto lodati pregi della forma , e quelli tanto desiderabili del pensiero. II signor Ambrosoli dice nelia prefazionc , clie questa e la prima parte del suo lavoro, da esso modestamente chia- mata antologia cronologica della nostra buona letteratura , e 29^) BIBLIOGRAFIA. aggingne " nella seconda iie integro la storia, cercaiido per quali cagioni e perclie le lettere italiane in alcuni tempi fnrono cosi fiorenti , in altri vennero meno. » Ma noa possiamo tacergli che questa prima ci sembra la parte piu utile del suo lavoro. Nella seconda parte la sua mente potra certaniente spa/iare piii libera: egli potra far meglio spiccare i suoi ritratti , egli potra presentare de' quadri splendidi di colori e d'ornamento, potra entrare in sottili investigazioni in paralleli ingegnosi , potra schierarsi di- nanzi e rassegnare tutta quest' ampia famiglia di scrittori , non pochi della quale con sembianze cosi diverse e cosi risentite :, ma noi avremo un liliro d' opinion i , le quali ci sara anche lecito di non sempre adottare. Quando in questa prima parte del Manuale noi alibiamo gli autori che parlano di se stessi , e si esaltano e si condannano , abbiamo come il dramma di questa letteratura , abbiamo la interpretazione del consenso generate sul suo valore. Tuttavia molte belle quistioni da risolvere , molte belle considerazioni da fare, molte curiosita storiche, molti fatti che non potevansi affatto svelare in questa prima parte , particolarmente destinata ai giovanetti , rimangono a ren- dere importante anche la parte seconda ; e avranno certo dalla penna del signor Amljrosoli quella dichiarazione o queir ornamento che non ebbero fino a qui dagli storici italiani quasi tutti piii valenti , o piu intenti a raccogliere e coacervare, di qnello che a scegliere, ordinare e spiegare. II signor Amlirosoli ha gia una cost bella fama di scrit- tore , die il lodare lo stile di questo libro sarebbe un ri- petere inutilmente quello che tu^tti sanno. Sebbene un gusto capriccioso, una smania di novita stra- scini molti, obliosi della propria, alle letteratura straniere, sebbene a molti anzi dlventino care le cose italiane allora solo clie travestlte o calunniate in altre lingue, noi speria- rao che non sara questo uno degli ultimi libri di lettera- tura italiana esposta e guidlcata con pensleri italiani. Si parla tanto e da tanti di originalita e di nazionalita che si vorra forse alia fine credere anche in questo , che non puo essere ne originate ne nazionale chi riliutando ignora V eredita de" suoi patlri. PARTE Pni.AIA. 297 La Colomha di. Fllle odl xvm di D. Giovanni Me- lendez Valdcs tradoUe dallo spagnuolo in rime ita- liane dal doltore Giuseppe Adorni prof, emerito di poctica , e pidtblicnte nelle faiiste nozze del signor cavaliere Enrico Mazzari-Fnlcini di Parma colla nohile signora Fulvia dcgli Oliiari di Modena. — Parma, i833, coi tipi Bodoniani , in 8.° Elegantissima edizione die raiiimemora i bei tempi del gran tipografo di Parma. Dopo un' iscrizioiie italiana dell' editore alio sposo leg- gesi una dedicatoria in prosa del traduttore in data di 5. Vitale di Baganza il i." ottobre i833. Ne surse timore die in si venusta edizione fosse corso sproposito di stam- pa , e die in vece di Baganza. si dovesse leggere Bragan- za , perdie dato di piglio ad una carta topografica del parniigiano , vedemmo die S. Vitale di Baganza e villag- gio distante solo 4 leghe circa da Parma , e percio noii parendoci natnrale die la dedicatoria di un libro per ma- trimonio seguito in Parma stessa incominciasse colla frase Fin qua e giunta gli scorsi giorni una nuova ( del predetto matrimonio ) , pensammo che almeno da. Br aganza di Tras- os-montes fosse scritta la dedicatoria. Ma ne sganno un drappello di Parmigiani che qui in Milano leggeva con noi il nnziale liliricciiiolo , e ci assicuro die S. Vitale di Ba- ganza e la patria del traduttore, e die piu d' un' inesat- tezza storico-personale e corsa in tale dedicatoria. Veneado alia versione e giustizia il dire die alcmie parti di queste odi sono tradotte con fedelta , in Inion ita- liano , e di quando in quando in lodevoli versi. Mancano pero le piu di quel soave afFetto e di quel greco candore cli cui son pieni da cima a fondo i versi dell' esimio poeta spagnuolo. Qualclie volta il traduttore da indizio di non essere profondo conoscitor dell'idioma da cui traduce. Nel- r ode III, 2)er esempio, e un tradimento e di concetto e di senso il voltare, in grazia della rima , Tu paloma te ensenna per A tua colomba intendi. Perdie poi dilavare in 42 versi, 14 de' quali endecasillabi , la bella ode vil in cui r autore resirinse il suo pensiere semplicissimo a soli 28 settenarj' Tutto Tincanto di questo genere di poesia sta nolla seniplicita, nella brevita, nel candore de' concetti. Ora se i(uesta Inevita , se tjuesta seniplicita , se questo Sl)H hibliografia. candore tu distcm2)eri in gran qiiantita di parole c in liin- ghi versi tanto soavi quaiito questi due II colombajo e senza lei venuto ; La teiigon prlgioniera ogni momento , avviene di tali pregi , di tale candore cio che della neve liquefatta. Questo va in fumo. Ne si risponda che la nostra lingua non si acconioda a tale Candida semplicita. Quella lingua che e atta ad ogni stile , e che , per citare nn solo esempio, seppe dire Del mio sol son ricciutegU I capegli Non biondetti , ma hrunetti Son clue rose vermigliuzze Le gotuzze , Le due labhra ndiinetti , come non potreblie incarnare a capcUo le amorose follie di Melendez ? Grave fallo ne sembra del traduttore nelTode vin Taver interpretato 1' inquietud e las donosas vueltas del piedi della colomba con affannosi errori graziosi de' piedi stessi. Quel- V a f anno si aggiunto agli errori graziosi de' piedi non si perdonerebbe all" Achillini o r.l Preti. La festiva inqaietu- dine de' piedi d' un uccelio indicata in quel donosas vueltas , in questo luogo come si puo acconciare coll' afFanno ? . . . . E quel dicer per dire ! . . . . E quell' ave per ha posto senza necessita in principio di verso ed in componimento di tal fatta a' di nostri desta anzi idee religiose che d'amorc profano ! » Ave il rostra tumidetto. El pico gruesezuelo ft Nelle sue narici ell' ave Y en la nariz unidas n In accordo il piii soave La purpura y la nieve » Neve ed ostro uniti iasiem Con mezcla la mas fina. Per le stesse nozze si sono pnliljlicate in Parma Le Ore, pocmcUo del cavalierc Gact.ano Parolini piaccntlao. — Fiaccnza , i833 , dalla stampeiicc Carmiguani , in 8.° Parlammo abliastanza del valor poetico di questo scrit- tore nel fascicolo di dicembre i83i, toino 68.°, pag. 282. Per gran fortuna nosti-a niuna regina ci comanda Infan- dum renovare dolorem ! dicesi clie al prime aprirsi PAUTE PRIMA. 299 deir involto contcnente qucsto librov quando dalla stampe- ria fii portato agU sposi , T apritore proroinpesse , quasi ispirato , ne' seguenti versi : Portatcl via, die s' egU in piazza resta Appestem questa citta in podi ore. Eppui-e il coiifortamino allora a tenere in serbo le altre sue luolte coserdle ! ! ! Dclle Novelle kaliane in prosa. Bibllografia di Bar- tolomeo Gamba hassancse. — Vcnezia, i832), dalla tipografia di Alvisopoli, di pag. xv e 225, in 8." II chiarissiino signer Bartolomeo Gamba che colle molte- plici sue produzioni biljliografiche e letterai'ie si era ormai elevato al gvado da potersi nominar con ragione fra jarimi ]3ibliogra(i italiani delP eta nostra , ha volute ora confer- niare la sua alta reputazione e consolidarsi in quel seggio luminoso , pubblicando questa bibliografia dalle Novelle italiane in prosa, materia importantisslma per se stessa e piu ancora per la storia deila nostra letleratura e della nostra favella. Essa larghissimo campo gli olFeriva a sfog- giare il tesoro delle sue cognizioni intorno i nostri antichi e moderni scrittori, gli editori, i tipografi, il preglo rispet- tivo delle edizioni, le contrafFazioni e le piraterie librarie, clie sgraziataiuente ebbero luogo in tutte le eta e nelle produzioni di qualunque genere. Annunzia egli in una dedicatoria all' illustre nostro con- cittadino Don Caetano Mdzi , che serve di prefazione , di aver prese le inosse in questo suo lavoro dalla Bihlio'2,rnfia di roinanzi , data in luce da quel suo mccenate , alia quale ben si accojipiava una Bibliografia di novelle. E gia il sig. Gamba hen disposto trovavasi a questo genere di studj , per- che da giovanetto aveva ottenuta Tamicizia e la conlidenza del celebre conte Antonmaria Borromeo., al quale andiarao tiittora deljitori di un ottimo Catclogo de' novdlieri italiani, stamjiato due volte in ItaRa , poi anche in Londra : ebbe ]ioi r incarico di fornire con libri di quel genere la lii- blioteca Rcuiondiniana, celelire una volta in Bassano; ebbe agio in IMilano di visitare le stitpende collezioni, com' egli stesso le cliiama , dell' avvocato Francesco Reina , del niar- chcsc Cio. Giacomo Trivulzio c del suddetto Don Gactano "SOO BIBLIOORAFIA. Melzi, e tlopo di aver succhiato da quelle tre librerie il latte pill confacente al suo nutriniento , riparo a Venezia , dove portato dal dominaiite suo genio , continuo ad inda- gare e raccogliere libri di novelle italiane, e di fatto ne rac- colse si gran copia da potersene alquanto vanaglunare i, tesoro die poi cedette alia doviziosa libreria di quel Seminai'io patriarcale , assicurandone in tal mode la conservazione in niano d'' uomiui prudentissimi , i quali allontaneranno il pericolo clie mai si abbia a fare scialacquo di quella mer- ce , non del tutto innocua pel costume. II beaemerito Mo- schini, uno dei fondatori e prefetto di quella libreria, di- visato aveva di riprodurre il catalogo del Borromeo , accre- sciuto coir esanie della raccolta del sig. Gainha , nia da ingentisslme cure distratto, lasciar dovette al Gamba stesso Tincarico di stendere questa bibliografia die ora viene in luce merce della cooperazione d'' illustri ed eruditi amici deir autore. Riguardo alia forma di questa cli" egli modesiamente cliia- ma operetta , mentre a noi senibra produzione di convene- vole mole e fatica di sua natura graudiosa, fu suo disegno di non registrare se non die opere di novellieri die si lianno a stampa ; escluse egli le lettere e i racconti die vennero dettati in versi, o da straniere lingue tradotti, non pero le piii famigerate raccolte d'l facezie , niotti argiitt e cose simili f, registro per ordine alfabetico di cognomi di secolo in secolo tutte le opere, secondo le eta in cui Jiori- rono i lor autori, cominciando dal secolo XIV e venendo quindi iino a' nostri giorni , distrilmzione ragionevolissiina die serve a far conoscere a prima vista quale sia stata in ogni tempo la coltura delle lettere^ e quale 1' indole degl' ingegni italiani e la direzione loro verso il gusto ed il genere delle finzioni die formano spesso argomento delle novelle e dei piacevoli racconti. Non si oniisero le Raccolte di piii novellatori insieme , e si appose all'opera un Indice generale , in cui trovansi distinti in carattere maju- scolo i nomi degli autori , ed in carattere tondo quelli degli editori, ed altri attenenti alle opere stesse. Per cio die spetta alia edizione, questa (lo afFermiamo con somma compiacenza ) non potrebb' esscre piii bella , pill nitida , piii con-etta : sceltissima fe la carta velina , belli e ben impressi sono i carattcri, e neirultlma pagina troviamo pure con compiacenza in una specie di epigrafe PARTE PRIMA. 3oi essersi il libro stampcito iiH mese di ogosto con lodei-ole accuratezza da Giovanni Cecchini, proto nella tipografia di Alvisopoli, cui si protesta vivamente grata I'autore. Potesse ainieno qiiesta leale dichiarazione infiammare lo zelo dei aostri proti o diretioii di stamperia, onde non serapre al vil gundaano intenti, inaggiore diligenza adoperassero afHne di darci le edizioni de'libri piu importanti , se non riuiarclievoli jjer 1" eleganza , alnieno non maccliiate da gi'ossolani eiToi-i ! Ad ornanieato di questa bibliogralia di novelle , vedesi aggiunto a ciascun secolo il i-itratto di uiio de' principali o piu celebri novellatori di quella eta: al secolo XIV quello del Boccaccio , al XV quelle del Sac- clu'tti, al XVI quollo del Firenzuola , al XVII quello del Ma^alotd, e cjuelli di Gasparo Gozzi e di Michele Colombo ai secoli XVIII e XIX. Questi ritratti, presi dai migliori orlgiuali, e lodevolniente intagliati , servono utilmente a caratterizzare in qualclie inodo il secolo, a cui sono posti in fronte ; debliono arrecare piacere ai curiosi , e non poco Instro aggiungono all' edizione, in ogni sua parte nobilissima. Ma ci duole di dover annunziare ch' essa non e fatta se non clie di cento esemplarl in carta velina , e quattro in carta forte, oltre quelli di obbligo per la R. Ceiisura. Ha voluto il sia;nor Gainha anche in questo tarsi eniulo del suo mecenate , clie ad un egual numero di esemplari aveva ristretta V edizione della sua Bihlivgrafia Romantica: avranno essi uno scarso si, ma eletto drappello di persoiie per le quali non andranno perdiite le loro fati- clie , ma bastera egli questo scarso numero di esemplari nlla curiosita di tutti gl' Italiani, o per dirlo in altra for- ma , saranno cosi scarsi gl' Italiani istrutti , gl" Italiani amatori della loro lingua, curiosi di Novelle, iniziati nelle cognizioni biblio2:raliche e nel buon gusto della letteratura, che non debljano a molti di loro mancare gli esemplari di un lil^ro assai desiderate, dei quali alcuni saranno an- che carpiti dagli stranieri :* Noi ne dnbitiamo, e amanti in generate cTella diffusione de' lumi e di quella delle opere meglio condotte, non possiamo veder di buon occliio que- sta concentrazione deUe stampe a pochissimi esemplari, la quale non serve in line se non die ad alimentare il lusso bililiogralico , ed a mettere a contribuzione 1' opulenza , che sovente non legge e non conosce il merito delle opere a grandiosi prezzi acquistate. O02 BIELIOGRArii. Fin qui dcUa forma del libro e della edlzione: riinar- rebbe or solo a dire alcuna cosa del conteiiuto. Ogiinno ben vede clie impossiljile sarebbe il dare il sunto di una biljliografia , ma noi verremo a riempiere questo vuoto con alcune Ijrevi osservazioni , le quali proveranno ad un temjJO Tavidita e Fattenzione con cui abljiamo letto ed esaminato il libro, ed il conto altissimo in che teniamo il suo autore. ■ — All' opera e premessa una nota delle no- velle che si Iianno impresse in pergamena, e degli attuali low posscssori. Assai copiosa e questa nota e riescirebbe al volgo ( se volgo pub dirsi) de' Ijiljliografi e degli erudid interessantissima, se limitata fosse a darci notizia delle sole edizioni membranacee antiche , le quali riguardare si possono come gemme , come vere rarita Ijibliogralicbe. Ma di anterior! al nostro secolo appena dodici se ne trovano in tutto il catalogo, e di queste una sola del secolo XV, e poche del XVI, XVII e XVIII. Le altre tutte sono posteriori all' anno 1800, e sembrerebbe quasi clie all' eta nostra sorgesse una mania di stampare in pergamena qitantita di noveile , ed alcune anche di poco o nissitn merito. Le quali edizioni, fatte a qualunque ricliiesta degli agiati bibliolili , seljbene costose , non acquisteranno un pregio deciso se non se fra alcuni secoll, e non serviranno se non che ad alimentare il lusso bibliografico e la vanita congiunta all' opulenza delle future eta. Cio per altro dire vuolsi senza fare alcun torto all' esattezza coUa quale e stesa quella nota, clie da questo lato non pao che riuscire assai i^regevole. Ben, indicata e nelle annotazioni ricca di preziose no- tizie e tra i quattrocentisti la serie delle edizioni delle Cento noveile antiche e del Decamerone del Boccaccio ; belle sono Je osservazioni, che si soggiungono inproposito della rara e pregiata edizione di Fi]-enze presso gU eredi di Fi- lippo Giunti 1627, detta volgnrmente la vencisettana , r'lpro- dotta in Venezia nell'anno 1729 nella stessa forma a un di ]5resso e cogli stessi caratteri , la quale ripi'oduzione percio vorrebbesi dal nostro bibliotecario indicata col nome di ristampa e non di coiitraffazione , nel che forse alcuni non saranno del suo avviso. Ma essendo quest' edizione sovente nomlnata 1' edizione del Rolli ^ perclie mai il sig. Lramha non fa alcuna menzione di tale supposto editore e Ictterato cU molto merito , del quale pure si accenna poco rAlllE lUlM.V. oC\> ilopo r cdizione fatta in Loiidra nel 173.5 clie puo aver tlato luogo a qualche inganno o confusioiie d'idee ? ■ — • Uno lie' nostri collahoratori dice di avere avuto tra le maiii un eseinplare della ventisettana antica , tutto smarginato, cosic- che poteva dirsi in 8.° o in 16°, in cni la data era visi- ]jilmtnte MDXXVI : vedendovisi anclie aggiunto di mano non recente un secondo I^perfarlo credere e pagare come quella del iSay. Qnell' esemidare debb' esser venuto in mano del librajo Ijiljliografo Carlo Salvi, e pare strano che il signer Gumha non ne abbia avuta notizia. — Non si vede ben chiaramente , come V edizione del Pecorone , fatta in Lucca verso il 1740 colla data di Milano del i554 possa dirsi assolutamente contraffazio/ie, non convenendo ne pure nella data, e portando il carattere di ristamp.i , forse assai pill clie non la veiitisettana moderna. Fara forse qualcbe meraviglia ai leggitori 11 A'edere nella serie del secolo XIV e molto piii sotto la riibrica Novelle (C inceni autori registrate a car. 33 le Novelle di Franco Sacclietti , e poi il trovare dopo due sole pagine il ritratto dello stesso Sacclietti posto in fronte ai jVovcllatori del se- colo XV. — AlPincontro rechera pur qualche stiipore il ve- dere registrato tra questi iiltimi il Novellino di Masuccio , o Masuzzo Guarduto Salernitano, clie certauiente visse assai prima della edizione fattasi d.jlP opera sua in Napoli nel 1476, e proljabilmente appartenne al secolo precedonte , trovaiidosene alcuni codici clie portano i caratteri del se- colo XIV. Al-proposito poi della edizione del Novellino senza alcuna data, non posteriore certamente al secolo XVI, e detta volgarmente della Gatta per lo stemma posto nel frontesplzio, nci die I'abbiamo diligentemente esaiiiinata , crediamo ]jene d' avvertire , cli' essa non solo e mal ese- guita , come dice il signer Gamba , ma plena dl error! mostinosi, e sconcia per modo, die appena puo intendersi 11 sentimento dello scrlttore delle novelle. — Quanto alle Facezie del Poggio Fiorentino , die tradotte si anniiuziano dopo poche pagine , noi die abbiamo alle mani la prima edizione rarlssiina delle i^«cezie latine , avremmo desiderato die 11 dotto bibliografo avesse accennato la divergeuza grandissima della versione dall' originale. In quella certa- mente non possono trovarsi le grossolane e rivoltanti osce- nita die si fanno in latino raccontare al cardinale Lan- mllotlo , dotto sempre cardinalis Angelottus; non si trovano 304 BIBLIOGRAFIA. alcuni aneddoti e motti arguti di Dante Mighieri , noii le laide piacevolezze del Gonella , buffone dei nostri dudii Visconti , ecc. Parlandosi del Bandcllo tra i novellieri del secolo XVI, si nota F omissione, siccome di qualche novella men casti- gata , cosi di tutte le dediclie , fattasi da Ascanio Centorio neir edizione di Milano deli' anno i56o. Forse si sarebbe potuto opportunamente soggiugnere die questa omlssione delle dediche nou era cosa di poco rilievo, ma importan- tlssima , agli occhi massime dei lilosofi eruditi , perclie bene spesso quelle dediche servono ad illustrare la storia ed i costumi perversi di qiiella eta ed a svelare i vizj de'grandi e del clero^ ed alcune contengono, se non pure intere novelle, come quella clie parla dell' aljbruciamento di Margheritona , almeno brani o frammenti di novelle. E per questo nella magnifica edizione di Harding e in altre successive si e rimesso tutto a suo luogo , come nella prima di Lucca del Busdrago. — II ritratto del Bandello e posto in fronte ai novellieri del secolo XVI: e sta bene perclie le sue novelle pubblicate furono verso la lueta di quel secolo. Ma il Bandello, frate nel nostro convento delle Grazle , viene da alcuni scrittori riferito al secolo XV come teologo, per aver egli scritto un libro, al presente rarissimo, intorno I'immacolata concezione di M. V. Se in generale si avesse a dir qualche cosa intorno a questa sei'ie di novellieri del secolo XVI, si potrebbe forse osservare clie varj autori sono stati in questa classe inchiusi, nientre o qualche novella publ)licarono accidentalmente ne'loro scritti , o alcuna ne fu ad essi attribuita, ma, a tutto rigore, non potrelibero dlrsi novellatori. Cosi e , p. e., del Caviceo, del Cellini, del Cornazzano , del Corso ; ed una consimile osservazione potreblie cadere sul libro dei compassionevoli avvenimenti di Erasto , tratto in gran parte dall' indiano Sendabar , e dal romanzo dei Sette Sa- vii detto Dolophatos , e die si presenta come tradotto dal greco; ed altre potrebbero cadere su di alcuni libri di peregrinazioni, o di viaggi , registrati come novelle , giac- che alcune di quelle sono tratte dal persiano o da altre lingue , e tutte hanno 1' aria di novelle o di racconti , e in questo modo potrebbe il catalogo impinguarsi con molte relazioni italiane di viaggi fatti , massime in Terra santa , come quella del nostro Santo Brusca , e in altre r\UTJ£ I'lilMA. 3o5 parti del Levanto. Cosi noii senipre si o tirata una litiea tli deinarcazione tra le istorie e le novrUe , come si vede neir Istoria ddla sereiiissima regina cli Polonia stampata nel secolo XVI e rcgistrata a carte 1 1 1 , die si dice dal biblio- grafo stesso piuttosto roinanzetco die novella , e forse noa e ne 1' uno ne T altra ; forse la stessa cosa puo dirsl del JVovo e compassionevole aweniniento occorso alU giorni pas- Slid nella cittii tli Modena ecc, stanipato in Mllano nel 1 5 63, che anclie il l)ibliografo stesso incliina ad esclndere dalle novelle , trattandosi di un vero omicidio che fa pu- nito colla morte piu rigorosa delta colpevole. II signor Gninba poi non ignora le controversie che anche in qnesti ultiuii anni si sono agitate sulla verita della lUstoria cU due nohili amanti, scritta da Liiigi da Porto, e delle qnali si e rendnto conto in qnesta Biblioteca. Difficile pure sa- rc^be il far passare tra i novcllieri lo screditato Girolaino Brusoiii e massinie riguardo ai suoi libri intitolati: la Gon- dola a tre rend, e il Carrozzino alia moda , che il biblio- grafo ha notato essere tra i proibiti , e che poteva al tempo stesso avvertire essere i piu scipitl ed i piu sgua- jati hbri del mondo. Uno scoglio necessariamente s' incon- tra allorche si registrano novelle italiane in prosa, perche da un lato trovausi le istorie vere , dair altro i romanzi , come potrebl^ero piuttosto nominarsi qnelli del Brusoni; e le novelle debbono con molta cura tenersi in una classe separata, il che talvolta riescir dee sommamente difficile. Kiguardo alia serie del secolo XIX , non ci rimane se non clie d' avvertire che la novella allegorica piu che altro di Giacomo Ciceri , intitolata II Solitario e Cecilia, non fu stampata in Roma, come si dice, nel 1827, ma bensi con data mentita , in Lugano , e che qnella novella se non piac- que a tutti, almeno riusci per molti interessante, perche ri- piena tiitta delle Memorie del celebrc cav. Alessandro Volta. DcW ctimnlogia del nomi di lito^o dcgli Stnt'c dncrdi di J'iiTina , FiaccTLza c Guastalla per provme V au- tlcJukl de litodii dc'iU Statl medes'uni. Dlssertazione dell' abate Francesco Nicqlli. Volumetti 2 , vol. i .° Fuccenza, looo, dalla tip. di G. Tcdesrhi, in. c).° Non puo lodarsi questo primo volume se non se pel bnon volere delT autore , il quale e cosi iiubrogliato nelle Biid, Ital. T. L.XXH. 20 3c 6 I'.ir.LIOGnAFIA. sue idee cJ incoko nello stile die il lettore indispettlsce , ne puo procedere iiella lettnra di un' opera la quale , i-i- mondata d^ alcune delle solite chiinere degli etimologisti , forse recar potrebbe nou picciola utilita quaiido fosse scritta almeoo con chiarezza. Per convincersi di cio bastera rife- rire il seguente periodo poslo a pag. 28 : "II latino lin- guaggio noa e di piu nota origine di quella della romana poteuza deiia quale egli e il linguaggio risultato esso latino linguaggio dal Slarso dal Peligno parlare , dall' Osco e dnl- r Etrusco , traveduto neir Abcrigenesco antico liglio del Llgustico antico e dell' Umbro , molteplice anch' egli di nome sortito era di lingua antica^ov di latina lingua, ove di romana^ ove di mista lingua, assortisce una varieta di voci, di frasi, di modi da non riconoscersi piii nemmeno di per se stessa. n SaUonuu carmina iix sncerdotibus suis satis intdlecta. Inlrcdiizlone alio stadio dcWi, luiiiiia ficmcese con tra- duzionc into line ar e ^ preceduta dn itii breve tratlato della pronnnzia c da lui conipeiidio dc principj grani- maficali, di 5/ Jnge De Virgile paiigi/io. — ■ Mi- lan o , i('33, ro" tipi di Felice lUisconi , in 0° di pag. '2?.^ , ollrc I indicc. Lir. 3 aust., cdizione ni- tida e hen condotta. Un celelire filologo dii* soleva clie tutte le gramniaticlie sono liuoae in mano di un buono, ossia d'un valente mae- stro. Questa massinia seljljene sotto di un tal quale aspetto verissima, non esclude pcro die anche da' piii valenti mae- stri alle grammatiche cattive o mediocri anteporre non si delibano le buone ; perciocche queste agevoiano al maestro r insegnamento , al discepolo l' istruzione. E buoije noi chiaminnio quelle grammatiche die alia brevita del metodo accoppiano la cbiarezza e la precisione , die nou si smar- riscono in lunglii ed inutili precetti , die scostansi il piu c''.e sia possiljile da teorie astratte o metafisiche, die sono parche di rcgole e lilologiche osservazioni , prodiglie di ndatti e ben trascelti esempi , die in somma piu alP uso ed alia pratica servono die ad una vana e sterile illologia. Questi pregi ci seiubra, se pure non audiauio crrati, cU*? trpviasi neila gramiuatica clie annunziamo. PAirjE riuMV. of L'antore \'ec1enilo clie ncllo studio tU'lIe lliigne straniei'e rlcliiedonsi due essenziali condlzioiii, la nicinoria ed il i^ia- tlizio, e die (juesto opera seiiipre in ragione dtlla luajr- giore o ininore fecondita o possanza di qnella , ha posto IJi-imicrameiite ogni sua cura nello sviiuppaiiiento della inemoria de' suoi discepoli, loro procurani.lo scelta e co- piosa messe di vocaboli e di forme o niaaiere del dire , ed in cio usando vocaboli ad esso gia famigliari. E per esempio iielle conjugazioni noii pose egli il ver]jo solitarlo o nntio , uia lo accoppio pressoche sempre con qualclie attributo od agglunto. Sla siccome lo studio delle lingue moderne aver debbe di niira specialmente la pratica o Tuso si del dire clie dello scrivere, cosi esposte cli'elibe colia niassima conclslone le regole graminaticali , tutto si rivolse air esercizio , corredando il suo libro di Ijrani d" ogni ge- iiere , tratti dalla storia, dalla morale, dalla vita domestica e dalla civile; giovaiidosi, per quanto gli fu possiljile , delle opere de' clasiiici fraiicesi , e sottoponendovi la tra- iluzione interUaeare e rigorosamente lectnile, persuaso es- scre questo ( e ne ha ragione ) il piii sicuro metodo pcr- che 1' allievo ben conosca T indole e lo spirito delle duo lingue. Per tutte Ic quali cose ci sembra clie questa gram- matica raggiunto abbia lo scopo, cui T antore tendeva, di ttgcvolare cioe lo itudio d' una lingua divenuta o^^imai uni- versale. G. J sccoll della Icttcratura italiana dopo il suo rlsorgi- meiito , Commcntarlo di Giambatdsta Corniani cou- thuiato fiiio all etd prcseiiLe da Stefaiio Ticozzi. Tonio I." parte i.' c -i!" — Milano, liVii, io3i, coi Upi di Viuccnzo Fci'rano, in o.° Yi sono de'Ii'nri plii notablli per la estensione else pel rilievo e per la' ])rofoadita, s' e lecito di cosi parlare. Uuo di questi ci sembra il libro che annunzianio. Egli non si raccomanda gran fatto ne per nuove investigazioni, ne per forza straordinaria di pensieri, ne per singolarita di ve- (.lute, ne per riposta erudizione, ne per attrattive affascinanti di stile. Sopra ogni suo ai-ticolo c' e forse qnalcosa da yidire o da desiderare. Ma v' ha un bnon senso generale diffuso per tutta I'opera, v' ha una tale dlligenza, ua tale sano guiio, UiU" Lale louiauanza dal cnpricuioso e diil puerile , OCu BIRLIOGUAFIA. una tale coiivenienza d'espressione, da renderla ntilissiina a clii voglia leggerla per raccogliere in breve tempo notizie de' nostri autori , ma senza assnmere di gindicarla. Tutti sanno die il poema di Dante fu a' nostri glorni soggetto d' iiiliniti studj e d' infinite controversie. I critici si torturavano la mente per trovare la parola di qnesto enigma prodigioso. Clii ci vide paramente F opera gliibel- lina e le parole sacramentali e nascose di qitella parte, clii la pacifica rettitudine, clii la consacrazione ad ana misslone profetica, clii ci vide il didascalico, chi I'eroico, e c'.ie cosa vide prima di qnesti il Corniani ? II poema dantesco e quasi tiitto del genere satirico , come si e gia ac- cennato; e percib si pub ben arguire die V odio fu la domi- nante passione die diresse all' autore la penna. Egli e ben probalDlle die Dante volesse insieme compia- cere alia sua parte e parer giiisto a tutti; riformare la religione, ammaestrare i suoi contemporanei , ed aspirare alia fama di sublime cantore ;, tutte queste idee possono davvero essere passate dal suo intelletto nel suo poema. Ma se si dovesse da una sola far dipendere il poema, o almeno indicare la prevalente nel poema, a noi pare die il Corniani semplicemente senza pretendere alia singolarita si sr.rebbe accostato al vero piix degli altri, e cjuesto parra forse anche ai nostri lettori. Ma il libro e gia tanto cono- sciuto die sarebbe inutile il parlarne jiiii a lungo. Kesta a dire soltanto, die non arrivando il Corniani se non al 1710 il nome del sig. Ticozzi promette assai bene di quello die manca c sara da esso aggiunto:; e che i due volumi usciti iinora comprendono le sei prime epoche della italiana let- teratura , e sono stampati a doppia colonna, ma a carat- teri nitidi grandi, ed in assai bella forma per ogni rispetto. Cenni storicl clellc due Uiilversltd di Pavla c dl Mi- lano. — Mlldiio, i833, P. M. Visaj, in 8.° Fascicolo Tcrzo cd idtitno dalla pag. 385 alia pug. 681 , con tre tmole incise in rame. Lir. 5 , tutia T opera lir. ic. — Vedi Biblioteca Italiana lutno 63.", .^t'^- tenihre it^'ii, pag. 385. Di due parti si compone il presente fascicolo col quale vien poglo iine all' opera del Longhena. La prima consiste I'AUTE PRTMV. dfl} no" riiuaiieiit'i Genni storlci intorno a'parecclii uomiiii illnstrl iielle scienze mediclie o nell' arte farmaceiiLica ; la secomla risulta tialle aggiiiiite dcU' eJitore apparteiieiiti all" Uiiiver- sitii cU Pavia , e puo conskierarsi come un prospetto della condlzione attuale della medesiiua, il die riascir deve senza diibbio di soinina utilita per chiniiqne voglla ammaestrarsi intoruo a' graudi islltuti dl puliblica istrtizione, coalVoutarae i inetodi, valutare la ricchezza de'mezzi adoperati, e quindi dctermiiiare la niaggiore o tninore ampiezza e grado dello sviliippo intellettuale di cni le Accaileniie e le Uiiiversita ponuo conskierarsi come fonti e rappresentatrlci. Poclie parole circa la vita e gli scritti di Gio. Battista Monteggia, in sul principiare del volume sono ancora del manoscritto Sangiorgio del quale ha fatto nso il Longliena. Scguono poscia le meinorie da Ini medesiino raccolte circa altri piix I'ecentemente fioriti , non cbe iin piii esteso articolo in- torno alio stesso Monteggia. Fa pero meraviglia clie in un lavoro di questo genere Teditore mentre tien conto di molti medici e farmacisti che principalmente in Milano fiorirono, parecclii de' quali non professarono giammai, siccome mae- stri, la scienza, non siasi poi data la cura di rammentare almeno alcuni de'' piu celebri professori delP Universita di Pavia che negli nltimi tempi P illustrarono o con P eccel- lenza delPinscgnare, o con la fama dl loro opere scientifiche siccome un llaggi, un Borda , un BrugnatcUi per tacere di molti altri. Ed inoltre ci sembra clie si sarebbe meglio ra^;- giunto lo scopo col non occaparsi soltanto de'cultori delle scienze medica e farmaceutica, ma piuttosto alil^racciare tutte fjnante le dlscq)li!ie che forniarono e forinano tuttora II coin- plesso doUa pubblica istruzione, investigando con diligenza e Jjrevita le memorle degli uomini piix lodati clie nel corso del jiasbati tempi ne furono maestri. IMegllo era , a parer no- stro, rllintaj-e il manoscritto Sangiorgio, o valersene come di materiale , senza pubbllcarlo cosi come trovavasi ]5er essere imperiVttlssImo , ed in assai parti Inesatto ^ o quando pure P editore avesse voluto darlo in luce, quanto non avreb])e plii uLllmente adoperato coll" Intraprendere una fa- tica nuova e tutta sua tendente a fare per P altre scienze qnello che il Sangiorgio quasi esclusivaaiente fece per le natunili, allorchc in ispecie si occupa degli ultinii anni ' E cosa a dir vero strana che in un' opera destinata a som- niinistrare materlali per !a storia di una IJniversita ., dopo OIO r.XRLlOGRAFI.V. clie si sono esposte le Uiemorie dcgli uominl clie vl pro- fcssarono i varj rami del sapere umano ne' tempi piu aii- ticlii della medesima, si venga poi restrin^endo il discorso ai cultori d"" una sola classe di stndj. Ma lasciando anche da iin lato qnesto cardinale mancameiito, le notizie coiite- nute in qnesto fasclcolo sembranci non abba stanza liene ordinate ed esposte, ed il merito letterario degli nomini de'qnali vi si tien discorso o troppo incertaaiente deter- minato, od anche falsamente estimato. Ne vnolsi piir tacere clie talvolta lo stiie e di troppo trascuvato e scorretto, slc- c'.ie puo nnocere eziandio alia retta intelligenza delle cose. Le agginnte clie costituiscono la seconda parte incomin- ciano da brevi cenni storici sulla fabbrica deirUni^erslta : .1 cp.iesti tiene dietro la raccolta delle iscrizioni lapidarie die adornano le pareti de' cortili cui niuna nota dichiara- tiva e apposta. Queste sono quasi tutte epigraii oaorarie alia memoria de'piii lodati professori, tranne quelle del terzo cortile clie sono anticlie lapidi Ticinesi state ivi da poco tempo collocate per opera speciale del professore Vittorio Aldini clie pubbliconne pure la interprctazione nelle sue esercitazioni antiquarie delle quali si e fatta parola in qne- sto giornalo. Divide quindi il Longhena il vasto edifizio deir TJniversita nelle due iconografie del piano terreno e del piano superiore , e va poscia discorrendo de' varj ga- binetti ed altri stabilimenti clie sono posti nelFuno o nel- r altro. Traccia brevemente le origini de' medesimi ed i loro incrementi, ed aggiugne una descrizione del loro stato presente e cenni piii estesi delle cose die vi meritano mag- glor considerazioae. Noi abbiamo ritrovate queste notizie generalmente vere ed esatte , e non dubitiamo cir egli se le sia procacciate da persoiie die banno parte alia direzione d<'gli stabilimeati medesimi. Ben si scopre pero la poca perizia dclF editore circa le molte discipline scientllicbe intorno alle quali gli e d'' uopo scorrere, peroccbe cade iu istrani errori scamlnando Tuna joarola con I'altra, forse per mala intelligenza delle scritture da altri somministrategli. Scusalo liondiraeno il considerare clie non si puo da lui richisdere tanta universalita di cognizioni quale sareijbe stata d'uopo per trattare con diligenza materie si diverse e disparate. Nell' articolo risguardante T orto botanico iion abbiam potnto die mara^■ig!ia^ci leggenduA'i die le noti- zie ivi esposto erano cavate dalla storia ed iconografia TVr.TK rr.iM\. 3Tt (.loll" ono nieJesluio pu!)l)!Icata dal prof. Domenico Korea , '.iipiitre noil sono altra cosa fnorche la copia letterale di nil nianoscritto gia da alcuiii aiini compilato dr.l cli. prof. ]\Ioretti die noi stessl alibiamo letto e coiifroiitato coii r ai'ticolo del Longheaa , ed il quale intenJe il IMoretti puhlilicnre in lingua latiiia come introduzione al catalogo delle piaute esisteati neirOrto botanico Ticinese. E cid clio ne ha posto in magglor pensiero si e c!ie T articolo aljile pratico, c che percio non meritava da lui titolo d'oscuro, ed il dott. Spairaui die gode fama di egrcgio chirurgo e che nella sua breve sujiplenza s' acquisto noii mediocre onore, e tale per certo da non meritarc d'esserr 3l2 r.ir.LIOGRAFIA. gitiato neir oscurita in cui lo vorrel)be tenere il signor Loiighena. Qneste nostre osservazioiii potranno parere a talnno aceil)e , ma il vero le ha dettate ed il vero ha tanta forza che male se gli puo resistere. Oiiomatologia Itallana Enciclopcdica , ossia gran Di- zionnrto Universale della Lingua Italiniia , in ad trovansi rcgisirad liitti i vocaholi appurtcnenti alia stessa lingua, c ragguardanti allc varie scienzc e ar- ti , rioc : Geografia^ Sloria sacra e prof ana, Teolo- gia, Giurisprudcnza , Medicina, Chirurgia, F arma- ria , Botaruca , Clumica , Storia natiirale , Musica , Milologia, Ard e JlJcsdcri, G iurisprudenza commcr- fiale , ecc. colle Aggiuntc , Correzioni , Proposte e Supplimend pubblicad finora e call' Ortografla della lingua medcsinia. — Prcceduto da una Grammadca ragionata. Opera udlissima ad ogni classe di persone. Prima edizione. Tomo piinio, — Torino, ioo3, dalla stamperia di Giuseppe Fodratti , in via delC Arcwe- scovado, n° 14. Putd delV Associazione. 1 ." L' opera sara divisa in sei volumi circa di fogli cento di stampa ciascuno , in 4.° 2." II prezzo si e di cent. i5 per cadaun foglio di stampa di 8 pagine ; e di cent. 17 per le copie in carta lina , co- perta e legatnra gratis. 3." A brevi intervalli se ne pul)blichera una dispensa , ma si procnrera che nel corso di quattro anni 1' opera sia ultimata. 4.° Coloro clie soscriveranno per dodicl copie, o gua- rfntiranno dodici associati, avranno la decimaterza gratis. 5.° Le spese di porto e dazio sono a carico dei signori associati Le associazioni ricevonsi dal suddetto tipografo editore, dai regj Ufiizj di posta nellc provincie, dai liljraj e dai di- stributori di ciasclieduna dispensa. Clie dire di un dizionario nella compilazione del quale s' ignora qnali sieno i conlini, quali le norme per esso pro- poste? " Lo scopo di quest' opera ( cosi T editore) si e di P.VRTE riJIMA. 3i3 M riunii-e in forma clI dizionario la splcgazione e !a defini- 7/ zione tX'ogni A'ocabolo italiano, preraessa una gi'amniatica » raglonata della lingua. Lasciata in disparte ogni prolissa e >i sclentiiica discussione, A'engono i-egistratl i vocal)oIi tifWi » spettanti alle scienze, lettere ed arti, facendone raccolta " dalle singole opere speciali di tal natura , clie , pel ra- >i pido progredire delle umane cognizioni in questi ultimi >> tempi , vennero in cosi gran numero puljl^licate. >> Sic- clie potra domandarsi ( e la domanda sara ragionevole ) se nel nuovo lessico avranno ricetto tuttl i vocaboli clie si scris- sero in libri italiani , da Brunetto Latini sino a Vincenzo Monti : se i soli scrittori originali o anche i traduttori deb- Jiano fornirne la materia : se vi entreranno del pari e le voci di buon conio e quelle d"' infelice fal^bricazione , se le usitate soltanto e le conservate , o ben anclie le viete ed antiquate : se coUe locuzioni , coi proverb] ancora in bocca del popolo si frammescoleranno altresi le non piu udite lie intese da iin capo all' altro d' Italia. Che se in tanta farragine di vocaboli e pur d* uopo prefiggersi uii limite per non fare d' ogni erba fascio , per non raccogliere anclie cio clie raerita dimenticanza , a quali regole si sara attenuto il conipilatore , o la societa compilatrice del Di- zionario ? Era pur necessario avvertirne il publilico end' ei potesse formarsi una giusta idea delF opera a cui si invita con associazione. Cio si rende forse ancor piii indispensa- bile per le voci somministrate dalle scienze e dalle arti , molte delle quali ne vanno s'l ricclie da contare i loro di- zionarj speciali. Saranno nutorevoU le fond a cui si e attinto ; ma perclie non darne contezza ? perche mandare sfornito d' esempi iin dizionario , in cui le citazioni degli scrittori costituiscono cjuel particolar genere di prova die gli daniio la debita sanzione ' Tutli convengono die un lessico delib'essere, per quanto e possiliile , correttissimo neir ortografia e nella scrittura delle voci , Ijreve si , ma cliiaro negli articoli. E per noi dispiacevole il dbver dire die ne Tuna ne Taltra di que- sie essenzialissime condizioiii sono osservate in quello die al)l)iamo sott' ocdiio. La nostra lingua non comporta che si scriva : A aajua , a alto prezzo , a anelli, a avanzo , ne die si termini una linea con una consonante segnata d'a- postrofe (Z'j per esem^iio ). II quinto califFo degli Abassidi 3l4 CIRLIOOnAFTA. perclie e cliiamato ora Ilaraim ( come alia pag. 5 ) , ora Haroun ( come alia pagiiia 1 1 ) ' I Comneni sono detti Conimeni (§3 alia voce Jarora ) ^ iii vece di Aarssen {Cor- nelio van) leggiamo Aarssen {Cornelio Van.), lasclandosi cosi il dubbio a qiialcuno se Van sia una abbreviatura di altro nome, meiitre e la solita preposlzione fiamminga che accompagna molti cognomi. Benedetdno dee dlrsi e noa Benedittino il monaco Aljelardo o Abailardo. Qnesti ed altri sono falli tipografici \, ne siamo persuasi , ma qnal prono- stico possiamo trarre di iiii dizionario , il quale ofiVe si poca accuratezza tipografica sino dal suo primo saggio ? Alcune spiegazioni sono od oscnre od eqnivoclie. Oscu- I'i , per esempio , gli articoli Ahhaco od Ahaco , A hagno niaria; equivoco 1' articolo di Aba od Owon, re d' Unghena cognato di S. Stefano , primo re cristiano di quel regno ; da cui non si sa intendere se Aba o S. Stefano sia stato il primo re cristiano degli Ungbercsi. Citando qnesto esempio il quale offre una prova di stile assal negletto , rlcliiamiamo V at- tenzione dei compilatori sulla troppo manifesta trascnra- tezza in fatto di lingua clie regna nel dizionario. Non mol- tipliclieremo le citazioni, affine di non generave sospetto die per a^'ventura animali fossimo dal desiderlo di criti- care anzicbe di imparzinlmente esjiorre T opinion nostra. Percio ci restringiamo a dire in generale cbe troppa ma- teria si e costipata in un dizionario, giaccbe vi scorgiamo registrati vocaboli e nozioni cbe spettano alie lingne stra- niere , non gia alia nostra ; qnali sono , per esempio , le definizioni della parola Ab , Ahha , del vocabolo olandese Ahm , od Ohm ( misura di liquidi ) , T uso della vocale A nelle sigle e nella numerazione latina e greca. Delia gramatica die precede T opera direino soltanto cbe ci sembra sovercbiamente povera per cbi volesse fare itno studio sulla lingua , superflua per cbi la conosce. Ma quand' ancbe i snccessivi fascicoli uscissero emendati dagli accennati difetti , ])arci cbe la nuova corapilazione non pOEsa ottenere un buon esito letterario non soddisfa- cendo ad alcuno scopo. I dotti ricorreranno sempre per le notizie delle scienze ed arti ai dizionarj particolari , ed ai trattati , sebbene i loro dnljbj sieiio relativi a materic cbe non formano P oggetto dei loro stndj ; o pure consul - teranno gli amici cbe ne sono istruiti. Per cbi non con- duce mia vita lettcraria „ inte.^o ad altri nogozj, o ]>er cbi PARTE PRIMA. 3l5 poco affezlonato alia coltnra iiitellettuale, le notlzle di cui giii ridoiada il pridio foglio del nuovo dizioiiario sono ua oggetto di cui calergli iion dee punto , ne poco : soggiun- gasi pure clie tanti cenni di mitologia greca, latina, scan- dinava , persiana ecc. potrebbero sembrargli anclie frivoli. Nel parlare di cotest' opera non abbiamo detto ne tutto qnello che se ne potrebbe , ne cio cbe ci eravamo sul principio niessi in pensiero di dime. Ridottici, e ben vo- lentieri , entro i confini di una temperante moderazione , ci duole assai che, rendendone conto al pubbllco, non ci sia perniesso, salva la verita, di dargliene una lusingbiera idea, Relazione della venuta in Venezia dl S. 31. I. R. A. Giuseppe II e dei RR. Arciducld suoi fratelli nel- l anno 1 770 srritta da autore contcmporanco eon note di Ponipeo Litta. — • Milano , i833, dalla tipogr. del dolt. Giulio Ferrario, in 0.°, di pag. gS. Qnesto libro e di poco volume, ma di molta importanza^ perch' egli ci ricliiama di Venezia e del suo passato go- verno tal fatto di cui si va quasi perdendo ogni memoria, sia per non curanza alle cose italiane narrate dagl Italiani, sia per T allettamento de'romanzi forestieri nei quali sono stranamcnte alterate. E Yenezia in questi non e mai di- menticata : quel non so che di fantastico ch' e pur sem- pre congiunto al suo nome , la maravigliosa singolarita del Inogo e la magaificenza de' suoi edifizj , tanta ric- chezza di rimendiranze , certa tradizione poetica di vo- lutta inebbrianti e di misteriosi terrori , che si confuse alia sua vera storia , la rendono soggetto di molte fin- zioni. Ova sareblie desiderabile che chi si coinpiace di queste , non rifuggisse da' libri simili a qnello che an- nunzianio. Egli potrebbe allora veder le cose un po' piii dair alto ed esaniinnrle ^ quando nel caso contrario si deve asserire francamente che suUe cento Aolte sara ingannato ie cento. Qiiesta I'elazione scritta da Niccolo Balbi , patrizio ve- neto , e parte della Storia delle cose occorse in 3Iaggior Consiglio nella Correzione dell' anno 1775, che il Balbi di- vide in dieci lettere : ed e 1' ultima di queste. E scmplice. 3l6 KI15LIOGUAFIA. ma clrcospetta , come di patrizlo die, solo, iioii si arroi^a la facoltii di gludicare. La narrazione non ci aljliaglia col mestiere d'autore, noa ci seduce colle sue arti, ma e vera, e leggendola sentiamo propriamente d'essere a Veiiezla , vediamo quegli ordini, quei costumi, e raccogliamo nuovi tratti suir indole del pviiicipe illustre die la visitava. Ma se talnno ci domaiidasse die cosa s' intenda per la Storia della Correzioiie del lyjS? A questo rispoiideremo trascrivendo , per onorare queste pagiiie, una bella nota deireditore, il cui solo nomo gia tanto celehrato la deve raccomandare agli amatori degli studj storici italiani. — << In quest' avviso del- r editore vien detto, che il patrizio Niccolo di Tonimaso Balbi lascio scritto la storia delle cose occorse in ]Maggior Consiglio nella Gorrezione dell" anno MDGCLXXV, e che un tale affare si trattava nel niomento in cui si ebbe av- viso deir imniinente arrivo dell' imperator Giuseppe II in Venezia. Siccome questo fatto della Correzione di un' im- ])ortanza sociale uon ordinaria, e assai poco noto , non mi pare di lasciarne il lettore senza un cenno, molto piix die anche 1' imperaiore istesso, come si vedra in seguito, ne parlo , facendo 1' elogio delle leggi della repubblica ve- neta. Per Correzione s' intende cio die oggidi si chiama Jliforina. II fatto sta ne' seguenti termini. In Venezia il nuniero de' jiatrizj poveri era niolto esteso. Si dava loro il nome di Barnaljoti dalla cliiesa di S. Barnaba presso la quale nella maggior parte abitavano. Essi per lo piii ap- partenevano a diramazioni delle famiglie piii anticlie della repubblica, o di quelle aggregate in occasione della guerra di Ghioggia , giacclie le famiglie ammesse nel 1646 in be- uemerenza de' soccorsi pecuniar] prestati alia reptibl)lica per le guerre di Candia s' erano in questo tempo tuttavia mantennte, almeno in gran parte, bastantemente ricche. I poveri in tutti i governi son sempre molesti, ed e indispen- sabile per parte del legislatore un provvedimento. II Governo non puo mantenerli a suo carico, perclie si aggraverebbe di enornie dispendio, die andreljbe sempre crescendo^ non puo permettere loro un guadagno adunato con modi ab- bietti, poiche la considerazione popolare del cognome ri- ceverebbe grave intacco , e lasciare i nobili poveri in ab- jjandono a loro medesimi e pure errore politico .... Qui si parla degli Stati indipendenti. In tempo di guerra cio non accadcva in Venezia o almeno il male era molto ininore. PVI'.TE rui.MA. 3 17 poiclie i noljili povcri potevano ir.ettersl a Ijox'cIo dell" ar- Hiata, e se la Ijuona fortnna li favoriva, ritornavan riccliL di bottini e di ricoinpense, e se morivano comliattendo , niorivan degni di genealogia. La repiibblica veiieta non aveva saputo o potnto provvedere a questo grave incon- Veniente della poverta crescente ne'patrizj, poiche le doti, i post! gratniti negli staliilimenti d' edncazione , ed altre simill beiieiiceiize erano parziali inisni-e che non lo toglie- vano. Dopo la pace di Passarowitz conchinsa col Turco nel 17 18, il male era divennto maggiore , giacche la cor- ruzione comincio a serpeggiare tra patrizj , e fece I'api- damente progresso. Siccome la corrnzione ha sempre bi- sogno di danaro , questa fn 1" epoca in cui i patrizj po- veii cominciarono a dimenarsi. Le prime turbolenze si destarono nel 1762, e un Angelo Qnerini ne fu il pi'o- motore. Non si tratto niente meno che di rovesciare il governo. I pretesti con cui gP innovatori si fecero largo fiiron quelli , che si adoperano sempre in queste occasioni, vale a dire al)usi e disordini da sradicarsi , de' quali , at- teso il molto languore del Governo, non v' era certamente carestia. I primi assalti fiu'ono diretti contro gl'Inquisitori di Stato accusati d'esercitare un potere arbitrario e so- verchia niente rigoroso ed esteso. Contro questo trilmnale tanto famoso , e nell' opinione tremendo , si e non poco scatenato lo storico Dam, che teriuina col contraddirsi riconoscendo da quel tribunale la conservazione delfordine e della pace pnbblica, cosicclie a questi patti si trovereb- bero molti apologisti degl' inrjuisitori di Stato. La lazione degl' innovatori mostro assai buona tallica nel A'oler gl' in- ' quisilori di Stato a terra, poiche a1>)3atluto quel baloardo, la breccia della fortezza non era diHicile. Ma il Governo veneto aveva troppo solide basi per essere rovesciato in poche seilimane. La conchisione fu, che si elesse un ma- gis>trato di Correttori . i quali fecero nel 1762 alcune cor- rezioni al!e leggi neU' interesse dell'ordine, e si puo dire anche della giustizia. La fazione degl' innovatori si presento Una seconda volta alTassalto e questo accadde nel 1774- Si fece nuovamenle un maglstrato di Correllori e nuove correzioni alle leggi nel 1775 ; ed e di questa Correzione che il Balbi scrisse la storia in dlcci lettere , come si dice nel presente avviso. A compimento di questi av- veuiinenti aggiungero , che un terzo assalto praticarono 3l8 BIBLIOGCAFIA. gl' innovntori iicl 178a, che fu plu degli altrl clnnioi-oso. Kiusci a' nobili poveri di portare II loro capo di fazione, ch' era un Giorgio Pisani , alia dignith. di procuratore di S. JMarco 5 il che era un caso straordinario , perclie quel- r onore si coiiferiva a'rlcclii, noii gia perclie fossero tali, ma perclie ne' bisogni della repubblica avevaiio generosa- mente donate all" erario somme rilevanti , il che da' poveri iniitilmente si potrebbe desiderare , o perche avevano co- jjerti grimpieghi di rappresentauza, che d' ordinai-io apri- vano le vie a qnella digiiita , irapieghi che inutilinente si sarebbero olFerti a' poveri. II fatto poi fini , die al Pisani si lasciarono fare trauquillamente tntte le fanzioni e ceri- monie , che si praticavano dagli eletti alia dignita di joro- ciirator di S. Marco , ed eseguito il suo solenne ingresso fu JDandato in carcere a Verona. IMi diiole di non poternii estendere a provare se cio fosse o no un atto arbitrario degl' inqnisitori di Stato. Sarebbe molto utile , che la storia di questi avvenimenti del governo di Venezia dal 1762 al 1782 fosse pubblicata , ma sareljbe altresi necessarlo che vi ponesse mano uno scrittore saggio , jioiche P arte di governare gli Stati nulla impara mai dalle esagerazioni. La tribuna del ]\Iaggior Consiglio in Yenezia era molto illustre per P eloquenza e per la dottrina degli oratori che vi si presentavano. Le aringhe sono scritte , ma tranne Pesordio, sono in dialetto veneto, poiche cosi si painava dalla tribuna. Le discussioni parlanientarie sugll afFari delle Correzioni sono piene di bile e di violenza. Diro finalmente che la repubblica di Venezia anche ad oggetto di provve- dersi delPappoggio di famiglie ricche contro il partito del- P opposizione , nel 1774. aveva aperto il libro d'oro, per- mettendo P aggregazione di 40 famiglie con condizione della residenza in Venezia, e di esser provvedute di beni di fortuiia. ]\Ia P amor di patria e P educazione delle tra- dizioni non si vendono , e le famiglie aggregate, che furono appena sei , perche non se ne presentarono di piu , non portaxono seco loro quelle qualita, ch' erano ingenite nelle famiglie nate colla republjlica , e che avevano germogliato in quelle gia da molto tempo a2;gregate. In quanto ai cla- mori contro il tribnnale degP inc(uisitori di Stato , jdosso dire che se le leggi della giurisdizione criminale in Venezia avevano imperfezioni , queste in allora erano comuni a tutti g!i altri Stati. Riguardo alle leggi politiclie la Kmga l-AUTE ri'.I.M-V. 319 diirata della repubblica jirova la loro Ijoiita. Si litletta pero clie Ic leggi adattate alle proviiicie governate da nn principe assoluto, debl)oiio essere affatto dillereati da quelle clie reggoiio ^Vi Stati indlpendenti. Che se in Venczia le leggi politiche eraiio severe , tali si convengono alle re- pul)l)liclie , ne della severita delle leggi si lagnano mai gli uoiniiii ouesti. Eeato colui clie vivra nel tempo, in cui la civilizzazione avra fatto tali progressi die gli uomiai si lasciuo coudurre colle carezze. A qiiesta severita dob- bianio per altro c!ie i Yeneziaiii nelle loro guerre contro gli Ottoinani ponessero fuoco alia polveriera delle loro ua\i piuttosto die di arrendersl. C!ie se la legge avesse jierdoiiato ad uu patrizio mi solo tratto di villa , oggi il Turco sarebbe paJroii delF Europa. » Biop'afia dcgli saittori PadovauL FascicoU 2.° e 3.° ■ — ■ Fadova, 1 832-33, dai tlpi della Miliar a in o.'^ Gia si e parlato in questa Tjiblioteca, tomo 70.°, giiigno 1 833, pag. 33o ^ del pregiabile lavoro dal signer Vtdova intrapreso sugli scrittorl copiosissimi della sua patria ; e connnendato esseadosene il disegno, si e pur fiitto vedere qual fosse il uietodo dal diligeute Ijiografo adottato. (^uesto iiietodo vediam pure pienaniente osscrvato nei due fasci- culi die ora annunzianio, e coi quali si gingne alia pag, 488 del volume, e neir ordine alialietico al noine di Gv- SELLA Francesco. Nel 2." fascicolo dedlcato al dotlo conte Polcastro, incon- triamo sparse qua e la I^elle notizie non solamente riguardo a varj scrittori o poco conosciuti, o meritevoli di piii. gran nome, ma anche riguardo alle loro faniiglie, ai Cale- gari , ai Campagnola , ai Campolongo , ai Ccimposumpiero, ai Capoililista , ai Castelll , ai Lesarotti, ai Cittudella ^ ai Coiiti, ai Crussi , nobili in gran parte e feracissime tanto di chiari ingegni per le scieuze e per le lettere , quanto di uosnini die celeliri si rendettero nelle incuiiibenze po- liticlie ed aminialsirative. Con interesse e con piacere si !«'ggeranno dagli inlelligenti e dagli amatori della storia k'ttcraria gli arLicoIi conccrnenti il padre abate Calngera clelirc per la sua Rucco'ta di opuiCoU sclent ijici cjilologici. 320 BIBLIOGRAFIA. per Iiingo periodo e con molto crecUto continuata, il tlot- tissimo padre Canneli, orientalista e grecista insigne, tra- duttore ed illustratore di Euripide e di Aristofane , e Mel- chiorre Cesarotd, detto dalF autore colle parole del Sismon- di ( alle quali forse noii tntti gl' Itaiiani soscriveranno ), il primo poeta de nostri giorni , si per V epoca in cni si e renduto celebre , e si pel siio luminoso ingegno , sul quale alcuno certamente non potra niuover dulDbio. L'EIogio, clie tale puo dirsi F articolo biografico del Cesarotti , occiipa non meno di 12 facciate, e fa oiiore al sig. Vedova, seb- bene sieno corsi alcuni Jjarliarismi neila citazione inglese della nota alia pag. 3/(.6, appartenente air opei-a , non si sa bene se di Giovanni Murray , che nol conosciamo, ver- satissimo nella italiaua letteratiu'a e poeta italiano egli stes- so, od a Giovanni Hobhause, dove troviamo cuato jier carUo , Hurold per Harold, un per azz e cose somigliaati. Non senza interesse si leggera pure Tarticolo risguardante il celeljre letterato, filosofo e poeta Antonio Conti, ove pure vediamo milady Montaigne trasformata in milady Montaigne; e cosi quello contenente le notizie di Nicolb Lelio Cosmico , poeta di qualche grido nel secolo XV. Entrano a rallegrare questo fascicolo anche le Memorie di alcune donne illustri jjer talenti poetici : tali sono Giulia Cappelli, o Cappellari, e Diana, Cotradini, dal Tomasini annunziata come tradut- trice deU'Eueide. Nel 3." fascicolo intitolato al \)roL MeneghelU , notati ab- biamo come degiii di lode gli articoli conceraeuti Enrico Caterino Davila, insigne guerriero e storico assai reputatoi Federico Delfino, medico e matematico famoso; il valente naturalista Vitaliano Donati ; i diversi dotti della famiglia Dondi, e massime Jacopo, del quale vediamo accennato uno scritto sul flusso e riflusso del mare, clie noi osser- A'anuno talvolta, ma solamente in alcuni codici manoscritti, il Giovanni, al di cui cogaome quello si aggiunse dell'Oro- logio per la sua maravigliosa invenzione di quella mac- china; il naturalista Antonio Carlo, e il chiarissimo mon- signor Francesco Scipione, morto Vescovo di Padova, clie in quest' articolo vcLliamo essere stato in certa epoca desti- nato alia sede Metropolitana di Milano. La famiglia Dottori diede pure letterati di grandissimo merito, tra i quali il piii distiuto e Carlo, di cui dal biografo si annovei'auo tutte le opere e quelle ancora che direbbonsi fngaci , o PARTE PRIMA. OJl passei!;giere. Sui cliversi scrlttori (/a £5fe , o Atcstini , alcuni ilei cjnali nati anche in Este, si potreljl)c iniKiver dubbio, se tra i Padovani debbano ascriversi, peixlie con qualclie latitudine vi si potrebbero aggiiigiiere tiitti gli Esteasi. Belle ccrtaniente sono le notizie clie si daiino del Facciolatl , del letteratissiiiio Gioiaiiiii Fapuoli , di Francesco e di Fran- cesco Liiigi Fimzniio , di Giamlxittista Ferrari , delT abate Alberto Fords, detto dal Deniiia il prima Jiaturalista d' Italia e uno de' prinii dell' Furopn, e certo per 1" eta sua valeii- tlssiiiio^ di Francesco Frigimelica , grandissimo filosofo del socolo XVI ; di Giuseppe Furlanetto , die noi cliiaineremiuo dottissiino filrjtogo , aaziche col biografo arclwologo ; del- r abate Giuseppe Gemiari , letterato, poeta, storico , diplo- niatico illastre, e di altri molti die nella cultura delle scienze o delle lettere si segaalaroiio. Due donae figurano anche in rjuesto fascicolo. Alba Danieli, e Biatica da Este , anibedne poetesse. Alia patiia carita si perdonera facilmente, se il signor Vedova si e troppo talvolta esteso nelle lodi di qualclie autore di non raolta fania per la tenuita delle opere puliblicate. Merita egli pure speciale conimendazione per non avere nella serie alfabetica degli scrittori Padova- ni trascurate le accademie sorte in diversi tempi in quella citta, come quelle dei Costanti, degli Eterei . dei Giustinia- 7;f, ecc. Tutto ci muove ad augurare die questa biografia proceda fe!icemente verso il suo compimeuto. I Sidlci iita e sidle opere del barone Carlo Antonio Martini. Discorso pronunziato nella grand' aula dell I. R. Uidversud dl Pavia pel soleniie aprunento dell' anno scolusllco i83o-i83i d(d dottore Ajitonio VoLPi professore ordlnario di diritto convnerclale , camblarLO e maritdnio, ecc. — Illdano, iS66ydal- r I. i?. Stauiperia, in 8.° di pag. ^o. II barone Carlo Antonio uacque dal nobile Carlo Ferdi- nandu Martini e da Marglierlta Peotti nelP agosto del 1726 in Revo , terra del circolo di Trento. Fatti i priini studj di uniane lettere e di filosofia in Trento, passo ad Innsbruck, dove compito clTebljc il corso filosolico, si rivolse alio studio della giurisprudenza. Quivi altese pure alia teologia e vesti /iibl. hal. T. LXXII. 21 322 BIBLIOGUAFIA. r al)ito tli cappuccino. Ma tratto sentendosi a piu grandi e piii liberi destiiii abbandoiio le angustie del cliiostro, e giunse impensatamente a Vienna. Cola per sussistere fecesi a dare private lezioni di dlritto e di lingua italiana; ma ad un tempo frequentava quelF insigne Universita e la cora- pagnia de' piii cospicui letterati. L' indole sua stessa e la soavita de' suoi costumi lo resero carissimo a' piii ragguar- devoli personaggi e tra questi al ministro di Stato conte d' Haugwitz die lo voile per segretario. Fattosi vie piu conoscere pei- giovane di singolare ingegno e di vastissi- me cognlzioni, fu addetto alia Cesarea ambasceria in Ma- drid. Quest' incarico gli procure i mezzi di vedere i pid colli paesi d' Europa , e di perfezionare vie piii i suoi studj , specialmente nelle materle di politica e giurispru- denza. Preceduto da fama ognor crescente ritorno in Ita- lia, e qui fecesi nella dotta Padova si altamente ammirare che ofierta gli venne una cattedra. Ma troppo grande era la devozione sua per 1' Austrlaca Casa, perche da altri govern! accettar potesse carica alcuna. Ritorno dunque a Vienna nel febVjrajo del 1754. Era 1' epoca in cul Maria Teresa, augusta e benefica madre de'popoli, tutti rivolti avea i suoi pensieri al migliorauiento della pulDblica istrtizione, bramosa di vincere gli errori ed i pregiudlzj di cui quella eta era miseramente ingombra. A cio facevale d' uopo di uomini non solo sommi per dottrina, ma coraggiosi e fermi neH'operare: rivolse i suoi occhi snl IMartini e lo elesse a professore delle Istituzioni civili e del dirltto uaturale nel- r Universita Viennese. A que' tempi il diritto naturale era una scienza nuova per quelle scuole e per niolti Stati d' Eu- ropa , e reputavasi cosa pericolosissima 1' inseguarlo pub- blicamente. II Martini supcro ogni ostacolo , e nome pro- cacciossi si splendido die da tutte le parti accorrevauo il- lustri discepoli per ascoltarlo. Lieta la provvidissima Imperatrice che il felice esito bella testimonianza ofFerisse dell' ottima scelta da lei fatta, affido alio stesso Martini 1' incarico d' istruire nelle scienze della politica e delle leggi i serenissimi Arciduchi suoi fi- gliuoli. E certamente fu per lui gloria somma I'avere isti- tuito non solo 1' immortale Giuseppe II, ma anclie Pietro Leopoldo, quel magnanimo che i paesi della Toscana ri- chiamo a novella vita facendo in essi rifiorlre le arti, le scienze ed ogni piii gentil costume, e da' vieti pregiudizj PARTE I'lUMA. 0-26 liberaiitloli. Per I'lstruzione di LeopoUlo egll scrisse il suo libro col titolo di Positiones de jure ciiitatis : e l' augusto principe lo voile poi sempre suo consigliere iielle Ijenefiche e sagge riforme clie andava facendo , e che adottate poi vennero in tutto I'austriaco iinpero. Ne 11 IMartini fra tanti e si gravi incarichi tralasciava di arricchire le scienze con opere insigni, tutte con anrea latinita dettate. Tra le quail bastera il rammentare le sue istituzioni di naturale diritto, die assunte poi furono a testo nelle scuole uon dell' im- pero soltanto , ma anclie del regno d' Ungheria (*). Pero qui tacere non vogliamo d' un celeijerrimo opuscolo da lui in lingua francese publilicato nel lySy per ordine di INIaria Teresa. In esso si fece a trionfalmente comhattere una Memoria o quasi cartello di provocamento della corte di Berlino contro de' gabinetti di Vienna e di Dresda. Tutto animato dal desiderio del pubblico bene indusse 1' augusta Iinperatrice a creare due aulicbe Commissioni , 1' una per gli studj , I'altra per le cose ecclesiastiche ; ed egli niede- sinio fu eletto a presidente della prima , a niembro della seconda. Dalle quali Commissioni emanarono poi que' saggi provvedimenti che novella e piii splendida vita recarono alia pubblica istrnzione negli Stati austriaci, colla riforma degli studj, coll' ampliazione delle Universita, colla scelta de' pill valenti professor! in ogni genere di discipline e (*) Ecco tutte le opere pubblicate dal Martini : a) Ordo his totice juris civilLs. Viiuioboiioe lySS , 1757, '770- Ticini iBo3. b ) Mercerii conciliittor. Vindobonae 1756. c ) MiJita- tioti iiiipartiale sur Id couforinite des loix naturelles avec les arti- cles du traite condu e/ure les deux Cours imperiales a St. Peters- hourg Pail 1746, MDCCLVII. d ) Exercitatio academlca in g / Tiv- stituticnian de obligatiotiibus , quae quasi ex delicto iiascuntur. Vin- dobonae I'jhj. e ) Praefatio de vita ct meritis Olde/ulorjjii in jure iMturali .^ 1708. f) De usu auctnritatis in jurisprudentia naturali , 1759. g) Merilii observationuiii. libri VIII- Viiidoloiioe 1761. Ma- gnifica ( dizione in quarto, h ) Dissertatio de voto civitatuiu in cooptotione principwn haud necessario , 1766. i ) Positiones juris naturae. Vindobouoe 1763, 1772. Di quest' opera furoao fatte ure versioni in tedesco : 1' ultima, la quale e del professore j\lerteus di Fiiburgo , e che venne esegiiita sotto 1' ispez,ione dell' autore 6trs50, fu stampata a Vienna picsso il Bhimauer uel I79''. j ) Po- sitiones de jure civitatis in uswn auditorii vindobonensis. Virtdobonce 1768. 1773, I ''74. I77(». li ) Ererritationes sex de lege naturaii. VindoboiuE 1770. I776 in quarto. 024. B1BL10GKA11\. canoniche e civill , colF istituzione llnalriieate Jelle sciiolo elementari, geuerosa nobilissima provvidenza die servi cU modello anclie ad altri govenii. Nel tempo medesimo il Martini fu nominato altresi assessore all' aulica Commis- sione di censura , nel quale difficilissimo incarico usar seppe di cjttella liberalita clie non vincola le scienze , e di queir avveduta fermezza cli' e di scudo alia religlone , ai costumi, al principe. E qui il suo Encomiatore con ra- gioiii e iilosoliche e pratiche digredisce opjjortunamente sui danni e sug-1' inconveuienti ohe dalla sfrenata liberta della stanipa ridoadar possono fuiaestissimi ai govenii ed alle nazioni. Distinto il Martini per tanti meriti e per si nobili ed ardiie incunibenze ebbe dalla magnanima Imperatrice le piii onorevoli ricompense. Perciocclie nel 1764 fu promosso a consigliere aulico eflettivo f, nel 1773 decorato A^enne della croce di santo Stefano ;, nel 1777 fu ascritto alia na- zione boema ; nel 1779 con sovrano motuproprio fu ele- vate al grado di barone. Gli Stati ancora del Tirolo e di Gorizia riconoscenti dell' onore clie sovr' essi riflettevasi dal nome e da' sublinii ben meritati incariclii dell" illustre loro concittadino lo assunsero tra" patrizj di ambedue le contee. E I'imperatore Francesco quasi gareggiar volendo coir augusta sua consorte nell' onorare il Martini guider- dono nel padre i meriti del figlio, questo ed i discendenti suoi promovendo al grado di cavalieri del Sacro Romano impero. Nb pero ci sofFermeremo a tutte accennare col chiaris- simo di Ini encomiatore le scabrose e multiplici commis- sioni dal Martini con saggezza condotte a prospero evento. Ojnettere bensi non debbesi clie Giuseppe II promosso avendolo al suo consiglio di Stato a lui principalmente commise di maturare e discutere i provvidi divisamenti ch' egli andava imaginando. Ed e fama che quel grande presentandolo in Glierson a Caterina II di Russia cosi di lui dicesse. Tittto ei^Zi e desso il mio Consiglio di Stato. Ebbe quindi il Martini da quelP Augusto la digaita di Commissario imperiale collo straordinario incarico di dare ordine novello a' tribunali nella Lombardia e de' Paesi Bassi. Percio venne egli a Mllano nel 1785 ; e qui glo- vandosi anclie de' lumi e della efficace cooperazione de' sommi uomini del Lombardo Senato , superar scppe il PAH IK ITTMV. 3^5 firedomiiiio (Ic'pregindi/j, e conilnrre a feliolssimo compi* niento le soviMiie determiiiazioni. Grati gll fnrono i Loni- Ijardi ed il uome di Ini ricordarono co* faiuosi dei Firiniaii e degli Sperges. E ostacoli aiicor maggiori iacoiitrati avea nel Belgio ; nia cola pure coUa destrezza e coIT ingegiio trioufar pote d"' ogiii difllcolta e porre le hasi del nilovo ordiiiameiiio. N'ebhe in ricompensa la dignita di Vicepre- Sidente del Supremo tribunale di giustizia. L' avveniniento del gran Duca Pietro Leopoldo al trono dei Cesari ricon-' giunse due anime , per cosi esprimerci colle parole dello stesso eiicomiatore del Martini. II nuovo Augusto elesse il suo maesti'o all' iinportantis'^ima e scaln'osa carica di Presidente alia Coinmissione railica di legislazioiie. Da quella conimissior»e e sotto appunto gli anspicj del Martini pro- Venne il piii lilosofico de' Codici civili. Ne con minore attivita e zelo corrispose egli ai desiderj di Leopoldo, allorclie per ordine di quest' imperatore con- dusse nel 1791 a compimento una nuova riforma di stu- dj ; nella quale fecesl a promuovere sempre piii non solo lo splendore delle lettere e delle scienze , ma il lustro an- cora de' professori con ogiii genere d' incoraggiamento. L' ultimo suo incarico fu quello di Presidente del tri'juuale supremo di giustizia , dignita sublimissima alia quale fit esaltato dal regnante Augusto. Non molto pero in essa so- pravvisse , perciocclie dalla veccliiaja e dalle faticlie con- sunto cesso di vivere al 7 agosto loco. La sua morte fa onorata dell' universale compianto. Tale e il sunto del Di- scorso clie annunziamo. II barone Martini tenne dunque un luogo eminentissimo tra' politici , tra* letterati e tra' giureconsulti. II suo nome passo a' posteri immortale. Le Universita deU'r.ustriaco im- pero a lui debbono gran parte del loro incremento. Percio il sig. prof. Volpi scegliere non potea piii adatto ne piii nohile soggetto pel suo discorso nel solenne annuo apri- mento della ticinense Universith , quanto 1' elogio di lui , ne meglio intitolarlo quanto ad altro letterato e giurecon- sulto distintissimo, a S. E. Antonio Mazzetti Presidente del- r eccelso tribunale d" appello nella Loml^ardia. G. 326 LIRLrOGUAFIA. Storia del dura di Reldistadt, compilata dal sig. di Moiitbel. Prima vcrsioiie itahana di Qaetano Bar- BiERi sidla scconda edizionc francese del i833. — Milano , i833 , presso Antonio Fortunato Stella e figli , in 8", di pag. 524, '-^^ ritratto del Duca e con due fac simile. Prezzo lir. 7 itaL L' autore di questa storia e un colto Francese die fu vicinissimo spettatore de' memorabili avvenimeiiti da' quali tutta fu scossa 1" Europa. Avvolto nello squallore della pro- scrizione trovo la piii beiievola accoglienza nella capitale deir austriaco impero. Ivi raccogliere pote e di autorevoli document! corredare copiose notizie risguardanti la vita del giovane duca di Reiclistadt, principe di famose riniem- branze , clie coUe sue belle prerogative erasi procacciato 1' amore di tutta V imperiale famiglia. Animate 1' autore dall' importanza del suo subbietto non seppe talvolta trat- tenersi dall' ornare lo stile con modi clie quasi direbbersi poetici , ma clie tuttavia non disconvengono totalmente al genere della sua narrazione , e le danno anzi spirito e vita. Questa storia pertanto e si fatta che non e possibile il leggerla e non provarne tratto tratto una tal quale com- mozione che penetra sino al cuore. Noi trascorsa T abbianio quasi sempre con un vivo interesse; e giunti al capitolo in cui narrasi Timmatura morte del giovane Duca tratte- nerci non potemmo dal lasciar correre il pensiero a quel celebre passo del VI deirEneide, e dal ripetere quelle commoventissime parole Heu miserande puer ! Manibus date lilia plenist G. Specchio della storia moderna europea in contintiazione del Quadro dellc rivoluzioni dell' Europa del signor Koch. Prima traduzione ilaliana di Giovanni Ta- MASsiA. — Milano, i833, per Gaspare Tiuffi e comp. Tomi 2, bi 0.° Lir. 6. Quest' opera del sig. Koch presenta una lunga serie di avvenimenti , di trattati , di guerre, di ripartizioni di pro- vincie ecc. e nondimeno nianca di tutto cio che e stretta- meute jiecessario a formare un utile riassunto della storia PAliTR pr.IMA. 3^7 moJerna europea. V intrecclo tlegl" intercssi politic! nel- r intcnio tlelle nazioni e uelle relazioni cstere, ed i pro- gressi dell" incivilimento sono i due piuiti su di cui si ag- gira la storia. Qnauto al primo pnnto, i quadri politici di Koch soiio quasi sempre imperietti : riguardo alio state della civilta in tutta T opera non trovasi uu ceiino die al- luda ai progressi deiropiiiione pnbblica , airemancipazione de' pO[)oli , ed alT unione degl" iiiteressi politici colla causa deir umauita. L' autore presta attcnzione di preferenza agli attl dijiloiuatici che costituiscono T apparato esteriio della storia. Del resto il regno l)rillante di Luigi XIV, rammi- nistrazione di Richelieu, e la rivoluzione operata da Pie- tro I nelle Ilussie vengono da esso descritti cogli stessi colori j non dii maggiore importanza all" Italia che alia Da- nimarca ; riguarda la famosa lega di Caiubrai come uii ol- tragglo uiei-itatosi dalla repul)hlica di Venezia , e nianca in generale di molti dati sulla popolazione , suUe finanze, sul comuiercio, indispensaljili per intendere il seiiso degli avveninienti istorici. — Da queste poche osscrvazioni ognu- no vede che non possiamo indicare i motivi da cui fu in- dotto il sig. Tamassia a pubblicare la traduzione delFopera di Koch. Semljra pero ch' egli abbia sentito P errore della sua scelta, perclie tento di ripararvi con alciine appendici tratte da Voltaire , da Heeren e dalla Biografia viniversale. Istoria di Corsica dcW arcidlacoiio Anton Pietro Fi lip- pint , seconda ediz'ione dcdicata a S. E. il sig/ior Contc Andrea Pozzo di Borgo, ambasciatorc ccc. — Pisa, iu2--i83i , per Niccolo Capixno. Vol. 5 in 8." II Filippini scrisse nel secolo XVI una Storia della Cor- sica, poco sicura (dice il Tiraboschi) riguardo a' tempi p in antichi , ma esntta ove comincia a ragionar de' mod:nii: giu- dizio probabilniente vero, ma dettato pero ron tale aria di leggerezza e generalita, da lasciare in dubl)io se sia pro- ceduto da un ponderato esame. Perocclie non v' ha forse paese la cui storia ( se le notizie risalgono a inolta antl- chita) si possa dire tutta sicura ; e le isole principalmente sogliono avere un luiigo periodo o sconosciuto atVatto od incerto. Laonde sarebbe stato necessario di aggiuiigere se la poca sicurezza della storia del Filippini riguardo a' tempi untichi si debl)a ascrivere a sua particolar iiegligenza e 3a8 KIKLIOGRAFIi. ignoranza, o se in vece sia proceduta per iiievitaljile neces- sith. (.lalla natura medesima delle cose. L'avvocato Giovanni Carlo Gregorj clie con molta erudizione ha illustrata cjuesta seconda edizione del Filippini, sul priacipio di una sua introdnzlone storica dice: " In fra quelle nazioni clie con- >i tezza non hanno della loro origine la Corsa annoverare » si debbe; ma se pero nelle anticlie ed occulte cose e >> lecito coil getturare , appar che un popolo indigene vi tro- » vassero i primi navigatori Fenicj, Pelasghi o Iberi die " v'approdarono, e che allora fosse rantichissimo suo nome » di Tcrapne in Cjuello di Cirnos trasniutato. " Poi dice che e cosa incerta se prima dei Romani avessero doniinio sulla Corsica i Cartaginesi, parendo che « dairuguaglianza » del nome d' un popolo della Sardegna dai Cartaginesi » siguoreggiato e detto Corso, con qnello degli al^itanti )> deir isola nascesse la oscarita che moltissimi scrittori ha >i indotti in errore. » Anzi il Filippini raedesimo sul pr;n- clpio del suo secondo libro dice: " Non si trova in tanti ') secoli che la Corsica e abitata memoria vera o sicura 'I (e cio sospirando con grandissimo dolore dice) ne del » principio dell'abitazione, ne delle cose antiche le quali >i sono in essa occorse. Solamente al tempo de" noslri pa- >> dri ed avi, non avendosi pero intelligenza alcuna donde >) origine i snoi scritti alibiano avuto, un ser Giovanni It della Grossa Corso narra ( benche rozzainente ) il princi- >> pio deirabitazione di qnest' isola e niolte altre cose an- » tiche, le quali piuttosto a finte favole di poeti, che a >/ veridiclie istorie s' assomigliano. >> Per le quali parolee da conchiudere che vero e il giudizio del Tirabosclii, ma che non per questo si debbe diminuire la stima del Fi- lippini, il cui liljro con luion consiglio fu sottratto ora a quella specie di obljlio in cui era caduto. L^ opera del Filippini e divisa in ti-edici libri, e coni- prende in se la storia del!a Corsica dalla sua piii reuiota antichita fino agli ultimi anni del secolo XVI. Nei primi nove liliri egii raccolse e amplio quanto avevano scritto Giovanni della Grossa, Pier Antonio Monteggiani e Marco Antonio Ceccaldi: negli altri quattro egli stesso il Filippini racconto la storia del proprio paese dal i559 al 1594. L''a\'vocnto Gregorj poi si e proposto di continuare la sto- ria patria da dove cesso di scrivere il Filippini sino ai di nostri; e forse anche questa parte gia fu pab])Iicata , ma PAUTE PUIMA. 32iJ non ci e per anco vemita nlle niani. A lui fVattanto e tlo- vuta una Ix'lla K)cle d'aver fatto rivivere il lilji-o del Fi- lipjiini e ilkistratolo con un gran numero di docnmenti , fra i quali se ne trovano parecchi di ninlta importanza. Un compendio di tntta la storia della Corsica si pub leg- gere, come abliiaino gia detto, nel primo di questi volumi, sicclie qui sareld^e fuori d'ogni projiosito il fame un sunto. Dope che gli annali del moiido coniiuciano a fare menzione anclie di questo paese, noi lo vediamo signoreggiato sempre da cjualclie popolo forestiero:, anticamente da' Cartaginesi e Romani, poi dai Goti e dagli Arabi e finalmente dai Ge- novesi. La costoro dominazione duro per piii secoli, ma sempre incerta e roviaosa, perche non sepjiero fortificaria deH'amore dei sudditi. Quindi continue ril)el!ioni, neirul- tima delle quali poi i Genovesi vendettero alia Francia un paese clie piu non potevano conservarsi. Cio accadde per altro quasi due secoli dopo quel tempo dove linisce la uar- razione del Filippini. Questi sforzi di un popolo ciil non posson domare ne il tempo ne la sventura, destano ua vivo interesse:, ma poiclie spesso non si rinnovano senza una certa uniforaiiia di circostanze e di esito ( cio clie da un lato diminuisce il diletto, dall' altro aumenta il dolore), dobbianio confessare che qualclie volta avremmo desiderata piu lireve la narrazione. Per conoscere poi il carattcre del nostro storico giovera trascrivere cio ch'egli dice alPaspetto di queste patrie sven- ture neir introduzione all' undecimo suo libro : " Se mai per alcun tempo s' e visto che Tamor della patria abbia usata violenza negli uoniinl in alcuna parte del mondo, ve- ramente dir si puo clie nell' isola di Corsica abbia piu che in alcun luogo operate maggior forza; perciocche io cer- tissimamente resto attonito e molto maravigliato, che Ta^ moi- degli al)itanti di quest' isola sia stato tale e tanto, clie abbia deviati quelli in tutte Teta dai non fare una risolu- tissima e volontaria elezione di perpetuamente esiliarsene: poiche da'primi aljitanti proseguendo in fin al giorno d'oggi, non s' e mai visto in tanti secoli che abbia avuto riposo ne quiete in tutto durante il corso d'anni cento; e che giammai si siano risoluti d" allontanarsi e fuggir le indicibili mine causate da tantc e taate crudelissime guerre, accom- pagnate da estrema carestia, da incendj, inimicizie, litigj-. ingiurie, da tante divcrsita d' esterne nazioni, la violenza 330 BIBLIOGRAFIA. contro a' bent loro, le spesse scorrerle di crailelissltni bar- bari corsali e fiiialmente tanti e tanti altri disagi senza mi- mero e fine. Perche ( al poco mio giudizio ) sai'ebbe stata cosa di molta lor pi-opria ntilita e profitto il far una ge- nerale e comune disposizione di perpetua partenza, siccome lianno gia fatto molti pavticolari, i quali dopo si sono tro- vati contenti e molto consolati; come gia per antico s' e visto, ed oggi parimente si puo vedere coiresempio de'mo- derni fuorusciti di quanto contetito a loro sia stato. >t A. Delia vita e dcgll studj di Giovanni Paisiello, ragio- namento del conte Folchino ScHizzi , ecc. — Mi~ laiio, 1 833, per Gaspare Truffi e comp. Colla epi- grafe: Proscrire les arts agreables , et n'admeltre que ceux qui sont alisolunient utiles, c'est bla- mer la nature qui proiluit la rose et le jiisniiii, comnie elle produit les fruits. In questi giorni in cui sempre piu grande si fa il desi- derio delle melodie dell'antica musica italiana, e ne' quali il felice ingegno del Bellini diede segno di voler i-avvivarle, e taluno per contrafFarlo senza intendere i segreti dell' arte e senza inspirazione stramazza al suolo, molto opportun.a- mente il conte Folchino Schizzi prese a parlarci della vita e degli studj di Giovanni Paisiello, del piii amabile, del piu fecondo , del piu grazioso trovatore di cantilene vera- raente italiane che vanti P Italia. Forse alcuno, particolar- mente tra quelli clie lessero con piacere la vita di Rossini scritta da uno spiritosissimo straniero, avreblie amato una niaggiore festivita di narrazione nella vita d' un artista e d' un maestro di musica. E a noi piu'e quelle prime pagine d' introduzione , nelle quali il conte Schizzi parla del pri- mato italiano nelle scienze , nelle lettere e nelle arti, par- vero troppo gravi a un argomento si gentile e si brillante, com' e questo del Paisiello. Ma tutti loderanno questo lihro e per saviezza di pensieri, e per coltnra di stile, e per certo nobile affetto a tutto quello ch' e patrio e pregevole. E qual fu la ragione dell'epigrafe che abbiamo citato? Qual cosa e ora piu fortunata della musica e di quelli die la coltivano? E non solo in Italia ma ilovunque di fuorl si Volga lo sguardo? Dove sono i lilosofi malinconici che PAUTE PRIMA. 33 I vogliano proscriverla ? Quale bisogno aveva il nobile autore cli qiiella giustificazione ? Noi confessiamo di non saperlo/ Prospetto di iin miovo moclo piic agevole di scrittura niitsicale ecc, proposto dall abate Antonmana Ni- CHETTX ai compiti Filarmouici ed ai colli amadori di belie arti. — Fadoiri, i833, tipografia del Semi- nario , in 8.° AUorche le agiate massaje dalla villa nativa si recano alia citta, quanto ritrovano nella lor guardaroba si pongono addosso, giojelli, ciondoli, veli, frastagli, catenelle ed oma- menti di ogni maniera conformi alia moda dei loro tempi od a quella dei secoli anteriori; e cosi fornite come altari vanno imianzi tronfie e pettorate. Simili a quelle buone massaje souo que' poveri di spirito, che aspirando agli oiiori delle scienze o delle lettere colgoiio il destro di stam- pare un libro, per esporre quanto sanno e tutti porre in mostra i loro piccioli capitali accumulati a costo d' inenar- rabili sudori. II reverendo Nichetti coll' operetta che ora annunziamo ci richiamo alia mente questa simiglianza da noi pill volte osservata. Delia quale operetta non attenda il lettore che noi gli diamo alcun ragguaglio, poiche con- fessando il vero quasi niente in essa abbiamo inteso. Cio probabilniente sara provenuto dalla debolezza del nostro ingegno: ma pero questo fatto non fa onore aU'autore, per- che linalmente ab1)iamo anche noi la nostra intelligenza, o poca o molta che sia, e perche la carita del prossimo insegna non solo a distribuire il pane ai poveretti, ma eziandio ad infrangerlo ai meno validi. Ad onta pero della nostra ignoranza possiamo dire con sicurezza che 1' opera del Ni- chetti si compone di uu prologo, di uua introduzione^ della dichiarazione del nuovo mode divisa in quattro capitoli, di un episodio, d' un' aggiunta, di un manifesto comprendente le condizloni dell'associazione e di otto tavole servienti ad esem- pio; che avvi nel liljro una cosi strana mescolanza di materie, di dottrine, di cltazioni, di teoriche da non potersi trovare ne capo ne coda; che Fautore mostra in esso una persua- sione del proprio merito che fa veramente piacere e giunge a proniettere una traduzione in frauccse dell" opera sua pel 332 BlBLlOGUMIA. rimanente clello Stato t per V Estero ( cio che, se fossimo at tempi di Orazio, farehlie rider gli dei, gli uoiiiiui e le co- lonne); che j^er queste generose idee deirautore noi di noi stessi diflidando abbinnio voluto interpellare alcuni periti nella nmsica, i quali ci aiTerniarono concordemente che il nuovo modo di scrittura musicale, anziche esser piii age- vole, e deirantico piii complicato, piii dilficile ed anche di lunga mano piii dispendioso. E qui vogliamo riferire un piccolo brano dell' opera, affinche i nostri lettori possaiio almeno delibnre la dilicata imbandigione apprestata dal dabbene Niclietti. " Lo inti- » tolai prospetto ( il libro ) per dar a divedere ch' egli » correva quasi agli occlii di chi lo rivolgesse senza esiger » soverchia intensione, ed era cosi ristretto al miglior se- )» gno nella mole a comodo di ognuuo, e nuovo niodo » piuttosto che metodo , modello , sistema ecc. ( che suo- " nerebbe qual piu nobile vocaliolo ) , per annunziare fin » da principio la di lui somma , diro cosi , popolarita , e » non supporlo vxn calcolo o studio recondito od astruso. » Nullamaiico Tautore, e tanto piii potrebbe asserire che: " per piu anni lo ha fatto macros standogli ogni sentimento, " per non afl'eruiare i singoli accenti , uno sforzo ed un >> travaglio, imperciocche trattavasi di dare il colorito alle » concepite idee non togliendo d'altrui, da qualche sinii- )i glianza in fuori a caso per necessaria incidenza , in con- » fronto di un sistema gia radlcato da piu secoli:, e questo » tutto era ancora un nonnulla quanto al riandare indi quel- » lo, che fu stato mai detto o scritto sopra simile rapporto; » al seguir queU'aurea mediocrita prescritta senza svnpo- t> rare in iilosofici ragionamenti, proprj del pensatore chia- t> rissimo di Ginevra^ come che il seguito sistema sia as- » solutamente imperfetto, se vi sieno tuooi in natura » definiti, che alcuni segni si deggiano proscrivere o che }> tutti i tempi si del^liano a doppia specie ridurre, di due » o tre quarti per porre tutto a doppio partito, ma nello » stesso tempo renderne piii malagevole I'eiTetto. >» Questo bel pezzo appartiene al prologo e si legge a carte S del care libretto. P.VRTIC PRIMA. 333 I''oi:,iu dl Viuore Carpaccio letto da Lidgt Carre n nelC I. R. Acaideinla dclle belle arti in Venczia per la solenim dlstribuzlone de'ptemj II ^ioriio ^ agosto 1 833. — - Fe/iczia, iiella tipognifia Picotti. Delia vita del Gnrpaccio noii si sa forse altro cli'egU In pittore tra i! deciinoqniuto e il deciuiosesto secolo; raa riinangono di lui niolti Jjci dipinti del fare della scuola veneziana, e die ritraggouo iaoltre quel paese vero e faii- tastico, e la sua laguna, e le sue navi, e i saoi palagi, e le foggc orientall taiito a que' gionii frequend in Veiiezia, e iinmagini varie di ricchezza e di ponipa. — Se il Carpaccio noil e veneziano, c!ie altri lo vuole di Capo d^Istria, ben nieritava di essei^e veneziano. — Non riipaneva quindi al- Toratore se non di parlare dell'artista, indovinando in esso riiouio e le SLie passioni. E cosi fece il sig. Carrer, e con tale eccellenza die non crediamo di esagerare diceudo, die non uiolte volte giunse a taato T eloquenza italiana. II passo sulla vifa intcriore deirartista , la descrizione di Venezia antica, la perorazione ai giovani die si niettono nella car- riera dell" arte , vorrebbero essere citati per intero , cosi souo lielli per isjilendore di pensieri e jier dignita di lo- cuzione. Ma oltredie altri giornali ci prccedettero nel lo- darli o nel riportarii in parte, nol siamo costretti in questo luogo di csser brevi. Citeremo quindi solo un tratto della tlescrizione del qaadro, la presentazione di Cristo al vec- cliio Siineone , il quale ci senibra caldo di raolto afFetto e abbellito insieiiic da inimagiui graziose. " E vorrei coniiderasie i tre putti, de' quali uuo soflia entro la storia, F altro passeggia coU'arco sopra il violino, il terzo nel mezzo e intento ad accordare un liuto. la quest' ultimo la pittura e si prossima al naturale, die i riguardanti per poco non credono dovcr udire fra breve il suono dello struinento. Iiiesprimilnle tlolcezza e in tutto I'atto di questo puttino die accompagna coiroccliio 1' opera della niano corrente per la tastiera. Ma qnal dolce suono dara quella inaao, non diro di fanciiiUo, si d'angelo, come abbia finita Paccordatura ' Vorra anclTegli no" snoi piii dolci anni accompagnarsi al cantico di Siineone cbe anela a la- sciare la vita' 0!i ! s' egli e qui alcuna madre, cui fosse tolto per tempo il suo unico amore, quando ranima sua pill addolclxasi nolle carczze, e piii s' infocava ue' baci , 334 BIBLIOGRAFIA. aspetto clie quel core di madre, si tenero e si iufelice, I'espressione m' interpreti del caro fanciullo che ceiao noix e della terra. Intendera ella, piix ch'altri, la musica di quel liuto lino air ultima nota, pero che suo e il regno dell'estasi, ove con occlii velati dal pianto incessantemente si leva, a domandar quella immagine di crescente felicita die le sfuggi dagli amplessi. » Osererao dire che ci dispiacque veder intrecciati ad una eloquenza si nobile e si animata alcuni vocaboli e alcuni modi troppo insoliti ? Non dovrebbero forse i vocalioli e i modi comuni, in questi discorsi principalmente proferiti ad una udienza, diventare insoliti dal pensiero ' Ma questo forse non deve ascriversi a tutta colpa delPautore. Nella penuria di buoni esempi di questo genere d' eloquenza per giudicare degli efFetti, I'autore dovette necessariamente on- degglare in molte dubliiezze. Egli tento coUa coscienza forse di non poter sempre bene riuscire; e certo poi non pen- sava, tanto e modesto, che il suo discorso, non ostante questi difetti quasi inevitabili, dovesse avere, recitato, gli impetuosi applausi del sentimento, starapato, la lode, meno cara ma piii fedele, della riflessione. ^ Bidletdno dell Istkrito di corrispondenzaarcheologica. — Roma ^ a spese dell Istituto , in 8.° (*). Quest' opera periodica di somma importanza per 1' ar- cheologia ha continuato a pubblicarsi in Roma senza in- terruzione sino al giorno d' oggi ( uoveml^re i833);e giova sperai'e che continuera lungo tempo a vantaggio degli studj di antichita e belle arti. In ciascun anno e venuto a luce un volume di 14 a 17 fogli di stampa ripartiti periodica- mente , ma non egualmente per ogni mese , poiclie ora ne sono comparsi due ed anche tre fogli in un mese, ed ora uno solo per due mesi. Articoli e notizie piu o meno diffuse e quasi sempre interessanti di nuove scoperte , escavazioni , illustrazioni e collezioni di cose antiche riem- piono questi fogli : sono esse scritte ordinariamente in ita- liano, e qualche volta in francese ed in latino: non vi si omette nulla di cio che riguarda gli scavi , che si vanno (*) Vedi Bibl. ital. , toino 58.°, giuguo l83o, pag. 3aO., e tomo 67.* settembre i832, pag. 298. PAUIE ruiMA.. 335 fiiceiido ne" territorj di Roma , cU Toscana , di Napoli , dl Sicilia, di Grecia e sirio anclie d' Egitto e di Nnbia : i la- vori intrapresi nelT emissario del lago Fucino nel regno dj Napoli: e rescavazioiii numerose e feconde istituite nel suolo dell' antica Etruria occupano la maggior parte di questo giornale. Ma non vi si lascia di parlare dei viaggi, de" luusei , de' nuovi liljri , delle adunanze accade- iniclie , e specialniente di quelle del medesimo Istituto. II dotto professore signer Gerhard, ben noto alia repubblica letteraria per molte sue interessanti ricerclie di arclieolo- gia ne e il beaemcrito direttore. In fine dei fogli di ciascua anno apparisce un epilogo o rivista delle niaterle conte- nute neir annua serie , e in mancanza di questa rivista supplisce un indlce copioso ed ordinate degli articoli , degli autori e delle pagine. E poiche anche sifFatto mezzo , quan- tunque esatto , non puo corrispondere a tutti i desiderj die possono nascere in proposito , si promette la pubbli- cazione di quinquennio in quincfuennio di un indice ac- curatissimo di tutte le opere delP Istituto :, il primo dei quali doveva comparire nel cadere delP anno i833, quinto deir inipresa. Noi facciamo voti sinceri perche quest' opera periodica di grandissima utillta per lo studio delle cose anticlie ottenga tutto il f'avore che merita , e continui II piu lungo tempo possibile. Anatomia per uso del pitlorl e scidtori , dl Giuseppe Del Medico prof, dl chlrnrgla, nuovameute Inclsa dallo scuUore Francesco BosA socio onorarlo dclla I. R. Accademla delle belle artl dl Veiiezla. — Venezla, i833, presso V edltore, dalla tlpografia di Alvisopoll. E fuori d'ogni dnbblo che tra le diverse opere pubMi- cate dal principio del secolo attuale fino a' giorul nostri alio scope di gievf.re agli artisti , deveno tenersi in buon cento quelle che versane sulla notomia ad use de'pittori e statuarj. Ben poco i modelli dei privati studj e delle pubbliche Accademie petrebbere essere proiicui agli stu- diesi , se T intelletto e T occhlo lore fossero digluni di conoscenza della parte meccanica interna che opera ne- gli incalcolabili movimenti della macchina del corpo uiiia- no. Volendo poi gli artisti divenire creator! (che creatori 336 r.IBLIOGIlAFIA. d' imitazioiie si fanno e per tali sono considerati ) , cgli e forza die s' addentrino nei prlncipj costitueiiti raiiima, il nerbo e T artlficio degli originali dl cui divenlano i motori secondo porge loro la fantasia ; e coloro die si daiino alia contemplazioae degli ordigiii die la natnra ha posto in opera per la nostra organizzazione, devoiio neces- sariameiite essere compresi da meraviglia, venerare 1' au- tore di essa, e nutrire alti peasainenti. Michelangelo li manifesto piu d' ogiii altro e seppe creare , perche senti altamente qnella necessita. Ma tornando al proposlto nostro, certamente alcuni trattati anatoniici per uso degli artisti, editi ill Roma , in Firenze e in oltremonti si racconiandano per una accurata delineazione , e per la distinzione delle parti ossee e tendinose da quelle rauscolari in alcuni di essi ottenuta colla stampa a colori. Con tutto cio ognuno die gli abbia svolti, o die abbia coltivato questa scienza dovra riconoscere che il pittore ed incisore Francesco Bosa ha renduto un importante servigio coir opera sua di che dia- mo notizia, alle arti imitatrici, si per la parte calcografica, die per la descrittiva , iioii avendo ommesso diligenze af- finche in quanto .alia prima non vi mancasse esattezza di forme, intelligenza e nitidezza di disegno, ed effetio bastante a mostrare la diversita delle parti costituenti ciascun pezzo ; e per rispetto alia seconda non andasse disgiunta la con- cisione dalla diiarezza opportuna a far conoscere distinta- mente ciascuna materia del suo trattato. Nel percorrere T in- troduzlone avevauio notata come esuberante per Tartista la notizia premessa nella sezione terza sul cervello e sui nervi, sul cuore, sui polmoni ecc. perche avevamo supposto con qualche fondamento che il iiumero delle tavole di ciascuna sezione dovesse avere una certa quale corrispondenza; ma coir aver disaminata 1' opera intiera abbiamo riscontrato che r autore molto saviamente si e llmitato a darne una succinta e brevissima considerazione corredata da tre sole tavole 5 nel che ciascuno converra che cio e quanto basta per servire all' erudizione dello scultore e statuario. L' opera e composta di nove fascicoli e comprende tren- tasette tavole. PARTE P1U.MV. 337 Litera coUezione dl tuttc le opcre 'uacatulc e scolpite did cavidiere Alberto Tiiorwtddscii iiicisa a amtorid con illtistrazioiie del cluarlssimo abate JIissirini , dedicata a S. E. Rodolfo conte dl Liitzov , o^ran Cro- ce , ecc. Ambasclatore straordlnano dl S. 31. 1, e R. A. Roma, 1828-32. Tomi 2 in foglio. la Mdano si ven~ dona da Gio. Sihcstn, corsia del Diiomo. Lir. 100 itroporzioni sopra questo tipo , vi si riscontrereblje una soverchla lunghczza della parte inferiore a rallronto del torso ch' ella sorregge. Noi qui ci ristiamoi che non con,- sente I'animo nostro a rivedere minutamente il pelo massi- iiie in un cominciamento di un'opera prodotta da un gio- vane artefice , e perche siamo certi che fatto egli accorto da questo leggier cpiino, procedera piii guardingo ne' suc- cessivi suoi lavori, e procurera di non incorrere in siinilL abliagli onde riescano e piii accettabili agli artisti ed intel- ligenti ed al tempo stesso piii conformi al merito soiiimo onde risplendono le opere del maestro da liii prese ad illustrare. II prinio fascicolo coinprende tre statue, il succennato Mose, un Gauimede, e la Santa Marccilina in atto di pre- gliiera, esistente nella insigne Basilica di S. Auiljrogio. Quanto alle condizioni delle associazioni, il nui-iero de'fa- scicoli non oltrepasserii il tredicesimo: ciascuno di essi costerii lire due austriache da pagarsi all' atto della conse- gna ; terminata 1' opera gli associati avraniio il ritratto del professore Pacetti tiiiitis. Le associazioni poi si pren- dono in Wilano jn-esso la ditta Lodigiani e Panighi nella contrada di saiita lladcgonda, e dai fratelli Beitalli con- trada del Cajipelh). 0-|.C, nir.LIOGR VFI\. PARTE II. S C I E N Z E. Oiuziom dl Sand Pauii volgarizzate da classlcl scrit- toii kaliani, scclte da Q. I. 3Ionla/ian ad uso del Cuinasio pcsarcsc. — Pesaro, i833, pel tipl di Ail- nesio Nobili , i/i i6.° Vol. I di pag. .lui. Ghiarissimo e il nome del sig. Montanari , scjuisito il suo gusto in ogiil genere di bella letteratiira. Pero dalle sue cure aspettai'si non potea die una scelta si fatta clie il piu bel fiore ci presentasse delle orazioni de'Santi Padri , e die a'giovani ecclesiastici porgesse una serie di niodelli di sacra eloquenza. In questo volume contengonsi Tomelia di Origene volgarizzata dal Passavanti , due orazioni di S. Gregorio Nazianzeno , ed un sermone di S. Ciprlano che sono tvaduzione del Caro, due orazioni del Grisostomo, ed un'altra di S. Basilio IMagno volgarizzate dal Gozzi. Aggiungonsi poi 1* orazione di S. Cipriano in tempo dl ]iestilenza, e quella del Grisostomo a Teodosio per pla- carlo nelle turbolenze d' Antiochia , tradotte ambedue dal P. Agostino Marioni. Ogni parola in lode de" volgarizzatori tlelle prime inutile sareblje, giacche alto risuonano i nomi del Passavanti, del Caro e del Gozzi. Ma per la sempli- cita del dire e per la fedelta della versione il Marioni non si diniostra indegno di stare al fianco di qxte"grandi. Prova ne sia il bra no seguente tJ'atto dall" orazione del Grisostomo all" imperatore Teodosio : " Hanno gittato a terra le vostre i> statue, confessiamo e ci dogliamo: nia voi potrete innal- •! znrvi statue assai piii illustri e onorate. Perciocdie se >> rinielterete la colpa a colore che vi hanno fatto simili >/ inglurie , non vi ergerete nelle piazze statue di niarmo o >> di bronzo ^ ma vi metterete addosso una stola piii risplcn- » dente di qualunque altra di piii pregiata materia f, una stola >> di misericordia , una stola di umanita : e ciascuno per )/ tale vi scoI[)ira e consecrera nella sua mente , e avrete !> tante statue nel niondo quanti mai uomini sono e sa- >i ranno. E non piu- noi , cite siaino al presenter ma an- " cor quelli die viveranno nella seguente eta , e tiitti gli ij altri die di tempo in tempo succederanno , udiranno •> tutte queste magnanime vostre operazioni , e le animi- " rer^nno ., c per (jucUe vi ameranno noa altramente che PARTE SECO^"D\. o^t » essl colpevoU I'ossero stall lilierati dalla vostra clemcnza. >» E qui i maestri lU rettorica far potrelil^ero un utile e ])el- lissiino paragoue tli qiieste parole del G)-isostomo con altre non clissiiuili di TuUio nell' orazioue sua a Cesare in fa- vore di Marcello. G. La rcliiiione crisdana dimostnitn per la natnra dcsnni mistcri da Seier'uio Fabriant. — Modena . 1882, per gli eredi. Soliani , ioL i.° l/i 8.° AUe jiersone dahheue che Ijramano premunirsi contro gli attacclii degli empj, a quelll die in materia di religione vivono divisi tra il dubbio e 1' indifferenza d' ogni cosa , a quelli ancora che per un fatale controsenso, negando la religione , si dicono seguaci della filosofia , T autore dirige queste sue dimostrazioni , e si assume di provare die i uiisteri della religione cristiana , lungi dal prestare agli increduli argomento alcuno per abbatterla , presentano al lilosofo nuo\o appoggio di verita per confermarla. Cio vien dichiarato dalP essere i misteri di nostra religione di na- tura tale , die in vece di ofleudere , sublimano 1* umana Iragione , ed in vece di corronipere, perfezionano la mo- rale ; la dove cliiunqiie si ponga a considerare i sistemi di religione o d' incredulita dagli uomini inventati , scor- gera di priuio aspetto die i misteri, ne' cpiali son pur ravvoiti que" sistemi, dan capo a iiiille assurdita, ed aprono ogni via alia corruttela del cuore. A quest' oggetto cliiania I'aiitore ad esaine quanti mai sistemi alibia potuto imm.v ginarsi T incredulo ne' delirj del suo spirito , e a mano a mano ne diinostra gli sviauienti. Oltre 1' use di una sana e stringente logica , si mostra T autore assai esperto nelle scienze fisidie e geologiclie , non meno che nella storia deir antichita. Lo zelo col quale egli conduce questo suo lavoro, Timportanza della materia, lo stile medesimo cor- retto ed aniinato lo commenJano assai ad ogni leggitore. E di buon grado iioi avremmo annuiiziato al pubblico questo lavoro del sig. Fal^rianl lln dal momento che si promulgo coUe stampe il prlmo fascicolo di questo volume, se non ci avesse trattenuto il peiisiero di percorrere sotto un solo punto di veduta la serie continuata del volume stesso fino al terzo fascicolo col quale esso ha terinine , fascicolo che ora soltanto ci e pervenuto nelle maiii. o4^ P.ir.LIOGRAFIV. Prcdlrhe per V avvento del padre L. Bourdaloue, niiova tradnzione itcdimia di Carlo Ercole Costj. — Cre- mona, io33, De-]Micli< li , lol. /, in 8.°, di pa- gine X//Z-297. Prezzo ital. lir. 1. 22. E lodevole divisamento del tipografo De-Miclieli di pulj- hlicare T intera coUezione delle opere di Massillon e di Bourdaloue, recate di nuovo in lingua italiana da valenti e colli traduttori. La propagazione senipre piii estesa di que' due classici oratori Frances) tra noi giovera in mera- viglioso mode alia sacra eloqnenza degP italiani oratori. A parlare del Bourdaloue , del quale si presentano ora le prediche per 1" avvento , nessuno ignora cli' egli a biion dirittp si considera da tutta Francia come uno degli esimj predicatori che sorsero nel secolo XVII. Un genio facile ed elevato , uno spirito vivo e penetrante , nn' esatta no- tizla di quanto gli era d' uopo sapere , nn retto criterio che senipre lo facevano piegare al vero , un' appllcazione costante a compiere i suoi doveri e soprattutto una pieta solida e illuminata , tante e cosi eccellenti doti concilia- vano a' snoi discorsi una maestosa bellezza , una dolcezza forte e insinuante , una nobile unzione , un sulilime non afFettato , non superiore all' intelletto della minuta plebe. Cio che corona il suo elogio, egli rese mai senipre la re- ligione rispectal/ile anche ai piii libertini. Due sorta di pre- dicatori distiugueva Sant'Agostino ne' suoi libri De doctrina Christiana , quelli che predicano solo con senno , perche tutto cio che dicono e buono, e quelli che, oltre il senao, predicano con eloquenza, perche seguono i precetti de' re- tori. E in generale e pur vera la massima di Longino, die il In'illante della dizlone o della figura non e vizioso , al- lorche lo splendor del pensiero e ancora abliastanza grande per oscurare quello dell' espressione. Quanto adunque si dovra da ognuno pregiare il Bourdaloue , il quale e senno ed eloquenza e bellezza di espressioni e niaggior bellezza di pensieiu seppe congiugnere ne' suoi discorsi ' Ne e da temersi che tali esimie qualita scompajano sotto la penna del traduttore ; perciocche , a giudicare da questo primo volume , lo stile purgato e spontaneo , che giustamente lo- dianio ncll' italiana versione, conserva iii ogni miglior niodo In foima e il colore dell' originale. r\nTE sFCO>jn\. 043 ]}izioiuirio upostollco • . . del padre Qiaciiito di Mon- TArxCON, etc. — Venezia, i833 , Antonclli, iol. /, in 0.° gr.^ di png- lti-C)6. E noto agll ecclesiasticl, e da essi molto prcf!;iato il Di- zioaai-io apostolico, segiiataincnte per uso de' ]inr)'oc1u e predicatori composto dal Moiitargon , prcdicatore del Re di Francia, ecc. II beiiemerito tipografo sig. Antonelli veg- gendo come le precedeiiti ristampe di quest' opera fatta italiana fossero incorse in molti errori ed omissioni , pose mano a piirgarla da ogiii niaccliia, eseguendo il sno lavoro snl testo francese di una novella edizione data a Pai-igi in questi nitimi te-^ipi con notabili giunte, note, indici , e preceduto da un discorso dell' abate Guillon snl niinistero della predicazione. Cosi piu ricca di ogni altra si presenta air Italia quest' edizione , seguita altresi da una tavola al- fabetica e ragionata di tuttc le matei'ie in essa contenute. Fra le condizioni dell' associazione ad essa opera si an- nunzia die sara la medesima compresa in diciotto volumi. Ad ogni volume sara posta in fronte un'incisione in quarto, o inventata da artisti distinti, o presa dalle migliori opera antiche di pittura. La qualita stessa dell'edizione cosi adorna e la nitidezza della stampa , agginnia agP intrinseci pregi dell'autore, si meritano il pieno favore del pubblico e copia di associati pari alio zelo dell' editore. Lo stesso signer Antonelli eseguisce altresi un' edizione economica in ottavo piccolo dell' opera mentovata. Della predicdzione via cijicace e di nii instifuto piu utto nci jiostri tempi al heiie dci popoli e della Cliiesa del prevosto Antonio Riccardi. — Bergamo, i!'i33, Mazzoleni. L. i. 5o. La pratica degli stndj ad uso della gioventa sttidiosa del prevosto Antonio Riccardi. — Bergamo, io33, IMazzolcni. L. 5. Dope lunga e passionata lamentazione suUe corruttele di nostra eta , l' antore va in traccia di una institiizione , la quale viiri alio scopn ill. rnvvharc lo spirko di rcli^ione e la rifornui del costume: e qnesta, secondo lui , delib' essere un coUegio di uomini apostolici dedicati all' evangelica predi- cazione fra i pnpnli cristiani. Passa rpiiudi a formnro p'\an\ 344 JilBLIOGRAFlV. e I'cgole opportune a qnesto suo disegno , e a pvoporre massime e istruzioni analoglie alia natiira cli quest' instituto. Buon cnore e molto zelo traspii*a chiaramente dair opera del Riccardi: La prutica degli. stiulj ccc: ed e agevol cosa il rilevare clie noii gli sono ignoti gli anticlu e recenti maestri ia letterntura e negl' ingenui studj. Egli in questa sua pratica si spinse a ragionare anclie delle scienze , e altresi delle \)m astratte ^ onde T opera lia sembiante di lui indirizzo enciclopedico in ogni nianiera di lettere e sciv?nze. A quest' oggetto si accennano a foggia di cata- logo i libri clie in ciascuna materia si possono vantaggio- saniente consultare. Nel che fu nostra meravlglia lo scor- gere come mai un autore clie si studia a tutta possa di custodire 1' integrita de' suoi giovani istruiti da ogni pietra d'iaciampo, e forse talora colla soUecitudine della nutrice , proponga pol con ogni huona fede e senza cautele , per dilncidare la storia biblica, unBerrnycr, potendo intorno a tale scrittore stemperare alquanto di quelle a mare parole, delle quali fu larghissimo verso il poenia de' Crociad Lom- hardi. Molta e pure. 1' erudizione dal Riccardi sparsa in quest' opera ;, ed uno scrittore che si accinse, per espri- merci cosi , a tracciare le vie di ]jen apprendere quasi tntto lo scibile umano , e scrittore da supjjorsi fornito di aiupissima dottrina. Ma, se non disdegna il franco nostro jiarlare , ha egli calcolato abbastanza il notissimo longum iter per prcecepta ? Quello stivare autorith , sentenze , cita- 7!oni ed esempi , quello accuiuulare ad ogni tratto avver- tenze, cautele e regole, non sareljbe forse per le menti gio- vanili , a formar le quali egli diresse il suo lavoro , non sarebbe forse una materia ne digesta , ne digeribile '' La amplificazione da pulpito e un non so che di stile decla- matorio die talora gli va a genio non si opporreljljero forse al placido, mansueto e succoso genere didascalico? Kon pertanto vorremmo con questi cenni, che altri sospetti in noi sceniata 1' estimazione che il sig. Riccardi si me- rita. Sappiamo com' egli sia valente ed ottimo ecclesiastico, e come il vantag2;io della societh segga in cinia d'ogni suo ]>ensiero ; ci e pur noto il valore delle alti-e sue produ- 'zioni che affido alia publjlica luce :, e in questa pure non € lieve la nostra ammirazione , A'eggendo com' egli fra le cure pastorali diviso non giudicasse minore in lui la lena per trattare di cosi vasta e disgiunta materia, e come a lodevol termine abbia condotto il suo lavoro. PARTE SECON^DA. 345 In mcmor'uL ilclle fwiehrl cseqiue rcse in Padova so- Icnncmentc da tiitli gll stiidend dell I. R. Universitd ad alcuni defnnd compagni nel di j febbrajo i833. — Padova, i833, col tipi del Seniinajio, in 8.° Bello e loclevollssimo divisamento fix quello degli stu- denti dell' I. R. Universlta di Padova di far celelirare con magnifico apparato nel gran tempio di S. Antonio nn so- lenne sacriiizio di espiazione a sufFragio de' loro compagni defnnti. E fn quello un atto veramente morale, poiclie Tamore clie si serba agli estinli giova mirabilmente a con- fermare ed a ravvivare Tamor fra i viventi, onde le tombe erano dai Romani cliiamate con profondo sentimento al- leanze del genera uniano; e fu atto degno di quella eletta gioventii, poiclie la gioventu, piii che ogni altra eta ha Tanimo aperto alle nobili idee e soprattntto pronto alle opere generose. Breve eJ oniuta e I'elocuzione recitata in quel giorno dal ch. professore Menin, che intende a mo- strare come dalla carita pei morti o da' funebri ritl con cui si esequiano, trar deljbano profitto i vivi, e che e ricca d' immagini e di afl'etti, quelle giuste e convenienti alia trista circostanza, questi pietosi e mestissimi. Segue all'al- locuzioue una lettera, se non con ottiaio stile, certo con grand'enfasi dettata, in cui si descrlve la celebrata funzione, e dopo di essa si leggono alcune iscrizioni in lingua latina terse ed elegantissime, ed alcuni passi della Sacra Scrit- tura con molto senno trascelti. II libretto e dedicato alTab. Bonfadini professore ed in quel tempo Bettor ]Magnifico della Universita :, dolcissimo capo e meritissimo per sapere e per bonta deiraifetto e della riverenza che gli studenti con siffatta dedica gli dimostrarono. Zczioni filosofiche dl Pletro Perolari Malmignati.- — ■ Venezia , ]833, dalla tipografia di G. B. Merlo , in o.° Ecco cinque lezioni morali opportunissime per chi page della semplicitii apostolica volesse darsi al disprezzo di questa vita e delle cognizioni mondane. — Tutte le scienze, dice il nostro autore nella prima lezione, sono inutili ed incerte. Incerta e la metafisica perche non detcrmina chia- rainente V lo pensante c non ispioga 1" imione del corpo 3^6 BIBLTOGRAFfA. coll'anima, la fisica perclie iion conosce le essciize e le cause prime; incerte sono pure le belle arti perclie ci ha moke e diverse scuole di pittura, di scultura, di belle lettercv ecc. Sono poi inutili le scienze e le arti in gene- rale perche non seivono al heato vu'ere ( almeno del sig. Perolari)^ ne le qnestioni metalisiche, ne le scopcrte della fisica, ne la ]3oesia di Dante, ne le pittnre di Michelan- gelo e di Raflaello. La filosofia morale e la sola scienza del vero e deW utile all'uomo. Di fatto certo e tiitto cib die riducesi a principj cent ( cioe tutto cio che e certo ). Clw gli uomini dsbbano essere piii giiisti, benefici, grad, e non debbano essere infedeli, usiirpatori, avari , crudeli , niuna bar- bara gente , niun filosofo , iiiun tiranno , niiin dissoluto sotto qualunque cielo in tuttl i tempi fu mai ne sara m.ai che neglii ( r autore ha trascurato come era naturale le eccezioni ). La filosofia morale adunque poggia su principj certi, in- cludenti il vero, ed unanimemente rlcevuti dai filosofi e dalle nazionif, il che noi- crediamo indnbitato se si faccia astrazione dalla varieta di circa 3oo sistemi diversi di mo- rale e dalla violazione di tutti i precetti ideati in questi sistemi, violazione presso molti popoli abituale. Che poi la morale sia la sola scienza mile egli e manifesto poiche c' insegna come si ami Dio, si adori la sua prowidenza , si abbia al prossimo dilezione ecc. , cose tutte come ognimo vede di assoluta necessita all" uomo. Inspirato da questi principj, Tautore crede che al mae- stro della scienza morale convenga essere inteso delle cose divine ed umune e di ogni ragione di ben vivere , e chia- ma insensati o adulatori di se stessi coloro i quali Ilmi- tandosi a studiare la natura si credono filosoll e credono jilosofia le loro cognizioni. / lore libri , sogginnge nel suo entusiasmo, scaldano le teste, corrompono il cuore , avvele- nano e sovvcrtono la societd .... essi non sono filosofi, ma sofisti .... 0 piuttosto devono dirsi filosofi plebei, 'come Ci- cerone chiamava coloro che non sentivano con Socrate, con Platone e con quella famiglia. Ma piu sotto gli spariscono dinanzi e Cicerone e Socrate colla loro famiglia e tutti i ■filosofi della terra, poiche il suo intelletto si solleva oltre la sfera ddl'umano sapere e si affi.ssa nelle veritt rivclate dal- I'alto. La verissuna filosofia, conchiude, e la morale cristiana, e il verissimo filosofo e I'esatto seguace della Chiesa di Crista. Chi adunque vorra trovarsi d' accordo col signor Perolari PARTE SECOT>JDA. 547 ilovra rignardarc come uoininl fuori di senno 0 mirahilmente (idulntori di se stessi e Newton e Locke e Comlillac ; e dovra predicare la persecu/ione di tutto cio che non era noto al principio delF era volgare. Nella seconda lezione si accinge I'autore ad indicare quale sia il mlglior sistoma di edncazione, e per incominciare me- glio prima di tutto vuole dimostrare quale sia il peggiore. La lezione porta il titolo di Confutazione delV Emilio di Rous- settu , ed appunto I'educazione figurata nelP Emilio viene designata come la piu assurda. Se pero non possiamo serapre aderire alia critica del sig. Perolari, ci conviene tuttavia am- mettere die trovasi sparsa di molti tratti nuovi e afTatto sin- golari. — Censurando il principio di Rousseau die tutto do che esce dalle mani di Dio e buono , e tutto degenera nelle niaiii deir uomo , egli vorrebhe che il filosofo ginevrino avesse seguito le tracce del metodo di ragionare del Petrarca e lo rimprovera di avere cangiato di sua testa una sentenza del poeta italiano (pag. 3c). Altrove osserva die Rousseau avrebbe evitato certo errore se avesse posto cansiderazione ad un verso del Tasso (pag. 36). — L'educazione scienti- fica secondo Rousseau debb'essere amministrata dietro la via della scoperta: ma il nostro autore crede die i niotivi a cui si appoggia quest' opinione siaiio foiidati sopra nno de' soliti tiniori panici di quel filosofo. Altro timore panico di'egli supera coraggiosamente si e quello, per cui Rous- seau teme di giiastare la ragione deirallievo e di renderlo dipendente della societa lasciandolo a contatto dcgli nsi e delle instituzioni sociali. — Rousseau tende a sostituire la religione naturale alia rivelazione: il sig. Perolari esclama: <7 cui e ignoto che eld dice Deisino dice Ateismo ? Gia per lui e tutt'uno Deismo ed Ateismo, afFermazione e nega- zione^ e quindi Rousseau e Clarke e i loro seguaci sono altrettanti atel. — Le inevitahili conscguenze del sistema esposto neir Emilio sono, secondo Yantove, il mnggior possi- bile concentramento della societa (uomo') in se medesimo, la minor possibile comunicazione cogli altri, la diffidenza delle altrui azioni, V odio e il disprezzo dcgli altri uomini, la superbia di giudicare da se, F avversione all' ohbedienza ai genitori e alle leggi, la perseveranza ne' prop rj err ori , la cor- ruzione die dee fare strada cilia virtii, e per compimento V ateismo sotto le sembianze di deismo. Qual figlio, qual padre , qual siiddito, cfud cittadino sara questo allicvo'' come con 348 EIBLIOGRAFIA. simili uoniiiii sura siciiw V online prlvato . il puhhlico, la repubblica. il re? Stabilisce quindi clie il sistema di educa- zione del filosofo ginevriiio e il piii assurdo e delle piit, ree ronseguenze di ogni altro (p. 67). II sistema del nostro autore sara senza daljbio il mi- gliore di tutti, e si puo arguirlo se noa alti-o dalla fidu- cia con cui ne pai'la a pag. 71 e in altri luoglii. Si con- fro ndiio , egli dice, ora in questa parte dei doveri delV uoino verso se stesso , in quanto al propria sostentamento , I'uomo da noi descritto , e I'uomo del ginevrino; questi potra esser hiiono , ma potra anco siffuttamente riguardare a se , che cada in imprecaziuni per le continue fatiche, in iiolenze per la sua rohustezza , in frodi ed usure per la sottigUezza delle sue In- dustrie, in superbia per la sua dottrina; e il descritto da noi sard ottimo , ne potra mai altro essere die ottimo. II lettore ci avra per iscusati se non esponiamo il siste- ma di edncazione e le altre idee deirautore essendoci nian- cato Faninio di continuare la lettura delle sue lezioni. Ci llmiteremo ad avvertire clie trovansi sparse nelT opera moke idee di un conio diverse da qnello clie Tantore suole im- prontare alle proprie. Ci sarebbe facile il nominare gli scrittori clie sembrano noti al sig. Perolari, quantiinque da lui non citati, e piii agevole sareljlie Faccennare gli scrittori clie egli avrelilje dovuto conoscere prima di render pub- lilico il suo lavoro. Ma entrar non vogliamo in confront! i e solo per non defraudarlo di una consolazione gP indiche- remo il libro delfanonimo P. G. B. Sentii-a con piacere che Taccurata disamina del sistema di Rousseau da lui de- siderata come un servigio utilissimo da rendersi alia societd, era gia publ)Ucata settani'annl sono da quest* anonimo col modesto titolo di Riflessioni sulla teorica e sulla pratica del- r edncazione contro i principj di Fiousseau. Quaiunnque Tautor francese non alibia osato di apporre all' opera il titolo deci- sivo di confutazione, ed aljbia qualclie volta coIlo il senso deU'Emilio, pure lia il merito di avere esposte alcune tra le idee del nostro autore , e di avere combattttto T errore col pregiudizio. 1 TAUTB SECOND \. 849 Logica di doit Pictro Bottura profcssore dl filosofia teorico-pratica neU I, R. Liceo dl Zara. — Vcuezia, i832-33, tipografia Picotti. Toinl 2, in 0.° I lavori di Coiidillac e di Destntt-Tra9y segnano P ultimo svilnppo cui sia giunta la loglca. II primo con una profonda anallsi delle opcrazioni della niente umana lia pi-eparati tutti gli elementi della logica considerata come scienza ^ il Tracy colla sempliiicazione delle facolta intellettuali ha stabilito uno de" precetti piii fondamentali della logica con- siJerata come arte. Le opposizioni die si sono elevate centre il sistema di Tracy, e i nuovi tentativi per appli- care la logica al procedimento tradizionale della civilta ed al complesso degli atti civili mostrano abbastanza clie la logica come arte e come scienza e ben lontana dall" aver raggiunto T ultima sua j^erfezione. 11 libro die abbiamo annunciato sara un nnovo progi'esso ? II merito del signer Bottura e di aver preso il punto di partenza nel sistema di Condillac; ma in vece di giovare air avanzamento della scienza, Tlia fatta retrocedere verso Descartes. Ne daremo le prove. Sul principle del libro 11 ( 49-50 ) 1' autore si da a conoscere inferiore al preprio assuuto. Per dimostvare r importanza della psicologia egli ricerre ad alcune vaglie asserzioni sulla petenza delF uomo e trascura 1' osserva^ ziene decisiva di Condillac die il nesse tra la psicologia e la logica e il punto da cui discende la logica considerata come arte. II soccorso della psicologia e necessarie alia logica qnante e necessarie il conoscere la costruzione di una macchina di cui si deve dirigere il movimento. E ])0ssibile di fiitto I'aggiungere uno scope senza conoscere Tordine normale dei mezzi ' Nella logica donde essi si desumeranno se nen dalla psicologia in cui le facolta della niente ossia i mezzi per cui 1" uomo puo giungere alia scoperta della verita. La distinzione tra V icleolngia e la psicologia esperimentale formalmente stabilita dalf antore nella distribuzione del- r opera e contraria alia noziene delT Icleologia data dal Tracy , e trasporta nel sistema di Condillac tutto speri- nientalo una tlistinzione afl'aito insussistente fuori deiriclea- lisnio. — Sul principle deirideologia il sig. Bottura distin- gue accuratamente la sensaziene dalF idea : " clii sente , 'I egli dice, ha una sensaziene; clii si accorge di sentire 35o BIBLIOGRAFIA. )/ Iia uiridea: la scnsazlone non puo accorgersi di se » stessa: e rintelletto quello die si accorge della seusa- >/ zione, e Tidea della seiisazione e appuiito raccoigiiiienlo X che noi della sensazlone prendiaino 1' idea e >i qnella modlficazione dell' anima la di cui merce acqui- » sta coiiosceiiza di ua oggetto >r ( I. 8. ). A maggior cliiarezza piu sotto soggiunge che la sensazlone e una nio- dlficazione dell' anima, die anzi la sensazione per essere tale debb' essere almeno osciiramente avverdta daW anima ( I. 9. ). Per tal modo 1' autore " si guarda dal confondere >t cose cotanto diverse qnali sono la sensazione . , . e » I'idea, la qiial confusione e nimicissima della verita ed » ofFende tanto la morale » ( I. a5. ). — La qnestione capitale suU' orlglne delle idee, dopo una rassegna inconi- pluta di alcune opinioni vlene dal signor Bottura decisa senz' altra dlscussione coU' antorita del suo voto. " Noi )/ crediamo , cosi egll si espriine , die le idee tutte pro- >i cedano dagli oggetd dei sensi , e dall' ingenita attivita » deir anima o da quelle forze e da quel lume die si serve >r era di questa ora di quella potenza per trarne o questa ,/ od uir altra classe d'idee » (I. 34.). — ■ Si occupa in vece a lungo ( II. 45-85. ) 1' autore nel ripetere alcune notizie fisiologlche sui sensi e tra le altre cose ci insegna die le sensazLonl del tatto e del gusto sono le prime a co- minciare e le ultime a cessare ; che le sensazioni del tatto hanno piit oggettivita di quelle degli altrl sensi , ecc. ( II. 106. ); che la sensitivita mantiene in vita il nobile sentimento della gratitiidine e ci fa percepire il nostra corpo come soggetto, e ce lo fa sentire come oggetto, ecc. (101. II.). Per esporre brevemente il nostro giudlzio senz' altre par- ticolarita sulP opera del Bottvira liastera 11 dire die essa non e a livello delle questioni e della critlca che da mezzo se- colo si sono svHujjpate in Europa. Nel dividere le facolta Intellettuali secondo la distlnzione dell' anima in ispirito anlmatore ed intelllgente , non ha saputo apprezzare il si- stema dl Condlllac, nelle sue idee suU' orlglne dell" errore, sulle nozloni complete , incomplete , adequate , inadequa- te, ecc, e altrove si e mostrato inferlore alle grandi sem- plificazioni di Tracy (I. 96., II. 169.);, finalmente nella soluzlone del problema sulla legge di causalita da cui di- pende tutta la protologia ha dato a conoscere chiarainente di non avere inteso T ideallsmo di D, Hume che ha reagito su tutti i sistemi a lui posteriori. lARlli SECONO.V. O^I De I Jjnida/iun dttiis I'ordre social par LttarciU Ra- voiHE prof, dc title ratare fraiimlsc. — Milan, ioo3 , Nervetti, m 8." II sig. Ravoire lia associate la teoria dell' emulazioue alle (leclamazioui Ji G. G. Rousseau sulla coi-ruzione sociale, e sul bisogno di nua rigenerazlone. Egli ha quindi ignorati nove decinii degli effetti deireiuulazione, e ne lia scainl)Iato il principio coll' obliligo morale di adoperarsi al proprio jjeifezionamento. In relazione al sistema di Rousseau i pi'incijij delPautore soiio incoerenti, giacclie 1' abnegazione deiriudividualitfi discende necessariamente dairindipendenza proclaiiiata nell' Etnilio •, in relazione all' ordine sociale di fatto sono insniiicienti perclie quell' emulazione da cui di- pende lo sviluppo della civilta si appoggia all' istinto della doiiiinazione e non all'orgoglio della viitii. Se avesse av- vertito il sig. Ravoire die 1' ordine sociale riposa non gia sui sentiinenti di una sterile benevolenza , e sulle virtii deiruomo., ma sull' intreccio degl' interessi , non avrebbe al certo diretta 1' emulazione verso un ideale in continua opposizione coi fatti, ma verso il regno del merito civile clie si concilia anzi si ottiene collo sviluppo dell'individualita. Dcscrizione dclle inacchuie pe' trafori modenesi o ar- tcsiani e dei poz-zi forati in Toscana dal jij^cj at i833 puhblicfita dal cav. Alessandro Manet ti. — Fircnze , i8b3, tipografia alV itiscgna di Dante, in 4.°, di pag. 44 , con tre tavole hi ranie. Ill cjuesti ultimi quattro anni fu intrapreso in Toscana il foramento di cinque pozzi artesiani. II sig. cav. Manetti clie diresse i lavori del primo, e clie ebbe in appresso il campo di visitare in Parigi le ofTicine e le operazioni della aompagnia Flacliat, si e actinto in quest' opuscolo a far co- noscere la costiuzione delle varie maccbine usate in tali foranienti, con tutte le aggiunte e perfezionamenti die r esperienza ha suggeriti dopo die fu pul^blicata 1' opera del sig. Garnier , e ad esporre i diversi accidenti occorsi nelle intraprese di Toscana, e la natura dcgli strati di terreno die ivi si sono incontrati. Due maccbine perforanti descrive 1' autore , usate nei lavori di Toscana, la prima delle quali, destinata ad esser 35a EIBLIOGRAFIA. mossa a braccia d' uomini , puo servire fino a metri 140 circa di profondita, e costo , con tutti i suol accessorj, la sonima di fi'anchi 12874, 90 . . . ; la seconda di assai mag- giore potenza , essendo costrutta in modo da essere mossa dalla forza de'cavalli, serve a discendere dalla profondita suddetta fino a quella di metri 260, e costo franchi 2 3017, 75. E cosa impossibile , senza il soccorso delle opportune figure, il dare un' idea dei diversi ordigni, con singolare accuratezza descritti dall'autore, e percio ci restringeremo ad estrarre dalla sua opera alcuni cenni concernenti ai condotti o tubi coi quali e necessario armare o in tutto o in parte il foro eseguito colle trivelle. Quando questi tubi sono unicamente destinati a sostenere il terreno, cliiamansi dair autore tubi di lavorazione ; quando poi devono servire a condurre le acque sorgenti , e ad impedire il loro me- scolaniento colle acque di filtrazione , cliiamansi tubi di ascensione. Fannosi i primi di legno^ di ferro fuso, di ferro battuto od anclie di rame , d'un dianietro maggiore di quelle della trivella cbe deve agire nell' interne di essi, e sogliono avere nel vuoto dai 18 ai 26 centimetri di diametro. Si procura di far discendere il prime tube piix profondamente clie sia possibile , al qtial uope si fa use d'un anello di ferro armato di due manovelle, die ne stringe T orlo su- periore. Accadendo poi clie s' incontri nel foro gia fatto coUa trivella vma forte resistenza , si fa girare il tubo in varj versi , e contemporaneamente si percuote alia som- mita con un maglio di legiio o con una Ijerta. Ma quando le resistonze divengono insuperaljili, e forza introdurre uii secondo tubo di minore diametro e di continuare la per- forazione con trapani minori. Cosi progredendo viensi a formare una serie di tulji , disposti , per cosl esprimerci , come quelli d'un caiiuoc- chiale. Del resto questa serie rimane talvolta interrotta, potendosi omettere 1' armatura ove incontransi strati di terreno non permeabili alP acqua ; oltre di clie si possono estrarre dal foro anclie tutti i tubi di lavorazione, allorche il perforamento e finito , ed e stato collocate il tubo di ascensione. Quest' ultimo, sia di ferro o di rame, e bene che sia stagnate di dentro e di fuorl onde sia meno esposto air ossidazioiie ;, ha ordinarlamente dagli 8 agli 1 1 centi- metri di diametro , e suol esser protratto dal fondo del foro fin poco sotto al piano del suoloj ove viene sostenuto PARTE SECONDA. 353 da uii anello dl metallo raccomandato ad uno zoccolo di muramento. II prirao pozzo artesiano intrapreso in Toscana fa aperto al Poggio a Cajano vicino a Prato. L' operazione duro ia- terpolatamente circa cinque mesi , vi s' inipiegarono 20)35 gioi-nate di lavoranti , fu condotta fino alia profoudita di 143 metri , e finalmente fu abbandonata. II peso dell' or- digno ridotto gravissimo, il lungo tempo necessario per unire insieme le aste , ed il trovarsi sempre in terreui clie non davano speranza di felice successo furono i uiotivi die fecero prendere tale determinazione; si riusci non pertanto coir opera d' una grossa vite a pani quadri a ricnperare interamente ii tubo di rame , clie pesava oltre i due mila chilogrammi. Pill fortunato fu il foramento del secondo pozzo arte- siano eseguito sulla piazza del duorao a Grosseto, col quale si ebbe una conserva perenne d'acque salubri alia profon- dita di metri 4,67 sot.to il suolo , clie si elevano facilmente per mezzo di opportune trombe d'aspirazione. La profon- dita forata fu di metri 122,50; vi s' impiegarono 3340 giornate. II terzo pozzo eseguito a Pontedera diede le acque ad assai minore depressione sotto il suolo , sicclie fu possibile renderle salienti coll' abbassare all' ingiro il piano della piazza del coraune suddetto , e col praticare una gradinata discendente 58 centimetri. La profondita del foro e di metri 86,95, e s' impiegarono intorno ad esse solo i2o3 giornate. Le acque uscendo limplde dalla fonte hanno ua leggerissimo odore di gas idrogeno solforato , ed un sapore leggermente ferruginoso ; col riposo si manifesta in esse un qualclie inalbaniento , e quindi depongono una sostanza giallastra e si fanno di nuovo limpide e trasparenti. Puri- £cate in tal modo naturalmente , oppure coU' infusione di pezzi di carbone , le acrpie stesse riescono perfettamente salubri come risulto dagli esperimenti chiniici istituiti dai signori professori Bianchi e Savi. II quarto pozzo fu eseguito nella citta stessa di Firenze sulla piazza di S. Maria Novella , e ancbe qui le acque non giunsero a superare la superlicie del suolo. Colla jjrima perforazione s' incontrarono degli strati ghiajosi con grossi sassi qua e la spar^i, a cul successero a 20 metri di pro- fondita le argille in alcuni luogUi tauto dnre e tenaci, clie Bill Ital T. LXXII. 23 354 BIBLIOGRAFIA. in dodici ore di lavoro se ne potevano appena traversare trenta centimetri. A 46 metri cambio il terreuo di natura, e si trovo formato di diversi sottili strati di dura pietra calcarea interrotti da altrettanti argillosi calcarei. Condotta la perforazione con uii trapano largo undici centimetri iino a 86 metri, fu a quella profondita ritrovato uno strato di durissima pietra di metri 1^40, al quale sottostavano altri strati generalmente meno tenaci dei superior!. Era il foro profondo mstri 99 , allorche si osservo entro al tubo un innalzamento di 38 centimetri sul livello dell' acqua , la quale si era fino allora mantenuta a metri 4,67 sotto il suolo. Colla speranza di ottenere una fonte zampillante fu protratta la perforazione fino a metri 107,38, ma le sem- pre crescenti diificolta , e 1' incontro di terreni di natura simile ai precedent! consigliarono di porre fine al lavoro cbe richiese T opera di 3549 giornate. In tanto col mezzo di due trombe aspirant! teniporariamente applicate al foro si attingono le acque , le quali si mantengono perfette ed inesaiiribili. Del quinto pozzo che si sta lavorando sotto la direzlone del sig. Raffaello Sivieri di Firenze sulla piazza del Car- mine della nominata citta , non ci reca 1' autore alcuna notizia , limitandosi ad accennare die in esso s' incontra- rono non minor! diflicolta d! quelle gia sopra riferite. Da quanto vcnne fin qui esposto no! possiamo conchiu- dere che nella Toscana non si ottennero ancora vere fonti artesiane salient! , eccettuato a Pontedera ove si resero tali con un artificiale abbassamento del suolo. Cio nulla ostante in un paese lontano dalle grand! ghiacciaje e percio sog- getto a sicclta nella state tali intraprese , come glustamente asserisce 1' autore, sono d'vma utilita veramente incalcola- bile. " Di fatto , egli dice , gl! abitant! di Grosseto , che » nella state particolarmente doveano servirsi delle acque » impure dell' O nib rone, godono oggi, grazie all' opera ar- )i tesiana , perenni acque salubri ; dono per loro tanto piu >i prezioso ^ quanto piii nella stagione pericolosa ha toko " una cagione dei mali di Maremma. La terra di Pontedera " ha risentito non minore vantaggio dalla nuova fonte zam- » pillante in una delle sue piazze ; e la citta di Firenze » colle vicine campagne non han cessato di benedire in " occasione dell' insolita siccita della decorsa estate la » jprovvidenza del principe , per aver fatto estrarre dalle PAIITE SECONDA. 355 11 jjrofontle viscere della terra delle nuove acque pure ed » abbondanti , quando la magglor parte delle fonti esauste , »; ed i pozzi iiiariditi ricusavano il triljuto delle ordiaarie » sorgenti. Compendio dl geo^rafia compilato su d iin nuovo piano conforme agli idtimi trattati dl pace ed alle piii re- ceiill scoperte ecc. Opera destiaata alia gioientit stii- diosa e a tutd coloro die s occiipano dl ricerche polltlche e storiche da Adriano Balbi. — Torino, io33, dalla tipografia Pomba, m 8.° Tutta I opera in lo fasclcoll llr. 25 Ital. VAbrege de geographic compilato dal celebre geografo italiano Adriano Balbi, del quale era stata da noi nel fascicolo di noveinbre i832 , tonio 68.°, pag. an di que- sta BdDlioteca amiimziata la prossima pnbblicazione , esci in luce nel successive anno in Parigi in un grosso volume in 8." di pag. i5oo. Tosto diversi librai d' Italia rivolsero il pensiero a riprodurre quest' opera importante con veste italiana; ma ripatriatosi intanto Tautore, s' accinse egli stesso alia traduzione del suo lavoro, corredandolo di moke giunte e rettificazioni , e ne affido Tedizione al tipografo- librajo Giuseppe Pomba di Torino, da' cui tipi sono gia usciti tre interi fascicoli, contenenti i principj generali della geograiia e la maggior parte della descrizione del- TEuropa. Quanto all' introduzione cbe nell' edizione fran- cese e jiremessa all' opera, Feditore italiano si propone di pubblicarla in i\ltimo luogo unitamente ad una sua propria prefazione. Noi ci aiFrettiamo intanto a dare un breve sunto delle cose contenute nei tre suddetti fascicoli e principalmente nella prima parte dell' opera, nella quale trovansi in assai ristretto spazio ingegnosaniente raccolte le piu importanti notizie relative alia geograiia generale. I sei primi capitoli trattano della geografia matematica, cioe: i." del sistema dell' universo ; 2.° della sfera celeste e de' siioi circoli; 3." della sfera armillare , del globo terrestre artificiale e del loro circoli; 4.° della figura della terra, delle sue dimensioni e delle longitudini e latitiidini geografiche ; 5." delle cane geografiche e delle principali misure: 6° delle zone, dei climi astrotiomici c dei climi fisicL. Tutti questi 356 BIBLIOGRAFJA. argomenti vl sono esposti in modo elementare e colla mag- giore brevita e chiarezza (*), giacche non era intenzione deir autore di oltrepassare i limiti della scieiiza geogralica coir iiitraprendere un trattato di cosmografia, d' uranogi-afia o di astronomia. II capo 7.°, che presenta le principali defiiiizioni geo- grafiche e importantissimo per runiforniita e la precisione (*) Ci sia permesso di qui notare alcimi passi di qiiesta prima parte nei qiialij trattandosi di principj matematici , avremmo de- siderato una maggior precisione. Nella jiagina prima si dice che il sole e posto presso il centra di gravita de'' corpi che compongo'io il sistema solare. Una tale espressioue indun-ebbe a credere che il sole avrebbe potuto essere collocato in un punto lontano dal suddetio centre ; era dunque piu esatto il dire: Stante I' iminensa preponderanza della viassa del sole su quella di tutti gli altri corpi che compojigono il sistema solare , il centra di gravitd di tale sistema vieiie seinpre a cadere presso il centra del sole. Poco dopo si asserisce che i plane ti e i loru satelliti hanno figura sferica; ma a pag. 7 si avverte che la terra e una sferoide com- pressa. Era dunque meglio Tavvertire fin dal priucipio che non solo la terra, ma i piaiieti Marte, Giove , Saturno hanno figura eferoidale , e che tale si suppone per principio d' aualogia quella di tutti i corpi celesti che hanno moto di rotazione. A pag. 5 leggesi che le costellazioni sono figure d' animali , d' istroiuenti 0 di uondni ; ma T Eridano , per esempio, il Wonte Menalo, la Chioma di Berenice, la Nuvola, ed altre costellazioni uon rapj^resentano ne uomini, ue animali, ne istromenti. La terza colonna della tavola del sistema solare Jia per titolo Distanza dal sole in raggi i sia alle grandi divlsioni fisiche , sia alle grandi divi- >; sioni etnografiche della terra. i> Posto qiiesto prlncipio, comincia la sua descrizione dalla geografia fisica deir Eu- ropa e ne espone siiccessivamente i limiti astronomici , le dimensioni secondo la massima lunghezza e la massima larghezza tanto assoliite che relative , i confini , i mari ed i golii, gli stretti , le penisole , i fiiuni , i laglii , le isole, le montagne divise in tredici distinti sistemi, gli acrocori, i vulcani, le valli e le pianure, i deserti, steppe e lande , i climi , i minerali , i vegetali e gli aniraali ; venendo poL alia geografia politica, e premessa la siiperficie totale del- r Europa , la sua popolazioue e la classificazione dei po- poli da cui e abitata secondo le loro lingue , le religioni e i governi, propone come piu conveniente la seguente di- visione : i.° Parte Occidentale suddivisa in Parte Centrale ; Parte Australe ; Parte Boreale ; a.° Parte Orientale. Noi non seguiremo 1' autore nella descrizione dpi singoli Stati, nella quale abbiarao ad ogni passo ammirata I'acciu-a- tezza e la sagacita singolare colla quale ha saputo scegliere e ristringere in breve le cose piii importanti a sapersi ; osserverenio solo che la descrizione delle piii cospicue citta e delle cose rimarchevoli in esse contenute do\ette essere Ja parte piii difficile del suo lavoro. Infatti per quanto esteso fosse il suo letterario coiniucrcio, com' era possiliile ch' egli avesse in ogni luogo un corrispondente abbastanza istrutto e non afl'ascinato dal sovercliio amore di patria per non descrivere come monumenti ragguardevoli per bella architettura e per riccliezze d'ornamenti edifizj pub- blici e privati non meritevoli di simili elogi ' E volendo in vece ricorrere alle Guide delle diverse citta, quale crite- rio poteva egli avere per distinguere quelle che sono com- pilate da persone intelligenti, dalle altre che assai sovente si pubblicano e si ristampano per pura speculazione libraria? E per esempio coll' attignere a luigliori fonti non a\Teb- b"cgli, parlando di Milano, acceunati tome ragguardevoli per 36o BIBLIOGRAFIA. bella architettura i palazzi Cusani, Litta, Trivulzio, Melle- rio ecc, dimenticato non avrebbe i palazzi Marini, Annoni, Durlni, ed altri veramente ragguardevoli benche privati edi- ficj; ne data avi'ebbe come qui tuttora sussistente la scuola de' mosaici. Parlando del Duomo avremmo amato che le sue parole non fossero si generali , ma che almeno indicate ne avesse lo stile e la costrnzione, nel che supera esso nel suo genere ogni altro tempio del mondo; ne che nello stesso paragrafo parlato si fosse della magniiica cappella di San Carlo in modo di far credere ai lettori ch'essa trovisi fuori del Duomo; equivoco che forse al tipografo attribuirsi dee piii che all' autore. Maggior accuratezza an- cora bramato avremmo in qualche luogo quanto alia di- zione. Per esempio parlandosi del palazzo di Brera si af- ferma che in esso si fa pure alternatamente tutti gli anni I'esposizione dei prodotti dell' industria ecc. Vole vasi forse dire alternatamente con Venezla, senza il quale supposto quelle parole inchiuderebbero contraddizione. Ma a tutte le inesatfezze che fossero scorse in questa parte dell' opera rechera opportune rimedio la puljlDlica- zione d' un annuario geografico nel quale 1' autore si pro- pone d' inserire di mano in mano , non solo le nuove sco- perte ed i cambiamenti fisici e politici della superficie del globo^ ma ancora le correzioni che gli saranno indi- cate da' suoi collaljoratori e da tutte le persone che hanno a cuore il progress© della geogralia. Di che possa intrattenersi il forastiere in Monza. — llonza , i833, tipografia Corbetta, in 12.° Opu- scoletto di pag. 55. Non ci ha forestiere , che viaggiando pe' bei paesi della Lombardia non faccia pure ima visita a Monza ; piccola citta 5 ma degnissima d' essere veduta per le sue grandi rimembranze , per la situazione sua , e pei molti oggetti de' quali va fastosa. Non possiamo percio che applaudire al tipografo editore, il quale voile con quest' opuscolo pre- sentare a' forestieri quasi un comodo Manuale di cio die in Monza contiensi di piix considerabile. Ne pero ommise di additare le due principali opere che consuitarsi potreb- bero da chi amasse di conoscerne piii ampiamente la sto- ria, e le curiosita , le Memorie cioe del canonico Frisi, e PARTE SECONDA. 36 1 VApologetica del canonlco Bellani. Se non che amato avrem- mo che a tianco di quest' ultima coUocata pur avesse ZMp- pendice all' articolo sulla Corona ferrea , die leggesi nel pri- mo volume del Costume antico e modemo , e die fu stam- pata anche separatamente nel 1824. Noi aucora siamo coU' editore perfettamente d' accordo, die quando nell' imagine die vedesi nell' un campo d' uno de' preziosi dittici della monzese Basilica abhia a ricono- scersi I'effigie di Boezio, debbesi nell' altro campo ritenere per r allegorica imagine della poesia anzi che per quella di Elpe prima moglie dello stesso filosofo , la donna che sta in atto di cantare e d' accompagnare il proprio canto col suono della lira. Aggiugnere altresi dobbiamo che 1' e- ditore e di Jjella lode raeritevole anche per la nota da lui a pag. 40 ioserita , nella quale viene notando gli strafal- cioni presi dal Tenore nel suo Viaggio, la dove questo hotanico fassi a parlare di Monza. Ed egli ha ben ragione di ancor piu altamente dolersi , che siffatti ed altri vitu- perevoli strafalcioni leggansi pure nell' elegante opuscolo , / giardini d' Italia , pubblicatosi non ha guari dalla Societa tipogralica de' classici Italiani. Chi mai crederebbe che a Milano , a meno di died miglia dal R. Giardlno di Mon- za, stampate siansi cotante assurdita ? L' editore nel suo Avviso accenna che amerebbe di estendere poi I' operetta sua a tutta la Brianza. Ottimo divisamento ! Ma quand' egli a cio accingasi , consigliargli vorremmo a non trascurare in alcun modo lo stile , ed a condire la sua dizione coUe grazie della lingua. /. Description de quelqnes especes de la collection zoolo- giqne de Turin indiquees par le prof. Bonelll comme incdites on mal connues ,• par le prof. Gene, avec pi. II. Descrizione di nna sin^i^olare varietd di Pecora a coda adiposa , e della femmina del Bccco selvatico dell Alto Egitto {Capra nubiana F. Cuv.); del prof. G. Gene , con fig. III. Observations snr quelqnes particularites organiques da Chamois el des Moutons par Jos. Gene prof, de zoologie et direct, du Museum d'histoire natarelle. Queste descrizioni ed osservazioni sono destinate a for- mar parte del torao XXXVII deile Memorie della Reale 362 BIBLIOGRAFIA. Accademla delle scienze di Torino : noi le verremo con 1' ordine sovrespresso esaminando. I. Amor della scienza die coldva, debito d' illustrare le dovizie dello stabiliraento cui presiede delle qviali non sia ben chiaro il merito, e di compier 1' opere dal suo pre- decessore incominciate siccbe a questo non venga meno la gloria clie gli e per esse devoluta , mnovono il prof. Gene a trattare di alcune specie del Museo zoologico di Torino state dal Bonelli qualificate siccome non ancora descritte, oppure mal conosciute. II suo lavoro sara spar- tito in pareccliie Memorie , due delle quali gia danno ar- gomento al primo degli articoli annunziati. La prima Memoria contiene la descrizione di due uccelli : i.° Gamilus melanocephalus Gene, Corvus melanocephalus Bonelli. Questa specie , propriamente da annoverarsi tra que' corvi di cui fu composto il genere Garrulus , ha per piu segnalato distintivo nera la calotta. Somiglia alquanto alia ghiandaja comune d''Europa (G. glandarius), ma ne difFe- risce per minor mole di corpo, e per il colore della fronte, della sommita della testa e delle guance. Eccone in succinto la descrizione: dorso, pectore lateribusque ferrugineis ; tectri- cibus alarum cceruleis, lineis transversis alhis nigrisqae ; fron- te, gula genisque alhis; pileo , niacidaque utrinque ad os , nigris. Gli uccelli di questa specie sono nella Siria numerosissi- mi , e gli esemplari che il Museo torinese ne possiede furono uccisi ne'contorni di Balbek dal signor Crolla, me- dico e chimico piemontese, attenente a monsignor Losanna vescovo di Abido. a ." Tardus Wemeri Bon. Bella specie di tordo che alquanto differisce da tutti i tordi propriamente detti d' Eurojia per assoluta mancanza di macchie nere sul petto e su' lianchi. Suoi principali ca- ratteri ne sono i seguenti : supra obscure oUvaceus, fascia lata superciliari, gula, abdomine crissoque albis; pectore late- ribusque ochraceis. Di questa specie non v' ha cenno nelle opere descrittive; Werner ne diede bensi la figura nel suo Atlas des oiseaux cVEurope , ma con istrano errore applico ad essa il nome di T. Naumanni , specie afFatto diversa. Gli esemplari del Museo di Torino vengono da individui uccisi presso la detia citta in tempo della passata de' tordi. PARTE SECONDA. 363 La seconda memoria contiene la descrizionc di un ret- tlle mal conoscinto, e di un pesce nuovo. i.° Coluber ippocrepis Linn. Questa vaghissima specie di colubro, cui gli autori una- nlmemente e senza eccezione assegnano per patria TAmeri- ca, esiste nondimeno in Sardegna, e ne' contorni di Ca- gliari e assai nioltiplicata. Bonelli avea del colubro sardo fatto una specie nuova, ma il principe di Musignano dimo- stro come non fosse diverso da quelle d'America. I natu- ralisti pero leggeranno con piacere la descrizione , e ve- dranno la ligura di questo medesimo colubro, quali formano parte della Memoria del Gene , perclie T una troveranno pivi compiuta, e T altra piu esatta, die non fossero la lin- neana descrizione e figura corrispondenti, a cui nondimeno tutti i naturalisti ebbero slnora ricorso nel trattare del C ippocrepis. 2° Cantharus fasciatus Gene. C. ovalis , griseo-argenteus ? fasciis utrinque verticalibus ohscuris septem ; pinnis dorsi caudceque violaceis. D. H; A. f : C. 17; P. 14: V. 1. Questo pesce fu preso anni sono nel mare in vicinanza a Cagliari. Bonelli s' avvide che la specie n' era a' natura- listi sconosciuta , ma non gli diede nome , e quelle impo- stogli dal Gene serve a siguificare le fasce nerastre ond'ha verticabnente percorsi i iianchi , del qual distintivo altro esempio non avvi fra' cantari. L' esemplare posseduto dal Museo torinese ba di lungbezza 1 1 poUici , e d' altezza quasi 4 dai primi raggi della dorsale sino all' orlgine delle ventrali. II. II prof. Gene non pago di compiere le faticbe del suo predecessore , si adopera ad imitarle, massime col far attento esame di quegli animali, cbe piemontesi impiegati in estero stato sono solleciti d" inviare qual raro oggetto alia loro patria. Racconia il Gene come il signor Domenico Pedemonte, console generale di S. ]\I. in Alessandria d'E- gitto, conducesse or ba un anno a Torino un numero rag- guardevole di scelti animali viventi, da lui con grandi cure raccolti od acquistati in Africa, e cbe da S. M. venuero poscia destinati ad accrescere il serraglio di Stupinigi. Fra codesti animali il signor Pedemonte diceva rarissima , e sconosciuta agli stessi abitanti dell' Egitto , una curiosa 364 BIBLIOGRAFIA. varieta di pecora , ch' egli avea coraperata da un arabo , siccome iiativa e proveniente da una parte non deterininata delPAi-abia ;, cosi tal pecora fu in particolare argomento di stud] al professor di Torino. Trovolla quanto all' aspetto , ed alcune eziandio delle principali variazioni organiche , rassomigliante all' om aries steatopyga o /czrgnzco di Pallas ; ma tale , riguardo ad altre sue proprieta , da suscitare il sospetto ch' ella sia una varieta stata finora mal descritta se non del tutto ignorata , o compresa con espressioni tropjJO vaglie e general! fra le molte varieta del montone a lai'ga coda. Delle quali supposizioni, dice I'autore, qua- lunque sia per verificarsi non togliera, spero, ch'io abbia reso un servigio alia scienza pubblicandone la descrizione e la figura. Cio che innanzi tutto ferma 1' attenzione di clil porta lo sguardo su questa pecora e la sua coda, la quale avve- gnaclie normale per numero e diinensione di verteljre , e niostruosa per adipe e per figura, talche questa rassimi- glierebbe press' a poco ad un S se detto menibro fosse spoglio deir adipe. Quanto all' adipe stesso, oltre all' invol- gere la coda , tranne all' estremita , e seguirne 1' incurva- mento, e tale e tanto che lo spazio compreso tra I'ano e lo scroto nell'un sesso, e tra I'ano e le mammelle nell' altro , la linea mediana dell' addomine , la regione sternale, e perfuio le guance ne sono piu o meno infarcite, e pill o meno distese e rigonfiate. Pero I'ammasso adiposo posto tra le gambe posteriori e piu di tutti voluminoso e spenzolato, giacche nel maschio scende quasi all'articola- zione della gauiba col metatarso, e siniula un mostruoso perineocele. Una particolarita poi che concilia a queste pe- core un aspetto sempre piii singolare si e una pelle floscia e pendente, una vera giogaja simigliante a quella de'buoi, che dall'angolo della mascella infer iore scorre fin verso la meta del colic. lo non conosco altra pecora ( sono espres- sioni dell' autore ) che piii di questa sia piacevole a ve- dersi nel riguardo dei colori che la adornano. Essa ha il capo e il collo nerissimi , lucenti ; il resto del tronco e le membra tutte bianchissime, se si eccettui una leggiera sfumatura giallognola clie vedesi alia ripiegatura della coda. II pelo , qual si ofFre alio sguardo ed al tatto , e diritto , grossolano e stipato , ma ne cuopre un secondo, arriccia- to, elastico, di fmezza quanto puo mai dirsi maravigliosa. PARTE SECONDA. 365 il quale varrebbe a rendercl In particolar modo utilissima cjiiesta varieta di pecore. Ma sfortunatamente tutti gl' in- dividui die ne furono recati a Stnpinigi durante I'lnverno perirono. II prof. Gene termina il discorso intorno alia descrltta varieta con una breve digressione intesa a porre tal qual ordine nella distribuzione delle varieta, di cui si compone oggidi il grupno della pecora a coda adiposa. Porge in appresso la descrizione e la figura della femniina d'un'al- tra specie di ruminante , di cui sinora era soltanto cono- sciuto il masclvio, e la quale pub contarsi fra le piii inte- ressanti di cui siasi in questi ultimi tempi arricchita la zoologia. Tale specie e la capra nuhlana Cuv., ossia becco selvatico dell' Alto Egitto, e i caratteri di essa com'anclie i distintivi della femniina ne appariranno dalla frase seguente: Capra nuhlana F. Cuv. C fulvo-grisea, linea dorsali, cauda lateribusque nigrican- tibus; subtus alba; pedibus albo jiigroque maculads; auri- culis intus trivirgatis. Mas barbatiis, barba nigra; cotTiubiis longissimis , subtrian- gidaribus , supra nodosis , in dorsum reclinatis. Foeniina iniberbis ; cornubus gracilibus, Ictvibus , subcom- pressis , apice introrsum vergentibus. III. La pecora a coda adiposa di cui parlossi nell' articolo precedente diede al Gene occasione di scoprire un'oiganica particolarita, clie in quella varieta meglio che in ogn' altra della specie delle pecore si dimostra palese. Tale partico- larita consiste in un foro circolare , d' una linea circa di diametro , munito nel centro d' un piccolo fascetto d' irti peli, e il quale s'apre nella pelle sull' anterior faccia di ciascun piede , al livello delP articolazione superlore delle medie falangi , e precisamente al principio della divisione delle dita. Ciascuno di questi fori, formato com'egli e da un ripiegamento della pelle, s'interna per il tratto d' al- cune linee , quindi termina in una borsa le cui pareti in- teriori sono ispide di pelo lungo e liiancastro, disseminate di folliculi seljacei , e coperte d' unior giallastro, spesso e untuoso^ questa borsa, ossia organo di secrezione, e curvo e ripiegato sopra se stesso verso il mezzo di sua lun- gliezza , ed e serrato nel fondo. Quantc furon le pecore dal Gene esamlnate, tutte tro- volle luunite della descritta organica proprieta ; in vece ne 366 EIBLIOGUAFIA. trovo mancanti le capre d' ogni maniera , e percio la pro- pone qual distintivo acconcio a difFerenziare il genere delle pecore da quello delle capre , poiclie ne forma di fronte (^ chanfrein ) , ne assenza o presenza di barba, ne altro ca- rattere, valeva sinora a distinguere assolutamente Tuao dal- r altro, talche naturalist! di gravissima autorita gli avevano congiunti in un solo. Mentre il Gene invano s'' alfaticava in cercare ne' libri di storia naturale alcuna notizia intorno air organo descritto, fu avvertito dal signor Bonafous clie se ne teneva discorso nel Dizionario di medicina e cliirur- gia veterinaria del signor Hurtrel d'Arboval, e die vi era anzi qualificato come sede di un particolar genere di ma- lattia detta fourchet. A tor to pero nel Dizionario medesimo viene un tal organo ascritto anche alle capre , di modo die il merito di aver trovato in esso un sicuro distintivo tra pecore e capre e tutto del Gene. Queste ricerclie relative alle pecore sono precedute da altre intorno all' ufBcio di que' due fori die trovansi nello spessor della pelle suUa testa del camoscio verso la base delle corna dal lato posteriore, ufficio sin qui sconosciuto. II Gene \dimostra die tali fori spettano ad organi di secre- zione onde produces! quell' odor di capro fortissimo e dis- gustosissiiiio, clie i camosci tramandano nella stagion degli amori. Fuor di questo tempo sono nascosti dal pelo in forma di solchi trasversali stretti ^ poco profondi , senza margin! rilevati , ne contengono sensibil materia. Ma in detto tempo i ripiegamenti della pelle intumidiscono, emev- gono al tutto fuor! del pelo , e si mostrano con forma e grossezza all' incirca di noce. La fessura die recano in alto scende addentro nel loro spessore sino a livello della pelle circostante , e le pareti ne sono moll! di liquor gial- lastro untuoso , esalante quell' odor di becco die da nes- sun' altra parte del corpo traspira. Termina il Gene coU' avvertire die il detto carattere organico, come quello die e comune a' camosci d' ogni sesso e d'ogni eta, aggiunge nuovo motive per separarli dal genere delle antilopi , il die gia i naturalist! moderni hanno fatto per altri notabili argoraenti di distinzione. PARTE SECONDA. 867 Dizionario delle scienze naturali redatto da varj pro- fessori del Giardlno del Re e delle principali sciiole di Paiigi. Prima traduzinne dal francese con ag- giitnte e correzioni. — Firenze , per V. Battelli e figli. In 31ilan.o le associazioni si ricevono dal li- brajo Angela Monti in contrada del Cappello. Prezzo cent. 3o ital. al foglio di 16 pagine in 8.°, e cent. 5o ciascuna tavola. ALbiamo annunziato altra volta (torn. Sp.", pag. 27a, agosto i83o) il cominciamento di quest' opera voluminosa non che fregiata di niolte figure , ed aljbiamo esposti i patti di associazione alia medesima. Ci era ignoto in quel tempo quali ne fossero i collaboratori italiani :, era sono conosciuti, e il dime i nomi e un conciliare stinia aU'opera medesima: son essi i signori Antonio Targioni-Tozzetti , Filippo Nesti, Giusepjje Gazzeri, Antonio Brucalassi, Fe- derigo Bruscoli. Questa versione del Dizionario francese e ora giunta alle voci die incominciano per Cal. , niediante la distribu- zione fattasi verso la fine del i833 clie e la 24..", e forma ii fascicolo sesto del volume quarto. Gli editor! promet- tono die d' ora innanzi la jiubljlicazione ne procedera con maggior sollecitudine, scusandosi, se mai poca ne fu sinora usata , coir attriljuirla alia scabrosita della materia e alia beata indolenza degli scienziati che, favoriti come meritano dalla fortuna e non conoscendo la necessita, non s' affrettano e si conteiitano di far bene. La stanij^a di quest' opera comincio col quarto volume ad essere eseguita con caratteri nuovi;, le figure die accom- pagnano i fascicoli ultimamente pubblicati, avvegnaclie alquanto men belie delle francesi di cui sono copia, sono pero migliori di quelle che uscirono in compagnia de' primi fascicoli. Anclie la traduzione ora ne semln*a condotta piu diligentemente che non fosse in principio. Ci vennero pero sett' occhio molti errori tipografici relativi a nomi proprji e non solo importa di non commetterne rpiando non tro- vansi nelP originale francese, ma anclie di correggere quelli che in esso sono sparsi , massime se riguardino cose ita- liane. Cosi nelia citata distribuzione 24." abljiamo trovato che Tanidrite quarzifera vi e detta come nell' originale rietra di Vulpino o rmirnio di bardigUo di Bergamo, in vece 368 BIBLIOGRAFIA. d'essere chiamata Pietra di Volpino o niarmo barcliglio di Bergamo. I beiiemeriti compilatori italiani vaiino dotando T opera di iitili aggiunte ^ non si pno pero dire clie tutte quelle v' introducano che all' odierna condizione dell' istoria natu- rale, ed alia vastita dell' opera medesiraa si converrebbero. Cosi avendo fatto confronto tra gli articoli contennti in una parte della citata distribuzione 24.*, e quelli clie sono comjjresi in un altro recente Dizionario francese di storia naturale , cioe nel Dictionnaire Classique , abbiamo trovato la prima mancante delle seguenti voci che leggonsi nel secondo piu o meno ampiamente dichiarate : Calimene , Calipso , CalUstene ( Ins. ). Massimamente poi li vorremmo gelosi di non omettere le necessarie aggiunte allorche di cose italiane si tratti. A proposito della suddetta pietra di Volpino dice I'autor francese e ripete il traduttore italiano che non se ne conosce la posizione geologica. La quale sen- tenza , per 1' onore del nome italiano che dev' esserci ognora presente o ad opera originate si attenda od a qualche ver- sione , non dovea lasciarsi scorrere senza raostrarne la falslta , il che sarebbe state facile col soccorso delle ojjere di Brocchi (i) , di Maironi da Ponte (a) e di altri nostri naturalisti. Prlncipj fondamentali di orticoltiiTa di Giovanni Lind- ley , prof, di botanica all' Universitd e segrctario- aggiunto della Societd di orlicoltura di Londra ecc. Tradazione del gicu'dinicre Giuseppe Mjnetti , so- cio corrispondente dell I. R. Accademia de Georgofili di Firenze. — Monza, i833, tipografia Corbctta, di pag. 72, in 12.° Prezzo lir, i itcd. Quest' operetta e un sunto di organografia e fisiologia risguardante la nutrizione e moltiplicazione delle piante con agglunta delle piu importanti pratiche applicazloni. E stesa in forma di aforismi , i quali , a parere del signer Manetti, sone come "tratti arditi e robusti in cui trovasi (i) Trattato delle miniere di ferro del dipartimento del Mella, vol. II , pag. 246. (2) Dizionario Odeporico , vol. HI, pag. 234. Geologia della provincia bergamasca , pag. 3o, II4- PARTE SECOND A. 069 (Icliiieato tiUto quel die ne' d'l preseatl tleve coiioscere clii bniina farsi adepto della scienza ed arte orticola. » Won poclii a dir vero di tali aforismi esigono dichiarazi'one e tra gli altri il 10° cosi espresso: " II tessuto e cliiamato Jibra legnosa quando e composto di vasi sottili conici , chiusi ad ogai estremita, e posti I'luio a lato deiraltro; 1/ e il 2 1° "I vasi spirali conducono dell' aria ossigeaata: » ma evidentemente 1' opera e destinata non tanto a prov- vedere da se all' istruzione , quaato ad ajiitarla col far conserva dei documenti clie principalmente le soiio neces- sarj. II metodo ale. Riticne il sig. Bariola per Tapplicazione di tale maiiiera di computo die sia seguita ed accettata la regolare premo- nizione del pagamento a conto, colla quale si viene vir- tualmente a dividere il capitale originario, e trova clie con tale premessa e col computo da lui adottato rimane adeni- pito alia disposizione del Codice civile, secondo il quale gli interessi devoao essere pagati colla restituzioiie del capitale , considerandosi come un capitale parziale la partita del pa- gamento a conto. Non deducendosi qnindi da esso pagamento griateressi rateati decorsi sul capitale complessivo clie si lasciano da pagare alia rispettiva scadenza , si ha per risultamento di avanzare una maggior somma da mettere a scarico del capitale originario , e di lucrare cosi necessariamente nel progresso del conto ed a vantaggio del debitore i corri- spondenti proporzionali interessi sulla detta maggior somma clie si e potuto portare in diminuzione del capitale com- plessivo. Qnesta condotta di conto coUe circostanze e considei-a- zioni in proposito addotte si presenta ben ragionata, e quando non intravvenissero titoli estranei e particolari da valutare , potreblse essere ammessa per principio normale. Ma avuto pure riguardo alio scopo del sig. Bariola, e riconoscendo la buona e lodevole di lui intenzione, qualche avvertenza occorrerelibe sul modo da lui adojierato, osser- vaudo, il suo lavoro sia come ideato, secondo 1' annuncio, a presentare aggiunte e rettilicazioni per Paritmetica del P. Soave, sia come tendente ad esporre e disculere punti 3t2 nUlLlOCRAFIA. / particolfiri ili coatal)ilita per le relazionl clie possono aver col Diritto e per istruzioiie degli studios!. Rispetto air opera del Soave, non parreb]3e die possa a ttitto rigore ed esclusivamente snssistere rapplicazione del- r annnnciato assnnto del sig. Bariola. Pi-iuia, pcrclie il Soave ne' laoglii citati dal sig. Bariola tratta , se hen si guarda, i suoi casi in modo aljlaastaiiza ge- nerico da poter essere immune da accusa al confronto della trattazione di casi particolari. E non piii a lui specialmente clie ad altri trattatisti sarelibe da farsi avvertenza, giacclie d'altronde se si vogliono combattere tutti i casi generici e pviraniente speculativi delle aritmeticlie bisognerebbe , per esempio, intieramente rigettare quelli di nierito semplice che d'ordinario non sono mai applicati. Secondariamente , perclie col fatto non si accennano le vere aggiunte e rettilicazioni clie pure si troverel>bero da introdiure nelPopera del Soave, al qual iiopo si avrebbe a coniinciare non solo dalla parte ove si tratta delFaritnie- tica, dJreliljesi, applicata, ma da quella pure delle teorie , ossia della spiegazione dei principi, in ctii quel Iduou Pa- dre d'altronde tanto benenierito e rispettabile , ba lasciato a desiderare in cfualclie rara occorreuza maggiore svilup- pamento, esattezza e connessione di tliinostrazioni. E qui notisi di passaggio clie un'asserzione del P. Soave , il quale vuol cbiamare i conti a tirone di merito doppio , parrebbe dal sig. Bariola tacciarsi soltanto come di non })ene giusti/icata , e s' intendereljbe da lui supplita nella diinostrazione ( con clie inostrerebbe di ammetterla in massinia) cfuando il principio espresso dal detto Soave e vizJato ed insussistente nella base, come e agevole di ri-, conoscere pei' Tesanie dell' esempio che adduce nella sua aritmetica, e per le diverse circostanze dei conti puramente scalari e dei conti d"" interesse a capo d'anno, ossia di me- rito dopjno. Parlando del detto lavoro come esposizione di occorrenze e regole particolari di conti poste in esame e discussione, potrebbe notarsi come il sig. Bariola sembrerelibe essersi impegnato troppo facilmente in decision! e solnzioni die iion appartengono per vero dire alia pura contabilita, ma {ilia partita legale , e dovrebljero quindi essere trattate e pronunciatc dai giurisperiti, PAltTE ?ECOND.V. []-[] Cin, oltre il caso cli sopra meiizioaato. si riscontra piii scnslljilinente ])er Taltfo clie segue nella proposta e die tratta dell' applicazione dei pagamenti in isconto di piii capita!! scaduti portanti diversi interesse;; la quale aj:)plica- zione giudicasi di jn'iiua giunta dal sig. Barlola doversi fare esclusivamente in f.ivore del capitale che porta interesse pill gravoso , scnza alcun riguardo a prioriia di scadenza negli altri capitali. Per rullicio del Ragioiiiere ed iu liiiea di contaljilita si richiederebbe soltanto che si avessero ad espon-e i dul^bj sulle varie occorrenze ed indicare i puiiti quistionabili oiido prouiovere le necessarie decisioni, agglungeiido tutt" al piu in via d' illustrazione e puramente remissiva qualche nota od opinione basata sni principj generali di equita e di ragione , e jionendo in evldenza di cifra i risultainenti derivauti dai diversi aspetti dei pnnti proposti da giudicare. In tal modo si puo davvero ed acconciaiiiente giovare alio studio ed alFesercizio della professione scnza ajjpa- renza di pretesa e senza pericolo di errore, non limitan- dosi air incuinbenza materiale del spjnplice computista, nia non toccando la giurisdizione dei legali o di altri rami di scienza o di esercizio. L'anonimo clie lia preso a fare alcune osservazioni suUa Proposta, non pare die altbia lien inteso cio die iia detto il sig. Bariola sul primo caso di sopra riferito riguardo ai conti scalari e per incidenza riguardo al Soave, e le ri- sposte dello stesso sig. Bariola riferito in principio del suo secondo fascicolo, mentre servono a porre in piii cliiara luce i principj da lui ragionati ed a liberarlo da aicune accuse di aggravj dati indcbitamente al Soave , sciolgono assai bene a nostro credere le difficolta e le eccezioni opposte dal detto anonimo. Questi poi per un certo lato spingerebbe oltre la massima del sig. Bariola e verrel)be sino in alcune circostanze a non far prelevare interesse di sorta dai pagamenti a conto per iscontarli direttamente e del tutto dal capitale. Avverte pero non senza ragione ranonimo cbe simili quistioni appartengono piu alia partita legale che a quella del ragioniere, inducendo la necessita che siano rettamentc e competentemcnte interpretate. Nel secondo fascicolo tratta il sig. Bariola dei cnntmttl vit:il!zi . i cui oggctti lianuo sti'ottis^ima per non dire $74 BiliLlOGUAFIA. identica relazione colle materie del merito e dello sconto alle quali opportunamente starebbero uiiiti ; e viene con buoii ordine indicando le varie occorrenze del detti con- tratti e le regole per eseguirne i conti secondo le diverse circostanze. L' esposizione pero di cjuesta parte del suo la- voro noil e ancora terminata. Ma anche in cjnesto fascicolo si premettono alcune osser- vazioni die non ispettano airufiicio del ragioniere, come sono le considerazioni suUe dlfFerenze ed inesattezze delle tavole pel calcolo della dnrata prolialiile della vita. Imper- ciocche rigiiardo al contabile basta cli" egli dinxostri le for- mole e le regole generali per I'andamento del conto, non soffrendo queste alcuna variazione dalla diversita del nu- mero degli anni della vita prol^aljile, che influisce soltanto stii risultamenti concreti ed essendovi sempre il carapo di sostituire per 1' elemento della durata della vita quei dati die verranno forniti dalle altrui ricerclie o convenzioni. Si vorreljbe piuttosto che le regole tracciate pei conti surriferiti, ancorclie fondate in sostanza suUe teorJe pri- niigenie dello sconto e del merito, fossero, anche in suc- cinto, esposte nei lore motivi ed in l^el modo spiegate , trattandosi principalmente tU un lavoro per gli studiosi : la qual cosa non si vede fatta nel detto fascicolo (ahneno fine al punto in cui e arrivata la pubblicazione) neppure in via di semplice citazione delle suindlcate primigenie teorie. Concliidendo le nostre osservazioiii coinpendiate nel vero loro punto di vista diremo che ci rallegriaiuo col sig. Ba- riola -del disegno da Ini concepito di aprire il canipo ad utili e curiose discussioni sui varj casi pratici di contabi- lita. Le indagini e le deduzioni promosse da siffatte discus- sioni accrescono pregio alia professione ed a clii la esercita, ed ajutano mirabilinente gli studj della professione mede- sima. Rimane solo a desiderarsi die in quanto al iiiodo si ojjeri con quella misura e con quel garbo die concilii stluia alia professione, senza risvegliare i giusti richiami, o se si vuol anche le prevenzioni delle altre, giovando cosi al proprio scopo il pivi eflicaceiiiente e con niinori contra- sti che sia ]»ossil)ile. II sig. Bariola puo senza dnljbio soddisfare assai bene a queste condizionij e noi ci anguriaiiio ch' egli riceva nel retto suo senso lo scliietto e modesto nostro suggeriraento come noi alibiamo meritameiite e sinceramente fatto plauso alia bnona sua intenzione. i'\rti: seconda. 3j5 Metodo per fare le cousc^ne del podcii, le riconacgne ed i bilanci del mlghoiwnentl e pegglorameiitl che li si operano dal loro conduUorl iiella provincia cic~ inonese, riformato sidle tracce deW antecedeuLe , stam- pato neU anno i75o, dell Inge gne re Giuseppe Roma- NENGHI dl Cremona. — Mllano, 18 33, d(dla tipo- grafia dl Onioboiio l\Ianini, In ^° grande, dl pag. o^. II costume dei proprietarj di Loml^r.rdia di dare in af- fitto specialmente i graiidi podeiu in pianura per liinga serie di anni ad ua tanto in danaro all' anno, rese indi- spensabiie in ogni provincia una norma per descrivere esattamente lo stato dei poderi aH'atto deli' incominciamento deiraftitto e confrontarlo collo stato in cui trovasi al ter- inine del medesimo e valutare indi le difTerenze di valore tra stato e stato, tre operazioni coinunemente indicate sotto la denorainazione di consegna, riconsegna e bilancio. La ricocsegna serve d' ordinario di consegna j^er un successivo contratto d"affitto, poiche generaluiente parlando coiitratti si- mili si succedono per il medesimo podere senza intcrruzione. La provincia di Cremona tanto ubertosa ia poderi este- sissimi, altri col beueficio della irrigazione ed nltri senza ha grande interesse perche le consegne e riconsegne ed i bilanci procedano in buon ordiae , e percio possiede sine dal lySS un metodo stato stampato per cura dell' inallora collegio de' suoi Periti. Ottimo fu dnnque ii divisanuMito deir abile ingegnere Romanenglu di riprodurre il nieiodo del 1753 con quei mntamenti di valore nelle cose da bi- lanciarsi clie sono conformi al vero o che piii vi si ap- prossimano, giacche parra a cliinnqne strano, per esempio, che una pianta della medesima forma, qualita e grossezza niancata dal 1830 al i83o sia da addebitavsi airnllittnario al prezzo che valeva dal 1780 al 1760, molto minora del prezzo corrente; malgrado I'evidenza di questo raziocinio e pero quasi generate il costume in Lombardia di appog- giare i bilanci a prezzi assai inferiori dei prezzi della gior- nata ; ne tutte le provincie hanao per quest' importante oggetto una norma costante, per il che non poche dispute nascono sul risultamento dei bilanci, comunque gli adit- tuarj si assoggettino nei contratti d'ailitto alle risultanze del bilancio da couipilarsi dal perito die il solo propric- tarlo St riserva di scegliere quando e vicino il termino del contratto. 3~^> BIBLIOGKAIIA. II liliro riprodotto dal signer llomanenglii con utili ag- ginnte e opportunissinio anche a dare niinnta idea delKa- gi-icoltura cremonese e de' suoi avvicendamenti, e Tautore lie avreblDC anclie raagglcr lode se collo stesso amore con ciii ripoi'to a piede di pagina i nomi linneani delle piante citate nel teste coi nouii vernacoli, avesse iuteramente de- purato il sno scritto da alcuni idiotisnii e yocalDoli impro- prj clie vi riniangono, i quali, seijl^ene resi quasi autore- voli dairuso, dovevano essere tolti per rispctto alia bella nostra lingua atta a tutto esprimere convenieutemente. Cosi, in vece deila inutile ripetizione del medesimo valore nelle tre monete niilanese, italiana ed austriaca, avreninio vo- lentieri veduto una tabella portante il mutamento nell" in- trinseco della moneta milanese denominata lira, avvennto dal 17.58 in poi, il Cjual date e di tognizione noa si ge- neralizzata. Nella provincia cremonese d'ora innanzl sara indispcn- saljile far menzione nei contratti d'afiitto se il liilancio do- vra essere appoggiato al metodo antico del 1758, oppure al riprodotto nel i833^ Targoinento e pin interessante e di un'' importanza niagglore di quel che taluno credera , lua per ora non possiaino estenderci di piii su di esso. F ti. Delle misiirc dedotte nei progetll d' ctr^'ini e strade^ opera dell bigcgiiere arcldtctlo Gio. Batt. Behti vicentino^ corredata di molle pgiue in. rame e di ropiose ta- iole prospetliclie srdle pendenze , si:i ciiroli , sidle clUssi , sugli arcJd , sid volti ecc. , ad uso dei gio- vani pj-aticanti , e a comodo di tntti gli stiidiosi della ingegneria , delT architettnra e dell ugiimensura. — Mdutova, 1082, presso i fraLclli Negretti cditoii ( dalla tipogfafia del gabinetto letLerario di Verona ). In 4.°, di pag. 1 1 8, con 6 tavole in rame. Lir. 9. Quest' opera e divisa in due parti, nella prima delle quali si espongono le regole per le misure di diverse estensioni, con alcune tavoleite numeriche per una piu facile appll- cazione delle stesse regole , e la seconda e costitnita da un notabile quantltatlvo di tavole numeriche composte dall" autore per ottenere con prcstezza e facillta i risukati PAUTE SrCONDA. 3~7 tle'calcoll occorrenti a dedurre molte delle mlsure , di cnl trattasi nelle prcdette regole. Nella prima parte di detta opera si trovano alciine de- iinizioni intorno alle parti appartenemi ai proiili delle stra- de, le quali, quantuncjue non esprcsse cou tutta Tesattezza del linguaggio geometrico , potrebbero servire pei gio^'ani ingegneri , die terminaio con profitto il corso delle scienze esatte stanno per intraprendere la pratica della loro pro- fessione, mentre lianno con clie apprendere quelle deno- niinazioni, che sono le piu comuni dell' arte; e conoscendo jl rigore de' principj geonietrici , possono rigettare le ac- cennate inesattezze. Evvi pure una tavoletta , in cui fra le altre cose trovansi registrate le largliezze in nuraeri di diversi archi circolari in corrispondenza alle date corde numericlie , ritenuto clie gli arclii lianno le saette nel rap- porto di 1 : 24 colle rispettive corde. Ma questa tavoletta, che contiene anclie il calcolo per le snperficie delle diverse parti delle sezioni di una strada, non potendo servire clie nel caso in cui il canipo carreggiabile delle strade e con- formato con una siipcrllcie cilindrica avente per sezione trasversale un arco circolare colla saetta il -' della corda, non e clie di rado applicabile alle occorrenze praticlie. Forse di qualclie maggior A'nntaggio potrebbero essere i coefficienti mimerici , die il Berti da per ottcnere dal loro prodotto colla corda di un arco circolare avente la saetta ne'rapporti di y, -i-, y, i, y, ^ la lungliczza del- r arco medesimo , perche almeno questi possono servire per il calcolo delle superficie e delle cubature delle volte de' ponti ne" casi piu comuni , evitando T uso della trigo- nometria. Eccettnate pero le poclie cose ora rimarcate, non sapremiiio ravvisare nella prima parte della detta opera del Berti se non se una mescliina imitazione deirEuclide in campagna del Guerrini, ma senza confroato inferiore in utilita al contenuLo nello stesso Euclide. Fa poi sense die stanti i Innil sparsi in oggi cosi generalmenie in chi eser- cita la profesyioiie dell' ingegncre, in vin'opera col titolo, die ba quella del Berti, si tratti della cnbatura de'solidi per escavi e rialzi coU' inesatto metodo del raggnaglio delle sezioni, die sarebbe unicamente toUerabile negli usi pratici in cbi non sa valersi delle regole piu esatte , coiiie sono quelle di considerare i detti solidi terminati a super- ficie storte o gobbe, o di sccuiporli in altii simili modi. 3"^ r.ir.LioG:;AFr \. E cosi pure fa iion poca ineraviglia 11 vetlere applicala Id denominazione cli ellissi ad una curva, die e costituita da diversi arclii circolari , e die le converrebbe al caso il nome di ovale. Parlando della secoada parte deila ripetuta opera del Berti, ed incoininciaado colla priina non poco estesa tavola numerica, die viene ofFerta dairautore per rilevare le di- verse pendenze od altezze verticali abbassate da varj pnnti di Vina retta orizzontale sino all' incoatro di altre rette aventi date inclinazioni colla medesima orizzoutale , e vice- versa, pare a noi die poteva benissimo risparriiiarsi la ]5eaa di compilarla , cd evitare la spesa della relativa s'tampa ;, giacclie se e;.sa si consldera dal lato di evitare negli usi piatici difficolta di calcolo, o complicazione di relative formole algebridie, non si trova che la medesima abbia alcuno di tali vantaggi, non essendo fondate le analoghe operazioni se non che in una regola del tre semplice, os- sia in una moltiplicazione ed in una divisione; e se si voglia risgnardare sotto 1' aspetto di presentare una pre- stez/a di conteggio, assai poco potrebbe essere 1' utile , attesa la brevita delle operazioni numeridie die occor- rono, non valendosi della detta tavola, ed il medesimo utile poi del tutto svanisce, qualora si rifletta , die nelle non molte occorrenze praticlie , alle quali potrebbesi ap- plicare T uso della ridetta tavola , si rilevano dai disegni col com]:>asso le bisognevoli misure. Anclie in riguardo alia tavola II."^, la quale comprende le lunghezze delle circoufereaze e semicirconfercnze, non die i quadrati dei raggi , le superiicie de'cerdij e quelle de' semicerclij cor- rispondentemente ai diversi diametri dai metri o,5o sino ai inetri ro, non sapreuimo rinvenirvi un notabile vantaggio, sia perdie i llmiti di essa tavola sono ristretti, sia perciie 'pei podii casi in cui i periti possono aver bisogno di desnmere dal diametro dato di uii cerdiio .le misure notate nella stessa tavola, possono ottenerle senza diflicolta di calcolo e senza astruse regole. Non cos\ e a dirsi della ta- vola III., la quale puo essere di qualdie maggior mile massime nelle calcolazioni delle superiicie e cnbatnre delle volte de' ponti ne' casi i piii frequeati senza usarvi regole trigonometriche. Ma a dire il vero sarebbe stato nie- glio che in vece di questa tavola ci avesse regalata quella de' coeflicienti , con cui moltiplicaado la cor;!a di un arco rVKTE SECOND A. 879 circolare oJ il qnadrato della medesima si avesse potuto otteiiere la Innghezza deirarco, o la superficie del seg- mento compreso dallo stesso arco e dalla corda ; mentre in tal ir.odo potevasi rendere assai piu estesa negli usi dclla tavola compilata dal Berti , col vantaggio altresi d' impiegarvi iniiiori numeri di quelli contenuti nella me- desima ta\'oIa. In cjnanto poi alle altre tre tavole, costltuenti unitamente alle suddette la seconda parte della ridetta ope- ra, vi si ])u6 poco pill poco meno applicare cio die si e detto della tavola II. Conchindiamo pertanto die il Berti avrebbe fatto assai meglio a publilicare in vece delT opera di misitre dedotte nei progetti d' acqiie e strade , qiiella di misure dedotte dai pro- getti eseguiti d' acque e strade, ne' quali vi sono tante belle opere state fatte massinie da non niolti anni in Italia, die potrelibero servire di una vera istruzione pei giovani ingegneri ; ed in tal caso ci avreblie rlsparmiato il dispia- cere di dover condudere. = Optima voluntas , labor vera improhus. DelT ottaiiLe a diottra , stiomento geodedco pei' tracciare ill piaiita I uiidamciito delle cuive circolaTi , Memo- lia di Carlo Gh EGA. — Venezia, ioo3, dalla tipo- grafia di Giambattista Merlo , in 4.°, di pag. 16, co)i una tavola in rainc. Tie sono le parti nelle quali viene divisa la Memoria del signer Gliega. La prima non e die un lemma del principio geometrico a cui e appoggiato T iiso deirotiaate a diottra. Nella seconda si espongono le regole pei diversi casi die occorrono nel medesimo uso; e la terza concerne la costruzione del detto istromento geodetico. Breve e la nominata Memoria , ma non tanto frequenti possono essere le occasion! per gli usi ai quali e destinato il predetto ottante, giacche attualmente ne' progetti di strade si adottano a preferenza delle circolari le curve paraboli- clie , siccome in pratica facile si presenta in ogni caso il metodo della loro descrizioiie per punti, e la loro forma, nitre di riescire gradevole e comoda, ha il sommo pregio di iinirsi assai bene colle rette coiitiniiative : non sapreiiimo se coiivenga fare la sposa per la costruzione del proposto stroniento. 3 (So crnLTOcr.AFiv, Per altro V opu^colo del signor Cliega e steso con Ijuonl principi di scienza , e 1" iiivenzione non e spregevole. Sa- rebbe pero stata necessaria una niaggior diligenza nella correzione della stampa, trovandosi degli sbagli nelle cita- zioni delle varie lettere relative alle figure delineate nella tavola r.nnessavi e Tommissione di alcuiie altre nelle figure niedesime ^ il die rende malagevole rintelligenza delTopera masslme pei giovani , i cjuali per lo piii sdegnano d'im- plegare quella pazienza clie e forza di avere in cose di maggior conto. Sopja una nuova specie di Chin a- china denominata Pita^ct ,• le.ttera di Giaconio Folchi cd, ch. sig. pro- fessorc Dc Mattheis. — Roma, i833, in 8.° 77- pografia Boulzaler. Ecco una nuova specie di c'llna , la di cui virtn febbri- fuga e assai decantata nel sno paese nativo di Colombia, quantunque non contenga vera chinina ne cinconina , ma in vece una sostanza amara d"' indole alcaloidea. L''analisi ne fii fatta in Roma dal professore Peretti , come e ma- nifesto dalla lettura interessante della lettera clie annun- ziamo : e ne risulto i." I'anzidetta sostanza amara d' indole alcaloidea;, 2.° due sostanze colorant! unite alPacido gal- lico , cbe formano il rosso cinconico de' cbimici francesi ; 3.° gallato di calce :, 4.° gomma ;, 5.° resina ;, 6." parte fi- brosa. I caratteri del nuovo alcaloide , clie rispetto alia sua provenienza potrebbe cliiamarsi pitaync , sono princi- palmente il non avere notabile amarezza nello stato solido e puro , ma bensl quante volte si sciolgano o nell' alcool , o neir etere i sali cristallizzabili e solubili clie forma cogli acidi : amara e pure la solnzione dell' alcaloide puro e semplice , il quale fondcsi ad una temperatura al di sopra di ]oo gr. , e tramanda vapori amarissimi ^ si scompone ]ier r azione delF acido nitrico caldo e concentrator si com- ])ina colFacido solfoi'ico alia ragione di 96 parti con 4 di acido , e forma un sale bianco amaro in prismetti di- vergenti a guisa di un ventaglio : colF acido acetico corn- pone un sale amaro inetto a cristallizzare. Ora si attende che alia stagione delle febbri il professore clinico, cui e diretta la lettera , ne faccia copiosi csperimenti al letto deir inferino onde riconoscere se realmente qncsta corteccia I'AUTE srcONDA. 38 1 posbleile rciiiinente virtii andfeljljrile , che le si attribuisce in America. Delia Ematemesi mcleiinde, Commeiitario del cavaliere prof. Speranza. — Tojino, prcsso Balljino. Frezzo lir. 2. 5o. II cav. prof. Speranza tolse a considerare con minnta di- samina quelle nialattie le cjuali diedero argomento a disputa- zioiii, e lasciarono ancora niolti punti non bastevolmente definiti. Egli aveva gia fatto di puljblica ragione il com- ineiitario del tetano e cjnello della clorosi: ed ora ci diede la descrizioiie di una delle piii terribili nialattie , qual e il morbo nero , cui egli da il nonie di ematemesi melenode. In tntte le sue opere presenta un qnadro di cio clie venne insegnato da' tempi cPIppocrate insino a noi. Pvichiama specialniente I'attenzione snll" esame della condizione pato- logica o processo morboso, il quale risiede sempre nel ven- trico'.o e negli organi attenenti. Fa notare die sovente nel decorso delle nialattie avvengono niutamenti o si ordiscono nuovi processi, i quali vogliono essere distinti dal prima- rio ed essenziale. Animette varie cagioni , tanto predispo- nenti , quanto occasionali : dlssente da colore die vorreb- bero riconoscerne una sola occasionale , i piii nell' abuso de' liquori spiritosi. Nota die in moltissimi casi i patenii e prodispongono e danno occasioiie all' ematemesi meleno- de. Riferisce la malattia a' jn-oflussi cruenti f, avvertendo che ora il sangiie procede dalle arterie ed altre volte dalle vene. Propone il metodo rilassante onde eliminare il san- gne raccolto nel veatricolo: ucl niedesimo tempo intcnde a togliere via la congestione sanguigna e a scemare la soverdiia sensiiivita. Osserva die la condizione flogistica va congianta con generale debolezza : e pcrcio dopo aver soccorso a qnella provvede alia seconda colle preparazioni marzinli , colla china-china e cogli amari. In questo Coni- nientario come ne' precedent! , ed in parecchie sue di:;ser- tflzioni relative alia niedicina in generale inculca alia me- dica gioventii una gran riserva nelP abbracciare i sistemi. Nello studio della niedicina ci vogliono sistemi : ma con- viene giudicare imparzialmente tiuti i sistemi , e da tutti )>rendere quelle die fu confennato dalF osscrvazioue e dalla spericnza. Non dobljiaiuo essere ne Browniani , ne 382 BIBLIOGRAFIA. Rasoriani , ne Broussesiaiii ; ma dohbiarao fiir senno del buoiio clie si trova in ciascuiio. Cosi fanno i solenni intel- letti. II Touimasini muto opiiiioui, o per dir raeglio, auiando la verita, confesso gli errori in clie parvegli d'essei* caduto. Tutti gli autori dovrebbero avere tuttor presente al pen- siero cbe e glorloso dir verita , non inventar novita a detrimento della verita. Se cosi fosse , quanti libri di me- no, ma quante cognizioni di piii! Delle Terme Euganee , Memoria del dott. Francesco Secondo Beggiato gid assistente alia cattedva di botanica presso V L R. Unlversitd di Padova. — Padova , i833, coi tipi del Seminario , in 8.° di pag. 72 , con 4 tavole. Le indagini delle cose naturali lianno mestieri di essere di tempo in tempo rinnovellate. Imperocclie siccome col progredir delle scienze i mezzi acconci a condurre cotali indagini si vanno facendo piii copiosi e piii fini , cosi coir applicarii novellamente alle cose state altre volte , Ijen- clie in guisa lodevole , ed osservate e sperimentate , liassi foadata speranza di scoprire in esse alcun vero non stato prima riconosciuto. Le terme Euganee, a cagion d' esempio, avvegaacbe state abilissimamente studiate e descritte dal Vandelli , dal Mandrnzzato e da altri , vanno delle novita somministrando a chi ne riprende lo studio , come potra dimostrarcelo il libro poc' anzi annnnciato. Fra le terme Enganee T aiitore sceglie a partlcolar sog- getto di sua descrizione quelle di Abano., che piii antiche essendo godono una maggiore celebritd. Discorre in prima della topografica situazione e delle fisiche e meteorologicbe condizioni del luogo; vien quindi alia descrizione geologica de' colli ai piedi de' quali scaturiscono le sorgenti termali, ma notizie piu estese, dic'egli, sulle sostanze minerali di Abano e de' colli vicini si avranno nel Trattato mineralo- gico-geologico de' colli Euganei che il dotto naturalista Da Rio sta per pubblicare. Tratta in appresso dell' origine e della formazione delle sorgenti in generate, non che delle termali in particolare, affine d' investigare onde nasca il lore calore. Procede alia descrizione ilsica e chimica delle ac- que termali di Abano, di Montegrotto e di S. Elena presso la Battaglia, e ne riferisce 1" analisi fattaue dal proprio iMinr JECONDA. 3ov3 iiu;iiK) Aiiioiilo Bcgijiato. I risultanientl ne sonu clie raciiua (.li Alimio (da cui poco diverse son Taltra snmmentovate) cotitlene le sostaiize ciie segiiono : gas ossigeno, gr.s acido carhcaico, gas solfocarlniro d'idrogeao', carbonate di calce, carbonato di ferro, solfato di calce, idroclorato di soda , idroclorato di calce, idroclorato di allnmina, idriodato di soda, allmniiia sciolta uell'acido carbonico, silice. estrattivo. Muaiio della cognizione deila natura lisica e chiinica del- I'acfjue prese ad esaine, rar.lore si occupa della loro nie- dica virtu e deirnsarle per bagnatura, non die dell'uso interno cbe giova fame in alcnni casi, afFermando egli clie una serie ben lunga di casi feliceniente trattati dal proprio padre, e da se, coaferinarono la loro non dubbia eflicacia nella cura delle tisi incipienti, e che giovevoli si dimostra- roao anclie in varie altre nialattie. L'autore da couipimento al sao lavoro con la parte botanica di esse, ossia con la descrizione delle crittoganie che vivono nelle acque ter- inali Euganee , alcune esseadovene che resistono anclie alia teniperatura di 40" K., ne oim tte di far cenno di alcune faaerogauie di varia faaiiglia che crescono lungo i JiorJi delle sorgenti terniali o sulle sponde de' rivoli che ne tras- portano 1' actjue, o dove queste si spaadano, ed e invero niirabile come intorao a sor^^enti calde a So" e persiao p. 60° R., allignino V Aster tripolium, il Samulus Valerandl , il Juncus inaritimus e Vacutus, il Scirpus niaritiinus , V Atri- pU'x patula, il Scru'cio jacobcea. Tsa le parti di cui si coiiipone I'annunciato lavoro la parte botanica e la cliiaiica soao al certo le piii iuiport-^^xiti. F\i- spetto alia prima direnio aver Tautore trovate parecchio couferve ed nlve clie reputa nuove, e averle descritte coi termini scieatiiici, cui segue una piii ampia illustrazione, ed anche mediante il soccorso di opportitne figure. Rispetto alia seconda e gia palese al lettore come la nuova analisi delle acque terniali Euganee scoprisse in esse iagredienii non prima riconosciuti. Lasciando pero di parlare dell' idrio- dato di soda e di qualche altro, noi porremo tosto I'ai- tenzione al gas che ci vieae esjiresso col nome di solfo- carburo d'' idro^cno , perche secondo gl' indizj che il signer Beggiato ne otteaae, sarebbero suoi coinpoaeati lo zolfo, il cnrboaio e T idrogeno. IMa poiche Tautore medesimo ci dichiara ch'esso non soflVe alterazione dal cloro , noi non sappiamo indurci ad ammettcrne Tesistenza, non potendosi 384 BliJLlOGRAKIA.. credere die un composto gasoso d' idrogeao valga a resl- etere al cloro. E ia vece ne sembra per ora da conser- varsi roplnione di Mandruzzato (i), che il gas delle terme Aponesi compongasi d'ossigeno, d'azoto, di gas acido car- hoiiico e di poco idrogeno solforato, con una sostanza aro- matica particolare ancora sconosciuta che niesce il proprio odore a quello del gas ultimamente espresso. Sagglo sid niezzl da rnoldplicare prontameiite le ric- cliezze della Sicilia. — Paiigl , 1822, nella stam- peria di Flrinin Didot. Un volume in ^.^ di pag. 140 con una carta della Sicilia al di la del Faro , su cui vedesi anche la topografia del gran porto di Sira- ciisa coll' unitovi porto di Trogile e del porto e Faro di Messina. Due Memorie del 1824, una coUa data d'anrlle relativa alio stahilimento di un opificio meccariico e d' i/idustria con due mila operaj ; V altra colla data d" agosto relativa alio stahilimento di manifatture fine in hina a Sarno , per le quali il regno delle due Sicilie fa sempre fine a cjuel- Fepoca interamente tril^utario agli esteri. Entrambe le Me- morie erano per le Sucre mani di Sua Maesta. Napoli , nella stamperia francese^: opuscoli iii 4.° grande , di pa- gine 12 e 18. Progetto per la formazione di una compagnia inda- striale per 5. Leucio. — Napoli , dalla stamperia francese. Maggio , 1827 con tre tavole in rame in- dicanti i fahbricati per manifatture. La notizia clie qui diamo di simili prodnzioni del non comune ed infaticabile ingegno del sig. Giuseppe De Welz serve d'appendice agli articoli contenuti nel tomo 71.°, agosto e settembre i833, pag. lyS e 36i , relativi alle Considerazioni sui mezzi di resticuire il valore proprio ai doni che ha la jiatura largamente conceduto al Regno delle due Sicilie di C. Afan di Rivera. Queste prodnzioni ci sarebbero forse rimaste per sempre occulte, tanta e la (i) Vedi Trattato del bagni d' Abano e Memoria sulla sboccatura di un getto d" acqua termale dalla colllaetta detta il MoiLtiron e suUo zolfo ritrovaio d' in tor no a quelle soriieiui (Trevisa 18 18 ). PARTE SECONDA. 385 modestia del loro illustre autore , se un accideate non si fosse intromesso a farle dalF autore stesso , per ofTrircele geiitilmeiite , disotterrare da una immensa farragine di sue carte tutte originali, e attenenti tutte alia scienza del com- inercio e delle industrial! arti, cli' egli possiede profonda- mente con nesso di viste abbraccianti tutto il mondo com- merciale conosciuto. Parlavamo alia presenza del sig. De Welz della sulndi- cata opera del sig. Afan de Rivera, mostrando desiderio clie opera consimile venisse con ugual metodo e scopo estesa anclie alia Sicilia al di la del Faro, della quale re- gione , come gia avvertiinmo ne' citati articoli , il sig. De Rivera non disse che poclie cose indirettamente. Infatti a tal nostro desiderio soddisfa in grandissima parte il Saggio del sig. De Welz del 1822 diretto al di- screto lettore siciliano , poiche parla unicamente della Si- cilia propriamente detta. In questo Saggio si trovano an- ticipate le piu importanti idee dal sig. De Rivera svilup- jiate poi con applicazione al regno di Napoli o della Si- cilia al di qua del Faro ; di cio persuade aVibastanza il tltolo dei libri e dei capitoli in cui il Saggio e diviso , e die qui riportiamo. « Libro I. — Colpo d' occhio suirisola della Sicilia. — y> Capitolo I. Descrizione della Sicilia; II. Dei pesi e mi- » sure della Sicilia ; III. Uso ed utilitk della moneta , rao- » nete di Sicilia ; IV. Poche idee suU' iudustria della Sicilia ; }> V. Ordinanza del ministro di Finanza sul sisteuia m^-- V netario, con tavole. » Libro II. — Sorgeuti di utilita die oflFre la Sicilia. — ); Cajiitolo I. Fecondita del suolo siciliano e varieta dei » suoi prodotti ; II. Valore attuale de' prodotti della Sicilia » e valore possibile ; III. Influenza del valore de* prodotti >/ sul valore delle terra ; IV. Influenza del valore delle ') terre sulFincivilimento della popolazione , suU' industria, j> sul comniercio, sul cabottaggio ecc. i V. Bilancia in fa- » vore della Sicilia, dopo di avere stabilito per se i van- " taggi annoverati. >i Libro III. — Indicazione dei mezzi coi quali la Si- >i cilia pub prestamente ottenere tutti i vantaggi annove- " rati nel libro II. — Capitolo I. Mezzo elficace di far » acquistare un valore massiino alle terre della Sicilia. ed >i un valore rainimo ai prodotti. - Cosiruzioae delle strade ; Bibl Ital. T. LXXll. 25 386 BIBLIOGRAFIA. PARTE SECONDA. >i II. Metodo di costruzione delle strade perclie ne sorgano >i snbito 1 vantaggi indicati nel capitolo aiitecedente; III. Uti- >> lita massima per tutle le classi dei Sicilian! dalT esecu- ii zione di questo progetto ;, IV. Diflicolta e risposte clie n rendono lusinghiera 1' idea del progetto.-Conclnsione. » Questo Saggio, che non troviaiiio suscettibile di estratto, tanto e ridondante di idee tutte inaestrevolmente concate- nate , fu dal sig. De Welz stampato a Parigi in occasione che cola trovavasi coll' onorevole incarico da lui sostenuto con rara prudenza ed esito felice di negoziare un prestito pel 2;overno di Napoli di un milione di once; questa cir- costanza si ricorda a maggior prova de' molti lumi com- merciali del sig. De Welz , e sono tali da ispirar fiducia nel sapere di lui anclie presso le persone incapaci a giu- dicarli colla mente propria. A confronto del Saggio sui mezzi di moltiplicare pronta- mente le riccliezze deUa Sicilia , sono meno considerevoli le due Memorie del 1824 dirette a S. M. Siciliana col progetto di uno stabilimcnto industriale nella citta di Sarno , localita beneficata da un fiumicello di accpie perenni atie al mo- vimento di opificj. Molto interesse presenta il Prospetto per la formazione di una compnpila indiistiiale per S. Leucio , eve gia esisteva una colonia manufatturiera di seteria fon- data da Carlo III sotto I'osservanza di diversi statuti co- nosciuti col titolo di Leggi di S. Leucio, le quali furono in quella loro eta riputate un modello di saviezza. AI pro- tpetto seguono le condizioni deUa concessione di delta co- Ionia , in appalto a favore del progettante e di un suo socio. Avremmo volontieri posto questo cenno in una nota agli articoli sull' opera del sig. Afan de Rivera , se quando li scrivevamo non ci fosse mancata la cognizione delle cose imparate posteriorinente ; e chiamandolo un'appendice a quegli articoli , protestiamo di aver voluto unicaaiente servire al piu facile riferimento ti'a loro di idee dello stesso genere. Ferranti. 61S7 VARIETA. BELLE ART I. t^acra FamigUa di Rnffaello incisa da Pietro Anderloni. — Dacche apparve il trovato della litografia penso taliino die alia concorrenza di essa il posto ceder dovesse T arte an- teriore della calcografia e che scoraggiati quindi dallo splen- dido e rapido successo della neonata, gli esercenti della pri- ma sarebbersi gettati a coltivare a tutta lena la seconda sulla certezza che la facilita di presto conseguirne i van- taggi , gli avrebbe ben tosto Indennizzati con usura del lunghissimo tempo speso per giungere al possesso della priniiera professione. Per quanto pero brillanti e seducenti sieno le produzioni die coll' arte litografica si sono otte- nute , prescindendo dall'addurre il vantaggio de' mezzi piu diiraturi ond'e assistito il calcografo per la moltiplicazione de' frutti dell' opera sua , portiamo opinione die col con- siderare soltanto il miglior risultamento dell'efl'etto, il inag- gior brio, il vigore , la Incentezza e trasparenza delle tinte e I'artificio in ft'a due opere di esimj artefici nel rispet- tivo loro genere poste a confronto , lo scioglimento della questione non rimanga indecisa , e che la preferenza per un pregio maggiore propenda tnttora a favore dell' arte primogenita. Colla incisione del quadro dello Spasimo di Raffaello, lavoro del celebre cav. Tosclii, avemmo gia oc- casione di far conoscere fino a qual punto di preziosa imi- tazione 1' arte dell' intaglio abbia sapnto salire e far sue le bellezze deU'originale. Ora prendiamo ad esaniinare una Sacra Famiglia dello stesso immortale pittore non ha guari col medesinio genere d' intaglio puliblicata dal sig. Pietro Anderloni, professore d'incisione in questa nostra Accade- niia, la quale stampa puo stare a rincontro non ]5ure di qualunque celebrato lavoro litografico , ma ben aaco com- petere con quelli dei pin accrcilitati bullni. Prima pero di toccare dei particolari che reudono si pregevole quosta in- cisione , stimiamo opportuno il far precedere alcune no- tizie suir archetipo donde fit tratta , non tanto in via di 388 V A R I E T A. mtroduzlone , quanto per cliiarlre alcune circostanze clie possoiio inflnlre sul giudizio deir opera stessa. II quadro di clie iutendiaino dlscorrere e dipiiito In ta- vola con iinprimiiura a gesso come solevasi a que'' tempi praticare , e la dimensione di esse venne calcolata a cen- timetri 89 in altezza per 64 di larghezza : da taluni fu asserito che appartenesse in addietro alia regina Cristina , che di poi per quelle vicende cui soggiaciono le cose pre- ziose e gli stessi monumenti si vedesse a Parigi nella gal- leria Orleans , e che attualmente formi in Londra il piii beirornamento di queila di lord marcliese StrafTort. Altri aflfermarono per iscritti pubblicati che Raflfaello o per es- sersi conipiaciuto della composizione del sue lavoro o per ordinazione avuta da qualche personaggio suo intimo od autorevole ne facesse una replica , giacche non fa molti anni che una tavoletta dello stesso soggetto ( che noi avem- nio agio di contemplare , e che non potemmo a meno di giudicarla per fattura dell' Urbinate, tant'erano le bel- lezze che in essa risplendevano ) proveniente dalla nobile casa Franchi di Genova passo nelle mani del sig. Carlo Sanquirico fratello del rinomato pittore teatrale. Traspor- tata questa in Ingliilterra , ivi per quanto viene asserito, fu posta a fronte di queila posseduta dalla casa StrafFort, e per giudizio di C£ue' celebri professori e cavalieri West e Bigi fu dlcliiarata per opera del Sanzio = e con qualche maggiore sicurezza , cosi sta scritto, in quanto a quell" im- pronto caratteristico col quale sono distinte le sue opere. = Checche ne sia, noi non oseremo afferniare che due di que- ste tavolette esistano di mano di PiafFaello, primieramente perche ci e tolto di poter instituire un paragone con queila di Londra, ed in secondo luogo perche una qaistione di tal sorta sarebb' estranea al nostro assunto. Cio che im- porta di sapere si e che al professore Anderloni servirono di esemplare e di norma pel suo intaglio un disegno a colori eseguito da un artista inglese, procuratogli dai com- mettenti signori Artaria e Fontaine di Mannheim, non meno che le proprie diligenti osservazioni portate tanto sopra altre copie dello stesso quadro , quanto sulle altre opere del Sanzio da lui studiate in Roma. Tra i moltissimi quadri di Sacre Famiglie dipinte da RafFaello , tutti ridondanti di grazie e venusta , la pittura di cui parliamo se non sovrasta alle alu-e , si distingue V A R I E T A.'. 389 cei'tamente per semplicita, beU' aggruppamento, vezzo, te- nera esprcssione e pei* quelle altre incnnarabili qnaliih die concofsero a farlo proclainare priiicipe de' pittori. Quattro sono le figure che compongono la rappresentazioiie ideata dal soinmo artelice per questo qnadro, e hen molte e care sono le iinmagiiii ch' ella desta in chi si da a conteniplarlo. II principal gruppo si compone dclla Vergine , del Baniljino e del piccolo Giovanni Battista: per rispetto all' altra fi- gura di S. Giuseppe, quantunque non sia collegata coUa scena anteriore, e posta in un piano alquanto discosto, ma con- ti-il)uisce piu d' ogni altra a disvelare il peregrino concetto ch' ebbe in anirao di espriuiere T autore in questa sua opera veramente stupenda e degna soltanto di lui. II fondo ri- dente per vago orizzonte ofFre diversl piani in bel modo degradati e sempre svariati di oggetti , 1' occliio trascorre dai lontani nionti alle colline , si ricrea alia vista di un. vicino villaggio e di itn teinpietto posto in vicinanza di un largo iiume clie discendendo tortuosamente s' allarga a guisa di laghetto e parte gl' indicati oggetti dalla strada posta sul davanti ove sono collocate le figure: siffatto sfondo poi viene chiuso con magico efFetto alia destra del riguardante da un' erta e selvosa montagna die degrada verso il centro , e nell' opposto lato da un bell' albero di leggiere frondi che sorge da un folto cespuglio indicante il tortuoso giro dell' accennata strada. In questo sito la Vergine, che insieme al Bambino sem- bra per qualche tratto di camniino aver accompagnato lo sposo avviato alia volta di quel villaggio , viene tratte- nuta dair incontro del fanciullo S. Giovanni, mentre I'af- faccendato Giuseppe col fardelletto appeso ad un bastone appoggiato sopra una spalla vedesi sporgente per la meta della persona dall' accennato cespuglio aver gia valicata la tortuosita della via per recarsi al vicino villaggio. Noi non ispenderemo altre parole per trattenere i leggitori nostri con una niinuta descrizione dell' attitudine di ciascuna fi- gura e del modo con cui sono gettati i panneggiamenti ; ma indicheremo loro piuttosto , qualora fossero spinti a soddisfare tal desiderio, I'Appendice italiana alia Storia della vita e delle opere di Raffaello del signor Quatremere de Quincy, voltata in italiano , corretta , ilhtstrata ed am- pliata per cura di Francesco Longhena, ove questo quadro e descritto in modo da poterselo railigurare alia fantasia. 39© ^ V A R I E T a'. anche senza il soccorso della stampa a contorni con qualche indicazione di ombre, della quale e corredata. In mancanza di questa potranno poi all'uopo supplire altre stampe, ben- che di poco conto, che vennero esegulte in diverse epoclie. « Un anonimo lo ba intagliato nel i632 in Roma, e po- » scia il sig. Pesne ne ba fatto un'altra incisione in rame » gia da piu anni e pubblicata con privilegio del Re di » Francia ; ma e riuscita alquanto secca e stentata. Assai » migliori sono tenuti gl' intagli fattine, uno di Nic Lar- » mcssin pel gabinetto di Crozat, I'altro di Enrico Gut- » temberg sopra disegno del Beaudoin per la galleria di IP Orleans : ma presentano qualche piccola variazione. >/ Prima pol di procedere alia disaiiilna del lavoro del pro- fessore Anderloni soggiungeremo, cbe a nostro avviso que- sta tavola del Sanzio non ci sembra appartenere alia prima di lul maniera , come banno taluni opinato , e che anzi dai contorni e dal maestoso panneggiamento si puo con maggior fondamento conghietturare che allorquando Raf- faello diede opera per 1' eseguimento di questa composi- zione non solo aveva gia gustato il fare e il disegno della 6cuola fiorentlna , ma cominciava eziandio a toccare Tepoca della sua piii luminosa carriera. Volgend' ora le nostre osservazioni alia stampa pubbli- cata dal pivi volte nominato egregio professore, intorno alia quale alibiamo gia fino da principio dicliiarato, ch'ella pub contrastare la gloria o dividerla con quelle di tutte le viventi celebrita nelT arte dell' intaglio , le stesse parole ripetiamo per intima convinzione di cio che sentiamo, perocche cosi jDer la parte del disegno sepp'egli ritrarre con somma fe- delta lo stile ed il carattere raffaellesco, come in risguardo al merito della condotta del suo bulino, egli sparse in tutto il suo lavoro un sapere , un gusto , una intelligenza tale che pin tu segui P andamento e la varieta di que' tagli e piii ti crescono la meraviglia ed il compiacimento ; se ri- guardisi poi all' efFctto del rilievo , alia totale armonia ed alia felice corrispondenza delle parti col tutto insorge nuoVo motivo di encomj. Premessa questa dichiarazione, prendiamo isolatamente a discorrere sopra ciascuno degl'indicati pregi. La scienza del disegno, qualunque sia il mezzo che si ado- pera nell'esercitarla sopra una superficie piana, conslste nel circonscrivere ne piii, ne meno le forme dei corpi od og- getti che vogliamo imitare in que' contorni tanto esterni , V \ n I E T a'. 391 qnanto intcnii dl luce, mezze tlnte ed ombra, e da qucsta esatta pratica ne na?ce il rilievo , rarmonia e I'espressione. Ora diasi un" occhiata specialinente alia testa della Madonna che ritta in piedl piega alquanto in avantl per osservare il figliuol suo: chi non dira clfessa non spii'i tntto il ma- terno afFetto misto a virginal candore? clie il giro di essa e si preciso, T attenzione di quegli sguardi s\ vera, e P aria del tutto si rafFaellesca die non puo a meno di ricliiamare air evidenza le fisonomie celesti di quell' antore ? Cosi suc- cede in risguardo de' due putti die sporgono i leggiadri loro volti quasi in atto di ricambiarsi un bacio ^ nia cio non basta : se , oltre all' espressione dolce e celestiale, tu badi alle loro forme di tutta la persona ignuda, quanta no- bilta non si ofFre ? quale corrispondenza di parti ! quale correzione ! . . Tutto questo pero puo ottenersi con la ma- tita o col pennello, ma I'ottenerlo col mezzo di uno stro- mento d'acciajo die restio mal si presta ad ubbidire I'in- tenzione di chi lo regge nel solcare un' altro metallo e cio die induce maggior sorpresa : possono eglino fondersi con maggior precisione i contorni specialmente di quelle deli- cate estreniita colFasprezza del circostante terreno? si con- siderino, per parlarne con adequata giustezza, il giro, I'ar- tiiicio e I'intersecazione de'tagli per conseguire la tale data degradazione , la tale data trasparenza, il tal vigore, senza de' quali requisiti non si puo rendere precisa Tinimagine della morl)idezza delle carnagioiii, o per ognl fogllo In carta vcllaa scelta^ In carta vellna legglera cent. 20,' in carta comnne con colla cent. 20. Giovanni Battista clella Cagnoletta tipografo in Sondrio lia divisato di stampare un catalogo delle piante raccotte dal sig. dott. Massara, gia da piii aniii staljilito nella pro- vincia di Sondrio , in varie escursioni botaniclie da esso fatte snlle alpi reticlie della provincia medesiina. Qnesto catalogo raccliinde una specie nuova , e moke specie ra- rissime clie sinora non si ripntarono appartenere al terri- torio italiano, e potra servire di Prodromo alia compilazione della Flora A'altellinese. Se ne ricevono le associazioni ia Sondrio dal snddetto tipogi-afo al prezzo di cent. 16 aust. al Ibglio senza aggravio di legatui-a e_ coperta. NECROLOGIA. Giovanni Maironi da Fonte. II jNInironi nacqne a Bergamo snburhano il 16 feblirajo del 1748 da Giuseppe, cittadino bergomeuse , e Giovanna Cadonici di Venezia , aniljidue di antico e civil lignaggio. Percorse nel collegio IMariano le uinane lettere , giusta il paterno esempio si volse ai civili impieglii, avendo carica r anno lyyS di priino secretario all" urbana magistratura sanitaria. Studio nel tempo medesiino iilosoiia e matematica, per le premure dell" ill. ab. de' Conti di Caleppio , gia maestro del Cagnoli a Verona: applico quindi geometria e calcolo ad alcuai piani d" architettura milltare e d'idraulica risguardante le riparazioni dei fiumi. Divenuto secretario anche della camera dei conlini , per parte del Vencto Se- nate, colla frequenza delle montanisticlie escursioni, pro- tratte sino in Elvezia da special! missioni, s"" accese di Bibl. Ital. T. LXXII. 26 i|.(,0! V A R I 1- T A I'ex'vltla inclinazione per le naturali ricerchc. Bi'aiuoso duii- quc d' Istruirsi in qneste ancora , ottenne di recarsi alle scnole di Spallanzani e Scopoli , ove predilesse niineralogia e chiniica: al prudente contegno uneiido viva applicazione , si serlDO benevoli que' due emuli ;, anzi il secondo il voile amico in vita. Ripatriatosi in iine, nel mentre ripigliava le escursioni d'ufticio, diedesi ad illustrare la storia natu^ rale del paese , giacclie campo ancor quasi vergine , ap- pena alquante ricognizioni mineralogiclie fatte ne aveano in quel torno I'Arduino e FAmoretti. Stampava egli pertanto nel 1783, 34.° di sua vita, vin discorso tessuto di brevi notizie topogra ficlie mineralogiclie, e d'alcune induzioni geologiche , corrispondenti alle ipotesi dominanti ;, discorso die poi venue encoraiato con apposita lettera dal celebre autore delle Epoclie della natura. Yeniva il luedesiiiio in- titando nel 1783 i suoi concittadini alio studio della nii- neralogia applicata in ispecie alle uiiniere di cui aljbon- dano le rispettive montagne , offerendo loro tradotto con iiiolte utili note il nuovo sistema con cui Bergman fissava le l^asi della scienza sui principj prossimi , in sostituzione ai caratteri esterni preferiti prima dal Wallerio. Colla Me- moria orogralico-mineralogica nel 1788 sulla valle di Scalve e Bondione , descriveva le specie del ferro di quelle ricclie cave, e tra gli altri minerali clie vi si associano, lo spato iluore ed il pesante. La lignite di LefFe in Valgandino giaceva ancor negletta nel 1786 ^ merito fu dunque del Da-Ponte T analizzarla , il descriverla , promuoverne T im- piego , indicando la facilita e le norme dello scavo. Alia vicina Chiarida riconosceva nel 1791 la refrattarieta del- I'argilla da lui diretta al Governo Veneto, e dallo stesso destinata ai crogiuoli da fondita d' ottone , riusciti poscia , anclie al Miiller in Milano , tali da sostenere la fusion deiracciajo. Perhistrb il suolo di Lione , allorche fuvvi per la famosa consulta come uno de' inemljri rappresentanti la societa Italiana delle scienze , e ne oflVi i risultamenti al eel. Pietro Moscati. Nel i8o5 Brocclii, per insinuazion su[)eriore, si occupo distintamente del deposito litogeno che riconobbe per lignite bruna : Maironi soggiunse nel 1807 osservazioni contrarianti la snpposta locale prodiizione lacnstre di quel combnstibile ammasso. Tratteggiava nel 1808 ad imitazion di Saussure i lincamenti della pittorica alpe , scatungine del Serio; due anni anpresso descri\'eva i bei cristalli di roccia, V A K I E T A. . x^c3 frecjneiiLi nel terrcn mobile cli Selvino ; a j)ari intervnllo illustrava i belcaniti non clie gli ampj auimoniLi giacenti iiel calcare coinpatto del inoate Misna f, e quai crisialli considerava le sferoldi piromaclie, spesso cave o con niicleo moljlle a guisa di geodi od etiti , incastrate a dovizia nel lianco calcare-selciuso dello stesso nionte , e rotolanti lun- gliesso. Aiializzaudo nel i8i5 il ferro spatico d'Ortesolo e Manina in Yal di Scalve , trovava, come Drapiei- ia Francia e Brocclii in Valtrompia, variaate tra tre ccaleslmi cjuella calce die Bergman ed Hauy voleano essenziale per costanza di predominio. I suoi Tre regni ddlii- nalitra staiiipati nel J 82 1 consistono in un catalogo delle specie organiclie ed inorgauiche della provincia , con annotazloni per rignardo ai minerali ed agli animali. Dietro la Descrlzioae geologica della proviucia di Milano pubblico pur egli la sua ]\Icmo- ria sulla geologia della provincia liergamasca ; congedavasi in queiranno dalla scienza e dalla cattedra ofTereado a' suoi discepoli, siccome ultimo tribnto, la descrizioae delle fonti iatermitteati del suolo ]3er si varia maniera da lui illustrate. II Da-Poute tratto d'agronomia, ia ispecie come secre- tario della patria Accademia economica arvale. Quindi nel 1789 ragguagliando rAmoretti sulF uso che vien fatto nel 1)ergamasco della calce come ingrasso, avvertiva, giusta la ])ratica della Quadra d'lsola, convenirne T impiego ai sell fondi argillosi. Incaricato da detta Accademia della compl- lazione dl un almanacco agronomico, forni per Funlco nu- xuero 1.' ua dlscorso sulFagrai-la la generale , con cui eccltava la inerte slgnoria ed 11 clero a scorger la rozza ])ratlca colonlca, conculcando F idea dclF indecoro , e trl- buendo giustame.ite al solo maestrevole governo del gclso il buon nome dell" agricoltura del paese; 2." 11 catalogo delle piante alllgnantl di preferenza nei terreni grassi o ma- gri, glusla 11 Targloni-Tozzcttl, accresciuto di alcunc specie lombarde; 3." la descrizioae delle cavalleUe iafostantl Tagro patrio (lycjS), del loro guasti , e del metodi j>er dislrug- gerle. Filippo Ke riportava nel prlmi nunieri de' suoi An- uali la corrlspoadenza data dal jNlalroni ed ua buon no- vero di quesiti agroaomlci , come modello per cliliuiquc altro aderisse a coatribulr materlc per la Storia dell" agri- coltura italica. In (|uel torno fu anclie in prcdlcato per la cattedra agronoinlca cni vcnne destiaato Bayle-Barellc. Mai- roai , a Jiac di coopcraic al prospcramcaio Jella laMn-iLa 404 V A 11 I E T A . di faici instiuiita in provliicia , puljblicava tradotLe eoa addizione di opportune note le piu utili Memorie uscite in allora circa la fabbricazion dell' acciajo ( siccome erano ffnclle di Yandermonde , di Monge, di Bertliollet, di Guy- (on, Darcet ecc. ), avendo cura d'istruire in ispecial gnisa il metallnrgo nazionale sulle nuove pratiche straniere su- scettive della piu vantaggiosa applicazioae. — I chiaiici ed i lllantropi accusavano la pernicie dei vasi di rame. Pertanto il benefico cittadiuo rappresentava nel 1784 ai suoi compatrioti i gravi dannl deli' ossido di essi, con- sig'.iando que' di ferro e d'argilla, materie di cui alibonda il paese , nientre il i-aiiie appena vi fe noto. Nello stesso anno, partecipando la morte di 1 1 persone, di polli e galline, causata da funghi velenosi, proniovea salutarl avvertiinenti in proposito. Prossinia a Lonil^ardia era in pari tempo la dissenteria maligna dei bovini; pero il Da-Ponte ne pre- veniva i villici con semplice ed esatta istruzione: servigio da esso rinnovato per 1' epizoozia dominante nel 1796. II Mairoiii era eccitato nel 180 3 dal Villa, ministro della Kepobljlica Ilaliana, a compilare osservazioni statistiche sul dipartimento del Serio a maniera di quelle del Lizeoli per I'Agogna: dopo pocbi mesi prodnceva quindi egli quanto gli avveniva d! raccorre in riguardo ai prodotti natnrali ed artifi- ciali del paese, airamniinistrazione, airestimo, alia direzione ed impiego delle acque, aireconomia delle arti industriali , al conimercio-, il tutto corredando di osservazioni o disqui- sizioni teadenti a proniuovere la prosperita nazionale , ed aggiugneado per di -pMx rindicazione dcgll stradali , dei piiblilici stabilinienti, dei varj dominj cni Bergamo soggiac-^ que , di notizie risguardanti gli oggetti di belle arti e di anticliita , non clie la biografia degli uomini piii rinomati cli' ebbero natali in provincial laA'oro die ottenne pronta ristampa per 1' accoglienza di cui la reputo degna il Go- verno ( proponendola in tatto a modello per le statisticbe degli altri dijiartimenti), e pel quale 1' autore venne dicliia- yato htnemerito della patria con particolare atto del consi- g!io dipartimentale. — Gli stessi materiali entrano in molta parte a formare il Dizionario odeporico ( ossia storico- pplitico-naturale ) della provincia , coll' addizione di non poclie alcre notizie: trovasi quindi in esso sotto 1" indica- zione alfalietica di ogni villaggio, stabiliinento ecc. quanto piu inipoita di conosccrsi ;, alcuiie m';nde cbe si trovaatt ^" A n I n T A N 40^ per entpo sparse, vanno nttribuilc ml iiiav\'oJi.iLi oil iusin^ ceri roL'itori. Divei'si elogi fiinclu-i recitati dal IMaironi sulla sj>og,Iia i1i ilhistri snoi concittadlni nel patrio Liceo o per occasioiii solenni , riescono anche a! presente conunoventissimi , tlap- poiclie enconiiate scorgonsi con ispoataiiea veracita le Ijclic virtu che per rara associazione splenclettero eseiiipLui neir auiiiia soavisslma , pia e religiosa dell" autore. Dcstinato egli nel 1800 a prof, di storla natural gene- rale del Liceo die aprivasi in patria, vi sostenne con sin- golare diligenza e premura il genlale iucarico sin presso il teruiine di sua prosperosa esistenza. Dillidente oltreuiodo nelle sue I'orze, no dotato di roljust-a inemoria, non distin- guevasi per prerogative cattedraticlie:, pero sapea readere ben rtccetta e pi'olicua Tistruzione scientifica , adoprando le uiiti e carezzevoli inaniere con cui solea conversare cogli nmati suoi figliuoli. Asslstito da questi^ decoro la sua scuola del niinerali per lui rinvenuti in provincia , e di pressoclie tntte le specie d' nccelli ciie nella niedesima gli avvenne di trovare , conciliando alle loro S])oglie la pri- ' stina apparenza nel modo il piu illusivo. — Fu reggente,, a riprese, dello scientifico staljilimento. Gia grave di oltre 80 aniii , di cui ben 60 erano stati da lui spesi all'assiduo ed utile servigio della patria non che dello Statof, poco dopo aver conseguita dalla i\I. S. I. R. la nobilta austriaca, ottenne pur anco, congiuntamente aU'in- vocato ritiro dalla cattedra, la grande niedaglia d' oro del merito civile, rimanendo pero Censore delle stampe. ]Ma tropjjo breve fu il godimento di si onorato riposo ; dappoiclie, salvato appena un anno dopo quel rispettaliile veccliio da minacciosa polmonia, addivenendo di poi sem- pre piu fievole e malinconioso, sel)ben rassegnato al suo teruiine, sorjireso in fine da augustioso ingorgo di petto, spiro ai 2c) gennajo i833, presso a coinpiere rottantcsl- nio quinto anno, tra i conforti del giusto, lasciando nelKl desolazione una nunierosa famiglia costituita da individui di tre generazioni. II Vescovo visitand<;lo negli estreuii , esprinieva clie la sua fine era quella del Patruirca inoreute. Le preclare di lui virtii ricordate vennero tra le funebri cerinionie con coiumovente elocuzione da un suo l)ravo r ben aniato di^copolo , il dottnr Cima. 4Ci) V A R I E T \'. II IMaii'oni venne aggregate per tempo a parecchi corpi scientifici. Fu dapprima inemliro della Societa Patriotica di Milaao, non die della niiueralogica di Jena ; appartenne di seguito alle Accademie di Conegliano , di Oderzo , di Verona, di Padova , aU'Ateueo di Brescia, alia Societa Ita- liana delle scienze (''): in patria fu socio delPAccademia degli Eccitati e della Econoiuico-Arvale: ed erettovisi ulti- mamente TAteneo, vi assistette sino alia morte in qualita di Vice-Presidente. G. Remzzoni. Giuseppe Boerio. Fra i molti dotti onde la repuliljlica letteraria ebbe a piangere la perdita nel i832 fu pure il cb. consigliere Giuseppe Boerio, di cui solo per mancanza di accertate notizie biograficlie noi tardammo sin qui a dare ragguaglio. Questo scrittore , benemerito degli studj legali e filologici, nacque a'prinii del 1754 in Lendinara da Francesco ed Angela Gennari. Studiata legge sotto 1' emerito professore Bragolin , si avvio all' eta di 22 anni sulla carriera giudi- ziaria che anclie suo padre percorreva onoratamente , e fu da prima coadjutore , indi cancelliere pretorio in varj de' Reggimenti veneti cosi detti di corte. In giovanissima eta diede tali prove di senno, d'integrita, di fede da me- I'itarsi die a gara i pubblici rappresentanti se lo venissero per cosi dire involando V un V altro onde averlo seco loro nel governo delle provincie alle quali erano preposti. Ces- sata la Repubblica Veneta , 1' I. R. Governo austriaco lo destino Attuario presso il Tribunal criminale di Venezia. Allora quando ancbe il Dogado venne a far parte del Regno d' Italia, fu cbiamato a sedere Giudice nella Corte di giustizia dell'Adriatico. Sorto il nuovo Regno Lombardo- Veneto, il nostro Boerio pas so successivamente a Rovigo, a Padova, e a Venezia Consigliere nei Tribunali di prima istanza di quelle provincie. Da ultimo, conseguito il meri- tato riposo dojio 10 lustri di pubblici onorati servigi, ando (*) Negli Arti di cssa rinvengi-nsi quasi tuttc Ic IMeniorle del prof. Plalroni. \ \ 1! I I T \ . ^QT a fennare stanza in Padova o\e uunnco ili vita al 2 5 ili iel)brajo i833 in consegiienza cFiina periostosi cleiromoro tlestio ond'era gia da qualche anno tornientato. II Boerio el)l)e fama di peritissinio nelle discipline cri- minali , fauia lien nieritata e coUa pratica indcfessa e co- jvli scritti. La Pratica del processo criminale corredata colle Ibrmole degli atti relativi, e cosi pure Vlndice ragionato del Codice criminale, clie stampo neiranno 18 iS, sono opere tui- tora pregiate dal foi'o, perclie agevolanti in somnio grado Tapplicazione delle leggi criniinali. Anclie la Ructoltd dclle leggi venete concernenti i > iSa » 3.> sventure .. venl\i »> 1 54 » 2 majorem » major il. GmoNi, F. Carljxi, I. TvMAC/iLLT e G. Biicgxatellt , direttori ed editori. Piil)l)l;rafo il di 12 febbrajo 1834. Milano , ditU T. R. SKimperla. 4IO I N D I G E (telle mnterie conteiiute in questo tonio LXXII. i PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. JLv origine dellefonti, poema inedito di C. Arid . pag. 3 Varie operette di F. Villardi » 20 Vita di Antonio Cesari , di G. Bonfanti » ivi Lettera di un giornalista del iqSS ad un maestro di scuola >i ivi Costantinopoli nel i83i, di A. Baratta. Art. 4.° ed ultimo » 36 C. Boucheroni de Thoma Valperga Calusio »» 140 Del Laocoonte, ossia Dei limiti della pittura e della poesia, di G. E. Lessing: traduzione di C. G. Londoruo » 156 Poesie bibliche tradotte da celebri italiani ed illustrate con note » 176 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Esposizione del sistema di Jerografia Criptica delle an- tiche nazioni , di C. Jannelli » 49 Dell' indole e dei fattori dell' incivilimento , con esempio del sua risorgimento in Italia, di G. D. Romagnosi. Art. 2.° ed ultimo » 182 Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino » 198 Sopra il sistema Unfatico dei rettili , ricerche zootomi- che di B. Panizza >/ 207 A. Bertolonii Flora Italica » 2 1 3 APP ENDICE. PARTE 1. SCIENZE, LETTERE ED ARTI STR\N'IEI!E. Divisione territoriale del regno di Grecia " 74 Collection des constitutions , par Dufau , 7. B. Duver- sier et J. Guadet .- . . . n 76 I X D T C E. 411 Voyage au Congo etc., par I. B. Douville. Art. 3.* ed ultimo pag. 221 Jlecherches medico-legales sur V incertitude, des signes de la mort etc. , par Julia de Fontenelle » 24a Depositi vioituarj della Germania » ivi Theorie des ressemblances on essai philosophique sur les rnojens de determiner les dispositions physiques et morales des animaux etc., par Da Gama. Machado » 246 Conjecture relative to the Cholera by B. Mojon . . . „ 248 Leggi fisiologiche di B. Mojon > ivi Annali di medicina degli stati austriaci, di J. De Stifft e JV. De Raimann »» 249 Memoire sur le cidte de Mithra , par J. De Hammer r, ivi Correspondance d'Orient, par Michaud et Poujoulat . » ivi Voyage d'un gentilhomme irlandais en reclterclie d'une religion, par T. Moore » ivi PARTE IJ. SCIENZE, LETTEKE ED ARTl ITALIANE. Agraria. — Esercitazioni delV Accodemia agraria di Pesaro >i 1 3o Manuale delV abitatore di campagna e della buona gastalda, per cura di G. B. Margaroli » i36 Piincipj fondamentali di orticoltura, di G. Lindley: traduzione di G. Manetti » 368 Aritnietica. — Metodo di esegidre il calcolo dei numeri complessi coi soli decimali , di D. Fregoni . . . » 122 Della scienza dei conti , di G. Szarka >» 264 Proposta di rettificazioni ed aggiunte all' Aritmetica del P. Soave , di L. Bariola n Sjo Osservazioni alia Proposta suddetta « ivi Arti belle. — Atti delV I. li. Accademia di belle arti in Milano : Distribuzione de' premj de' grandi e piccoli concorsi , e discorso di I. Fumagalli . . . » 78 Dell'Architettura, libri X di Leon Battista Alberti " 108 Opere di G. G. Winckelmann " 112 Lettcre sulle belle arti trivigiane , di L. Crico . . . » 2-55 Sulle operazioni stradali di Sardegna , di G. A. Carbonazzi >» 278 Elogio di Vittorc Carpaccio . di L. Carrer 1/333 Bullrttino deW Istiiuto di rorrispondcnza arrheologica « 334 ^12 1 N D I C E. Aiuitomid per iiso dei piuori , di G. Del Medico pag. 335 Jntiera collezione di tutte le opere inventate ecc. da A. Tliorwaldsen '/^ 33? Opere di scultura di C. Pacetti i 379 Medicina. — Del metodo di curare le malattie delf uo- vio , di G. P. Frank " i a 3 Materim medicce compendium J. Folchi " 124 Manuale dell' infermiere , di E. Rusca « ivi Delhi allattami'iitn . di A. Biauchi " 3a6 T N D 1 C E. 41 3 Dtlle inorti appareiiti ecc. , o^jere di F. Pelizo e A. Cressoni pag. 127 Delia idiacoroiride nell'occhio umano, di G. P. Posgi " 281 Sulle iicende del vaccino ecc, di F. Cima ....>; 28a Sopra una Jiuova specie di cliina-chinu , di G. Folchi „ 38o Delia einatemesi melenode , inorbo nero,di C. Speranza >> 38 i Musica. — Delia vita e degli studj di Giovanni Pai- siello , di F. Scluzzi » 3 3 o Prospetto di un nuovo rnodo piii agevole di scrittnra music ale , di A. M. Nichetti »< 33i Poc'sia. — Luisa Strozzi , storia del secolo iG.", di G. Rosini <; a55 La villa di Camaldoli , stanze di Maria Giuseppa Guacci J/ 390 La via Appia, canne di P. E. Viscomi » ivi Dell' arte poetica di Orazio » ivi Apostrofe alia luna , di C. Casetti » ivi Poesie di M. Osboli » ivi La lira japigia , poesie di vario afgomento . . . . » ivi Viaggio per la Sicilia , poemetto di C. Crotti ...» iA'i Petrus, poema epicwn M. A. Marinelli » ivi Tribute alia memoria di Augusta Albarelli, versi . » ivi La Colomba di FUle, odi di D. G. Mcltndez Vcddes , tradotte dallo spagnuolo da G. Adorni >; 297 Le Ore , poemetto di G. Parolini » 298 roligrafia -■ — Almanaccld » 90 Altri almanacchi „ aSo Lcttere fumigliari edite ed inedite di F. Berni . . . » 289 lieligione. - — S. A. Augustini opera » 1 1 a Bibliotlieca Lturgica , P. Carli » ii3 Ethices christianoc institutiones D. A Ferrari . . . . » 114 Indirizzo della gioventii nclla strada della salute , di C. Arvisenet "356 Oraz/oni di santi Padri volgarizzute " 3 40 La religione cristiuna dimostrata per la luitura de' suoi misteri , di S. Fabriani v 341 Prediche per l' avvento del Bourdcdoue » 34a Delia predicazione piiu efficace , e di un institulo pik atto nei nostri tempi al bene dei popoli e della chiesa, di A. Biccardi " 343 La pratica degli studj ad uso della gioventii, di A. biccardi " ivi 414 I N D I C il. Diziojiario apostolico di G. di MonUirgon . . . pag. 34J In memoria ddle funchri esequie rese in Padova so- lennemente da tutti gli studeiiti delV I. Pi. Unwe,- sita ad alcuni defund compagni . . » 3:^.o Storia e Biografia. — Memorie degli scrittori e letterati pamiigiani , di I. Affb ed A. Pezzana » 108 I secoli della letteratura italiana, di G. B. Corniani » 3 07 Cenni storici delle due Universita di Pa<^ia e di Mi- lano , di F. Longheiia " 3o8 Relazione della venuta in Venezia di Giuseppe II ecc- , di N. Balbi , con note di P. Litta >/ 3 1 5 Biografia degli scrittori padovani, di G. Vedova . » 319 Sulla vita e sulle opere del barone Carlo Antonio Martini, di A. Volpi .< 32i Specchio della storia modema europea di Koch , traduzione di G. TamcLssia » 3 2 6 Storia del Duca di Reiclistadt , di De Montbel . . » ivi Istoria di Corsica di A. P. Filippini » 327 Storia natur ale. — Herbarium pedeniontanum A. Colla » 140 Description de quelques especes de la collection zoolo- gique de Turin, par J. Gen6 >/ 36i Descrizione di una singolare varieta di pecora a coda adiposa, e della femmina del becco sehatico delTAlto Egitto , di G. Gene " ivi Observations sur quelcjues particularites organicjues du Chamois et des Moutons , par J. Gene " ivi Dizionario delle scienze naturali : traduzione dal francese con aggiunte e correzioni »/ 367 Synopsis muscorwn in agro mediolanensi liucusque lectomm a J. Balsamo et J. De Notaris . ...» 369 Musci mediolanenses collecti et editi a J. Balsamo et J. De Notaris » 3jo Delle terme euganee, di F. S. Beggiato »; 382 V ARI ETA. Artl belle. — Sacra Famiglia di Raffaello incisa da P. Anderloni " 387 Vedute del vulcani d' Italia » 393 Bibliografia. — Spiegazione del Simbolo , opuscolo ine- dito di S. Ambrogio >/ ^83 Annunzj di libri " 399 1 -s D 1 a E. ^lo Eiratii-Currl^e pag. 287 ■■:■■■■" 409 lilvlogia. — Accadtinia della Crusca : seduta del 10 settembre i833 i/ Soq. Fisica. — Nota sulla trasmissione dei raggi calorifici a tniverso ai vetri colorati, del prof. Melloni . . „ i^i Nota ill aggiunta all' articolo uii Giuochi Jisici . . >, ia3 SulV altezza media del barometro al livello del mare » 3 06 Incoercibilitd del Jhtido magnetico » inj Osservazioni meteoroloi^icfie di ottobre „ i^/x no^-embre „ 288 dicembre >/ 4 1 6 Necrologia. — Giovanni Maironi da Ponte "401 Giuseppe Boerio . . . . , „ ^.06 Giovanni Aldini „ ^08 VoUgrafia. — Memorie scientifiche di G. B. Qiiadri . » 285 Statistica. — Prodotti d' Europa in metalli preziosi . •> 284 Longevita comparata >; 2 85 Storia. — Invito ai possessori di documenti sulla storia degli Stati Sardi » 14. i Storia naturale. = Concordanza botanica v 286 Venni negli occhi degli animali » ivi Ossctvazioni meteorolo^lche fatte alVI. R. Osscrmtorio di Bn D I C E 31 B R E i833. M A T T I N A. CO N Sera. o 0 N 6 — 1 u CS — H 0 0 g -5 ^ S 2 c s U 1 State del cielo. d — < u ^ 0 u re 0 if N 2 -3 5 0 6 II Stato del cielo. I pr.ll 28 lp.+ 4,7 L N 0 N Ser. uuv. piog. poll 28 liii. 1,6 + 7,3 SE Sereno. 2 28 2,1 j+ 3,0 s s 0|Nebb. ser. 28 1,3 + 5,5 s 0 Nu\olo. 3 27 10,9+ 4,3 0 Nebb. nuv. 27 10,6 + 6,0 SOS Sereuo. 4 27 10,2 4 2,3 NE N Nebb. ser. 27 10,0 + 6,3 S 0 Sereno. 6 ~6 '•^7 lo/i + 0,5 E Nebb. ser. 27 10,5 + 4,0 S E Nebb. nuv. 27 10,6 + 4,5 s Nuv. pioggia. 37 10,2 + 6,0 S £ Nuv. pioggia. 7 28 0,0 + 2,0 0 Ser. nuv. 28 0,1 + 5,1 SOS Nuv. ser. 6 ^Z 10,1 4- 1,7 N 0 Nuv. ser. 27 9:7 + 4,8 N 0 N Nu^olo. 9 28 0,,^ + 2,0 s 0 Ser. nebb. 27 11,8 •*-4,3 SOS Ser. nuv. 10 27 10, r + 0,7 N 0 Nebb. ser. 27 9,8 + 6,7 S S E Sereno. 1 1 27 7^9 + 3,7 N Nuvolo. 27 6.8 + 6,0 SOS Sereno. t 12 27 6,4 + 1,3 N N E Ser. nebb. 27 5,8 + 5,3 N N 0 Nuv. ser. i6 27 7,^ + 0,4 N Ser. uuv. 27 7,9 + 5,0 NO Sereno. 14 27 11,1 + 3,5 N N 0 Serene. 27 11,5 + 5,7 NO )V Sereno. li) 27 11,5 - 1,0 -1,5 N 0 Nuv. ser. 27 11,0 + 3,0 SE Ser. nuv. iG 27 ":9 E Ser. nebb. 27 1 1,5 + 2,7 N N E Ser. nebb. '7 27 ) 1,0 - 2,0 s 0 Nuvolo. 27 9-4 + 0,0 N E Nuvolo. iS 27 9,« + 0,7 N 0 Nebb. ser. 27 10,0 + 4,0 0 Nuv. ser. IQ 27 10,5 H- 3,4 N 0 Nuvolo. 27 11,7 + 6,0 N E N Sereno. Nuvolo. 20 28 0,0 + 3,2 0 N^^olo. 27 10,8 + 6,0 SOS 21 27 9,8 + 4p s 0 Nuvolo. 27 7,6 + 5,7 N E N Nuvolo. 22 27 7,^ + 5,0 N 0 Sereno. 27 7-8 + 6,0 NO N Nuv. ser. 2 5 27 7,9 + 2,5 0 Nebb. ser. 27 6,0 + 6,5 N 0 Sereno. 24 27 7,4 + 1,0 N N E Sereiio. 27 7,3 + 6,0 0 Sereno. 2b 27 7^7 + 0,0 N 0 Nebbia. 27 6,8 + 6,0 SOS Nuvolo. 26 27 7^7 + 0,0 s 0 Nebbia. 27 9,7 + 5,3 N NO Sereno. 27 28 1,2 + 1,0 N N E Nuvolo. 28 0,5 + 4,7 N 0 Ser. nuv. 28 27 ■••.7 + 1,5 SOS Nebb. ser. 28 0,0 + 0,0 N 0 N Ser. nuv. 29 28 0,2 - 0,5 S E Nuv. ser. 27 11,5 + 3,0 S £ S Sereno. 60 27 10,5 - 0,5 E Nebb. ser. 27 C),6 + 4,0 SO Sereno. 5i 27 9.8 + 0,7 N E N Ser. nebbioso. 27 9'^ + 4,5 N ON Nuvolo. Altezza mass, rlol bar. poll. 28 Vm. 2, I Altezza mass, del term. + 7,5 i iHiiiinia media . 8 i5 qia mec lincc 4v28. QuaQtita della piog ..A^.A/7;'v II '"^Mt^MJiat^ ig 'g«t**^wg,-giBTH^fflr'HaByrwwff # ^ m^