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BIBLIOTECA ITALIANA

GIORNALE

LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI

COMPILATO

DA VARJ LETTERATI.

ToMo LXXIV.

ANNO DECIMONONO.

Aprile, Maggio e Giugno 1834.

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MILAN 0

PRESSO LA DirxEZlONE T>V.\. GIORNALE.

JMPERIALE nEGIA STAMPEKIA.

II presents Qiornale^ con tntti i volumi precedenti ^ e posto sotto la salvaguardia della Legge , essendosi adenipiuto a quanta essa prescribe.

BIBLIOTECA ITALIANA

PARTE J.

LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!.

Storia romana di 31. B. G. Niebuiir. Tradiizioue. Tomi ].° e 2.° Pavla, i832-i833, dalla tipo- grafia Bizzoni , in 8.°, di pag. 491 complessaamentc. Prezzo de due tomi ital. lir. 9. 9c ( aust. lir. 1 1. 89^. In Milano si vende dalla Socictd tipografica de Clas- sici italiani in contrada di S. Margherita. Vedi il tomo 69.°, gennajo i833, pag. 17.

Articolo n.

Piimi abitatori dell' Italia.

Osseivazioni in difesa degli Etruschi.

N,

lella enumerazione o, come dice 1' autore , nell'a;- cheologia degli antichi popoli italici. primi compajono gli Enotij ed i Pelasgi; e qui pure coU' autorita di Ferecide si vuol trovare 1' oiigine greca dei primi , come pure quella dei Peucezj in Enotro e Peucezio iigli di licaone , partiti dall' Arcadia diciassette gene- razioni avanti la guerra di Troja, e venuti con moiti Greci a colonizzare T Italia; quasi clie questa fosse stata in quell' epoca priva alTatto d' abitatori , e non si dicessero i figli di licaone da qualche niitologo e tra gli altri da Apollodoro , pcriti tutti nel diluvio di Vcucalione. Ma come mai il sig. Niebuhr il quale nclla

4 STOKIA EOMANA.

sua prefazione disse di voler separare interamente la storia dalle favole, va oia spaziaiido ne' campi della mitologia e delle antiche tradizioni, al solo fine di togliere ai popoli dell' Italia quell' antichita clie loro viene accordata dai monumenti? Egli dice quelle ge- nealogie tradizionali dcgli antichi popoli degne d at- te/izione nel senso die come quelle di Mose danno dei Iwni su Ic cognizioid dei popoli die sono molto anti- dii se si paragoiiaiio alia nostra letteratiira ^ ma per riguardo a Mosc^ egli ne parla con s^i poco rispetto , che osa mettere la sua tavola 2;eiiealo2:ica delle nazioni come csempio delle false ipotcsi c dei concetti nan ben iiitesi, sui cjuali posano le genealogie attinte ai poemi del genere della teogonia e ad altri scritti vetusti (pag. 89), soggiugnendo che cjueila tavola stringe in rapporti d' affinitci popoli die appartengono a famiglie affatto diverse. Paiiando dei Pelasgi, ancora si appoggia alia mitologia, e pietende che ne' tempi eroici non fosse vin enimma il significato di quel nome , come lo fu poscia a Strahone; confonde i Pelasgi coi Tespioti e gli Enotrj ; dice che gli schiavi Italioti , forse Eaotrj in origine, erano chiamati Pelasgi, ma aramette che ne' tempi piu antichi numerosi Pelasgi si trovassero in molte contrade d' Italia : inutile riesce dunque il ecrcare ne' mitologi 1' aflinita loro coi Greci.

Dopo di aveie deploiate le quistioni tra i moderni discusse sul nome dei Pelasgi , e dopo di aver cliia- mato c^uesto uno sciagurato argomento , entra tuttavia I'autore in materia, e conviene die i Pelasgi erano una nazionc differcnte dagli Ellcui, e che la loro lingua par- ticolare non era il greco, scbbene la differenza non fosse cosi grande come cpielia che divideva il greco dalla lingua illirica c dalla tracia , dilTerenza che troppo diflicile sarebbe 1 indicarc comparativamente. Benche molti Pclas-j-i si dicano con facilita divenuti Elleni , si vuole riconoscere ncl latino un non so che di fondo greco, con che si cerca di accertarc f origine pelasgica; si cita Erodoto il cjuale dice che i Pelasgi in pro- gresso di tempo furono tenuti come Greci ; lua si

Dl ai. B. G. NIEBUHR. 5

concliiudc clie ll loro nome era senza diihhio nazio- nalc, e die foUie sono le spiegazioni greclie clie ad csso si danno. Egli e ben veio clie i monu- menti e le tradizioni, alle qiiali s'appoggia Tistoria, ci rappresentano 'i Pelasgi in istato di ruina e di de- cadenza ; ne pailano come di una lazza in ira al Cielo e costrctta dalle sciagure a frequenti niigrazioni; nia si ravvisa tuttavia in essi uno de piu graiidl popoll dell antica Europa , vm popolo disperse come i Celti dopo le loro emigrazioni, il clie basta a far vedere che il nome di Pelasgi non era state privativamente assunto da alcuni briganti, feccia di diverse iiazioni, scesi neir Arcadia. Si passa quindi ad annoverare i paesi che abitati furono dai Pelasgi , e si trovano nel Peloponneso ed in una gran parte della Grecia , nell'Arcadia, nella Jonia, in Argo, nell' Attica, nella Tessaglia, delta in parte Felasgiotide , neU'Emonia, nell'Epiro ecc; si nota pero che i Pelasgi del cen- tro deir Italia , supposti da alcuni scrittori di origine orientale, si traggono dalla Tessaglia, come dalla vera loro patria. In tanta oscnrita di tempi e di memorie, non sarebb' egli forse piu convenevole il trarre i Pe- lasgi Tessali dalP Italia, con clie si accorderebbero i passi di varj antichi geograli ? Che serve Y andar vagando per tutte le origini e le antichita greclie , quando si ammetta die i Pelasgi servi dei Greci cV Italia, non potevano essere die Enotrj , cosicche e forza riconoscere per pelasgica tutta la gente enotria del mezzodi dell Italia ? Si ammctte ancora che ci aveva de' Pelasgi sulla costa d' Etruria (pag. 46). Se gli Enotrj e i Siculi cogli Epiroti si fusero in un sol popolo iiisieme coi Greri ( pag. 40 ) , e quindi il nome di Pelasgi in Italia fii dato a que' Greci , preesiste- vano dunque in quelTepoca Italiani abitatori della pe- nisola avanti la venuta de' Greci e la formazione del popolo roniano, il die sembra volersi esdudere dal- Tautore. Giova a questo proposito osscrvare , che nelle penisole appunto si sono trovatc le piu anti- che popolazioni , e die F ipotesi die \ Italia avesse

6 STORI.V ROMAN A

abitatori avanti la venuta de' Grecl, o di altii popoli, non ripugna ne alia storia mosaica, ne alle tradizioni piu antiche dei Greci medesinii.

Uno scoglio del quale non ha potato guardarsi il sig. Niebuhr, e nel quale hanno urtato mold scrittori antichi e moderni, si e quello di avere accordata troppa fiducia agli scrittori greci, e di avere coUa sola scorta di questi istituite le ricerche su le nostre origini. Non e qiiindi inaraviglia se passando in ras- segna tutte le altre genti, credute insino ad ora di orjgine italiana, egli si sforza di trovarle straniere air Italia. Quindi i nomi di Opica e di Ausonia ap- plicati dai Greci al paese situate tra 1' Enotria e la Tirrenia, quindi gli Opici, nominati soltanto poste- riormente Ausonj , quindi le citta di Cuma e di Nola confuse con alcune citta della Grecia , e Temesa , donde i Greci de' tempi di Omero traevano il nome , fondata dagli Ausonj , apparentemente per allontanarli dal- r Italia. Si amniette pero , che gran tempo dopo la formazione degli stabilimenti greci, tutta la costa e r interno del paese fossero Tirreni o Italici, che nel Sannio i soli coutorni settentrionali appartenessero agli Opici , e che il nome di Ausonia portasse ne' primi tempi il paese , ove trovansi Gale e Benevento. In- ditYerente riesce che Aristotile copiasse o no Antioco, e che Opica , secondo quello scrittore fosse nome della nazione, della cpiale Ausonia non designava se non che una parte, come pure che Polibio parlasse degli Opici e degli Ausonj, come di due popoli di- versi, che abitavano intorno al golfo Adriatico. Stra- bone altresi distingueva gli Ausonj dagli Oschi, abi- tatori i primi, concpiistatori i secondi della Campa- nia ; fra oU Oschi annoverava i Sedicini , ne e ben chiaro che questo facesse solianto per non mescolare gli Ausonj co' Sanniti, benche forse trovato avesse negli scritti de' Greci il nome di Opica dato ai Sanniti e ad altri Sabelli del mezzodi. I soli grammatici ro- mani confusero sotto un medesimo nome gli Opici , gli Opschi e gli Oschi; ma il nome solo di Opici

DI M. B. G. NIEQUHR. J

presentava ai Greci I'idea di un popolo rozzo e bar- baro, perche clato era da essi ad alcuni selvaggi mercenaij , die certamente erano tutt' altro che ita- liani. Osca fu detta la lingua dei Sanniti che occu- parono le tcrre degli Opici , perche gli Oschi diife- rissero dai Sabelli e di stipite e di lingua, e a questo proposito nota T autore che i discendenti dei Lom- bardi in egual modo adottarono ben presto la lingua italiana, come per breve spazio ebbe a prevalere la lingua degli Oschi , perche vincitori. Quella lingua pero era sparsa per tutto il mezzodi dell Italia , e quella lingua era forse parlata dagli antichi Ausonj , dai Sabelli e dagli Enotrj , che mescolati si erano col sangue osco.

Non e ben certo che gli Ausonj formassero sol- tanto una parte dcUa nazione osca , e non e ne pur vero che quel nome sia airatto straniero all Italia ed abbia assunto il carattere italiano soltanto nella bocca de' Greci; non sussiste ne pure che la forma nativa di quel vocabolo sia stata Auruni , perche da questa derivo il nome di Auronzio. Con questo vorrebbe provarsi che gli Ausonj e gli Aurunci fossero un medesimo popolo : ma T. Lkio noniina sul Hume Liri degli Ausonj e non degli Aurunci. Puo essere che negli annali anteriori all' espulsione de' Tarqidnj si desse agli Osci il nome di Aurunci; ma ne pure per la testimonianza di Scilace si com- prova che i Volsci o Volcenti fossero una sola e me- desima nazione. IndifFerente riesce pure per la nostra tesi, che i Sedicini e i Saticuli avessero qualche af- finita cogli Osci, e vicini si trovassero agli Aurunci; che gli Equi, popolo antichissimo d' Italia, si ritenes- sero tra' romani scrittori come indivisi dai Yolsci, jperche tremendi riuscLrono a Roma; clie gli Opici , umati dai Sabelli , si gettasscro dai Tevere verso il mare Asiatico ; e vincessero gl' Itali che cola dimo- ravano ; che sinonimi fossero in quel tempo i nomi di Siculi e di Itali ; che Cuma assediata fosse dai Tirreni , insieme cogli Ombri , i Dauni ed altri popoli ,

8 STORIA ROMANA

clie air autore nostio place di nominare barbarl ; linalraente die Nola cliiamata fosse citta Calcidica, perclie i Tirreni ad oggetto di ratforzarsi nelle loro guerre anclie contro gli Oschi, accolti avevano e ac- cordata la cittadinanza ad alcuni Greci. A noi giova soltanto dedurre da tutti que' fatti la conseguenza , clie aliitata era T Italia ne' tempi piu antichi da vina moltitudiue di popoli, alcuni de'quali gia erano forti e potenti , altri ingegnosi ed istrutti , e tutti passati ei'ano per diversi gradi delV incivilimento, cosa clie agli ocelli del filosofo prova assai piii di qualunque akra considerazione , che essi cioe provate avevano tutte le vicende clie contrassegnano i grandi popoli deir anticliita clie dire potrebbonsi primitivi, e co- me tali ritenuti furono dai piu sensati scrittori.

Passa r autore a ragiouare degli Aborigeni e dei Latini. Ma quali sono per esso gli Aborigeni ? Non altro se non clie un popolo iioto solo per tradizione, clie abitava intorno al monte Velino e prcsso Todierna Rieti , clie fu cacciato dai Sabini, venuti dalle parti d''Aquila, e die ritirossi da prima lungo TAriio, poi sulle rive del Tevere, ove trovo de' Siculi, co' quali ebbe a sostenere lunghe guerre. Parla quindi dei Siculi stessi , die vorrebbe confonderc coi Tusci e coi Turini, pel solo nome di Tuscolo die al pari di Preneste era citta Sicula; parla dei Siculi coiiqui- statori , nomiuati Sacrani nelle antiche tradizioni la- tine; parla dei Casci, accenuati da Servio, nominati anclie piu propriameute , coin'' egli dice , Prisci ; ma non dissiniula tuttavia, clie la lamiglia sicula, die in Italia regnava in que' tempi , dava a conoscere d'essere Italica o Tirrena, ed ambiva di discendere da Circe e per conseguenza da Circeo. Riguardo ai Latini , egli vorrebbe die usciti fossero dalla niesco- lanza dei due popoli Aborigeni e Prisci, o Aborigeni e Siculi ; e non si avvede die i nomi stessi di Prisci e di Aborigeni lo riconducono a trovare que' popoli come primitivi dell Italia, ed egli stesso amuiette , die latina cliiamossi la nazione uscita dalla conquista, e

DI M. B. G. NIEBUIIR. 9

rimasc il nome cli Aborigeni agli antececlenti abita- tori del Lazio. Anzi accorda egli stesso , die il nome di Aborigeni non tanto potcsse equivalere a quello di antenad, quanto applicarsi piu natuialmente a quelli che dalla prima , ossia dalla piu remota loro origine abitavano la penisola, detti dai Greci Autoch- toni ; e inutile riesce cio cli' egli aggiugne , essere cioe derivata questa opinione dagli Umbri , riguar- dati da alcuni come il piii antico popolo delF Italia , come inutile pure il rifcrire la credcnza , radicata fra' Greci , che gli Aborigeni altro non fossero se non che una moltitudine di diverse nazioni erranti, delle quali cambiato si era il nome in quello di Aber- rigiiii. Non e certamente chiaro, come giudica T auto- re, che quel nome non fosse giammai attribuito dagli storici di epoca piu recente ad alcun popolo; m^i am- metteremo la sua asserzione, che quel nome molto an- teriore fosse all' epoca, incni la storia di Romai usci dalle fasce nelle quali 1' avviluppavano le cronache monosillabiche. Alcuni dei Greci stessi parlaiio di Latino re degli Aborigeni , e Licofrone fa predire a Cassandra., che Enea fondera trc fortezze nelle con- trade de'Boreigoni, sotto il qual nome intendeva cer- tamente gli Aborigeni. Catone asseriva die una j!;ran parte della pianura dei Volsci era stata precede.ntc- mente posseduta dagli Aborigeni; ma noi non po- tremmo in qucsto luogo convenire col sig. Niebnhr, die vuole indicati in quel luogo gli abitatori delle maremme , mentre gli Aborigeni, secondo le piu antiche tradizioui, e secondo quello che si e osser- vato in tutti gli altri paesi piu anticaraente abitati, venire dovevano dalle montagne piu elevate , delle quali alcune trovavansi anche in mezzo aU'estesissima pianura de' Volsci. Non importa che CaLone seguito da Dionigi, abbia chiamato Aborigeni i popoli cac- ciati dalle loro sedi dai Sabini *, che Varrone abbia rappresentati i Pelasgi come alleati dcgli Aborigeni, e creduto abbia da quelli essersi espul si iSiculi; che i Pelasgi staccati siensi in appresso dai loro alleati ;

lO STORIA ROMANA

che i Siculi veggansi ancora in epoca posteriore sog- giornanti nel Lazio e ne' dintorni di Roma ; finalmente che i Siculi sieno stati dagli Opici violentati a passare 11 mare e a ridnrsi nell' isola che da essi prase il no- me: rimane sempre inconcussa la tesi, che piu an- ticamente e avanti tutti quegli altri popoli , V Italia abitata fosse dagli Aborigeni, come che fossero que- sti incolti e lozzi.

Molto si estende Tautore su i Sabini e i Sabelli, ma non puo tuttavia dissimulare. che que' popoli Sabini nominavansi sino nelle monete sannitiche dcl- r epoca della guerra sociale , ne coUa forma greca della parola Sanniti, puo provarsi che di origine greca fossero quelle nazioni. Certo e che i Sabelli avanti che Roma trapassasse i confini del Lazio, erauo per potenza ed estensione i piii considerabili dell' Italia , benche chiaro non sia, come suppone I'autore, che caduti fossero di gia gli Etruschi, i Tirreni, gli Ombri e gli Ausonj. I SabeiU avevano divinita tutte propria, e mandavano animali sacri a guidare e proteggere le loro colonic; avevano leggi e ordinavano con rare avvedimento le loro guerre; il che basta ad annun- ziare presso di essi un antico e gia irmoltrato inci- vilimento. In questo capitolo medesimo I'autorc ram- menta le antiche glorie dei Lncani, separati in breve da un popolo ch' egli stesso riguarda come primitivo; dei Bruzj , de' quali accorda che sempre ve ne fos- sero in Italia , giacche celebri renduti si erano avanti che comparissero le romane istorie ; dei Marsi , dei Marrucini , dei Peligni e dei Vestini , situati tra i Sabini e i Sanniti ( che dunque non erano gli stessi popoli); degli Ernici che niolta importanza hanno nella storia per le relazioni coi Romani divenuti loro alleati ; dei Sabelli delle montagne, osservatori d' una morale severa e di una lodevole frugalita; finalmente delle inimicizie insorte nella stessa federazione dei Marsi , dei Sanniti e dei Lucani ; e tutti que' fatti , tutte quelle circostanze concorrono validamente a pro- vare 1' origine remotissima e primitiva di que' popoli ,

DI M. B. G. NIEBUHR. I t

la loro antica civilta, lo studio di difendere le loro antiche sedi e i loro possedimenti , senza die faccia d' uopo il far derivare le loro istituzioni e i loro co- sturai dagli stranieri che in quell' eta si remota giunti non erano ancora in Italia.

Eccoci ora ai Tusci ed agli Etrusclii, su i quali non sara forse inopportuno il trattenerci alcun poco, massirae in un epoca in cui molti eruditi si sono ri- volti alio studio delle etrusche antichita- In mezzo ad una copiosa e squisita erudizione , T autore non puo a meno di manifestare una specie di acceca- niento o di decisa parzialita, perche si studia ad ogni niodo d' impiccolire le glorie di una nazione , che grandeggio non solo in Italia, ma anche al di fuori. Non per altro, die' egli, sono ora gli Etruschi piu celebri, piu reputati che non a' tempi di T. Livio, se non perche questo affetto verso di essi non fu sempre accompagnato da un egual lunie di critica e da un eguale sentimento di sincerita. Per giustificare quest' asserzione accenna il Niebuhr, che niuna parte della letteratura relativa all' antica storia, non con- tiene tante futihta , come cio che fu scritto su la sto- ria e la lingua dell' Etraria dopo Aimio di Viterbo. Per verita conviene fare un salto di molti secoli per pas- sare sopra a tutti gli scrittori ed ai monumenti anti- chi, e giugnere al favoleggiatore viterbese. Erronee, secondo il Niebuhr, sono le idee che corsero intorno le origin! degli Etruschi, idee che ingannarono i Greci e traviarono piu lungamente i moderni. 11 nome di Tirreni , die' egli , si conserve dopo la conquista del loro paese fatta dagli Etruschi ; e qui vuol egli , secondo il suo costume , ravvicinarsi ai Greci , che Tirreni chiamarono i Pelasgi delle coste dell Asia e di alcune isole, e Tirreni gli Etruschi. Minor diritto, continua egli , avevano gli Etruschi ad un tal nome , che i Sabelli del mezzodi dell' Italia non ne avessero a quello di Opici ; e cjuasi dubita che il nome di Tirreni tanto convenisse agli Etruschi, quanto quello di Britanui agl' Inglesi , e di Messicani o Periiviani

I a STORIA KOMA.NA

ai Creoli cli Spagna. Nella confiisione peio delle an- ticlie storie trova clie i Pelasgi discesi credevansi dalla Grecia ; clie alcuni li facevano procedere dalla Tessaglia , e credevano appartenenti al medesimo sti- pite i Meoni Tirreni, i Tirreni d' Italia e quelli di Lenno ; trova pure una confusione tra i Tirreni e gli Etrusclii, eguale a quella clie passava tra i Meoni e i Lidi , e rimprovera persino un momento di cattiva ispirazione ad Erodoto , clie trasse dalla Lidia gli an- tichi Tirreni, appoggiandosi a Dionigi, il quale dice I'asserzione di Erodoto non appoggiata ad alcuna tradizione della Lidia.

Ammettiamo pero in questo luogo V asserzione di Dionigi, che le due nazioni reputava affatto diverse per la totale differenza di usi e di religioni; ma ve- dremo come il sio^. Niebuhr, scostandosi dalV orio;ine

■I y

greca , ne vada a cercare forse un' altra piu straiia. Premessa la sua tesi clie il linguaggio tusco non aveva maggiore affinita con Y osco clie col greco e col lati- no, non isdegna il Niebuhr di cliiaraare cogli antichi Tusca la lingua degli Etrusclii, e vuole altresi appel- lare Tusci o Toscani gli Etrusclii medesimi, sebbene nella parola Tuscus altro egli non vegga se non clie una forma della parola Turinos:, vorrebbe pure che il nome di Etrusclii dopo i tempi di Catone prevalesse nella favola scritta , benclie nella bocca del popolo r antico nome de" Tusci rimanesse dominante. Non parla egli se non clie degli Etrusclii vincitori de' Tir- reni e degli Ombri, e questi dice abitatori dell'Etru- ria propriamente detta e dei paesi vicini al Po; e qui comincia ad insinuate, clie i Beti ed altri popoli delle Alpi , come i Lepunzi cd i Camuni , e forse gli Euganei , erano popoli dell' Alpi di origine tu- sca: per aggiugnere confusione , ama di distinguere Etrusclii della pianura ed Etrusclii delle montagne , clie riparati eransi su le Alpi alia venuta de' Galli , e cita Polibio clie parla di escursioni fatte dai po- poli Alpini nella Gallia cisalpina. Accorda pero che le antichissime storie degli Umbri ficevano gli Etruschi

DI M. B. C. NIEBUHR. l3

possessori di trecento citta ; che gli Etruschi con- quistaiono gran parte di quel paese nel tempo della maggiore loro floridezza , benche gli Umbri con- servassero il possedimento delle loi-o montagne in eino al Po, e nota col Mlcall che il nome del flu- me Umbro ricorda apertamente gli Umbri , seb- bene , die' egli , quello scrittore non vorreblje ri- nunziare per la Toscana 1' onore di essere stata la culla degli Etruschi. Non e certamente ben chiaro , se gli Etruschi cacciassero dalle terre che piu anti- camente occupavano i SicuU, i Pelasgi o i Tirreni, nia il Niehithr insinua destramente die Cortona non fosse citta etrusca, citando ErodotOi che Tarquinia fosse occupata dai Tessali e Perugia dagli Achei, la- sciando Pisa tra i luoghi occupati dagli Etruschi a danno de'Pelasgi, escludendo I'idea che Pisa edificata fosse dai Greci dopo la caduta di Troja. T. Livio pero parlando di un" epoca anteriore di un secolo , chiamava Cortona una delle capitali dell' Etruria, e questo sembra assai piu credibile che non Tasserzione di Erodoto; attraverso la buja incertezza che ree^na in tutte queste antiche memorie, il Niebuhr yovxthhe che verso 1' anno di Roma 55o piii non potesse essere Capena nel novero delle citta etrusche.

Non contento il sig. Niebuhr d' impicciolire il do- niinio e i possedimenti degli Etruschi, si sforza an- cora d' impicciolire la loro forza morale , il loro si- stema di civilta , le loro istituzioui : quindi nega a quella nazione assemblee generali , e ad essa accor- da soltanto diete numerose , e quasi le contrasta la liberta, asserendo che mai non si era costituito nel- r Etruria un popolo libero, il quale degno fosse di riputazione , e che con ostinazione vi si difendeva una specie di antico feudalismo ; giugne per sino a notare , che la dcnominazione di Volscini equivale a quella di schiavi , e che i cittadini di Volscinia inimersi nclla volutta , in mano di schiavi deposero le loro armi e 1' amministrazionc del governo della loro cma; pure non dissimula che alcuni Grcci

14 STORIA ROMANA

foggiato avevano a modo di favola il poco che sep- pero degli Etruschi , e che i Romani in appresso studiaroiisi di dipignere con tristi colori quel popolo che combattuto avevano sino all' ultimo eccidio.

Dope di avere accennato, che deboli e rilasciati era- no i vincoli della federazione etrusca, impugna il sig. Niebuhr, che a quella nazione appartenessero le isole dell'Elba e della Corsica, soggette al piu a qualche citta marlttinia circonvicina , e nega persino, che gli Etruschi la pirateria esercitassero ne'mari d'Occidente, attribuendo quella professione piuttosto ai Tirreni , che si citano come antichi abitatori della Sardegna. A fine di diminuire 1' antica grandezza degli Etruschi , non lascia di osservare che la maggior parte della Toscana e tutta ingombra di montagne, e che la ricca valle bagnata dall' Arno era anticatnente in- nondata di paludi e sparsa di frane; che un lago esi- steva da Segna sino al disotto di Fiesole , e verso Prato , e che fu d' uopo spezzare una roccia detta la Gonfalina, onde aprire al fiume un adito verso Pisa. Persino l' eccellenza degli Etruschi in fatto d'arte , altamente proclamata dalla fama, viene a no';a al sig. Nichuhr , il quale si duole di non potere sperare buon esito dairipotesi che attribuisce le loro iigure in bronzo ed in terra cotta, e i loro disegni in ri- lievo , alia nazione fatta schiava, in vece di onorarne il popolo dominante, ipotesi che non accorda pia agli Etruschi che ai Romani il genio deir arte. Egli attribuisce la meravigliosa diversita che corre tra i caratteri deir arte raedesima ne' monumenti scoperti a Tarquinia e ad Arezzo , alia sola diversita nazio- nale che passava tra gli antichi abitatori del settcn- trione e quelli del mezzodi della Toscana; egli crede interamente simili nel disegno e nel colorito i vasi di Tarquinia e quelli pubblicati dal Dodwell come trovati presso Corinto , e mostrasi persuaso in buona fede che Tarquinia ricevesse da Corinto \ arte di modulare l' argilla e condurre bellissimi disegni sui vasi: inoltre pailando dellc statue ctrusche di bronzo,

DI M. B. G. NIEBUHR. l5

dice essere un vano sforzo lo studiarsi di negare. die quelle arti non avessero tratta tanta nohiltd dalla Grecia; e finalmente parlando della Lupa del Canipidoglio , la dice atta a far conoscere cio che dovevano essere verso la meta del V secolo di Roma le arti in Etruria , ed opina francamente che le piu belle incisioni in pietra non sieno piu recenti, attri- buendo ad un' epoca ancora posteriore tutto quello che nelle opere etrusche osservasi di dolce, di deli- cato , di molle. Secondo lui , mancava alle arti etru- sche una storia eroica nazionale; per il che gli arti- sti trassero i loro argomenti dalla mitologia greca, e mostrarono di ben conoscere i casi d' Iho e di Tebe : nel teatro di Fiesole egli vuole che si rappresentas- sero opere greche, originarie o tradotte; che la citta da cui trassero il nonie i canti fcscennini , fosse fali- sca e non etrusca, ma che la musica dei Roinani venne loro dair Etruria, come vcnnero gU attori cantanti e i danzatori ctiuschi. Tuttavia vorrebbe il Nicbuhr che la scrittura etrusca come la greca nata fosse da quella, che tra le scritture dell'Asia tanto diverse di origine, fu poi il tipo di tutti i caratteri usitati in Europa: il che in qualche niodo ci trae ad imaginare un ori- gine straniera anche del popolo o della nazione. 11 Niebuhr parlando dell' influenza asiatica , accenna an- cora che le scicnze profane delF Etruria, la medicine, la storia naturale e \ astronomia , non erano tolte a prestito ne dai Greci, ne dai Cartaginesi, ma che forse quella nazione le aveva recate dai settentrione, ove risiedevano gli Dei : ed ecco un nuovo sforzo per far dcrivare gli Etruschi da un' origine straniera, quasi che coir Italia nou potesse accordarsi il carattere Joro di una tal quale originaUta. Se perfetta fu la crono- logia degli Etruschi , egli e questo , dice il Niebuhr, un fenomeno che si ravvisa anche nel nuovo mondo, perche in cio che concerne 1" anno ciclico , gli antichi regolatori del governo accomodate avevano le divi- sioni del tempo a periodi astronomici esattamente

l6 STORIA. ROJVIANA

determinati , non teneado pero alcun conto dei feno- meni lunari.

Le ultime pagine di questo discorso sono consacrate alia religione degli Etruschi , e anche questa il Niebuhr sembra inclinato a screditare , attribuendo loro la cre- denza di vin termine iinposto anche alia vita della pill grande Divinita ( opinione clie pure crede deri- vata dagli Scandinavi); altro termine imposto alia durata del niondo ed a quella altresi di ciascuna nazione e cose siniili, asserendo per ultimo che noa vi poteva essere lihertd del genio ne per la poesia , ' lie per la scienza presso wi popolo vano , che aveva rivold tntti i suoi studj al sistema sacerdot.ale ed alia iiiterpretazione de sogiii ( pag. i33 ). Quel destino , die' egli , che V Oriente leggeva nelle costellazioni , r Etruria e la Grecia lo leggevano nelle intestina degli animali olferti in sacrificio: quanto al volo degli uc- celli, gli Etruschi forse ne impararono il segreto dai Sabelli, e tutta propria dell' Etruria ei-a soltanto la scienza de' lampi , che insieme a tutte le arti degli aruspici s' insegnava nelle scuole sacerdotali. L' in- dovino quindi nelV Oriente e nelF Italia si faceva ti- ranno del popolo ed ausiliario del sovrano, e fu solo il vivace spii'ito dei Greci che ben presto seppe scuo- tere la gravezza di c[uesto giogo. I libri rituali de- gli Etruschi, coutinua egli , simili a' libri mosaici, pre- scrivevano il diritto pubblico come Icgge divina; ma qui ancora dubita egli che solo per errore sia rimasta a que' libri la cjualiticazione di etruschi , giacche i Romani alcuna dififerenza non facevano tra il tusco e I'etrusco, e dubita ancora se que' libri venissero dal popolo che custodi le dottrine di Tagete.

Sembra veramente che lo scrittore prussiano non abbia avuto sott' occhio quanto sugli Etruschi si e scritto da pin di un secolo ed anche da varj dotti della sua nazione ; sembra che non abljia ben cono- sciuto \ Etruria regale del Dempstero, i grandi studj fatti su queir argomento dai Gori, dai Passeri., dai Venuti, ecc. ; ma piu doloroso forse riesce il vedere

DI M. B. G. KIEBUHR. 1 7

ch' egli abbia scritta la sua storia avanti die si sco- prissero i vasi volcenti, illustrati dal sig. G/iemrd e le copiosissime anticaglie trovate ne' suoi possedi- menti dal Principe di Catiino. Egli non avrebbe cer- tamentc seguitati i soli stoiici greci e romani, ma un maggior conto latto avrebbe dei monumeuti ori- ginali di quella nazione , e da quelle fonti piu sicure avrebbe potuto trarre notizie che accertato lo avreb- bono della sua antichita riraotissima , deirantica sua grandezza e della sua gloria, come della sua eccel- lenza nelle scienze e nelle arti. liossi.

Della vera eccellenza nelle lettere. Ragionamento iiie- dito di Melchior MisslRiNi {Fine. V. V antecedenle tomo 73.°, pag. 201 ).

yi. Diverso corso fatto da' Novatori.

\y{ on prima negli esordi dell' umana Societa vi fu clii meglio degli altri significo i suoi pensieri , o si espresse in versi inspirati , e si trassero da qnegli esempi i principj dell' eloquenza e della poesia , che subito incominciarono taluni a volersi partire da cpielle regole nate dallosservazione della natura. Perche in ogni tempo nelle arti e nelle lettere furono due ge- nerazioni di nobili e plebei: e siccome le storie ci erudiscono i nobili scrittori aver poi sempre trion- fato , possiamo confidarci che anche adesso gli scrit- tori plebei non saranno per fondare stabile regno. Le favole antichissime ci narrano questa primissima divisione col racconto di Marzia. L'uomo ricco e pre- potente, ma ignorante e rozzo non sentia la dilica- tezza , la grazia , la dignita , la leggiadria , la gran- dezza del canto nobile ordinato per la lira e per Tepica tromba, e preferia il carme agreste aggiustato alia zampogna e alle tibie. Ei volea la sola natura; il romanticismo per eccellenza. Apollo ebbe compas- sione del fatto suo , e volto a rigenerarlo e a torlo ^BibL Ital. T. LXXIV. 2

lO DELLA VERA ECCELLENZA NELLE LETTERE.

dalLi nada salvatichezza lo scuojo, cioe gli levo la rude scorza , lo educo , lo ingentili , ne formo im uomo nuovo atto a conoscere il pregio eminente della lirica immaginosa e soave , e dell' epopea niaestosa e sonante. Percio anche il padre della nostra poesia Dante Alighieri dovendo passare a dire di piu alte cose che quelle delle prime canticlie, cioe de' misteri del Paradiso , non ciedendo bastargli le sole forze umane , domanda di essere cangiaio in altro uomo piu nobile e quasi divino , e invoca ad Apollo che lo aiti come fece di Marzia , quando lo levo dalla vagina del corpo niortale.

O buono Apollo , all' ultimo lavoro lammi del tuo lavor si fatto vaso. Come dimanda dar I' nmato alloro : In fine a qui I'un glogo di Parnaso Assai mi fu .- via or con amendue M'e uopo entrar nell'uringo rimaso: Entra nel petto mio , e spira tue Si, come quando Marzia traesti Dalla vagina delle membra sue. Perclie cliiunque non sente in se la gentilezza delle antiche lettere dovria scongiurare al Die dei gacri ingegni , onde nel purificasse dalle moderne scorie , e lo convergesse in un uomo accomodate air antica spiritualita. Sebbene come potranno confi- darsi cotestoro nel favore di un name ch' essi rine- gano , col ribellaisi non pure alia divinita sua , ma a quella di tutte le nove sorelle maestre, come dice Esiodo , d' ogni sapienza divina ed umana ?

VII. Novatori presso i LatinL Lasciando da un lato Clierilo , Elimone , Aristelo , Cinesia ed altri , i quali benclie avessero dinanzi r immenso oceano della luce omerica, si dilungarono da quella nobilta , per cui Platone cliiamo i poeti figli degli Dei , e tentarono ridurre anco nella Grecia le muse ad una sembianza povera, gretta, pedestre, diro solo che presso i Latini , quantunque Ennio avcsse detto i poeti esser santi per la spiritualita

RAGIONAMENTO INEDITO DI M. MISSIRINI. If)

delle loro concezioni, quantunque Cesare avesse dato iiitore e limpidezza alia lingua, e Cicerone avesse decorate le lettere di tutta la possibile magnificenza , fa meraviglia che si ritrovasse chi credea potersi scrivere bassamente e senz'arte.

Dice il divine TuUio nel primo delle Accademiche = Non posso accomodarmi alia sentenza di Amafanio e di Rabirio , che senza artificio, e con abbietto di- scorso stimano potersi dettare =: e percio con animo caldo e veemente il gran padre dell' eloquenza latina pugnava per la conservazione della nobilta e del- I'ideale nelle lettere. Scrive di fatto nel Bruto = Non vi e in alcun genere cosa tanto bella die non possa farsi piu bella , cioe die non si possa cercare un' idea non veduta da alcun senso , ma abbracciata dalla mente. Anche Fidia per trovare la forma di Giuno e di Minerva non ebbe gia dinanzi alcuno oggetto da cui trarre una simiglianza , ma bensi era riposta nella sua mente una certa esimia specie di bellezza , la quale ponendosi avanti agli occlii del pensiero , alia simiglianza di quella il magistero dell'artc e la pratica della inano diresse =.

Hanno adunque le lettere , le arti una scuola mag- giore delle cose visibili: e per qiianto uii tal Majer tolga a sostenere die il Tiziano si valse della natura sola, la vista della Danae, delle Veneri e soprattutto di quella gran meraviglia dell' arte , I'Assunta, di- strugge quest' asserzione.

II sommo oratore latino proscgue poi = Come nelle forme e nelle figure e un non so die di per- fetto e di eccellente che ajuta 1' opera dell' artista ; cosi r animo vede 1' idea del perfetto stile, e 1' orec- chio la ricerca nell' esecuzione : a coloro die tengono altra scuola diro: che perversita , che invidia e mai cotesta? Dopo il trovato del frumento voler costrin- gere gli uomini a pascersi di ghiande ? Adunque il vitto deve essere gentile e il discorso no? =

Passando indi al libro del perfetto oratore , dello stcsso Cicerone, si legge =: Piacemi ritornar sempre

20 L>ELLA VERA ECCELLENZA NELLE LETTERE.

a quella forma e idea di Platone, la quale, benche non si yeggia , possiamo ragglungerla col pensiero. =

E linalinente in quel sue aureo scritto de"" cliiari oratoi-i troviamo = Che se e perniesso agli stessi storici , come dimostrano Clitarco e Stratocle potersi tingere nuove situazioni dei fatti raccontati per ri- trovar materia all' ornamento , quanto piu debb' esser lecito alle stesse arti del bello salire a regioni pos- sibilmente sulilimi , avendo obbligo di aspirare alia grandezza eroica? =

II furore de' plebei prese piu arroganza ai tempi di Tacito : era Materno d' alto ingegno e d' animo caldo da potersi commettere a grandi prove nelle lettere, e tuttavia egli radea pcdestre. Perche il se- vero storico cosi nel rampogna piacevoleggiando = Avendoti la natura piantato sulla rocca dell eloquenza , tu la pigli male : hai conseguito il meglio e ti attieni al peggio , come se tu fossi nato in Grecia dov' e onorevole ancora eserciiare le arti giocose, e gli Dii ti avessero fatto nerboruto e forte come Nicostroto, io non patirci clie quei braccioui nati a combattere si perdessero a fare ai sassi. = Passaudo poscia a parlare della dignita e grazia delle lettere soggiunge = II dicitore sia come un ricco e buon pacbe di fa- miglia, che non abbia solamente casa e tctto da ripa- rare acqua e vento, ma da dilettare e pascere anche r occliio : non masserizie ordinarie per la necessita , ma d' oro e d' ariento e gioje da vagheggiai'e. =

E die direbbe ora di taluni die anche la casa onesta e povera cangiano nelTorrore delle prigioni e deUe tombe , e i giojelli in catene cd aculei ?

Conchiude in line il piii forte degli antichi storici in questa notabile sentenza = Lo scrittore deve es- sere tale da poter r.ngionare sopra ogni cosa con leggiadria , con ornamenti , con dignita del subietto e con diletto di chi legge , e non fare che T elo- quenza ( sono le sue profetiche parole ) sia tronca , smozzicata , senza arredo , senza onore , quasi una delle sporcissime arti.

KAGIONAMENTO INEDITO DI M. MISSIRINI. 2t

VIII. NovaLori nclle Spngne.

Corrottosi inline il maestoso eloquio latino, e spenta la bellezza de' buoni studj per I'ignavia e la servitu de2;li uomini , per le guerre , le rapine e le invasioni de barbari , e per ogni genere di dcbtti e calamita , sempre piii invalse il gusto corrotto , c le lettere perdendo la letizia gloriosa del bello e riposato vi- vere , assunsero il carattere delle universali sciagure. E dove piu I'ignoranza invecchio, e piu la lettera- tura divenue orrida. Maravigliosi sforzi fece il genio delle nazioni poste sotto una plaga temperata per rilevarsi da tanto squallore : e in piu parti ratta e felice la rigenerazione rinacque. Ma ne' climi setten- trionali piu lungo tempo il torpore duro ; e di la tento spesso invadere le regioni piu ridenti. Chi potria cre- derlo ? La Spagna , regione clemente e floridissima , con un popolo che nasce poetico ; recato al grande, air immaginoso , all' eroico ; con un orgoglio d' innata nobilta maggiore dell' umana condizione : la Spagna soegiaccpie alia funesta influenza del gusto boreale.

11 celebre Lopez de Vega ce lo attesta. Sortito esso da' suoi fati ad essere scrittore, adorno di tutta r antica oirevolezza , si dolea di vedersi astretto a seguu'e il viziato genere de' vulgari, confermato dal- r esempio di Calderon, che nel concetto popolare prevalea. Ecco le sue querele :

Un di Vandali e Goti ebbero a sdegno Seguir de' pro'' Romani il puro stile , E la grazia de' Greci : al tristo esempio Gli avi nostri calcaro un sender sozzo , E tenehroso : il funesto retaggio Or ponsi in pregio ■■ I' arte giace e lungi Fugge ragion : necessita mi sforza L' ignoranza a seguire, e nello scrigno Chiuder Terenzio , Sofocle ed Euripide . Scrivo da stolto , ma pe' stolti io scrivo ! A questo passo di Lopez, soggiunge il Voltaire fervido patrocinatore , come abbiamo veduto della scuola classica , dicendo: leggo nell'Uigenia: Tutto dorme. le schiere: i venti e I'onde;

22 DELLA VERA ECCELLENZA NELLE LETTERE.

uno Scozzese sostenea clie questo verso non era na- tiira , e che assai meglio si legge nella prima scena deU'Amleto :

Non s' ode saltellar nemmeno un topo. L" immortale autore della Zaira segue a dire : e vero : qnesto secondo verso e natura: cosi deve par- lare un soldato: ma un soldato in un corpo di guardia, e non in una tragedia: il semplice e bello e buono, ma non mai il basso e il grossolano.

IX. Novatori in Francia.

Nel piu bel secolo delle lettere francesi , questa smania di creare una nuova poesia si affaccio simil- mente colle idendche pretensioni, con che adesso cola minaccia gli allori piu venerandi: percio il per- spicace Boileau, il quale come il Venosino fra i Latini fu in Francia supreino legislatore in fatto di gusto , queste parole nel terzo canto dell arte poetica registro : Se il mar sdegnoso alle affricane spiagge Enea sospigne , e le sbandate navi , E disastro comuti .- ma se Giunone Tenace in sua vendetta incaizi , e prema Anche pe' flutti d' lUon gli avanzi , E se a cacciarli dai confini ausonj Eolo dischiuda I' antro ai minor venti , E Nettuno levato in mezzo all' onde , Di un cenno sol calmi i marosi e V aria ; Immaginato avrai mirahil cosa , Che ti prende, ti scuote e signoreggia. Senza la pompa delle prische immagini

Langue la musa , spento e il vate , striscia Basso , e si cangia in timido oratore , In freddo narrator. A torto adunque Altri dannava , incauto i sogni antichi Incantati delirj , e li cangiava In oiridi spaventi, e tiisti veri. In subietto cristian cose pagane

Con poco senno non voglio io -• ma quale In profano argomento non si giova Delle favole antiche , e dal marino Regno caccia i Tritoni . e la zampogna

RAGIONAMENTO INEDITO DI M. MISSIRTNI. 23

Toglie a Pane, e le forbid alle Parclie , E vieta che Caronte in una nave II monarca e il pastor varchi ad un tempo , Si confida piacer senza le Grazie. Deir argolica scena i nomi stessi

Nati sono pei carmi : Ulisse , Oreste , Elena , Agamennone , Idomeneo , Enea, Paride , Ettorre . . . In tal dovizia Di prischi eroi chi si ardira prescerre Vn Childehrando? Un nome solo, un nome Di suon duro , e bizzarro in riso volge Un intero poema .... Queste cose antivcggea il piii corretto , il piu ri- gjdo poeta della Francia : nia pur troppo gli avvisi di Boileau e di Voltaire si pongono ora in oblio. La nuova meteora tenta anclie cola sbigottire gli animi composti. Specialmente il teatro, dimentico della sua grandezza da accoglienza applaudita dai riformatori , a stravaganze, sdegnose dei freni imposti dal buon gusto ai divagamenti dell" arbitrio , e oltraggia al ri- spetto dovuto alle tradizioni e ai capilavori consacrati dalla ragione e dal cuore.

Nulla di meno gli uomlni contegnosi di quella gente vivace e intellettuale , si fanno a combattere questo aberramento del gusto, e usando di un'arma porta lor in mano dalla loro civilta dicono = 11 teatro francese sta in pari condizione che il museo delle arti: amendue questi stabihmcnli conseguiscono dalla nazione una dotazione : amendue sono pubbliclic scuole aperte alio studio , all' csempio e al progresso de' giovani che vanno ad inspirarsi ai portenti dell' an- tico ingegno. Come non si farebbe ragione alle giuste quercle dcgli artisd se dal museo venissero tolte le opere dell'ideale bellezza per sostituirvi fantocci ve- stiti di pannilani con occlii di vetro , colle guance tinte di minio , e capelli e barbe posticce ? Baste- rebbe forse il dire che quelle figure per la famiglia- rita delle movenze e la verita dei vestiti traggano megho la crassa moltitudine ? Ma il museo e forse fatto pel volgo? Altrettanto dee dirsi di chi presumesse

24 DELLA VERA ECCELLENZA NELLE LETTERS.

di sostituire nelle lettere alia suprema bellezza quahto vi e di pill laido nella bassezza umaua. Certo clie le ebbrieta, le aggressioni, gli omicidj , e un parlar blasfemiatore sarebbero del gusto degli assassini, de' tavernieri , dei iiianigoldi: ma le lettere sono fatte per questi ? 3=

II dotto Laharpe avea detto molto prima nelF elogio di Pvacine = 0 concittadini, noa vi opponete alia vostra gloria: I barbari s'avvicinano, V invasione loro vi minaccia : ritardate almeno questa rivoliizione : iinitevi ai discepoli del buon secolo per arrestare il torrente barbarico: incoraggiate lo studio dell' antico: esso solo puo conservare tra noi il sacro fuoco delle arti vicino a spegnersi : non date fede a perigliose insinuazioni : costoro che vantano ad ogni poco la natura briitta , invidiano alia natura perfezionata. Se ad essi piaciono le bellezze del caos , voi avete sotto gli ocelli le bellezze della creazione : se dessi preferiscono un detto di Shakespeare ai versi della Fedra e della Merope , sappiano che quel detto e pel popolo , e quei versi sono la delizia degli uomini colti. = Cosi parla il retore dell' eta nostra , memore della sentenza di Plutarco , cioe := potersi piuttosto consentire sacrifizj senza cori , che poesia senza la hice delle nobili immagini. =

Con tutto cio uno de' primi settarj delle gallicane letteraiie novita , applaudendo a se medesimo dice : esser certo oggimai di avere scelto la retta via , dal momento che ia medesima Italia , la quale si e sem- pre recata a vanto di appellarsi la terra classica, ha conosciuto al fine la necessita di una riforma. Rispon- deremo adducendo cjui unicamente le parole del ce- lebre Vincenzo Gravina registrate nel suo discorso sulla tragedia, e benissimo anche ai tempi nostri ac- comodate =: Non dovrebbero gli esteri confondere i nostri piii dotti e piu eruditi co' mercenarj che le Alpi trapassano, ma credere che i veri dotti riman- gono per lo piii nella loro patria.

R4GI0NAMENT0 INEDITO DI M. MISSIRINI. 25

X. Novatoii in Inghilterra.

Lasciamo agl' Inglesi 1' estasi non invidiabile di de- liziarsi alle sqnisitezze del nuovo gusto. II sobrio , corretto e classico Pope ne adduce la ragione nel suo imparziale trattato sulla critica : = gl' Inglesi traggono dalla natura loro il fasto di sprezzare ogni soggezione , ogni giogo, recalcitrano alia correzione, e pieni di baldanza fanno guerra ai tempi antichi. = Soggiunge nondimeno esservi tra loro chi li conibatte e adducea T esempio del conte di Roscomone , che in tenzone aperta le parti de' Latini e de' Greci di- fendea.

Compie poi il valente critico i suoi insegnamenti con queste parole :

Segue natura chi gli antichi segue :

E chi legge si fa delle lor leggi

Censor non tema : ecco ognor verde e viva

Su i loro altari I' apollinea fronda :

Ecco ai lor piedi incatenati i mille

Che mosser guerra alia lor gloria . . . ohprodi,

Natl a tempi miglior Vati divini;

I vostri nomi venerati andranno

Alle genti future e ai nuovi mondi.

Quando pero la fortuna concede ai pojioli iiomini d' ingegno tanto trascendente 1' ordinaria umana con- dizione , come furono Y ultimo sublime poeta britanno , e il feracissimo loro romanziere die tutta percorse la via del suo sistetna, allora si vuole acconsentire aUe genti un giusto entusiasmo per loro merito, e un desiderio di emularli nelle loro splendide irmovazioni.

XI. Novatori in Italia.

Piu che ogni altra nazione pero fa meravigUa che s' inchini a servire alle muse boreali 1' ItaUa nostra, la quale ha tante glorie avite da tutelare. E che? dice un altissimo ingegno : rinnegheremo noi la nostra dignita perche non ci rimanga nemmeno una lette- ratura nostra propria , e gli strani nienino fasto di

26 DELL A VEIIA ECCELLENZA NELLK LETTERE.

trionfare anche deir italiano intelletto con una nebbia di lettere settentrionali , le quali partecipando della notte , sembra a molti che tengano del sublime ?

Rammentino pero gl' Italian! che come furono gli inveatori e i miglioratori d' ogni preclara cosa, cosi anche quell' antica scuola dell' ideale bellezza fu da essi istituita. Cicerone nel principio delle Tusculane dice chiaramente = Essere sempre stato suo giudizio che i nostri inventarono per se medesimi tutte le cose con maggior sapienza de'Greci, e migliorarono quelle che da essi ebbero in retaggio quando le cre- dettero degne dei lore studj. ==

E di fatto Pitagora fondatore dell'antichissima scuola italica fu anche Tinsegnatore della bellezza possibile. Lo stesso divino Tullio soggiunge = Vide Pitagora in ogni cosa due nature, una mortale, I'altra divina: una mista alle umane imperfezioni, Taltra discreta da ogni bassa qualita: qnella visibile agli occhi del corpo, questa agli occhi dell' intelletto. = 11 cjuale immenso suo piano fu pure significato in cjue' versi latini che a queste parole rispondono:

Nell' etemo ineffabile concento De' rai celesti il divin Sofo assorto , Ben vide un' aha iminagine del bello A mortal guardo ascosa- un grande aspetto D' infinita armonia specchio del buono Tl sommo accordo de' piii illustri pregi D' ogni subietto, una helta gli valse Maggior della belta dagli occhi intesa. Conforto della vita arti divine

Vol scorgeva a rapir spirt.i dal Cielo , E una scintilla del supemo lume Che fiammeggia nel volto al nume istesso L' Itala pitagorica dottrina. Da indi in poi fu stabilita la scnola della sublime bellezza , e benche abbia potuto patir variazione nel- Tapplicazione, rimasc sempre intatta nella sua essenza. Imperciocche il principio di perfezionamento in or- dine progressive e bensi applicato alle scienze, che pill si avanzano verso il vero , quanto piii crescono

RAGIONAMENTO INEDITO DI M. MISSIRINI. 27

le ecoperte , ma per le arti belle quando hanno tocco il vero loro punto non possorio piu progredire in quanto alia forma , ma solo cangiar possono nel loro scopo , nei loro argomenti , nell' unirle meglio alia filosotia , oel farle servir meglio alia nostra uti- lita e al nostro diletto. E siccome il migliore archi- tettore e qucHo che sa introdm-re le maggiori possi- bili bellezze degli antichi edilicj in fabbriche utili per noi; cosi il migliore oratore e poeta e quello che sa abbellire della maggior luce possibile delle antiche lettere argomenti ordinati ad innalzare I'anima nostra, ad infiammare il nostro cuore, ad accrescere le nostre consolazioni , ad effettuare le nostre speranze.

XII. Conclusione.

Per gl' Italian! adunque I'obbligo di sostenere Tan- tica scuola e composto di niolti dementi: difendere le nostre medesime istituzioni: conservare il sacro deposit© aatico commesso alia nostra fede e al nostro genio : pugnare per quel mezzo con cui \ Italia surse prima tra le altri genti a gentilezza , e diffuse la ci- vilta neir Europa : affaticarci per quei principj die ci fecero gloriosi d' infmiti capilavori in ogni arte del bello: vegliare a quella potenza die ci serba an- cora lo scettro delle arti belle. L' Italia e la prima che vive, e ha bisogno di vivere nelle deliziose il- lusioni di una vita ispirata e consolatrice a cui la chiamano la poesia del suo Cielo, la ricchezza del suo suolo , la sublimita del suo genio.

Concluderemo coUe parole di Carlo Botta , il quale parlando di Pietro IMetastasio dice = Col chiaro , amabile, armonioso suo stile, coUa naturalezza dei pensieri e dei sentimenti, e col contrasto delle pas- sioni non feroci e barbare, ma alte e generose, quali ai popoli civili , non a Caraibi , o Turoni , od a quelle bestie del medio evo si convcngono, Metastasio diede a divedere die stando nei confmi delle letterature madri della meridionale Europa si puo emuovere fortemente gli affetti, e manteneudo ja sinccrita del

28 DELLA VERA ECCELLENZA NELLE LETTEEE.

gusto italiano innalzare gli animi. I suoi drammi furono bene altre scene die le bassezze e le barbarie con cui alcuni pazzi tentano pascere oggidi gl' Italian! po- poli. II grande concorso a queste rappresentazioni prova che il vero fine delle opere teatrali e d' inva- ghir ruomo del bello ideale ed eroico onde ritrarlo dal pensare e dal sentire abietto e plebeo.

E facendosi a ragionare dell' altissimo Alfieri Y esi- mio istoiico segue a dire = Egli non colle brache del medio evo, ma coUa romana toga voile vestire gl'Italiani: ne posso consentire con coloro, i quali vorrebbero sbandire il bello ideale ch' e la piu ma- gnifica prerogativa che 1' uomo abbia. Parte anzi di questo bello ideale non e, ne tanto e trista Tumana natura che in alcuni tempi non abbia prodotto uoniini e fatti eroici e del tutto sopra 1' uso volgare. Quando pero egli in fatto non esistesse, bisognerebbe ancora creai'lo coll' immaginazione per rendere gli uomini migliori. Se il diventar migliore e vizio, concedero che il bello eroico si cancelli, e che prosa e poesia si ravvolgano nel lezzo di quanto il mondo ha di piu sciocco, di piu goffo , di piu vile, di piii basso e di pill atroce : dicono die le scene plebee , siccome naturali, divertono : anclie pulcinella in piazza alletta e diverte, e se uomo uscisse per le vie colle brache a rovescio alletterebbe e divertirebbe. E per questo si hanno da bandire i dimostratori di una natura piu sublime , piu dignitosa , piu bella ?

39

Tommaso Jlloro , tragedia di Silvio Pellico da Sa- luzzo. Torino, i833 , presso Giuseppe Bocca , tipogjafia Favale , in 8.°, di pag. 112.

Q.

.uando noi veggiamo 1' uomo condotto al martirlo da una opinione , da una credenza , confitte profondamente nel cuore , non ci occorre parteciparle , per averne com- passione e maraviglia. Quando noi veggiamo ogni azione consigliata dalla passione ed ojserata dalla violenza , per abborrirne I'autore non ci bisogna condannarne tutte le con- seguenze. V ha un sentimento priraitivo di cui tutte le grandi anime racchiudono il gernie in se stesse; come v'ha una tendenza comune a tutte le vili o le corrotte. La dif- ferenza sta nello sviluppo e nella applicazione ch' e sem- pre o quasi sempre nell" arbitrio della fortuna. Percio quegli stessi cbe stimarono spostata la fermezza di Tommaso Moro , dovettero altamente lodarla ^ come dovettero esecrare En- rico VIII anche ammettendo 1' utilita della riforma. Ma se le opinioni e le credenze sieno poi conformi a quelle della vittima, allora i ijersonaggi di Tommaso Moro e di Enrico debbono sorgere colossali dinanzi agli ocelli, quasi per con- tendersi la loro eta, e si deve assistere a questa lotta con certa afFannosa attenzione come se da essa pendesse la pro- pria sorte. Se non c' inganniamo , questo e T aspetto sotto cui considerarono a questi giorni i casi di Tommaso Moro due celebrati ingegni , la principessa di Craon nel suo ro- manzo, il signor Silvio Pellico nella presente tragedia , di cui intendiamo parlare. " Ella mi chiese un giorno , se io riputassi tragediabile la morte di Tommaso Moro. Non esitai a dire ch' io stimava di si , stante V eminente tiraniiia del re apostata e I' eminente rettitudine del fido cattolico suo oppo- sitore. » Ecco I'origine e il vero fondamento di questa tra- gedia , indicatoci dal signer Pellico nella sua lettera dedi- catoria. Se due personaggi eminentemente tragici possano poi bastare a render tragediabile un argomento e cosa sulla quale noi oseremo di fare qualclie osservazione dopo aver dato un breve sunto della tragedia.

Anna Bolena e perplessa se debba spingere Enrico a niandare alia morte Tonmiaso IMoro , il suo nemico , il

3o TOMMASO MORO , TRiGEDI.V

nemico de'suoi, o se debba salvare Tuomo illustre, Tonore d' Inghilterra , ed amicarlo alia sua causa. Lasciarlo vivo io non volea ; non oso Dar mossa al ferro , onde il bramava io spento. Ma Alfredo , vecchio giudice , amico di Moro , la deter- mina a favorire 11 generoso prigioniero f, tanto piu ch"' ei le racconta il vaticinio della vergine di Kent, Elisabetta Barton, proferito montando il patibolo:

Ma guai d'Arrigo all' infelice amata , Se persiste nel mal ! se compier lascia D'incolpati cattoUci alcro scempio! Se immolar dt mortali U piii. innocente Lascia !

( Anna. ) Chi?

(Alfredo.) Moro. E se immolato e Moro Pronosdcb la profetantc ad Anna Il disamor d'Arrigo stesso e mortc. Queste parole le stanno pure incancellabili nel cuore ? Udendo da Marglierita, figlia di Moro, che a lei non e con- cesso di vedere suo padre ordina a Cromwell di tosto con- durla al carcere; ma Cromwell si rifmta allegando I'ordine contrario del Re. In questa sopraggiugne Enrico , che si maraviglia di vedere nella sua reggia la figlia di Tommaso Moro , e comanda che ne sia espulsa immantinente. ( Anna. ) Sposo , io SQUO , io sono Che parlare a lei volli. Io divisava Per mezzo della figlia ancor di Moro L' alma tentar; vincerla alfin. ( Arrigo. )

Tal alma Niuna forza piu, vince : io la conosco. Troppo alia mia , troppo alia mia somiglia- In eterno doveano esser concordi , O irreconciliabili in etemo ! Mentre Arrigo rimprovera ad Anna la sua volubllita nel- I'accusare e nel difendere a capriccio 1 suoi nemici, Crom- well reca da sottoscrivere la sentenza di morte di Fischer, vescovo di Rochester. Anna chiede grazia anche per cjuesto , e gli consiglia di proporre al Moro questa alternativa :

m SILVIO PELLIOO. 3 1

Digli die grazia Al suo amico tu fui , dannato a morte , Purdi ei gV imposti giuri omai ti presti. Enrico, che ama ancora, si arrende, esaudisce la preghie- ra, accetta il consiglio, ordinando a Cromwell di portare a Tommaso Moro questo messaggio :

giuri alia rifonna ossequio

E il mio divorzio e le mie nozze approvi. Tommaso Moro in prigione ha la fermezza e la serenita deir uomo giusto che si conilda in Dio.

Fermiain la mente in quel pensier: la morte! O sciagurati orfani figli miei! Che diverranno ? Stolto dubbio ! Figli Diverran di colui che a tutti e padre , E piu, agli orfani ! ai miseri ! alia prole Di dii a' malvagi non curvossi e cadde ! Cromwell lo toglie alia sua solitudine, e gli offre il patto d' Enrico ch' egli rifiuta senza esitare. Cromwell segreta- m^eate se ne rallegra perche non vorrebbe veder ritornare il Moro, suo avversario, nella grazia del Re. II Moro gli dice ch' egli non avra il trionfo di vederlo condiu-re la vita disprezzata ch' egli conduce.

( Cromwell. ) Avrommi quello Di veder dal tuo busto alfin V audace Capo divelto e rotolante a terra.

( Moro. )

Ma dirai " Non lo vinsi » e fremerai !

Inutili riescono pure le preghiere della figlia Margherita,

a cui Anna impetro di poterlo visitare, perch' egli ceda ed

acconsenta alia proposizione del Re ; il suo proposito e

immutabile , egli piange e ricusa.

Oh versa pur, qui versa

Su questo sen tue lagrime dirotte! Con amor le raccolgo e teco piango. Ma mentre sacro duol effonde il core, Salda la mente, intrepida rimanga! Ma Anna non cessa dal vegliare alia salvezza di Moro. ( Anna. ) Scendervi io stessa , apportatrice volli, Di fausto annunzio. Indussi il Re , udicnza Oggi a ridarti.

3a TOMMA.SO MORO , TRAGEDIA

Ella spera da questo abboccamento la loro viconciliazione. Tommaso Moro e condotto dinanzi al cospetto del Re , e in nn lungo coUoquio combattendo argomenti e rifiutaado lusinghe si mantiene fermissimo nelle sue opinioni. Nulla puo rimuoverlo : il sapere die seco egli perde tutti i suoi amici piii cari lo fa esclainare :

Inorridisco ,

Ma quel capi carissimi non posso Dalla scare sottrarre , al patto infanie D' apostasla.

( Arrigo. ) Morran ! ( Moro. )

Dio salveralli Cola dove di ford odio non giunge !

( Arrigo. )

si convochi il giudizio

Per condannarlo , e lui preceda intanto Alia mannaja il vescovo suo amico. Pur la reglna spera ancor di salvarlo.

Non perira si nobil petto : udrammi Arrigo ancor. Nella sala del giudizio si vede Cromwell che va aggi- randosi tra'giudici, per imporre loro a nome del Re la sentenza che dovranno pronunziare. Cromwell tenta coa un ultimo artifizio di far cadere la virtii di Moro, fingen- dogli la ritrattazione del vescovo di Rochester: Giiinto presso al supplizio , a quell' aspetto Non resiste. Balbettb scuse , i detd Andb temprando , lagrimb , pendssi Di sua superbia , e confessb che santa Delia Chiesa britannica ei dovea La riforma appellar. Racconiandossi Del re nostra signore alia clemenza Ed a clemenza il re per lui si mosse. Niuno di que' vili giudici smentisce lo scellerato bugiardo ; e non di meno Tommaso Moro crede che il suo amico sia calunniato. Ma insistendo Cromwell clie anzi il Vescovo, scampato a morte , lo pregava di seguire il suo esempio, egli risponde :

No da quel giusto Si reo considio a me non dassi. E s' unco

DI SILVIO PELLICO. 33

A' suoi lungh' anni di virtu inconcussa

Contraddetto avess' ei , certo non conscio

Egli era allor di sue parole ; affanno

Di morte il dissennava. Ah, ch' io lo vegga

S' e ver ch' ei vive! Ma il Moro sa poi da uii usciere quello clie i giudici non vollero dirgli, e lo consola , clie il suo nobile amico mori intrepido nella sua credenza.

II Moro confessa anche in faccia ai giudici le sue opi- nioni;^ testinionj corrotti depongono e giurano contro di lui esagerando o alterando i suoi detti ; Alfredo rappresentante quegV infinid sciagurati , che vorrebbero seguire la virtii se non costasse sagrificj , e non la seguono per pusillanimita , dice qualche parola in favore di kii e della sua vita illibata e santa; la sentenza e proferita e Cromwell la legge:

Tommaso Mora e condannato a morte! ( Moro. )

Siccome il diva Paolo , un di , fa visto

Con empia gioja assistere al suppUzio

Del primo martir, e son ambo in Cielo;

Cosi possan miei giudici aver meco

Parte una volta nel perdon d'Iddio! Si aniiuncia il Re

3Ioro .'.... A die pronto sei ? Parla ( Moro. )

A morire! ( Arrlgo. )

Orgoglioso ! imperterrito ! . . . sublime !

Io che V uccido , fremo , ed egli e in pace ! Si vede Moro incamminarsi al supplizio :

Ah ! ch' io un istante

Qui mi soffermi ! Ecco la via che adduce

Al gici felice mio tetto patemo.

Ch' io da lunge un istante ancor vagheggi

Quel caro tetto ; d' or innanzi il tetto

Di derelitta vedova languente

E di figli che padre ahi! piu non hanno.

Intenerirmi , no , non arrossisco

I suoi dritti ha natura. I^Iargherita gli adduce gli altri suoi figli all' ultimo ain- plesso i in qi\esto momento gli e ofFerta nuovamente la grazia s' egli vuol ritrattarsi ; ma egli s' avvia al patibolo.

BibL luiL T. LXXIV. 3

34 TOMMASO MORO , TR ACEDIA

Da valorosi separiamci. Addio! (Alfredo.) Quell' innocente e giunto Al fatal loco. Egli la scala ascends. Oh rimorso! Ed io pur fra i giudicanti Che il condanndr, m' assist ! OJi vista! Egli alza Al del le mani, e supplicante accenna Intorno intorno la citta egli prega Pe' cari suoi , pe' suoi nemici. Ei siede Sorridendo la testa egli reclina Ahi quello e il lampo della scure !

Chi fa il sunto d'uu' opera d'immaginazione, e un sunto precipitate e scarno com'c il presente, non pretende al certo di farla conoscere ; cerca solo d' indicare la via seguita dair autore nel trattare il suo tema , e di dare qualche saggio di stile e di versificazione. Circoscritto a questo il nostro sunto, noi crediamo che i lettori potranno per esso intendere , e clie il sig. Pellico adotta nella sua tragedia la vecchia forma, e che il suo stile e in certa guisa mo- dellato alia severita dello stile d' Alfieri.

Quando uno scrittore come il signor Silvio Pellico, che ha una riputazione si bella d' autor tragico, crede trage- diabile un fatto , se sorgesse qualche olibiezione da pro- porre si deve appena osare di proporla esitando. Quale intreccio , quale peripezia possiamo noi prometterci nel Tomniaso Moro'' Per non disperare d'Enrico bisognerebbe poter amarlo , per dubitare della costanza del Moro biso- gnerebbe poterlo disprezzare. Messe a fronte due volonta inespugnabili come quelle d'Enrico e del Moro , fin sulle prime noi dobbiamo prevedere la catastrofe. Tunica, I'im- mutabile catastrofe. Per questo a noi sembra che se ne possa bensi formare una bellissima scena , ma che la tragedia , spoglLa di quella sosjJensione , di quella incer- tezza dell'evento che tanto alletta la nostra curiosita, senza quegli ondeggiamenti di fortuna che lasciano supporre un rivolgimento di fatti , e svegliano il tumulto delle nostre afFezioni , deliba riuseir fredda alia rappresentazione. Ne r avere il sig. Pellico veramente concentrato il suo tema nel solo Tommaso Moro , alFrettandosi al termine senza sviarsi in pitture accessorie, tanto gli giovo a mantenerci vivo itn certo interesse d' ammirazione per un grande

DI SILVIO PELLICO. 35

carattere , quanto gli nocque alia esatta descrizione di que' tempi, di que'luoghi, di que'costumi, al fedele ritratto di que' personaggi , perche v'ha qualcosa di cosi fittizio e di cosi generale, die mutati i nomi ben potrebbe confon- dersi con molte altre rerainiscenze drammatiche.

Anna Bolena, esaltata o depressa dagli scrittori secondo la parte a cui aderivano , infame d' ogni colpa sotto Ma- ria, adorna d'ogni virtii sotto Elisabetta , per alcuni ori- gine d'ogni male, per altri causa della felicita costante del suo paese , a noi , posterita spassionata e senza supersti- zione, ella si presenta come una donna graziosa ed amabile forse di non altro colpevole clie di leggerezza e di ambi- zione giovanile , die divennero armi funeste per cio solo che i suoi proprj parenti ne abusarono per ingrandire. Noi veggiamo che nella grave Inghilterra non si seppe perdo- narle certa schiettezza di modi, certa vivacita d' indole, certo abbandono di spirito, che la consuetudine della corte di Francia le avevano appreso. Noi la veggiamo anche in mezzo alle ponipe della reggia, tra le gioje affascinanti del potere, sospirare a gioje piu pure e piu innocenti, al suo primo, al suo vero amore la cui imniagine le ritorna in- sieme cara e tremenda; e la nostra compassione per lei e piu forte pensando al suo misero fine; perche se nelle in- felici nozze la memoria d' un primo amore e colpa , ella gia porta con se stessa la pena , o almeno va puiiita dal cuore e non dalla scure. Pero i versi gia tanto conosciuti:

Al dolce guidami

Cast el natio ecc. del signer Romani nel suo dramma " Anna Bolena » sono storicamente veri e ci vanno aH'anima: versi che e incerto se ricevessero piu splendore dal canto della Pasta, o ad esso infondessero piu passione.

Ci e pur forza il dirlo , che , forse a cagione del siste- ma adottato dall'autore, questo personaggio eminentemente poetico anche tal quale ci vien dato daUa storia, con una fisonomia si diversa dalle altre , non ha nulla di partico- lare in questa tragedia che lo distingua, o e ben difficile da discernere mio solo de' suoi proprj lineamenti. Anna Bolena non e altro che una donna dal cuore pietoso , forse an po' spaventata da una profezia , o indovina essa stessa della sua fortuna, che prega per la salvezza di Tommaso Moro. Anche Margherita , la figlia di Tommaso , poteva

OO TOMMASO MORO, TR.VGF.DIA

essere presentata sotto sembianze plii risentite e piii forti; Placa r ira del re. Modo ritrova Di non negargli i giuramenti imposti : Ecco cio ch' ella consiglia a suo padre in qiiesta tragedia. Madama di Craon , nel suo romanzo , 1' ha forse elevata 111! po' troppo sopra T indole feinminile , ma quando le fa dire a suo padre : " Ti ho forse chiesto quello che faresti per salvard da queste tigri sitibonde di sangue , ti ho forse consighato di prosternard e di baciare la terra dinanzi ai loro piedi ? » e forse piii vero e piii degno della figlia prediletta, della discepola, di Tonunaso Moro.

Cromwell ci sembra un ministro della tirannide troppo basso e troppo volgare. Nella scena in cui Tommaso Moro gli dice ch' ei non potra gioire di vederlo condurre la vita disprezzata ch" egli conduce , ed ei risponde al Moro che esultera del suo capo raozzato, quel tratto non e punto della dignita del primo ne della profonda dissimulazione del secondo. Cromwell era certamente uno scellerato , ma era itomo con tutte le contraddizioni che comprende una tale parola. E Shakespeare in tempi a lui cosi vicini , in cui forse viveva alcuno che lo conobbe personalmente , credette di potergli attribuire sensi generosi in una tene- rissima scena deir Enrico VIII, e lo credette degno di piangere nel congedarsi dal cardinale di Wolsey, dal suo protettore caduto nella sventura.

Alfredo e personaggio d' invenzione , ed essendo uno di c[uegli uomini deboli di cui Sliakespeare direlilje , che il suo ufTizio e il suo cuore si corronipono a vicenda, e non avendo parte iraportante nella tragedia deve necessaria- mente riuscire per dlsprezzo poco degno d' attenzione.

Le iisonomie ineglio delineate sono certamente quelle di Enrico e di Tommaso Moro. Una sola ed opposta pas- sione li domina, o per meglio dire, 1' uno si agguerrisce d' una grande passione, Taltro d'' un gran carattere , le loro volonta si urtano vigorosamente e non si spezzano, e il combattimento non e senza dignita e maraviglia, ed onora il poeta che ha saputo raflTrontarli.

Chi volesse notare tutto quello che ofFende in questa tragedia per esserci stata sottratta la verita storica, o si dilava nelle generalita della scuola classlca, dovrebbe indi- care in primo luogo il carcere di Tommaso Moro, che pare al bolito sotto la reggia, in cui scendono Anna Bolena e

ni SILVIO PELLICO. 37

Cromwell scnza preparazione e verosiinigllanz.i di clrco- stanze i mentre tutti sanno clie la prigione di Tomniaso Moro era la Torre di Londra ;, dovreblie accennar poi la scena del giudizio troppo gretta e troppo generica, quando si conoscono tutte le forme particolari a quel processo , e i nomi dei Lordi die coiidaiinarono Tommaso Mcio , dovreLbe dir questo ed altro;, ma poiche tutto cio pro- venne , e bene il replicarlo, dalla forma adottata dall'au- tore , e cosi a un dijiresso avrebbe fatto V Alfieri e tutti coloro clie seguono quella scuola, e inutile il parlarne piii a lungo. Faremo in vece un'osservazione che e afFatto in- dipendente da questo, e si riferisce alParte in cio ch'ella ha di pill generale e comune a tutte le scuole. II velare la catastrofe agli spettatori , e far si ch"" ella si conosca dair eft'etto clie joroduce sopra un personagglo the n'e te- stimonio , e non e freddo testimonio perche in qualche modo v' ebbe influenza , fu un bellissimo artificio impie- gato primieramente , se non errlamo , dallo Schiller nella Maria Stuarda. Noi sappiamo insleme la morte della vitti- ma ed assistiamo alia sua vendetta. Ma nejia tragedia di Schiller Leicester vorreljbe e non pub fuggire ; egli e co- stretto a udire le uliime parole di Maria, e il colpo che mozza quel capo da lui prima amato e poscia tradito. Nella presente tragedia perche Alfredo non fugge col suo rimorso ? Che cosa lo trattiene a vedere il lampo della scare ? E forse per soddisfare alia curiosita degli spettatori'

Se si osservi che i passi piii acclamati alia rappresenta- zione della Francesca da Rimini , la prima e la piii lodata delle tragedie del sig. Pellico , sono quelli a punto in cui i concetti e i sentimenti scintlllano da versi armoniosi, facili , eleganti, ricchi d' immagini accessorie , infine dalla poesia dello stile , bisogna pur conchiudere che la poesia dello stile , anclie nel dramma , giovi mirabilmente ad un effetto migliore. E non di meno dopo quel tempo sembra anzi che il sig. Pellico vada cercando una maniera piii asciutta e pill rigorosa ; e c' e da temere che la scarsita degli articoll, le inversioni alia latina , le spezzature del metro, le asprezze del ritmo non rendano il suo verso poco flessibile alia re- cita. Oltre quello che il lettore avra potuto per se stesso i-accogliere dai versi gia riportati , citeremo un passo se- gnando i luoghi che a noi sembrano confermare la nostra critica. La scena e fra Margherita ed Anna Bolena.

38 TOMMASO arORO , tragedi.v

( Marglierita. )

Jl padre mio Perche da un anno fra esecrande mura Giace prigion? Non perche a voi dispiacqiie^ Indulgente deh siategli ! A rispetto Vi mova il suo magnanimo , sincere Sentir ; non date di delitto il nome Ad opposizion ch' ei lealmente , Non per odio vi fea. S' ei neW ardore Del suo zel trascorreva , il suo dissenso Manifestando al vostro imen col sire, Pensate die ingannarsl egli potea Per amor di giustizia e della patria , E di voi stessa. Ah si, di voi! JVe solo Fu il padre mio in temer, che a voi fatale Tomasse quest' imen. Piit, d' un amico Dissuaderven gia tento. Dispetto Deh non vi rechin mie parole : udite .... Poiche il temuto Imene Iddio permise. Or benedicalo ei ! Ma benedirlo Iddio mai non potrii s' angiol di pace Anna Bolena non divien; se i giusd Per sua caglon periscon ; se mio padre , Infra i regii ministri il piii fedele , Qiial traditore oppresso vien. Se nelle osservazioni che abbiamo fatto su questa trage- dia , soltanto a modo di dubbio e senza pretensione di giudicare , c' e pur qual cosa di vero , se questa tragedia per avventura non accresce la fama del suo autore nel- i'arte drammat.ica, sarebbe ingiusto il tacere che non ostante questo ella e un libro degno di attenzione. Leggendolo noi ci sentiamo condotti ad amare la virtu sventurata ; e non e questo forse lo scopo piii generoso che si proponga un autore, e rutilita piu grande che si possa ricavare da un libro ?

Blad. di Craon pote nel suo romanzo, per P indole piu flessibile del componimento , e forse per una diversa ma- niera di considerare e di esprimere il concetto storico di una certa eta , raggruppare piii fila intorno al soggetto principale , e svolgere un' ampia tela su cui disegnare i suoi personaggi come sul loro proprio campo con tutti i loro accessor] ; pote rappresentarli , come in un continuato

DI SILVIO PELLICO. 3q

basso rilievo in varie congiunture della loro vita , e fare che altrl sapesse raccogUerne un' immagine in tutte le sue gradazioni assai compita. Ci duole di non potere, essendoci gia di troppo allungati , dare im' idea piii partlcolare anche del libro della principessa di Craon per quelli che letto non

10 avessero. Ma poiche I'abbiamo sott' occhio non jiossiamo tralasciare di tradurne una bella pagina , e di ofFrirIa ai nostri lettoi'i in compenso della noja di queste parole.

Tommaso Moro e gia condannato alia morte. " Quando >i caddero le tenebre sulla grande citta , e che il mantello ft della notte la ravvolse da ogni banda , ed essa parve n sonnecchiare coricata sul suo letto di terra , sulla sponda >> d' un fiume scorrente sempre con niisurato roniore ^ ed t> essa parve finalmente dormire , sebbene ne il saplente, >i ne r afflitto , ne il dehnquente ch' essa chiudeva nel suo » seno , non avessero spento neirintimo del loro essere il

11 fuoco deir intelligenza che li consumava, si vide un'ombra II silenziosa e fuggitiva scorrere lungo le muraglie della i> torre , sulle quali si rifletteva la sua svelta e nobile i> format i passi de' suoi agili piedi erano senza susurro; II i sospiri del suo cuore senza anelito , senza sibilo le n pieghe de' suoi veli. Ella si assise sul limitare della tre- II menda porta e pianse lungamente.

1) Nulla! ella disse , nessun romore ! queste mura sono

I, come il cuore de' giudici !!!.... I fanciulli piangono ,

II ella soggiunse ; che altro sono mai le lagrime che acqua

II e debolezza ! . . . . Ne meno una favilla ! sembra che qui

II non vi abbia ne fuoco, ne vita; e che cosa e quello

II adunque che divora il mio seno ' Piangete , o donne !

II piangete nella seta delle vostre vesti , sotto il tepore

II delle vostre coltri ! Quanto a me il vento della notte

II asciuga le mie lagrime , e le beve la umida terra ....

n Quando cesserai tu di piangere , e quando il cuore di

II Margherita si sentira ravvivare ! . . . . Ma perche mara-

II vigliarti di sentirlo tremare ? non lo spezzarono forse

» come un vaso prezioso che oramai non potrebbe piii

II contener nulla' Su via coraggio, Margherita! bianca

>i Margherita ti si chiamava quando scorrevi 1" erba della

" prateria; su via, la morte, o ancora un momento di vita.

" E la giovinetta alzandosi sulla punta de' piedi sollevo

." con braccio fermo e con potente sforzo il pesante grif-

i> fone di bronzo che ricadde risonando sul rame dei bat-

u tenti; poi trasali , perche talvolta ella era pur donna!

^O TOMMASO MORO , eCC.

» Ma nulla fu risposto i e quando il suono del ferro ■}> cessb d' eccheggiare e si perdette nell' aria , altro non » s' intese clie il ricorso regolare del fiotto che veniva a » morii-e ai piedi della miuaglia , e niente turbo piii la n calma della notte. Tutto e sordo come la pieta nei w loro cuori ! ella disse dopo alcuni istanti.

» E questa volta ella picchio seiiza batter ciglio, perche » oramai Margherita non aveva piu paura. Ma seguito a » regnare un lungo e tristo silenzio »

Come e bella insieme e dolorosa la pittura di questa mi- sera iiglia cosi sola e cosi sventurata •, di quest' angelo in lagrime , la cui Candida forma spicca e risplende in quella notte, in quell' ora, in quel luogo funesto !

Vocabolario Italiano-latiiio per inliero nuovamente com- pilato ad iiso de^li studentl de GinnasJ da Francesco Cherubini. Milano, i83i, dalV Imperlale Regia Starnperia, gr. in 8.°, in carta di colla, di pag. xx c 1243. Prezzo lir. 8. 60 ansti: legato alia rustica e lir. 9. 10 alia bodoniana {pubblicato solo nel corrente anno 1834).

»^iao dair anno 1785 1' I. K. Governo di Lombardia ossequiando i provvidi voleri dellAugusto Giuseppe II rivolte avea le soUecitudini sue alia restaurazione de- gli studj in queste provincie. E siccome i primi , anzi i piu importanti principj od elementi dell'umano sapeie dipendono da una lien adatta grammadcaie istruzione che le menti de' giovinetti disponga alle piu subliini e piu difficili discipline ; cosi lo stesso Governo dar voile cominciamento alia rilbrma intro- duccndo ne' ginnasj un metodo per quanto fosse pos- sibile ragiouato , perspicuo, analitico e generale ne- gli insegnamenti delle due lingue italiana e latina- Perciocche ne' ginnasj nostri dominavano tuttavia que' metodi troppo scolastici e materiali die 1' ingegno in- reppano de' fanciulli , e questi per anni ed anni con- dannano ad una servile nojosissima fatica , 51 che fanno

VOCABOLARIO ITALIANO-LATINO , CCC. 4 1

loro prenclere non rare volte abborrimento alio studio ed alia applicazione. Quel Governo die quindi al padre Soave , si della pubblica istruzione benemerito , « la cura di compilare una nuova Grammatica che al dop- pio scopo servisse , d" istruire cioe i fanciulli nelle an- zidette lingue e di sviluppare ad un tempo il loro te- neio intelletto. » Tale grammatica condotta sul metodo della tanto famosa di Porto Reale venne poi per so- vrano volere ammessa qual libro di testo in tutte le scuole ginnasiali della Lombardia. e fu pure in altri paesi d Italia presa a modello. Pero caduta pressoche in disuso per le politiche vicissitudini alle quali ando soggetta la patria nostra , venne al primiero vigore restituita ed anche a miglior ordine ridotta tosto clie queste provincie ritornarono sotto 1' austriaca domi- nazione.

Ma una grammatica in tal modo compilata non po- teva convenevolmente al saggio divisamento servire senza il sussidio di un doppio Vocabolario che al nuovo metodo fosse conforme. A cio rivolte pur avea lo stesso I. R. Governo nelF anzidetta epoca le sue sollecitudini ad altro dottissimo uomo , 1' oblato Gio- vanni Maria Bossi , Proposto dell' insigne Basilica di S. Ambrogio , commettendo la compilazione di tale nuovo Vocabolario. E gia il Bossi condotto aveva il suo lavoro sino a tutta la lettera F , quando dalla morte colpito lascio Y opera imperfetta. Le scliede da lui preparate passarono nelle mani di ragguarde- volissimo personaggio , il quale poc' anui dopo per le suddette politiche vicende abbandonar dovette la Lombardia: ne ora indicare saprebbesi quale fortuna abbian elleno avvita. Percio il Governo ricliiamato eh' ebbe 1" uso della grammatica del Soave , volendo che i ginnasj non andassero piii a lungo privi del- r importante sussidio di siifatto Vocabolario , ne com- mise il lavoro al sig. Francesco Cherubini , uomo quant altri mai nelle due lingue versatissimo , e che gia con opere di simile natura e con altri pregevoli scritti alia pubblica istruzione attenenti date aveva

42 VOCABOLARIO ITALIANO-LATINO

bellissima testimonianza che a nessuno meglio che a lui affidarsi poteva cotanto incarico: ne la conceputa aspettazione ando altrimenti delusa.

II nuovo Vocabolario Latino-Italiano ^ che forma la prima parte del lungo e difficile lavoro del signer Cherubini, vide la luce sino dal i825 (i). Ad esso precede un breve discorso in cui Y autore da ra- gione del suo lavoro, cominciando dall avvertire die questo Vocabolario e destinato a' giovani studies! della lingua latina, e non solo dai primi rudimenti, ma ancora per 1' esercizio ch" eglino di quelle far debbono nelle scuole in cui insegnansi V arte poe- tica e r oratoria : e cio avverte , perche ne i prin- cipianti dargli possano nota di troppo copioso , ne i provetti s' adontino per quanto ritrovino in esso di smiuuzzato. Viene quindi accennando i motivi che consigliarono la compilazione di questo nuovo Voca- bolario per le scuole : il primo quelle da noi ancora indicate piu sopra , ciee la necessita di ridurlo cen- sonante al nuovo ordinamento de' verbi introdotto nelle recenti adottate grammatiche; il sccende , di porgcre agli studiosi un lessice , in cui si contenes- sero le melte voci emesse nel Mandosiano , stato sem- pre in addictro signore delle scuole nostre, ed inel- tre un lessice che servire petesse anche per le su- perieri classi de' Ginnasj. « A questi due principali motivi ( continua 1' autore ) altri s' aggiunsero; e fu- rono il desiderio di riparare ai troppi errori nel Mandosio osservati ; quelle d' introdurre un metodo piu chiare e sicuro per far riconescere a prima vi- sta le tante e fra loro diversissime uscite dei verbi e dei nomi ne' casi ebliqui; e per ultimo anche la brama di dare una esatta notizia delle quantita o vogliam dire de' segni prosodiaci delle voci latine. »

( I ) Vocabolario Latino-Italiano per intiero nuovaiitente coiivpilato ad uso degli studenti de' Ginnasj da Fr. Cherubini. Milajio .^ iSaS , dall' I. E. Stamperia, gr. in 8.°, di pag. xvl e 640. Prezzo lir. 4 aust. legato alia rustica e lir. 4. So alia bodoniana.

COMPILATO DA FRANCESCO CHERUBINI. 48

Ne a tali desiderj soddisfare poteva pienamente il Lesslco Tor'mese del Pasini , sebbene per moltissimi pregi commendevole , mancando esso di conformita ' coUe anzidette grammatiche de' nostri ginnasj ; meno poi soddisfare poteva il Vocabolario dei Cavanis , per- che troppo ristretto e soltanto soccorrevole alio stu- dioso clie trovasi a' primi rudimenti.

L" autore passa qiiindi a registrare i difetti del Vo- cabolario mandosiano. Tali sono la quasi totale man- canza delle voci e delle frasi da Virgilio, da Orazio, da Livio, ecc. usate: la troppo trascurata correzione; la non ragionata contrapposizione de' vocaboli italiani ai latini, a questi contrapponendo spessissime volte le perifrasi, ed avvezzando cosi i giovani a stempe- rare i concetti in vece di precisarli; e per esenipio Alipes clie ha V all ai piecli, dice il Mandosio, mcntre aljbiamo il corrispondente e bel vocabolo Alipede: in- finiti ed inutili grecismi ; voci latine antiquate , altre tratte dalla bassa latinita e riprovate : la poca cura nel precisare i diminutivi latini e i verbi tiequenta- tivi; e per esempio ei traduce Cauponula per Osteria in luogo di Osteriuzza , e Cuntitare volge per Cantare in luogo di Canterellare : I'inganno in cui spesse volte induce, dando parole italiane non corrispondenti al vero significato delle voci latine ; cosi Assesslo egli volge per Assistenza , mentre volgersi dovrebbe per Seduta. Ma tra tutte le mende del Mandosio essen- zialissinia e quella di non sapere il piu delle volte da" vocaboli latini estrarre che un solo corrispondente italiano , mentre spesso una e medesima voce latina ha piu e diversi significati nell' idioma nostro : cosi la voce Casus e da lui tradotta seniplicemente Caso, mentr'' ella presso di noi suona anclie Caduta. Al che aggiugni ch" egli spessissime volte ti lascia dubbioso ed incerto quale sia il vero senso del vocabolo lati- no : per esempio ad arguerc oppone 1' italico Hpren- dere , che propriamente signiflca ripigliare , mentre dovuto avrebbe trascegliere 1' italiana voce rimpro- verare.

44 VOCABOLAEIO ITALIANO-LATINO

A tutte le quali mende venne in questo lessico convenevolmente provveduto. In oltre le uscite de' verl)i ne' loro tempi e modi principali si sono in esso per esteso presentate. Ad evitare ogni equivoco, spe- cialmente nello incremento , si e scritta la radicale del vocabolo in majuscoletto, indicandovisi poi le sil- labe incrementizie con lettei'c minuscole. E siccome avviene non rare volte che le voci tramutino in un altro il loro sense oiiginario in forza del particolare loro collocamento in una proposizione , o per la com- pagnia di altre voci cui trovansi unite; cosi la frase che per tale accidente nascerne doveva ebbe pur luogo in esso Vocabolario. Per esempio vi troverai « registrata sotto la voce Prcesum la frase Prceesse allcui facidtad nel senso di Professarc alcuna facoltd , e non in quello di Presedere ad alciina facoltd ,• e cio pcrche nel primo caso la voce Prceesse scappa dal senso letterale e forma nel resto una vera frase par- ticolare, il clie non succede nel secondo, ove conser- va intatto il suo valor letterale. » A too'liere in oltre

o

i giovinetti da ogni impiccio allorche questi nel tradurre dal latino abbattonsi in dcsinenze troppo discordanti dal caso retto de' nomi o dalla desinenza prima delf indicative de' verbi , si sono alfabetica- mente registrati i genitivi eterocliti de' nomi ed i passati remoti de' verbi. Quanto a' sinonimi italiani che spesse volte appongonsi ad una sola voce lati- na , ebbesi cura di distinguere quando due voci ita- liane susseguentisi siano semplici sinonimi, e quando abbiano un diverso significato. Al!e voci d' origine greca si e procurato di contrapporre tal voce italiana che cliiai-amente esprima il valore del grecismo stesso: indicate pur vennero le voci meramente poetiche ; accentate le parole italiane di senso ambiguo; cliia- rite con brevi definizioni quelle di non comune in- telhgenza , a quest' uopo apponendovi le voci corri- spondenti ne' principali dialetti del Regno ; finalmente apposti si sono ad ogni voce latina i segni prosodia- ci, ond' il giovinetto s' avvezzi per tempo alia retta

COMPILATO DA FRANCESCO CHERUBrNI. 48

pronunzia e giovarsene possa nell' esercizio e nella lettura de' poetici componimenti latini.

Per la natura stcssa deir opera e per T adottato me- todo alle latino voci fiirono talvolta contrapposte dal- r autore voci italiane che non incontransi nella Crnsca, nelFAlberti, nel Cesari. Ma egli non le conio di suo capriccio, ma le trasse da autorevoli fonti. « Cosi a » cagion d'esenipio (dice egli inunaNota) troverai QuADRiREJMis. Quadiireme. Absurde. Assiirda- » mente , ecc, e cjueste voci italiane non le vedrai » registrate nei Dizionarj ; ma io avrei potnto alia » prima apporre il segnente testo : NelV cntrar del

i) porto la quadrireme capitana a? 7 end ( Segni ,

» Stor. J. 182), ed alia seconda la seguente : II rea- » me di Napoll detto assurdamente .... il regno di » Sicilia di qua del Faro ( Guicciardini , St. lib. I , » p. 8. ). » Del che merita applauso , avend' egli re- cato un iniportante servigio anche all' italiana tilolo- gia. Fanno poi a qiiesto Vocabolario bello ed utilis- simo corredo tre Indici colle loro corrispondenze ita- liane; uno de' nomi geografici , mitologici e stoi'ici ; un altro de' nomi proprj d'uomo e di donna; ed tin ter/o delle note ed abbreviature latine.

Noi abbiamo fin qui indicate il metodo col C|uale tessuto venne qiiesto primo Vocabolario. Pero ci sem- bra che le parole nostre siano gia piu die bastevoli a dimostrare la veracita delle lodi da noi premesse. Tuttavia 1 autore nelF atto di cliiudere il suo preli- minare Pvagionamento non dissimida che trovare si possano diverse mende anche nel suo lessico ; preve- nendo lo studioso « che in opere della natura di que- sta , in cui a tante niinutissime e disparatissime cose fa cV uopo aver occhio, e forza che incorrano non pochi errori. Basti dirti che in quel Forcellini , che e pur esiniio fra i nostri vocabolaristi , e die spcse le cure di ben 55 aimi intorno al suo lessico , in fare il quale aveva gli ajuti di tanti predecessori e se- gnatamente del Gesnero , in quel Forcellini piu di 00 niila errori si possono annoverare. »

46 VOCABOLAKIO ITALIANO-LATINO

Di raaggiore lena e di piu estesa forma e il Vo- cabolario Italiano-Latino, Ne essere poteva akrinienti. Perciocclie laddove della parte latino-italiana gia sus- siste un pregevole e notissimo lavoro nel lessico to- rinese , molto tuttavolta rimaneva a bramarsi quanto alia parte italiano-latina , specialmente per le intinite voci di fresco ne' dizionarj italiani introdotte , e nel torinese omesse. Nella guisa medesima poi che a chi viaggia colic scopo di raggiugnere al piu presto pos- sibile la prefissa nieta accader suole non di rado che camniin facendo incontri o non prevedutl ostacoli , che lo costringono a divergere dalla divisata via, o piii battuto e piu adatto sentiero che quasi naturalmente lo invita a i-ivolgere sovr csso piu sicuri i passi; cosi r auLore nostro gia accintosi al lavoro si avvide non. essere possibile I'attenersi in questo Vocabolario stret- tamente alle norme delle nuove granimatiche. E per esempio il volere ne' verbi aggiugnere i segni della loro qualita di transitlvi ed intransitivi , secondo gl'insegna- nienti di esse speciali grammatiche , sarebbe spesse volte i"iuscito contraddicente coUa grammatica gene- rale die e sempie una e la medesima in tutte Ic lingue. Perciocclie non pochi verbi presentansi tran- sitivi in una lingua e intransitivi nelf altra , od al- r opposto intransitivi in questa, transitivi in quella. Cosi dicasi di altrc inilnite varieta nella divcrsa in- dole e nelle anomalie de' verbi.

Tali diflicoha suggerirono essere migliore partito il sopprimere i detti segni, lasciando che la gram- matica ajuti per questo lato i giovanetti , o piuttosto mostrando loro praticamente con frasi parche ma adattate al bisogno la via ch' essi debbono tenere. Dicemmo con frasi parche ,• perciocche tra Vocabola- rio e Frasario corre diversita si fatta che ridonda tutta a vantaggio del Vocabolario. « Dove quel pri- mo ( dice T autore ) e un vero ajutamemoria di cui anclie T uomo piu dotto puo avere quando die sia necessita, il secondo pare a me un ajutapigrizia , un maestro di rattacconerie, in sul quale affidati imparano

COMPILATO DA FUANCESCO CHERUBINI. 47

gli studiosi a dare nel mosaico piu che nel franco e vivido pennelleggiare. » Cosi il Vocabolarista ricon- dotto venne al suo vero ufficio coUo sgravarlo da cio che piu particolarmente spetta al gramraatico ed al- r espositore de classic! scrittori.

Omesse pertanto in questo Vocabolario tutte le cose che al superfluo appartengono piu che al necessario, lo studioso vi trovera registrati tutti que' vocaboli o modi del dire che neir esercizio delle due lingue essere gli possono d' assoluto giovaraento. Tu v' incontrerai le locuzioni che oltre il proprio letterario significato hanuo un valore figurato o metaforico , e le incon- trerai corredate ogni volta che fu possibile delle cor- rispondenze latine nel senso pur iigurato: vi trove- rai i dettati proverbiali, proverbio per proverbio, e non gia una latina spiegazione del dettato o del pro- verbio italiano.

Nel pi ogredire delle scienze e delle arti , e nel variarsi dell umana civilta passarono nella nostra lingua moltissime voci rappresentative di combinazioni ideo- logiche o di cose ai Latini totalmente ignote. A siffatte voci vennero in questo Vocabolario contrapposte quelle voci latine che leggonsi negF Indici esprobatorj del Forcellini e del Marchelli , nel Ducange, o ne' trat- tatisti piu celebri delle rispettive materie. Perciocche « quello che i Latini ( dice il Lastesio ) non usava- no, invano si cerca di dirlo in latino. » Pero ad al- cune di esse si e aggiunto un particolare distintivo , onde meglio determinarne 1' idea. Cosi al bottone da vesti si e negli altri dizionarj contrapposto semplice- mente la voce globulus : in questo si e aggiunto fi- bulatoiius. AUe voci poi mancanti di autorita, e che non di meno registrate vennero fin ora ne' les&ici scolastici , si e sempre apposto un asteiisco segnaute barbaric , ibridismo , abuso.

Una quistione tuttavia sussiste sul fatto delle lin- gue , cioe se i vocabolarj abbiano a conipilarsi coUa scorta della sola autorita, o se a questa sottentrar debba la filosofia quantunque volta 1' autorita viene

48 VOCABOLARIO IXALIANO-LATINO

difettosa o manclievole : « quistione (dice T autore ) tuttora viva in Italia , e da non essere sciolta iintan- toclie il regno della grammalica sara dai grammatici esclusivamente governato. » Egli pero lasciando tut- tavia indecisa la quistione , ma riflettendo che il suo Vocabolario essere doveva specialmente destinato per gl' imperiti e pe' fanciulli si attenne alia seconda delle anzidette opinioni ; e mentre per le voci latine della specie qui accennata osservo le leggi dell" autorita signora assoluta delle lingue morte , per le italiane in vece fe' buon viso anche a quelle che il solo ge- nio della nostra lingua viva o Tuso corrente di essa gli vennero suggerendo.

I Dizionarj ad uso delle scuole essere vogliono poveri e ricchi ad un tempo , poveri di mole , ricchi di voci: contraddittoria condizione che grave martirio arreca a chi li viene lavorando. L'autore, volendo in cio ancora provvedere nel suo Vocabolario , ne escluse tutte quelle voci che per qualsivoglia ragione per- duto avevano il diritto di cittadinanza o che per av- ventura deturpare potrebbero un libro alia giovanile istruzione destinato. Tu non vi troverai le voci indi- canti i titoli delle opere o scritture , come Cantica , Decamerone e simili ; non le voci o frasi da bor- dello o quelle che olfenclere possono F innocenza de' giovanetti , non le voci rappresentanti costumi , riti , vesti , cibi oggimai usciti aEfatto d' uso in Ita- lia; non gl' idiotismi di dlaletto italiano , e ne meno le voci proprie del soddialetto rustico liorentino; non le voci provinciali registrate ne' Dizionarj italiani con esclusiva predilezione per la Toscana od altre pro- vincie ; men le antiquate , o lo siano esse per la na- tura loro o lo siano per antiquata ortografia o desi- nenza. Ne tutte vi troverai ciecamente inserite le voci etiche de' grandi Dizionarj della Crusca , o de' loro glossatori , ne dei lessici ancora che in questi ultimi anni a quelli con maggiore copia di vocaboli sotten- trarono. «. Cosi per esempio ( dice V autore ) io non registrai Isciaguattare dal Vocabolario di Padova

COMPltATO DA FRANCESCO CHERUElNI. 49

inserito, come quello clie mi parve una superfluita 01- tografica malamente regalata dal Dizionario. y> In vcce V incontrcrai non poche voci segnate con I'olg. it., le quali comeclie non per anco consecrate dall' autorita di scrittore alcuno , non di meno « comuni sono in quasi tutta Italia, e rese quindi cittadine dalf uso che e il padrone reale delle lingua, e ratilicate dalla tilosofia che gli vien entrando o tosto o tardi com- pagna in tale padronanza. »

Le voci latine tratte turono dal Lexicon del For- cellini e dalle aggiunte ond' il lavoro di quel sommo fu arricchito dal Cognolato e dal Forlanetto. Ma in qnesto Vocabolario aitre voci ancora inscrite furono non registrate in quel lessico e tolte ad altri accre- ditati lessici , contrassegnandole pero col niarchio di incerta autorita in que' casi ne' quali, siccome avver- timnio pill sopra , mancava la voce di buona latinita. A queste altre ancora aggiunte furono di ottimo co- nio, tratte o da que' classici latini , ne" quali trascor- sero inosservate ai prccedenti loro spogliatori , come Nodus (intreccio d azione scenica) che sta nella Poe- tica d' Orazio , o da scrittori di classici latini pubbli- catisi la prima volta a' di nostri , come Subsentator (adulatore), Tortor (torcitore) che Icggonsi in Fron- tone.

L' autore nel suo Proemio passa poi a dar ragione di parecchi ripieghi da lui adoperati per servire alia necessaria economia dello spazio. Tali ripieghi risguar- dano gli aggettivi verbali ; le migliaja e migliaja di quelle voci le quali non in altro differiscono se non che nella svariata loro ortografia, e que'participj ita- liani che assumono -il carattere di veri aggettivi ; r uso de'cosi detti rimandi, i cpiali rispax-miano spazio, e alio studioso anche malgrado suo insegnano la la- titudine delle lingue ; alcuni non lievi sacriBzj nel fatto delle definizioni , massime per quelle voci che non abbisognano di spiegazione pe' nazionali , a" quali dec questo Vocabolario specialmente servire, ecc. Tuttavia vedendo egli che per la diversa natura delle

Bibl iLal. T. LXXIV. 4

5o VOGABOLARIO ITALIANO-LATINO

due lingue non era possibile il servire all' economia dello spazio, e ad un tempo corrispondere con frasi latinc a semplici voci italiane od inversaniente , si avviso di supplirvi dando qua e la esempi di cotal fraseggiare, premettendo poi alcune di quelle regole generali che non comunemente si trovano nelle gram- matiche , e le quali potranno essere di sussidio a chi va simili parole traducendo dall' italiano in latino.

Al vocabolario propriamente detto susseguono sei indici. II primo , de' nonii geogralici italiani coi cor- rispondenti latini : il secondo , dei nomi patronimici piu comuni , derivanti da nomi geografici nel primo indice registrati : il terzo, de' nomi iilologici , mitolo- gici o istorici e cognominali , che piu spesso occor- rono ne' libri destinati alia lettura od alio studio dei glovJnecti : il quarto, de'nomi proprj , purameute bat- tesimali , d' uomo e di donna : il quinto , dei nomi patronimici che si sogliono trarre diii nomi formanti soggetto degl' indici terzo e quarto : Y indice sesto finalmente rende ragione delle sigle ed abbreviature che piu comunemente s' incontrano nelle stampe ita- liane piu accreditate. Tutti i quali indici sono non di solo sussidio , ma di assoluta necessita a coloro pei quali e questo Vocabolario destinato.

Finalmente pregio aggiunge ad ambidue questi Vo- cabolarj V esecuzione tipogralica , condotta con accu- ratezza di correzioni e con nitidezza de' caratteri , comeche di questi per la natura stessa dell' opera varie ne siano e moltiplici le forme.

Noi esposto abbiamo il piu succintamente che ci fu possibde il piano, ])er cosi esprimerci, di ambi- due i nuovi Vocabolarj ne'ginnasj nostri con sovrana volonta prescritti. Dalle parole nostre potranno i leg- gitori agevolmente rilevare e Fimportanza dell opei'a, e la fatica immensa cui dovette 1' autore sottoporsi , ed il sommo vantaggio da lui recato all" istruzione, e finalmente il nuovo diritto cli egli si e procacciato alia pubblica stinia e riconoscenza. E tale si el'artificio, tale il mctodo da lui seguito nella sua compilazione

COMPILATO DA FRANCESCO GHERUBINI. 5l

che questa non solo presenta eletta e riccKissima racsse al glovinetto delle clue lingue studioso , ma ne lo viene in certo qual modo addestrando a far uso ben per tempo del piu prczioso dono ch' egli abbia da Dio ricevuto , la ragione. Perciocche gli pone mano mano sott' occliio, senza ch' egli se ne av- vegga, rindole, lo spirito, il magistero delle due lin- gue , e quasi gli fa scorta al ragionato o filosofico studio si dell'una che dellaltra, e viene per tal modo sviluppando in essi Y intelletto.

Ne questi Vocabolarj essere possono di sussidio ai soli giovani nelle due lingue iniziati, ma agli uo- mini provetd e ai dotti ancora, a' quali presentansi come facili ed utilissimi manuali in soccorso della memoria, e come direbbesi quasi eccellenti prontuarj ne' dubbj e nelle quistioni di lingua. Pero 1' autore , siccome gia accennammo, protestasi ben alieno dal credere che 1' opera sua dirsi possa perfetta. Che le lingue paragonare si potrebbero a que' maggiori fiumi i quali quanto piu dalla sorgente scostansi, vanno nel loro corso ricevendo nuove acque da nuove fonti , e dai torrenti e dai ruscelli che in essi immettonsi. Ma laddove que' fiumi versano finalniente le loro acque nell' immensita dell' Oceano e in quella con- foadonsi e svaniscono ; le lins^ue continuano il loro corso vie piu arricchendosi e quasi ingrossando , ne mai ristanno finche per qualche sovvertitrice cata- strofe fisica o politica ingojate non vengano da altra lingua , od estinte coll" estinguersi de' popoli die le parlano e che le cbbero in retaggio.

G.

PARTE 11.

SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE.

Iconografia della Fauna italica, di Cailo Luciano JBo- N APART E , principe di Musignano. Roma, i832-33, tipografia Salviucci. Sono usciti finora fascicoli cinque al prezzo di scudi tie romani {pari a lir. i6. ii ital. ) per ciascuno fascicolo conteneiite sei tcivole co- lorate. II testo resta compreso ncl prezzo stabilito per ogni fascicolo.

Osservazioni di Giuseppe Gene , professore di zoologia nella R. Uaiversita di Torino.

Fascicolo III. (i)

I . Mas tectorum Savi :, e per confronto Mas decumanus Pallas.

J.1 Mus tectorum e un' altra scoperta che i naturalisti devono all' egregio professore Paolo Savi di Pisa ; scoperta , la quale , come ogni altra di quell' autore , testitica una singolare attitudine in lui a cogliere , a rilevare cio che sovente sfugge agli occlii dei piii esercitati osservatori. In fatti codesto ratto , sebhen comunissiino in tutta T Italia meridionale e centrale , vi fu sempre considerate pel Mus rattus , il che avveniva tanto piii facilmente , in quanto che questa specie linneana, che abbonda nell' Italia setten- trionale , nella Francia , nella Svizzera e nella Gerniania , e del tutto straniera e sconosciuta in quelle nostre con- trade meridionali. Somiglia anche , e certamente piii che al Mus rattus , al Mus decumanus di Pallas , del quale ofFre press' a poco il colore e la grandezza. Ma ad onta di tante analogie, non isfuggirono al professore Savi certi caratteri

(i) V. Bibl. ital. tonio 71.°, setteinbre i833, pag. 353.

ICON'OGRVF[\ DELL.V FAUXA ITALIC! eco. 53

clie gll sono proprj eel esclusivi , e in una lettera inclirltta nel 1825 al clottor Passerini e pubblicata nel Nuovo gior- nale dei Letterati , dimostro come il Ratto , die i Toscani chiaman tettajuolo , noii fosse da confondersi col Mas rattus perche altramente colorato , ne col Mus decunianus perche fornito di coda proporzionalmente piu lunga. II Principe di Musignano die ora riprodnce la storia e i caratteri di questa specie , dandone per la prima volta la figura , la sospeMa molto , e forse piu die alle precedenti , analoga al Mus alexandrinus del signor GeofFroy : ma riferendosl alle descrizioni die se ne hanno , rlconosce in cjuesto Ratto egiziano alcuni caratteri derivatl principalmente dalla forma dei peli del dorso, die vietano di sti-ignere di troppo ogni conclusione d*" analogia.

Premessi questi brevi cenni storici e comparativl in- torno al Ratto tettajuolo , 1' autore piglia ad esporre i ca- ratteri del genere Mus e a ricordare le abitudini generali delle specie clie lo compongono. Nello stato attuale della scienza questo genere non e ripartito in sotto-generi , la qual cosa puo dirsi eziandio di quasi tutti gli altri generi deir ordine dei roditori. Quelle specie di ratti pero die lianno i piedi palmati, e quelli die portano pungiglioni , potrebbero benissimo , secondo P autore, venir separate dalle altre. Dope tale eliminazione il genere Mus resterebbe piu compatto e naturale , e comprenderebjje tuttavia una trentina di specie.

II Ratto tettajuolo , cosi chiamato perche frequenta i tetti , preferisce , al contrario di quanto fa il 3Ius decu- manus , le stazioni asciutte alle umide. Vive nelP interno delle case , ne' granaj , ne' magazzini , nelle soffitta , e vi cagiona , come quello , ogni sorta di guasti. Vi e ragione per credere die questo aniuiale non sia propriamente par- lando indigeno dell' Italia ; almeno gli scrittori latini fanno menzione di un sol topo domestico , e da quello die' di- cono e facile intendere die parlano del piccol topo comune, o 3Ius musculus di Linneo. Pare adunque die i nostri mag- giori fossero liberi dalla noja degli altri ospiti di mole pill considerevole , che ora infestano tutti i luoglii abitati d'Europa, quali sono il Mus decumanus, U 3Ius rattus, il Mus tectorum. Quanto al primo sappiamo positivamente die ci e venuto dall' Asia. La provenienza del secondo e assai meno sicura ; pretendono pero che V Europa 1' abbia

54 ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA

ricevuto in dono dall' America. Non. si ha poi notizia al- cuna deir cpoca e del modo in cui siasi nelF Italia mei'i- dionale introdotto il Mits tectorum. II Principe di Musignano scrive clie ove si.avverasse 1' identita di questa specie col Mus alerandrinus , la di lui provenienza non rimarrebbe pill dubbia. Ma noi produrrem qui una notizia , la quale mira a risolvere altramente la quistione. In un catalogo , recentemente stampato, degli animali clie compongono la collezione zoologica di Zurigo , che noi credianio lavoro dello stimabile professore Schinz (i), trovasi registrato il Mus tectorum siccome stato mandate a quel museo dall' Italia e dair America settentrionale. Se non havvi errore si in queste indicazioni , clie nella identificazione specifica degli individui cui si riferiscono , come F autorita del professore Schinz induce a credere piii che a supporre , a noi pare che neU'America settentrionale debbasi la patria di questa specie riconoscere.

In quanto alia distribuzione topografica delle tre specie sopra nominate vuolsi notare che non si vede mai il Mus rattus in quei luoghi in cui trovasi il Mus tectorum ; e qtiesto indica o che il secondo ha vinto e scacciato il primo , o che non gli ha mai permesso di propagarsi dove egli s' era stabilito precedentemente. Non e cosi del Mus decumanus , il quale dotato d' altrettanta forza ed ardire divide seco il jjossedimento delle medesime regioni. Di fatto ambidue questi topi infestano pur troppo le aljitazioni degP Italian! posti al di la dell' Apennino , ma ci vivono da rivali implacabili , che stando in continua guerra si odianc a vicenda e a vicenda pure si temono.

L' uso adottato dal chiarissimo autore di contrapporre su una stessa tavola , ogni volta che le grandezze il com- portino , le specie molto somiglianti, e certamente di grande soccorso per facilitare la ricognizione delle analogie e delle difFerenze delle specie medesime ; lua convien badare che quest' uso non riesca poi o vano - o poco utile , col dare agli oggetti che si rappresentano positure o atteggiamenti disuguali. Cosi operando le figure cessano dall' essere esat- tamente comparative, od esigono, per divenirle, uno sforzo

(i) Verzeichniss der Thiere ^ welche die Zoologische Sammlung in Zurich besitzt^ in 16.", di pag. 34 5 senza noma di tipogvafo o di editorc.

DI CAULO LUCIANO BONAPARTE. 55

ill attenzlone e dl ragionamento , che incresce alia mag- gior parte degli studiosi. Noi ravvisianio questo difetto snlla tavola che i-appresenta i due ratii, sui qiiali ci siamo intrattemui. II disegnatore ligiiro il tettajuolo rannicchiato sulle gambe posteriori facendo arco della sclilena, e te- nendo le aiiteriori sollevate in alto in atto di portare ali- mento alia bocca : figure in vece il decumano allungato o disteso orizzontalmente in atto di naturale riposo. Lo scopo principale che 1" autore erasi prelisso nel porre a fianco r un deir altro questi due animali , era certamente quello di rendere visibile la di versa proporzione delle loro code; ma questa intenzione trovasi per la differenza di quegli atteggiamenti delusa. Lo studioso non sa, ue puo agevol- mente immaginare fin dove debba sjjrolungarsl il corpo del tettajuolo nel prendere la positura orizzontale o di quiete : non sa per conseguenza , ne puo immaginare colla desiderabile precisione, in quale rapporto debba riuscu-e la lunghezza della coda con qnella del corpo. Noi pre- ghiamo il chiarissimo autore e I'artista di voler accogliere con bonta queste osservazioni , le quali sebben minute e sottili , qiirano ad accrescere la perfezione della loro opera, gia lodevole per tanti rispetti.

2. Fiingilla cisalpina Temrainck.

Nel 1824 il signor Desmarets (i) analizzando il ca- talogo degli uccelli pisani pubblicato P anno prima dal professore Savi , stupi che nissuna menzione vl si facesse del passero domestico ( Fringilla domestica Linn. ) , e vi sospetto un' ommissione tipografica: ma in fatto , ne T or- nitologo italiano , ne il tipografo aveanvi commesso om- missione di sorta. Codesto uccello , comnnissimo in tutte le parti settentrionali e medie delP Europa , non esiste in Toscana, ne soltanto in Toscana, ma in tutta Italia, tranne i paesi piii prossimi alle alpi. In suo luogo la nostra pe- nisola possiede il passero cisalpino ( Fringilla cisalpina Temm. ), il quale sebben somigliante al primo per Faspetto e per le abitudini, pur ne difFerisce per la costanza di certi caratteri suoi proprj , e principalmente pel colore del capo che nel maschio dl esso passero cisalpino e castagno in- tense, mentre e cenericclo nel maschio dell' altra specie.

(t) Bulletin universel des sciences et de Tindustrie : Sciences naturelles, torn. i.°, pag. 277, n.° 338.

56 ICONOGRAFIA DEt,I.A FAUNA ITALICA

L' Europa conta per lo meno tre passere tettajnole, e sono le due che abbiam gia nominate , e la Fringilla hispaniolensis Temra. Quest' ultima , propria delle isole del Mediterraneo, dift'erisce dalle altredue per avere i fian- clii maccliiati di nero , e nero tutto il petto. Affine poi a queste tre specie e per le forme e pei colori la Frin- gilla montana ; ma le sue abitudini sono affatto diverse , giacclie tlensi costantemente lontana dalle abitazloni e nl- difica sui salici o gabbe , motivo per cui vien detta dalla maggior parte dei Lombardi Passera gabbarola. Queste quattro passere europee , e la Fringilla arcuata Gmel. , ossia Passera del Capo di Buona Speranza sono le sole che secondo il Principe di Musignano possano essere giu- stamente riferite al sotto-genere Pyrgita create da Cuvier.

Parlando degli ordlgni , con cui ne' contorni di Roma si fa la caccia ai passeri , 1' avitore indica siccome piu pro- ficuo d' ogni altro , e percio principalissimo quello die i Romani cliiamano JDiluvio e i Toscani DUwolaccio, il quale consiste in molte funicelle impaniate, raccomandate ad alcune vergliette disposte a raggi intorno ad una fiaccola air estremita di una lunga pertica. Nelle notti piu buje tacitamente s' accosta quest' ordigno agli alberi su cui sono appollajate molte passere, che a furia di colpi di pertiche s' obliligano a fuggire tumi\ltuosamente dal lato del lume , e restano colte nel vischlo. Ma noi crediamo die le prese possibili a farsi con questo ordigno, non siauo neppure da paragonarsi a quelle die i Lombardi otteugono col Bartavello.

La tavola che si riferisce al presente articolo rappre- senta due maschi , F uno adulto , 1' altro fra il prime e il secondo anno di eta: havvi poi anche una femmina , del qual sesso non avevasi finora alcuna effigie nei lil^ri d'or- nitologia.

3. Ascalabotes mauritajiicus et Henridactylus triednis.

II Vedi un esempio delF ingratitudlne degli uomini , scrive il Principe di Rlusignano imprendendo la storia del- r Ascalabotes mauritamcus. Questo innocente animaletto cliia- mato Tarantola , intento di continue a purgare i lueghL la cui vive , e sono quegli stessi in cui viviam noi , da ragni , da zanzare e da un' iniinita d' altri insetti molesti , non hn saputo trarre altre ricompense dai beneficj che ci

DI CARLO LUCIANO BONAPARTE. 67

rende fnorl die calunnie e persecuzioni. Sarebbe poco ac- cusarlo di coirompere i cibi toccandoli con le zaiiipe , se non s'aggiugnesse che agghiaccia istaiitaneamente il sangue di colore, cni giunge a strisciare snl petto. Con qiiesta erudizione spaventevole ogni giorno le madii si fanno un dovere di render cauti i teneri loro figlitioli. II lurido e tetro aspetto della Tarantola, T apparire tacito e improv- vlso, la facilita, con cui sovrastando alle nostre teste corre su pei soflltti , e s'appiatta vlcino a noi nelle fessure delle pareti , sono forse le prime cause della comune diffidenza, e convertono in un aljljorrimento deciso quell' incerto ri- brezzo che sogliono destare in noi i freddi rettili. Anclie 11 nome volgare di Tarantola^ che in piii luoghi si da pro- miscuamente ad un ragno mortifero, contribuisce senza meno ad attrarre sopra quest" essere tanta maledizione , tanto abbominio. Esso pero quasi conscio della propria innocenza si sgomenta poco della prossimita dell' uomo : solo neir imminenza del pericolo si sottrae conlidando nella propria leggerezza e nella struttura dei piedi, che gli per- mette di rampicarsi anche sulle superiicie piii levigate. Ricerca il caldo , e fugge i luoghi soverchiamente umidi. Pill comunemente si vede abltare sulla parte esteriore delle case, vlcino ai tetti , sui terrazzi , dietro le spalliere dei giardini, dovunque so)io mura semidirute o mal fabbricate, e legnami innestati nelle pareti. In quei luoghi, coperti talvolta di polvere e d' iramondezza per nascondersi me- glio, fa le sue cacce e perseguita fin Fombra degl' insetti volanti. Ivi potra impadronirsene la mano di qualche co- raggioso, ma non 1' otterra intiero senza difficolta, poiche quest' animale col ravvolgere la propria coda la spezza come se fosse di vetro : piccol danno per lui, perche po- chi giorni dopo ne sptinta una nuova. Passa 1' inverno nelle fessure dei muri senza cadere completamente in le- targo. Nei primi giorni della primavera esce, e va a ri- crearsi ai raggi del sole, ma il menomo ruraore o 1' ap- parenza della pioggia lo fa ritirare tosto nel sue ricovero. Ha un grido debole, e non lo emette di frequente. Le sue uova sono ovali, grandette, di guscio duro. »

Quesia specie e comunissima nell' Italia meridionale e centrale, ed e propria di tutto il contorno del Mediter- raneo e delle sue Isole. II Principe di Musignano inclina a crederla lo Stdlio di Plinio e dei Latini, Y Ascalahotes

bo ICONOGUAFIA DELLA. FAUNA ITALIGA

del Greci e lo Schemamith degli Ebrei , clie Salomone nel cap. 3o dei Proverb] pone fra le quattro cose minima terrcK sapientiora sapientum, aggiugnendo die manibus ni- titur et moratur in cedibus regiis. " Ma quella voce, scrive egli , cui la Volgata e i Settanta interpret! sostituiscono StelUo , per altri vale Simia , per altri Sanguisuga e per altri Aranea ; anzi quest' ultimo significato piace ad un grandissimo numero di scrittori ; ed in fatti V industria del ragno e degna deirammirazione de' savj quanto quella di qualsivoglia altro vivente. A noi non appartiene il risol- vere siflTatta quistione, e solo ci contenteremo di notare , che se T ispirato figlio di David ha parlato di un rettile , deve intendersi senza meno della Tarantola, la quale vive nelle abitazioni anche piu sontuose della Palestina :, lo che non puo dirsi del Ptyodactylus lobatus degli erpetologi moderni, abitante anch' esso di quelle comrade, e nel quale alcuni hanno voluto riconoscere lo Sclieinamith della Bibbia ;, perclie quest' ultimo fugge i inuri esposti al sole per vivere negli uraidi sotterranei e nelle buche delle can- tine, che certamente non son dimore da re. >>

Qui r autore passa a ragionare della famiglia dei Gec- conidi, cui appartiene il genere Ascalabotes, dei caratteri che le sono proprj , e di quelli che la distinguono dagli stellionidi e da tutti gli altri Saurj : fra i quali caratteri annovera specialmente i.° la lingua che ecarnosa, piana, non estensibile , libera all' estremita j 2.° 1' osso parietale diviso in due pezzi ;, 3.° la presenza di una sola palpebral 4.° la vita notturna^ 5.° la voce elevata.

Linneo comprendeva questi esseri nel suo genere La- certa. Laurenti fu il primo a separarneli , raccogliendoli sotto il nome generico di Gecko. Gray chianio Geccotidcp. questa famiglia e vi conto in tutto undici generi, che po- scia ridusse a sette. Fitzinger la riparti in dieci generi, e la chlamo famiglia degli Ascalabotoidei. Cuvier ne fece un sol genere, e lo divise in otto sotto-generi. Wagler , che la chiamo delle Platyglossm , quantunque non abbia ammesso parecchi gruppi stabiliti dai suoi predecessori , vi annoverb tredici generi. In mezzo a si diverse idee sistematiche, o metodiche che vogliansi dire, 1' autore pro- duce e sviluppa le sue proprie , che veramente ci sem- brano e buone e naturali. Son esse quelle medesime che egli adotto gia nella Distribuzione metodica degli animali

DI CAULO LUCIANO BONAPARTE. 69

vertehrad (vedi pag. 72); ma siccome le divisloni minoi-i non sono in qnell' operetta che nominativaniente accennate senza il corredo de'relativi caratteri , cosl crediamo util cosa il venirle qui brevemente dichiaraiido.

L' autore distribuisce in qnattro generi le diciassette forme che furono sino ad era riconosciute fra i Gecconidi, e a qnesti generi da i nonii di Caudiverbera, di Ascalahotes, di Hemidactylns e ■di Gekko. II primo , che corrisponde al genere Uroplates di Dunieril , ha le dita piii o meno pal- mate alia base. II secondo si distingue per le dita orlate per tutta la loro lunghezza e fornite di sotto di lamella trasversali. II terzo ha per carattere le dita orlate , ma con r ultima falange libera , tutte fornite d' unghia e co- perte inferiormente da lamelle bipartite. II quarto si di- stingue per le dita senz' orlo o dilatate soltanto all' apice, e senza lamelle.

Ulteriormente , pel genere Ascalabotes , cui appartiene la Tarantola , propongonsi cinque sotto-generi. Le specie che lianno i pori femorali e il solo pollice privo d'unghia costituiscono il gruppo Platydactylus. Quelle che mancano di pori femorali , e il cui primo , secondo e quinto dito mancano d' unghie formano il gruppo da dirsi piii pro- priamente Ascalabotes. In questo le sqname inferior! della coda sono minute, embricate , simili a quelle del ventre. II gruppo Phelsuma ha tutte le dita senz' unghie , la coda non verticillata , ed e fornito di pori femorali. UAnoplopus ha tutte le dita senz' unghie , la coda quasi Verticillata e manca di pori femorali. Finalmente il Thecodactylus ha il solo pollice privo d' unghia , il di sotto delle dita guarnito di lamelle trasverse , divise da un solco longitudinale pro- fondo in cui puo nascondersi totalmente 1' unghia; niun poro femorale ne anale.

La Tarantola ebbe almeno otto nomi diversi dai clas- sificatori, e 1' autore, dopo avere prescelto quello di mau- ritanica impostole da Linneo , vien riferendo gli altri in una copiosa ed esatta lista di citazioni e di sinonimi. In quanto al nome popolare che questo rettile porta nei paesi d' Italia , ove si trova , come usasi a Napoli ed altrove per indicare un ragno, o sia la Licosa tarentula, cosi si adopera in Lombardia per indicare ogni sorta di salaman- dre , ma specialmente le acquatiche o Tritoni. Solito vizio dei nomi popolari , la di cui significazione cambia non rare

6o ' ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA

volte da provincia a provlncia, e perfino dairuno ad altro comune.

Hemidactylus triedrus Cuv. Sul conto di questo ret- tlle il cli. autoi-e cadde , volendo imitare alcuni erpetologi tedeschi , in uti grave errore di sinonimia. L' Emidat- tilo ch' egli prende a descrivere, e bensi V Hemidactylus verruculatus di Cuvier ( Gekko meridionalis Risso ) , ma e tutt' altra cosa che P Hemidactylus triedrus del medesimo Cuvier ( G-. triedrus Daud. Cloquet, ecc. ) , ch'' e specie esotica. Pero il Principe di Musignano che non e di quelli che schivano di ritornare sui proprj lavori comunque gia compiuti e pubblicati , fu il primo ad accorgersi dell' er- rore commesso, ed egli medesimo ci preg6 di renderlo manifesto in questa nostra rassegna. Intorno al qual tratto di aperta e franca modestia , non pin che intorno a quello sbaglio, cui verra riparato nel progresso dell' opera, noi non faremo altra parola.

Questo emidattilo , cui devesi nel testo e suUa tavola apporre il nome specilico di H. verruculatus Cuv. , chia- masi dair autore Tarantolino. Esso ha la patria e i costumi AeW Ascalnhotes mauritanicus , ma preferisce vivere presso i tetti e sotto gli embrici , nell' interno delle case , e non si vede giammai lungo i muri del giardini o nei luoghi iimidi. Nelle terre dei contorni di Roma , come Albano , Marino , Frascati , e piii comune che nella citta stessa. Prima AeW Ascalabotes mauritanicus si ricovera nell'asilo in cui deve passare la fredda stagione ;, e piix tardi di quello si riscuote dal torpore invernale.

Questa specie, a volerne giudicare dal piccol numero d'individui stati raccolti dall' illustre cavaliere Alberto La Marmora , dal signor Bongiovanni , dal signor Regis e da altri , non debb' essere gran fatto comune in Sardegna.

4. Callionymus festivus Bonap. e Callionymus maculatus Rafinesque.

La descrJzione di questi due pescl. Tun nuovo, 1' altro mal conosciuto, e preceduta da alcune considerazloni, che interamente si riferiscono alia famiglia ed al genere , cui secondo la classificazione gia piu volte citata dell' autore appartengono : la qual classificazione qui , come in gran- dissimo numero d' altri luoghi , concorda perfettamente ,

Dl CARLO LUCIANO BONAPARTE. 6l

salvo i nomi , con quella esposta da Cuvier nella seconda edizione del suo Regne animal.

Sono i Callionimi porzione della famiglia dei Gobidl , la quale diversitica da tutte le altre dei pesci Acantopterigj per la grande sottigliezza e flessibllita dei raggi spinosi delle pinne. Tante poi sono le singolarita della loro con- formazione , e tanto si scostano dalla loro stessa famiglia che fu forza considerarli quai tipi di un notabile gruppo secondario die 1' autore , colle usate desinenze, chiamo dei Callionimiai : il qual gruppo, per le pinne ventrali situate sotto Ja gola, remotissime e piu larghe delle pettorali, si distingue ad un tratto tanto dai Gohini i quali le portano sotto le pettorali riunite in un disco incavato, quanto dai Blennini che le hanno avanti le pettorali, separate e didattili.

Le aperture hranchiali ridotte a semplici fori postl ai due lati della nuca , la nudita della pelle , ed altre con- dizioni di struttura dei Callionimini , fanno si die nel qua- dro sisteraatico venga a scliierarsi accanto a loro , quasi come ranio collaterale , la singolarissima famiglia dei Lo- fidi, cui era sembrato cosi difficile assegnare un posto conveniente , e die Linneo insieme coi Chondropierigj eli- minava perfino dalla classe dei pesci. Ne minore e la re- lazione die passa fra il genere Callionymus e T Uranosco- piis appartenente alia famiglia dei Percidi. L' analogia che esiste fra le specie di tali generi aveva colpito sifFatta- mente gli autori antidii , ch' essi non li disgiungevano mai uno dalFaltro, e talvolta li confondevano. Piu general- mente pero gli antlclii chiamarono Callionimi appunto quei pesci che da Linneo in poi corrono sotto il nome di Ura- noscopi. Piu remota e la relazione che passa fra il genere Callionymus di Linneo e i Cotd dalle gote veramente lori- cate , ai quali li riuniva Artedi.

L' autore ebbe a durare grave fatica per istrigare la sinonimia dei Callionimi proprj del Medlterraneo. Prime a confonderla fu lo Gmelin , cui si attennero il Bloch e gli altri ittiologi posteriori ; poi vennero il Risso , il De- laroche e il Nardo , che ora trasferlrono il nome di una specie ad un'' altra , ora diedero nuovo nome a specie gia conosciutc , ora tennero in conto di specie diverse i due sessi del medesimo pesce. In riassunto , Tautore so- spetta che il maschio del suo primo Callionimo sia la spe- cie che il signor Risso produsse una volta col nome di C.

63 ICONOGRA.FIA DELL.\ FAUN.V ITALIC A.

sagitta, poi rlprodusse con quelle di C. morissonii-, non tro- vando pero un accordo sufficiente tra i caratteri clie questo pesce presenta e le descrizioni dell' ittiologo nizzardo , lo riguarda come specie inedita , e lo cliiama Callionymus fe- stivus. la quanto al secondo egli trova che da alcuni fu creduto il C. lyra, e fin anche il C. dracunculus di Linneo. Ma siccome non deve in conto alcuno esser con- fnso ne coll' una , ne coU' altra di queste specie linneane, cosl lo chiama con Rafinesqvie Callionymus maculatus.

II C. festivus , lungo da 4 poUici e 3 linee a 5 pollici e mezzo , e di colore ranciato , con macchie e lineette verdi : tutti i raggi di ambe le pinne dorsali sono assai piu brevi del corpo : lo fprone del preoperculo e bicuspide: la coda pi'essoclie rotondata. Nel maschio T ultimo raggio della pinna dorsale posteriore , e quei di mezzo della cau- dale souo molto allungati.

Di questa specie non vien rappresentata che la fem- mina i I'autore pero si propone di pubblicar anclie quella del maschio su tavola separata. E propria del Mediterra- neo , ma poco comune.

II C. macLilatus , lungo 4 pollici , e di color bianco- verdiccio con punti perlati su ciascun fianco : contansi quattro raggi alia sua pinna dorsale anteriore : lo sprone del preoperculo e quasi sempre tricuspide , talvolta qua- dricuspide : la coda rotondata. I raggi di ambe le pinne dorsali sono allungati nel maschio, lunghissimo poi il prime deir anteriore.

E comunissimo lungo le spiagge d' Italia meridionale, e infatti ogni giorno si vede esposto alia vendita nel mer- cato di Roma , ove e conosciuto sotto il nome triviale di Strozza-s^alline. Dai Veneti e chlamato Lodra e sembra che in tutto r Adriatico sia molto frequente. Vive anche nei mari della Liguria , ma 1' autore non sa fino a qual punto vi abbondi , ne qual nome gli venga dato da qiie' pescatori. A Nizza si chiama Lambert. In Sicilia e raro al dire di Rafinesque , e vien confuso cogli altri pesci congener! sotto i nomi di Vellisu e d'Anpiscia imperlalL Essendo poco sa- porita la si^a carne, e uno dei pesci piii disprcgiati che si mangino in Italia.

Due eccellenti figure rappresentano il maschio e la fenunina di questa specie.

DI CARLO LUCIANO BONAPARTE. 63

5. Raja miraletus Linn.; e Jiaja quadrimaculata Risso.

La prima dl qiieste specie sembra essere la vera Raja miraletus di Linneo, quantunque tal nome sia stato dato dagl' ittiologi a piii specie diverse. E comune in tutto il mare Mediterraneo , ne giunge mai alle dimension! gigan- tesche di molti pesci della sua famiglia. La sua carne e inferiore a quella delle altre Razze.

I pescatori romani, che chiamano Baraccole le Razze fornite di maccliie oculiformi, per distinguere questa fanno uso di un aggiunto , e la dicono Baraccola vera , o Barac- cola liscia. A Venezia e cliianiata QuatCr' occhi e da taluno Scarparo , in Sicilia Pigara quattr' occhi, a Nizza Miraillet, e questa denominazione si sente ripetere lungo tutti i lidi della vicina Provenza.

Questa specie , di cui parlarono gia ventisei ittiologi, tutti citati dall" autore , ha il rostro breve , triangolare , e il colore cinereo-cannellino che tende al verde , con mac- chiette rotonde bruno-ferrigne : da ambedue i lati , alia base delle pinne pettorali , vedesi una macchia cospicua , orbicolare o elittica di color turchino rosseggiante : suUe pinne pettorali suddette ed ai lati del rostro o mancano aiFatto gli aculel, o non sono che semplici scabrosita : le appendici maschili sono piii corte della pinna A'entrale.

Una delle niaggiori femmine che T autore ebbe opjDor- tunlta di misurare, fu trovata di 17 pollici di lunghezza e 10 di larghezza.

Pill bella e piii rara della precedente e la seconda Razza, che il volgo di Roma chiama Baraccola chiodata o Baraccola. spinosa. Duole al ch. autore di dover adottare come nome specifico di essa quello di Quadrimaculata as- segnatole dal signor Risso che 1' ha descrltta pel primo fra i Sistematici , perche non quattro , ma due soltanto sono le macchie oculiformi , che a sua cognlzione la ador- nano senza distinzione di sesso.

Questo pesce, afFatto distinto dalla Raja miraletus^ coUa quale il signor Nardo lo confuse, ha il rostro breve, triangolare : il colore cannellino-carneo vivace , con mac- chiette nerastre , rotonde : una gran macchia orbicolare ocuhforme alia base delle pinne pettorali col disco turchino- rosseggiante: numerosi aculei suUe pinne pettorali suddette e ai lati del rostro : le appendici maschili piu lunghe della pinna ventrale.

64 ICONOGRAFIi BELLA FAUNA. ITALICA, CCC

La lungliezza dell' indlvlduo rappresentato era di quiii- dici pollici e mezzo ; la larghezza di nove : dal che si rileva che la circoscrizione del disco e in questa specie propor- zionalniente piu luiiga e piii stretta die nella Baja niiraletus.

E qui porremo nn'' osservazione , che mal sappiamo se debba dirsi di lingua o di terminologia. II ch. autore , iielle descrizioni di queste due Razze usa piti volte su- stantivaniente 1' addiettivo maschili per indicare le appendici maschili di que' pesci ; ne contento di usarlo in iiostra lin- gua lo inframmette ben anche alle definizioni latine ( MJ- scHiLiBVs pinna ventraU brevioribus maschilibus pinna ventrali longioribus). Questo vocabolo, die non ci sovviene di aver mai letto o iidito colla veste e significazione die qui gli si danno, cadde esse per inavvertenza dalla penna dell' autore , o vuolsi da lui , come nuovo termine ittiolo- gico , nella scienza introdurre ? Esso ci garba si poco che vorrenimo avverata la prima supposizione.

( Sara condnuato. )

Fartnacologia , ossia Trattato di farmacia teorico e pra- tico di Antonio Qiobdan o , farinacista-capo del R. Ma- nicoinio di Torino, ecc. Torino, i833, dalla tipografia Cassone , Marzorati e Vercellotti. Volume unico , di pag. 621, in ^.", con una tavola. Frezzo lir. 9 ital.

x-io scrivere a' d"i nostri una buona farmacopea non e certamente facil cosa , die oltre alle profonde cognizionL nella vasta scienza cliimico-farmaceutica , richiedesi lunga pratica e giudiziosa , affine di dettare i metodi piii con- venienti , facili ed insieme sicuri , die valgano a procu- rarci rimedj di ottime qualita e di costante azione forniti. A queste difficolta si aggiunge il numero considerevole di farmacopee ovunque diffuse , fra le quali la nostra Italia parecchie ne annovera di accreditate , siccome per tacere di tante altre la farmacologia del prof. Taddei di Firenze , apparse in questi ultimi anni , e sotto ogni riguardo com- mendevolissima. Ma se da un lato, pel numero ed il pregio di siffatte opere , agevole riesce procacciarsi i materiali

FARM\COLOGlA., eCC. 65

per cotiiporre una farmacopea, dairaltro hen piii tlifiicile e lo schivare la taccia di plagiario , e produrre akun che di nuovo o dl reale vantaggio. Ad onta di tutto cio il sig. Antonio Giordano farniacista in capo del R. Manico- mio di Torino pubblico nello scorso anno, a comodo e guida tanto dei tarmacisti , che dei medici del Piemonte , una voUiniinosa farinacologia , o trattato di farmacia teorioo e pratico , che cosi egli chiania qualsivoglia farmacopea. Nel porgere a' nostri leggitori una sufficiente nozione di quest'' opera , vorremmo di buon grado, che piii cose in essa a lodare vi trovassimo , che non mende od errori da biasimare , ma ove cio occorra di fare , la pura verita ci sara mai sempre di fida scorta nel pronunciare il nostro imparziale giudizio.

L' opera di cui imprendiamo a discorrere e divlsa in tre parti. Nella prima trattasi , come dice T autore , della materia medico-farmaceutica , o piuttosto di quelle sostanze che il farniacista deve acquistare dal commercio , e che tali spedisce , ovvero rivolge alia confezione de' diversi medicamenti. Nella seconda 1' autore si occupa di varie operazioni farmaceutiche generali , come della dissecca- zione , purificazione , ustione, ecc. : parla dei pesi e delle misure usate in Piemonte , e descrive tutti gli stromenti principali dei quali convien sia provveduto un laljoratorio chimico-farmaceutico. La terza parte e destinata alia de- scrizione dei processi meglio convenienti alia preparazione dei rimedj tanto semplici che composti.

La prima parte della farmacologia e suddivisa in tre classi secondo che le sostanze a trattarsi appartengouo air uno od alF altro del triplice regno della natura.

Le sostanze minerali costituiscono la prima classe , e sono distribuite in rigoroso ordine alfabetico , che viene altresl osservato nelle altre due classi e nella terza parte deir opera. Lmanzi tratto il nostro autore premette vma estesa sinonimia in cui havvi registrata qualunque deno- minazione od antica, e dall'uso sbandita, ovvero esclusi- vamente usata da qualclie chimico. Dappoi accenna suc- cintamente il modo col quale ottiensi la sostanza in di- scorso ed il luogo di sua provenienza ; traccia i precipni caratteri atti a distinguerla ed a iissarne possibihnente la natura f, ne indica le virtii salutari , il modo generate d" a- zione suir economia umana , come pure i casi speciali di Blbl. Ital. T. LXXIV. 5

66 FAKMACOLOGIA. OSS[\ TRATTATO

nialattia nei quail il rimedio di cui trattasi pub riescire gio- vevole. Soggiunge iinalmente sotto qual dose e forma debba venire prescritto , e quale sia il modo piu conveniente d' amministrarlo.

Comprendonsi nella seconda classe le sostanze vegeta- bili trattate esse pure con egual ordine die le minerali. Precedono quindi le denouiinazioni comuni ed il nome bo- tanico per lo piii Linneano del vegetabile in esame; se ne additano i precipui caratteri ed il luogo di provenienzaj sotto il titolo storia naturale si fa parola uella classe e deir ordine cui spetta la pianta giusta la distribuzione di Linneo. Non si ommette per ultimo d' indicare quali sieno le parti usate in medicina , le loro virtu ed usi , la dose ed il modo di prescrizione.

In egual maniera sono ordinate e dettate le sostanze animali formanti la terza classe , sicche basta 1" avvertire che rispetto alia storia naturale si accennano la classe e r ordine, ai quali spetta 1" animate da cui ricavasi la so- stanza in discorso.

Compiuta la prima parte della sua farmacologia, il signor Giordano incomincia la seconda col dare regole generali intorno alia scelta e raccolta dei vegetabili, additando I'epoca pill opportuna per raccogliere le i-adici, le foglie, i gambi , le cortecce , i fiori, i frutti ed i semi. Ad imitazione di quanto fecero nelle loro opere farmaceutiche i signori Taddei, Henry e Guibourt con un' apposita tavola , o ca- lendario farmaceutico ci fa conoscere in quali niesi con- Venga operare la raccolta di pareccbi vegetabili in parti- colare. Da buoni precettl circa il modo di disseccamento si dei vegetabili in genere , clie delle loro singole parti , ed insegna le cautele da usarsi affinche conservino il me- glio possibile le virtu medicamentose. Successivamente si occupa di varie operazioni farmaceuticbe generali , della purificazione e mondilicazione, della torrefazione, deH'ustio- ne, incinerazione e polverizzazione. Di queste parla prima in generale, poscia accenna in qual modo si debba proce- dere sopra alcune sostanze in particolare , massime se per esse richiedesi qualcbe modificazione. Cosi dopo aver fa- Vellato astrattamente della purificazione e mondificazione , da i metodi per depurare il grasso, il siero di latte, i fiori di zolfo, la trementina, il mercurio, il miele, ecc. Del pari gccennate genericamente le regole della polverizzazione

Dl FARMACI.4. TEORICO E PRATICO. 67

e porfirlzzazlone , soggiunge come si rklucano In polvere lo spato pesante , la canfora , il lichen islandico , lo sta- gno, la limatura di ferro , ecc. Tutto cio esposto, passa a discoirere dei pesi e delle misure usate in Piemonte ;, in un' annessa tavola ci da la divisione del peso medi- cinale e del peso ducale o reale di Torino, e nou il rag- guaglio fra questi come annuncia nella stessa tavola. Ri- serba poi un' altra tavola per la spiegazione delle abhre- viature e dei segni usati nel ricettare. Siccome importan- tissimo e per un farmacista la conoscenza degli stromenti che deve usare , cosi opportunamente il sig. Giordano ag- giunse la descrizione e T uso degli utensili ed apparecchi che compongono un laboratorio chimico farmaceiitico , e con una tavola posta in fine dell' opera procure di facili- tare 1* intelligenza degli oggetti che descrive presentandone le relative figure. Sarebbe solo desiderabile , che queste fossero alquanto migliori e numerizzate con qualche ordine affine di poterle agevolmente rinvenire. A compimento di questa seconda parte tratta brevemente delle diverse specie di luto e degli usi ai quali sono rivolte.

La terza ed ultima parte dell' opera, ch' e la piu estesa ed importante , corajjrende la descrizione dei processi piu acconci ad otlenere i diversi rimedj si semplici , che com- posti. In questa osservammo aver posta 1' autore ogni sua cura onde renderla utile , doviziosa e piu completa che per lui fu possibile ; ed in fatti vi ritrovammo dettati me- todi per ottenere molti rimedj speclalmente composti an- corche oggidi dimenticati , come elisiri, empiastri, balsami, unguenti di A'arie sorta. Vi riscontrammo ancora i processi per la preparazione di molte sostanze recentemente sco- perte e da poco tempo introdotte in medicina, per es., di parecchie basi salificabili organiche e di altri principj im- mediati vegetabili. Fra i numerosi preparati , alcuni ve ne sono proprj dell' autore, quali sarebbero la birra antiscor- butica, o megiio il vino antiscorbutico , le pillole balsa- miche per la gonorrea, il vino medicato pel gozzo^ 1' elet- tuario deutifriccio, ecc, 1 quali per verita non si confan- no colle idee medico-farmaceutiche odierne perche troppo sentono di polifarmacia. Cerco infine il sig. Giordaao di rendere ancor piu utile la sua farmacologia con inserirvi alcuni suol metodi particolari per la preparazione di varie sostanze. Cosi in vece degli ordinarj metodi per ottenere

68 FARMACOLOGIA OSSIA TRATTAtO

Testratto di enula campaiia insegna a pag. 804 cU assog- gettai'ne la radice alia distillazione con quattro volte il suo peso d'acqua, e ritiratane la 16.'^ parte del liqixido, colare il rlmanente dopoche sia rafFreddato , far agir sul residue iiuova acqna bollente , e scorse die siano 24 ore, colare il liqiiido , unirlo al precedente e farlo evaporare a bagao maria fiiio al pitnto , die togliendolo dal fiioco e mesco- landovi T acqua aromatica otteniUa colla distillazione prenda la dovuta consistenza. Di questo modo consiglia preparare eziandio gli estratti di bacche di ginepro, di sabina , di Valeriana e slmili. Propone ancora come nnovo tin altro metodo per la preparazione degli estratti di agarico , di fiori d' arnica , di cascarilla , di cliina-cliina , di elleboro nero , di rabarbaro, di ratania, ecc. Secondo tale metodo si fanno sn qneste sostanze ripetute digestloni alcooliche , il residuo si fa bollire alcuni minuti nelTacqua, si decanta il liquido, e si ripete secondo T uopo la stessa operazione: le tinture alcooliclie riunite si distillano per ritrarre Talcool, il residno si unisce ai liquidi acqiiosi , e si fa evaporare il tiitto a bagno maria fino alia consistenza d'estratto. Ma I'ispetto a questo procfesso non possiamo passare sotto si- lenzio die il sig. Giovanni Righini fiirmacista ad Olegglo ne rivendico la priorita per averlo gia publilicato fino dal 1829 nel Giornale di farmacia-dilmica e scienze accessorie, fascicolo di maggio , pag. 287 (*).

Queir ordine seguito nella trattazione della prima parte e pure rigorosamente osservato in questa terza della far- macologia. Incominciasi pertanto dalla sinonimia, viene poscia r indicazione della qualita e dose delle materie ne- cessarie per ottenere il preparato in discorso, e descrivesi come convenga procedere neir operazione. Soventi volte oltre al prime metodo un secondo e piii ne aggiunge F au- tore ove crede esservene d' uopo : con apposite osserva- zioni ci addita le cautele necessarie nell' operare , ed av- verte quali fenouieni accompagnino il regolare andamente deir operazione , quali ne indichino i different! periodi ed il momento in cui e compita. A fine di rendere piii facile r intelligenza degli apparecclii soprattutto complicati , die occorrono in diverse preparazioni cerredo la sua opera di

(*) Vedi Gazzelta eclettica di faruiacia e cliiiuica uiedica, anno 1884 1 n." 3.°, pag, 17.

DI FAKMACIA TEOKICO E TRATTCO. 69

analoglie figure, le quali a dir vero potrebbero avere una maggior nitidezza ed essere in minor nuinei-o qualora fos- sero raccolte in una sola tavola, e non qua e la pparse nello stampato. Ad ogni processo nnisce T adattata teoria , ove spiega le reazioni reciproche cni soggiaciono le materie impiegate nella preparazione e P origine dei prodotti , che dal loro conflitto ne emergono. Successivamente il nostro autore accenna i caratteri precipui , die fanno conoscere la bonta del preparato conseguito , ne indica la dose , il modo e la forma di prescrizione.

A compimento della sua farmacologla il slg. Giordano da in fine una tavola in cui sono reglstrate per ordine alfabetico diverse sostanze che non possono esser fra loro mescolate senza sulDire qnalche decomposizione, e che percio non devono venire iiisieme prescritte.

Data cosi una l^astevole cognizione dell' opera che ab- biaino preso in disamina , ci faremo a rintracciare quali ne sieno i pregi , quali i difetti : se non che n' e graVe il dover fin d' ora confessare che questi non sono in piccol numero. E per verita benche vasto sia il lavoro, di Innga fatjca , ed in se comprenda molte utili cognizioni , che insiem riunite non cosi facilmente si trovano in altri libri, tuttavia manca alcune volte una regolare sintassi, e pero la tanto necessaria cliiarezza nelT esposizion delle cose , cosi che tal fiata non puossi plenamente intendere il con- cetto deir autore. Rispetto poi alia lingua , senza essere rigorosi puristi , la rinvenimmo poco buona , anzi putire in varj luoghi di francese , e farci chiara testiinonianza che il nostro autore con poco garbo trasporto dalla fran- cese nella nostra favella molti materiall della sua farma- copea. E perche questa asserzione non si dica meramente gratuita, ovvero dettata da spirito di parzialila e da so- verchia brama di censurare , crediamo opportune di ri- ferire alcuni passi , i cjuali valgano a difenderci presso il giusto lettore da siffatta accusa. Lo zolfo si descrive ( pag. 24 ) " una sostanza solida di un color giallo di citrone. » II pesaliquore vien definito (pag- 224) " stromento ae- >> reometrico col mezzo del quale si deterinina approssi- " mativamente il grado di pescmtore di un liquido , ecc. » Trattandosi a pag. 364 delle acque distillate in genere sta scritto. " Tutte le piante portano un aroma piii o » ineno sensibile che si sublima colF acqua , pendente la

TO FARMACOLOGI.\ OSSIA TRATTATO

» subllmazione. » Del pari a pag. 271 nella preparazlone delle acque di ciliege nere. " Pendente i due giorni di »> digestione si svilnppa un principio di fermentazione. ir Nel dare a pag. 828 la teoria della formazione del sotto- carbonato di potassa ottenuto deflagrando un miscuglio di nitro e cremortartaro si usaiio queste espressioni : " Nel If terzo (processo) I'acido tartarico del tartrate acidulo e » decomposto , i suoi elementi bruciano a favore di quelli » deir acido nitrico del nitrato , ecc. » E nella stessa pa- gina la soluzione concentrata di sottocarbonato di potassa si dice " un liquido bianco lordo ( cioe pesante ) sapore » salso liscivioso. >> Questi ed altri somiglianti modi di dire s' incontrano piii d' una volta ripetuti nel decorso del- r opera , ma i gia addotti bastano al nostro scopo.

Tutte queste mende cbe alia fine consistono in errori di parole e di frasi potrebbero venir meno , e dissiparsi a fronte dei molt! pregi di cui 1" importanza e vastita delle cognizioni 1' opera andasse doviziosa. Ne certamente e no- stra intenzione di porre nemmeno in dubbio quella utilita cui puo tornare la farmacologia del sig. Giordano ; solo non possiamo dispensarci dal riflettere che la medesima e qua e la deturpata da principj erronei , risguardanti alcuni la parte medica , pochi la botanica , 1 piii la cbimica in cui per altro sarebbesi desiderato la massima precisione e giustezza. Per non dilungarci soverchiamente , degli ultimi soltanto faremo parola siccome di quelli che piu degli altri interessano il fine della farmacopea.

Nella prima parte dell' opera parlandosl dei solfuri ar- senicali ( pag. 29 ) il nostro autore denomina assai bene protosolfuro d'arsenico il risigallo e deuto-solfuro, I'orpi- mento, ma cade in grossolano errore , e si contraddice nel darne la composizione ne' seguenti termini : " II realgar >i contiene i due terzi di zolfo ed un terzo d' arsenico >i approssimativamente , vale a dire contiene piu zolfo e » meno arsenico dell' orpimento. » Quanto duole veder a tanta chiarezza accoppiata si poca conoscenza del va- lore dei termini proto e deutosolfuro , e della composizione dei solfuri arsenicali. Imperciocche il realgar e realmente un protosolfuro, 1' orpimento, un deuto-solfuro d'arsenico, ma il primo non contiene che i due terzi della totale quan- tita di solfo capita nel solfuro giallo. Infatti il risigallo sopra 100 parti d'arsenico contiene 42,9 di solfo, mentre

DI FARMACIA TEORIGO E PRATJCO. 71

neirorpimento , sopra loo di metallo ve n' lianno 63,9 dello stesso corpo semplice coinbustibile.

I process! dettati nella terza parte della farmacologia ci parvero in genere buoni e ben sceiti , pero non sempre esposti coUa dovuta chiarezza e precisione. Le teorie sono anch' esse per lo piu buone , bencbe talvolta alquanto oscure ed ofTrenti iin misto d' idee antiche e moderne specialmente rispetto al cloro, all'acido idroclorico ed ai loro composti. II clie c' indurrebbe a credere non avere i' autore una pro- pria e ferina opinione a questo riguardo , ma aver cieca- mente seguito i libri die prese di guida nel conipilare la sua farmacologia.

Quantunque non possiamo convenire col signor Giorda- no, die ossiidrocianico sia sinonimo di acido idrocianico, riteniamo die con savio accorgimento prepari quest' acido col metodo di Vauquelin modificato da Proust, decompo- nendo cioe il deuto-cianuro di mercurio sciolto in otto parti d'acqua per mezzo di una corrente di gas acido idrosolforico. Poco glusta, od almeno non consentanea alia chimica moderna ce ne parve la teoria nella quale am- mettesi che il cianuro di mercurio sciogliendosi nell'acqua ne decomponga porzione e si converta in idrocianato. Im- perciocche ammettendo questa mutazione, non si potrebbe spiegare come nessiin eiFetto si produca nella soluzione acquosa di deutocianuro di mercurio per gli ossidi alcalini, i quali in vece deconipongono tutti i sali di mercurio, non escluso lo stesso deutoidroclorato, e ne precipitano Tossido.

Notiamo ancora quali errori di cliimica Tammettere (pag. a8o) die I'acqua di calce avverdisca la tintura di tornasole ; die sieuo sinonimi acido idrosolforico liquido, od acqua epatica, e llquore probatorio dell' Hanhemann (pag. 28a), come pure ammonio ed ammoniaca (pag. 296 ). Desiderasi maggiore esattezza di linguaggio clii- mico nell'indicare a pag. aSS i principj esistenti nel- l'acqua marina, ove troviamo " die i sali die la compoii- •> gono sono la calce , la magnesia , la soda , 1' acido sol- " forico e T acido idroclorico*;. Dubitiamo assaissimo che coUe semplici lavature di acqua bollente si possa sceve- rare lo zolfo da una quantita anclie piccolissima d' arsenico die mai contenesse, come si asserisce a pag. 409 in una nota. Neppure possiamo ammettere , die 1' ossido di ziiico possa essere ripristinato dal semplice calore come die

7a FARMACOLOGIA OSSIA TRATTATO

gagliardissiino (pag. 4i5), perche ossido metallico spettaiite all' ordine terzo della dlvisione di Thenard , e pero non ridncibile dal calore, clie in concorso di materie carbonose, o di altre atte a sottrargli P ossigeno.

Erronea notammo a pag. 416 la teoi'ica della prepara- zione del sottofosfato di soda, in cui si afFerma formarsi, per la I'eazione del fosfato acidulo di calce , col sottocar- bonato di soda , un sottofosfato di questa base solubile , e precipitarsi un sottocarl^onato di calce. Clie ben diversa- mente j^rocede la cosa ;, T acido carbonico svilitppasi con viva efi^ervescenza , e la soda toglie soltanto parte di acido al soprafosfato di calce , per ciii formansi sottofosfato di soda che riman sciolto , e sottofosfato e non carbonato di calce die si preciplta. E per verita se , come vuole il nostro autore, si precipitasse realraente il sottocarbonato di calce , allora per le leggi di reciproca decomposizione del sali dovrebbesi formare non un sottofosfato , ma un soprafosfato di soda.

II processo per ottenere il fosforo a pag. 418 e dettato con sufficiente ordine ed estensione, poiclie il nostro au- tore incomincia dall' insegnare come le ossa calcinate deb- bano esser trattate colF acido solforico , come il liquido ottenuto, depurato dal solfato di calce, e ridotto alia vo- luta concentrazlone si decomponga coUa polvere di carbone per ricavarne il fosforo. Ma s' inganna nella teoria dichia- rando 5 che per Tazione dell' acido solforico suUe ossa cal- cinate si renda libero 1" acido fosforico, imperciocche nes- svxno ignora che T acido solforico toglie appena porzione di base al sottofosfato di calce esistente nelle ossa calcinate, e lo converte in fosfato acidulo. Havvi poi altro errore o per lo meno nessuna precisione nel caratterizzare il fo- sforo " fusibile nell' acqua calda , insolubile nella fredda , » saturandone la medesima. »

Nella preparazione del magistero di bismuto ( pag. 440 ) non possiamo accordare al nostro autore , che per aumen- tarne la copia si decomponga il liquido acido che lo ha depositato col sottocarbonato di potassa , ed inhne colla potassa caustica. Perciocche di questo modo operando , il magistero di bismuto , cli* e un sottonitrato si mescola a del sottocarbonato e a dell' ossido di Ijismuto, e cosi per 5ole viste ecouomiche si guasta la purezza del preparato.

DI FARM\CIA. TEORICO E PRXTICO. ^3

Rispetto ai processi di preparazione del clorurl mercu- riali , mentre dolibiamo lodare il sig. Giordano e per Y ot- tima scelta e per la chiara esposizione , ci spiace vederne dettate le teorie secondo le passate opinioni iiitorno al cloro ed all' acido idroclorico. E molto piii disgnsta la mo- struosa riunione di queste colle moderne nella teoria della preparazione del sublimato corrosive ottenuto per subli- niazione da un miscuglio di sopradeutosolfato di mercuric, di cloruro di sodio, e di perossido di manganese. " la » quest' operazione ( sono precise parole dell'autore a pag. » 45 o ) il cloruro di sodio ed il solfato di mercurio si >i decompongono reciprocamente, il cloro si unisce all' os- » sido di mercurio del deuto-solfato, da cui ne risulta il }> deutocloruro di mercurio clie merce 1' azione del calo- }> rico si sublima :, mentreclie il sodio a favore d' una » porzione d' ossigeno di cui il cloro si spoglia passa alio >/ stato di soda, colla quale F acido solforico ^ per una » maggior aftinita se ne appropria formando un solfato di >i scda, die rimane in_fondo del matraccio. II perossido » di manganese spogliandosi pure nell' atto medesimo di » una porzione del suo ossigeno , questo si unisce al pro- " tossido di mercurio , die potrebbe ancora trovarsi unite » al deutossido del deutosolfato mercuriale convertendolo » tutto in deutossido. » Questa sola teoria basta a con- validare tutto quanto piii sopra dicemmo , e specialmente die il nostro autore non posslede cognizioni esatte intorno alia vera chimica natura del cloro dell' acido idroclorico, dei cloruri e degl' idroclorati , e clie alle dimenticate teo- richc deir acido muriatico semplice , ossigenato , e dei lore composti non seppe surrogare quelle die la cbimica mo- derna dietro la sicura guida dei fatti ci ha additate. E di questo ne fornisce ulterior prova a pag. 419 e 457, chia- mando cloruro di calce il muriato di calce secco , e clo- ruro di calce il muriato di calce ossigenato , ossia il clo- ruro di calce dei moderni , o clorito di calce di Berzelius.

Porremo fine a questo nostro ragionamento coll' accen- nare non essere precise le idee del nostro autore circa la tintura d'iodio ove a pag. 563 dice non potersi conservare a lungo " giacdie si altera e si precipita dell' iodio. » E verissimo die la tintura d' iodio dopo un certo tempo si altera , ma siffatta alterazione dipende dali' affinita dell' iodio

74 FARMACOLOGIA, CCC.

per 1' idrogeno , onde ne sottrae parte all' alcool in cui sta disciolto e forma dell' acido idroiodico , il quale anzi gode della proprleta di disciogliere 1' iodio e convertirsi in acido idro-iodico jodurato.

Lasciamo all' ottlmo criterio degl' intelligent! lettori il dar giudizio intorno al merito di quest' opera , mentre ci limitiamo di osservare che certamente sara costata all'au- tore lungo tempo e penosa fatica per raccogliere cognizioni qua e la sparse in molti librl, ma che ad onta di tutto questo, ci duole il dirlo, la sua farmacologia non va esente da parecchi errorl, e pero non vale a pieuameate soddis- fare quelle scopo a cui egli la propone.

75

APPENDICE.

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.

Voyage dans la Regencc d Alger. Viaggio nella Reg- genza d'Algeii, o Descrizlone de paesi occupati dal- T armata Francese in Africa, ecc. del sig. Rozet , capitano presso il corpo reale dello Stato maggioie, ecc. Parigi, i833, Arthus-Bertrand, 3 vol., in 8.°, con atlante gr. in 4.°, />'. 38.

XNon largo dl molto, ne difficile e il tragitto dai piii colti paesi deir Europa alle settentrioaali spiagge deirAfrica ; e noil di nieno si ristrette e si incerte erano le cognizioni che di qiieste aveansi innanzi il i83o. Tale poi e lo stato di barbarie in cui esse tuttora giaciono, die non niai crede- rebbesi ch' ivi ua giorno soi'gesse la citta regina del mare e del coinmercio, Temula di Roma, la capitale d'una do- viziosa magnifica provincia clie il nome riportato avea di granajo e di giardino della repubblica romana. Prima del- r anzidetta epoca le unicbe fonti a cui con qualche sicu- rezza attignere le notizie di un paese gia si famoso, aveansi nelle relazioni dell' inglese Shaw, dell' italiano Pananti , deiramericano Shaler, del Poiret, dell' Hoest, del Norberg, del Bruns , del Langier, del Tassy, del Renaudot, e spe- cial mente del Desfontaines : ma scarse tuttavia erano e da dubbiezza non iscevere le contezze che da esse trarsi po- tevano. Luce poi ancor piii dubbia tramandavasi dalle mise- rande narrazioni de'cattivi, a' quali Toro della cristiana pieta infrante aveva le caiene. Quest' infelici in vece di ristri- gnere i loro racconti al ricinto in cui trovavansi confinati , tutta si fecero ulvolta a descrivere la Reggenza, come se

76 APPENDICE

tutta r avessero visltata , e qulndi ne provennero le esa- gerate pittnre, le tante false asseizioni intorno ad un paese si a noi vicino, ma in addietro si difficile ad esplorarsi.

Per tutte le quail cose essere dobbiamo ben riconoscenti al sig. Rozet , uno de' piu insignl Ingegneri-geograti della Francia , e nelle scienze fisiche e naturali versatissimo. Addetto alia spedizione, dalla quale nel i83o fu conqui- stata Algeri, e della cui guerra egli publ^lico pure la sto- ria (*) , pote per tredici mesi esaminarne con tutta sicu- rezza ii paese , e descriverne le costumanze e i prodotti , nelle cose dubbie giovandosi degP interpret! della stessa spedizione , che natii del Inogo e di esjierimentata fede ben conoscevano i distretti della Reggenza , ne interesse aveano a mentire od a trarlo in inganno. Tuttavia lo scopo suo non fu altrimenti quelle di darcene una compiuta de- scrizione -. " Non voglio ( dice egli ) e non deggio parlare che di cio che ho veduto. >i Ma cio appunto ch' egli ha veduto e Jjastevole a darci la piu chiara e la piii ampia idea de' conquistati paesi.

L' opera si conipone di tre volumi di testo e di un atlante. Nel primo volume trattasi della geografia fisica , della meteorologia , e di tutt' i rami della storia naturale ; nel secondo della storia politica e civile, e delle varieta che distinguonsi ne' popoli della Barbarian nel terzo della top o- grafia delle citta, delP agricoltura, de' mestieri, de' costumi e delle usanze: seguono alcune osservazioni sul niodo con cui introdurre in que' popoli la civilta e costituirii in colonia.

Non vasta e la porzione della Barbaria dal sig. Rozet visitata , ma feconda di curiosi fatti che giovar possono alle scienze e ad un tempo recar diletto ai leggitori. Essa comprendesi tra il di longitudine orientale ed il di longitudine occidentale ( meridiano di Parigi), e tra il 33° ed il 37° di latitudine settentrionale. Pero non ci sofFer- meremo coll' autore ad esporne la topografia , giacche non ci e dato di presentarne una mappa , senza della quale qualsivoglia descrlzione riescirebbe poco utile e nojosa. Certo che magnifici essere deggiono i panorami che pre- sentansi da quelle alture , tra' quali distinguesi quello del

(*) Relation de la guerre (T Afrique pendant les annecs ]83o et i83i. Due volumi in 8.° Parigi, i832 , presso Firmin Didot ed Arturo Beitrand.

PARTE STRANIERA. 77

forte Santa Croce ne'' dintorni della citta d' Orano. Di la lo sguardo scorrendo siil Mediterraneo posarsi sembra suUe montagne della Spagna : e di la il colto viaggiatore dir potrebbe a se stesso : Ivi dunque e V Europa , ivi la ci- vilta , il dirltto delle genii , ivi gli altari del vero Iddio. Ma se tu senza punto cangiare di posizione rivolgi Tocchio al mezzodi, eccoti Tislamismo stupido e intollerante, ecco r ignoranza , la perfidia , la ferocia : quivi I'Africa selvag- gia e le montagne di Rammra ; poi una vasta pianura , la Metidja d'Algeri , quindi P Atlante die all' orizzonte quasi gran muro innalzasi; 1' Atlante co vile d'indomite barbariche genti , die da' bei giorni di Cartagine sino ai nostri com- battono il mondo incivilito.

Le spiagge sulle quali gettato abbiamo uno sguardo, non lianno die poca e miserabile popolazione. Gli abitanti per la piu parte dimorano sotto tende , od in capanne di rami d' alberi o di canne intonacate di terra. Soltanto nelle citta trovansi case costrutte con calce e sabbia e con mattoni od inform! pietre. Tali citta sono non poco le une dalle altre distanti. Dieci se ne contano nel paese visitato dal sig. Rozet, ma egli non ne vide die sei, cioe Algeri, Bo- lida , ]\Iedeia , Cole, Orano e Costantina, e di queste sole ci da la descrizione. La principale e Algeri la Guerriera , metropoli della Reggenza. Essa giace in riva al mare , ai gradi 43' aS" di longitudine E. (da Parigi) e 36° 47' aS " di latitudine N. : appare a guisa d' anfiteatro sul pendio d' una coUina , il cui pie affondasi nel Mediterraneo , sor- gendo a 124 metri dal livello di questo mare: presenta la forma d'un triangolo, la cui base appoggiasi suUa coUina, ed il cui vertice le tocca precisamente la sommita. A questo punto innalzasi la cittadella Kasha die serviva altresi di residenza 2>el sovrano. Dalla parte del mare ha di fronte varj forti die sorgono sovr' uno scoglio , e la cui riunione forma un ferro da cavallo. Quando vi giunse la flotta fran- cese erano essi armati di 387 cannoni disposti in cinque ordini gli uni sugli altri. In mezzo di que' foi-ti innalzasi un faro di ordinaria coslruzione. Lo scoglio e congiunto alia terra per un magnifico muro die ne forma il molo. Non grande ne e il porto , capace soltanto di 5o navi da commcrcio, pero baste volmente profondo per ricevere una iregata di linea, ma non un grosso vascello. Dal porto en- trasi nella citta per una porta costrutta a volta circolare,

jS A r r K N D I C E.

ed adorna delle plu grossolane pitture rappresentanti varj stemmi con un leone da ciascuna parte. Sotto di questa volta erano T ufficio della dogana ed il quartiere della guardia , in cui all' epoca dell' ingresso de' Francesi vede- vansi varj strumenti da supplizio, mazze per fracas scire te- ste , sferze con punte di ferro , corde con nodi , tenaglie di ferro per lacerare le cami, ecc. Da questa porta entrasi nella piu bella contrada d'Algeri , la quale pero non ha che tre metri di larghezza , e quasi per tre quarti e co- perta dai corpi sporgenti delle case sostenuti da pezzi di legno rotondi e piantati obbliquamente nel muro. Stret- tissime e tortuose sono le altre contrade e quasi intera- mente coperte da cotali corpi sporgenti, intersecaie da in- finiti viottoli e passaggi , di modo che il piano della citta s' assomiglia ad una reticella di curiosissima forma. In ogni contrada incontransi molte fontane che alimentate sono da diversi acquidotti.

Le case d'Algeri si rassomigliano tvitte: consistono in un quadrato od in un rettangolo formato da quattro muri , traforati da qualclie piccolo pertugio per dar passaggio al- r aria , ma nelP esterno totalmente mancanti di finestre : non hanno tetti, ma terminano in terrazzi imbianchiti colla calce , siccome lo sono pure le pareti esterne ., i forti , le batterie e le mura che circondano la citta , si che que- sta osservata dal mare ad una certa distanza quasi cre- derebbesi una cava di creta che aperta siasi sul declivo d' una montagna. Ciascuna casa ha una sola porta d' in- gresso di forma arcuata ed assai larga , alia quale giu- gnesi per un' ascesa a scaglioni. II piano terreno e destinato per le stalle, pe' magazzini, per le abitazioni degli schiavi e pel vestibolo {sliifa) , che ha ordinariameiite una forma rettangolare. Questo nelle case dei ricchi essere suole vastis- simo i ne' due lati ha una panchetta di mattoni e calce tra colonne in manno bianco od in pietra, le quail sostengono tin frontispizio od archi d' architettura moresca scolpiti in Varia foggia e formanti pure plcciole arcate, sotto le quali il padrone fumando la sua pipa accosciasi per ricevere le visite e trattar gli affari; vietato essendo agli stranieri r ingresso negli altri appartamenti a motivo delle donne che in essi trovansi racchiuse. Dal vestibolo per una scala, i cui gradini nelle case de' ricchi sogliono essere di marmo, od almeno forraati a quadretti di majolica , giugnesi al

PARTE 6TRAN1ERA. ^f)

priino piano verso la corte. Questa fe di forma quadrilunga, ed aver suole nel mezzo una vasca con ispiccio d' accjua : intorno alia corte e un colonnato di pletra o di marmo. Tutte queste costruzioni sono generalmente di moresca ar- cliitettura. Gli appartamenti ricevono I'arla e la luce dalla corte : consistono tutti in una lunga camera rettangolare , fiancheggiata da gallerie o coiTidoi con pavimenti di mar- mo , con fniestre senza vetri , con ferrate al di fuori e con imposte di legno al di dentro. Alcune case oltre il secondo piano ne hanno pure un terzo , nel quale d' or- dinario non ci ha die una od al piu due stanze, destinato essendo il restante ad una specie di piattaforma o ter- razzo, su cui le donne recansi per prendere aria o pas- seggiare. Ogni piano ha una cucina ed una guardaroba , die tenute sono con grande pulitezza. Non ci ha cam- mino die nella sola cucina. Quadrelli di majolica dipinti con dlsegni a varj colori adornano 1' interno delle camera e tutte le parti del cortile. Le case in tal modo costrutte riescono elegant! all' occhio , incomode bensl nell' inverno , ma gradevoh per 1' estate a cagione delle molte correnti d' aria praticate in modo di rendere freschi gli apparta- menti , comodissime poi pe' niariti gelosi , i quali d' un solo sguardo tutto veder possono. Di simile costruzione e pure il palazzo del Dey , colla sola dilFerenza d' un' e- stensione e squisitezza maggiore. In esso trovansi altresi i magazzini , le armerie , una moschea ed il tesoro , che all' epoca della conquista conteneva quaranta milioni di franchi. " Tutti gli appartamenti della Kasba , cioe del palazzo del Dey (dice il signor Eozet) tenuti erano con somma pulitezza : da per tutto riscontravansi le orien- tali costumanze ; 1' essenza della rosa e del gelsomino mandava i suoi profumi sino nelle latrine. Da questo luogo percio presentavasi la riunione di tre cose che tut- tavolta non sembravano fra loro accordarsi: I'imponente apparecchio della guerra , il treno delle mercantili specu- lazioni, la mollezza e tutti i piaceri dell'Oriente^ e cib per un sol uomo , che su tutt' un popolo gravitava colla piu barbara tirannide , ma che paventava de' suoi sudditi al segno di non avere Tardimento di niettere il piede fuori della propria abitazione , e d' essere costretto a starsene sempre in guardia in un palazzo munito di cinquanta can- noni, e guardato da schiavi, ciechi esecutori degli ordini del lor signore. »

8o APPENDICE.

La popolazlone d' Algeri all' epoca della conqiiista dei Frances! poteva valutarsL a circa 3o,ooo anime , numero gia forse grande di troppo, siccome osserva il sig. Rozet , in uno spazio dl 52,8, ooo metri quadrati , nel quale una gran parte delle case non sono abitate che da una sola famiglia. Pero aversi debbono come esagerate le asserzioni di alcuni statistic!, che davano a questa citta sino a 73,000 anime. La popolazione d' Algeri consta d' individui delle sette varieta o nazioai, dalle quali e aliitata la Barbaria , cioe di Berberi , di Mauri, di Negri, di Arabi , di Giudei , di Turchi e di Culughi, varieta Tuna dall' altra distintissi- nie , e che dall' autore nominate vengono secondo la pri- initiva loro derivazione.

Secondo Sallustio i primi abitanti di questa porzione dell'Africa, che dal Mediterraneo estendesi sino al deserto di Saara , erano i Getuli ed i Libj , popoli selvaggi e fe- roci che vivevano di carni ferine e d' erba, della quale pascolavansi nella campagna a guisa di buoi e di montoni, non altra legge avendo che quella del piu forte, non altro tetto che il cielo. Raccontasi in oltre che, divisosi 1' esercito di Ercole dopo la conquista delle Spagne , i Medi, i Per- slani, gli Arraeni che ne formavano parte, passarono lo stretto di Gibilterra, e staljilironsi sulle coste deU'Africa. Da principio i nuovi ospiti furono in guerra cogli abitanti del paese , ma a poco a poco collegaronsi gli uni cogli altri e non fecero che una sola nazione. Dalla mescolanza de' Per- siani e degli Armeni co' Getuli provennero i Nuniidi, a' quali fu dato cotal nome, per che di numerose gregge possessori andavano sempre errando in traccia di migliori pascoli. I Medi collegaronsi co' Libj , la cui barbara pronunciazione camblo il nome di Medi in quello di Mauri o Mori. Questi sussistono tuttora nella Barbaria sotto della medesima deno- minazione. Qnanto a'Numidi, cangiarono essi il lor nome in quello dl Berberi, che gli Algerini chiamano Kbaiil, voca- bolo die signilica nazione, tnbii, figli d' an medesinio padre, e che applicasi a tutte le popolazioni abitanti le montagne. Tuttavia son eglino sempre gli uomini medesimi ^ e cio che ne dice Sallustio avverasi pure a' di nostri : percioc- che non fecero alcun progresso nella civilta dall' epoca della guerra di Giugurta (anno 640 di Roma, 109 prima di Gesu Cristo ) e quindi conservarono senz' alterazione al- cuna le loro costumanze , le loro abitazioni , gli usi loro ,

I'ARTE STRANIERA. 8 I

la lor inaiiicra di combattere. " Veduti gli aljbiaiiio (dice r autore ) disperdersi e fuggire coUa rapidita del lampo , allorclie vedevansi da noi inseguiti ; ma ritornavano ad assalirci con Inconiprensiljile audacia , tosto clie costretti eravaino a ritirarci. L' apparente sommissione e la lox-o mala fede in tutt" i rapporti clie con essi incontrammo sono tut- tora una novella prova d' identita co' Numidi. » Le guerre de' Roniani in Africa, quelle de' Vandali, e quelle finalmente degli Arabi e la dominazione de' Turcln distrusscro gran parte della natia popolazione. Gli avanzi de' Mauri rimasd sulle coste e nelle vicinanze della Spagna s' incivilirono jjel loro contatto co' popoli d' Em'opa, e fabbricate avendo citta e borglii si mantennero piu al suolo addetti, e quindi ebbero assai piu a soilerire dalla guerra clie loro mossero i Numidi, i quali preferendo I'indipendenza a tutte le dol- cezze del vivere civile si i-itirarono nelle montagne difen- dendo passo passo il loro terreno contro di qualsivoglia conquistatore. Percio non furono gianimai soggiogati. I Tur- chi ii teiiiono si fattamente clie non mai avventuransi d'in- seguirli nelle loro montagne.

I Mauri conservaronsi per lungo tempo selvaggi non meno de' BerJieri. Tali, secondo Procopio, erano tuttavia air ej^oca della spedizione di Belisario, sebl^ene il paese stato fosse diviso in provincie romane e la totalita de' IMauri abbracciato avesse il cristianesimo. Procopio allontaiiandosi dair opinione di Sallustio, dice cli' essi provengono da' Ge- busei, Gergesei ed altri popoli della Fenicia, i quali scacciati dal natio paese dalle armi di Gesii , o Giosue iigliuolo di Nave, vennero a stal^ilirsi in Africa , ed aggiugne che a' suoi tempi vedevansi presso di Tigisi due colonne , sulle quali era scolpita la memoria di tale avvenimento. Clie clie siasi della veracita di questo racconto , e dell' origine de' Mauri, e cosa certissima che i successivi conquistatori ne modificarono i costumi e ne alterarono la razza. Sog- giogati dagli Arabi e poscia govcrnati da' Turclii abbrac- ciarono I'lslamismo, e da quell' epoca il loro genere di vita e pochissimo differente da quello de" Musulmani. Sono pero mentitori , rapaci , superstiziosi , inlingardi , crudeli all' eccesso , senz' ombra alcuna di virtii o di coltura.

I Negri apjiartengono alia classe degli scliiavi dell' un sesso e dell'altro, clie i Mauri e gli Arabi della Reggenza sogliono da tempo immemorabile procacciarsi col mezzo

Blbl. Ital T. LXXIV. 6

8a A r P E N D I G E

o delle carovane che vanno a comperarli nell' interno del- TAfrica, o degli abitanti de' confini del deserto che li con- ducono sulla costa per farne commercio. Tra gli schiavi annoveransi moiti fanciulli dai cinque ai sei anni, e tal- volta anche intere famiglie. Uno schiavo giovane ben con- formato e forte costa dai i85 ai 870 franchi. Gli scliiavi, generalmente parlando , sono assai bene trattati da' lore padroni : tuttavia questi li percuotono a colpi di bastone lutte le volte che ne sono meritevoli. Tale aspro tratta- mento pero non impedisce ch' eglino siano loro attaccatis- siml e che in ogni circostanza prendano assai a cuore i loro interessi.

Gli Arahi impadronitisi dell' Egitto minacciavano le pro- vincie romane , le quali gia acconsentito aveano a pagar loro un tribute. Costoro nel 697 s' innoltrarono sino alle porte di Cartagine distruggendo le citta e tutto depredando il paese. Indarno Giovanni generale dell' imperatore Leon- zio sforzato erasi di porre freno a' loro progressi: furono hen tosto padroni di tutta la Mauritania. Le abitudini de' nuovi ospiti erano poco differenti da quelle de' Mauri % percio essi non tardarono a vivere di buona intelligeuza con questi , ed a far si che abbandonassero il cristiane- sinio per la religione di Maometto. Alcuni strinsero pa- rentela co' Mauri , ed in tal niodo alterarono il loro san- gue. Ma il piu di loro per 1' immensa sua superiorita di- spregiando i vinti non voile giamniai fin ad essi abbassarsi: percio a'di,nostri ancora la razza araba propriamente detta conservasi qual era nell' origine sua. Gli Arabi sono generalmente alti, magri e lien fatti: dividers! possono in due grandi classi ; i coltivatori attaccati al suolo i quali abitano nelle case od in capanne piii o meno mal costrut- te ; i Nomadi od Arabibeduini che vivono sotto le tende errando da una contrada all' altra. Del resto sono gli uo- mini stessi, parlano la medesima lingua con piii o meno di purezza , e conducono una maniera di vivere pressoche la medesima.

I Giudei trovati da' Francesi in Barbaria hanno precisa- mente la medesima conformazione , le stesse abitudini , lo stesso spirito mercantile , la bassezza medesima di quelli che vivono in Europa f, la sola differenza consiste nella diversa maniera di vestire. Essi probabilmente rifuggironsi nell'Africa come nelle altre parti del mondo dope che

PARTE STRANIERA. 83

"Vespasiano distrutta ebbe Gerusalemnie e desolata la Giu- dea. II loi'o nmiiero crebbe poi di molto dopo die nel secolo XVI scacciati i Mauri dalla Penisola iberica , essi ancora dalle Spagne emigrarono neirAfrica. AlP epoca della conquista de' Francesi non eraiio meno di 5ooo i Giudei nella sola citta d'Algeri.

I Tiu'chi stabilironsi ia Algeri seguendo V armata del eelebre corsaro, notissimo sotto il nome di Barbarossa , die al principio del secolo XVI tutto infestava il Mediter- raneo. Questi ritolse Algeri agli Spagiiuoli , die conquistata aveanla nel i5io. Ebb' egli per successore il fratello suo Cheredino die assunse pure il nome di Barbarossa , e di inolto aumento le fortificazioni di Algeri. Pero minacciato contiiiuainente dalla Spagna pose i siioi Stati sotto la pro- tezione del Snitano , e gli cliiese soccorsi. Questi gli tras- mise alcune centinaja di gianiiizzeri, die formarono per cosi dire il prinio nocciolo d' una milizia divenuta poi si for- midabile a que' niedesimi che da to le aveano I'incarico della propria loro difesa. Da qiien' epoca i Sultani di Costantino- poli continuarono a mandare trnppe in sussidio di quella Reggenza. Fattisi poscia i Bascia d'Algeri indipendenti sotto la condizione di pagare alia Porta un annuo tributo , ed as- sunto il nome di Del (^), col qual titolo arrogaronsi I'as- soluto dritto della vita e della morte di tutti i loro sud- diti , ed ottennero dal Sultano il jjrivilegio di mantenere a Costantinopoli ed in altre citta della Turcbia diversi uffi- ciali coir incarico di reclutare truppe. Cio venne dal Sultano tanto piu volentieri concesso, quanto die poteva egli per tal modo liberare i suoi Stati da' piii facinorosi sudditi e dalla feccia del popolo. Ma da cio altresi provenne che la milizia d'Algeri arrogossi un assoluto dominio su tutta la Reggenza, dandosi ad ogni sorta di crudelta e di ferocia,

(*) II noma di Dei in lingua turca significa uno zio dal lato ma- terno. La milizia turca d'Algeri diede questo titolo al capo della Reggenza, perche il gran Signore viene considerato come il pa- dre, la Repubblica come la madre de'soldati, essendo questi da rssa nodnti o mantenuti. Eglino percio venei-ano il Dei come il fratello della Repubblica, e per conseguenza come lo zio nia- rerno di tutti colovo che vivono sotto la sua dominazione. II Det pf-rtanto e un principe sovrano sotto la protezione del gran Si- pnnrc, a differcnza de' £e» i quali non sono che sempUci gover- natori.

84 APPENDICE

ed un dispotico potere esercitando su tiUti gli altri abi- tanti qualuiique si fosse la loro religione. II sovrano stesso ed i governatori delle proviiicie , coraeche turchi dessi ancora, dipendevano iiiteramente da si fatta railizia, la quale a suo capriccio li depone va, loro troncando la testa, ed altri eleggeiido con continuo alternare di ribellioni , di stragi , di nomine e sommissioni. Cinque Del eletti furono e trucidati in un niedesimo giorno. Percio il Dei teneva r ordinarla sua dimcra nella fortezza ( Kasba ) , donde rare volte usciva, ed alia quale difficilissimo era Taccesso anclie ai consoli delle potenze straniere ed ai grandi della nazione. Cola stavasi racchiuso quasi in un covile, conti- nuamente agitato da sospetti e da tiniori. Fanno freniere le atrocita clie da cotale milizia ognl di commettevansi speciahnente verso i Mauri e gli Arabi : esse sono si bru- tali clie non si crederel^bero , se dall' autore conferinate non fossero con testimonianze di fatto.

I Cidusji sono propriamente i figli nati dalle Maure ma- ritate co' Turchi. Essi formano una classe a parte, essendo loro vietato il partecipare alle prerogative de'Turclii: per- cio giugnere non poteano ad alcun grado nelPesercito, ne ottenere eminenti incarichi nel governo. La loro origine cliiaramente si manifesta da' lineamenti del volto e dalla struttura del corpo. Sono generahnente uomini bellissimi e di un carattere dolce e tranquillo, ma ancora piii infin- gardi dei loro parenti. Legati per sangue ai Turchi non hanno a temerne ne vpssazioni, ne insulti.

Coi Culugli termina la relazione del sig. Rozet intorno alia varieta degli uomini da lui veduti nella Barbaria. Forse in nessun altro punto sulla superficie del globo iucontransi tanti e si diversi popoli , die tutti hanno fra loro vicende- voli rapporti e jDolitlci e religiosi e che non di meno distin- guonsi perfettamente per la varieta de' caratteri iisici e j^er la diversa maniera del vivere e de'costumi. Tuttavia un' al- tra varieta ancora aggiungere si potrebbe, cioe quella dei Mozahid , classe media tra i Mauri e gli Arabi. Essi for- mano la piii gran parte de'la popolazione di Medeja, una delle piu considerabili citta della Reggenza , posta sul pendio d' un delizioso colle , preceduta da un alto ed ele- gante acquidotto, e circondata da vigne , da orti e da belle coltivazioni. I Mozabiti, second© Shoeler, provengono da un distretto del deserto al raezzodi d' Algeri , dove coltivano

PARTE STRANIERA. 85

un po' le Ijiaile, molto le paline: gonte tranqnilla, attivis- sinia , plena di Imona fede , del che I" esercito francese ebbe noa duliljia testimonianza ^ veiidicatlva pero all' ec- cesso , facilissima al duello. Narrasi clie la moglie , il cui marito stato sia ucciso in duello, taglia un pezzetLo d'orec- chio al ligliuol suo ancor lattante, e tosto cbe da lui puo essere intesa, va continuamente ripetendogli ch'ei vendicar dee la morte del suo genitore , e ch* ella gll ha mozzato r oreccliio afllnclie non se ne dimentichi giammai. II lore pill dilettevole trattenimento e la caccia delle bestie feroci, clic numerose intanansi nelle montagne del piccolo Atlante. Curiosa e la maniera coUa quale uccidono le tigri. Allorclie scoperto lianno il luogo in cui una di cotali fiere tengasi appiattata, armati del solo yagatan (specie di coltello turco), la stuzzicano finche essa facciasi ad inseguirli : allora con grande agilita arrampicansi sur un all^ei-o. La liera li se- gue; ma eglino tosto die la veggono avvicinarsi con un colpo del loro yagatan recidonle anilDedue le anteriori zampe : la tlgre precipita sul terreno ed essl discendono e I'am- niazzano.

Pocliissime cose viene I'atttore dicendo intorno alle donne, jioiche ebbe ben poclie occasioni di poterle esaminare. Pero in tutte le razze, trattone quella degli Elirei, domina la poligaiuia : nia quattro sole essere sogliono le mogli legittime , niolte bensi le schiave. Del resto le femminili costumanze sono piii o meno quelle di tutt" i popoli pro- fessanti T islamismo.

Leggesi in alcune relazioni che i cristiani llberi negli Stati d' Algeri sono in si gran numero clie con facilita potuto avrebbero impadronirsi di tutta la Reggenza. Cio e flilsissimo " Al nostro arrivo ueirAfrica (dice Tautore) trovato non abbiamo che una ventina di schiavi cristiani nel bagno d' Algeri , ed in liberta due o tre awenturieri clie venuti erano in traccia di migliore fortuna: tutt' i cri- stiani stabiliti da lungo tempo nella Barbaria , ed il loro numero non e considcrevoie,' eransi fatti mnsulmani e con- fusi co' jMauri , de'quali sposate aveano le liglie. L" arrivo de Frances! non cangio punto la loro maniera di vivere. " Passa quindi Y autore a discorrere sulle diverse e moltis- sime malattie dominanti ncl paese.

Iiiiporuinte ed ampio c il quadro che il signor Rozet viene nel priiiio tonio esponondo intorno alle osscrvazioni meteorologichc fatte ad Algeri neirosservatorio a quest' itopo

86 A P P E N D I c r.

cla'Francesl costrutto. Egli g\oY ossi di un barometro metrico, e di piu termometri centigradi , costrutti e questi e quello da' pill valenti artefici di Parigi. II maggior abbassamento del termometro avviene nel dicembre ^ pero noii raai di- scende sotto lo zero: il svio minimum era a", 80. In ge- nerale non iievica , ne gela. La neve caduta per caso straordinario sul monte Bu-Zaria il 28 del dicembre i83o non si sofFermo piu di un' era. Quando il termometro di- scende al 6°, soffresi un freddo umido assai piu difficile a sopportarsi di quello de' nostri paesi. I calori piu sof- focanti fannosi sentire nelP agosto e nel settembre : al- lora il termometro ascende spesso sino al 33°, 5o e tal- volta al 38° ed al 39°. I venti del nord non sono gene- ralmente s'l perniciosi e violenti come andava dicendosi prima della gallica spedizlone. Tuttavolta vi ha il Semum , vento del mezzodi ancor piii funesto e tremendo degli ura- gani del polo australe e delle tempeste delF Oceano : for- tunatamente non imperversa die tre o quatti'o volte in un anno. La stagione delle piogge e di sei mesi, dal novembre al maggio ; esse cadono a torrenti. Violentissimi vi sono i temporali , e questi talvolta avvengono anche nel verno : i lampi tutta ne infiammano T atmosfera :, il tuono romo- reggia con ispaventevole fragore. La massa deirelettricita, siccome e noto , da luogo a stranissimi fenoraeni. Agli 8 di febbrajo del i83i dopo il tramontar del sole tutta Tat- mosfera sembrava di fuoco. Suirestrema punta degli alberi de' padiglioni ( clie molti ne sorgono in Algeri e ne' suoi dintorni) appariva un lame bianco in forma di pennacchio, clie duro per una mezz'ora. Varj ufliciali e soldati francesi che trovavansi sur un terrazzo sentivano con grande loro sorpresa rizzarsi i capelli e videro formarsi all' estremita di ciascuno di quelli de' lor compagni piccoli pennacchi. Qnand' alzavano le mani nell' aria formavansi pure di si- mili pennacchi suUa sommita delle dita, all'abbassarsi delle quali tosto sparivano. Conseguenza di tale fenomeno era la nervosa contrazione delle membra ed una generate lassezza specialmente nelle gambe.

La vegetazione vi e feraclssima e quasi sempre in vi- gore. Le foglie cadono verso la fine del dicembre; ma dopo il 20 del gennajo Talbero rinverdisce, i fidri cominciano a sbucciare e nel febbrajo la vegetazione e nel suo pieno sviluppamento. Fra gli alberi fruttiferi signoreggia il mela- rancio, die libero dondolar fa la sua testa profumata tutta.

PARTE STRANIEHA. 8-

e tutta di bianchi fiori ricoperta. Ne" dintorni di Belida sono el abbondanti e si ben coltivati, che non inai crederebbesi essere questo un disti-etto della Barl>aria. Nel novembre, epoca dcUa spedizione francese a Belida , erano essi s\ co- perti di dorate frutta che in mezzo agli orrori della guerra presentavano un gradevolissimo spettacolo non si facile ad inimagiiiarsi. " Noi eravamo (dice il sig. Rozet) un corpo di otto niila uomini a Belida: ciascuno de' nostri soldati mangio

0 distrusse non meno di cinquanta arance, lo die fornie- relibe il numero di 400,000. Ebbene, alia nostra partenza gli alberi ne apparivano tuttavia ricolaii. AI nostro vitorno da Medeja , un raese dope , dagli abitanti di Belida ne avevamo ancora sei per un soldo. Queste arance sono grosse e buoue al pari di quelle di Majorica. i> Ma oltre le melarance tutti gli altri piii utili vegetabili vi prospe- rano rigogliosaniente;, il tabacco, lo zaff'erano, la robbia ,

1 legunii , le biade , ecc. E qui il signor Rozet parlando della fertilita e della coltivazione de'terreni della Reggenza ci da le piii importanti notizie , che somniamente giovare potrebbero a coloro che in questa nuova colonia tentare volessero la fortuna. La loro attenzione rivolgersi dovreb- he specialmcnte ai gelsi , che quivi crescono belli ssimi ed annosi. I Mauri e gli Arabi li coltivano ne' giardini , ma solo per coglierne i frutti ( e il moro rosso ) ^ percioc- che sono troppo inlingardi per educare i vermi da seta. IMaggiore e la loro industria nella cultura delle viti , che produconvi ponderosi grappoli ed uve squisitissime : ma essi non ne traggono il vino ; ne fanno bensi diseccare i grappoli per cibarsene e fame commercio.

Qnesto paese un di si florido e si caro a' Romani , che popolato lo avevano di citta e monument! d' ogni genere , questa patria degli Agostini , dei TertuUiani e di tanti altri uomini per dottrina e per santita celeberrimi ci offre ora la piu terribile testiiiionianza di cio che operar possa la struggitrice niano dell" uomo. II viaggiatore vi discopre a stento il luogo ove sorgeva la superba, la doviziosa Car- tagine. Ecco pertanto le pochissime notizie che dal signor Rozet somministrate ci vengono intorno alle antiche rovine che sparse veggonsi ne' paesi da lui A'isitati. " Noi ( dice egli ) incontrate abbiamo molte costruzioni romane ne' dmtorni d'Algeri e sino all'altro lato del piccolo Ailante. Al capo Matifu , le mura della piu gran parte delle case del- r aatica Rustonio apparivano soUevarsi sulle prunaje onde

88 A P P E N D I C E.

e coperto il terreno. Lungo le strade d* Orano c di Gostaii- tina veggonsi tuttora colonne atterrate , fontane ed acqui- dotti : tra il capo Cassiiio e Shli-Efntdj cisterne perfettamente conservate , avanzi di mura ed uii acquidotto in non cattivo stato annunziano altri popoli dal I'omano diversi; opere forse de' Galli -^ perciocche non Inngi di cola sussistono due gruppi di monumenti druidici, assolutamente i medesimi clie incon- transi in piii parti della Fi-ancia: finalmente sulle coUine air occideiite d' el Colea vedesi un tumulo che gli Arabi- cliiamano Kab-er- Rumiah , e sulla cui origine non si ha alcun antorevole docnmento. i>

II signor Rozet cliiude 1' opera sua esaminando raplda- mente la quistione die da tre anni va agitandosi sul modo con cui i paesi della Reggenza d' Algeri si potrebbero in colonia costituire, e quindi alia civilta ricliiamare. I mezzi pero ch' el viene a quest' uojJO proponendo , tanti sono e ad eseguirsi si difficili , che quasi sembra doversi disperare di poter raggiungere iino scopo si benefico , si umano. Egli stesso ben comprende la difTicolta di sifFatta impresa, alia quale, giusta il parer suo, la Francia bastar non po- trebbe. Pero ei yorrebbe che tutte le altre potenze del- I'Europa incivilita concorressero coll" opera loro, e quindi invitate le vorrelibe per quest'' uopo ad un generale con- gresso. Ma non fa bisogno di molte parole per dimostrare essere jjressoche impossibile 1" eseguimento di cio ch' ei propone. Quanto a noi, siamo d' avviso che per incivilire r Africa, converrebbe innanzi tutto estirparne Tislamismo, che e il piii mortal nemico della vera civilta e che di fatto tutti involse nella barbaric i paesi ov' esso estese il suo dominio e la credenza sua. E converrebbe inoltre far si che le diverse razze, delle quali vedemmo coiuporsi la po- polazione d' Algeri e della Reggenza, in una sola si con- fondessero, formando una gente sola non piu per costumi, per usi , per idee si difforme. Al che quaiid'' anco collo scorrere de' tempi prestarsi potessero gli Arajji , i Mauri ed i Turchi, come mai ottenere il medeslmo intento dal Berberi, da quest! feroci Numidl , clie dopo tanti secoli sono tuttavia que" medesimi non niai da! conquistatore al- cuno soggiogati ? Converrebbe o del tutto estiuguerll , im- prendimento arduo e crudele, o colla perenne e soverchiante possanza dell' armi tenerli chiusi nelle gole dell" Atlante o dispersi sulle spiagge del deserto. G.

PARTE STRANIERA. 89

Memoircs tie la Societe Geologique de France. Tome premier, premiere partie. Paris, i833, in 4.° avec pi.

E noto quanto la Socleta geologica di Londra contrlbuisse a' progress! delle cognizioni intorno alia struttura della terra; ora uguali vaiitaggi sono ad aspettarsi dalla Societa geolo- gica di Francia , istituita nel i832, e che gia diede un bei frutto de' snoi lavori nel volume che annunziamo. Al quale annunzio in singolar modo siani mossi dallo scorgere come pareccliie Memorie che in tal volume contengonsi sono di autori italiani , pareccliie riguardano il suolo italiano. II sig. Bertrand-Geslin diede la descrlzione del terreno ossi- fero di trasporto del Valdarno superiore , onde venne a concludere essere tin tal terreno indij^endente da quello clie nel Piacentino e nel Senese copre le sabbie gialle terziarie marine superior! , ad esse pero forse contemporaneo , e riferirs! alia serie del terreno di scoscendimento antlco de- scritto dal sig. Elia di Beaumont nelle A'all! dell' Isero, del Rodano e dcUa Duranza. II sig. De la Beclie tratto dei contorn! della Spezia principalmente alio scopo dl far co- noscere come in un calcare di essa Spezia abbiasi nuovo esempio di quella associazione di ortoceratit! e di ammo- nit! gia stata osservata nel calcare salifero di Salisburgo, Quanto alia descrizione de'monti della Spezia, T autore in- dirizza cli! fosse voglioso di piu estese notizie ad una Me- moria del sig. Guidon! che ha per soggetto la storia natu- rale de'monti medesimi, ed inserita nel Giornale ligustico del 1828, e ad essa potrebbes! aggiugnere la INIemoria dello stesso sig. Guidon! e di Pareto intorno alle montagne del golfo della Spezia ed alle alp! apuane , stata inserita in questa Biblioteca Ital. ( t. 67.°, agosto iSSa, p. 289). Proseguendo i cenni intorno alle Memorie contenute nel volume della Societa geologica, troviam tra esse una nota del suddetto marchese Pareto , intorno al gesso del Tor- tonese e del Vogherese. Dimostra, contro I'opinione ch'eb- be altra volta ad esporre , che il detto gesso non e se- condai-io ma terziario , e porge la descrizione de' luoghi in cui trovasi roccia si importante. Uno de' piu notabili e quello di monte Scano presso la Stradella per gli abbon- devol! avanzi d! piante fossil!, e di foglie in ispecie , on- de alcuni strati gessosi vi si veggon forniti. Tali avanzi,

APPENDICE

dietro i saggi che il Pareto ne mando al prof. Viviani , diedero argomento ad una lettera di cjuesto secondo intorno ad essi , da cui verrebbesl a raccogliere che detti avanzi si riferiscono a piaiite, il cui clima nativo e dotato dl una media teniperatura di tre o quattro gradi superiore all'at- tuale de' contorni della Stradella. II sig. Regnaud si occupo della costituzione geologica della Corsica; il sig. Botta, ii- glio dello storico, condottosi agli stipend] del vicere d'Egitto per aver occasione di studiar le region! d''Asia e d'Aft'rica soggette al sue dominio, prese a riferire molte sue osser- vazioni intorno al Libano ed all'Anti-Libano (i). Le altre Memorie contenute nel volume annunziato sono le seguenti: Osservazioni sulle rocce vulcaniche delle Corbiere, piccolo gruppo di montagne nel versante settentrionale dei Pirenei, del sig. Tournal ; Descrizione del bacino della Galizla e della Podolia del sig. Lill de Lilienbach ; Osservazioni sul- r estensione del sistema terziario inferiore nel nord della Francia , e dei depositi di lignite che vi si trovano , del sig. Elia di Beaumont.

Splendida e T edizione delle Memorie della Societa geo- logica, e di belle e grandiose tavole accompagnata.

£.

Nouvelles recherches bibliographlques. Nuove ricerche bibliografiche che senire possono di supplimento al Manuale del lihrojo ed allamatoredillbri, di Jac. C. Brunet antico librajo. Farigi, 1834, Silve- stre , tomi 3 in 8.°, prezzo franchi 34.

II signer Brunet dopo d' avere in meno di dodici anni pubblicate tre diverse edizioni del suo Manuale , a cui consecrata aveva gran parte della vita , disponevasi a dar- ne una quarta interamente rifusa ed aumentata di oltre ad un terzo , tanto nella parte alfabetica , quanto nella parte metodica che ne forma il compiraento. Ma nelPatto

(i) Egli e tomato a Farigi con ricchissime collezioni di storia naturale , e per auiore di natui-ali indagini , gia prima del suo viaggio e soggiorno in Egitto , avea fatto il giro del mondo in- sieiiie al capitano Duhand Scilly , e perlustrate molto diligente- mente le Coste nord-ovest d' America. ,,^

PARTE 6TRANIERA. ^I

meJesImo che andava facendo le piu diligenti indaginl per condnrre a felice esito il suo progetto , si accorse essere specialmente nella letteratura fi-ancese avvennto un rivol- gimento di cose e di gusto die chiamava V attenzione de' bibliogi-afi al medio evo , dando ad una numerosa classe di libri un' iniportanza ed un valore ch' egli potuto non avea prevedere allorclie ac.cinto erasi al lavoro. AI clie un' altra diflicolta gli si presentava nell' infinlta farraggine di edizioni e di ristampe delle quali a' di nostri ridon- dano le tipografie ; farraggine cagionata sia dai nuovi e piu facili metodi d' impressione , sia dall' introducimento delle COS! dette edizioni economiche e compatte. Per que- sto si grande e si subitaneo aumento di ricchezze versato nel dominio della bibliografia , indarno cercherebbesi ora una sicura base cui poggiarsi nella scelta si delle opere che delle edizioni , ne un date positive pel loro commer- cial valore. Perciocche avviene ora non rare volte che le nuove impressioni , e specialmente le piu splendide e co- stose, poste da'librai ad alto prezzo all' atto della pubbli- cazione, vengano poi ribassate da essi medesimi, o da' loro colleglii o commessi ben anco al di sotto della meta , con disdoro certamente della tipografica e iiljraria professione.

Queste difficolta rendono a' tempi nostri pressoche im- possibile la compilazione d' un generale bibliografico reper- torio che vivere possa Iiinganiente. Cio per tanto che air epoca in cui ci troviaino far potrebbe il bibliografo in un lavoro di si fatto genere , si riduce a ben determi- nare lo stato delle cose , volgendo le indagini sue a quegli oggetti antichi che piii convengono al gusto ora dominante, e tra le moderne edizioni registrando con accuratezza quelle che sotto il dopplo aspetto letterario e tipografico degne gli sembrano d' una particolare menzione.

Per tiitte le quali ragioni il signor Brunet s' avvlso che immatura riuscita sareljbe la rifusione del suo Manuale , e che cpiindi miglior scrvigio avrebb'egli prestato alia biblio- grafia riunendo in una particolare coUezione tntte le nuove notizie cli' egli procacciato erasi in qnesti ultimi anni e puhblicandole come un sujDplimento alio stesso Manuale. Tali notizie sono copiose ed in gran parte nuove; quasi tutte poi compilate con quell' esattezza che richiedesi in cotal genere di lavori. Perb quelle che tendono a rettifi- care o compiere gli articoli clie nel Manuale incontransi

92 APPENDICE

od inesatti od In qualche parte mancanti, sono nel snp- plimento dalle altre distinte, sia con asterlsco , sia con ri- mando alia tavola metodica del Manuale , al cui piano si e Tautore strettamente attenuto. Vedendo poi clie tre classi di libri vengono ora specialmente ricercati nell'Europa tutta, cioe i libri reladvi alia letteratura francese, airitaliana ed alia spagnuola , egli dar voile ad essa anco una maggior estensione di quello clie fatto non avea nelle edizioni del Manuale , in cio giovandosi de' sussidj e de' lumi de"" piii illusti-i bibliografi viventi. In oltre a compimento del sue lavoro aggiunse in fine del terzo volume una Nodzia sulle Ore canoniche impresse a Parigi al fliiire del secolo V ed al cominciare del VI. Che cotali Ore canoniche , od ufficj, della Madonna specialmente, di cui Parigi in quelle due epoche faceva grandissimo smercio , ricercate sono dai liibliografi a'di nostrl con avidita, e molto piu se impresse siano in pergamena e adorne di miniature. I nitidi e vaghissimi fregi magistralmente intagliati in legno , comeche tendenti non rare volte alia stravaganza , fanno loro vistosissimo corredo e ci dimostrano quanto il genere di cotali intagli fiorisse allora in Parigi.

Forse a parer nostro un maggiore serviglo prestato sa- rebbesi dalF autore alia bibhografia, col rifondere il Ma- nuale, innestando negli ojjportuni luoghi le nuove notlzie. Perciocche negare non si dee che di perditempo e di qual- che incomodo riuscir non debba all' uso il dover nianeg- giare tre grossi volumi di suppllmento, ed il piii delle volte tenere a riscontro di essi i volumi del Manuale. Che che siasi pero di quest' inconveniente, non al certo grave, e delle lacune che tuttavolta incontiarsi potrebbero nello stesso suppliniento , la cui natura e di sifFatto genere che crescit euiido , essere dobbiamo riconoscenti al signor Brunei per la ricca suppellettile delle niiove bibliograiiche notizie da lui raccolte e pubblicate. G.

PARTE ITALIANA. 98

PARTE II.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.

LETTERATUSA E BELLE ARTI.

M. V. Martialis Epigrammata ad codices MSS. opti- masque editiones reccnsita , notisque veterihus et novis illastrata. Vol. I et II. Augustas Taurinorum , 1 833, ex typls Josephi Pomba, in 8.°

J. ormano quest! i volnmi CI e CII di questa preziosa Collezione del Classici latinl, die ora, come gia altra volta accennanimo , volge gloriosaraente al suo fine. Non si preinette a Marziale alcuna prefazione degli editor! tori- nesi , perche essendosi seguita ^ev !ntero V edizione pari- gina , s! e pure dato luogo alia prefaz!one dal cliiarisslmo editore fraucese preinessa al suo dotto lavoro; sagg!amente pero !n questa i-iproduzione si sono omesse moke cose inu- tili , come parecchie variant!, aggiunte per solo lusso , la versione greca di Scoligero d! molti epigramm! , e alcune note d! poco o nissun Interesse , cosicche i tre volum! deir edizione parigina s! sono ridotti comodamente a due.

Dopo la detta prefazione del parigino editore, altra se ne trova tratta dalP edizione di Farnabio , poi la vita di Marziale , tratta in gran parte da! suoi vers! da Mattia Ra- dero; seguono una dissertazione suiringegno e sulle opere di quel poeta ; i testiiuonj favorevoli ed anclie i slnistr! giudizj da alcuni scrittor! portati sul conto del medesimo (tra quest! ultini! uno ve n' lia del nostro Paolo Giovio , che pero sembra fatto per far risaltare il merito di 31. Ant. Casanova, epigrammatista d! Como); un commentario dei metr! da Marziale adoperat! , ed un indice alfabetico dei lemm! o dei titoli degl! epigrammi.

Oltre il libro De spectacuUs , contengons! nel priiuo vo- limie i prim! otto libri degli epigrammi medesirai , ed in line trovansi otto utilissirae ta vole dellc monete, dei pes! e

C)4' APTENDIGE

delle mlsure presso i Romaiii e i Greci, compUate tial sig. Letronne socio dell' Accademia fraiicese d'iscrizioni e belle lettere. Si chiude il volume con uii indice progressivo degli epigrarami contenuti iiei primi otto libri.

11 volume secondo contiene tutti i libri seguenti dal IX al XIV, tutti accompagnati come i precedenti dalle oppor- tune , e non prolisse , ne superflue note ed illustrazioni. Ma una buona meta di qnesto volume e occupata dall" in- dice universale delle voci da Marziale adoperate:, e questo noi crediamo utilissimo ed assai comodo dover riescire agli eruditi , clie In questo glossario marzialesco, come in qnelli di altri classici latini, possono trovare agevolmente e, come direbbesi , a colpo d" occhio i veri fondamenti della lingua e della locuzione latina; trovasi in fine anclie T indice pro- gressivo degli epigrammi contenuti in questo secondo vo- lume. Siane dunque lode ed onore all" editore parigino, e lode agli editori torinesi clie T Italia-con savio avvisamento fecero partecipe del suo dotto lavoro.

Collana degV illustri storicl Italiani dal secolo XIII al XIX. Vol. I. Venezia, io33, co' tipl di Paolo Lanipato, a spese dl alcuni BibliofilL, in 4.°

Secondo il manifesto degli editori, questa nuova Collana degli storici Italiani sara composta di sei volumi formati di 16 o 17 fascicoli di sette foglietti per ciascbednno. Ogni tomo sara ornato dei ritratti degli autori , dei quali si da- ranno le istorie , e di una vignetta allusiva a qualche azione stupenda per ogni storia di nuovo autore o di pin vignette se vasta sara la materia. II primo fascicolo , cbe aljbiamo sott' occhio , comprende la Cronica di Dino Compagni ed una parte di qtiella di Giovanni Yillani ^ ed in esso tro- vansi in 56 pagine quattro tavole litografiche, cioe due ri- tratti e due vignette. Renderemo miglior conto di questa edizione quando sara compiuta la publjlicazione del primo volume i che prima le nostre osservazioni sarebbero intem- pestive e potrebbero essere ingiuste.

PARTE ITABIANA. 96

Nodzie biogmfiche e letterarie degli sciittori dello Stato Esteiisc. Tomo I, fascicolo I, di Luigi Cer- RETTi, Modonese. Fascicolo II, del conte Fran- cesco Cjssolt , e del padre Vincenzo Cattelani , Eeggiani. Reggio , 1 83 3, dpografia Torregiani e C. , in 4.° piccolo di pag. 1 5 1 . Lir. 2. 28 itaL

Opera bene immaginata , e che pi-ova quale santo amor patrio arda nel petto di chi la disegno , e animoso si ac- cinge ad eseguirla. Noii avendo noi alle niani il primo manifesto pubblicato dagli editori, non possiamo sapere se i biografi vogliano estendersi anche agli scrittori anticlii degli Stati Estensi , o limitarsi ai piii recenti , o anche contemporanei , come si mostra di voler fare in questi primi fascicoli. Potrebbe anche notarsi nel frontespizio qualche tratto di pleonasmo, perche le Ijiografie degli scrit- tori. e quiudi de' letterati non possono ridondare se non che di notizie letterarie.

Quelle di Luia,i Cerretti contenute nel primo de*" due fa- gclcoli annunziati , vengono impinguate con prose e versi inancanti nelle edizioni dell' autore. O^jportunamente si nota in un avviso degli editori premesso a queste notizie , che dope tutto quello che del Cerretti fu scritto dal Tattori , dal Dull' Olio e da molti giornalisti del 1808, 11 compila- tore del fascicolo trovossi a cosi dire posto tra i panegirici e le iiwettive , che pero senza amore e senza odio dilu- cido alcuni fatti non ben conosciuti , e si propose di as- serire il solo vero. Tale lodevole proponimento che ve- diamo costantemente osservato in queste notizie , quello dovrebbe pur essere di tutti i biografi, che spesso non possono trattenersi dall' invadere il campo de' panegiristi.

Nato il Cerretti in Modena da onorati parent! nel 178 8; eriidito nelle lettere latine e greche , e nelle filosofiche di- scipline , dopo alcuni traviamenti giovanili che il biografo tocca leggermente , tutto si diede ai buoni studj ; con di- versi leggiadri componimenti mostro di aver sede tra i poeti italici , e a INIodena preconizzo che avrebbe il sno Tihullo ; restaurata la patria Universita , fu in quella can- celliere e segretario , quindi anche professore di storia ro- mana , poi di eloquenza alia morte del celebre Cassiani. Dopo la calata dei Francesi in Italia , fu in patria presi- dente degli studj e dell'Accademia di belle arti, e in questa

96 A P 1' E N D I C E.

qualita fii soUecIto di procurare agli artisti una biblioteca , e di conservare alia patria alcune preziose pitture dei pa- lazzi dncali , die dai coiiijuistatori volevansi o ti-asportare , o vendere all' incanto. Fatto inembro del Corpo legislativo in Milano , eletto poscia rainistro presso la R. Corte di Parma , ricoverossi al ritirarsi dei Francesi in Chambery , ove r estro il condusse talvolta a poetare, e Tumor tristo a piangere in versi le sue sciagure ( e qui ci spiace ve- dere che il biografo troppo facilmente ha trasfusi i con- cetti-poetici nella storia): tornato in Italia, e compiuta la legazione parraense , fu creato ispettore generale della pubblica istruzione ne' dipartimenti oltrepadani ,• diraesso da questa carica jier Y indocilita de' suoi assessor! Cossali e Canter zanl , fu nominato membro della Legione d'onore, professore di eloquenza in Bologna, indi in Pavia, in sosti- tuzione di Vincenzo Monti, dove mori nell'anno 1808, op- press© da dolorose malattie e da domesticlie amarezze. Nelle ultime iiaglne di queste notizie si parla deiringegno poetlco del Cerretti , de' suoi componimenti giovanili , di una sua commedia , indtolata la Casa di correzione, delle sue Epistole in ottonarj rimati , de' suoi epigrammi , alcuni dei quali , dice il biografo imparziale , di ben acre sapore ; delle sue Novelle ( forse non meno aspre e pungenti , al- meno contra il Gianni e il Casti ) ;, di un Decamerone , o Satira Menippea , poema fortunatamente inedito , diretto contro alcuni de' nostri piu illustri concittadini, o fra noi dimoranti, investiti di cariclie j^olitiche;, e linalmente della pure inedita Frusta di Pietro il Grande , parto niostruoso se si riguardi rinvenzione, e dal la to ancora della esecu- zione assai licenzioso. Non sara tuttavia discaro agli In- subri il vedere che in una visita fatta da certo Nomen- tano alia bililioteca di Pietroburgo, il l3ibIiotecario, custode gid della Ricardiana , gli mostra un libretto che / nomi serha di color die i voli

Suhlimi alzaro alle scienze in seno , e tra questi nomi leggonsi quelli di

Scarpa, Orian, Brunacci, Araldi, Edeno (forse Gio.Paradisi), Ruffiji , Moscati , Brugnatelli e Volta.

Segue il catalogo delle opere del Cerretti^ publdicate colle stainpe, che sono in numero di dieci, e a lume dei futuri editor! si notano gli errori principali scorsi nelle stauipe

PARTE ITALIANA.. C^J

precedenti , niassime delle poesie. In fine trovansi alciini componimenti poetici , in pai'te riprodotti, in parte inediti, e cosi pure alcuni discorsi e alcune letters; ma, se queste pubblicazioni aggiungauo un nuovo Instro al noine del Cer- retti, lo lasciaiiio al giudizio dei leggitori. Egli e vero bensi che servono lalvolta ad illustrare la biografia, e piacevoli rime accompagnano talvolta le lettere dirette ad alcuno degli amici. Le notizie in generale sono scritte con uno stile pnr- gato e disinvolto. L' autore ha conservato fedelmente il suo sistema di scliiettezza e d' imparzialita.

Le notizie del conte Cassoli e del P. Cattelani conte- nute nel fascicolo II lianno pure un'appendice , la prima di i^'ersi e prose , la seconda di soli versi. Nato il Cassoli in Reggio nel 1749, spiego ancor giovinetto talenti poetici singolari ; piii maturo scrisse cantate , drarami e pensieri sulla drammatica , e una coUezione drammatica architetto, dallo stesso Metastusio applaudita ; pubblico alcnni discorsi sulle favole esopiane, poi la versione delle Odi di Orazio , tra le quail alcune proprie composizioni liriche intromet- teva. Tratto dalla circostanza de'tempi alle cure politiche, lotto con arguti scritti col fanioso Labindo , si sottrasse al peso della legislatura cisalpina ;, visito in Milano il Parini e il Fasseioni , e quest' ultimo soccorse con generosa mo- destia, e visse poscia nel pacifico ozio letterarto fino al di 19 febbrajo 18 12. Questo e il sunto compendioso delle noti- zie che lo riguardano , alle quali tengon dletro T elenco delle opere del Cassoli pubblicate colle stampe, e una pic- cola serie di versi e di prose , che crediamo almeno in parte inedite.

II Cattelani, nato egli pure. in Reggio nel 1742 e de- dicate fin dair infanzia alio stato ecclesiastico , entro nella Congregazione dell' Oratorio, della quale fu per molti anni Proposto. Malgrado le cure sollecite ch' egli presto di con- tinuo air adempimento dell'evangelico ministero, le crtidelL e frequenti malattie alle quali soggiacque , e le controversie teologiche di que' tempi , nelle quali fu involto , coltivo gli ameni studj, e scrisse versi assai eleganti fino aU'anno 1804, ultimo di sua vita. La rara di lui modestia impedi clie pubblicate fossero le sue poesie, se non se nelle Raccolte poetlche , a cpe' tempi frequentissime ; e qui il biografo voige alcune lagnanze contro il Bettinelli cd il Lorenzi, dcuattori delle raccolte, pcrche in queste appunto haano

Bibl. Ital T. LXXIV. 7

^8 APPKNDICE.

dovuto spigolare gli editori per formare i' eletxo manipolo

che si presenta in calce alle Notizie biograflche

Ma e egli questo veramente un eletto manipolo ? Puo egli credei'si che per queste produzioni o riproduzloni si al- largliera di molto la fama del P. Cattelani , come quella pure del conte Cassoli ? Qnesto e quello di che dubitiamo .... Finora non vedemmo che poeti nelle notizie degli scrittori degli Stati Estensi ; attendiamo con impazienza di vedere illustrati anche gli uoniini che piii si distinsero nelle scienze in quegli Stati medesimi , feracissimi di sublimi ' ingegni.

Notizie intorno alia famosa opera stonca dihnu Khal- dim , fdosofo africaiio del secolo XIV , del conte ca- vallere Jacobo Graberg di Hemso. Fireiize, 1884, dalla tipogfafia Pezzati , iji 8.°

Splendido e il noine dell' aiUore dell' operetta che an- nmiziamo. Pero non e qnesta la prima volta , in cui nel nostro giornale facciasi di lui onorevole menzione. Inde- fesso , comeche trovisi in poco favorevole fortuna ed in eta che inclina a vecchiezza , voile all' Italia far dono di non poche notizie gia da lui in altre lingue dettate , di un' opera non molto conosciuta nella colta Europa, ma tra gli Arabi e i Turchi celeberrima. Che rara di fatto ed im- portantissima e 1' opera deH'arabo Ibnu od Ehn-Khaldun. Essa e propriamente di genere storico ed il suo titolo tra- dotto in italiano suona : Libra conteiiente esempi istruttivi , cd un complesso del subbietto e del predicato nella Storia degli Arabi, dei Bereberi e di altri popoli contemporanei. Ma tra gli Arabi e i Turchi comunemente distinguesi sotto il titolo di Annali del figUo di Klialdun.

Duolci sommamente che 1' egregio autore dell* erudlta notizia veduto non aljbia cio che dell' opera medesima si e discorso a lungo nel t." 61.", marzo i83i, pag. 389 e segg. di qnesto nostro giornale. Egli veduto avrebbe clie ivi il si- gnor cavalier e Acerln, console generate austriaco nell'Egitto, in una sua lettera , colla quale trasmetteva in dono a que- sta I. R. Biblioteca di Brera un esemplare in arabo della prima parte , cioe de' Prolegomeni di essa opera , ci da le pin curiose ed important! notizie intorno alio stesso Ebn-Khaldun , ed ai voluminosi libri da lui composti. Egli

PAUTE ITALIANA. ^

fofse potHto avrebbe aggiugnere nuova luce r.lle cose che ill quella lettera con bel correclo di critica e di dottrine vengonsi osponeiido. Veduto avreblje aiicora cbe nel 1826 ad un letterato ed orientalista tedcsco, il stg. Sdiultz, era vinscito di tutte scoprirc a Costantinopoli le parti di quel- r opera in un eseniplare di sette volumi in foglio nella Bililioteca d' Ibraini Bascia.

Cbe cbe ^iasi pero di queste nostre osscrvazioal, il si- giior Gralierg di Hcniso ba acquistato un nuovo diritto alia riconoscenza dei dotti ^ percioccbe egli nelle sue Notizie ci espone il sunto di tutto cio cbe nell' opera dello scrittore arabo contiensi e ci da altresi la relazione delle diligenze da lui non senza grave dispendio praticate ne' varj suoi viaggi in Africa , e massime nella lunga sua residenza nelP Imjjero di IMarocco , per procacclarsene un perfetto csemplarc. E di fatto una copia ne ottenne dei Prolego- mcni suir esemplare cbe trovavasi nella principale mo- scbea di Tangeri, ma imperfetto, perche mancante di piii libri. Trasferitosi poscia a Tripoli gli venne fatto d'acqui- stare una copia delle due posteriori jjarti dell" opera, cb'ei fece trarre dalT unico perfetto esemplare cbe cola sussi - steva presso Tamico suo lo sceriflb Sidi Hhassuna D'Ghies, uomo tra i Maomettani dottissimo , e golto non meno nel- r europea letteratura , passato avendo in Francia ed in lugliilterra non poclii anni della sua giovinezza. Ma nel suo tragitto da Tripoli a Livorno sur un vascello sardo , il secondo ed il terzo volume furono dalF acqua del mare SI fattamente guasti cbe si ridussero in polvere. Pero gli altri Aolumi contenenti la piii preziosa parte della gran- d' opera non sofierirono alcun detrimento. Ne stato gli sa- rebbe possibile il fare nuovamente trascrivere i due per- dutisi libri , giaccbe l' anzidetto scerifl'o affidato avendo il suo prezioso manoscritto in prestito ad un console europeo, costni con inudita perfidia lo trasmise in Francia, e tuttora iguorasi il luogo ov'esso sussista. Per buona fortuna il si- gner Graberg di Hemso ajipena glunto in Italia pote col sussidio deir ancor fresca memoria dettare cio cbe di piii importante U'ovasi in que' due libri.

Ne r autore per pubblicare le sue Notizie cogliere potea pill bella c piii convenevole circostanza , quanto quella deiresaltazione di D. Giacomo Luigi Brignole alia sacra porpora , e percio alio stesso Eniinentissimo Principe

I 00 A r 1' E N D I C E

intitolandola. Perocclie Tarabo Ibnu Kltaldun •, aiitore del- Topera, seljliene ncgli errori avvolto del maomettaiiismo , parla altresi di cose alia cristianita spettanti , e cio die far debbe maraviglia , ne paria con quella riverenza che da iin infedele non mai aspetterebbesi.

L' opera di cui parliaino, giusta ranalisi e il sunto che ne da Tautore delle Nodzie, e in tre parti distinta. Nella priiiia , cioe ne' Prole^onieni , Ibnu Khaldun presenta raol- tisslrae profonde considerazioni sulla necessita e sul van- taggi della storia come scienza , sul metodo con cui com- porsi dovreljbero gli annali e le croniche , e sixlla critica o censura istorica ; passa quindi a discutere varj avveni- menti che dalla piii parte degli Arabi scrittori spacciansi come veri , sebbene nianchino di solido fondamento. La seconda contiene la Storia degli Arabi e di altri jjopoli , dalla creazione del mondo sino alPottavo secolo dell'egira, ossia sino all' anno i3f)8 dell'era cristiana. La terza viene dall'autore consecrata alia storia della sua propria nazione, cioe degli Amazirghi o Bereberi, e di altri popoli deirAfrica boreale , con un ragguaglio delle varie tribu e delle dina- stle che in quella ragguardevole parte del mondo sonosi succedute.

Cliiuderemo quest' articolo col riportare alcuni argomenti o titoli del liljio III de' Prolegomeni , i quali gioveranno per dare una piu cliiara idea dell' indole dell' opera tutta. " I fondatori degl' imperi e delle dinastie abbisognano del- n I'appoggio delle famiglie possenti , cioe dell' aristocrazia >i di parentado. =: La superiorita del potere religioso la " vince, nella fondazione degl' imperi, su quella della po- >i testa di famiglia. = La forza di ciascun impero e cir- II coscrltta da certi limiti : se questi si oltrepassano si va in decadenza. =: La prosperita e la gloria d'un impero » dipendono dal maggiore o mlnore numero de' servidori » dello Stato. = L' impero , cioe Y autorita assoluta , non >i puo mai essere afFermato in un paese , dove s' incon- » trino molte tribii possenti. = Un impero afFermato andra » sempre al line di godere della quiete e dei comodi della >> vita. =:! Questa direzlone e il pronostico della deca- » denza. == Gl' imperi e le dinastie hanno la loro vita na- >i turale come gl' individui. =: La cultura, in un Impero na- " scente, lungi dalFindebolirlo ne accresce anzi le forze. = 1) I monumenti che ci rimangono degli antichi imperi, sono

PARTE ITALIAN V. lOl

proporzionatl alia grandezza oJ alia forza primitlva di » quest! = Si cliiamano spesso in ajiitj gli stranieii per » coutrabhilanciai-e il potere delle famiglie possenti. =: Essi It arroffansi sovente gli attributi e le prerogative della sb- » vranita. =: La troppa severita dei principi nuoce alia « dominazioiie , ecc.

Da qnesti pochi titoli bastevolmeme risulta die non a torto il bascia IMebemet-Aly , vicere d" Egitto , andava al sig. console Acerbi vantando die Ehn-KhaJduri e uno scrit- tore, le cai massime andare potrebbero del pari con quelle del I\laccliiavelli, e che a suo avviso il lilDro di lui e assai pill utile di qitello del segretario lioreutiao. G.

Intorno una vcrsione dclla Poctlca di Geronimo Vida e r arte di tradurre , epistola di Ferdinando Mjl- VICA , seconda edizione. Palermo ^ \oo2. , Filippo Solli , in 8.°, di pag. 64.

Pregevole opuscolo , nel quale il cliiarisslmo sig. Mal- vica rendendo conto del A'olgarizzamento della Poetica del Vida pubblicato , non ha guari , da Baldassare Romano, si fa primieramente a ragionare dell" importanza delle tradu- zioni , per mezzo delle quali 1' antica sapienza ( ei dice ) ritorna fra noi : e cio vien egli facendo con non volgare corredo di critica e di erudizione. Parla quindi dell' anzi- detta Poetica, ne dimostra i pregi , non ne tace i difetti^ loda r ainico perche ne fece una buona versione , digre- disce con giustissiino sdegno contro di coloro che a' di no- stri vilipendono i classici greci e latini, e fiualinente entra a ragionare piii particolarmente di essa versione, airamico il parer suo esponendo con. tutta scliiettezza ;, quelle cose percio lodando che meritano laude ^ e quelle notando che tuttavia scevere non sono di mende , o che abbisognereb- bero di lima. Alle osservazioni del Malvica segue la rispo- sta del volgarizzatore , piena dessa ancora di garbo e di cortesia. Quest! vien pure alcune cose ragionando dell' uti- lita delle poetiche , specialmente poi di quelle del Vida e del Boileau , le quali, giusta il parer suo, servir possono rome di chiosa alle dottrine dello Stagirita e del Venosino; accenna le cose che avere si dovrebbero di mira da un traduttore , e raanda corretti i versi che dall' amico stati erangli notati. G.

I02 A r r t N D I C K.

IL Ciabatdno pattinista. Dialogld. Venczia, i833, dalla tipografia dl Alvisopoli, in 8.°

I llhri lianno i loio froiitespizj nello stesso motlo die gli nomini le loro lisonomie. E se queste il piii tielle volte esprimono fedeluieiite le riposte indoli e gl' intimi afFetti degl' individul , quelli pure dimostrano quale sia la natura del lihro , quale la materia di cui tratta , quale lo scopo a cui tende ; e se qualche volta dalla signlticazione delle fisonomi^ sono diversi i pensieri ed i voleri degli uoraini , qualche volta ancora ingannano i frontespizj , ed i lettori non trovano nel lilDro cio clie ad essi il titolo prometteva. E come gli uomlni talvolta alle vere loro sembiaiize altre finte per giuoco sovrappongono , cosi anche i llbri vanno alcuna volta in laiaschera, e per tal modo anche nella let- teratiira si fa carnovale. Uno di quest! liliri mascherati e quello clie ora annunziamo. II quale , avvisando il titolo esteriore , parrebbe che trattasse dell' arte di dar la vernice alle scarpe , arte non senza importanza pel leziosi e pei vagliegglni singolarmente nella stagione del fango e delle danze , o che alineno contenesse un racconto dei casi e degli accidenti che cadono sott' occhio ai pattinisti grandi ispettorl dei trivj ed assidui osservatori alle piazze. Ma nulla di tutto cio. II libro di cui parliamo e un' opera po- lemica, con cui I'autore imprende a vendicare ad un suo concittadino, o collega , od amico T onore che da un indi- screto censore gli venne conteso. Poiclie l^isogna sapere che avendo il canonico Siancovich pubblicato un opuscolo intitolato Trieste non fii villaggio Carnico, sorse un anonimo^ e con alcune osservazioni critiche intese a provare che quella scrittura era plena di errori di grammatica , di lo- gica e di storia. Ora il nostro autore imprende ad oppu- gnare quell' oppugnatore , e col nome di Veranzio ch' egli vuole che sia una stiratura della voce vero e col cognome d' Istina , clie dice in lingua slava significare verita , assale furiosaiiiente ranonimo avversarlo, e tal si mostra ardente ed appassionato campione del suo Stancovich quali nol furono giamniai i cavalieri erranti delle oftese o calunniate loro dame. E per meglio vincere la prova , vedi gentile pensiero ed invenzlone peregrina! Tautore stringe alleanza ed appicca conversazione con un pattinista , il quale pero fa il saccente e spitta sentenze e cita testi italiani e latini a bizzeiFe.

PARTE ITALIXNA. ic3

ft^ qnanto Ji tempo e di pazlenza ci costasse, nol vo- lentieri rendereramo conto di quest" opera a parte a parte, se credessimo die da cio derivar potesse alcua proiitto o diletto ai lettori. Ma riguardando esso ua argomento che fu trattato per impeto di bile , e che non puo iiupegnare rattenzione di quei moltisslini che per condizlone o per patria sono stranieri della controversia , ci Hmiterenio a dire clie il hljro , ohre all' avere il solito corredo di pre- fazioni, dediche ed avvisi al lettore, si compone di iiove dialoghi , i qnali poi soiio suddivisi in ventlquattro artlcoli; che in questi con un maraviglioso ordine , e con una stu- penda progressione d" idee si tratta del noine Illirico , degli Illirici voliiti Slavi . dell' abuso dell' etimologie , poi della vera appartenenza dell' Illirio , poi dei motivi della guerra Istriana , poi dei Galli , della graminatica , e della lettera canina L., poi delle voci slavi sclavi, schiavi schiavoni , di altre roci slave , e dizionarj slavi , poi di nnovo deW eti- mologie , di nnovo della lingua slava ed iUirica , delle voci Bilazora , Biograd , Strimone e Teuta , poi del P. Appen- dini , dello Stancovicli e dell' Antologia di Firenze , delle etimologie slave , della mitologia , della geografia della Tra- cia , dell' etimologia dell' Asia miaore , dell' origine dei Frigi, e di alciine voci frigie , e per ultima cosa della lingua pri- mitiva ; che qualche valore avreljbero le prove addotte se fossero meglio ordinate , e con pin chiarezza sviluppate , poiche , esposte come sono , hanno quella stessa ellicacia che per avventura aver potrebbe una raccolta di docu- menti gettati alia rinfnsa in un sacco;, che non anieno ne corretto e lo stile ^ che iinahnente neppur uno di quei pregi, neppur una di quelle eleganze in qitesti dialoghi si trova, per cui , secondo 1' esempio degli antichi e dei moderni , questo genere di componimenti propriamente e particolar- mente si adorna. Percio consigliamo T autore a sacrilicare alle Grazie prima di voler far il grazloso, ed anzi potrebbe sacrificare questo stesso sito libro, poiche certo una vittinia piu degna e meno lagrimata trovar non potrebbe: deside- riamo che i ciabattini e i pattinisti in avvenire attendano alle scarpe ed agli stivali , che gia per dar il nero alle lettere bastano i romantici ; e concludiamo col pregare che la verita , tanto grave e dignitosa per natura , anziche di- lettarsi di bassi piati e di vili contumelie ;, si faccia sem- pre compagna alFurbauita ed al decoro.

104 APPENDICE

Vlagglo in Siria ed in Terra Santa, precediUo da al- cunc notlzie geografiche e d alcuul cenni sidle diverse leligioni che professano gli abitanti di quelle con- trade , col piaiil dell antica e nuova Qerusalemme e colla pianta del gran tempio del Santo Sepolcro , di Giovanni Failoni Veronese. Verona, i833, Ci- sesti, in 8.°, di pag. xii e 143.

I nomi di Siria e Terra Santa destar sogliono nell' animo noslro si devoti, si cari sentimenti, che ben accetti riesconci sempre i libri che ne parlano , comeche quesd contenere non jjossano si facihnente cose nuove , ne tuttl appajano dettati con eleganza od accuratezza di stile. Che anzi so- gUono essi spesse volte giugnere tanto piii gradevoli , qiianto diniostrano meno di quella che chiamasi pretensione di scri- vere , e fannosi a schiettamente presentare le impressioni che quel luoghi fecero suU' animo de' pii viaggiatori. Per- cio nel tonio Sy.", marzo i83o, pag. SyS, lodato abbiamo il viaggio del parroco Daldini anche per quel carattere d'in- genuita che in esso continuamente traspare. Non molto da quelle disslmile, ma dettato con meno incolto stile e il viaggio del signor Failoni, ch' egli ben con ragione intlto- lar voile a monsignor Crasser , vescovo degnissimo di Ve- rona. Questo viaggio ancora raccomandasi dunque da se stesso a tutti i buoni cattolici , ed a quegli specialmente che amano di conoscere lo stato in cui ora trovansi i luo- ghi dell'umana Redenzione. Pero non ci sofFermeremo col- r autore ne' varj distretti di Terra Santa da Ini visitati; perciocche non faremmo che ripetere le cose da noi nel- 1' anzidetto articolo ed in piii altri discorse. Aggiugnere bensi dobbiamo che non mancano d' interesse le notizle ch'egli ci da intorno alia geografia ed alle varie religioni della Siria;, ch' egli visito pure le rovine di Balbec, e che neir Appendice somministra utilissinii avvertimenti che gio- var potrebbero a tutti colore che intraprendere volessero il viaggio di Terra Santa. G.

PARTE ITALIANA. I 05

Dizionario geografico-slor'ico-statistico-coininerciale dc- gli Statl di S. M. il Re dl Sardegna , compilato per r.ura del professore Goffredo Casalis , dottore di belle lettere. Vol. i, fasclcolo i.° Torino, i833, presso G. Maspero librajo, Cassone , Marzorati e Vercel- lotti tipografi, di pog. 192 , in In Milano le associazioni si riccvono da Angela Mo/iti librajo nella contrada del Cappcllo.

Una corografia alfaljetica degli Stati Estensi era stata gia da qualche tempo abbozzata da certo signor Ricci , la quale benclie alquanto compendiosa , venne assai ben ricevuta dai suoi connazionali. Anche il sig. prof. Maironi da Ponte , mancato di recente ai vivi , aveva compilato , non senza molto studio, ua Dizionario Odeporico della pro- vincia di Bergamo ; altri avevano fatti parziali tentativi sulle provincie loro, o sui loro distretti ; uno in grande ne sta ora facendo il signor Rampoldi suUa corografia di tutta r Italia. ]Ma fra tutti questi lavori non possiamo trat- tenerci dal segnalare con lode questo Dizionario degli Statl di S. M. il Re di Sardegna del sig. prof. Casalis , come fatto su di un ottimo disegno, benche assai vasto, e come altamente commendevole per un accurato studio di esat- tezza , e portiamo opinione die mai non giugneremo ad avere una perfetta corografia dell' Italia , fincbe non si avranno per tutte le diverse provincie i materiali raccolti diligentemente e ben disposti, come A^eggousi in questo Dizionano.

Gia altre volte era stata tentata In Piemonte questa bella impresa. L' autore , o come modestamente egli s"" intitola , il compilatore , dopo di avere nella sua prefazione ricor- dati i nomi dei piu illustri arclieologi moderni die in Piemonte fiorirono , degli storici e cronisti anche anticlii e delle opere loro ( tra le quali per altro non si accenna la storia o cronaca del INIonferrato del Sangiorgio, die noi ve- deinmo manoscritta in molte biblioteche ), passa a nomi- nare il eel. Onorato Derossi, die pero si prefisse uno scopo troppo ristretto , e non tenne conto , crediamo noi , della Statistica , perche quella scienza non era ancora salita ad altissimo credito , come lo e ai nostri giorni ^ 1" abate Gian Luigi Grillet , che si limito alia Savoja ; e fa menzione di alcimi letterati Torinesi , che negli ultimi anni trascorsi

106 APPENDICE.

avevano divisato di scrivere la corografia generale di ogni regione apparteuente a quel reale dominio. Spiega egli quiiidi come si sia assunto ei solo questo faticoso iacarico^ spinto dalle istanze degli editor! della Biblioteca religiosa , da esso compilata, iacoragglato dairapprovazione del chia- rissimo bar. Manno , di cui piii volte abbiamo parlato con lode in cjxiesta Biblioteca ^ e fatto forte dall'assistenza vantaggiosa dei ministri , segretarj ed altri impiegati dei regj uffici, e dalla promessa cooperazione del cav. SouZ/, del prof. Gazzera , del sig. Cibrario , del cav. Datta , del- r aw. Costa, e di altre persone coltivatrici de' Jjuoni studj ; mentre le notizie relative alia Sardegna procurossi per mezzo del dott. cav. Bailie cagliaritano. O si parli in questo di- zionario di una cltta , di un borgo o di un villaggio , r autore ha posto ogni studio , percbe vi siano sufficiente- mente indicate le precipvie cose , che sono di ragione della storia e della statistica. Egli e anclie stato soUecito affin- che certi paesetti , non rilevanti che per la loro amena posizlone , fossero descritti in modo , che il leggitore po- tesse raffigurarseli a un di presso come li vedesse delineati. Ognuno ben vede die con queste ottime disposizioni egli non poteva non presentare nell' opera sua un eccellente modello all' imitazione di tutti i parziali eorograii presenti e futuri , e tale abljir.mo di fatto trovato il suo lavoro , almeno se giudicare o pronosticare si dee dal primo fasci- colo che abbiamo tra le mani.

Neir impossibilita in cui ci troveremmo di fare il sunto di un dizionario, ci limiteremo ad additare il metodo che si e osservato nei diversi articoli. Dei piii piccoli villaggi, come e quello di Abbadia presso Pinerolo , si acceniiano la dipendenza riguardo ai diversi ufHci o dicasteri , la si- tuazione geografica , gli stabilimenti di culto , anclie non piu esistenti , le chiese che vi si trovano , le vicende sto- riche , le distanze dai fiumi , dai torrenti e dalla citta piu vicina , le produzioni del suolo , la popolazione , e fino la costituzione fisica e 1' indole degli abitanti. Di altri villaggi , come , per esempio , di Abba-Santa nella Sarde- gna , si annunziano inoltre T elevazione sopra il livello del mare , la natura del clima , il numero delle case , le malattie domlnanti , le manifatture , gli stabilimenti comu- nali , anche di beneficenza , le feste piu solenni , la lon- gevita ordinaria , le consuetudini , anche superstiziose , e

PARTE ITALIANA. IO7

poscia in separate rulniclie si espongono i fattl riguardanti V agricoltura ^ la pastorizia, il selvaggiume, le acque , le aa- tichita e la condizione del coniune ( Neirai-ticolo Abondance leggemmo che nelle viciue nioiitagne trovasi certa sorta di tassi , ddnmati bhureaux , ma questo e il norne generico di tutti i tassi , adottato anche dai naturalisti francesi ). Di Acqui si descrivono minutamente i liagni , e si espongono le accurate analisi di quelle acque fatte dal prof. Mojoa , e le nuove sostanze in quelle scoperte dal dottor Cantii. Sono pure ben trattate ed illustrate le acque , le anticliita , la storia e le circostanze locali di Aix nella Savoja, e cosi pure le antichita, i monuraenti, e le vicende storiche della citta di Allja nel Monferrato. Di Alessandria si descrive da prima la provincia colla sua pianura , le sue colline , il suo clima , i suoi fiumi , torrenti e rivi, le sue strade , i suoi ponti, i suoi confini , i suoi prodotti; poi della citta si descrivono la posizione astronomica, gli stabilimenti po- litici e mvinicif)ali, gli edificj, le chiese, i palazzi, le ma- nifatture , i passeggi , i mercati , quindi si tratteggia dili- gentemente la storia. Vedremnio con piacere questi oggetti pill frequentemenle in diversi articoli registrati sotto le ri- spettive nibridie , il che comodo e piacevole riescirebbe alia maggior parte de' leggitori.

Questo metodo , die alsbiamo brevemente indicate , puo a nostro avviso presentare una sulliciente guarentigia per I'esecuzione lodevole e prolicua di tutta F opera , e la re- dazione conforme dei fascicoli successivi. Gia sappiamo che varj valentuomini degli Stati , ai quali e destinato questo Dizlonario, lo hanno accolto con favore , e hanno rimeri- tato il compilatore coi plii sinceri applausi. Udimmo ancora farsi qualche lagnanza per un consiglio o altro dicastero , annunziato come sussistente in una citta del Piemonte , mentre dicevasi cessato da lungo tempo dalle sue funzionii ma queste sono piccole mende, inevitabili in opere di que- sta natura, e che nel cor so dell'edizione inedesima possono facilmente correggersi.

Piuttosto , se si dovesse dar luogo a qualche censura , che pero punto non attenterebbe al merito intrinseco di questo lavoro , potrebbe alcuno trovar a ridire sulla so- verchia prollssita ed esuberanza di alcuni aiticoli , ne' quali potevano forse risparmiarsi certe minute particola- rita in essi riferite , tanto piii che gia aveva il Casalis

ro8 APPENDICE.

protestato dl valersi di una hrcvita non nociva alia sostanza e chiarezza di tutte le cose che aveva promesso di esporre , e forse era stato in qnalche parte trasciirato questo studio di brevita. Ma egli aveva gia preveduta questa obbiezione, e scusato erasi sul riflesso della solerte curiosita , cui ma- nifesta la storia , e dei molto estesi diritti , cut pretende la statistica , quando V una e I' altra discendono ad occuparsi di una sola citta , o di un solo villaggio. Noi gli meniamo buone queste ragioni , ma siamo tuttavia d' avviso , che senza danno dell' opera , potrebbe questa coll' omisslone di alcune particolarita meno importanti , massinie per cio che riguarda la storia e le consuetudini dei varj paesi , ridursi a mole alquanto minore, giacche con 142 pagine non ci troviamo che airarticolo, non ancora compiuto, di Alessandria.

Album Venitien accompagne de douze vues Ihhogra- phiees par W. Wild et E. Lassore. Venise, 1834, Charles Hopferer , editeur , in foglio per traverso.

Qne St'' Album ci da una bella testimonianza de'progressl che la premiata litografia Veneta, diretta da G. Flacliene- cker , va facendo. Le vedute ci sembrano nitide , chiare , aeree nel cielo e nel fondo , ben condotte in tutte le parti specialmente nella piii difficile , in quella cioe esprimente I'acqua. Undici di esse rappresentano prospettive di piazze, edificj e canali con vaghe vignette;, nell' altra sono effigiate con adatta composizione quattro donne portatrici d'acqua, siusta r uso di Venezia. G.

DelT origine delle leggi, delle arti e delle scienze e loro progressi presso gli antichi popoli ( di Antonio Ivone Goguet). Venezia, 1 833-34, dalla tipo- grafia di Paolo Lampato, in 12." Finora tre volu- metti, al prezzo ciascuno di austriache lire i. 5o.

Annunziamo ben di buon animo questa vaga edizionetta, perche risguarda un' opera utilissima e ad un tempo amena e dilettevole. II titolo di Origine delle leggi , ecc. bene le si spetta , perche le leggi , le arti e le scienze presso gli anticlii vi si vedono nascere e progredire ^ e la loro storia vi e claiarita col lume de' piu autorevoli documentl. Percio

PARTE 1T\LIANA. ICQ

ella ad onta anclie dei progress! che vanno ora facendosi dair crudizione e dall' archeologia , tiene un luogo distintis- ^imo tra le opere dl simile argomento, e tenere lo dee a preferenza di altre , che a' di nostrl pubblicate pur vennero sotto il inedesiiiio , ma qiianto ad esse , specioso titolo di Origini , di Scoperte , di Ricerche stonco—critiche-scicntifidie e simili. L' opera poi del Goguet e d' indole si fatta , che lungi dair annojare per la gravita de' soggetti o per indi- gesta alFastellata erndizione , riesce istruttiva e gradevole anche a' giovinetti, siccome ci venne dall'esperienza dimo- strato. Percio essere non dovrehhero giammai soverchie le edizioni che di essa potrehbersi fare. G.

S C I E N Z E.

Epistola di S. Girolamo a Nepoziano intorno la vita

dei preti , volgarizzata dall' abate Giuseppe Onorio

Marzuttini. Padova., 1884, tipograjia Cresci- ni , in 4.°

II volgarizzatore di quest' epistola e quel medeslmo abate Marzuttini, del quale gia parlato abbiamo piii d'una volta e colle debite lodi (*) annunziando la Collezione delle opere del Padri ed ahri autori ecclesiastici della Chiesa Aquilejese , che da lui andavano pubblicandosi ad Udine con illustra- zioni e col testo a fronte. Ne e poi editore 1' abate Quirico Viviani , il quale prendere non poteva miglior occasione per divulgaria , quanto quella , in cui un novello giovane sacerdote accostasi per la prima volta all' altare per cele- brarvi I'oucaristico sacrificio. Clie a queste occasion! meglio d' assai clie i canori fugacissim! elogi, convengonsi eletti opuscoli sacri od ecclesiastici , o le eloquent! parole dei Padri della Chiesa. Pero nulla diremo del merito della versione: bensi a vantaggio ed istruzione de'candidati nel- J' ecclcsiastica carriera riferireino alcune sentenze tratte dair epistola del Santo Dottore , le quali ad ess! servir possono di norma e di canone intorno alia vita che do- vrehhero condurre.

" To pregherott! ( cosi S. Girolamo dice a Nepoziano), prcgherotti di non voler considerare Y ufficio del presbite- rato , come una specie dell' antica milizia ; voglio dire che

(*) T. Co, diceiubrc i83o, p. 3l4.

IIO APl'ENDICE.

tu non cerchl nella niilizia dl Cristo i guadagnl del secolo, che tu non sii plu ricco dl qnando cominciasti ad essere prete

» Come una peste sfuggi il prete negoziante , di povero fatto ricco e d' ignobile addivenuto glorioso

» Nel tuo albergo o non mai o quasi non mai pongano piede le donne . . . . nfe ti fidare sulla passata tua casti- ta . . . . Con pericolo ti serve colei, i! cui volto frequen- temente contempli .... Da solo a sola in segreto non t' assidere giammal , ma sempre abbi teco un qualche te- stimonio

» La gloria del vescovo conslste nel provvedere all'Ino- pia de' poverelli , e Tignominia de" sacerdotl nell' attendere alle proprie ricchezze

" Leggi frequentemente le Divine Scritture ; anzi la Sacra Lez.ione non esca mai dalle tue mani .... Le tne opere non vituperino le tue mani , affinche parlando tu nella cliiesa alcuno tacitamente non dica : Perche dunque non fai le cose che inculclii?

>> Predicando tu nella cliiesa , risuonino non le accla- mazioni del popolo , ma i suoi gemiti. Le lagrime deglL uditori sieno le tue lodi . . . . lo non ti voglio ne decla- matore , ne clarlone , ne verboso , ma istrutto de' mister] ed erudito de*" sacramenti del tuo Dio. E proprio degli ignorant! T affollar parole e destar nel volgo ammirazione di se coUa foga del dire

>i Fuggi ( nel vestire ) T eleganza del pari che la sordi- dezza , perche la prima sa di delicatezza e 1' alti'a di va- nagloria .... Ci ha di quelli che gettano qualche cosa ai poveri per poi riscuotere di piu, e per tal modo sotto r aspetto della limosina cercano essi le ricchezze , cio che si debb^appellare piuttosto cacciagione .... Meglio e che io non aliljia che dispensare, anziche sfacciatamente cliie- dere quanto bramo di riporre in borsa. Ma e poi anche una specie di presunzione il A'oler apparire piii caritate- vole che non e il vescovo di Cristo

>i Tu devi in oltre fuggire i conviti de'secolarl, e mas- sime di coloro che per gli onori vanno gonfi .... Guar- dati dal non lasciar mai traspirare in te 1' odore del vino , onde non abbi ad udire quel detto del lilosofo : Questo non e dare un bacio , rtia un porgere vino

» Bada bene di non procurarti gli applausi degli uomini e di non rivolgere in ofl'esa di Dio le acclamazioni del

I'ARTE ITA.LIANA. I I I

popolo .... Vuoi til sapere quali ornamenti piacciano al Signore? Fa di essere adorno della prudenza, della giusti-

zia , della teinperanza e della fortezza

I, Guardati ancora di non avere la lingua e gli occhi che ti pizzichino , cioe di non detrarre tu medesimo , ne di ascoltare gli altri qualora detraggono altrui .... Tien lungi la lingua dal dir male d' altrui , custodisci le tue parole " G.

Prediche ed orazioni sacre dell abate Serafino De- LucA, ecc. Milano, 1884, in 16.°, pag. rir-348, Silvestri , prezzo austr. lir. 3. 45, con ntratto del- V autore. '

Nella nostra citta, mentre il canonlco De-Luca decla- mava dal pulpito i suoi cp:iaresimali sermoni, il tipografo Silvestri annunzlava al pubblico la ristampa delle orazioni che qui accenniamo. Un avviso premesso all' edizione pub- hlicata dalla stamperia reale di Torino lo scorso anno i833, e po.sto dal Silvestri in fronte a questa edizione milanese, c'informa che in sulle prime fiirono raccolte per mezzo stenografico sei fra le appLiaditissirae prediche che F abate De-Luca diceva nel i8ao dal maggior pergarao di Torino, che queste fnrono poi date alle stampe , e che di nuovo furono prodoite iu luce colF anmento di altri dodici lavori del medesimo autore , consistenti parte in orazioni sacre altrove stampate, e parte in prediche inedite, le quali da lui furono concedute per privata lettui'a , ma poscia estese furono a tutto il pubblico pel piacere e per I' utilita che ne ridonda. Per tal modo gli amatori de' sacri ragionamenti dalla viva azione dell' oratore e dal subito giudlzio del- r udito potevano a tutto agio rivolgersi a meditare intorno r eloquenza del signer De-Luca nel siienzio delle loro pa- reti e nella calma de' loro affetti. Noi appunto perche il pubblico sentimento ci deljbe aver preceduto , ci asterremo dal fame positive parole. Temiamo pero che quel publilico sentimento non deblja essere uniformed perciocche un !eg- giadi-o stile , tempcraiissimo , parco di amplificazioni e di vibrate rettoriche figure , un blando insinuarsi nell" intel- letto e nel tuore , siiFatte qualita oratorie che furon poste a singolari prove da qualche recente predicatore fra noi , e che vcuncro in grado a moltissimi , soao qualita appunto

112 ArPENDlCE.

che ad altri molti disgradano , ai quali piace il clamore del pergamo e un labbro rotondo e sonoro ed esagerazione di concetti mista di lamenti intorno la sciagurata nostra eta , e improvviso slancio poetico e declamazione foreuse , antico retaggio , come essi aggiungono , della facondia greca e romana. Ma cio sia detto da noi in astratto , perocche , se neir una o neir altra maniera del perorare esiste qual- che radicale difetto , non ablnamo intendimento di riscon- trarlo poco o assai nel nostro autore , il quale in una sua Oinelia pastorale manifestamente appelia suo gran maestro Paolo Segneri , e merita la maggiore nostra estimazione per la carriera evangelica da tanti anni e con tanto onore sostenuta , dicendo egli di se medesirao : " E non son io quel desso che per due lustri e piii ho varie provincie evangelizzando trascorse ; che a piii cltta fiorentissime dai sacri rostri parlai ; e dalle mia labbra, gia monde col carbon delP altare , vidi peadere fm anco principi e re ? >/ Nella raccolta delle sacre orazioni del signor De— Luca c' incontriarao in due, che sono , per cosi dire, di un ar- gomento municipale : sono esse le due orazioni della Sin- done. Nella prima sembra che per iscopo principale 1' ora- tore siasi proposto F elogio di Giuseppe d'Arimatea ;, nella seguente la facondia di lul e tutta intesa a magniJicare il prezioso possedimento di tanta reliquia. Altro ragionamento forse noa comune nella nostra citta e T orazione al San- tissimo Cuor di Gesii. Per conoscere 1' aspetto che da il signor De-Luca a tale divozione , giova Ijen riflettere in- torno le parole colle quali esprime T assunto della sua orazione : " Non si propone gia no , egli dice , un soggetto solaraente ideale ed astratto , o vogliam dire metaforico soltanto , onde non possa e debba poi altro intendersi che il divino amore. Ma si piuttosto eel presenta , e piii vera- mente , la Chiesa siccoiiie un cuor vivo cui 1' anima in- forma, e cui la persona del Verbo ipostaticamente unite divinizza. » II dotto e pio marchese Ermes Visconti in al- cune sue Proserelle di recente stampate, la dove accenna la festa del Sacro Cuore di Gesii, mette la seguente nota: " Colla festivita del Sacro Cuore si propone all* adorazione dei fedeli Gesu Cristo stesso ; sotto a quel viscere , che altre volte la scienza risguardava come sede , e che pre- sentemente la consuetudine riconosce come simbolo del- rinefFabile di lui amore verso gli uomini. "

PARTE ITALIANA. I 1 3

Tmltato delle azioni, e deW eccezioni secondo i ptincipj delle leggi cu ill pel Regno delle due Sicilie , dl Fran- cesco Antonio Roberti , Avvocato generale presso la Corte Siiprema di Giusdzia in Napoli. Napoli, 1882, dalla tipografia Fernandes, torn. e 2"

Qaella parte della legislazione , che le azioni e 1' ecce- zioni riguarcla , non venne mai bene illustrata da tanti sposltori e conimentatori del dlritto. Clie anzi le loro contraddittorie e talvolta frivole opinioni han dato luogo a maggior disordine e confusione nella giurisprudenza. Tali cose vedendo il sig. Francescaiitonio Rolierti , chiaro per altre produzioni , si e proposto nell' opera che an- nunzianio, di torre sifFatta incertezza indicando norme piii sicnre. E pero valendosi molto della romana legislazione e del sentimento di valentuomini clie la commendarono , e da ultimo di cio che utilinente han giudicato i ti-ibu- nali , denouiina , defniisce e qnalifica le azioni, ne rlleva le difFerenze , ne stabilisce i principj regolatori , la natura e r oggetto per determinare in che d' accordo sieno colle attuali leggi delle due Sicilie. E d' ammirarsi in sifTatto lavoro , segnatamente tutto cio che riguarda le cosi dette azioni possessoriali; e non ultimi suoi pregi sono Tordine e la chiarezza con che le legali dottrine vi si veggono esposte.

Considerazioni sul basso prezzo deprodoui, c se possa questo rignardarsi come un indizio di prosperitd pubbhca , di Giuseppe Della Valle. Napoli , 1 832, tipografia Flautina, in 8.° pag. 59.

Non si comprende bene cio che dir volesse 1' autore riportando tante diverse opinioni degli scrittori di pub- blica economia su i prezzi. Non di meno si scorge aver egli inteso , che il basso prezzo talvolta sia dannoso , e tale altra indizio di prosperita. E giudicando delle cose di Napoli egli dice , che Tattuale ribasso di jJrezzo sia cagio- nato da ricchezza , ma sifFatta opinione ei non giustifica in verun modo ; poiche non mette a calcolo i prezzi delle cose tutte , ma bensi di poche , ed anzi tra queste dice , che deprezzamento hanno avuto gli olj ed i grani , che sono principali prodotti delle SiciUe. Egli aggiunge , che

Bibl. Ital T. LXXIV. 8

114 Al'PENDIGE.

tutti i nostri mali derivano dal sistema continentale adot- tato dal governo die resse il reame dal 1806 al 18 15; ma cade pol in contraddizione con se stesso quando un mo- mento dopo aggiugne, clie allora fu dato maggiore impulso al miglioramento dell' agricoltura , all' introduzione delle manifatture ; sicclie la popolazlone spiego attivita ed ener- gia oltre 1' usato. E d' altra parte per le leggi suU' ammi- nistrazione civile, per la miglior divisione della proprieta, e per la facilita de' passaggi si accrebbe la civilta. Ap- pena ei fa cenno del debito pubblico ; ma a noi pare , che sopra sifFatto argomento avrel^be dovuto un poco piu fer- marsi per iscorgere, clie necessarlamente qiiesto ha dovuto essere una delle gravi cagionl del deprezzamento de'prodottl e del ristagnamento a' capitali. In fatti il debito iscritto al cominciar del 1820 era in annui ducati 1,420,000, di pol sino al 1826 crebbe ad annui ducati 5,190,850; per lo che per pagarlo aumentaronsi oltremodo le contribuzioni, le quali da circa dlciannove milioni crebbero sino a ven- tisette in circa ( oltre le diverse contrattazioni di debito galleggiante ) , di anno in anno per ovviare al deficit tra la spesa e la rendita. Cio posto , non essendo le contri- buzioni in ragione dell' industria de' cittadini , perciocche questa non era in istato di sopportar tanto peso , ne se- guito invillmento di prezzi , ed inceppamento nella circo- lazione de' capitali. II quale inceppamento crebbe di piu , perche quasi tutti i capltalisti si diedero a fare delle spe- culazioni sulle rendite iscritte sul Gran Libro , che sono traflicbi improduttivi e rovinosi. Dal momento che V at- tuale Sovrano , cioe nel i83o, e asceso al trono, 1' indu- stria e miglior ata , ed ha fatto de'progressi oltre ogui cre- dere, ma certamente vi vorra ancora non poco tempo per ovviare a que' molti mali , che il debito pubblico e la cat- tiva amministrazione di circa anni dleci han cagionato.

Della miseria puhbllca, sue cause ed tndizj ; conside- razloni applicate alio stato attuale del regno interiore di Napoli, del Duca di Ventignano Napoli, dalla tipografia Flautina , pag. 61. Pare che in questa operetta T autore si proponesse sotto alti-a forma di risolvere la stessa quistione trattata neir opuscolo di Giuseppe Delia Valle sul basso prezzo de'

PARTE ITALIANA. Il5

])iodotti. Non j)arliamo de'prlncipj geiierali che in essa si stabiliscono :, poiclie quasi tutti sono tratti da opere cono- scinte di pubblica econoraia : avvertiamo solo , che noa sempre sostengono il proposito delT autore. Egli crede, clie diminiiita sia la niisei-ia nel regno di Napoli; ma di grazia sii qnali fatti stntistici si fonda, e con quali epoche fa il paragone , onde rilevarne , che ora siamo piu ricchi , op- pure meno poveri? . . . Per isventura il governo non mai lia formato una statistica delle nostre cose ; per lo die il paragone non puo farsi : e se tal paragone vorreljbe farsi, di troppo sarebbe necessario niettere a calcolo i prezzi delle cose tutte , il corso della moneta, i cambi , le con- tribuzioni , il credito pubblico, lo stiito della proprleta, il commercio esterno ed interno. Or di tutto cio pochissimo o niente 1' autore lia tenuto conto ; ed in breve egli crede aver risoluto il suo problema poggiandosi alia seguentl cose:

I." Clie lo state de'contribuenti della proprieta fondia- ria al 1820 era di 1,349,407 e al i83o di 1,395,864, che percio aumentato sia il numero de' proprletarj. Ora sifFatto calcolo nulla prova ; poiche per riscontrarvi au- niento di ricchezza sarebl^e stato necessario , che la pro- prieta dal 1820 al i83o fosse migUorata ed accresciuta di valore , il che altrimenti non avreblie potuto avvenlre, che crescendo di prezzo i prodotti. Ma se questi sono sca- pitati, si e egualmente diminuito il valore delle proprieta. Ne queste cose voglionsi dire in astratto , ma sono in vece di fatti permanenti , che i prezzi delle cose tutte presso di noi in ispezialita dal 1821 in poi sono diminuiti. Kau- mento di proprietarj , di cui parla T autore , non in altro consiste che in divisioni di proprieta , che per efFetto delle leggi civili si vanno tuttogiorno facendo. Perciocche tali leggi ammettendo la eguale successione tra coeredi suddi- vidono in tanti brani le proprieta. E pero sifFatta dlvisione non puo cagionare accrescinienti di ricchezza. Inoltre sa- rebbe stato necessario fare un calcolo , investigando se nel tempo istesso il numero della gente senza stato e senza averi fosse oppur no cresciuto; perciocche sopra mia massa di sei milioni di uomini val poco dire , che ne siano di- venuti piccioli proprietarj circa quarantamila , quando in proporzione non si conosce quali vicende abbia subito il rimanente.

Il6 APPENDICE.

2.* La popolazioue crescente dal 1828 al i833. Su c[uesto proposito liisogiia osservare , che non gia le cre- sciute i-iccliezze hanno prodotto questo aninento, ma bensi due particolari cagioni , Tuna che i giovani per esentarsi dalla militare coscrizione agevolmente si sono ammogliati , e si ammogliano ;, Taltra, clie la polizia del governo vinita a quella degli ecclesiastici dal 1821 sino al tempo in cui 11 Re attuale e asceso al trono non appena han visto che le persone potessero vivere , o vivessero in galante com- mercio , clie gU hanno obbligati a sposare. Di vantaggio mold impiegad del governo in questo tempo han preso moglie per esentarsi da perdita d'impiego, laddove si sa- pesse che casti non fossero. Inoltre molti matrimonj si eran fatti prima della rivoluzione del i8ao, quando di gran lunga migliore erano le condizioni del regno.

3." Numerario nel Banco delle Dne Sicilie. L' antore fa un paragone tra quello cVeravi nel 1801, nel 181 1, nel 182.1, nel i83i e nel i833 per dedurne conseguenza, che nel detto anno iB33 essendo maggiori i depositi di danaro cresciuta fosse la ricchezza.

Ma il maggior deposito di numerario metallico non pro- verebbe aumento di ricchezza, ma si bene ristagnamento. Non di meno anclie fallaci soud quei calcoli. II nostro banco e soltanto di deposito, e non di circolazione, quindi il piu o meno danaro che vi trov^a e in ragion diretta della fiducia. Cio posto, pochi esser doveano i depositi nel 1 80 1 quando nel 1799 ^' governo si avea ajjpropriati circa 28 milioni di ducati , che vi eran depositati da' cittadini. Nel 181 1 pure scarsi esser doveano i depositi, perche oltre di non ispirare molta fiducia il governo di quel tempo, eransi fatti tanti e si continitati cangiamenti nel banco, che il pubblico non sapea valersene , quando pur lo avesse voluto. Nel 1 82 1 finiva il governo rivoluzionario ed en- trava Tesercito austriaco 5 quindi non era tempo di depo- siti. Che se poi nel i833 sono cresciuti tali depositi e de- rivato , oltre della maggior fiducia che inspira T attuale governo , da che si sono stabilite sedici societa anonime , come banche di circolazione , le quali per istituzione ten- gono depositato II numerario loro in quel banco. E certa- mente tali societa, che con tanto favore si sono stabilite, faranno il bene del nostro paese ; ma hanno bisogno di qualche tempo per fermarsi stabilmente , onde utile ne

PARTE ITALIVNA. I I^

Venisse alT universale. Noii v' ha diibl)io che le nostre cose vanno al meglio, ma non vediamo fatti suflicienti onde rilevare die T attuale nostro stato sia miglioie di quello di qulndici anni addletro. E certamente airoccliio dell'eco- nomista piiljl)lico non isfnggiranno che dal 1821 sino al i83o le contribuzioni ed il dcbito pubblico sieno oltre- iiiodo cresciuti , clie i cambi in qiiesto tempo sieno stati a noi tutti sfavorevoli, e che della nioneta metallica parte usci dal regno senza rientrarvi, ed altra ristagno^ le quali cose sono indizio chiarissimo di minorazione , e non di anmento di riccliezza.

Delia condlzione economlca del regno di Napoli. Lettere delt avvocato Matteo de Augustinis. Napoli , 1 833, dalla tipografia Manzi, pag. 333.

L'ingenuo Candido , profittando di qualche lezione di maestro Pangloss , giudicava ch' egli fosse nel niiglior mondo , e che il piii eccellente castello di tal mondo fosse quello del Ijarone di Tunder-tentronckh. Cos! il De Augu- stinis neir opera che annunziamo ha creduto di vedere, che non solo nel regno di Napoli tutto va per lo meglio; ma che tutto sia nel migliore stato possibile paragonato alio stato degli altri popoli d'Europa. E per dirci queste cose ha stampate sedici lettere , che dice scritte ad un amlco , con pessimo stile e con barbara lingua. E singolare che egli si dia tanta pena per dimostrarci che prima del 1806 eravamo quasi selvaggi , e che ora abbiamo toccato la per- fezione. Possano i suoi desiderj verificarsi! In siffatta ope- retta molte notizie di fatto son false , ed altre fan prova contro di cio ch'egli si propone. E stata malissimo accolta dal pubblico.

Sulla decadenza delle ricchezze . e mezzi di rilevarle. Discorso di Vitaliano S abating. Napoli, i833, tipografia JMiranda , pag. 5 1 .

II titolo annunzia il valore dell' oj^eretta. L' autore si e proposto presso a poco quel che gia si propose Melchiorre Gioja nel problema : quail sono i mezzi piii spediti , piii fa- cili e piiL economici per alleviare V attuale miseria d'Europa. Per isventura egli non solo non aderapie al suo scopo, ma

Il8 ATPENDICE.

confonde in istrani modi principj dl legislazione e di pub- blica economia , e cade in inliniti errori , die non vale la pena di enuinerare.

Saggi milkari precipiiamente spettand alle fordficazioni. militari per Vincenzo degli Vberti ^ maggioje del genio. Palermo, i83o, presso Lorenzo Data, pag. 234.

Questa operetta quantunqne stampata nel i83o, si e 01a soltanto resa di pubblica raglone, e viene sommamente commendata da color o die di tali cose intendonsi.

niustrazione ed arialisi delle fond minerali di Ceneda , Memoria del professore Salvator M an dru zzato. Venezia, i833, dalla dp. Merlo, di pag. 72, i/i 8.°

Tre fonti d' acque minerali s' incontrano nelle vicinanze di Ceneda ; una salsa e solforosa , V altre non salse , ma solforose. Tra quest' ultime la piu povera di gas idrogeno solforato e da gran tempo , e non interrottamente , usata a beneficio dell' umana salute; va negletta in vece, quanto aUe mediche applicazioni , quella che e meglio di gas prov- veduta f, la salsa ebbe molto credlto un tempo , e nella cura delle dissenterie fu celebrata quanto quella del Tettuccio e piu di essa ; venne poi trascurata , ma adesso torno in queir onore die si giustamente le conviene. Bello e a sa- persi come in questi ultimi tempi la Deputazione comunale di Ceneda premurosamente si adf'jTA^sse a conservar pure le fonti di dette acque impiegate ad uso niedico , e ad ap- prestarle comodaniente e gratuitamente a chiunque volesse giovarsene; liberali provvedimenti egregiamente assecondati dal farmaclsta Sgalfaro , il quale tutto spontaneo si presta lahorioso , quasi come uffi,ziale saiiitario , alia custodia e pu- litezza delle due fonti , ne dispensa I' acque senza dispendio con ogni accuratezza di spedizione a chi gliene faccia richie- sta , e preferisce al lucro della sua officina il piacere di con- sigliare ope la stimi utile I'una 0 V altr' acqua.

A ricondurre in onore I'acqua salsa cenedese molto val- sero gli studj di cui nel 18 18 la fece soggetto il beneme- rito autore del Trattato dei bagni d'Ahano prof. Mandruz- zato, che ne diede materia ad una sua Memoria gia slu

VARTE ITALIANA. I if)

d'allora puhhlicata per le stampe. Di qnesta Memoria ora riprodotta insleiiie ad uii' altra dello stesso autore, la quale contiene ukeriori osservazioni ed illiistrazioni intonio alle acque luineiali di Ceueda , componsi il libro die aiiaun- ciamo , e da cui ne place raccogliere le notizie seguenti.

la una libbra medica dell' acqua salsa trovansi prossi- mamente di muriato di soda . . gi". 3 2

di calce . . . . 6

solfato di calce a 3y^

carbonato di calce .... 4 '/^

L' acque medicinali di Ceneda non sono termali, nia prov- vedute , come si fe detto , di gas idrogeno solforato. Non e per altro in esse molta la copia di questo gas e variabile secondo le stagloni (i); maggiore piu che in altro tempo nella state, ed in allora e aache piu del consueto in quel- r acque abbondaute un principio estrattivo mucilaginoso che ne fa parte. L' accp.\a salsa se venga scossa in un re- cipiente esala , dopo P odore d'ova fradice, un odor bitu- minoso (procedente a quanto sembra da lignite trovata ne' massi d" arenaria a traverso i quali feltra la sorgente), ed anche tal sostanza dimostra rendersi piu copiosa nella state che in altro tempo.

II prof. Mandruzzato termina con que' medici documenti che dimostrano I'elficacia saliitare delle acque cenedesi: noi addurrem le parole del sig. G. B. Fontebasso, medico con- dotto di Ceneda sua patria.

" L' acqua salsa e operoso catartlco : riordina lo stato e le funzioni dello stomaco e degl' intestini ; promuove le separazioni orinarie , massime nelle idropi di varia spe- cie (2); giova nel flusso emorroidale, nella scabbia, nella lebbra, nelle Impetigiui ed in alu'i morbi della pelle, pro- ceduti da scorbutica discrasia , e mostra una singolare ef- ficacia uelle eruzioni pruriginose , moderandone od estln- guendone il senso molesto.

(1) Poiche r autore dubbioso si uiostra circa il metodo di de- terminare con precisione il gas idrogeno solforato coutenuto nel- 1 acque minerali , ne sembra opportune d' avvertire che ottimi documenti circa V analisi di queste acque , e la misura del sud- detto gas, trovar si possono in un opera recentemente pubbiicata dj| sig. d'Anglada intorno alle acque minerali del dipai-timento de' Pirenei orientali.

(2) II dott. Ciotti di Conegliano dice mirabile T acqua cenedesc nella cuia delle iscurie e discurie.

J 20 A P I' E N D I G E.

» Le acque solforose non salse furono rlconosciute pro- ficue nelle deljolezze intestinali , nelle cachessie di varie specie, nelle concrezioni biliari e renali, noa che pei cal- coli discesl in vescica , e nelle idropi saccate ecc. Manife- staiono pol mi grado distinto di attivita, prese neU'oppor- tuna stagione , e per lungo tratto di tempo, ne' morbi che attaccano particolarmente i poteri assimilativl , ed in ogni maniera di aiFezioni cutanee, massime sotto forma di ba- ffiil universali. » B.

AnnolazLoni agli elementi di meccnnica e d idraulica del professore Giuseppe Venturoli fatte dal profes- sore Antonio Bordoni. Seconda edizione con ag- giunte. Milano , i8SS, presso Paolo Emilio Giusti.

Sarebbe opera inutile T esporre 1" analisi di questo libro piccolo in mole ma di grande importanza , dacche non vi ha certamente alcuno fra i coltivatori della matematica sublime , il quale non lo conosca per la su.a prima edi- zione e non abbia gia con questa ammirato i pregevoli metodl di calcolo che ad ogni passo vi si riscontrano. Lo scopo di quest' operetta fu di presentare, seguendo i me- todi lagrangiani, le diraostrazioni dipendenti dal calcolo sublime di quelle proposizioni che formano parte essen- ziale degli elementi di meccanica e d'' idraulica ; ed a con- seguire T intento scelse il chiarissimo professore Bordoni gli elementi di queste scienze pubblicati dal celebre Ven- turoli nella nostra citta con una terza edizione. Per tal maniera mentre il professor Bordoni rese un distinto ser- viglo alia scienza inostrando col fatto facile anche nelle applicazioni il maneggio del nuovo sistema di calcolo, e dirigendo V uso di questo ad ottenere nelle dimostrazioni ii debito rigore di ragionamenti , e la corrispondente chia- rezza , provvide altresl alia migliore istruzione de'giovani, che trovarono uniformita di metodo ne' diversi rami di studio cui debbono applicarsi jjer la carriera d' ingegnere.

Nella seconda edizione furono non solo conservati tutti questi pregi , che nella parte gia edita non difFerisce dalla prima se non per piccoli cangiamenti , ma vennero ben anche accresciuti per varie aggiunte che T esimio autore credette di fare al suo lavoro.

PARTE ITALIANA. 12 1

Tali aggiunte sono divise in due parti: nella prima, oltre alcune proposizioni fondamentali clie possono riguardarsi di un uso continuo nella mateinatica applicata , si espon- gono con generalita assai maggiore le soluzioni di alcuni problemi gia trattati dal chiarissimo Venturoli ; nella se- conda si contempla 1' equilibrio astratto delle volte.

Riguardo alle aggiunte contenute nella prima parte, seb- bene non sia nostro intendimento di dar ragione ditutte, ne tanto meno de' metodi adoperati , non ci jDossiamo pero dispensare dalP accennare le cose principal! die vi si com- prendono. Tra queste debbonsi senza dubbio annoverare le prime tre proposizioni , delle quali ecco la terza : la Q {x, J, z) sia una quantita corrispondente a quel ptinto di un corpo, la posizione del quale dipende dalle coordi- nate X, J, z; F (x, y, z) esprima il volume di quella por- zione del corpo stesso , la quale corrisponde alle stesse coordinate x, j, z, ed F {x, y, z) rappresenti il complesso delle quantita Q corrispondenti ai punti di questa raede- sima porzione del corpo ; si avra

purche le primitive si estendano opportunamente. Le due proposizioni precedenti sono analogbe , ma relative ad una linea o ad una superficie. Chi e pratico del modo d' ap- plicazione del calcolo lagrangiano vedra con piacere sifiFatte generalizzazioni ; jDossono esse infatti dar luogo ad abbre- viazioni di discorso tali die anche per la materiale lun- ghezza le dimostrazioni date coi metodi di Leibnitz non siano preferibili alle corrispondenti esposte con quelli di Lagrange.

La seconda delle aggiunte formanti qxiesta prima parte, e d''interesse assai maggiore trattandosi delle condizioni d' equilibrio d' una volta avente la superficie interna qual- sivoglia. Trovate per questo problema colla solita mae- stria le ecjuazioni general! , vengon esse applicate a casi particolari , e con ogni facilita se ne ricavan tanto quelle corrispondenti al caso che la superficie interna della volta sia di rotazione, quanto quelle relative all" essere cilindrica r anzidetta superficie. Queste due applicazioni sono pero ancora tanto generali da poter essere considerate come

laa A P P E N D I C K.

caso particolai-e della prima qnanto dal chiai-isshno nostro autore erasi esposto nell' aiinotazione al § 170 degli ele- ment! del signer Venturoli , intorno all' equilibrio delle volte aventi la loro saperficie interna di rotazione , e da poter riguardarsi come caso partlcolare della seconda la condi- zione d' ecpiilibrio trov^ata per le Volte cllindriche dal Bos- sut« e dimostrata dal Brunacci coi principj delle derivate. Tacendo qui di alcune altre proposizioni clie attenta- mente meditate possono fornire sommi vantaggi alia pra- tica, non terminererao pero di parlare intorno a questa prima parte di aggiunte senza far notare la mirabile sem- plicita di ngionamenti con cui vien trovata dall' esimio autore la cosi detta equazione di continuita per una massa fluida in moto. E cio che ancora maggiormente sorprende si e che il metodo usato a stabilire la predetta equazione di dinamica, sebbene oltre ad ogni dire semplicissimo, valga pure a dimostrare la celebre equazione relativa alia teorica del calorico.

La seconda parte di aggiunte verte, come abbiara detto, suH'equilibrio astratto delle volte. Essa e intitolata Memoria seconda per cio che questo lavoro del professore Bordoni forma vui seguito d" altra Memoria risguardante il mede- simo argomento , ed inserita nel tomo 19.° della Societa italiana. Laddove pero in quest' ultima erano le volte con- siderate siccome composte di cunei difFerenziali e normali alle superficie interne delle volte medesime , nella IMemoria aggiunta alle annotazioni di cui parliamo sono esse riguar- date come composte di corpi aventi dimensioni finite , e disposti fra loro in modo analogo a quello in cui lo sono i cunei delle volte ordlnarie. L'argomento trattato in que- sta Memoria e per se tanto interessante , che non vi sara certamente ingegnere il quale tralasci di farlo oggetto dei suoi studj , e la meditazione di questo lavoro gli fara di leggieri conoscere di quanto grande vantaggio possa riescire nelle pratiche applicazioni il calcolo delle difFerenze finite. A questo proposilo ci permetteremo una riflessione , che tornera, noi sperlamo, a profitto de'nostri prediletti studj, ed e che lusingasi iiivano di applicare con esito felice il calcolo a question! di pratica chi non sia ben fondato nelle dottrine d' analisi. Qualora di questa scienza non co- noscansi che gli elementi , sara impossibile di considerare un problema di meccanica con tutte quelle circostanze

PARTE ITALIANA. 123

che si verificano in natura. Sara d'uopo in tal caso per risolverlo ili formar delle ipotesi , la cui sussistenza e per lo meno duhljiosa , di trascurare il calcolo di quantlta , r influenza delle quali non e ben nota , ed in sonima di travisare tahnente il problema , che non e poi da stupirsi se la pratica non seuipre corrisponda ai risultamenti del calcolo, e talvolta riesca anzl loro contraria. Questa rifles- sione ci nacqne spontanea neir amniirare con qual fran- chezza il professore Bordoni proceda nella soluzione del problema sulF equilibrio delle voile , e con quale perspi- cacia d' ingegno sappia tradurre in linguagglo analitico le circostanze tutte influenti suU' anzldetto equllijjrio, ritenuta sempre la disposizione de"" cunei quale eft'ettivaniente si adotta nelFatto pratico. Ne la nostra osservazione e nuova; il celebre matematico Gregorio Fontana aveva gia detto esser cosa assai rimarchevole die anche in niolti oggetti comuni e triviali di economia domestica , qualora si voglia stare a certa precisione e rigore , non si possa far a meno di ricorrere all' analisi sublime , la quale pare altronde riser- vata alle sole sublimi speculazioni ed agli oggetti piii ele- vati e piu rimoti dagli usi ordinarj della vita. Valga questa digressione ad animare nello studio del calcolo i giovani che sono per dedicarsi alia carriera d' ingegnere , la quale sara per essi luminosa e profittevole alia socleta se avranno fatto nelle loro menti tesoro di cognizioni analitlche , co- sicche all'uopo possano trattare le questioni quali ad essi son presentate , senza doverle adattare agli scarsi niezzl di cui si trovan forniti per poterle risolvere.

Non finiremo quest' articolo senza tributare la dovuta lode al tipografo per la nitida edizione che ci ha oft'erto anche in quest' occasione. Ad onta della grave difficolta di esporre con chiarezza e bell' ordine in uno spazio rlstretto lunghe formole analitlche , 1' edizione riesci della maggiore eleganza e tale che certamente non ci restano da invidiare le edizioni parigine di questo genera. La perizia del tipo- grafo in questa maniera di stampa era gia nota per le niolte opere di matematica pubblicatesi co' suoi tipi ; noi pero non abliiamo voluto trascurare questa circostanza per fame speciale onorevole menzione , nientre e nostro pro- jionunento , che adempianio con vera soddisfazione e com- piacenza , di tributare encomj a quanto ci si presents di veramente lodevole. V.

124 APPENDICE.

La scienza degV ingegneri nella direzione delle opere di foitlficazione e d' architettura civile di Belidor con note del signor Navier. Veisione italiaua di Luigi Masieri dottore in fisica e matematica. Vol. della Scelta hiblioteca dell ingegnere civile. Fasc. 4. 3IiIano , Trufli e camp, contrada del Cap- puccio n.° 5433, e presso A. Monti libra jo in contr. del Cappello. Prezzo d ogni fascicolo lire 3. 5o.

Al principio del secolo decorso Belidor espertissimo in- gegnere (*) , di nazione spagnuola al servizio militare di Francia, acquisto fama europea coUa pubblicazione delle importantissime ed estesissime opere ch'egli detto sulla scienza dell' ingegnere e suU' architettura idraulica. Que- st'uomo celebre, versato nelle teorie fisico-matematiche non a grande profondita ma al di la del mediocre, contribui piii di chiunque a promovere I'immediata applicazione delle scientificbe dottrine ai varj generi d' architettura ed alia costruzione delle macchine. A quell' epoca , una serie piu o meno numerosa di regole empiriclie, derivate da servile imitazione anziche da dottrinali discussioni formava il cor- redo del numero maggiore d' ingegneri , come pur tropjjo avviene ancora oggidi d' alcuni : egli , con vigoroso razio- cinio e coU' esempio cerco di scuoterli , ed addito loro r utilita die ritrarrebbero , rischiarando coUa fiaccola della teoria il sentiere troppo incerto della semplice pratica. Inu- tili non furono i suoi tentativi ed uno scelto stuolo d' inge- gneri scienziati s' incaramino sulle sue pedate e progredi no- tabilmente al di la del limite a cui giunto egli era; Perronet, Coulomb, Decessart, Gauthey, Betancourt, Prony, Ron- delet 5 Girard , Dupin , Navier , Coriolis e molti altri pro- citrarono a vicenda di togliere la linea di sepai-azione che divide la teorica dalla pratica , e se ancora non consegui- rono pienamente questo intento , almeno arricchirono la scienza e 1' arte di belle ed utilissime indagini per cui la meccanica pratica e la parte tecnica dell' architettura fecero

(*) Belidor nacque in Catalogna nel 1 698 e nioii a Parigi il giorno 8 settembre 176 1; fu generale di brigata neirarmata frau- cese, ispettore generale dell' arsenale , ed ispettore delle miniere di Francia, d' Inghilterra e di Prussia.

PAKTE 1TALIA.NA. 125

degl' inopinati sorprendenti avanzamenti. I milanesl coni- pilatori della Scelta biblioteca dell' ingegnere civile afline di coadjuvare airindicato risultamento , vanno appunto riproducendo nella italiana favella le opere piii lodate de- gli soprannominati e di altri accreditati autori, cercaado d"" ampliarne l" utilita col combinar accuratezza nell' esegui- inento e moderazione ne' prezzi. L' opera del Belidor che ora pul)blicano sara distribuita in nove fiiscicoli con 64 tavole incise all' acqua tinta dal signor Lanzani sotto la direzione dell' architetto signor Giulio Alvisetti. La spesa deir opera intiera non importera complessivamente piii di lire 3 1. 5o, dove I'edizione parigina costa lire 5i.

Gli editori con savio accorgimento hanno separate il testo del Belidor dalle annotazioni di Navier, in tal modo che le ultime possono costituire un volume distinto ven- dibile anclie separatamente.

L' opera del Belidor e divisa in sei libri, ciascun dei quali contempla un oggetto speciale , il primo, cioe, la spinta de' terrapieni e la costruzione dei muri di rivesti- mento; il secondo la spinta delle volte e la determina- zione della grossezza de' loro piedritti ; il terzo tratta dei materlali di costruzione, delle loro proprieta, e del modo di porli in opera f, il quarto della costruzione degli edificj mllitari e civil! ; il quinto della decorazione degli edificj e specialmente degli ordini d' architettura ; il sesto ed ul- timo delle stinie delle opere di costruzione e d' architet- tura civile. Quest' opera e ricca d' interessanti e prege- voli nozioni pratiche, ma contiene non poche mende nella parte teorica. Vi si scorge molta chiarezza , ma questa non di raro degenera in soverchia prolissita. Lo sviluppo delle materie manca spesso di concatenazione , e di quel nietodico andamento che sempre jjrogredisce dalle cose cognite alle ignote. Le pregevolissime annotazioni di Na- vier rijjarano in gran parte a questi difetti, i quali ma- nifestandosi specialmente ne' quattro primi libri a questi soltanto si atlenne. In quelle che al primo e secondo si riferiscono il dotto comentatore dimostro I'insussistenza delle ipotcsi da Belidor adottate per stabilire tanto la teo- rica della spinta de' terrapieni , quanto quella delle volte, talmcnte che tutto quello che in essi e csposto e dedotto considerare si dee come originariamente erroneo , ed in conseguenza inutile e da rifiutarsi. Navier ha sostituito si

ia6 APPENDICE.

a r una die all' altra nuove dottrine appoggiate alle piu accurate e recenti indagini ; nello svelare pero le imper- fezioni delle teoriclie di Belidor non trascuro di presentare que' motivi clie plausibilmente discolpar le possono e nel tempo istesso rende avvertitl di non ahljracciare con so- verchia predilezione quelle che subentrarono di poi. " E >/ da uotarsi , cosi egli si esprime a questo riguardo, che » air epoca in cui la scienza degl' ingegneri comparve , i >; costruttori guidati per lo piu da vina pratica cieca, e » digiuni la maggior parte di niatematiclie cognizioni non " prestavano di leggieri fede ai principj forniti da queste » scienze per le arti di costruzione. Bisognava adunque " per dar qualche credito alle teoriclie che gli uomini » istrntti volevano stabilire , presentarle senza dubbiezza , »> e togliere piu che fosse possibile quelle che nascono » dair impossibilita di rappresentare esattaniente le fisiche » circostanze per mezzo del calcolo. Ma lo studio delle >i matematiche e tanto esteso oggidi ed e tanto perfezio- >> nata la loro applicazione alia tisica , che e divenuto al- >/ r incontro necessario di prevenire 1 costruttori contro le » conseguenze d' una troppo cieca fiducia nei risultamenti )/ ai quali esse conducono. La quistione poi della spinta » delle terre in particolare , benclie la sua analisi possa » tenersi esatta attualmente , non e quanto alia pratica " delle costruzioni piu rischiarata di quel che lo fosse ai !> tempi di Belidor. >>

Le ricerche di Coulomb, e quelle di Prony sulla spinta delle terre servirono di guida a Navier nella sposizione della teorica di cui si tratta , non avendo inoltre omesso di accennare le osservazioni pratiche e sperimentali che da altri furono fatte.

La teorica delle volte fu in un'' altra nota piu arapiamente esposta attenendosi al metodo di Gauthey il quale conduce ai medesimi risultamenti che si ottengono con quello di Coulomb per altra via. In primo luogo colla scorta delle osservazioni discute i varj modi di rottura che si ravvi- sano nelle volte mancanti di robustezza in alcune loro parti essenziali f, poi insegna a determinare la posizione delle linee di rottura , tanto nel caso in cui i piedritti possono rovesciarsi , quanto nel caso in cui le parti infe- riori scorrono sui jiiedritti ; nei due indicati casi da le formole per calcolare la gvossezza de'' piedritti , e per

PARTE IT A LIANA. 12."^

determinare la massima e la minima grossezza della volia. Ricerca piu-e come conoscere si puo se una data volta puo supportare o no uu dnto peso ripartlto o su tutta la volta o soltanto alia somniita oppure in altre posizioni; e iinalniente quando consiste in un fluido. Passa poi a considerare come, data la cm-va interna d' una volta, deter- minare se ne possa 1' esterna ; e come , data una volta , determinasi il valore delle pressioni sopportate dai cunei nelle sue diverse j^arti. Siccome importa di conoscere la pressione prodotta da una data volta sopra la centina nei diversi tempi della costruzione , egli se ne occupo preva- lendosi di quanto scrisse Perronet su questo argomento. Per ultimo parla delle circostanze lisiclie che si manifestano nella costruzione delle volte. Tutti questl argomenti sono trattati dall' illustre comentatore coll' esatto criterio e suc- cosa brevita che ritrovansi nelle altre pregiate sue opere. Le annotazioni ai due priml libri di Belidor non solo ne emendano le imperfezioni , ma li rendono quasi inutili , cosicche senza inconveiiiente togliere si potrebbero. Da cio nasce il duljbio , se gli editori della Biljlioteca scclta del- r ingegnere , in vista di diminulrne possibilmente la mole senza nulla togliere all' intrinseco suo valore, avessero do- vuto oiuettere que' due libri difettosi , in vece di riprodurre come fecero il testo genuino ? A parer nostro cio poteasi fare senza grave danno , e togliere pure 11 quinto llbro che parla della parte decorativa , poiche , sebbene non isprcgevole , reggere non puo a fronte delle classiche opere italiane che di tale argomento maestrevolmente trattarono; cosi 11 terzo, quarto e sesto libro di Belidor insieme colic annotazioni di Navler ( escluse quelle poche clie sono di sempllce confutazlone ai due priml libri ) avreb- bero olFerto un interessante e poco voluminoso complesso degno delle medltazionl de' glovani ingegneri.

Questo nostro pensaraento non piii applicablle alia Scienza dell' ingegnere di Belidor, lo sarebbe all'altra celebre sua opera intitolata Architettura idraulica , 11 cui prlmo volume fu egregiamente comentato dallo stesso Navier, qualora gli editori , come pensiamo , introdurre lo volessero nella loro Biblioteca scelta dclV ingegnere civile. I comenti di Na- vier insieme raccolti formerebbero un trattato succoso di meccanica e d' idraulica ove la teorica di quelle scienze e esposta con non minor precisione che brevita ed e

128 APP. PARTE ITALIANA.

frammista dJ belle ricerche appartenenti al comentatore nie- desimo. II testo poi di Belidor, purgato dalle erronee teorie non clie da moke particolarita di poco conto e reso meno prolisso , somminlstrerebbe una serie preziosa di utlli det- tami pratici ; tolta T esulierante mole , il libro riescirebbe piu accetto agli studiosi , e la notabile diminuzione del costo lo renderebbe di piu facile sraercio.

VARIETA.

Cronaca delle scienze , lettere , arti , istrazione e pubblica economia in Italia.

GRANDUCATO DI TOSCANA.

Siena 7 rnaggio 1834. Nel Chiaati ove sono varie sor- genti d' acque minerali zolfuree sono state scoperte due mi- niere di zolfo, una airAjola, e T altra a Vagliaglia. La prima fu messa in plena attivita , sono circa due mesi : gli strati di questa miniera sono cosi ricchi , cbe otten- gonsi da' fabbricatori libbre aooo di zolfo il giorno^ Taltra e soltanto scoperta , ma non e per ancbe in attivita. Sono distant! da Siena al levante della citta circa 1 2 miglia.

Giuseppe Giulj.

REGNO LOMBARDO-VENETO.

MiLANO. Iscnzioni per le strade della Spliiga , dello Stelvio e del Lario. Ai prestantissimi signori Direttori della Bi- hlioteca Italiana. Ne eccitaste, cblarissimi Direttori, a som- ministrarvi alcuna cosa per la Cronaca del vostro pregiato Giornale : ed eccoci , quasi diremmo , venuta la palla al balzo per oiferirvi un frutto del vostro stesso terreno, vo- gliara dire le iscrizioni storiche espressamente ordinate da S. M. I. e R. onde perpetnare Taprimento delle nuove gran- diose strade di Lombardia. E sebbene la modestia dell'au- tore da cui compilate furono quelle iscrizioni gia ci vieti di nominarlo , ci crediam lecito almeno di esser soUeciti

V A R I E T A . 129

a pubblicarle, trattandosi di cose die onorano pur senipre il nostro suolo ed i nostri uomini, onore che con nuovo insigne esempio mostra di aver tanto a cuore anclie la stessa M. S., la quale si e degnata di prescrivere die le iscrizioni da apporsi alle mentovate strade dovessero por- tare " il nome dei Magistrati che ebbero I'incarico di man- dare ad eiretto le Sovrane ordinazioni , degl' Ingegneri che ne lianno iinniaginato il progetto , ed anche di chi ebbe il merito della loro materiale esecuzione. >>

Or bene , poiche a noi e toccato di vedere fra i priini quelle iscrizioni , approvate dall' ottimo nostro Vicere , il quale degnossi di dare gli ordini accio colla massinia sol- lecitudine scolpite venissero in granito e poste al luogo loro destinato , qui le trascriviamo aggiugnendo alcune delle di- verse illustrazioni di cui voile P autore corredarle. Qtianto al sito dove sorgeranno fra breve, esso fu scelto in niodo che pel complesso delle circostanze jjotesse da solo fermare tutta r attenzione dell' osservatore. Infatti la jjrima , cioe quella destinata per la strada della Spluga , debb' essere collocata di fronte in uno scoglio d^imponente uiole, inter- medio ai ripetuti ravvolgimenti che fa la strada nel luogo denominato lo Stozzo, ove il terreno per la riflessibile er- tezza e per la spaventosa sua decomjDosizlone pareva riliu- tarsi a sorreggere qualunque lavoro. La seconda lungo la strada dello Stelvio verra apposta di fianco all' ingresso della priuia galleria delta dei Bagni , e precisamente suUa destra salendo da Bormio tra il gran ponte che ivi attra- versa ampio e profondo burrone e la galleria suddetta. Ivi scorgesi il primo difficile lavoro, di eifetto singolare e stu- pendo, che ben mostra al passeggiero come per la riuscita di quest' opera siansi sjirezzati i magglori ostacoli. La terza finalmente, destinata per la strada che da Lecco conduce a Colico lungliesso la sponda orientale del Lario, sara posta fra le due prime gallerie denominate del Sasso d' Olcio , mediante le quali la strada si apre 1' adito attraverso al- r erta e nuda rupe che dal fondo del lago si erge lino al sommo della montagna.

L ben a ragione erano queste tre strade da considerarsi separatamente: poiche oltre di esserne diver sissime le cir- costanze e quindi diversi anche i provvedimenti ed i me- todi d' esecuzione , quella dello Stelvio per la piu breve direzione e per luia via non mai tentata congiugne la

Bibl. Ital. T. LX:X1V. o

l3o V A R I E T A*.

Lombardla coUe altre provlncie dell'Impero^ la seconda mette i paesi nostri in comunicazione coUa Svizzera e cogli altri Stati Germanici ; e la terza , cioe quella del lago , e quasi ranello che le allre due congiunge trasportaudo il viandante per mezzo a sempre nuove ed incantevoli scene fin nel cuore delle nostre planure e nella stessa capitale. Ma ecco le iscrizioni :

Strada della Spluga.

Franciscvs . I . Imperator . Et . Bex V'lam . A . Clavenna . Ad . Rhenvm . Vsqve

c) Per . Tarvesedi . Ivga Commeantivm . Et . Advenarvm . Commodo

b) Aperiri . Mvnificentia . Sva . Indvlsit

Rainerio . Archid . Langobardiae . Et . Venetiar . Prorege

Ivlio . Strassoldi . Com . Praesidi . Rei . Gervndae

Gcwdentio . De . Pagave . Eqv . Leopold . Cvrante . Provinciam

Incho .A.M. DCCCX . VIII . Ant . Cossoni . March .Eqv.C.F.

Absol .A.M. DCCC . XXI . Avgvstino . Masetti

Opervm . Pvblicorvm . Praefectis

Car . Donegani . Architectvs . Perfecit los . Porro . Sirvs . Leva . Arch . Adivvervnt

Strada dello Stelvio.

Avctoritate . Et . Providentia Imp . Caes . Francisci . I . Avstr . P . F . A . Via . A . Bvrmio . Ad . Athesim . g) Per . Bravlii . Ivga

d) Vehicvlari . Transitu . Omnivm . Excelsissimo Incepta .A.M. DCCC . XX . Dicata . Est . A . M . DCCC . XXV

e) Rainerio . Archid . Vice . Sacra

Ivlio . Strassoldi . Com . Praeside . Rebvs . Gervndis

Gavderdio . De . Pagave . Eqv Leopold . Provinciae . Cvratore

Avgvstino . Masetti . Praefecto . Opervm . Pvblicorvm

Carolvs . Donegani Architectvs

Adivvantibus . Francisco . De . Dominicis . losepho . Porro . Arch .

Perficivndam . Cvravit

a) Nelle antichc geografie pare che alln parola Spluga corrisponda Tar- vesvdum , Tarvaeda ed anche TarveseJus. Cosi nell' Itincrario d'Antonino,

T A R I E T A*. l3l

Strada da Lecco a Colico lungo il lago.

Franciscvs . I . Caesar . Avgvstvs o.A.M. DCcc . XXIV Per . Excisas . Rvpes ■^'""l .a.m. dccc . xxxi

lio . Strassoldi . Com . A . LeVCO . Ad . Svmmvm . LaCVm Francisco . De . Harcig. Com .

aeiide . Rei . Gervndae Vlam . Apervit Insvbriam . Gfliernante

Et . Mediolanensem . Clavennensi

Bvmiianaeqve . Ivnxit

Rainerio . Archid . Sacras . Eivs . Vices . Agente

Firmo . Tertio . Eqv . C . F . Provinciae . Cvratore

Avgvstino . Masetti . Praef . Viarvm

Per . Architectvm . Carolvm . Donegani

Siro Leva . Arch . Praeposito . Operi . Conficwndo

Forse taluno potrebbe desiderare che in quest' occasione si aggiungesse per noi qualcbe cenno intorno alle strade , che ben meritarono P onore di queste iscrizloni. Ma se noi

eosi nel Cinverio , nella Gallia Cisalpina dell' Ornio , e nella tavola dell' Italia antica pubblicata dal Muratori ( Berum Italicar. Scriptores , t. 1 ). Veggasi anche il Simlcro Valltsiae et Alpium Hescriptio , p. 267.

i) Munifcenlia . Sva . Que.-ta strada fu tutta eseguita a spese dell' I. R. erario e da' mede>imi lombardi ingegneri anche nel tronco die pel territoiio de' Gri^ioni mettc sino al Reno.

c) Per . Brailii . Tfga , Nell' impossibjiita di trovare una dizione latina cbe corri>poiida all' italiana giogo delta Steh'io , si e crediito bene d' iiidi- care il monte Braulio , tra' cui gioglit trovasi anche quello modernaraente detto dello Stelvio. Cosi con un'idea piii grande e piii couvenientc" all'epi- prafe storica si e indicata tutta la massa di que' gioghi alpioi. II Eraulio trOTasi nominato anche nelle antiche geografie.

d) Nelle ijcrizioni storiche , giusta i niodelli dell'epigrafi romane, accen- nare non debbonsi Je cose che da se cadono sotto gli occhi : non di nieno se ci avea qualche insigne circo^tanza non co-i facilmente da tutti cone- s' luta , que.-ta veniva indicata nell' epigrafe; Turn autem potiaimum ( cosi il Morcell) in antiquis irscriptionibus opera publica nominibus designabuntur stus f qvum ea titnlum. legenti non omnia coram observabuntur , e ne reca ad escmpio una bella lapide sussiftente a Kieti.

Tutte queste circostanze concorrono per 1' epigrafe che porre si vo- leva sul!a strada dello Stelvio. Perciocche non a tutti i passeggieri c noto essere q\ie;ta la piu alta , la piu ardiraentosa strada carreffgiabilc che finora coitrutta siasi nel moudo. II passaggio dello Stelvio e a 2814 metri dal li- vello del mare.

e) Anche nelle antiche iscrizioni storiche trovansi talvolta indicati piu nomi non solo de' magistrati sotto de' quali fu e-eguita 1' opera , tna ancora degh artefiri che la condussero o che in e^sa cooperarono. Talvolta I' iicri- iione dividevasi quan in due parti ; tale altra compilandosene una parte in guisa che poles^e dixiderii quasi in due colonue a fianco dell' epigrafe priu- •"ipale.

l3:i V A K I E T a'.

fummo de' priiiii ad ofFerirne una descrizione, speclalmente delle due dello Stelvio e del Lario , descrizione che voi , signori , vi conipiaceste d' inserire sliio dal 1827 nel vo- lume XLV, luarzo, pag. 353 della Biblioteca italiana, tante furono dopo quello scritto le notizie , che anche a cura di scrittori elegantissiail vennero date intorno ad esse, che nol crederemmo opera gettata e per avventura nojosa a inolti lettori il riempirne qui alcune pagine. Maggiormente poi ce ne toglie il coraggio un diligente ed elaborato la- "Voro sulle strade stesse nei rapporti statistic! , che sta ora con ogni sorta di sussidj e di eccellenti materiali compi- lando un nostro collega , non che 1' opera deir ingegnere di circolo dell' Austria Inferiore signer Giuseppe Baum- gartner , stata promessa pel p.° p.° marzo Sulle piii recenti e principali strade costrutte sulle Alpi, corredata da i3 ta- vole incise. Di quest' opera non conosciamo che il solo manifesto d' associazione ^ ma certamente debb' essere di molto pregio , si perche venne compilata dall' autore in seguito a ripetuti viaggi e dietro ricognizioni e misure da lui stesso eseguite ; si perche in sette diverse sezioni ci ofFre tutte le principali strade non solo della Lombardia e del Veneto e di altre, fatte a cura d' ingegneri italiani , come quella del Sempione sino a Briga, ma le altre pure recenteniente fatte neU' Austria , nell' Illlrio , nel Tirolo e nella Svizzera. Tale opera non puo cpiindi riuscire se non feconda di utilissimi coufronti e di molta istruzione pei cultori deir arte.

Ma ne piace di qui riferire alcune parole dello stesso autore. Egli dopo di aver dichiarato nel manifesto quanta sia maggiore rammirazione che s'attraggono le strade co- strutte sulle montagne del mezzogiorno , ncUe pianure di Lombardia e sopra tutto nelle Alpi , cosi soggiugne : " Queste strade superansi a vicenda in singolarita, in ar- dimento, e fanno sentire nella piii grande evidenza quanto sia il potere dell'umano ingegno . . . Rapito dall'irresistibile incanto di tali capi d' opera, raccolsi in luogo le piii fedeli ed esatte descrizioni ed i relativi disegni con quella cura e precisione che solo inspirare si possono e dall' amore per un'inipresa di propria scelta , e dalle ridenti piagge d" Italia. »>

Di quest' opera, la cui associazione e aperta presso le diverse Direzioni delle pul^bliche costruzioni della monar- cliia , il prezzo fu dall' autore limitato a soli fioriui a. 40,

V A R I E T a'. i33

ttioneta di convenzlone, e tli iiorini -i. 5o speJlta nella ca- pitale delle siiigole provincie , e cio appunto nella lusinga delle utilitaclie puo derivarne id tecnicL ed agli amici della scienza stradale. Fine lodevolissimo e die solo ci lascla desiderare die F opera medesima venisse a cm^a delFautore o sotto gli occhi di lul tradotta in itallano od in francese per la piii universale intelligeuza. IP essere scritta in lin- gua tedesca fa 1" unica causa , per la quale moltissimi con dispiacere si astennero dal prendere parte alFassociazione, e triljutare per tal maniera un ginsto omaggio alia nobile fatica del signor Baumgartner.

SI bene non possiamo passare sotto silenzio , che le iscrizioni storiche di cui qui si tratta non sono Tunica prova con cui il cuore della M. S. va con ogni maniera di distinzioni e di premj rimunerando i benemeriti in ogni ramo di sapere e di puljblico servizio. Un venerabile uo- mo, il nestore degl' ingegneri la cui carriera di sessant'anni e tutta seniinata di utili azioni in servigio dello Stato , venne nella sistemazione del i83o per grave eta posto in riposo coir intiero suo soldo , e giaceva quasi negletto fuorche nel cuore de' suoi colleghi e dei tanti suoi disce- poli che r amano ed onorano qual padre. S. M. con So- A'rana risoluzione a maggio i83i gli decreto la gi-ande niedaglia d'oro del merito civile, e voile die colla niag- giore solennita gli venisse consegnata ed appesa al j^etto onorato. Quest" atto della sovrana bouta e clemenza, tanto sentlto dal buon vegliardo, gli dono nnova vita, e iioi abbiamo la consolazione di vedere quasi a nonant' anni r esempio ancora vivente d' ogni virtu e di una attivita instancabile , massime ove si tratti di soccorrere de' suoi lumi e de" suoi consigli qualsiasi persona dell' arte, e di dividere con degni amici il suo Ijuou umore e la modesta sua fortuna. E questi T emerito ingegnere in capo Fer- rante Giussanl gia incaricato della cura dei canali naviga- bili e camerali della Lombardia.

Con apposito presidenziale dispaccio venne non ha. guari manifestata alT ingegnere in capo Carlo Gianella d" ordine di S. M. la sovrana sua soddisfazione per la parte da esso presa con pieno successo nei lavori relativi alia co- struzione del gran Ponte sul Ticino presso Boffalora. Ne al solo ingegnere in capo Gianella, ma la M. S. voile pure che tale sua soddisfazione venisse manifestata anche

1 34 V A R I E T a'.

air iiigegnere di delegaz'ione Lulgi Santini die coadjuv6 il Gianella in quel lavori , non che agli altri indlvidui che in qualsiasi altro modo cooperarono alia felice riuscita di queir opera.

Uguali sensi della sovrana soddisfazione furono fatti manifestare all' ingegnere in capo della provincia di Pavia signer Pasquali per lo zelo e per P intelligenza con cui ia concorso degli agenti del governo di Parma si occnpo deUe verificazioni e proposizioni tendenti a deterininare il con- troverso possedimento d'alcune isole nel tratto del fiume Po arcifinio ai due Stati. Si puo egli fare di piii per ag- giugnere animo e lena agli uomini d' onore ond' ogni loro sforzo consacrino al pnbblico servizio? Si puo fare di piu per rendere vie meglio caro e pregiato il bene di appar- tenere al novero dei fedeli servitori della Maesta Sua !

R.

ARTI E MESTIERI.

Recenti invenzioni e scoperte Napolitane ( Dal Prospetto delle scienze ecc. di Napoli fasc. IV, luglio ed agosto i833. Nel generale progrediniento delle arti in Europa non ultima parte si lianno i Napolitani, industriosi da natura, e dotatl di pronto ingegno e ferace: si die ad ogn" istante di nuovi trovati si va tra noi arricchendo ogni sorta d'industria, de' quali clii volesse formare dlligente catalogo, inalagevole e lunga fatica si torrebbe indosso, ma utile al sommo , e tale da fargliene avere buon merito da' suoi concittadini. Perdie e gli stranieri , ignari per lo piu di quanto per noi si fa, imparerebbero a meglio conoscerci, ed i Napo- litani stessi attenderebbero ad emulare le belle prove die sortirono buon successo e meritarono la pubblica stima : la lode tribuita a'domestici esempi ecciterebbe in tal guisa a nuove ricerche piu di un ingegno die ora si dorme celato. Per la qual cosa a noi venne in pensiero di far note le ultime e piii recenti invenzioni di cui ci abbat- temmo ad avere notizia , mossi principalmente dal vedere le nostre opere periodiclie far conte le straniere e tacer delle nostrali , o solo parlarne allorclie di gia ognuno , benche tardi , dalla pubblica voce o per altra via n' ebbe sentore. E se alcuno vorra pur credere di leggiera importanza , e tale da non nienarne gran vanto, qvialche migUoramento o

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peifezlonamento apportato ad invenzioni gia fatte , noi gli risponderemo soltanto che come nelle sclenze e nelle let- tere, cosi nelle arti non meritano minor lode colore che ne migliorano il patrimonio , di quella clie si meritlno I primi ritrovatori di esse , o clil ne accrebbe il tesoro.

L' architetto Domeaico Pastorale ha immaginato e messo ad effetto di dar moto ad un muliao da grano coUa sola gravita di un peso. In virtu di essa gravita una mola per esempio di sessanta libbre vien raossa dal peso di trenta libbre , e con sufficiente velocita, vincendo tutti gli attriti che la composizione della macchina presenta. Di tale in- venzione fu all'autore accordato privilegio il di 3o marzo dello scorso anno per dieci anni.

Ancora Alessandro de Sanna ha introdotto una nuova macchina per animare i mulini colla sola forza della mano deir uomo , e che si puo eziandio applicare alle barche fornite di ruote. Antica invenzione a cui si va di giorno in giorno apportando perfezione , del che potra accertarsi ognuno die il voglia , coIP osservare le macchine , per dir solo delle piu recenti ed in Napoli costrutte , di Porapeo Ise , del cavaliere Sifola , de' fratelU Giovanni e Giuseppe Sevoulle , le quali lutte dirette alio stesso fine di dar colle braccia moto alle ruote di una barca, diiFeriscono solo tra loro per la costrnzione resa di mano in mano men com- plicata , conservando sempre la medesima forza , e per la niaggiore velocita che da esse si comunica. Per tal ritro- vato ottenne il de Sanna un privilegio di cinque auni il d\ 16 giugno dello scorso anno.

Gennaro Galbiati e Gabriele Longo per dar moto ai mulini , alle macchine idrauliche , a barche a ruote , a vetture, ecc. idearono di servirsi per potenza di una moUa elastica , a somiglianza di quelle degli orologi osclllatorj ; e r idea fu seguita da fortunato successo. In quella che presentarono al governo , la potenza eguagliava la meia della forza di un cavallo ( 90 libbre francesi ) e la velo- cita se ne accelerava o diminuiva a piacere: rotta a bella posta la molla , non produsse la rompitm-a che un piccolo ritardo nell'azione, la quale non pertanto continue ;, e sal- data dagli autori stessi con un metodo loro proprio e di facile esecuzione , riprese ben tosto la pristina forza per un momento sospesa. Ottennero di tal trovato privilegio per un decennlo il di 2 5 agosto dello scorso 18 33.

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Di magglor momento si e una macclilna idraulica da servire al triplice uso , deir estinzione degl' incentlj , della irrigazione de' terreni , e del tiMvasameiito de' licjuidi, che il sigiior Loi-enzo Taglionl costrui la prima volta pe" cellai del Principe d'Ottajano. Consiste in una tromba aspirante e premente delle comrni; ma singolar pregio le aggiungono i tuloi che vi si possono adattare , i quali , anzi che di cuojo, sono formati di canapa, novello trovato Viennese, che custodito gelosamente, fu dall' ingegno veramente mec- canico del Taglioni strappato dal segreto in cui si stava , sicche se ne puo cliiamare dirittamente secondo inventore , avuto solo riguardo al!e epoche. I vantaggi che hanno quest! tubi su i comunali di cuojo sono grandissimi, poi- che per la poca lunghezza del cuojo volendosene fare dei lunghi si debbono formare di varj pezzi uniti con metal- liche commettiture , sicche van soggetti a crepare nelle cuciture , ed a sventare nelle attaccature ^ laddove di ca- napa formansi di un sol pezzo , e di qualunque diainetro e lunghezza , lavorandosi a doppio telajo , in certa guisa come le calze di seta: oltre di clie occupano minore spa- zio e son di peso minore di quelli di cuojo , i quali do- vendosi ancora ugner con materie grasse ed oleose per conservarsi , divengono , e specialmente sulle navi , sapo- rito cilDO dei topi. L' esperimento che si fece di questa macchina riusci di molto soddisfacente , poiche applicata ad una botte ripiena d''acqua, dojio- pochi colpi di stan- tuffo , ed in meno di un minuto primo , si vide sgorgare dair orilicio superiore del tubo conduttore ( lungo palmi trenta a un bel circa) ad un'altezza di palmi venti. Per tale ritrovamento fu alF inventor conceduto, il di 26 dello scorso agosto , privilegio per cinque anni. Se non che Vuolsi notare che il caro prezzo al quale il Taglioni vende questi suoi tubi ( carlini tre in quattro il palmo ) e un ostacolo alia loro diifusione presso la classe non agiata. E poiche ve n' ha grande necessita, specialmente per la vinificazione secondo gli ultimi metodi , era desiderabile che un altro inezzo di poca spesa venisse a tal uopo immaginato. Lo stesso signor Principe d' Ottajano, amantis- simo di cose agrarie ed industriali, vi ha da poco in qua supplito. I condotti ch' egli adopera, fatti di semplice cana- vaccio ben rivestito d'un mastice clie li rende impermea- bili , possono farsi tanto lunghi e capaci quanto bisogna ,

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non costano die tre graiia 11 palmo , e sono d' un uso non meno acconcio e sicuro di qnello de' tuLi del Taglioni.

Gnglielmo Maugis, die primo introdusse nel nostro regno la fabbricazione de' pettini di corno air usanza di Francia e di Germania , e ne ottenne privilegio , ha ora immagi- nato di servirsi air uopo medesimo delle unghie di cavallo e di aitri animali da soma, dalle quali niuiio per I'innanzi avea 2'>ensato potersi trarre partito.

Vincenzo Ramirez ha inventato un nuovo meccanismo per segare il legname , coiisistente in due lame di sega unite insieme e congegnate in modo che I'una s'alzi men- tre r altra si abbassa , ottenendosi cosi nel tempo stesso doppio lavoro. L' autore si accinge a perfezionare il sue trovato adattandovi delle altre lame di sega, per cosi mol- tiplicare il risultamento , ottenendosene in pari tempo mag- gior quantita di tavole segate di qnalsiasi dimenslone.

II maresciallo de Majo duca di san-Pietro ha domandato la privativa pel trovato d' imprimer disegni col metodo litografico , ed a colori fini e permanenti, sopra i tessuti di ogni sorta, ed in isjiecie su di una nuova sorta di mussolo in seta , e sn i cosi detti gynghams.

Giovanni Fabbri fabbricante di stofFe di seta che imi- tano quelle di Francia , h'a ora intessuta una sorta di felpa da servire ad uso di cappelll, baveri da tabarro , fodere, e ad altri ornamenti da donna o da uomo. E questa in- tessuta col pelo implantato dritto e senza inclinazione in suir ordito , sicchi? da qualnnque lato vi si passi per di sopra la mano per lisciarlo , ed anche a cerchio , diviene a quella direzione cedente ed arrendevole come il pelo di feltro. Nella ordinaria foggia di felpa si distinguono gli ordini del tessuto , ossia la dirizzatura , volgarmente detta scrinu , e quindi facilmente viene a cadere il pelo, il che non accade in questa novella f, la quale ha inoltre il van- taggio d'essere impermeabile, vantaggio die sempre posto in vista da' nostri cappellai , non sempre ebbe riusclta pari air espettazione.

II tenente di vasccllo Gabriele de Simone agli stracci di lino e canapa per la fabbricazione della carta ha pen- sato sostituire T alga marina detta vetraria , come altri vi sostitui la paglia e le cortecce : che se in risultamento non se ne cava carta bella e fina, pure se ne ritrae carta da coprire le impalcature, da ornare le paretl delle stanze, e forti coperture di ogni genere, e durevoli cartoni.

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Tauto 11 reale Istituto d' incoraggiamento, quanto la Con- sulta generale del regno riconobbero le ultime quattro in- venzioui, di cui si e fatto cenno, meritevoli del privilegLo di una temporanea privativa. E. Rocco.

F I SI 0 L 0 G I A.

Ai signori Redattori delta Biblioteca italiana. Nel tomo 71.% agosto i833, della Biblioteca italiana, pag. 233, trovo annunciata ed analizzata brevemente T opera che io pubblicai suirAntagonismo nervoso. Rlmasi non poco meravigliatc quando vidi questa proposizione: " Egll nella » sua prefazione muove acerbe doglianze che il dottore Carlo » Bell abbia rapito a lui quelle clie propose sviUa strut- » tura e suUe funzioni dei nervi della faccia. Non si puo >; niegare che non rari sono i furti fra gli scienziati ^ ma » per questa volta non possiamo in verun modo conce- >p pire sospetto su un Carlo Bell. La fama di lui e troppo » grande per dovere valersi di simili inganni. »

Qui bisogna che io dica , od il signor Redattore non mi ha capito , od ha fatto egli delle deduzioni arbitrarie. Nella mia prefazione ho dimostrato soltanto la mia ante- riorita sopra Carlo Bell nell' assegnare nuove e distinte funzioni al quinto ed al settirao pajo dei nervi encefalici. Ho addotto dei fatti precisi , e da questi non ho fatto nessuna deduzione, e niolto meno offensiva a Carlo Bell, e nissuaa acerba dogUanza contro di esso. Ho detto che la mia dlssertazlone inaugurate , in cui esposi i miei ra- gionamenti, sperienze ed osservazioni patologiche onde di- mostrare la mia opinione sulle distinte funzioni dei due principali nervi della faccia , fu pubblicata nel 1 8 1 8 , e da me pubblicamente difesa nella regia Universita di To- rino il 9 maggio dello stesso anno.

Ho aggiunto che questa dissertazione venne annunciata ed analizzata nel A^olume 8.° degli Annali universali di medicina compllati dal dottore Omodei ; come pure venne annunciata nel tomo i5.°, agosto 1819, pag. 284 della Bi- blioteca italiana.

E detto che ne inviai copia a molti celebri medici ita- liani e stranieri ^ come pure ad alcune Accademie ; fra le quali anche alia Societa reale di Londra , la quale nel vo- lume delle Transazioni- filosofiche per F anno mille ottocento

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venti attesta di avere rlcevuto una tale mia dissertazione U 20 gennajo dello stesso anno.

Stabilite qneste epoche , aggiungo che la prima Meraoria di Carlo Bell sulla struttura e funzioni dei uervi della faccia fii presentata alia stessa Societa reale di Londi-a il 12 luglio 1821^ e percio un anno e mezzo dopo la rl- cevuta di quella mia dissertazione.

Questi sono fatti e fatti tali che nessuno me li potra negare. Cosa deduco da qiiesti fatti? deduco, che siccome la mia dissertazione e stata presentata alia Societa reale di Londra prima della Meraoria di Carlo Bell , questi po- teva conoscere la delta mia dissertazione : ma questa mia proposizione e dubitatlva , e non ne consegue , che io francamente asserisca la conosceva. INIi rincresce non aver aggiunto la parola dovei'a conoscerla •, poiche e dovere di uno scienziato di leggere le cose antecedentemente pub- blicate sopra un argomento che si vuol trattare sotto ua aspetto affatto ni\ovo , per vedere cio che e suo e cio che e d' altri. Carlo Bell tanto piii doveva consultare quel mio scritto , che esisteva presso quella stessa societa, a cui egli presentava la sua Memoria.

INIalgrado il sin qui detto , quale e V altra deduzlone che io faccio ' mi servo diun dilemma, e dico : « o Carlo '> Bell ha avuto cognizione di questo mio scritto , ed era " obbligato di citarmi ; o non T ebbe, e sark sempre vero >i che fu in Italia , ed in particolare in Piemonte , che " principiossi ad attribuire nuove e distinte funzioni al » quinto ed al settimo pajo dei nervi eucefalici. »

Non conchiudo io dunque assolutaraente , che Carlo Bell abbia conosciuto questo mio scritto ; non gli attribuisco nissun furto scientifico ^ affermo pero decisamente, che I'an- teriorita della scoperta appartiene all' Italia e non all' In- ghilterra ; avrei percio sperato di trovare almeno in un Italiano un giudice piu equo e piu circospetto , e che si sarebbe limitato a quanto dissi, e non avrebbe aggiunto deduzioni arljitrarie , che sono offensive a Bell ed a me stesso , in quanto che il Redattore asserisce , clie io muovo Qcerbe doglianze che Carlo Bell abbia rapito a me quello che propose sulla struttura e suUe funzioni dei nervi della faccia.

La deduzione evidente che facclo e che ne consegue cluaramente da questi fatti positivi , e che io sono di graa

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lunga anteriore a Carlo Bell ;, e per questo mi sono tro-^ vato nella necesslta di correggere una svista occorsa nel tomo 2 2 della Revue encyclopedique , la quale annunzio la mia dissertazione come stampata nel i823; e percio con- chiuse aver io rlpetuto e confermato piii cose dette ante- cedentemente da Carlo Bell.

Un altro punto sopra il quale chiedo licenza al signer Redattore di fare delle osservazioni , e il seguente : sta scritto : " rifletterenao , clie in parecchi punti il Bellingeri )' dissente da Magendie , Desmoulins , Carlo Bell e dal >/ nostro imniortale Scarpa. E percio giusto il dubltare >/ che quanto egli ammette non possa riguardarsi come " costantissimo. "

A tale proposito io osservo, che in quelle clie ho trat- tato esser non deve questione ne di autorita , ne di nomi di uomini sonimi e raggi^ardevoli , e da me stesso citati col debito elogio ^ ed a questo argomento ho gia risposto nella mia prefazione dicendo, che non sono sclnavo ne del grnndi nomi , ne delle autorita ; e che nelle scienze naturali quello che devesi ricercare , e la verita; ed in questo convengo pienamente col sig. Redattore che dice, Vunico scopo cui debbono tendere tutte le nostre speculazioni e la verita. Ma guai se in una tale ricerca uno si lasciasse imporre dair autorita. Io ho progredito per via di espe- rienze e di osservazioni fatte piii da altri che da me : credo che i fatti non si possano negare ; giudichino i let- tori se ho progredito con buona logica nelle mie dedu- zioni ; e se esse portano a risultati contrarj ad opinioni di somrai uomini , questo non pregiudica punto alia loro ri- nomanza ; uomini celebri che io stesso ho citato, apprez- zato e rispettato in quella mia produzione , e specialmente Io Scarpa , dal quale dissento in quanto alle relazioni del nervo intercostale coi nervi spinali ; ed in quanto che non ritengo come nervi soltanto senzienti e non motori , il pneumogastrico e 1' intercostale. Torino, il 20 novembre i833.

Loro devot.°, obbligat." servo

Carlo Francesco Bellingeri.

Noi ammettiamo di buon grado nel nostro giornale que- sti riflessi del sig. Bellingeri , onde sempre piu far vedere la nostra imparzialita. Avremmo nondimanco alcuna osser- vazione a farvi sopra ; ma amlamo di cio lasciare per altro

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miglior punto , per quando cioe dopo ripetute da chlaris- siini professor! le sperienze dell' autore deirAntagonismo nervoso noi coi fatti alia mano potreino di questa sua opera piii fondatamente e piii ampiamente discorrere.

1 Direttori.

A N A T O M I A.

Sui rapporti del cranio coll' organo dell' udito. Memoria letta all' Accademia reale di medicina di Parigi nella sua tornata del 26 marzo 1834 dal professore B. Mojon. Tutti gli anatomici hanno sinora d' un comune accordo conslderato la cavita del cranio come unicamente destinata a contenere 1' encefalo ed a protego^erlo dalle offese esterne die potrebbe incontrare. II professore Mojon , oltre sif- fatti attribnti ;, crede poter assegnargliene un terzo , qual sarebbe quello di servire come di cassa armonica all' or- gano deir udito. E vero che il dott. Esser di Cologna aveva gia da qualche tempo ammesso alcuni fatti intorno la con- nessione cbe potrebbero avere le ossa del cranio coU' udi- to ;, altri scrittori ne pai-larono pure, ma in modo assai piii vago.

Noi crediamo die le nuove e diverse ragioni addotte dal- Tanotomico Italiano, nello scritto ch' egli ha teste presentato air Accademia reale di Parigi , per sostenere questa sua tesi, meritino di essere qui riportate, non solo per la loro novita , quanto pel grado di probabilita ch'esse forniscono a tale opinione.

La sezione cadaverica del dottor Bennati, die soccombe ultimanieute in Parigi, per essere state violentemente ro- vesciato a terra da un cavallo focoso, ha ofFerto le ossa del cranio molto piii sottili che d' ordinario , in varj piinti trasparenti e quasi litree , le suture totalmente saldate (i).

Un' eguale particolarita organica s'era gia offerta al Mo- jon nel cranio di un altro celebre maestro di cappella ita- liano. Questa coincidenza di assottigliamento nelle pareti ossee del capo di due buoni filarmonici ( e noto die il Bennati era entusiasta per la musica ch' egli coltivava con gran successo) (a), fecero sospettare al nostro accademico,

(1) Ved. Rappoit sur Tautopsie du doct. Bennati fiiite a Paris, ct signee docteurs Degiiise , Cornac , Paqiiier, Loir etc.

(2) \ cd. Discours pronunce aux funerailles du dott. Bennati j-ar Jiili* de Fouteneile.

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clie il cranio non sla del tutto passlvo nella percezione de' suoni , e che la diversa spessezza delle ossa che lo compongono possa forse contribulre a far valutare e distin- guere piu o meno cliiaramente la diversa qualita, connes- sione ed armonia de"* suoni. Ed e sotto un tal punto di vista ch' egli crede si debba considerare il cranio come una specie di cassa armonica atta a comunicare le vibra- zioni, di cui e capace , air organo dell" udito.

In appoggio di quest' opinione , il nostro fisiologo ha corredato il suo lavoro di varie curiose ed interessantl osservazioni intorno 1' udizione. Riporta varj casi di sordi i quali udiv^ano ed apprezzavano la luusica di un piano- forte o di un organo , quando si posava 1' estremita di una verga di ferro sul loro capo, e Taltra estremita sopra r istrumento musicale in azione. Ricorda que" sordi ai quali si fa udire un discorso applicando la base di un porta-voce sopra una parte qualunque del loro capo a nudo ;, e che distinguono chiaramente i battiti d' un orologio posato sulle loro tempia , e cita per ultimo varie persone calve e dure d" orecchlo che per meglio udire un sermone od una commedia si tolgono la parrucca. Vi sono taluni che in segnito di ferite al capo con perdita di porzione del cranio possono distinguere assai chiaramente i suoni, od anche la parola, quando le onde sonore cadono a perpen- dicolo sopra la cicatrice i benche loro si chiudano o turino le orecchie.

In molti anlmali la trasmissione de" suoni e secondata da particolari cavita o seni assai profondi che si osservano nel loro cranio. Negli uccelli , che, come e noto^ sono ec- cellenti musicanti , si vedono tra le cellette delle cavita accessorie del loro cranio molte lamine elastiche che si propagano sino al labirinto , oltreche gli uccelli hanno il cranio sottilissimo.

Del resto ci protesta il Mojon nel suo scritto , ch' egli non intende gia che questa sua oj^inione intorno 1" ufRcio del cranio possa influire menomamente a combattere 1' idea di coloro che non saprebbero ammettere una grande ca- pacita per la musica senza il dovuto sviluppo dell' organo o prominenza della melodia. Egli non fa che manifestare Topinlone, che possa cioe Tassottigliamento delle ossa del cranio contribulre a migliorare qtiesta stessa capacita mu- sicale.

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Partendo da quest' idea si potrebbe anche valutare la spessezza che ofFre la cassa ossea del capo de' vecchi tra le varie cause della soidita senile.

Le oscillazioni del cranio propagandosi all' organo dell* u- dito potrebbero foi*s' anche servire ai medici qual crite- rio per assicurarsi se la sordita di alcuni de' loro malati proviene da un vizio della sola membrana o cassa del timpano , oppure delle ultime estremita del uervo acustico nuotanti nella linfa del vestibolo.

Delia struttura dei vasi linfatici. Memoria letta alia Societa medica di emuhizione di Parigi nella seduta del 2 ottobre 1 83 3 dal signor professore B. Mojon. II dottor Mojon, gia professore emerito di anato-.uia e fisiologia alia reale Universita di Genova , fece nuove osservazioni intorno alia struttura dei vasi linfatici , le quali pare debbano riuscire di non poco momento pei fisiologi. II signor Mojon, coUo- cati alcuni vasi linfatici in su lamine di vetro e apertili per lo lungo, riconobbe coirajuto del microscopio, che cio che gli anatomici ritengono per valvole o ripiegature della membrana interna, non e che vero sfintere. Esso e formato da librllle circolari , e scemando di tratto in tratto la ca- pacita del tubo linfatico , origina quel nodi che si notano air esteriore di questo. E tali costringimenti riescono piu visibili injettando nei linfatici uu fluido qualunque. Distin- tissimi poi si scorgono allorche questo sintomo s' accosta alio stato varicoso, com'e nei niorti d' anassarca.

Se un vaso linfatico varicoso tirasi a un tempo dai due opposti lati , gli esterni nodi suoi scompajono quasi affatto in un alle pretese valvole interne.

II signor Mojon osservo inoltre, che la membrana fibrosa dei linfatici della quale esattamente parla Mascagni , ha i fili longitudinali suoi in tra 1' uno e T altro costringlmento in niagglor numero clie non sieno gli obbliqui. II quale incrocicchiamento fibrillare forma un tessuto a nio'di stuoja.

Le fibre longitudinali stanno pei due capi attaccate alle trasversali, le qviali giusta 1" anatomico geno\ ese costitulreb- bero gli sfinteri , o costringimenti linfatici. II perche le fi- bre longitudinali contraendosi , accostano Tuno sfintere al- r r.ltro , mentre le fibre obblique ne scemano il diametro. E lutte queste filjrc facendo appoggio in sulle fibre circolari

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inferior! , anipliano gli sfinterl superior! tirandone in giii la circonferenza.

Per via di tale meccanisrao fisico-vitale , il fluido clie penetra in un linfatico irrita la porzion del vaso che riempie, la quale contraesi in se stessa, diminuisce di ca- pacita , ed esso fluido e costretto inoltrare attraversando lo sfintere aperto , e cosi successivamente. E questo ino- vimento peristaltico interviene alia maniera di quello delle intestina. Esso poi si osserva distintamente nei vasi lattei- mesenterici degli animali aperti due o tre ore dopo averli ben pasciuti.

Ammettendo qnesta organizzazione dei linfatici , puossi render ragione del moto retrogrado dei fluidi contenuti in essi voluto da Darwin ed altri ; cosa che non potrebbe succedere in un appareccliio a valvole.

Che se il sistema linfatico avesse valvole, perche mai , dice il signor Mojon , alio spaccare per lo lungo un linfa- tico, questo non mostra sempre che due mezzelune paral- lele di tratto in tratto Tuna a destra Taltra a sinistra, e non mai uno e due mezzi' II che dovrebbe sovente acca- dere , se tali mezzelune fossero vere valvole uguaglianti quelle delle vene.

La difficolta che alcuna volta s" incontra ad injettare i linfatici a ritroso del fluido che li scorse, e dovuto a cio che i sacchetti format! dagli sfinteri , ed i rilasciaraenti delle rispettive paretl rlempiendosi della materia della in- jezione rigonfiano e chiudono cosi I'apertura di essi linfatici.

L' osservazione tanto ripetnta che i fluidi diversamente colorati che s'injettano nei linfatici, non spandonsi mai ne nei tessuto cellulare, ne nei parenchima delle viscere, salvo vi abbia lacerazione, fa credere al signor Mojon, che quest! vasi mancano di orifizio succhiante e traggono origine da fllamento celluloso che diventa in progresso vil- losita , spugnuola areolare , capillare e da ultimo vaso lin- fatico. Crede ancora che 1' azione assorbente dei linfatici si fa per maniera d'imbevimento a traverso dei pori loro i piu dilicati a mo' di spugna. II llqitido , penetrato ch' ab- bia per questa guisa d'endosmosi nei rami i piit tenui dei linfatici , progredisce nei maggiori per via di moto peri- staltico progressivo e continuo proprio del sistema assor- bente. Parecchi anatomic! francesi ebbero ripetute quesle esperienze coi medesimi risultamenti.

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MEDICINA. Vaccina. In quest"' istante in cui vaga buon nnniero di casi tU vajuolo , crediamo utile riferire la seguente os- servazione ricavata dal Giornale ehdomadario di medicina. *< Neiridtiiiia adunanza della Societa medica d''emulaziono il sig. dott. B. Mojon niise innanzi alcuni rillessi a voce intorno la vaccina. Le pustole vacciniclie devono , el disse , correre tutti i loro periodi affinclie riescano vera— mente a garantire dal vajuolo. Ed allorche attignesi da esse 1' umore vaccinico liisogna lasciarne intatta almeno una. Alia mancanza della quale precauzione vuoisi attribuire r ineflicacia della vaccinazione in pareccliie persone. II si- gnor INlojon e ancora di avviso die la reazione feljbiile , die accompagna Teruzlone vaccinica e necessaria a carat- terizzare Fazion generale e preservativa della vaccina in su di tutta r economia. Intorno al die cita nn fatto nota- bile. Un bambino fu vaccinato a un sol braccio; I'eruzione svolsesi regclarmente; non apparve febbre. Poco tempo da poi sopragglunse il vajuolo in tutte le parti del corpo dal braccio vaccinato in fuora. >; ( Journal de VAin. )

Idrofohia. Nella radunanza delFAccademia delle sclenze a Parigi il 2 3 dello scorso settembre il dottore Buisson di- cliiarossi autore d' una Memoria sul trattamento dell" idro- fobia , da lui diretta anonimamente alia stessa Accademia nel 1 83 3, ed aggiugne nuovi latti a ipielli die da lui stati erano uel primo suo scritto esposti. Egli fece su di se stesso il primo esperimento del suo metodo, il quale consiste nel far prendere airammalato un certo numero di bagni a A^a- pore detti alia nissa , e nel promovere in lui un violento sndore tutte le notti , tenendolo avviluppato in un involto di lana, e coperto da una materassa di piuiue. Si procuri poi di favorire la traspirazione colF uso di un decotto caldo di salsapariglia preso in abbondanza.

{Bull. Philom.)

STATISTIC A.

Statistica della Spngna. II signer Moreau dl Jonnes nella radunanza deirAccademia delle scienze a Parigi il 4 dello scorso noveinbre lessc uno scritto intitolato : Apercus

Blbl. Ital. T. LXXIV. 10

li^() V A U I E T A .

statistiques sur I'Espagne au 19.® siecle. I princlpali rlsnlta- menti delle ricerche contenute in tal lavoro possoiio riepi- logarsi nelle seguenti proporzioiii :

I." La popolazioiie della Spagna si e quasi rackloppiata nello spazio di iii anni, essend'^essa secondo P viltimo censo di circa i5 milioni, mentre nel censo del 1723 non era clie di 7,625,000 d' abltanti.

2." Nel corse degli uUimi trent''anni la produzione agri- cola di questo paese e la sua rendita territoriale aumen- tarono da un terzo in su.

3." Essa possede piu di due milioni di beni fondiarj , die possono impiegarsi in servizio dello State , e nel mi- glioraniente della nazione.

4.° La perdita delle sue ricche colonie, la guerra civile e la straniera invasione , lungi dall' aver cagionata la sua rovina, come seuibravano minacciare, hanno piuttesto pe- tentemente esercitata un" Influenza favorevole a' suoi de- stini, obbligando gli Spagnuoli a chiedere al suolo del lor paese cio clie piu acquistare non poteano coU'oro del Nuovo Monde , e sovra tutto risvegliande in essi quell' attivita , quella intelligenza , quel coraggio , die dalla difesa della lore patria esigevansi e che poscia con buon esito adope- rarono nelle occorrenze della vita civile.

{Bull Philom.)

NECROLOGIA.

Giuseppe Compagnoni.

II giorno 29 dicembre p.° p.° cesso di vivere qui in Milano dope lunga malattia il cavaliere Giuseppe Compa- gnoni, uno dei collaboratori di questo Giornale. Era egli nato a Lugo, negli Stati pontificj, il tre marzo del 1754; e sicceme di buon' era mostrava ingegno docile ed adatto a cjualunque buona disciplina, cosi il padre sue durava tanto pill nel gia concepito divisaraento di renderlo ecclesiastico , nial trovandosi d' altra parte in grade di mantenerlo fuor di paese ad altri studj. Compiuto dunque in patria con grand' onore il corse di umane lettere e quelle che di filosefia si nomina, quantunque incliinasse moltissimo alia scuola d' istituzioni civili e canoniche , gli fu forza fre- quentare in vece quella di teologia, alia quale diedesi

VARIETA. I^T

noiidiineno con soiuiiio fervore sperando poter aggiugnere per tal mezzo alio studio della giurispradenza; poiche co- loro die in essa segnalavansi, per lascito del fondatore del collegio Emaliliano erano mandati a Roma a perfezionarsi negli studj , ed ivi appnnto alia giurisprndenza seiiza op- posizione potevano applicarsi. Intanto il Compagiioni seb- bene aazi ogn'altro con somrao applauso venisse in teologia lanreato , mai pote riuscire nel secondo suo divisamento , j^erche per nequizia di un nuovo professore andarono vani i voti del due precedenti. Attese percio da se alia ragion civile ed ai canoni, non dimenticate le buone lettere e la poesia. Delle qaali non tardo a venire in fania di buoa cultore per diversi articoli die uscirono nelle Meinorie tii- ciclnpediche di Bologna e per un poemetto intitolat.o Zit fiera di Sinigaglia. Compilava quelle Meinorie V avvocato Ristori fiorentino, il quale dovendo recarsi a INIilano per rimanervi lungo tempo, commise al Conipagnoni la conti- nuazioiie di quel suo giornale , die allora andava sotto il norae di Societd enciclopedica , e die ben tosto da lui nuova vita e nuovo lustro ebbe ricevuto. In quella dimora a Bo- logna venue egli in grazia a molti insigni personaggi e let- terati , e speziale amicizia lego coi Saladini e Canterzani, letterati celebratissimi. Tornato il giornale al Ristori, s' av- viava il Conipagnoni a Ferrara chiamatovi segretario di legazione ;, ma non convenendogli tale uffizio , passo colla carica parimente di segretario nella casa Bentivoglio di Aragona , famlglia di grado principesco e die in tale ia- cnmbenza aveva sempre avuto letterati segnalatissimi.

Congedatosene alcuni anni da poi recossi a Venezia. Quivi Antonio Graziosi I'adopero a scrivere il foglio suo, le Notizie del Mondo. II die avveniva per vero in tempi assai scabrosi, cadendovi i principj della rivoluzione fran- cese. Col retto gindizio pero e colla nioderazione seppe egli snperare le dillicolta e conciliarsi V universale aggra- dimento. Ed in quel tempo faceva altres'i di pubblica ra- gione il poemetto V Itinerario : - I veneziani e Le nozze, inno greco di ]\Iattia Butturini, volgarizzato in versi per giovane donzella della casa Tron; - Le lettere piacevoh se piaceranno , le quali sono un carteggio sostenuto col mar- cliese Albergati : - il Saggio sugli Ebrei e sui Greet in forma di lettere. delle quali apparvero quattro edizioni ; - e la traduzione di Catone Dc re nutica, traduzione a cui insiiio

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allora nessuno aveva ardito accigaersi e clie nondimeno le laudi del pubblico e le speclali di Mabil rlscosse. II qual lavoro fa da lui corredato della vita dello stesso Catoiie , di note, di un dizionario latino ed italiano ad intelligenza del testo, e di una lettera sulla paleografia Catoniana e Var- roniana, piena di erudizione e di buon senso. Un discorso tenuto nella spezieria alF insegna di Adamo ed Eva, ap- partenente a Vincenzo Dandolo , aniicissirao suo , I' im- pegno a scrivere la Cldmica per le donne ; opera die fece gran fortuna e fu voltata in varie lingue. Passato a Trieste e visitata la famosa grotta di Vilenizza , ivi ne pubblico la descrizione in versi. NelFanno 1796 die mano ad un nuovo giornale sotto il titolo di Merairio d"" Italia, che i cambiamenti politici allora avvenuti lasciarono vivere poco piu d"un anno. Ma per tutti questi lavori letterarj e scien- tifici, e pel Prospetto politico dell' anno 1790 pubblicato in Venezia nel 1791 , venuto in voce di persona die potesse utilmente essere adoperata nelle pubbliche bisogna , fn in- vitato alia carica di segretario delP Ainministrazione centrale del Ferrarcse : cosi gli fn forza lasciare la diletta Venezia. Poco stante venne nominato professore di gius pubblico cispadano e gius publilico universale neirUniversita della stessa Ferrara. Attivissimo , e non ad altro anelando che a far tesoro di cognizioni , si distinse con altre nuove produzioni per le quali ottenne in Milano e dignita e onori. In mezzo pero a tante serie occupazioni non dimenticava la cattedra in cui con non poco applauso aveva letto. Volendo per essa vendicare un caluniiioso insulto, stampo in Yenezia le date lezioni col titolo: Elementi di diritto ecc, ossia Prlncipj di gius pubblico universale, che vennero adot- tati per testo delle Universita. In que' tempi medesimi pub- blicava YEpicarnio , dialogo di Platone ultimamente trovato , e il Monitore. Ma siccome in quegli istanti di continua ri- voluzione ogni cosa aveva brevissima vita , cosi anclie il Compagnoni , abljandonata la carriera politica, ebbe seggio nel supremo Triliunale di Cassazione venuto essendo in riputazione di solenne giusperito.

Recatosi a Parigi scrisse per incitamento di Vincenzo Dandolo un libro, che voltato in francese aveva a titolo Les homines nouveaux, appostovi il noine di esso Dandolo f, libro che ando a perdersi ne'vortici di que"" tempi calami- tosi che tiitto ini^ojavano. Prossimo a ritornare in Italia

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stretto dal Ijisogno , a procacciarsene i niezzi studio di coinporre un' operetta, che molto ajutandosi del nome del soggetto riuscisse ad avere fortuna tra' Francesi. Scelse quindi quello del Tasso, siccome da loro il piii conosciuto de'nostri grandi poeti , e tosto vciiner fuora le Veglie del Tasso, clie Miniaut, diretto dal Gingnene, volgeva in fran- cese di contro aH'originale italiano. Altra traduzione com- parve di poi pel fanioso Barrere. Le quali Veglie date per opera autentica di esso Tasso , andarouo colia piu felice riuscitai parecchie edizioni rapidamente succedutesi e in Fraiicia e in Italia. Si voltarono in tedesco , in polacco , in russo ed anche in altre lingue ; si tento metterle in versi ed in musica ; e tutti i giornali le raagnificarono.

Tomato il Compagnoni in Italia, fu nominate alia cat- tedra d' econoniia politica nell" Universita di Pavia. La di- mora nella quale citta non andandogli a grado preferiva rimanersi in Milano con altra carica, die fu poi quella di Promotore della puliljlica istruzione ed educazione. Al fon- darsi del regno italico fu eletto segretario generale del Con- siglio di Stato. Nelle prime adunanze del qual Consiglio leggendo il Compagnoni 1' atto delle cose operatevi T an- tecedente giorno, che dicesi processo verbale, Napoleone udendo col piii preciso ordine , e quasi colle parole me- desime rlferiti tutti i lunghi snoi discorsi , e maraviglian- dosene richieselo di qual paese ei fosse, e udito del Fer- rarese " non credeva , soggiunse , che in que' pautani si rinvenisse tanta sveltezza. >i Ma egli in quelF istante ob- Idiava che a Ferrara appartenevano 1' Ariosto, il Bartoli e Vincenzo Monti allora fiorente. Ne passeggiera fa quel- I'ammirazione, poiche il Compagnoni ebbe de' primi I'or- dine della corona di ferro, ed indl venne ascritto tra' Con- siglieri di Stato nella classe detta degli uditori^ conscrvando pero sempre la carica di segretario generale.

Stabilitosi il Consiglio delle prede marittime, il Compa- gnoni vi fu eletto uno dei giudici. E quel Governo pur si valse di lui mettendolo tra coloro che compilarono il Co- dice penale militare ed il Codice di commercio, e sue sono le opportune dichiarazioni a questo prernesse.

Caduto il Fvegno d' Italia, scevro Comj^agnoni dalle cui'e della cosa publilica ritorno alFantica sua carriera delle let- tered le quali indefesso com' era di pregevoli lavori arric- cliiva. E iananzi tutto non possianio non far onorevole

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menzione della Teorica dei verhi anomali o 77ieno nnti: ope- retta in nil volume , di cui ne furon fatte tre edizioni , nel genere suo repntata classica. In grande stima non puossi pure non tenere Taltro scritto di maggior mole delto Del- V arte della parola considerata ne' varj modi della sua espres- sione, sia rhe si legga, sia che in qualunque maniera si re- dd: poiclie mancavanio tuttora d''un libro che di proposito intorno tale materia ragionasse, siccome non ne avevamo alcuno che il giusto modo c''insegnasse di ben leggere nelle publjUche adunanze civili e letterarie. Al qual difetto ot- timamente suppli il Compagnoni coU' accennato lavoro , il quale mentre niolto contiene di teoretico serve anche alia storia 5 ricordandovisi uomini, che al tempo delFautore fiorirono , e die sotto diversi aspetti vengono considerati.

Won poche opere inoltre reco da straniere lingue nella nostra. Tale si e la Teoria delV Universo del generate Alix, aggiuntavi una lettera sul moto della materia e sopra altri misteri della creazione: tale ancora Vldeologia di Tracy, ch' ei rischiaro, e corredar voile con un Saggio di trattato di morale in forma di catechismo. Perduta accidentalmente la continuazione di esso saggio , 1' autore cerco supplirvi colle Lettere a tre giovani sulla morale puhblica , le quali ne formere])bero cosi la terza parte. Ed alia stessa opera apparterrebbero altresi gli Ojfficj di famiglia , stampati per occasione di nozze.

E non ci ha chi non possa non saper grado a Compa- gnoni della versione dei Cesari di Giuliano , tenuta cara da quanti ben sanno conoscere le opere di spirito. Ne di- versamente vuolsi sentire in risgnardo al volgarizzamento di Ditti e Darete, antichissimi scrittori delle cose trojane e di qnello della Biljlioteca di Apollodoro, e della Biblio- teca storica di Diodoro Siculo ^ libro quest' ultimo prezio- sissimo tanto per le cose clie contiene, quanto per le rifles- sioni alle qiiali induce ogni uomo di svegliato ingegno. Fece pure italiana la Storia segreta di Procopio, apponendovi non poche note giustilicative ed illustrandola con documenti im- portanti ; storia che chiarisce , poter 1" uomo di perverso carattere oprare anche cose buone^ e di lui da alcune opere soltanto non essere a giudicare.

Appassionato il Compagnoni com' era fin dai primi saoi stndj per la storia , la quale formava , com' egli diceva ,

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If dellzie sue , sarebbe stato imperdonabile peccato se per eisa non avesse pigliato la penna. Egli ci diede la fatto k Storia dl America in continuazione alia storia univer- sile di Segur in 28 libri composta, la quale sara irrefra- gabile monumento del suo valore anche in questa si hlevante parte dell' umano sapere. Delia quale storia mag- jiore giustizia gli fu resa la in America die non tra noi^ ruUa tuttavia di cio maravigliandoci, poiche nissuno poteva tssere il migliore e il piii imparzial giudice quanto quel popolo , le cui azionl e vicende essa narrava. Dopo questa storia per cominissione altrui scrisse un couipendio di c'.iella deir impero ottoinano e delF austriaco.

Dilettevole perche tessuta con molta arguzia e sali , s4bhex\ forse in alcuni tratti tenga della satira , riesce la Sioria di Bihl uonio memorando de' suoi tempi, dolendoci clie non sia compiuta. Era mira del Conipagnoni il presentare all Italia uno scritto franco e leggier o , e di una dlzione agevole e chiara per tutti . portando il lettore a darsi pen- si?ro dello stato d' inciviliiiiento e d' istruzione di certi tenpi.

Caldo di santa amicizia la memoria onorava degli estinti coati Vincenzo Dandolo e Giuseppe Luosi, i fatti, il sapere e gli scritti riferendone, in nulla esagerando, ma solo afetto e verita facendovi spiccare.

Fin qui le opere di maggior memento rlcordammo alle qiali il Compagnoni appose il nome suo ; ma parecchie v< n' ha sotto quello di Giuseppe Belloni antico militare italiano, od anonime. Nel novero delle prime sta la Storia cei Tartari, clie merita non poclii riguardi per la moltitu- dine di caratteri , di fatti e di successioui d' impero, che in essa contengousl. E di non poco momento sono in ap- Dresso le note clie al Viaggio di Anacarsi appose , adatte in ispezialta a condurre i lettori del Barthelemy a pensare sulle cose che questo illustre autore espone. E ancora" il aome di Belloni portano la traduzione di Filone Giudeo Della legazioiie a Gujo , quella degli Aneddoti risguardanti alcuni letternti francesi ultimamente fioriti , aurea operetta e nuova per T Italia , e l" altra del Viaggio che il Barettl ehbe scritto in inglese e che tanto piacque pel naturale e semplice modo d^esprimersi; proprleta che il traduttore cer- c6 per quanto gli fu possibile di conservare. Finalmente per

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lasciar da liantla iiiolti altri piccoli lavori , col nome ci Belloiii apparve un Sermone intitolato V Antiinitologia in r- sposta a quello clie il Monti puljblicato avea sulla mitologii.

Col nome poi di Logofilo clie piu volte appose a' suci sci'Itti massime nei giornali, sottoscriveva i Cenni sulla viH S119II scrittl di Francesco Zacchiroli, poeta graziosissimo ? fra gPItaliani, clie a lui contemporanei fiorirono, segnalatG

Del Compagnoni sono le Tre letters del Faentini a Pietr* Giordani intorno ad una lettera indirizzata da questo scrit- tore al marchese Gino Capponi, stampata neirAntologia di Fir enze ; e delle quali non poco riimoreggiarono gli amia di esso Giordani.

Dilettavasi pure di scrivere alnianacclii , specie di libro clie per usanza in capo al nuovo anno correndo alle maii di tutti puo riuscire di non poca utilita^ e dei quali m?- ritano singolare menzione la Botanica per le donne II lh~ guaggio dei fiori Un paniere di fnitti Le donne ; i ■fiori: tutti graziosissimi e dilettevolmente istruttivi. Ma loi non termineremmo mai , se tutte ad enumerar ci dessiiio le produzioni del Compagnoni ^ ne per esse parci cli' ejli di piu. guadagnerebbe nel nome d' indefesso riputatissino cultore delle buone lettere e d' uomo di grandissima d«t- trina in molti rami deirumano sapere e di facilitk somna nello scrivere , nel clie certamente pochi ebbervi che o parcgglassero. Importera nondimeno rammentare il lagnani cbe piii volte con noi fece della perdita toccatagli in Vi- nezia di parecclii manoscritti, tra quali era quello di mxi poema intitolato il Washington , pel soggetto e per ^ forma tutto nuovo. Inediti poi lascio la Filosofia morale, le Lettere di Elisa e il volgarizzamento della Bihlioteca di Fozio.

Ma il Compagnoni commendabile era non solo qual let- terato , per le pubbliclie cariclie da lui sostenute , e per gli onori ricevuti , ma ben anco per le belle qualita del- r animo sue , le quali di per tutto e mai sempre ben ac- cetto lo resero a chi di vicino lo conosceva. Egli era in una parola I'immagine del vero filosofo. Spiccavano in lui una naturale mansuetudine , ed una ingenuita e sincerita. d' animo assai rara. AfFabile con tutti, modi aveva cortesi ed amabili. II volto suo appariva sempre a serenita com- posto. Per quanto prospera corressegli fortitna non sali mai

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ne in superbla, ne in arroganza; e mostro fortezza d'ani- ino nelle avversita. Non curava le ricchezze i, e gli onesti guadagni piu per gli altri che per se spendeva: al poveri liberale; agli alllitti pietoso ;, agU artigiani di lor mercede prontissimo e non istretto. Fii nimico d' ogni fasto ; e a ginsta decenza costantemente si attenne. Sentiva la vera amicizia e nulla a questa risparmiava. Non mai la jiatria obblio , e a darle prova di affetto tutta la ricca biblioteca sua, ancor vivente, donavale. Verso i piaceri adopero giu- sto temperamento ; mostrandosi non mai scbivo alia mo- derata giocondith di geniali convitti e di piacevoli compa- gnie. Fi-agile , perclie figliuolo di Adamo , pote errare di- nienticando il sacro carattere di cul era rivestilo^ ma in- dulgenza imploronne da cbi facolta aveva di concedergliela. Compagnoni finalmente con eroica rassegnazione sofFeri il doloroso malore clie per ben vin anno lo travaglio prima di condurlo al sepolcro. I conforti della Religione gli fu- rono di sostegno e di dolcezza in quelle acerbe pene. Perl II corpo suo , ma la memoria di lui durerk negli amici die non mai cesseranno di lamentarne la perdita, e durerk nel mondo fmclie i buoni studj in onore saranno.

Leopoldo Cicognara.

Un' altra gravissima perdita fecero in Italia le lettere e le arti belle coUa morte del conte Leopoldo Cicognara. Pero debito nostro sarebbe di spargere qualclie fiore an- che sulla tomba di si illustre trapassato. Tuttavia non sa- premmo far ineglio quanto col ricorrere alle necrologie che di lui pubblicate furono in Venezia, cittk ch'egli conslde- rava come seconda sua patria, e della cui Accademia di belle arti erasi reso sonimamente benemerito. Tra esse ne- crologie poi ci parve meritare la preferenza quella inse- rita nel giornale di scienze , lettere , ecc. , die lavoro di coltissima penna va cola pubblicandosi col titolo di Gon- doliere. Tale necrologia fu dettata con tutta l" efFusione del cuore e co' piu patetici colori dell" eloquenza dal cliia- rissimo sig. P. Zannini , uno de' piii stretti amici del de- funto , sulla cui mano voile questi poclie ore prima dlmo- rire ad ogni costo imprimere un bacio di riconoscenza in

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retribuzione degli inutiU ma cordiali conford die ne aveva ricevuti. Duolci pero die i limiti al nostro foglio prescritti ci vietino di tutte i-iportare le parole del sigiior Zannini, siccome bramato avremmo. Ci fu quiiidi necessita il dar luogo a quella parte ooltanto che quasi direJibesi storica narrazione.

" II coiite Leopoldo era nato in Ferrara il di 26 no- venibre dell' anno 1767 dal conte Filippo Cicognara , e dalla contessa Luigia Gaddi sua nioglie. Nell' eta di uove anni fu collocato nel Collegio dei nobili di Modena , ove rimase fine a quella di diciotto. La condotta ch' ei tenne nei primi anni della sua dimora in quell' Istituto poteva far presagire , ch' egli dlverrebbe uu distinto dilettante di pittura, non mai un uomo di lettere; per che 1' am ore alio studio non appariva , a dir vero, innato in luif, bensi parve innata la sua inclinazione alle arti del di segno, nelle quali s' occupo con molta assiduita sotto la direzione del pittore Antonio Vestri di Pesaro. Ma non ando guari che, cresciuto alquanto negli anni , senti pungersi del desiderio di cono- scere cosa erano quelle dottrine della elettricita, delle qua- li , come di faccenda venuta in moda tra i dotti , si me- nava gran discorso a que' tempi. Dalla elettricita passo alio studio delle altre parti della fisica, al quale dovette di ne- cessita unire pur quello delle matematiche ■■, e cosi , pene- trato senza accorgersi nelle regioni delle scienze, e presa consuetudine all' applicazione e alio studio, la facilita dello apprendere , la contentezza del sapere , e quella soddisfa- zione di se stesso che in anima bennata s' accompagna mai sempre al retto operare , lo mantennero nel comin- ciato imprendimento per guisa , che ben tosto lo studio fu per lui un' abitudine , e Pistruzione un bisogno. Sicche, giovine ancora , si niise in relazione coi dotti della Uni- versita Modanese, che allora non erano pochi; vmo Spal- lanzani, uno Scarpa, il Paradisi , il Casslani , il Venturi, il Cerretti ; dal qual ultimo ebbe pure particolari lezioni di belle lettere. Onde avvenne che allorquando , conipiuta r educazione del collegio , fu ricondotto in patria , egli si trovasse piu istrutto assai che non lo erano i nobili gio- vani deir eta sua ; ma avvemie del pari, che per lui non fosse toUerabile l' inerte vita domestica , che da qiiesti , quasi nota di nobile condizione , era desiderata ed arabita.

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E poiche r amore alle artl belle lo accendeva piu clie o2;ni altra delle passioni propi'ie dell' eta sua , cosi prego con grande istauza il genltore die il volesse condurre a Roma, a cjuella sede sovrana d' ogni loro grandezza. E il padre prometteva dl adenipiere il giusto desiderio; ma alia pro- niessa non conseguiva 1' efletto con tanta sollecitudine, con quanta P indole fervidissima del giovane appassionato avreblie voluto. Sicche , partitosl un giorno per Bologna , non diede piii addietro ; e con viaggio rapidissiino giunse ben tosto all' antica capitale del mondo. Cola tutto si pose nello studio del disegno. Frequento TAccademia di S. Lu- ca, di cui gli parvero fiacche le lezioni e inefficaci ; per- cio unitosi quasi per forza segreta di vicendevole simpatia a tre suoi condiscepoli , e fatta scelta d' un buon nmdel- lo , si pose a tutt' anima in disegnare il nudo dal vero. Cbi detto avrebbe clie in quella stanza , a cui ogni sera convenivano que'giovani animosi, si raccbiudesse cosi gran parte della futura gloria italiana' I compagni del Cicognara erano il Camuccini , il Benvenuti e il Saljatelli.

>i E alio studio del disegno uni pure gli esercizj nelle let- tere amene, incitato a cio dal convivere cb' ei faceva con Monti, Berardi, Buonafede, Rezzonico , e sopra tutto con r abliate Cancellieri , al quale si lego con si stretta ami- cizia , cbe ne la distanza dei luogbi , ne il mutarsi dei tempi non poterono allentare giammai. Cosi alternando tra r una e 1' altra maniera di occupazioni , senza sostare un istante , visse molti mesi in Roma ^ donde poi , ricco di cognizioni e cresciuto per esse il desiderio d' acquistarne di nuove , s' avvio a Napoli , indi in Sicilia ; e , presa stanza in Palermo , puljblico Le Ore del giorno ; poemetto cbe fu il primo de' suoi lavori letterarj cb' egli mandasse in luce. E ovunque scbizzava anticbe rovine , disegnava i luogbi piu ameni , e ritraeva in tela tutto cio cbe di bello o di grande gli si presentava alia vista; onde quella grande abilita cbe era in lui, particolarmente nel dipingere il paesaggio.

» Dopo due annl di assenza si ricondusse in patria , ma non per fermarvisi a lungo ; cbe Firenze, Bologna, Mila- no , Venezia se I'ebbero ad ospite , passeggiero bensi, ma ovunque graditissimo. Rivide nuovamente la sua Roma pre- diletta, ove si trattenne il piii di tempo cbe per lui si

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poteva ; poscia rltorno fra noi ; e finalmente nel 1795 passo ad accasarsl in Modena , dove dalla prima sua mo- glie Massimiliana Cislago gli nacque il di 16 dicembrc 1796 il figlio Francesco 5 cl'ie sopravvive al padre. Di Mo- dena lo trassero ben presto le turbazioni pollticlie , che la rivoluzione di Francia difFondeva per F Italia. Allora venne cliiamato ad aver parte nelle pubbliche amministra- zloni. Negli anni che decorsero tra il 1796 e 1807, fu successlvamente membro della Giunta di difesa generale staliilita in Modena, e poscia del Corpo legislative sedente in Milano ^ fu Ministro plenipotenziario a Torino , indi Deputato ai Coraizj di Lione, e in fine Consigliere di Sta- to i del qual ultimo impiego chiesta ed ottenuta la dimis- slone , venne il di 11 aprile 1808 nominato Presidente deirAccademia di belle arti di Venezia. E quel giorno fu giorno di grande Ventura per quest' Accademia, alia quale crebbe lustro e prosperita. con ogni maniera di sagge isti- tuzioni. La provvide di ottimi professori ; ne amplio i lo- cali ; li fregio di preziosi dlpinti , e di non men preziosi disegni ^ fondo gli annul premj agli alunni ?, soccorse a questi con 1' opera e col consiglio ^ e con mano lienefica riparo in alcuni all' ingiustizia dell' avversa fortuna. Onde non e maraviglia se maestri e discepoli lo salutarono fon- datore e padre di questo nobilissimo Istituto. E intanto ritornava con pieno aiFetto ai prediletti suoi studj, dai quali anche in mezzo ai rapidi rivolgimenti della fortuna d' Ita- lia non s' era allontanato giammai; e, o si stesse in Ve- nezia, o vlaggiasse , com' ei fece , la Francia, 1' Ingbilter- ra , r Olanda , la Sassonia , la Prussia , oggetto principale di ogni sua occupazione era 1' esame dei monumenti d' ar- te , lo studio e la collezione degli autori che ne trattaro- no , e la conosceuza personale dei piii illustri tra gli scrit- tori e gli artisti dei tempi nostri.

>i Clii guarda alia vita pubblica condotta dal Clcognara, ai molti paesi da lui corsi e ricorsi , alle gravi e dilicate incumlienze che sostenne , dura fatica a persuadersi ch' egli sia quel desso a cui dobbiamo le opere da lui puliblicate. E chi apre e legge quest' opere, e vi trova per entro cosi varia e profonda dottrina, vestita coi colori della piu splen- dida immaginativa, non sospetta nemmeno , che 1* autore di quegli scritti si fosse ravvolto lunga pezza tra le lente

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e freclJe indaglnl clella sparuta archeologia , onde scoprlre e raccogliere si graa messe cU stampe antiche , di nielli , di libri rarissimi , quale appena avreljbe potuto clii avcsse spcsa tutta intera la vita nelle interminabili lungherie di questa natura di ricerclie. E chi , sedata la sorpresa di cos\ stupendo consorzio di opposte qualita , s' incontrava poscia nclla persona dell' autore e ravvisava in lui lo spi- rito , r amabilita , la cortesia , e tutte in sonima le arti leggiadre del colto viveie gentile , si rimaneva , come av- venne a noi or soiio molt' anni , compreso di non piii sen- tita animirazione in faccia a quest' nomo straordlnario , nel quale , con raro esempio e niax-aviglioso , vedevasi cosi manifesto il trionfo del genio sulla consueta fiacchezza della natura umana.

» Le opere pubblicate dal Cicognara sono varie d' argo- niento e d' estensione , beiiche tutte piu o meno collegate coUe arti del dlsegno. II Bdlo , nelP amore del c£uale parve nato e cresciuto , fu il soggetto della prima sua opera di luuga lena, die usci dalle stampe di Pisa nel 1808^ e fu poi riprodotta con quelle di Pavia nella Collezione de'clas- sici metafisici. A questa successe, con qualclie anno d'in- tervallo , la Storia della scultura , a cui pose mano pei consigli del suo amico Pietro Giordani , confortati dalle iterate istanze del D'Agincourt e dello Schlegel. Quest' opera levo la fama del Cicognara a cosi gran volo , che il suo nome divcnne Len tosto europeo ; e accio niuno le man- casse di que' caratteri clie la dimostrassero eccellente , fu onorata dei morsi dell' InA^idia e degli attentati della ca- lunnia. INIa il consenso universale giudico , die nissuno in Italia, dalTAlpi al Lilibco ^ avrebbe saputo , come il Ci- cognara , condurre un' opera di tanta mole e di si grave momcnto. Pulibllco nel seguito le Jllustrazioni alle fab- briclie venete , e la JBiografia del Canova , stampate in Veuezia ; il CaUilogo ragionato della sua libreria , impresso in Pisa ; e le Memorie per servire alia Storia della calco- grafia , uscite dai torclij di Prato ; opere che noi accen- niamo soltanto , pcrclie non e del nostro istituto , ne della possibillta nosti'a il parlarne estesamente. E dii volesse raccogliere dai varj giornali d' Italia gli estratti, le memorie, le lettcre , le illustrazioni che in gran copia vi sparse il Ci- cognara, 6 aggiungesse a questi gli elogi d'illustri pittori.

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scultori e archltetti , e le prolusloni colle quali , iiella sua qualita di presideiite , apriva gli annul esercizj del- rAccademia di belle ard e dell'Ateneo veneto , verrebbe a far conoscere niaggiormente quanto profonda , ferace , inesauribile fosse la niente e la dottrina del grand' uomo che abbiamo perduto.

» E queste opere dettava il Cicognara senza sottrarsi glammai a quelle consuetudini della vita sociale, che sono distrazioni per tutti, ed erano alleviamenti per Ini ; e senza mancare un istante ai piii stretti doveri della vita dome- stlca , neir osservanza dei quali fu modello imitabile del- I'ottimo padre di famiglia. E colore che studiarono negli scritti di lui , e videro 1' ingegno potente , e il sapere , e r erudizione , e il gusto esquisito con cui furono condotti, conobbero certamente la parte piii splendida di Cicognara ; ma non conobbero la migliore ; che questa a que" soli fu dato arnmirare , i quali vennero ammessi pui addentro neir amicizia sua. Fu due volte marito i, e s' ebbe a com- pagne due tra le piii avvenenli donne d' Italia, nelle quali gli adornamenti dello spirito non da altro potevano venir superati che dalla cara e soavissima bonta dei loro cuori ; e ognuna di queste pose la soinma della propria fellcita nel formar qviella dell' aniato consorte. Nel vario corso della sua fortuna ebbe molti dipendenti e soggetti ; e per essi il maggior dei premj fu seinpre quel sorriso d' appro - vazione che cosi dolce spuntava sulle labbra del Cico- gnara ....>».

Cosi il suo encomiatore : e cosi il Cicognara viveva gli ultimi suoi anni alia famiglia, agli amici, allelettere, alle arti belle. E quel cuore , quel carattere suo ben si fecero inanifesti anche nell' esemplare toUeranza colla quale so- stenne le lunghe angosce della tabe polmonare che lo trasse al sepolcro. Egli le sopporto con la pace del cri- stiano. Confortato dalla religione che gia suU' anima di lui sparso aveva il balsamo delle celesti consolazioni , esalo r estremo alito alle ore 9 antimeridiane del 5 dello scorso marzo. Le sue esequie furono solenneniente celebrate nella Basilica di S. Marco coll' intervento di tutti 1 Membri del- r I. R. Accademia di belle arti. Esse vennero poi rinno- vate dallo stesso corpo accadeinico nella chiesa de' Santl Gervasio e Protasio. Dopo la quale funerea cerimonia , il

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segretario f. f. di presidente , il nobile signor Antonio Die- do, raccolti nella sala delle raunanze accademiche i membri dell'Accademia stessa, al quali unironsi altri coiti e cospicui cittadini , recito dinanzi all' efligie in marmo dell' illiistre defunto una breve ma commovente allocuzione, nella quale venne i meriti e le virtii di lui rammentando. Le spoglie mortal! dell' estinto saranno trasferite a Ferrara , per de- creto di quel municipio , ed ivi nella stessa patrla di lui verra pure inaugurata 1' erma colossale che in onore del- I'araico scolpivasi dal Canova, I'ultimo lavoro a cui I'ita- liano Fidia piegasse la mano.

R. GiRONi, F. Carlini, I. FuMAGALLi e G. Brvgnatelli^ direttori ed editori.

Pubblicato il di 27 magglo 1834.

Osscrvazioni metcorologlche fatte all' I. R. Osservatorlo dl Brera.

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BIBLIOTECA ITALIANA

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LETTERATURA ED ARTl LIBERAL!.

Elogio del caidlaalc ALhcioid sciiUo dalU ahalc Giu- seppe BiCNAMi piaccntuio. Piaceiiza, i8o3, dalla tlpogiafia Del I\Jajno. Fcdc V uiUcccdeiitc toino 78." pag. 235.

Akticolo II. LI Alberoni ncl suo inudsLero di Spagna.

i Albcioni rimaslo io\o fia p;!" Italiani alia cortc di Madriil come iuearicalo deila eoite di Panna , pote [)cr mezzo della rc2,ina cd anche del conicstjore del re il ir.esuita Daubeiitou, suggeiiie ottimi con- sigli di iiloniia alio btalo pur tioppo disastrato dcl- r lspaiii< a iiionardua. Ma il inalcontcnu* del \ecehjo niiiiistio cardiiiale del Giudiee e degli altri iavoriti della Orsiiii Irapporievaiio ostaeoli ai muni divisamcnli come scmpie avveiiir suole in (utte le rilorme. Si in« omiiicio qniiidi dalT einanci[»aie il Govciiio dalTiii- fliicnz.a di agcuti sLiaiiicri , la quale suole pur troppo iielia moderna Europa iuvadere le coi ti , trauuc il case chc i regnanti sicuo coididcuti nellc [)roprie iorze e gelosi della loro digiiita. Dappiima gli atlaii veni- vano iu sostanza concertati e diretti fia la Orsini ed altri persoiiaggi cola posti daila coitc di Fraiicia per

Ifihl Ital. T. I.XXIV. J 1

I

1 62 ELOGIO DEL CAUUINALE ALBEUONI.

esploraic i scgreti cli qiiclla cli Spagiia e padroiice,- gianic Ic dcliberazioui. Costoio cd altri simili ajionti cratio tiittc jicrsonc siillc quali pcsar noii [)otrva iifiiiiiioiio una 2;iiarciiti2,ia di opinioue, ma solaiiu-iile Todiosita (T 1111 picdoininio straiiieio (i). Convcnne shaia/./.aisi da costoro oudc iutrodiirrc lu-H" aiMiiiiui- htiazioiic una civile volonta propria indipeudcntc (.uii- lidiiic uirintcressc naziouale {■2).

(i) II disordine il piii assoliito jiei^li aHiiii (dice Flassaa nella sua Istoiia ufficialc ddla dipluimizia franceie sotto Tanno 1704) e le cjuercle le piii scandalose furouo le cou- scguenze deiriinpcro clie la princi|)essa degli Orsiiii , il inarclu'se di Louville , il cardinale di Estrees , T abate d'' Estrccs sno nipote e il padre d'Aiibcntoii coiifessore di Filippo V cercaiono di escrcitare sul lie e siilla Rcgina.

(2) La corte di Madrid fa soprattutto agitata c divisa dalla ]iriiicipessa degli Orsini. Questa donna clie era statzi nia- ritata col duca di Bracciano della casa degli Orsini aljitava a Roma nel tempo della niorte di Carlo II. Avendo intcso il niatrimonlo di Filippo V colla principessa di Savoja , allora in eta di tredlci anni , bramo di coiidurro la fntiira regiua in Ispagna , e prego la maresclalla di Novailles di procurargli ijiiesta commissione , e T ottenne. D' allora in poi la principessa degli Orsini ad altro non aspiri) clie a governare la giovine regina cd anclie a dirigere il re di Spa- gna. Essa su di questo punto aveva coatratto intclligenza con madania di Maintenon clie coii tiitto il suo credito la so- stene\ a presso Luigi XIV. Questa favorita ( Muitressc ) clie voleva introdursi nella politica esteriore nveva invitato il gran niinistro Torci a venire presso di lei tutti i giorni per trattarvi gli aftari^ e questo niinistro essendosene scu- sato sotto il pretesto di non avere di che alimentare i suoi lavori , madania di Maintenon aveva imniaginato di f'arsi dar copia di tutti i dispacci iniportanti die giungevaiio dairestcro-. Cosi scriveva ella a madania degli Orsini " lo ') i'oggo tiuto cib che passa per mezzo cU monsieur de Torci; •; per cib , madnma , non mi mandate piii le stcsse cose. » L' intiinltii che si staljili fra queste due donnc rivali d'iu- triglii e di fortuna , qnantuuque in due luoglii dilTerenti , 111 so\ente fatalc alia Francia ed alLi Spagna (Delta stoiia t. IV5 pag 221 e 222 )

ELOGIO DEL CARDINAI.E ALRERONf. 1 63

Vide 1' Albcrom che affidato il govtrno allc volidiili voloiita del palazzo dettate da piccoli personali intc- lessi . 81 espoueva lo slato a disastrose dchberazioni. Qiiiadi a di liii cniisiglio ciuaiio un I'anioso dccreto del lo fel>l)iaio del 171 5, pel quale il Re noii sola- mente diede una plena libeila ai Consii;lieii di Stato di dire il loro paiere , di consultare, di replicare allc sue risoluzioui , ma loro con;and6 anelic di iarlo botto pena di caricaili avanti Iddio di tulto cio che verrcbbe fatto contro la giustizia dei loro sentimcnd. Se questa delibcrazionc era ottima c fondauientale , con tutto clie niancante di una stabile istituzione guarentita dagli arbitrj miuisteriali e dalle seduzioni dei tiworiti, oio non ostante servi a dicliiarare Tin- lenzionc del Prineii)e di voler cssere avvertito cd illuniiiialo dai eonsigli dei savj e zelanti uoniini inca- ricati delie pubbliche facceiide , allontanando piii die si potcva il pericolo di essere aggirato dalle angustc e ingannatiici mire del Palazzo.

cc Ouesto prinio passo ( direnio col biografo ) fu » seguitato da diversi considerabili cangiainenti nci

V jmmi impieghi senza che alF Alberoni ne fosse » conierito veruno. Non bisogiiava che egli allretlasse « la fortinia cd era prudenza raspcttar<; il momento ■» tavoiev'ole pel suo avanzanieuto e far si che gli

V Spagnuoli, gelosi pcrche tanti Frances! ed Italiani » avevaiio per taiito tempo occnpato gP impieghi di » conlidcnza , non potcssero inormorare del suo in- » nalzamenfo. »

Ncl mentre che per consiglio delT Alberoni , me- diante sempre le succenuatc persone , si andavano cllettuando queste 0[)erazioni , lutta l" isola di IMajori- <a, parte iutegrante dcllo Stato Spagnuolo, lu tolta dalle mani degli siranieri conqnistatori e riunita al naturalc suo dominio. Cio avvennc verso gli ultimi del mcsc di giugno di ([uesto incdesimo anno 1715 per opera del cavalicrc Hasleld, il quale scnza tirarc un '.ol colpo di rauiioiie riusci a ricuperarla. Sottialta del tntlo la Spagna dal gi'^go della stranicra < onqnista

164 ELOGIO DEL CA.RD1NALE ALUEKONI.

cssa iiou I'll pill obblig;ata cF impiegafc gli straordinarj poteii prima neccssaij iiella giande crisi dclla a,tierra di succcssione. Fii qiiindi ad insiiiiiazioiie deir Albe- roui dato mano a richiarnare quelle istitiizioni nazio- nali colle qiiali si poteva daic una certa stabilita alia pubblica ammiiiistiazioiie, seniprerlie vi concor- resse la voloiita pcrsoiialc del principe. I'cr la qual cosa, dice il bioc^iafo : « II re Fdippo rivoco parec- » cliie iimovazioiii die le circostanze itifaiiste lo M avevaiio obbli2,ato d" iiitrodiirre circa il «>overiio , » e cosi ristal)ili tuui i coiisigli siil piede medesinio » ill cui si trovavaiio prima del suo arrivo alia co- >• roiia. y> Se seiiza una volonta forte, unita, illu- uiiiiata, viplante e sovraua, questo ritoruo a siabi- limenti clie noii avevauo impedito la rapida decadeuza non era utile, esso servi almeno a lamigliarizzare il nnovo governo colla parte predomiiiaute della iiazioue.

Scnza di ima vera awersione ad uii potere sbri- gliato, senza di un fermo e ieale proposito di im buon governo si potevauo lorse cousigliai c e decretax'c lauto la eopra ril'erita ingiiiazione 10 lelibrajo j8i5, qiianto qucsta ristaurazione dei consigli ? Chi imma- gino e consiglio cose di tanta mole, lu FAIberoiii uon aucora miuistro , e beii liingi tlal poire avanti carte col proposito di j^oi lacerarle , egli manteune sempre V opera della rilorma e dclla luigliorata ri- staurazioue.

In qucs(o frattentpo e ne! corso di questo stcsso anno i;-'i.'j avvenne la iiiorte di Luigi XIV, il quale dopo setlaniadue aiuii di tcgno costitui solo il suo secolo. CJo si vcrilico nel pi imo giorno del settendnc dcir anno siiddetlo. Dop[iia lii V influenza di <piesla niorte sugli atfari di Sp^igna. La prima riguarda Taii- torita del cardinale del Giudice supremo Rliiiistro Ml allora di Spagua , e la seconda conccrne la poluica del gabinetto liancesc sotto la rcggenza , durante la uiniorita di Luigi XV=

Quanto alia prima giova riferire le parole del Lio- gralo Spaguuolo alia pagina 76. 'c La jiarten/.a della

ETOCTO nnr. cardtnale Ar.Er.RONr. i65

)> jjriiKi|)('ssa Orsini c in scp;iiilo la niorte di Luia^i XIV >i avcvano a poco a poco diminuilo moltissinio Tau- >i torita del cardiiialo del Giudice, c bcnche conti- " luiasse a rest;ir egli sempre alia testa degli alVari , V noil ostante si vedeva bene lin d' allora chc AI- « beroni avendn eol mezzo della sua attivila ed ar- » teiizione trovato il segreto di meiitaisi tiitta la » eontidenza dellc loro Maeslii, si avanzava a jiran » passi verso il niniistero , tanto piu per esser egli ■» apertamenle protetto dalla Regina, che Tintrodu- •» ecva in tiilti gli alTari del gabinetto , di maniera » ehe il cardiiinle ministro non era che T eco del- » r abate Alljeroni che niai ])er6 si spiegava, se non per la boeca del Re e della Regina. »

Quanto poi alT infliien7a del IVanrcse gabinetto durante la mim^riia tii Luigi XV, do])biamo osservare the essa prepnro per la Spagna una direzione niini- steriale per lei iiifiiusta, attese le mire jiersonali del reggente diica di Orleans. L" interessc dci due paesi realniente non crano disgimiti come si vide in tntto il grande dibattimento della successione, ed erano cinieiitati dai vincoli di famiglia. Ma la dire- zione che a loro dappoi si diede rcsero ostili le mire dei due gal)inelti (i). Filippo V re di Sp;i2;iia,

(i) III Francia (dice uu ccleln-e tliplomatico ) 11 cliica trOrleans reggciile , iraltronde attento alia conservazione ili Luigi XV, suo pupillo, ma opcrando come se avesse dovuto snccedergli ., distruggeva in un giorno T opera dei Iiinglii sfoizl di Luigi XIV, voglio dire rnnione della Francia e della Spagna , ed univasi all' Ingliiherra contro Filippo V. Nella stessa guisa il suo ministro Tnljale Du- bois sacrilicn\a 1" indipenden/a e i diritti del go\'eiiio al cappello di cardinale. ( Histoire de France depuis le 18 hru- maire jusq^alla paix de Tilsit, t. 3, p. 172 e lyS. Brus- sclles , i83o, pvesso Tarlier. )

Questa unionc coU' Inghilterra fu volontieri abbracciata da Giorgio 1 della casa di Briinswic principe di Hannover , peroccbc la sua dinastia era recentemente '^ubentrata , e poteva teinere dci soccorsi e della protezione ostile di nitre

l66 ELOGIO DEL C.\1!T3In\VLE ALBERONI.

tome zio scniorc del Re faiiciuUo di Fiancia, credeva spettare a Iiii la reggenza durante la niiuorita di Lui- gi XV; e peid stava deliberando se dovesse fiu- valeie le sue ragioni. iMa I'abate All^eroni , sebbcne non ancor niinistro , iiicoiiiiiiciava allora> ad esseie ascoltato dal gabinetto di Madrid, e per6 dissuase Filippo V dal pcusieio di aspiraic alia reggeiiza iran- cese, e lo obbligo a confessare che pel suo riposo e per qiiello delfEnropa rispettar doveva la rinun- eia da liii f'atla, e laseiare al francese Parlamento la eura di niertere la tniela tra Ic mani di chi avesse trovato a proposito. Ua eorriere rlie arrive poclie ore dopo di qiiesta conterenza , mostro che TAlberoni aveva priidentemente consigliato , e ehe sarebbe stato Ijoppo tardo ed ardiio partito il rivocare la noniina del duca d Orleans, risoliita dal Parlamento ed approvata dalla nazione ( Vita dell' anonimo pag. 74 e jS ).

Prima delTarrlvo del detto eorriere lorse la eorte di Madrid ignorava ehe il dnca d' Orleans era stato nel testamento stesso di Luigi XIV nominato reggente durante la minorita di Luigi XV, in allora fanciullo di circa cinque anni e mezzo, e che il Parlamento nel giorno 2 settembre del detto anno 1715, cioe nel consecntivo alia morte di Luigi XIV, non con- senti alia nomina testamentaria dei membri del con- siglio di reggenza, talclie il dnca d' Orleans nel i5 di detto mese, ne compose nno contorme alle sue mire, come leggesi nella storia della francese diplo- mazia del Flassan (Tom. IV, pag. 371 e 872). Ad ogni modo, in qiiesta tentazione del re Filippo, r Alberoui non ravviso che nn impulso pcrsonale di quel Re senza vernn vantaggio, anzi con gran di- sturbo della cosa pubblica.

potenze alia espulsa dinastia degli Stuardi. Quest' unione pertanto era fondata suir interesse persoiiale dei due per- sonaggi, T uno per assodarsi sul trono dell' Ingliilterra , I'altro per asslcurarsi Teventnale successione al trono di Francia senza riguardo alcuno ai rispettivi interessi nazionali

ELOGTO DEL CARDTXVLE AI.BERONI. J 6 7

Penosissinia era in (jiici tempi tlivenuta la ponzionc clella rorlo di Koma. [\lanilcsiaic fra i g;ran(li po(c'n- tati liti^aiiti iiu innocuo licoiioscimento obbli£,aio aii- che <la nerossarie circostanze, veniva rigiiartlato dalla parto rniilraria conic atlo di ostilita, per ciii in via di rappics;i2,lia si bandivano dalle corti i Nnnzj Pontili<j, SI I icliiaiiiavaiio i rispeltivi siiddiii da Iloma. senza rie;iiardi) della vovina loro ccononiica ; si vieiava di niaiidar danaro alia Dalaiia, e si ponevaiio le persone soiio una specie di ptiliiico interdetto. Fino dalTanno lycH) erasi lia il Papa e le corti di Francia c di Spajina eccitato questo scandalo, il quale, al dire del !\lura(ori , duro parecclii anni consecntivi. Finalmente air Alberoni non anrora ne cardinale ne niinistro , riusri di tar cessare fra la corie Spagnuola e la Pon- tilicia qiiesto di^sidio, la qnal opera a lui guadagno r alVezione di Clemente XI.

l\lentre f Alberoni, non anror ministro, andava cosi operando, scoppio nel 1 716 la guerra d'iiivasione della |)oienza Ottoniana contro la i-epubblica di Vene- zia. Fu questa di alto spavento per F Italia e per la conlinante Unglieria e la Polonia. A malgrado dei preparaiivi della Venela repubblica , del Papa , dei cavalieri di Rlalta, la Morea ed alcnnc isole delFAr- cipelago caddero in mano dei Turchi. II Papa chianio in soccorso tutti i Principi cattolici, gli autorizzo a tare contribuire alle spese della guerra i beni di mano niorta esenti da iniposte; ecciio le coscicnze degli altri Icdeli a concorrere alia difesa della cristianita , dimodoclie nna crociata regolarc fu bandita a pro delFindipendenza delF Occidente. La speranza per al- tro majigiore del Papa, dice il IMnratori, era riposta nclla potcnza dclle armi cesaree ; e quindi presso Carlo VI Imperatore ])ratic6 i piu caldi nfficj per moverc gncrra al Turco. « Ma questo regnante , « dire il IMnratori, non sapeva risolversi per sospetto 1^ clie la cone di Spa2;na, prevalendosi della congiun- j' tnra in vedere impeguate le anni imperial i in )) Unglieria. faccsse qnalclie solenne befla ai suoi

i68 ELOCIO DEL C\RD1NALE ALBERONI-

)) S(ati iF Italia. Per rimovcre quest' ostacolo si affac- 5) cendo non poco il Sommo Ponlefice; ed essciidogli » finalmcnte riuscito di rieavare dal Re cattolico una » autentica promossa di non niolestare alcuno deg;li 5) Stati posseduti dairimpcratore duiante la gucrra J) col Turco, Sua Santita si fece garantc e nialleva- » dore alia corte di Vienna della siciirezza dei Ce~ » sarei dominj in Italia. Con questa fidanza V Au- » gusto Carlo VI nel di 26 niaggio 1716 sti-etta coi » Veneziani luia lega olTcnsiva e difeusiva , non tardo » pin a dicliiarare la guena al Sultano. ^y

Questa guena fu amministrata, come ognuno sa , dal celebre principe Eugenio il quale si iUnstro colle celebri vittoiie di Petervaradino c di Belgrado negli anni 1716 e 171 7-

VolgevaTanno 171 7 oltre la sua meta allorclie Cle- nienteXI, a pregliiere della Regina di Spagna, venne nella determinazione di elevare I abate Alberoni al car- dinalato. Cio avvenne, come dice il biografo, « in un » concistoro tenntosi ai 12 di luglio 1717, do])0 nn » niagnifico clogio fatto al niedesimo , da che al di 5> lui zelo cd attenzione era debitrice la Sauta Sede 5) deir accomodamento delie dillerenze sovraggiunte 5> tra la corte di Roma e di Madrid nel particolare ■» dei privilegi della nunziatura , del soccorso dei •>y dodic i vascelli niandati dalla Spagna contro il Tnrco V e di diversi altri servizj iir.port;inti resi alia Cliiesa » ed alia Santa Sede in particolare. Volendo nel tempo )> niedesimo il Re dare al nuovo cardinale contrasse- 5> gni di bcnevolenza, lo crc o grande di Spagna e » poco tempo dopo lo didiiara siio primo minisiro. » ( Anonimo pag. 83. ) Convien dire clie lutto cio sia avvenuto entro questo medesimo mese dx luglio fino ai primi di agosto , perocche alia pagina 107 leggesi una specie di manifesto sotto il uome del marcliese Grimaldo, main sostanza delTAIbcroni niinistro, colla data del 9 agosto 17(7.

Giunto r Alberoni al supremo ministero della Spa- gna, move altissima meraviglia pei tanti lavon di

ELOGIO DEL CARDINALr. ALBERONI. \0g

lislaurazume da lui cseguiti con una prodigiosa atti- vita e lisoluto coia2;gio. II merito ili tali ojieie noii si puo giuslainente cstiniare , sc non si conosce cjual Ibssc lo slalo (Iclla Spagna, allorche il trouo di ici pcivciine a Filippo V. Dilaniata la polcnza impcrantc tia Ic caslc privilogiate, necfssariameiite trae seco la dissoluzione di (piel potere econoinico clie solo ])iio dare alimento cd attivila alia popolazione e ricchezza e splendore alia corona. Da qiiesta dissoluzione ne conscguono la miscria , 1" inlingardaggine , I'oziosita, i delitti della nioltitudino, o la degradazione c 1' im- povcrimento delT erario priucipesco. 11 prinio guasto cade sulla potenza peruniaria e la militare, perocchc della prima i potenti invadono c si dividono le spo- glie , e la secouda senza slipendj sussistere noii puo. Ecco appimlo lo stato iiel quale si trovava la Spagna alFavvenimcnto al trouo di Filippo V con tutto Toro del Messico e del Peru ed a uialgrado dci possess! suoi sui c[uali cnfaticamente si diceva che il sole non tramojita ^laiumai.

In prova di cpicsto stato sotto Carlo II , leggansi le IMeniorie del marchcse di Louille , die da Luigi XIV Al dato a Mentorc al giovanc Filippo V suo nipote , allorche questi, snl finirc di dicenibre delTanno lyco, passo al trouo di Spagna. « La monnrchia Spagnuola (dice Tautore) olTiiya allora il cpiadro di una trista decadenza. Senza arniata ue danaro , senza giustizia, seuza polizia, senza liberta, senza freno. Nelle co- lonic troviamo de' vicere , nella niadre patria capitani geucrali continuamcnte rinnovati , non mai iuquisiti , ne coutcnuti. Nel ccntro una qnantita di Senati, i quali sotto le dcnominazioni pompnsc di Consigli di Castiglia o Corti di giustizia d'Aragona, d' Italia, di Fiandra , dcllc Indie, della luianza, dcgli ordini della gucrra , uon ofiiivauo alcun' altra mallevaria che la volonta rcale e su tutto rispondevauo al popolo cosi suole il Re , anclic allor(piaudo eniaucipati da lungo abuso di usurpazioni dicevauo sovente al Re: si ri- refo/io i vostri ordiiii , ma si snpras^iedc alia loro ese- citzione, Ecco iu qiiauto al govcruu.

170 ELOGIO DEL CARDINALE ALBERONI.

» Quaiito alia corte: un palazzo tacltulno souoniesso in nome dcU'eticlietta da commensali e dalla Reglna , clie la rlempivaiio dei loro intriglii , c dissipando per se stcssi il danaro della casa rcale no avcvano im- poverito il servigio (i). Final mcnte un episcopato troppo dovizioso e troppo indipendente da Roma : una foi'midabile inquisizionc sciiipre in gnerra al di (iiori col Papa: ncll interno coi sudditi; e migliaja di frati , bene spesso uonilni di talento e di niente , ma la maggior parte in opposizione fra loro da un ordine aU'altro ed anche da convento a convento.

» La Spagna , in onta ni suoi quadii d' armata , a queir epoca non manteneva nel euo seno 6000 110- mini di guerra in bnono stato, ed il Re non aveva nel suo palazzo per gnardia clie un ammasso di cia- battini ed altri bassi artigiani di Madrid , resi alia loro professione ogni qual volia non erano impiegati sotto alio armi ripartiti in tre bande , la Fiamminga , la Spagnnola e la Tcdesca : memorie l^en dcgne del posscsso della Spagna , dei Paesi Bassi c delf Im- pero

(i) Carlo II (prosegue il detto autore ) nsciva il mono possibile del proprio palazzo. Dopo il suo secondo matri- nionio se recavasi al passeggio, le pcrsone del popolo , le lavandajc di Manzanares ed i fancinlli correvangli dictro cilia ma ndolo Barljagiano; caricavano la Kegina delle piu indecenti ingiurie senzache fossevi una sola guardia attorno alia sua carrozza per punire si fatte infamie.

Nel tomo I, pag. i85 questo scrittore nel render conto della conclusione del matrinioulo di Filippo V dice: « Pri- ma d" ogni altra cosa fa d' uopo occuparsi di dare delle camicie alia Regina. Nello stesso volume alia pag. 182: " 11 Re non ha un soldo ^ io sono un uomo scaltro, perclie ho rinvenuto di che far mettere una porta alia cantina e comperare delle salviette : si era in procinto di servirsi delle camicie dei guatteri per quest' uso. Gli staflieri spa- gnuoli sono tutti nudi e chieggono V elemosina per le con- trade ; lo stato de''cavalli e ancor peggiore . polclie essi non possono domandarla. »

ELOCIO DFL CARDINAr.E ALBERONI. I 71

» Noll passava alcuna fcsta di (on, noii si rappre- sentava una cominedia clic non si desse mano alia spada. L^autorita reale, (piantunquo riconosciiila sacra era di liefpionie oltrao;^"'"^ P^i" difctto di mezzi roii cui farsi tcinere; e le liggi send)ravario abolitc dairini- punita. La Chiesa e i palazzi dt-i grandi servivaiio di asilo a tiitfi dclitti ; al ininimo iiicarimeiito del pane noii v' era pin sicuroz/a no pei niinistri , ne per alrnno. Tutti andavano armati in I\Tadrid, eccct(o i\ Re. Non \i era persona alqnanto doviziosa chc non avesse almeno cento sglierri al proprio soldo ; e sopra a i Sooco abitanti della capitale, 6occo uoniini vivev^ano di questo vergognoso niestiere. I poclii soldati che rcsistevano alia diserzione erano vestiti di cenci , senza salario, senza pane, poiclie non vi erano piu tondi speciali per Ic trnppe, nel nientre rhe gli ulViriali venivano a spendere in dissohitezze a Madrid gli stipendj chc avevano tiaflicati negli nHic). Qnanto ai generali non avevano altro nierito rlie qnello della nascita , o solamente il grado: avidi d'inipieglii, appena ne avevano ottenuto d''importanti non cliiedevano piu chc una cosa , cioc qnella di non adem[)irli, crcdendo chc non si potcssc vivere liiori di INladrid. Una persona di distinzionc , d di ciii liglio era stato inviato al sno corpo per coman- dnrlo, laceva rindionijiarc la corlc colic sue grida, (licenilo chc sc gli volcva iicciderc il proprio iij^lio, Poco direnio della giusLizia secolare: essa non poteva csserc che langnentc in un paese ove non facevasi distinzionc fia la via del diritto e la via delF auto- rita. D' altronde il poterc gindiziario aniovibile in Ispagna dipcndcva principahnente dalla Presidenza di Casiiglla. Sicconic qnelP eniinenle niagistratnra era siata semprc conferita dalPintrigo, la di cui essenza sta nel cangiamento , cosi si erano veduti successiva- niente alia testa dei trihunali nello spazio di pochi niesi il conte di Oropeza, |)oi don Antonio Arguilles coididentc dclP Almirante, indi don Emanuele Arias. l)oi nuoAanicnte il eonte Oropeza, poscia Arias pure

172 ELOGIO DEL CARDTNA.LE ALBERONI.

per la seconda voUa , e ciasclieduno di cjue' canibia- mcnti cadrndo iia partiti , trasciiiava seco il trionto di una lolla c rabbassamenlo di un altra, scnza il trioiifo dclle lc2;2;i- «

Dopo di ([uesta complessiva informazione del detto marchese di Louille , e necessario di conoscere in particolare lo stato industriale e commerciale dal quale la gran massa del popolo trae il suo modo di essere ed il goveino la sua pecuniaria potcnza. Oguuno s' accorge tantosto clie le sfrenate acquisizioni delle mani moitc, oltre altre tasso tanto piu certe e niol- liplicate, quanto piu i-etribuite da una possente opi- nione escrcitavano una funestissiaia concorrenza e sottrazione air erario dello Stato , ed a mario a mano toglievano T aliniento alF iudustria ed aunientavano il bisogno e la miseiia. Quanto air erario, rimniunita delle tasse prediali forniava una vera sottrazione pe- cuniaria , la quale andava crescendo a pi oporzione che le acquisizioni di mano niorta si nioltiplicavano. Questa slessa inimunita veniva nsurpata da pres;-oclie tiitti i grandi possessor! privilcgiati ai quali non si ardiva speilirc lesattore f'orzoso. In altra nianiera poi questi privilcgiati colle vincolatc piopiieta colpivano fatalmcn.e I'aninia dcH'ordinamcnto fondamentale delle riccliezze.

Tutto il peso pertanto dei puljblici aggravj cadendo sulla classe infcriore , e questa veneuilo ognor piu privata dei risparmj non potcva ouiai piu riprodurre iiuove riccliezze. Gli S2;licrri dci trrandi e jrli accattoni

_ o O cT

di limosinc srug2;ivauo al lavoro. Rla dall altra parte e indubitato clie una nnzione clie non riproduce , e costrctta ad intaccarc il suo capitale, e per conse- guenza a precipitare nella miseria. L' oro del Peru e del Messico non era clie una specie di cassa altamente viservata per la Spagna , la quale si riversava al di fuori per provvedere gli oggetti clie T industria na~ zionale non produceva oniai piu. Per la qual cosa quel danaro non lliceva clie trascorrere sulla Spagna per dillondersi iiegli esteri paesi , malgrado le piu severe proibizioni e le peue le piu rigorose.

ELOGIO DEL CARDINALE ALb£RONI. 1 "3

A questo sc2^uo si giuiise f>,radatamentc in iiuno di nil secolo e mezzo, cioe dal regno di Carlo 1 Hiio airavveniniento al troiio di Flli[)[)o V. Esistono bciit- tori giudiziosi e veraci clie sotto ai legni rispettivi diedero il eonlo pin esatto della seiupre crescente deeadcnza delln nazionale industiia , come si piio vc- dcrc nella iirt'lazioiie al discoiso tUl conte di Campo- maiies sopia il foinciito dcll industiia popoUirc ( Vc- iiezia 170-, t«tamperla Palcsc ) (1).

(i) Clii ainasse di essere picnaiucutc infuiiiiato del grandc tracollo che avvonne all" iiidiistria spagiiuola sotto i regni di Filipino II, Filippo 111, di Filippo IV e di Carlo II puo venir soddisfatto Icggendo P opera classica del conte >li Campomanos intitolata Educncioii popular colla rispet- liva aj'pendice. Noi ci coutenlcreiiio soUanto di toccare alcuiil particolari di divcrsi scrittori ivi noniiiiati e delle r.n)prcseutanze I'atte da corpi di arti e di coiniiiercianti Damiano Olivarez conteniporaueo a Filippo III narra clie a pill di 5,coo,occ di diicati si calcolava il valorc dclle mani- fattiue di lana c di seta die si lavoravano in Toledo, nella Mancia e a Segovia. Ivi si contavano da 12", 820 lavora- tori: niaggiore fii certanienle il miincro degl' inipicgati nel preparare le matcrie prime. 11 deito 01i\'arez aggiiinge clie ill seta s' impiegavano 43.S,(. co libbre ed in lana 638, 5cc arobcs. Quest' aiitorita deirolivarez viene riportata da Mar- tinez di Rlata presso il Canipoiuanes, Appendice aWEduca- (inn popular, parte I., alia pag. .473 e seguenti.

In una rappreseiitanza die i diciassette corpi o Grcniii di Siviglia fecero al INlagistrato si ricorda die tra Toledo , jaen, Cordova, Granata cd altre citta vi erano stati piii di i3o,cco telaj , e die la sola citta di Siviglia ne con tava 16,00c. Questa citta poi, sccondo Ustariz scrittorc, viile riilolto questo nuinero de" suoi tolai prima della iine tlel regno di Filippo HI a 400, e al tempo di Filippo IV a boli 60. Egli adduce in jirova uii memoriale presentato a Filippo IV da Francesco Cisneros e da Girolauio Pores. Qui tonvieii anclie ricordarc lo stato florido del consolato di Bur gos e dei nicrcanti di Medina del campo die al principio del regno di Filippo II ncgoziavano in leltere di ranihio pel valorc di 1 3cjCCCji?oo di itiidi.- e die dentio di questo

J 74 ELOGIO DtL CAUDINALE ALBERONI.

Ogtiuno intende clic duraulc i primi otto auni del regno di Filippo V , nc' quali la Spagna fu travagliata da armate stranicic dMuglesi, di Porto- gliesi, di Alemanni, e per diverse vicende giiinse lino a vcdere nella sua capitale accolto e riconosciuto

poiiodo perdettero in un col coniiiierclo graii parte delLi loro popolazionc. In particolarc poi convicn ricordarc 11 dott. Sancio JMoncada nella sua o()cra intitolata Kcstauracion poUtica de Esuana clie abbraccia gli avvenimeuti del regno di FilippoIIl,e Martino di Mata sopraccitato die scrisse al tempo di Filippo IV i suoi otto discorsi colla rispcttiva epitome. Finahnente D. Midiele Olivarez Osorio presento iin trattato in tie ragionamenti nl re Carlo II predeces- sore di Filippo V.

Non |)ar vero die tiitti questi scrlttori confondendo Tcf- i'etto colla causa attribuissert) il tracollo econoniico della Spagna airintroduzioue delle luerci stranicre , nel nienlre die nei tempi addietro la Spagna stessa non solo sosteneva la concorrenza straniera, ma impiegando Tindustria interna esercitava un comnicrcio attivissinio. Quei dabben uomini non avvertirono alia cancreiia interna die andava ogni di allargando la sua forza e corrode va le radici delTindustria e del commercio. Se la Spagna avesse riprodotto almcno ((uel tanto die abbisognava al consumo iiiteruo, forsedie il suo danaro sardjbe sfuggito tutto alFcstero? Una tarifl'a daziaria moderata buir introduzionc delle merci estcre cu- iiiulata colle spese di trasporto da pagarsi in ultimo dai < onsuiuatori avreljljc o no dimiiiuito la esterna concorienza e tatta prevalere la interna industria, d''aItronde favorita daircccelleiiza delle materie piime? L^esempio contempo- raneo prima degFItaliani, indi degF Inglesi e dei Francesi doveva forsc andar perduto? Fingiamo aiidie un sistema proibitivo tanto invocato da tpiegli scrittoii, forseclie si sa- rebbe provveduto al bisogno della nazioiie? Ecco la grande (juestione die proporre si doveva e die non lo fu giammai.

Noi non ignoriamo die nelF ultima cspulsionc dei Mori e nelle eniigrazioni in America alcuai scrittori pretesero di ritrovare le cagioni della rapida decadenza della Spagna. Ma a giudizio dell ccoiiomista illumiiiato dalla stoi ia , e istrulto dalla civile filoiolia ; le causali suddette non solo

ELOCIO DEL C.VnDlNAlli ALBEKONI. 1 JD

il pietcmlenlc , noa era possibilc neinineuo iuiziarc nloinia alcima doUo stato oia dcscritto dclla Spagiiuola fllonaicliia. Solamentc dopo the le vittorie di Veiidome rassodarono la corona del niiovo Re , fii possihile re- sULiiire 1 aulorita inipcrativa e indl dar maiio all'or- dinaiiieuto organico ed aminiiiistrativo della cosa pub I. lira.

RJa a lar cio ricliiedcvasi una forza crculea . la quale per |)urgare qucsta stalla di Augia introduccssc un liuine. Dopo cio piu agevole a elii veniva da[>poi (la di prosegnire a rialzare la Spagna e rentlerle il sue naturale vigore e ri[)orla nella sua curopea di- giiita. Tutti gl' istoriii nazionali e stranieri concorrono ad atiestarc dovcrsi al llcgno di Filippo V la rigeue- razione dell" Ispanica Monarchia , c con cio rendono omacgio alF Albcroni , il quale solo con un fortissimo carattcre , con un volere coraggioso, e con una at- tivita immensa potcva allVontare ed iniziare la ristau- razione.

Uno storico assennato , imparziale e celebrato con- tcniporaneo , voglio dire il Muratori , ne'suoi Annali d" Italia sotto T anno 1719 lascio scritto quanto segue: « Prinio niinistro del Ke Cattolico Filippo V era da » qualclic anno divenulo il cardinale Giulio Alberoni » e per mano sua passavano tutti gli affari. Convien » fare questa giustizia all' abilita c singolare attivita

noil rcggono, ma risiilta chc sc la Spagna fosse stata d'al- tionde saviaiiicnte ordinata e diretta dovcva anzi vieppiii prospeiaic. Me f industria di cui pailano gli scrittori con- sta chc fosse esercitata dai Mori e clie la lore espulsione dovcss' fsserle fatalc come la livocazione delf editto di Nantes fatta da Luigi XIV. Consta alfopposto che lo stato ilorido delfindnstria e del commcrclo era tiitto spagniiolo, f incomincio a venir nieno sotto Filippo II. Ne consta che le euiigiazioni degli Spagnuoli in America fossero una di- uerzioue di gcnti operose die guadagnavano nel paese , o noa piuitosto im aljljaijdono senipre dolovoso del nido na- tivo :, nel f|ual caso fjiiest" emigrazione era uno scarico di -un CCC60SO di popolazionc intomoda al paese.

176 ELOGIO DEL CARDINALE ALBERONI.

» sua, clie il Regno di Spagna s' era rimcsso in nn ]jcl M sisteina nicrce tie' siioi regolamenti , ed era giunto » a ricuperarc queUc forzc e qiiello splciidore die » sotto gli ukimi prccedenti Re parea cclissato. Tanto 5> aveva cgli accudilo al buon maneggio delle Regie » (inanze, a rimettere le forze di ten a e di mare, >} ad istituire la posta per le Indie Occidentali , a » fondare una scuola di gentiluomini per istruirli » nella navigazione e in ogni alfare della marina , c » a levare i molti abusi clic da gran tempo tenevano » snervata quella potente Monarchia. Cose anche piu » grandi meditava egli [ler actrescere la popolazione della Spagna , per introdurre il tralVico, le nianilat- » turc e la coltura delle terre in (juelle contrade e » per fare clie i tesori deir India , del Peru c le lane » preziose di Spagna servissero ad arricchirc, in vece ■» degli stranieri , i nazionali Spagnuoli. Buon prin- » cipio aveva anclic dato a tali idee con protitto del » Regno. Tuttc le mire sue in ima parola tendevano )j air csaltazione di quella gran Monarchia e tntto si » poteva promettere dalla sua costanza in cio die » egli intraprendcva » (Muratori Aimali d' Italia al- r anno 171 9 ).

Se questo l^uon prlncipio effetluato con un niini- stero di vcntotto mesi precipito con una caduta pro- vocata da uu alirui fallo diplomaiico al quale il Mi- iiistro Alberoni dovette riparare , certamente non se gli potra ricusar la lode data tia Tacito ad Agricola cc quamquam medio iii spallu mlci^rdc actatis eicptiis , quantuTn ad glonani lougtssiiniun aciun peiegU. » Stia pur bene die le lodi del Colbert abbiano aliamcnte risonato in Francia ed eclieggiato per tutta Europa ma il Colbert non aveva trovato ne Tautorita del mo narca disjiersa , ne il tcsoro spogliato , ne il popolu impovcrito e depravato. Tutto era in un movimento accentrato , gagliardo ed ascendente. E quantunqui neir ordinamento economico esistessero vizj radicali cio non di mcno rgli pote colla onnipotenza monai- duca rattcnipraine 1 mail cftetti. Lo btato a cui poi'

ELOCIO DEL CARDINALE ALBERONI. I -7

niano V Alberoni era precisaniente il contraiio , tal- che tutto cousiderato egli rassoniiglia assai piii ad un taumatui-o<) il <j[uale iniponendo le mani su di un in- Ccrmo giunto agli cstremi tutlo ad un tratto lo gua- risce, die ad ui\ medico che a bel hello ridona la salute. Ecco il perche fu da noi detto sul principio clie r Alberoni considcrato come ministro ha del pio- digioso. Se i conteniporanei di quel grand" uomo non seppero convene volmente giudicare Y Alberoni e va- lutare Timportanza delle di lui provvidenze ristaura- trici, tocca alia posterita meglia istrutta a rendergli la dovuta giustizia.

Ora veniamo alia carriera diplomatica dell" Alberoni. Essa iucomincia con uno scandalo clamoroso dell' Eu- ropa tutia , perche associato all" opinione politica e religiosa della dit'esa dell Europa cristiana contro le arnii inusulinane. Insigne e saciilega perfidia appa- rir dovette il contegno della Spagna, la quale dopo di aver promesso dnranfe la guerra col Turco di ri- spettare 2,1 imperiali possessi in Italia , improvvisa- mente sor[)rende la Sardegna ; e cio fa nel mezzo stesso della ouerra nuisulmanii a esercitata dalla legia sacra e il di cui sforzo maggiore spiegavasi in Un- gheria. Onde chiarire qnest"allare, precipuo, altissimo per r onore dell' Albeioni , conviene ricordare le se- guenti circostanze.

E memorabile negli annali d" Europa la cosi detla pace di Utrecht cclebra(a nelF anno 1710, la quale comprende conie cjuella di Vesttalia trattati diyersi , ed al pari di cpiella venne riguardata come ordina- trice d" mteressi fra i pin influenti potentati. Con questa pace si penso a ristabilire il nposo dell' Eu- ropa tamo conturbato per la guerra di successione al trono di Spagna, lasciato vacante senza discendenza rolla mortc di Carlo 11. Ma a quella pace non aderi I'iniperatore al quale, come nota il Muratori, pareva iroppo duro il rinunziare alia pretesa di quel trono. be relazioni cpiindi di oslilita o almeno lo stato liti- gioso fra le due case propriamente non cesso che

BiM. Ital. T. LXXIV. 12

1^8 ELOGIO DEL CARDINALE ALBEHONI.

col tratiato 3o aprile 1726, cioe quattro anni c cinque mesi dopo il miiiistero dell' Alberoni.

Ma come alia casa imperiale doleva la perdiila siic- cessione della Spagua, cosi pure a Filippo doleva lo snienil^ramento I'atto della dominazione territoriale in Italia suUa quale fra i due preteudenti non era in- teivenuta quietanza alcuna. Anclie supponendo che la Spagna non avesse proniesso di rispettare i pos- sess! imperiali in Italia durante la guerra col Tur- co, clie cosa avrebbc dovuto farsi per contentarc Ic voglie di filippo V? Concertare colT Inghilterra un trattato eventuale di ncutralita della niedesinia per r esercizio dei diritti litigiosi suddetti inediante il correspettivo di qualche mercantile benelicio o stabi- limento in America. Con questo partite si toglieva d' intorno la forza ostile marittiiiia delf Inii^liilierra , la sola che annientar potesse Y impresa della Spagna. Oltrecio nell' atto stesso si privava il suo avvcrsa- rio del piu valido appoggio. Ne la proposta della Spagna poteva essere riliutata ditll' Inglese gabinctto, perclie , essendo avvalorata coll interesse mercantile , sarebbe stata aggradita dal Parlamento in modo che i niinistri se Y avessero rifiutata sarebbero stati posti in istato di accusa. Un talc rifiuto per altro temer non si poteva, perclie i parlamentarj sulTragi erano ambiti dal Re. A c[uesto partito ne si ricorse, ne si penso dalla Corte Spagnuola, ma in vece sconsiglia- tamente sul finire di luglio del 171 7 nel niomento stesso in cui 1' Alberoni fu investito del Supremo Mi- nistero la flotta Spagnuola dietle alle vele nel Me- diterranco colla commie aspettativa die procedesse in oriente in soccorso degli Allcati contro i Turchi. Ma giunta alle alture della Sardegna rivolse il corso con- tro di queir isola dalla quale cntro due mesi compi la conquista.

Air Alberoni non ancor ministro c dissenziente fu data la colpa di quest' atlo forse il piu temerario e scandaloso della storia moderna, Colla Spagna senza Alleati , colla previsionc della opposizionc armata

ELOGIO DEL CARDINALE ALBEKONI. J -f)

dell'Ini!,liilteriii , colki ccitezza iU;ir irimicn&o e guisto sdegiio del I'apa , coinpromcsso per la prestata j^ua- reutigia verso la Casa im(5erialc ; col line prossiino della guerra ottomana CaYorevole , inedumte le vit- torie del Priucipe Eugcuio ; iinputare ad Alijcroni r attentato della Spagna era lo stesso clie imputargli un t.iUo trop|)o grossolauo ed incompatibile col di liii accorgiinento , colla cordialc divozione alia sicu- rczza ed alia gloria del Re e d"A popolo e I'm anclie cogl' iiiteressi personali di lui. Qiieslc Icgittinie pre- simzioiii furouo irrefragabilniente confermate colle prove posteriori , risultanti iiou solamcnte dai f'atti citali dair Alberoni , ma dal vasto e rigoroso processo imjuisiziouale ordinato dal Papa e tiiiito nel 1723 con sodilislazioae e trionfo dell" Alberoni su di que- sta precisa imputazionc.

Giunto r Alberoni alia snprema amministrazione, a lui nttn riinase ehe il penoso e tristo uflicio di ripa- rare alia nicglio il mal fatto. Facile e s})edito niodo era (juello di ricliianiare la s[)edizione ; ma troppo vergognoso e desolante pel credito politico della Spa- gna sarebbe stato questo partito , il quale d'altronde avrebbc trovato 1' opposizione del Re c degli altri senza proiitto alcuno della monarcliia. Si prosegui duiique la guerra \ ma in contrario sorse la triplicc allcanza. Essa iinperiosamente impose condizioni con un tuono troppo umiliante al monarca spagnuolo : Egli le riliuto. Questo riliuto sarebbe stato temera- rio se prima non si fossero ]>reparati , durante gli avvcrsarj ncgoziati , i inezzi di una possente difesa. Una lega secrela conclusa colla Svezia e colla Russia che operar doveva con poderose armate in Germania e contro l Ingliilterra iucovaggiva in primo luogo la Spagua; ma la fatalita voile che Carlo X\\ Re di Svezia alleato, nella notte del 10 venendo 1' 1 1 dicem- bre del 1718 perdesse la vita sotto Federikstal. In secondo luogo t'u data opera per riporre sul trono d' Ingliilterra T cspidsa diuastia degli Stuardi , il <[uale discgno era gia stato tcntato prima dallo stesso Papa

l8o ELOOIO DEL CARDINALE ALBEUONI.

Clemente XI. Questo tcntativo concertato col la Spagna era di gia incominciato dai soUevati Scozzesi diretti dal Marchese di Ormond, ed akro non si aspettava die le armi spagiuiole col pretendente per compiere la divisata ristaurazione. Ma una iiera burrasca di mare in vicinanza del Capo Finisterre dis'^ipo e ro- vino la flotta spagnuola, come avvfenne {[<:\ri/iviiicil>ile armada di Filippo secondo, ed il pretendente riparo a Madrid. Quanto alia Francia, TAll^eroni iiia personal- men te insidiato con occulti tentadvi da! francese ga- binetto (i) , essendo informato del malcontento di pa- recchi grandi personaggi francesi contro del Reggente e del vituperato ministro Dubois (2), ordi la trama di far rapire il Reggente nella notte della vigilia di Na- tale di questo stesso anno 1718 all' occasione della niessa notturna , mediante cinquecento guardie : ma pochi giorni prima che cio accadesse per poca

(i) Ricordatevi ( scriveva il reggente di Francia al suo ambasciatore sotto il 2 settembre 1716 parlando del Dau- benton) clie questo e un uomo accortissimo ed artificiosis- simo del quale vi conviene di diffidare piii di ogni altro , e che qualunque buona cera vi faccia csteriorniente egli e strettamente unito coU' Alberoni ; e non dimenticate che voi non potreste fare piii importante servizio pel bene dello Stato e pel niio governo che di dare opera di metterli altrettanto in discordia quanto piii in oggi sono uniti onde procurare di perder T uno per mezzo dell" altro.

L" aniljasciatore doveva tentare di piu di corrompere a qualunque costo il secretario dell' Alberoni e le altre per- sone instrutte dei secroti del gabinetto spagnuolo ( Flassan detta storia della Diplomazia francese, tonio IV, pag. 404 e 405. )

(2) E olibligo rigoroso della storia di dire che il mini- stro Dubois fu r uomo il piu disonorato che fin allora avesse amministrato gli affari esteri ;, furberie , menzogne grossolane » alterazioni di dispacci , corruzione pubhlica , impiego dei piii vili agenti , uso degli spedienti i nieno permefsi : tali fixrono i mezzi deir amministrazione del cardinale Dubois (detto, tomo IV, pag. 434).

Er.oniO REL CARDINALE ALBERONI. l8t

cautela del Cellainare ambasciatore Spagtmolo in Pa- rigi ill svelata la cosa c ando fallita.

Cosi la tiiplice difesa tcssnta dalf Alheroni contro 1.1 triplice neinica alleanza, la sola possd>ilc, fu dapper- tulto lesa vana per solo fatto delta fortuna e noti per maiicanza di pievidcnza e di attiviia deir Albe- roni. Esse dovendo riparaie al fallo altrui avcva ten- ia to tnito cio clie umanamente era fattibile da un grandc ministro clie voleva rispanniare al monarca r ultima delle vergogne. La riuscita sarebbe stata annnirata come un capo d' opera di politica e il suo antore cel(-I>raio come un genio sovrano. La sfortuna non solamentc si lece valere in odio della Spagna , ma anrhe in accusa di una stolida audacia di genio deir AlI)eroni.

Col sovresposto procedimcnto lo sdegno del Reg- 2;ente IVanccse lii portato al colmo e rnppe in una guerra disastrosa alia Spagna alia quale era impos- sibilc di por line senza la espulsione dell" Alberoni. A spingcila , oltre la Francia , concorsero il Papa , r Austria , Y Inghilterra , la Corte di Parma e persino la Regina stessa di Spagna. Questa esjinlsione fu nel 5 dicembre 17U) pronunciata , e P Alberoni la cpia- lilico come il minor sacriflcio die far si potesse alia pace.

Romagnosl.

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Pnncipj estPtici dl Giovanni Zuccala prof, ordiiinrio di esteticn , IcUerntnra e filologia latina nelV I. R, Universitd di Pavia. Favia, i833. nella stam- peria Fusi e Comp. , in 8." di pag. 388. Prczzo lire 5 aiistr. Articolo 2" ed ultimo. Vcdi 1. an- tecedcnte tomo 'j'if., pag. 221.

11 capo XIII tratta deU" unita. Alcuuo si maravi- gliera scnza dubliio clio sokanto alia incta dell' opera e dopo avere sviluppate le nozioni eiementari del bello , r autore tratti della unita , die e pure del bello stesso un elemento si precipuo che alcuni pen- sarono clic ne fosse Tessenza. Ma cosi avviene quando le idee in vece di esser disposte , ordinate , dedotto dai loro principj gcncrali si vanno quasi a caso sgo- mitolando dalla mente dello scrittore e come ven- gono si espongono e si compone il libro. Ora par- lando della unita T autore la detinisce: « la tendenza » armonica delle parti ad un tntto; la quale si avra » merce la scelta giudiziosa di quelle parti che per » qualita e quantita naturalinente si uniscono in ac- y> comodare un tutto perfetto ». Percio prima legge di ogni opera c la unita di pcnsiero c la unita di espressione. La unita di pensicro chiede che tutte le idee serondarie mirino ad un line comunc c che quindi alia unita di pensiero si aggiungano quelle di tempo e di luogo secondo pero i dettanii della espe- rienza e del senno. La quale unita si turixt in due nianiere, cioe quando le cose sono dissimili e discor- danti fra loro , ovvero quando , sebbene armoniche , peccano per difetto o per eccesso. Tuttavia essa non esclude gli episodj , quando pero sieno portati dalle circostanze, siano brevi, sian diversi del resto ed abbiano una relazione colfordine generale dclV opera. E giova alle opere , perche cio che e grande in se stesso sara ancor jiiii grande se sara seiuplice ed lino. Dalla unita di pensiero passando alia unita della

PRINCIPJ ESTETICI DI CIO. ZUCCALA. 1 83

espressione , V autore ne dice clie cjuesta far deve « die r inllnita variela delle idee corrcndo ad un » solo line, i caratteri , le fonne , i costunii, gli ef- » fetti non solamente non discordino fra di loro, ma •» ncmnieno col generally proccdimcnto dcU' opera •». E qui r autore , come il solito e con moUo seuno , illustra la sua materia con esempli tratti dalla lette- ratura dassica.

Dalla unita 1' autore nel capo XIV procede alia varieta. Se la vagliezza deir unita, dic'egli, sia nella unione di molte sensazioni ; se V armonia sta nel ri- durre ad un ccntro idee contrarie, ella dimque non ritiuta la varieta; ne lo potrebbe se lo volessc. Nella varieta nulla esser vi deve di superfluo , di dis- cordante, di strano; poiche se e naturale aU'uomo il desidorarc varieta di sensazioni , e del pari con- I'orine alia sua ragione il voleie oggetti bene ordi- nati e convenient! al tutto. E coniune e lodevole r uso temperato dei contrapposti , poiche lo spirito nel concepire due contraij la uno sforzo , e quindi le pcrcczioni divengono piu vivaci e Y interesse ruag- 2;iore; oltracche gli oggetti posti con altri in onposi- zione si rinforzano. « Quando poi . nei contrapposti » havvi qualche cosa d'jndeterminato e d'immenso, » cpiando senza poter dire il perclie si sentono i » rapporti e le convenienze che cssi lianno col no- ^) 6tro cuore o con la natura, noi proviamo una gioja » di spcranza , un presentiincnto di gioja indefmita, •» un' estasi , una illusione che par non abbia confine. ■» Ecco il genere di bellezza che ci tiene c impa- » radisa. II piacevole rallegra il pensiero, il sublime » lo agita. lo colpisce , ma quella che alTczionasi il ■>■> cuore e lo intencrisce c lo inebbria e una belta piu M grande , piu A^iga, porn nota, peggio spiegata, nii- )' steriosa, eierea , che ha un sublime invisibilc v.

Dopo che r autore parlo lungamente della unita e della varieia , nessuno crcderebbe che egli dcstinasse I due capi XV e XVI a trattare dcirordine e della vonveruenza , che in sostanza altro non ?ono che

184 PRINCIPJ ESTETICI

quella unita e qnella varieta bene iisate e bene ac- cordate. L' ordiiic viene da iui diflinito : « la retta e » convenevole disposizione dalle parti costituenti un » tutto ». Due cose esso far deve nelle arti: rendere sensibili e chiare le proporzioni", porre neiraspetto il pill favorevole le parti e con esse il tutto. Per conseftuirlo , oltre la naturale attitudine , tre cose deggiono essere osservate : clie il tema trascelto sia adattato ajle forze ; clie le cose inopportune si om- mettano- e clie ogni idea sia niccliiata a suo luogo ; che vi sia compiuta unita di pensiero. Vi sono due maniere di ordine : il naturale che sta nell' analogia , connessione e catena delle idee : Y artiliziale che sta nel figurarle per guisa che pajano le une derivate dalle altre , quantunque cio sia frutto di arte , ov- vero in disporle con apparenza di disordine che e un' indvistria per ottenere maggiore efietto. E qui r autore cita gli esenipli di Demostene , di Pindaro e del Foscolo.

La convenienza e la relazione dclle parti acces- sorie colle parti piii essenziali di un soggetto affinche lion vi sia fra esse conti'addizione. Contro la conve- nienza si pecca in due modi : ammettendo cose clie dissentono dal tenia; non rappresentando le cose coi colori che loio si addicono. E qui pure l" autore allega esenipli presi dagli antichi e dai moderni ; e conclude coir osservare che Vitruyio prcscrive in architettura che la convenienza si debba dedurre daila natuia degli edifizj e dalle persone cui spettano , dalT accordo del tutto e delle parti , e dcgli usi stabiliti ; e dice che queste regole sono per tutte le buone arti egual- mente. Le osservazioni e le teoriche esposte nei cjuattro capi che abbiamo teste esaminato , sono a parer nostro si leggiere, si inconcludenti, si nial col- locate , clie quei qnattro capi si potevano ommettere senz' alcun deirimento delP opera. Perocche di essi i due ultinii sono nianifestaniente una ripetizione, una copia e quasi si direbbe un duplicato de'' due pri- nii; e questi contcngono idee, le quali per la loro

DI GIOVANNI ZUCCVLA. l85

natma e per la loro generalita stanno laccliiuse nelle nozioni elementaii del bcllo , e la clevono essere col- locate , dove di siHatte nozioni si tratta ; ma postc dove Tautoie le pose o sono nulle o formano in-

gombro

II capo XVII tratta della espressionc delle arti pla- stiche. « La espressione e T arte di palesare con evi- )) denza e con arnionia le passioni per mezzo di segni » esterni ». Per mostrare poi in qual modo ogni arte possa acquistare tal viriii , la d' uopo stabdirc una partizione delle arti; e Tautore, lasciata da parte ogni altra partizione , repiita die le arti si debbano divi- dere , i.° in plastiche , la qual classe comprende la sciiltura, pittura, danza ed arcliitettnra ; 2.' in toniche, die sono la musica vocale e la istromentale ; 2>.'^ in parlanti , clie sono la poesia e la cloquenza. Le arti plastiche, chiamate cosi dal verbo plasmare, ovvero iigurare , deggiono rappreseniare non solo le qualita esterne , ma le morali eziandio. E nella scultura e pittura deggiono gli artisti , i.° espriraere cpiella pas- sione che V animo produrrebbe nel caso rappresentato ; 2.° eleggere quell' istaiite della passione in cui non sia distrutto il bello; 3.° usar cautela e ri2;uardo per non cader nel falso e nell' esagerato; 4.° conoscere la istoria ed i costumi. La danza si distingue in ballo, mimica e declamazione. II ballo deve signiticar la gioja, e deve esser poetico, cioe rappresentare un bel senti- mento con gentilezza e con gusto nazionale. La mimica e la esposizione dei nostri pensieri ed affetti merce i gesti , gli sguardi e Tatteggio della persona , c deve esser giusta , chiara , efficace e melodica. La decla- mazione , die e una vcrbale esposizione de" pensieri e degli affetti , e che si distingue in drammatica ed oratoria, si accompagna coUa mimica e si puo anzi dire che senza di essa sia morta. L'architettura, die e r arte di fabbricare secondo le regole e le pro- porzioni , si puo considerare come arte meccanica quando non serve che a salvarci dalle iutemperie , come scienza quanUo e guidata dalle matematiche ,

l86 PRINCirj ESTETICI

come nite lil)eralc qnantlo abbellisce gli edifizj di forme estetichc. Airarcliitetlura puo aggiugtiersi I' arte dei giardini; dei quali parlando, dice il Daiidolo, clie (utto e grave c vero nei giardini del settentrionc, tutto e ridcnte e littizio in qiielli del mezzo2,iorno.

Nel capo XVIII si tratta delle arti toniche, ovvero della mnsica vocale e della slromentale. Premessa la osscrvazione, die la nmsica degli aiitichi era ben piu estesa che quella dei mo Jerni , 1' autore dice : « La » nmsica c un bisogno dell' uomo ; nou vi e popolo » che non abljia una qnalclie maniera di canto ; per- » che r Autore dell' ordinc mise nello spirito umano )) il sentimento delF armonia al quale risponde ogni 51 parte deU'universo che forma un concento solo. » Le teoriche e le regole in questo capo sviluppate si riducono alle seguenti : i La musica vocale ripone il bello nclla melodia, la quale deve esseie spontanea, liscia, senza sentore di fatica o di arte; 2." La mu- sica rrligiosa avra la espressione sublime o grave delle idee, non brio o fantasia tcatrale ; 3." I can- tanti che hanno un metodo semplice e vero signo- veggiano la volonta ; la bravura non fa che pia cere all' intelletto ; 4.° L'accompagnamento stromentale deve rinforzare il canto , non offenderlo o super- chiarlo; 5.° Chi scrive musica chiaitiata di concerto prima stabilisca un pensiero e poscia lo circondi di armonie in cui non siavi ne stento , ne vano fron- deggiamento •, 6." E nccessario saper distribuire la melodia fra gli strumenti , assegnando a ciascuno la parte piu conveniente ed « immede^imando cosi la 5> melodia coll' armonia ; 7.° La musica strumentale » domanda espressione quauto la cantata ; ma il pre- » cetto a nulla monta cpiando I' artista non sente » quello che suona , e quando la sensitivita e infem- » minita , o di soverchio accresciuta. )>

II capo XIX s' intitola Evidenza neW arti parlantl. f< Quella prerogativa estetica , scrive 1' autore , che y> nelle arti plastiche e ncllc toniche si chiama o- « spressione , nelle parlanti piu giusiamente si dice

DI CIOVANNI ZUCCAI.V. 1^7

» evick'iizii; e qucsta consiste nd significare le proprie » idee i." rou verita; 2.° con farilila; 3." con forza ; » 4.° con vivacita d" ininiagini e di traslati. » Time il capo non e clic imo spiegamcnto ed una ilhistra- /ionc di cpiesti principj. Qnindi in esso , come nci due antccedenti , havvi gran copia di precetti , rela- tivi al ma2;istero pratico delle singole arti. E nel dct- tare cpiesti precetti 1' autore niostra di esser vera- menle nclla sua provincia ; o degnaniente csercita il suo ministcro, e porgc ammacstranicnti pieni di senno e di utilita intorno al retto concepimcuto dclle im- niagini, alia osscrvanza dei modi e delle figure, alia scelta ed al buon uso delle parole. Ch' egli segua pertanto la sua via ; che conipia la sua nohile uiis- sione; clie in vece di raggirarsi per intricati labirinti, dove non tniti hanno presto il tilo di Arianna , guidi i giovani pci facili piani ed aperti e faccia ad cssi volger la niente a mete onoratc , agl' italiani pro- digj, a quelle gloric immortali per Ic quali il nome nostro di tanta luce risplende.

Dopo una lun2;a seric di precetti positivi e di re- gole praticlie 1" autore nel capo XX viene a parlarci della grazia, cli'c pure lui elemento principal issimo dclla bellezza, di cui percio doveva egli trattarc , quando tratto od intese trattare dei principj 2;enerali del bello. Ncssuno, die' egli, seppe definire la grazia; ma cio non e vero, perclie cominoiaiido da Lessing parecchi la defmirono. Ora in questa supposta man- canza 1" autore va per tutto Y orlic in cerca della gra- zia ; e fra gli oggctti inorganici la trova nelle tinte intermedie , nel pallor della viola, nel verniiglio dclle rose, nelle acquetle , nei coUicelli •, fra gli organici negli alberelli , nelle fragole , nelle more, nelle ci- liege ; e cosi mano a mano fra gli oggetti aniniati , fra i razionali , fra gli artiliziali. E dopo essersi di- vertito con queste uiiuutaglie, osserva che le cose tenui e piccole sembrauo atte pin die le grandi , le regolari, le splcndide, per la grazia ; e clic (juesta vien da natura , ne 1' arte puo costringerla a I suo

I 88 PRINCIPJ ESTETICI

volere , se licusa, e quindi insegna clie tre generi ci sono di srazie , 2;razia brlUante , g-razia atlettuosa , grazia laceta, e gli spiega e chiarisce con opportune liflessioiii e con esenipli tratti dalle lettere e dalle arti. II capo XXI ha per tiiolo Dolore esletico. Noi con- fessiamo die questo titolo desto nell' annuo nostio gravissjnii dubbj, sembrandoci di scorgere in esso una nianilesta sconcordanza di parole c di significati ; e questi dubbj si accrebbero quando leggenuuo : « La » storia e la esperienza ci ammaestra die di tutte le » passionl la feconda, Tattraente, Testetica per €c- » cellenza nelle belle arti e il dolore. » Perocche ad onta di questa sentenza ed a fronte delle autorita che possono confermarla , egli e certo che eccelleuti filosofi di ogni eta, coi quali la esperienza si accorda , considerarono il dolore come lo stato piu t'unesto deir anima , come T avversario d' ogni bene, come la sorgente piu copiosa di delitii e di colpe. Forse pero qnesta varieta d' opinioni non e die un affar di pa- role. ]Ma le parole lianno pure una sicura e potente influenza ; e forse Iianno audi' esse la loro fortuna ; e qualunquc questa sia, conviene secondarla, poiclie altrimenti si contraddice al scnso comune. L' autore poi gindica che il dolore sia otiimo , e com' cgli dice estetico, perche i.° l' uomo nella rappresentazionc del dolore si speccliia assai nieglio die in quella della le- tizia; 2.° la compassione per gli sciagnrati esercita pia- cevolmente le nostre facolta morali; 3.'" la gioja non e simpatica quanto il dolore; 4.*^ lindetcvnibiato ^ il vago delle passioni sta nel dolore ; 5.° il dolore e il solo die penetra nell" intimo prezzo della bonta , e die ci fa provare la contcntezza della virtu; 6.° il dolore giova al morale perfezionamento degli uomini ; 7." il dolore piu die la gioja produce frutti vantaggiosi e durevoli. Di queste ragioni, alcuni chiederebbero una piu sottile analisi per esser dimostrate e ridotte al loro giusto valore ; alcune ?ono male applicate ; al- cune sono false assolutamente , e cio proveremmo, se il tempo non ci vcnisse meno , e fors' anche la

m GIOVANNI ZUCCALA. 1 89

pazienza dei lettori. Tuttavia silfatta dottiina giugnera opportuna e gradita a quei novatori, i quali voncb- bero che le lettere e le arti rinunziassero alia gioja del sole d' Italia per vestirsi di tcnebie e per rieni- pirsi di tristezza e di terrore. Ma si badi a cio : talc dottrina aggiiignerebb' ella incremento e fama alia let- teratnra iialiana? Alia line di qucsto capo T a 11 tore distingue il dolore di cui fa uso T artista nolle vane creazioni del dolore cstetico per cccellenza ; e queslo c quello <t che tocca con pcnsieri cd affctti ai quali » e gratissimo abbandouare la immaginazioiie, e che » ci porta ad nn' estasi di desiderj purissinii , inde- » tcrminati ». E quesia sua definizionc chiarisce esa- niinando c conicntando T inuo del Manzoni sopra la 11101 icnte ErmenG;arda , ed alcuni versi del Nicolini.

11 sublime, altio elenicnto priiicipalissiino del bello, forma il soggetto del capo XXII. Dopo aver riferito r opinione di alcuni dotti , \ autore dichiara di atte- uersi a cpiella di Kant , il cjuale ta consistere il su- blime nella libcrta morale in lotta col dcstiiio e colla I'alura. Quindi stabilisce che il graude , il sublime , il mirabile sono diversi fra loro , poiche il o;rande sla in una grandezza inusitata , il sublime in una grandezza eminentemente straordinaria , ed il mira- bile in una grandezza soprannaturale \ e tale gran- dezza puo trovarsi nelle idee , nelle immagini , nei scntimenti. II sablin.e poi e cstensivo quando si esten- <Ic nello spazio e nel tempo; e iutensivo se consiste ill una grande c veemcnte forza lisica o morale ; e lisico se trovasi nella natura e nelle arti ; e morale sc ainmirasi nella nuova straordinaria forza di senti- menti , di alTetti e di azioni. Tutto cio e meglio spie- gato con esempli tratti dalia poesia e dalle arti.

Nel capo XXIII si paria del mirabile. Quanto piu iin oggetto comprende bellczza e perf'ezione , tanto pin lo spirito si diletta nel contemplarlo; e sc qucsta bellczza e perfezioiie vincono i naturali limiti, allora viene fortementc eccitato il sentimento delT amniira- zioue il quale , secondo \ autore , ha la sua originc

190 PHINCIPJ ESTETIOI

iiel seiitimcnto inuato che spinge T iiomo a desiJei arc r iiilinito in ogiii nianicra cli hello, e dcvcsi annove- larc fra i piu cfficaci the nuiovono il ciiorc iimano. L' aiitoic piova la verita cli qiiesta proposizione col (liniostiaic che Tamor del mirabile trasse i popoli ai primi culti ed allc prime adorazioni ; c fa nieiizione dei Caldei, dcgli Egizj , dei Greci, dcgli Ebiei, dt'i Persiani , dei Ceiti , e di alciini popoli scoperti da lecenti viaggiatori. E Tamor del mirabile si iDanif'esta iieir uomo dalla infanzia alia vecchiezza: ed i legiisla- tori ed i sacerdoti se nc giovarono per unire Ic genti e promiiovere la civilta , e gli artisti dovevano lame uso nei loro lavori , ne%piali miravano al di- letlo noil di poclii iniziati ma della nazione. Percio la poesia fii fondata sulla credenza di una o piu lorzc snperiori all' uomo. Come illustre cscnipio del mira- bile nella poesia P autore adduce il salmo i^/'diDa vide. 1 fcnomeni estedci che ncl prescnte capo si espongono per diinostrare la efllcacia del niaravi- glioso , furono da altri prima che dal sig. Zuccala os- servati c descritii; e forse Inroiio in piii chiaro e soddislacciite modo spiegati , poiche i principj innali sono per natura loro oscuri ed insuUicienti , onde lui buon ragionatore non se ne appaga-, e corrispondono a cio che nella rcligione chiamasi articnlu dlfede^ ma la scienza dellc cose divine puo talvolta comandare di credere, e la scienza dcUe cose umane nol puo. Dal mirabile passa 1' autore nel capo XXIV a tiat tar del ridicolo. « Ridicolo , secondo Aristostile , e 1' ogni difetto che produca deformila senza dolore e » che non rechi danno a persona, ne manco a cpiclla » che ha il difetto di cui si ride ». Vi sono varie sortc di ridicolo ; ma P autore si ristringe a indicarne tre: il comico , il brillante, il satirico. Parlando del ridicolo comico egli ci csj)one un sunto delle dot- trine del sig. Schlegel, e secondo cjueste c' insegna cosa sia comico di osscivazionc e comico confessaio. « 11 ridicolo brillante sla nci senlinienti; e dalla gra- -> ziosita dello spirito che dice cose vivaci con modi

DI GIOVANNI ZUCCALA. I9I

•» iiggiiulevoli deiivano i frizzi , le facezie , i lepori » clie lo costituiscono ». II ridicolo satiiico o e ro- Inisto loiiie (|uclIo u?ato da Giovenale , o c schci- zevole come il pitHlilelto da Orazio. Sopra ciascuno di cjucsti gcneri rautore fa moke scnsatissiiuc rillcs- sioni per diiiiostrare quaato il lidicolo, e soprattutlo il comico cd il brillaiite, sia difllcile, delicato e quasi sdegnoso, onde sfuggc da quelli die con troppo sforzo e senza la nccessaria arte vogliono raggiiigiierlo ; e quanti avvcdinienti si chieggaiio nel icrzo genere , cioe nel satirico , per non oltrepassare i liniiti con- vcnienti e per uon ollendcre la prudenza , la onesta e la vcrecondia.

L' cutusiasmo e rargomcnto del capo XXV. « L'ar- » tista, dice Tautore, e portato da naturale potenza » di nieiite ad inventare , c ncU' accendimento della w creazioue scnihra invasato da divino spirito ». Al- ciuie avvertenze da osservarsi vi si indicano su (ale proposito. L'entusiasmo non si con-fonda col fanatismo: qiiello nasce dall' amore delle cose belle , qiiesto va dietro ipiasi scmpre a seducenti chiniere c vani og- getti. L' artista si guai'di bene dal lasciarsi prender da falso entusiasmo , pcrclie questo non si comunica c lascia gli ahri indilTerenti. L' entusiasmo non si dcve ne irrilarc ne provocare, perclie viene da se, quando pero non si trattino argomenti nocevoli , e non si ceda alle allrui istanze. L' artista uon si smarrisca per la insolente ])effa , ma cerclii in se stesso un asilo con- tro la calunnia e 1 invidia; c lasci dir clii vuole. L'au- tore avvaloia quest' ultimo avvertimcnto col grandc csempio del Tasso , di cui la prima vila fu misera e breve ; la secouda gloriosa ed immortale.

II gusto conchiudc V opera e foruia il soggetto deir ultimo capo. « II buon gusto e la facolia cli scn- » tire , di scerncre e giudicare bene le impression! y> che riceviamo dalla bellezza di natuia e d'arte ». Pcrcio in un libro di estetica la parte che tratta del gusto non dovrebbe csserc die il risultanicnlo ed il ronipendio di tultc le allre \ poidie il scntire , sccr- nere c giudicare bene consiste appunto ncl scntiir

192. PRINCIPJ ESTETICI

sceniere e giuduare secondo le norme clie sopra 1 singoli oggetti sono inseguate dalla estelica. Ma I'au- toie si dilunga da questo principio e tratta delF ar- gomenlo del gusto , come degU altri clie prelisse agli antecedeiid capi della sua opera. Premesse alcune riflessioiii sulle varieta dei gusti c stabilita la regola che « cpiesta si avvera per la bellezza di convenzione y) di moda non gia per le assolute cd unlversali » , r autore dice che « il buoii gusto e una potenza com- » posta di sensivita naturale , e di razionalita per- M fezionata » , e clie per esser perfetto deve esser dilicato e corretto; che e dilicato quaudo la sensivita morale e la scusibilita organica sono squisite , ed e corretto quando la razionalita e corroborata dalla fdosoHa e da lunghi studj sopra le opere giudicate insigni. Chi dcsidera maggiori lumi sopra questa fa- colia ricorra a"" mctalisici , clie il nostro autore passa a trattare della laniosa qacstione fra il gusto classico ed il romantico; e prima divide il gusto in ire scuole: classica , roniaiitica e nazionalc. Nella scuola classica il principio fondamcntale e la iniitazione degli eccel- lenti originali ; la quale in alcuni e servile o cieca, in altri precede da libera scelta, in alcuni e un niodo di appropriarsi la bellezza altrui, oiid essi imitano con tal gusto e criterio , che la copia non cede all' ori- ginate. Nella scuola romantica molto si disputo sul nome ; ed intorno a tal disputa 1' autore riferisce tin brano dell' opera del Menzcl. Poscia egli divide la scuola romantica in quattro maniere : la prima e quella che cerca il maraviglioso neil' inesorabile in- fluenza di oscure putestd^ la seconda lo tiova nei ca~ ratten subluni-^ la terza vede il soprannaturale ncU uni- verso e ravvisa tutte le cose in un aspetto energico e religioso; P ultima finalmente e la poesia cattolica ampliata con tutte le credenzc e tiadizioni del medio evo. Queste partizioni , a parer nostro, non giovano a far concepire una cliiara e adegnata idea del ro- manticismo ; esse proprio rassomigliano ai pianerot- toli che dividono le lunghc scale, e clie confortano i disperati dell" altezza. La scuola nazionale insegna

DI GIOVANNI ZUCCALA. IqS

che avendo ciascun popolo un gusto proprio derivato dalle proprie circostanze civili , religiose, morali, deb- bono gli artisti osservare le leggi londamentali della convenienza e dell' ordine e poscia creare secondo r aura ispiratrice del natio suolo. Su questo propo- sito r autore osserva , che Taver gl'Italiani qualche volta seguito con troppa i-everenza Ic orme dei Latini , cc fece dire agli oltramontani che noi non abbiamo una » letteratura nazionale , che siamo un languido ceo dei » passati popoli; cio che e falso. I nostri grandi con- » cittadini diedero vita alle ispirazioni dellc loro anime » da fedeli Italian! per la gente italica, ed il loro nome » e la nostra gloria. » Da qucsta riflessione egli pro- cede alia sejruente sensatissima sentenza : « L'unione » dell' ideale col vero istorico , del gusto estetico an- » tico colle idee religiose , morali , cittadinesche della » propria nazione parmi il mezzo migliore , affinche 5> gl'ingegni non abbiano ad ismarrire nclle buje » oscurita di alcuni romantici che patiscono della nia- 3) nia; e sieno gli uoniini ricreati cd istruiti secondo » i bisogni del loro secolo. La scnola detta nazionale, » die porre non si de' mai con la romantica, mi pare a> la pill giudiziosa. » Dopo queste osservazioni suUe tre indicate scuole V autore per ultimo va investi- gando se si possa stabilire una salda norma per giu- dicare di lettcre c di arti ; e dopo molte co'-isidera- zioni allcrnia che si diranno belle quelle opere so- lanicntc in cui si trovino la naturalczza, la eleganza, r ordine, la varieta ed altrc simili cstetiche proprieta, che il gusto non c ne pud cssere arbitrario , sendovi un bello assolulo , un bello nazionale secondo la ra- gione umana da tutii i popoli riconosciuto.

Cosi ha line quest' opeia , e 1' autore la conclude coUa solita protesta che prolittera dclle censure , sc saranno giuste cd urbane, c lo spregera, se ingiustc o villane. Ed in cio fara bene.

Abbiamo voluto con quclla diligenza , che per noi si c potuta maggiorc, render couto di quest" opera , perrhc cio nelf attuale condiziouc de' nostii studj

JJM. liuL T. LXXiV. i3

1^4 PRlNCirj ESTETICI

estetici a noi parve neccssario , e perche essa fu det- tata da un professore e dev' esser frutto di attend esami e di lunglie riflessioni. E certameiite quest' opera se riguardisi agli utili precetti che conticne , alia scelta erudizione di cui e ricca , ed alia retta morale che insegna merita grandissima lode; ma nessuna ne me- rita se si ponga mente alia distribuzione delle parti, che sono fra loro sconnesse e disgregatc , ed alle no- zioni elementari ed ai principj generali, che deboli ed insufficicnti mal possono scrvire di fondamento ad un processo d'idee e ad una serie di teoriclie capace di costituire una scienza. Altra volta in questo gior- nale abbiamo dlmostrato quanto sia necessario nella estetica ricorrere alia metafisica , ed ora il libro del sig. Zuccala ci da motivo di ripetere questa verita. Peroc- che tanti sono gli aspetti, sotto cui la bellezza si pre- senta, si svariate le impressioni che opera, si frequenti e diverse le moditicazioai a cui va soggetta, che dir non sappiamo se piu muova riso o compassione lo scorgere gli scrittori affaticarsi ed arrovellarsi ^^er ap- plicarc a ciascun accideute di essa una parziale spie- gazione, un proprio concettino, un''apposlta regoletta; giacche se molto importa lo scoprire tin principio generaic , che sparga luce su tutta la materia , e che ponga dentro negli arcani della estetica , nulla poi rileva il sapere quali sieno sopra i singoli oggetti i pensieri delF autore del libro; i quali pensicri quasi sempre si risolvono in frasi vaghe ed insignificanti ; e silFatto tritume di dottrina non acquista mai faccia di scienza. E come in tutti eli altri ordini dcU'mii- verso , cosi nell' ordinc della bellezza havvi questo principio gcnerale , che in ogni specie , in ogni grado , dal tiore del campo alia Iliade cU Omero , dal riso del bambino alia virtu ed alia gloria, produce la bel- lezza medesima e ne regola le impressioni, in quella guisa che la stessa causa produce i moti della pic- cola macchina del barometro ed i moti della gran macchina del mondo , c mostra in un breve cannello ristrette e quasi compcndiate le vicende dcUaere im- mcnso. Ma per discoprirc questo principio fa d' uopo

BI GIOVANNI ZUncAT.A. I()5

saper discernerc la relazione comune chc hanno fra loro 2,11 oofo^etti cousidcrati dal lato della bellczza , sapcr congiuiigei'e con ampia vista 1 universo , che e la fontc di ogiii bellczza , coll' uomo che la bel- lezza stessa scnte , riproduce ed imita , saper notare soUanto le generalita, e prescindere alTatto dalle par- ticolarita e dagli accident! , da cui la gran tela e tra- punta e rabescata : in una parola fa d' uopo elevarsi alia cima della piramidc, e di la intender 1' animo aUe sublimi arnionie della creazione.

Forse qucsto studio di generalizzare e di astrarre riuscira qualclie volta grave, arido , increscioso; ma oltreche la scopcrta delle verita e sernpre bella ri- compensa d' ogni fatica , egli e certo die tali astrat- tezze , ben piu die le ornate parole ed i vaglii con- cetti , sostcngono ed avvalorano le scienze , come non gli eleganti disegni , non gli ornamenti esteriori, ma bensi la solidita dei fondamenti e la forza delle in- terne costruzioni reggono gli edifizj. Senza dubbio le astrazioni matematiche sono di tutte sottilissime cd aridissime ; ma ognuno sa clie le scienze e Ic arti di esse si giovarono sommamente ed anzi si ricrea- rono per esse. Per cio il non tener conto di sififatti studj ed il guardare con nmaro dispregio o con fa- stidio iracondo gli stbrzi di quelli die nella estetica tentano di salire alle origini prime e cercano con sot- tili spcculazioni di spianarc la via alle utili regolc, e prova di debolezza e di poverta d'ingegno, e procac- ciar potrebbe alia presente eta la taccia di esser leg- gicra , svogliata, desidiosa. Non vogliamo con cio dire die questa nuova scienza sia necessaria all' Italia, la quale senza di essa per tanti secoli produsse opera maravigliose , e cio che sia bcUo o no mostro agli altri , meglio di Bauiiigarten, di Lessing , di Kant; ma se ella vuole scendere in questo aringo , la pur di mcstieri che si prescnti in convenicnte attitudine, e die provi chc sa operar agevolmentc col seniio c coUa mano. E che siasi ancora per alcuno de" nostri scrittori di estetica provveduto a questa parte del patrio dccoro , noi non veggiamo.

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Storia Romana ell M. B. G. Niebuhr. Traduzione. Tome I c 11. Faiia, 1 882-1 833 , dalla tipografia Bizzoni, di pag. 791 complcsswamente , in 8.° Prezzo de due tomi lir. 9. 90 ital. Ardcolo III ed ultimo.

A asseremo rapidamente sopra gli Ombri, la Japigia, i Greci in Italia, i Liguri ed i Veneti, e le tre isole, che formano gli articoli successivi a quelli dei Tiisci e degU Etruschi. Gli Ombri vuole ancora il signer Niebuhr detti Ombrici, perche cosi cliiamavansi dai Greci; rigetta le tradizioni dei popoli antediluviani , tra i quali dai Greci erano posti gli Ombri: accorda pero che grandi fossero gia per lo innanzi gli Etru- schi e fino dai tempi dei Siculi , e dice che non senza ragione si sono essi qualificati col nome di popolo veramente itcdico e pii/nitipo. Ma che? E J^li cerca tosto di affievolire, se non pure cli distruggcre questa idea. Gli Ombri, dic'egli, collocati dai Greci ai confini di oscure regioni nei dintorni ( non neW iiiterno , come si estampato, forse per errore ) del Qolfo Adriatico, si fanno scendere sino al piede delFAlpi, e dai paese loro si fanno iiscire alcuni fiumi che si gettano nell'Istro, e forse 1" Inn ; loro si attribuisce sul Danubio il culto del figlio di Tidco; il die si fa a bello studio per allontanarli dall' Italia , e trovar loro forse un' origine nordica , come si era fatto per gli Etruschi. Egli non riguarda piii se non come interamente spento il nome degli Ombri , ne crede ch' essi fossero gran cosa , per- che assaliti dai Galh perdettero tosto e possedimenti c indcpendenza, e perche in una sola battaglia sog- giogati furono dai Romani. Pero sarebbe stato oppor- luno r indagare, come altii fecero, che cosa fossero gli Ombri avanti Finvasione de'Galli, c la comparsa de' Romani; perciocche Catone descrive una citta loro lloridissima 38 1 anni avanti la fondazione di Roma. Yuole altrcsi il Niebuhr la nazione dcgli Ombri

STORIA ROMANA , eCC I97

composla di diversi popoli, per assimllarli forso ai Ro- mani , e per allontanare 1' idea die congiunti fossero agli Etrnschi; pretende che aflatto differente daU'Etrii- sca sia la scrittura delle tavole Eu2;nbine, nel che tro- verassi certamente in contrasto colla inaggior parte degli eruditi italiaui.

La Japigia, clic comprendeva T Italia del sud-est, abitata era, secondo i Greci adottati come testi dal Niebuhr , dai Mcssapi , o Calabresi, dai Peuceti e dai Dauni, o Apiili: i primi, secondo alcuni, erano Cretesi d' origine , secondo altri Etcocretensi venuti a' tempi di Mcnossc; i secondi, cioe i Peuceti si fanno venire con Fencezio, fratello di Enotro , dall'Arcadia; c Dauno si fa pure giugnere con Fencezio dal mare Jonio, o pure, secondo un'antica tradizione, dall' Illi- rio. Ecco cosi liberata da Italiani primitivi tutta r cstreniiia meridionale elell" Italia ! Ma il si2;nor Nie- buhr die in qncsto liiogo ammette Argo e Larissa corac citta Pclasgichc ( fondate forse da' Pelasgi cola passati dall'Italia ), non vuole die gli Opici, possessori dei dintorni di Bcnevento avanti i Sabelli, sieno an- noverati tra i Pelasgi, e riguarda i Dauni come Tir- reni: Danae si crede da lui fondatrice di Ardea , e cosi egli si fa strada a ritornare ai tempi eroici e air antica mitologia. Egli suppone i Peucezj una nie- scolanza di Osclii, una nazione composta di tredici popoli ; la Peucezia e la Daunia , governate da due re, ma pone in dubbio die mcssapia sia Tiscrizione, per tale rilerita dal Lanzi, e annunzia con una specie di compiacenza die greclie parole portano Ic monete della Japigia , e che il greco parlavano i Japigj , come pure gli Apuli cd i Bruzj.

Trattando della vemita dei Greci in Italia , il nostro autore ammette die la piii antica colonia da essi sta- bilita fosse quella dei Calcidi a Cuma, poscia ad Ischia e nelle isolettc vicine; da Cuma fa derivare Li fon- dazione di Partenope, c non e lontano dal suppor- re , die i Samii, sc giunscro in Italia ne' primi anui del regno di Dario, ben accolti fossero dai Cuniani,

198 ' STORIA nOMANA

stretti allora dalla guerra coi Tirreni. Paila quindi della colonia die si stabili a Locri , di quella di FalantOy delle citta Acaiche, o Acliee di Sibari e Crotone, di quella di Tiirio, fondata in comune dalla Grecia in- tera e dall' ardire dei primi coloni che le mogli non traevano seco, ma le donne, come le terre, conqui- stavano colla spada alia mano; accorda finalmente die le colonic e le ciita gieclie niolte cose usurpassero agli Italiaid incUgeni , per non dire priiiiitivi , che in esse dimoravano , e tra V altre il sistema dei pesi e delle misure , e quello dello scompartimento delle terre , il die bastanteniente annunzia quanto anticlii fossero gia gF Italiani a queirepoca, quanto gia incivi- liti, quanto gia grandi iiel sapere, quanlo ricclii di utili cognizioni, quanto forniti di vantaggiose istituzioni.

I Liguri ed i Veneti sono dal Nicbuhr riuniti in iin solo articolo, perclie ^^/-a/zieri, dic'egli, aW istoria d Italia sino agli ultimi tempi della romana repubr blica , e non abitanti al di qua dell Alpi, se non come porzione delle nazioni disperse molto lungi da quelle niontagne. Non si contava , die egli , come parte dd- r Italia se non senna meta della Ligistica, e i Ligi, secondo una tradizione greca , non sarebbero gia ita- liani o Greci , ma venuti dall" Iljeria , cacciati avreb- bero dalle loro terre i Sicani , essi pure Iberi. I Liguri pero, alcuni dei quali e specialmente i Libj o Ligi credonsi abitanti un tempo presso il lago di Garda, divisi in tribu, si mostrarono assai valorosi: essi re- sistettero coraggiosamente ai Romani , s impadronirono in parte della Corsica, e molte terre occuparono de- gli Etrusclii. Piu agiati e piu molli reputa I'au- tore i Veneti, che facili si sottomisero ai Romani, e dice PalMviiim loro metropoli , e acccnna le tradizioni , per cui volevasi quella citta molto tempo avanti T e- poca romana fondata dai Trojani. Combatte egli pero la tradizione della venuta di Antenore , e parlando degli Eneti abitanti lungo 1' Eridano e sulle coste deU'Adria- tico, riferendo varie opinioni sulla loro origine, mostra di dubitare se quel popolo fosse greco, o illirico, o

DI M. R. O. NIEBUIir. 199

non piuttosto Coltiro, o Liburno, derivante tuttavia dni Liburni dclla Dahnazia : una iscrizione altrondc , che si tiene como antica Vcncta, crcdc cgli una va- rieta manicrata del caratteri ctraschl.

Le tie isole delle qnali ragiona Tautor nostro in separate aiticolo , sono la Corsica, la Sicilia c la Sar- degna. Nella prima egli trova Liguri c Sicani della Sicilia, ftutti Iberi d'originc, e cacciati dalF Iberia dai Ligi; nella seconda Siculi discendenti dagli Eno- trj, che sarebbero pur seinpre Italiani; nella tcrza Cartaginesi, e fors' anclie Greci venuti con Jolao e cogli Eraclidi Tespiadi suoi seguaci, se vero e che si trovino in quell' isola mura dette Ciclopiche. Suc- cede a questo un articolo die porta il titolo: Conclu- sione ; e in esso si accenna T opinione generalniente dilTusa tra gli antichi , che estinta si fosse una razza d' uomini piu antica, o primitiva, opinando pero i niosoli , come Platonc ed Arlstotllc , che alcuni scampati fossero alia strage universale, e dato avessero origine a nuovc generazioni e nuove famiglie , le quali si sparscro suUa terra deserta , nientre credeva il volgo che r umanita restaurata fosse da una nuova crcazione. Quindi le favole de'Giganti, e in Italia dei Giganti Campani, e dei campi Flegrei; quindi la credenza di una nuova creazione del genere umano, di un prin- cipio di vita ordinate da nuove leggi , e di quella novella creazione nic.iile ci true a pensare ( dice il Niebuhr) che essa non abbia cwuto luogo se non che una volta sola; potendo essersi rinnovata per le di- verse specie d' uomini dopo cccidj piu o meno grandi, in epoche piii o meno remote , nelle miriadi d' anni che corsero per la formazione dellc terre d'alluvionc, come quelle dcU'Egitto, di Babilonia, della Lombar- dia, della Luigiana.'' Dio non incecchla, dice Tautorc , nc si stanca di ctcarc, di conscnarc ^ di cangiare, di erigeie (pag. 162). Si parla dei tempi gigantei, non divisi da un abisso dall' umanita prcscntc, dcllc mura Ciclopiche, della forza straordinaria di alcuni antichi popoli , die nellc opcrc loro nc lasciarouo prove

200 STORIA ROMA.N\

maravlgliose, come gli edifizj ciclopici, e non ciclopl (come per errore si e stampato nella pag. i63), delle mura Etrusche, degli obelischi lavoi-ati nel masso, e del loro traspoito ; e qui s' introduce la menzione di po- poli dimenticati del paese dei Casci e dei Latini, a petto dei quali era ben povera 1' architettura dei Romani ; laonde , a dispetto di Pollbio e di Dionigi , sarebbe forza il ravvisare negli Aborigeni popolazioni non selvagge, ma gia fornite di qualche cultura. Ercolano, secontio V autore nostro , debb' essere annoverata tra le piu anticlie citta, perch6 fabbricata sopra uno strato di tuf'o vulcanico, simile a quello clie in epoca po- steriorc T ha sobbissata. Le ti-adizioni, die egli, e le riiemorie che raccolsi sui diversi popoli dei primi tempi dciritalia, danno risultamenti che lasciano ve- dere le grandi vicissitudini de' loio destini, e guidano gli sguardi nostri oltre TAlpi sui movimenti dei po- poli deirOccidente compresi in questo grande spazio : il clie noi non bene possiamo intendere.

Torna quindi ai Pelasgi , sotto la cui denominazione comprende gli Enotrj, i Morgeti, i Siculi , i Tirre- ni , i Peuceti , i Liburni e i Veneti , situati intorno all'Adriatico e aU'Egeo, mentre i Tirreni stabiliti erano anclie nella Sardegna e nella Sicilia, e a quel ceppo appartenevano gli Elimii e i Siculi. Ai Pelasgi fa occupare il dorso settentrionale delle Alpi del Ti- rolo , e accorda che nelle piu anticlie tradizioni rico- Mosciuti fossero come potentissimi. Come gl'IUirici, die' egli, procedenti dal Settentrione (non piuttosto dairOriente? ), s"" innoltrarono sino alle montagne dcl- r Epiro , cosi i Tusci , vemiti anch' essi dalle stesse regioni settentrionali ( il che non si ammettera fa- cilmente), cacciati dai Celti o dai Germani, scesero dairAlpi in Italia; ed ecco in tal modo canonizzata dal Niebuhr I'origine straniei-a anche di que' popoli: ma siccome non si pari:, di epochc, e si erra con incertezza anche sid nome delle nazioni che espulsero i nostri antenati, si puo riguardare come priva di qualunque fondamento quella asserzione. Mauco male

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che nella nostra Lombardia egli trova del Liguri, e fjuesd formano ora pel' lui, in contraddizione con quello clie detto avea altrove, una delle grandi na- zioni deUEuropa: erra egli poi nella geografia, fa- cendo partirc i Liguri dalla pianura situata al di la del Po, e passare il Ticino per ripararsi negli Apennini. Vede qnindi gli Ombri cacciati dai Li- guri dalla parte di Lombardia posta di la dal Po; vede cacciati i Tirreni Pelasgi dall Etriiria meridio- nale sino al Tebro; vede dai Tusci cacciati i Siculi ; i Casci e gli Oschi sospinti dai Sabini, e sconvolti tutti i popoli d' Italia fino al sommo degli Apennini; gli Enotrj cacciati dai Gi^eci , i Dauni dagli Oschi , altri popoli suU'Adriatico smossi dalle loro sedi dai Sabelli c dagli Ombri; piu tardi vede gli Opici del- I'Ausonia azzuffarsi coi Latini; popoli, die' egli, sorti da emigrazioni d' altri antichissimi popoli del mede- simo stipite.

Ingiusto sarebbe certamente chiunque ardisse ne- gare che il signor Niebuhr sviluppata non abbia in questa Innga disamina degli antichi popoli d' Italia una vastissima erudizione, una profonda cognizione dei classici Greci e Latini , ed alcune idee filosoli- che , die meglio applicate , condotto lo avrebbero a risidtamenti piu ragionevoli. Non sembra pero ch'egli abbia tcnuto conto bastantemente dei monumenti sco- perti a' di nostri, e della nuova luce sparsa su que- st' argomento dalla critica ; coi quali mezzi rivcndica- ronsi alcuni antichi popoli alia vera loro origine e alia loro sede, c all' Italia rivendicossi un antico incivili- mento. Egli non ha coiisiderato il primo stato di vita , probabilincnte pastorale, sulle piu alte montagne in nna regione esposta ai disastri prodotti dai vulcani e dalle inoudazioni; il facile passaggio di que' popoli al- Ingricoltura in nn paese dai disastri mcdesimi renduto fertilissuno; le prime tribii degli Anrunci e degli Osci, che dirsi possono tronchi primarj delle razze primitive; Ic successive divisioni in Tirreni, o Etru- schj, ch' egli troppo ha aficttaio di separarc, mentre la

202 STORIA nOMANA

sede stessa gli riuniva, in Volsci, Marj, Equi, Sabini, dai quali vennero i Piccni, i Sanniti, i Lucani, ecc; r indole bellicosa dc" primi Itali, clic attesta la loro andchita rimota, e anclie un principio d'incivilimcnto, giacche non attacca e non si difende se non chi ha una chiara idea del diritto di proprieta; la discen- denza degli Umbri dagli Aborigeni; ma piu di tutto ha affettato di trascurare, se pure non l' ignore, 1' an- tica grandezza degli Etruschi, la loro civilta raffinata, le costruzioni loro, le loro arti, i loro costujni e le loro istituzioni che servirono di norma a quelle de' Romani , la loro sapienza , ii loro sistema religioso, le loro virtu sociali. Una parte di questi oggetti e involta in tenebre tradizionali ; ma certo e che I'lta- lia, come I'Egitto, TAssiria, Tlndia e la Cina, da uno stato di primitiva barbax'ie, nella quale trovarousi tutte le societa esordienti , passo , forse ancor prima di altre region! , ad uno stato d'incivilimento, gia inol- trato in epoca remotissima. Se la Cina trasse la sua sapienza daH'Occidente, I'lndia dal nord-ovest, TAs- siria dal mare Eritrco, 1" Egitto dall' Etiopia, ecc, non sarebb' egli piu glorioso per 1 Italia , che cer- tamente ebbe sede tra le prime societa iucivilite ( so- cietes poUcees), come scrive il signor Champollion, lessersi incivilita da se stessa, senza andar debitrice della sua cultura ad alcun popolo sti'aniero, avendo. essa forse portata la civilta ed i lumi ad altri po- poli, ad altre nazioni? Al quale proposito giova os- servare che a quasi tutte quelle antichissime regloni la cultura e la sapienza diconsi venute dall'occidente, o dal mezzodi , e la situazione dell Italia c le abitu- dini de' suoi antichi abitatori atta la rendevano a comunicare e diffondere in altre regioni \ incivili- mento e i lumi.

Dopo la rassegna degli antichi popoli d" Italia , su la quale abbiamo sin ora versato , il sig. Niebiihr da final- mente principio alia Storia Romana, da lui con si gran pompa promcssa, e di questa annunzieremo il principio, giacche un quadro compiuto non potra

DI M. B. G. NIEEUIIR. 2c3

presentarsi, finche uon ci vengano allc mani i volu- mi successivi , nci tfiiali quella stoiia sara sviliippata. EgJi comincia duncpie il suo lavoro con uu articolo intitolato : Stoiia prcliminarc di Roina , c a questo succede altro titolo, cioe: Enea e i Trojani nel Lazio. Si discutouo le notizie a noi trasmesse neW Eneide ; si parla deU'epoca della migrazionc di Enea, avvenuta probabilmente dopo il disastro della sua patria; delle diverse colonic trojanc; dellc antiche tradizioni gre- che, delle cpiali alcuna assegnava il Lazio ad Ulisse e alia sua famiglia; dei popoli d' Italia, clie detti fu- rono Trojani; della condizione di Mescnzio e di Turno e delle guerre lore cogli stranieri giunti in Italia: ma ognun vede, clie ancora ci troviamo nel regno delle favole, e per lo piii non si appoggiano le notizie se non clie alle relazioni, e talvolta alle finzioni niito- logiche de' poeti.

Non piu chiaro , nc piu autentico e \ articolo se- guente , clie si intitola = Alba = ; si accenna la sua fondazione e lo stabilimento degli Albani detto Lavi- nio , nel quale Y autorc vede in grazia del nonic il centre coniune de' Latini , clie cliiamavansi pure La- vinii. Parla di Laurenzo e di Ardca , antcriori ad Alba ; della costituzione di quel paese , forse diviso in molti cantoni o distretti ; delle valli Albane , che sono forse laglii prosciugati , come la valle Aricina; tratta giustamentc da nieschina fabbrica moderna il catalogo dei re di Alba, e tornando alF epoca della costruzione di quella citta , osserva clie i Roniani contavano da quella alia loro fondazione trecento anni , il clie pero non va esente da contestazione. Roma forma T argomento dell' articolo clie segue , e in esso si riferiscono le tradizioni diverse su la fondazione della citta. Romolo e Remo sono il sog- getto deir articolo successivo, e vi si accennano tutte le antiche tradizioni ad essi relative.

Entra quindi \ autorc a parlare del principio e della natiira della piu antica stoiia. Partendo dai libri si- billini , dai piu auticlii annali, c dal primo punto di

204 STORIA EOJMANA

intersecazione secolare storicamente determinato, I'au* tore fa cadere il fine del primo secolo, o piuttosto il principio del secondo, nell'anno-Bdi Roma, e que- sto ce lo da come di positiva certezza , mentre non poteva se non die esserc indovinato con audacia^ allorche egii comincio queste ricerche (pag. 221). Tutto cronologico e questo capitolo; si discorre della cronaca di Ensebio , delle storie di Fablo pitt.ore e di Catone , e debitore si dice Tautore ad un momento di felice inspirazlone della osservazione clie lo condusse a trovare discrepanza tra qnegli storici , inesplicabile pero solo in apparenza : si discute I'epoca della niorte di Romolo ,• si fa vedere il disordine chc rcgna nei fasti dei primi cinquant'anni della repubblica romana; si paria della durata del regno di Nnma ,• della me- scolanza continua della storia colla mitologia , al quale proposito il sig. Nlebuhr clie si compiace sovente di coUegare 1' antico col moderno , cita Ercole , Aristo- mene , Bruto e il Cid: delle leggi delle dodici tavole; deir anticliissimo rito per cui descrivevansi sopia un quadro dal sovrano pontefice gli avvenimenti menio- rabili di ciascun anno , dal clie poi si trasscro gli annali , esposti pero spesso a smarrimend e niuta- zioni ; della scoperta del calcolo cronologico di Po- libio per la rettificazione dei detti annali; finalmente dei racconti di famiglia , clie pero non salgono piu in la degli annali stessi , e delle leggende , forse piu anticlie dello stabilimento dei re , il clie ci sembra poco credibile , trovando 1' autore stesso nuova e strana I'idea chc quelle leggende si trasmettcssero di generazione in generazione per via di inni, non piu autenticlie quindi di qualunque altro poema trasmesso nei varj canti sui fatti del tempo passato. Ognun vede pertanto clie la natura della piu antica storia non e che incertezza e confusione, origine perpetua di dubbj c di controversie , clie per lo piii manca di solidi fondamenti su cui si appoggi , e clie anclie la critica piu illuminata penetra con difl'icolta in mezzo

UI M. B. G. NIEBUHK. 2o5

a quelle tenebre , e giugnc cli rado , se pur giugne talvolta , alio scoprinicnto di qiialche verita.

Cronologici parimente, e per conseguenza non 6U- scettivi di sunto regolare , sono i due articoli che seguono ; il primo dei quali s'intitola Era della fon- dazioiie della cittd , il secondo del ciclo solare. Tutti i popoli abbisognano di nn' era , nia conviene clic quel principio a quo sia posto in un modo relatlvo, giacche si sa, dice Tautore, che il pritno anno dell era di cui gcneralmente ci serviamo , e iiicontestabiltncnte errata ( pag. liS/). Dopo di aver riferite le varie di- scordanti opinioni degli antichi sul principio dell' era romana , sembra egli propcndere a qucUa di Lucio Cincio Alimcnto , uonio ben versato in queste mate- rie , die la fondazione di Roma poneya nel quarto anno della dodicesima olimpiade. L' ultimo arti- colo versa sul comincianicnto di Roma , e sulle sue antiche tribiu

Seguono le note in numero di 786; e siccome que- ste non sono per lo piu che mere citazioni di autori, itnportanti pero e soventc necessaric per chi leggc , COS! noi non possiamo non dcplorarc il divisainento degli cditori , che ci ha condannali a capovolgcre 786 volte il lil)ro ondc riconoscere da quali fonti fossero tratte le notizie. Qucsta pero non e la sola cosa che trovata abbiamo degna di censura , giacche nel primo nostro articolo abbiamo dcplorato la poca cuia die gli editori si sono pighati per la correzione , special- mente de' nonii proprj , die tanto facilmente possono indurre in errore. Stoipiato c sovente il nome di Scirnno di Cliio; Casaubouo e cana^ato in Casabono; crrato c il nome di Sanfcius tra i commentatori di Scnio; crrato qucllo di Clucier, che noi crediamo dover esscre Cluierio ; crrati sono talvolta i noini delle citta, come quelli di Arezzo, jEinylia , eriato <juello di Antonio Liberale che dee leggersi Antoniuo , «onie qudio Corse ddla citta Comire , benche si sia om- niesso nel test.) il numeio 7^.6. che richiama qudla uota ; 1 Iliudc c!iiau:ata Illiade y un <jnadra^lnlora

206 STORIA ROMAN A

che non crediamo csistere nel testo citato , ecc. Ma il peggio e , che non si e pigliata gran ciira ne pure per la correzione del testo. Gia abbiamo ve- duto che ciclopi si era scritto in vece di ciclopici , era notiamo clie ciclico si e stampato in vece di ciclo 1 e quello che ancora e piu mostruoso si e stam- pato alia pag. 228 , V anno della moite di Roma in vece deW anno della morte di Romolo.

Ci resterebbe per ultimo a parlare della traduzione ; ma noi non poti-emmo portarne un assennato giudizio senza sapere da quale lingua sla tratta, e non senza ragione dubitiamo che lo sia dal francese. Quella traduzione in generale seml^ra fatta con qualche stu- dio di lingua , e noi bi'ameremmo sohanto che si fos- sero con maggiore diligenza evitate alcunc oscurita, che forse trovansi nell' originale. Queste cose noi di- ciamo , non gia per far cadere o per arrestare nel suo corso r impresa del tipografo Bizzoni , che bramiamo anzi di vedere continuata e condotta feUcemente a termiue , ma perche non siano risparmiate le dovute soUecitudini ondc T opera riesca conipiuta e perfetta, giacche I'erudizione die vi e per entro sparsa, pud riescire di grande profitto agli studiosi italiani , ai quali dorra certamente che mancato sia di vita il suo autore. Fin qui del primo tomo.

Non chiuderemo , senza annunziare il tomo secondo di questa traduzione , pubblicato lo scoxso anno. In esso si comincia colle indagini sulle case patrizie e sulle curie ,• si passa quindi al senato , agl' intend ed ai re, e di questi si tesse la storia lino alia loro espulsione. Si accenna il compimento della citta di Roma; si fa menzione dcUe sue centurie di Cavalieri, delle tribii plehee , delle centurie popolari ,• si espon- gono poscia il piincipio della repubblica , la guerra di Porsena , la dittatura , 1' emigrazione del Comune , e finalmente il tribunato del popolo. Seguono le, note, nelle quali le stesse mcnde abbiamo con dolore osservate , i nomi proprj soventc storpiati, alcune scorrezioni nei testi latiai, ed invano abbiamo cercato

DI M. B. G. NIEBUHR. 207

il riscoiitro nel testo della nota (89), ncUa quale crediamo anche gnasta la citazione di un' opera in- glese. Ci ha fatta qualche sorpresa la nota (420) ia cui Tautore, fedele al sue costume di collegare T an- tico col modcrno, al proposito di Orazio Coclite , ri- chiama alia memoria Clefta, die diede molto a fare ad All Fascia.

Allc note succedono alcune aggiunte , rispetto alle quali ci giova avvertire , che i paragi , o pareiges dei Francesi , di IMctz e di Verdun , non erano riu- nioni politi,clic di faniiglie nol^ili , ma corporazioni di artelici, che iu Italia ed in Milano specialmente con- tinuarono lin quasi a' nostri giorni , e che la parola echcv'ms si traduce scabini, e non gia schia^ini, co- me si e fatto ; poscia un' Appendice , nella quale si delinea brevemente la vita del signor Niebuhr , e si espone in poche paglne il siio immenso sistema , al che diede ojicra \ editore per agevolare , com' egli dice , I iiitelligen:.a dclle sue dottrine , semprc troppo profoiidc cd espresse , come fii notato , in un linguaggio ijiiasl sibilltno. Siamo ben contenti , che con questo siasi reso un giusto tribute d' onore alia memoria di un uomo dottissimo , clie il biografo qualifica come acuta scrittore , versato nella parte piii nobile e piii integerrima (pleonasmo ) della diplomazia , scrittore di pote/iza e di coscicnza , il clic per verita non bene intcndiamo; ma il dire che il celebre Voss gli comu- nico i suoi pile splendidi concetti sui popoli antichi; die Klopstok gl' inluse quci nobili spiriti , onde informo la tradizione, e racconto con tanto candore ed altezza di pcnsicri il fico ruminale ,• che piu di qualunque al- tro forastiero si addentro nel diritto pubblico inglese, ddettandosi un poco di cpielt ostinazione pertinace di mentc , che schiva certi migUoramcnti , e sacrifica tuttl i progressi al beneficlo del riposo ( frase che a noi pare troppo vaga , contorta cd osciira ) ; che molte variazioni

e di molto rilici^u c di scnno assai , cgli fece al

sua sistema di storia romaiia , teueiidone pero ferma

2o8 STORIA ROMANA DI U. E. G. NIEBUHR.

la base ; che non picciolo studio occorre per inten- dere il suo libro ; die il Niebuhr partisse dall' idea del Vico , fonte d' ogni pubblica e privata ragione reputando la religione degli Aruspici ; queste e mol- t' altre simili espressioni noa ci serabrano fatte per agevolare V intelligenza delle oscure dottrine e del sistema alquanto avviluppato e confuso del letterato prussiano. Noi saremmo quasi per esporre il parer nostro, che il Vico e il Niebuhr sembrarono oscuri ne' loro scritti per un eccesso di dottrina e di eru- dizione ; e conveniamo col biografo nell' opinioae clie r uno e r altro ebbero uno stesso modo di considerare la poedca naUira della romana storia , di paragonarla ad ogni ultra antica, e di rischiararla con quella del medio epo,

Bossi.

2rrf

PARTE 11.

SGIENZE ED ARTI MECCANICHE.

Qolhicae versloids epistolanun Divl Pctuli ad Jlonianos , ad Coiintldos priinae , ad Epliesios quae supersunt ex Ambroyuiuae Blbliotlicrue pahmpscstis dtpromptu cum (idiiotationibus cdidlt Carohis Oct.ailus Castil- LioNAEVs. Mediolani , 1804, Rcgiis typis , ia 4.° di pai^. 64.

VJon quest" opera il conte Castiglioni continua a pnbbli- care i palimsesti gotici trovati nell' Ambrosiana , di che la Biblioteca Italiaua ha gia reso baoii couto (i) quancio vennero in luce i saggi antecedeiiti. La presente edizione e fatta, come le prime, sopra due codici, dei quali Tuno ora corregge ed ora supplisce all" altro , ma non ha die il testo gotico stampato cou alfabeto meso-gotico ed un cor- redo di varianti e di note.

Taluno avrebbe forse desiderato che questa versione I'osse acconipagiiata ancora di qualche allra ia una lingua j)iu nota :, ma se questa aggiunta uoa sarebbe forse stata al tutto sujierflua specialmente per qualche applicazione di scienza Ijililica , uon e tuttavolta necessaria alio scojjo iinmediato di questo geuere di produzioni. Qui primiera- mente si mira a ristabiiire uu frammento d"una letteratura e d" una lingua, il (juale era tenuto per isinarrito, e pero quando la lingua puo essere intesa , siccome lo e oggidi la gotica, specialmente fra i dotti della Germania, poteva l>astare alPEditore di esibire il testo colla niaggiore possi- bile correzione e di munirlo con tutte quelle giustificazioni che le varianti , le voci nuove e certe nuove particolarita tli liiiguaggio, alcuni dublq da sciogliere c somiglianti acci- di iiti avessero reso neccssario.

(1) Biblioteca Ilaliana tomo 16.", novemlire I'oJy, l^ag. 145. Idem louio 54.° , niaggio l82(j, pag. 20c.

J'lbl. It'd \\ LXXIV. > I.,

2IO GOTHICAB VERSIONIS EFISTOLARUM

Un' opera siffatta adunque s' indlrizza come di per se soltanto a cjuegli eruditi, i quali sono versati nello studio delle antiche lingue delle nazionl gennaniche , donde ap- pare clie V assenza d' una versione dal gotico non sia per nuocere alia perfetta intelligenza di questo lavoro.

Nel testo clie abbiamo sott' occhio non si scorge alcun vuoto di parole, se se ne eccettuano alcuni brani deirepi- stola ai Romani, clie mancando nei codici dell' Ambrosiana fnrono svippliti dall' editore con quelli gia pubblicati dallo Knittel, dove in efFetto di quando in quando inanca alcun vocabolo: in vece osservasi qualche lacuna, che dimostra la mancanza di fogli interi e le due prime epistole parti- colarmente sono acefale. Questi vizj s'insinuarono nei pa- limsesti , perche clii prodnsse un tal genere di codici , cioe chi scrisse ui:ia seconda volta sopra una membrana gia scritta, non voile certamente tenere alcun conto della prima scrittura, e non considero la pergamena, che come un nuovo materiale da scrivere ;, quindi fu per lui indif- ferente 1' ordine dei fogli secondo la prima scrittura , e non pose alcuna diligenza, che tutte le carte d' una mede- sima opera si trovassero se non ordinate come prima , almeno riunite , quando ne avesse gia una quantita ba- stante al suo bisogno. Inoltre siccome sembra anche pro- babile , che nella scelta dei libri scritti da rescriversi fos- sero preferiti i piii vecchi, cosi si acquista una verisimile spiegazione del motivo che ci ha tramandati acefali la niaggior parte dei palimsesti. Questa spiegazione nasce dair osserv^are che le parti piu maneggiate di un libro sono di solito le prime d' una sezione e massiraamente la prima del libro i il che suole renderle piu logore, meno acconce ad una nuova scrittura , e per conseguenza dovettero es- sere lasciate da parte.

A pie di pagina leggonsi le varianti delFuno dei codici, quando nel testo fu preferita la lezione deiraltro. Nei medesimo luogo stanno anche le note. Di queste alcune souo correttive del testo , denunciano gli sbagli dello scri- vano , producono dubbj sopra alcune forme grammaticali , recano i moiivi da far preferire in una data voce un signi- ficato piuttosto clie un altro, interpretano le voci nuove ed i modi nuovi ■■, alcune ancora avvertono a certe parti- colarita del linguaggio, ravviciiiano i punti di soiniglianza che hanno con il gMico le diverse lingue germaaiche ed

DIVI P.VULI AD ROMANOS, ClC. 211

anchc alcuiie altre straniere a questa stirpe , e le altrc note iiifine acicniiano a certe opinioiii sulla natura ilella lingua gotica the 1" Editore lia giii esposte ncUa sua K-t- tera a monsignor Mai pu))l>licata nel 18^9 in un con la versione meso-gotica tiella seconda epistola di S. Paolo ai Corinti. In tutto qnesto camuiino, die il Castiglioni fa nelle piu remote parti della lllologia gerinanica, talvolta consento e tale altra contraddice ad alcune teoriche die il dott. Gia~ como Grimm lia esposte nella sua grammatica tedesca. (i). Le dottrine sopra la ragione delle vicende dei linguaggi tedeschl , die qnesto valente filologo ha deposte nelP opera ora mentovata, furono in quella parte ch' erano applical)ili, riprodotte in un articolo dal medesimo scrittore inserito negli Annali della letteratura che escono in Vienna (2) sopra r edizione gotica preallegata del Castiglioni. In quel giornale il Grimm esaminando niinutamente e severamente ogni parte del lavoro del nostro Editore ne impugna al- cune interpretazloni e dottrine, e per parlare di cio, a cui mostra quegli di accennare con qualche nota della presente edizione, nega die il gotico sia una lingua mista di piix dialetti germanici. II Castiglioni nell' edizione del 1829 porta opinione die i sinonimi , le perrautazioni delle lettere affini e le niolte declinazioni e conjugazioni che si osservano nel gotico siano un segno della mistura di questa lingua, ed in confenna e come per stabilire la pos- siljilita materiale di qnesto fenomeno produce anclie la storia estenia dei Goti , i quali mentre die la nazione germanica era divisa in molti popoli sopra una gran parte d'Europa, abitando al Baltico ed emigrando al mar Nero avrebljero comunicato con quelli e mischlata la loro lin- gua. Ma il Grimm giudica in vece die la ricchezza del gotico sia una dote intrinseca, la quale in questo nobilis- siino ed anticiiissimo fra i dialetti germanici slgnoreggia senza contrasto ed in forza della sua organizzazione. Egli afferma die in esso non e gia un'abljondanza superllua di parole equisignificanti , ma bensi un lino sentimento per le piu delicate distinzioni d" idee , le quali da poi o si fecero ottuse o fnrono sostituite da altre nianiere meuo convenienti (3). A noi fa qualche difticolta di comprendere

(1) Deutsche Graiiim.itik von D. Jacob Griumi. Gottiugeii, 1822.

(2) lahrbuchcr dcr Litevatur. Wieii. Toxno XLVI , pag. 184.

(3) Idem, Tamo XLYI, pag. 4c3.

212 GOTHICAE VERSIONIS EPISTOLAHUM

come i Goti possedessero un maggior numero d' idee e pill fine ( poiclie V abbondanza di vocaboli non sinonimi non significa altrinienti ) che non le moderne nazioni ger- maniche di lunga mano piu coke di quelli. II greco di Omero non e certamente piu ricco d' idee e di transizioni delicate di esse , che quello dei tempi dei successori di Alessandro;, in vece il greco di questa eta e seiiza dubbio pill ricco del greco moderno^ ma egli e aaclie vero clie la nazione lia imbarberito. Con tutto cio, se il gotico non lia veranicnte sinonimi, la dimostrazlone della mistiira di questa lingua desunta dalla presenza di quelli cade da se : ma il Castiglioni non ha rinunciato alia sua opinione , e nelle poclie note di questa edizione che vi accennano, reca qualche caso per confermarla. Cosi, p. e. , unwitans , ignari , ed uaweisaiis , avrejjbero il medesimo significato ; c fullaweisal , perfetd , e fullawitans suonerebbero afFatto egiialmente ;, dal che egli deduce la prova che le voci weis e wits in gotico sieno sinonimi (i).

Bastera qui per noi di avere indicata questa difFerenza di opinion! , perche forse lo stesso Editore milanese nel conipire die fara questo suo lavoro, iiscira egli stesso a difendersi con quelle armi ch' egli solo possiede migliori.

Ma posto che abbiamo toccato il giudizio di Grimm circa questa produzione, ci place di significare che questi il quale e stimato in Germanla siccome lo scopritore delle leggi interne dei liiiguaggi tedeschi , quantunqne siasi mo- strato dissenziente in molte parti dell' edizione del Casti- glioni sopra mentovata , tuttavia si tenne obbligato di ren- dere ringraziamenti e di onorare di alta stinia (2) la non coinune diligenza e la rara erudizione del nostro Editore nella tedesca letteratura.

Dopo queste parole di lode date in Germania e da un critico tanto severo all" altra opera del Castiglioni, la quale non c altrimenti che parte di questa, a noi non rimane altro da signiHcare al lettore italiano se non che nelle note della presente edizione traspajono sempre qiiella scrupo- losa diligenza , c quel fino criterio, che noi abbiamo gia ammirato in quella , e soprattutto quelle peregrine cogni- zioni , che qualilicano V autore non solo profondamente

(i) Pag. 3o in nota.

(3) Jahrbuchei der Litcvatur. Tonio XLVI, pag. 227.

DIVI PAULI AD ROMANO?, etc. 2l3

enulito nella letteratnra delle lingne g;ermaniclie , ma an- cora in quoUa della vasta famiglia delle lingne indo-sciti- che (i), ed in ogni parte, che abbia mai potuto dare qual- dic sclilarimento al presente suo lavoro.

Qnl sarebbe finita la notizia intorno a cotesta edizione gotica delle epistole di S. Paolo: ma non ci sembra di dovere partirne da esse senza dire qualclie cosa circa r iniportanza di queste. occupazloni. Vi ha un errore die fa pagare d' ingratitudine le giudiziose e modeste lucubra- zioiii dell'erudito, e questo errore e specialmente in quelli, clie non avvertono tostamente ai rapporti die sono tra qnesti travagli e le brillanti produzioni di chi scrive per r universalita dei lettori. Non sussistereljbero certamente le piu risplendenti pagine della storia intorno alio sviluppo intellettuale ed alia civilta delle nazioni , se non avessero preceduto le f^iticose ricerche di questi ernditi ^ ed anche il nietafisico forse vaglierelibe di troppo nei campi della speculazione, se non trovasse di appoggiare il piede sopra i positivi risultamenli di sifFatte investigazioni. Clii produce nn linguaggio riniasto sconosciuto di un popolo, come in non piccola parte lia fatto il Castiglioni per la lingua moso- gotica , quand' anche non si tenga conto dei monnmenti die sono in quello rappresentati , i quali possono essere per se pin o meno importanti , si puo dire die alibia prodotto lo spccchio del vivere mentale e materialc di quel medesimo popolo. La storia puo bensi jier altre fonti narrare le vicende di una nazione, ma quando essa intcr- roga la sua lingua, egli e la nazione stessa che cliiama sulla scena a rappresentare ogni parte della sua maniera di vivere, e quando le altre fonti mancano, puo con questa sola, secondo la misvira dei vocaboli che ha, comporre un quadro piu o meno intero della vita d' un popolo. La pa- rentela fra le nazioni e indicata specialmente dalla lingui- stica comparata, e non riguardando che un lingviaggio solo,

(l) Per famiglia delle lingue indo-sciticlie intende il conte Ca- stiglioni nella sua lettera a nionsig. Plai sopi'accitata quella stoss.i famiglia che da Malte-Brun e cliianiata indo-geraianira ; e coni- jirendercbbe le lingue sacre degl' Indiani , cioe il sanscrito eil il pali, le lingue persiaue, Tarmena, le greche, le slave, le geruia- niche e le celtiche. Non furono coniprese in questa famiglia gli anticlii dialetti deirindia, perclie pare secondo le recenti indagini di Raske clie anpartengano alia f^iniiglia delle lingue finnico-turclie.

2 14 coTHicjE VERsroNis Epistolarum , etc.

ill esso trovano i loio rappresentanti i comuni oggetti della natura , le particolarita del clima, le opere tlelle arti meccaniclie , le abituJini della vita doinestica , le istitiizioui politiclie , le opinioni ed i ritl leligiosl , la lilosotia la poesia, le belle arti , in somma ogni forma e colore del inondo esterno come ogni modificazione del pensiero. Certe voci radicali die debbono essere nella lingua d' ogni po- jiolo in qualunqne posizione fisica o morale siasi mai tro- vato, diniostrano la sua origine comune o diversa con altri popoli , le altre voci indigene esprimono il suo stato intel- lettuale spontaneo, le straniere indicano , secondo la lingua donde sono derivate, la qualita delle sue comunicazioni con altre genti; e per tal inodo si ha ed un cenno dell' origine cd una misura della civilta spontanea d' un popolo e di quella importata e donde. Questo per la sola storia : ma perclie i vocaboli d'un linguaggio rappresentano le idee, e le forme di quello dimostrano il modo con che queste idee si ordinano nella mente di chi lo parla , cosi anche il metafisico piu specialmente coUa copia delle lingue po- sitive puo allargare la sfera delle sue speculazioni sulle operazioni del pensiero. Questa utilita clie possono recare le lingue parlate alia metafisica , soprattutto emerge lunii- nosa , quaiido si osservano le grammatiche cosi dette filo- sofiche. Siffatti lavori foggiati al solito sopra il modello di poclie lingue europee elevano da quelle un canone legisla- tivo per tutti i linguaggi umani, e di quante correzioni non sono suscettivi, quando vengono raffrontati coi risultamenti d' una piu estesa linguistica ! In questa parte del sapere umano fu osservato che per quanto la sagacita speculativa sia grande , non e stata sempre bastevole a presagire a priori tutti i fatti , ed all' opposto quando furoiio scoperti alcuni fatti non compresi nella teoria, vennero nondimeno a posteriori ad prius ragionevolmente spiegati. Se la storia pertanto e la metafisica possono fare tanto guadagno colla cognizione d' una lingua positiva , vegga il lettore quanta parte di merito giustamente si acquisti quell' erudito per questo solo che abbia efficacemente contribuito a risuscitare la lingua d'un popolo numeroso e possente, quale la storia ci dipinge i Goti.

F. Rossi.

J-

2l5

Lwellazione delta cittd di Mllano.

V

astronomo Reggio in una dissertazione inserita nel vo- lume delle EfFemeridi di Milano per 1' anno 1780 avendo riferite le altezze media del barometro e del termometro risultanti dalle osservazioni da lui istituite , se ne valse per determinare I'altezza del luogo d' osservazione sul li- vello del mare , combinandole coi medii corrispondenti osservati dal Toaldo alia specola di Padova. Questa stessa determiiiazione fa ripetuta dagli astronomi Oriani e Cesa- ris iin])iegandovi le medesime od un maggior numero d' os- servazioni , e combinandole ora coU' altezza media del ba- rometro osservata a Padova , ora con quella assegnata da diversi autori al livello del mare ; e siccome negli anticlii registri delle osservazioni barometriche di Milano non si notava la temperatura del barometro , o trascurarono nel calcolo quest' eleraento , o supposero la temperatura in- terna egnale all' esterna. Raccogliendo in uno i diversi ri- sultamenti da essi ottenuti si ha

ElevazioDP dpi por.zetto , dfl baromftro a Mibiio

second O tul Uvello Jel mne.

Reggio EfFem. Mil. anno 1785 Tese 69,049.

Oriani Atti Soc. Patriot, vol II 80.

Oriani Geogr. Epliem. v. Zach. II. Band. . >i 71,26.

Cesaris Societa Italiana, vol. XVIII. ... >, 70,00.

Oriani Effem. Mil. anno 1823 » 68,1 3.

essendo il pozzetto del barometro elevato di piecH pari- gini 2 sul suolo dell' abitazione degli astronomi e di picdi

33 suir orto botanico dell' I. R. Palazzo di Brera. 4 II gran numero delle osservazioni che concorrono in queste determinazioni inducono a credere che tntte le ca- gioni accidentali e variabili d'errore si siano quasi intera- mente compensate fra di loro , e quindi potrebbe sembrare a prlmo aspetto che nulla plii rimanga da aggiungere al grado di esattezza di gia conseguito. Ma d' altra parte se si considera che i due liarometri dai quail dipende la li- vellazione non sono mai stati posti vicini e paragonati fra di loro, che da noi s' ignora qual fossero la forma e le di- niensioni del liarometro di Padova , o se esso sia sempre

2\6 LIVELLAZIOKE DELLA CITTA DI MILANO.

stato !1 meilesiino;, se si riflette inoltre clie ogni Ijarometro lia delle cause d' errore costante che gli sono proprie , si 2;iudichera non essere opera afFatto perduta il litornare con nuovi mezzi su tale ricerca.

Noi vediamo spesso che due Ijaroiiietri, sebbene costrutti da ai-tisti accreditati , posti vicini I'uno alFaltro presentaiio qualche diversita nell' altezza della colonna del meicurio , clella quale molte possono essei-e le cause: i." rerroie che Tartefice puo comniettere nel segnare i a8 poUici sulla scala , doveiido questi esser presi nei baronietri a gal- leggiante Jalla superficie del mercurio nel pozzetto , te- nuto conto deli' aff'ondamento del gallcggiante medcsimo nel fluido ; 2." la varieta. die puo incontrarsi nella dcnsita del mercurio piu o meno purgato da sostanze estranee, piu o meno diviso da Ijollicine d'aria impercettibili ;, 3." la capil- larita diversa non solo a seconda del calibro del tuljo e della temperatura del mercurio (che tale diversila puo sem- pre valutarsi col calcolo), ma diversa forse ancora secondo il grado di pulimento e I'untuosita della superficie interna del vetro; 4.° la grossezza del vetro stesso, per cui piu o meno facilmente la temperatura del mercurio si mette in equilibrio con quclla deirambiente; 5.' la dilatazione della scala, che e maggiore se e di ottone . minima se e di legno, intermedia se consta dell" una e delF altra materia. Qiieste ed altre cause d'eiTore possono sminviirsi e correggersi in gran parte con un' attenta verilicazione degli stromenti che s' adoperano ^ ma tale verificazione che abbiamo po- tuta praticare sul barometro e sul termometro usati dal Cesaris , che tuttora da noi si conservano , non riesce d\ilcuna utilita alio scopo attuale (juando non si ottengano i dati necessarj per istituire un'analoga rettificazione delle altezze liaronietriche osservate a Padova.

Ecco cio che il Toaldo lascio scritto nei Saggi dell' Ac- cademia di Padova tom. I, pag. 3 85 intorno al barometro da lui impiegato ed ai metodi coi quali ottenne T eleva- zlone di esso sul mare Adriatico.

Barometnim , ex mercurio bene purgato ope ignis in ipso tubo, qui curvatus a parte inferiore dcsinit, more nolo, in am- pullam, suspensum est ad altitudinem pedum fere 56 (tnensurcB patavincp- , qucB ad parisiensem se hdbet ut i58.- 144) supra superficiem medium Medoaci fluminis. Observationes aiitem, in barometris ante comparatis ^ facta: simul horis rondictis Venetiis

IIVELLAZIONE DELLA CITT\' DI MILANO. 217

quidem a P. AurcUo a Tarre , a me veto Patavii ; a die 28 octobris usque ad 18 novemhns 1779 •> numero plus quam

quinquaginta , dedcre differentiani barometricam -.- vel //-

ncB: quce differentia, juxta regulam D De Luc, dat differen- tiam altitudinis inter duo loca pedum ^6, poll. 2,lin. 9 (pare clie qui si dclihano intendere piedi pai'igini e noii padovani ).

Barometrum Venctiis elatum erat a superficie lacuace pedes 40 ,' meiun uc dixi a superficie fluminis pedes 5 6 ; relinquitur ergo depressio super ficiei maris infra superficiem fluminis, hie prope speculum , pedum fere 3o ; elatio vero barometri mei supra superficiem maris pedum 86, cjum respondet in baro- metro lin. i,i5. Ideoque si akitudo media barometri cut su- perficiem maris statuatur poll. 2.8, lin. z, prout hodie credi- tur , altitudo media barometri met erit pollicum 28, lin. o,85. Ora gli astronomi Reggio ed Oriani nei luoglii sopra citati si accordano nel supporre clie il barometro del Toaldo fosse a piedi parigini 55 sopra il livello del mai'e , e I'altezza media di esso di poll. 38, lin. 1,4, dal clie poteva nascere il sospetto clie si fosse fatta una confusione fra i piedi parigini e i padovani , e fra il livello del mare o quello del iinuie.

Per rischiarare s'era posslbile questi ed altri non poclii dubbi , ci eravamo tempo fa rivolti al sig. prof. Santini , attnal direttore deU'osservatorio di Padova , il quale ci fa- vori le notlzie segnenti.

" In primo luogo il barometro di cui si servirono Clii- minello e Toaldo sussiste tuttavia , ma c stato da me alj- bandonato. Esso e a pozzetto , attaccato ad una tavola di legno, con una scala in carta divisa in pollici e linee senza nonio ; il diametro esterno della canna e di linee 2 3/4, giudico quindi clie T interno sara di circa due linee. Nelle osservazioni solevano notare un termometro posto vicino al barometro ed uno esterno a tramontana ; non facevano nei registri correzione alcuna , ma nel comunicarle poi ai corrispondentl non so come si comportassero. Attualmente ml servo d' un liarometro a sifone con iscala mobile , il cui tubo lia esternamente un diametro di 5 linee ed e posto a piedi parigini 6i sul suolo, corrispondentl ai 56 padovani. Fu confrontato con un buon barometro di Her- scbel , il quale era stato coUazionato con quello dclT Ac- cademia di Londra , e si ritrovarono d" accordo entro linee

2l8 LIVELLAZIONE DBLL\ CITTA' DI MILANO.

OjoS. Ho i'lmesso il veccliio barometro cU Cliiminello in vicinanza cli qnello a sifone e si trovo che cjuello segnava 1/4 di linea di meno. Del resto e da ossei-varsi che i S6 piedi padovani dei quali parla il Toaldo sono riferibili al livello medio del fiume Brenta che molto varia. Ho misu- rato r elevazioiie della sommita del mercuric nel barome- tro a sifone sopra la soglia della porta maggiore della specola con una cordicella tesa da un peso di due libbre e riio trovata di 55 1/2 piedi parigini;, il livello del Brenta e pill basso non saprei dire di quanto , ma credo che la misura di Toaldo sara stata presa con cura. Egli abitava un appartamento assai basso , ed e probabile che avesse per comodo un barometro in camera al quale facesse le osservazioni trasmesse agli astronomi di Milano. >>

Per istabilire in un modo piii concludente 1' elevazione di Milano sul mare era a desiderarsi di potere istituire una serie d' osservazioni contemporanee a Milano stesso ed in vicinanza del mare , facendo uso di barometi'i e di termo- metri con ogni cura paragonati fra loro, giacche, trattan- dosi d' una piccola difFerenza di livello, e cliiaro che gli errori assoluti de" due barometri e de'termometri uniti spariscono dal calcolo, e solo vi rimangono gli errori re- lativi che e sempre piii facile di esattamente determinare. L' occasione si presento opportunissima nelle estati degli anni iSaS e 1827, nelle quali due valenti ufficiali deiri. R. Istituto geografico di Milano furono spediti a Venezia per prender parte all" osservazione dei segnali a fuoco con cui venue stabilita la differenza di longitudlne fra Milano e Fiume. Nel iSaS si assunse 1' incarico delle osservazioni barometriclie a Venezia il signor primo tenente cav. Bru- pacher. Avanti di partire egli porto all' osservatorio di Milano i suoi istromenti che furono posti a lato di quelli che dovevano servire per le osservazioni corrispondenti in una camera dell' abitazione degli astronomi al medesi- mo piano della scuola d'Astronomia. Dopo terrainata la spedizione, gli stromenti stessi furono di nuovo parago- nati per lo spazio di piu giorni. I risultati dei confront! appariscono nella seguente tabella, nella quale abbiamo indicato con //, T, t le altezze del barometro, del termo- metro unito e del termometro libero che servirono alle osservazioni di Venezia , e con H., T , t le rispettive al- tezze degli stromenti che servirono alle osservazioni di Milano.

LIVELLAZIONK DELLA. CITTA DI MILANO.

Confronto del barometri e dei termometri uniti fatto a Milano al piano della Scuola.

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LIVELLAZIONE DELLA CITTA Dl MILANO.

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edio . . .

+0,5 +0,5 +0,7 +0,8

+0,62

Agosto.

25 2G

27 28

10 M 10 M

3 s

10 M

+19,0 +19,2 194 19-7

22,5 23,1

21,0 21,2 Medio . . .

+0,2 +0,5 +0,6 +0,2

+0,32

La difFerenza H' // era dunque , prima del trasporto

0,55 0,44

del barometro Jl' a Venezia di dope il rltorno da Venezia di

si I'itiene per un medio H'

La difFerenza T' T era prima di dopo di

si rltiene T

linee

H =

gradi

T =

o,5o

c,6o 0,55

Finalmente la difFerenza t - t era prima di gradi

dopo di

o,58

0,62 0,32

SI ritiene

t t =

OA7

Del termometrl t e t, clie servono al calcolo della dila- tazione dell' aria non basta conoscere la correzione relati- va, ma e necessario determinare T assoluta. II secondo, clie da mold anni si conserva presso F osservatorio di Milano, era piii volte stato esaminato ai punti del gelo e dell' ac- qiia boUente, ma per conoscerne piii pi-ecisamente la cor- rezione verso i 20 gradi sopra lo zero venne posterior- mente paragonato entro un bagno d' acqua con un eccel- lente termometro di Parigi costrutto coi metodi del celebre Gay-Lussac, coi quali nella graduazione si tiene conto delle

LIVELLAZIONE DELLV CITTA DI MILANO. 221

piccole ineguaglianze del callbro della canna. Rlsnlto da cjue- sto paragone clic il termoiuetro t dai i5 ai 21° segnava da 0,48 a 0,5 o gradi piii del giusto , onde si deduce die il terinonietro t puo ritenersi come esatto.

Le osservazioni barometriche che dovevan dare la difFe- renza di livello fra Milano e Venezia furono istituite a Milano col inedcsimo Ijarometro //' a galleggiante che non fu mai niosso di Iiiogo, ed era invariabilmente fermato in posizione verticale per evitare le iiicomode oscillazioni jjro- dotte dal movimento del nonio; non si ometteva pero prima deH'osservazione di dare alT incassatura del Jjarometro una leggiera percossa, che propagandosi per la naturale elasti clta alia canna ajutasse la colonna mercuriale a vincere lo sfregamento contro la canna medesima. II termometro t si osservava all' aria lil^era al nord in luogo riparato dai raggl del sole diretti e riflessi.

A Venezia il barometro vennc collocato sulla torre di S. Marco in un piano elevato nietri 64 sulla soglia della porta, ed il termometro libero veniva esposto al nord nella piccola galleria posta prossimamente al medesimo livello.

Le slngole osservazioni sono qui appresso registi'ate nelle taljelle delle pagine 224, aaS e 226, nell' ultima colonna delle cjuali e notata la dilTerenza di livello che dal calcolo di esse risulta.

la questo calcolo ci siamo serviti delle formole di La- place, sulle quali sono fondate le tavole barometriche pub- blicate in questo stesso Giornale (T. 4.°, nov. 1816, pag. 293) e riprodotte nelle EfFemeridi di Milano perl'anno 1824.

Secondo queste , cliiamata r la difTerenza di livello fra i luoglii di stazione ove si osservano in barometri, espressa in lese francesi, si ha (V. le citate EfTera. Append, pag. 17)

/■ = loooo I I + /il-L -12)1 (logH-logH'\+T'-T

Qui le lettere //, H' , T, T , t, t rappresentano le al- tezze barometriche e termometriche osservate e corrette dei loro errori assoluti ; siano rispettivamente queste cor- rezioni .x , x -i~ a , y , y -t- j3, 2, 2', volendo ritenere per //, //' , T, T', t, t le altezze osservate e non corrette, come si era fatto da prima, converra nel valore di r so- stituire in luogo delle suddette lettere JI + X ; W + .t + ;< , T +} . T + J ■^. ^ , t+z, t' + z y

222 LIVIiLLAZIONE DELLA GITTA DI MILANO.

e svolgere i logaritmi secondo le potenze delle quantita piccolissime' x ed a.

Oi'a , indicando con K il modulo de' logaiitmi tavolari , si ha prima dl tutto

log (H + x) - log (H' + X + a)

Ma nel caso In cui la differ enza di livello da deter mi - iiarsi sia molto piccola, sara H' H quantita piccolissi- ma , dunque trascurando le quantita di second' ordine si avra

Ka

log (11+ x)-log(H' + x+x) = log H-logH' -— , ed

r^jcooo^^i + ~(^~ + ^-i^y^(logH-loglP-^^+T'-T+lSi

cspressione che , siccome si era asserlto , e indipendente dalle correzioni assolute x ed j.

Nel caso attuale , presi i valori di H, H', T, T', t, t nelle seguenti tabelle , si avranno i valori delle costanti a, 8, jirendendo le difFerenze H' i/, T T, gia de- terminate , con segno negative ; cosicche sara

a = o",5o , ? =■ 0,58 , z = o,5o , z = o.

Neir anno 1827 si reco a Venezia il sig. capitano Ma- rieni , il quale si servi d" un diverso barometro , e dello stesso termometro usato nel 1828 per la determinazione della temperatura dcU' aria , e li colloco in una stanza ter- rena posta neir angolo sciroccale dell' I. R. giardino ;, a Milano poi si fece itso d' un barometro e di termometri coUocati nella specola al piano dei quadranti nuirali, onde mettere a profitto delle osservazioni che ivi gia si facevano per altro oggetto. Ma affinche Toperazione dasse immedia- tamente I'elevazione della scuola d' astronomia, il paragone de'barometri si istitui prima e dopo collocando quello del sig. Marieni al piano della suddetta scuola : e chiaro che nella differenza H' H che in tal guisa si e determinata si viene implicitamente a considerare in un sol tratto la differenza relativa delle scale, e la riduzione deU'altezza del barometro di Milano dal piano superiore all' inferiore. Or ecco i risultamenti dei confront! fatti.

LIVELL.XZIONE DELL/V CITT\' Dl MILANO. 223

Confronto del barometri e del termometri uniti fatto a Milano.

A

I

lima Ore.

0 (Iclla s del trasj)

11.

cuola

3ltO.

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Al piano dei 11'. T.

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H'-n.

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h

2 s 8

4 s

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27 11,00

27 11,00 27 10,84

iq,5 '8,9 18,5 20,2

poll. 1,„.

27 10,80 27 10,80 27 10,60

27 10,70

'9'9 '95U 18,0 20,6

hn. -0,54

-0,20 -0,40 -0,14

+0,4 +0,1 -0,5 +0,4

26

27

5

8 M

4 s 4 s

27 10,64

27 11,45 27 1 1, 40 27 11,59

20,0

18,9 20,2 2 1 ,0

27 io,5o 27 1 1,20 27 11,20 127 11,20

20,5

19,5

21,1

21,7

-0,14 -0,25 -0,20 -0,19

+0,5 +0,6

+"19 +0,7

28 29

5o

0

2 S 8 M

4 s

7 "

28 o,5o 28 o,4o 28 0,45 27 11,62 27 11, 5o

25,2 21,0 20,5 22,1 21,G

28 0,00 27 11,90 27 11,90 27 11,10 27 11,00

Medic

22,4 22,2 21,3 22,8 2 2,5

. .

-o,5o -o,5o -0,55

-0,52

-o,5o

-0,8 +1,2

+0,8 +0,7 +0,9

-0,52

+0,47

Dopo il ritorno.

'^17 .-28

0 2

2 s

6 M

4 s

8 M

27 9,60 27 10,01

27 10,25

27 11,45

1 5,5 i5,3 i5,8 14,2

27 8,96 27 9^37 27 9,86 27 10,90

1 4,5

14,3 14,8

12,8

-0,64 -0,64 -0,59 -0,55

-1,2 -1,0 -1,0

-1,4

2 5

4

n2

4 s

8 M 8 M

0

27 11,59

27 11,78

27 11,76

27 6,70

14,8 1 3,5

i4-7 14,8

27 10,95 27 II, i3 27 ii,i5 27 6,04

14,1 12,9 12,5

1 5,4

-0,64 -0,65 -0,63 -0,66

-0,7 -0,6 -2,2 -1,4

20 26

0

8 M 8 M

27 7,55 27 8,02 27 11,87

i4,6 i3,6 11,4

27 6,72 27 7,48 27 11,35

Medic

1 3,5 12,6 10,5

) . .

-o,65 -0,54

-0,52

-1,5 -1,0 -0,9

-0,59

-1,16

La conezione del teimonietro t\ cliverso da quello usato nel iSaS ed a bolla isolata , si trovo di sole due decime da sottrarsi dal grado osservato , cjiiella del termometro t si ritiene come px-ima = t^.

224 LIVELLAZIONE DELLA CITTA DI MILANO.

Pi-endendo poi 1 niedj dei due valor! di H' H , T T trovati prima e dopo il trasporto del barometro e cam- Ijjando i segni , si hanno i valori di a e ^.

lin. lin.

a = -^- 0.45 , J3 r^ -4- 0,35

Con questi dati sono calcolate le differenze di livello die trovansi nell' ultima colonna delle tabelle delle pagine 227 e 228.

Osservazioni baromefr'iche contemporaneej'at le a Venezia sul campanile di S. Marco, ed a Mdaiio al piano della sciiola d' astronomia.

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16,1

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M

27 10,75

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17,0

27

9,00

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0

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17,4

17,6

27

8,5o

20,0

22,5

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0

S

27 9.98

J7-.7 17,0

17,6

27

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M

27 ii,o5

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16,5

27

9,17

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S

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M

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27

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18,0

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0

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27

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M

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27

6,62

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16,8

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LIVELLAZIONE

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i5

226 LIVELL\ZIONE DliLLA CITTA DI MILANO.

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L1VELLA.Z10NE DELLV CITT V DI MIL.VNO.

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OsscivirJoni bnroin. contemporance fade a reiiezia at ijiaiio del fi. Giardino ed alia specola di Milano al piano dc qundranli mwali.

228

LIVELLA.ZIONE DELL\ CITTA DI MILANO.

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MILANO.

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i 64,39

-

LIVELLAZIONE DELLA CITTA DI MIL\NO. 229

La prima serie d' osservazioni ci da per un medio Tele- vazione del pozzetto del barometro a Milaiio sul pozzetto del harometio a Venezia di tese 34,55. L' elevazione di riuest" ultimo snlla soglia del campanile di S. Marco imme- diatamente misurata risulto di metri 64,48 o siano tese 33,08, memre Televazione di essa soglia sul liVello del mare o piii jjrccisamente sulla linea della marea media detta Comune marino segnata nel basamento del palazzo di residenza deir I. R. Direzione delle pubbliclie costruzioni e di metri 1,44, pari a tese 0,74, sara dunque Taltezza del pozzetto del barometro osservato a Milano sul livello del mare di tese 68,37.

La seconda serie d' osservazioni ci da 1' elevazione del- I'identico puiito a Milano sul pozzetto del barometro col- locate a Venezia nella camera terrena di tese 64,39; 1' al- tezza poi di quest' viltimo sul livello della marea media risulto di metri 3,97 die sono tese 2,04, si avra dunque per I'altezza del punto suddetto, tese 66,43. La prima serie aveva dato tese 68,37 , stabiliremo dunque per un medio I'altezza del ]>ozzetto del barometro nell' abitazlone degli Astronomi al jjiano della scuola d'astrononiia a tese 67,40.

Sottraendo da questo numero piedi parigini 2, ossia te* se c,33, sara 1' altezza del pav^imento della suddetta aliita- zione sul livello del mare di tese 67,07, ed essendo questo pavimento elevato sull'orto botanico dell'I. R. Palazzo di Brera di tese 5,ai , sara 1' elevazione dell' orto stesso sul livello del mare di tese 61,86, pari a metri 130,57.

Semljrera forse ad alcuno che colle minute precauzioni che si sono avute per assicurare 1' esattezza della livella- zione si dovesse ottenere fra i risultamcnti delle due serie un pill perfetto accordo ;, ma conviene in primo luogo ri- flettere che la ditlerenza di tese 1,97 che s'incontra fra le due terminazioni corrisponde sulla scala del barometro a sole linee o, i5 ; ed in secondo luogo che il problema delle livellazioni liarometrlche si risolve nella supposizione che gli strati delFatmosfera siano nella condizione d'equilibrio, meatre realmente le molecole dell' aria sono in continuo movimento. Per riconoscere quale influenza nelle present! osservazioni abbiano potuta avere le correnti d' aria ascen- denti e discendenti abbiamo cercato le difterenze di livello fra Milano e Venezia deducendole separatamente dalle os- servazioni della mattina , da quelle del juezzodi e da qitelle

23(J MVELLAZIONE DEl,L\ CITTA DI MILANO'

della sera , e paragonantlole col medio genei-nle abliiaiiio tiovato clo die segue

Eccesso del vaIo;-c tVi r detlotto <lal!e O!=5crvazloni fatte nello diverse ore sol medio di tulle.

Prima serie 0,67 -4- 0^79 -^ 0,08

Seconda serie 0,98 -«-o,2i -1-0,74

Le due serie s' accordano nel dare uii valore miiiore del medio iielle ore della mattina, e maggiore nelle altre.

II signor Ramond si era proposto di determinare quali erano le ore in cui le livellazioni barometriche davano una differenza di livello plu prossima al vero e propen- deva per quelle piu vicine al mezzodi; ma questo celehre ineteorologista cadeva qui in una petizione di principj , non avendo fatto riflesso die 11 coefficiente delle forraole die s"" adoprano nel calcolo essendo determinato iixvertendo il problema e paragonando le altezze barometriche con differenze di livello immediatamente misurate, ne seguiva die se quel coefficiente fosse state determinato con osser- vazioni fatte in una data ora, qaeirora sarebbe la piu op- portuna da usarsi nel caso del problema diretto, ma sic- come il coefficiente stesso si suol determinare col medio di molte osservazioni fatte in diverse ore, principalmcnte di giorno, il medio di molte osservazioni fatte nelle ore diurne dovrh ritenersi come il piu prossimo al vero.

II cli. Cesaris nel volume della Societa itallana , gia ci- tato, calcola r altezza della sommita della corona intorno al capo della statua posta sopra T aguglia del Dnomo di INIilano per mezzo deirangolo d" elevazione misurato daila stazione in cui trovavasi il suo barometro -^ ma siccome ci riinaneva qualche incertezza circa 1" altezza dello stromento adoperato sul pavimento della camera, die ivi non trovasi accennata , abbiamo creduto opportune di ripetere la ml- sura dell" angolo servendoci d' un eccellente circolo molti- plicatore di Relclienbach di 18 poUici di diaraetro, die fa posto presso la finestra della camera ove nel i8a5 si era osservato il barometro e col quale si punto non alia som- mita della corona, ma alia sommita della testa della statua. Quest" angolo essendo risultato di 6" 55' 4', ed essendo la distanza orlzzontale dell' aguglia del Duomo dal luogo di stazione di tese 418,5 1 , si ebbe

LIVELLAZIOXE DELL\ CITTa" DI MILANO. :i3l

Sonimita della statua sul centi-o del circolo . . . tcse 5o,55 Centre del circolo sul jinviniento della camera . . 0,69 Paviiiiento dolla camera sulT orto botanico 5,2 i

Sommita della statua siiir orto botanico 56,45

L" in2;egnere in capo della provincia di Milnno sia;. Carlo Giaiinolla avendo sulla piazza stessa del Duomo misurate con ogiii precisione due piccole basi e ])resi con un teodolite inglese gli angoli orizzontali e d' elcvazione, lia determinata r akezza della sommita della suddetta statua sulla soglia della ]iorta maggioi'e del Duomo di metri 108,40 pari a tese 55,62, rimane adunque I'elevazione della soglia snl- r orto liotanico di tese c,83 e sopra il mare di tese 6■2,6^). Con un metodo analogo prendendo dair indicata finestra o dalla sommita della spccola gll angoli d'elevazionc di diversi campanili ed altri luoglii eminenti , e misurando poi immediatamente o con triangolazioni o con una cordi- cella la loro altezza sul terreno si sarebbe potuta istituire una livellazione dei punti piu rimarclievoli del suolo della citta. Ma questa operazione e divenuta snperflua dacclie per ordine del Municipio e stata eseguita la livellazione generale di Milano, la quale il IMunicipio stesso ha dcter- minato clie sia resa di pubblica ragione. Intanto poiche da una dotta persona ci sono stati comunicati alcuni dei dati priucipali di questo importante lavoro , abbiamo giu- dicato conveniente di aggiungerli a questo scritto , giacche le altezze relative dei varj punti legandosi naturalmente col livelli deir orto botanico e del pavimento del Duomo possono somministrnre le altezze dei punti medesimi rife- rite al livello del mare.

In questa livellazione 1" orizzontale del profllo fu stabi- lito rasente la soglia di porta Nuova . sicclie i numeri clie si espongono rappresentano in metri T elevazione o la de- pressione dei varj punti rispetto ad una sfera clie ha per raggio il raggio terrestre termiiiato alia soglia sopra indi- cata. Per aver poi Televazione di questa sopra il livello del mare si pno procedere in due modi: i.° dalle osservazionl baromctriclie si ha P altezza dell" orto botanico sul livello suddetto di tese 61,86 o metri 120,5"; ma dalla livellazione di IMilano. Porto botanico risulto depresso sotto la soglia di porta Nuova di metri 2,98 ; sai-a dunque questa soglia elevata sul mare metri 123-55. 2.° Abbiamo ultimamente

23a LIVELLAZIONE DELLA CITTA.' DI MILANO.

trovato che la soglia del Duomo e sopra la superficie del mare di tese 62,69 o metri 132,19 i ma la soglia suddetta e sotto quella di porta Nuova metri 1,42, dunque la porta Kuova sid mare sar;i metri i23,6i.

Prendendo il medio delle dwe determinazioni staljiliremo I'elevazione della porta Nuova sul livello del mare di me- tri i23,58o, il qual mTmero aumentato o diminuito dalle elevazioni o depression! registrate nelle due colonue delle pagine seguenti dark le elevazioni sul mare Adriatico del hioghi rispettlvi.

Differenz.T

di livello

colla soglia

di porta Nuova.

elev.

depress.

r. Livelli delle parte della citta.

Soglia di porta Orientale, pavimento del marciaj)iede in contatto ai casini.

metri.

o,656

metri. 3,096

6,833 8,923 8.909 6,804

7,406

2,720 4,242

o,658 0.1 83

5,129

di porta Vigentina

di porta Ticinese, pavimento del nuovo atrio

di porta Vercellina

del Portello

delPArco del Sempione, suo pavi-

di porta Comasina, pavimento del

II. Livelli di cdcuni punti della strada di circonvallazione. Ponte del Trofeo sul naviglio di Pavin. colmo del passaggio

LIVELLAZIONK DELLA. QITTA DI MILANO.

233

DitTerensa

Ji livello

colla soglia

(li porla Nuova

elev.

depress.

metri.

metri.

Ponte Scudellino sul naviglio Grande,

sul Banclicttone o Toro

5,o56

Ponte suir Olona , sott' arco

6,243

Ponte della Gabella di porta Nuova,

colnio del passafii^io

2,820

III. Altezza massima dei bastioni riforinati

presa sul colnio della strada.

Bastioiie da porta Tanaglia a porta Co-

xiiasiiia

3,354

3,3i7

da porta Comasina a porta Nuova

da porta Nuova a porta Orien-

tale, al principio della disce- sa A^erso porta Orientale . .

2,557

11 bastione medesimo al principio della

discesa verso porta Nuova

3,254

Bastione da porta Orientale a porta To-

sa, alia soinmita della rampa Aerso porta Orientale . . . .

o,636

alia somniita della rampa verso

porta Tosa

1,903 4,23 1

da porta Tosa a porta Romana . IV. LivelU del pelo ordinario del naviglio

Martesana in vicinanza alia cicta e

del canale interna.

Sopra il sostegno della cascina de'Pomi .

2,000

Sotto il detto sostegno

0,340

Sopra il sostegno della Gabella di porta

Nuova

1,^0 2,900 2.910

4,600 4'70^,

Sotto il medesimo

Sopra il sostegno di S. Marco

Sotto il medesimo

Sopra il sostegno di S. Marcellino . . .

:i34

LIVELL\ZIONE DKLL.\ CTTTA DI MILANO.

Differenza

(i; livello

roUa Foglia

<11 porta Nuova

Al ponte cU porta Naova

Al ponte di S. Andrea

Sopra al sostegno del ponte di P. Orien

Sotto al medesimo sostegno

Al ponte di S. Damiano

Al ponte di porta Tosa

Al ponte deir Ospitale

Al ponte di porta Romana

Al ponte di porta Lodovica

Al ponte delle Pioppette

Al ponlo di porta Ticinese

Al ponte degli Olocati

Sopra il sostegno di Viarenna

Sott-o al sostegno medesimo

Tombone di Viarenna

Naviglio morto risalendo dal ponte degli

Olocati alia piazza del Castello.

Al ponte de" Fabbri

Sotto il sostegno di S. Ambrogio . . .

Al ponte di S. Vittore

Sopra alio sirocco della Roggia del Castello V. Livello di varj punti sparVi neW interno

della citta. Sommita del parapetto del pozzo della

piazza dei Mercanti

Soglia della porta di mezzo del Duomo La statua della Madonna senza la co- * rona si eleva snlla soglia della porta

maggiore metri 108,400.

Piano deir orto botanico di Brera ... La gronda della terrazza della specola

si eleva sulP orto metri 28,940 ^ la

c,4

8.5

LIVELLAZIONE DELI.A OITTA 1)1 MILANO.

Differenza

'

di livello

colla soglia

di porta Nnova

clev.

depress.

inetn .

metri.

colonnotta posta al ceauo della ter-

raz.za stessa metri 3o,38o.

Pavimento delPatrio del teatro alia Scala .

1^47 '

Soniniita del plinto delle colonnc della

porta di Brei'a

1,357 2,8ao

Sullo zoccolo del palazzo del Censo . .

Sullo zoccolo della casa Serbelloni . . .

3,655

Soglia della porta deir arcivescovado

verso la contiada dello stesso noine .

2,35o

Prinio gindino della Fontana nella piazza

dello stesso nome

4, 1 Sa

Soglia del palazzo di Giustizia

3,a5o

Soglia del palazzo Durini nella contrada

dello stesso nome

4,000

Soglia della porta di mezzo della cliiesa

di S. Pietro in Gessate

7,326

Sill plinto delle colonue della porta del

teatro alia Canobliiana

5,493 3,297

Zoccolo della cliiesa di S. Sebastiano . .

Soglia della porta di mezzo della cliiesa

di S. Giorgio in Palazzo

3,536

Sommita del passaggio sul ponte Ticinese

3,433

Sullo zoccolo della cbiesa di S. ]\!^. Segreta

1,833

Sullo zoccolo del pilastro in angolo della

facciata della cliiesa delle Grazie . . .

3,673

Ponte di S. Vittore , sul colatore . . . .

3,837

Soglia della porta della caserma del ca-

stello verso il Foro

1,596

Soglia della porta della stessa caserma

verso la piazza d'armi

1,879

Soglia della porta del Broletto verso

la corsia

1,988

236

APPENDICE,

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.

Reise darch Oher-Italicn ecc. Viaggio per t Italia su- periore con ispeciall riguardi all' attiial coiidizione delV agricoltura , al numeio delta popolazione , al- l cstensione del tcrrcno , alia gravezza dclle imposte, non che al prezzo de fondi si per compera come per ajffitto , di Giovanni Burger dottore di medicina , /. R. Consigliere di Ooverno in Trieste, membro di molte societd agrarie. Vienna, i83i-32, in 8." Parte prima di 336 pagine con tre tavole in ranie; Parte seconda di 3co pagine con due tavole in rame.

I

1 viaggio che forma soggetto di quest' opera fu dall'autore della medesima intrapreso ed esegulto nel 1828 per gra- ziosissxmo comando di S. M. , che prescriveagli d' infor- marsi intorno al modo con cui era stato condotto a tennine r antico catasto milanese , e intorao air andaniento delle operazioni del catasto die gia da tre anni eseguivansi iielle in addietro venete provincie. Quindi fu all" autore mestieri di visitare la niaggior parte di queste e delle lombarde provincie , e di considerar nelle prime la stima de' fondi che vi si stava facendo , di paragonar nelle seconde la stima antica con le attuali condizioni de' fondi che n'eran. soggetto. Gli fu dato percio di attingere veramente alle fonti notizie moltiplici e sicure intorno all' agricoltura del regno Lombardo-Veneto, alia quale non era per vero dire estraneo, poiche da nove anni deputato a sovrintendere alia stima de' fondi, per la forniazione del catasto, nel litorale austriaco che si compone di provincie per lingua, per clima c coltura di suolo, italianei e della quale buon

Apr. faute straniera. 207

giudice rendevanio le svie lunglie applicazloni intorno al- reconomia ruiale , scienza di cui fu dal 1808 al 1820 pubblico professore in Clagenfurt.

L' opera incomincia col Giomale del viaggio da Trieste a Milano , passando per Venezia, qnindi da Milano a tutti i contorni della Lombardia , e in ultimo da Milano a Trie- ste , passando per Mantova , Yerona ed Udine ; la qual relazione di viaggio e corredata di osservazioni storiclie, statistiche, geograficlie ed in ispecle economico-rurali , dal- Tautore acquistate con visitare egli stesso i fondi e con- versare coi loro cultori. A qnesta prima parte dell' opera, da cui si scorge come e quanto Tautore si adoperasse in raccogliere le cognizioni attenenti all'economia rurale dei paesi percorsi, succede la seconda in cui propriamente \'icnsi ad un'ampia e ben distribuita descrizione dcU'eco- Domia rurale dell' Italia superiore , o meglio direbliesi del regno Lombardo-Veneto. Altre parti poi , riguardanti la statistica o I'economia politica del suddetto regno, danno compiniento all' opera, e sono relative alle imposte dirette, al valore del terreno e quanto alia compera e quanto al- Taffitto, alia condizione degli affittajuoli e d«' giornalieri , alia storia del catasto milanese ed all' attual condizione di csso, alia comnierciale bilancia delle provincie lombar- de, ed al prezzo de' prodotti naturali nelle citta lombarde, venete e del litorale.

Ma poiche soggetto principals' dell' opera si e 1' economia rurale del regno Lombardo-Veneto , ne basti ristringere intorno al medesimo i nostri cenni. E qui parecclil motivi ne si prcsentano di compiacenza ; prinio die ini cosi dotto e profondo conoscitore dclle cose rurali qual e il signor Burger, si sia occupato, come fece con tanta diligenza e con si acconci mezzi a procacciarsene una perfetta cogni- zione, dell' economia rurale de' nostri paesi;^ secondo die in generale le disamine di' egli vi fece il conducessero ad ammirare i nostri metodi agrarj, ed a cliiamar beata per natura e per industria questa nostra terra. In prova di die addurremo le parole ch' egli pronuncia come nel prendere congedo dal suolo lombardo , die fu il principale scopo delle sue osservazioni ed indagini.

Saluta in prima affettuosamente le persona e le cose ond' ebbe tanti motivi di soddisfazione, quindi soggiunge ; " Possano que' coltivatori cui avanzano alcune settimane di tempo e qualdir centinajo di iiorini , piuttosto cbe

238 A P r E N D I C E.

iinpiegarli in viaggi a qualche luogo di bagni , ovveio in alcun aitro costoso tJivertiuiento , usarne a visitare questa terra dilettosa, i snoi alntanti, la sua coltura. II prolitto clie loro ne vcrra tla un tal viaggio ne conipensera largameiite le spese, e sara di soprappiu il godimento di aver vedut.i una delle piu Jjelle e fi-uttifere coutrade del mondo. »

Le parti della nostra rurale economia die T aittore se- gi-atauiente propone airammirazione de"" coltivatori sono il governo del prati e 1' irrigazione , la falibrlcazion del for- •naggio, la coltivazione de'gelsi e la trattura della seta. Ma dalle cose geuerali passando alle particolari e tempo che noi esponiamo i giudizj dell'autore intorno alle pria- cipali di esse, non omettendo di riferire i nieno che favo- revoli ; quindi noi lo seguirenio nella distribuzione delle materie della seconda parte della sua opera , ove fa la descrizione dell' economia rurale dell' Italia superiore ^ ma sovente approlitterciiio anclie delle osservazioni sparse nella parte prima , cioe nella relazione del viaggio.

Tratta in primo luogo della coltura de'cainpi in generate , e in appresso della coltivazione delle piante cereali e da foraggio in partlcolare. Quanto al primo soggetto cl duole che il Burger arreclii un giudizio certamente troppo sfa- vorevole rispetto alia struttura dell'aratro lonibardo. Loda per la costruzlone di questo strumento in singolar niodo i belgi e gl'inglesi, men lodevoli riconosce i tedeschl, e afferma tuttavia che 11 peggiore aratro tedesco val piu die il migliore che si adoperi in Lombardia. Noi in vece affer- niiamo che il nostro aratro c tra'migliori die si conoscano; «he r aratro belglo ha veramente meriti slngolari (i), pero piuttosto rispetto ai terreni tenacl , come sarebljero quei del Pienionte, che rispetto ai leggieri come son quei di Loinbardla , cut egregiamente si addlce 11 suddetto nostro aratro usuale. Or donde un tanto biaslnio di questo aratro stesso ' Certamente dal non esscrsene 11 Burger procacclaUi una retta cognlzlone , come posslani raccogliere dalla iigura ch' egli ce ne somministra , la quale e si imperfetta e Ion- tana dal vero die ognuno al primo scorgerla ne ravvisk il dlfetto. II Burger ci biaslma anche del non far uso del- r estlrpatore, e in questo ha ragionc. Ne a torto censura

(l) Alcuni nostii agiicoltori si valgono di tale aratro, e iu PavLa ne ha gia fabbricati I'arecchi il valente anefice signer Pieuo Fandiani.

I'ARTE STKANI£IIA. . 289

la custodia e il governo del concime come geueraliuente si praticaiio dai iiostri agricoltori ^ propone da iinitarsi gli eseiupi degli Svizzeri , ma loda akresi quamo intorno a i|ucsto soggetto suggerirono e praticarouo Dandolo e Bena. Trova le rotazioni agrarie esser meglio condotte ne'fondi irrigator] die negli asciiitti . tuttavia ricoiiosce aver fatlo anclie in questi de' notaliili progress!.

Ora passando alia coltivazione delle piante cereali e da foraggio, troviamo die Tantore asserisce il frumento essere iieiritalia siiperiore produttivo appena qnanto in Germania., o meno ^ ma e a notarsi non aver egli esaminato il Pie- monte , il Piacentino die tra le regioni della suddetta parte d' Italia sono le piii feraci di frumento. Quaiito al grano turco ne trova la coltivazione fra noi assai lontana da quel perfezlouamento a cui fu in altri jiaesi condotta , e solo trova lodevole quella die vide usata ne' giardini di Monza. U autorith del signor P)Urger in questa parte ha singolar valore avendo egli coniposto un ottimo trattato intorno al miglior metodo di coltivare il grano turco, un estratto del (juale fu puljblicato in Cremona nel 1 8 1 1 dal professore Cerioli ; ed avendo colle sue cure contribuito a introdurre la coltura del grano suddetto ne' contorni di Glagenfurt ; tuttavia jjare a noi die rispetto al buon go- verno di esso andie i Bergamaschi potessero essere ricor- dati con lode e proposti ad esenipio. Vorrebbe il Burger die la coltivazione del riso fosse, piii che non e, estesa nel Padovano. Osserva die gl' Italiani non sono abbastanza avveduti nella scelta di quelle coltivazioni che apportano prodotti secondarj , sicche il frutto non compensa il lavoro. Rispetto alia coltivazione delle piante da foraggio avverte che lo scarseggiare della medesima, dipendente dalla vo- lonta de' proprietarj i quali non dividono i frittti di essa col colono come fanno de' frutti delle piante cereali, e una delle principal! cagioni della miseria in cui lo stesso colono ordinariamente si trova.

Dalla coltura de'campi passa T autore a quclla delle viti., e la trova piii die in altra parte dell' Italia superiore, lo- devolmcnte condotta tra Lecco e Bergamo, biasima l' uso in altri luoghi notato , e segnatamente nel padovano, di mandar le viti sugli alberi , e pcrsino sul noce. Vien dopo alia coltura degli ulivi, e poscia a quella de'cedrij delle piante fruttifere e de' castagni.

240 APPENDICE.

La coltivazloiie de'gelsl, la trattura della »eta , porgoiio in appresso ampia e molto grata materia di discorso alPau- tore. Per modello della coltivazione suddetta propone quella die si esegnisce dal signor BafFa nel parco di Monza, e veramente i gelsi vi sono belli quanto mai. Loda i Ber- gamaschi quanto al governo della pianta adiilta , ma non cosi li trova diligenti nell'allevarla ; altrove il gelso e ge- neralmente mal trattato o dalla potatiira , o in occasione che se ne raccoglie la foglia.

Finalmente la coltura de' prati e in singolar mode delle marcite , la custodia del bestiame e della vacca in ispecie, la fabbricazione del cacio , sono i soggetti coi quali T an- tore compie la sua relazione intorno all' agricoltura del- r Italia superiore , e sni quali si trattiene con singolar diligenza ed interessauiento. Molte lodi comparte in gene- rale ai fittabili de' foiidi irrigator] di Lonibardia, cliianian- doli i piu diligenti ed esperti agricoltori che mai riscon- trasse in Gerniania od in Italia. Speciali lodi ottiene il Berra , di cui si commendano altresi le cure pel governo del bestiame ; encomj son anche compartiti per 1' egual niotivo al conte Barni , e parlasi deU'ottima rinscita che ne' suoi fondi ottennero le vacche della Stiria state al me- desimo conte graziosissimamente regalate da S. M. I'Au-^ gustissimo nostro Sovrano.

Tra gli argonienti dal signor Burger trattati , dopo la sposizione dell' econoniia rurale dell' Italia superiore, niuno e piu importante di quelle che ha per iscopo di render migliore la condizione , pur troppo soventi volte deplora- biie , de' villicl clie nelle nostre campagne prestano V opera di glornalieri. Egli a questo intento propone che lo State dia ad essi in perpetuo affitto tutti i suoi poderi, case ecc. , non che quelli delle pie fondazioni, ritraendone un annuo canone in danaro, da modifi'carsi di 2 5 in 2 5 anni a norma del prezzo medio de' prodotti piii importanti , come sono per esempio fi-umento e vino.

Dalle cose discorse ognuno conoscera quanto sia disdi- cevole che 1' opera del signor Burger non sia per anche tradotta in italiano , il che venendo eseguito con debito corredo di note, essa ne diverra argomento di lettura ve- ramente piacevole ed istruttiva a chiunque tra noi si oc- cupi o si diletti delle cose riirali.

B.

PARTE ITAMANA.

PARTE II.

SCIENZK, LETTEUE ED ARTl ITALIANE.

LETTERATURA E BELLE AUTI.

Faustiiii Gaglliijfi. Specimen de fortuiia Lulitutatis. Ac- ccdniit pocmata varia incdkata el extemporalia. Augusta; Taurcnorum , i833, ex officlna Favalc , in 8.", di pug. 20C.

iVXontrc il latino idioma , da' maggiori trasniessoci ijunsi in reta;j!;gio, va presso di noi sciaguratainente decadeiido , slrclie sendira die sia per avverarsi cio che in altro luogo j>roiiosticato abljianio, vale a dire, che fra poclii anni esso terra nclle scuole nostre quel litogo appena che ora tiensi dal grcco :, opportuuissiiiia esce alia publilica Ince qiiesta coUezione , Li quale potra ahiieno iu qnalche modo ton- solare que' huoiii che la calaniita tielle roniane lettere nei )iacsi nostri deplorano. Forsc nciraniiunziarla le parole nostre, per servirci della sentenza del medcsimo GagliuHi sul proposito stesso, suoneranno cuiiw il i^rido di quell' nunio il qiude vedendo iin inrendio die cstinguersi non pub da uti solo , rliidina gU iiddorinentatl amici perdic si riivegliiw.

La prima |jarte di f[uesta collezioiie , ossia F operetta iiitoriio alia fortuna o condizione dclla lingua latina , divi- ilosi iu tre libri. Nel priuio iuiguce. kiUiice status., l' autore diuiostra clie la lingua latina dair aurco sccolo d'Augusto sino a noi pervenne imnintaljile, incontaininata. Perciocdii; anclie nei teiu[)i della magglore liarbarie vissero special- ineiite in l»oina alcuni lalini scrittori die al pari di que^ iiurcllini cbe vivi luantengonsi e spleudidi anche nel rigoro ddriaveino, nieno infetti si sorbarono da" viz] e dall" igno- ranza de'luro coetanei. Pel quale, dii-eninio quasi, perenne vivere della lingua latiaa cgli e altresi d'avviso che il modo stesso tb pronunciar le parole meno dissimile da qiiello del- Tcta di Augusto sia il rouiaao , cioe F usitato in quella

irud. Jtni. ]'. Lxxiv. i(>

2^2 A P 1' E N D I C E.

stessa metropoll ov'essa lingua nacqne , crebbe , fiori , ne mai venue totalmente ineno per decvepitezza o disusaiiza. PassaiiJo poi a i-intracciare le cause del decadimeato della lingua latina, da die essa era felicemente risorta col XIV secolo, e tuttora nel XVIII lioriva neile accademie , negli attl solenni ed in ogni genere di nobili discipline , ne ri- pone la piii prepotente e la piu funesta nel regno di Luigi XIV , allorche nella Francia le venne sotto gli an- spicj di quel principe intiinata quasi acerbissima gnerra. La lingua francese prese allora il dominio sulla latina uon solo, ma su tutte le altre ancora, comeclie viventi. L"" Eu- ropa fu inondata di libri francesi, i quali stuzzicavano taiito piu il palato quanto piii couditi erano di f.icezie, di amo- rose passioni , di satiriclie allusioni , di liberi sentimenti e di nuove filosoficlie discussioni. Avvenne di questa lingua cio che delle mode: nessuno piii aver potea il vanto di colto e gentile , se parlare e scrivere non sapeva nel fran- cese idioma. Questo divenne il linguaggio delle corti e della diplomazia. Esso usurpo sul latino ben anclie la corrispon- denza de' letterati delle diverse nazioni. La persecuzione cominciata sotto di Luigi XIV progredi nel regno di Luigi XVI e fecesi ancor piix funesta sotto la rivoluzione e sotto Timpero, cpiando gli eserciti francesi passarono quasi nie- teore suUe piu coke nazioni dell' Europa. Le buone lettere ne sentono tuttora i perniciosi efFetti , di modo die dirsi potrebbe della Francia cio clae non senza rammarico di- ceva della Grecia qiiell' illustre romano , cioe che la Fran- cia vinta a' di iiostri per ben due volte tiene tuttavia colla lingua sua 1' impero su' vincitori.

Nel libro secondo , che intitolasi Liiiguce latiiicR cum aliis Unguis comparado , Tautore parla primieramente della va- ricta delle lingue ^ varieta derivata dalla diversa indole delle geati , dai diversi bisogni , dnlle diverse condizioni del vivcre, dalla diversita stessa de' climi e de' paesi , e iinalmente dalle diverse vicissitudini de' popoli;, e ne trae per consegueuza essere cosa piu agevole il far si die quel- r acqua la quale gia scorre dalle natie sue alpi, ritorni al ^ primiero fonte dopo tanti rivolgimenti di tortuosi ruscelli, V. d'l quello die sarebbe il voler rivolgere tutto l' uman ge- i nere all' uso di un unico o primitiTo linguaggio. Passa qnindi a rassegna le lingue moderne delle piii colte na- ; iiioni , e diiuostra die nessuna di esse vantar potrebbe un jj

TARTF. ITALIAMA. 348

diritto tale di preminenza da arrogarsi lui'assokita univer- salita seuza far torto alle altre , e die il tentarlo sarebl)e cosa indegna, diflicilissima e pericolosa. Discorrendo quindi sulle antiche trova die la sola lingua latina e la piii coa- forme anclie alT odiei-no stato delle cose , nieno difficile poi della greca i e die percio essa senza rccar ingiuiia alle antiche ed alle moderne conservar dovrebbe quel di- ritto d" nniversalita , di cul ha sempre goduto. E qui op- portuna gli si jaresenta T occasione di rispondere ai lameiiti die da alcuni malavveduti genitori faiinosi contro il sistema pel quale e legge che nessuii giovane entrar possa nel santuario delle scienze , se prima non e passato per le varie classi della gramatica e Ictteratura latina , e li con- siglia ad esserc prudentissimi uella scelta del precettore o della scuola, e ad usare in cio di quella sollecitudine che adoperare sogliono per la scelta del cuoco e del cocchiere. Dopo di die rivolgendosi contro di un altro inconveniente duolsi di que' precettori die lussureggiano neirinscgnamento, a' teneri lore discepoli porgendo una messe d" ogni geiiere di studj e d"erudizione. " Non senza rammarico (dice egli ) I) ini avveane di udire un certo maestriiio, die tronfio ne >i aiidava vantandosi di avere irenta e piii discepoli , i » quali non ancor compiuto T anno quattordicesimo dell' eta » loro , spiegati aveano i libri greci e latini , non igno- »; ravano tre lingue moderne , sulle dita aveano la geo- 'I grafia e la storia , e rispondere sapevano altresi a varj y quesiti di arcana filosofia e di fisiche scoperte. Sai tu , It parliamoci in confidenza , che mai sapere sogliono questi u giovinetti ' Niente bene, varie cose male, si che ta- .; luno dubitar potrebbe se in questi eroi maggiore sia la " leggerezza e la fatuita , oppure T arroganza nel garrire. s»> Guardati, jiadre diligentissimo, dal bramare i prodigi che »; rarissimi sono ; guardati dal volere un uomo nel fan- « ciullo : si cerdiino cose eque ed oneste. n

Nel libro terzo Ungual latiiKE opporninitas ^ Tautore con rloquenza veramente tulliana iniprende a diniostrare I'uti- lita del latino idioma per le persone costituite nel go- verno delle pubbliclie cose , la convenevolezza , V opjjor- tunitii sua pei dotti , 1" anienitk ch' esso ci procaccia nel- r originale lettura de" sommi classici romani. il frutto che ridonda per si fatta lettura . la sapienza che se nn trae , finalmente la necessita dello studiarlo pel giusto impero

244 APPENDICE.

cli' es90 tiUtavolta tienc ne' riti della santissiina nostra re- ligioner e conchlude augurando clie uouiini valorosi e buoni sorgano ad impedire che la lingua latina , questa si bene- iica luce delle lettere e delle scienze, questa bellisslma ma- dre di bella figlfa non abbla a perdere ogni suo splen- dore 5 e la figlia deviando dalle sicure vestigia della ma- dre non abbia ad impazzire per qualche nuova barbaric di studj e di costumi.

Non si creda pero clie il Gagliufii esaltando si fattamente la lingua latina , ed a lei 1' universalita e T impero sulle nioderne rivendicando abljia queste in dispregio. Che anzi Ahsit ( egU dice ) a nobis patrli sermonis conteinptus. Percio inculcando ne viene lo studio e la coltura. Ne quella uni- versalita intendersi dee come assoluta in ogni genere di studj e del vivere sociale ^ ma solo pel mondo letterato , solo per la reciproca corrispondenza dei dotti , per quelle opere soltanto che dagli stessi autori pubblicate vengono non per la sola nazione loro, ma per tutta la letteraria re- publilica : unico mezzo col quale ottenere che gli studiosi possano delle universali cognlzioni giovarsi senza clie co- stretti slano a tutte apprendere le moderne lingue. Cosi meglio anche conserverelibesi la purita di qiieste , e nella italiana intrusi non si vedrebbero e vocabo!i , e modi del dire di oltreniontana origine con grave disdoro delle lettere c del pati'io onore (i).

(i) Quanto al prcdominio n' cli nostri usurpato dalla lingua francesc suUa I.Uina , e sulle altre lingue moderne , sciisse con calore c con evidenza di ragiouaniento il sig. Enrico Catalnuo in uu artlcolo che intorno alia medc- -ima opeietia del Gagliuffi Icggesi nel giornale napolitauo intitolato ll Progresso dcllc scU'Hie, delle lettere e delle iirti , i833 ( luglio ed agosto , pag. 24a), comeclic rjuci ohiarissiuio autore in alcnne cose da noi disseJ»tar-e' dai Ga- gliuffi. E le scutcnzc di quel dottn e bencmcrito scrittore ci scmbrauo si gravi che crcdlara bene di qui ripoitarnc un brano.

« Quello che dicesi in riguardo alia lingua francesc che fatta quasi lingua universale c di moda , abbia detroiiizzata e po5ta in bando la latina non solo, conJanuatc ancora al silenzio le moderne, talclie senza ncccssita ainuna multc cose son chiauiatc con tiome franccie; che venga rlguardato come rco di lesa moda colui che mossosi per \isitar Tamico, c non riuvenutolo, gli lasciassc-con tcrmiuazione non gallica il suo nome nolla cartolina com- provalrice delli viita; che in somnia non solo i popoli agli AUobrogi con- liuanti, ma tuUa la rimancntc Italia, senza parlar delle altre nazioni , sia tlata t.dmcute presa da questo mal vczzo che il rouvcrsarc c le forme ilcl vivcrc sien divcnutc tutte francesi: nci di tutto cio convcuiainu picnamente coir autore, e voricmmo avcrc autoiita c potcre tauto da distruggcrc si reo

PARTE ITALIANA. 245

Air operetta in prosa scguono le poesle scritte , e dal- I'autore stesso riconosciute eel approvate ; poi le estem- ]ioranpc da'suoi nniiri raccolte, c con italiane annotazioni

costume <li non lieve danno allc patric iettere; mentre invagliili fuori raodo ili ogni bcllo stranicro abbiamo lunga pezza sprezzato e manomesso il pre- ?io5o retaggio degli avi nostri ; il perclie la civile sapienza eel il genio dclle ■irti , die da tempo inimemorabile avea Ussalo tra noi sua stanza , sdegnoso n' era paitito e con bicco ciglio ne guardava di lontano. I\Ia oggi 1' era e suonata cbc , scossa la polvere dei riposli stromenti , ogni tenero figllo dl que?ta antica terra mettesi a coltlvare il fondo patcrno , c cosi non nddi- verra che nella gloriosa gara dellc civili nazioni si rimarra piii indictro questa che in ogni tempo fu scmpre la mae=tra delle altre. ?«on istaremo cjut ad annoveraro i tanti benemeriti , fra' quali non poclii napolitani , la cui Tocp e stata valcnte a ricliiamare i traviati coi precetti e coU' esempio; solo vogliamo che si abbia couto del I'atto ch' e patcnte ; cioe che gl' Italiani molto tengono oggi in pregio la lingua dei padri loro, la quale bruttamente lordata di galllcismi , c perduta non clie la natia purita c bellezza , ma la propria indole e coFtruzionc, va oggi ripigliando Ic forme sue proprie e di Hngua serva ch' cUa era divenuta , ritorna lingua padiona cd indipendente. Che se cosi state non fosse, c gl' Italiani dimcnlichi di quel die furono altra volta , rontiiu'.ato avessero a scriverc, quasi direi , pitoccando, essi non avrebbero dovuto piu aspettarsi di cogliere proporzionati allorl in ncs- sun' arte o discipliu.-. qualunque.

» T^e convien rc3tarsi djllo sbarbicar la mala pianta , Jiaclie non venga svclta del tutto: cosi, per esempio, lasciando le metafore, non sarcbbc cgli tempo, come ognuno si adopera oggi di scriverc il piii italianamente che puo, die anche italianamente si parlajse e si foggissero <;uci modi e voci straniere a cui ci accostumiamo coll' uso, e che poi dureremo fatica ad abbandonarc ? To crctlo di non esa-^crar la cosa , c dico cbe se ti nielti ad osservare tutic le parole frauresi die per puro vezzo , p^ ignoranza o per inveterata abitudinc profcriscono niolti fra ndi ncl discorso, tu nc p.vrai a sorbire di si frequent:, che non manclicra certo di niuoverti il riso e poi r indignazione siiTatta nostra balordaggine. Che vcrameutc non si avreb- lie a tenere per gran mattezza quella di nu uoino clic ben provvisto di ogni masserizia , c con danaro per sovrappiii da potere ai';evolmente com- prare nel proprio mercato quello di cui abbisogna, si andasse sconciamcnte vestendo dl abiti altrni , e comparissc in piazza da lacero accattone, in vecc di ricco mcrcatante ch' egli fosse?

>■ Lo scrittojj, il banco, 1' uOizio si son convertili nel ivro francesc , quindi io -vado al liiro , per dire all' oili^io ; ecco un 6uro ben montato , per dire uno scrittoio fornito di tutto ; cosi pure il controllo ed il cr.n.roHnif le partite , mentre possiamo dire il riscontro cd il riscontrarc o sindacar Ic partite. Pcrche i rcgissuri , i fornistori e non gia i rcggitori e fornitori ' Sc alcuno ci porta o ci ticn broncio , come diccsi , ti scnllral spesso pro- ferire il bonder .- taluno ti dira ch e stato alia commcdia ed ha inte=o il tale che giuocava bene il suo rollo , cioe rappreseutava bene la sua parte; tin altro ch'c entrato nclV atelier di iiiio scultore , cioe nella sua oflicina; che le tinte in un qnadro sono liirn nuancces , in vece di bene accordatc , ben graduate, bene sfumatc: la bareria la senti chiamar irichcrle , mentre anche trcccheria c trecraro italiano valgono a signifirar lo stcsso regime

246 APPRNDIOE.

illustrate. Nulla tllremo del pregi ei di queste che di quelle, giacclie le une e le altre gia ottennero i plausi dell' Eu- ropa tutta. Piuttosto non sara discaro a' leggitori nostri

di vita, essere in rrgime , per dire regola di vita, essere in eura; e quello chance che noi diciamo evento, caso , vicenda ; e i costumi dei popoli per dir le loro fogge di vestire , la loro portaturaj e la coiffure^ per 1* accon- ciatura dei capelli ; e la portata di un' artiglieria , pep la sua paseiata , tiro, gittata: le grimaces piacciono piu che i lezi, gli ani , o attucci, le sninn- cerie, le sraoi fie , le scede; buona wenagere e la buona niassaia , o casiera^ ne la masserizia, benche di esteso significato e convenieijte , val quanto ii menage-^ cosi ii rimbaaibire, il vaneggiare , e meno frequente nel diacorso del rudotel- ; come non c facile a coniprendere che cosa vi sia di piu armo- nioso ed elegiinte nella voce cahier piu che in quaderno ; in bouquet piu che in mazzetto , e cosi moiti altri (*). Ke e a dire delle voci inutili o bar- bare che s' introducono tuttodi nelle arti e manifatture, come nelle scienze stesse , talchc spe5<o non solo dal volgo , ina dalla gente dotta puranche sentonsi ripetere frasi e vocaboli francesi senza alcuna necessita, ma per sola abitudine. E di vero se vai alia ferriera , al primo interrogare ecco ti si raostra una forgia alia Catalnna, cioe una fucina ; nelT arsenale si ven- dono i ferri forgiati, e non gia battuti , in oppnsizione del fcrro che e fuso ; il mineral viene esplotato nell' isola d'£lba, per dire che cola si cava la miniora ; ti verra raostrato il mortaio provctto , mortir d'ejirouvette ^ per le pompe e M modo come si pom-pa. In una fabbrica di panni Vedrai Ja ton- dosa e la macchina per decatin', Se entriamo in un piardino e dimaudiamo di quel Eore, di quell' erba , di quel frutto, spesso que^ti ci verran pre- sentali come abitanti della Francia: il soave targone si e convertito in uno stregone da estragon ; la niedicn e lu2erna ; il reseda non altrimenti vien pronunziato che reseda .- lovle de neige e non gia pallon di neve e la rosa di Gheldria ; souci dicesi il iiorrancio; groseilles vengon cblaniate le r/Aei , e iiiuno osera chiaruar lampoui le framboises ; e poiche il senienzaio si e convertito in pcpiniera ^ non tardera guari e si chiameranno anche pcpini i semi, L'ollo dei serai di papavero cbiamnssi in italiano oglletlo, da cui fe- ero i Francesi per corruzione huile d'oei/lct; ma rivalicalo ch'ebbe le Alpi, prese il nome di olio di garofani, come oggi chiamasi fra noi: cosi pure dat- r italiano bancorotto fecero i Francesi banqueroute ; ma oggi il banco si e infemminito tra noi , e mentre i soli banchi pubblici conservano la loro virilita, i privati son diveouti tante signore bancSie e quindi bancherotte. 15 se si volessero enuraerare i vocaboli quanti sono di tal fatta intrusi cosi nella nostra lingua , se ne potrebbeio quasi fare altretlanti volumi quanti ^uelli del Bonavitla che racchiudono le origini greche ; talchc la lingua greca e latina avrebbero cessato di esser ie uostre lingue madri , ed avremmo* acquislata la francese per nostra belle mere. »

(•) Anche

Cum, s'tt turpe magts nostris Hoc sermone pa\>ent, hoc ira Hoc cuncta. effwidunt animi

M £d ai tempi delU regg^nza di Cateriiia dei Medici Enrico Stefano in Fr^ucta gridara cV^li,eoBtro Tabuso introdotto Orgl'ttalic

Greece

nescirc lallne. m. gaudia, cl lecrcca.

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Sat. VI Mu

ilierei

Medici Earic 'Mi propria Ii

u SteC Dgua.

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rAUTE ITALIANA. 2i^7

r intemlcre come ii Gagliufli iniprendesse ad improvvisar versi lat'rni. Ecco cio die ne scrisse il marchese Scara- mucci al inarchese cU Negro con lettera da Roma 28 agosto 1819 , trasmetteiidogli la Kaccoka Romaua dclle poesie estemporauee dello stesso Gagliufli :

« Giovi il dirvi , jjer illnstrare la storia del fenomeno di cui si tratta , clie il Gagliuili uon pensava nejjpure ad essere improvvisatore latino. Un onesto sdegno lo rese tale: ed ecco come. II cliiarissimo signor Gherardo de Rossi in una privata adunanza arcadica recito un sonetto. Era jire- sente il celebre traduttor deli' Iliade signor abate Cunicli concittadino ed amico del giovinetto professore a cui disse: =: Questo sonetto potreljbe tradursi in un' epigramma di due distici. = II Gagliufli percosso da queste parole s' im- merse nel pensiero della traduzione, e senza prestare ve- run' attenzione ad altri componimenti clie si recitarono , disse sul linir delF arcadia la traduzione appunto in due distici. Colpito il signor de Rossi protesto non aver dato a veruno cognizione di questo sonetto. La compagiiia fece plauso a questo saggio del Gagliufli. Disgraziatamente o fbrtunatamente il famoso signor conte Gastone della Torre Rezzonico disse in una compagnia clie lo sforzo supposto del Gagliufli era probabilmente un accordo col Rossi. II Gagliufli lo seppe, e nobilmente provo al signor Conte il torto del sospetto. Inlatti otto giorni dopo vi fu adunanza solenne dogli arcadi , alia quale intervenne la marchesa Giosefl'a Cacciapiatti di Novara. II conte della Torre clie qnalche ora prima aveva sentito da questa signora la dis- posizione d' intervenire , s'impegno a coraporre e compose, senza scrivere, un sonetto che poi recito nell'Arcadia, di- cendo : = Mi si conceda di dire un sonetto estemporaneo. =: Fii detto i ma che ? Terminata appena la recita , si alza in piedi il Gagliufli acceso in A'olto, e disse: = Traduzione del sonetto estemporaneo. = E incredibile il piacere clie fu destato in tutta la brigata, tanto piu che il Conte ab- liraccio e bacio in publilico il suo traduttore , dicendo: =: il mio sonetto puo dirsi estemporaneo, ma la traduzione che mi sorprende , e veramente tale. = Allora j^resto presto fu scritto T originale e la traduzione: ed eccovene r uno e I' altra.

240 APPENDIGE

Sonettu del conte Giovanni Gastone dclla Tone Bczzonico per la marcheui Cacciapiutti fra gli arcadi Leuiippe . del 3 fchhrajo 1792.

Se torni al margo del sonante Anfriso , Febo 5 d'Atlmeto oblierai l" armento Per niirar di Leucippe il roseo viso , Che val ben cento buoi, pecoi'e cento.

Til dal desio d' amor vinto e conquiso Sarai, ch'unqiia non fosti ad arder lento, Ma pnr la nuova Dafne in lei ravviso , E fiano preda i tuoi sospir del vento.

Tu gia r insegui , ma pietoso il Hume Se anco mutasse in verde allor coslei , Tu nulla ne trarresti , o biondo Nume ;

Che io tutte a pieua man cnrpir vorrei Le care fronde, e lieto oltre il costume D'averne ombrata la mia fronte andrei

Yersio F. Gagliufli. Si forte Amplirysi redeas ad pascua , Phoebe ,

Spemes Tliessalicos , qui placucre , gregcs, LeucJppe et visa , ram torqucbere curis ;

Altera sed Daphne est ilia futura tibi. Persequere : incedet vani seciira furoris ;

Victa sed arboreo corpore si steterit , IVulIa tibi hinc merces. Unas folia omnia carpnm ,

Teniporaqiie insueto laeta decore tcgam.

» Tutia Roma convenne che la traduzione era migllore deiroriginalc. Io intanto mi ricordo che era prcscnte, cjuando animato da questo successo , pochi mesi dopo , traduceva neirArcadia anche gF improvvisi interi della celelire Ban- dotlini , e quando interrogato , come poteva superare si grande diflicolta , rispose all' eruditissimo signor cardinal Borgia =: Eminenza , il mio caro Virgilio Io dica per me. 7/o5 successus alit: possunt, quia posse videntur: eJ io dopo il primo tentativo non infelice nel tradurre il sonetto del conte della Torre , posso dire che potui quia posse videbar.

•I Intanto poche furono io adunanze arcadiche , nelle quali il Gagliufii non facesse delle traduzioni improvvise dci compommenti di Godard , di Monti , di Lamljerti , di Bondi, di Eerardi, ed altri poeti di grido. Alcune di quelle furono scritte, ma non si trovano, e moltissime trascurate

PARTE ITALIANA. 249

tlair autore clic le liguardava ronip sclierzi. Ne avete fpil pocliisslini.

>i 11 niarclicse anibasciatofo Angclelli rcclto nn sonctto mandatogli clal marcliese Grogorio Casali snlla morte di Tisljino, caguoletto schiacciato dalla ruota d'una carrozza^ ed inviio il Gagliuffi a tradurlo. Non ho T originale \ ma la traduzione fu giudicata molto migliorc Essa era piii I'hiaia , piii seinplicc e molto piu bella. Eccola :

O rota, sistc gradwn , vel , si cupis usque moveri,

Multns , i , dabitur sortis inire vias. Sed quid vana loquor ? Catuli lieu ! nil tale timentis

Pars melior fractis cvolat exuviis ! Ipse novum sidus geminas ubi viserit Arctos ,

Olli^ speio cquiilem , Sirius invideat. At rota Tartareis ardcns immotaque in wnbris

Esto ixionea tristior una rota. •>

Lo stesso sig. Marchcse Scaramucci rifcrisce altres'i il se- guente aneddoto , nel quale scorgesl quanto mirabile fosse e pronta e feconda la poetica vena del GaglinfTi :

f< II mio buon padre ( dice egll ) parlando della yM-ecI— sione delle iingue chiese al Gagliufii se si potreblje tra- diirre in dne versi T epigramma del Boileau = Ci git ma ferarae : cela est bien Pour son repos et pour le mien.

•» 11 Gagliuffi penso un momento , e sorridendo disse ; in due non saprei , in uno si : eccolo =

Hcic mea stat coniux : benefactum! sic bene utrique est.

» Ed in due , rispose il mio padre? II Gagliuffi allora :

Hoc iacet in tumulo mea coniux .■ o benefactum ! Olli sic requics , sic mihi parta quies. »

G.

Ill morte di M. G. CagUiiffi , died Anacreondche di G. A. ScAZZOLA ulessandrino , discepolo , amico e Icgatario delle carte letterarie e dei Ubri dell estinto , per di ltd testamento 6 otlobre i83i. Alessandria, 1834, dalla tipografia di Luigi Capriolo , in 8.°

Pochi versi , non mancanti di passionc e di scorrcvole vena.

:i50 APPENDICE.

Pencils Oratlo Funehris apud Thucydidem etc. cum versione ct perpetuls ctdiiotationibus Bartholomcjei Prierii. Augustoe Taurinorum , 1884, ex Reglo Typographeo , ia 8.°, di pag. 80.

Con questo lavoro il sig. Prierlo ci da una prova Intln- bitata del suo valore nelle lettere greclie e latine :, ed un glovane die studiosamente coltivi sifFatte lettere , e hen degno a' giorni nostri di una particolare estimazione. L'egre- gio signor professore Boucheron, al quale e dedicate il la- voro , sara certamente pago di tali allievi , e di raccogllere frutti cosi belli da'' suoi pregiati insegnaraenti.

II testo greco clie sta in fronte alia versione latina e in begli e nitidis simi caratteri , e maestrevolmente corretto ; di ottimo gusto e I'espressione latina. Rispetto al comenti, oltre la non comune filologia che vi traspira , e il buon criterio nella scelta delle variant! , sono da commendarsi i cenni storici e le dotte citazioni pel rischiaramento del testo medesimo. Color o^ ai quali non e straniera la lettura di Tucidide , e sanno le difiicolta che spesse volte si op- pongono airintelligenza di questo arduo scrittore, non giu- dicheranno opera perduta il consultare le annotazioni del sig. Prierio , anche dopo essersi rivolti ai jnolti interpret! ed anticlii e recenti per isvilupparne il senso.

Dizlonario turco , arabo e persiano lidoUo sid lessico del celehrc Menindd in ordme alfabetico latuio con- servando V ortografia dellautore colla sola spicgazione itcdiana; ad uso cli coloro che desiderano d irnpa- rare facdmeiite la lingua turca , senza cssei- obbli- gati a conoscerne i caratteri , unltavi pero una tavola in litograjia dell cdfabeto turco ed un Voca- holario italiano coi corrispondenti termini in lingua turca. Per opera di Antonio Ciadyrgy saccrdote Armeno Costantinopolitano alunno del i^enerando collegia De propaganda fide. Milano , 1882, Luigi Nervetti. Un volume in 8.° di pagine xiv tra prefazione , preliminari e la tavola lilografica : e 984 di lessico e correzioni. Si veijde da Gio. Mei-

.„ ners e filio , corsia del Duomo. Prezzo lir. 3o ital. Questo dizlonario si e da noi annunziato sin dal prin-

cipio della sua cojnpilazione. Ora che n' e uscita intera

TARTE ITALIANA. 301

la parte strnniero-italiana, la piii interessante per gli eru- diti , ne farenio cenno una seconda volta , intendentlo pero qui ripetuto cjuanto in quella prima occasione ne abbiam detto. II filologo italiano, ed anche il forestiere, sapra huon grado alia plii die deceniiale perseveranza del Cia- dyrgy d' avergli agevolata la via al conoscimento d' una favella per la quale non si puo dire che si abbiano in molta copia i mezzi. Meritamente celebrato e il lessico del Meuinski ; ma ne di tenue costo , ne si presto a ri- ti'ovarsi, fuorclie nelle grandi bil)lioteche. Altri di minor mole o son troppo digiuni e quindi insufficienti, o per alti'o riguardo mancanti , ne corrispondenti adequatamente al bisogno. II presente , restringendo a forma compen- diosa il grande vocabolario or ora mentovato , ne ritiene pero tutto quello che e indispensabile alio studioso. La pronunzia dei vocaboli presentati in caratteri nostri e costantemente additata con ua sistema di segni convenzio- nali e fissi e facili a ritenersi. Oltre i vocaboli nazionali , sonovi raccoiti anche i moltissimi che derivati dall' arabo e dal persiano si convertirono coll' uso in parte integrante della lingua turca : T ommlssione di essi avrebbe lasciato essenzialmente imperfetto 11 lessico. Ed fc appunto questa collezione delle parole arabe e persiane , divenute oramai proprie e inerenti al linguaggio turchesco, che ha dato al Dizionario la denoniinazione di turco , araho e persiano , sebbene esso abbia per iscopo il primo soltanto di questi tre idionii diversi di lunga mano d' indole gramaticale. I j>lurali che deviano dalla norma ordinaria con cui si trag- gono dal singolare , le forme verbal! che sono anomale rispetto alle leggi dei paradigmi sono opportunamente no- tate. Quando oltre gli arabici o persiani introdotti dalla consuetudine e naturalizzati , sussistono pure i termini natii , questi e quelli sono registrati a riscontro gli uni degli altri : piccolo aumento di materia al vocabolario , ma utile non poco alia memoria che da siffatte contempo- ranee allegazloni e grandemente giovata. Appresso alle parole stannosi quelle locuzioni che scostandosi dalle nostre fogge del dire ingenerano difficolta alio studioso: la lore citazione e interpretazione fa meglio ravvisare i lineamenti della lingua. I vocaboli turchi, o per tali adoperati, hanao spesse volte significanze che declinano tra loro o per ra- gion di traslato, o per relazioni di causa e d'effetto, di

252 APPENDICE.

rassomigllanza, tli contignita o contemporaiielta, o per altra dipendenza .. c non tli rado ]icr una ili quelle t.antc cir- costanz.c clie si po'dono noUa caligine dclle tradizioni sto- riche o favolose, delle cognizioiii o dcgli orrori, dei gnsti o di altrcttali motivi piu presto congetturati die provati. Di questi varj sensi delle voci si e fatto coscienza il coin- pilatore , non restringendosi ai piii comuni;, solito stile dei meno accurati lessicografi. Ne dimentico i noml gcografici , i quali variando sovente e non solo per accidental! modalita di struttura negli elenienti, ma per radicale difl'erenza, non potevano tralasciarsi scnza nocumento della lessicale inte- grita. La tavola litograiica offre i caratteri alfabetlci piu usitati, e laastar puo ad addestrare nella lettura del libri, senza die sia pcrcio mesticri di rivolgersi ad altre fonti. Essa e accompagnata, siccome dovca, dalle regole capitali per la corretta pronunzia.

0 Dizionario dnnque e da lodarsi per la diligenza die vi mise T autore in rendcrlo Iiastevole alio scopo per cui fu intrapreso un tanto lahorioso trav^aglio. Cosi ne fossero e di miglior qualita la carta, e piii nitidi e grandi i tipi, e meno scorretta la stampa , sebjjene emendata colle cor- rezioni recate in sul fine !

Che se alcuno del Icggitorl si facessc a domandare a (|ual pro mettere in luce un Dizionario turco-italiano, ri- sponderemmo die pronunziereblje lui precipitato giudizio dii senz^nltro riflettere cbiamasse gittata la lunga fatica del sacerdote armeno. Tutte ie maniere di studj letterarj e scientillci, dai piu leggier! al piii gravi (ci vagliamo di una distinzione quanto poco assennata , altrettanto divul- gata e intcsa ncl discorso ) , tutte meritano d' aver cultori e promotori. Si danno niano tutti a vicenda , e il dispre- glarne alcuno perche o non e T oggetto dclle nostre occupazioni , o perche non se ne conosce T utilita , e un rinunzlare alia buona critica. Lo studio delle lingue ha oggidi non pochi ne poco lUustri seguaci. E siccome I'et- nograiia, la geografia, la storia, non die le vedute estese in filosofia e in letteratura lianno ricevuto grande incre- mento, cos\ e ragionc vole lo spcrare die , csplorata nieglio ({ucsta vastissima provincia deirumano sapere, se ne ritrar- raniio nuovi Inmi importanti , spcclahnente per Ie scienze morali. L'indagatore delle lingue non ne vilipeiide alcu- na^ perche ognuaa di esse lo guida alio scoprimento di.

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r.VRTE ITALIANA. 253

lapporti Inattes'i , c alP avvcrainento cU concetti appena d;t prima sospcttali. La linc;na turca in se stcssa consiilerata prcscnta carattoi'i degni il' attenzionc : la sua moltiplico ana- logia coUa ungarese e poi per 1' erndito linguista europeo iin giusto sprono a ccicar d' averne qualche notizia.

Piii ragionevole e la domanda del perche abbiasi it Ciadyrgy tolta la pena di recare in caratteri nostrali lo voci tuiche ncl Dizioiiario da lui puljJ)ILcato , anziclie va lersi della nazionale scrittura. Si osservi a questo proposito clie la convonienza di tale dizionario fa gia sentita da un uonio espertissimo in queste cose, siccome era il Meninski , di cui il moderno compilatore ha rinnovato resempio per gl' Italian!. Vi lia di quelli a cui la cognizlone del turco puo tornare o necessaria , od utile almeno , per tutt' altro niotivo die per un letterario oggetto. Per costoro impor- taiido di procacclarsi la scienza de' vocaboli e non quella della lore scrittura , troverannosi contenti di poter recare ad elTetto l" intento senza accingersi alia fatica d" imprati- cliirsi delle cifre turclie e delle loro varieta nel calligrafico colleganiento. Chi poi avesse a svolgere libri o stampati o nianoscritti non provera gran die di fatica nel giovarsi del Dizionario in cui le voci sono registrate coi nostri carat- teri, solo die abbia bene apprese le convenzioni stabilite sul principio del vocabolario : cosa di niuna dillicolta. E viceversa potra con alquanto di pratica scrivere coi ca- ratteri proprj i vocaboli turchi iiisegnatigli nel Dizionario.

Ci senibra dunrjue utile il pensiero dell'antore si all' una come all'altra delle due classi die volessero imparare la lingua. Crediamo di poter anche asserire die egli fara cosa accetta ai dotti se non gP increscesse di far seguire al Di- zionario anche una gramatica e uirantologia di scelti saggi di prosa e di poesia della letteratura turca. Chi si acquisto il Dizionario uon sarebbe pigro nel procacclarsi eziandio la gramatica e I'antologia.

Uehizione del regno Bannuno scrilta dal padre don Viuccnzo Saxi^lkmano, ere. Roma, i833, prcsso Francesco Bom lie, m 8.", di pag. vjii c 3oi, con tai:olc lltografiche.

II i)uon jiadre Barnaljita D Vimenzo Sangermano , ani- anto da apustolico zcio per la lonvcrsioiic ile' Gentili ,

a 54 A p r E N D I c u.

come prima gll si offerse propizia 1' occasloue , accetto tutto volonteroso la qualita di missionario ne'regni di Ava e Pegii , nulla curando ne i perigliosi viaggi , ne i timori di un popolo idolatra e sommamente superstizioso, ne i pa- timenti di un ardentissimo clima. In quelle regioni fu am- jnirabiie la cura ch' egli presto in ben edncare la gioventii a lui affidata , nelP aprire caritatevole asilo all' umanita lan- guente e nel porgere soccorso agrinfermi, e molto piii o nel ricondnrre a ravvedimento i traviati cristiani, o neH'ac- quistare alia religione di Cristo moltitndine d' infedeli. An- che il Maggiore Symes, nella sua relazione delP amhasceria inglese spedita nel regno Barmano 1' anno 1795 scriveva molto onorevolmente intorno le virtii del Sangermano , uomo saggio chiamandolo e dottissinio , e sommamentp riputato fra le genti del paese , attesa la dolcezza del suo carattere e la santita della sua vita. " Questo buon sa- cerdote 5 egli soggiugne , mi diede notizie assai curiose in- torno il Pegii, ecc. ». Or tali notizie ed altre moltissime ci vengono poste sott' occliio nella relazione del regno Barmano , die annunziamo.

II P. Sangermano quivi soggiornato avcndo per venti- quattro anni, eljlie tutto P agio e pose ogni diligenza nel- I'apprendere il costume, il governo, la coltura delle scienze e delle arti di que' popoli. " E siccome per meglio adem- piere ( cosi egli stesso nella sua prefazione) il dovere di Missionario lio dovuto fare uno studio non ordinario snlla lingua i cosi ho potuto anclie leggere moltissimi dei loro libri , e speciaLnente quelli cIT essi chiamano sacri^equa- lora ml si sono presentati passi dillicili , ho procurato di considtare persone delle piii intelligent! e dotte della na- zione , onde averne da loro il necessario schiarimento >r. Per queste ragioni se da un lato temer non dobbiamo che il nostro autore ci dia vaghe e confuse notizie, od anco alterate e guaste, quali sogliono dal volgo essere spacciate; daU'altro lato non e maraviglia che il Sangermano sappia cosi addentro penetrare nel genio e ne' j)iu occulti element! di quelle strane istituzioni e leggi.

II nostro autore intende per regno Barmano quel paese, che a mezzodi confina coll' oceano Indico , all' oriente col regno di Siam, all' occidente col Bengala, e al settentrione col regno di Azen e coll' impero della Cina. Per darci uh' ampia e particolare descrizione di un tal paese e degU

PARTE ITALIANA. 255

abitanti siioi, T aiitore crede necessario che prima si esponga il sistema del moiiclo dai Barniani ammesso, o sia la loro cosinogralia , secondo cio clie dal dio Godama stato era insegnato , e secondo il pareie e le opinioni seguite dai pill celebri dottori di quelle legioni. Questa cosinografia fu estratta quasi tutta da uii Idjro clie un Zaradb o iiiae- stfo del re espressauiente compose pel fratello del re Ba- ilonsuchetL. Dopo cio si parla dell" origine del Barmani, i quali per essere la nazione dominaiite, hanno introdotto nel Pegu , nell' Aracan e negli altrl paesi di concpiista i proprj costuiiii e le proprie leggi. Pero s'' informa il lettore che invano su questo soggetto si bramerebbero accei'tate notizie , giacclie le storie e tradizioiii barmane sono piene di bizzarri ed iperbolici racconti e di favolose narrazioni. J>aoude pochissime verita esse forniscono anclie iiitorno r orlgine e progress! della Monarchia Ijarmana. Tuttavia r autore non crede superfluo di presentare un compendio del Maliarazaven , cioe della grande istoria ossia degli an- iiali dei re. A questo compendio tengono dietro alcuni par- ticolari articoli , ne' qnali sono esposti i.° il dispotismo e r albagla de' re barmani , non che la forma politica e giu- diziaria del loro governor 2.° i tributi , le rendite , impo- sizioni e vessazioni di quel governo ; 3.° le forze militari del regno e il modo di guerreggiare. In un altro articolo si espone la teogonia e religione de' Barmani , si narrano le loro superstizioni , e in tutto cio che se ne dice , furono seguite, non le favole ed opinioni popolari , ma i libri classici scrittnrali de" Barmani, chiamati A7a?n. I quali libri vennero dall' autore tradotti quasi per intero coll" assisten- za di un letterato di que' paesi , clie fu Talapuino. Con questo nome sono chiamati i sacerdoti del paese , che pero ton maggior convenieuza possono appellarsi Religiosi clau- strali , perche vivono in comunita e nel celibate , ed hanno vai-ic regole o costituzioni da osservare. Non per altra ragione sono detti sacerdoti se non perche sogliono ac- compagnare i raorti alia sepoltura , e recitare il Tara , che e una specie di sermone il qual si tiene iielle adu- nanze del popolo : del resto ogui Barmano esercita da se gli atti di religione avanti le Pagode.

II nostro autore non ha ommesso di ragionare distinta- inente anche intorno le fattezze di quegli abitanti , siil modo del loro vestire , sulle loi-o qualita di spirito, intorno

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256 APPENDICE.

il cliina di quel reg;no, sulle nialattie quivl dominanti e il modo di curarle :, fra le qnali nialattie egU nc annovera nna piii delle altrc " spaveiatosa , e piii ancor micidiale, non solo ncl regno Barinano , ma altresi in tiitta T India , che i Portoghesi cliiamano Mordazzino , ed e una forte in- digestione che causa ordlnarianiente al paziente quello die i medicl cliiamano cholera. L''evacuazioni per bocca e per secesso abbondantissime , nello spazio di poclie ore riducono Pammalato in uno stato di tale abbattimento che piu non si riconosce ;, alPevacuazioni succedono imniediatamente il su- dor freddo, il singhiozzo, lo svenimento e la morte , se non vi si apprestano eflicaci rimedj .... I cristlani delle Indie usano in questa malattia un rimedio , di cul e stata osser- vata moke volte T efficacia , ed e di battere continuamente e senza intermissione con due dita nel braccio ignudo , finche la parte diveiiti rossa e dolorosa ; questo si pu6 chianiare un rimedio revulsivo. >/

II Sangermano parla altresi delle produzioni, della mo- neta e del coramercio del regno ^ della lingua, della scrit- tura, de' libri , delle scienze ed arti dei Barmani ; e in fine ci ofFre una traduzione del codice barinano , detto Damasat , e per eccellenza Eegola aurea. La perizia del- r autore in tale idioina tanto piu e commendevole quanto che esso e sopra modo difficile ad apprendersi da un eu- ropeo. Laonde anche per questo lato T opera del Sanger- mano apporta vantaggio alio studio delle cose oriental!. In tale opera poi noi non vorremmo aspettarci amenita di racconti , vaghezza di aneddoti , eleganza di stile ;, dal che sembra naturalmente aliena la gravita e semplicita deir autore : ma vi troveremo in coinpenso un bell' ordine di materie, una chiarezza non ordinaria neir esposizione per se astrusa delle dottrine Barmane, ed esatte cognizioni in qualsivogiia argomcnto da lui irattato. Perciocche il San- germano, oltre le Missioni e la parte ecclesiastica alia quale si dedico, era pur versato nelle matematiche, ed insegnava di grammatica , di rettorica, di filosolia e di nautica f, e di piu , a line di rendersi maggiormente utile a' suoi fratelh e di meglio compiere il suo ministero , aveva alquanto at- teso alio studio della medicina e chirurgia : che anzi ri- spetto a' medici di quelle regioni , poteva riputarsi assai valente. Fra tanto giova Tavvertire che di (piesta Relazione | si esegui un" elegante veitioiic iuglesc, siil manoscritto dpi

PARTE ITALIANA. 267

Sangerniano, dal cli. nionsignore Nicola Wiseman, quel niedesiino di cui annunziauimo il pregiato lavoro intorno le Missioni de' Protestanti ( Biblioteca Ital. t. 69.% marzo i833, pag. 3a3). B. C.

L' Archeografo trlestino, Raccolta di Opuscoli e No- tizie per Trieste e per TIstria. Volumi 2.° e 3.°, di pag. XVI e 420, e pag. xvi e 898, in 8.*^ fig. Trieste , i83o e i83i , Gio. Mareuigli.

Ecco la contlnuazione di un' opera, suggerita e proniossa dal pill pure amor di patria, e della quale abbiamo gia descritto con onore il primo volume in questa Biblioteca ( tomo 56.°, dicembre 1839, pag. 333). A ciascuuo dei volumi e premessa una prefazione dell' infaticabile dottor Domenico De liossetd , nelle qtiali ei parla del metodo e delle vicende di questa bella edizione, e dei principali opu- scoli negli stessi volumi contenuti. Pero ci congratuliamo coir editore die i prospetti statistici non siano di quelli , che semljrano , com' egli dice , ben tosto cainponicchiati , e pajono poca cosa.

Di fatto tra gli opuscoli piu rimarclievoli del a." volume abbiamo notati gli Elementi per la statistica di Trieste e delV Istria , e singolarmente quella della diocesi di Trieste nel 1693 , compilata dal De Rossetd; le Corografie dell' Istria, pigliate da Biondo Flavio di Forli , da Pietro Coppo , da Giovanni Battista Goyneo di Pirano, da Leandro Alberti, da Lodovico Vergerio, e per ultimo da Luca da Linda, ordi- nate ed esposte dal dottor Pietro Kandler ; la Diplomatica triestina del suUodato sig. De Rossetti , il quale ha pure hibliologicnmente illustrati gli Statuti antichi di Trieste, pub- blicati atti importantissimi dei tempi di Giuseppe I, ed ar- riccbiti altri opuscoli delle sue dotte aiinotazioni. Con pia- cere abbiamo pur letta la bella Memoria del colonnello Catinelli di Gorizia SuU'identita dell' aiitico coll' odierno Ti- mavo , argomento importante pel suo collegamento colla storia della spedizione degli Argonauti, e la dotta illustra- zione del Marmo di Lucio Munacio Prisco , Patrono di Pola del can. Pietro Stancovich , da noi piu volte commeiidato per altri letterarj lavori.

Nel volume terzo deW Archeografo distinguonsi per la ioro importanza la storia e gli Statuti delle antiche sehe

BibL hah LXXIV. 17

258 APPENDICE.

trlestine del henemerito De Rossetti; la continuazioiie dal medesimo procnrata deWe Cowgrafie dell' Istria , ove veg- gonsi Frammenti della geografia di Francesco Beiiiiigeri o Berlinghieri , fiorentino , la quale non e in sostanza se non che una versione poetica della Geografia di Tolomeo ; ua frammento dell'^rgoa Voluptas di Pietro Contarini veneziano colla versione italiana del frammento stesso , e la nuova descrizione dell' Istria di Niccolb Manzuoli : vi si distinguono pure le Aatichita di Capodistria del conte Gian Rinaldo Car- li , ed un Opuscolo di Andrea de Bonomo-Stetner , della giu- stizia de' diritti Austriaci CaHntiani sopra VIstria, la pubbli- cazione del quale sarebbe riescita opportunissima all'epoca della prima occupazione niilitare di quella provincia. Fi- nahnente il chiar. Stancovich viene a compiere anche que- sto volume colla scoperta fatta nell' Istria di un deposito di inonecc ungheresi , carraresi e veneziane , e tale deposito viene opportunamente corredato di tre tavole, portanti di- versi conj di quelle monete.

Non dubitiamo punto die 1' Archeografo triestino , ricco di Memorie , Dissertazioni ed Opuscoli della natura dei soprindicati, non possa divenire una collezione importante e curiosa , non solo per Trieste e per T Istria , ma per lutti gli eruditi che prendono un vivo interesse alJe cose diplomatiche ed alle anticliita dell' Italia.

Studio Bibliografico dl Vincenzo Mortillaro. Seconda edizlone. Palermo, i83a, presso Filtppo Solli, di pag. 1 20 , in 8."^

Non ci tratterremo a lungo intorno a qnesta seconda edi- zlone di una piccola operetta. Lodiamo la buona intenzioue dt'ir autore , cbe le sue cure rivolse , com' e detto nella iutroduzione , a questo genere di studj che aprono il sen- ticro delle lettere ed invogliano gli aniini a calcarlo ; ma non ammettiamo cio che ivi si asserisce che in Italia manca un corso di bibliografiche cose. Oltre le bililioteche e i cata- loghi ben ordiiiati delle medesime , che non mai si pub- blicarono piii nuuierosi e piii ben disposti per 1' utilita degli studiosi in alcuna regione, quanto in Italia, moiti, e tra questi i piii grandi Ictterati , si occuparono dei piani degli studj e della bibliografia in grande , tra i quali ba- st era citare i I ami, i Bandini ;, i Biscioni , i Piccini , i

PARTE ITALIANA. ^Scj

rmuuuU , gli Affo , i Morelli , i Pasini , i Deniiui , e pui rccentementc i Folliru , i Delhi Santa, ecc. Riguartlo air oicline mantcnnto in questo ojiuscolo , non avremnio clie dire : la ])rinia parte versa snlle bibUotedie , cioe i ." suir utilitii tielle biblioteche pnb])liche ^ 2.° sulle perdute ^ 3." sullc esistenti : la seconda tratta dei bibliotecarj , e 1." deir arte tipogralica; della larita b iblica, che megiio di- rebliesi dei I'dn-'i, o bihliograflca ; 3.° del 5/j>£cma (o piuttosto do' sistemi ) blblioi^raflco : la terza si aggira suUa storia let- teraria, cioe aritica; 2.° del medio evo ; 3.° moderiia. Con niolta erndizione si parla delle biblioteche perdute deir Egitto , della Persia , della Grccia , di Roma , di Co- stantinopoli , della Germania , dell" Ungheria ^ ma cjui vor- remmo veder corrctto il noma di Matteo in quello di Mat- tia Coivino , della di cui biblioteca preziosi avanzi conser- vansi tuttora nella Marciana di Yenezia. Tra le italiane in parte perdute si sarelibe potuto nominar con onore qiiella di Cesena dei Malatesta ^ c la Bobbiense, della quale Una parte passo a Milano nell'Audorosiana. Ma lagnanze assai piii gravi dovremmo fare intorno al ragguaglio dellc puhblkhe biblioteche esistenti. A IMilano non si accenna se non che TAmbrosiana, e non si fa parola di quella di Brera , di gran lunga superiore per T immensa copia di Volumi starapati , e di opere dlrettamente consacrate alia pubblica isti'uzione ^ biblioteca die gia grandlosa al tempo de'Cesuiti, fu ad iiso pubblico destinata dalla munificenza deir augusta imperatrice Maria Teresa , dalla niedesinia in- grandita coU'acquisto della riccliissima biblioteca Pertusati, e con parte di quella del eel. Nailer, arrlccliita di preziosi libri per legato del cardinal Angela Durini, di molto ac- cresciuta coUa scclta fatta nelle biblioteche delle soppressc corporazioni e di altrl pubblici stabilimenti , e coU'avvici- namento di quelle del Cabinetto numismatico , dell' I. R. Istituto, deir I. R. Osservatorio e dell" I. R. Accademia di belle arti, che possono considerarsi come sussidiarie della niedcsima, cosicche puo essa ora riguardarsi come una delle piit celebri di tutta T Europa. Non si fa parola tra le l)i- blioteche italiane di quella di Pavia, ovc pure passo gran parte di i[uella deir//a//er; non di quella di Modena, pre- sedula un tempo dal Tiraboschi e celebre da secoli - non di quella di Parma, egualmente famosa , non di rpelle di Ri- mini, c d'altre cilta die dalle loro biblioteche traggono onore

a6o APPENDICE

e rinoinanza. Possibile che queste notizie non si ahhlano in Palermo, citta aiich' essa italiana e coltissima ! Potrel)bero pure notarsi omissioiii nelle biblioteclie della Gerniania , nella quale si e obbliata quella di Eidelberga, ed anche in quella di Roma , dove si e fatta menzlone della sola /Vaticana , e si sono trascurate altre ad uso pubblico concednte ^ ma non vogliamo troppo dilungarci in queste lagnanze.

Nelle qualita richleste nel bibliotecario , nel compendio dalle origini e dei progressi dell' arte tipografica , e nei pochi cenni suUa rarita dei liJDri non abbiamo trovato se non se cose dette le mille volte, e ripetute in tutti i libri che parlano di bibliografia e di storia letteraria. Molto potrebbe dirsi riguardo al sistema di classificazione dei libri che trovasl alia pag. 43 , giacche si veggono molto scarsamente accennate le scienze natural! , e trascurate del tutto la botanica , la chimica, la mineralogia, la geolo- gia, ecc. Meglio sarebbe state senza dubbio Tattenersi piu strettamente all' albero delle cognizioni umane dell' immor- tale Bacone , siccome pratlcato venne nel Catalog© siste- matico dell' I. R. Biblioteca di Brera.

Quanto alia' storia letteraria,, e al quaclro nel quale I'au- tore ha voluto descrivere 1' economia colla quale sviluppato si e lo spirito umano dal suo principio siiio al tempo a not pill vicino , assai sobrio , e forse troppo , trovammo il discorso sulla letteratura antica, nel quale si ragiona soltanto della Greca , della Romana , e in ultimo della Cri- stiana , al quale proposito vedemmo scambiato il nome di Minuzio Felice in quello di Manuzio , nulla dicendosi degli Egizj , degli Etruschi e di alu-i antichi popoli d' Italia, dei Caldei, dei Persiani e di varj popoli dell'oriente, dai quali molto impararono i Greci ^ ancor piii sobriamente trattata la letteratura del medio evo , nella quale non si ragiona se non che degli Arabi , e nulla si dice degli scrittori cri- stiani di quel periodo, del molti studj e se non altro delle antlche storie della Germania , della Francia , dell' Inghil- terra e dell' Italia ; magro anche il capitolo che concerne la letteratura moderna , nel quale in gran parte si ram- mentano 1 soli fasti letterarj italiani. CI sembra che ci- tato avendo il sig. Mortillaro varj scrittori oltraniontani , egli avrebbe potuto consultare e forse seguitare con frutto lo schizzo o il quadro compendioso dei progressi dello spi- rito umano del eel. Condorcet. Ci fa pure maraviglia^ che

PARTE 1TAL1AN.4. 26 t

in nn libretto consacrato alia bibliogralia non si vcgga fatta espressa menzione de' codici nianoscritti , dei loro caratteri , deW arte di conoscerne V eta e il pregio , dei loro ornamenti , ecc. ; cose tutte die formano uno de'prin- cipali attributi e doveri del bibliografo e del bibliotecario. Noil ci fermeremo a ragionare dell' appendice , aggiunta soltanto per la Sicilia, nella quale si rende conto delle sue bil)lioteche distrutte , delle vigend e dell' introduzione in quell' isola dell' arte tipografica , che si riferisce all' anno 1478; e finalmente della storia letteraria slciliana. Segue a compimento del volumetto un hreve raggiiaglio della libreria del comune di Palermo, e del museo unito alia libreria me- desima. Non si scoraggi pero il sig. Mortillaro per le osser- vazioncelle , clie ci siarao permesso di fare sul suo opu- scolo ; continui animoso negli studj ai quali lo vediamo afFezionato , estenda ed ingrandisca la sua idea , i suoi disegni , le sue applicazioni , e potremo da lui attendere con plena fiducla lavori piu importanti , piii istruttivi , piu grandiosi.

Catalogo di libri vendlbili presso Branca e Dupuy li' brai in M llano , contrada di San Paolo, 935, preceduto da alcuni cenni elementari di bibliogra- fia. Milano, 1834, in 12.°, di pag. CLVi e 211. Prezzo lir. 2 ital.

Nel tomo 70.°, maggio i833, pag. a56 di questo Gior- nale aniwnziata abl^iamo la prima edizione del Catalogo di libri, ecc. dei signori Branca e Dupuy, alcune osservazioni soggiugnendo, per le quali ci semljrava clie questo lavoro gia per se stesso commendevole nuovi pregi acquisterebbe. Gli editori accolsero con riconoscenza le parole nostre , c bramosi di rendere que' Cenni elementari di vantaggio ancoi* maggiore ai loro collegbi ed agli studiosi della liibliogratia riproducono ora tutto il lor lavoro non solo emendato, ma arricchito di alcuni capitoli che nella prima edizione de.- sideravansi, e che piii da vicino risguardano la professione del tipografo e del librajo. Laonde il lettore , oltre tutto cio clie nella prima edizione contenevasi intorno alia sto- ria della tipografia , ed ai doveri di chi la professa, tro- vera preziose awertenze sulla contrafFazione delle stampe, sulla legatura , sul restauramento , e sulla conservazione

2-62 APl'ENDTCE.

lie" Hl)ii , miovi suggcrimcnti rigiiartlo nlla varia (oinpila- zione de' cataloglii e<l al modo di hen usarne, piu accu- rate indagini sidla rarita e sul luerito delle edizioni , ed un intero caj^itolo sulla pirateria libraria, della quale si tlistin- guono i varj geneii , mostrasi la turpltudine , e si danno quindi savissimi consigll cli' essere dovrebljero profonda- nicnte impressi neiranirao de' librai e de' tipografi.

E plauso noi facciamo al lamenti degll editorl contra la barbaric de" caratterl a" di nostrl introdotta speclalmente ne" front! splzj , ed alle loro lodl a que' tipograii die tuttavla illcsi serbaronsi da peste cotanta : tra" quail merltaronsi singolare dlstinzione i nostrl editorl de" Classlcl Italian!.

G.

Raccolta e paralello delle fabbriche le piu classi(^c di tiitti i tempi, d'ogni popolo e di ciascuno stile di J. A^. L. DunAND, con I aggiunta di altre 3oo c piii fab- briche e moniimenti d^ ogni genere antichi e modemi, c della Storia generale delV architettura di J. Q. Le- GRAND. Opera pubblicata per ciira dei professori del- VI. R. Accademia di belle arti. Venezia , 1834, presso Giuseppe Antonelli, in foglio grande. Ma- gnifica e bellissima edizione : si pubblica per fasci- coli^ ciascuno al prezzo cl austr. lir. 3 pei prime 5oo associati^ dopo d qual numero , lir. 4. 5o: ogni volume sard composto di 1 2 fascicoli : fascicoli I e II. In Milano , presso A. Monti , contr. del Cappello.

II paralello del sig. Durand tlene un luogo eminentlsslmo tra le piu grandiose e piii utill coUezioni clie mal pub- bllcate slansi intorno agli studj dell' architettura. Percioc- che In esso trovansl 1 dlsegnl delle piu rare , piu curlose, piu rlnomate fabbriche d'ogni tempo, d" ogni popolo, di ogni stile , d' ogni genere ;, e queste vl si veggono poste a confronto le une coUe altre. Per esso vedesi 11 punto dl perfezlone cui 1" arte pervenne presso i Grecl e presso i Ronianl , e come prlncipiato abbla a decadere >, le sue belle proporzlonl alterando In modo d' essere quasi dalla barbarie de" tempi estinta ^ e come verso 11 compiersl del secolo XIII per opera di alcunl ardimentosi maestri , die negli avanzi de' roijianl monumentl trasparlr vldero , per

PARTE ITALIANA. 263

cosi esprimerci , qualche scintilla di vita, teiitasse tU risor- gere a novella luce. Ma .jue' maestri non ancora liastevol- mente consapevoli de' veri pi'incipj deU' aiLe non alti'o fa- cevano die accozzare molte parti d'ogni stile e proporzione. Meglio peroavveduti 1 lor successori studiarono piix a fondo il vero stile degli antichi nionumenti , e tentarono d' imitarlo non nelle parti soltanto ma aliresi nel tutto , e come suol dirsi neir insieme. Tuttavia ai nostri celeberrimi architetti ciuqnecentisti debbesi il perfetto risorgimento dell' arte. Essi non paghi d'imitare gli avanzi de'romani monumenti ne misurarono accuratamente le parti, ne dedussero le vere proporzioni, che servirono poi di fondamento ai varj e distinti ordini architetionici , e le norme stabllirono e i principj dell' arte.

Ma abbandocftando le digression!, e venendo alia veneta edizione , ci s^Jtrtira clie questa riescir debba e plii utile e Ipiu importante della francese , cioe dell' originate. Per- ciocche avor dee su qiiella 1' aumento di ben trecento e piii disegni di altri edilizj. E di tale aumento gia ne'due fa- scicoli clie abbiamo sott'occhio vedesi il principio per I'aggiunta di due intere tavole di disegni tratti dalle piii belle fabbriche di Yenezia. Che tante sono le insigni fab- briche delle quali vanno giustaniente fastose Venezia e Ic provincie sue , che da se sole basterebbero a formare uii paralello dell' antica e della moderna architettura. In oltre quest' edizione non cede punto alia francese , se pur anche non la supera , sia per la bellezza della carta e del tipi , sla per la nitidezza delle incisioni. Teniam anzi per certo ch' essa cosi continuera sino al suo compimento , e dicio troviamo la guarcntigia negrillnstrl professori dell' I. R. Ac- cademia , che ne hanno cura , e nello stesso editore An- tonelli, del cpiale avemmo altre volte ad encomiare 1 begli e grandiosi tipograficl intraprendimenti. Speriamo ancora ch'essa avra un sicuro spaccio , siccome lo elibe quella del Durand, la quale ad onta del suo altissimo prezzo fu in breve tempo smaltita , di modo che rarissimi e di gran costo ne sono ora gli esemplari in commercio.

Nel chiudere quest' articolo chioderemmo volcntierl donde mai avvenga che gli architetti nel tempo che avevano sot- t' occliio minore dovlzia di disegni e di fabbriche , crano neir invenzione piu fecondi di quello che lo siano a' di nostri in innta rlcchezza e nioltitndine di edificj e di

a64 APPENDICE.

disegni tl' ogni genere ^ Dovremo noi forse conclimdere clie la troppa abbondanza sterilire faccia gP ingegni ;, cbe nel mare , per esprirnerci col figurato , si veda meno che in un fiuine ; e che V invenzione divenga nieno quanto piu sovrabbondino gli esempi ?

G. e L.

Soggeui pittoreschi e costumi dl Venezia incisi all ac- qua-forte da Eugenio BosA pittore veneziano. Ve- nezia, \^?)?> , presso V autore , in 4.° di 24 tavole con due pa^ne dindice, stampato in carta vclina.

Sono gia varj anni da che prese in Venezia domicllio il signer Antonio Bosa, valente srnltore native della citta di Bassano , la qnale ben molti illustri ingegni diede alle lettere ed all' arti belle. Cola il signer Besa si fece autere di parecchie lodate opere di statuaria, sparse dappoi per le State Venete e pel Triestine. Egli e padre di piu figliueli clie nelle Arti molto pure distinguonsi : di qtiesto bel nu- mero e il nostro Eugenie del quale era videro la luce i so- vramraentovati costumi. Giovane dl liete speranze e d' animo vivace ed Hare , gia da qualche tempo alterna gli studj della tavelozza disegnando soggetti presi dall' infime classi della societh , soggetti che sotto 11 vele di una prenta e facile esecuziene racchludono una difficolta ben nota agli intelligent!. I festevoli suol lavorl gia destato aveane 11 sorrlso della gajezza in varj album. Ora sia per seguire rimpulso del proprie genie, sia per plegarsi all' invito degli amici egli si pose a tradurre con 1' arte incisoria i snei disegni nel genere spirltoso del Pinelli, e sembra che presto sara, anzi che imitatere, un emule di essi ben de- gno nel nianeggio dell' acqua-ferte. Forse 11 sue fare, piii che alia maniera del Pinelli, si approssima a quella del capo-scuola Calet ; ma , se nel nen andlamo erratl nelle scorgere in lui una tendenza a seguir la via mlgliore, non dissimuliamo 11 nostre deslderio di vederlo ognor piii ad- destrato ; cl6 clie la fresca eta e il buon volere certo gli agevoleranno. Allera tin facile e cerrette disegno e ferml tagll in ogni parte delle figure da lui incise manlfesteranno 11 maestro che dell' arte si sara rese signore assolute. E bensi Vero che gli argomentl fm qui intagliati dal Bosa rappre- sentano soltanto una o poche figure senza accessorj e che

PARTE ITALIANA. 265

sono piivl affatto di linee prospetticlie;, ma gia vl si scoige lo scopo lodevole ed una originalita tutta propria , clie si distacca daU'estinta scnola veneta ed in ispecie dalle ma- niere di Pietro Longhi e del pesante Maggiotto, ultimi di- pintori de' cosi detti gridatori e costunii di Venezia.

Ora ci sia permesso d" assoggettare ad una breve disa- mina le 24 tavole delle quali componesi questa collezione. Ad essa precede un indice con allusioni al soggetto che nella tavola si rappresenta.

Tavola i.' La colazione disputata : un uomo clie ha in inano una scodella di broda, un monello e due cani, i quali soli mostrano d' aspirare alia lor parte : ci sembra clie il monello sia in attitudine di snpplicare pei due cani che per se stesso , e che T uomo non gli dia retta. Ben pro- porzionate ne sono le figure, ma la forz.i delle ombre e indicata con timidezza. 2.* II cicaleccio : due vecchie di tozze proporzioni , la cui attitudine noa ci pare propria del cicaleccio , bensi di un conversare placido e fors' anco dabbene. Le omlire sono ancor piii grette in qiiesta clie nella precedente tavola. 3." U accattone : ben caratte- rizzato in tutte le sue parti ; solo la testa del giovine suo condottiero non e totalraente armonizzata e manca di ri- lievo. 4.* Uodorato: un uomo con una tabacchiera , mal piantato sulle gambe. 5.^ II cenciajuolo : tre figure che mal corrispondono fra loro : la vecchia ed il ragazzo sono forse troppo caricati. 6." II ciabattino . senza al- cuno distintivo che lo qualificlii , fuorche il grembiule : troppa luce vi si scorge opposta a troppa ombra. 7.* II muratore e la venditrice di utensili di les.no : due figure in migUore armonia delle antecedenti e con piii amore condotte, si per finitezza che per buona distribuzione delle ombre. S.'' I due conti: una tozza vecchia con un ma- riuolo, che non sapremmo dire come stia in piedi: figiu'e entrambe poco armonizzate. 9.* La vecchia : non e a dubitare clie questa vecchia non sia ti-atta dal vero , ma non sapremmo darle una significazione. 10.^ La passesr- giata sentimcntale : la scelta della principal figura fu di cattivo gusto , e non corrisponde coUe intenzioni che ma- nifesta la seguace. 11.^ II buon pre.te : troviamo essere questa la migliore composizione: I'acqua-forte vi ha poco operato nel mezzo, oude vi sono deboli le ombre. 12.' II carbonajo e la. portatrice d'acqua: quest' ultima ha il bel

•J.6(j APPENDICE.

carattere spiritoso delle Friulane : il carhonajo h troppo bianco. 13." Gli scofaretti : composizione poco bene ag- gruppata e di teste non armonizzanti. 14." II segreto . due figure con belP insieme , siccome bello e T uomo ; il viso peio della vecchia manca di finitezza. iS.'' La cavalcata : scherzo popolare hen reso dall' autore , ma il gomito del braccio destro deiruomo ha troppo dello sche- letro. 16.' La meditazione : se cjuesto vecchio , che sta inerte, medita , comprendasi come talvolta all' merzia si da il nome di meditazione. i?-" I pitocchi: composizione ben intesa e che parla al cuore con queir eloquenza che si sente contemplando il mauvais sujet di Vernet intagliato da Jayet. Anche il disegno ne e assai lodevole. 18." II portafoglio sul rnppello : figura ben composta e che ben esprime la speranza dell'av venire. 19.* II caldanino. que- ste due figure hanno qaalche espressione, ma sono scolo- rate. 20.* IP agguato : composizione lodevole, nia poco vibrata negli scuri. 21.^ II prezzo d' affetto uno scioc- cone ciarla troppo per ispacciare un quadro falsamente attribuito a Raffaello; I'amatore tace, ma T adagio volgare chi tace conferma si smentisce rimpetto a questa tavola in cui cotal silenzio indica negativa. Egli tira via dritto mo- strandosi in figura assai bizzarra. Se I'artista ha voluto fame un ritratto, dubitereramo della sua rassomiglianza. aa.^ Le comadri .- due vecchie composte in attitudini non varia- te. 23.' IP aspettativa: uomo seduto che non aspetta al- cuno, cio che al contrario pretenderebbe I'lndice. 24/* II ritomo dalla scuola: composizione di quattro figure con cane : la vecchia e troppo tozza e colla mano sinistra raal disegnata.

Assai ci siamo intertenuti in questi lavoVi ; ma il desi- derio di avere nel signor Bosa anche nei nostri pacsi un distinto artista in slfFatto genere, ameno e piacevole di sua natura, ci ha fatto dire tutto cio che pensavamo sulla sua prima produzione. Nella speranza poi che se fra le molte nostre osservazioni una sola essere gli possa utile ei voira giovarsene , non esitiam punto a manifestargli alcune altre nostre particolari idee su questo genere d'incisione. Quella iTiaestria che la perfezione fa parer facilita e piu che raai in esso necessaria. Quindi richiedonsi buon disegno , sicuri tocchi, molta cognlzione degli efFetti ottici del chiaro-scuro e molta diligenza nei preparativi meccanici. Sembra che il

I'ARTE ITALIANA. nGj

Mgnor Bosn alil)ia falto iiso di una vernice troppo tciiera, <lie mnl si ailatta a ifuesta maniera cl' incidere Maggiore Iinipide77a avrel)l)ero le llnoc, maggiore (Inidita consegui- rel)l)e la coniposizionc dalla vernice dura e lieu cotta. Di questa fece uso il Calot noi piccoli e nei grandi soggetti; e pote cosi otteoere una miral/ile degradazione nelle om- bre. Le aS sue tavole conosciute sotto il titolo del Qipitano de'Baroni, divenute assal rare, dovrebbero servire di mo- dello a obi imprende a trattar questo genere. II signer Bosa le studii bene e fara grandi progress! nel tratteggiar le ombre. Ancbe T esame dei metodi di Stefanino Delia Bella e di Duplessis Bertaux gli giovera molto. II prime faceva uso di vernice tencra e delF acido niirico , in vece della vernice dura c del" acqua-forte d" aceto : cosi praticavano anche Rembrandt e Bossieu, e cosi potevan meglio far ri- saltare la libcrta di un tratteggio pittoresco e di tinte ben degradate.

Dopo aver detto forse piii clie non era d' uopo sulla parte puramente artistica, lasceremo ad altri T osservare die rindice da un lato non ben corrisponde alle tavole , dair altro non si presta colla debita vivacita alia gajezza dei soggetti incisi. Lasceremo pure ad altri I'osservare cbe poco distinto ne traspare il carattere del costume vcneto il quale, essendo per se stesso assai rimarcabile, avrebbe aggiunto sapore alle composizioni.

S C I E N Z E.

La scienza teolo^ica V cmincnte scienza di Cesii Ctisto, opera delU abate Gin. Bauista Vertva di Soresina. Lodi, 1884, Oicesi, torn. /, part. iJ^ Prezzo lir. I austriaca.

II sig. abate Vertua non e nome nuovo pel mondo let- terario. Di qualchc sua pregevole operetta ha pur ragionato questo Giornale ( tomo 49.% marzo 1828, pag. 410). Ora spingendosi egli plii oltre nel vasto e difficile carapo delle scienze morali e teologiche ci pi'esenta un lavoro, che ap- pena esaminato da noi , desto nell' animo nostro un vivo desiderio , che ne la cangiata volonta deir autore , ne il poco favore del pul^blico , ne qualsivoglia altro malaugu- rato caso ne potessero impedire i progressi e il felice

-268 APPENDICE

compimento. Tanto bene auguriamo noi dell" opera intera' Perciocche la dottrlna del sig. Vertua fa alimentata da ot- time fonti ; nella scienza della religlone egli batte un cani- mino non a moltl comune ; il suo stile quanto rapido e conciso, e altrettanto nitido e chiarissimo; la sua logica e stringente, le sue dimcstrazioni sono appoggiate a gi'avis- sime autorita, la sua dizione nemica di frivoli ornamenti, e insieme nobile ed animata. Se il sig. Vertua nel seguente lavoro non e inferiore a se stesso, la gioventu ecclesiastica trovera in lui un amabile precettore , clie istruisce e di- letta, che getta^sodi ed ampissimi principj senza una mole indigesta di cose, che analizza ed ordina le idee, ma senza pedanterie. Solo inteso a giovare altrui , ha quasi sem- biante di non cm-are patrocinj. « Per lo piu (cosi si espri- me avanti tutto ) si pone in capo ad un' opera un nome illustre per raccomandarla ad un Mecenate potente che la protegga. O Y opera mia e buona , e si raccomanda da se stessa; o non e tale, e fa torto a chi si dedica. »

Secondo il nostro autore il sublime oggetto della teologia si puo definire P Eminente scienza della religione di Gesii Crista ; questa scienza comprende tutte le verita divina- mente rivelate ; e queste scaturiscono da due fonti , che sono la Sacra Scrittura e la Divina tradizione. 11 tesoro di queste verita potendo essere manomesso da uomini guidati dal loro spirito privato , Gesu Cristo ha provveduto alia sua inalterabile integrita coU' affidarne il deposito alia sua Cliiesa , coUa quale sara fino alia consumazione de'secoli, onde le porte d' abisso non prevaleranno giammai contro di essa. Alle verita rivelate la fede tutta si appoggia , ne vi puo essere verita di fede se non e divinamente ri- velata. Una tal fede che per se e divina , si dice anche cattolica, quando la Chiesa abbia emesso il suo irrefraga- bile giudizio , e proposta la verita rivelata da Dio a tutti i fedeli da credersi. L' autore pero mentre istabilisce sifFatti preliminari teologici non crede di limitarsi a questi pochi cenni ; ne parlera diffusamente a luogo piu oppor- tune. Tiene dietro il piano delP opera , espresso nelle se- guenti tesi. = Dio: P eterno fonte delPessere, considerato in se stesso , nella sua divina essenza , ne' suoi divini at- trlbuti. = Dio per cui solo esiste quel che esiste conside- rato nella stupenda opera della sua divina potenza , sa- pienza, bonta, = Angeli, celesti intelligenze, = Uomo fatto

PARTE ITALIANA. 269

ad inimagine di Dio. Sua originaria eccellenza , sua niise- randa caduta : e da qui tutto il grande , tutto il maravi- gUoso della Religione. = Adanio e Gesu Ci'isto. = La colpa e la Rcdenzione.

Nuovo Dizionaiio universale tecnologico o di ard e jTiestieri e delta economia industriale e commerciante compilato dai signori Lenosmand , Payen , Mo- lard minore , Laugier, Francoeur , Robiquet, Db'FRESNOY , ccc. Pviina tradiizione italiaiia , in jjiccolo. Ve/iezia , i83o- 18.34, presso Giu- seppe Antonelli, editore. Puhblicati 'S^ fascicoli che giuugono al vocabolo Stoviglie, e 2.6 distii- buzioui di tavole. Prezzo lir. 2 ital. al fascicolo di testo, e pure ital. lir. 2 ogni distribuzione di tavole. Ill Milano presso la Societd tipografica dei Classici Italiani, contr. di S. Margherita.

L' editore ebbe il felice pensiero di dedicare T importante tipografica sua impresa all' I. R. Camera di commercio , arti e matiifatture di Venezia , ed in fatti a chi meglio poteva convenire un tal omaggio che a quelle eletto stuolo di negozianti della illustre citta , madre delF industria ma- nifatturiera , non che del moderno europeo commercio , la quale addito e dischiuse alle altre nazioni le fonti dell'in- civilimento e dell' agiatezza ? Egli poi non si limito alia semplice traslazione italiana del vastissimo lavoro publjli- cato dagli esperti compilatori francesi, ma ben sapendo che la tecnologica scienza progredisce giornalmente con passo veloce , stabili di dar contezza delle invenzioni e miglioramenti sparsi di mano in mano dai giornali e dalle altre periodiche puhblicazioni f, cosi d'inserire articoli de-, dicati ai rami d' industria che piii specialmente conven- gono air Italia ; ed inoltre di agglugnere la esatta defini- zione di tutte le voci proprie delle arti e niestieri , in guisa da presentare possibilmente una perfetta nomencla- tura tecnologica italiana. Sino a qual punto poi , e come abbia egli adempiuto le qui indicate promesse ci riserviamo di esaminarlo ad opera compiuta.

L'interessante discorso preliminarc che serve d'introdu- zioue fu U-adotto lettcralmente senza aggiunta. In esso sono

270 APPENDICE.

csposte con maestria c Ijrevita varic discussioni uilll ccl istiuttive. Priraierainente contemplansi i progrossi dell" in- dustria in Europa , e paragonando la.ditFerenza tva lo sUUo deir uomo primitivo e cjuello delle attualL societa ricche c provvedute in abhondanza di una infinita d' oggettt utili ed aggiadevoli , fa riflettere quante pratiche ed investiga- zioni fn mestieri intraprendere e seguitare per ottenero si grande scopo ; quali sforzi e quale per Severn nza per giu- gnere a questa nuova esistenza clic aU'umanita Tindustria imparU ; e come ad accrescere il rapido sviluppo delle arti contribuirono efficacemente i soccorsi de'' lumi scien- tifici. " Si puo asslcurare , dice l' autore con avvedutczza, 0 clie se la scienza e Tindustria t'ossero al lorn perfetto }i sviluppo arrlvate, vedrebbesi Tagricoltura e la rurale eco- ;) nomia non essere die un' appUcazione della lisica vegetale u ed animalcf, le mariifatture,.la pratica della cbiinica e della n nieccanica f, il comniercio, una conseguenza della storia )/ delle produzioni natural! ed industri. » Per un avven- tnroso compenso poi la perfezione delle arti porse alia scienza poderosi ajuti.

Fra i principali moventi che dal principlo del secolo in qua spinsero con grande efficacia il progresso deir industria in Francia 1" autore ciui con ragione la Scuola Politecnica e la Societa d'' incoragglamento , istituzioni lodevolissinie entrambi , 1' ultima poi meritevole d' essere ovunque emu- lata , specialinente in Italia. La prima fti produttrice fe- ronda di scienziati illustri , di dottlssiml ingegneri e di cspertissimi manifcittori ^ P altra colla ben ragionata sua numificenza eccito P euuilazione tra i fabbricatori , indico c promosse molti importantissimi miglioramenti.

In un paragrafo speciale si addlmostra , con sodi razio- cinj e con opportuni esempi , la molta utilita che lo stitdio delle scienze tecnologiche puo arrecare a non pocbe classi di persone , e si accenna P iniportanza delle scuole con- sacrate alP industria. II paragrafo pero il piu notabile del discorso preliminare si e quello in cui si parla delP appli- cazione delle macchine alle arti. Molti sedotti da speciosi argomenti opinano che il rapido perfezionamento e P uso estesissimo che le macchiiie ottcnnero da pochi lustri in qua sia stato piii nocivo che utile alP uniano consorzio ^ il porre adunqviC in fronte al dizionario tccnologico una ronfutazionc che rendesse palese Perroneita di tale massima

PARTE ITALIANA. 27 1

era ben ragionevole oosa h perclo i dotti conipilalorl , fatta avendo V analisi di qiianto gli economisti ed i meccanici scrissero con piii scnsatozza sovra cjuesto argoniento, prc- scelsero le ragioni meglio fondale , addottc in difesa dellc macchine , e le esposero con bell'ordine, chiarezza e bie- vita. Primicramente fanno rlflettcre che avendo tutte le nazioni Europee introdotto a gara nelle lore manifatture «n si gran numero di meccanici ordigni nuovamente pro- dotti , ne risulta evidentemente che il loro uso cagiona ad un tempo regolare esecuzione , economia e celerita ; co- sicche ad una sicnra decadenza si sarebbero esposte quelle fabbriche che si fossero ostinate a non servirsene. Gli av- versarj delle macchine allegano che se un industriale im- magina un metodo meccanico acconcio a mcglio conse- guire lo scopo propostosi in una data fabbricazione » il suo privilegio gli assicura per alcuni annl un felice esito , e se fosse possibile ch' egli solo bastasse a tutti i bisogni, rovinerebbe senza dubbio le fabbriche del medesimo ge- nere, col raettere in commercio lavori piii belli a minor prezzo. A tale obbiezione si risponde che i piii lodati ri- trovamenti, al loro nascere trovaronsl per lo piii avvilup- pati in non poche iniperfezioni, cosicche rare volte riesci- rono proficui agl" inventori.

Molti osservando quanto numerose siano le macchine in tutte le fabbriche inglesi , e d' altra parte- lo straordi- narlo pauperism© di qiiel regno , le accagionano di quel male che all' invece attrlbuire si dovrebbe all' accumula- mento delle ricchezze in poche mani , all' immenso debito iiazionale , ed alle imposizioni eccessive stdla numerosa dasse dcgli artigiani ; anzi , se con maggior attenzione si csamina la quistione, risulta che il perfezionaraento delle macchine avendo incredibilmente aumeatata 1' industi-iale produzione servi di utilissimo contrappeso agl' influssi no- civi delle indicate cause.

Ma quantunque concedere si volesse che la repentina ammissione di alcuni agenti meccanici poderosissimi po- tessc sulle prime nuocere a qualche classe di lavoratori , forsc dedurre se ne dovrebl)e la convenienza di proibirne r uso od almeno di limitarlo ' Se cosi fosse , come stabi- lire la linea di separazione tra le macchine utili cd innocue 0 quelle che proscriverc si vorrebbcro' D'altronde se tal- volta qualche uocumcnto ha luogo in realta , la sperienza

27^ APPENDIGE.

insegna die noii e ne di grancle durata , ne di molta in- tensita relativa ; ed all' opposto risulta che le macchine ben luugi dall' opporsi all' accrescutiento delle forze mo- rali e fisiclie delle popolazlonl , sono i mezzi piii effieaci per accrescere prosperita ed agiatezza. Elleno eseguiscono gli uffici i pill penosi ^ raddolciscono le piii faticose ope- razioni che all' uonio incumbevano , ed introducendo eco- noniia e celerita aumentano largaiuente i prodotti , e ii pongono alia portata del maggior numero de' consumatori. Leggesi quanto segue nella Revue Encyclopedique^ torn. V. pag. 480. " Si contano iii Inghilterra dieciotto inila mac- chine a vapore , della media forza di sedici cavalli o al- 1' incirca di cento uomini. Queste macchine tpngono rlun- qne luogo d' un accrescimento di popolazione di incirca due milioni di abitanti che sono continuamente in atto , non hanno d' uopo di riposo , fanno tutto il grossolano deir opera , non dlmandano alcun compenso , traggono il lore alimento dalle viscere della terra e sostengono in questa nazione quegli uffici che gli schiavi esercitavano presso i Greci e i Romani , i servi presso i moderni. Queste macchine trasportano pesi , macinano , caricano o searicano navigli , tessono tela , panni , coperte , impri- mono gli ornati , portano acqua alle case , dirigono va- scelli, seminano, ricolgono, battono grani, traggono dalla terra metalli , li preparano , li lavorano senza sforzi ne rischi, infine sono una seconda natura che coU' abbondanza dei prodotti spontanei fornisce i mezzi di cambio colle produzioni degli altri paesi necessarie alia vita. Soccorso da questi ajuti potenti , arricchito d' ingegni tutelar! , il paese che non produce ne vino, ne caffe, ne zucchero, non olio, non canajja , non cotone , e meglio provveduto di queste derrate che ogni altro. Tante braccia liberate dai piii fa- ticosi lavori sono applicate a dirigere le stesse macchine, alle navigazioni lontane e ad altre importanti occupazioni. I salar j sono il doppio che in Francia , gli alimenti sol- tanto d' un terzo piii cari , e i vestiti popolari iin terzo a mercato migliore. »

Molti rimproverano alle macchine di rendere soverchia la produzione, talche mancando le vendite torna indispen- sabile diminuire i prodotti per ridurli ai termini del con- surao , e percio avvengono dei periodici stagnamenti no- civi alle fabbriche ed ancora piii ai lavoratori. A dir vero

PARTE ITALIANA. 2^3

questa ol)biezionc iion e senza fondauiento , giacche pur troppo lianno luogo di tratto in tratto delle perniciose lluttuazioui coiiinicrciali ; attesa pcro la prosperita sempi'o crescente clie lo stato di pace ha avventuiataiiiente intio- dotto fra Ic colte nazioni d" Europa , speriamo die , con- solidandosi sempre piii , quelle renderansi progressivauieiite piu rare e uieno intense. Quand' anclie T uso delle iiiac- cliinc , come di tutte le umane cose , noii fosse scevro di qualche inconveniente , nulladimeno e da riflettersi die i mauifatturieri die trascurare le volessero si porrebbero manifestameute uell' impossibilita di sostenere il concorso con qnegll stabilimenti in cui furono adottate, giacclie cola il consuniatorc suole di necessita accorrere ove trova dei jirodotti piix regolarniente eseguiti e meno costosi.

In ogni ])aese , in ogni tempo avvenne die i piii pre- gevoli ritrovamenti , e niassiinamente quegli die in pro- gresso riescirono i jiiii proficui alia societa, furono in prin- cipio scopo d ■' piii violenti sarcasmi e delle piii forti op- posizioni , della qual cosa il lodato discorso preliminare riferisce varj riuuirchevoli esempi. Scorgonsi pure in esso varie altre belle ed istrutllve nozioni. Solo avremmo de- siderate di ritrovarvi le indicazioui ed i coasigli opportuui per servire di guida all' introduzione hen ragionata e pru dente de' nuovi rami d' industria ne' singoli pacsi , avuto riguardo alle lore circostanze locali.

Siccome il cllma, 1" uljicazione , la maggiore o minor fertilita relativa , i costunii e V indole degli aliitatori , la maggiore o minor abbondanza de' capitali in circolazioue , il jjrezzo della mauo d'opera, la dovizia, oppure la man- canza di determinate sostanze minerali , non che de" com- l)ustibili si vegetfili die fossili, la popolazione piii o meno condensata , la quautita e la qualita relative delle forze uaturali atte a servire di motori , sono altrettante circo- stanze die per ciascun paese influiscono grandemente sul- 1 utilita e sul prospero risultamento die aspettare si pos- sono dai geocrl diversi di falibricazioni e d' industriali prodotti a proferenza gli iini degli altri , per tal motivo pensiamo die sareblie stato opportune ed iateressante ar- goiiionto quello di esaininare partiiamente il modo con cui ciascinia delle suddette caUSO esercita la sua influenza; co- me contraljbilanciansi mutuamentei e quando riputar deesi die le favorevoli circostaaze sieno per essere prevalenti ,

JJibL Ttid. T. LXXIV. 1 8

^74 APPENDIGE.

appoggiando queste ricerche ad esempi tratti dall' esito comparalo clie sortirono i principali rami d' industria agri- cola, manifatturiera e coniinerciale presso le nazioni piix incivilite si antiche die inoderne. Una tale discussione ser- virebbe al disinganno di colore die dal prosper© riusci- inento ottenuto in un dato luogo da una macdiina , da iin qualche processo industriale oppur anco da una nuova specie di produzrone, ne deducono la conseguenza die noa nieno felicemente fiorira sotto rinflusso di tutt' altre cir- costanze ; potrebbe quindi trattenere taluno dall' avventu- rarsi a nuove intraprese troppo azzardose ^ ed insegne- rebbe con qual maturo e ponderato criterio dev' essere sindicata la natura di tutte le cause si dirette che indirette die lianno relazione con viua progettata impresa prima di stabilirla detinitivamente. Quante industriali speculazioni ebbero malaguroso fine per essere stato trascurato od ese- guito imperfettaiiiente il necessario preventivo esaine! Una cieca fiducia sia nelle vantate straniere invenzioni , sia nei nuovi nazionali ritrovamenti e non meno nociva ai pro- gress! deir industria di quello sia una non ponderata ripulsa dipendente solo da irragionevole avversione alle novita. II mal esito delle invenzioni troppo precipitosamente accolte sparge suUe piii convenevoli una sfavorevolissima impres- sione che ad un tempo scoraggisce gli iiomini d' ingegno die capaci sarebbero d' inventarc o d" introdurre cose utili, e rende increduli e ripugnanti quegli die approfittare ne potrebbero. Quindi e die siccome la publ^lica prosperita. sta strettamente collegata col niaggior industriale sviluppo, e un importante servigio reso si all' una die all' alti'O , quello di combattere le due opposte tendenze viziose so- vraccennate i la seconda delle quail resta come dicemmo non poco avvalorata dalla prima.

In quanto poi al merito de' fascicoli sinora distribuiti , la traduzione ci parve soddisfacente , le tavole incise con precisione , gli articoli aggiunti convenevolmente scelti ; scorgesi in molti degli articoli tradotti la maestria e le profonde speciali cognizioni degli autori. Egli e bensi vero die vai'j importanti argomenti sono trattati troppo legger- jnente, e che sovercliia diffusione riscontrasi in altri meno rilevanti, ma questi difetti dipendono in gran parte dalla lessicogralica dlsposlzione adottata. Cio nuUadimeno rite- niamo che il dizionario tecnologico merita d' essere ascritto

PARTE ITALIANA. 27S

uel novero Jellc opere da ainiiiettersi noii solo nelle bi- blioteclie de' dotti, 111a pure nelle modeste raccolte de' libri lUili ad uso piivato di tutte le persone che coltivano il cominercio, ragiicoltura e le arti utili; queste troveranno ill esse ua gran nuniero di pregiate nozioni , le (juali sparse sono in una nioltitudine di libri di nialagevole accesso o perclie assai costosi , o perche poco difFusi. Avranno poi la soddisfiizione di controntare le praticlie relative alia loro professione ivi indicate con quelle da loro usate ; iin tale confronto potrebb" essere talora non infruttuoso.

Delia libera cstrazlone della seta greggia dal Piemonte , Memoria delC awocato Giaconw Qiovanetti. Torino, 1884, coi dpi di Giuseppe Fodratti, i/i 8.°

In quel tempo in cui le nazioni gareggiavano per trarre a se i vantaggi de' monopolj delT industria con qvxella specie di inaccliiavellisino mercantile ridotto a sistema da Colbert, nel Piemonte si pensb d'incoraggire le manifatture di seta vietando Tesportazione delle sete gregge ed assoggettandone la produzione ad una lunga serie di leggi vincolanti a fa- vore della classe industriale. Questa sconsigliata imitazione delle leggi inglesi e francesi organizzata colPeditto 4 maggio 1751 produsse la iniseria degli operai addetti alia torcitura. L" attenzione del governo fu richiamata piu volte sii tale disordine economico, e prima della rivoluzione francese, e dopo la restaurazione clie ristabiliva 1' antico sistema nel sue pieno vigore: ora che le leggi sulle sete veng-ono nuo- vamente sottoposte alle discussioni del consiglio di Stato, il cliiarissimo awocato Giovanetti nella Memoria che ab- biamo annunciata ha preso a difendere la causa della na- zione contro quclla del monopolio proclamando la libera estrazione delle sete gregge.

Secondo la relazione delPautore, la produzione della seta greggia nel Piemonte ascende al valore di 37,000,000 di franchi , e dlfTonde i suoi benefizj sui possidenti , sui lit- tajuoli e su tutti gli abitanti della campagna , senza di- strarre dagli altri lavori campestri le braccia de'' contadini La torcitura non occupa al presente in Piemonte piu di 9000 persone distribuite in lij filatoi. Stando ai calcoli pill moderati, tutta la seta greggia qualora passasse pe' fi- latoi piemontesi accrcbcerebbe il proprio valore di 8,55o,ooo

276 A P P E N D I C E.

di lire^ la qual somma tornerebbe a vantaggio de'proprie- tarj , de' filatoi , de' loro esercend , de' conimerciauti che forniscono la seta e de' 9000 operai che sono Impiegati nel lavoro materiale della torcitura. Nel fatto il guadagno de'torcitori si ridnce, se sono uomini ad una lira per gior- nata, alia meta se donne , ed al quarto circa se sono fan- cinlli. Questo fenomeno perfettamente contrario alle mire della legislazione pieniontese e il frutto naturale degli stessi privilegi accordati ai setificj, coi quali si e creduto di pro- inovere P industria nazionale soddisfacendo alle pretese di un cieco egoismo mercantile.

Dietro leggi, la cui origlne spesso risale al principio del secolo scorso, venne proibita I'estrazione de'bozzoli e delle sete gregge ; si prescrisse la consegna de' bozzoli che si raccolgono ne' paesi limitrofi e la consegna delle tratture ; furono vincolati con regole invariabili i procedimenti della trattura e della iilatura ^ la classe de' torcitori venne as- soggettata a tirocinj, a doveri onerosi, e ridotta all'ordine disastroso delle maestranze; finalmente si sono poste tutte le operazioni industriali relative alle sete sotto 1' imme- diata ingerenza del governo. Per necessaria conseguenza di tale sistema , esclusi gli esteri dal mercato de" bozzoli e della seta greggia , i trattori esercitano il monopolio suUa classe de' possidenti e de'contadini addetti alia coltivazione de'bachi da seta, ed i torcitori esercitano un secondo mo- nopolio a danno de' trattori ; la produzione resta danneg- giata dal procedimento industriale stazionario che non si adatta ne ai progressi delle arti , ne alia mutabilita della jnoda e delle ricerche : le stesse leggi pedagogiche forni- scono mille pretesti ai torcitori per molestare i proprietarj della seta greggia, per avvilirne il prezzo coi riliuti e susci- tare qnestioni sul consume anche dopo fermato il contralto ^ mentre il numero de' trattori resta scemato dalla necessita di lasciare giacente ed improduttivo il capitale impiegato nella seta greggia, fino a che ridotta in organzino venga alienata dal commerciante interpositore. Ne derivano quindi r abbandono in moiti luoghi della coltivazione de' bachi da seta , la quale potrcbbe essere raddoppiata ed anche qua- drnplicata colla liberta del commercio , 1' alto prezzo de' bozzoli e della seta greggia in causa del monopolio che calcolato in relazione alia Lomliardia fa pagare all' intera nazione circa (^,000,000 di franchi per iiianteiiere 9P00

PAHTE ITAL1A.NA. 2^7

miserabili impiegati ncUa torcitura , e per ultimo la ileca- (lenza visibile de' lilatoi diniiniiiti d'un tcrzo in U'ent'' anni per la diminuzione del prodotto prinio proveniente dal dop- pio monopolio de' trattori e de' torcitori.

Per promovere 1' industria maiiifatturiera convenlva in- coraggiare la produzione de' bozzoli. "■ L' agricoltore ed " il possidente arricchiti (dice Tautore ) avrebbero accre- }i sciiite le consuinazioni ricercando nuove comodita, nuovL » piaceri , nuove consumazioni. II danaro estero avrelibe » rifluito su tutte le arli destinate al mercato interno ; " questo si sarebbe fatto florido ed esteso, e sarebbero indi >i uscite le nostra manifatture sui mercati esterl in con- )/ correnza colle straniere. Un genio nialelico ha rovesciato >i r ordine semplicissimo di queste idee rivelate dalla na- II tura delle cose. Non si e pensato che a una protezione >i diretta dell' arte della torcitura , credendo di forzare la // seta greggia a subirne tra noi gli apparecclii , e ad una eguale protezione delle manifatture de'tessuti resplngcndo ') coi dazj le straniere. Si cadde cosi nella piii evidente >/ assurdita, perche il possidente e 1' agricoltore sconfortati >i e impoveriti si abbandonano all' inerzia , e sottraggono •I piu che possono la produzione serica ad un vincolo » odioso, i filati non riproducono tanti organzini e trame >i che ne derivi 1' abbondanza , fra cui sorgono e prospe- » rano le altre manifatture e tutto e cosi sospinto ad una V potente decadenza " ( pag- 86).

A compiere il sue assunto 1' autore svolge alcune giu- diziose considerazioni sul contrabbando cagionato dal siste- ma proibitivo, mostra il pericolo d'insistere in tale sisiema, avvalora le sue dimostrazioni coir esempio della Francia e di molti Stati Italiani, e da ultimo fa vedere i vantaggi che potreljbe trarne Terario col dazio sul libero commercio della seta.

Dalle poche idee clie al)biamo tolto dalla Memoria del Gio- vanetti cliiaro appare che considerata scientilicamente dessa e un' applicazione del sistema della liljera coucorrenza piii volte proclamato in Italia e illustrato dallo Smith. Riguardo alia questione positiva sulla cstrazione delle sete gregge , r autore col suo lijjro ha agginnto un veto autorevole alia causa della libera concorrenza difesa dal Vasco , dal Lan-. cisa e da altri economisti. Egli ha sviluppato quell' inti'ec- cio royinoso d' inter.essi; di nionopolj e di fiodi dipendente

278 APPFNDICE.

ilalle leggi proiliitive , con perspicacia e con pienezza di principj e di cognizioni si fatta die la sola mala fede potra resistere alle sue diinostrazioni. Noi speriamo die le leggi economiclie del Piemonte si porranno onnai a livello delle scienze civili, e abbandoneranno un sistema die ripugna alio stesso Colbertisino^ giacclie il Colbertismo non coasiste in nil miscuglio casuale di proibizioni , ne in un reggi- mento pedagogico die costituisca un meccanismo ferreo e immutabile alP attivita diretta dall' istinto infallibile del- 1' interesse individuale. Quand'anclie poi le leggi proibitive del Piemonte si potessero sciogliere dalle discipline vinco- lanti i procedimenti industriali, quando fossero incoraggite dair aspettativa di uno spaccio di manifattm-e die di fatto non si puo sperare in un piccolo Stato , ne fossero scon- slgliate dal timove di soppi-iinere un ramo d' industria preesistente, la produzione delle sete gregge , il solo prin- cipio fondamentale di Sniltb dovrebbe rendere dubbioso chiunque volesse imporre leggi al commercio senza la prospettiva di ottenere un vasto monopolio esterno. Ogni legge commerciale cbe non sia inutile deve di fatto in- fluire sulla scelta degl' impieglii de' capitali , quindi non puo rhe deteiiorare le rendite de' capitali cbe altrimenti sarebbeio stati destlnati agl" impieglii di maggior profitto e per cio stesso di maggiore utilita per la riccbezza nazionale.

Nuovo Costiere del mare Adriatico compilato da G. B. V. M. Grubas vlnizicuio, autore della Carta del mare Adriatico dcdlcata alV I. R. Gcnerale maggiore Ago- stino di Conitik , e di molte nitre opere spettanti alia navigazione teorico-pratica. Venezia. i833, tip. Antonelli , in 8.° di pag. 1 8o.

Questo Costiere e in due sezioni diviso. La prima tratta della costa occidentale dal Capo di S. Maria sino a Vene- zia ; la seconda della costa settentrionale , orientale ed au- strale da Venezia sino all' isola Saseno. Cliludesi con un cenno brevissimo svii venti e sulle correnti.

Lo scopo deir autore , secondo cio die dicesi alia pag. 1 2 , sembra essere stato specialmente quello di guidare la navigazione dei hastimenti di grossa portata. La via cb' essi tenere debbono lungo tutte le coste deU'Adriatico ci sembra descritta con bastevole regolarita e cbiarezza. Quanto agli

PARTE ITALIAN A. 279

ancoraggi etl ai poi'ti adatti a sei-vir di ricovei'o ai basti- nienti in caso di bisogno , Tautore ne ha di mano in mano indicati tutti ((uelli che gli erano noti.

Ma sgi'aziatamente egli non conosceva tutto cio che venne pnbljlicato dopo il 18 16. Pero concepire non saprebbesi come niai egli nel i833, quando stampo il suo libro igno- rasse ancora die a Venezia e a Trieste , dove sono Col- legi ed Accaderaie per T insegnamento delF ai'te nautica, si vendeva gia da qualche anno 1' Atlante dell" Adriatico publ)licato da qnesto I. R. Istitnto geografico militare in 3 1 fogli con un Portolano abl:)astaaza voluminoso , poi- che composto di 612 pagine in 4.° grande. E di fatto se .ivuta ne avesse notlzia , non avrebbe potuto dire a pag. 82 : cib che rende piii difficile ancora la navigazione di que- sto golfo del Qaarner e la poca esattezza , e la disparitd delle carte sinora puhhlicate , o che sono a mia cognizione. E nella nota alia pagina stessa non avrebbe probabilmente aggiunto che : meriterehbe questo mare di essere piit diligen- temente ossenato per tos.li€re ai marini quell' inquieta incer- tezza di non sapere finora a quale attenersi fra le varie carte che sono tanto discordanti V una dalV cdtra.

L'autore va copiando qui e cola, ora i\ Costiere del mare Adriatico di Gio. Domenico Bassi, slampato a Venezia nel 18 12. ora il Pilota pratico alia costa occidentalc del mare Adriatico del cav. Ignazio Prina stampato a Milano nel 1816, cd ora un manoscritto del capitan Caneazzo. Mette ancora a contribuzione Y opera del Colora sul mare Medi- terraneo , venuta alia luce in Amsterdam nel i65o, e cosi pure le note sparse nel fogli dell' Atlante del Lucio. Ma grandissiraa maraviglia ci ha fatto, e certamente intendere non si saprelibe , come mai il sig. Grubas seguito non abbia la carta civ egli medesimo publDlico nel 18 16 a Trieste presso r Orlandini , e della quale si manifesta autore anche nel frontispizio del Nuovo Costiere. Basti un solo esempio. A pag. 140 dice copiando il Bassi , che il Porto Carhoni nel- r isola di Curzola e distante 12 miglia da Lissa. Ora se tratta ne avesse la distanra dalla sua propria carta , tro- vato avrebbe ch' essa ascende a aS miglia; e cosi acco- stato sarebliesi molto piu al Aero ; poiche secondo le mi- sure calcolate sovra non dubbie basi nel 1819 e nel 1820 il Porto Carboni e distante dalP isola di Lissa 22 miglia tirca. Ma iatorno allc disianze il sig. Grubas e sempre

2< 0 ArrENDICE.

infelice, e lo e slmilmente intorno alle posizloni dcgli scogli. Che poi non aljl/ia spesse volte indicati i pei-icoli che si nascondono sott' accjna lungo le coste di NapoU e della Dalmazia merita peidono; perche molti erano ignoti anche al Lucio, al Bassi e al Caneazzo. Tuttavia non e dillicile ad intendersi quanto dannevole riuscire possa cotale omis- sione anche ai piii esperti mariui. A tpiesti puo nuocere non meno un altro difetto dell' autore. Perciocche sebbene ii suo scopo , siccome abbiam accennato, sembri esser quelle di servire alia navigazione de'bastimenti di grossa portata, parla nondimeno anche di luoghi, che non possono essere frequentati se non con piccole bardie ;, e tuttavolta si di- meniica di liotare questa d' altronde si grave circostanza. A cagion d' esempio , sulla testimonianza del Bassi mette nn porto a tramontana dell' isola di Lagosta , ove si trova la villa delio stesso name, net quale, cosi egli si esprime a pag. 144, volejido entrare e franca V entrata ormeggian- dosi vicino ai magazzini. Quel supposto porto non e altro che un seno piccolissimo e capace soltanto di bardie pe- scarecce f, le quali non sono tuttavia sicure contro i venti settentrionali , se tratte non vengano a secco.

Oniettere era non dobbiamo di rammentare quasi per saggio due singolarissinii errori comeche Innocenti. L' uno si legge a pag. 10. Tra Capo Vieste e Termoli , dice 1' au- tore . vi sono le due citta di Rotti c Fortorre. La prima vi e in fatti e si chiania Rodi ; ma la seconda non vi e mai sussistita , per qnanto a noi consti. In sua vece vi si trova il fiunie Fortore , il Frento , Fronto o Frentone degli an- tichi, il quale ha origine nei lioschi di Mazzocco e sljocca in mare tra Rodi e Termoli. Qui 1' autore ha preso un fiume per una citta. L' altro errore e a pag. 98. Navigan- do ^ cosi Fautore, per il canale, tra le isole Ulbo e Selve, e volendo andare a Zara a miglia i5 si trova per sirocco circa la Punta Dura , che e la prima punta della terra fer- ma che si ritrova. Chiunque conosce I'Adriatico sa die Pun- ta Dura e un' isola, e nel 18 16 lo sapeva andie il signor Grubas, poiclie nella sua stessa carta Punta Dura e dal mare circondata.

Sarebbe troppo lungo e soverchiamente nojoso il discor- rere de' passi oscuri , e dalle espressioni false o ambigue di cui r opera e piena. Potranno liastare due sole citazioni. A pag. 8 si dice, che Barletia con Manfredonia si guarda

PAUTF ITALIANA. 28 I

tnaistro e sirocco circa 22 miglid, volenJosl dire clie la prima citta e distantc 23 mipilia a scirocco della seconda. A pag. 9 cosi r autore si esprinie : Egli , cioe il montc clelV Ange- la, sparge estesamentc nel mare e forma un ben rimarcabile promontorio sotto il noine cU capo Vieste dove si ricoverano i piccoli bastimentl, colla precauzione cli non accostarvisi inolto per non essere avviliippati nclle corrend fortissiine die lo ag- girano. Nessun navigante a\Ta certo il coraggio di ricove- rarsl intorno ai capi o ai promontorj , massime se sono doniinati da fortissinie correnti.

Tutte le qnali cose venncro da noi accennate, sembran- doci che sarelil^e veramente una sciagura , se alcnno si accingesse a navigare neirAdriatico colla sola infedelissima scorta del Nuovo Costiere del sig. Grubas, la quale nou insegna tutt' al piii se non quel poco che sapevasi nel 1816, quando per munificenza dell' Augusto nostro Impe- ratore e Re , a lunie e vantaggio de' navigantl , fu intra- jM-eso il gia da alcuni anni publilicato Atlante del mare Adriatico, corredaLo di ua Portolano, il quale, siccome a noi semlira, nulla piu lascia a desiderare ne meno ai piii esperti dell' arte nautica.

Isdtazioni d'c materia medica di Domenico Bruschi , professore di mateiia medica e botanica nella Fun- tificia Uiiii^ersitd di Perugia ecc. Prima ediziune Milanese con note del dottore Giovanni Pozzi. Milano , 1884, a spese della Societd editrice. Vol. primo, in 12.°, di pag. 896. Lit: 4. 5o ital.

Di quest' opera noi gia abbiamo tenuto discorso nel tomo So.", giugno 1828, pag. 408. Esaurita essendo I'edi- zione perugina fu pensato in INIilano ad una ristampa col- I'assenso e la cooperazione dell' autore. Tra il quale ed il sig. prof. Gio. Pozzi correndo ottima intelligenza , questi vuole apporvi conienti in forma di note a pie di pagina. Essi tendono per la maggior parte a rettificare in sense dei seguaci delle diatesi di stimolo e di controstimolo Fazione di alcuni rimedj.

La prima nota alia p. 85 stabilisce una distinzione fra i rimedj aniari , secondo che essi contengono o il princi- pio astringente o 1' aroma , ovvero sostanze narcotiche. Questa distinzione merita tutta I'attenzione de'pratici.

282 A r p E N D I c r.

Nella seconda nota che e alia p. 121 trovlamo esposta una opinione, la quale, qualora fosse ricevuta, tonierebbe a danno tie' malati , ed e clie la corteccia peruviana non e un farmaco prodigioso soltanto nelle febbri intermittenti di diatesl astenica, ma anclie in quelle di diatesi stenica. Que- sta opinione e fondata suiripotesi die rinfiammazione non possa essere intermittente. Addio dunque peripneumonie intermittenti che noi abbiamo curate le tante volte e sem- pre con felice successo mediante la corteccia peruviana, e addio oftalmie intermittenti che abbiamo pur vedute ed egualmente risanate. II negare direttamente i fatti perche non sono in armonia coi sistemi , e a dir vero cosa bia- simevole.

La terza nota alia p. 1 24 s' aggira intorno alia putredine degli umori, ed e a parer nostro la piu importante di tutte.

Nella qviarta nota, p. 226, s" impugna Tesistenza de'ri- niedj involventi, e noi ci accostiaino all' opinione dell' au- tore delle note quando parlasi delle seconde vie , ma non cosi quando trattasi delle prime vie.

Nella quinta nota, p. 233, I' autore fa osservare non essere T olio in tutti i casi un antidoto sicuro , come ge- neralmente si crede , contro i veleni contenuti nello sto- niaco , e cio perche esso ha la facolta di sciogliere alcuni e renderli cosl vie piii nocivi. Qui si avrebbe potuto ad- durre per esempio le cantaridl.

Nella sesta nota, p. 286, si disapprova il miscuglio dei rimed] cosi detti deprimenti con gli eccitanli. Tale miscu- glio sembra di fatto assurdo in teoria: lo sareblie egli egual- mente in pratica? noi non lo crediamo.

Nella settima nota, p. 273, 1' autore inclina a credere che i drastici siano piuttosto irritanti, anzi che controstimo- lanti. Lontani da simili scolastiche classificazioni , ci limi- tiamo ad osservare, che abbiamo veduto nascei-e dall'abuso della sena , della gomma gotta , della scamonea , ecc. in- fiammazioni del tubo intestinale , e che ne abbiamo vedute guarire delle altre con questi stessi rimedj. Per esempio introducendo in un occhio qualche grano di raercurio pre- cipitato rosso vi si desta una flogosi, e questa ove dipenda da un vizio scrofoloso e sia cronica viene distrutta qunsi per incantesimo dallo stesso mercuric precipitato rosso.

Nell' ottava nota, alia p. 324, s' impugna 1' azione irri- tante degli emetici. Noi, sebbene lontani dall' essere seguaci

PAllTE ITALTANA. 283

ili Broussuis , o di qualsivoglia alU'o caposetta , non pos- siaino amniettcro qiiesta opinione.

Blcerclie a sttihilire qnalt possono essere le miglioii indicazloni , cd il pin sicnro metodo airativo pel trattamcnlo delle malatde infiainmatorie , del dott. Ltiigi Emiliani , professore di cUnica medica e mcdiciiia pratica nclla R. Universitd di Modena. Seconda edizione, con aggiimta di una Lettera del dott. Alcssandro Puglia di Reggio . sullo stesso ar- gomento. Modena, 1 833, per Vincenzi e comp., in o." di pag. xlvi e i52. Prczzo lir. 2. 5o ital.

Selibene molti in vero sieno gli scritti intorno airinfiam- mazione , tuttavia limane vivo desiderio di un lavoro , il quale porti maggior luce al suo misterioso piocedimento. II sig. prof. Emiliani gittavasi percio infino daU'anno 1829 in tanto aringo facendo di pubhlica ragione queste sue Ricerche , clie era vengono ristampate. Egli le divise in due capitoli , nel primo de' quali sono le premesse generali alle indagini intorno le indicazioni curative della infiammazione e de' suoi effetti.

Pare a noi , clie in queste premesse F importantissimo argomento della infiammazione si possa dire appena ab- bozzato. In generale il sig. prof. Emiliani batte le pedate del Tommasini e del Goldoni, concliiudendo die a formare il processo flogistlco ci vuole afflusso di sangue straordi- nario, il quale penetri e si sofFermi nei capillar! arte- riosi o secernenti od esalanti con aggiunta di eccitamento vitale , cui si uniscc incremento dei processi assimllatorj- Laonde emette poi la seguente defmizione: " allora solo puo dirsi una parte essere inliaramata quando il sangue , penetrati per qualsivoglia causa i di lei capillari arteriosi non usi a riceverlo , cosi in essi venga sofFermato da pro- durvi e mantenervi con inevitabile progressione di aumento una serie di disordinati movimenti , e quindi un' insolita od eccedente corsia sanguigna. >>

Nella quale definizionc noi prima di tuttonon sappiamo rinvenire tratti snfllcientemente distinti , pe' quali ne spic- chi la vera fisonomia ed andamento del processo flogisti- co. Poi a ben considerarc Tessenza, in cui il sig- Emiliani vuole che consista 1" infiammazione , rilevasi che ove i

284 APPENDICE.

vas'i capillarl o secernenti od esalanti sieno occnpati da sangue, die vi rinianga stagnante , nou possono per nulla cseguire le proprie funzioni , e quindi non puo aver luogo r increniento del processi assimilatorj, i quali appunto dai capillar! secernenti si eseguiscono.

Finalmente nel processo inllammatorio non avviene vero increniento di essi processi assimilatorj ;, poiclie in questo caso ne dovrebbe sempre conseguitare la cosi detta iper- trofia, ossia I'aumento di volume de' tcssuti nella condizione norniale : ma scorgesi all' incontro una inclinazione alle anormali forraazioni , quali sono i trasudamenti, le pseudo- membrane, la suppurazione, ecc. E perclie una parte della economia vivente dia maggiori prodoiti assimilatorj bisogna die accresca di attivita nelle sue operazioni , ritenendosi pero nei limiti delle normali condizioni ; die se va a cade- re in pervertimento, alterati ne debbono di necessita venire anche i prodotti suoi , ch'e appunto cio che occorre nel processo flogistico.

Piu ricco e il Capitolo seconclo delle indicazioni e metodo curativo da seguire nel trattamento delle malattie infiamtna- torie. Nulla per altro e in esso die staccliisi dalle comu- nali idee , e dalla ordinaria pratica , salvo una tale clrco- spe'zione neU'uso de' mezzi curativi , die pare degeneri in falso timore di operare anche ove e mestiero di attivita.

La lettera finalmente del sig. dottor Alessandro Puglia non e die un' apologia della maniera di vedere e di ra- giouare del sig. prof. Emiliani.

Sulla dignitd della medicina legale, discorso del cav. Carlo Speranza , medico provinciale emerito del regno Lomhardo-Veneto , prof, emerito di terapia specialc , e di clinica medica , prof, attuale di vie- diciiia foreiise e di igiene pubhlica nella D. Uni- versitd di Parma, ecc. Parma, i833, per Gia- como Donati , in 4.'' di pag. So.

Instituitasi dall' augusta Maesta di Maria Luigia neirUni- versita di Parma la cattedra di medicina forense , ed eletto ad insegnarla ii cliiarissimo sig. prof. Speranza , egli il di 17 gennaro i83o apriva le sue lezioui col presente discorso. Ben invero s'addiceva all' occasione il soggetto per esso

PARTE STRANIERA. 285

trascelto, il quale poi con maestra inano trattato, vien messo in piena luce. E mentre il nostro professore con forza Ji argomenti e con anipia erudizione dimostrava la dignita in cui e la medicina legale , faceva pur vedere in quale relazione essa rinviensi coUa legislazione, quale possa abbia in sul foro civile criniinale , quale vantaggio arrecasi al pubJjlico e private interesse , e per conseguente di qua'.i cogiiizioni dehba andar fornito in attenenza alle scienze IJsiche , naturali e morali il medico clie vuole con tran- quillita di coscienza in cio adempiere al proprlo dovere.

Memoria anatomico-fisiologico-patologica sidla struttu- ra, le funzionl e le malatde del novo grande sim- pat'ico delV itorno di G. F. Lobsteiji , professore a Strasburgo ; traduzione dal latino corredata di note c comenti dal dottore Domenico Branca medico chi- j-nrgo inaggiore dello spedale di Varese. 3Iilano, 1884, coi tipi di Paolo Andrea Molina, pag. 187, in 8."; con i o tavole.

La scienza del sistema nervoso e la base ed il fonda- jnento di tutta quanta la medicina. Bicliat fu quegli clie in- coniincio ad ordinare le idee relative alia divisione del si- stema nervoso in animale ed organico. Quanto erasl scritto prima di lui non offeriv^a die cognizioni sparse ne insienie cqllegate. Egli avviso clie il sistema nervoso organico avesse tanti centri , quanti sono i ganglj. Questa sua dottrina sog- giacque a varie modilicazioni. Accuratissime investigazioni dimostrarono clie la vita plastica o vegetativa e governata dal nervo grande intercostale , o, come pur dicesi , tris- plancnico. II chiarisslmo professore Lobstein si accinse a raccogliere tutto cio die erasi proposto sul medesimo: mol- tiplico e vario le sue osservazioni e gli esperimentl suoi , fece senno dell" anatomia , della fisiologia , della patologia per arrlvare a conoscere 1' influenza di quel nervo od ag- gregamento di ganglj : ovunque si mostra , qual e , versa- tissimo in ogni ramo della medica disciplina. Egli detto in latino r opera sua: 1" Italia desiderava di Vedeila interpre- tata nella propria lingua : ed il dottor Branca soddisfece a quel voto. Ma questi non si accontento di esscre dili- geatissinio ncl pbrre nclla piii cliiara luce i pensauicnti

a86 APPENDIC 1%

dell' autore : vi aggiunse note e comenti , di cui i seguenti soiio i punti principal!. Scarpa nega che il sesto pajo cer- vicale concorra a formare il grande intercostale. II clie era gia stato avvertito dal valoroso Panizza. I nervi spinali , die procedono dalle radici anteriori della midolla spinale , presedono al moviniento muscolare volontario, e quelli che provengono dalle radici posteriori presedono al senso. A questi secondi appartengono i nervi che formano i ganglj del trisplancnlco. In uno stato di esaltazione e di perver- tiniento del sistema nervoso un organo puo diventar vi- cario d' un altro nel venire impressionato dalle potenze e provare una corrispondente sensazione. Secondo questi prin- cipj si spiegano i fenomeni descritti da' difensori del ina- gnetisnio animale. Nella tisichezza conviene il metodo nu- triente e non il debilitante. Sulle quali proposizioni del chiarissimo dott. Branca ci faremo lecito di osservare : i ." clie la teoria de' magnetisti e affatto repugnante a quanto c'insegna la fisiologia : e percio noi non possianio acque- tarci, se prima non veggiamo effetti che la dimostrino : e sin qui non ne abbiamo. Tanto pin crediamo di avere il diritto di rinianerci peritosi , in quanto che la maggior parte degli scrittori impugnano la facolta visiva all' epiga- strio e negano simili altri fenomeni. Sulla tisicliezza noi siamo d' accordo col Branca che torui opportune il metodo nutriente; ed avreinmo soggiunto non eccitante, cioe non cukfaciente. Salvador! pecco in questo che amministrava calefacienti : pajonci errare molti moderni i quali non sanno veder altro che flogosi , e questa sempre identica nel suo procedere. Nell' inliaaimazione devesi aver presente quello die dice il celeberrimo Tiedeuiann nel suo trattato com- piuto di fisiologia : vale a dire che vuolsi ragguardare alia forza plastica , come quella che e la prevalente nel pro- cesso flogistico.

Mezzi sicuri per dlstruggere i vermi roditori del fru- mento in erba e sii le spiche. Modena , 1 833 , per Vincenzi e comp., in 8.°, di pag. loo. Prezzo lir. I. 25.

Gia sino dall'anno 1777 il signer prof. Corti pubbli- cava per ordine del governo un' operetta, nella quale erano indicati i mezzi piu facili e piii sicuri onde distruggere i

APP. PARTE ITALIANA. 287

verini e gP iusetti che nel Modonese arrecavaiio non poco giiasto alle piantagioni di fruniento. II qual danno durando anche tuttora si penso i-istampare T operetta del sig. Corti con aggingnervi alti-i modi, che riescono opportuni al me- desimo intcnto, e clie sono : dare quattro lavori di aratro alia terra prima di metterla a frumento ; resti'ignere la seiuinagioiie del frnmento alle terre buone e ben prepa- rate ; per far maggiore ricolta in piccolo spazio con mi- nor! spese e fatica avvicendare le seminagioni delle gra- minacee colle leguminose ^ protrarre la seniinatura del fru- mento al tardo autunno, e tenere Ijen mondo di ogni erba e specialmente delle graminacee qualunque terreno pros- simo a quello preparato pel frumento , perche i vermi nascendo mancliino di pascolo , e mojano di fame ; obbli- gare per legge i contadini a dare la caccia ai vermi od in- setti nocivi ed abbruclarli. L' anonimo compilatore si rin- franca dappertutto con autorita e con osservazioni prati- clie. Una tavola fa conoscere i prezzi sommi ed infimi del frumento dall'anno 1710 al i832. Finalmente sono riportate in tavola in rame le figure che nelle diverse metamorfosi suole avere lo scarafaggio che rode il frumento.

V A R I E T A.

Cronaca delle scienze , lettere , arti, istrazioue e pubblica ecoiiomia in Italia.

STATI PONTIFICJ.

XtoMA. II nuovo letto sotterraneo che sta scavandosi pel fiume Aniene a traverso del monte Catillo presso Ti- voli, on^e porre al coperto questa famosa citta dai dauni del suddetto fiume , merita di essere ben conosciuto. Veri- ncatosi nel 1829 da una commissione di scienziati cola spediti appositamente dal Governo il pericolo sovrastantc ad una parte di quella citta, e specialmente al tempio di Vesta e alia grotta di Nettuno per le vaste corrosioni

20b V A R I E T A .

sotterranee operate ilairAnlene dopo la sua caduta dal nuovo nmraglione costrutto nel 1828 , fu adottato dal Governo il progetto dell' ingegnere architetto sig. FolcM , cui fumie aftidata T esecuzionc , onde per sempre e con sicurezza fossero allontanate dalla citta iilteriori rovine. Consiste il progetto nelFaprire un diversivo al corso dell' Aniene per rimuoverlo dalla caduta attnale , e quindi dal passaggio sotto la citta. Nella topografia di quei contorni non fu trovato altro spediente die di forare il monte Catillo situato incontro Tivoli a destra dell' Aaiene , e di portar questo ilunie a slioccare nella direzione di Nord-est al di la della grotta delle Sirene sotto la strada di Qaintigliolo alia di- stanza di 200 met. dalla porta S. Angelo , formando una cascata al pie dello stesso monte nell' altezza di 100 met sopra il corso del fiume die ivi si ritrova.

L'inibocco di tale diversivo si fa superiormente all'at- tuale cascata in distanza di Sao met., ed il diversivo stesso e tntto cavato nella pietra calcare secondaria , della quale e composto il monte, diviso in due cuniculi a contatto e paralleli, largo ognuno nella base deirindjocco met. 10, ele- vato in arco acuminato , o gotico alto met. i o nella lun- ghezza di metri 3oo, munito di un continuato marciapiedi per praticarvi in tempo delle piene medie. La pendenza clie si e data al fondo e dell' uno per cento, restringendo gradatamente la larghezza del cuniculo sino alio sbocco dell' uno per cento , cosi die la media area o sezione di un cuniculo risulta di met. quadr. 9. 78 circa ; e la intei'a cubicita della pietra da cavarsi e di metri cubici 46800, a cui aggiunte le due piazze avanti 1' imbocco e sbocco si calcola in totalita tutto il solido da tagliarsi a sopra 5oooo metri cubi.

Sebbene la plu facile figura da egeguirsi in un traforo sia senza dubbio la forma circolare ad un sol vano , cio non ostante avuto riguardo alia stratiiicazione del monte in rapporto alia corda di met. ac sopra la quale avrebbesi dovuto scrivere il circolo della volta, 1' ingegnere autore del progetto ha creduto di adottare il sesto gotico a dop- pio cuniculo, onde sceniare il moniento meccanico , e sud- dividere in due 1' apertura troppo estesa di un cuniculo solo. La larghezza di met. 20 di arabidue i cuniculi e la stessa di quella data alia Cliiusa attuale calcolata sulla por- tata delle piene, e suU' altezza di uiet. 3. 5o di acqua. II

V A R I E T A*. 289

ciglio deir iinbocco si orizzonta al ciglio della Chiusa sud- detta , ed il piano delle due strade , che sopra il raonte attraversano i cuniculi dista dal culmine della volta met. 8 ill circa. La grandezza della sezione fa si die iion vi sia bisogno di pozzi per il corso deir aria , e nella lavo- raziohe di giorno non occorrono neppur luini , eiitrandovi luce abbastanza per vedervi. II lavoro e stato attaccato in quattro piinti ; cioe all' imbocco dei due cuniculi , ed alio sbocco , essendosi stabilite le paline o bifFe di direzione in modo die n' e sicuro 1' incontro. Ragguagliatamente si e gia protratta la lavorazione alia meta della lungliAza di ciascun cuniculo, lavorandosi di giorno e di notte col ine- todo dei picconi e zeppe , e di piccole mine ben dirette e regolate a seconda della durezza dei massi ; e lo scavo appaltato pel totale compimento 11' esce corrispondente a tjuello scandagliato nel progetto, onde tutto sara coudotto a fine nella prima vera dell' anno venturo i835.

REGNO LOMBARDO-VENETO.

Venezia. Modello del monumento di Francesco Pesaro. Invenzione non conosciuta di Antonio Canova. Del mo- dello in cera condotto con estrema linitezza ed aniore dal- r immortale Canova pel monumento di Francesco Pesaro, ninno ancora ne ha detto parola : e nemmeno per noi se lie potette far cenno quaiido dettammo la vita del sommo scultore , perche allora non avevanio avuto per anclie oc- casione di poterlo vedere ed esaminare : onde del tutto ci si rendea impossibile il descriverlo.

Ora diciamo esso modello eseguito parte in legno e parte in cera esistere in Venezia nella casa di Lorenzo Ca- valiere Giustiniani Recanati, il quale ci fu cortese di mo- strarcelo con ogni maniera di gentilezza, quando all'egregio sig. aViate Betio , bililiotecario marciano , piacque per sua somma grazia farsi a noi scorta per ammirare alcuni pre- ziosi monunieuti delle arti venete.

Francesco Pesaro fu procuratore di S. Marco , consigliere della Stella d' oro , uomo di luatura gravitii , di senno au- torevole e caldo d'amore per la sua patria. Ne' tempi die girarono calaniitosi a Venezia i tiviii drilti, per quanto fu in sua maiio , acerrinianiente difcse , e se il consiglio

Jj'iOl. ItaL T. LXXIV. 19

290 Y A U I E T A .

suo fosse prevalso, dice il Botta, Tatitica veneta grandezza starebbe.

Commessa la sua patria al provvido reggimento impe- riale, ei sostenne con integrita e dignita il posto supremo di conimissario straordinario investito di pieni poteri : e quando poco dopo si diparti da questa vita mortale con pnbblico rammarico , si volsero ad erigergli monumento degno delle sue virtu Giacomo Giustiniani Recanati , Gio- vanni Priuli, Domenico Tiepolo, Giorgio Contarini, e Calbo, e Gradenigo ed altri patrizj veneti , e quell' opera air arte del CAnova commeudarono.

II Canova usato senipre a fare di terra in belletta le sue invenzioni segui questa volta T arte ceroplastica , gia inventata dagli Egizj , e dopo molto tempo riprodotta in Toscana da Andrea Verocchio.

Compose dunque il suo modello col seguente ordine:

Sopra un piano al quale si sale per tre gradi e nn ba- samento di semplici e schiette modanature, su cui s'innalza un' urna nobilisslraa di antiebe forme traente ai latini sar- cofagi, fregiata di un festone, coirornamento delle antefisse.

La preziosita maggiore di quest'urna vlene costituita da un basso rilievo, ove si spiega un concetto nuovo e degno di una mente greca.

Rappresentansi in esso le Parcbe , fra le quali una e neir atto di recidere lo stame della vita del Pesaro, mentre il Popolo veneto accorre a quel pericolo e con bellissime movenze pieno di desiderio e d'amore, mira a sospendere e ritardare i destini dell' uomo die gli e caro.

Meglio, con piccoli segni in cera, non poteasi T interna ansieta e comniiserazione di quelle genti significare , ne meglio era dato far manifesto lo intensissimo afFetto di un popolo commosso di forte dolore : ma perche gli umani voti non valgono a frangere 1' eterna , inesorabile acerbita de' fati , ecco che la morte avendo fatto sua preda quel- r uomo virtuoso, la patria carita personiiicata in una donna maestosa, atteggiata al compianto, si avvicina all' urna fu- nerea per ispargeria di liori : ma a un tratto nel suo ve- nire e compresa di tanta gravezza che le mancano le forze di avanzare il passo , e i liori recati stanno per caderle di mano.

Essa matrona e panneggiata con molta dignita : i lembi del suo manto cadono cojiiosamente ; e si avvolgono con

V A n I E r A . 291

bel giro sotto il goiuito, inentre essa av ineiide una falda, 6u cui inchlna il capo soavemente.

A prime tratto coiiosci la sua espressione afi'ettuosa par- tirsi da una pieta die viene dall' aniuio , e ti disponi a piangere con essa : i lunghi capelli sparsi suj^li omeri in mode negletto si accomodano alia flebilita del suo atto : e una tenia che le cinge la fronte e simbolo dicevole a colei che avendo tenuto iaipero lungo , grande , glorioso , ha diritto alle insegne legali.

Ai piedi di essa matrona e un genio alato, che in atto pur esso di dolore piega alc[Uanto il destro ginocchio, e appoggla il capo alio stemnia della veneta doaiinazione , jjcrciocche la faiuiglia Pesaro fu pure iusignita della ducale uiaesta.

Da amendue i lati deirurna stanno due leoni , avuti gia per custodi dell' adriaca lortuna : quello a destra e in un atto che dorme, e ricorda il leone del niausoleo Rezzonico; Taltro sofge col collo in una grave alterezza, ed e in un niovimento di ruggire , con un atto del tutto nuovo , ne uiai espresso dagli anticlii nelle sculture de' leoni. Con que- sto simbolo animato di spiriti magnanimi si vuole indicare la vita deir uomo forte e possente , e coll' altra la sua inorte.

Sulla faccia del liasamento ricorre un' epigrafe.

Le figure de' fianchi del sepolcro ajutano esse pure la bonta di tutto il cohcetto , poiche nel fianco sinistro sono elligiati due putti , che presi di eguale aifanno si appog- giano air arma della famiglia Pesaro : e nel lato opposto e un gruppo di altri due putti , uno de' quali sjiegne la face della vita, e T altro piange con tanta compunzione, che , air nso de' personaggi delle tragedie greche , si vela il volto per non atterrire altrui collo spavento del suo im- mensurabile rammarico.

II Canova provb come anche ne' piccoli modelli consul- tasse senipre la natura e il cuore , e operasse colla verita di espressione tanto cara agli artisti de' primi secoli dopo il risorgimento delle arti, e troppo frequentemente negletta dal lusso e dalle pretensioni degli artisti posteriori. In qua- lunque lavoro delle lettere e delle arti abbia dominio il core, il conseguimento de' pubblici plaasi e certo, perche quando 1' animo e commosso , i voti escono spontanei , e coronano il merito. L' animo svariato in niille oggetti o

11C)2 V A R 1 E T A .

frivoli , o superior! all' umana mente, o treinendi per pe- ricoli civili , e gli aff'etti resi ottusi dalle quotidiane scene calaniitose , e 1' orgoglio gigantesco oinai universale , e la mancanza della pieta e della carita, e la mania della pompa, hanno ridotto V arte ad uno spettacolo scenico con che ta- lora si pub prendere 1' immaginazione e destare la niera- viglia i ma tace sempre quella casta umilta , quella celeste ixnzione , quella bonta angelica , quella santita vera die domino le opere del Masaccio , del Beato Angelico , del Donatello e di tanti sommi artisti che parlarono al core.

Tutta la conceziono del monumento di die ragioniamo e altamente jjatetica , e ci fa fede insleme della fertilita deiringegno del sommo scultore , il quale seppe ideare tante fogge di mausolei, e colla magnificenza de'vaticani, ora colle forme piramidali , quando colla cella mortuaria ad uso de' greco-siculi , quando di una costruzione e di- sposizione che si attiene alia forma palladiana.

Perche le nostre brame sono, che anche questo prezioso modello possa essere, quando che sia, recato nel marmo; tanto piu die la potenza degli afFetti che deriva da questo concetto , non puo mancare di non riscaldare 1' aninio di un artista valoroso e disposto ad eseguirlo coireccellenza ideata dal suo autorei Facclanio quindi il merlto dovuto al cavaliere Giustiniani se tiensi cara quest' opera , che il Canova generosamente ai comniettenti dono , allorche per lo afForzarsi della malignita de' tempi ei conobbe mancare ai medesimi i mezzi di condurlo ad effetto.

Melchior Missirini-

?l o G R AF I A.

Supplimento alia vita di Antonio Canova per servire alia sua biografia, di Melchior Missirini. La vita di Antonio Canova fu si adorna di belle virtu, cosi illustrata d' opere generose e fatta diiarissima per una serie mirabile di opere immortali , che non potria facilmente narrarsi. Se ne dettarono gia per noi quattro libri , e non si aggiunse alia meta delle cose di die ragionar si potea. Se dopo aver discorse tutte le sue memorie, dopo essere stati lieti per tanti anni dell' intima sua consuetudine , e dopo che funimo partecipi de' suoi piu riposti pensieri a lungo da

V A n I E T a'. 2{j3

noi meclitati, se dovcssimo ritpssere la sua stoiia, ci sareLbe sicura nornja la tlivisione del lavoi'o in questa partizione, rioe : cirei f'li aitista esimio : alto filosofo : ottimo arclieo- logo : cittatlino prestantissimo : e del nome italiano mara- vigliosamente devoto.

Da tale traccia prenderemo regola nel dettare qiiesta breve Memoria.

Alle ani buoiie e alia gloria d" Italia la provvida natura fece scliiudere in Possagno, Municipio Trevigiano, la beni- gna luce di Antonio Canova : non fu concesso al genitore vedere nemnieno T adolescenza di kli. La madre ad altre nozze passata, alia cura e instituzione di uno zio lo com- mendo. Questi gli fu severe pii: che non patia la sOinina docilita del fanciullo e la sua clementissima indole. Noa- dimeno quella ruvidezza gli giovo ad accomodarsi per tempo a sostenere Y austerita della disciplina , la sobrieta del vivere, il combattimento degli afFetti. E quei rigori inisero eziandio nel giovine petto un presto ardore di volersi in alcuna arte segnalare, onde dalle durezze dell'avo ri- vendicarsi.

Anche Tavolo poi si vuole ringraziare di averlo posto quasi bambino al taglio della pietra. Da queU' uso tanta famigliarita. di trattare e d' impastare il inarmo contrasse cbe quella sorprendente attitudine di aggiustarlo a qualun- que forma gli piacque, di levargli la gravita e d'infondervi grazia , eleganza , leggiadria , palpiti e vita , che il signo- reggiare T energia e durezza della materia costitui uno de"" primi caratteri del suo scolpire.

Ei fu alia guida di un Torretti, scultore ignobile f, ma veramente i suoi maestri furono il genio e la natura.

Addestrato nella pratica del modellare sul vero, quando prima ad operare si diede, in quanto all' imitazione della pura natura , non conobbe mediocritii. II gruppo di Dedalo ed Icaro suo primo lavoro fu estimato calcato sul vivo , e quello gli acquisto nome e fortuna da potersi stabilire nella capitale delle arti.

La Repubblica Veneta di appannaggi lo provvide : cospi- cui mecenatl lo ajutarono : ma piii si avvantaggio da se raedesimo con uno studio perpetuo , con lavoro instanca- bile e coll' osservazione perspicace sui greci e sui latini monumenti.

L* antico gli dono la scelta e la grandezza dello stile : la natura la niorbidezza: la pratica il possesso della materia;

294 V A R I E T A .

ma da cui cbbe la verlta ? Dalla natura stessa : chi gli diede queiramore die giocondo ride in ogni sua opera? La soa- vita della sna indole : e donde trasse la grazia squisitissi- ma? Dal suo cuore.

La leggiadi'ia inimitabile delle movenze , la suprema hellezza nelle senibianze, la dolcezza e T ondeggiamento del nudo , la sapienza ed economia del piegare , la novita e vaghezza de' concetti , la diligenza somma nelle parti minime, Feccellenza nelle estremita , la sublime, pastosa, liinpidissima esecuzione, lo fecero gridare prime scultore dopo la grera scuola. E in questo ottenne lode piu bella; poiche i greci piu eccelsi a' tempi di Pericle aveano ritro- vato Tarte gia formata e bella ne' marmi di Egina, di Corinto, di Figalia, di Sicione, e il Canova ebbe in mano r arte sua del tutto prostrata e al servigio nieccanico dei capi del murare , e gretta , e ignobile , o stoltamente fa- stosa e sovercliia di modi impertinent! , grotteschi , ba- rocchi. Ei la decoro di semplicita, di dignita, di pulcritudine inlinita , di un vezzo amoroso e di una somma leggiadria e spiritualita.

Scolpi nelle arie de' volti con egual magistero T afletto della gioja e quello del dolore : loco 1' anima ne' volti , il sentiment© negli atti: sprigiono dalle labbra la parola: e tiitte Vesti le sue forme di itna celeste divinita, che le fa tra- scendere le fattnre della mano mortale.

Tu Paride morbidissimo e degno de' favori diun' Elena: tu soave Maddalena cruda contro la tua santa bellezza : voi leggiadrissime danzatrici formaste il commovimento della capitale di Francia e rapiste a forza da que' vivaci e alteri giudici il consentimento dell' itala supremazia nelle arti : la preziosa Venere serbo il decoro della fiorentina tribuna ed empi le parti della medicea meraviglia : le gra- zie, la dormiente e la Najade richiamarono il sorriso sui rigidi volti britanni : e il Teseo per se solo basto a dare air Istro amplissimo argomento del genio italiano.

Ma dove pongo il mausoleo di Rezzonico, baluardo della sua gloria , inespnguabile dall' emula invidia , la forza e la vita de' leoni : il celestiale aspetto del Genio , il grave e fervido orare del Pontefice , non da prisco esempio , ma tutto derivato dal cuore di Canova. Ove si volgesse in ruina I'ordine spaventoso del maggior tempio della terra, i soli frammenti di questo monumento basteranno ad at- testare ai secoli futuri la mirabilita delle nostre arti !

V A It I r; T a'. 295

Se noil die , okre i tpriuinl tla me profissi ml accorgo esser troppo discoiso sni meriti del Canova come artista: Chi puo esser povero in tanta riccliezza ' La copia mi fece ostacolo : veniamo alia sua filosofia.

Serljare vara compostezza e umilta in tanto splendore di fama: partire del tutto ranimo dalle inolte dovizie ono- ratamente acquistate: essere qnasi schifo de'conseguiti onori: serbare tenuita di vitto , parsimonia d' agl , modestia di culto con tantl mezzi : rinunciare alia dittatura dell' arti franche , di die allora il dominatore dell' Europa lo avea investito : tenersi a gravezza lo stesso suo grido, come a Cicerone il lauro trionfale : non curare la fortuna , ma estimare il solo merito : recarsi lontano da ogni modo adulatorio, anche coi possenti: accarezzare la virtu anche avvolta in laceri panni : vincere Tinvidia: tutti questi po- trebbero essere titoli sufiicienti ad uomo filosofo. Noi , a cui fu scliiuso il vero seno della sua sapienza e a cui vennero rivelati i plu ascosi suoi pensamenti, sappiamo die in piu alta parte la sua filosofia ei ripose. Imperciocclie non ci e ignoto come fosse maggiore d' ogui arcano spavento : come sublimeniente sentisse nell' ideologia : come fosse av- verso agli utili inganiii: caldo di una salda pleta: ardeiite della vera religione , die ha per culto 1' ammirazione e I'adorazlone , la carita per pratica, 1' innocenza per pro- fessione , la speranza per sostegno e la purita della co- scienza e la speranza per premio in questa terra. Con niirabile semplicita di raglonamenti scovria il fondo delie cose pin astruse e tutto uella necessaria bonta della prov- videnza si riposava.

In quanto al suo sapere ardieologlco, diremo die questa altezza del suo intelletto lo facea lucidamente procedere anche nella cognizione della storia , de' riti , delle costu- manze, delle arti e di tutte le relazioni colle quali I'antico senno si annodo. A questo gli fece strada la lettura dei classic! scrittori d' ogni geiite e d' ogni secolo seguita per quarant'anni, quando per cura deirottimo e dotto fratello, quando per opera nostra.

Non esamino mai vetusto frammento , non gemma, non marmo, die tosto non si apponesse drittamente del sog- getto , dello stile , della scuola , della perfezione dcU'arte.

Tuttavia se il mondo ha debito di encomiarlo per que- sta sue doti , molto piu dee sollevare le sue lodi quando

296 V A R 1 E T a'.

lo rignardn come clttadlno preclarisslmo sempre piii al- I'akrui bene flie alia propria ntilita rivolto. E perche troppo largo campo sarebbe aperto al mio dire , ove della sua iilantropia volessi i fatti narrare , mi rimarro ai soc- corsi prestati agli aru=ti spagnoli ia Roma in tempi diffi- cilissimi, ai premj largiti agli alunni delle arti di tutte le nazioni coUa sola misura del merito , ai beneficj diiFusi principalmente nella sua patria e alle instituzioni civili ivi stabilite. Cbiamero i lettori a ricordare com' egli la Veneta cosa in faccia ai monarclii tutelo : come i romani dlritti sostenne : come le tosclie arti a Parigi difese.

E clii dira adequatamente di quella stupenda magnifi- cenza del tempio Possagnese, unione sublime del piu grande che v' abbia nelle arti greche e latine: cbi esporra i benefici efFetti di questo grande monumento nelia genti- lezza di quel paese , e nell' amore delF arti e degli sludj ' Chi puo significare T influenza del solo suo nome su tutte le Venete terre '

Ma se debbe la patria come esimio cittadino salutarlo , non ha pero men dovere tutta la nostra gente di riverirlo come singolarmente benemerito del nome italiano. Ponendo egli in trono V arte sua , il sovrano dominio a tutte V altre arti nostre restitui. La pittura di lavori soccorse : l' inci- sione in Roma richiamo : dell' architettura ofl"erse il mo- dello pill perfetto : colla bellezza spiritale delle sue opere la bonta del costume miglioro: col pannegglo e coll'assetto delle sue statue, il vestire e 1' acconciamento mullebre ricondusse a semplicita. La pubblica dovizia accrebbe col richiamo de'ricchi stranieri, che moveano ad ammirare il suo studio come ad un santuario, e a venerare la sua persona come viomo straordinario. Avvaloro Y ardore per tutte le arti : ristabili le mercedi delle opere : favoreggio 11 concetto de' maestri : e la scuola italiana di stupendi immortali esempi arricchi.

Sebbene diede ei forse alia patria i soli suoi marmi ? A cui si debbono i sublimi modelli di pittura e scultura gia da forza prepotente sotto altro cielo recati' Chi a Ro- ma li ricondusse ? Non la pnbblica onta fatta all' Italia , ne la stessa voce della giustizia , ma la sola venerabilita della persona del Canova e la grandezza del suo nome piegarono il cuore de' monarch! di Europa. Ritornarono sua merce i monumeati del prisco valore.

V A K 1 E T A . 297

ANXnoPOLOGIA. Paragonc tra i Cinesi e gl' Indiani (T America (*). II sig. di Saint-Hilaire soggiornando in una vendu ( taverna con niercato ) in vicinanza del villaggio di S. Pedro nel distretto de' Diamanti nel Brasile , trovo tie Cinesi , die ritornavano dal Capo Frio , dove esitate aveano le loro minute mercanzie. " Erano dessi (cosi egli racconta) alle- gri , e di nianiere dolcissimi : appena era io smontato da cavallo , ofFerironsi a dividere jneco il loro desinare. Egli- no al pari di tutti i loro compatriotti die a quest' epoca incontravansi a Rio di Janeiro , erano vestiti secondo T u- sanza del loro paese^ lo die potevano agevolmente rinno- vare ritrovandosi sartori cinesi in qnella capitale del Bra- sile. Aliora far potendo a tutto inio comodo il paragonedei Cinesi cogl' Indiani , trovai al certo sorprendente la loro soniiglianza. II volto dei Cinesi era senza diibbio piu piatto die quello degli Americani indigeni ; ma i loro occhi sono non men divergenii , il loro naso non meno sdiiacciato >. le ossa deUe guance del pari prominenti ; in fine gli uni e gli altri mancano ugualmente di bai'ba. Duiique la razza americana , come gia avvertii nel toiiio secondo della mia prima Relazione , e come tendono a provare le relazioni degl' indigeni , non e che la razza mongolica modificata dal clima e dalla mescolanza , almeno in alcune razze se- condarie , con alcuni de' rami i meno noliili della razza caucasica. Mentre nella suddetta venda stava io scrivendo, scoprii un altro rapporto tra la razza mongolica e Y ame- ricana. Un Cinese cantava sotto le mie orecchie : io ho creduto d' intendere il canto de' Botocudi ( popoli del Bra- sile non ancora del tutto inciviliti ) raddolcito e perfezionato. Come questi ultimi , die d' altronde somigliano a" Mongoli piu di tutte le altre nazioni da me incontrate nell'Ameri- ca, il Cinese di cui ho ora parlato , spingeva con forza i suoni dal suo petto: il suo tuono era nasale, e faceva in- tendere scoppj di voce non meno brusclii di quelli del canto de' Botocudi senz' essere cosi assordanti. <>

{') Qiii-f.t'' artlcolo p tratto <lal Viagglo del sig. di Saint-Hiioire nel distretto de" Diamanti e sul littora'e del Brasile^ rlie forma la aeroiula jiarte dc' suoi viaggi nelT interno del Brasili* poc' anzi puljlilicata a Pavigi, c della quale daremo il suiuo in airuno de' susse£;iienti fascicoli.

298 V A R I F T a'.

Le stesse osservazioni furono fatte dal sigiior trOlfeis {Eschiv. Journ. von Bras., II, 194). "E cosa indubitabile ( dice egli ) che alcune jiopolazloni del Brasile si accostano di molto ai Mongol! pel loro volto schiacciato , pel naso totalmente piatto che quasi affondasi nel volto stesso, per r osso prominente delle loro guance , pei lunghi capelli , ritti e di un colore oscuro , per gli occlii uii po' obliqui , e per la tinta gialla de'loro corpi. Tali somiglianze fanno certamente sorpresa, allorche incontransi ad un tempo sulle pubbliche piazze di Rio di Janeiro un Cinese ed un indi- gene. » In questo passaggio il sig. d''01fers ristrignesi a parlare della somigliaiiza tra gl' Indiani ed i Mongoli ; " ma il piu illustre zoologo delfepoca nostra, il signor Cuvier ( soggiugne il signor di Saint-Hilalre ), sembra diyi- dere la mia opinione sulP origine mista di alcuni Ame- ricani, giaccbfe agl' indigent dell' America attribuisce varj tratti, appartenenti gli uni ai Mongoli, e gli altri agli Eu- rope!. « {Regne animal, vol. I, pag. 85).

Tutte queste osservazloii! dar potrebbero luogo ad una nuova e non del tutto improbabile ipotesi intorno alia provenienza de' primitiv! popoli del Brasile.

' P O L E M I C A.

Paragrafo di lettera del signor professore Lomhardi , segre- tario della Societa Italiana. II sig. canonico Bellani in codesto foglio intitolato il Ricoglitore , marzo 1884, se Ye presa forte col nostro socio Bianchi e con la Societa. II signor P. Blanch! sapra rispondere. In quanto pol sia alia Societa prego le S. L. di fargli sapere per mezzo della Bi- blioteca Italiana, che prima di scrivere bisogna conoscere i fatti per non dir gross! errori.

I." AU'epoca del i833 in luglio il socio strauiero P. H. Fuss stava bene, e spero che sia vivo avend' io stesso, non e molto, ricevuto Tunito programma; giacche quegli che e morto nel 1827 aveva nome Niccolo ed era padre di Paolo Fuss, attual segretario deirAccademia di Russia.

a. Cuvier fu nominate socio straniero in vece di Nic- colo Fuss, ed essendo morto nel i832, non deve trovarsl nel nostro catalogo stampato nel i833, ma vi e quegli che e succeduto a lui , cioe il sig. Poisson.

3.° Se il socio Targioni Tozzetti non e arrlvato a so- pravvivere alia sua Memoria presentata nel 1827, che

V A n I E T A . 2()(}

maraviglia! la inorte coglie in qualunqae tempo^ e il Toz- zetti poi era vecchio e itialaticcio.

4.° U errata-corrige del fascicolo dl fisica risguarda due fascicoli, uno dei quali e niatematico; e chiunque conosce la difficolta di compoi-re e correggere le starape dl matema- tica , non si fara meraviglia di tali errori. Confesso che non mi era accorto delF errore di un e per un u con cui coinincia P elogio Pini ; e in cio il slg. Canonico ha ra- gione : nel resto poi credo che potesse risparmiare le sue critiche e molto piu quelle fatte al sig. Bianchi, die sono, a parer mio e degl' intelligenti di simili materie, prive di ogni ragionevole fondainento.

Modena, il 18 maggio 1834.

STORIA NATURALE, MATEMATICA.

Prix proposes par I' Academic imperiale des sciences de St. Petersbourg dans sa seance puhlique tenue Ze 29 decembre 1 833. I. La question de Botanicpie proposee en 1829, et dans laquelle TAcadeinle desirait:

" Un nouvel examen de la formation et de Taccroisse- » ment de la tige des plantes dicotyledonees, soit en ge- >' neral, soit relativement aux systenies particuliers qui la » composent, et fonde sur des observations et des expe- n riences , ainsi que sur la repetition et Texamen exact » des experiences, observations et hypotheses, speciale- » ment de MM. Duhamel , MirJjel , Aubert , du Petit- >i Tliouars et Dutrochet (i) », n'a point ete resolue ^ car au terme fixe TAcadcniie n'a recu qu'un seul memoire qui , (Uapres la maniere superficielle dont le sujet y est traite , ne peut nullement etre considere comme une re- ponse a la question proposee. Mais depuis la publication du programme M. Viviani , a Genes, a etabli (2) des vues nouvelles relativement aux organes elementaires des vcgetaux et a leurs fonctions. Les recherches de ce savant surtout ont fait naitre des doutes d'uue importance trop majeure sur maint principe fondamental , adopte jusqu'ici

(1) Voy. le progr^rame dans le Recueil de? actes de la ;eance pubUque de TAcad. Imp. d. sc. tenue le 29 dec. 1829. St.-Petcrsb. i83o, p. 222.

(2) Dan?, fon. ouvrage : della struttura degli c gani eletnentari nolle piant* e delle loro funrioni nella vita vegetabile, c. 8. tav. Genova l83l. 8.

3oO V A R I E T a'.

dans la pliysiologie iles plantes , pour ne pas attentlie avant tout du zele actif de MM. les Botanistes la fixation de la theorie de M. Viviani , condition devenue indispen- sable pour la solution du sujet que propose TAcadeinie. Le prlx est remis au concours dont le terme est fixe au I,*" d'aoiit 1837. Le prix reste le nieme, c'est-a-dire de aoo ducats de HoUande.

II. Quant a la question de Mathematiques , relative au flux et reflux, et publiee eil i83i, rAcademie n'a point re^u de niemoire de concours ; mais comme ce probleine est de la plus haute importance , et qu'elle ne renonce point a Tespoir d'en obtenir la solution , le terme du concours est remis au 1/ d'aout i836, supposant que peut- etre Tespace de deux ans n'a point ete suflisaut pour repondre a la question. Le prix reste le meme, c'est-a- dire de aoo ducats de Holla nde et de la medaille d'or, de la valeur de 5o ducats, frappee a Toccasion de la fete seculaire de rAcademie.

III. Depuis long-temps deja des naturalistes distingues ont observe que, chez quelques insectes, outre le systeme nerveux abdominal , II en existe un autre tres delicat , situe a la partie dorsale de ces animaux; et de nos jours les observations a cet egard ont ete multipliees et ont fourni matiere a quelques menioires. On a meme trouve quelque chose d'analogue dans plusieurs animaux de la classe des annelides , par exemple dans Taplirodite , ramphinome , la sangsue , etc. et cliez plusieurs mollusques , tels que I'escar- got et le sepia. Ce systeme de nerfs , qui parait done exi- ster a divers degres de developpement chez plusieurs, peut- etre meme chez la plupart des divisions des invertebres. acqulert d'autant plus d'importance, qu'on Ta compare, et non sans raison , au nerf sympatique des animaux vertebres.

L'Academie propose done pour sujet de prix: " des re- « cherches sur les divers degres de developpement des // nerfs intestinaux chez les animaux sans vertebres, accom- »/ pagnees de dessins eXactes et detailles. " Pour rcsoudre cette question, FAcademie desire, qu'outre Texposition liisto- rique et critique des observations qui ont ete faites jusqu'a ce jour, on en fasse la repetition, et qu'on tache d'eclair- cir les points suivants :

I. Quel est le developpement du systeme nerveux in- testinal dans les ordres divers des classes des invertebres, oil il a deja ete observe ?

V A R 1 E T a'. 3ot

Dans ce but , on choisira de preference des groupes d''animaux qui n'ont pas encore ete suflisamnient exami- nes , ou qui ne I'ont pas ete du tout : paruii les insectes, on prendra par exemple pUisieurs groupes d'Hymenopte- res ( Tenthredinates , Icluieuniones ) , quelques sections d'Hemlpteres , de Dipteres , etc.

a. Peut-on deinontrer un systeme particulier de nerfs intestinaux dans des divisions ( classes ) des invertebres , autres que celles oil on Ta trove jusqu'a present , et quel- les sont nommement ces divisions '.

3. Peut-on reduire les dilFerentes formes du systeme nerveux intestinal, qui ont ete observees dans diverse* classes des invertebres , a certains types generaux ?

4. Ces types generaux sont-ils en accord avec une des classifications etalilies , ou les nerfs intestinaux suivent-ils un developpeinent tout particulier ''.

5. Quels sont les rapports des nerfs intestinaux avec le reste du systeme nerveux sous le rapport de leur ramifi- cation et de leur volume ?

6. Quelles raisons peut-on allegner pour ou contre Tana- logie qu'il y a entre ce systeme nerveux et le nerf sym- pathique dans les animaux d'un ordre superieur?

Des observations sur les qhangemens qui s'operent dans les nerfs intestinaux pendant les metamorphoses , par les- quelles passent beauconp d'animaux des ordres inferieurs, seraient certainement tres-interessantes ; mais elles ne se- ront pas exigees de rigueur pour la solution de la quebtion.

L'Academie decernera un prix de 200 ducats a celui qui resoudra completenient cette question ; mais dans le cas ou aucune des pieces envoyces au concours ne remplirait d'une maniere satlsfaisante les vues de I'Academie , I'au- teur de la meilleure de ces dissertations obtiencjra , va Tetendue et Tiniportance de son travail , un prix d'encou- ragenient de 100 ou de 5o ducats. Les niemoires ne se- 8ont admis au concours que jusqu'au i."^ d'aoiit j836.

Les auteurs , aliisi que cela se pratique , ne signeront point leiirs dissertations, mais ils les niuniront d'une de- vise quelconque , et les adresseront au Secretaire perpe- tucl. Chaque memoire sera en outre acconipagne d"un billet oachete rontenant le nom , la qualite et la demeure de I'au,- tdur, et sur lequel sera la men»e devise qui se trovive en tot edii uicmoirc.

3g3 V a R 1 e t a\

Ulteriori notizie intorno al Panphyton Siculum del Cupa- ni , ed alia Flora Sicula del Gussone. II Brocchi parlo molto eruclitamente in questo Giornale (torn. 27.% agosto 182a, p. 190) del Panphyton Siculum, opera che era desti- nata a porgere la descrizione e le figure di tutte ie pian- te , e di gran parte degli animali e minerali della Sicilia, e che per rarita fu dal suddetto vantata come la piii in- signe fra 1* opere spettanti alia storia naturale. Occupossi per altro il Brocchi soltanto delle pochissime collezioni delle tavole destinate a coraporre il Panphyton , dicendole man- canti del teito , e solo facendo noto che certi manoscritti del Cupani erano stati acqnistati dall' egregio cultore e pro- motore delle scienze natnrali barone Bivona , e da questo ceduti alia Biblioteca comunale di Palermo. Ora e a sapersi che tali manoscritti sono propriamente il testo del Pan' phyton distribuito in 16 grossi volumi. E a sapersi inoltre che 1' esemplare del Panphyton posseduto dalla suddetta Bi- blioteca, e che era di sole 268 tavole, s' accrebbe per ge- neroso dono del principe di Granatelli di altre239, oltre 21 duplicate, avvicinandosi cosi alia perfezione deiresem- plare della Biblioteca di Catania, e di quello della Biblio- teca de' Gesuiti di Palermo, I'uno e T altro ricchi di piu che 65o tavole: il Cupani, durandogli la vita, aveva in animo di recarne il nitmero sino a inille. Gli altri fram- menti del Panphyton che si conoscono sono i seguenti : nno di 169 tavole spettante al cav. Tineo, uno di i55 sjjettante al botanico danese Schouw, due, un de' quali con 261 tavole, T altro con i53, spettanti al commenda- tore Francesco Cupani consangulneo dell" autore. Raccoglia- mo queste notizie da una lettera del menzionato principe di Granatelli il quale vi annunzia di essere occupato a scri- vere una Memoria intorno alia vita e alle opere del Cu- pani, e di voler stendere una particolare descrizione bi- bliografica dell' opera di cui abbiamo discorso; e una tal lettera trovasi inserita nelle EfFemeridi scientifiche e lette- rarie per la Sicilia, opera periodica doviziosa di Memorie risguardanti la storia civile , letteraria e natm*ale del sud- detto paese.

Ma lasciando 1' antica Flora della Sicilia , e venendo a quella di cui con tanto applauso e stato in questi tempi pubblicato il Prodromo dall' egregio dott. Gussone, del quale Prodromo abbiam dato un benche breve annuncio ( tom.

I

V A R 1 E T a'. 3o3

68.% dicembre io3a, pag. 377), ora annunziar voglia- 1110 la pubblicazione di un Supplemento per opera del me- dcsiino autore (i). Quindi , poiche il Prodromo sara cosi condotto a tutta perfezione , si faranno piix fervidi i voti perche la Flora Sicula (2,) , di cui tanto amrairiamo lo splen- dido princi|)io, possa ottener contiiiuazione e compimento, ch' ella si bene si associerebbe alia Flora napolitana del Tenore, cui e pari in inagnificenza, anzi superiore. B.

F I S I C A.

Traite de physique matematlque par Poisson. II celebre matematico Poisson sta cornponendo un' opera col suddetto titolo , nella quale si propone di considerare successiva- niente , senza legarsi ad alcun ordine prestabilito , le di- verse questioni della scienza lisica che sono suscettive di essere trattate per mezzo della matematica. La prima parte di questo trattato viene costituita dalla nuova teoria del- r azione capillare , da Ini pubblicata nel i83i (V. Biblio- teca italiana tomo 70.", aprile i833, pag. 92);, la seconda sara la Teoria matematica dtl calore attualmente sotto il torcliio, e che escira in luce fra pochi mesi. Per offrire in prevenzione un'idea delPimportanza di simil lavoro diamo qui un estratto deW Introduzione storica che 1' autore ha letto alia R. Accademia delle scienze di Parigi, e che il giornale francese Vlnstitut nel foglio del 24 maggio 1834 ha ripor- tato per intero.

" La Pirometria di Lambert contiene le prime applica- zioni del calcolo alia teorica del calore, ed in essa si tratta della distribuzione del calore in una barra, e del confronto di quello che il sole tramanda ai pianeti durante una rivoluzione intera di ciascuno od una parte della ri- voluzione medesima. Ma le formule ch' egli da per rap- presentare le temperature dei diversi punti d' una barra

(i) Supplementum ad Florae Siculoe Prodromum quod et Specimen Florae iusularuin Sicilioe ulteriori adjaccntiuiu auctore Joanne Gus- sone med. doct. fasciculus I. Neapoli ex regia Typographic^ iSSa, o.", pat:. 166.

(2) Flora Sirula sive descriptiones et Icones Plantarum rariorunt Sicilice ulterioris Francisci I. Borhnnis Regis utriusque Sicilioe regni jnssu edita a Joanne Gussone med. doct. et Praefecto Horti Regii Botanici in Boccadifalco. Volumen I, Neapoli ex regia Typographia, 1829, fol, vel. pag. 16, tad. 5.

3o4 V A R I E T a'.

sottomessa ad una o piu sorgenti di calore, e die paragona coUe sperienze , noii sono appoggiate aU'equazione diti'e- renziale relativa al caso della teinperatura arrivata alio stato di permanenza.

» La fonna di quest' cquazione e quella dell' equazione a differenziali parziali relativa alio stato non permanente vennero indicate dal sig. Biot nel 1804 ( Biblioth. brit. t. XXVII ). Questi primi saggi e T ingegnosa teoria degli scambj del calore radiante dovuta al signer Prevot di Gi- nevra , forniavano tutta la teorica del calore allorche il sig. Fourier prese a trattarla in una Memoria trasmessa air Istituto di Francia nel 1807 ed in un'altra coronata nel 1812 ( Memoires de I'Acad. des sciences t. IV e V i Memoires de la premiere classe de I'lnstit. annee 1809). Altre ricerclie su tale argomento trovansi nella sua Teoria analitica del calore ed in varj volumi posteriori dell'Acca- demia delle scienze e degli Annali di fisica e cbiniica.

» Laplace , clie poco tempo dopo Fourier si occupo nello stesso argomento, in una nota stampata nel 18 10 (Memoires de la prem. classe de Tlnstitut , annee 1809) considera la propagazione del calore nell' interno de' corpi come la conseguenza d'una irradiazione molecolare che si estende a distanze finite , ma piccolissime , e ne deduce I'equazione a differeaze parziali. Egli indica, sebbene im- perfettamente , il modo di formare T equazione relativa alia sLiperficie, che Fourier aveva gia data senza dimostra- zlone ;, nella Conoscenza de' tempi poi , per P anno iSaS , e nel libro XI della sua Meccanica celeste tratta il pro- blema d'una sfera omogenea originariamente riscaldata, e ne fa 1' applicazione ai fenomeni termometrici del nostro globo. lo sono arrivato ai medesimi risultamenti nella mia seconda Memoria sulla distribuzione del calore ne' corpi so- lidi ( Giorn. della scuola politecnica, fascicolo I9.'^)-

» In questa succinta indicazione storica non del^bo oniet- tere di far menzione d'uno scritto recentemente presentato air Istituto dal sig. Lame professore di fisica della scuola politecnica , il quale ha determinata la legge delle tempe- rature di tutti i punti d' una elissoide omogenea giunta alio stato di permanenza, esprimendola per mezzo di tra' scendenti elittiche.

n Coll'intitolare il mio iavoro Teoria nuitemadca del ca- lore io ho voliUo manifeblare la mia intenzione di dedurre

V A R I E T a'. 3o5

per via d' uii rlgoroso calcolo tutte le conscguenze d' una i potest generale suUa comunicazione del calore fondata so- pra r esperienza e I' analogia : tali conseguenze saranno allora una trasformazione dell' ipotesi stessa , alia quale il calcolo nulla toglie, ne nulla aggiunge. I dati per ridurre, ne' casi speciali , le formule in numeri sono il calore spe- cifico , . la conducibilita nelV intemo de' corpi , ed il potere radiants alia superficie. II primo e stato determinato per un gran nuniero di corpi con diversi jirocessi che trovansi esposti nei trattati di fisica , ma le nozioni che si lianno sugli altri due sono assai meno precise. Indipendenteuiente da questi dati lisici , la teorica prende dalP esperienza la legge deir emissione del calore a traverse alia superficie de' corpi ; io ho adottata quella de' signori Du Long e Petit ( Giornale della scuola politecnica fascicolo i8.°), giusta la quale la comunicazione del calore fra due corpi non dipende unicamente dalla loro temperatura relativa come il Newton ed altri dopo lui avevano supposto. Nella comu- nicazione del calore nell'interno de' corpi, sebhene si tratti di molecole fra di loro vicinissime e poco diverse di tem- peratura, ho introdotta la considerazione dei quadrati delle loro diflPerenze , la quale fa nascere dei nuovi termini , la cui omissione rendeva difettosa 1' eqitazione usata ilao ad era pei corpi omogenei. >r

Nuova proprieta delle corrend magneto-elettridie. Ab - biansi due piccole vaschette piene di niercurio, nelle quali peschi coUe sue estremita piegate opportunamente un filo di rame grosso, per esempio, un millimetro, e lungo otto poUici; e nelle vaschette medesime sieno tufFate anche le estremita di un arco metallico , lungo tre o quattro iiietri ; non che le ajDpendici di un lontano galvanometro. Muo- vasi ora una calamita a ferro di cavallo^, e della forza , esempligrazia, di due o tre chilogrammi , per modo da inforcare tra le sue branche il filo suddetto. Che avverra egli in tal caso ? L' elettrico eccitato dalla magnete scegliera forse per ricomporsi in equilibrio il breve arco metallico, o veramente la lunghissima via dello stromento indicatore? Parra cosa stranissima, ma e cosa di fatto, che la strada preferita e appunto quest' ultima. Ne si creda che qualche circostanza accidentale rendesse ne' miei esjoerijuenti la corta via men buoua ( nel significato ordinarLo ) delP altra ;

Bibl. Ital T. LXXIV. 20

3o6 V A R I E T a'.

giacche il risultamento noii ha mai fallato^ e plu ancora perclie sostituita alia corrente magneto-elettrica una cor- rente idroelettiica, I'ago se ne stava immobile; era pero prontissimo a correre iin oltre i 3o°, tosto che I'arco ve- niva tolto.

Ma se quella prima corrente si comporta nel detto mo- ido fino a che I'arco ha P indicata lunghezza, diminuendo fjuesta di mano in mano, anche le deviazionl galvanome- triche vanno facendosi di mano in mano minori. L' elettrico adnnque eccitato nel filo, il quale da prima passava tutto pel galvanometro, comincia a farsl strada per I'arco, e vi passa in quantita tanto maggiore , quanto piu questo diventa cor to. Cosicche egli funziona, se non del tutto, almeno in niolta parte come un conduttore di seconda classe: esso per poco che sia lungo non vale plu a tra- durre Telettrico; di mano in mano che si accorcia diventa migliore, e non e totalmente preferibile alia lunga via del galvanometro, se non quando si sia fatto brevissimo.

Con cio per altro non intendo che di rappresentare in qualche modo il fenomeno. lo sono ben lungi dal pensare che le cose corrano propriamente di questo passo, e non anmietto alcun cambiamento nella conducibilita dell'arco metallico. Tutto dipende dall' elettrico ; e s'egli adesso non si attiene piu alia regola fino ad ora non mai smentita, di scegliere la piii corta fra due vie metalliche, non e questo un fatto in contraddizione cogli altri gia conosciuti , ma e bensi un nuovo fatto; o, per dir meglio, e una nuova conseguenza della scoperta di Faraday, che ne avvisa non essere quella regola dotata di tutta la generalita che fin qui le venne attribuita. Alia produzione de' fenomeni della pila voltiana concorrono due cause in qualche maniera fra loro contrarie: la particolare tend enza dell' elettrico a dise- quilibrarsi pel contatto delle sostanze eterogenee, e la sua generale tendenza a ricomporsi in equilibrio. Alia produ- zione dei fenomeni magneto-elettrici concorrono parimente due cause in qualche maniera fra loro contrarie: questa medesima generale tendenza dell' elettrico a porsi in equi- librio, e la sua spcciale tendenza a sottrarsi all'azione della calamita in movimento. La scelta della strada a per- corrersi dipende dai modo di combinarsi di queste due tendenze. II priino impeto sospinge 1' elettrico a slan- ciarsi sulla strada che vieinmeglio lo porta a sfuggire la

I

V A R I E T \ . 60y

calainita: e questa una circostanza favorevole al camraino piu lungo. AU'incontro la sua tendenza air equilihrio c xxnn circostanza favorevole al canimino piii corto. Se questo sara cortissirao, T altra tendenza verra vinta al suo primo nianifestarsi ; ma di mano in mano ch'egli si fara mag- giore, tale tendenza prendera I'avvantaggio, e finalmente ' anch' essa alia sua volta potra vincere del tutto la sua rivale. E se dietro una lunga sU-ada dalFelettrico percorsa si presentera un sentiero traversale che raccorci, essendo gia soddisfatto quel primo inipeto , esso sentiero godra la preferenza.

Lontano dal trovare sorprendenti questi fenomeni, essi hanno in vece fatta cessare in me una maraviglia. E in vero non era egli maraviglioso che T elettrico destato sul disco di Arago, posponendo le moltissime brevi strade che il disco stesso gli ofFriva, desse tanto facilinente la pre- ferenza ai collettori di Faraday , ed agli scandagli di No- bili e d'Antinori? L' ascrivere le deviazioni del galvanometro ad un traboccamento di elettrico ( An. de Ch. et de Ph. t. L. p. 64., 65 ) non si potrebbe concedere che appena in qixalche cascJ particolare ;, ed il supporre che 1' applica- zione degli scandagli sia la circostanza, che determini a niettersi in movimento un elettrico semplicemente in ten- sione (^Antologta di Firenze , ottobre i832,p. 45), sareb- be, a niio credere, piii difficile ancora ad accordarsi (*).

Girolamo Resti Ferrari.

(*) Queste cose sono estratte da una Memoria che ho gia presentata al- I'Ateneo di Lrescia, e che apparira negli Annali delle Scienze che si pubbli- cano in Padova. Essa versa principahiiente d' intorno all' influenza esercltata dalla forma delle spirali nella produzioue dei fenomeni magueto-elettrici, e fa segnito all' altra, gia stampata ne' citali Annali, relativa agli efFetti pro- dotti dalle calaraite all'esterno delle spirali. I quali eSetti tutti non lasciano di aver luogo anche nell' interno, sehbene lo speriraenlare al di fuori li mostri piu comodaraente, ma del resto anche nieno intensamente , per le ragioni die svilnppo nella nuova Memoria. Nella medesima , se troppo non presurao , spero che i iisici, oltre al fenomeno che qui olFro loro , ne ab- biano a trovare alcuni altri non alFatto indegni di qualche considerazione. Intanto mi faro lecito di dire che nell' iuveuzione del prescnte il caso non vi ebbe alcuna parte; e che giunsi alio stesso passando prima per qaesti altri due: che cioe la deviazioni' del galvanoinetru e iudipendente dalla grossczza di quel filo di otto pollici <li lunghezza, e ben anche dal nuniero di simili £li , che fossero contemporaiieameDte sottopoiti all' azionc della caUmita.

3o8 V A R I E T a'.

ARTI E MESTIERI.

Nota siille itwenzioni e scoperte napolitane. Allorche da pubblici fogli oppure da privata corrispondenza si estraggono da noi le notizie di recenti invenzioni , non e sempre in nostra facolta il verificare le cose esposte, mas- sime se si tratti di scoperte fatte in esteri jiaesi; clo nulla ostante non possiamo astenerci dal far su di esse qualche annotazione allorche o ci si da per nnova una cosa gia da molto tempo conosciuta , o si attribuiscono a qualche niacchina delle prodigiose proprieta che siano in contrasto colle certlssime leggi della meccanica.

L' occasione di muovere alcune difficolta sulle cose da altri asserite ci viene offerta dall'articolo Recenti invenzioni e scoperte napolitane , che nel precedente fascicolo di questa Biblioteca, pag. 184, abbiamo trascritto dal Pro^esio delle scienze ecc. di Napoli, luglio ed agosto i833. In esse si parla con lode dell' invenzione delF architetto Pasquali di dai* nioto ad un mulino colla gravita d' un peso. Ora ogni persona che abbia le piii elenientari nozioni di dinamica e tenga presente 1' assioma del gran Galileo che la natura non pub esser superata e defraudata dall' aue , doniandera subito qual e la forza che in origine ha coUocato il peso all'altezza da cui deve per la sua gravita discendere, e quale quella che in process© lo rialza ogni qual volta ha compito il corso della sua caduta.

Una difficolta eguale presenta la molla applicata da Gen- naro Gall^iati e Galjriele Longo a muover mulini , barche e vetture, sapendosi da ognuno che un elastro non e una forza ma un serbatojo di forze , il quale , consumate qitelle che gli sono state infuse , ritorna un corpo inani- mato ed inerte.

Che Alessandro de Sanna abbia formato un congegno per animare i mulini colla forza della inano dell' uomo, non e cosa difficile a credersi; seuibrera bensi a molti ch'egli in vece di far progredire la scienza meccanica abbia voluto rlcondurla all'infanzia dell' arte e far rinascer quei tempi in cui una turl)a infelice di schiavi era condannata a gi- rare a braccia i miilini da grano.

Noi ci uniremo all'autore dell'articolo nel far plauso al tessitore che introdusse nel regno di Napoli I'utilissima manifattura dei tubi di canapa per ust idraulici , ma non possiamo assentire che I' arte di fabbricarli sia ancora un

V A U I E T a'. 3( <)

segreto tlngli artefici viennesi gelosamente custodito, ne che ii Taglioni si possa dirittamente cliiamare secondo iiiventore. Non solo a Vieniii , ma anclie a Sciail'usa era nota 1" arte di tessei-e tall tul)i, allorclie PI. R. Istitiito del i-egiio Lom- hardo-Veneto assegno un preniio alia prima introduzione di essa nello Stato , ripetuto poi per nuovi perfezionamenti negli anni 1828 e i832.

Non siamo nejipure disposti ad accordare al sigiior te- nente Gahriele do Simoni il merito d'inventore per la carta da lui fabbricata coU" alga marina, nientre iin dairaiino 1824 r Istituto suddetto aveva assegnato un premio a que- sta manifattura, che e seuipre andata prosperando nei nostri paesi.

( Veggasi sotto la data de' succitati anni la Collezione de- gtL Attl delle snlenni distribuzioni de'preinj d' iiidustria fatte. in Milano ed in Venezia. Milano, I. R. Stamper ia, vo- Inmi 5, in 8.°).

Prenij reladvi aWuso della robhia fonnati mediante prii'ate sottoscrizLoni. La vistosa somma di 82 mila franchi, la quale sara probabilmente per fai'si maggiore , fu raccolta coir opera di sottoscrizioni dalla Societa industriale di Mul- hausen , ed assegnata in premio a chi meglio risolva certl quesiti relativi all' uso della robliia. E noto clie la robbia dopo aver servito alia tintura conserva ancora Imona parte della sua materia colorante, ma non e poi noto come que- sta possa applicarsi dicevolmente alle stofFe. Ecco quindl i quesiti e i relativi premj.

i.° Premio di 16,000 fr. per clii trovi un mezzo di fis- sare sulla tela di cotone munita di mordente , mediante una sola operazione tintoria , tutta la materia colorante della robbia, od almcno un terzo piii che non ne rimanga fissata per opera degli ordinarj process!.

II nuovo metodo di tintura, confrontato coirordinarlo, dlmostrar non deve svantaggi di sorta, ne rispetto alia con- dotta , ne rispetto agli efTetti : e per esso , usando 5o chi- logrammi di robliia, non delibe la spesa essere di piii che 4 franchi maggiore di qiiella che sarebbe occorsa col me- todo ordinario adoperando eguale copia di robbia.

a." Premio di 16,000 fr. per chi trovi un rosso acconcio air applicazione , nel quale non entri altra materia colo- rante tranne la robbia, per intensione, vivacita , sohdlta

3lO V A n I E T a\

non dlstiguale da' piu bel colori rossi o rosei tinti in rob- bla 5 da potersi Imprimere, cosi al torno come al tavolo, sopra tela di cotone bianco, senza preparazioni preliini- nari, ne richiedendo, dopo I'impresslone, alcun' altra opera, ti-anne la lavatura con acqua, od un'esposizione al vapore. Un tal colore dovra reslstere alPazion del sole, de' cloruri alcalinl , del sapone , degli acidi e degli alcali non meno di quello che sappia resistervi il rosso tinto in robbia ; e dovra essere atto a porgere tutti i gradi di tinta dal rosso carico al rosa cliiaro.

II valore di 2 litri di un tal colore non dovra oltre- passare i lo franchi.

Le Memorie dovranno essere presentate prima del 16 dicembre 1834 al presidente della Societa : e qnand' esse non soddisfacessero clie in parte al quesito, la Societa si riserva il diritto di premiarle con minori premj propor- zionati ; se 1' attual concorso non avra efFetto verra rinno- vato per Tanno successive, e i premj verranno aggiudi- cati nel maggio i836.

MEDICINA. Cause e rimedj del gozzo. II sig. Boussingault , dotto chimico e geologo francese che da piii anni percorre T Ame- rica meridionale inteso a scientifiche indagini, ci narra che il gozzo e malattia endemica nelle Cordigliere , e spesso smoderata^ ebb'egli a vedere a Llano- Anciso un uomo afflitto da tal gozzo , di forma ovale , il cui maggior asse era di 14 pollici, il mlnore di 8 incirca. E opinion popolare in tutta la Nuova Granata che causa del gozzo sieno le male acque; il Boussingault la trovo giusta, e s'avvide che acque generatrici di gozzo erano le scarseggianti di aria, come in generale son quelle che si raccolgono in regioni molto ele- vate. Alia bevanda di tali acque si sostituisca dunque quella d' acque ben aerate, quali son le piovane, e, siccome gia I'esperienza ebbelo a dimostrare, si emendei'k il vizio della glandula tiroidea. Altro rimedio efficacissimo , e sicuro da inconvenienti, e il condire i cibi con tal sale che provenga da saline iodifere , o il mescere a' sali ordinarj certa dose deir acque madri di cotali saline: nelle Cordigliere ovunque fassl uso di sale procedente da saline iodifere il gozzo e sconosciuto , e T acque madri di esse gia da piii che un secolo hanno vanto di potente speciiico contro il gozzo. ( Ann. de chiin. et de phys. )

V A Jl 1 E T a". 3il

BELLE A R T I.

Vedute ilelle pone e mum <li Roma , dlsegnate ed incise <dl' arqita foile ihdV arrhitptto TAiigi RiccinrdcUi (*). Chi lia avuto sott' occliio le vedute di Roma, disegnate ed in- cise dal Piranesi, forse. noii potra in queste gustare T e- nergia d' effetto di quelle ; non gia perche non vi si vegga ugualmente espresso il vero , ma perche mancano del pill piccante efFetto che quel celebre incisore dar.sa- peva alle sue vedute , particolarmente in genere di cose antichc. Perciocche non ci ebbe finora alcuno che lo abbia superato non che raggiunto nel rappresentare le fabbriche vetuste come si trovano ; rose cioe dal tempo , cadenti , e tali da non potersene cavare un chiaro disegno. Tuttavia egli con trattl indecisi e con arte tutta sua propria sapeva indicare e far apparire in que' preziosi avanzi d'antichita quel sublime e quel bello che gli edificj avevano nel loro primo essere ; ne alcun altro infondere seppe nelle sue produzioni la caratteristica grandezza, non gia la mate- riale delle cose , ma quella che mostra la maesta anche in piccola mole : vero distintivo delle fabbriche romane. Ma ritornando alle porte di Roma incise dal sig. archi- tetto Ricciardelli, avendole egli delineate sul luogo, siamo certi che saranno le piu fedeli al vero. E clo essendo im- portantissima cosa, avra egli sotto di quest' aspetto un di- ritto di preferenza a quelle il cui magglor preglo consi- stesse nella bellezza dell' intaglio e non nella precisione della cosa come ora trovasi. Per far conoscere il conteniito di quest'opera, ne diamo la rassegna delle tavole : i.^ porta Settiraiana ; 2." porta Gianicolense , ora San Pancrazio ; 3." anfiteatro Castrense alle miira Onoriane^ 4.^ porta An- gelica; 5.* porta Nomentana, oggi porta Pia ; 6." veduta di porta Latina ; 7." sostruzione al monte Pincio detto Muro torto i 8." porta di Alessandro VI al recinto Leonino ; g.'' porta Salaria ; 10.^ porta di Sisto IV detta Arco di San Anna; ii." porta Prenestina Labicana, ora Maggiore; 12." porta Flaminia, ora del Popolo; iS."* porta Tibm-tina, ora S. Lorenzo; 14.'^ porta Capena, oggi S. Sebastiano ; i5.' porta Fabbrica; 16." porta Ostiense, ora S. Paolo; ijj" le mura di Nicolo IV ai sepolcri degli Inglesi ; 18." porta

(*) Roma, i83a, in foglio per traverso. Prezzo ital. lir. 25.

3 12 V A R 1 E T a'.

Capuana, ora S. Giovanni ; 19.* porta Asinaria ^ 20.' ve- duta delle mnra Vaticane i 2.1.^ porta Portuensis, ora Por- tese; aa.'"* porta Belisaria detta Pinciana ^ aS." porta Ca- valleggieri i 34.* le mura di Pio IV.

Se ora ragionare volessimo del disegno di queste porte , essendo quasi tutte opere dei bassi tempi, non sapremmo in vero come descrivere la loro decorazlone. Perciocche la maggior parte appajono di una forma la piu semplice, ne hanno altro distintivo che qualche pezzo di niura mer- late e qualche torre donde traggono qualche cosa d' im- ponente. In generale perb la loro forma non ha alcuna apparenza del vetusto stile romano, ma appartiene al co- mun genere di siffatti edificj. Poche sono quelle rifatte, o rimodernate dai Pontefici. La piu fastosa , anche da noi veduta svil luogo, e la porta Flaminia, o del popolo, es- sendo architettata dal celebre Vignola, con colonne e sta- tue , e finimento analogo , onde afFermar puossi che sia r unica dalla quale trasparisca per cosi dire 1' interna ma- gnificenza di quella grande metropoli. Anche di porta Pia si potrebbe dire lo stesso, riguardo al suo apparato di grandezza maestosa, e perche e opera del famoso Michelan- gelo ; ma essendo di forma bizzarrissima , come si vede dalle stampe, pare che col disegno di questa abbia egli vo- luto piantare la scuola dei Borromini prima che nascessero. Altre di queste porte si vedono rimodernate, ma possiam dire francamente, nessuna di plausibile disegno. Percio non altro aggiugneremo. Tuttavia troviamo che la collezione delle porte di Roma come ora si vedono , debb"' essere una cosa interessante per tutti, perche esse danno un'idea com- piuta deir esterno di quella gran citta , del vasto recinto delle sue mura e della loro antica forma di costruzione. Speriamo quindi che questa del sig. architetto Ricciardelli verra generahnente accolta , e massime dai pittori di scene che amano un tal genere di vedute per esprimere luoghi rimoti , miste di varj accidenti di fabbriche antiche e di inoderne. Tali sono appunto queste porte , che fatte sem- brano appostatamente, perche essi ne traggano sussidio per le loro sceniche coinposizioni.

L.

varieta'. 3i3

archeologia.

Oggetti pill rimnrdiei'oU ritrovati negli scavi di Pompei nel giugno i833. Oggetti trovati in presenza di S. A. I. R. il Gran Duca di Toscana. Oro: Un piccolo anello con pietra sardonica con incisione di un dellino sormontato da un Genietto, ed un volatile dalPaltra parte. - Nella bottega a destra dell'ingresso delia quinta casa , in seguito sul niede- simo lato destro della strada della Fortuna, si sono scoperti due scheletri , e diversi oggetti di bronzo.

Nella bottega a sinistra si sono scoperti di bronzo : Di- versi pezzetti appartenenti a finimenti di cavallo. - Una cassa di serratura con qiiattro corridoi. - Una forma da pasticceria. - Un piccolo oliario con manico e varj oggetti di vetro. Marino. Una tazza plana per macinare col sue macinatore. Terracotta: Un piatto concavo piii grande. - Sei vasetti di diversa forma e grandezza. - Una tazzina scan- nellata di rara sottigliezza. Ferro : Una accetta ossidata. Osso: Quattro pezzi cilindricl forati. - Uu dente di cignale.

Alia presenza del principe Carlo si son rinvenuti , di bronzo : un nasiterno con suo manico. - Un delfino. - Una piccola lira. - Un j'iccolo pappagallo. - Una piccola statuetta con maschera scenica nelle mani. Una piccola oca , la quale e in atto di spennaccliiarsi. Una piccola testa di bue cornuta. - Una borchia con anello. - Un piccol busto muliebre con un erma in testa. Terracotta: Una grande anfora con iscrizione. - Due altre piii piccole di Jjella forma. Generi diversi: Piccolo ammasso di filo, o seta carbonizzato, con varie altre cose carbonizzate del pari.

{Bull. Archeol.)

A N N U N Z J.

* Poesle bibliclie tradotte da celebri Italian!, con note, parafrasi latine e dissertazioni. Tomo 3.°, parte 3.* ed ul- tima.— Milano , 1834, dalla Societa tipografica de' Clas- sici Italian!, conu-ada di S. Margherita , in 12.° Tutta r opera ital. lir. 21 24. V. Bibl. Ital. tomo 72°, novem- bre , i833 , pag. 176.

* Poesie minori del Petrarca sul testo latino ora cor- retto , volgarizzate da poeti viventi o da poco defunti , col testo a fronte. Vol. Ill ed ultimo. Milano, 1834, So- cieta suddetta . in 12.° di pag. 370. Prezzo dei tre tomi

3i4 varieta'.

lir 14 ital., in col ritratto del Petrarca lir. 21 5o, in 8°, carta sci'iptoria col ritratto lir 3o 20. V. Bil>l. Ttal. touio 63.°, luglio i83i, pag. 3.

Element! di fisica particolare dell' Al). Domenico Scina P. Pr. nella R. Universita di Palermo, tomo Milano, i833, Societa suddetta, in 12.° di pag. 37a, con rami. Prezzo di tutta 1' opera , in 4 tomi lir. 1 3 ital.

* II Museo Worslejano descritto ed illustrato da Ennio Qulrlno Visconti, pubblicato per cura del dottor Gio. La- bus. Milano, 1834, Societa suddetta, fascicolo 7.° ed ultimo. Prezzo di tutta 1" opera, in 8." di pag. 232 e 77 tavole in rame oltre il ritratto del Worsley, ital. 40. 10, in 4.° lir. 80. 20, in 4.° gr. velino lir. 160. 40. V- Bibl- Ital. tomo 68." dicembre i832, pag. 33 1.

La Sapienza cristiana, di Claudio Arvisenet vicario ge- nerale di Troys. Traduzione suUa quarta edizione francese, coll' aggiunta di un metodo per ascoltare la messa , di G. B. V. Milano, 1834, Societa suddetta, in 12.° di pag. 376 , lir. 2. 5o austr.

Dettaglio degli onorarj fissi e proporzionali dovuti a' no- taj , e delle competenze di archivio per i diversi atti no- tarili , dell' avv. Francesco Maria Carcano notajo in Mi- lano. Edizione seconda accresciuta. Milano, i834, So- cieta suddetta, in 12.° di pag. 40, cent. 60 ital.

Istruzioni ad un fanciullo. Milano, 1834, Societa sud- detta, in 1 6.% di pag. 80, lir. i. ital.

Antologia medica di Valeriano Lulgi Brera , I. R. Con- sigliere di Governo , professore ecc. Venezia , 1834, co'tipi di Ant. Bazzarini e comp., in 4.° piccolo. Quest' o- pera periodica si pnbblica per fascicoli mensuali , di pag. 96. Essa va considerata qual continuazione del Giornale di medicina pratica dello stesso signor professore , e della Qazzetta universale medico— chinirgica fainiaceutica compilata dal dott. Tebaldo Caffi. E divisa m quattro sezioni, cioe: I.* Saggi e Memorie intiere o per estratto , inedite, o edite ma rare, italiane o estere. 2." Analisi di opere, pure nazionali od estere. 3.' Rivista di giornali, per cio che appartiene alia medicina , chirurgia e scienze acces- sorie. 4.* Varieta, contenente notizie e scoperte fisico- mediche, biografiche, accademiche , bibliografiche , meteo- rologiche. L'associazione annua, da pagarsi anticipata , e di austriache lir. 28 in Venezia ; per tutta la monarchia

V A R 1 E T a'. 3i5

austi'iaca e per Testero franca fino ai confini lir. 34 ^ per an semestre si paga la meta, e per un trimestre il rpiarto. In Venezia le associazioni si ricevono dai tipografi editori proprietarj Bazzarini e comp. In Milano presso la Societa suddetta.

Totnmaso Moro gran cancelliere d' Inghilterra , romauzo storico del secolo XVI della principessa di Craon: prima versione italiana di Francesco Cusani, vol. 2. Milano, 1834., co' tipi di Giovanni Pirotta, in contrada di S. Ra- degonda, a spese deU'editore, in i6.°

( Questo e il i ." della Serie di romanzi storici e d' al- tro genere de piii celebri autori modemi del secolo XIX per la prima volta tradotti nelV idioma italiano per cura di Fran- cesco Cusani.

" Ciascun romanzo verra espressamente volgarlzzato , per quanto e possibile , dalla lingua originale da abili e diligenti traduttori ; si premettera un cenno storico ogni volta che I'argomento lo richlede , e la biografia delPautore, sempreche riesca di poter averne esatte notizie ; come pure una moderata critica sui pregi e i difetti dei rispettivi ro- manzi.

» Ogni volume conterra dalle aSo alle 3oo paglne. II prezzo di ciascun volume sara di lir. i. 5o austr. Se ne pubblichera non meno di un volume al mese. Chi volesse acquistare de' romanzi separati , si rilasceranno mediante 1' aumento di cent. 5o per volume. " )

Opere varie in verso e in prosa di Giuseppe Torelli Veronese, per la prima volta riunite ; aggiuutevi alcune iinora inedite, per cura e con note di Alessandro Torri, tomo i.° Pisa, i833, presso N. Capurro e comp, in 8.°, di pag. XII e 371, lir. 5 ital. In Milano, presso Antonio Fortunato Stella e figli , contrada di S. Margherita.

* Viaggio nella Liguria marittima di Davide Bertolotti , tomo a.° Torino, 1834, dai tipografi eredi Botta , in di pag. 374. Prezzo di tutta 1' opera, in 3 tomi colla carta geografica lir. i3. 5o ital. In Milano, presso i suddetti Stella.

Un viaggetto alia citta di Milano fatto nel mese di giu- ^no del 1 832 di G. S. D. C. Milano, 1834, Omobono Manini, contr. de' tre Alberghi (tre Re), in i6.°, di pag. 189, con una incisione, lir. 2. So.

3t6 V A K I E T a'.

II Militaro in ritiro, zilj.ildone letterarlo clie comprendera dissertazioiii critiche, novelle, frammenti storlci , non clie descrizioni di luoghi e di monumenti d''arti, di T. C. , anno 4.° Milano, 1884, Manini suddetto, in 12.° pic- colo, di pag. 255, con ritratto, lir. 2 ital.

Prodromus bryologiaj mediolanensls auctoribus Joseplio Balsamo M. D. in lyceis patriis liistorise naturalis prof, suppl. et Josepho De Notarls M. D- MediolanI, 1884, ex typographia Felicis RnsconI, in 8.% di pag. 194. Prezzo lir. 5. 75 aust. Si vende da L. Dumolard e F., corsia tie' Servi , n.° 60 3.

Storia medica del cholera indiano osservato a Parigi da Agostino Cappello e da Achille Lupi cola inviati dal Soinmo Pontefice Gregorio XVI nell'anno i832. Roma, i833 , per la stampei-la caraerale , in 8.°, di pag. XVlil e 536.

Risnltamenti degll studj fatti a Parigi sul cholera morbus per ordine di Sua Santita Papa Gregorio XVI da Dome- nico Meli, membro della Commissione sanitaria inviata in Francia nell'anno i832. Fvoma , i833, per la stam- peria camerale , in 8.°, di pag. XV e 3 20.

Biografia Soncinate, di Paolo Ceruti, dedicata al nobile signor Marchese Giuseppe Pallavicini , ciambellano ecc. Edizione a beneficio della Scuola infantile di carita in Cremona. Milano, 1834, dalla tipografia del dottor Giu- lio Ferrarlo , in 4.°, di pag. 400 , lir. 8 austr.

* Dizionario militare italiano di Giuseppe Grassi, edi- zione seconda ampliata dall'autore. Torino^ i833, a spese della Societa tipografico-llbraria, coi tipi di G. Pomba, tomi 3, in 8.°, di pag. 1670, carta velina, lir. 24 ital. In Milano presso L. Sonzogno, corsia de' Servi.

Saggi di eloquenza e filosofia tratti dalle OsservazionL sulla morale cattolica di Alessandro Manzoni da F. M. Travella preposto. Milano, 18 84, presso Sonzogno suddetto, coi tipi di Gio. Pirotta , in 8.° piccolo, di pa- gine 112, austr. lir. i. 5o.

Raccolta di favoleggiatori italiani antichi e moderni , con 5 vignette in rarae. Firenze , i833, David Passigli e socj , in 8.°, di pag. 489 a due colomie : elegante edizione. In Milano si vende da Branca e Dupuy in contrada di S. Paolo, n.° 935.

L'universo pittoresco, o Storia e descrlzione di tutti i po- poli, loro religioni, costumi, usanze, industria, comraercio,

V A R I E T a\ 3 1 7

progress! nelle sclenze , nelle lettere, nelle artl ecc. Pi-inia traduzione italiaiia per cura di A. F. Falconetti , adorna di 800 Incisloni rappresentaiuL vedute , monumenti antichi e moderni , vest! , suppellettili , oggetti d"" arte ed altro. Venezia, i834, da' tipi di Giuseppe Antonelli, edit., in 8.° (Tutta r opera, in 5 tomi , costera austr. llr. 100:, e verra distribuita in 200 fascicoli di 16 pagine a due co- lonne e 4 incisioni ciascuno a cent. 5o. Pubblicato il fa- scicolo i.° In Milano presso A. Monti in contr. del Cappello.)

* Trattato 'oorico-pratico dell" arte di edificare , di G. Rondelet. Prima traduzione italiana per cura di Basilio Soresina, con note e giunte importantissime. Mantova , 1834, ^ spese della Societa editrice , presso i fratelli Ne- gretti. Fascicolo 19.°, in 4.°, con rami. Importo dei 19 fa- scicoli publilicati lir. 80. 3 5 austr. In Milano presso il sud- detto. V. Bibl. Ital tomo 71.°, luglio i833, pag. 87.

* La scienza degl' ingegneri nella direzione delle opere di fortificazione e d" architettura civile di Belidor con note del signor Navier. Versione italiana di Luigi Masieri. Milano, 1834, Truffi e Comp. Fasc. 5.° in 4.° fig. Prezzo dei 5 fascicoli pubblicati austr. lir. 17. 5o. In Milano presso il snddetto. V. Bibl. ital., aprile p." p." pag. 124.

* Dizionario delle scienze naturali redatto da varj pro- fessor! del giardino del Re e delle principal! scuole di Parigi. Prima traduzione dal francese con aggiunte e cor- rezioni. Firenze, i83o-i834, per V. Batell! e figH. In 8.", pubblicate 26 distribuzioni di testo, che giungono al vocabolo Capinera , ed altrettante di figure colorate. Importo delle suddette distrilmzion! ital. lir. i5o. 80. In Milano presso il suddetto. V. Bibl. Ital. torao 72.", dicembre 1 833 , pag. 367.

La Sacra Bil^bia secondo la volgata , tradotta in italia- no, col testo a fronte, e diclilarata con note dall'arcive- scovo Antonio INIartini. Firenze, 1 833-1 834 a spese deir editore, coi tipi Borglii e compagni , in 8." gr. , a due colonne, con rami. Yol. 3 , divisi in 40 fascicoli cir- ca, con 78 incisioni. Prezzo di ciascun fascicolo lir. i. 5o ital. Ne sono usciti 6. In Milano presso il suddetto.

Dizionario geografico, storico , statistico , coiiunerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, compilato per cura del prof (jollVedo Casalis. Torino, 1834, G. Maspero libra jo, Marzorati e Vercellotti tipografi- in 8.°, fasc. 2.",

3 1 8 A^ A R I E T a".

di pag. 192. Lir. 2. So ital. al fascicolo. In Milano presso il suddetto. V. Bibl. Ital., aprile p." p.° pag. i o5.

Archivj del proprletario e dell' agricoltore , ossia CoUe- zione periodica di Memorie e di Osservazioni sopra le parti tutte deireconomia domestica e rurale. Piacenza, i833- 1834, dai torchj Del Maino, in 8.°, fascicoli i3.° al i6.°, ciascuno di pag. 96. Prezzo lir. 1 1 ital. ogni 6 fascicoli. V. Bibl. Ital. tomo 70.°, maggio i833, pag. aSg.

Bibliografia critica delle antiche reciproche corrispon- denze politiche, ecclesiastiche , scientificlie , letterarie , ar- tistiche deli' Italia colla Russia, colla Polonia ed altre parti settentrionali, il tutto raccolto ed illustrato con brevi cenni biografici degli autori meno conosciuti, da Sebastiano Ciara- pi, corrispondente attuale di scienze, lettere, ecc. dell' I. R. Commissione dell' istruzione pnbblica del regno di Polo- nia. — Firenze, 1834, per Leopoldo AUegrini e Giovanni Mazzoni stampatori nella Badia fiorentina.

( Vi si contengono : " i ." Notizie e descrizioni di antiche opere a stampa , o scritture mss. scientificlie , letterarie , storiche, ecclesiastiche, politiche, militari, concernenti alle dette nazioni , scritte per autori italiani , e stampate in Italia e fuori. 2." Opere, ecp. dagl' Italiani pubblicate in quelle regioni , e dai Polacchi ecc. in Italia sopra qua- lunque argomento. 3." Notizie degli Scrittori classici latini ed italiani , stampati , o mss. , tradotti , comentati e illustrati in Polonia. 4.° Notizie biografiche degli scrit- tori ed uomini illustri italiani stati in Polonia ed in Russia. 5." Opere scientificlie , letterarie, ecclesiastiche ecc, e di azioni dei Gesulti italiani in quelle regioni. 6.° No- tizie de' Sociniani in Polonia. 7.° Artisti italiani cono- sciuti o non conosciuti in Italia stati presso le dette na- zioni; ed artisti di loro stati in Italia. 8.° Notizie letterarie , storiche , diplomatiche , commerciali , odepori- che, ecc. analoghe alio scopo dell' opera, trovate dall' au- tore , ed a' suoi luoghi opportunamente disposte. Notizie di libri a stampa , e di mss. nei dialetti illirico e slave pubblicati in Italia , o conservati nelle librerie Vaticana , Laurenziana, Ambrosiana, ed altre d' Italia.

" E perche secondo P ordine alfabetico ciaschedun arti- colo non rinianga isolato , vi sara il richiamo di quelli che appartengono alia stessa materia nella medeslma bi- bliografia ; e cosi riuniremo il metodo alfabetico con quello delle luaterie negli articoli di maggiore ioiportanza.

VAKIETA'. 3,^

" Se la publjlicazione di quesf opera affaUo nuova nella sua specie, utilissinia nel suo scopo, gloriosissima per le tre nazioni alle cpiali appartiene , sara facilitata da suffi- ciente numero di soscrizioni , si eseguira 1' edizione , che verra dispensata in fascicoli, e si aggiungera separatamente tin volume di docnmenti analoghi inedlti , o pubbHcati in altre opere dal medesimo autore. Ciaschedun fascicolo contenente una o piu lettere dell' alfabeto , si rilascera ai signon associati al prezzo di soldi 6 toscani per ogni fo- glio di sta.mpa in 8." a due colonne, di carta Tesd di lin- gua in carattere testino. Le associazloni si ricevono in F.renzo dai tipografx Allegrini e Mazzoni ; le spese di porto e dazio sono a carico dei signori associati. )

R. Grnom, F. Carlwi, I. Fumagalli e G. Bwgnatelli, direttori ed editori.

ERRATA-CORRIGE. Tomo 74.° NeUe ossetvazioni meteorologiche pel mese di aprile p. 160, al giorno 19 altezza del te.rmometro 5,o lessi + 5,0

" - 0,0 ,, + 5,0

' " ^' " " - 7.5 » + 7,5

Pubblicato il di 3 luglio 1834.

MiUino , dalL'L R. Starnperia.

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Ossewazioni meteor

ologiche fatte

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Osservatorio dl Brera.

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321

BIBLIOTECA ITALIANA

Q

PARTE L

LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.

Alciuil pensierl sulla mitologia.

uando Adriano VI giunse per la prima volta a Roma e vide il Laocoonte , torse gli occlii sdegnosa- mente, esclamaiido che quelle erano divinita de'gen- tili; e non pose mente die quel simulacro piuttosto che una divinita era un miracolo dell' arte. Lo stesso spregio, lo stesso ribrezzo mostrano alcuni moderni per ia mitologia dei Greci e la considerano come uu' istituzione del paganesimo , come un sogno della cieca e superstiziosa antichita. A noi pero sembra che tale argomento esser debba guardato sotto un altro punto di vista.

Fra tutti i popoh dell' universe i soli Greci si av- videro della possente influenza della bellezza sngli affetti e sui costumi degU uomini ; o che la bella natura da cui erano circondati continuamente gli ecci- tasse, o che la singolare acutezza del loro ingegno tacesse ad essi conoscere che le frequenti ispirazioni della bellezza erano il mezzo piu efficace di reader ruomo consapevole e soUecito della propria dignita e quindi di produrre in lui quella elevazione di pen- sieri e di scntimenti, in cui il vero morale perfezio- namento consiste. Percio nella sola Grecia la bellezza aveva leggi che ne comandassero la riproduzione c

BibL ItaL T. LXXIV. 21

3a2 ALCUNI PENSXERI

magistrati clie la custodissero , e templi e sacrifizj e sacerdoti; e la era amata e considerata come la bonta, come la verita rispettata; e per alto dettame di ci- vile sapienza voleva il Governo, che il popolo tro- vasse bellezza dappertutto, negli edifizj , nei monu- menti, nelle arti, nelle feste, nei giuochi, e dapper- tutto la venerasse tanto nella poesia di Omero e di Pindaro , quanto nei valore di Milziade e di Temi- stocle , nella virtii di Socrate ugualmente die nelle grazie di Alcibiade , tanto nelle opere di Apelle e di Fidia , quanto nelle sembianze di Frine e di Aspasia , reputando con linissimo accorgimento che il culto della bellezza preservasse la nobilta dell'animo, e che le impressioni di essa fbssero rimedj valid) ssimi ad impedire ogni guastamento ed ogni viziosa degene- razione. Posta questa massima di Stato, egli e chiaro che anche il sistema della religione doveva informarsi dalla bellezza , od alnieno alle comuni norme prefisse accomodarsi. Ed a questo fine, a parer nostro, la mi- tologia rispondeva.

Moltiplici furono le origini della mitologia , sva- riatissime le parti, intiniti gli elementi di cui si com- poneva. Primi principj di essa furono le favole egizie e le fenicie, e le frigie e le scitiche ancora. Erodoto attesta che la teologia di Orfeo e quella degli Egizj erano identiche; e Platone afferma che i Greci non fecero che tradurre nei loro idioma i nomi egiziani. Le colonic portarono questc novelle dottrine ; ed i condottieri di esse facendosi fondatori di nuovi culti ed insegnatori di nuove arti, singolarmente ai biso- gni ed agli agi della vita pertinenti, ottennero ancli' essi onori divini, per lo che alle favole da essi dif- fuse quelle si aggiunsero che furono pel conto loro inventate. Ne per le instituzioni sociali ancora im- perfette, ne pei progressi della civilta ancor tenui e lentissimi poterono quelle favole esser esaminate , I chiarile e rigettate -, che anzi furono accresciute e magnificate. Poiche per Y ignoranza delle lingue at- tribuendosi un falso signiiicato alle voci, i fatti piu

SULLA MITOLOGIA. 3a3

semplici e natiu'ali divennero prodigi, e gli errori si convertirono in maraviglie : cosi si fece ad Eiiropa valicare il mare sopra uu toro anziche sopra ua va- scello , ed a questo primo errore , che nacque dalla mala interpretazione di un vorabolo fenicio , altre fole seguirono. E la moltiplicita dei nomi servi a mol- tiplicare le favole , facendo die un solo individuo in niolti si scomponesse , o che di mold se ne formasse un solo ; come avvenne di Giove , di Venere , di Bacco , d' Ercole , ecc. Per la mancanza di antiche scritture non potendo la storia risalire oltre a due o tre generazioni, al di la di queste si trovava un tempo oscuro e vuoto, die a seconda dei casi e delle fan- tasie riempivasi di fatti immaginarj , di azioni eroiche , d' impresc di numi , di celesti connubj atti singolar- mente a soddisfare V ardente desiderio che avevano le citta e le famiglie di divenir chiare per famose origini e per illustri genealogie. E gli stessi avve- nimenti reali di cui era depositaria c custode la me- moria degli uomini, passavano mediante la tradizionc di eta in eta; e sempie in vario modo intesi c ri- feriti si alteravano e si confondevano ; e cosi renduti diversi dal vero si consegnavano ai monumenti, che dovevano durare perenni. La politica poi attenta sem- pre a trar protitto da tutto si giovava di tali errori per raggiungere i suoi fini ; onde cio cli' era efFetto deir ignoranza e della vanita , divcniva per essa fon- damento a' suoi progetti e strumento di potenza. So- prattutto pero T ignoranza della fisica contribui a for- mare la mitologia , poiclie non conoscendosi le leggi universali della natura , e quindi non sapendosene calcolare gli efletti parziali, quanto nella natura stessa avveniva, quanto in cielo ed in terra appariva, tutto spiegavasi coU' intervento immediato di un nume ; cio die sc non dimostrava la ragione dei fatti , ba- stava almeno a soddisfare le menti credule e vaghc di maraviglie. Per tal modo si credette cho in vece della virtu propria esistesse negli astri. nei fonti , nelle piantc una viriii divina clic i moti nc govcrnassc r

324 ALCUNI r-ENSlEiil

ne promovesse I' incrcmento, e ne risultava una se- rie tli divinita le une alle altre congiunte, simile alia gran catena a cui , secondo Omero , Giove attaccava i suoi nunii e die scuoteva a suo piacimento.

Finalmente una splendida luce si diffuse sopra questo ammasso di errori , quando alia poesia , alle lettere cioe ed alle arti, fu affidato il nobile uffizio di ordi- narc e di accomodare alle norme della bellezza un sistema di religione si stiano e confuso. Allora le rozze ed informi favole s'ingentilirono; e le credenze religiose, le tradizioni popolari, le origini delle citta, delle famiglic, delle utili istituzioni, i lenomeni fisici, le passioni degli uomini si espressero bellamente coUe armonie e colle forme , colle figure e coi numeri. Ed i poeti venerando in silenzio 1' Ente supremo , e la- sciandolo celato nelle impenetrabili sue nubi e nella infinita profondita de' suoi misteri si applicarono spe- cialmente a rappresentare quelle cause subordinate che quaggiu si aprono alle menti umane , e che for- mano quella che Plutarco chiamava seconda Provvi- denza; onde sorsero da ogni parte leggiadre finzioni, simboli luminosi, vaghe immagini, begliidoli; e tutte le cose si dissero piene di Giove, e Tuniverso di- venne un gran dramma pieno di vita e di azione , di prodigi e di bellezze. E I'aeie riempivasi di genj, e si adoravano sui monti le Oreadi , le Driadi nelle selve; ed ogni fonte avea la sua Najade, che versava dair urna l" onda perenne. L" Elicona si rallegrava del canto delle muse , Cinto della presenza di Apollo , rOlimpo del banchetto dei Numi; ed il sole uscito dalle porte deU'Oriente, e preceduto dalla face di Espero, correva la via del cielo in fulgido cocchio tratto da focosi destrieri e circondato dalle ore in- ghirlandate e danzanti. Speciali divinita prendevano in cura la vita dell' uonio dai vagiti della culla sino alia quiete della tomba, ed ai piaceri, ai bisogni, ai . desiderj di lui egualmente provvedevano. Ed onora- vasi Cerere inventrice della spica, e Minerva inven- trice deir olive e Bacco signor della vite. L* amore ,

SULLA MITOLOCIA. 325

sentimento delicatissimo, e schivo per natura di ri- ilessioni e di esami , era rappresentato da Cupido , che si sposa a Psiche, purche questa nol conosca e nol vegga , e clie svelato dall indiscreta lucei-na si sdegna e sparisce. E se viene commesso un delitto , alia voce di Ncmesi le fiirie escono del tartaro ed afferraao Y aninia del colpevole e la tormentano e la straziano e la strascinano all' inferno.

Tutte qiieste invenzioni erano necessariamente re- gelate dalle leggi della bellezza; ne cio potrassi rivo- rare in duhbio qnando si ponga niente che queste leggi eransi convertite in leggi dello Stato , e che erano tanto assolute e severe che agli artisti servir dov^evano di norma e quasi di modello legale nell' ef- Hgiar i nnmi le ligure foggiate de' piu grandi mae- stri; e per essersi da queste allontanato Parrasio fu pubhlicamente ripreso ; ed i pittori che nel rappre- sentare le dee usavano forme lascive erano disprez- zati e cliianiati pittori meretricj. Sino nell' espressione del dolore , del furore, della rabbia doveva trovarsi bellezza; quindi le Parche e le Gorgoni e le Larve , lurida e schifosa compagnia, sono con tratti di su- blime bellezza negli antichi monumenti rappresentate. Con queste continue impressioni di bellezza, coU'avvi- cinare gli uomini agli Dei e col porli in grado quasi di conversare con essi , col mostrar degna in alcuni casi la natura umana degli onori del cielo , e col render la divina partecipe e non di rado desiosa delle sorti umane e degli umani godimenti , si giovava mirabil- mente al gran fine estetico , in cui si appuntavano tutte le mire dei Greci , che Y uomo cioe formasse un alto concetto di se stesso , che conoscesse la di- gnita di cui era rivestito sulla terra « si sentisse ca- pace di serbarla. Contribuivano a questo fine ed erano ampio incremento del sistema mitologico i templi, i boschi sacri, i misteri, le cerimonie, le feste, i giua- chi ; tutte istituzioni fregiate di un grande carattere di bellezza , ed atte ad innalzar 1* animo a nobili pen- sieri, ad affetti generosi. Onde da siflatto complesso derivava una ispirazione sublime, un forte e potente

326 AliCUNl PENSIERT

impulse, cli'eccitava gli uomini a segnalarsi coUe opere e colle imitazioni; e cosi sorgevano le glorie di Sala- mina e delle Termopoli, i canti di Omero e Pindaro, taiiti monumenti immortali , tante immortali virtu !

Da tutto cio chiaramente si rileva che una gran parte della mitologia apparteneva alia cosmogonia , alia fisica , alTistoria, alia morale, ed una piccola parte alia teologia , e die tutte poi indistintamente queste parti servivano alia poesia. Quindi in materia di religionc la parte eletta della nazione si segregava dal resto , iniziandosi ne' misteri , dove il secreto che si apprendeva, la parola del grande enigma era I'unita di JDio. I magistrati proteggevano la celebrazione di siffatti misteri ed ogni maniera di presidio e di de- coro ad cssi procacciavano; ma era severamente proi- bito agf iniziati di rivelare gli arcani die loro ma- nit'estavansi ; ed Eschilo accusato di avere in una delle sue tragcdie pubblicata la dottrina dei misteri duro gran fatica a salvar la sua vita , e Diagora in- colpato di egual delitto dovette fuggire e fu dicliia- rato infame e il decreto lu scolpito in una tavola di bronze. Poidie, come abbiamo veduto, il sistema della mitologia fondato sul politeismo era accomodate alle viste politiclie ed estetiche del Governo, e quindi importava a questo die salda si serbasse nel maggior numero la corrispondente credenza. Per la stessa ra- gione fortissime pene erano minacciate a quei tilo- sofi die o ncUe loro lezioni o nei libri loro rivocas- sero in dubbio I'esistenza degli Dei; ed il mentovato Diagora , e Protagora , e Prodico di Ceo ed Anassa- gora furono per qucsta causa esposti a gravi pericoli; e la rabbia dei persecutori di Socrate armossi anche di tale argomento contro quel sapientissimo. Ma te- nuto fermo il dogn.a delF esistenza degli Dei, davasi poi piena facolta ai poeti di favoleggiare su di essi, e di destare il piacere , la maraviglia, le lagrime ed anclie il riso a loro piacimento , poiclie giudicavasi die senza questa liberta non potevano i miti giovare alia poesia a cui erano singolarmente destinati, ne contribuire a quel supremo fine della riproduzione

SULLA MITOLOGIA. 32^

della bellezza. Quiadi poterono Orfeo ed Eschilo rap- presentare Giove come im usurpator del trono del padre suo , ed aCfermar cli' egli pure un giorno ne sai-ebbe dal proprio figlio scacciato ; ed Esiodo inse- gno che gli uomini e gli Dei erano di una sola fa- miglia , ed Omero non fu biasimato per aver attri- buito ai Numi le passioni e i vizj , i piaceri e i do- lori dei mortali ; e Pindaro stesso canto che una era la stirpe degli uni e degli altri , e (inalmente quel- TAristofane che nelle sue commedie si burlava degli uomini e dei numi e tutti egualmente metteva in ridicolo, venne per solenne decreto incoronato, come benemerito dclla patria , coll' olivo sacro che sorgeva nella cittadella di Atene. Ora ognuno facilmente com- prende che assurdo sarebbe qualificare reUgione un sistema che i meglio veggenti della nazione rigetta- vano, che i filosoli impugnavano, che i poeti alte- ravano con ogni genere d' invenzioni e di capricci , e che persino era posto in deriso sul teatro. A noi quindi sembra clie sia avvenuto della mitologia cid che avvenne degli oracoli ; come questi trassero la prima loro origine dalla religione e poscia interamente servirono alia politica, cosi quella dalla religione ebbe del pari principio , ed in progress© divento patrimo- nio della poesia.

Cio che pill positivamente accadde, quando le let- tere e le arti greche si trasmutarono in Italia, e per una mirabile concordanza di condizioni fisiche, morali e politiche poterono qui senza una notabile altera- zione farsi nazionali. Allora non essendovi piii una storia patria che servisse di fondamento e quasi d'in- troduzione alle favole mitiche, cessate le vanitose pretensioni delle citta e delle famiglie, scoperte e chiarite coUe osservazioni e coi calcoli le leggi del mondo, tolta la credenza per non dire spenta la me- moria del politeismo, la mitologia non altro rimase che un semplice linguaggio poetico atto a fornire del pari nobili parole alle lettere e simboli acconci alle arti: linguaggio che viene in Italia I'enduto solenne e splendido, oUre che dalla sua intrinseca bellezza,

328 ALCUNl PENSIERI

anche dalla sua stessa antichita e dagli esempli di quelli che noi a giusto diritto nelle lettere c nelle arti , quai padri e maestri , veneriamo ; com'era in Gre- cia abbellito ed avvalorato dalle illusioni della vanita , dai conforti deir amor patrio, dalle tradizioni popolari e da infinite memorie domestiche, religiose, nazionali. E col dire clie al presente non altro e la mitologia fra noi che un linguaggio poetico, crediamo di fissare con precisione i limiti a cui 1" uso di esso esser deve ristretto. Perocche nessuno certamente vorra credere che parole ormai disgiunte da ogni realta e non espri- menti alcuna potenza morale o fisica possano pro- durre effetti o moti di alcun genei'e , e che senza ofFendere le leggi della verisimiglianza , che pur de- vono nella poesia esser inviolabilmente osservate, si possa far da esse dipendere avvenimenti, la cui rap- presentazione e mirabile e dilettosa, perrhe sembra appunto che provengano da una potenza superiore alle ordinarie forze della natura. Percio se trattasi d" immaginare una tragica pei-ipezia od una macchina epica , noi non vorremo che in questa od in quella si facciano interveriire gli Dei o le Deesse della mi- tologia, poiche egli e chiaro che questi puri fantasmi, quegP idoli creati dalla mente umana e non aventi fuori di essa ne esistenza, ne potere, non mai saranno validi a generare negli animi quel commovimento che richiedesi dalla tragedia o cjuella maraviglia che desidera la Epopea. Se poi si vorra descrivere la na- tura e le sue leggi ed i suoi moltiplici apparimenti e le magnifiche sue scene, se si vorra esprimere gli affetti dai quali il cuore e agitato , o rappresentare le immagini di cui e si feconda la fantasia , se si vorra trattare quei tenui argomenti nei quali e si difficile proprie commiinia dicere, nulla impedira in tali casi di valersi di cjuella parte brillantissima della no- stra lingua poetica , che consiste nella mitologia , e di prolittare delle ricchezze di un sistema che se non fu inventato per le lettere e per le arti , fu al- meno al loro magistero ed alle norme della bellezza cpn gran cura accomodato. Ameremo bensi che anche

SULL\ MITOLOGIA. 839

in questi casi ed in questi generi 1' uso della niito- logia sia rcgolato con prndeiite avvedimento, e clie siano osservati quci limiti al di qua o al di la dei quali non puo trovarsi ne rettitudine, ne decoro ; poiche ogni intemperanza e vizio, ed ogni esagera- zione e traviamento ed errore. Per serbar la qiial moderazione giovera senza dubbio aver presente cio die linora siamo andati dicendo, che la mitologia cioe non era in Grecia che la rappresentazione poe- tica delle cause seconde operatrici dei fenonieni fisici e morali delF miiverso , e die non e in Italia che un semplice linguaggio poetico.

Ci resta ora a risolvere alcune obbiezioni che dai nioderni si fanno contro Tuso della mitologia. Si al- ferma in primo luogo che non e decente ai lumi del nostro tempo il far conto delle fole mitologiche , e die questi vaneggiamenti della passata eta ad altro orniai non servono die a fomentare i pregiudlzj della presente, a tenor viva la superstizione ed a ritardar quindi i progressi ddla civilta e della lilosofia. Ma per qiianto su cio riflettiamo, non sappiamo scorgere die la mitologia dar possa, non die materia ed ali- niento, neppur il pin lieve motivo ai temuti pregiu- dizj ; poiche se non si attribuisce alcun potere a qnei Nunii, sea qudla teologia non si presta alcuna fede, se questa non consiste che in una nomencla- tura, che fornisce parole alia lingua poetica e simboli alia lingua monumentale, certaniente dai I\liti nessun argoniento si potra trarre di sperare o di temere , ed in materia di religione non si da pregiudizio senza credenza , senza paura e speranza non si danno su- perstizioni. Infatti nelle citta egualmente che nelle ville , tanto nelle elevate , come nelle infime classi , nessuno assolutamente si trova che udendo i poeti cantar Venere, o Giove, o Minerva, o Bacco, o Net- tuno, veggendo le Grazie scolpite, o dipinte le Muse, dubiti per un solo inomento che quelle divinita ab- biano un cielo , un potere , una qualunque siasi in- fluenza sulle cose di quaggiu ; e fra tanti traviamenti della ragione , fra tante controversie che si agitarono ,

33o ALCUNI PENSIERI

fra tante sette che nacquero non mai si manifesto alcuna opinione che mostrasse iin ritorno, una benche menoma tendenza al politeismo. Onde il timore die la mitologia produca pregiudizj e superstizioni e vana e puerile ; e la pia sollecitudine de' moderni si risolve in uno smodato amore di novita. Ma la cosa e ben diversa quando si tratti di stregherie e di apparizioni di morti; poiclie su tale proposito le superstizioni sono tuttavia radicate; e gli uomini della villa nai> rano seriameate i mali loro recati o minacciati dalle streghe ed il terrore provato per le anime vaganti dei morti ; e di tali baje sono tutte le loro conver- sazioni seminate ; cosicche essendo le fantasie mira- bilmente predisposte a visioni di tal genere, se qneste fossero secondate dall influenza della poesia, non ue sarebbero gia ritardati i progress! della blosofia, per- che la filosofia non ripara alle capanne , ma si con- fermerebbero i pregiudizj, e piu fallaci si farebbero !e idee del volgo; ed ognuno sa, clie al guastamento delle idee seguono facilmente la sfrenatezza delle passioni e la corruzione dei costumi. Eppure le mo- derne scuole raccomandano come esemplari di singo- lare eccellenza Shakespeare e Calderon, le cui opere sono piene di fattucchierie e d' incantagioni ; ed i novatori terrebbero per salva e redenta la nostra letteratura se in essa alle favole mitologiclie si so- stituissero Y ombre e gli spettri della letteratura ol- tramontana. Cosi lo spirito di parte si fa velo agli occhi meglio veggenti! Cosi questa nostra eta ondeg- giante , questa nostra letteratura di trcmsizione si fa ardita a dannare quanto di piu bello, dipiiigrande, di piu. glorioso operarono i nostri maggiori , e de- clamando contro i loro pregiudizj si fa poi essa me- desima di altri ben piu gravi pregiudizj promovitrice ! La seconda obbiezione in cio consiste , che per rendere la poesia italiana veramente nazionale sarebbe d'uopo di bandir da essa le favole mitologiclie e di sostituirvi le verita del cristianesimo. Su di die dob- biamo innanzi ad ogni altra cosa ripetere, che la no- stra poesia per infinite analogic si trovo cosi prossima

SULLA. MITOLOGIA. 33l

ed affine alia greca, che pote senza difficolta e senza sforzo assoggettarsi alle stesse leggi e seguiie gU stessi esemplari ; cio che per noi avvenne felice- mente, poiche pei* tal modo le nostre lettere e le nostre arti produssero lavori e monumenti degni , per dir tutto , di un popolo che per diretta dtscen- denza successc ai Romani. e per giusta eredita ai Greci. Ora non si saprebbe comprendere come la mitologia che fu sempre parte integrale della poesia greca potesse poi riusch-e disconveniente e disacconcia alia poesia italiana , die pure ha comuni coll' altra e condizioni e regole e modelli. Ma si afierma che la poesia e essenzialmente religiosa, e che quindi esser deve informata dalla religione vera c dominante non da una religione gia conosciuta per falsa e da tutti abbandonata; a noi pero sembra piuttosto che la poesia esser dcbba essenzialmente bella, e che per questo motivo debba appuntare le sue mire a Dio che e il fonte ed anzi il tipo supremo di ogni bellezza. Ma questo Dio immenso , questo complesso d' ineffabili qualita come si potrebbe degnamentc manifestare in brevi e Icggiere composizioni , e come una religione che guarda all' eternita , e die si mostra conscia del- r invisibile e deirinfinito, potrebbe sempre campeg- giare in una poesia che per la sua natura dee pur volgersi qualche yolta alia vita presente, al tempo ed a quella finita realta che puo esser dai poveri nostri sensi compresa ?

Senza dubbio la poesia puo trarre dal cristianesimo una sublimita di concetti, uno splendore d'immagini, un carattere di grandezza che nessuna mai virtu umana puo darle; ma qui torna opportuna la distinzione che facemmo pocanzi. Perocche prescindendo dalle poesie propriamente religiose, sulle quali non fa d'uopo di distinguere e di disputare nei generi maggiori della poesia, nei quali o si racconta o si rappiesenta un'a- zione, e sovente si iinge il concorso di soprannatu- rali potenze , i numi del gentilesimo che hanno ormai perduto ogni fede ed ogni credito non potrebbero certamente contribuire o ad attorrire 2;li animi nella

332 ALOUNT PENSIERI

trageilia od a farli maravigliare nell' epopea. AIT in- rontro le impressioni della vei'a rellgione indncono una scqueiiza dl gravi e profonde meditazioni , il presentimento di iin treniendo avvenire , 1' idea di iin potere die solo colla volonta si misura e si adegua, e qnesta sevei'ita di pensieri clie vanno oltre la tomba , questo terrore , questa elevazione dell' aninia al cielo possono somministrare magnifici concetti alle grandi composizioni della pittni-a e della scultura , giovaro validaniente ai fini della poesia tragica e delfepica, ed anclie talvolta destare la lirica a voli piu arditi e privilegiarla di altissime ispirazioni; ed in questi generi non gioverebbe far uso della mitologia , nep- pure come di un semplice linguaggio poetico, poiche ne deriverebbe un' assnrda niescolanza di nomi e di cose , di parole e d' idee. Ma vi sono eziandio nel- Tanimo dolci e gentili affetti, sereni e lieti pensieri, e quelle candide gioje, e qnegli onesti diletti , a cui la virtu stessa coiisente, e die aggiungono tante lu- cide fda alia trama spesso trista ed oscura della vita. E la porsia die esprime questi giocondi sensi deve essere ilare, vaga, leggiadra com'essi, leggiera e ti'a- sparente come V acre die respiriamo , gaja e ridente come la natura die ne circonda ; o voglia animare le tele od informare i marmi , o spaziare negli edi- iiz) e nei giardini, o carolar nelle danze , o voglia esiiltare negli inni o posare nella placida soavita del- r elegia , o niostrarsi adorna e festiva nelle canzoni , graziosa ed arguta nei niadrigali e negli epigrammi. Ora a questi generi minori la mitologia potra oppor- tunamcnte prestare nobili parole , appropriate meta- fore, similitudini brilianti , felicissime allusioni, ogni nianiera insomnia di grazia, d'espressione , di ele- ganza; poiche dobbiamo senipre aver presente die per un lungo uso essa divenne iiiinistra ed ancella della poesia, e lo divenne per opera del popolo piit ingcgnoso , piu desto, piii vivace della terra.

A cio da alcuni si risponde prontamente die sa- rebbe quindi espediente abbandonare questi generi Jiiinori e cosi afl'atto bandire le favole mitologiclie .

SULLA MITOLOGIA. 33;^

t, die per tal luotio si raggiiuigerebbc 1" alto scopo ili rklurre le nostre lettere e le nostre arti a tjiiella sublime poesia, per cui si sviluppa 1' albero della buona e sacra ricognizione della vita , e che ripara ai grjuicU dolori ed ai grandi travagli delT umanita , ponendoli incessautemente in niostra , e facendo in mezzo ad essi balenare un lampo dei giorni internii- nabili che la religione ci prepara al di la del sepolcro^ Ma noi non dianio retta a queste malinconiche utopie ; che noi Italiani sianio amati dal sole ; ed il sole sa- lendo la grand' erta del firmamento ci mostra la via della nostra patria imraortale; e noi voglianio innal- zarci ad essa ed all' increata bellezza per quel diriito e luminoso calle, piuttosto che pei torti e nebbiosi sentieri del niisticismo settentrionale; ed in ogni case, c parlando piii particolarmente della mitologia , non possiamo rinunziare ad un genere, a cui dobbianio la maggior parte delle nostre poesie liriche ed ana- creontiche, i dialoghi del Gozzi , F aurora di Guido, gli aniori dell' Albano , e per dir tutto la Ebe e la Psiche di Antonio Canova.

Noi potremmo ora, prolungando il nostre ragiona- mento indicare quali fossero le precise qualita dellc varie mitologie, dell'egiziana cioe, della greca c della romana, e far conoscere quanto il soccorso della mi- tologia giovi a condurci a traverse dei tempi e dei fatti dei quali non ci resta alcun monumento , illu- strando cosi quelle sentenze del Bacone e del Vice che affermarono esser la mitologia la sapienza degli antichi e dover quindi costituire la prima scienza dei moderni. Ma secondo i limiti prefissi al nostro discorso a noi basta di avere, per quanto per noi si poteva , dimostrato che in Grecia , se non per la sua origine , certo per una lunga e costante pratica , la mitologia fu un' istituzione poetica, e che in Ita- lia non e che un linguaggio poetico , di cui si puo far nso senza offendere i diritti della ragione e senza ritardare i progressi della lilosolia , quando pero si facciano le nccessarie distinzioni e la conveniente nin- derazione si t)sservi.

334

PARTE 11.

SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.

Ossewazioni sul sistema di Jerografia Criptica di Ca- taldo Jannelli {Vedi Biblioteca Italiana tomo 72.°, ottobre i SS3 , pag. 49-73.)'

ArTICOLO II ED ULTIMO.

J. nostri benevoU leggitori si ricorderanno delle nove pro- posizioni capitali a cui riducemmo tutto il sistema di Jerografia criptica delle antiche nazioni del Jannelli , come pure della promessa di farvi le nostre osservazioni. Ora noi siamo in punto di liberare la parola , manifestando con animo schietto ed ingenuo tutte le difficolta che ci si appresentarono intorno a questo sistema. Sicche se dall'una parte dobbiamo ammirarne e la vastita e 1' unita di con- cetto , e r erudizione e la fatica , non possiamo dall' altra con sommo nostro dispiacere rimaner ugualmente convinti ne della verita de' suoi principj , ne della sicurezza delle sue applicazioni. II die faremo di provare con un esame d'ognuna delle proposizioni gia annunziate, incominciando da quella sul metodo.

I.* <Se il metodo razionale 0 a priori anche riscontrato sul positivo sia adatto all' interpretazione delle criptiche o ar- cane scritture antiche e dei geroglifici ?

II metodo deve esser sempre in corrispondenza coll' og- getto clie con esso si vuole trattare. Basterebbe questo solo motivo a dichiarare incorapetente il metodo razionale o a priori all' interpretazione delle scritture criptiche antiche e dei geroglifici, che sono cose positive f, ma altre ragioni ben pill forti concorrono a rigettarlo. II metodo razionale Jion puo esser vero e sicuro., se non quando si conoscano tutte le combinazioni possibili dcir oggetto al quale viene

SISTEMA. Dl JEROCRAFIA CRIPTIGA. eCC. 335

applicato. Allora la sua forza e la sua sicurezza dipendono dal diventare in certa guisa esso stesso posidvo , essendo difficile , anzi impossibile die succeda qualche cosa fnori di cio che si e pensato o antiveduto. Ora come sara egli mai dato di prevedere a priori tutte le forme possibili grafiche, oiide si puo esprimere I'umano pensiero? Chi po- tra dire esaurita la forza arbitraria ed inventiva intorno a queste forme, mentre siffatta forza iion e die un proce- dimento sempre variato e indefinito della stessa perfettibi- lita dello spirito combinata con un'infinita di circostanze ' D'altra parte il mettere innanzi pel primo il metodo a priori o razionale e lo stesso che procedere dairignoto al noto , dair iacerto al certo , ossia con iin metodo inverse a quello che deve seguirsi in tutti gli oggetti principalmente di natura positiva, ne potra dedursi alcun che di vero e di certo da quello che e per se congetturale o possibile nella continua aspettazione di casi contrarj o dissimili. Secondo I' andamento naturale della mente o delta ragione e indu- bitato che il fatto deve condurre alia ragione , e non gia la ragione al fatto ^ ed e con questa norma soltanto che si sono fatte tutte le scoperte nell' arclieologia e nella sto- ria, non essendovl fuori di questa che allucinazioni e fan- tasticherie. Oltre a cio la stessa storia ci iiisegna che il metodo naturale nell' invenzlone delle scritture fu graduate, analitico e progrediente dal figurativo o ideografico al sim- bolico o geroglifico , e da questo all' alfabetico che ritiene del geroglifico , e finalmente al compendioso ed al gerogli- fico particolare o convenzionale : ma tutto questo regolare e successive procedimento disparisce nel metodo a priori o razionale adottato dal Jannelli, perche si passa ad un tratto a tutti i tre sistemi di scrittura come se fossero con- temporanei. Finalmente si puo smarrire assai facilmente la via della verita aljbandonandosi nel positive ai vaticinj e alle probabilita analogidie del razionalismo. E noi ne abbiamo un esempie luminoso in M. Salt convertito al si- stema di ChampoUion, il quale s'inganno a partito, quando avendo letto alcuni nomi proprj di re stranieri ne' car- telli Egizj da esso interpretati col metodo fonetico, ne de- dusse a priori e troppo precipitatamente che gli Egizj co- stumarono a scrivere nella stessa foggia tutti i nomi dei re anche indigeni , mentre si e scoperto die ai tempi di Cambise si trascrivevano qucsti uoini ne" tcsti ideografici ,

OOO SISTEMA DI lEUOGnAFIA CKIPTICA

<> meulre si sa die gli Eglzlani potevano scrlvere il nome di Tolomeo in piii di vcnti maniere diverse (i).

Ne percio vogliain negare che non possa essere di qual- clie utilita il metodo razionale o a priori, o che il Jannelli stesso non cerchi di tiarne profitto riscontrandolo poscia col positivo. II metodo razionale o a priori puo giovare Hioltissimo anco nelle cose positive , o coll' integrare il metodo stesso positivo , o col servire di riprova e di ri- scontro a quello. Ma il Jannelli non pub piii usarlo ne al- r uno ne all' altro di questi due intenti ^ perocche lo ha anticipato e premesso, siccome essenziale, primitivo e fon- damentale , mentre dovrebbe essere secondario ed acces- sorio. L' unico partito c\\ ei ne ricava si e di invocare a suo sostegno T interpretazione positiva , ma in un modo sempre corrispondente alia razionale. Conseguentemente questo medesinio riscontro non e alia fine che 1' espres- sione identica di quello, e quindi il positivo viene in certa guisa ad esser trasviato dal razionale. Dunque per noi sta ferma la massima die T interpretazione delle scritture ar- cane criptidie dei geroglilici non possa mai avanzare se non per la via de' fatti , ossia col metodo positivo pm*o, od associato col razionale siccome una sua riprova od un suo rischiarimento.

II.' Se le scritture tipiche o ideali siano tre, V ideografica , V alfabetica e la lesseografica ?

Questa divislone fondamentale non parrebbe abbastanza esatta ne a posteriori, ne a priori. Non a posteriori, perche si puo opinare non del tutto erroneamente che lo spirito imiano abbia proceduto piii gradualmente neir alfabetico dal sillabico al lesseografico piuttosto che al lesseografico tutto ad un tratto. Non a priori, pei'che tra 1" alfabetico e il lesseografico non avvi che un' accidentale dilTerenza ri spetto ai segni sparsi e moltiplici che formano il primo in confronto dei segni sintetici e complessi, onde risulta il secondo; perche in sostanza non si da scrittura alfabetica senza essere ad un tempo lesseografica , come non si da scrittura lesseografica senza essere gia (dfahetica , e perche non e piii tipica , esemplare o ideale la classificazione ed

(i) V. Revue Britannique n.' I7, novembre io3i. Journal des Savans, mars 1825.

DELLE ANTICHE NAZIONI. 337

rmuueiaiiojie delle iiniane scritture, ove si fondi sur alcuiie jiiinime e secondarie variazioni. Ma prescindendo anche da queste riflessioni siaiiio poi sicuri che in cotesta trl- plice classilicazione si coiiiprendano tutte le scritture pos- sibili del iiiondo ' Egli e vero che il Tannelli con moltissi- mo accorgimento e con un' estesa nonienclatura tolta dal greco , ma non da tntti forse approvata, perche un po' so- verchia e difKcile a ritenersi in mente , ha tentato d' indi- cate tutte le combinazioni grafiche deirumano pensiero^ pure non sappiamo sino a che punto ci ci sia rinscito.

In primo luogo non si ricordano in cjuesta universale classificazione, o a priori , certe scritture bisillabe del Giap- poiie , che non aA'reljbero lie deW alfabetico , ne del lesseo- grafico, stando traraezzo a questi due. In secotido luogo in essa non e contrassegnata e distinta T origine e la for- mazione della scrittura criptica o geroglifica primitiva na- turdle o ideologica, clie serve di passaggio e di nesso tra il iigurativo e ii fonetico, dall'origine o formazione della scrit- tura criptica o geroglifica convenzionale o posteriore, che e una specie di grafia particolare , mistica o jeratica pro- pria soltanto di qualche nazione e delle Ciiste religiose. II che soinmamente iaiporta alia teorica del Janntlli ver- sante tutta non sull" iiiterpretazione delle scritture cripti- che o sui geroglilici antichi in generale, ma sulle scritture criptiche e sui geroglilici Egizj in particolare o conven- zionali. In terzo luogo, entrando ne' particolari di cotesta classilicazione universale non potrebbe chiedersi da ognuno se sia sufficientemente provato che queste tre specie di scrittura siano cosi essenzialmente distinte fra di loro che data una scrittura qualunque , se questa non e ne ideogra- fica , ne alfabetica debba essere lesseografica j se ci sia e dove sia il punto di assoluta separazione o diftei-enza tra la scrittura alfabetica e la lesseogralica^ so non esista un al- fabeto maggiore di venti o ventithie lettere, oppure rainore ili sedici j se la scrittui'a ideogralica non abbia potuto ba- slare ai bisogni della vita, o ad espriniere le idee d' un popolo; se le scritture stesse arcane usate da alcune sette anclie sacerdotali non venissero giammai ridotte ad un coinpiuto sistema , ondc rappresentare le cose passate ' Tutte queste cose piuttosto accennate che dimostvate dal- rautore, meritavano forse una piii distesa dimostrazionc e per r iinportanza della verita loro e massimaniente per

r.ihl. I ml. T. lAXlV. 21

338 SISTEMA DI JErxOGRAFIA CRIPTICA

la vista delle conseguenze clT egli ne trae a favore del sno sistema.

Intanto e certo clie se una scrittura non e ne ideogra- fica , ne alfabetica , non pub essere necessariamente lesseo- grafica , se non qualora sia perfetta T enumerazione delle parti •, coine pure e certo die non dista essenzialinente la scrittura lesseografica AaVC alfabetica se non in astratto o a priori, formando anzi amliedue una sola specie di scrittura. Cosi e indubitato che da alcune popolazioni indiane d" Ame- rica non si jjossede la scrittura alfabetica, ma una specie di scrittura puramerite ideografica o geroglifica , Ijastevole per conseguenza a' loro bisogni , e clie se altre nazioni costumarono gli alfabeti di sedici o ventidue lettere tutt' al piii, altre ne introdussero ventiquattro, ventotto ed an- che trenta , trentuno , trentaquattro , siccome il conferma resempio delle lingue etiopiche , mogolle, tartariche ed anclie indiane e rautorita del Niehidir ne' suoi viaggi nel- r Arabia. Noi avvertiamo queste cose non pel piacere di contraddire, ma per la necessita di tutta Fesattezza in una generale classificazione a priori , la quale deve rappresen- tarci tutte le combinazioni possibili, e che non puo piu reggere , ove in fatto sia smentita in una sola.

III.* 5e tiMe le scritture sacerdotali degli antichi siano cripti- che e lesseografiche ?

Se alcune sette, siccome quella degli Ahrassei, usarono le scritture arcane , queste pero non furono mai recate ad un compiuto sistema o per insegnare una scienza o dottrina sconosciuta ai profani , o per tramandare ai po- steri le solenni memorie de' loro maggiori, o per eternarc la memoria dei Re o delle Divinita , siccome fecero gli Egizj. Quindi la proposizione generale del Jannelli do- vreljbe tutt' al piu limitarsi a questo jiopolo, e percio non riuscirebbe profittevole al suo sistema lesseografico nell' uni- versale. Di pill, se le lingue sacre importate colla reli- gione dalle parti occidentali nell' Indostan , com' e opinione di alcuni dotti, non furono luai parlate, come non lo e oggidi il latino in molti paesi di Germania, ne sono, ne fu- rono scritte con caratteri misteriosi , ma alfabetici ; se le nazioni presso cui ha prevaluto di piii 1' autorita sacerdo- tale, come gli Ebrei , gl' Indiani e i Tibetani adoperarono la sola lingua alfabetica^ per lo contrario se i Chincsi ed

DELLE ANTICHE MAZIONI. OCX)

i Messicani , die sono iiieno ligj degli altii popoli al Je- rocratismo , haiino i priiiii una scrlttura piii reuiota del- I'alfabetica, come si verra nieglio confemiando in seguito, ed i secondi una scrittura j^riva afi'atto di elementi alfa- betici, ne verrebbe la dopjjia conseguenza che da un canto non tutte le lingua sacerdotali fuiono criptiche o arcane , come vuole tanto asseverantemente il Jaimelli, e dalP altro che non tutte le lingue sacerdotali o criptiche sono lesseo- grafiche. Laonde niancherelilje al sistema universale della Jerografia del Tannelli il canone lesseografico , che e uno de"' principali sui quali esso s' aggira.

IV.^ Se tutte le scrittiire cripticlie o arcane e quiiidi anche i gerogllfici Egizj siatio d' indole lesseografica ?

Per quanto riguarda le scritture cri^Jtiche in generate potreb) e dirsi che alcune di esse hanno evidentemente i caratteri ideogralici ed alfubetici , siccome fanno prova inanifesta dei primi le alhisioni ideografiche di OroapoUo. Inoltre noi conosciamo due o tre scritture criptiche anti- clie, come sono i geroglifici C/if/iesi, raritmetica de"" Pitago- rici ed i gerogliiici Messicani e Indiani, che sono tutt' altro che specie di scritture lesseografiche , per quanto se ne dica il contrario dal Jannclli (i). E non basterebbe que- sto solo fatto a rovesciare 1" universalita del carattere Zei- seografico attribuito dal Jannelli a tutta la Jerografia crip- tica de2;li anlichi ? Se non clie non sussiste queslo carat- tere lesseografico nemmeno ne'gerogUlici egizj, per quanto sia vcro che 1' autore al)l)ia prodotto deile forti ragioni contro il sistema fonetico Anglo-Gallico o Champollionico deslinato ad interpretarli. Queste ragioni noi le facemmo gia conoscere , ed e inutile il qui ripeterle. Forse noi stessi ne verremo sponendo delle nuove mosse da' Fran- cesi , da' Tedeschi e dngl' Inglesi , quando ne verra dato di poter discorrere di proposito del tanto famoso sistema fonetico di Champollion, non perche vi siamo avversij es- sendo alia fme quest' illustre archeologo quello che ha fentato plii di tutti gli altri per far progredire la scienza de" gerogliiici , ma perche dev' esser desiderio di tutti I'ap- purare il vcro, e il discernere cio che e gia provato

(i) Leibnitz opera omnia. Ijeotiires on tlie elcinenis ot Hie- voa,hyI)ics b) tlic JMarquis Spineto. London io2y.

340 SISTEMA DI JEEOGUAFXA CRIPIIGA

da quello clie devesi ancora provare. Intanto facciamo Vo- ti, affinche esca in luce al piii presto il seguito della bel- r opera del Rosellini sid monumenti ddV Egitto e della Nu- bia, siccome parte integrante noii solo della storia crono- logica, politica e religiosa dell' Egitto, ma anche del slste- tna fonetico dello Chmnpollion , come pure facciam voti di veder pubblicata la tante volte promessa Gramniatica geroglLfica, onde poter accertare con maggior cognizione di causa tanto il merito reale dello Cliampollion , quanto il punto di verita e di certezza a cui puo dirsi arrivato il sue sistema. Ma tornando alia proposizione IV. ^ del Jannelli . veggiamo se i geroglilici egizj siano anch' essi lesseografici , vale a dire segui rappresentatori di intere parole.

E noto clie cotesti geroglifici furono tenuti sempre dal- 1' antichita sino a'di nostri , in conto di segni ideografici. Donde venne il sistema ideografico tentato da Kirkero e sopravvissuto sino alFepoca del dott. Young e dello Cham- pollion. L' uno e V altro pero di questi sistemi , sebbene fra loro cotanto diversi , furono stabiliti ugualmente sul- r autorita della tradizione , e singolarmente su quella di S. Clemente Alessandrino , siccome il piu accurato e il piii dotto degli scrittori antichi intorno ai geroglifici egizj , e siccome qucgli clie anche per posizione geografica poteva esserne il piu istruito. Noi stessi appoggiandoci al Concorde pensamento dell' autorita della tradizione, premetteremo con altri il canone fondamentale , cioe clie non e possibile veruna ragionevole interpretazione dei geroglifici egizj fuori di quella, altrimenti 1' intorpretJizione loro clic e un fatto, lion partirebbesi dal fatto, e ci trarreblie a tanta arroganza di volcr sapere cio che e ignoto, o di sapere per noi stessi quello die avvenne in secoli remotissimi per altri.

E qui appunto in virtu di questo canone stesso ripor- tandoci di buon grado col Jannelli all' autoritii di 5. Cle- TTiente Alessandrino, ch'egli cliiama viruin longe doctissi- mum et accuracissimum , vediamo se si abbia un argo- mento ad hominem clie obbliglii a scostarci dal sistema les- seogyafico del nostro autoi-e. S- Clemente Alessandrino nel libro V degli Stromati parlando della scrittura geroglifica degli Egizj si esprime in qucste parole secondo la tradu- zione dal greco del Potem. " Jam vero qui docentur apud » .^gyptios, priinam quidem discunt ^gyptiarum literarum

DELLE ANTTCHE NAZIONr. 3^\

I, viam ac rationem, qiice vocatur epistolographica ; se- " cundo auteni hieraticam qua utuntur hierogrammates. » Ultimam autem Iiieroglyphicam : cujus una quidem spe- » cies est cyriologica per prima elementa; altera vere symbo- » lica: » r\q if] ftiv iOTi §101 rwv frporwv GTOty^sioiv, yypioXoyty!.y\. Tutti gli alfabetonomi si fecero ford su queste ultlme pa- role affine di scorgervi le tracce del sistema fonetico , pretendendo che le due voci twv Trpwrwv <JTotyjt'l>v altro non signi/ichino se non die le prime lettere della voce o della pronuncia, ossia i primi suoni elementari deW alfabeto (i). Anche noi conveniamo col Jannelli die queste parole di 5. Clemente riferendosl iuunediatamente alia scrittura gero- gliiica ciriologica, ossia rappreseatatrice degli oggetti per gli oggetti stessi, non potrelDbero che essere contorte e frantese ond' esprimere le lettere vocali od alfaljetidie , le quali vengono assolutauiente esciuse dall' indole di questa medesima scrittura. Ma non per questo saremmo del suo avviso, die tale scrittura ciriologica essendo la megalo sche- matica , quella cioe che e formata dalle figure maggiori ' delle divinita, dei re e del sacerdoti , e die percio prece- dere dovette secondo il Jannelli alia microschematica o a quella dei gerogliiici minori , appunto perche contlene in certa guisa in se i primi segni , o gli scliemi prototipi de' geroglifici , venga ad attribuire alle voci n-pwrwv CTOij^tluyv il senso di segni primi o maggiori , mentre non e confer- mato ne dalla storia , ne dai monumenti quest' origine prima od anteriore della scrittura megaloschematica rispetto alia microschematica , e mentre Tuso d'ambedue fa sempre promiscuo. Quindi per noi sembrerebbe piii vera, piii fon- data o pill esegetica perche conforme alia filologia , ai monumenti ed alia tradizione T ultima di M. Dulaurier , il quale prendendo il significato del nome (jzor/^aiMv dalla ra- dice , dalle varie definizioni che ne diedero gli antichi , e dal contesto del passo di S. Clemente , vorreljbe ch' esso unito air addiettivo TvpuiTixiv dovesse esprimere primi elementi di, qualunque cosa ; e die percio la scrittura ciriologica , o imitativa degli oggetti di S. Clemente in altro non consi- stesse se non che nel rappresentare gli oggetti dai loro primi elementi , ossia dalla loro forma o figura , o da

(i) M. Letronne. Precis du system Hieroglypli. pag, 3a8. Paris J828.

34^ SISTEMA ni JEROGRAFIA CRII'TTCA

qualche cosa di naturaie o tli costitutivo in quelli (i). Jn tal modo il passo di S. Clemente Alessandrino non solo sareblDC tutto coucorde e in armonia con se stesso, ma stabilirebbe ne" geroglifici egizj cjuattro specie di scrittura, la ciriologica o iigurativa , la mimetica , la tropica e la enig- matica o simbolica fondate tutte sul principio dorainante ed esclusivo delP ideografia. Sicclie se e indubitato , siccome pensa il Jannelli, clie da S. Clemente Alessandrino si ri- getta del tutto il sistema fonetico o alfabetico , sarebbe parimente indubitato ch' egli esclude il lesseografico , stante la loro necessaria identita o relazione.

Se non clie il Jannelli dopo aver acconciato in questa guisa e a dir vero con raolta finezza il passo di S. Cle- mente Alessandrino alio scopo di distruggere con esse I'in- troduzione del sistema alfabetico ne' geroglifici egizj per riguardo agli altri , procaccia di trovare in altre parole di questo scrittore un fondaraento alia lesseografia per se me- desimo. Ecco altre parole di 5. Clemente citate dal Jan- nelli. " Tropice autem secundum opportunitatem schemata » transducentes vel transfcrentes , xel immutantes, \el sadplus » in diversa schemata permutantes, scribunt. » In tali pa- role adunqvie che accennano alia trasposizione e alia mu- tazione soltanto, dove potrebbesi scorgere traccia di les- seografia? Qui non si parla clie di scheml o segni (stando alia traduzione del Jannelli), oppure secondo il testo ymt' otmioTYiToc }j.£T'xyovr£i; •, cioe per convenientiam traducentes , di ra ^' f^aAAarrouvrfi; ra ot jioXXxy^MC, fJiSTC(.cryrijj.iXTi(ovT£-; ossia et alia quidem immutantes , alia vero multis modis trans- figurantes. E con tutte queste voci che altro significar vuolsi se non se la trasposizione o il mutamento per metoni- mia , per sineddoche e per metafora ? I norai generici di schemi o alia esprimono le cose od i segni da trasmittare e non gia le voci. Che se in sifFatte parole si compren- desse la lesseografia, stante la relazione di questa colla te- mura o coll' omiofonia , potrebbe supporsi egualmente per quelle un' allusione all' alfabeto , essendovi pure applicabili e r una e 1' altra. Ed in allora tornerebbe ad avere un ap- poggio nella stessa autorita il sistema fonetico confutato

(i) Examen d'un passage des Stromates de Saint Clenipnt irAlexaudvle relatif aiix Ventures Egyptiennes, Par Cli. Edauaifi Dulaurier. Paris 1833.

DELLE ANTICHE NAZIONI. 3^S

ilal JannelU coll' autorita niedesima. D' altra parte , ove si abhia iii ineiite die la classificazione delle scritture ge- roglificlie egizie di 5. Clemente , coine sopra interpretata , lia per base il principio ideografico , anclie nei caratteri tropici , si vede subito clie questa trasposizione e questo iriHtameiito non possono piu clie riferirsi alle cose ed ai segni , e non gia alle parole. Una supposizlone diversa si allontana pertino dall' interpretazione letterale o filologica die e il prirao canoae d'ua'esegesi qualunque ragionevole. Ma volendo anciie sorpassare a queste diflicolta d' in- terpretazione , die sono gravissime , ne sorgerebbero al- tre contro il sistema lesseografico cavate da una maggiore intimita delle cose. Se e vero innanzl a tutto , come ri- pete il JannelU confntando gli alfabetonomi , die la gerogli- fica degli Egizj fu sempre considerata ardua , difficile , ar- cana e misteriosa ; se e vero die i sacerdoti antichi del paganesinio facessero nn monopolio del loro segreto non solo in questa, ma in tutte le scritture jeraticlie dichiarate per- cip tutte criptiche ^ sara egli posslbile cli'essi alfidar voles- sero la chiave dell' arcano ad una lingua cotnunque teniu- rica od omiofonetica , sempre pero parlata e conosciuta ? Non si prestava meglio a qnesto loro mistero il principio ideografico , come quello die si dilunga dl piu dall' intel- ligenza comune e che da luogo a piii d' arbitrio in una segrcta convenzione '' Che se ad onta di tal riflesso s' ac- cogliesse il principio o sistema lesseografico , perclie mat si dovrel^be riliutare 1' alfahetico ? D' altronde il sistema lesseografico del JannelU non sarebbe piii universale nem- meno nella scrittura geroglifica , essendo applicato alia sola scrittura geroglifica microschematica e non gia alia megaloschematica , ch' egli stesso reputa teogrannnatica e jero-eiiibleniadca , ossia criptica. All' ultimo riducendo col JannelU tutta la scrittura microschematica egizia a pura lesseografia , vale a dire a tanti segni che esprimano per ciascuno un' intiera parola , verrelibesi a spogliarla del carattere ideografico e figurative cui per consenso degli ideofiU e degli alfabetonomi essa conserva in tutti i mo- nunienti. Egli e percio che ne' geroglifici egizj in vece di propendere al sistema lesseografico , saremmo dall' autorita. e dai ragionainenti ricondotti piuttosto al sistema ideogra- fico, qualora avessimo a raffrontare I'uno roU'altro.

344 SISTKMA DT JEBOCF.AFIA CRTPTICA

V." Se la scrittura Chinese e la Cuneiforme siano lesseos^ra- fiche ?

La scrittura Chinese tanto famosa non esprime suoui in generale , ma idee. " Famosi illi characteres (diceilFour- V mont) qui vocantur sinici, sonum per se nullum ofFerunt. >' Figurae sunt tantum modo eeque universales, et quae pro- )' prie ad hanc quam ad nullam llnguam pertinent. Uno » verbo hieroglyphicae imagines verum non vocum repr«- >> sentativce, quarum occasione seu ad quarum pragsentiam sonos linguae suae pronuntiant sinae. » Questa h V opi- nione dei missionarj della China , de Guignes , AeWAbd-Re- muiat e di tutti i sinologi piu stimati e piu dotti (i). Infatti i piu antichi caratteri chinesi aUro non erano che informi disegni di oggetli materiali : p. e., © rappresentava il sole, D la luna , /V>^ la montagna. Ma dope che questi ven- nero a significare oggetti piu complicati dovettero riunirsi e comporsi insieme , onde due segni come il sole e la luna ridotti ad un solo come questo ©J) espressero la luce. Indi cotesti segni furono accresciuti d'altri arbitrarj e indi- cativi di quelle cose che non hanno immagine o che rap- presentano idee astratte, e cosi la casa venne a significare r uomo , la mano , 1' artiere. Infine tiovaronsi i king-chings che sono i caratteri rappresentatlvi dei suoni , o fonetici ,

per meta ideografici e per meta sillabici , come questo 3:

che in Chinese vuol dire li o luogo , ed aggiunto all' im- magine del pesce esprime il pesce li , ossia il carpione. Egli e percio che nella scrittura Chinese ci ha sei sorta di segni o caratteri , i .* i Siang-hing , che sono le imma- gini degli oggetti , o figurativi come ® pel sole ; 2.^ gli Hoei-i ossia i caratteri coinbinati , come ©}) per esprimere la luce^ 3.^ i Tchi-sse ovvero i caratteri iiidicativi delle cose o della loro posizione, come per Tunita, = per il due, * per r cdto , , per il basso ; 4.^ i Tchouan-tchu ,

(i) V. Leibnitii Opera omnia tomus 4. Genevae , 1768. Lin- puffi Sinaruni Mandarinic^ Hieroglyphics; Giaimiiatica duplex auctov Stephanus Fourmont Liuetiae Parisiorum 1742. Diction- naire Chmois , Francais et Latin publie par ]>!. De Guignes. Paris, 18 13, El^mens de la Grammaire Chinoise , par TA. Abtl Eemusat ., Paris 1822.

DELIE ANTICHE NAZIONI. 3^5

ossia i caratteri inversi o ricurvi ed aventi una signid- cazione inversa secondo la loro rappresentazione mede-

slma , come r^ ^ per la sinistra e per la destra ,■ 5.° i

Kia-tsih , ossia i caratteri prestati o metaforici , come la casa pel uomo , la mano per V artier e , tre immagini d'uo- mini posta T una dopo T altra per indicare 1' atto del se- guire i 6.* 1 Kins-ching , ossia sillahici , ne' quali 1' imma- gine determina il senso ed il genere, e il gruppo dei tratti divenuti insignificanti indica il suono e caratterizza la spe- cie, come Q/^e che vuol dire bianco, e die non ha que- sto suono se non nel carattere composto deU' immagine

delPalbero a questo modo

nel qual caso vuol dire

cipresso. Tutti questi caratteri ammontano al numero di quaranta mila , secondo alcuni , e secondo altri di 70000; o di soli 9800 veraniente autentici e verificati sui libri King , e per due terzi dei quaranta mila sono tuttavia in uso, salvo la variazione ch' essi naturalmeute sulDirono nelle varie loro forme, secondo i cangiamenti de' sei stili che si adoperano nella China, e salva la loro natura ideografica che hanno sempre conservata. Sicche per leggere nel chinese la prima cosa a farsi si e di trovare la chiave o la radicale del carattere, la quale e sempre l" iininagine (queste chiavi sono 314). Quindi vedendosi un gruppo o carattere qualunque

coiia chiave ^^ *^^*® vuol dire jin uomo , si sa subito

che quel carattere esprimer deve in generate qualche cosa che si riferisce all' uomo. Siffatti caratteri poi numerosi come sono nella lingua scritta o ideografica , non lianno nella parlata od orale che 4.5o sillabe o monosillabi re- cati al numero di i2o3 per la variazione degli accenti o dei toni. Laonde ciascheduno di questi monosillabi deve corrispondere a piii caratteri , ossia raolti caratteri aventi significazioni diverse si pronunciano egualmente , in guisa che certi monosillabi almeno i piu usitati servono a pro- nunciare 3o o 40 caratteri, ed esprimono 3o o 40 idee differenti fra loro (i). Conseguentemente nella scrittura

(i) V. La Giammatica gia citata di Abel-Remusat.

046 SISTF.MA DI lEROGRAFIA. CRIPTIC\

Chinese a poco o a quasi nulla giova T alfabetica o silla- bica , ossia la lingua parlata ^ poiche i caratteri sou quelli che risvegllano nello spiriio la stessa idea della pavola nella pai-te loro tuttavia significativa. Donde venne I'uso de' sinologi di distinguere nella scrittnra Chinese e nelle sue grammatiche due sorta di lingue la scritta e la parlata , altera oris , oculonim altera , V ideografica e la sillabica, ossia il carat^ tere e la parola , senza che qviello sia Tespressione di questa. Se tutto cio e vero, come potxebljesi niai dubitare che la scrittura Chinese non sia essenzialmente ideografica , sic- come e comune opinione ?

Ne per rimoverci da quest'opinlone ci pajono aljbastanza ford e persuasive le ragioni del Jannelli, che la pochezza dei segni eleraentari o primi i quali non sono piii di duecento, al dire dello stesso Reinusat , renda la scrittura chiaese criptica o geroglifica : che sarebbe assurda ogni interpreta- zione ideografica tra il significato dei segni radicali e il signilicato complessivo dei singrammi o polisemati di questa scrittura, qualora i sinologi Tavessero tentata ; che il poco avanzamento nella lingua Chinese fra noi ad onta dei tanti mezzi a conoscerla provi quanto essa sia astrusa e difli- cile e quindi arcana ^ che le voci aggiunte alia signitica- zione dei polisemati chinesi siauo il criterio per conoscere il loro nesso e la loro intima natura (i). La pochezza dei segni priaiitivi della scrittura Chinese per nulla nuoce a iarla riconoscere come veramente ideografica. Anzi tutte le specie de' suoi caratteri anche negli stili moderni an- nunciano simile sua natura. Perfino la maniera , onde si assegna o si indica la radicale , e dedotta dalla ideografia, essendo cp.iella sempre un segno o un' immagine. Inol- tre , siccome avverte il sig. Guignes , i dizionarj stessi chinesi fatti a forma di chiavi e non di toni , sono i piu comuni ed i plu conformi ad un tempo al metodo degli stessi Chinesi. II che indica ch' essi la tengono piu ideo- grafica che orale, essendo le chiavi fondate suH'immagine, ossia sul pi'inclpio ideografico. D' akronde la lingua Chi- nese studiata piuttosio colle chiavi che coi toni riesce piii facile e piii chiara. E tutto questo iudirettamente si , ma

(i) V. la prefazionc , p.ig. .38 nel libro Fundamenta Herine- 7ieutica etc. e la prefazione pag. 24. NelT altro libro Tabidae Ro- settanae Hier<yglyi>hicae etc.

DELLE AN'TICHE NAZIONI. 34"

on aljbastanza lU evidenza trae airopinione della sua na- tura veramcnte ideografica. Clie poi la scrittiira Chinese , roir aumentare dei segiii conibinati o composti di tratti moltiplici , essendovi delle radical! che ne contano sino a diciassette , sia divennta oscnra criptica o geroglifica , come si dice, nel restante de" suoi gruppi o polisemati , cio non reca maraviglia , ne fa ch' essa sia in verun modo lesseo- grafica. Questa oscurita pub essere T eifetto natnrale del tempo o deir antichita , per la quale come si disperde il signilicato delle parole , cosi A'iene ad estinguersi quello de' caratteri o dei segai della scrittura. Questo cripticismo pub derivare eziandio dalle uiodificazioni graduali e suc- cessive , a cui per necesslta sono sottoposti i caratteri primi ideografici o ligurativi innanzi di passare alia forma alfabetica ; ed in un supposto e nell* altro siamo senipre ne' termini d' un cripticismo o d' una geroglifica ideologica e naturale , e non gia d' un sistema arcano convenzionale stabiiito mediante la lesseogrnfia. E qui ne pare proprlo rispetto alia scrittura cbinese che Tautore prenda un equi- voco confondendo insieme 1 geroglifici ideologici o naturali che servirono di legame o di passaggio al figurative o ideografico al fonetico , coi geroglifici convenzionali , o ar- tificiali o di casta, quali sono gli Egizj , e qnali si sup- porrebbero i caratteri chinesi col principle lesseografco. La scrittura cbinese appartiene sicuramente ai primi, ma e anteriore ed estranea assolutamente ai secoiidl, tanto piii che se i Chinesi elibero ancb' essi i loro geroglifici con- venzionali , o le loro scritture sacre criptiche od arcane , qnesti geroglifici sono d'una natura ben diversa dalla loro comune scrittura, e vanno assai lungi d;i I sistema della Ze5- scografia ideato dal JannelH , come ci insegna nelle sue let- tere il missionario Bouvet interpretandone alcuni, e tra gli altri quelli del panto e dell" unitii ( ) ( ) significante il primo r idea del padrone , e la seconda 1' idea dell' essere sovrano (i).

L'assurdita dell'interpretazione ideografica nel polisemati chinesi potrebbe apparire supposta ^ poiche i primi segni o le chiavi sono effettivamente ideografici , e negli stessi polisemati piii complicati o piii complessi si hanno sempre tracce di questa loro prima genesi ideografica. E vero

(I) V. LeibniKi opera omnia, torn. 4.°

S^S SISTEM\ DI JEROGRAFIA CRIPTTGA

che non si puo assegnare una regola costante e llssa per ileterminare la chiave o la radicale. E vero che raolti gruppl in detti polisemati non lianno piii al presente un valore ideografico riconosclbile , ma soltanto sillabico o fonetico ; ma non pertanLo quel che rimane ne esclude , ne reiide contraddittoria, ma anzi vera e conforme Tinter- pretazione ideografica. II Jannelli stesso e costretto a dire che i siaologi tutti i quali partono da simile interpreta- zione ideografica, non lianno rinvenuta quest' assurdita , perche non si sono messi alia prova; ma per teatarla bi- sognerebbe distruggere tutto quello che si tiene per vero ed essere preoccupati del suo principio lesseografico. E questa cosa non corre coi buoni metodi di loglca e con una interpretazione spassionata e sperimentale. Intanto e un fatto certissimo che la scrittura Chinese col sistema ideografico e letta ed intesa in Eviropa da coloro stessi che furono per molti anni alia China , ne questo fatto puo es- sere dimenticato per una contraria supposizione che non lia veruna realta , e che dovrebbe ancora avverarsi. II poco avanzamento della lingua o scrittura Chinese in Eu- ropa primamente puo essere men che vero , ove si guardi alia cognizione delle altre lingue orientali. In secondo luogo potrebbe derivare dalla difficolta dei caratteri chinesi ap- poggiata al detto comune che un Cliinese e dotto o lette- rato , allorche conosca dieci mila di questi caratteri , e dal difetto di circostanze favorevoli a questi studj ; e da cio si avrebbe tutt' al piii un argoraento della sua difficolta o della sua oscurita, ma non mai del suo cripticismo conven- zionale geroglifico^e meno poi della necessita d'interpretarla lesseograficamente. Similmente puo dirsi che le voci ag- giunte ai polisemati chinesi mediante la lingua parlata non saranno mai la chiave della loro giusta interpretazione, per- che la scrittura Chinese sussiste e significa indipendentemente tlalla lingua parlata, perche la lingua parlata aggiugne queste voci ai pochi caratteri detti hing-ching e non gia a tutte le altre specie che sono le piii numerose, perclie con queste voci ristrette al nitmero di 400 e varie di significato al va- riare dei toni non si potrebbero interpretare que' caratteri che hanno significati diversissimi , e che pure si pronun- ciano ugualmente , o che pel tempo e per i'antichita, non meno che per la concisione e per la varieta degli stili non conservando piu alcuna traccia figurativa, riescono

delle anticiie nazioni. 049

nssolutaiiiente osciiri ed illeggibili , e perclie rai'caiio c In difficolta stanno piuttosto in queste voci, le quali vengono interpretate in certa guisa dalla scrittura: sicche ove si volesse assnmerle sicconie la cliiave interpretativa di quella ci appigliereiiimo ad un ordine inverse, volendo con cio cbe e oscnro chiarire cio clie e cliiaro e manifesto. Che se I'interpretazione lesseografica mediante le voci diniinnisce di molto le difficolta ad apprendere e a ritenere nella nie- inoria la scrittura chinese , non potrebhesi pero niai per questo motivo cangiare arbitrariamente T indole di quella. Finalmente se il Jaiinelli dice con tanto lodevole luodestia " Non erubescimus fateri esse in studiis sinicis plane iu- ti fantes, carere plnribus et necessariis libris , destitni prae- >> ceptoribus, sodalibus et fautoriljus : non valuisse bacie- )/ nus dellnire singula ducenta ilia semata radicalia, quibus >> scriptura sinica constat. >> Se egli confessa clie manci tuttora una storia prnmmatica della scrittura chinese, come potremmo mai acquetarci alia sua opinione contraria a quella di tutti gli altri ' Altrettanto jDOtremmo afiermare rispetto alia pretesa natnra lesseografica della scrittura cu- neiforme , o si guardi alia qualita de' suoi segni o alia sua origine o alia sua gia avvenuta interpretazione. I segni o caratteri cniieati sono pochi e tutti distinti fra loro ed alieni da qualsiasi rappresentazione ideografica o figurati-\a. Laonde essi tengono dell' indole alfabetica , e potrebbero essere stati introdotti a capriccio ed in aggiunta d" un al- fiibeto gia usato ed esistente , siccome il prova Y esempio degli Armeni i quali mentre usavano del carattere Peh-hi, adottarono T attuale inventato dal loro patriarca Mesrob, c degli Arabi cbe hanno adoperato ad nn tempo V Emiariiico c il Ciifico . ed inline degli Armeni moderni, i quali usano ancbe oggidi indiiFerentemente ora il carattere turco ed ora r armeno di Mesroh. Altri argomenti sulP indole alfabetica della scrittura cuneiforme si ricavano dalle tradizioni de- gli orientali , cbe dicbiarauo alfabetici i caratteri cuneati , dandone una corrispondente interpretazione degna d' essere esaminata , dalle belle scoperte di S. Martin , la cui le- zione ne' monumenti bilingui cnneato-egizj trovasi piena- mente conforme per la parte cuneata a quella di Cham- pollion ne" cartelli egizj , non meno cbe dalle idee dei inoderni , ed in ispecie di Rask sulla derivazione del rarattere sanscritto e forsc ancbe Einiarilico dal cuiieato.

35o SISTEMA. VI JEROGEAFIA. CRIPTICA

Che poi il carattere cuaeato si legga e s^ intcrprcti coUa lingua persiana e noii semitica , siccome pretemlereblie il JannelU, pare incontrastabile dopo clie la prima iscrizione cuneata letta dal Grotefeiid era in lingua zendica , e le re- stanti nelle lingua delle altre capitali delf impero Persiano, e dopo che una di coteste iscrizioui cuneiforini scoperta a Babilonia fu trovata conforme ad un' altra della specie persepolitana (i). Tutto questo sarebbe piii che bastevole ad esclndere la proposizione del nostro autore che la scrit- tura cuneiforme sia lesseografica-semitica. E perche egli mai ristette dal leggere questi caratteri col semitico, ove fosse stata in hii certa siiFatta loro uatura? E perche ei pure animette che non tutti i monumenti cuneiforini sono in- dubitabilmente sacri e rituali , dopo avere staljilito clie la scrittura cuneata e essenzialmente criptica e jeratica' D'al- tronde se non puo tentarsi , com' egli afferma , veruna iscrizione cuneiforme se non col mezzo di piii sintesi o gruppi di segni omiofonetici e polidincunici . cio non puo essere vero che nel suo sistema a priori , ma non mai a posteriori, essendovi moltissime lezioni o traduzioni alfa- betiche esegulte con un metodo contrario.

VI.* Se all' interpretazione delle scritture criptiche e del ge- roglifici occorra una lingua tipica od esemplare?

Posto il principio che le scritture criptiche e geroglifiche degli antichi siano lesseografidie , oppure fonetiche, e ne- cessaria una lingua tipica od esemplare che serva di chiave alPinterpretazione loro. Percio il dott. Young e lo Champollioii vollero essere questa lingua tipica il copto , Spohn e Sejf- farth un dialetto particolare sacro o jeratico non differente in tutto dair antica lingua egizla demotica o popolare , ne dalla coptica , ed altri il sanscritto (2), oppure I'ebraico, ed il Jannelli il jjuro e antico semitico, ma tjuesta neces- sita e tutta conseguente ed ipotetica. lafatti nel sistema

(i) V. Beweis das alle Baljilloolsclie keiuscrift voii Godl. F. Grotefend neir opera : Wiacs de f Orient, 10111.6.", Wien, 1818. V. Memoirs on Babylon containg an inquiry into tlie correspon- dence between the ancient descrjption of Babylon and the remains still visible on tiie seite by Claudius J. Rich, London, 1810.

(3) Giistavi Seyffarthi Pvudimenta HieroglvpluLTs, Lipsiw; 3026. iu 4," con tavole.

DELLE ANTICIIE NAZIONI. 35 1

autico idco^rufuo chc e qnello cU /urAero , non abblsognava ))cr niiui conto T uso d' una lingua csemplare qualunque. Secorjcl') il JannelU poi e d' uopo die la lingua tipica od csemplare. abhia i caratteri di radicale, sinonimica^ polidi- jutmica e ttmurica onde comprenda con duecento segni fondninentali due o tremila radici. In primo luogo se la lingua tipica od esemplare abbia cotesti caratteri, non po- tra die riuscire aiicli' essa criptica o geroglifica , ed allora come sara niai possiljile coH' ignoto interpretare T ignoto ? In secoiido luogo se i sacerdoti antlchi vollero col loro sistema jerografico-criptico allontanare la curiosita de' pro- fani , »on bastava loro di mettere tutto T arcano ne' segni e non nelia lingua che dovevasi adoperare ad interpre- tarlo ' e in tal modo non venivano eglino ad cstendere il mistero a quegli sti^ssi che dovevano esserne i depositarj ? In terzo luogo una lingua tipica, poUJinamica , sinonimica o t.emuricn per necessita deve riuscire incerta ed arbitraria colle continue oiiiiofonie , trasposizioni od anagrammi delle parole o delle lettere , ed allora si pub leggere qualunque cosa, anche la piii strana nelle scritture cripticlie e ge- roglifiche. Tutte queste difficolta fanno propendere all'idea che la lingua tipica od esemplare in un qualunque sistema fonetico di geroglifici o di scritture cripticlie dovreljbe in vece essere certa e conosciuta, ed aliena da ogni mistero: senza di die non riuscira mai lie ragionevole, ne certa la loro lettura od interpretazione.

VII.'' e VIII.* Se la lingua tipica od esemplare delle scrit- ture cripticlie e del geroglifici non sia ne il copto , ne V indiano o sanscritto , ma il puro ed antico ebraico o semitico ?

II copto, come si sa, e la lingua tipica con cui lessero il dottor Young ed il Champolhon ne' geroglifici egizj , e percio la lingua tipica del sistema fonetico Anglo-Gcillico. Opportunamente il JannelU non voile parlare della lingua tipica del sistema fonetico di Spohn e di Seyffurth , atteso che tptesto, mentre non e})be gran voga , venne egregia- luente coufutato dallo stesso Champollion , ad onta delle repliche die vi fece in contrario il Seyffartli, e non e di- verso da qiiello di Young e di Champollion ne nella nia- iiiera di leggere, distinguendosi da Spohn e da Serffarth una triplice specie di lettere ne" geroglifici egizj ; cioe le

353 SISTEMA DI JEROGRAFIjV CRIPTICA

prime linee , le ijuali souo proprio lettere , le seconde li- nee, clie foniiano P immagine , e le terze die staano ad ornamento (i). Tornando al copto o alia lingua tipica di Champollion , si vide gia che il Jannelli la rifiuta siiigo- larmente per queste ragioiii , e perche noii si lianno set- tanta voci verainente egizie dal lessico copto , il cni alfa- beto ei disse non arrivare che a qviindici o a sedici let- tere, e perche lo Champollion introdusse come coptiche alcune voci che soiio di tutt' altra origine , e perche la lingua copta non fu mai parlata dai Nubj e dagli Etiopi , sebbene presso di loro si trovnio gl' identici geroglifici egizj, e perche 1' alfabeto copto devesi ai Cristiani copti l

non prima del secondo secolo dell' era nostra , ed e quindi posteriore d'assai all' uso dei geroglifici egizj, e perche la lingua deniotica o popolare egizia vai-io moltissimo sotto le diverse dominazioni straniere , ne puo essere la coptica, e perche il copto uon ha i caratteri dell'oAHzo/b/zJa e della teniura ond' essere una lingua tipica od esemplare. Ma tutte queste ragioni contro alia lingua tipicn coptica se mostrano , al dire del De Sacy\ il lato debole del sistema champollionko , non ci parrebbero pero abbastanza forti e i^

decisive per escluderla assolutamente. Se Champollion non I

valse a procurarsi settanta voci veramente egizie , cio non vuol dire ch' esse non esistano o che non potesse egli stesso trovarle qualora non gli fosse stato toko d' inter- pretare un maggior numero di monumenti. Le sedici let- tere aiFermate dal Jannelli non si rinvengono che nell' al- i. fabeto copto encoriale , mentre I'alfabeto fonetico scoperto ne' geroglilici sareblje di venLuna e mentre 1' alfabeto copto in totale ascende a trentadne. Che se lo Cliampollion con- sidero alcune voci coptiche che non erano , tal cosa puo forse apparir vera soltanto per quelle che ora conosciamo del copto, e non per qviella parte che di esso potrebbe essere tuttavia sconosciuta ; perocche si sa che la lingua egizia antica non e formata,solo del copto, ma eziandio degli altri due dialetti sahidico , o tebaito ^ basmurico o mem- fitico, e che doveva percib avere una sufficiente latitudine

(1) V. Lettre sur le System Hieroglypliujuc de M. Spo/iii er Serjffarth , Florence, 1826. Brevis defensio Hieroglypliices inven- fa; Fr. Augus. Spohn et G. Scyffarth. Lipsiie. 1827. Replique aux •.ibjections etc.

BELLE ANTIC.HE NAZIONI. 3.53

od esteiisioiie. D'altronde per rautorita de! Rossi, nel suo dizionario delle etiinologie egizie , potrebbesi asseverare che mohe voci copte o egizie trovansi nelie lingue ebraica, si- riara, araba e greca^ die tante altre sono oscure e sparse ia varj codici, e che percio iioa sono ancor tutte raecolte ; che 11 dizionario stesso del Rossi , quantunque ricco ed abhondevole non e che uii saggio , o com' egli lo intitola etymologiarum specimen sive adumbratio , e che nessuii eru- dite si accinse a chiarirle e a registrarle nella loro tota- lita ed cstensione. Cosi non puo ammettersi che il copto sia d" origine modei-na o greca , mentre esso e d' indole vera- mente orientale in guisa che ne' suoi verbi , in alcune sue particelle ed in certe sue parole indeclinabili non ha nulla a che fare colle altre lingue. Finalniente il copto avrebbe una certa tal qual omiofonia o temura nella maniera di abbreviare le parole colle linee superiori , e nel cambio o nella sostituzione delle lettere per la loro affinita , sic- come pratico gia lo Champollion ^ ma questa omiofonia e questa temura sarebbero cose almeno in senso nostro con- trarie ai veri caratteri d' una lingua veramente tipica od esemplare (i). Quello pero che piu contrasta col sistenia di Champollion si e la costanza o 1' identita dei geroglifici anco nella Nubia colla mutabilita continua del copto o deir antica lingua egizia sotto le varie dominazioni stra- niere. Con tutto questo e innegabile che Champollion e quegli che ha fatto , come gia si disse, un passo piu avanti di tutti gli altri , onde progredisca la scienza geroglilica degli Egizj , e che bisogna rispettare la sua scienza , sic- come si onora la sua memoria. Quanto al sanscritto e pro- vata r assoluta impossibilita ch' esso possa essere lingua tipica delle scritture criptiche e dei geroglifici egizj ' II Tannelli lo ha piuttosto asserito che dimostrato.

Intanto avvertiamo i nostri lettori che recentemente il sig. Brieve (i833) in una lettera diretta airAccademia di Parigi annunzia non solo di aver trovata T identita della lingua geroglifica degli Egizj col sanscritto , ma di aver gia eseguita con questo Tinterpretazione della tavola di Rosetta e

(l) V. A compendious Grammar of the Egyptian language us

contained in tlie Coptic and Sahidic. Dialect by tlie Rev. Henry

Tattam, London, i83o. X. Iguatii Z?of«t Etymologia; ^gyptiac» , Roma;, i8c8.

Bibl. Ital. T. LXXIV. 23

354 SISTEMA DI JEROGKAFIA CUIPTICA

di uiolti altri nionumenti. II suo sistema e fondato sopra quat- tordici regole , e consiste in cio : i.° che presso gli Egizi vi fnrono due lingue , Tuna popolare die varlo moltissimo sotto i Faraoni e i Tolomei , e questa fu probabilmeiite la copta i I'altra arcana o criptica, propria soltanto dei saccrdoti , colla quale si significarono i geroglifici , e clie riinase costante ed invariabile ; e questa e la sanscritta ., a." che la scrittura gerogliiica egizia non e ne alfabetica come la nostra, ne ideogralica come la Chinese, ma di tal fatta o natura da esprimere le idee alia maniera delle cose ((/e rebus) presso a poco a questo modo , ossia come se noi ponessimo i segni d'' un herretto , e d' una porta per esprimere la parola Bonaparte-, 3.° che questa parola e qualunque altra si traduce nel sanscritto. Noi non pos- siamo per ora citare questo sistema novello se non come una notizia ; ma esso varra per lo meno a confermare queste due cose , F una che non blsogna ragionare mai con troppa sicurezza a priori intorno allc cose positive , r altra che se i gerogliiici egizj e la tavoia di Rosetta vengono letti in tante maniere diverse e persino col san- scritto , havvi fondamento a dubitare moltissimo che siasi trovata la chiave in alcuna delle lingue tipiche od esem- plari iinora proposte (i).

La lingua tipica od esemplare adoperata dal Jannelli per deciferare tutte le scritture criptiche e i geroglifici egizj e r antico e puro semitico. Noi 'vogliam credere al Jannelli ch' egli non prendesse da altri , e nemnieno dal tedesco Sikler la prima idea di questo suo sistema interpretativo ; d' altronde diverso da tutti pel principio lesseografico ; ma possiamo pero asserire cli' esso fu sospettato ed applicato prima di lui , ed in Ispecie dal Lacour e dal De Gidgnes , r ultimo de' quali compose un dizionario geroglifico ebraico destinato all' interpretazione de' geroglifici egizj , dal Land che nella lingua egiziana trovava tutte le radicali deU'ebraico, dal danese Akerblacl clie al modo degli Ehrei lesse questi geroglifici, dall'arabo rivelatore de' geroglifici di Ermete, nei quali si trovano trasformate dall' astuzia dei sacerdoti egizj -i tipi deir alfabeto siriaco o semitico, e piii ancora dal De GouUunof , il quale ultimamente colla cabala delle ini- ziali semitiche legge i geroglifici A" Oroapolline ed ammette

(i) V. Revue Encyclopedique, juillet et aout, i833, pag. 32g.

DULLE ANTIGHE NAZIONI. OOO

lutta la rassoinigliauza tra il linguaggio geioglilico egizio vd il linguaggio calialistico de' Rabliini : la qual idcntita venne riconosciuta gia dal Kirkero con quelle parole: " Pai'va )/ qucecumque liucusque de cabala dicta sum, ita cegypdacce It cabalat cjiiadrant, ut num hi al) ipsis, aut ipsi ab his >> accepeiunt , dispici vix potest (i) <i. Ma presciudendo an- che dalla quistione sulla novita die s^Jetta al Janndli per cio die risguarda il canone lesseografico e T universalita della sua applicazione a tutte le scritture criptiche del inondo , quante diilicolta iion incontra e in teorica ed in pratica la lingua tipica semitica od ebraica da lui inipie- gata nella geroglifica interpretazione ':'

Priuiamente qual e , e sin dove arrivano le voci radi- cal! del semitico o ebraico antico piii. puro ? E esso forse il hihlico , e perche allora 11 Jaanelli vi associa iion solo il caldeo, ma anche YaraboF Se questi due dialetti valgono per gli Egizj presso cui esistettero senipre fainiglie o co- lonic caldaiche ed arabe , non potranno valere per gli Scandinavi , per gli Etrusclii e pei Latini. luoltre se le iingue letterate debJjono assumersi con tutti i loro dialetti affini o dipendenti , quest' uso uon potreljbe giustilicarsi rispetto alP ebraico antichissimo, ed applicato dal Janaelli uella sua prima rozzezza ed infanzia, ossia in uno stato ben lontano da una lingua elevata al grado della lettera- ttu'a. Secondariamcnte com'' e possiljile trovare T ebraico non solo ne' geroglilici egizj , ma eziandio nelle scritture criptiche scandinave, o ne'bassi rilievi delle vwne etrusdie^ i quali contengono fatti mitologici greci , spesso relativi alia guerra trojana , ne concordant! colle rispettive loro iscrizioni? E noa e egli improbabile die da un angolo airaltro del mondo volendosi introdurre le scritture arcane o mistiche per motivi talvolta diversi si pensasse d'afli- darne la cliiave airimico ebraico o semitico? Come si pito

(i) V. Essai sur les Hieroglypliiques Egyptiens pai" M. Lacour. Bordeaux, 182 1. Die lieilige Prietsprache der alter E^iyptier als ein dein semitsdien sprachstamme nahverwandtei" dialeUt aus historischen nionumentcn erwiesen. Erster tlieil von D. Sicklci" Hildurghauseu 1822. Lectures on tlie Elements of Hieroglyphics and Egyptian antiquities by tlie marquis Spineto^ London, 1829. Essai siu- les Hieroglyphes d' HoiapoUon par M. le chevalifr de ^oulianof^ Paris ,1827. j

356 SISTEMA Dl JEROGRAFIA CRIPTICA

dedurre clie gli Egizj ed i Chinesi adoperassero a tal uopo Y ehraico o il seniidco , die era lingua straniera, senza provare prima ch' essa fosse sufficientemente parlata e conosciuta fra loro ? E come una lingua straniera poteva rimanere costante ed immutabile per tutti i secoli in che si usarono i geroglifici egizj , mentre dovette necessaria- mente cambiarsi la lingua stessa egiziana o del paese , siccome ne conviene Tautore?

Se non che le difficolta s' accrescono per ogni dove en- trando ne' partlcolari deir interpretazione o lettura positiva che fa il Jannelli mediante il semitico delle j'rime linee della tavola di Bosetta e dei singrammi chinesi. II Jannelli legge ed applica il semitico o 1' ebraico coi due principj deiromzo/onra^ e della temnra ossia colla trasposizione, e coUa niutazione delle radlcali in una maniera affatto arbitraria e senza regole lisse, se])bene ei le voglia facili e chiare per se medesime. La prima opposizione adunque che gli verra fatta per tal modo di applicare 1' antico semitico od ebraico si e quella che i principj delP omiofonia e della temura , ossia della cabala non sono propr j all' ebraico o semitico piii puro ed antico. La cabala anclie per temouram che e il terzo modo della cabala ebraica (gli altri due primi sono per gematriani e per notariacon), e antica, ma d'istituzione giudaica o rabbinica, e posteriore all'esistenza deir antico ebraico puro, ossia a quello clie parlavano Esdra e Zaccaria , e di cio fanno fede le grammaticlie ebraiche piu accreditate di Bustorfio , di 7?j, di Guarin, di Spinosa, di Mascleff , di De Rossi e di Pasini , che non espongono ne toccano punto la cabalistica nella serie di tutte le altre niaterie grammaticali , e la concorde tradizione che la ca- bala ed i suoi modi furono una scienza intrusa anche nella lingua da superstiziosi Rabbi ni e Giudei interessati a introdurre e a spiegare i nuovi misteri della loro reli- gione , siccome il dice espressamente il Leusden : Primi ejus inventores et continuatores sunt ciuidam nugivenduli et superstitiosi fiidcei , qui quidlibet ex cjuolibet probare volue- runt (i). Oltraccio se e opinione di molti che i Giudei stessi neir Egitto ad imitazione de' geroglifici egizj appren- dessero la cabala , come ne fanno cenno le parole gia

(i) V. .Toliannis Leusden. Philologus Hebrjeus continens quajstio- nps Hcbraicas. Basilje 1739.

DELLE ANTICHE NAZIONI. 357

citate del Kirkero tanto sapiente nella dottrina cabalistica ; se nel Talmut e ne' suoi commentarj appellati Medrascin non si ha tracoia che di alcune sottigliezze gramaticali usate dagli antichi scrittori Giudei per cavarne qualche senso di nioralita spontaneo e naturale , e non di ana- grammi cabalistici , non e egli vero che il Jannelli non applica pill come lingua tipica il puro e antico semitico, ma un semitico degenerato e adulterate, e quindi diverso da quello che era primitivaniente' La seconda non men grave diffi- colta si e die applicando il semitico con tutte le larghezze della omiofonia e della temura si riducono V interpretazione e la lettura ad essere arbitrarie ed incerte, e tali da sfi- duciare anco i piii creduli sul loro senso e suUe loro parole. Un\altra difficolta poi si rinverrebbe in questo che male si coinbina T indole dell' antico e puro semitico col lussureggiare iiicostante e variabile dei sinonimi e delle omiofonie , le quali sono sraentite dalla stessa traduzione letterale greca. E tutto cio puo dimostrarsi col richiamare i segni I.° e III." geroglifici della tavola di Rosetta e il singramnia cliinese gia rapportati nel primo articolo, e che varranno per tutti gli alti-i.

II primo segno formato dal Sifone I ^^T dlu o decla

V

1

ravit , dal diadema %L. "^^ ktr constituit o jussit, dai tj-e

I

quadrilunghi 1 "1»^3 bar declaravit , explicavit , e dalla ca- 1

tenella "Vp* "^ crz o krz jussit , promulgavit non fa che

ripetere la stessa idea con quattro sinonimi , mentre il testo corrispondente greco giusta la latina e letterale tra- duzione dello stesso Jannelli non da che la sola parola

decrevit. II terzo segno composto d' una vipera

NjrsJf tzhoa e per omiofonia "^"Ht itzb, ossia ponere , statuere,

r

358 SISTEMA DI JEROGKAFI.V ORIPTICA

il'un idroschetna /VsA 215? tzbb fluere , manare , e per omio- fonia -2>'' itzb coUocare , statiiere , e d' una cerasta _^^^ ^EU7 scphpJi eminere, extare , oppure '^l^ scr})h in ahum tol- lere , erigere od anche V3jf tzpho , e per omiofonia IJJi itzh poTiere , collocare , noii A-errebbe ad esprimere con tre si- nonlnii o con tre omiofonie che T identico senso di erigere od innalzare , laddove nella citata traduzione latina non vedesi che la parola ponere. Se adunque pongasi per base col JanneUL che la leggenda greca messa a lato dei gero- glifici egizj nella tavola di Rosetta sia veramente la lette- rale e fedele traduzione dei geroglifici stessi ( del che pero taluni non sono al tntto persuasi), ognuno potrebbe incol- pare di superfluita e di arbitrio la sua interpretazione se- mitica. II piu singolare si e che mentre mostrasi tanto lusso di omiofonie e di sinonimi in codesti segni , nella versione di altri si procede in guisa che ciascuno abbia il proprio ed esclusivo significato : il che conduce al piu gran so- spetto della fallacia e delTarbitrio. P. e., nello schema VI.° a pag. 6, il quale consta d' un segno superiore rappre- sentante due bastoni —'f ^— p- ngn, VW ngo, 112? tzrb, SSj? tzll pulsare organa miisica , si usa tutta questa econoraia. L' jdroschema /v\AA. ^^^ ^^^ vuol dire fluere , Iware et psallere. I tre quadrilunghi I | | significano^ il primo Vll rbo , ny orb suaviter, clulcitcr, jucunde , il secondo VT) rbo , e per omiofonia temurica "1-"^ obr^ "l-H cbr sociatis, conjunctis , ed il terzo VlT rbo, e per omiofonia V'SI rbio^ VU^N arbio inusicis instrwnentis ita adpellatis. Inoltre Vidrosdiema /VVVx 332f tzbb che nel III segno indicava fluere o manare , e ]3er omiofonia 32;> itzb collocare, statuere , in rp.iesto espri- merebbe bSn ell fluere, lavare, psallere. Cosi i tre quadri- lunghi I I S che nel segno I.°, siccome una sola ed unica parola, slgnificavano declaravit , explicavit, in questo luogo verrebbero a dire come tante voci separate e distinte suaviter, dulciter , sociatis, conjunctis , musicis instmmentis ita adpellatis. Che se poi ci mettessimo a leggere o a tradurre colle regole iacerte e liberissime dell* o;«/o/onza , e della temura ossia della trasposizione e permuLazioue delle radicali , iniziali , niedie e finali ad esempio del Jannelli , nei segni interpre- tati da esso non sareljbe difficile riscontrare ben altro senso che il suo. Per esempio la parola Nil bara , secondo j lessici , vuol dire creavit. Trasportando la finale aleph per farla diventare iniziale 1"1>< arab verrebbe ad esprimere speculants est ( proprie ) ad insidiandum e posto in ine/ro

DELLE ANTICHE NA7-IONI. 869

Valepli, come in TN3 beer si viene ad avere explicavk, o scnsum eruit. E tale e 1' indole delle radicali ebraiche clie anche non trasportate nelle loro voci non solo non pos- sono ofFeriie un senso totalmente dlverso, ma anclie op- posto come ^Tt7 sceresc clie signiiica ad un tempo radices

ogere , ed anche eradicare. Cosi il *~*7^ Hiang Chinese

letteralmente risponde all' intera voce semitica 1" eg, ossia festa , solennita , e da quest' unica voce non si sa come possano trarsene tante , cioe caput , os, oris , filius , oblatio , sacrificium , offerre , tradere , sacrificare.

Se a tutto questo si aggiunga die il Jannelli legge il primo ed il terzo gruppo o schema della tavola di Rosetta da diritta a sinistra, ed il sesto dall' alto al basso senza assegnare veruna norma od autorita; ch'egli non lia potuto col suo metodo lesseografico conoscere 1' uso o la forma- zione e nemmeno la natura di molti schemi nella tavola soprammentovata; che col suo metodo riuscirebbe assai diffi- cile I'interpretazione delle elissi o cartelli letti con tanto suc- cesso nel sistema chatnpollionico : che ei non venue mai a capo di spiegare e di intendere i simboli del Dio Phtlia ; e che inline col metodo lesseografico e uei segni gia indi- cati , come in tutti gli altri geroglifici egizj distruggesi la loro natura ideografica e figurativa contro all' opinione di tutti e dello stesso CJiampollion , secondo il quale i gero- glifici Egizj constano ad un tempo d' una triplice sorta di segni rappresentativi o figurntii:i , ideografici o simbolici, e fo- netici e non puramente A'ocali, dovrebbesi venire a questa conclusione , che il sistema lesseografico o jerografico del nostro autore e sommamente incerto ed arbitrario si ne' suoi principj , come nelle sue applicazioni, e che coll' interpre- tazione semitica da esso tentata siamo ancora lontaui dallo svelare il mistero cosi delle scritture cripticlie o sacre, come dei geroglifici tanto celebri dell' Egitto e delle altre nazioni.

IX." Se il sistema della Jerografia temurico-semitlca abbia per cardine la fede dei monumenti e la verita di tiitta la storia antica ?

In quest' ultima proposizione pare che il Jannelli allii- da colla sua dottrina Jeros.raflca universale all" opinione d'uu

36o SISTEMA DI JEROGUAFIA CR1PTIC4

popolo primitivo, e clie questo popolo priniitivo sia stato VEbraico. SifFatto pensiero potrehbe essere una felice ispi- razione o di Vico che nella sua tavola cronologica pone innanzi gli Ebrei a tutte le altre iiazioni , o di Bochart che derivava tutte le lingue dall'ebraica, o di Bossuet e di altri die fanno rimontare la storia e la scienza prinii- tiva alia tradizione Mosoica; ma fosse anco originale, esso non potrehbe essere qualche cosa di pin d' un conato o d'un desiderio. Anzi laddove il Jannelli aspira a consoli- dare la sua Jerografia coi monumenti e colla storia antica, i monumenti e la storia dalla sua Jerogrcfia dovrebbero essere consolidati. Finche poi non sara provato in modo indubitabile e positivo che le antiche nazioni abbiano usato il semitico nelle loro scritture criptiche e geroglifiche;, fin- che non si riuscira col semitico a leggere e a interpretare ragionevolmente e con principj sicuri siffatte scritture, non si potra mai dire che la Jerografia temurico-semidca con- cordi colla storia e coi monumenti, o che la storia ed i monumenti concordino con tale Jerografia. Son queste le nostre osservazioni sull' opera della Jerografia criptica del Jannelli, che esponiamo di tutta buona fede e senza la pretensione della critica , ma colla difiidenza del nostro giudizio e a pura dimostrazione d'' un saggio qualuncjue di stud] aicheologici intimamente connessi colPoggetto princi- pale della filosofia. Voglia 1' autore nella sua gentilezza pi- gliarle ad esanie e per lo spirito con cui vennero dettate, e per r interesse che ha saputo destarci il suo lavoro, e si accerti che ad onta di esse, noi e tutti gli altri saremmo ingiusti, se non avessimo a retribuirgli con lode larghis- sima , e per aver dato colla sua Jerografia una spinta potente alia scienza dei geroglifici egizj anco in Italia , e per aver preparato con questa materiali preziosi alia genesi ragionata e filosofica, clie tutta via ci manca, delle umane scritture (i). B. Pali.

(i) Era gia composto questo secondo articolo , allorclie ci av- venne di leggere T opuscolo senza data e senza luogo , intitolato : Replica all' articolo inseriio nella Biblioteca italiana , N.° CCXTV , 5«//' esposizione del sistema di Jerogralia Criptica di Cataldo Jim~ nelli. Tn quest' opuscolo dicesi con parole aiuarissiiiie che con iiii- portuni gridi si tenta di screditare le fatiche altrui o di distornare dair onorata impresa taluno applicatosi a svolgere nuove dottrine in mezzo ad una selva di copiosissimi materiali ( e questo taluno e

DELLE ANTICHE NAZIONI. 36 1

certamente il sig. Rosellini ) ; clie si fa onta alia verita dal Pro- gresso di Napoli^ dalP Tndicatnre di Milano e dalla Biblioteia Ita- liana per avere scritto clie il Rosellini sta pubblicando in Italia i monumenti visitatida Chaiiipollion, mentre fu un Italiano ( e questi h pure il sig. Rosellini) il quale proniosse caldamente la spedi- zione scientifica d' Egitto , e che la esegui in solido coUo Chaiii- pollion; per aver chiamato col Jannelli Anglo-Gallico il sistema fonetico dei geroglifici egizj , mentre la loro scienza penetrb par- goletta in Italia , e I' Italiano che primo le fece buona accoglienza , fu queali che I' ha condotta al pre sent e grado di perfezionamento , essendo lo studio delle cose d'' Egitto in Francia oggi nulla , e per aver riferito colle parole senipre del Jannelli clie uou sono co- nosciute nenimeno settanta voci verauiente Egizie, mentre quelle lette al presente in geroglifico oltrepassano il numero di mille , conchiudendosi T opuscolo col caritatevole consiglio al Jannelli di impiegare piii fruttuosamente i suoi taleuti e le sue cognizioni , perocche il suo sistema non e ne una scoperta , ne un vietodo ; e molto nieno un sistema di Jerografia Egiziana. Ne duole assai di dover replicar parole sur un argouiento clie a tutt' altro ri- guarda , fuorche alia causa della venta. Qualunque sia 1' antort; deir opuscolo , alia lettura di questo secondo articolo dovra av- vedersi che furono precijiirate le sue pagine , e perclie dirette contra alia semplice esposizione del sistema del Jannelli senza aspettare le promesse osservazioni , e perche in foudo concordi collo stesso nostro giudizio , conieche siano ben lontane dai nostri modi ; clie a fronte delle lodi spontaneamente impartite al sig. Rosellini , sono vane ed intempestive le irose parole e piii ancora T indegno sospetto che vogliasi attentare o detraire al merito delle altrui fatiche. Che se la Biblioteca Italiana disse cosi per incidenza , che il Rosellini sta pubblicando in Italia i monu- inenti visitati da Chaiiipollion ( gia.cc\ie e questa sola la sua colpa, essendo tutte le altre o del Jannelli o degli altri due giornali ) , il disse con tutta ragione ed autorizzata dal vero e dalle stesse dicliiarazioni che fece il sig. Rosellini nci due priuii volumi gia pubblicati intorno ai Monumenti deW Egitto e della Nubia. Nella Dedica del volume i.°cosi si legge : « Siccome la Francia ebbe >> il vanto di svelai-e V antico mistero delle egiziane scritture ; >> cosi la Toscana andra lodata in faccia al mondo della conser- » vazione e delT avanzamento delle scoperte dottrine , e d' aver >> raccolti e fatti pubblici i frutti che giustificano ecc. » ; e nella Introduzione : « La spedizione scientifica Toscana in Egitto e il » perpetuo e lungo coUaborare col sapientissimo Champollion , » a SI gran ventura ini riserbarono , che potessi nella morte di >/ un taut' uomo conservare parte aluieno deUe dottrine che con » lui perite sarebbero. Laonde tutte le applicazioni che sono » per fare di quel principj e tutte le mie scoperte , e che in 5> quest' opera saranno esposte , da quel principale e chiarissimo » fonte derivano.a NeirAvviso messo in fronte al tomo secondo

362 SISTEMV DI JEROGRAFI.V CRIPTICA eCC.

si prosegue : Secoiiclo il manifesto Francese-Italiano ilato in luce a Parigi uel settenibre i83i fu stabilito ch' egli (Chanwollion ) avrebbe preso ad illustrare i nionunienti storici ^ io {Rosellini ) i monument! civill , ed effettivamente air epoca del nostro articolo il sig. Rosellini non aveva pubblicato clie i due pi-imi volumi sui nionunienti storici assegnati per T appuuto alio C/iamuollio/i , ne erasi veduto il terzo teste uscito in luce, nel quale si espongono i monumenti civilly che formano la parte di lavoi-o del Rosellini. Se adunque per confessione del sig. Rosellini i materiali lasciati dallo Chaiiipollion sono identicameute que' medesimi che dal Ro- sellini si posseggono; se al tempo in cui ne parlava la Biblio- teca Italiana non conoscevasi die la pubblicazione dei monumenti storici dallo Champollion raccolti nella spedizioue Francese-To- scana ; clii vorra darue torto o accusarci di luenzogna .^ perclie venne asserito die il Rosellini stava pubblicando in Italia i nionu- nienti dallo Champollion visltati ? Tf altronde perche pigliar a sdegno ]5arole cosi innocenti che mentre tornavano ad onorevole ricor- danza dell' opera in corso del sig. Rosellini , lasciavano il campo a. dime a tempo opportuno tutto il bene che si merita ? Sappia poi r autore dell' opuscolo che noi al pai-i di qualunque altro siamo tenerissimi della gloria letteraria della nostra Italia ; ma che il nostro amore non e ne cieco , ne municipale , volendo giustizia che si abbia a rimeritare le altre nazioni di tutto quello che puo esser loro dovuto.

Sicche tocchera a lui solo a sostenere e a giustificare in faccia degli Orientalisti Francesi che lo studio delle cose d' Egitto sia oggi nutlo in Francia, che la scienza de^ geroglifici cTEgitto venne pargoletta i/i Italia , per crescere colP opera cf un Italiano al pre sente grado di perfezionaiiiento.

363

Continuazione degli Atti delV I. R. Accademia econo- mico-agraria del Georgofill di Fireiize. Vol. XI , trimestri 2°, 3.° e ^.^ , i833 ; e vol. XII, tiirne- stri i.° c 2.°, 1884. Firenze , i833-i834, ti- pografia Pezzati {V. Bibl. Ital. torn. 71.°, seltcmhre 1833, p(tg. 341). Giornalc agrario toscano nii- meri 26, 27, 28 , 29 e 3o. Tom. VII, trimestri 2.\ 3.° e 4.° del i833, e Tom. VIII, trimestri u" r 2.° del 1834 ( V. Bibl. Ital. I. s. c. ).

xNoi farcmo- piincipio dalla contiauazione degli Atti, tra- in sciando la parte loro storica.

Premesso , essere indubitato che la stessa specie di piaute non prospera per piu generazioni successive net medesimo terreno , e che altra non vien bene , se fatta succedere ad altra determinata specie , mentre una terza richiede di tenere appunto dietro a tale determinata spe- cie; e procuratosi di rendere di cio plausil^ile spiegazione, 11 sig. prof. Gazzeri mostra di qual momento riesca il pe- ter determinare quali sieno le piii vantaggiose rotazioni agrarie, o successioni ordinate di diverse colture in uno stesso terreno. E siccome ad aggiugnere a tanto scopo sgomenta non poco T infinite novero di combiuazioni che sarebbe d' uopo provare , cosi ad agevolarle egli propone un modo facile , non dispendioso , e nel medesimo tempo dilettevole. Supponendo, dice egli, che lo sperimentatore, scelte dieci diverse specie di piante fra le plii utili e di uso piu comune , riconoscer volesse da quale dell'altre nove specie fosse ciascheduna di esse piii vantaggiosaraente jireceduta e seguitata in uno stesso terreno , in vece di novanta campi bastar gli dovreliliero novanta vaselli di giardino. Da dieci campi di fp.ialita diversa si prenderebbe una quantita di piote o zolle conteneuti i piedi delle piante recise unitamente alia terra aderente e prossima alle ra- dici , ove trovansi le inaterie escrementizie. La quantita di ciascuna delle diverse specie di terreno dovrebbe es- sere tale da poterne dopo averia triturata e mcscolata, em- pire nove vaselli di ciascuna serle diversa in quelli delle altre. In ojnuno dei vasrlU di una stessa scrie, e che

364 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI

contengono una stessa specie di terra , saran posti tre semi , bensi in ciascuno diversi , cioe di una delle nove specie di plante diverse da quella che aveva precedentemente vegetato in quel terreno. Al termine di questi esperimenti , ciascuna delle diverse specie di plante avra vegetato In nove diverse specie di terreno , in ciascuna delle quali era stata preceduta da una delle altre nove diverse specie. Ed i died diversi terrenl. In ciascuno del quail aveva vegetato una delle died diverse specie di plante, avranno servito in segulto alia dlstlnta e separata vegetazlone di ciascuna delle altre nove. Tenuto conto del rlsultatl notabillssimi , dovrebbersl rinnovare 1 pocbl piu felici esperimenti In campl o appezzamenti di terreno sufiicienti ed attl ad una perfetta operazlone agraria. >>

Una commissione riferisce intorno ad una Memorla del signor Larderel sul modo da esso ideato e praticato di estrarre 1' acldo boraclco dai lagoni di Toscana e conver- tlrlo in borace, 11 quale di presente costituisce nuovo ed esteso traffico , clie puo dirsi al slcuro di qualunque con- correnza, e che intioduce nel granducato da 200,000 lire air anno, mentre alia compagnla fablDrlcatrice costa 11 mi- nimo di quante altre manlfatture mineral! contar si possano in tutte le cinque parti del globo.

II sig. Taddei avendo trovato un utensile atto a riscaldar I'acqua col maggiore risparmio di spesa e di tempo, opero onde porgere col vaporl dell' acqua medeslma un mezzo piu compiuto per comunlcare 11 calorlco all' ambiente in- terno delle abitazioni , e dl qualslvoglla ampla stanza o reclnto , giovandosi delle pratiche gla Introdotte in Francla ed in Inghllterra. E pero viene qui descritta la caldaja , i condotti , i serbatoi d'arla che con esso rlscaldasi, e le vie per farla agglugnere e ripartirla nei diversi luoghi , sempre dal basso in alto, affinche i prlml a risentlre gli efFettl del calorlco ed esserne a parte sleno gU oggetti poco al dlsovra del suolo , " senza versarlo in somma addosso alle persone che sono contenute nella stanza. »

II signor cavaliere Gazzeri lesse pel signor Lorenzo Turchini la descrizlone dl una macchlna sofliante ed aspi- rante , che dura nella sua azione per alcpiante ore senza r.ajuto di alcuno , Immaglnata ed esegulta dal medeslmo signor Turchini. Al che arrlvo per via del notlssimo mezzo di produrre correnie d' aria scacclandonela coU' acqua ,

dell' ACCADEMIA DEI GEORGOFILI. 365

adoperaiido percio due recipient! in tra se comunicantl per una maniera di tubo, e i quail al cambiare opportunamente di posizione, cainbiassero anche di funzione, sicche " quello che mentre era superiore versava Tacqua ond-era ripieno neir inferiore, che si vuotava d'aria e soffiava, divenendo a vicenda inferiore ricevesse 1' acqua dairaltro, e si vuo- tasse d' aria e sofliasse. S' intende bene , clie ciascuno del due recipienti mentre si vuota d' acqua bisogna che si riempia d-aria, la quale deve avervi allora, e soltanto allora libero accesso. '/ L'annessa figura ajuta Tintelligenza di tale sofliatojo.

Viene in appresso la descrizione di altra macchina , che il signor Pelli— Fabbroni ebbe da varj anni attivata ad estrarre con tutta facilita e prontezza la fecola dalle pa- late, la quale fecola e trovata utilissima a molti usi , e speciahnente alia fabbricazione di buon pane mescolandola anche in non piccola proporzione col frumento.

II signor Graberg di Heraso , relatore di speciale coni- missione , faceva conoscere i pregi dell'Atlante Toscano compilato dal dottore Zuccagni-Orlandini, in quanto e per descrizioni topografiche , e per notizie statistiche , e suUa correzione dei nonii dei luoghi, e siill' ottinia disposizione della materia nulla lascia a desiderare.

Trapasseremo la Memoria del signor Baroni intorno al metodo di fare i cerchi da botte usato nel Mugello, per ricordar quella del cav. Francesco Inghirami, con cui entra a mostrare, come i primi Toscanl venuti dairOriente col nome di Raseni fossero assai istrutti nelle operazioni d''idrau- lica; e nello stabilirsi in qualunque suolo fosse loro sistema dar tosto mano a far soggetto il corso dell' acque in gui- sa, die riuscisse utile al commei-cio , che lasciasse libera al coltivatore la superflcie dalle pianure , che 1" acque non nuocesser all' aria , ne danneggiassero i seminati con iui- provvisi straripamenti.

Utilissimo alia Toscana trova il signor Fabbroni clie in essa si propagasse la piantagione del Ginnoclado canadense , bell" albero a dritto e robusto tronco aggiugnente a cin- quanta piedi d' altezza ed a tre o quattro di circonferenza, ricco di belle foglie, c dante legno stivato , a grana fina, dal color di rosa, e acconcissimo a molti usi ed a fab- bricare belle masserizie agli ordinarj comodi della vita.

366 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI

II signer marchese Ridolfi riporta un lungo articolo del sigaor Defendeiite Sacclii iiitorno all' industria Lomharda in relazione alia pubblica esposizione del 1882 ( Veggasi il tomo 73.°, pag. 359 di questa Biblioteca).

II signer Gino Capponi metteva innanzi i vantaggi e gli svantaggi s\ morali die economici del sisteiiia di mezze- ria adottato in Toscana per la coltivazione dei poderi, ri- serbandosi a venire da poi considerando se Tattuale sistema di colonia possa modificarsi , e con quali norme in modo da migliorar la sorte dei contadini.

II signer abate Ferrante Aporti mandava air Accademia una sua relazione intorno al sistema stabilito in Lombardia della pubblica popolare istruzione , e delle scuole elemen- tari maschili e feminili, facendo conoscere i felici risulta- menti clie se ne cavano in attenenza all' intelletto , alia morale ed anclie al fisico. Egli tocca poi piii specialmentc delle cinque scuole infantili a23erte in Cremona , onde sopprimere le cosi dette scuole delle maestre , per ogni rispetto viziose. I fanciulli dell' eta di sei anni , clie ne uscirono e trapassarono alle scuole niinori gia vi primeg- giano tra i piu adulti s\ nella buona condotta clie nei pro- gressi dell' istruzione.

A migliorare I'attuale maniera di covrire i tetti mirarono i signori Dami e Minucci , onde il primo presento una tegola , clie per rispetto all' econoniia, alia maggior legge- rezza del tetto con essa fatto , e della buona connessione che ne succede, di molto vince le tegole ordinarie, ma noil riesce senza Inconvenienti , che il relatore signor Municclii con molta perizia rileva. Maggiori vantaggi in forza della studiata e ben condotta forma ofFre V altra te- gola del signor Minucci , dal lato speclalmente della con- nessione assoluta dei diversi pezzi costituenti il tetto , della loro immobilita , del lasciar libero e pronto scolo alle acque , dell' impermeabilita , della mondezza , non permet- tendo annidamento di animali, e della leggerezza in com- parazione alle coverture attuali. Percio il signor Relatore non esita ad avere qual reale miglioramento questo nuovo modo di tetto, die I'inventor suo mise in opera in una sua casa in Firenze.

L'anno i833 i seminati di frumento nelle provincic di Bologna , Romagna e Ferrara furono immensamente dan- neggiati da una quantita di bruchi. II signor Passerini

DEI.l/ ACCADEMIA. DEI GEORCOFILI. 867

)endcnclo conto alPAccadeinia deiropuscolo del signor Negri in cui descrive quella calamith, sulla testimonianza del sig. professore Bertoloni, dice die quelle larve devastatrici ap- partengono a due distiiile specie d' insetti coleotteri , cioc alio Zabnts gibbus ed al Calathus latus.

Nella reiazione del segretario delle corrispondenze tra le altre cose riscontrasi, die ad eccitameiito di novella industria ed a soUievo ad un tempo dallo svilimento di prezzo in cui va sempre piii cadendo uno degli abliondanti protlotti delle nostre campagne, mosse a lodevoli tentativi Giuseppe Rossi di Pisa , onde i-eso migliore il liquore clie r uom rinfranca , venga a tal perfezionamento ridotto da essere accolto e vicercato alFestero. E gia sappiamo a que- st© interessante line essersi formata nel regno delle due Sicilie una compagnia enologica industriale, che si e pre- fissa di stabilire grandi depositi di vini a simiglianza di quel che esistono sotto il titolo di fattoria in Oi^orto ed in Madera, anticipando con modico interesse ai proprietarj il valore , e perfino somministrando loro i mezzi del ne- cessario trasporto. A migliorare la fabbricazione del vino esso signor Rossi diviso e fece costrurre una maccbina clie cbiama ammostatojo , composta di tramoggia, in cui si ripongono le uve, di cilindri di legno, die sdiiacciano gli acini , lasciando intatti i semi e i raspi e di una madia coverta da gratuccia piii o meno fina in cui rlcogliesi il mosto. La descrizione ed il rispettivo di segno rinvengonsi nel Progetto onde stabilire un commercio dei vini toscani col- V estero e come si pub mettere ad esecuzione , die lo stesso Rossi pubblico in Pisa nel i833. Quest'' ammostatojo diver- silica per pill rispetti dal pigiatojo del chiarissimo nostro sig. Lomeni. L' autor suo lo presento all' Accademia dei Georgolili, la quale si riservo sperimentarlo nel prossimo autunno: esso ne fece poi costrurre nno anche qui in Milano per sottoporlo al giudizio dell" I. R. Istituto. Con esso si puo fare si il vin comune, die il piii scelto. E gia nelle fat- torie del granduca di Toscana, e in parecchi poderi di essa Toscana, di Romagna e del regno di Napoli trovasi in uso, e ad agevolarne la jiropagazione il signor Rossi si oilVe di accettarne le comniissioni per lire cento italiane. Appena saranno tra noi compiute le prove, le farerao conoscere.

Per cstcso vieue riportata la Memoiia del sig. Francesco JMegusdier d" Inspriidi intorno al miglior sisteina per la

368 CONTINUAZIONE DEGLI ATTl

coltura dei hoschi in Toscana , coronata il ai; setteiubie i833.

Dilettevole a leggersi riesce per le taiite particolarita , di cui noi non abbiamo idea in risguardo agli nsi del mer- canteggiare nelFiiiipero di Marocco, il prospetto che ne da ii signor cavaliere Graberg , in cui riferisconsi altresi le relazioni clie con quelfimpero hanno i popoli d' Italia.

Piene d'' ottime vedute e di giusti riflessi sono le consi- derazioni suirindustria e specialmente siiU'agricoltura lette dal signor marcbese Ridolfi. D'interesse in vece puramente locale riesce 1' Occhiata filosofica al Saggio di un trattato teorico pratico sul sistema livellare, secondo la legislazione e giurisprudenza toscana , dell' avvocato Giovanni Poggi , scritta dall' avvocato Paolini. Ma d'utilita universale risulta il Rapporto del signor marcbese Ridolfi snlP invenzlone di Grange, cbe procnra a tutti gli stromenti aratorj grandis- simo iniglioramento , ed a suo dire e degna del nostro secolo, essendo opera d' intelligenza squisita , frutto di fi- lantropico sentimento , testinionio di patriotismo verace. Desideravasi I'ottimo aratro: Tesperienza cliiari essere tale questo del Grange, col quale " contentasi il pratico agricol- tore cbe pago dei begli efFetti da esso prodotti valuta moltis- simo il risparmio della propria fatica^, contentasi Tagronomo istruito cbe vede nel leggerissinio e spesso nuHo attrito delle ruote una prova cbe in questo ordigno quasi tutt' i vantaggi degli strunifnti ai-atorj coniposti trovansi uniti a quelli dei seniplici, merce della fortunata invenzione, la quale se non puo dirsi cbe renda seinpre inutile la presenza del bifolco, ne risparmia senza dubbio le braccia e rende sufficiente un fanciuUo a compierne le veci. >i Per tauto utile tro- vaniento TAccademia suUa proposta del signor Ridolfi de- creto una medaglia d' oro al signor Grange , e lo nomino suo socio corrispondente. Tavola litografica rappresenta r aratro in discorso (]).

Neir estratio di uiui Meinoria sulla coltivazione del riso , del siainor Antonio Brissoni , si dimosti^a, darsi benissimo

(i) II modello di qiiesto aratro del Grango , e V aiumostatojo del sig. Rossi si possono vedere anche in Milano nel Gabinetto niecranico-tecnologico dell' I. R. Palazzo di Brera, il quale e aperto al pubblico il lunedl e giovedi d'' ogni settiiuana , dalle undici del mattino alle tre poiueridiane.

dell' ACCA.DEMIA DEI GEORGOriLI. 869

due sorta di riso, il sccco e rmiiido, chc taliini mcttono ill dul)bio. A to<;lierc 1 mali offlnvj delle risaje ad acqiia x'oiTcbbesi , secoudo il signoi' Brissoui, tentare nuova col- tura del riso uniido accostumandolo per gradi a croscere senza essere initnerso neir acqua. II qual tentativo Poivre avrel)be fatto cou nioko buon successo neir Isola di Fran- cia. In appresso sarcbbe da promovere la naturalizzazione del riso secco , che coltivasi nelle niontagiie delle Indie oriental! , trascegliendo qnei luoglii die possono riescirgli i plii acconci. Di questo niodo la Toscana provvederebbesi di un prodotto alimentare di use coinune, che deve coni- perare all'estero. II sig. Gaetano Baroixi riflettendo clie vi ha parecchie varieta di riso secco, vorrelibe clie si faces- sero tutte venire , e die tutte fossero esperiaientate.

II signor Lapo de' Ricci discutendo l' utile e il danno che puo derlvare dalla esportazione fnori della Toscana della paglia da cappelli , tiene per la lil)era esportazione.

Delia maniera di addivenLre ai contratti colonici in lor rispondenza alia giustizia ed alia scienza e pratica agra- ria tratta il signor Midielangelo Bonarruoti , e reca il mo- dello della relativa scritta.

Un vaso a fondo convesso con tre fori da chiiidersi con turacciolo all' orlo della convessita si propone dal signor Piccioli per impedire il cosi detto riboUiniento delle piante che vegetano in vasi grandi

II signor Matteo Bonafous di Torino avendo messo a disposizione deirAccademia dei Georgofili " la somma di cento zecchini da ripartirsi in diversi premj destinati a provocare esperimenti concludenti sulF uso della foglla del gelso delle Filippine detto prima Moras multicaulis poi Moras nieullata pel nutrimento dei baclii da seta^ » I'Accademia piiblilico il seguente programma :

" Sara conferito nell' anno i836 un premio di zecchini cinquanta a quel concorrente che con esperimenti i piii decisivi e meglio condotti avra messo in chiaro T influenza della foglia del Morns cucullata sulla seta prodotta dai baclii nutriti di questa foglia.

" Due premj minori di zecchini venticinque 1' uno sa- ranno accordati ai due sperimentatori, le cui prove e pel loro valore iatrinseco , e pei loro resultati si avvicinino di pill al luerito degli si>crimcnti covonati coJ prinio premio.

Bibl. Ital. T. LXilV, 24

SjC CONTINUAZIONE DEGLI ATTI

» Sara pero in facolta deirAccademia il dividei'e per eguali porzloni la somma dei tre prenij suddetti fra due o piu concorrenti , quando le loro sjierienze aljbiano ai suoi oc- elli uii nierito viguale. >>

Altro premio di zeccliini 2 5 sara conferito nell' adunanza solenne del i835 alia Memoria che meglio avra sciolto il seguente quesito :

" Determinare teoricamente quali sieno nelle condizioiii della moderna civilta le opere di beneficeiiza , alle quali possono piu utilmente rivolgersi le facolta e gli sforzi dei privati. >> II tempo conceduto per V invio degli scritti e a tutto Inglio 1 835. »

Si passi era al Giornale agraiio , del quale ricorde- rerao le cose piu iiotabiii. Reca esso In prima per esteso voltata dal francese in italiano la bella ed assai ben par- tlcolarizzata Memoria del sig. Gasparin in suUa Mezzeria, stata premiata dalla Societa agraria di Lione; e nella quale inline e dimostrato, che la mezzeria e condizione agricola inferiore aU'affitto, superiore alle culture servili; ch'e con- dizione necessaria voluta dalle circostanze^ clie non merita il biasimo dei piii fortunati •, ma die deve risvegliare tutta I' emulazione dei paesi in cui essa e stabilita ; paesi die nutrir devono il desiderio di ascendere a piii alti destini, e destar 1' invidia delle nazioni , die rimaste ancora nel sistema di coltivar per tributo o in quello del servaggio , nou possono giugnere a maggior perfezione senza passare per questo grado di agraria amministrazione.

Questo medesimo argomento fu trattato anclie dal signer Landucci , il quale pero mentre trova utile T uso della mezzeria , vorrebbe pure die fosse generalizzato il sistema livellario, specialmente pei fondi posseduti dai corpi morali, poiclie cio procurerebbe alia Toscana aumento di ricchezza e di civilta.

Viensi successlvamente a far conoscere VIstituto agricola di Rovillc , il cui scopo e qixello di formare soggetti abili a ben condurre le imprese e le amininistrazioni rurali; e riportasi T articolo del signer dott. Bianclietti inserito nel Repertorio d' agricoltura di Torino, intorno Y Istituto reale onicola di. Fromont , fondato non ha guari dal cavaliere Soulange Bodin , e nel quale espougonsi le tcoriche agri- cole e le scienze accessorie , coU" eseguirsi anche cert' or- dine di lavorc per la giustilicazione esperiiucntale dei

DELL ACCVDEMIA. DEI GEORGOFILI. 37T

principj e della pratica ragionata dei migliori metodi di coltivazione.

II signor commendatore Lapo de RIcci discorre in una sua gita in Val d'Ambra del metodo die il signor Perrin, svizzero , vi adopera nel coltivar le viti , uguale a quello in uso nel cantone di Vaud , lodandone i vini clie trovo superiori ai piii acci'edltati di Toscana. Alia quale cortesia onde nel niiglior niodo corrispondere il signor Perrin dirige alio stesso signor Commendatore alcune sue osservazioni intorno ai difetti die a parer suo tuttora in Toscana vi sono relativamente alia coltivazione delle viti, e descrive per minute il metodo da se praticato, e die conduce a si buon tei.iiine.

Gran danno ne viene dallo svolgimento di arie ( raeteo- rismo ) nel ventre agli animali domestic!, per cui si penso a pill rimedj : il piii sicuro e meno dispendioso dei quali stando al signor formacista Chariot, consisterebbe ne'clo- rurl di ossidi.

II gia citato signor Commendatore vorrelibe die in To- scana si ampliasse la coltura a prato , poiche era va av- viandosi un nuovo smercio di iieno e di strame alle coste d'Africa. II signor RidoUi rende conto delle prove fatte tentare dal signor Stefano Viti intorno le foglie del Moras dnctoria, o Madura aurantiaca come succedanee al gelso comune, e dalle quali risnlta die " per qnanto possano nu- trire il fdugello , non valgono a fargli preparare i mate- riali serici , die gli occorrono per lilare il bozzolo , e non liastano , comunque egli viva prosperamente con esse la vita di larva, a dargli forza di mutarsi in grisalide per divenir quindi farfalla, e fatto insetto perfetto provvedere alia propria riproduzione. ■»

Se in ogni comune ci avesse una specie di pubblica scuola in cui s' insegnasse la pratica agricoltm'a , certa- niente clie ne verrebbe il gran profitto. Quest' idea e bene svolta dal signor Flosse curato a Bouzonville nel diparti- lueiite della Mosella^ e lo scritto die vi si riferisce vi si legge compendiato.

Intorno la necessita di un prosciugatore de' cereali fa- vella il sig. Sforazzini ; poiche I'umido e quello die li gua- sta , e lie impedisce la conservazione : ci viene dando la descrizioue e la figura di una niacchina di tal sorta da se fatta tostrurre La. hoyir della. McUa azcderach ■, bell" albero

3/2 CONTINUAZIONE DECLI ATTI

di ornamento , s'lntesse dal signer cav. Savl , il quale ne espone gli usi , cui essa puo iielle arti seivire (i).

Contro r erroneo principio, che la pratica agraria unita al buon senso Ijastino a ben esercltare T agricoltura , ed amministrare il propi-io patrimonio senza soccorso di scienza s'alza il signer Bambagini Galletti, e fa vedere » la ne- cessita cbe hanno i possidenti di una educazione intellet- tuale e morale condegna all' importanza della loro posi- zione sociale. »

Perche ad utile scopo tendessero gli almanacchi, po- trebbonsi ridurre a piccole ricolte d' insegnamenti d' agri- coltura, d' arti e mestieri, e quel che e piu di buone le- zioni di morale. Bell' esempio di cio ne presenta il Calen- dario Lunese pel 1834., ripieno specialmente di fatti che danno assai bene a conoscere la Lunigiana h e fa prova che ben si discorre di cio che si ha sotto gli occhi.

Accenneremo essersi riportato per esteso 1' articolo del signer Lomeni sul nuovo gelso delle isole Filippine , che sta nel fascicolo di noveinbre e dicembre degli Annali uni- versali d'agricoltura , e noteremo particolarniente la tradu- zione del libretto uscito I'anno scorso a Parigi col titolo di Instruction elementaire pour la formation et la tenue des salles d'asyle de I'enfance. Le quali sale d' asilo sono una specie di scuola tenuta da una o due persone , in cui si ricevono da cento a centocinquanta fanciulli , facendo principio anche dall' eta di diciotto mesi se pos- sono reggersi in sulla persona, camminare e tenersi mondi, alfine di procurare loro un rifugio ai pericoli cui trovansi nella loro eta espesti , e per difenderli con una prima edu- cazione morale ben condotta, dai vizj e dalla corruzione, pur troppo comunemente effetto della trascurataggine e del- I'abbandono dei parenti nei primi anni , trascurataggine ed abbandono quasi inevitabile nelle famiglie povere. S' ag- giugne a cio 1' utile della madre , che all' essere lungo il di liberata dal dover guardare i flgliuoli , puo guadagnarsi col lavoro di che ajutare il sostentamento della famiglia.

(l) Parlando dei friitti ei dice d^avere mteso laccontare che in Isvizzera eran morte delle vacche che n avevnn mangiati, Mel toni. 28.° di questo Gioiuale, , ottobre 1828, pag. 81, il stg. dt- rettore Giuseppe Acerbi ebbe gia esposti gli effetti loro perni- cioBi in sugli animali bovini.

dell' ACCADEMIA DEI GEORGOFILr. StS

n signer colonn. cav. Ricci si fa a dimostrare quale uti- lita trarre si possa in Toscana dalla coltivazione delle barbebietole , dando cjueste tre o quattro licolte di foglie per pastura alle bestie e per uso di cucina, senza nuocere molto alia radice, ch' e il principale suo prodotto, servendo neir autunno e nell' inverno di eccellente nutrimento sano e fresco per le vacclie cui aumenta notabilmente il latte , accrescendo a questo ancora grazia e sqiiisitezza , mentre a quelle punto nou nuoce , ne viene a noja.

II signer Lapo de' Ricci trae dal libro del signer Ha- zard , Des Hums domestiques en France , cio che crede utile e conveniente alle condizioni economiche della To- scana. Pill sopra noi abbiauio fatto menzione della Societa enologica in Napoli , era lo stesso signer Lape de' Ricci ne fa conoscer per esteso lo scope e le capitolazioni di essa societa.

La scarsita d'acque cerrenti ridusse i Tescani ad appro- fittare d' egni piccola sergente , e ricegliere in conserve r acqua ende valersene alia macinazione sette il neme di mulini a ricolta. Dei lore difetti e della maniera di correg- gerli discerse il signer Casimire Giusteschi. II signer C. Ridolfi da ultimo espone parecchie notizie avute dalle sta- bilimento di Reville interne al trincia-radiche ed al trincia- paglia ivi adoperati, alle regele pratiche per la fabbricaziene del formaggio dei Vesgi, ai cilindri di ferro che serveno a scliiacciare la biada ed altri semi alimentari ( essendo incontrastabile riuscire essi meglie cosi apprestati agli ani- mali), a due maniere di aratro che veglionsi ancor migliori di quelle di Grange, delle quali speriamo pei vederne esatta descrizione, finalmente interne ai risultanienti di sperienze comparative per determinare il valore nutritive di var) prodotti , fiene, bietele, crusca di frumeuto, pagUa pur di frumento, gusci, e strame del colzat

>74

APPENDICE,

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIERE.

Essai sur I'epoque de T Histoire Romaine etc. Saggio sid- l epoca delta Storia Romana la piii felice pel genere umano , di D. H. Hegewisch , professore alt Unlver- sitd di Kiel; tradotto dal tedesco dal cavaliere Carlo SoLi^ET, magistrato. Parigi^ i834, libreria gre~ ca-latina-alemaniia , ecc. , in 8.°

La piu bella epoca della Storia Romana.

\jl[ annali della Storia romana , in ctii pressoche tutte le moderne nazioni ambiscono di attingei'e le lore origini, presentansi con si grande magnificenza clie scossa sempre ne rimane 1' immaginazione. L' occhio stesso del piii severo fllosofo abbagliarsi sembra da quella mokitudine d''uomini di Stato , di capitani , di bei genj , di grandi caratteri , clie in ogni tempo generati furono daU'avventurosa patria degli Scipioni , de' Tullj , de' Cesari : ammiransi que' pro- digi di politica e di costanza , die attraverso di mille in- tex'ne rivoluzioni e dopo innumerevoli guerre finirono col- Tassiciu-are alia modesta citta di Romolo un assoluto impero sulle piu belle contrade del globo , dalle frontiere della Nubia sino a quelle della Scozia, e dalle sponde deU'Eufrate sino alle colonne d'Ercole.

Ma se penetrando piu addentro , e se gli sguardi rimo- vendo dalle conquiste e dai trionfi, cui gli uomini attac- cano troppo facilmente la gloria, chiedasi quale stata mai sia la sorte dell'uman genere sotto la dominazione romana; allora presentansi al pensiero scene pressoche continue di

AVP. PARTE STRANIERA. 3-5

desolazione f, paesi devastati e torrenti di sangue sparso per saziare rorgogliosa ambizione di un sol pojjolo ; intere nazioni sommesse ad un giogo il piu disonorevole , tlran- neggiate dalPavidita de'proconsoli , poscia sul declinare deir impero , alibandonate senza difesa al ferro de'barbari ; milioni di sudditi oppressi sotto il peso dei tributi e delle imposte; principi che su possenti e su deboli gravitano con ispaventevole despotismo ; la piu bassa schiavitii che tutte le anime indistintamente degrada , avvilisce; i tesori finalniente dell' universo dej^redati , da principio per isfa- mare Tavarizia de" soldati o nodiire il lusso di alcune fa- miglie patrizie, poscia rivolti a colmare la sontuosa felicita. d'indegni liberti, di vili eunuchi e de'lor signori per la piu parte mostri coronati.

Tali sono i pensieri che indussero il signor Solvet alia traduzione di quest" opera scritta originalmente in tedesco. I medesimi pensieri affacciansi spontaneamente a chiunque con mente filosofica e scevra dal prestigio de' maravigliosi avvenimenti imprenda ad esaminare gli annali della Storia romana. Che troppo si e ognor tributato di lodi e di am- mirazione alle gesta dei discendenti di Quirino, couseguenza forse deiramnialiante suljliniita deplore scrittori. Perciocche educati noi sino da'piii teneri anni nello studio de' classic! latini non possiamo a nieno d'immedesimarci per cosi dire con essi e colle massime loro, e senz' avvedercene dive- niamo noi pure Romani. Al che non poco conti'ibuiscono alcuni de' moderni storici che dati vcngono a leggere in quella eta che facile arrendesi alio straordinario ed al ma- raviglioso. Laonde non andarono forse dal vero totalmente alieni coloro , i quali avvisarono la troppo vagheggiata storia del Rollin e degli altri caldissimi enconiiatori dei Romani , le quali formavano un tempo la piix prediletta lettura ne' collcgi e nella prima istruzlone , avere nelle passate tempestose vicissitudini aggiunta esca al fuoco e le anime de'giovinetti disposte a chimeriche idee e ad infre- nabile esagerazione di sentimenti.

Tuttavia nella Storia romana incontransi alcuni periodi, rari in vero e brevi di troppo , ne' quali fu all' umaa genere pormesso di respirarc. Fra tali periodi nierita spe- ciahuente d' essere aunoverato quello che cominciando dair epoca in cui ascese al trono I'imperatore Nerva , e tcrminando con quella in cui lo scettro del mondo passo

3j:'6 ATPENDICE.

nelle mani di ComoJo , abliraccia lo spazio di ottanfaquat- tro anni. Tutti gli storici si antichi che moderni lo loda- rono a vicenda, come un'eta d^oro per la terra. E difatto in nessun'' altra epoca fu dato al mondo di vedere un piii vasto impero governato per una non interrotta serie da principl i piu ammirabili per saggezza e per moderazione. " Nerva , Trajano, di cui Montesquieu fa vin si magnifico elogio , dicendo cli" egli era T uomo il piii adatto ad ono- rare Tumana natura ed a rappresentarne la divina; Adriano, Antonino e finalmente Marco Aitrelio, del quale non e possi- hile il leggere la vita e non sentirne una specie di com- mozione, sicconie lo stesso Montesquieu si esprime, cele- brati vengono giustamente. Con essi ascesero sul trono r amore della patria , la grandezza d' animo , il sapere , il valore e la sapienza , nella quale tutte le virtii contengonsi. Eglino moke savie leggi divulgarono , poclie guei-re e que- ste per la sola salute dello Stato intrapresero : ma con fermezza mantenendo la disciplina degli eserciti, rispettar fecero sempre le immense frontiere dell' impero^ e fonda- rono utili staliilimenti. »

L' epoca in cui signoreggiarono quegl' imperatori forma il soggetto dell' opera di cui annunciamo la pubblicazione in lingua francese. II suo autore, D. H. Hegewisch, tenne distintissiivio luogo fra gli scrittori di Germania: fu pro- fessore di storia e geografia prima ad Amburgo , poi air antica Universita di Kiel, capitate delF Holstein , fu al- tresi membro deirAccadeniia delle scienze a Cojienliagen e consigliere di Stato del Re di Danimarca. Molte sono le sue opere intorno alia storia si antica che moderna, alcune delle quali meriterebl'ero d' essere conosciute ne' nostri paesi. Quella di cui parliamo fu publdlcata sino dal 1800. Al suo apparire venne tosto ne'giornali e nelle coUezioni letterarie annunciata con applauso. II dotto ed illustre si- gner Heeren nel suo eccellente Manuale della storia antica la cito come un libro meritevole d' essere consultato. Dalle prime pagine poi dell' opera rilevasi che 1' autore tutti ad essa rivolti aveva i suoi studj per distrarre il pensiero da' grandi e luttuosi avvenimenti della rivoluzione francese , end' a que' tempi tatta era pure agitata la Germania. Per un ugual motive di distrazione il signor Solvet imprese a volgerla in francese non mai avvisandosi di doverla mettere alia luce, e tanto meno (juauto che accorgevasi

PARTE STR.\NIER\. 3^7

(lella poca importanza die ora in generale concedersi snole a'trattati ili eradizione pnramente classica. Deteriuiiiatosi pill tardi a publ)Ucai'e il suo lavoro , tutto lo riscoiuro colla massima accuratezza , fecesi a veriricare tutte le citazioni deir autore , e quelle note aggiunse che piii gU senibravano necessarie :, si che questo suo lavoro puo considerarsi non come una sempllce traduzione , ma sotto un tal quale aspetto andar poti*ebbe del pari coll' opera originale. Nel che merita egli riconoscenza , tratto avendo dall' obblio un libro di non lieve importanza , e che per la sua siessa natura essere debbe accetto a quelle persone dalle quali non si e tuttavia perduto il gusto pei classici studj , e che sotto il vero suo aspetto ci presenta F au- tentico quadro del piii famoso popolo che mai apparso sia nel mondo.

Scopo pertanto di quest' opera e di mostrare col fatti clie il periodo scorso dall' anno 96 sino al 180 dell' era cristiana fu realmente uno de' tempi i piii avventurosi pel genere umaiio. Percio Tautore imprende a sviluppare le cause di tale politico rivolgimento. In un'ampia appendice poi ag- giunge varie note suIla romana costituzlone , sui principj de' Romani in fatto di religione, suUo stato degli schiavi, suir istituzlone fattasi dall' imperatore Trajano pel mante- nimento de* figliuoli de" poveri , e sovr'altre important! ma- teria. Ne pero dissimula egli i difetti de' quali fixrouo pur accusati que' cinque augusti^ perclocche erano uomini dessi ancora , ed alle mende dell' umanita soggetti.

A dimostrave che I'impero di que'cinque Augusti fu ve- ramente il piu benefico , il piu saggio che nell' antica storia s' incontri , basta un solo sguardo che si getti sulle massime loro e sui loro provvedimenti. Perciocche sotto Domiziano, principe altiero , crudele , sospettoso, timido e ad un tempo violento , tutta trovavasi iufranta quell' ar- monia che sola mantener poteva e far prosperare lo Stato, I'armonia cioe tra I'lmperatore ed il Senato. Le milizie del tiranno tenevano stretto d'assedio quel consesso de'padri coscritti , detto gia il consesso degli Dei , e assediato te- nevanlo nel luogo stesso delle sue vadunanze , ove dovuto avrebbe rimanersi invioIal>ile come in un tempio. I suoi piu ragguardevoli menibri strascinati venivano a morte. Dopo siffatte scene d' orrore , per le quali tutte le anime abbrjvidando di tema e di spavento state erano colpite da

37<^ APPENDICE

una specie di stupklezza , d" uopo era ne' successorl ua gran carattere di liontii , di moderazione, di avvedutezza. Ora Nerva succeduto a Doniiziano, die stato era per con- giura estinto , comincio dal ricondurre la piii perfetta ar- monia tra il trono ed il Senate. Egli non mai violo la sandta delle leggi , estinse lo spirito di parti ; con una generale ed assoluia amnistia ristabili la tranquillita in uno Stato croUante per le inimicizie e le rivalita de' grandi ; allevio la sorte delle faniiglie indigent!, loro dlstribnendo terreni a coltivarsi :, soccorse le citta e le jirovincie , vit- time di qualche disastro ; freno la licenza dei liberti e del servi ; nell' elezione alle cariche non altro eblie di niira che il merito personale; rimise in vigore la legge die proi- biva il fare eunuchi. Sotto di lui le sorgenti del pubblico bene colarono di nuovo senz'ostacolo alcuno f, nuove leggi e sapientissinie promulgaronsi ; vennero alleggeriti i carichi del popolo, moderato il lusso della corte , deile ponipe e de'pubblici spettacoli , amministrata con equita la giustizia, presi provvedimenti d'utilita generale. Ora la dove queste cause concorrono , cola appunto regna la pubblica felicita. Sotto di Nerva in sorama T impero ebbe novella vita e inusitato splendore. Che se in qualche circostanza mostrossi debole , perciocche al dire di Crevier favorir sapeva i buoni piuttostoche castigare i malvagi, fu questo un difetto d'anima bella , un difetto proveniente da clemenza.

Trajano , il degno successore di Nerva , cammino sulle medesime orme e splnse ancor piu oltre la prosperita dello Stato. Egli meritossi 1' attrlbuto di Optimus , cli' ebbe dal Senato nel secondo o nel terzo anno del suo impero ; e non come in addietro praticavasl verso gli altri Augusti con onorifiche qualiflcazioni , o per adularli o per distorli da malvage azioni , presentando loro attributi si fatti che do- vuto avrebbero richiamarli al ben operare ; ma per incli- nazione e per amore, attribute percio che dato non venne ad alcun altro imperatore, e che Trajano stesso per lungo tempo non voile che adottato fosse nelle epigrafi a se re- lative. Percio il Senato nell' inaugurazione de' successorl di lui era solito acclamare : " Sii piii felice di Augusto, mi- gliore di Trajano » felicior Augusto , melior Trajano ( Eu- trop. VIII , 2 ). Retto e sagacissimo era egli specialmente neir amministrazione della giustizia. La coUezione delle leggi di Giustiniano conserva tuttora 1" espressione che da

PARTE STRANIERA. 879

Trajano adoperata venne in uno cle' suoi rescritti , e die racchiutle qnesta inassima eccollente: E meglio lasciar im- jiunito un colpevole clie condannarc un innocente.

Adriano fu tanto piii amniirabile nella saggezza del suo governo, quanto clie glunto era al trono per una via noii altrimenti legittima. Pero nulla diremo del suo carattere come uom privato: tutti gli anticlii storici sono d' accordo neir alFermare ch' egli spingeva sin air estremo grade la vapita e Tinvidia. Ma come sovrano degno era veramente del titolo di pubblico jiarente. Nella sua corrispondenza con Plinio abbiaiuo un mirabile monumento attissirao a convincerci del genio suo per la scienza del governo e per la pubblica economia, dell' attivita e sollecitudine sua, del suo djscernimento in tutto cio che Tinteresse dei sud- diti concerne. Egli ne' grandl alFari nulla mai decise senza consultare il Senato. Nelle cose di minore importanza era solito consultarsi con un consiglio di eletd senatori , clie costantemente teneva jiresso la sua persona. Rimise la di- sciplina negli eserciti , assicuro le frontiere dell' impero contro de' barbari , che gia minacciavano d' invaderlo , ed a' barbari stessi apri la via dell' incivilimento. Sotto di lui riparati furono gli antichi monumenti ; altri ne sorsero utili e grandiosi , fra' quali annoveransi un Ateneo per le scienze e per le lettere ed una pubblica biblioteca.

Ad Adriano snccesse Antonino, ed a quest' ultimo Marco Aurelio. Chi mai non conosce questi due famosissimi no- mi ' Chi mai ne ascolta il suono senza rivolgere il pensiero ai migliori principi che mai governato abbiano il mondo? Antonino meritato erasl dal Senato 1' attributo di Pio bea anco innanzi di ascendere al trono. Egli non mai oltrepasso i limiti ch'ei medesimo posto avea alia sua propria pos- sanza verso il pubblico diritto de' Romani. Saggiamente economo , non mai die luogo a dispeudio alcuno che non ridondasse a vantaggio dello Stato. Tronco le pensioni ac- cordate ad uomini che ottenute aveanle senza alcun legit- timo diritto: diceva di non conoscere nulla di piu sordido, ed anzi di piii crudele quanto // rodere lo Stato ( era la sua propria espressione ) quando cio a nessun vantaggio tornava. Vendere fece molte delle sue case di delizia e delle sue piu preziose suppellettili , e versarne il prodotto nel pubblico tesoro, avvisando che le une non formavano che un morto capitale, c le altre divenivano Ic sorgenti di

38o A P P E N D I C E.

spese inutili e Jnmiose. Egli in oltre riguardava come d' as- solnta necessita il tenersi ognora al centro del governo , onde r aiidamento de'pubblici aftari non sofFerisse induoio per r assenza del capo supremo , e questi prendere potesse proiitameiite tutte quelle provvidenze die per avventura esigevans'i dai diversi rapporti provenienti dalle provincie. Autonino aveva gla iuiziato Marco Anrelio ne' segreti degli afFari e su di lui scaricata non piccola parte delle pubbliche cure, a preferenza di Comodo fratello di lui, sebbene per volere di Adriano adottati avesse ambidue. II carattere di Marco Aurelio e si conosciuto die in vece di nuovameiite delinearlo bastera il rammentarne per cosi dire qualclie lineamento. Egli slno dalla piii tenei'a eta dato erasi alio studio della lilosofia morale colla ferma risolnzione di fame la regola di tutte le sue azioni. La bonta e la beneficenza forraavano agli occhi di lui rarche- tipo del ben governare. Egli dedico loro un tempio sul Campidoglio. Percio tutte le sue idee , tutti gli sforzi suoi tendevano al ben operare. Per questo suo carattere ebbe dopo la morte il soprannotne di Filosofo. E qulndi inutile 1' aggiungere die sotto di lui i popoli vissero una vita florida e tranquilla , comedie il furore e i tentativi de'bar- bari tenessero Timpero in continua agitazione: sotto di lui avverossi quella celebre sentenza , die allora la terra sa- rebbe felice quando governata fosse da un principe sa- piente.

Colla morte di Marco Aurelio sparve per sempre il ben essere de''Romani. Da questo principe sino a Costantino* primo imperatore cristiano, ossia dall'anno i8o sino circa al 3oo, si succedettero non meno di trenta imperatori. Venti di essi giunsero al trono per sanguinose rivoluzioni, per la prepotente volonta d' una milizia senza disciplina e senza freno. Sedici almeno perirono di morte violenta. Alcuni furono certamente prodi guerrieri e colle loro vit toi'ie salvarono Timpero dal rovinoso torrente de'' barbaric ma erano uomini incolti, soldati rozzi e feroci , sprovve- duti totalmente se non di buona volonta , almeno di tutte le cognizioni , di tutte quelle qualita dell* anlma , clie il saggio, e<;cellente principe costituiscoiio.

Per tutte Ic quali cose T assunto dell" autore ci sembra vittoriosnmcute discusso e dichiarato. Tuttavia non fece f gli un panegirico di que' cinque Augusti, non ne tacque i

PARTE STBANIER.V. 3-S' I

difettt, siccomc gia accemianiino;, ma con una ser\e ih fntti s'avvis^ di provare clie neircpoca da lui assiuita tiitto le cause, tune le condiyioni, dalle qiiali dipeiide il l)en essere de-popoli, sussistettei-o, concorsero , operarono con ogni loro energia. Tuttavolta due obbiezioni gli si potrebbero opporre : il uon essersi da quegl" iraperatori estinta la li- cenza de' pretoriaiii ^ 1' aver lasciato lihoro il coiso allr persecuzioni contro de' seguaci di Cristo.

Ma £[uanto alle milizie pretoi-iane , il tentarne lo scio- gliinento stata forse sai'ebbe impresa inteinpestiva e peri- gliosa. Che sebbene Nerva perveiiuto fosse airimpero pei- legittima via :, non di meno le coorti pretoriane ti'ovavansi per usurpazione al possedimento di uii diritto , clie pro- priainente apparteneva al Senato. Questa , siccome osserva I'autore, era 1' incurabile cancreua die dopo i tempi di Augusto andava rodendo la romana costituzione. Non era jDOssibile il togliere a' pretoriani il privilegio ch* eglino ar- rogate avevansi, seiiza precipitare lo Stato in un abisso di disordini e di confusione , e senza eccitare nuovamente una guerra sanguinosa e civile. II licenziare cjueste forini- dabili coorti presentava difficolta ancor maggiori. Tutte le legioni si sarebbero a favor di esse dichiarate . e mancati non sarebbero sediziosi capitani che della propria fortuna giovandosi , stabilito avrebbero un governo puramente mi- litare. Questa considerazione giustificar pub Nerva e gli anzidetti quat.tro snoi sitccessori , perclie tentato non abljiano di liberare Roma da si fatta interlore cancrena. Qualsivo- glia ojierazione per tale intento , coniecbe condotta colla juassinia prudenza, posto avrebbe a pericolo la vita de' se- nator! e la tranquillita dell" impero.

Pill grave si presenta T altra oliljiezione. Pero scusare non vuolsl I'indolenza di que" cinque Augusti neU'impedire la persecuzione de" Cristiani. TuttaAia sembra che la Chiesa alibia sotto di essi qualclie volta respirato. E di fatto Nerva viet6 che si contlnuasscro le persecuzioni contro de" segreti settatori del giudaismo , sotto il qual nome si comprende- vano anche i seguaci di Cristo , che allora da" Rouiani coi Giudei confondevansi. Editti e proclanii vennero pitr pub- blicati da Adriano e da Antonino per salvare tlal furore e dal sangue (juellc vittime innocenti. Trajano rispondendo ad una Kttera di Plinio die informato avcalo del modo con cui egU proccdeva uella Bitinia contro de" Cristiani . gli

382 ' A P r E N.D I C E.

inculca d'astenersi dal ricevere delazioni od anoninie ac- cuse, perche " sarebbe (cio dice egli) di pernlcioso esem- pio ed a' tempi nostri disconvenevole. » Ma in un impero che su tutto il iiiondo estendevasi noii potevano eglino tutto scorgere , tutto operare. L' odio de' gentili pel nuovo culto che tutte le loro abljominazioni distruggeva, che coUo scandalo della croce invitavali alia santita de' costumi , al disprezzo de' terrestrl beni ed all' amore delle piii su- blimi virtu iion mai da essi praticate •, quest' odio era la sorgente delle persecuzioni contro de' Cristiani ; ed esse per- cio andavano vieppiii crescendo coll' ampliarsi del numero dei fedeli. I sacerdoti die per la nuova credenza vedevano minacciarsi dalle fondamenta ogni loro possanza , aggiun- gevano lena al furor popolare, i ministri e i governatori aizzando specialmente nelle provincie. Di fatto a' tempi di que' cinque Augusti le persecuzioni piu che in Roma im- perversarono ne' paesi dalla sede dell' impero piu remoti. Cosi avvenne nell' Egltto , regnando Adriano. Non di meno andavan eglino a rilento, perche ogni nuova credenza reputavasi un delitto di Stato. E d'uopo in oltre riflettere che quando parlasi astrattamente del ben essere de' popoli in una deterniinata epoca, cio intendere vuolsi giusta Tor- dinario senso , ossia secondo la politica situazione piu o meno fclice o sgraziata di un popolo , qualunque siasi la sua credenza religiosa: tale e pure l' aspetto , sotto di cui r autore viene I'assunto suo discittendo.

G.

PAFxTE STRAMIEKA. 383

Jahrbiicher der Litcratur: cioe Annah delta Ictteiatnra, tomo 65.°, i(S34, gennajo , febbrajo e marzu. Vicuna^ prcsso C Ceroid, i/t 8.°

Questo giornale , di cui siamo soliti annunziare il primo tomo d'ogni anno, e die puo oggimai considerarsi come il piu valoroso veterano nell'Alemagna, va continuando con lena ognor piii grande. Non essendoci possibile di darne un'analisi, ci appagliei'emo questa volta ancora di accen- nare scniplicemente i titoll degli articoli che nelF anaun- ciato volume contengonsi. Essi sono I. i) Delia colonia dei Genovesi in Galata, libri sei di Lodovico Sauli , Torino, i83i; a) 'Txpr/yi , ossia Ricerclie sulla storia e sulle an- tichita delle pescagioni della Russia meridionale , Pietro- burgo, iPSa; 3) Notes statistiques etc. Note statisticlie sul litorale d Mar Nero relative alia geografia , alia popola- zione, alia navigazione ed al commercio del conte L. S. . . . (Serristori) Vienna, 1882; 4) Memorie sulle colonic del Mar Nero nei secoli di mezzo, dello stessof, 5) Notes sur les etc. Note sulle provincie russe al di la del Caucaso, scritte negli anni iBaS e 1824, dello stesso , Odessa, 1829. II. On the Economy etc. , snlP economia delle macchine nelle ma- nifatture , di C. Babljage , Londra , i832i. III. i) Annals and antiquities etc. Annali ed anticliita di Rajast Han ecc, del colonnello Tod, Londi'a, 1822, 2) Fisdier's drawing etc. Frammento di abitazioni, ecc. di L. E. L., Londra, i833j 3) The Oriental Anmud etc. Annnale dell' Oriente, o Scene neir India, ecc. di Gugl. Daniell ecc, Londra, 1834. IV. Le Eumenidi d''EschiIo greco-tedesco , con note ecc. di K. O. MuUer, Gottinga, i833. V. Die Ersclieinungen , etc. Fenomeni e leggi della vita organica, di G. R. Treviranus, Brenia , i833. VI. Chrestomathie Cldnoise, etc. Crestomazia Cinese , pubblicata a spese della Societa Asiatica, Parigi, 1 833. VII. Memoires etc. Memorie del dottore Burney, scritte da sua sorella mad. d'Arblay, Londra, i832. Hammer, manoscritti orientally Costantinopoli negPinverni del 1825 c 1826. Squarci di lettere del tenente-colonnello Di Pro- kescli-Osten etc. Della vita e dello spirito degli scritti dei poeti inglesi del 19.° secolo, di Cr. Kuflner ( continua- zione ). Prescrizioni di sanita di Asclepiadc, ecc

384 APPENDlGE.

PARTE 11.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI ITALIANE.

LETTERATUSA E BELLE ARTI.

II manoscritto di Sterne , ovveio Parte seconda del viag^io di Yorick, pnbhlicato da L. A. Forleo. NapoU , 1882, dalla tijjografia di Carlo Cataneo.

J_j autore in una specie di prefazione a chi nol sa di- cliiara clie questo libro non e punto di Sterne. Sarebbe forse stato niiglior consigllo trasportar qnell' avviso alia fine del volume in guisa di nota , ed intitolarlo : A chi non se ne fosse accorto.

L' ingegno , lo spiiito e la dottiina dello Steinie furono grandi , auzi al parere di molti furon mirabili. Senza il concoiso di queste tre doti, e seftza T ai-te con cui quello scrittore seppe adoperarle , nessuno potra niai arricchire il inondo di un nuovo viaggio alia Sterne; cio ch' e faci- lissimo a intendersi. Per buona ventura pero non e di as- soluta necessita che tutti i viaggi somiglino a quello di Yorick. Si puo fare anclie in questo genere un buon libro che istruisca e diletti , benche sia immensaniente diverse dalla maniera di Sterne : e se ce ne fosse hisogno cite- remmo in prova il libro stesso del sig. Forleo.

Se nel parlare di quest' operetta noi potessimo dividere il nostro articolo in brevi capitoli { nel cl\e sta forse la sola somiglianza fra il libro del sig. Forleo e il Viaggio sentiinentale ), il primo di tutti sarebbe intitolato = Vjv qve- siTO = e domanderemmo se T aver dichiarato che il libro non e di Sterne pote scioglier 1' autore da tutte le leggi della verosiuiiglianza , sicche poi gli fosse lecito immagi- nare che cp^iell' Inglese , morto nel 1768 citasse un verso di Alessandro Manzoni , c parlasse di Cliateaubriand e della Storia del Gingiiene '' Sono anacronismi ( dice in piii liioghi il sig Forleo ) da perdonarsi oi piano dell' opera.

PARTE ITALIANA. 385

Ma sc a qucsta opinione sottoscrlvera volentieri clii potra jiersnadersi die da quegU anacroiiismi sia provenuta al U- bro una buoiia dose di utilita e di dilctto non possibile a consegnirsi altrimenti^ tutti gli altri domanderaiino perche Tautore non abbia voluto foiidare il suo edificio sur an al- tro piano. Certo non e necessario che per meritarsl il perdono di un anacronismo ogni autore sappia cavarne le innnense bellezze del quarto libro deU'Eneide: ma qualche cosa bisogna pur trarne a volere die s' abbia per giusti- ficata una volontaria violazione del vero.

Pel secondo capitolo piglieremnio in prestanza il titolo da Terenzio =: Gli Eautontjmorvmeni =■ per tutti co- loro che , sci-ivendo nella piena liberta del loro arl)itvio , non si guardano dair accumulare diflicoltii sopra dlfllcolta, e si martirizzano e si rendono quasi impossiljile la buona riuscita. Fra le quali difficolta non e piccola quella die molti ai nostri giorni s' impongono senza necessita , falsi- ficando in se stessi personaggi storici e illustri. Per quanto sia vero die P uomo e la gemma neW anello dell' unwersa creazione ; per quanto sian grandi e mirabili nella loro potenza il discorso della ragione e la facolta di parlare, bisogna confessare pero die fa cosa piii die mezzanamente lodevole chi sa cavare dal foudo della sua mente un buon concetto e signlficarlo in modo cliiaro e piacevole. Perche dunque ci lasciamo condurre dal desiderio d" una lode niag- giore alia difficile impresa di voler indovinare i pensieri che in certe circostanze potevan nascere nella mente d' un altro ' alP impresa forse ancor piu difficile d' indovi- nare qual vestc un altro avrebbe dato ai nostri pensieri se gli fossero caduti in mente '' Chi scrive drammi e ro- manzi storici non puo far a meno di affrontare coteste difficolta : e non e questa per certo P ultima fra le cagioni per le quali i drammatici e i romanzieri perfetti sono si scarsi : pur li costringe inevitabilmente alP ardua prova la natura medesima delle composizioni che si propongono '. Ma chi scrive per far manifesto cio ch' egli pensa intorno a qualsivoglia argomento, e potendo esprimere i suoi pen- sieri in nome suo proprio vuol travasarli nella mente di un altro e fmgerli passati per P altrui labbro , die altro e cP ordinario se non un eautontimonimeno , un uomo die si castiga da se medesimo delP aver voluto sfidare wvC inutil(> difficolta '>

Bibl. Ital T. LXXIV. 20

386 ATPENDIGF.

E nota r esprcsslonc del cclebrc Galiani : cet ennujeux monsieur Sterne. Quel sevei'o gindizio si rifcriva pro- babilinente alia conversazione anziche agli scritti ; pur non sara difllcile trovare alcuni die stimino di poterlo appli- care anche a questi : ma lo dicono solo all' orecchio di qualche amlco per non offendere un' opinione comnne e tradizionale. Lo Sterne nel giudizio di molti che parlano assai, e leggono poco e pocliissimo pensano^ e Y uomo di spirito per eccellenza; e que' medesimi i quali confessano di trovarvi alcune pagine vote , molti sclierzi insipidi , molte spuntate acutezze , credono anch' essi che chi vuol conti'afTarlo sia in obbligo di corrispondere alia comune opinione piii die al vero; cio die a noi pare quasi impos- sibile, e non puo certamente parer facile a nessuno. Ag- giungasi che il Viaggio sentimentale di cui il signor Forleo finge la continuazione e 1' opera migliore dello Sterne :> e si vegga quale scabroso incarico egli slasi tirato addosso senza necessita e senza vantaggio di sorta , assumendo la persona di quello scrittore. Aggiungasi ancora die i lettori generalmente sono inclinati a trovare lo spirito in colore che hanno fama di spiritosi ^ e noi crediaino per lo con- trario che il sig. Forleo sia in voce d' uoiiio erudito.

Per tutto questo pensiamo ch' egli avrebbe fatto meglio se avesse dato al sno liloro una forma diversa, nella quale i suoi pensieri paressero suoi e non d' altri : spigolando, se cio gli pareva opportuno , nelle opere dello Sterne i concetti migliori per iniiorarne il suo campo. Cosi hanno fatto gia alcuni ; e cosi anzi si crede che aliliia fatto lo stesso Sterne rispetto ad altri ; donde poi quelle sue le- pidezze die si lodavano come esempi di lepidezze spon- tanee e native , quelle sue osservazioni che si ammiravano siccome nate e scaturite proprio dalla materia ch' egli ha alle mani^ si trovavano gia prima di lui quasi tutte belle e vestite negli scrittori inglesi: tanto e vero die lo spirito non e eriulizione , e che rhomme d' esprit e creazione di na- tura anzi die opera di studio !

Del resto, poiclie all' autore e piaciuto cosi, bisogna jiur abituarsi per quanto e lungo questo volume a trovar lo Sterne in luoghi die mai non vide , con persone che mai non coiiobbe ; sentirlo parlar di cose dolle quali non ebbe notizia ^ vederlo a far quello die forse non avrebbe mai fatto i e credere per esempio ch'egli avrebbe voluto ricopiare

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•? o.

rARTE ITALI\NA. 66j

tutla Intlcra la disscrtazione del signor Forlco sul pocitia di Dante per uso de siioi concittadini. E uno sforzo die a molti jiarra grave e forse ad alcuni anclie nojoso ; perche la fatica e inainaljile , massiuianiente quaiido non v' lia da sperarnc alcnp frutto : e ( conviene ripetcilo ) quanto che dice il sig. Forleo in qiiesto sno libro non acquista ne araenita ne inipoi-tanza dalP avere immaginato , contro il vero e il possibile , che sia stato detto in vece da Sterne.

Ma per Jjuona Ventura tutto quello che fliaora alibiani detto non risguarda se non la forma del libro : e la foi'ma puo Ijensi rendere meno piacevoli e men popolari le opere deir ingegno , nia non gia cancellarne gP intrinseci prcgi. Pare clie il sig. Forleo scrivendo questo libro ab]3ia avuta intenzione di farne quasi un repertorio di molti suoi peu- eieri sopra argomenti si svariati che mal si potcvano con- tesser tutti in una sola tela : talche T epigrafe piii appro- priata a questo vohinie sarebbesi forse trovata in quel verso del Petrarca : Cost nulla sen penle. Molti di questi pensieri coUa loro importanza compensano Jargamente il difetto di quel sale e di quella grazia con cui forse avrebl)e saputo esprinierli lo Sterne : alcuni altri saranno giudicati difettosi nel concepimento del pari clie nella espressione. Se non che in vece d' ogni nostro discorso giovera tra- scrivere qualche saggio clie faccia conoscere tutto insieme il pensaie e lo stile dell' autore. Giunto a Nizza il viaggiatore esclama:

" Novelli uomini , novella terra. Mano raano, al brio ed alia beta spensieratezza e giovialita francese , va suc- cedendo la placida gravita italiana , briosa talora anch' es- sa , raa a suo modo.

f> Perche mai ( son per dire ) un cielo ed vtna natura tutta idillj e poesia , puo crear quel contegno ?

» Ma questo popolo sente profondamente ed lia mira- l)ile inimaginativa. La sua severa ragione reprime i mo-

vinicnti del cuore Dal contrasto di quelle

potenze vien fuori il carattcre italico , ne cupo come il In'itannico ., ne facile come il francese. Lo spleen qui sta nelle anime : nelle mie isole ( chi parla e Sterne ) sta nc' corpi. "

L' idea deir Idillio consociata a quella di un paese ri- torna piii volte nel libro del sig. Forleo. Parlando d: Na- poli cgU esclama:

388 APPENDTCE.

" Oh qviale idillio vivente di una natui'a tutta estasi e poesia ! . . . Pareainl toccar 1' asilo della luce e della bel- lezza , assediato al di fuori da Plutone e da Arimanio . . . Pianure che sorgono insensibilmente fino all' orgoglio di dolci collinette , simili al petto di una bella^ che gonfiasi d' ira amorosa ; e la Ince de' quadri di Claudio che le ri- schiara , ed un cielo limpldissimo disteso qual padiglione al di sopra , ed in fondo al quadro il vulcano , che sem- bra star la come per teniperare alia terribii maesta del sublime la soavita idillica di si bella natura - quale spet- tacolo ! . . .

» I dotti qui nascono come gli alberi a cocco nelle isole del Pacifico ; da se. Ne il cielo , ne il suolo , ne la mano dell' agricoltore sorrisero mai a queste piante. Spesso sono attaccate rabbiosamente al pedale ; e innuraerabili ne periscono per difetto di cultura. Esse pompeggiano assai spesso di tutta la ricchezza delle loro frutta, talora ignote al rimanente mondo ; ma cio perche gli occhi di questo mondo son volti altrove.

" Come speYare il ritratto dell' uomo ideale sotto i pen- nelli educati alia moderna civilta , in fatto di grandezza morale afTatto Lillipuziana ? . . I costumi allora si cange- ranno, e con loro la imitazione. Si tendera al grande, al- Teuergico, o pure alio smodato, a forza di calore ed en- tusiasmo che parra soverchio. Potra nascere allora di pianta un teatro tragico italiano che diplnga Tuomo nello stile di Dante e di Michelangelo ; ma nel quale si brameran per avventura le grazie e '1 prezioso chiaroscuro della scuola fiamminga, ch' e pure in natura. Un tal teatro accusera i tempi fieri e terribili ; come la Mcrope i molli e svene- voli. '; Con queste parole 1" antore fa predire dal Ga- liani le tragedie dell' Alfieri.

Arrivato a Firenze lo Sterne del sig. Forleo ricorda i tempi tumultuosi della sua democrazia , e confrontandoli con quelli di Atene esce in queste parole :

" Ecco la capitale dell'Attica italiana. Fra le sterili col- line , r angusto territorio , 1" aere puro e salubre . un fiu- me compagno ed un mare lontano. Tale la original felicita d' ingegni grandi e sottili E qui il nuovo Pericle, il nuovo Fidia , il nuovo Platone. Qui il centre della purita della patria lingua ; come nella vccchia Atene ov' era la riven- tliigliola giudice di Teofrasto. Qui le arti e le scienze nate

PARTE ITALIANA. SSo

e fatte adulte in un attiino , siccome li. Qui 1' indole po- polare incostante e tumultuosa, come nella patria di Cleone il salsicciajo. Qui un grand''uomo e giudicato ed esiliato , corae in cjueiraltra Atene un Focione. I governi vi si con- tan per mesi , e sorgono e cadono tenipestosamente nulla meno die nella citta di Minerva. Questa ha il suo nome da' fieri , e ne mostra tutto il fragile e tutto il bello : quella lo tenne da una Dea la piu strana e capricciosa fra quelli di Omero , e n' ebbe in sorte il carattere.

" Entrambe le citta sorelle sanno crear la sapienza, la coltura e la civilta della loro nazione ; entrambe fanno nascere da* loro piaceri tutto il coro delle Belle-Arti :, e di entrambe i dotti e gli artefici sono ricercati, onorati e ce- lebrati per tutta la terra.

'< Sola diversita neirultimo fato e nel novello obbedire, che r antica soggiacque al giogo di Roma , mentre la mo- derna ebbe in sorte una razza sovrana di novelli Falerei, cui innalzo da gran tempo statue di riconoscenza perpetua. >>

Ora i nostri lettori gia sono in grado di conoscere ba- stevolmente 1" indole del libro , e i pregi o i difetti dello scrittore. Chi desiderasse la nostra opinione, crediamo pri- mieramente che qui la materia non guadagni nulla dalla forma sotto cui il signor Forleo Tha voluta rldurre. La qua- lita delle sue conslderazioni, e for s' anche T indole sua pro- pria contrastano con questi brevi capitoletti , con questo discorrcre a balzi ed a salti , dove tutto vorrebb' essere leggiero e accennato piuttostoche detto ; e dove non puo innestare quaJche cosa di grave ed importante se non chi sappia trovare tali parole che, pronunciate a fior di labbro, risnonino profondamente ncU' aninio di chi le ascolta. Con- siderando in gonerale i pensieri e le opinioni dell' autore sui varii argomenti dei quali parla piu o meno estesamente nel suo libro, non solamente si puo inferire ch'egli c uomo di moki studj e di molto ingegno , cio che tutti gia sanno, ma si pud conchiudere altresi che la lettura di questo volume non sara senza qualche profitto agli stu- dios! principalmente dalla storia politico-letteraria italiana. Rispctto alio stile il sig. Forleo non si fa scrupolo di ado- perare molte voci e molte dizioni non ricevute. Nessuno dubitera ch' egli le adoperi senza sapere che sono voci e dizioni cscluse da tutti i vocabolarj , ne mai accettatc dai nostri buoni scrittori. A.

Sqo' a r r e n d I g e.

Biografia universale antlca e moderna , PaiLc mitolo- gica, ossia Storia per oidine d' alfabeto del perso- naggi del tempi eroici e delle Delta greche, Itall- che, egizie, Indlane, giapponesl, scandinave ^ celtl- che, messlcane, ecc. per la prima volta recata in itallano, volume LXVI. Venezla^ i833, dl pag. 400 ;, in 8.°, a due colonne , presso Qlambattlsta 3Ilsslaglla, dalla tlpografiu dl F. Andreola. Prezzo Ur. 6 austr.

Preiissa si erano gli editor! della Biografia universale la legge di non inserire giammai alcun articolo mitologico , onde non far torto ad uii' opera dedicata escluslvamente alia storica verita. Si credette tuttavia tanto dagli editorl francesi 5 quanto dagritaliani, esser la mitologia un' appen- dice distinta dalla storia , necessaria al suo compiniento. In Francia come prime compimento , o supplimento di qnella grande opera , il sig. Parisot si prese il carico di comjji- lare un nuovo dizionario mitologico , che si pretende su- periore a tutti quelli pubblicati in addietro ; egli non dis- simula di avere spesi l^en dieci anni negli studj mitologici, di avere consultate tiitte le raccolte venute in lace nel- r Europa non solo, ma nell'Asia e nell' America, e di es- sersi procnrata T assistenza di varj dotti francesl, tra i quali ligurano i nomi di Abele Remusat, di ChampoUion il giovane , di De Cliezy, tolti sgraziatamente ai vivi , e di- clilara di non avere tnttavia ammessa un" unione di coo- peratori a fine di conservare Funita di composizione.

Adottato il titolo di Biografia mitologica universale, i vencti editori annunciano di aveila diradata da tutto cio che le convenienze e T aspetto un po' troppo storico dei fatti, o r epoca troppo recente li costringeva a riguar- dare siccome poco mitologico ; e. noi desidereremmo clie in questo spoglio si fossero essi condotti colla critica piii giudizlosa, e in vece di spaziare largamente nei campi degli Slavi , dei Finni , degli Scandinavi , delle isole del Capo Verde , delle Antille , di tutte le citta del Messico e «lcl Chili , degr Irochesi , del Canada e degli Arcipelaghi della Polinesia , si fossero mostrati piii diligenti intorno alle cose greche, egizie, romanc, etrusche, indiane , ecc, al the dee pure aggiugnersi che coi miti antichi propria— iTieute dettl si sono talvolta confusi i culti e le tradizioni

I'ARTE ITALTANA. 3oi

religiose , anche nou anticlie. A qnestc appavLcngono cer- tamente in gran parte i nomi pigliati dalle isolc del Capo Verde, dalle Antille, da Cnsco, dal Chili, dagP Irochesi, dal Canada, dalle terre della Polinesia, per inipinguare quelle che g!i editor! stessi chiamano il loro Pandemonio biograflco. Ben a proposito si sono esclusi gli esseri so- prannaturali che frequent! occorrono nel Talmud; e forse assai crudamente si asserisce che 1' Islamismo troppo re- ceute non ha fornito alcuna specie di mitologia , della quale tuttavia trovasi qualclie traccia nel Corano. Dichia- rano essi per ultimo di essere stati solirii nell'inserire artlcoli di animali, di alberi e di altri oggetti naturali, di non avere pero risparmiato tra i primi il hue Api, il lupo Fcnrir, la scimmia Anuman, ma questa invano si cercherebbe nella lettera A , che e tutta compresa nel vo- lume die abbiamo tra le mani, in cui dali'articolo Aniibi si passa immediatamente a quelle di Anxur.

Non intendiamo poi come tra gli ommessi entrare po- tessero gli articoli Cosmogonia, Fedcismo , Geomanzia, Me- tempsicosi, nell' elenco del quali ci sembra di vederc alcuna confusione , come parimente non intendiamo la proposi- zione che siffatd ardcoli spettano ad un irattato metodico e non ad un dizionario.

Fin qui non abbiamo parlato se non che AeW Avverd- mento prefisso a quest' opera: rimane ora a vedere i.°seil lavoro degli antiquarj francesl possa dlrsl compiuto, e quale grado di fiducia inspirare possa; a." quale sia il me- rito della traduzione, e se approvare si delaljano le omis- sioni e a vicenda le aggiunte , fatte a questa grand' opera dagll editor! Italian!. Senza entrare in un esadiie parzlale d! divers! articoli che ci porterebbe troppo plii lungi di quello che i limit! impost! ci pcrmettono , crediamo di po- ter supplire alia prima ricerca con alcune brevi osserva- zion! che c! s! sono presentate a caso sugli articoli con- tenuti in questo volume.

II primo articolo snl quale c! sianio arrcstati , e quello di Ahadtliri, sotto il qual nome si comprendono da prima gli acrolit! o mctcoriti in gencrale, che si suppongono presi per Iddj ^ poscia si .comprendono alcune divinita africane, menzionate da S. Agnsdno , come adoriite a Cartagine. Si confondono quindi gli Ahaddiri coi lietili , meteoriti sacri , cosi nominat! dagl! anticlii. Si accenna in se£;uito il culto

392 A P P E N D I C E.

de' meteoriti , al quale si da per base V idea della diviniia della pietra, caduta dal clelo in mezzo a lampi e ad uno scoppio simile al fragore del fulmine. In tutto questo ci sembra di vedere una specie di anacronismo mitologico , perche non cliiaramente , ne coUa dovuta precisione si ac- cenna in quale eta e da cpaale nazione antlca adottata fosse qLiesta denominazione di Abaddiri , e ci sembra che al- I'antichita si siano prestate le idee degli aeroliti moderni, come quelle pure dei fenomeni die accompagnano talvolta la loro caduta. Certo e che in alcuna storia antica non si trova cliiara menzione di queste pietre meteoriche , e che le riceixhe del eel. sigiior Chladiii e del nostro cavaliere Bossi registrate nel Giornale di fisica, chimica., ecc. di Pa- via , non rimontano al di la di alcuni cenni lasciatici da Tito Livio e da GiuUo Ossequente relativamente ad al- ciine pietre cadute dal cielo, senza che si faccia alcuna menzione dei fenomeni che la caduta accompagnarono ; e la lunga serie degli aeroliti , dei quali si e tessuto il ca- talogo , non si e trovata se non che nelle storie dei bassi tempi o nelle relazioni dei moderni.

Che Aban, o Avan fosse tenuto pel genio dell" acqua ne- gli Izedi della religione persiana , questo puo facilmente annnettersi suH' autorita di Chardin e di altri scrittori. Ma ci sembra alcpianto stiraccliiata , non si sa bene se dagli autori francesi o dagli editori italiani , Y applicazione o la cercata coincidenza di questo nome con quello di Abano ( che originariamente non era Abano, ma Apono, o Ajjona), sorgente minerale del Padovano che anche presentemente serve alia cura di molte malattie, e piu celebre era an- cora presso gli antichi , forse per la loro credulita ; poi- chfe , come dice Svetonio , quella fonte rendeA^a 1" uso della parola ai muti e dotata era di virtu profetica.

Cinque lunghi articoli vediamo consacrati al nome di Abante , detto in un luogo iiglio di Alcone, in altro figlio di Nettimo e di Aretusa, in altro discendente di Melampo , altrove linalmente confuso con Cadmilo derisore. Leggansi questi cinque articoli, protratti fino a otto nel successive di Abanti, e mentre si potra mostrare una specie di ve- nerazione per la molta erudizione sparsa in quegli articoli, crediamo fermamente che niuno avra potuto concepire una chiara idea di alcuno di quegli eroi , detti anche dall' au- tore mistici. oscuri 0 iinaginati a capriccio dai poeti dei

PARTE ITALIANA. SyS

tempi posteriori. In generale si titano autoii , sL laiumen- tano opinioui , si aliastellano tratti di erutlizione , uia non si dichiara a suflicienza cio die pensare si debba o cre- dere si possa di ciascuno di cjuegli eroi. Fa pure sorpresa che ill quindici o sedici articoli, i quali tutti comiuciano colle lettere Aba, non siasi mai richiamata V idea delle lettere radical! in niolte lingue dell' oriente, indicanti per lo jjiu il nome di padre o di capo difamiglia, donde venne pure il nostro Abate o Abb ate , ecc.

Aband dicesi la regina delle donne bianche, secondo le niitologie popolari del medio evo : ma prima di tutto queste donne bianche rendute celebri dalla credulita di alcuni po- poli settentrionali , e piii ancora dai romanzi di Walter- Scott, non appartengono rigorosamente ad alcuna mitolo- gia , ma solamente alle tradizioni popolari degli spiriti , dei folletti , dei vampiri , dei licantropi , ecc. coi quali esseri di troppo s' impinguerebbe un dizionario mitologicoi in se- condo luogo queste donne bianche , nominate nei paesi suddetti , ed ancora supposte apparire in varie citta della Germania , isolate nelle loro apparizioni e sititate dalla cre- dulita di alcuni popoli in regioni molto discoste le une dalle altre, non ebbero giamniai ^ ne forse potevano avere una regina.

Alcuna %'olta in questa Biografia mitologica si vede che gli autori hanno voluto da alcuni fatti parziali rlsalire a massime generali. Cosi nell' articolo di Acarnano si dice sopra leggcrissimo fondamento, che Tevemerismo con poca fatica poti-ebbe rimutare qualclie tratto mitologico della leggenda degli Alcmeonj in istoria verisimlle j poco dopo , parlandosi della loro celerita miracolosa , si paragonano con Zete e Calai , figli gemelli di Borea ; poscia , confon- dendosi insieme i Cabiri , i Patechi , i Dioscuri , che a ri- gore non potrelibero chiamarsi tutte emanazioni di Knef e di Tta, senza mescolare stranamente tutte le mitologie, si soggiugne che tutti gl' iddj o i genj derivanti da quelle emanazioni, si presentano con forme nane, grosse, corte, atticciate , gonfie , grottesclie , il che pure potrebl^e mo- strarsi falsissimo colla sola esposizione di alcuni moniunenti antichl , e tra gli altri di gemine incise , nelle quali i Dioscuri sono rappresentati sotto forme sveltissime , e cosi pure si potrebbe trovare itna simile eccezione anche ri- guardo ai Cabiri. Si asserisce poi che i Greci far volevano

394 A r r E N D I c E.

adolescenti o nomiiii tutli gli eroL loro : il clio per vpilta. seiiibra troppo gencrale, giacclie gli artisti greci attril)ni- vano agli erol le forme volute dalle eta rispettlve. Si con- tinua poi dicendo che nomlimeno si piacevano a mostraili fnnciulU e nati il dl prima \, il die li condnsse a spacciare il miracolo de' snbiti ci-escimenti di quegli eroi , appena dair alvo materno passati nella cuUa e divenuti nomini, prodi, vendicatori. Non ben si vede ne pure come la col- lana e la veste di Erlfile , possano chiaraarsl una. incarna- zione peloponnesiaca d'Armonia, mentre quegli ornameiiti dati da Alcmeone alia figlia di Fegeo , poscia alia di lei rivale e passati in mano di Pronoo e di Argenore, furono finalmente consacrati al nume di Delfo. Cosi non Idcu si vede neir articolo stesso come Cadmilo die muore non una sola volta , ma mille , prestasse le idee delle rivolte , delle vendette , delle leggende mezzo-storiche volgari , che non ben sapremmo indicare che cosa fossero.

Eguali osservazioni potrebbero farsi sopra altri artlcoli, nei quali per troppo studio di erudizione gli autori sono caduti in oscurita, in contraddizioiii , e si ^ono renduti di poca utilita ai lettori. NelF articolo , per es., dellMmore non vorremmo vedere idee tolte dalla mitologia trascen- dente , non voti-emmo vederlo nominato un ente cosmogo- nico , di grado, difomia, di ufflcio variabilis non vorremmo finalmente trovarlo in mezzo ad un intero gruppo di di- vinita erotichc, delle quali non si porge la spiegazione se non sotto il vocabolo di Ero.

L' articolo Anubi e fatto per far disperare chiunque lo consult! bramoso di formarsi un' idea di quel famoso nume egizio: si vuole derivato da Anbo o Anebo ^ nome che si assicura leggersi ora distintamente sulle leggende eglzie , del che noi dubitiamo ; se ne vuol fare un Dio dell' in- ferno , poi un custode , un pslcopompo , un introduttore delle anime ; poi un indicatore delle transizioni e colle idee astronomiche il circolo dell' orizzonte che separa i due emisferi ; poi si confonde con Ermete , e finalmente si confutano tutte le cose suddette : e con dispiacere ve- diamo anclie qui troppo gcneralizzate alcune massime; co- me quella die i Greci fossero tanto cattivi naturalisti, quanto pocti fecondi cd incssicabili ornton-^ che essi non si davano la briga di distinguere lo specie degli animali , e confon- devano il cane e il lupo ( nel che si sarebbero mostrati

VAUTE ITALIANA. 895

Linnenni), cd 11 chakal cli' essi certamente non conosce- vanu. Ma cii) Jjasti per ora Intorno a questo volunio clie non nianca di notizie importanti e l)elle e coplose dottrlne, sebbene talvolta con troppa lussuria affastellate.

Dalle cose fin qui dette puo raccogliersi die questa bio- grafia mitologica e stata originalmente compilata con mol- tissimo studio di eiudizione, c saiemmo per dire con ec- cessivo lusso;, ma die tuttavia niolti articoli potrebbero esscre risdiiarati e ridotti a maggioi-e utilita , qualora si rlstrignessero ad una maggiore sobrieta nelle allegazioni e citazioni delle diverse senteuze ed opinionl , sovente con- traddlttorle , degll anticbl mltologi. Quanto alia traduzione, essa ci parve ia generale assai buona, se non die in qiial- che luogo ci sembro dl rlconoscere una sintassi alquanto francese : non intendiamo poi come la vendetta possa cbia- marsi V unica assisa della famiglla dl Anfiarao. Ci spaventa altresi il vedere die con questo prlmo volume di 400 pa- gine non siamo condotti se non die alle lettere BAS: al- r eccessivo numero de' volumi si potrebbe mettere rlparo. coirabbrevlaniento proposto di molti articoli, forse trop230 polemici per una Biografia universale , e troppo ridondanti di notizie, di nomi e di fatti per un Dizionario mitologico.

Jggiimtc e Rcttificazlom all opera II Costume antlco moderno di tiitd i popoll cogli analoghi disegni , del dottore Glidio Ferrario. Milano , dalla ti- pograpa dellAutore, volume II, in 4.° grande , di pag. 443 , con 54 tavole. Prezzo lir. 96 ilal.

Nel tomo 69." gennajo i833 , pag. 10, di questo mc- desimo giornale , noi ragionando del prlmo volume delle sovr" annunziate Aggiunte e Jlettificazioni dlmostrata ne ab- ])iamo bastevolmente Timportanza, e quindi la convenienza die ogiii possedltore della grand' opera ne faccla acqulsto, senza di die 11 suo esemplare conslderarsl potrebbe come imporfetto. Credlamo percio cosa inutile T agglugnere altre parole a quelle die abblamo cola a lungo dlscorsc ;, e quindi ci appagheremo di accennare gli agglugnlmenti die in questo secondo volume contengonsl. Essi per tanto rlsguardano I." la topografia monumentalc dell' Egitto e della Nubia, la rcllgionc degll Egizj , c Ic costumanze religiose e civili

396 APPENDICE.

si degl'i anticlii clie de' inoderni Egizj; 1." la Nubia supe- rioi'e ed infer lore i 3." TAfrica centrales 4.° la Barliaria. Le tavole ci sembrano egregiamente condotte si nel disegiio clie ne'colori.

Ad oggetto poi di agevolare agli amatori di sifFatto ge- nera di grandiose collezioni il mezzo con cui conoscere gli esemplari di quest' opera veramente in ogni parte perfetti , quando mai ne venisse loro ofFerto 1' acquisto di alcuno , crediamo bene di qui riferire la Divisione e descrizione del- V opera , come dall' autore stesso fu non ha guar! esposto in un sue manifesto.

Divisione e descrizione delV Opera.

Asia, Tomo I. Costume de'Ginesi. Vol. deH'opera I

II. Indostani, Birmani , ecc II

III. Fenici, Sirj, Arabi, ecc Ill

IV. Cabul, Tibet, Georgia, Oceanica, ecc. IV Africa , T. I. Egizj , Libj , Cartagmesi , ecc. ... V

II. Etiopi , Nubi , Abissini , ecc VI

Ameeica, T. I. America settentrionale VII

II. America meridionale •. VIII

Eur.orA, T. I. Parte I ) ^ . \ I^

Ill Ottomani .......... XI

II. Etrusclii e Romani ..... ." . * . . XII

III. Parte I 1 , 1 •• < ^III

IV. Parte I ( t., p j XV

jj > tlvez] e (irermam i y yx

^^ ^ .. >Spagna,Poi*togallo,Francia| yyTTy

VI. Isole Britanniche, Scandinavia, ecc. XIX I. Supplimento alia Sardegna ed Indice. XX

I. all'Asia XXI

II. air Africa XXII

III. air America ed all' Europa, In- dice. Ultimo volume dell' Opera . . XXIII Asia, Tomo I. Questo primo tomo dell' opera deve avere in faccia al frontispizio il ritratto dell" autore inciso a bulino da Boggi, ed il ritratto di S. IM. I. R. A Francesco I in faccia all' intitolazione dell' opera alia . . detta S. M. 11 volume e composto di fogli 62 e

PAKTE ITALIANA. 897

tavole 87. Alia pag. iSa dcvonsi trovare le tavole 33 e 34, quantunque non registrate, per isbaglio, neirin- dice delle tavole stampato nella coperta del fascicolo III. Asia, T. II. Ha fogli 78 e tavole 93. Questo tomo, im po'' troppo voluminoso, potrebbe essere diviso in due parti, delle quali la prima comprenderebbe YIndostan lino alia pag. 3 1 3; la seconda le isole_il/aWu'e, V Indo-Ciiia , ecc.

III. Ha fogli 77 e tavole 78. NB. Alia pagina 65 si cercherebbe invano la tavola 4 rappresentante la pianta del tempio di Balbec, poiche dessa venne dal- r incisore unita alia tavola 8 posta alia pagina 65. Cosi pnre deesi osservare clie in detto volume non manclii la gran tavola 53 , dipintura di una scatola persiana appartenente a S. A. S. il Principe di Met- ternicli , la quale per la sua singolarita venne levata da alcuni esemplari.

IV. Ha fogli 76 7, p tflvole 97. Si dee osservare clie non vl nianchino ed anzi clie sieno ben miniate le tavo- le II, 12, i3 e 14, disegnate dal celebre pittore Palagi.

Africa , T. I. Ha fogli 60 e tavole 77. Non vi deve man- care il catalogo piii compiuto degll associati all'opera , aggiunto alia fine del volume. II. Ha fogli 68 e tavole 83. Osservar si dee chc non vi manchi alia pagina 364 la tavola 52 clie fu levata in inoltissime distribuzioni.

America, T. I. Ha fogli 80 e tavole 89. II. Ha fogli 70 e tavole 80.

EuROTA, T. I. Di\'iso in parti tre. La prima termina alia pag. 573 colla Religiono dei Greci : alia fine di que- sta parte deesi aggiugnere Y Appendice nil' artlcolo sulla Corona Ferrea con una tavola , clie venne pubblicata col fascicolo quinto della presente parte, la quale e composta di fogli 77 e di tavole 93. NB. Che non vi manchino le tavole 34, 36, 49.

La parte II del detto tomo I comincia alia pag. 573 colle Belle ArCi de' Greci , ed e composta di fogli 70 e tavole 65. NB. Che non sia mancante delle tavole 126, 139*, 139** e 144, e che vi si uovi alia fine Y Appcndice intorno at Commercio ed alia Nautica del Greci , con due tavole.

La parte III del detto toino , contenentc il Costume degli Ottomanni , ha fogli 56 e tavole 7c.

398 APPENDICE.

EaROrA, T. II. Che contiene il Costume dcglL Etiuschi c. de Romani , e composto cU fogli yS. '/j c di tavole 103.

III. Gontenente il Costume degli Italiani , e diviso in due parti : la prima contiene il Costume degli Italiani fino alia pace di Costanza, cioe fino alia pagina 3a8, cui si dee agglungere T Lidice di questa prima parte che venne pubblicato col fascicolo nono di detto tomo III. NB. Che non manchino le tavole 18, 42, 48, 44; e che vi sieno ben miniate.

La parte II del detto tomo III contiene il Costume degli Italiani dalla Pace di Costanza fino ai nostri giorni , e composta di fogli 84 e di tavole 92 , cioe dalla 49 alia 141. NB. Che non manchino le tavole 9a e io5.

IV. Gontenente il Costume degli Elvezj e dei Germani , e composto di fogli 10 1 e di tavole io3. Questo tomo essendo troppo voluminoso fu diviso in due parti :

La I contiene il Costume degli Elvezj e giunge fino alia pagina 32,6.

La II contiene il Costume de' Germani.

V. Gontenente il Costume della Spagna, del Portogallo c della Francia , e composto di fogli 78 e tavole io3 : e diviso in due parti :

La I termina alia pagina 208 , dopo la quale deesi aggiungere V Indice della Spagna, die trovasi stampato sepai-atamente alia fine del Costume de' Francesi. - NB. Vi si devono trovar replicate le pagina 63 e 64 , perche furono nuovamente stampate con alcune va- rlazioni. Gosi pure la llisposta alia Gnzzetta. di Vene- zia , posta alia fine del fascicolo VII di questo tomo V dell'Europa, va trasportata dopo T Indice della pre- sente parte I del tomo V dell' Europa.

La parte II comincia alia pagina 209. NB. La ta- vola 35 deve portare il numero 36 e viceversa.

VI. Questo tomo va ordinate come segue: Parte I: hole Britanniche r, Scandinavi , Svedesi , ecc. , e V Indice che trovasi al principio dell' ultimo fascicolo. Parte II del medeslmo volume contiene il Costume degli Unghercsi,

' de' Polaccld , degli Olandesi , ecc. Questo tomo VI e composto di fogli 60 '/^ e di tavole 83. Sapplimento alia Sardegna , ed Indice. Tomo XV , volume XX J composto di fogli 66 c di tavole 5.

I'AIITE ITALIANA. Sqq

Supplinicnto all' Asia eel all' Occanica. Tomo XYI , volu- me XXI , composto di fogli 62 c di tavole 99.

air Africa. Tomo XVII, volume XXII, composto di

fogli 55 e di tavole 54.

air America ed all'Europa. Tomo XVIII, volume

XXIII, composto di fogli compreso Tlndice, e di

tavole So circa.

Voliiarlzzamento del trattati morali di Albertano Glu- dice di Brescia da Soffjcdi del Grazia notaj'o pisto- jese fatto innanzi at 12-8 truvato da Scbasliuno CiAMPl ill nil codice scritto iicll anno prcdetto ed ora da lui piibblicato la prima volta con illastra- zioni e la giunta del testamento in lingua volgare di donna Beatrice contessa di Capraja dclU anno 1278. Firenzc , i832, per L. Allegrini e Gio. Mazzoni, in 8." di pag- 149.

Verso la meta del secolo XIII Alberiauo Giudice di Brescia scrisse in latino alcuni trattati niorali, die, tradotti pochi anni dopo nella lingua volgare , furono poi solo molto piu tardi dati alle stampe. Di cjuesto volgarizzamento r eruditissimo signor Ciampi lino dall' anno 1807 trovo ncirarcliivio della Comuuita di Pistoja un manoscritto, dal (juale rlsulta clie il liliro fu stralaccato di latino in volgliare per memo di ser Soffredi del Grathia di sancto Jiuolo, e scricto per Lanfrancho Seriacopi del bene notajo di Pistoja socio li A. D. MCCLXXVIII del mese d'aprile ne la sexta indictione. Dlstratto da molti altri lavori 1' eruditissimo sco- pritore indugio fino al i83a la pubblicazione di quel ma- noscritto, clie poi mando alle stampe come il piiu consi- denibilc antico ed ciuteritico monumento scritto della lingua italiana.

L' erudizione e la diligenza del signor Ciampi appari- scono pienamente nella sua lunga prefazione, nella quale si propose di inettere in pili cliiaro lame due quistioni: V uso in bocca del popolo, secoli innanzi al mille, d' una lingua chc mcglio ordinata poi nella sintassi e nella scrittura , ju, delta lingua italiana: 2.° Di stubilire , secondo i monumenti die ci riinuiigono , il tenipo ncl quale couuncio ad essere scritta. Rispetto alia prima questione dcsideriauio clie il signor Ciampi conduca a termiue 1" opera di cui fa cemio nella

400 APrENDlCt.

citata prefazione, opera di gia niolto inollrata verso la fine , nella quale promette d' investigare V originc del parlare oggi detto itaUano.

Quanto alia scconda ben si puo credere alia dlligente dottrina di uii tanto scrittore quando egli afFerma clie il A'olgarizzamento del Soffredi e il testamento della contessa Beatrice sono i piii antichi nionumenti scritti della nostra lingua die si conoscano. Gli argomenti e le prove eh' egli ne adduce pajon escludere ogni contraria opinione. Ma se questi documenti servano a stabilire il tempo nel quale la nostra lingua comincib ad essere scritta con qualche ordi- namento di stile e d' ortogrnfia , crediamo che possa rinianer dubbio. Per quanto si voglia supporre che fossero e rozzi e scorretti gli autografi dai quali si trassero le storie dei Malispini contemporanei d'Albertano , si puo afFerniare pero che nelF ordinamento dello stile dovettero vincere di lunga niano questo infelice Lanfrancho da cui fn scricto lo stralactato di ser Soffredi del Grathia. E se alle storie dei Malispini agglungiamo la Cronaca del Gompagni, che di si breve intervallo fu posteriore al 1278, saremo facilmente condotti a credere che il documento pubblicato dal signer Ciampi non puo rappresentare lo stato della nostra lingua a que' tempi. Dalla rozzezza che rende invincibihnente fastidiosa e quasi inintelhgibile questa scrittura, alle prose dei Malispini e del Gompagni v' ha un' immensa diversita , non solo nell' ortografia ( cio che potrebbe dipendcre dagli amanuensi ) , non solo nelle uscite dei v'erbi e dei nonii (dove forse gli stampatori poterono niolto innovare), ma si anche nelle intiere voci e nei modi e in quell' ordinamento di stile che servi poi a stabilire la grammatica e T indole della prosa italiana. Sicche se il volgarizzamento pubblicato dal signor Ciampi rendesse immagine della condizione in cui la nostra lingua trovavasi sotto questo rispetto nel 1278, sarebbe miracoloso piuttosto che grande il pro- gresso che questa lingua avrebbe fatto nello spazio di po- chissiini anni. Laonde si puo conchiudere che nella storia dei manoscritti italiani questi monumenti trovati dal signor Giampi sono senza dubliio importanti, perche finora non nc abbiamo veruno che risalga a maggiore antichita : ma non cosi nella storia della lingua propriamente delta , e de'progressi ch'essa venne facendo. Grediamo che i contem- poranei dei Malispini scrivessero molto nieglio del pistojese

I

PARTE ITALIANA. 4C I

Lanfrancho ^ ne possiamo persuaderci che la lingua si ener- gica nel Conipagni e si tersa e gentile nella Vita Nuova I'osse venti o trent' anni prima cosi rozza e sgrammati- cata come apparisce in queste opere deirAlbertano strala- ctate per mano lU ser Soffredi del Grathia.

Tutto questo vogliamo sia detto non gia al sig. Ciampi che anche in queste materie possiamo facilmente ricono- scer maestro, ma a colore che forse potrebbero dare alle sue parole una non giusta interpretazione , e considerare come storico rispetto alia lingua cio che tale propriamente non e. Qnesto volgarizzamento ci fa conoscere la povera grammatica di un notajo pistojese , e T incerta e barbara ortogralia di un altro notajo pur pistojese ;, ma non per questo dobbiamo credere che que' due rappresentino lo stato della grammatica e forse nemmanco dell" ortografia italiana a que'' tempi.

Ora sarebbe da dire quanta utilita possa recare agli studiosi questo volume. II volgarizzamento scarsissima ^ e solo a que' pochi i quali abbiano e tempo e pazienza da pescare in mezzo a tanta barljarie alcune voci a torto di- menticate dagli scrittori che vennero dopo, alcune frasi di cui si potrebbero abbellire anche le prose moderne. Con pill profitto 'ii lpgf!;ei-anno le note del signer Ciampi, dove le origini di molte voci e di molti modi sono spiegate con bella eruchzione. A.

Ida Della Torre, episodio patrio di Giullu Carcano. Milano, 1884, presso Vincenzo Ferrario , in 8.°, di pag. 216. Prezzo lir. 3 austr.

I critici che, tra gli altri pregi , scoprirene in questo poema la maniera del Grossi ebbere davvero acutissimo le sguarde; ma se le asserirono, cosi leggiermente, per certo sentimento di benevolenza e per compiacere alia giovinezza dell'autere, nen s'avvidero che mentre si facevano amabili al poeta preseiate si chiudevano T adito a parlare del poeta future senza scadere in una insopportabile esagerazione. Ciii a vent' anni maneggia 1' ottava a un di presso come il Grossi non dovrebbe forse a trent' anni vincere il Tasso ed enmlare TAriosto ' E quando si tratta puramente di stile, di forma, di espressione ognuno sa che il pressgio, non che favorirlo , lo avverano semprc lo studio ed il

Bibl. Ital. T. LXXIV. 26

402 APPENDICE.

tempo. A punto perclie noi crediamo clie questo compo- nimento prometta del suo autore qualcosa di piu forte e piu immaginoso quanto all" invenzione , e certo poi qual- cosa di piii naturale , di piu chiaro , di piu elegante , e cio die tutto forse comprende, di piii vero quanto alPespres- sione , noi non sapremmo nelle brevi parole die faremo intorno ad esso intrecciarne di cosi lusinghiere. Sono podii gli autori die giunti al somino della loro nobile carriera, se la riplgliano dalle prime memorie, non vorrebbero can- cellare le prime tracce die vi lasciarono. Noi non osere- mo dire die colF aiidare degli anni il signor Carcano vor- rebbe forse non aver fattc questo poema ; e in ogni modo il gindizio ci parrebbe troppo severo. Ma quando progre- dendo cogli anni egli sentira di essersi avanzato nell'arte, e avendo irritato le basse passioni degli uomini egli tro- Vera in vece una critica niolesta, petulante, invidiosa; egli avra allora probabilmente dimenticato le nostre opinioni, se pure si degnera ora di ascoltarle j ma noi temiamo ch' egli abbia allora ad esclamare, die, o biasimi od esalti^ la critica e sempre ingiusta con lui.

L'argomento di questo poema e propriamente la caduta de' Torriani , e la disfatta die tocco alia parte Guelfa per le anni di Arrigo di Lussemburgo, e di Mattpo Yisconti. II poema comincia dagli ultimi giorni deU'esiglio del Vi- scontl, quando le sue speranze si rinverdirono dalla ve- nuta d'Arrigo in Asti, e finlsce colla oppugntizione e colla jjresa di Brescia. Tntto questo ebbe 1" autore dalla storia ch' egli segui molto fedelmente, e in raolte delle sue parti- tolarita. La parte d' invenzione e 1' amore fra un Alfredo Visconti e Ida Della Torre figlia di Guido, capo della sua casa e della fazlone Guelfa in Lomliardla. Per questo amore il Visconti abbandona i Ghibellini , s' accosta ai Guelfi, combatte per essi con infelice valore, e muore delle ferite avute nella guerra di Brescia, avendo data poco prima la mano di sposo alia figlia di Guido.

A noi bastera dell" argomento F avere accennato questo solo per Tintdligenza di cio che direnio piii innanzi. Del resto chi ne volesse sapei-e di piu legga in c^uesto propo- sito reccellente discorso stampato nell" ultimo fascicolo del- rindicatore.

Dicono che Socrate volendo parlare per escrcizio d"iii- gegno contro T amore si coperse per vergogna col proprio

PARTE ITALIANA. 4o3

iiiaiitello la faccia. Noi non crediamo abblsognare di questa jirecauzione se avremo a ridire su questo amore laserito dal signor Cai-cano nel suo poema, perclie non e gia Ta- more in generale , nia il modo con cni fu iiiimaginato , die noi condanniamo. Non v' ha duljbio : cosi nelle arti , come negli altrl casi della vita , perche il nostro piacere sia compito ci Ijisogna poter insieme ammirare ed aniare. Percio la scultiira, anche dove imprlma sul volto la ferocia d' una passione , ha sempre la mollezza de' suoi contorni , la concinnita. delle sue chiome , la leggerezza e la grazia delle sue pieghe. E percio la pittura, anche nelle piii tristi scene die rappresenta , ha i suoi cieli sereni o fanta- sticamente rannuvolati in leggiadri mostri deiraria , i suoi tramonti di sole colorati , la verdezza della carapagna , e dalla lunge, e al crepuscolo della sera, P azzurro delle colline ; ha i suoi putd dalle liionde chiome , pafFutelli ignari e sorridenti. Ed Hayez, forse il solo pittore de' no- stri giorni , il quale pigliando le mosse dalla jjoesia possa facilmente ricondurre ad essa, non dimentico mai nei tre- mendi fatti die gli convenne quasi serapre rappresentare quello die V occliio e il cuore desidera alia pienezza del suo diletto. Gli efFetti della poesia procedono alia stessa maniera pprdii? «ono regolati da ua medesimo principio. Dante , Y austero Dante , cercando di destare piii cli' al- tro la maraviglia credette tuttavia di non poter prescindere dai pill teneri afFetti del cuore, e dov* ei voile farsi amare niuno il seppe meglio di lui. L' unico sentimento d'ammi- razione ci lascia freddi , e di questo Gothe forse potrebbe ofFrire T esempio coUe sue opere, eccetto il Werther. L' u- nico sentimento d' amore ci snerva Tanima, e ci assopisce i sensi ; e Moore potrebbe essere citato a questo luogo. Lord Byron diceva un giorno alia contessa di Blessington: voi vedrete ch' io cerco sempre di non cadere in quello die si chiama genere fiorito in poesia^ e mi pare infatti di evitarlo. O si davvero, rispose la Contessa; voi avete piantato querce piii die fiori sul parnaso inglese. E non di iiieno anche i fiori non maucano , ma niuno forse seppc meglio di lui congiungere nelle sue opere ad un medesimo grado di forza I' amore e Tammimzione.

Abbiamo voluto dir questo per mostrare non solo che la nostra obbiezione non e generica, ma per poter i/ioltre concliiuderc che non essendo al sijr. Carcano bene riuscita

404 A P r E N D I C E.

la pittura di questo amoie , e non avendone qiilndi im- pressionati i lettori , li lascio molto freddi per tutto il coi-so della sua narrazione.

E prima di tutto questo amore, o c' inganniamo, nuoce al concetto principale del libro, visibile non v'ha dubbio, ma che forse meritava d' avere un rilievo maggiore. Un Visconti che per T amore d' una Torriana si abbraccia a quella parte non puo essere davvero un eroe. Quanto piu s' ingrandisce la passione tanto piii s'impiccolisce il caratte- re, e diventa disperazione d'amante cio che dovrebbe essere deliberazione d'un uomo consapevole delle proprie azioni. Ne r esposizione ne i particolari di questo amore ci sembrano trattati con migliore fortmia. Alfredo e Ida s' erano visti da lontano e sospirano ; si rlveggono e sospiranof, Ttma canta dal verrone, I'altro suona T arpa dalla via: nella invasione delle case dei Torriani Alfredo soccorre Ida , e la conduce a salvezza in un monastero ^ e quand' egli dopo la rotta di Brescia e trasportato ferito a morte ad un eremitaggio dove s' imbatte pure il profugo Guido Della Torre, Ida, resa consapevole da una sua lettera della sua sventura , viene a chiudergli gli occhi e pian- gere sulla sua tomba. Non v' ha una circostanza , non v'' ha un penslero , che distingua qup«tr> amnrp dai tanti che soglionsi gittare per costume, secondo itna certa poe- tica tra le fazioni del medio evo. Cosi che questo amore bensi non e storico, ma dirlo inventato e cortesia.

E stata fatta gia piu volte V osservazione , che sebbene la gioventii sia 1' eta in cui si prova 1' amore in tutta la sua forza, piu'e e T eta che lo esprime meno bene. I gio- vani non credono al proprio cuore , non I'ascoltano, non istimano bella se non la passione altrui , e o si gettano quindi nell' altrui campo , o si contentano di raccogUere quelle generali sembianze dell' amore che si potrebbero chiamare la rettorica della passione. Per esempio la can- zone d' Ida nel canto terzo nou ci sembra quella d' una fanciitlla inesperta che ha forse appena un vago presen- timento dell' indole dell' amore :

Ma fugge ohime ! si labile la vita

Come fiore che April piu non avviva .•

Nasce I' onda - trapassa - e gia sparita .

Ne fia che torni a ribaciar la riva :

Gioco all' aiire la frasca inaridita

Trasvola , si disperde fitggitiva !

PARTE IT.VLIANA. 4o5

E passeggiero il palpito del core - E muto , e freiUo il bacio dell' amore (p. 5^ ). Qiieste malinconiche considerazioni sulla brevita e sulla sfuggevolezza della vita e de'suoi affetti non sono certameate nuove, e sono poi verissime^ ma qnesti sono concetti da chi e passato per tntte le vicende della passione, e contrastano con quello clie Ida dice poi nella sua preghiera a Maria : Batte il mio cor piii rapido ed ardente , Fra novi sogni erra il pensier heato (p. 58). Molti esempi , die si ommettono per brevita , si potreb- bero addurre in prova di questo. Non essendo adunque riuscito all' autore d' interessarci cogli amori d' Ida e d'Al- fredo , il restante del poenia, che si riduce quasi alia nar- razione storica , doveva necessariamente andar freddo. E pure anche la storia ofFriva una circostanza , il segreto coUoquio de'ligli di Guido e di Matteo, che, a nostro cre- dere, non era da trascurarsi, e che dall' autore fu appena accennata. Dove la storia e piu misteriosa piu giova all'in- venzione del romanziere, e con poche dubbie parole ella gli da, per cosi dire, Taddentellato del suo fantastico edifizio Chi scrisse questa ottava :

Spesso del di novello alle prim' ore Quando U riso dell' alba in ciel pare a , Qui in iuu segreto a ragionar d' amore II giovinetto cavalier traea ; La mesta speme che gli parla at core Sulla languida faccia si pingea : E (■/' amor si leggea dolce un pensiero Sulla faccia gentil del cavaliero (p. 1 1 ). E questa: Cresceano i figli tuoi. povera terra , Adulti a nimista , senza una speme ! Fra i lenti orrori di fraterna guerra Deir alme prische andb sperduto il seme ; Una larva omicida insorge ed erra Pur tra quel che la zolla ultima preme: Cosi, spento il tuo nome e la tua gloria, De' vanti tuoi si giacque ogni memoria (p. i8). Chi descrisse gli apparecchi e le speranze d" un torneo nella seguente maniera :

E gid mille s' alzar trabacche e tende , Logge a ved^tta e palchi in mille guise: Un alto padiglione al re si stende . Ove armigeri stanno in liete assise.

4o6 A r r E N D I G E.

Splendono incontro al sol die V erta asceiide Le feudali bandiere e le divise ; E il campo intorno ove il tomeo s' appresta Tiene un popolo iinmenso in varia festa. Qui de' fischianti dardi , esperti arcieri

Tengon gli accorsi all' ardua prova intenti ; La gridano istnoni e giocolieri Ove le turbe premonsi frequenti ; E cantano giullari e menestrieri Di lor mandble al suono itali evQnti : Qui festose carole in ogni lato , E di convivi splendido apparato. ( p. 60 ). Chi parlando deirincognito cavaliero vincltore del torneo, e delle affezioni da esso svegliate negli spettatori disse:

Le dame, i cavalier, ed ogni bella Tentan dar nome in lor segreto al prode ( p. 64 ). QnegU in somma che scrlsse questi e tanti altri versi , che sarebbe tioppo lungo il cltare , mostra non solo di avere ingegno e cuore, e gentilezza di cuore, ed elegauza di pensieri , ed attitudine 11011 ordinaria alio stile pittoresco, nia di avere iiioltre foi-za bastante per poter collo studio quaiido che sia collocarsi in un posto elevato tra i poeti de' nostri giorni. Certanieiite a vent' annl pochc volte si fece altrettanto. Ma per giustificare quello che abbiaino detto fin da principio non possiamo u-alasciare di notar qualche passo per cio che risguarda la jnira espressione , e che a iioi non sa afFatto piacere. E prima di tutto anche nelle stanze che abbiaino citato non crediauio giusto il dire che i giullari e i menestrelli cantavano itali eventi , quando probabilmente egli intendeva itali fatti; poiche I'evento e un fatto contingibile che i giullari e i mene- strelli non avrebbero potuto cantare se non erano profeti. La poca precisione nel circoscrivere le idee , I' oscurith o la dubbiezza dei modi , il senso alterato o abusato delle parole, 1' afFettazione dell' insolito o deU'antico ci sembrano i principali difetti del suo stile. Abbiamo seguito le sorti del vocabolo plorare :

Pendeva in atto d'uom che piange e plora (p. 16 ). Plorava indarno pace , pace , pace (p. 19 ). Cost plorando e ragionando insieme (p. a5), Plorando aita Ida volgeva intanto (p. yS ).

PAUTE ITALIANA. 407

Merck plorantl con lunglie loquele (p. 85). .... per le vaste

Aide il trepido pie volger plorando (p. 119). Plorare , per qnello die sappiamo, vuol cUre piangere; ma qui ora significa piangere , ora pregare , ed ora non si sa clie cosa sigaifichi. S' aggiunga il ploranti con lunghe loquele cir e una insofFribile affettazione.

Guarda , o Italia , il tuo del ; quel patrlo clelo

Che di splendido sole arde e ftainmeggia :

Vedi r alba ecc. ( p. 3 ).

Qnesta e la prima stanza del poema e meritava invero d'esser fatta un po'meglio. Si puo ben dire all' Italia " guarda il tuo cielo » ma non gia il tuo cielo patrio ; cio in questo caso si puo dir solo a persona di cui 1' Ita- lia sia patria. Oltreclie la ripetizione " il tuo ciel ; quel patrio cielo >; da I'immagine di fatica, di stento, come se fin sulle prime Tuomo dovesse far forza per andare innanzi.

Alta e la none - d' ogni luce muto

Gia sviene il raggio della luna e muore (p. 29). Lasciamo che un raggio possa svenire , ma se e raggio non puo essere muto d' ogni luce. Dante , come ognuno sa, per indicare il bujo disse d' un luogo d' ogni luce muto; ma non bisogna violare in questa maniei-a il suo poeraa. Ma andremo piu rnpidamente. Jlemoto esiglio (p. i5) forse pel luogo deir esiglio molto lontano dalla patria ; E sulla f route ingenua si che bella (p. 14) per ingenua del pari che bella i procace di sua huUlanza (p. 67), che vuol dire quasi baldanzoso di sua baldanza ; voci dolenti ed interrotti guai Salian , come inno, al cielo (p. 71), similitudine inconveniente quando si pensi che 1' inno e un canto di lode i ei travide anzi tempo il paradiso (p. 41), ma trave- dere e un veder falso, e trattandosi deir apparire d" Ida ad Alfredo potrelilje sembrare una derisione.

S' aggiungano le afFettazioni Ben tutta speine pub va- nir Di speme amente Stuoh amente Voci di rahhia e suon di lai con elle L'ululio de' morenti infra I'in- censi 3Iiti d' affetto respirava i sensi Piii soave il pensier d' un pro' garzone Qual sorriso d' affetto a lei scen- dea Ed un sospir d' aniore JVelle sue care lahbra on-

deggia e muore ]Ma noi non vogliamo

seguitare in una ciitica s\ minuta che potrebbe sembrare invidiosa. Ritorniamo all" uflTicio piu gradito della lode e

408 APPENniCE.

concliiudiamo cltando due stanze clie ci sembrano delle piii belle del poema

Oh d' ignorati volghi instahil mente , O di popolo imhdle aura dwersa ! Che plaudi in folle guisa a cui furente Per civil odio un tempo eri conversa! Tale una cieca faziosa gente Sempre d' ajfetti e di consiglio avversa , Mentre suhlima V un , rovescia e preme Chi pria fu gioco a sua voluhil speme.

Cosi se neir azzurro ampio del cielo

E una quiete tacituma e mesta

Se ne tremola fior , ne ondeggia stelo ,

Ne una foglia stonnisce alia foresta;

Quel silenzio di morte e tristo velo ,

i silenzio forier d' aspra tempesta ;

Che dietro il monte s' accavalla il nembo

E un fulmin freme d'ogni nube in grembo. I discorsl die T autore aggiunse al suo poema col tltolo dl " Frammentl storici » furono visibilmente scritti per giustilicarlo e commentarlo. Se non contengono , ne forse poterono contenere , cosa nuova , mostrano nondinieno , cbe r autore sa ripensare la storia alia sua maniera. Vi si desidera uno stile piu semplice e piii riposato ?, perclie se talvolta, come s' e detto, il poeta diventa storico , qui talvolta lo storico diventa poeta. t^

Storia della Valtellina e delle gid contee di Bormio e Chiavenna, delV aw. Giuseppe Romegialu. Volume piimo. Soiidrio , 1884, coi tipi di Giovanni Battista Delia Cagnoletta , in \M' Fascicolo di pag. XX Fill 80.

In una non breve Introduzione si accenna 1" iraportanza della Storia particolare di una piccola provincia , come la Valtellina, per le sue relazioni cogli Stati liniitrofi , col Milanese , colla Rezia e col Tirolo e per le varie vicende da essa ne' passati secoli sostenute :, si rammentano pure i suoi istorici , Pier Angela Lavizzari , e Francesco Saverio Quadrio; ma al prinio rimprovera 1' autor nostro lo stile

r.VKTir ITALIANA. 4O9

alquanto incolto , e 1' avere attinto alcun tratto a dubbie Fonti ; al secontio iin aljuso di ei'udizione , per la quale deviando dallo scrlvere una storia, si volse talora nelle sue dissertazioni a provare delle stravagunze ed a svisare delle ve- rita, del che si addiicono alcuni esempli , sebbene rispar- miare si potessero i componimenti della Chirlanda mistica a questo proposito riferiti per intero , i quali provano la pieta , ma noii il buon gusto di alcuni glovanetti scrittori dei primi anni del secolo XVIII. Que' due storici altronde , se tali dir si possono, non si estendoiio oltre Tanno 1639; e il sig. Romegialli distingue la sua storia in quattro epoche principali, delle quali la prima arriva sino all' anno i5i2, la seconda al 1620, la terza al 1639, la quarta al i8i5. Nelle ultime pagine dell' Introduzione Tautore previene al- cuni rimproveri che potrebbero essergli fatti snll' essersi in una storia provinciale esteso a parlare dei casi riguardanti altri paesi , ed anche le intere nazioni f, sulla lingua e sullo stile, die per verita non e sempre corretto, ma le cui mancanze sono perdonabili , come dice egli stesso , in una storia municipale.

Nel capo unico del i." libro si indlcano i confini e Testenslone della Valtellina, la sua costituzione fisica, il clinia, la divisione territoriale , la popolazione e Testimo^ poi si paila dti iiuitii , dei monti , delle strade principali , dei prodotti naturali , dell' industria , delle scieiize , della pubblica istruzione , del carattere lisico e morale degli abitanti , del commercio , della religione , del lusso, dei pesi e delle misure, dell' edncazione ( articolo che poteva compenetrarsi con quello dell' istruzione pubblica), final- mente della lingua o dei dialetti.

L' estensione o la superficie di quel paese si calcola di 849 miglia geografiche quadi'ate: ingombra la provincia di montagne , non manca di qualche pianura sufficientemente estesa. II suo clima e quello di molti paesi dell' Italia (non diremo pero coll' autore anche meridioncdi , riconoscendolo egli stesso alquanto rigido nelle parti alpine e nel fondo delle valli). La provincia e divisa in sette distretti. La popolazione ascende ad 88000 anime ; 1' estimo e di scudi 1,692,054; i fiumi principali sono T Adda , la Valviola o I'lsolaccia, il Frodolfo , la Val Mora, I'lnn, il Poschiavino, il Roasco, il Mallcro , il Masino , il Bitto , la Mera e il Liro ; e qui avrebbero dovuto accennarsi i torrenti, frequentissimi nella

410 ArrENDIGE.

valle , e talvolta confusi coi fiumi. Lunga e la nomencla- tura de'monti, il plu alto de'quali e il Cristallo presso il giogo dello Stelvio, elevato 891 1 metri sopra il livello del inare. Le strade della Yaltellina aprono il campo all' autore per parlare delle due receiitl e magiiifiche dello Stelvio e della Splnga , opere grandiose clie somraamente onoraiio r angusto Sovrano 5 il govern© , il secolo . e i direttori di quelle ammirabili costruzioni.

Ad alciine particolari osservazloni cl cliiama T articolo delle produzioni naturali, die noi proponiamo soltaato al- r intento di vedere T opera , se non condotta a tutta la perfezione, alnieno in questa parte inigliorata. Dopo clie si e detto esservi sgraziatamente nella provincia mold orsi e Iiipi , si annovera tra i quadrupedi piii rari 1' orso pic- colo biondo, o Torso formigarolo ( Ursus minor), clie non e propria mente il Biir dei Tedesclii , nome generico di tutti gli orsi; non sussiste poi che questo quadrupede sia poco conosciuto nella storia naturale (pag. i3), ti'ovandosi esso in molti paesi , e parlandone tutti i moderni zoologi , massime tedesclii e francesi. Male applicato e pure alio scojattolo biondo ( Sciunis minor ) il nome tedesco das ge- meine EichJiorn , che piuttosto potrebbe riferirsi al Sciurus vulgaris :, cosi der Rab , o piuttosto Rabe , indica il corvo in. generale , e non il Corvus corax major. Qnalche abba- glio sosjDettiamo ancora preso dall' autore riguardo al Tar- dus seu merula (pag. 14), perche il nierlo, comune anche nella Valtelliua , non e se non una specie del tordo , e cio che si dice de' suoi caratteri senibra convenire piuttosto al Tardus saxatilis. Ci rallegriamo con Sondrio , ve- dendo cli' esso possiede due ragguardevoli collezioni di Storia Naturale , F una del dott. G. B. Ferrari , che unq de' nostri collaborator! vide ed animiro presso il padre del- I'attuale possessore, I'altra del cav. Giuseppe Sertoli j ma non possiamo cosi di leggieri ammettere , che 1' esistenza nella seconda di due denti molari petrificati ( o piuttosto fossili) , di mole assai grande, trovati nella Valtellina, provi r antica esistenza in essa di specie di quadrupedi , che piii non sono nemmeno in altre comrade d' Italia. Venendo al regno minerale, vorreramo nella pag. i5 emendato il nome di Brugant in quelle di Brochant j indicato con maggiore precisione F oro delle valli Zebrii e del Masino, di Malenco, e di Bormio , se nativo , o larvato , o mescolato con altri

PARTE ITALTANA. 41I

imnerali, o iu pagliette nelle arene de' fiumi o ile"" torreiiti ; meglio descritto anche Fargento, che ci si dice trovarsi in diversi luoghl della valle; vorreuimo poi soprattutto alia pag. 16 corretto 1' error e^ forse attribuibile alio stampato- re , essendosi accennato un bellissimo feldspato di Bormio ad esempio di quello d'Irlanda. Questo non e probabilmente se non se lo spato duplicante gli oggetti veduti a traver- so , cioe il cosi detto cristallo d' Islanda , die trovasi in varj luoglii d^ Italia. JVIolto si estende Tautore suU'asbesto, o aniianto della valle IMalenco , riferendo i tentatlvi per renderlo utile, fatti dai defunto cav^ JWmi, poi dal sig. ^/z- tonio Vanossi di Chiavenna, e sulle acque termali e acidule della provincia , di alcnna delle quali espone anclie Tana- lisi; ma poteva risparmiarsi nella litologia della valle Ma- lenco di far menzione delle ghiande d' amianto , che non sono se non se \ ilnppi o goraitoli dei fili e della sostanza deir amianto medesimo: avremmo altresi bramato di sapere cio ch" egli intenda sotto il nome di schisti pittorici , se i dendritici, le pietre dette paesinc , o altra cosa die risponda a quel nome. Vedesi ben trattato il regno vegetale, e non possiamo che lodare lo zelo patrio del Romegialll, il quale a lungo deplora I'importuna distruzione che si fa era de'boschi, riguardati un giorno giustaraente come la prima- ria rlcchezza di quel paese.

L'industria agraria si esercita prlncipalmente nella col- tivazione delle viti: vi si fabbricano, massime nel verno, vasi vinarj ed altri recipient! di legno, tele di lino e di canapa, paniii, che vorremmo leggere sodati e non fissati nelle gualchiere del paese (pag. 84), e che non crediarao tinti in verderame, che ne afFretterebbe la distruzione; la- A'ezzi ed altri vasi di pietra oUare della provincia; cappel- li, campane, masserizie , anche eleganti, in legno e molte opere in ferro ed in acciajo. In fatto di scienza e d' arti, si citano medici , giureconsulti , pittori e scultori ( e perche non poeti e matematici, come un Piazzi ? ), origlnarj della valle; si accennano le scuole erette in ciascun comune; si insiste sulla necessita dell' istruzione; ben for- mata e robusta dices! la costituzione fisica, attiva e labo- riosa 1" indole degli abitanti , e non proclive ai delitti. II traffico consiste prlncipalmente in bestiami , vino, acqua- vite e legnami ; quello di transito va sempre migliorando; il cnlto e il cattolico, che non fu per qualche -tempo . e

^\2 APPENDIGE.

forse non e del tutto ancora, llbero da alcune supersti- zioni. Nella valle si e iatrodotto pur troppo il lusso , per- cio r autore ginstaiuente si lagna di vedci-lo esteso aiiche alle classi inferiori della societa ^ varj sono i dialetti , e lo storico nel linguaggio de' contadini si studia di trovare molti vocaljoli di pretto latino, alcuni greci , alcuni tede- sclii, altri della lingua romn/iza , portati dalla lunga pratica coi Grigioni , dalla vicinanza deU'Engadina ecc.

Nel capo i." del libro II comincia pi-opriamente la sto- ria, e vi si parla dei primi abitatori della provincia, degli antichi suoi nonii , delle vicende dei Vennoneti , poi Val- tellini, e dei Camuni, era Valcamonici. Ma vedendosi ap- pena coininciato in questo fascicolo il capo 2.°, noi cre- diamo di dover difFerire ad un' epoca in cui essa sia mag- giormente innoltrata il ragionare di quest' opera , della quale lodando il disegno bramiamo che ne sia con accu- ratezza seixipre niaggiore condotta 1" esecuzioiie.

Qiornale di scienze , lettere ed ard per la Sicilia. T. 45.° Anno 12.° Cennajo , febbrajo e marzo. Palermo , 1884 , tipografia del Giornale letlentrio , in 8.° Se ne pubblica un fascicolo almese: il prezzo di ciascun fascicolo e di tt. 4 , in Pcdermo , it. 6 e gr. 2. per gli associati estcri.

Questo giornale e specialmente consecrato alle scienze , lettere ed arti della Sicilia. Esso percio opportunissimo riesce per cliiunque brami , e da tutt' i dotti Italiani bra- marsi dee, di conoscere lo stato della coltura in quell' isola semjjre famosa. Bello poi e veramente consolabile e a ve- dersi come lioriscauo cola i buoni studj in ogiii genere di umano sapere. Pero questo giornale ebbe incominciamento sotto il medesimo titolo sino dalFanno iSaS. Ma per varie sgraziate circostanze andava esso piegando ad un totale decadimento , quando alcuni studiosi giovani aiossi dal no- bile desiderio di conservare alia patria la buona riputa- zione che di lei in Italia aveasi, diedero principle nel gennajo del i832 ad un nuovo giornale sotto il titolo Ef- femericli scientifiche e letterurie. La fama che ben tosto pro- cacciaronsi queste Effeineridi , e il felicemente progredire ch' esse facevano dato avrebbero T ultimo crollo air antico

PARTE ITALlANA. 4l3

giornale , se il Duca di Cum'ia Dircttore generale di poli- zia in ffuell" isola e fautore e coltlvator egli stesso d' ogni letteraria disciplina dato iion gli avesse novella , piu florida vita e pill durevole esistenza , fondando per esso uno speciale istituto, a ciii fu dato per direttore il chiai'issiiuo harone Vincenzo Mortillaro , ed invitando ad associarvisi tutti i comuni. In tal niodo died' egli altresi vie maggior lena alle stesse Effemeridi jjer I' euuilazione die natural- inente nascere dovea tra due ojjere periodiche, tendenti si r una die 1' altra al medesimo scopo. II primo fascicolo del giornale ridotto cosi a nuova e migllore sussistenza ap- parve nell' aprile del i833. Esso va progredendo sotto i jiiii felici auspicj , e tiene un luogo distinto fra gli enci- clopedici giornali d" Italia. Altri giornali vanno in queir isola pubblicandosi , tra" quali ranimenteremo il seguente :

// Vapore , giornale istrutdvo e dilettevole , accompa- gnato dal figunno di moda. Anno i°, vol. i.° Palermo, 1834, in 8.°, dalla tipografia R. di Guerrn.

II titolo stesso di questo giornale ben ne dlmostra Tin- dole e la natura. Esso duncpie e destinato ( siccome ce ne avvertono gll editori nella loro dedica alle colte e gentili Siciliane ) a procurare specialmente al bel sesso una di quelle piacevoli occupazioni die dilettando istruiscano. Quindi tu vi troverai articoli su qualsivoglia argomento -^ statistica , invenzioni e scoperte , corrispondenze , lettera- tura , teatri ecc. ; articoli tutti dilettevoli e leggieri , e come direlibesi fuggitivi : ed appunto perclie al bel sesso e in- titolato , cliiudesi con un articolo sulle mode e con una sciarada. Se ne pubblica un foglio ogni dieci giorni.

G.

V Ape italiana delle belle arti, giornale di corrispon- denza artisdca. Roma, 1834, Anno /, senza frondspizio. In Milano , presso la Societd dpografica de Classici italiani.

E ancora un giornale' direbbe qui un Tizio = E per- die no' puo forse mettersi in dubbio die la quantita sia iiociva in questo genere di speculazioni , die non va sog- gctto, come i fondi pubblici . all" alzanicnto o al calo ' Non

414 A r !■ E N D I C v..

e egli vero che nella moltiplicita tra il birono puo enier- gere comparativamente il meglio ? Ciascuno die badi al titolo di questo nuovo giornale deve naturalmente formar- sene uaa vantaggiosa idea : si tratta di dare i piu eletti fiori. Lo scopo principale di esso , secoiido die ne assicura il manifesto , si e quello di far conoscere col mezzo di esatte incisioni a contorno le migliori opere inedite o poco conosciute delP antica e moderna scuola : ed ecco quindi una disposizione merce della quale d si ofFre un mezzo facile d' istituire de' coiifronti tra le antiche e le moderne produzioni. Dal priiiio sagglo infatti che abbiamo sotto git ocelli r artista puo ragguagliare un fresco di IMarco Me- lozzo degli Ambrogi di Forli , in cui e espresso Sisto IV che prepone il Platina alia Bihlioteca Vaticana con un re- cente quadro del barone Vincenzo Camuccini , che tolse a rappreseiitare Y ingresso di Francesco Sforza in Milano. I cotitorni sono accurati e nitidi in amendue le incisioni , il calcografo esecutore Francesco Garzoli avra , come ap- pare, tradotto con diligenza i lavori dei due disegnatori ( due B iniziali in quanto al primo , e Francesco Poglluolo per rispetto al secondo ) , eppure , se ben guardisi , oli quanto diverse sono le proporzioni delle figure ! Egli e vero die in una scena domina tutta la comjiostezza e la dignita ;, nell' altra un movimento , quale lo comporta il soggetto , diametralmente opposto alia prima ^ ma questo non toglie che le membra di ciascuna figura non debbano corrispondere tra loro. Nell" opera moderna se osservi spe- cialmente le gambe, le riscontri quasi tutte tendenti al tozzo, per non dire gravi e pesanti. Da die mai clo proviene ^ qui soggiunge Tizio : il lavoro moderno sara stato forse detur- pato dair imperizia del disegnatore ? =: Non te lo sappiamo dire; ma pare di no, perclie se dovessimo attenerci al ma- nifesto, in esso e detto che nel giornale vengono incluse le opere migliori degli artisti italiani e degli stranieri ancora che in Italia dimorano , o che in questo suolo produssero i lor lavori; die a guarentigia deU'esattezza delle tavole e stato stabilito di non ricevere i disegni die non siano stati diretti ed approvati dagli autori stessi, e che le incisioni non vengono pubblicate se non allorquando vi e I'appro- vazione dell' autore , il quale deve firmarne una prova.

Compisce T accennato saggio un bassorilievo del com- mendatore Alberto Thorwaldsen, rappresentante le parche:

PARTE ITALIANA. ^iS

ed anche qui i contorni ci senibrano diligenti , sebbeae il iiome del disegaatore sia lo stesso che ci diede il cjuadro del barone Cainuccini , e la j^arte calcografica sia di mano d'Ignazio Buonajuli. II testo e fattura di Giuseppe Mel- cliiorri, direttore del giornale , ed a nostro avviso ci sem- bia compiiato con raolta disinvoltura, ricco di notizie e di erudizioiie : i tipi poi e la carta corrisjjondono alle preac- cennatc qualita ^ anzi trovando uoi vantaggiosa questa im- presa , crediaiiio che non riuscira discaro ai cultori ed agll amatori delle arti 1' avere qui un suuto delle condizioni di associazione.

L' opera e divisa a fascicoli de' quali ne sara pubblicato uno ogni mese , e 12 formeranno un volume.

Ogni fascicolo sara composto di 3 o 4 tavole e di un fo- glio o due di testo del forinato in quarto , in buona carta velina.

Per fuori di State saranno valutate le tavole cent, di fr. 60 per cadaitna , ed il testo cent, di fr. 3o ogni foglio, franco di posta fino ai confini.

II frontispizio, la dedica e I'indice si daranno gratis in fine d' ogni volume.

L' associate potra esimersi dal continuare nell' associa- zione, nia dovra. avvertirne la direzione <.lel giornale prima della dispensa delF ultimo fascicolo di ciascun volume.

Le firme si ricevono dai principali librai e negozianti di stamp e.

F.

S C I E N Z E.

Intorno a viaggi ed alia predicazione di S. Tommaso apostolo , opuscolo istorico-geografico-critico del ca- noiiico Faustina G. Rhu. Brescia, 1834, Simonelli.

Lo studio sitlla storia eccleslastica indiana fa sperare al nostro autore di riuscir felicemente nella riceica e nello scliiarimento de' viaggi del santo apostolo Tommaso ; noa crede pero fuori di luogo il premettere quelle poche no- tizie che si lianno di quell' apostolo prima che alia predi- cazione evangelica si accingesse.

Venendo a' viaggi , 1' apostolo Tommaso percorse predi- cando immense regioni. Primieramentc sottomise gli Arabi

4l6 ATPENDIGE.

ed inoltrc i Parti alia legge di Ciisto. Avanzandosi nel I'i- inotissinio paese de' Sini , ancor questi illumino col santo Vaiigelo. Finalmente " oltrepasso 1' immensita dell' Oceano per illuminare nella fede gli American! stessi. » I viaggi di S. Toniniaso apostolo segnati dall' autore sono anche corredati di prove dedotte dalla storia e dalle scienze geo- grafiche e dalP autorita degli scrittori ; ne si tralascia di rispondere alle difficolta ed opposizioni emergenti. Quanto alia predicazione dell' Apostolo nelle regioni americane , ^ specialmente nel Braslle, si appoggia 11 canonico Rho alia tradizione costante ed universale de' Brasiliani di aver avuto a inaestro nella fede S. Tommaso, e soggiugne che tale tradizione non solo non e lontana dall' improbaliilita , ma anzi pill che mai si accorda co' principj della religione e colla verosimiglianza del fatto.

Si concliiude 1' opuscolo con varj cenni intorno il mar- tirio del Santo Apostolo , e colle Memorie intoruo alle sue sacre reliquie.

Diziuiiario-geogiafico-fisico-stoiico della Toscana con- teneiite la descrizioue di tutti i luoghi del Qraiidu- cato , Dncato di Lucca , Qarfagnana e Lunigiana , compilato da Emanuele Repetti , socio ordinario dell I. e R. Accadcmia dei Georgofili e di varie altre. Vol - Firenze , 1 833-34, presso I au- tore ed editore coi tipi di A. Tofani. Di questo utilissimo lavoro ne sono stati fin qui pub- Ijlicati tre fascicoli che comprendono 272 pagine in 8.° e vanno lino alia lettera B. Altri giornali ne hanno gia parlato con lode, e noi ci contenterenio per ora di aggiun- gere , che chiiinque hramasse di formarsi una giusta idea di quanto sia versato questo dotto scrittore nella storia dei bassi tempi e nella scienza diploniatica , e quanto cgli sia valente anche in fisica ed in geologia , bastcra ch'ei legga fra gli altri il titolo Abazia e gli articoli Arez- zo, Arno ed Appennino.

Ogniino poi di leggieri comprende f[uali e quante ri- ccrche , come e quanto varle (e molte di esse diflicili p delicate), richiedonsi per iin' opera di questa fatta, vo- leiido eseguirla con tutta coscienza , come fa il signor Repetli. D. Valeriani.

PARTE ITALIANA. 417

Considcrazconi generate sii la disposizione delV Unkerso, di Bode , astronomo di S. M. il Re dl Prussia , opera traslata nel i833 dal tedesco infrancese, ed ora Uberamente tradotta in italiano con note e con due tavole astrali dull Abate D. Giacinto Amati , Parroco di Santa Maria de Servi di Milano , esa- minatore-prosinodale , membro delV I. R. Accade- Ttiia Roveretana , ecc. Milano, iS3^, per JVicolo Bettoni e comp. , in 8.°, di pag. 112.

L' opuscolo del Bode , che ora esce in luce tradotto in italiano , non e slcuramente quello che procuro a un si valente astronomo la fama di cui ha goduto in Europa ; cio non ostante e hello il vedere un uonio dotto discen- dere a sminuzzare una scienza sublime in modo di ren- derla , per quanto si pub , accessiliile alle persone meno istrutte. Percio le Considerazioni del Bode furono favore- volmente accolte e ricercate in Germania, finche, trascorso quasi un mezzo secolo, cederono il luogo ad altre piu recent! opere di simil genere , meglio corrispondenti agli attuali progress! della scienza.

Noi non conosciamo quanto valga la traduzlone pubbli- cata nel i833 da un ecclesiastico della Diocesi di Beauvais, ne quali motivi lo abbiano indotto a riprodurre a profitto d'una casa d'educazione un' opera di data anticaj e percio ci limitianio a parlare della versione libera, ossia del tra- vestimento datoci dal sig. Amati ^ noi diciamo travestimento , giacche slamo persuasi che la licenza d' una libera tradu- zlone non debba giungere fi^o a sostituire allfc esatte espres- sioni d' un pregevole originale , gravi errori , e frasi prive di senso. Certo il signor Bode non ha mai detto che nel centra deir orl^ita di Mercurio possa trovarsi un pianeta ; ne che la luce e in ragione opposta del quadrato della sua distanza ; ne clie 1" anello di Saturno e stato scoperto dal- r Herschel ; ne che la terra osscrvata da Marte sembrcrebbe una Stella estremamente aha: ne che un minuto second© e la scssagesima parte d"un minuto 0 c!:un grado, ne che le stelle di prima grandezza debbono essei'e piu lontane di quelle di sesta ; errori tutti che s' incontrano nella tradu- zlone italiana alle pagine 48, 4.4, 64, 5/, 63, 67.

Bibl Ital T. LXXIV. 27

4l8 A 1' P E N D I C E.

Ma se sovente il traduttore si e presa una si gran li- berta , talvolta all" opposite e stato tanto fedele al testo francese clie si e accontentato di dare alle parole di esse nna termlnazloiie italiana. In fatti troviamo in piu luoghi die il sole o la terra od altro corpo celeste torna sul sue asse i che i pianeti hanuo una luce imprestata , 1' elisse ha due posti infuocati (Forse il traduttor francese ha reso il vocabolo brennpunct con point bnllant e di qui sono nati i posti infuocati ). Ma che piii ? il sig. Amati per aver vanto di fedelta ha in piu luoghi conservata 1' ortografia ed anche gl'interi vocaboli del suo originale, ed ha scritto Sirins, Herco- le , Cepheo, ecc. promiscuaniente con altri nomi tutti italiani.

Ora veniamo alle note, nelle quali il sig. Amati, sciolto da ogni legame, ha avuto campo di riunire in brevissinio spazio Vina quantita di errori che sembra incredibile : ec- cone alcuni de' piu singolari.

Nota I , p. 3a. " II flusso del mare e un movimento perlodlco del mare dall' equatore verso i poli , ed e piii sensibile in quelle parti piii lontane dal cerchio descritto dalla luna nel suo corso. »

Nota 3 , p. 37. " II diametro del sole visto dalla terra e di Sc)36 secondi » : T autore ha copiato questo numero dalla esposizione del sistema del mondo del Laplace, senza accorgersi che ivi si fa uso della divisione decimale del circolo e non della sessagesimale.

Nota I, p. 39. " Piazzi scopri nel 1800 Cerere , e nel 1807 Vesta. » L'arbltrio del comentatore va dunque fino al punto di togliere all" Harding il merito della scoperta di Yesta per attribuirlo a chi non appartiene.

Nota I , p. 43. " La luna gira intorao alia terra per una forza accelerata di projezione costante ed uniforme, la quale continuamente verso il centro della terra la spinge ». Come mai una forza di projezione puo essere insieme ac- celerata e costante , e spingere un corpo continuamente verso il centro?

Nota I , p. 62 , e n. I , p. 7a. " La stella sirio e una delle pill brillanti tra le fisse, ma che porta aridita. Le costellazioni dello zodiaco la piii parte assomigliate ad animali i di cui nomi portano, ovvero per V influenza loro sulla vita animale , ha dato origine a tale denominazione. >> Si notino le idee astrologiche qui richiainate in vita, e si osservi al tempo stesso la bella sintassi.

I'ARTE ITALIANA. 4 1 y

Noil entreremo in alciina discussione sulle cose conte- nute nella Dedlca, nel Prolegomeno e nelle Riflessionl del traduttorc le quail, vertcndo sopra oplnioai teologiche, noil soiio iiierce da giornali : solo cl x*estriiigeremo a rife- rirc colic medeslme sue parole alcuiie seutenze intonio alia cjuestione se in buoiia teologia si possa ammettere la pluralita dei mondi.

" Le astro nomiclie e cosniograficlie considerazioni si de- vono ammettere come sempllci proposizioni congliietturali, lie si deve essere allarmati per la discordanza di esse dalla cattolica fede.

" Siccome senza ledere la nostra fede si e fatta muo- vere la terra in cospetto del sole , cosi puo il moderno astronomo immaginar abitati i pianeti.

'< Non e alia nostra fede in urto il porre un sistema che si fonda sulle ipotesi {sic) della divlna onnipotenza.

" Si puo mandare iiidietro quanto si vuole la parola in principio Deus creavit ccelum et terrain.

" Non tiitto cio che e possibile a Dio puo sostenersi come realmente fatto.

'< Dio ha creato un solo universo e per dargll lace creo il sole , la luna , gli altri astri ed i pianeti ; di maniera che sono essi una parte dell" universo cui sono destinati^ ed un parziale ornamento d' un corpo non si presume che ill se contenga un altro tutto;, perche vi sta come iva. rag- gio nel circolo che da tanti raggi e egli composto.

" Non si potreblse supporre che Dio creato avendo 1' u- niverso per Tuomo, formato a lui somlgliante, volesse altri uomini con maggiorl o minori doti altrove creare.

" L'imaginare altri mondi si potreljbe dire I'efFetto della prima tentazione fatta alFuomo colle insidiose parole: voi sarete come Dei.

« La supposizione degli altri mondi ha qualche somi- glianza alia filosolia degli idolatri, die agli astri e fmo alio bestie attribuivano titolo di diviiiita.

" In ordine alle opinion! concernenti gli abitatori degli altri globi , il letfire potra admetterle o rigettarle second© che a lai sembreranno conformi ovvero opposte ai lumi della sua ragione.

» Gli altri globi sono abitati, cio e probabile anzi pro- babjlissimo.

420 A r P E N D I c r.

" Che tutti gli astri abbiano i loro abitatorl, capacl di co- noscere e dl amar Dio, qixesta e una questioue suUa quale la rivelazione tace. In questa materia le opinioni sono libere.

« L'infinita sapienza nulla lia detto airuomo degli altri mondi. S'egli vuole sapere di piu, studii: il gran libro della natura gli e aperto.

'< L'uomo ragionevole dira a se stesso : cessiamo dal faticarci in isterili ricerche ed aspettiamo a trovare in un mondo piu perfetto il rischiaramento dei misteri die quag- giu noi cerchiamo inutilniente di penetrare. »

Vi vorrebbe un altro Graziano per niettere d' accordo questi canoni che fra di loro sembrano afFatto discordanti.

Des piincipaux prodidts agricoles de la parde cond- nentale dii royaume de Naples , par S. Millinet. Naples y 1834, imprimetie du Fibrene , pag. 116.

Quest' opuscolo fa seguito ad altro dello stesso autore inti- tolato Coup-d'oeil sur I'industrie agricole et manufacturiere du royaume de Naples. In esso in dodici articoli si parla del gelso, della seta, degli olii, delle blade, de'cotoni, del lino , della canapa e di altre iDroduzioni sovente con esat- tezza e cognizione ", e se talvolta e I'autore incorso in er- rori , cio deriva dall' essere egli straniero , e dal non aver potuto osservare in tutto la condizione di quel reame. In ispezialita parlando dei gelsi esagera di troppo Tiner- zia degli abitanti quando dice che la coltura di quelle piante si accresce solo nei dintorni della capitale , e len- tamente nella Calabria ^ mentre all" opposto e nella pro- vincia di Terra di Lavoro e di principato Citra , e nella stessa Cajjitanata d' ogni dove si piantano gelsi , e ci ha un moviniento generale per produrre seta. Inoltre egli parla pochissimo intorno al lino , alia canapa , all' estratto di liquirizia , al vino , alio spirito di vino , alle dozarelle ed altre simiglianti cose che certamente non sono degli ultimi prodotti del regno. Ne saprenimo mai con lui con- venire , essere la nostra proprieta di beni fondl in alcuni luoghi cosi degradata che vendesi a ducati sei il moggio ; perocche prezzo molto niaggiore di questo hanno gli stessi luoghi sterili e pantanosi del nostro reanie.

In generale 1' opuscolo del sig. Millinet compensa questi e simiglianti difetti con giudiziose osservazioni e co' saggi

PARTE ITALTANA. 42 I

consigli di cui e sparse. Non pertanto ci sembra ch' egli non sia molto felice neir indagare le cagioni per le quali la nostra industria sia progi-edita , quando vuol ripeterle dal debito pubblico , ch' egli dice essere stato sorgente di pro- sperita per Napoli , ed aver formato lo spirito pubblico.

Saggio politico sit la popolazione e le contribuzionl del Regno delle due Sicilie al di qua del faro , di M. L. R. Napoli, 1834, fipografia Flautina , in 8°, di pag. 600.

Aunnnziammo tre opuscoli economico-politici, coi quali i loro autori nel passato anno molta j^ena si diedero per far credere ricco oltremodo il regno di Napoli (i). E pure r universale non voile credere alle loro parole ! ! ! Di cio non isgomentato il sig. Mauro Luigi Rotondo si avviso di pubblicare di proposito in seicento pagine un Saggio poli- tico sidle contribuzioni e sulla popolazione del nostro reame, pretendendo dimostrare die ridondiamo di tali ricchezze die nessun popolo ha , e noi stessi non abbiarao per lo addietro aAHite ; sicche non possiam desiderare stato mi- gliore. Dice in ispezialita die le contribuzioni non sono ne opprlmenti ne male allogate , e per riuscire in questo lodevol suo disegno fa un paragone in cifre numeriche della qnantita di tributi die in proporzioue degli altri stati paga Napoli, e veggendo che questa e minora condiiude prospera al sommo essere la sua condizione. In sifFatto paragone pero non esamina se i nostri tributi sleno pro- porzionati alia nazionale ricchezza , e se la inceppano in qualche parte , o ne impediscono lo sviluppo : altrimenti a nostro giudizio si sarebbe trovato in qualche imbarazzo. Inoltre, come dicemmo, il confronto e fatto soltanto per la quantita cogli stranieri tributi , senza porre a calcolo 1' in- dustria, la proprieta, il corso della moneta, e tutte le al- tre vlcende della economia politica degli altri Stati.

(i) Quest! tve opuscoli Bono Considerazioni sul basso prezzo del prodotn e se possa questo riguardarsl come wi bidlzio di pros per it a pubblica , di Giuseppe della Valle. Delia ndseria pubblica ^ sue cause ed irtdizj , considerazioni applicate alio stato attaale del Regno di Napoli , del Duca di Ventiguano. Della condizione economica del Regno di Napoli, letteve di Matteo de Augustinis. V. Tan- tecedente quaderao di aprile , pag. 1 1 3 e segg.

422 A.PPENDICE

II Iibi*6 e scrltto senz' ordiiie alcuno , con cattlvo stlle e non bi.ona lingua. Non di meno contiene molte prege- voli notizie sullo stato attuale della nostra finanza, le quali ha potuto r autore rendere di pubblica raglone , perocche il Ministro delle finanzs con molto senno in afFari del sue ripartimento ama sentire la pubblica opinione.

In qiianto a noi ripetiamo sul subbietto quello che altra volta dicemmo, esservi nel nostro regno per ogni dove un movlniento al bene per V ottimo governo dell' araatissimo Re , siccbe T energia de' Napoletani dlresti che opera pro- digi in fatto d' industria. Ma molto tempo dovra correre perche si cancellino le profonde ferite fatte alia nazionale ricchezza dal debito pubblico e dalle contribuzioni che in rapporto di questo crebbero, mentre T industria diminui- vasi e la . prosperita si degradava. Ne al depreziamento delle nostre principal! produzioni vino, olio e grano, po- tra supplirsl colle manifatture de' guanti e de' cappelli, come a taluno e piaciuto asserire.

Esperienza siiW azione cliiniica delle correnti iiidotte dal TnagiieUsino terrestre e da feiro-elcttro-magncd con alciine osservazioni sidla loro trasmissibditd nci coTidiLttori liquidi e sid fenonieni del disco di Arago. Torino, Stamperia reals, facciate 22, con tavola.

Dopoche Faraday scoperse nell'Inghilterra i fenonieni magneto-elettrici , si eccito negli studiosi della natura una nobile emulazione onde far progredire questo ranio delle fi- siclie discipline. Segnalaronsi fra loro De-la-Rive, Marianini, Dai-Negro, Noliili , Antinori, Botto. E ci e pur dolce di vedere come la nostra Italia abbia , piucche ogn' altra nazione , dati solenni ingegni a rintracciare la verita. II professore Botto pubblico gia due opuscoli in cui esponeva i suoi esperimenti relativl alle correnti magneto-elettriclie e termo-elettriche. In questo terzo mette avanti una con- tinuazione di altri tentativi diretti al medeslmo scopo. In- comincla ad esaminare 1' azione chimica delle coiTenti in- dotte dal magnetismo terrestre. Espone gli sperlmenti fatti sul platino , sul rame , sul ferro , sullo zinco , sugli acldi solforico , nitrico , idroclorico , sopra i solfati di ferro , di soda, di zinco, sopra i nitrati di zInco, di rame, di am- iuonlaca , di soda , sulF ammoniaca , la potassa , la soda e

PARTE ITALIANA. 4^3

loro Idroclorati. Consldera i varj effettl die rlsultano dal- r eterogeneita delle sostanze , dall' essere la superficie o piana o scabra. Poi fa passaggio ad esporre la decomposi- zione die ottenne co' ferro-olettro-magneti : fiiialmente de- scrive un siio elettro-motore niagnetico. A' suoi esperJmentl furono presenti i professor! Giobert, Midielotti, Avogadro, Carena , Lavini , delegati dalla R. Accademia delle scienze. La cliimica va gia di iiiolto debitrlce alia fisica. A qnante scoperte die luogo V elettro-motore dell" immortal Volta ! La geaerosa cospirazione de" fisici e de' chimici procatcera alle due scienze ed alle arti die lie dipendono una snc- cessione di utili ritrovamenti.

Calendario georglco della R. Societd agfcnia di To- rino per I anno 1804. Torino^ tipografia Cliirio e Mina , facciate n.° 120.

Le qnerce e gli olmi de' pubblici passeggi di Torino sono da alcuni anni infestati da bruclii. II P. Gene ve ne trovo due sorta: la Bombyx chrysorrhcea e la Bombyx dispar. Propone iin mezzo di fraacarsene : osserva die gli alberi di straniera provenienza non sono travagliati dagf insetti europei : consiglia percio a valersi del platano , del casta- gno d' Lidia , della catalpa , della robinia , del gelso.

II P. Lavini dimostro cbe la farin* di friMnento imma- turo contiene alcun poco di piii d' albumina* die cjuando il cereale e niaturo : non contiene punto di materia zuc— dierina : ha in vece una sostanza mucosa 5 una materia analoga al glutine , ma in poca quantita : finalmente tiitti gli ossidl e i sali proprj del frumento in minore jiroporzione.

II signor Merenda esamino i danni degP insetti all'agri- coltura e il modo di andarvi al riparo. Le specie piii dan- nose al Piemonte sono la grillo-talpa , i bruchi e la nie- lolonta. Fra le specie di uccelli die distruggono gl'insetti distinguonsi gli stornelli , le pidie, i passeri, le motacille. Propone di proibire la caccia , almeno per cinque anni ; vorrebbe pure die si proibisse T uccellagione colle reti , anzi con maggior severita, perclie distrugge piu facilmente i piccoli uccelli.

n signor farmacisla Alibene continuando le sue indagini sui modi piii convenienti ad aumentare nel Piemonte la

424 APPENDIGE.

produzione della potassa diede un supplimento alia Memo- ria pubblicata V anno precedente. E d' avviso che i vinac- ciuoli spogliati del loro olio vengano adoperati a comhusti- bile. Avendo assoggettato i semi alia distillazione ottenne una gran quantita di gas il quale ardeva con una fiamma pari a quella delle candele comuni : crede percio che si potrebhe adoperare questo gas, quando si venisse ad in- ti'odurre 1' illuminazione a gas idrogeno carbonato. Stabi- iisce che i pampini di primavera e le mozzature delle viti possano tornare opportune all' estrazione della potassa. Avverte in fine che il garabo della meliga somministra gran quantita di potassa.

II signer FumagaUi si accinse a considerare la malattia del riso chlamata ruggine o brusone. Tiene sentenza che essa sia cagionata dalle influenze elettriche atmosferiche. Propone percio di mettere un certo numero di spranghe franldiniane nelle risaje , appunto come si fa per preve- nire la grand ine.

II dott. Gatta esamino gl' insetti che danneggiarono la vite nella provincia d'lvrea nel i833. Essi sono la procris am- pelophaga, la pyralis vitana , il rhynchites betuleti, la cetonia hirta, la melolontha i>ulgaris. II dottore sperimento che sei grani di suljlimato corrosivo in sei once d' acqua comune coU'aggiunta di un po' di stereo bov4no per rendere la soluzione viscida , preservarono le viti dagl' insetti.

II pro£ ^eiae consiilera i danni che,d(>lla distruzione degli uccelli insetrivori provengono all' agricoltura : passa poscia a proporre mezzi per prevenlrli. Vorreblae che la caccia col fucile si permettesse solamente alle persone mature e possidenti.

II signor Luciano veterlnario fa oggetto delle sue inve- stigazioni la morva. Fa passare a rassegna le dottrine re- lative , poi si dichiara per coloro che riguardano la morva come contagiosa, e costantemente tale. Reca in mezzo piii osservazioni a ravvalorare la sua opinione.

II D. Trompeo fa un confronto ti-a il riso comune ed il riso bertone. i ." Terreni di prima qualita : semente per cadauna giornata di terreno : riso comune emine 5 : riso bertone emine 4: prodotto del riso comune emine 120: del riso bertone emine So; 2.° Terreni di seconda qualita: campi maggesati o nel primo anno di vicenda : riso comune emine 80 © 90 : riso bertone emine 80 o 90; 3.° Terreni

P\nTE ITALIANV. 425

di terza qualita , secondo e terzo anno di vicenda : riso comune eniiue 5o : riso bertone emine 42. Conchiude per- cio non doversi preferire il riso bertone al comune.

n signor farniacista Giordano analizzo il riso della Ca- rolina e quello del Piemonte , rinvenne nel prime molto maggior quantita di zucchero e di sostanza gommosa.

Tali sono le materie trattate nel Calendario georgico , il cui merito crescerebbe, se a giusto tempo, cioe in principio d'anno, e non a meta del medesimo come ora avvenne, se ne facesse la pubblicazione.

Delle rlsaje situate in diversi villaggi del tenitorio della cittd di Crema e della minore mortalitd dei loro abitanti in confronto di altii villaggi situati nel tenitorio stesso ove non esistono risaje, ed an- chc in paragone di alcune cittd e provincie intiere; analisi dell in^,emere Paolo Racchetti. Crema, 1833, tip ografi a B.onmi, in 8.°, di pag. 62. Frezzo lire 3 aiistriachc.

II titolo svela Tintenzione deH'autore che e dimostrare coi fatti che le risaje non sono nocive alia vita di coloro che le coltivano e vivono tra esse.

Fu gia clii con egual genere di prove prese a dimo- strare 1' innocenza delle marcite (*) , e la Biblioteca Italiana (t. 29.°, pag. 64) le ha combattute mediante argomenti , i quali si potrebbero medesimamente opporre alle dimo- strazioni del signor Racchetti favorevoli alle risaje.

Giusto e che i pericoli e i danni di una per altro si importante coltivazione , com' e quella del riso , non ven- gano esagerati , e teniamo per fermo che I'introdurla nelle valli acquidose de'fiumi e ne' luoghi palustri, sia, rispetto air umana salute, un passar da un male ad altro di gi-an lunga minore. Ma il soverchio assicurare , circa 1' influenza delle risaje , chi v' abita presso e chi le coltiva , e un pascere la pm* troppo frequente fnnesta indolenza di chi e tra' pericoli e non vi attende : tal gente piuttosto vor- rebb' essere istrutta e di tali pericoli e de' mezzi di pre- servarsene j e massime vorrebb' essere scossa la pieta dei

(*) A difesa delle risaje usolle anclie il prof, Biroli nel suo Trattato del Piso ( pag. 7 e seg. , 2.* ediz.).

426 APP. PARTE ITALIANA.

proprietarj ed aftlttajuoli a provvedere di opportuni sus- sidj , contro L morbi che li mlnacciano , i villici e i gior- nalieri intesi alia coitnra del riso , molti de' qiiali , venutl di lontano , riportano poscla alle loro case il funesto germe de' moi-bi suddetti , non senza die parecchi ne sieno tratti a lunghe infermita o ad accrescere il nuniero de" morti nelle loro parrocchie o negli spedali.

B.

V A R I E T A.

Cronaca delle scienze , lettcrc , arti , istriizionc e pubblica economia in Italia.

REGNO DELLE DUE SICILIE.

Napoi.t. iXvendo il sig. Commendatore Afan de Rivera stampato ua opuscolo intitolato Considerazioni sulle circo- stanze flsiche ed economiche del Tavoliere di Puglia , che in sostanza e un progetto non agevole ad esegulrsi di nionte frumeatario , bonificazione , e stabilimento d'' industria in quel luogo , ha dato occasione che un anonimo stam- passe una risposta ove meno si contiene una confutazione a quel progetto che una diatriba contro le nostre societa anonime di commercio. Lo stesso anonimo ha data pure una risposta quasi coUo stesso stile ad ua progetto del Marchcse Luigi Dragonetti che pur vorrebbe stabilire nel Tavoliere un gran monte frumentario a condizioni diverse da quelle del de Rivera , ma a nostro giudizio alquanto dannose non solo pel governo, ma ancora pei censuarj del Tavoliere. SilFatti opuscoli ci fanno ricordare cio che diceva Orazio : Iliacos intra muros peccatur et extra.

Anche il ristabilimento del porto in Brindisi, e le bo- nificazioni in quel luoghi sono oggetto di grave discussione letteraria ; e discesi sono nelF arena il sig. Giuliano de Fazio ispettor generale de' ponti e strade ., che per soste- nere un suo progetto crede non potersi vistabilire Tantico

V A R 1 E T A . 42J?

porto, ed il cavallere Teodoro Mont'icelll segretarlo dell'Ac- cademia delle scienze , che caldo di araore pel suolo ove iiacque avvisa 1' opposto. E non c"i lia dubbio che le os- servazionl del Monticelli contenute in tre Memnrie niesse a stampa sieno giudiziose e calzanti. Alle quali Memorie ha risposto il de Fazio facendone un esame critico.

Ill generale moki opuscoli si vanno rendeiido di pul)- blica ragione su varie cose clie riguardano la nostra pub- l)lica annninistrazione ; sicclie pare che con bella gara gli animi de' Napoletani sieiio ora Intesi a riprendere Teserci- zio degli studj economici. II che Ijisogaa confessare essere prodotto dalla pubblicita che mette il IMinistro delle fuianze ncgli affari del suo ministero , a fine di proraovere per ogni verso cjnegli studj a vantaggio dello Stato.

Sulla nioneta d' oro sta scrivendo un opuscolo il sig. Savarese per le riforme ch' ei crede doversi fare nel no- stro sistema.

II Duca di Ventignano sta preparando un' opei-a di prin- cipj della statistica.

In fatto di poesia non pare esserci cosa degna di me- moria. La Malibraniana e una raccolta di buoni , di me- diocri e di cattivi versi che taluni nostri poeti hanno di proposito scritto per esaltare !a sig. ]\Ialibran , sembrando ad essi non essere sufficlenti gli smoderati applausi che riscossi aveva quella virtuosa suUa scena.

L' ultimo giorno di Barhaja e un poemetto che il sig. Borsini da Siena ha voluto scrivere in lode di Domenico Barbaja , non ha guari cattivo impresario de' nostri reali teatri. E siccome per ogni dove parlasi di Napoleone, cosi Borsini ha voluto a questo paragonare il suo ei-oe ! !

II sig. Giuseppe Campagna autore di buoni versi e della mediocrisslnia tragedia il Ferrante ha fatto rappresentare nel Teatro de' Fiorentini altra sua tragedia iutitolata Lodo- vico il Mow. Certamente 1' argomento non e una bella me- moria pe* Napoletani e pe' Milanesi , che sebbene 1' autore siasi studiato di renderlo tragediabile , piu-e non vi e del tutto riuscito a giudizio del pubblico.

II numero de' nosti-i giornali e progredito sopra ogni credere , contandosene oltre i trcnta ; mentre che quattro anni fa non ne avevamo clie un pajo. E falso assoluta- mente cp\ello che si e scritto da un bello splrito in Fran- cia essere i nostri giornali copie e tradnzioni de' giornali

4^8 V A R I E T a'.

/rancesi, mentre basta leggerli per osservare che contengono merce indigena. La maggior parte de'loro conipUatori sono giovani. E convien dire sul proposito clie la nostra gio- ventii sta riemplendo il vuoto cli' era nella patria lettera- tura. Non e inutile notare qualclie particolarita di talnne di queste opere periodiche.

Gli Annali clvili sono scritti da valorosi uomini , i quali molta fatica durano a conipilare articoli dotti ed elabo- rati , in bello stile , e con bnona lingua ; ma la troppa dottrina e cagione che non sieno per le mani di tutti : oltre che quest' opera per sua istituzlone deve lodare sempre.

II Progresso e un buon glornale, leggendovisi important! articoli di scienze e di amena letteratm-a.

L' Omnibus cosi intitolato dalle grandi vetture di questo nome che traversano le nostre strade , e un carrettone che raccoglie ogni merce. Del resto e giornale in tutto il senso della parola , perocche iiitrattiene in qualche ora oziosa con le sue maldicenze , con qualche grazioso aned- doto , e talvolta anche coUe sue sciocchezze.

II Mercurio, postumo del Caffe del Molo , e un glornale che di proposito fa scrlvere Domenico Barbaja contro I'at- tuale compagnia Anonlma che tlene I'impresa de'Reali Teatrl. E un slngolare avvenimento che un cattivo e de- caduto Impresario di teatri a somiglianza di un uomo di stato voglla guadagnare la perduta opinione per via di un giornale.

II Topo letterato dava de' buoni articoli. Alcunl de' suoi compllatori han cominclato a scrlvere il Giornale di com- viercio che si propone di voler trattare varle cose utili in quanto a cio che concerne 1' industrla di qualsiasi specie, le arti, le manlfatture, ed in generale tutto cio che ha ri- guardo alia pubbllca economla. Fino ad ora se ne sono pubblicati due numeri che promettono bene del Giornale.

11 Folletto e leggiero come il suo nome.

II Giano non si sa che cosa sia , e fa bene a serbare uno stretto incognito.

II Diogene sente della botte , e della feccia , anzi che della bile di quel Clnlco.

II Veritiero e un povei-o compasslonevole buglardo , clie scrivono taluni ragazzoni.

II Vesuvio non ha il caldo del Vulcano che gli da nome, ed in vece e un freddissimo sposltore di cose notissime.

V A R I E T A . 429

L' industriule e una scelta di notizie , di scopevte , eel invenzioni , e di ammaestramenti per cose caiiipestri , di ])astorizia , di manifattura , di coinmercio e di statlstica.

1 cinque o sei giornali medici godono buona riputazione.

Anclie nelle provincie si vanno scrivendo giornali , e nella Capitanata gia se ne contano tre , fra i cjuali il Po- llgrafo clie raccoglie segnatamente le Memorie tutte di quella Societa Economica. ( Da lettera. )

GRANDUCATO DI TOSCANA.

FiRENZE. Un" Accademia cosi bene stabilita , com' e la nostra di belle arti , abbondevolmente fornita di tutt' i comodi necessarj , per partlcolare nauuiiicenza di tre so- vran! ; eve si trovano ottimi professori e maestri ed una doviziosissima collezione di gessi ; eve conservansi capi d' opera degli anticlii con una sufficiente riunione di qua- tlri , cui viene in soccorso la vastissima e sceltissima gal- leria publ>Iica ^ ed ove infine con raro esempio si studla il nudo, non solamente nelle ore di classe, ma nella estate anche nel resto della giornata, non puo certamente man- care di produrre , e li produce di fatto , moltissimi valo- rosi allievi.

Ma le cure sovrane si trovano poi in perfetta opposi- zione coll' indole della presente societa f, poiclie questa ordinariamente si lagna dicendo , die vi sono troppi arti- sti , e mancano tuttavia fra i medesimi qnei rarissinii ingegni clie vi fiorirono un tempo , e clie si amerebbe die fossero comuni ed a buon prezzo.

A provare la vanita della prima obljiezione io potrci facilmente dimostrare die in tutta Italia vi erano, innanzi al 1790, assai piii artisti di quelli die oggi vi sono, ed avevano tutti grandi opere da eseguire, e frequenti erano per essi cotali occasioni ; ed agevole pure mi sarebbe il compilarne la storia , corredata di tutti i suoi documenti.

In quanto poi ai rari ingegni , die si videro sorgere in altri tempi fra gli artisti italiani, non sarel)be neppure difficile a provare die ci sono anclie adesso, come sempre ci furono \, ma se lore mancano i mezzi onde svilupparsi, come conoscerli ? Io crederei duiique doversi attribuire la presente mancanza d' iucoraggimento a tutt' altra causa .

43o V A R 1 E T a'.

che a quella dell' esser troppi gli ardsti, ed al non tro- varsi fra questi straordinarj genj , come altre volte vi furono.

E non sarebb' egli per avventm-a piu semplice T acca- gionariie la prepotente influenza delle nordiche usanze , e rintroduzione dello stravagantissimo romantlclsmo, ed ogni altro peregrino ritrovamento, che viene sublto avidamente accolto fra noi ed alibracciato, senza esaminarne il valore, e senza calcolarne le conseguenze ''

Benche io non sia molto veccliio , ml ricordo pur non di meno di un tempo, in cui gli abitanti di ogni altra contrada europea scendevano in Italia per imitarne gli usi in tutto cio che riguarda i comodi della A'ita e le belle arti. Impararono essi dai nostri architetti a formare delle A'^aste e comode abitazioni, e queste adornarono suUa scorta delle logge vaticane tante e tante volte imitate. Le pareti, le soffitte ne abbellirono di pitture antiche e moderne , e tutti credevansi onorati quegli stranieri , se giungevano ad ottenere che si dicesse che i loro palazzi e le case loro somigllavano a quelle degl' Italiani.

Ora al contrario le nostre case ed i nostri moderni palazzi presentano il piu povero gusto , celato sotto il manto del grazioso : lo che equivale al dire , che somi- gliano alle case ed ai palazzi di Francia. Vi si scorge una infmita di piccoli oggetti , in vasellame dipinto, in bronzi dorati ed in cristallo , ridotto in mille diverse e tutte stra- nissime forme. Tutti ornamenti si complicati , e con si grande penuria di giudizio e di buon senso ordinati e di- sposti che stancano ed imbarazzano T occhio e la mente ad osservarli.

Ricoprono le piu ricche pareti qualche drappo di seta, e pill spesso della carta starapata , od anche un colore qualunque che si fa equlvalere a nobile decorazione. II lusso delle stampe incorniciate non e piu di moda. Non parlo dei quadri , perche questi producono malinconia e rendono troppo tetri gli appartamenti di coloro, che non sanno distinguerne le bellezze ed ammirarne i pregi.

Ed ecco che quelli i quali davano una volta precetti di buon gusto alle genti straniere , ne ricevono ora da chi riia piu corrottoi ed in vece di essere gli originali, si ab- bassano anzi e si umlliano al punto di farsi copiatori . come vinti da quelle necessita che non hanno mai sussistito

V A R I K T A. ijSl

fra nol , e die punto non vi esistono , iie vi esisteraano giammai. Mentre in quel paesi la ristrettezza delle case mette chl le abita nella vera necesslta cli fare a nieno di iiiolte cose. Le case grandi in c{uelle regloni non sono che per la bella stagione e non possono averle clie i ric- chissiini. (i)

In questo state di cose gli allievl delle Accademie di lielle arti , uscendo da una scuola classica , entrano nella societa e si trovano costretti a far cose altaniente dlsap- provate dalla scuola medesima. Obbligati dal bisogno di procacciarsi da vivere , devono produrre tante piccole cose atte alia vendita , le quali beucbe siano dipinte , non ap- partengono pur non ostante precisamente alia classe pit- torica. La stravaganza e portata a tale eccesso , che fra le altre mode e venuta anche quella brnttissiiua e ributtante di rappresentare assassini e masnadieri ! E tanto le vere , quanto le immaginate avventure di questi sciaguratissimi , ricevono grandi applausi da tutti coloro che si dlcono del huoii tono o i regolatori di esso.

A che dunque ha servlto al giovane studioso I'aver tanto sudato per imparare a disegnar correttamente un bel nudo , quando egli deve rappresentare il piu rozzo e volgare ? L' avere appreso a ben piegare toga o clamide , quando deve rivestJre le sue figure con cenci laceri di diverse per- sone ? A che gli giova d' avere iinparato a ritrarre suUe tele il delicato delle passioni, quando I'aspetto il piu de- forme del delitto ei dev' esprimere ? E quando finalmente deve far servire la piu bella delle belle arti, per traman- dare alia posterlta quelle turpissime azioni , che dovreb- bero essere per sempre dimenticate , quando per estrema sciagura fra noi succedono '

II gusto adunque delle piccole cose ha distrutto cjuello delle gi'andi, ed il pensiero non osa piii andare spaziando nel sublime i ed allorquando crede di aprir Pali per islan- ciarvisi , entra allora nel laberinto del romanticismo, e rivestendo di gotica apparenza cose conosciutissime e co- muni , crede di ravvlsarvi novita e pienamente se ne ap- paga.

(i) Cos! pare succede in Italia: i riccliissiuii poi si sono ri- doui in uumero uiinore stante la rijiai'tuiont; df lie grandi sostau/c oupra la luassa piii estesa det^P judu&triosi.

I Dire t tori.

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Ma una voce generale ripete , in forma dl risposta : non so- no piu i tempi: le guerre, i cambiamenti politici, le variate vicende e cento altre craise hanno prodotto cotal mutamento circa le belle arti ancora ed a quelli che le coltivano.

Questa scusa e capace ad appagare chi non conosce la storia ^ nia prendendo in mano , per poco , quella del bel secolo delle arti, facciamone il confronto coi tempi nostri. Vivevano forse allora gli uomini , come nel secol d' oro ? Chi ne sappia bene tutt' i particolari scritti o taciuti, sara costretto a convenire essere anzi stati quei tempi anche peggiori dei nostri , per le vicende die in essi accaddero. Eppure furono allora prodotte tante opere in pittura , quante mai se ne produssero e quante mai se ne potranno pro- durre dagli artisti in qualunque altra piu favorevole eta. Vana e adunque Paddotta cagione. E benche io possa in queste brevi osservazioni non aver colto nel segno intorno alle accennate cause , nessuno pero mi potra contraddire nella parte storica , che ora riepilogo in poche parole.

La societa sul finire del secolo passato parve sentire il bisogno di fare risorgere la scuola delle arti belle , che era caduta dalla facilita nella maniera^ e ne aumento gl'in- coraggiamenti , sapendo che dallo stesso operare nasce il vigore. Fece plauso ai primi segnali di miglioi-amento , ed assidua vi contribui quanto meglio poteva.

II perfezionamento segui a passi di gigante , e la societa stessa accrebbe i suoi sincerl applausi e se ne compiacque. E qui abbandono la Jjella impresa , ne sonovi oggimai rimasti che piccoli sussldj e rari, mentre che ora chi spende nelle arti , si veste quasi di ridicolo. II pagare una forte somma per un' opera qualuncpie , appartenente alle belle arti , e una forte pazzia fuori di stagione ; ma il per- derne una eguale od anche maggiore , avventurandola sulla celerita di un corsiero o sopra un tavoliere da giuoco e sventura onorata.

Pittura. Dopo di che, venendo ora a parlare indivi- dualmente dei nostri artisti , comincero dai pittori , e fra questi nominero pel primo, come jaer ogni titolo si con- viene , il signor Pietro Benvenuti Aretino , cavaliere del- r ordhie del Merito di S. Giuseppe e direttore della suUo- data Accademia di belle arti.

Notissime sono le molte opere di questo egregio artista , tanto a olio che a fresco : se ne puo vedere la serie nella

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faccolta delle Incisioni che dl esse fu cominclata in Fi- reiize ; ond' io non accennero qui che le priiicipali.

Dopo il qviadro di S. Donato , eseguito per Arezzo , che servi a far conoscere il nostro pittore, egli colori quello della Sibilla Delfica di stile grandiose , e quindi il trionfo di Giuditta , pure per la sua patria , composizione vasta e bella. In seguito poi esegui , presso a poco di egual grandezza , le altre due tavole , la prima rappresentante la niorte di Priamo, e la seconda il gluramento dei Sas- soni ; composizionl entrambe assai ricche e di buon gusto. Nello stile fiero poi dipinse il conte Ugolino nella prigione , con tutti gli accessor] di quell' orrlljilissimo t'atto.

Una Ijella e vasta sala deir I. R. palazzo Pitti fu da lui tutta dipinta colla storia favolosa di Ercole, dove mo- stro grande perizia nel dipingere a buon fresco, non rare volte ignoto a clii sempre dipinse a olio. E presentemente stassi occupato con indefessa assiduita e con tutta T in- tensity della sua mente , nel dipingere la cupola della fa- mosa cappella Medicea in S. Lorenzo, ove , dicono quelli che ne hanno veduta cjualche parte, egli sorpassa tutto cio che ha fatto di piu bello linora f, e cio in dimensioni colossali da atterrire anche i piu franchi.

Alcuni furono troppo timidi nell' accordargli il primato che merita questo celebre artista ; chi per rispettare il gusto del secolo , chi per ispirito cU parte e chi per non sapere come basare il suo giudizio. Io poi , senza veruna tema proferiro il mio , benclie non sia artista e non aspiri neppure a passare per infarinato;, appellandomi pero pill alia posterita sanzionatrice della buona fama, che credendo di far piacere ai viventi.

Esaminando bene pertanto la riunione delle parti che egli possede ed il grado loro in complesso , sono per- suaso che il Benvenuti jjossa chiamarsi il pittore del se- colo e che non sia facile incontrarne un altro del suo vigore (i). E so benissimo che separatamente vi sara chi Io superi in una parte o in due al piix; ma i meriti di

(1) Per giustificare questa proposizione dobbiamo interpietai-e che r autovf intenda di parlare della sola Toscana, giacche uon poche celebrate opera di altri maestri potremuio nietter a fronte a quelle del Benvenuti, le quali certameute ne sostenebbero il paragone. / Direttori.

Bibl Ital T. LXXIV. 28

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coniposizioiie, nuova, savia ed ingegnosaj di disegno cor- letto e di stile classico ^ di chiaroscuro castlgato e di ef- fetto i di colorito vigoroso e di espressione seiitita, il tutto connesso a moke altre qualith, che si richiedono tanto in teoria che in pratica , formano iin totale di sommo pregio , e che a ben pochi fu concesso.

Molta lode si deve pur anco al signer Nicola dt lui fra- tello , del quale pure si vedono in Firenze varie pregevoli opere a olio e a fresco, eseguite suUe tracce del degnis- simo suo precettore e fratello..

Del signor Giuseppe Bezzuoli , assai valente pittore di storie e maestro nella suUodata Accademia , moke lodate opere si ammirano ed assai piii se ne conterehbero, se si presentassero a questo abilissimo artista migliori occasioni, e piii favorevoli a far conoscere i suoi talenti.

II signor Gaspero Martellini si puo dire die sia nella stessa categoria, e per non ripetere ad ogni individuo le stesse cose, appartiene questa a tutti gli artisti toscani.

II signor Nicola Monti , pittore istorico , e conosciuto anche in Polonia ed in Russia , dove si ammira una sua tavola nella cappella di S. A. I. il Granduca Miclieie.

II signor Pietro Ermini, professore della scuola di di- segno nell'istessa Accademia, oltre ai meriti del dipingere a olio ed in miniatura, si distingue singolarmente co' suoi disegni per gl' incisori , i quali non fnrono mai eseguiti con tanta bravura e con tanta fiuezza di meccanismo. Molti perche lianno guadagnata all' eccesso la jjarte mec- canica , credono di uguagliarlo , ed agli occhi dei semin- tendenti si fanno ammirare. Ma i veri conoscitori sanno ben dlstinguere iTn''imitazione spontanea, e fatta con tutte le cognizioni dell' arte , che facilita all' incisore il suo la- voro , da una fluida morbidezza , che traduce qualunque autore alia sua snervata maniera.

II signor Gazzarrini, le cui opere si ammirano in Li- vorno sua patria , sta ora preparando per la medesima un altro grandissimo quadro , il quale non puo mancare di produrre ixn grand' elFetto.

II signor Cosimo Menitoni altro valente pittore di storia, gla allievo delPAccademia di Milano , indi di quella di Fi- J'enze, e ben conosciuto per varie opere assai pregevoli a fresco e a olio, che si ammirano in questa citta, ed anche di presente ne sta colorando alcune altre, le quali non possono mancare di procacciargli molta lode.

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II slgnor Giuseppe Fini Aretino deve coUocarsl nel prl- mo posto fra i pittorl di paesl della scuola fiorentina , e perche dotato di iiiolti talenti , e pei'clie lia fatti tutti gli studj clie a cjuella parte della pittura richiedonsi. Ma per rendergli questa giustizia Lisogua premettere che egli la- vora poco o nulla all' acquerello, ma segue i grandi mae- stri, i quali dipingevano a olio, oppure a fresco.

Essendo pero passata la pittura dalle pareti in quei libri, die si chiamano Album, ed essendo questi divenuti il termoraetro degPingegni, trovandosi poclie sue opere in detti libri, si puo temere che il suo nome non passi alia posterita j nel tempo die vi passeranno tanti talentini pigmei , die riempiono il mondo di quelle piccole produ- zioni , dette graziose , che la presente societa ammira con tanta passione , e die i veri artisti riguardano con occliio compassionevole, ma senza esternar il loro gludizio , per non incorrere nella indignazione de^Y intendenti del giorno , die molti sono e formidabili sentenziatori.

Non si creda pero che vogliasi con questo dlminuire il valore di alcuni , die per lungo esercizio sono giunti a perfezionare quel genere di pittura , i quali veramente vi producono opere aramirabili, avuto riguardo ai mezzi die adoprano. Ma quanto sarel)]je nieglio che tanta cura aves- sero posta in una inaniera piii stabile e die continuasse per molti anni il piacere di ammirarla?

E qui nasce una gran quistione , perche quelli che la coltivano pretendono che qnesta sia la maniera piu stabile die si conosca , bendie vi si opponga la chlmlca. Lo cre- da chi lo vuol credere, non io, die reputo le piramldi di Egitto e le pagode delle Indie piu atte a resistere agli urti dei secoli, di quello che le casucce colle mura di crcta, die sogliono fabbricarsi in alcune parti della nostra Italia.

Tutti poi studiano 1' arte della decorazione , e dapper- tutto si discgna 1" ornato ; ma questa bella ramificazione tlclla pittura ha 1 suoi precetti e le sue regole di compo- sizione. Ogni mediocre disegnatore e al^ile a copiare un beir ornato dei tanti bellissiini che ne abbiamo dagli an- tichi ; ma il diflicile sta nell" imitarli e nel coniporne alti-i ogualmente lielli , che adattar si possano ai molti usi od ai varj coinpartimenti decorativi.

II maestro di questa classe , signer Luigi Cattanei di Prato , oltrc ad avere un naturale buon gusto , possiede

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pure le siirriferite qnalita in supremo grado , ed e ben noto per vagliissiiui dlsegni e belle decorazioni. Ci lusin- gliianio che infondera questo suo sapere nella sua scuola, alia quale e stato da poco tempo in qua prescelto; e que- sta scienza della quale tutta qtianta la societa ha bisogno, ne ricevera uii nuovo lustro , e segnera , in certo modo , una nuova epoca di abbellimenti.

Anche a Siena il signor Francesco Nenci , plttore va- lentissimo, ha molti bravi allievi in quell' Accademia, della quale e direttore;, ed ammiransi di questo egregio artista, oltre le vaghe composizioni , colle quali ha adornato una magnifica edizione del Dante , la volta della cappella nel- ri. R. Villa suburbana , detta il Poggio Imperiale , ov'e rappresentata V Assunzione di M. Vergine , un' altra nel palazzo dei principi Corsini e molte altre pregevolissime opere.

E finalmente molte lodi tributare si debVjono ai signori Pietro Nocclii valente plttore e direttore dell' Accademia di Lucca, e Giovannetti plttore esso pure di molto merito e maestro di disegno in quella stessa Accademia.

Scultura. Passando ora a parlare degli scultori , faro primieramente brevl parole del signore Stefano Ricci , maestro della scuola di scultura nella stessa nostra Acca- demia di belle art! di Flrenze. Sappiamo bene che la vol- gare oplnlone vorrebbe togllere il primo posto a questo artista ;, ma coloro che fanno i Legislatori alia moda , giu- clicano di cio che loro place e come piii loro glova ;, ed in oggl tutto e rivolto al plcclno: chi produce piu plccole cose 5 e piu ralente.

Gli artlsti all'opposto giudlcano del grande, consapevoll che molti arrivati ad un certo apice nelle opere che non oltrepassano la grandezza naturale, slanciandosi nel colos- sale , sono rimasti al di sotto del mediocre-

Conosconsi del Rlcci molte grandl opere , la piu co- spicua delle quali e il cenotafio di Dante Allghlerl , il quale e sempre bello, malgrado le crltiche che gli furono fatte. Ma anche quelll del Canova fiu'ono criticati e re- stano sempre ammirablli.

II signor Lorenzo Eartolini , rinomatlssimo statuarlo an- cor esso , quasi innumerabili belle opere ha prodotte , le quali sono sparse in varie parti d'Europa. La piii bella ed anche la piii lodata e senza dubbio la Carita , gruppo

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per una cappella dell' I. e R. Villa suburbana , detta il Pog- ffio Imperiale. Anche una sua Ninfa, di grandezza natura- le , e di Ijellissima forma e di egregia esecuzioiie.

I suoi busti poi souo difTusi per ogni parte di Europa ed anclie in America ;, e si aspettano da qiiesto valentis- simo artista alcuiie altre grandi opere, che deve fra poco produrre alia luce , e nclle quali fara certamente mostra di tutto il suo sapere e de' suoi non corauni talenti.

I ritratti di Arnolfo di Lapo e di Bruneliesco , di di- mensione colossale, meritamente coUocati di contro all'im- pareggiabile opera loro, la Chiesa metropolitana fiorentina, hanno servito per far conoscere V ingegno e T abilita di Luigi Pampaloni, nell'arte difficilissiina della scultura. Tanto e vero die sono necessarie le occasioni, perche gli artisti possano distinguersi ! Ora si aspetta dal medesimo con molta impazienza un' altra statua colossale, che egli sta la- vorando , ed e il ritratto del Granduca Pietro Leopoldo I , da coUocarsi in una piazza di Pisa.

Debbono annoverarsi fra i giovani di grandi speranze, Aristodemo Gostoli del quale conosconsi gia alcune belle opere , Santerelli del quale ammiransi due bellissimi genj in un deposito di Santa Croce e Tommaso Gasperini.

II signer Pozzi, altro valente scultore, dopo aver molto operate in Roma, e ritornato in patria, ove ha eseguite niolte pregevolissime opere per I'estero, e sta presentemente lavorando una statua colossale, ritratto eroico del Granduca Ferdinando III di felice memoria.

Anche 11 signor Demi di Livorno fa incai-icato di una statua colossale del Granduca regnante.

Non pochi altri allievi di questa rinomatlssima Accade- mia potrebbcro cpii annoverarsi ancoi-a e pittori e scnltori, degni di molta lode per opere gia fiitte e per altre che ne stanno facendo ; ma siccome quest' articolo e gia lungo pill che abbastanza , cosi mi riserbo a moverne discorso in altra occasione.

Incisori in rame. II signor RafFaello Morghen , cava- liere della Legione d' onore e dell' ordine del merito di S. Giuseppe, passato viltiiuamente a miglior vita, fe troppo conosciuto a tutto il mondo per le numerose e mirabili opere sue , perche vi sia bisogno die io ne dica di piii. (*)

(*) Ad occupare, e ben degnamente , il posto del celebre Morghen vennc destinato il sig. Giovita Garavaglia pavese, le

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II signer A nglolo Emilio Lapi, Maestro trincisione nella stessa Accedemia, ne ha mandata innauzi, sotto il suUodato Morglien , per mold anni la scuola d' incisioae.

II sigiior Antonio Perfetti imita bene il suo maesU'o, come si vede nel rame da lui intagliato della Sibilla del Domenicliino.

Meritano pure una giusta lode i signori Cantini , della Bruna e Biondi.

II signor Paolo Lasinio e notissimo in tutta Europa per gP innumerevoli suoi intagli a contorno , e singolar- mente per la grand' opera del Campo Santo di Pisa , per quella della nostra R. Galleria e del Museo Borbonico di Napoli.

II signor Giovanni Battista Nocclii si distingue anch'egli per le incisioni a contorno in legno, eseguite da disegna- tore e non gia da fabbricante , come da molti speculator! costumasi.

Pietre dure. E gia noto che in Firenze fu stabilito una specie di mosaico di pietre dure , il qiiale benche difFerisca dai mosaici antichi, segue non jjertanto in qual- che parte i medesimi precetti. Tutti sanno che questa offi- cina richlede una sjjesa imraensa , e che abbisogna dclla particolar cura del Governo , ed anzi ne e una delle sin- golari munilicenze.

Negli anni scorsi occuparonsi i cultori di quest" arte a vincere tutte le posslbili difficolta , e sebbene produces- sero opere ammirabili pel meccanismo , mancarono pero di un certo gusto e di una scelta piii particolare e migliore.

II signor cavaliere Carlo Sivies^ Direttore di questo sta- bilimento , colle sue non comuni cognizioni e coll' imjsa- reggiabile assiduita sua , e pervenuto a far eseguire dei lavori , che si crederebbero qualche volta miracolosi. I pezzi dell'intaglio non sono sempre piccoli e piccolissimi, come pratlcavasi dapprima. Egli pone a suo luogo pezzi grandi , dove si richiede dall' opera, e questi sono con tal arte prescelti che sfidano il pennello nelle mezze tiute e nelP impasto dei colori.

Vi si ammira spessissimo una naturale illusione , che i colon del pittore potreljbero appena imitare. E se qualche

ciii onere iiientre onorano l" Accadeaiia di Milano che gli fu uiae- stra , atcestaoo la saggezza del Gran Diica ia tale scelta.

I Dlrettori.

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volta questa illusioae non e generate in tutti gli oggetti iinitatl , non e gla per colpa di chi la cllrige , ma per mancanza soltanto di quelle rare combinazioiii , clie nelle >pietre dure prescegliere si debljono. Ed e imoossibile di es- sere forniti di uu magazzino , quale vi abbisognerebbe, colla riunione di tutte le pietre dure delP universo e con tutte le loro infinite varieta. D. Valeriajii.

Notizia di alcuni manoscritti orientali che trovansi vendl- bili in Firenze :

i." Divan-El-Mutenehbi , vale a dire, raccolta di poesie di El-]Mutenebbi , clie e il primo , ed il plii celebre fra i poeti arabi. Questo manoscritto, benclie sia stato eseguito da diverse mani , e pur tuttavia assai corretto. II niedesi- mo contiene tutte le poesie del Mutenebbi con una notizia prefissa a ciascuna di esse , indicante il soggetto della me- desima , e P occasione in cui fu fatta.

2.° Nassihet-ul-Muluc , ossia, conslglio ai re: lijjro di morale e di miscellanee , assai conosciuto fra gli Arabi c fra i Persiani e da essi tenuto in molta estimazione.

3.° Lubab-id-trab , libro di gramniatica araba, tenuta in gran pregio dagli orientalist!.

4.° Commento sopra un libro sulla religione musulmana, di Hafig-Isinail, molto rinoniato, e corredato di molte note.

5.° Libro sulla legislazione musulmana , di Cadi-Klian. Questo manoscritto e mancante verso la fine.

6.° laritch-Ali-Osman , ossia una parte di storia degli Ottomanni , composta da Hoggia-Effendi , Manoscritto ese- guito nel carattere dei Divani.

7.° lusuf e Zuleikha., poema turco, contenente il romanzo di Giuseppe Ebreo, e Zuleikha figlia del re di Egitto, se- condo la tradizione orientale : IManoscritto in carattere detto nesklii , alquanto pero danneggiato dal tempo.

8.° Le poesie di Riazi poeta turco.

9.° Divani Negiad, ossia raccolta delle poesie di Negiati, altro poeta turco.

io.° Divani-Miinir , ossia raccolta delle poesie di Muuir, uao dei piii antichi , e dei miglioi'i poeti turclii. Questo manoscritto e forse antografo, essendovi legistrata dietro la pagina del frontespizio la nascita del nipote di questo poeta per nome Hassan, avvenuta nel 1090 deU'Egirai come vedonsi pm-e registratc in seguito sull'istessa pagina altre nascite di altre persone della sua famiglia."

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11." Megmua-Nefisse , ossia , raccolta dl miscellanee tur- che , arabe e persiaiie.

ia.° II Galistan di Taadi , celeberrimo poeta persiano.

1 3.° Muftah-Unnugiat , operetta persiana sulla religione musulmana, seguita da varie miscellanee, persiane ancor esse.

14.° Megunn-Seili , celebi-ato poeraa persiano. Qnesto Manoscrltto e molto pregevole pel suo bel carattere detto talic ^ ed e inoltre ornato di varie miniature. E uscito probabilmente da qualche biblioteca imperiale.

1 5.° Hosreii-u-Sewia; altro poema persiano, molto famoso ancor questo. La scrittura ne e pure molto diligentata e bella. Fu scrltto nell' amao 880 dell'Egira.

D. Valeriani.

Pisa i5 giugno. Lo studio delle scienze naturali si e notabilmente ravvivato nella nostra Universita in quest! viltimi anni per la generosa protezione che accorda alle me- desime il clementissimo nostro sovrano. Tutti i puljblici stabilimenti destinati a facilitarne e prorauoverne la cultura hanno da lui ricevute grandiose largita. II Giardino bota- nic© ed il Museo di storia naturale sono stati beneficati particolarmente ^ e se ne vedono gia i risultamenti feli- cissimi. La costruzione di stufe piu ampie , la formazione di piu comodi tepidarj e frigidarj , I' acquisto di moltissime piante nuove merce della somma intelligenza , con cui lo dirige il prof. Gaetano Savi^ uno tra i piu distinti botanici d' Europa , ban ridotto il nostro giardino niente inferiore ai piij, famigerati d' Italia. Copioso ne era gia F erbario create dal Savi , e dal medesimo successivamente arriccbito per r attiva corrispondenza cb' ei mantiene coi botanici esteri ; ma ben piii copioso e divenuto dopo die il gran Duca ha regalato al giardino 1' erbario Pvaddiano. Molte specie ancora del tutto ignote tra noi contenute in qnesto erbario sono state illustrate dal Savi in un opuscolo inti- tolato Alia Memoria di. Giuseppe Baddi dal P. G. Savi, che unito all' altro che ha per titolo Cose hotaniche, compie la serie delle interessanti Memorie fin qui pvibblicate dal valente professore a gran vantaggio della scienza botanica.

II Museo poi pub dirsi, se non fondato , almeno richia- niato quasi a nuova vita dalla generosita del sovrano col- r opera del giovine ma peritissimo naturalista prof. Paolo Savi, direttoi-e del medesimo. I raolti acquistl preziosissimi

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die questi ha fatto viaggiando per la Fraucia a spese del pi-incipe , e seguendo il principe stesso In Germania e nel regno di Napoli hanno grandemente arriccliite le gia scar- sissime raccolte di cose naturali. Tra gli aiticoli acquistati per la mineralogia voglionsl particolarmente rammentare la Collezione mineralogica d' Heidelberga ; la coUezione ve- ramente magnifica dei prodotd vesuviani portata da Na- poli; quella delle rocce raccolte in Francia ed in Germania, che va sempre accrescendosi per T aggiunta delle rocce toscane. La bella collezione delle concliiglie del Gualtieri , r unica di qualche iinportanza che qui fosse , e stata no- tabilmente accresciuta e riordinata : e tutte le parti della zoologia sono state tanto arriccliite , che per questa classe il nostro Museo e tra' primi d' Italia. Forse pel numero degl' individni si trovera inferiore a qualcuno ; ma certa- mente non cede ad alcun altro per la naturalezza , eleganza e freschezza delle preparazioni, per la lilosofica disposizione e Tordine ben inteso con cui tutti gli articoli vengon classati.

Deesi molta lode al prof. Paolo Savi , perclie non solo si occupa nel classare i prodotti naturali , ma li descrive e grillustra con Memorie piene di dottrina. Son noti i suoi lavori zoologlci , e particolarmente T Ornitologia toscana. Attualmente da opera alia carta geologica della Toscana e paesi limitrofi :, e quanto prima ne saran pubbllcate quelle porzloni, che appartengono al ]Monti pisani, alle Alpi apua- ne e all'Isola delPElba. Servlra d"" illustrazione a questa carta la descrizione delle rocce toscane di cui abbiamo detto che esiste nel Museo una ricca collezione.

Anche la scuola di chimica ha richiamata la generosa attenzione del benefico sovrano. Dall' angusto e quasi in- decente sito in cui era in passato , e stata ultimamente trasferita in un ben piu. ampio locale dirimpetto al museo ed al giardino , accanto al gabinetto di fisica sperimentale. Ivi si e costruito un magiiifico teatro e un comodissimo laboratorio : se le sono aggiunte alcune spazlose sale per dlsporvi gli apparati a macchine chimiche , le collezionl di prodotti naturali e di preparazioni chimiche, tutto in somma cio che puo occorrere per uso della scuola : e stata generosamente fornita di tutti i piu important! nuovi apparati ed istrumenti che maucavano , ed eran necessarj per tener gli student! a livello della scienza ; e finalmente se le e fatta una piu copiosa annua assegnazione per le

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spese occorrentl non tnnto per la lezione , quanto per I'ac- quisto di nuovi strumenti.

II direttore di questa scuola sigiior prof. Giuseppe Branchi grato a tanta generosita ha voliuo perpetuarne la memoria apponendo nel teatro la seguente iscrizioue in manno, clie serve anche a dar la storia della scuola fondata e diretta in principio dal D. Anton Niccola Branchi suo padre.

Leopohlo . II . 31 . Etrurim . Duci . P . F . A .

Quod

Pisanam . Chemioe. . Sdiolam

An . M . DCC . LVII . A . Francisco . II . InstiUitam

AntOnI- Nicolai . Branchi . Floremia . Pisas . Arcessiti

CiirOi Ft . Magisterio . Primwn . Demandatam

Leopoldl . I . Post . Ann . XXF Munificentia . Finnatain

Et . Filionim . Eius . Ferdinandi . Karoli . Et . Leopoldl

Quos . Pater . Chemice . Amantisslmus

Auditores . Branchio . Commiserat . Prcesentia . Honestatam

Ad . Priscas . BlbliotheccB . jEcles

Amceniorem . In Locum . Transfeni . Ibique

Commodiori . Officina . Theatro . Capaciori . Extnictis

Grandioribus . Aulis . Adiectis

Machinis . Apparatibusque . Cheinicis . Recentioribus . Perfectioribus

Instrui . Jusserit . Anno . Regni . Sui . FIIII

losephus . Branchius . A . Nicolai . Filius

Rei . Chemicce . Tradendce . RegendcE . Prcefectus

A . Scholcje . Inscitutione . Secundus

Grati . Animi . Monumentum . Posuit . Anno . M . DCCC . XXXII t

Principi . Optimo . De . Scientiis . De . Se . Benemerentissimo

La Scuola chimlca di Pisa non solo e grandiosa e nia- gnifica pel materiale forse piii, certo non meno di qualun- que altra ; ma non meno che qualunqne altra e utile alia studiosa gioventu per lo zelo con cui si presta ad istruiria il prof. Branchi generalraente ammirato e per la profonda cognizione della scienza teorica e per una tanto singolar de- strezza nell' arte sperimentale, che nelle sue dimostrazioni non gli fallisce mai alcuna ne meno delle piii difficili sperienze.

Prima ancora die la scuola di chimica , il gabinetto di fisica sperimentale avea risentiti i benefici eiFetti della ge- nerosita di Leopoldo II. Mancavano le macchine necessarie per dar contezza delle recenli scoperte relative alP elettro- magnetismo nella sua generalita ed alT ottica ; e P annua dote del gabinetto non liastava a fame P acquisto. Non si

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tosto 11 gencroso sovrano ne fa nvvertito , che si fecero venire tutte da Parlgi ; e 11 gablnetto si ridusse cosi ben fornito , clie nel cadente anno scolastico il valentissimo prof. Paclnotti ha jiotuto ripeter tutte per lo raeno le plu important! , plu curiose e plu istruttlve sperienze sui fe- nomeni della semplice e doppla refrazlone, della defra- zione e della polarizzazlone della luce, clie luaestrevol- mente eseguite , e non per anche vedute in Toscana hanno servito non mcno al diletto , che all' istruzione. Ha pure (1 detto i^rofessore ripetute tutte le principali sperienze relative all' elettro niagnetlsmo e alle induzioni elettriclie, varlandone sagaceraente gli apparati , e riducendoli alia masshna sempllclta. Ha poi in tal clrcostanza leggermente accennate alcune sue nuove idee sul modo di rlunire tra loro i varj fenomeni delle induzioni colla dottrina delle atmosfere elettrlche: ma di cpieste probabilmente dara con- tezza al publ^llco egll medesinio.

II j^rof. Regnoli non nieno dlstinto per una singolare destrczza della niano, che per una profonda cognizlone deir anatomla mantlene ed accresce alia scuola chlrurgica pisana quel lustro che sotto la dlrezione del sue maestro prof. Vacca la porto a prlmegglare In Italia. I glornali medici hanno parlato delle molte dlfliclli operazioni , che fcllcemente eseguite dal prof. Regnoli rlchlamano in Pisa i malati che sperano la salute soltanto dalla mano di un chirurgo abillssimo. L" amputazione dell' os so mascellar su- pcrlore esegulta sette volte, quella d'ambedue Tarcate al- veolari ; la legatura dell' arterla illaca esterna ; un' ernla- tomla per un' ernla inguinale interna spinta nell' abdome strangolata dal sacco ernioso ; una lltontritla alia manlera del Civlal si rammentano specialmente tra le piii dlfticlli operazioni del Regnoli : ma una se non plu , certo non meno dlfllcUe ne fece pochl mesi sono a un marinaro corse; gli amjiuto cloe la meta della mascella inferiore vizlata per un vastissimo fungo emato-midollare con tanta destrezza e slcurezza di mano, e con tal fellce successo che cagiono la plu gran sorpresa nei professorl ed in altre molte persona intclllgentl che asslstevano all' operazione. I fratelli Nlstri ne ban pubblicata una descrlzlone esattlsslma, che potra rluscire luolto istruttiva pei coltivatorl dcll'arte chlrurgica: e intanto la notizia divulgatane ha procurata al Regnoli I'occaslone dl far vina simile operazione con egual suc- cesso in (juesti ultlmi giorni.

444 V A R I E T A .

Anclie l;i scuola c\i fisiologia fe riuscita nel caduto anno scolastico niolto interessante. Mancando il professoie dl fi- siologia e state incaricato di farne le veci il D. Tommaso Biancini , settore e ripetitore d' anatomia. Egli con molto plauso ha soddisfatto al decoroso incarico richiamando ad ascoltarlo regolarmente non solo gli scolari , ma anche al- CLini dei provetti medici piii distinti della citta. Persnaso che lo studio della lislologia disgitinto da cjuello dell' ana- tomia non e die speculativo ed ipotetico , e. quello del- 1' anatomia disgiunto dalla fisiologia e arido sovercliiamente e disgustoso, si e prefisso il Biancini di raostrar col fatto quanto dilettevole ed utile puo riescire la combinazione deir uno coll' altro. Quindi provando generalmente le sue proposizioni con dimostrazioni anatomiche e colle esperienze, lia portata molta cliiarezza e miglior ordine nelle question! fisiologiche: ha confermate con nuove sperienze verita gia conosciute , ed ha pure enunciate e stabilite alcune novita di qualche iinportanza. Cosi la dottrina delle membrane e ridotta piii chiara e meglio ordinata dalla nuova classa- zione ch' el ne ha fatta. Ei divide le membrane in due classi, che chiaiua una delle secernenti, V altra delle non secernenti. Nella prima colloca quelle , che hanno una su- perficie aderente , ed una libera , da cui si separa un umore i nella seconda quelle , che avendo aderenti ambe le superficie , non separano alcun umore: deduce poi i nonii distintivi di quelle della prima classe dalla qualita deir umor separator sierose, per es., mucose ecc.^ di quelle della seconda dalla loro particolar formazione , come fi- broso-muscolari, fibrose-nervee ecc.

Voglionsi pur rammentare alcune nuove preparazioni deir ossa , con cui confermo la teorica dello Scarpa sulla lor formazione , e quella con cui provo la sua nuova opi- nione , che le cartilagini d' Incrostazione sian residui di quelle , che formano le ossa , le quali non hanno potuto ossifiearsl per mancanza di quiete. Sono state poi parti- colarmente lodate le nuove preparazioni anatomiche , con cui sempre piu validamente sostenne 1' opinione del Ma- scagni sul numero delle anastomosi dei linfatici colle vene, in aumento di quanto avea delto su questo proposito nelle Memorie stampate nel Nuovo Giornale dei letterati di Pisa mostrando evidentemente che non sono che due.

Parlando poi deU'assorbimento mostro falsa I' opinione di quel, die lo credon fatto dalle vene e non dai linfatici:

V A K 1 E T a'. 445

e siccome il principal foiidauiento cU questa opiiiione si deduce da un' esperienza di Mageiidie , die avendo legato il canal toracico sinistro di alcuni animali , non li vide perire -., il Bianciiii ha dimostrato , die qnesto sperimeiito nulla conclude facendo vedere , die oltre il condotto legato dal Magendie, esiste una rete di liafatici a maglie lai-gliis- siine , continuazione di quella die si trova sulle vertebre lombari , e per questa rete si fa la circolazione , quaudo e impcdita quella pel condotto toracico legato. Accenniamo cosi compendiosamente questo d'altronJe molto iniportante fatto, perclie sappiamo che il Biancini annuncio, die sta per pubblicarne un' esatta descrizione con una tavola.

Come per corollario della dottrina suirassorbimento de- dusse il Biancini, che priva di fondamento e Topinione di quelli , che credono die la capacita di tutto il coniplesso delle vene sia maggiore di quella di tutto il complesso delle arterie. Queste cajsacita dovend' essere proporzionali alia quantita de' fluidi die contengono , siccome i fluid i die riompion la capacita delle vene non sono in maggior copia di quei che riempion la capacita delle arterie , cosi la capacita delle vene non e maggiore di quella delle arterie.

Tolse poi la niaraviglia che eccita nei meno periti la coesistenza della diastole negli atrj e della sistole nei ven- tricoli del cuore , mostrando, die le fibre degli atrj son separate da quelle de' ventricoli da due cerchj semicarti- laginosi posti lungo i due cerchj coronarj del cuore.

Finalmente ftirono osservate con plauso le preparazioni e le sperienze con cui confermb certe sue opinioni enun- ciate da qualche anno sulla natura dell' utero e sul com- niercio sanguigno tra la madre ed il feto. Mostro in un utero vaccino gravido le fibre iiuisculari, di cui molti cre- dono che r utero manclii ; e fece vedere che queste fibre hanno una forza contrattile aprendo il ventre d' una gra- vida porcellina d' India , e facendo osservare che T utero si mise tosto in contrazione. Conferuio poi, die il san- gue della madre passa nei feto immediatamente , presea- tando diverse preparazioni che mostrano chiaramente la via per cui si fa questo passaggio.

Non puo negarsi die il dar cosi la fisiologia recherebbe niolto vantaggio alle scienze medidie , ed e percio niolto desidcrabile che s'introduca questo metodo in tutte le scuole.

( Da lettera. )

4h-6 V \ R I E T A*.

REGNO LOMBARDO-VENETO.

MiLANO. Cenni storici sulla Barrieradi Porta Orleiitale. Noil rade volte avviene che la piu parte cle' cittadini od ignori, od imperfettamente coiiosca la stoi-ia di qnegli edi- iicj che al comun comodo o piacere , ed al lustro della patria farono innalzati. Qulndi ne provengono le taate sva- riate osservazloni , i non ponderati giudizj , e gli straui travedimenti. Ne varrebbe il dire che ognuno che il vo- glia negli archivj rovistando i-avvisar puo di leggieri e porre ad esame e le cause che ne indussero il coucepiraento , e i mutaraenti che per imprevedute circostaiize vi tennero dietro, e il dispendio della totale esecuzioiie. Perciocche la piu parte del Pubblico rifugge da qualsivoglia iiidagine che tornarle possa a disagio od a fatica comeche tenuis- sima. Laonde condottasi , non ha guari , nella patria nostra a compimento la Barriera di Porta Orientale , giovera 1' e- spori-e succintamente i fatti che ne precedettero , accom- pagnarono e conchiusero la costruzione , attignendoli ad autentici fonti.

Al declinare del passato secolo i Milanesi In-amando dt accrescere perspicuita e splendore al corso di Porta Orien- tale, gia divenuto precipuo e genial convegno al publilico ]>asseggio, determinarono che ivi appunto ove quel corso !ia principio , cioe all' ingresso della citta , non dovesse giusta r antica consuetudine innalzarsi o porta od arco , ma l>ensi un edillcio in quel modo disposto che dagli ol- tramontani chiamasi Barriera. A tale divisamento eransi eglino indotti , perche dall" interno del corso il loro sguardo spaziare potesse liberamente oltre i confini dellemura, ed allegrarsi alPaspetto della campagna e del grandiose viale conducente al villaggio di Loreto , non che delle briantee colline , clie quasi colle alpi sfumare veggonsi suU" oriz- zonte : delle quali spontanee bellezze mostravansi eglino jjiii vaghi che di qualsivoglia monumento d' arte , dalla cui mole potesse in alcuna parte iuipedirsene il vagheg- giato aspetto. Percio al Piermai-ini , che in quell' epoca teneva presso di noi il campo deirarchitettura, comuiesso venne il disegno d' una Barriera si fatta clic al doppio de- siato scopo corrispondesse. Ne guari ando ciie si pose mano air opera co" sussidj della civica allor sussistente Banca di

V A R I E T A . 447

S. Ainbrogio ^ correndo T anno 1787. Ma que' lavori lenUi- mente i^i-ocedevano. Clie anzi gia scorsi erano sette anni, e tuttavia redificio giaceva iniperfetto per cagioul clie qui non gioverebhe il ricordare.

Correva il 1820 f, ne ancora pensato erasi a dar cora- piniento alia Barriera del Pierniarini : se non die abbiso- gnando essa di alcune riparazioni svegliossi piu clie niai efficace il desiderio di vederla al suo ternilne condotta. Con tale intendimento TI. R. Direzione delle Dogane ne com- niise il disegno delle parti od opere tuttor niancanti al suo proprio ai-chitetto , signer Gaetano Faroni. Ma ben cin- que anni trascorsero prima die cotal disegno piii volte ri- formato dal suo autore riportasse i favorevoli giudizj della Coiiiniissione all' ornato e del Consiglio municipale. Final- niente T I. R. Aulico Dicastero , cui trasmesso erasi il di- segno, dicliiaro doversi dal regio erario pagare le lire 70,000 austriaclie, clie in sussidio dell" opera gli si chiedevano , ma ad un tempo concedersi al Comune di Milano pienis- sima facolta di scegliere e far eseguire quel qualunque altro disegno avess' egli giudicato piii convenevole al luogo ed air intento. Pero I'l. R. Governo di Lombardia veniva raccomandando clie nella elezione del disegno qiiello si anteponesse clie al decoro ed alia venusta del concetto accoppiasse la forma d" una Barriera; percio esclusa sempre Voleasi qualunque idea di arco o trabeazione. Ai nieglio Veggenti sembrava pertanto doversi piii clie all' economia rivolgere il pensiero alia magnificenza ; trattandosi d' una barriera che dall' una parte mettere dovea alia metropoli dell'impero, per la f[Uale erano quindi eutrati solennemente e sovrani e principi deiraustriaca dinastia, dalfaltra al R. I. Palazzo per la corsia de' Servi destinata a divenire la pill cospicua contrada della citta ed a ricevere qual mo- numento di riconoscenza il titolo di Strada Augusta.

II Comune di Milano , divenuto T arliitro ed il precipuo motore dell' opera , delibero clie si aprisse il concorso per un nuovo disegno , colF espressa condizione die qucsto conformato sempre apparissc alia foggia di Barriera , pel cui cscguimento assegnava la somma di aust. lir. 3oo,ooo, comprese le lir. 70,000 assegnate sul Pvegio Erario. Ne venne inimantinente dalla Commissionc all" ornato stcso il programma. Esso fu publjlitato nel i." giugno del 1826, e nel 3o novembre del medcsiino anno si trovo esscre ben

4ij.8 V A R I E T a'.

trentaciiiqne i disegni al concorso presentati. Tanta copia di concorrenti esigeva non comune solennita di giudizio , e singolare dottrina delP arte da proclamata integrita non disgiuiita nelle persone che proferirlo doveano. II Consiglio iiiunicipale persuaso dell' impovtanza di tale principio as- sumenie voile i giudici non dalla sola Milano, ma ancora 'la altre citta : laonde pienamente corrispose alia pubblica aspettazione nominando air onorevole incarico 1 chiarissimi architetti cav. Giocondo Albertolli , cav. Luigi Canonica , professor! Giovanni Antolini , Carlo Amati e Giovanni Bianconi, ed i signori Gioachino Crivelli e Nicola Dordoni.

Arduo al certo e spinoso era 1' incarico che a que' va- lenti architetti volevasi affidato. Imperocche la scelta ch' e- glino fatta avrebbero del disegao riiiscir non poteva che gradevole ad un solo , Ingrata necessariamente a tutti gli altri che avventurati eraasi al cimento. Questi se prima del giudizio niostravansi discordi sul diverso merito dei disegni al concorso presentati , proferita la sentenza , uniti sarebbersi per detrarre a cjuello che ottenuta ne avrebbe la palma. Pero tale considerazione non poteva che rendere vie pin ponderato e maturo il giudizio della Commissione, la quale dopo non poclie radunanze e lunghi esaini pro- nunzio a favore del disegno portante I'epigrafe =: Piu me- ritar che coiiseguir desio =. Apertasi la scheda , si trovo esserne autore I'ingegnere architetto Rodolfo Vantini, pro- fessore di disegno nelP I. R. Liceo di Brescia. Ne alle arti nuovo era il nome del Vantini. II disegno del Campo Santo di Brescia , e 1' esecuzione della grande cupola del Duomo di quella medesima citta procurato gia gli aveano non solo un luogo distlnto fra gli architetti contemporanei , ma al- tresi I'onore d'essere ammesso tra' socj corrispondenti delle II. RR. Accademie di Milano e di Venezia. Percio il Muni- cipio nostro avevalo pure iscritto fra' membri della Com- missione, cui commessa avea la scelta del disegno per la Barriera.

II Consiglio municipale nell' atto di approvare la scelta del disegno , voile che alio stesso Vantini affidata fosse la direzione dell' edilicio, persuaso che a nessuno meglio che air autore stesso del concetto starne potesse a cuore la pill sollecita esecuzione. Nel tempo medesimo 1' I. R. Go- verno delego I'ingegnei-e architetto Gio. Battista Bareggi a vegliare la fabbrica in cio che concernere potea I'interesse

V A U 1 E T A . 44^

del regio eiario. Ne guari trascorse ch' ebbe luogo I' ap- jialto pe' lavori , trattone pero le opere di sciiltura , che affidarsi volevauo a cjuanti t'rauo artisti di piu bella ihiiia ill Milano (i).

Pi-eiiiessi tali ordinainenti, si die principio agli scavi , ed il i8 del dicembre 1827 il Conte Antonio Diuini Podesta. di Milano con solenne cerimonia colloco nolle fondamenta alcune niedaglie, sulle qnali da nn lato era il disegno del- r edificio , e dall' altro questa epigi'afe = La Muiucipalita (It Milano a Rodolfo Vantiiii architctto. = Lo stesso signer Conte Podesta pose la prima pietra cui unite fiirono

(l) Otto sono le statue che adornauo quest' edificio. Del cav. Pompeo Maixhesi souo le due statue rappreseutaati la Concordia e V Eqidta , ricompensate con austr. lir. 8562.76; del professore Gaetauo Monti, la Fedelta e V Eteruita , ricompensate con uguale somma; di Benedetto Cacciatori Minerva e Mercurlo ^ al prezzo di lir. 75o3. 45; di Democrito Gaudolli Cerere e Vulcwio^ al prezzo j'ariinente di lir. jbci. 45.

Otto sono pure i bassorilievi, che figurano avvenimcnti di storia jiatria, ciascuna coppia de' quali fu allogata per auot. lir. 487a. 83 coir ordine seguente, cioe a Stefimo GIrola i bassorilievi raj ipre- seutanti = la Difesa di Milano contro de' Roinani = T Eatrata dcl- f Iinpcratore e Re Francesco I in Milano ncl 18 15; a Luigi Mai-- cliesi = la Foiidazione di Milano = V Arciduca Ferdinando pro- tettore delle scienze e del'e arti; ad Abbondio Saugiorgio = Mas- similiano Erculeo che abbellisce e fordfica Milano = Francesco Sforzu fondatore dello Spedal macgiore ; a Francesco Somaini = \{ Ritorno de' Milanesi in patria^ all' epoca deli' imperatore Federico I =^ Giovanni Galeazzo Visconti che cssume il titolo di Diica di Dlilano.

Fiuahiieute aggiunti furono altri otto babso-rilievi d^ornamenti. Questi imjiortai-ono lir. 43~I. 43, e souo lavoro dello scultore Annibale Pieiuoutesl.

Ora secondo gli autentici prospetti : la Barriera co'' siioi accessorj tutti iuiporto lir. 706,087. 3i

A costituire le quali entrano per le ojiere di acconipagnainento » 229,c5l. 21)

Restando per la sola Barriera, coiuprese pero

le sue ojiere di scultura , la spesa di lir. 477,036. C2

La quale in coufronto di quclla origiiiaii.uiicnte

stabilita dal Consiglio couiunale di » 3oo,cco.

E niaggiore di hr. 177,036. ca

E senza le opere di scultura, iuiportaati . . . » 55,9^5. 16

Di sole hr. i2i,(.4c. 86

BibL IcaL T. LXXIV. ^

45o V A R I E T a'.

alcune dl esse medaglie. Su tale pietra trovavasi scolpita la segueiite iscrizione

Kal. Ivn. A. M. DCCC. XXVI *

Carolo . Villa . Vrbis . Praefecto

Mediolanense . Mvnicipivrn

Suffragaiite

Francisci I . Imperatoris . Et . Begis

Mvnificentia

Hasce . Aedes . Et . Caiicellos

Ad . Splendidioreni . In . Eeglam Vrbein . Aditvm

Patriatqve . Dignitatem

Decrevit

Avreo . Nvmismate . Insvper . Proposito

Ardiitecto

Qvi . Prohatiorem . Typvm . Protvlisaet

Qvod . Honoris

Rodvlplivs . Vantiai . Brixiensis

Est . Adsecvtvs

Ex . Avctoritate . Eivsdeni . Mvnicipii

Antonivs . Dvrini . Comes

Itervm . Vrbis . Praefectvs

Primvm . Lapidem

XV. Kal. lanvar. A. M. DCCC. XXVIU.

Posvit

Datosi per tal modo cominciamento all' edificlo , poche e tenui inodificazioni fatte vennero al primltivo disegno. Ma non tenui o scarsi furono i cangiamenti ch' ebbero luo- go , sia per la scelta de' materiali , sia per V addizione di alcune opere die giudicaronsi opportune ad accrescere e solidita e decoro all" edificio stesso. Dee pertanto notarsi clie datosi appena principio alle fondamenta, si conobbe essere d' assoluta uecessita l' approfondirne in plii luoglii gli scavi , estrarne le rinascenti aequo, assodarne con pa- lafitte il terreno, ed aiFermarne le mura, onde tutto I'edi- licio quella mascliia solidita prendesse die a piibblico nio- numento conviensi. In non dissimile modo, allorclie si venne air apparecchio de' ginniti per le colonne e per le pietre destlnate a formare I'esterior corteccia dellc pareti, si co- nobbe non essere consentaneo alia niunificenza del Co* mune il dividere in piii rocchj i fusti delle colonne , ed il far Hso di cornici gia guaste dal tempo , e tolte dai

V A K 1 E T a". 45 I

ruderi deiratterrata fabbrica del Piennaiitii^ nieno j)oi rim- piegare nel rivestimento delle niuraglie il ceppo di Brein- bate , grettisslma pietra, poteadosi in vece di essa assu- niere T arenaria , che bella ed a linissimi lavori adatta si estrae dalle cave di Viggiii.

Cosi procedendo a mano a maiio la fabbrica, e costan- temente mirandosi alia venusia sua , emerse pure e cjuasi da se stessa la convenienza di aggiugnerle , per quanto possibile fosse , decoro ed ornamexito. Si avviso quindi di decorarne le metope con analoghi emblemi \ di coprirne I'aggetto delle cornici con grand! lainine di rame inverni- ciato, ond' iinpediti ne fossero quegli sconci die alle fab- briclie derivare sogliono dalla permeazione delle acque^ e finalmente d'accrescere alquanto I'altezza e gli ornamenti delle torri , che soprastanno ai due edificj , costruendo al- tresl un amplo lastricamento nella loro parte superiore.

Forse a taluno sembrar potrebbe che queste ed altre opere non comprese nella stringata perizia del program- ma, e dal Comune approvate dovessei- pressoche raddop- piarne la spesa. Tuttavia giusta i defuiltivi computi , si trovo che 1' importare di esse non oltrepassava le austr. lir. 121^040. 86 (i). In questa somnia pero non rompren- donsi le spese occorse per Pallargamento degli spalti, pel

(1) Gioveri il uiettere qui a confronto le soninie impiesiatesi ne'' quattro edificj , che di simile natura eretti furono a Milano in questi uhimi tempi.

L' ereziojie dell' Arco di porta Couiasina ( trattone pero il pavimento ed i laterali casini ) costo alia Camera di Commercio . . austriache lir. 76,069. 83

L''erezione deirArco a porta Ticinese, dei casuii laterali e delle opere accessorie :

A carico d' una Socicta di possldentl . lir. 195,849. 55 A carico dell' I. R. Governo » 363,046. i3

In tutto . . . lir. 557,895. 68

Per TArco della Pace , come dalle relative tabelle, compreso clo clie rimaue ad eseguirsi, trattone i casini lir. 3,077,489. 37

Ucrezione della Barriera di Porta Orlen- rale costo alia citta di Milano , come dell' au- teutico prospcttu delle spese per essa sostenute lir. 706,087. 3 i

-^tSa V A R I E T a".

cordeggiamento delle vie lateral!, pel nuovo ponte sul ta- iiale clie circonda le mura, e j^er le due linee de'cancelli tra le stesse miira ed i fianclii della Barriera. Tali opere, siccome inerenti alle condizioni del luogo , e richieste da quel (jnalunque edificio , che quivi ergere si volesse , fu- I'ono separatamente dal Consiglio deliberate sui disegni e sulle perizie deiringegnere architetto signor Clerici in aa- striaclie lir. 2,a^,o5i. 29.

Paghi della semplice e scliietta esposizione de' fatti che risguardano questa fabbrica, nou crediamo di dover rivol- gerci a particolari considerazioni sovr'essa qual opera del- r arte : qui 1' inteato nostro non ne ebbe di mira die la storia. Soltanto accenneremo che il suo programma , oltre le minori difficolta snlle quali non giova discorrere , tre ne racchludeva importantissime. La prima era nel divisa- mento di cangiare il troppo semplice aspetto di due case ( che in vero tali doveansi necessariainente presentare per le condizioni del tema ) in quello di due grandiosi edificj che air ingresso della patria nostra degnamente primegias- sero. La seconda stava nelP oblDligo di proporre un' opera si fatta , che per nobilta di concetto e per niagnificenza d' esecuzione corrispondesse alia cosplcuita di pubblico monumento, e cio senz' oltrepassare il dispendio delle sta- bilite lir. 3oo,ooo. La terza procedeva dalla condizione che i cancelli fra^ijoosti ai due edificj fossero costrutti in modo da potersi all' laopo levare lasciandone sgombro il cammino.

Delle quali difficolta la prima a noi parve bastevohnentc dair architetto superata. Perciocche sia per grandiositii , sia per finitezza d"" esecuzione , non ci ha parte di questi edificj, la quale al decoro di pubblico monumento non corrisponda, e dallo spettatore rimova la temuta idea di due case o sem- plici abitazioni. La seconda piii che dall' indastria dell' ar- chitetto fu tolta di mezzo dalla munificenza del Comune. Se non che siamo d'avviso die nessuna industria, nessun con- cepimento bastato sarebbe a superarla compiutamente; ben noto essendo che in Milano niuna casa viene innalzata, la quale se doviziosa per marmi , per fregi e per oggetti di scultura , per poco estesa die appaja , non superi nel di- spendio le lir. i5o,ooo assegnate nel programma per cia- scuno di que' due edificj. ]Ma la maggiore delle anzidette difficolta era r|uella che per la terza annunzianinio. E di

V A R I K T A , <|53

fatto la condizioue die all' uopo levare se ne potessero i cancelli ., ed i piloni intorno a' quali essi volgonsi , rac- cliiiideva tacitamente la convenienza clie nella loro costrut- tiira si adoperassero matei-iali di coiisiderabile saldezza. Ma come mai a questa parte centrale dell' edilicio darsi potea queir imponente grandiosita clie vedevasi nelle parti iaterali ' Come in essi iiidurre quell' armonia clie in ogni opera d" arte rlcliiedesi? Tale diflicolta era piu presto in- superabile die ai-dua , ed era pure di si fatta natura da renderne ingratissimo il tema; poiclie il pubblico non con- sapevole o dimentico delle condizioui dal programma pre- scritte , avrebb' imputato all' architetto la poca o nessuna magnificenza de' cancelli , e la mancanza di un nesso die rannodasse i disgregati edificj della Barriera.

Tutte le quali osservazioni, comeche appena accennate, bastano per far conoscere non potersi convenevolraente ra- gionare di questa Barriera senza rivolgere lo sguardo alle cause die la proniossero , ed ai vincoli ne' cjnali si voile costretta rimaginazione dell' architetto. Che se noi con or- goglio accenniaino sorgere nella nostra avventurosa e bella patria il piu splendido nionumento die fra gli arclil di trionfo vantarsi possa dall'architettura moderna e fors'an- che dair antica , chiedere possiamo altresi a quale altro ingresso di citta o di metropoli in Europa siasi mai inaal- zata una Barriera , die per decoro vinca o pareggi quella die venne dal IMunicipio nostro eretta a Porta Orieatale.

A. C.

Pavia. I. R. Universita. Argomento degno della Cronaca delle scienze ecc. die in quest' anno si e presa a pubblicare nella Biblioteca Italiana , apprestano gli Stabi- limenti d' istruzione mediante gli acquisti die vanno fa- cendo , ed i migliorameuti a cui sono condotti. Ne sianio percio mossi a parlare de' vantaggi di sirail sorta ultiiiia- inente ottenuti dall' I. R. Universita di Pavia , della piii parte de' quali non sono state ancora date notizie al pub- blico ne dair opera del signor Longheiia intorno alia detta Universita (i), ne dagli articoli relativi alia stessa che in varj Giornali comparvero. E siamo anche raossi a iarne

(i) Ved. Bibl. Ital. t. 63.°, setteiubre i83i, pag. 385; 1.72.°, dicembre i833, pag. 3o8.

454 V A R 1 E T a'.

discorso clalr aver gia qnesta Biblioteca notlficati alcunl de' suddetti vantaggi , risguardanti in particolare il Museo di storia natnrale. Parlo infatti di un dono al Museo compar- tito da S. A. I. il serenissimo Arciduca Vicere ( t. 63.°, agosto 1 83 1, pag. 246), ed ora e a soggiungersi che I'A. S. altri si corapiacqiie in appresso inviarne alio stesso stabi- limento , tra' quali inerita special nienzione una singolare , e forse nuova , varieta di fagiano. Furono da questa Bi- blioteca enumeiati e descritti i donl inviati dal cons. cav. Acerbi (t. 64.°, ottobre 1831, pag. 38), de' quali faceva parte una concliiglia singolare, non per anche allora ben conosciuta, e uialamente detta ostrica del Nilo , la quale fu poi trovata essere tuia rarissima specie di Etherla; si attende una Procellaria cbe il signor Consigliere suddetto annunzia di avere anch'essa destinata all' I. R. Museo. Ma a proposito di regali dal Museo stesso ottenuti sono degni di menzione un cervo donato dal duca Melzi , un drome- dario donato dal marcliese Ridolfi, una girafFa donata dal celebre viaggiatore Rnppell. Come questi invio un tal dono afBne di significare il sno grato animo per le liberal! con- cessioni ottenute d" istruirsi a suo agio nel detto Museo , cosi a testlmonianza di gratitudine per 1' istruzione rice- vuta neiri. R. Universita, il sig. Giorgiani egiziano mando in dono una mummia; alcuni Pavesi impiegati in lontane parti inviarono anch' essi qualche curioso oggetto di storia naturale , perche se ne fregiasse uno stabilimento cbe tanto onora la loro patria : tutti bellissimi esempi degni d'alto encomio e d'iuiitazione.

Moltlssimi sono poi gli oggetti die continuamente si ag- glungono air I. R. Museo per acquisto cbe sen fa mediante ' annua dotazione di cui e provveduto , o mediante stra- ordinarj soccorsi cbe riceve , e troppo lunga sarebbe la semplice enumerazlone di tali incrementi. Gia di alcuni tra'piu insigni si e fatto altrove menzione (t. 62.°, giugno 1 83 1, pag. 421), ed ora faremo del pari ricordanza sol- tanto di alcuni altri fra' plii ragguardevoli. Tali sono una collezione di rocce e fossili provenienti da Heidelberg , la quale attualmente consta di 600 pezzi, una buona dozzina di scimmie , tin casoario della Nuova Olanda ( dromio ) , un pitone tigre , un vampiro , uno sphiggunis , un anacondo , una grande zanna d' elefante del peso di 182 libbre piccole , quattro grandi fanoni di balena pesanti 33 libbre, ecc.

V A n 1 E T A . 455

Alia sceltezza e al numero degli oggetti onde s' adorna r I. R. Mnseo s' aggiunge , rispetto a parecchi , il merito della preparazione. Fu annunziato (1.61.°, marzo i83i, pag. 386 ) come il dottor Rusconi abilissimo naturalista, disegnatore ed artefice, pi'eparasse con aiiimirabile industria una tigre, gia nel Museo collocata , e stesse preparando un leone. Ora questo e compiuto, un alti-o leone e prossimo al suo compijnento , dopo di die il Rusconi si applichera alia preparazione di un terzo ; e il gruppo di questi tre leoni , destinato anch' esso a decorare il Museo, sara dal Rusconi rappresentato su tavola incisa in rame per corredo deir opera in cui si propone csporre il suo nuovo metodo di preparar gli animali. SuIIe tracce del metodo stesso il dottor Maestri riesce anch" egli egregiamente nell' opere tassider- miche, ond'ha arricchito il Museo di bellissimi preparati, e particolarmente di alcune antilopi , di uno stambecco , di un axis , ed ora attende ad allestire un grande orso bianco f, e anche mirablle 1" arte con cui seppe apprestare e collegare lo sclieletro di un coccodrillo , del quale pari- mente da non molto tempo venne fregiato il Museo. Anche qualche studente, inteso per suo diletto ad esercitarsi nel- I'arte di preparar gli animali, offri al Museo qualche sag- gio lodevole di siffatte occupazioni.

Fra un tanto crescere di oggetti che nel Museo si rac- colgono , lo spazio di esso , comunque assai vasto , non e piu oramai al loro numero sufficlente. Ma se potranno es- sere un giorno, come lice sperarlo , appagati i desiderj di veder sorgere nell' Universita , di cui sarebbe il compi- mento , una nuov' aula grandiosa per le piu solenni fun- zioni, allora T aula attuale od altro spazio sarebbe cediito al Museo di storia naturale , e cosi al bisogno suddetto si soddisferebbc.

Oi-a proseguendo , alio stesso intento per cui abbiamo dlscorso del Museo di storia naturale , a far parola di altrl stabilimenti spettanti alF I. R. Universita , corainceremo da quanto conccrne lo studio dell'anatomia umana. II lo- cale addetto a questo studio fu provveduto di uuovi co- modi, e il Gabinetto continue ad arricchirsi di sceltissime preparazloni. La nuova sala aggiunta da non molto tempo air antica , di cui unicamente in passato componevasi il Gabinetto, e gia tutta fornlta di sceiti pezzi ; vi si veg- gono in mostra gli scheletri e i preparati attenenti aH'osteo-

456 V A Px I E T \.

logia, non die finlsslnie preparazioni dlmostranti i tessuti elenientavi, ed altre relative alia striitiura della pel!e„ del A'isceri adilominali e degll organi clella generazione. Quanto rigiiai-cla il slstema saiiguignn fa iiltimamente soggetto dl particolare stiulio;, due imeri corpi Fuiio dl adulto, TaUro di fanclullo , furono con maravlgliosa arte j^reparati per dlmostrare coinpiuto F arterloso sisterua : altre particolari preparazioni di slstema arterloso sono state fatte rlspetto all'occhlo, e rlspetto alle manimelle^ ed una belllssima , non solo col slstema arterloso , ma anclie col venoso , del visceri del basso ventre.

II Gablnetto fisico si e ancli* esso In questl nitlml tempi arrlcchlto di notablll acquistl. Nomlneremo per primo I'ap- parato a tavola dl Ampere, secondo la costrnzlone dl Plxll, che e raacchina destinata a trasmettere le correnti elettri- che in tutte le direzloni, talche con mirablle facillta vale non solo ad inverterle, ma ben ancbe a scamblarle , col quale sussidlo egreglamente si conducono le elettrlche ri- cerche relative alia reciproca azlone attrattiva o rlpulslva delle correnti , od alia loro azione suUa calamlta , od al- r influenza del magnetismo terrestre sixUe correnti medesime.

Voglion menzlone in appresso gll elettroscopj dlnamlci costrutti secondo i prlnclpj di Schweigger, di Marlannlai e di Nobili ^ nn modello del termoscoplo elettrico dl No- bill , perfezlonato da Mellon! , e costrutto dal signer Bal- driglii facendo uso di i8 copple di antimonlo e bismuto ; Tapparato di Mains per esperimentare sulla polarizzazlone della luce ; una lucerna idrostatlca a livello costante se- condo 1 prlnclpj di Girard modificati dal sig. Galy-Cazalat; un'altra simile secondo la raaniera de" signori Thilorler e Banachin, e costrutta dal sig. Ponti di Pavla ^ nn pressorio idraullco dl Brainah della forza di 40 mlla llbbre di once 16; una sega clrcolare di Brunei operatlva, ecc.

Non vogllamo compiere qnest"" articolo relative al Gabl- netto fisico senza discorrere in particolare del recente ac- qulsto di due macchine astronomicbe. Una e un clrcolo meridlano portatile costrutto dal sig. Grindel macchinlsta deir I. R. Osservatorlo dl Milano. Quest' istrumento, che gia servi ad importantl geodetiche ed astronomicbe ope- razloni nella Savoja e sul Monte Glura , ha un cannoc- chiale di poll. 2 , lin. 3 di apertura, e poll, aa di distanza focale o luuffhezza. II suo cerchlo verticale ha il diametro

1

V A R I E T a'. 457

01 poll. 13. '/a : porta la divislone in ottone , ed e munito tli un solo nonlo ad alidada clie permette di avere la niisura degli angoli approssimata siiio a 3o". II cannoc- chiale e foinito di un circolo minore, a lui congiunto in- variabilmente, il quale ha poll. 6 di diametro , e porta un livello a bolla d" aria che serve negli usi dello stru- mento come circolo meridiano: esso per altro lueglio s'ap- presta all' ufficio di strumento di passaggi. L' altra mac- china astronomica e una parallattlca portatile costruita da IMegele e riattata dal suddetto Grindel. II cannocchiale ha 2. poll, di apertm-a e 32. 1/2 di distanza focale. II cerchio di declinazioue ha 12 poll, di diametro ^ la sua divislone e in argento. E munito di due nonj ad alidada , col quail si ha la misura degli angoli approssimata a 3o '. Questo cer- chio fu costrulto dal Grindel. II cerchio equatorlale ha poll. 5. '/a di diametro ; e munito di un nonlo ad alidada, col quale si ha la misura deile A. R. approssimate a 20" in tempo. Finalmente 11 Grindel appllcovvl un apparecchio a nioto in orologeria, pel quale 11 cannocchiale segue da per se stesso il movimento dlurno degli astri : un Aolante serve a rendere unlforme la dlscesa de' j^esi motori. Per r uso di queste due macchlne astronomlche furono co- strulti suUa vedetta meteorologlca , annessa al Cabinetto fisico, due corrispondenti casotti , uno de' quali a tetto mobile , copertl di lastra di rame.

II laboratorlo chlmico , oltre al provvedersi delle nuove preparazlonl a cui sono di scorta i progress! della sclenza ed arte chimica , va pure contlnuamente anch' esso au- mentando la suppellettlle delle sue macchlne. Cosi munlssi recentemente di una bella macchlna pneumatlca , lavoro di Grindel, e la quale, medlante la correzione immaginata dal prof. Belli , conduce la rarefazlone sino ad un terzo di llnea ; di un tubo ferrumlnatorio di Newman , coUa correzione di Crivelli , che ne rende V uso slcuro da ogni pericolo ^ di un rlcco apparato elettrlco a corona di tazze e d' altri apparecchl.

II frigldario dell' orto botanico e stato abbellito e reso piu luminoso , e 1' orto stesso va maravigliosaniente cre- scendo le sue rlcchezze. Fra le plante rare onde ultima- mente freglossi nomineremo in prlmo luogo I'Elais hutyrcu- cea di Kunth, ovvero cocco del Brasile, che e il pindova di Pisone ; 11 seme di essa e apportatore di sostanza

458 V A R I E T a'.

butirracea che s' adopera ad uso di condimento. Ci bastl in s<>guito nominare il Cycas circinalls , YAreca catechu , varie specie di lanri , la Mdastoma superba , la Clusia rosea , r Astrnpea Vallichu , il Caladiuin odoratissimum , V Echites purpurea, la Strelitzia regincR^ la Cerbera mangus di Aiton, la Coccoloba uvifera, la Cacalia argentea, ecc. La coUezione delle specie delle piante officinali , soggetto pi-incipale del- r istruzione , sale ora a seicento. Si peiisa a stabilire un museo di pi-oduzioni vegetabill nel locale stesso dell' Orto botanico , e neir Univevsita un gabinetto degli oggetd spet- tanti alia materia medica da iisarsi nclla scuola, negli esami e ne' bisogni occorrenti alia Facolta. Tra' precipui at- tuali miglloramenti dello studio medico vuole annoverarsi Tessere stato congiunto 1" istituto di allevamento de' bam- bini esposti (balier'ia) all' istituto ostetrico. Cos! gli stu- dent! di ostetricia s' istruiscono anche intorno al miglior modo di condnrre 1' allattamento ed allevamento de' bam- bini , intorno alle loro malattie e intorno a quelle delle donne lattanti. Si dee tra poco intraprendere la fabbrica di un nuovo locale per la Clinica oculistica.

Tra' nuovi edifizj di cni venne al tutto recentemente munita 1' I. R. Universita merita special ricordanza quello di una nuova amplissima scuola matematica, costrutta a modo di anfiteatro. La Biblioteca , dopo essere stata am- pliata, ora venne fregiata di una bella sala fatta appostata- mente per la lettwa , e corredata di nuovi bellissimi scaf- fali , in cni riporre le sempre crescentl sue dovizie. E in penslero dell' attuale Bibliotecario di raccogliere in una specie di Cimello le piu elette , quali sono i pocbi codici che si posseggono ( tra cui voglion particolar menzione quelli che si rinvennero nel cenobio di S. Pietro in Ciel d'oro), gli scritti autograft de' pi'ofessori dell' I. R. Uni- versita, di cui fa premurosamente raccolta , le piu rare o splendido edizioni ecc. A f;u- di queste provvcduta 1' I, R. Biblioteca , oltre a' generosl mezzi dal Governo largiti , si aggiungono anche alcuni graziosissimi donativi ; cosi S. M. Taugustlssimo nostro Sovrano le fece dono della grand' opera di Host sulle graminacee , della bella raccolta de' Classici latini che stampasi a Stuttgard della Galleria del Belve- dere di Vienna , e del Cours d'histoire des etats europeens del conslgliere Scholl; S. A. L il Granduca di Toscana, della splendida edizione delle opere di Lorenzo il Magnifico, e

V A R I E T a'. 459

S. A. I. il sereni&simo Arciduca Vicere, della gran Carta del regno Loinbardo-Veneto esegnita dal deposito Geogra- fico militai'e.

AGRAKIA.

Programma delV I. R. Istituto di scienzc, lettere ed arti. In esecuzione delle sovrane benefiche disposizioni die per- misero sia continuata la distribuzione di un premio bien- nale scientifico di lire Italiane i5oo, pari a lire austria- che 1724. i3, r I. R. Istituto nell'adunanza del giorno aS maggio p.° p." ha deliberate die pel concorso , die spi- rera col mese di giugno delPanno i836, verra corrisposto esso premio a chi avrk presentato la migliore Memoria in sui seguenti oggetti , tutti in istretta relazione col perfe- zionamento dei formaggl tanto di commercio, qnanto d" in- terno consumo.

" 1.° Quali sono i distretti della Lombardia proprj pel " clima, per le acque irrigue e per altre condizioni locali " alia riuscita dei migliori formaggi.

» z." Quali prati, colla rispettiva coltlvazione , letanii- '> natura ed irrigazione estiva e jemale , e diversa qualita >i d'erbe, tornano piu convenienti per avere migliori for- " maggi ; e quali altre pasture verdi o sccclie riescono » alio stesso scopo.

» 3." Quail le vacclie, si indigene della Lombardia, die V di altre provincie della Monarchia Austriaca , od anclie >f estere, atte alia niiglior produzione del formaggi, e qnali » le inalattie die a questa possono nuocere , coirindica- » zione dei metodi piu validi a curarle e prevenirle.

'> 4.° Quale il miglior metodo da adoperare nella fabbrica- » zione dei formaggi, avuto riguardo alle qualita del latte, » al grado di calorico cui assoggettasi perclie coaguli , al » caglio, al sale, alle altre sostanze iufusevi ed agli agentl » generali fisici e chimlci , non die alia diversitii di sta- » gione e di clima.

» Quali le regole da seguii'e per rispetto alio stagio- » naraento dei formaggi e al modo di ben conservarli ne- » gli appositi magazzini. »

Tutti questi punti dovranno essere trattati in maniera da dedurne ferme e sicure norme, onde avere costante- mente il maggiore e migliore prodotto.

4^10 V A U I E T a".

I dotti nazionali c stranieri , eccettuati i soli Meiiibii de\~ r I. R. Istituto del regno Lombardo-Veneto, sono egualmente ammessi al concorso e potranno a loro giado valersi della lingua italiana, della latina, della tedesca e della francese.

Gli scritti saranno rimes si franchi di porto prima dello spirare delPanzidetto mese di giugno dell' anno i836 alia Segreteria dell' I. R. Istituto medesimo in Milano, e giusta le norme accademiclie saranno contraddistinti da tin' epi* grafe ripetuta in su di biglietto sigillato, il quale contenga di dentro il noma , cognome e 1' indicazione del doniicilio deir autore.

Non verra aperto che il biglietto della Memoria pre- miata , e le altre Memorie coi rispettivi biglietti suggellati saranno restituite dietro donianda e presentazione deila ricevuta di consegna.

Milano, il 28 giugno 1834.

// /. /. di Dlrettore delle due classi cnv. Carlini.

II f. f. di Segretario Fantonetti.

ARCHEOLOGIA. Pubblici e privati Musei di antichica in Italia. Istituire ed ampliare pubblici musei per gli anticlii monumenti e ormai divenuta itaa soUecitudine generale del secolo. Provvide misure si prendono per tale nobilissimo intento nella Grecia teste riconcjuistata alia letteratura ed alle arti^ si fanno o si propongono ragguardevoli accresci- menti ne' musei gia fondati, e nelle capitali che eran prive di sifFatti ittilissimi istituti sorgono collezioni novellamente imprese. II museo del Vaticano che sovra tutt' altri in que- sta sfera s' innalza, s' accrebbe per varj marmi ultima- mente esposti al pubijlico , siccome il sarcofago ostiense dell'Alceste^ ma piii considerevoli accrescimenti gli pre- para la pontiiicia luunificenza per continuate compere di squisiti bronzi e di vasi dipinti. In quest'ultimo genere di monumenti d' Etruria s'arricchirono eziandio i musei di Na- poli e di Firenze; ed a Firenze s'aggiunse un museo nuovo del tutto per la collezione di cose egiziane , frutto della spedizione francese e toscana nell' Egitto : la quale colle- zione, merce delle intelligenti cure di chi vi soprantese, puo dirsi se non la piii copiosa , la piii eletta al certo di quant' altre n' esistano fino ad ora. Nell' Italia superiore

V A U I E T a'. 461

si va ordinantlo ed aiuiientando di coutiniio il inuseo di Torino: quel di Verona salito in fama fin da' tempi di Sci- pione Maffei e riposto in piii belF ordine e piu decente stato per la cariui patria del conte Girolaino Orti. II museo di Parma, diretto dal sig. Lopez, si distingue, se non per inoiti , al certo per continiii e ragionati aumentl : ai quali la sovrana munificenza fe' giunta di una ragguardevole partita di jnedaglie. Surse novellamente il Museo Istriano, fondato in Trieste insieme col monumento del Winckel- mann dal dottor Domenico De Piossetti.

I gabinetti antiquarj di particolari raccoglitori fecero progressi analoglii a cost importanti aumenti di pitbblici nuisei. In Roma le copiose raccolte, che s'erano fatte presso diversi possessori piii per la buona ventura di strabocclie- voli scoprimenti o per iscopo di mero commercio, di quello che pel particolar amore delle cose antiche , si andarono anzi diminuendo clie aimientando. Invero i risultamenti delle incessanti scavazioni d' Etruria non risposero cosi ab- bondantemente come in passato ^ percio essendo sparite di Roma tutte le collezioni del principe di Canino e tutte le raccolte dei varj amatori clie oggi piii non sono in questa capitale , la collezione Feoli sino a che non sara esposto al pubblico il museo etrusco del Vaticano, rimano la sola che qui presenti oggetti anticlii delle recenti scoperte di Etruria. Devono tuttavia tenersi in considerazione i raa- gazzini di sifFatti oggetti posti in commercio dai signori Campanari , Capranesi ^ Depoletti, Vescovali ed altri ; ma in generate puo dirsi che la maggior parte delle famose scojjerte Aolcenti non piii debba ricercarsi in Roma , ma fuori de' conlini dello Stato pontificio. Ricca copia di vasi di Volci posti in A'endita pul^blicamente dai signori Cam- panari , iurono trasferiti in Inghilterra presso i signori Burgon , Rogers ed altri intelligenti amatori , preceduti in Roma stessa dai vistosi acqulsti di lord Pembroke. In Parigi la vendita di oggetti volcenti fu similmente promossa dal sig. Fossati ; ma le partite piu grandi e piii squisite vi giunsero per acquisti fatti in diverse epoche nell" Italia stessa dal cav. Dnrand , la di cui collezione ora puo di leggieri concedersi essere la primaria fra le A'isibili rac- colte di monumenti greci d' EU'uria. In generale la predi- jezione per sifFatti oggetti d' arte antica fu soprattutto ec- ^,itata per gli acquisti dci culti Francesi , tra" quali debbono

462 V A R I E T a'.

principalmente ricordarsi i signori duca di Luyiies , conte Pourtales, Revil ed altri in Parigi, il sig. Magnancoun di Besancou, e con questi rlcordiamo eziandio la squisita col- lezione, gia romana , ora parigina, del barone di Beugnot. Non meno esteso conimercio di somiglianti oggetti segui pure in Napoli ed alcun poco in Firenze, die giovo ad au- mentare la reale gaUeria. Ne tp\i tacere dobbiamo 1' altra coUezione dal prof. Odoardo Gerhard segretario dell'Isti- tuto archeologo-roraano proniossa, in Trieste presso T im- pareggiabile raccoglitore Carlo d'Ottavio Fontana, cui im- matura morte distogliendo da prolittevolissime cure ar- clieologiche , fece pur qiiella interrotta e tolta dalla vista del publilico. Ritornando alio romane raccolte dobbiamo riferire con dispiacevole sentiraento essersi di molto dimi- nuite per la morte o per la partenza di varj Intelligenti collettori i fra i primi abblamo a compiangere il signor Dodwell le di cui raccolte per ora restano vendibili in Roma, e fra i secondi i signori Millingen e conte di Rou- gemont, i quali colla loro partenza da Roma ci fanno desiderare le coUezioni clie per begli acquisti s' aveano formate negli anni scorsi. Si distinsero per altro recente- mente come amatori ed acquirenti di antiche cose fra gl' Italiani il principe Vidoni di Cremona , e tra gll stra- nieri il cav. Fejervari ungarese , S. E. il generale di Mi- nutoli di Berlino , e il barone di Palm di Monaco. »

C Dalla Hivista generale del Bulletdno dell' Istituto dL Corrispondenza archeologica , Roma i8i^,fasclcoloI.J

STORIA NATURALE.

Esnme di alcune nuove osservazionl intorno alia strattara deir epidermide nelle piantc. Nel quaderno del mese di febbi'ajo di quest' anno dell" opera die ha per titoXo Annales des sciences naturelles leggcsi una Memoria del signor Adolfo Brongniart, nella quale riprendcndo egli P esame delP epi- dermide delle piante, da ragguaglio di alcune pariicolarita in essa da lui osservate, le quali non essendo state finora. per quanto egli ne crede da altri scoperte , arrecherebbero nuove illustrazioni alia struttura di quest" organo.

V A « I K T A. 463

In una Memoria da me inserita nel touio G-j'.\ settem- bre 1 832, pag. 32 1, clella Blblioteca Ital. (1) credo avere dimostrato, non essere pienamente coafornii al vero le prime osservazioni di cjuesto lisiologo siiUa struttura del- r epidermide^ in occasione die per mezzo di nuove spe- rienze , ebl)i a confiitare un sistema di respirazione nelle piante, che il signor Dutrocliet, fondandosi appunto sulle osservazioni del signor Brongnlart, aveva stabilito ; ripro- ducendo per questa funzione un' analogia tra i due regni organici, che io aveva dimostrato insusslstente (2).

In questo nuovo lavoro sull' epidermide del signor Bron- gniart, Ijen lungi di vedere contraddette le mie osserva- zioni dair autorita dl un fisiologo si rinomato, le trovo tanto concordi colle sue, die nel febbrajo del 18 34 egli avrebbe ripetuto cio die io aveva gia pubblicato nel i83i. Non pretendo per questo ch'egli si sia punto giovato di quanto si trovava nel mio libro registrator, ne saprei addurre miglior prova a suo discarico , die le sue ricerdie sono assai mono inoltrate di quelle state da me tre anni prima prodotte sullo stcsso argomento.

Di questo incontro (3) io mi tengo fortunatissiino , e quasi oserei tenere in qualche conto le mie osservazioni , dappoiclie lianno ottenuta la sanzlone di un tanto fisiologo. Mi sia dunque permesso di rilevare questa conccrdanza ; volendo ancli'io, per quel poco, die la tenuita delle mie fatidie il consente , concorrere a dimostrare , che non e giusto queir acerbissimo rimprovero fatto dal signor Dc

(i) Esaine dl un sis tenia di respirazione nclle piante amines so da signori Brongnlart e Dutrocliet analogo a quello che ha luoco negli aniiaall , del prof. Vivlaui.

(2) V. il cap. XX , p. a56 del niio libro sulla Struttura degli orgaui clementarl dclle piante. Genova l83l.

(3) Anio trovarne , senz'' altro , la spiegazlone nel seguente squarcio di lettera del siij,nor Teodoro di Saussure , di ciii tutri liconoscono T autorita in punto di fisiologia vegetabile. Cosi egli si compiaceva di chiudere una sua lettera del 28 jienuajo l832, relativa al mio libro test^ citato. « II est a dt'siror <juon en » fasse uiie traduction fraucoise, il pourroit sons cela raster » ignor6 dans son ensemble. Ce n'est pas nialheureusement dans » les ouvragcs italiens qt^on va rechercher a present les pro- « gris des sciences physiques, qui d'dilleurSp dans tout autre « pays , sont en ataguation. »

464 V A R I E T a".

Candolle agl' Italian! , di non aver preso alcuna parte ne^li avanzamenti della botanica generale.

Riprendendo le sue osservazioni sulla struttura deU'epi- dermide il signer Brongniart e riuscito per mezzo della ma- cerazione ad accertarsl delV esistenza generale di una pelli- cola finissima die ricuopre la superficie estema dello strata cellulare di essa epiderinide. Questa pellicola per mezzo della macerazione staccata dal tessuto sottoposto, qualclie volta e trasparente affatto e scolorita , 0 appena leggermente sfu- mata in grigio , nella quale non si scorge veruno indizio di organizzazione , tranne leggiere tracce di connessione cogli otricelli , fornianti una reticella appena co.spicua, e general- mente piii trasparente : anche queste tracce rimangono per una lunga macerazione abolite.

Da queste osservazioni , fatte di pubblica ragione nel febbrajo di quest' anno, il signor Brongniart ammette come un fatto generale V esistenza di una pellicola senza notevole organizzazione , che veste tutta la superficie della pianta , tranne i succhiatoi delle radici e gli stomi. Osserva di fatto, che per quanto ella venga pure ad applicarsi a' due otricelli lunulati , tra quali si schiude Torifizio degli stomi, pure non si stende sopra quest' orilizio t, ond' e che quando dai due otricelli e stata divelta, in questo punto rimane traforata.

Ora venendo a precisare quel tanto che da me fmo del principio del i83i fu pubblicato nell" opera snrriferita, alia pag. i52 si trova, die sostenuto dalle molte osserva- zioni microscopiche da me fatte in diverse specie di piante io potei dichiarare , che V ultimo strata del parenchima che nelle foglie viene a contatta delV aria presenta nella sua strut- tura siffatte modificazioni , che a molti e sembrato vedere in essa una niembrana di particolari organici argomenti fornita; via non e men i'ero , che da cj^uesto esterno lembo pub esserc divelta tenuissima e trasparente membrana , ove nulla traccia della sottoposta organizzazione si scorge . . . e accade talvolta se si riesce a staccare nettamente ciuesto inviluppo menibra- noso di vedere in essa scolpita V impronta delle parti rile- vate, cui era strettamente addossato. In quest' ultima osser- vazione non si e incontrato il sig. Brongniart, e doveva es- sere tolta a' suoi sguardi , appunto dalF efietto distruttivo della macerazione, della quale egli si valse. Eppure interes- sava il rilevarla, perche da questa apparenza, cosi notai nel

V A. K 1 E T A. . 465

citato Inogo, se riinasero taluni abbagUati avendo per parti- colare struttura lU questa niembrana cib che non era che V imagine , basti a schivare I' errore V osservare il parenchima che a queste imagini corrisponde, nel quale si vedra in rilievo quella stessa struttura di cui la membrana aveva preso V im- pronta. Tutto questo e rappresentato in una figura dove nella stessa foglia si vecle e repidermide intatta a suo po- sto , e la membrana staccata coUa impressione del paren- chima sottoposto.

II signer Brongniart, volendo dalle sue osservazioni trarre qualclie illustrazione per la struttura degli stomi , avverte che dal complesso di esse egli ha potuto confer- mare V esistenza di una apertura allungata nel mezzo di ciascheduno di questi orgaiii. lo ho ragione di credere che egli non abbia quanto J^asta moltiplicato le sue ricerche per ammetterc la generalita di cjuesta struttura. Oltre gli stomi a cerchietti semilunari , de' quali F apertura longitu- dinale io pure aveva riconosciuto in detta pellicola , io altri ne discoprii, e in detta opera descrissi, a figura cir- colare, a doppio cerchietto, non a orilizlo aperto, ma chiuso da membrana trasparente e rilevata, come 5e da essa ten- tasse sgorgare il gas che tencva incarcerato , e dopo avere in varie piante cercata la ragione di queste apparenze , alia pag. i56 potei conchiudere , che il gas da me prima supposto trovarsi represso da questa membrana, che chiu- deva r orilizio di molti stomi , si era realmente per esse aperture fatto strada , quando nelle foglie del Mcsembryan- themum dolahriforme mi venne fatto di osservare altri di qviesti stomi chiusi da detta membrana , altri a orifizio aperto con labbra membranose lacere e disuguali, quali appunto dovevan rimanere per lo scaricarsi del gas che per essi orifizj si era fatto strada.

Dalle quali osservazioni, che ciascheduno puo a suo ta- lento ripetei'e nelle piante a quest' oggetto indicate, mi sia concesso il conchiudere, che la generalita in cui il signor Brongniart e trascorso nclP ammettere tutti gli stomi a orilizio aperto , contribuisce a confcrmare T erronea opi- nione di coloro, che ne hamio limitato le funzioni al solo assorljimonto: laddove dell' esito del gas che per essi in certe pianic e sotto certe circostanze ha luogo, non sem- bra possa dujjitarsi do' fatti qui riporlati.

BibL hal. T. LXXIV. 3o

466 V A R I E T a'.

Ritornando ora al piiino argomento, essendo noi riusciti con diverse processo a staccare dalla supei-iicie delle foglie questa inorganizzata pellicola , parrelibe clie V uno e P al- tro di qviesti processl potesse ugualmente essere impiegato a questo scopo. E da notarsi pero, die quello della mace- razione cui si attenue il signer Brongniart , era gia stato praticato da coioro, die appunto da esso dediissero essere sprovveduta di organizzazioae T epidermide. Ora a questa loro conduslone, avendo coioro die ne sentivano diversa- mente opposto 1" inconvenienza di un processo, per aiezzo del quale ogni traccia della supposta organizzazione doveva rimanere abolita, bisognava valersi di un mezzo die fosse esente da questa oljbiezione. Mi appigliai per tanto al mezzo delle lacerazioni e in tante piante diverse lo pra- ticai , die in moke mi avvenni nelle quali 1' esterna pelli- cola pote si nettamente essere divelta , die nulla portava scco del parencliima sottoposto, benclie cospicua ancora ne serliasse Fimpronta. Non contento di questo risulta- niento, tante maiiiere di piante, e tante parti di esse sot- toposi al microscopio, die per ultimo ne'petali cremesini della AnagaUis fruticosa trovai die la loro epidermide na- tural mente qua e la screpolata si solleva in trasparenti e moite meinhranuzze , attraverso le quali si scorge il paren- cliima vivamente colorito in rosso. 1. c.

Pertanto col nietodo e colle cautcle da me praticate in questa ricerca, non solo io era riusclto a vedere prima assai del signer Brongniart la struttura inorganica del- r csterno inviluppo delle piante , e ne aveva dedotte piu giuste applicazioni ad illustrazione degli stomi , ma aveva messo in salvo la conseguenza ottenuta , dalla obbiezione di avere adoperato un processo, die non puo piii presen- tare intatta la struttura organica delle parti , supposto die la vi fosse.

Direi per ultimo ;, die dal complesso delle sue osserva- zioni il signer Brongniart non poteva affrettarsi a concliiu- dere die esse conciliano in gran parte le due opinioni gene- rahnente sostenute pel conto cleW epidermide ; delle quali V una la contempla come la continuita di una semplice pellicola^ V altra pretende sia formata solamente di uno strata di otri- celli di una forma spcciale. Imperciocdie prima di dichia- rare la guerra finita, rimaneva a metterci d'accordo sopra un altro punto, ciee se questo estcnio inviluppo, quale

V .V R I F, T a". 467

fu da aoi riconoscinto, spetta a tntte lo parti della pianta, qualunqne sia Tepoca tli loro vita, o Ijensi sc va soggetto a cainl)iamonti, ossia clie quest! sian prodotti dairaumento successive di esse parti, o dalTazione delle cstemie cagioni. E tanto meno potevano qucste considerazioni essere trascu- rate, die ti'a quolli stessi clie amiuettono la struttura inor- gaiiica della pellicola epidermica, ve n'hanno alcuni die accordano ad essa una struttura organica priraordiale , la quale per le due cagioal teste riferite sarebbe inline ri- masta abolita.

Per provvedere a questa inancanza , io aveva nell' opera sopraccitata a piu riprese dimostrato die T azlone delle esterne cagioni cominciava per rendere piii tenace e con- sistente Testerno strato del parencliiiTia , per cui egli non poteva pill con ugual misura partecipare alio svilnppo delle parti sottoposte : quindi 1' urto di queste parti esercitato so- pra detto esterno iuviluppo, doveva poco alia volta a])olire in esse ogni traccia , qualunqne ella si fosse, di organica struttura, e per ultimo cambiarlo in apparente meinbrana. Confortava questo mio ragionamento colla prova di cio die succede sulla superficie di alcuni visceri del corpo nmano, ove lo svolginiento delle parti sottoposte riduce a false membrane quella finissiuia reticella di vasellini linfatici, che in. origine sopra di essi discorreva. Ne poteva dirsi die con questo io abusava dell' analogla , perclie non si trattava di vedere nelle piante gli efTetti di una organiz- zazione die lore non appartiene , ma solamente di rico- noscere die lo stesso nieccanico effetto dello svolglmento coniune a dne regnl doveva portare le stesse alterazioni sopra le parti suUe quali esercitava la sua azione. La questione duncjue era condotta a ricercare, se taluna delle parti delle piante di breve e fugace esistenza presentcrebbe per avventura questo stato di struttura primordiale , pri- ma die gli agenti esterni e lo sviluppo delle parti sotto- poste lo avesse fatto dalle natie forme tralignare. E cre- detti aver colto , dopo lunglie e penose ricerche , questo stato ne" pctali di alcune specie di Begonie, i quali osser- vati a" pill forti ingrandimenti ( 1. c. p. 164 tav. I." fig. 3) nwstrarono uii ordito tiitto foggiato a cavlta alwolari , tra- mezzate flu pared argentine . al primo apparirc di questa superficie si direbbe die il parendiima e stato messo a disco- perto dopo a\'ernc spiccaLu V cpidermide : tanto c Concorde

468 V A R I E T a'.

la composizione di queste parti quando le esteme cagioni non hanno per aiico spiegato sopra di esse la loro azione.

Se dunque il signer Brongniart, dal troppo xnsti-etto numero di sue osservazioni si e soverchiamente, per quanto sembra , afFrettato a dichiarare la guerra finita sul punto della strnttura organizzata o no dell' epidermide; io prima di lui dopo aver conteiuplata la questione sotto i diversi aspetti che presenta aveva conchiuso : nulla pub essere di fatto definito sopra questa parte contemplata senz' altra di- screzione , e taiito andrebbe lungi dal vero chi in. questo esterno inviluppo , alterato dalle esteme cagioni e dallo svolgi- mento delle parti sottoposte , pretendesse conservata la sua primitiva strnttura, quanto chi non volesse riconoscerla quando non si e ancora in, essa fatto palese I' effetto delle lente ca- gioni che tendono ad alterarla.

Dal confronto de' lavori fatti in diverse epoche da me e dal signer Brongniart intorno alia struttura dell' epider- mide, 1 fisiologl possono ormai con imparzialita giudicare, a quali mani abbiano a riferire quel tanto che dalle nostra ricerche puo essere rivolto a vantaggio della scienza. Geneva a di 19 giugno 1834.

Prof. D. Viviard.

ANATOMIA.

Vescicole linfatiche pulsanti. Nel dar notizia dell' inte- ressantissima opera sul sistema linfatico dei rettili del prof. Panizza ( lomo 72.% novembre i833, p. 207) e detto die una delle piii importanti scoperte fatte da esso sino dal 1829, consisteva in certe vescicole pulsanti donde una venuccia ri- ceve V umore die vi apportano alcuni vasi assorbenti e to trasmette in una vena secondaria. Leggiamo ora ne' fogli scientific! oltremontanl che il professor Mueller di Berlino scrisse all' Accademia delle scienze di Parigi una lettera nella quale egli dice di avere scoperto peZ prima gia da piii anni ne' rettili quattro cuori linfatici dotati di pulsazioni ritmiche , e destinati a spingere la linfa nelle vene.

Sta ora a noi Italiani a indagare scrupolosamente a quali de' due chiarissimi notomisti si debba il vanto di sift'atta scoperta. A nostro avviso a chi avra pel primo fatto co- noscere, colle stampe, 1' esistenza di queste vescicole lin- fatiche pulsanti , il ritrovato gli saia devoluto. In fatto di scoperte v'e una sorta d'ipoteca presso il pubblico nella

V A R T E T a'. 469

quale non si contano per nulla tutte quelle che non vi sieno prima registrate. Questa ipoteca e necessaria e giusta perclie ahrimenti ognuno potreblie di leggici-i vantarsi per scopritore clL qualsiasi invenzione dandosi appena T inco- modo di dire che lo aveva pensato o insegnato prima.

Noi faremo intanto osservare clie nelle Osservazioni An- tropo-zootomico-fisiologiche del prof. Panizza pubblicate nel i83o, e gia fatto parola delle vlscicole linfatlche negli uc- celli ; che la Memoria del prof. Mueller ov' e annunciata Tesistenza dei quattro cuori attenenti al sistema assorbente, ha veduto la luce nel i833 in un volume delle Philoso- phical transactions; che nello stesso auno i833 e stata egualmente pubblicata V opera del prof. Panizza sopra il sistenia linfatico dei rettili , cli' egli aveva gia incamminata ed annunziata fino dal i83oi che quest' opera, frutto d' immense ricerche , ha richiesto necessariamente il lavoro di pill anni ;, e che finalmente consta per prove irrefra- gabili che nel Coccodrillo e nel Boa tali vescicole sono state da lui osservate nel corso dell' anno iSSa, dopo averle scoperte nel Coluber flavescens e natrix , rispetto ai quail animali egli ha data eziandio la descrlzlone di quelle singolarita dell' ossatura in cixi le dette vescicole hanno ricetto. B. Mojon.

C H IM I CA. Nouveau systems de chimie organique par V. Baspail (i). In un mio scritto intorno I'utilita del dolore (2) credo di aver dimostrato che le gravi sciagure possono talvolta essere fecondi di i\tili ritrovamenti e di grandi successl : 1' opera che abbiamo tra le mani ne e una prova. II Raspail gia tanto conosciuto nelle scienze fisiche e politiche , qiianto per le sue sventure, ha teste pubblicato un libro, luilissimo frutto delle lunghe veglie passate nella solitudine del carcere. II libro clie annunziauio avra certamente una grande influenza su 1 progress! della cliimica organica , e quuntunque questa scienza abl)ia rcso molti servizj alia medicina ed abbia sciolto molti probleml di fisiologia , di patologia e di te- rapia , pure era dessa ancor ben lontana dalla perfezione a cui la portarono gli ultimi lavori del Raspail. Dotto

(1) Parigi, i834, in 8.°, con rami miniati. Prezzo 10 franchi.

(2) SulPutilita del dolore, Discorso accademico di B. Mojou, Milano , iSai, Pirotta, ecc.

470 V A R I E T A .

Hgualmente nella scienza delF organizzazione clie nella clil- mica , dotato d' infaticaljile perseveranza , e di 11011 ordi- naria sagacita, egli conobbe assai bene che la chimica or- ganlca era ancora iieU' iiifanzia ^ indagaiido le cagioai cbe lie avevaiio tardato siiiora il progresso egli le rinveane nel vlzio de' metodi adoprati ; cerco qnindi d' imjiiegarne tin piu razionale e piu filosofico. Tolse ad ogni scienza cio che piio servire a constatare ua fatto, a riconoscere una legge. La iiatura avendo disposto certe sostanze nel seno di tali o tali altri organi , egli cliiese airanatomia il mezzo di conoscere qiiesti organi ; avvezzato T occliio a ben distin- gnerli, egli ricorre ai reattivi ed alle analisi clie gli som- ministra la chimica. Se questi organi sono troppo piccoli iiivoca il soccorso della lente microscopica. La fisica gli insegna a seguire Tandamento de'raggi luminosl, a dargli conto degli effetti della luce rifratta e riflessa ;, e trasporta quindi il suo laboratorio chimico sul porta-oggetto. Ogni altro mezzo d' investigazione non e da liii negletto ; egli pero da una grande importanza ai processi di osserva- zione ajutati dal microscopio. A tutti e iioto quanti utili e curiosi risultamenti ab])ia prodotto qnesto stromento ot- tico, nelle mani del Redi, del Leweiioecchio , del Swam- merdani , dello Spallanzani, delPAmici e di molt' altri. Si possono certamente col mezzo del crogiuolo e de' reattivi isolare e pesare gli element! indecomponibili di un corpo iiiorganico ; ma allorche si tratta d' una sostanza orgauiz- zata , come si potra ricorrere al crogiuolo senza deconi- porre 1' organo ? E come dar maiio ai reattivi per ottenerne la sostanza elementare , attraverso V ostacolo clie le pareti organizzate oppongono alia reazione?

Che il chimico tritiui , laceri , faccla macerare in un menstruo qualunque un ramoscello di vegetabile, egli dovra necessariamente confoiidere e mescolare nello stesso men- struo un' inlinita di sostanze che la natura aveva isolate negli organi separati. Si direbbe quasi che il chimico su- perbo del potere dell' arte sua cerchi di tutto confondere, per serbarsi il piacere di tutto sbrogliare. ]\Ia quando ha confuso e raescolato ogni cosa, lotta sovcnte in vaiio coii- tro le difficolta che I'arte sua non sa vincere ^ in allora le contraddizioni ed i capricci teoretici vengono in soccorso de' risultamenti inesplicabili ^ in allora il iiumero delle so- stanze indeterminate, de'doppii impieghi , delle creazioni nominali si moltiplicano talmente da spaventare la piii

V A R I E T A . 471

intrepula incinorla. II Raspail ha destramente ovitato tali scogli col mettere in uso 1" esperlmentazione in grande ed in piccolo , giungendo cosi a sciogliere un' infinita di qne- stioni iin ad ora problematiche.

II tipo dell'essere organico, dice T autore, pno ridnrsi in ultima aualisi ad una vescicola imperforata, atta ad elabo- rare al suo proprio svilnppo indefinito le sostanze gasose e liquide cli' essa attira nel suo interno per aspirazione , im- hibizione o endosmosi, e che rigetta per aspirazione, tran- spirazione o exosmosi , quegli element! decomposti che non possono servirgli all' assimilazione. Qnesta vescicola sepa- rata da ogni corpo estraneo , ridotta alle sue semplici pa- reti e composta di acqua, dl carhonio e di sali terrei, o ammoniacali. Nello stesso modo che dalla forma reale e visibile de' cristalli si giunge per analogia alia forma ideale della molecola chimica che li costituisce, si puo ugualmente conchiudere facendo lo stesso ragionamento che dall'asso- ciazione intima dell' acqua , del carbonio e de' sali , ri- sulta una molecola organica che prende la forma vescico- losa i e per ultimo al centro di questa vescicola embrio- nale si stabilisce la potenza vitale a cui vengono dietro tutti i fenomeni che ne sono la conseguenza.

Non ammettendo che due specie di chimica , la inorga- nica cioe e Y organica, il sig. Raspail divide gli elementi or- ganic! de' tessuti in quattro classi di sostanze diverse ch'egli chiama i.° organizzate ; 2.° organizzanti; 3." organizzatrici; 4.° organiche. Divide inoltre queste sostanze in quelle for- nite dagli animali , ed in quelle ottenute dai vegetabili. Tra le A'arie classificazioni stabilite dagli autori onde fa- cilitare lo studio dl una scienza qualsiasi , quella del Ra- spail potrebbe forse incontrare presso taluni moke difli- colta. Coloro , per esempio , che non vedono nella natura creatrice che ossigeno, idrogeno , carbonio e azoto ^ che de' tessuti risnltanti dalla combinazione di quest! elementi ^ indi degli organi formati dalla riitnione de' tessuti , e per ultimo de' prodott! di secrezione e di escrezione , potreb- bero chiedere qual! grandi di.Terenze incontrinsi tra ie sostanze organlzzatrlc! , e le cosi dette organizzanti ; e se ve n'hanno, qnali ne siano i caratter! piix pronnnciati, onde ammetterne degl' intermedj. INIa siccome le classificazioni non sono po! di tutta necessita , c forse la migliore di queste non e che la mcuo difettosa , cosi quella adottata dal nostro autore se puo essere combattuta . puo ancora

472 V A n I F, T A .

essere difesa con cguale sviccesso. Certo e che il sig. Ra^ spail ha purgato la chimica organica da molti erroi-i die la bruttavano; ha trovato parecchi nuovi fatti , ha sclolto un gran numero di problem! ed ha fornito de' mezzl sicuri per condnrre alia soluzlone dl molti altri. Le dottrine rin- chiuse neir opera che qui amiunciamo assicnra alia chi- mica organica un successo uguale a quello che i lavori di Priestley, di Lavoisier, di Bragnatelli e di Davy hanno ottenuto alia chimica minerale. B. Mojon-

VI AGGI.

Morte di Riccardo Lander. Nel Globe and Treveller leggesi il seguente estratto d' una lettera dalP isola di Fer- nando-Po, in data del 6 febbrajo 1834.

" Vi rechera certamente dispiacere la notlzia della morte di Riccardo Lander, che da qualche settimana abbandonata avea questa residenza ponendosi sul cuttero della Compa- gnia, il Craven, e seco conducendo una gran nave clie io data aveagli a nolo per questo medesimo viaggio. Al suo giugnere a Rio Nun , abbandono il cuttero , e risali sul fiume nella suddetta nave. Egli avea mercanzie pel valore di circa 400 lire sterline : il suo progetto era di ra2;glugnere il battello a vapore, da lui gia da alcune set- timane spedito innanzi , e di tosto approdare ad una pic- cola isola che comperata avea dal R.e, a 3oo miglia geogr. pill sojjra, dove teneva 11 suo magazzino. Gia scorso avea oltre a 100 miglia risalendo con diflicolta la corrente. Egli ed il suo equipaggio godevano buona salute: pero traevano la nave a braccia lungo la riva , quando sorpresi furono da una fucilata proveniente da una delle vicine macchie. Tre uomini caddero morti , e quattro furono feriti. Tra qiiesti era il sig. Lander. La nave era accompagnata da un canotto f, ed alPistante in cui vennero assaliti, essa trovavasi arenata : per salvarsi furono percio costretti a saltare nel ca- notto , e darsi alia piii precipitosa fuga. Ma immediatamente inseguiti da cinque o sei canotti da guerra pieni d' uomini , ebbero a sostenere un fuoco per cinque ore sino alia not- te , al sovraggiugnere della quale si sottrassero alia vista degli assalitori. Giunsero a Fernando-Po il 37 dello scorso mese. II sig. Lander cesso di vivere questa mattina. Egli due giorni prima scritto aveami pregandomi di prendere cura de'battelii e delle mercanzie appartenenti alia Compa- gnia commerciale dell' interno cleirAfrica , cio che di fatto

V A n I E T A . 4^3

eseguii. II signor Lander mi disse che i canotti eraiio di Bonny, di Brass e di Benin ; e queste circostanze mi fanno credere clie alcuni de' negozianti di schiavi, od anche altri Europei non siano stranieri a quest' assassinio. Le carte e le vesti del signor Lander furono tutte perdute. >i ( Fiii qui la lettera).

« II 2 maggio nella Camera de' comvmi d' Inghilterra ci el)be discussione intorno a tal funesto avvenimento. II ml- nistro su di cio interrogate rispose che il governo non conosceva altre particolarita da quelle che state erano tras- messe per vina lettera privata.

I quotidiani glornali , tanto di Parigi quanto di Londra, pubblicarono varie particolari notlzie suU' ultima spedizione di Riccardo Lander in Africa. " Avendo noi letto ( cosi gli editori Ae' Nouv. Annates des Voy., mai 1834.) con at- tenzione tali documenti , trovammo diverse circostanze si fattamente contraddittorie, che non ci avea mezzo alcuno di J'arle insieme concordare^ e ne meno di ofFerirne una ragio- nevole spiegazione , essend' esse in manifesta opposizione colla carta del corso del Kouarra da Boussa sino alia sua

imboccatura nel golfo di Guinea Noi I'anno scorso

andavamo di gia esponendo i nostri timori suU' esito di questo viaggio del Lander (i). I voti che noi facemmo per la salvezza di si interessante ed intrepido giovane non furono esauditi : egli cadde vittima del suo generoso iia- traprendimeuto. »

Gli stessi editori cosi fannosi quindi ad epllogare cio che negli antecedenti anni rlferito aveano intoi'uo a questo celebre viaggiatore (a). " Riccardo Lander nacque a Truro nella contea di Coruovaglia I'S del febbrajo 1804, di niodo che air epoca della sua morte gia stava per toccare T an- no So." Sino dalla sua piu tenera giovinezza recato erasi a San-Domingo, dove si trattenne per qualche tempo: viaggio poi nel sud delKAfrica , dalla citta del Capo sino alia piu lontana estremita della colonia, verso il nord, passando per Tinterno paese. Egli solo sopravvise a coloro die accompa- gnato aveano V infelice Clapperton nell' interno dell'Africa , ed eblje la fortuna di ritornare, Ijenche solo e senza mezzi

(1) Bibl. Ital. t. 71.°, pag. ia3, e t. 73°, pag. 347.

(3) Veggansi pure gli articoli della Bibl. ItaJ. intorno ai Gior- iiale (Tuna spedizione ecc, dello stesso Lander, t. 68.°, pag. 56, c I. 69.°, pag. 72.

474 V A R I E T A .

dl difesa, tla Sacaton nell'' Hans sa a Badagry s.nlla costa del golfo di Guinea;, viaggio lungo, difficile e pericoloso, a traverse dl paesl al)ltati da uii gran numero dl tribii difFerenti, dalle quail ben lungi dal rlcevere la piu plccola umlliazione, fu 11 plii delle volte trattato con bonta e con raanlere generose. Nel secondo viagglo, cli'ei fece col fratello suo Giovanni Lander, scopri 1" iniboccatura del Kouarra (Niger), e fece conoscere i paesl, pel quail passa il fiume da Boussa sine al mare. Egli e morto nel terzo suo intraprendimento.

NECROLOGIA. Carlo Parea.

Nel i8 dl questo mese (dl lugUo ) alle ore 6 del mat- tino ha cessato di vivere uno de' nostrl piu valenti e piii illustri ingegneri ed idraulici, Carlo Parea, anzlano agglunto air I. R. Dlrezione generale delle publjliche costruzioni. Le sue esequie furono onorate dell' Inter vento delFI. R. Istituto di scienze , lettere ed artl , non che degl" ingegneri e di altri individui addetti alia suddetta Dlrezione , e dl non pochi altri suoi amlci ed estimatori. II slgnor ingegnere Filippo Ferranti , altro degli agglunti della medeslma Dl- rezione reclto suUa toniba dell' estinto suo coUega una breve allocuzlone.

Nel prosslmo fascicolo daremo alcune particolarl ed ac- curate notizie intorno alia vita, agli studj ed alle opere di questo benemerito nostro concittadlno.

ERRATA-GORRIGE. Tomo 74.°

Pag.

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R. GiRONi, F. Carlini, I. Fumagalli e G. Brvgnatelli , direttori ed editori.

Pubblicato il di 3i luglio 1834.

Milano , ilalt I. R, Stamperia,

475 IND ICE

delle mnterie conternite in questo tomo LXXIV,

PAIITE I.

LETTERATUUA. ED ARTI LIBERALI.

/^t(

'toria romana, di M. B. G. Niebuhr. Art. 2.." . pag. 3

An. 3." ed ultimo » 196

Deila vera eccellenza nclle lettere. Ragionamento ine-

dito , di M. Missirini. Art. 2.° ed ultimo » 17

Tommaso Moro , tragedia di S. Pellico »» 29

Vocaholarj italiano-latino e latino— italiano , di F. Che-

rubini » 40

Elogio del cardinale Alberoni , di G. Bignami. Art. 2..° » 16 r

Principj estetici di G. Zuccala. Art. 2." ed ultimo. . » i8a

Alcuni pensieri sulla mitologia » 32 1

PARTE 11.

SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Iconografia della Fauna italica di C. L. Bonaparte. Art. 3 ."» 5a

Farmacologia di A. Giordano " 64

Gothicce versionis epistolarum Divi Pauli ad Romanos etc.,

edidit C. O. Castillionozus v 209

Livellazione della citta di Milano » 2 1 5

Osservazioni sul sistema di Jerogrqfia criptica di C.

Jannelli » 384

Continuazione degli Atti dell' I. R. Accademia dei Geor-

gofiU di Firenze » 363

Giornale agrario toscano " ivi

APPENDICE.

PARTE I.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI STRANIEUE.

Voyage dans la Regence d' Alger, par Rozet » 7 5

Memoires de la Societe geologique de France . . . . » 89

Nouvelles recherches bihliographiqucs par J- C. Brunei » 90 Viaggio per V Italia supcrioie con ispcciali riguardi al-

r attual condizione dvlV agricoltura , di G. Burger » 236

476 I N D I C E.

L(i piti It'Ila epoca della storia romana, di D. H.

Hegen'isch pag. 874

Aniicdi della letteratura » 383

PARTE II.

SCIENZE, LETTERE ED ARTI IT\L1A.NE.

Agraiia. Mezzi sicuri per distniggere i verrni rodi-

tori del frumento in erba e sii le spiche . ..." 286 Ccdendario georgico della R. Societa agraria di Torino » 423 Delle risaje del territorio di Crema, di P. Macchetti » 4^5

Arclieologia. L' Arclieografo triestino » 267

Ani belle. Raccolta e paralello delle fabbriche le pill classiche di tiitti i tempi, d'ogni popolo e di ciascuno stile, di J. N. L. Durand e J. G. Legrand 262

Vedute delle porte e mura di Roma »> 3 1 1

Soggetti pittoreschi e costumi di Venezia , di E. Bosa » 264.

Album Venitien " 108

Ani e mestieri. Nuovo Dizionario universale tecno-

logico: traduzione " 269

Arti militari. Saggi militari precipuamente spettanti

alle fortificazioni militari , di V. Degli Uberti . » 118 Astronomia. Considerazioni su la disposizione del-

V Universo , di Bode: traduzione di G. Amati . » 417 Bibliografia. Catalogo di libri vendibili presso Branca

e Dupuy " 261

Studio bibliografico di V. Mortillaro » 2 58

Chimica. Illustrazione ed analisi delle fonti minerali

di Cerieda, di S. Mandruzzato '/ 118

Economia pubblica. Della coiidizione economica del

regno di Napoli , di M. De Augustinis »> 117

Delia miseria pubblica , sue cause ed indizj , del

Duca di Ventignano " 114

Sulla decadenza delle ricchezze , di V. Sabatino . » I'i'j Considerazioni sul basso prezzo dei prodotti, di G.

Della Valle » "3

Della libera estrazione della seta greggia, dal Pie-

monte , di G. Giovanetti " 275

Saggio politico su la popolazione e le contribuzioni

delle Due Sicilie .; 421

Des principaux produits agricoles du royaume de

Naples " 420

EJoquenza. Periclis Oratio funehris apud Thucydi-

dem etc., cum vers lone B. Prierii // aSo

I N D I C E. 477

Filologia. Faustini GngUuffi Specimen de fortuiut

Latiiiitatis pag. 241

Dizionario turco , arabo e persiano, ridotto da A.

Ciadyrgy " 260

Intorno una versione della Poetica di Geronimo Vida

e I' arte di tradurre , di F. Malvica " i o i

II CiabatUno pattinista dialoghi " 102

Filosofia. Volgarizzamento dei trattad morali di

Albertano Giudice di Brescia » 3(j<)

Fisica. Esperienza sulV azione chimica delle correnti

indotte dal magnetismo terrestre >< 422

Geografia. Dizionario geografico-storico-statisdco-

comrncrciale degli Scad Sardi , di G. Casalis . . » io5 Dizionario geografico , fisico , storico della Toscana,

di E. Repetd 4 1 6

Legislazione. Trattato delle azioni ed eccezioni se- condo i principj delle leggi civili delle Due Sicilie

di F. A. Roberd » 1 1 -^

Marina. Nuoi'o Cosuere del mare Adricidco, di G. B.

V. M. Grubas " 278

Matemadca. Annotazioni agli Elemend di meccaruca

e d' idrauUca del Venturoli , di A. Bordoni . <> 120 La scienza degV ingegneri di Bellidor con note del

Ncaier : versione di L. Masieri " 1^ +

Medicina. Jstituzioni di materia medica di D. Bruschi,

C071 note di G. Pozzi »> 2 8 1

Ricerche sul trattamento delle malattie infuumnntorie,

di L. Emiliani » 2 8 3

Sulla dignitd della medicina legale, di C. Speranza » 284 Memoria sul nervo grande sinipatico dell' uomo , di

G. F. Lobstein: traduzione con note di D. Branca » 280

Poesia. M. V. Martiulis epigramnuita " 9 3

In morte di M. G. Gagliuffi. , anacreontiche di G. A.

Scuzzola " 349

II manoscritto di Sterne , di L. A. Forleo " 3 84

Ida Della Torre , episodio patrio , di G. Carcano » 40 1 Poligrafia. Giornale di scicnze , lettere ed arti per

la Sicilia 4 1 2

II Vapore , giornale » 410

L'Ape itcdiana delle belle arti " 'V*

Religione. Epistola di S. Girolamo a Nepoziano in- torno la vita dei prcti volgarizzula da G. O. Mar- zuitini " i<^9

478 1 N D I C E.

La scienza teologica V eminente scienza di Gcsii Crista ,

di G. B. Vertua. . . pag. 267

Prediche ed orazioni sacre di S- De-Luca » 1 1 1

Intorno ai viaggi ed alia predicazione di S. Toin-

maso, di G. Rhb »> 4i5

Storia e Biografia. Collana degV illustri storici Italiani >/ 94 Aggiunte e rettificazioni al Costume antico e inoder-

no , di G. Fenario » 3 9 5

Relazione del regno Barmano , di V- Sangerniano » 3 53

Biografia universale. Parte mitologica >/ 390

Storia della Valt.ellina , di G. Romegialli >; 408

Notizie biografiche e letterarie degli scrittori dello

Stato Estense >/ 98

Dell' origine delle leggi , delle arti , delle scienze , e

loro progressi presso gli antichi popolL , di I. Goguet » 108 Notize intorno alia famosa opera storica di Ihnu

Khaldun, di J. Graberg di Heniso " 98

Viaggio in Siria ed in Terra Santa, di G. Failoni » 104

V ARI ETA.

Agraria. Premio di ital. llr. i5oo proposto daW I. B. Istituto per una Memoria sulla fabbricazione

del fonnaggio >/ 459

Arclieologia. Oggetti piii rimarchevoli ritrovati negli

scavi di Poinpei » 3 1 3

Pubblici e privuti Musei di antichi ta in Italia . . » 460

Arti belle. Accademia di belle arti a Firenze . . » 429

Cenni sulla barriera di Porta Orientale in Milano » 446 Modello del monumento di Francesco Pesaro, di A.

Canova » 289

Vedute delle porte e mura di Roma, di L. RicciardelU » 3 1 1

Arti e mestieri. Recenti invenzioni e scoperte napolitane » 1 34

Nota alle invenzioni suddette >; 3o8

Premj relativi all' uso della robbia » 3 09

Bibliggrafia. Notizie bibliografiche di Napoli . . . >/ 426

Manoscritti orientali vendibili a Firenze » 439

Annunzj tipografici " 3i3

Biografia. Supplimento alia vita di A. Canova . » 292

Giuseppe Compagnoni " 146

Leopoldo Cicognara " i53

Riccardo Lander " 47^

Carlo Parea » 474

1 N I) I c E. 479

Cronaca cldle scienze , letterc, arli, istmzionc e pub-

blica ecoaoinia in Italia pag. laS

, ,,287

)/ 4^6

Epigrafia. Iscrizioni per le tre stmde della Spluga,

dello Stelvio e del Lario " 128

Erratu-Corrige " 3 1 9

."■:■" ^"'*

Fisica e Mateinutica. Traite de physique matematique

par Foisson " 3o3

Nuoia proprieta delle coirenti magneto-elettrichc . » 3o5

Programma di premj dell' Accademia di Pietroborgo » 299

Gabinetti dell' Universita di Pisa » 440

Pavia >/ 453

Osservazioni meteorologiche di aprile » 160

maggio » Sao

S^itgno " 480

Idraulica. Lavori al fiume Aiiiene presso Tii'oli . u 287 Medicina, Anatoniia. Della struttiira del vasi linfa-

tici , di B. Mojoji >i 143

Sui rappord del cranio coll' organo dell' iidito , di

B. Mojori " 141

Vescicole linfaticlie pulsanti , di Mueller " 468

Risposta di C. F. Bellingeri all' articolo sulV Antago-

nismo nervosa " 1 3 8

Trattamento deW idrofobia " 145

Riflessi di B. Mojon sulla vaccina " ivi

Cause e rimedj del gozzo >t 3io

Insegnamento chirurgico dell' Vniversita di Pisa . . <> 440

Gubinetto patologico delV Universita di Pavia . . . » i^bi Polcmica. Paragrafo di lettera di Antonio Lonibardi sopra alcune osservazioni di A. Bellani intorno

alle Memorie della Societa italiana » 298

Statistica. Statistica della Spagna " 145

Storia ruiturale. Paragone tra i Cinesi e gV Indiani

d' America " 297

Vlteriori notizie intorno al Panphyton Siculum del

Cupani ed alia Flora Sicula del Gussone . . . . » 3o2 Esame di alcune nuove osservazioni intorno alia strut- tiira deir epidennide delle piante , di D. Viviani >> 462

Miniere di zolfo scoperte in Toscana " 1 2. 8

Gabinetti dell' Universita di Pisa " 44^*

Nuovo sistenia di chimica organica . di Fiaspail . . >> 469

Osservazloni metcorologlclie falte all' I. R. Osservatorio dl Brera.

G I U G N

0 1834.

M A T T I N A.

Sera.

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Stalo del cielo.

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Stato del cielo.

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Sereno.

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S E S S E

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Sereno.

Allezza mass, del bar. poll. 28 liu. i

5 Allezza mass, del term. + 24,5

); 27 " 7

0 minima . . . . + 10,0 57 media + 16,70

media .

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Quaiilila dclla piog

gia linee 4o,3o.

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