r *A! BIBLIOTEGA ITALIANA O SIA GIORNALE VI LETTERATURA, SCIENCE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo LXXVIII. ANNO VENTESIMO. Aprilc , Maggio e Giugao i835. ■:/1 a^ePc^B. MILANO PKESSO LA DIKEZIONE DEL GIORNALE. IMPERIALE REOIA STAMPEKIA. II presente Qiornale^ con tutti i volumi precedenti^ e posto sotto la salvaguardia della Legge^ essendosi adempiuto a quanta essa prescrive. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTEUATUKA ED ARTI LTBERALI. Famiglie celebrl italianc del conte Pompeo Litta. — Mitauo ^ prcsso V autore , piazza di SanC' Angela , 71° 1436, in fogito con rami {*). t hello e piacevole uQlcio aiinunziare di tempo in tempo alcuni nuovi tiiscicoli della grand' opera del conte Litta; perche torna lo stesso come annunziarc die alcune parti della storia italiana hanno ricevuto una nuova illustrazione, o clie 1' esimio autore ha acquistati nuovi titoli alia stima degli eruditi ed alia riconoscenza degli studiosi. Vorremmo poter allermare altresi con ngual sicurezza, die quanto piu T opera va crescendo di mole , tanto piu se n' aumenta lo (*) Dopo r ultimo nostro articolo ( Vedi tomo 71.°, liiglio i833, P^g- 17) rilliigtre aiuore puJjblico le seguenti faiuiglie. Ogiii fa- miglia si vende anche separata. Bemivoglio di Bologna, con i-auii au. 1. 40. — senza rami 1. 8. — Coi-raro di Venezia » 4. 80 » 3. 40 Fogliani di Reggio » g. 20 » 4. 20 Foscari di Veuezia » 4. » 2. • Foscarini di Vonezla » 4. « 3. — . Wacchiavelli di Firenze » 7. « 2. 80 Gonzaga di Mautova, parte I." . . » 22. — » 4. 60 Tutte le famiglie finora pubblicate, clie uioutauo a cinr|uau- taquattro, costauo aust. lli-. 742 coi rami, senza rami lir. 167. 70. 4 FAMIGLIE CELEBEI ITALIANE spaecio; vorremmo poter dire che alcuni gabirictli o casiiil o socletd dl letture lianno banditi molti frivoli giornali, per sostituire a tante straniere inutilita un li- bro di sapienza italiana, il quale per varieta d'argo- menti puo appagare la plu incostante curiosita, ma non puo mai esser letto cosi Icggiermente , che non se ne cavi buon frutto. Alcuni ridcranno al certo di questo nostro desiderio, e diranno clie i "volumi in foglio non sono opere da gabinetti, non sono fatti per allettare, non sono acconci a dilTondere le cognizioni : noi ri- conosciamo e confessiamo tutti gV inconvenienti di sifiFatti libii ; nia , se la materia lo comportasse , non potremmo ridere anclie noi di coloro che si accam- pano fra i Cosmorama , i Teatri Universali e i Ga- Linetti Pittorici per m-aovere la loro piccola guerra ai volumi in foglio? Non sarebbe carita il dire a molti giovani di buon ingegno e di ottinia volonta, che tra il diffondere e il disperdere, in certe materie, vi lia una dilferenza piccolissima , impercettibile ; che pochi volumi in foglio bene studiati li metteranno in grado di scrivere con bencticio dell' universale , mentre dopo lutte queste letture nelle quali ora con- sumano il tempo non potranno aver mai speranza di coUocarsi fra i veri grandi scrittori? O meriteremo noi forse che le nostre parole si traggano a qualche sinistra interprctazione, quando proponiamo di sosti- tuire a tanti indigesti frammenti, a tante notizie sem- pre incompiute e non di rado fallaci , la lettura di un' opera si magistrale , si diligente , si consonante colla nostra eta , com' e quella del sig. Litta ? E noi intendiamo parlare a que' 2;iovani che si mostrano capaci di battere una splendida carriera, ed ai quali non e ne utile , ne onorevole contentarsi di questi sussidj trovati in servigio de' mediocri ins^cgni o di coloro che non possono attendere a studj migliori. L' opera del signor Litta, noi I'abbiamo gia detto altre volte, lutta insieme viene a comprendere I'in- tiero corso della storia italiana, illustrata dalle bio- gratJe de' piu ragguardevoli personaggi. Un giovane DI POlVtPEO LnTA. 5 che faccia precedere a questa lettura qualche studio di cronologia, non puo, sotto questo rispetto, deside- rare istiuzione maggioie. A poco a poco cgli trova in questo libro tutti i iatti di cui lia bisogno per averc una piena notizia delle vicende del nostro paese, e quei fatti gia gli eniran nelT animo accompagnali da tutto cio che si richiede a bene intenderii ed ap- prezzarli, percliVgli impara a conoscei'e le persone clic li hanno operati, con tuttc le loro private e pubbli- che passioni. Cercare con instancabile diligenza nelle storie, nelle cronaclie, nei diplomi, nei monumenti i fatti delle famiglie piu illustri; questo e lo scopo del nobile autore. Una chiara esposizione di qucsti fatti, molte belle osservazioni , non tolte a prcstanza dai libri che s' hanno alle mani , ne ostentate per va- nita o per assicurarsi la lode di qualche classe di lettori, ma dedotte con costanza di vero filosofo dal tesoro della propria mente; sono questi i pregi che sollevano 1' opera del sig. Litta dalla schiera delle semplici genealogie alle storie propriamente dctte. II continuo pas^aggio poi da uno ad un altro paese, da una ad un' altra famiglia; e quel frammcttci e (come porta la natura di un lavoro biogralico') i privati ai pubblici avvenimenti; e 1 opportunita di registrarvi niolte notizie che la storia passerebbe in silenzio; e la necessita di parlare di niolte persone estranee forse alia storia della nazione, ma non di rado importanti per quella della morale, e utilissime a ricreare colle loro avventure T animo di chi legge : tutte queste circo- stanze contribuiscono a far si che quest' opera possa contentare di sc e chi cerca nei libri una solida istru- zione, e chi Icgge solo per passar tempo. Certo non c nostra intenzione di considerare un libro di fanta im- portanza dal lato del diletto -, ne un uomo che ha consumata la parte migliore della sua vita per eru- dirsi , e per arricchire l' Italia d'un' opera che bast^i a redimerci dalle ingiurie di molti stranieri, potrebbe di tal maniera degnamente lodarsi. Nondinieno poiche abbiamo toccato questo argomento, rifcrirenio qualche 6 FAMIGLIE CKLEKUI ITALIANS esempio die valga a comprovare la nostra asserzione; e primamente i casi di Camilla Martolli , arnica e poi nioglie di Cosimo de' Medici. K Quando quel principe nel 1664 si pose in inente d'aprire il corridojo di conuinicazione lungo forse mezzo miglio , accio potesse passare inosservato dal suo palazzo all' altro detto de' Pitti , tra le case clie in tale occasione si dovettero demolire, una fu cpiella in cui Camilla soggiornava col padre. Cosimo aiidando a visitar la fabbrica conoljbe la giovane Martelli, se lie invaglii, c la voile possedere. 11 padre ch'era po- vero non rcsistette a tanto intercessore, e gliela con- cede. Tale fii Torigine di cpiesto concubinato, clie si cambio poi in matrimonio in forza delle esortazioni di Pio V, a cui Camilla s"era segretamente con molta efficacia raccomandata. Non cbbe pero mai titolo e trattamento da sovrana; il clie fu uno de'motivi die tranquillizzarono il principe ereditario insofferente di avere tale matrigna in corte. Passo giorni fclici fin- die visse Cosimo , ma nel di istesso della morte del marito fu, si puo dire, dal successore cacciata di pa- lazzo; perclic al momento intimatole di cliiudersi nel monastero dclie Mm-ate. Dovette obbedire. Porto nel iiuovo soggiorno il nial umore cui doveva andar sog- getta una donna die cadeva tanto dalT alto ; cosicche cjuel monastero dopo il di lei ingresso fu in continuo sconvolginiento. Dolenti le monaclie d' aver questo diavolo in casa, cdebrarono molte novene alia Beata Vergine onde ottenere la grazia di essere liberate. Furono esaudite, e Camilla fu trasferita in S. Monaca, ovc gia un tempo era stata allcvala. Usci una sola volta da questo ritiro, cioe nel i585 in occasione delle nozze di sua figlia col duca di Modena. II ram- marico la rese quasi imbecille, e negli ultimi suoi giorni affatto scema. Nei matrimonj di cpiestc genera le donne se non sono maltrattate dal marito lo sono poi da' suoi parenti. » La famiglia Martelli sommiuistra all' egregio au- tore un altro racconto, che potrebbe anch'esso dare DI rOMPEO LITTA. 7 ar2;omcnto ai nostri scrittori di novelle , nella morte di Lodovico Martclli. k E celebrato il suo nome in tntte le stoi'ie per un famoso duello cli' ebbe nel tempo in cui le milizie di Cleniciite VII unitaniente a quelle di Carlo V assediavano Fircnze nel i53o onde di- strucgere quella repuliblica. Lodovico in questa lotta combatteva per la difesa della patria, ed era in gran riputazione non solo pel suo amore per la liberta , ma pel suo coraggio e pel suo valore. Aveva egli avuto alterco ne' passati tempi con Giovanni Bandini per cagione di Marietta de" Ricci moglie di Niccolo Benintendi, e avendo il Bandini col segulre le parti del Pontefice prese le armi contro la repubblica, Lo- dovico gli mando un cartello di slida, chiamando tra- ditori della patria c nemici di Cristo lui e tiitti i Fiorentini che erano al campo nemico. Fu in allora deciso il duello. La repul^blica die il suo assenso, ed ugualmente il principe d' Orange coniandante V asse- dio, che fece disporre uno steccato cliiuso a pie del monte Baroncelli, oggi Poggio imperiale. Ebbe cia- scun de'combattenti un compagno. Lodovico condusse seco Dante da Castiglione; ed il Bandini era accom- paguato da Bertino degli Aldobrandini. Fn eseguito il duello alia presenza dei due eserciti con graude solennita. I qiiattio conibattenti erano in camiscia colle sole calzc, c testa nuda . ...» L' Aldobrandini poi fu ucciso da Dante con cui gli era toccato di com- battere. Ma Lodovico alia vista de' Fiorentini palpi- tanti fu colpito da grave ferita nella testa , la quale versando copioso sangue gli tolse la vista e lo pose nelle mani del suo avvcrsario. « Trasportato a Fi- renze ( cosi il signer Litta ) , le cure deli" antica sua amante non che servirgli di sollievo, furongli cagione di maggiorc alTlizione, ed oppresso dalle tiisti idee dellc disgrazie della patria sua, in pochi giorni nioii. » Di questi aneddoti che la storia passa intierameiite in silenzio o li accenna appena sotto gran brevita , sono ricchissime le pagine del conte Litta, il quale non solamente gl' jUustra colla solita sua diligenza , 8 FAMIGLTE CELEBRI ITALIANE ma li accompagna sovente anche di giuste conside- razioni; oltreche poi cogli elenchi degli scrittori di ciascheduna famiglia, mette in grado chi ne fosse cu- rioso di trovarne tutte quell altre notizie die mai si possano desiderare. Come parte del diletto che si trova nello studio di questa bell' opera abbianio accennata la varieta de- gli argomenti •, qualita su cui fondasi principalmente la fortuna di molti giornali che ci vengono dagli stranieri. Ma questa non e varieta prodotta dall' ac- cumulare in poche pagine molti frammenti di notizie imperfette, senza relazione di sorta fra loro, e per- cio senza veruna probabilita che il lettore ne possa fare tesoro; bensi e quella varieta propria di un opera che della storia di niolte famiglie viene a comporre a poco a poco la storia di tutta la nazione. In questi ultimi fascicoli, per cagione di esempio, il conte Litta ci guida per le principali citta d' Italia, a Firenze, a Venezia, a Modena, a Mantova, a Reggio; ci mette dinanzi alcune famiglie dedite all' armi , altre che dairingegtio e dalle lettere principalmente ricevettero la loro celebrita ; e qualche volta ci descrive le gare sanguinose delle fazioni e dei principi, qualche volta le controversie dei teologi , e nelle sue pagine in somma ej^li ridesta tutta quanta la vita della Nazione. Le famislie Martelli di Firenze e Varano da Camerino gli porgono occasione di somministrarci una parte della nostra storia letteraria. Nella famiglia Corraro di Venezia gli s' apre il campo a farci conoscere moke cose spettanti alia politica ed alia religione nei secoli XIV e XV ; e noi preghiamo i nostri lettori a considerare quante notizie egli abbia raccolte negli articoli Angelo e Antonio della Tavola III. La famiglia Rangoni di Modena ci trae in mezzo alle continue inimicizie dei nostri padri, ed a quella perpetua vi- cenda di fazioni che costo tanto sangue al nostro paese e fu tanta parte della sua infelicita. Della famiglia Rangoni alcuni ccrcan T origiue al di la delle Alpi, ordinario melodo (dice il sig. conte Litta) con cui DI POMPEO LITTA. 9 camminano i genealogisti delle illustri famlglie ita- liane, persnasi die cio contribuisca al maggiore splen- dore di esse. L' antichita e Y origine d' una famiglia ( so2giungc ) non lianno pero alcuna parte nel ren- derla storica, bensi le sue vicende e le azioni de' suoi personaggi. H primo di questi nella famiglia Rangoni I'u , secondo 1' illustre autore , un Gherardo •, quegli probabilmente che tra' condottieri dell' esercito della contessa Matilde combatte contro 1' imperatore Ar- rigo IV, di cui nel 1092 rimase poi prigioniero. Ua altro Gherardo Rangoni fu eletto podesta di Modena nel 1 1 56, e f a il primo, per quanto pare, che avesse in quella citta questo ufficio. Nei primi tempi della Lega lombarda sembra cli egli aderisse all' imperio , ma poi e da credere che mutasse consiglio, giacche nel ii69giur61a cittadinanza di Reggio promettendo fedeha , e nel 11 73 trovasi registrato fra i consoli della repubblica di Modena , ove sei anni dopo fu eletto podesta per Li seconda volta. Un Jacopino Rangoni, pronipote di questo Gherardo, ebbe il grado di podesta in Todi, in Siena, in Foligno; parteggio qualche tempo per Federigo II contro Innocenzo IV, poi nel 1247 si consacro improvvisamente al servizio della Corte Pontificia , e fu capo dei Guelli. Come tale ebbe anche in Firenze la carica di podesta, ma vi lascio una dolorosa memoria per la rotta che i Guelfi comandati da lui ebbero a Montaperti sulFAr- bia il 4 settcnibre 1259. Quando poi Carlo I d'Angio fu chiamato dal Pontefice in Italia ai danni di Man- fredi, Jacopino prcse le armi contro i Ghibellini, e li caccio da Modena. Reggio nel 1265 imito I'esem- pio di quesia citta, e deposto il podesta Marco Gra- denigo gli sostttui il Rangoni. Dopo che poi colla vittoi'ia di Benevento Carlo d' Anglo ebbe asslcurata la prevalenza dei Guelfi , Jacopino non fu tra gli ultlml a renders! noto per la persecuzione coatro i Ghibollinl , dei quail devasto le case e inccndio le castella. Anche Gugllelmo, liglluolo di Jacopino, se- guito prima Ic parti dclT iuipcrio , poi abbraccio la 10 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE fazione Guclfa. Figliuolo tli costui fu Lanfianco, uomo di gran senno e di gran valore, nia non bene amato diilla fortima. A' suoi tempi ( nel 1284) i Guelli di Modena vennero a discordia fra loro, in consegncnza di clie il doniinio di queila citta fu dato ad Obizzo d' Este , signor di Ferrai'a. Alia morte di Obizzo nacquc contesa tra il figliuolo Azzo e il nipote Al- drovandino, a clii dovesse appartenere il dominio di Modena. Lanfranco Rangoni sostenne ]e pretensioni di Aldrovandino, a cui egli aveva data in nioiilie una propria (igliuola , ma vinto e proscritto co' suoi se- guaci , mori esule nel 1804. Noi non andremo piii oltre compendiando la storia di cjuesta faniiglia, perche questo breve saggio e ba- stevole a far ronoscere come sia vero die le vite delle qiiali si componc V opera del sig. Litta guidano lo studioso per un sentiero sempre vario , sempre nuovo , a conoscere tutta quanta la storia italiana. Gia si e detto poc' anzi che le famiglie Martelli e Varano, oltre airimportanza politica, possono allettare pvincipalmente gli studios! dclla storia letterai-ia. Nella famiglia Fogliani di Eeggio poi e notabile principal- niente la vita di Corrado die trovasi nella terza tavola. fc Corrado Fogliani fu sempre ai ilanchi di Fran- cesco Sforza suo fratello riterino, cni presto segnalati servizj in varie railitari spedizioni c in rilevanti com- niissioni politiclic. Assistettclo particolarmente quando, intento a diveutar duca di Milano , si trovo involto nelle piu pericolose difl^colta ; e in quest' occasione Lodovico duca di Savoja avendo assalito il Novarese, Corrado ando tosto ad impedire die si avanzasse a passare il Tirino e turbare le operazioni militari del- 1 asscdio di Milano. » Quando poi lo Sforza per avere ottcnuLo quel grado, si attiro F inimicizia dei Vene- ziani, dcsiderosi allora della Lombardia, Corrado gli torno molto utile come governntore di Alessandria , non permettendo die qnella citta si uiiisse con Gu- glielmo marchesc di Monferrato die la repubblica di Venezia aveva saputo guadagnarsi a danno del nuovo DI rOMPEO LITTA. H tluca. Fjnita quclla guerra, e rimasto lo Sforza asso- luto padrone di quanto avevano possednto i Visconti, Coirado fu spedito a combattere le soldatesclie del Picinino e di Matteo di Capua clie rimasti , per la pace, senza paglie, desolavano le provincie di Siena. « Nel J 462 fu eletto commissario e luogotenente du- cale in Lodi, e quindi comandante delle arnii in Piacenza. Quivi si trovo quando si sparse la notizia della niorte del duca di Milano. Non mancarono i nemici al nome Sforzesco di muovere a tnmulto gli abitanti si della citta come della campagna, nia Cor- rado con gran prudenza e con iino accorgimento giunse a ristabilire la quiete ; molto piu che , rico- nosciuta falsa la notizia , ne' tumultuanti presto sce- nio r ardinicnto. Questo fatto servi a far conoscere quanta era la fcde di Corrado, e quali tra i potenti signori e gli stessi condotticri erano i traditori. Nel 1464 fu procurator ducale a riceveie da' ministri del re di Francia il possesso della Li^uria ceduta a Fran- cesco Sforza colia depressione dci Fregoso .... Nel 1468 Galcazzo Maria Sforza succcduto a Francesco suo padre lo noniino governatore di Genoya , e gli diede in feudo il marchesato di Vigliizzolo nel Tor- tonese .... Nel 1470 ebbe altresi il feudo di Castel- nuovo parmigiano, e possedeva altresi quel di Cerreto per vendita fattagli da' Landi. Fisso Corrado la sua famiglia in Piacenza , ove il consiglio generale gli aveva conceduto la cittadinanza e ie esenzioni per le sue terre , tributandogli grandi enconij particolar- mente per aver salvato Piacenza dagli orrori dell' a- narchia nelle turbolenze del 1462. Mori in Milano nel 1470, 23 dicenibre. )) Un altro personaggio di questa famiglia , la ciii vita descritta molto ampianiente dal conte Litta e piena di belle curiosita storiche, fu Giovanni nato nel 1697. « Quando V inflmte D. Carlo in conseguenza del trat- tato di Siviglia del 1729, vennc nel 1-32 a pren- dere possesso degli Stati di Parma e Piacenza in qua- lita di credo e successore a' Farnesi, Giovanni fu 12 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE creato gentiluomo di camera del nuovo principe, di cui presto guadagno per le sue pregevoli doti V at- fetto. Poco dopo passo a Madrid con particolare mis- sione presso Filippo V padre dell' Infante. Scoppiata iiel 1784 la guerra di successione alia Polonia, che pose in fuoco tutta Y Eiiropa , D. Carlo fu spedito a cacciare gl' iniperiali dal regno delle Due Sicilie , e riuscitagli V inipresa , fa coronato re in Napoli nel 1735; e col trattato di Vienna del 1788, 8 noveinbre rimase pacilico possessore di quel regno. II Fogliani non abbandono mai il principe, e rimase presso di lui fine al 1755 .... Era egli presso il monarca uomo di molta preponderanza ; ma a pochi e dato di percor- rere una carriera nelle corti senza inciampi. » Avve- dutosi il Fogliani del pericolo in cui poteva trovarsi domando di poter cambiare la carica di primo mini- stro con quella di vicere di Sicilia, e ottenutala stette in Palermo lo anni. « II Fogliani era molto pio, ele- mosiniere, inclinato alle belle lettere, ma poco av- veduto , e lontano aflFatto dal credere che non facendo quello die sempre si era fatto, si potesse far mcglio. Governo per altro con niolta probita e presiede alia celebrazione di cinque parlamenti, ch' era la rappre- sentanza del regno , che adnnavasi triennalmcnte , rappresentanza di limitato profitto , perche la corte poco si curava delle negative o delle domande del parlamento, mentrc i popoli avevano ancora per i principi una divozione e un rispetto particolare. Del resto in cpiesti tempi in tutti i paesi poco si pensava agli affari, molto ai divertimenti , ed egualmente in Palermo, si pel, gran numero de' giorni di precetto nelFanno, come per la particolare circostanza di un parentado Borbonico tanto esteso che porgeva motivo continuo di funzioni solenni , che non eran mai se- parate da trastulli pel popolo. 11 vicere die viveva con gran splendidezza amava sommamente tali occa- sioni, perche vedeva il suo palazzo alTollato. I giorni carnevaleschi eran poi spcsi da capo a fondo in una onesta dissipazioue ; dopo di che il Fogliani seguito DI POMPEO LITTA. l3 dalla nobilta saltava a pie giunti in un convento per gli esercizj spiritual]. Ma intanto la pubblica ammi- nistrazione era tutta languore, inerzia, abusi; e sic- come non si dovevano adottare giammai nuovi rego- lamenti , ne combattere le consuetudini , il male di- veniva sempre maggiore. Per rendere sicuro il com- mercio fra la Sicilia e il regno di Napoli fu esortato nel I '-61 il Fogliani ad introdurre una popolazione in Ustica. Fu fatto , ma non si trovo mai tempo di innalzare le convenute fortificazioni per difenderla; onde i corsari presto assalirono quell' isola , e tras- sero in ischiavitu parte della nuova popolazione. I sepolcri nelle cliiese rimanevano sempre aperti, per- che il popolo che intorno inginocchiato orava , era persuaso che facendo altrimenti le anime dei trapas- sati rimanessero prive di sutlragio. La corte ordino che fossero chiusi. Pubblico il Fogliani il decreto , ma non fu mai in caso di farsi obbedire. II male maggiore consisteva pero nei principj che regolavano r amministrazione dell' annona ... In mezzo a que- ste circostanze sopraggiunse un gravissiino avveni- mento che tanto turbo 1' animo del vicere. Questo fa r ordine di espellere i Gesuiti dalT isola .... Nel 1768 gli tocco di proibire la boUa in Coena Domini, la pubblicazione degli editti della corte pontificia quando non vi fosse la permissione regia , i ricorsi ai tribunali forestieri, nel che si aveva di mira d'im- pedire ai Siciliani il rivolgersi ai tribunali di Roma, e finalmcnte tocco a lui di proibire al clero nuovi acquisti di beni. « A tutte queste 30se ed a quelle altre che le opinioni allora nascenti esigevano non poteva essere buono stromento il Fogliani, sicche fu delibcrato da chi nel scgreto favoriva quelle opinioni di allontanarlo da quel pacse tosto come ne avessero buona occasione. » Mormorava il popolo in Palermo pei disordini dell" annona accusando il senato e la no- bilta di monopolio; e non avca torto, perche il Fo- gliani era debole c si lasciava ingannare da chi lo av- vicinava. Canibiandosi per legge in tempi detcrminati 14 FAMIGLIE GELEBRI ITALIANE i pubblici amniinistratori, il principe del Cassero in queir anno fu eletto pretore. Beneviso per le sue doti, il popolo tripudio, aspettando da lui provvedi- menti salutari e giorni felici. Ma eccolo air improv- viso infermo. Si trattava dell' estrazione della pietra. 11 Fogljani gli suggeri la niano operatrice, e lo in- coraggi a sottomettervisi. Fatto il taglio non si trovo la pietra. e Tannnalato si aggravo. Tumultuo il po- polo a questa nodzia , strascino i Santi per Palermo provei'biandoli , insultandoli perche il pretore non risanava. E difatto il Cielo rifiuto la grazia , e il prin- cipe mori. Tutto 1' odio piombo allora sul vicere , e siccome per scuotere il popolo mezzo potente e il propagare un assurdita, fu accusato il Fogliani d'aver fatto avvelenare per gelosia i ferri chirurgici. Scop- pio dunque il 19 settembre una sommossa .... II :2o fu assalito furiosamente il palazzo del vicere, clie non penso ne a ricovrarsi in castello , ne a difendersi , bensi a gettarsi a' piedi di un sacerdote confessandosi e chiedendo I assoluzione in ardculo mortis^ ottimo mezzo per prepararsi a conseguire degnamente la palma del martirio, ma affatto inefficace per sottomet- tere un popolo in sommossa. » II Fogliani cacciato con modi ignominiosi ed anche crudeli ando a sta- bilire il governo in Messina, donde fu poi chiamato a Napoli, e dopo esservi stato per qualche tempo in condizione privata , si trasferi a Madrid dove allora regnava queU' infante D. Carlo clie nel 1 784 era pas- sato da Parma a Napoli. « Quivi il re non s'imba- razzava che di caccia, onde il Fogliani si trovo nelle niani del conte d'Aranda franco muratorc cntusiasta, c celclne autore dell' espulsione de' Gesuiti dalla Spa- gna. Si convinse allora d' essere un uomo di Stato fuori di stagione, e nel 1770 torno a casa sua, ove mori nel 1780, 10 marzo, compianto da tutti , per- che vero esempio di probita, che tra le qualita ne- cessarie ad un ministro non e jier altro che una sola. 3> Non possiamo staccarci dalla famiglia Fogliani senza ricordare la bclla tavola rapprcsentantc Guidoriccio DI POMPEO LITTA. 1 5 generale de'Sanesi aU'assedio di Montemassi, tratta da un dipinto di Simon Memmi del iSaS. Di bel- lissime tavole e ricca anche la faniiglia Bentivoglio di Bologna, e sotto questo rispetto 1' opera del signor Litta e una coUezione veramente mirabile do' piu bei monumenti italiani , una raccolta ricchissima dei ri- tratti de' nostri personaggi piu illustri, un repertorio utilissimo a coloro che studiano le usanze e le fogge dc'secoli andati, e quasi una storia delle arti. Anche in questa parte Tegregio autore, contro il solito delle opere lunglie e dispendiose, e venuto sempre accre- scendo la diligenza e la precisione di che fu lodato tin dal principio del sue imnienso lavoro; e nell' ultimo dei fascicoli pubblicati ci ha dato un quadro stupendo di Domenico Moroni rappresentante la caduta dei Bo- naccolsi e la elevazione dei Gonzaga nel iS^S. Que- sta tavola die dal dipinto originale ritrae la forza del concetto e la bella distribuzione de' molti suoi giuppi, nella bonta del disegno e nella diligenza del colorire rende evidente quanto anche in questo genere po- trebbe sperarsi dagli artisti italiani se avessero fre- quenti occasioni di esercitarsi , o se i nostri signori incoraggiassero debitamente coloro che sanno cono- scerli e trarne partito. Non e possibile parlare di questa bell' opera del conte Litta senza pro var da una parte un giusto orgoglio nazionale , e senza mnovere cpialche cjuerela, giusta pur troppo anch'essa, contro r indolenza e la non curanza di molti che potrebbero (quasi volevanio dire dovrebbero) favorirla, ed ap- pena mostrano di averne notizia ! Del resto noi fare- mo conoscere i lavori del conte Litta intorno alia faniiglia Gonzaga quando 1' avra pubblicata per in- tiero ; qui intanto cliiuderemo il nostro articolo di- cendo che questi ultimi fascicoli , e principalmente quelle in cui trattasi della famiglia IMacchiavelli , sono un niiovo e niolto onorevole testinionio alia dottrina del nobile autore, c mostiano che anche dopo i molti scritti degli stranieri si possono leggere con buon frutto le cose nostre nazionali. A. i6 Gli antlchi marmi comensl figurati e letterad , raccoUi € dad in luce da Pier Vittorio Aldini , professore ordinario di archeologia, numismatica , diplomadca ed araldica neW I. R. Universitd di Pavia. — Pa- via, 1834, nella stamperia Fusi e C. Con due ta- vole incise in rame. In 3Iilano presso A. F. Stella e figli' Lir. 3. 60. XJ autore , fatti nella prefazione alcuni cenni storici in- torno alle vicende de' marmi comensi, alle loro raccolte ed illustrazioni , espone qualche suo pensamento risguardante il modo di trattare questa gravissima parte di erudizione. Riconosciuta la somma utllita dello studiare i monumenti ne'luoglii medeslmi ai quali primitivamente appartenevano, vorrebbe die neirillustrarli si avesse a congiuxigere il iiie- todo geografico al cronologico per guisa clie si potesse tener dietro a tutti i mutamenti clie nel corso de' secoli provo nella sua civile e politica condizione un municipio, una colonia, una provincia, desumendoli dall'ispezione e dal confronto de' monumenti figurati e letterati appartenenti a quclla terra. Certamente clie un tale metodo sarebbe di un vantaggio oltre ogni credere niaggiore clie non Taltro, usato gia par- ticolarmente dal Grutero e dal Muratori^ di raccogliere tutte le iscrizioni di qualsivoglia luogo e tempo, e di clas- silicarle giusta T argomento al quale si riferiscono , ovvero queUo di pubblicare ed illustrare tutte le lapidi raccolte in alcuna citta senza die le medesime a questa appar- tengano. Per ridurre pero assolutamente in atto il divi- sato metodo, sarebbe d'uopo clie niun trasporto di lapidi fosse stato eseguito da tin luogo ad un altro, onde si po- tessero le medesime consultare, interpretare , confrontare ne' luoglii stessi ne' quali furono erette , come si e prati- cato e si pratica tuttavia per le antidiita egiziane, sebbene a dir vero i trasporti clie si fecero anclie di qneste in Europa, scusati forse dal desiderio di poterle con maggiore comodo studiare, e di sottrarle da una regione dove iiii- pera clii non sempre e disposto a lasciarle sicuramente visitare , possano nuocere alia perfetta cognizione dello GLI ANTICHI MAKMI COMENSI CCC. I 7 stato antico di quel paese. Ma quanto alle lapidi romane sparse ia tutte le terre abitate dalle present! iiicivilite nazioni, aadarono sottoposte a tanti iiiutamenti di luogo per la nobile brama eziandio di fame raccolte, come av- visa I'autore, die sembra opera piuttosto impossibile che ardua il discernere quelle che ad una citta o ad un' altra appartenevano. Oltraccio quando pure si ottenesse questa aggiudicazione delie rispettive lapidi, e pur senipre perduta I'utilita clie si pu6 ritrai-re dalla stessa coilocazione pri- niitiva del monumento, specialmente per cio die riguarda la illustrazione topogralica. Queste diflicolta riconosce e coii- fessa anclie 1' autore , ma egli spera che la fervida coopera- zione degli eruditi ed archeologi valga a superarle; il che noi pure ardeatemeute desideriamo, avvertendo colore che si volessero porre a tale impresa di star bene in guardia da quelle misere ambizioni muuicipali per cui si sforzarona gli eruditi dell' eta passate o di voler ascrivere alle propria patrie , lapidi e monumenti che alle medesime spettare non potevano per niun conto, od a quelle die veramente erano di lor ragione attriliuirono un' importanza assai maggiore del vero. Dobbiamo pero dolerci die T autore al^laia scelto ad illustrare le lapidi romane di Como , le quali sono le meno atte a mostrare un sagglo del suo metodo, per essere comprese, com' egli inedesimo atVerma, in un Ijreve periodo cronologico, gia da altri scrittori illustrate, tranne alcune poche inedite, e tali in generate da non potersi determi- Bare ne anco per congettura la primitiva loro situazione. Laonde si risolve in una raccolta disposta essa pure per ordine di materia. I capi ai quali le iscrizioni si riducono sono: I." delta e genjf, a.° Plinio Cecilio, ed altri illustri per dottrina e per carlche civili e milltari^ 3° militari; 4.° ma- gistrati ed uflicj municipali;, 5.° Seviri ed Augustali; 6.° Col- legi delle arti ; 7.° privati. A ciascuna di queste classi pre- mette 1' autore alcune conslderazioni, fra le quali meritano di essere distinte per qualclie nuovo pensiero quelle risgnar- danti i Seviri e gli Augustali. Noi abbiamo anticipatamente ragionato della pai'te seconda di questo liliro , perche si lega coUe idee messe fuori dall' autore nella prefazione : ina la prima parte contiene F illustrazione di alcuni impor- tanti monumenti , ed e a nostro avvlso la piii uierilcvole di lode per la novita de' pcnsieri. Bibl. Ital. T. LXXVlll. a l8 GLI ANTICHI MARMI COMENSI Critica sottile eel eletta erudizione dimostra i' autore neir illustrare uii nionumento coiisistente in un quadro di niarino bianco (deU'altezza di metro i e c. 90, di larghezza poco uiinore, della profoiiditk di un mezzo braccio) diviso orizzontalmeute in due parti, di basso-rilievo; la superiore delle quali coutieiie figure , che sono la meta del vero ; e r inferiore alquanto sporgente , figure di minor dimen- sione. Due questioni si propone: i.° qual soggetto rappre- senti il monumento^ 2." a quale edificio e parte del mede- simo sia stato origlaariamente destinato. Premesse alcune storiche notizie sul suo ritrovamento e su quello d" altri frammenti che parevano avere rapporto col medesimo, ar- reca T opinione di Benedetto Giovio, die fosse cioe un trionfo di Cesare, e 1' altra del Francescano Protasio Porro che con piii proljalDili ragioni il risguardava per un trionfo di Germanico. Confuta la prima osservando i." die nel- r istessa Roma non v' lia nn monumento in marmo rap- presentante personaggi e fatti romani , il quale possa van- tare una cosi remota eta; a." che soverchia e la difierenza tra le sembianze del giovane cavaliere laureato del monu- mento comense, e quelle del dlttatore;, 3." die sono affatto inette le congetture intorno all" esistenza di un teatro de- dicate a Cesare , di cui vorreljbesi considerare come un frammento cotesto basso-rilievo; e che discordano pure gli eruditi i quali abbracciarono questa opinioae nell' indi- care a qual parte del teatro il medesimo appartenesse i 4.° che il marmo lunense con cui e formato il monumento si scoperse dopo T eta di Cesare. La prima di tali os- servazioni abliisognava certamente di prove storiche, pero non si puo negare die tutte nel loro insieme non ci fac- ciano considerare come erronea quell' opinione troppo lu- singhevole alia municipale vanita. A confutare la seconda sentenza adduce 1' autore argomenti cavati da una piii ele- vata critica e che riferisconsi alia filosofia ed alia storia deir arti. Osserva con I'autorita del Visconti die I'uso dei basso-rilievi tauto comune presso gli Egizj e gli Etrusclii si modero fra i Greci; che presso i Romani si adopera- rono (jneste scultnre particolarmente nelle urne funerarie, ne' ceaotafj e sarcofagi; die non erano storiche ma tratte piuttosto dalle ti-adizioni miticlie e s' adattavano percio a diverse persone sicclie se ne faceva commercio , e che i liasso-rilievi storici sono rarissimi ed apparteiienti a grandi FJGUrtATI E LETTEKAtr. ig e sontuosi edificj, quali verua altro liiogo fuori deirunlca Roma puo vantare ( quest' asserzione ci sembra esagerata); che pocliissimi sono gli avaiizi de' inedesimi anteriori al- 1' eta de' Flavj e niuna menzione ne e fatta dagli scrittori. Vera ma noa abJjastanza considerate finora sono le difFerenze che a qnesto proposito nota I'autore tra lo stile de' Greci e quello de' Romani benclie sieno stati lore disoepoli nelle arti ; la piii iraportante delle quali si e 1' avere i primi volte sempre le arti all' espressione dell' ideale anclie qitando trattavano argomentl storici, perche si erano gran tempo esercitati nella sola rappresentazione de' Numi; e Taverne i second! in vece accostate pinttosto all' esatta imitazione della natura, e pero rinvenirsi maggiore bellezza nelle pri- me, maggiore verita o reaka nelle seconde. Solo non pos- siamo convenire che nell' arti roma..e si scorga piii ten- denza verso 1' allegoria ; raentre anzi pel sistema religioso de' Greci piii improntato del misterioso culto orientale doveva I'allegorismo s'gnoreggiare anche nell' arti, laddove i Romani nel tempo in cui si diedero a coltivare le me- desime avevano credenze religiose piii conformi alia pra- tica realta della vita che non ad arcane e misteriose dot- trine. Troppo assoluta e pure 1' asserzione che solo al tempo di Alessandro cominciassero i Greci scultori ad effi- giare jDcrsone viventi, giacche la stessa storia Greca ridonda di esempi di statue erette a' viventi o subito dopo la morte per onorarne la memoria, assai tempo prima d'Alessandro. A ciasciino e noto aver gli Ateniesi per la prima volta decretato 1' onore della statua ad Armodio ed Aristogitone che uccisero il figlio di Pisistrato Ipparco. L' aver poi Alessandro data commisslone a Lisippo di far le statue di que'valorosi compagnl che caddero comljattendo al Gra- nico, dimostra clie tale uso era gia da gran tempo invalso. L' argomento piii positive e quindi piii efllcace a provare che non puo quel monumento riferivsi a Germanico, fu som- ministrato all'autore dal dottore Labus il quale diniostro gia che la via tenuta da Germanico reduce dalle sue glo- riose spedizioni contro i barbari fu quella che da Trento conduce a Brescia ^ laonde non avendo toccato il territorio comense , non si vede ragione per la quale que' cittadini gli debbano aver dedicato un monumento. Riliutate come insussistenti quelle due opiiiioni, I'au- tore mette fuori una sua consettura c la conforta di tali 20 GLI ANTIClil MARMl GUMENSI argoinenti die a noi pare inducano un veto convincimento. Seppe e|;li a. tal uopo valersi di una grande epigrafe ono- raria di M. Aurelio Antonino figlio di Lucio Settimio Se- vero per iscoprire meglio il soggetto del basso-rilievo, con cui sembra die queir epigrafe avesse relazione, come parte di lino stesso inonumento. Considerando adunque die gio- vani ed iiiiKerbi sono i due cavalieri del basso-rilievo, che r lino de'medesimi e coronato d'alloro, che non v'ha trac- cia niuna atta a ricordare lo spettacolo d' un trionfo , che le note cronologiche dell' epigrafe concordano esattamente con r anno in cui Settimio Severo vinse Clodio Albino , dopo la qual vittoria fii proclamato Aiigusto il suo liglio maggiore nomato da' soldati Caracalla per 1' uso ch' ebbe di indossare certa veste gallica , e che il Senato il quale aveva parteggiato pel competitore di Severo voile placare lo sdegno del vittorioso imperatore ordlnando che in tutte le citta per le quali egli dovea passare si festeggiasse qnella vittoria anche con V ergere monumenti ; viene nella credenza che il basso-rilievo di cni si ragiona sia stato destinato ad onorare precipuamente Caracalla ed il suo niinore fratello Geta. La parte inferiore e sporgente del basso-rilievo contiene figure di piii piccola dimensione e di allegorico signilicato, delle quali non vuol 1' autore ten- tare la interpretazione, e le reputa solo parte ornamentale. E-ispetto alia seconda quistione, dopo avere accennata la in- verosimiglianza che questo basso-rilievo appartenga a qnal- che srande edificio, e neppure ad un arco ti-ionfale, siccome quello die non ha le condizioni volute per essere considerate qual merabro archltettonico di un tal genere di monumenti, si persuade che ornasse la faccia di un piedestallo sul quale sorgeva forse la statua equestre del nuovo Augusto, men- ti-e la faccia opposta sarebbe stata occupata dalla rife- i-ita grande epigrafe. Questa sorte di monumento piii a suo avviso consuona con T uso tanto comune di ergere statue in onore de' potenti ed illustri uomini , con l-^ fa- colta del municipio comense, e con T occasione stes?a per cui fu quel monumento innalzato, poiche non si vede mo- tive pel quale Conio dovesse con immenso dispendi") edi- ficare un arco trionfale solo per onorare il passag«:io di Severo e de' suoi figli. Nel capitolo VII si fa Tautore ad illustrare un' epigrafe reccnteraeute scoperta a poca distanza da Couio , che facea FIOURATI E LETTER VTI. it le veci di coperchio a clue sepolcri coa le lettere rlvolte airingiil. Altri dotti avevano affermato esser la medesima iiii'' epigi'afe onoraria di Ales^andro Severo , ma egli fon- datldosi particolarmente suU' antica abrasione della qnarta linea nella quale si dovea leggere il nome delP imperatore, crede di attribuirla ad Eliogabalo, e pero snpplisce: Anto-^ nino Pio Felici Augusto, giacche, ucclso queirinfame Cesare, fu cancellato il sno nome da molti monumenti, il clie puo essere avvenuto anclie nella inscrizlone di cui qui si tratta, laddove non si troverebbe ragione per cui un simile sfreglo dovesse essersi fatto ad un monumento eretto in onore del- Tottimo Alessandro; e quando pure cio avesse avuto luogo per la furia delle soldatesche allorche trucidarono 1' impe- ratore , sarebbe stata probabilmente repristinata V epigrafe. Quest' argomento puo nondimeno essere ancora materia di discussione. Non va a nostro avviso lungl dal vero 1" autore negando che a Cesare dittatore appartenga una testa colossale or- nata deW infitla la quale egli risguarda a ragione come insegna dell' augurato anziche del pontilicato massimo , e congetturando die pluttosto appartenga a Plinio Cecilio. A questo loro concittadino i Comaschi grati pe' ricevutL henciizj in aspettazione di nuovi, e reverenti alTalto grado che il medesimo occupava presso 1" imperatore Trajauo dedicarono pareccliie statue , e forse anche una colossale per rendergli maggior onore, il die si praticava coi perso- naggi di piu alto afFare. Reca niaraviglia come siasi con- tinuato assai tempo nell' ascrivere questa testa a Cesare ^ mentre non ha sembianze die in qnalche parte a quelle di Ini si accostino, mancando del solito fregio dell' alloro , ed e di un gusto d' arte non proprio di que' tempi. Laonde non crediamo inverosimile la congettura dell' autore che rignarda la statua, a cui appartenne quella testa eretta neU'occasione in cui Plinio fu insignito dell' augurato , della qual carica egli fncea altissimo conto e per cui fa dallo scultore efligiato con Vinfuhi. E pure d' uopo couve- nire con l' autore che non appartenga a Pliaio quella sta- tua di basso-rilievo tronca collocata dal conte Giovio sotto la testa colossale , ma che in A"ece sia d' uoino ignoto e fors' anche oscuro. — Da quanto si e detto e facile ricono- scere che un buon servigio lia reso il professore Aldini alia classica crudizione con questo suo lavoro. 22 Sermoni ed Epistolc dell' abate Gio. Batt. Rizzolati. — Padova, i833, coi tipi della Minena, in 8.°, p. 200. Lir. 3 austr. JL'acche Orazio volse T animo e Parte a sferzare i vizj ed a correggere il costume de' snoi tempi , parve die questo genere di poesia in due si dlvidesse. Perocche alcuiii ar- mando i loro versi della rabbia di Archiloco e sfrenaudosi colla liccnza di Aristofane non serbarono ne modo ne misura, e proimppero iracondi e veementi , non perdo- naodo ne a persone , ne a gradi , ne ad ingegni ; altri in vece esercitarono questa specie di pubblica censura con iin certo garbo cortigianesco, e la condirono con quella fina eleganza che in Grecia chiamavasi atticismo, a Roma urbanita : i primi apertamente ruppero gnerra ai vizj e ai delitti degli uomini, e inesorabilraente li flagellarono , ed air odio ed alio scberno esposero scopertaniente i vi- ziosi e i colpevoli;, i secondi presei'o singolai-mente di mira quel difetti e quelle fragilita che destano il riso piuttosto che r ira dei saggi , e per cui gli uouiini sono fastidiosi, anziche malvagi: donde poi i componimenti degli uni con- servarono I'aspro nome di satira , e quclli degli altri as- sunsero il titolo piia mite di sermoni. Questo secondo genere elibe anche in Italia cultori valentissimi , e seguendo le vestigia del Venoslno principalmente vi si segnalarono il Chiabrera , il Pariiii , il Gozzi , per opera dei quali la nostra letteratura giunse auclie in tal parte ad un alto segno di eccellenza. A questa bella ed onorata compagnia s' e studiato d'av- vicinarsi 1' abate Rizzolati , che pubblico un volume di sermoni, nel dettare i quali egli segui 1' indole propria di questo genere di poesia. lo , egli stesso dicliiara nel ser- nione VII , lo non chirurgo insanguino le mani Entro la piuga ; delle muse io spargo Provido sal ; se pizzicor vi morde , Bene sperate ; il fannaco e valente. Percio questi sermoni spargono il loro sale sui difetti degli uomini , senza badare talvolta chfe il pizzicore morda indiscretamente le virtu , a cui quei difetti per la umana SEBMOXI ED EPISTOLE DI G. E. RIZZOLATI. 23 imperfezione eoveate si appigliano. Infatti cinque tra essi hanno per titolo il Predicatore ^ TAbbaco , I'Antiquario, i Vecclii, la Stampa, sel)bene 11 miuistero apostolico, il com- mercio, lo studio delle antichita, la senile gravita e Parte tipografica sieno tutt' altro clie cose da porre in deriso ; ed altri parlano della Bottega di caffe , delta Etichetta , dei Seccatori , dei Ceri'etani , dei Critici, delle Donne, dei Celibi, dei Poeti da nozze, dei Romanzi ecc. i quali argo- menti , come oguun sa , possono bensi fornir inotivo ed occasione di scherzi e di rallegramenti , ma non mai di sdegni o di trepidazloni. Kel volume di cui parliamo comprendoasi ventidue ser- moni e cinque epistole. A questi componimenti precede una prefazloiie in forma di dialogo tra 1" autore e il libro, in cui con lucido ordiue e con bello ed ornato stile si discorrono le ragioni del sermoae, e si esjDongono i llni , le regole e gli accorgimenti con cui deve esser dettato. Spiacque a taluni die 1' autore abbia cominciato il suo libro collo stesso concetto e si puo dire colle stesse frasi con cui il cav. ]\Ionti comincio il vol. I, parte II della sua Proposta, e che la prima pagina offra un esempio d'imi- tazione servile e quasi sia scritta con plagiarie parole. jNla presciudendo da questa menda, certamente lleve in se stessa e proljabilments nata daU'accid.nte, a noi sembra cli'ec- cellente e magistrale scrittura deljbasi reputar questo dia- logo, dal lato della dottrina o dello stile lo si riguai-di ; e crediamo che se tutte le teoriche ed i precetti della poe- sia fossero in egual modo e con eguale perizia csposti, molto giovamento ne deriverebbe aUa nostra letteratura , e raolto prolitto ne ritrarrebbero non solo gl' iniziati ma i provetti eziandio. Ed a confermazione del nosU"o parere vogliamo qui rijiortare un brano del dialogo, in cui 1' au- tore risponde al libro che lo accusa di esser di cfuelli " che cuciono a lunga tirata d"ago colle particelle , coi vocaboli e colle frasi fiorentine ; ove vedonsi piii punti e tacconi, che veste per entro imbisacciare un mozzo da stalla. come una jjudibonda niatrona ecc. » — " Senti, gli risponde adimque 1" autore, senti; costoro si possono dire sartori della lingua, che senza alcun regolo puntano, ap- piccano questi scampoll a macco. Chi scrive inspirato noa segue la lingua, nia dietro la tragge:, e qualunqne frase, qua- lunque vocabolo prende allora vita e fisonomia dall' autore. 24 SERMONI ED EPISTOLE Se alcnne volte poi mi vedestl a rabescartl , come tli* cono alcuni , di certi disnsati vocaboli fa o perche nella lingua commie non trovava vocaboli che mi esprimessero r idea ed il pensiero in quell" atteggiamento da me conce- pito , o perche s' io fossi venuto colle parole , come dice Orazio, dominantia, avrei dato a questo vizio una sconcia positura da rlsvegliare insieme con 1" idea anche il male odore che da esso emana ; e quindi il riso del cavaliere , del ricco e del padre sarelDbesi cangiato in isdegno, in fa- stidio. Ti dico per altro , ch' io non fui sarto ; ma mi venivano volonterosi i vocaboli e le frasi a prestarmi la loro opera. » Leggendo questi sermonl si scorge in generale, che I'au- tore e privilegiato di una speciale attitudine a discernere nelle azioni umane il lato ridicolo che pur troppo in quasi tutte si trova , ed a presentarle in modo da questo lato che ne risultino immagini graziose accompagnate da quanti arguti concetti, da quanti motti frizzanti possono esser forniti dairargomento e suggeriti da uno spirito colto e da un genio irrisore. E le fine ironie , le acconce similitiidini , le deli- cate allusioni, le favolette brillanti, i rapidi trapassi, ogni genere di figure, ogni maniera di artifizj concorrono a dare a queste poesie vaghezza e gagliardia, e singolarmente vi os- servi una vivacita di colorito ed una evidenza di espres- sione, da cui dir non si saprebbe se piii derivi mai-aviglia o diletto. Per esempio nel primo sermone intitolato la Bot- tega di Caffe 1' autore fa comparir le donne civette, le donne jnnamorate , le donne boriose coi loro leziosi dami, cogli svenevoli vagheggini, cogli sdolcinati florindi: ecco la domia saputa , che Col picciol grosso e V indice in belV arco , Che ala ingeinmata V altre dita fanno , Dolcemente la chicchera raccoglie, Ed all' orlicciuzzin di rosee labbia Con leggiadria V accosta e a centellini , A sosia dei sorrisi, e vaghi detti , Beve il caffe. Fin dentro runghia tutta Jlomantica si mostra agU atti , ai detti. Voci comuni ed il comun linguaggio Sdegna , ributta ; tiitti lindi e tersi Sono suoi detti , ed in soave voce Escon fervidi all' onda dei sospiri. DI G, B. RIZZOLATI. aS Perigliosa faccenda ha fra le mani 11 suo vicino : a filo di sinopia Tirar deve il discorso , e puro fiore , Dalla plebe cernito , esser ^i deve. Guai se smuccia ! si stringe nelle spalle , // cigUo inarca , di pieui sorriso Contro gli volge , che balordo e fatto. 11 pill garhato snocciola le voci Coke 5 temprate di romanzi al fuoco , E un qualche verso bellamente accoiicia O (f Ildegonda , o del Corsaro ; ed ella S' intencrisce , coi sospir risponde In tenero languire, lagrimetta Il ciglio irrora. JL questo il dolce tasto ; E chi air antica amoreggiar s' attenta Non e scuola per lui. Flaton qui regna. Per la forza e T acconcezza delle similitudini a nol sem- Ijrano degni di singolar lode i versi seguenti con cui co- miacia il serraone XVIII imitolato V Awiso : Fra me smascello dalle visa ancora, Quando mi viene di jersera , o donna , Faceta scena iimanzi agii occhi , e dico .- Oh ben strani appetiti di Cupido ! Un brutto ceffo , fosco dal sospetto , E dair invidia macro , a te cucito Sedeia , e il mele delle sante voci Dalle tue lahbia raccoglieva immune. Jo rido ancor , quando da' mocci tolta La man gli corse ad abbrancar la tazza , Sdegnando che altro damo a te V ojfrisse Che per pressa da dentro , e V acqua fuori Trabocca , e spruzza veste e tavoliere ; Ne fa subisso ; come verro irsuto , Allor che grano sulla terra cade , Presto grugnendo trotta ad aggrapparlo , Gli e sopra, lo sparpaglia in mezzo al brago E il grifo dimenando , e con lo spruzzo Di motosa nequizia e spinge e lorda Colombi e polli svolazzanti intorno. Bello il vedere pendere dai fiori La casta pecchia ; ma se il ragno poi Con le lunglie nodose arcate zampe a6 SEEMONl ED EPISTOLE Strisciasi sopra , iiri' orma dietro lascia jy ultra lurida bava : allor mi corre La man di sferza armata , e dalle foglie Lo scuoto e con il pie lo premo e schiaccio. Indispettito grido: Tendl solo Le ragnatele tue sui sozzi buchi, Gabba mosche e tafani , e lascia i fiori. A ciasciino assegnb natura il posto. Nel sermone V 1' autore pone in deriso gli antiquarj: deri- slone, come abbiamo gia osservato, alquanto strana e ia- discreta, poicbe ognun sa quanto debbano agli studj degli antiquarj la cronologia e la storia. Pero questo sermone e bellissirao , ed i versi con cui lo conchiude son tali die a parer nostro difficilmente trovar se ne pOssono di mi- gliori in altri componimenti di tal genere. Eccoli : Un di mi corse per lo capo il grillo Di sortire dottore d" anticaglie. In quella sacra ed ausplcata terra II pie rivolsi, e a razzolar mi posi Entro i fossi e le glebe : e al cinto appeso Delia guamacca il lembo , Colandrino Dentro insaccava ruderi, frantwni, Emhrici rotti , e marini sgretolati, Una faccenda. Jnruzzolito allora Fra me dicea : Di tal scienza al certo Maestro, professore dalla gente Salntato ierrb ; sit d" ogni terra SgambettercL del nome mio la fuma. D'' Accademie diplomi per la pasta A bizzeffe verranmi , e qualche croce A decorar vedrb la mia gonnella ; A ChampoUion il nome mio vicino Monna Cho id segna ; ed altro ancora Tutto a memoria fra di me dicea , Quando di sotto ai pie muoversi io sento Terra franata. Un Name , io grido , certo Entro discorre alia commossa terra , E pel meati a invadere s' affretta Il corpo mio .... Ma che? lene una voce AW orecchio mi giunge , e dirmi sento : Io talpa sono , d' antiquarj il nume. — , Ebben, soggiungo, sporgi fuor la testa ^ DI G. B. EIZZOLATI. 3^ Nelle midolle inspirami virtute ; Fanne die a poca spesa io sia dottore. — Fra terra stonimi; la scienza mia Fra le tenebre vive ; al Sole i morta. Se di seguirmi poi desio ti cape, Tiira gU occhi , discendi , e con la barba D' ortica allor ti mitrio e ti corono. — — Io farmi talpa ? Ciottoli gettando , Io fugo gli antiquarii , il Nume , e grido: Amo r aura spirare ; io vivo al Sole. Moltissimi, per non dire innumerabili sono i tratti, clie qui addur potremmo nei quali 1' abate Rlzzolati da prove della sua singolare perizia nel pungere gentilmente e nel dipingere con energia. Non possiamo pero dissimulare clie qnalche volta questa energia apparisce soverchia ed esor- Ijitante dai giusti coniini, onde il concetto ne diviene piut- tosto fucato che splendido , e ne risnlta una specie di vi- vacita sforzata ed afFettata, anziclie naturale ed ingenua. Ne abbiamo un esenipio nel sermone II che s' intitola del Predicatore , ove dice : Palla provincia sua riede Nastino Pien d' opplausi , di lodi € battimani Di popolo frequente e di magnati. Gonfio di vento e boria a ognun li narra , E mostra a o:;nun da bulin sperto inciso , Con V epigrafe sotto , il suo ritratto. Banderajo di mode oltramontane Fettucce mostra , forbid , profumi , Elmetti , spille ed amorosi enimmi , Vive _figure d' auro incomiciate , Di matrone e "di giovani galanti Insigne dono ; e giojellier sortito D" apostolo cK ei fu , della bottega Tiene a specchio V insegna. ecc. poiche non par ne vero ne verisimile die un predicatore sia tornato giammal dalla sua missione con tali cianfrusa- glie , e clie avendole pure , le ponga in mostra e si faccia banderajo di mode. Parimente veggiamo uno sforzo , una esagerazione nei versi seguenti, con cui lia fine il sermone VIII che tratta dei Seccatori ; sebbene la materia a dir vero sia vastissima , ed in essa paja che non si possa raai dire abbastanza non che troppo : 28 SERMON! ED EPISTOLE ....... Stammi innanzi il novelliere Di bordelli, dl bische, e con facezie ■Insulse e laide ogni suo dir confetta .... Lo scantono. Do dentro a un legulejo , Che ti discama con digesti e lid. Con piocessi e sentenze. Via da questo , la medico m' dbbatto , che di vivo Oncia non lascia con sistemi e cure , Che ti sciorina fra grecismi e sputi. Lo declino, e via con Una affannata Qui alia fine son tratto; ed in mia casa A nascondermi corro, ove non giunga Dei seccator la maledetta peste. E che ! tu ridi ? — In questo punto , amico « Al vestito, del volto alia magrezza Un antiquario in came ed ossa ascese Di te in traccia le scale. — Fuoco al tetto^ A casa ; incenerita si disperda Quest' empia razza. — Per do far conviene liinnovellar di Troja il grunde incendio. Ci duole altresi di osservare che Y abate Rizzolati , il quale mostra di aver in se una si ampia e copiosa vena di poesla, pur voglia non di rado prender dagli altri quasi in prestanza e concetti ed imraagini, e persino parole; poiche a parer nostro nulla vi ha di piu increscioso e di piu vile di un ricco che vada accattando. II primo ser- in one , la Bottega di Caffe non e che una serie di quadri vecchi; posti a dir vero in una cornice nuova e con grande maestria ritoccati , ma che pero si trovano in cento alti'i libri di tal genere. II secondo , il Predicatore sebbene bel- lissimo e pieno di nerbo e di sale e pero precisamente una imitazione o per meglio dire una amplilicazione di quello dettato dal Gozzi sullo stesso argomento. Ed in generale questo studio di seguire il Gozzi, e di porsl anzi nelle orme di lui apparisce ad ogni passo. Dice, p. e. , il Gozzi nel suo terzo sermone parlando del passati e dei presenti costumi delle donzelle : Ruvidi antichi tempi e genti sciocdie ! Secol nostro beato ! a pena allora Eran bastanti chiavistelli e stanghe A guardar le fanciulle in una stanza ; Or nella piazza a custodirle caste Bustan le vecchie con la cispa agli occhi. DI G. B. RIZZOLATI. 29 Ed il Rizzolati nel suo primo sermone suUo stesso argomento: Oh deglL antichi tempi aspri costiimi ! Venian le figUe allor tra ferree spranghe Chiuse romite Or vedi , in mostra son : ecc. II Gozzi nel sermone settimo: Pensoso in vista , come soglio , e dentro Senza pensier m' andava ecc. Ed il Rizzolati nell' ottavo : Come soglio miisando imbacuccato Lunghesso il Foro a gonzo mi vcnia ecc. E COS! in molti altri luoghi , cui ora sarebbe troppo liinga e troppo nojosa opera lo andar raostrando. Dai varj braui die abbiamo finora riportato si puo conoscer facilmente clie T al^ate Rizzolati nell' afiar della lingua molto addentro si e posto, e cb' egli ba gran dovi- zia di modi toscanissimi , e soprattutto di quei modi di antica stampa cosi energici ed evidenti e nello stesso tempo cosi nobili e scbietti, senza i quali i componimenti di tal genere o rimangono senza nervi o fansi plebei. Pero ci e sembrato cbe in alcun luogo sia corso qnalche errore di stampa ; cio che in tali casi e peccato imperdonabile. A pag. 2 3 in fine si legge p. e. pajolo per pajuolo ; a pag. 74, V. I bronchia per broncio ; a pag. 48, v. pen. impanni per impani che viene da impaniare ; a pag. 20, V. 6 festucche per festuche, e forse quivi star deve fet- tucce c}\e le festuche non sono ornamenti donneschi, come r aiitore stesso mostro di credere a pag. 77 , V. 4. Ed in questa medesima pagina il secondo verso cresce di una sillaba , e questo non puo essere che errore di stampa. Non abljiamo poi potuto non osservare che 1' autore od usa talvolta di voci non italiane, o non ne iisa nel sen- so in cui i buoni scrittori ne usarono. A pagina 18, V. 7 si legge grimie in vece di grime; a pag. 26, v. i5 cucuzzo per cucuzzolo ; a pag. 46, v. 2 1 ed a pag. 67, V. 2 3 salino per saliera. Cosi non crediamo che dirsi possa ambirc il monte per salire, come a pag. 5i, v. a, sebbene lo dicano i Latini, e I'esempio dei Latini sia un gran coa- forto ; ne che sgambettare significar possa camminare, dif- fondersi, andarsene, come a pag. 5 1 , v. 5 ed a pag. 66, V. 28; ma ])ensi Dimcnar le ganibe stando fermi e per ozio. He sappiamo se i gabellieri puristi , in quel luogo ed in 3o SERMONI ED EPI3T0LE DI G. B. lUZZOLATI. quel senso in cui manifestaraente I'usa il Rizzolati a pag. 5i, V. 26, daranno passaggio a quel moclo sidle suste mi metto, poiche 11 vocabolario registra il mettersi in susta soltaiito per mettersi in moto , agitarsi. A pag. ao, V. 17 si legge picciol grosso, e s'intende col dito grosso ; ma senza il dito, quelle due parole cosi vicine pajono contraddirsi. A pag. 22 , V. 24 quel die nelV albero appeso v' abhia un quarto, par clie manchi di nobika : si vede clie 1' autore ebbe in meute la satira 7.* del Manzcni dove dice Dimmi, t' ho forse in qucdche parte offeso, 0 della nohilta ruhato un (piarto , Che nelV albero tuo si vede appeso ? Anche a pag. ai, v. a 8 quel e convulso il caffe e espres- sione inesatta; perclie il cafte fa convulsi, e iion e convulso. Ma queste sono tenui mende. Cio che sopra ogni altra importa di notare in questi sermoni si e un certo carattere municipale che essi lianno, il quale dlmostra che T autore volse le sue vedute in un giro assai breve, e non 1' estese con quella larghezza j che e necessaria a clii vuole descri- vere le sconvenienze e le fastidiosaggini della societa e farsi correttor di costumi. Da cio a parei- nostro proven- gono due non lievi difetti; in primo luogo che rimanendo in una sfera ristretta T autore deve iucontrar sempre gli stessi oggetti e far seuipre le stesse osservazioni , onde avviene che ne' suoi sermoni le ripetizioni sono frequeu- tissune , e certe idee , come le querele coniro le donne , si cacciano dappertutto ed anche la dove forse la materia non le potreijlje comportare con grave noja dei lettori, e di quelli specialmente che non possono farsi compagni air autore nelle sventure e neir ira. In secondo luogo le pitture dei costumi e degli alnti o viziosi o ridicoli man- cando per tal modo di geoeralita si possono da taluni reputare ritratti individuali piuttosto che quadri socialii e da cio, come ognun vede, possono derivare congetture di ogni sorte , applicazioni false , sinistre interpretazloni ^ le quah sono del pari male accomodate ai componimenti di questo genere , contrarie alia morale e per 1' autore peri- colose. Abbiamo volute notar tutto cio per far conoscere la stima in cui tenghiamo questo lavoro poetico, la quale si puo rettamente desumere daU' attenzione che abbiamo posto nell' esaminarlo. 3i PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Contlimazione e fine del Ccnni, inedlti , sulV Ornitolo- gia lomharda , del dott. Paolo Lanfossi. Vedi V aii- tecedcnte tomo '^^^ pug. ZSj. Ordine secondo , Silvani. L anius excubitor Linn., ital. Aveda maggiore , volg. Caza molinera , Gazettou , Strfgazzon. Sebbene non sia tanto frequente , trovasi pero nel Milanese , nel Pa- vese , nel Mantovano , nel Bergamasco , in Valtellina e segnatamente nel Bresciano. Se ne comincia a pren- dere nell' ottobre , e se ne contlnua a prendere di tanto in tanto durante 1' inverno ed anclie in prima- vera. Questa specie diventa carnivora, ed in invei'no si pasce anche di piccoli vertelirati, come ho potvito io stesso verilicare. Se essa nidificlii in Lombardia non ho ancora argomenti positivi onde poterlo asserire. — /«mor Linn., ital. JferZa ccnerina minore , volg. Gazettou. E comune, trattiensi specialniente al piano e nidifica. Io lo vidi nel Milanese , ma in molto niaggior nu- mero nel Bresciano. Parte verso la meta di agosto , ed i novelii , alnieno una gran parte , ritenendo il loro abito di gioventu lo vanno a cambiare in paesi ol- treniarini piu caldi. — rufus Briss., ital. Averla capirossa , volg. Gazeta de mon- tagna. Questa e meno comune della specie precedente ed ama di preferenza il nionte. In Valtellina e al- quanto rara , ma nel Bresciano vi e comune e ni- dilica. Anclie i novelii di questa specie die sono ge- neralmente molto bene coperti partono ritenendo il loro abito giovanile. — colliirio Linn., ital. Aveda pic cola , volg. Gasgieta, Ga- zeta , Stregassa , Stranggsola , Scavezzagol. Questa specie e comuuissiiua, arriva dopo la ixieta di aprile. 32 ORNITOLOGIA. LOMBAKDA spargesi per tutta la Lombardia tanto al piano che al inonte , e va a stabilirsi attorno ai macchioni , nel boschetti , lungo i filari d' alberi che cingono i campi , e dovunque sonovi luoghi alberati. Nidiiica dappertutto e verso la meta di agosto comincia a ri- tirai'si da noi dirigendosi a regloiii piii calde. I no- velli pure di questa specie, forse delle ultime nidate, partono ritenendo il loro abito di gioventii. Coraccias garrula Linn., ital. Glikmclaja marina. Questa bel- lissima specie capita assai di i-ado nei iiostri paesi, pure durante i suoi viaggi di tanto in tanto qualche individuo si fa vedere anclie in Lombardia. Ne e stato preso qualche individuo nel ]\Iantovano e nel Bergamasco , e nel i832 ne e stato preso uno nella provincia di Brescia, il quale si conserva nel gabi- netto deir L R. Liceo. Bornbicilla garrula Vieillot., ital. Beccofvosone , Garrulo di Boemia. Questo belhssimo uccello , che al dire degli ornitologi e comune nelle regioni piii settentrionali , vedesi qualche rara volta in Lombardia. Ne e stato preso qualche individuo in Yaltellina e nel Berga- masco , e nel i832 ne sono stati presi alcuni nella provincia di Brescia ; uno dei quah conservasi nel gabinetto dell'I. R. Liceo. Sul cominciar poi del gen- najo di quest' anno i835 ne e stato preso ua altro individuo nel territorio bresciano, correndo una sta- gione costantemente bella, ma assai fredda , e que- sto lo conservo io stesso. A compimento di quanto dice il prof. Savi nella sua Ornitologia toscana ri- guardo alia lingua di quest' uccello, avendola io esa- uiinata , agglungo che lia gli angoli della l)ase gros- solanamente cigliati e clie e carnosa nel mezzo , scariosa alia cinia e dai lati e bifida all' estremita. Bisogna dire clie si addomestichi facilmente, giacche un individuo lo vidi per qualche tempo mantenuto vivo in una gabbia, il quale non dimosu'ava selvati- chezza sensibile. Corvus corax Linn., ital. Corvo imperiale. Vive alle regioni alpine della Yaltellina e del Bergamasco. In Yaltellina lo vidi segnatamente verso V alpe di Marra , dove solitario volando e gridando descriveva nell'aria ora innalzandosi ed ora abbassaudosi delle liuce spirali a Kuisa dei falchi. DI P. LANl-OSSI. 33 Chrvus corone Lin., ital. Cornacchia nera^ volg. Scorbatc. Questa specie descritta da Linne.o non e aflf'atto rara in Lombardia ; io ne A'idi a Milano ed a Brescia. Avendo vedute alcune Comacchie bigie coUa parte nera del petto e del collo piu o meno estesa, ed avendo po- tuto osservare di confronto la grande somiglianza che avvi tra la Cornacchia nera e qneste in tutto e perslno nella costituzione particolare della penna , tranne il solo colore, tendo a ritenerle come varieta. Con tutto cio non avendo ancora prove tali che as- solutamente ne confermino T identita della specie , seguendo resempio del prof. Savi di Pisa le ritengo separate ancora. — comix Linn., ital. Cornacchia bigia , volg. Taccola. E molto comune in Lombardia , abita generalmente i bosclii dove nidifica. Io la vidi uei contorni di Mi- lano, Sondrio , Brescia e Mantova, nel qual ultimo luogo nidifica segnatamente nel bosco della Fontana. — fntgilegus Linn. , ital. Con-o nero , volg. Scorbatt , Corv , C'rov. Questa specie di corvo e conosciutisslma in tutto quanto Io stato lombardo , arriva in novem- bre in branclii numerosissimi e da noi si ti-attiene per tutto r inverno. Tiensi costantemente raccolto in branchi e spargesi a pascolare pei canipi e tal- volta pei prati. Al sopraggiugnere della primavera abbandona i nostri paesi e portasi di nuovo nelle region! settentrionali donde provenne. — monedula Linn., ital. Taccola, volg. Corvett. Lo vidi co- mune assai nella citta di Mantova, stanzlato spe- cialmente attorno alia torre della gabbia , da dove spargendosi per la campagna a cercar nutrimento portavasi spesso attorno ai luoghi palustri. Se ne prendono eziandio nel Milanese, nel Bresciano ed in Valtellina , ma di rado. ^ glandarius Linn. , ital. Ghiandaja , volg. Gasgia , Gaza , Gaza ferla. E comune in tutta la Loraljardia , nidi- iica sugli alberi in luoghi generalmente boschivi, ed in autunno ne arrivauo diverse dai monti. Ne ho veduto un individuo tutto biondo-bianchicclo. — pica Linn., ital. Guzzera, volg. Berta, Checa. E comune ^ io ne vidi a Milano, Sondrio, Brescia e I\Iantova. Nidifica sugU all)cri generalmente alti. JJibl. Ital. T. LXXVIII. 3 34 ORNITOi^OGIA LOMBARDA Pyrrhocorax alpinus Vieill., ital. Gracchio. Ablta le region! alpine della Valtellina , del Bergamasco e del Bre- sciano. Stassi generalmente radunato in branch!. -— graculus Temm.^ ital. Gracchio forastiero , volg. Craasc. Questa specie la vidi comune in Valtellina, scgna- tamente sull'alpe di Marra , da dove pare die non si allontani niai notabilmente, vive radunato gene- ralmente in branchi considerevoli, ama di volteggiare spesso neir aria ed e assai garrulo e clamoroso. Nucifraga caryocatci-ctes Briss., ital. Nocciolaja, Corvo fran- ginoce. I paesi montuoGi della Lombardia sono i Inoglii dove trovasl questa specie ; cosi non e rara alle re- gion! alpme della Valtellina , se ne prendono nel Bergamasco ed ancbe qualcbe volta in autunno nel Bresciano. Pare clie non si allontani molto dal monte, pure qilalche volta se ne allontana , probabilmente costretta dai rigori delle invernate assai fredde e dalle uevi straordinariamente abbondanti, giacche ne e stato preso qualche individuo ancbe nel Mantovano. SitUi europcea Linn., ital. Muratore , Peciotto , volg. Piciott, Piomhi. Trovasi comune in tutto il suolo lomI)ardo , trattiensi per lo piii nei boschi , e fa il suo nido entro alle bucbe natural! degli alberi. PLcus manias Linn. , ital. Picchio new. E raro , aliita i luogbi alplni , trovasi nel Bergamasco ed in Valtel- lina, ed io ne vidi nno stato preso vicino a Sondrio. — viridis Linn., ital. Picchio verde , volg. Picasc gainee j Becca-zoch. E comune , trovasi tanto al piano che al monte, abita generalmente i luoghi boscbivi, e ni- diflca entro profonde bucbe negli alberi. — major Linn. , ital. Picchio rosso maggiore, volg. Picasc, Picozz, Becca-zoch. E comune, trovasi nel medesimi ■ luoghi del Picchio verde , e nldiiica anch' esso entro le bucbe degll alberi. — medius Linn., ital. Picchio rosso mezzano^ volg. Becca- zoch. In Lombardia questa specie e alquanto rara ; se ne prendono di tanto in tanto alcuni individui nel Bresciano , dove pare pin frequente della pre- cedente. — minor Linn., ital. Picchio piccolo. Questa specie e assai rara ; ne ho vcduto un individuo a Sondrio , stato preso in un roccolo di que! contorni. DI P. LANFOS^I. 35 Yunx torquilla Linn, ital. TorclcoHo., volg. StorCdCoU , For- migoun , Becca-for1ni2.l1. E comune , troyasi tanto al monte die alia pianura , ma al piano e assai piii frequente e nidifica entro alle bucUe degli alberi. In autunno i TorcLcolli si ritirano da noi facendo il loro passaggio, e sebljene uccelli viaggiatori , pare clie mold si accomentino del nostro cliuia italiano, giac- che nelle invernate dolci se ne trovano anche in Lombardla. Cuculus canonis Linn. , ital. Cucco , volg. Coucou. Questo uc- cello arriva da noi nell' aprile e sceglie per luoghL di sua dimora i bosclii , raa pare die preferisca quelli di pianura^ spargesi per tutta la Lomliardia e vi si trattlene per tutta la buona stagione. In agosto comincia a ritirarsi e dirigersi verso region! piu calde. E oj)inione comune die deponga le uova nei nidi degli altri uccelli. lo non mi sono mai trovato in circostanze di poterlo verificare. Capriiiiulgus europceus Linn., ital. Nottolone , volg. .Boccasc. Non e raro , se ne prendono nel Milanese, nel Ber- garaasco e nel Bresciano , ed in Valtellina e comune e nidifica. E uccello notturno, e a guisa delle nottole dopo tramontato il sole, svolazzando per raria,in- segue gfinsetti die v' incontra. Generalmente in agosto si ritira da noi. Ilirundo rustica Linn., ital. Rondine , volg. Rondena. Se il jjrincipio della primavera non e altei'ato da sconVoI- gimenti atmosferici e se non e troppo sensibile il freddo , verso T equinozio sono gia da noi alcune rondini , in caso contrario ritardano , e talvolta sino un mese ;, cosi nel 1834, anno in cui ad un inverno dolcissimo tenne dietro una primavera piii del so- lito ventosa ed assai fredda, esse non si videro nei coutorni di Brescia clie lin oltre la meta di aprile. Si spandono poi per tutto quanto il territorio lom- bardo , amauo di preferenza i luoglii dove sianvi delle acque e delle praterie , e vanno a fare il loro nido attorno alle soflitta delle abitazioni rustiche e dovunque loro si lasci godere la quiete. Non e raro il vederle a nidilicare anche per entro alle abitazioni delle citta , massime se nei coutorni trovinsi delle ortaglie o delle praterie ; cosi io ne vidi in Milauo 36 ORNITOLOGIV LOMBAUD.V ed ill Maiitova. Allevati che abbiano i piccoli, unite ia faiyiglie vanno a staljilirsi pel rimanente dcU' estate lungo i rigagiioli ed i fossi che sono fiancheggiati di arbustl , e verso I' equinozio d' autunno ritoraano neir AftVica donde ci erano venute. Riguardo al niodo di viaggiare delle rondini m'aweane di osservare quaiito segne: Essendo di dimora a Soiidrio, ed una sera del setteni- bre i83o trovandomi a passeggiare lungo il com- prensorio del Mallero mezz' era circa dopo T Ave Maria , vidi passare sopra di me delle rondini die dal modo con cui volavano sembravano spaventate; ma osservando attentamente m' accorsi che emigra- vano. Stetti la fermo per quasi un' ora a vedere il loro modo di viaggiare. Passavano basse quasi radenti gli alberi a due, tre, quattro o cinque solamente per volta, tenendo sempre un volo irregolare ed inusato. Venivano dall' est e si dirigevano verso 1' ovest con- tro a quella poca luce crepuscolare che rimaneva sull' orizzonte. Mi si disse poi essere stato osservato che vanno a pernottare attorno ai canneti dei fossi e degli stagni che trovansi nelle parti basse della valle : cosa stata osservata anche nel Bresciano in tale stagione. Viaggiano forse cosi pel continente eu- ropeo finche si sono ridotte al mare, dove radunate si portino in un sol volo in AfFrica? Attente osser- vazioni fatte in piii luoghi d'Europa e lungo il Me- diterraneo potranno portar luce sopra vin siffatto ar- gomento. Hirundo urbica Linn., ital. Balestmccio , volg. Rondanina , Darden. Questa arriva in Lonibardia poco doj^o che vi e arrivata la rondine comune. Alia pianura pre- dilige r abitato ed una quantita straordinaria se ne stabilisce nelle citta. Nel mentre le rondini costrui- scono i loro nidi sotto ai portici delle case e perfino talvolta entro alle stanze , i Balestrucci si acconten- tano di rimanere al di fnori e d' ingombrare coi loro nidi i cornicioni di esse. Nel Bresciano e nella I Valtellina se ne vede ne pure una attorno alle case, i e stanno invece attorno alle rupi scoscese dei monti, p ne fannosi vedere al piano se non quando qualche intempcrie avendo raffreddata T aria su quelle alture DI V. LANFOS?!. Sp' loro diviene malagevole il ritrovarvl nutrlmento. EgU t uno spettacolo veraniente maraviglioso il vedefe Verso la fine di agosto questi graziosissimi uccellini dopo di avere allevati i loro piccoli, radimarsi spesso in numerosissimi branclii attorno alle torri, ai cara- panili delle chiese ed alle parti piii eminenti delle fabbriche, eseguir per I'aria mille giri ed evolu- zioni 5 era a pochi per volta ed ora tutti assieme, e poi posarsi di nuovo coprendone gli sporti delle fa-> see e delle cornici. lo ne fui spettatore a Milano , a Pavia ed a Mantova , e li vidi senipre al dopo pranzo un' ora o due prima del tramontar del sole. Continnano per diversi giorni a fare questi raedesirai esercizj , finalmente se ne vanno dirigendosi verso un continente pivi caldo. Hirundo riparia Linn., ital. Topino , Balestruccio ripario, Dardanello , volg. Dardanin. Trovasi questa specie comunissima attorno al lago di Mantova ove nidifica per entro alle buche clie sono nelle muraglie del ponte S. Giorgio e di alcune fortificazioni che guar- dano il lago. Arriva dopo il Balestruccio e parte quasi all" epoca stessa. Ne ho veduti alcuni individui nel Milanese lungo il canale di Pavia , dove forse capitarono per accidente. Nel Bresciano se ne vedono poi molti di passaggio in autunno. — rupestris Linn., ital. Rondine montana , volg. Dardcn. Questa specie trovasi attorno ai nionti dirupati in alcuni luoglii del Bergamasco e della Valtellina. In Valtellina e piuttosto comune e nidifica verso la valle Malenco , e ne ho veduto buon numero attorno ai dirupi del nionte di Carnate. E delle prime a farsi vedere , giacche a Sondrio ne vidi alcune il i.°marzo 1825 e molte il giorno 11, e non iscompare se non nel settembre gia innoltrato. Cypselus apus Illiger., ital. Rondone, volg. Rondoun , Darden. Non avvi citta, o grossa borgata di Lombardia, dove essendovi delle torri o degli avanzi di antiche for- tificazioni , non trovisi anche questo uccello. Si co- niincia a vedere da noi dopo la meta di aprile e si trattiene quasi tutta 1" estate e nidilica. Allevata la prole, cioe verso la meta di agosto, abbandona il suo domicilio e portasi a passare con essa il rimanente 38 ORXlTOLOOI.V LOMBA.UDA deir estate suUe alte cime del monti. £ stato osser- vato a Sondrio die verso V epoca stessa se ne par- te 5 dirigendosi verso la valle del Lirio. Che sia costume di qnesta specie d' iiccello di portarsi al iiionte in tale stagione mi venne dimostrato a Biescia iiei giorni a 5 e 26 agosto 1834, die furono Imrra- scosi e in cui ebliero luogo rilevanti sconvolgimenti atmosferici lungo la linea delie alpi vicine. Essendo costretto a sloggiare ne avvenne in dette glornate considerevole passaggio pel territorio bresciano spe- cialmente sul decllnare del di aS. Cosa rimarchevole si fu poi die vi era no frammisti molti Rondoni di mare, i quali pui'e si videro qui interpolatamente sin verso la meta di settembre. Cypselus melba Yieill. ^ ital. Rondone di metre. Questa spe- cie e molto rara da noi ; io ne vidi un individno die credo sia stato preso nel Milanese ^ ne vidi un altro nel settembre i833, stato preso nei contorni di Brescia , e molti ne passarono poi per questi medesimi contorni sul finire di agosto 1834, promi- scuamente ai Rondoni coniuni. Merops apiaster Linn., ital. Grucione , Tarda man no. Questa bellissima specie non capita da noi die di rado. Io ne vidi uno presso i signori Foggia di Mantova, stato preso in quei contorni nel 182 3, ed un altro stato preso in settembre i832, nei contorni di Brescia. Qualclie individuo e stato preso anche nel Berga— masco. Lungo la spiaggia del mare di Toscana e co- niune in estate e nidifica entro buclie profonde die sa scavare nell' arena , e come accenna il prof. Savi vi arriva in maggio e parte in settembre. Alcedo ispida Linn. , ital. Uccello pescatare , volg. Martin pescoiL, Piomhin. E comune, trovasi in tutta la Lom- ])ardia , e specialmente in pianura ; frequenta i ru- scelli e le sorgenti, e nidilica attorno a queste entro buche nel terreno , in ispecie nel Milanese. I pupa epops Linn., ital. Upiipa, Buhbola , volg. Buha. E comune , cl arriva in aprile e parte sul principio di autunno. Durante la Ijuona stagione si trova spesso nei bosclii tanto di pianura die di monte ove nidiiica. Ticliodrama muraria Bonap., ital. Picchio jnurajuolo, volg. Bec- rn-ragn. Non e raro in Lombardia , se ne prendono ni p. I.A.NI-OSSI. 39 nel Bergamasco , in Valtellina e specialinente ncl Bresciano in tempo d" autnnno. Abita generalmente sui inonti , ma qualche volta si fa vedere anclie at- torno alle mnra dei vecchi faljbricati nei paesi spe- cialmenle di vallata. Pochi anni sono ne e stato preso lino attorno al castello di Brescia , ed il giorno 7 di novembre 18 34 ne capito uno attorno ad una muraglia in Brescia , il quale sebbeae perseguitato si diniostrava poco pauroso. Certlda familiaris Linn., ital. Rampichino, volg. Rampeghin. E un uccelletto comune in tutta la Lombardia. Ni- difica nei tronchi degli allaeri e gira vagando conti- nuamente per la cauipagna esaminando qua e la i tronclii degli alberi jier trovarvi nutrimento. Oriolus galbula Linn., ital. Rigogolo, volg. Gnlbee, Galbeder. Arriva dopo la meta di aprile, e seljliene vedasi in quasi tutta la Lombardia , pare clie prediliga la pia- nura ove si trattiene nei bosclii. Nel ]\lilanese e co- mune e nidilica sugli alberi aiti, in Valtellina e al- quanto raro , e nel Bresciano se ne prendono molti suUa fine di agosto ed anche in settembre durante il suo passaggio. Sturnus vulgaris Linn., ital. Storiio , volg. Stonio , Stoniell. E quest' ucccllo assai comune nella bassa Lomliardia ove nidilica attorno ai campanili ad alle parti piii elevate dei fabl^ricati. In Milano avvene sempre una quantita die appunto si trattiene e nidilica attorno ai canipanili , ordinariamente sotto alle tegole. Nel Mantovano e egualmente comune e nidifica e se ne trovano anclie nel Bergamasco. Nel Bresciano ed in Valtellina si vedono solo di passaggio. Acridotheres roscus Ranz., ital. Storno marino. E caso assai raro clie quest' uccello capiti in Lombardia , pure ogni tanto tempo se ne vede qualcbe individuo , e sul principio d' autunno del i83a ne sono stati presi due nelle vicinanze di Brescia, uno dei quali con- servasi nel gabinetto dell' L R. Liceo. Ne e stato preso qualclie individuo in altra epoca anche nel Bergamasco. Gli scrittori di cose ornitologiche non sono ben d' accordo riguardo alia sua patria: trovasi secondo essi tanto nelle regioni caldissime che nelle assai fredde del nostro cmisfero , tranne 1' America, 40 ORNITOI OGI\ I,OME\r.DA eel intraprende del viaggl. Bisogna dire the durante i suoi viaggi non passi sopra T Italia, e clie solo vi capiti per qualche straordinario sconvolgimento del- r atmosfera. Cinclus aquaticus Bechs. , ital. Merlo acquajolo , volg. Merlo d! acqua , Storno d' acqua. Questa specie abita par- tJcolarmente i paesi di monte e trattiensi per ordi- nario ove sonovi delle cadute d' acqua. In ValteJlina e comune e vedesi spesso attorno al Mallero. In in- verno porta si alia pianura ed in tale stagione tro- vasi nel Milanese e nel Bresciano. Sylvia menda Savi , ital. Merlo , volg. Merlo. 11 comunis- simo tanto al piano the al colle e nidifica sugli al- beri tagliati a capitozza e nei maccliioni: se ne tro- vano talvolta degl' individui niaccliiati di bianco, ed anche di totalmente biancastri. In autunno ne arri- Vano molti dal settentrione. — torquata Savi, ital. Merlo col petto bianco, volg. Merlo de montagna. E comune nella Valtellina e nidifica sui monti che sono alia sinistra dell' Adda coniinanti col Bergamasco , dove e altresi probabile che nidl- fichi 5 ed io sono d' opinione che cio faccia anche nella provincia di Brescia perche in luglio se ne ve- dono molti sul monti piu alti di questa. In ottobre e novembre fa il suo passaggio ordinario , ed in quest' epoca se ne prende buon numero nel Bresciano. Se ne prende qualche individuo di quando in quando anche durante 1' inverno. — viscivora Savi , ital. Tordela , volg. Dress , Gardena. Trovasi comune in Valtellina ove nidifica , ne nidi- fica pero anche nel Bresciano e nel Milanese , e qui assai per tempo, glacche in aprile redonsi gia bene penntiti i novelli. In autunno discende dai monti ed in settembre comincia a farsi vedere verso la pianura. Avviene ])ol abbondante il suo passaggio in ottobre, e se ne prendono continuamente in novembre , ed alcuni individui anclie in inverno ed in primavera. — pilaris Savi , ital.^ Cesena , volg. Viscarda , Gardena hajareula. E comune in Valtellina ove nidifica , e fa il suo passaggio in novembre. Questo in alcuni anni e abbondante , in altri e alquanto scarso , e sonovi degli anni in cui alia pianura non se ne vede punto. 131 P. LANFOSSI. 41 Syh'm musica Savl, Ital. Tordo, Torch bottaccio , volg. Dord. Qnesta specie e comunissima da noi e nldifica al raonte specialmente in Vakellina. Appena i prirai freddi si fanno sentire al monte die tostamerrte i tordi si abbassano , e cominciano a farsi vedere in settembre nelle parti piu vicine al piano. la ottobre fanno il lore passaggio per la j^ianura lonibarda , eJ abbondantissiiue in quest'incontro sono le prese clie se ne fanno , specialmente nella provincia di Brescia. Se ne prendono poi continuamente durante Tinverno ed anche in prlmavera. — iliaca Savi , ital. Tordo sassello , volg. Spinard. Que- sta specie di tordo ci arriva abbondantemente in ottobre e novembre e biton numero passa tutto I'in- verno nei nostri paesi , cosiccbe dall' ottobre sino air aprile se ne prendono continuamente. 11 tempo della caccia abbondante e 1' autunno e considerevoli sono le prese clie se ne fanno in alcuni anni nel Bresciano. Non e a mia cognizione die nidificlii in Lombardia. Nell' autunno 1834 ne ho veduto sul mercato di Brescia un individuo biondo-biancastro. — solitaria Savi , ital. Passera solitaria , volg. Passera so- litaria. Questa specie e comune ne' luoghi inontaosi della Lombardia e specialmente in Vakellina ove anche nidiiica. In autunno discende verso la pianura e se ne prendono specialmente nel Bergamasco e nel Bresciano , e rjualdie individuo , ma di rado , nelle provincie piii basse , come sarebbe nel Mantovano. — saxatilis Savi , ital. Codirossone , volg. Carossol , Ca- rossi. E comune nei luogiii piii niontuosi di Lom- bardia i in Vakellina vedesi tutta 1' estate e ni- difica attorno ai dirupi dei monti alle regioni al- pine , non k raro nel Bergamasco , e nel Bresciano se ne vede una quantita di passaggio in agosto e sul principio di settembre. Sebbene nel sue passo autunnale se ne facciano , massime in alcuni anni, delle prese considerevoli , non si prendono che dei novelli. — oennnthe Lath., \ta\. Codihianro. E comune, arriva sul iinir di marzo ed in aprile, e va a staliilirsi attor- no ai dirupi dei monti ove nidifica uelle spaccature dei sassi. lo lo vidi sui monti della Vakellina e del 42. ORNITOLOCIA I.OMBVRDV Bresciaiio tUii'ante Testate. In agosto comincia a di- scendero al basso, si sparge in quantita per le vallate, ed in settemlire fa il suo passaggio per la pianura loiiibarda. AJjbondantissime sono le prese clie se ne fanno in quest' epoca specialmente nel Bresciano. Sylvia ruhetra Lath., ital. Sciacino , volg. Taragn , Mnchet. Arriva dopo la meta di aprile e si dirige verso il settentrione. In Valtellina pero si feraia e nidiiica. In agosto comincia a discendere nelle vallate, ed in settembre fa il suo passaggio. In quest" incontro se ne prende una quantita. segnatamente in Valtellina e nel Bresciano. In ottobre sparisce afl'atto e pare clie si diriga a passare Tinverno in regioni oltremarine. • — nibicola Lath. , ital. Saltinpalo , volg. Morett. E qnesta una specie pocc comune in Lonibardia , pure se ne prendono diversi tanto in priniavera clie in autunno; cosi se ne prendono nel Bergamasco, in Valtellina e specialmente nel Bresciano, nel qual ultimo Inogo probabilmente nidiiica , giaccbe se ne prendono in agosto dei novelli. — phoenicurus Latli.^ ital. CocUrosso , volg. Coarossa. Qnesta specie e conosciutissima in Lomliardia, arriva in aprile e portasi alle regioni montuose. In Valtellina nidiiica, ed io sono iadotto a credere che faccia lo stesso anclie nel Bresciano, giacclie se ne prendono anclie in luglio appena e liljera la caccia. Un novello da me osservato a Brescia aveva P abito seguente : la testa , le parti superiori , il coUo ed il petto di colore cenericcio-chiaro colle penne segnate da una macchia quasi semilunare alquanto fosca i V addome misto di biancastro e di fulvo, e la coda fulva come negli adulti. Presentava in piccolo I'aspetto della Sylvia saxatilis giovane. Comincia in agosto ad ab- bandonare i monti , ed in settembre fa il suo pas- saggio spargendosi per la pianura loml^arda. Dovun- que se ne fa caccia , ed assai aljbondanti sono le prese che si fanno nel territorio bresciano. Prosegue il suo viagglo e portasi oltremare. — tithys Scop. , ital. Codirosso spazzacammino , volg. Coa- rossa. Questo Codirosso e poco frequente , si vetle •> in primavera ed autunno al tempo dei passaggi, ma h particolarmente sul fiuir di ottobre allorche e qilasi DI P, LANFOS^. 43 finito il passo del Codlrosso commie. Se ne prendono ill Valtellina , ma in modo particolare nel Bresciano, ed io sono di parere clie nidifichi anche sni nostri monti , giacche , oltre le sue abitudini che semln-ano soniiglianti a quelle del Codirosso comune , se ne prendono nel Bresciano appena e libera la caccia. "SjZv'ia irerica Lath., ital. Pett' azzurro , volg. Coawssa. Que- sta specie trovasi in Lombardia al tempo de' suoi due passi. E poco frecjuente ; ma pure vedesi nel Ber- gamasco, in Yaltellina e segnataraente nel Bresciano dove se ne prendono in autunno al tempo del passo, ed in aprile al tempo del ritorno , alia qual epoca se ne prendono in maggior numero ed anche di vec- chissimi. Da clo che ho potuto rilevare sembra che abiti di preferenza attorno ai luoghi palustri. — luscinia Lath. , ital. Usignnolo , volg. Eossigneu. Non avvi paese di Lombardia ove non si conosca quest' uccello. Ci arriva in magglo dai paesi caldi oltremarini dove ha passato 1' inverno e difFondesi ad abitare tanto la jjianura che i bassi monti e le vallate. Sono suo sog- giorno prediletto i boschetti ed i macchioni, e spesso si staliilisce anche nelle citta ove trovansi dei grandi glardini o delle vaste ortaglie , come in Milano. Ni- difica tanto al piano che al colle e talvolta anche al monte ed eziandio in Valtellina, canta spesso anche di notte. — rubecola Lath., ital. Pettirosso , volg. Pet-ross, Picceross, Picett, Sbiset. Egli e questo un. uccello comunissimo in Lombardia f, nella belia stagione aliita il monte e spe- cialmente la Valtellina ove nidifica. In autunno e se- gnatamente in ottobre ne discende alia pianura una quantita grandissima, ed in questo tempo se ne fanno delle prese assai considerevoli in modo particolare nel territorio Ijresciano , e se ne vedono poi per lutto r inverno ed anche in primavera. Se ne trova di tanto in tanto qualche individuo di color biondo- biancastro. — atricapillu Lath., ital. Capinero , volg. Capnegher. Tro- vasi questa specie coniunissima tanto alia pianura che al monte i trattiensi di preferenza ne' luoghi ce- spugliati , ne' macchioni ed attorno alle siepi , e non e raro il vederla anche tra le siepi ed i boschetti 44 ORNIIiOLOGIA LOME An DA de' giardini In mezzo delle citta , come in Mllano, Nidifica dovunque negl'indicati luoghi, ed in ispecie ne' macchloni che si trovano nei boschi del Ticino presso Pavia. Neir avvicinarsi della cattiva stagione la maggior parte si allontana da noi , nia negl' in- verni alquanto dolci se ne vede qualclie individuo continuaraente. Sylvia hortensis Becht., ital. Blgione , Beccafico , volg. Bee- cafigh. Questa specie vedesi da noi comuneuiente in agosto e settembre durante il suo passaggio. Buon numero se ne prende in Valtellina e specialmente nel Bresciano. Non so se nidifichi in Lomlsardia; Tin- Verno sembra che vada a passarlo al di la del mare. — orphea Temm., ital. Bigia grossa. Selibene sla questa una specie alquanto rara per noi , nulladimeno se ne prendono diversi individui nel Bresciano in agosto e settemljre , tempo in cui fa il suo passaggio. Cio che ho rimarcato in essi si e che i maschi hanno r iride degli occhi di un bel giallo vivace. Pare che I'inverno lo passi in ragioni calde oltremarine. — cinerea Lath.^ ital. Sterpazzola , volg. Gozzatina. E que- sta una specie comunisslma, ci arriva in primavera e si stabilisce attorno ai macchioni ed alle siepi sui colli e ne' luoghi anche piani ^ ma in viciuanza dei monti cosi in aprile e maggio io la vidi da per tutto in si ffitti luoghi tanto nei contorni di Sondrio, quanto nel contorni di Brescia. Nel tempo del mag- gior caldo pare che si ritiri al monte unitamente ai suoi piccoli, ed in agosto e settemljre fa il suo pas- saggio onde portarsi in paesi piu caldi a passare Pinverno. Durante il suo passaggio in autunno se ne prendono molte specialmente nel Bresciano. — curnica Lath. , ital. Bigiarella , Seperagnola miiiore. E alquanto piu rara della precedente , e ci arriva alia medesima epoca all'incirca. Se ne prendono special- mente in autunno nella Valtellina, nel Bergamasco, nel Milanese e segnatamente nel Bresciano. Parte un poco piu tardi della precedente e sembra che por- tisi a passare T inverno in paesi oltremarini. Ne lie osservato diversi individui colla regione auricolare di color cenerino quasi nero e coUe penne ciliari supe- rior! ed inferior! bianche, essendo cenerino-tnpe DI P. LANFOSSI. 45 quelle dei latl anteriore e poster lore dell" occhio : i piedi poi tendenti al nero. lo non ho veduto la Sylvia conspicilluta di Marmora die trovasi in Sardegna, ma dalla descrizione che ne da il prof. Savi nella sua Ornitologia toscana se ne rileva la grandissima so- miglianza die lia coUa nostra curnica, tanto piu che la penna esterna della coda e quasi intieramente bianca anche in quest' ultima. Mi nasce qviindi dub- bio die possano essere entrambe varieta di una me- desima specie e probabilmente provenienti da difFe- renze di eta. Sylvia phragmids Bechst , ital. Forapaglie. Quest' uccello abita nei luoghi palustri attorno ai canneti. Nel Bresciano se ne prendono diversi in agosto e sul principio di settembre ed avanzandosi Tautunno emigra onde passare 1' inverno in region! piu calde. — cisticola Temm. , ital. Beccamoschino. Verso la fine di marzo trovasi da noi questo piccolo uccellino il quale fissa la sua dimora in luoghi bassi e paludosi. Nel Bresciano se ne prendono tanto in primavera che in autunno , e pare che 1' inverno lo vada a passare in luoghi piu caldi oltremarini. — turdoides Meyer , ital. Cannaveccione , Tordo dei can- neti , vo\g. Fassera cannera. In aprile ci arriva in copia quest" uccello dalle regioni meridionali oltre- marine dove passo V inverno , spandesi per diversi luoghi di Lombardia , e portasi ad abitare i canneti delle paludi. Attorno al lago di Mantova ne soggiorna e nidifica una quantlta, e se ne prendono in agosto e settembre anche nel Bresciano. Nel ]\Iilanese e raro, e pare che vi si trovi soltanto di passaggio ; cosi pure in ValteUina. In ottobre ritirasi dai nostri paesi per andare ad isvernare in quelli donde ci era venuto. — arundinacea Lath.^ ital. Beccafico dei canneti. Questa specie non e rara in Lombardia, se ne prendono molti individui in agosto , ed alcuni anche in set- tembre nel Bresciano , e se ne prendono anche in Valtellina. Abita ne' luoghi palustri ove probabilmente nidifica , ed in autunno lascia questi nostri paesi onde portarsi in luoglii di clima piu caldo. — palustris Bechst, ital. Beccafico di palude , volg. Pas- sera cannera piccola. Questa specie trovasi in estate 46 ORNITOLOGIA LOMBARDA nei contorni di Mantova , dove al^ita i canneti at- torno al lago. II mascliio di essa assoraiglia moltis- simo alia Sylvia arundinacea , e la femmiua al gio- vine della Sylvia hippolais per la forma specialmeate del becco , ma pero se il becco tanto alto clie largo alia base nella arundinacea la distingue dalla palnstris nella quale e in vece piix largo che alto, il colorito generalmente tendente al giallognolo nelle parti in- feriori ed i piedi cenerini del giovine della hippolais non lo lasclano confondere colla femmiiia della pa- lnstris clie ha un colorito tendente al biancastro-se- riceo nelle parti iuferiori ed i piedi carnicini. Ecco le principali difterenze che ho potuto osservare tra 1' arundinacea e la palnstris. La Sylvia arundinacea ha il becco tanto alto che largo alia base ; le tre setole clie sono ai lati della jjase della mascella superiore totalmente nere; le guance dello stesso colore delle parti superiori ; i piedi oli- Vastro-cenerini. La Sylvia palnstris ha il becco evidentemente piu largo alia base che alto \ le tre setole clie sono ai lati della base della mascella superiore bianche nella meta basilare e nere nel resto; le guance di colore piu chiaro delle parti superiori ; i piedi oliyastro- carnicini. Questi caratteri gli ho desunti da esemplari freschi della anindinacea , e da un esemplare vecchio di una fem- mina della palustris che possiedo, stata presa attorno al lago di Mantova. Onde stare poi in maggiore armonia col nome latino ho dato il nome italiano di Beccafico di palude alia palustris , e di Beccafico del canneti alia arundinacea levando a quest' ultima il nome guddetto. Sylvia hippolais Lath. ,ital. Beccafico canapino, volg. Tuinot. E comune e mi venne detto che in Valtellina nidi- fica. In agosto e settembre fa il suo passaggio onde portarsi in regione di clima piii caldo. In questo tempo se ne prende buon numero speclalmeiite nel Bresciano. — sylvicula Lath. , ital. Lui verde , volg. Tui. Molti Lui di questa specie si prendono nel Bresciano ^ essi ci ar-- rivano e fixuno il loro passaggio in agosto ed aiiche DI P. LANFOSSI. 47 in setterahie, e poi noa se ne vede piu alcuno sino air altro agosto. Sylvia bonelll Vieillot^ ital. Lui bianco, volg. Tui. Questi Lui ci arrivano in agosto di passaggio promiscui ai precedenti, se ne preudono molti anche di qnesti nel Bresciano , e" poi unitauiente a quelli scompajo- no afl'atto , ne piu se ne prendono sino all' anno se- guente. — trochilus Lath., ital. Lui grosso , volg. Tui. Questo pic- colo uccelletto si vede di passaggio in settembre ed ottobre nel territorio Bresciano. — rufa Latli. , ital. Lui piccolo , volg. Tuin , Tui. Questo uccellino assai vivace e comune da noi , passa la buona stagione al monte dove nidifica, ed in autunno avanzato comparisce alia pianura e vi si trattieue per tutto r inverno. Trosjodites europcBus Leach, ital. Scricciolo , Be di macchia, volg. Eeati , Riotin, Re de sees , Oslin del f redd. Que- sto piccolo uccellino c assai comune in Lonibardia, in estate abita le folte boscaglie dei monti eve ni- difica , come in Valtellina ; in autunno discende al basso e 1' inverno lo passa generalmente alia pianura. Accentor modularis Cuv. , ital. Passera scopajola, volg. Pas- sera mattella , Morettina. In estate si trattiene al monte , in autunno ne cala buon numero al piano e se ne vedono degl' individui di tanto in tanto anche in inverno. In Valtellina nidifica. — ulpinus Beclist, ital. Sordone , volg. 3Iutarot , Madlou. Questa specie abita i luoghi alpini ; in autunno ed in inverno discende a regioni piu basse, ma non tutti gli anni nella niedesima quantita. E comune in Valtellina e se ne prendono frequentemente nel Bre- sciano. Non so se nidifichi sui monti della Lonibar- dia , ma non e diflicile che cio avvenga , giacche nel Bresciano se ne prendono talvolta non pochi in- dividui anche in principio d' autunno. Muscicapa grisola Linn., ital. Grisola, Boccalcpre , volg. Gri- settina. lo la vidi comune nel Milanese in estate ed anclie in principio d' autunno, e nel Bresciano se ne prendono diverse in settemljre. In questa stagione fa il suo passaggio c pare che portisi a svcrnare in paesi piu caldi oltremarini. 48 OKNITOLOGIA LOMBARDA Muscicapa albicollis Temm. , ital. AUuzza. Un individuo ma- scliio in abito perfetto di questa specie ho vednto a Sondrio nella raccolta d'uccelli della Vakellina del sig. Giuseppe Sertoli. Noii ho ancora potuto verificare se e realmente il giovine in prima muta di questa spe- cie quelio che vedesi comune per la pianura lom- barda in agosto e settembre , e che nel Milanese chiamasi Alet e nel Bresciano AH , oppure se e una specie diversa. II suo abito e il seguente : Fronte bianchiccia ; pileo e parti superiori di colore oli- vastro-cenerognolo; gola e sottocoda bianche; gozzo, petto e addome ceciato-bianchicci, un poco tendenti al cenerognolo ; remiganti nero-fosche con una mac- chla biancastra alia base esternamente in modo da formare una fascia biancastra sulle ali : le ultinie secondarie col bianco molto piu allargato e dal me- desimo anclie marginate esternamente ; coda nera colla tiraoniera esterna bianca esternamente sin quasi air estremita ed anche un poco internamente nella meta Jjasilare , colla vicina bianca solo all' esterno , e la terza avente una sola macchia l^ianca aU'esterno nel mezzo ; sopracoda nero ;, becco e piedi neri. Alcuni individui clie di tanto in tanto si prendono e che io ritengo novelli d' abito e d' eta hanno la testa, i lati del colld e le parti suj^eriori di co- lore olivastro-cenerino colle penne terminate da una macchia biancastra llmitata da una leggerissima stri- scia semilunare nerastra ; le copritrici medie supe- riori delle ali terminate da una macchia biancastro- ceciata ; il petto ed i fianchi vestiti di penne bian- castro-sudicie e terminate da una sottilissima stri- scia semilunare nerastra, ma piii sensibilmente della gola e del gozzo clie sono pure di colorito somi- gliante. Megulus vulgaris Vieill., ital. Eegolo , volg. Stellin , StelU. Questo graziosissimo uccellino che nidifica in Val- tellina e fors' anche in qualche altra parte montuosa di Lombardia , in autunno discende dai monti e por- tasi alia pianura ove trattiensi per tutto F inverno. Svolazza per lo piii attorno alle siepi ed a' macchioni raccolto in piccoli branchetti, e jiipilaudo coutiaua- mente va in cerca di clie nutrirsi. DI P, LA.NFOSSI. 49 Regidus igriicapiUus Savi , ital. Fiorrancino , volg. SteU'i. Non e raro da noi questo bell'uccelletto al principiar deirautunno, e nel territorio Ijresciano si prende di frequente dagli ultiini di agosto a quasi tiitto Tot- tobre. Parus major Linn. ^ ital. Cinciallegra , volg. Parasceida , Spe- ranzina. E comunissima s^oecialmente alia pianura , nidilica entro le buclie naturali degli alberi , ed in autunno ne arrivano dai nionti. — coeruleus Linn. , ital. Cinciarella , volg. Mornireii, Speran- zina molinera. E comuue , poclii sono gli individui clie si trattengono alia canipagna libera , la massima jjarte vive nei boschi o sui monti, ed in Valtelllna nidifica. In autunno ed in inverno se lie vede in inaggior numero. — palustris Linn._, ital. Cincia bigia, volg. Moneghin. Que- sta specie e coniune, trattiensi di preferenza alia piamu'a 5 come nel ]\Iilanese , nel Pavese, nel Man- tovano , e nidilica nelle buclie naturali degli alberi^ trovasi anche nel Bresciano , nel Bergamasco ed in Valtellina , ma vi e piuttosto rara. — cristatus Linn., ital. Cincia col ciaffo- Questa e alquanto rara , trovasi nei luoghi montuosi , come nel Berga- masco ed in Valtellina, nel qual ultimo luogo nidifica, ed in autunno se ne trova qualche individuo anche nel Bresciano. — ater Linn., ital. Cincia montagnola, volg. Ciccina. Questa specie io non la vidi clie nel Bresciano ed in Val- tellina , ed in questo secondo luogo eziandio nidifica. In autunno se ne prendono molie specialmente nel Bresciano coi panioni. — caiulatus Linn., ital. Cincia codona, volg. Pentin , Spe- ranzina della coa liinga. Se ne vedono dovunque in ogni stagione , A'anno generalmente in branchi e fre- quentano di preferenza i luoghi alberati e boschivi. Nidifica tanto al piano clie al nioiite. Se ne trovano di tanto in tanto dcgP individui che hanno tutta la testa e le parti inferiori , cioe la gola , il gozzo , il petto e la jiarte anteriore deiraddome di un liiauco candido , nel resto sono come gli altri. Questo abito e costaute, ed io sono di parcre clie sia di maschio vecchio. BibL hal T. LXXVIII. 4 5o ORNITOLOCIA LOMBARD A Parus biannicus Linn., ital. Basettino, Codihugnolo di palude, volg. Usserin. Questo bellissimo uccelletto e stato os- servato nel Bergamasco , ed io lo vidi non raro nei contorni di Mantova dove tratdensi attonio al lago e si vaole die vi nidilichi. Sembra die i semi di piante acqiiatidie gli servano, alnieno neU'iaverno, di ciljo , giacdie nel gozzo di uno die ho preparato trovai quantita di semi di Typha. Non e difficile ad addomesticarsi e si niantiene per lo piii con farina di grano turco. — pendidinus Linn., ital. Fendolino , Fiaschettone , volg. Pendolin. Qiiesta specie rinomatissima per Tindustria con cui tesse il suo nido, non la osservai finora die nel Bresciano e nel Wantovano, nel qual ultimo luogo non e rara e nidifica tra le canne attorno al lago. Motacilla alba Linn., ital. Cutrettola grigia, volg. Boarina , Fratina , Quatremola. Qiiesto nccello e comune ; se ne vede in ogni stagione dell' anno , ed in estate la maggior parte si trattiene al monte. Nidifica tanto al monte die alia pianura, e persino nelle citta at- torno ai tetti delle case, come in alcuni luoghi della citta di Milano. In ottobre ne arriva una quantita e la Valtellina e luogo di considerevole passaggio dove se ne prende buon numero colle reti aperte. — boarula Linn., ital. Cutrettola , Codinzinzola , volg. Tre- macoa, Squassacoa, SqiiassacUna. E comune, vedesi tutto r anno e ti'attiensi attorno alle acque. Sembra die in autunno ce ne arrivino delle altre , poiclie nel Bresciano se ne prendono di plu in ottobre die in alti'i tempi. — flava Linn. ^ itn\. Cutrettola gialla, volg. Boarota. Questa specie io non la vidi die di passaggio in autunno nel Bresciano , alia qual epoca se ne prendono molte. Sembra die vada a passare 1' inverno in paesi me- ridionali oltremarini. Tra quelle die si prendono vi sono molti masclii vecclii tali e quali sono descritti neir Ornitologia toscana del prof. Savi, aveuti di piii una striscia bianca die passa sotto 1' occhio come in- dica Temminckf, molti individui giovani die lianno pre- cisamente Pabito della femmina descritta nella stessa Ornitologia , e diversi altri die hanno il gozzo ed i lati del cello bianchi con una leggerissima sfumatura DI P. LANFOSSI. 0 1 gialla i la fascia sopracclgliare e le penne cigliari gialle ; una leggier traccia di una striscia bianca sotto agli ocelli i il pileo di color verde-olivastro come il dorso i nel resto uguali ai inaschi vecchi. Questi in- dividui non possono essere che niaschi giovaal in prima muta. Antlius aquaticus Beclist. , ital. Spioncello, volg. Cussetoun, Ssiidssetou. E comune in quasi tutta la Lonibardia , cala dai monti sul principio d' autunno , trattiensi per poco nelle vallate, come in Valtellina, e continua quindi il suo passaggio per la pianura. Buon numero passa r inverno nei nostri paesi specialmente in quel luoghi eve sonovi delle vaste praterie di marcita , come nel Milanese , o dove trovansi dei terreni sor- tumosi, come in alcune situazloni basse deila pro- vincia di Brescia. Se ne prendono molti in autunno segnatamente nel Bresclano, e se ne continua a pren- dere anche in inverno ed in primavera. Non e an- cora a mia coguizione clie nidifichi in qualche luogo di Loml^ardia , ma non e difficile a raio credere che cib faccia in Valtellina. — nrboreus Beclist., ital. Prispolone , volg. Dordina , Ignina. Seljbene nidillclii iu Valtellina , non vedesi general- mente nel territorio lomljardo die al tempo del suo passo. Questo avviene in agosto ed anche sul prin- cipio di settembre, forma oggetto assai importante di caccia per quasi tutta la Lombardia e special- mente pel Bresciano , e se ne fanno delle prese ab- bondanti per lo piii colle reti aperte. Se ne conti- nua a prendere qualche individuo anche in ottobre e novembre , e 'poi non se ne vede piii alcuno sino in primavera. — pratensis Bechst. , ital. Prispola, volg. Gussettina, Gus- seta, Sguisseta. E questa specie conosciutissima in presso che tutta la Lombardia , arriva in autunno e se ne fanno delle prese abbondauti in modo parti- colare nel Bresciano , e se ne continua a prendere sino ad autunno avanzato. Se ne ferma buon numero durante T inverno e si trattiene attorno alle praterie umide , come nel Milanese ed in altre situazioni di simil fatta , nia la maggior parte seinbra che vada a passare cjuesta stagione in paesi di cliiua piu dolce. 52 OUNITOLOGIA LOMBAKD V Anthus campcstris Bechst., ital. Calandro, volg. Piossa. Questa specie, quaiitunque non sia rara, fe generalmente poco conosciuta in Loiiibarclia, ma e pero conosciu- tissiiiia nel Bresciano dove in alcuni anni se ne fauno delle prtse discrete colle reti aperte durante il suo passaggio che avviene in principio d' avitunno. Alauda calandra Linn., ital. Calandra , volg. Re delle Sarlode. Qnesta specie capita di rado in Lombardia , e quando alcuna ve ne arriva, questo avviene in autunno; cosi ne vidi una neir autunno del 1828, ed un'altranel- rautunno del i83a state prese nelle vicinanze di Brescia. Nella Toscana , secondo cio che scrive il prof. Savi, e comune e stazionaria; pno essere clie alcuni individui si disperdano e di la giungano a noi. — cristata Linn., ital. Cappellaccia , volg. Calandra. Questa specie trovasi nella massinia parte di Lombardia, piu rara pero al monte clie alia pianura. La vidi comune a Llantova , dove trovasi Ijene spesso anclie in citta sulla piazza del pub])lico jjasseggio a cercar cibo pel terreno. La trovai pure comune lungo la riviera bassa bresciana dove anche nidifica. — arveiisis Linn., ital. Panterana , volg. Lodola , Odola , Sarloda. E comune in tutta la Lombardia , si vede tutto I'anno; nidifica ordinariamente ne'campi tra le biade , ed in ottobre ne arrivano dai paesi mon- tani e settentrionali dei branclii assai numerosi. La Valtellina e luogo di grande passaggio, arrivano dal- r est e si dirigono verso 1' ovest , e se ne prende una quantita grandissima tanto colle reti aperte , quanto colle cosi dette antenelle. Se ne prendono moltissime anche nel Bresciano ed in generale dovunque sonovi delle vaste campagne mezzo incolte. Nel Milanese ne e stato preso uu individuo quasi bianco, e ne vidi un altro colle mascelle del becco incrociate. — arborea Linn., ital. Tottovilla , volg. Turlo, Odola de crap, Lodovlgh. E comune, in Valtellina nidifica, ed in autunno discende dai monti facendo il suo passaggio per la pianura lombarda. Nel Bresciano se ne pren- dono moltissime colle i-eti aperte, specialmente in ottobre e novembre. — calandrella Bon., ital. Calaiidrino , volg. Lodb. Questa specie e alquauto rara da noi ; iu certi anni pero DI P. LANFOSSr. 53 ne passano del branchl numerosi In agosto e se ne prencle buon numero nei coiitorni di Brescia. Plectrophanes nivalis Meyer., ital. Zigolo della new. E qiiesta per noi una specie assal rara. lo ne vidi ua solo individuo presso i signori Foggia stato preso nei con- torni di INIantova nei 1824. Le piii inospite region! del polo artico, come sono i monti dello Spitzberg, della Lapponia e della Groenlandia s'indicano come patria di quest' uccello. Emberiza miliaria Linn., ital. Strillozzo , volg. Frader , Pra- diroii. L' atuunno e P epoca in cui se ne A^ede da noi in maggior numero. Nei Bresciano vi e comune tutto I'anno e nidifica , e durante il tempo di caccia se ne fanno delle prese abbondanti. — cirlus Linn., ital. Zigolo nero, volg. Spionza spajardera. Poclii sono gl' individai di questa specie die si pren- dono in Lombardia ;, ne sono stati presi nei Berga- masco , ed io ne vidi tre o quaitro stati presi nelle parti Ijasse del Bresciano. Pare die vi si trovi di passaggio accidentale , poiclie la primavera e T au- tunno sono le stagloni in cui si prende. Io ne ho nianteauto in casa un maschio per quasi un anno, e sebbene si fosse con tutta facilita adattato alia schiavitu, nullameno non Tbo mal sentito a cantare, ed un solo zizzilo suo particolare e quello die ho potuto sentire. JNIi si niostro un uccello di naturale piuttosto stupido e nello stesso tempo selvaggio. 11 jirof. Savi nella sua Ornitologia c'indica essere co- mune nella Toscana in qualnnque stagione. — citrmeZ/a Linn., ital. Zigolo giallo , volg. Spajanlola, Spa- jarda, Squujard. E comune, ma nella pianura lotn- barda pare die vi si trovi solamente di passaggio , o come specie vagante ; nidlfica in Valtellina. — cia Lmn., ital. Zigolo muciatto , volg. Sia, Sieta. Questa specie non e tanto comune , ci arriva in autunno innoltrato e si ferma sino alia primavera. Se ne prendono nei Milanese^ nei Bresciano, nei Berga- masco ed in Valtellina. Avvi ragion di credere che nidifidii anche in Lombardia , giacche nei Bresciano se ne prendono dei giovani in estate. — hortulana Linn., ital. Oitolano, volg. Ortolan, Tirabus. Questa spede comune nei Bresciano, trovasi in quasi 54 OltNITOLOGIA LOMBARDA tutta la Lombardia e nidlfica tanto al piano che al monte. Iti agosto coniincla a I'itirarsi da noi onde dirigersi a passare Tinverno in paesi di clima piu caldo. I masclii da nie osservati noii hanno la ]jen- che minima traccia di fascia sopraccigliare. Einheriza sclusniculus Linn., ital. MigUarino di pahule^ ^'o'g- Pionza , Spionza. Vedesi freqnente questa specie at- torno ai canneti dei liioghi palnstri , specialmente nel Mantovano. In antunno e per tutto T inverno pare clie se ne stia lontana dai canneti, ed in qneste stagioni come anclie in primavera se ne fanno delie jirese alibondanti , specialmente nel Bresciano; se ne pren- dono anclie in Valtellina e nel Bergamasco. — palustris Savi., ital. Passera di palude^ volg. Spionzoii. Questa specie io non la vidi finora clie nel Bresciano eve e comune , e se ne prende iDuon numero negli stessi tempi che si fa caccia della precedente. Quelle die ho osservato si e che questa non mangia che vermiciattoli e lumachette , mentre la precedente si ciba di grani. E jioi singolarissinio il vedere la grande nguaglianza clie lianuo tra di loro nel colorito^ che se non vi fossero le difFerenze marcaiissime del becco e della grossezza della testa si prenderebbero per nna specie identica anche dai piu esperti ornitologi. M' e stato indicate che cjuesta specie fu veduta ni- dificare nel Bresciano segnatamente tra il monte Ra- gone e quelle della Maddalena dove trovasi delPacqua perenne , e vi sono anclie indotto a crederlo perche durante il permesso di caccia, sebbene in piccol nu- mero, se ne prendono sempre. Fringilla cisalpina Temm., ital. Passera reale , Passera ca- paunaja , volg. Passera , Passaroun. In ogni angolo della Lomliardia trovasi questa specie, abita di pre- ferenza nelle citta e nei villaggi, nidiijca entro buclii clie trova nelle torri e nei campanili , sotto alle te- gole dei tetti , e dovunque trova degli opportuni na- scondigli , e sin auce nei nidi abbandonati dai ba- lesti'ucci. A Sondrio eve non si usano tegole per coprire i tetti , ma delle ardesie , non trovando bu- chi a proposito si falibrica un nido coperto nella biforcazione dei rami degli alberi fruttiferi che sono- vi nei giardini dei contorni , e non e rare il vederne DI P. LANFOSST. 55 due o tre sopra un albero stesso. Ne ho vetluto qualche individuo di colore hiondo-biancastro. Fringilla montana Linn., ital. Passera mattugia, volg. Pas- saretta, Passera boscajeula, Passera buseula, Passera hiisarina. E questa pure moltiplicatissima in tutta la Lorabardia, ed ama di preferenza la campagna. Ni- difica sotto alle tegole dei tetti delle case rural!, ma per lo pill entro buchi naturali che trova negli al- beri. In autunno ne arriva buon numero di passag- gio specialmente nella provincia di Brescia. Se ne trovano non di rado degP individui biancastri ed anche di quasi afFatto bianclii. — coelebs Linn., ital. Fringuello , volg. Franguell , Fn'itiguel. Quest' uccello e assai comune tanto al monte die alia planura, nidifica sugli alberi , e spesso anche nelle citta , come nel giardiu pubblico di Milano. In ottobre ne arriva una quantita dal Settentrione , e se ne fanno delle prese considerevoli specialmente nel Bresciano. Ne ho veduto un individuo preso nella provincia di Brescia die aveva la testa r.ffatto Jjianca. — montifringilla Linn., ital. Peppola, volg. Montan, Montaa. MoiitaiieU , Fasareul. Questa specie e conosciutissiaia per tutta la Loinbardia come uccello di passaggio. Ci arriva in ottobre e novenibre in grandissima quantita dai jiaesi settentrionali e forma un oggetto iniportantissimo di caccia per le provincie montane e specialmente per quella di Brescia. Non so se ni- dificlii in Lombardia, ma non e difficile che cib faccia in Valtellina per la quantita dei boschi di pini ciie vi sono. — nivalis Linn., ital. Fringuello alpino. Questa bellissima specie non e affatto rara in Lorabardia, capita di tanto in tanto in Valtellina , ma sempre nella sta- gione invernale e viaggia raccolta in branchi piut- tosto numerosi. Pochi anni sono ne capito un branco considerevole nci contorni di Sondrio, e se ne pre- scro divcrsi anche neir inverno del i83o. Abita le regioni piii elevate dei monti e generalmente in vi- cinaiiza delle nevi, e sembra che a noi provenga dal Tirolo. — canluelis Linn., ital. CardeUino , volg. GarJelin , liava- rin 5 Jiaaii. Questo bell' uccelletto trovasi in tutta la 66 ORNITOLOCIA LOMBAKD V LombarJla, nkUfica sugli alberi pluttosto altl, spesso lungo i passeggi pubblici etl anche nei giardini. In novembre ne arrivano mold di passaggio , del quaii in alcnni anni se ne fanno delle prese considerevoli specialmente nel Bresciano. Ho osservato ehe i no- strali sono genei'almente un poco piu grossi di quellt che cl arrivano di passo. Fringilla spinus Linn., ital. Lucarino^ volg. Legorin, Lugarin , Lugari. Qaesto graziosissimo uccelletto, conosciutissi- mo in ogni parte della Lombardia , a quello che io sappia, non nidifica die in Valtellina. Nell' ottobre i Lucarini fanno il loro passaggio pei nostri monti e per le nostra valli , ma non ci arrivano sempre nella stessa abbondanza. In alcnni anni se ne fanno delle prese considerevoli specialmente nel Bresciano, Alcuni passano anche 1' inverno da noi. — dtn/zeZZn Linn., ital. Venturone, volg. Canariacle Malenc. Non sono molti anni che si e osservato che cjnest'uc- cello fa il suo passaggio regolare per la Valtellina. Pare che ci pervenga dalla Svizzera , mentre per- corre la valle Malenco e si dirige verso la costiera opposta dei monti di Albosaggia. Sembra poi che varclii questi monti e passi pei territorj bergamasco e bresciano , giacche sul principio dell' inverno del 1823 io ne vldi sul mercato di Brescia tre o quattro individui, e nel novembre 1884 ne ho veduti altri tre. La scarsezza delle uccellande montane in Valtellina e forse la causa per cui si conobbe tardi questa specie in Lombardia. Si addimestica facilmente e vive bene anche in istato di schiavitii. A Sondrio se ne mantengono nelle gabbie , ma il suo canto che si avvicina alquanto a quello del lucanno non riesce molto grato. — nifescens Vieill., ital. Organetto, volg. Organetto , Car- dinalin. , FanelUii cle montagna , Fanellin della regina. Questa specie non e rara in Lombardia , ci arriva dai paesi settentrionali in autunno assai avanzato. Se ne prendono molti in Valtellina e diversi anche nel Bresciano. — carinabina L'mn., ha]. Fnnello , Nontanello, volg. Fanett, Finett , Fanell. Sopra un colle delle vicinanze di Sondrio, detto Triangia e I'unico luogo in cui abbia DI P. L4NF0SST. 67 veduto rimanersi stazionaria por tntta la hnona sta- gione qiiesta specie , dove anche mi venne detto clie nidiflca. In oitobre ne arriva dai paesi a noi piu settentrionali una qnantita e la Valtellina e luogo di considerevole passaggio. Numerosissimi Ijranchi la percorroiio dalP est all" ovest e moltissimi vengono presi colle reti aperte , coUe quali si tende alle allo- do!e. Se ne fa caccia abbondante altrove e special- mente nel Bresciano. Fringilla seiinus Linn., Ital. Verzellino, volg. Verzelin, Ver- dari. Qiiesto belT uccellino trovasi comunemente nei paesi montani della Lombardia e specialniente in Val- tellina dove nidillca. In autunno fa il suo passaggio per la Lombardia , ed e in quest' incontro che se ne prendono nel Bresciano. Pare die intraprenda dei viaggi considerevoli , giacche una quantita ne arriva in Toscana. — chloris Linn., ital. Verdone , Calenzoln , volg. Amourott , Verdon , Verdcr. E comune in tntta la Lombardia , vedesi tutto 1" anno , nidifica sngli alberi , ed in no- venibre ne arrivano molti di passaggio , divers! dei quali pare che si trattengano anche in inverno. — petronia Linn., ital. Passcra alpestre, volg. Passera mon- tagnina , Passera greca. Questa specie e piuttosto rara , discende dai monti in antunno, ed in ottobre e novenibre passa pel territorio lombardo. Se ne prendono di rado in Valtellina , ma nel Bresciano , seljbene in piccol numero , pure se ne prendono quasi tutti gli anni. Si addomestica facilmente e vive assai bene anche in istato di schiavitii. Trovandosi di passo in ottobre anche in Sicilia , come riferisce il prof. Scina , semlara che passi V inverno in paesi nieridionali e proliabihnente anche nelle isole del- TArcipelago , donde pub essere che abbia tratto il nonie di Passera greca che alcuni le attribuiscouo. — coccothroustes Temm., ital. Frosone, volg. Frisoun, Sfri- soun , Sfrisou. Poclii sono quelli che fermansi a ni- diiicare da noi :, questo pero e stato osservato nel Milanese , e dei novelli ne vidi io stesso in luglio 1 833 sul mercato di Brescia: questi nel colorito ten- devano in complesso al giallognolo. Sulla fme di ot- tobre ed in novembre ne arrivano molti dai paesi 53 OBNITOLOGIA L0-\IBNnD4 settentrionali , e nel Bresciano speclalmente se no fanno talvolta delle prese considerevoli. Nell' aiitimno 1 833 ne vidi sul mercato di Brescia uii individno di color biondo-biancastro. Fynhula vulgaris Briss., ital. Chiffolotto, volg. Ziffolott, Su- biott, Geinoun. Quest' uccello da noi e comune , ni- difica in Valtellina , ed in ottobre e novembre fa r ordlnario suo passaggio, specialmente pei inonti bresciani. Sonovi pero degli anni in cni se ne ve- dono pocliissiiui. Loxla cunirostra Linn., ital. Crociere , volg. Becch-in-cros , Becch-stort. Questa specie in Lombardia e comuue , e vi fa il suo passaggio ordinario tutti gli anni, ma non senipre in ugual nuniero. In Valtellina nidifica , e sono indotto a credere die cio faccia ancbe nel Bresciano , giaccbe appena e perrnessa la caccia die ne' luoglii montani di questa provincia se ne pren- dono, e questi ho senipre A'eduio essere di color verde-olivastro. In ottobre comincia il passaggio di questi uccelli e questo continua per tutto il novem- bre , e talvolta ne continua a passare anclie in di- cembre. Durante il passo se ne prendono tanto di vecchi clie di giovani , ed ho osservato die molti hanno il becco incrociato a destra , e molti a sini- stra. Nel Bresciano , in alcuni anni se ne fanno delle jDrese abbondanti. Columba palumlms Linn., ital. Colonibaccio , volg. Tuoun, Fu- vioiui salvadegk. Arriva in Lombardia in aprile al- r incirca , e spargesi ne' luoghi boschivi della pia- nura , specialmente nel Milanese, dove e comune e nidilica sngli aljieri. Se ne vedono anche in Valtel- lina e nel Bresciano. In autunno partono i colom- bacci dalla Lombardia, e secondo le osservazioni fatte dal prof. Savi pare die si portino a passare I'in- verno in Affrica. — oenas Linn., ital. Colombella. E questa una specie alquanto rara pei nostri paesi ; ne sono state osservate nel Berganiasco, ed in Valtellina se ne vedono solo di passaggio. Dojio la meta dello scorso dicembre i834 ne sono stati presi nove individui luugo il Mella vi- cino a Brescia, e degli altri in seguito nel gennajo e nel fehbrajo. Questo fa conoscere clie sebbene DI P. LANFOSSI. 59 passi r inverno per lo plu oltre mare , pu6 resl- stere anche ai nostri inverni lienclie rigldi, e la circostanza di trovare la terra noii coperta di neve, come avveniie quest' anno, per cui puo trovare di die cibarsi , sembra un motive di sua permanenza. Columba Ihia Briss., ital. Piccione torrajuolo , volg. Pi zzoua sah'adegh , Puvioun salvadegh. Questa specie la vidi comune a Mantova ed a Milano. A Mantova nidifica in istato di assoluta selvatichezza attorno al castello delie prigioni a Porta S. Giorgio , ed a ]\Iilano ni- dilica pure in buon uumero in istato di selvatichezza entro buchi attorno al volto dell' arco di Porta tlci- iiese. Tra queste ne vidi diversi individui tanto a Llilano clie a Mantova variegati di bianco, come i Piccioni domestic!. — turtur Linn., ital. Tortora, volg. Tortora salvadega, Dordra salvadga. Arrlva da noi in primavera e spargesi pei bosclii specialmente di pianura , ove trattiensl du- rante r estate e nidiiica. Nel Mantovano, nel Mila- nese e nel Bresciano e comune e nidiiica, ed in Valiellina vedesi solamente di passaggio in prima- vera. In autunno parte e si porta in AfFrica. Ordine terzo , Razzolatori. Tetrao fefrix Linn., ha\. Fagiano di monte , Gallo di monte^ volg. Gall de montagna. Trovasi ue' luoghi pinttosto alpestri della Lombardia, come nella Yaltellina e nel Bergamasco, e probaljilmente anclie nel Bresciano. In \ altellina e comune e nidiiica. — itrogallus Linn., ital. Gallo cedrone, Gallo alpestre. Questa specie e alquanto rara , ne sono stati presi degl'in- dividiii nel Bergamasco ed in Yaltellina , e mi si disse die nidifica nei contornl di Bormio. — honasia Linn., ital. Bonasia , Frcricolino di monte, volg. Francolin. E un poco rara questa specie in Lombar- dia ; essa si trova nel Bergamasco ed in Yaltellina, nel qual ultimo luogo e nieno rara e nidiiica. — lagopus Linn., ital. Roncaso, Pernice hianca, volg. Bon- casc. Trovasi ne' luoghi alpestri tanto nel Bergama- sco die in Yaltellina ; in quest" ultimo Inogo e co- mune e nidifica. In inverno questa specie e bianca, T&O OHNITGLOGIA LOMBARD \ Candida come la neve , tranne la coda che 6 quasi totalmente nera, ed in estate e per la massiina parte di color cenerognolo rossiccio, o giallastro con niolte strisce trasversalL ondulate nerastre. Perdrix grceca Briss., ital. Coturnice, volg. Coturno. Questa specie e coraune in Lombardla , abita i Inoghi al- pestri, come nella Valtellina e nel Bresciano. Nel- r inverno discende alquanto , ed e in allora che se ne prende in maggior numero. — rubra Briss., ital. Pemice , volg. Coturno. Questa e al- quanto rara; ne vidi una in Valtellina, dove venni assicurato essere piuttosto comune. — cinerea Lath., ital. Starna , volg. Pemis , Pernisetta. Se ne prendono in diversi luoghi di Lombardia , ma sempre piu frequentemente nei paesi di monte die di pianura ^ cosi se ne prendono nel Milanese e nel Mantovano , ma assai di piu nel Bresciano, nel Ber- gamasco ed in Valtellina. In quest'ultimo luogo oltre aU'esservi comune nidifica, ma in sltuazioni piutto- sto montuose. Alia pianura pare che non discenda clie neir autunno , dove poi si trattiene anche du- rante r inverno. — coturnix Lath., ital. Quaglia , volg. Quaja. Verso la fine di aprile , o sitl principio di maggio sono da noi le quaglie. Tanto al piano che al colle e spesso anche al monte dove sonovi degli estesi campi di grano trovansi questi uccelli , ma alia pianura e dove si staljilisce il maggior numero che nidifica general- mente nei campi tra i cereali. In autunno abbando- nano i nostri paesi onde portarsi a passare 1' inverno in region! meridionali piii calde. Ordine quarto , Uccelli di ripa. Glareola pratincola Savi. , ital. Pernice di mare. E questo un uccello molto raro pel nostro territorio. lo nou ne vidi che vin solo individuo presso i signori Fog- gia di Mantova, stato preso in quei contoini. I paesi orientali d' Europa sembrano la sua patria. Nella prima vera vedesi di passo in Toscana, come indica il prof. Savi nclla sua Oruiiologia. DI P. LANFOSSI. 6l Otis tarda Linn., ital. Otarda. £ questa una specie rarisslina per la Loml^ardia. lo ne ho vedutl due soli indivi- dui , stati presi, come mi venne indicato, nella pro- vincia di Brescia nel i83o all'incirca, e che ora si conservano in una sala deir Ateneo di detta citta. Nel freddissimo inverno del i83o se ne videro di- verse in Italia. Le si attrlbuiscono come patria le regioni settentrionali ed orientali d'' Europa. — tetrax Linn., ital. Gallina pratajola, Otarda miiiore. E an- che questa una specie assai rara pei nostri paesi. lo ne vidi una sola in una raccolta d' uccelli in Milano , la quale , da quelle die mi ricordo , parmi clie mi sia stato detto essere stata presa nel ten-itorio stesso uiilanese. E molto comune in Sardegna , dov' anche nidifica. Cursoriiis europa^us Lath., Ital. Corrione biondo. NeU'ottobre del 1 832 ne e stato preso un individuo nelle parti basse della provincia di Brescia. Questo e il solo che io ho veduto in Lombardia. La sua patria e I'Af- frica , e di la di tanto in tanto qualclie individuo arriva a visitare 1' Italia. Oedicnemus crepitans Temm., ital. Occhione , Piviere mag- giore. Non e raro in Lombardia, vedesi in que'luoghi dove sonovi delle A'aste campagne incolte , come in Valtellina e nel Bresciano, nel qual ultimo luogo ne e stato preso anclie qualche novello vivo. HcEmatopus ostralegus Linn., ital. Beccaccia di mare. E questa una specie alquanto rai-a. To ne vidi un individuo presso i signori Foggia in Mantova stato preso in quei contorni. Himantopus melanopterus Meyer , ital. Cavalier d'ltalia. An- che questa specie da noi e rara. Ne vidi anclie di questa un individuo nella raccoka d' uccelli dei gia nominati signori Foggia in Mantova ; esso pure stato preso in quei contorni. Charndrius phunaUs Linn., ital. Piviere, volg. Pivier. Non arriva in Loniljardia quest' uccello che nell' ottobre ; se ne prendono in allora diversi in molti luoghi di questo nostro territorio, e specialmente nel Bresciano, ma egli e sul cominciar della primavera allorclie ri- tornano dai jiaesi mcridionali che se ne prendono niolti i cosi io ne vidi diversi presi nel Milanese , 62 OKNITOLOCIi LOMBAHDA nel Bresciano , in Valtelllna e nel Mantovano. Poco si fermano da nol e ripigliaiido il loro viagglo si poi'tano verse il settentrlone. Charadrius morinellus Linn., ital. Fiviere tortolino. Questa spe- cie si vede di rado nel nostro territorio ; ne e stato preso qualche individuo nel Bergamasco , e nel set- tembre 1823 ne e stato preso uno nelle vicinanze di Brescia. — curonicus Gniel., ital. Corrlere piccolo. Un individuo di questa specie ho veduto a Sondrio nella raccolta del signor Sertoli ; venni pero assicurato clie in Valtel- lina e comune in priniavera e clie anche nidifica. Calidris arenaria Illiger , ital. Calidra. lo non vidi ancora qnesta specie in Lombardia ; il prof. Maironi T in- dica comnne pel Bergamasco nel suo catalogo. Questo nccello vedesi frequente suUe spiagge del Genovesato. Vanellus cristatus Meyer, ital. Pavoncella, Fisa, volg. Cioiga. A qnello clie io sappia iinora , non si vede questa specie in Lombardia che di passaggio in autunno ed in primavera, nel qual ultimo tempo se ne prendono moke colle reti , specialmente nel Mantovano. Totanus glottis Bechst. , ital. Pantann. E poco frequente ; ne sono stati veduti degl' individui sul lago di Garda e nel Bergamasco, secondo clie viene indicato dal Pollini e dal Maironi. — fuscus Leisler, ital. Fantana grigia, volg. Gamhettoun, Primavera. Sul finire dell' inverno comincia a compa- rire in Lomljardia questa specie, in marzo vi si trova comune, e si trattiene generalmente ne' luoghi umidi e paludosi. Se ne fa caccia nel Milanese, nel Berga- masco, in Valtellina, e particolarmente nel Mantovano. — calidris Bechst., ital. Pettegola , volg. Pe-ross. Questa specie non e affatto rara pel nostri paesi ; vedesi in jirimavera e se ne prendono nel Bergamasco e nel Mantovano , e forse in qualche altro luogo. — ochropus Temm , ital. Ocropo. E comune in quasi tutta la Lombardia, trovasi tanto al piano che al monte, trattiensi attorno alle acque , e nei contorni di Son- drio eziandio nidifica. — hypoleucos Temm., ital. Fiovanello. Questa specie sembra piuttosto rara da noi :, io ne vidi un individuo solo stato preso in Valtellina. DI P. LANFOSSI. 63 Totanus stagnatilis Beclist. , ital. Albastrello. Questa specie vedesi di rado, ed io non ne vidi clie un solo in- dividuo stato preso nei contoriii di Sondrio. Limosa melunura Leisler, ital. Fittima, volg. Pizzacra de mar. Se ne prendono diverse nel Mantovano , ma solaniente sul linir dell' inverno. Ne sono state prese anche nel Bergamasco ed in Valtellina. Rasticola vulgaris Vieill. , ital. Beccaccia, volg. Beccassa, Arsia, GalUnassa, Pizzacra. Conosciutissima e qnesta specie in ogni parte della Lombardia , ci arriva in ottobre e stabilisce la sua dimora nei boschi tanto al nionte che alia pianura , e massime in quelli nei quali si trova qualche stagno , o scorre qualche ru- scello. Si trattiene da noi per tntto 1' inverno ed an- che parte della primavera f, e forma oggetto assai in- teressante di caccia. Se ne prendono molte col fucile, ma la maggior parte si prende con lacci clie si di- spongono attraverso a dei piccoli A'iottoli praticati nei boschi. Per questa caccia distinguesi segnatamente il Bresciano. Ne ho veduto a Milano in una raccolta d' uccelli un indivlduo biondo-biancastro. Scolopax major Linn., ital. Beccaccino maggiore , volg. Sgne- poun , Beccassa. Non e rara questa specie in Lom- bardia , ma vedesi , a quello ch' io sappia , soltanto di passaggio in autunno ed in primavera, ed il mag- gior numero ci compare in aprile. Se ne prendono nel IMilanese e se ne fa discreta caccia nel Bresciano, specialmente in primavera. — gallinago Linn., ital. Beccaccino reals , volg. Beccanot , Sgnepa , Beccadell. In gran copia ci arriva questa specie in autunno e si trattiene sino a primavera in- noltrata. To ritengo che nidificlii anche da noi , giacche nel Bresciano se ne prende buon numero appena e libera la caccia e di un color ito in generale rossastro, indicante evidcntemente abito di gioventii. In una raccolta d' uccelli a Milano ne ho veduto nn indi- viiiuo di color biondo-ljiancastro. — gaUinula Linn., ital. Beccaccino minore, volg. Sgncpin , Bcccadt, Beccassina. Questa specie e comune, comincia ad arrivare in ottoljre, e si trattiene sine in aprile. Se ne fa caccia in quasi tutta la Lombardia , ma in ispecie nel Milanese, nel Mantovano e nel Bresciano. 64 ORNirCLOGI\ LOMBAEDA NiCmeahis arquata Lath., ital. Chiurlo maggiore , volg. Arcassa. Sebbene sia questo uii uccello generalmeiite di passag- gio, nullaineiio trovasi noii di rado durante rinverao nel territorio mantovano ; se ne prende qnalcheduno nel Bergamasco , e probabilniente a iiche nel Milanese. — phcBopus Lath., ital. Chiurlo piccolo. Questa specie e al- quauto piu vara della precedente. II prof. JMaironi pero nel suo catalogo degli uccelli del Bergamasco ]a indlca meno rara. lo ne ho veduto un individuo in una raccolta d' uccelli in Milano , il quale e pro- babile die sia stato preso in quel territorio. Non e difficile che si trovi anche nel Mantovano , giacche i sitoi costumi sembrano somlglianti a quelli della specie stessa precedente. — tenuirostris Vleill, ital. Fischione terrajuolo, volg. Sigiirot. Di questa specie io non ne esaminai che un solo individuo stato preso nel marzo 1829 nelle parti basse del territorio milanese. Ibis falcincllus Temm., ital. Chiurlo verde, Falcinello. Questo uccello non e afFatto raro pel nostro territorio. Ca- pita ogni tanto nei contorni di Mantova e nel mag- gio 1825 ne capito un branco numerosissirao che vi si fermo per quasi tutto il mese. Nel niagglo 1834. alcuni coniparvero nel territorio bresciano, ed uno in preso e tenuto vivo. Collocate in una grande uccelliera di Casa Calini e pasciuto con jiezzetti di carne cruda , supero il rigore del nostro inverno e si addomestico alquanto. Pare che ci provenga dai paesi meridionali. Gnis cinerea Bechst., ital. Qrue , volg. Gm , Grua. Questo grosso uccellaccio non vedesi in Lombardia che di passaggio. Non e a mia conoscenza che alcuno sia stato preso in autunno , ma sul principio di prima- vera allorche ritorna dai paesi meridionali oltrema- ri«i dove ha passato 1' inverno ; se ne prende qual- che individuo ogni anno in piii parti del nostro territorio , come nel Mantovano , nel Bresciano , nel Bergamasco ed in Valtellina. Non si ferma clie per poco tempo e ripigliando il suo viaggio }>ortasi nei paesi settentrionali. Ckonia alba Briss., ital. Cicogna bianco , volg. Zigogna. E caso rarissirao che in Lombardia si preudauo delle DI P. LANFOSSI. 65 Cicogne , pure ne e stato osservato qualchc indivi- drto nel Bergamasco , ed io ne vidi uno stato preso, non sono niolti anni , in Valtellina in nn luogo detto il Cedmsco. I paesi nativi delle Cicogne sono le parti settentrionali d' Europa , e sebbene T inverno lo va- dano a passare nolle parti orientali e nell' AfFrica , pure qualcbe individuo si ferma talvolta ad isvernare in Italia , come asserisce il prof. Savi. Ardea cinerea Linn., ital. Airone cenerino maggiore, volg. Sgolgia 5 Sgolgioun , Sgarz , Airoun. E comnne , abita i luoglii paludosi di quasi tutta la Lombardia e nl- dijQca. In alctini luogbi pare clie si veda solamente di passo come in Valtellina. — purpurea Linn., ital. Jlunocchiaja , volg. Sgarz, Sgolgia. Questa specie vedesi da noi durante la buona sta- gione , e sebbene trovisi anche nelle vallate , come in Valtellina, predilige i luoghi di pianura; trattiensi attorno alle paludi in diversi luoghi di Lombardia e specialmente nel Mantovano ove anche nidifica. In autunno le ranocchiaje si ritlrano dai nostri paesi, e molte forse passano il mare , mentre altre pare die si accontentino di passare la cattiva stagione lungo le coste pin calde d'ltalia, giacche dal settem- hve ap^iunto a tutto P inverno si vedono in Sicilia , come c" indica il prof. Scina nella sua Topografia palermitana. — garzetta Linn., ital. Airone niinore, volg. Sgarzetta hianca. Questa specie di Airone e alquanto rara in Lombar- dia , e clie io sappia , ne e stato preso qualche in- dividuo sul lago di Mantova e qualche altro sul lago di Garda. Da noi sembra trovarsi solamente di passo in primavera. — talloides Scop., ital. Ciuffetto , volg. Sgarzetta. Questa specie e rara anch^essa pei nostri paesi, e si vede solamente in primavera avanzata allorche rltorna dai jiaesi meridionali. Se ne prendono piii di frequente clie della precedcate , ed io ne vidi alcunl individui stati presi nel Mantovano , nel Bresciano ed in Valtellina. — nycticorax Linn., ital. Nitticora, volg. Airoun. Sebbene questa specie non si veda che di passaggio, trovasi coniune e se ne prendono degl' individui nella niag- gior parte dci paesi lombardi ; cosi se ne prendono JJIU. Iial. T. LXXVIII. 5 66 ORNITCLOGIA LOMBARDA nel Mantovano, nel Bresciano, nel Bergaraasco ed anche in Valtellina : anzi in quest' ultimo luogo ne vidi un individuo giovane ( Ardea maculata Gmel. ) stato preso forse durante il passaggio d' autunno. Ardea stellaris Linn., ital. Tarabuso, volg. Tarabus. E comune, trovasi in quasi tutta la Lombardia attorno ai luoghi palustii e specialraente nei contorni di Mantova , e nidifica nei medesimi luoghi. >— minuta Gmel. , ital. Guacco , volg. Guacc , Sifolgin. E comune , nidifica tanto al piano che al monte e trat- tiensi ne' luoghi palustri ove specialmente souo ab- bondanti le canue. Pare che in autunno assoluta- uiente emigri , poiche in questa stagione , secondo il prof. Savi, parte dalla Toscana per ritornarvi I'a- prile , e secondo il prof. Scina vedesi in Sicilia so- lamente in niaggio. Platalea leucordia Linn., ital. Spatola, Mcstolone. E raro che qualche individuo di questa specie capiti in Lom- bardia, pure nella primavera del iSaS alcuni capi- tarono nei contorni di Mantova. Le spiagge marine dei paesi orientali d'Europa, a cio che dicono gli ornitologl, sembrano i luoghi maggiorniente frequen- tati da questa specie. Rallus aquaticus Linn., ital. GulUnella palustre , volg. Scor- ziana , Grugnett , Pisa. E comune , trovasi nei luoghi palustri di presso che tutta la Lombardia. Nidifica tanto al piano che al monte ed il suo piccolo e co- perto di lanuggine nera. ' — crex Linn., ital. Ee di quaglie, volg. Re de quai. E questo un uccello conosciutissimo in tutta la Lombardia , e trovasi e nidifica tanto al piano che al monte. Pare che da noi arrivi all' epoca stessa delle quaglie, abita spesso nei campi ove trovansi anch' esse , e non di rado in autunno comijie gli stessi viaggi. Quando jDcro r inverno e mite non partono tutti, giacche di tanto in tanto se ne prendono anche in questa sta- gione. — porza/itt Linn., ital. Foltolino , volg. Gilardina, Gherar- dina. Anclie questa specie e assai conosciuta per tutta la Loml^ardia. Arriva sul finire di marzo, por- tasi ad abitare i luoghi erbosi e palustri tanto di jnanura che di mojite e vi nidifica. I siioi piUcini DI r. LANFOSSI. 6j' sono coperti di lanuggine nera. In aiUunno ee ue vede di rado ed ia iiiverno piii noa se ne trova alcuno. Jlalliis pusillus Pallas, ital. Schiiibilla, volg. Ghirardt. £ co- mune, almeno nella bassa Lomhardia, come nel Mi- lanese e nel Mautovauo. Arriva e parte alle epoclie stesse del Voitolino , ed abita gli stessi luoghi. — Baillonii Vieill., ital. Schirihilla grigiatu, volg. Ghirardi. Qiiesta specie la vidi nel Biesciano sul principio di priiuavera. Meriterebbe di essere meglio osservata ondc determinare piii soUdameiite i carattcri cUe la distingnono dalla precedente. Gallinula chlornpus Lath., ital. Folaga verdipiede ., Sciabica, volg. Gallinella, Giugnettoun. E comune ne' luoghi bassi di Lombardia ed ama di trattenersi attorno agli stagni ove sono folti i canneti e dove trovansi dei«grossi cespugli. E frequente nel Mantovano ove si vede in ogni staglone dell' anno, trovasi quasi tutto r anno anche nel Milanese , e se ne prendono altresi nel Bresciano, nel Bergamasco ed in Yaltellna. Ordine quinto , uccdll acquadci. J'ulica atni Linn., ital. Folaga, volg. Folega. Trovasi nella niaggior parte di Loaibardia , come nel Milanese , Bergamasco, Bresciano e Mantovano; in quest' ul- tiiuo luogo vedesi tutto l' anno e nidilica attorno al lago e se ne trovano talvolta degl' individui mac- chiati di bianco, la inverno ne arrivano branchi nu- merosissimi, ed e in questo tempo die vedesi nei citati luoglii. Podiceps minor Lath., ital. Tuffetto, volg. Fisol, Sotiacquin. E comune, trovasi in quasi tutta la Lombardia, ed e frequeute specialraeate sul lago di Mantova. — iiuritus Lath. , ital. Svusso piccolo. Questa specie , se- condo il Pollini, e stata osservata sul lago di Garda. — coinutns Lath., ital. Svasso foresdero. Anche questa spe- cie, stando a cio che dice il Pollini nel suo Viaggio al lagx) di Gard.i, e stata osservata sullo stesso. — cristutus Lath., ital. Svasso comune, volg. Fisol de mar. Ne sono stati presi nel Bergamasco ed in Valtellina i uci contorni di Mantova e comune e uclia priuiavera 68 ORNITOTOGIA LOMBARDA del iSaS nir incirca ne vidi un novello vivo stato preso nei contoi-ni di Milano. Colynibus g'acialis Linn., ital. CoUinbo maggiore. Secondo clie indica il Pollini nel siio Yiaggio al lago di Garda , pare clip questa specie vi si trovi alcuna volta. — septentrloiialis Linn., ital. Colimho niinore , volg. Fisol de mar. Ne e stato preso qualche indiyiduo giovane sul Jago di Mantova. Larus fuscus Linn., ital. Gahhiano nero, Zafferano mezzo moro. E molto raro; io ne vidi vino stato preso nel 1824. nei contorni di Mantova , dove forse capito allonta- nato dal mare da qualclie straordinaria burrasca. — canus Linn., ital. Gavina. Questa specie e stata osser- vata sul lago di Garda come indica il Pollini nel suo Viaggio al lago stesso. — ridibundus Leisler., ital. Gabbiano comune , volg. Cogdl. Branchi numerosissimi di questa specie stanziano in inverno sul lago di Mantova ; si trova frequente sul lago di Garda , e se ne prendono anche nel Berga- masco ed in Valtellina. — melanocephalus Natterer, ital. Gabbiano coralUno , volg. Cogal. Egli e in primavera clie comparisce questa specie sul lago di Mantova, vi si trattiene unito in branchi , ma per poco tempo , poiche in maggio scompare. Allorche trovasi da noi ha gia vestito Tabito di primavera. Sterna nigra Linn., ital. Mignattiao, volg. Rondena de mar. Arriva in maggio ; io la vidi comune attorno al lago di Mantova ove probabilmente nidiiica, vedesi anche sul lago di Garda , e qualche indiyiduo ne e stato preso in Valtellina. ■ — hirundo Linn., ital. Ronduie di mare, volg. Rondena de mar, Cogabeta. Io la vidi comune durante 1' estate attorno al lago di Mantoya , ove probabilmente ni- difica ; vedesi anche sul lago di Garda e nel Ber- gamasco. L' inverno semlsra che vada a passarlo in regioni oltremarine piu calde , giacche vedendosi in Toscana solamente in maggio , pare che abbandonl anclie le coste d' Italia. — /?ji/mca Linn., ital. Fraticello, volg. Sgarzina. Io vidi co- mune questa specie intorno al lago di Mantoya, e talvolta anclie Uuigo il Ticino nei contorai di Payia; T)I P. LANFOSST. ()() non e rara ncl Bergamasco , e vedesi anclic attorno al Jago di Garda. AiTiva da nol in maggio e si trat- tiene sino in autunno , e pare die eniigri come la pvecedente. Pelecanus onocrotalus Linn., ital. Pellicano. Da noi non e afFatto raro , poiclie di tanto in tanto ne capita qual- clie individuo sui nostri laghi ; cosl e stato osservato snl lago di Garda come accenna il Pollini , nel Ber- gamasco come indica il prof. Maironi , ed e pro- habile che sia stato vednto sul lago d'Iseo; ne ca- pitarono diversi sul lago di Como nel i83o, ed io ne vidi un hellissimo individuo stato preso molii anni sono sul Mincio vicino a Mantova. I paesi orientali d' Europa , non clie I'Asia e rAffrica, se- condo gli ornitologi , sono i luoghi dove si trovano freijuenti i Pellicani. Mergus olbellus Linn., ital. Pcscajola^ volg. Pcscarcll. In in- verno se ne vedono numerosi branch! snl lago di Mantova, se ne vedono pure sul lago di Garda, e se ne prendono anche nel Bergamasco ed in Valtel- lina. Li primavera abbaadona i nostri paesi e por- tasi ai paesi settentrionali donde provenne. — serrntor Linn., ital. Smergo minore, volg. Pescarott. Que- sta specie e poco freqnente da noi , se ne prendono pero in inverno sul lago di Mantova e su quello di Garda, e talvolta anche nel Bergamasco ed in Val- tellina : questi generalmente sono giovani. In prima- vera lascia i nostri laghi e rltorna alle regioni bo- real i. Fuligola fusca Bonap., ital. Anitra nera , Germano di mare. Questa specie io non Tbo mat veduta in Lombardia, ma il Pollini indica d' averla trovata sul lago di Garda , come puo rilevarsi dal suo Viaggio al lago stesso. — cristata Steph , ital. Anitra folaghetta, volg. Morett. Ci arriva in copia noir autunno , si trattiene sino alia primavera , e soggiorna ordinariamente sui laghi. Se ne prendono spesso sul lago di IMantova , trovasi sul lago di Garda, e talvolta se ne prende rpialche- duna anche in Valtellina. — clangula Bonap., ital. Qiiottr' occhi, volg. Dninenican. Questa specie comune in inverno sui nostri laghi ci JO ORNITOtOCIA LOMBA.RnA proviene dalle region! settentrionali. Se ne prendono niolte snl lago di Mantova , snl lago di Garda, e se ne prendono anclie nel Bergamasco. Fuligola ferissa Steph., ital. Moriglione , volg. Coll-ross. Ci arriva in autunno, si ferma neirinverno e trovasi generalmente sul laghi; cosi se ne prendono sul lago di IMautova e sul lago di Garda. In primavera torua ai paesi settentrionali dond' era venuta. — nifina Savi , ital. Fistione. Questa specie e alqnanto rara ; con tutto cio sul lago di Mantova e sul lago di Garda se ne prendono di tratto in tratto. — nyrora Savi., ital. Moretta tahaccnta. Questa specie di nnitra non e rara in Lombardia ; si vede general- mente in marzo ed aprile, e se ne prendono diverse sul lago di Mantova , e qualclieduna anche nel Bre- sciano. Anas penelope Linn., ital. Fisdiionc , volg. Coii-ross. Questa specie e comune , ci arriva in autunno e si trattiene sino a primavera innoltrata. Se ne prendono nel Mi- lanese, nel Bresciano, in Valtellina e segnatamente nel IMantovano. — crecca Linn., ital. Alzovola , volg. Garganell , Sarsanin. E comune, nidifica attorno al lago di Mantova, ed in novembre ed ancbe in dicembre ne arrivano moke dal settentrione. — querquedula Linn, itRl. Marzajola, "^'olg- Garmnell ^ Ro- chett. Ci arriva cjviesta' specie sul finire di febbrajo ed in marzo; in quest' epoca vedesi in quasi tutta la Lombardia e se ne prendono molte nel INLintovano , nel Bresciano e nel Milanese. — clypeata Linn., ital. Mestolone, volg. Palott. E comune, e se ne jjrendono frequeatemente in pyimavera nel Mantovano , nel Milanese, nel Bresciano, e qnalche individuo anclie in Valtellina. — acuta Linn., ital. Codone, volg. Coa-Iunga, CoU-lung. E comune, vedesi in inverno , ma e piii frequente in primavera ; se ne prendono nel Milanese , nel Bre- sciano, in Valtellina, nia specialmente nel Manto- vano. Ci arriva dai paesi settentrionali in antunno , ed agli stessi ritorna in primavera. — strepera Linn., ital. Canapiglia , volg. Alhera. Egli e nel- r inverno che trovasi da noi questa specie ed in m p. LANFOSSl. -I quests stagione se ne prendono moke nel Manto- vano; se ne prendono anche nel Bergamasco e sul lago di Garda. In priniavera portasi nei paesi set- tentrionali. Fuligola bnscas Linn.^ ital. Gemiano reale, volg. Aneda sal- vadega, Neder, Androt, Nedrot salvadegk. E comune, nidifica attorno alle paludi specialmente nel IManto- vano, ed in ottohre e novembre ne arrivano niol- tissimi dal nord. Cygnus musicus Bechst., ital. Cigno selvatico , volg. Cign. Vedesi piuttosto di rado , ma sonovi alcuni anni in cui se ne prendono diversi sui nostri laghi ; cosi se ne prendono sul lago di Garda e sul lago di Man- tova. Qualche indlvidno e stato osservato anclie nel Bergamasco, e probabllmente sul lago d* Iseo. Nella primavera ritirasi nelle region! settentrionali. Anser cinereiis Meyer, ital. Oca paglietana, volg. Oca snl- vodega. Qnesta specie e piuttosto rara , trovasi d.i noi in inverno, ed io ne vidi alcune state prese nel ]Mantovano. Si vuole essere questa 11 tipo de' nostri paperi. — segetiim Meyer, ital. Oca granajuola , volg. Oca sah-a- dega , Oca della nev. Questa specie non e rara , ci arriva in inverno, e frequenta i luoglii paludosi ed anche i campi. Se ne prendono nel Milanese , nel Bergamasco, nel Bresciano, in Valtellina, e molte nel Mantovano. In priniavera se ne parte pei paesi settentiionali. Delia Storia dclle finanze del regno di Napoli ,• libri sctte del cnvaliere Lodovico Bianchini. Volume pri- mo. — Napoli, i834, dalla tipografla Flautina , in 8.°, di pag, 5i i. J-ja storia delle finanze deve csporre ron2;ine, i pro- ^rcssi , le vicendc della potenza peciiniaria dei p;o- vcrni, deve rappresentare la storia del dare ed avere della sovranita in relazionc al lien essere ed alia po- tenza dello Stato. Le rontribnzioni , le spese , il cre- dito del governo , Y amministrazione , i varj sussidj 7'2 DF.LL\ 5TCRIA DELLF. FlNA>^ZE
  • de' contagi una severa induzione conduce alia mas- » siraa probabilita di riconoscere il cholera delle Indie di » natura animale. >> II professore Mikan ha jjubblicato in Praga nel i833 un' opericciuola col titolo di Amf/er meiiier, Laurie, etc. ove asserisce di aver veduto roirajuto deU'acu- tissimo microscopic di Schayef 1' insetto produttore del cholei-a , e ne da la descrizione in latino. Sperianio che nioltiplicandosi di piii in piu le ricerche mlcroscopiche si giungera a scoprire che il mondo invisibile vivo e le mille Volte piii numeroso del visibile. Chi avreblje inai immaginato che in una sola stilla d' accjua o di aceto si tro- vassero milioni di vive creature, la maggior parte delle quali impercettibili a qualsiasi piii acuto sguardo e si prodigio- samente minute che parecchie migliaja di esse non giun- gerebbero a formare la mole d' uu granello d^ arena ? " .... Chi avrebbe creduto alciuii lustri addietro, dice >f il Mojon , che molte malattie de' montoni , de' buoi , )i de' cavalli, ecc. sieno cagionate da icneamoiii ■, da cynis, ft da spes e da molte altre specie di ostd che vivono e si t> moltiplicano nel ventre di tali animali' » Molte malat- tie delle piante sono dovute ad insetti : varie specie di bostricus devastarono in tempi diversi delle intere foreste nella Germania ; cjuesti auimalini si moltiplicano talmente die se ne noverarono 80,000 larve sopra un solo albero. Nel 1 663 questa specie di peste dei vegetabili cagiono in Alemagna perdite incalcolabili. II raorbo pediculare ci mostra la faciUta con cui si moltiplicano all' inlinito e pron- tamente varie specie di pidocchi. Nel Paraguai v' e una farfalla grande e nera che dejjone le sue nova sopra le persone addormentate , dalle quali sbucciauo poi de' ver- mini che insinuandosi sotto 1 epidermide dauno Inogo a numerosissime e pruriginose boUicine. Al Brasile e in tutta TAmerica meridionale vi souo molti insetti die appiccandosi PAUTE STRANIERA. 79 air uonio sono cagioiie tU limghe e penose infermita. Le acute ricerclie del Cestoni nel 1698 hanno provato die la rogiia e prodotta da un iusetto , il quale iiisiuuandosi nel tessuto dell' epidermide , vi si moltiplica all' iniinito. E veramente su'ano che de' fatti positivi e si facili a ve- rificarsi abbiano ultimamente abbisognato in Francia di iiuove dimosti^azioni, e che uomlni scieiiziatl si sieno posti per qualche tempo in opposizione con tali verita. Che Ijensereiuo uoi dopo cio de' fatti piu difficili ad avverarsi e che esigono per essere afFerrati uno spuito assai pro- foudo d'iudagine e d' induzione ? Rogers ha osservato che il pus espettorato ad un determinato periodo della tisi polraouale e pieno di minutissimi vermiui , la cui fortna particolare e facile a disegnarsi coll' ajuto di un acuto mi- croscopio. Vasani ha scoperto nel pus dell' oftalmia con- tagiosa un gran nuinero di animallni particolari. E un fatto avverato dall' osservazione generale che ne' paesi ove si veggoiio nella state niolte mosche , zanzare , farfalle , ed altri insetti a miriadi , le malattie contagiose si propa- gano con piii facilita Molie altre particolarita si potreb- bero addurre in appoggio della natura aniraale de' contagi: e iioto , per es. , die le sostanze insetticide sono ordina- r.aiuente eccelleuti per preservarsi dai niali attaccaticci ; e che sono pure utili per curarsene ; si sa che i uiinerali tutu , ove generalmente gl' insetti non annidano , vanno iuiiuuui da quaraiitena , essendo riguardati dai magistrati sanitarj come non atti a trasraettere il contagio. Goir ajuto di questa ipotesi si spiega come il rini5 coa- tagioso die intacca una specie di animali , non ha efficacia ordinariamente sopra di un' altra. Le contagioni febbrili non si riproducono mai nello stesso individuo^ ed allorche in alcuni pociii casi particolari la malattia e recidiva , il sccondo iusulto suol essere meno grave del primo ; sembra quiudi die Tattltudine alia contagiosity diminuisca almeuo negl' judividui gia afFetti la suscettivita a nuovi insulti, ed in CIO essa dilferisce assai dalle malattie comuni non con- tagiose, alle quali si e sempre piii predisposti in ragione che se n' e piii sovente o piii di recente stati aggrediti. Due malattie contagiose e febbrili non sogliono mai con- correre e persistere contemporaneamente nello stesso indi- vhIuo i ma 1' una suol ceder luogo air altra. Non e cosi delle malattie contagiosa non feblniii , le quali lasciauo il 8o PARTE STRA.NIEUA. canipo libero alio sviluppamento di altra malattia cl'ugnale classe. La presenza del virus celtico , della rogna , della ti£!;na non esclade clie altri virus o miasnii intacchino r infermo. Y' ha tal specie di contaglo clie distrugge nel corpo rattitudiiie a contranie ua altro ^ cosi vediamo la vaccina escludere il vajuolo. Questo curioso fenomeno della vaccina ci fa riflettere all' analogia clie esiste con alti'o fatto rlferito da viaggiatori degni di fede. Al Paraguai e al- r Hainaraca principalaiente vi e una specie di formica nera e piccolissinia , inimica accannita di un' altra specie rossa e pill graade, colla quale essa fa guerra a inorte. Le pic- cole assai coraggiose non intaccano mai gli alberi , ma si cil^ano esclusivainente d'lnsetti o d' altre sostanze j le rosse al contrario si nutrono di vegetabili e rovinano gli aranci ed altri alljcri coltivati. Gli aljitanti raccolgono una data quantita di formiche nere e le depongono sopra gli alberi ove si trovano le rosse, le quali ben tosto dispari- scono totalniente. La formica comune e un eccellente ri- uiedio contro le malattie degli ulivi intaccati da una specie particolare di cocciniglia. Avida la formica d' un succo dolcigno cbe esce dalle cocciniglie va ne' luoghi ov' esse depongono le loro viova e ne succliia gli umori. Se uoi consideriamo , prosiegue I'autore, la macchina umana in condizione passiva rispettivamente ai contagi , e quale abi- tazione di molti e diversi esseri parassiti clie si associano o si esckidono reciprocaniente , avreiuo una guida per scio- gliere il prolDlema del complesso de' curiosi feuomeni di simil uatura clie succedono nel corpo delP uomo. Ogni virus invade una parte determinata dell' organismoi la cute ne e comnnemente la piit intaccata. La sililide pe- netra sino alle ossa ; il virus idrofobico si iissa di prefe- renza sulle glandole salivari e sul sistema nervoso. II cho- lera agisce il piii sovente sugli apparati della vita organica o di nutrizione , ecc. Non liisogna confondere le malattie contagiose colle epi- demiche quantunque sotto varj rapporti esse si assomigiino coir assalire in un inedesimo paese molti individui alia A'olta , e col produrre nello stesso tempo de' mali piii o meno analoghi, e d' un uguale carattere. La diversita con- siste in cio , clie le malattie contagiose non si comunicano se non per contatto mediate o immediato, e I'aria non ne e mai il veicolo ^ le malattie epideuiiche al contrario hanno rAilTE STRANIEKA. 8 1 per causa le vicissitudini atmosferiche. V e un^altra classe di mali che non convieiie confondere ne cogli epidemici , ne coi contagiosi , ed abbraccia i morbi dovuti ad un prin- cipio miasmatico. Secondo il Mojoii , quest' ultima classe di malattie non differisce in altro dalle coiitagiose die neir essere costituito il loro principio efficiente da monadi alate, e quindi trasferiliili per Tatniosfera anche ad enormi distanze, nientre gl' insetti producenti le malattie propria- mente dette contagiose sono opteri, cioe non alati, e quindi non trasportabili qua e la se non per mezzo di corpi soli- di , ai quali si appiccano , e per cui possono trasmettere il contagio f, queste malattie solamente richiedono quarantene , cordoni sanitarj, sequestri, isolamenti j mentre le miasma- tiche non vogliono nelle citta altro die provvedimenti igie- nici e di polizia medica. Questa difFerenza di comunicabilita specialmente nelle diverse circostanze atmosferiche e la cagione degli errori de' medici sopra la natura epidemica, contagiosa o miasmatica di molte malattie. II dottor Fossati dopo di aver esposto con molta dot- trina le generalita sulla etiologia de' morbi contagiosi e mlasmatici , ne indica i mezzi per preservarsene, e passa dottamente in rivista i diversi nietodi curativi commendati dai medici piu accreditati di tutti i tempi, come i piii ge- ueralmente utili. Lo scopo del pratico nel curare un morbo contagioso deve consistere , a detta dell' autore , nel distruggere sino all' ultimo germe del virus, causa efllciente della malattia, sia coir introdurre nel corpo per le vie gastriclie , e tal- volta anco polmonali , delle sostanze o de' gas distruttivi dei virus , sia coU' applicarle direttamente alle parti della cute ove gli atomi organizzati e vivi die lo costituiscono sogliono il piii sovente aver sede. Allorclie un individuo affetto da qualsivoglia male contagioso ne e o guarito, o morto , r igiene publjlica esige che si passi iminediata- mente a purgare dalT infezione gli oggetti che possono racchiudere il seme della materia contagiosa. Ci basti il dire, sopra sifFatto argomento, che I'aria, I'acqua, il fuo- co , il cloro , lo zolfo , i vapori mercuriali , arsenicali , la canfora , ecc. sono, a seconda de' casi particolari, i disin- fettanti i piii comuaemente ed utilmente impiegati. X Bibl. Ital. T. LXXVIII. 0 PARTE STR.VXIEKA. Nuoveau cours di Qcographie generale compose dune serie d' etudes sur la geographie naturelle, physique,, politique . historique et mditcdre par August De- NAix {% — Paris, 1827-1334. I lavori geografici del tenente-colonnello Augusto Denaix hanno tanto piii destata Tattenzione degli stranieri in quanto clie nelle sedute deirAccademia francese del 3 5 gingno 1827 e 21 giugno i833, Andreossi , Lacroix, Dnmont d'Urville, AA'ezac , Albert Mortemont e Roux de Rochelle incari- cati a fame rapporto , si sono espressi favorevolineate sul conto dei medesimi, e Terudito colonnello Puissant ha preso a proteggere questo sistema. Siccome le idee del tenente— colonnello Denaix non po- trebbero essere snflicientemente note che a pochi dei nostri lettori , cosi abbiamo creduto die una breve esposizione delle niedesime dovrebbe riuscire a proposito , nel far la quale pero noi ci limiteremo alia parte topografica , riman- dando quelli che desiderassero una conoscenza complessiva di tutta r opera alio scritto intitolato : Rapport et Notices sur les travaux geographiques et historiques de M. Denaix : Paris, 1 833^ chez M. Hachette, come pure alle carte del- I'autore medesimo. In un fascicolo pubblicato a Parigi nel i833. Etude de geographic naturelle sur V Europe centrale , il quale accom- pagna la Carte hydrogeique ou squelettographique de I'Eu- rope centrales I'autore espone tutto il suo sistema, che dice essere il risultamento delP esperienza di quindici anni. Egli esclude qualunque divisione politica nello studio della geo- grafia e si tiene unicamente alle diiisioni della terra se- condo le regioni naturali , siccome il fondamento di questa scienza die -egli distingue in naturale e comparativa. Le sue ragioni sono le seguenti: I'oggetto della geograiia e la cognizione della terra come pianeta, come possesso deir uomo , e come teatro delle rivoluzioni , die si sono succedute nel formarsi delle famiglie, delle societa , degli (*) Veggasi questo giornale t. 46.°, gii'gno 1827, pag. 892, e *• ^9'% gennajo i833, pag. 91. Parte strvnieka. 83 Btati 5 o de' regni. La difficolta cU stabilire coiiveniente- mente in una sfera cotanto estesa le nozioni sulle qualL dovrebbe liinitarsi ristruzione, e causa die venne alia luce una moItitucUne di trattati generali o special!, tutd di poco vantaggio. Fi-a gli scritti di questo genere i piii brevi sono sempre i plii accetti , e quindi avvieiie , che noi eniriamo d'ordinario nel mondo con idee assai vaglie e limitate circa il nostro pianeta. La terra riguardata geograficamente dee seinpre essere considerata come una superficie idrografica, e sotto questo rapporto come un tutto assoluto , forraato di diverse parti aventi fra loro una reciproca dipendenza. Tanto le isole quanto il continente si alzano gradata- mente dalla superficie del mare, presentando pero una quantlta d' ineguaglianze talmente unite fra loro, che noa possiamo percorrere un grande spazio seoza scorgere una serie continuata di alture e di profondita. Tuttavia le parti divisorie che offrono la forma principale del continente , si distinguono nuovamente in una infmita di piani inclinati lungo i quali scorrono le acqtie provenienti daU'atmosfera. Quella parte della superficie concava della terra nel fondo della quale si raccolgono tutte le acque in un alveo co- mune , formando un rigagnolo , un fiurae , un torrente , ua golfo , un mare o P Oceano , costituisce un dominio idro- grafico che prende il nome di c/omm/o oceanico, marittimo, fluviale, ecc, secondo che la parte piu bassa e bagnata o percorsa da una delle indicate acque. Ma senza attenersi alle catene di monti che si esten- dono in linea retta , dove non trovansi che nodi irrego- lari , senza ricercare unioni dove le alture non sono con- tinuate , senza scorgere dorsi dove ( eccettuato il tempo delle piogge ) 1' occhio cerca invano una linea di separa- zione, negare non possiamo che i dominj delle acque nou siano separati tra di loro da una serie di creste o dorsi, e quasi diremmo , come rinchiusi da cinte , le quali for- mano in tal modo le vere linee divisorie delle acque. Queste linee continue sono le sole che diano una giusta idea delle altezze relative delle valli che si riuniscono in un dominio: senza di esse ci perderemmo nel caos. L'estensione dei do- minj de'fiumi varia come la grandezza e la quantita delle acque che vi scorrono cominciando dal dominio delle fosse che si fanno nei campi per ricevere le acque piovane , sino 84 PARTE STUANIER.V. al dominio del mar Caspio, il quale si estende fino alle soinmita del Caucaso ed ai piani elevatl della Tartarla, e costitnisce uii imnienso bacino , dentro cui sono rincliiuse le sorgeiitl di una infinita di fiumi e torrentj. (V. Etude sur le globe dell' autore.) Ogiii studio geografico debb' aver principio dall' analisi naturale della terra , lo che facendo si passa dalle grand! masse alle piccole , ed in tal modo si segue 1' ordine na- turale delle successive pendenze d'ogni parte. Ma per co- noscere esattamente e compintamente la formazione della terra ( dice T autore nella sua relazione al conte di Rigny presldente della Societa geografica di Parigi ) soltanto le divisioni delie acque possono somministrare il vero mezzo, e questo metodo dovrebbe esser causa di vina perfetta ri- generazione degli studj geografici. Le carte sin qui state in uso potrebbero , secondo 1' au- tore , aver indotto in errore , in quanto die le medesime non contengono clie vaghe ed erronee nozioni sopra la forma fisica della terra, e rappresentano le montagne , siccome accidenti isolati. Per togliere questo inconveniente crede egli dover proporre: I.* Di indicare con due colori molto differenti il corso delle acque e la separazione del loro dominio f, 2,." Di introdurre una giusta degradazione nelle diramazioni delle acque medesime ; 3." Di fare le montagne piix marcate. II sistema sviluppato dalPautore non e del tutto nuovo. Filippo Buache ammise gia il principio della linea di se- parazione e ne dedusse la dottrina del dominio delle acque (V. le Memoires de V Academie des sciences, anno lySS, p. 586). Tuttavia e dovuto al primo il merito d'aver riferite quelle ipotesi al loro vero valore, avendo pero anche approlittato di quanto insegnarono su di cio Humboldt, Andreossy, Al- lent, d' Arson, Miller, Gomez ed altri. L'assioma di tutta la sua teoria puo ridursi alia proposizione , clie la divi- sione della terra in regioni o segmenti naturali dee diven- tare il fondamento di tutto lo studio geografico , e che ogni altro sistema di divisione secondo le lingue , le religioni, o gli stati non puo offrire un carattere cotanto invariabile, poiche queste divisioni restano sottoposte ai cambiamenti delle opinioni e de' regni , e quindi si riferiscono meno alia terra stessa clic a' S'.ioi ajjitatori , e con questi cam- biano e passano. PAntF. STR\NIERA. 85 Dopo quest! prlnclpj clie noi credemmo di far precedere a schlarimento, verrenio alia nonienclatura del sistenia , e trascorreremo a tal fine la regione dell" Enropa media , poiche questa parte ci interessa da vicino, il die sara suf- liciente a porcl in istato di poter giudicare di tutta Popera. Siccome fii detto, viene premesso Tincontrastabile prin- cipio clie in tutto il coniinente , come pure in ogni isola, esiste una unione ovvero un dorso continuato di monti fra i j>unti piu lontani , il quale rende possibile il passare da tin estremo alTaltro senza traversare fiunie o rio alcuno. Cotesto dorso principale e cliiamato dall' autore dor sale ( da dorsum). Da ambidue i lati del medesimo dorso principale le acque si scavano sin al p-ede i loro alvei, e questi alvel o valli separano le pendici c j1 primo in particolari dorsi laterali detti costales ( da co^ja ) ; i quali sono poscia da lui distinti in due classi chiamando costales magistrales quelli clie si estendono dal dorso principale fino al mare, e costales intercurrentes gll altri. Alia prima classe poi dei dorsi laterali applica gli epi- teti suh-oceaniqiies , maritimes , sub-niaritimes , golfeennes, sub- golf eennes , fluviales , onde indicare quelli clie formano totalL o parziali separazioni dei dominj deir Oceano o del mare, la qual cosa si estende anche ai dominj de'liunii; ed alia seconda classe aggiunge amnisicnnes ( da amnis fiame ) , ri- vusiennes ( da riiiis ) , rivulusiennes ( da rivulus ) , secondo che essi protraggonsi o tra i fiumi, oppure tra rigagnolL grandi o piccoli del medesimo ordine o di gradazione di- versa. I rami clie si staccano dai dorsi laterali ( costales ) met- tono altre diramazioni e queste altre ancora clie poi si estendono successivamente sopra tutta la superficie della terra : cioe dai costales lianno origine i sous-costales , da questi i rami-costales , da questi i ramuli- costales , e alia fine i ramusculi-costales , e le loro derivazioni , i ramilles , i quali ultimi possono essere di i.°, a.°, 3.° e 4.° ordine, cosicche noi abbiamo in tal modo nove diverse gradazioni di dorsi laterali. Se questa classificazione possa semplilicare lo studio della geografia lo rimettiamo al giudizio de' lettori. I dorsales ed i costales si biforcano talora per forinare o dominj intermedj o sottodivisioni dello stesso ordine e di eguale importanza. Nel primo caso e fatta precedere la par- ticella bi j e nel secondo e impiegata la parola antennules 86 PAUTr. STRANIERA. (da antenna), onde pol si ha bi-dorsales , e antenno-dor- sales ; bi-costales e antenno-costales ! ! Un dorso laterale clie separa due dominj flnviali forma alia sua origine tra le sorgenti opposte dci medesimi un semplice ramo o dorso di poca larghezza , il quale poten- dosi riguardare come il ironco si cliiama troncale. Ad una certa distanza questo troncale si ramifica nuovamente per coronare le pendi- i le quali da una parte e dall'altra ten- dono ad avvicinarsi alio sbocco delle acque; giace dunque di nuovo tra due fiunii di uno stesso doniinio uno spazio di territorio , il quale e suddiviso in altri dominj di fiumi le cui acque provengono dai dor si laterali, e die chlamasi siib-intrans. I dorsi laterali mostrano nel lore prolnngamento due parti sensihilmente fra loro diverse ; Tvina si estende dalla sommita del troncale fino alle sorgenti dell' ultimo inferiore confluente, il cul corso non ha nieno di i3,ooo passi j Taltra poi comincia dal node, dove si distacca il dorso trasversale e separa inferiormente questo dominio da tutti i rimanenti , i quali , come per esempio i fiumi di costa riguardo al loro breve corso , non formano che una sola divisione. II prolungamento che circonda 1' origine degli influenti piu piccoli ( ripuaires ) e la parte aortale o infe- riore congiunta da una parte niediale al tronco superiore o alia troncale. Nei territorj aperti succede che i rami del dorsi laterali racchiudono alcuni piani elevati , alquanto concavi ma d' ordinario sterili e senza acque correnti. Tali rami chia- mansi dalP autore palmaires ; ed i ramicelli che partono da essi da lui diconsi digitales , siccome ultimi raggi delle diramazionl dei monti , die terminano alle sponde dei fiumi o dei torrenti. Se il fiume o torrente forma nel suo corso una ovvero parecchle grandi curvature , i ramicelli che discendono nel perimetro del suo dominio , e che termi- nano nelle curvature medeslme, rlcevono eziandio per maggiore distlnzione T aggiunto di cubitales. In questo case s' oitengono ancora le denominazioni cubito-jluviales . cubito- amnisicnnt's , ecc. Per le linee di separazione delle acque s' agglunge poscia ai loro antecedenti epiteti anche quello d' incises , quando nel massimo loro avvallamento sbocca nn braccio di fiume dal proprio dominio in un altro. II etto superiore alia separazione delle acque si chiama rVUTK STUANirRV. Sj corrente d' acqua biparietnle , cioe clie appartiene ai due dominj . Y uuo contigno all' altro : onJe poL essi prendoao ambidue il noiiie dl conneccifs. Soao in qnesto caso (per esempio in Enropa ) le diraniazloni del Tornea in Lap- ponia e il liraccio del Vauclnse in Francia. Un altro esempio avevasl un tempo uella Toscana , dove T Aruo nel sito clie formando gomito e cangiando totalmente la dire- zione del suo corso, si divideva in due rami, uno de' quali. scorreva al mare e V altro seguendo la valle di Chiana si univa immediatamente parte alia Paglia e parte al Tevere. Considerando in generale tanto il coatinente, quauto le isole , si osserva che consistono quasi sempre di una massa principale forma nte il nocciolo, al quale sono concate- nate le akre parti contigue piu o meno sporgenti, die pos- sono considerarsi quali merabri del primo. Questi membri lianno il nome di penisole o capi ( 1' Italia , la Grecia , il Jutland, la Scandinavia, ecc. ). I doroi che qui formaao la divisione delle acque priucipali si chiamano spiiiales. L' autore mostra con un esempio come sia indispensabile di notare esattamente i diversi dorsi dei monti, e le alture secondo la loro posizione e direzione nella gran rete delle linee divisorie delle acque. I monti Cantabrici e il Balcan, come egli s' esprime , considerato ciascuno separatamente, Iianno un dorso principale e parecchi rami laterali , dai quali ultimi di nuovo dipartono altri ramicelli , e questi ancora si protraggono con altri nuovi ramicelli. Ma i monti Cantabrici hanno la loro parte orientale nel dorso princi- pale della penisola eitropea , e questa forma il 3i.° anello del dorso medesimo : la parte occidentale dei detti monti appartiene pero a quel dorso laterale subniarit.timo che se- para il mare occidentale delle Gallie dall* Oceauo iiiiimno- Callaico. II Balcan o 1' Emo appartiene la maggior parte all' ul- timo membro del dorso laterale marittimo , il quale se- para il Mediterraneo centrale dal mar Nero, e s' attacca nella 19.* divisione del dorso principale eiiropeo , o nel tratto meridioiiale alpino dei Grigioni. Conviene conoscere questa gradazione per scoprire cou chiarezza tutta la com- plessiva formazioue della superlicie terrestre. Sopra le acque 1' autore dice quanto segue: queste si dividono in fiumi o acque de' dorsi princlpali , e in acque dei dorsi laterali, divisione che proviene dal nome de* dorsi S8 PAIITE STR.VIMIERI. clonde hanno origine. Le ultinie si tlividono nuovamente in subintrans ed externes: fra le prime s' intendono tutte le acque, le quali nascono in tutto quello spazio che giace fra due dorsi priiicipali. Si suddividono esse di nnovo in sub-dorsaux e coders. I fiunii subdorsali sono serapre rinser- rati fra i dorsali, i qnali appartengono ad una e medesima classe idrografica antldiluviana. Se le acque hanno un corso minore di 3o leghe francesi, esse non sono abbastanza im- portanti per meritare alcuna suddivisione, e vengono com- prese quindi insieme sotto la denominazione di fiumi di costa, cotiers. Se questi nascono direttamente nel dorso principale si chiamano fiunii di costa radicali. I fiumi indicati dall'autore come costeaux-externes scor- rono nel lato esteriore del dominio delle acque, o suUe penisole e sui capi (la Morea, la Crimea ecc. ). Anche tali iiumi possono essere nuovamente sous-costeaux e cotiers. Presso i capi questi costeaux sono parimente spinaux, cioe le lore sorgenti sono nel dorso principale , il quale e co- mune a due pendici contigue ed addossate I'una all' altra. Se essi fiumi sono dalla parte esteriore del loro dominio dorsale si chiamano abdominaU. Circoscrivendo accurata- mente e vicino alle loro sorgenti i diversi corsi delle ac- que che calano verso T Oceano , e in generale verso il mare esterno, s' incontrano ancora qua e la situazioni, do- ve alcuni fiumi si perdono in mare o nei laghi senza nuo- vamente uscirne, talvolta anche scompariscono nella sabbia. L' autore chiama queste acque anormali. Da questa nomenclatura artificiosa presa dal greco e dal latino r autore passa all' analisi dell' Europa media, ed osserva ch' egli deve introdurre ulterlori suddivisioni , che pensa pero di aumentare solo per quanto sara indispensa- bile al suo scopo. Noi ci limiteremo a togliere da qnesto esarae le cose di maggiore importanza per mostrare uni- camente il modo con cui egli tratta il suo soggetto. L'Europa media viene da esso lui limitata al sud-ovest dair Ebro e dal Douro superiore , all' ovest dal golfo di Bi- scaglia e dal canale della Manica , al nord dal mare set- tentrionale e dal Baltico , all' est dalla Vistola , da una parte della Theis e dalla Drina, ed al sud dalla parte su- periore dell'Adriatico e da quella inferiore del IMediterraneo compresa 1' Italia fino al Volturno ed aU'Ofanto. Al prime colpo d' occhio si scorge sulla carta dell' Europa da noi PARTE STRANIERA. 89 c'ltata in princlpio: i.° clie questo tratto ill paese dal sud- ovest al nord-est e tagliato da uii dorso principale conti- nuato, o da nn sous-dorsal che separa i dominj dell'Ocea- no e del Mediterraneo f, 2.° clie da questo dorso princi- pale si staccano diversi dorsi laterali ( costales-maritiines ), i quali si distinguono da tutti gli akri per la loro lun- ghezza , formando le naturali suddivisioni della seconda classe 5 cioe separando da una parte il dominio deU'Oceano Ispano-Britaniio da quelle delPOceano Britanno-Scandinavo, e dalPaltra il dominio del Mediterraneo inferiore da quello del Rlediterraneo medio; 3.° che tre rami o dorsi di mi- nore estensione (costales-suhmaritimes) separano : il primo ad nord-ovest il golfo di Eiscaglia dall' Oceano Yirginico ( nome a noi sinora incognito ma usato dall' autore nella sua carta d' Europa ), il secondo a settentrione il mare Britanno-Scandinavo o del Nord dal Baltico, ed il terzo al sud-est il seno medio del Mediterraneo centrale dai seni orientale ed occidentale del medesimo ; 4.° che un sous-co- stale-submaritime parte dal nodo la dove cessano gli Appen- nini settentrionali e cominciano i medj, e divide nella sua massima estensione le isole di Corsica e di Sardegna , for- mando la separazione principale delle acque fra i seni orientale ed occidentale di queste isole ; 5.° che due co- stales-golfeennes formano ancora nuove divisioni della quarta classe. L' uno separa nel dominio marittimo nord-ovest il canale Belgico-Britanno dal litorale meridionale del mare del Nord ; 1' altro nel dominio marittimo sud-est si alza tra il litorale Aragonese ed il mare Ligustico , e costituisce i Pirenei orientali , i cni promontorj ( monti Alberes ) ter- minano coi capi Cervere e Creus; 6.° che due sous-costales- golfeennes , T uno al nord, nel canale Gallo-Britanno , fa la divisione tra il golfo delle isoleAnglo-Normanne e quello di Calvados, e 1' altro al snd , nel mare Ligustico, divide le acque clie mettono nel golfo di Lione da quelle che en- trano nel golfo di Geneva ; 7.° che uno costale-subinaritime di secondo ordine disgiunge il litorale Teutonico dal gran golfo denominato il mare dei Venedi. L' autore passa poi a considerare piu da vicino i liumi. Tra i dorsali nel dominio marittimo dell' Oceano conta il Duero , 1' Adour , la Garonna , la Loira , la Senna, la Mosa , il Reno , 1' Elba , 1' Oder e la Vistola ; nel domi- nio del Mediterraneo V El)ro , il Tet . l" Aude . 1' Orb , 90 PAR'iE STRA.NIERA. THerault, il Rodano, il Po ed il Danubio. Fra quest! il Po e un dorsal indirect non essendo unito col grande dorso principale montuoso che medlante il Ticino, uno de' suoi grandi confluenti, e la Mera, la quale entra nel lago di Como. Fra i dominj fluviali dell' Adour e della Garonna passa un costale fluviale-hifide. Fra quello della Garonna e della Loira se ne incontra un simile. Fra la Mosa ed il Reno si dirama dai monti Faucilles vin costale-fluviale ; fra il Reno e 1' Elba si stende un sous—costales-fluviale. Nel dominio del Mediterraneo I'autore annovera solamente sette fiumi sous~dorsales , il Llobregat, il Ter , il Fluvia ( questi tre sono externes relativamente al bacino deU'Ebro), il Tech (externe rispettivamente al Tet ) , 1' Agly (come interno), il Libron e il Vidourle. L'autore indica come fmm'i abdominali la Saya , I'Anza, la Bidassoa, il Cuesnon, il See, il Slenne, il Yire, I'Orne, il Toucques , la Trave , il Warnow, il Siagne , il Varo , la Roya, la Magra, il Serchio , T Adige , la Piave, il Ta- gliamento , il Kerka, la Cettina e la Narenta : come soiis- abdominales internes nomina la Brenta e la Livenza. Come fiumi spinali adduce fra gli altri il Vilaine , il Guer , il Trieux, il Ranee, il Douve , il Blavet, I'AuIne e TEyder. Nella penisola italiana tutti i fiumi sono spinali e sub-spi- nali. Ai priuii appartengono I'Arno, il Tevere, il Garigliauo, il Volturno , ed ai secondi il Cecina , la Fiora , la Marta e rOmbrone. A queste suddivisloni , delle qnali potemmo solo pre- sentar un estratto, seguono considerazioni piu particolari intorno ai dominj fluviali. Noi riferiremo qui cio die dice Tautore intorno al Danubio. Le tre division! principal! del dominio del Danubio con- sistono in tre grandi bacini longitudinali. II piu conside- revole e quello del Danubio superiore , il quale si estende dalle sorgenti del medesimo sino al gomito dove il iiume cambia totalmente la direzione del suo corso i il secondo viene marcato dalla Drava ed il terzo dalla Sava. Lo spa- zio fi-a i due j^rimi dalla divisione del dorso, il quale separa i due dominj discendendo sino alia ripa del Danu- bio, e un piano elevato che ha per bacino il lago di Plat- ten (i). La divisione delle acque fra il Danubio superiore (i) Neir£.f jai d'une reconnaissance militaire sur le, has sin du Danube del generale Castres e del colonnelio Paiigot dello Stato PAllTE STRA.NIERA. 9I e la Drava e un sous-costale-ciibitale-amnisienne mediante le Alpi noriche, le Alpi settentrionali della Sliria, il Kah- lemberg ( nel testo Koehlenberg ) all' origiae del Murz I ! i monti Fisclibach ( nel testo Fichsbach , e a noi del tutto ignoti ) ed i Bakony , che si estendono al nord-est pei Vertes sino alle sponde del Danubio , il cjual fiume separa il medesimo sous costalc-cuhitale-amnisienne da nn costale- cubitole, clie dipartendosi dai Carpati termina ai nionti Czerbat (noi crediamo JMagura). AU'estremita orientale delle Alpi di Fisclibach si stacca un ramo costale-amnislenne , il quale cliiude il dominio della Sava sulla sponda sinistra ( deve forse dirsi Drava'). Nella parte sud-est del mede- simo noi troviamo il Jacobsberg. II dorso fra la Drava e la Sava e un sous-costale-amnisienne ,• altre volte chiama- vansl Alpi pannonicbe ed era Alpi carnicbe e slavoniche. La Drava e la Sava sono due fiumi marginali o fiumi dorsali, i quali appartengono al Danubio medio. Nelle parti superiori alia Drava si trova 1' Inn pure raarginale, la cui valle trasversale forma una parte del dominio fluviale me- ridionale del Danuljio superiore. AU'occidente dell'Inn scor- rono il Lech e 1' Iller , i quali hanno origine nell'Arlberg. Ambidue questi fiumi, come pure il Wertnitz, TAltmuhl, il Naab , il Regen , il Kamp ( di questo nulla sapevamo noi sinora ;, conosciamo bensi un Cliam che sbocca nel Kegea nero o grande ) , il Morava e il "Waag sono patentemeate influent! diretti , i qnali nella carta relativa sono indicati con M. (Marginaux). Essi potrebbero anche chiamarsi dor- sali , mentre le Alpi sveve coll'Arlberg , col Yorarlberg e con tutto il dorso dei monti , come pure le alpi che co- ronano al nord il Danubio superiore, appartengono al grande dorso principale europeo. A desti-a delF Inn inferiore estendesi un rami-costale- amnisienne e forma 1' Hausruckwald ( qui preso nel sense di monte ). Alia sponda sinistra del Regen appartlene il Baierwald (deve nominarsi Bohmenvald, selva boema) che e un dorso costale-amnisienne. Questi due dorsi laterali del Kamp sono formati similmente da costales-amnisiennes. II maggioie generale francese il dominio del Danubio e diviso in quattro bacini , mentre altri geografi non ne citano clic due, cioe dair oi-igme sino a Passau , e di la lino alio sbocco nel mar Nero. Chi lia ragionc? ^2 I'AllTE STRANIEUA. Greinerwald da P orlgine a quello sulla destra , ed il Wildgebirge (Wild-Alpen) a quello sulla sinistra. (Quiesto passo non e punto intelligibile. Che cosa ha clie fare il Kamp col Wild-Alpen e col Wienerwald ' 1' autore puo solo aver inteso P ultimo sotto il nome di Greinerwald ). Fra la Morava e il Waag corre una lunga catena di monti , che costituisce il confine occidentale del sistema carpato. Quest' altura si chiama nel suo mezzo Javorina, nome sotto il quale fu inteso alciuie volte tutto il monte ; la parte media fra il Javorina e il Danubio si chiama Weterling o Weiss-gebirge (non precisamente, poiche fra il Weterling e il Danubio giacciono ancora i piccoli Carpazj che fini- scono colle loro pendici vicino a Presburgo ). L' autore rap- presenta i medesimi come Carpazj Ungaro-Moravi , deno- minazione non ancora usata da alcun geografo. Fra il Waag e il Gran e solo P altura della Fatra me- ritevole di riguardo; fra il Lech e Plnn si trova P Isar sub-niarginale ; fra P Inn e la Drava pero sono il Traun , P Enns , il Leytha e il Raab , tutti quattro sub-mar ginales extenies. L' autore nelle carte sin qui comparse non vuole asso- lutamente riconoscere alcuna unione nella iigura delle spe- ciali particolarita del terreno, e vuole scorgere uno dei loro pill grandi inconvenienti , pel motivo che non risnlia da alcuna delle medesime lo stato del terreno rispetto alia sua inclinazione verso il mare, onde non si possono desumere quali sieno i diversi dominj delle pianure , dei pendj e dei plateaux. In conseguenza di clo egli propone che anche prima di fare i piani del cosi detto dettagUo di un terri- torio si debba formare esattaraente un' idea della sua fiso- nomia generale , ed a questo scopo riportare anticipata- mente con esattezza fino alia piu minuta particolarita le separazioni delle acqne , ossia i dorsi dei dominj fluviali. Nel reale piano del terreno sarebbero principalmente da rappresentarsi i confini dei dominj fluviali e le altre altezze caratteristiche , nella quale operazione converreblDe cercare o indagare sul terreno medesimo la linea della piu piccola caduta colla stessa cura con cui debbe indagarsi la linea delle piu grandi pendenze. In tal modo si otterrebbe il delineamento idrografico come vero scheletro del suolo. Noi abbiamo procurato di produrre in succinto per quanta ci fu possibile le idee delP autore ; ma forse non PARTE STRANIERA. 98 abbiaiiio sempre potuto ottenere questo intento a motivo del suo stile spesse volte oscuro. Dobbiamo \jevb con- fessare clie questo sistema poco ci garba , perclie le sue suddivisioni si nioltiplicano quasi airinfinito, onde ne coa- seguita una pesantezza alia quale conviene avere princi- palinente riguardo nello stitdio della descrizione della terra, il die fu anclie di gia accennato in uii articolo del Bul- letin des sciences militaires , fasc. JF, pag. 3ji. In qualun- que sorta di descrizione ( noi aggiungianio ) il senso delle indicazioni applicate deve dcterminarsi esattamente , e le parti del terrene e gli oggetti da descriversi debbono avere giuste denominazioni. Ma queste denominazioni debbono essere generalmente conosciute ed accettate. II metodo del- r autore non cura questa condizione principale ; egli e quasi iuiposslbile lo svolgersi dal caos delle denominaziotii da lui create , alcune delle quali sentono di una rara sot- tigliezza nell' analisi. Fiualmente resterebbe a dlmostrare , se il metodo di rappresentare la superJicie della terra sin qui seguito e lo studio della medesima non potessero migliorarsi in altro niodo senza perdersi in denominazioni e definizioni innu- merevoli. Noi valutiamo quanto dice 1' autore circa i di- fetti delle carte siuoi-a pubblicate, e siamo totalmente del suo parere die i domiiij fluviali sono altrimenti limitati die i soli bacini geologici ; die le catene delle montagne eziandio 11011 danno sempre le linee di separazlone delle acque clie rincliiudono un mare od un dominio fluviale , ma non crediamo percio die il metodo da lui proposto sia r unico per rlmediare a questo inconveniente. Se sinora si procedette talvolta troppo generalmente tanto nella de- scrizione , quanto nella rappresentazione figurativa della superficie della terra , e non si animarono sempre i pro- getti di Buache, di Gatterer, di Miller, di Schultz , ecc, cio non fu certamente senza buona ragione , e si sarebbe da lungo tempo dovuto intraprendere un' analisi orografica ed idrografica basata sopra veri principj. Ma clii vorra se- guire un sistema, nel quale sin da principio si sente parlare della 3 1, suddiiisione ? Quando il modo di rappresentare la terra fin qui praticato si migliorasse si fattamente da dedi- care , siccome pensa 1" autore , e come mostro il fu gene- rale barone Sorriot nella sua carta orografica ed idrografica 94 PARTE STRANIERA.. dell'Europa pubbllcata a Vienna nel 1816 (i), all'andamento delle acque ed alle loro liaee divisorie maggiore attenzione , e da procurare die sieno i-esi visibili nelle carte I'abbassa- mento principale di ua territorio e le diverse degradazioni delle sue singole parti rispetto ai reciproci dominj , noi crediamo che si sarebbe per ora fetto abbastanza nel ramo della geografia rappresentativa, e si potrebbe lasciare tranquillamente ai tempi avvenire lo svolgersi dalle sin- golari denominazioni die 1' autore crederebbe di dover in- trodurre col suo sistema , perche a lui parve senza le me- desime di non ottenere la vera chiarezza. II barone di Malchus nella sua geografia militare ha fatta con molto maggiore semplicita, sebbene secondo gli stessi principj general!, una carta d'insieme del sistema delle montagne e dei dominj del fiumi, nel che fare egli si astenne saggiamente da tutti i nomi che potevano renderla inintel- ligibile , de' quali noi abbiamo date niamerose prove ; al contrario il medesimo espose le determinazioni orografiche ed idrografiche con una chiarezza che non di rado si de- sidera nel nuovo corso di geografia generale. Ivl e pure ag- giunto url prospetto orografico ed idrografico dell' Europa che anche il sig. tenente-colonnello Denaix non dovrebbe (]) Questa carta ci presenta chiaramente T insieme dell'oro- grafia dell' Europa che puo paragonarsi benissimo ad uno sdie- letro , il cui principale dorso, non interrotto da acque correnti, parte dalle moutagne Werchoturie in Russia air origine del fiume Kolva tributai-io del Volga, e di la si prolunga, facendo niolti seni , in direzione diagonale dal nord-est al siid-ovest sino alio sti-etto di Gibilterra. I Carpazj al nord delT Unghcria, il Bohmer- •wald , il Fichtelgebirg, la Selva Nera , il S. Gottardo , le Alpi berniche , il Jura, le Cevenne , i Pirenei e diverse Sierre della Spagna sono tutti monti che fanno parte del dorso luedesLmo o per meglio dire della grande catena montuosa europea. Da questD poi si diramano i dorsi secondarj che costituiscono i dominj dei diversi fiumi reali , i quali mettono imniediatamente dal lato di nord-ovest nel mare Glaciale, nel mai* Bianco, nel Baltico, nel mar del Nord e nelT Oceauo occidentale, e dal lato di sud-est nel miu- Caspio , nel mar Kero , neirArcipelago, nelfAdriatico e nel Mediterraneo. Altre diramazioni provenieuti dai dursi secon- darj suddividono i dominj dei fiumi reali, e formano altri dominj corrispondenti ai fiumi tributarj e cosi successivamente. Le quali gradazioni sono con molta intelligenza e chiarezza marcate dal Sorriot , per quanto almeno lo comporta la scala della sua carta. PARTE STRANIERA. ()5 leggere senza Interesse , benche noa colnclda totalmente colle sue Idee. Se i grandi geografi del passato secolo vi- vessero ancora, difficilmente potrebbero essere contcnti di quanto espose V autore sotto questo rapporto , il quale noa segui clie in parte le loro pedate, mentre dovrebbero gioire nel vedere sviluppate le loro viste in nn modo clie sembra avere molta analogia colle leggi della natura. 11 sistema dell' autore ha molto in favore, non si puo negarlo , ma tal quale sta egli non deve lusingarsi di tro- vare un geaerale accoglimento, e clie possa escludere coui- pletamente il metodo fin qui praticato per rappresentare e per istudiare la geografia. Le novita adescano quantunque bizzarre: ma V esperienza insegna che le medesime non sempre possono prender piede. H-ll-r. Grundziige des JVaturmechanismus , ecc. Fondamend del meccariLsino della natura pubblicati sopra il MS. d' an filosofo anonimo da Rafaele Qenhart. Prima pnnlata. — Sciaffiisa , 1834, dal negozio librario di Hunter. Un i^ulume in 8.°, di pagine vi e 78. Lo studio della natura, secondo I'opinione del pubblica- tore del citato opuscolo , ha tre parti: Tesplorazione ed esposizione dei fatti (cli'egli chiama parte storica); I'appli- cazione delle matematiche per esprimerne in formole e rappresentarne graficamente le leggi e applicarle ai casi particolari ( parte matematica ) ;, la ricerca delle cagioni fondamentali , ossta dei principj che dirigono i fenomeni ( parte etiologica ). Or mentre le prime due hanno il giusto vanto d' avere mirabilmente progredito , dond'e, chiedesi, che la terza parte rimansi tuttavia in sui primi passi? Mancanci, soggiunge Genhart, i principj fondamentali della scienza della natura , da cui poter dedurre insieme colle moderne anche le piu recenti osservazionl che varrebbero a vicenda di prova dei principj. Pertanto, un siflatto legame di fatti antichi e recenti coi principj non sussistendo ancora nella scienza , viene egli a conchiudere che non siensi per anco ritrovati i veri principj: il che val come a dire ^ se rettamente inter pretiamo, che quanto sin qui proponsi come ()6 PAKTE STRANIERA. teorica generale nell' esposizlone delle cause si compone di dettami o falsi , o non universali quanto si converrebbe a tutto abbracciare il sistema de' conosciutl fenoiiieni. Appoggiato a nn motivo che da se spontaneo si pre- senta , opina Genliart che la cognizione delle cause non abbiasi a sperare se non da un ingegiio ben disposto si , nia non iinprontato delle forme scolastiche, non prevenuto da' conmni insegnamenti , il quale facciasi a contemplar la natura non cogli altrui , ma cogll occhi proprj , non con occhi artificiall , ma coi iiatarali. Tale ci viene annunziato lo scrlttore del MS. di cui Genhart tesse un compendio. Non alunno di scuole, ma datosi assai presto alia contemplazione della natura, prima di conoscere cosa alcuna delle varie teoriche fisiche , si applico con amore speciale alia parte etiologica. Colla scorta delle proprie e delle osservazioni degli altri trovossi condotto ad una teorica clie si diparte non poco , secondo Genhart, da quella delle scuole. Del sistema o direm megli-j dell'ipotesi deiranonimo indagatore non possiamo fare se non un Jirevissimo cenno che potra darne un' idea ai leggitori; un' ampia dichiara- zione ci obliligherebbe a tradurre 1' esposizione fattane da Genhart?, e anche questa esigerebbe maggiori particolarita a schiarimento delle domande cui quel sistema puo andare soggetto. Si pone pertanto In prlncipio die il inondo corporeo consta della materia projjria ai corpi , e di una pin sot- tile materia clie occupa il resto dello spazio mondiale, quello cioe libero dai corpi , non clie grinterstizj e i pori del medesimi. Le due materie difFeriscono soltanto rispetto alle dlmensioni , mentre le molecole della prima sono pitx grandi di quelle della seconda. A quest' ultima si da anche il nome di etere : le si suppone impresso origlnariamente un movlmento, e le si attrll^uisce la prerogativa d'essere in natura il prlncipio attivo, quello cloe.dalla cui mecca- nica azione risultano i fenomeni si varj in apparenza, ma sempllci afFatto nell' essenza loro. All'incontro la sostanza de' corpi e il prlncipio passive , ed opera soltanto come una causa di resistenza che opponesi al primo. Tutto il novello sistema fisico poggia sul modo onde concepisconsi i movimenti dell' etere od elemento sottile : e pcro la trattazione di questi e il soggetto dello scritto. PAUTE STKANIER\ (j^ Distinguonsi gli anzidetti movinienti in tre class! : con- gmntivo , disginntivo , traslatwo. Sono cffetti del priino la gravitazione , V attrazione superficiale , 1' attrazlone cliimica e la magnetica. Dal secondo si geiierano il calore , 1' elet- ti-icita , la luce. Dal terzo in fine i-ipetonsi il moto annuo e diurno dei corpi celesti, e quindi gli accident! della vegetazione e della iiieteorologia che ne conseguono. II fascicolo annunciate contiene la trattazione del soli elFetti del moto congiuntivo. Ma sentiamo di troppo che sarebbe impossihile di offrire un' idea netta e sufficiente del modo con cui 1' ignoto fisico s'imraagina ojierar la natura senza impegnaixi a tradurre per intero lunglii frammenti del compendio di Genhart: laonde ci conteuteremo d' avcre notificata T opera stessa. Blbl. hid. T. LXXVm. f APPENDICE ITALIANA. Del romanticismo nella pittura. Discorso di Arcangiolo M. MiGLiARiNi , pittore , socio professors di piii accademie, detto in occasione della solenne distribu- zione dei premj triennali nelV I. e R. Accademia delle belle arti in Firenze Vanno 1B34. — Firenze., 1834, dalla stamperia Piatti. V>/ II gran piano del cimitero e tagliato da due stradoni die intersecandosi nel centro del campo lo partono in quattro rettangoli , ne' quali sono i comuni sepolcri degli adulti. Questi sepolcri sono formati di tanti filari di fosse parallele, quanto ne pub capire in ogni rettangolo. Sotter- rato il cadavere , in quello che vi si rimbocca sopra la terra si pone da lato al sepolcro verticalmente una pietra con sopra scolpitovi il numero del morto ; la qual pietra avendo due facce che guardano ciascuna un sepolcro , segua il numero di due morti. Questi numeri sono eziandio in lamina di ferro conficcati ne' coperchi della cassa de' morti ; e r ufBcio di sanita tiene anch' esso il registro di questi numeri , per poter, bisognando , senza fallire rinve- uir qual si vuol de' cadaveri. >i Dal centro del cimitero si va camminando i due stra- doni che per 1' intersecarsi diventan quattro dirittamente a' pronai che riescono nel mezzo di ciascun lato del peri- stilio. Questi pronai sporgono tutti dalla fabbrica verso il centro del campo , aventi ciascheduno nella facciata otto colonne d' ordine dorico, ma di un maggior diametro di quelle de' portici. Per togliere lo sconcio che verrebbe dal vedere le colonne de' pronai correre con altre di dimen- sione diversa , parvemi bene di segregarle , frapponendovi delle edicolc o cappelline rotonde che potranno essere ornati sepolcri per illustri famiglie o comunita. Queste edicole avendo due porte di contra a' pronai , non impe- discono punto il passaggio da un portico all' altro , ne da' pronai a' portici , sicche 1' occhio tutto per il lungo puo vedere uno de' quattro latl del cimitero ; i quali sommati tutti insienie, sono di lunghezza metri 754,88 all' estremita de' portici , cioe dove voltano vi sono otto edicole aperte con gran nicchie di fronte , da porvi de' monuaienti che 108 APPENDICE ITALIAN A. r occhio a vederle dalla lunga nelle corsle de' portlcl niolto se ne contenta. It Dietro a' portici v'e 11 corritojo delle catacombe lungo metri 800,48: dove ( oltre alle edicole di figura mista che stanno da lato alle quattio maggiori fabbriclie che sono nel mezzo di ciascim de' lati del cimitero , e le grand! edicole rotonde die sono ne' quattro angoli) stanno distese nel piano a lunghe file parallele 400 sepolture ^ e vi sono anche due mila colomljai , cioe sepolcri alia foggia fatti delle tombe degli antichi , i quali entrano verticahuente posti nelle pareti. Ciascuno degli otto lati delle catacombe e aperto nel mezzo da cinque intercolunnj per dar via ai portici. >i Dicontro al maggior ingresso del cimitero v' e il tempio, il quale ha dinanzi il suo pronao a tre file d' intercolunnj e r atrio , la cui volta semicircolare e concentrica a quella deir abside pel quale si entra nella chiesa. II tempio e rotondo ed ha il suo presbitero e da lato le sagrestie con due altre porte che mettono nella chiesa. Sotto del tempio e 1' ossario che tira alle critte antiche , e tanto piglia di spazio , quanto ne tiene la chiesa , il presbitero e le sa- grestie. Un sodo di grossa muraglia porta la volta reale dell' ossario. In questo luogo , allorche tutto il gran campo sara riempiuto di morti , e si dovranno riaprir nuove fos- se , si riporranno le ossa de' vecchi cadaveri per far luo- go ai sopravvpgnenti. » Da lato alia ciiiesa v\ sono due cortili, ai quali menano due vie che sono fuor della cinta. Per uno dei due cortili si entra alia chiesa, alia casa del cappellano ed alia sala de' morti; dove ajjpena essi arrivano si fanno lor sopra le consuete cerimonie della chiesa e poi si ripongono nei sepolcri. L' altro conduce pur esso alia chiesa, alia casa del capo becchini , a' luoglii dove si serbano gli arnesi che abbisognano al servizio de' morti, alia stalla de' cavalli ed alia rimessa delle carrette. " In mezzo del lato del cimitero che e volto a setten- trlone vi e il panteon destinato agli uomlni illustri : esso e oggi mai famoso che da sei anni serba la cara spoglia del nostro celebre cavaliere Ippolito Pindemonti , quella del Cesarino , che Ravenna ce lo rapl. » A rincontro a qnesta fabbrica e il panteon destinato agli uomini benefici nella patria. Giovanni Trevisani 1' onoro il priuio , ecc. ,■ . APPENDICE ITALIANA. IO9 V In que' due spazj del campo che serra la cinta col suo arco dove tondeggia v' e cimitero ; pel soldati in quelle spazio die e a diritta della chiesa ( cliiaro anclie questo pei prodi capitani che vi sono sepolti ) , pei bamboli e pei fancinlletti morti prima di aver compiuto il settimo anno neir altro. >; Dieu-o al cimitero fuor di sagrato v'e una chiusura per gll accattolici , e vi si puo alzare sarcofaghi e lapidi : e questa chiusura e a man destra della chiesa , ma da essa lontana. Alia sinistra v' e un chiuso pei non nati e pei uiorti senza battesimo. E ve ne ha uno altresi tutto solo per gl' infelici che hanno perduto i diritti della societa. Ciascuna di queste tre chiusure ha porta da se. » » Dopo questa prima parte di descrizione che risguarda la pianta generale del cimitero rappresentata nella prima tavola , r autore da anche il relative alzamento delineato in altre quattro tavole. Pero la descrizione che riferimmo di tutta la pianta ci sembra iDastevole perche i leggitori uostri aver possano una conveniente idea non dell'' alza- mento soltanto, ma ancora di tutto 1' edificio. Cio premesso, noi non esitiamo punto ad afFermare essere questo il piii bello , il piu maestoso , il meglio imaginato tra' moderni cimitcri a noi noti. Perciocciie vedlamo in esso per ogni classe di persone dalla piu elevata all' inliraa luoghi adatti e distinti , senza che T uno dirsi possa dall' altro segre- gate, mcntre un medesimo tempio, un medesimo magnifico camposanto tutti gli accoglie. Giudizioso poi ci sembra il niodo con cui seppcUiti vengono i cadaveri , essendo tutti contrassegnati con una pietra verticale portante un numero, il quale corrisponde a' funerei registri del comune. Percio ognun che il voglia puo agevolmente ritrovare il luogo, eve giacclono le ossa delle persone a lui care , e su di esse pace pregare e lieatitudine. Bella finalmente ci sembra r archltettonica costruzione , perche l^en condotta con do- I'ico stile , il cui grave e dignitoso carattere e il piu con- venevole a questo genere di edificj : ed animirandola ci e forza il concedere essere dessa ben degna della patria dcir immortale Sanmicheli. G. e L. no APPENDICE ITALIANA. Atti della R. Accademia Lucchese in morte di Lazzaro Papi. — Lucca., i835, per Francesco Bertini. Neir ultimo fascicolo dello scorso anno abbiamo annun- ziata la morte di Lazzaro Papi , compeadiando V orazione cbe ne scrisse 1' aw. Luigi Fornaciari per reiidere qnel tributo di onore cUe da iioi si poteva ad un uomo si be- nemerito delle lettere italiane. L' autore delle Riviste cbe da qualcbe tempo si veiigono pubblicaiido in un giornale railanese, mostro desiderio cbe noi avessimo piii a dovizia parlato di quell' orazione : ma se parlare a dovizia di un libro vuol dire parlarne a lungo ed estesamente , dobbiamo credere cbe P autore delle Riviste non avesse veduto qnanto e breve il heW opuscolo del sig. Fornaciari , frutto di polie ore. Con qualcbe maggiore ampiezza ba poi scritto di Laz- zaro Papi il sig. Telesforo Blni cbe ne recito un elogio nella solenne adunanza della R. Accademia Luccbese il 12 dello scorso febbrajo: e questo elogio insieme coU" orazione predetta, e con alcune poesie del sig. Fornaciari medesimo e d'altri, compone un volumetto cbe volentieri annunziamo per onore cosi del Papi come di quella citta , dove 1' uomo virtuoso e sapiente ricevette spontanea testimonianza di amore e di stima. Non possiarao pero soddisfare ne ancbe questa volta al desiderio dell' autore delle Riviste ^ percbe ancbe l' elogio del sig. Bini e assai breve, ne ci sommi- nistra notizie del Papi maggiori di quelle cbe ci ba date il signer Fornaciari. A voler fare pertanto (come voleva quello scrlttore ) una piit, ahhondante commeinorazione del- Papi , ci resterebbe il solo partito di scrivere noi medesimi un discorso suUa vita e sulle opere dell' illustre Luccliese: ma della vita non sappiamo piii in la di quello cbe gia ne abbiamo detto : le opere gia sono notissime a tutti. II sig. Bini nel suo elogio pone a continuo riscontro il Papi con Buonamici Castruccio di cui pure la citta di Lucca puo meritamente gloriarsi. In questi confront! si corre sem- pre pericolo o di alterare le circostanze dei fatti e la ve- rita dei giudizj , o di dare importanza a cose di troppo lieve momento ^ ne il sig. Bini ha potuto intieramente sot- trarsi a questa specie di nccessita nel suo elaljorato discorso. A. APPENDICE ITALIA.NA. 1 1 I Orazione in niorte dl D. Gio. Benedetto Gandin. — Bassatio , 1834, pel Remoadini , ia 8°. di pag. 24. II Gandin fu parroco di S. Andrea apostolo in Treviso ; la perdita di lui , grave a tutta Trevigi , riusci gravissima a' suoi parroccliiani : 1' abate Sertorio , professore di belle lettere nel seminario di qiiella citta , prese ad alleviare 11 comun duolo con questa orazione, che unico sollievo al- lorche piangiamo alcun benamato e pur quello di trovare clie altri abbia comune con noi la niemorla dalle virtu di quello e il dolore di non piu possederlo. Uomo dotto, ben. parlante , e di modi grandemente conforini a civile comu- nanza il Gandin fa altresi ottimo consigliatore e parroco operoso, prudente, e pieno soprattutto di carita ; di cjxiella santa carita che fa sagrificare , pel bene delle proprie pe- corelle, non i soli averi (a die sanno muovere talora anco il seniplice fastidio delle rlccliezze o quello delle istanze, o la cupidigia di fama, o perfin la tempera molle dell'aninjo), ma siljbene la stessa persona , non trovando grave ne il tentare per gli altrui stremi certe superbe avarizie, lie r inghiottire , clie e piu, certe agre ripulse, ne I'afFrontare a si buon fine le altrui temerarie prepotenze. Alia pratica avveduta delle gravi dottrine ed al fervoroso esercizio dei doveri pastorali congiunse 1' amenita degli studj letterarj e niusici ne'quali seppe molto oltre il comune. E (non poca lode per uom prebendato) ancorche amantissimo de' pa- rent! , ne un picciolo jiure della dote della propria sposa sottrasse mai a' di lei figli per gratificarne que' primi. Ze- lantissimo deironore di quella, tanto seppe muoverne cura anclie negli animi altrui , clie in breve spazio di tempo riusci a dare nuova e venusta forma alia veccbia cliiesa di S. Andrea e al luogo dov' ella sorge. Nel die non e da dire quanto animosamente soccorresse alia pocliezza de'suoi mezzi nella somma della cosa il generoso canonico Nar- dini , e in alcuna parte anclie 1' amantissimo suo gregge. Di tutte queste lodevolissime parti del buon parroco di- scorre bellamente nella sua orazione il professore Sertorio. A chi ama robustezza di pensieri e letture non lascianti vacua la mente non sara discaro lo spendere un'' ora con questo elogio , dal quale rileviamo altresi con piacere clie anche Trevigi possedera quanto prima un cimitero degno di se e non secoudo a quelli delle viciue citta, ia cui (per lia APPENDICE ITALIANA. usar le parole stesse dell' oratore ) e i templetti e i tu- muli e le viole e i giacinti educati sulle funebrl zolle mo- streranno altrui come ivi pure sia santo il nome di patria. Elementi di conversazione in italiano , fiancese , te- desco ed inglese. Di Giovanni Perrin , con dialoghi di M. Gen LIS. — Venezia^ i835, dalla tipografia di Luigi Plet , in 8.° oblungo , fascicoli I e IL U opera sard divisa in cinque fascicoli. Uscird un fascicolo al mese di fogli 7 di stampa in 8.° al prezzo di austr. lir. i. 5o per fascicolo. A chi pro- curerd dodici socj guarentiti si dona la tredicesinia copia gratis. Con mezzi di tal fatta ne ben s'insegnano, ne s' impa- ran bene le lingue : e ci e argomento di stupore die , mentre i metodi d' istruzione migliorarono tanto a' nostrt di^ v' abbia ancora chi voglia ricorrere ad espedienti dai quali e bandita ogni ombra d' ordine e di possibile ame- nita die alletti alio studio. Qual ordine in fatti puo rav- visarsi in cotesti Elementi i quali riduconsi a raccolte di vocaboli , e poscia di frasi o proposizioni formate con essi ; dove nei vocalioli non e serbata ne la successione alfabe- tica , ne la connessione categorica di oggetti ed idee ; ma si passa, come suol dirsi, di palo in frasca, e le proposi- zioni non legansi per veruna guisa, ma cl trabalzano d'una in altra cosa alia rinfusa come ne' discorsi di un delirante V — Ma intanto s' apprendono parole , si mandano a memoria espressioni e modi di parlare die pure occorrono nella conversazione , nella lettura , e il bisogno de' sociali col- loquj le fara usare a tempo e luogo : ed ecco , senza av- vedersene , imparata una lingua. — Ed ecco , noi soggiungia- raOj ridotto Tesercizio della mente dello studioso a un travaglio di sola memoria , a nulla piu die un materia- lissirao tirocinio, frutto del quale debb' essere 1' abituarsi insensibilmente a non amare o non curare la riflessione , e il sistematico ordinamento de' pensieri , il die e poi sempre un gravissimo danno. D' altra parte ci si dica ih qual maniera si possa sperare di pervenire cosi a formarsi una soda cognizione delle analogic e dlfferenze tra lingua e lingua, de' loro idiotlsrai, pregi e difetti , di cio die sta neir uso comune e tollerato delle medesime , e di cio die API'ENDICE IT.VLI\i\A. Il3 s"" appartieue al corretto ed approvato liaguaggio della paite colta della nazione. Sa^Dpiamo, e vero, a non duLitarne che noii v' ha fatica per ingrata e pesante clie sia la quale non trovi un Ercole coraggioso in aflrontarla, sappiamo che anche la letteratura lia i suol facchini ; ma la generalita , e la generalita sola , dee aversi di mira nel comporre un libro destinato aU'Istru- zioae. Ora se la gramatica e tutte le sue diramazioni sono per mtura propria aride e nojose , perche renderle poi ributtanti viemmaggiormente con inetoducci e raccolte da zibaldone come sono i citati Elementi , e quelli che li precedettero ? Ci vuol }jen altro per apprendere a dovere una favella. Oltre a questo, P italiana vi e quasi sempre, non sappiamo il perche, stranamente negletta, in guisa che s'impara un italiano infrancesato , credendo di conoscere la bella lin- gua de' lodati scrittori. E anche in cio i citati ElementL non sono modello da proporsi , sebbene qualche diligenza vi si ravvisi piii che in altre compilazioni sorelle. Non ignorlamo che i moderni gramatici , ed anche i piii riputati , dieder luogo ai cosi detti temi i quali constano di pensieri e proposizioni da tradursi d''una in altra lin- gua , e che seguonsi senza alcun ordiiie. Ma alraeno dir si puo che quei temi riportansl a regole anteriori grama- ticali, di cui esigono la pratica, e servono a rinfrancarle nella mente. Con tutto questo , per altro , ripiglieremo che varreljbe assai mcglio sosteuer la fatica di I'acco- gliere dagli ottimi scrittori le proposizioni che riferisconsi alle regole che vanno mano a mano sponendosi, aggiun- gendo , come si pratica, in via di nota, i necessarj schia- rimenti per la traduzione. In questo caso sarebbero pro- verb] della nazione, detti, epigrafi , ecc. di celebrati autori e pensatori che andrebbersi traslatando e impai'ando a me- jnoria. E da questi preziosi frammenti quale utilita non si puo ricavare ! Quante volte mette bene la citazlone di alcuni versi di Schiller, di Gothe , Tuso di una riflessione di Lessing, ecc? Tali frammenti recano con se la sanzione deU'autorita degli scrittori e quindi la sicurezza di poter- sene valere nel buon parlare, oltre alle idee che vi si rac- chiudono. E si ovvia , si chiara la verita di questo sugge- rimento che e da meravigliare come vi abbiano avuto poco o niun riguardo i gramatici. BLbl. Ital. T. LXXVIII. 3 114 APPENDIGE ITALIANA. E i dlaloghi? A dispetto dei varj dialoglstl che ce ne fornirono parecchi volumi dii'emo francamente che il mi- gliore , anzi Tunico espediente per ben apprendere i modi della conversazione , non si e quello di leggere e rileggere e mettere a raemoria da una raccolta il colloquio tra un padrone e il servo, tra un mercante e un avventore, ecc. ; e mestieri studiarll negli scrittori drammatici dove il dialogo e animato , vivace , piccante e in buona elocu- zione. Soltanto per questa via puo giungersi ad educare il gusto della lingua : i metodi che rendono V istruzione gramaticale un semplice giuoco di memoria non consegui- ranno giammai per se soli alcun lodevole fine. Mamiale filosofico-pradco della lingua italiana , com- pilato da una Societd. Fascicoli 5 , in 4.° A. Au~ GURio. — Padova , 1884, coi dpi della Minerva. L' opera sard di circa 80 fogli in 4.°, dtstribuid in fascicoli composd di sei fogli , e ben legad , al prezzo di lir. 1 austr. ( ital. lir. i . 74 ) ciascuno. Le spese di dazio e porto a carico degli associad. La prefazione ed altri proemj estesi dai compilatori dell opera saranno consegnad colV uldmo fascicolo unilamente al frondspizio del volume. Del disegno di quest' opera si e data contezza in breve allorche T annunziammo (V. il t.° yS.", p. 365 di questo Giornale ). Ora diremo due parole sulla esecuzione di essa. Senza i proemj promessi nell' awiso di associazione quest' opera non potrebbe chiamarsi col titolo che porta in fronte , perche i cinque fascicoli annunciati altro non sono che un dizionario. Non poche superfluita ed anche puerllita vi si rltrovano da cui andrebbe purgato. Tali sono , in prirno luogo , le voci non ammesse coraunemente nell' uso della lingua, che per altro essendo di poco difFerenti da quelle adoperate, non meritano d'essere registrate nemmeno col solito indi- rizzo del Vedi : esempi ne sieno i termini Aempiere , Asm- pimento , Aempitore , Aescamento, Aescare , Aescato, Aentro , Agshiettivo , ecc. Secondariamente , egli e affatto inutile inserire gli errori e le stroppiature dei volgo e degli ama- nuensi, siccome Asecuzione per Esecuzione. Pero ne Fisolafo, APPENDIGE ITALIANA. Il5 ne Scerlonomo, nb altre malaugurate voci sferzate a ra- gione dal Monti dovranno trovar posto nel Maniiale , jjerche al tutto inutlli. Egli e pure soverchio U far cenno delle metafore quando ne e ovvio il senso , e T indicar seinpre in quali modi figurati potrebbe adoperarsi un ter- mine , dovf adosi cio lasciare all' uso e al gusto. Le espres- sioni avverbiali vanno collocate , per econoinia di spazio , sotto i rispettivi vocaboli priucipali e non altrimenti : era percio inutile disporre nella lettera A le frasi A rnano de- stra , A mano sinistra , A tempo , A tempera , A servigio , A terra , ecc. Anzi le maniere di ovvia significazione an- drebbero ommesse. Ci parrebbe clie gli arcaismi non deb- bano tutti indistintamente concorrere a crescere la mole del dizionario i ma osianio asserire per certo die ne deb- bono andar bandite le voci e le espressioni 'provenienti da troppo fangosa origine , la cui ignoraaia non e mai dannosa : i compilatori intenderanno senza maggiore spie- gazione, e ci teuiamo sicuri di veder seguito un si prov- vido suggerimento che fu piu volte ripetuto con energia dair autore dell a Proposta. Sotto il sostantivo Asilo scorgesi che fu dimenticata la legislazione mosaica la cui bonta fu abbastanza difesa e dimostrata a pieno lume : se lo scrlttore dell' articolo sud- detto se ne fosse ricordato avrebbevi posta maggior verita e temperato alquanto il sue stile. Del resto fu ottirao pensiero il raccogliere , siccome ve- desi praticato , le voci divenute indispensabili e spettanti alle scienze , specialniente naturali , colle scientificlie loro deiinizioni. Sara pur buona cosa valersi per le distinzioni sinonimiche e pei passaggi da senso a senso non che per le origini de' vocaboli ( in che sta gran parte della filosofia del linguaggio) dei trattati sui sinonimi di Giuseppe Gras- si , deir abate Piomani, di Tommaseo , e dell'amena ope- retta del cavaUere Giuseppe Manno intitolata : Delia for- tuna delle parole. II signor Vaccolini nel Giomale arcadico (volume i88.% pag. 367 e seg. ) rendendo conto di questo Manuale av- Verti giustamente il bisogno di qualche esempio perche possa dirsi pratico, e di una diligente derivazione della etimologia e dei sensi successivi cui soggiacquero le parole* affinche riesca veramente filosofico. II che essendo assai dif- ficile a conseguirsi da per tutto, conchiudcremo esortando Il6 APPENDICE ITALIA.NA. i compllatori a non risparmiare fatica per accostarsi a questa meta come possono il meglio , ricordevoli che Est aliquid prodisse tcrMs si non datur ultra. Grande dizionarlo ledesco-italiano compilato sid pin accreditati vocabolarj dcllc due lingue ed arriccliito di molte migliaja di voci e di frasi. — Milano , 1834, presso Luigl Nervetti , vicolo di S. Zeno , }i° 533o. In 4.° a tre colonne ., fascicoli 3, dull A. sino ad Entbloden. Consterd di, 2, vol. di circa 200 fogli, al prezzo di 2.5 cent. ital. al fogUo: si distri- buird per fascicoli di 12 o piii fogli cadauno. Chi procwerd dodici associati guarentid , 0 ne prenderd dodici copie in una sola volta , avrd la tredicesima gratis. Le spese di porto sono a carico degli asso- ciati. Le associazioni si prendono nella tipografia Nervetti. In questo dizloiiario si lianno le uscite del genitivo sin- golare e del nominativo plurale d' ogiii sostantivo ; come pure gl' imperfetti, imperativi e partlcipj dei verlai anomali col ricliiaino alia voce deiriiidefinito da cni derivano. In questi articoli essendo riposte le principali irregolarita ed incertezze gramaticali, percio le suddette indicazioni vanno conside- rate siccorae un pregio del dizionario. A compimento di clie sarebbe anche opportuno I'accennare quando un verbo ammetta 1' ausiliario hahen e quando il seyn , quando le particelle verl^ali, clie non sono sempre separabili, vadano o no disgiunte dal verbo. Un oggetto importante nello studio della lingua tedesca si e quello d' imparare 11 cosi detto stile d' uffLcio die dif- ferisce talvolta considerabilmente dal parlar comune. II bisogno di tali cognizioni sentesi spesso da quelli che si incamminano per la carriera degl' impieghi amministrativi, pei quali la lettura deglL originarj documenti reca dlfEcolta gravi sebbene d'altra parte sleno piii che mediocreinente esperti nella lingua e letteratura alemanna. Ora per cio non vi ha alcun sussidio ne' vocabolarj o in altr' opera : e convien X'icorrere all' esercizio pratico, dipendendo da altri ^ il che non e possibile sempre , ne lo e in quel mouo che meglio sarebbe confaccnte. I conipilatori del preseute diziouario APPENDICE ITALIANA. 117 meriteranno assai del coltivatori della lingua tedesca se vorranno sempre piu occuparsi a rlempiere una si grande lacuna, ed avraano la lode d'essere smti i primi a darne r esempio* Un secondo articolo snl quale e sensihile la deficienza del lesslci si e la nomenclatura delle scienze natural! , e forse ancor piu quella delle arti liberali e nieccaniche: va- stissima nomenclatura che inceppa piu volte i tradutlori piii valenti , perclie non tutti possono essere naturalisti o tecnologisti , ed anche essendolo manca talora il tempo o il niodo di andare in traccia dei termini coiTispoudenti nella liugua in cul traducono. II dizionario mostrasi ricco assai , e pare bene avviato. Grande dizionario italiano-tedesco , ecc. ( come sopra), — Milano , i835, presso Luigi Nervetti , vicolo di S. Zeno , n.'^ 533o , fascicolo i.^ di pag. 96, dall A sino a Bozza. Riguardo a qiiesto dizionario avvertano i diligent! com- pilatori di guardarsi clalT andar troppo in cerca delle voci gia antiquate e non piii risorte , di quelle poco usate e simili alle tuttora vigenti , dei riboholi , e in somma di cio che il buou gusto non approva nel discorso. Nnoio dizionario portatile italiano-tedesco e tedesco- italiano del dott. Francesco Valentini. Con coire- zioni ed aggiunte dei signori Francesco Lanzingkr e Guglielmo Treves. — Milano , 1884, in la.*^, coi tipi di Giovanni Pirotta in S. Radegondu , n.° 964.. — Sono uscite pnntate 4 della parte tedesco-italiana di pag. 792 complessivamente , dall K sino a Raubgiit. — Quest opera said compresa in due grossi volumi, che si distribuiranno in died puntate al prezzo di un centesimo austriaco per pagina , in guisa die I opera intera costerd approssimativamente lir. 1 8 austriache. Uscird una puntata ogni due mesi circa: colla quinta si daranno il frontispizio e la prefazione. Trovansi nel Nuovo dizioncrio pnru.tilc le stesse indica- rioai gramaticali del Grande gia ineutovato e il mctodo Il8 APPENDTCE ITALIANA-. stesso I, qtiindi vi si adattano le medesime i-'iflessioni che fecersi su rjuello. Questo dizionario ha parecclii pvegi di superiorita su quelli di simile mole anteriormente pubblicati specialmente pel termini d' arti e scienze : nondimeuo ecco poche av- vertenze che una breve revista ci ha suggerito e che var- ranno a migliorarlo viepplu. I." Si puo , anzl giova abbreviarlo notabilmente ommet- tendo dopo la delinizione de' vocaboli quel modi di par- lare che identicaniente si corrispondono negli element! loro in amhe le lingue. Spieghiamoci. All" articolo Beflieszen , hagnare , segue la proposizione s der Flusz beflieszt die Maiiern der Stadt, che vien tradotta : il fiume bagna le mum della citta. Qui non vi ha divario tra il tedesco e r itallano , la traduzione e letterale ; pero la frase noa presenta difficolta, perche si volgarizza naturalmente pa- rola per parola : non v' era dunque pregio d' opera nel citarla. Cio valga d' ogni altro caso simile : e ritengasi die conviene tener conto de' soli idiotismi, di quelle locuzioni cioe in cui le due lingue si scostano piii o meno a vicen- da, dove la corrispondente traduzione e necessaria per insegnare ad evitar i germanismi o gl' italicismi. Si diml- nuira cosi , senza danno , il volume. a." Si procuri di dare ai termini la traduzione co' vo- caboli proprj , f£uando si hanno , anziche colle perifrasi , come abbiamo qua e la osservato. Bewegungslehre , per es., nel dizionario e teoria del moto , mentre la scienza usa il termine dinamica adottato dal greco da molto tempo : non dovea tralasciarsi. Gletscher sono spiegati per ghiacci perpetui deW alpi : in italiano havvi il vocabolo proprio , da tutti i natural! sti adoperato, di ghiacciajo. Al sostantivo femminino Heide trovasi il corrispondente di macchia, landa , pianura , campagna incidta: vi andava aggiunto quello di brughiera, ericeto. Forstlich tra(\ucesi benissimo, giusta I'uso, coll' ag- gettivo forestale dimentlcato nel dizionario, in cui si trova la circonlocuzione concernente i boschi , che appartiene a bo- schi. Flutgraben e fatto equivalente a fossa , canale acces- £orio fpresso i mulini per ricevere V acqiia soprabbondante): gPingegneri nostri chiamanlo scaricatore, sfioratore, fugone, voci tutte dell' uso , sebbene non comuni egualmente. Uno dei significati di Feuenmg e nel dizionario: materiale (da mantenere il fuoco) : potevasi appoi-re 11 termine usuale APPFNDIOE ITALIA.NA. 1 I Q combitstibile. Ammettansi, sevnolsi, le spiegazioni per pe- rii'rasi , ma vi si soggiungano le voci corrispondenti. 3." I diininutivi e le varie alterazioni do' nomi di persone li reiidono cosi dlversl dalP una all' altra lingua cli' egli e afFatto indispensabiie di registrarne almeno i principali a comodo dei traduttori: il clie osservammo eseguito di al- cuni , per es. dl Hinz e Lotte, ed e bene clie non si di- menticliino gli altii clie cagionano ambiguita ed incertezza. 4.° Convien procurare che il dizionario abbondi (Tab- Lracciar tutto e imj^ossijjile ) dei termini sclentiiici. A questo riguardo notammo la mancanza dei sostantivi Gallerte , Grif- fel, Kernstiick , Narbe, nel senso della botanica, in cui equi- valgono alle voci comuni presso i botanici d" Italia di tre- mella , stilo , cotiledone , stigma clie appartengono ai pre- liminari della scienza. 5." Abbiasi di mira la glusta distlnzione, dove e possi- bile , delle differenze accessorie di sigaificato nei sinonimi. I vocaboli , per es. , Gattung e Geschlecht sono tradotti in modo clie si scambiano reciprocamente : era bene T hv- vertire clie i naturalistl tedesclii lianno convenuto dl chia- inar Gesddecht nella classilicazlone degli esseri ci6 clie noi diciamo genere , e Gattung la suddivisioae del genera ap- pellata specie. Ffibulas Uterarias De D. Tomas de Yriarte, etc. Favole lettcraric del sigiior Tommaso De Yriarte., tradotte dallo spagnuolo in rime italiaiie del dottore Giuseppe Adorni prufessore emerito di poetica nella dncale Universitd di Parma. — Parma, 1884, co' tipi Bo- doniani, in 8.° di pag. 363. Lir. 6. 38 ital. Questa bell'edizione uscita dai torchi Bodoniani contiene il testo d' Yriarte dirimpetto alia versione dal traduttore dedicata a' suoi concittadini ed amici ; vina prefazlone con note, in cni questi avverte d' essersi prevaluto della cjuarta edizione del testo fatta in Madrid nel 1792. •> e Y aiviso dcir cditore premesso alia prima edizione del 178a. Vi sta in fine V indice delle favole e dc'loro argomenti, dopo il quale con numerazione di pagine separate e una lettera di XXVI facciate ben fitte in fronte a cui leggesi : Al Di- nttore della Bihlioteca italiana il traduttore di qucste favole. 120 ArPENDTCE ITALTANA. Avendo gia noi pronnnciato il nostro qnalsisia parei'e intorno il saggio di traduzione di cjueste fa vole, che pnb- blico pei torchi stessi nel i833 il sig. Adorni, e iioii sem- brandoci T intiero laA'oro diverse da quel saggio ne rignardo alia fedelta , ne rigviardo al merito de' versi italiani , ci limitereino al rallegrarci col traduttore del buono die e nel sue libro senza toccare la parte die ci parrebbe degna di critica , perclie non vogliamo risnscitare quella poco ge- nerosa sua ira cb'egli ba posta neH'indicata lettera al Direttore della Bihlioleca italiana, quantunque egli la cbiami alcune righe di sua apologia, niodeste , urbane, morigerate, gentili. Solo diremo die niuna di queste quattro belle qua- lita ci e sembrato di trovare nelle sue moke righe. Noa e modestia il recare le lodi di se medesinio come ba fatto a pag. XXIII. Non e urhanita, morigeratezza , gentilezza, il paragonare il suo critico al Don Marzio del Goldoni, quel Don Marzio a cui e attaccato ancbe Tobbrobrio di spia, il calunniarlo ( a p. XXIV ) qual proprio detrattore die lo sfavori con grave danno presso chi poteva fnvorirlo : e T useire altre disdicevoli frasi die leggonsi a pag. Xiii ed altrove. La difesa e libera come la critica, ma ne Tuna ne T altra tra onesti scrittori debb' essere ne scortese , ne maledica. II sig. A. ha dato esempio contrario a questa bella mas- sima. Al die non fu autorizzato da simili precedenti dal censore che tutt' al piii scherzo sopra cose gia messe in ischerzo da tutta una citta. A che mai si ridurrebbe la cri- tica quando per non ofFendere 1' amor proprio d' un' infi- nita di scrittori mimosi passasse sopra al falso , alF ine- satto , al ridicolo, agli spropositi delle loro opere? Essa tradirebbe il suo istituto. Ora se alia Biblioteca Italiana e paruto che in generale i versi del sig. A. sieno freddi , slombati, talvolta cadaverici , e se nelle sue prose ha tro- vata alcun' altra delle qualita qui sopra accennate, perche doveva tacerle nel dar conto al pubblico delle produzioni di lui , mentre parla con eguale imparzialita de' versi o delle prose di tutti gli altri scrittori? Clii non vuole infa- rinarsi non vada al mulino. Se al sig. A. e insopportabile la critica, die pur sopportano i piu alti ingegni, non pnb- bliclii pill nulla , e si persuada con noi che la cinia del monte non si tocca che da pochissimi eletti i che non e pur permesso I' essere poeta mediocre, e che V irritahile di Orazio non e tollerato che nei Tassi, nei Monti ed in altri APPENDICE IT\LIANA. 121 poclii quos ccc. Ma egli fa temere tli voler dispro7zare i nostrl consigli, poiche lia ripnbhlicati in fine ilella sud- detta sua lettera il prinio e 1' ultimo de'suoi trcdici sonetti tutfaltro die Erculei , i quali parvero , pajono e pareranno agghiacciati a quanti venne o verra mal consigliata va- ghezza di leggerli. La Bibliotcca knliana , il ripetiamo , critica , quando di critica le senibrano nieritevoli, gli scritti d'ogni fatta; ma non tocca le azioni o le qualita morali qualunque esse siano degli autori viventi. Li loda, se di lode gli pajono degni. E questo fa per quel medesimo diritto pel quale il sig. Adorni nella sua verbosissima Prefazione, e nelle note a qviesta, cri- tica FAb. Antonio Biancbi traduttore precedente delle stesse /'apoZe; e nella sua Lettera infanule al Direttorc della Biblio- teca italiana (pag. X ) ed altrove Viiicenzo Monti ed altri. Sia retto o fallace il suo giudizio, la Biblioteca italiana pro- cura di mostrqrsi iniparziale verso lutti ; e poiclie qui si tratta di scrittore appartenente agli Stati di Parina aggiu- gnerenio ch''essa, secondo Toccasione, ha lodate o cen- surate le produzioni del Colombo , del Giordani, del Pez- zana , del Tonani , del Garbarini colla stessa imparzialita con cui ha parlato di quelle del Le . . . ., del P . . . ., del sig. Adorni, ecc. ; die ignora i primi essersi doluti delle sue censure; e die compiagne gl' inurbani, i prolissi, i quernli omei del sig. A. e 1' inganno in cui e di essere invidiato , o scopo di sognate antipatie ed inimicizie con- cittadine. Cerclii la magagna dentro le sue proprie scrit- ture , le quali per altro abbiamo approvate in quelle parti die di approA^azione ci parvero meritevoli ; e sappia die sappiaino, dai nostri non essere dissimili i giudizj die in- torno a' versi di lui proferiti furono da tutti i suoi viventi acuti concittadini. Q. La Congiiira d't, Catili.na narrata da C. Crispo Sallustio € volgarizzata da G. G. ML — Parma, io35, dalla stamperia Carmignani , la 1 2.° col tcsto a f route. II traduttore , a noi ancora ignoto , non ha posto pre- fazione di sorua al suo lavoro porche , dicono gli editori in suo nome , e inutile il parlare dclV originale clopo qnanlo se n' e detto dagli altri ; e dclla trnduzione , j^erclie ei sa die il i^iudizio de' suoi colti concittadini non si scosta dal 122 APPLNDICE ITALIANS. giusto per ijifluenza di buona o cattwa prevenzione. Egli non tardera molto a consegnare agli editori il manoscritto della traduzione del libro giugurtino : e aoi tarderemo sino alia comparsa di questo a dare il nostro parere intorno ad amljidiie se ci parranno meritare qualche osservazione non indegna de' nostri colli letter i. Leltere senza lettere , ossia lettere di un padre a suo figlio, in ciascuna dclle quali manca per ordine al~ fabetico una delle ventidue lettere , dedicate ai padri di famiglia ed ai giovani studenti da Pietra-Santa D. D. A. L. — 31ilano, i835, coi tipi di Ornobuno Manini, in 12.°, di pag. 174. Lir. 2 aitstr. << Persuaso die la curiosita , madre del sapere , e una gran moUa che spinge 1' iagegno della gioventu all' eserci- zio, voUi troncar una lettera deiralfabeto in ciascuna delle mie lettere . . . accio allettati dalla novita rinveniste T utile andando in traccia del dilettevole. » Cosi 1' autore nella sua prefazione. Noi per nostra sventura non siamo piii giovani, ne posslamo sentir molto vivamente quella curio- sita nella quale ha confldato ii sig. Pietra-Santa. Percio non siamo andati tant' oltre nella lettura del libro da poter dire quanta sia Tutilita che se ne puo ritrarre. Rispetto alio sforzo di scrivere senza tutte le lettere dell' alfabeto ci pare che di questo libro, poco piii poco meno, si delsba far quel giudizio che gia si e fatto di tanti altri : una sola Volta che lo scrittore cada in una improprieta o strascini il lettore in un giro vizioso di parole per evitare un a od un h , crediamo che basti a far dlmenticare molte ben superate difficolta ; delle quali anzi chi legge , se furono veramente ben superate , non puo accorgersi quasi mai. Nel prlncipio delle prime di queste lettere troviamo di presente , dove meglio sarebbesi detto ora od al presente ; troviamo la frase respingere i pericoli , dove naturalmente avrebbe dovuto trovarsi evitare; poi sospendo descrivervi , dove tutti sentono che 1' autore voile dire tralascio di de- scrivervi ; poi in mezzo delle piii crudeli inquietudini , dove fra le piii crudeli veniva cosi naturale ; poi negli scorsi lustri, dove tutti avrebbero detto anni ; e cosi via via ad ogni seconda riga qualche improprieta , qualche inesat- tezza , qualche sagrifizio o di gramatica o di eleganza APPENDIGE ITALIAN A.. ISS comandato da quella dura necessita clie P autore si fe ini- posta. ^' Lcttere inedite d illustri Italiard che fiorirono dal principio del secolo XVIII fino ai no stri tempi , con. note. — Milano , i835 , dalla Societd tipografica de Classici Italianl, in 8.°, di pag. 63o. Prezzo ital. lir. Y' 36. Chi non s' accinge volentierl a leggei-e un volume di lettere , inasslmarnente quando sono d' uomini illustri, che vissero in una eta vicina alia nostra e conversarono coi nostri padri , e non pochi anzi con noi niedesimi' A dire il vero , i-ispetto a questa nuova raccolta, e lecito dubitare se gli scrittori dei quail si compone slano realmente tutti illustri; poi trattandosi d' uomini dei quali (almeno dei piu famosi ) gia si sono stampate le opera e gli Epistolarj , pu6 nascere il dubbio, se rimangano ancora lettere inedite di qnalclie pregio o di qnalche importanza. Al primo di questi dubbj puo rispondere cliiunque conosca la storia letteraria e sclentiiica del secolo XYIII, e legga Tindice di questa Raccolta :, al secondo non puo fare risposta se non chi abbia scorso il volume ; perche anclie i non illitstri pos- sono scrivere qualcbe lettera bella e importante ; e quando si tratti dei veri grand! scrittori, anche fra le cose ob- bliate o rimaste lungamente sepolte si possono trovare dei preziosi giojelli. Noi dunque che abbiamo terminata pur ora questa lettura crediamo di poter dire che la nuova Raccolta, al pari di quasi tutte le sue sorelle, si compone di molte inutilita o superfluita, fra le quali si trovano poi di tempo in tempo alcune pagine belle , piacevoli , istrut- tive : la proporzione di questa mistura e presso a poco quella che trovasi in tutte le cose del nostro mondo, cioe v' e un po' troppo d' inutile e di superfluo. Le lettere mi- gliori ci parvero quelle del Cocchi ; il quale considerate come uomo di lettere non e mai parolajo; conslderato co- me scrittore scientifico , non solamente si tiene lontano dalla negligenza e dalla barbarie di tantl suoi confratelli , ma puo essere esemplo di scrivere chiaro, puro, elegante. Notizie veramente rare e preziose a noi non venne fatto di trovarne in questo volume : percio non dobbiamo ^124 Al'PENDICE ITALIANA. trattenerci a parlare di veruna lettera dlstintamentc. La curiosita piu notabile cl par clie sia alia pag. 2 5 dove fauno un singolare contrasto fra loro una lettera di Leaedetto XIV, un elogio indirizzatogli da Walpole e una nota degli editori. Un' altra curiosita la troviamo a pag. 40 dove ii Bettinelli racconta la singolare risposta fatta da due Reli- giosi ad un sonetto cli' egli avea scritto per la monacazlone d' una sua nipote. In tutto il restante questo volume noii ci pare die dia materia di sjDeciali osservazioni, ma solo puo venire in conferma di cio clie ciascuno dei uostri lettori avra gia notato per certo ogni qual volta gli sara venuto alle mani un EpistolarLo di letterati. Se gli uoinini di grande ingegno, e i libri meritevoli deirimmortalita fos- sero tanti quanti se ne trovano menzionati d' ordinario in queste Raccolte di lettere! Qui e uno scamhlo continuo di libri regalati, e di larghissime lodi: Tuno protesta di non aver mai provato maggior piacere nello scorrere verim altro libro ; 1" altro loda un anacreoute tradotto con si bel vezzo che pare propria Anacreonte stesso riiiato ai di nostri con la nostra lingua ; questo trova infallibili i principj del sua do- natore ; quelle ne dicliiara esattissima la discussione ; e qua si parla di un bellissimo sonetto , la di una stupenda can- zone; e I'uno stampa luminose tracce; T altro .... L" altro vogliamo clie sia il Baretti , il quale per non contraddire al suo costume si astiene dal lodare altrui, e parla in vece di se medesimo e d' un suo libro con queste parole : LP in- contro che avra questo libro lo saprete a suo tempo ; ma gia sono certo che V avrct buono- In mezzo a questo profluvio di lodi appena si trova qnalcuno clie osl dubitare dell' ec- cellenza dei libri clie si pubblicavano in quell' eta , e ci riesce singolarissima la modesta lealta di Onorato Caetani che non assente alia dottrina di Pietro Yerri SuW indole del piacere e del dolore. Isidoro Bianchi non rifinisce di dolersi della dimenticanza in cui i suoi concittadini lascla- vano lui e i suoi li]3ri, e invia a qualche amico i materiali opportuni a scrivere un bell' elogio , e vorreljbe clie si pubblicasse sul Giornale Italiano; mentre Antonio Canova prega con sincere parole Antonio Fortunato Stella a desi- stere dall' idea di pubblicare alcuna storia o relazione che riguardasse lui e la sua vita , accertandolo che gliene sara grato come e piii che se avesse stampato il piii solenne elogio. Gregorio Fontana , noma degno di tanto rispetto , scrive Al'PENDICE ITALIANA. 125 da Butirropoli e da Paneropoli ( cosi gli placeva denomi- nare la nosU-a citta ) , e pare clie noa si rallegri molto de' 6000 frauchi regalati dai Francesi al Volta per fare le sperienze in grande. Ugo Foscolo clie non puo ne vendere il suo CalUmaco , ne pagare del proprio le spese delP edi- zione vorrebbe cou qnattro riglie fare una girata d' alcuni suoi deljiuiccL all' aniico Francesco Reina. E Clementino Vannetti ? II Yannetti scrivendo al P. F. Fontana Barna- bita trascrive un viglietto di certa signora Silvia dama sentita e sua buona arnica , poi vi mette questa chiosa : Sappi , sozio , se questo non pare un periodo voltato dal franzese a parola ! Osgi si scrive cosi : e Giovenale direbbe concniubunt gallice , e direbbe vero pur troppo ! — Miei lettori , potrei io finire il niio articolo meglio clie con un periodo di Clementino Vannetti, a proposito di una dama sentita e sua buona arnica? A. Letters di Paolo Manuzio copiate sugll autografi esi- stentl nella Bihlioteca Amhrosiana. — ■ Farigi, 1834, presso Giulio Renouard ^ in 8.°, di pag. xvi c 38o, con una tavola litografica. Ital. lir. 7. 5o. In Mi- lano presso P. A. Tosi, cont. dei Due Muri, n° 1042. II dottisslmo editore nella sua prefazione ci fa sapere die qneste lettere vedute da lui nella Biblioteca Ambro- eiana iino dall' anno 1809, gli furono piii tardi inviate dal sig. P. A. Tosi che le trascrisse dal codice in cui giace- vano , ed accolse gentilmente la sua proposta di pubbli- carle in Parigi. Dopo questa notizia egli si fa a parlare della varia fortuna che deve naturalmente aspettarsi cotesto lil3ro , secondo la varia natura e le diverse inclinazioni delle persone alle cui mani verranno , non dissimulando che in generale esse non possono ne interessare' per gli argomenti , ne allettare per lo stile ; giacche quelli sono tutti privati e domestici , questo non da mai indizio die I'autore spendesse veruua cura per render degni que' fogli della pul)]jlica luce alia quale non li destinava. Ad ogni iiiodo egll si persuade che oltre all' importanza che questo volume pub avere, considerato come fonte di notizie bio- graficlie sopra un uomo si celebre nella nostra letteratura, o come parte della storia della stampa, non debba essere senza diletto anche il vedervi si schiettamente rivelato 126 APPENDICE ITiLIANA. I'anlmo dello scrlttore che si trattiene co' suoi congiunti ed aniicL piii intimi con quel candor di pensleri e con quella semplicita di parole che mai non si trovano nelle operc destinate alia posterita. Noi confessiamo di non essere tra colore i quali per T indole dei lore studj potranno meglio apprezzare V importanza di questo volume ; non di meno crediamo ch' esse debba riuscire generalmente pia- cevole a leggersi per le molte notizie che vi si trovano intorno a varie persone di quell' eta, e piu ancora intorno ai casi del Manuzio, alle sue speranze cosi di frequente deluse , ai pensieri j alle soUecitudini che gli diede la sua famiglia. A. Raccolta di compardmend e d ornad per la decora- zione di private abitazioni e di pubblici edificf , ci- vili, militari ed ecclesiasdci , ed Una seiie di dise- gni per la decorazione interna di edificj teatrali , ideati sidle reali dimensioni dei principali teatri d' Italia , di coinposizione del pittore Gaetano Vac- CANI milanese., membra dell 1. R. Accademia di belle arti in Milano. — Milano , 1 832-35, tipo- grafia di G. B. Bianchi e C. in gran foglio di carta velina {Si pubblica per fascicoli: T opera sard di circa 6o fascicoli , ciascuno di tre rami . finora fascicoli 19, al prezzo ciascuno di lir. 3 austriache). Quest' opera desideratissinia e grandiosa, gia nel nostro giornale annunziata sino dal 1821 ( tomo ai.% gennajo- febbrajo, pag. aSi), e suUa quale era intenzione nostra di non discorrere se non allorquando fosse ella per ofFe- rirci un numero di fascicoli sufficiente perche darne potes- simo un retto giudizio, ebbe con plauso, oslamo lusingarci, degli studiosi dell' ornamentale pittura finalmente princi- ple col 1 832. Le ragioni di tale nostro indugio posavano suUa diflicolta dell' impresa , comeche il valore e la gloria del signer Vaccani in questo genere di lavorl piix non soffra contrasto alcuno, ed egli gia da piu anni procacciata siasl la fama di grande maestro: dicenmio sulla difficolta deir impresa , perche divisamento era dell' autore di con- durla con disegni della massima dimensione, con incisioni della piu squisita nitidezza , e col si utile corredo di APPENDICE ITALIAN A. 1 27 niisure in piedi parigini, in braccla milanesi , ed in metri. Ch' egli per tanto corrisposto aljbia compiutamente alia pubblica aspettazione ne fanno bellissima ed ampia testi- nionianza i quattordicL fascicoli che gia ajjparvero alia luce , e che accolti vennero con generate favore. Certo che noi bastevolmente lodaine non sapremmo ne lo splendore deir edizione, ne la diligenza con che sono trattate le ta- vole, nel cui lavoro fu egli egregiamente coadjiivato dal figlinol suo , giovane di liete speranze , e dal valente in- cisore A. Brusa. A tutti i quail pregi aggiugnesi ia tenuita del prezzo. Le tavole di quest' opera saranno 180, disLribuite nel- r ordlne seguente : " i.° Compartimenti riccamente ornati con figure e attributi addetti alle sceniche rappresenta- zioni di varie reali dimensioni , sviluppati per la volta della platea di teatro, tav. n.° 3o; 2.° Decorazioni orna- mentali pei parapetti delle logge con attributi analoghi , tav. n." 40-, 3.° Compartimenti ornati per le volte di varie nionte e forme sviluppate, tav. n.° 21; 4.° Lacunar! ricca- mente ornati per le grandi aule e per templi, tav. n." 9; 5.° Candelabii da coUocarsi negP intercolunnj , allusivi si al profano che al sacro culto, tav. n.° 21; 6." Trofei allu- sivi alle scienze , alle arti ed al commercio, tav. n." 20 ; 7.° Rosoni, meandri ed ornaraenti accessor) in iscala mag- giore per meglio ravvisarne il dettaglio, tav. n.° 89. " I disegni di queste tavole tratti furono in gran parte dalle opere e pubbliche e private dallo stesso Vaccani in di- vers! luoghi eseguile. Tuttavia mentre non esitlamo ad asserire essere questa nel genere suo una delle piu grandiose opere che pubbli- cate siansi in Italia dopo la celeberrima ed utilissima ben- che elementare del cavaliere Albertolli, al quale debbesi il risorgimento dell' arte di ornare , ameremmo che i' egregio signor prof, rivolgesse ! suoi studj ad un altro genere di ornament! , die piu davvicino risguarda i bisogni ed i coniodi della vita. L' Italia manca tnttora d' una coUezione di suppellettili , che servir possa alle richieste ed ai desi- deri delle agiate persone , e di norma e di tipo o modello agll artigiani. E chi ma! potrebbe meglio di lui supplire a SI fatta mancanza' Egli per tal niodo renderebbesi sempre piu benemerito dell' arte e de' suoi concittadini G. 128 APPENDICE ITALIAN!. / moniunentl dell Egltto e della Nubia , disegnatl dalla Spedizione sclentcfico-leUeraria toscana in Egitto , distribuiti in, ordine di mutcrie, interpretati ed illu- strati dal dottore Ippolito Rosellini, direttore della Spedizione , ecc. Parte seconda. Monwnenti civili , tomi I e II. — Pisa,, 1884, Nicola Capuiro c C. cot caratteri nuovi diDidot, in 8.°, di pag. 892 e 474. Ai piiini clue tomi de' monumenti storici ne fa ora suc- cedere il prof. Rosellini due altri di monumenti civili. II prime comincia da uii dotto discorso in cui 1' egregio au- tore viene esponendo le niaterie delle quali si accinge a trattare, e 1' ordine in cui ha creduto di doverle disporre. Le materie poi sono esposte in quattro capitoli. II primo tratta della caccia ed e diviso in cinque paragrafi: i.° Della caccia degli uccelli; a.° Uccelli figurati nelle tonibe egizia- ne , uccelli di rapina, uccelli silvani, uccelli dl ripa, uc- celli acquatici ; 3.° Caccia di quadrupedi ;, 4.° Ritorno dalla caccia ai quadrupedi ove si lianno i nomi di varle specie di antilopi; 5.° Raccolta di quadrupedi figurati nelle tombe d' Egitto. — II secondo capitolo tratta della pesca ed e diviso in cinque pai-agrafi : i.° Pesca colla canna e colla corda ; a.° Pesca con la rete \, 3.° Preparazione e disseccamento del pesce e pescagione fatta con arme a doppio amo; 4.° Pesca del coccodrillo; 5.° Figure di pesci rappresentati nei descritti soggetti di pescagione. — Capitolo terzo. Arte di cu- stodlre i bestiami e di curarne le malattie diviso in quattro paragrafi: i.° Custodia degli armentif, 2.° Custodia dei greggi e di altri animali utili ; 3.° Arte di curare le malattie dei Jjestiami ; 4.° I custodi degli armenti e dei greggi non si chiamavano pastori presso gli Egiziani. — Capitolo quarto. Agricoltura diviso in nove paragrafi: i." Alcune considera- zioni sopra 1' uso e i vantaggi di quest' arte in rispetto air incivilimento deir Egitto e dei popoli in generale. Della divisione dei terreni nella nazion egiziana; a.° Zappatura^ aratura e semcnta delle terre; 3.° Mietitura e battitura del grano ;, 4.° Yentilaniento , misura e deposito del grano nei inagazzini f, 5.° Raccolta del lino; 6." II hyssus degli antichi non era una specie piu eletta di lino , ma bensi un gos- sypiimi ( il cotone ) ; 7.° Raccolta del diiorra e del papiro ; 8." "Vendemmia e arte di fare il vino ;, 9.° Coltivazione e raccolta di erbaggi, delle baniie e dei fichi e figiira di al- cune piante. APl'ENDICE ITALIAJNA. 12^ II tomo secondo si divide in due capitoli ciascuno dei quali poi k suddiviso in parecchi paragraii •, in ventitre il primo, in otto il secondo. Le ani a i mesderi sono V ar- gomento del primo capitolo: nell' altro si tratta della vita domestica deglL aiitichi. e^iziani. I paragraft nei quali e diviso il piiino capitolo sono i seguenti : i.° Considei-azioni ge- nerali intorno alle opere delle arti e mestieri ed alia loro rappresentanza nelle tombe egiziane j z." Prepai-aniento e torcitura delle lila, tessitura di reti e di tele unite e a opera; 3.° Arte del falegname ; 4.° Tintore e invernicia- tore; 5.° Delle arti del disegno presso gli antichi egizianii 6.° Varie epoche dell' arte presso gli Egiziani, epoca farao- nica, epoca dei Lagidi, epoca dei Roiuani; 7.° Delia scul- tura ; 8.° Delia pittura ;, 9.° Dei colori clie gli Egiziani ado- perarono nelle loro pitture, e del niodo di usarli; lo." Co- jne gli Egiziani preparassero sulle pareti i disegni per la scultura e per la pittura. — Soiuiglianza del modo di dipingere negl' Ipogei d'Egitto, e in quelli dell' antica Etru- rian ii.° Conobbero gli Egiziani la pittura encausta j 12.° Deir arte dello scrivere presso gli anticlii Egiziani. — Del papiro e degli struraenti adoperati per la scrlttura. — L' arte di leggere e di scrivere era presso di loro volgare, come tra noi; i3.° Dell' arte di trasportar grandi pesi ; 14.° Fabbricazione dei mattoni; i5.° Illustrazione di una pittura egiziana , rappresentante gli Ebrei clie fabbricano i mattoni; i6.° Arte del vasajo; 17.° Arte di fondere e lavorare i metallic 1 8.° Arte di fare il vetro e gli sraalti ; I f).° Dei vasi egiziani; 20.° Descrizione dei vasi egiziani del R. Museo di Firenze ; ai." Vasi egiziani d' oro e d'argento c d'altre luaterie rappresentati sui monument! ; 22° Arte del conciatore di pelli e del calzolajo; a 3.° Fabbricazione delle corde, e rappresentazione di altri mestieri. — I pa- ragrall del capitolo secondo sono: i.° Costruzione, forma e distribuzione delle case; a.° Ornamenti dipinti delle case; 3. Gli Egiziani tondevano il capo e radevano la barba. — Interpretazione di un testo del profeta Isaia, cap. XVIII; 4. Del vestito civile degli antichi Egiziani ; 5." Degli or- namenti e degli utensili destinati all' abbellimento e al decoro della persona; 6." Servizio della mensa, e maniera di banchettare presso gli Egizj; 7.° Mobili usati nelle case cgiziane; 8." Varie opere di servizio domestico , la bec- cheria, la cucina e V appareccliiameuto delle vivaude. moi. iLuL T. LXXVIII. 0 l3o APPENDICE ITALIAN A. Le diciaiinove distribuzloni di tavole finora pubblicate sono cosi numerose e ricche di tanta varieta di oggetti, che troppo lungo sareblje il trascriverne anche soltanto i nomi. Quest' opera del prof. Rosellini dal lato del sistema che il dottissimo autore ha toko a svihippare, e rispetto al line a cui tende, potra forse soggiacere a dubbj ed a controversies ma sara certamente utilissiina alio studio dell' antichita , della storia e delle arti pel corredo di tanti monmnenti sconosciuti finora , e per le molte notizie e le dotte osservazioni di cui ridonda. L' Italia deve rallegrarsi che 1' Europa rlceva da lei un' opera cosi grande, la quale, anche indipenden- temente dal sistema ch'essa vorrebbe fondare, ha tanti titoli alia stima degli eruditi. Percio non si possono leggere ne senza maraviglia ne senza dolore le acerlje invettive a cui tino scrittore italiano si lascio strascinare contro la nobile fatica del prof. Pvosellini, e contro un nostro collaboratore che, senza prevenzione di sorta, espose la propria opinione sulla difficil materia delle scritture gerogliliche. Chi non conoscesse le opere dello scrittore di quelle invettive po- trebbe farsi un' idea molto sfavorevole del suo ingegno e del suo sapere ^ perocche I'uscire in campo irti d'in- giurie e di villanie suol esser proprio specialmente di co- lore che sentono di non potere altrimenti difendere la lore mediocrita. II signer Rosellini ha pnbblicata gia una rispo- sta in difesa delle sue dottrine ; il nostro coUaljoratore lascia volentieri agli studiosi il giudizio delle sue opinioni: quanto a noi, siccome la scrittura di cui parliamo non ci ha punto dirainuita la stima che professiamo al signor Rosellini ed al nostro collaboratore ^ cosi non lasceremo ne anche che ci rimova dal conslderare chi I'ha dettata come uno dei nostri pensatori plii profondi e piii gravi. Coxiie autore di opere propriamente dette, egli attenda il giudizio deir universale: come scrittor di giornali, e difen- sore delle proprie opinioni ci permetta di dire che questi scorsi di bile , infruttuosi alia scienza e spiacevoli princi- palmente a coloro che fiinno plu stima del suo ingegno , non potrebliero mai condurlo ad altro, fuorche a doversi pentire, come gia fece altra volta, di avere esercitata acer- hamente una letteraria coiitesa (*). (*) V. la prefazione di Cataldo Jauelli al suo libro Sulla natura e necessita della scienza delle cose^ ecc, prima edizione. Al'PENDICE ITALIANA. l3l Opere di Giambattista Vico ordinate cd illustrate col- T analisi storica dclla mcnte di Vico in relazione alia scicnza dclla civilid da Giuseppe Ferrari. — Mdano , 1 835, delict sac. tip. de Class. ItaL, in 8.° di pag. XXIV e 354. Lir. 6. 10 ital. (*). Pochi mesi mldietro alibinmo annunzlata nn' edizione di tutte le opere di G. B. Yico cominciata dal sig. Francesco Predari. Un'altra ne aiinunziamo ora, intrapresa dalla Societa tipograHca dei Classici Italiani, per cura del dottore Giu- seppe Ferrari ; e una terza sentianio clie ne appareccliiano gli editori della Biljlioteca Enciclopedica Italiana. Dopo tanto gridare dei dotti e dei giornalisti contro T oblio in cui si lasciavano dai piii gli scritti d' un uomo si graude e si onorevole alia patria, non pub destar meraviglia questa concorrenza di tre edizioni contemporanee: ne mentre si compie un desiderio si liingo della nostra letteratura, tor- nere])l)e opportune sofl'erniarci a parlare del danno clie iorse ne potranno ricevere gli stampatori. Piuttosto voglia- mo far voti afGnche a ciascuna di queste edizioni abbondi il favore de' compratori per mode , che tutte si possano condurre a buon line; premio giustissimo d" impresa ardua non nicno die dispendiosa, e indizio non duljbio die gli studj lilosofici e gravi non si lodano solo a parole , ma si coltivano realmente. Questa edizione pertanto delia quale ora parliamo , comincia col primo volume delle opere la- tine , e ci mette innanzi 1' orazione De nostrl temporis studionun ratione , 1' opera De antiqnissinia Italorum sapien- tia, e r altra De rebus gestls Antonii CarapJtcei , oltre viii proemio deir editore , le opinioni di alcuni letterati suUe due prime opere, e le risposte del Vico. A cjxiesto volume poi, nella serie dell' edizione , dovra precederne un altro, (*) Le Opere scieridfiche italiane e latinc di G. B. Vico saranno comprese in circa cinque vokimi di giusta mole e nello stesso fonuato della Collezioiie clc' Classici italiani del secolo XVIIT. Quiiuli pei soli Associati all' anzldetta Raccolcq ejj^uale ne sara il prezzo, raiiguagliato cioe in ragioue di 18 cent. ital. per ogru foglio d'iuipressionc , oltre riniporto della legatui-a e de' rauii. Sicconic poi le Ope.e latinc verranno inipresse con caratteri piu econoinici ; cosl il prezzo tl' ogni foglio delle uiedesime viene fis- sato a cent. aS italiani per clii uou fossC associate all' iutera Collczionc de' Classici. 1 3:2 A1'1'£ND1CE ITALIAN A. nel quale si trovera T anaUsi storica dclla mente dl Vico proniessa dal dott. Ferrari. Dal suo ingegno e da' suoi studj ben noti abbiamo ragione di aspettarci un lavoro die ugua- gli Taltezza e la dilficolta dell' argomento ; e gia nel proeinio egli ha data iion dubbia caparra di quanto sappia adden- trarsi nei concetti del suo autore, e conservare I'indipen- denza del proprio giudizio colla venerazione dovuta ad un uouio s\ grande. Desideriamo clie 1' opera riesca tutta cor- retta come il proemio ; nel clie gli editori hanno bisogao di tanto maggior diligenza quanto piii la stampa e fitta e conipatta. A. La mcdiclna pittorica o lluseo medico-chburgico cor- redato dl ceiUo tavole d' anaiomia generalc , descrit- tiva , chtrurgica e patologica , dl patologla Interna ed esterna , dl medlcina opcratorla , d ostetricla , dl materia medlca e terapeutlca , tradiizlone del dottor Giuseppe Qanz. — Venezla, 1804, presso Aiitonelli. Fasclcoll i.° e 2.° (i). Ecco quali sono le proinesse degli autori di quest' opera: tt II museo medico-chirurgico rappresentera tutto quelle che si puo indicare col mezzo di figure nelle scienze me- diche , cioe - i tessuti primitivi e i sistemi organici - tutti gli organi dell' economia nello stato sano — le diverse fasi deU'embrione e del feto - la circolazione fetale - le mo- struosita - le deviazioni della colonna vertebrate e degli arti , ed i mezzi meccanici adoperati per la lore guarigio- ne - le malattie della pelle , degli occhi , delle ossa, i vermi e cose analoghe ;, tutte le alterazioni anatomiche dei nostri organi - le region! esteriori del corpo ravvisate sotto il pur.to di vista dell' anatoinia chirurgica - le fasciature e gli apparecclii - gl' istrunienti usati oggidi in chirurgia - le operazioni chlrurgiche considerate sotto il rapporto della (i) L' opera si comporra di 5o fascicoli che fomieranno 4 voliimi, ognimo de' quali sara chiuso da im indice alfabetico , e da uno s( ieutiiico : avra termine coa una classificazione ruetodica e rasiionata delle tavole e del testo ; ogni fascicolo sara composto di 32 colonne m 4'° ^ due tavole in rauie: costera austr. \\r. I coUe stauipe in uero , e colle stauipe miniate austr. lir. 1. jb. APPENDICE ITALIANA. l3?) posizlono deir operatore e dell' operato e del modo dl at- teggiare lo strnmento - il meccanismo e gl' istrunienti riferihill ai parti - le piante adoperate in medicina - le piu belle tavole d' aiiatomia patologica de' principali musei di medicina. Perche poi alTinteresse sia agginnta la varleta. degli oggetti, ciascun fascicolo comprendera da sei a dieci soggetti apparteuenti ai diversi rami della medicina con una concisa ed esatta spiegazione . . . Alia compilazion del- r opera concorrono distinti medici , di cui ciascuno scelse a trattare quelle materie che ai proprj studj sono piii con- facenti. La direzione e affidata al dottor Bayle professore aggregato e bibliotecario aggiunto della facolta di medicina in Parigi. » Quest' opera non puo certo rignardarsi come fondamento di scienza, ma come ajuto, incentive ad acquistarla;, e vuolsi dar pregio all' aver con essa apprestato a molti un comodo mezzo di possedere la rappresentazione di svariatissimi og- getti relativi alia medica scienza e professione. Gotali rap- prescntazioni riuscirono quale piii quale meno fedeli ; e per esempio le grandi tavole anatomicbe ridotte a piccola dimensione indispensabilmente dovettero perdere parte della loro esattezza. Le tavole deU'edizione francese sono in acciajo , quelle della traduzione italiana in rame , ma il prezzo della prima e alquanto inferiore a quello della seconda. II traduttore va corredando 1" opera di alcuna sua im- portaute annotazione. Lezioni verhjli di cUnica-chirurgica pronuncinte all' o- spitale maggiore di Parigi dal barone Dupuytren, chirurgo in capo , raccolte e pubblicate da una so- cield di medici , traduzione dal francese con aggiunte. — Venezia, 1884, dalla tipografia di Paolo Lam- pato, volumi duc^ in S."" grande di pag. 242 e 24O. Le lezioni di un operatore di cbirurgia sonimo per 1' a- bilita, per I'ingegno, per le invenzioni e per la cliiarezza, pel nietodo e per 1' eloquenza nelF insegnamento non po- tevano non incontrare il pubblico favore. II tipografo sig. Paolo Lampato si aft'retto quindi a di vulgar le anche in Italia^ e noi le raccomandiamo grandemente ai coltiva- tori della medicina esterna non solo, nia ancora a quelli l34 APl'ENDICE ITALIANA. dell' Interna , polche anch' essl vi possono attignere ntilis- sime cognizioni. I compilatori di tali lezioni daniio iin' idea deir opera nel seguente modo : " Tutt' i fatti patologici, in » proporzione che si presentano all' osservazione del pro- >/ fessore , gli ofFrono T opportunita di sviliippare due or- }> dini di considerazioni pratiche^ alcune geiierali relative »/ alia specie ; altre particolari dedotte dall" individualita » del caso. !i Unendovi altri fatti di cui indico la storia , altre av- » vertenze da lui menzionate in epoche anteriori. in pro- » posito di casi analoghi , giungiamo ad esporre sopra >r ciascun subbietto di chirurgica patologia un complesso t> del piu importanti pnnti di dottrina, ed anclie iin corpo » di scienza piii perfetto che e possibile , nel quale le }) particolari osservazioni vengono in gran numero ad ap- » poggiare le opinioni emesse, i principj stabiliti, a render >i conto delle varieta di una specie, a giustificare la me- » dicazione adoperata od il processo operative prescelto. « E per siffatta guisa clie P esperlenza acquistata dal pro- f> fessore e posta a comparazione della sua giornaliera » osservazione , e 1' una si rinforza coll' altra ; per tal » modo parimente i fatti di ciascun giorno raccostati a >/ quelli da lui notati nel corso di venticinque anni di con- » tinue faticlie , confermano o modificano le conseguenze » dedotte ; ed in questa maniera finalmente i lettori ap- » profittano in pari tempo dell' anunaestramento clinico » deir anno corrente e di qiieilo cui il celebre chirurgo >/ gi dedica da trent' anni. Tale si e lo spirito col quale si >; compose la maggior parte degli articoli che forniano il >i presente trattato. » Ma questo metodo non ci impedisce di ritornare in >i seguito sopra un argomento gia trattato nell' articolo ge- tt nerale, se il professore eccitato dall' importanza che » ritrova in altri casi , vi si riconduce nelle successive >i lezioni. Posslamo parimente presentare con tutte le par- n ticolarlta e con tutti gli schiarimenti che suggerisce la » storia di un fatto separate , die merita di formare vi- >/ vamente 1' attenzlone per le sue complicazioni , per le " difficolta della diagnosi , per gli ostacoli e le probabilita » di riusclta dell' operazione. " Le aggiunte poi del tra- duttore italiano non sono di gran rilevanza. F. APPENDICE ITALIVTSA. \ oi> Topografia statisticn-mcdica dclla provincia dl Sondrio {Valtcllina) , del dottorc Lodoiico Balardini , rc- gio medico dl delcgazione in Sondrio , ecc. — 7I/i- lanOy 1834, presso la Socictd dcgli cditori degli Annali iiniversali delle scienze e dell industria , in 8.°, di pag. 1:2c. Lavoro e questo sebljcn noa cU raolta mole , pure im- portaiite e coiidotto con molta diligenza. La provincia di Sondrio e per I'estensione e per popolazione T ultima di quelle clie compongono il governo di Lombardia; ma me- rita per piii rispetti di essere conosciuta , e vuolsi saper" grado al sig. dott. Balardini di avercene date la topografia statistico-medica ; tanto piii clie 1' esempio sno non sara seuza imitatori negli altri medici di delegazione. L'' au- tore comincia dal descrivere la situazione geograiica della provincia in discorso , recandone i coniini, la divisione, i iiumi , le valli, i monti , le strade , ecc. Fa conoscere da poi il clima ch' e molto variabile ed incostante , recando la meteorologia in attenenza alle diverse stagioni dell' anno, e le qualita dell' aria alle diverse altezze. Ben particola- rizzate sono le qualita del suolo , i diversi prodotti vege- tabili , minerali ed animali , siccome con molta sagacita toccasi del carattere, del genio , delle consuetudini dei Val- telliui , non che dell' agricoltura , industria , arti , diverti- menti ed educazioni, mezzi di sussistenza, cibi, bevande, vestiti ed abitazioni loro. E veritiero non si arresta a scri- vere : " Che molta nella provincia di Sondrio e la poverta, " e che il contadino assai malamente si alimenta, per cui " lo si vede generalmente scarno , di mal aspetto, curvo " dalle fatiche e veccliio innanzi tempo , e quel che e " P^oS"' ' ^ paesano cosi mal pasciuto abusa del vino di " cui abbonda il paese e malaugurataniente del vino peg- " giore, destinandosi il buono per I'estero e per gli agiati. •/ Gli agiati stessi ed i signori s* abbandonano soverchia- " mente a Bacco , prelibandone il piu generoso , per cui " vedonsi poi torpidi e troppo disposti ad afFezioni flogi- " stiche d" ogni genere. " Fatta successivamente conoscere la costituzione lisica dei Yakeilini, le predisposizioni nior- bose , le principali influenze nocive , le malattie jjIu co- niuni, le enderaiche, le epidemiche e le contagiose, mette innanzi il sig. dott. Balarilini i provvcdiaienti ch'egli crede I 36 ATPrNnTCK ITALIAN V. atti e proporzionati a rlmovere probabilmente \p accennate nocitive inflnen/e ed a promovere la prosperita lisica di quel popolo. E cosi parlando del bestiauie , annoverate le malattie cui piu di frequente esso soggiace, e gl' inconve- nient! relativi al niodo di allevarlo, niostra come si possa a cio riparare. Un capitolo e ancora speso a riferire la popolazione facendo principio dal secolo attuale , le nascite, i morti , i matrimonj , la durata della vita , ecc. La qual durata della vita non e certo molta, poiche il termine me- dio, desunto dall'adequato delle eta dei morti nell' ultimo quinquenio nel complesso di tutta la provincia , risulta di anni 27 circa. Non e dimenticato il personale sanitario e la loro proporzione colla popolazione , la vaccinazione co' snoi risultamenti , gli stabilimenti pubbllci di beneficenza ; e flnalniente chiudesi 1' opera col parlare delle diverse acque minerali e termali cbe riscontransi in quella provincia , sic- come ancora de' bagni di Bormio , del Masino e dell' acqua di Santa Caterina coUe rispettive medicbe proprieta. Noi speriamo che questo lavoro del sig. dott. Balardini vorra es- sere tenuto in quel conto che si merita , e che tanti savj su2:";erimenti da lui dati non lo saranno invano. F. L' arte di prendere e di distniggere qualunque sorta di animali , e d' insetti nocivi alle peisone , alle case, ai girmai , ai campi , agli orti , ai giardini, ai bosclii , alle pcschiere , agli stagni , alia caccia- gione , alle stalle , cd a qualunque siasi animale do- mestico , ecc. Opera con rami utile ai possidentis ai filtabili, ai coloni ed a qualsivoglia ultra per- sona , del sig. Verardi , ecc. , traduzione dalla se- conda edizione di Antonio AscoNA, con appendice sui mezzi siciiri per distruggere i vermi roditori del fruinento in erha e su le spiche , ecc. — Milano , 1834, per Placido Maria Visa), stampatore librujo, in 1 6.°, di pag. 844. E questa un' operetta condotta con buon discernimento, sufficientemente estesa e chiara, e che fa conoscere presso che tutte le maniere acconce a liberarsi dagli animali no- civi di qualunque sorta e di qualunque paese. L' appendice poi sui mezzi sicuri per distruggere i vermi roditori del APPENDICE ITALIANA. 1 3/ frnmento non e che una ristnmpa di quelll nscitl V anno scorso in Modena, e di cui noi abbiaino discorso nel t. "J^-", pag. a86. F. Le meravigUe del corpo iimano , ossieno nozioni fami- gliari di anatomia ad uso dei fanclulli e del gio- vanetti dl L. F. Jaiiffrct ; traduzione del prof. A. G. Teglio — Milano , iHS^ , presso Lorenzo Son- zogno, coi dpi di Gio. Pirotta, in i8.° di pag. 199. Prezzo lit: i. 5o ifal. Grazioso librlccino , clie parci raggiunga assai Isene lo scopo cui e destinato. Ed in vero commendabile ed utilis- sima cosa sarebbe che nella educazione della gioventii si facessei-o entrare anche alcnne general! nozioni sul corpo imiano , per riparare cosi alia stranezza , die mentre r uomo ha perfetta cognizione di parecchie cose che gli Stan d'' attorno , nulla sappia della propria costruzione , e delle funzioni che in se couipionsi. II sig. JaufFret poi onde trattare con non so quale piacevole contorno e sem- plicita di modi la materia anatomico-fisiologica scelse il dialogo , supposto tra il padre ed i iigliuoli , nel quale il prinio piglia a discorrere gli organi dei sensi , le ossa , il Jjraccio , la mano , la respirazione, la circolazione del san- gue , i muscoli, i nervi , la digestione, la nutrizione , fa- cendosi sempre strada a tutto cio dagli oggetti die acci- dentalmente cadono innanzi neirameno giardino in cui fin- gesi a diporto. L' esposizione e semplice , facile e propor- zionata alia comune intelligenza. La traduzione per altro poteva essere migliore , e tra F altre cose mal si possono comportare il travolgimento della parola prunelle in pru- nella, e non pupilla ; melarancio, per melarancia , volendo indicare il frutto e non la pianta ; V insieme delle parti, pel complesso delle parti ; ammirevole per ammirabile ; r odoroso sapore , ecc. ecc. F. Quattro discorsi ad uso delle levatrici , del dottore Gioianni Canzi, assistente presso E I. R. Scuola (V ostetricia in Milano. — Milano, i835, da Pla- cido Maria Visaj , in 8.° di pag. 69. Ora die la merce di chi regge la somma delle cose sanitarie della Lombardia ottimo e T insegnamento delle l38 APPENDICE ITALIANA. levatrlcl, e finalmente a bene dell' umanlta 1 comnni tro- vansi provveduti di persone clie con cognizion di causa sanno ricogliere i paxni , fu savio divisamento quello di estendere il saper di tali persone anche in punti clie non riescono certamente indifferenti , poiche ajntar possono il medesimo siudio teorico pratico delF ostetricia. E pero il prime dei discorsi del sig. dott. Canzi tende a dare un'idea della materia e degli attributi suoi. II secondo risguarda le sostanze elementari che costituiscono gli organi della macchina umana. Nel terzo descrivesi lo sclieletro umano. Nel quarto finalmente si fa conoscere T anatomia , ed il mode di operare de' sensi esterni. F. Corso teorico e pratico di ostetricia di F. Capuron , dottore in medicina della facoltd di Parigi, profes- sore di ostetricia, ecc. Traduzione di Giuseppe CoEN, jnaestro in chirnjgia e in ostetricia. — • Venezia, 1884, dalla tipografia di Paolo Lampato , in 8.° grande , di pag. 243, con quattro tavole in litografia. Lir. 8 austriache. Fra i libri elementari dell' arte ostetrica non puossl certamente non commendare questo del prof. Capuron. Esso non e deficiente ne esuberante. Scritto con precisione e chiarezza senza vano lusso di erndlzione , e coi migliori principj teorici e pratici. La materia vi e divisa in tre parti ; la prima delle quali racchiude quanto importa sa- pere in riguardo al bacino feminile , alle parti della ge- nerazione , ed al feto dal primo suo svolgersi infuio alia perfetta sua maturita ; la seconda tratta delle cause , dei fenomeni , della divisione e del meccanismo del parto na- turale^ compresavi l' espulsione della placenta, le cure die importa avere durante e dopo 1' opera del parto, esposte altresi le prime nozioni intorno I' educazione fisica e mo- rale del bambino. La terza ed ultima parte finalmente con- cerne il parto non naturale, clie I'autore dlvise in manuale e meccanico. II presente volume non contiene che le prime due parti. La traduzione e mediocre. La stampa e in testino con impaginatura grande ed in colonna per cui sotto poco volume vi ha molta materia. Tavole litografiche suflicien- temente bene eseguite ajutano T intelligenza col soccorso di figurata rappresentazione per rispetto a cose in cui la sola descrizione con parole non basta. F. APPENDICE ITALIANA. 189 De Axe cephalo-spinali Dissertatio inauguralis, Joseph Meneghini. — Patavii, 1884, ex officina Sociorum titulo Minerva, in 8° di pag. 276. Compilazlone che mostra molta diligenza, studio e dlscer- nimento nel giovane laureando. A chiarire le funzioni delle singole parti del cervello, del midollo allungato, e del rai- dollo spinale , datane la descrizione anatoinica , egli e ri- corso air anatoinia comparata , all' anatomia sugli animali vivi, e air anatomia patologica. Con questo lavoro il si- gnor Meneghini fece onore a se stesso ed a' suoi studj , e risparmio ad altri di svolgere tanti volumi ed opere di- sparate. F. Biblioteca medico-farmaceutica delle opere piii insigni tedesche , inglesi , franccsi , ecc. — Manuale del far- macista o sunto elenicntare di farmacia di A. Che- valier , e di Idt , prima vcrsione italiana sulla se~ conda edizione franccse , tamo 1.'^, fasc° primo — Venezia , \8'6'i ■, presso Girolamo Tasso, edit. tip. ■ calc. lit. libr., in 8.° di pag. 3c. Austr. lir. I. Se r editore si attenesse scrupolosainente alia promessa di comporre la presente Biblioteca delle opere straniere veramente celebri , e adoperasse in modo che corrispon- desservi le traduzioni, non vi avrebbe chi non lodasse il divisamento suo siccome di vera ntilita. Da questo primo fascicolo se argomentiamo bene sulla scelta degli autori , non possiauio dire lo stesso della versione , che parci di qualcuno non niolto versato nella materia. Avvertiremo poi che alia parola francese noisette risponde nocciuola e non nocetta , e cosi quella d'l frandioise , lampone , e non fram- hoes , che i surscds diconsi sovrasali, e non5ur5aZJ, che si deve scrivere primule e noii primute, gattaria , e non gat- tavia , ecc. ¥. 140 V A R I E T A. S T O R I A. Miracolo dl Giosue atteslato da diversi popoli. « \.\ giorno (dice lo storico Giuseppe Ebreo) fu pro- tratto (cosa fino a que' tempi inudita) e siccome qnesto giorno si trovo piu lungo , ne venue segnata la memoria ne' libi'i sacri. » — Passiamo ai Maouiettani : " Joschova (dicono essi ) diede una battaglia ai giganti la sera di un venerdi: accostavasi la notte, e Joschova non volendo com- hattere in un giorno di sabato imploro dal cielo il tempo necessario per dare la battaglia. Egli fu esaudito : il sole rimase sull' orizzonte un' ora e mezzo oltre Tordinario sno corso. V — Omero , nell' Odissea, semljra alludere a qnesto avvenimento nel coUoquio cli' ebbe luogo tra Ulisse e Pe- nelope dopo la strage dei Proci. II poeta descrive il feno- meno come una sovrannaturale estensione della notte, sup- ponendolo tin artificio di Minerva onde prolungare la notte per I'abboccamento dei due sposi. — Se il prodigio av- venne in Palestina a quattr' ore dopo il mezzodi, essere dovettero le otto della sera quando fu osservato nelle Flo- ride. Ora gli abitanti di questo paese conservano una tra- dizione die in ogni punto si accorda coll' ebraica versione. Essi dicono die in certa occasione il sole pel prolunga- mento di un giorno tralascio di splendere tutto il giorno seguente, e die da cio provenne un traboccamento del gran lago Teorni. — Ad Otaiti il fenomeno debb' essere apparii,C alle cinque dopo il mezzodi. E di fatto una tradizione totalmente conforme , riferita nell' opera del sig. Ellis , sussiste fra questo popolo , giusta la quale Mani costruiva un tempio , allorche s'accorse die il sole decli- nando stava per iscomparire prima che il suo lavoro fosse condotto a compimento. Percio Mani prendendo il sole pei raggi , gli attacco con una corda al tempio stesso. Allora quest' astro trattenendosi suir orizzonte continuo il suo mo- to. — Nella Cina raccontasi che sotto Yao il sole dimoro dieci giorni senza tramontare. Ci ha varj pareri intorno VARIETA. 141 all' interpretazione di qiiesti dieci giorni. Parkurst e d'av- viso che intendersi debba dei 10 gradi che si trovaiio nel .a grimpedissero di acco- starsi alia jjerfezione dello stile , nondimeno anche nelle materie lilologiche e letterarie fu giudice assai competente. L' eleuco ilelle sue opere che noi trascriviamo qui sotto potra piu die un lungo dlscorso renderue manifesta la varia dottrina e la costante opero^ita , e nondimeno po- trcbbe accrescersi di alcuni volumi qualora vi si agglun- gessero tutte le dissertazioni coiuposte per le varie Acca- demie alle quali fu ascritto , e le Memorie inviate in di- versi tempi a coloro che lo consultavano sopra materie gravi e iinportanti. Tutti questi lavori die desterebbero ma- raviglia anche in un uomo che avesse passati i suoi anni 1 54 CRONACA. nella quiete del gal)inetto , in una continua tranquillita di fortuna , devono parer prodigiosi qualora si consideri die il conte Bossi ebbe molti pubblici laffici, ne fu straniero alle tempeste del mondo. — Noi non abbiamo pigliato Pincarico di scrivere una vita, ma solo di tribntare un estremo omaggio di stima ad un instancabile cultore del Jjuoni studi , ad un illustre coUaboi'atore del nostro Gior- nale. Questo peraltro vogliamo dire sopra la fede di quanti conobbero piii da vicino il conte Bossi , clie in ogni va- rieta di fortuna e di condizione egli conserve sempre la sua natia modestia e soavita di maniere , abborri le in- giustizie, desidero di giovare agli aniici, soccorse volontieri chiunque a lul si volgeva , e fu riconoscente a coloro dai quali avea ricevuto qualche servigio. A. Elenco delle opere del conte Luigi Bossi , estratto dal Jahrbiicher der literatur , giomale die stampasi a Vienna , tomo 34.°, aprile , maggio e giugno 1826. I. Descrizione di una sfera armillare di nuova costruzione rappresentante diversi sistemi. Milano, 1773, in 8.° 3. I Parafulmini , poemetto con note. Milano, 1772, in 8." 3. De reductione, ut ajunt, niissarum, et legatis ob earum numerum inexplebilibus in alios pios usus conver- tendis. Mediolani, 1780. 4. Lettre de M. Bossi a M. d'Alembert au sujet d\me lettre a M. Linguet sur I'alienation des biens eccle- siastiques. Geneve, 1781, in 8.° 5. Del cattolicismo della chiesa di Utrecht, e delle altre cliiese d* Olanda appellanti. Milano, 1786, in 8.° 6. Dello stato delle scieuze e delle lettere in Italia. Mi- lano, 1786 , in 8.° 7. Saggio sui Giornali letterarj. Milano, 1786, in 8.° 8. Deir antica lezione degli Ebrei, e della origine dei punti. Milano, 1786 , in 8.° g. Osservazioai di un Accademico etrusco su le gemme in- cise, e le Istituzioni glittografiche del sig. Aldini di Cesena. Milano, 1786, in 8.° Ag- io. Sulla Comunione eucaristica vietata nelle sette ferie della quadragesima nelle chiese di rito ambrosiano, e dei giorni liturgici in generale. Milano, 1787, in 8." II. Sulla divina istituzione de" Parrochi. Milano, 1787, in 8." CR ON A C A. l55 13. Osservazioni oi-ittologiche fatte nelle coUine dell' 01" trepo pavese c nella provincia di Voghera. Milano ' 1787, in 4." l3. Lettere ultrajcttine , Milano, 1788, in 8." 14.. La Ninfa di Spa, delPaliate RaynaU poemetto tradotto dal francese con note. ]\IiIano , 1787, in 8." fig. 15. Guide des etrangers a Milan. Milan ^ Margaillan, 1786, in 1 3.° fig. 16. Allegationes et consultatlones jurldicae , fogl. 17. Delie porpore e delle materie vestiarie degll antichi. Lettere dirette al conte Commendatore Presidente Carli. Milano, 1788 , in 4.° 18. Dissertazlone suUe pietre idrofane. Milano, 1788, in 4°. 19. Dissertazione suUe patine dei bronzi anticlii. Milano, 1788. 20. Lezionl di Storia naturale e di cliimlca del sig. Four- croi, tradotte ed aiTiccliite di niolte note. Milano, 1789, in 8.° fig. a I. Trattato deir elettro inetallo degli antichi. Milano, 179 1 , in 8.° aa. Per le prime vittorie riportate contro le armate fran- cesi. Milano, 1792, in 8.° aS. Dei basilisclii^ dragoni ed altri aniniali creduti favo- losi. Milano, 1792, in 8." fig. 34- Spiegazione di una serie di gemme incise, con osser- vazioni riguardanti la religione , i costumi e la storia dell'arte degli antichi popoli. Milano, 1794, in 8.° gr. fig. a5. Dei fuchi tintorj e delle ulve porporifere, lettera air abate Olivi autore della Zoologia adriatica. Vene- zia , 1795, in 8." a6. Elementi di storia naturale del sig. Millin , tradotti e corredati di note. Venezia , 1796, in 8." tomi 2. 37. Elogio storico del conte Commendatore Gian Rinaldo Carli. Yenezia, 1796, Perlini , in 8." fig. 28. Storia naturale dei minerali del sig. Bufton, tradotta e corredata di note. Venezia, 1797, torn. 6. in 8.° 29. Sui Giornali politici e sui giornalisti. Venezia, 1797, in 8." 30. Dialogo tra T aristocrazia e la democrazia. Venezia, 1797, in 8.° 3 1 . Discorso su la costituzione di una repubblica in Italia. Venezia, 1797, in 8.° Sa. Discorso su la prudente condotta dei circoli costitu- zionali. Yenezia, 1797. l56 • GR ON A C A. 33. Osservazionl di un giureconsuko su ristria e su la Dalmazia. Venezia, 1797, in 8." 34. Memorie cU Andrea Gratarol. Venezia, 1797, torn. 3.° in 12.° 35. Mercurio storico-politico. Venezia, 1796 e seg. , Pa- sqnali, vol. 36, in 8.° 36. Saggio sui progress! dello splrito umano, dl Condorcet, tradotto ed arriccliito di note colla vita dell'autore. Venezia, 1797? in 8.° 37. Osservazioni sulle imposte. Milano , 1798, in 8.° 38. Istruzione sulle assemblee popolari. Milano, 1798, in 8." 39. La religione repubblicana. Milano, 1798, in 8.° 40. Lettre a M. Marganlt au sujet d'une lettre par lui adressee a M. Dubois Dubay, president du Conseil des Anclens, touchant les afFaires de Tltalie. Genes, 1799, in 12." 41. Osservazioni suUa origine dei cuiti, delle artl, del lin- guaggio e della scrittura, contra Quatremere Disjonval. Torino, i8o3, in 8.° 4a. Lettre a M. Schlegel sur deux Liscriptions pretendues runiques trouvees a Venise. Turin, i8o5, in 8.° fig. 43. Memoires sur les paillettes d'or qu'on trouve dans les rivieres. Turin, 1804, in 4.° 44. Suir uso delle frondi d'albero nelle solennita delle feste. Torino, 1804, in 12.° 45. Kotzbue in Siberia. Commedia in tre atti. Torino, 1804, in 8." 46. Senno e Capriccio. Commedia in tre atti. Venezia, 1804, in 8.° 47. Opere drammatiche. Vol. i. Tragedie. Torino, i8o5, in 4.° ed in 8.° 48. La Megalantropogenesia. Commedia in tre atti, parte in Verso e parte in prosa. Venezia, 1806, in 8.° 49. Observations sur le vase que Ton conservait a Genes sous le nom de Sacro Catino , et sur Part de la ver- rerie chez les anciens. Turin, 1807, in 4.° ed 8." fig-, di pag. 234. 50. Lettre a M. Millin au sujet de quelque nouvelle obser- vation sur les vases murrhins. Milan, 1808, in 8.° 5 1. Lettera al cav. Amoretti su di alcuni vetri opalizzanti trovati in alcuni scavi presso la piazza del Duomo • e su gli antichi musaici. Milano, 1808, in 8." CRONACA. 157 5a. Memoria sul tremuoto delle Valli Valdesi. Milano, 1808, in 8." 53. Saggio sulla illimiinazione fatta col petrolio , con ag- giunta sui bitumi ecc. Milano, 1809, in 8.° 54. Sugli aeroliti , e sulle successive loro cadute. Pavia , 1810, in 4° 55. Discorso della erudizione degli artisti. Milano, 1810, in 8.° 56. Discorso della modestia degli artisti. Milano, 18 14, in 8.° 57. Elogio storico del cav. Amoretti. Modena, i8i5, in 4-° fig- 58. Viaggi del Commodoro Billings nella Russia asiatica ed alia costa d'America , tradotti dall' inglese ed illu- strati con note scientifiche. Milano, 18 16, tomi 2, in 12.° fig. niin. 59. Viaggi di Swinton nella Russia tradotti dall' inglese e corredati di note : seguono gli estratti dei Yiaggi di Fabriclus nella Norvegia , di Marshall nella Dalecar- lia, altre Memorie di Viaggiatori, Note sul cervo ta- rando e suirAras mollissima di Linneo. Milano, 18 16 e 1817. Torai 4, in ia.° iig. min. 60. Viaggi di Leopoldo de Buch nella Norvegia e nella Lapponia , con note geologiche. Milano , 1817. Tomi 4, in 12.° iig. min. 61. Spiegazione di alcuni vocaboli geologici , litologlci , mineralogicl , per ordine d'alfabeto , ad intelligenza principaliuente dei moderni viaggiatori. Milano, 1817, in 12.° fig. min., di pag. 428. 6a. Vita e pontificato di Leone X di Guglielmo Roscoe, tradotta e corredata di annotazioni e di alcuni docu- menti inediti. Milano, 18 16- 181 7, tomi 12, in 8.° fig., di pag. 3 00 circa ciascuno. 63. Guida dei forestieri a Milano e ne' dintorni. Milano, 18 r 8, tomi 2, in 8." fig. 64. Guide des etrangers a Milan et dans les environs. Milano, 18 1 6, torai 2, in 12.° fig. 65. Vita di Cristoforo Colombo, con ricerche e note crl- tiche. Milano, 1818, in 8.° ed in 4.° fig. 66. Riflessionl sulla qiisericordia di Dio, tradotte dal fran- cese^ colla Vita di madama de la Valliere origiual- mente scritta , ed un"Appendicc di varie pregluere. Milano, 18185 in ia-° %• min. l58 G RON AG A. 67. Vita di Paolo Manuzio. Milano, 18 18, in 4.° fig. 68. Deir istoria d' Italia antica e moderna. Milano, 18 19- 2.3, t. 19, in 8." ed in i8.° fig., di p.«).5o circa ciascuuo. 69. Rapporto sopra il Codice diplomatico ed una Cronaca di Tortona pubblicati dall' avvocato Costa. Milano , 1816, in 8." 70. Geografia compendiosa di Goldsmith tradotta dall' in- glese con moke correzioni ed aggiunte. Milano, 18 19, in 12." fig. 71. Storia natm'ale di alcuni dei piu grandi cjuadrupedi. Milano, 1819, fascicoli a, fogl. fig. min. 72. Storia della Spagna antica e moderna. Milano, 1821- 1822, t. 8, in 12.° fig". 5 di pag. 400 circa ciascuno. 73. Guide des etrangers dans la ville de Milan, par F. PJrovano , traduite en francais avec des additions par L. B. Milan, 1820, in 12.° fig. 74. Sui diamanti , detti volgarmente di natura * Memorla. Pavia, 1819, in 4." fig. 75. Saggi chimici di Parkes e di Martin, tradotti dall'in- glese con note ed aggiunte. Milano, 1820, t. 3, in 8. fig. 76. Introduzione alio studio delle arti del disegno, e Vocabo- lario delle arti niedesime. Milano, 182 i, in 8.° fig. t. 2. 77. Descrizione di un esemplare unico del Petrarca della edizione del prof. Marsand. Milano, 1822^ in 4.° 78. Trattato delle malattie degli uccelli , con nuove osser- vazioni ornitologiche. Milano, 1822, in 8.° fig., di pag. 204. 79. Yita di Dione Cassio. Milano, 1822, in 8.° 80. Epitome delle Storie di Dione di Sifilino, tradotta dal greco e corredata di note critiche. Milano, 1822, tomi 2 in 8.° fig. 81. Notizie della vita di Siro Comi, filologo e diplomatico. Milano, 1822, in 8." 82. II poeta Cristiano. Milano, 1822, in 12.° fig. 83. Costume antico e moderno della Germania. Milano, 1825. in 4.° fig. min. Memorie recitate nelle radunanze delV I. R. Istituto. 2 giug. 1 8 14. Sopra i vasi murrini. 16 Dissertazione sopra il diaspro. 2 3 febb. 181 5. Sulle materie tiutorie degli antichi. 16 magg. 1816. Sulla sandraca degli antichi. 1 8 Iiiglio 1816 2 genn. 18 17. 3 2 magg. . . a 6 febb. 181 J 12 marzo . . ' a luglio . 6 agosto . a I genn. 1819. i6 agos. 1 8a I. 6 febb. iSaS. 24 aprile . . . 5 giiigno . . . 7 agosto . . . 18 dlceni. . . . a6 febb. 1824.. aa aprile . . . 16 dicem. . . . 5 magg. i8a5 i5 dicem. . . , I 16 febb. 1826 7 . . . 1837. 10 aprile 1828, 7 agos. . . . C RON AC A. l5i) Elogio del cav. Amoretti. Ragguaglio dell' opera suUe Fabbriche del Samniicheli pubblicata da Ferdinando Al- bertoUi. Sul cervo tarando di Pllnio. Suir antico state delle brughiere. Sopra una storia inedita di Andrea da Prato. Illustrazione di im frammento di Simmaco ( latlna ). Sui vasi murrini. Rapporto esteso sulle brughiere lombarde e sui mezzi di bonificarle. Sul cambiamento delle foreste sotterranee in carbon fossile. Estratto di un' opera sulla storia della pit- tura. Sulla coltivazione de' castagni fruttiferi. Suir arte della tintura. Introduzione alia versione della Storia di Sillllno. Descrizione del prodotti e delle manifatture della Lombardia. Sulle detonazioni dell' isola di Meleda. Sul vantaggi delle macchine sostituite al- 1' opera degli uomini. Sui nuovi fenomeni osservati all' isola di Meleda. Dei vantaggi e del danni delle macchine introdotte in Inghilterra. Artlcoli necrologlcl inseriti nel 3.° volume del nuovi Atti. Sulle malattie dei grani. Sunto di due opere agronomiche del signor Lewenau. Sulla stenografia. Notizia delle scoperte archeologiche del si- gnor IMarchant. Suir origine dei vulcani in relazione alia tcoria della terra, del slg. PouUet Scrope. Notizia sulle Meaiorie della Societa iudiaua di Londra. SuUa fabbricazione della polvere. 1 6o C K O N A C A. i3 febb. 1839. Rapporto su di alcuni progetti agronoinici venuti da Udine. Varie relazioni dei voluiiii deU'Istituto po- litecnico di Vienna. Giovita Garavaglia. Le arti belle e specialmente la calcografia hanno ben donde condolersl per rinimaturo trapasso deirincisore Gio- vita Garavaglia avvenuto in Firenze il giorno 26 aprile. Compiva egli il quarantesimo sesto anno, e mentre si] pub dire die questo astro trovavasi nel suo perielio. In- tendendo noi di porgere un ceuno di ricordanza sul di luiJ splendore tocclierenio di fnga alcuni particolari del viver suo per intertenerei singolarmente sul merito delle di lui produzioni. Egli e con queste die T esimio artefice innalzf a se medesimo il piii bel monumento , perdie visibile per la circolazione di esso a tntte le nazioni. Nato il Garava-| glia nel 1789 in Pavia da onesti parent! , sembrava die V indole sua docile , concentrata e studiosa preludesse aglii aiti destini die lo attendevano. Ivi apprese i primi rusJi- menti del disegno e sviluppatasi in lui una decisa dispo- sizione per Tarte dell' intaglio , profitto talmente della di-| rezione, onde gli fu cortese in amendue i rami il valentel calcografo signer Faustlno Anderloni socio corrisjjondente deir I. R. Accademia di Milano , die in breve tempo fuj trovato in grado di coadjuvare il maestro nelle grandi ta-I vole die questo stava incidendo per div^erse opere delP iI-1 lustre professore Scarpa. Da siffatto esercizio, e segnendoj la scorta dell' Anderloni contrass' egli una robustezza jiitidezza di taglio die poscia contraddistinsero i successivij lavori di lui. Fornito di queste doti, recossi nel 1808 ir Milano , dove col piii grande impegno diede opera a per- fezionarsl nel disegno frequentando le scuole accademidie. senza intralasciare la quotidiana occupazione deirintaglioj dietro la guida del celebre professore cavaliere Giuseppe Longlii. I primi di lui saggi usciti in luce durante questa' seconda applicazione gia chiaramente manifestavano cli'egli avrebbe raggiunto un grado luminoso: e in fatti non ando guari ch' emancipatosi dalla scuola, consegui due grandi premj accademici d' incisione , acconqiagnati da onorillclie espressioul del pubblicato giudizio. II primo di questi gli CRONACA. l6l fu aggiudicato nel i8i3 per una stampa tratta da uii di- pinto di Bernardino Luino vappresentante Erodiade die riceve in un hacile il teschio di S. Giovanni Batt sta ^ il secondo nel 1817 per una Sacra famiglia di ratl'aellesca composizione eseguita da ignoto penuello. Prima di progredire nel propostoci assnnto crediamo opportuno di dover premettere uno schiariniento ond' evi- tare ia taccia di mancanza di cognizioni , e di trascurag- gine nel procurarsele, che ci potreblje venir apposta dai dilettanti di stampe o dagP intelligenti di calcogralia : bea pociii artisti possono per operosita ed attivita paiagonarsi al Garavaglia, perche ragguardevolissinio risulta il nu- mero de' disegni e delle incisioni ch' egli condusse a com- pimento, niassime ove si considerino il breve stadio di vita da lui percorso , e la diligenza ch' egli pose in tutte le sue opere. Se noi pertanto dovessimo tener dietro al- r ordine cronologico e a mano a mano far conoscere i particolari di ciascuna di esse in linea d'arte, ci trove- remmo ingolfati in un troppo Umgo discorso ed oltrepas- sereuiuio que'limiti clie nel presente articolo ci sianio pre- scritti. Per audar cjuindi all' incontro delle censure e delle eccezioni , e per accontentare nel tempo stesso i dilettanti di queste notizie artistiche accennerenio la maggior parte de' lavori del Garavaglia , arrestandoci specialmente su quelli che o per importanza del soggetto , o per grandi dimea- sioni , o per raaggiori bellezze meritassero a nostro avviso pill lunga contemplazione e maggior numero di parole. Che se niai ci accadesse per brevita di tempo di ommetterne qualchednno , dichiariamo anticipatamente che in quahin- cpie produzione del nostro artefice si riscontreranno sem- pre le scintille e le conseguenze del genio. Tra i diversi ritratti che furono intagliati da Giovita Garavaglia sia contemporaneamente che doj^.o i saggi che furono dairAccademia coronati , ben degni di bella lode ritroviamo il Dante, il Boccaccio, il De ^larchi, ecc. ese- guiti per la raccolta degF illustri Italiani edita dal Bettoni : ci senibra che la severita ed il nerbo dello stile con die furono condotti, consonino con I'epoca in cui vissero quel gravi personaggi , e coUa profondita delle loro dottrine. Air incontro negli altri ritratti usciti posteriormente dailo stesso bulino, come sono quelli di Carlo Magno , di Carlo V, della Cenci, del cav. Stratico, ecc, che hauuo scrvito per Bibl. Ital T. LXXVIIl. II 1 62 G U O N A C A. altre raccolte , o die gli fnrono allogati da' mercatanti di stampe , a noi pare clie lo stesso stroiiiento sia stato ag- girato con assai piu brio, siasi piegato a quella morbidezza, od abbia solcato con quella maggior forza ch' esigevano la qualita degli ornamenti, le diverse forme del vestire, e lo svariato carattere di ciascun individiio. Di fatto quegli ac- ciai , quegli ori , quelle trine , que' velluti oflVono la lucen- tezza, I'asperita, i riflessi , la leggerezza , i tuoni proprj di ciascun nietallo e di ciascuna stoffa : per rlspetto poi al variare de' tagli secondo la tinta di ciascuna carnagione, troviamo die messi a raiFronto gli accennati ritratti so ne discerne il diverse colore. Seguendo possiliilmente le epo- che , come lavoro di gran lena e di forza per tinte locali puo riguardarsi successivamente una Madonna col Putto ed il piccolo S. Giovanni ricavata da un quadro di Ge- iiiiniauo da S. Geminiano , stata incisa pel sig. Schenk di Brunswlk. Tranne poi una mezza figura della B. V. Ini- macolata tratta da un dipinto di Guido, ed eseguita pei fratelli Vallardi, il nostro incisore dovette lungo tempo occuparsi nell' adempimento di molte commissioni avute dal sig. Bardi di Firenze. Un Davide col tescliio di Golia dipinto dal Guercino, un Bambino col piccolo S. Giovanni in atto di adorazione e con alcuni cherubini da un quadro del Maratia , la famosa Madonna della seggiola di Raf- faello esistente nell' I. R. Galleria di Firenze ed una Mad- dalena di Carlo Doici della stessa jjinacoteca sono tutte magistrali incisioni del Garavaglia, che a niano a mano fnrono dal sumiiientovato negoziante pubblicate. Tra queste pero portando T esame , opiniaino che sebbene nel Divin Verbo preso dal quadro di Carlo Maratta risplendano bel- lezze inarrivabili e per rapporto alia luce che da esso dif- fondesi, e per rapporto alia pastosita delle carni ed a quel taglio nitido ,, succoso e vellutato , generalmente domiuante nelle parti tutte; pure la Madonna della seggiola e una di quelle stampe che vale da sola a fame proclamare scnimo r autore. E ben grande , se si considera , fu il di lui coraggio nel clmentarsi ad una concorrenza con tin altro artefice che coll' aver trattato il medesimo soggetto aveva gia fermata un' alta riputazlone , giacche clii non conosce la stessa stampa di mano del celebre cav. Mor- ghen ? Ma convien dire che il genio si.o lo spingesse alle cose piu ardue , e seiitisse gia nell' animo una cerlezza di OR ON AC. V. I 63 iiscirne vittorloso e di acCT*escere con cio la propria fama. Allettavanlo d'altronde ad assumere nn simile lavoro la qualita del soggetto , cui non saprebliesi surrognrne ua altro di piii aggraziata coiiiposizione, il nome sovraiio del- rantore e la celebrita del quadro e del luogo. Noi non. scenderemo a minuziosi confronti tra i due capolavori , a malgrado die questi non possano tornar disgustosi , perch e amendue i competitori or giacciono nel silenzio della tomba ; ma diicmo soltanto clie a giudizio nostro in quelio del Garavaglia piii evidente si mostra la sublime venusta del- rUrbinate: ivi le fisonomie della Santissima tra le madri , del di lei Figlio e del divino Precursore ond'e composto si vago gruppo , offrono un certo cpial carattere di lineamenti piu conforme alio stile dell" originale , e niolti piani piu bene intesi e variati di qnelli che si riscontrano nelP in- taglio del suo grande rivale. Ben vero si e clie al Giovita torno propizia 1' occasione di nn leggier pulimento che fa. operato sul quadro stesso (e forse acconsentito dalla sn- preina autorita ) mentr' erasl recato in luogo onde ultimare il suo rame , cosa che in vero mentre onora anche in oggi quel sovrano mecenate delle arti , contribm alia maggior eccellenza deH' opera; ma prescindendo dal disegno e ri- guardando noi gli stessi lavori dal lato magistrale di ese- cuzione , anteporremmo , in quanto al nostro gusto , di Vedere un taglio fluido deciso , robusto e variato , ad un altro che partecipi alquanto al monotono ed al bamlja- gioso. Mentre stava incidendo il rame di cui abbiarao fa\'ellato» le cure del Garavaglia erano volte a disporre una fatlca piu grandiosa di quante aveva fino allora compite ; prima di partire per Firen/e, come abbiamo accennato, aveva eglL ultimato un disegno, che collocato alia pubblica nostra espo- sizione gia riscossa aveva rammirazione di chiunque nutre amore per le cose d'arti. Rappresentava questo rincOQti'O di Giacobbe con Rachele, beaedetto daU'Eterno Padre vi- cino alia casa di Labano, gran quadro del celebre nostro Ap- piani esistente nella parrocchiale di Alzano, conuine posto nel territorio liergamasco. Per coloro che gustarono le pro- duzioni del nostro Appiani e che in certo qual modo giun- sero a valutare le grazie e il purgatissimo suo stile non riusciranno nuove le nostre osservazioni ; ma per quelli die sono ancora digiuni di sift'atto gusto o non ebbero iG^. c n O N A C A. occaslone dl poterle ammirare, non snra inutile fnrse e di- scaro se qui ne diamo di volo mi leggiero iiidicio, affinche possano immedesiinarsi delle pecnliari diliicolta clT era me- stieri di superare onde i-iti'arre con un" arte gia per se stessa ritrosa ad ofFerire quelle dilicate desineiize che al solo pennello sembrano afFarsi per la loro esecuzione. Era dunque arduo oltremodo rendere col solco del bulino qiiel- r aereo , quella sublime ed insieme ideale semplicita di forme, sentita dagli antichi, e ben da poclii intesa, onde I'Appiani , fattosene signore , soleva far preziose le opere sue. II soggetto non poteva essere piu acconcio al nobile modo di sentire del pittore , anzi richiedeva le mentovate sue qualita, per essere squisitamente trattato. Ecco come lo concepi e lo dispose. Un'avvenente donzella scortata da una leggiadra parente; un formoso pastore sul fiore degli anni che muove ad incontrarla in atto di riconoscimento e di alibraccio ; un vecchio che reprime la foga di alcuni gio- vani pastori del seguito che anelano ad essere preferiti ; una fontana cui un gregge s'affolla intorno onde alibeve- rarsi ; alcuni alberi su i di cui rami lussureggiano i pam- pini di una vite onde indicare V epoca patriarcale , ed un lontano fondo compongono la scena del piano inferiore: in alto TEterno Padre sorretto da varj angeli sta in atto di benedire il beato nodo che stringere si dovea; tutti questi oggetti formano gia per se stessi un complesso di delicati aft'etti, di niovenze diflicili ad essere espresse da qualunque A'alente artista. L' autore del quadro pero mise in opera i suoi mezzi naturali , innesto alia rappresentazione quella bil)lica espressione ch' era voluta dalfargomento , consegui niaravigliosamente si arduo scopo ; ma se il pittore mo- strossi grande nel suo lavoro , 1' incisore non venne meno iieirimitazione. Noi abbiamo esaminato, alcuni giorni sono, sul luogo questo dipinto, sebbene viva ci rimanesse I'im- pressione prodotta dall' averlo esaminato nello studio di Appiani e nell' esposizione di Brera , e possiamo asseve- rare , certi di non fillire , che se il pittore fosse tuttora vivente avrebbe luotivo di complacersi di una traduzione SI fedele; come pure dobbiamo ad onor del vero affermare che le tinte locali sono si ben prese e si degradate nel tono, le forme, lo stile, le grazie , il delicato, il forte, Ogni cosa in somma e si identica all' originale , che per chi non ha anirairato il dipinto ed e possessore della stampa C R O N A C A. 1 65 tlel Gnrnvaglia puo contare di aver prcsentc , tranne il niateriale colorito , la tela esistente in Alzano. Ma qnesto ottenvito trionfo noa hastava all' esitnio incl- sore , voleva puhldicare un'altra stampa di nguale dimen- sione alia descritta, o come dicono di rincontro , onde far mostra in una composizione piu ricca di figure e piii va- riata di caratteri di quel niaggior prestigio cli' era in di lui facolta di produrre col possesso del sue bulino. Re- casi quindi in Geuova a dlsegnare il gran quadro del- I'Assunzione della Vergine di Guido: essendo cola precorsa la distinta fama dell' artista, trova nel prlncipe dell'Acca- demia ligustica , ne' contribuenti per tale istituto e nella fabbriceria dov' esiste si famosa tela, la piii lusingbevole accoglienza, e sollecite le disposizioni perche siangli som- ministrati tutti i comodi opportuni. Condotto a termine il disegno in mode da destare 1' estasi e I' ainmirazione itl quegl' intelligenti, egli lo fa collocare per altriti mezzo nelle sale di esposizione in Milano : in queste fu tale la mera- viglia cli' eccito la vista di si stupendo lavoro, clie non ci fu intelligeute e idiota cbe non ne esaltasse 1" eccellenza e colmasse di elogi T artefice. Ma egli non ebbe il conforto di udire il suono di si ben meritate lodi : clilamato dalla nmnificenza del granduca di Toscana a sedere sulla scranna onorata da Blorghen, gia stanziava in Firenze. Fu nel i833 cli' ivi si trasferi e nel successivo anno die a lui si ricon- giunsero Tadorata famiglia e il prediletto di lui prinio mae- stro , il quale ne faceva parte per esserne divenuto da gran tempo cognato ed indivisibile compagno. II rame delFAs- sunta di Guido die servire doveva di novello marcliio a confermare in lui il diritto alia gloria, trovavasi gia avan- zato iino oltre quasi della meta, quando verso la fine del prossimo scorso uiarzo un colpo di apoplessia irrigidi tutte le membra dell' esimio incisore: tornarono vane successi- vamente tutte le cure die gli vennero prestate: Iddio voile a se riunito uno spirito cli' era tutto candore, e nel glorno a6 di aprlle funereo per esso scocco lo squillo delle ore cinque pomeridiane die doveva immergere nel lutto piu doloroso una famiglia composta di otto individui e spargere I'amarezza in tutti quelli ch" elibero la sorte di avvicinarlo o di apprezzare in lui uno de' piii solidi sostenitori del nome italiano nell' arte cli' egli professo. Forse a taluno potranno sembrare esagerate le nostre lodi, c dettate da uno spirito l66 r, R O N A C A.
  • 27 27 5,1 4,9 5,5 6,0 6,3 6,2 6.4 S E s 0 E E S E 28 27 6,2 5,8 5,G 5,4 5,2 4,1 4,4 E SEj,<'t t S E E 29 27 6,0 5,4 5,9 6.4 7,6 6,9 7,' E S E E E S E .■)o 27 7,0 6,4 6,1 6,0 6,1 6,5 6,6 S E si:"> S S E E Allezza ni;i; sima c el baroineUo poll. 28 lia. 2.9 " rnir uina . '/ 27 " ^,2 Jia . „ 27 " O.''0O 3di. Le ore delle osserv azioni sono in tempo vc 10 con late (la mczz 168 A P RILE i835. Allezza del termomelro R. Stato del cielo. o O 0^ 5" 6'' 9'' I2>' 8'^ 21'^ da o'^ a 12'' da 1 2'' a 24'' ! I + 12,1 +i5,6 + 12,7 +10,1 + 8,8 + 9.0 + 10,8 Sereno. Sereno. 2 +14,4 + l5,2 + i3,5 +".5 + 9,4 + 7.« +1 1,5 Sereuo. Ser. niiv. 5 + l5,2 +i5,o +10,8 +1 1,0 +10,2 + 8,6 +1 1,1 Ser. nebb. nuv. Ser. nebb. ser 4 +12,8 +12,8 +12,9 +12,1 + 11,1 + 11,0 +1 1,2 Sereno. Ser. nebb. ■ 5 +10,7 + 14,5 + 14,1 +10,2 + i5,8 +10,2 + 9.4 + 8,8 + 12,2 Ser. nuv Nuv. ser. +12,0 +11,4 + 8/i + 6,8 + 8,5 Nuv. ser Seieno. n + !0,0 +10,5 + 9.4 + 7,3 + 6,5 + 5,3 + 7,2 Sereno. Ser. nuv. ser. 8 + 9,0 +10,6 + 8,8 + 8,1 + 5,1 + 4,2 + 8,8 Sereno. Sereno. 9 + 11,4 + 12,9 +11,0 + 9^5 + 7,0 + «,7 + 9.8 Sereno. Sereno. 10 r I + I2,« +i4,i +10,2 +10,0 + 9.1 + ^.9 +12,0 Ser. nuv. Sereno. +.4,8 +10,0 + 11,5 + 9.6 + 6.9 + 5,2 + 9.5 Ser. nuv Sereno. 12 + 12,0 + i3,4 +12,2 + 9,0 + 6,8 + 8,5 + 9.'J Sereno. Sereno. I J + 10,9 + 1 1 ,9 +1 1,0 + 8,7 + 6,7 + 4,0 •*■ 9.4 Sereno. Sereno. s^ i4 + 11,0 + 12,8 + ••59 + 10,6 + 8,5 + 7,0 +11,4 Ser. nuv Nuv. ser. i5 +10,3 +14,4 +i4,o + 12,5 + 7,8 + + 9.2 +1 1,1 Sereno. Ser. nuv. i6 +1 1,5 ■*• 9i5 + 9,2 + 7,1 + G,2 7.0 + S.6 Nuv. pio Piogg.nuv.ser 17 + 8,7 + 4/3 + 0,7 + 2,9 + 5,2 + 0,4 + 5,5 Piogg. nuv. Nuv- ser. r8 + '',0 ■*■ 8,7 + 8,1 ■-44 + 0,1 + '^•/f + 6,0 Ser. nuv. ser. Sereno. iQ + 8,8 +1 1,2 +11,4 + 8,2 + 7,6 + 4.7 •*• 9.2 Sereno. Sereno. 2 0 + IO,2 + 10,9 + 1 1,1 + 7,5 + 4,G + 4,2 + 8,5 Sereno. Sereno. 2 1 + 9,5 + 1 1,0 +10,0 + 8,2 + 5,7 + 5,5 + 8,9 Sereno. Sereno. 2 2 + 10,1 + 10,8 +10,2 + 8,7 + 5,i + 5,2 + 9.5 Sereno. Ser. nuv. seBj 2 0 + 12,4 + 14,2 + 12,7 +10,0 + 8,9 + 7.7 +1 0,1 Ser. nuv. ser. Ser. nuv.neJMj, ^^1 +10,8 + 1 1,9 +1 1,8 +io-,8 + 10,0 + 10,0 + 9.4 Sereno nuv- Ser. nuv. .:- 2 5 +11,1 + 12,1 + 10,6 + 9.0 + 7,0 + 6,9 + 7.4 \uv. ser. nuv. Ser. nuv. 2G +ii,5|+ 9,0 + 9,8 + 8,7 + 8,0 + 8.1 +10,5 Nuv.piog.i •r.lani. Nuv. ser. nebb.j 27 +12,2 +i4,o + 11,4 + 9.0 + 9,0 + 8,5 + 9,u iXuv. piog . ser. Nuv. ser. piog- 28 + 9:'^ +10,0 + 9,0 + 10,1 + 8,8 + «.? + 10,0 Pioggia. Piogg. nuv. ser. 29 +10,2 + 9A + 7^9 + 7.4 + 6,8 + 7.3 + 7.4 Nliv. ser Nuv. piogg. 00 + 9,8 + 9^1 + 8,1 + 8,0 + 6,S + 6,4 + 7,0 Nuv. pio 8g- Pioggia. Allezza massima di 1 termomelro + 15° .2 » minima . . + 0 ,1 ); media . . + 9 ,20J Q uaulila della piogS ia cad uta ill luLto il mese 1 nee ^2,520. 169 BIBLIOTECA ITALIANA G)llba:.aaio yi835. PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Ballate di Liiigi Carrer-. — Venezia, 1884 , clallu tip o gr afia di Paolo Lanipato, bella edizione^ in 8,'^^ col ritratto dell autore e tre litografie. K I essuno dci nostri Icttori vorra nraravigliarsi se noi loderemo queste poesie del sig. Carrer, e non per tanto discorderemo alcun poco da lui intorno alle dottrine esposte nella sua prefazione : e questa una specie di coiitraddizione non infrequente cosi nella Ictteratura come in tutte le altre cose del mondo. II sig. Carrer e un poeta ( siamo certi di non profanare per lui questa parola), e un poeta di bella fantasia e di molta dottrina ; ha uti feentimento squisito , e un' invidiahile i'aciLta di manifestarne Un le piu tenui niodilicaziotii; lia una coiiosceuza evidentissinia di tutta la lingua dei nostri antichi, ed un giudizio si- curo per eleggerne solo quel tanto che si conviene al suo tempo ed alle sue idee. Le cose sue sono inoltre mirabili per quella facilita che sola e degaa di lode, perche nasce da lunghi studj , ed e frutto di una diligcnza instancabile a far disparire dalle crea- zioni deiringeguo tuito cio che puo esservi di men che perfetto. Di tutti questi pregi ridonda il volume di poesie che armunziamo. Alcuni di questi componimenti furono Bibl. Ital. T. LXXVUI. 12 170 BALLA.TE DI L. CARRER. pubblicati in altre occasioni e lotlati cosi da noi come da altri: i piu vengono ora per la prima volta alia luce , e gia ottennero il plauso di quasi tutti i giornali. La prima ballata s' intitola la Sorella, e fu gene- ralmente lodata sopra tutte le altre. Se il poeta avesse voluto palesarci tutto inticro il concetto e 1' intendi- mento di questa sua creazione , forse poteva darle un colore piu determinato e di piu immediata effi- cacia : cosi com' e essa non rivela , ma lascia indovi- nare un segreto dell'autore, ed esprime in generale il contento di un' anima , die sente il frcmito della vita dacche ha trovata un' altr' anima con cui sim- patizza. Solingo vissi , senza speranze ; Serti e profumi , conviti e danze Di nulla gioja m' erano al core , Vinto nel tedio , inuto all' amore , Finch' io te lidi , pudica e bella , Dolce sorella , dolce sorella ! Quel ch' io provassi la prima, i'olta Che di vederd m' accadde , ascolta. Pareami averti scontrata ancora , Ma ignoti il loco ni erano e V ora E dicea il core: non vedi? E quella La tua sorella, la tua sorella. Quando fortuna hieco mi guata , A te pensando , sorella amata , U alma languente lena ripiglia , E dico: Bnina gli occhi e le ciglki, Bruna del crine le spesse anella Ho una sorella, ho una sorella. La Vendetta e 1' argomento della seconda ballata. Un conte rapi la bella Agnese, e la tenne per qual- che tempo nel proprio castello studiandosi di rccaila ad amarlo. " Da me ne un bacio non sperar mai ! » Jil^nese al conte dicea sicura. •< Ben tu la iita torrni potrai , BALLATE DI L. CAREER. Ijl " Da die m hat schiava tra qiieste mura. » Tanto V inerme donzella ardi. Antica storia nana cosi. Sognando spesso chi diale ajuto Dalla finestra pel lago viira , E intuona itn canto sovra il liuto Che dolce intorno mestizia spira Mentre tramonta languido il di. Antica storia narra cosl. Ma dopo qualche tempo cessa il consueto canto di Agnese, discende sull' ample sale il silenzio, e una tetra calma feroce sta sul volto del Conte. Due ignoti vonno paiiare al Conte; Entrano , e I' uscio I' ultimo chiude. Escono in brae mutati in fronte, Stringon le destre due daghe ignude : Sangue v' e sopra che or ora usc'i. Antica storia narra cosi. i< Fin dove scese I' acuta puntal » Fe' tal inchiesta Carlo al germano. « Nel cor al sozzo ribaldo e giunta, " Tanto che scossa n' ebbi la mano. " Oie la suora , ivi el peri. » Antica storia narra cosi. Quindi I'ardita coppia gettasi a nuoto nel vicin lago, e si sottrae agli sglierii che la inseguivano. Ma nel castello , sovresso il lago , Quell' infelice spirto dimora, Che ogni anno appare , dogliosa imniago , La notte stessa, nella stess' ora , La notte e V ora che si mori. Antica storia narra cosi. La Cappclla degV innoccuti (terza ballata) narra il niiserabile caso di un povero fanciullo dai viz] pa- terni rostrctto a vivere limosinando ; il quale scon- tiatosi un giorno nel padre ubbriaco, gli chiese parte del pnjie che teneva in mano. Tre dubhj solvi , V ebbro riprese , Se aver vuoi parte di questo pun. 173 BALIiATE DI L. C.VIIKEK. Qual e pill dolce di tutte cose? — Pensb il fanciullo , poscia rispose : Piit dolce ? Il latte della nutrice — La piii soave , dimini or , qual e — • Soave? Il bacio di genitrlce — Oh saggio invero , fanciid , tu se' '. Qual sia piii dura rispondi adesso — Dura? La rupe die ne sta presso — Se I'uoi dir vero , piii a noi t' accosta — Di padre il core dunque sara — Ne' fianchi il prende V ebhro, e alia casta SI rio lo shatte , che ne muor la. Dove il fanciullo spirar fu visto , Per la memoria del caso tristo, Nel vivo sasso dalle pie genti Una cappella si costrui. E la cappella degV innocenti Che veder puossi anche oggidi. La Sposa deU'Aclriatico , la Fuga , jl Sultaao, Gli- cera, la Serenata sono poesie gia conosciiite: fra le restanti alcuni esaltano principalmeute 1" Una dci Co- sacchi, al cui paragone vorrebbero disgradare fin la Sorella. La pica in resta , Cosacco , e sprona ^ II fren sulV erto collo abbandona Al corridore ; ferisci e va. Urra ! Urra ! Urra , Cosacco ; la pica abbassa , Al fuggitivo le reni passu , Pesta il cadiUo senza pieta. Urra ! Urra ! E sotto V unghia del tuo destriero L' elmo spezzato del dragon fiero In suon di squilla eccheggcrd. Urra ! Urra ! Di ricche gcimne , (/' ucciar lucenti Che furo vanto d' estranie genti II tuo tugurio s' abbellird. Urra ! Urra ! B.V.LLATE DI L. CARRER. IjS Fra il riso e i halll fnra il tuo nome Gelar il sanpiue , rizzar le chionie , Di chi vediito ancor noii t' lui. Urra ! Una ! Gia il tuo pensando valor guerriero L' imbelle sposa dello straniero Bcdza dal letto , hianca si fa. Urra ! Urra ! Ma invaii si crucia la dolorosa , Che pill non ode chiamarsi sposa Da chi sul Neva sepolto sea. Urra ! Urra ! Sotto 11 titolo di Marclicse Ajiioldo riferisce il si- gnor Carrer una terribile istoria di vendetta e di sangue; e 1' adorna di niolte bellezze, ma forse non la conduce con tutta la chiarezza possibile. II fiero marchese per geloso furore ha uccisa Idalba sua mo- glie e sbanditi dalla propria casa due figli. Dopo moiti anni vengono due gueirieri al marchese e gli do- mandano in moglie T unica sua figliuola Golcosa : il pill giovane e superbamente respinto dal padre, che la concede all'akro. Nasce fra i diae competitori un duello, e il piii giovine rimane ucciso. Si bandiscono quindi le nozze ; il castello e pieno di guerrieri e di cantori. A capo la stanza Si mostra un ignoto E in sito reinoto Si pone a seder. Ha fosca sembianza , Non forma domanda , Non tocca vivanda, Sta tacito c aider. Questo ignoto a mezzo il banclietto canta i cast di Arnoldo ( bcnche ne taccia il nome ) e predice che quelle nozze porranno in lutto Tintiera sua stirpe. Ma Arnoldo, ridendosi del presagio, lo invita a se- dere, e presa in mano la tazza « E viva , dicea , // dotto indovin. " J 74 BALLATE DI L. CARRER; " E vh'U '/ , schiamazza La turba gioco/ula , Cui fa invereconda Lo strepito e il vin. Ma I'altro al Marchese In fronte mirava : " Conosci , gridava , L' antico rival? Questo igaoto e Rodolfo 1' antico rivale del Mar- chese; il giovine ucciso e fratello deiruccisore; tutti e due sono fiatelli alia sposa e figliuoli di Arnoldo. " S* insegua , s' uccida Quell' ospite indegno! » Brlaco di sdegno Arnoldo gridb. Ma indarno accorrono i satelliti, indarno s'aizzano i cani contro il redivivo rivale. Portento novello ! Rodolfo disparve , E pallide larve Si veggono entrar. Risuona il castello D' un tetro ululato , Un feretro e alzato. La mensa scompar. S' ode il lugubi'e suono deirantica campana: cia- scuno si dilegua dal castello, e riman solo il fiero Marchese. Ha il feretro presso , A' piedi un estinto . Un canto indistinto, Pegli atrj suono. Annoda un amplesso Fratello e gennana. L' antica campana Di gemer cessb. Tl componimento che porta il nome di Mezza notte e una breve e passaggiera inspirazione , piuttosto che una ballata proprianiente detta. Piii lungo forse e pill drammatico di tutti e quelle che s'intitola BALL ATE DI L. CARRER. 1^5 Stradella cantore, di cui il sig. Carrer ci da I'argo- mento nelle seguenti parole. « Stradella nacque al secolo scorso in Venezia di povera gente , e come cantore di chiese ebbe gran lama. Innamoratasi di lui una giovinetta patrizia , e rifiutandole il padre le nozze, fuggirono gli amanti, ed errarono per Italia gran tempo inosservati e sicuri. Non cessando il pa- dre dalle ricerche , ebbe finalmente notizia de'fuggi- tivi , e portatosi sopra luogo , uccise Stradella di pro- pria mano in Genova, come vogliono alcmii, o, come altri, in Torino. Delia giovine si finge che, ricon- dotta a casa dal padre morisse impazzita. La storia ne tace. » La parte piu bella , al parer nostro, di questa poesia e il principio , quando il poeta introduce la gio- vane a parlare del proprio amore , a rimproverarsi , che mentre gli altri udendo la voce del suo diletto ri- suonar nella cliiesa si compongono a pieta , essa in vece arde in profane smanie, e confonde i suoi so- spiri col tVagore dell' organo. Perche non t' odo , o tenera Voce , quand' e la sera , Dalla laguna ascendere Alia magion severa , Ove solinghi muojono I voti del mio cuor ? Perche seguendo il fervido Desio che mi consuma . Del circostante pelago Fender la molle spuma Teco in barchetto celere Non mi concede Amor? L'innamorata vorrebb'essere ima rondinella per bat- tcre la mattina alle chiuse linestre del suo cantore, Dicendo: amor mio destati; Vigile e teco io son. Tutta la none in gemiti Passai da te divisa; Fioca ho la voce e languida , Perclie nel duol conquisa ; Amami , o caro , e limpida E piena. tomera. — 176 BALLATE Dr L. CVRREll. Ahi ! deJimndo perdesi^ L' afflitta aniina mia : Nacqui a cordoglio assiduo , E cdlor cessato ei fia , Che il gelido silenzio Dei mord mi terra. Del resto non taccrenio che anche qui ci pare ne- gletta alcun poco la perspicuita della narrazioiie ; tanto die se I'autore non ci avesse data innanzi tratto la storia cli questa glovane svcnturata, non aviernmo sperato cli poterla laccogliere da' suoi versi. Se non che forse il poeta nella sua creazione penso princi- palmentQ^ al paese dove scriveva, e dove i casi dello Stradella sono per avventura si conostinti e tuttora si vivi nella memoiia del popolo , da i-cndcic inutile imo scrupoloso racconto. E qui si fa naturale il passaggio a parlar delle dottrine esposte dal ch, autore nella sua pret'azione intorno alle ballate ed alia poesia jiopolare. La bnl- lata ( egli dice ) e « una cotal specie di poesia po- » polare die racconta un'avventnia, accenna a una » costumanza, ritrae una fantasia per modo che T ini- » maginazione o il cnore , o anibidue , ne riniangano » scossi , e allettato T udito per mezzo delf armonia 5> die ha in sc la canzone o die le vienc dalla inu- » sica cui si accompagna. Detto questo (soggiunge) » eccoti un fascio di ricerche. Che cosa e poesia po- » polare? In quanto potreblie giustamente chiamarsi » narrativo un tal genere di poesia che partecipa » pure della lirica? Come T immaginazione , come il » cuore lianno ad attendersi di rimanere conimossi ? » Quale sara 1' armonia che meglio alletti I' udito? » Fine a qual segno deve il poeta di ballate obbe- » dire alle leggi della mnsica a cui sono natural- 3) nientc destinati i suoi versi? » E cosa evidente che queste domande non hanno tutte una stessa impor- tanza : 1' autore die ha voluto proporle mostra egli stesso di avere qnesta opiniotie nel modo con cui le viene sciogliendo. La piu importante, e quella a cui egli per conseguenza risponde piu ampiamente BALLA.TE DI L. CARRER. 1 77 per essere appunto ins^enue e come a dire native, » molto ritraseono delle condizioni esteriori dell' eta » e della nazione. e qiiindi conservano certa loro » caratteristica iiidividualita. » Di qui poi avvicne ( prosegue a dire il cli. autore ) die dovcndo la poe- sia po]ioIare fondarsi sopra le gencraliia, e nel lempo stesso alferrare con felice destrezza le individuali abi- tudini , noi vediamo nei canti popolari di ogni na- zione una grande uniformita iie' soggetti e nel loio sviluppo, congiunta ad una incsauribile dissomiglian/a nello stile e nel lavoro dell immaginazione. Tale e la risposta del sig. Carrer alia domanda : che cosa e poesia popohire'^ i\Ia se noi non c' ingan- niamo, con queste parole cgli delinisce la poesia iia- zionale o storica (nel senso del romanzo storico) piiit- tosto die la poesia j^oywZa/e propriamente detta. Perdie una creazionc poetica nieriti cpiesio nonic, bastcrebbe secondo liii cli' essa e nel soggetto e nello stile por- tassc r impronta di un dato popolo: e quindi egli unisce in un solo volume i casi del Cantore StradcUa, V Urrd del Cosacco e il Snltano, e presenta tutti e tre qucsti componimenti alP Italia come poesie popo- lari; ma queste ultime due possono essere poesie 178 B.VLLA.TE DI L. GARRER. nazionali, se ritraggono in se 1' indole di quelle genti alle qiiali si rit'eriscoao ; popolare per noi non po- trebbe niai essere se non la prima. Se le Melodle iiiandesl del Moore fossero scritte da un nostro poeta in italiano , sarebbero tuttavia nazionali o storiclie , nia non conserverebbero al certo il nome di popolari. Le poesie di questo nome non escono della periferia di quel paese nel quale esse nascono: d" ordinario voglion essere storie o tradizioni conosciutissime , che il poeta raccoglie e abbellisce d' una poesia fa- cile, armoniosa accostandosi il pin che si possa cosi nelle immagini come nel ritmo allc canzoni del po- polo. Eleggere dalle varie tradizioni viventi fra la moltitudine quelle rlie possono meglio delFaltre gio~ vare ai progress! della civilta aliraentando nobili idee e sentimenti virtuosi; vestirle di uno stile che per la sua facilita sia inteso da tutti, che alletli per vi- vezza d' immagini, e per armonia o sonorita si rac- comandi agevolmente alia memoria, egli e questo se non erriamo Tufficio di chi scrive poesie popolari. II sig. Carrcr medesimo ci avverte che non scmpre popolari sono le poesie conteuute nel suo libro e rac- colte sotto il dtolo generale di ballate; la qual dichia- lazione non fu avvertita da alcuni che gia parlarono di questo volume, e trascorsero a certi elogi che Tautore stesso con queste parole condanna. Quanto a noi, non solamente crediamo che le ballate del sig. Carrer, quantunque generalmente lodevoli, non siano popolari; ma portiamo opiuione altresi che la poesia popolare non sia stata da lui definita con suf- ficiente precisione. E queste nostre parole non sono una condanna del suo libro, ne una censura di queste sue poesie. Noi le accettiamo assai volentieri queste poesie quali esse sono : poco c' im porta se il titolo di ballate visibilmente contrasta coll indole di qual- cuna ; se le piu al parer nostro sono molto lontane dal potersi dir popolari. Le poesie del signor Carrer vengono da tale ingegno da non potersene reyocare in duhbio la bellezza e 1' utilita. A. ^79 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Memorie della R. Accademia delle scienze di Torino. Tamo XXXVII ^ materie prcliminari di pag. lx ; materie relative alia classe di scienze fisiche e ma- tematiche di pag. liv e 884 con tavole litografiche ,• materie relative alia classe di scienze morali , stori- che e filologiche , di pag. ii e 184. — Torino, 1834, dalla Statnperia reale , in 4.° J_ie Memorie sono al solito precedute da varie; notizie storiche riguardanti rAccademia , due delle quali nieritano particolar menzione. Una relativa all' adunanza generale onorata dalla Maesta del Re il 3i di ottolire del i833 ; essa comprende il Discorso recitato dall'eccellentissimo pre- sidente conte Prospero Balbo in quella solenne occasione. Relativa e I'altra a un cospiciio dono fatto dal conte Pio Vidua, minlstro di Stato, all' Accademia, il quale consiste in piu die " 1200 volumi di opere stampate e manviscritte, raccolte in molti suoi viaggi dal conte Carlo , figliuolo di lui , il quale vicino a morte , accaduta ad Amboina nelle isole Molucche , aveva desiderate die tali opere , raccolte con tanto studio in parti lontane , preziose tutte , e di non facile acquisto in Europa , fossero conservate a pnbjjlica utilita e ad uso delle persone studiose >/ (i). Le Memorie della classe di scienze fisiche e matematiche , die sono quelle di cui prendiamo a parlare , sono altresi precedute dalla notizia storica dei lavori della classe stessa dal primo giorno del iSSa sino all' ultimo del i833 scritta dal segre- tario cav. Carena, e il sono anclie dalle notizie biogi-afiche (i) Si aggiungevano al dono, due teschj di babirossa , una raccolta di oltre a due mila conchiglie , quasi tuttc dell' Oceano indiano , finalmente parecchie lave e rocce trachitiche deU'isola di Giava , ed altri minerali. l8t) MEMORIE DELLA. R. ACGADEMIA degli accademici Vichard dl Sanreal e Borson scritte dal Begretario stesso: nel corpo delle Memorie trovansi poi r eloglo storlco del BonellL scrltto dal prof. Gene (V. Bibl. ital. torn. 71.°, pag. 38 1); T eloglo storlco del Rolando scritto dal Bellingeri , e le notizie biografiche del conte Vagnone scritte dal suddetto segretario. Tra le Memorie del presente volume s' inconti-ano quelle tre del prof. Gene, di cui abblamo fatto parola a pag. 36 1 del tomo 72.° di questa Biblioteca ; perclo adesso non ce ne occuperemo ulteriormenie , e solo cogliererao quest' occa- sione per annunziare come nuovi frutti stlamo aspettando dagli studj e dalle fatiche del suddetto valente zoologo , ora che, per sovrano comando , si e recato in Sardegna afilne di raccogllervi i material! necessarj a compilarne la Fauna. Questa , insieme alia Flora sarda elaborata dal Moris , e insleme ai lavori del cav. della Marmora intorno alia geo- gnosia dell'isola, ne illustreranno egregiamente, e secondo il comun desiderio , la storla naturale. Due Memorie di zoologlco argomento lia somministrato i'accademico Losanna, preposto di S. Maria in Lombriasco, il quale venne a morte 11 i." dicembre i833. La prima tratta dell' 0550 ioide di alcuni rettiU. Prova deir attual progresso delle scienze naturali si e che 1' er- petologia, parte della storla naturale stata in addletro al- quanto trascurata , ora si coltivi premurosamente e nel generale e nelle minute partlcolarita. Tra le opere gene- rali intorno a' rettili , oltre a quella del nostro Panlzza c!ie gia abbianio fatto conoscere (i), ne place addltare quella (l) V. Bibl. Ital. torn, 72.° pag. 207. Non possiaiiio trattenerci clal rlferire il giudizio pronnnclato dal celebre Tiedinann intorno a . quest' opei-a tanto da noi coniniendata. « Per qualunque lato ella si cousideri o rispetto alia novita della materia trattata, o rispetro alia profondlta e diligenza del lavoro, od alia sposizione cosi de- scrittiva quanto figurata , annoverai- si viiole tra le niigliori , e piu ben riuscite opere anatomiche , 11 cui classlco merito verra in ogni tempo rlconoscluto. Istrutti da nostra propria esperienza cu-ca la difficolta delle anatoniiclie rlcerche intorno al sistema liii- fatico deir uonio e dei bruti , possiamo secondo il gliisto ponde- rare ed apprezzare la fatica spesa dalPautore nell' elaborazione della sua opera. In pari tempo ci gode 1' animo di poterci far mallevadori della giustezza e fedelta delle sue indagini, mediante le preparazloni de' lliifatiri degli anfibj che si trovano nella nostra DELLE SCIENZE UI TORINO. l8l intitolata Erpetologie genemle, ou Histoire complete des rep- tiles, che si pubblica dal Diuneiil, professore di erpetologia al Mnseo del giardino del re , e il quale dicesi ne prepari gia da trent'anni i materiali. Tra le Memorie relative ad alcuna particolarita de' rettili puo meritare appunto special nieuzione qaella del Losanna suU' osso ioide. Quest' osso lo trova variato tra diverse specie di rettili d' ugual famiglia, ed anche da individuo ad individuo, secondo I'eta, il sesso ed altre circostanze , cosi pure sono a notarsi delle varia- zioni ne' luuscoli clie il fanno aiuovere. E diverse ne ap- pare T ulficio tra rettili di tribii difFerente : serve per le lucertole e i serpenti non solo alia deglutizione, ma auche alle funzioni della laringe in particolaic ; ne' colubri non vale clie a dare appoggio a'inovimenti posteriori della lin- gua ; nelle rane coopera alle funzioni della lingua e della laringe ; nelle salamandre sembra particolarmente destinato a porgere ajuto alia lingua ne' suoi moti anteriori. L' au- tore , scelta da ciascuna delle suddette tribu di rettili al- cuna specie , ne descrive e rappresenta con immagini la forma dell' osso ioide , e altresi porge la descrlzione del niuscoli che il fanno niuovere. L'altra Memoria e relativa alle formiche indigene del Piemonte , delle qviali il Losanna porge una diligente descrizione. Attenente alia zoologia e anche una Memoria del cav. della !Marinora cos\ intitolata : Determination et description des riicculta anatomica ; ond' ^ clie in questo dispensar di lodi non crediauio correr pericolo di esser coiti in erroi'e. Noi ringraziaiuo iiifine Taiitore per il grande e raro piacere clie ci ha procurato la Icttura della sua opera, e T inspczione delle eccelleati figui-e. Essa in (jiiesto tempo , nel quale la letteratura delle scienze na- tuvalL e della medicina si distenq^era in iscritti fuggitivi e gior- nali , clie simili ad elimere si aoUevano , e quindi senza lasciar tiaccia spariscono , e si affrettano, consapevoli di corta esistenza, di portar al uiercato ( non rara volta immaturaiuerite ) staccata qualuncjue osservazione si faccia o investigazione con corredo di qualche pensiero die sopra per avventura vi si sia istituico, essa, in confronto di tali pigniei lavori ci rasseuibra un gigante che ncliiama a luente la trascorsa epoca di una letteratura robusta , aiDpia e ben fondata , e a piii alta iiieta intesa , e ci da sti- uiolo ad enuilaria {Heidelbergcr Jahriucher der Liceratur N." 31- 1834). II prol. Paiiizza ebbe non lia guari T onore di essere fletto a uieiubro corrispondente dell' Accadeiuia di Parigi. iSz MEMORIE BELLA R. ACCADEMIA differences d'dge de I'aigle Bonelli (Falco Bonelli. Temminck^ planches coloriees n." 288). La descrizLone di questa nuova specie d' uccello rapace fu pnl)blicata dal Teiuminck nel 1828, e ne fa tipo un individuo mandatogli nel 1822 dal Bonelli. Quest' individuo era stato preparato in Sardegna ( vera od almeno princi- pale patria della specie) dal poc'anzi ricordato cav. della Marmora , dillgente scrutatore delle cose naturali e degli aiitichi avanzi di quell' isola (i), e il quale ebbe poi occa- sione di possederne ed osservarne molt' altri eseraplari. Avuto percio riguardo alle nozioni incomplete che ancora si lianno intorno alia detta specie , prese a trattarne nella presente Memoria, principalmente ad oggetto di descrivere, come fa , colle figure e colle parole , le difFerenze che nei successivi tempi della sua vita 1' uccello va dimostrando. Riguardano la Botanica queste due Memorie I, Plantce rariores in Tegionibus chilensibus a CI. M. D. Bertero niiper detected et ah A. Colla in liicem editce. II. Plantas chilenses novat minusve cognitce auctore professore Josepho Moris. Ma- teriali a' lavori dei due egregi botanici Colla e ISIoris porse quel Bertero , di cui noi abbiamo in altra occasione de- plorata la sorte (Bibl. ital. torn. 71.°, pag. i25, luglio i833 ), e dopo le notlzie in allora riferite niuna novella di lui pervenne , e niuna speranza sorse ch' egli non sia perito. Soltanto giunse all'Accademia delle scienze di Torino una lettera in data di Otaiti , i5 marzo 1882, del sig. Moe- renhout , proprietario della goletta sulla quale il Bertero s' imbarco per fare il tragitto da Otaiti al Chili; in questa lettera , esposta la probabilita che il Bertero sia perito naufrago in detto tragitto , promette di mandare in Europa parecchie piante nuove lasciate cola da lui, inviandole all'ambasciatore di Francia in Inghilterra, a cui 1' Acca- demia e avvertita d'indirizzarsi. " Fu scritta al sig. Moe- renhout, cosi si legge negli Atti dell'Accademia, lettera di ringraziamento per la generosa spontanea ofFerta di man- dare in Europa i varj oggetti naturali raccolti dal Bertero (l) Veggasi il suo Voyage en Sardaigne. Tra 1' altre ricerche del cav. e ten. colonnello della Marmora sono notabili quelle relative a certi monunienti sepolcrali della Sardegna detti Nu- raghe , e a monunienti d' ugual genere che si trovano nelle i»olc Baieari, in Malta e Gozzo. DELLE SCIF.KZE Dl TORINO. l83 in quelle parti, non senza pregarlo istanteniente di infor- mare TAccademia di tutte quelle ulteriori notizie che gli riuscisse di procacciarsi intorno alle cose, ma piii ancora intorno alia persona, di quel nostro desiderato coUega. Ad nno stesso tempo e pel medesimo fine furono scritte let- tere aU'ambasciatore di Francia a Londra. Ma ne dall'In- gliilterra, ne dairAmerica, ne dalle isole del grande Oceano niun'altra notlzia non s'ebbe finora ( dicembre i833). E se mai queste paglne , nelPuno o neU'altro dei due mondi, cadranno sott'occhio di persona che ne sapesse qualclie cosa di piu, voglia essa e per araore dell'umanita, e per zelo di scienza tenersl pregata a darne informazione all'Ac- cademia. >; Ora dobbiamo render conto di una IMemoria cblmlco- niineralogica del prof. Sismonda che ha per argomento Jj analisi dell' idocraso violetto della Valle d'Ala. Quest' ido- craso , scoperto dal sig. Borson , ne risulto coniposto di silice 39,54, allnmina 11,00, ossido manganico 7,10, calce 34,09, ossido ferroso 8,co ; ovvero di silicato d'alluuiiua 20,88, silicato di manganese 11, 23, silicato di calce 52,5i, silicato di ferro 11, 55, slllce non combinata 3,56. II sig. Sismonda attribuisce 11 color violetto del mlnerale al silicato manganico clie fa in esso le veci di una certa quantiia di silicato d'allumina. Gl'idocrasi analizzatida Klaproih, Mur- ray ecc. porsero non ossido manganico ma ossido manganoso che Insieme all' ossido ferroso suppllva all' ossido calcico ; al minor grado di ossldazlone del manganese pub attrl- buirsi il color verde di cui erano tinti , e che negl" Ido- crasi e ovvio piu d' ogni aliro colore. E opinione del sig. Sismonda die la specie degl' Idocrasi , se sen facesse un diilgente esame, sarebbe a divldersl in parecchie sottospecie. Ora venlarao alle INIemorle di chimico argomento , au- tore delle quali e 11 prof. Lavlni. La prima ha per tltolo: Ossenazjoni fisiologiche e cliimiche intorno a dk'erse produzioni dei bachi da seta. Comincla 1' autore coll' esame dei gusci delle uova dei bachi da seta, osservando com' essi ardano al modo delle materle anlmall , con un avanzo di materia salina dotata di akallne proprleta ; esegultane la decom- posizionc mediaate il calore , rlferisce quail furono i di- vrrsi prodotll che ne raccolse , e quali le loro proporzioni. Passa alle csperlenze lisiologiche , le prime consistenti nel porgere ai bachi, dopo la terza nuua , la foglia intrisa 184 MEMORiE DELL;V R. ACCADEMIA. con soluzione di cianuro triplo di pota&sio, o di ioduro dl potassio , i quali non impedirono che ranimale produce sse il bozzolo f, nella spogUa della crisalide, e non n«gli escre- menti e ncppnre nella materia della seta, fu rinvenuto il cianuro o T ioduro. Altre esperienze fisiologiche consistet- tero neir obbligare i baclii a resprrare in ambienti diversi, e ne fu dimostrato non poter essi sussistere in quelli che era no privi d' ossigeno libero. L' esanie delle materie escrementlzle de' bachi da seta fece conoscere al Lavlni coin' esse non sieno animalizzate i esse dissolvonsi neU'acqua, da cui 1' alcoole separa la clo- rofilla di bel color verde , e una sostanza resinosa. L'ana- lisi deir aria contenuta ne' bozzoli gli somministro i risul- tati seguenti : ossigeno i5, gas acido carbonico 10, azoto 75. Alcune ricerclie relative al supposto acido bonibico lo indurrebbero a risguardarlo siccome acetico ; annuncia pero in fine della Memoria di voler fare intorno a questo sog- getto ulterior! indagini. Yiene all' esame del liquore che secernono le falene , e ne da i componenti , il principale de' quali e 1' acido urico , gia scopertovi da Brugnatelli f, nel corso di quest' analisi Tautore ebbe ad assicurarsi della solubilita dell' acido urico nell' alcoole da alcuni chimici negata. Esamina in ultimo i prodotti della carbonizzazione e incinerazione delle falene , tra i quali e in singolar niodo a notarsi I' acido fosforico libero. La seconda Memoria e relativa ad un Esame fisico-chi- niico delle sostanze trovate neW intenio d' alcune unie negli scavi attorno a Torino nel i83o-i83i. Forma principal soggetto di quest' esame una materia trovata in una delle urne , la quale avea 1' aspetto di segatura di legno o di crusca grossolana. Esaminandola pero piii da vicino vi si scopersero particelle di varia grandezza , con forme parti- colari e vlsibilmente organiche. Erano in fatti particelle ossee , e la materia ossea vi fu trovata come in uuo state naturale, tranae alcuni frammenti ridotti ad esser composti di bianco fosfato calcare senza materia animale. In alcune delle urne trovossi rinchiuso un mucchio d' argilla com- jjatta bigia ; il che fa ricordare come una specie d' argilla. sia stata trovata in urne funeree di terra cotta state sco- pcrte presso Milano , e di cui ebbe ad occuparsi il sig. llosiua (V. Bibl. ital toni. 58.% aprile i83(j). DELLK SCIENZE DI TOBrNO. liii) La terza Menioria ha per titolo : Annlisi chiinica della farina di frumento preceduta da qualche iwlagine sopra il ghuine e la sostanza amilacea. Quanto al glutinc Y aiitore ne riconobbe d' accordo con Berzelius la solnbilita nelP ac- tjna a freddo coll' iiiterniezzo della gemma e dello zticclie- ro. Quanto alT amido tolse a provare , contro il parere generale de' chiniici , ch' esso e solnbile nelP acqua , ben- che in piccola quantita, anche a freddo. Vero e pero che r amido stato una volta esposto all' azione dell' acqua cal- da diviene poi solnbile anche a freddo piii assai che nol fosse innanzi questa operazione. Ne cerca 1' autore la causa in una condizione d' idrato in cui suppone che 1' amido si componga per opera dell' acqua calda ; ma indagini posteriori a quelle del Lavini hanno era mirabilmente dilucidati i varj cangiamenti dell' amido , e frutto princi- pale ne fu la scoperta dell' importantissima ed utilissima sostanza nominata destrina. Dimostro il Lavini coll' ana- lisi che 1' acido fosforico od i fosfati che gia noti era- no appartenere alia fnrina di frumento, ed in generale ai grani cereali, si rinvengono separatamente in ognuno dei principj immediati della medesima, come pure nella crtisca. Trovo poi die la farina, ed anche separatamente il ghi- tine e 1' amido, danno segno di contenere non solo ossidi di ferro e manganese , ma anche rame , del qual ultimo metallo app.ena qualche traccia trovonne nella crusca, ri- sultamento contrario a quello che fu aununziato dal signor Serzcau. Questi rinvenne il rame ne' cereali , e prima di lui Meissner ne aveva annnnziata 1' esistenza in diversi vegetabili ?, e qui per raccogliere i fatti che dimostrano come il rame sia difFuso ne' corpi organizzati non dee ta- cersi la bella scoperta del Bizio circa 1' esistenza del rame nelle spire de'murici, ed in altri molluschi. L' esame chimico della farina di frumento immature pro- cedente da granelli giunti a un dipresso alia meta del naturale e perfetto loro crescimento , condusse il Lavini alle seguenti conseguenze. II materiale piii abbondante di detta farina c T amido , benche in proporzione inferiore a quella della farina matura, trovandosi esso formare ^/j del peso della prima a vece di ''1^ ; segue una sostanza estrat- tiva mucosa nella projiorzione circa di 1/4 del peso della farina; di glutiue ve n' ha solo '/20 circa, in vece che esso forma quasi il quarto della farina di frumento mature ; JBibl. ItaL T. LXXVIII. i3 J 86 MEMOIxIE DELL A U. ACCA.DEMIA I'albumina e a un cU presso nella proporzione, in cui si trova nella farina ordlnaria , anzi a quel che pare , iTiolto maggiore ; vi si rinvenne dl piu una resina verde in proporzione di '/ao in circa del peso della farina ; la farina di grano immaturo non va esente dagli ossidi di rame, di manganese e di ferro. Ci rimane per ultimo di porger contezza di una Memo- ria del signor Pietro Capelli contenente Alcune riflessiorii sul circolo meridiano delV Osservatorio di Torino. Col succltato istromento di tre piedi di diametro, opera del celebre Reichenbach , era gia stato fatto nn nuniero considerevole di osservazioni airoggetto principalmente di determinare la latitudine del nuovo Osservatorio torinese , ma nessuno s' era ancora presa la cura di esaminare T O' figine e I'andamento delle irregolari alterazioni nel prin- cipio di numerazione , ne di determinare con precisione 1' errore proveniente dalla flessione del cannoccliiale ^ la quale suir appoggio dell'accordo di alcune dlstanze dal zenit di stelle osservate direttamente e per riflessione in un orizzonte fluido , si era supposta affatto trascurabile. Ma il Capelli avendo riconosciuta la poca certezza d' un tal genere d' osservazioni , stanteche 1' immagine delle stelle riflesse nel fluido compajono sempre pallide, mal terminate e tremolantl , si accinse a determinare diretta- mente la flessione del cannocchiale usando il metodo di Bessel con qualche variazione clie ritrovo neccssaria per adattarsi alle circostanze del luogo. II massimo della fles- sione snddctta , ossia quella clie si osserva all' orizzonte , gli risulto di — i",7i, quantita che presa positivamente , e molt'plicata pel seno della distanza dal vertice , deve ap- plicarsi alia distanza stessa per levarne 1' effetto. L'altro errore proveniente dall' instabilita del principio di numerazione si e potnto diminuire col cambiare la col- locazione del livello delP alidada , che essendo in origine gostenuto dal contrasto d' itna moUa contro una vite , fu in vece sospeso sopra due fulcri simili a quelli che reggono i perni dell' istrumento. Ma non ostante questo migliora- mento , riconol^be il Capelli clie per oitenere un' esatta deterininazione della latitudine 2;eografica, indipendente dal confronto dclle stelle prese dai catalog! costrutti in aliri osservatorj, convien far uso esclusivamente delle stelle cir- compolf^ii osservate rovesciatido lo stroinento e paragonando DELLE 6CIENZE DI TORINO. 187 gli arclii prcsi in una stessa culminazione. Con tntte cjueste precauzionl eJ adottando la tavola di refrazione data nelle Eft'emeridi di INIilano , egli trova la latitudine del nuovo Osservatorio di Torino di 4.5° 4' 6",694, inentre prima di lui si faceva di 4.5 4 8 ,i5 (i). A qneste osservazioni di latitudine, che erano gia state pubblicate in compendio neir Appendice alle Effemeridi di Milano per I'anno i833, aggiunse il Capelli nella presente Memoria T esposizione d' un suo metodo per la misura delP ingrandiraento dei cannocchiali, nella quale si atnmira la medesiina diligenza e giustezza di principj ; sicche de- vesi riguardare come una vera perdita per la scienza la morte avvenuta or son due anni di questo giovine istruttq e laborioso. Memoria sul pond sospcsi a catene di ferro costrutti ill qnesti ultirni tempi neU Inghilterra e nella Rus- sia , del cavaliere di Wieheking. Prima versione Ita- lian a di Basilio Sores JN A. Mlantova, loS^i^., presso gli cditori Giosafatte e fratelli Ncgretti , coi tipi di Q. Triiffi e C. di Milano , in 4.° con 9 tavole. J.n verun' altra epoca quanto nella presente fa piii ge- nerahuente e piii vivacemente sentita la somma impor- tanza delle vie di comunicazione. Tutte le incivilite nazioni gareggiano ora con nobile emulazione a renderle piii nnme- rose e piu perfette. IMa siccome dalla frequenza e daU'cp- portuno collocamento dei ponti dipende in ispecial niodo ogni buon sistema di vie di comunicazione , ne avviene che da mezzo secolo in qua i pin valenti ingegneri non cessano di rivolgere le loro investigazioni verso questo ramo utilissimo deJle pulililiche costruzioni. Molti antichi metodi posti in disuso farono ripristlnati , altri o nuovi od acconciamente modificati furono adottati. Piix non si rfttese esclnsivamente alia solidita ed alia piu lunga possi- bile durata, ma si ebbe specialmente di mira di facllitare la riproduzione di tali opere utilissime , facendo prepon~ derare quanto piu si poteva T utile pecuniario di cui sono (0 Mcsurc d'un arc de parallele nioycn, Milan, 182", t. II, r- If.. l8b MEMORIA SUI PONTI SOSPESI suscettive al dispendio da esse rlcliiesto. Quiiidi e che senza trascurare ne dimettere le erezioni de' sontuosi e solidis- simi ponti di pietra viva valevoli a resistere agli assalti e del tempo e delle eventual! cause distruggitrici , furono edificati innumerevoli altri ponti di assai minore spesa re- lativa e per necessaria conseguenza di minore durata. Pri- mieramente si attese ai ponti di legno e a tjuelli misti di muratura e legno ; indi si pose mente a quelli di ferro. Distinguonsi due generi principali di ponti di ferro, quelli cioe a sospeiisione e quelli ad arco. Ponti a sospensione. L' idea di fare sopportare il tavolato di nn ponte da funl o da catene e auticliissima ; molti ne esistevano di tal foggia da gran tempo nella Ciua e nelle Indie orientali ; erano in uso anche in America prima che scoperta fosse dagli Europe!. Sebbene appaja die in Europa fossero poco in uso ne' secoli decorsi , ni\lladimeno non erano ignoti ; Fausto Veranzio non solo ne fece cenno, ma pure ne diede la figura nella singolar sua opera pubblicata I'anno iSzS; ma alia line del secolo decorso riferire si dee la piu estesa loro applicazione ^ in allora il bisogno d'accrescere le vie di comunicazione era nell' America settentrionale piii ur- gente cli' altrove ; ivi rimaneva la ricordanza degli antichi ponti sospesi i quali presentavano il doppio vantaggio di togliere grandi diUicolta di costruzione e di presentare no- tabillssimi risparmj ; furono dunque riprodotti, ma con migliore disposizione e piu artiticiosa conformazione ; itn- dici ponti di tal genere e di grandi dimension! furono sta- biliti in soli tre anni, fra i quali distinguevasi in particolar modo quello sul fiume Merimas nello stato di Massachusset , lungo 80 metri, largo 10 , diviso in tre parti da quattro fila parallele di catenoni die sostenevano un tavolato capace di portare un peso di mezzo mllione di libbre metriche. L'lnghilterra non tardo ad imitare un simile esempio; av- valorato da questo I'ingegnere Telford propose ed intra- prese ponti di tanta arditezza che in altra epoca sarebbero 5tati giudicati ineseguibili. II ponte sulla Tiveed lungo 120 metri edificato nel 182,0 in meno d' un anno, ed il quale costo sole 5ooo lire sterline, non fu per cosi dire die il preludio d' un' intrapresa assai piu colossale , cioe il ponte di Bangor sullo stretto di Menai che divide 1' isola d' An- glcsca dalla contca di Carnarvon- A catene di ferro. 189 Qiiesto ponte ha due langhe spalle di nuiratura T una comjjosta di quattro grandi archi, 1' altra di tre ;, lo spazio tra di essi e coperto da un tavolato orlzzontale lungo 180 inetri circa sosteniUo da venti catene di ferro , accoppiate cinque a clnqne; la largliezza del ponte di circa nove metri resta cosi divisa in tre parti, due servono per il passaggio delle vetture ed una in mezzo piu stretta pel marciapiede. II tavolato e alto 3 1 metri sull' alta marea. Questi e molti altri ponti a sospensione , eseguiti in America ed in Inghilterra, erano sostenuti da catenoni di grosse verghe di ferro i quali non erano scevri di gravis- simi inconvenienti , motive per cui i fratelli Seguin pen- sarono di sostituire a tali catenoni dei fasci di filo di ferro, e per prinio saggio eseguirono ad Annonay un ponte di 18 metri d' apertiira ad uso de'pedoni, il quale costo la tenuissima soriuna di cinquanta franclii ; poi nel i8a5 sta- bilirono sul Pvodano tra Tain e Tournon un grandioso ponte a due aperture di 85 metri l' una ^ il sistema di sospensione consiste in dodici fasci o gomene , ciascuna di 112 fili di ferro di tre millimetri di diametro^ sei fasci ad ogni facciata del ponte costltuiscono un rol)Ustissimo festone al cjuale sono raccomandati i cordoni verticall di Jilo di ferro die sostengono immediatamente il tavolato ; la forza media di ognuno dei fasci era equivalente a 56 o 57 mila lil)bre metriche. La felice riuscita del ponte di Tournon promosse la costruzione di molti altri simili ponti sul Rodano , suUa Loira , sulla Senna ed altrove j e si co- nobbe con e^■idenza clie non solo godono di tutte le van- taggiose prerogative de' ponti a catene, ma soiio inoltre di gran lunga nieno costosi, di piu agevole costruzione e piu sicuri. I ponti sosnesi a gomene di fili di ferro danno la facilita di stabilire a qualunque altezza e senza sostegui intermedj dei tavolati orizzontali di 100, 200 e persino 3oo metri ; fanno sparire le molte diflicolta die nel co- struire i ponti di pietra o di legno s'incontrano a ca- gione della rapidita e della profondita de' corsi d'acqua , non che della cattiva qualita del suolo ; non ingombrano gli alvei , ne pongono ostacolo alia navigazlone. La ben nota proprieta del ferro d' essere d' altrettanto piii resistente quanto raaggiormente viene assottigliato dalla filiera deve evidentemente rendere a cose pai-i assai piii robuste le gomene composte di molti fili di ferro, die le catene le 100 JTrMORIA SUI PONTI SOfPFSr quail, perclie cU sole verglie isolate, non possono presen- tare viguale sicurezza, e le qiiali per difetli iiiterni in uil solo anello o per qnalche mancanza nella saldatura lasciano sempre temere qnalche slnistro, e percib richiedono lun- ghe , mlnwte e costose prove , non solo sopra le catena intiere, ma bensi sopra i singoli loro pezzi. II grande ponte sospeso di Friburgo in Isvizzera non ha giiari ultimato ci offre una luminosa prova della bonta del sistema delle so- spensjoni a gomene ; serve egli ad nnire le alte e scoscese sponde del fiume Sarina^ le quali cagionavano una lunghis- sima penosa discesa ed una corrispondente sallta ai viag- giatori die da Berna venivano a Friburgo; si grave incon- Veniente fu tolto da M. Clialley con una spesa assai modica relativaniente alia grandezza ,deir iinpresa ; e cio uiediante nn ponte sospeso a gomene di lill di ferro il cui tavolato lia 2f)5 metri di lunghezza. II sistema di sospensione con- siste in quattro grossissime gomene , due per ognl lato ; ciascuna contiene qnindici cordoni di ottanta fili ognuno. Due grandi portoni conformati a foggia di archi trionfali servono d'ingresso e d' uscita al po:ite e sostengono in pari tempo le quattro gomene , le quali poggiate su rotoli di gliisa posti alia loro sommita , scendono indi obbliqua- mente verso il suolo per internarsi in quattro pozzi pro- fondi ove in ciascuno sono trattennte da tre volte rovesce da esse attraversate. Questo nuovo metodo di fissare le gomene merita osservazione per la sua semplicita e sicu- rezza. Le porzioni di gomena die fonuano fcstoni fra i due portoni jiesano non meno di 35,ooo libbre metriclie. II ponte di Friburgo die pochi anni indietro sareljbe state riputato ineseguibile anclie con vistosissimo dispendio, fu condotto a termine da semplici privati in un piccolo can- tone non molto dovizioso; cio ben dimostra quanto puo valere Tamore patrio convalidato da scientiliche pratiche cognizioni. II viaggiatore die percorre la Svizzera ha molte altre occasioni di convincersene, giacche ivi rimira varie opere di puldjlica utilita die farebbero onore alle plii ric- che Monarchic ; tra le quali merita distinta menzione il bellissimo ponte di Orbe di un solo arco a tutto sesto, di grande clevazione e di grande diametro accompagnato da lunghe e robustisiime spalle , il quale adempie un ufficio aualogo a quello del ponte di Friljurgo, congiungendo cloe i lembi di una profonda Valletta. II ponte d' Orbe unisce A CVTtNE m FEURO. ICjI la solitlita alia eleganza, ed essendo di muratni*a ha 11 pre- gio di poter glungere ad una lunga esistenza senza gra- vose spese di nianutenzione. Merltano pure gran lode ed 11 nuovo ponte a sospensione di Ginevra, e la gfandiosa strada del S. Gottardo e le moke strade alpestri rotabili del cantone Ticino. U enunzlata Memorla del cavaliere di Wiebeking sni ponti sospesi si limita alia descri/ione di alcuni di questi a catene costrutti nell' Inghilterra e nella Russia. I ponti inglesi da lui descritti sono quelli di Bangor sovra accea- nato , qaello di Couway die ha io5 raetri d'apertura, e quello di Hammersmith, a tre campate, di cui quella di mezzo ha i3o metl-i d'apertura. II sistema di sospensione di essi e qaello a catena che ora cede il campo a quello a gomene per il triplice motivo del tnaggior costo , della niaggior difficolta di costruzione e della nilnore relativa sicurezza. Per tal motivo non possiamo ammettere V opi- nione del traduttore della Menioria in quistione, 11 quale dice che essendo stata pubblicata nel loSa " per 1" epoca )) a noi tanto vicina si puo a buon diritto riteuere che » v' abbia Y autore diffuse tutte le cognizionl piii recenti '/ snlla materia che tratta . . . . e soggiunge non temianio » asserire essere questo libro il plii utile trattato sui ponti » peasili e T unico a livello colle cognizionl del giorno. » Noi air opposto pensiamo che T opera di Navier sui ponti sospesi a catene e quella di Seguin sui ponti di fill di ferro, sebbene anteriorl , slano ad essa preferibili tanto per le belle teoriche dottrine Ivi esposte quanto pel pratici inse- gnamenti , massimaniente riguardo ai ponti di goinene ora generalmente anteposti agll altri da' piii illurainati inge- gneri. Nulladimeno riputiamo pregevole la Memorla scritta dal celebre Wlebeking e lodevole la versione italiana che ne fu data nelle annotazioni all' opera di Rondelet sui lavori di ferro, e puliblicata anche separatamente. Conttene questa varie notlzie storiche intorno 1 ponti di cui si tratta , e varj interessanti ragguagli sui metodi di costruzione usati , suUe difficolta incontrate e gli artlficj per superarle. Wie- beklng ci fa poi conoscere tre nuovi ponti sospesi che adornano Pietroburgo i quali sono piu rimarchevoli per ricca ed ornata costruzione , convenevole ad una magnifica metropoli, che per le loro grandi dimensioni. II primo , ("hiamato ponte Egizio, ha una sola campata di poco meno lr)2 MEMOKIA «U1 PONTI SOSPESI di 90 nietri d'apertura e 10 di larghezza ; tre corpi di catene di sospensione ciascuno di due linee posano sopra sei colonne egizie di gliisa coperte da uaa trabeazione pui-e egizia rlcca di ornati indorati ; quattro siiiigi di gliisa ador- nano Tingresso del ponte, sontuoso bensi , ma di stile al- quanio bizzarre e lontaiio dalla nobile gravita dell' egiziana architettura. II secondo ponte e chiamato ponte de' quattro grifoni perche appunto quattro grifoai colossali di gliisa lo adornaao ; egli e destinato al solo uso de'pedoiii, Taper- tura delle campate e di metri 22 circa. Le catene sono appese alle fauci de' grifoni. Uu simile elegante partito fii pure adottato per la sospensione del ponte detto dei quat- tro leoni riservato egli pure al solo uso de' pedoni , e la cui apertura e di aS nietri circa. Wiebeking chiude la sua Memoria coir esposizione di alcune regole pratiche assai conimendevoli per I'eseguimento de'ponti sospesi a catene. Ponti di ferro ad arco. Sui larghi fiumi > II prof. Lessona porge una relazione delle lesioni osser- vate air apertura d' un cavallo delie regie scuderie, che era afTetto da lenta infiammazione delle meningi, accompagnata da spandimento di siero nei ventricoli del cerveflo. La malattia cerebrale trasse il cavallo ad ingojare molta ghiaja, e corpi acuti e pungenti, i quali noodimeno attraversarono il ventricolo, e le estese circonvoluzioni degl' iutestini sot- tili , senza penetrarne le pareti. Soggiunge il medesimo prof. Lessona alcune riflessioni circa il tempo in cui i vitelli possono essere considerati quali manzi o giovenchi. Esse hanno principalmente di mira il cambiamento dei denti lattajuoli, al qual proposito si comprova che tal cambiamento non ha luogo nel vitello ad epoche costanti e determinate come nel puledro, e la loro conclusione si e che la via piii sicura appar quella di considerare quale giovenco il vitello da un anno e mezzo a due anni. II signer Lessona tratta inoltre della febbre aftosa, ul- cerativa , epizootica e contagiosa de' buoi , volgarmente denominata fonsctto, la quale domino nel luglio 1884 in alcune regioni della provincia di Mondovi e di quella di Cuneo. Ne descrive i sintomi, I'andamento, la durata . la OALENDARIO GEOBGICO. 197 terniinazlone ; ne cerca le cause, ne prescrive la cura e i iiiezzi tli presei'vamento. Detta malattia e suscettibile di coimmicazione ai majali non ineno che alle pecore etl alle capre , e da nn caso riferito in forma di nota dal signer Luciano veterinario risnlterebbe aver contratio afFezione simile a qnella de" buoi anclie un' intera famiglia di villici, composta di individui di eta e sesso difFerenti. II suddetto signor Luciano dimostra come mediante 1' uso del sal comune si possa rimediare alia carestia de' foraggi e correggerne le qualita nocive se mai ne avessero acqui- state. Infatti coll'acqua salata insalando convenientemente niaterie vegetabili da se poco grate al bestiame , ovvero foraggi guasti ed insalubri, se ne fa aliniento che al bestia- me stesso rendesi accetto, e non gli e pregiudizioso. II signor Musso porge la descrizione di un lllatojo do- niestico, il quale al pari di quello del signor Lebec, pre- miato dalla societa d' incoraggiamento di Parigi , ha mobile in varle direzioni a piacimento della filatrice , quella sua ])arte clie fa le veci di rocca o conocchia, ma dal suddetto del Lebec e diverse per varj miglioramenti ed ingegni. Tale e la forza ed eguaglianza del filo che se ne ottiene che il signor Musso non dubita di asserire, che le tele del Pienionte porteranno il vanto sulle estere, se il filo per fabbricarle sara apprestato dal suo lilatojo. Questo strumento presenta tutta la possibile solidita, qualunque filatrice puo servirsene senza che ritrovi ostacoli che la trattengano, ed il lavoro che si fa senza veruna interruzione produce circa una terza parte piu di filo di quella che si ottiene dagli altri filatoj domestici finora conosciuti. II signor prof. Ragazzoni descrive la Trapa nutans, ossia castagna d' acqua , e ne racconta le utilita insinuando ad approfittarne. II signor Blengini riferisce alcune sue osservazioni In- torno air influenza di varie specie di carbone nella germi- nazione e nella vegetazione. Le conseguenze che ne racco- glie sono : i.° che il carbone tanto fossile che animale e vegetale non sono contrarj ne alia germinazione ne alia vegetazione; 2° che il carbon fossile e 1' animale delle ossa sembrano piu atti a favorire la germinazione che non il carbon vegeule e quello animale del sangue ; 3. che il carbone frapposto alle molecole della terra ne diniinuisce la tenacita, la rende maggiormente porosa. 1^8 CALENDARIO GEORGIGO. permette piu facilmente il libero accesso dell' aria, e come corpo coibente il calorico, le mantiene una certa tempe- ratura, le quali circostanze tntte soiio della piu grande importaiiza per favorire la funzione della germiiiazione ; A.." fuialiiiente che il carboiie aiilmale del sangue essendo pill coinpatLO e meiio poroso, piu difficilmeiite 1" aria puo esercitare la sua azione in simile circostanza. II niedesimo sig. Blengini istitui esperienze sulla quan- tita di potassa che si pud ottenere dalle vinacce, e n'ebbe per risultamento medio un' oucia e mezza circa di potassa da sette libbre di vinacce. Osservo nella stessa occasione che la quantita di potassa e maggiore nei fioccini , minora nei raspi, piu piccola ancora nei vinacciuoli. Avendo il dottor Ignazio Loineni irasmessa alia Societa agraria una Memoria raanoscritta intitolata: « Dei modi di far prosperare dm-evolmente un gelso nei luogo medesimo in cui altro e perito, e per impedire la propagazione viru- lenta da un gelso infetto ai gelsi vicini » si legge nei presente volume una relazione intorno alia Memoria me- desima stesa, per ordine della Societa, dai signori Carena, IMusso e Moris. II signor Rossi chirurgo dell' ospedale di Rivarolo som- ininistro un' osservazione circa le sanguisughe, animali che suol conservare ad uso medico deniro una cassa impeciata. Gli avvenne, dope quindici anni di questa pratica , una volta sola della scorsa estate di riempiere la cassa con ac- qua provegnente da vin vicino canale di molini , anziche con quella del pozzo , siccome per I'addietro aveva fatto semprei e cio basto perche egli vedesse poi ogni giorno un buon numero di sanguisughe morte. Ne trovo esser causa le larve delle libellule, venute insieme a quell' ac- qua , le quali inseguivano le sanguisughe , mentre queste si movevano su per le sponde della cassa , ed afferratele per lo mezzo del corpo le strascinavan giii nei fondo del- I'acqua. La quale osservazione, oltre al non esser disutile a quelli che conservano in gran quantita le sanguisughe, sembrera dcgna di particolare studio a chinnque si fiiccia a riflettere alia mole ed alia robustezza delle medesime f, all' in- dole coriacea del loro corpo, alia singolare tenacita della vita non facile a spegnersi ne per enormi distensioni , ne per morsi, ne per lacerazioni , ne per istrane amputazioui. CALENDARIO GEOUGICO. I^f) II conte Agostiiio Avogadro di Valdengo trattando della fabbricazione del vino, raccomanda il seguente metodo di vinificazione. Pone le uve nel tiiio meno ammaccate cbe si pno , quindi lasciarle rincbiuse in esso per tre o quattro glorni prima di pigiarle, onde acquistino piii maturita. Dopo averle pigiate , viiiare una parte delle vinacce , cioe comprimerle collo strettojo, qualora si tenia cbe il vino diventi troppo aspro , e dopo aver riposto il vino dellc due prime strette nello stesso tino , cbiuderlo quasi er- meticamente. Nelle annate in cui le uve sono maturissime, e nei luogbi in cui il vino riesce sempre al^boccante e non aspro, dovrassi far a meno del vinare il cappello , ma bensi tosto pigiate le uve, cbiudere il tino come si e detto. Non si svinera, se non dopo trascorsl un mese e mezzo o due niesi dopo il pigiamento delle uve; la qual pratica, comunque insolita , e nondimeno da replicate esperlerze dimostrata assai commendevole. — Vuol essere menzio- nato , come di nessuna spesa e di buona riuscita , un nia- stice di cui il conte Avogadro si serve per lutare il co- percbio del tini, ed il coccbiume delle botti e dei barili. E composto infatti non d' altro cbe della feccia del vino di prima qualita e di sabbia , e divien cosi solido , cbe in poco tempo affine di romperlo e di mestieri piccbiarlo. La R. Societh agraria propone il seguente quesito: " Dare la migliore spiegazione delle differenze cbe in Piemonte si osservano nelle principali operazioni rurali di uno stesso genere. " 11 premio sara di lire iSoo di Piemonte; ter- roine del concorso il 3i dicembre 1837. Propone in oltre premj d' incoraggiamento a cbi intraprenda a far valere negli Stati sardi una miniera di combustibile fossile , o nuovamente trovata o lasciata finora improduttiva; e a cbi mettera in opera ne'detti Stati alcun metodo per la fabbri- cazion del carbone, a' consucti preferibile, o percbe il com- bustibile somministri migliore e piii abbondante, o percbe insierae ad esso raccolga I'acido pirolignico ed il catrame. 200 Monografia sulle morli repe?itine del sig. Napoleone Massimiliano Sormani , dottore in mcdUina e cld- rurgia, ecc, premiata doll I. R. Isdtuto dl scienze , letters ed artl del Regno Lombardo-Veneto. — Mi- lano, 1834, dall I. R. stamper ia, in 8.° grande , di pag. 20 3. Austr. lire 3. Sfatistica delle morti improvvise e particolarmente delle morti per apoplessia nella citld e ncl circondario esterno di Milano dalV anno 1700 al i83if del sig. Giuseppe Ferrakio , dottore di medicina e chirut- gia, ecc. pubhlicata per decisione dell I. R. Istilato di scienze, lettere ed arti del Regno Lombardo-Ve- neto. — Milano, 1834, dair I. R. stampeiia , in 8.° grande, di pag. 288, e due tavole grandi. Austr. lire 4. ll giudizio tlcir I. R. Istituto in riguarJo a qiiesfe due Memorie venne gia riferito nel tomo 75.°, pag. 345 del nostro giornale. Ora ci studieremo di fai-ne in breve conoscere il contenuto. Triplice e Jo scopo clie dal coniplesso dell' opera ricavasi essersi il signor Sormani preFlsso nella soluzione del quesito proposto dairi. R. Istituto sulle morti repentine, onoi-e alParte inedica, soddistazione al magistrato sanitario, tranquil- lita e sicurezza al popolo. Egli confessa candidaniente, die per giugnere a tale meta grande ajuto gli pre- starono le indagini intorno esse morti gia instituite da due grandi italiani , il Lancisi ed il Morgagni , maggiori di quant' altri si accinsero e prima e dope di loro a questa sorta di opera. Le cause in genere delle morti subitanee sono 1" oggetto del capo primo , e ripartisconsi in esterne ed interne. Le interne non sono che condizioni morbose le quali si dividono in reperibili ne'cadaveri, ed in irreperibili: e le rcperi- bili in previste e non previste in vita. Starebbero tra le repeiibili previste quelle desuntc dagl' indizj di MONOCRAFIX. E STATISTIC! CCC. 201 speciale abito clella persona, come 1' aoopletico , I'c- morragico, il cardiopatico, ecc. , o cavatc dai sintonii di malattie die tioncaiio spesso subitameute la vita. Appai'terrebbero alle non previste in vita le condi- zioni morbosc ordite lentamente e gradatamente cre- sciiite, senza dare gli esterni segai proprj ; T essere avvemita la moitt- subitanea piii pel concoiso di causa esteiiia die pel grado delle interne alterazioni morbose. Irrepeiibili ne' cadaveri riescirebbero tpielle ordite nelF intimo degli orgaiii vitali , o consistenti neir alterata composizione del sangue, ecc; o die eb- bero operato siilla innervazione colla potenza e cele- rita del fulmine , senza lasciare altcrazione ricono- scibile ai nostri sensi anche ajutati da altri niezzi. Le cause estertie sarebbero partite in cognite ed in- cognite, annovcrandosi tra le prime la totaie man- canza e repentina di aria respirabile , i veneficj , la fulminazioue, le lesioni traumaticlie, ossia per vio- lenze esterne, gli eccessi del calore e del freddo, del cibo e delle bevande; ti*a le seconde le potenzc no- citive die noii cadono sotto i sensi, tra le rpiali mal si sa pero agevolmcnte comprendere come stare possa il velcno vipcrino. Ncl capo sccondo rinvengonsi le ricerclie storidie intorno alle morii rcpeutine , dalle cpiali risulterebbe di' esse furono coiiosciute da remotissinii tempi, e rileritc specialmeutc alT apoplessia sanguigna, o indi- cala con sintonii di vizj precordiali o polmonari , e che assai piu frequenti die ai di nostri io furono nel seco'.o XVll e al principio del XVllI. Froverebbesi poi die r apoplessia iiihiiiuaiite e la fiequentissiina delle morti subitanee ; die il u)orir rcpentino succede piu in citta die in campagna; e che dassi T apoplessia epidemira , piu panicolari; al iiostro clima ed alia nazione italiana die a ([uahuKjue altra regionc o po- polo. Nel capo Lerzo si cerca diiarire quale influenza abbiano Ic cagioui esterne sul determinare le morti repciuine, coll" enumcrarle e diianiarle a particolare disarnina; e ncl capo quarto praticasi lo stesso in llibl. Ital. T. LXXVIir. 14 302 MONOGRAFIA E STATISTIC.V risguardo alle cagloni interne, particolarlzzando le diverse loro sorta. Le cause delle niorti subitanee in genere e dell" apoplessia in ispecie sono in maggior numero ne' luoghi di pianura e nelle grandi citta che non nelle region! niontuose. E piu le cause morbose esterne sono forti e repentine, meno vi resiste I'eco- nomia vitale , e meno necessita a levar la vita il concorso delle interne morbose condizioni ; siccome quanto piu le morbose interne condizioni sono svolte e ad alto grado negli organi vitali di prima sfera, tanto meno a dar niorte repentina fa d'uopo di cause este- riori. II sig. Sormani non inclina ad ammettere I'azion dinamica de'patemi d'aniiiio qual causa di morte su- bitanea ; ritiene come problematiclie le apoplessie ner- vose , e rigetta le cause dinamiclie della morte re- pentina pel freddo intenso o successa alFatto della copula, referendole a materiali lesioni. E quantunque le morti repentine sieno da attribuire ai vizj precor- dial!, a quelli dei vasi maggiori e dei polmoni, dei principali plessi gangliari addominali, ed all' apoples- sia, la sanguigna nondimeno vieme dal sig. Sormani considerata come la piu frequente e piu particolare agl' Italiiini , e pu6 divenire epidemica ed anco in certo modo endemica; e causa dell apoplessia fulmi- nante vuoisi in senso suo considerare la rottura de' vasi interni del capo , o 1' enorme e repentina con- gestione loro, ritenendo sempre per ultimo effetto e cagion deJlo spegnimento della vita la compression cerebrale, o piu particolarmente effettuata sul cervel- letto , nodo dell'encefalo e midoUa allungata , si per sangue trascorso o siero effuso, che per turgore o ristagno di sangue ne' vasi dell' encefalo g tie' suoi velamenti; cercando di cio rinfrancare colTautorita , colla cotidiana osservazione e coU'anatomia patologica. Dietro poi i tre px'incipali punti encefalici offesi, Tapo- plefesia si dividerebbe , in cercbcllare , della proLubc- ranxa anulare e della midolla allungata; della qual divisione alcuno potiebbe mover dubbio, non « on- cedcudc in senso assoluto se uon la terza, siccome DELLE MORTI EEPENTINE. 2o3 quella del vero centro della vita. Ne pare che di tutta forza sieno le ragiohi messe in campo per fare scapitare il valore conceduto alle sperienze di Ma- geiidie iiitorno il fluido ccrebro-spinale. Rinfrancato air iiicontro da buone ragiorii e dalla sana osserva- zione e quanto viea detto della lenta origine della comprcssione e del vario grado di tenaciia vitale nelle varie persone, che concilia Tesistenza di grave comprcssione anche nelle parti centrali del sistema nervoso col non esserne insorti gli ordinarj elTetti suoi e Tapoplessia e la morte subitanea. Ne saprem- iiio se altri osera negare al nostro autore die ncllo stato dflle attuali cogiiizioni bea poco si possa sta- bilire per rispetto alle relazioni che corrono tra il clinia, le staciioni, lo stato barometrico, isLrometrico, termonietrico, elettrico ed anemoloffico dell' atmosfera e le morti repentine. E piu oltre ancora nelle nccr- che progredendosi sottopongonsi a speciale esame le condizioni aiiatomiche predisponenti alle congestion! cerebrali, il temperamento sangnigno, Tabito apople- tico, la pletora locale al capo, il sesso, Tela, la dis- posizione ereditaria all' apoplessia , il cibo e Ic be- vande, T eccesso del sonno e della vcg,lia , la sovcr- chia applicazione della niente , il moto c la quicte , le passioni violcnti delfanimo, gli storzi del corpo , le abitudini nazionali , il genere di vita , le protes- sioni , arti e mestieri , e per ultimo le malattie pre- gresse , tencndo poi speciale discorso del rammolli- inento rosso cerebralc che il signor Sormani ritiene con Lallcmand possa talvolta tcrminare in morte rc- pentina. E poiche, come sovra fu dctto, la cagione della morte repentina consisterebbe in una condizione materiale dell'enccfalo, conchiudesi che le morti re- pentine dipcndano piu da cause materiali che dina- niichc, piu da mutazioni intestine che da cause estc- riori al corpo umano, piu da cause individuali che generali, piu da comprcssione limitata a certe nobilis- simc parti deirenccfalo, che estesa alia totaliia dcH'or- gano ccntrale dcU' innenazionc. Finalmcnte 1" autore 204 MONO(;RAriA E STATISTICS cliiude quest* importantissimo capo quinto agitando la qiiistioac se 1' aljuso die in questi di si fa del salasso predisponga alfapoplessia , tenendo pel no, il che ad alcuni potrebbe sembraie che corra benissimo in risguardo ail' apoplessia sangnigna, ma non relativa- niente all' altre alterazioni organiche encefaliche che cssere possono cagione di nioite repentina. II capo sesto chiarisce cpiab sicno i sintomi precur- sor! di mortc repentina, che dividonsi in proprj del- Tapoplessia, della sincope cardiaca e della soUocazione polmonare; e il settimo reca i prccetti die da 1' esatta considerazione delle cause die predispongono al ge- nera piii fVequente di iiioite repentina, e le risorse die la nicdicina ha onde impedire il facile passaggio (H grave ed ancora non grave malattia. 11 sig. Sor- mani mircrebbe saviamente a convertire in mezzo I)rolilattico ossia preservative il timore die la fre- quenza ddle morli subitanee e la moltiplicita delle loro cagioni incute al popolo, ed a diri2,erlo all'esatto adempiincnto di quelle nornie igieniche che corri- spondono all' idea esposta circa le cagioni pin fre- quent) del morire improvvisamente , in maniera da irnpedirne la prava azione. Dai classici scritti medici egli ritrae da poi utilissimi precetti onde preservarsi dalle morli repcntine non solo per chi ha ferma sa- lute , ma ben andie pei predisposti alf apoplessia , per coloio die soggiaciono a nialattie del cuorc , ad auenrismi, a pcrvertimenti polmonari. La vita sobria e la temperanza in ogni cosa riesce il migliore c jnu sicuro mezzo profilattico o preservativo. Ricor- dasi ancora che natura addita sovente la via piu si- cnra onde guareniirsi dalla moite improvvisa, e niostrasi come rssa percio operi eziandio in casi di estremo . pericolo', e quale dietro i migliori pratici bia la cura che convenga nogli aneurisrai interni. E perdie poi nulla maucasse in questa monogralia il( He moiti repcntine di quanto puo avere attenenza ad esse, 1' autore mctte innanzi vrnW ottavo ed iild- ino capo quali doveri incum!:)ano al medico oiule DJXLE MORTI nKPINTINE. 2Ci> accertarsi t'olla realta di avvenuta mortc repentina, e per evitarc clie si linnovino i luttuosi casi di per- sone sepokc vive. Le malatde clie espongono al pericolo d intempestivo interrameiito, sono in senso deir autore lapoplessia, I'estasi, Tepilessia, la cata- lessi, 1 isterismo, Tastissia, il congclaniento del corpo, il tetano , la paste e certe gravissime ferite. Dei se- gni tutti pe' quali distinguesi la morte reale dalla apparente non si ritengono sicuri fiiorche il rigor cadaverico, la cessata contrattilita iiiuscolaie e la pu- trefazione del cadavere. Finalmeiite in ri^uardo alle morti apparenti da asfissia notasi ricscire la possibilita del ritorno in vita in tanto piu diirabile, in quanto piu lenta e stata Torigine deirasiissia medesima. Chiu- desi il presente lavoro con un epilogo delle cose sue piu rilevanti , e con una bibliogratia concernente gli scrittoii che trattarono delle niorti subitanee , delle apoplessie epideniiche, e della liequenza delle apo- plessie. Dal sunto che abbiamo recato pare a noi si possa riconoscere Tiniportanza e il buon ordine della materia, la siifliciente anipiezza e la dottrina con cui fii trattata , non che la retta maniera di vedere; al che aggiiigneiemo la lode di una facile e semplice sposizione. Essendo paruto al sig. dott. Ferrario che 1" I. R. Istituto col tenia proposto intorno le niorti repentine non richiedesse un nuovo trattato su di esse dopo le grandi opere di Eonet , Lancisi , IMorgagni , Bor- sieri , Fi'ank, Lallemand, Andral, Cruvcilher, ecc. , die opera specialmcnte alia statistica delle morti ini- provvise e spccialmente dell'apoplessia di cui manca la scienza medica facendo piincipio dall'anno i^Soal 1(^34, poiche prima di tale epoca non vi ha registrv) di sorta. Nel breve spazio di tempo concesso dalla pub- blicazione del programnia alia presentazionc della sohi- zione del quesito non fu possibile all' autore estender;' le sue ricerchc a niolti luoglii , e pero dovetto liaii- tarsi alia semplice citta di Milano ed ai diuiorni suoi, chiamati Corpl Sanll. Non nianco di mettcre innanzi 206 MONOGRAFIA. B STATISTTC.V i confront! delle niorti repcntine colle osservazioni barometriche e termometriche, coUa quantita (Vi ac- qua e di neve cadute, coi vend, colPelettricita atmo- sferica, col prezzo medio del frumento quale indizio dcllabbondanza e della caresda , col numero della popolazione, colla mortalita generale, coi malati cu- rati negli spedali, coi matrimonj , coi nati e cogli espo- sti, ecc. E facendo non poco studio sulla statistira parve al sig. Ferrario di ravvisare le cause dellapo- plessia specialmente in dipendenza dalla diversita degli anni, dalla diversita dei mesi, dalle stagioni, dalle vicissitudini atmosferiche repentine e giornaliere, dal sesso, dalPeta, dallo stato vedovile, conjugale o celibe, dal modo di vivere , dalle professioni , dalle arti e dai mestieri, dalle passioni, dalle vicende politiche e dalle disgrazie conimerciali , ecc. , e dai tie princi- pali sistemi di medicina che lianno fra noi dominato dal 1760 al 1884, riducendo per quanto pote le os- servazioni a cifra numerica ed a calcolo di proporzione aritmetica; cosa prima d'ora da nissuno praticata. Ed egli e certo che ove esatti sieno i fatti statistic! se ne possono cavare severe verita neccssarissime a conosrersi ed applirabili con utilita all' esercizio cli- nico. Parve inoltrc al sig. Ferrario che senza le no- zioni statistiche non si potesse ne adequatamente , ne fondatamente rispondere al tema proposto dall' I. R. Istitiito, e specialmente alia seconda parte, se ai giorni nostri le morti repentine sieno divenute piii frequenti , poiche troppo vaga riesce 1' asserzione degli antichi scrittori. Conseguentemente egli si accinse all' an- nunziato faticosissimo lavoro , persuadendosi ben a ragione che di alcuna utilita possa riuscire. La quale utilita essendo pure stata ravvisata dall'I. R. Istituto, esso giudico conveniente renderlo di pubblica ragione. Defmita la morte repentina, e mostrato che qui non si tratta di quelle che succedono per cause traumatiche, ossia per violenze esterne, per veleno, o per qualsi- voglia altro modo con cui Tuomo levisi da se la vita, od altri gliela tolga, si passa a rintracciare chi prima DEr-LF. MOKTt REPENTTNE. 207 di ogni altro si occupasse tlella statistica niortuaria, e si trova clie la citta di Londra fu la prima iiel i55o a pubhlicare i bill relativi, e clie in Milano i primi registri dc' morti risalgoiio al i-5o. I\Ia il sig. Ferrano mpstra essere ancora di presente imper- fetta questa maiiiera di statistica, c alia imperfezjone vorrebbe riparare. Rintracciando in appresso se le morti repentine fossero in altri tempi piu frequenti che di presente , pare al sig. Fcrrario sia un pro- blenia, a sciogliere il quale non valga fatica alcuna per quanto grande essa sia. Acceita pero clie nella citta e nei Corpi Santi di Milano , avuto anche rignardo airaumento della popolazione, il numero delle morti improvvise e considerabilmente aumentato per istraor- dinarie accidentali cause passeggiere dopo la meta del secolo passato. Le fonti patologiche donde provengono le morti improvvise apparterrebbero anche secondo lui air apparecchio encefalico , ai centri nervosi gan- gliari, all" apparecchio circolatorio, ed agli organi della respirazione. L' apoplessia per altro cadrebbe fre- quentissima , e vestirebbc anche guise cpidemiche ; alcune migliaja se ne contano dal i 760 al 1884 nella citta e Corpi Santi di IMilano; e di 41 persone morte improvvisamente nel primo trimestre dell' anno ca- merale 1828, sezionate dal chirurgo fiscale, 36 furon levate di vita da essa apoplessia. Viensi in appresso a dare la topografia di Milano, lo stato suo baronic- trico, termometrico e anemoo;raiico. A maceiiore schia- rimento del soggetto riferisconsi altrcsi alcune notizie sulla popolazione e sulla niortalita di JMilano antica , cioe prima del i~5o, perche da quell' cpoca in poi vi sono per cio annuali tavole. Dopo di clie riportasi la relazione fra la popolazione, i nati, i morti, i ma- trimonj , ecc. della recente Milano , confrontati coi risultamenti sulla popolazione dell' ^.r-rcgno d' Italia e deir attuale regno Lombarbo. E a compimento delle generali nozioni statistiche intorno Milano si aggiun- gono alcune tavole in cui si riconosce 1' ordine nu- merico de" matrimonj e dei nati nei singoli mesi degli 2C8 MONOCrxAFIA. E STATISTIC A anni iou5, 26, 3i, 82, 33, e dei jnorti in ciascim niese del 1774 1 I79<^i i8c5, i83i, 1882, i833; ed in altie s' indicano le propoizioni tra la popolazione ed il numero dei matrimonj, dei nati e degli esposti prese su due periodi di 19 anni, cioe dal 1774 al 1792, e dal i8i5 al i833 inclusivi, alle quali tavole conseguita il novero de' niorti per apoplessia ncUa citta e nei Corpi Santi di Mdano dal itSo al i833 clie rinviensi di 10,432. Tentasi successivamentc dal sig. Feirario di deter- minare quanto possano influire a prodiirre le morti repentine le vai'ie costitnzioni atmosferiche , le sta- gioni , il sesso , 1' eta , Tabito del corpo e le par- ticolari condizioni abltuali, lo stato della persona, le professioni, arti e mestieri, il vitto e le bevande, i vestiti , gli usi spcciali , le passioni erl i nietodi di cura dominand. Segnando la proporzioue tra il nu- mero dei morti di apoplessia e la popolazione risol- vesi il quesito, almeno in attenenza a Miiano, se le morti repentine sieno ai giorni nostri divenute piu frequenti , che qui sovra dicemmo stare per rafferma- tiva. Del quale aumento di apoplessia ricercansi le cause probabili non poclic in novero ; e tentasi trac- ciarne la profilassi o metodo di preservarsene. L' au- tore compilo a maggiore rischiarimento una tavola in cui si indica il numero deile persone clie dal 1750 al 17^:3 sono morte per apoplessia, per sincopc, per aneu- risma, per epilessia ragguagliato alia mortalita genera- le, ai matrimonj , al numero dei rrati ed alia popolazione della citta di IMilauo , ed indi e data anno per anno dal 1774 al io33, estlnsi gli anni 1809- 10- 11 , mancando i registri, e giorno per giorno la statistica dei morti di apoplessia nel i833 col confronto delle osserva- zioni meteorologiche , dei ricevuti morti ed agoniz- zanti nello spedale maggiore ed in S. Caterina alia ruota. Finalmente in una gran tavola esponsi la sta- tistica dei morti per apoplessia dal 1760 al i833 nella citta e Corpi Santi di JMilano col confronto delle os- scfvazioni meteorologiche, del prezzo del frumento, DELLE MORTI REPENTINE. 209 della popolazione , de' morti per sincope , aneurisma , vizj precordjali , della niortalita totale , dei nialati cu- rat! air ospedal maggiore , degli esposti e dei nati , dei niatriinonj , appostevi alcune annotazioni general!. Ne qui s' arresta la fatica del sig. Ferrario ; ma in altra tavola dimostra il numero degli apopletici che dalTanno 1774 al i833 distinti in tre periocli sono morti in ciascun mese delPanno; in un' altra ancora riporta I'eta nella quale morirono i 10432 apopletici sovra menzionati , disiribuiti nei singoli anni dal 1774 al 1833. In un' altra li ripartisce in sette separati pe- riodi, siccome in altra e riferito il numero de' morti per apoplcssia giusta la professione, arte o mestiere , e I'eta media della vita in cui essi ne furono col- piti. Ed altre tavole fan pur conoscere lo stato di 23a pcrsone morte per apoplessia nel 1834 nella citta e nei Cor])i Santi di Milano , la relazione che corre tra la popolazione , la niortalita generale , e i morti per apoplessia dall'anno 1760 al i833 inclusivi , di- visa la materia in tre periodi a fine di conoscere quale anclie possa essere stata Finfluenza dclle teorie mediche sulla mortalita 2:enerale , e ml ca2,ionare ra[)oplessia , la proporzione con cui nella citta e nri Corpi Santi di IMilano si trovarono le apoplessie , le epilessie, le eclampsie, e le convulsioni colla morta- lita generale negli anni i83i~32-33. Nell' ultima ta- vola inline riportansi alticsi le morti repentine av- venute nel primo trimestre dell' anno camerale 1823 nella citta di Milano. Onesti materiali con infinita pa- zienza raccolti e compilati nou volevano essere per- duti ; e possono servirc di principio ad una medira statistica anche non alle sole morti repentine limitata', e percio meritavano essere resi di pubblica ragione. E terminando questi nostri cenni non possiamo non raccomandare amendue questi lavori ai cultori del- r arte salutare. F. 2IO PARTE STRANIERA. Recherches pratiques sur les causes qui font echouer Vojjeration dc la cataractc. Par Cauron du Vil- LARDs, D. M. professear particulier des maladies des yeux etc. — Paris, 1834, ^'^ ^•° >vuesto libro benclie scritto in francese appartieiie ad un italiano, alunno deirUniversita di Pavia, e clie ottenne dalla Societa medico-chirtii'gica di Bologna una corona ac- cademica per altro suo dotto lavoro riguardante 1' estirpa- zlone deir utero canceroso. L" operazione della cateratta non sempre e accompagnata da fortunato risultamento, e quindi assai lodevole T inda- gare le cagioni varie di tal non successo. II dott. Carron dii Villards si e accinto a questa disamina , ed ha consegnato neir opera teste pubblicata in Parigi le proprie osserva- zloni , e quelle gia di pubblico diritto , degli oculisti i piu celebri die Y hanno preceduto. Siamo in un' epoca in cni i soli fatti ben osservati sono 1' unica potenza in cre- dito ; persuaso di tal verita il nostro autore ha basato tutto il suo lavoro sopra tanti fatti si ben avverati da una giusta osservazione da mettere in evidenza tutte le numerose cause che fanno , il piix sovente , mancare T ope- razione della cateratta ; ed il vidi multum , feci satis , expe- rientia dure, non ra male qual epigrafe del suo libro. Nel primo capltolo sono comprese alcune generalita sulla cateratta, ed un quadro sinottico assai ben inteso de'di- versi metodi d'operarla. Negli altri capitoli sono poi esposti minutaniente i diversi accidenti che possono sopravvenire in seguito de' varj metodi praticati : accidenti dovuti ad errore di diagnosi , di scelta nel modo di procedere , di situazione svantaggiosa dal lato del malato alP epoca del- 1' operazione , dalP uso di stromenti difettosi , dall' influenza di qualche malattia e de' slntomi particolari che si mani- festano durante ed anche dopo 1' operazione , dal concorso PARTE 6TRANIERA. 211 di una stagione sfavorevole, e dal cattivo stato dell'occhioi daU'esitazione nella cara consecutiva, o dair uso mal ap- propriate de' soccorsi terapeutici , infme dalP esposizione prematura alia luce deir occhio operate. Ognuna di queste cause e esaminata con accuratezza , ed e accompagnata da giudiziosi consigli per evitarla. Vengono poi descritti uno ad uno gli accidenti che sogliono accompagnare tale o tal altro metodo opei-ativo. Per eseinpio, le cause che pos- sono opporsi al buon risultamento dell' operazione per ab- bassamento sono, lo stafiloina della sclerotica, 1* inipossi- bilita o la diflicolta d'abbassare il cristallino in un con la sua capsola , sia per efFetto dl aderenze anormali, sia per troppa fluidita ; gli ostacoli che s' incontrano quando si pralica il ti-itamento, nel far passare i frammenti della lente, porzioae nel corpo vitreo, e porzione nella camera anteriore ; lo spostamento di tutto il cristallino nella ca- mera anteriore, ove eccita talvolta degli spiacevoli acciden- ti ; lo scostamento della lente al contatto dell' ago ne' di- versi punti del globo oculare, ed il suo strozzamento nel mezzo della pupilla; il rialzarsi del cristallino, e quindi la cateratta secondaria \, finalmente 1' amaurosi. Si trovano consegnate in questo capitolo delle assai interessanti par- ticolarita intorno le sopra indicate diverse cagioni che fanno sventare l' operazione della cateratta per abbassamento. Le cause che potrebbero opporsi al buon successo del- r operazione , cosi detta per estrazione, sono racchiuse dal- I'autore in sette capi particolari : i.° la troppo piccola incisione della cornea, 1' irregolarita e posizione viziosa di questa ; la rottura dello stromento e 1" uscita prematura dell'umor acqueo ; 2.° il rovesciamento della cornea all' in- fuori , con impossibilita di riunirsi di prima intensione ; 3.° la ferita d^iriride, la sua ernia , la sua contrazione spasmodica, o irispasmica, la sua aderenza al cristallino, alia cristalloide o alia cornea , la sua convessita in avanti da invadere la camera anteriore, una pupilla naturalmente troppo stretta o troppo dilatata ^ 4..° I'uscita dell' umor vi- treo, il blefarospasmo e le convulsioni de'muscoli del globo oculare ; 5." le dlfficolta varie di estrarre il cristallino per intero o in parte , la cateratta capsolare primitiva o se- condaria, e r hypopion ; 6." l' introduzione dell' aria nel- r occhio ed il soggiorno di questa nello stesso ; 7.° final- mente il cattivo metodo di medicatura dopo l' operazione , le cicatrici viziose e lo stafiloma della cornea. a 12 PARTE STRANIERA. Assai instfuttlve sono le considerazioal del sig. Carron du Villards intorno 1' operazione della cateratta congenita, dalle qnali ne emerge la necessita di operare i fanciulli ancora in tenera eta. Le regole generali per ogni metodo d' operazioue e le note particolari die concernano ogniina di queste sono piene di dottrina e di sani precetti. Quest' opera, tuttoclie recentissima, ha gia ottenuto Papplauso delle primarie no- tabilita chirurgiche di Parigi, e specialmente degli ocnllsti ; e dessa scritta con purita di stile e dovizia di ])uona eru- dizione. E chiusa T opera con due grandi tavole benissimo disegnate rappresentanti con fedelta e cliiarezza i uiversi stromeuti che richiedono le varie operazioni della cateratta. Un mot sur le charlatanisme homoepatique par le DS Sylvain-Eymard. — Paris, i835. Un i-olume in 8.° (i). Sunto del rapporto del professore B. Mojon letto nella tor- naza del 29 aprile scorso , della Societa delle scienze fisico— chimiche di Francia. Signori , E splacevole che I'autore dell' interessnnte opericciuola, die m' incumbenzaste di esaminare per darvene raggnaglio, abbia cominciato il suo lavoro col liiasimare I'attuale ten- denza del secolo , dando a credere ch' essa niiri alia cli- strnzione di tutte le migliori instituzioni sociali. " Politica » (die' egli ) , religione^ scienze, arti , letteratiira , medi- »/ cina, nulla rimane in piedi, tutto e rovesciato da ciiiia >/ in fondo, ecc. » SifFatte ardite e calunniose parole con- tro 11 progresso ognor crescente dello scibile uniano, contro la tendenza scientitica e morale dell' epoca attuale , che cerca nel distrurre il fanatismo d' innalzare degli altari al vero Dio della natura ; die da ai popoli una politica ba- sata su i diritti dell' uomo , e che fa migliorare tutte le piu sane dottrine sociali. SiflFatte parole, dico, non pos- sono certo trovare eco d' approvazlone nel seno di questa Societa protettrice delle scienze e delle arti. Ma se io trovo (i) Sulla dottrina omiopatica \edi le Osservazioni ingerite nel tomo 73.°, marzo t834i P'"*?- ^^6 di questo Giornale. PARTE STRANIERA. 21 3 I di che blasiniare le prime facce del libro del dott. Sylvaln- I Eyniard , m' e pero dolce il dover lodare la giusta e sana ci-itica ch' egli fa dl quel deliro del dott. Hahnemann che sotto il noine di medicina omoiopatica afFasciiio qita e la in Eiiropa la mente di qualche medico piii amico del nuovo e dello sirano che dell' utile e del sensato " La medicina omoiopatica volendo ultimamente afFac- ciarsi in Parigi, vi venne anatemizzata dalla primaria Ac- cadeniia medica del regno (i). Essa vi fu giudicata e con- dannata a morir di dispregio. »» Comincia 1" autore il suo lavoro col dare itn' esatta e chiara nozione dell' omiopatismo , delia maniera com' esse considera le malattie, 1' azione de' rimedj, il mode di am- ministrarli a dosi microscopiche, il regime dietetico che addimanda, ecc. lo non m' intratterro a valntare tutte queste particolarita ; nel mondo medico se n' e digla tanto par- lato, e fors' anche di troppo, che non v' e alcuno di voi, onorati colleghi , che non ne sia pienamente al fatto. Per coiiiljattere le innumerevoli scioccherie di questa assurda dottriua , che si vorreblie decorare col nome di nuovo si- stema medico , 1' autore si serve costantemente dell' arma del ridicolo , come la sola clie piii le si convenga , arma ch' egli raaneggia con destrezza e con felicita , di modo che la lettura del suo libro riesce tanto piacevole, quanto utile » II sig. Sylvain-Eymard assicura che i rimedj omolo- pntici ben lungi dal possedere le virtii salutari che si vor- rebbe atiribuir loro , essi sono senza reale esistenza e dt'bboiio preuder posto tra i nunierosi mezzi impiegati dal ciarlaianismo per accalappiare la conlidenza e I'oro dei sciocchi sempre facili ad essere uccellati. " Ove sono i malati realmente guariti dall' omoiopatia? Dice il nostro collega : certo , se si cancellauo da quest! i visionarj , gli entusiasti , le donne vaporose , isteriche, gli allocchi, i compiacenti , e quelli alleviati dal regime, o gua- riti dalle forze medicatricl della natura^ non ne rimarranno sicuramente plii molti. Non e gia su di alcuni fatti incerti e disputaljili che una teorica medica deve segnalarsii giac- che cosi essendo I'alchimia, il mesmerismo, la magia, (I) Vedi Proresso \eibdle della tornata dell' Accademia reale dl luediciiia di Fraucia del 24 inaazo i835. 214 TARTE STRANIERA. gli amuletl, ecC, potrebbero egualmente pretendere ad una specie di primato nella raedicina , dedotto dalle nu- merose e positive cure ad essi dovute. Ben sappiamo che Vi sono malattie per le quali il miglior rimedio e quello di nan fame alcuno ; »e vi e medico che nella sua pra- tica non abbia dovuto ricorrere, onde soddisfare 1' affasci- nata immaginazione del suo malato , ad ua granellino di sale nella bevanda , alle plllole di mollica di pane , al de- cotto di sovero e a simili altri nulla. )/ L'autore da ragguaglio di molte ed esatte esperienze da esso intraprese sopra degli animali ; nello scopo di assicu- rarsi se veramente varie sostanze velenose , ben note , nella loro azione ordinaria, aaaministrate in dosi omoio- patiche acquistano un aumento di attivita deleteria da uc- cidere, o almeno da infermare gli animali sottomessi a quest! stessi esperimenti, ed egli dovette dedurne esser falso , completamente false che le divisioni e suddivisioni (^dilutions) omoiopadche esaltino indefinitamente ed in ma- niera sorprendente la potenza medica delle sostanze naturali, come pretenderebbero gli Hahnemanniani Almeno^ dicono i settarj dell' omoiopatismo , i nostri rlmedj tuttoche male amministrati non potranno mai uc- cidere un malato , il che accade talvolta per le forti dosi de' rimedj prescritti dai medici alopatici. lo risponderei a sifFatta proposizione, che se e talvolta lodevole un pratico il quale dopo di avere ben studiato io stato raorboso del suo infermo, si attiene ad una circospezione estrema allorche si tratta di prescrivere un rimedio , altrettanto e biasimevole se conoscendo il vero specifico di una malattia grave se ne stasse coUe braccia incrocicchiate sul petto senza adope- rarlo, nell' aspettativa inutile d'una crisi salutare prodotta dalle sole forze della natura. Questo medico biasimevole, io direi anche colpevole, e il medico omoiopatico. Credo che T opericciuola del nostro collega , a malgrado che contenga qua e la qualche moto contro lo spirito pro- gressivo del secolo, meriti pero di essere notata lodevol- mente ne' fascicoli clie pubblica 1' Accademia ;, racchiudendo cssa la piu sana e giusta critica che possa farsi di un si- stema che pecca nella teorica e nella pratica , e che ogni medico conscienziato deve rispingere come non fondato ne sulla ragione ne suH' esperienza. ... B. Mojon , relatore. PARTE STRANIERA. ai5 Quadro delV Impero Romano, sua estensione , sua popo- lazione, stato de' suoi abitand, sua decadenzn, ecc. (*). " Jstituito un calcolo approssimativo , si aggiudicarono all' impero romano seicento leghe d' estensione dal nord al sud , pill di duemila dali' est all' ovest , e centottantamila leghe quadrate di superficie. Ma un' idea clie s' appoggia a numeri non puo essere tale da scolpire nell' animo una nozione distinta. A formarsi piii agevolmente il concetta della grande ampiezza del romano doiiiinio nelle contrade pill ricche e piii fertili della terra, e mestieri costeg- giare la linea delle frontiere. A settentrione esso confinava colla barriera dei Caledonii o Pitti , col Reno , col Danu- bio e col Mar Nero. La barriera de' Pitti dividente nella parte piii angusta la Scozia lasciava ai Romani il posse- dimento delle pianure di qnella regione e 1' Inghiltei-ra tiitta. II Reno e il Danubio che hanno pressoche alio stesso punto la sorgente e dicigentisi 1' uno nel senso d'oc- cidente , I'altro verso I'oriente separavano 1' Europa bar- bara dall' Europa incivilita. II Reno valea di frontiera alia Gallia die rinchiudeva a que' di 1' Elvezia e il Belgio. II Danubio era un riparo alle due grandi penisole dell' Italia e deir Illirio : divideva esso quei paesi , alcuni de' quali anche oggidi hanno nome di germanici ed altri di slavi. Lungo la sua destra sponda i Romani possedeano la Re- zia, il Norico, la Pannonia e la Mesia, die corrispondono pres&o a poco alia Svevia, alia Baviera, a parte dell' Au- stria e deirUngheria, e alia Bulgaria. II ristretto intervallo che disgiunge la sorgente del Danubio da quella del Reno al di sopra di Basilea era munito d'una linea di fortifi- cazioni. II Mar Nero proteggeva I'Asia minore. Al nord e air est alcune greche colonic serbavansi , sotto la prote- zione dell' Impero, in una tal quale indipendenza. Un prin- cipe greco regnava a Cafla sul Bosforo Cimmerio. Altre (') Quest' articolo e tratto ilalla Storia della caduta deU'Impero Romano^ rlie fu scritta in inglese dal sig. J. C. L. de Sismondi, « rlie fa parte dell' importante collezione che sotto il titolo di Cabinet-Cyclopedic piibblicasi a Londra dal sig. D. Lardner. 2l6 PARTE STRANIERA. colonic greche nel paese dl Lazica o nella Colchide al- teriiarono fra lo stato di soggette e quello di tributarie. La costa meridionale del Mar Nero dall' iraboccatura del Danubio sino a Trabisonda era tutta quanta de' Romani. I confini orientali dell' impero erano i monti dell' Ar- menia, il corso dell'Eufrate in parte, e i deserti dell'Ara- bia. Una delle piii alte catene montuose del globe, la caucasea , che dal Mar Nero protendesi fino al Caspio , e lambendo il Tibet a un estreiuo tocca all' altro il centro dell'Asia minore, separava gli Sciti dell' aha Asia dai Per- sian! e dai Romani. La piii selvaggia parte di tali mon- tagne apparteneva agl' Iberi che si conservarono indipen- denti. La men capace di coltura abitavasi dagli Armeni sottostanti ora ai Romani, ora ai Parti ed ora ai Persian!, direm meglio come triljutarj anzicbe come sudditi. 11 Tigii e r Eufrate nati dalle raontagne dell'Armenia mettono foce nel golfo persico dopo avere irrigate le pianure della Me- sopotamia. Lnngo qiiesta porzione dei limiti orientali sino ai deserti di sabbia che, piii oltre verso il mezzodi, dis- giungono le rive dell' Eufrate dalle feconde coUine della Siria, le frontiere dell' impero non aveano una determina- zione dalla natura. Quindi e ciie le due grandl monarchie de' Romani e de' Parti, o de' Persian! che snccessero a questi, veggonsi rapire 1' una all' altra alcune delle provin- cie deir Armenia o della Mesopotamia. I deserd dell' Ara- bia difendevauo la Siria pel tratto di tluecento leghe, e il Mar Rosso era schermo all' Egitto. Al sud i deserti della Libia e di Sahara , all* occidente 1' Oceauo Atlantico segnavano i coaiini e all' impero dei Romani e al mondo conosciuto. Ora die abbiamo tracciata la linea delle frontiere dell' im- pero, veniamo per brevi istanti ad eniunerare le provincie che lo componevano. Verso I'anno 292 Diocleziano I'aveva scompartito in quattro prefetture pretoriane, mirando cosi alia miglior difesa di esso, e vi aveva preposti quattro capi o governatorl che dir si vogliano. Queste prefetture chiamavansi la Gallia, 1' Illirio , 1' Italia e 1' Oiieate. II prefetto della Gallia risedeva a Treviri. Aveva a se su- bordinati tre vicarj, cioe qnelli della Gallia, della Spagna e della Brettagna. Le provincie della Gallia sottodivide- vansi , giusta 1' anlica consuetudiue di quegli abitanti , in Gallia narbonese, aquitana , celtica, belgica e germanica. PARTE STRANIERA. 21 7 La Spagna coinpi'cndea tie parti , cioo la Lusltaiiia , la Betica c la provincia Tarragonesc. La Brettagna in fine abbracciava tutta 1* isola fiiio alia frontiera cli Severo. La prefettura illirica era composta di quell' immenso triangolo clie ha per base il Danubio e per lati il Mare Adriatico e T Egeo da una parte e il Mar Nero daU'altra. Comprendeva pressoclie tutto 1' attuale impero austriaco e tutta la Turchia. Le sue provincie erano la Rezla , il Norico, la Pannonia, la Dalmo/ia , La Mesia , la Tracia, la Macedonia e la Grecia. II prefetto dimorava a Sirinio, non lungi da Belgrado e dal Danubio, ovvero a Tessalonica. La prefettura delT Italia , oltre qucsta provincia , culla de" conquistatori del niondo, annoverava tutta I'AfFriea, dalle frontiere occidentali dell' Egitto sino al moderno im- pero di Marocco. Le provincie delPAffrica appellavansi Li- bia , Affrica , Nuniidia , Mauritania cesariana e tingitana. Roma e Milano furono alternativamente la sede del pre- fetto d' Italia , ma Cartagine era la capitale delle provincie affricane. Essa eguagliava Roma in popolazione non ineno die in magnificcnza. Nel tempo in cui erano in fiore, le provincie aflVicane da se sole superavano plu del triplo Testensione del territorio della Francia. La prefettura dell' oviente ristretta dal Mar Nero, dal regno di Persia e dal deserto era pivi vasta, piu ricca , piii popolosa delle alti-e. Conteneva I'Asia minore , la Bi- tinia, il Ponto, la Cilicia, la Siria, la Fenicia, la Palesti- na , r Egitto, porzione della Colchide, dell' Armenia, della Mesopotamia e dell' Arabia. Antiochia era la stanza del prefetto; ma alcune altre capitali, e particolarmente Ales- sandria d' Egitto , gareggiavano almeno con Antiochia in popolazione e in ricchezza. II novero delle provincie di Roma e il parallelo con alcuni degl'imperi d' oggidi confonde P immaginazione: ma lo stupore s' accresce se ci facciamo a contemplare le vaste e splendide citta die ornavano ciascuna di quelle provincie , citta alcune delle quali adequavano , se pur non superavano , le nostre maggiori metropoli , in opu- lenza e popolazione, citta, die come Antiochia, Alessan- dria, Cartagine. racchiudere sembravano nel recinto delle uuira ua' intera nazionc. Le sole provincie galliche no- vcravano centocinquanta luoglii godenti i diritti di citta. Bibl Ital. T. LXXVIII. i5 3l8 PARTE STRAKIERA. Susslstouo tuttora i ruderi di alcune ed avauzano ia iiia- gniticenza tmte le citta de'' tempi xnoderni. L*as|>etto di tali rovine desta la nostra inaraviglia quan- d" aiiclie trovinsi in provincie i cui nomi non richiamano riraenilsranze gloriose. A Nisrae^ contempliamo con senso di risj)etto il palazzo Quadrato , le Arene , il ponte del Gard. Lo stesso efFetto ci produce ad Aries e a Narbona la visita dei resti della grandezza romana : e pure, die vi troviamo noi mai, se non modelli d'arte' Nessuna storica memoria vi e associata; colesti insigni edifizj furono eretti quando Roma aveva perduto la liberta , le virtu, la glo- ria. Se ci vien fatto di deteriiiinare Tepoca della loro co- struzione c' incontriamo uel regno di principi , i nonii dei quali passarono in abbominio a tutte le generazioni po- steriori. Con tutto cio questi monumenti , scl^l^en nelle piii re- mote contrade, sebben nelle citta piii oscnre, portano ancora I'antico impronto di Roma, T impronto della gran- dezza e della majiaifiLeaza. Le abitudini e le iinpressioni niorali si perpetuano alcuna volta nelle opere dell' arte anche dopo essersi cancellate dall' animo dell" artista. Negli iiltimi periodi della decadenza dell' impero gli artisti vive- vano circondati da quegli antichi monumenii clie furono consacrati come modelli , e merce di essi teneansi in sulla buona strada ; sentivano 1' impulse al lavorare per 1' eter- nita , e pero continuavano ad imprimere alle opere loro quel carattere di possanza e di durata che loro acquista- rono la preferenza sopra tutte quelle che vennero ne' suc- cessive tempi eseguite. L'imponente architettura di Roma ci richiama colla sua forma e grandezza quella dell' alto Egitto. Ne diiFerisce Y>^r'o quanto all' oggetto : imperocche, mentre gli Egiziani non lavoravano se non pei loro Dei, i Romani all' incontro anclie durante il periodo di loro «chiavitu lavoravano principalmente pel popolo. E evi- dente che tutti i loro grandi edificj erano destinati al godimento di tutti i cittadini. Sotto la repubblica si co- strnivano per T universale vantaggio gli acquidotti e le grandiose strade^ nei giorni dell' impero pensavasi di pre- ferenza ai pubblici sollazzi , e a cio miravano le erezioni de" circhi e de' teatri. Mentre sembra clie I'architetto egizio pensasse solamente alia presenza della divinita nella co- «truzione de'templi, diremmo che Tarchitetto romano fosse tn{to intento al j)opolo che doveva accorrervi pel culto, i PARTE STRA.NIERA. 2 1 <) In tanta niagnilicenza l' impero, di cui or ora conteniplc- reino la caduta, nel quarto secolo di sua esistenza languiva in uno stato d' inevitabile decadimento. II setientrione so- vr'esso rovesciava le sue orde di guerrieri. Dall' estremita delia Scandinavia alle frontiere della China le nazioni succedevano alle nazioni , e le ultinie a giungere cacci i- vano le prime, le schiacciavano, e lasciavano i segnali del loro passaggio coll' eccidio e colle devastazioni. Le calaniita die aiflissero il genere uinano in tale periodo su- perano nell' universalita dei mali , nel numero delle vit- time, neir intensita dei patimenti cjuanto mai si e ofFerto alia nostra atterrita fantasia. Non ci basta I' animo di calcolare i inilioni dei morti prima del totale crollo del romano impero. Tuttavia la rovina di esso non fu 1' opera dei barbari ; che ben Imigo tempo innanzi era desso cor- roso da un' ulcera interna. Parecchie cause , indubitata- mente , cospirarono a distrnggere fra i sudditi dei Cesari il patriotismo del popolo , le virtu guerresche, Topulenza delle provincie e i mezzi per resistere. Ma dobbiam re- stringerci a cercar di svolgere cpielle che derivano dallo stato della popolazion.'" i poiche sopra di questa dee pog- giare ogni sistema di difesa nazionale. Quel sentimento cosi puro e nobile , qnella virtii pub- blica che giunge talora al piii alto grado d'eroismo e che rende il cittadino atto a' piu generosi sacrilizj , quel pa- triotismo che fu lunga stagione la gloria e il potere di Roma , non trovava alimento nell' impero del mondo. Un editto di Caracalla ( clal 211 al 217 dopo Gesii Cristo ) aveva associati tutti gli abitanti dell' impero alle preroga- tive non solo, ma eziandio ai titoli ed ai doveri d' un cittadino romano. Ecco pertanto il Gallo e 11 Bretone di- venir fornialmente concittadini del Mauritano e del Siro, il Greco e 1' Egizio dello Spagnuolo e dell' Unno. Ma ella e cosa evidence che quanto piii un manipolo e voluminoso, meno lo stringe il vincolo che lo lega. Quale gloria , qual distimivo in ima prerogativa divenuta si comune ? Quali memorie puo svegliare il nome d' un paese ? Nome che non e piu reso onorifico ne da immagini locali , ne da associazioni d'idee, ne da alcuna partecipazione a quanto iliustro il corpo sociale. Eransi cancellati in Roma divenuta imperiale queste memorie nazionali , queste nazionali affezioni. Ad esse 220 r.VUTE STRVjSIEK.V. erano subentrati , deljoli supplimenti , duo mezzi di di- stinzione fra gli abitanti dell' iiiipero ; la lingua cioe e 11 grado. La lingua e il simbolo piu efficace dell" unita per una nazlone. Entra dessa In tutte le intellettuali associazioni , colorlsce ogni sentiniento, ogni pensiero ;, costituisce una parte indlvisibile delle nostre reminiscenze , dl quanto ci fa cara la vita , di tutto cio die ci ha dato un concetto della felicita. Se ci palesa un nostro concittadino in mezzo a un popolo straniero , ci suscita in cuore tutte le emo- zioni di faniiglia e di patria. Ma tra i cittadini dell' im- pero romano la lingua non clie congiugnerli contribniva piuttosto a separarli. Una divisione capitale fra il greco e il latino mise tostamente in opposizione 1' impero d'orlente e quello d'occidente. Quelle due lingue die gia eransi le- vate air apice della loro gloria letteraria vennero adot- tate dai governi , dal ceto opulento , da quelli tutti clie aspiravano al vanto di ottima educazione , dalla niaggio- ranza de" cittadini delle citta plii cospicue. II latino parla- vasi neila prefettura gallica, in Affrica, in Italia, in una meta della prefettura illirica e lungo il Danubio^ il greco nella parte uieridionale della prefettura dell' Illirio , e in tutta quella dell' oriente. Ma il grosso della popolazione rurale , se si eccettuino le contrade coltivate esclusivaniente dagli scbiavi traspor- tati da luogo remote , avevano conscrvato T idioma pro- vinciale. Cosi il celtico parlavasi in tutta 1' Armorica e Mella Brettagna , T illirico nella maggior parte dell' Illirio , il siriaco , il copto o I'egiziano, 1' armeno nclle diverse provincie da cui banno sortlto il nome. 11 popolo cola dove era piii soggiogato , piu oppresso , maggiormente sforzavasi d'imparare la favella de' suoi padroni : questi all' incontro doveano procedere a passi di condiscendenza rispetto alia lingua dove piii numeroso , piii vigoroso era il popolo. Intanto per tutto Fimpero fervea un moto con- tinue della popolazione , merce dell' immcnso trnffico degli schiavi , del servigio milltare e del coni^orso ai civici impie- glii. Quindi e die ogni regione presentava nelle basse classi una strana mescolanza di dilTerenti vernacoli o dialetti. Sappiamo , per esempio , die nelle Gallie sul finire del quiuto secolo parlavasi il sassone a Bayeux, il tartaro nel distretto di Tifauge uel Poitou , il gaelico a Vaunes , PARTE STRANIKRA. 32 1 r alano ad Orleans, 11 franco a Tournais e il gotico a Tours: ognl secolo poi traeva con se una nnova conibi- nazione. Ma princlpalmente nella conilizlone t'cgP individtii deb- bonsi Indagare Ic cause della soiiiuia debolez7.a del roinano impero. Possiamo in esso distinguere gli abltanti in sei classi. AfFacciausi da prima le (ainiglie senatoi'ie proprie- tarie dl ampi latifondi e d' immense dovizie, die eransi andate usurpando sui meno facoltosi :, vengono poscia gli abitantl delle grandi citta, die sono nn misciiglio d'artieri e di affrancati, viventi sul hisso dei ricchi, partecipi alia costoro corrnttela , formidabiii talvolta colle ribellioni al governo, non mai peio per marzlale valore temibili dai nemici; indi gli abitanti delle citta piccole, poveri, vilipesi e calpestati ; in segnito, ecco gli agrlcoltori e gli schiavl, cultori delle terre;, e linalmentc una specie di Ijanditi die per sottrarsl all' oppressione ritiravansi nei Jjoschi e vi- veano dl ladroneccio. Le classi alte d" una nazione possono ben dare al go-* verno un carattere di saggezza e di virtu, purcli" clle sieno e sagge e virtuose , ma non gli possono gia infondere La forza, perche questa procede sempre dalla massa. Ora in Roma imperiale questa massa si svariata per lingua , per costumi , per religione, per aljitudini , cosi selvaggia in seno air incivilimento , cosi oppressa , abbrutita a tal se- gno, appena riusciva visibile a coloro che vivevano delle fatlche di essn ; appena e mentovata dagli storicif, languiva nella miseria , periva ; andava disparendo in alcune pro- vincie , ne alcuno davasi pensiero di osservarne T estin- gnimento : ne ci vien fatto di scoprirne il destino se noii mediante una serie di confronti. Nello stato preseiite del- TEuropa la classe degli agricoltori, di qnelli che traggono la sussistenza dal manuale travaglio campestre , forma i quattro quinti della popolazione intei'a, toltane la sola In- ghilterra. Possiamo ammettere che nelT impero romano la popolazione agricola era, in proporzione , piii gramle, at- teso che le manifatture e il commercio meno progredito aveano di quello che fatto abbiano oggidi. Tuttavia , qua- lunque fosse il numcro de' coltivatori , esso non facea parte della nazione. Si consideravano ajjpeua siccome superlori agli animali domestic!, compagnl delle loro fatiche. I ceti cospi- cui avrebbero di mala voglia udito da" coltivatori proferirsi 222 PARTE STRANIEKA. il nome del loro paese ; avrebbero temuto di mettere in esercizio le loro facnita moral! e hitellettnali ; e plu di ogni altra cosa avrebbero paventato il coraggio che po- teva rivolgersi contro gli oppressor!. I contadini eraoo af- fatto inermi, e giudic.iti incapaci di tospirare a difendere lo Stato o ad opporsi ad ua iniuiico straniero o domestico. La popolazioiie rnrale delP impero era divisa in due classi, cioe nei coloui liberi e negli schiavi : classi che pero difFerivano di solo nome, anziche per dirltti positivi. I primi coltivavano la terra a certi patti determinati, che consistevano per lo piix uel pagamento in generi; ma sic- come una linea da non potersi oltrepassare li separava dai padroni, siccoiiie suttostavauo iiiimediatamente a qual- che schiavo o liberto prediletto , siccome le loro lagnanze non erano uciite, ne dalle leggi ricevevano alcuna franchi- gia, cos! la condizione loro peggiorava ogni di, i pagaraenti da loro esattl divenivano vieppiii rovinosi^ e se, disperando per la iniseria , abljandonavano campi , abituri , famiglia, e andavano a procacciarsi un asilo sotto la protezione di altro possidente , le costitnzioni degl' iniperatori avevano decretata una forma somiiiaria di processura , con cui ri- chiamarli e impadronirsi delle persone loro in qualunqae luogo fossero per ritrovarsi. Siftaita era la condizione dei liberi cokivatori del suolo. Gli schiavi suddividevansi in due ordini: in quelli che erano nati sul territorio del padrone , e che pero non avendo alcun altro doniicilio od altra patria , godevano maggior coniidenza^ e in qnelli ch' erano comperati. I pri- mi traevano la vita ne'casolari, nelle masserie, osservati da' loro ispettori quasi come i negri delle Indie occiden- tal!. Ma siccome diminuivano continuamente per Faspro governo che se ne faceva , per 1' avarizia de' superior! , congiunta alle loro strettezze e all' avvilimento^ un traffico attivo e incessante trasportava attraverso 1' impero alcuni arrolamenti fattisi tra i prigionieri di guerra. Le vittorie delle arm! romane , spesso anche le contese tra barbari e barbari , i castighi inflitti dagl' imperatori o dai loro luo- goteaenti alle citta o provincie ribellatesi , la cui popola- yione intera era venduta sotto la lancia del pretore , for- nivano di conLinuo gli schiavi al niercato. Esseri niescliini che lavoravano quasi sempre colle catene a! piedi, ch' erano si spossati dalle fatiche da degradarsi il loro animo, e che di notte rinserravansi in cavita sotterranee. PATxTE STRANJER\. 223 I patimenti orribili di tanta parte della popolazlone, r odio ch' essa nutriva contro gli oppressor! condnssero, siccome era naturale, a frequenri insurrezioni, a conglure, ad assassinj, ad avveleiiamenti. Indarno una legge sangui- naria condanna a morte tiitti gli schiavi di cui e stato ncciso il padrone ^ la vendetta e la disperazione moltipli- cano i delitti e le violenze. Coloro che liauno appagata la vendetta , coloro cui f'alli 1' attentato , ma che rimangono colpiti dal sospetto , fuggono nelle foreste per vivervi di rapina e di saccomanni. Nella Gallia e nella Spagna chia- mavanli Bagaudae ; nell'Asia minora erano confusi cogli Isaurici , nelP AflVica coi Getuli che viveano alia stessa guisa. Erane tale il numero che i loro assalti parevano piuttosto guerre civili che violenze d'un branco di briganti. Erano cio che nelle isole dell' America sono i Marroni. Colle loro scorribande aggravavano i mali dei gia loro compagni di sciagura. Vedevansi i distretti, le provincie abbandonate dai loro cultori ; in foreste e in ericeti con- vertirsi i campi e i pascoli. I senatori ricchi ottenevario alcuna volta d'essere risto- rati dei danni o soccorsi dalle aiitorita per difendere i loro poderi; ma i piccoli possessor! che coltivavano da se i fondi proprj non avevano scnnipo a tante violenze e ofFese : correvano sempre in rischio per gli averi e per la vita. Per il che afFrettavansi di sgravarsi del loro patrl- monio a qualsivoglia costo quando ritrovavano un vicino dovizioso pronto ad accjnistarlo;, anzi talvolta I'abbandona- vano senza alcun compenso:, spesso anche n' erano espulsi dalle esazioni del fisco o dall' eccessivo peso de' pubblici carichi. Per queste viceude venne in non molto a cessare tutta quella classe indipendente, in cui T amor del paese risede con una particolare energia, il cui braccio A'igoroso e il piu atto a difendere il suolo che coltiva. II numero de' possessor! scemo a segno tale che un uomo facoltoso , un senatore , dovea sovente percorrere dieci leghe prima di trovare I'abitazione d'un vicino o d' un eguale. Quindi e che alcuni di essi, siccome padroni d'intere provincie, erano tenuti in conto di piccoli sovrani. " 324 VARTIi STRANIERA. Considerazioni sidle sciiole popolari e industriali dc J. C. Leu CHS, in 8.°, dl pog. 78. ■ — Noiimberga , 1834, presso Leuchs e comp. L' autore conosciuto dal pubblico per T edizione di molti scritti politecnici ha disegnato in quest' opuscolo il popolo in conseguenza delle sue relazioni esteriori. Egli lo divide in tre classi , cioe : classe povera , classe comoda e classe ricca. I fanciulli delPagiata e della ricca, secondo T autore, devono suljire la prima loro educazione nel seno della propria famiglla. I figli dei poveri deljbono riceverla nelle scuole puerili publiliclie. L' autore pensa che le scuole popolari debl^ano ricevere e conservare i fanciulli dai sei ai dodici anni. Dopo questo terinine la loro educazione dovra essere proseguita nelle scuole industriali o civili. Essi nelle scuole industriali ri- ceveranno non solaniente 1' istruzione morale intellettuale , ma eziandio alcuae cognizioni speciali che li prepareranno alio state futuro eletlo dai medesimi. L' insegnamento spe- ciale sara dappoi esclusivamente aflidato alle scuole della domenica. L' insegnamento primario sara eguale per tutti ; ma oltrepassato questo grado , T istruzione sara adattata a norma dei differenti gradi d' intelligenza degli allievi. Per tale maniera secondo il piii o nieno della loro capacita, o pill presto o piii tardi si applicheranno a' lavori manuali e tecnici. Qui r autore attribuisce una miova importanza alle scuole industriali ;, egli ricerca che T educazione classica in essi venga egualmente eseguita , e che tutta la gioventii di uno State debba apprendere qiiesta classica istruzione. Aniiotazlone. II piano deirautore pare giudizioso benche non sia nuovo, cd anzi piii volte ripetuto anche faori della Germania. Ma r ultima conclusione in cui vorrebbe che tutta la gioventii di uno Stato prendesse parte egualmente a tutta T educazione classica, pare cosa del tutto inopportuna ed anzi dannosa, specialmente pel cete industriale , al quale bisogna, per quanto si pub , aliljreviare il corse onde abilitarle a gua- dagnarsi il pane. Indipendentemente da cio, conviene con- sultare anche le attitudini personali ; e pero gli educatori jlluminati non potranno assentirc al pensamento dell' autore. PARTE STRXNIEUA. 225 Tutto qxiesto c ancor poco. La classe dei veratiiente poveri licliiaina tutta rattenzione etl impegna tutte le cure di un govei-ao veraniente civile. Se col progresso dell' in- civiliinento si vaiino inano mano diraniando e moltiplicando le utili pi'ot'essioiii per cui si dilTonde il valor sociale so- pra un maggior nuniero d'individui onde readerli utili e per se e per altri ; dall' altra parte 1 consorzj ed i governi devono a pari passo coadjuare al corso providenziale della natura. Certameiite la legge fondamentale di dlritto natu- rale necessario della socialitli esige che la comunanza veiiga in soccorso della vera impotenza reale di tutti colore che debbono soggiacere ad un' economica disuguaglianza, in cui se da una parte vi sono possidenti, dall' altra sono i lavoratori. Per la stessa ragione clie vennero stabilite case di ricovero , istituzioni di beneficenza ed ospedali per gl'infermi, anche il pubblico deve somniinistrare i soccorsi abilitanti e sussidianti dove un' assoluta necessita inipone questo dovere. Or qui si presentano molti rapporti ai quali conviene provvedere. Un uomo nulla possidente abbisogna assoluta- mente di un qualche ramo di utile industria. Una profes- sione utile presso di lui tien luogo della possidenza di cui egli manca. Dunque nell' impotenza primitiva ed indivi- dualmente insuperabile e necessario e doveroso sommini- strargli , non diro direttamente il pane , ma i mezzi onde aljilitarsi a guadagnarselo. Or ecco la necessita ed il do- vere irrefragabile della primaria istruzione. II leggere, lo scrivere , il conteggiare, il sapere i doveri della morale e della religione , ecco i prinii e notorj element! dell' istru- zione indispensabile, come tante e tante volte fix ripetuto in tutte le parti del mondo incivilito. Dopo questa prima considerazione se ne presenta una seconda alia quale 1' autore non pose mente. Questa si e il modo di efl'ettuare questa primaria istruzione accompa- gnata da una morale educazione per rendere gli uomini provetti operosi , rispettosi e cordiali. Un povero artigiano che deve lavorare tutto il giorno e quasi sempre fuori di casa , come pure un agricoltore possono forse vegliare suUa condotta dei proprj ligli e provvederli di un decente vestito per presentarsi alle scuole publdiche !• Ma dall' al- tra parte c vero o no clie conviene affrettarsi di porre sotto al giogo deir educazione la prima fanciullczza di questi 226 PARTE STRANIERA. individui ? Guai se si frappongono ritardi ! Quando la troppo connaturale sbadataggine ed oziosita comincia ad allignare nei fanciuUi ella e cosa difBcilissima il poterla sradicare dappoi. Ecco allora cresccre oziosi e vagabondi die tutta la forza dei governi noii saprebbe reprimere, e che dall'altra parte cadono necessariamente sulle braccla dello Stato. Qual e la conseguenza di questa notoria e ripetuta os- servazione '' Doversi pensare ad un asilo pel manteniraento provvisorio di questi fanciulli dietro il classico e tanto lo- devole stabilimento del venerando Aporti di Cremona imi- tato dappoi in altre parti d' Italia e che trae seco altri vantaggi economici e niorali di sommo A'alore. Con questa istituzione si supplisce assai ineglio ed economicamente a molte e molte dispensazioni di liraosine, le quali non frut- tano alio Stato i vantaggi economici , morali e politici de- rivanti da essa. Ma fingiamo almeno coUa fantasia che tutto 1' ordina- mento economico fondamentale sia ben costituito. Fingiamo pure che 1' istituzione suddetta sia attivata; forse che essa non puo venire disturbata dal mal inteso sistema delle economiche parzialita? Con emulatrici tarifiFe doganali si stimoli artificialmente Tinditstria. Questa fa nascere una concorrenza nella mano d' opera, per cui una moltitudine offre il suo lavoro. Allora si diminuiscono da una parte i salarj degli operaj di mode che vivere non possono piii coi guadagni della giornata, e dall' altra parte si moltipli- cano i contrabbandi che sono tanto dannosi alia moralita. A fronte di questi dati di una costante ed irrefragablle esperienza qual e la conclusione clie ne nasce *? Che T ar- ticolo capitale della vera pubblica sociale istruzione deve essere fiancheggiato ed avvalorato tanto dal sistema unico e giusto dell' ordine sociale delle ricchezze , quanto da una provvida legislazione finanziera. Qui cade il proverliio. Bo- num ex integra causa; malum autem ex quocumque defectu. Roniamosi. I APPENDICE ITALIANA. Le Buccollche di Virgilio Marone volgarizzate da Dionigi Strocchi. — Fesaro, i835, pel dpi di Annesio Nobili , di pag. laS col testo. J I solo nome del ch. sig. Dionigi Strocchi, si vantag- giosamente noto alia repubblica delle lettere per varie sue produzionl , e fra le altre , per la bella traduzione degli Inni di Callimaco in terza rima , basta per se stesso a raccoraandare agl' intelligenti ed al pubblico qualunque altra produzione di questo valentissimo letterato ed ele- gante e purgato scrittore, e per conseguenza anche quella che or a qui annunziamo. Ed io, per darne un saggio a chi leggera questo articoletto, apriro a caso qua e la il volu- nietto che ho tra mano , e ne trascrivero insieme col testo i priuii versi che si presenteranno al mio sguardo. Apro di fatto, e mi cadono sott' occhio uelP egloga prima i versi: Mirahar , quid mcBsta Deos , Amarylli , vocares : Cui pendere sua patereris in arbore poma. Tityrus hinc aberat : ipsce te, Tityre , pinus , Ipsi te fontes , ipsa h/ riducendo 1' arte alle massime , ho creduto clie tuttavia » tentar si possa con successo di soffiar ne' poemi di Cal- » liope quello spirito animatore di ogni epopea. Infatti , » perche riliuLare , per esempio, un mirabile sostenuto j; dalla credenza religiosa? E il mirabile de' poemi di Omero » e di Virgilio non era esso forse dogmatico, cioe soste- » nuto dalla religione de' popoli ' Cio mi decise a intro- ;/ durre da attori nel poema gli esseri maligni incorporei, (l) Quest' ottava e V Ars^oinentu del quarto canto con cui Cnisce il Tentativo epico del sig. Forleo. Egli ha scritto al suo l.bio gli Ar^oiiienti e le Note^ poi u' li-i estratte altiesl le Scntetize morali. APPENDICE ITALIAN\. ^35 <» dei quali T esisten^a e assicurata ctalla religloiie, e noii n sconosciiita ne dalla vecchia , ne dalla nuova iilosofia. /< Pero a diflerenza dei grandissimi lunii dell' epopea Ita- n liana , volli die quelle intelligenze , lungi dal cedere il 'I loro potere agli uomini , agissero da se medesime , ser- » vendo alf odio loro coutro il cieio. E vf ramente trovai M piu verosimile e uiaggior dignita in simile linzione ^ poi- >i die rintelletto intende agevolmente il potere degli spiriti » coUocati eminenteuiente nella scala degli esseri , ma noa » vede chiarameiite couie quegli spiriti il possano cedere >i ed investirne un mago travagliatore dell" universo. Cosi }> la fuizione degli Atlantidi al)itau dai Peni , e sostenuta » dal verosimile appoggiato alia storia. » — I noslri let- tori possono giudicare se dai lato dell' eft'etto poetico sia veramente diverso il sistema del sig. Forleo da quelle del Tasso : quanto a noi coufessiamo di non vedere perdie debba esser difficile a iiiteiidersi come gli esseri maligni investaiio del loro potere un mago , ne perdie un demo- nio debba essere piii acconcio di un mago alia poesia. So- pra tutto pol non arriviamo a comprcndere come il sig. Forleo abbia potuto persuadersi die nella nostra eta questa continua successione di meraviglie e di meraviglie sifFatte debba parere conveniente a celebrare un avvenimento di tanta importanza nella storia moderna. Qual maraviglioso ( egli domanda ) in tanta luce di ragione e di scienze ? e dopo questa domanda , la maraviglia piii grande die mai potessimo aspettarci nella sua epopea e per noi il sistema eh' egli ha seguito. Rappresentandoci il viaggio di Colombo come un' impresa puramente religiosa, decretata da Dio , combattuta dalle potenze infernali , egli ci trasporta fuori della sfera umana : e come se disperasse di destare inte- resse cantando quella immensa navigazione tentata per la prima volta , e la scoperta d' uu nuovo mondo fatta dal- Pingegno e dall' ardire di un uomo , si sforza di accattar grazia al grave suo tema dalle piii bizzarre fantasie de' romanzieri. Gia molti lianiio tentato , e sempre infelice- niente , questo aringo pel quale si e messo anclie il sig. Forleo; e riufelice riuscita ha ingenerata fra i critici una quasi universale opinione , die la scoperta delP America non sia materia a cui debbano metter mano i poeti. Noi non oscremiuo soscrivcre a questa sentenza: ben crediamo pero die le foi'iue delF antica epopea non si potranno mai 236 APPENDICE ITALIANA. appl'icar con Ijiioii esito a questo argomento. Nebastal'al- lontanarsi , come fece il sig. Forleo , dal maraviglioso mi- tologico , e sostituii-e per esempio i nomi di Die e di Uriele a quelli di Giove e c'i Mercnrio ; perche i nomi sono cam- hiati , ma I' invenzione e il macchinismo rimangono ancora quelli di primajg e tutto 11 poema riesce una contrafFazione deir antica mitologia. Non trattasi gih di sapere qual ma- raviglioso si debba sostituire a quello di Oinero e di Vir- gilio , ma s\ piuttosto se il maraviglioso sia di assoluta necessita al'a poesia ; se T ingegno e la fantasia poetica debbano disperare di poter mai illustrare alcun tema di storia moderna senza ricorrere alle maccblne degli epicl anticlii, od alle fantasticberie dei romanzieri, fra le qnali ( se non accade di peggio ) si confonde e si smarrisce la rcalta, e va perduta ogni vitile istruzione. A. La Scuola Salernltana ossia preceui per conservai' la salute. Poemetto del secolo XI ridotto alia sua vera lezioiie e recato in vei'si italiani dal cav. P. Ma~ GENT A. — Pavia , 1 83 5, co tlpl di K. Fusi e C, in 8.° II libretto della Scuola Solernitana fu una volta molto famoso ; tanto cbe alcuni maestri lo facevano imparare a memoria dagli scolari per avviamento alio studio della lin- gua latina : ora esso e divenuto rarissimo , e i piii si pas- san di leggerlo , se forse con qualcbe scapito della salute, corto senza alcun danno della letteraria loro educazione. Le edizioni cbe se ne conoscono , oltre aU'essere general- mente scorrette, sono alterate per modo, clie dai 864 versi ascendono fino ai 1639: migliore di tutte poi e creduta f|uella pul)blicata a Stendal nel 1 790 dal professore Acker- mann , alia quale il cav. Magenta s' e intieramente attenuto. La prima lode pertanto die gli dobbiam rendere e quella di aver data anclie all' Italia una buona ristampa di questo libro. La sua traduzione poi in versi ottonarii e per molte ragioni lodevole, ma sopra tutto per una costante cliia- rezza, e una certa spontaneita di modi e di rime. Gia ave- vanio di questo liliro una traduzione in terzine dell'acca- demico Incognito Vivo-Morto , della quale il cav. Magenta non vide se non un piccolo saggio cbe il cb. sig. Angela Fezzana gl' invio da Parma dopo ch' egli aveva gia condotto Al'VENDlCE ITALIANV. 287 a termhie il suo lavoro (1). La Biblioteca dl Brera ne possiede una stampa del 1662, per la quale siauio ia grado di poter dire die il cav. Mageata noii fu ingannato nella sua sperarza di far meglio di chi lo aveva prcceduto. L'ac- cademico Vivo-Morto, di cul il vero nome c' e ignoto, pare abliia fatta la sua traduzioiie sopra ua testo coiifornie a qiiello deirAckermann , almeno in quanto al numero dei versi : egli pol I'ha diviso in sette capitoli, a ciascuno dei quali suol preniettere un breve proeraio. Con questa li- bevta va non di rado cambiando la sua traduzlone in pa- rafrasi , oltreche chiude sempre i capitoli con qualcbe sua fantasia. II secondo , per esenipio , comincia : Pub far il mondo ; gli e levato il sole , Ne piinto di cotesto accorto m' era .• E 7ion ho scritto ancor quattro parole. e finisce con questa terzina : Ma perche parmi die mi doglia il petto Dal scriver lungo e dal poco dorniire ; Per cib pian piano me ne vado a letto. Addio , Signor ; a rivedercl , Sire. II terzo par cominciato anch'' esso di buon mattino e con- tinuato sino all' ora del pranzo f, A^enuta la quale il tradnt- tore s' accommiata da clii legge dicendo : Tra tanto vo' mangiar quattro bocconi: e ritornando al lavoro da principio al quarto capitolo con questa introduzione : Certo mi sento in ton or c' ho disnato , Tutto giocondo . e pieno d' allegria : Torno dunque alia Scola c' ho lasciato. Venuto poi al termine del lavoro, egli ci regala uu coiu- niiato alquanto piii lungo del solito , e dice : Ma perche ormai e tempo di far festa , Voglio finir con vostra buona grazia : Ferma dunque, mia Musa, e qui ti resta , Ch' ognun della fatica ti ringrazia. E tu resta felice , Signor mio ; Che del comporre io taglio il filo e I'azia. Buon di , buon anno , a rivedercl , a Dio. (i) Questo si raccoglie da im poscritto alia lettfra cuii rui il cav. Magenta, indirizza la 8ua rersione al prof. Giuseppe Del CKiappa. 238 APPENDICE ITALIANA. Sarebbe scortesia mettere al confronto di cfucsta tradu- zione qnella del cav. Magenta ; perche sc l" Incognito ha di tempo in tempo alcune felicita di frasl , il nuovo tra- dnttore ha uno stile sempre chiaro e corretto ; e semprc si stndia di dare al suo scritto tutta quella nobilta di cnl era capace un testo latino del secolo XI, congiiinta con cfuella popolarita di modi e di armonia che si richiedono in un liliro fatto per essere raccomandato alia memoria di tntti. Di che noi, per non riuscir trojipo litnglu , vogliamo ci basti nn solo esempio : Mentre pranzi allegramente Bevi poco , ma sovente : Perche il corpo men si guasti Mai non here fra' due pnsti : Da col her principio a cena , Se non iiioi sentirne pena. Al disopra a ciascun novo Bevi sempre un bicchier nuovo- Pon la noce sovra i pesci , Alle carni il cacio accresci : Una noce ai ghiotd arride , Nuocon due, la terza uccide. A. Leggende dl S. Jacopo maggiore e di S. Stefano pii- mo martlre^ del beato Jacopo da Varagine , volga- rizzate nelV aurco secolo decimoquarto , c mandate in prima luce con ragionamento critico del cav. Stefano Bossi, Ugiae, prelato domestico di S- S. Gre- gorio XVI. — Firenze, 1884, di pag. lxxxvii c 187, in 8.° Prescindendo dai pregi dell' aurea lingua delle traduzlo- ni , non duljitiamo che in molti avrk eccitata una certa esitanza ed anche una specie di momentaneo disgusto il nome di Jacopo dn Varagine , scrittore claustrale de''bassi tempi , dai protestanti non solo , ma da molti ai^tori cat- tolici tacciato di eccessiva credulita , per cui nella sua h'Sgenda aurea introdnsse molte favole, e specialmente sto- rielle di visioni, di rivelazioni e dl miracoli, che un sano criterio avrebbe forse fatte rigettare, come incredibili , ol- treche talune furoao trovate iiicongrvie ed inedificanti dai APPENDTCE ITALIANA. 289 moderni criticl piii illnminati. Per qiiesto un beir impe- gno ci senibra cjuello assnnto dall' editore Stcfano Hossi ill un Inngo rapionamento sn qneW aurea leggenda, di difen- dere cioe quello scrittore dalle imputazioiii fattegli , e di sosteiiere il nierito di quella leggenda, forse troppo aci-e- mcnte censnrata. E di vero, se arduo era Tassunto, e forza riconoscere che il Rossi non ha mancato di trattarlo colla pill scjulslta erudizione , e di corroborare coi piu validi argoraenti le sue difese e le sue asserzioiii. Osserva egli die le generazioni di parecchi secoli innanzi il Faragi- ne , e quella in cut esso viveva era educata onninamente allc armi e cominriava appena a riamicarsi colle lettere: ma per le curs de' Papi era tomato piit tostamente V amore e la riverenza per le cose auguste della religione , senza la quale non vi sara mai pace e sicurta ne'popoli; e scusa Jacopo il quale vedeva che delle pie leggende giovavasi molto la gente de' tempi suoi , e che giudiziosaraente voleva farsi la riforina di quelle , poiche il rimedio ai mali piii gravL deesi apporre piuttosto con mezzi teinperati , che coi di- struttivi e rovinosi. Duolsi poi che alcuni cattolici afFet- tarono di nauseare tutte le storie di rivelazioni private e di miracoli av%'enntl ne' secoli detti di mezzo ; raostra in altro luogo che il Varagine , malgrado una modesta di lui asserzione in contrario , ha una parte e forse molto del suo neir anrea leggenda , se vi fece delle giunte , massime tirandole dalle cronache; ed in altro si sforza di sostenere alcuni miracoli nella les^genda riferlti , e ribatte gli argo- mentl di coloro, cni molti prodigi di c[ne\\a. pajono leggicri e puerili, e disacconci per la mente di Dio ad essere mandati ad effetto. Noi non entreremo nell' esame de' suoi argomenti tutti fondati nello spirito della religione e della piu soda pieta ; e facciamo voti perche molti del detrattori della leggenda Varaginesca si ricredano delle ardite loro oplnioni, e del disprezzo con cui talvolta quell' opera riguardarouo. Segue un breve Proemio , nel quale si mostra non es- sere fatica vana e nojosa V adoperarsi alio studio delle leggende de' Santi , o d' altre simiglianti opere , che i tre- centisti toscani recarono dal latino in lingua volgare, po- tendo quello valere ad iiivestigare il cominciamento e quindi il progresso della lingua ( Vano noi non lo diremo per ccrto ; nojoso poi .... noi ci rimettiamo al giudizio del signer Bossi medesimo , e di tutti i ricercatori di queste 240 APl'ENDICE ITALIANA. venerande reliqule). Si rencle poi conto dei codici , dai qnali si sono tratte le leggende , e di alcniii di quelli in cui trovasi I'opera del Varagine. — Presentansi quindi la Legenda B. Jacohi a Varngine de S. Jac.opo majore apostolo juxta edit, venet- sac. XV et codices ineditos sessorianos , ( cioe della biblioteca di S. Croce in Gerusalemme ), CIV et CVII; \a. Passione di santo Jacopo apostolo maggiore ; la Legenda B. Jacopi a Varagine de S. Stephnno proto-martyre, juxta edit, et codices , come sopra ; di S. Stefano e della sua passione ; legenda B. Jacopi a Varagine de inventione corporis S. Stephani proto-martyris juxta edit, et codices , come sopra: clie si traduce: dello ritrovamento del corpo di S. Stefuno primo martire; tutti que'pezzi col testo latino a fronte delT italiano , e corredati di freqnenti note criti- clie , dichiarative , e talvolta grammaticali , o filologlche a pie di pagina. Lavoro utilissimo, che applicarc vorrehbesi a tntte le edizioni di testi di questa natura , credianio seaza dubbio In tavola delle voci e dei modi di dire, che colV autorita di queste tre leggende si ponno registrare nel ^ocabolario della Crusca, o come nuovi, o come mancanti dei dovuti esempi. I Lombardi si compiaceranno di trovarvi ancha per anche; ma non potrebb' egli esser questo nn errore de' copisti ? Sia pero renduta la meritata lode al sig. Bossi che ci ha dati nnovi testi italiani del quattrocento, e nulla ha omesso di quello che servire poteva alia loro illustrazione ! Illustrazione delle medaglie dei Dogi di Venezia, de- nominate Oselle. — - Venezia , per Qiovambatista ]\Icr- lo, in 4.*^, di pag- 71- Parlato abbiamo nel p.° p." marzo pag. 32 della Serie dei ritratti e delle vite dei dogi di Venezia che si va pubbli- cando per fascicoli dal signor Nani; ora ne viene alle raani questo lavoro sulle medaglie degli stessi dogi dette Oselle , da Andrea e Pier Francesco Giovanelli intitolato ad una loro nipote innominata , e pubblicato in occasione delle iliustri nozze Buri-Manin. Si premette un cenno suU' importanza della storia dell'antico governo di Venezia, poi sulla utilita deir investigazione delle medaglie in generate , ed in par- ticolare di quelle dei dogi, che 1' autore o gli autori invo- |li6 a tessere una storia metallica veneziana. Si parla delle APPENDICE ITALIANA. 24 1 monete veiiezlane raccolte da Maffio PinelU , e pubblicate neirappendice al catalogo della sua libreria dal celeber- rimo Morelli , tra le qnali si annoverano molte Oselle ; delle molte opere numismatiche , del Bizot per TOlanda, del De Bie per la Francia , del Bonannl per le niedaglie dei Romani Ponteiici ecc, finaliuente delle niedaglie venete illustrate in parte dall' abate Palazzl. Ma le Oselle non erano state ancora per intero pubblicate , e percio se ne presenta ora una serie coinpiuta. Dalla prima istituzione di queste medaglie fino al tennlne della veneta signoria , ne furoao coniate 375 ; raa molte di queste conservaao pel corso di moiti anni la stessa impronta , o non variano nella forma del diritto. II nome di Oselle si fa derivare dal dono di cinque uccelli di valle , che fino dalP anno 1275 facevasi dal doge ai membri del consigllo maggiore, nia non ben si conosce di quale specie fossero que' vola- tili ; si dubita pero clie questi fossero mazzorini, VAiias boscha di Linneo. Credesi pure che il valore di questa me- daglia moneta fosse di mezza redonda di oro, e che avesse il corso di lire 3, soldi 3 de' piccoli yeneti, pari forse al valore degli uccelli che si donavano. Estesa con molta accuratezza vediamo la serie di queste medaglie eseguite litogralicamente in sei tavole che gli amatori di questi monumenti desidererebbero forse inta- gliate in rame. Avanti pero di entrare a descrivere cia- scuna delle medaglie comprese nelle dette tavole, si sa- rebbe potnta preniettere 1' osservazione, che in Italia prin- cipalmente era invalso il costume di denominare le mo- nete dai soggetti che vi erano rappresentati, e quindi ad imitazione dei fiorini . dei carlini , dei filippi , dei crocini , o crociorti, dei marchetti, dei gigUati, le medaglie dei dogl furono dette Oselle da cio ch' esse rappresentavano nel rovescio. Con molta erudizione si illustrano varie di quelle mo- nete medaglie e se ne deducono conseguenze importanti per diverse epoche della veneta storia ; laonde crediamo questo libro degno di tutta la lode e meritevole dell' ag- gradimento non solo de' Veneziani , ma di tutti gli studiosi che hanno in pregio le antiche memorie storiche de!l' Italia. 242 APPENDICE ITALIANA. L Universo piuorcsco , o Storia e descrizione dl tutll i popoll, low religioiie , costumi, usajize, indnstria, commcrcio , progress i nelle scienze , nelle leUere c nelle ard ,■ opera compilala da una, societd dl dottl francesi^ e tradotta per la prima volta con copiosc note e correzioni per cwa dl A. F. Falconetti , ed adorna dl ottoccnto inclsioni , rappresentantl vc- dnte , monumentl antlclil c modernl , vestl , sup- pelleUlli , oggcttl d' arte cd altro , trattl anche da altre opere classlche Itallane c straniere. — Venezia , 1884 \non 1884 come si e stampato ncl prlmo fa- sclcolo della Qrccla ) , Giuseppe Antoiielli , in 8.° gr. fig. Saranno 5 toml , dlvlsl In aoo fasclcoll , clascuno dl pag. 16, in 8.°, e 4 tavolc in ramc. Cent. 5o austr. al fasclcolo. Clie non si fa su qiiesta misera terra per aprire iiuove sorgenti di lucro, eccitando coi piii valid! modi T umana curiosita ! Le belle arti un tempo non si occnpavano se non di certi determinati oggetti, che per la natura loro potevano realmeate nominarsi pittorici, o pittoreschi ; era tutto il mondo e diventato del loro dominio;, quindi veg- gonsl sbucare ad ogni istante oltremonti, ed anche in Italia^ moncU pittorki , mondi imwersali, wiiversi pittoresdii, rapprescntazioni del mondo, quadri. di nazioni e difamigUe, che tornano pol alio stesso , cosmorami , diorami , magazziai universaU , magazziai pittoresdii , teatri universali ed altre opere di questo genere sotto diversi titoli piii o meno spe- ciosi , le quali per lo piu coniengono le cose medesime , con diverse ordine e sotto varj aspetti descritte e rappresen- tate. Tale e 1' opera periodica col titolo di Universo pitto- resco , compilata da una societa di dotti francesi , die ci si presenta tradotta per la prima volta in italiano dal si- gnor Falconetti, gia vantaggiosamente conosciuto per altre traduzioni, e specialmente per lavori attenenti alia geografia, il che c' induce a sperar bene delle note e correzioni che da esso si promettono all' opera francese ;, nella quale da noi e da altri gia fmouo avvertite alcnne sviste ed alcune imperfezioni. A quest' ora gia ne abbiamo sott' occhio 33 fascicoli ; cioe 1 6 della Grecia , 2 dell' Italia , e i della Sicilia per APPENDICE ITALIANA. 2.48 VEuropa; 9 deU'Egltto, e a d'Algeri per V Africa; a della Columbia per V America, ed uno delFAsla. II primo volume deir opera comlncia coirEgitto, e v' e premessa una breve prefazione deireditore in cui si mostra qual sia il disegno deir opera, quale I'importanza della medesima, quale 11 doppio fuie die proposto si sono i compilatori, cioe Tistru- zione e il dlletto. Per la storia e descrizione dell' Egitto si piglia per guida Champollion Figcac , su di die nulla ab- biamo da dire in contrario ; per la Grecia Pouqueville , e qui veramente doliljiamo confessare che non troppo con- tenti funimo del suo primo viaggio in Grecia , stainpato gia da molti anni a Parigi in 3 volumi in 8.°, che vogliamo sperare rifatto posteriormente, riordinato e in molte parti, riformato e corretto ; per Algeri si e seguito il capitano del genio P. Rozet , autore di una Relazione della guerra (V Africa , e di un Viaggio nella reggenza d' Algeri (*)i per la Columlila e Gujana il signer C. Famin. Cliiari ed illustri sono altronde i nomi dei compilatori die si trovano regi- strati in capo al primo volume^ distribuiti secondo le re- gioni , la cui descrizione e stata da essi intrapresa o pro- messa. Trattandosi della traduzione di tin' opera , die da molti e stata gia conosciuta nella lingua in cui originalmente fa scritta , ci crediamo dispensati dall' entrare in un minuto esaiiie della medesima, e stimiaino die 1' uflicio nostro si limlti alia materiale esecuzione di questa edlzione italiana. Essa ci si presenta in buona carta e nitidi caratteri, come attendere si poteva dal sig. Antonelli ,• le tavole sono per la maggior parte lodevolmente intagliate in rame. Alcuno potreblie forse desiderare , die diverse delle dette tavole e quelle masslme die contengono estese vedute , fossero esegnite in una piii grande dimensioned ma a questo serve di risposta la modicita grande del prezzo , die altrimenti ottenere non si potrebbe; e noi vedendo ciascun fascicolo col testo ben impresso e con quattro rami portato a soli So centesimi austr. ci rallegriamo di cuore, sperando che anche per questo mezzo sempre piii si difFondano a pub- blico vantaggio le piu utili cognizioni. Della traduzione non (*) Pi c[ue8ta Relazione abbiamo dato un cstratto nel t. 74'% rag. 75. 244 APPENDICE ITALIANA. possiamo parlare se non coa lode, essa e chiara , disin- volta, non afFettata ^ sobrie, ma opportunamente applicate sono le note del traduttore, laonde crediamo di poter au- gurare a questa edizioue il piu prosper© successo. Manuale di conversazione contenente notizie, scoperfe . invenzioni relative all economia domestica , al coni- mercio , alle ard ed ai mesderi , all agricoltara , alia coldvazione degli orti e de giardini , all igie/ie pradca , agl' isdtud utili e filantropici , e ad ogni altro ramo d' induslria , che pud nell' uso della vita essere di giovamento. — Venezia , 1834, tipografta di Alvisopoli , in 8.° Ogni mese ne esce unfascicolo di 6 fogli. Lir. 1 2 alV anno. Ecco un nuovo giornale , cominciato coll' anno 1834, del quale auguriamo assai bene, vedendo ch' esso e fattura del signor Francesco di Bartolommeo Gamba , degno figlio di un padre che tante volte ricordato abbiamo con lode in questa Biblioteca. Dice egli in una lireve prefazione, che r impresa da lui assunta e gia in uso nelle piu coke contrade di la dell'alpi, ed anche in alcune parti della nostra Italia ;, che non occorre che sla uomo addot- trinato quegli nelle cui mani perviene quest" opera , sia pur egli padre di famiglia, donna colta e indastriosa , iudi- viduo del clero , magistrato, trafficante , agricoltore, arti- giano ecc. f, che 1' umana curiosita e potentemente eccitata dalle invenzioni e dal progress!, che in ogni ramo del- 1' umano sapere e dell' industria si vanno ogni giorno fa- cendo ; che infine questo Manuale sara una scelta di co- gnizioni utili , estratte dai piu riputati giornali italiani e stranieri , di cui ciascuno potra provvedersi con piccolo dispendio. A tutte queste promesse prestera fede assai faciimente chiunque vorra considerare i primi fascicoli dell' opera , nei quali si vedono articoli concernenti V istruzione privata de' giovani , 1' industria , 1' economia pubblica e la dome- stica, I'agricoltura, 1' orticultura, le scoperte e invenzioni, il commercio , 1' architettura pratica , la morale , la stati- stica , ecc. £ tutti questi articoli e quelli degli altri fasci- coli che abbiamo alle mani fino al i3.°, ci sembrano scelti I APPENDICE ITALIANA. 248 con ottima vista di pubbllca utilltk , scritti con chiarezza e precisione, e stesl in buona lingua. Se questo Manuale pertanto trovera quel favore di cui lo rendono degno Tim- portanza delle inaterle e la diligenza di chl lo scrive, po- tra servire non solo a difFondere molte utili cognizioni , ma altresi a nobilitare gli argomenti e il linguaggio delle nioderne conversazioni. Bossi. Resumes amilytiques. Riassund analldci del signor Cauchy, membro delt Accademia delle scienze di Purigi. — Tojino, anni i83'3 e seguend. In 4.° Quest' opera conterra il snnto delle teorie piu impor- tanti deir analisi , le quali 1' autore si propone di svilup- pare poi maggiormente nella continuazione de'suoi Exercices de Mathematiques , e si da per fascicoli , i quali vengono in luce ad epoclie non determinate ; ecco intanto i titoli degli articoli contenuti nei cinque fascicoli che sono gia puhljlicati : i.° Sui numeri figurati ; a." Svolgimenti del prodotto di molti blnomj, o d'una po- tenza intera e positiva di uno d' essi ; teorema di Fermat sui numeri prinii ; 3.° Delle variabili e delle funzioni in genere, ed in par- ticolare delle funzioni intere d'una sola variabile. Re- lazioni che esistono fra i coefficienti delle potenze in- tere e positive d' un binoniio ;, 4.° Risoluzione di varie equazioni simultanee di prime gradoj 5." Formule d' interpolazione ; 6.° Delle serie convergent! e divergenti , ed in partlcolare di quelle che rappresentano gli svolgimenti delle po- tenze intere e negative d'un binomio j 7.° Svolgimento delle esponenziali e% A^; 8." Delle serie doppie o multiple, e dei numeri di Ber- noulli ; 9." Somma delle potenze intiere dei numeri naturali , vo- lume d' una piramide di data base ; lo." Formule per la formazione dei logaritmi ; Ti." Svolgimento d'una potenza qualunque d'un binoraioi 12." Trigonometria i i3.° Delle espressioni immaginarie e dei lore moduli i 1 4.° Delle serie immaginarie ; 34^ APPENDICE ITALIANA. l5.° Delle esponenziali Immaglnarie , svolglmentl del seno e del coseno ; 1 6.° Relazioni fra i sen! e coseni degli archi multipU e le poteaze intere del seno e del coseno dell' arco semplice; 17.° Sorama del seni e del coseni di archi in progressione aritmetica ; 18.° Relazioni fra il perimetro d' im poligono piano e la somraa della projezione delle parti di esso su diverse liuee rette. Rettificazione delle curve a semplice cur- vatura ; 1 9.° Sulle jjotenze fratte , irrazlonali o negative d' una espressione immaginaria ; risoluzione delle equazioni binomie e di alcune trinomie ; ao." Logaritmi delle espressioni imraaginarie e logaritrai immaginarj delle quantita reali ; a I." Serie immaginarie doppie e multiple; aa.° Svolgimeuto delle funzioni (i+x)™, log. (i+x) ed altre nel caso che la variabile x divenga immaginaria. Del mal del segno, calcinaccio o moscardino, malattla che ajffligge i bachl da seta^ e sal inodo di Uberarne le higattaje anchc le pik infestate ; opera del dott. Agosdno Bassi di Lodi , la quale oltre a contenere mold ndli precetti intorno al miglior governo dei filugelli , tratta altresl delle inalatde del negrone e del giallume. Parte prima, teoria — . Lodi, i835, Up. Orcesi, di pag. 68, in 8.° II principio fondamentale della teoria esposta in questo libro puo coi seguenti termini esprimersi = II calcino e vegetazione di una pianta crittogama , la quale comincia neir interno dell' insetto per seme ivi pervenuto , e col crescere arreca morte al medesimo, dojjo di die matara i proprj semi, per egual modo probabili apportatori di morte ad altri insetti (i). r= Se un filugello morto di calcino, (i) II calcino non e morbo esclusivo del baco da seta: i baclii della falena dispari , della carruga ed altri sono stati trovati na- turaknente uccisi dal calcino, e questi ed altri insetti, coU'inti-o- durre in essi alcun poco di qiiella materia bianca di che si copra il baco calcinato, si traggono a niorir di calcino, o die si tro- viuo nella coudizione di loi've , od auclie iu quella di niafa o di fai-ialla. ArPENDICE ITALIANV. 247 inassime alio stato di ninfa , pongasi in luogo umldo e caldo, e dove Taria sia tranqailla , ottiensi piu che mai rigogliosa, secondo il sig. Bassi, la detta vegetazione , tal- mente che se ne possono distinguere ad occliio nudo gli steli , e si pub col microscopio egregiamente discernere il diramarsi di qnesti in fili diritti o curvi , e T incrocic- chiarsi de' fili medesinii. Noi desideriamo che quest' argo- mento ora passi nelle niani del botanico micologo , affia- che se ne sgombri quell' incertezza che ancor vi rimane, per non essere state bastantemente descritte la forma e la fruttificazione del vegetabile di cui ci si parla. Frattanto non e a tacersi , perche se ne corrobori I'opinioue del si- gnor Bassi , che la suddetta vegetazione non sarebbe il primo eseniplo del viver di vegetabili sopra animali vivi od estinti. (i) II libro che annnnciarao puo dirsi un trattato del calcine, e de'suoi varj accident!, con applicazione del principle sovresposto alia splegazione di essi , onde viensi in parte a tracciare anche la storia naturale del parassito vegeta- bile sterminatore. Vi si considera specialmente la possa contagiosa del calcine , e come sia durabile la materia in cui risiede tal possa, e le basti d' essere applicata a' cor pi de'bachi perche vi si introduca e il morl^o vi susciti; ma a signiiicarne il vigore e la diffusibilita ci sembra in singolar mode opportune il seguente esperimento allegate dal dott. Bassi a pag. 24: " Se si pone in un vase di vetro ed altro, per esempio in un'ampoUa, della polvere calcinaria , e vi s' introduce , dope d' aver agitato il recipiente, une spil- letto , senza punto toccarne le pareti , ferite quindi con queste un filugelle e altre bruce , si in istato di verme (i) E a notarsi la seguente osservazione del Pollini ( Viaggio al logo di Gurda pag. 29 ). Sui coleotten appariscono non di rado delle macrliic biancliissime , cotonose, bislunglie o irregolai-i, le ([uali coprono a modo di anello le articolazioni , specialmente del capo col troiico, e del tronco colP addoiue. Osservate tali cljiazze a microscopio coiiiposto, mi venne vediita un'' int'iuita di esiiissixui filamenti semjilici, niidi ed eguali, talora afFastellati, i quali sjiun- taiio da lino strato bianco. Da che ho conchiuso essere un Bisso o Fungo bissoideo apparrenente al genere Deinatiuiu del Persoon, e 1 ho cliiaiuato Dematimii colcojjteruiii ; cespitosum , confluens , album , gossypiuiu referens. Mi/ti. 24S APPENDICE ITALIANA. che di crisallde, si comunica ad esso il terribil morbo mo- scardinico come se si fosse col detto spillo toccato un filu- gelio o altio bruco calcinato. » AfFerma quiadi il Bassi che tutti i corpi organici ed inorganici , compresa 1' aria e I'acqua, sono conduttori del morbo moscardinico; ma spe- cialmente ordinarj inezzi di sua propagazione , oltre agli arnesi stati tocchi da animali iiifetti e a'locali da essi abi- tati, sono i cosi detti bigattieri , i filatori, le mosche, per cui la materia contagiosa arrecasi d' uno in altro luogo ^ ne raro e che la semente gia siane infestata. Ma poiche il Bassi scoperse agenti valevoli a distruggere prontamente la detta materia, cosi delPuso opportuno di essi, e di quello d' altri provvedimenti ne compose un metodo disin- fettante , curative e preservativo , il quale esporra nella Parte pratica che ci promette , e che noi avremmo desi- derata indivisa dalla teorica attualraeate annunziata. R Guida alio studio della fisiologia vegetabile e della botanica compilata did dottore Giuseppe Moretti, professore ordinario di botanica nclV I. R. Vniver- sitd di Pavia. — Pavia, dalla tipografia Fusi e comp., in 8.°, fascicolo 1°, di pag. 80. Lii: 1. 5o. Continuazioni a Buffon formanti colle opere di esso un corso compiuto d' Istorin die abbraccia i tre re- gni della natura. Prima traduzione italiana. — Ve- uezia, i^'6^, prcsso G. Antonelli (*). I dotti che intrapresero le dette continuazioni gia per la piu parte godono chiarissima fama , ond' e che di esse concepir si debbano ottime speranze. I loro nomi sono i (*) L^ opera sara divisa ia 4^ voliimi cirra , osnuno r\e quali suddiviso in 3 fascicoli j ogni fascicolo di fogli 16, di facce 8, costcra pei priuii lOOO associati aust. lir. 3 ; le tavole saranao divise in puntate da cinque tavole per ciascliediuia, ad aust. lir, I per puntata etampata in nero, e ad au»t. lir. i. 76 colorate. APPENDICE ITALIANA. 249 segucnti : Autlouin, Bibron , De Blainville , Bolsduval, De Brehisson , De Candolle , Cuvler, Dejean , Desinarest, Du- nieril , Lacordaire , Latreille (defnnto). Lesson , Macqitart, Milne-Edwards, Le Peletier De Saint-Fargeau, De Serville, Spacli, Walclienaer. L' opera coniinclo a sortire in luce a Parigi nel gennajo 1834. Per era la traduzione italiana non ci porge clie il principlo (fascicolo i.° e 2.") del Trattato delle piante fanerogame , compilato dal sig. Spacli , assi- stente-naturalista al Mnseo. Le dette piante vi sono distri- l)nite in famiglie natural! seguendo principalmente Tordine tli Bariling ; quanto alia loro scelta ecco la dichiarazione deir autore : " La scelta ha dovnto cadere preferilDilmente sopra i vegetabili, il cui uso nelle arti, nell' economia do- niestica o rurale , nella medicina , raccomanda all' atten- zione nostra, sopra quelli clie nei giardini, ne" boschetti , nelle serre coltivano i dilettanti ^ su quelli die un' orga- nizza/ione curiosa iinpronto d' originale fisionomia ;, sopra quelli inline de' qnali importa di conoscere le qualita nia- leficlie o deleterie , si di sovente occulte sotto apparenze seduttrici. Abljiamo sopra ogni altra cosa creduto dover nostro di non omettere vcrun albero boscliivo o di diletto; e quindi saranao in qnesta nostra collezione descritte tutte le specie indigene, e le esoticlie specie naturate o clie me- ritano di esserlo. >/ L' opera avra termine con nn genera conipiuto delle Fanerogame , classate secondo il sistema di Linneo. B. Lo spirito della Storia naturale tratto da Buffon e da suoL continaatori ad uso principalmente dl quelli che col mezzo dl un amena lettura amano erudlrsi in tutte le sclenzc iitlli all umana famlgUa ,• opera corrcdata da oltre 5c o tavole esprlmcntl le mlgliori produzionl del trc rcgnl della natura. — Vcnezia , 1884, col tlpl dl G. Anionelli (■). L* editore di quest' opera si propone di porgere con essa la storia naturale ridotta a brevi e sugose descrizioni , (*) L' opera sara divisa in 6 volumi , ognuno de' quali conterra al j>iu 13 fascicoli; ogni rascicolo avra da 6 a 8 tavole in rame con le descrizioni relative ; il prezzo di ciasciin fascicolo e di aust. hr, 1. So colle stampe nere, lir. a. 5o colic miniate. Sono L'lbl. Ital. T. LXXVllI. 17 25o APPENDICE ITAHANA. traeiidole non solamente dalle opere di BiifFon , ma da quelle eziandlo di tutti i di lui continuatori. Fatto sta che jl priino volume pubblicato, il quale comprende i quadru- pedi, iioii tratta salvo che di quelli, di cui ha trattato il Bulloii, nominandoli com' egli gli ha nominati; e le descri- zioni ne sono quelle stesse di BufFou abbreviate piii o jneno , e taluna eccessivamente , come per esempio quella del cavallo , con cui 1' opera ha principio , e che vi e ri- dotta a circa due sole pagine ; quanto alia traduzione di dette descrizioni essa generalmente non divaria da quella clie servi all' edlzione delle opere di BufFon fatta in Pia- cenza. Nel riprodurre nell" annunziato Spirito della Storia naturale le cose di BufFon, non vi si fecero le aggiunte vo- lute dai progressi di quella scienza, e neppure ne furo4 corretti gli errori ; a dimostrare che la scienza de' qua- drupedi vi fu lasciata qual era ai tempi del BufFon, basti il dire die il canis zerda, Gm., vi si chiama ancora come dal BufFon fu chiamato aiiiinale anonimo, e si qualifica come animale niwi'o sconosciuto a tutti i naturalisti ! ! Ma r opera che annunziamo non solo ha il demerito di aver riprodotto il BufFon rautilandoae le splendide descrizioni , e conservandone gli errori, non facendovi le aggiunte con- venienti al nostro tempo , die ne ha aaclie accresciuti i ilifetti. Vi si porge a cagion d' esempio la figura dell' ani- male impropriameute detto ginetta di. Francia , uno degli articoli s' intitola dalla ginetta , e dalla ginetta di Francia , e in esso poi si omctte cio ch' e relativo a quest' ultimo carnivoro. Nella descrizione del tapir abbiamo un esempio die ci rende niolto sospetto il criterio con cui vennero falte anclie le altre aljbreviazioni. Narra il BufFon come al sig. Bajon paresse il tapir doversi ascrivere tra' rumi- nanti , ma soggiunge sue giustissime ragioni contrarie , le quali per essere state omesse ncUo Spirito drlla Storia na- turale, noi ne verremmo da esso indotti nelT opinione del Bajon che il tapir sia ruminante ! Quest' opera comincia , come si e detto, da'.la storia naturale del cavallo, e le piime parole ne son queste : " II piu utile e insieme ij pill nobile animale e il cavallo i> , prosegue poco dopo jiubblirati i jirimi la fascuxjli , foraianti il prnno volume, di i'^ag. 5oo ill )nccolo quarto , con tav, 7^) , e nei quali bi tratta ,de;;][i aniuiali qiiadriipedi. APPENDICE ITALIANA. 25 I '« sebbene per la sua forza superi la niaggior parte degli altri aniraali, egli non gll assalisce giammai , e se vien mo lestato non si cura di loro, ma gli allontana e li calca sotto i piedi. » Alia storia naturale del cavallo segue quella dell'asino, il quale " pare un tralignato cavallo, ma. . . ponendo mente all' impossibilita di accoppiarli insieme per fame una specie comune ed anche una specie intermedia, si ha pill fondamento a credere essere questi due animali fra loro diversi, e non, come dicono i nomenclatori, della stessa. famiglia. L'asino dunque non e un cavallo imba- stardito , ma ha al par di tutti gli animali la sua specie , ed e antico come gli altri. Se non esistesse il cavallo , l'asino sarebbe da per se stesso , e per noi, il primo, il piu hello , il megllo fatto , il piu distinto degli animali. >/ Or chi non s' accorge clie questi altro non sono che de- turpamenti dell' opera di BufFon , non certamente d' ascri- versi a questo grande naturalista ? E poiche all' opera ita- liana far si vollero alcune aggiunte per dimostrare in quale venerazione gli aniraali fossero tenuti dall' antichita , ricor- rendo a quest' uopo alia mitologia d' ogni popolo , ed alia storia sacra e profana :, veggasi nella citata descrizione deir asino un vituperevole esempio di cosi strano miscuglio. Frattanto die le speculazioni librarie ci regalano di sif- fatti libri di zoologia , 1' Italia e ancora maacante della traduzione della piu classica opera zoologica moderna, cioe del Regne animal di Cuvier, stato corredato dal Guerin di un' Iconografia in gran parte elaborata sui disegni auto- grafi del Cuvier medesimo ! Ci gode pero I'animo che I'ltalia non sia piii oltre defraudata di un'altr' opera di storia na- turale classica in primo grado , quale e quella dell' Hum- boldt intitolata Quadri della natura , e di cui s' intraprese in Siena la traduzione e la stampa (i). B. (i) Quadri della natura, del barone Aleasandro de Humboldt; prima edizione italiaiia facta siiUe migliori olcramontane , rivista , annotata e corredata di carte geografiche e di disegni profilaii per cura di T. C. Mariuocchi. Siena, l834, Guido Mucchi, dia- pensa I e II. aSa APFENDICE 1TALIA^^^. Cenni di statisdca miiicralogica degll Statl di S. M. il re di Sardcgna , oivcro Catalogo ragiomUo della raccolta formatasi presso VAzieiida generalc delllti- terno per cura di Vincenzo Barelli capo di sezione delT Azienda stessa. — Torino, io35, in 8.°, di pag. 688, dalla tipografia Fodratti. II BrocchI col siio Catalogo di una raccolta di rocce d' Ita- lia porse uii esempio da essere seguito da' nostri natura- list! pei'che radunar si possano i materiali confacenti alia compinta descrizione geognostica e mineralogica dell'Italia. Parecchi di essi veramente alPimpresa si accinsero e la compirono rispetto ad alcuna italica proviiicia , ma non e quasi sperabile clie rispetto ad un intero Stato condur si possa a buon termine , se il Governo del medesinio non vi si adopera e noa raccoglie, come il puo, que' soccorsi che airimpresa stessa si affanno. Cio fece il Governo sardo, e il frutto delle sue cure si dimostra dal libro annunziato. " Dacclie, dice Tautore di esso, coUe regie Patenti del i8 ottobre 1823 aveva il Governo di S. M. posta la prima base di una legislazione sulle uiiniere, e creata la scuola desti- nata ad ammaestrare la gioventii die desiderava applicare a questo ranio di scienza . . . entro in pensiero di dar pria- cipio ad una raccolta statistico-mineralogica la quale coiii- prendesse , per quanto si potesse, le rocce, i metalli , le terre ed i coaibustiliili fossili cbe rlnvengonsi negli Stati di S. Maesta , onde tutti averli sott' occhio per trarne al- r occorrenza partlto. Onorato di tale incarico posi tosto niano ail' opera , ed appena la vidi crescere , clie dlvisai di conipilare il catalogo ragionato di questa nostra raccolta, la quale, tuttoche non compinta e ristretta a piccolo Stato, non tralascia perb d' essere ricca e sommnmente svariata. >/ Infatti il suolo piemontese cinto com' egli e in tanta parte, e formato dalle Alpi e dngli Appennini, e cosi vario per conseguenza di terreui e di rocce, non poteva a meno di porgere , siccome porse, molta ricchezza mineralogica e geognostica. Ne le rocce e produzioni pirogeniche man- carono alia Raccolta di cui ci occupianio , perclie se non dal Piemonte furono somministrate dalla Sardegna, politica- mente al detto Stato unita: la trachite e forse dopo il gra- nito la pill copiosa roccia del sardo terreuo. Ma tornan- do agli Stati di Terra Fcrma , dopo averne accennata in AtPENDICL- ITALIANS. 253 genere la minerale dovlzia, notereino clie due, per cosi dirc^ principal! ceatri di essa vi si possono scorgere. Uiid'essi ^ la Savoja, e pardcolarmente la Tarantasia (i), 1' altro la Spezia ; questo singolarmeiite vantato pe' suoi marmi (anclie la valle del Tauaro e per egual causa inslgne ) , quelle per le sue antraciti , le sue saline , le sue miaiere di piombo argentit'ero ecc. Tra gli altri notabili pregi mi- neralogici degli Stati suddetti nieritano di essere ricordati, la iiiiniera di coljalto d'Usseglio (2), il manganese della valle d'Aosta e d'altre parti, varie niiniere di rame , gran copia di minerali metallici auriferi ed argentiferi; 1" ardesia di Lavagna , i graniti di Baveno e del mont'Orfano, le terre coloranti di iMondovi , la lignite di Cadiljona , ecc. Supposto diviso lo Stati Sardo in sctte circondarj , il sig. Barelli nel fare la descrizione della Raccolta conduce in giro il lettore in ciascun circondarlo , mostrandogliene i minerali e le rocce. Al nouie del minerale o della roccia segue una breve descrizione di esse, e P indicazione del luogo donde fu toko il saggio clie si descrive. Se al- cuna sostanza di cui si parli fu soggetto degli studj di qnalche naturalista, i risultamenti se ne accennano , e la Menioria o 1' opera che li j-ese palesi. Trattandosi di mi- niere o di cave se ne fa la storia col nome de' proprietary , e sen descrive T attual condizione ^ ne sono indicate la la- voratura , le rendite, lo spaccio, e, se occorre, T opportu- nita del farne miglior conto. Ciascuna delle principal! mi- niere, e i piii insigni gruppi di rocce come son quelli del monte Bianco, del monte Rosa, sono rappresentati me- diante la descrizione di una raccolta di saggi acconci a farne conoscere la ricchezza , la varieta , gli accessor j; de- scrivonsi talvolta persino de' saggi delle produzioni arre- cate da' lavori eseguiti suUe dette miniere. Al catalogo de' (i) E 111 !M(uitifrs, cajio luogo di Taranta&la, ove trovasi la regia scuola delle miniere e la direzioue delle miniere di tutta Ja provincia. (2) Come se ne cavi il cobalto ed anclie i! niccolo , secondo un processo del colonnello Sobrero, trovasi descritto nel t. Sy. delle Memorie deirAccadeniia di Toriuo a pag. xvin. H sullodato oav. Sobrero lia esegulto 1' aiialisi di pareccliie acque minerali del Piemonte , e nel libro che annunziaiiio se ne riferiscono i risultameati. a54 APPENDICE ITALIANA. minerali uno ne succede delle conchiglie fossili, avvegna- che d» parecchle come anche di altra sorta di fossili gia fosse stata fatta raenzione nel catalogo suddetto ; cosi una particolare enumerazione ottennero aacVie le acque mine- rali, sebbene le precipue gia si trovino descritte nel prin- cipale catalogo. Ma a questa parte della storia naturale degli Stati Sardi gia provvede ainpiamente 1' Idrologia mi- nerale del professore Bertini stanipata a Torino nel 1822. A compimento della sua opera il sig. Barelli v' aggiunse un riepilogo generate de'prodotti dell' industria mineralogica e mineralurgica degli Stati di Terra Ferma. Quest' opera , a quanto appare , e condotta con molta cura e diligenza , e vuolsl con singolarl lodi applaudire. Se noi volessimo cercarvi qualche difetto I'autore di essa ci avrebbe gia prevenuti , tanto e lo scrupolo con cui egli rende avvertito il lettore di tutte le parti in cui puo essere riuscita manclievole. II che non tanto ci persuade che cio sia veraniente di che egli terae , quanto che in lui s' ac- colga in grado eminente quella scientifica probita che rende i lavori accuratissimi e fedeli. Quindi nel far voti perche la mineralogia e geognosia delle altre parti d' Italia sieno illustrate con raccolte simili a quella che si fece in To- rino , desideriamo che ad esse tocchi un si diligente spo- sitore come teniamo per fernio della Raccolta sarda essere stato il Barelli. B. Sulla rivaccinazione qual sicuro mezzo per guarentire dal vaj'uolo araho, Memorla di Giovambadsta F AN- TON etti, dottore in medicina delle facoltd di Favia e di Torino , ecc. , di pag- 3 1 , in 8.° Intorno T importante oggetto della rivaccinazione fu gia discorso in questo giornale (V. torn. Sy.", gennajo e feb- brajo i83o, pag. ito e 276, e torn. 58.", aprile , pure i83o, pag. 123 )i solo il tempo ed i fatti pero potevano recarvi la desiderata luce. 11 sig. Fantonetti avendo dal i83o in poi eseguite molte rivaccinnzioni, ora ne rende di pubblica ragione i risultamenti. Mostra da prima con infinite antorita cho nei vaccinati succede ancora lo svol- giiiiento del vajuolo arabo, potendo per piii cagioni non essersi estinta I'idoneita vajuolosa ; di che poi I'unico in- dizio e il ricomparii'e delle pustule vacciniche all'innesto APPENDICE ITALIAN A. 255 di nuovo vaccino. A questa operazione in se stessa age- volissima , e non accompagnata ne da perlcolo, ne da in- comodo fa d'uopo conseguentemente ricorrere affine di ac- certarsi della immunita vajuolosa. Clii per la subita vacci- nazione e reso inetto a sentire la possa morbosa del coii- tagio vajuoloso alia rivacciiiazione non mette piii pustule vacciniche, le quali .alPincontro piii o meno perfettamente svolte ricompajono in quelle persone , in cui rimane an- cora piu o nieno d' idoneita vajuolosa. Sei tavole coi nomi del diversi rivacclnati neU'orfanotrofio civico de' maschi in Milano , e colle risultanze die si ebbero , vengono a con- validare il ragionainento del signer Fantonetti. Alle quali tavole altra si aggiugne di rivaccinazioni in persone di diverse sesso ed eta operate nella stessa regia citta di Milano , ed altra ancora di seconda rivaccinazione ese- guita nel coraune di San Carlo dell' Ossola nel settembre 1829 sopra persone state vaccinate con buon successo, ed anco rivaccinate sino dal 1820. Ne mancano le prove deirefficacia del vaccino contro il vajuolo arabo ove abbia estinta T idoneita sua desunte dalFinnesto del vajuolo stesso. E stando ai risultamenti delle accennate tavole avrebbesi, che ove siasi arrivato ad estinguere per mezzo di vaccina sufficienteraente sviluj^patasi T idoneita vajuolosa si e per sempre guarentito f, laonde non regge per nulla V idea che essa idoneita vajuolosa riproducasi in capo a certo numero di anni. La proposta della rivaccinazione trovo sulle prime non pochi oppositori , i quali andarono a poco a poco diminuendo ; e molti di essi in seguito all' esperienza ne divennero anzl fermi sostenitori. Nella Prussia si arrivo sino ad assoggettare alia rivaccinazione i diversi corpi d'armata. Stando alia presente Menioria non cadrebbe piii alcun dubbio sulla vera e reale utilita della rivaccinazione, per opera della quale nell* orfanotrofio de' maschi non sa- rebbevi piu stato vajuolo, quantunque gli orfani piii volte comimicando col piu basso volgo della citta , in cui non sono rari gli esempi di vajuolo, si fossero posti nel peri- colo di contrarlo. Finalmente il sig. Fantonetti, mostrate tutte le precauzioni che debbonsi usare nella vaccinazione e rivaccinazione, non esita a concliiuilere, che cosi npc~ rando ci renderemo assolutamente immuni dal vajcolo, ed ove per una serie di anni daddovero i medici ed i chirurghi adottassero questo sistenia , ed il popolo vi si 256 APPENDICE ITALIANA. prestasse, si potrebbe esser certi di non piii vedere il iiero morl)0 del vajuolo iielle nostre contrade. Carta topogiafica del regno Lombardo-Veneto costrutta sopra misitre astronomico-trigonometriche , ed iiicisa a Mdaiio nelV Istituto geografico mdltare delH I. R. Stato Magglore Generate austrinco , pubbllcata nel- V anno i833, seconda distribuzione (*). Nel tonio 71.°, luglio i833, pag. 84 del nostro Giofnale annunziamuio la prima distribuzione di qnesta carta topo- grafica, e neir annnnziarla prociiramino di far conoscere r esattezza dei materiali die servirono a costruirla , le par- ticolarita die in essa contengonsi, ed i vantaggi cbe trarne possono le autorita civlli e militari , non die le coke per- sone d" ogni classe. Crediamo percio inutile 11 rlpetere le cose da nol in quell' articolo esposte. La seconda distribuzione die ora abbiamo sotto gli oc- elli si compone dei tre fogli inarcati £3,£4ed£5, i quail spettano al governo Veneto. II primo, die e 11 piu settentrionale, comprende parte del distretto d'Asiago posto nel Vicentino. Oltre i confini del qual distretto veggonsi delineati 11 corso dell'Adlge da Treiito a Roveredo, e la (*) II prezEO della carta ronipleta per chi sottoscrive prima del suo teruiine sara di austrlache .... lir. 21O — I fogli component! il Govenio della Lombardia in nu- mero di 24, conipresi quelli del titolo e della spie- gazione pel segni » i35 — I fogli componeuti il Governo di Venezia in uumero di 28, compresi i due fogli come sopra » i35 — Ultimata che sia T opei-a, il prezzo totale sara invaria- bilmence » 240 — E quelle di tin Governo separate » i5o — Prezzo de' fogli separati come dal Prosj etto. Col. E = 1 - 2 , ciasciino « 3 — Col. A=:2-3-4-5; col. C = i; col. D = i -2-3; col. E-3 » .5 — Col. B = 2 - 6; col. C = 2 - 6; col. E - 6 ,. 8 — Col. B = 3; col. C = 3; col. D = 4-5-6; col. E- 4 « 10 5o Col. B = 4 - 5; col. C = 4 - 5; Col. E - 5 » 12 — La Carta si vende a JMilano presso P I. R. Istituto geografico militare , e ' presso Giovanni Meiners , librajo , in contrada di S, Radegonda , ove si ricevono piue le sottoscrizioni. APPENDICU ITALIANA. 2^7 Val Siigan.i ove sorgje il fiuiue Brenta. Nel sccondo foglio trovansi la citta di Vicenza, Recoaro, luogo celeljre per le sue acque salntaii , o Mai'ostica, Tiene, Scliio, Malo e Valdagiio, borglii clie daniio il nome ad altrettanti distretti dipendenti da Vicenza : vi sono in oltre i monti Lessini e Badia Calavena nel Veronese , non clie la citta d'Ala e la ValPAisa nel Tirolo liuiitrofo. II teizo foglio , clie e il piu meridionale , ha la citta di Verona presso il sue margine occidentale , da dove estendesi nella direzione di sud-est una parte dell'Adige , alia cui destra giaciono i distretti di Isola della Scala e di ZeviOj ed alia sinistra cjuelli di Illasi, di S. Bonifacio e di Cologna , tutti appartenenti alia provincia Veronese. Succedono i distretti vicentini di Arzignano , di Lonigo e di Barbarano, e quindi Montagnana ed Este, borghi cospi- cui del Padovano. A questo foglio danno bellissimo risalto 1 nionti Bericl e la maggior parte de' colli Euganei , de' quali sinora non si ebbe un' idea chiara quantunque siano essi tanto celebrati. Quanto al merito di qnesta seconda distribnzlone, osia- mo affermare clie, se non e maggiore, non cede per alcun cento a quello della prima, coUa quale s'accorda a ma- raviglia rispetto alia forza de' tratti clie esprimono le cir- costanze del terreno. II niodo poi con cui sono stati espressi i iiumi e le valli nulla lascia a desiderare; e chiara riesce pure la separazlone dei monti dall' adjacente pianura par- ticolarmente vicino a Tiene ed a Marostica, luoghi posti, come dicemmo, nel foglio E 4. In questo sono pure ben distinti i monti Lessini per se stessi difficili a rappresen- tai'si , talmente clie a coloro ben anco che non mai fu- rono sul luogo , dee riuscire grato il conoscerne a prima vista la natura. Nei due primi fogli uniti insieme osserviamo ben espresso quel tratto di paese chiamato i sette Comuni, ove quasi nel mezzo siede il sopra mentovato Asiago, il qual paese, veduto in distanza , se non fosse tagllato dalla stretta e profonda Valle d'Assa , comparirebbe una pianura posta in luogo molto elevato circondata da monti. Desideriamo che le successive distribuzioni di questa magnifica carta non siano di molto ritardate, e che riescano di quella pcrfezione , della quale sono dotate le due pre- ccdenti. 258 APPENDICE ITALIANA. 1 "&■ ^ ^ O I O / '3 a a w 1 1 ' a 3 o s o S o .2 M If o to < a a s W « s o 1 o 0 a 9 o Q o o pq 9 ■3 w ;0 to G o a v 1 o > 3 .2 a 1 1 ■1- K a i o o c fee 3 _) o a o 1 •4- o O O CO u d 0 '3 < t3 a u c > V. 1 APPENDICE ITALIANA. 269 Manuale per i bagni dl mare del dottore Giuseppe Giannelli. — Lucca, iHS3, dalla ducale tipogra- fia Berdni, in 24.°, di pag. 201. Un libro adattato alia comune intelligenza , che fa- cesse conoscere i diversi niali in cui giovano i bagni di mare , ed insegnasse il niodo onde rettamente fame uso dev'essere certaniente di pubblica utilita: e tale e appunto il Manuale del dottor Giannelli che annunziamo. Esso e diviso in due parti: nella prima ripartita in sei capicoli , tracciasi in iscorcio la storia dei bagni di mare; si rife- risce la composizione dell' acqua marina secondo le piu accurate cliimiche analisi, e le principali fisiche proprieta sue; si fan conoscere gli efFetti di essi bagni sul corpo umano , sono accennati i diversi guai che ne possono suc- cedere, e con molta avvedutezza vengono indicate le par- ticolari malattie alle quali rimediano; finalmente espongonsi le migliori regole cui devono attenersi colore che ricorrono ai bagni in discorso. La seconda parte da la topografia di Viareggio, citta non solo salubre e conioda , ma ancora deliziosa e molto opportuna a quegli esercizj del corpo che sono necessarj affmche i bagni marini riescano maggior- mente efficaci; descrive i diversi stahilimenti che sono in essa Viareggio per fare i bagni, e inline ci mette innanzi i regolamenti emanati dalla superiore autorita per I'esatto servizio e pel buon ordine dei bagni medesimi. Due lito- grafie rappresentano la veduta di Viareggio ; la pianta ed il prospetto de' bagni. F. Trattato pratlco intorno alle malattie sifilitiche di L. V. Lugneau , dottore in medicina , cav. dell' or- dine reale delta Legion d onore , antico chirurgo delV ospedale de venerei, ecc.y prima troduzionc ita- liana esegnita sulla sesta edizione parigina da Pie- tro Maggi , chirurgo assistente degli spedali di Brescia. — Brescia, 1884, vol 2, di pag. 414-891 , in 8.°, per N. Bettoni c comp. Lir. 9. 20 oust. L' opera del signor Lagneau intorno alle malattie si/ili- tiche venne assai favorevolmente accolta in Francla. Essa e scritta senza spirito di parte , e sempre rinfrancata da a66 Ai'PiiNDicn iTAtiiNA. indubbia esperienza. Le iinportanti questioni relative al- I'origine, alia genesi, alle coiiseguenze probabili della slfilide vi soiio disciisse in modo soddlsfacente. Yi e am- messo il virus, e sosteniUa T efficacla del mercurlo. Nissuna particolarita, e nissuna forma di male venereo e obbliata. Si riconosce lavoro di un gran pratico. Tutti i metodi di cura vi sono esposti con molta precisione e chiarezza; nes- sun preparato die abbia alcuna efficacia antivenerea e la- sciato da banda. Tutte in fine son messe innanzi le modifi- cazioni della cura antivenerea giusta I'eta, il sesso, le sta- gioni, le malattie concomitanti, e le varie altre condizioni, e i varj accidenti in cui possa rinvenirsi il malato. Fu quindi ottimo avvlso quello di rendere qnesto trattato pra- tico piii conosciuto tra noi volgendolo nella nostra lingua, e vuolsi percio saper bnon grade al signor Pietro Maggl, che sostenne con buona riuscita questa non lieve fatica. F. V A R I E T A. Bklle art I. Di un Qnadro di fra Bartolomco di S. Marco iiiciso da Samuelc Jesi. Dichiai-azioiie di Melchior MissiRiNl. Xiltra volta fu per noi esposta in questo giornale ( t. 71.°, luglio 18 33, p. io5 ) la sublime tavola di Baccio dalla Porta, detto fra Bartolomeo, rappresentante la Vergine delle Mise- ricordie, e alcuni maestri dell' arte soUeciti di rivendlcare la pittura alia sua vera grandezza e dignita, ci riferirono grazie per aver procacciato con quell' illustre esempio del plu. nobile e grandiose stile di indurre ne' giovani allievi generoso disdegno per la maniera povera e gretta colla quale taluni cercano era d' immiserire 1' arte. Perclie ci estimiamo avventurosi che ci venga di nuovo offerta bella occasione di parlare di un' altra opera eccellentissima del medesimo fra Bartolomeo, e deU'lncisione in rame con- dottane felicemente dall' egregio artista Samuele Jesi. II quadro di clie ragioniamo desta sensi di amore e di nieraviglia nella cattedrale di Lucca: esso si compone nel V A R I E T a'. 261 modo segnentc. La Vergine sorge setlente sopra un' nra , si atteggia di afTettnosa espressione , e si adorna di celeste ])elta. L''avvolgc un grande e ricco inanto, die vagamente le discende dal capo, si lega con hel fermaglio sopra il petto, e giii dagli omeri si spiegn , e doppianieate alle gi- noccliia si soprappone con bene iiitesi avvolgimenti , e seni del drappo da formaie una niiraljile magniiicenza. Questo aninianto non copre gia 1' augusta persona della Nostra Donna , ma la veste di eterno decoio e maesta. Ne perche esso co" varj accidenti de' suoi lembi , e col gioco de' pie- gamenti quasi tiitta I'avvolga, rcstano ascose le grandi for- me della Vergine, clie ove traspajono dal paludamento, esse iiiostrano la perfezione , la projiorzione e Tunita del loro dlsegno. Cosi in quella che 1' angelica sembianza ci affida colla sua dolcezza e pieta , la dignita e dovizia di tutta la persona ci comandano venerazione. II divin Figlio si adagia sul gremljo materno , e la Ver- gine lo sorregge col manco braccio , e colla destra mano io vezzeggia. In quel caldo d'amore, e fra que' soavi ac- carezzamenti gioisce il Pargoletto di un contento di para- diso. Esso e tutto ignndo di una morljidezza e pastosita , che si direl^lie la natura medesima. E gia sappiamo quanto fra Bartolomeo nel ritrarre i nudl fosse yalentissimo da quella sua niaravigllosa prova del san Sebastiano, oggetto alle femmine di troppo ardente compiacimento. Disegno , colorito , soavita, verita e splendore , e forza della veneta scuola furono i caratteri de' snoi nudi. Sopra la Vergine librati suU' aria sono due angcli in movenza cos'i graziosa , di forme cos\ squisite e di aspetto tanto giocondi , die ben si pajono dalle sedi dell" cterna pace discesi. Tengono dessi sospesa sul capo della Madre di Dio un' aurea corona , come per canonizzarla regina degli Angeli. E da amendne i lati della corona pendono fasce azzurrine e rosate, ie quali mentre si compongono quasi a celeste padiglioae sulla Vergine , fanno tutto il coin- ponimento niagnilicamente piraniidnre. Nella parte inferiore della tavola sotto V ara del trono sorgono due santi : alia destra santo Stefano, alia sinistra san Giovanni Battista. Santo Stefino sta per olFerire alia Vergine la palnia del martirio , die col primo sangne la Kellgione consacro. L'innocenza, la bellezza , la feile splen- dono sul volto del Martirc , e lo dipingono di una soavc 2,62 V A R I E T a'. serenita consapevole di una santa vita , e della certezza del premio del tollerati patimenti. Havvi egli bisogao di osservare con qual copla , e ve- nusta, e larghezza , e intelligenza sia vestito questo Santo? Chi non sa che questo gran dipintore T ottiraa maniera de' panneggiamenti creo, con isviluppi felici, con regali andamenti, e cadute di nodi, e di fimbrie, e con si fatto contrasto di cliiari e di scuri, che ne disgrada la scuola greca ? II san Giovanni Battista e morbido e ciccioso nel nudo: bene ordinato nelle forme e piacente di un mite sorriso , e di una fiorita eta nella sembianza. In che ci conviene laudare 1' accorgimento del Frate , il quale ben sapendo che Tarti ingenue sono I'arti della bellezza, e che la bel- lezza e la loro precipua essenza , non gli piacque disone- stare I'arte sua con cio che e men bello, e coil' eleggere , come molti hanno fatto, anche sommi dipintori ^ per rap - presentare san Gio. Battista con aspetto irto e selvaggio, e forme macere e rigide , pasciute di cibo di locuste. Senza che figuramlo il Battista dopo la sua santificazione farlo dovea ripurgato delle umane imperfezioni , e fulgente della luce della sua gloria. L' usata croce ch' egli impugna, il vello che mezzo lo copre , il raanto che negletto gli on- deggia dopo le spalle , non sono che i connotati della sua condizione , ma nulla gli comunicano di pastorizio e di agreste. Siede finalmente fra questi due Santi sul piede dell' ara un putto, aiich' esso del coro degli Angeli, credo uno dei troni celesti , il quale arpeggia sopra un liuto. L' atto di questo putto discende all' animo , che lo vedi in un beato rapimento assorto nei modi, che dalle armoniose corde sprigiona , diresti che anche sia per muovere il canto , cosi soavemente ai numeri le labbra atteggia e dispone , che ti sembra udire : Gloria in cielo al Signore , e pace agli uomini in terra ! Ecco il sublime componimento che fu subbietto alia in- cisione del sig. lesi , parlando della quale non gli faremo nierito della bravura di condurre , volgere e incrociare il bulino per cento direzioni con taglio multiforme. II signor Jesi e artista pensato. Pue pregi prevalgono nel suo con- cetto, r intelligenza e il sentimento j e la parte meccanica non ha in istima, se non quanto possa meglio condurlo V A R I E T a'. 263 air effetto , e al vero carattere del dipinto ch' ei prende a tradurre. E certamente se primo obbligo del sapiente Inclsore e il riportare nella stampa le note della singolar maniera dei dipintori , giacche ognuno ha una sua propria fisono- mia, un suo fare peculiare che lo distingue dagli altri si, come avviene anche ne' grandi scrittori i il signer Jesi ha adempiuto perfettamente a questo dovere. Percio i profes- sori deir arte lo applaudono appunto in cio , che Veduto appena il suo lavoro si riconosce a un tratto fra Bartolomeo. Di fatto qui vedesi la grandezza, la larghezza, T eleva- ^ionc del suo stile , le grandiose e nobilissime forme delle figure , la pompa ben ragionata de' piegamenti , lo splen- dore di una grande e severa bellezza nelle fisonomie , lo impasto dolcissimo delle carni , 1' imponenza della moven- za , la grazia unlta ad una sorama dignita nella Yergine , nel Putto , negli Angeli, e una potenza massiraa di con- trasti, che colla particolare arte di sfumare del Frate, colle forti ombre , e coi chiari lucidissimi un effetto e un ri- lievo maraviglioso producono. Invano si desiderano questi caratteri dai soli operatori nieccanici : niuna hanno forza ne' loro lavori la mente e I'animo, e quindi freddi rimangono, e se pure alcuna cosa buona esce dalle loro mani , non saprebbero rendere ragione a se medesimi di quella fortuna. Una costante pa- zienza , una diligenza, anche nelle minuzie, e una servile paiira di eccedere in una linea, ma non lo intelletto , ma non r inspirazione , non la vera scienza dell' arte dirigono il loro bulino. II nostro incisore procedette per via slcura al consegui- mento del suo scopo, e (juesto fu ch' ei seppe , ottimo di- seguatore com' egli e , e come lo furono tutti i grandi incisori, formarsi prima accurato disegno del siio originale. In questo egli si intrinseco negli spiriti dell' autore , indo- vino i suoi pensieri , si riscaldo ai suoi afFetti, e con sot- tile metafisica produsse opera egregia. Percio alia guida di questo esemplare non potea che condurre anche col ferro, lavoro in ogni sua parte compiuto. Laoude giudichiamo essere un vero beneficio recato alle buonc arti , che questa insigne tavola di Baccio dalla Por- ta , col mezzo di cosi bella incisione venga conosciuta e proposta nelle scuolc , onde &i tingano di alcuna vergogna 264 V A K 1 E T a". que' novelli artistl , che streini di generosita cV aiiiiuo c di aid pensamenti sonosi dati ad una maniera misera , esile e ininuta sotto il tltolo di genere. Basta forse a difenderii che dessi servono alia ristrettezza del cuore de' contempo- ranel, e clie i guadagai si acquistano solo per questa via' L' artista che mira insieme alia possibile eccellenza, e al- r eternita del sue nome , non opera per una sola eta , e schifo di quei lucri che detraggono al suo grido , fa che il poco gli basti al vivere preseiite , per vivere ammirato nelle future generazioni. Si specchino adnnque gli allievi in fra Bartolomeo, mae- stro che gaida alia vera nobilta dell' arte , che ha poi tanta influenza sulla nobilta deiranimo. Fra Bartolomeo e fra le prime stelle della gloria toscana. Se Masaccio fu il primo a ritrarre ne' suoi dipinti la vita ; se Leonardo v' intro- dusse una forza e una finitezza insuperaljile ; se Andrea del Sarto vi trasporto la pura natura ; se Michelangelo vi spiego la sapienza piu profonda , Baccio dalla Porta vi si- gnifico sempre la maesta. Tornando al signor Jesi annunciamo come al presente si travaglla con sommo ardore in un' opera colossale de- gna del suo ardire e della sua maestria , 1' incisione cioe della famosa tavola di Raff'aello rajjpresentante Leone X in mezzo al Cardinale de Rossi Segretario de' Brevi , e al Cardinale Giulio de Medici , che poi fu Clemente VIL In questo lavoro ei provera vie piii iin dove aggiungano le sue forze , e a noi tarda ogni istante per vedere terminata anche quest' opera sulla cjuale ci proponiamo , se ci dura la vita , di scrivere schiettamente il nostro parere. Gesh risorto , che del le chimi del potere celeste a S. Pietro. Dipinto a fresco esegidto dal professore Giuseppe Diotti nclla cattedrale di Cremona. Quella promessa che faceva Gesix a Pietro ed agli Apo- stoli , dopo die 1' ebbero confessato Messia e figliuolo di Dio, che loro conferirebbe il potere di legare e di scio- gliere con sanzione celeste i reati degli uominl ( Matt. XVi , 18. Joh. XX, 23), Ei la compiva , apparendo loro, dopo la sua risurrezione. Ma una speciale autorita conferiva al- lora a Pietro , costituendolo capo della sua futura Ciiiesa , centre di quella unita , che voleva strettissima fra i suoi V A U I E T a". 265 seguaci. Vuolsi die Pietro ne fosse iavestlto , quand' ebbe fatta cjuella triplice confessione di ainore , die cancello la vergogna della triplice negazioiie da lui fatta nel pretorio del Proconsole romano. OftViamo al lettore 1' intlero testo: " Gesu disse a Siaione Pietro: Simone , figUuolo di Gio- vanni , mi ami tu piii die questi ? Gli disse : Certamente , Signore , tii sai die io ti amo. Dissegli: Pasci i miei agnelU. Dissegli di nuovo per la secoiida volta: Simone, figUuolo di Giovanni, mi ami tu? Ei gli disse: Certamente, Signore, tu sai die io ti amo. Dissegli : Pasci i miei agnelli. GIL disse per la terza volta : Simone , figUuolo di Giovanni , mi ami tu? Si contristo Pietro perclie per la terza volta gli avesse detto : mi ami tu? E dissegli, S:gnore, tu sai il tutto , tu conosci die ti amo. Gesii dissegli : Pasd le mie pecorelle (Job. XXI, i5 et seg. etc.). » Qaeste cose erano da rammentare per far comprendere come 11 sagace e valente pittore aljl)ia sapnto rappresen- tare con siugolare evidenza ed espressione questo fatto gia taiite volte trattato da insigni maestri , compenetrando in iin solo pnnto le piu importanti circostanze di esso. Pocbe parole faranno cbiara la coraposizione di questo diplnto. L' egregio professore dispose il quadro sopra un' estesa pianura contornata da niontagne die si veggono dlgradarsi in distanza. Nel mezzo di esso sta Gesu Cristo in atto di porgere colla destra a Pietro die gli sta inglnoccliiato in- nanzi, le cliiavi, segno di poter supremo presso gli orien- tal! , e qui simbolo del potere spirituale , mentre colla si- nistra levata al cielo accenna die cou esse gli e dato di aprirlo e diiuderlo , secondo che i credenti in lui saranno osservatori o trasgressori non pentiti di sua legge. L' at- teggiamento _, il volto , 1' espressione di questi due perso- naggi non possono essere nieglio ideati, ne piii proprj della circostanza. II serabiante del Redentore spira un'aria di soavissima graviia , die dimostra ad un tempo Pauto- rita divina cb' egli ba di conferire tanto potere , e la vo- lonta benefica dl trasuietterlo nella sua cbiesa: nel volto di Pietro si scorge commozione per F inaspettata dignita. cui e soUevato , trepidazione delle proprie forze e fiducia nel divin INIaestro , die vorra ajutarlo di sua j^otenza e inisericordia nelP esercizio dell' altissimo ministero die gli e aflidato. Gli altri Apostoli , distribuiti dalP una e dalP al- tra parte , manifestano per varie luaniere i sentimenti oride J^ibl. luiL T. LXXVIII. 18 266 V A R I E T A.'. sono compi-esi. Tie di essi alia destra e piu vicini a Gesu 6tanno intent! agli attl ed alle parole di lui : tra (jitesti distingnesi Giovanni che con amorevole e dolce compia- cenza riguarda alia commozione di Pietro , qviasi voglia confortarlo a sciogliersi dalle dubbiezze. Gli altri tutti di- versamcnte atteggiati ragionan fra loro intorno all' a!to e consolaute potere che Cristo conferisce a Pietro , e per lui alia sua Cliiesa, intorno all' unita di cui la impronta con quell'atto solenne , nuita di potere , di sentimenti, di mas- siine c!ie, acquetate le passioni , sarel)be nata nell' umana famiglia al nascere e propagarsi del regno spirituale del Messia. In questa, come in tutte le altre composizioni storiche del chiarissimo sig. professore Diotti si ravvisa quella quasi caratteristica proprieta loro, che cioe frammezzo a tanti attori ch'egli introduce ne'suoi quadri non viene mai dalle movenze de' secondarj ne distratta , ne dlssipata 1' atten- zione dcllo spettatore al protagonista ^ ma in vece gli e forza di tenerla iissa in lui, poiche ve la conduce la coa- siderazione stessa di tutti gli oggetti circostanti : tanta e r unita ch'egli saviamente sa dare all' espressione di tutto il suo concetto. E oltre a cio a noi pare che non sia leg- gier titolo a lode sincera il suo ben comporre in argo- menti di si alta e mistica importanza , richiedendosi, oltre un'erudizione ed esatta conoscenza di storia e costumanze, tanta forza di mente da saper creare fisonomie che pel carattere d'inspirazione o di celeste missione di cui vanno improntate, nulla hanno di comune cogli uoraini che ci sono compagni nel pellegrinaggio della vita. Nelle opere di Diotti invano si andereJilie in traccia di mende di disegno , poi- che in tutte egli ne e diligentissimo osservatore : e spe- cialmente piedi e mani e braccia e collo e teste e barba e capelli non possono essere ne piii simili al vero, ne di piii scelta forma. Danno perfezione all' opera la grandio- sita dello stile , largo non esagerato , la forza e F accordo del colorito verissimo in tutto, consentaneo nella luce, uelle ombre e ne'.riflessi alle leggi di natura, irapastandosi e fondendosi con quella degradazione che da rilievo ai corpi che si ofFrono al nostro sguardo. E poiche questo di cui discorriamo e il quarto dipinto a fresco ch' esegui nel duomo di Cremona il chiarissimo 6ig. professore Diotti a compimento della commissione a V A R I B T a'. ^67 lui allogata dalla Fabbriceria , ci sia perriiesso il parlare di alcune parti in confronto di simili espresse nelle altre tre. E I." abbiarao tre teste del Redentore, nell' una e di risorto gloriosamente, nella seconda ( dopo la benedizione de' fanciulli ) e di autorevole Maestro , e in qnesta e di Signore Iddio umanato cbe conferisce potere. In tntte egli seppe colpire il giusto carattere , infondere quelle spirito di niitezza e mansuetudine , di cui T uomo Dio propone- vasi esempio agli uomini ; ma questa ci parve prevalere sulle altre e riescita assai piu bella per certa forza e di- gnita di afFetto ed espressione di cui seppe imprhnerla i a." in quattro maniere dipinse pure il prediletto di Gesu Giovanni, e tutte pregevoli per venusta, ma questa sem- bra vincere le altre per una cert' aria d' ingenulta , d'alTetto santaraente caldo, di schietto candore che vince 1' animo e lo iniiamora; 3.° quattro teste abbiam pure del fervi- dissimo Pietro , ma tutte diversamente mosse , diversamente modellate ;, 4 " finalmente sono gli Apostoli che agiscono in tutti quattro i dipinti , e il nostro valente pittore seppe variare le invenzioni delle teste, delle movenze e degli atteggiamenti, serbata senipre quella gravita, dignita e pro- prieia di costume clie si addice a persone ed a cose sante. Nel die operare diede solennissiraa prova di assai fecoada immaginazione , uia insieme di assai raglonevolezza , mentre egli non s' abbandono capricciosamente ai concetti die gli andava suggerendo la fantasia , ma contemperandoli alle norine di ragione ei li ridusse a quello die devono essere, serbando sempre le giuste proporzioni d' affetti , di movi- menti, ecc. Con cio ei diede un' assai utile lezione pratica a' suoi allievi intorno al modo di creare esseri sulla tela e di atteggiarli conveiuenteniente. Ne una nieno importante ne hanno nel sensiliilissimo e graduale progresso in niag- glor perfezione nelP arte del dipingere a fresco, il quale rilevasi ne' quattro dipiuti , di aiodo die quest' ultimo su- pera tutti nella vivacita e trasparenza del colorito e nella naturalezza degli accessorj : solo bramar potrebbesi mag- gior calore nelle due uliime figure a sinistra. E manifesto che dair esempio dato da questo insigne artista a quanti ancor giovani professano la nobilissima arte di dipingere deriva la massima di non riposare sulle opere che nieri- tarono anciic lode , quasiclie per esse abbian raggiunta la perfezione i ma di adoperarsi onde progredire e crescere 268 V A R I E T a'. in essa , poiche ella noii e gia il rlsultamento di pochi , nia di molti anni di assiduo studio ed esercizio. Non esitiam panto a salntare il Diotti siccome uno dei principali sostegni della pittura in Italia , e cultore clie ha pochi pari del dipingere a fresco. Augiirlamo percio che la numerosa schiera de' suoi discepoli ne segua coragglo- samente gli esempi e le lezioni, e non avrenio allora a te- uiere ii decadimento della bell' arte, al quale seuibra in- camminarla la massima in non pochi novellamente intro- dottasi ad esempio della nianiera che domino nel XVII secolo , che sia lodevole il far molto e presto e non gid il far poco e bena : cui potrebbesi eziandio aggiungere la non curanza nella creazione de' personaggi storici di combinare, sia rispetto ai raovimenti che all' espressione ed all' aria delle teste, quella parte di genio che l' artista gludizioso ed erndito sa infondervi coUa scelta natura. Ne vogliamo defraudata della lode, che le si deve e niolta e sincera , 1' attuale fabbriceria che ben conoscendo la destinazione propria de' fondi lasciati dagli antenati alia fabbrica come ad aliniento perpetuo delle arti Ijelle in Cremona , seppe saviamente erogarne una parte nell' ag- giungere ad un tempio si cospicuo questi nuovi ornamenti. della scuola italiana ripristiuata agl' insigni che gia esiste- vano de' vecchi tempi e de'mlgliori pennelli de' secoli che trascorsero. Jitsposta alLe osservazloni iiitoriio alcunl puntl dell opera intitolata : RagioTiajneiiti sopra ff/i ordlni dclU Ita- liana architettiira eec. di Antonio Noale professorc supplente di arclutettura teorica e pratica ncU I. R. Univcrsitd di Fadova, esposte in un articolo della Biblioteca Italiana , tomo 76.°, fascicolo di ottobrc 1884, P'^^b- ^3 e seg. Versano le accennate osservazioni sopra quattro punti principali dell' opera, cioe: i." suUe arcate sopra i capitelli delle colonne ; 2.° sulla maniera di conservare T unita di costruzione negli ordini d' architettura sovrapposti ad altri ordini i 3.° sull'uso degli ordlni nelle flicciate , e nell' in- terno degli edificj i 4.° sull'uso dei frontispizj. Non avendo esse altro appoggio che gli esemplari di alcuni architetti, o per dire piii esattaraente , decorator), I'aiitore si lusinga die V A n I E T ,v", 269 i sigiiori G. ed L. non vorranno adontiirsi se loro aesoggetta le I'agioni die non gli persuadono di convcnire nelle dotte loro osservazionl , e clie tosto Ijrevemente qui espone. Non si approvano ( rignardo al j^rimo panto ) le arcate sopra i capitoUi delle coloune perche il capkello, essendo in tiUti gIL ordiiii la parte neglL sporti piu deliruta , non pare adattata a ricevere imnudiataniente il vivo dell' area , presentandosi il pericolo die la sua tavola vada a spezzarsi. Cio non e vero. II piede o A'ivo deirarco, selibene qua- drate, non e inai maggiore del dianietro del sonmioscapo della colonna, e del vivo del capitello; percib non preme ne sopra gli sporti della sua tavola, perclie maggiori del vivo, ne sopra le voliue, caulicoli, f'oglianii, ecc. scolpiti air intorno del suo vaso solido, il quale in tittti gli ordini e una protrazione del fust.o della colonna, alcun poco di- vergente alio insii, come negli ordini composito e corin- tio. Che se i quattro angoli. del piede quadrato dell' arco escono alcun poco dalla maggiore circonfej'enza di questo vaso , cio non prcgiudica minimamente ne la solidlta reale , ne Tapparente; perche la parte di questi angoli, che esce dalla niaggior circonferenza , viene nascosta dalla forma dei capitelli medesimi , che di rotondi divengono quadrati nella loro parte superiore, ove il piede dell' arco appog- gia sul cnpitello:, passaggio graduato, che unisce con molta grazia queste due forme, e nel tempo stesso rende «olida la costruzione. Ne avvi d' altronde bisogno , per impedire die la tavola non vada a spezzarsi , del suggerito pezzo di architrave coronato da qualche modanatura alia maniera pra- ticata da alcniii architetti , perciocche questo pezzo d' ar- chitrave, dovendo essere quadrato, fa la funzione del piede dell' arco prolungato , il quale preme il capitello , non solo col proprio peso, ma eziandio con quello del- r arco stesso, con isvantaggio della costruzione, perche questo pezzo di architrave in parita di altezza delle ar- cate diminuisce la liuighezza delle colonne, e quindi la loro grossezza. Che poi il capitello sla la parte piu delicata, cio sara vero, avitto riguardo agli ornamenti scolpiti intorno al suo vaso; ma questi nulla sostengono. 11 vero sostegno dell'arco e il vaso solido che, coine si disse, essendo una protrazione del fusto della colonna e al pari di essa con- sistente, come la ragione e 1' esperienza lo mostra. Percio il Sansovino eresse immediatamente suUa tavola di questo a^O V A R I E T a\ vaso Ic belie arcate della marraorea cappella di S. Antonio di Padova; il Bassano quelle deir estcriore facciata del pa- lazzo deir antico conslglio in delta citta ; il Lombardo quelle della volta della cliiesa di S. ZaccaiU in Venezia ; e gli architetti di quelle maravigliose chiese gotico-moderne, che in tanto numero adornano la Germania, T Ingbilterra, la Francla ed altri paesi, non ebbero difficolta di appog- giare sopra i capitelli di sottilissime colonne i piedi delle arcate non solamente sul vivo delle colonne, ma su tutta I' estensione della tavola dei capitelli medesimi , senza che questa, malgrado i snoi sporti oltre il vivo, abbia mai dato segni di deperimento e rovina. Passando ora nl secondo puato in cui i detti signorl G. ed L. non convengono nell' espediente proposto dall' au- tore di sopprimere la cornice degli ordini sotto altri ordini per conservarne 1" iinita di costruzione nelle facciate com- posto di pill ordini gli uni agli altri sovrapposti, per la ra- gione che la cornice non e tetto o lo figura , ma doversi essa considerarc come semplice parte ornameiitale, che si pub appUcare per ahheUimento in quahinque parte dell' edifizio piii ci piaccia senza die i'i abbia ragione del tetto , 1' autore fa osservare che tale ragione e piii ingegnosa che vera. Ed infatti 1' idea di cornice non puo audare disginnta dall'idea 'di finimeato e di tetto, se e vero che il tetto e il finimento superlore di ogni ediiicio, e che la cornice e lo sporto de- stinato a coprire la facciata , e ad allontanare le acqne che colano dal tetto. Ne le modanature che rivestono I'este- riore sua superficic possono cambiare 1' ufficio suo, poiche non fanno che costituirla un finimento ed uno sporto or- nato in ciascun ordine , non mai un semplice ornamento applicabile anche dove finimento di edificio non esiste,ne bisogno di sporto; che die gli esempi citati del Colosseo, del teatro di Marcello, e del Settizonio, i di cni ordini sono tutti provvedati di cornice , che al solo ordine supe- riore si conveniva, possano in contrario fat credere. Adunque la soppressione delle cornicl degli ordini inter- medj ed inferiore non solamente e richiesta dalla conve- nienza , ma eziandio , come disse T autore a pag. 86, da ragioni di solidita e di comodo ; primieramente , perche il loro sporto produce rimbalzo d'acqua nei casi di pioggia, che danneggia la costruzione, secondariamente perche im- pedisce la visuale dalle finestre degli ordini snperiori alia V A n I E T A . 271 via iottoposta, e in ispecial modo se la larghezza dl questa sia poco considerevole. A chi non place la nuda verita presentata dal solo architrave unito al fregio, I'autore ha suggerito alia detta pagina 86 di surrogare a questi mem- bri r uso di qualche cornice architravata , ovvero d' un qualche fregio coronato d' opportuna modanatura secondo la qualita di costruzione che I'ordine rappresenta. Quest' ul- timo espediente ofTre all' architetto di genio un canipo va- stissimo per farvi hrillare la sua perizia nell' ornato , in luogo della monotona ripetizione di una secca cornice di finimento, ove lininiento non esiste. Questo sistema consono alia verita ed alia ragione, selibene contrarlo alia pratica di molti architetti moderni cieclii imitatori deU'antico, perche antico, ha il vantaggio d" introdurre nelle facciate a plu ordini posti gli uni sopra gli altri una varieta di forme e di ornamenti , che indarno si cercherebbe nella ripetizione delle cornlci su tutti gli ordini. Percio che riguarda al terzo punto in cul i signori G. ed L. considerando gli ordini nell' uso che. ne hanno fatto gli architetti moderni, come di semplice ornamento non conven- gono neir insegnamento deir autore, il quale sostiene essere i medesimi menibri essenziali della costruzione, si rispon- de, che a persnadersi essere gli ordini efFettlvamente tali, basta riflettere che ad essl non possono negarsi due fun- zioni inseparabili , ma diverse, di cui la principale e quella di costituire col loro membri lo scheletro della co- struzione, r altra di rendere questo scheletro pin aggra- devole col mezzo delle modanature , degli ornati e delle belle proporzioni. I membri clie costituiscono lo scheletro sono , come e noto, la colonna composta di base, fusto e capitello; e la trabeazione composta di architrave, fregio e cornice. Fun- zione della colonna e quella di pnrtare la trabeazione. I.' ar- chitrave , che e 11 prinio menibro di questa , nel tempo che congiunge la parte superiore delle colonne, sostiene anche le travi del solajo ^ 11 fregio rappresenta le teste delle travl che lo compongono i la cornice allontana dal piede della febbrica le piogge che si versano dal tetto. Le modanature destinate sono ad ornnre questi menibri In modo conveniente alia loro funzione. I membri possono comporre una costruzione semplice e rozza bensi ma reale; Hon GOs\ le modanature. Posto cio, «i dev€ cqncliiudere die 272 V A R I E T A . gli ordini negll etVificj bene architettati noii sono di sem- plice ornaiiiento, ma sono, come sostiene I'autore, mem- bri essenziali della costruzione qnando le colonne sono iso- late 5 e quando sono incassate lo sono in parte ;, clie se fosse il contrario, allora si potrebbe togliere, a cagione di esempio , al Panteon di Roma ed al Partenone di Atene i loro ordini senza che la costruzione rimanesse distrutta, lo che certo nessuno vorra asserire. Si comprende poi fa- cilmente come, anche denudati questi due piii celeljri monu- menti dell' antichita d' ogni loro modanatura ed ornamento', possano sussistere ancora per lo scheletro dei loro ordini. Qnello che si disse di questi due edificj si potrebbe dire di moiti e moki altri antichi e moderni , e specialmente di quelli del Palladio , il quale sebbene non guidato da quella sana Jllosofia introdotta nell" archltettnra, prima dal conte Algarotti , poscia dal Milizia e da qualche altro , seppe il pill delle volte adoperare gli ordini non come semplice ornamento della snperficie delle pareti , a un di presso come sono gli stucchi e le pitture ^ ma come mem- bri essenziali della costruzione, guidato dal solo buon sen- se e dair esempio dei migliori edificj antichi. Ne per po- tersi fare edilicj senza ordini ne consegue che in quelli eve sono ragionevolmente adoperati siano una pura conve- nevolezza di parti decoradi^e. Ne a provare questo assunto basta r esempio di edificj condotti a perfetto e magnifico compimento nell' interna e nondimeno la facciata rirnane in rustico e per lungo tempo sussistono. Sono eglino terniinati a dovere questi edificj ' Le loro rustiche facciate non presen- tano r aspetto di otturazioni provvisionali in pendenza del- r esecuzione della vera facciata ? Ora se la fnnzione prin- cipale dei nostri ordini e quella di costituire lo scheletro dell'edificio dove vengono adoperati ; e se la loro fnnzione ornamentale e secondaria, si domanda come pub essere in- differente che quelli delle esteriorl facciate non corrispon- dano air interna struttura, o viceversa? 0 die nelP interno possa aver luogo cornici di fininiento sopra un ordine de- stinato a reggere una volta , od una piattabanda , ove ne finimento ne tetto esiste^ Non e forse meglio, come inse- gna Pautoreapag. iio, fare use di quelle cornici che si addimandano d' impostatura , perche effettivamente fanno P ufficio d' imposta alia volta ed alia piattabanda; cor- nici die compiono P ordine in una maniera elegante e V A R 1 E T a' 2-3 convenieiite ad nnn tale situazione? II Vignola nel suo S. Andrea di Ponteinolle non ha forse prevenuto T insegna- mento delPautore col fare T Interno di questa chiesa senza la solita cornice? Nondinieno considerandoli anche qnali semplici ornamenti , come si vorrebbe , nessun vantaggio ne risulta col nientire al di dentro quello clie fu enunciate al di fuoi-i. Pei'ciocche se 1' interne e una gran sala alta dal suolo iino al tetto, come sono le cliiese, Tadornare la sua facciata con due ordini, uno sopra raltro,non e cer- tamente il partito pii\ felice nemmeno in senso di decora- zione. Chi ne dubitasse ponga a confronto la facciata della demolita chiesa di S. Geminiano in Yenezia, del Sansovi- no , a due ordini, il di cui disegno esiste nella raccolta delle fal^brlche piii cospicue di Venezla; ovvero quella delle Zitelle pure a due ordini del Palladio con quella del Re- dentore e di S. Giorgio ad un solo ordine , dello stesso Palladio, e i-estera convinto che queste ultime , anche in senso di decorazione, sono molto piu Ijelle delle prime. Lo stesso puo dirsi presso a poco delle facciate di quegli edi- ficj che internamente sono divisi in varj piani , e presen- tano nella facciata un solo ordine di colonne, o pilastri incassati comprendente tntti i piani , come sono i palazzi Valmarana ed Angarano in Vicenza, Ragona a Gizzole ; Angarano ad Angarano; Tiene a Cicogna, Sarego a S. So- fia , poste a confronto con quelle dei palazzi Chiericati , Porto e Barbara no in Vicenza, Pisani a Montagnana;, Cor- naro a Piombino tutte a due ordini del Palladio , come e r interno di tali edliizj. Se dopo il lungo traviamento delP architettura durante il secolo dlciassettesimo, ed il suo ritorno sul retto sentiero per opera di tanti nostri architetti , ed in particolarita del Palladio, venisse ora fatto di stabilire nelle presenti scuole la massima che gU ordini si possono stabilire nelle fabbri- chc per solo titolo di decorazione , e che quelli delle esterne facciate possono essere in contraddizione coW interna struttura, per la sola ragione che le pareti delle fabbriche non sono di cristnllo, cioe non lasciano vedere dal di fuoi'i cio che internamente esiste , certaraente il buono ed il bello tra- mandatoci dagli antichi nei monumenti sfuggiti alia barba- rie ed al potero del tempo struggitore , e tutto cio che dai modcrni ristauratori dcU" architettura autica abbiamo di buono e di bello, dovrebbe ben tosto ccdere il luogo 274 V A R I E T a'. alia bizzarra raaniera introdotta prima dal Buonarotti , e diflFusa poi maggiormente dal Borrominl e dal Pozzo. od a qualche altra peggiore. Perciocche se i nominati archi- tetti, considerando gli ordini come semplice oraamento delle pared, si fecero lecito di usare ordini sopra ordini, quando la costruzione non ne voleva die un solo ; di ado- perare colonne oziose , cioe non in funzione di sostegno ; d' interrompere le trabeazioni negli spazj fra le colonne; di erigere frontispizj su frontispizj non solo a risalti, co- me le trabeazioni, ma eziandio spezzati nel mezzo, accar- tocciati, ecc, pilastri rastremati in senso opposto delle co- lonne ; colonne storte , o raeschinissime sopra ammonticchiati piedestalli, ecc, altri al presente appoggiati alio stesso princi- pio potrebbero fare anche di peggio;, poiche la decorazione quando non e subordinata alia costruzione degenera ben presto in licenza ed in capriccio. Finalmente nel quarto punto ove parla dei frontispizj e del loro uso , i signori G. e L. considerandoli come semplice omamento li vorrebbero estesi in qualunque parte dell'edificio; mentre T autore cbe in essi vede rappresen- tata rinqlinazione del tetto, ammette cbe si debbano sola- mente in quello mettere in pratica. Si consideri di nuovo in quale caos fosse tratta T architettura dal Borromini e dal Pozzo solamente, perche , trascurate le vere funzioni ed uffici degli ordini, vollero tutto ridurre a semplice or- namento^ e vedrassi cbe P espediente suggerito di tramutare il nome di frontispizio in quello di omamento non e cosa lodevole, ne fa cainljiare 1" essenza dei frontispizj e la loro funzione. Ne dalle statue cbe in qualita di ornament! si collocano dentro nicc'iie, o sopra piedestalli, o sui tetti , od altrove si puo trarne argomento clie ancbe i fronti- spizj nella detta qualita si possono collocare ove piaccia. Le statue sono ornamenti , ma indipendenti dalla costru- zione ; cosa clie non si puo dire de' frontispizj , perche rappresentando la fronte del tetto sono al medesimo su- bordinati , ne si puo coUocarli ove non siano in funzione ecnza ledere le leggi della convenienza. Le statue , come ornati indipendenti dalla costruzione, non andando soggette a questa legge , si possono coHocnre e dentro niccbie e sopra -jiiedestalli e sopra il tetto, ma ogni assennato disap- proverk sempre , con Vitruvio , cbe il Foro venga ornato con quelle degli Atleti, ed il Ginnasio con quelle dei Senatori, V A R I E T a'. 27$ perche ne le une , ne le altre avrebbero relazlone all' uso di tali ediiicj. Adunque per tutte le ragioni esposte I'autore non pn6 convenire nel principio die gli ordini sieno una pura con- venevolezza di parti decorative. Non nega che dai decorator! a stucco, in pittura od in altre materie non si possano adoperare , e non si adoperino talvolta come raero orna- mento della superficie delle pareti di edificj vecchi , o di nuovo costrutti in rustico indipendenteuiente dalla costru- zione. Ma anche in questo caso Tuso degli ordini deve essere secondo la verita, ossia secondo il genere di costru- zione che si vuole imitare, non ledendo mai con licenze le leggi del buon gusto^ del verosimile e del convenevole; perche non si puo , come disse Yitruvio , rappresentare nelle immagini quello die non puo stare colla verita: ita- que quod non potest in veritate fieri , id non poterunt in imaginibus factum post certam rationem habere. Postille alia Risposta siiddetta. A quattro punti riduconsi je Osservazioni del ch. sig. prof. Noaie. E cominciando dal primo in cui parlasi delle iinposte degli archi non negliercmo che queste praticare si possano suUa tavola di un capitello , appunto per la ragione che F arco per tal modo viene a solidamente posarsi sul vivo della colonna. Ma il sig. professore non ci negheva che per si fatla pratica Tarco poggiandosi ad una tavola esile di natura sua , massime se il capitello e corintio , e avend'' esso generalniente una sagoma d''archivolto, che appaventemente gli aggiugne solidita, produrre non debba un disgustevole effetto all" occhio de'' risguavdanti. Esso poi col siio sporto appoggiandosi o come suol dirsi fmendo appena su quello deiranzidetta tavola fa si che pel suo spes- sore esca fuori dal vivo. Al contrario quel pezzo di cornice aichitravata messa sul capitello viene colla maggiore sua robu- stezza e collo sporto suo a togliere quel disgustevole effetto ed a vie meglio soddislare T occhio con quelP appaiente solidita che richiedesi in ogni edificio, ed anche nelle minime sue parti. Che poi il Sausovino crette abbia immediatamente sulla tavola del capitello le belle arcate della marmorea cappella di S. An- tonio di Padova , il Bassano quelle deir esleriore facciata del- r antico Consiglio in delta citta, il Lombardo quelle della volta della cliiesa di S. Zaccaria in Yenezia, e un fatlo da non porsi in dubbio, e fors'' eglino cosi pralicato avranno per le ragioni stesse che dal sig. Noale adduconsi. Tuttavia non furono essi , come che riputali valentissimi oeir arte , da alcana scuola iu 276 V A R 1 E T a'. cio seguiti ne da alcuna aflditati come precettisli clegni Get Iiomme celebre eut a se reprocher quelquei » desordres daBS »a vie privee ; mais ses talens >. et ses malheurs sont des litres euQisani pour * qu'ou les pardonne a sa memoire. » Revue encyclopedique de Paris, uctobre 1837. Notice sur Ugo Foscolo. Dopo la dolorosa perdlta di Ugo mio fratello , fu per me un giorno di dolce consolazione quello in ciii n\i per- venne la notizia die avevate pubblicata la di lui vita » colla persuasione che aveste adempito con religiosa pieta il sacro dovere dell' amicizia. II mio cuore vi tributava i pin caldi ringraziamenti, e jirovava una cara sensazione, pensando cbe un concittadino fosse iinalmente sorto a far degna menzione d' un uomo afflitto in vita, e a placare il suo spirito, spargendo qualche fiore sulla sua tomba, e rendendo giustizia alia dignita, alia fermezza e alia virtii mostrata. E voi certamente eravate tale da disimpegnare con maestria 1' intrapreso incarico. La lontananza in cui vivo dalF Italia, non mi permise pri- ma d' ora di soddisfare all' ardente mio desiderio di cono- scere 1' opera vostra. Ma quale e stata la mia maraviglia e il mio dolore ad un tempo , quando leggendola , scorsi che voi esagerando , o trasfigurando i fatti nella vita pri- vata , presentate il vostro personaggio ora con colori atti a destare le risa , ora con quelli atti a destare il disprezzo per 1' uomo che avevate in animo di onorare, e a cui I'a- miclzia , da quello che voi dite , vi legava da piii e piii anni ! — lo non combattero una verita filosolica , cioe die ogni cosa ha pin aspetti dati dall' opinione dell' uomo che la contempla. Sarebbe ingiustizia ed insania il voler che gli altri giu- dichino a norma dell' impressione che gli oggetti fanno su di noi stessi. L' onorevole canonico Riego , a quello che voi stesso narrate, e mille altri, stimavano ed amavano Ugo Foscolo con passione e tenerezza, e voi all' incontro non lasciate alcuna via e mezzo intentato per renderlo oggetto di riso e di disprezzo : e cio mi sembra naturale. — Non condannero neppure il vostro giudizio erroneo e gratuito su fatti sui quali esistono mille prove legali e te- itimonianze di persone d'autorita e viventi sul conto della Bibl. Ital. T. LXXVIII. 19 aSa V A R I E T a'. pretesa mlsteriosa sua origine, della quale sembra che voi vi prendiate tanto fastidio ; noii sugli errori di date , di circostanze e di luoghi , persino sul ritratto personale che fate di lui ; tutto cio e in parte il prodotto dell' inscienza di cose che avete voluto regalare al pubblico con tono dittatorio come infalli]3ili, e in parte il prodotto di perso- nale , forse da lungo teitipo covata , inimicizia. Anche cio e coerente alia natura uinana, e non mi sor- prende. Ma non posso menarvi buona 1" asserzione d' aver avuto , con lo scrivere questa vita , il desiderio d' onorare la memoria del vostro amico. Non e certo ufficio deli' ami- cizia il tacere la jiieta Cliale , 1' amor fraterno, la costanza e ferniezza nelF amista , la compassione e generosita verso i miseri, e tante altre dolci qualita del cuore di cui ab- bondava Ugo Foscolo , e per cui si guadagnava 1' aiFetto della gioventu e de' buoni ^ e all' incontro il cercare e lo scomporre con rara niaestria la parte brutta contenuta in ogni mortale per faria poi osservare col microscopio da' present! e futuri. ^ion e neppur opera dello storico onesto e d' indole ge- nerosa il rivestire di ridicolo e il caricare di sarcasmi , d'invettive ed epiteti triviali I'uomo che, se ebbe i di- fetti comuni a mille de' suoi simili, possedeva tali virtu che ne" suoi tempi e nelle circostanze in cui visse assai pochi avrebbero imitato. Ne convengono sinceramente gli stranieri, e ne convenite voi stesso in piii luoghi dell' o- pera vostra, forse non tanto per amore della verita, quanto per insinuare poco dopo con maggior sicurezza nell' animo de' vostri lettori il veleno del sarcasmo , dell' ironia e del ridicolo che volete inspirare per 1' estinto amico. L'inde- gnazione , non dico de' parenti ed amici di Foscolo, ma di tutti gl' imparziali alia lettura del vostro libro , vi te- stifichera 1' impressione che esso ha prodotto suU' animo de' buoni. — II vostro ingegno^ la vostra istruzione ed il buon senso di cui ogni vostro simile e dotato contraddi- cono a cio che volete farci credere, cioe che scrivendo la vita di Ugo Foscolo avete avuia 1' intenzione di ono- rare la sua memoria. Che 1' ininiico ingrandisca ogni og- getto e lo falsiiichi per abbattere il suo avversario , e presentarlo tale quale egli vuole che lo si consideri , e cosa comune^ ma strana e quasi inaudita e quella che vo- lendo onorare la memoria di im illustre ed infelice amico V A n I E T a'. 283 si stndll e si lambicclii il cervello per presentarlo noii solo inoralmente, ma anche flsicamente, e pei-i'mo a detiimento della verita, nelPaspetto il piii brutto e il piu svantaggioso. Tutti gli uomini hanno difetti e debolezze. — Lo storico che scrive per istruire i suoi slmili deve rilevare anche la parte brutta del suo personaggio , io ne convengo , ma e egli percio necessario di servirsi di similiiudini alibiette, triviali e ridicole ? E egli necessario perdersi in racconti veri o falsi clie , nou servendo ne alia storia ne a salu- tare esempio per gli altri, palesano soltanto il desiderio di erigere con cio un monumento di vergogna a colui, la cui memoria si pretende di onorare e di far ainare ? Chi e colui che in vita non abbia avuti de' casi disgra- ziati e forz' anche uinilianti ' Se si volesse indagare le par- ticolarita d' ogni uomo con quella minutezza che impiegate intorno al vostro personaggio , credete voi clie noi stessi non fornireninio argomeuto di risa e di pieta ? — E se poi le debolezze nostre, che darebbero ampia materia di scher- no aVigorosi censori , che forse non sono meglio di noi, si facessero conoscere pubblicamente e senza indulgenza da chi si dice nostro amico , e in nn tempo in cui la muta tomba ci toglie ogni possibilita di difesa , che direste, e qual sarebbe la vostra opinione intorno ad un tal uomo? Mi si dice che uno scrittore imparziale e spassionato stia raccogliendo esatte notizie per compilare la vita di Foscolo. Egli rilevera , spero , piii minutamente gli errori in cui siete incorso , e il vero scopo che guido in questa occasione la vostra penna. Mi sia intanto permesso di toccare qnalche punto del- r opera vostia , scritto o senza conoscenza di causa , o dettato da un sentimento diametralmente opposto a quello dell' amicizia che dite di professare all' estinto. A che serve il racconto dell' aneddoto di Grehara? Volete voi forse divertire il pubblico , volete vol fornire materia di riso a tanti malevoli e nemici di Foscolo a spese sue '' Lo spiacevole affronto sofFerto da Foscolo in quest' oc- casione poteva esser fatto ad ognuno , solo mi duole clie r aggressore non abbia avuto il meritato gastigo nel luogo stesso dove esercito la sua brutalita. Voi perb non contento di raccontare una storiella sulla quale la vera amicizia avrebbe steso volontieri un velo , vi servile anche nel comunicarla ai vostri lettori di abbictte e passionate similitudini ed cspressioui. 2d4 V a R I e t a . Lo fate battere a Plate-couture, lo fate trattare da ca- vallo ; considerate 11 giusto disprezzo che egli mostra per nil tale avversario come bravata , e lo trattate da roman- zescamente generoso per avere sparato in aria il colpo de- sliaato all' aggressore. II servirsi dl parole ironiche ed insultanti, die sorpren- deranno per avventura e divertiranno anche chi ama que- sto genere di scrivere o di parlare, per isfigurare e biasi- inare uii' azlone in se stessa bella e lodevole e arte facile , ma spregevole. Alia pagina la dite , che per quello che udiste, quando eravdte in Italia, il padre di Foscolo era un chirurgo di vascello al servizio dtlla repuhblica veneta. Andrea Foscolo , padre di Ugo , non serv'i mal in qua- lita di chirurgo di vascello. Egli fu istrnito nelle scienze , nella filosofia e nelle lingue anticlie nell' Universita di Pa- dova, dove in pari tempo si dedico con successo alio studio della mediclna. Vlaggiando egli, dopo i suol studj, in Levante conobbe e sposo al Zante Diamante Spaty, vedova del nobll uorao Marco Serra. IMorto siio padre Nicolo , che trovavasi a Spalatro in Dalmazia In quallta di medico e direttore degli spedali di quel luogo, si reco con la sua famiglia cola per assumere T implego paterno. Ugo allora aveva sei anni. Alia pagina uj fate credere al pubblico che Foscolo, dopo aver terminatl i suoi studj , ebbe per un momento il pensiero dl abbracciare lo stato ecclesiastico. lo , come fratello e come quello che nelle particolarita della propria famiglia credo di essere il meglio informato , non ne in- tesi mai parlare ne da lui stesso, ne da sua madre, ne da una sua sorella soltanto di qualche anno minore e an- cor vivente, ne credo che vol abbiate sentito far menzione di questa circostanza da persone degne dl qualche fede. Pero questa vaga asserzione , fornendovi argomento onde far brillare anche qui la vostra pieta e indulgenza per I'amico, gli siete prodigo delle belle esclamazionl che vi suggerisce la vostra amicizla per lui. " Ma che prete, o che frate doveva egli riescire con » quella violenza dl passioni , con quel suo sfrenato ca- )i rattere '' » " Qual pulpito avrebbe potuto resistere a' suoi scalpiti, » a' suoi gesti da ossesso ? ecc. » E piu oltre " La fortuna ., V A R I E T a'. 285 >, io credo , cl salvo da un nuovo don Fracasso o don " TenijDcsta del Fvicciardetto. n Alia pagina 65 riportate un sonetto , dal quale tirate r induzione che Foicolo perdesse nel triennio repitbbUca.no un fratello suo maggiore , che questo suo fratello , da quello che ovete inteso , a^'esse la sventura di por fine da se alia sua vita , e che questa catastrofe di famiglia gli fornisse V idea del suicidio del suo Jacoho Ortis. Ugo era il primogenito de" suoi fratelli , quindi non ne aveva dei maggiori, e Giovanni, terzogenito, di cui voi Intendete di parlare , non si uccise , nia mori a Venezia nel 1 80 1 d' infiaramazlone ai polmoni. Alia pagina 84 fate che Foscolo prenda un violento amore per una giovane rouiana, clie voi, senza nominarla , disegnate chiaramente per Teresa M. , poi alia pagina 60 soggiungete, che pare che questo suo amore fosse corrisposto, ma rinianesse insoddisfatto per circostanze che si opposero air onesta sua meta ; che egli ostentb di non pnrlarne mai , ma die non gli si poteva menar buona questa dilicatezza , perche in appresso la fece il protagonista d' un Romanzo ; che le circostanze erano finte ; ma cJie si potevano fucilmente rintracciare : e finite con profetica esclamazione e gratuita accusa " Guai alia donna che si aspetta prudenza e di- >i screzione da un amante poeta ! Egli sara segreto , ini- X penetrabile con tutti i suoi amici , ecretto clie col pub- y> blico. O in un sonetto , o in un poeraa , o in una tra- » gedia egli sfoghera i suoi ardori , non solo co' suoi con- » teraporanei , ma anche con tutti i secoli futuri. Cosi >i fece Foscolo. Compresse invano per alcun tempo, alia » fine la sua passione trabocco e le diede sfogo in un » abbozzo di romanzo, intitolato Lettere di due amanti. »> Quanto ingiusto e precipitato e mai, almeno riguardo a Foscolo, questo vostro giudizio!!! Se vera intimita vi avesse legato a lui e vi foste data la pena di conoscerlo meglio di quello che abbiate fatto , avreste certamente trovato ch' egli non solo non era d'indole di compromettere un es- sere come quello d' una Teresa dell' Ortis , ma neppure quelle donne il cui leggiero e capriccioso procedere T ad- dolorarono profondamente , e la cui condotta era il meno meritevole di riguardi e di delicatezza. Lo stesso vostro errore e T incertezza in cui molti si trovano ancora sulla vera Teresa dell' Ortis , e tant' altri :i86 V A R I E T A.' fattl della sna vica prlvata, provano a sufficienza che assai jiochi uomini illustri e coniuni hanno piu di lui ravvolto gli oggetti della loro passioiie In un piii denso mistero. Basteia, credo, per provarvi che Teresa M. non po- teva essere il protagonista del suo romanzo , il farvi ri- flettere die essa veune da Roma a Milano nel 97 gla ma- ritata, e che Foscolo non la conobbe niai prima di tjuesta epoca. E qui soggiungero che gl' intimi di Ugo sanno aver egli amata veramente una signora allora fanciulla, chiamata Isabella R. , nativa di Pisa, ed accasata a Firenze con G. B. Egli ne voile con lodevole delicatezza celare il nome sotto quello della sorella di lei Teresa. " Alia pag. 118 lo trattate da cascamorto, piu schla- >i mazzando che ragionando, cambiando forme a guisa di j; Proteo , eccessivamente vano , che, per agevolare le sue >> conquiste , impiega ogni modo da pazzo da romanzi e >> da coramedie. >i Alia pagina 209 dimenticando che Foscolo ebbe non romune educazione , e che, vivendo fino dalla sua infanzia tra persone gentili, coke ed educate, aveva contratta Tabi- tudine di contenersi dappertutto come conviensi , lo pre- sentate qual uomo selv^aggio , la cui rozzezza era incom- patibile con la buona societa. " Come poteva la sua voce strillante , i suoi gesti di >> maniaco , le sue vampe d'ira^ andar d'accordo coi modi 11 freddi , pacati e gelati del sig. Inglese ? Come poteva » egli esser tiranno fra gli uomini che non vogliono es- V sere schiavi' Come poteva soddisfare il suo orgoglio con » chi e inflesslbilmente altero' Era dunque otnai tempo II clie Foscolo si ritirasse nella sua grotta. " Nel descrivere alia pagina 121 la sua figura v'allonta- nate dal vero, siete in manifesta contraddizione con quello che egli ci fa conoscere nel sonetto " Solcata ho fronte che voi stesso rapportate nell' opera vostra come legal documento , e finalmente vi compiacete , contro 1' opinione delle vostre belle compa- triotte , d' assomigliarlo , con espressioni triviali e basse , All' Ente cli e anello tra 1" uomo e F animale. " E per corroborare la vostra asserzione, fate nascere un duello con un suo amico per averlo canfrontato con T o- rangotan. " Se la memoria dei tratti e del colore del suo volto vi e uscita dalla mente, cio che io stento a credere. V A R I E T A . 287 perche non vi atteneste alia sua stessa descrlzlone, perchfr non ai ritratti che forse vi stanno tuttora sott' occhio ? » Voi gli date degli occlti piccini ed erano grandi ; la car- nagione rossigna ed era pallida traente al giallogaolo, con- segnenza dell' affezione al fegato , a cui ando quasi sem- pre soggetto ; le labbra sottili e sporgenti in fuori a guisa di muso ; ed erano anzi tumidissime, e niente afFatto spor- genti in fuori. II racconto poi del duello col gentiluomo danese , rapportato alia pagina i5i, non e del tutto fe- dele, e sembra che voi non ne siate stato esattamcnte in- formato. Servendo io nel 1807 ne' Dragoni della Guardia Eeale , dimorava a Milano ; e mi trovjii in casa di Ugo Foscolo precisamente nel moraento ch' egli ritornava dallo avuto diiello. II sig. Wolf non era danese, ma alsaziese dt nascita , forniva in queU'epoca Tarmata francese di viveri. e non la similitudine con 1' orangotan fu causa di quel duello , ma 1' indiscrezione del Wolf che parlava con poco riguardo di persona arnica di Foscolo in presenza sua. Agli amici intimi di Ugo tuttora esistenti in Milano , e pienamente nota la verita di questo fatto. Di fatto come niai ad un gentiluomo danese, che sta tranqulllamente pran- zando sarebbe venuto in capo, fuori d' ogni proposito, di confrontare Famico Foscolo che entra, coa un orangotan'' Se la cosa non e impossibile, essa almeno semlira molto improbabile. Alia pag. 66 dite che il celtbre attore Blanes somigUava tanto a Foscolo nella voce rauca, ne' capelli ros- sicci e ne' tratd del viso , die mold volevano che gli fosse fratello naturale. E'jji non chiarl men questo dubhio. E anche qui parmi che voi slate in errore e in contraddizione ad nn tempo : i." perche Foscolo ben lontano d'aver la voce rauca , egli T aveva forte , bella e sonora in modo da far possentemente risaltare tutto cio ch' egli declamava o in publjlico , o fra pochi amici in privato ^ 2.° come combi- nerebbe la somiglianza di Foscolo con Te/.te ch' e anello fra V uomo e V animcde ^ e con quella di Blanes, tenuto generalmente per uomo di bellissimi tratti divolto? Final- mente come avreste desiderate ch' egli chiarisse il dubbio di coloro che tenevano Blanes per suo fratello naturale ' II non far caso e il ridersi anzi d' un dubbio puerile, irreverente e privo d' ogni buon senso, per mille ragioni, non era cosa assai piu raglonevole e saggia dello schia- rimento di cui fate menzione' E avreste voi fatto altrimenti' 2bO V A R I E T \ . Alia paglna 64 dopo esservi maravigliato che Foscolo non cedesse a quel piacere e a quella vanita che quasi tutti abhiamo di parlare delle nostre famiglLe , sojziungete , die se eali non facesse menzione della sua buonu e bene- fica madre nel Jacopo Ortis, si direbbe che fosse nato come un fungo o fosse un uomo caduto dal mondo della luna. Perche egli non ne parlasse mai con voi , noa lo so , ma ch' egli ne facesse menzione, e ne scrivesse quando il caso si presentava , lo so io , lo sanuo queLli che gli erano intimi e veramente amici , e ve lo provera il seguente passo ( fra i moltissimi che potrel citarveue ) di una sua lettera scritta da Londra 11 25 settemhre 1826 al sig. Dio- nisio Bulzo , quand'egli divisava di abbandonare 1" Inghil- terra , per andare a stabilirsi al Zante. " Provero con gli irrefragabili documenti degli archivj » veneti , che la famiglia mia da moke generazioni in qua, >i fra molte sue vicissitudini , pur sempre si e preservato » il diritto e il fatto di cittadinanza e di patriziato nelle « Isole Jonie, e che parecchi de' niiei anteuati discendenti >i da Marco Foscolo , senatore e congiunto di Leonardo , >i generalissimo nelle ultime guerre di Candia, sono nati » e morti nelle isole. A geneologie si fatte , delle quali » non ho mai invanito , mi tocca oggi ricorrere , ed ac- >> quistarmi forse nome di vanaglorioso . da che pare che >> la mia fede di battesimo al Zante non basterebbe , e il » fiat d'un colonnelluccio basterebbe a impedirnii di ap- II prodarvi. " Non nato ne come un fungo ne caduto dal mondo della luna egli non poteva che gloriarsi della sua origine assai piu illustre di quello che voi lo supponiate. e che vi vada forse a genio. jVIodeslo per natura non pnrlava volentieri e senza bisogno di alcuna circostanza delJa sua vita che seatisse di vanto o di millanteria. Ma anche qui, accennando gli avuti duelli, trovate ec- cesso di modestia, esuberanza d' amor proprio, che gli faceva credere che i suoi trofei fossero gia tunto palesi da noa meritare ulteriore menzione. Non ci ha merito ne vantaggio per r uomo di lettere , forse in nessuna parte del mondo, il nascere da una o da un' altra famiglia. Gli uomini giu- xliziosi non apprezzano che il valore intrinseco della mente «l€vata , non ammirano ne' loro simili che il genio crea- tore e fecondo : ma perche stigurare una verita di fatto^ V A R I E T a'. 289 perche negare la sua discendenza da un ramo dell' antica fainiglia veneziana di Foscolo , quando la Storia , la Reli- gione cattolica de'suoi padri e i docnmenti esistenti presso i suoi parenti lo comprovano' Vi sembra prova sufliciente per sostenere con tono d'infallibilita il contrario, Tesservi sconoscluta questa circostanza, o Taver sentito altrimenti da persone egualmente inscienti deirorigine di Ugo Foscolo' Volendo evitare lo scoglio degli errori , a cui va sog- getto lo scrittore privo di sicure notizie sulle cose che e per descrivere, perche non vi siete rivolto a quelli che avrebliero potato illuminarvi sii ogni circostanza risgnar- dante i gcnitori di Ugo Foscolo, suU'epoca e motlvi della einigrazione in Grecia di questo ramo de!la faniiglia ve- neziana de^ Foscolo? Oppure avete creduto che la vostra opinione servirebbe di legge a quelli che vi leggerebbero' Ne la lontananza in cui vivete dall' Italia vi puo scu- sare della poca esattezza con cui avete trattato il vostro soggetto , i.° perclie la lontananza non e tale da imjiedirvi i mezzi onde conoscere con sicurezza i fatti che volevate raccontare f, a." perche nella stessa Inghilterra, ove vol di- morate, ed ove Ugo Foscolo passo tanti anni della sua vita, voi potevate da molti axnici di lui, non solo otteneie copiose notizie, ma anclie procacciarvi Tesame delle tante carte lasciate da lui morendo all' ottimo canonico Riego , fra le quali avreste trovato autentici materiali per Toi^era vostra i 3." perche raancando di documenti necessarj , e delle necessarie notizie per iscrivere delle storie, bisognava scrivere dei Romanzi , i quali permettono impunemente libero campo alia nostra immaginazione, senza costriugerci scrupolosamente alia verita. E qui porro fine a questa mia lettera, trascrivendovi un passo del discorso tenuto nelT Ateneo di Venezia dal professore de T sulle opere di Ugo Foscolo. " Forse a taluno sembreranno troppo severe queste » nostre parole , ma non possiamo nascoiidere la giustis- " sima indegnazione da cni siamo stati penetrati alia let-- » tura della vita di Ugo Foscolo dettata dal Pecchio. i> Non gia il desiderio di rendere qualche triljuto di » quella amlcizla , che a lui per molti anni lo lego, e di II adempiere all" ufficio pietoso di un esnle verso un altro » esule , consiglio il Pecchio di scrivere , ma bensi la " smania di far pompa di erudizione in digressioui cosi ago V A R I E T a'. lunghe che occupano il posto priacipale del suo lavoro. E pazienza che fossero bene assestate , nia spesse volte riescono fredde , insulse e che piii raoiita false. )/ E perche non si creda che noi parliamo a caso, leg- gasi cib che sta scvitto a faccia 2 53 ; ove, dopo aver descritta la morte di Foscolo , fa ua paralello tra que- sta e quella di Vincenzo Monti, e non si potra a meno di confessare che maggiori assurdita e piii insolenti bu- gie non potevano certamente escire dalla penna di un oltrainontano. " Milano 5 il lo maggio i835. G. F. Annnli delle scienze religiose compilati daU abate An- tonio De Luc a. DI qnesti Annali non abbiamo sott' occhio che il Pro- spetto di associazione. II primo fascicolo viscira nel luglio i835, e ci riserviarao allora a parlarne alquanto estesa- niente. Qui solo accenneremo : i.° Che il compilatore di questo Giornale analitico di letteratura ecclesiastica si propone di seguire il metodo del celebrate Giornale, che ha per titolo: Meniorie di Trevoux ; 2° Che si dark un sunto anche delle piu recenti opere cattoliche si tedesche come inglesi; e si teri'anno informati i lettori anche di qualche sobria opera clie si pubblicasse dai Protestant! ?, 3." Clie di questi Annali si pubblichera ognl dne mesi un fascicolo di dieci fogli di stanipa in forma di 8.°, e tre fascicoli formeranno nn volume;, 4.° Che il prezzo d'associazione sara di paoli dodici per ognl semestre ^ e die le associazioni si ricevono in Roma dal sig. Gaetano Cavalletti , direttore del Diario romano. 291 CRON AC A DELLE SCIENZE, LETTERE , ARTI, ISTRUZIONE E PUBBLICA ECONOMIA IN ITALIA. Mllano nel 1834. — Lettere di un Architetto milanese ad un Artista suo compatriota. Lettera II. La Corsia de' Sewi , il tempio di S. Carlo, la Barriera di Porta Orientale, ecc. Il DI Napoli, ao maggio 1 83 5. 1 glorao successivo alia visita da me fatta al Duomo mi alzai ben di mattino, vaghissimo di continuare le mie pe- regriiiazioni. Giacomino , gia del divisamento mio la sera innanzi avvertito, trovavasi pronto. Ehi, sig. zio, mi disse, non vuol ella prendere qualclie refezione prima di porsi in viaggio ' — No , gli sogglunsi , prenderemo una chic- chera dello sqviisito cioccolatte, di cui tanto la patria no-, stra vantasi, in uno de' caffe della galleria De Cristoforis, de' quali celel3ratissima mi ginnse la fama ne' giornali. Postici snlla via passammo per la piazza de' IMercanti. Quivi mi sofifermai dinanzi al colossale simulacro del no- stro patrono S. Ambrogio : bell' opera in marmo , egre- giamente condotta con grandiosi panneggiamenti : attitudine sublime, quale al santo vescovo convenivasi. — Desso, sog- giunse il nipote mio, e lavoro del milanese Scorzini, gio- vane di liete speranze. IMa alcuni , siccome gia fatto aveano colla statua di S. Ambrogio die vedemmo suU' interno bal- cone del Duomo , ebbero pur a censurare quelle vesti- menta, cui dicevano proprie di un patrizio romano, anziche di un vescovo e di un padre della Chiesa. — Bellissima in vero ! Quali erano mai a' tempi di S. Ambrogio le vesti degli ecclesiastici ' . . . Una tal quale modestia e semplicita di vestire, che dai laici distinguevali, od al piu una croce od altra sacra insegna pendente loro dal coUo o sull' abito stesso tessiua. Vorrebbero forse costoro che il Santo ap- parisse adorno di mitra, pallio ed altri pontificali distintivi 292 C R O N A C A. che all' eta sua stati non erano ancora Introclotti'' Sa- rehbe qnesto un vero anacronismo , di cui in tante opere non andarono illesi i maestri de' secoli scorsi. Compiac- ciansi eglino di volgere lo sguardo al bassorilievo rap- presentante il Santo nella sua basilica, monuniento di un' eta a' tempi di lui vicinissima ; e tengo per certo che persuasi ne andranno, essere degno di applausi anzi che di rimprovero il divlsamento cui 1' artista amo meglio di attenersi. E in cio ancora abbiamo a' di nostri non poco progredito, da che collo studio della sacra erudizione si e data air opere di pittura e di statuaria , comeche di reli- giose argomento quella verita , di cui in addietro non rare volte mancavano. Lode poi sla al benemerito patrizio die quest' opera commise , e per essa riempi si degnamente quella niccbia che da anni giaceva solitaria e meschina. Oh quanto sarebbe a bramarsi , giovami il ripeterlo , ch' egli nella sua stessa opulenta ed inclita classe avesse e seguaci e imitatori! Tale fu la risposta mia. - — Ma altre opere an- cora, soggiunse Giacomino, saranno fra non poco eseguite in questa medesima piazza. Essa verra tutta di nuovo selciata : . dal portico sotto 1' archivio si toglieranno quelle baracche di legno e que' miserablli bancbetti , e ne sara ricostrutto il suolo con lastre di granito. In oltre lungo il portone che mette nella contrada di Pescheiia vecchia aprirassi un de- cente e comodo passaggio pei pedestri, siccome si e gia pra- ticato per quello che introduce alia contrada di S. Margherita. Ci avviammo quindi verso la Corsia de' Servi. E pas- sando per I'anzidetta contrada di Pescheria vecchia non potei trattenermi dal manifestare la gradevolissinia sensa- zione che mi facevano tutte quelle botteghe con si eleganti mostre nell'esterno senza ingomljrarne punto la via, e con si squisiti addobbi al di dentro : cio che camn)in facendo gia ammirato avea in tutte le altre contrade. Ma 1' atten- zione mia fu in particolar mode attratta dalla grandiosa e veramente magnifica spezieria col titolo della Salute dicon- tro al settentrional lato del duomo: essa presentavami, per cosi dire, 1' imagine d'un tempio d'Esculapio o di Teofra- sto. Che oggimai Milano anche in questo genere di abbel- limenti gareggia con Londra, con Parigi, con Vienna e con qualsivoglia altra pin illustre metropoli. Che le botte- ghe ancora de' pizzicagnoli , e quelle che per la natura ^ stessa delle loro mercatanzie essere sogliono schifosc e en ON AC A. 293 ributtanti , e persino 1 niacelli ajipajono qui in tutta quella decenza die i passeggieri alletta eel a ben costumata citta conviensi. Applaudii non ineno alio sgombero de' lateral! sca- lini del Duomo ed al rinovamento cli quelli die mettono alle porte del tempio. Tuttavolta bramato avrei nel piano su cui essi mettono, una inaggiore largliezza, essendo pregio del- I'arte die siffatte soglie siano bastevolraente ample perche lo spettatore sovr'esse postosi tutta col solo alzare degli oc- elli, quasi in un solo istante, contemplare possa la facciata deU'edificlo; cio che quivi non si agevolmente avviene. — Oh se sapesse, caro sig. zio, disse Giacomino, i tanti con- trast!, le moltissime dicerie ch' ebbero luogo, allorche trattavasi dello sgombero de' lateral! scalini , come se per esso precipitar dovesse il tempio, ella avrebbe ben ragione di ridere ! — Ignoravasi forse , risposi , cbe i nostri vec- chi non altro ottenere vollero con quegl! scalini e colle sovrapposte lastre di pietra , quasi ad use di passeggio , se non di coprire un aminasso di macerie e frantumi, tolti per avventura daU'interno del tempio, allorche si vuole allungarlo , e qua gettati a mucchio senza il miniuio pen- siero di giovare alia solidezza del tempio? Tuttavia punto non mi maraviglio di cotal! contrast! e dicerie; perciocche tutte le novita , siano pur esse util! e lodevolissime , in- contrano sempre qualche oppositore. Che ma! non si disse a* giornl mie! contra il demolirsi del portone di Porta Ro- mana e degli aggiacent! inform! e vacillant! avanzi delle antiche fortiiicazion! ? Fu quella una delle primissime belle innovazion! procurate dall' Arclduca Ferdinand© di bella meraoria. Ora tu ben ved! di quanto guadagnato abbia quel corso. Eppure ci fu allora ch! declamo ben anche contro del magnifico passeggio praticato sul bastione di Porta Orientale , e contro non meno de' giardin! pubblici , del delizioso bosco nella strada marina e di pin altre bene- ficlie provvidenze da quel Principe procurate. Che ve- ramente la prima epoca , in cui la patria nostra comin- cio a deporre le vecchie sue vestimenta appartiene al governo di Ferdinando. ]M! ricordo non meno de' lament! che dopo queir epoca ancora da non poch! si fecero per la deinolizione del castello e per 1' interramento delle sta- gnant! fosse ond' esso era circondato-, e non di meno Mi- laiio con quella provvidenza ottenne salubrita , abbelli- mento , coinodi e spaziosi passeggi. — Vegga , soggiunse 394 C R 0 N A C A. Giacommo, come I'esterna parete del Duomo e ora monda da tutte quelle erbe che in addietro proterve crescevano specialmente da questo fianco. Cio accade perche ogni anno ne' primi di luglio vengono esse estirpate in modo die difficilmente ripuUulano ; e perche si ha cura di ot- turarne diligentemente i buchi con tenacissimo stucco. — Egregio provvedimento , esclamai ! Ma eccoci alia corsia de' Servi. Oh come grandeggera mirabilissima questa po- steriore parte del tempio la piu doviziosa , la plu sublime di tutte le altre , allorche la piazzelta di Campo Santo apparira sgombera da tutte quelle miserablli catapecchie ! — Cio avverra, rispose il nipote, nel prossimo anno, sic- come sperasi , ed allora questa parte presenterassi in tutta la magnificenza sua lunghesso la corsia. Che le sembra ora , sig. zio , di quest' allargaraento e di tutti questi nuovi edificj? — Cosa prestantissima, risposi. Questo e il piu perenne , il piii degno monumento che dalla patria nostra ergere si potesse alia Maesta di Fran- cesco I. La contrada portera ben degnamente il nome di Augusta. — Tuttavia, soggiunse il nipote, va da non po- chi declamandosi che queste costruzioni non hanno aria di palazzi, e che non presentano se non 1' aspetto di sera- plici case , le une piii alte dell' altre , e quindi mancanti di simetria. — Lo slano pure. Ma questo ch'eglino chiamano inconveniente o difetto, e anzi a parer mio un pregio^ giac- che la soverchia ricorrenza delle stesse linee negli ediiicj di una medesima contrada , se al primo aspetto genera una tal quale piacevole sorpresa, termina sempre coU'annojare per la sua stessa monotonia; nulla avendoci di piu stuc- chevole quanto una perpetua uniformita, nulla di piu vago e giocondo quanto una ben sortita varieta. Cosi avviene appunto nelle contrade di Torino , ove le case costrutte sono quasi con un solo e medesimo tipo. Che cosa credi tu che renda si vivace, si brioso, si piacevole questa cor- sia? La varieta delle case edificate con multiplici forme ^ se non sublimi per concepiraenti , al certo piu o meno elegant! per tipo e per esecuzione : si fatte poi che al pian terreno presentandoci una serie di appariscenti e ben addobbate botteghe , e ne' piani superior! una nioltitudine di appartamenti con balconi e finestre di lodevole costru- zione, ofFrono alio straniero I'idea della civilta e dell' agia- tezza, ed aumentano quel continuo movimeuto di viandanti C R O N A C A. 295 if passegglatori , onde le grandi citta ricevono vita , ali- inento e splendidezza. Oh come esser dee magnifico e sorprendente spettacolo il vedere quelle finestre e que' bal- coni ne' giorni solennl e nelle festevoli occasion! popolarsi di vezzose donne e di uomini briosi ed eleganti ! Che le contrade da'palagi fiancheggiate , delle quali aache la citta nostra non va mancante , essere sogliono tristi e solita- rie, appunto per la poca frequenza de'passeggierl e per la troppa gravita degli edificj. Prendasi esempio dalle con- trade de' Bigli, de' Nobili e di Borgonuovo. Nessnno neghera che non "A abbia in esse edificj di grandiosa apparenza: tuttavia indarno vi cercheresti quel moto , quella vivacita che si liete , si alacri rende le popolose contrade. Qnesta h la dlsgustevole mancanza che incontrasi nelle piii co- spicue vie di Roma e di altre metropoli : magnificenza di palagi e spiacevole solitudine. Che se tutte coteste case non mi danno T idea di sontuosi edificj , quella mi oEFrono almeno dell' eleganza e del ben essere della nu- merosa ed agiata popolazione , idea la piii cara , la piu gioconda che presentarsi possa all' occhio di un passeg- giero. Ardirei quasi paragonare la contrada in cui ci tro- viamo agli amenissimi viali de' nioderni giardini fiancheg- giati da alberi rigogliosi per frondi di frutti e liori ricolme, fra le qnali mille e mille augelletti trastullano. Essi ci of- frono passeggi ben piii deliziosi che le verdeggianti galle- rie de' nostri padri, comeche queste apparissero grandiose e ben arcliitettate. — Ha ben ragione , sig. zio : ella ve- dra altre contrade oggimai rendute alia rettilinea animarsi di continuo per ugual movimento di popolazion* e per nuovi ed eleganti edificj. Tali sono quelle di Santa Mar- gherita, dell'I. R. Monte, le corsie di S. Sebastiano e di S. Giorgio , ed altre non jioche. Cosi andavamo chiacchierando ;, e intanto io qua e cola Volgeva i miei occlii , allorche a caso gli affissai in cosa veramente sconvenevole. Perciocche sulla facciata di una di quelle nnovissime case vedeva piii ordini di balconl ^ fra i qnali Tinferiore, quello cioe del primo piano, appariva cosirutto con eleganti ripari od ornamenti in ferro, lad- dove il superiore , quello del piano secondo , era tutto a colonnette di pletra: lo che sembravami opporsi alle leggi e della natura e dell' arte, le quali vogliono che le parti inferiori di qua! si voglia oggetto presentino maggiore 296 C R O N A G A. solidezza delle parti piu alte, cio che avvenire vediarao per- sino ne'tronchi degli alberi. Ne varrebbe il dire, potersi cotal priiiio piano considerare come vm ordine di mezza- nini , giacche esso per la sua dimensione emineiitemente figura tra gli altri piani e cosdtnisce un vero e distinto ordine. Da cio viene non poco a sofFerirne qnello ch' io chiamo bell' efFetto architettoaico. Un non dissiniile sconcio ml si presentava ne' mensoloni di altre di quelle fabbriche, troppo grossi , troppo solidi e quindl non ben proporzic- nati cogli eleganti Jialconi a' quali formano sostegno. Che fa, gridai , la Commissione dell'oruato? Come niai puo dessa tollerare simili sconvenevolezze ! Carissimo sig. zio , non tocclii di grazia sifFatta corda . . . Eccoci , soggiugneva Giaconiino i lamenti miei interrompendo, eccoci alia galleria De Cristoforis. Comiuci dal gettare uno sguardo sulla fac- ciata deir edificio pel quale entrasi e che fn internamente costrntto ad uso di albergo. — Bella , risposi , e di bell' ef- fctto : squisiti ornamenti , eleganti proporzioni , lodevole compartimento di finestre e di poggiuoli. Che a parer mio lo scopo che in qualsivoglia ediiicio avere dovrebbesi di mira, e specialmcnte, sicconie gia accennai, I'architettonico efFetto , procurato in niodo che senza ofFendere le regole deir arte prodnca all' occhio de' risguardanti una piacevole sorpresa. Non ci ha forse fabbrica, non palazzo , in cui Fin- dagatore occhio di coloro che sanno incontrare non possa alcuna menda. Ma se tali difetti non appariscono sniaccati e troppo evident! 5 siccome avviene di qnelli di cui ragionai poc'anzl, se il tutto, se il complesso dell' edificio ci colpisce gradevoknente , lo scopo e ottenuto. A che ricercarne le pill minute mende , le quali talvolta non sono tali che all' occhio de'puristi'^ Ma entrisi omai nella galleria. Ecco quello ch' io diceavi architettonico efFetto! Che cosa puo mai immaginarsi, direi quasi, di piu magico, di piii L.ducente, quanto questa si ben ideata unione di tutto cio che le arti belle e la do- vizia d' una floridissima citta presentare possono di vago, di venusto , di ricco, di geniale? Quale incaiitesiino! Che toccavami propriamente il cuore V aspetto di quelle leg- giadrissime botteghe , 1' una dall'altra divise da lesene con capitelli di bramantesco stile e con lievissinia trabeazione per compiinento dell' ordine. Tutto quivi e bello , tutto elegante e ben anco il pavimento condotto con si ben C RON AC A. 397 conipartiti rombi dJ marmo a vario colore. Quanto, diceva, non debb' essere delizioso il passeggiare , massime di sera e ne'giorni di pioggia, per questa si splendida , si magni- fica contrada , al coperto dalle intemperie, e lungi dal pe- ricoio e dal romoreggiare delle carrozze , fra leggiadre donne e curiosl passeggieri , beantlsi e gli uni e le altre nella varieta e squisitezza di quanto vantare sogliono di pill gradevole le mode , le arti , le manifatture e perfino I'antiquaria' Oh quale riconoscenza non debbesi dalla citta nostra a'generosl patrizj che in brevissimo volgere di mesi e con tanto dispendio condussero a compimento questo st slngolare , si mirabile monumento ! Ma dimmi , Giacomino , a chi mai se ne debbe il disegno, a chi Teseguimento? — Ad un giovine architetto , al sig. Andrea Pizzala. — Eb- bene, tu farai si ch'io lo conosca e lo abbracci. Made .... puer , gli diro ; ed egli non isdegaera le congratulazioni e gP incoraggiamenti di un vecchio professore di quell' arte medesima , nella quale , comeche nel piu bel fiore degli anni , grandeggia esimio maestro. Assiso col nipote nel primo dei due eleganti CafFe presi una ta/.za del milanese squisitlssimo cioccolatte, che da pill anni gustato non avea. Quivi trovai alcuni de' miei vecchi amici, co' quali dopo le usatc convenevoli cortesie entrai in discorso suUe innovazioni della comune patria e specialmente suU'edificio della galleria stessa. Taluno ne censurava la strettezza delP area , tal altro il poco adatto luogo ov' erasi praticata^ questi vantavala unica nel mon- do, quegli al contrario deprimevala , affermando essere ella piccolissima cosa e quasi un embrione al confronto di quelle, di cui cotanto vantasi la metropoli fiancese; e tutti ad una voce il parere mio chiedevano. Quanto a me , risposi , bellissima mi sembra , o siguori , e corrispondente alio scopo pel quale venne edificaia : ha poi il merito d'essere la prima che costrutta siasi in Italia. Ho veduto piu d'una volta i cosi detti Passaggi, ossia le gallerie di Parigi; ma trattone la maggiore ampiezza di alcune, e la strabocche- vole copia delle merci , paragonarsi non pure potrebbero con questa , sia per architettonica costruzione , sia per isquisitezza di gusto nelle parti e negli ornamenti. Lo stesso Passaggio Colbert, si da' Francesi decantato, reggere non potrebbe al paragone, fuorche nella maguifica Rotonda che ne forma la piii cospicua parte. £ibL Ital. T. LXXVIII. 20 agB G R O N A C A. Queste sono buoae ragioni, rispose uao degli astanti; ma ci ha qualclie cosuccia da notarsi meiio die convene- vole, ci ha ... . Stava egli per progredire, ed altrl stavano pure per esprimere il parere loro, quando il trattenimento nostro venne improvvisamente interrotto dallo squillare delle sovrastaiiti ponderose campane. Indlspettiti tutti que"" sigiiori alzaronsi in atto di otturarsi le orecchie. Veda ella, disse I'und'essi: noi credevamo di trovarci in una fiorente ine- tropoli, e queste campane ci destano I'idea d' un villaggio o di una solitaria campagna. Clie ne dice ella:' — Qaanto a me, risposi, il melodioso rlsuonare di queste si ben concer- tate campane non mi riusc'i altrimenti disgustoso o molesto. Questa specie di sacro decoramento, questo moversi delle campane a concerto non ha gran vigore ne' paesi donde vengo. Tuttavia pub esso considerarsi come il proemio delle piu solenni funzioni. Perche T animo de' fedeli destasi per esso a sentimenti di pieta e di religione. Sapete voi che cosa avrei ad opporre' II non essere queste campane coa- formi , o per meglio dire in armonia o proporzione col- la chiesa a cui invitano i fedeli ; perciocche per calibre e per numero annunzierebbero le funzioni di un gran tempio. Di fatto le campane avere dovrebbero una tal quale ragione di misura col sacro ediflcio cui appartengono: piccole per una piccola chiesa , grosse ed alto rimbom- banti per un tempio vasto e maestoso. Molto percio rai garbano le campane del duomo, le quali comeche tre sole di numero, coll'' armonioso e profondo loro rumoreg- giare mi annunziano e la maraviglia del tempio e la maesta delle auguste cerimoaie. Che in ogni cosa vuolsi proporzione e armonia di parti. II suono pertanto di queste campane e menzognero. Esso ci annunzierebbe uno del pill grandiosi sacri edificj , ed al contrario ci conduce in una, non so se chiamarsi debba chiesa, o sala di convegno od altro. Pero al difetto dell' incoraodo assordamento po- tevasi di leggieri provvedere coU' alzarsi del campanile in raodo cli' esso torreggiasse sublime sulie circonvicine case e piu liberamente spaziasse nell'aria. — Or sappia, signor zio, soggiunse Giacomino, sappia che appunto si sta ora provvedendo, perche a questa chiesa, angusta di fatto e per non pochi difetti notabile, sostituito venga un maestoso tempio d' ordine corintio, rotondo di forma j e .gia ne venne costrutto il modello in rllievo. II disegno e del- i'egregio sig. professore Amati. II tempio sara dedicate in I &R O N A C A. . 299 onore del glorioso iiostro patrono ed aicivescovo S. Carlo i giacche Milano non ha pure uaa chiesa che la devozione nostra attest! verso quel grande ed a noi si benelico eauto. Egregiamente, risposi! Sara questo un nuovo iiionumeuto della pieta del Milaiiesi^ e la patria ne avra decor o ed ornamento. Ne Milano era in addietro manchevole d' un tempio che la riconoscenza sua attestasse verso il glorioso arcivescovo e patrono. Bella anzi e nel suo interno assai pregiabile e vistosa sorgeva a' miei di la chiesa a lui de- dicata, della quale sussiste tuttora la fronte contiguaiuente alTodierua sede della Cesarea camera de'conti, un tempo collegio degli Elvetici. Essa era disegno del celebre archi- tetto Fal}io Mangone, e ricca apparlva per varieta di aiar- nii e per isquisiti ornamenti di stucco. II nuovo terapio fara a' posteri bella testimonian/.a , che ad onta delle vi- cende de' secoli mai non veaaero meno ne' Milanesi la venerazione e la gratitudine verso il loro beatissimo padre. Cosi dicendo entrammo nel gia chiostro de'Servi, ov' era il modello della progettata chiesa, bastevolnieute ampio perclie potesse in tutte le sue parti osservarsi. Pero par- leudo dal mio caaone, doversi cioe nell' opere d' architet- tura aversi specialiiiente di mira I'efFetto, disfogai P am- uiirazione iiiia con un oh bello , oh maestoso ! Tale di fatto mi seniljrava dover riuscire quel tempio, benche per- suaso fossi che la forma ritonda non sia la piii convene- vole pe'riti della cattolica religione. E per verita lo stesso valeutissimo autore di quel disegno seppe bensi superare non poche delle diflicolta che per si fatta forma incon- trare necessariamente dovea , ma non pote a meno d' ag- giugnere, quasi appendici, un altro ritondo tempietto pel santuario e due semicerchj per le due minori cappelle , uioltipicando cosi le curve con danno della semplicita e deir euritniia. Oltre di che nel giro delle colonne fu costretto ad appoggiarne alcune alle pareti ed in parte quasi murarle, mentre le altre svelte ed isolate appariscono. Tutiavolta il tempio e maestoso; e questi sono di que'nei, de' quali Orazio direbbe ; ubi plura nitent .... non ego paucis offendar maculis , Orazio gran maestro, i cui precetti valgono assai piu che le sentenze di tutte le moderne este- tiche. Bello , grandiose ne e il pronao : ma terao ch' esso apparirne debba tozzo, e per cosi dire sofFocato dalle due laterali fabbriche, forse alte di troppo. Osservatene bene tl modello ) osservatene anche la stampa che ne venne 3oc5 C R O N A C A. poscia pubblicata, e che da vol trasmessa mi fu in donoi e persuaso ne anderete sulle ragioni del timore mio. Un effetto non del tutto gradevole produssero pure all' occhio mio quelle medesime laterali fabbriche. Perciocche il por- tico e d' or dine corintio, e corintj sono pure i due piani da quel portico sostenuti. Pero cotal portico, di uti ordine elegante e svelto di sua natnra, adatto non direbbesi a sostenere que' due piani , corintj si , ma grandiosi e mas- sicci: essi colla lor mole gravitare sembrano sul portico stesso minacciando quasi di scbiacciarlo. Tale almeno era 1' effetto che all' occbio mio producevasi. Forse taluno mi rispondera cbe 1' arcbltetto evitar voile I'errore, da cui non andarono immuni i Palladj, i Sansovini ed altri cele- berrinii maestri. Ma clii mai convincermi potrebbe essere un errore il sovrapporre un ordine ad un altro , quando cio facclasi convenevolmente' L' edificio non ne acquisterebbe anzi varieta e bellezza ? I Greci stessi , al cui nome ogni artlsta cbinare dee il capo, cosi pure praticarono. II tempio di Diana rifabbricato a Tegea dal celebre Scopa avea tre or- dini; due ne avea quello della stessa diva ad Eleusi, cbe da Plutarco annoverasi tra' grandi edificj da Pericle innalzati. Che che siasi pero delle osservazioni mie, noi avremmo in questo tempio un nuovo monumento a decoro non della religione soltanto, ma della patria e dell' arte ancora. Grande debb' esserne certamente la spesa; a parer mio, non minora d' un milione e dugento mlla lire. Ma che cosa e mai tale sorama per I'opulenta, per la pia Milano' Tengo per certo che quando aprire se ne volessero le soscrizioni , non sarebbe poi cosa si malagevole il raccoglierla. Nell' atto in cui scrivo mi viene riferito che il Municipio nostro desti- nate abbia ben quattrocento mila lire austriache per un teatro diuino ne' pubblici giardini. Questa somma non sa- rebb'ella assai meglio impiegata alia costruzione di si fatto tempio ? I teatti dim'ni ed altri cotali generi di fabbriche abbandonarsi dovrebbero alle private speculazioni , che in una grande metropoli mai non mancano. Dopo tale digressione sul tempio di S. Carlo proseguim- rao il passeggio verso la Barriera. Nulla vi diro delle nuo- ve varie case che quel corso fiancheggiano , tutte piii o meno di elegante o maestoso aspetto^ giacche esse per la piu parte state erano a termine condotte innanzi della mia partenza. Che a quell' epoca gia sussisteva anche il palazzo Saporiti di vistosa fironte , comeche di mende non C RON AC A. 3oi iscevera. Per6 aH'uscIre dalla corsia de'Servi gradevole sorpresa mi fece T amplissima via , la quale da' portoai sgomberata mi si apriva dinanzi in modo die lo sguardo mio lihero spaziava da ogni lato e rocchio giiigneva noa alia Barriera soltanto , ma ai monti ancora clie da lungi formano alia patria nosLra si vaga corona. Provvido fu in vero r atterramento di que' vecchi portoni, e provvida non meno la ricostruzione del ponte in piii ampia forma con eleganti e solldl parapetti. Applaudii pure al divisamento, pel quale demoliti furono i mulini, e sotto del ponte pra- ticata venne in granito la strada per gli attiragli delle navi, toltosi cosi ogni impedimento o pericolo alle carrozze ed ai viandanti; clo die vidi pure praticato nel vicino nuoyo ponte di S. Damiano. Oh come vago presentasi quivi Taspetto del naviglio, specialmente verso Porta Nuova, tutto pom- poso per belle fabbriclie si dall' una parte die dall' altra ! Solo sare])l)e a bramarsi die que' parapetti a colonnette di granito ed a spranglie di ferro, de' quali ci ha per cosi dire il modello scendencio nelle laterali strade di que' due ponti , praticati fossero lunghesso tutto il naviglio. Quelle strade ne riceverebbero abbellimento, e piii sicura ne sa- rebbe la vita de' cittadini. Perciocche malfermi, meschinis- simi e dell' odierna Milano iudegni presentansi ora quei sdruciti e luricli parapetti, gia da oltre un secolo e mezzo costrutti nel giro di tutto il canale. Cammin facendo tornavami a mente la tanto celebrata via di Toledo , una delle maraviglie di Napoli. Nessuno die visitate abbia le due metropoli, vorra al certo accusarmi d' amore soverdiio di municipio, se afferraero che ora il nostro corso, formante con quello de' Servi una sola continua strada , pareggia la via napoletana in eleganza di edificj , in larghezza, in vistosita, e la supera per la lunghezza , per la pulizia , e pe' sontuosi comodissirai selciati. Aggiun- gasi r agiatezza che costi pompeggia negli afFollati passeg- gieri , agiatezza ch' e non dubbia prova della progrediente civilta: laddove questa di Napoli fra i molti doviziosi equi- paggi ridonda di cenci , scbifosita e miseria. Giunto ai pubblici giardini , all' aspetto dell' aiFumicata fronte dell' edificio che in essi sorge , la cui parte interna stata era poc' anzi daUe fiamme sciaguratamente consunta, frenare non seppi il vivissimo raio cordoglio , rivolgendo i pensieri alio studio del cavaliere Marchesi. Avvertito die cola, tuttavia trovavasi 1' egregio professore , divertii dalla 302 C R O N A C A. Tia bramoso dl fargli una preventlva vlsita : lo abbraccia' con tutto r animo salutantlolo co! Isen merltPto nome ^ Fidia lombardo. Procurai di consolarlo le p»role ramrae- morandogU del buon Torquato : .... aspetuir a te non si comiene Quel conforto , die al volgo anro e comune ; Ma prevenir lo devi , e da te stesso Prenderlo . e da la. tua virtute interna. Pero gratissimo vl sono della notizia , die coir ultima vo- stra mi annunziaste, doversi cloe tutti atterrnre gli avanzi deir incendiato ediflcio , e provvedere , perche sn quell' area medesima col prodotto d' una sottoscrizione ergasi un rao- numento, opera dello stesso sventuroso professore , si ch6 gli stranleri e i poster! abblano una solenne testimonianza e del cordoglio che in tntti i buoni destossl dalP inatteso infortunlo , e dell' amore e della stima in cui il valoroso artista aveasi da' suoi concittadinl. A tale intento poL adat- tissimo mi sembra il gruppo colossale ch' ei medesimo ven- ne proponendo di Ercole liberatore d'Alceste, simbolo de' dl- licati suoi sentimenti e dell' avvenuto incendio (*). (*) Le azioni per questo mouuraento sono di lire venti austria- ehe per ciascuna , pagabili nelle mani del sig. ragioniere Antonio Patri?io al sno domicilio sul corso di P. Vercellina, al n.° 2633. I sentimenti del nconoscente Soultore trovansi egregiamente espressi nella iettera ch' egli iu data del 3 1 dicembre dello scorso anno scriveva alia Comtuissione incaricata per 1' eseguimento delT opei'a e che crediauio bene di qui rlferire per intero. ti Qiiando ne' giorui del niio infortuuio mi venne comunicata la generosa intenzione di molti benevoli, pubblicara poi col mani- festo del 7 giuguo io34, r accettazione di quelli nobile offerta non pote disgiungei si in me dal desiderio di iasciare un qualche pubblico testmionio cosi dell' altrui gentilezza, come della mia riconoscenza. Avvertito ora col grazioso foglio del giorno lo corrente, che fjuesta onorevole commissione ha gia raccolta una somoia , mi af- fretto di rispoudere, per quanto mi e possibile, alle domande ch' essa si compiacque propormi. Per significare coi mezzi della mia arte da un lato la grandezza e generosita del beneficio , daU'altro la forza della mia gi'atitu- dlne , credetti di poter rappresentare in un gruppo Ercole libera- tore di Alceste : mi parve di dover cleggere questo uiassimo esem- pio d'amicizia e benevolenza , tramandatoci dalP anticliita, perche mi sottraeva al pericolo di cadere in troppo individual! allusioui, nel tempo stesso in cui potcva aprii-mi il campo ad una crea- lione di buon effetto comr opera dell' arte. I C R O N A C A. 3c3 Dovrei ora parlarvi della Barriera , clie ho pure atten- tamente osservata in ogni sua parte. Se non che nulla detrarre od aggiugnere saprei ai Cenni Storici che leggonsL II mio Ercole sara in tutto il vigore della migliore sua eta, con tale robustezza di fonne che prometta di lui ogni difficile impresa , ma che non abbia perduto aiicor punto della giovanile bellezza sotto uno eforzo di molte e gravi faticlie. Wi atudiero di far si che non pure sul volto , ma in tiitte le sue parti ap- parisca la nobilta delf eroe; quella nobilta che lo mosse alia mi- rabile unpresa, e clie trova oggi fra noi un ai bel riscontro ne'' miei molti proteggitori. Alceste poi io la figiiro nel momento in cul uscita dalle tene- bre delTaverno rivede la luce, e seute sotto un piede i.x terra 8u cui il suo liberatore Ja vien posando , e ricomincia 1' interrotta can'iera della vita. Tuttora soiretta dall' eroe , sicche ben si vegga com'essa a lui solo sia debitrice di quella specie di rinascimento, solleva lo sguardo al cielo a beai'si di quelle bellezze che non credeva di rivedere mai piii , ed esprime nel volto la riconoscenza, la gioia e tutte le care speranze che le si ridestano nel cuore. Tale e il concetto clie io mi propongo di espriniere nel mio gruppo, del quale sottopongo una prima idea, con un semplice schizzo , al giudizio di questa egregia Commissione , da cul rice- vero voiontieri quelle osservazioni e quel consiijli che le piacesse comunicai-mi. Siccome poi questo gruppo von'ebhe trovarsi sopra una base che desse possibilmentt; indizio del luogo donde escono i due personaggi rappresentati, cosi ml pare che gli potrebbe ottima- mente andare unita Tidea d' una fontana , immagine in certo modo del fiunie infernale appena valicato da Alceste. Qualora pertanto questo pensiero sia trovato degno di appro- vazione , mi accingero tosto al modello in grande , che potra es- 8cre compiuto nello spazio di due anni. Quanto poi al luogo in cui coUocarlo , P elezione non puo di- pendere da me , e solo mi restera da fare qualche osservazione 8u quelli che mi fossero' proposti per cio che potra risguardare il migliore etfetto delP opera. Se la piazza di S. Fedele non e giudicata opportuna, sarebbe al certo acconcissimo il luogo dove accadde Tincendio, tanto per ornamento del piibblico giardino, quanto per memoria del fatto e della generosita a cui esso diede occasione. Devo far osservare per altro a questa onorevole Com- missione , che la maggiore ampiezza del luogo , non circoscrito da case , esigerebbe cosi nel basamento come nel grupjio mag- giori dimensioni. Se le forze risponderanno al buou volere , spero di far mani- festo colla diligenza delT opera la gratitudine da cui sono com- prcio per cosi nobile dimostrazione di pubblica benevolenza. » Pompeo Marchesi. ,. 304 C R O N A C A. -nella Biblioieca Italiana e che da vol stati m' erano gra- Tiosamente trasmessi. Noa ignoro per6 le tante dicerie c!ie vennero coiitro di essa spargendosi. Quanto a me , deggio candidamente confessare , che se valntarsi vogliano le im- periose circostanze in que' Cenni additate , non saprei qual aitro partito prendersi potesse. Non si voleva un arco, non una trabeazione , in somma non volevasi una porta : esigevasi un ingresso ampio , dignitoso , scevero di edificj e di decoramenti che al di fuori impedissero la visualita del corso, e al di dentro quella del fronznto viale e de' monti ^ esigevasi in fine un ingresso alia foggia delle cosi dette Barri«i*e di Parigi e di altre citta. Parmi percio che il professore Vantini raggiunto ne abbia convenevolmente lo scopo. Non ho veduti gli altri disegni che apparvero al concorso ed alia pubVjlica esposizione. Tuttavolta tengo per certo che i lor autori , costretd dessi ancora a non dipar- tirsi dalle anzidette ardue condizioni , presentati avranno *>concepimenti , diversi bensi per forma , per ordine archi- tettonico e per decorazioni, ma pure non mai disgiunti dal- r apparenza di due case , di dne laterali edificj legati ne- cessariamente al bisogno della finanza e degli altri ufficj. Tutte le difficolta pertanto , T arte tutta consistere dovea nel cangiare 1' aspetto di due semplici case in quelle di due grandiosi edificj. Tali difficolua vennero dall' ingegno del sig. Vantini convenevolmente superate. Quindi co' lo- dati Cenni mi e forza convenire che in questi due edificj si per grandiosita come per finitezza d' esecuzione non in- contrasi parte alcuna , la quale corrlspondendo al decoro di pubblico monumento non rlmova dallo spettatore la te- muta idea di due casini o di due semplici abitazioni. Per- cio conchiudo io ancora , che in nessuna metropoli non mai Jnnalzata venne una Barriera che per decoro e magnificenza euperi quella dal Municipio nostro Innalzata j e cio credo di poter a buon diritto afFermare , giacche , siccome vi fe noto, ho tutte visitate le plu cospicue citta d' Europa. II giorno era di gia d' assai trascorso oltre il meriggio, e Giacomino gia sollecitavami al ritorno : non di meno resistere non potei all' invito, che quasi fatto venivami dair ameno ed ombroso passeggio del bastione ; unico vanto quest' ancora della patria nostra. Perciocche in nessuna jnetropoli godesi di un s\ magnifico passeggio, opera tutta non della natura , ma dell' arte ; si felicemente poi prati- c«to, che dall'una parte I'occhio »i spazia siilla sottoposta b C RON AC A. 3o5 citta , e dair altra le campagne e i monti vagheggia. Nulla potrebbe mai imaginarsi di plu gradevole, di piix animi- rabile, quanto il movimento della numerosa , agiata e lieta popolazione sulle minoi-i laterali vie, ed i continuL andiri- vleni delle infinite, ricche ed eleganti carrozze nella gran via di mezzo , allorche la bella stagione i cittadini invita air aria aperta ed al vespertino passeggio. Tra questi dilettevoli pensieri glunsi quasi senz' awe- dermene alPingresso della via comense. — Giacche siamo fin qua pervenuti, disse Giacomino , osservi, sig. zio , la nuova porta clie nella foggia d' arco trionfale venne dalla nostra Camera di commerclo eretta qual monument© di riconoscenza all' Imperatore e Re Francesco I, perche de- gnato siasi di onorare di sua presenza la patria nostra nel 1825. Essa e opera dell' architetto Moraglia altro de' valenti allievi di quest' I. R. Accademia. — Gratissimo ti sono, i-isposi, di tale notizia, giacche per quest' opera, e per tante altre che finora mi avvenne di osservare , ben mi avveggo che que' bravi allievi non istannosi gia a mi- seramente poltrire , ma adoperati sono in lavori ben anco d' importanza e solenni. Cosi far dovrebbesi ; ed a noi vecchi maestri apparterrebbe il promovere si nobile , si bella pratica. Che veramente ell' e vltuperevolc cosa a ve- dersi di che modo alcuni dei gia provetti professori chiu- dano a' giovani la via agli onori e ad una nobile sussi- stenza , a se ognl genere di opere attraendo , e facendosi quasi a mendicarle. A' giovani appartiensi 1' operare, a noi il survegliare , il correggere , 1' incoraggire. Percio vorrei che specialmente per le opere pubbliche si aprisse sempre un concorso. Esso gioverelDbe ad aggiugnere esca ai gia ardenti animi dell' emula gioventu , ed a promovere 1' in- cremento dell' arti. Cosi andava io dlsfogando un rancore da' miei costumi alieno , quando Giacomino sollecitomrai ad esporre il pa- rere mio su quel nuovo monument©. — Esso , soggiunsi, e scevro di quella pretensione , che di leggieri scorgesi in altri de" moderni monumenti; ci presenta , direi quasi, il carattere del consesso che ne commise 1' erezione. Noa e sfarzoso come tanti altri edificj di simil genere ; pure non manca d' una tal quale imponenza , che farassi ancor piu sensibile , quand' esso grandeggera fra i due laterali casini. L' ordine dorico col quale e costrutto e quell© che meglio per la steasa semplicita sua gU si conveniva. S« 3o6 C R O N A C A. non che non saprei come I'adito di mezzo, ossia la raag- glore apertura , che e arcuata e adorna di bella serraglia » combinarsi possa co' due lateral! ingressi , che sono rettan- goli con istipite sagomato , nella guisa che praticare suolsi per le porte de' minori cittadineschi edificj , il qual uso e certamente disdicevole in un arco di trionfo. Gosi diceiido diedi termine al mio passeggio ed alia visita mia. la una terza lettera vi parlero delle chlese e degli altri si pub- blici che privati edificj. U afezionatlssimo vostro B. V. Necrologia. Cenni biografici intorno a Prospero Plioli pittore di storia, ed incisore di propjie composizioni. Giace Berzonno , piccola terra dell' Alto Novarese , non lungi da Orta , fra il lago Maggiore ed il fiume Sesia in quelle spiagge piu che di vegetazione feconde d'uomini valenti, fra i quali primeggio Gaudenzio Ferrari di Val^ duggia annoverato dal Lomazzo fra i sette primi pittori, e tenuto dal Lanzl in conto di degno eiuulo di Raffaello. E che in particolar modo spiri sotto quel cielo 1' aura altrice del genio e deirentusiasmo artistico, bella prova ne offre tuttavia quell' inclita Societa d' incoraggimento per lo studio del disegno, instituita in Varallo , che gia da gran tempo molti distinti artisti connazionali accolse nel proprio grembo< come splendido testimonio ne fornirono niai sempre i no- mi de'buoni pittori, architetti, statuarj ed incisori che in quelle contrade nacquero , e che pur ora vivono si fra noi come in regioni lontane. Or dunque in Berzonno appunto 1" anno 1761 Prospero Piroli sorti i natali da genitori poveri bensi del doni di fortuna, ma ricchi di cuore e assai solleciti del Ijeue dclla prole ; perocche s' ingegnarono oltre la loro strettezza , a procacciare un attivo negozio di ramajo in Roma al mag- gior de'loro figli Giidio, la qual cosa trassesi dietro T op- portunita d' affidargli T allevamento del minor figlio Pro- spefo , opportunita ben augurata , se agevolo il modo di soddisfare la naturale inclinazione del giov'metto a colti- vare le arti. Giidio senza esser gran fatto dirozzato da un' eletta educazione coll' innata sua perspicacia , nientre il fratello era di soli nove anni, scoperse le tendenze del genio di lui , e con molto amore e sagacita diessi a coltivarle. ORONAGA. 307 Per tale tnodo pote Prospero a tutto suo agio applicarsi alio studio delle lettere che non dismise fin dopo avere compiuto il corso filosofico , e di buon' ora incoinincio a vagheggiare i capo-lavori dell'arti de'quali e strabocchevol- mente ricca quella metropoli , e quindi ad infiaiumarsi del desio di essere un giorno egli stesso fregiato di un serto degno d' invidia. Cos\ , senza fraudare di un nonnulla la debita applicazione agli studj scolastici , i momenti con- cessi al riposo ed al ricreamento con maggior suo diletto egli impifegava alle prime esercitazioni nel disegno. Osser- vate Giulio queste precoci disposizioni , fu mosso a porre il fratello sotto la disciplina di Liborio Guarini Sienese , che aacora operava in Roma collo stile del decadimento Marattesco; ma da lui apprese il giovinetto a trattare con franchezza la matita , e molto addottrinossi nell' anatomia propria dei pittori. E ben presto mostrossi proclive il Pi- roli a spingersi oltre ai precetti del maestro, ed a tener dietro alle nuove tracce di rigenerazione che segnato ave- vano i Mengs , i Battoni , le Kauffman ed altri illustri , a cui le buone scuole d' oggidi tanto devono. Quindi e che principalmeote appunto per essere egli stato uno fra co- loro che adottarono le rifuse dottrine delle arti , deesL anche a kii tributare leale gratitudine e memoria perenne. Egli si mise alacremente sulla buona via , educando il genio della creazione colle severe massime degli antichi. Molto egli studio sui basso-rilievi e suUe statue greche e romane, e fattosi un tipo fondamentale si rivolse alle crea- zioni dei divini Raffaello e Michelangelo , poi segui Giulio Romano e il Domenichino. Quanto si deliziasse in questo non e a dirlo ; come non e a dire con quale perspicuita egli sapesse rilevare, ed assaporasse i pin reconditi pregi dei lavori di si illustri maestri. In sifFatte investigazioni passava i giorni intieri e come ognor piii ricco di lumi e di teorie infallibili ne ritraeva la mente. Cosi sino d' al- iora avesse potuto volgere la sagace sua speculativa ad intraprendere opere di alta importanza : con cio avrebbe egli certamente fatto piu chiaro il nome suo ; e siccome ben meritava , i suoi lavori tramandata avrebbero al po- ster! bella ed illustre memoria. Nel 1794 il Piroli recossi a Milano , ove se assai gio- varono ai molti suoi conoscenti le sue dottrine, non pero ( pill vantaggiose , che splendide essendo queste ) gli pro- curarono quella considerazione , che disegnatori e pittori 3o8 C H O N A C A. certo meno valenti dl lui usurpano beae spesso con queflo che dir vuoisi emplrismo dell' arte. Niun altro mezzo eb- b'egli qui aperto onde provvedere ad una onorata sussi- stenza, se non se col darsi a ristaurar quadri ed a dipin- gere a stretta iraitazione degli antichi , piu per soddisfare airingordigla di ua venale speculatore, che per secondare la vocazione propria. Ne molto si perdette in sifFatti la- vori: quando da un certo Orioli da Roma incisore in catn- mei , e commerciante esperto, egli fn fatto conoscere al principe JRosomosky , il quale possedendo in Mosca una copiosa raccolta di quadri, quivi lo invib a niettere a pro- fitto le vaste sue cognizioni nell' ordinarla. Tre anni passo Piroli in quella capitale; quando al suo inecenate che tro- vavasi a Pietroborgo in gvan favore presso T imperatore , venne aperto il sovrano desiderio di avere un abile pit- lore italiano che ristaurasse i dipinti della galleria impe- riale. Si fe' pregio il principe Rosomosky di proporre per tale ufficio il suo protetto , il quale ricevette ordlne di lasciar Mosca senza esitazione , e di raggiungere il suo signore ; ma d' altronde afFatto ignaro del motivo di tale ingiunzione, fra vani terrori e molta inquietudine fece il viaggio, assai bene per altro compensato dall' ospitale accoglienza che giunto a Pietroborgo ritrovo , e dal gene- roso trattamento che gli fu assegnato. S. M. T imperatore Alessandro distinse Piroli per undici anni con dimostra- zioni di benevolenza e di stima , ne tacer vuoisi di una sua lettera assai lusinghlera accompagnata del dono di ua ricco anello. E quindi naturale se tuttoche tenero assai foss' egli della patria , de' parenti e degli amici , pure fosse indotto a fermare in Pittroborso la sua dimora, sintantoche fattosi un decoroso avanzo de' frutti delle sue oneste fati- che ritornar potesse in Italia a godere nell' eta innoltrata un onorato riposo. Con tali mire Prospero vivea una vita modesta e frugale , e niun' altra intimita coltivando, fnor quella del padri della Compagnia , che abolita nel mezzo giorno tolleravasi ancora nel settentrione , andava deposi- tando e accumulando presso i medesimi a scarso censo i suoi risparmj. Ma un decreto sovrano sopprime ad un tratto i Gesuiti in tutte le Russie , e toglie la speranza a chi professava dei crediti verso di loro di essere soddisfatto. Questo colpo che rapiva al Piroli una ragguardevole som- ma, lo afflisse per modo ch' egli divenne quasi demente, e rimase gran tempo nell'lnazione come istupiditoi perocche c n 0 N A c A. 3c9 non v' avea personaggio in carica che lo accogllesse a con- fortarlo, o non lo dissuadesse dall'inslstere nell'invocare il pagamento dell' avere suo , o gli fosse cortese di patrocinio appo il trono. Ora accadde , che un giorno Alessandro re- cossi alia galleria per vedervi alcuni quadri di fresco glunti dalla Francia. Piroli fra i grandi si aperse la via al Prin- cipe , e gli presento una snpplica suU' uopo suo ; e 1' im- peratore con bonta lo ricevette, ne ando guari che esaudi r istanza facendogli pagare dal suo privato tesoro T intiero credito. Quest' ordine del pari onora il generoso Principe da cui emano, e I'artista, che ne fu pe' suoi raerlti distinto. Finalinente dopo aver dimorato undici anni a Pietrohorgo , nel 1 8 1 7 Prospero Piroli si restitui a Milano , ove sempre dappoi visse in quell' ozio da lui vagheggiato da terre sira- niere per tanti anni. Anche nell' arte calcografica questo- distinto ingegno fece pregevoli tentativi. Le sue composizioni da lui stesso in- cise , che non oltrepassano a mio avviso il numero di ventiquattro , mostrano la sua valentia e lo studio suo delle opere antiche. Egli compose in fatti ad imitazione delle scuole vetuste , incidendo a piccoli tratti e senza in- crocicchiamenti nelle maniere anteriori al Raimondi. Egli si piacque talora a lumeggiar di bianchetto i suoi intagli , talche siccome soleva stampare in carta tinta contrafFacente la carta vecchia , cosi facile riesce anche ai conoscitori lo scambiarli con opere del bel tempo del Mantegna , ed in ispecie del Robetta o del Mocetto. Assiduita e ingegno egli impiegava su questi rami , incisi pero senza ostenta- zione di ben temprato acciajo, senza stento , senza osser- vanza di regole nel taglio, e per essere di carattere vivace ed intollerante gli era pur d' uopo intraprendere molti la- vori di varlo genere contemporaneamente, passando in po- che ore da questo a quello secondo che gliene veniva ta- lento. Da cio procedeva quella specie di scompiglio , che chi poneva piede nel suo studio trovava in tutto cio che gli stava d' intorno. La serie delle sue incisioni torno bene accetta al regnante imperatore delle Russie Nicolb I, il quale -ne lo rimerito col dono di un altro ricco anello trasmes- sogli col mezzo di S. E. il conte Alberto Litta di gloriosa memoria. Siffatta onorifica distinzione , fu per cosi dire • il sug^ello posto alia sua carriera nelle arti. Egli non fu soggetto a pericolose malattle nel corso di sua vita ; ma gia da molti anni occultava xxrC ernia nell' anguiaaja die 3l6 CRONACA. noa voile palesare eiao agU estremi , e ne rlinase vittima il 1 8 dicerabre i83i; egli spiro nel compianto di quelli che I'aveaao coQosciuto, e priaclpalineate di quel maggior numero di persoae ch' egU stesso aveva beneficato. Gia si e detto sia ia priacipio delle felici disposizioiii con cui Piroli si applico alle arti e coa quale straordlaario ardore vi atteadesse. Ma percio appuato che le profoade sue meditazioni ed i suoi sforzi a mettere in luce le nuove teorie cammiaaroao avaati all' esercizio suo clie noa era aaimato da copiose e condegiie cominissioni , parve tra noi che si rimanesse addietro al propi'io sapere. Per col- locare il suo nome fra quelli dei piii celebri maestri noa mancarono che i meceaati, i qaali lasciaroao spesso iaaridire la sua libera fantasia e T ottima sua disposizioae d'ope- rare. Noadimeno egli fece ogai sforzo per andare avaati al suo secolo , merce dello studio degli ottiuii esemplari. I suoi lavori ch' io ammirai , sullo stile e sul carattere della scuola di Raffaello , e specialmente di Giulio Romano , e della maniera di coraporre del Donienichino , ed alcuai di- pinti ad imitazione di arazzi fanao lumiaosa prova del suo geaio e della sua dottrina. La sua tavolozza e succosa e di buon impasto ; uia le tiate domiaanti ne' suoi quadri sono alquanto opache ; cio noaostaate 1' intelligenza nella loro disposizioae le fa gradire aache ai Ijuongustai , i quail facilmeate vi ravvlsaao la saaa iuiitazloae degli antlchi. Anzl per opere antiche , o belle cople dell' aatico crede- rebboasi; ma de'suoi quadri ch'io vidi nessuao fu real- mente tratto da ua altro pittore. II cieco nato guarito da Cristo che osservossi alia nostra esposlzioae di Brera del 1 83 1 fu un lavoro seaza dubblo pregevole. Egli amava assai le lettere , e gli erano famlgliari i classici : era di statura comuae, ma animate assai ed inquieto mostravasi ognora poco contento di se stesso. Tali sono i tratti principali della vita di Prospero Piroli, pittore che nomar vuolsi filosofo , e che clrcostanze poco propizie resero assai pill che all' Italia noto al settentrioae. Egli pero e degno di essere registrato fra gli artist! , a cui dev' essere priacipalmente sacra la riconoscenza dell' eta presente e della sua patria. G. V. R, GiRONi, F. Carlini, I. Ivmagalli e G. Brvgnatezli^ direttori ed editori. Pubbl. il 34 giugno 18 35. -r- Milano, dall'I.R. Stamperia. 3n Mratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova tone astronomica dell' I. R- Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3,62 {metri 26,54) sulV orto botanico , e di tese 75,48 {^metri 147,11) sul livello del mare. M A G G I 0 i835. BARD METRO del vento. i-idutto alia temperalura + 10° R. 21'' Direzione 0 I o»' 5'' 6"^ 9' 12'- .8'' 0*^ 6'' I2'> 18'' poll. 27 Un. Jill. 6,9 Un. Un. 7,5 Im. 7,6 lin. 7,7 Un. 7,8 £ E S E E N E E 1 27 7-,« 7,6 7,6 7,9 8,1 7,9 8,2 N E S E N ff E Calmo 0 27 8,1 7-9 7,9 8,2 8,1 7,8 8.1 0 0 N 0 E £ 4 27 8,t 7,9 7,8 7,9 7,9 7,6 8,9 0 S 0 S E N E N 0 b 27 7i9 7,9 8,3 8,6 8,9 8,9 9,2 s S E S 0 Calmo 6 27 9.^ 8,9 8,8 8,6 8,4 7,6 7,4 S L E S E N Calmo 7 27 7-.I 6,8 6,7 7,' 7,6 7-4 7-7 0 E E N E Calmo 8 'Xn 7i7 7'^ 7,^ 7,8 8,5 8,5 8,5 E N E E N E 0 9 27 8,4 7,9 7,9 8,3 8,5 8,5 8,8 S 0 s s 0 E N E 10 27 8,7 8,2 8.0 8,2 7,9 8,4 9,0 s s s 0 E £ 1 1 27 9.0 8,9 8,9 9,5 9,5 9,8 10,1 N E 0 N N E N £ 12 ~7 10,1 9,2 8,7 8,4 8,0 7,3 7.0 N 0 0 N 0 N N 0 (5 27 7^0 6,5 6,2 6,4 6,5 6,4 6,7 N 0 0 s 0 0 N 0 i'4 27 6,7 6,6 6.9 7,' 7,2 7,8 8,1 S 0 S 0 N 0 N 0 \ |i5 V 8,4 8,5 8,3 8,5 8,6 8,9 9,5 E S E E S E E S E Calmo •.6 27 9,« 9,5 9,4 9,7 9,6 9,9 10,0 E s(.) E E •7 27 9,7 9,4 9,1 9^2 9vi 9,2 9^2 E N E E S E N 18 27 q,j 8,8 8,6 8,6 8.4 8,5 8,5 E 0 IV 0 N Calmo •9 27 8.1 8,8 7,7 7,9 8,0 8,5 9-.0 S E s E £ la 27 9,2 9,1 9,' 9,7 9,9 10,0 10,4 £ S E S E S S 0 E N 21 27 «o,.', 10,1 9,7 9,7 9'7 9:6 9,6 E N E S Calmo 21 27 Q,6 9," 8,6 8-7 8,0 8,5 8,6 0 E S E E £ 23 V 8,5 ^,1 8,5 9,1 9,7 10,5 11,0 S E N E N E N E 24 27 11,1 •0,9 10,6 11,0 II, I 10,8 I T,0 S S 0 s 0 K R E E 25 27 10,7 10,0 9,3 9,2 9-P 8,2 8,2 S 0 0 S Calmo 26 27 8,2 8,, 7,9 8,1 8,5 8,5 8,8 s 0 0 S 0 Jf S £ 27 27 8,8 8,8 8,8 9,1 9,3 9,7 10.3 E S E N E N E £ 2t5 O-J 10,0 10,0 9-.7 9,4 9,1 8.9 8,7 E E N E N E N E 29 V 8,0 7,^ 7,1 6,8 7,1 6,9 7," E N E E £ E :io 27 6.9 7,1 6,9 6,5 7,3 7,'5 74 S E N E E ill 27 7,^ 7,2 7,S 7,8 8,1 8,5 8,7 N 0 S S 0 E Calmo Altez za massima d el bare )metro poll. 27 Ha. 1 1,1 « minima . . . . . . >> 27 " 6,2 27 " 8,498 0 contale da mezzodi. „ media . ,^ Le ore delle ( Dsservazioni 5ono i n lem 10 vei «— "■'" '" ^^^"" "^^^ 3 [a M AGGI 0 i835. .1 Altezza del termometro R. State del cielo. "a u o ■5 o»' 5*^ 6^ 9^ 12*- 18^ ai^^ da 0^ a 12^ da i2''a24'' 1 + 7,6 + 7'9 + 8°5 + 7,0'+ 5,5 + 6°,o + 5,7 Piog. nu. rotto. Nu.rolto.piog. 2 7.« 8,2 8,6 6,6 i>.7 9,0 10,0 Nuv.piog. ser.nu. Ser. nuv. ser. 3 10,6 11,5 10,0 9»o 7^9 8,3 9,» Nuv. ser. nuv. Nuv. ser. nuv. 4 10,0 11,8 10,2 8,8 8,4 9^' 11,1 Piogg.uuv.ser. Nuv. ser.' 5 12,0 1 3,6 11,2 9^9 9^0 9,^ '2,7 Nuv. ser. piog. Piogg. tem. ser. 6 '4,4 14,6 12,2 10,9 9,7 10,3 12,8 Nuv. rotto. ser.nu. Sereno. 7 1 5,2 i3,i 12,3 10,6 9iO «,7 12,7 Ser. nuv. temp. Ser. nuv. 8 16,6 .6,3 16,9 1 3,8 10,7 9,0 1 3,6 Ser. nuv. ser. Sereno. q i5,5 16,8 i6,6 i3,9 11,0 10,8 14,2 Serene. Sereno. 10 i5,7 17,2 17,0 14, 1 12,0 12,3 12,0 Sereno. Ser.nuv. piogg. II i5,i 16,0 16,6 j4,2 12,5 10,2 14,2 Nuv. ser. nuv. Ser. nuv. 12 i5,q 174 17,2 1 4,2 12,6 12,4 i4,8 Ser. nuv. Ser. nuv. i5 16,3 17,6 17,0 i4,5 12,8 12,5 16,5 Serene. Serenu. i4 17,^ 18,5 .7,8 14,3 1 3,6 12,5 l3;9 Sereno. Ser. nuv. i5 j4,o 16,6 1 5,8 14,2 1 3,5 12,9 1 4,6 Nuvolo. Nuvolo. 16 16,4 16,6 1 5,4 11,5 12,2 12,4 .4,6 Nuv. piogg. Nuv. piogg. 17 KS,i. 17^1 i5,9 14, 1 j4,i 12,6 10,4 Nuv. e lampi. Nuv. lam. piog. 18 j6,8 17,0 1 5,8 i4V3 12,3 II, I '4,9 Nuv. ser. nuv. Ser. nebb. iq 174 18,2 ,8,4 i5,5 .4,3 1 3,8 16,8 Ser. neb. nu. temp. Ser. lamp. ser. 20 18,3 1956 19,3 16,8 14,6 »'^,9 17,3 Ser. nuv. Ser. lamp. neb. 21 19'' 19,5 18,7 i5,7 14,4 12,8 1 5,5 Nuv. ser. lamp. Piog. tem. nuv. 22 16,8 i7'7 16,6 i5,o 1 3,3 12,6 ib,4 Nuvolo. Ser. nuv. 23 17,1 18,7 1 1,1 12,1 11,2 12,6 '4,0 Ser. piog. nuv. Nuvolo. 24 16,2 16,7 16,4 i3,9 12,3 12,1 16,2 Ser. nuv. Ser. nuv. 25 17^1 17,6 18,0 14,9 14,6 12,8 1 5,8 Ser. nuv. Ser. nuv. 26 16,8 17,6 16,6 (4,3 12,6 1 3, 1 1 5,0 Nuv. ser. Nuvolo. 27 i5,8 17,0 16,0 1 3,0 I. ,5 12,5 16,1 Nuv. ser. Nuv. ser. 28 17,2 18,0 11,8 12,1 i',4 10,9 14,0 Nuv. ser. Piogg. uuv. 29 1 3,5 1 3,4 12,9 11,8 9,« 10,2 i4,i Nu. piog. temp. Nuv. ser. nuv. 3o I 5,2 11,5 ",9 11,5 9,8 10,8 i3,i Nuv. piogg. Piog. nuv. ser. 3i 14,0 12,9 ii,i 10,5 '10,2 11,6 12,6 Nuvolo. Nuv. ser. nuv. Altej ,za massima del te rmometro + ^o"-^ J. 5 .7 ^^ media .... + 13 ,145 I Quantita della pioggia caduta in lutto il mese linee 81,730. 3i3 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. / monumentl dellEgitto e della Nubia interpretad dal professore Ippolito Rosellinx. — Pisa, i833, parte prima ^ tomo II. Pisa, 1884, parte seconda, to- mo I. Campagne de Rhamses le Grand (Scsostiis) , Manu- scrit hieraticjue appnrtenant a M. Sallier. Notice sur ce Manuscrit par Francois Salvolini. — Paris , i835. ± rosegiientlo il prof. Rosellini ad osservare Tordine prescrittosi di far precedere i monumenti storici del- I'Egitto agli altri che possede nella sua doviziosa raccolta, egli ci da nel tomo II la continuazione dci nomi e titoli dei re d' Egitto secondo i monumenti originali. E cominciando dai Re della dinastia XIX Diospolitana passa ordinatamente a quelii dellc se- guenti dinastie sino alia XXX Scbenitica, a cui suc- cede la XXXI de' re Persian! , consegue quella dei Lagkli, ed ultimi vengono gf imperatori Eomani, il cui nome si legge scritto su*" monumenti gerogliHci. De' smgoli e2,li da il nome e i titoli , a^ffiunsicndo quelli delle consorti e dei fgli che pote rinvenire. In fine d' o2;ni dinastia riepilo^ando le sue osserva- zioni apprcsenta Tordine della dinastia medesiraa cor- redato con cjuelle note cronologiche , che o 1' autorita Bibl. Ital. T. LXXVIII. ai 3l4 I MONUMENTI DELL'eGITTO dei monumenti e degli scrittori , ovvero probabili congliietture gli somministrarono. Questo volume com- pie la storia reale d'Egitto si per la successione dei sovrani , come per la loro iconogralia , e per la ra- gione de' tempi. Conciliando la storia , qual e data dai monumenti origiaali , con qaella clie ci venne traman- data dalla letteratura straniera, ebbe I'autore occasione di parlare dell' epoca della guerra di Troja , del Se- sacli re d'Egitto mentovato nella Bibbia; parlo del re Tahraka, col quale Zechia re di Giuda strinse al- leanza per resistere a Sennacherib; del Faraone Sua richiesto di soccorso da Osea ; di Nechao espngnatore di Gerusalemme; di Apries e di altri molti. Con pari diligenza il dotto prolessore concordo i monumenti geroglifici de' Lagidi coi greci pubblicati dal Letronne, da me e da altn. Nel volume primo della parte seconda prese il Eosellini ad illustrare i l\lonumenti civili, vale a dire i soggetti figurati ragguardanti alio state civile del- r Egitto. E, descritte dapprima le varie catacombe, veri musei per le moltiplici scene ivi dipinte, passa a ragionare i.° della Caccia esponendo i varj modi della medesima, e le diverse qualita e denominazioni di uccelli e quadrupedi; 2.° della Pesca trattando dei varj ingegni con cui la eseguivano, e segnatamente di quella del coccodrillo; 3.° della Pastorizia, cioe del- I'arte di custodire i bestiami e di curarne le malattie; 4.° deU'Agricoltura riferendo la divisione dei terreni, I'aratura, la sementa delle terre, i varj raccolti di grano, lino, papiro e vino (i). In amendue i volumi il chiarissimo professore mo- stro dottrina e cognizione di lilologia egiziana pari a quello zelo, con cui studiosamente raccolse i mo- numenti medesimi. E T Enropa tanto miglior grade dee sapergli di questa pubblicazione, quanto piu la Francia erede di consimili, anzi pari, materiali a lei (i) II tomo secoiido di questa seconda parte rjguarda le arti e i inestieri , e la vita domestica degli anticlii Egiziani. ( Gli Editori. ) E DELLA NUBIA CCC. 3l5 lasciati dallo ChampoUion in fatti si tace, sebbene coii un annunzio tipogratico abbiane, or sono due anni , piomessa la pronta stampa. Accennato il soggetto dei due volumi , mi farei a considerare piu addeiitro le particolari illustrazioni, e modestamente pioporrei alcimi dubljj piii per con- fortare T autore clie per modo di so vera censura; se noa clic gravissime obbiezioni pesano sopra lui. Egli non dimostro che il suo alfabeto sia geneiato e pro- dotto razionalmente , non indico le innumerabili el- lissi gerogliliche, non diede la versione dei papiri demotici, come ueppure quella delT iscrizione di Ro- setta , e taiite altre cose omise , quante in un gior- nale italiano io lessi lunganiente , e con molto calore enumerate. Rispondcre si potrebbe die il Rosellini intendeva non gia di dare la dimostrazione d' un si- stema, ma di applicare solamente ai suoi monumenti un sistema di gia promulgato; eppero le obbiezioni non vanno a ferir lui, nia bensi lo ChampoUion, co- sicche la cpiestione a questo si ristringe : il sistema geroglifico dello ChampoUion applicato dal Rosellini e egli credibile o no? Tale interrogazione che intesi le molte volte ripetuta da' primarj dotti di vane na- ziotii e eui opea ; eppui e europea ad un tempo si c la preferenza che i medesimi concedono a tal sistema considerato in complesso, ed in confronto di altre teorie che vennero da altri proposte. Dubbio e pre- ferenza sono due fatti indubitati che giova spiegare. Neir anno 1818 il dottore Young scopri il valore alfabetico dei segni geroglilici componenti i nom: di Tolomeo e Berenice ; tal verita evidentissima venne dallo ChampoUion applicata ed estesa a cjuanti nomi di re si egizj che greci e di romani impcratori sta- vano sparsi nei moiti monumenti da lui conosciuti; ed il risultato di tali indagini fa da lui cons^gnato nella Lcttre d M. Dacier. Questa tcoria fondata sopra datl certi , perche bi- lingui, app'licata con severo n\etodo di confionti, al- largata con iuduzioni logicamente dedotte, ottenue 3l6 I MONUMENTI DELl' EGITTO r universale approvazione , e supero gli sforzi della critica. Mirando ad ulteriori trovati si argomento lo Champollion nel suo Precis du sisteme hieroglyphique di applicaie Talfabcto fonetico a varj gruppi ed a forme grammaticali gerogliliche, ai nomi proprj degli Dei , dei re e dei loro litoli , e per tal fine amplio d' assai il primo alfabeto indubitato; vi aggiunse la teoria dei segni ligurativi e dei simbolici , cosicche da queste tre diverse qualita di segni emerse il suo sistema. Qui cominciano le dubbiezze. II valore d'ogni segno fonetico e egli certo? di pai-ecchi non si vede su quali fatti sia fondato; die anzi paiagonando la prima coUa seconda edizione del Precis e con altre sue opere , si vede clie egli non fu sempre coerente a se medesimo. Cosi F Occhio , a cui primieramente aveva assegnato il valore di S , fu dappoi letto da lui ^ od O; cosi parecchi segni delfalfabeto fonetico della prima edizione furono tolti da quello della se- conda. Tali incostanze dell' autore medesimo bastano a confermnre Ic dubliiezze ingencrate gia nell anitno del lettore, clie non sempre trova con fiitti pi ovate tutte le asserzioni. Che Secondo il IMenzel adunque Goetlie Jeve in gran parte la sua fanm e la sua gloria all aver secondata la mutabile indole dell' eui in cui visse , accarezzan- done tutte le inclinazioni , le mode, le coiitraddi- 'zioni. A giudizio di lui , Goetlie ben lungi dalT es- sere queir uomo straordiuario clie vien riputato da molti , ben lungi dair appartenere a que' pochi forti e potenti scrittori clie innovano la letteratura di un popolo secondo determinati priucipj , e lottano coUe opinioui e col gusto di un secolo linclie pervcngano a farscne maestri e legislatori, non ebbe in sorte se non la fa col td deU esposizlone estetica in gcnerale , cioe la facolta di sci'ivere in modo piacevole scnza 1' im- pulso del sentimen-.o e spcsso anclie air opposto di C16 die si sente, e di dare poetica vcste a cio clie non e punto poetico in se medesimo. II Menzel a sostegno di questo suo giudizio cita V opinione del Bibl. Ital T. LXXVIII. 22 330 FAUSTO, TRAGEDIA DI V. GOETHE, Novalis ; anzi cita lo stesso Goethe affermando die colla sua approvazione si trova nel giornale Kunst und Alterthum questa sentenza, che il risultato di una felice esposlzione e il bello (i). Tutto al contrario di questo giiidizio si e quelle espresso recentemente da uno scrittore che vide e conobbe il profeta di Weimar , e mostia in modo non dubbio di ayerne studiate le opeie tuttc , non pure in se stesse , ma rispetto ai tempi ed alle cir- costanze nelle quali vennero in luce (2). L' antore di questo giudizio descrive in una breve introdu- zione, ma con molta chiarezza lo stato della lettera- tura in Germania a quel tempo in cui Goethe com- parve; come allora tutta I'operosita dello spirito uma- no fosse rivolta ai progressi dell' intelligenza, e come nulla di cio che occupa oggidi tutti gli animi en- trasse allora nelle passioni della moltitudine. « Egli fu sotto cpiesti auspicj che Goethe compaive: dotato di una di quelle tempre prodigiose che uniscouo in se le qualita piu contraddittorie, favurito dal suo se- colo e dalla condizione in cui si trovo coUocato, egli vide assai di buou' ora il posto che doveva occupare quando che fosse. Parve per lungo tempo cli' egli esitasse sulla strada che vel doveva coiidurre, ma quell'esitanza ben lungi dallo sviarlo, servi solamente a svikippare tutti i tesori della sua rara intelligenza. Fra un popolo pieno di entusiasnio e di buona fede che aspettava il legislatore della lingua e 1 oracolo del gusto, Goethe si presento senza convinzioni let- terarie , senza fede nelle dottrine iilosofiche, senza perseveranza nelle idee , senza nazionalita ; non dissimulo mai questo contrasto , e ( singolar cosa ! ) (1) Non abbiaruo potuto trovare questa sentenza nel vol. II, p. 183 , a cui il Menzel ci rimanda : dalle pai-ole poi colla sua cpprovazione puo argouientarsi che la sentenza non sia di Goe- the, ma d^altri^ benche inserita nel suo giornale. (2) V. L' Edncelle num. I e 3 , nuovo giornale letterario che 61 pubblica ogni domenica a Francforc. L'' articolo e del signor d'' Ouvaroff ministro dell'' istruzione pubblica in Russia. TRADUZIOXE DI C. SGALVlNI. 33 1 appunto per questo consegui quell' immenso potere intellettuale di cui tenne lo scettpo fino all' estremo giorno della sua vita. Goethe non si piegd mai a lu- singarc le tciidenze dell opinione; ma si piuttosto colla forza magica del siio talento la strascinava dov' egli voleva, e poi la respingcva dal lato opposto a quello dove r aveva condotta. E qnaiido questa opinioue , stanca de' suoi liinghi errori , e desiderosa pur di fermarsi, studiavasi di costruire un sistema lettcrario fondato su quanto Goethe avea fatto, il capriccioso sue genio si compiaceva nel distruggere a un tratto Ja sua opera : simile all' arabo che in mezzo al de- serto abbatte la tenda sotto cui ricovero poc' anzi la sua carovana, e la carovana paziente e rassegnata si rimette di nuovo in cammino. Quando T opinione credeva di aver finalmente scopcrta la vera direzione delle opere del suo favorite scrittore , egli immanti- nente gittavasi a un' altra e riusciva a quel punto da cui parova si fosse allontanato per sempre. . . . E qual fu nellc Icttere , lale fa anche nel resto- Qiiaudo scoppiarono i turbini dclle rivoluzioni , Goethe si chiuse in uu supeibo e disdegnoso silonzio , e pro- fesso apertamentc il piu compiuto dispregio verso le opinioni trionfauti della moltitudine. Cosi quando i sistemi irreligiosi s' introdussero nelT Alemagna, quan- do la mania delle formole astratte rovescio tutti i fondamenti delle scienze morali, Goethe senti dolore della sfrenata inclinazione de' suoi compatrioti alle investigazioni metalisiche , e sferzo co' suoi sarcasmi r operosa loro increduliia. In mezzo all' entusiasmo destato dal Kantismo, egli dicliiaro illcgglbill le tene- brose produzioni del lilosofo di Konigsberga, conside- rate allora come parole d'oracolo, ma di cui ora appena si conoscono i titoli. . . . Se Goethe pervenne a soggio- gare lo spiiito del suo secolo, vi si condusse per mezzo di un opposizione costante , viva, diretta. Noncurante del favor popolare, egli ne fu 1' idolo e il Ijeniamino per ben quarant' anni : inflessibile e pieno di orgoglio « mostro sempre, e sempre colla stessa ciicrgia, m verso 33a FAUSTO, TRAGIiBIA DI V. GOETHE, alle inclinazioni del tempo , alle passioni del giorno , gprezzo manifestamente gli applausi della moltitudiiie dichiarando die la credeva , cosi nella politica come iiella lettcratura , inoapace a reggersi da se stessa. E die akro e il Fausto , una delle piu ammirabili pro- duzioni del suo geiiio , se non un' opera di seveia e profonda ironia, una satira grandiosa alia maniera di Rabelais o di Shakespeare , contro 1" inclinazione dello spiiito alemanno a cacciarsi in tutte le profon- dita , ad iuabissarsi in tutti i misteii , a studiarsi di sollevare ogni velo ? . • . lo mi trovava in Germania quando il Fausto venne alia luce. Sarebbe difficile descrivere 1' entusiasmo e la collera cli' esso eccito : perche ciascuno sentivasi colpito nelle sue illusioni , ferito al vivo , trafitto *, ma il profeta ( come allora diianiavano Goethe) non avea mai rivelate piii alte inspirazioni, piu calore drammatico o piii sicurezza di scrutinio, ne mai avea dichiarata pm viva guerra alio spirito del secolo , ne mai ne aveva negati i progressi con piu beffjida inciediiliia, qiianto allor- che maneggio quest' mine crudele. Nessuno pertanto dei contemporanei di Goedie oso assalire quell" opera di genio , quel maraviglioso capriccio della sua im- maginazione. Ciascuno si sotlomise a questa flagella- zione intdlettuale rinetendo 1' antico adagio avvbi; i(pI POGGIO BRACCIOLINI. Continuando poi la vacanza della sede pontificia e r ozio di qiiand erano addetti alia Romana Cancelleria, il Bracciolini intraprese un viaggio di non lieve im- portanza per le lettere in cerca di anticlii manoscritti, ed ebbe la felicita di scoprirne parecchi d: grande nioiiiento. L' opera di Quintiliano , niolte Orazioni di Cicerone , dodici commedie di Plauto , il libro de Aquceducds di Giulio Frontino ed altri si debbono o direitamente alia diligenza di Poggio od alle sue cure ed alia liberalita con cui consacro a questa ricerca la sua scarsa forluna. Frattanto la morte del cardi- nale Zabarella gli tolse il miglior fondamento delle sue speranze pel tempo avvenire. Poggio nelF elogio funebre clie ne compose asserisce die se il suo amico fosse vissuto , probabilmente sarebbe stato promosso al pontilicato : fu eletto in vece Martino V che pose jine alio scisnia. II nuovo Pontefice, benche niolto e da moki pregato, non mise mano alia riforma del clero , e nel giorno 22 aprile 1418 disciolse il Con- cilio. L'anarchia a cui allora trovavansi in preda gli Stati della Chiesa gV impedi di recarsi direttamente a Eoma ; ma stette piu mesi a Ginevra, a Milano, a Manlova aspettando un tempo migliore. Quanto al Bracciolini, lo segni fino a Mantova ; poi lascio la Corte Romana per passare in Ingliilterra. La sua par- tenza fu tanto precipitosa, che non ebbe tempo di prender congedo da' suoi piu intimi amici ; ma un misterioso silenzio copre le vere cagioni di questa subita risoluzione. Fosse necessita di fuggire un im- minente pericolo, o desiderio di procacciarsi miglior fortuna , Poggio ando in Ingliilterra presso il celebre carduiale Beaufort allora vescovo di Wincester, uomo ricchissimo e di smisurata ambizione da cui era siato conosciuto a Costanza. Ma ne ringliilteira, poco meno die illeiterata a que' tempi, poteva esser gradiio sog- giorno ad un uomo consacrato agli stud) , ne il vescovo di Wincester con tutte le sue promesse , con tutti i suoi tesoii fece al Bracciolini un assegno die valesse a diminuirgli il desiderio della patria o il dolore di VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 345 trovai'si tanto lontano dalla cultiira italiana ; sicclie poi accetto 1' uflicio di Segretario offcrtogli da Mar- tiuo V, benclie da alcune sue letterc apparisca die non aveva gran voglia di laccostarsi alia corte papale. Maitino V non pote entrarc in Roma se non nel settembre del 1420, perclie in quell' indicibil disor- dine gli Stati della Chiesa crano occupati da masna- dieri e banditi sotto il cclebre condottiero Braccio da I\lontone, al quale il Papa fu necessitato di ccdere al- cune terrc e citta atTinche desistesse dalTesseigli ne- mico : il Bracciolini poi e probabile che ritornasse al sue ufficio soltanto verso il principio del 1428. Ne' pri- mi tempi dopo quel suo ritorno la storia non ci rac- conta di lui se non quello clie fece per riconciliare Nicolo Niccoli e Leonardo Aretino suoi carissimi amici. Nel Concilio radunato da IMartino V a Pavia e poi proseguito per qualclie tempo a Siena; nella Crociata bandita con si poco successo da quel Pontelice contro i Bocmi seguaci delle dottrine di Giovanni Huss e di Girolamo da Praga ; e nelle sue discordie con Al- fonso d' Aragona a motivo del regno di Napoli non si trova fatta menzione del Bracciolini. E noto clie Martino V a raalgrado di tutti i suoi storzi non giunse ad estirpar V eresia ; pur vide estinto del tutto il famoso scisma d'Occidente per la morte de' suoi com- petitori e per la pace conchiusa con Alfonso. Egli mori poi addi 20 febbrajo 1431. Negli ultimi anni di questo pontificato , e pxopriamente nel 1429 il Bracciolini pubblico il suo diiAogo snir Avnjizia , ori- gine di gravi controversie coi frati dell" Osscrvanza. In quel dialogo il nostro autore parlando dei predi- catori del suo tempo , nota clie niolti « non predicano per giovare , ma per far pompa della loro eloquen- za*, non intendono tanto a curare le infermita delT a- ninio che fan professione di sanare, quanto ad ottenere il favorc e gli applausi del volgo. Imparano a mente poclii discorsi clie recitano in ogni luogo ed avanti ad uditori d' ogni sorte. Trattano alcune volte di ma- terie recondite ed oscure , superiori all' intelligenza JBibl. Ital T. LXXVIll. 23 346 VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. dei volgari , altre volte soUeticano con vane parole le orecchie delle donne e degl'idioti, clie partono ignoranti piu che non vennero. Riprendono alcuni viz] in tal modo da sembrar piiittosto die gli in- segnino; e per desiderio di piarere, e per sete di guadagno trascurano il vero oggetto della loro mis- sione, che e il render gli uomini migliori. » E da credere che il Bracciolini in queste e in altre invet- tive del sue dialogo non si scostasse dal vero, giac- che si trovo necessario di convocare un'a'^seniblea dei Francescani di tutte le provincie d' Italia , la quale decreto doversi tenere un capitolo generale , e frat- tanto sei soli frati potessero predicare, ne si crigesse alcun nuovo convento pei Francescani. L' iiicarico di stendere questa deliberazione fu dato a Poggio che probabilmente (dice Tautore) lo assiinse con piacere e lo esegui con esattezza: donde i Frati ebhero sde- gno e si scagliarono con amare invcttive contro di lui. Essi oltre di cio non curando il divieto gitiarono i fon- danienti d'un nuovo convento in una graziosa situa- zione nelle vicinanze di Arezzo. 11 Pontelice ordino al vescovo di Fiesole di farli desistere; ed essi recando a colpa di Poggio tutto qnello che riusciva contrario ai loro desiderj, si diedero a pubblicarlo per nemico della fede cristiana e persecutore dei veri credenti : sopra di che poi egli cosi scriveva a Nicolo Niccoli: « lo nutio una gran venerazione per quelli ecclesia- stic! che fan decoro alia i-cligione con una virtuosa condoita. Ma sono stato tante volte ingannato nella buona opinione da me concepita , che non so piii a chi prestar fede , ne che cosa credere. Abbiamo in questa Corte troppe occasioni di essere informati delle opere d' iniquita che ad altri sono ignote. » Di- ceva poi, che ben comprendeva perche questi frati fossero dolenti di non potersi stabilire in co^i anieno soggiorno , dove il vino e di tanta eccellenza che noji' imidia il nettare di Qiove ,• ma ricoi dava che Platone scelse per la sua Accademia un Inogo mal sano, affinche la nicnte dalle mfcrniita del corpo VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 847 acquistasse maggior forza ; in qualunque luogo po- tcrsi nieritoriamente atlorarc e servire Dio; mostraic una sovercliia liclucia uelle proprie forze chi ceixa luoghi dellziosi e si niette a gran rischio di cadere in tentazione ; doversi piuttosto seguitar san Giro- lamo il quale a\\i\ gloria di ttionfare d' un immi- nente pericolo preferisce il consiglio di niettersi in luogo dove sia difficile il f;dlire. Qucsti litigi e que- st' avveisione durarono poi ncl Bracciolini per tutto il tempo dc'.la sua vita ; c il biograt'o inglese osserva die in eta piu avanzata egli nel dialogo suir Ipocri- sia parlo di qiiesto argonieiito come un uoiiio del secolo XVllI piuttostoche del XV, c collo stile d' un Economista franccse , anziclie con quello d' un Segre- tario di Pouieliti. Frattanto per la raorte di Martino V fu assunto al pontificato Gabriello de'C«ndolmieri Veneziano che pre- se il nonie d' Eiigenio IV. Nel principio del suo regno egli espose la citui stessa di Roma ai niali dclla guerra civile per aver voluto castigare i Colonnesi delle ric- chezze ammassate sotto il suo prcdeces^ore. Appresso ebbe qualche timore da parte di Filippo Maria Visconti a cui s' era sconsideratamente opposto in favore dei Fiorentini: uia piu assai clie in Italia ebbe cagione di rammarico nella Boemia, dove il Gardinale di Sant'An- g«lo, mandato gia da IMartino V a comlaatter gli ere- tici, e confernoato da lui in quel medesimo ufficio, fu abbandonato dal proprio esercito, c pnsto nella ne- cessita di rimetterc nelT arbitrio di un Concilio (piella controversia che si sarebbe pur voluta dccidere colla forza deir arrni. Qiiesto Concilio ch' era stato gia pro- messo da IMartino V, si aperse in Basilea il i^ di- cembre 148 i. Gli oggetti ai quali esso doveva prin- cipalmente rivolgere la sua attenzione crano tre : fe- stirpazione delF eresia : la terniinazioiie delle s^uerrc insorie tra i Cristiani: la rifornia del Cleio. Eiigenio che tcnieva quest" adunanza e non os.iva tliscioglieria spedi al Gardinale di Sant' Angelo una boMa , ordi- nandogli di trasportarla a Bologna ; nia iJ Gardinale 348 VITA. DI POGGIO BUACCIOLINI. non si persuase di doversi adoperare all' eseguimento di quel comando ; e il Concilio prima piego il Ponte- lice a revocar la sua bolla, poi glintimo di comparire egli stesso o di mandarvi chi lo potesse rapprcseatare, Eotto mlnacria di dicliiararlo dccaduto dalla poiitdicia autorila se non obbediva. Poggio partecipando nelT an- sieta che recava al PonteFice questa condotta del Con- cilio, teiito di staccarne il Cardinale di S. Angelo, ponendogli in consideiazione, come colore i quali co- minciavano la riforma tanta hramata con si manifesto disprezzo delia dignita pontificia, erano i partigiani ed i piomotori piii pci'icolosi dell' eresia. Si guardasse dal cooperare alia distruzione della Cliiesa mentre stu- diavasi di recarle vantaggio. « Nell'esporre (diceva) al Pontefice i niali imminenti, i peiicoli e le circostanze die vi fecero sembrare espedicnte la convocazione d'' un Concilio avete adempito al debito d'uoni probo. Ei cio non ostante e di parere clie non sia questo un momento a cio opportuno, e che giovi dillerirlo: voirete voi sostencre V opinion vostia con le armi e con la forza? Ramnientatevi clie Platone scrisse non doversi alia pairia ne ai parenti far guerra. E non e egli parente nostro colui che in terra il nostro Crea- tore e il nostro comun Padre rappresenta ? E qiial patria esscr ci dee piii cara della Chiesa uella quale feiam salvi ? Pensate, ve ne pre^o, che gia per qne- sta contesa e per il conflitto dei discordi pareri s' e accesa una fiamma che immenso incendio puo susci- tare . . . Lo dico con dolore per il presagio dei fu- turi mali ; se non recedete, se agli ahri non vi op- ponete, temo che alia Chiesa non facciate si crudel piaga, che anco volendolo poi e desiderandolo, non siate in grado mai di sanare. » Qiieste preghiere pero non pro;lussero verun elfetto. II Concilio accordo an- cora ad Eu2,enio una ddazione di alcuni mesi condi- scendendo in cio alf impcrator Sigisniondo, che ve- nuto in Italia a ricevere la corona e ma2;niiicamente traitato dal Papa , voile rendergli questo servigio ; ma non si rimosse per qneslo dalle sue pretensioni. VITA DI POGGIO BRACCIOLlNr. 849 Intanto Fi'ancesco Sforza instigato ed ajutato dal duca di Milano entrava negli Stati della Chiesa. sotto pre- testo di far esegiiii-e i decred del Concilio; moiti condottieri levavansi alle cnnsuete usurpazioni ; c Nicolo Fortebrarcio per vcndicarsi di un' olYesa ri- cevuta gia da Eugenio, si dietle ancli egli a deva- starne i dnminj. Intimorito da tutte queste circosianze il Pontelice nel gennnjo del 1484 incarico 1' Arcive- scovo di Cervi di presentare ai Padri del Concilio tina lettera in cui egli dichiarava Icgittima qnelT adii- nanza , e revorando le precedent! sue bolle , prote- stava che d'allora in poi non avrebbe fatta cosa al- cuna contro il Concilio, ne contro i suoi aderenti. flia il rimedio troppo tardato non produsse quel frutto ch" Eugenio se ne promettcva, perche i suoi avversarj non vollcro aI)bandonare le tcrre che gli avevano tolte. Bon si guadagno egli lo Sforza ci eandolo governatorc della Marca d'Ancona e Vicario Apostolico; ma il Duca di i\Iilano gli suscito contro Nicolo Piccinino e il For- tebraccio ; e per ultimo i Colonnesi levarono a rouiore il popolo, tanto che il PonteHce travestito da frate, in una piccola barchetta, sotto una tempesfa di sassi pote a stento salvarsi fuggendo a Livorno e poi a Firenze. In cpiesta occasione Poggio cadde prigioniero del Piccinino , da cui dovette riscattarsi con una som- nia di danaro per lui molto grave , poi raggiunse il Pontelice. La citta di Firenze era allora trnvagliata da grandi fazioni , per le cpiali Cosimo de' JMedici si trovava esule a Venezia. 11 Bracciolini alTezionato per lunga amicizia e per sincera gratitudine a quell' illustre per- sona2;2;io, non solamente gli scrisse una lunga lettera di consolazione, ma ne difese, per qnanto poteva , la fama. Quindi egli si trovo esposto all' odio ed alle ingiurie degli avversarj , fra i cjuali era principalis- siuio il celcbre Francesco Filelfo, a cui fintemperante immasinazione e lo smodato odio somministravano una vena inesausta di sarcasmi e d' improper], che il Bracciolini per timore di peggio dovette dissimulare. 35o VITA Dt POGGIO BRA.CCIOLINI. Ma qiiando il popolo richiamo Cosimo dall'esilio, e Filello CO suoi compagni abbandono Fircnze , allora Poggio allento il frcno all'ira lungamente trattenuta. Due uomini d' alto ingegno e di profonda dottiina traviati a combatteisi colle ingiurie e colle calunnie come la vile leccia del volgo , sono uno speuacolo da ciii ciascuno ritrae volentieri lo sguardo : peicio noi non metteremo dinanzi ai nostri lettori nenimeno le poche citazioni di c|uesti libelli rileiite nell' opera die conipendiamo. In qiiesto nientre i Romani , perduta la speranza di quella libeita che avevano proclamata cjuando cac- ciarono Eiigenio, gli s'eiano di bel nuovo sottomes- si •, ma egli in vece di alTrettarsi al ritorno , mando Jnnanzi Giovanni VitcUeschi con ordinc di estingnere, fino alia minima scintilla delFinsurrezione, cio ch'egli puntualmente esegui come « uomo di maniere orgo- gliose , difensore zelantissimo del poteie assoluto , e in cui la prontezza ncU" agire era accompagnata da una testa fredda e da iin cuoie insensibile. » D' al- tra parte il Concilio di Basilea mostravasi inclinato a diminuir la potenza del capo dtlla Chiesa ; sicche a nialgrado di quanto gia si e detto, non poteva pre- sumersi die fra il Pontefice e quell assemblea potesse durare una sincera concordia. Delia c|ual cosa pare die fosse persuaso gia fin cV allora anche il Braccio- lini, giacche si compero una villa in Valdarno , dando intenzione di volervisi stabilire. In vece di cjueU'e- sterna o materiale magnificenza in cui i ricclu pro- fondono d" ordinario i tesori , egli attese a rendere preziosa la sua villa con oLtimi libri e con belle scul- ture antidie di cui era stato sempre diligentissimo raccoglitore. Sembra die Poggio si compiacesse assai di quel campestre ritiro , e ddl' idea di passarvi la rimancnte sua vita : a confcrmarlo poi sempre piii nella sua deliberazione, il governo Fiorentino con pubblico decreto ordino ch'egli e i suoi ligli fossero esenti da ogni pubblica gravezza. Quando f"u fatto questo decreto il Bracciolini non era ammogliato ; pur VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 35 1 avea quattro figli legittimati con holla pontificia , e dei quali teneva seco la niadre. E singolare in que- sto proposito iin carteggio fra Pogglo e il Cardinale di Sant' Angelo : il prelato offeso da qucUa franchezza con cui abbiamo veduto che Poggio gli scrisse ri- spetto air aprire il Concilio di Basilea, c non paren- dogli di dover mostrare verun risentimcnto in quella materia , cerco anch' egli argomento dove potesse ar- rogarsi 1' ufficio di consigliere o riprenditore. « Avete figli (scriveva), il die c incompaiibile col carattere d' ecclesiastico; e da una druda, il che farebhe di- sonore anche ad un laico. » Al qiial rimprovero il Bracciolini rispose con pungenti sarcasnii -, non gin- stifico, ma solo cerco qualche scnsa al suo fallo, col- r addnrre I'esempio allora poco meno che generale; e termino protestando ch'cgli non era ne voleva es- ser prete , ne accettar benelizj , ma era risohito di restar laico sino alia fine del suo pellegrinaggio. Quindi poi egli negli ultimi giorni delT anno i4o5, trovan- dosi , qome dicevamo poc' anzi , nella Toscana sposo Vaggia di Ghino Manenle de' Buondelmonti , giovi- netta di meno che diciott'anni che gli fu poi sempre amorevol compagna , e sorgente di confono nell' ul- tima parte della sua vita. Neir aprile 1486 il Bracciolini accompagno Eugenic a Bologna do v' egli trasferi la sua corte-, e quivi pub- blico un volimie di lettere soddisfacendo, ben volen- tieri per cerlo, al desiderio che ne mostrarono molti dotti i quali o gia ne conoscevano alcune , od ave- vano inteso parlare dcUa dottrina e dclia eleganza con cui erano scritte. ]\Iolte di queste lettere gli fti- rono rinviatc da Nicolo Niccoli a cui egli in ogni tempo e sopra ogni materia avea scritto : e questo fu r ultimo ufficio d' amicizia che corresse fra loro , perche il Niccoli moii nel gennajo del 1437. Poggio non lascio inonorata la memoria d' un uomo che de' suoi danari gli avca iatta facoha di raccogliere ma- noscritti e di ampliare con molta sua gloria il tcsoro delf umana sapienza. 35a VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. II Concilio di Basilea avea condannati come simo- niaci inolti abitaali proventi della Corte di Roma, vo- lendo cosi nmiliare il Pontelice; il quale da sua parte non curando i decreti di quell" assemblea, privo dei benefiz) tutti coloro che ricusavano di pagargli quanto egli considerava come dovuto al suo grado; piibblico una bolla coUa quale trasferiva il Concilio da Basilea a FJrenze; poi in onta di tutte le pioteste dei Padri aperse addi 27 genuajo 1488 un nuovo Concilio in Ferrara per trattare T unione delle due Cliicse greca e latina. I progress! dei Turclii minacciavano gia r imperio d'Oriente, clie non tardo poi molto a ca- dere : Giovanni Paleologo II clie allora sedeva sul trono di Costantinopoli credendo di poter trovare una via di salvezza nell' amicizia dei Cristiani d'Occidente penso di terniinare la lunga controversia delle clue Cliiese; e benche il Concilio di Basilea lo invitasse a se con larghe offerte, diede la preferenza a cpiel- r assemblea dov' era il Ponteficc , e venue a Ferrara. La peste, e le armi del Piccinino obbligarono poi quel Concilio a trasferirsi in Firenze, ma non pote- rono impedirne gli elfetti; e nel giorno 6 luglio 1489 fu compiuta \ unione della Cliiesa greca e latina. Quest' unione a cui tanti pontefici di grande riputa- zione , nel tranquillo esercizio della loro autorita eransi adoperati inutilmente , fu effettuata da Euge- nio IV in un momento si tempcstoso, e quando il Concilio di Basilea gia fin dal giorno 26 giugno lo aveva dichiarato caduto dal suo grado , come violatore dei sacri canoni, perturbatore della pace e delP unione dei fedeli , e reo di tanti delitti che noi non osiamo ripetere. L' animosita del Concilio ando poi ancora piu oltre, e nel giorno 5 novembre elesse alia sede pontificia Amedeo di Savoja clie dal trono ducale si era ritratto in un eremo per sottrarsi, diceva, alle tempeste del mondo, e dalT eremo non dubito di trasferirsi a Basilea per assumere un ufficio ed un grado da cui non potevano allora essere scompagnate cure ed angustie infinite. VITA Dl POGGIO BRACCIOLINI. 353 Pogglo fiattanto in Valdarno fra la tranquillita cam- pestre e le gioje del nuovo suo stato, divenuto gia padre , viveva lontano da tutti i pubblici affari. Ben venne a trovarlo in quella solitudine una lettera di Filippo RIaria Visconti che avrebbe potato lavvol- gerlo in gravi faccende s' egli era men destro e men circospetto ; ma rispose com' uomo abituato a considerare non la semplice scorza ma 1' intrinseco delle cose , e tronco le speranze concette dal Duca di farlo servire a' suoi ambiziosi disegni. In vece dei pubblici affari gli perturbo alquanto la pace di quel soggiorno 1' inimicizia di Filelfo che ritrattosi negli Stati di Milano e assalendolo con niiove ingiu- rie , lo trasse ad awilire un' altra volta il suo no- bile ingegno con invereconde scritture. « La soz- zura d' un vizio (dice Tautore), e la bellezza d'una virtu , meglio si dimostra con gli esempi die con le parole; e forse non v' e mezzo tanto efficace a con- vincere della insania d' abbandonarsi alia maldicenza, alia menzogna ed alia detrazione, quanto la lettura delle invettive di Poggio e delle satire di Filelfo. » II Bracciolini per altro non consumo in questi miseri litigi tutto queir ozio che gli concedeva la campestre sua vita; ma nel 1440 pubblico un dialogo sulla Nobiltd da cui la sua letteraria riputazione ricevettc aumento e splendore. Qacsto dialogo lodatissimo allora per un' eleganza di stile die ai nostri tempi non potrebbe trovare un gran numero di lodatori ( bench e torse non siano molti coloro die saprcbbero emularla ), e inte- ressantc principalmente per quello che Poggio vi dice intorno al diverse concetto cli' ebbero della Nobilta i Napoletani, i Veneziani , i Romani, i Fiorentini, i Genovesi, i Tedeschi, i Francesi, gl'Inglesi, gli Spa- gnuoli , i Greci e i popoli dell'Asia; donde poi pro- vennero notabili dilTercnze nel vivere e nella fortiina di cpielle nazioni. Del resto 1 opinione a cui I'autore si conduce e questa : Che la vera nobilta consista nella virtu alia quale pero devono aggiungersi quegli csterni vantaggi che rendono uu uomo cospicuo. Questa 354 VITA DI POGGIO BRACCIOLINI. opinione viene dal Bracciolini attribuita a Lorenzo de' Medici fratello di Cosimo , il quale sopravvisse di poco alia pubblica testinionianza di stitna che Tan- tore gli rese introducendolo come principal perso- naggio in quel suo scritto. Lorenzo infatti cesso di vivere il 23 settembre dello stesso anno 144c; Eu- genio IV che allora si trovava in Firenze ne onoro i funerali : Poggio che aveva perduto in hii un aniico dotto, costante e liberale ne celebio le virtu con un elogio diretto a Carlo Aretino. « I congiunti di Lo- renzo tennero senza dubbio per sommamente onoiata la sua memoria dalTintervento officioso di Eugenio IV alle esecjnie. Ma non pensarono forse che 1' amiche- volc zelo d' un semplice sce^retario avrebbe piu con- tribuito alia propagazione ed alia durata tiella sua fama, che lo splendore d'una processione pontiticale, o la vana niagtiificenza d' iin monumento. » In quel- r anno medesimo pubblico il Bracciolini anche un altro dialogo Sidl' infelicitd del Principl diretto a Tom- maso da Sarzana , allora semplice prete, n)a ricco di straordinaria doitriua , e piii tardi illustre Pontelice sotto il nome di Nicolo V. « In questo dialogo poi (dice Tautore inglese ) Poggio con si fiera energia si scaglia contro i vizj dei grandi, da lasciar talvolta dubbiosi se in c[uella composizione abbian avuta niag- gior parte la bile e il dispetto, o i sug2,erimenti della blosofia. Ad ogni passo chi legge ravvisa che Tautore era cittadino d'una orgogliosa repubblica, e zelantissi- nio della causa delle lettere. II suo spirito democratico 61 manifesta nella lunga enumerazione delle foUie e dei vizj dei Principi; e lo sdegno letterario prorompe negli amari rimproveri che pone in bocca a Nicolo Niccoli la dove rinfaccia ai regnanti d Italia 1' indif- ferenza con cui riguardavano le sue laboriose ricei'- che in traccia dei perduti scritti dcgli antichi , non meno che nei lamenti dell' ingrata non curanza, e ben anche del disprezzo col quale Dante , Petrarca e Boccaccio furono trattati talvolta dai gx-andi del loro tempo , e finalmente nelle generali osservazioni che VITA DI FOGGIO BRACCIOLlNI- 355 egli fa sul dispregio o sul poco conto in cui ten- gonsi troppo spesso dai potenti e dai rlcchi le fati- che dei dotti. » Questo dialogo non concilio certa- iiiente all' autore la bencvolenza dei giandi , ma fu applaudito dai letterati. Se non che ad amareggiare quella dolcezza che Poggio traeva da' suoi nobili stu- dj , la niorte gli veniva mietendo gli amici piu ono- rati e piu cari. Gia aveva perduto Nicolo Niccoli e Lorenzo de' Medici, e sul pi'incipio del 1444 gli fu rapito Leonardo Aretino , forse il piu gran letterato di queir eta. II Bracciolini nel I4c5 gli avea procurato in Roma il favore d'Innocenzio VII, e quivi Leonardo comincio come Scrittore delle Lettere Apostoliclie la sua splendida carriera , e di giado in grado sali poi lino ad essere Segretario della Repiibblica Fiorentina , nel qnal ufficio niori. No mai per mutar di tempi o di condizione questi due illustri letterati rimisero punto di quell' affetto e di quella s:ima che li legava fra loro. Un certo Giannozzo Manetti recito un elogio die al Bracciolini parve indegno del suo celebre ami- co ; e pero un altro ne compose egli stesso. Poco dopo egli ebbe a piangere la perdiia di un altro amico , quella di Giuliano Cardlnale di Sant'Angelo mono neir Un^heria per avere eccitato Ladislao VI ad assalire i Turclii con'ro la fede dei trattati , fon- dandosi sopra un' opiuione allora comune , che agl In- fedeli non si dovesse serbar fede. Frattanfo anche Eugenio IV che da Firenzc (nel 144.3) s' era trasferito a Roma, ed ajutato da Alfonso di Napoli e da Filippo IMaria Visconti avea ritoha a Francesco Sforza la Marca d'Ancona, nel principle del 1447 fu assalito da gravissima malattia. Egli con- servo lino air ultimo cjuell' indomita fermezza d' ani- mo che aveva mostraia sempie nel suo fortunoso pontificato: peio mentre gia i circostanti disperavano della sua guari^ioiie li riconforto , promettendo che saprebbero da lui quando fosse giunta la sua ora estrema. « Mantenne infatti la sua promessa in un modo che svela con aual fermo e lieto animo 356 VlfA DI POGGIO BRACCIOLINI. andasse incontro al suo fine. Amlci miei (diss'egll ai circostanti in una breve sospensione fatta alia lettura delle preci del mattino), quando il divino uflizio sara terminato voglio raccontarvi un' istoriella. Finite Ic preci cosi parlo ai riuniti suoi familiari : Dicesi clie un Ateniese andava gridando un giorno per le strade piii popolate della citta , se vi e chi desideri d' im- piccarsi al mio fico faccia presto perche vado a ta- gliarlo. Lo stesso debbo dire a voi , soggiunse loro il Pontelice; se vi e alcuno clie qualche cosa desideri da me, non indiigi, perche scnto clie T ora della mia partenza e vicina. Allorche i sacerdoti clie lo assiste- vano lo informarono clie andavano a pregare solen- nemente per la sua guarigione : Pregate piuttosto , diss' egli, clie sla fatta la volonta dell' Altissimo; per- che spesso chiediamo cio clie non e conducente al nostro bene. Sentendosi avvicinare la morte , compie divotamente i soliti uffici religiosi, e fattosi levar dal letto voile essere trasportato suUa sedia di S. Pietro, dove spiro. » Tommaso da Sarzana allora vescovo di Bologna e cardinale ne reciio Y elogio funebre ; poi- nel giorno 6 maggio dello stesso anno 1447 gli suc- cesse col nome di Nicolo V. II nuovo Pontefice trovo lo stato temporale della Chiesa in grandissimo disordine , perche le imprese niilitari del suo predecessore avevano esaurito il te- soro , e la liinga sua assenza da Roma , e lo scisma eccitato dal Concilio di Basilea aveano grandemente diminnita l' autorita delle sante chiavi. Oltre di cio i Veneziani e il Visconti si combattevano con ostinata fierezza : Alfonso per instigazione d' Eugenio era in armi contro i Fiorentini, e in mezzo a tanti tunuilti difiBcilmente potevano andar esenti da ogni pericolo gli Siati del Pajia. Nicolo V adunque attese con gran diligenza a riordinare le provincie clie dipendevano immediatamente da lui ; ma nel restante d" Italia, il suo desiderio della pace non pote cosi pienamente adempirsi com' egli avrebbe voluto. Oltre alle cose gia dette, tre mesi dopo la sua assunzione la morte TITA DI POGGIO BRACCIOLINI. 357 del duca Filippo Maria venne a gettare 1' Italia in nuovo e lungo disordine. E noto che molti per molte cagioni agogiiavano all' ercdita di quel potentato. I Miianesi noti curandosi delle costoro pretcnsioni si dichiararono indipendcnti, e ristabilirono Tantica loro repubblica; ma travagliad dai Veneziani e piu dalle interne fiizioni , dopo un lungo assedio , nel 1460 furono costretti dalla fame ad aprir le porte a Fran- cesco Sforza die addi 26 marzo prese solennemente la corona ducale. In mezzo a questi disordini lo State Pontificio era il solo che si potese caro a tutti coloro coi qiiali tratrava per T ur- banita delle maniere , per Facume delT inti-lletto e per la vivacita dello spirito. Come letterato ha di- ritto ad una particolar lode. .... La sua dizione e Jluida , e i suoi periocli ben disposti Gli scritti di Poggio paragonaii a cpielli de' suoi predecessor! compaiiscono veramente sorprendcnii. Elerandosi ad un giado di e'eganza die si cerca invano nella lati- nita del Petrarca e di Coluccio Salutati, prepare la strada alia castigatezza del Poliziano e degli altri somnii letterati die sparsero si gran luce sul carat- tere del loro insigne mecenate Lorenzo de' Medici. » Bibl. ItaL T. LXXVIIL 24 36j vita DI POGGIO BR\CCI0HNI. Tutti col'oro che pongono qualclie studio a cono- scere 1" origine e i prop'cssi dcUa nostra letteratura sentiranno per certo 1' importanza del libro da noi compendiato, dove 1 autore raccolse e ordino con tanta diligenza e chiarezza inolte notizie iinora inu- tilmente desiderate intorno alia vita e agli stiidj d'un letterato si illustre qiial fu il Bracciolini. E n avran grado air avv. Tonelli della sua bella traduzione , e delle moke note nelle quali ha saputo si di frequente rettificare le asserzioni deir autore inglese. Chi con- frontera questa vita con quelle dei Medici scritte dal Roscoe, la trovera certamente meno profonda e meno interessante; e se il Shepherd (come pare) spero di poter venire al paragone col suo illustre concittadino, non considero abbastanza il suo tema : perclie i per- sonaggi del Roscoe furono uomini di Stato, e il Brac- ciolini fu un semplice letterato. I casi della nazione che nella vita di Lorenzo de' Medici e di Leone X sono la parte principale , destano un interesse che nella vita del Bracciolini non puo assolutamente tro- varsi: e gia i nostri lettori avranno potuto accorgersi che, anche ridotte alia brevita di un compendio, al- cune notizie storiche e politiche non appartengono a c[uesio libro se non come parti accessorie. II Brac- ciolini co' suoi lunghi scrvigi alia Corte di Roma co- nobbc gran parte delle pubbliche cose e n' acquisto quella gravita di giudizio die mette non poche delle sue produzioni al di sopra di cjuelle de' letterati suoi contemporanei ; ma non per cjuesto puo dirsi che la sua vita si colleghi intimamente colla storia del suo secolo o serva notabilmente a chiarirla o ne riceva gran luce. A. 36; PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Lettera seconda del dottore Mauro RuscoNi al signor Ernesto E. Weber, professore d' aiiatomia nelU Uni- verskd di Lipsia, in ciu si risponde ad alcuiie cri- tiche osservazioni state fatte dal prof. Baer all opera del dottore medcsirao sopra lo sviliippo della rana comune , in eld che risguarda le metainorfosi alle quali soggiace V novo ranino innanzi di prender forma di cinbtione; c si porge la descrizione delle metamorfosi dell novo della salamandra acquaj'uola ( con una tavola ). JL/a bella stagione essendo ritornata , « avendo avuto ropportunita di ripetere le mie osservazioni, io ripiglio, a tenore della promessa che vi ho fatto nella mia lettera (*) del 25 geiinajo, il mio argomeiito , e innanzi tratto vi diro che non so rinvenire dalla sorpresa qnando leggo nel- Tesordio dello sciitto di Baer il passo seguente : Preiost e (*) Annali universali di niedirina del dott. Oiuodei, vol. Lxxni, pag. 446. — I nostri lettori vcrisiimlmente saranno vajhi di sa- pei'e il contenuto di questa prima lettera:; noi pertauto diremo -ad essi die il dott. Rusconi dopo d' aver fatte alcune criliche riflessioni intorno alle figure pubblicate dal sig. Baer, le quaH rappresentano le aietaniorfosi a cui soggiace 1' novo ranino ap- pena fecoudato , ])as«a a niostrare quarrto sia insussistente la ipotesi di cpiost^ aiitore , il quale crede che nelP uova di tutti gli aniiiiali accadano quelle luetaiuorfosi niedesime die si osservano neir uova della fauiiglia de'' hatrachi ossia delle rane. Per far ve- dere die quest' ipotesi non lia alcun fondainento il dott. Rusconi ha esposto le osservazioni da lui fatte sopra 1' uovo del pesce persico fluviale , cli"' egli ha seguito con Toccliio dal luoiuenco della fecondazione fiuo al vigesimo sesto giorno , e ne concliiude •che in quest' uova non si vedono Bolchi ne metamorfosi di sort* alcuaa. ( Noca de' Dircttori. ) / ■ 364 DtLLE METAMOEFOSI Dumas non hanno veduto il vero rapporto dei solchl dell' novo , poiche rigorosamente parlando si sono limitati alle cose che si manifestaiio alia siiperficie , e cib senza dubbio per la ra- gione che non hanno saputo spogliare il tuo lo delta sua cliiara per indurarlo e poscia fame la notomia , e lo stesso pare si abbia a dire anche di Rusconi e di tutti gli altri osse'vato i che presero ad esaminare le metamorfosi a cui soggiace il tuolo dell' novo ranino innanzi V apparimento dei primi deUiieamenti dell' embrione. Niuno a quanta io so ha veduto di queste metamorfosi piii in la di qucllo che si pub vedere aW esterna superficie , e niuno e stato suffidentemente esatto nel farci la descrizione delle cose osservate (i). Io noQ devo prendenni la briga di difendere i signori Prevost e Dumas, voglio difendere soltanto me stesso, e a quesio fine vi diro che non solo ho spogliato V novo di cio die Baer chiama impropriamente r.nibuine, ma T ho spogliato anche de'snoi invogli senza recar danno all' novo, e in questa gnisa ho distrntto nn errore , poiclie ho fatto vedere ai naturalisti che grinvolucri ed il glutine , o la mucosita di cui I' novo ranino e circondato, non sono ne- cessarj al suo sviluppo: sentite come mi esprimo a pag. 9 (a), e ahbiate sempre presente clie , riguardo alle rane , Tuovo, il tuorlo ovvero il germe per me sono una cosa stessa , e che col vocaholo germe io non intendo denotare un feto concentrato in se stesso e preesistente alia feconda- zione , come pensava lo Spallanzani , ma una vescichetta (l) Das wesentliclie Verliakniss der FurchimgeD ist Prevost und Dumas enrgangen, indem sie , iui eigendichsten Sinne des Wurres, bei der Oberflache der Erse eiuiiug stelien geblieben 6ind , ohne Zweifel weil ilineii kem IMitiel bekaunt war, das Enveiss zu entfernen, uiu die Dotterkugel zu erliartei] uiu sle eiuer Zergliederung zu unferwerfen. Eben so sclieint es Ruscoui Und alien anderen Beobaclitern gegmgen zu seyn, ■\velche die Wetauiorj hose der Dotterkugel der Frosche vor der Abgrenzung eines Embryo untersucliteu. Alle haben, so viel ich weiss, nur 60 viel vou dieser Weraiuorj hose erkanut, als man an der aus- 8ern Oberflache selien kann. Allein auch die Berichte uber dass ausserlirh Sichrbare siiid uirgends genau geniig, pag 483. Arcliiv fur Anatomie , Physiologic uud Wissenscliafthche Me- dicin, von Dr. Johannes Jluller. Berlin, 1834, Heft vi. (a) Developjiemeut de la greaouille commune depuis le mo- ment de sa naissance jusqua son ^tat parfait. Premiere partie. Milan j8a6. DELLuovo RANiNo, ecc. 365 sferica plena di un umore , il quale se viene eccltato dalla sperma a poco a poco si condensa e si organizza: " Lea deux sacs et la matiere glaireuse ne paroissent avoir d'autre usage que de garaiitir le germe des petits chocs qui pour- roieiit nuire a son developpement , car si on le depouille de ses enveloppes, et si on le place dans un verre de montre , son evolution continue tout de meme et n'en est pas retardee; » e alia pag. 12. "Nous avons deja depouille le germe de sa giaire et de son enveloppe externe, main- tenant nous allons lui enlever aussi I'enveloppe interne , celle que S|)allanzani appellolt Taiunios;^ il n'est guere pos- sible de la lui oier a une epoque plus pres de la ponte que celle-ci, car tant que le germe a une forme ronde, cette enveloppe se trouve en contact avec lui par tons lea points de sa periplierie , et ce n'est que lorsqu^il a perdu sa sphericite qu'on pent dans quelque endroit passer une aiguille entre lui et son enveloppe , pour la deciiirer et la lui oter. Cette operation, qui exige un pen d'adres- se , est de toute necessite pour voir distinctement Tem- bryon. >i Da questi due passi vol vedrete se io ahljia o non ab- bia saputo spogliare il tuorlo della mucosita die lo cir- conda f, ora vediarao se sia vero ch' io non lio snputo in- durario , e se mi sono limitato ad osse/varne s( itanto la superlicie ; a pag. 8 dico: « Les ovules ne sont autre chose, au moment de la ponte, que des petits sacs arrondis, niem- braneux, blancs d''un cote et bruns de I'autre, remplis d'une matiere, qui, sous le rapport de sa flnidite et de sa couleur, ne ressemble pas mal a du pus. Quoique la coleur de cette matiere paroisse uniforme au premier coup d'oeil, cepen- dant si au moyen de rebullition ou par quelqu'autre pro- cede (i), on lui fait prendre de ia consistance , on voit en coupant le germe au milieu que la substance qui oc- cupe en dedans I'liemisphere brun a une legere leinte cen- dree , laquelle dimiuue pen a peu et s'epanouit dans The- mis|ihere blanc, de facon qu^il est impossible de fixer entre les deux hemispheres une ligne de demarcation. >> Dass zwi- schen beidcn keine scharfe Granzen, sondern ein allmaliliger (i) Ctoe per mezzo di qualche acido; io non ho iudicato que- sto sussidio anatoniiro di cui ho fatto uso , perche k aoto Lippis (it que tnnsorihus 366 DELLE METAMORFOSI Uebergang sich findet : parole di Baer che corrispondono esattainente alle mie. Continuiamo a vedere se io ho esa- iiiinato r novo soltaato alia superficie , e sentite qnello che dico alia pag. 22: " Si Ton fait prendre an gcrme nn certain degre de consistance, et si Ton saisit pour faire cette ope- ration I'epoqne pendant laquelle sa surface^ sur— tout la hrune , est toute sillonnee en divers sens, on pent apres separer le germe en plusienrs masses qui sont plus on inoins grandes , selon que les sillons a sa surface etoient plus ou moins multiplies ; en un mot, nous trouvons , en repetant cette experience a diverses epoques , que toute la matiere qui constitue le germe, se divise d'abord en deux, puis en quatre parties, lesquelles se divisent et se subdi- visent en d'autres plus petites ^ enfin , quand la surface du germe paroit lisse , on trouve que la matiere liquide dont il se compose , s'est changee , comme je viens de le dire, en line masse granuleuse. Or d'apres ces faits il sembleroit que cette division et subdivision de la substance du germe est nne sorte de cristallisation toute particuliere, ou, en d'autres termes , une operation au moyen de laquelle la nature prepare les molecules elementaires des princi- paux systemes. >> Uno scrittore che imprende a far conoscere colle stampe qualche nuovo fatto da lui osservato , puo se cosi gli piace premettere alia narrazione del fatto medesimo qual- che cenno storico , a fine di mostrare gli errori o le la- cune lasciate indietro dagli altri scrittori che lo hanno pre- ceduto , pero nella parte storica della scienza deve tenersi entro i limiti dell' onesto e del vero , altrimenti facendo egli si espone al pericolo d'esser tacciato di sfacciataggine e di menzogna ; e qui notate che Baer ha tradito la yerita non solo in parlando di cio che gli altri hanno fatto prima di lui, ma ha magnificato le proprle osservazioni in modo da muovere alle risa chi che sia. Dope d'averci descritte le raetamorfosi dell' novo ranino con una' prolissita che ammazzerebbe il lettore piu jiaziente , egli dice alia pa- gina 5o6 : la storia delle metamorfosi dell' uovo da'' hatra- chi ci porge la soluzione di un quesito che e della piu grande importanza per 1' intera dottrina della generazione e per lo sviluppo di un nuovo individuo , la quale e di tale e tanta evidenza, che a me riusci inaspettata del pari dell'uovo ranino, ecc. 36/ clie dilettevole (i) , e poco sotto egli soggiunge: Quantun- que la cosl detta dottrina della preesistenza, la quale sup- pone che lutto rindividuo in tutte le sue parti esista prima della fecondazione , e die Tumor prolilico sia destinato semplicemente ad ingrandirlo, sia stata gia da molto tempo relegata nel regno delie cliimere, tuttavia la questione tra i sostenitori della preesistenza , e quelli dell' epigenesi non era stata per anco del tutto decisa , almeno noa era stata decisa per via di osservazioni (2). Era adunque , coine voi vedete , riservato a lui il dare r ultimo colpo alia dottrina della preesistenza del germe : le osservazioni dei signori Prevost e Dumas , quelle del sig. Dutrocliet, e le mie non valsero a sciogliere compiu- tamente la questione. Voi sapete che nel mio libro sopra lo sviluppo della rana coraune io ho fatto vedere , che r umore dell' novo non si tosto si e trasformato in una sostanza granulosa , ossia in una congerie di piccole sfe- rette elementari , che subito comincia ad organizzarsi, ed ho mostrato che lo spinale midollo , ii cervello e 1' aorta sono le parti che si organizzano prima di tutte le altre, e che i visceri addominali sono gli ultimi a formarsi: voi non ignorate , ch' io con una serie di figure ho fatto ve- dere i rudimenti di tutti questi organi ed il successivo loro incremento , e che seguendo con 1' occhio lo sviluppo del cuore , delle hranchie, ho, forse pel primo , osservato che i cosl detti globetti del sangue ne' loro primordj non sono trasparenti , ma sono bianchi ed opachi ; malgrado tutte queste mie fatiche io non ho sciolto compiutamente il gran quesito ^ le mie osservazioni non hanno sufficientemente dimostrato che 1' animale non preesiste alia fecondazione, e quantitnqxie INIekel e molti altri illnstri zootomi della vo- stra nazione alibiano lavorato assai e con molta fortuna sopra lo sviluppo de" germi , tuttavia al dire di Baer il quesito non era stato compiutamente sciolto , almeno non (1) Endlich aber bringt die Gescliichte der Metamorphose der Dotterkugel der Batrachier die Losung einer Frage vou dein grossten Gewichte fur die gesamiiite Lelire von dor Zeugung und Entwickelung eines neiien Individuums mit einer Evidenz, die mir eben so unerwartet als erfreulich ist. (2) . . . . , so -war damit docli noch lange nicht die gaikze Frage geldst , am wenigsten durch Beobachtuug. Ibid. 36S OELLE METAMORrOSI era stato sciolto per via di osservazioni ( am wenigstert durcli Beobactnng ), qnesto merito e tutto dovuto a lui i e a lui solo die la dottrina dell' epigenesi deve il sno fi- nale trlonfo. E dove sono le osservazioni in virtu delle quali egli crede di potersi dnr qnesio vanto? eccole qua, e stupite. Nel centre deir emisfero bruno delTuovo ranino appena deposto egli ha scoperto ( con la sua immagina- zione cio s' intende ) un'apertura la quale per mezzo dl nn canale melte in una cavita alquanto profonda lasciata indietro verisluiilniente dalla vescichetta del germe clie e scompnrsa (i)^ oltre a cio egli ha veduto die la sostanza del tuorlo si divide in due, in quattro, in otto, in sedici, in trentadue , in sessantaquattro parti (2), e cosi va di- scorrendo , fin che le parti sono divenute si piccole die r ocdiio non pno piu seguire le ultime division! (3). lo non indaghero se Baer fosse di buoaa fede quando ha ma- gnificato queste sue meschinita; diro solamente die se noa era conscienzioso , egli doveva almeno por mente che uno scrittore manca di rispetto al pubblico ed a se stesso , quando sfacciatamente presume di far credere lucciole per lanterne. Ora ad oggetto di dare ai naturalisti una nuova prova che le dottrine della preesistenza del germe e priva di londamento, e a fine di riempire una lacuna da me la- sciata nel mio libro sopra gli amori delle salamandre, pas- sero ad esporvi le metamorfosi a cui soggiace Tuovo della salamandra acquajuola (Sal. platycauda Daub.) ; prima pero di entrare in materia faro un brevissimo cenno storico di cio die e stato fatto dagli altri naturalisti che in questo genere di ricerche mi hanno preceduto. I signori Prevost, Dumas e Dutrochet hanno cooperate a mostrare T insussistenza della dottrina della preesistenza sostenma con tanto calore dallo Spallanzani : questi dotti (1) In dem Punkte , den wir den dunkehi Pol genannt haben, ist ill] schwarzen Ueberzuge, wenn das Ei gelegt ist, eine Lucke, der Keinij-mnkr. Sie fulirt clurch einen Kanal in eine etwas tiefer lifgende Holilung, weldie walirsclieinlicli voa dera verschwun- denen Keimblasclien liinterlassen ist, p. 4^^- (2) lo aveva detto prima di lui « que toute la matiere qui coa- stitue le germe se divise d'abord en deux, puis en quatre parties, les que'.les se divisent et subdivisent en d'autres plus petites , etc. » (3) Das Auge kann den letzten Theilungen zwar nicht mehr lEinlgen.. p. 497- cell'uovo RANiNO, ecc. 369 scrittori lianno contribnito con le loio osservazioni sopra r uovo clella rana a diradare le tenebre da cni il gran fe- noraeno della generazione e avviliippato , tiuti, tranne Baer, hanno fatto fare alia fisiologica scienza c[ualche nnovo pas- so ; dico tntti , tranne Baer , perclie cjuesto scrittore si e perduto ne' canipi dell' immaginazione, e qnando ba osser- vato la natura , egli e audato dietro alle cose cbe sono di poco o ninn niomenio , e non lia veduto cio clie pin ini- portava di osservare. Egli non ba esaniinato Tuovo inter- namente prima di essere fecondato , ne si e accorto cbe le nietamorfosi dell' uovo si snccedono ora con rapidita ed era con lentezza, ovvero si arrestano interamente, secondo il calore dell' atmosfera , e di qui nasce cbe nella sua de- scrizione oltremodo difi\isa egli parla degl' inlervalli di tempo tra una metamorfosi e I'altra, e uon fa mai cenno della temperatura ; egli sogna aperture, canali, vescicbette del germe, e frattanto nou vede alcune cavita cbe si for- mano nell' uovo durante il corso delle sue nietamorfosi, e quando e come si formano i di piii ti piglia la mucosita di cui r esterno invoglio dell' uovo e intorno intorno co- perto per albume, e con la sua imitiaginazione trova poi 1' albume ancbe nella sostnnza del tuorlo ; egli vede for- marsi il germe della rana nella superficie dell' uovo, e noa s' accorge cbe il germe della rana e il tuorlo tutto intero. A dir vero ancbe i signori Prevost e Dumas banno cre- ciuto di vedere formarsi il germe nella piccola maccbia circolare situata nel centro dell' emisfero bruno , ma questi valenti scrittori non tardarono ad accorgersi del loro erro- re , quindi ci dissero cbe verso il terzo giorno " le foetus qui paroissoit d'abord ne posseder qu'une existence limitee se trouve avoir conquis I'oenf tout entier»» Baer per lo con- trario vede il germe separarsi dal rimanente del tuorlo, e le osservazioni di Swammerdam , dello Spallanzani e le mie , tutto cbe corredate di varie figure, non valsero a distruggere 1' alDbagliamento della sua mente ; in somma le ricercbe di questo scrittore ci porgono un esempio ve- ramente straordinario di quella ceciia nientale , cbe pigba. qualcbe volta gT investigatori della natura, e cbe comun€>- niente e 1' effetto di false idee coucepite a priori. Questo esordio vi fara forse sorpresa , e forse vi parra esagerato, ma sappiate ch' esso e vero in tutte le sue parti, e della sua veracita ne risponderanno i fatti cb" ora imprendo ad esporvi. 370 BELLE METAMORFOSI Nel descrlvervi le metamorfosl a ciii soggiacciono le uova della salainaiiclra acqnajuola jjrima die incomincino ad organizzarsi , io saro breve, perclie stimo che le fj2;ure che rappresentano queste trasformazioni ingrandite dal microscoplo, e che ho disegnate io stesso coii tutta qnella diligenza che per me si pote maggiore , suppliranno alia brevita della descrizione. L' novo della salamandra a coda schiacciata osservato poco dopo che e stato deposto sopra le foglie della per- sicaria, o di qualche altra pianta che alligaa ne' fossati , ha una figura sferica ; il suo colore e bianco tirante alcun poco al verdognolo , e non ha che il tuorlo, che e il germe del futuro animale^ P umore del tuorlo e di poco piii con- sistente del latte, e la membranella sferica che in se rac- chinde questo umore, e liscia, e sopra di essa non vedesi ne macchia circolare che potrebbe far sospettare di una cicatricula , ne foro di sorta alcuna : quest' novo o germe ha due invogii, i quali poiche sono stati distesi dall' acqua che dentro vi penetra , prendono una forma ovale, fig. i. L' invoglio esterno non e circondato da quella mucosita che noi vediamo sopra I'uova delle rane e de' rospi , ma e soltanto lievemente spalmato di una materia viscida e tenace , la quale serve a tenerlo appicciato alia foglia ed a mantenere la foglia piegata , conforme ho detto altrove (i). Non e cosa difficile col mezzo di vina forbicina Io stac- care 1' uovo dalla foglia per metterlo dipoi in un vetro d' orologio a fine di osservarlo durante il suo svikippo , ma dlfficilissiino in vece e Io spogliarlo de' suoi invogii ; la piii lieve pressione , il piii piccolo stiramento fa rompere r invoglio interno che e debole molto, e quando questa rottura accade , 1' acqua che si e raccolta fra il secondo involucro ed il germe, passa fra il secondo ed il primo , e vi produce come un' ernia , e bene spesso vi passa anco una parte del germe , per cvii esso si resta come strozzato e va a male : oltre i due invogii teste menzionati , mi e sembrato di vederne un terzo , il quale non si scosta mai dal tuorlo. Se mediante la bollitura o col mezzo di un acido voi indurite il germe, e poscia Io tagliate per meta, e perpendicolarmente, voi trovate che la super ficie tagliata e liscia e non granulosa , e in essa non scorgete il menomo (i) Amours des salaniandres aquatiques. r*iilan , 182 1. f 4 JL'NSO f^ f^ /^- f^- f.5. J>5 1) B /«■ f(^- /■?■ f.8. fs- /- f.21. ^ ^ ^ /7- B /^ /73. f.24- fij. f26. /k --^ ^^^^^ ^ ./ajr. .A7- ./^-^ /2«, Z^- t ". f29 ■ f. iO . foj. f26\ f ^7- -^ <^ d fz8. fzff. S) f.3o. d- dell'uovo ranino, ecc. 871 indizio ne ell canale ne dl cavita : quello clie qui dico deir uovo della salamandi-a e applicabile anche all'uovo della rana comuiie, sia che venga esamlnato prima della fecondazione o poco dopo. Osservate la fig. 17, la quale rappresenta un uovo della rana comune non fecondato, appena cavato fuori della cloaca, e tagliato perpendicolar- mente : nella sua superficie interna voi non vedrete che una lieve tinta cenerognola a al disotto dello strato bruno b.,. la quale tinta nell' uovo della salaniandra a coda scliiacciata non si vede perclie Tviovo e tutto di un colore. La prima trasformazione del tuorlo o del germe fecon- dato conslste in un solco, fig. 3, 11 quale va gradatamente dall' eiiilsfero superiore all' inferlore , nell' emisfero supe- rlore e profondo , ma la sua profondita va dl pol a poco a poco scemando , dl maiilera che nell' emisfero inferlore 11 solco e lievlssimo. Se a questo perlodo osservate 1' uovo internamente , dopo d'averlo indurko, vol trovate che la sostanza del germe si e dlvisa al disotto del solco, ossla al disotto della membrana propria del germe, sino al centre del germe stesso , come si vede nella fig. 1 8 che rappre- senta un uovo della rana comune tagliato perpendicolar- mente e secondo le due lineette che sono al lati della fig. 3. lo non dlro, come ha fatto Baer, che questo primo solco si appalesa cinque ore dopo la fecondazione, perche il suo apparimento e piu o men pronto , secondo che e piu o men alta la temperalura dell' acqua in cul e 1' uovo ; vi dlro solo In generale clie le metamorfosl del germe della salamandra non si succedono ^ a circostanze eguall, con quella celerlta che si osserva nelle uova ranine , e che In alcunl casi ho veduto apparire 11 primo solco, essendo la temjieratura dell' atmosfera -t- 1 3 R., dodici ore circa dopo che r uovo fu deposto sopra la foglia , in altri In vece il primo solco si e manlfestato, essendo la temperatura -+- 22 R., nello spazlo di cinque ore. Compluto 11 primo solco ne appare un secondo che taglia il primo ad angolo retto , fig. 3 , e che al par del primo si stende sull' emisfero inferlore; poscia 1 due priml solchl si spezzano, fig. 4, e nel tempo stesso in cul accade que- sta spezzatura appare un solco orizzontale, fig. 4" o. o. che taglia 1 due priml ad angolo retto i questo terzo solco non divide 11 germe o il tuorlo in due parti eguali , perche non cammlna nel mezzo , ma passa piii in vicinanza del 372 DELLE METAMOEFOSI polo superiore che dell' inferiore. Oguuna delle qnattro masse die compongono Temisfero superiore viene in se- gnito divisa da uii particolar solco , il quale noii nasce dal centro, ma nasce in vicinanza della pane centrale , e si stende sulT einisfero inferiore , fig 5, cosi che tamo la parte superiore del germe , quanto V inferiore si trova divisa in otto masse, con questa differenza , che le masse della parte inferiore sono piii grosse delT altre. Baer dice che 11 solco passa a traverso 1' asse dell' uovo ( durch die Axe des Eies, p. 490), ma io posso assicnrnrvi che egli si e ingannato , e che la fig. 4 della sua tavola e ine- sattissima, e cio doveva essere , perche egli ha ommesso la metamorfosi che consiste nella spezzatura de"dueprinii solchi nieridiani, come egli li chiama , e che e rappresen- tata dalla fig. 4 della mia tavola. Se a quest' epoca si indura il germe e lo si spezza nella direzione delle due lineette a, b , si comincia a scorgere, al disotto e nel centro delle otto masse deU'emisfero superiore, una lieve cavita ohlunga molto ed irregolare. Osservate la fig. 20, la quale rappresenta un mezz' uovo della rana comune il cui emi- sfero superiore era appunto diviso in otto parti come e quello della fig. 5 , e che e stato spezzato perpendicolar- mente col mezzo di un ago finissimo che a guisa di cuneo ho introdotto ne' due solchi corrispondenti a quelli a, b della fig. 5 ; esaminando questo mezz' uovo vedrete la cavita interna di cui vi parlo , e vedrete che le otto masse , le quali formano in certo qual modo la volta di questa cavita irregolare, sono interamente composte della sostanza ce- nerognola a, a, a, fig. 17, 18 e 19, che e immediatamente al disotto dello strato bruno b. b. b. ibid., e vi accorge- rete che questa lieve cavita e lyia conseguenza della sepa- razione che comincia ad efFettuarsi internamente tra la sostanza a cenerognola e la sostanza d hianco-gialliccia , della quale separazione voi nou vedrete alcnna traccia nelle fig. 17, 18 e 19, perche nelV uova rappresentate da queste figure il solco orizzontale non si e per anco formato , cosi che si puo stabilire , che la cavita interna nel germe , tanto della rana che della salamandra, comincia a manife- starsi quando si e appena formato il solco orizzontale. Baer I'ha veduta assai prima, ed ha veduto un foro , ua canale , una vescichetta del germe da cui potrebbe derivare t»na parte del fluido che trovasi tra il germe stesso e dell'uovo ranino, ecc. SyS Pinvolucro interno (i), ma tutte queste cose soiio parti della sua feconda immagiiiazione, o pinttosto conseguenze deiraver egli intrapreso queste ricerche con mente preoc- cnpata da false idee, per cnl ad ogni passo egli trova cose che non esistono , e non vede quelle che esistono realmente. Per darvi una prova di qiiesta verita vi diro che le otto masse in cui si e divisa tutta la sostanza ce- nerognola fig. 20 a hanno ciasciina nel mezzo una cavita che da Baer non e stata veduta, come non e stata da lui osservata un'altra cavita grande molto , di cui parlero fra poco ; ripigliamo il filo della nostra descrizione. Poiclie Tuovo si e diviso in sedici masse, otto superior! ed otto inferiori, si manifestano altri solchi i quali divi- dono le otto masse snperiori in varie direzloni, di raa- niera che le masse deU'emisfero superlore diventano piu piccole e piu numerose di quelle dell' emisfero inferiore. Osservate le fig. 6 e 7, e confrontate quest' ultima con la fig. 7 c, che rappresenta il germe fig. 7 veduto per di sotto, e troverete che le masse della parte inferiore sono otto solamente, mentre quelle della parte superiore sono di un nnmero molto maggiore , cos\ che la divisione progressiva delie masse in 3, 4, 8, 16, Sa e 64, ecc. osservata da Baer si riduce ad una chimera. Nella parte media o centrale della fig. 7 che rappresenta il germe vednto per di sopra scorgerete cinque masse di- sposte in modo che richiamano al pensiero la corolla di un fiore a cinque petali ; questa disposizione, che e costante, nell'uova della rana comune non si vede. Nuovi solchi ia varie direzioni veagono in seguito a suddividere le masse dell'uovo sia deU'emisfero superiore che dell' inferiore , ma sempre quelle dell' emisfero superiore sono piu nu- merose, e percio piii piccole di quelle dell' altro emisfero; la corolla a cinque petali non si ravvisa piii, e dove v' era questa corolla ivi 1' uovo si avvalla alcun poco, e nel mezzo della piccola Valletta si manifesta un' apertura trasversale, fig. 8, la quale comunica con la sottoposta cavita. Questa apertura, che ha in qualche modo la figura della leitera m, non tarda molto a chiudersi , e mentre si chinde , la (l) . . . , iodem sich etwas Flussi;:keit zwischen der Dot- terkugel und der Dotterhaut ansanimelt , obt^leich ein Theil davon aus dem Keimblaschen stammen mag. 374 DELLE METATMORFOSI superficie del germe a poco a poco diventa Iiscia. La plccola Valletta e 1' apertura trasversale sono trasformazloni proprie e particolari del germe della salamandra. Se si osserva internamente Tuovo della rana comune quando la sua superficie e dtvenuta presso die Iiscia , si ritrova che la sostanza bianco-giallognola fig. 2,1 , d si e internamente separata dalla sostanza cenerognola a ibid., e che in grazia di questa separazione la cavita interna , la quale al suo primo manifestarsi era oblunga e molto irregolare, ha preso forma di un segmento di sfera ; e di piu si osserva che le masse della sostanza cenerognola , che nel dividersi e suddividersi hanno preceduto quelle della sostanza bianco-gialliccia , sono scomparse pressoche interamente, mentre quelle della sostanza liianco-giallognola sono per ancora patentissime: egli e a questo periodo che la materia del germe comincia ad individualizzarsi, e siccome la parte cenerognola e stata la prima a trasmutarsi in una congerie di molecole elementari , cosi dessa e anche la prima ad organizzarsi. Ritorniamo all' novo della salamandra e lo vedremo a poco a poco prendere una nuova forma. Dopo che la superficie del germe e divenuta Iiscia, si manifesta quasi all' estremita opposta all' apertura trasver- sale, che si e rimarginata e di cui pero sussistono ancora le tracce , fig. 9, si manifesta, dico, un solco arcuato e nerastro r, ibid, che e il primo indizio dell' ano del fu- turo animale. Quest' arco insensibilmente si allunga e di- venta un perfetto cerchio^ poscia si stringe, diventa elittico e si stringe tanto che finalmt*ate non e piii che una sem- plice fenditura, fig. 10, 11 e 12. Mentre 1' ano si va cosi formando appajono due rialti , fig. 11 e 12 p, p, i quali, nati in vicinanza dell' ano medesimo, si stendono 1' uno a canto deir altro fin sopra il luogo ov' era 1' apertura che si e rimarginata, e di cui piii non resta il menomo segno. Lungo i lati esterni di questi cosi fatti rialti ne appajono di poi due altri, fig. i3 q, q, i quali sono piii piccoli dei primi, pero sono decisi ne'loro contorni assai piu dei primi e piu spiccati: questi secondi rialti sono prodotti dalle due melk dello spinale midoUo e del cervello che si vanno formando al di sotto de' tegumenti, le quali meta a poco a poco si avvicinano fra di loro, fig. 14 e i5, indi si congiungono I'una con I'altra; le due porzioni della niassa cerebrale sono 1' ultime ad unirsi insieuie, cosi che. dei,l''uovo CANiNO, ecc. 875 dopo la cute, il midollo spinale e sempre la parte deU'ani- male clie precede tutte le altre. Se si esamina internamente 1' embrione, fig. i5 e i6, si i-iirova che il suo ventre e per ancora formato di una sostanza granulosa, e fra questa sostanza ed il cervello si Vede una cavitK irregolare che e quella niedesima che ha incomlnciato a formarsi quando apparve nel gerine, fig. 4% il solco orizzontale o, 0, e di piu immediatamente al di sotto del niidollo spinale si vede T aorta. Nella massa cerebrale, fig. a5, veduta per di sotto, si ravvisano i due prolunga- menti degli emisferi s , 5 ibid, che devono in seguito co- prire le pareti della camera olfattorla, e servir di sostegno air ultimo diramazioni del prlmo pajo de'nervi del cervello j ne' lati pol di quella porzione della massa cerebrale che deve trasformarsi nel quarto ventricolo si scorgono le ori- gini deir ottavo pajo z ibid: in somnia egli e in questo perlodo piu che in ogni altro che la successiva organizza- zione del piccolo animale riesce ad un tempo e dilettevole ed istruttiva. Ai lati del midollo spinale si vedono i rudi- luenti delle vertebre, e due strati fibrosi, i quali unendosi fra di loro formano in seguito i muscoli della spina: nelle parti laterali della testa si scorgono i rudimenti delle ma- scelle, e della cartilagine cb.e formar deve la base del cranio e poscia ossificarsi. Osservate T embrione, fig. 28, 11 quale ventiqnattro ore prima cir io lo luettessi nella soluzione acidnla a fine di indurarlo, era simile in tntto e per tutto air embrione, fig. 1 5 e 16, e vedrete di quanto i rudimenti della testa e della coda si sono allungatl nello spazio di un giorno. Prima di disegnare quest' embrione, io ho levato via da esso i rudimenti de' muscoli della spina e delle vertebre, di cui neir embrione ^ fig. i5 e 16, non v' era il menomo indizio, ed ho messo cosi alio scoperto il cervello ed il midollo spinale per tutta quanta la sua lungbezza, 1' aorta e la massa granulosa che deve col tratto successive tras- mutarsi nel canale intestinale e negli altri visceri addomi- nali. Esaminando la fig. 34 che rappresenta il cervello osservato per di sotto, vedrete la nuova forma che ha preso quest' organo, e di quanto si siano allungati i due prolungamenti degli emisferi 5, s {1); in una parola vedrete (i) Intorno a questi prolungamenti vedi « D6veloppenient de la grenouilie coiniuune, pag. 36. 376 DELLE METAMORFOSI che 11 cervello deirembrlone della salamandra acqiiajuola nei suoi priinordj e molto simile a quello dell' embrione della rana, di cui ho dato altrove varie figure. Ora 1' embrione della salamandra essendo di gia formato io porro fine alia mia descrizione per ritoiMiare all' novo della I'ana comune. Ho detto di sopra che la materia dell' novo comincia ad iadwidiializzarsi quando la superficie dell' novo e divenuta pressoche liscia. Qui soggiugnero che a questo periodo , come ho fatto vedere nel mio libro sopra lo sviluppo della rana comime, lo strato bruno dell" novo a poco a poco si stende sopra 1' emisfero bianco , e mentre lo va coprendo si manifesta nn solco arcuato che e il primo Indizio del- I'ano: questo solco gradatamente si allunga e diventa un perfetto cerchio, il quale costituisce un confine ben distinto tra la superficie bruna e la bianco-giallognola dell' uovo. Se a quest' epoca si taglia il germe perpendicolarmente, e lo si taglia in guisa da dividere il cerchio o 1' ano del futuro animale In due parti eguali, fig. 26 o, si trova, esaminando la parte Interna del germe , che la sostanza cenerognola, fig. 2 i n, che era limitata all'emisfero superiore, si e distesa da un lato del germe fino al cerchio, ossia fino all' ano; e che la cavita semllunare ha seguito questo mo- vimento della sostanza cenerognola , per cui dessa non e piu nella parte superiore ma da un canto. Di piii si trova nella sostanza bianco-giallognola un'ampia cavita elittica la quale e dlvisa dalla cavita semllunare da ua sottilissimo strato, direl quasi da una membranella sopra la quale sono appicciati qua e la varj granelli della so- stanza bianco-giallognola: questa cavita elittica da Baer non e stata osservata. Per vedere distintamente queste due cavita giovera tagliare il germe orizzontalmente, in quel modo che e rappresentato dalla figura 27. Frattanto T ano continua a stringers!, e quando e quasi ridotto ad una semplice fenditura, si trova esaminando 11 germe Internamente, fig. 28, che la cavita elittica e afFatto scomparsa, e la seniilunare e divenuta assai piii grande ed ha preso nuova forma. A quest' epoca si manifestano esternamente, in quel lato dove si e distesa la sostanza cenerognola, due risaltl^ 1 quali in sulle prime sono lontani I'uno dall'altro e sono poco vlsibili, ma poscia diventano vlslbilissiml, e si avvicinano fra di loro; In una parola quest! due risalti sono prodotti da! rudiment! del midoUo DELl'uOVO RANiNO, CCC 877 spinale e del cervello, i quali si svilnppano sotto la cute in quel uiodo medesimo die ho detto di sopra parlando della salainandra, fig. i3, 14 e i5, di maniera che non e necessario cli' era ripeta , che quando i due rialti si souo congiunti insieme per tutta quanta la loro lunghezza, la forma delT embrione e tale clie facilinente vi si ravvisano i rudiment! della futura testa, della coda e del ventre; diro solamente che dopo la congiunzione dfi due rialti nasce T aorta, e che nel cervello si scorgono di gia le radici di alcuni nervi, mentre la forma granulosa della sostanza bianco-giallognola e tuttora visibile. lo non vi diro come col tratto successive questa sostanza si trasformi nel ca- nale degli alimenti, e come si sviluppino le branchie , perche queste cose sono estranee al soggetto che mi sono proposto f, d' altronde voi sapete ch' io ne ho ampiamente parlato nel mio libro sopra la rana comune; mi afFrettero in vece a compiere il debito che mi corre, il debito cioe di mostrarvi col fatto, che le ricerche di Baer sopra 1' uovo della rana sono esempio straordinario di quella cecita mentale che pigUa qualche volta gl' investigatori della na- tura, e che comunemente e T efFetto di false idee concepite a priori. Questo scrittore ha evidentemente intrapreso le sue ri- cerche con la raente preoccupata dall'idea, che Fuovo ranino sia simile a qviello degli uccelli, e che la rana si sviluppi in quel modo medesimo che fanno tutt'i volatili. Quindi sopra la superficie dell' uovo egli ha veduto il punto del germe ( der Keimpunkt ) , ed ha immaginato una ve- scichetta da lui chiamata la vescichetta del germe, dalla cjuale fa scaturire una materia fluida ;, poi egli ha veduto il germe stesso formato di due strati separarsi dal rima- nente del tuorlo (i)^ e un solco nuovo arcuato, che stabi- lisce il confine posteriore del future embrione (2) ; ma il fatto e che questa separazione del germe e un sogno, una favola , una ciilmera, e cio ch'egli ha creduto essere il confine posteriore del future ernbrioue, e in vece il confine (1) Der wahre Inlialt der zehnten Umbildung bestelit aber darin, dass sich ein Keim vom iibrigen Dotter absondert. (2) Dieser scliwai-ze Bogen blldet endlich eine kleine Einsea- l(ung, ur.d damit ist das liintei-e Eude dea werdeuden Embryo scharf begrenzt. mbl. Ital. T. LXXVIII. a5 378 DELLE METAMORFOSI della cute che si e formata allora allora, e che si e stesa verso r ano. Se Baer clie si e dato il ridicolo vanto d'aver saputo spogliar I'uovo del suo muco e de' suoi invogli, si fosse dato anclie la briga di spogliarlo della sua cute , quando e giunto a quel periodo in cui T ano e quasi ri- dotto ad una semplice fenditura, egli avrebbe veduto, esa- minando la superficie del germe spogliato della sua cute, fig 28, che anclie a quest'' epoca T uovo altro non e che un semplice glolietto tutto liscio e per meta di un colore ce- nerognolo, il qual colore gradatainente si sfnma nelP altra meta che e bianco-gialliccla ; e se si fosse dato T inconiodo a questo stesso periodo di tagliare Y uovo per meta e per- pendicolarmente, avrebbe veduto che le pareti della sua cavita interna non sono di una grossezza uni forme per la ragione che la cavita niedesima, oltre alP essere irrcgolare, non e situata nei mezzo dell' uovo, ed avrebbe scorto che la sostanza cenerognola, fig. 29, la quale anche interna- mente si sfuma nelia sostanza bianco-gialliccia tranne in quel punto che corrisponde all' ano, e quella che forma la parete sottile della cavita, mentre 1' altra sostanza ne forma la parete piii grossa d ibid. Se egli avesse continuato ad osservare con questo metodo, cioe tagliando Tembrione per meta e perpendicolarmente, avrebbe veduto la parete sottile, figura 39, trasformarsi a poco a poco nel midollo splnale nel cervello e nell' altre parti della testa, e quando le due meta del midollo spinale sono sill punto di congiungersi insieine , avreb!)e veduto formarsi al disotto della cute che copre la sostanza d ibid, bianco-giallognola, un sottil strato che e la parte ad- dominale del futuro animale , e di piii avreblie veduto a questo stesso periodo una membranella la quale inviluppa tutta la sostanza d ibid, bianco-giallognola e la separa cosi da tutte le altre parti che hanno incominciato ad or- ganizzarsi ; poi continuando sempre ad osservare, ma coa metodo diverso, aprendo cioe soltanto la parte addominale deir enibrione divenuto s.irino , avrebbe veduto la sostanza bianco giallognola modellarsi a poco a poco nel canale degli alirnenti, in quella guisa che ho mostrato nel mio liliro sopra citato. Ma Baer forse poco esperto per fare una indagine accurata, non si tosto ha veduto manifestarsi il solco nero arcuato , ossia il confine della pelle e il primo indizio dell' ano , che subito egli ha creduto esser quel DFXLUOVO RANINO, eCC. ij^ solco 11 confine posteriore del germe , e fisso in questa idea egll ha dipoi vediito e cliiaraniente vednto, come egli dice, nella massa del tiiorlo die glace sopra la interna cavita, uno strato superiore distiato da un altro strato in- feriore ; il piimo e 11 geriue , e gli e senibrato di vedere nel detto primo strato due aitri strati che gli hanno ricliiamato al pensiero i due strati, il vegetative e I'animale, del germe va , gli elementi e il metodo » (p. 164), e soggiunse che la dottrina del metodo puo venire somministrata dalla sola filosofia (p. 166). Dato adunque che le divisioni della filosofia procedano da quelle del metodo ; sara pure indu- bitato che non e possiblle di determinare il metodo senza la cognizione della mente umana. Come si uscira da que- .sto circolo per impor fine ai dissidj della scienza' E poi certo che tali dissidj derivino dai metodi, o piuttosto non e forse piii verosimile che procedano dalla stessa opposi- zione tra le facolta istintive e le razionali , opposizione forse da ciii viene iniziato il diba:timento che nelT econo- mia supreina delP umano sapere consolida ed estende le scoperte ? Se poi le divergenze delle dottrine filosofiche procedessero dall" opposizione delle facolta , noi crederein- 1110 che dovrebbesi ricercare se la natura stessa delle facolta possa illuminarci sulla possibilita e sul modo di conciliare le opinioni Qualora per ultimo risultamento del- I'analisi si ottenesse che T opposizione tra le facolta istin- tive e le razionali non fosse altro che 1" opposizione tra i 384 DEL RINNOVAMENTO nostrl desiderj , le nostre simpatie , le nostre abitudini e le dimostrazioiii della ragione , noii sarebbe dulibia la so- luzione di quel problema che presenta il contrasto delle scuole filosofiche. Mentre il C. MamianI si andava formando un concetto dell' ottimo metodo filosofico , si accorse di un fatto assai rilevante, appartenere cioe agli antichi Italiani la gloria ed il pregio di avere non pure ristaurato in ogni sua parte il metodo naturals, ma eziandio di averlo piegato piiu che abil- mente alle condizioni singolari della filosofia. Egli quindi dopo di avere rapidaraente accennato le idee della scuola di Socrate , de' fdosoii Alessandi-inl e della setta Eleatica intorno al metodo, descrive i progress! die deve la logica ai filosofi italiani , e 1' accordo che sussiste nei loro prin- cipj metodici. L' opposizione che fu mossa all' autorlta ed alia dlalettica dello stagirita , lo studio dell' esperienza e dei fatti proclamato generalmente. la grande divisione del metodo induttivo e dimostrativo sono le idee sulle quali insiste maggiormente il Mamiani nella sua rassegna delle dottrine metodiche italiane: TAconzio, il Nizolio , P Erizzo , il Bruno , 11 Campanella , Leonardo da Vinci ed il Galileo sono gli autori sui quali egli fisso specialmente la sua at- tenzione. Sulle orme di questi grandi precursor! il Mamiani procede a determinare il metodo da lui diviso in tre gradi o specie, cioe in generale •, particolare e progressiva. II me- todo generale e quello che dirige la mente in ogni studio; il particolare applica ed accomoda il metodo generale alle condizioni speciali de' diversi studj ; il progressiva si giova delle scoperte e dei risultati gia ottenuti nelle diverse scienze per agevolarne il progresso (p. 74.)- II metodo generale secondo il Mamiani e composto di cinque arti , la jsreparaton'a , Vinventiva propriamente detta, Vinduttiva, la dimostrativa e la distrihutiva. — L'arte pre- paratoria e quella con cui si evitano gli errori , e si accresce vigore alia mente. Causa degli errori in ultima analisi sono i.° la forma stessa speciale dei nostri mezzi co- noscitivi ; 2." la limitazione delle facolta; 3." le tendenze istin- live e affettuose ; 4..° lo stato anormale di esse tendenze e degli organi fisici (p. 88). Lo scopo dell' altra funzlone dell'arte preparatoria si e di aumentare al possibile l' energia € V indipendenza del principio nostra spontanea e mettere le facolta intellettive in perfetto equilibria fra loro. — Raccolti DELLA FTLOSOFIA ANTIC\ ITALIANA. 385 i fatti, sorge natnralmente T induzione la quale e di due sorta, poiche osservando isolatamente le sostanze e gli attribuu s'indiicono i generi, e osservando le produzloni e gli atti s' inducono le cagioni e le leggi. Fine principale deir arte induttiva e la riduzione dei faui o delle cause : sue parti sono le arti di esperimeiitare , di congetturare , e la critica istorica. — L'arte dimostrativa consegue regolar- niente all' induttiva. Tntte le forme della diniostrazione si risolvcno nel sillogismo il quale puo chiamarsi un' applica- zione continua dell' assioma clie il contenente contiene le parti del contenuto. La tendenza continua del linguaggio alle forme elittlche , a compendiare 1' espresslone degli atti del pensiero diede a credere clie il sillogismo fosse una formola artificiale a cui si adattano i ragionameuti e le scoperte gia fatte : ma il Mamlani dimostra quale sia la forza logica del sillogismo, e come desso presieda all'atto stesso in cui la dimostrazione si fa percepire alio spirito nostro. Ne derlva da cio T importanza del sillogismo, r importanza della dialettica , e la necessita di rispettare r opera degli scolasticl e di ravvivarla con un plii largo spirito filosofico. — Coiupiute die siano le prime investi- gazioni , acquistate le prime notizie , sorge nell' intelletto nostro la facolta di situar quelle in ordine perfettamente inverso. Per tal modo ei puo discendere dal generate al particolare, dalla cagione all' effetto , puo dal semplice ve- nire al composto , dall' astratto al concreto , dalle parti al tutto , dalle conseguenze ai principj. Tale operazlone sin- tetica deir intelletto viene diretta dall' arte distvibutiva , la quale giova ad accrescere la lucidezza dei nostri concepi- menti ; ne agevola la cognizione delle attenenze interiori ed. estrinseche ; mutando i punti della veduta cogitativa occa- siona lo scoprlmento di nuovi fatti ^ talora in fine ajuta 'a comprensiva ad abbracciare tutta la vastita di un gran teraa di ricerche e di studio, e avvia 1' intelletto alia scelta suc- cessione regolare delle sue indagini (p. 121). Dall' arte distributiva dipendono gli ordinamenti die si ponno dare alle cognizioni umane. Le idee del C. Mamlani sul metodo generale e snlle cinque arti die lo compongono attestano 1' acutezza dello scrittore; ma considerate in relazione alio stato attuale del- r arte logica sono piuttosto vedute di fatti complessivi e di forme esteriori die non osservazloni analiticlie le cpali 386 DEL RINNOVAMENTO risalgano fino alle leggi prlmarie _c1ella mente. L'antoreha fatto pi-ecedere la determinazioiie del metodo alia cogni- zioiie della facolta dell' nomo , ha voluto dai* leg^i alia mente prima di conoscerla ; non e qnindi da meravigliarsi se gli e sfnggiio quel processo intimo costante che in se stesso raccliiude la spiegazione ideologica dl tutte le origini, di tulle le scoperte , di tutti gli errori e dell' aa- damento generale dello spirito umano. E per non dire che della scoperta e dell' errore non e difficile dietro i pro- gressi della dcuola di Locke riconoscere i principTli mo- venti nel semplice rapporto di due leggi, la sensibilita e 1' assoclaliilita , e pro|3riamenie nella duplice azione degli stimoli dirigenti 1" attenzione e delle analogic. La sola as- sociabilita varia mente atteggiata puo spiegare con un pro- cedimento nnico 1' esperienza dai primi movimenti del neo- nate alle scoperte di Newton, dai primordj della societa alle coiiibinazioni politiche piu complicate. L' origine del- I' errore vien dai Mamiani attribuita a molte cause con vaghe generalita : la scuola di Locke la ridusse al principio unico della memoria; ed egli stesso anaunzia questo risultamento avvertendo che nella scuola di Locke il coinplesso delle uniaiie cognizioni e costitidto dalle ricordanze e die dalla fallacia di esse procede ogni errore ( p. 206 ). Tale risultato e anti- Storico : ma la profondita di quest' idea reclamava un at- tento esame , poiche suggerisce il pensiero di ridurre ad nn problema unico, ad una legge unica tutti i traviamenti dello spirito umano, dalle prime illusioni dell' infanzia agli errori della metafisica. Nella cognizione della mente uma- na , nella j^sicologia si puo cercare la soluzione di questo problema , e determinato una volta secondo le piu sem- plici leggi psicologiche il procedimento intimo che conduce r uonio alia verita ed all' errore, I'autore avrebbe potuto derivare la dottrina del metodo ; avrebbe dato un valore scientifico a tutti i snoi precetti che, cosi considerati, al- tro non sono che nornie dettate dall' osservazione di fatti complessi ; avrebbe dato il grande nesso di congiunzione tra la psicologia e la storia ; avrebbe dato la chiave per penetrare con una psicologia civile tutto il procedimento dell'umanita, tutta la vita delle nazioni, come si penetra colla psicologia individuale tutto il procedimento dei pen- sieri , delle illusioni , delle abitudini dell' uomo individuo. DELLA FILOSOFIA JiNTICl ITALIAN^. 887 f a . Del m^todo particolare e progressiva degli studj filosofici. Le ricerclie per determinare il metodo particolare degli stndj speculativi secondo il Mnmiani si ridiicono a rilevare daW esiime profondo del siibietto e del fine della filosofia le modificazioni speclali e gli usi proprj a cui e bisogno sotto- mettere la doctrina coniune del metodo naturale (p. 142). Tiuti gli sforzi del C. Mamiani qui tendono a vincolare r osservazione all' attiialith del momento presente , ed al procedimento materiale delie identita. Egli vuol ginngere all" assoliita certezza colla filosofia speculativa, quindi , a parer suo , in soccorso dclla filosofia vengono solo gli assiomi universal is si mi, qudli cioi: fondati sopra V identita (p. 142 ); quindi qualunque dottrina empirica ovvero congetturale e inu- tile alia filosofia quanto al suo fine piii alto (p. 144); quindi nella psicologia egli vuol sorprendere soltanto sji atti istantanei dell' intuizione immediata ( pag. 143); quindi sta- bilisce die 1' osservazione filosolica non pub disgrecare il pensiero come i naturalisti fanno de' corpi , non pub investi- gare altro intendimento ecceito che il nostro , e finalmente non puo raccogliere e ritenere sotto lo sguardo il processo causal e , quel iiiedesimo cioe , ond e ingenerato , svolto e condotto a maturitd il soggetto della meditazione ( p. 143-144). Noi coiicediamo clie 1' attualita dei fenomeni ptrcepiti, la loro integrith coniplessa , la loro apparenza indecompo- sta siano necessarie a guareiitire il rigoroso processo delle identita, siano condizioni indispensabili alia filosofia per giungere al vero iuduljitabile, per dare una dimostrazione rigorosamente matematica alio scibiie. La sola identita puo condurre alFassoIiUo. Ma se la Jilosofia non potesse coin- portar queila rigorosa certezza cbe e propria delle mate- maticlie , se dovesse considerarsi come una continuazione della storia naturale, se dovesse attenersi alle indnzioni per agire colle grandi probabilita dell' esperienza , allora il metodo delle identita dovrebbe riuscire indubitataniente disastroso alia scienza. II conte Mamiani sfabilisce che nel- r osservazione psicologica il pensiero non deve sottoporsi air analisi, non deve decomporsi , non devesi cercarne le origini. E indubitato che il pensiero decomposto e risolto nelle origini non e piii I'identico pensiero indecomposto, quindi non v' ha rigorosa dimostrazione matematica tra i risultati deir analisi e le appaienze complesse dei pensieri 388 DEL RINNOVAMENTO indecompostl ; ma lo stesso si puo dire della fisica, della chimica, di tutte le scienze natural!. L' acqua quando si risolve ne' suoi piu semplici elementi non e piu 1' identico fenomeno, quindi la sua origine nella fisica e un'induzione, nella matematica e un mistero. Ricuseremo per questo di riconoscere le leggi costanti della fisica? Ricuseremo quindi la scienza del fenomeni dell'intelligenza perc'ie appoggiata aU'iiiduzione e non alle identita? — L'illustre autore con- seguente ai principj del suo metodo vuole che 1' osserva- zione filosofioa sia limitata ai soli atti presenti del pen- siero , all' unico nostro intendimento : e di fatto tolta la presenza del fenonemo non possiamo guarentire la sua identita ; la mente di un altro non e punto identica coUa nostra , le sue percezioni quindi non possono influire suUa scienza condotta col rigore delle identita. Ma questo ra- gionamento ha lo stesso valore tanto nella fisica come nella psicologia e distrugge egualmente queste due scienze. A che sarebhero ridotte le scienze fisiche e 1' esperienza li- mitate all' osservazione individuale ed airattualita del pre- sente ? L' induzione guida irresistibile dell' esperienza vuole che, conosciuti certi fenomeni, si desumano per indizj, per analogie gli altri. Per tal modo la mente senza percezione attuale immediata de' fenomeni pub collegare i pochi feno- meni da lei percepiti coll' esperienza degli altri individui , puo internarsi colle analogie nelle altrui nienti , e colla scorta degl' indizj studiare gli atti dell' intelletto umano nei tempi pill remoti della storia, nella prima eta dimenticata deir infanzia ^ puo ahbracciare nell' imnienja catena delle induzioni le varieta tutte della specie umana , dell' educa- zione, ed illuminare la psicologia collo studio istesso del- r uomo alienato di mente, e collo studio delle vicende che r intelligenza ci presenta nella scala ascendente del regno animale. Si trasporti il rigore delle identita in questa psi- cologia induttiva che si associa alia storia naturale, e I'am- bizlone di una certezza geometrica dlstruggera una scienza esperimentale che deve essere limitata al grado di verita o piuttosto di probabilita concesso alle scienze fisiche. — II C. Mamiani ha sentito il contrasto violento e rovinoso che necessariamente deve produrre nella filosofia il metodo delle identita in opposizione al processo delle induzioni, e forse per ripararne le conseguenze stabilisce in alcuni suoi aforismi sul metodo progressivo che la storia dell' intelligenza \ BELLA HLOSOFIA ANTICA ITALIANA. 889 e per legge dell' essere suo una porzione positiva ed un' altra congetturale (p. 174)5 distingue la filosofia prima dalle no- tizie delle origliii del peusiero (p. lyS), in fine insiste suUa necessita di tenere indiperidente affatto dalle dottrine fisiologiche la storia iintiirale dell' intelUgenza (p. i8o),giac- che le dottrine fisiologiche possono riuscire soltanto oppor- tune riguardo alle praticlie applicazioni della psicologia em- pirica (p. 181 )• Noi crediamo clie la distinzione delle due psicologie. Tuna empirica e T altra razionale, P una conget- turale ( induttiva ) , V altra positiva renda seinjire piu evi- dente 1' inconipetenza del jJrocesso delle identita nelle scienze filosofiche. La divisione di due metodi nel condurre a due psicologie ci manifesta un formale attentate contro la scienza smentito dalla contraddizione a cui deve condurre. E di fatto la psicologia esperimentale precede colle induzioni , colle decomposizioui cerca le origini del penslero, percorre tutto 11 campo dell' esperienza, si associa alle scienze fisi- che e si giova dell' attualita dei fenomeni per illuminare 1' osservazione e non per accertare 1' identita nelle dedu- zioni : al contrario la psicologia razionale deve ricusare le decomposizioni , le analisi , cogliere il pensiero nella sua apparenza coniplessa , disprezzare come congetturali tutte le induzioni e le analogic die sostituiscono la scienza esperimentale alle a^^parenze , e per accertare il rigore della dimostrazione deve ridurre la psicologia ai fenomeni attualmente percepiti. Questo contrasto nelle due psicolo- gie puo sussistere senza contraddizione ne' risultamenti ? Pertanto la divisione dei due metodi stabilita dal Ma- miani sulle tracce di Reid , e da lui dissimulata colle de- nominazioni di metodo generale e particolare agli studj speculativi o arresta il processo dell' analisi e riesce disa- strosa alia scienza nell' atto istesso clie vuol ridurla a ri- gorosa dimostrazione, o se si limita a svelare 1' ultima po- sizione cui giunge la mente pensante presenta un inutile apparato metodico. § 3. Della scoperta degli oggetti esterni. CoW AppUcazione del Metodo il conte Mamiani nella se- conda parte del suo lavoro si accinge ad una riforma delle scienze filosofiche diretta dal pensiero di conciliare il senso comvme colla scienza e di dare alio scibile un fon- damento logico, una compiuta dimostrazione II cardiuc 390 DEL HINNOVAMENTO primo d'ogni filosofia che intenda di glustlficare le credenre del seuso comune e di sialjilire 11 sistema delle umane co- giiizioni su di una base legittima e la soluzione del graiide problema suU' eslsteiiza del non-me, la dimostrazione razio- nale della realta degli oggetti estenii. Ecco la soluzione clie da il Mamiaiii di questo problema che la massa del genere umaiio noa iiitende , e da cui 11011 pertaiito i filo- sofi faniio dipendere la certezza delle sue cognizioni e delle sue azioni. " II nostro principio spoiitaueo ( egli dice ) e » uuo assolutamente e raccoglie nella sua uiiita 1' oggetto » pensato. Cio pertanto die noa e guari spoiitaueo o alia »» spoataneita coatraddice e fuori di quella unita che vale » quanto fuori di nostra mente. — INIa il senso del dolore " non e spontaneo: e nulla di manco esso giace deatro » r unita subbiettiva di nostra mente \ ne segue che noi » vogliamo e non vogliamo ad un tempo solo. — La con- » traddizione dei fatti e sempre apparente. Adunque dee >i esistere un terzo fatto che spieghi la contraddizlone anzi » espressa, e fuori stando dalla spontanea unita abbia quo - » tldianamente forza di tenere uniti in un subbietto me- )/ desimo quello che e spontaneo e quello che no. — Ma )i provare che dee esistere un fatto , estraneo al subbietto » pensante e capace di tener quivi congiunto lo spontaneo »» e il non spontaneo, e provare appunto che dee esistere » quaiclie cosa fuori di noi e sopra noi operante. u ( pag. 268-269) — Deduce il G. Mimiani da cio i.° che i sen- timenti tutti passivi dell" animo nostro attestano di neces- sity I'esistenza di una forza esteriore ; 2.° che le nostre percezioni non sono clie segnaii delle cose esteriori, giac- che la mente puo avvertire Tesistenza degli oggetti ester- ni , ma non puo uscire da se stessa , e non vede alia fine che le proprie perce^rioni ( p. 270 ); 3.° che le cose esterne e le nostre idee pertanto sono due serie parallele die con- tinuamente si corrispondono senza che si possa dimostrare la loro somiglianza o dissoniiglianza ^ 4.° finalmcnte che non possiamo assolutamente riconoscere I'esistenza ne della materia, ne di altra sostanza, non potendo noi conoscere la somiglianza , il rapporto che sussiste tra le cose e le nostre idee (p. 274). Nei minimi termini il ragionamento del Mamiani sugli og- getti esterni si riduce ad asserire I'unita della nostra niente; ad avvertire il contrasto dei fenomeni da noi percepiti , ed BELLI FILOSOFI.\ A57TICA ITALUNA. 89 1 a stabilire la necessita deU'esIstenza di cose esterne che spie- gliino tale contrasto, che non pno derivare dairUnita pen- saate. La consegnenza ne e che noi possiamo logicamente asserire Tesistenza degli oggetti esterni seiiza coaoscere il rapporto che ha ciasciiao di essi colle nostre percezioni. Queste dednzioni presentano ua'evidenza geometrica irrecu- saliile? Procedono con quel rigore logico per servire al quale lo stesso autore vuole fondare la lilosoiia soltanto sugli assiomi universalissimi, qiielli cioe fondcni sopra I' identitd (pag. 142)? Quella necessita logica che esclude la possibilita del contrario si trova nella sua scoperta degli oggettf esterni? — Noi osser- viaino prima di tutto con D. Hume clie la nostra percezione non ci presenta altro che una serie di fenomeni , che 1' or- dine costante col quale si succedono i fenomeni ci da 1' i- dea della causalita, e costituisce per la nostra mente le leggi della natura , e tutta la nostra esperienza. IMa il le- game che passa tra i fatti dell' esperienza, tra i fenomeni da noi percepiti non e punto logicamente necessario; nes- sun principio di ragione puo dlmostrare che un fenomeno deve assolutamente precedere un altro fenomeno; e Tordine deir universo, le leggi costanti della natura potreljbero cam- biare senza die la ragione possa essere colta in contrad>- dizione. II procedimento delle matematiche e inevitabil- mente necessario , la dimostrazione d' un teorema di geome- tria include T impossibilita del contrario, ma Tideniita ma- tematica, il puro giudizio non vale non solo a dimostrare I'impossibilua che possa cambiarsi Tordine dei fenomeni, ma neppure gittnge a staljilire ttn necessario legame di causalita tra due fenomeni che costantemente si succedono. Ora tutto il ragionamento del C. Mamiarii consiste nel provare Tira- possibilita che V uno pensante produca una dualita di fe- nomeni, nel provare T impossibilita che la nostra volonta produca i fenomeni contrarj alia nostra istessa volonta. Che cosa suppone quest' impossibilita ? che alcuni fenomeni o spontanei o passivl in relazione a noi procedono causal- mente dal nostro lo ; che la nostra mente sia la causa delle percezioni piacevoli che le sensazioni dolorose con- trarie alia nostra volonta non possano da noi derivare. Si tolga il supposto della causalita e la dimostrazione degli og- getti esterni e distrutta. Ne si creda che troncato il passTggio dall' interno all'esterno sorga una contraddizione nelfingan- nevole apparenza della volonta che contrasta se stessa. L» 3^2 DEL RINNOVAMENTO volonta non e altro che un fenomeno, e tra la Volonta e gli cfFetti che ne conseguono passa quello stesso abisso imper- scrntabile che nella fisica separa un fenomeno dall' altro, e la contraclcllzione tra la volonta e la resistenza che sofFre allora soltanto Uiventerebbe razionale ed obbligherebbe ad ammettere gli oggetti esteriori quando fosse logicamente dhiT'strata Ja gran legge della causalita. Si deve per— tanto concludere che il ragionamento col quale il signor Maraiani dimosLra I'esistenza degli oggetti esterni poggia sul postulate della causalita ; che il principio della causalita essendo puramente esperimentale, non include alcuna lo- gica necessitr.^ che mancando la prova razionale della causalita manca il mezzo di transizione per andare dal- r interno all' esterno ; che quindi 1' autore non ha provato la realta del non-me col procediraento rigoroso delle identita; e che supposta la reale esistenza degli oggetti esterni 5 noi non potremmo mai razionalmente dimostrarla. § 4. Della legge di causalita. L' egregio autore non poteva ignorare questa grave man- canza della sua dlmostrazione, e quindi si studio di elevare a principio apodittico la causalita ossia di dimostrare colle identita la nozione della causalita. Ecco la serie delle sue deduzioni : I." " Le cose le quali cominciauo intervengono nella » successione dei fatti ^ ma la successione dei fatti non » puo estendersi all' infinito , adunque ella termina in un » essere primo a cui disdice 1' avere cominciamento » ( pag. 418). — Qual e 1' idea intermedia che ci conduce dalla variabilita limitata de' fenomeni alia necessita di sta- bilire I'Ente immutabile? Se i fenomeni cominciano, e sono limitati dal numero, e per questo necessaria I'esistenza di un Essere che non ha avuto principio ? 3." " L' ultimo terraine della successione non potendo *; avere principio , ne manco puo avere mutazione : impe- n rocche mutare vuol dire succedcre una cosa ad un'altra, »/ e la cosa la quale succede principia nel tempo. Ma cio » che non muta ne puo mutare e altresi necessario , a » caglone che in lui 1' essere, e i modi dell' essere non » possono mai dar luogo al non essere. Admique il So- » vrano ente siccome e eterno , cosi pure e immutabile e DELLA FILOSOFIA ANTICA ITALIANA. 893 » aecessario u (p. 419)- — Qnesta dichiarazione presn|D- pone ma noii diniostra la prima causalitii, la quale o resta ancora una seinplice ipotesi o viene qui scambiata coU'Ente. 3." " Dato uii essere necessario^ tutto cio die esiste o V pub esistere , trovasi determinato in questo ch' el non ti puo mutare o distruggere T Ente Sovrano , 11 quale non » avrebl^e allrimentl necessita alcuna nel propvlo essere. » Ma tale determlnazione si espande, se ben si guarda , » sopra la natura completa dl tutte le cose .... Adunque )i tutto clo clie esiste o puo esistere e in ognl sue niodo e » in ognl sua operazlone determinato. Ora non sono le cose » die determinano se medesime, perclie Tesistenza del primo jt ente non tiene ad alcuna loro facolta od arbitrio; adunque )> e primo ente quel che deterraina, cioe a dire che egU e » la cagione prima efliciente e necessaria dl tutte le cose >/ (p. 420). Qui r autore lia realmente scainbiato Tesistenza deir Ente colla causalita ; e resta ancora a sapersi qual e la necessita logica con cul si deduce dalla Ihnitazione del numero dei fenomeni T esistenza dl un Ente immutabile. A questa domanda non soddisfa nemmeno P altro raglona- mento. " Qnalche cosa e certissima, imperoccbe questi no- >t zlone dell'esservl qualclie cosa esiste attualmente pensata: >t 6 dii la negasse porrebbe la realta della negazione e » del suo oggetto , cioe la nozione medesima: ina clo tt che e debbe esistere nel tempo o fuorl del tempo : se » fuori e eterno e non lia cagione, se nel tempo !ia prln- }> ciplo e pero ha cagione » ( giacclie aver principio ed aver cagione sono proposizionl identiche secondo 1' autore per le deduzioni antecedenti ) (p. 427). — Resta ancora a sapersi per qual raglone dall' essere limltato 11 numero del fenomeni, dalforigine della loro apparizione si debba dedurne la grande causallt.a donde devono procedere gU esserl llmitatl. Se pol dalT idea che si ha deirEnte si viiole iuferirne la reale sua esistenza ^ se si crede ad una grande entlta. che sostiene tuttl 1 fenomeni, perche I'idea deU'Ente essenzialmeute costituisce 11 fondo dl ciascun fenoiueno, la presupposizione dl ciascun giudizlo ^ allora si accord! que- sta grande incognita die da realta a tuttl 1 fenomeni , a tuttl 1 giudizj , a tutte le stesse nostre idee di relazione, giacche I'ente e insclndlblle dalle stesse idee che Tespe- rienza Insegna essere pure nostre creazioni Intellettuali J vediamo pero le conseguenze che ne derivano: BlLL Ital. T. LXXVIII. 26 394 ^E^ RINNOVAMENTO i.° In vece cli provare coiridentita la causalita colla no- zione deU'Eiite, si finlsce per iscambiare la causalita col- r itlentita. Diinostrare clie nn concetto fondamentale resta in fine ad ogni analisl , che questo concetto sostiene tutti i fenomeni, tntte le idee, tntti i giudizj, e di fatto lo stesso che provare un'' entitd. Qual e il leganie cansaie assoluta- mente necessario die stissiste tra I'Ente ei fenomeni, tra I'Ente e le sue produzioni ' A confessione dell' istesso an- tore non si potra niai sapere in che i^uisa Vunka (la causa prima) e la moltiplicita (i fenomeni), V identita e la diffe- renza possono insieme congiungersi (p. 437). Come si dira scoperta la causalita finclie s' ignora il nesso che passa tra I'Ente e i fenomeni, tra I'identita e le diverse percezioni ? 2.° Innalzando 1' universo sull' idea dell' ente , tutti i fenomeni , tntte le idee , tutti i giudizj restano assoluta- mente inscindibili dalia grande Unita. E un sentimento qixello per cui avvertiamo la nostra esistenza ; nella co- scienza della nostra esistenza trovasi 1' idea dell' Ente , dunqiie anche noi stessi insieme col mondo delle nostre idee, de' nostri giudizj e delle nostre percezioai restiamo travoiti nell" unita assoluta. L' idea pertanto dell' Ente lungi dallo spiegare la causalita, niette la ragione umana nel- I'assoluta iinpossibilita di razionalmente disgiungere la pro- pria esistenza da quella dell' Ente. 3.° Quindi quel ragionamento da ciii il conte Mamiani deduce 1' esistenza degli oggetti esterni viene distrutto dai corollarj che derivano da questa seconda posizione siste- raatica. Come di fatto la volonta contrastata puo con- durci air esterno , se F unita dell' lo si risolve in un fe- nomeno dell' Ente , se la dualita de' fenomeni non appar- tiene alia nostra luente' Alira incoerenza. II C. Mamiani nello sciogliere il problema del non-me insisteva nel pro- clamare come una contraddizione razionale , un assurdo ripngnante alia legge dell' identita, il supporre una dualita di fenomeni prodotta dalla sola unita pensante (p. 268); dopo di cio poteva egli ammettere nella causa prima V unita e la moltiplicita , I' identita e la differenza insieme congiunte? (p. 487)86 1' unita della mente ripugnava colla dualita de' fenomeni da lei prodotti, perche non ripugnera e2;ualmente all' unita della causa prima la pluralita de' suoi fenomeni ' Ne si puo opporre che nella mente si verifica una dualita di fenomeni nella volonta contrastata , nel nientre die nell" Unita assoluta il C. Mamiani non riconosce Dlil.LA FILOSOFI/V ANTIC V ITALIANA. 3o5 che una pluralita. Supposto P Elite, la volonth edeirEnte, cio che ad essa fi oppone costitulsce ixna dualita sulP Uuita assolata ; d' altroiide in una lotta di fatti, in uu' opposlzione di percezionl noa si vedono che fenonieni , e non v' ha alcuna contraddizione razionale, alciina dnaUta assoluta. Dnnque nelPalta metalisica contrasto di varie percezioni e pUiralita sono sinoninii, dnnque la stessa pluralita o diia- lita ripngnante all' unita dell' lo doveva pure nel slstema del Mamiaui ripngnare all' nnita delP Ente. Sara possibile al!e forze della mente uniana di diniostrare apoditticamente la legge della causalita ? Nella mente che si da alia ricerca del vero si possono avvertire due pro- cedimenti afFatto distinti e dipendenti da due diverse fa- colta, quelle cioe che progredisce colle induzioni e quello che si giova delle identita. L'induzione collega i fenonieni » costitnisce I'esperienza, scopre la lisica, e fonda le sue scoperte sul nesso aljituale delle cagioni : 1' identita crea il mondo delle niatematiche , e applicata alle altre scienze , non fa che ripetere che un' idea e racchiusa in un' altra. Diinostrare coll' identita la causalita sarebbe lo stesso clie dimostrare matematicamente la lisica ; lo stesso che uni- ficare il procedimento delle induzioni con quello delle iden- tita. Se interroghiamo la storia ci si presentano due grandi risultamenti come 1' effetto dello sforzo per cui la mente tenta di trasportare il rigore delle niatematiche nella li- sica , ossia nello studio dei fenomeni collegati dalla no- zione della causalita: — O 1' identita troncando la catena delle induzioni i-isolve T uni^'erso in altrettanti fenomeni sgranati ; riserva tutta 1' entita all' lo pensante distruggendo ogni passaggio dell'interno airesterno ; e toglie quindi ogni )jossiI>ilita di provare I'esistenza degli oggetti esteriori. — O V identita forma 1' Ente con una nozione generate e comune a tutti i fenomeni, e per un singolare rivolgi- niento delle astrazioni trasporta nell'Ente ogni realta, la- scia come pura apparenza, come un fenomeno dell' Entita rio stesso pensante, e toglie ogni possibilita di dimostrare razionalmente la nostra esistenza. Questo ci senibra il bivio delle menti piix conseguenti, e le meditazioni di venticinque secoli non hanno fatto che riconfermare la necessita di quest'alternativa. Hume e gli scettici rappresentano la pri- ma versione ; la seconda e involta nel senso arcano delle religioni piii filosofiche , fu quasi semprc professata in Italia, e fu eminentementc dichiarata da uno scolaro di Cartesio. 396 DEL RINNOVAMENTO § 5. Del senso comune. Ogni qualvolta si esamina la massa delle umane cogni- zioni col rigoroso procedimento della dimostrazione mate- matica ., 1' esperienza e le scienze fisiche si risolvoao in nil coinplesso di nozioni appoggiate o ad un' incognita o ad un postnlato clie manca di dimostrazione : d'altra parte se si considerano i progressi deirindnzione istessa e della fisica nelle scienze filosoliclie^ si nianifesta una grande op- posizione tra le conseguenze dell' analisi , ed i nostri sen- timent! e i nostri pregiudizj. Dare un fondamento logico all' esperienza , accordare 1' analisi coUe nozioni comuni alia specie umana , ecco il dupllce scoj^o che si propon- gono quell! che si assumono di conciliare il senso comune colla bcienza. — Dopo quanto abl^iamo detto non occorre di ripetere nuovamente quanto sia disastrosa P ambizione di- una dimostrazione indubitalsile dove si deve procedere colla scorta delle probabilita f, quanto indeliitamente col proccsso delle identita si tenti di arrestare le decomposi- zioni deir analisi psicologica. II desiderio di una certezza irre|3Ugnnljile quando si giuoge ai ^junti piu eniineuii della scienza I'esta deluso ;, le credenze sempre inconcusse del- r esperienza , quella iiducia del senso comune nelle leggi costanti tlella natura , quell' analogia irresistiljile che con- nette aliituahnente gli elTetti alle cause , vengono scosse profondamente dalla metafisica che sostituisce la probahi- lita alia certezza, il niistero all' abitudine. Quanto ardita e la posizione del filosofo nella metafisica , alirettanto dura e la sua condlzione nella psicologia e nella morale. ]Ma la veritii puo slidare il consenso del genere vimano e i pre- giudizj di tutte le nazioni ; e il lilosofo dovra raeditare appoggiato alle forze della sua ragione. Lo stesso tentativo poi di conciliare la scienza col senso comune e un controsenso che ripugna all' indole della scien- za, poiclie e lo stesso che cercare di far corrispondere il progresso ai primordj , la verita all' oj^inione pregiudicata, i risultamenti dello studio colle illusioni delle prime im- pressioni, e lo stesso che ridurre alio stesso livello Tuomo volgare e 1' uomo illuminato, e far ritornare la filosolia al suo punto di partenza. Non basta. II senso comune non e punto stazionario;, non e quindi possibile nemmeno la con- ciliazione del senso comune con se stesso, giacche desso percorre colla civilta una lunga scala ascendente che ter- niina nella scala della coltura intellettuale delle menti DELL\ FILOSOFIA ANTICA. ITALIANA. 897 partlcolarmente educate. Non basta aiicora. II seiiso comiMie noa progredisce per semplice aggregazione d' idee , per uii materiale acquisto di cogiiizioni , ma bensi per una serie dl credenze le quali trasfonnandosi vaniio progressivameate depnrandosi dall" errore : ora come si conciliera il senso comune con sc stesso? Due soli rappord devono sussistere tra il senso comune e la fdosofia. II primo consiste nel dovere logico della sclenza di ren- dere ragione della dift'erenza clie passa tra il vero e I'opi- nione volgare , in quel modo istesso clie Tastronomia spiega r illusione per cui si crede all' immobilita della terra ed al giro del sole. Egli e per quest' attitudine del filosofo a spiegare istoricamente T errore a percorrere la scala delle illusionl , tutte le version! intellettuali che T arte politica puo fondarsi con rigorosa nnita sistematica sulle piu alte Verita della filosoiia e spiegare la sua cfficacia nella sfera piu bassa del senso comune e della scala intellettuale. Per tal modo in un senso esperimentale i puuti piu eminenti dello scibile reagendo sul senso comune ricevono la contro prova del /are , e I'uomo volgare coll' utilita pratica puo sentire la sanzione di quelle alte verita che non puo co- noscere. L'altro rapporto che deve sussistere tra la filosofia ed il senso comune , viene presnpposto dal prccedente , ed e la costanza dello stato normale delle facolta della mente ad onta delle varie credenze. Sotto questo rapporto il senso comune e la sclenza in potenza^ si distingue 1' errore dalla pazzia ; la ragione umana puo cercare la verita anche nella sfera dell' invcrosimile senza tema di smarrirsi ; ed anche quando Parte politica resta ineilicace e non reagisce se- condo il suo assunto sulla comune degli nomini , pure il filosofo potra essere incolpato d" ignorauza o d' errore nelle deduzioni , senza dubitare delle alte verita della scienza. Del resto il senso comune per se stesso e nna credenza senza guarentigia , non potra coincidere che fortuitamente colle verita scientifiche, e la conciliazionc, sia che si cer- chi per ambizione logica o per preoccupazione sentimentale, non potra mai effettuarsi. La stessa industria colla quale il Reid si adoperava alia conciliazione del senso comune colla filosofia disvela I'impossibilita di conseguire 1' assunto, giacche per rlunire due cose cssenzialmente distinte , cioe ie credenze vol2:ari e le dimosti-azioni scientifiche, doveva I 391^ DEL RINNOVAMENTO tUvidere due cose essenzialinente inscindibili, cioe il metodo psicologico ed il metodo esperimentale. II G. Mamiani ha seguita la divisione metodica stabilita da Reid pallia ndola colla denominazione di metodo generale e metodo partico- lare agli studj speculativi. Quantunque abbia proceduto con una logica piu severa , quantunque il suo libro non raccliiuda alcuna opposizioae sentimentale contro I'analisi, pure egli ne racchiude i germi nell'amlDizione delle sue dimostrazioni e non e punto riuscito a conciliare la lilo- solia ed il scnso comune , ed a dare legittimi fondamenti aU'esperienza ed alle cognlzioni umane. Abbiamo gia av- A'ertito die la sua scoperta degli oggetti esterni non regge perche I'unita pensante non contraddice alia dualita dei fe- nomeni se non quando viene ammessa la causalita: l' en- tlta ch' egli accorda ai fenonieni lungi dalT essere una no- zione di senso comune, vi ripugna akamente perche da «ntita a tutte le idee relative , a tutte le generalita no- minali , e perche riduce la nostra esistenza ad un seni- plice fenomeno dell' Ente. Alcuni de' suoi stessi concepi- menti evidentemente oltrepassano la sfera angusta del senso comune: per esempio egli determina riguardo agli oggetti esterni die noi non possiamo asserire se dessi siano ma- teriali o no, se dessi siano simili o dissimili dalle nostre percezioni. Con cio non si stabilisce vina cifra d' idealisnio rigettata dal senso comune ' II conte Mamiani addotta espli- citamente la teoria dei punti di Vico: ecco come lo stesso Vico si esprime nel riportarne le ultime conseguenze : " Mentre consideriamo ( egli dice ) 1' estensione e le sue » tre misure stabiliamo nel mondo delle astrazioni verita » eterne : ma in fatti CceIwu ipsiim petimus stultitla perche » solamente le eterne verita sono in Dio. Teniamo a conto " d'eterna verita, il tutto e maggiore della parte: ma ri- » tornati a'' principj , ritroviamo falso Tassioma, e vedia- " mo dimostrata tanta virtu d' estensione nel punto del " cerchio;, per cagion d' esempio , quanta se ne ha in » tutta la circonferenza attraversando linee per lo centro '; die da tutti i punti della circonferenza siano nienate. " Conchiudiamla : in metafisica colui avra proiittato , die » nella meditazione di questa scien/a avra se stesso per- » duto (i) ". Prima aveva detto che le forme fisiche sono evidend finche non si pongono al paragone delle metafisiche. (i) V. Opera di Vico ediz. della tip. / II nobile sig. De Raimann non mostrasi molto soddisfatto delle classificazioni delle malattie che ilnora si conoscono. E pero soltanto perche descitutus adliuc dum filo intellectum secure ducente , ac therapiam indicante , memoricB saltern suhlevandae intentus , ne stabilisce le segnenti sette classi : I." febbri ;, 2."^ infiammazioui o flogosi ; 3.^ efflorescenze cutanee ^ 4." cachessie i 5.^ morbi secretorj ed escretorj , ossia eccrisi ; 6.' neurosi •, 7." vizj organici. Queste classi poi si suddividono in ordini ^ generi , specie e varieta, desunte specialmente dalla sede e dalle cause. Ad ogni classe ed ordine , ed ove anco sia d' iiopo ai generi pre- mette le generali circa la rispettiva diagnosi o cognizione del male , prognosi o pronostico , e cura. Nella descrizione delle specie fa di tutto onde sieno messi innanzi le par- ticolarita per le quali ciascuna specie sia ben conosciu- ta, si distingua dalle altre, e specialmente da quelle die vi hanno alcuna rassomiglianza , e per le quali si possa 4o6 PARTE STRANIERA. aggingnere a giusto pi'onostico, e ne sia indicata e I'ettd la maniera di cura. E pero oltre a cio die concerne la no- menclatnra, 1' etiinologia e la sinonimia piu visitata, o data la defjnizion logica della malattia, o se questa non e possiLile, vien designata coi caratteri proprj, si descrivono gli stadj tutti nel decorso loro regolare od iiregolare od anonialo, fausto od infansto , rilevando le differenze con altre sorta pur di malattie 5 ricordansi le cause disponenti e produceuti cercando di ascendere alia loro generazione e d" indagarne la natura ;, adoperasi a rilevarne il pronostico si empirico che razioiiale; finalmente indicasi la speciale coriveniente cura, fondata sulle indicazioni cavate dall'esperienza e dalla ra- gione. Ne e intralasciato di discorrere all' uopo dell" anti- chita di ciascuiia malattia e di rammentare i singoli autori che di essa hanno particolarmente trattato. Questo priiuo volume contiene le febbri , le infiammazioni e alcune delle efflorescenze cutanee. L' illustre autore non staccandosi dair esatta osservazione e dalle piii razionali induzioni ain- mette le febbri essenziali. Queste sono o continue od in- termittenti. Le continue o semplici o composte ; tra le prime stanno 1' infiammatoria , la putrida, la nervosa; tra le composte la gastrica suburrale , la pituitosa , la vermi- nosa. Le intermittenti distinguonsi in cotidiane, terzane , qnartane, ecc. Le infiammazioni riescono o parenchimatose o flemmonose, o membranacee, e queste dividon.si in reu- matiche, catarrali ed erisipelacee. — Col nome di efflore- scenza cutanea designasi ogni eruzione alia pelle, la quale eruzioue appaja si rialzata o a nodi, o con papule, o pustule od altra forma , che piana sia e tale da non di- stinguersi al tatto , ma solo dalla vista e dalPalterato colore della cute. Nellc acute efflorescenze a macchie si rinviene il tifo contagioso; una cui varieta sarebbe la peste orien- tale , la scarlattina , la roseola , i morbilli, le petecchie, il morbo a macchie ed emorragico di Werihof , T orticaria. Neile efflorescenze a macchie diversamente colorate , cro- niche cadrebbero il cloasma, le efelidi, i nei materni. Noi speriamo die il sig. Consigliere De Raimann ci fara presto dono del secondo volume ; poiche allora entreremo in al- cuna particolarita anche in risguardo ai diversi metodi di cura e ad alcune speciali opinioni e maniere di vedere del dottissimo e profondo clinico. J. 407 APPENDICE ITALIANA. Ciriffo Calvanco composto da Luca de' Pidci a pen- zione del magnlfico Lorenzo de' Medici restituito alia sua antica lezione con osservazioni bibliogra- fico-lettcrarie di S. L. G. E. AuDiN. — Fircnze, 1834, tipugrafia arcivescovde. 1\1 olti leggeranno d''ora innanzl il Ciriffo di Luca de'PuIci, e lo leggeranno con diletto non meno che con profitto , dacche il sig. Audin ce ne ha data questa bella e dillgente edizione. Come poema quest' opera e piii semplice e piu. breve di molte altre, ma non e perb ne meno ingegnosa, ne men singoiare. Come libro di lingua ha una ricchezza stragrande di voci e di frasi offuscate dalla negligenza di molti editori , ma restituite in questa ristampa a tutta la natia loro bellezza. Nel render grazie al sig. Audin di questa sua bella fatica, trascriveremo alcune parole tolte dalle sue Osservazioni , perche possono tutto insieme e far conoscere il modo da lui tenuto nel compierla , e servire di norma a coioro che volessero imprendere soraiglianti lavori. " Ri- montino dunque , come ho fatto io per il Ciriffo, i moderni timidi editori, rimontino , dico , piu coraggio- samente di quello che non fanno alle font! , le quali sono sempre limpide alle sorgenti : ma non si fermino ove termina il corso di queste fonti, ove appunto esse piu non si rlconoscono , intorbidate dalle tempeste let- terarie, che a guisa di torrenti vi si gettano ogni giorno nel seno. » Intorno alV educazione domesdca , considerazioni di Antonictta Tommasxni. — Mdano , i835, presso Antonio Fortunato Stella e figU, tipografia Bravetta, in 1 6.° di pag. 120. Fin dair anno 1829 la signora Antonietta Tommasini avea gia fatto dono all' Italia di un libro pregevolisslmo 403 APPENDICE ITALIANA. il cui scopo priiicipale era 1' educazione del gentil sesso (*). Fn questo assai ben accolto dal pubblico e nieritamente applandlto. Ora questa coltissiina Parmigiana un nuovo ne ha pubblicato concernente 1' edncazione dell' altro sesso ; libro veramente aureo e di poca mole bensi, ma, appunto come r oro , di molto peso. Diverso metodo ha essa tenuto in questo nell' esporre i snoi pensameiiti. Nell' altro si vede una madre la quale va intertenendosi , direi quasi , per passatempo con la diletta sua prole ora sopra le opinioni di alcuni celebri scrittori in fatto di educazione , ora soova diversi punti di morale ed ora sopra altre materie di vario genere, le quali sora- niiuistrano alia mente perspicace di lei di che dare gra- devolinente alia raedesima di belli ed utili ammaestramenti senza che questa, per certo modo di dire, se n'avveda. Nel libro presente al contrario pigliasi la cosa con piu di serieta ; ed offresi un trattato di educazione compiuto , nel quale non si lascia di osservare con occhio iilosoflco tutto qviello che appartlene all' educazione e fisica e mo- rale ;, di discutere con accuratezza cio che sopra questa materia fu proposto da' principali autori die ne trattarono; di adottarne quelle che e veramente utile a' giovanetti , e di rigettarne cio che potrebbe per avventura esser loro nocevole anziche vantaggioso , se praticato fosse tra noi. Segue essa , e n' ha ben ragione , le tracce del Locke , e preferisce per lo piii le massime di questo filosofo a quelle di qualunqne altro che scrisse intorno a questa materia ; ma considerando ch' egli compose il sno Saggio d' educa- zione per quelli della propria contrada , ed in tempi di- versi da'nostri^ ella ne separa assai gludiziosamente cio che puo essere praticato con esito felice in qualunque htogo e in qualunque tempo, da cio che potea molto ben convenire al clima ed agli usi di quella nazione, ma che male adattereljbesi alia temperatura delle nostre contrada ed agli odlerni costumi. — Ecco, per cagione d'esempio, com' essa ne ragiona nel prirao capitolo: " Intorno a cio » che dice Locke dell" avvezzare i fanciuUi, di qualunque !> condizione sieno , all' intemperie della stagione , tenen- >; doll alia manlera de' fanciuUi del contado j e dell' abi- " tuarli alle impressioni delT acqua fredda e della rigida (*) V. Biblioteca italiana toaio Sr).", seueuibre i83o, pag. 397. APPENDICE ITALIAXA. 409 » atmosfera, diiblto clie cio si possa senza danno esegnire II nelle famiglie cittadine ed agiate Come potreiiimo » noi esporre i nostri figli al rigore delle stagioni, se sin » dal nascere siamo stati avvezzati ad uii genere di vita » afFatto contrario ; difesi dall' uniido e dal freddo , e cu- » stoditi in case hen chiuse , ove il lusso non lascio di » aumentare i nostri bisogni , mettendo in uso le stufe e » i tappeti distesi sul pavimento ? SifFatti costumi introdotti » o dalla civilta o dalla mollezza , che n' e quasi insepa- " raljile, hanno create nuovi bisogni, e direi una seconda n natura. Come potremmo, io ripejo , toglierci da simili » abltudini senza die la nostra salute ne sofFrisse ? E se » non possiamo cangiare sifFatti usi per noi , come lo po- n tremmo pei nostri figli, 1 qviali per motivi troppo ragio- >f nevoli delDbono vivere con noi medesimi ? » E piu sotto: " Ho ancora presente all' animo il caso miserabile di due >/ teneri fanciuUi mancati 1" un dopo 1' altro per tisichezza " acquistata , al dire de' medici , dalle bagnature Fredde » fatte imprudenteraente nella rigida stagione. La povera >i madre mirava a mettere in efFetto la massima sopi-ad- >> detta f, ma le sue buone intenzionl non iDastarono a li- » berarla dal doloroso sospetto di aver ella stessa procu- » rata la morte a' suoi figli. » Or clie ti sembra, lettore, di cosi fatte considerazioni ? Non le trovi tu opportune e piene di senno ? Or fa ragione clie se ne contengano in questo liljro da per tutto a un dipresso di simiglianti. Esso e diviso in XXV capitoli, tutti di somma importan- za. Ma perclie troppo lunga cosa sarebbe il fare particolar menzione di ciascun d' essi , mi contentero di dir qualclie cosa soltanto di tre , del IX , del Xiv e del XVii. Trattasi nel nono de' i^iuoclir. Dopo una breve introduzione raolto eloquente e piena di garl)0, passa la Tommasini a discu- tere Fopinione del Gioja intorno al giuoco delle carte, da quel filosofo commendato nel suo Galateo : e, discordando essa da lui , mostra con ragioni evidenti quanto sia peri- coloso un tal giuoco, e quanto gravi e funesti danni esso arrechi a colore che se ne forniano un abito. Fatta di pei menzione di alcuni piii commendevoli , insiste particolar- mente sopra il piix belle, il piii iugegnoso, il piu prege- vole di quanti se ne conoscano , sopra il giuoco degli scacchi, e queslo piu d''ogui altro raccomanda, mostrando r utilita che ne cava il giovanetto che s' esercita in esso. £lbL Ital. T. LXXVIII. 27 ^lO APPENDICE ITALIAN A. Or mi sia lecJto qui di osservare che sarebhe stato da desiderarsi un ceniio del tempo in cui un tal ginoco avrelibe ad essere a lui permesso : essendoche , se dall' un canto questo nobilissimo giuoco esercita molto la mente e T in- dustria del giovanetto , e ( come molto bene osserva la saggia autrice) " I'abitua a calcolare tutte le possibili com- » binazioni ^ a vedere le conseguenze ultime in riguardo »/ agli sbagli che furono commessi in principio ; ad ope- >> rare in fine con ponderazione e con prudenza » , dalF al- tro richiede indispensabilmente una vita sedentaria, e s' op- pone con cio al bisogno die lianno i giovanetti di moversi pressoche del continuo;, dalla qual cosa distogliendoli, puo per questo conto esser loro nocevole e recar danno alia loro salute. Agglungasi clie divenendo anclie un tal giuoco per loro una specie di studio, e non trovando eglino negli altri studj quel diletto ne quell' allettamento die trovano in esso , facilmente s' inducono a starsi piu. volontieri e con pill d' applicazione sopra lo scacchiere che sopra i libri. Laonde io sono d' avviso die non debba questo es- sere loro permesso in nessun' ora del giorno, affinche non sieno essi distolti ne dall' applicazione alio studio, ne dagli esercizj del corpo , necessarj al mantenimento della loro salute ; ma solamente la sera. Nel capitolo quattordicesimo si deplora la vita oziosa ed inutile die e tenuta dal piu de' giovani del nostro tempo ^ paragonati dal Franklin ad una piaiita parasita la qual toglie r alimento alle altre per nutrir se medesima senza prodnrre alcun frutto. Passano ancor essi al modo mede- simo a peso della societa una vita del tutto infruttuosa o neir inerzia o in inutili intertenimenti, consuniando in questi miseramente i giorni p'lii belli della lor vita: ed osserva la nostra Tommasini assai giadiziosamente che questo genere di vita " frivola e vana, che e quasi comune >i a tutti i giovani che non lianno bisogno di guadagnarsl » un tozzo di pane , presenta un pericolo di suo genere >/ tanto piu grave , quanto che non avendo in se alcuna ); cosa contro la morale ne pubblica, ne privata, non ec- n cita le sollecitudini de' genitori o de' precettori, per di- >» fenderne in tempo i figli o i discepoli. >i Fa indi una eloquente descrizione di questo genere di vita frivola ed oziosa , e la dipiiige con si vivi colori , che il lettore ne resta aUamentc colpito. Mostra eiia di poi la dinicolta APPENDICE ITAiaANA. 4I I deir impedire qiiesto disordine , non lasciaiido tuttavla di proporae i jiiu efiicacl rimedj: 11 clie fa con taiito senno ed avvediinento , clie bea si comprende quaiito perfettameiite conosca questa perspicace donna le piii segrete moUe del cuore umano. E questo, per mio avviso , ua de' capitoli piu importanti clie si contengano in tutta T opera : esse dovrehlje essere letto e meditate da tutti i padri e le ma- dri , da tutti gli educatori, e da' giovani stessi cli'' escono de' coUegi o delle domestiche pareti, e fanno il loro primo ingresso nel mondo. E nel diciasscttesinio la signora Tornmasini c' intertiene sopra la nioderazione degli uppetui. Insiti questi neU' uomo fin dal suo nascere, e d'uopo avvezzarlo assai per tempo, comincianilo dalla prima sua fanciullezza, a tener'i a freno. Va per tanto ella csaminando le tendenze de' fanciullif, ed osserva quali di esse e in qual iiiodo sieao da essere se- condate 5 e quali represse, ed in qual maniera. Questo ca- pitolo, cosi breve com'e, non lascia di essere di somma importauza ancor esso : ed io lo riguardo siccome uno de' principali del liljro, con cio sia clie dipenda, almeno in gran parte, dal di verso governamento de'nostri appetiti la condotta dell' uomo o buona e plausibile , o rea e degiia di biasimo. Duolmi d' essere , per cagione di brevita , costi-etto a mio malgrado di liniitarmi a questi tre soli capitoli senza far parola eziandio degli altri, ne' quali io prometto al let- tore ch' egli ritrovera , non nieno clie in questi, pressocUe da per tutto osservazioni sensate e giudiziose, disquisizioni sottili, utili precetti, salutari avvisi , consigli opportuni , e suggerimenti da essere molto apprezzati intorno alia vita clie il giovane, fatto adulto, dovra tenere nella civil societa , s'e'vorra essere amato e, siccome saggio , costu- mato e virtuoso, tenuto in pregio da quelli in mezzo a' quali gli accadera di dover passare i suoi giorni. Niente diro poi della facilita , della chiarezza e della precisione onde sono espressi i concetti in cjuel libro da questa colta signora: gia iiu da quando essa diede alia luce il suo libro de' Pcnsien morciU fece conoscere il valore della sua penna. In somma un bel libro ci diede ora la signora Tornmasini, un libro di molto raerito e di somma utilita, pel quale infsiiita gratitudine dee professarle 1' Italia. Ah ! perchc niai di tal sorta se ne dnnno alia luce cosi di raro' 412 APPENDICE ITALIANA. Delia bonta ed eccellenza del metodo di educare I figli- noli deirnno e deir altro sesso, proposto da questa valente sigriora negll acceniiati dae libri, avea gia data uii'' auteii- tica prova ella medesima neir educazione de' figliuoU suoi proprj. II celebre suo marito , continuamente occupato nella pi'oiiiulgazloiie delle niediche dottriiie o di viva voce so- pra la cattedra o al tavolino con la feconda sua penna ; e in oltre distratto da' ffequenti consulti a cui era cliia- mato e nel proprio paese e fnori, trovossi costretto a do- ver lasciare alia consorte irpeiislero di educare de' due iigliuoli cli' egli ebbe , non che la feramina , il raaschio altresi : e ben potea farlo senza trepidazione e con plena liducia; tale era il valore della educatrice a cui egli affi- dava un incarico si geloso. Della femmina , la qual fu la prima de' due, e die oggi e una delle signore piu gentili e pill colte della cltta, io gia feci parola nelP articolo cli'io stesi intorno al libro sovraccennato de' Pensieri mo- rali composto da sua madi-e. II mascliio ne' primi anni della sua giovanezza comincia a dare si belle speranze di se, die Parma si aspetta d' avere in lui uno de' piii ono- revoli, de'meglio istrutti e de'piii utili suoi coiicittadini. Abate Mlchele Colombo. Oinelle pastorali dl monsignor Sehastiaiio Sold ATI ve- scovo di Treviso. — Treviso , 1834, Paluello , /;rc2co aiistr. lit: 2. 5o. " Per 1' unico motlvo , dice il degno prelato , di rendersi pill utile alle anime da lui governate , lia riputato debito preclso del pastoral suo niinistero il condiscendere alle istanze die gli vennero fatte da molti, perche lasciasse uscire in pulablico le poclie Oiiielie recitate fin qui nella cliiesa cattedrale. >> E quando mai gli venisse fatto di con- tenere la greggia vastissima die gli fu data da pascere nel timor santo di Dio, nella stima della cattolica religione, neir eserclzio delle virtii cristiane , nell' aljborrimento al libertinaggio ed alia miscredenza;, di tanto si terreblie pago. Percio ne pompa di umana facondia , ne studiata lusinga di parole , ne argomenti che pascano la fantasia noi vor- remo rintracciare in questo lavoro di monsignor Soldati , ma liensi rllevereino come in esso egli siasi proposto di crudir gl'intelletti, di espugnare le volonta , di muovere APPr.NDICE ITALIANA. 4l3 i cuori e dl eccitare gli animi a penitenza. Qiiesto intrin- seco fine della sacra predicazione, cioe il ]jene dell'anima, e dnnque il fine che in questi sermoni ci si presenta : ma e r Omelia VII sopra gV inestimabiU vantaggi oppoitau dalla rcligioiie ciistiana e la Lettera Pastorale sopra la vera ma- niera del predicare opostnlico diretta alia gioventu ecclcsia- stica del Seininario di Treviso abbastanza ci persnadono che la parola del prelato puo rivolgersi anche al grandioso, e ch' egli sente molto avanti in tntto cio die spetta al- r arte oratoria ed alia sacra eloquenza del pergamo. Relazione del viaggio dl papa Fio FIT a Genova nella primavera dell' anno i b 1 5 scritta dal cardinalc Bar- tolomeo Facca. — Modena, 1834, Vincenzi e cum- pagno. « I vlaggi del Papl , dice rillnstre antore, fuori de' loro dominj , dopo che divetniero principi sovrani di uno Stato temporale, e quelli di piu antica data anche fuori d'ltalia, furon sempre avvenimenti notahili nella storia si civile che ecclesiastica , ed ebbero per cf.gioni ordinariamente tristi e dolorose vicende. " Tale fu pur la vicenda dell'ot- timo pontefice Pio YII , il quale , mentre speravasi che dopo il trionfale suo ritorno in Roma accaduto il 24 raag- gio deir anno 18 14, menar dovesse gli ultimi giorni di sua vita nel seno di una pace imperturbabile , si vide costretto ad abbandonar nuovamente la capitale e gli Stati suoi oc- cupati dalle armi del re di Napoli Gioachino Murat. Fra il vivo giuliilo di tutte le popolazioui che ossequiavano in quel suo A'iaggio il Santo Padre , egli si reco a Genova , indi a Torino , a Modena , a Firenze , a Siena , poi di nuovo alia volta di Roma, in ogni luogo dai sovrani, dal clero , dai popoli tuttl venerato secondo che richiede la dignita ond' e rivestito il capo della Cliiesa. Cosi questa volta pure si avvero quanto il pcrsonaggio scrivente stabilisce , come cioe la presenza de'Romani pon- tefici A^alga a risvegliare ne' popoli T antica e fervida de-- vozione de'' nostri maggiori. La quale presenza , come os- serva T antore , fu opportuna anche ailorquando si tratto di togliere dalle menti de' popoli infiniti pregiudizj insi- nuati scaltramente dai nemici della S. Sede contro i Papi. A qi^esto proposito si riferisce la prima delle aniiotazioni 414 ArrENDICE IIALIANA. che r autore agginnse in fine dell' opuscolo , e che non sai-a discaro al leggltore Tavere sott' occhio : « Nel mio passaggio ( egli nota ) per Augusta in novembre dell' anno 1791 il Barone di Duminique, Ministro dell' Elettore di Treveri . . . mi disse che essendo esso nel corteggio del suo principe al solenne ingresso di Pio VI in Augusta I'anno 1782, vide afl'ollai-si molta gente intorno alia car- rozza quando il Papa sceadeva , e guardare attentnmente a terra ; ed avendo interrogate uno del popolo , che mai gnardasse con tanta curiosita , rlspose con siiicerita tede- sca : Ci avean detto , che i Papi hanno i piedi di caprone , ma questi gU ha come noi altri tutti. » Alia lettura di que- sto aneddoto non istupianio di cio die il Berni riporta col suo lepido stile : E fnvvi un tratto una vecchia Lomharda , Che cvedeva che il Papa non fosse uomo , Ma un drago, una montagna, una bomharda ; E veggendolo andare a vespro in duomo , ■St fece croce per la maravigUa. Questo scrive un istorico da Como. Delia grandezza di Gesh Crista del P. Tommaso Calvi dell o7 dine de Predicatori. — Napoli , 1834, Se- veriiio. L'autore segue a mano a 111 ano i miracoli e le gesta santissime del Redentore. Espone tutto cio con viva de- scrizioni , con facondia ^ con savie considerazioni , con Ijuona e purgata frase, con teologica intelligenza. Indi piu a lungo si trattiene a considerare le celesti dottrine e la evangelica morale che un di fu udita dal labbro stesso del divino ISIaestro. E siccome egli parlava alia turba in pa- rabole , e cogli apostoli di misteri altissimi ragionava, cosi e deir una e degli altri si va partitamente discorrendo. E in particolare quanto alle parabole , noi siamo di avviso che gli omeletici potrebbero non lievemente giovarsene per le loro esplicazioni. In generate poi consideriamo questo lavoro del benemerito padre Calvi siccome una serie di utilissime sacre lezioni sul nuovo Testamento e un svtnto delle principali prove che la divinita confermano di nostra religione. APPENDICE ITALIANA. 4l5 Giova r avvertire die in sul principio dell' opera si da recata in italiano TOniella del Grisostomo (XII.* in S. loan- neni ) , che ha per obliietto le glorie di Gesu , e in fine r Omelia della generazione eterna di Gesii Crista ecc. i indi r orazione delle umiliuzioni e delle pene di G. Crista , reci- tata dair autore in Vienna Tanno iSSa; la quale orazione ben considerata e una cliiara dimostrazione della verita di nostra fede , ove si riportano profezie cosi precise clie rassembrano altrettante storie , e queste si veggono perfet- tamente avverate in Cristo. Un'' altra pure vi troviamo aggiunta, oltre le annunziate , e versa intorno le grandezze di Maria. Utilitd prodigiosa del boschetti a gelsi sopra tutti gll altri raccolli della cnmpagna, e pardcolarmente dei nuovi gelsi delle isolc Filippuie:, saggio teorico-pratico dedicato ai signori Parrocld dal Bev. sig. Don Paolo Beltrami, Froposto di Rlvolta, membro coriispon- dente della socictd Lbineana di Parigi , dell' I. R. Accademia de GeoJgoftli , ecc. , con appendice sul mezzo esp crime nta to di riparare il bruciore nelle ri~ saje. Seconda cdizione accresciuta. — Loch, i835, tipografta Oicesi, wi vol. di pag. ico, in 8.'^ pic- colo. Prezzo Ur. I aust. Dimostrare che i gelseti arrecano un' utilita pecunlaria di gran lunga superiore a quant' altre dalla terra ci ven- gono ; persuadere in conseguenza ad attendere ad una tal coltivazione facendo clie luogo le si coaceda mediante un opportuno temperamento di quella delle gramignacee e le- guminose ; insegnare come e in che varj modi essa si possa condurre ^ porgere utili documenti in generale intorno alia coltnra del gelso , e intorno alle piu pregevoli varieta del medesimo, ecco qnali oggetti ha di mira il pregevole li- bretto annunziato. Ognuno ne rimarra al certo persuaso che, quando sia presto I'uso o lo sjjaccio della foglia da raccogliersi , pingue e veramente il reddito della proposta coltivazione , avvegnache dispendiosa ad istituirsi , e del- 1' averla con tanta scliiettezza e bonta di cuore raccoman- data e promossa, dell' averne dati i precetti, ne verra lode e riconoscenza al rev. proposto di llivolta. Questo zelante 41 6 APPENDICE ITALIANA. banditore e sostenitore de' paragrandini , ora che altrl ne propose I'uso per riparare le risaje dalla malattia del bni- ciore, riprodnce come appendice al snddetto libro una sua notizia pabblicata iiel iSaS, con la quale gia sin d' allora il medesimo uso raccomandava. B. La coltivazione dei grani, opera di Angela Peroni- — Brescia, i835, per N.^ettom e comp., un vol. di pag. 288 , i)i 0° Questo libro da plu die uon promette; in fatti non solo tratta de' grani , ma anche del lino , de' prati e loro con- cimi , e delle rotazioni agrarie. Bello e serajore 1' eserapio di clii attende alia coltura de' proprj fondi , e studio e diligenza vi pone affine di migliorarla. Se egli ci istruisca delle pratiche clie plvi gli riuscirono , di qualche miglloramento die introdur seppe nelle comuni usanze, con gi-ato aninio debbono essere ac- cettate le sue infonuazioni. Se ci ragguagli de' raetodi agrarj della provincia cui appartiene , e il uome ci additi e tessa le lodi di quelli clie piii sono o furono benemeriti nel recarli a quella perfezione a cui pervennero , cresce- ranao i motivi di nostra riconoscenza verso un tal uomo. Egli adempirebbe, per quanto ad individuo si concede, le parti di quella societa agraria , che V esimio Arduino vo- leva istituita in ciascun capo-luogo di provincia, e ad isti- tuir la quale darebbc di presente opportunita il consesso de' dotti clie la munificenza Sovrana mantiene ne' detti luoghi per dispensarvi le filosofiche istruzioni. Non hanno mestieri di essere celebrati i vantaggi che deriverebbero dalla vigilanza che uoraini istrutti dell' attual condizione delle ssienze agrarie, associati a' pratici piii valenti, eser- citerebbero da vicino sull' agricoltura delle nostre provin- cie i i quali vantaggi verrebber crescendo per le relazioni con cui una societa si stringerebbe all' altra ad utilita co- mune , e per le istruzioni che il pubblico ne riceverebbe. Ognuno rammenti qual pro ottenesse la nostra agricoltura dalla sola Societa Patriotica, pnd' e che il suo nome ^ in- sieme a quello delF eccelsa sua Istitutrice, titttodi si rive- risce ed onora da' Lombardi coltivatori. II sig. Peroni per aver dettato compendiosamente , ma secondo i precetti di classici autori e secondo la propria APPENDICE ITALIANA. 4x7 esperlenza 5 questo trattato sulLi coltivazione de'grani; per aver descritte le pratlche del territorio bresciano , e mas- sinie le rotazioni agrarie , non omesso il confronto coa quelle de' territorj limitrofi ; per aver fatta onorata rlcor- danza de' bresciani stati piii iDenemeriti della patrla agri- coltura , quali furono un Tarello da Lonato , un Agostiiio Gallo , un Cristoforo Pilati , si rese degno , per le anzi- dette ragioni, di essere dalla pubblica lode incoraggiato al prosegniinento di si utili applicazioiii. Nell' adeiiipiere , per quanto a noi spetta , a questo gradito uflicio , noii possia- mo pero dal dover nostro essere dispensaii dal far cono- scere quelle parti che nell' opera del Peroni ci sembrano men che lodevoli. Tali soiio in genere quelle clie riguar- dano la conoscenza de' terreni e i concinii , poiche nelle cose teoriche , e niassime in quelle attenenti alle scienze accessorie all' agrlcoltura , i dlscorsi dell' autore ne appar- Vero sovente confusi e difettosi. B. Prodromus brvologice mediolanensis auctoribiis Joscpho Balsamo 31. D. ill lyceis patriis hist, natur. prof, suppl. et Josepho de A'otaris M. D. — 3Iediolani, 1834, ex dpogiaphia F. Eusconi, in 8.°, di pcig. 196. Lir. 5 itcd. Ecco adenipiuta la promessa de' signori Balsamo e de Notaris da noi stata annunziata nel fascicolo di dicembre i833 (torn. 72.°, pag. 869), e adenipiuta con quella lode che sin d'allora, considerando i saggi gia dati da' suddetti botanici del loro valore nella Crittogamia e massime nella briologia, si potea presagire. Infatti o si riguardi il ntt- mero delle specie di muschi raccolte, numero notabile ri- spetto a quelle che le Flore Veronese , veneta , ecc. ne porgono , e rispetto alio spazio assai circoscritto , e in molta parte coltivato o da briighiere coperto, che tali spe- cie sonuuinistro ; o si riguardi la giusta deterniinazione delle stesse, di cui pi ova e caparra ci porgono gli esem- plari secchi che gli autori vanno distribuendo a corredo della loro opera ( vedasi 1' annuncio di tali distrilmzioni nel citato fascicolo pag. 870 ); o s'abbia infine rignardo alia diligenza e Imona critica che usarono nelle descrizioni e nelle sinonlmie delle suddette specie , nel corredar cia- scuna della propria frase diagnostica elaboi'andola su' vivi 4l8 APPENDICB ITALIAN A. esemplari (*) , si trovera quest' opera al tutto degiia di applauso e d'irn-oragglamento. Lo spazio de-ntro il quale i signori Balsamo e de Notaris fecero le loro indagini e raccolte ha per confiiii all'oriente I'Adda da Cassano a Brivio , ad occideute il Ticino e il lago Maggiore da BofFalora ad Angera ; a settentrione i colli della provincia di Como , comprendendo tra questi anche il moiite detto le Corna di Canzo e il moiite S. Sal- vatore al di sopra di Erba ; al mezzodi press' a poco i confini ruedesinii della coltura del riso. Neir ordinazione de' generi de' muschi seguirono Arnott, se non die loro piacque d' inverterla , e tranne poclie mu- tazioni andarono sulle tracce di Duby. Adottarono i generi proposti da Hooker e Taylor chiarissimi autori della mu- scologia britaiinica , e nella determinazione delle specie , oltre gli ajnti clie le migliorl opere e tavole loroporsero, ebbero anche presentl le specie secche di Brebisson , di Schleicher 5 di Funk, e talvolta anche esemplari autentici di Hedwig, quail si trovano ne' doviziosissimi erbarj del prof. Jan. Oltre a parecchle notablll specie di muschi tra le quail YAnomodon cladorhizans, la Funaria Fontaiiesii e Muhlen- bergii, Grimmia africana e leucopluea , Orthotrichum Hut- chinsice , Tortula chloronotos , Weissia striata e recurvata , moltl Phascum e Sphagnum ; gll autori ce ne fecero cono- scere anche tre specie nuove che sono le seguenti : Hypnuni punctulatum H. caule repente ramoso, ramis bre- vissimis , follis imbricatis patentibus ovato -acuminatis concavis punctulatis marginibus sidirejlexis obscure denticulatis vel in- tegris neri'o apicem attingente , seta loans pralonga , capsula oblonga arcuata cernua, operculo conico obtusiusculo. Habitat ad terrain in pinetis di Origgio et in collibus supra Sesto- Calende. Grimmia glyphomitrioides G. caule exiguo, folds lanceolato- obtusis siccitate valde tortilibus , nervo ultra medium evanido , capsula ovata erecta, calyptra mitrcEf:,rmis sulcata fimbriata. Ad saxa in collibus jjrope Corgeno supra Sesto Calende. (*) Ci resta il desiderio che dagli autori non fosse stata omessa r indicazione del tempo della fruttificazione dele piante descritte, tempo nel quale si ama piu che in tutt' altro di andarne in trac- cia e fame raccolta. APPENDICE ITALIANA. 419 Phascum intermedium Ph. caule simplici , foUis subsemndis lanceolato-subuhitis enerviis , seta exserta , capsula obliqua rostrata , rostro incurvo. In syhis di cascina Triulza prope Mediolanum. I uiuschi sono vaghe pianticine, ornate di viva verdezzn : le niolte e prossime loro fogliettine , lustre ed acute ; le loro urne, bellamente munlte di copercliio, donde la se- menza si spande ; le loro radici folte e ramose, li ren- dono compiutamente gentili. Nondimeno ad esseri apparen- teiiiente si delicaii e dato mostrarsi rigogliosi In tempi e luoghi clie escludono altra mauiera di vegetazione i, cre- scono in fatti auche da superficie poverissime di nutrimento, e sono pill clie mai vegeti e vivaci nella rigorosa stagione. Pei quali loro meriti hello e il fame quello studio a cui i signori Balsamo e de Notaris c'invitano; e parecchi se ne diinostrano degni anche in virtu di qualche loro curiosa particolarita od utilita , come sarebbero, cercandone I'esem- pio tra quelli enumerati nella Briologia milanese , la Fu- naria hygrometrica , e la Fontinalis antipyretica. Noi ci rallegriamo dunque coi signori Balsamo e de No- taris deir aver degnamente illustrata una si vaga parte della Flora della Provincia milanese , animati da quel giu- sto zelo che ora sorge universalmente di raccogliere e far palesi le ricchezze naturali di cui la propria regione e provveduta ; e li incoraggiamo a voler con pari amore con- durre a termine la compilazione della Briologia lombarda a cui lianno gia volto il pensiero. La loro presente opera e dedicata alia chiarissima si- gnora contessa Fiorini-Mazzanti di Roma , autrice della Briologia romana , e a noi piace di congiungerci seco loro per rendere a si degna dama tributo di lode. Pozzi artesiani, sorgenfi ed acqiie correnti per Trieste e suo territoiio, del dottore Domenico de" Rossetti. — Trieste., i833, nella tipografia di Giovanni Ma- renig, in 8.°, di pag. 44. I tre primi articoli di quest' opuscolo costituiscono il discorso che I'autore lesse fin nel marzo dell' anno i835 ad una numerosa adunanza raccolta nel gabinetto della Minerva a Trieste , e che pubblico gia nell' Osservatore triestino, ed in essi si espongono dietro la scorta dell' opera 420 APPENDICE ITALIANA. del Gamier lo scopo , gli efFetti ed il mezzo meccan'ico delle sorgeiiti artesiane v le condizloni naturali clie vi si richiedono onde riescirvi ; la disamina del suolo triestino relativamente a qneste condizloni ed alcune coagettui-e sul- I'esito dei foranienti clie in esso si volessero intraprendere. Queste congetture vengono dairautore ulteriormente svi- luppate nel quarto articolo del presente opuscolo. " La II teoria, egli dice, de' fontanili sta tutta su due principj di II fatto : impermeabilita di superficie e dl base sotterranea: >i permeabilita della roccia intermedia ; >; premesse qnindi alcnne considerazioni su la natura del suolo Triestino fin dove e stato esplorato fin ora , e dedotta da esse per via d'induzione la conseguenza die lo stato impermeabile a cui sarebbe necessario discendere sia a profondita inferiore al livello del mare, conchiude « i." die la naturale costituzione II del suolo delle vicinanze di Trieste non da speranza di II meati e pressioni tali da trarne acque salienti ; 2.° che II tutta Tarte non possa die concentrare e raccogliere acque II scendenti, ovvero vaganti orizzontalmente o trasudanti ; II 3.° die Papplicabilita. de' fontanili non sia ideabile la II dove abbiasl certezza di niancanza o d' insufficienza di II pressione naturale. >> Dicliiara cio nulla ostante die que- ste sue considerazioni non sono tali da non poter essere smentite da contrarie prove di fatto, e che ben lungi dal togliere la speranXja d' avere presso Trieste delle fonti ar- tesiane gia altrove s| utilmente sperimentate , debbono anzi invitare a maggiori indagini, e quindi a qualclie sperimento. Ma mentre vorrebbe 1' autore die non si trascurassero simili tentativi , sebbene incerto ne sia I'esito, raccomanda caldamente ai suoi concittadini di oocuparsi del luodo di trarre profitto da tutte le acque die in canali scoperti scendono dai monti vicini e si scaricano in mare senza die alciino ne tragga profitto ( tranne. di qualclie misero mulino die non macina in un anno farina bastante pel consumo d'una giornata nella citta) e senza die alcuno pensi ad impedire il danno il quale continuamente ne de- riva. Egli tratta separatamente delle acque superficiali die scorrono in rivi o torrenti , e di quelle somministrate da diverse sorgenti ; e quanto alle prime vorrebbe die fossero arginate e tratteiiute in luoglii opportuni entro serbatoj artificial!, i quali somministrerebbero in ogni tempo la forza motrice per altrettanti mulini; quanto alle seconde APPENDICE ITALIANS. 4^1 Vorrebbe in parte farle servire ad alimcntare nn acquidotto per coraodo della cltta , rlcostriiendolo snlla traccia delPan- tico acqiiidotto I'omano , di cui esistono tuttora non poclii Vestigi , in parte incanalarle ancli' esse come gia propose per le acqne de' torrent!. L' opuscolo termina con una appendice in cui si espon- gono diverse massime generali intorno al miglior modo di conservare e perfezionare il porto di Trieste. Sidle udli appllcazloni del miovo sistema di perfora- mento dcnumiiiato Ilaiits-Sondages , Metnoria delV in- gegiiere architetto Gaetano Brey di Mdano , ecc. , di pag. 8 *, senza data e nonie di stampatorc. PremessI alcuni cennl sulP utilita della ricerca delle acque sotterranee e sulla comj^licazione delle macchine a tal uopo nsate nel comun metodo di trivellamento , viene 1' autore a parlare di quello da lui introdotto , e die stando alia denominazione da lui applicatagli di Hauts-Sondagcs , sup- poniamo essere il medesimo clie fu imiuaginato nel Belgio dal nieccanico Jobard. L' idea clie il sig. Brcy ne presenta si restringe alle poclie parole clie qui riportiamo testual- mente , sebbene ci seiiibrino insufficienti a far conoscere 1' essenza del nieccanismo a clii non eljbe I'opportunita di vederlo in opera nel giardino dell' I. R. Palazzo di Wonza. >i II nuovo metodo degli Hnuts-Sondages , fondato sulla )> teoria della percussione , si compone di circa sole tre » macchine operanti, raccomandate a mezzi flessibili, sus- II seguite da una decina di teste clie vi si applicano al- II I'uopo , le quali sono di forma e costruzione affatto di- u versa dagli stromenti artesiani e di un valore assai mi- II nore. Queste macchine agiscono con massima semplicita II col mezzo di un meccanismo lavoratore in legno e col- >i r opera di soli tre uomini, e poco corredo, qualunque II sia la didicolta che abliiasi a vincere. >i Lo scopo pero principale del presente scrltto si e quello di enumerare le appllcazloni delle quali, oltre quella della ricerca delle acque salienti , puo essere fecoiido 11 nuovo metodo di pcrforamento del suolo. L' autore ne conta sel, e sono i.° Pozzi di fuoco. L' idrogene carburato 11 quale si svolge dalle mhiiere di carbon fossile , pcrcorrendo gli interstizj sotterranei, arriva in plu luogUi alia superlicie 42a APPENDICE ITALIANA. della terra ; ma non e Improbabile die anche in altri punti per mezzo del pei'foramento del suolo si potesse prodiirre un simile fenomeno, dal quale potrebbesi trarre il mas- simo profitto , sia per muover macchiiie , che per ilkimi- nare , e ben anche per valersene a risparmio di combu- stibile. a.° Pozzi salad. Vi e motivo di credere che forando il suolo a molta profondita si possa giungere a trovare degli aggregati di salgerama od alnieno dell' acqua satu- rata di sale , della quale vuolsi clie gia si faccia use dai Cinesi, che vanno a cercarla alia profondita dai i5oo ai 1800 piedi. 3.° Pozzi cT asfalto. Prima di giungere alle rocce salse , trovansi qualche volta nello scavare delle sor- genti di un olio minerale bituminoso provenienti dai li- tantraci sottoposti ad un' alta pressione. 4.° Arque tennali. Col foramento potrebbero pure incoutrarsi vene di acqne sulfuree, ferruginose , gasose , atte alio stabilimento di nuovi bagni vantaggiosi nella cura di molte malaitie. 5.° Mi- niere e cave. Sull'appoggio dell'ipotesi della primitiva flui- dita del nostro globo, e delle leggi dell' equilibrio de'fluidi il sig. Brey si confida di giungere, jjassando a tra verso agli strati calcarei , schistosi e granitici , al luogo primigenio dei metalli nativi. Ne le sue speranze si limitano alia sco- perta di grandi masse d'oro e d'argento, ma egli aspira alia scoperta ed al possedimento di nuovi corpi incogniti ed inaspettati che la madre terra nutre probabilmente nelle pill interne sue parti. Tremuoti. 6.° Di queste terribili con- Vulsioni della natura si potrebbero prevenire o minorare gli efFetti col mezzo del trivellamento da praticarsi in quei paesi che ad essi sono piu frequentemente soggetti onde dar esito ai gas od ai vapori sotterranei che ne sono pro- babilmente la cagione. Vorrebbe il sig. Brey che in vista di tali considerazioni , si risveghasse neW actual generazione uno spirito intraprendente per dar mano a tant' opera ed ot - tenere si felici risultati. APPENDICE ITALIANA. 428 Storia naturale degli animall invertebratl del signor cav. De Lamarck compeiidiata ed cirricchita di note per opera di Francesco Bjldassini, segrelario del- l' Accadeinia agrarla di Pesaro , ecc. — Pesaro , 1834, tipografia Nobili, in 8." grande, di pag. 392. Prezzo scudo i jom., ital. lir. 5. 37 (i). II benemerito marcliese Balclassini coUa presente tradu- zioiie della celebratissima opera di Lamarck intende, come gia fece con quella della Concliiologia di Burrow ( Bibl. it. torn. 53.°, gennajo 1829, pag. iio), a promuovere tra noi lo studio della naturale istoria risguardante gli animali inver- tebratl e le loro produzioni. Porge pero la detta opera ri- dotta a compendio, collo stringer ne in pocbe pagine la lun- ghissima introduzione, coiromettere la descrizione de'generi, e quanto risguarda le specie. Un corredo le aggiunge di molte note erudite, ma non pero, quanto esser potevano, fregiate di notizie relative ai lavori de' moderni naturalisti italiani intorno agli animali invertebrati. B. V A R 1 E T A. Prograwwa. C). M. il Re d' Inglillterra si e compiaciuta di destinare due medaglie d' oro del valore di 5o ghinee ciascuna die dalla Societa reale di Londra saranno nell'anno 1837 con- cedute , una alF autore del migliore scritto che abbia per titolo : Contribuzioni a forniare un sistema di cronologia geo- logica fondato sopra un esaine degU nvanzi fossili e del fe- noineni succedud; Taltra all' autore della produzione inedita piu importante nella fisica, la quale venga comunicata alia Societa reale per essere inserita nelle sue Tiansazioni dopo (l) Anche a Parigi si pubblica attualuiente una nuova edizione deir opera di Lamarck corvctta ed aiimentafa, perche visponda alfattiial condizione della scienza, dei signori Deshayes e Milne Edwards, constera di 8 grossi volunii iu 8.", due dei quali sono gi>\ vendibili. 4^4 V A n I n T a'. la data del presente i.° marzo i835 e prima del mese di gingiio deir anno 1837. Nel caso che non \enisse comunicata alia Socleta alcuna Memoria sulF argomento geologico specificato qui sopra, o clie lo scritto presentato non avesse bastanti pi'egi per meritare di essere inserito nelle Transazioni, il Consiglio si propone di aggiudicare una delle medaglie reali di quel- Tanno alFautore della miglior Memoria sopra qualunque altro argoniento di geologia o di mineralogia che possa Venir presenfato per essere pubblicato nelle Transazioni filosofiche, stando fermo lo stesso periodo di tempo che preceder deve quello della concessione del premio. COMMERCIO LIBRARIO. Stahilimento librario a Costantinopoli. L'amore dei lumi e del sapere va ogni giorno piu dif- fondendosi nella capitale dell' impero ottomano e in tutti i primarj scali del Levante, grazie alio spirlto di riforma e di progresso die pvesiede al governo di Sultan-Mahmoud. Lo studio delle lingue e le letture amene sono i prinii passi che si sono aperti iin qui nella via dell'' istruzione pubblica. Gli e gia da qualche anno che G. B. Dubois scorgendo codesta buona tendenza, e seguendo questi primi passi, si avviso di formare un ramo di commercio in libri; pero un ramo secondario ed aggregato ad altro suo stabillmento. Presentemente che le ricerche degli studiosi si sono rese frequenti al segno da esigere una cura e sollecitudlne par- ticolare in questo ramo di commercio , G. B. Dubois ha creduto di dovervisi consacrare esclusivamente. A tale uopo ha aperto recentemente un apposite nego- zio in un magazzino in pietra , a volta , e gia provato dagli incendj , situato nel quartiere Franco di Pera sulle quattro strade: stahilimento primo ed unico, non tanto in Costantinopoli, quanto negli altri principali scali del Levante. Del che si fa esso un dovere di prevenire tutti i lijjraj , edltori di musica, di carte geografiche e topografiche, ne- gozianti di carta d' ogni genere e di altri articoli relativl , che oltre alle vendite di simili generi per proprio conto , accettera anche comniissioni per conto di altri , assocla- zioni ad opere periodiche e simili incurabenze onde loro piacera di oiiorarlo. V A R I E T a'. 425 Intanto gli invita a clie gli facciano giungere quanto prima per vie econoinichc il catalogo dei suddctti generi presso loro esistenti, in un coi prezzi, condizioni, ribassi, sconti di uso. A ciuest' elFetto potranno indirizzarsi per Torino ai signori fratelli Garneri e Verani , ed al signer Pietro Rossi , controUore dei magazzeni degli efFetti di gnerra di S. M. Sarda, per Geneva ai signori Giacomo ed Antonio Garneri e Verani, ed ai signori Stefano Pescio e compagno, e per Livorno ai lihraj tipografi signori Glauco Masi e fratelli Vignozzi facendo capo presso qiiei signori che potranno anche loro dare quelle informazioni die cre- deranno di dover prendere sulla persona dell' infrascritto. Pera di Costantinopoli , il 18 febbrajo i835. G. B. Dubois. Antiquaria e belle arti. Alia parigina Societa libera di belle arti, radnnanza del 5 tnaggio p.° p.°, venne comunicata una lettera di non lieve importanza del sig. di Montabert intorno alle nuove scoperte fattesi ad Atene, della quale crediamo bene di qui inserire la traduzione. ti Le notizle di Atene non debbono mal glugnere troppo tardi alia Societa libera di belle arti. — I nostri artefici vanno ogni di cliledendo con una santa curiosita , in quale stato trovinsi le speranze de' laboriosi dotti die esplorano il suolo attico, e che rimovendone il sacro terreno inier- rogano tutt' i punti di quell' artistico santuario del bello. — Alcune lettere lianno era risposto , almeno in parte, a tale iacliiesta. — Ho creduto dovere mio I'estrarre da esse i passaggi i piii importanti e seaz'indugio alia Societa nostra indirizzarli " Tre notizie , 1' ultima delle quali lia la data del 4. dello scorso marzo, furono di Atene tmsmesse dall' erudite dottore sig. Koss , ispettore in capo del Museo greco. »' Nella prima egli annunzia le ingegnose disposlzioni adottate dal sig. Leone Klenz , intendente delle fabbriclie del Re di Baviera , al quale fu da quel principe aflidata la direzione de' lavori die in Atene richiedonsi pe' restaur! del Parteuone, per isbarazzare TAcropoli, ecc. II sig. Klenze viene in queste importanti operazioni sussidiato dagli ar- chitetti Scliaubart di Breslaii ed Hause di Copenaghen. — Bibl. hal T. LXXVIII. 28 4a6 V A R I E T A.' In questa prima lettera il sig. Ross si scusa col sue cor-' rispondente a Monaco, se ora noii fa die riferirne i fatti, senz"' accompagnarne i racconti con ispiegazioni che piu tardi saranno pure da lui trasmesse. )i Nella seconda il signor Ross paria degli scavi da se fatti praticare tra le due prime colonne del Parte- none onde conoscere la qnalita e la profondita delle fon- damenta. — Questi primi scavi ebbero per risultamento, oltre varie scoperte architettoniclie , quella ancora di piu frammenti, alcnni de'quali provengono dairangolo meri- dionale del frontone. — Si rinvennero dunqne un torso die credesi quello di Marte , d' un disegno maraviglioso ; una gamba colossale vestita , alcune cariatidi , ed in fine il frammento d' un bassorilievo d'antlco stile eginetlco. — Questo frammento, al dire del sig. Ross, non presenta die le gambe e le ginocchia di varie figure; ma il lavoro e si perfetto, die non saprebbesi troppo desiderare cio che ad esse manca. — Furono pure trovate alcune iscrizioni. »» La terza lettera parla di scoperte piii numerose. — Si e trovata la gamlja destra del Marte sovrindicato : un frammento del torso di una donna, la quale credesi essere "Vesta : il petto di Nettuuo o di Giove sine all' umbilico , frammento ben conservato: piu frammenti di cavalli d' una impareggiabile bellezza : una bella testa di Centauro ed alcuni altri brani. » Ma secondo noi una rarita ancor piii grande e la sco- perta d'un frammento di pittura , i cui colori sgraziata- inente alterati lasciano benissimo distinguere un mirabile disegno. — Questo frammento fu scoperto negli scavi pra- ticati per isbarazzare il tempio di Teseo. » Faccia il Cielo.j die dopo d' essere stati iniziati nella divina arte dci Fidia , degli Alcameni collo studio de' pre- ziosi avanzi dell'attico scalpello, ci sia pure permesso d'ini- ziarci nella pittura greca , cioe nella perfetta pittura collo studio di alcuni stupendi encaustici eseguiti sia da Pacceno fratello di Fidia, sia da Micone , die col suo pennello abbelli il tempio di Teseo ; sia finalmente da alcuno di que' pittori die solo miravano a riprodurre ilbello, e per tal mezzo a niigliorare i costumi de' loro concittadini. Di Montubert. A A R I E T A . 4^.27 NUMISMATICA. r)i ana medagUa incisa da Francesco Pittltiati. L'illnstre incisore Francesco Putinati fu da noi altre volte applaudito pel suo bellissiiiio lavoro , coa cni fece die il secolo coiisacrasse un conio all" iminortale Canova. Ora ci e debito celebrare altro siio bellissiiiio pensiero- espresso in una recente medaglia. Se la vera subliniita e riposta nel rinnire molte e graadi idee in un solo concetto , quest' invenzione , nata colle in- spirazioni del nobile signor abate don Giovanni Gonzatti , puo dirsi avere aggiunto all" eccellenza del sublime. Tre eleinenti , ognuno de' quali e per se stesso gran- dissimo, congiiingonsi con bella cognazione in questo nu- iiiisma per foruiare un tutto nuovo e luaraviglioso ; cio e Roma , Dante ed il presente Soinmo Pontefice. Roma , sortita agli alti destini di essere T augnsta Sede Apostolica della Religione : Dante, perche questo divino decreto consacro in quei meniorabili versi: La quale, e il quale, a voler dir lo vera , Fur stahiliti per lo loco Santo V siede il successor del ma^gior Piero. ed il Somiiio Pontefice per riiiviolabilita del Romano seg- gio, tolta da esso a sostenere con dottissima dimo«trazione iino dall'anno 1799 cftiaiido, niaturandosi in seno dell'eter- na grazia la sua futura esaltazione, egli non era clie seni- plice ornaniento ed esempio delP Ordine Canialdolese. Queste tre splendidissime idee vennero felicemente dai prode incisore nel novello conio significate. Roma siede con molto decoro nel prospetto deirincisione: ella non e niunita deirarnii , come il simulacro di Roma guerriera ; ma contenta miicamente del ciniiero e deirasta; nel dorso e clamidata, e scorgesi in movenza die ispira venerazione ed amore. Intorno Roma sedente girano le parole del primo verso anzidetto dello Alighieri , eJ il divino poeta e pure rap- presentato coUa sua immagine nel rovescio. Fu gia detto die il nome di Cicerone era Tunica som- mitii morale ed intellettuale die agguaglinsse V elogio del- 1' Impero Latino: e qui a noi pare similmente, die niun altro nome potea degnamente bilauciarsi col trionfo di Roma cattolica , qiianto il nome e 1" aspetto di quel genio trascendeate , che nella sua mente vastissima accolse la 4^8 V A R I E T a'. ten*a, il cielo e gli abissi, e ruomo e DIo, e il tempo e r eternita ; di quel genio inspirato , die addlto le illibate virtu delle quali debbe adoi'narsi T apostolico seggio. Perche iinalraente rallusione al Sommo Pontefice venisse cliiara all' altrui concetto , Roma si tiene nella destra il sapiente libro, che quello detto , e pare che in esso si compiaccia, mentre nel braccio sinistro si fa appoggio lo steinnia Cappellari. Troviaiuo poi il magistero deir arte degno della nobilta della composiz.ione i solo, die elfigiandosi qui il divino poeta nel mite istante , in cui egli conferma la primazia della Cattedra Apostolica , e il centro di una Religione fondata sulla carita, avremmo desiderato die i tratti della sua sembianza fossero piii sereni , e spogli alcun poco di quella scverita cbe dimostrano. Imperciocche , sebbene ci lasciasse scrltto Gio. Villanl essere stato Dante di un tratto suo sdiifo e sdegnoso , e a guisa di filosofo non grazloso CoL lend; qui d' arte si volea. Si volea ritrarre conversevole coi chierici ; e d' altronde 1' antichissima effigie di Dante operata dalP Orgagna , ed esistente in S. Maria del Fiore di Firenze, e sparsa di molta bonta e piacevolezza, come fu gia notato nei nostri coramentarj sulla Beatrice e Dante. Qui cade in acconcio sul proposito dei surriferiti versi deU'Alighieri , opporci modestamente alle interpretazioni esposte dai commentatori su quelle parole : Del maggior Piero. Imperciocche non opiniamo gia noi , aver egli detto Maggiore per rapporto agli altri santi di questo nome , e agli altri pontefici ; ma sil^bene in rclazione agli Apostoli stessi , pietre angolari sulle quali la Chiesa si fondo, men- tre S. Pietro fu la pietra maggiore : Super lianc petrain cedificaho ecclesiam meam. Ne vogliamo anche oinmettere ravvertenza importantis- sima,'che tenendo dietro a tutto il volo di Dante, trovasi non aver egli solamente nei suddetti versi canonizzato r autorita del primo apostolato , ma bensi in molti altri passi , che concorrono a coiuprovare quella sua sentenza. Avvegnache ora lo dice Apostolico lume, ora Cefas , ora la Fiiinizia Che lascib Cristo de' vicarj suoi ; fc altrove La luce etenia del gran viro A cui nostra Signer lascib le chiavi, Ch' el portb giii di questo gaudio Miro ; V A n I n T A . 429 e finalmente Ma Vaticano , ed altre patti clette Di Roma, die son state ciinitero Alia milizia , die Pietro seguette. E queste ulterior! saiizloni di Daate ci e piacinto ag- giungere a confatazlone di quei irialigni, che credoiio es- sersi forzatamente voluto nell' idea del conio congiungere elementi che non poteano connettersi mai in unita di con- cetto. Dante e state un grande cattolico, ma un vero cattolico ! Firenze 25 maggio i835. Mddiiorre Missiriai. F I s I c A. Sul moto molecolare de' solidi. II conte Domenico Paoli di Pesaro, egregio cultore delle sclenze naturali, come ne fanno fede varie Memorie sparse ne' giornali scientifici, il swo Saggio dl una monografia delle sostanze gommose e le sue Eicerdie sul moto molecolare del solidi, si propone ora di riprodurre quest' ultima opera dopo averla ampliata e in molta parte rlformata. Affe die se le raolecole de' corpi sono attive come le vide il Brown (Ann. de scienc. natur. torn. 14 e 19), avra un bel che fare la coesioiie a mantenerle tranquille. Ma fioiche il sig. Paoli si e proposto di raccogliere dalle ricerche de' mo- derni quanto pno contribuire a rendere dimostrata la sua dottrina, inopportunamente ci metteremmo a trattarne ; e quindl concludiamo 1' annunzio di detta opera coll' avveriire che il sig. Giuseppe Moliui di Firenze ne riceve le asso- ciazioni. Nodzie intorno all aria catdva. Tra le opinioni relative a qiiell' aria che si dice cattiva la piu approvata ne attribuisce le qualita in Teste all'umana salute ad un principlo , venuto dal disfacimento di materie organiche , che vi suppone disciolto. JMoscati , a conforto di questa sentenza , condensb e raccolse , coll' opera dl acconci mczzi frigorifici , 1' umidita dell' aria cattiva delle risaje, e dimostro contenervisi una sostanza mucosa pronta a corrompersi. Rigaud de T Isle , nel 18 12, conferrao. ^30 V A R I E T A . esperiinentnndo sulP aria delle paludi della Linguadocca, i dctti risultamenti. Brocchi all' incontro, nel 1818, niuna particolare sostanza pote raccogliere dall' acqua die trasse dair aria cattiva delle viciaanze di Roma (Bib. Ital. t.° 12.% novembre 1818, pag. 209). Tra queste discordanze il sig. Boussingault, clie impiego gli ultimi anai passati a per- correre I'America equinoziale, lasciandovi lielussime tracce del suo sapere, non omise di fare in que" luoghl indagine intorno alP aria cattiva che in varie loro parti e con uiolta intensione vi regna ; i risultamenti ne furono coiicordi a quelli di Moscati^ discordi da quelli di Brocchi. E per© a notarsi che F aria cattiva sn cui questi fece esperimento non veniva , come quella dagli altri investigata , da spazj innondati, e solo traeva le sue tristi qnalita dalle esalazioni estive di una terra apparentemente ascintta, ma profon- damente, durante il verno , inipregnatnsi d'umidita. Ora che il sig. Boussingault si propone di ripetere le sue in- dagini sopra le arie cattive di alcune parti della Francia, sarebbe a desiderarsi che taluno usasse delle arti squisite da esso Immaginate per cercar nuovamente nelF aria cat- tiva deir Agro romano quel principio d' origine organica che il Brocchi, co' metodi del Moscati, non seppe scoprir- vi. Le dette arti analitiche del Boussingault sono descritte in una Memoria stampata nel fascicolo di ottobre 1834 degli Annates de chiniie et de physique , la quale e ricca di curiosissime notizle^ risguardanti Taria cattiva, nell' Ame- rica raccolte. Una causa, sotto la zona torrida, validissima a generarle si e il dissodamento di un terreno boschivo , talche il Boussingault lo dice un combat a mart entre Vhoin- me et la vegetation. B. Biografia di Melcliiorre Dclfico. La faniiglia Delfico da piii secoli domiciliata nella citta di Teramo in Abruzzo prese questo cogaome nella fine del secolo XV quando 1' Italia rigenerandosi alle lettere , affetto tanto il grecismo ne' nomi e cognomi. Onde dal- Tavere un alloro per impresa gentilizia, ne fece il nuovo cognome di famiglia , come si vede da un antico monu- mento in lapide nella casa di antica abitazione dove Parma tramezza questa leggenda: Eat in posteros Delphira Laurus i5o8. V A R t E T a'. 43 f Nel 1744 trovninlosi qnella c'lttli in iscompiglio cU gnerr.i per I'invasione ilcgli Alemanni, la famlp;lia si trasferi in Leognano dove nel di i." agosto da Bernardo Delfico e Marglierita Civico nacque Melchiorre clie coUa pace fu ricondotto in citta. La di Ini educazione, come qnella dei due fratelli , fu saggia e liherale. Fu avviso del genitore di trasportare in Napoli i suoi flgli sotto la custodia del prime loro pedagogo. Non aveva allora pjii di 1 1 annl Melchiorre , e gran fortuna fn del giovinetto 1' essere affi- dato alle cure di Antonio Genovesi la cui fama levavasi a s\ alto grado che , di tutta la gloventu non rlstretta ne' coUegi , egli fu quasi il solo istruttore. Compiuto sotto la di lui dlrezioiie ua corso elementare di dirltto pubblico e private, si occupo Melchiorre negli studj dello antichita de' niezzi tempi in Italia e della corrispondente diplomatica. Egli voile occuparsene , e con quanto eO'etto il facesse lo provarono due ]\Iemorle scritte per ordlne del suo Re, una intorno le viclssitndini Ci'i Benevento, 1' altra intorno la citta di Ascoli detta della Marca. Rivolgendosi poi a qualche oggetto particolare , scrisse e stampo in Teramo nel 1774 un piccolo volume col tl- tolo di Saggio filosofico sul matrimonio, senza data di luogo o nome dell' autore. Ebbe nell'idea di trattare quest' argo- inento per presentarlo ne' piu ampll rapporti colla legisla- zione e colla morale , ma lo ha poi trascurato. Nell' anno seguente imprese a stampare un' altr' opera col titolo : In- dizj di morale, la quale non vide la luce: vi erano pen- sieri interessanti su le origini delle idee morali : scrisse e stampo nel 1782 un Discorso sullo stabllimento delle mi- lizie provinciali. Rivolgendo lo sguardo su la semina del riso, rapporto al contrasto fra I'utilita di questo prodotto per la pubblica sussistenza ed il danno gravissimo che alia salute ri«ultava , scrisse la Memoria sulla coltivazione del riso nella provincia di Teramo , stampata nel 1783. Dopo lunghi esami , 1' umanita del Govern© si distinse col ri- nunciare ai vantaggi dell' erario per la conservazione della sanita. Per la morte del caro illnstre amico il marchese Francescantonio Grimalili autore di opere utili pubblico in Napoli nel i-'84 l' Elogio storiro del defunto coll" analisi ragionata delle sue opere. SulT esito fortunato di questi piccoli travagli, umilio al R. Trono nel 1787 una rappre- sentanza per far abolire una srrvitu iniposta nelle niigliori 43a V A R I E T a'. terre delle due provlncie niarittime tlegli Abruzzl chiamata de'Regj Stucchi, col divieto di plantar alberi su tali terre, e farvi lavori: le terre serve furono liber e con molte be- nedizloni. Nel 1787 stampo in Napoli una Memoria per rcndere uniformi i pesi e le misure del regno. II piu gran latlfondo del regno, clie occupa quasi una provincia, detto Tavoliere di Puglia, riguardato come uno de' piu ricchi feudi deirerario, incomincio afar conoscere la sua mostruosita nel secolo XVIII. Parve al Delfico og- getto degno della conslderazione del Governo , e nel 1788 pubblico un Discorso sul Tavoliere di Puglia ^ nel quale mostro quanto fosse infelice ed in contraddlzione colla giu- stizia e la ragione il sistema dell'amministrazlone di quello stabilimento : il tempo ne dimostro il vero , e fu eseguito il piano proposto dal Delfico. Piu importante fu 1' oggetto in cui si occupo nel 1790 quando umilio al R. Trono le riflessioni su la vendita de' feudi devoluti. II Sovrano ri- conoscendo le ragioni del principato , dopo molti esami accetto r avviso del Delfico, e T erario introito piii , ed i popoli colmarono il Principe di nuove benediziooi. Benclie il Dellico non aspirasse ad impieghi di qualunque sorta e fosse contento di poter contribuire, come semplice private , al pubblico bene , pure , nomlnato da S. M. ad assessore militare nella provincia di Terarao , ubbidi , ma in breve torno alle sue particolari occupazioni. Pare che volesse dar prova della sua renitenza agl' impieghi e spe- cialmente alia magistratura. Nel 1791 pubblico in Napoli le sue Ricerclie sul vero carattere della giurisprudenza romana e de' suoi cultori. I giornali del tempo parlarono molto di questo llbro ; ed in Firenze ne fu presto, fatta una nuova edizione ed un' altra in Napoli nel 18 15. E se da tutta r opera par clie traspiri uno sdegnoso disprezzo per gli antichi Roniani , e perche egli li considera come autori della mal fondata giurisprudenza. Trovando clTerano poco note le notizie dello stato mi- croscopico e del governo della Repubblica di S. Marino , gli parve potesse farsene un oggetto di occupazioni; e rin- tracciandone le notizie fra la polvere delle vecchie carte , giunse a compilare in modo ragionevole le Memorie sto- riche della Repubblica di S. Marino. I dotti si trovarono soddisfatti per la pubblicazione di autentici monumenti re- lattyi alia diplomatica d' Italia. V A R I E T a'. 433 Questo lavoro ne fece nascere un altro. L'autore nveva En dalla sua prima gioventu impegnata la mente sopra isoggetti stoilcl. Nel 1806 fecc stampare a Fori! i Pensieri sulla storia e suU' lacertezza e 1' inutilita della medesima. Ma nientre V opera era sotto i torchi , il Delfico fu chia- mato in NapoU al Consigno di Stato di quel tempo. Per la di lui lontananza Tedizione deiropuscolo essendo riu- scita assai scorretta, fu di nuovo ristampata in Napoli dove se ne fece la terza edizione. Divenuto uomo di Stato, pianse la perdlta della sua in- dipendenza. lacaricato della presidenza della sezione del- r interno clie sostenne nel decennio, I'uomo di lettere di- venne uomo pubblico ;, ed il pubblico pote giudicare che non sment\ mai 1' amicizia j^er la giustizia. Airoccasione di riordiaarsi il sistema giudiziario, per incarico ricevuto diede alle stampe alcuni suoi pensieri suU' oggetto die fu la cosa sola pubblicata in quel tempo. In settembre del i o 1 3 una disgraziata caduta gli caglono una frattura nel collo del femore. II publilico ne pianse. II ricupero dell' indipendenza non fu indifferente al sue spirito. Nel ritorno del legittimo ed amato Sovrano si vide onorato con una pensione di ducati 780 e poi con un as- segno di altri 900 per indennita di soldo. E fu pieno il suo contento, essendo restato presidente della Commissione generale degli archivj. L'uomo che in tutti gli oggetti cer- cava il lato delF utilita morale peliso che il piii copioso in ntili risultati fosse quell' idea generale che costituisce il belloi e perclo si estende in tutte le emanazioni dell' uma- nita , e per tanti rami si spazia principalmente su tutt' i ■rap|5orti morali della medesima. Con tal principio scrisse le Nuove riceixhe sul bello, Napoli, 181 5. Le ricerche furono veramente nuove , ma trattate e dedotte dai prin- cipj fisiologici, non poterono solo soddisfare gl' intelligenti in ideologia , ma chi volesse dedurne applicabili conse- guenze , vi ravvisera forse la giustezza de' principj e la piu estesa applicazione per la morale, principale oggetto di tal lavoro. Nel 1807 ristabilita in Napoli TAccademia Ercolanese d'archeologia, il Delfico fu del numero, finche non fu suc- cessivamcnte forniata quella delle scienze alia quale fu trasferito per la classe morale i e ne fu piii volte presi- dente. ^34 "^ A K 1 E T \ . Nel i8i3 diecle all' Accademia una Memoria sulla sen- slbilita imitativa considerata come il jjrincipio fisico della sociabillta della specie e del civilizzameiito. II riso de' te- neri bambini di tre o qaattro mesi fu il fatto priucipale che unito ad altri simili fu base del rag;ionamento. Nel 1814 diede altra Memoria sii la perfettibilita organica ri- gnardata come il principio fisico dell' educazione, e qnesta f« seguita nel 1816 da altra Memoria su lo stesso argo— iiiento : questi tre lavori sono stampati nel primo volume degli Atti. Quattro altre Memorie furono negli anni su.ccessivi lette ed approvate dall' Accademia : la i.* Snlle carestie ; la a. Pochi cenni su i A'eri fondamenti delle scienze morali ; 3/ La necessita di cangiare i metodl d' istruzione comu- nemente tenuti in Europa; 4." SuU' importanza di far pre- cedere le cognizioni fisiologiclie alio studio della filosofia intellettuale. Finalmente nel i823 nell' ottantesimo anno della sua vita senti r assoluto bisogno del ritiro , si ricondusse nel seno della famiglia , e non dimentico la societa letteraria. Nella concussione che soffri il regno nel 1820 fu no- minate dal governo a presidente della giunta provvisoria , die duro tre mesi. La mancanza delle forze non gli per- mlse di esercitare la deputazione al parlamento : e nelP aria campestre riparo la sua salute. Tornato alia vita tranquilla , per disposizioni date dal governo di rettificarsi le idee di alcuni libri classic! mo- derni che paressero difFormi alia buona morale, si occupo a scrivere le Osservazioni sopra alcuae dottrine politiche del Segretario Fiorentino : questo lavoro non fu pubblicato: ne fece dono ad un suo amico illustre Mecenate italiano. Giunto alia decrepitezza , coll' andar rivedendo le origini de' popoli , e scandalizzato di vederle affogate tra tante fa vole, per richiamare gl' Ingegni da tanta inutilita di tra- vagli , e spingerli verso la scienza della realta s' indusse a scrivere Sulla numismatica dell' antica citta d' Atri , sulle origini italiche, i Pelasghi ed i Tirreni (*). Fu uno sfogo del- r eta cadente 1' andar ravvicinando le antiche e moderne opinioni intorno a tale argomento. E trovandole invoke (*) Di quest' opera vedasi un estratto nel tomo Sf).", agosto c setteuibre 1825 , pag. 143 e 289, V A R I K T a'. 435 nelle favole, piuttosto create tlagli antori clie tlalla natural fantasia, figliuole dell" ignoranya, voile octiiparsi a rintrac- ciarvi qnalche indizio di vero. Quest' opera fu taiito bene accolta in Italia ed in Francia , die i giornali ne fecero 1 pill distinti elogi. Ma 1' antore avendo trovato in quelle di Firenze alcune osservazioni , die stimo degne d'essere ri- schiarate , non si dispense dall' esegnirle , e farouo piib- blicate nella seconda edizione die se ne fece in Napoli , cui aggiunse una Meaioria epistolare sulle ghiande missili degli antidii. Di esperti studj pero si era molto occupato il Delfico nel corso della sua vita, si aveva formato una sceliissima raccolta delle nionete urbidie speciabnente delF Italia, che nelle vicende della line del secolo fa costretto abbandonare. Nella vecchlezza si occupo pur molto della bibliografia , pei libri del primo secolo della stampa; e questa coUezione fu uieno infelice dell' altra percbe ora fa la piii distinta parte della reale biblioteca dl Napoli. Fin dal 1797 il Delfico per spontanea grazia del re Ferdinando ebbe la decorazione del- i' ordine Costantiniano ; e nientre era consigliere di stato fu create couimendatore di qnello detto delle Due Sicilie. Ultiniamente e stata pubblicata in Siena una lettera Su la preferenza de' sessi , fatta stampare dalla contessa Mncciarelli-Sinionetti cui era diretta. Eccovi un In-eve cenno degli scritti del Delfico. La col- tnra della famiglia e le abitudini forinavano I'analogia del sentirnento e del gusto per le scienze, per cui tutti e tre i fratelli e T ultimo rampollo di casa Delfico si sono fatti conoscere nella repubblica delle lettere : il prime diede alia luce le anticliita della sua patria nell' opera intitelata Iiiteramnia Prcetutia ; il secondo scrisse un utile opuscolo su I'importanza e i modi di ristabilire i boschi conserva- tori della vegetazione su i monti die avevane perduto questo merito ed onore ; e rultimo, Orazio Delfico, figlio del primogenito, facendo la topografia di quella parte de- gli Appennini dove torreggia il gran sasso d' Italia, cono- sciuto sotto il nome di ]\Iontecorno , ne prese e ne pnb- blico anche la misura. Quest' opuscolo fu prima stampato in Milano, e poi riprodotto in Napoli, e ne fu dato conto nel Giornale del celebre Millin (i). (i) Quando ci pervenne la notiz-ii della niorte del coiiimen- tiiitoie D. Melciiiorre Delfico avvcnuta il ai giugno , ci nacquc 436 C R O N A C A DELLE SCIENZE, LETTERE, ARTI, ISTRUZIONE E PUBBLICA ECONOMIA IN ITALIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Adunanza straordinaria delt I. R. Istituto dl scienze, lettere ed ard. L'l. R. Istituto volendo egll ancora nel migllor raodo che per lui potevasi onorare la JMemoria sempre gloriosa di S. M. I. R. A. Francesco I, ne celebro le virtu e le gesta con una straordinaria publalica adnnanza. II sig. cav. Carlini, f. f. di Direttore e di Presldente, lesse la descrizione della nuova torre aggiunta all'I. R. Os- servatorio, e del circolo meridiano donato dalP Imperadore e Re Francesco I ;, la quale descrizione unitamente al dise- gno deirimportantissiiuo istromento astronomico verra per intero pubblicata in uno dei susseguenti fascicoli di questo Giornale. Da lungo tempo questionano i fisici se la meteorologia propriamente detta possa meritare il predicato di scieuza, e se ci lasci nutrire speranza di fornlrci sodi prlncipj per subito desiderio di onorarne la memoria con una biografia che ne ricordasse la vita e le opere. A tal line ci parve di dover trascrivere quella che ne pubblico , la Ricreazione di Bologna nel p.° p.° 1834 (Ann. I, n. 33), perche abbianio ragione di crederla dettata da lui niedesimo in servigio d'' un suo illustre amico che ne lo aveva richiesto. Siccome per altro quella scrit- tura non oltrepassa T anno 1837, cosi possiamo aggiungere die r illustre Italiano di cui deploinamo la perdita pubblico T anno l833 nel n." Ill degli Anuali civiJl di Kapoh le Espressioni della particolar riconoscenza della provincia e citta di Teraiiio dovuta alia memoria dell' immortal Ferdinando I. Nello stesso anno fu creato Commendatore dell"' Ordine di Francesco I. Nel suo testamento ordino che le esequie gU fossero fatte senza pompa o splendore ; ma la popolazione di Teramo rendendo oniaggio aU"" ingegno ed alia virtii del defunto ne accooipagno le spoglie mortali alia chiesa. Gli Editori. c n o N A c A. 437 pronunclare meno fallaci pronostlci sulle atmosferiche vi- cende nei diversi paesi. II prof. Contigliachi nell' accademico suo dlscorso ino- stro che da quel conflitto di dotte opinioni la cognizione emerse del metodo il piii acconcio al progresso della me- teorologia ed al conseguiiuento del desiderate suo scopo prlncipale. Ogai fenoraeno atmosferico va studiato con metodo ana- Ikico ed a posteriori , tutte dovendosi rintracciare le con- dizioai che lo produssero , e le circostanze che lo accom- pagnaronok Per queste ripetute analisi, e da queste mol- tiplicate ricerche einpiriclie i principj si stabiliranno , pei quali la meteorologia non nianchi nei ponderati ntilissimi suoi pronostici. Diede egli poi un sagglo ({eW applicazione di questo me- todo riguardo al feaomeno della tarda e fredda primavera del i835 ; provando dalle osservazioni fatte in consimile vlcenda di quella stagione accaduta in antecedent! annate, come colla scorta degli stessi popolari proverb], che come avvenne si poteva in quest' anno predire. L'autore colse opportunamente quest' occaslone per far conoscere i mezzi da S. M. I. R. A. Francesco I soinmi- nistrati air I. R.. Unlversita di Pavia onde perfezionare le osservazioni in atteneuza alia scienza suddetta. II nobile sig. dott. Lomeni favello degli avanzamenti , cui la lombarda agricoltnra aggiunse sotto gli auspicj , e pei favori delT augustlssiuia austriaca Casa. Partendo dalla proposizione , che giammai le sclenze, le arti e 1' agricoltnra ebbero raeglio a prosperare quanto allorache godettero della protezione del braccio possente de' regnanti 5 scese a darne dimostrazione per mezzo della storia lombarda , indicando come ne' Iriassi tempi , da fio- rentissime che erano state per lo innanzi , cadute trova- vansi nei pin umiliante avvilimento per le invasloni de' bar- bai"i , e come nei medio evo per moke cagioni intestine impedito od almeno ritardato ne fosse stato quel risorgi- mento al quale vennero disposte dalla riunione di piii fa- vorevoli circostanze nei progredire del tempo ed in isjiecie lango il secolo XVII. Ristringendo quindi le sue parole alia sola agricoltura tocco alia irregolarita de' raetodi dietro i quali venivano di- visc ed esatte ne' pnmi aani del XVIII secolo sotto Carlo VI 433 OR ON AC A. ill Loinbardia le pubbliche gravezze , cd iucTico in quali modi e con quali efFetti le niassime stabilite all' attnazione del nuovo censimento delle terre , diretto all' eqnitativa applicazione de' tributi , sieno riascite proficue aU'af^ricol- tura clie con ogni mezzo dedicossi a svegliare Tattltudine di quelle rimaste immuni da ogni imposizioue per la ragione clie il censimento non pote colpirne se non se Tattivita. A quell" opera di restaurazione concorse pure e con non nviiiori risultamenti Taugusta figlia di quel Monarca, IMa- ria Teresa , coUa fondazione in Miiano di una Societa de- stinata precipuamente a promovere ragricoltura patria, le buone arti e le mauifatture , detta percio patriotica , la quale con pubbliche sperienze, con concorsi aperti e pub- blici premj seppe imprimere movimento in tutti gli oggetti relativi alia sua istituzione. Alia cessata Societa Patriotica surrogato 1" I. R. Istitirto, trovo questi nella Sacra G. R. Maesta dell' augusto Fran- cesco I di gloriosa memoria un largo proteggitore e soste- nitore per cui generoso comando ottennero fama e premj , e quindi incoraggiamento anclie piii die negli andati tempi le migliorazioni agricole , i meecanismi a quelle ed all' in- dustria relativi, e tutte in genere le invenzioni ed introdu- zioni utili ai bisogni del viver sociale , al pubblico decoro- ed al generate interesse. Quivi inoltre il sig. Lomeiii si fece ad eniiraerare par- titamente i benefizj che all' agricoltura non solo , ma ben anche al commercio impartl la sapienza e I'amore di Ce- sare con savie leggi finanziarie , coU'edificazione di ponti, coir aprimento di nuove strade e canali, con restaurazioni innumerevoli de' precedenti; colle quali opere tutte si rav- vicinarono le distanze, si facilitarono le transazioni sociali, si rannodarono sempre piix i vincoli e le relazioni fra i popoli , e col pill agevole e piix lucrativo spaccio delle derrate e delle produzioiii manifatte crescere e progredire si fece 1' interna attivita in ogni sorta di agricole ed indu- striali speculazioni. Quale frutto principalmente delle relazioni facilitate cogli altri popoli ricordo I'acqnisto recentemente fatto dalla lom- barda agricoltura nel nuovo gelso delle isole Filippine, pel quale lie lice credere che la supremazia ne' raercati esteri di quella derrata che ne fa primi fra le nazloni non ci verra facilmente disputata , attcsoche 1' efTelto comprovato C R O N A C A. 489 per luezzo delle sete e stoffe cou quello ottenute e die fecero parte della puliblica esposizione degli oggetti d' in- diistria avvenuta in Milano nel teste scorso ottobre 1884 si e di prodiirre sete pregevoiissinie e sopra le nostre mi- gliori, distiiite per lluezza , per pastosita e per lucentezza di filo c di tessutii riferendo inoltre coine la moltiplicazione di esso gelso siasi a quest' ora assai diffusa fra noi in modo che oggidi nessun coniuae possa dirsene privo , e che i piii anzi ne posseggono nuiiierosissime piantagioni. Avviso per ultimo che in mezzo pure a cotanto sedii- ceiite prospettiva di conseguite grandiose migliorazioni non e a repiitarsi che raggiunto si abbia il perfezionamento agrario in Lombardia , e cni non ne sarebbe concesso di per venire ove avesse a mancarne quella scintilla animatrice che unicamente pno derivarci dal trono , e ad ottenere la quale mostro di quanto fondamento ne sieno la sublimita della mente delPAugusto Successore all' avito soglio , imi- tatore delle virtii del suo c;ran genitore Francesco e seguace 8uo neir amore verso i popoli a Ini soggetti ; la clemente bonta e 1' autorevole protezione del Serenissimo Principe avvezzo a rappresentare fra noi la Maesta di Cesare come a manifestare a Cesare i nostri liisogni ; e 1' amore e lo zelo dell' esimio che presiede al Governo di Lombardia. II sig. dott. Luigi Sacco piglio ad annoverare le bene- fiche disposizioni in piii incontri operate daU'Angusto Fran- cesco I in risguardo agl' istitnti di puliblica beneficenza e specialmente relativi alia pubblica sanita. " Ben comjiren- >) deva r invitto Cesare die la prosperita delle nazioni e » la ricchezza dello Stato dipendeano tntte dall' aumento n delle popolazioni non tanto quanto dal loro ben essere; » e questo aumento e questo ben essere ottener non po- » teasi senza pensare a stabilire norme sicure, onde I'in- » dividuo non solo conservato fosse in salute, ma questo ./ reso infermo si pensasse coi migliori comodi , coi piii » possibili e pronti mezzi a guarirlo. La sanita qnindi t> fu chiamata in soccorso e la medica polizia. » Ricor- dansi conseguentemente il preparamento di tutto il mate- riale per un codice generale sanitario marittimo e terre- stre, i regolamenti sulla vaccinazione , i soccorsi di ogni maniera largiti nelle diverse morbose epidemie ; Terezione di particolari cattedre di oculistica e di ostetricia ; si ag- giugne il promovimento dell' isivuzioiie elementare auclie 440 C R 0 N A C A. nelle piu infiine classi della socleta ; I'avere richlamato al primiero lustro rAccademia di belle arti :, Y aumento del- 1' istituto del sordi e muti. E venendo successivamente a far parola dl una epidemia di petecchiale che nel 1820 fa a Venegono, e deiressersl appostatainente percio poi aperto uno spedale , di cui ne venne affidata la direziotie al si- gner dottor Sacco medesimo, egli si fa a descrivere il fiero ruorbo, e T uso delFidrocloro praticato si interna- mente che esternamente qual validissitno rimedio per dis- infettare del contagio la fibra vivente , e per arrestare i progressi del contagio medesimo. II signer Sacco chiuse il suo dire col toccare dell' ascingamento delle paludi di Co- lico (i). II sig. dott. Fantonetti , f. f. di Segretario del medesimo corpo scientifico, disse 1' Orazione che fu gia pubblicata colle stampe (a). Incomincio egli dal mostrare che se di pubblica (1) Lo scritto del dottor Sacco qui ricordato e gia stato reso pvibblico col ticolo : Discorso di quanta fece Francesco I iinpera- tore e re in vantaggio delle provincie Lombarde ; con un sunto del- I'azivne dell' idro-cloro come disinfettante la fibra viva. — Milano , presso Vincenzo Ferrarlo , il xxx dl maggio , in ^.^ , di pag. 13. (2) Orazione in niorte di Sua Plaesta Imp, Reale Apostolica Francesco I, detta il giomo 14 maggio i835 nella straordinaria pubblica adiinanza delP I. R. Istifuto di scienze , lettere ed arti del regno Louibardo-Veneto da Giovaiubatista Fantonetti, dot- tore in medicina, delle facolta di Pavia e di Torino, incaricato degli uflicj di segretario dell'I. R. Istituto, ecc. Milano daU' I. R. Stamperia, i835, in 4°, di pag. 12. E qui crediaui bene di ricordare 1' Orazione recitata dal dott. Girolauio Turroni P. O. di storia universale e particolare degli Stati Austriaci , nella chiesa del Gesii il glorno 2 aprde, nell'oc- casione clie il Seuato accademico e i professori deir I. R. Uni- versita di Pavia rendevano onori funebri alia gloriosa memoria deir luiperatore e Re Francesco I. ( Pavia dalla tipografia Biz- zoni, 3835, in 8.°); e V Elogio funebre di S. M. I' Imperatore e Re Francesco I d' Austria^ recitata da monsignor Malachia Masche- roni Canonico ordinario e Penitciiziere maggiore in occasione delle solenni esequie celebrate nella metropolitaiia di Milano i giorni 7, 8 e 9 aprile ecc. (Milano, tlpogralia Malatesta di Carlo Tinelli, in 4." ). II signor prof. Turroni ebbe specialaiente per iscopo quello di tessere, diremmo quasi, la biografia delT augusto Monarca. ornan- dola co"" piii bei fiori deir eloquenza. Ottimo divisatiiento : giac- che la vita di Francesco 1 non fu che un niirabilissimo tegsuto C R O N A C A. 441 e graiide calamita e sempre la inorte dl uu grande Mo- narca, tanto piu esserlo dee quella d' un sovrano per su- blinii virtii distintissimo , al quale percio i popoli serbe- i*anno eterne la gratitudine e la devozione. Delineate indi con brevi tratti le grandi qualita di Maria Teresa, di Giu- seppe II e di Leopoldo, alia cui scuola venne di buon' oi-a educato e crebbe Francesco , e dipinta la trista e diflici- lissima condizion de' tempi in cui egli ascese al trono de' Cesari, mostra come il nuovo Imperadore aveva sortito indole e tempera per ottiniamente riescire ad imporre freno al ruinoso impeto dei burrascosi tempi. " Mondo di ogni ambizione , preveggente, cauto e di prudenza pieno, in- faticabile, di animo forte e costante, religioso e plo e per interno convlncimento inclinatissimo alia pace, contrap- poneva al genio bellicoso die solo alia sanguinosa gloria deir armi anelava , ed argine validissimo faceva al preci- pitoso torrente die tendeva a tutto rovesciare. » Noi non terremo dietro all' oratore die coll" evidenza dei fatti fe- cesi a dimostrare tutte queste belle ed esimie qualita ia Francesco I; ne lo seguiremo ove ce lo mostra saper ri- correre all' armi quand' era costretto per difendere i suoi diritti ed i suoi Stall , od ogni qualvolta vedevasi minac- ciato, o scorgeva vicini nuovi sovvertimenti od imposizioni di nuove servitii. Faremo piuttosto speciale menzione del di pubbliche e private virtu; di avvenimenti poi si grandi, si svariati, si straordinarj , che T ima2,inazioae iiou saprebbe fign- rarseli. Percio la stessa sua bioci'afia^ benche spog\iata appavisse d' ogui ornamento, terrebbe luogo di un grande elogio. Nell'ora- zione del signor Turroni essa presentasi sublime, vera, coiiimo- vente. L' oratore lia dunque feliceiuente raggiunto il suo scopo. Monsignor Mascheroni ripieno tutto della santita del suo mi- nistero non nieno die di quella del luogo in cui recitar dovea il funebre elogio, prese a soggetto del suo dii-e le cristiane virtii del defunto IMonarca, facendosi a dimostrare, che I Augustissimo Cesare , I' Liiperatorc e Re Francesco I d' Austria mor'i ne!/a pace del Signore , perche da Monarca cristiatio la scienza di ben gover- nare attinse alia innrale delP Evangelic ; perche sidle norine di questa tutte praticb le virtii , che sole vcdeono a consoUdare il trono e la floridczza promovere dello Stato. Egli iiiipriuirre seppe al suo ragio- nauiento que'colori che piu adacti gli seuibrarono a dare risalto alle cristiane esimie virtii del piissimo Augusto, ed egli ancora ha non ineno felicemente raggiunto lo scopo suo. £101. Ital. T. LXXVIII. 39 442 G K O N A C A. passo in cui egli ammira la costanza di Francesco in du- rare ben piu di quattro lustri nella terribile lotta die an- gosciosa tenne tutta Europa, nel resistere a quella fortuna die troppo sovente gli si mostrava nimica, e pareva non volesse assolutamente arridere die ad un solo, e quantun- que piu di una volta staccassersi da Lui gli AUeati nel miglior tempo e talora altresi le cose sembrassero in tali termini ridotte da non piu sperare felice risultamento. L'oratore crede non sappia di lusinga il dire die la retti- tudine fosse sempre Tunico fine dell' opevare deiriinpera- tor Francesco , per cui i piii gravi sagrifizj se gli alleg- gerissero , e ne se stesso , ne i piu cari oggetti suoi ri- sparmiasse alia salvezza degli Stati ed al bene di tutta r Europa. E tale era la propensione sua alia pace , die ogni volta appena ajjpena gli fosse conceduto posava I'ar- mi »: e le reiterate pratiche tenute in Dresda ed in Praga, nel pill bello delle vittorie appo il sovrano condottiero delle falangi nimidie, la cui maravigliosa prosperita pareva di quel mentre, per le rotte di Russia e di Germania , incliinasse al tramonto, a fine d'indurio ad una pace gene- rale, appalesano all'evidenza, die TAugusto Cesare amava mcglio anche non vincere, ove pur lo poteva , die far d'umane vittime sgabello alia vittoria. » Fattosi quindi ad esjiorre la somnia afFezione de' popoli verso TAugusto iima- nlssimo Sovrano cosi venue egli espriniendosi : " E cosa in vero sorprendente, al tutto diversi dagli altri popoli , i quali festeggiar sogliono dii trionfante riede dalle ripor- tate vittorie, pronti per altro anche a ben diversamente con lui coniportarsi come gli aggiungano disgrazle, essi le piu grandi feste facevano e le accoglienze maggiori al- r Iniperador Francesco allordie men fauste se gli mani- festavano le vicende della guerra. Trionfo di ogni altro piu grande, e il quale, mentre non ha si di leggieri esem- jjli, fa la piji l^ella prova e risplendente di sincero ossequlo e di verace amore alia persona del princij^e , e non alle lusingliiere imprese. Le quali quanto piii audacl , se anda- rono col favore della fortuna , traggono maggiormente ad ammirazione ed a paura la comune degli uomini , ma non portano mai a quel vero onore della virtii, die sola per- viene a farsi amare ». E gloriose per 1' Imperator Fran- cesco trova altresi il sig. Fantonetti le diverse conchlusioni degli accordi di pace , poiche da esse ti-aluce la stima a cui O R O N A C A. 443 le virtu di queirAugusto costrlnsero lo stesso fortunato al- tero vincitore , il quale anclie pel valore che le austriache schiere ebbero sempre ne' duri cimenti mostrato , e perche inesauribili erano le forze loro , procedendo queste dal vero amore de' popoli , noii poteva rimanere senza te- menza; onde calava a condizloni alle quali diversaaiente noa sarebbesi an-eso. E la fermezza e la perseveranza deir Imperador Francesco nei fatti consigli e nelle prese determinazioni aggiunsero in fine a vincere 1' avversita stessa della fortuiia f, ed egli vide i voti suoi felicemente coronati, conducendo gli Stati alio scettro suo soggetti a tale ampiezza ed a tal novero di popolazione che da Carlo V in poi non furono mai ; e vedendo in fine cio die per Ini era piu a compimento condotta V opera della tanto ago- gnata pace generate. L' oratore qui riferisce quanto V im- niortale Augusto allora operasse onde consolidarla , e fer- mamente mantenerla, e come adoperasse al bene delle na- zioni a lui soggette, ed anclie a quello delle estranee. Dopo di die fa egli vedere in quale stima ed autorita r imperator Francesco salisse anche presso gli altri maggiori potentati , e quali prove di ammirazione e reverenza gli dessero. Entra in appresso ad enumerare i benefizj di Ce- sare ai suoi popoli , e specialmente quelli comp.;rtiti al regno Lombardo-Veneto , le grandi opere pubbliche che. per munificenza e liberalita sua sorsero, le protezioni die concede alle scienze, alle lettere, alle arti, al commercio , ad ogni maniera di utile istruzione e d'industria ; la somnia giustizia sua , il riordinamento de' codici delle leggi , dei regolamenti amministrativi , municipali e sanitarj. Ricorda r inarrivabile operosita dl questo Supremo capo dello Stato che tutti tutti voleva avere sott'occhlo i multij)lici cggetii del reggimento sovrano, dandosi d' ogni cosa il piu pro- fondo pensiero e portandovi sovra le piii minute ricerclie, non pur badando alle molestie dei viaggi per chiarire da se la vera condizioue delle pubbliche bisogna nelle provin- cie. " Neir elevatezza del grado non ravvisava ne la luae- sta imponente del Trono, ne il seducente piacere del co- mando, ne il sentimento orgoglioso della preminenza , ma si i pill opportuni e validi mezzi per fabbricare la prospe- rita dei popoli e delle nazioni. » Le ottime doti niorali e religiose e le rare e grandi qualita deiraugustissimo Fran- cesco appajono opportunamente cpilogate nell" ultima parte 444 C R O N A C A. cli questa orazione , della quale qui i-iportiaiuo la chiusa. " Sommo Monai-ca, Te ad una voce virtuoso, ginsto, So- vrano proteggitore , autore della perpetua pace chiamano le genti tutte. La storia coUochera il regno tuo di fiance a qnello dei Numa, dei Titi, degli Antonini e dei Marchi Aurelj. Padre afFettuoso de' popoli che la Provvidenza Ti aveva dato a governare , serapre a Te stesso uguale , in- sino i preziosissimi ultimi istanti del A'iver Tuo ad essi consagrare volesti per legar loro il grande amore che vi porta vi 5 e per promettere che pur per loro pregheresti il possentissimo Iddio. Si, ora che Tu felice, sgombro delle caduche terrestri spoglie riposi vicino al Supremo Datore di ogni bene , del validissimo patrocinio Tuo ci teniani certi, e prosperi ci serbera in quella beata pace, in cut la sapienza e bonta Tua ci ha collocati. Miserabili creature di questo basso mondo noi non possiamo corrisponderti che con tributi di altrettanto amore, di riconoscenza, di gratitudine e di profonda venerazione, e con illibata fedelta airAugustissimo successore Tuo: sentimenti che , per quanto trapassiuo i secoli , non verranno sicuramente mai meno ; clie il Nome Tuo di generazione in generazione suonera sempre glorioso, non raai dalla memoria degli uoniini can- cellato. » r consigliere blbliotecario Gironl chiuse 1' adunanza facendosi a diniostrare la riconoscenza che dalle provlncie lombarde debbesi alPaugusta casn d'Anstria , e prendendo occasione pel suo dire dal funebre elogio poc'anzi accen- nato e da'ragionamenti de' suoi coUeghi. « L' omaggio (cosi egli die principio) di funeree laudi da noi oggi in questa splendidissima sede delle scienze , delle lettefe e dell' arti tributate al mlgliore degli Angnsti, airauiautissimo padre dei popoli, al possente, al benelico , al pio Francesco I, mentre ridonda a bella testimonianza della devozione nostra verso il Monarca di memoria perpetuamente gloriosa , fa si an- cora che gli animi nostri si risveglino a care consolantis- sime rimembranze. Qneste poi vie piii avvaloransi e quasi luce acquistano dai ragionamentl che da voi , prestantis- simi colleghi , con ampio corredo d' argomenti e d'erudi- zione vennero dettati intorno all' odierno stato di alcune delle piu sublimi e piii utili scienze nelle provincie d' Insubria. Perciocche non ci ha longobardo alcuno il quale attignen- do appena i suoi studj nella patria storia del trapassato C R O N A C A. 44.5 secolo tosto non s' avvegga clie i principj non solo, ma gl' incrementi aacora della floridezza cli qaeste felicissime contrade alia provvidenza, al munilico favore non si deb- bano della serenissima Austriaca Dinastia :, nessuno che al movere i pass! tra le pared di questo grandioso ricinto non si rammentl i nomi di Maria Teresa, di Giuseppe II, dell' Arciduca Ferdinando. Tale e appunto lo scopo del ni'io ragionamento: ricordarvi la riconoscenza che da nol de- besi air angusta dinastia ch' ebbe in retaggio queste dovi- ziose provincie ; accennarvi le lietissime speranze cui gli animi nostri ergersi debbono all' aspetto di quella imagine dell' Imperatore e Re Ferdinando I, del pronepote di Ma- ria Teresa, del liglio di Francesco I. Le cose clie verro esponendovi non sono altrimenti nnove : parlano di esse , mi sia lecito il dirlo, persino i piii alpestri, i piii reconditi villaggi, ne parlano le acque, le strade, i campi, le mura stesse di questa metropoli e delle provincie sue. Tuttavolta sempre coiimiovente, sempre caro torna a' cuori ben con- formati il ridestare la memoria de' ricevuti beneficj : per essa poi spargousi seini di amore e di saviezza nella cre- scente eta, clie vaga del presente, questo solo accarezza, ignorando le inesanste primarie sorgenti , donde prospe- rita e splendore alia patria provennero. >> Eutrando pot il dicitore nell'assunto suo, alia triste ima- gine de' paesi nostri negli ultimi anni della spagnuola do- minazione quella rontrappose lletissima e memoranda del felice lore risorgimento sotto il regno di Maria Teresa. " Ora non appena ( diss' egli ) I'augusta Maria Teresa dall' avito soglio rivolse a queste provincie l' animatore suo sguardo, destaronsi esse a novella floridissima A'ita , e dilegnarsi videro quelle nugole che gia per lungo tempo intenelirate aveanle: come all'apparire de' raggi del sole dope il bujo di procellosa notte tutta ravvivasi la natura e si allegrano i campi e le foreste. Qulndi nuove strade aperte al comodo del commercio ed al vantnggio dell" agricoltura ; qnindi I'Adda sogglogata con navigho di romano ardimentoso in- traprendimento; la patria nostra abbeliita di pubblici glar- dini , di teatri, di corsi , di ameni passeggi , di regale pa- lagio , di regia zecca , di adatti edilicj per la cesarea ban- ca, per le poste, pe' magistrati: quindi un Codice quale da' bisogni nostri richiedevasi ; un censimento, merce di cui uniform! ed eque ne divenissero le contribuzionii, quindi 446 C 11 O N A C A. aperta la carrlera degli onori anche alle piu nmill class! , scosse dal letargo le piu distinte per natal! o per ric- chezze ; le scuole normali introdotte a beneficlo del mi- nuto popolo , gli studj di nuove cattedre ampliati ; uoniini classici in ogni genere iwitati , accolti , stipendiad , promossi per acceiidere le sacre scintille ne' cnori de'giovani: quiadi aperto 1" adito al trono .... E qui il dicitore si apri uii adatto vastissimo campo ia cui passo passo discorrere sui provvedimenti dell' Augusta Donna in quelle beate epoche operati. >• Tuttavolta ( cosi egli proseguiva ) sofFermarmi deggio specialmente ad ua oggetto, clie piu da viciao tutti noi risguarda , a questo delle scienze e delle arti omai nelF Europa tutta celebra- tissimo tempio. Perciocche IMaria Teresa, tutta tenera della pubbllca istruzione , provvide ch' esso condotto fosse a compimento e clie distrutti ne venissero gl' iaforini edificj che da un late villanamente 1' ingombravano. E quivi la gran donna costruir fece I'orto botanico; quivi ridurre a convenevole forma Tastronomico osservatorio di macchlne e strumeiiti corredandolo: quivi per le sacre e per le filo- soficlie discipline istitui un arcliiginnasio, donde uscirono iiomini di fama perenne;, quivi fondo Paccademia dell' arti belle chianiandovi all' inscgnamento i piu celeliri maestri ; ]jen Ella avvisando che TAmbrogiana accademia dal grande Federico Borromeo aggiunta alia biblioteca ch' egli con principesca munificenza fondata avea, smmacchiosa, inerte e pressoche morilDonda giaccva. AUora la patria nostra risorgere vide I'architettura scevera dai traviamenti e dalle bizzarrie dei tempi , vide le arti dell' ornaraento alia cor- rezione ed alia squisitezza restituite , penetrare nelle officine deir crefice , del ferrajo, del legnajuolo , del tintore , e le opere loro spargere di attica bellezza. » Ne pero vennero da lui dimenticati i provvedimenti de'successivi governi: fece tuttavia osservare clie questi non altro operarono che pren- dere quasi a modello le benefiche istituzioni dell' Augusta Donna, proteggerle, aumentarle; la Pinacoteca stessa, seb- bene all' Italicp Regno deljba il massirao suo splendore , avere non di meno da lei ricevuti i primi germi. Tutte le quali cose gli presentarono naturalissima ed agevole la via a discorrere particolarmente suU' I. R. Biblioteca^ del- la quale venne csponendone la storia. Perciocche la be- ncfica Imperatrice voile che ad uso ptibblico convertito C R O N A C A. 447 fosse il dono della llbreria Pertusati , per copia e prezio- gita di opere celeberrima , la quale venivale ofFerta in do- no dalla Congregazione degli Stati di Lonibardia, siccome omaggio della devozione sua verso 1" Arciduca Ferdinando destinato al govenio di queste provincie ; e voile per tal modo rendere al pubblico ( sono parole di lei ) il dono ch' esso i-'enivale tributando : giacche ( cosi ella soggiugneva nel sue diploma ) sappiamo essere V Ainbrogiana ricca bensi di ma- nosciitti, ma scarseggiare di libri stampati, e fra questi ap- punto de piu recenti e piit necessarj all' uso di chi desidera di maggiormente cohh'are il proprio ingegno ed acquistare nuo^e cognizioni. A contenerne poi il preziosissimo tesoro edificare fece grandiose sale e magnifici scaiFali , ad ara- pliarlo altre non meno celebri librerie aggiunse. SuUe sjilen- dide orine di lei camminando il figliuol suo Giuseppe e il nlpote Francesco, gareggiarono amliidue nel versare a larga mano novelli tesori in questa Biblioteca. Ma tra le sapienti istituzioni di Maria Teresa tiene pure altissimo luogo quella per la quale ragricokura, le arti ed i mestieri ebbero nelle provincie nostre un possentissimo impulso , merce di cui la Lombardia comincio a gareg- giare colle piii Industri e plii colte nazioni : " prestantis- simo Istituto ( cosi ai suoi coUeghi soggiugneva il signor Gironl) , prestantissiiiio Istituto clie serba un' Immediata relazione con quello qui da noi oggi rappresentato. Que- ste parole mi seinlirano bastevoli , o signori , perche la memoria vostra tosto ricorra alia Societa fondaia da IMaria Teresa nel 1776, il cui oggetto qviello era appunto di pro- movere ne' paesi nostri 1' agricoltura , le arti ed i mestie- ri. La quale societa essere dovendo composta d' uomini , clie non da alcun loro private interesse , ma solo dalFamore della patria essere doveano animati , fu da lei cbiaraata patriotica. Perciocche la Lombardia ;, un tempo di valorosi artefici d' ogni genere si fattamente copiosa clie, siccome il Braunio scrivea , que' soli che in Milano operavano , di- strlbuiti per T Italia sarebbero stati sufficienti a farvi Parti tutte rlfiorire, trovavasi da piii anni decaduta per avvili- mento ueir industria , e per mancanza d' incoraggiamenti. >; Nella guisa appunto clie un uberloso campo per lunga siccita inaridito se da fecondatrice pioggia venga avvivato, risvegliasi al priniitivo vigore e tutto per rigogliosa vege- tazione esulta ; non aUriraenti la Lombardia appena senti 44^ G R O N A C A. le benefiche influenze del patriotico istituto , destatasi A fervore e ad inusitata lena gia tutta rifioriva ia ogni ge- nere di economiche prodnzioni. Che la sapientlssima Au- gusta non versava i beneficj suoi sovra un terreno ingrato : ne gli uoniini trascelti a comporre qnell' ilUistre consesso radunavansi a gareggiare d' ingegno o di erudizione o di arte nel ben dire , ma a discorrere di oggetti utili alia privata ed alia pubblica prosperita , ad additare al conta- dino, al possessore, all' artigiano i mezzi co' quali educare le terre e renderle vie piii operose ; perfezionare i me- stieri, ampliar le manifatture , nuove vie aprire al com- niercio, all'agiatezza, airincivilimento. Allora videsl Paratro solcare quejle terre die in addietro sterlll od abbandonate giacevano , d' agricoltorl aumentarsi le campagne , gareg- giare le arti , nuove introdursene , svilupparsi T industria ben anco nelle infime classi , migliorarsi le sete , i grani , il cacio , il vino ed ogni altro genere di prodnzioni. » Esposte cosi quasi in un quadro le beneficenze per le quali la Lombardia essere debbe riconoscente a Maria Te- resa ed agli augasti di lei successori , il dicitore die ter- mine al suo ragionamento colle seguenti parole : " Ora che mai aspettarci non dobbiamo dalla Sacra Maesta di Ferdi- nando primo , astro novello dell' austriaco olimpo ? AH' ima- gine di lui lo sguardo rivolgendo parmi che il cuore mio per liete inefFabili speranze tutto s'allegri ed esultl. Deh rapidissime volino le ore e presto il giorno adducano , in cui bearci potremo nella bene augurata , nella sospiratis- sima di lui presenza ! '> REGNO SARDO. Torino il 28 maggio. — Col ritorno della primavera si ripigliarono i pubblici e privati lavori di costruzione. Torino vedra in quest' arnio innoltrate verso buon termine la facciata della basilica di S. Croce , disegno del cav. Mosca, della chiesa di S. Carlo, disegno del Caronesi, per la quale la piazza dello stesso nome riuscira una delle piii belle per vaghezza ed euritmia di edificj , e finalmente quella di S. Filippo, disegno dell' Juvara abbellito in alcuna parte dal valente professore d' architettura cav. Talucchi. Quest' iiltima chiesa , che per vastita e merito architet- tonico supera tutte le altre di Torino, viene eziandio C R O N A C A. 44f) abbelllta neiriiiterno, fasciandosi di eletti marml le due cap- pelle di S. Filippo e del Beato Valfre. L'ancona dell'altare di questo nostro Beato concittadino, squisita diplntura del piemontese cav. Cavalleri, esposta nel suo studio in Roma, riscosse le lodi universali , e noi potremo dopo domani ammirarla al sito per cui fu eseguita. II nostro augusto Sovrano, fautore munificentissimo delle arti belle , non contento dell' avere largamente concorso alia costruzione dei prodromi di S. Filippo e di S. Carlo teste menzionati , ha fatto por mano all' abbellimento del- I'esterno del suo real palazzo verso la piazza Castcllo, ornandolo di colonne , archi e cancelli sul disegno del chiarissimo sig. Pelagio Palagi. Sara opera veramente regia e bastevole di per se a raccomandare ai posteri il nome del Principe e dell' Architetto. L'impulso dato dall' ottimo Re ha svegliato ne' Piemon- tesi queir amore per I'arti liberali che dopo il regno dell' im- mortale Carlo Eraanuele III parve sopito , per difetto di mecenati ; cosi in novenibre ultimo vedemmo inaugurarsi nel Campo Santo un bel gruppo di raarmo alia marchesa di Monforte , lavoro del bravo nostro Bruneri ^ un sarco- fago gentile nella sua semplicita, scolpito in marrao bianco saccaroide del Malannggio, presso Pinerolo , venue, sono pochi di soltanto , innalzato alia memoria della contessa Ceresa, opera dello stesso esimio scultore ; e I'egregio sig. marchese di Baiolo ne fa eseguire uno proprianiente ma- gnifico dair altro nostro scultore il sig. Boggiani. E un anaglifo d'alto rilievo raffigitrante le Tre Virtii Teologali; le figure sono in nuaiero di cinque. Lo studio dell'antico, I'armonia della composizione ed una grazia di movenza finitissima fanno desiderare di veder presto condotto in marmo questo bel modello. Un altro modello si lavora dallo stesso chiarissimo artefice per essere gettato in bronzo. E un monumento da erigersi nel regio arsenale in ouore di quel Pietro INIicca a cui non increbbe niorire incendiando una mina per rovinare cosi le imprese del nemico che stringeva Torino d'assedio. Lode tre volte, lode a que' benemeriti che pigliano ad eternare la memoria di un cosi luminoso esempio di devozione al Re ed alia patria. Vuolsi per certo che il prefato sig. Barolo sia per far demolire diverse casucce aggregate al suo palazzo per aggrandire e rettilineare la via che mena al nuovo Senato 45o 0 R O N A C A. Reale , il plu bell' eOiiicio ell qiiesta metropoll , clie va progredendo verso il suo compimento. Le prove gia date delle sue virtu cittadine danno credito a questa voce f, e ci e caro annunciare altresi aver egli col proprio danaro istituita di recente una scuola gratuita di canto, coUo scopo veramente pio di procurar cantori alle chiese , del die si ha veramente bisogno. Per esser breve tralascio di parlare del lavorl che si Stan facendo pel moll del Po , del compimento del vasto Manlcomio creato rapidissimamente da donazloni e largi- zioni private, di un gran qiiartiere delta cavalleria, dise- gno del cav. Racchla, della facciata della chiesa di S. Giu- seppe che si principlera forse in quest' anno stesso ; ma non si puo rimanere dal parlare del lavorl che si fanno per formarci un giardln pubblico. La pianta n' e gretta e strana ; alcune delle belle e regolari vie di Torino restano chiuse da terraplenl , avanzl di antlchi baloardi , altre in- tersecate da pouti masslcci e deforml ; non discese , ma pendii da scavezzarsi le gambe; non pnnti di vista, non aria libera , ma in mezzo a fabbricati ; in somma e un imbratto sotto I'aspetto dell' arte, ed un ostacolo aU'unione della cltta col borgo niiovo, che pure fu costrutto in modo da dover formar parte di quella , e mentre evvl bisogno di procurare alia sempre crescente industria di Torino , locali per opifizj a discreta pigione. II catalogo della raccolta luineralogica foi-mata presso I'Azienda generale dell' interno teste venuto in luce per cura del sig. Barelli, mentre fa conoscere 1' esistenza di una collezione preziosa nel suo genere, puo servire ezian- dio di guida al mineralogo cui plaoesse vlsitare questo paese Importantissinio agll occhi del cultori della scienza. Forse questa raccolta fara via ad un' altra puramente geo- gnostica e che valga alio studio della natura del terreni de' regj Statl. Glacche parlo di collezionl , verro dlcendo dello stato de' nostrl musei e gallerie. II niuseo di mlneralogia si e arrlcchito di una raccolta dl minerali e fossili del dintorni di Parlgi, dono dell' am- ministratore del giardlno delle piante di Parigl, e di un' al- tra delle viclnanze dl Roma, ricco presente fatto da S. E. 11 Cardinale De Medici-Spada, e di una terza geognostica del Golfo della Spezia. GRONACA. 461 Quello di zoologia ebbe in dono da S. E. il Conte Gi- rolamo Vidua una collezione di conchiglie esoticlie fatta dal defiinto intrepido viaggiatore il Conte Carlo suo figliuolo ; dal dott. P. Emilio Botta figlio del celebre storico , molti uccelli , rettili e quadrnpedi da lui raccolti ne' suoi lunghi viaggi; e la munificenza del Re crebbe questo stabilimento di rari e prezlosi capi^ come lo scheletro della glrafFa, la capra tragalaphus , quella di Nubia, Yovis aries recunicau- da , r antilope gazella, la volpe comune scodata, lo struzzo maschio e diversi fagianl dorati. Col ritorno del professore Gene, direttore del niuseo, attualmente in escursione scien- tifica in Sardegna, sara aumentata la raccolta entomologica col prodotto delle sue ricerche in quell' isola ferace. Ha del pari progredito il niuseo anatomico , merita par- ticolar menzione la preparazione cerOplastica dell' organo deir udito sovra scala assai piii grande del vero , lavoro finito ed esattissimo del sig. Luigi Cantu. Quello di pato- logia va pur crescendo di giorno in giorno, cosiccbe questi due stabilimenti , die contano pochissimi anni di vita e sono gia adulti , saranno in breve nel novero de' plu ri- putati nel loro genere. L'Accademia reale delle scienze istltui una sala d'arti e mestieri. Alio sfato attuale dell' industria era un bisogno la raccolta di modelli di macchine. La liberalita del dotto sig. inarchese Lascaris, Vicepresidente di quel Corpo scien- tifico e venuta a crescere il nucleo di questo nuovissimo niuseo. I glornali banno discorso del dono die ( sebben fatto da un prlvato merita nonie di principesco ) e venuto a crescer lustro alle sale della predetta regia Accademia delle scienze. Vogliam dire il riccliissimo medagliere di die il sig. cav. Lavy presento la regia Accademia , la quale vi destino una sala intitolata al generoso donatore. Finalmente mentre si ordiiiano in apposito palazzo le sale deir Accademia di belle arti, si e dato principle alia pubblicazione, per via d' incisione, de' quadrl della magni- fica regia Galleria die fu pure aumentata di recente di parecchie preziose tele, accompagnandola da dotta illustra- zione del direttore il chiarissimo sig. marcliese Roberto d' Azcglio. Quanto abbinmo rapidamente esposto bastera a far cono- 8cere come uieriti Torino di essere visitata daii diede tai iirovvedimenti soprattutto In quel civico ospe- dale , die invero divenne per inolti rispetti 1' ospedale di Pavia nn itiodello di eccellenza. La qua! cosa poteva egli fare clie aveva espressamente osservato tutto quello che trovasi presso le piii incivilite nazioni d'Europa, onde avvalorava colP esperienza le vednte della I'agione. E pub- biico egli difatto nel 1798 un libro di simile argomento, di quel modo che molto tempo dopo , cioe nel 18 18, diede 11 Saggio sui pubblici stabiliuienti di beneficenza. Passo egli i primi anni del secolo fnori d' Italia , ma ritornando si consacro di nuovo alle cure de'Iuoghi pil , e restituendosi poscia lo Stato all'Augusta Austriaca dinastia, fu il primo eletto rappresentante della citta alia Congre- gazione centrale , nella quale per molti anni spiego molta sapienza delle pubbliche cose; vera sapienza, giacche nulla era occulto al guardo suo acuto che spettasse alia pubblica prosjjerita, e nulla occultava; e per tal sapienza ben nota era intervenuto al congresso di Vienna qual deputato della sua patria. Ma la vita pubblica , alia quale aveva inteso 1' aninio sino dai primi anni , non lo stacco dal coltivar V arti belle : le amo nell' eta fresca , e penetro nelle segrete ra- gioni loro, onde il libro delle leggi del bello nella pittura e architettura , e queste arti furono sino air estremo della vita il suo amore. Fece quindi una collezlone magnifica d'incisioni d' ogni eta e d' ognl scnola in serie ordinate, di cui stanipo il catalogo , e si dispose a procurare alia sua patria una galleria di quadri diretta similmente secondo reta delParte e soprattutto delle scuole italiane , per la quale alzo dalle fondamenta un dignitoso edificio nelle sue case in Pavia , e voile consacrarlo alia publilica utllita e all' istruzione de' giovani. Ma fra le arti ebbe speclalmente a coltivare Y architet- tura, e fra Paltre cose, 1' edificio di cui si e detto, ne e prova splendidissima , e ne e prova il progetto del com- pimento del Duomo di Pavia, come si vede nelle stanipe. Era di maniere nobilissime e cortesi , pieno d' umanita e di giustizia , siccome di dottrina molteplice e varia f, ne questo e meraviglia ch'ei serbo all' ultima veccliiezza quella medesima brama di sapere onde ardeva in gioventii : di pronto intelletto e capace , di memoria felicissima ; nulla avea dimenticato che avesse veduto od udito : sobrio e C R O N A C A. 457 frugale visse oltie V ottantesimo anno onorato e cliiaro , ben accetto al Principe a cui era sinceramente devoto : di mirabile nioderazione, che ricuso onori e cariche delle quali il suo senno e I" ingegno e Tanimo facevanio degnlssimo. Fu in somma il marchese Malaspina uomo, che onorando altainente la terra , in cui sorti i natali , non ne debb' es- sere dagli uomini posta in non cale la inemoria. ERRATA-CORRTGE. Tonio 77.° Pag. 358 Ihi. 20 in ital. 'eggi Linn., ital. ** 36i " I i lenginalmi Tomo 78.° tengmahni >. 3a » 9 Coraccias « Coracias >. 43 » 6 Seiacirio » Stiaccino » 44 •■ 20 ragioni >■ regioni » 45 >. 23 Cannaveccione ~ Cannareccloiiiy » 46 » 40 sylvicula » sylvicola » 47 „ 3 bonelli » Sonelli >. 49 » 27 Ciccina » Ciuina » 5i » 22 Ignina » Iguina » 5a » penult. Lodo M Lodi » 54 » 6 schceniculus » sckceniclus >. 56 » 25 1823 » i833 » ivi » 34 volg. Organetto, Cariiim j/lrt .. volg. Cardinalin .. ivi » 40 Nuntanctlo .. MontaneUo >■ 62 >. 17 Fisa » Fifa >. 65 „ 33 talloiJes , ralloides '' » 06 »» 17 leucordia » Icucorodia » 67 » 33, , 35 e 38 Svasu » Sunsso > 68 » 33 Cogabeta » Cogaleta » 69 >. 3o Fuligo/a >. Fuligula V 70 •> 4 Fuligola ferissa » Fuligula ferina » 71 " 5 FuUgola iuscas * Anus boschas R. GlRONI, F. CARLINI, I. FvMAGALLI C G. BRVCNATELUy direttori ed editorl. Pubblicato il di ?>i luglio i835. Milano , dull' I. i?. Stamperia. Blbl Ital. T. LXXVIII. 3o 458 I N D I C E dclle materie contenute in qitesto tomo LXXVIII. PARTE I. LETTER A^TUR 4 ED ARTI LIBERALI. F. amiglie celebri kaliane , di P. Litta pag. 3 Gli antichi marmi comensi figurati e letterati , rac- colti ecc. da P. V. Aldini " i6 Sennoni ed epistole di G. B. liizzolati » 22 Ballate di L. Carrer » 169 / monumend dell' Egitto e delta Nuhia interpretad ed illustrad da I. Ilosellini ;> 3 1 3 Campagne de PJiamses le Grand, par F. Salvolini . » ivi Fausto 5 tragedia di V. Goethe ■■ traduzione di G. Scal- vini " 32,7 Vita di Poggio Bracciolini scritta in itiglese da G. She- pherd, tradotta da T. Tonelli con note ecc. . . . » 340 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Cenni inediti sulV Omitologia lomharda , di P . Lanfossi. Continuazione e fine » 3 1 Delia Stona delle finanze del regno di Napoli , di L, Bianchini » 71 Memorie della i?. Accadeniia delle scienze di Torino Memoria sui ponti sospesi a catene di ferro , del cav di Wiebeking : versione italiana di B. Soresina . . » 187 Calendario georgico della E. Societd agraria di Torino » 194 Monografia sidle morti repcntine , di N. M. Sormani >> aoo Statistica delle morti irnprowise ecc. , di G. Ferrario » ivi Lettera di M. Rusconi sopra le metamorfosi dell' novo ranino innanzi di prender forma di embrione, e de- scrizione delle metamorfosi dell' novo della salaman- dra acquajuola : con tavola in rame j; 3 6 3 79 I N D I C E. 459 Del rinnovamento della filosofia antica italiana , del C. T. Mamiani ddla Rovere pag, 38 i PARTE STRANIERA. De la contagion^ par le docteur Fossati »; 78 Recherches pratiques sur les causes qui font echouer V operation de la cataracte , par Carron du Villards » 210 Un mot sur le charlatanisme homoeopatique , par le docteur Sylvain- Eymard " a i a Principia puthologicB ac therapice specialis , J. N. de Rainiana " 40a Nouveau cours de geographic generate , par A. Denaix >< 82 Fondamenti del meccanisnio della natura , pubblicati da R. Genhart » 9 5 Quadro dell' impero Romano , sua estensione , sua po- polazione , stato de' suoi abitanti , sua decadenza , ecc. di J. C. L. De Slsmondi " 2 1 5 Considerazioni sulle scuole popolarl e industrially di J. C. Leuchs » 224 APPENDICE ITALIANA. Agraria. — Del nial del segno del baclii da seta, di A. Bassi » 246 Utilita prodigiosa del boschetti a gelsi, di P. Beltrami >> 41 5 La coltivazione de" grani, di A. Peroni » 416 Arti belle. — Del romanticismo nella pittura, discorso di A. M. MigUarini » 98 Discorsi letti nell' I. R. Accademia di belle arti in Venezia " 104 Cimitero della regia cittd di Verona, di G. Barbieri » 106 Raccolta di compartimenti e d'ornati, di G. Vacani » xz6 Arti e mestieri. — Pozzi artesiani per Trieste, ecc. di D. de' Rossetti , " 419 Sulle utili appUcazioni del nuovo sistema di perfo- ramento , di G. Brey , "421 Economia domestica. — U arte di prendere e di di- struggerc qualunque sorta di animali e d' insetti nocivi, traduzione di A. Ascona " i36 Fducazione. — Jntorno cdV educazione domestica, di Antonietta Tommasini >> 407 460 1 N D I C E. Filologia. — Elementi di conversazione in italiano , francese , tedesco ed inglese , di G. Perrin . . pag. iia Manuale filosofico-pratico delta lingua italiana . . >i 114 Grande dizionario tedesco-italiano » 116 Grande dizionario italiano-tedesco >i 117 Nuovo dizionario portatile italiano-tedesco e tedesco- italiano , di F. Valentini , con correzioni ed ag- giunte di F. Lanzinger e G. Treves » ivi Filosofia. — Opere di G. B. Vico ordinate ed illustrate da G. Ferrari >> 1 3 1 Geografia, Viaggi. — Carta topografica del regno lombardo-veneto costrutta sopra misure astronomico- trigonometriche » z56 L' Universo pittoresco >; 242 Matematica. — Riassunti analitici , di A. Cauchy . . „ 248 Medicina. — La medicina pittorica, o Museo medico- chirurgico : traduzione di G. Ganz >; 1 3 2 Lezioni verhali di clinica-chirurgica , del B. Dupuytren » 1 3 3 Topografia statistico-medica della provincia di Son- drio , di L. Balardini " i35 Le maraviglie del corpo wnano , di L. F. Jauffret j traduzione di G. Teglio » i3j Quattro discorsi ad uso delle levatrici , di G. Canzi >> ivi Corso teorico e pratico di ostetricia, di F. Capuron: traduzione di G. Coen " i38 De Axe cephalo-spinali , J. Meneghini " 139 Manuale del farinacista, di A. Chevalier e di Idt '> ivi Sulla rivaccinazione qual sicuro mezzo per guaren- tire dal vajuolo arabo , di G. B. Fantonetti . . » 284 Manuale pei bagni di mare, del dott. G. Giannelli » 289 Trattato pratico intorno alle malattie sifilit clie , di L. V. Lagneau : traduzione di P. Maggi ....>> ivi Numismatica. — Illustrazione delle medaglie dci dogi di Venezia denominate Oselle » 240 Poligrafia. — Manuale di conversazione^ giornale. . » 244 Lettere senza lettere , di D. D. A. L. Pietra-Santa h 122 Lettere inedite d" illustri Italiani dal principio del se- colo 18° fino ai nostri tempi, con note ....>> i23 Lettere di Paolo Manuzio pubhlicate da P. A. Tosi » 128 Foesia. — Favole lettcrarie di T. De Yriaite, tradotte dallo spagnuolo da G. Adorni " 119 Le Buccoliche di Firgilio volgnrizzate da D Strocchi » 227 1 N D I C E. 461 II Colombo , owero V America ritrovata : tentatii'o epico di L. A. Forleo pag. a3o La sciiola salernitana , ossia precetti per conservare la salute: truduzione in versi di P. Magenta. . » 236 Ciriffo Calvaneo coinposto da Luca de' Pulci , resti- tuito alia sua vera lezione ecc. da S. L. G. E. Audin " 407 Religione. — Leggende di S. fucopo maggiore e di S. Stefano primo martire , del B. J. da Varagine . >> 2 38 Omclie pastorali di nionsignor S. Soldati "412 , Delia grandezza di Gesii Crista, del P. T. Cahi . u 414. Storia , Biografia. — La Congiura di Catilina , di C. Crispo Sallustio , volgariz^ata da G. G. M. . . ■ » 121 / monunienti dell' Egitto e della Nubia interpretati ed illustrati da i. Rosellini » 128 Atti della regia Accadcinia Lucchcse in morte di Laz- zaro Papi » 1 1 o OrazioTie in morte di Gio. Benedetto Gandin . . . <> i 1 1 Relazione del viaggio di Pio VII a Genova , di B. Pacca » 4 1 3 Storia naturale. — Guida alio studio della fisiologia vegetahile , di G. Moretti » 248 Continuazioni a Bujfon » ivi Lo spirito della Storia naturale tratto da Buffon . >i 24f) Cenni di statistica mineralogica degli Stati Sardi, di V. Barelli >» 282 Prodromus bryologicB mediolanensis , /. Balsamo et J. De Notaris "41? Storia naturale degj. animali invertebrati , del cav. De I^amarck , ridotta ecc. da F. Baldassini. . . >/ 423 V A R I E T A. Agraria. — Nuova specie di vermi da seta " 147 Arti belle , Namismatica. — Di un quadro di fra Bar- tolonieo da S- Marco inciso da S. Jesi 1/260 Gesii risorto che da le chiavi del potere celeste a S. Pietro : dipinto a fresco di G. Diotti nella cat- tedrale di Cremona " 264. Sopra gli ordini delV italiana architettura : risposta di A. Noale alia Biblioteca italiana: con postille >> 268 Nuova scoperta fattasi ad Atene >» 425 46a I N D 1 C Ji. Di una medaglia incisa da F. Putiriad . . . . pag 427 Astronomia. — Piccola cometa scoperta a Breslavia. » 148 Cometa iPEncke rivedata aU'Osservatorio di Milano. » ^53 Chimica. — Notlzia sidle ceneri delLa zostera oceani- ca, di G. Giidj " 143 Coinmercio. — Stabilimento librario a Costantinopoli » 424 Errata-corriga » 487 Fisica. — Terreinod sentiti in diverse parti del gloho neW anno 1834, di A. Colla >> 144 Programma di due preinj proposti dal Re d" Inghilterra >i 423 Sul moto molecolare dei solidi , di D. Paoli. . . . » 429 Notizie intorno all' aria cattiva " ivi Osservaziojii meteorologiche di aprile n 167 • niaggio » 3 1 1 giugno V 463 Letteratura. — Letteratura dei Cinesi n 279 Religione. — ■ Annali delle scienze religiose compilati daW abate De Luca " 290 Storia. — Miracolo di Giosue attestato da diversi popoli » 140 Origine delle nazioai poUnesie ed americane ....>> 141 Semplice verita opposta alle menzogne di E. Misley nel suo libello : L' Italie soils la domination an- trichienne " 149 A G. Pecchio , notizie sopra Ugo Foscolo v 281 C RON AC A. Arti belle. — Milano nel 1834. — Lettera II. La Corsia de' Servi, il Tenipio di S. Carlo, la Galle- ria De Cristoforis, la Barriera di Porta Orien- tale , ecc / 2 9 i Fabbriche nuove in Torino >> 448 Istruzione. — Notizie sui nuovl acquisti fatti dai musei dell' Universitd di Pisa , ecc » 46 2 Storia , Biografia. -^— Adunanza straordinaria dell' I. R. Istituto di scienze , lettere ed arti : Orazione in morte di S. M. Francesco I. „ 436 luigi Bossi " 149 Giovita GaravagUa " i^C' Prospero Piroli » 3 o 6 Melchiorre Delfico >/ 430 Luigi Malaspina "455 463 Estratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova torre astronomica delV I. R- Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3^63 {metri 26,54) sulV orto botanico , e di tese 75,48 {metri 147,1 i)s;(7 livello del mare. .... l-< -. -nr.-. .^^ rm- ^t^ -m'-~m G I U G N 0 i835. BAR 0 METRO riJutlo all a tern] >eralui 9^ a + 10° R. 2l'> Direzione del veuto. 1. 0'' 5'' 6'^ ,,h 18^ 0^ 6"^ 12'' 18^ I |.oU. 27 liu. 8,7 s;s llri. Un. 9,7 liu. 10,0 lin. 10,4 iiii. U.I N N 0 E N 0 Calmo 2 27 II, I 11,2 •0,9 10,8 II, I 10,8 10,8 0 S S 0 N E E t) 27 10,2 9,9 9,7 9,5 9,4 8,7 S.5 s 0 E N E E 4 27 8,D 8,0 7,9 8,1 8,1 8,1 8,5 S 0 N E Calmo 5 27 8,6 8,G 9,^ 10,0 10,5 10,8 1 1,5 E S E E N E N N 0 N E G 27 11,8 1^7 11,4 12,5 12,2 12,5 12,7 E S E E E N E S E 7 27 12,7 12,6 13,0 12,6 12,4 12,2 IQ,0 S £ S E N E E S 27 12,2 11,7 11,4 11,6 1 1,5 11,2 11,5 E N E 0 N 0 0 S E S f) 27 11,5 11,5 II, I 11,4 11,9 ",9 12,4 S S 0 E N N E S 0 10 27 12,7 12,6 12,4 11,0 10,0 lO,I 10,0 0 0 s 0 E N E 1 1 27 1 5,5 ID,D 12,5 i5,i 1 5,0 12,8 '2,7 S E S E S N E E 12 ^7 12,8 12,0 11,6 11,4 II, I 10,6 lo.G E N E 0 S 0 E N E S E ID 27 10,0 9,8 9,7 9,7. 9,8 9--9 10. 1 E N E E N s 0 '4 27 10,0 9,7 9,7 9,8 9,6 9,5 9,8 N 0 S 0 0 N E 10 27 9,« 9 A 9,^ 9,8 10,1 10,0 10,0 N 0 N s 0 N E 16 27 10,1 9,7 9,7 10,3 10,3 10,2 ,0,4 S S E N E E 17 27 10,5 9,8 9,6 9,9 9.8 10,2 10,4 S E s s 0 E N E N E 18 27 10,2 9,9 9,6 9,8 9-8 9-^ 9^7 E S S 0 0 0 '9 27 9,7 9,2 8,7 9,1 8,9 9,0 9> s 0 0 S 0 N 0 E •JO 27 9,0 8,6 8,5 8,7 9,2 9-1 9,2 E S E e(» E E ■.'.I 27 9,M ^,9 8,8 9,6 9,9 10, t 10,5 E S E S E N E ■21 27 1 0,D 10,0 9-> 9,9 9,9 9,6 9,6 • S E s E N 2D '^4 27 9'^ 8,7 8,2 8,0 8,4 7,6 5,7 i 0 S 0 s E N E E 27 7,4 6,9 6,7 6,q 6,7 5,8 E s e E £ j 2D 27 ^,6 4,8 4,4 4,4 5,1 6,5 7,1 ! E S E S E N 0 N N 0 2G 27 7,8 8,2 8,4 8,7 9," 8,9 9,*' S 0 X N E N E E -7 27 q,2 q,"5 8,i. 8,7 8,5 7,3 8.4 i 8.5 I 0 .s 0 0 .S 0 N N E 28 27 8,8 8,8 8,8 8,8 9,3 8.1 ^' E E N E S E 0 I ^9 27 8-,7 8,7 8,8 9,1 9,1 8,7 9.0! s s 0 S E S N E Calmo r 27 9-2 9,' 9,'^ 9-P 9,6 9,6 10. 0 S 0 0 N N 0 Altez za massima t el barometro poll. 28 lin. 1,5 i •/ minima . . .; in » A. A £ " mer in ^7 " 9,91 L l,c urc (Icllu jsservazioni souo in tern )o AcTo coiUatc (la mczzoill. 464 ! GIU GN 0 1 835. 1 Altezza del termomelro R. Slalo del cielo. i j 0'' 3'' 6'' 9" 10^ iS*^ Q,"^ da 0'' a 11^ da I a'' a 24'' 1 I +i4,3 +i5„5 + i5,i ^ 1 % +12,7 t-i 1,0 +'0,9 + i3,5 Nuv. ser. Sereno. i 2 1 5,3 16,8 iG,4 14,8 12,6 12,5 '5,4 Ser. nebb. Sereno. 1 5 18,4 18,0 17,5 1 5,8 1 5,8 ,0,1 '5,9 Ser. nebb. Nuv. rollo ser. Ser. nuv. Nuv. ser. 1 4 ^7'9 18,7 17,5 10,7 '2,9 10,8 ,6.5 Xiivolo. i 5 18,3 ig^ '4:9 14,3 I 5,2 i5,8 'ti,9 Ser. nuv. piog- i fi J7:i7 18,2 18,1 lq,5 i5,8 i5,8 '7,0 Nuv.poc.piojj.ser. Nuv. ser. i r 18,3 18,5 19,0 16,3 1 3,4 1 5,8 16,5 Sereuo. Sereno. i 8 18,5 19,3 19,0 16,7 '4,7 i3,6 ,7,5 Ser. nuv- Sereno. i f( iq,5 20,4 20,4 18,0 i4,b 1 5,0 18.0 Sereno. Sereno. lO r I 19)9 21,3 21,0 1 9,0 1 5,6 ,4,6 '9,2 Sereno. Ser. lampi. 1 20,5 21,6 21,3 18,0 '5,4 '4,2 i3,5 Sereno. Se-. nu. tem.piog. r? 18,7 20,5 20,0 18,1 16,0 1 5,8 16,3 Ser. nuv. Nuv. ser.nu. temp. i5 18,8 20,6 i8,t 1 5,5 i3,9 1 5,9 ,5,6 Ser.nuv.piogg. Nuv. piogg. r4 iG,o 18,0 18,0 1 5,3 i5,o i3,o 17,0 N^uv. ser. nuv. Nuv. ser. 1 i5 18,5 194 1 8,6 16,9 14,5 i5,8 16,0 ,5,8 Ser.nu. tno. temp. Nuv.piog. bcr. nu. j i6 1 9^0 '9)0 '4)7 1 5,6 i5,i 12,3 Nuv.ser.piogg. Nuv. rotlo ser.nu. S 1 '7 rS 18,5 18,4 19,0 16,6 14,6 '4,2 16,0 Ser. nu.pocapiog. Ser. nuv. ser. | 18,2 ' 9^9 19,8 i7,G 16,5 '5,7 '7,« Ser. nuv. Sereno. \ Ser. lam. nu. piog. | Temp. ser. « IQ iq,6 iq,8 '94 18,4 i5,8 '4,o '5,9 Ser. nuv. 20 18,3 19.7 17,2 1 5,4 '4,4 i5,4 'M Nuv. ser-lampi i 71 1 8,7 19)' 20,1 i5,8 '4,9 '4,5 '7,4 Nuv. ser. nuv. Sereuo. i 7 9 19,2 19,5 20.9 20,3 16,6 1 5,6 i4,8 18,5 Sereuo. Sereno. i 9,?) 20,5 19,8 16,5 '4,9 14,5 '7,6 Ser. nuv. Nuv. ser. nebb. R 24 19,6 14.6 '7,4 14^7 ,5,5 I 3,2 x5,7 Nuv. ser. Sereno. Ser. nuv. ser. 1 25 18,3 16,5 16,7 '4,9 10,0 12,0 14,0 Scr.piogtemp. 1 2fi 16,6 17,6 17,2 1 3,5 12,5 11,1 14,6 Sereuo. Ser. nebb. | 1 S-? ifi,5 17^9 17,5 ,5,1 12,6 8,9 10,5 Ser. nuv. Ser. nuv. Jjiog. | 1 -8 II, I 1 3,4 11,1 10.2 8,9 10,0 12,8 Nuvolo. Nuv. piogg. 1 20 I 3,2 i5,8 i3,3 11,8 9,5 9-5 l5,2 Nuv. plogg. Sereno. | 5o 1 5,4 17)' '7'' '4,7 1 1,6 12,0 ,{,8 Sereno. Sereno. fi Allcz za luassima del te _ 1 niometro + 21 .6 ' + 8 ,9 1 + i5 ,64 ■ 1 Q iantita della pioggia cad ula in Uilto il inese linee 30,287. j ^^- r ■'.i^. ''>,'