% \4 BIBLIOTECA ITALIANA o SIA GIORNALE DI LETTERATURA SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VAKI LETTER AT I. ToMO VII. ANNO SECONDO Zuglio Jgosto e Settembre I 817. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE Contrada de Tre Monasteri n." i aS ^. DAI TOr.CHI DI GIO. HllOTTA. BIBLIOTECA. ITALIANA LugUo 1 8 17. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALl Contlnuazione della Storia della Scnltura dal suo risor^imento in Italia fino al secolo di Canova , del sig. conte Lcopoldo CicoGNARA. ( Vedi pag. 1 7 del VI volume ). Articolo IV. D AL terzo libro del primo volame ( che e quello che ora iiuprendiauio a compeadiare ) coinincia veramente la storia della scultura. L' A. premette la descrizione dello stato po- litico e morale delT Italia dalla pace di Costanza sino air anno i4-oo; spazio in cui si racchiude la prima epoca del risorgimeato delle arti , c che arriva sino a Donatello. Le tante e cosi fimeste discordie che divisero a quell' e|>oca la ]3atria nostra infeline, non valsero a distraggere quel gagliardo impulso che avea gia scosso i uostri chiarissimi ingegni ad ogni hnou' opera , come 1' autore osserva. Anzi egli trova essere 4 S T O R 1 A 9tata utile allc artl cotal ilisunione, Qucsto siii- golar j)ensier() e da lui nc' scgueiiti tenniin cU- chiaiato. « So fossevi stata una sola capitale , « sarcbbcsi anche facilniente veduta un' acca- ic dcmia sola predominare su tutti gli iiigegui , It una cabala Ictteraiia avrebbe inappellabil- « tnente jnonunciato su tutte le jiroduzioui, e « un metodo uniforme ristretto avrebbe nelle tc arti i coufini del genio a una sola maniera itolo. Premesse alcune notizie sugli .intichi scultori di Siena anterior! ad Agostiuo e ad Agnolo , usciti dalla scuola di Nicola , 1' autore soniministra di questi due fratelli le ])iu esatte notizie, Lavoraron da pri- ma con Giovanni Pisano al duomo di Siena , poscia a quello d' Orvieto , ove Giotto li co- nobbe , e procuro loro 1' esecuzione c\e\ magni- fico uionumento alzato in Arezzo alia memoria di Guido Tarlato , vescovo guerriero , che la- scio di se raolta fama. Le di lui gesta sono ivi scolpite in scdici bellissirai bassi rilievi , che il Vasari disse esser dodici , oltre ahri sbagli da esso presi intorno quest' opera , e qui notati. La descrizione di cotal monuinento fa parte principale del capitolo. A questa seguono le notizie delle altre opere (}d que' due \alenti artisti eseguite anche separatamente. Parlasi dipoi deir area di S. Agostino in Pavia , che si conserva in una stanza annessa alia catte- drale , che fu Javoro degli allievi di que' due Sanesi : questa digressione tocca la protezione che i Visconti accordarono alle arti , e fiuisce a render conto del famoso orologio di Giovanni Dontli da Padova , per cio detto daW orologio che era nella loro libreria. INIa passiaino a Ni- cola Aretino , di cui 1' autore dottamente poco dopo si occupa. Ei visse cinquant' anni nel de- cnnoterzo secolo e diciassette nel successive. Fu allievo del Sanese Moccio; molio lavoro in pla- stica e piu iu marmo. Una statua che ^ uel ia s T 0 R r A duomo dl Fiienze ed iiii basso rillevo per la confraternitn della Misericordia in Arezzo sono le pin eccclleiiti sue opere. L' autore ne oflfre il disefrno nelle tavole i8e32. Presa occasione da quest' ultimo , egli rende ragione della di- mension colossale che gli artisti atrribnirono aile dlvinita , tra le quali nella religione cattolica coinprcndonsi anche i santi. Par certo che Nic- colo fu anclie a jNlilano : non pero che vi fosse adoperato pel duomo, ma bensi per la Certosa di Pavia. Si sa che G. Galeazzo aveva al di lui servigio un Niccolo Selli d' Arezzo , che pare dover essere il nostro. Questo quinto ca- pitolo e chiuso da lunga e assai bella annota- zione intorno a Simone Memmi , detto Simone da Siena, che fu tanto valente in pittura quanto in iscultura, come e da moiti preteso. L'autore analizzando le ragioni che se ne adducono, prova che fu soltanto pittore. Questa nota e degna di moltissima lode per le dotte indagini e pel fine criterio con che e condotta e dettata. II sesto capitolo e interamente dedicato alia scultura veneziana rinascente. La gloria del- Tarmi e la civile prosperita di quella repub- blica diedero le prime inosse alle belle arti che nel di lei seno si esercitavano, quando in ogni altro sito gia decadevano. II gusto di esse pro- venne dai viaggi che i Veneti fecero con tanto loro vantaggio in Levante : percio era diverse da quello che in tutto il restante d' Italia re- gnava,e ne formo quindi un carattere particolare, che poi si associo al gusto generale quando questo sail alia squisitezza ed alia perfezionc. £ facile immaginarsi con quante giudiziose os- servazioni il dotto autore tratti delle diverse BELLA SCULTURA. 1 3 ' sculture che tuttora si veggono in Venezia, e die spettano ai secoli XI e sussegucntr, e con quanta glnstificazione c!i monumenti e di jjrove (Y ogni specie le arricchisca. La basilica di S. Marco , e sopra tutto le sue colonne e le porte di bronzo e la facciata gli somniinistrano ampia materia|, ch' egli nianeggia coUa sua solita erudizione. Egli rintraccia anche le varle antiche sculture sparse in quella magnifica citta , e ne rende cento si come storico che come artista, producendo della maggior parte di esse i di- segni. Ognun puo credere che non vi sono di- nienticati ne lo scarpellino Arduino , nc lo statuario Filippo Calendario , alle opere del quale il sig. Cicognara e il primo che assegni un posto assai luminoso , di che a buon diriito compiacesi. La stessa diligenza usa V autore per le altre antiche sculture di cui s'ignorano gli scarpelli , come anche per quelle che i Pisani hanno fatto a Venezia , prima ancora di quei Veneziani che furono allievi di Agostino e di Agnolo Sanesi ;, tra le quali opere istituisce un bello e dotto confront©. Gli indicati allievi del due Sanesi furono il Lanfrani , Pietro Paolo e lacobello fratelli. In proposito delle statue da questi eseguite , che sono suU' architrave che separa la nave raaggiore di S. Marco dal pre- sbitero , T autore avverte e nota con opportune dispetto gli spropositi che ne disse il sig. Guasco nella sua opera De l' usage ties statues. Andrea Pisano , contemporaneo di Giotto e di Dante , scnltore grandioso e fonditore ec- cellente , e i di lui fi^li e scolari , e le me- morie de' primi scultori napoletani , formano r argomeuto del 7 capitolo. Tutte le opere di 14. S T 0 R I A. Andrea sono qui ranamentate , descritte e in parte riportate nclle tavole. Le allegoric da esso scolpite suUe porte di brouzo di S. Gio- vanni di Fireuze , cioe la Speranza e la Pru- dciiza, sono o])rre felicissiine. La Madonna sul- r altarc tlel Bi^allo in Firenze non e lavoro di codesto esimio artista, come la dissero il Vasari ed il IMorona , ma bensi di Alberto Arnold! Fiorentino, come Tautoreprova con documento cir ei trasse dall' archivio del Bigallo e che qui produce. Nino e Tommaso furono i ilgli di Andrea , e le opere loro sono qui parimenti descritte. Gio. Baldini da Pisa , loro contem- poranco, fii alia corte de'Visconti e fece molti lavori , fra i quali e notabile 1' urna di S. Eu- storgio: in occasione della quale I'autor si trat- tiene a indicare tutte le altre sculture del se- colo XIV che in questo terapio di Milano si trovano. Parla poi di Andrea Orcagna, scolaro di Andrea Pisano , uomo singolare in tutte le arti d' imitazione , di cui similmente ricorda le opere, tra le quali primeggia la loggia de'Lanzi in Firenze. Egli fu architetto , scultore , pit- tore e poeta, e I'autore dimostra quanto ezian- dio fosse filosofo. I lavori fatti a Napoli da Nicola e da Giovanni da Pisa vi produssero dei buoni allicvi. Contansi cola alcune sculture del IX e del X secolo , e Pietro de'Stcfani vi fiori sul principiare del XIII. Ma i due Masucci sono gli scultori piu valenti di cui si possa vantare a cjuest' epoca anteriore al Donatello quella insigne citta. Ma la storia della scultura non pub circo- scriversi alia sola Italia , poiche vi furono al- trove scarpelli piu o meno distinti, Di questi DELLA SCULTURA. I 5 il sig. Cicognara ha voluto parlare nelT ottavo ed ultimo capitolo tlel tcrzo libro della sua bcl- 1' opera. II duoiuo di Strasburgo e il luouu- mento nel quale trova abbonclante materia ai suoi ragionamenti. Noi non possiamo tenergli tlietro, avveggendoci che troppo oramai ci siamo diluiigati. Cliiude Tautore questo primo volume con un epilogo intoruo alio stato della scultura ill Italia all' epoca iramediatamente auteriore a Donatello , e intoruo a quello in cui trovavasi nel resto dell'Europa. Egli nou dimeutica nulla, e percorre tutte le proviucie, iudicaudone im- parzialmente i bei monumenti , e qual parte di lode nel fatto di quest' arte si meritano. Non lascia di notare gli errori di Bordon e di Fal- conqet ( ch' ei chiama il Milizia de' Francesi ) e d'altri scrittori oltramontani, seuipre ingiusti riguardo all' Italia. Noi ci riserbiamo di far conoscere con egual diligenza il second© volume di questa storia , e vogliam riportare alia fine de' nostri estratti alcune poche critiche , le quali oseremo di farle in mezzo a taute e si debite lodi. V. L. i6 // Costume andco e modcrno , o storia del governo , delta milizia^ della rcligione , delle aid ^ scienze cd usanzc di tutd i popoli andcld e moderni ec. , del dottorc G'udio Ferrario. — Dell' Africa. Volume I, ( Vedi pag. ai3 del vol. V di que- sto giornale ). Articolo v. R, -AOlONAi^Do r A. de' costumi e delle iisanze degli antichi e moderni Egizi , comincia dal inostrare le costumanze di que' popoli diverse da quelle delle altre nazioni , e 1' avversione loro per qualunque novita ^ con che si fa strada a costituire un principio di morale e di po- litica , die le novita uon sono sempre per- niciosc. Parlando del vitto degli Egiziani, mostra che csso era temperate e frugale , vergognandosi essi perfino di far uso del frumento , ed iin- piegando nel loro pane un grano menzionato da Erodoto , che alcuni suppongono essere il riso , e perfino le piante del loto. I ragazzi si aliiuentavano colle radici del papiro e di altre piante palustri , crude , o arrostite sotto la ce- iiere. Pochi animali mangiavansi , perche molti erano oggetti di adorazione. Anche tra i pesci e tra gli uccelli luolti erano sacri. La bevanda piu comune era Tacqua del Nilo; la piu squi- sita era il vino d' orzo , o la birra. 11 vino ra- riseimo era prima di Psammidco-^ e forse non COSTUME ANTICO EC. I7 fa giammai molto comune, sebbene Ateneo faccia ineiizlone dei difFerenti vini dell' Egitto. Gli Egizi beveano in vasi di raine ; non mangia- vano mai co' forasderi , e non si servivauo di vasi o d' altri oggetti che fossero ad uno straniero appaitenenti. Sembra che essi noa conoscessero intingoli , ne diversita di condi- menti. Nelle loro feste e ne' loro banchetti faceansi recare una bara, in cui era, secondo al- CLuii, r iminagine di un morto, e secondo altri uii vero oadavere , ed il portatore di questo siiiibolo espressivo diceya ai convitati: « Bevete e godete , poiche vedCTe cio che voi diverrete un giorno ». Gli abiti degli Egizi fino dai tempi piu rimoti erano di lana e di lino , che hide diceasi aver Joro insegnato a filare ; di bisso , al qual pro- posito r A. entra a dissertare suUa natara di cjuesta materia , ed inclina a credere indicato con questo nome il cotone, sebbene per molti autori classici e molti filologi non sia se non quella specie di lana finissima o di iilameati coi qnali le pinne marine si attaccano agli scogli, e di questa materia potrebbero essere fatti i due pezzi di panno in lana finissima ad uso di involgcre le mummie , menzionati alia pag. ai3, e rappresentati nei numeri a e 3 della tavola 49. — I Tolomei traslocati in Egitto vestivano alia greca. Nella suddetta tavola si sono esposte le figure trovate nei sepolcri delle cave di Sil- siiis neir alto Egitto , e forse sono questi gli abiti degli Egizi dei ten)pi pin rimoti, Altra fi- giua tratta dal tem[MO di Tentira puo dare una idea del costume civile. Sembra che tutti gli Egizi si radessero la L'lU. ItaL T. Vn. a l8 COSTUME ANTIGO testa ed il incnto , e solo lasciassero crescere i capelli c la barba in tempo di liuto, o iiei loro viaggi fuoii cli paese. Nella tavola siic- ceniiata e nelle piecedenti alcune figure danno qualche idea delle acconciatnre egizie , de' cal- F.ari , degli abiti delle Egiziane delia priiua e dclla secoiida epoca , e cosi pure della loro ac- conciatura e de' muliebri loro ornamenti. Si paria (|uiiidi degli amuleti , dei quali la materia ]>ia comune era la terra cotta coperta di uno gmalto verde o azzurro , e la forma piu ordi- luiria era quella di uno scarafaggio;, delle case e feuppellettili,dei vasi, tleiletti e delle scranue, og- getti rappresentati nella tavola 44^ degli specchi iisati in Egitto fino dalla piu rimota antichita , secoiido Gogiiet , e probabilmente metallici ; fi- iialmente del linguaggio e della scrittura , del carattere morale , delta singolarita e super- stizlone , delle feste e dei giuochi e delle an- tiche misure degli Egizi, delle qnali si da anche opportunamente un ragguaglio o confronto colle italiane. Oscura troppo e la materia dell' antico lin- guaggio egizio, giacch^ TA. osserva saviamente lion essere le presenti lettcre cofte o copte quelle degli antichi Egizi : ammette bensi die debbano considerarsi i geroglifici come il primo e piu antico genera di scrittura , e stabilisce con Ct'cmcnte Alessandrino tre specie di lettere usate in Egitto , Ic geroglifiche cioe , le saccr- dotali e Ic epistolari. Si sperava di ricavare qualche luuie dal monumento trilingue trovato a Roseita , e 1' A. accenna queste speranze in una nota alia pag. 22^,.. Ma quel monumento c egli genuiiK)?... L' cstensore di questo arti- E MObERNO. 19 colo ha letto tre o quattro memorle alia regia accademia tlelle scieuze di Torino , cd ha m j)roiito la materia per un grosso volume in ^.^ cnde spargere i piu forti dubbi suU' autenticita, se non anche per provare V assoluta falsita di quel monumento. — Relativamente al carattere degli Egiziani , si osserva die essi eran^ ge- ncralmente di spirito dolce e tranquillo ; che gli uomini accordavano una superiorita alle donne ;, che coltivavano le virtu pacifiche , e tra queste in particolar modo la grata ricono- scenza de' ]»enefizi , donde nascea il rispetto de' figliuoli verso i genitori , e di tutti verso i loro principi. — La sinaolarita degli Egizi ri- sultava dallo studio loro di distinguersi , per quanto poteano , dalle usafize del resto degli uomini ^ la superstizione loro era grandissima, e percio la forma e gli'oggetti del loro culto hanno formato bene spesso anche presso gli an- tichi materia di derisione. — Le feste ed i pubblici divertimenti non consistevano se non nelle religiose loro cerimonie , celebrate colle danze , coi canti e colle processioni, non avendo essi mai conoscinto i giuochi , le rapprcsenta- zioni mimiclie , le corse , le lotte ec. , sebbene esperti fossero nella equitazione. Disprezzavano essi la musica , come tendente ad aramollire lo spirito, ma forsc solo la molle ed effeminata, come opina 1' A. , non la generosa , i cut nobilc cancer d rawivano lo spirito cd il ciiore. Seguono le costumanze delT Egitto raoderno, ]>opolato da Turchi, jNIamelucchi, Arabi e Cofti. Si comincia a parlare degli Arabi, che formano due terzi della popolazione , e che si dividono in Fellah , stazionati nc' villaggi , ed in Beduini aO COSTUME A>}T1C0 erranti clie alloggiano sotto le tende; della ospi- talita degli Arabi , del costume loro di man- giare le cavallette , della loro superstizione , de' loro Santoni , delle loro vesti e di quelle de' loro ca[)i, die sono elegantemente rappre- sentate nelle tavole 5o e 5i. Gli abiti ed altre costunianze egiziane si riferiscono con moltgf precisione , e col corredo di bellissime tavole, sulla descrizione che ne e stata data da ZacV caria Pagan di Belluno , viaggiatore del se- colo XVI , da Dapper e da Mayer : si parla delle Alnic , die altro non sono se non can- tatrici , suonatrici e ballcrine ; dei vantaggi delle donue egiziane , che godono di qualche liberta ne bagni , e conservano la proprieta de' loro abiti e delle loro gioie : si parla degU utensili , della maniera di conversare e di mau- giare , il che non si fa mai sedendo a niensa , ma ponendo bensi le vivande su d'un tappeto steso sul suolo ; dei cafFe della citta, della mu- sica , dei cerretani , astrologi o psilli , degli ziugari , degli abiti de' coutadiiii , ben rappre- sentati nella tavola 55; della maniera di tragit- tare il Nile , che si pratica coll' aiuto di due grossi covoni di piglia , che galleggiano fiuche dopo alcune ore non siansi inibevuti d' acqua; dei cibi degli Ecrizi , che si riducono ad un pane assai pesante fatto con una specie di miglio , ai frutti della palroa ed alio zucchero , che si inangia verde , massime dal basso popolo e dalle donne ; dei liquori , uno dei quali assai forte si estrae da una specie di canape chiarnata hashish ; e finalmente dei Gouhli o Barabra , cio6 degli Egizi nati ed abitanti al di la delle Cataratte del Nilo, i quali pure sono bene rap- E MODERl!JOi Sbt presentati dal sig. Blgatd nella tavola 56. Si fa un breve cenno del commercio presente dei- I'Egitto, grandemente decaduto dopo la scoperta della strada delle Indie pel Capo di Baona Spe- ranza , e turbato ancora neirinterno dagli Arabi Beduini predator! ; e si indicano I'antichita, la forma attuale , 1' oggetto e le varie direzioni delle carovane. Non dubitiamo puiito che questa descrizione del costume del moderiio jLgitto non debba essere bene accolta e letta con curiosit^ c con mteresse. =*• Al costume egizio viene in segaito quello de'Libii, de'Gartaginesi , de Numidi , de' Mau- ritani e de' Barbareschi, descritto dal professore Levad. La Libia comprendeva la Marmarica e la Cirenaica. Della prima ci sono note due citta, Paretonio, o Ammonia , ed Api ; e tanto il bue Api , quanto Giove Ammone aveano in quella provincia un culto. Nella Cirenaica trovavasi Cirene , ^Sg' delta Cairoan, o Corene: in quella provincia cresceva un arbasto celebre nominato Silfio , dal quale si traeva una goihma detta Laser , e del quale si facea un uso medico ed ecouomico presso gli antichi, Coufmante colla Cirenaica era la regione Sirtica , abitata da vari popoli , e specialmente dai Lotofagi. AJla Ci- renaica ed a questa regione appartenevano tre^ isole , cioe iNIirmica , Meninga , detta aiiche Lotofagitide da Plinlo, e Cercina. Vario fu il governo de' popoli della Libia , altri soggetti all' Egitto , altri forse a Cartagine, ed in appresso ora ai Numidi , ora ai Romani, A moke rivoluzioni fu esposta la Cirenaica , e passo essa pure dal dominio degli Egizi a, quello de' Komani^ ed ia provincia roinaua fu aa COSTUME ANTICO ridotta. "Si cspongoiio nclla tavola 57 le tncda- glie di Batto e di Fercdma , per dare qualche idea del costume degli antichi re di Cirene. GW si h detto che nclla Libia fioriva il culto di Giove Amnione, del quale era pure cola un celebre Oracolo ; i Libii adoravaiio inoltre il Sole , la Luna , Tritone , Nettuno e Minerva aj>pellata Tritonia , fors' anche Veuere ; aveano sacrifizi , pontefici , sacerdoti ec. In Cirene fiorivano le scienze ; da quella uscirono niolti uomini celebri , e vi si formo pure una setta detta Circnaica fondata da Aii- stippo , al qual proposito si parla della dottrina di questo lilosofo. Si parla pure di Carncade, di Calllmaco , di Eratostene , e della abilita dei Cirenaici nel guidare cavalli. Quanto ai costumi, i Libii erano quasi tutti pastori , faceano uso di molto vitto aniniale ; abbruciavano alcune vene alia sommita della testa del fanciuUi giunti all' eta di quattr'anni, e cio per motivo di procurare loro luigliore salute , e seppellivano i niorti alia foggia dei Greci. Particolari costumi pero aveano gli Adir- machidi , i Nasamoni , i Psilli , i jMaci , i Gin- dani , i Garamanti ^ i Macli e gli Auseni. Gli Adirraachidi ofFrivano al loro principe le don- zelle vergini prima che condotte fossero a ma- rito ; i Nasamoni aveano molte mogli , colle quali si accoppiavano pubblicamente , e la sposa di uno , che si maritasse per la prima volta, accordava nella prima notte i suoi favori a tutti i convitati ; i Psilli educavano i serpenti , e lie guarivano la morsicatura succhiando il sangne della parte ferita ; i Maci divideansi in agricol- tori , pastori e briganti , e radeansi il capo , E MODERNO. ft3. lascianrlo pero una ciocca di capelli ; le rnogll de' Giiulani tanti lacci di cuoio portavano in- torno al piede , quanti eiano stati i loro amanti, e piu stimata era qnella che ne vantava uii niaggior numero. I Garamanti eraiio cosi ti- midi che fiiggivano all' avvicinarsi di un fora- stiere ; le doiiz.elle degli Auseni in una festa annuale in onore di Minerva combatteano in due scliiere con colpi di pietre e con bastoni , e diceano false vergini quelle die succum- beauo alio ferite , e conducevano in trionfo rivestite d'armatura e^izia o grcca quelle che nel combattiniento si distinguevano \ le donne erano da quel popolo ritenute comuni. Descrivesi quindi acconciamente il territo- rio di Cartagine e 1' Africa propriamente detta degli autichi : quel territorio divitleasi nella regione Zengitaua ed in quella di Bisacio , alle quali corrispoude in oggi il regno di Tu- nisi. Si paria dell' antica Cartagine , della cit- tadella detta Birsa, del porto avente nel mezzo un' isola chiamata Cothou ; della divisione di quella citti in tre parti , della sua grande esten- sione , dell' iinponente sue prospetto , della sua distruzione e riedificazioue , e della nuova sovversione accaduta nel VII secolo , e in fine delle sue reliquie che riduconsi appona ad al- cune cisterue. Si parla di Utica , di Tunes , o Tiineta , alia quale corrispoude la moderna Tu- nisi ; di altre citta della regione Zengitaua , di Adrometo , ca[jitale , e di altre citta minori della regione di Bisacio ; finalmeute delle paludi e dei laghi , dei fiumi , delle terre e delle sa- line del territorio cartaginese , dei suoi prirni abitatori che probabilmente furono misti di Fe- a^. COSTUME ANTICO nici e di Africani , detti percio Libifenlci. Si f^inno alcmie ricerche sulT epoca della fonda- zione di Cartagine , die si fissa ad 890 anni prima dell' era volgare , e si mostra che Car- tagine non elevossi ad un graude splendore se non sotto Didonc. In proposito delle scoperte de' Cartaginesi si rammenta il costume loro di stabilire colonie ; si riferiscono i viaggi di ImilcGne verso i paesi settentrionali , e di Annone verso il sud , e si fa vedere che quest' ultimo giunse al Bume Se- negal , e fuio al Capo Verde , e di la vide forse i monti di Sena Llone. Si parla di alcune ci- sterne trovate da Bougainville nell' isola di CernS o d' Ar2;uin , raonumento del soggiorno de'Car- taginesi in quelT isola. Tutta questa parte che concerne le antichita di Cartagine ed il pe- riplo s[)ecialraente di Annone , uon che le ul- tirae viceutle de' Cartaginesi che rifugiarousi in Numanzia dopo la distruzione della loro citta^ si unirono dappoi coi pirati della Cilicia per combattere coutro a' Romani e fecero gli ul- timi sforzi sotto i vessilli di Mitridate , ci sembra trattata con Cnezza di erudizione. II g(jverno di Cartagine era probabilmente misto : 1' autorita risedeva presso i Suffeti , il senato ed il popolo , ai quali si aggiunse ia seguito un' assemblea di lo^j. persoue , detta il Tribiinale dei cento. Eranvi oltrecio nn pretore, un qucstore , un censore , il prirao de' quali presedeva ad alcuni giudizi , e propoueva e riforraava le leggi ; ii secondo racco2;lieva e maneggiava il pubblico danaro ; il terzo invi- gilava sui costnmi de' cittadini. La statua di Malco capo de' Cartaginesi , esposta nella ta- E MODERNO. ab vol.1 58 , sommlnistra qualche notlzia intorno al modo di vestire tli que' magistrati. — Poco si sardelle leggi dei Cartaginesi ; la lingua greca era loro vietata : da alcuni fatti conosciuti si pno inferire che le pene fossero severe , anzi crurleli in Cartagine , e barhari i supplizi. Una nazione forzata a difendersi clai popoli vicini , ed ansiosa di estendere il suo com- mercio ed il suo impero , dovea necessaria- mente coltivare V arte della guerra. I Cartagi- nesi raccoglievano da tutti i paesi truppe mer- cenarie , traevano la cavalleria dalla Numidia, i frombolieri dalle isole Baleari , V infanteria dalla Spagna , dalle Gallic , dalla Grecia. Con un bronzo tratto da Caylus si da qualche idea del vestito e dell' arini di que' soldati ; si attri- liuisce ai Cartaginesi 1' invenzione dell' ariete , e si prova che facean u=o nelle guerre degli elefanti. Si parla pure della loro marina , simile a quella de' Romani ; del vestito e dell' armi de' soldati che combatteauo sulle navi , dei ta- volati , delle torri , dei ponti e dei battelli , delle galee , o piuttosto delle triremi o quadri- remi ; e nella tavola 60 si esibisce una battaglia navale tratta da alcuni frammeuti di antichi bassirilievi. La rcligione de' Cartaginesi era una mesco- lanza di culti tolti dagli Egi?i, dai Greci e dai Fenici. Saturno o Cronos era principalmente da que' popoli adorato. Parla V A. delle vittime uraaue sacrificate in gran numero in Cartagine, ed opportunamente osserva che presso tutte le antiche nazioni erano in uso i sagrifizi umani. Urania o la Dea Celeste era pure dai Carta- ginesi adorata , e cosi Astarte o la Dea Siria , a6 COSTUME ANTICO nel dl cut tempio si prostituivano le donne ai forestieri , e ne ricevean danaro, Cartagiiie era altresi protetta partlcolarmente da Giunone ( clie alcuni non saprcbbero distinguere da Astarto ) ; e vi si adoravano Giove , Marte , in norne dei cjuali anclie si giurava ; Bacco , Apollo , Ncttuno , Cerere , Proserpina , Mer- curic , Ercole Tirio , lolao , Esculapio , Erebo e Tritoiie , in soiuma presso che tntte le di- viniti de' Greci e de' Romani. Cartagirie avea pure uu Genio particolare che si invocava come una intelligenza media fra la divinita e I'uomo; e Genii forse erano la terra , i fiumi , i venti ed il fuoco , che presso i Cartaginesi erano oggetti di vencrazione. Essi accordarono I'apo- teosi a Didone , ad Anna , ad Amilcare , a Mopso , augure o indovino. Un culto ottennero pure due fratelli chiamati Fileni , che con un corso pin rapido di quello de' Cirenesi estesero i contlni del territorio di Cartagine, e si fecero seppelUr vivi per servire di tennine. Tempii ed altari aveano in Cartagine i Cabiri , o Dioscuri, che altro non eran forse se non una specie di Penati , giacche sotto forma di piccole statuette e sotto nomi diversi portavansi ne' viaggi come divinita tutelari. Una qualche idea dei sacrifizi cartaginesi si e tolta opportunamente dal sacri- fizio di Didone espresso uel codice di Firgilio della Biblioteca Vaticana. I Cartaginesi, dati piij che ad altro al com- mercio , lo esercitarono coll' Egitto , coUa Fe- nicia , colle Indie , colla Gallia, colle Isole Bri- tanniche , colla Libia e colla Spagna , donde traevano gran cpiantita d' oro e d' argento. Si applicarouo tuttavia que' popoli anche all'agri- E MODERNO. a7 coltura , sulla cfnale scrisse , al Hire di Pllnio , il Cartaginese Magone : gli edifizi sontuosi cU Cartagine prova«o che non vi erano incognite Je belle arti , e specialmente 1' architcttura. I Romani chlamavaiio puniche le piu belle sup- pellettili , il che mostra ad evidenza che i Car- taghiesi aveano pregevoli manifatture : vaieano essi pur niolto nclla costnizione delle uavi. Nulla sap[)iamo di certo dclla loro niusica e- della loro poesia ; ma abbiamo memoria di scrittori cartaginesi assai valenti , tra i quali basta il noininare Terenzio. Nulla sappiam pure delle scienze coltivate in Cartagine ; ma sap- piamo che vi fiorl uii celebre filosofo detto Ciuomaco. Oscura e parimenti 1' origine della lingua punica ; ma appunto questa oscurita non ci permette di adottare faciiinente 1' opinione di coloro che pretendono di ravvisare neH'odierna lingua maltese un gran numero di vocaboli punici. Alcune medaglie siculo-puniche sono forse i soli monumenti che esistono della pnnica scrittura ; e questo e tanto piu singolare , quanto che nel Digesto si suppone che la lingua punica fosse ancora in uso presso alcuni popoli sotto il regno di Alcssandro Sa^ero. In altro articolo seguiremo V A. uell' esamc dei costumi cartaginesi. s8 Prlticipil della Icgislazione crimlnalc e della riforma de Codiri crunlnali , delC aw. Filippo Fodera. — - Tom. I e II — Palermo , anno I delta cosdcuzione ( 1 8 1 3 ) colla cpigrafe : Clementiae et severitatU non poeniteat. Tac. ^nn. u.. N illustre soggetto , che onora del favor suo la Biblioteca Itallana , ci ha mandato , uon e guari , di Sicilia questa opera. La quale, quan- tunque uscita alia luce iu un' epoca alcun poco aiueriore a quella fissata da noi pe' libri di cui vogliamo in questo Giomale render conto , ci e paruta meritare a questo riguardo una ec- cezione. Hanno , come facilmente ognuno vede da se , una massinia importanza tutte le cose che alia legislazione criminale appartengono ; perciocche siccome dalla efficacita della mede- sima nascono e la conservazione del buon ordine interno delle societa civili, e le virtu stesse in inassiina parte de' cittadini ; cosi la sua effica- cita dipende essenzialmente dalla verita de' prin- cipii sui quali e fondata , e dalla sapienza cou cui questi principii sono applicati. L' Italia h doviziosissima di opeie di ogni genere scritte in questa materia , massimamente dall' ultima metA dello scorso secolo fin qui ^ e sara uno de' piu grandi e bei mouumenti dell' ingegno degl' Italiani la collezione del travagli sul Codice penale del ccssato regno d Italia, perciocche non iolamente rappresenta gli sforzi positivi della ritorma delle vecchie leggi , raa nelle tante di- PFJNClfll DELLA LEGISLAZlONE EC. i^ gcussioni, osservazioni, voti , opiiiioni di ogoi genere die comprende, eminentemente sviluppa i principii della scienza, e reconomia dell' ap- plicazione dc' medesimi in ogni parte delle azioni ch' esser debbono il soggetto delle san- zioni penali, e facilmente dimostra il poco che prr avventura resterebbe onde avere ancora perfetta 1' opera. Rifonnati in Sicilia gli ordini politic; , uuo de' piimi bisogni che cola fu sentito , sembra essere stata la riforma delle leggi criminali; al quale gravissimo oggetto il sig. Fodera scrisse r opera che annuoziamo, indirizzandola al nuovo Parlamento di quel regno. Delia quale volendo noi dare una idea , onde veggasi se per esso lui , che viene ad essere uno degli ultiini scrit- tori di queste materie , abbia la scienza fatto alcun avanzamento di piu , incoininceremo dal- I'indicare la ragione della medesima. Nella prima parte 1' A. si propone di s vil uppare Tong/ne, i progressi e le vicende di ogni legislazione criini- nale, esponendo qnanto in proposito ci resta de- gli antichi popoli orientali, Caldei^ Egiziani^ e le leggi mosaiche , indi quelle de' Greet e de' i?o- mani , poi quelle de' Barbari , introduttori del sistema feudale ; esaminando in seguito 1' in- fluenza che r autorita de' canoni veri od apo- grifi , e lo studio dei disotterrati codicl romani ebbero nel risorgimento dclla legislazione cri- minale. E mentre un distinto luogo ha assegnato alia legislazione criminale statutaria delle nazioni europee , di quella i:\c\\'' Inohiherra ^ ineraviglio- samente distinta per 1' aggiustatezza de' prin- cipii e per lo spirito di filantropia che vi splen- dono in mezzo ai difetii comuni a tutte le altre 3o PIIINCIPII BELLA LEGISLAZIONE tli quel tem[io , tratta in un libro partlcolare; poi per (.ligressionc tlato un saggio del Codlce- penale della China ^ oggi venuto in mauo di tutti per la traduzione di Staimtnn^ giunge all' epoca di Bcccaria , chc iucoiniiicio ad essere quella iiella quale un grido si aizo per tutta Europa contro gli antichi sistenii; e da an eetratto ra- gionato dclle piii celebri opere pnbblicate in que- sta materia , ed uno pure de' ruodenii Codici che dietro ai nuovi himi inconiiuciaronsi a ten- tare ; chiudendo qnesta prima parte con un discorso generale sulla origine^ progressi e vicencle della Icgislazione criminale nel rispetto del na- turalc sviluppamento della society. Nella seconda parte il sig. Fodera intende di esporre 1' origine e i progressi e lo s'^ati attuale della criminale legislazione di Sicilia; lavoro croppo necessario al diretto suo inlento, che e appuuto di concorrere a migliorare questo ranio di le- gislazione nel suo paese. Al quale oggetto bre-r vemente accennato quanto riguarda le epoche anteriori ai Normanni , divitle la trattazione in cinque periodi , distinti co' regni di Fedcrico imperadorc, del re Alfonso^ di Carlo V^ di Car- lo in e deir attuale regnante. La parte pero essenziale dell' opera del sig. Fodera , e che noi diremo la terza , consiste nella esposizione de' Prlncipii della criminale le- gislazione, la quale egli presenta in serte libri. Questi priucipii deduce egli nel libro I dallo feviluppamento dell' uomo fisico e morale , con- siderato in s^ stesso , e rispetto alia societa ; e neir analisi che fa dell' uomo , scopre la gene- razione de' piaceri e de' dolori^ il sense de' quali riguarda come il mobile fondamentale delle azioni CRIMINALE. or umane. Tratta quindi (\'A\e afezloni morali che vi corrispondono , stabilisce il principio cU ud- litli^ dimostra le cause del traviamento del me- desimo , e partitamente spiega il diritto natu- rale di punire , il fine della societa , 1' origioe, ]' jmportaiiza e la difficoka delle leggi crinii- nali, e cio che ne costituisce la bonta in ge- neralc. Nel libio II. tratta della bouta assohita del Codice penale^ spiegaiido le teorie generali sulla valutazione dei delitti e delle peiie , e sulla proporzione rispettiva. Nel libro III. tratta della bonta assoluta del Codice di Processura , della maniera di otte- nerla , e dello scoprimento , della convinzione e condanna del reo. Nel libro IV. tratta della bonta assoluta del Codice di Polizia , islituendo un calcolo de' mall e de' beni che produr possono i mezzi indi- retti di prevenire i delitti, e spiegando le teo- rie fondamentali necessarie onde scegUere e re- golare le materie di questo Codice. Nel libro V, espone le piu important! teorie sulla bonta relativa dei tre Godici, sviluppando le rclazioni che debbono avere le leggi crimi- uali colle circostanze fisiche, politiche e morali dello stato di una nazione. Nel VI. espone tutte le teorie riguardanti la decadenza de' Codici criminali, la necessita della riforma de' medesimi , gli ostacoli che vi si oppongono , e i raezzi di superarli. 11 libro VII. contiene diverse osservazioni sul linguaggio delle leggi. L' opera termina coi progetti dei tre Codici, delle Pene , della Pioccsswa e di Polizia , ogui 3!> PRINCIPIi DELLA. LEGISLAZIONE articolo de' qunli e accompagnato rla im dop- pio csame storico c filosnfico : il che viene na- taralmente a forinarne la quarta parte. Noi passiamo intanto a far conoscere piu ia j)articolare il discorso dall' autore indirizzato al pr'uno Parlanicnto cosdtuzionale di Sicilia nel pre- sentargli la sua opera. Esso sparge gran luce sulla materia. Tncomincia 1' autore dal rappresentare i vizi deir attuale legislazione siciliana. Barbaro e com- plicato il sistema di processura , h fondato tutto, dice egli , sul principio che l' accusaio sia gia reo; ch'esso debba essere confesso; che il pro- cessante abbia un illimitato potere; che il magi- strate fiscale sia investito di una onnipoteute iiifliieuza nella formazione del processo ; che rapidi momenti sieno accordati all' accusato per sua difesa , quando ad ofFesa sua se n' e impiegato quanto mai si e voluto ; che il giu- dice non abbia altro mezzo che di condannare, 0 dl assolvere. II Codice penale poi e indegno degli stessi tempi della conquista. La parte che riguarda la polizia e appeua conosciuta iielle leggi siciliane , e tutta affidata all' illimitato ar- bitrio de' ministri della giustizia , alle loro pas- eioni , alia loro indolenza. Si e sovente recla- mato dagli autichi Parlaraenti contro tanti abusi: ma i pochi lumi de' tempi , disegnando i piu seusibili difetti, non lasciavano comprendere che soltanto nella riforma dell' intero sistema poteva aversi un rimedio. II debole governo inoltre cU monarchi lontani, le interne turbolenze deH'isola, 1 pregiudizii dominanti rendettero inutili i voti per gr invocati miglioramenti. Montesquieu^ Bec- caria , Nacali^ Filangeri aveano additati i mezzi CRIMINALS. 5S ciclla rifortna criminnle : la Toscana , la Russia , V Austria , dice 1' autoic , e la Fiancia, avevano ])ie3entato il fi'utto «lella byona filosofia neila riforma de' loro Coilici criminali ; la sola Sici- lia giaceva aiicora nel letargo , e la patria flei Diocli ^ (lei Caronda ^ degli Einpedocli , de' Ge- roni , la culla delle lettcre e deiie scienze , vi- veva neila barbarie di sette secoU avanii .... L' augusto re Ferdinando JIT. coi nuovi ordini ha piantata la pietra angolare delia prosperity della nazione : essa avra aiiche nuove leggi cri- minali. Prcsentando I'A. al Parlamento quest' opera , disniigue in due classi gli scrittori benemeriti deila giurisprudeiiza criiuinaie. Gli uni hanno dati de' trattati particolari so[)ra i piii rilevanti articoli della criininale legislazione: sb altri lie haimo trattato compiutau^ente e a sisteina. I primi sono assai meuo utili de' secondi , per- cUe non offrono 1' accordo uecessano in tutte le parti di un sisteina. I secondi hanno dovuto lasciarsi trascinare dalla fluttuazione de' principii non bene ancora llssati dai Pubblicisti ; e non hanijo potuco dare alia legislazione criminale quella preziosa unita che comanda invincibil- niente la persuaisione. Egli si lusiiiga di avere trovata questa uniti ; ed ecco come procede. II delicto e nn dolore die recbiaaio iiie trovasi inauit'esto questo prin- cipio. II hnou scnso, o, vogliam dire, ragione, lion ^ che il calcolo morale de' piaceri e de' do- lori, ossia T applicazione del priiJci()io di ufi/ifa ^ e questo si verifica taiuo rispetto al fine natu- rale dell' uomo , quanto rispetto al sue bene reiigioso. Comuue e costante iu tutti gli uomiui e la sensibUha , ossia peroozione de' piaceri e ^c dolori. II piacere e la caratteristica della virtu, il dolore e quella del Tizio. II fine reli- giose deir uomo attribuisce aila \irtij ed al vi- aio il preiuio ed il gastigo di una vita avvenire. II fine naturale dell' nouio da alia virtTi ed al vizio la sanzione del piacere e del dolore in questa vita. II fine naturale dell' uomo uon e , in ultima analisi , che il mezzo con cui conse- guire il fine reiigioso. L' autore per isviluppaie questo suo sistema 61 e appigliato al metodo de' moderni Ideolo- gisti. Ha incominciato a oonsiderar 1' uomo co- me una specie di macchina fornita di un pnn- ci[)io interno di sensibilita : ba considerato la facolta ch' egli ha di ritenere, di pjragonare e . di {jiudicare delle sensazioui del piacere e del dolore : lo ha segulto nella cognizione di tutti i piaceri e di tutti i dolori , e nello sviluppa- mento di tutte le afFezioni morali che vi h;inno relazione. Egli stabilisce poi la dii-tinzione dei piaceri e dei dolori in individui e dwisibill , sup- jtonendo neil' uomo uno stato d' mdiffcrcnza in- itiiuedio trail dolore e il piacere, T indole del CRIMINALE. T««»r;<'»f' 35 quale nop. piace a lai (Vi porre nella rapida ces- sazione del dolore. Chiama indmdui i piaceri che sorgono alia cessazione del doiori, e quei dolori che sorgono alia cessazione dei piaceri. La niorte ^ la vita, la sanita^ la malatda appar- tengouo a questa classe. Dmub'dl chiama i pia- ceri e i dolori che haniio uno stato interine- dio d' indilferenza , cosi che V uomo puo stare senza avere ne gli uni nh gli altri , e puo godere degli uni senza che , cessando questi , solfra degli altri. Questa dottrina serve al le- gislatore di materia criininale , che segua il principio di udlitct, potendo con tale scorta dje- iinirsi le ragioni fondamentali della natnrale iiie- guaglianza degli uoioini , dappoiche ogni uomo ha io stesso diritto ai piaceri iiidividui , ma nou ai divisibili , quando non abbia acquistato i luezzi necessarii per ottenerli. La quale distinr zione e la base della temperanza e di tatte le •virtCi che ne scaturiscono , e serve a ben ap- prezzare le varie passioni riferibili alia intempe^ ranza^ quando diventano motivi di delitto. L'au- tore dopo cio passa alia seguente analisi. La vita, la moi te^ la sanitd e la malattia^ i piaceri e i dolori c\e sensi, il moderato riposo e V eccessiva fatica sono i veri e reali piaceri e dolori co- muni a tutti gli uomini , perch^ sono 1' imme- diato risultato rlella sensibilita animale. Questa classe prima di piaceri e dolori diventa la mi- «ira di tutta la moralita delle azioni, e diventa r istruniento felice con cui 1' uomo si dirige air acquisto della virtu, e si allontana dal vi- zio. Ma r uomo che conosce i piaceri e i do- lori fisici diventa avido de' mezzi di acquistare gli uni e fuggire gli altri : questi mezzi sono 36 PBINCIPir DELLA. LECISLAZIONE la liherth personate , le ricchezzc , il potcrc , che -«o Don 9ono |)idceri per %h stcssi, diveiitaiio tali per la coiiiicssioiie che hanno irmneriiata cuir arcpiisto rie' piaceri e colla fuga del dolon. 1 I'.iacrii e dolori tlella prima classe soiu« ^iici. Qut'sti (lella classe secoiula soiio m'sti , ovvero jisicu-iitoiah ^ ptr(he haiiiio luogo , dice 1 au- toic, tra piaccii , e dolori jisicL e moralL Que- 61 i della secoiula cla??e licevoiio il loro \alore cl>ii!a iufljeiiza iinmetliata che haiiuo sii quelli della prima: ed e in quesra maniera che si puo cliiaraiiiente coiicepire che la libeita persoiiale h piu preziosa tlelie ricchezze , e queste sono piu pieziose del potere. Intanto per Ci'iiseguire questi inezzi immediati di acquistar piaceii, e suttraisi ai ilolori fisici, e i)ece=saiio il potere, c'loh r obbligare i iiosiri siaiili a recarci dei piaceri , o a iornirci luezzi di acquistar piaceri e di fiiggire i dolori. Questo pvteie, che non puo acqni-iaisi colla forza , si dee otteuere colla prvbica e colla bcnejiccn%a ^ cioe non solo non recaiiilo dolore agli altri , ma anzi apprestando loro de' |)iaceri. Ecco i piaceri moral i della probita e tlella benelicenza, fundanienti di tntte le virtue della felicita degli uoniini : ecco I'no- )ijo dai piaceri lisici pervennto al piaceri mo- lali : ecco la base del piincipio ili utiiua. Ma r uoujo spesso travia da questo princi- pio. L'autore volendo esporne le cagioni, vicne ftvilupj)ando le diverse nostre afFvzioni tanto iispetto ai piaceri e dolori in generale, quanto iispetiu ai |)iaceri e dolori futuri , preseuii e passati; co*i spiegaudo la geueologia delle uiikaue passioui , secondo che procedono dalla ricerca dc' piaceri ^ o dalla fuga dei dolori. CRIMINALS. 37 Ln conslflerazione delle passioni fieri vaiiti <^alla tuga fie' dolori niitiacciatici dalla improhita de' MOstii siinili l)a condotto I'aatore alPesame «lel dlritto naturale di punire, e in questo iiicoii- tro a parlare fl.-llo stato di natura , e flel dlritto naturale rispctto a! priiicipio di utitita , col quale non dubita di sciogliere i pia diffioili e couiplicati probleiiii che hanno relazione alle spieiize morali. E intanto i disordiiii dello stato (Y iadipendenza dell' ipotctico stato naturale , e le stragi della privata vendetta lo haiiuo con- dotto a consideraie Tuomo in socieia, ad e?a- niinare la natnra e il fine delle unioni sociali. L' uomo si trova in societa per secondare con sicurezza la direzione datagli dalla natura di procacciarsi piaceri e di fuggiie i dolori. Oiid'e che lo stato fli societi , lungi dall' essere uno stato di sacrifizio , e uno stato di guadaono , percne e piu couturnie al suo fine naturale. Le istituzioni sociali consistono nella creazione della poilesia sovrana , ne' niezzi d' ordine per tare e per eseguire le leggi., die tiebbono essere 1' espressione della utilua generale, ne' mezzi di forze neccssarii a mantcner V ordine , e a fare e atl eseguire le Icggi. II fine deila societa deve essere lo stesso che quello tit lie istituzioni sociali; e come il fine di quesie e la sicurezza, cosi la sicurezza h il fine unico della societa. La protezione flella sicurezza sociale , che e quella che costituisce la liberta cmle ^ ha imli- cato air antore 1' origine filosofica delle leggi criininali , e lo ha condotto a spiegare la for- niazione e la natura delle medcsinie ; qnindi la loro influenza snlla pubblica felicita. JNIette poi con . un' analiei coruparata a coufronto la 38 PRINCIPII DELLA LEGISLAZIONE morale rel'igiosa , la naturale e quella delle leggi c'wili ; esamiiia la sanzione di ciascherluna , la rispettiva forza di queste saii/ioni, e i limiti di tutte e tie le Ifggi: d'oude risulta che in tutte lo scopo relativamente a queeta vita h il prin- ©ipio di utilita ; che gli gtabilimenti di esse deb- bono essere unifoimi, perche lo scopo e unico; die la sanzione piia forte dovrebbe essere quella delle leggi religiose; che la piih dehole e quella della morale natnrale , perche popolare ; e che nello stato attnale degli uoinini la piu energica, la piu efficace e sicura, h quella delle leggi ci- vili. Gosi si fissa V estensione di ciascuua di queste tre specie di leggi , e si deduce che la morale religiosa e la naturale si estendono egual- mente sopra tutte le azioni degli uomini, e su tutti i doveri Hella prudenza , della beneficenza e della giustizia; che le leggi civili lasciando da parte cio che alia prudenza e alia beneficcnza appartiene , si limitano alia sola giustizia. In conseguenza si fissano le teorie che distinguono la vita pubblica la quale comprende le azioni di giustizia, e la vita privata de' cittadini la quale comprende le azioni riguardanti la prudenza e la beneficenza; e queste teorie mostrando la ne- cessita della morale religiosa pel ben essere dell'uomo, mostrano ancora come si possa rin- venire la rara e difficile combinazione , ossia r accordo felice de' tre Codici sotto i quali r uomo vive , il Codice naturale , il Codice religioso, il Codice civile. Le piu importanti per 1' uomo sono le leggi civili, perche la loro sanzione e la pm forte; e sopra le civili tutte sono piu importanti le leggi criminali , perche col timor della pena tendouo CRIMINALE. 89 ad impedire la violazione Hi tutte le altre. Ma Jo stahilire biione If'ggi criminali k cosa di somma difficolta. Moltipliclii di cognizioni ; vastiti di materia; oscurita di priiicipii; unita di sistema in nirzzo alia varieta delle materie ; pericolo continno di cadere in enori gtavissimi per le conseguenze: ecco taiiti tiloli, sui qnaii si creano gli ostacoli che la legislazioue criminale ha fi* nora iiicontrati. Quasi tutfe le scienze , dice r A., sono arrivp.te ad un snblime grado di per- fezione , e le scienze morali giacciono ancora pressoche nella oscurita ; e meiitre tra tutte le scienze morali la legislazione in gcnerale ha fatto i minori prosressi, la parte crintinale poi e restata sem])re la piu imperfetta. Sj)iegata la natura drlle difficolta dagli accennati titoli pro- cedenti per la forinazione di una buona legis- lazione criiniocdc , e le qualita indicate che aver debbe il legislatore, e i niezzi coi quali eeguendo il principio di utUitd tender dee al- r iuteresse generale, egli comprende la bonta assolut.a del Codice penale nel definire esatta- mente i delitti , nel definire esattamente le pene , weW applicare c.sanainfnte le pene ai delitti; quella del Codice di processuia uello scoprirc ^ convin- cere e condannare il reu con facilitd e ortezza, e cotia massima possibd*; sicurezza delC innocence ; "quella del Codice di polizia col trovare i mezzi tali per pr< venire indiretCantcnte i drht'i^ die il male deW impiroo di (juesti mezzi sin possibdmente mi" norc del male dei dclitri che si vogliono prcvenire. Fin qui il libro I. Dei Principii ^ che noi ab- biaiuo seguito audio oltre la traccia che ne da I'A. nel suo Disr.orso al Parlarueuto. Ed abbia- mo fatto cio oude ognuno possa avcre una ^ PKINCIPrr DELLA LF.GISLA2I0NE idea del siatf ma tla lui seguito; eul quale noo disslrniilnemo int;nito, che nientre dal sempliCe principio di utUlta trae egli industriosaincnte turti i mezzi di ajiplicazionir all' irnjiortautissimo complicalo argonieuto propostosi, di csso paria fie lion come di cosa appena nota prima di lui, giacche uon ha nascosto, come vedremo iu se- •guito, doversi ad Epicuro ^ certameiite come di cosa da lui pel primo applicata alia materia di cui tratta. E vedeudo la inoha sua erudizione, e la sottigliezza d' ingegno con cui afFerra ogni piu minuta relazioiie , ci h venuto meraviglia che qiiesto valentuomo uon giasi accorto che fuori della parola , nulla v' e iiel sistema sue che perfetramente non collimi colle dottrine dal suo concittadino Spedalieii gia esposte , e da aU cuno de' nostri con piii stretta precisione trat- tate. Imperciocche qua! difFci-eiiza v' ha tra il dire che la molla delle azioni umane e nel cercar di star bene , soddisfacendosi op|)ortunamente al bisogno, che e quella iuquictezza per cui si sta male, e il dire che la molla delle azioni uniaue sta nel cercare i piaceri e fuggire i dolori ? E corae e d' uo|)o rettamente discernere piaceri da piaceri, e dolori da dolori, onde con giusto calcolo fissare nella qualita e misura que pia- ceri e que' dolori che debbonsi ])referire pel vero star bene dcU'uomo; cosi con giusto cal- colo si e stabilita la norma convenicnte jjer discernere i bisogni , i! soddisfacimento de' quali porta airuor.K) lo star bene vero, da queili che con uu aj>parente e passeggiero star bene lo ridurrebbcro iufine ad uu vero star male. Fu qnesta teoria sostituita a quella da altri fondafa Bulla vaga e indefinibile idea k\\ felicita ^ jteiche CRIMINALS. 4^ si'ama iiitrodiirre esattezza nel lingnaggio , e percbe dalla idea del bisogno rorapreusivo di du[)liee moditicazioiie spontaneamente e nei- taiueiite defliiiva cio che chiamasi diritto^ e la divisione del inedesirno nelle varie sue rela- zioiii: con che facdmente si riconobbc e quanto I'uorno debbf! a %h stesso, e quanto debbe agli aiti i : che a queste cose lo tiae tun solo il priiicipio di eguagliaiiza , ma quello pure di sicujezza e di soccorso : dal prime de' quali emana poi la giusfizia, e dai due altri la benefi- cenza. N«i del preferito metodo voglianio noi do- lerci coITA. |)erche inulilmente sostituito all'altro consecrate dal marchio del buon criterio , e dal- I'autorifa di precedent! scrittori che Thanno or- niai fissato a direzione generale ; ma perche ci pare nieno proprio a spiegare i tanti problem! che le azioni uniaiie hanno fin qui presentati ad iritermiiiabili discussioni , ed a guidare i legislator! nello stabilimento delle azioni si ci- viM che crirninali. Imperciocche volendo pure r A. p. e. nel fleterniinare il mode di procedere, c quello di preveniie i delitti, coraporrc quel suo principio di utUitu in guisa che ne la so- cieta , ne Tindividno siano defraudati della parte che loro ragionevohnente conipere , piii pronto al certo e piu sicuro mezzo gli ofFie T altro sistema che non il suo , perciocche la dottrina dei diritd , alia quale e correlativa scmpre quel la aiola , noi rignardianio il priiici[)io di utiiita cos) vago , cosi gencrico , come era quello fli felicitix ; percio assai difficile per la iiaturale sua forma a concretarsi nei couflitto di due iute- ressi Oj)posti , esigendo iiioltie una liinga ope- razioiie di calcolo morale che e il piCi difficile d' ogni operazioiie uauiiia ; laddove la dottriiia dei dir'mi , chiara nella sua origiue , esatta nei saoi procedimonti , rende ogni sua applicazione prontissiina e sicura. Le quali cose cpii da noi considerate ricevcrebbero niaggior forza , se a ])arte a parte potessinio confrontare le dottrine. Bastcra per tutto un cenno su cio che I" A. dice rispetto a) potere^ tanto necessario all' uo- mo per cio ch' egli chiama acquisto de' pia- ceri e allontanamento dei dolori. Egli dice che la probiia e la hcncficenza sono i s(>li fonti di questo poterc. Ma noi lo prcghiamo di volere considerare che se questo potere per disposi- zione di natura e necessario all' nomo, uopo h che per natura egli abbia i mezzi di ottenerlo, nfe daH'arbitrio o dal caso dipenda. E dipenderebbe certauiente dairarbitrio e dal caso, se dipendesse dalla prohita e dalla hcncficenza , perche , come I'espericiiza diniostra, W^^^\x\o pr oho e henefico noa sempve ha da'suoi siniili la debita retribuzione. La dottrina sola dei dir'ad 8omn)inistra la soluzione del problema, e stralcia chiara e sicura la strada ftd ogni applicazione. JNla di cio basti tin qui. 4S Avventwc e osservazinni di Filippo PanANTI sopra le costc di Barbcria. Seconda edizione r'weduta daW autore. Vol. 3. in la.** — Milano^ presso A. F. Stella, 1817. x_i Italia scarseggia tanto di buone relazioni di viaggi e <1i avvciUuie , che, preso sotto qualsi- voglia di qucsti due titoli , il libro che qui aunuuziamo del sig. Panauti dovea destare gran- dissima cuiiosita e vivissinio desiderio. Annun- ziato e prouiesso gia da piu anni, stanoo , per cosi dire, I'aspettaziojie del pubblico, e noi igno- riamo i niotivi di un tanto ritardo. Comunque siasi, r opera test^ pubblicata vaufa gia la se- conda edizione. La piima uscl in maggio a Fi- renze , la seconda in gingno a Milano per opera del sig. A. F. Stella, ii quale dice di averia resa preferibile alia fiorentina per una correzione pill diligente ed un pin conveniente colloca- tnento delle note. Queste si trovano difiuti alia fine di ogni capitolo, nientre nella edizione fio- rentina stavano tutte affastellate alia fine del secondo volume. Un poeta preso daali Algerini , spogliato di tutto , condotto schiavo in Barberia , e un ar- gomento cosi fecondo di situazioni atte a com- movere ed a suscitare nell' animo di chi legge , un tnmulto variato di alTetti ora tencri , ora forti , ora pietosi , ora terribili , che ci fa me- raviglia come un poeta della facile vena del 44 AVVENTURE Oi F. FANANTI sig. Pananti non abbia piuttosto scelto il vefso che la prosa per narrarci le sue avventure. Esse piesentano cli fatto I' intreccio , V anda- inento , la tessitura direm cp»a?i tli un rego- Jarc compoiiiiuento poetict). Parteuza da AI- bloiic : iiavigazi()ne sulle coste di Portogallo e di Spagna : episodio sulT iudipendeuza di que- sta peuisola: passaggio delle colonne d' Ercole: coiitrastato dai venii : descrizioue di Gibilterra: isole Baleari : Sardegna : funesti presagi : in- coutro de' Barbereschi : prigionia del poeta : opportuna bunasca, e sua descrizione: coiubat- tiniento navale : spedizione osrile coutro Tu- iiisi : sacco di Bona : apparizione d' Algeri : abarco giulivo etl ingiesso trionfale de' Baibe- veschi in questa chtk : descrizione del consiglio africano : sentenza della schiavitu del poeta e di tutti i snoi compagni : quadro spaventcvole delle prigioni algerine e della penosa schiavitu de' Cristiani : liberaziune del poeta : parteuza da quelle inospite spiagge : vaticinio sul tu- turo destine dell' Africa ; ecco a un dipresso i soggetti del quadro. I colori stavano su!!a ta- Yolozza della fantasia del poeta. Questo poeuia potea essere tutto storico e tutto poetico nello stesso tempo. Non v' era hisogno di soccorsi fattizi e favolosi ; si poteano lasciare in sul rl^ posare le vietc andcagkc della mitologla , e fare un poema romandco da capo a fondo. 11 ten)| o non e raancato al poeta di farlo : alcuni anni sono corsi dopo il suo ritorno dall' Africa ; e d' altra parte in qutlla guisa clie Cervanta ^ sic- come uoi raccogliamo ila' suoi stessi aneddoti ( pag. io3 , T. I ), comincid il suo grazioso ro- manzonelle prigioni di Agamanzilta , il uostro SOPRA LE COST'E UI BATIBERIA. 4^ autore poteva comiiiciare il suo poema la Al- geri , e coticejiirlo ancora suHa nave del suo Raia .... Ma fiuahnente , giacch^ il nostro aii- tore alia poesia preferi questa volta la prosa , pretuliamo le sue avveiitnre come esse sono , e soprattutto uon aiiticipiamo giudizii o diamo niotivo a preoccupazioni d' aniiDO. Quasi tutto il rnerito di questa specie di opere consiste nella inagia dello stile , nella conveuieuza delle parole, nelP irnpeto , nel calore, nella evidenza delta narrazione. Vediaino se questo merito riii- vieusi nella narrazione del nostro A. « Per non so qual destino, o per qual natu- rale amore di cainbiamento ( dice FA.) a me e ad alcuni altri Italian! venne il pensiero di abhandonare la Gran Bretagua .... ma nou era il nostro progetto che una fuggitiva idea , uiio
  • ere la fredda n»o- notonia delia vita ; ma il progetto forse morro sarebbe come tanti altri , riflettendovi meglio nella maturita del tempo e nella calma della ragioue , se due falsi amici . iuteressati forse a precipitarci in paesi inconsiderati , a porlo in esecuzicBie non ci avessero sollecitati e quasi con V oleuza sospinti .... II vascello che c« portava era appellato V Eroe ^ ed era Sicilla- no .... Gi allontanavaiuo dalT Inghilterra, e sJ vedeva il Geuio gigante?co d' Albione che seru- brava stenderci ancv)ra le sue bianche braccia. Aerate dalla cleiDenza ..... Ci accostamnio alie *piag§i*: ^6 AVVENTURE DI F. PANANTI delle Asturie , ilella Galliqia e del paese dei Baschl .... Riinatiemino alcun tempo nel s;olfo della Biscaglia , irs quelle terribili aequo clie scinbraiio rij)osare sal graiide abisso. E quello il caiupo delle tempeste, ma tioi vi provammo una lunga calma .... A questa succedette un \iolentissiino vento. Si volava nell' onda. Pas- samiiio come un baleno davanti al capo Fiiii- sterre, e si arriv6 alle coste del Portogallo ed air itnboccatura del Tago .... QV impetuosi venti del Nord ci portaroiio per rAtlaiitico . .. Ci spingemmo verso le terre , e appoggiammo sulle coste del regno di Fez .... Si potette infine imboccare nello stretto ed entrare nella baia di Gibilterra .... Sarebbe stata prudepza rimanere qui alcuni di a fine di unirci ai coii- vogli inglesi, de' quali ogni settimana qualcuno golea partire per le isole del Mediterraneo . . . Ma il capitano si sarebbe fatto fare a pezzi piuttosto die spendere quattro carlioi di piu prolungando la dimora in quel porto Seco uscimmo noi dalla baia .... Navigammo presso alle coste della Sardegna , allorche una mattina dietro a certe isolette o graiidi scogli, appellati il Toro e la Vacca^ scorgemmo cin- qae o sei vele che ai maliziosi loro movimenti, al cnostrarsi e nascondersi che facevano, ci die- rouo molte cagioni di dubit^re. II capitano sostenea ch' era il convoglio inglese , e volea far forza di vele per raggiungerloi ma noi gri- damnio che erano Barbereschi belli e buoni, e che in bocca al lupo non ci volevamo andare ; e ,colui grldava che noi non avevamo turti i nostri giorni e volevamo insegnare leggere ai dottori. Fortunataraente il piloto Roberto Ca- SOPRA. LE COSTE DI BARBERIA. 47 tania ^ uoiiio probo e di abilita, assicuio ch'era la squadra algerina , e bisogiio cbe il capirano cedesse al grido comuue e andasse a dar fondo nella viciiia isola di S. Pietro .... Pregaifim > il capitano a trattenersi alcuni giorni su qucsta isola , e il promise. Toriiammo alia sera sul bastimento iieti del giorno passato ( in quel borgo ) e deila speraiiza di scemlere il di s€- guente sopra V arnica spiaggia .... La iiatuia ancora si copriva del sue ncco maiito di stel- le , e la Dea delle noiti j:>lacidamente pe' cieli muoveasi sul sao carro d'ebano, quando fummo svegliati da uu rutuore confuso,daun generale movimento in tutta la nave. Ci alzaramo agi- tati,e con sorpresa e sdogno e dolore vederamo che il brigaiitino aveva messo alia vela, e ci trovammo in mezzo al vasto e periglioso ele- inLMito. Tornava intanto da terra con la bar- chetta lo scrivano : avea gli occbi stralunati , pallido il volto; il capitano gli accenava di ta- cere. Si sentivau colpi di cannone all' oriente ed al mezzo2;iorno : erano seaiii di sospetto e d'allarme che si davan 1' isola di S. Pietro e la penisola di S. Antioco. Ma tornate indietro, di- ceamo al capitano atterriti , non vi esponete a taiito ciiueijto. lo , rispondea brusoamente , so:io |)artito per la Sicilia, ed in Sicilia vado. — Ma i patti soiio di navigar col convoglio. — Mostrateiui i patti — La scritta — La scritta voi non 1' avete. Meritato avrebbe che sorges- siino nel calore delT ira e della vendetta , c che qualche uoino feryido e risoluio .... ven- dicasse i suoi coaipagni d infortunio , liberando il genere ua)ano da uu traditore , e il mare da una de' suoi mostri ..... 48 AVVENiURE DI F. PANANTI Eravamo quasi giuuti al termine del viaggio, noil v' eraiio piu ciie tre o quattro gioniate per arnvare al clesiato porro , e ci aiidavamO ad esporre a cosi gran iiaufragio! Meritavarn sorte migliore. I uostri mariiiari erano pietii di an- sieti di rivedere le loro mojili e le dolci faini- gliuole. Riportavano tutti uu piccol peculio , friUto di luro industrid e risparmio ; il gioruo che sarcbber giuuti al paese sarebbe stata una festa. Non si poteva trovare gente piu buo- na. I passeggieri tutti eran persone di merito. II cavaliere Giuliano Rossi si distinguea per la nobilta dell' animo e per coraggioso carattere. Ixiporiava dalT Inghilterra utili ncjtizie , e una sposa , dama di virtu , talento e perspicacia , con due graziose bambiue , frutto di loro te- iiera uulone. Un abile e ouesto negoziante di Livorno, il sig. Curio Terreni , recava merci di gran valore , e sperava il frutto raccogliere di giudiziosa speculazioue. II sig. Antonio Ter- reni , pittore di grandissimo noaie e sapere , audava a fare un viaggio pittorico nella Sici- lia , sul modello di quel bellissimo che avea composto per la Toscana. Un Calabrese die nella marina britannica servilo avea con ono- re , tornava in sua patria a goder del riposo e delle comodita che si era procurate negli anni dell' assenza e della fatica. Vi era una bella donna che andava a ritrovar suo rnarito che litornava anch' egli in Sicdia dalle regioni d'o- riente : dojio molte strane vicende la sorte era Vidua a riunirli;, come d' Ulisse a Penelope ha deiio Oaiero , dopo d' essersi incantati d' amo- re , ei sarebbero incantati tlel racconto di loro peiKj. Eravi iuliae una giovinetta bella come il SOPRA LE COSTE DI BARBERIA. 49 pritno raggio del sole , e fresca come la rosa (li primavera. Ainava uii virtuoso gioviiie , ed era corrisposta (V un pari atnore. Non potea dar quella dote che ne' suoi disegni ainbiziosi esigeva il padre del giovineito. La ena riccliezza era nella sua belt^ , tutta la iiobilta nei suo euore. Ma quel che 1' amore ha stretto , diffi- ciltnente umana forza puo sciorre. L' arnore alia bella giovine die del coraggio e delle ale. Fu a ritrovare a Londra due vecchi e ricchi pa- reiiti: la bellezza ha tanto potere, i piaiiti par- Ian SI dolce linguaggio, che i buoni vecchi do- iiarono molte centmaia di ducati alia gioviiietta, che lieta tornava ad ofFrirli con la sua mano air ainico del suo cuore. Semjire era a ricon- tarli per la via , cosicche Hoi la chiamavauio per. ischerzo V avara per amore .... Navigamino tutti , pensosi e pieiii d' atri presentimenti. Lo sgaardo fisso sul mare , non alzavamo un suono , una voce : i gran dolori son muti, II nDbUo legno , bisognoso di moiti ripari, si movea con isforzo e difficolta. Era irn- prudenza con un legno cosi malconcio solcare i neri flutti .... Subitameute 1' albero di trin- chetto si rnp])e e precipiio. Fu nella sua ca- no gli aiti gridi degli Afri- cani vicini , escon(j a sciami , a nuvoli i Bar- bari, e con Le sciaboie nude e un truce aspetto di gaerra veugouo all' arrcmbaggio , alPassalto. Si AVVENTURE DI F. PANANTI Si utii uii gia;i colpo cli cannone , che cotne scoppio cli fiiliiiii)e agli orecchi ci ritnbouibo. Creclemiuo che cominciasse 1' attacco , che an* dasse il no5tro Icgoo a distruggcrsi : era il se- giiale (li l)iioiia pieila. Un si-couclo colpo an- minzio la coixjuista c il possesso rlel bastimento, Saltano i Barbcicschi sr.l uostro Irgno ci fanno bcintillar sngli ocelli c sul capo i taglienti can- glar e il roteaiUe atta^an , ci ordinan cli noa tar resisteu/.a e sottonK uerci. Clie far poteva- ino? 01)beflimnio. Prendcndo un' aria men truce, coniinciano i Barbercschi a griilare: No paura ^ no paura : ci domandaroii mm ., ci chieser le chiavi de' nostri banli , ci distribuirono in due division!, a porzione dei passeggicri ordinaron d' uscire e di salir snila lancia j)er eeser tras- poitati snlla fregata algeriua; una parte rimase sul biigantino , di cui niolta trnppa nioiesca avcva pieso il possesso. lo fni tra quclli che uscirono e che dovetter paitire. Diemcno un doloroso Bguardo al nostro bastimento e ai com- pagni , montanimo snlla lancia c partirnnio . . . Al giunger nostro snlla fregata i barbari alza- rono il fcroce grido della vittoria , e una cru- dele gioia baleno nei lore sguardi sinisivi. S'a- priron le slrette file , e a traverso dci Tnrchi armati e dei Mori fummo condotti alia presenza del gran Rais , supremo comandantc dell" ar- inamento algerino. Stava seduto fra i comau' danti delle :iltre quattro fregate , che tntti a oonsiglio s' eran listretti per determinar le nn- sure da prend^rsi sul nostro conto , per com- l)inar le successive opere di j^uerra , e j)er ineb* Iniaiii dei fund della loro orreiida celcbrita. Funiino interrogati in hrevi e altcre parole. SOPRA LE COSTE DI EARBERIA. 53 Nod vi fii pero ne insulro ne contiiinclia. Ci chiese il Rais il clenaro , gli oriiioli , gli anelli y e ogni altra j)r(ziosa cosa die avevaino intlos- 80 , per custodirla , dicea , rlalla rapacit^ degli nomiiii del mar Nero, che fortnavaiio parte del suo ecpn|)agfj,io , c che chiaiiiava rol proprio termiiie ladii. Distrihiii le iiostre re^pettive pro- prieta in una cassetra, proinettendoci che tiitto ci sarebbe restifnito a! iiostro uscir dalla nave , e dicendo : Qursto per d , quato per ti , questo alto per ti'^ e dicca forse in sno cuore , e tutto questo per mi. Ci fii tietto di ritirarci ; fummo fatti sedere so|)ra una stuoia uell' anticamera , ove fummo abbaudonati al nostro doiore. Ci tu dato da cena. Consisteva in certa cat- tiva i)asta che dovenimo inano;iare in un sran 1 _ o c tegame , stesi sul paviniento, senza tavola,senza sedia , misti a un braiico di IMauri e di Neri che con noi facevan vita conmne , e che eran si lesti , si villani , e cosi di bnon appetito , che non lasciavan nulla a noi altri afflitti , tre- niaiiti , complimentosi , che ci accostavamo al piatto come un animale dcbole , mentre che akro j)iu forte maiigia. Poco doj)o del tramon- tar del sole fummo futi scendere in una buca che pareva un trabocchetto o una sepoltura. Ci dovemmo distentlere o piuttosto romperci tutte le ossa sui cordami, le vele, le gomene, cho facevaiio del nostro lotto un vero letto di spine : si all'ogava in cjucU' aria riscaldata dal fiato di venti persone ; sembrava d' easere in una fornace. I pii^i rristi pensieri ojjprcssero il nostro cu<)re. (^>uandi) eravamo vicini ai nostri paterni lidi , dove anderemo , chi sa ? Noi nnti ira i culti popwli , uoi »i lungamcnte avvczzi $4 AVVENTURE DI F. PANANTI agli iisi , all<^ ^i\2g' 1 a"''* ^'''SS'^ liberty deirim- poro britaiinicc) , iioi antlrenio ad esscre schiavi (lei piu vili schiavi , noi trarremo i di drll'al- faniio nelle barbaie terre dell' Africa ? I poveri marinari siculi , tiitti padri di famiglia e bo- nissinii uoiniiii , ina di poco spirito e j)Oca cnore , pcnsaiido ai loro ti isti casi c alle mi- sere loro famiglie die perdeano in essi ogtji consolazione , ogni appoggio , non si potevau salvare dalla dlsperazioiie cUl dolote. Noi ]jas- seggifM i sosteneva uu poco di forza d' aiiiina e di Hlosofia ; ma chi puo serbarsi imperterrito in una sorte si iiuova e si dolorosa ? Noii po- temmo cbiudere mi occhio .... Appena un raggio del sole cotiiparve , uscimmo fuora di queir orreiido sepolcro. Audaaimo qua e la gi- laiido sopra la nave algerina , ignari del vero stato di nostra sorte » e cc-rcando leggere il iiostro destiiio ncgli sguardi e nelle voci dei barbari : ma nulla poteam conchiuder di posi- tive , e rimaiicvamo in una iiicertezza , il peg- giore di tutti i niali .... Ecco subitamente il cielo imbrunirsi , solcar le nnvole nere la torta luce del fulinini , miigghiare i flutti , e sopra i flutti il tuon rimbombare. Monti e abissi di acqua, rt uebre , lampi , urli, silenzio, con- fusione oiribile , tenia di morte. I Barbereschi perderon la testa e la traiuoutana , c tutti a terra distosi stavau gridando allah , allah ! Ine- sperti delle nautlchc ojx-razioui , vili nei gran pericoli e poco pratici delle coste , diventa- roiio tf nn' ammirabil mansuetudine ; ebber ri- oorso ai nostri mariuari , ed al consiglio e al- r opra lor si affidarouo bi mezzo alia generale costernazione uu non so die di gioia e di speuie SOPRA LE OOSTE DI BARBERIA. 55 8t sollevo iicl mio cuore , e grate mi erano quelle tenebre spaveiitose e la burrascosa agi- la/ione deile acque .... Tie volte mi levai fra I' ombra nottarna , e al baglior tlei lam):! e del fulmini , braiicolaado sopra il vascello , perveniii in mezzo ai nostri uomini, e volli per- suaderli a proHttar della propizia occasioiie per uscir rlei loro dolori. Spin2;ete , io dicea , la nave verso la costa della Sardegna , impadro- uitevi del timone ; arrivcremo ad uii porto , o ill iin basso fondo., e oggi siam noi prigionie- ri , domani i Tiirohi il saianno ; oggi siam del viventi i piu miseri , saiem domani i piCi lieti. Oh , rispondevano quelli , chi vede in mezzo a queste ombre 1 questa e la spiaggia dei nau- fragi. Era graude , e vero , il pericolo ;, ma qual pericolo piii grande che di restare nei ferri ; si puo essere cosi miseri, e tanto amare la vita ? . . . . Ma quegli uomini del siciliano eqnipaggio non voller teutare un si gran ci- mento , non crederono al coraggio ed alia for- tuua , non sepper peusare che neile grandi in- traprese e il vil che perisce, 1' uom coraggioso attraversa d nero sentier della morte : non vi- dero che il pericolo , che ^ la sola cosa che vedono i vili. Ritornai tristamente in fondo alia nave , e non isperai piu che nei veiiii e nel furor del marc. i\]a P occasione appare un istante , e piu non ritorna, I flutti si acqnetarono , il ciel si rassereno. Io vidi con duolo il ciel rischiarato, e sui volti dei barbari ritornata la gioia e la sicurta. II mare era in calma , ma la tempesta fremeva ancor nel mio cuore. Dailo spavento a subitanea gioia passu la 56 AVVENTURE PI I. PANANTI ciiirma afiic.iDa ; si scoperse mi bastimento , mn C05I |>iccolo e si lontaiio, che nou si potea vcderlo con T ocrhio lincco clell' avarizia. Si spieyaii tiitte le vele, si pnntan tutti i cannoni, 8i promrrrono a quelli che inorranno ie rle- lizie del Corckhain e gPincfFibili godrmenti delle J/ouris ... II legiio greco fii laggimuo ; e ben- ch^ piccolo e cleb(de , pure mosiro valore c fece bella a in bocca andare e venire per quella casa di legno. Ci aspettavamo ad ogni istantc d' ndir lo scoppio , e di saltar nclle nuvole . . . Le cose di rpiesto raondo son fatte a fac- cette. Presentan diversi aspetti , e la piu trista sitnazione puo avere qnal cosa di doice , o al- mcno assai raddolcito . . . Del resto non era la cnccagna , ina non era poi la sperpetna ; non si viveva bene , ma si poteva vivere \ non aveamo un letto spumacciato, ma vi trovavarao il sonno ; sempre cuscussii , ^ vero , ma la fame iiOQ si pativa ; eravamo prcsi dai Turchi , lua 58 AVVENTURE DI F. PANANTI non eravamo incatciiati; qnalche fortuna non ci maiicava. Avevam fra iioi due graziosissime HiiiIac , figlie del cavalier e madama Rossi ; e il ci«-lo , che V iiinoceiiza protegge , in lor ri- guardo accordava protezione aiico a noi. Noii ei avea clie a maiidartie in giro la Lnigina , e quciramabde creatnra tornava sempre col grtni- l)iulino pieno di ficlu secchi , d' uva passa e di datteri , ed era per noi altri poveri peni- tenti quello the fu la colomba pei santi ana- coreti della Tebaide, Molti dei Tnrchi e dei Mori erano gente di bonissima pasta , e la loro tenerrzza pei bambini e una prova. Rani- inenterem con piacere Mebeniet figlio d' uii principe arabo , uomo pieno di buon eenso e fli virtu , il giovine Acraet segretario del Rais, che avea viaegiato nei porti d' Enropa, e par- lava 1' italiaiK) e il francese perfettamente , e 1' Aga della n.ilizia turca ^ che era cjuello che si chiama in Le\ante un Turco gentile. Nessuna ofFcsa non ci fu fatta , e sopra tutto rispettate furono le nostre donne , e con loro parlando i Turchi , parevan tanti novizi dei cappuccini. C invitata il Rais alle sue stanze , ci regalava di qnalche novella araba , e, quello che valeva piu delle novelle, ci dava qualche buona tazza di caffe dell' Yenun , e un bicchierino ancora del suo rum , cioe del nostro rum che ci avea tolto sul brigantino ; ma non sono i piu cattivi ladri quelli che pigliano da una mauo , e clie poi rendon qualcosa dalT altra. Ma chi crederebbe die sopra un legno cor- earo , in mezzo ai fieri Afncani , avessimo le nostre conversazioni , le nostre accademie , i nostri rout c quasi la nostra opera in luusica? SOFRA LE COSTE DI BAEBERIA. Scj Assistevamo ai rozzi canti e alle goffe Hanze del iMaiiri e dei Neri; e pregati a cantare, noti voleiniuo essere scorn piacenti : Cantabit vacuus coram Latrnne viator. Farntno tanti Orfei sulk uave degli Argonaut! ; e gli Africani parvero aminansiti flalla nostra voce soave , come il sicario dalla do!ce musica di Stradella , e come lo spaventoso TIalaba dall'aerco suono che par- tia dair arpa del re di Caradoc .... Noil si poteva conoscere il nostro vero de- stiuo , non vi erano dati certi da fissare il no- stro giuilizio, I Barbereschi non ci avevano in- cateiiati , non ci poneano ai lavori , ma ci «vean presi e ci riteneano : rispettavan le no- stra i^ersone , ma della nostra roba si era fatto un chiappa chiappa . . . Cominciammo dunque a farci animo , a rasserenarci , a riaviardare il nostro caso come una di quelle strane vicende a cui van soggetti i viaggiatori , una di quelle passeggiere disgrazic che si gode poi di narrare n«'i gioriii della calma e della felicita . . . Ci abbaudonammo a dolce lusin^a; ci lisdamrno in testa che al nostro sbarco in Algeri usci- remmo di gabbia e ci lascerebber padroni CC an- darc e stare dove ci piacesse ; ci rallcgramuio quasi d' aver potuto cosi vedere i regni del- r Africa ; si faccau fino dei bei progetti e dei sogni. 11 inercante Terreni facea cento su[>erbe speculazioui , volea comprare veuti cassoni di tappeti di Barberia ; il pittore volea dipiugere una sala del Dey ; le signore nostie si volcano abbollir rli scialli e di boccette dacqua di rose: the 1" lice tendenza degli animi a dissipar le nuvole della tristezza e a farsi dolce illusione!... Prima di ritoniare ia Algeri fu risoluto pero 6e AVVEKTURE DI F. PANANTl «li anclar a fare un' impresa sopra il rcame rli Tuiiisi. E con le sqna«lre d' Algeri andammo ancor iioi contro i Tuiiisini. Se gl' infedcli io seguito prr coinbatter gente itifeclele , non mi sara inesso a delitto : e la grnte die vuol fiire iioii trover^ dove inordere . . . Alia teriibile apparizioiie dell' armaruento al- gfrino la squadra del Bey di Tuiiisi si ritiio pin addentio nel golfo coperto ed assicurato dalle foitczze dclla citta. Non vi furono die tin niigliaio d' inutili cannonate die lanciaioiv le iiostre fortezze oiideggiaiici ; e se non si acquisto gloria , si fece luolto ruraore. Stemnio due giorni a contemplarci , a sfidarci , a dirci: useite, \enite, non vi avventurate, avete paura; e poi il Rais Hainida non disse come il suo profeta alia montagna die aveva diiamata a venire a lui : Non vuoi venire tu , vend io ; ma disse ai legni di Tunis! : Voi non volete uscire , me ne andero io : e cosi fece , e cosi fini tutta 1' impresa di Tunlsi die si voleva subissare . . . Andammo scorrendo lun2;o le coste tlella Mau- ritania e della Numidia , e presso ai marittimi lidi del regni di Jarba , di Didone , di Giuba , di Giugurta , di Siface e di Massinissa. Si ri- miro la Golctta, stupenJo forte conquistato da Carlo quinto , e Sfax bombardata e distrutta dai Veneziani comandati dal cavaliere Emo. Nor* eran lungi dal mare le mine d'Utica, si celdire per la niorte eroica di Catone , il cui sublime animo rimase indomito ndia general soggezionc della terra ; e quelle di Byrsa , un di I illustre Cartagine, la gran rivale della regina del mondo. Cola sbarco ijuel re magnanimo di Sicilia die inceneri la sua flotta per nou lasciare ai suoi SOPRA LE COSTE DI BARBERIA. 6t gucrrieri che I' alteruativa della morte o della viftorfa ; costd disct-se queil' altro ancora jjiTi aeiK roso re che per condizioiie di pace I'abo- lizione im|)Ose d' un' luamana e rea costu!- inanza ^ qui fu viiito Regolo che nelle servili carriie conserve) nil cuore si libero ed alto ^ qui il genio d' Anuibale succunibe sotlo il fato di Roma; e qui il buon re S. Luigi trovo la iMorte , e raerito , cadeudo , la stellata corona del cielo, Costa e F antica Acles , ove i Romaiii distecer la punica arinata; queste son le Acque calide ove naufrago la flotta d'Ottavio; cola r autica Aqnilaria , ove le truppe sbarcate da Ciirioue fur. mo distrutte dall' africauo Suburra; ivi e la baia d' Adrameto , ove arresto le vele il vincitor di Farsaglia ;, ivi in quel torbido fiiime s' annego il vecchio e intrepido Massi- nissa ; queilo e il laogo ove, goinigliante a una sanguigua couieta , ^ull' Africa spaveutata com- parve Genserico \ e quelli i piani sono ove r armata di Belisario (\\h il crolio all' impero dei Vaudali. licco infine ove si getto nelle fiauiuie r altera uioglie d' Asdrubale , e risveglio tanta amniirazione e tauta pieta la generosa e tenera Sofonisba. Erano dunque solitudine e tristezza la region dell' incenso e della mirra , e quelle in altri tempi si floride rive chiamate i! piti bel campo della natura. Erano ancora lo siesso cielo , la stessa terra ; Qia la verga del despotismo avea tutto colpito di steriliia e di morte. Che non puo un governo per creare e per distruggere I Quasi tutta la nostra corsa luugo le coste dell' Africa fu uuo spettacolo di iiiiue e devastazioni , nn campo di dolorose istoriche remiuisceuze . . , , , 6a AVVENTURE DI F. PANANTI Li sqaarlra eiitro nella baia di Eoiia. Appena aiicorate le navi, i soltlati turclii , tutti da capo a pierii coperti d' anni , si lanciarono a terra al inodo dti filibiistieri , e si posero a sac- clieggiare la contrada con V avidita e la ferocia che caratterizzarono in Francia e in Italia le masnade doi coiidottieri e le indiscipliuate triippe dei Boigogiioni c dei Rentri. Noii difende i j)oj)oli della costa Taver la stessa religione , lo stesso goveriio ; tutto e la preda dell' avida soldatesca : si vedean sui monti fuggire le de- solate geiiti , traendo quaiito aveaii potuto sot- traire al geuerale saccheggio. . . . Usciinino dalla haia di Bona , e seguitammo a costeggiare le areiiose piagge di Libia , facendo lo stes5o cam- niiiio , mirando i inede?imi oggetti che quei cavalieri della croce , Carlo ed Ubaldo , quaiulo aiidavano a torre il giovin guerriero da! vil riposo in cui dormiva i! sno valore e si perdea la sua gloria. Si vide da lunge all' estremita degli azzurri campi delle oiide qualche cosa di biaiiclieg- gianre : era il gran ceiitro della pirateria : « Nido Algeri di ladri infame ed empio. » La citta da lungi bella appariva in un vago e liicido semicerchio. Mille case di campagna e giardini sopra nn anfiteatro di colliiiette , mille vigne e boschetti d' olivi , d' aranci e di guiggiuoli preseiitano un aspetto caiupestre e pacihco , poco analogo all' indole truce e alia leroce vita di quei tiraniii dell' Africa. Un grido cli gioia fu sopra le fregate algerine , e noi puie ci rallegrauiino per esser giunti al termine ^el uoioso viaggio e delle nostre lunglie per- SOPRA LE COSTE DI BARBERIA. 63 ]i1c33iti; e quasi salutainmo Algcri con li letizia con cui i cavalieii »L-lla prima gueira
  • ggi clella piiateiia , fecc clistinzioiii fmissidie fra il domicilio e la iiazi Mialita , e si inostio nil or'uispubblicista abilissirao secoudo il codice alVicaiio Buoiia prcsa , piigionierl , schiavi , si udi sno- iiar nel cousiglio e mortnorar fra le turbe , che adiinate suUa gran piazza seinbiavan coi loro gridi domandar cotal decisione. 11 console do- inaiido allora la dama in^lcse e le sue due piccole 6glie : accoidato. 11 cavalier Rossi ma- rito delia dania si avanzo con corawiiio e con tiignita , fece valere i suoi litoli come sposato a feinmiiia inglese , come padre d' inglese [nole , e fii dichiarato libero aiicli' esso , e alia sposa e ai figli ando a ricoiigimigcrsi. Un aliro ten- tativo fa fatto dal console per la salute di tutti. Fu inutile. Schiaul , schiavi: quest' orride voci con piu gran fracasso sonarono nella sala , bi- rono ripetute dalla nioltltudine. I ininistri della reggenza si alzarono ; il cousiglio fu sciolto.;, il console , il viceconsole inglese , e con loro la fainiglia Rossi partirono ; e noi restammo im- mobili , stupefatti , come chi ndi dappresso il fr gore , e involto si ritrovo nelT alta vampa del tulmine. Fumino fitti mettere in cainmino sotto la di- rezioiie del Grande Scrivano e del Guardian Bachl deg'i scbiavi. Si attraverso la meta d'Algeri tra un' imniensa folia di spettatori. Era venerdi , gioino di riposo e di festn pei Mussultnani;, e gf iufcdeli uscendo tlalle moschee , correano a godere dello spettacolo degli oppressi ed av- \iliti Cristiaui. .. SOPRA LE COSTE DI E\RBEM\ 6S Arrivammo al Pascialick , o al [)alazzo del Pascii, "ggi aliitato dal Dt-y. II primo oggetto die col|»i i iiosiri sguardi , e ci fece raccapric- ciare , furono sei recise e sanguitioleiite teste distese iutorno alia soglia , e bisogiiava il pie sollcvare per petietrare nel cortile. Eraiio i te- schi d'alcani torbidi Aga clie aveaiio mormorato contro del priiicipe. Le credeinino teste di Cri- tiaiii esposte cola per atterriie i nuovi ospiti di cpiella funesta regioue. Un cupo silenzio re- guava fra quelle inura ; il sospetto errava pec ogiii dove;, su tutti gli sgaardi era dipiiito il tcnoie. Fiimino falti disteiidere in fila davanti a!le fiiiestre del Dey per dilettar la vista del despota. S' airiecio al balcone , ci riguardo coa alterigia e ilisprcz^o , sorrise d' una fiuce gioia. Feee uii ceuiio con la mano, e ci fa dato I' or- (Mim di partire. Faceinuio un gran giro per le tor- tuose strade dcila citta. Arrivaniujo a an anipio e oscnro casamencu , ove per naturale orrore , aJTeiurare, il predc ricalcitro. Era il gran iiagiio, o la casa di reclnsione degli schiavi. La chia- maii coW Bafios os escla\>os , e in Italia , senza I tauto indorar la pillola , si chiamerebbe galera. Le gaiube ci vacillarono , tutto il nostro corpo tremo , traversando V orritlo liniitare. Lo scri- i' vano gratxtle ci disse per le sue prime parole : Chi i Cratto in (juest' albergo ., e scldavo. Pareva sra strato di paglia giaceano rammassatc le vit- nnie (lelia crude! servitii , vcnne T ord per me flella cena, e qneila poi del riposo. Un memento SOPR\ LE C03TE DI B.\RBERIA. 69 prima era vennto al Bagiio il viceconsole iiiglese die avevami raucomandato alle attenzioni dello scrivano giaiule e del guardiaiio Bachi , e mi oven fatti sapere i passi die faceva il console jii mio favox'e,e come a quella tarda e nera ora di notte j>cl motivo tnedesimo saliva le scale del j)aIazzo del Dey. Mi diceva il grande scrivano die la mia sorte allora si decideva per sempre, die forse il credito e T cloqiienza del console avrebbcro persnaso il Pascia: ma che se era data una negativa , mai piu , mai piu , per cangiar di tempo e di pelo , non is[)erassi riaver la liberta jjrimaria ; die detto una volta no , questo gran no mai pin non si revocava ; die le stesse premure del coiHole se non eran fdici , sareb- bero state la piu gran disgrazia per me. Fni , come si puo supporre , in nna terribile agita- zione una gran parte della notte. Lo scrivano grande mi avea cednta la sua camera ed il lotto , ma io nun vi trovava il mio sonno .... Non appariva ancora il primo raggio del giorno , gli uomini e gli animali stanclii , cc Sotto il sllenzio degli amici orrori , « Sopiano i sensi e raddolciano i cuori. » Ma non dorme la tirannia , e invidia ai miseri il sonno , il solo bene che loro rimane. Siamo subitamente svegliati e scossi da un rumor di voci e colpi , da uno strisciar di feroci catene : si togliean gli scliiavi all' oblio delle pene per far loro riconiinciare la loro penosa vita. Il custode della ])rigione grido a noi pure : le- vatevi , e couv noi pur gia prcmleva il duro tuon del comando. Vamos a trabajo , cornutos . era T espressione villaua con cui si udiaa gli •JfO AVVENTURE DI F. PAWANTl ajjuzzini chiamar con orrido grido gli schiavi , a ripetuti ooI|)i di verga mctteudo in nioto i pin leiiti. Giiuise nel carcere I' Ag;\ nero, Avea portnti ccrti aiieili di ferro ohe doveano porsi al nostro sinistro piede , e la rimanere ii? per- petuo segno dclla conrlizione di schiavitu. Erano anelli sottili ;, ina die orribil peso harmo gli anelli di servitu ! II nero Aga nusse l" ancllo ai niiei compagni , e a mo lo pose in niauo , dicendomi cbe S. E. il Poscia mi concedea la grazia distinta di pornit lo al piede da me jnerlesirno. Era simile alia distir)zione usaia dal gran Padishah ottomanno , cjnando a qualche Visir invia il fatal cordino con V ordine di strozzarsi. Mi strinsi al pie: T orribil anello , come un Bassa di Levante si stringe al oollo il tcfta. Nel pormi al piede il segno di servitu, d' ignorninia, un sudor freddo scorse sulla mia fronte ; il u)io cuore per T angoscia si fece grosso e nero ; i miei occhi s' aprivano e ncn vedevano pin ; la mia bocca volea pai lare , e non poteva articolare alcun suono : chinai la testa e lo sguardo , e taciturno e cupo cedetti al inio destino ferreo. Eravamo dugento nnovi infelici di varie na- zioni presi dai Barbereschi nelT ultima loro crociera. Fummo posti in cammino con guardie ilavanti e guartfie di dietro: una tnrba immensa ci seguitava , e un profontlo e niesto silenzio regnava in mezzo di noi. Vedevamo innanzi passar le turbe degli antichi srhiavi, che i car- nefici seguitavano cou le verghe gridando : A trahajo , cornutos i can (Tinjcdelc, a trabojo. Av- livarnmo ai forni della marina , e ci inrono g'Utati due neri pani di crusca, come si get- gOPRA LE COSTE DT BARBERIA. 7 1 tano ai cani. Gli antichi schiavi gli afFerravano iior aria , e se li <]ivoravano con una aviditi s|)avent09a. Giunti al grand' atrio della marina, \i trovammo assisi in orrida niaest^ e in tutto ]' apparato della pnssanza tirannica i memhri del governo, gli A^h della milizia, i priuii Rais della flotta ; il grande Almirante , il Cadi , il Mufti, gli Ulenia della legge e i giudici secondo il koran. Siam posti in fila , nunierati , sceiti e considerati , come suol farsi in Oriente alia vendita degll Icoglani , e come era il costume in America al gran mercato dei Neri. E fatto uii profondo silenzio : i noetri sguardi erau fissi , i nostri cuori battevano. S' aizo una voce ;, era qnella del ministro della marina, primo segre- tario di Stato. Domanda un nome ;, era il mio: son fatto avanzare. Mi son fatte varie interro- gazioni sul mio soggiorno in Inghilterra , sn le mie occupazioni , i miei rappjrti cola. Indi mi dice il ministro queste maravigliose parole : Ti star franco. Si e detto che il piu bel suono alle orecchie ed all' anima e quello della me- ritata lode ; che la ])ia grata voce e qnella deir amata persona. No , la voce che piu dol- C;'inente scuote le fibre del cuore e qnella che rende un uomo alia sua tiatia Jibertu. Aver gia gli occhi bendati , la fatal bipenne aver sul collo innalzata , e udir subitameute voci di grazie e di vita , possono essere un' immagine di quello ch' io fui , di quello ch' io provai in una rivolnzione si felice e si subitauea. II mio caso era unico negli annali d'A'geri; non v' era esempio di un uocuo liberato senza riscatto il primo di di sua prigionia : i decreti di quei barbari sono i decreti della tremenda fatalita, ^u ordinato a un soldato di levarmi dal picde -^a AVVENTURE DI F. PANANTl r anello di ferro. Quegli ohhcdi , e mi disse d' andar a ringraziare il ministro , che la rnaiio mi striiise , dicetidomi varie obbliganti coso , e ordino jioi al dragotnanno di coiiduruii alia casa del console d' Iiighilterra. La gioia avea jiiondato il iiiio cuore allorche libero e franco ho potuto muovere il piede ; ma il secondo pensier noii fu per me , fii pe' miei infelici cotnpagni , r;he, dietro all' esempio mio , a una soave lusiriga s' erano ahhnndonati ancor essi, Ancir io r avrei bramato e lo sperava , e an- dava con lentczza e mi sofFermava a ogni passo per veder se anch' e$si mi seguiravano ; ma r ordine usci di trarli tutti ai lavori ; le di- verse opere furono loro assegnate , e venner fatti jjartire. Li vidi che col capo bnsso e gU occhi gonfi di pianto mettevansi tristamente in cammino. Si volsero nna volta indietro , la man mi strinsero , addio mi dissero , e spar- \ero ». ^ Ecco esposta quasi per intero la parte nar- rativa del nostro autore. Non temiamo di asse- rire rlie nel nostro estratto essa ha giiadagnato di rapidita, e per consegnenza di effetto. Se i pill schizziijosi de' nostri lettori non vi trova- rono ne stile , ne lingna , ne un certo garbo toscano , non e nostra colpa ; ci siamo serviti &empre delle stesse parole dell' autore. Nelle diverse e frequenti lacuna non abbiamo oraesso che dogli aueddoti disparati , della erndizione iinportnna , delle aUusioni lontane , delle remi- niscenze oziose , un desiderio ambizioso di far dcUo spirito , se ci si \uol perdonare qnesto neologisiDO. Nomina egli , }). e. , la sna nave ? eccoti la tiritera di sei o sette versi d' Oiazio, JOPRA LE COSTE DI BARBERIA. 78 Oh navis rcfi rent in mare te novi , ec. Rompt-si r alhero Hel trinclietto e quasi fiacassa la testa del capitaiio ? eocoti a |)ro|)Osito di trinchetto un aiieddoto di JM. de Caloiine. Trovasi egli 11 li per csser preda de' Barberescbi ? eccoii la storiella di un selvaggio del Canada presso la cascata di Niagara. £ egli gia nelle loro niani? ti rainrnenta la risposta data a Versailles dal Doge di Geneva a Lnigi XIV. Ti descrive egli un coiubattimento navale fra Greci e Algerini colla ()eggio de' prinii ? eccoti in iscena arlec- chino che ruba un pastraiio e bastona chi lo ronipe nel tentare di ricnperarlo, Parla egli della dura vita de' prigionieri sulle navi alge- rine ? ecroti regalata un' arguzia del Pievano Landi ; e per giunta il coinpendio della sua vita ill una nota terminata per altra giunta con un sonetro. Non si finircbbe mai se tntte si vo- lessero notare le inconaruenze che fa commettere air antore la smania di aff.istellar versi sopra versi, citazioni sopra citazioni , anecldoti sopra aneddoti. L'arte dello scrivere non cons ste net dir tutto quello die si sa, ma nel tacere quello che non cade a pro[iosito, Bisogria risparmiare i resori della pro[)ria meinoria, e fare masgior uso di qiielli dell' inielletto e del cnore. Tuttavia fin- ranto che il nostro autore e attore sn qnesta scena , e ci imrra cio che cadde sotto i suoi occhi, le sue awentnre interessano; ma questo interessaniento tertuina colla sua narrazione , cio^ col pritno volume. 1 due altri non hanno che il nierito di una cotnpilazione , se pure hanno qnesto inerito. 11 sig, Pananti ha creduto che un uomo di s|Mrito |)Otes'3e conijiendiare qualunqne opera e in (juainnqne materia ; non si avviile che bisogua couoscere aluieno gli eie- 74 AVVENTURE DI F. PANANTI EC. nienti delK"- scieiize per non preiuleie abbag;!! ill niiiieralogia , botaiiica , ornitologia , eiitomo- logia, PC. cc. Cerr;iinente egli noii iiitese se stt-sso quaiiHo scrisse die la natura dcif At/ante d cal~ caria^ la roccia di granito ( pag. yjj,, T. 11), Ci v.iole un grail jirLirito ili citarr per mettcre qui siibito dopo a proposito HelPAtlante qiiattro ver?i latini , e di clii? di uii Ing'ese ( Gray ): ed egli era certaniente in gran distrazione qaando pose 1' isola di Santoriiii presso le Canarie. Siamo tliinqiie indiilgenti so qnesta seconda parte dclla sua opera ; seguiamolo piuttosto rapida- inente nei suo viaggio da A.lgeri alle isole Ba- leari, a porto Alaone , in Sicilia , alT isola di Ponza , e risalutiamolo feiicemente restituito in seno della sua bella patria. II sig, Pananti ( lo sappianio ) e uoino modesto , di seinplici co- stumi e di ottimo cuore. Se questa sua opera riusci minore deli' aspettazioiie piibblica , e in l)arte dovuto al merito di qualclie sua produ- zii'ue preceder.te die dava diritto di sperare iniglior cusa da lui, Eg!i stesso jiare in questa aver diffidato delle sue forze, e T ha forse gui- stata per averia voiuta caricare di troppi or- namenti. Noi siamo malvolentieri entrati in queste critidie, ma lo abbiam fatto senza fide e per solo ainore del vero. Queste nou diaii- nuiscono punto la nostra stiuia per le virtu e pei talenti del sig. Pananti. Abbiaino sbnpa' tizzato colle sventure e co'la perdita de'suoi li- bri , de'suoi risp:\rhii , e soprattutto de' suoi nnnoscritti. Teruiiuerefno col fare pKiu-io sin- cero a' suoi voii per 1' estenninazione lotale della barbaresca pirateria, i cui iusuiti disonorano la cultura e lo incivilimento delle nazioni europee, 75 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MEGCANICHE Notlzle intomo alia prenite della Toscana , e ad oitrl jj/inerali di quelle contrade. Lcttera del sig. Nesti , professore di storia naturale in Firenze , al sig. Brocchi. Llo letta con molto piacere la sua memoria relativa alia preuite che trovasi nel cosi Hetto granitone (i), e mi consolo seco Lei clie abbia, per C091 dire , conquistato un iiiteressante mi- nerale alia Toscana, ricca assai di prodotti di questo genere. lo incontrai questa sostanza nie- desinia nella Maremma Pisana fra Bolgheri e Ca?tan:neto in un luogo detto la Buca p: rt/e , ed o ill rna-9a , di colore grigio . come quella ap|)nnro di M. Ferrato dal lato di Figline , ed appartiene ivi pure alia roccia di giada tenace con laniine di dialaggio. All' Elba pure trovasi nella circostnnza medesimn nel luogo detto S.Cer- bone , e qualclie frantume ne ho veduto altresi (i) E inserita nel Gi'ornale di Fuica e CLimica di Pavia , anno i8i; , primo bimestre. ^6 NOTIZIK INTORNO ill Valdclsa prrsso ai termil d'x graiiitone. Dagli scalpellini delle maciiic e clessa risgiiardata come piu (liira clella guula rcnace , e le ilaniio il no- aie di nodn , evitaiidola qiiaiito possono nel la- voio. Qii into poi alia giaoitura del granitoiie , ossi:i di qiudia roccia composta di giada e di dialaggio , io I' ho sempre iiicontrato sotto ii gal)lHO, ossia serpentina mescolata a dialaggio, e talvolta ancora 1' ho vednto sovrapposto al porfido ed afFatto distinto da esso , meiitre fia il granitone ed il gabhro havvi al contrario un vero passaggio. A Bolglieri ad un quarto di niiglio dal castello e facilissimo di vedere que- ste tre sostanze , vale a dire il porfido infe- riormente , il granitone sopra , e quesro pas- sare al gabbro o serpentina , clie e ricoperta o dalla calcaria , o dal diaspro , come ordina- riamente accade. L' associazione della giada , del dialaggio e della |Drenite quanto sono co- stanti, altrettanto risguardare si debbouo come un fatto interessante in geognosia. Giacche sono in materia, aggiungero alcune osservazioni da me fatte intorno a qucsto ge- nere di terreni , e die mi sovvengono alia me- moria. Alia Bnca verile s' incontrano pezzi er- ratici di miemmite , e vc ne sara probabilmente un filone nella parte superiore , ma non potei riscontrarlo attesa una dirotta p'oggia che mi accompagno. Qnesta sostanza fu veduta dal sig. conte Bardi in forma stalattitica entro uti cunicolo da cui erasi scavato un mincrale di rame , che fn abbandonuto per la povcrta del filone. La pirite di rame accom[)agna sovente _ la serpentina in Toscana , ma per lo piij in «i picciola quantita, che non porta il pregio di ALLA PRF.NITE BELLA TOSCANA. ^'7 itavarla. To ho vetluto la iniemuiite a Miemrno ove Ella eia stata due aiiiii prima, ed avra osservato quanto vada luiigi ilal vero il sig. Bio- giiiart , il quale preteiule che trovisi eniro le cavita di una luassa cli alabastro , ineutre h iic'lla serpeiitiiia. La sei'|^>eatina all' Elba presenta gli stessi fatti geologici clic altrove si osservano , ma se ne ailgiungc an altro in quanto che abboudando que- st'isola di [jotfido fcltS|)atico, questi due terieni si incontiano visibilmentc al gcjlfo della Prin- cipessa , ove vedesi il poifido leltspatico (chia- mato ivi grankone ) sottoposto alia serpentina , o verso il coiitine delle due roccie alternare con essa. Poiche primitivo e il portido , sembra che della stcssa epoca di formazioue esser c^ebba ]a serpentiua, tuttoche di data posteriore. Per quanto nella stessa isola i terreni di serpentina e la oalce carbonata antica sieno prossimi ia qualche luogo . non ho saputo riconoscere i pro- miscui rapporti fra queste due roccie. Le notlzie comunicate dal sijv. Nesti molto hiteressano la geologia della Toscana. II por- fido nou e molto frequente in quel paese ; e poiche lo ha egli osservato sotto roccie serpen- tiuose , rimarrebbe da vedere se sia veramente antico porfido , o se appartcnga alia formazioue di quello iucoutrato dal %\o. Buch ne' contorui di Pergine |MesSo Treuto , e che e da lui iu- titolato porfido di translziorie. Se avesse analogia con quest' ultimo si potrebl»e credere che fosse quasi couti'U)poraueo alia serpentina , poiche cjitella di Toecaiia e roccia o di trausizione . o 78 NOTIZIE INTORNO ALLA PRENITE E(?. la pill receiitc del periodo prirnitivo , lo clie torna lo stesso. Qu.uito alia miemtnite o carbonato di calce magnesifero ottiinameiUe avverte il sig. Nesti che trovasi a Miemnio in un terreiio di ser- ppiirina. Di fatto questo fossile e soveiite ac- cornpagnato da una serpentina di particolare sembiaiiza , di colore scuro di fc-gato , assai dnra , iucida e liscia nella fiattnra , e che ha qualche somiglianza col pechstein: sovente vi si trovano uniti quarzo , calcedonia , ed una so- stanza terrosa di colore verde. iVIa la pietra che serve veramente di matrice aila miemmite, cd alle suddette sostanze concotnir.uiri,e una roc- cia silicea di colore violetto sudicio , di frat- tura jscagliosa, di grana cristailina , che viva- niente scintilla sotto Tacciarino, e che esposta alia fiamnia del caanello annerisce senza fon- dersi , e diventa attraibile alia calamita. Setnbra essere un quarzo ferruginoso , e costituisce la niassa di uno scoglio che emerge dalla super- fizie del suulo in una spianata che e fra la chiesa di IMieuimo e la fiittoria del sig. Ser- ragli di Palaia. II suolo h tutto all' intorno sparso di rottanii di mieniinite , di calcecionia , di quarzo , e di quel la serpentina di colore epatico dianzi nominata. Nelle viciuanze mo- strasi ill posto la serpentina comune. Del ruiianente Mienimo non e iie un paese, ne un villaggio , come alcutii si danno a cre- dere , ma uii luogo deserto discosto cinque nii- glia da Montecatino di Volterra, ove non havvi che una chiesiuola e due case. 3aoccKi. 79 Velle malatde conragioic ccl cpizondclie dpgli ani~ male dpiuestici , Trattato del i'lr. don. Liugi MetAXa\ pnliblico piofessoie di anatonna e inedlcina coinparatha nelCArcliiginnasio rornano della Sap'wnza. Parte I. — Roma , 1816 , picsao il de Roniaiils , in S.'' JljRA. da maravigliarsi che avendo, e gia lungo tempo, i goveini italiaiii esperimentato il van- taggio e conosciuta la necessiia degli istituti veterinari, R.)iiia coiuinuasse tuttavia ad esseriie ecnza ; e tanto piu ragionevole era questa sor- presa, quanto che costituendo il bestiame la priu- cipale dovizia de' possideriti in quell' iiicolto e deserto territorio che chiamauo agro romano , molto doveva stare a cuore di inettere in opera i piu efficaci rnezzi per allontauare le epizoozie, O per frenariie il corso allorche si fossero pa- lesate. Onde provveilere a questa maiicanza, cer- tamente gravissima, h stato fatto non ha guari il primo passo da quel governo, avendo in Roma foiidata una scuola veterinaria che e diretta dair autore del libro di ciii siamo per dare contezza. Noi abbiamo detto il primo passo , perocch^ non h cost ordinaro quell' istituto che si am- inaestriiio alunni tolti dalle diverse provincie dollo Stato , e che licenziati in qneila facolta si rimau'liuo ai jjaesi loio perche esercitiuo 1' arte d con)mie giovi^inemo. Sianao istrutti dalF intro- 8o M\LATT1E CONT.\GfOSE duzioiie |3reiuessa all' opera die la sola teoria dflla veteiiiiaiia si clicliiara dalla cattedra, lad- dove la praiica rimaiie tuttavia affidata ai ma- niscalchi e ai bifolci :, e quando occorrouo ejji- zoozie si fa capo per la visita delle bestie sospette ai grascieri e, quel clie e piu strano, ai iniui- 6tri delle porte e dcUe dogatie. Per qiiauto ab- biamo fantasticato non ci fu verso che potessiiuo indovinare quale relazione abbiano con la ve- teriiiaria e quale confidenza coa essa questi sa- telliti. L' opera e divisa in du« |)arti, di cui era h pubblicata solameiite la prima , e terminata chei essa sia , potra essere risgiiardata come uu ani[iio corso di veterinaria. Espoue 1' A, nel priiuo capitolo I' etiiiiologia, la delinizione, I'ori- gine e i pregi di quest' arte o di questa scienza, come chiamare si voglia : e per quanto spetta a'd'etirnologia, d ^riva , come ognuiio sa , queila parola dal latino vcko portare , talclie anima/ia veterinaria o i^eheterinaria quelli dicevansi desti- nati a portare o a strascinare. Prosegue egli di poi con un raggnaglio storico e cronologico di tutti gli scrittori greci e romnni die tratta- rono di questa facolta. Ippocrate di Coo ed Aristotele lianno Icivellato dell'organica struttura | c di alcuni tnorbi degli animali damestici : altri ^ ' quale e Senofonte, hanno composto libri di ca- vallerizza ; ma questi non si possono forse an- novcrare fra i veterinari : sappiamo bensi che ' i medici de' cavalli accompagnavauo presso i Greci gli eserciti , e che parecchi di costoro furono autori di libri : il Fabrizlo rciiistra il • iiomc di cento c trenta, Eumelo Tebano dicesi •esere il pin autico che abbia trattato ddla me- DEGU ANIMALI DOMllSTICT. 8 1 riiciiia dl cotesti aiiiinali: vi fu parimente Chi- rone, die non sara staro ceicaineiite il ceiirauto, il quale scrisse uti lihro Ilippiatricon , e uoi siamo di avvieo che litiizio sia questo nome , ed ideato per indicare il piu eccelleiiie ia queir arte , qtiale si stiinava essero stato 1' isti- tutore di Achiile, nella guisa stessa che si voile fare passare sotto la ina'^chera di A|)icio il ii- bro de re coquinarla per iiitiiulaFlo cul uonie di un solenne ghiDttoiie. Ha\ vi aiiche iin Ippo- crate diverse dal medico , la cui o[)era fu ri- prodotta di receute e seuza iiecessiia. dice I'A., dal dott. Valentini nelle due ljti{;iie iialiana e latina unitarnente al testo greco. ( Questa edi- zione fu fatta in Roma nel 18141 presenta nel testo greco alcune varianti tratte &iX un codice delta biblioteca Barberini , ed ^ corredata di inoiti coinmenti ). Oltre ad Ippocrate si rammentano dall' A. Jerocle , Anatolio ed Absirto , di cui riinanjrono o ill tutto o in parte gli scritti ; ma in somma diciassette sono i veterinari che costituiscono la raccolta degli ipj)iatri greci stampata ii Ba- «ilea nel iSSt, e non parlano costoro che di cavalli. Questa raccolta tu ordinata nel secolo X da Costantino Porfirogeaete , e le j)iii rilevanti notizie che ivi si leggono, quelle sono di Absirto, che i piu accreditati critici , ai quali anniiisce il sig. Metaxa , stal)iliscono avere liorito nel VIJ secolo. Per istigaiuonto dello stesso imperatore furono messi insicme gli scrittori delle Cose geoponiche, ed anche in queJ volume sono al- cuni capitoli che trattano delle maiattie de^li aniinali doniestici. Quanto ai Bomani, hanno piu o meno estesa- Bibl. Ital. T. VII. 6 8a MAI.ATTIE COiNTACIOSE tnente parlato di veteriiiaria gli scrittori de re rustica , Catone , Varroiie , Columella , Palladio , ai quali puossi aggiungere Virgilio come autore delle Geoigiche. CorneFio Celso detto suUe ma* lattie del bestiame un trattato che e sniarrito , Pliuio e Galeuo lasciarono cenui intorno a tale materia. Seinbra che TA. abbia voluto aiiuove- rare quest' ultiiuo , quantunque gieco , fra gli scrittori romani , perche professo uiedicina in Roma i ma egli jion diiDoro in quella citta che soli sette anni , e compose in Grecia la piu parte delle sue opere. Colui fra i Laiini che scrisse ex professo in- torno alia veterinaria e Vegezio , che alcuni stimano essere T antore stesso del libro de re wUitari,i\ quale visse nel IV secolo; si awisano alfri che il nome sia falso , ed attribuiscono r opera a Columella ; altri ancora vogliono che sia un idiota del secolo XII o del XIII , che abbia raccozzato alia p^ggio le notizie sparse negli ippiatri greci e ne' veterinari romani , e $iasi arrogato 1' illustre nome di Vegezio. L'A. dopo di avere fatto molte sagaci riflessioni per mostrare Y insussistenza di tntte qneste opinion!, e di sentimento che quel Vegezio , o qualunque fosse il sno nome , sia di poco posterioie a Columella ed anteriore per certo a Giordano Kuffo , che visse nell' incominciamento del se-^ colo XIII , e che e il prinio che abbia parlato della ferratura de' cavalli , pratica di cui non trovasi motto in Vegezio , perche incognita ai tempi suoi. Inccrta del pari e 1' epoca precisa in cui horirono Gargilio Marziale, di cui havvi alcuni fraumienti de cui a boum^ e Palladio, agro- iiomo noto,che e certo posceriore a Gargilio , e deeei riferire dopo il regno Hj Adnano, DEGLI ANIMaLI DOMESTICI. 83 Cosil'A. chiude la lista degli antichl ippiatri o veterinari ; iiia aila sua diligenza e sfuggito un autorc latino che viveva verso il priiicipio del V secolo, il quale compose una poesia bu- colica de mordhus boum. E questi Severo Santo Endeleico o Endeiechio , la cui opera fu piib- blicata la prima volta nella Collecdo epigramma- turn ec veterum poematum^ Parisils, 1590, e T ul- tima delle molte ristampe e quella di Amburgo del J 747* Quest' autore esattamente espone gli e&terni siutomi di una epizoozia, che essendosi dappriina svelata nell' Ungheria, serpeggio uei- r lllirio , nel Belgio e nelTAquitania. Hie fonds renuens , graminls immemor Eirat succidao bucula poplite Inflantw tiunidis corpora ventribus , Albent lUidniis liimina nubibus , Tenso a ura rigent pede. Prescrive anche la medicina, che sarebbe nel vero assai spediciva, poiche consiste nel solo segnacolo della croce. ffoc signiim medus frondbus additum Cunctarum pecudum ccrta salus fuit. Tre scrittori italiani de' secoli XIII e XIV cooperarono a dilatare le cognizioni suUa vete- rinaria. L' uno e il sopraddoito Giordano RufFo cuhibrese, che scrisse in latino idioma un libro di iiiascalcia, srampjto in italiano e in francese, e uon niai nelT originate : 1' A. da particolare ragguaglio di un codice in perganiena che e uella bihlioteca dell' Universita di Roma. L' al- tro h. Lorenzo Rnsio o Rnsone romano , che fiori nel priucipio del secolo XIV, il quale com- 84 MALATTIE CONTAGIOSE pose parimente in latino un trattato consimile, di cui I'A. dice di possedere un rarissimo esem-^ plare stampato nel secolo XV scnza data e nome deir editore , ma che si rileva essere stato pub-- blicato in Ruma verso il 1490 coi caratteri del Silber. II teizo e Pietro Crescenzi autore gia cognito. Nell' anno i3i6 an tal Mastro Mario delTisola di Cipro stese unitamente ad un maniscalco te- desco un libro sulle malattie tle'cavalli e de' buoi, preceduto da un saggio anatomico con figure. Quest' opera, che senibra , dice TA., di poco riiievo, e che fu tradotta dal latino in volgare nel i5i2,, conservasi nianoscritta nella bibliotecaBar- berini. Havvi aggiunto un voluniinoso e defor- me ricettario di mascalcia altresi MS. fatto da un tal Mastro Fazio e copiato in Conversauo i' anno i63a. Nel secolo XVI e XVII ebbe la veterinaria maggior copia di scrittori , ma la pii^i parte erano idioti maniscalchi , o agricoltori , o ca- valleiizzi digiuni di cognizioni anatomiche. L'A. si astiene dall' offerirne il catalogo , perche si trova nelle opera di Vitet e del Pozzi, e ram- nienta soltanto alcuni libri omessi dai biblio-^ grafi , e che esistono nelia biblioteca dell'Uni- Versitcl. Essi sono due Italiani , un certo Grilli ed un anonimo che scrisse del la Domazione e delle malattie del cavallo , e tre Spagnuoli , un De la Reyne , un Perez e un Fernandez. Solleysel in Francia fu il primo verso la meti del secolo XVII ad itnj)Ugnare i volgari pre-» giudizii intoruo alle malattie del cavallo ; ma la veterinaria non fu stabilita sopra galde basi «e non clue uel seguente secolo oltre mjsura DEGLI ANIMALI DOMESTIC!. 85 fecondo di moibi epizootici contagiosi. II Ra- niazzini , il Lancisi , il Briignone, il Toggia in Italia, Sauvages, Vicq' d'Azir, Bourgelat in Frau- cia maestrevolmente trattarono questa scienza. Bourgelat fa ii fondatore della prima scuola veterinaria in Earopa, di quella cioe di Lione, e da queir epoca in poi moiti pii^i sursero i veterinari cosi in Francia , come in Italia , c di eccellentissimi n' ebbero la Danimarca , la Germania, la Prussia, T Inghilterra. La prima scuola in Italia fu fondata in Torino sotto la direzione del Brugnone, indi comparvero quelle di Padova , di Ferrara , di Napoli , di Milano. In Roma il Governo invio nel 1804 il dottore Oddi in Alfort in qualita di alunno, ma ritor* nato in patria fu eletto professore di matema- tica in luogo del defunto Pessuti, e gU fu sur- rogate r autore di questo trattato. Dopo le notizie storiche passa il sig. Metaxa alia classificazione degli animali domebtici, atte- nendosi al numero delle lacinie in cui dividonsi le estremita , classificazione altrettanto piii ap- provabile, rij3ette egli , qnanto che corrisponde eziandio alia struttura , all' estensione , alia di- rezione del canale dieestivo*, al numero ed alia forma de' denti , e quindi alia qualita dell' ali- raento che ciascheduna famiglia trae dal regno vegetabile o animale. Neile laconiche sue de- scrizloni non solamente espone i caratteri spe- zifici dell' animale , ma l' indole sua e 1' uso a cui serve. Abbiamo notato che laddove paria del bufalo assegna l' epoca della sua introdu- zione in Europa agli ultinii anni ilel secolo YI. Sembra che egli abbia attinto questa notizia da Buffou, il quale la tolse da Misson, e qucsti S6 MALATTIE CONTAOIOSE cita il Ciaconio. Ma quest' ultinm non adduce autoriti alciiiia in appoggio della sua asserzioue ( In Fit. Fotitif. I, i^c^ ) , ne stimianio ben de- finite |)cr anche se quel hue non fosso noto negli antichi tempi in Italia. Lascianio alia sagacit^ deir A. lo scrntinare piu a fondo questo panto di zoologica erudizione , poich^ gli vena pro- babiiuiente il destro di favellare di nnovo
  • es pcstis valde gravis (Exod. cap. 9. p. .S^, e termina nell'anuo 1816, quando si manifestarono nella Sabina e neU'Agro romauo morbi , ma non contagiosi , nei bovi e nelle pecore. Le notizie attenenti gli antichi tempi furono tolte dai latini e greci autori , quelle dei tempi di mezzo dai crona- chisti , e le altre speftanti ai secoli posteriori al risorgimento delle lettere dai moltiplici scrit- tori dalle varie nazioni dell' Europa. Ne questo h. gia un nudo e sterile catalogo:, ma, per quanto le notizie tramandate il concedono , si e egli studiato di aggiungere sempre la descrizione dei sintoiui del morbo e di indicare i rimedi ado- prati. Avverte egli nell' introduzione non pre- sumere punto che molte epizoozie non sieno da lui traLisciate , e di fatto aggiunse in una -nota un' a|>pcndice di alcune altre di cui ac- quisto prf)l)abilinente contezza durante la p»ub- blicazione delf opera, comeche tutte , a dir vero , non sieno epizoo/ie , poicbe ta!' repu- tare noo si debbonu le mortalita ie' pesci ca- 38 JfftLATTIE G0NTAGIO3E gionate a Comacrliio e nel litorale di Lecc6 dair intenso freiUlo e Hal ghiacrio. Fra quelle de' bestiaini diinenticate djITA. si puo mettere r epizoozia die scoppio a Lilibeo in Sicilia i;el secolo XVI, e clie e descritta dalT Ingrassias ( i?e tumor, piaster natiir. cap. i ); qiiella che coinparve nella Frisia iiel 12^2 , e della quale d;i ragg:iaglio Ubbone Eiiimio ( Ecr. Fria. hist, lib. II); qU'lla del 1710 e del 1714 ^^^^ ^^~ flisse i Pacsi Bassi , la Olanda , la Svizzera , e che egregiameute e stata descritta da Outliof ( fuchcia Jrliovae Zebaotli ) ; T altra terribile che serpeggio in Olanda nel 1 7^4 , e 1' epizoozia che accadde a Groninguen uei Paesi Bassi nel 1769, altrettanto piu degiia di essere notata , quanto che soniministio argoniento a Camper di tessere quelle sue lezioui intorno a tal morbo ( V. Camper.^ Ociwrcs ., Tom. III). Nell' opera di Camper, non che in quella di Outhof si ci- tano parecchie ah re e|)izoozie che potrebbero arricchire il detto catalogo. Questo catalogo termina con importanti ri- flessioni, nelie quali si definisccj per quanto si puo , r indole delle epizoozie accadute ne' varii secoli. Quella accennata dalla Genesi, la famosa pcste di Atrne , 1' epizuozia descritta da Virgi- ho ed alcune ramnicnfate da Columella erano contagi esantematici , che ridurre si [lossono al fuoco sacro, e della natura medesima quelle souo ranimentate da Tito Livio ^ da Catone , da Yirgilio stesso , da Columella, da Vtgezio , e in tempi posterio'i da Gregorio di lours, 1© quali spettano alia scabbia. All' esautema si pos- sono riferire eziandio le afte , il tac de' Frances! , la schiavina , gli autraci descritti dagh autori DEGLI ANIMALI D0ME3TICI. 89 f^c' bassi tempi e fie' seguenti secoli , non che la piu parte de'coiitagi di cui favellano Aristo- stele , gli ippiatri greci , Columella e Vegezio 90tto il noine di struma, grando^ mentigo , mal' leus subterciitaneus e farciminosiis , elephanthiasis. Questi esantemi si distinguono in quauto clic attaccano questa o tal altra parte del sistema cutaiico , oppure uiiiversalmente tutta la cute : gli ultimi non si propagano presso di noi che per contagio, ed i primi formansi ne' climi nostri da cagioiii evident!, come dal calore , dalla siccita, dalle diuturne pioggie , dalle ac- que staguanti, dai venti australi, dall'eccessivo freddo , ec. Annoverando 1' A. queste ed altre tali cagioni, rifcrisce a ciascheduua in via di ci- tazione quelle eplzoozie alle quali esse hanno dato origiue, e che sono registrate nella parte storlca. Sembra , dice poi , che i primi contagi fos- sero esantematici , e che certi contagi esotici universali abbiano o pel clima, o pel tempera- meuto degli auimali, o per difetto di forza espul- 8iva,col volgere degli anni degenerato , e ces- sando di essere eruttivi e cutanei, siensi con- centrati ne' visceri , e precisamente nella lore membraua mucosa che h una vera cute interna, siccome accade nella peste bovina. 11 primo cenno di questa peste si ha dal Baronio uel- r anno 376. Infiuiti rimedii sono stati esperi- meiitati, ma sempre iiidaruo, laonde altro sj:)e- diente nou havvi che le provvideuze politiche e le discipliue onde segregare gli animali inletti dai sani. La dottriiia de'contagi e ilalPA. esposta nella terza parte, che i»i pu6 propriamcute chiaiiiaic 90 MALATTIS CONTAGIOSE la parte scientifica, laiilove le clue antecec^enti sono per lo piu storiche. Molto egli si difFonde suirorigine, sulla cagione e sulla patria dc'con- tagi in geiierale ;, ed in quanto all' origine va fgli ventilando la fainigerata quistione, se i nnorbi contagiosi si contraggaiio soltanto per coinuni- cazione esterna , o se possano anche generarsi rell' interno del corpo degli animali. Questo ])robIema ha dato adito a molti niedici di re- care in mezzo teorie pin o meno probabili , e talvolta eziandio stravaganti ed assurde con- forme il soli to ;, ma non pretendendo egli di sciorre il nodo , non vede improbabile che le azioni morbose possano sovvertire e snaturare r indole de' solidi e de'flnidi, e imprimere lore il carattere di un pestilente contagio. Sembra di fatto che cio possa addivenire sccondo la natura del clima e del cibo, il genere abituale di vita , ed altre circostanze peculiari a quei luoghi ove si generano siffatti morbi , e che questi poi niediante il contatto si diffondano in que' paesi eziandio ove non si uniscono le ne- cessarie condizioni perche si sviluppino, o, vo- gliam dire , si creino spontaneamente. Le due principali sorgenti di contagio sono, per sentimento (ielTA., la simultanea coabitazione di molti individui ammalati racchiusi in luoghi angusti e non ventilati , e la abituale dimora soito un cielo umido, insalubre e palustre. Nel primo di questi due casi le particelle infette che emanano dai corpi infermi si raccolgono e si condensano , e rientrando ne' corpi mede- simi soiio novellatnente espulse sempre piu sa- turate di maligna materia , e con un grado vie maggiore di infezione. Nell' altro caso svilup- DEGtl ANIMAL! DOMESTICI. 91 pansi fluidi aeriforini deleterii , qiiali sono i miasrui palustri, die grandeineiue imocono al- 1' econoiiiia animale. Cosl egli h di avviso ehe gli animali domestici, siccoiue quelli che riman- goiio per lo piu stivati in anguste e sozze stalle, e che sono condannati sovente a vivrre in un 8U0I0 limaccioso, sieno stati i primi antori del contagi , e che abbia I' nonio contratio da essi gi'an parte de' suoi. Se cio b vero, debbe essere inteso , ci sembra , con le debite restrizioni, e saranno forse non poche ; imperocche havvi mohi contagi che si appiccano ai bruti i quali non sono promiscui all'uomo, e gli effluvi pa- lustri (qualunqne sia "1 loro principio deleterio, che e cosa oscnrissima ) sembra che esercitino un' azione assai piu dannosa snlla un)ana co- stituzione che non su cpiella de' bruti. Di fatto 86 questi effluvi iinuiancabilmente inducono nel- Tuonio febl)ri perioiliche, ailorche senza cautela I veruna si vogha affrontarU , e ben lo sa 1' A. che vive in Roma , non eguahnente frequenti sono ne' bruti le felibri continue, esantetnatiche e contagiose che egh dice provenire da quelle esalazioni. Armeuti di cavalli pascolano vigorosi ' nelle paludi Poniine in istagioni in cui niicidiale air nomo sarel)be quel soggiorno ;; e se quasi sempre infermicci sono gU abitanti de'piani di Pratica e di Ardea, non sapjiiamo se costante- inente nial sano sia il bestiame in quel suolo. Quanto alia patria de' contagi V Etio[)ia o I'Egitto, egli dice, e la primitiva sede della peste umana, e rUn2,hcria lo e tlella vera peste hovina ;, e quantunque non siavi cliuia a cui debbasi esclusivamente attribuire la facoltii di creare pesti , sembra non per tanto che i aie- 9^ MALATTIE COKTAGIOSE ridtODali sieiio \iih atti fie' settentrionali a 9ia= scitaile, nel che crediamo che ottimamente ra- gioni ^ noi pieghiamo anzi al seutiinento cU coloro che dicouo essere la peste de' buoi ori- ginaria dclla Persia. L' A. reca qui innanzl un assioma , ed e che la degeuerazione delle spezle accade nelle regioni piu prossime per tlistauza , e piu eterogeuee per teinperatura c per clima alia patria de' priini animali : cosi se ]a peste umana nacqu© in Etiopia , e in tin- gheria la botina, i primi uoraiui abitarono I'Asia e i primi bovi la Germania ;, laonde cia- scuna spezie degenero nelle regioni adiacenti e liniitrofe al proprio paese. Niente diremo in- torno alia prima patria de'bovi, che troppo dir converrebbe ^ ma se vero h che le regioni piii eterogenee per clima nuocano agli animali origi- narii di un dato paese, sembra che cio debba in cambio avverarsi ne'luoghi piu distant! dalla patria loro, ove maggiori esser debbono le dif- fereuze del clima medesimo ;, ma I'A, in quella guisa esprimendosi , ha forse voluto intendere che la degcnerazione della spezie o la procli- vita ai morbi si efFettuo da principio ne' luoghi pii!i prossimi al natio sito ove sia sensibile la differenza del clima, in quanto che cjuesti farono i primi a ricevere le emigrazioni in confronto de' piu lontani, Molto e state quistionato intorno alia ma- teria del contagio ^ ed accennando I'A. le opi- nioni da'princi[)ali fisici pronunziate, si dilunga segnatamente intorno a quella che la fa con- sistere in certi invisibili auimalucci , e separa- tamente espone gli argomenti che si adducono ill favore di questo sistema, e quelli che stauuo DEGLI ANIMAM DOMESTICl. C^i per la negativa , i quali ci sembra avere pre- ponderanza maggiore. Qiiesta materia, qualunque ella siasi^, rli mano in mano che emana ilal corpo infetto , si de- pone alia sLiperfizie de' circostanti corpi e si prrcipita. Ne e punto vero che rimanga Hi- Bciolta nell'aria, poiche se cio fosse, non gio- verebbe evirate i contagi per guarentirsene , n^ essa ha per conseguenza sfera di attivita e tU radiazioiie a grandi distauze. Le sostanze ca- paci di essenie impregnate e di trasmetteria sono le pareti , i paviuieiiti , i vegctabili sec- chi , come il cotone , la canape ec. , gli ossidi metallici, e gli animali. E qui viene in accon- cio di aggiungere essersi un tempo dubitato se le peili e il grasso degli animali morti appestati comanichino il contagio ; ma Camper con di- retre esperienze si e accertato cosi essere pur •troppo ( Lccons ^ ec. pag. 172,). Non si appicca poi ai corpi levigati , treddi, con)patti, ai me- talli puri , al vetro , al maroio , ne ai cereali , alle frutta , al miele , alle ova , al cascio , ai salumi , al vino , alT olio. II calorico innalzato fino air incandesccnza, i vapori acido-minerali , 1* acqua in gran copia e I' aria atraosferica de- compongono quella materia, Le strade j)er le qnali s' insinua il contagio •ono nei bruti le narici e le parti velate da nuda e sottile cuticola, poicho sembra per esperienze fatte che inipermeabile ne sia la grossa peile coperta di pclo. Cosi non e negli uomini, nei qnali il miasma agevoliuente si insinua nei pori d«'lla pelle, essendo delicata e nuda in pin parti, Qualunque sia V individuo a cui si appicchi il contagio, havvi sempre nn iatervallo di ap- 94 MALATTIE CONTAGIOSE parente salute, che alcutii chiarnano defitesccnza^ il quale h tra il tempo tlelT insiiiuazioiie del veleno e qnello dt-lla comparsa dei sintomi. Esso si stende nelle bestie bovine dagli otto giorni sino ai cinquanta. Sembra che questo veleiio la prima sua azione diriga verso quelle parti ove piu svilnppato e il sistema vascolare che lo assorbe , quali sarebbero nei bruti le narici. [ suoi effetti proiitamente d' ordiuario si manifestano alia cute , o nella membrana mu- cosa del rauale digestivo che e una vera cute interna, e la parte che ne' buoi prestasi sopra ogni altra alle disposizioni n)orbose e critiche e la rada e lenta cellnlare dflla giogaia. Piu e pin svolgendo 1' A. i principii da noi com- pendiosaniente annnnziati , esjjone gli assiomi in cui il sig. Rubini presenta i generali e di- stintivi caratteri di qualsivoglia naalattia con- tagiosa, ed ad nno ad uno esaminandoli , gli ac- compagna con le sue osservazioni. Dopo di cio passa alia parte pratica , e di- chiara gli espedienti a cui vuolsi ricorrere per accertarsi dcU'esistenza di un contagio , lo che e la priniaria cura del veterinario. Non ve n'ha che uno diretto e infallibile , ed e V inocula- zione, A tal effetto s' inzupj^eranno filaccie di cotone nel rauco delle nari , nella bava , nelle feccie liquide di un animate gravemente arama- lato , e si insinueranno in una ferita cutanea , da farsi sul dorso di altro animale sano. Se sara coiitagioso il morbo , cjuesti cadri infermo, e continuera a mantenersi in salute se e seni- pliceniente epizootico. Riconosciuto il contagio, dconsi rigorosamente appartare gli animali in- ff'tti i e se i contagi sieno acuti ed universali ^ DEGLI ANIMALI DOMESTICI. 9$ non valendo ii^ consiglio di uiedico , ne virtu fli inedicliia alcuna, uoii havvi altro cspedir^nie clie r eccidio ; in diverse caso si prolungheia anche per anni iiitieri 1' epizoozia contagiosa. Questa determinazione vuolsi prendere cou ma- tnrita e con prudenza , ma e niestieri nel tempo stfsso fermezza e sollecitudiue , allorche un morbo siasi rcalmente palesato per pestilen- ziale. L'iunesto della peste, proposto tla alcuui cutne vantaggioso , non giova se non che nei contagi esotici essenzialniente enittivi, quale e la schiavina. Non tutte ie pesti sono egualmente mortali in tutti i periodi , non tutte recalcitrano al- r azione de' rimedi, imperocche domabili sono il glosso-antrace , la scabbia epizootica , il lual del verme ; e ne' contagi indigeni , quale e 1' autrace , si puo dare di mano a riniedi pro- filatici , fra i quali gode il primato il setoue , ed utilissimi sono gli acidi minerali e vegeta- bili , la ventilazione , la mondezza delle stalle , il canibiamento di pascolo , la streghiatura , e ne' didattili V nso del sale roarino, Nelle epi- zoozie semplici , come la bisciola , si praticano i soli aiuti veterinari senza che abbisogni di evitare i contatti. Aggiungercn)0 che Camper consiglia, allorche il contagio minaccia nn paese, d' incominciare per tempo a preparare gli umori de' bestiami aiicora sani , e raccomanda a tal uopo la decozione della corteccia di salice (boursaut) attivata con un po' d' olio di ve- triuolo ( Lccvns ec. pag. i3o ). Tali sono i j^rincipii dell' A. in breve com- pendio raccoiti ; ma per dirigerne 1' applies- jtione ba cgU unito in quattro separati cajiitoli <)(i MALATTIE CONTAGIOSE EC. tutto cib clie e necessario da sapersi intorno agli cspcdiciiti da preiiHersi in ciascnna epi- zoozia , al sistema politico nelle malattie con- tagiose , ai regolamenti pnr le bestie malate , alia disinfezione delle stalle e degli oeaetti ap- pestati. Per qmnto spetta a (juest' ultimo capo, il inetodo piu facile e piu econonjico e qnello del gaz acido inuriatico ossi^pnato. Prcndaiisi una parte di manganese de' vetrai , e tre di sale coniune , si [lolverizzino e si mescolino insieme ;, imli si allunghino due parti di olio di vetriuolo con pari peso di acrjaa , e si versi a raano a naano questo fiuido sojjra il miscu- glio esposto a un mezzano calore : si svolger^ allora in copia il richiesto suffimigio , che si potra porrare in giro intorno alia stanza. Quanto egli dice intorno agli altri argomenti, essendo esposto sotto forma di canoni e di precetti dipendenti 1' nno dall'altro, non pu6 essere dato in estratto. Utilissima cosa ci par- rebbe che questi quattro capitoli, i qnali com- prendono tutto cio che spetta alia polizia \e-m terinaria in capo di epizoozia , fossero stara^^ pati a parte e diramati ne' villaggi a lume dei contadini , supponendo che il sistema di pub-» blica istruzione tale ora sia in quei paesi cbo ai contadini s' insegni a leggere. 97 Zcttcra del prof. Scarpa a S. E. il M'-ihtro dcJla guerra , del 1 3 aovembre 1 8 i a , inandata in cop-a at professore RiM\, meat re in qualitU. d" ispettore di sanitix fit spedUo in Ancona nel nweinbre stesso ( i ). Xj opinione pronunciata dal «Ig. raetliro ron- siiU'ute suir ottalaiia grave , e che taiito pt- r- tiuacemente si propaga per il 6.'^ regg'uuento di linea, e cooi precisa e giudiziosa , che nori mi lesterebbe nulla da aggiungere , se uon il desi.lerio die ft)5se sta'a ai'^glio apprezzata da- gli uffiziali di sanita d' Aiicoua, La lualaitia di cui si tratta e assolutainente contagio'sa , e cotne tale deve essere tratrata , singula rm.-nte per cio che spetta al prendere tiuie le piecanzioni a ua di piesso come si fa ad u5iare alia propagazioiie del la peste. Qiiindi non posso che iiisistere sulla pieiia esecuzioue di tiuri i mezzi proposti dal prelodato sig. me- dico coiisuleiite. Lodo in prime lijoc;o che il i).'^ reggimento abina caihbiato di stazione, eve (x) Questa p la lettera ili ciii fa menzione il sig. Omodei alia pag. la del suo opuscolo suW Ottalmia cntagi^sa d'Egiuo , e ctie impropriainente egli dice sciiita con la- . conica brevita. I nosiri letfori ci saprann > buon erado H clie noi rendiamo piibblico questo ed il seguente docii- mento , che ginstificano a iin tempo e rendono chiaro lo »eIo e la sagaciia di tin uomo cosi illustre. Bihl. Jial. T. VII. 7 g^ LETTERE restera da praticarsi lo spurgo esatto delle vesti, masserizie, ec. ec. Poscia sarebbe da desiderarsi che ogni soldato fosse collocato in un letto solo, che non avesse comuni con gli altri le bianche- rie , e die ogni convalescente passasse ad una sala distinta, dalia quale non potesse sortire se non dopo un nuovo spurgo della persona e delle vesti. Dicendo delle persone, intendo dire dei bagni universali tiepidi , o con quelle pre- cauzioni che la stagione richiede. Quanto al nietodo curativo, egli e indubitato che questa terribile maniera d' ottalmia invade con fortissuni sintomi d' infiammazione flemmo- Dosa ^ ina egli e vero altresi che il periodo di questa strettamente detto infiammatorio e breve, e che passa 1' occhio e le palpebre ad uno stato di atonia che illude sotto I'aspetto ancora d' infiammazione ; per la qual cosa V insistenza nei rnezzi antiflogistiei e nei topici moUitivi pro- tratta piCi del dovere e la cagione precipua delle tristissime couseguenze di questa malat- tia, r ipopion cioe , 1' esuicerazione del globo deir occhio , ec. II segno indicante che 1' ottal- mia grave declina in atonica^ h la comparsa del flusso puriforrae che si tiene in sospeso durante r acutezza dell' infiammazione. Sono percio di parere che vada fatto qualche cambiamento nei metodo curativo sinora praticato. Pariui che si dovrebbe ai primi segnali della raalattia noa solo assumerc, come si fa, un trattaraento an- tiflugistico proporzionaio alle forze degl' iufer- nii , ed usare localmente dei moUitivi , ma al- tresi dopo la prima o la seconda cacciata di sangue prescrivere all' infermo T emetico , da replicarsi pure occorreiido , oude escludere SULL OTTALMIA. ^9 ogni caglone o complicazioue gastrica. Al ce- dt-re (Jflla tejisioiie infiamuiatoria , ed al coin- parire dello spurgo puriforme , opiiio die si debba mettere a parte ogni locale luollitivo , e che da preferirsi sieiio gii astringenti rimetlii , non altriineiiti clie far si suole uell' ottaltnia pu- riforaie del bambini, bitoruo alia quale mi di- sprnso di entrare iii minute |)aitieolarita, rimaii- dando al mio libro sui mali degli occhi al ca- pitolo oualmia , e precisamente dove |>ai lasi della purulenta del bambini, sol qual lungo gli uffioiali di sanitrl vedranno a qual topico rune- dio astringente dovranno ricoriere , ed ii xnodo di servirsene, Riguardo ai convalescenti , oltre le regole generali delle quali e fatta nienzione dal sig. me- dico consnlente , aggiungerei che atle Javamre degli occhi coll' acqua tVedda fosse unito ua poco di aceto. Vi souo per verita de' malati , gli occhi de' quali rimangono cosl sensibili per qnalche tempo , che non tollerano le lo- zioni fredde. Questi farauno tiepido 1' indicatg bagno. Kon posso finire qnesto scritto senza ri- guardare del mio dovere di replicare che ti pratichnio le diligenze le piu scrupolose per impedire la propagazione del contagio , e che ei diano gii ordiiu i pid positivi dalla com- petente autorita per T esecuzione dei precetti suggeriti , incaricando persona alia piu rigo- rosa sorveglianza , come si farebbe ia case di pesic. 100 LETTERS Lettera dello stesso al sig. professore RiMA. Pavia y 1 4 dicemhre 1812 (i). IL regolamento sanitario per le truppe ita- liane staziotiate nei tre dipartiraenti del Tionto, Miisone e Metauro componenti la S.'^divisione inilirare , rimessomi con la pregiata di lei let- tera del '7 dicembre corrente, e fatto con tanta esattezza e con tanfa previdenza da potersi francnmente asserire che qualora vengano con precisione eseguite le regole nel medesitno pre- scritte, la terribile ottalmia sara finalnaente de- bellata. Volendo in qualche modo scrnpoleggiare , ron potrei che aggiiingere alcune poche av- vertenze , le quali sono : I." Che le lenzuola , oltre all' essere il piu frequentemente possibile cambiate, siano si am- pie da ricoprire bene e passare sotto i ma- terassi , onde gl' infermi di otfalmia non pos- sano mai giungere a toccare i niaterassi mede- simi colle inani e dita intrise di flusso puri- forine. 3." Che piu volte nel giorno gli ottalmici sieno obbligati a lavarsi le raani coiracqua unita air aceto. 3.*^ Che nn infermiere vada piu volte al giorno a raccogliere con una molletta le pezze che hanno servito agli infermi per ripulirsi gli (i) Questa e la lettera citata alia pag. \\ del succen« nato opuscolo dell' Omodei. SULL OTTALMIA. I lO Occhi dal flasso puriforme , e immerliatamente tali j)ezze siano messe in una caldaia di lisci- vio, affinclie, trasportate rli luogo in luogo, noii iutrattengano un fotnite di contagio. 4.° Che in qiiegli ospitali uei qaali , oltre gl' iiifermi di altre malattie, sonovi alcune sale per gli ottalmici esclusivaioente , gl' infennieri ed inservienti a questi ultimi siaiio rigorosa- mente sorvegliati , onde noii abbiano veruna comunicazioiie cogli individai eseiiti di ottal- mia , e noii servano essi inedesimi alia troppo facile propagazioue del contagio. Queste soiio le poche aggiuiite che mi per- metterei di fare al regolainento sanitario che ( ripeto ) e veraraeiite dettato da quella pru- detiza che il caso esirre , e le fara tnoltissimo onore , ed eseguito, produria certatnente i mi- gUori efFetti. Sono con tutta stiraa, ec. Umilissimo servicore A. Scarpa. loi Osservazioni sulla corrente di lava dl Capo di Bove presso Roma e su qucUa delle Frattocchie sotto Albano. Lettera del signor Broccht al signof Leonharu , profcssorc di miner alogia e segre-* tario dcW accadcmia di Monaco. N, ON mi e ancora accaduto cU veclere la dis- seitazione del sig. Borkowsky iiirorno al suolo di Roma, che debbe essere stata inserita in uno de' piu recent! numeri delT accreditato giornale a cui Ella presiede, e della quale si e compia- ciuta dl farmi cenno ncll' ultima sua lettera. Sara cjuesto adunqae il terzo degli scritti che in vari tempi farono pubblicati e da vari au- tori sulla fisica costituzioue di quel jiaese, per- ciocche h a Lei ben noto che il sig. Breislak fu il primo a trattare di proposito questo tema,e che a lui tenne dappresso il sig. Buch con una Menioria otto anni fa stampata in tedesco. Ben- che le osservazioni di questi mineralogisti tos- sero circoscritte a piccolo tratto di terreno; ben- che le cose medesime abbiano 1' uno e 1' altro Tedute , quanto nulladiineno sono discrepant! iielle conseguenze, e come provano che il suolo di Roma, cainpa di controversie per gli antiquari, e altresi tecondo di enigmi pei geologi ! Se il sig. Borkowsky scende per terzo in questa lizza, recher^ forse innanzi un nuovo sistema, ed avendo avuto io occasione di fare con questo dotto qualche scorsa da quelle parti, sono quasi SULLA LAVA DI CAPO DI EOVE. I03 in graclo d' indovlnare quali saranno le favorite sue idee. Poiche sono su tale argoraento, Le diro clie uno degli oggetti che nelle vicitianze di Roma niaggiormente irnpegua la cmiosita dei geologi h la corrente di lava di Capo di Bove, che per essere la piu prossima alia citta, e la prima che dai forestieri sia visitata , iie havvi scieiiziato che trascuri di fnrlo. Nalladimeno mi sembra che questa famigerata lava sia piu cogoita dal canto della orittoguosia , rispetto cioe alle di- verse spezie di miuerali che trovansi in essa dis- semiuati, che noii da quello della geognosia per cio che concerue la sua giacitura, la direzione e la lunghezza del suo corso, ed il luogo d'oude si puo credere che sia scaturita. Intorno a questi oggetti mi conceda appuuto che io abbia Touore di trattenerla. Tutto quello spazio di terreno che dalla porta Capena o di S. Sebastiano si stende sino a Capo di Bove, ed in cui sono comprese le catacombe di Calisto,e vulcanico. Un tufa solido e pietroso analogo a quello del Campidoglio e di Monte Verde si afFaccia pochi passi prima di giuugere al sepolcro di Cecilia Metella, e su questa me- desima roccia e piantato quel monumento, co- me si ravvisa in un piccolo botro alia destra della via. I canaletti praticati dall' uiio e dal- I'altro lato della strada onde dare corso all'ac- qua piovana sono coperti di sabbia composta di frammenti di pirossena o nera, o di un giallo di crisolito , mista a grani di ierro magnetico ed a frantumi di lava. La stessa sabbia e assai comune lungo tutta la strada dalla porta della citta iino a queeto punto e beu oltra, ed e al* J 04 SULLA LAV\ tfesi copiosan-wentp sparsn iie'viottoli trasversalli Kiiu|)Ctto alia iKisilira
  • <'r lo piM )- Ne questi fossili sono per anche i soli che abhia la lava di Capo di Bove. Nelle cave piu prossime al monumento di Cecilia MeteHa s'in- contrano nuclei pii^i o nieno voluminosi di un'al- tra sostanza
  • arira piij elevata quanto piu si scostera da quel luogo. Che essa tenninasse pvesso il se- polcro di Cecilia Metella, assai chiararaente si mostra dalP assottigliarsi in quella situazione ed avere 1' aliezza di pochi piedi , talche non sa- rebbe cosa punto simile al vero che avesse qui incominciato , n^ saprei annuire al sentitnenco del sig. Breislak, il quale opina che ivi fosse un grande cratere che abbia diroccato; crei penetrali del cratere, rigur- gitati furono ancora intatti, e trovansi o sparsi pel suolo , o imprigionati nel peperino insienie con parecchie altre roccia del pari primitive, lo Jie raccoisi alruni ove V amfigena si mostra con tntii i caratteri che ad essa spettano , a talvolta ancora in simmetrici cristaiii. Si puo argomentare, e parmi a buon dritto, che il ^ ulcano d' ontle le mentovate correnti fluirono fosse ne'mouti Albani; e siccome, giusta la mia maniera di vedere , il mare copriva al- lora la superfizie del suolo , credo altresi che tanto alte non fossero in quel tempo le acque, DI CAPO m BOTE. I l5 che il cono del cratere non soverchiasse il li- vello ili qtieste. Sembra di fatto che uii 'vulcano sottomariiio , secondo tutta la strettezza del terniiiie , uii vulcano iiuieramente tufFato nel- 1' acqua noii possa formare correnti di vera e solida lava ^ e quaiitunque io non possa alle- gare verun fatto positivo ne pro uh contra a questa asserzione, pure governandomi con viste di mera e seinplice probabilita , mi persuado che incuivd3endo nn grands volutne di acqua sopra niaterie disposte ad accendersi e a lique- farsi , non possa seguirne 1' efFetto , e che da simili esplosioni si conseguiranno soltanto masse terrosc eo-scuola Brown anno- \er5 r idrope fra i morbi provenienti da debo- lezza indiretta , cio che corrisponde all' atonia degli antithi. Non solo i medici pratici , ma ancora q\'\ anatomici si provarono di spiegare 1' origine delT idrope, II ctlebre Cruik^hauk ne assegno tre fonti , cioe : languidezza di tutto il corpo ; infiammazione preceduta ; impedito trascorrimeuto del sangue. Soemmering e piij incliiiato a crederlo un effetto della compres- sione e deH'indaramento dc' liufatici , anzi che delle "vene. Mascagni aggiugne all' oppilazione delle glandule la dilatazioue de' vasi liufatici. Walter richiamo la teorica di una esuberante csalazione delle vene. Dopo d'avere esposte ed agitate con sottil di- samina le opinion! altrui, passa il N. A. a dichia- rare la propria intorno alia genesi dell' idrope, ck' egli considera in ogni caso come un efFetto di uu date grado d' infiammazione. Esempio [ d' idrope abbiamo nelle vesciche che s' al- zano suUa cute per T azione delle canterelle, o E CURA. DELL IDROPE. 12,1 dell* acqna bollente. II siero che in tal c?i9o tra- sufla , e si rac^coglie sotto T epidermlile, h cer* tamente una consegueiiza della flogosi destata lie! tessuto de' vasi saiiguigni e de' iiervi. Se si esaruiiia ii fliiido trapelato per 1' azione dei vescicatorii o del fuoco , e T umore che si ef- fonde nelle cavita e nelle relJale del corpo urnano afflitto d'itlropisia, appafisce che questi due umori hanno qnalita identiche. Uno dei pvincipali caratteri, secondo ii N. A., del fliiido prodotro dair infiammazione e queJlo di rappi- gliarsi esposto che sia all' azione del calorico , in grazia della sostanza albuminoea concrescibiie che esso co'itiene , cio che non accade della materia che in istato di vapore si va svolgendo neir animale sano , come lo provo il Cotunnio. Argoitiento pur favorevole alia genesi flogistica deir idrope e T osservazione che quasi tutte le malattie che lo cagionano, siano per se stesse d' indole infiamrnatoria. G!i esantemi , e sopra tutti la scarlattina , ne dannp esempio mani- festo, Su quest! principii conchiude il N. A. che r albumina dell' umore idropico sia uno de'piii semplici lavori dell' infiammazione , e quindi che generahnente 1' idrope non sia che mi eflfetto di leggerissimo grado di flogosi. Talvolta 1' idrope produce alterazioni sui visceri , concrezioni al- buminose e pseudo-membrane, perche 1' infiam- mazione h maggiore, tal che gli esiti sono cor- rispondenti alia sua forza ed ai particolari pro- cessi che arcanamente essa opera nelle varie sue condizioni. Male pertanto giudicarono quei medici che per lunga eta deiivarono le ofFese dei visceri negl' idropici dalla pressione delle acque , quae! vi foseero macerati. 12,2, SULLA GENESI Stabilita cosi la genesi deli' idrope, discende il N. A. al inetodo di cura , e tUmostra die i piu celebii pratici d' ogni tempo vanno d' ac- cordo neir iutento di scernare gli urnoii del corpo per promovere Y evacnazione delle ac- que raccoUe. Ippocrate purgava e faceva pas- seggiare liingamente r infermo finche fosse stanco e giondante di sudore, Non lascio d'impicgaie in certi casi la sangnigna , ne trascuro la pa- racemesi. Celso raccomanda la squilla , 1' eser- cizio , le fiegagioiii , il bagno caldo d' arena. Lo stesso fecero i medici che veniiero dope , greci e latini. Sytlenham, quantuiiqae ripoiiesse la cagione dell' idrope nella mala sanguiftcazione, pure faceva uso di drastici , di vomirivi e di diuretici , ne impiegava i tonici che sul finiro della malattia , ed in persone deboli ed esauste da lunga cachessia. Ludwig dava pure la squilla, e per sostenere la opiuione di lui dell' atouia de' vasi , credeva che fosse atta a corrt)borarli. Ma iutanto egli cade in contraddizioue con se niedesimo quando osserva che la squilla con- giunta alia corteccia peruviana non giova , e soitanto conviene dopo d'avere evacuate le ac- que. I priiiii seguaci di Brown confidarono par- ticolarmente negli eccitanti ;, ma non abbaudo- narono per cio Tuso dei diuretici e dei purganti, sicche non si puo sostenere che essi guarissero r idrope con semplice ammiiiistrazione di cor- teccia , d' etere , d' oppio, ec. Qui il N. A. si dichiara avverso a c|ua]unque idea di diatesi , sia essa nel senso de'pretti Browniani, oppure in quello de' piij recenti rifonnatori. L'ichope,, egli scrive , non e stenico , ne astcnico. Non e sCcnico , perche vuol essere doniato co' diuretici. E CURA dell' IDROPE. 12.5 co' purgintl , coil gli einetici , non gia con ri- niedi cost Actu controsdnioland directly quali sono, a cagione d'esempio, Tiosciamo, la belladoima, il laiiroceraso, il solaiio nero, il tasso baccato, ec; oltre die spesse volte convieiie unire ai niedi- cameiiti evacuanti quelli che corroborano , per otteneine la giiarigioiie : uon e astenico , pef- che , senza votare le acque raccolte , gli sd- molanti iion bastano per se tnedesiini a vinceie r idrope. Uii' alrra ragione che niilita contio la dottriiia delle diateai , e pure la diflfereiiza che passa tra le qualira dell' uinore morboso e quelle dell' utnore che si esala nel corpo in istato di perfetta salute. II fliiido dell' idrope si forma per una uuova seciczione di cui diveti- tauo capaci tutte le parti del corpo, ed in ispe- cie le superficie tnenibranose , allorch6 conce- piscono , o dato graflo , o date forine del pri- mitive processo patologico, la flogosi. Quali sicno poi le condizioni orgaiiiche che concor- rono a questo stato patologico positive, lo igno- riarao ; ma ne minor buio di questo si trova in ogni altra teorica di medicina. Nou nega il N. A. che in qualche caso 1' idrope possa es- sere cagionato dalla rottura di vasi assorbenti, o degli ureteri , e che queste raccolte debbaiio escludersi dalla sua teorica , come rare ecce- zioni. Del resto le sinoche gravi , le infiamma- zioni viscerali e menibrauose, gli esantemi, cui uon rare volte tien dietro Tidrcpe, sono tutte prove di processo flogistico. I vizi stessi pre- cordiali , secondo il N. A. , sono ciigionati da flogosi. Che se accade d' osservare 1' idropisia tlopo raoiti salassi in malattie acute flogistirhe, non ^ giu da iiicolpare la perdita soverchia del 124 SULLA CENESl sangne , ma s\ bene il grado e la natiira della infiammazione non vinta ancora , o per man- canza di bastevole sussidio, o per indotnita per- tinacia niaggiore della potenza dell' arte. In prova di questo il N. A. ei fa osservare ehe I' idrojie non nasce quasi inai in coiisegueriza di perdite enonm di sangue , per ferite o per emorragie spontanee in persone che non siano da fle)gosi inveetite. Nelle stesse febbri intermittenti , in cui non e raro che il nialato cada in idropisia, e dimostrato dall' anatomia patologica clie molte volte sotto I'aspetto di periodica piressia si la- "Vora un lento ed occulto processo infiammato- rio in alcnno dei visceri. In grazia di questa ingannevole maschera avviene talvolta die la corteccia peruviana danneggi 1' inferino e pro- mova r id rope , accrescendo la flogosi. Per ispiegare come agiscano gli evacuanti nclla cura deir idrope , pone ad esame il N. A. due sintomi che piu costanteniente acconipagnano questa malattia , cioe la sete e la tabe. La setc e cagionata da un difetto di fluido che, perce- pito dair animale, gli riesce molesto, ed ha per fine di av visare 1' individuo del bisogno che lia di fluido riparatore. NelT idrope la sete e in- tensa in grazia dell' abbondante secrezione ed escrezione di materia sierosa che si forma per la flogosi nella grande snperficie delle membrane. Pare una legge o proprieta de' linfatici vasi , tanto negli animali come nei vegetabili, qnella di accrescere la loro azioue ogni volta che il sistema irrigatorio generatore della materia or- ganica ha bisogno di fluido o di solitlo nu- tritive. Ora che rosa avviene nelT idrope dietro J' azioue dei medicamenti evacuauti ? Essi ac- E CURA dell' IDROPE. laS crescono la perdita degli umori aniaiali , e in- (Iticono per conseguenza nei -yasi linfatici uno stato di sete inaggiore , ossia di attivazione , per cui assorbiscono ed esportaiio le acque morbosamente raccolre. L' azione degli emeto- catartici in tal caso h meramente fisica , ossia irritaiite i villi alia secrezione enterica destinati. Lo stesso faiino i sudoriferi ed i diuretic! , sce- mano cio^ la massa degli umori , e svegliano la sete nei vasi assorbenti. Se questi rimedi agiscono controstimolando, ripete il N. A., per- clie noil si ottiene T evacuazione delle acque coir olio di lauroceraso , colle foglie di bella- lici controstimoli , e che con- veogaiio ii»\ece i purganti , e talora , iinita- mente a questi , i medicamenti che confortano Ja persona. Come dunque pr.o stare tauto con- trasto tia la ragioiie e 1' esperienza , se , per quanto ne dicono i filosofi , Tuna debbe essere scorta dell'altra? Per noi crediamo che il nodo consista neU'esservi fantastiche ipotesi piu che aigomeuti d' ambe le parti, e quindi sia chiaro che meglio insegni chi sappia con maggiore per- spicacia conciliare coi fatti le proprie opinioni. Pero fill tauto che sara iguota alia meute dei medici la vera natura dell' iufiammazione , e particolarmente dell' idrope , non maucherauuo mai a qualunque teorico iusuperablli difficolta neir esercizio dell' arte e nella spiegazioue dei fenomeui morbosi. E valga qualche esempio tolto dalhi stessa dottrina del dott. Geromini, Egli asserisce che sempre conveugouo gli eva- cuauti ;, ma frattanto ii Tissot ci avverte con cjueste parole : icerum moneo male creduur pui-^ gantibus prophdaxLS , aut curatlo hydropls , sa;pe en'mi oritur ex labesceuie digesdone , et iinininuca expbadone , utrumque vero vidurn augcnr. repeCitm purgationcs. ( Epist, mediccje ). II Cartlano , cht; i! N. k. cita pure tra le ausorita che lo favo" E CURA dell' IDROPE. l3l risoono , temeva deJl' azione dei forti evacuanti neH'ascite. In che modo poi si potrebbe sosteuere col N. A. che i iliuretici, i sudoriferi, i pur- ganti ec. agiscano irritaiido fisicaniente le estre- mitii arteiiose , per cui si accrescano le secre- zioni ? La caiifora , I' aininoniaca , i liquori spi- ritosi, ec. irritano pure; con tutto cio non gio- vaiio alia stessa nianiera. L' A. rispoiule che forse noil passano iiialcerati nella circolazione : ma perche ahneno non operano come purganti, »e certamente inteii agiscono sui villi intesti*- nali? Aiiche 1' asserzione dell'A. , che I'iilrope non accada quasi niai in conseguenza di gravi e ripptnti flussi di sangue, contrasta coll'osserva- zione di pratici insigni. E quei gradi vari della flogosi , onde na'^ce questa o quell' ultra specie di Mialattia , non sono essi giudizi ili chi cam- mina tentotie fra le tenehre ? Veramcnte il N. A. dichiara che questo suo opuscolo non e che una porzione di una estesa sua opera medica , in cui si comprendono quasi tutte le forme dei mali sotto il semplice titolo Delia flugosi e dei suoi lavori ; opera di cui questo iibro liyvea for- inare il prinio volume della seconda parte , se non che fu esso obhligato di pubblicarlo il piu I presto possibile dal tiinore che altri si appro- j priasse le manifestatc itlee di lui. Tale man- i canza ci lusinga ch' egli avra con piu chiari e i forti argonienti svi[up[)ata la di lui teorica nei j voluiui die doveano questo precedere. Frat- tanto , giudicando noi di questo frammento del suo lavoro , conclutliamo che la teorica di lui , quantunque non abbastanza dirnostrata , pure in alcuna parte appaga la mente , ed invita a medicare meglio sui process! morbosi ; che I 3a SULLA GENE3I EC. pV insegnamenti pratici cli' egli ci fornisce, sono ;ipj>og2;iati alKespcrieiiza ed al coiisenso de' piu grandi maestri delT arte ; die le condizioni va- ne deir idfope e le iiidicazioni curative vi sono distiute e spiegate con sagacita , che forse invano si cercherebbe neile altre opere di que- sto araomento. Vorremn)o pur congratnlarci col N. A. per la coltura non comune ch' egli nianifesta nello studio dei classici di medicina ; e in vero uou gli si puo negar questa lode , se si coiisidera la scarsita dei niezzi, trovandosi esso in uua cina non fornita di ricche biblio- teche : ma poiche V iuipresa ch' egli si e as- sunta domanda necessarianiente la plu grande erudizione per ragionare con franca ed ordi- nata dottrina un sistema fondato sulT esperienza iV ogni eta , cosi gli auguriamo che sia posto in condizione da potere con agio e pienamente adopcrare la buona voglia di studio , e 1' in- gegno di cni presenta in questo suo Saggio del-' V idrope non volgare testimonio. E. A. 1 3.3 Scguito degli estratd delle Memorie inserite ncl volume XVII delle scienze. volume XVII dcgli Atd della Soclecd Italiana JL/opo la Memoria Sidle oscillazioni di un corpo pendente da un filo estendibde ( ili cui si e riato r estratto nel Vol. VI ) , se ne legge una Sul- Vurto de fluiJl scritta dal sig. cav. Viiicenzo Bruiiacci. Egli e un costante e singolarc pregio cieir illustre aiuore di qucsta Memoria V eu- trare nella trartazione di un soggetto fisico-ma- tematico con un mctodotale, che progredeiulo dalle piccole aile maggiori cose , dalle semplici alle conoposte, crea, per co5i dire, passo passo quelle verita ili cui ha bisoguo per arrivare al 8UO iuteuto, e imita in una aianiera che riesce 80uin\atiieute deliziosa alio spirito I'indole stessa di cjueir aiialisi che viene poi adoperata quale meraviglioso stromento che strappa il velo as;li aroaiii della uatura. Propostosi ejrli pertauto di sottomettere al calcolo quel divtsamento di circontlare cP uu orlo una lastra [>er anmentare sojira (It fssa V urto di una vena flniila , e che si deve al sig. cav. Morusi , fu uaturahnente condotro ad esporre una tcorica sopra 1* urto de* fluidi. Presa quindi a seguire in mezzo a tutte le sue riceiche la lumiuosa dottrina del grau geoiuetra di Torino, comiucia T autore a supporre che il moto di un velo fluido sopra 1 34 MEMOSIE due Unee fn lor6 congiiinte ad angolo lasci in quest' angolo una porzione curvilinea di flnido stngnante: dietro ri|)Otesi poi die il fluido aljbia in ogni sua sefione la mcdesiaja velocita, e dietro 1' espressione generale della forza cen- trifuga in ciascun punto della suddetta curva , \iene a conoliindere ebe il raggio di curva- tura e dappertutto costante , e che qnindi la curva e un arco di cercluo. In seguito usando con destrezza dei principii d' irlrostatica e di alcune vpiita geoinetriche e trigonotnetriche , frova che V espressione dcllo sforzo totale eser- citato snlla prima di quelle linee e uguale al doppio del prodotto d< Ila sezione nell' altezza costante dovuta alia velocita , e nel seno dcl- J' angolo cK h supplemento a quello formato da quelle due rette; e ne deduce naturalinente che detto sforzo e massimo , quando I' angolo e retto. Se la seconda delle rette ha una esten- sione tanto breve , che i filetti fluidi 1' abban- donino facendo con essa un certo angolo, I'au- tore giugne a trovare che T es[)ressione dcllo sforzo sulla prima retta e come prima, ma colla diversita che, iuvece del seno deH'angolo delle rette, si ha il seno della differenza degli ^mgoii. Passa quindi ad un caso che non e se non il gia contemplato ripetuto due volte , ed e quello in cui il velo fluido va a hattere normalmente sopra una linea retta , cui dall' una e dalP al- tra parte ad eguale distanza sieno congiunte ad angolo altre due rette, Se gli angoli sono retti, e le linee congiunte sufficientemente estese, provasi che 1' urto sulla retta, in cui batte nor- malmente il fluido , e doppio di quello che avrebbe avuto se quelle lette noii ci fossero DELLA SOCIETA ITALIANA. l35 State. Se le linee congiunte sono egdali, e cosi corte che i filetti flnidi scappino faoeiulo coQ tsse un certo angolo , quest' angolo entra a dimiiuiire lo sforzo totale sulla Tinea uitata ; ma regolando coiivenientementc I'angolo, onde sotio congiunte quelle rette colia linea urtata , si pno anche in questo caso ottenere V espres- sione Hello sforzo massimo. In seguito si fa rilevare che 1' ipotesi deiruito di un velo fluido 8opra una linea non puo aver luogo in natura , in cui I' estcnsione si presenta sempre sotto le tre diinensioni; ina che supponendo invece I'urto di una vena fluida parallelepipeda rettangola in un canale formato di tie piani , si possono tradurre a questo caso tutte le cose saperior- mente dette, sostituendo nelle espressioni la parola piano a qnella di linca. Si passa poi al- r urto di una vena cilindrica sopra un piano con direzione normale. In un tal caso si for- ma sul fondo del piano un conoide concavo di fluido etagnante . il cui asse e perpendicolarc al piano istesso. Proponendosi quindi 1' autore di trovare 1' equazioiie della curva, da cui si pu6 intendere generata la superficie di quel solido di rivoluzione , trova con grande maestria che una proprieta della richiesta cnrva debb' esser quella di avere in ogni suo punto il ra^gio del cerchio osculatore in ragione inversa della cor- rispondente ordiuata. Prende egli dunque 1' e- «pressione notissima del raggio di curvatura eommiuistrata dal calcolo differenziale , e la pone eguale all' ordinata moltiplicata in uii coefficiente costante. Integra in seguito una pri- ma volta la suddetta equazione : ma siccome essa contiene il differenxiale secondo deii' or- 1.^6 MFMOniB fliiiata , co~i anclic dopo ffiiesta integrazione <, e la cletenninazioiie opportuna della costaiite , si lia nil' rqnazione coi clifFereiiziali primi. Essa pero b tale die il suo priino lueinhro conte- nente il (liflereiiziiile da la conosciuta fonnola tsprimente il cosciio dell' aiifiolo fatto dalla tangente alia curva coH'asse deile ascisse. Quindi ecli si serve dt^lT rqnazione istessa per trovare il valore dell'urto della vena fluida sopra il piano considerato sufficieuteiDeiite esteso , ed ottiene un risultan;enio egnalt' a quello otte- nuto da altro illnstre geoinetia con nietodo difFerente. Considerando poi il piano circolare e di poca cstensiotie , talclie il fluido sorteodo preiula una diiezioiie lacente angolo col piano istesso , *la formola delT uito contiene il seno di questo angolo. Trovata questa formola di Lagrangia, s' arresta il cav. Biunacci a conside- rarne il pregio , j'cr cni ella vicne conie paci- ficando le niolte qucstioni in tale argomento agitate fra aliri valentissinii fieici. iNla in se- guito egli fa osservare clie Ja formola snddetta lion contiene, a dir vero, T elemento tit IT estcn- sione del piano cht in un liiodo infliretto : quindi si volge alle sjierienze tieilo Zuliani , che danno risultanienti in parte conforaii alia teorica. Usando ppro dei dari delle sperienze , e sostituendoli nella formola onde dedurre la grandrzza del raggio di quel piano circolare , che da la massima misura delP urto , si trova il risulramento discorde da quello ottenuto per altre diretle espericnze dallo sresso Zuliani; cerca quindi Tautore di rendere ragione di una tale discrepanza. Ripiglia in seguito T eqnnzione dif- fereuziale gia ouenuta , ed iutei^iandola una DELLA SOCIETA ITALIANA. iSy 8<*con(1a volta dopo la deteritiinazioiif della co- srantp, pervieiie all' eqiiazione fiiiita fra le co- ordiijate della curva del ronoide , oli' h com- plicata d' irrazioiiali e di trascendenti logarit-, uiici. Segnendo il suo metodo , passa 1' autore a iaaciare d' un coritorno il piano circolare urtato dalla vena cilindrica , e dal calcolo si vede che la curva del fluido stagnante ueU'aa- golo di qnesto contorno e della stessa natura dclla curva del gia contemplato conoide. Sup- posto il contorno una snperficie di tionco tli cono estesa quaiito fa d'uopo, trova il cav. Bru- nacci che lo sforzo totale sul piano urtato dipende dal srno deirangolo, che fa Tapotema di rpiel cono col piano istesso ; quindi V urto divf'tita massimo , quando V angolo h retto , ossia quando il contorno h una superficie cilin- drica. r.ifnitando poscia al solito 1' estensionc della fascia in ntaniera che i filetti fluidi scap- pino , facnitlo angolo con es.j;a . si trova che nnche quest' angolo entra neli' espressione del- r urto ; ma che pero regolando conveniente- mente 1' altro angolo summentovato iu modo cIr- la difFerenza esimo , sebbeue Pons e Ccau la preten- dano greco rnniaiia. IVe dee credersi che la pittnra giugncsse nel sediccsimo scolo air ai^ice deila sua gloria , come accadde dclla scultura Sobbene i pittori spagnuoli scguissoro le mas- sime di Raftaello e ('i Michelangelo , fondate nello stu- dio dell' antico', prano lutlavia liuiidi imitate n die noa osavano abh.indonarsi a quel geuio ceatore che formo i grandi maeslii del seco'o diciassetfcsimo. (I passaggio del sedicesimo ;d diciassettcsiino secolo fa una dcHe piu luminosn fpoche del'a storia (ieila |)iltnra spagnuola. I .' Ksi uria'.e aveva tissato nelle Spagne il guslo delle arli. 1^' architettnra araba e la mista erau.si dile- gnate ; Monogro e Lconi sosienevano la gbria dclla S"ul- lura , ed i piilori spu^aviMio aniitiosi il volo. A Siviglia il dovi/ioso R>>elas ed i^ focoso Errera git- tavano i fondamenii cl'uii.i iiuova scuola. Viccnzo Car- ducho, Eugeuio Cax s ed altri si facevauo amuJrare ia PARTE STRANIERA.. I4I MidiiJ per la corvc.ziono del discgno e per la tnagia del coloiilo. Kibilta ed Oiiente in Val< iiza , I."'g' 1 riatano ed il pidre M:\gao in Toledo, ed in Cordova Ccspedes , doito j)oeta e pittore, facevano riviverc le scuole romana e veiicziana, E cosa veramenlfi maravigliosa chc sotto il rrgno di Filippo IV, tiinto falale al!a .-cullu a ed all' arcI]it^•llu•a, sorgfssero nolla Spagna i piii iliuslii filtori; Vel.isqurs dc Silva , AHonso Cano , Zurbavan, Espin'Sa , Morsa, Miiiillo, ec. cliii vi riprodiisseso i tapi d' opera di Ti- ziaiio di VVandicli , di Uubcns. Tanlo splendore non fu di lunga durala, e la pittiira muore col sccolo di ia:ita, che qiiando oppressi sotto Filippo IV , avvilit.i sotto Carlo II, Jaccrata dalle guerre civili ne' primi anni di Fil'ppo V, non conservava , per cosi dire, clie la gloria dell'autico suo nome ? Osserva per altro che anche in questi infe'.icissimi tempi ebbe la Spagna Palomino c Tobar che sostennero la gloria della piitura, inentie 1' architettura era aflatto depravata. I'ermtnate le intestine guerre della successione , Fi- lippo V tenta di richiamaie le belle arli a nuova vita, invitando stranieri arlefici , mandando a Roma giovani allievi, e progettando 1' islituzione di un' accademia che poi si slabili in Madrid sotto Feidinando VI. Carlo III, che sul trono di ISapoli erasi acquislata tanta gloria nelle Ircoperte d' Ercolano , nelle fiibbrich? di Caserta ec. , chiama nelle Spagne RalTaele Mengs , forse il piii g.ande piltore del suo secolo, che iafuude nuovo vigors negli 142. APPENDICE Cosi I' autore termina il prospctto dclla storia pitto- tica dclla Spagna, sen/a ricortlare le scatidalosc coiUro- VfTsie che tcccro tatito torto,c tauti spiaccii aiiCLaroiio air ostinalo Mcngs , che non avendo rigiiardo al decoro degli artrllci na^ionali ^ voleva riloiinaie a modo suo r accadcraia di Maliid. Prende dopo cio a difendere la scuola spagtuiola dalle accuse di iiuitorn)ila ne' soggelli dipiiili , e di IVequen. tissiino anacionisnio. La teologia, egli soggiugiie^ si era inipadronita del pcniiello dell' artefii ^ onde i ridenli episodii della greca milologia non nuero, come in Ilalia , a rallegtare gli argornenli mislici. Qual artcfice avrebbe osato di rappresi rilare, come Tiziano , il Tiionfo ^' Aniore e le seduUi ici bellczze della Dea del piacere ? E cosj perfettaiueiUe avvcrata che Carlo Id , il piii fi- losofi> re della Spagna , ordinb in sul finire de'suoi giorni di abbruciare quelle divine Veneri cui Tiziano aveva sa- pulo dare lutti gli alleltamenti dclla bellezza , le quali non furono salvalc che dall'accoi lezza del priiiio ministio. Osserva pero il nostio autore, che a Irotile di tatiti ostacoli , la scuola spngauola produsse un inliuito nuinero di egregie opere. iJiviJe quindi I'accadetnia spagouola in Ire scuole : 1.* di Valenza, di cui c capo Vicenzo Joanes: 2.' di Madrid, resa illustre dal maguifico Vela- squez de Silva: 5.* di Siviglia,di cui e priiicipe Barlo- loinep Estevan Murillo. Dopo aver data una ragionata storia dclla piltura spagnuola, antra a descriverne per ordine all'abetico gli artefici che fino ad una cert' epoca furono tutti pit- tori, seal tori ed architetti. lo non dirb che tutti gli ar- licoli siano accurataincnte conipilati, ma, generalmenle parlando , sono sparsi di belle osscrvazioiii c di buoiia erilica. 11 giudizioso autore, oinettendo quasi tulte le fiotizie estranee al merito pittorico , ha potuto con lo- dtivole brcvita soaiministrare al leltore abbaslaa/.a cstese notizie de' rinomati artefici e dcHe opere loro ; e la sua moderazione nella lode e nel biasimo , aggiunta alia sua qualita di straniero , gli concilia la fede del leltore. Ma perche mai |)roslitui la sua penna all' adulazionc , e di- sonorb cosi illustri ai'tefici , dando luogo tra di loro a ehi non obbe altro raerito che qutUo di una grande ua- stila 0 della potenaa? Perche chiaoiare ( p. aG-i ) Filippo II PARTE STRANIERA. 14J pittore ed archiletlo, sulla fcde di alcuni autori che jcrissero che 8 ) ed Ispano— Fiamminga la lerza di Sivigiia, fondata da Bartolomeo Esleban Morillo, p. yLi. Parlando di Joanes , dice che il suo pennello , sebbeue poco ridondanle , non luancava di certa quale energia , e cJie il suo discgno era castigate, che possedeva la sciunza degli scorti , panneggiava largamente, dava nobilta alle figure , die coloriva sull' andare della scuola rouiana , che in somma Ic sue opere alleslavano gli studi lalti in Italia, Conlcssa per oltro ciie il solo amore «li palria iia poluta niuovere Palomino a paragouarlo a Kallaello. Qut-sto capo* ficuola , so tale puo dirsi un imitatore dcllo stile di un' al- Ua, era nalo d«l loaS e raori oel i ^79. — Dice di 144 A?PEND1CE Velasquez, esser<» il piii g anrJc pittorc n.Uiiiallstn , e che lo siesso Tiziatio noii agj^iiaglia la lucentf/za del siio pcu- Ticllo, e specialmnte ncll' arte iniinitabile di lapprisen- l.re gii oj^gftti scMiza confonclere le distaiize. Conviiito di tjuosta vtrilk, die la pilluia non e che uii' esalta iinilaiiotie della natn>a , studio tutto quanto poteva es- seigli utile a conoscerne gli efielli, e si valsc sposse volte della camera oscura. Pochi pittori seppe-io come Vela- fiqiier collocare iti modo le (igure da piodune gli effelti voluti sen/.a slranicro sussidio ; pcJii seppero dare ai lore quaiiri, coaie Valesque?. , il tuono dominante che piu conviene al soggclto , ed una tal vcrita clie non trovas" cIjc nella nilura. Non iascia per altro il nostro autore di osservare destramente cli' egli s' ailonlano dal bello stile di Raffaelto, forse perche qiianca e sp;gnuola; parinieule deile lingue lalina e gicca , di matematiche , di liioiotia nalurale e di chi- luica . il museo e ancora nclla sua int'au^ia ; ii gabinetto •" -IT ' /PPENDICE PARTE STR ANIERA. l^J di fiilca e gia riccliissimo; la biblioleca conliene ciricjue niila voluiiii. Per esscre ammessi uella classe del fanciulli e d' uopo saper leggcTc il laliiio nell' Eiitidc di \'iigilio e nelle Orazioiii di Cicerone, e parit!ienli la Biblia in greco; sapeie inollre uu po' di grannnalica inglese c con esser digiuno d' arilmelica. II corso d' iitruzione e diviso in quattro epoche. Tfclla prima si studia Scnoioute, Ora/io, Cicerone de ofjiciis, e 1' arilnietica ; Nella secoiida, la gcngafia^ Sheridan, la logica, Ci— O'rono de oratore, l.i collezione dei poeli luaggiori e minori e gli elenienti d'Euclidcj iNclla terza , Tacilo , Longino, la filosofia morale, le lezioni di Blair, Lake ^ I' algebra , la Irigononietria, r agri'inensura , le sezioiii coniche j t'iiialinpnte nell' ultima , Oniero , gli dementi di cri- ti a di Kaiins, I' astronoiiiia , la fisica , la chiinica e la filosolia dello S[)iiilo umano di Stuart. L'aiiDO scolaitico e di\iso in trc sessiotii : I'apertura annua o (issala al quarto mercoiedi di I'utlio; le annue S|)'.se (Irgli student, sono ili cento quuidici piastre , com- prcsi i libri di studi«). 11 governo ha paiimente provvc- I e(\ astronoml nel medio evo furono taato superiori agli altri, oggi si pia-e sepoUa nella piu cras-ia igiioiaiiza. ll <;aloioio caiie si e die ha pira'iizale le loiae del loro aiii no ; i teneri fiori dello spirilo sono rimasi disseccati d.igli strali ardenti del fuoco del calte ( se n.iu eloqucnte il do(t. Petocz , e alimiio veemente ). Ij' Arabia feiice , suolo favorilo taiito dalla natiira , noil e abilato che da orde di nomadi , laddove dovrebbe esser copioso di fiorcnti ciftA e di allegri villaggi che agl' indiistriosi abilaiori assicurassero le ric licz^e ed il ben essere. E a chi deve qiiesta inisera sua coudizione^* A chi? Se non alia bevanJa del calfe? Preinio di mille fiorini per gti edltori delt Espero, Sono olio anni clie col tilolo di Espero si pubblica in Vienna uu' opera periodica, alia quale coiilribuiscono circa ottan'a collaboratori tra na-jouali ed esleri , alia fedele amicizia e all' appoggio dei qiiali 1' editore professa la piu viva riconos enzi. Per essi egli pole arricchlre il 6U0 foglio di soritli originuli e di mclte j-rcziose nolizie e discussioni che ivi soltanlo e non in vcruri allro luogo si trovano. Ne con tiillo il fatio sino a qui egli si reputa d' aver fatlo assai ; < he anzi aspira ad una meta ancor j)iu nobile. Mon gli basta di procaiciarsi molte cose da ruolli , ma viiole procaccia si il ra;ed inleride inol- tre di svei;liare i btioni ingegni c e bene spcsso rim m- gonsi dorni'glioii e Uascosli , e co-onare di ricom|)ensa o d' oiiore chi aspira a merilarsi T uno o 1' allro. A tal sffotfo egli slabiiisce questo premio , da dislribuire costan- t<'m'nte ogni anno, a chi avra mandalo a'l' Espero il miglior arlicolo originale in qualsivoglia maleria di let- lere , scienze , arli ; oppure a clii avra meglio coniribuito ad arricchirlo di buoni materiali o di varia ed utile coriispondenza. (iili alcuni aniici dell' editore, prolctloii di qucsta utile inlrapresa, si sono soUoscrilli come con- tribuenti: fra questl si leggono con compiacen/a i nomi di due ragguardevr.li personaggi , quali sono Ugo conte di Salm , e Giuseppe coute di Auersperg, ognuno dei quali si e sntlos :ritlo per duecento fiorini ; qualchc ano- nimo e l' rdilore nicdisimo c lo stampalore , ciascuno per ccnio fioiiui. L' epoca del coucorso iucomincia due lOi APPENDICE- niesi dopo la pubblitaziotie del uianitesto , per consc- guen-a va a terniiuare all' ultimo del febbraio 1818. Sa- ranno nominali giudici apposili. L' editore tcrniina fa- cendo sentire ch' egli uon dubila che molti vi saranao tia quelli che aiiiano la diffujione dei lumi, che proteg- goiio le scien/c , che sono scnsibili all' onor patrio , i quali , mal sopporiando che i prodotti dell" ingegno non sieno ancora ncl jjatrio suolo di lutta qiiella ricchezza e di tulto quel valoie che pur dovrebbeio , conlribniranno volentjeri la loro offerta qualunque per mantenere ed. auraeutare un premio destinato a cosi tiobil uso e cosi utile alia patiia. ( Quest' articolo e preso p-incipalmente d.iir Intellifcnzblatt der osterreickischen Lilteratur , sup- plendo mediante altri fogli al successivo numero dell' //i- telliiienzblaU che ci e ruancato ). Oekonomisclie Neniskeiteu mid Verhandlungen, ciod Giornalc dellc noiita e transazioni economic die. •— Vienna^ 18 1-. Kel n. 26 tratl^isi dei risultatmenti delle spericnze istituite dal baroue Mednvanskv , unitamente all' abate di Eudalph, onde otteuere uq surrogate al pane nei casi di carestia. II pane migliore fu ottenuto dalla miscela di di fa-- 17 riua Q orzo^ di paglia d orzo macinala e stacciata, e da di cumino. Non ingrato fu pure il pane ot- tenulo da di farina di orzo, — di licbene islan- ^7 07 dico torrcfalto e polverizzato , di paglia d'orzoma- 57 cinata e stacciata, e da — — di cumino; e nemmeno ingrato fu quelle composto di — di farina di avena , 12 12.,, di lichene islandico, di paglia di avena e di 57 J7 di cumino. Alia miscela si aggiunge un lievit* fluido^ ■*7 PARTE STRANIERA. I 53 quindi s'impasta, poi si lascia fermenlare ; dopo s' irn- pasta di bel nuovo e Se ne fanno dclle focaccie souilij le quali si porigono a cuocere nel forno. Trallandosi di pane ottenulo da sostaiize chc si hanno fra le piu steiili iiiomagne^ clie costa pochissiino e non e disiggradcvole o insalubre, noi lo facciarno connscere , ed inviiiarao i noslri ecoaomi a verificar pure se oltre alle prop'iela suddette posscgga atichc quella di essere nu- Iriente e di non produire per avvenlura il mal dei pondi, o di non dar raano alio sviluppo della pellagra e di altre nialallic pruvenieati da caltivi alimeati. CORRISPONDENZA STRANIERA. ILL* ORNATISSIMO SIG. GIUSEPPE ACEREI. DalV Austria , 20 aprlU 1817. N. Moe'c passim Dea fceda virum diffundil in ora lojf a torto gli anlicht Romani sacrificavano all' Avprunca , dea della caliirinia. E chi ci scampa da codesla nialefica dei'a? Immor. tale, impassibilo, qua'i sono i Numi ; possenle, inmiulabile roni' essi, argirie non 1' affrena , tempo non la disarma , folj^ore di verila pon la giunge. S' iiisiima in ogni recesso , coglie ogni islanle , \este ogni forma ; e non paga del Irafitto onor d' allri , s' asside gelosa su le tombe ad impcjir che vi sorga. Novella prova c.e nc fornisee 1' anonimo in quel $uo dettato sullo Sgricci. Inipugnai coUa precedenle niia un suo errore di niassima ; ne roniballero uno di fallo con quesla. Egli di mezzo alia quistione, se debbano o no tollfrarsi impro\Tisalori in Ilalla , richiania in luce la spenta fola del Galileo tortiirato sul Tebro; e con niagislrale bal- dnnza ce la present a , qual chi bandisse la piu sicura delle verita. Ripetansi le sue parole: •• slollissima e miseranda rosa fu I'iico- ronnrsi una Gorilla ilove fu carcerato e torturato il Galileo •.. Dopo di che sog^iunge con socratica niodcranza : " si IroLcbi il parb're fli qnesle indegnita , che per la vergogna iiilollerabile . e 1 Ira giw ^tis.sima suggerirebbero troppo gravi parole >. ( pag. i3 ). Ahiinel Quanto meglio avria fallo 1' anonimo a Ironcarlo prima codes lo /V/'o/^ra^/'.'e parlare , aiiiico , voi vel vedretc ben presto, frat' ) 54 A r P E N D I C E taato pregovi d' osservarr ohp in quel una premesso al nonie poe- tioo delta celebre \Iorelli s a!mida una pretla villaaia, ad iii;;pgiio- sissitna do'ina ila)iaiia diretia che non men conimpiidevolf fu per la spo'itaiieila de' suol iiobili eanni chf* per la illibalezza de' suoi co- stuini. Poi vi rhiedero come c'entri qui il Galileo ' Se quel soinmo Toscano fosse slalo improv\'isatore, e come, lale carceralo e torlurato per aver catilalo versi bellissuni , ed all'opposto in(^oro;iala si fosse Una Gorilla per averne fo^,;iali dfi pessinii , allora .-,1 che il Galileo andrcbhe rlcordalo , a eteriia infamia de' giudici , e T /rimorlale ci viene in quesla eonlesa proprio trallo a capelli dail'Averuiica dea , iiiteata seiiipre a denic;rare Ilalia , e V eterno seggio iiisullare del grande , del bello e dcUa fede. Che pero : " Sorivi , mi dice , un generoso sdegno » ; scriyi , e conquidi la calunnia vomitata contro la patria dal de- genere figlio. \ ero e comprovafo a cielo fosse lo strazio siibito dal Galileo , che carila di nalio loco di piangerne in segreto ci ordi-ie- rebbe , e tetilare con una figliale mutolczza di spegnerne la n)einoria. Crede forse 1' aioninio col fare rivivero anfiche fole , a daiiiio di una parte d' Italia , d' onorare il rimanenle, e giovare al nome ita- liano ? La sua pretensione non ha senso comune. Porti in Affrica codesla Roma glA capitale del politico mondo, in oggi capilale del sacro ■ poi con italiana rivalif4 I'accusi c dileggi se a tanto lo spinge inipeto d' atra bile. Ma fiiK^he in mezzo all' Ilaliano Lazio siede la regina del mondo , finche sulle vefuste sue glorie tanta parte si fotida deir ilaliana grandezza , che sparirebbe alio sparir di Roma, la miri con ORchio di rispetto , ed usi almeno in ver essa que' riguardi che da anima bennala dritto haiino d' esigere le piu meschine clll?i d' Italia. Ah 1 di questo io vorrei che ben adder.tvo s' imbevessero le ilaliane nenti, che a malgrado I'essere divisa in piu Stati e Governi , una ^ 1 Ilalia, come una era la Grecia posta nelle medesime circostanze, ed una e in ogfji la Germania rd il fu sempre. Non v' era la Gre« cia di Sparta, la Grecia d'Atene , la Grecia di Corinto ; ma v'era la Grecia de'Greci, e Serse ne fe' prova. E perche vorn-m noi che ^•i sia 1 Italia di Roma, 1' Ilalia di Mi la no , 1' Ilalia di Fireuze , di Napoli , di Venezia , di Torino, e non 1' Italia degV Ualiani ? Avvi , di diiferenti Stati composta una Germania ed una nazione tedesca. Generale e in essa I'impegno d' iniialzare il palrio luslro per ogni maniera di nobili sforzi. E perche non \i sara uti' Italia ed una na- zione ilaliana che faccia altrellanio, quando di tanto maggiori doni ci fu largo il cielo, accordandoci patria ianio piii bella e gloriosa ? Perlocch^ una non solo esser dovrebbe fra noi la lingua de' doili e hen creati citladini , ma uno e comune il vanto delle chiare produ- zioni , uno il primalo tiell' arti belle, uno il Panlroii degli uomiiii grandi , uno il fervore di accrescere , non che conservare le glorie •vile. Non la forluita combinazione di numerosi -viventi in una medesima contrada cio si h che coslituisce una nazione; meno poi lale la dif- ijaiscono i geograUci e variabili punli che a norma delle poliliche PARTE STRANIERA. J 55 vicende Vinlerno e 1' esteriore co-itorno prescrivono tl'>lla nbitala re- gio'ie ; ma la coinu ia;i/!a de' beni nio.-ali , ma la sonii^^liauza (1p1 cardttere , ma le doLi dplla menle e d<'l cuore , ma 1' uiiifoiiiiili dplle idee reli;^losP , ma \e £;lor(e Iramandale , le isliluzioni e le ablluilim tslesse portale dal ctima, accolte da tutli , e co.ivalida'e dalla lia- dizione e dalla esperictiza. Ecco cio che riutiilo dk ad una mol- tiludi'ie di famiglie iiello slesso parse slanziate 1' essere di na- zio.ie, e il vaitare una palria. Imniulabile esse do il cielo d' Italia quaiilo il carallere ilaliano, ed indelebili le plorie noslre, siccome itivtncib'li le noslre nalurali IctideMZe ed abitudini , iie viene che volger di secoli , o variar di fotluna i\0'i faran mai si che cessi in Italia d'esislere una iiazio le italiana. Diversi sian pure i Governi delta peiiisola . come, tranne un'epoca noii mollo lunga, lo furon sempre , la .sajgia p palerna oura de' popoli a loro commessi li con- sii^lieri di pronioverc , an/.iche frastornare questo iiazioiiale srieiilitico Tulto, da cui al soinmo dippnde la quiele, la co'ileiitezza e la ele- vazione de;^l' iiidivi'lui compo enli le socielA che deggio'i reggere a felicitare. IndafO degli i'lcauti srritlori , siccome ranouinio, tenle- raniio da quando a quaiido di porlare la scissione negl' ilalia' i pelli. 11 comu'ie va:itag::;io , 1 o lor coniu:'e ci terran sempre u'.'.ili alia ilaliaiia patria, alia sl'-ssa guisa , giova il ripeterlo, che iidi soro alia loro i Tedeschi d oggidi , e il furono gli acclamati popoli delta Grecia aiitica L' enmlazione e la sola riva ila dal buoti senso con- ceduta agl Italiaiii sup^riori , iiiferiori e medii. Che Torqiialo sia iiato a Hergaino o 1 a Sorento , che imporia per iioi ? purche Ber- gamo o Sorento ci dia:«o de Torquati. Ho'^ia'ia, O toscatia , o lom- Larda culla che sabbiano i Petrarca , i Raffaelli, gli Ariosti, lullo e per noi una cosa , purche a gara le ilaliane provii.cie produca^'O uomini di cosi rara tenipra. FuroMO Ilaliani, e basia all' Ilalia. Che pero biasmo non teime si nierita 1' a-o liiiio noslro, per avere , rin- frcscando una sparita n\acchia . bruttalo il manio della ilaliara doima ; e lode all' iitcoritro a que' dabben figli dee darsi che a deterg.^rla avean poslo cura. Primegg'a tra quesli il Tiraboschi Valeii-'osi delle leltere inedile pubbiiciile dal Fabroi.i . di quelle dell anibasciadore loscano a Roma, iioti che del Targioni e del Gi.lileo niedesimo, al- lacco il valoroso crilico 1 inipudcnie fanfalucca del Galil:o /c/-?i/r<7/o , e ne sorli vincilore. Delle posseiiti armi sue e di lalut-e nlire mi piovero io pure per abbaltere 1' idra riiiascciile , applicando a iiial che (orna farinaro spcrimeiitalo. Ddile <'onie il suilodalo aulore provcrbia a ragione gl' invei.lori e i bandilori di codesta famigcrata calunnia. •• Alcu»>i di questi ci rappreseiita o quel veierabil vecchro , cggcMo dell ammiraziine e degli applausi di tiitia la colta Europa , carico di catet|e , gettato in una oscura prigiorie , e qual nialfallore abbandonalo aai giudici alia erudelti del cartieficc, c so^rett/ito ad it^nom'niosa tortiira. Al leggere di si pateli rinetono il dolente raccnritD a I ro amici , e si fa in Ogni pnrte esclamando che il Galileo ci sonwini.tira uno de pixt la- frtm,ir)}i esempi d una inniusta e crudele perseiuzione >• ( Slor. Let. Vol VIII . pag. 3i3 ). £ ohi luai imnuj^uato sarebbesi che tra codcsti iiuuocsnlelli , che 1 56 APPENDICE bevono all' ingrosso , aniioverar si dovesse un letteralo cTie aitsatu.* amhulat , ed apre scuola \>(^' suoi siinili in una delle piu coUe cill4 d' Italia , e correudo il secolo XIY .' Possibile che uoiuo di tanla doUriia lello won abbia inai il Tiraboschi? Xon pare. Da mallaletilo du'iq'ie, nou da ignoratiza provifrie il suo fallo,dauna detormiiiala volo.iti di pprpetuare una man'ifesta caluiiuia, a scorno del nome ilaliano. Debito h quiudi d' ognuu di noi il rintuzzare la malignila sua , e se salvar si vuole la sua inte'izioiie , corre^gere la sua idio- tagv;ne ; al che ollenore proiilamenle ci bastera 1' addurre qui in sucoi'ito quaiito in quella memoranda occasioiie awenisse al Toscano Archimede. Sappia adunque 1' anonimo e chiunque 1' opinion sua seguilasse , clie non per avere adoltato il sistenia copernicano fu a Roma citato e giulicato il Galileo. Queslo sistema vi era gia nolo da quasi due secoli, e vi ebbe ad approvatnri e lodatnr'i ( scrive il Tiraboschi) tre Papi , e fit pubblicamente sostenuto ( innanzi al Pontefice ) nee,li Orti V'aticani senza che alcuno vi si opponesse ( ivi , pag. 322 ). Se non che non pochi e non si leggeri fatti commise il Sofo Pisano. Gli era stalo nel suo primo viaggio di Roma , e sntto minaccia di pri^ronia , inlimalo di non piii venlilare ne' crocchi eerie sue tesi riss;uardate a que' tempi come incomporlabili col sacro testo. Aveva neile mani del cardinal Bellarmi'io , suo gran fautore , data pro- messa al Papa di osser\'are il divielo. Tornalo a Firenze , riprodusse da li a qualche tempo la mal sofferta dollrina in quel suo celebre clialogo , carpcndone con moUa accortezza dal maestro del sacro pa- lazzo I' approvazione. Introduce il Galileo in quella quistione , che nulla piu che come filosofica inlende di risguardare , un Simplicio cui mette in bocca gli argomenti e le opinioni de' teologi d" allora ; e il fa con tale arte che non solo indebolisce le ragioni degli avver- sarii , ma degni li rende di derisione. Di qai il rojiiore altissimo che ne menarono di subito i dileggiati , e i lamenti di que' che lesa cre- devano da quel dialogo 1' ortodossia. Onde attutare il tumullo , fu necessity chiamare a Roma il Galileo , e fame senlenza. Non fu dun- que citato e processato un dotto perche ne sapesse piii de' suoi giu- dici , ma un cittadino refraltario alia legge intimata , ma 1' uonio d' onore che venia meno alia data parola , ma 1' incaulo pensatore che porlava nelle coscienze dni timidi dubbii per lo meno molesti, se non pericolosi , e per ultimo un animoso credente che il dritlo arrogavasi , alia sola chiesa universale spetlante , di dare ci8e alia sacra parola una spiegazione diversa da quella fino a que' di rice- vuta dalla universalita de' fedeli. I iiovalori della Germania fornito avean di fresco un ben lagrimevole esempio degli eccessi a" quail conduce un tale abuso. Won poleva percio Roma sanzionarlo , ta- cendo. Aci'agionare si dee altresi il caraltere stesso poro arreiidevole e focoso del iiostro filosofo per cio che gli avvenue. EgU s iufuoca neUe sue opinioni, e ha estrema passione dentm , e poca fortezza o prudenza a saperla vincere. Gosi scriveva di lui 1' ambasciadore al Gran-Duca. ( Fabr. Let. ined. , pag. 53). • Or dilenii ( esclama qui il Tiraboschi ) , il piu moderalo ed il piu giusto tribunale del mondo , se vedesse un suo rigoroso dmeto oltraggiato pubblicamenle , e cotioscesse che il violator del comando, di cio noa pago , ha volulo aucora prendersi beife di esso , e raggi- PARTE STR^OTER4. 1 57 rarla con arte, e carplrne ashilaineiite una pprmiss'tone che a plena ccnizione di causa i;li sarelibe stala negala , non moverebbesi * silegtio , e noil npulerebbe di grave pena meiitevole il trasgres- sore' ( pag 332) Ma io qui m'accorgo che passo pass© tn' incammmo a difendeie 1' operalo dal roniano Iribunale. Questo non era il mio scopo. Io non iscrivo che per isnienlire la diceria del Galileo torturato e le supposte inde^nita A queslo facciasi rilorno. Gi\iiifo a Roma il Galileo, eccolo getlato in oscura prigione , se a sloriografo nostro pr'-ndiaino la calunnia ; ma se la verita, eccolo scendere dal calesse a villa Medici ; eccolo alloggialo in quelle reali stany.e signorilmente , e Irattato qual persoriaggio dal loscano amba- sciadore Francesco Niccolini ; eccolo uscire a passeggio , a tutla volla che il brania , e pertiiio a diporlo girserie in Gaslel Gandolfo ( pag. 335 ■). Oh ! carcere orrendo , ove se" tu mai ? Io non ti vedo p;u che nel fatalo celabro dtU' anoniino delraltore. Venulo il tempo del for- mare il processo , passa il Galileo nel palaxzo dclla congregazionc di S. Uffizio. Ivi , come e nolo , vi hanno carccri , ma non ve n' hauno pel Galileo. Al rispetlato vecchio si destiiiano le camere istes^e del giudice fiscale (pag. i6o ). Vi dimora il reo pei pochi giorni che dura 1' csame , e sempre a porte aperle. Vi vede cbi gli talenta , vi fa rhc vuole , e vi e nodrilo al solilo dalla squisila mensa dell' am- basriadore del suo sovrano. Noti e ancora chiuso il processo , non tatia la senlenza , che il Galileo e reslituilo alia succennala real villa. Pronunciata la condanna , che la pena del carcere includeva ad arbilrio dslla congregazionc, il ponfetice la alleggerisce , e gli assegna per sua relegazione la stessa i\. Villa in un coi giardini. Se conoscele quel amenissimo luogo , coiivenire dovrete che non pochi senza condanna di sorta sceglierebbero a carcere loro volontario un cos! orrendo ridente soggiorno. Poco dopo gli si permel'e di rilor- narsene in patria ; nia imperversando a que' di la pesle in Firenze , non si osa esporre vita si cara , e Io si nianda a Sieiia in casa deir amico suo piii lenero, monsignore arcivescovo Piccoloniini , dove conduce deliziosanienle alcuni mesi. S' ascolti il Galileo medesinio. Egli in una lunga leltera al suo amico e discepolo il celebre Padre Riiiieri , dopo d aver dcllo ch' era stato da'suoi giudici trattato con \i:,a non consueta piacevolezza , cost prosieguc : " In tempo che Firenze era ir.fella di pesle , mi fu destinala per carcere con generosn pieta V abilazione del mio piu caro amico monsignor arcivescovo Piccolo- mini , dclla cui geiitilissima conversazione io godetti con tanta quiefe e soddisfazione dell' animo mio , che ripigliai i miei studi, e trovai e diinoslrai gran parte delle conclusioiii meccaniche, ec. ec. >■ Pro- siegue qui a dire che dopo cinque mesi , cessata la peste , il Papa gli pennise d' abbandonare Siena, e loriio alia villa di Bellosguardo presso Firenze , sendo egli amantissimo della canipagna ( pag. i63. Let. del Galileo ). E dove sla qui , sig. anonimo implacabile e severo , dove sla quel voslio cnrcerato e torturato? Dove sono le hide^ith che 1 ira vostra ri.svp^liiio , se siiusllssima e qual la dile V Dove il dritto d' incolpare Ilali.i"i d un crime che mai non fu conimesso .' Ci accusmo i lontani 4' or.lniario poco o male islruUi, ci caluuuino i malevoli , c' insul- tiiio gl uiyidiosi. Qgui graiide uazioae solfti di tali avauie. Ma cte 1 58 APPENDICE italiana bocca Osi dar fiato al corno dflla iii. Partecipalele adunque all aulore dell' articolo .ygr/cc/awo , e finiscasi la pre^eite colle parole islesse con che egli chinde quel suo nialnalo periolo del G.ilileo carcerato e torturato dove si Ci rono una Cor'dla. « Si tronchi. cioe , una volta il parlarc di queste indegnita , che per, la vt'rgogna intollerabile e L ira giustissima suggerirebbero troppo ^avi parole ». No;i ne rinvenendo io di piii gravi di quesle sue nel vocabolario delle civili persone , mi chiamo pago delle medesmie , e senza piu resto di core, ec. DaXiso TiaiA\o. (La lettera III. n,;l prossimo numero.) Nota alia precedence lettera. Colla publ)licaz!one di questa lettera e di quella che leggesi sotio la |jag. 498 , T. VI di questa I'.iblioleca , ci sembra di aver data una prova abliastaiza manifesta della nostra imparzialila e della nostra fede in inarlenere qua'ito iiii dal principio di qiiesla impresa abbiamo proniesso Ma sarebbe farci complici delle amarezze contenute pnn- cipaliii'iule in quest' ultima , se non le notassimo almeuo di \olo , e PARTE STRANIERA. 1 0() in luUo o in parte le confermassimo col nosfro sUenzio. Amarezze soil quesle : degenere fi^lio ; impeto il Jtra bile; letterato die assatvs AitnvLAT : da mat taknto pr viene il suo fallo , la sua id'iota^ine; faUitit celabro de\t anonimo dctrattore ; anommo implacui/ile e sever-'. Anche il titolo di calunnia dato all arlicolo del iioslro ano'inio e tilolo odioso e che ollrepassa i limii di una questiofie purameiile letleraria: e noil v' fe , a parer Iioslro , calunnia ove nou e ronsapevolezza del vero e doloso artifizio di nasconderlo con aiiimo di nuocere altrui ; laoude Ove no'.i si provino quesli eslrenii , non si puo con giustizia dar ca-» rico di questo f;iUo. Itigiusla parinieiite ci sembra e coiitro Tautore anonimo e conlro di noi 1 accusa di aver iioi volulo co'i quesle ciaiice portare Li discordia negl italini petti. Questa ci feiisce uel vivo , e lasciamo giudici i nostri Iflfori se la rostra opera periodica lasci ill nessun luogo Irasparire una co^i trisia inlenzione. Noi cre- devamo invece di aver qiialche volta ecceduto in un seiiso opposto, se pure in tal senso possibile e 1 eccesso tra noi. II cortese nostr» corrispo'idente si lascia talvolla cosi Irasporlare dal caldo delia que-" slioiie , che laluuo polrebbe credwe ch' egli volesse per avventura eri« gersi in apologista del santo Uffizio. Per la qual cosa noi dobbiamo al pubblico , a lui e a noi slessi alcune dichiarazioni sopra il sog- gello di questa leltera: cioe , i.° e il nostro corrispoiidenle si ac- ceiide di sdegno perche si riiinovi fra noi la niemoria di un fatto ignominioso all' Italia ( igiiominioso e setnpre , siasi tortura o sola- nip'ite arresto, o moleslia o lorlura di spinlo, obbliga' do un fi- losofo a disdire ura verila che la sua coscienza gli conianda di credere); e noi stimiamo che il confessare i nostri falli passati e r arrossirne valga a canceUarne la colpa , e giovi a conferniare i popoli ncir awersione a cosmietterne o a lollerartie di eguali ; 2." o vuol coi'daniiare la disobbedienza di GaMeo; e prima di slabilire una colpa bisognava giuslificare il comando ; poiche ove questo sia slollo ed irragionevole, tutla la colpa e in lui solo; 3.° o fiiialmente slando alio ttretto senso dei termini , egli si adira perche se'Za baslevoli doeu- meiili si abbia volulo iniputare a un tnburiale italiano u.ia violenza di piu e tontro una vitlima illustre : e noi imparzialnieule gli ac- cordiamo la oscurit^ ed incertezza del fatto , e sianio della opinione del Tiraboschi e di lui. Del resto sarebbe fargli ingiuria sospetlando ill lui 1 inteizione di fare 1 apologia dcUa I.iq lisizioae con aninerienza ripetiita nella casa del conte Moscati , colla assistenza del sig. prof. Conf/gliachi. II march. Ridolji di Firenze ha variato ed esteso questa sperienza medesinia; ed in Inghilloira se ne e Irailo vaiilaggio per un' ag- ^iunla pn ziosa alia lanterna de' minatori. Un filo me- tallico di circa ua trtiilcsimo di pollice ritorlo a spiia molto strella, e lunga un terzo di poll., e jjosto in modo sovra il hicignolo , che colla sua fiamma si arroventa. Se per case la lanteina del minatore si estiiigue , cgli non fa die abbiissarla agli strati inXeriori dell' almosfesa della ini- niera , nei cpiali una proporzione sulficiente dell' ossigeno puo produrre la combustione fiammcggiante e riaccendcie la Jucerua. Libri nuovi. Si annnnziano le Memorie di matemalica e di fisica della Societa Italiana delle scienze , torn. . XVIII ; una Me- moria del sig. Ottaviano Fabrizio Mossotti sul ruovi- iiienlo di un lluido elastico che soi le da un vaso , e della pressione che fa sulle pareti dello slesso ; la bella Me- moria dei combuslibili fossili esislcnsi nella provincia Veronese del canle Ignazio Devilacqua Lnzise ; il saggio sul termolampo a legno del march. Cos'mio Ridolji , dei quali tuiti si rcnde conto in qucsia Biblioteca Italiana j la teoria del talore del sig. Fourier ; la gcometria di silo sul piano c nello spazio , del sig. Flaiiti di INapoli , della quale pure abbiamo parlato; il nuovo melodo di misu- laie le piu minute frazioni del tempo, immat.;inato dal picf. Dal Negro ; il ristrcllo della gcologia di De Luc ; i ]>iosjjflli (lei risullanienti otteiuiti nella clinica medica dciJ'I. E. tlui\crsilk di fadova^ c fiu^ljuente \&. Meniqiia PARTE ITA LIANA. 1 65 ^i A. Borcloni sopra l' equilibrio di un pollg'^no qnalun- que , st:?re le inalatlie epide- niiche dalle contagiose non solo , ma osservo che la ma- teria del contagio pno conservarsi per lo spazio di uiolti mesi nascosta , fin tanto clie T opportunitu non ne sviluppi r azione. Quindi egli stnbili fuori della cilta ainpli laz- zaretti , proibendo con rigordslssime leggi ogni couimer- cio cogli appestati , ed opero insomma con tanta dot- trina e jirosperila di evento , che venne allora salutato dal popolo col noine d' Ippocrate Siculo. Queste sono le principali notizie che ci da il profes- sore Spedalieri nel siio pregevole elogio storico dell' In- -^rassia , adornaiidole di descrizioni e di note che pre- sentano in utile compendio le cose piu impirfanti sparse nelle opere di questo insigne medico ed anatoinico , e ne pongono in piena luce il nierito singolare. Delle Pcrcosse considerate sotto il duplice aspetto di Icsioni morbosc e di presidu mrflici. Discorso di Giuseppe Antonio Del Chtappa medico in Pavia. — Pavia , 1817, nella tipog. Bizzoni, Annunziamo con piacere qiicJta opericciuola , in cui si contengono di mnlte e jiregevnli cose , e se si vuole , an- r.he per rerto riguardo nuove Noi non assumereino lin- carico di firne un mimito estratto , die mal si potrebbe , come avvenir suole d' ogui buon libro ; ma ci limitere- t6o appendice rao a dir brereniente rlie 1" autore prencle a considerar* le percoss^ sullo iin ]Minlo di veduta affnlto filosofico. Fgli ne fa una grata e ad un tempo islrulfiva sorpresa , quando estemit; I" idea delle percosse ad altre m'. Itiplici ui.iiiiere d' a/.ione usale sovenleniente all' uopo di vin- cere una od alira delle riumerose affexioni a ciii sog- giace il corpo uiiiano. Tra quesle egli ripone le com- nir'zit.)!!! e le conrussioni , le osciliazioni e le scosse , le fiLstignzinni e le batliture , e persino il dnndolare , il na- vigare, il danzare , non esckise neppure le comprsssioni tdUe , come sono <*erte lasciatiire detle espulsire , ec. Ri- diice poi ron varie ed ingegnnse ragiorii e fatti pur moltl tiitle qiieste varie guise di merranira terapia ad una sola e identira maniera d' agire , e cliiude fmalniente con molti e ]irudenti concetti sulla prafica di queste varie fogge di meccanici salulari ciinenti. Non e a tralasciare per ultimo di riflettere clie gl' intrinseci pregi di questa operetta vengonn vie iiiaggiormenle a risaltare dall ordine e dalla cliiarezza dell' esposizione, e da una locuzione in ogni parte nitida e castigata. Siii g'lnrdini wsjcsl^ c sid merito in do clclt Iralia: Disseriaziotie cP Ippolito FiNDEMONTE. Sopra I indole del giardini moderni : Soggio di Luigi Mabil : con altre operctte dello stcsso argo- mento. — Verona , dalla tipografia Mainardi ^ 1817, in 8.°, di pag. 12,9. Questo volumefto contiene : Dedicaforia , avvertimento deir editore , dissertazione del cav. Pinfletnonti , ap- pendice alia stessa , snggio del cav. Mahil , estratto delle relazioni accadeuiiche dell' ab. Cesarotti , il giardino inglese descritto dal Pindemonti nel Poemetto dei Se- polcri , e la traduzione latina di quello fatta da Bene- detto Del Bene , con una lettera di questo al primo ; lettera del Pindemonti all' editore , ovvero altra appen- dice alia dissertazione suddetta. Questa rarcoltina stnrebhe bene unita alle prose e poesie campestri del cav. Pin- demonti, se ripelute qui non si vedessero alcune cose clie in quelle si contengono. D' inedito n m c' e propria- uiente clie il saggio di Mabil ^\q due appendici di Pin.' demo mi. PARTE ITALIANA. 169 GRAiN-DUCATO DI TOSCAN.\. Sas".io dl Elogi senza la R coniposU daW abate D. Lulgi Casolini , liccnziato in filosofia e teologla , ec. Edizionc quarta , emcndala ed au- mentata dal medesimo, cc. — Nella Capitalc delta Toscana , dai dpi dl Guglielmo Piatti , 1816, in S." di pag. 181 , e col ritratto dell Jutore. Qiiesti Elogi non sono die Panegirici sacri ; e si errerebbe assai , se si credesse clie potessero slare coi Panegirici di J^enini , di Minzoni ^ di Migliavacca , di Carisi , di De Liica il veccln(> e di t.ili allri ora- lori sa^ri clie in Italia fiorirono nell" ultima iiieta del se- co!oXVIlI,e de'qualV resta ancora, in clii gli udi, memoria viva e prafondo sentiinento di ammirazione. I Panegiricv del sig Casolini non oltrepassan^i la mediocrith. JMa lianno la pnrticolarita che nel fronlespizio si annnnzia. Essi snno composti con tale scelta di roci , che nissuna ve n' ha in cui entri la lettera r , la quale il sig. Ca-* solini per conforniazione d' organo non puo pronun- ciare. Non e egli per verila il primo che sia -venuto a tale esperiuiento. Almeno parmi di avere in qualche liiogo vedulo un Punegirico di S. Luifi re di Francia scritio ancli'esso senza !a r, e il sig Casolini in un ari'iso, che qui prenietle a chi legge , accenna il fatto dl chi nientr' egll era giovine anrora , aveva scrilto pariniente senza la r un Panegiriro del S. Angela Custode. Egli e pero quegli xhe lia s]nnlo di piii il tentativo , giacrhe ha scritto di tale nianiera non uno , ma otto Panegirici , quali sono i compresi in qiiesto volume. Poveruomo ! in questo avviso ci fa sapere esservi state persone che hanno assai male parlato di code^ti suol romponimenti , chianiandoli scioc- che liuffonate di Casolini. Costoro forse avrebbero vo- liito che r abate Casolini nvesse scritto i suoi Elogi come Di'moste'ie scrisse le sue Orationi , giacclie come Hemnstene aveva indnstriosanienle cercalo di correggere a dlfetti deir organo della parola. Ma non si sono esst ricortlati del deito che molii corrono , ed una solo ri- poria il palli'i ? Non e che la plebe irriflessiva la quale acrolga con fisHiiate il cavallo o V asino che nella car riera resta indietro. Se quell' asino o quel cavallo po- tesse *llre il f.iito suo , risponderebbe , e giiistamente : pschiaie qnelli che non hanno aviilo nemmeno il co~ raggio di correre. 170 APPENDICE ST.iTO PONTIFICIO. Opere dl C. Cornelio Tacito volgarizzate da Giu- seppe Petrucci della Compagnia di Gesu , profcssorc giubilato del CoUegio Romano nella classe dcll'cloquenza , col testo latino a fronte. — Roma^ tip. de Romani , 181 5- 16, torn. 7, in 8.° Se t' e stafo tempo in Italia in mi lodevol cosa fosse il Iradurre i classici dalle lingue anlirhe nell' italiyna fa- Tella, e qiiesto nostro , in ciii i cosi detti Romantici pro- fessano ahauienfe un soverchio ed esagerato disprezzo per la rlassica letteratiira. Noi dobbiaino alia lettura e alio studio di que" bei modelli il risorgimento delle lettere fra noi ; i piu begl' ingegni del Lazio si esercitarono nel secolo d' oro a tradurre dal greco; i nostri trecentisti si eserritarono a tradurre dal grero e dal latino : ma la no- stra lingua troppo ricina allora alia sua origine non avea presa quella disinvoltura e quell' andaauento che poscia le diedero un Magalotti , un Redi , un Cocchi , un Al- garofti , un Bianroni , un Alfieri. Quindi fu clie a mal- grado della supertiziosa venerazione per Davanzati , molti altri si esercitarono a tradurre il difficile Tacito. Noi abbiamo altrove notato , parlando della traduzione di Orazio dell'ab. Yincenzi (vedi Bibl. Ital. T. IV, pag. 545 ), clie la nostra lingua ha guadagnato in inezzo agli sforzi £itti dai traduttori per eniulare la brevita de' classici la- tini ; ma un tal genere di scherma non e falto per opere di lunga lena , e sente troppo il letto di Procuste , e stanca i lettori collo stento e colla penosa inevitabile sua oscurita. Tutti sanno die in questo difelto cadde anche Davanzati , die podii lianno percio la costanza di leg- sere da capo a fondo oggidi , e die podii intendono ^empre senza 1' aiuto del testo. Pare die fosse contro quesfo Tizio di tradurre die Orazio scriyesse quel suo precetto — Nee verbjun verho curahjs reddere fidiis <— Interpres. t= In altro scoglio vediamo aver urtato alcuni traduttori de' nostri tempi , ed e una certa affellazione o mal vez7.o di andare scegliendo i piu invecdiiali roca- br.Ii e le frasi antiquate de' piii rinioti nostri scrittori , del qual difelto abbiamo abbastanza diff'tisaniente parlato nl 'j'omo VI , pag. 597. II nuovo traduttore di Ta- cito ( il sig. Petrucci ) e entrato in questo arringo sclii- .rando maestrevolmente , per quanto a noi pare ; tutt,i PARTE ITALIANA. IJl quest! srogli. FeJi^le ed atlaccato all' originale , ma senza pedanteiia : Tibrato , ma senza esser coritorto , Iia preso per iscopo principale l' esprimere i sentiment! del suo autore , non trasciirandone anche le parole qunndo ne lia Irovato delle rorrispondenti perlettaraente nelia lingua ilaliana , e qiiando no , ha cercato secondo 1' avviso di Ttillio, come nelle monete farebbesi , di rendere 1' equi- valente , e colP estensione o col nnmero supplire al peso. In qiiesta maniera gli e riiucito di conservare nella sua tradiizione , in un coi sentimenti dello storico latino , il fraseggiare, il torno, 1' andamento della nostra bella lin- gua ilaliana. Ne cio con grande discapito della brevita die a molll sta tanto a cnore , come si fara pnlese a chi confrontar vorra qnesta traduzione col testo latino. A qnesto testo ( lo stesso die fu seguito e correfto dal Brot- tier ) ha sottoposte alnme note latine die cnncernono le varianti , ed ahre note italiane lia poste alia fine d' ogni Tohniie , Con un indire geografico , ed un altro de' nomi propri alia fine del \n ed ultimo volume. CORRISPONDENZA ITALIANA. Sqnarcio di Lettera del si^. Francesco Orioli al Direttore- della Biblioteca lialiana intorno ad alctme anlichitct etrusche de contorni di Viterho. Bologna, ii gii/g/io 1817. i^ ov h soltanto Axia che possa varilar niausolei della forma da roi descrilla ( I ). Molle allre caslella larquiniesi ne abbondaiio , e ben faiiiio nioslra che 1' arli etrusche allignaiiilo in Tarquinia , vi riusci- rono meglio che allrove , perfezionalevi, a della di Plir.io e di Floro e di Strabone , da Deniaralo Goricilio che vi rifuc;gi seco . menando i celehri due artefici Euchir ed Eugramnio , o fors" le belle arli e le bcUo letlere personifirate dalla Iradizioiie con que" nomi simbolici , conieche Plinio inedesimo li chiami xeraiiente due plaslicatori. Si vej^goiio della slessa grandiosila o pooo nier.o , e d un disegno analogo , sebbene consunlissime rupi archileltale a fronti di sepol- cro ill un tralto di via forse anlica che dal Joro Casslo appuiilo a Taiijninia conduceva , e son massi del tufo vulcanico sovrastaiili ad L' A. e.pnwrn.loii in qiitso Itttfra in onmcro rllW-"le , luccode pjrlare ili si- coiTfajnu in uli iaTtn.jJiioiii , Pio Seujcrij. (I,' £dUoie J 7 72. APPENDTCE UTi fosso clio alLiaversa la slrada , erl h , sc nial non rammrulo , 1' .Irqit I n/tn. E altrellanlo a Or^ttarolonna un miglio circa loiilano fla ras\(>l d' \sso verso 1 pst. Ivi ud anlro sf>Dolcralp ofTro lo moiUiialiiro sfcssf? e iiella froilc il nuiiiero einisco II V L'aniro h luii^^o go palini di nns.^e.tto <• ).ir;»n 22. Vi si penelra pel solilo cunlculo scO|i('rlo , il quale ha oio ili proprio clip si coiitiiiua iicll' iiitprno dcUa grolla , fatlosi sollanio alijuaiiLo plii largo ( . j pal^i\i o poco pill), e dirilla- jufiiil'" va alia parcic opposia , foriiiaiido co' suoi (ianchi alii sopra i f\. palmi du<' gratidissuiii gradini lalcrali. Soiio lu-lla froiilc dl lai "radii'.i duo Inriili r.oiiie i tifinclcriali, dcdia luiighp/,/,a dl sei palmi. J; il piaiio d(r f^radiiii innd'^siini t- ;ioi soavafo a sarcofagi o rasse di flieri palmi quasi, che riascotio dalla parcle p. volgorio la lesla al cu- Tiiculo. .Si ravvisa oh' cbbero alcuuc casse copcrcliio di lego'fc, altre iasli'^'alo i» di iufo. Su quel numero IIX iiiuna nuova cosa ho ad ?i""iu.i''t're ollre it dello , se non che pure in allra {^rolla sppolcrale ( nell' aTili<'0 lerrilorio did Ffirf.ntuiii tosraiio , palria d' Oloiie impe- radore ) , fall a da rioi soavare , si rinvcmie in pic dinanzi alia porta una lapide slaccala in peperino , del disegno dclle labelle in Info s""' descrille, nd cui uicz^.o allro non era che un ) f\ loscano. Sareblje rurioso d' aver contalo in quesia Grotta-cnlonva i sarcofagi e i lociili per vcdere se il loro numero corrispoiide a quel XII. Ora non ne conscrriamo nienioria. Ma il luo;^o cVic in numero ed in ma-jiiiticenza di lali antri avanza lulli gli aUri, e cerlamente il dirulo castello dello conumemente Norchia , dove e lunga forse oltra un nii^dio e mezzo la corona di seo- eiiera lagHiila a fronli sepolcrali, dalla qn.ile il vecchio caslelloera cinlo. La mollc plu sorio le variela de'disegni, e v' c pure una frontc che fa ricoMOsccre i rilievi evidenii d'aloune slalue che alh'' voile vi sorsero , in supremo grado inallraltale dalle in^iinic del lenipo. Nc mancano iscrizioni. Per ora ci ccilenliamo di dar quesia la- tina , osservala in alio suUa drilla in un iufo greggio per la cost delta Cava buia ■, quale fu IrascriUa da Pio Semeria. C . CLODIVS T . HALPIVS ;": pxxxx (love forse la seconds linea disse T . Ft . Alpius. La quarla h per- duta. Lo scrillo tion ha verisimilmente rclazione a sejjolcro, di che non e indizio , ma piulloslo a via. Quesia Norchin , di cui rimangono in piede alcutie ro'viiie de' tempt infimi e bassi , rlicoiio cbe fosse sulla via Amiia. E cnca 4 niiglia lonlaiio da Biedn { Biera) ver.so il mare, e i4 da Vilerbo verso BieJa; e dovelle avere perimelro esleso piu che Jxia. Francesco Giannolli ( nell' 1st. M. S. di Toscanella, pag. 9) riferisce che// i5 Jtoern/yre ^ fu delle pomici dalla porta delle tombe che scorre lungo quella slrada assai declive , e lel declivio ■ par che svanisca in foggia di cuneo il detio stralo ; ma basta awi- cinarsi al lermine della slrada per trovarvelo egualnienle alio , che presso la porta e dappertullo. 11 sig. Tondi allribuisce all' impo- sture degli aniiquari 1 velri che si trovaron fusi ( qua:ido giacevano presso i pezzi di lava mescolati alle pomici) 5o e t>o anni fa in Pompei ; ed in comprova delle imposture degli antiquari ci accenna un' isloria tulta nuova , rioedell' impostura della iheca calamaria del sig !Marlorelli. La carboiiizzazione de' papiri, delle favetle Irovale in una delle case di Pompei e del legno , sono effetli dell' arqua e lion del fuoco : e la ragione e che le pomici non essendo deferenti d''l calorico , discendono fredde in terra secondo lui, che non ha vcluio cruzioiii »ulcaniche, iie ha coiso il rischio di esser bruciaU 176 APPENDICE PARTE ITALIANA. mai dalle poniici ch" escono iii<;andcscenli dalla bocca del vuloario, e ardeiitissime cadono e coiiservauo per qualche tempo estuarite ca- lore, men dclle lave seiiza dubbio, ma laie da bruciare o liscaldare fortemenle i corpi su cui cadono. Avendo eglL \issuto Imigamente presso gli esteii, non fe stato lestiinoue ne curioso delle vulcaniche eiezioni: e tenierido la lingua niordace del sig. Llppi , voile piuUosto deferire alle di lui opinioni , che al vero ed al decoro dell' accade-» niia , la quale e per le addolte ragioni , e per altre molte che si traiasciaiio , iion voile mai sanzLonare 1' opinione del sig. Lippi , ai'he perche e indecente che si perda il tempo da un corpo lel(e- rario a disculere opinioni dalle quali non derivaii cerlamente i progress! delle scienze , chs solo dai fatti iiaturali ben contestali e iegali insieme si debbotio ripetere. L' Accadeinia delle scienze , Lormentata dalle premure ed insislenze del sig. Lippi , linalmeiite decise che non approvava le di lui opi- nioni, e che se credeva trarne gloria, senza niescolarvi per imlla r accademia , le pubMicasse a suo cot>Io. Quesia risoluzioiie acca- deniira avvenuta sotto il govern© militare dc' Francesi fece tacere il ■sig. Lippi, che al nloreio del le;^ttimo Sovrano credei)do di poler distruggere i suoi colleghi che piii gli erano stall contrari , gl allacco in massa ed in delaglio con accuse eslranee alle scienze e calun- niose ; e i'lveslendosi di apparente zelo per la buona aminini$trazio'.ie dei lo^idi dell- socicta R. . assordo le segreterie e la sociela R. con assurde ei astiose suppliche , mescolando sempre la sua prelesa sco- perta , che pretendeva fosse per fas et nej'as approvata dalla R. Accademia delle scienze. Feniia quesia nella sua risoluzione, lascio gracchiare il sig. Lippi , e quesli ii 'alir.enle pubblico nell' anno scorso un' opera suii' inter- ra'nenlo di Pompei e di Ercolano , ed un appello poliglotto a lutle le accadeniie di Europa contro il parere di questa di Napoli. Basla leggere la di lui esaglolla circolare per conoseere ch' egli igiiora la lingua palria, come la latiaa , la francese , la tecjesca e la inglese , che pur ha il coraggio di scrivere , appellando alle accade- mie di Europa ed anche a quella di Filadelfia. Siccome voi mi avete chiesto novila letterane , ho stimalo , mii> caro amico , che non vi riusclra discara quesia curiosa storiella. Slate sano. Pag. 394 lin. 20 ed un moiite ed eravi prima un monto .. 488 „ 55 famoso ab. Bernardin >• famoso Bernardin » 54't .. 14 gcologi » zoologi ,. 545 >. 5 coslruire V ostruire ■» hi „ 7 Giove Slatore >. Giove Tonantfi ■>• 5oo » 34 accomialli » accomiasli » /V-u 8 prendere >• precedere » ivi „ 3., primarie >. priniaio » ivi ,. 38 lost a >. terra » 5o2 » 27 lull' era » talora » 6o5 >■ .1 aporemi •■ aposcmi » ivi " 4 isUtulO " istilulQr .OGIGHE o Di Brer A. S ERA c (4 o O Allezza Altezza del del Baronietroermometro Direzione del Vento Stato dell' Atmosfera I p. 27. 1. 8,4-f- 21,7 S Ser.-Nebb. 2 27- 9; 4-1- 23,0 SSO Sereno 3 27. lo,*!- ^5,0 SE Sere no 4 27- 9>^- 24,0 E Ser.-Temp.-piog.-ser. 5 27. 6,74- 19,5 0** Piog.Temp. ter[n.»|-i 3 6 27. 8,8+. 19,5 S Sereno 7 27. io,6-j- 20,0 s Set— nuv.— 3er. 8 27. 9,5-- 2 1,0 s Ser.— nuv.— ser. 9 27. g^H* 2'-*>5 SE Ser.-nuv. ...piog. lO 27. 9;7-t- 22,0 s 0 Sereno 1 1 27. io,ti4- 25,8 s Ser.-nuv. 12 -i?- 9;7-i- 25,7 SO...E Ser.-Teni.la notte piog. i3 27- 7^2+ 21,0 E Sereno i4 27- g^H- 20,0 E Ser.-nuv.-ser. i5 27. 7>7+ 21,0 NE JNuv.-piogg.— ser. , i6 27. 4;74" 20,7 0* Ser.— iiuv.— ier. I? 27. ^^^4* 21,0 N 0 Sereno i8 27. 9>^ 20,7 E*...0* Ser.— uebb. »9 27. y;>t" 20,0 SO Temp.-piog.-Nuv. ■20 27. 9,54, 18,4 SO Ser.-nuv.Temp.piogg. 2 1 27. 11, 24- 19,2 SO Sereno 12 27. lI;4-{- 20,0 so Sereno 23 27. 9,84- 22,2 SSO Ser.— temp.-piog. 24 27. 8,i^ ,6,o E Sereno 25 27. 9,7+ 19,7 0 Sereno 26 27. 10,J_|, 2,^0 SO Ser.-Nuv. ' 27 27. 9>Sri- 2 1 ,-z so Sereno 2« 27. 9,1+ 0.1,8 s Sereno 29 27. 11,^- 21,0 E Sereno 5a 27. ii,t+ 22,1 s 1 Ser.— nuv.— ser. 5 1 •J 7- 9''-i- 2>.,(> SE 1 ser.— Nnv.— rolto Massiina . + 24,0 4- 10,6 4* I^;2 ) Pioggia poll. 5 liu. 9,i3. A Itezza del B: Minima . i Media . . 1 N.B. L' OSSERVAZIONI METEOROLOGIGHE FATTE AL R. C. OsSERVATORIO DI BrERA. LugUo 3 1 8 1 7. IVI A T T I N A Allezza del Baroiuetro I p.27. 1 2 27. 3 27. 4 27. 5 27. 6 27. 7 27. 8 27. 9 27. 10 27. II 27. 12 •>7- 1:) 27. 14 27. 16 27. 16 27. 17 27. iB 27. «j) 27. 20 27. 21 27. 22 27. 2J 27. 24 27. 25 27. 26 27. 27 27. 2» 27. 29 27. 00 27. 01 •*7- 1. 8,4 9; 4 10,2 9>8 6,7 8,8 10,6 9,5 9,2 9,7 io,t> 9;7 7;2 9,5 7,7 4,7' 6,8 9,0 «;7 9,5 I 1,2 11,4 9,8 8,5 9,7 10,5 9;9 9,5 11,8 11,8 9,5 Altezza del Termo metro + + + + + + + + + 4- + + + + -J- 5,0 6,0 7,5 8,0 7,5 0,6 5,5 5,5 5,5 6,5 6,7 7,8 7,2 5,0 6,0 5,5 5,0 4,0 4,0 5,0 5,0 4,0 6,0 5,0 2,9 4,6 6,0 6,2 6,8 5,9 Direzioue del _ Vento SO SO E E E* O SO S O SSO E E SO O E E E S O N O O E E NE E O E N E O O E E E Stato deU'Atinosfera. Ser.-Nebb. Sereiio Ser.— iiuv. Ser.— iiuv.— ser. Ser.-Nuv.— Terapor. Sereno Sereno Ser.~auv.-ser. Ser.— nil V. Sereao Sereno Ser.-Nuv.— ser. nuv -sereno nuv.— sereno Ser.— Nuv —ser. ]Muv.— ser. Sereno Sereno Ser.— nebb.— ser. Ser.-nebb.— ser. Ser.— Nuv.-ser. Sereno Sereno Nuv.-temp.-prec. Sereno Sereno nuv.— Ser. Sereno Ser— Hiv.— ser. Sereno Ser.-Nuv. SERA Altezza del Baroiuetro p.27. 27. 27. 27. 1. 9,4 10, .» 27. ""'l 27. 9,8 27. 10,4 27. 8,6 27. 8,9 27. 10,0 27. 10,2 27. 7,9 27. 9,2 27. 8,5 27. 5,9 27. 5,5 27. 8,0 27. 8,6 27- 8,4 27- 10,0 27- II, I 27- 10,5 27. 8,9 27. 9,0 27. 10,2 27. 9,6 27. 9,' 27. 9,7 27. ".7 27. 10,7 27. ^^,5 Altezza del Termometro + + + + + + + + + + + 21,7 23,0 2 5,0 24,0 19,5 »9,5 20,0 21,0 22,5 22,0 25,8 23,7 21,0 20,0 21,0 20,7 21,0 20,7 20,0 18,4 I9;2 20,0 22,2 1 6,0 19,7 2 1,0 2I,'.i 9,1,8 21,0 22,1 2 2,6 Direzione del Vento Stato deir Atmosfera S SSO SE E O** s s s SE S O s SO...E E E NE O* N O E*...0* SO SO SO SO SSO E O SO SO S E s SE Ser.-Nebb. Sereno Sereno Ser.— Temp.— piog.— ser. Piog.Temp.term.-f'i5 Sereno Ser— nuv.— ser. Ser.— nuv.— ser. Ser.-nuv. ...piog. Sereno . Ser.-nuv. Ser.-Tem.la not te piog. Sereno Ser.— nuv.— ser. Nuv.-piogg.— ser. , Ser.— nuv.— ser. Sereno Ser.-nebb. Temp.— piog.-Nuv. Ser.-nuv. Temp. piogg. Sereno Sereno Ser.— temp.— piog. Sereno Sereno Ser.-Nuv. Sereno Sereno Sereno Ser.-nuv.-ser. ser.- ^uv.— rotto Altezza del Barometro K.B. L asierisco Massima . 27. Minima . 27. Media . . 27. iadica il vento 11,8 4,7 9,2 forte. Altezza del Termometro Massima Minima Media . + 24,0 •\» 10,6 4* 1 5,2 Pioggia poll. 5 liu. 9,1 3. 77 BIBLIOTECA ITALIANA Agosto 1 817. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALl Viscorso accademico suW Epopeia e sulla distru- zione dl Gerusalemme ( poema epico di Cesarc Artci ) letto nella sezione centrale del R, C, Istituto kaliano resideiite in Padova. VjrUARDANDO all.i celebrita degli antichi die preceflettero 1' eta nostra in ogni nianiera di comporre , manca in certo modo il coraggio lie' moderni scrittoii \ si perche loro incresce di entrare in un campo gii mietuto e cercatis- simo , come anche pcrcli^ non senza gravi pe- licoli si tenterebbcro nuove strade. Se vuolsi eccettnare la tiagctlia , la coninicdia e la sto- ria , per le cjuali si potrebbe ancor meritar« alcuna lode di originalita , non so in quale altra sorta di composizione si possa dai mo- derni sperare di conseguire un tal prcgio , e dire con Orazio: Libera per vacuum posui vestigia. NelKabbondanza e sazicttk, direi quasi, di scritiure Bibl. Ital. T. VII. la [•jtS sull' epopeia. poetichp in Italia , clovrem noi flmicjUe rima- nerci (hillo sciivere piu oltie, (einemlo di noii jioter vincere la riputazione degli aiiiichi , e furs' anche rJi non T aggiungere ? Dai piu schivi certo ci si direbbe che si ; ma tutti quelli pei quali necessita s'e fatto lo scriverc, e che sor- tiroiio, nascendo , il inagnanimo desiderio d'il- lustrar se e il proprio paese colle opere d' in- gegno , lual si anendoiio a questi consigli , e si licusano a tanto sagrifizio. Queste considera- zioni veiissime riiifoizano ogMor piu, se trattisi di poemi epici. Per non pailare che di noi Italiani , Ariosto e Tasso si presero i primi seggi , c moUi altri pur degiii tengon lor die- tro. D' altroude , le nostra abitudini , il pre- doniinio dtlla ragione , lo avaiizamento dello epirito umano nella conoscen/a delle scienze fisiche e morali , la nostra rebgione afFatto mi- stica e spiritiiale , non permetiono i liberi ar- dinienti dell' invenzione , che ^ T aniina dei- r epopeia. Indarno dalle tenebre venerande deir antichita noi trarressiiiio iatti epici per adornarli e cantarii ai nostri contemporanei ; perche la religione del pagauesiirto che iiiforino r liiatle e 1' Eneide , non puo piu a'nostri tenijii j)rodurre alcuu grande efFetto , essendosene ormai divulgata I'erroneita cd invilita la cre- denza. JNlilton e Klopstok , derivando da piu alto i fili de' loro poemi , e coUocandone la scena alia creazione del niondo ed alia vennta del Messia , trovarono nella |)roniuIgazione del cristianesimo il mirabile ed il soprannatura'e , personiticando le virtu e i vizi e le potti ze nioraii del creato , che tennero lor 1 og di fuola. Biuscili gli Italiau^ dairignoranza e dade K SULLA DISTRUZIONE DI GEUUSALBMME, 1 -^9 siiperstizioni in cui giaceva 1' Europa nei mezzi secoli, seiitiioiio die 1' iuterveuto clelle tate e delle lualie potca loro fornire un niacciiinismo siifFiciente , e quindi il inaraviglioso ? ma nes- 6U110 tra uoi [)ia crefl*^ a fjiieste tali aberrazioni della iiiente , e ncsstiiio voricbbe conteiKlere in questo tiov;Uo con Tasso e con Aiiosto , ed altri tanti poeti romanzeachi tiel cinqnecento. Le o[)posizioni fattessi tl'altra parte alia Farsalia (li Lucano ed alT Enricheide , sconforteranno qnaluncpie giudizloso scrittore dal tone a trac- tate azioni trop[)o vicine; ed io invidio dopo mill' aiHii ai nosiri po&teii la storia dei grandi avvenimenti occorsi rapidissima'tiente e come }»reaiigio dinanzi agli occhi nostri , per trarne fnori argoinento di inagnifica epopeia. Tntte queste consideiazioni non mi doveano certo snggerire il pensiere di tentare un poema epico , dopo massiinamente d' essere, rinscito con alcuna felicita nel genera de' poemi dida- •calici ; ma Icggendo nei sacri libri e nrlle storie di Ginseppe Flavio la distruzione di Ge- rusaleninie seguira sotto Tito imperatore , io venni nel mio segreto da gran tempo divisando di por mano alia imj^resa , die per la sua dif- ficohi e grandezza torrebbe l' animo a qualsiasi piu ardito e sperinieiitato scrittore. La citta di Davide , sede da tempo immemorabile di Dio ff della nazione ebrea , alia quale Dio permise la rivelazione della [iropria sapienza per la pa- rola ile'protcti e de'suoi inviati , colmandola di bcnefizi , ed operando per la di lei esaltazione sopra le genti una serie non interrotta di pro- digi , e die per la sua codardia e pci vizi so- pravvenuti e pei voleri imperscrutabili della sua i8o sull' epopeia giustizia , pentendosi egli quasi dell' opera delle ])roprie mani , i''al)ban(!ona alle cause seconda- rie ed alia vendetta d'un jjopolo conquistatore, che nella niaosta delle sut; rovine vive aiicora iiella memoria degli uoinini , in testinionianza dell' ira di Dio , e della veiitA di due auguste religioni : non puo non comandare vivamente al cuore ed alP immagiuazioue degli scrittori. Approssimandosi il tempo significato per la ve- riticazione delle niinacce de' profeti , rinnovate tla GesLi Cristo alia citta ititedele prima di mo- rirvi , questa si sottragge in tutto al governo teocratico stabilitovi da Mose , e si divide in tre partiti che si disputano la suprema potesta del comando. Ben presto nella citta internerata, nella citta santa , succede la profanazione del tem])io , r interruzione de' sagrifici , la dimen- ticanza e il o un anno di battaglie sotto a quelle mnra , e dopo prodigi di valore d' ambe le parti , il nuovo llio cade comhattendo per le destre dei Roinani. Vi perl di ferro , di fuoco e di fame, un mllione e dugento mila ; nh la storia delle umane sciagure ofFre un altro spettacolo piu crudele di quelle e piii commovente. Quanto mai puo mente umana inimaginarsi di fatti va- lorosi , di mali inenarrabili , tutto ivi fu :, e per vero si adempi fino alia lettera quanto da Dio per la bocca delT ispirato D.uiiele erasi profetato — Post hcebdomadas sexagiiua occidetur Christus ; ct civkatem et sanctuariuin dissapabit populus cum clucc venturo ; et finis ejus , vastitas ; ec post finem belli , statuta desolado — Deficict hostia et sacrificium , et erit in templo abominatio desolationis , ct usque ad consummationem et finem per sever abit desolatio — cap. 9. Considerando ora che il ministero dell' epo- peia , consacrata a celebrare le imprese del valorosi , si e quello princi|)almente di oioare la meravislia ; e che 1' azione che ue forma il soggetto , esser deve una, grande ed interes- sante , mi parve di ravvisare in questo argo- niento tali necessarii reqnisiti. DelT nnita non parlo , che di sh stessa e manifesta, Tito , con- dotto r esercito a Gernsalemnie , in un anno compie T inipresa , e non ne parte che vinci- torc. La scena su cui rappreseiitasi T azione. i8» sull' epopeia e srmpre la stessa ; ed h iiella facoluli del porta di non parti isciie mai , qualora non vel per- sJiada per aiiiore di varicta alcun fatto secoii- daiio cd episodico. L' azioiie non dura oUre r anno , e v^osi si accoinoda nel miglior modo ai precetti df IT arte;, e tntto cio in 60imi\a die per lo spazio tli 24 canti , ne quali ho gia scoinpartita la narrazioue , avverra, si rifcrisce necessarianieiite al soggetto piincipale , di cui ne \iene cost stabilita 1' unita. Tntto ci5 clie risguarda il popolo romano e la storia ehraica, ])orta |)er divergo modo in se descritti i carat- teri della vera s;randezza. Dalla parte dei Ro- mani io la ravviso nolle virtu civili e niiiitari , neir ambizione nodrita per sette secoli di vit- torie , di trionfi , nei costnnii e n alia sua voce ed a' snoi beneticil. E presentazione. Ad Omero, per dedurrt; neir]liaenti. 11 nostro Vin- cenzo jMonti ne' bellissiini versi del Bardo e dell' Iliade ha condotto il verso sciolto a tutta quella disinvokura , forza ed arinonia che sinora non si sepj)e in Italia da verun altro : nia per- ch^ dai nioderni non si potra nello stesso niodo variare 1' nniformita del rittno , il concetto ap- puntato che cofnpie I'ottava, e tor via le ricer- catezze artificiidi che alcuna volta si scontrano in Tasso , e le irregolarita e V abbandono che 81 sp( sso offendoiio in Ariosto ? Penso auche che dair epoca de' due epici all' eta nostra tiasi non poco avanzata 1' arte dello stile, e in particolare del verso , per la maggior liberta de' traslati gramaticali , per la composizione di inoiLe dizioiu c iraseggiamenti greci e latini, l88 SULl' EPOPEIA. e per essersl un po' piu speculato suirarmonia, testura e varieta delle cadenze , degli scoiitri , e su tutti quegli artifizi mimiti che studiarono i Latini del buon secolo per supplire al difetto dei finimenti unissoni della riraa. E qui per ultimo parmi di poter notare , risguardo alio stile , un vantaggio del prescelto argomento nel senso dei moderni, Nell' italiaiia letteratura si e da parecchi anni introdotto una certa ele- vatezza , una ispirazione , un fraseggiar libero ed evirlente , venutoci per certo dallo studio de' libri biblici , e dall' essersi rese nella nostra lingua da accreditati scrittori opere straniere ed anco barbare. Quindi il pacifico andamento di Petrarca , il disinvolto verseggiare d'Ariosro, il compendiato di Tasso inviliscono quasi nelle orecchie accostumate alia snblimita ed al romore degli orientali ; ed e fuor di dubio che le no- -Stre buone lettere sieno per patire nella loro nazionale pnrita , e che la lingua poetica non corra i rischi del seicento. Questa nuova ma- niera di scrivere , che d' altronde puo riuscire d' infinite danno a chi priniamente venisse instituito nel buon gusto , viene di necessita e senza sforzo veruno domandata dal mio poema, valendorni ne' miei coloriti di stile del linguag- s;io de' profeti , dello spirito de' libri sacri e deir ispirazione de' salmi. Prima di abbaudonarrai a questa impresa, che tutta dee forse conchiudere la mia vira lette- raria , ho voluto fare a me stesso queste con- siderazioni, per accertarmi se un tale argomento fosse per riuscir tale da meritarsi ogni mio studio ; ed io saggero gli augurii della felice riuscita , presentando a codesto Istituto i cauti •E SULLA DISTEUZIONE DI GERUSALEMME. I 89 die in appresso andero tessendo , sicuro d' a- verne riprensioiii senza invidia , e lode senza adnlazione ed ammaestram riti. E (1) basti per ora ch'io abbia divisato i motivi di questa nuova opera ; per seguire la quale , e condarla a lo- devol fine , dovro certo studiarmi assai , e in certo modo , come dice Allighieri , cercarmi una solitiidine iuteriore per ascoltare la veriti ed adornaria co' fiori dell' eloquenza , e bene addentro scorgere neirargomento ed ispirarrai. C. Arici. (1) Ndi speriarao clie il sig. Arici ci permeltera d'inse* rire nel nostro Giornale qualche squarcio del suo poema gia inollrato Cno al XI Cimto. 190 Nuovo Prospetto delle Sdenze economiche , ossia Somma totale delle idee teoriche e pratiche in ogni ramo d' amministrazione privata e pubblica^ dlvise in altrettante classi , wiite in sistema ragionato e gcnerale da Meldiiorre GlojA , autore delle Tttvolc Statistiche — i ." Estratto. — Mdano , Pirotta^ iSiS-i^, sei volumi in ^^ OPERA che atmunciamo e divisa in duo se- rie : la prima racchiude tutta la teoria tlell' eco- iiomia politica, e si vede ne' sei volutni fiiiora comparsi alia luce :, la seconda ha [ler iscopo la pratica^ ossia i inetodi d' esecuzione ne' vaiii rami d' amininistrazione privata e pnbblica , e questa , a norma del manifesto dell' A. , verra svolta ill diversi trattati che si disiribuiraniio a parte senza vincolo d' associazione. 11 sig. Gioja osservando che fare raccolta d' autori che scrissero suUa siessa scienza , e ripetere parecchie volte le stesse cose , quindi cagionare molta rioia e grave spesa ai lettori , si propose di fare raccolta d' idee^ cioe di prc- sentare sopra ciascun argomcnto i pcnsieri delle generazioni passate e delC attuale , coa metodo ragionato e ecientifico. Forse si potrebbe tacciare 1' autore d' ecces- sivo coraggio , se ncUe TavcAe Stadsdclie non avesse diiiostrato che le sue forze non souo inferior! all' argomento che ai h proposto : noi rigaardiamo Ic Tavole Statistiche come una NUOVO PROSPETTO EC. 19! prcfazione al Nuuvo FiospetCo dvlle Scicnze eco- nomiclie (1). A scusa deir A., di cni non dissimuleremo i difetti , si puo aiico aggiungere che Ja scienza economica e quasi iiueiametue italiana ; uon si pii6 iiifatti addurre alcuti principio fondamentale che non si trovi ne' nostri scrittoi'i. Genovesi , Galliani , Beccaria avevano dimo- stiato nel travaglio la causa principale dclJe ric- chfzze , e nclla caccia , pesca, pastorizia, agri- coliura , metallurgia ed altre arti dipendenti e successive le diverse niodiiJcazioui del travaglio. II suilodato Beccaria fece conoscere in Mi- laiio i vantaggi delia d'wisione de travagli , pria I'he Smith gli avesse diinostraii all' Iughilterra(2,). Le 3lL'ditazlouL sulC cconoinia polldca di P. Verri puhblicate nel 1771, opera in cni si vede svihij)pata la teoria tlel prezzo e predicata la liherta del coininercio interno ed escerno , sono anreriori all' opera inglese che discute le cause dcllc liccliezze delle nazioni. [ modi con cui le arti ed il coiomercio ap- giungoiio nuova ricchezza alia ricchezza agra- ria , si veggono svolti dal Belloni , Zaiion , Ge- novesi , Briganti , Palmieri , Verri e Filangieri. (1) Oltie le Tavole Statistiche del sig. Gioja, 1' Italia possiedc gli Elementi dell' yirte Statistica del sig. Ca- giiazzi, nj^oktaijo , opera pi>gievolis»ima , divisa in due vol 11 mi , il pridio dequali coinparve nel i8<:8 , coe nel- I'anuo stcsso in cui vennero alia luce in Miiauo le 2a- roic suddette. (1) lieccaria spiego i suoi Elementi cT Economia nel 1761) ;!' opera di Smith sulle Cause delle ricchezze delle nazioni lu pubblicata nel 177G. t^ft NUOVO PROSPETTO Quale idea possoiio acklurre gli scrittori esteri sulle monete che non si trovi in Galliani, Carli, Pompro Neri, e sopra tutto in Vasco? Say, die ha preseutata questa teoria con qualclie chia- rezza, h stato costretto a ripetere quanto aveva detro 11 filosofo Pieraontese , ma si e astcnuto dal citarlo. I vantaggi del cambio , ovvero 1' economia del tempo e della spesa nel congnaglio de' de- biti fra le diverse nazioni, non istuggirono al- r acutezza degli Italiani , come lo piovano le opere del Davanzaii , Turbolo , Brogaia , Gal- liani, Beccaria : profitrando deile idee di questi scrittori, pote Thornton presentare al pubblico le sue Ricerche sulla natura e gU effctd del credito. II commercio de' grani pin che in cpialunque opera d'estera nazione si vede auipiamente discusso dal Bandini e dal Paoletti , ne'cele- bri Dialoghi del Galliani , nelle Lepgi vincoland del Verri , ne' Prowedimenti annonanl del Fab- broni , nel Commercio de'' commestlbili del Gioja. Abbiamo noi insegnato qualche cosa all' Italia , presentandole la bella traduzione della politla de' grani di Herbert ? Malthus ha unito molti fatti storico-statistici pregevolissimi per isvoigere le anomalie delle popolazioni ne' tempi antichi e moderni ; ma le due basi fondamentali del suo sistema soiio tratte dai nostri scrittori. Infatii Genovcsi, Fi- langieri, Palmieri avevano dimostrato che K unico mezzo per accrescere stabilmente la popolazione consiste nelf accrescere i mczzi di sussistcnza , ed Ortes e Vasco avevano dichiarato -che una po- polazione ecccdente e miserabile , invece d' esicre DELLE SGIEWZE ECONOMICHE. I ()3 una ricchezza c una passlvita ; quiiidi condaii- narono gli imprudenti matrimonii e lo stabili- mento delle cloti ; e predicaiulo la necessica di scemare la popolazione soverchia , ne additarono i mezzi. I redattori della Bil)lioteca Britaniiica , dimenticando T erudizione di eul sono a do- vizia foniiti , attribuirono a Maltlitis quaiito i trova diffusameiite sviluppato negli scrittori d' Italia. La Raccoha degli Economisd Italiani , bench^ alquanto imperfetta, dimostra la ragionevolezza delle nostre pretese ; si disse imperfetta , per- che noil racchiude parecchie opere stimabilis- sirne, tra le qiiali citeremo, a cagioii d'escmpio, i Prowedimend annonarii del Fabbroni, le ope- rette del marcliese Malaspiiia e del Serra , il Trattato delle Jinanze dello Stato pontijiclo di monsignor Vergani ... (i), Noti voleudo iasciarci illudere dalT amor pa- trio , e quindi bramando di serbare a ciascniia nazione i proprii diritti, aggiungereaio che ,i (i) Chi compilo Y Indice analitico degli Economisti Ttaliaai, si e diruoslrato talvoUa inesperto ntgli argu- menti die aaalizzava j nou nc addiurenimo die due csenipi. i.° Lfggendo Beccaria si vcggono additati tutti gli eleineoli , e lu tijcessit.-i de' capital! fissi e circolanti ( T. f , pag. 2G , 5o); Icggoiido r indice non si trova alcnn cciiiio di questa teoria, die a torlo si suole allribiiire intciamenle a ijmitli. '^- I-i^gt;eudo lioccaria si vede ciie queslo profotido pensalorc avevi coiiosciud i vanla^gi della di^-isione dei trava^li (T, I, pag. 287) ; icgg.ndo i' indice non se ne ved.; nieiizione uc sotto la parola travagUo , ne sotto quella di fatica. mbl. fta]. T. VI r. 1 3 ig^ NUOVO PROSPETTO Fianrosi da un lato offiiscarono le teorie eco- iioiuiche col loro sisteuia. flsioaaUco clie ritluce tutte le ricobezze ai proclotti grezzi del suolo , e ne furono principali apostoli (^uesiiay , Tur- got , Dupotit , Mirabeau. dall'altro dilnoidarono il linguaggio della scietiza , e qnesri si e d me- rito priiicipale di Coiidillac, ridusstTo in ordiiie ed a maggior precisione le idee di Smith, co- me si vede in Condurcet; Simonde e Say. Gli sciittori Britannici svobero la teoria de' capitali gia abbozzata da Beccaria , lecero piu a:npie e {)iu felici applicazioui del priiicipio della divLsione de tiavai^li. , due pregi [jarticolari di Siuirh ; diinostraroiio in tntta la loro esten- sione i vantaggi , E^ F... diretti dair idea di procurarsi uu oggctto utile o libe- rarsi da uii iiocivo, si cliiaaia travaglio , e il ri- sultato di esso produzione o prodotto. La somina degli sforzi necessarii per conse- gnire un oggetto , rappreseuta il di lui naturale valor e ; quiiidi 1' acfpia , T aria , la luce hanno uu valore , perclie e necessaria una serie di atti per ottenerle , carnbiarle , conservarle , modilicarle. Siccome gli sforzi C, /> , E^ F... per con- diirre gli oggetti dallo stato A alio state B sono in ragione degli nscacoli csteriori e della debo- lezza deir azvnte , percio il trava^lio ^. bensi una causa di ricchezza , ma non ne d la misura. Quindi vi puo essere massiino travaglio e mi- nima ricchezza , come succede nello stato sel- vaggio. La ragione e 1' csperienza s' nniscouo per dimostrare che nelle nazioni che s' arr'icchi- scono , decresce la soinma de travagli e cresce qiiella de' placeri ; dal che si scorge non essere ben es[)resso I' accennato princijuo di Beccaria, cd essere falsa la massima del Palmieri ed altri scrittori , cioe che la massa delle ricchezze e spinpre proporzinnata alia sonima dellc faticlie da cui deriva. Allorche un essere animato qualunque trava- 100 NUOVO PROSPETTO glia, ossia eseguisce i suoi desiderii , fat uso cIs certi jTiezzi : i inezzi neoessarii per eseguire i tlesulerii si chiamaiio capkali ^ idea semplicissi- ma, (li cui i lettori saggi veggono le indefinire applicazioni. Le ali sono il primo capitale di cnl !a na- tnra provede gli uccelli per volare; il cibo che la prole riceve da' suoi genitori, e che essi rac- colgono coi loro travaglio, rinforza quel capi- tate primitivo;, V abilita a volare acquistara dalla prole, mentre vive a spesa de' genitori , di- "vietie per essa foiite di ricohezza : si dica lo stesso delle abilita iimane , e si avra la prima idea i\e capkali fissi nelle persone e della rcndita che prodncoiio. II nido degli uccelli , costrutto col loro tra- "vaglio , procura loro il piacere del sonno , li libera dagli iiicoinodi dtlle stagioni, retide pos- sibile la propagazione della prole : si dica lo stesso deH'alloggio deiruomo, e si avra la prima idea t\e capitali fissl nelle cose e delle loro rendite; quindi si scorge che le strade, i ponti , i ea- iiali sono capitali fissi cho danno una rendita annua , e quesra rendita consiste nel risparmio de' maggiori sforzi C, Z>, E^ F. . . . che senza le strafle , i ponti , i canali, sarebbero neces- sarii j>er con(lurre gli oggetti dallo stato A gi'cg- gio alio stato B artificiale. Ogni travaglio suppone una materia sopra cui si csrrcita , per lo pin nno sCruinento coii cui si eseguisce, sempre gli allincnti per il tra- vagliatore durante il travaglio; la materia, lo struniento , gli alimenti sono capitali prodotti da antecedenti travagli. E siccome questi capi- tali non inerenti ne a laogo , ne a persona , DELLE SCIENZE ECONOMICHE. 20 1 ijassano da una mauo all'altra, percio si dicouo caj)itali circolantL Supposte queste iiozloni elementari, ecco co- me il nostro A. costruisce la prima parte della scienza che riguarda la produzione. Gli scopi gazera/i deir economia soiio tre, e si suddividono in otto pardcolari. !\° la fatica , a.° il tempo , 3.° la materia , II. Accrescere ne prodotti. \ % '^ P 4. 10 spazio , massa , perfezi durata. , r 5.° la < 6." la perfezione ( 7° ■- III. 8.° Esegiilrc con raezzi addizionali ci(> die sarebbe impossibile all'uomo privo di essi, Ora ogni travaglio e un risultato di tre di- stintissime forze, potcre, cognizione^ volonta^ che ei potrebbero chiamare division! del capitale in genere. Gli aumenti e le diminuzioni di queste tre forze , o degli elementi di cni sono composte , spiegano gli atiinenti e !e diminuzioni nelie ric- chezze dall' iufimo al massimo grado della civi- lizzazione. II potcre si divide in due rami principal! : T T» . • r 1'° ^li agcnti naturali , 1. Potere im- I o V ^ 1 • „ I- , r . I 2, Ic macchme , mediato r fasico, I , o i'. • • j ». r del quale sono { ^'o ^^^^^.'^.^'on^J^^ ^^-^-^^^gj' elementi. / 4- la ^ivisionc de travagh, V 5. gh ammassi. JiOZ NUOVO PROSPETTO i6.^ il (lanaro r 7.° le carte cU cioe : J • 1 • 1- I circolazioiie e cU t deposito. La co£nizione^ die e cosi necessaria alia rea- lizzazioiie d' an travaglio, come e necessario il biaccio che T esegnisce , si divide, 9.° in aziuiie nepativa o dtstruttrice de pregiudizU inereuti al- ruoino selvaggio, come le scorie ai metalli grezzi^ lo.*^ ill azione positiva o promotrice di lucri , di cui abboiidano i popoli iiiciviliti. La volontd risulta da due lorze : ii.° dalla sicurezza di c6r- rc i frutti del pro- I. Dair mteresse 1 prio travaglio , volgarraente preso, < 12.° dalla vista de'premii e iiasce j promcssi o dclle pe- ne minacciate flal- r ammiiiistratorc ; II. 13.° Dair o/iinjonc , ossia dalla somma di tutti i sentiraetiti diversi dalT interessc. L' autore dimostra che ciascuiio de' sviddetti tredici elementi corri?poiideii lo agli otto scopi deir economia , concorre alia |>rodiizione delle ricchezze. Per reiidere piu senslbile T analogia ne modi eon cni agiscono le suddette forze elcmeiitarl , r aucore ha costratto tredici particulari tabelle. DELLE SCIENZE ECONOMICHE. 2o3 Convenendo egU che la somma degll sforzi C, D, E, F... necessurli per ronrlurre gli oggetti dallo stato A alio stato B , forma una sola catena; cio non ostante, per abbassarsi all' in- telligenza de' giovani lettori e piegarsi al co- mmie niodo di vedere , ha spezzata quella ca- tena in tre parti, assegnando la prima all' agri- coltura , la 2,.^ alle arti , la 3.* al commercio : ecco quindi come sono costrutte le accennate tabelle. La linea verticale e Occupata costantemente dagli otro scopi dell' economia ; la linea oriz- zontale e occnpata saccessivamente da ciascuna delle dette furze elementari, rappresentata co- me operatrice sopra tre colonne , agricoltura , arti , commercio. In ciascuna di queste tre co- lonne coinpariscono de' fatti analoghi e relativi a ciascuno scopo economico. A maggiore schia- rimento dclla cosa sciejrliamo tra le suddette i3 tabelle la prima , nella quale h rappresentata r azione favorevole e contraria degli ageriti na- turali , terra, aria, luce, freddo , calore, umi- dita , \enti , clinia .... come cause die con- corrono ad accrescere o sceuiare le ricchezze dellc nazioni , e sono diverse dal trava^Lio del- r uomo. 20^ KtJOVO PROSPETTA S C O F I SELL' ECONOMIA. AccreBcer* ce' prodotci. 11 .emp. to spazie. I.« MEZZO D'EGONOMIA, AGENT! iJATUKAL HELL- AGRICOLTURA. Ll perfesione. UI. 8' Prjdurrp Cftgli ng^ntt naturnii cii cUe wret.I.e l.-npo.Ml..ie ill' i pri.o d. essi. . I ° La Boslzlone degfi tlabilimeini agrarll pu I jccmir- ml ..ccrcsc^re la fJtiCa -lella cnltitazione 1 COM ddta la ste«a I'nrfoie d^l cerreno I- pia agfvd v cidrtvare la pianttra che la montagnct , si percli i nelU prima i piu fjcile f pii pronto 1' u»o del f I'aralro, 81 prrcht? nella seoonda la gravita tertd'' \ a far cadeix il sunlo tomlHosso. 1 nd< ' i.o II calo:„ . chf in gefierale cresc* ntlle pli \ progressivamenie p:il niplda la vefeiazioue- 11 /rerf,;o, cb- in generalf cresi-e a misura ch 1 il .ur.lo s'^lza fopra il lurello d<-l mart, rallenii . m.intaae , b'-dcUe si trovlno sotto 1' equalore. I S'L^ lenlUta dd molo nelle parti meridional I dell. S,b-ru fsclude il conclme a s<.|no ci.e .. 1 fa-8Pnr uso , il grano sofge troppo dertso , cade i I f n..to che pli !1 (erreno i sterllf , riclsledi | I maggiorc quamita di Sememe e d' ingraSEO. 4^ A mietfra cbe cre8c6n6 o dccrescono lepio^^fl h ne^i, le aianiUni^ i venti, I iacUnazlone tie' ini^^i iJ I lai I iV orizzanie . cresco o decresce la neceisll; \<1, licah. <,,i:uli fe miajma nelle isole di Tanaji I drfli Amici . d' Otaiti, d'Anaiiocki , raassima prelslil il;,p..>i. 1 Kamtcbatdale, gll Sv.zzeri. 1 Si a-ti tulle rl»e del Menau sono coBtretti »i\ Inalrare le loro c.p.nne 5 a 6 declmetri sol jnoU per preBer»arsi daPa cnntinils umiWild pfododa dalle ond.z oni di quel fiume. r 5 » Le at'juf del Nllo colle loro aonnali Dtclce ^ al conipjrir d! Sirio . discrihuivano larga fecun.liti ' air antico Etitio In generale 1' onpormml.i del- < V uAgazlone unila all' azioue del sole iriplica 1 pindotrl f Piodncono opposto effetto le nehhle le grandmi I V aschttto , ( vettti ecceaivt !6 " Siigli ameni colli del meizo^larno della Fran- cia scqulscann 1' ultimo grad . di peifezione i donii diUicco. che non posscno niaturare nel clima' freddo iimido nehbioso dell'Inghilierta. i r 7-* I leenami del merzorfi degli Appennini, si I dire di Plinio, erano di migllore qual.tJ e di 1 macgiore durafa che gli aliri cresciuti in altrc S espostzionl. i Le p "lite odorifere e saporose perdono la loro f frapr.n7rt e il loro sapore, allorche Teogono nudiiie I in lerre iratse eipmtc al Mord. { 8« Senza il soccorso dalle forzl animal nor. ) porrebbe il pastore risarcire le perdile, cui »r :- ^ g.arr il sOo grepje , ni 1' agricohore far cresci-.e una spica tenza I' allonc dell' aria , delta lute, del DELLE SCIENZE ECONOMICHE. )E'i2UAt,'l CALCOLANtW L' AZIONE FAVOREVOLE HON SI DEVE OMETTERE LA CONTRAEA), NELLE ARTr. I,." La pos'tzione dcgU stabilimeuti manufillurier) li, sc.mare oj accrf!cer^ U facica dHI .1, luMria , rcie agpvoii ue' pacBi t«-n,p.rat. , rirscODO fati- iuibuiiibile , e ne' fred.ii quelle die Uvorauo j|- ». Uu suoto arido e favOTCvple ad uno •tabili. >nto di liniura di poioar , un tuila w,.i.t„ gt, rehbe contrario. perchi nel i « cto I' asciu.a •n.o d»l crc.e i clero , lenlo uel 1 •, e ia 'tnpo di projgia, inipobsibile. S." II fei;ci..imo cllma d.-lle Indie dimanda al- irtn.a miooi-t; q,i,.ntit.. di vestiii d'aliin«-,ni di mbuBtibiie che il clima d' Enropa , qui.iili tra. ^liasl a piu buou uaercalo dj^li ludiani cLr gU Europe!. 4.° Lo slesso cllma permette a11'art;«ra di lavo- re all- aria operta sotto alle palpie, le cui fojl,, eddo ed iii/:n9t.ime, ic eostriiige a riucbiuderbi in I S." I prodottl delU legbe ed alrre maccljino Dsse dal f'cnto sono grand! o pircoli , sec >ado che rte o debole, cosiante c variabile i- l agltazhne 6. Le quatita delle acqns influiicono sul huonn e 'lone , carce , pelli coiiPette , canape macerato .... 7.» Seeoudo V iniuU delle matfrU mmerall dl cni nno composri ., »asi e le macchiue iKs.- rii, oli all- trti r.-M5t*>ao piil 0 niettO air azigtie degli a^itii «• S-nia la /orxn ditsoUtnle del /-uoro non si- •b!i. i.o.sibile Jepurare imeialli ae.cettari^ alia ..I,,,-,,,,,.. ,l.-cai„pi. ai lavori dell- induslrla, alle N E L C 0 iVJ M E R C I 0. I ° La posUlone degU siabilimenti c-inimeroiali pu6 scemare »d accres. ere la fatic. iiel ronimercio . dl fjilD i trasp.jrti souo pili f.cdi ni J>i^m,ra flu- in inontagnfc pii'i per acqiia rhe per ten'i: l]Uindi de'vascelli, il Lihonolns era invccato dagli aoticiij chr- da Xyasros si dingev.no a Paltala ; il i'.it'rjij „; opponrv .fli ai navigauti die venivano da 2Uni.ii is ail Ocelli,: quasi opili Ugo ha i suci Tenti favore- ?• I ^rim.-, ; lashl. i mart aprendo il canipo ad •ptesa Qavigazipne, ri«parrtiiaan carri, cavalll, foraggi. 1 ve«/i, gli scosU, le coirenli impentosfi forir ccca- ioiii di uaufragi, cice dl perdi(e d" ogui specie. -V" II rispar,nio Immenso delle materie e vive none prodolto dilla na»igatione, diminulscB . relativo h'S.»gn(i di locati. La difficnllj degli accessi ed i pericoli nr' piri liaulio resi necesfavii i fari «J .Itri aiabilimeo-.i pe ;.» La moliiplicilJL e vicinanza di ^iimi nailgabili nell' interne del p.iese, le profonde baie che ne iruers^cano le coMe , gli f,t,u mari che 1^ cngonc, le mimerose i.o/e .be in quest! si trcvano, chia- ni.iio I'Europu e I' Asia a g.ande ricchezza Corn- ni-rciale . nientre circosranze opposte sejnbrann condanuar 1' Affrica alia mi'eria e alia ha. bane. 6. I trasparti per acqua reudooo quasi nulJi i guasii iDdhbuini che sono iiel giardiiio, gettano i frutti, a inisnra che li colgono, ai l)abl)iiiiii cho sono sul ])alaticato, questi ai priiiii babbuini d( Ha catrua al piano , i quali gli slauciano acl altri , e cosl di inano in mano sino all' estreniita della fila. Con qnesra associazione di lavori si rispar- mia fatica ^ giacohe invece di salire tutte le scimie sul palancato, scendfre nel giardino per corre i frutti , salire di nuovo sul palancato e discendere per portare al iuogo dell unione i frutti coiti , e quiudi ritornare per caricarsi nuovamente ; invece , dico, di tutti questi njo- "vimenti e trasporti della rnacchiua e de' frutti, le scimie restano ferine al loro posto ^ non movoiio che le braccia , e invece di traspor- tare fanno volare i frutti da ua punto dello spazio air altro. 2." Mlninio tempo. E ehiaro iiell' antecedente esempio T econonua del tempo , giacche da una parte cessano le gite e i ritorni ; dall' altra al trasporto si sostituisce lo sianoio. 3.'^ Minima mafria ( o minima perdita di ma- teria ). Nel verno le cipre selvatiche e i gio- vani cervi si uniscono in truppe tanto piu nu- merose quaiito e piu aspra la stagione: da una parte coug ungendo corpo a corpo, diminuiscono il frigido contatto dell' atmosfera , ossia raccol- gono il calore animale che verrebbe assorbito da essa ; dalT altra il caldo alito di una capra si sparge sulla vicina , e quello di questa sulla eegiiente, la quale rende io stesso servizio alia terza , e cosi successivamente ed a vicenda : quindi il calorico che anderebbe necessaria- mente disperso , se questi anirnali restassero jsolati , e xuesso a prolitto dall' associauone. DELLiS SCIE :ZE EGONOMICHE. 209 4.." Mlnlino spazlo. I lioni, clie vivono Uolad^ al)l)isogiiaiio di taute grotte quaiite suuo Ic fa- miglie o gli iiulividiii: i caitori, die si uiiiscono in borgate di a a 3oo teste , si servono cruiia sola capaiiiia per 4, 5, 10 faniiglie. 5." Massima massa. Dalla storia de' babbuini rifcrita di sojM'a ric*ce a^evole il comp rend ere come il prodotto de'loro fiirti eseguiti con forze associate sia niassimo , relativainente al tempo deir esecazione , alle forze esecutrici , al peri- colo cui sono esposti gli esecutori. 6.''' Massima perfeziorie. Le api, dopo d' aver de[)osti i loro iigli in ceilette separate , si u/zi- scono intorno di esse tie' eiorni freddi , per mantcnervi qnel grade di calore cbe e neces- sario al perfetto sviluppo dclla gonerazione no- vella, ed a cui non basterebbe la presenza delle api isolate ; perche essendo necessario a ciascun ailievo un calore', per es., come tre, si troverebbe cpiesti insnfliciente se fosse come uno. 7/ Masiiina durata. Le dette api , al princi- pio della stagione tVedda , sogliono fare a certi iiitervalli un inovimento generale di gambe , per cui congiunte e raggruppate in inucchi , prodncono un certo grade di calore faciliuente sensibile alia nostra mano. Col mezzo di (pse^ro iiigcgnoso espediente allontanano V e[>oca nclla quale cadrebbero naturalmente nel!o statu di torpore. 5e le api eseguissero 1' accennato moto isolatainente ^ sarebbe minore la frizione dclle parti :, quindi il njinor calore risnitaiite non ba- sterebbe a prolungare lo stato di viva sensibiliti. iJ.' £_ffctco iinposs bde a'^Vi essci I isolad reso posiibUe daW associazlonc. Atlorcbe i buoi sel- Vaggi pascolano in un ])rato , se vi compaiisce JJUfl. lea', T. Vll. i4 2iO NUOVt) PROSPETTO un Inpo, tosto s" uniscorio In raiange , e prc- seiuaiulp associate le corna , rrndono sicura la difcsa da tutic le parti. Sc i l>uoi si difcndcs- sero soil , siccome il iiipo si incne con ruag- giore celc-.ita rlel hue, percio restcrcbheio nioisi ne' lati a ciii le corna nou j)otessero oppoiie riparo. V associazlone cstcndendo la forza o la cVi- fesa sopia largo spazlo ., ossia a tutti i jiunti dell" attacco , rende nulli gli sforzi dell' assali- tore. Cosi le gruc , quando il veiUo diviene impetuoso e ininaccia di ronipere il loro trian- golo , si dispongono in circoio , restringendosi di pill in pis'i , senza la cpiale piecauzionc ri- aiarrcbbero scheme de' veiiti. Gli acceunati vantaggi i\e\V associazione de ira- vasli si ravvisano esualmente nel sistema dcUe azioni umanc. Alioiche, per es,, i niuratori tli- sposti in lunga lila sni tetti si gettano le te- gole gli uni agli altri , come le suddette sci- | inie i IVutti , rispanniano fatica , tempo e gua- sti. Allorche neli' arte del maniscaico tre mar- telli battoiio simultaneamentc il forro rovente , si coiisLima minor combustibile, givicclie se bat- lesse un solo , 1' uguale somma di colpi ri- chiederido ttMopo maggiore, costringerebbe a te- nere acceso il taoco per tempo uanale . . . Quanto V A. dice sugli agend naturall e sul- r associazione de"" travagli , dimostra ad evidcnza che diedero eccessiva estensione ai loro modi di spiegare le cause delle ricchczze Smith e Lauclerdale , il primo de' (puili le rifonde turte nella divisione de" trauagli , il secondo nell' azione delle macchine. La secontia novita consiste nel metodo con Ciii i'A. scioglie le quistioni piii complicate e re- DELLE SCIE.TZE ECONOMICHE. 211 lative a ciascuiia delle su.ljitie tredici forze , Oosia alle coinbiiiaziuui biaaiic , teniaiic , qua- tcniarie di esse. Egli vi preseiita per lo piu una tabella , la CLii Tinea orizzontale e composta degli otto scopi dell' ecoiionua, e rorizzpntale h occupata dagU oggetti cuutroversi posti dirinipetto gli uiii agli altii ; cObI , per eseiiipio , veiigoiio coiitroiitati nelP agricoltura i baoi e i cavalli , nelle arii i graiidi e piccoli stabilimenti , nel corainercio Je monete d' oro e d' argeiito , iiella popolazioue le citta capitali e le proviiiciali . . . « Fu osservato dal piu bel geuio delT anti- chita che 1' intelletto urtj.iiio iiaiuralineiite iin- paziente scostasi di ieggieri dalio aiato della quistione , e ritornaiulovi con idee estranee, ne Gambia 1' indole interamente. « Da questa osservazione nacque il [trogetto d' assoggettare lo sviluppo delle dimostiazioiii a certe regole e nonne clie fosscro ooiue li- n)iti alle aberrazioni iiitcllKJttnali, a Provennero da cio le forme sdloiiisticlie , delle quali condaiinando 1' abuso , noii si jjao uon ammirare V i lea fondamentale da cui sca- turiroiio ». . Mijstraiitlo ill tabelle seinpre si.nili V az'one delle varie cause produttrici dellc riccbe/ze , r A. si propose x i.** Di Gssare qiialche linrte alia mobilita della fantasia, che si sforza di ca:nbiire il trian- golo ill qnavlrato , il quadrato in poligono , il poligono in curva di rami indrlimti. 2,.*^ Di semplilicare le quisiioni tioppo com- plicate «leir cconomia. 6.^ Di iacilitare alia memoria il lichiamo dci risuhuii. 2,12, NUOVO PROSPETTO /l.° Di 'hue risalro ai rappoitl idcall colla sen- sazionc v'mbile , prescntando simuliaiieo all' oc- chio* cio che uel discorso ii snccessivo , e co- gliere nei tempo stesso i vaiitaggi della siii- tesi e cleir analisi. Non pno tli laito csisteie paragonc esatto e metodico , se iion quando i diversi eleinenti si trovano collocati sulla su- perficie della stessa carta , o sulla superficie di carte diverse disposte sul niedesimo piano. In questo prime estratto noi ci sianio pii*i occupati a svolgere il metotlo die i sentimenti deir A , si perch^ cosi richi.edeva la novita del disegno , si perch^ visto il inodo con cui egli spiega r azione d' una causa, si concepisce la spiegaxione di tutte le altre , esscndo il metodo scmprc lo stesso. Ci resta da aggiungerc sopra questo articola cio che dice T A. nella prcfazione. « Raccogliendo le altrui idee , ho unite le tnie sopra ciascun argoniento. Le une e le altre sono espostc non in ordine cronologico, ma in ordine scientifico , il che equivale a metodo che faciliti V intelligenza deirargomcuto al mag- gior numcro possibile di lettori , e ne rcnda tenace la ricordanza. « Quindi quest' opera , lungi d' essere una compilazione storica , si prescnta come una discussione filosolica , in cui dopo che si sono stabilite le verita , si passa a dissipare i rela- tivi errori , profittando de' lumi che sommini- stra la storia. « Ho posti due limiti all' estensione dell' ar-. gomento. « lo non m' occupo a dedurre tutte le con- seguenze , n^ a spiegare tutti i fenomeni , il DELLE SCIENZE ECONOMIGIIE. 2 I i eUr" porterobbo la raccolta nil' infiiiito , ma a riunire le idee niadri si vere cho falso , accio le prime servaii di inodello e le secotule di rl- tegno neile operazioni cconomirhe. Txa i f( tio- meni da spiegarsl scelgo i jiiu iinportauti , e quelli che si inostraiio piu coui[)Iicati ni'Ho 6viluj)po , o presentaiio a[)pareMze piu fallaci lie' risultati, Iiisoinina non tnoltiplico i fanali , se noil ove sarebhe scarsa la luce per la vista de' lettori coiiiimi. ii , qua-i tuttc ndia nostra li?igua conservansi ; dal che si forrilica la cono;ettnia che alia lingua apparteiiessero del volgo antico. Se questo non basta a provare che sussi- stesse prcsso il volgo ne' tein|)i \)\l\ antichi una lingua piu rozza , giova il riflrttere che dal volgo latino innuinerevoli voci , comnni an- che alia lincna italiana , si pronunziavauo nel nioHo niedesin)0 , e che il volgo runiano fino dal IV o V secolo servivasi dt gli articoli ; il che viene a costituire in qualche nioilo Tiden- tita tra la lingua nostra e quella del volgo la- tino. II cangiamento di finali, che spesso si osserva uelle lapidi , non puo esscre efFctto se noa di proiiunzia del volgo ; qnindi spesso si troya I'ablativo per 1' accusativo , danunt per dant , d' onde dano e danno : dede e dedro per dedit e dederunt^ d' onde 1' italiano dicde e dic- dero , ec. Non lascia V A, di osservare dili- genteniente le soppressioni ed i canaiamcnti delle lettere , come del b in v , delT i in c , deir «.? in o, tlell' ait in o, i\t^\ h in /> , del d in f , dd j in z , ec. Anche 1' ortografia ro- mnna de' tempi iiiu antichi serve ad illustrare quetta materia; 1' aggiunta , per esempio, ddla letteia d in fine di varie parole che si trcva SALTEM A S^CUr,0 QUINTO. a I "^ usata anche ne' rodici iralijui piu antichi , co- me pare 1' intrusione in qualche liiogo della lettera i, ed il ranginmeiito di ip<;i in ixi ^ di ipsi in hsi , riteuuto a'.iche da Dante che ha scritto issa prr ipsa. Gli esempi clie pijovano la sussistpnza della lingua antica coiiteniporanparaeiite alia latina piu colta , diventauo pia freqiienti ncll' cpoca della perdita o sia ilclla nailuta di quest'ultiina. Dal IV al X secolo trovansi usate moltissime voci c niiuli di dire tratti dall' antica rustica jiiauiera , e sono in gran parte que' niedesimi barbaristui di rni si dolea al tempo suo Quin- tiliano. L' A. Iia raceolto una quautita grande di espm|)i , rna piu uumcrosi , e forse piu coii- cludeuti gli avrejjbe trovati nei lessici del Du- cange , del Carpcntwr e dello Stoker. Egli prova anche la cus«isten7a della lingua rozza roaiana ne' secoli bassi coil' autorita di Mm atari ., del concilio Turonense e dell' epitafio di Grego- rio V fatro nelT anno 999 , Del quale tre ma- niere di parlare si accennano , la francisca , la volgare e la latina. Reca quindi gli esempi della jinrrua romana che si usava nell' anno 842, nella Gallia Nar- boncse , e ne fa il confrouto con quella che Del secolo antrcedente si usava in Italia. Molti esempi rifcrisce pure della lingua italiana for- niata sull' antica volgare roniaua nel secolo XI, e ne fa un confrouto coH' antica lingua di Sar- degna , diffcrente solo per carattere di dialetto. Trae perfino un argomento a suo favore dalla lin- gua valacca,la quale derivata dai soldati romani che vi si lasciarono stazionarii da Tralnno., con- \iene in raolte parole ed in niolte busi coila ai8 DE USU LINGU.?-'; ITALIC?. italiaiia, e nc mette fuor di tlubbio la rimota aiiticiiita. V ene quindi a parlare del piinto piu spinoso,, che c qtiello drgli articoli, e fa osservare daji- prima le molte circostaiTze nelie qiiaii la liii- cua ilaliana coiiviene colla greca piu assai che colla latiiia. Ora Tuso iiiveterato presso i Greci di scanibiare i verbi coi nomi, decliiiati come per casi per mezzo di articoli, passo nella lin- gua italiana o volgare antica , anzichc nella la- tina , formata iion per 1' uso del vo!a;o , ma per il coasenso degli eruditi. Dopo di avere dotta- mente disputato degli articoli de' Greci e d<^gli articoli adoperati anche da Omero ^ osserva I'A. che tuttavia i poeti per eleganza gli hanno a belle studio ommessi , sebbene non del tntto negletti fossero dai Latini , che vi sujjplirono molte volte coll' w o coll' j//e. Trovato che gli articoli furono adottati da' Greci , dai Romani e dair antico volgo , egli trova V il o il lo degli Italiani nelT ille dei Latiui , il dello nel dc , illo ^ e cosl V alio ^ il r/allo ^ ec. , e niostra che anche Oi^idio disse dc duro ferro invece di duri fciTi, , e cosi Pllnio de quinqiic folio per dire di cinque foglie. II volgo soppresse aiacora nioItG volte le desinenze in us , in as , in wn , in es e simili, Accenna per ultimo che anclie i piu colli scrittori latini fecero talvolta uso de' verbi au- siliarii che sono da noi tanto frequenti. Ci spiacc che gli angusti nostri contini non ci pennet- tano di rischiarare maggiormente la martMia e la tesi deir A. con piu gran ntimero degli c- sempi che egli lia ottiinamente sceki con grande studio e graiulissima fatica, Accenneremo soIq SALTEM A S^CULO QUINTO. 419 che per reudere piii compito il suo lavoro , egli ha op|)ortunanu ntc aggiimto al fine rli qiie- sta bella dissertazionr un pirrolo vocabolario (li parole italiaiie rli grera orlgine col confronto dolle voci greche medesinie. Alia opinione di Blaffci egli avrebl)e potuto aggingnere anche quella del conte Gian Riualdo Carli, che nelle sue AntlcKita Itallche ha nobilmeiite sostenuto io stesso priricipio dell' es steiiza della lingua italiana couteniporaueamente alia latiiia. 320 Ltincrarium Alcxanclri ad Constantiuin Aui^iistuni Constantitii M. filuan , edente nunc pr'unwn cum nods Angelo Maio, Jmbrosiani coUcgii doctore. , — Mcdiolani , res,iis typis , MDCCcxvii , in 8." di pag. 82. e xvill di prefazlone. Jul'd Valerii res gestae Alcxandri Macedonis tranS' latae ah Aesopo Graeco: prodeunt nunc primum, edente nodsque dlustrante Angelo Maio, Ambro- siani collegii doctore. — Mcdiolani , ibidem., in 8.° dip. 2^8 c sxil di prefazione., con clue tavole in rame ; la prima porta i saggi dei cai'atteri del codice dal quale sono tratte queste opere; la seconda coutiene la mappa o carta geo- grafica dell' Itinerario di Alessandro. Xl chiarlssimo sig. JHai , die in quattro soli auni ha arricchito la letteratura classica di uu maggior numero di opere preziose inedite , di quelle che si sia fatto in tutta 1' Europa in un secolo , delle quali maravigliose produzioni si e piu volte ragionato in questa Biblioteca Ita- liana, presenta ora al mondo erudito due nuove gejume da esso scoperte in un codice delT Am- brosiana Biblioteca ; un Itinerario di Alessandro 3Iagno ed una nuova storia del medesimo, scritta da Giulio Valerio. II merito e la dignita delT itinerario spiega egli nella prefazione, fondandosi sail' argomento chc non potrebbe essere piu insigae, trattando MAI. ITINEKARIO D ALESSANDRO. 22 * delle gesta di Alessandro Magno , rlelle quali es|)one un coni|)eti(lioso rajiguaglio. Osserva giu- tliziosamente che pochi antichi scriltori ci ri-. nianizono delle cose di Alessandro , cioe Plu- tarco^ Arrlano e Citrzio , die di que* fatti trattaroiio in libri sciitti espressaniente a quell' uopo , e Diodoro Siculo e Giiistino che quell' argoineuto trat-tarono unitamente alle loro storie piCi estese. Meutr' eg!i faceva le maraviglie di questa |)e- nuria di sciittori in un argoinento cosi im- portante , ecco gli si para ymnzo, gli jichiaina alia memoria gli csen)j)i de" Costantini 4. \o csorta alia gnerra contro i Persian! ; para- 2^4 ^'A^- ITI15ERAR10 d' ALESS4NDR0. goiia sfe stcs30 con Torenzio Vanonc , che im libio di effeiueridi offer! a Pompco ; si scusa niodestameiite della sua iiielegaiiza ; istitmsce un paragoiie di Costanzo con Traiano ed Ales- sanilro , e quindi entra nellu storica narrazione. Accenna dappriina la nascita e la elevazione al trono di Alessandro -^ quindi ne descrive la per- sona ed i militari preparativi ; ndrra la di lui inipresa contra i barbaii Euroi)ei ; parla del sudore della statua di Orfeo , reputato indizio delle gravi fatiche che egli avrebbe sostenuto ; del numero delle sue truppe; della guerra por- tata in Asia;, della battaglia oo' Persiani al Gra- nico , superato al fine dai Macedoni ; del peri- colo corso in quella occasione dall'eroe;, della occupazioae flelle citta e provincie dell' Asia Minore :, delle insidie del figlio di Eropo da Alessandro evitate ; dei viaggi del vincitore ia tutta r Asia Minore da lui soggiogatft , e della fuga del satrapo Arsame. Bella e la descrizione fatta dair anonimo della navigazione nel Cidiio, della raalattia di Alessandro in Tarso , della prova singolare di amicizia e di confidenza data al medico F'dippo^ dalle di cui mani ricevette egli la medicina e la sorbi, dandogli al tempo stesso la lettera di Parmenione , nella quale questo favorito lo avvertiva essere quella un veleno. Si scontra quindi Alessandro con Dario\ si pu- gna all' Isso \ si cccitano dapprima i soldati alia zuffa ; e benche Alessandro si lasci prendere dal souno nel memento ifoininente alia pugna ( il che tutti gli altri scrittori riferiscono alia battaglia di Aibela ), i Macedoni vincou) , ed Alessandro ferito mostra la sua grandezza culla umauita verso i vinti e colla dolcezza verso la MAI. ITINERARIO d' AL^SSANDRO. ' 22$ famiglia di Dario prigioniera. Dario passa al- r Enfrate , Alessandro neila Siria ; il secoiulo rispontle con clemenza , ma con fercnezza alle lettere del primo : Alessandro quindi occupa Datnasco e Tiro;, ed inutili riuscite essendo al- tre negoziaziuni di pace tra i due sovrani, as- sedia Gaza , nel qnal luogo un uccello iascia cadere una pietra sa di au' ara, il che vien re- putato prodigio ; espugna quclla citta e passa in Egitto , ove fonda la citta di Alessandria-^ visita il tempio di Glove Amnione^ ottimamente dair anonimo descritto , nel qual passo si parl^ delle fonti di quel paese e del sale cristallizzato che vi si trova ; e sentito 1' oracoto del nunie, di nuovo si volge contro Dario.. passa il Tigri, e dopo alcune scaramuccie viene a generale conflitto in Arbela. L' anonimo e abbustanza esatto neir indicare le forze delle due parti contendenti, le loro arnii, i carri falcati, glj ele- fanti turriti, ed altri artifizi della tattica orientale. ^la Alessandro viiice , Dario fugge ; infinita si raostra la vittoria de' Macedoni;, Alessandro oc- cupa Babilonia , Susa ed il paese degii Ussii , saccheggia Persepoli ed insegue Dario , che al- fine da Beso viene sorpreso ed estinto. Alessan- dro allora insegue Beso , sottoraette i Mardi , gli Ircani e gli Arioni , sconfigge Satibarzane , doina molti popoli e supera il Caucaso. Beso fugge invano; Alessandro passa il iiuuie Osso e lo sorprende i occupa la provincia Sogdiana , dove la vanguardia dei Macedoni soffre alcuna perdita. Gli Sciti Abii mandano legati ad Ales- sandro e ad esso si arrendono: si tabbrica una grande citta rivale d' Alessamlria sul Tauai; ma Bette citti si ribellano per opera dei conipaffui Bibl. leal. T. VII. 1 5 ° ^z6 MAI. ITINERA RIO d' ATESSANDRO. (li Beso^ fd h forza cU cspu^iiare CiropoH , c di niaroi;ire contra ali Sciri |)os«ti al
  • i!..ti gli sciti Abii , dopo di ciis di- ressc il suo caiuinino alle Ijidic. aa8 MAI. ITINEJIARIO d' alessandro. si impadroiii^ce per tal moilo dcila citta di pence, da altri dctta Pcuccxw , creduta fino a quel iDOiuetito inespngnabile. Corre di nuovo Alessoiuho gratidissiino perirolo della vita yespolo , il sorbo e il castagno , il ciliegio , imporocche i! tipo di quest' ultimo benissimo aliigna nelle selve degli appenniiii , e la spezie che dicesi avere Lucullo recata dal Ponto e quella che nominiamo amarasca e visciola. Uopo h conveuiie per altro che assai uiagro pasto con questi soli prodotti avrebbero fatto quegli abitanti. Innatizi che fosse la Gallia citcriore occupata dai Romani, prosperava assai in que'paesi I'agri- cnltura ; e quantunque creder Si voglia che la razza de'cavalli dclla Venezia encomiata da Stra- bone , ed i muli veneti rammentati da Omero appartcnessero ai Veneti o Eneti di Pafaglonia, certo e che i Veneti Itali furono molto solleciti del lavoro delle campagnc. La sterilirii del suolo faceva i Liguri industriosi agricoliori, come at- 2.36 SULLO STATO E SULLE VICENDE testano varli aiitirhi scrittori, e !e doniie stesse, come ill Straboiie si Icgge . guidavano I'aratro. La segala , a delta di Plinio, era coltivata da- gli al[>igiani sopra Torino, ed anticamente pre- paravasi in que' coiitoriii co])ia di resina e di pcce. L' irrigizioiie era una pratica dai Salassi adottata, il cui territorio corrispondeva a quello del ducato di Aosta e del Canavese, e frequenti risse ebbero coi viciai che distiaevano I'acqna pei lavori delle miiiiere d' ore (Strabone , lib. IV"). Conoscevamo altresi il metodo di tagliare il friimento liissureagiante di tioppo, o di farlo pa- scolare dalle grf'ggi (Plinio, XVIII. 49 J' "^^ iiiente si sa intorno agli alpigiani Leponzii , Orobi , Rati e Carni, se non che la pastorizia e r educazione delle api erano in fiore presso di essi. L' epoca della maggiore grandezza delT agri- cnltura in queste coutrade allora fu , per sen- timento dell' A., che esse vennero occupate da- gli Etruschi 6no al Mincio, al Po ed al Chiese cinque secoli prima della fondazione di Roma. Dodici citta furono da que' popoli edificate , fra le quali primcggiava Felsina, era Bologna^ moki canali furono a|ierti nel Po, che per sette bocche fu tratto ueirAdriatico: ad essi si attri- buisce la Fossa Clodia per liberare il territorio di Padova dalle acque delta Brenta e del Bac- chiglione; ed e probabilc che costoro abbiano dair Etruria media recato in questa parte d'lta- lia la vite , 1' olivo ed il fico. Quel paese che era comprende la Marca di Ancona (e di Fer- rara , aggiunge T A., ma sembra un equivoco ) era occupato in parte dai Piceni discendenti dai Sabini, e si sa in quanto onore presso i Sabiui fosse tenuta 1' airricultura. ©ell' agricultura antica. 2.37 Ma 8ul finire del quarto secolo cli Roma ir- Tuppero i Galli in Italia, ed iovasero I'Etiuria circumparlana, teneiido per circa sci secoli quel j)ae5e. Erano addetti i Galli alia pastorizia, ma nou avevano ne agricultura , n^ projnieta sta- bili ( C'sare , de bello gall. VI, 22, J, checcli6 al contrario sia stato scritto d.j alcuui moderni Fran- eesi , segnatamente dall' autore di una Nodzia sull' agricultura del Celtl e del Galli, i\ quale, ol- tre alia cattiva iiiterpretazioiie dfi passi di moiti anticlii , tanto erudito si (nostra da attribnire iin' origine celtica al vocabolo bouron , con cui nella Bretagna chianiasi il maiz o giano turco , quasi che qucsta piaiita fosse cosjnita ai Celti. Pende 1' A. a creJcrc die al tempo de' Galli siasl lasciato impaludare tutto quel vasto tratto di terreno die da Piacenza si stende fino a Bo- logna, bench^ altri vogliano far rimontare quelle paludi all'epoca degli Ftruschi. Ai Galli attri- buiscono alcuni I'aggiunta del carretto all' ara- tro , il quale agevola il lavoro nc' terreui forti o argillosi, ma con buoue e sode ragioni prova egli essere dessa un'invenzione italiana. Poiche si addoniesticarono que' Galli cogli Italian!, ap- prcsero allora 1' arte di ben coltivare le cain- pagne, e la Gallia Cisalpina divento una terra di promissione , come la descrive Polibio, che la vide per avventara prima che fosse affatto abhandonata da quella nazione. Nel Piceno al- tresi doveya essere fiorente V ar^ricultura ; im- perocch^ qnando sul dedinarc del VI secolo fu conquistata questa regione dai Koniani, iuco- minciarono essi a coniare moneta di argento , laddove 1' avevano pir V innaiizi di raine. Succedetttro ai Galli i Koiiiani ucl domioio 25t5 saLLO STATO E SULLE VICENDE cK lie nostre terre, e qui si presewta uu'epoca che ain[jio argoineiito soniinitiistra alTA. jjcr disteii- (lersi ill disquisizioiii storiche ed cconomichc. QuaJiti elogi iioii soiio stati profusi alPagricul- tura deirautica Roma : quaiito iioa e stato ma- gnificato que! popolo per la sua peiizia in que- st'arte! Ma cht'cch^ ne fosse del Lazio e dei luoghi prossiaii alia capitale , veggiauio se pos- sono uieritare a buou dritto que=ti eiicomi ri- spetto a quanto haiino essi operato iu questi paesi. Soggiogata che avevano i Romani una po- polazione, era l.>ro stile di privare i vinti di una porzione di territorio, che arrivo talora fino alia meta del totale , e di condurre colonie di nuovi abitanti, fra i quali erano divise le terre. La peggiore genia di Roma, sentina ufbis, co- me Cicerone diceva, era destinata a formare quelle colonie. Ora quantuiique un cosi fatto si- steuia sia generalmente lodato, non poteva pro- durre che funesti efietti per Tagricnltura, spo- gliando i legittimi possessori, sostituendo strania gente , per lo piu ignara delle pratiche agra- rie, e scoraggiando gli altri che rinianevano. Piu: la poizione che non si distribuiva , detta agcr pabUcus , e gli spazi irregolan rimasti fuori delle division! e denominati subcesiva , o lascia- vansi voti ed incolti, o faceansi lavorare da schiavi , razza d' uomini assai male adattata a far prosperare le campagne. I graudi guai che derivarono da questo sisterna sono svolti dalTA. con fino criterio , ed una estesa contcvza della storia campeggia ne' suoi ragionamenti. Tacciasi delle gravissime imposte e delle cofieussioui clie accouipagiiavano le coaquiste. dell' agricultura antica. 239 La divisione de' campi diede oltracci6 origiiie fra i Galli e i Roinaui a teriihili guerre, che desolarouo vasti territorii, poiche si accostu- niava a que' tempi di battagliare portaudo ovua- qiie il ferro ed il fuoco , devastando le cam- pagne , mettendo a saccomauo i j)aesi , inceu- diaiido cio che resrava. Discesero poscia i Car- tagiiiesi dalle alpi guidati da Annibale, che pass6 in Toscana pel territorio di Bologna o di JMo- dena , aspro governo facendo delle cltta e dei villaggi. Ma gia le paludi cil i boschi coprivano allora gran parte di questo tratto (V Italia , se vogliaaio attenerci alle uotizie tramandate dagli scrittori del secolo di Augusto e dei due se- guenti. Le paludi stesse eraao iu parecchi luo- ghi iugombrate da foreste, e vastissima era la selva Litana ramineiitata da Livio, la quale sem- bra che avesse iucoiniuciamenio la duve la Scul- teuua preude il uonie di Panaro , e si prolaii- gasse fino alle foci del Po. Pretendono alcuui per altro che essa fosse situata ove ora e Pe- schiera. Senibra che finora non abbiauo i Romani re- cato giovameuto veruno all' agricultura de'paesi di qua dal Kubicoue. Ma due uomini possono cssere risguardati beueuieriti di qiiest' arte , e sono i con.soli Caio Flaminio Nipote e JNL Etni- lio Lepido , il prime de' quali intraprese a co- etruire la via Flaaiinia, che passaudo per I'Etru- ria e l' Umbria terminava a Rimini , e P altro contiiuib da Rimini la via En^ilia , diricendone verso Aquileia uu ramo detio Altinate , e cio succedette nelT anno di Roma 566. Fu mesticri per assicurare quel ramo asciugare molte paludi. Fino air cpoca iu cui i Romani varcarouo il 0.^0 SULLO STATO E SULLE VICENDE Po , erano riniasti sempre tranqnilli gli abitanti tleile piaimre traspatlaue , tranne qualche zufFa che cbbeMO coi Galli alpigiani. Nel 867 una torma di Galli transalpini in nuinero cli 12,, 000 passo le alpi per ignote vie, e fabbrico uii ca- stello, ovc poi surse Aquileia; n)a non iiuliigia- rono gran fatto i Romaiii a farsene padroni, fon- dando cola una colonia. Scoppio pocbi auni dopo la peste che afflisse taiito qucsta , quanto le colonic del Piceno , di Parma e di Modena, e le conseguenze della ribellione de' Liguri gravissimo danno recarono inoltre a questa ultima. II primo tra i Roniani die per avviso dell' A. abbia grandemente giovato all' agricultura dei paesi cispadani, fa il console M Eniilio Scauro, che nell'anno 638 asciugo !e paludi che erano fra Parma e Piacenza , aprendo nel mezzo una fossa uavigabile. Intorno alia estensione di quelle paludi assai e stato scritto dal Carena , dal Manfredi , dal Corradi , dal Filiasi , dal Frizzi; ma difficil cosa e veder chiaro in tanta lonta- nanza di tempi. Pahidosi del pari erano i ter- reni intorno al Tartaro , all' Oreo , al Mincio , al Po, al Bacehiglione , alia Brenta, e quelli conrigui ad Aliino. Lo stesso dicasi delle pia- jiure di Ravenna , e delle altre bagnate dalla Trebbia. E qui coglie argomento 1' A. di fare parola dell' antica situazione delle foci del Po , tacciando meritamente di erronea I'opinione di quelli che vollero ririrarle fino al Taro ;, e ri- mette il lettore per pin ampli particolari a quanto e stato scritto dal Filiasi e dal Frizzi. Se gli ayvenimenti iinora esposti riuscirono fanesti all' agricultura , gli altri che succedct- cell' agricultura antica. 24.1 tero la spinsero verso 1' nltima clecadenza. Le usLirpazioni cosi freqtU'uti ai tenipi rlella pro- scrizione, le eccessive intposte, le tirannie dei ricchi , la minorazione delie braccia cagionata dalle militari fazioni, il metodo di far coitivare i poderi dagli schiavi, sono altrettante cause, e potentissiine tutte, del suo peggioramento. Va- namente si avvisarono i Gracchi di porre a tanto male rimedio con la l^gge agraria: la pa- garono con la propria vita al paro di Cornelio Scipione, di Fulvio Flacco, di Livio Dniso, che pill o meno direttainentc conreinj)latono I'adem- pimento della medcsima Ifgge. Grande noca- ,njento reco pariiuente Tiuvasioue facta da'Ciin- bri in qneste contrade, quantuncjue passeggiera ; e da un' altra parte , ciue da Cesena fiuo al tenniiie della Calabrii, lo reco la guerra Sociale mos^^a dai popoli die agognavano la cittadi- naiiza romana per soggiacere ad aggravi nii- nori. L' epoca piu fatale furono finalniente le proscrizioni di Silla , ed il sisteraa da lui in- ventato di condurre colonic militari ; avveni- mento che si puo collocare fra gli anni 67a e 674 fJ' Roma. r- Le colonic militari furono con si fatto nome intitolatc perche si formavano di soldati vete- ran!, ai quali distriljuivansi i terreni non sola- nente dei vinti , ma di tutti coloro eziandio che erano proscritti. Fn dato a costoro almeno nil mezzo milione di jugeri di terra tolti ai pos- sessori legittirai, e conceduti a gente ignara deir arte agraria, riottosa, rapacc , cupidissima degli altrui heni. Rimase intanto T Italia abban- donata in piu parti : per la qual cosa sempro pill si dilatarono le paludi , e iusalvatichirono J^tbl. Ital, T. VIL 16 a4a SULLO STATO E SULtE VICENDE le campagne. Mono Silla, la guerra civile rin- novata da Lepido , le coorti condotte da Per- peniia in Is()agna , le spedizioni di Pompco , gli eserciti di Cesare, e quelli levati dalle varie fazioni impoverirono d' uomiiii le oatnpagne, A niolti arbitrii pregiudicievoli all' agricultnra die' luogo la legge Giuiia, che fra le altre cose ordiiiava die i terreai ])ubl)licideir Italia do- vessero essere ripartiti fra i poveri , e la dove noil ve ne fossero stati abbastanza, che si do- \essero romperare. Maestrevolmenre espoiie I'A. gli inconveiiieiiti die derivarouo da qiiesta tu- niuliuaria misura. Pensano alcuni die per giunta di tante cala- mity accadesse verso questi tem|)i T epizoozia descritta da Viigilio nelle Georgiche; ma prova egli con buone riflessioni critiche che il poeta intese di parlare di uu antico avvenimento, co- me lo daniio a conoscere le frasi nunc quoque post tantum c hie quondam^ che potra ciascheduno riscontiiire nell'originale ( lib. S , vers, ^'j/^ scg.). Coiiibatte egli aitresi in tale circostauza il Fi- liasi, che appoggiantlosi su di uu verso di Vir- gilio stesso , si avviso che esistessero uri nella Venezia, e crede I'A. che il poeta abbia tratto dalla fcivola questa notizia. Non sappiamo per altro quauto ragionevole sia quesra ceiisura ,con- ciossiache di qual favola si valse Virgilio dicendo essere fama che dopo la pestilenza si adoperas- sero gli uri in quelle contrade onde strascinare i carri nelle sokiniita fli Ginnone (ibid. v. 53iJ? Egli si appoggia piuttosto ad una tradizioue. Ma intanto piu e pin in que' tempi i nialanni j crescevano , che malnnni crano le dej^redazioiii delle terre fatle da M. Antonio, che, come dice dell' agricultura. antica. 2,43 Cicerone, omnem Itallam d'w'idendam dedit , le cnncussioni che egli praticava in Cremona, Reg- gio, Bologna e Parma, le nuove colonic con- clotte air epoca del triumvirato, e i guasti che recarono gli eserciti aquartierati dnrante 1' in* verno. Gran parte delT Italia per cagione di tanti disastri rimase iocolta. In tali sciagure fu pure involto a INIantova P. Virgilio jNIarone, la cui egloga nona sembra essere una spezie di supplica ad Ottaviano a fine di ricuperare le terre date ad un veterano. Credono alcuni che per consiglio di Mecenate abbia egli scritto ii poema delle Georgiche; ma le storie non ci somministrano indizio alcnno eopra cui fondare qnesta supposizione , ed e pin probabile che abbia dato mano a questo lavoro per gareggiare col greco Nicandro au- tore di una georgica lodata da Cicerone, e per produrre un genere di poesia sino allora ignoto ai Roman!. Sette anni egli spese intorno a questa opera: i suoi generali principii, i suoi precetti sui lavori piu essenziali dell' agricultura sono adattabili a tntti i paesi , ma le particolarita si riferiscono soltanto all' Italia, non essendo egli Btato mero copista de' Greci, ma relatore fedele di quanto vide ed esamino. Seneca taccio Vir- gilio di poco accurato per avere detto che il niiglio si semina in primavera ; ma 1' A. dimo- stra con 1' autorita di Columella che questa pianta si seminava di fatto cosi nell' estate , come in quella stagione, Dopo la battaglia di Azio si prometteva 1' Italia piu prosper! giorni , ma 1' agricultura non si riebbe si presto dal tracoUo sofTrto. Nuove colonic condusse Augusto in Italia, e dicesi che ^44 SULLO STATO E SULLE VlCENDF- le estcmlessc fino a 34.: 0[icrazione clie iion fa favorevole alia coltlvazioiic delle catii|)as;ne , benclic per acquistare parte dei teireni clie niaiicavano , abbia rgii sborsato piii fli un nii- lione (li sesterzi ai possiilenti roniaiii , e arie della terra vcgetale , e straripando iinpaludarono moiti luoghi, che per ridurli a cultura fu d'uopo colmare con sostanze assai meno fertili delle antiche terre. Anche le eriizioni vulcaniche cooperarono un tempo a fertilizzare in qualche parte questi paesi ; ma cessata la causa, divenne a poco a poco nulla Ja conscguenza. La terza cagione h il sistema agrario cambiato : una volta la maggior parte della piauura era divisa in carapo , jirato e bo- sco ripartiti in certa proporzione, Pochi aniii dopo il regno di Antonino e di Marco Aurelio imboschi quasi tutta 1' Italia , e trascorsi i se- coli della barbaric, si comincio a dissodare i terreni. Veggendo le ricche messi che produ- cevano , si credette che quanto pin si avesse dissodato se ne avrebbe ricavato maggiore ric- chezza : cosi era, ma il prodigio fu di breve, durata. Le nuove terre divennero a poco a poco men profittevoli, per lo che s'imniagiiio di por- tare i dissodaaienti dal piano al monte , e si tagliarono i boschi. 1 fuiiesti effetti di questa operazione, diuiostrati gia da parecchi scnttori, condnrranno le nogtre pianure al deplorabile stato in cui eraiio nei primi secoli delTcra volgare. £e terminando questo primo estratto volessi- mo dare sentenza intorno all' opera intera, non tenuMen)mo di dire, c(tmprendere essa moke vi- 8te originali , avere V A. pensato con la sua testa, e giudicato col proprio criterio ; e che volendo mostrare T influenza che ebbero le con- dell' acrigultura antica. a49 quiste cle'Romani suiragrlcultura di questl paesi, non si lascio imporre per nulla dalle autorita, e dai ripetuti encomi che furono in ogni tempo prodigati a quel [)opolo. Sembra per altro che ^ccagiouando i Romani della decadenza di que- st'arte, non sia immune da qualche esagerazione, pretendendo che abbiano tuito fatto alia peggiO;, e che siasi prefisso di magnificare di troppoquegli Etruschi intorno ai quali ne sappiamo pochissimo. Qnanto a noi, unendo le notizie che i piu anti- chi storici ci lasciarono intorno alia Gallia cisal- pina , ed abbattendoci nelle descrizioui di tante ]>aludi e di tante selve che erano presso al Fo, al Lambro, al Ticino, al Mincio, all'Adige , al Bacchiglione, alia Brenta, difficilmente possiamo iiidurci a credere che que' paesi fossero colti- vati meglio che nol sono oggigiornoi e quando ci vicn detto che lo erano appunto al tempo di que' valentissimi Etruschi, e che non esiste- vano allora ne' paludi, ne cosi vaste boscaglie, ci sembra questa un' asserzione molto gratuita, in quauto che, il ripetiamo, scarsissimi sussidii somministra la storia perche si possa giudicare quel popolo. Cosi quando si proclamano le nu- merose popolazioni de' Boi , de' Liguri, de' Ce- noQiani^ degli Insubri, e di altri aucora che erano in queste contrade, ci sembra che il fondamento di tale coraputo coiisista soltanto negli eserciti che prontamente si allestivano all' uo|)o. Ma iU[)posta anche una mediocre popolazione, c\6 non era difficile a que' tempi, ove tutti gii indi- vidui erano soldati , ed ove tutti quegli atti a portare le armi, correvano spontaneamente alia guerra quando lo richiedeva il bisogno. i5o Consider azioni medlco-pradchc sul vainnlo spario , , o rava^lione. Mnnorla del Dott. Gaisfjjpe MoN- TESANTO , P. P. di stnila e lettcratura medica nclC I. R Uuivrrsitix di Pailova^ ec. — Padova^ 1816, ia 4'°9 ^i p(^g' 2ia. J\t) onta della utilita che riilonda all'iimanee- neie dall' iiinesto vaccitio , e\ idenrissiriia , iiu- niensa , pur si ascoltano voci tli accusa , quasi che raro iion fosse di vedere persoiie gia state vaccinate , essere investite da vaiuolo vei-o. Consideraiido 1' A. che iiell' iiiiperizia di molti medici , i qiiali per avvt-ntura iion saiiiio di- stinguere il vero dal vaiuolo spurio , potrebbe cousistere la prmcipale cagione di si ingiusta querela , ofFre nella pre&euie sorittura una tlotta c chiara narrazioue di quest' ultima lualattia , onde apprendauo una volta le persone delTarte a ben coiioscerla , ed a non confonderla rnai col vaiuolo. Nulla saj)piauio , ei dice, tlcH'ori- gine, non che deU'epoca prima in cui com])arve il ravac;lione. Fuggevole cenno par che di que- sto morbo facesse I'Arabo Khazes nel suo tiat- tato del vaiuolo e dei morbilli^ «.love insegno che il vaiuolo potesse assalire di niiovo i bambini, qui corrcpci fuerunt oUm \;ariolis languidis debdi- hus. Questo vaiwolo languldo e debate potea ben essere lo spurio vaiuolo non ancora conosciuto c distinto dal vero. Ma la prima chiara e giusta SUL VAIUOL* SPURIO O RAV4GLI0NE. aSl notlzla (li questo malore la clobbiamo al cele- bre Vido Vidio Fiorentiuo , che raerito di essere eletto archiatro di Francesco I re di Francia , e fii dallo stesso sovraiio ucl iS^-a nnminato lettofe e professore di niediciiia nel collegio reale di Francia. Esso ne fa menzione nel lib. XIII della seconda parte delle sue opere al capo VI de variolis et inorhUlis souo noma di cristalli ^ cioe vesciche piene d' acqua instar crystalll splenden." tcs, e aggingne clie il volgo le cbiamava ra- vagllone. Dope del Vidio , che avea scritto verso la meti del citiqnecento, Enrico Petreo medico tedesco tratto pure di quella malattia suUa fine dello stesso secolo , onde venne da alcnni il ravagUone denominato variola pctrda, Dietro la scorta di questi primi osservatori ando senipre piu dilFondendosi la cognizione di que- sto niorbo , e se ne moltiplicnrono le descri- zioni nei libri di medicina. Ne fu esso in Italia costantcmente conosciuto ed indicato sotto i nomi di crlstaUi e di ravaglione , bensi ancora con quelli di morbdlione^ di vaiuolo sahatlco ^ sddoppetd , vaiuolo volante, vaiuolo porcino^ vaiuolo matlo , ec. In Francia prese i nomi di petite verole volante , virolette , vcrrettc ; in Germania quelli di wasser-blattern ^ o spitz-blattern ; di escla- pete in Provenza ; in Inghilterra di waterpockcn e di chickepoux. Brendelio chiamo il ravagli.nie variolae alitnosae , seu aquosae. Sauvages nella sua Nosologia lo distinse col nome di variola, lymphatica , variola volatica ; variola lymphatica pure lo nomino Sagar ; Macbridio lo disse va^ riolac simplices cristallinae ; Vogel varicella , de- nominazione abbracciata dagl' Inglesi , e [)ur ge- neraliuente invalsa fra noi. Akri epiteti ebbe iSa StJL VAIUOLO SPURIO questo vaiuolo dagli aiitori secondo le appa- renze varie che presenta ed i caratteri die si credettero suoi propri : cosi venne denomiiiato variolae cristallinac ^ aquosae , fatuae , durae ovales^ acuminaiae ^ emphisematicae ^ ec. L' abbondanza dei nomi e la differenza delle descrizioni genero confusioiie d' idee ^ sicche Y illustre Heberdeu penso di provvedere a qnesto disordine comu- nicando una breve sua memoria al Collegio me- dico di Edimburgo nelP agosto del 1767, di- retta ad indicare i caratteri per i quali il vaiuoio spurio si distingue dal legittiino. II D/ Mnhrbeck svedese pubblicb in Gottinga nel 1794 ""a c^is- sertazione inaugurate de variolis spurils , che, ol- tre a molte erudite e sottiii ricercbe intorno air origine ed alia cagione del ravaglione, con- tiene importanti avvertenze pratiche sulla co- gnizione di questa malattia. Fra gli scrittori dello stesso morbo ha pur rnerito di sagace e profondo osservatore il sig. dott. Sacco di Mi- lano , il quale nella sua splendida e classica opera intitolata Trattato di vaccinazione , discorre del ravaglione o varicella ( a pag. i58 edizione del 1809 ) con quella precisione e sicurezza che appartengono soltanto a chi vide cogli oc- chi propri , ed osservo atteutameute le nia- lattie. Dopo d' aver fatto menzione di quanto venne pubblicato di meglio circa il soggetto del suo ragionamento , passa 1' A. ad esporre alcune osservazioni fondate sulla propria esperienza. Concedendo che il ravaglione sia spesse volte iin' affezione si mite , che meriti appena il noma di malattia , sosticne pero che in qualche caso jiveste sembiauze molto gravi e siinili a quelle O RAVACLIONi:. 353 A<\ valiiolo , come gia osservarono CiiUen , Liiilwig e Sogar. Narra in [jiova la storia del- ]' andatiiento del ravagliotie in alcuni soggetti (Ki esso e da altri esperti medici osservato , die per la sua gravezza e le ingannevoli ap- parenze si era confiiso , a tutta prima, col vaiiiolo vero, e per tale fu giudicato da qual- cho persona dell' arte, A fine di distrnggere que- sto errore clie tuttora si inantiene nella mente del vo!go non solo , nia ben anche di moltis- simi nje lioi, errore che rlnforza nelle storte loro opiniiiii i nemici della vaccina, stabilisce T A. che si debbano ammettere due diverse specie di ravaglione , mice cioe , e grave. 11 mite per lo scarso nuraero delle pustule , per i sintomi lievissimi e per la celerita del suo corso, ine- rita aj»pena il nonie i!i malattia. II grave, at- tesa la forza de' sintomi che lo precedono e Taccompagnano , attesa la copia dell' eruzione e la durata del suo corso, puo vestire aspetto minacciaute , sebbene non consti che neppur esso sia uiai giunto ad uccidere. II ravaglione grave e preceduto da febbre , piii o meno forte, accou)pagnata da nausea , da vomiti , da las- sez/a di membra, da tosse , da veglia, e talora da qnalclie niovimento convulsivo. L' esantema suol coinparire nel secoudo giorno, e talora anche sulla fine del terzo con diminuzione della tebbre e degli altri sintomi. Cominciano a com- parire alcuni jjunti rossi rilevati generalmente sni dorso , e rapiilamente si diffondono per tutto il tronco e per gli arti , convertendosi in verc pustule, Sulla faccia si mostrano piu tar- di , c vi sono meno numerose che altrove, Nello spazio di un giorno , rare volte di ua giorno a54 suL VAiuoLo spumo e mezzo, tutto il corjio si copre per tal gulsa di pustule , le quali ben presto diventano varie fra Hi loro di figura, di grandezza e di coio- rito. Ve n' ha Hi rotonde e quasi diafane , di piane ed opache :, aitre hanno alia loro super- ficie una vescichetta piena d'limore pellucido, riiuiia e depressa iiel centro ; moke presentano un contorno rosso , ed alcune altre ne man- cano. lutauto sussiste , benche piu mite , la febbre , ne cessano la veglia , il dolor di capo e la sete, Dopo qu.ittro giorni dalJa comparsa deiresanteina, e spesso prima, si scorgono nelle pustule i segni di una viciua maturazioue , pero senza proporzionata misura di tempo ; poiche le ultime pustule venute sono talora le prime a maturare. La materia contenuta nelle pustule non si cangia in pus. Alcune di esse scoppiando versano un fluido pellucido ; altre s' impiccio- liscono invece di crescere , e si diseccano senza efFondere materia di sorta ; altre compariscono rotonde ed ovali , e di queste alcune sono dia- fane , ed alcune piene di umore denso e gial- lastro , o rossigno , con zona rossa alia base. Queste ultime durano piu delle altre , conser- vandosi per sette e piu giorni , finche si rom- pono e mandano una materia che non ha pnnto i caratteri del pus vaiuoloso. Rotte che sieno , si convertono in croste sottili nerastre che cadono presto, lasciando la pelle macchiata di rosso oscuro , non pero con segni di cica- trici. Le pustule che non ebbero la durata di queste , lasciano dopo di se una SDttilissima e piccola crosta di color vario , la quale in breve ei distacca e svanisce. Mentre avviene tutto questo , nuove pustule vanno pullulando negli O RWAOLTONE. 2,55 jiiterstlzll <1elle altre , e quesre nlrime manten- C;()uo raudaineiito <\c]U^ |»riinp. Mcllo spit/Io c!i iiove o (lieci giofTU snrceele d'ordinario IVssic- cazione universale dcU'esanteuui , ed il malato sori^e dal letto, trovaiidosi rif. Montesauto avesse posto tra i caratteri del ravaglione quello di non cssere le pustule deprcsse nel centra. Ln di lui esj)erienza non gli avra forse ancoia preseiitato casi di ravaalione in cui le pustule fossero oinhtllicate ; ma noi possiamo attestare di nostra osservazione e di uoiniui in questa parte periiissiiui , che taivolta multc pustule del ravaglione st)no depresse nel centro , e che potrchhero ingaunare que' uie- dici i cpiali non valuiando gu altri sintonii , si attenessero soltanto a questo segno comuue col vaiuolo. Aiiche r asserzione che le pustule del rava- glione non lascino cicatrici durevoli e contrad- detta dair espcrienza, non mancanrlo casi in cui 81 torinauo esse e vi restano a soniiglianza del vaiuolo. Duhitiauio che si possa sostenere con fnndainnuo ess< re stato Vido Vidio il prime a dc'scrivere questo esautenia, poiche se ue trova ^56 SUL VAIUOLO SPURro O RWAGLIONE. cbiara menzione sotto il norae di cristalli nelle opere di Filippo Ingrassia ( dc tumoribus praeter natwam^ Neapol. i553), il quale fiovi nella pri- ma meta del secolo XVI , contemporaneo per lo raeno del menzionato chirurgo liorentino. Se consideriamo poi che 1' Ingrassia tratto degli csantemi con maestria e dottrina ben mag- giore di Vido Vidio , noa dubitiamo che ad esso si debba la gloria di questa originale os- tervazione. E. A. {m>:% ' ,57 f Viagg'io al Capo Circeo^ eel osservazioni naturall in que contorni. Lcttere del sig. Brocchi al sig. Sebasti\ni profcssorc di botanica ncll' Universita di R^ina. Letteka I. T lo ml rammento che essendosi, Ella con tanto imppgno a|)[:)licata ad illustrare la botanica del Lazio,aveva ilivisato di fare una acoisa a Capo Circeo , onde prendeie diiigenteinente iu esatne i prodotti vegetabili di quel suolo abitato uii )| tempo I) per quello cbe ee ne dice , dalla figlia del Sole, dalla uiaga Circe, esperta fabbricatrice di farmaci. Mi rauiuiento altresi di averle pro- i messo , cbe qualora statuisse di pubblicare una Flora Circcia^ Le coniunicberei tutte le altre os- servazioni da me fatte in quel luogo, accio che lie usasse come piu stimasse opportuno. lo non so se Ella abbia ancora recato ad efFetto quel suo divisamento ; ma io adempio intanto alia promessa mia, e Le nariero quanto di piu esseii- ziale mi e avvenuto di osservare in quel |>ron)ou- torio che debbe essere al certo da Lei visitaio. Dopo di avere trascorso le montagne de'Vol- aci partii da Sezza , e volendo attraversare le paiudi Pontine ad oggetto di riconoscere la na- tura di quel terreno, uavigai I'Uiente in una di quelle baicbette cbe dalla forma loro si chia- mano saiidali^ e mi trasferii a Terracina. Io non mi dilungbero a raccoutare le cose vedute in Bibl. leal. T. YIL 17 a.^B V I A G G I o qaclla occa^inne , e mi congedero ahre?i pre- stiuiit'iite (la Tcrr;io'ma; ma noii jmsso ritener'iii rial dire quaiito mi al)!)ia in (jud parse colpito I'aspetto peregriiio della vegetazione p la biz- zarra inescDlaiiza di piaute projuie di c\\in\ e di regioni diverse. L'agave dt-ll'Aineriea , il fioo d' India connazionale di questa , la jjaliua del- TAfrica smio qiiivi confusi cogli atan.i , cogli uilvi , col leiitisco e col terebiuto, e vestono la falda deir einineiiza in cui Rta la citta. La pia graiide euforbia di Europa alligiia in qne' ron- tonii, V Euphorbia dcndroides, il cui fusio arbo- jioscente lia da tre in quattro pollioi di diame- tro , e spesso eccede qnesta niisura. Da Terracina mi avviai verso Capo Circeo co- stpggiando \\ Portatore che raccoglie parte delle acqne delle paludi Pontine e le versa nel mare.' Varcai quel pi«;rissin)o finme in una barca sdru— gcira governara da un veccbio che attendeva.' in quelle solitudini i pocbi viandanci che po- tevano abbisognare dell' opera sua : ma poiche questo Caronte mi traghetto aH'altra riva, pen- 9ai di abbandonare la selva e di torcere verso Torre Badino , seguitando la spiaggia del mare fine al termiue del mio viaggio. lo era col- I'amico uostro il signor Riccioli , mineralogisra esperto , niio costante compagno in tutte le pe- regrinazioiii che feci in coteste ct)ntrade, novelJo Djmide se io fossi Apollonio Tianeo. E fui molto lieto di avere presrelto quel caiumino, poiche n.i ofFe-rse di che piacevohnente occuparuji. In tutto il litorale che da Terracina si stende a Capo Circeo per la lunghezza di doilici miglia molte sostanze marine g' incon- trauo rigurgitate dai flutti, ed abbaudoiiate sul- AL CAPO CIRCEO. 259 I' arena, Riiivenni V Alcvonium bursa f\\ un bel colore verfle, che" I'Olivi era di avviso rloversi trasferlre dalla classe clegli zoofiti a quell a dei vegi^tai)lii; !9])og!lp d\ Medusa Velclla^ parecchie delle quali conservavano la rinta turchiiia;, grossi frammeiiti Hi Cel/opora sponghc.s ^ e copia grande di quelle palle sferoidali di sost'inza stopposa die proverigoDO dalle radici delta Zostcra oceu' nlca rotolate dal mare. Fecoiida altresi e que- sta s|)ia''2ia di testacei mariiii, ed era cosa niolto giocotida il vedere que' iiicchi di fortue e di tinte diverse seiniiiati nella sabbia , o insieme amiDnccliiati, Essi furono di iiidiigio al nostro viaggio arrestandoci ad ogni passo per fame raccolta; ina riserbandomi a danie una piu lunga lista insieme con altri trovati sulla si^i tjjsia Ko- mana da Ostia nno a Capo Circeo, eccone ua aaggio per ora : Area barbata , — glycimeris ; Mactra sluUorum, — coralUna^ piperata*, che e il Solcn callosus dell'Olivi; Osrica puslo di colore di cinabro , variegata a maccliiette bianche , Ostrca tuberculata deH'Olivi (V. su questa con- chiglia le osservazioiii fatte iiella mia Concliio- Ingla tossile, Tom. II, pag. Sjo)., Tellina lactea,- planata di colore roseo e incarnate, — gibba , — iiiaeijuwaLvis , di questa ultima non lio trovato die le sole valve piu convcsse; Venus exolrta^ - gallina , — decussata, — virg'mea: Solcn strigdatus ., — vagina ; Donax trunculus ; Carclium rusticwn , — cdule ; Mytlhis ungulattis di vivacissimo colore di rosa; Anemia ccpa ; Spondy/us gacdci opus .: Pa- tella vulgaris ,• Mur^ brundaris , - trunculus , — alucoides ; Tiu-bo tercbra , — clathrus , — varicga- tus , e f a un fortunato accidente di avere tro- vato uu clegaiitissimo eseniplare di Nautilus pa- 260 V I A G G I O pyraceus Inngo due pollici c mezzo , cosi per- fetto , come so fosse stato ji^escato dal fondo del mare. Qiiesto mare , per quanto ho potuto discernere , fornirebbe copiosa messe di coa- rhiglle a clii volesse di proposito acciiigersi a fame inchiesta , ed i puiiti jjreferibili agli altri sarebl^ero , a parer mio , il golfo di Tcrracina, e quel tratto cbe si stende da Astura a Capo di Auzio. Di molta soddisfazioue mi fn il trovare su questa spiaggia medesima frainuiiste alle coii- chiglie marine assaissime di lluviatili e di la- cnstri, depositate dalle acque che scendono dalle caujpague , e che ne traggono in mare gran quauriiii. Le spezie da me raccolte , usando la noujeuclatura di Drapariiaud , souo il Cyc/oitoma if/ipuruin comune nelle paludi Pontine , il Lim- nacus ovatus e la Planorhis vortex. Nella mia Coa- chiolog'.a fossile mi sorio a lungo esteso su questa circostanza che si verifica altresi nella spiaggia Veneta dell' Atlriatico , e ne ho teiiuto gran coiito, percbe serve a spiegare come ne' deposit! coiicliigliacei de' continenti trovinsi promiscua- niente testaeei fossili marini e fluviarili, intorno alia qual cosa molti naturalisti ha.uuo fatto seiiza ragione le gran maraviglie. Carico dtlle spoglie del mare giunsi a Capo Circeo. Qucsto promontorio e costituito da uu gnippo di montagne calcarie intieramente iso- late, poiche e da un canto circondato dal Me- diterraneo e dall' altro dalla pianura , rima- nendo, come diceva, dodici niiglia lontauo dalle emiiicnze di Terracina, cbe sono le pin prossime. Qufste montagne lormano nn' unica e non in- terrotta catena diretta dal N. O. al S. E. , la AL CAPO GIRCEO. 201 GUI luiighezza ^
  • g!iaNfrie. A questi alberi sono fratnmisti il Laurus nobilis , il fit- niperus sahina , ed altri minori arbusti che \idi allora fioriti , 11 Rosmarinus officinalis, cioe, V E- rica multijiora , e la Coronilla emerus : tirovai pure fiorito un garofano ( Dianthus ) , di cui non ho determiuato la spezie , e senza fiore la Rata graveolcns ed il Gnnnhaliuni album. INIeschinetta e questa Flora , ma sapj>iasi che ]0 mi arrarapicai su quella balza ai 28 del inese di dicembre , cioe nel cuore dell' invcrno , e dovrebbe anzi cssere soggetto di maraviglia che vi fossero in quella stagione piante fiorite. Questa circostanza lara fede della dolce tem- perie di quel beato clima, ove e Tinverno sosli- tuito da una tiepida primavera , esseiido inso- lito il freddo , quando non soffi gagliardo il vento di tramontana ^ che h passeggicro. Mi prese vag,l>< zza di allestire una nota di tutte AL CAPO CIRCEO. a65 le piante che incontrai fiorite , e delle altre ancora clie erano vegete e lussuregglanti quan-« tunf|ue senza fiori , a fine di piesentare un saggio di Flora hyemalis del proinontorio Circeo. Quelle adocohiate in fiore, oltre alle nominate, »ono le seguenti : Daphne collina , Myrcus com- munis , Viburnum tinus , Arbutus unedo , Chrysan- themum Myconis , Anacydus aureus var. B. rof diata , Anthirrinum purpureum , — majus , — pilosurn , Cyclamen hederifoUum , Arum arisarum , Buphtalnium spinosurn , Sonchus picroides , Dlanthus carthusianorum , Salvia clandesdna , Clypcola tna^ ritima , Polygonum maridmum : questi due ultimi furono trovati in riva al marc. Le altre piante vedute senza fiore sono : Psoralea bituminosa, Tanacetum crispum, Erigeron glucinosum^ Cotyledon, umbilicus. Daphne gnidiumy Cynoglossum officinale. Arum maculacum^ Gnapha- lium luteo-album^ Phyllirea media ^ Pistacia therebin- thus , Teucrium fiavum , Smilax aspera , Cistus sahifolius , Acanthus mollis , Sedum reflexum , — dasyphillum , Stadce cordata , Arundo ampelo- desmos , Conyza saxatilis^ Satureja capitata^ Pas- scrina hirsuta , Lotus cytisoides , Chritmum mari- iunurn , Artemisia absinddum , Quercus ilex , — robur , — subcr , Fagus sylvestris , Cupressus sem- pervirens. Havvi eziandio alcune piante eeotiche, r agave , il fico d' India , e la Chamaerops /lu- milis, che cresce sui monti dalla parte del raare. Poich^ Circe abitava questo paese, storico o favoloso sia il racconto , si potrebbe argomen- taio che esso abbondasse di piante farmaceu- tichft ; imperocch^ se h una favola , comi; ne ha gni!i senibianza, sembra che dovesse esser© foaclata su qualche cosa di reale che abbia dato z66 r r A » G 1 o tiiotivo nrl invfntailn. Ma io per me alfre piante o aromatiche o tjiinaceuciolie iiun ho sajnito ct'la ritivenirc che il luirro . il rosmariiio . una satiireja . la -nbiiia . la ruta , e T aspr^iizio , e iiitma vf'iu-fica lu- ho iiicoiitrato, c iiiiiiKi s[)ezie deali aci>n.ti, die pure erano fam;gerari piesso g!i autichi p^r la im>rritt'ia loro qualita. Dubi- terei aiizi che eslstaiio sotto quel cliuia; ma iutonio a cio lagi ouero un' altra volta piu lar- gatiiente. Oaiero attribuisce al prouioiitorlo Circeo , o al'* . XXV , cap. 4 )• I confini della Campania 8ono appunto appresso al promontorio Circeo , ma di qua! pianta intenda Plinio di parlare noii sarebbe facile indovinarlo. L' crba medicinale che ne' uostri paesi ha luiighissima radice e U Gentiana lutca , ma alligna suUe alte montagne , e non ha i caratteri assegnati da Omero al moly. \o sono poco dispori, Cij abbondevole (^ la cacciagione volatile ^ ma sinulito j)er q-.ianto puo esserlo questo ani- male, Curiosa e qnesta pratica in uii paese ove Circe , come la favola iiarra , trasuiutava ia porci gli aii;aiiti. Accostuinano que' paesani di spremere le bac-- che della FlstacicL thrrebinthus e di fame olio per le lucerne. Quelle del mirto si mangiano , ed hanno un sapore dolcigiio e aromatico , ma le bacche che traggono al rotondo sono amare ed alquanro piu stitiche delle alrre piu picciole e bislungWe. Copios »sima sn que' monti cresce r At undo ampelodcsmos di Cirillo , detta struma^ di cui si fjbbricano corde , e del culmo di questa graminacea , che e denomitiato struglio , si fanno fasceiti che servouo ad uso di fiac- cole , e tesseiidolo , e inirecciandolo si com- poiigono sporte e paniert per ispremere I' olio dalle olive. Le frondi rlella Chamaerops humUis si adoperano p(M' fame scope , maniera , co- me si ha da Marziale , iisata ez audio fKigli antirhi : In pretlo scopas Ccstatur palnia fuisse (XIV, 8i). Per (jnanto spetta agli avanzi di antiche fab- briche Komane , essi soiio scarsissiiui, e consi- . ] AL CAPO CIRCEO. 2.69 stono in alcnne moricca iiitorno al castello di S. Felicita , the noii ho avuto tampoco la cu- riosita di visitare. Ma sul monte della Cittarlella havvi alrri grandiosi rest! di mura ciclopiche , noil gia di sostrazlOiie , o vogliam dire addos- sate al terrene , come sono tutte quelle die tuttavia riinangono negli altri pae?i , ma si ele- \ano a biiona altezza dalla superfizie del siiolo , e sono costrutte di macigni poligoni irregolari , cbe esattametite insieme combacciano senza calce. Avendone misurato uno che mi sembrb de' niaggiori , trovai che era largo sei piedi parigini all' incirca , alto tre , e la luughezza o la profondita varia da uno e mezzo , due , e tre piedi. La mura^iia e grossa quatrro piedi e mezzo , ed h formata da due pareti di grandi massi , fra le quali rimanendo uu vauo , fu ostruito con pezzi meno voluminosi posti alia rinfusa. La faccia della parete estcrua h plana , e sembra di ravvisarvi traccie di scalpello , laddove quella della interna h greggia , e raf- fazzonata alia peggio a colpi di mazza. I\la giacche senza volerlo mi sono impicciato in antichita, non coin[)irei Topera se non riferissi qualche iscrizione. Eccoue una che credo iuedita. AD PROMVNTTR VENERIS PVBLIC . CIRCEJENS • VSQ. AD MAREM A TEKMI KO . . . LXX.X L . . . N . . . lES DE CCXXV. ■2.^0 V I A G G I O L' ultima riga ^ assai tnagiignata , ne so trarne uii eeiiso com pinto. L' iscriziqiie spetra certo al paese poiche e scolpita siiHa viva rupe a mezzo iniwlio 76 Scgiilto (JcgU rstrattl dclle Memorie ilclla Societa Ifaliana delle Scicnze , tomo XVII, Parte con- tcncnte le memorie di Matematica, Sopra le cquazioni primiiiic die soddisfanno alle cquazioni diffcrenziali fra tre od un piii gran nuincro di variabUi. — Elflcssioni del si^nor Pietro Paoli. *^ui il sig. Paoli iiitenrle per equazione pri- uiiriva ogui equazione che \n termini finiti sod- disfa alia difFcrenziale proposta , e prende a ricercare i nietodi onde ottenere le equazioni primitive di un' ecjuazione difFt-renziale d' un ordiiie qnalunque a tre o piu variahili. La sua ricerca abbraccia quindi il ritrovameuto dell' e-- quazlone primitiva completa , o integrale coru- pleto , quando puo sussisiere , delle cquazioni o intf'grali particolari , e delle soluzioni par-^ ticolari. E gia noto da molto tempo che scbbene un' equazione difterenziale del j)riin' ordine noa eoddisfaccia ai criterii d' integrabilita, e quindi rion ammetta un integrale completo espresso da una sola equazione , la medcsima puo essere tuttavia verificata da certe relazioni fra le va- jiabili S'-nza costanti arbitrarie date dalle con- dizioni d' integrabilittl. Nei primi numcri della »ua niemoria ii sig. Paoli ia vedere come MEiMORIE BELLA 30G1ETA ITM-IAI^IA. 'xj"^ qneste rclazioni discendoiio dallo stesso sisre- ma (li cqaazioni che soininiiiistraiio 1' intcgrale coinjjieto ; e tlal modo con cui si ottcngona queste relazioiii , sorldishicendo cioe alle pre- tlctte ec|uazioni o con integral! particolaii o colle loro soluzioni pai-ticolari , fa conosccre come Je relazioni date dai criteiii d' intt'srabi- o lit:\ vestono ora il oarattere d' intcgrali paiti- colari , cd ora qrndlc di soluzioni particolaii. II sig. Laplace nelle sue ricerchc snlle solu- zioni particolari pnbblicate tra le memorie del- I'Accademia delle Scieiize di Parigi T anno 1772. , ha fittto osservare che oltre alle rclaziotii date dai criterii d' integrabllita, vi sono talvolta altre e'^quazioni particolari die soddisfanno all' eqna- zione differenziale proposta a ire o piu varia- bili. Si trova nelle riflessioni del sis. Paoli la diuiostrazione che qneste equazioni si often- gono sempre da cpiolle che somniinistrano T in- tegrale coni[)leto , soddisfacendo alle medesime colle loro soluzioni particolari. Dopo aver preinesso nei primi undici nu- meri della niemoria queste osservazioni che pongono in chiaro la connessione che nelle e- quazioni di jiriin' online fra tre o piu variabili hatino le equazit^ni primitive complete parti- colari e soluzioni particolari , passa V antore ad csporre i metodi generali onde ottencre le equazioiii ])rimitive di un' equazione differen- ziale di quaiunque ordine. E ora che la niemoria del sig. Paoli divieiie oltremodo pregiabile c per la semplicitii de' princijiii e jier V eleganza de' mczzi e per la superata diflicolti della materia. La ricerca principalmento delle solu- zioni particolari delle equazioni a tre o piiJ ^"^O MEMOIUE DELLA SOCTETA ITALlAKyV. ' varlabili era gii\ desiderata dai inatcmatici , ft piacemi di qui riforire quanto a questo pro- jjosito dice T illustre geometra francese 11 sig. Poisson (i). » Ler.rs solutions jiarticulieres soiit « cependnnt tres-importantes A coiisidcrer eii « ce qti'elles soiit le plus 8ouvent les scales « equations qui puissent satisfaire ii la pro|)o- « sAe, en conservant anx variables toute 1' in- « dejiondance qu'elies pfiiveot avoir. Monsieur « Lii|)lace a donn6 des regies pour les dcter- « niiner dans le cas du premier ordre : et il a serait dcsiiable qu'on put les ^tendre aux « equations dcs ordres superieurs. Mais cette « rechercbe , i\ cause dcs difficultes qu'elle cc j.r/'sente . et qui tiennent aux conditions « rl intt^grnbilite , nitrite d' etre 1' objet special « d' un autre nienioire. » Quest' oggetto trovasi ora esattaineute compiuto dal lavoro del no- stro italiano geometra. Considera egli da prin- cipio tutte le variabili come fuiizioni di una sola ; e sostituendo nelT cquazioue difTerenziale proposta per le dilTereuy.iali totali di una di qu( ate variabili le lore espressioui per mezzo deilt« di(rerenziali parziali della stessa variabiie, ottiene un' cquazioue Ira queste differenziali parziali e le differenziali totali delle altre va- riabili considerate come funzioui della variabiie indipendeute. Per mezzo d' un teorema col qua- le ba dimostrato che V cquazioue cosi ottenuta deve verificarsi indipendentemente dal valore delle dette diff"erenziali totali , spezza quest' e- quazioue in altrettante quauti souo gli ordini (i) Vedi una Memoria suUe soluzioni parlicolari nel Ciornale dtlla Scuola Polilecnica di Purigi , HI fasci- colo , pag. 04. $OI>R\ LE F.QUAZrONI PRIMITIVE. 279 rtf'lle 9tc5se difTerenzijIi e le potenze Hi ciascma di esse, e porlantina. Come piovincia poitoghese del Brasile , Pernambiico tienc il Icizo od il quarto rango ; ma come parse com- mercianle colla f^ian Bretagr.a, tiene per awenliira il primo. i,e ])iincipali esportazioni sotio di cotone e di 7nccliero, di cui il primo va presso che lulto in Ingliil- ferra , e monta da ottanta a novania niila balie, 1' una per I'ailra di cense?santa pesi 1' una : lo zucclniro va principalincnle a Lisbona. Si esporfano pure dtlle pelli ed anco delle noci di cacao, dell' ipecacuuna e alcune allre droghc , ma d'ognuna assai poco. In iscanibio di quesli articoli si ricevono oggelti di manifatturc , come tcnaglia , bina forte (porter; e poche altre cose e di nectssit.'i e di Insso. Qtianto al clima di Pcrnnnibuco , ccro cio clic il nostro Ti.Tcp^iatore ne racconla. \M r.ido il ca!do vi e mollo op- prossivo, da che un venticello di mare, cho dura lullo r anno J comincia a solfiarc alle nove della maltina e dura sofli.tnalc , se non come penilcnte, al >ieno come conosciufa peccalrice, po- Icva benissimo reggere al paragon? d^l rappresentato per— .soiiaggio, per quanlo il N. A pote aveme contezza dalla pubblica voce. Tia 1' altre cose di qnesto genere , che allrassero 1' osservazione del nostro viaggiatore inglese,si ill la vestizione d'nn frate a l^nnracu, piccola citta a setle leghe da Recife. I nostn leltori non si aspeltcranno gia che avossiino a seguirlo in desciivere solenn'ta a noi aitri cognit'ssime. Non esisie in Recife altra manifaltura di qualcbe ira- portanza , fuor' lie di minuterie d'oro e d' argtnto d' ogni sorta, e di gallo li d' oro ; cio che si consuma tutto in pacse. l.e donne si occupano generalnientc a tesser naslri di filo e a lioamarej ma neppure di quest! arti- coli non fanno abbasl.n/, da esportarne. INon parlereino della forma deiramininistrazipne (;ivile ^ ue della ma- PARTE STRA.NIERA. a85 tjiera di levar le tasse per mezzo d' appalti e subappalti quasi all' iiifiiiilo , peiche noii fareiiano die iipcti BibL Jtal. T. VII. to 2C;0 AFPENDI(5E tnangia. Famio pure una specie di formaggid , che biiono mangialo fresio, ma che divenla diuo e cattivo , in tre o qiiatiro settimane. Usano assai di fa»-e allatlare 1 fig i dallt' ca rfi , a segno che autnenta percio il prezzo di quest i animali ; e la capra che ha allattalo un bam- bino, e poi ooorata dil nome di comadre , donde andhe molle vo te comadres diconsi generalmente le- capre. La divisione delic pioprieta leriilo'iali fra i Ser- tanei e affarto indeterminata , e nessuno si darchbe ne manco pensiere di \ertficare la quanlitk di leghe di ter- reno che gli deblia apparleoeie. II Sertaiieo e buono , coraggioso, sincere, gcHeroso, ospilaliere ed anche su- scettibile d' isrruzione , tianne in pnnto di religione , do''e ignorantissimo e os'linalissimo , benche consistajioi tutta in eerie ossei vanze di forme esteriori , in maslicar ccrte preci , prestar fede agl' incantpsimi, ec. Cosi faata- stita ed orribile idea ave^aa filia in capo di cib che dovess' essere un Inglcse, come eretico , non avendone msi veduto , che si facevano le meiaviglie , e non vole- vano credere che il N. A. fosse un Inglese erelico, ed avesse pur fignra umana. Una opportuuita capitata al nostro viaggiatore lo de- termino a visilare I'iiola di iVlaranham al di la di Seara, pigliando pero la via del mare in un vascello mercantile inglese, che in otto gioi ni vi giunse , partito da Per- nambuco. La citta di S. Luigi , meti opoli dello Stato di Maranham, residenza d'un capitano generale,^ popolata di circa dodici mila anime , dove la proporzione dei I^cgri supera piii assai che a Peruamburo. L' isola e poco collivnta; cio non ostante la produzione del cotone ia questi ultimi anni e cresciula a tale, che 1' esp irtazione. ttionta ora da quaranta a cinqnanta mila balle , laddovc non moiti anni prima gli abitanti avevano chiesto che I'esportazione ne fosSe irapedita , adducendo di non averne abbastanza neppuie pel loro consumo. Forlunatamente non fu dato retla alia loro richiesta insensata. Se e stato per noi argomento di compiacenza qnello di fare onprata commemorazione delle prcgevoli doll del governalore di Pernambuco , altrettanto ne incresce d'aver 8 dire l'op«. posto quanto al governatore dell' isola di iVlaranham. La di lui condotta orgogliosa dispotira ha sparso da per tuito U terrore ed il silenzio^ da che le piu lievi iadi* PARTE STP.ANIERA. " 29I acre/.ioni o lagnanze del pailare sono irremissibilmefitc piin'ic coli' imprigionamcnto. Nel solo passar cli' nno I'a difKin/.i a' S'O palagio, vi if.i egli o noii \n si.i.e'vuoio ch-* gli sian rend'iti onori piu die non si f«rebbe a re in i,urof)a, tr'nendo sco(>ci to il capo. Egli po' si sla qii.:si sempre invsibile ; niif- fiziali del vascello pensirono d' aver toccata la latitudine del porto di Pernambnco , ma vi fu sbaglio d' alquante ore. .\, questo proposilo fa osscrvare come accadano so- venle shagli di quesla fatta ai vascelli non provvisti di cronomelro, senzi di cui il calcoo della lougitudine di rado puo riescire esatto. A.ccoIto di nuovo a Recite dai «uoi amici , visito piu diligentemente tutti que' contarni ; ma i raggnagli non sono di tale itnportan/a da slioiar- noi a proposito di trailenerci a riferirli. Soltanto osser- ▼eremo che mal giudicherebbe della numeiosa popo'a- zione sparsa per le campagne chi si conlentasse d'u-a osservazione superficiale: e raestieri internarsi ed aggiiarsi Dei vaslissimi boschi di quelle contiade , sco. tali ■ a genie iel paf-se , a voter vedere qua e la dopo lungo camniino aprirsi scene vaghissinie di leireno coltivato , dove a canrie di zucchero , dove a nianioco , e dove a raaiz 0 a ris' j t comparir iralto tratto aH'oc^hio case e villaggi e ca- panne , prima cosi sepolte che non S' oHVono al viag- gittore se non arrivandovi d' appresso , oppure contera- plaii lo da qnalch fiifficienle olio elevalo la sottoposta piaaura. Di due piaute egh ci ragguaglia, frequeatemtnte 19a APPESBIOE da iui osservate in qaeiti contsrni. (I saboreira , Dstia albero a sapoae, arbre it savonattey che e un grosso ar- bu^its che caccia rami in tulte le direzioni , a tal che , qnaod'e assai folto di foglie, si pare una pi. ota dibru- sc.ita, come s'usava o s' usa ancora in parecchi giardini, ed il cui fogliame diviene folto per la quantity di fo> gliettine che vengono crescendo le une appresso le altre. II ricettacolo del seme t grosso all' incirca quant' una picciola susina ; posto nelPacqua^ e dimenatolo alquanto forte, produce , come fa il sapone, una spuma buona ad uto di lavare. La descriz.ione che della stessa pianta ci e slata data da Labat, h assai diversa in due circostanse , V una dello attribuirle foglie lunghe tre pollici ; 1' altrs^ di chiamarla uno de' piii grandi e gross! e migliori alberi che crescano nelle isole (i). Da Tertre dice che cretce copiosauiente lungo il mare , nc' luoghi i piu aridi (»)♦ L' altra piauta osservata dal N. A. , e chiamata dai Por- toghesi Pao de alho , cioe albero d' aglio , abbondantissimo in que' luoghi , e detto per 1' appunto dall' odor d' aglio esalale dalle foglie e dal legno : pare che ai primi £u- ropei facesse tanto colpo il trovar in questa pianta 1' odore d'uno dei piu adoperati arlicoli di cucina, che non alia, pianla soltanto, ma dicdero il nome d'aglioaduna cittk. o ad un intero distretto. In una delle escurstoni fatte nei coutorni di Olind^ cntra a parlare del c^co , coqueiro dei Portoghesi (cocos, nncifera Lin.), uno de' piii proficui alberi del Brasile^. atfisvimo a vegelare nel suolo sabbioso, in cui pochi altri alberi lo possono , e a trarre quasi si direbbe il suo nutrimento dalla vicinanza del mare. Per lo contrari* iaogue nei terreni nbertosi ; e nelle pianure slesse sabbiose poste assai dentro terra non lussureggia mai come fa presso la marina. Non luiigi dal mare i boschi di coco, si proluagano sin dove giugne vista d' occhio , fronteg-j giati qua e la da lunghe iite di basse capnnne di paglia^, frammezzafi da bianchi casolari , coperli di tegoie , e da^ cbiese c cappelle, che e una vista pittoresca piacevolis*. (1) Labat Nouvrau Voyage aux lies de I'AiB^ri^ue etC»* "Tdm. VII , pag 383. j (a) Hutoire des Antilles Tom. II, pag. \^b% \ PARTE STRANIERA. ii^d ifma. Che se il vento soffia moderatatnente e s^ da pro^ muovere an lieve susurrare delie fo>^He di questi alberi, e un placido romper dei flutti contra 'i lido , la cootem- plazione di fl bella scena produce una sensazione sublime e deliziosa. Dalla pel pa del coco si ricava un olio atto a servire di condimento e di lume , e a formar coUa soda un buoQ tapone duro e biasco. Le fibre della cor^ teccia , alle quali danno il nome di cairo , servono a fab- bricare ogni s»rta di cordaggio e i canapi stessi j al qual effetto battono questo cairo, e il fanoo di poi macerare nell'acqua. L' isola d' Itamaraca , lunga tre leghe e larga due, e posta alia dislanza di circa otio al nord di Recife. II N. A. fu a visitarla. Anche qursto porto e formato dalla rottura degli scogli a 6er d' acqua , Ja cui catena fron^ teggia pur quiyi la costa. Quest' euuo de' piu antichi sta> bilimenti piantati dai Portoghesi sulle coste del Brasile. Non sark disgradevole ai nostri leltori che narriamo una curiosa solennitk cho si celebra in quest' isola com' in altri lunghi dai Negri , il di della Madonna del Rosario, ed e r incoronazioiie d'un re del Congo, quando il pre- decessore sia morto , o abbia abdicalo , o sia stato de* troualo da' suoi sudditi. I Negri del Congo che trovansi in questi paesi hanno la permissione di eleggere infra di loro un re ed una regina , i quali possono essere o attualmente schiavi o manomessi. Costoro sono vera* mente re e regina da buria , e danno materia di riso ai bianchi ; ma in questo gioino , con questa funzione , fanuo parata del poter loro sui loro sudditi , i quali dal cniito loro fanno atli di riverenza e di rispetlo assai. Colui , che fino all' epoca del N. A. era slato re d' Ita** maraca (pcrocche ogni distretlo ha il re suo proprio), venuto negli anni, avendone regnati molti , e coavintosi per avventura che « Non e il mondan romore altro che nn fiato, » '1 era dismesso : il nuovo eletto era schiavo anch'eiso^ della piantagione d'Amparo : la verchia regina p»*r' ri* maneva ferma al posto. '1 nnovo re si recJ> la mat- lina dal vicario della parrocchia. il quale sclierzando; « ebbene , Messere , gli disst>, doroani saro da \oi , e faro r ofticio di voitro cappeUano », \erso mrzzodt ai ;2,^;4 APPENDICE poriaruno in frolla alia < Irest ?icgri c Negrpsse , abhig'i'ati di co(oriP , chi b'aiico, chi egri a fare_ schiamizzo e ingiuriarsi 1' un I'allro altamente, e il prele a sgri larli ; tan'o he finalmenle , chetato il trambusto, «hiama,fisi tra di Inro I' uno dopo I' altro a rassegna , fii incassita la somma e cantata la messa, stando le loro uegre maesfJt divotamente in giooc hio a piedi dell' altar maggiore. Finita la quale , il vicario si spiccio di far I'incoronazione , e spuz' altre cerimonie diniandb la co- rona, avviandosi a'.la porta della chiesa, dove il nuove sovrano si present' inginocchiandosi : quivi glie Tassetto in capo , diceudogli .- « Or va, Messer lo Re, pe' fatti tuoi « (i\ Abbiamo indicato piu sopra essersi introdotto anche in (i) Agora Seahor Rei vai te embora. PARTE STRANIERA. S9S questa parte del Brasile la vav^cinaxione. Un caso , narrafo dal ntstro viaggiatore com'' tfstim iiio , meiila d'esserc ri- portato, qualunque sia la cons«'giienza die se ne possa rica- vare. Due fanciiilli residenti alia Contezi(ine furono rnandati a Recife ad rsser vaccinili. Come furono di rilomo il chi- rurgo d' Igiiaracu , giovine islmtto, educato a I.isbona , voile preval'isi di fpiesla occasione per vacf.iuare , e cosi furono vaccinati piesso che tiitli i fanciuiii del paese. Da 11 a poco, ad una vecchia , che as»isleva uno de» jgl'inoculati , si manifesto ii vainolo e ne mori : il con« tagio si sp.irse , e ne morirono altre dieci o dodici per- «one. La diffusione fu anestata col vaccinare buon nu- mero d'abilanti. Oice il N. A., che per qnante riccrche fossero fatte da persone intelligenti e zelanti , iion si pole trovare che fosse porlalo in paese conlagio vaii'oloso. Quel che si pote avere per cei to , si fu che la materia eolla quale i due fanciuiii furono vaccinati a Recife , era stata presa sur un INegro , allora allora importato daU r\frica. Si sospetto percio che in lui la vaccina fo^se tramutata in vaiuolo. Ma non sarebbe piu coereiite il pensare che colui avesse sopra di se amhe il contagio vatuoloso , il cui sviiuppo fu prevenulo dalla vaccina, e che i due fanciuiii della Concezione al niodo slesso ser- visscro di veicolo a trasportarlo ; tanto che il conlagio, capital© finalmente nella veccliia suscettibile e non vac- cinata , ebbe campo di sviluppaisi ? Ed e pur fSperienza di que'medesimi paesi , che gli Africani di nuova im» porlaxione sono qucili clie beni- spcsso jpargono larga— raente , nei luoghi dove da lunga pezza non aveva fatta nmstra di se , il conlagio vaiuoloso. Soggiornando a Itamaraca il IN. A. ebbe campo di os- servare piu che altrove gTiusctliji r«"ltili ed alcnni piu riinarchevoli albcri di quell' isola: tulti obbieiti che sono comuni anchc al contincnte del Brasile; ma non ci dic« gran chr piu di qiiello (he giii ne sappiamo. La foru)i<.a rossa , che e d' un rosso bruno , lunga talvolta siiio un poUice, e infostissima alle piovvisioni vegetabili uelle case, ma singolarmente alle pianfngioni di nianioco ; ne matica di morderc dolorosaaienie 1' uo no , e s> da lasciarvi (alvolta piantati neUa cute i snoi uuciui: ella si p"rta il s'uo carico sul dosso. Un branco di coloste formir lie slcr- minatrici ponendosi a snogliar di foglie o di fiori »in 296 APPENDICE 3ll>ero, le une vanno su pe' rami , tagliano e fanno «a- dere la preda , cui altre rimase sul suolo vanno via traspor- t;indo. in nna pinntagione di manioco , tada dall' A. ia tcrreno paludoso a segno che non si poteva giiigner aUe pianCe seiiza attraversar acqua , «limb inutile il prender alcuna cau.lela contr' esse ; ma elle cionnonostante rag- giunsf^ro le pianle , costruendo di foglie secche una sorta di ponte, su cui tragittavano sicurissime coi loro carichi. Varie altre specie di formica, raa piii pic brili. Un insetto alato assai pericoloso col pungoio che porta alia coda , si ^ il cosi detto dagl' indigeni mori** bondo. Fra i rettili ha osservato il cobras de duas calecas ^ cioe serpe a due teste, cosl detto perche ha le due estre- mitk al tutto simili , si che non vi e da scorgere la piu lieve differenza: e non mostra in verun luogo indizio d' occhi , laonde e tenuto esser cieco perfeltamente ; ed in effeito, camminando , non cangia raai direzione , per ostacolo in che si avvenga , si no a che not toccbi. £ lungo circa diciotto pollici , d' un grigio biancastro , noa pill grosso del dito mignolo d'un fanciullo di quattro o cinque anni. Toccandolo, solleva ambe le estremita, facendo circolo per avventarai all' oggetlo ond' e toccato. Poi ch« r A. lo ha veduto si frequente , e persino ucciso in propria casa , ci ha lasciato desiderio ch' ei fosse stato anatoraico per chiarirsi un po'meglio sull'affare delle due teste. Del rimanente e riputato velcnoso. Parlando del cobra de veado (boa constrictor), serpente dell' antelope, perch« dk fiingolatments la caccia a qu«sto volatile , accMina FARTE STRANIEBA. a^'^ cosa che meriterebbe assai d' essere \erificata ; eJ e , es- sere opinions generale del paese che un inHividuo , dopo il costiii morso, non ha piu tiiilla da temere da quell* di qualsivoglia altro rettile. Se il fatlo reggesse , vi «arebbe un rapgiiardcvole pnnto d' analogia tra il veleno di questo rettile, rispyettivamente a quello degli altri rettili , come tra vaccino e vaiuolo, tra vaiuolo e vaiuolo , e in gene- rale tra i contngi , la cui azione una volta eserritata to— glie la possibilita dello esercitarsi altra volta 1' azione medesima. Fra gli alberi il N. A. nota singolarmente due spece di mangrove , il rosso mnngue vermelho cd il sal— vatico mangue bravo. C\ ha di questi alberi vastissimi boschi , e crescono anclie alle rive del mare e lungo le jponde dei fiumi , alia bellezza dei quali tolgono assai colla loro uniformity stucchevole. Ve n' ha che crescono in grossezza al diamctro di quindici o diciotto pollici , e air altezza di venticinqne o trenta piedi. La corteccia del mangrove rosso e utilraente adoperata nelle tinton'e ; il legno e slimalo assai ad uso del fabbricare , come quello che e acconcio a resistere all' acqua. Un albero , che dk pur e»8o utilissimo legno al fabbricare , e il cosi detto pao de feiro , legno di ferro , oppure anche coragam. d« negro, cuore di negro, dal colore del Irgno stesso. 11 jacaranda e anche nn altr' albero , il cui legno nero e durissimo , e susccttibile di una bella poHtura ; e dopo d'averne raeroorati alcuni altri , conclade col dire: essere grandissimo nel Brasile il numero di belle specie di legni preziosi , ma non avere potuto ronoscerne altro che pochi. Ne egli saprebbe determinare se 1' albero rhiamato €edro nel Rrasile , sia V ocnjou delle igole del Vento , come lo ha asserito T abat. Piuttosto egli terrebbe esserlo il C08I detto pno amareUo di Fernambnco , denomit-ato anche legno giallo , perche e tale effcttivamente quaiido lo si taglia , ma diventa poi bruno in capo a sei mesi. Hella »toria del Brasile scritfa dal sig. Southey il te « dice essere pianta indigena del Rrasile ; ma la com non i verificata. Ultimamente un prete brasiliano , che coltiva Ja^ botanica , assicuro il N. K. d' avere trovata questa pianta nei contorni d' Olinda. Noi crediamo che vi possa essere errore ; giacche da recenti avvisi siamo in- formati che la Torte di Portoeallo , infenta a far protperar cou tulti i mezzi la nuova sede del suo g«- »9^ APPENDICE verno , ha fatto poilar dalla China a Bio Jineiro le semeiize dell' arbos' ello del te, e condotto dei Ohiiiesi a coUivarlo , tanlo che vi sono di gia '-ampi di te ia pieoo vigore , e gli arbusti sono giunti aH'altezza di due piedi e mezzo Nel geiinaio del i8r5 il sig. Koster abbandono il Hra- sile dopo circa quattro anni di viaggi e di residenza ia varie parti da Pernambuco sino a Vlaranh;im , e dopo essersi asldelto alie pianlagioni , e fatto disegno di rinia- nervi stabilmeate. Giovj udirlo tnrninarc la "ua narra- zione « Vvvisi d' Ingiiilterra mi mostrarono com' era ne- « cessario che me ne toruassi a la volta di casa raia. \b- « bandonai a coatraccuore il disrgno conceputo di sta^ « bilinente vivere nel Rrasile. \dtsso pero mi irovo pago « d'averlo abbanJonato; ma certo e ciie allora m' abbi- « sogno assai fermezza d* animo a risolvermi di dire « addio alle persone , al luogo, alle cose, a ciii mi era « si forte affezlouato , ai raiei negri e alia gente libera , « ai cavaHi e ai cani , diro persino ai gatti e ai polli , « e alia casa da me fabbricafa, al giardino cres'iuto per a le mie cure, ai terreni da me diboscati e ridotli a « campi coltivati. Tutte cose, credimi letlore, che dolo- « rosamente si abbandonmo, sebben era ne renda grazie « a ohi mi v' indusse. Forse io mi sarei presto condotto «r ad essere un puro e pretto piintutoe brasi iano ; ma « la condizione d' un uomo che <;omanfla a degii schiavi, « non e giJt atta a renderlo tnigliore di quel che snrebbe « sott' allra condi ione. Probabilmeiite non s irei stalo « lunga pezza a perder ngni attitudine ad esstTR niembro a d' ua' altra societa ; da che io mi sentiva predilezione a assai all' intrapreso tenor di v'ta. Io mi era giovane , « indipendente e fo nito di patere. Con tu'to che pi'^na- « mente conscio dei mali che sono f ompagni d' uno « slato feudale uella snciel i , pure mi andava a genio il « trovarmi avere suHditi e scliiavl. Per avventura sarei « divenuto cosl arbitrario , cosi anatore di quests foggia « di vivere mez'O salvatica ; avrei contratlo lanto gusto « a fare 1' indipendente e il girovago, da non trovar« « omai piu verun piacere in ci' che e ragioncvole a « desiderursi nella vita socievo'e. Non e molto pero rhe « io era entra'o ancora in isp'ira'ua di t •riiir nel '?ra- a sile ; ed esser anche foruito di mez^zi dl iraversare il PARTE STRANIEKA. 299 « continence dell* America meridionale : colpa di cir* « roslan/.e inevilabili ne $0110 di nuovo us ito : ho ri- ff m .ssa la nn-nle dal Hrasile *■ I' ho volra ad altri og- « (Jiti. Se non chc: chi puo s;tpere sa> deslino? I.'az- a zarlo e \e propenRioni pnpnipiiti mi vi poln-bboiio « condor. e di bel nuovo. I,' Inglii terra e la inia patria ; c ma il Poilogallo e il mio suolo nativo ; appartongo « percifS ad a-nendue ; e sia ch' 10 mi tiovi fra (nglesi .« o Portoglitsi o Hrasiliani , mi Irovo pur sempre fia « compatriiitti. Oifro incess intemctiie voti feivenli per « la loio piosperit.i e per la . oiuinu.i/ione di quell' ami- « ci/.ia die regge fra essi da tatili anni. Nuove occasioai « hatiao slretto ulfiinamente con nuovi v'ncoli le due « Dazioai unite: amiudue hanno combiittuto per la stessa « raiisa , ne alcuna delle due ha maucato mai di porger « air allra la niann soccorrevole. <^!ol terminare la relazione del viaggio non k terminato il libro , da die 1' A. in cinque allri capitoli segurnli tratta apposit^mente , raa breveuiente, delle piautagioui dello zucciiero e del cotoue , e di varii allri oggetti d' economia rurale , della gente libera , dogli schiavi e della impolitica del commeriio degli schiavi. Noi non ci arrcsteremo ne in cio che riguarda le piantagioni dello zuc- chero e del cotone , ne in tutii i lavori die si ridiiedono a qursie raaterie per esser ren 'ute atle all' esportazione, Di uessun diletto e di poca utilita riuscirebbe a' noslri lottori lo enlrar noi ne' minuli ragguagli di tali cose , e massime traltandosi della parte del Biasile visitita dal N. A. , dove e nial rioevuta quaUivoglia innovazioue in punto d' agricoltura , la quale percii e assai imp^rfetta a paragone delle colonic inglesi e francesi, dove 1' igao- ranza non permetie pur di sapere che si collivi lo zuc».. chero in alfro paese che nel Brasile , e dove si crede che il Portogallo possegga tutto quel che mai di meglio ii trova a queslo mondo. Ne questa crassa ignoranza rcgna soltanto fra i piantntori dell' interno del paese , ma f a quelli ancora che sono alle cosle Intanto , per cio che e della ripulazione di qnesli due articoli presso I'cstero, quella del colone e di gran lunga superiore a quella dcllo zuc- ciiero. Del cfit^ne p^i , il piu ripniato si e quelle di. Pcrnambuco , taiUo rh«» r1' Inplcsi di queslo cotone e di quellp dei luoghi viciai fuauo incetla a preferenia d'ogni 3«o APPENDICS altro. Quello dell' America meridionale , e quello pure che cresce al nord e al sud di Pernarabuco, e di bontk inferiore. L' 4. si e riservato a dire in qaesto luogo delle varie specie del maaioco , della sua coltivazione e deir ajiinento che presta al bestiarne e agli uomini. II Lestiame si pasce della radice e dello 6telo,cui e d' uopo sminuzzar prima e far seccare al sole per alquante ore ; se no gli animali proverebbero gli effetti del sugo , che nelle varie specie di manioco e piu o raeno velenoso , ecceito una, in cui e innocenle. Dalle radici si tragge parimenle un utile ed universale nutrimento agli uomini in quelle region!. (V quest' effetto elle vogliono prima essere scorzate , quindi niacinate con apposito ingegno, cacciatone il sugo per mezzo d' uno strettoio , e poi fatla seccare la pasta al fuoco. Della quality velenosissima del Sugo del manioco, I'A. ci reca un eiempio da lui vcduto in una sua capra , che , avendone inghioltita picciolissima quantiia del vaso tenulo sotto lo strelfoio, in pochi mi* nuti divf'nne convulsa e mori , gonfi?losele poscia enor- memente il corpo. N^ valse lo sperimenlar subilo il tanto dair ignoranza decautato riraedio, dell' olio cioe cacciato giu per bocca. 41cuua volta pero si vede qualche bue inangiar impunemente la pianta fresca. Una grave noia , che si prova passeggiando per le strade di Recife , si e appunto r odore graveolente di questa pasta quando si estrae seccata dal forno per converliria in farina. Alcuna cosa qui pure aggiugne 1' A. intorno ai legni del Brasile. Di quello comuneraente delto in ^uropa del Brasile o Pemambuco, e dal viaggiatore Padre Labat , Fernanbotirg ^ e dai Rrasiliani pao da Rahina ^ cioe legno della Regina, egli c' informa esser tutto monopolio della Corona. Noa ne sono mai slaf fatte pia;itagioni , ed ora lo si trova a stenlo moite leghe enlro terra , e dove lo si trova di inano in mano, lo si schianta spietatamente e trasportasi air Tntendenza della Marina in Recife. La scarsezza di questo legno, cosi prezioso all' arte tintoria , dee perci6 farsi vie maggiore. Se il commercio ne fosse latcialo li- bero , certo k che sulle prime se ne farebbe anco maggior guasto ; ma , rendendosi per tal modo vie piii raro e costoso gli speculatori sarebbero allettati a collivarlo ; e ciascheduna piantagioue di zucohero ne potrebbe coUi- vare buon numero .seaza bisogoo di dispendio per sacrf' PARTE STRANIERA. ioi ficare a questa coltivazione un t«rreno appositamentt diboscato. Venendo alia popelazione libera, il N. A. annovera le diverse razzc e mescolanze , quali era si trovano ia quel paese. Vi sono i nuovi veniili d' Europa ; i bianchi nati nel Bratile da fami^liu europea , os«ia creoli bianchi ; i Mulatti procedenti dalla specie bianca e negra con tutt« le tante loro gradazioni ; i Mammalucchi ( manaalncos ) razza mista di speue indiana e bianca, anch' esai con tante gradazioni^ gl* Indiani addomesticati , generalmente detli Cabocli (cabocUs); gl' Indiani che durano ancora nella vita selvaggia , detti Tapuyai ; i Negri nati nel firasile, ossia Creoli negri ; gli Airicani manomessi ; e fi- Dalraente i Meslizi, che sono una razza mista indiana e negra. La popolazione schiava e costituita toltanto d' Afri- cani, di Creoli INegri , di Mulati e di Mestizi. I co»l detti Mamnialucchi , secondo 1' accettazione delta parola nel Hra- sile , non si veggono guari presso le coste , ma piu che altrove »i truvano net Sertam: sono piii belli 'lei Mulatti, e te femmine specialmente torpastano in bellezza tutte 1 altre del paeie. Se i Mammalucchi non sono in effetto pill coraggiosi dei Mulacti , sono per altro in vogad'es- serlo ; ondeciie le donne , raccontando ttorielle di magne prodeeze da taluno operate, o di gravi pericoli affrontati e vinti, ne fanno sempre attore un grande e grosso Mam- malucco. 11 creolo Negro e la generazione piu uumeiosa e piu valevole; sa pregiar se stesga, tenersi separata dall'al- tre , e non anibire neppur di mischiarsi alia bianca. La superiority della situazione loro, come uomini liberi , li distingue dagli altri della stessa razza, recati dall' Africa scbiavi. Vi e pure nel Brasile ua' altra specie non ap> purleneote a veruna delle precedenti, e sone i cosi detti Ziganos , che suonerebbe come Zingari presso di noi , c che paiono anchc averne il mode di vita e le abitudini. Kon esspiido toccato all' A. di vederne , raeconta cio che □e ha udito : ei sono bruni, p«r^ a fattezze rassomi* gliano i bianchi: girovaghi tempre , vanuo da un luogo air altro lutti in frotta , uomini, donne, fanciulli , vi- Tendo del far baratti e compra e vendite di cavalii e di minuterie d' oro e d' argento ; diconsi non aver culto o religioae di «orU, e doq maritarsi mai ee dob %« di loro. So2 APPENniCE Alctmp pocliissirrii? coso la coglieiemo dai capUoli rlove 1' A. paila dcllii. sthiavitu e dl coiuiiur :io d< gli s^ hiavi. F consolante il sapere che da inolti anni e abolita ncl Brasiie !a schiavitu dcgl' indiani. Cosi fnsse pur quella de' poveri Africaui! AJa 1' inte esse , benclit^ tnal inteso, df-i piaiitatoii , I'ifjnoranza I iro , la dure/za e la ciudeUa di die molti si sono f.ifla 1' :ihiiiir!ine , hanno impeililo lo estendeisi co'a i benefici eflVtti digii sioiii dei riuksoa e dei Wilberforce, che sono stati i gran i camitioni deli' abolizione deiia scliiavitii in tutto il doiDinio Bri- tannico. I liioghi dell' Aliua , dnve sono comperali gli schi.'ivi per Pernambuco , S' no Angola, Congo, Rebola , Angico, Gabain e Mosanibicco. <»li schiavi d' Angola s 'no batlezzati in Africa, e riputati Id razza migliore, e tanto piu se furono gia schiavi nel paese loro ; poitano impressa sul pelto una corona reale; indizio e dell' essere slali baltezzati , e dell' aver pagala la tassa dovuta al re. Gli alii sono balte/zati nel hrasile , tome prima gli kann!> istrnlti , per quanto almeno si puo e si viiole; clie ait onde nn Brasiiiano non terrebbe al sno scrvizio lino schiavo pagano. A ta'e e giunto , colpa I' ignoranza e r inleresse , lo siravolgiraento dele massime foufiauien- tali di quelia religione cbe riconosce ^ure in tutti gli uomini alirettanti fratelli : ten- rsi s liiivu colui cbe ap- punto coll' essere baltezzato doviebbe ces^ar d' essere schiavo! La grande protetliice dei ^egli e la Mad >nna del Bosario ; e ci6 si e percbe ad uso loro si ha cura di dipineeria con faccia e mani nere. I irat d' ogni specie hanno pur essi pel servigio e dell' agricoltura e del con- Tenio i loro schiavi. L' A. perb rende loro giustizia , e ai Benedelt'ni in ispecie , per la maggiore umaaita coa che li tr.ltano. Gli schiavi p"i di questi monaci banuo un orgoglio particolare , che loise contribuisce a render'-i migliori e a far che porliuo di men mala voglia il peso dcila schiavilu ; quejsl'orgi glio si e ch' egino si consido rano scJiiavi non dei monaci , nja di S. Hem dt tio ; e tengoro i monaci quai rappresenlanti del sanlo ed ara- nliui^tratori delle g-stauze che possi de ncl nosiro niondo. II p.'oveibio dice che il malore , ed in questo c so si pub (lire, come in infitiili altri , die I'errore e pur buono a qiialche cosa. Con lutto cib uon mi ano meno degli altri a diventar liberi , che e pur il grande scopo a cui PARTE STRANIERA. 3o3 tntti mirano qnesti intcli i, ma ben di rado Taggiuu- gono. Uu ancddoto me ita Imgo, riferito dal N. A. Un vasto pndere dei Rt-nedettiti' a Jagti;iriba e regolato da uno si hiavo mulatto, ma^itato a scJiiava del'o stesso co- lore, propriety pur essa del convento. 11 maiito, fatlosi agiato, ritompr da schiavitii essa e i 6gli , e compera inoltre ad uso p oprio due schiavi afiicani ; con tutto cio continiia suo malgrado ad essTe schlavo cgli del con- vento. Oflre .i n on.K i i due scbia- i suoi pel sue riscatto; ma gli si risponde niun meg'io di lui con%enne all' uf- ficio suo Questo pcver' uomo ha tuito quelle che mai puo desideiare, anche al di la dello slato suo, e mangia e beve e veste panni , ed e onorato e siede alia faccia sttssa de' suoi padroni come farebbe uom libero ; ma in effetto e schi.ivo, ue trova modo di tompere la sua schia- vitii, e que-to solo peosiere lo rode scnza posa : tauto e forte nell' uomo il desideiio di escrcitar le azioni »ue per suo pi oprio tonto! Basti il pochitsimo che abbianio estratto da qui si' opera , la quale, sebbene piu volumi- nosa del bisogno , pur contiene tante utili e pi;.ct-» oli cose , che non si potrebbe applicar lore il rari nantes in gurgitt vasto. CORRISPONDENZA STRANIERA. ALL ORNATISSIMO SIC. GIUSEPPE ACERBI. DaU" Austria, ao maggh 1817* a ttt Deas in nobis , agitante calescimus ilto. m Ovid. Ob allorclii dello Sgricci tratUndo 1' anonimo nostra : Morte sit , disse, agli improvisi, e bando perpetuo agli improvisalori lutti , data •vesse di fuga un' occliiata al passato ; visto quanti v' ebbero in Italia imfirorisetori di nome , e quali uomini li levassero a cielo , sospesa •'rrebbe la setttenaa, e forse perdoialo ai catlivi in riguardo de' buoni. X come no? Mobso se gli sarebbe tnnanzi pel primo il comun padre Adaino , che al suo trovarsi bello e fatto in mezzo all' Eden deli* 910 JB , caotd le lodi del Oio Fattor«, e canto certo all'improviso , noa •Teniio 111 queir ora ultiinati ne principiati i suoi studi. Ne altri' inenti caatarono per gran pezza que' fra di lui nipoti , che d' estro xorniti e di musico orecchio , scossi veniano da subitano evento , o da reetnenle alfezione iniianimati ; awegnachfe non dubbio figlio della 6ensibile natura e iii questi casi il parlar d' improviso. Cosi in fatti cantd solle sponde del retrogrado mare 1' Ebreo Duce al rovesciarsi de'liulti sull' «giziane quadrighe ; cosi cantarono Debora, Giacobba, Giudtllat cosi tra le fiamine gli ardeati fanctulli, e cosi mai sempre i profeli da Dio iiispirati. Vivoao i sublimi loro estemporaaei, e sfi« dano al confronlo le studiate odi di Flacco, di Pindaro e d'Alceo. £ voi bea sapete , coltissimo amico, portare opinione non pocki ellaiiisti che improvisati fossero i poemi medesimi del grande Omero. iVIa facendoci ad epochs meno vetuste , come mai sc«rl o non •vrebbe 1' anoiamo quel portentoio Archia che attonito rendeva un M. T. Giceroae col suo dicere ex tempore t e su d' ogni argomento tnagnum nuntemm optimorum versuum ? Come non awerlire egli i Bardi, gU Sca-idiiiavi, gli \rabi, i Provenzali, improvisatori per genio e per Miesliere ? Goevo del mondo ^ 1' improvisare , e riserbato era ai (lostri giorai il presentarsi in campo un ignoto paladino che a visiera calata altaccasse da solo 1' arte e la natura , i sero i e le na« 210 11. Tra queste la da lui presa di mira essendo unicamente la no» stra , eccoci a difeaderla. Go'ifesseremo che voleudosi impugnare gl' improvisi , i in Italia che coMviene attaccarli. Tranae i profeti , tutti gl* improvisatori la cedono sgl' Italiaui ; ed h oggimai oell' Italia sola coacentrato questo APPENDICE PARTE STRANIERA. 3o5 raro talento. Scorriamo dl volo i lelterarii fasti della pafria a noi piu vicini , e vedremo quanta sia la gloria nostra , e quaiilo il tort o deir avversario. Ecco nei XVI secolo improvisare un Leotiiceno maestro del card. Benibo , ecco un Filelfo filologo di prima sfera , ecco un Pico della Mirandola , nioslro d'ingegno e di sapere ,- e ge crediamo alia faina, un Leonardo da A^inci , un Bramanle da Drbino e lo stesso Raffaele. Ven^ono in seguito rAlanjaniii, coltissimo poeta , il card. Antoniano , jl piu dotlo uomo del suo secolo , poi il lepido Lasca , e quel Pulci delizia di Michelangiolo , e lo Strozai , e I'AccoUi , e il da Fano , e li due Brandolini , dell' uno de' quali diceasi auperare Apollo ed Anfione net toccare la cetra (Tirab. stor. let. vol. IX). Celebralo pur troviamo a que' tempi un Ghelmi, un Sassi , un Pero , un Fran- ciotto , un Caroso , un Grandi , i quali tutli , al dire di Marco Sa- bino , clis intesi gli aveva piu volte , •> riempwano • petti di chi gli udipa non di minore piacere cite di stupors <• (ibi). E quali e quanle chiarissime donne codesla palnia non contesero ai piu rinomati can- tori ' Regislrati sono i loro nomi in un cogli onori che ad esse re- sero le ilaliani corli, che sola non fu la coronata Gorilla ad otte- nerne. Ci rivolgiamo noi al secolo prossimo passato ' Quale dovizia non ci porge d' otlimi inipronsatori? Ivi un cav. Perfetti , un Fru- goiii, un Rolli, un Vaiiiui, un Bimbi , un Lucca, un Zucchi, uit Corvcsi , un Giaiietli , un Cristiani , un Serio , un Bertola , un Be- rardi, un Pignotti , senza contare i superstiti che taccio, baslando air uopo mio la meta dei gia ranmientati. Ma volgo eran torse que' che gli applaudivano ' Lo fossero anco : Ci ripeterebbe il gran Metastasio rhe senza il voto del popolo al- r ininiorlalila non si giunjre. Ma hen altro qui abbiamo che volgo ed anonimi. Se gli involavatio a vicenda codesti cigni le corti d' Ur- bino , di Mantova , di Ferrara , di Parma , di Napoli , di Toscana , di Roma , quando splendida guerra si facevan d' ingegni. Gli acca- rezzava un Leone X , un Sisto , un Pio IV , un Lorenzo il Magni- fico , un re Matlia Corvino, ec. ec Ed in quai tempi, amico ? Al- lorche 1* Italia vantava gli Ariosti , i Tassi , i Caro , i Gasa , i Molza, i Bonfadii, i Pontanl, i Guarini, i Cotta , i Navageri ed un Cortesi , un Cardaiio, un Giraldi , un Gastelvetro , un Pierio , uno Slanga, un Fircnzuola e piii allri di questa lena. Trovatemi chi tra codesti aurei scrlttori movesse discorso coniro gli eslemporanei poeti? Che anzi all' eta nostra, e quando fiorivano i Buonamici, i Zsccaria, i Lagoniarsini , i Zampieri , i Gozzi , i Zanotli , gli Algarolli, i BettiHcUi , » Gordara , ec ec. , noi scorgiamo varii di essi fualtati e protetti da un marchese Maffei , da un Salvini , da un QuaJrio , un Crescinibeni , un Fabroni , un Lanii , lui Muratori : e mi suonan tut- tora alia mente gli clogi dati in mia presenaa a due di essi dal difficile e franco Parmi. ■Che dir dunque d' un anoiiimo del XIK secolo, rui tanta autorili e consenso si generate non ritenne d.il nialedir gl' iniprovisi ' Chu tulto questo ignorassc , e inipossibile in persona colla , qual egli si moslra ; incredibile d' altronde pare ch' ei noi curassc. •• Ma il fatto i fatto , e non si puo negarc ••. Checche peril ne iia del suo corag^io , cid vero e dimostrato ri- Bibl. Ital. T. VIL ti» 3o6 APPENDIGE marrA per not c!ie poche goccie di moderno inchiostro , peltate da ppitia scoiosciula e sola su d' ua orfa lO fo:;lio , noii ofuschciarino una gloria divciiuta na/.io-iale , e chp da Cicerone in poi conla so- SlCMlori si imnierosi, si venera >di e co'iformi Ml s'a perinessa un' altra r'Hessio-'e prima di farmi a combaltere corpo a corpo le ragioiii doll avvprsario. Quest' uso di dir versi al- 1 iiiipfi'sata diverle egli gli Ilaliaiii , o gli annoia '' Se It iliverte . per- chc lor loro si mtiocuo Iratleiimieiito ' • Le nazioii, diceva Voltaire , tiov. baniio niai torlo iiella scella do loro piareri •■ Gli annoia? e quel uopo d' ii'ferdire a udilor libpro parLalor che lo secca ? Ma lauto lu^j^i e la nazio le nostra dal mal comportare gl' im- provisi , che nicatre so-:o la mera\-iglia e 1' invidia degli «teri , for^oa o essi U'O de piii vetusti e geniali pass^ilempi dclia piii sve- gliala part« d Ilal'a, ove riaoquero a un parlo col bellissimo nostro idionia. Udisle mai nella state ii loscan villanello cantare al rezzo no'i preparale rime or sotlo un albero divenuto scena , or dicoiilra il casolaio di schiva foroselta ? Trastullo cosi coniune e g'onialiero sono cola gl' iniprovisi , che non vi s' inibandisce ruslica inensa lui— ziale senza il suo Jopa crinito Oh visto laveste il lelro e severo Alfieri nel cortile degli Angioli , usata palestra ai popolani inipro- visalori ! Come godeva osservalor profo^ido a quelle gare , a quel plausi , a quei cachmni ' Ragione potissiina di queslo italiano ca- priccio si e il nostro cielo che invita alia gioia , la nostra iii'llitlua lingua che a tulto si presta , e piii che altro 1' indole nosira sensi- blle e pronta che a secondare ci porta i nioti delle subite iiiipres- sioni ; e percio \olenlieri concedianio a noi stessi guella libera e niodulata espansione d'affetli che il piu dolce sfogo si e della natura aniniata. Queste si furono le considerazioni che mossero il celebre Wifland a pioclamare nel suo giornale lelterario il talenlo di far ver*i sii due piedi per frutto nat'ivo dell italiano glardino , e il piu iril/ante fenomeno dtlla poetica J acolla. Cosi pure ne giudico il Sismondi. (Gilo stranieri per adattarini all' anonimo che slraniero si mostra coll' anti-italiana sua prelensioiie. ) // tnlevto dice il Sismondi , eJ /' insplrazione degli improvisatorl ft Italia , siccome I' entusiasmo che vi d^stano nelt udiema , sono doni dalla natura impartiti a quelle nnzione , e segni suni caralteristici. (Dp la lit. du Midi. Tom. Ill, pag. 9^. ) Provaronsi altre na/.ioui a caiilar come noi , ma iinirono , smanitp le speranze , col discendere nel nostro paese ad amniirarci. Ppfloihe pni del sol chiare e concludenfissime esser vorrebbero le jragioiii di chi indurci pretenda a rinunziare a si illustre ed antico privilegio. 'Vedlamo se tali sieno quelle dell' articolo improvisicida. Scpiide I'a'ionimo nell" arena collo slabilire per canone die im- possibile si a far d imprnviso e bene. Si'sqnipedale e vislo-ia sentenza ; nia paria egli d' impossibility gencrale ed assoluta '' Gli si neg». Parla di relath a' Si ammette. E quaulo alia prima, non e, grazie agli Dei, cotanto al basso veimta 1 uniana progenie , che tutto di ne- cessila male esser debba cio che uomo a far d'improviso s' accinga. Troppo da piSnger saremmo. Tale e laula e la quantity dfi doveri, dei bi • Proxirnus ast longo proximus inten alio » .Ala v* ^ di piu. Cbf i: improviso e bene dir non si possa, nol crede- vano i cbiarissiini uoniini da me sopra indicati. Nol credeva 1' au- slero Quintiliano, che quel Gorgia lanlo decanta , il quale olimpiche palnie coglieva coll' eslemporanee concioni , e scuola avevane aperla 111 Atene ineiesima E per »;olino d evideiiza nol credete nenimen voi , sig. anoninio, che conl'essale esser\'i nel parlaniento inglese tre o auaUr> che improvisano .ebene , quantunque, dite voi, non su lutts le materie. Osservazione i'lulile per voi e per me , giacche aiichs tra que' che stud:ano a lor talento i disrorsi , non si trova , ne tro- \erassi chi bene di-serti su tutte le materie. Avete poi graii torto di rislrnigt-re nel solo parlan\ento inglese il dono di parlare d.' improviso t bene- Siate piu giusto. L' antica Grecia e Roma d' ogni tempo vi raiiimerileranno oraiori che non di rado arringavano ex abrupto e bene. Vi cilera 1 odierna Francia i suoi Mauri , i Baruave , i Mi- rabeaux ed allri non pochi che u improviso en>erscro oratori son)nii, e slord.rono il mo!ido coUa eslemporanea loro eloquenza. Ne la ^<-A^ del bel dire , 1 Italia nostra vi lacera fra i Gassii , 1 Tuilii e gli Or- leiisii , i suoi Alcaiii , i GordcUuia , i Gallmi, i Capassi , i Pulrizi, i Serio, i .Mazzacchera , i Meazza , i Fe-aglia , i Manhelli, i Tretito , che nel precedente secolo scioglievano anivghe nobilissime da' per- gami o dai roslri , tiglie del momcnto e dell' inspirazione. Appare dal tin qui detto che 1 aulorila non solo, nia il fallo e 1' universale conseiiso allerrauo l"acbille dell' avversario. Per la qual cosa , se osperto verseggialore da repeiitino eslro coin|ireso , me pre- seiite , s avvenli alia cetra e canti , 10 non mi negher6 il piacen- di udirlo per la iiisossisteiite considerazione che A' improviso e bene dir lion si possa, o p'-r la maligna preven/.ione che lullo terso e lima'O ricscir i:on possa quaiilo egli sciorra dal labbro. Che anzi, cresce;\do iw lui , colla dillicoltii che lo imbngl.a, la jjloria del supcrarla , mag- 5o8 APPENDICE giore sari in me 1« slupore e il dilettO; e « Penso sopra del mondo che delira " Qual sara un giorno la clemenza o 1' ira. E al singolar vanlo di possedere talenti di questa fatla , e al mezzo di farli brillare nel pieno loro meriggio, non che al piacere d' am- mirarli , preleTiderebbe 1' anonimo cbe da noi si rinunziasse ? No .• non parlo di buona fede. •■ Io credo ch' ei credesse ch' io credessi » alia ingenuita del suo consiglio ,• ma certo soao che non le eredeWi ?ARTE STI^ANIERA. 809 «gU slvssa. Blrsla lentirsi aiid«r pei polmotii aura ^laiiana per toslo somprendere 1' erroneiti e la slravaganza di quc^ta idea. La smania ii dir cose nuove , congiuiila a giusta bile coritro jiU iniprovisatori oatlivi , e lo scandalo rb' essi daiino ai giovaiii poeli , guidatoiio la sua penna. Merita perdono e ifi parle lode. Se nan che consegiienle alia da lui aiinunziata massima, e diTien- tico del trito assioina che 1' ottimo fe neniico del buoao, egU vor- rebbe che chi ba la poetica vocazione abiurasse il cantare Lniproxiso, e chiuso nella romila stanza, poemi creasse des'>' del cedro. Olli-» mameiite: nia h ella praticabil'? codesla idea? Nol credo. V hanno ingegiii ed ingegni. (Sli uni sou falli per meditare un lavoro : gli altri Y^ produrlo di slancio. Quelli operano per riflessione ; questi per impoto ed istinto. Ecco perrhfe vediamo oratori e poeti che dicori keii« d' improviso sorgendo , e freddi riescoiio poi e slentati a tavo- lino. La ragione corisiste in che 1' ingegno piii che 1" arte agisce in quell. ; r arte piu che I' iiigegno in quesli. Dopo di che si po'iga » calcoio 1' energia che inspira a qualsivoglia pailatore la preseiza di un uditorio. Quanli in campo mostrarodsi eroi che al maiicare di •pettalcri non furon piu tali! Oiser'iaiiio l' improvisatore in azion« Corona d' ascoitatori. piil o men col i lo ciiige : il pericolo di nou appagarli le'ide in lui tutte Ic molle dell' amor proprio. Agitato, cupo ed incerto , siede, s' alza , s'aggira , s'arresta , iiilaiito che una mslodia soave prelude il su» canto, e vi dispone rudienza. \Ia . . . tace 1' orchestra. Egli arde , freme , trema a un tempo. £ il destriero di (Jiobbe che odora da lungi la battaglia. II silenzio profondo e gli sguardi di tanti in lui conversi lo avverlono ch' egli t: te.iulo per uomo dappiu, e gici tale si crede egti stesso. I:i qUesto mentre si trae dall' urna il soggetto , e gli si inti'na ail alia voce. Ecco il segnal della pugna. Digiuna tigre non piu avilaiueite si scaglia sulla raggiunta preda , di quell© che faccii il poela sul iioi previato lema. A.Uro ei piu non vede che lui. L a tima sua ii lui coiicentrata , dime itica ah stessa , e tutte chiania a se i'ltorno le facolla per traltarlo Ei caula : fervet opus. V«i vel veiijle al funiur di quel capo, al baleiiar di quegli occTii , al concilato escir di quelle tremule vocL Oh porteiito ! Le parole e le id*"? nascoio a un punto, e si succedono coUa rapiditi del toi^ rente. Se iiel profluvio delle accavallate rime gli avvei.ga d' aazeccar* qualch«; bella ininisgiue , qualche pe isier felice o elrgante modo di dire, lo si;oppiar dr^li applausi ne lo a-virte all istante e sopra si stesso il solleva. Possunt quia posse videntur. Quel sentiniento delle proprie forie , che coraggio si appella , lo riempie d' operosa fierezza. Graidpg^ia «llora maggior di se f'allo;che sparili sono per lui spine, fatiche , iiiciampi: iig lor del pe \siere e de' modi di matiifestarlo , egli discorre aaimoso da'l* una all allra idea. Dispone dell' universo : iia nuovo se ne crea. Lo svolge , lo niesce , lo effigia , lo riordina come S;li torna. Via che ? iVell urtarsi delle idee , ncll avvampar degli af- elli , rischiaralo dall' entusiasmo che lo tragporla , ei trova e vede o sente cio che a 1 animo tranquillo e posato ne visto , ne trovato , ni seitito avrebbe giamvaai. L incendio che lo divora si comu nca aUudieriza, e da questa in lui riverberando , s' accresce , e giunge al toiuino dell' accensione. II poeta non k piii uo no che parli e ume che diffro si trae I'altonita adunanza, diveauta qual clu UiUuiouf si Irovi d' inaspottato prodigio. JIO A r f E N D t C E Or mi flite di fjrazia • a qualp mai vale nella soliiarla celU rac* chiuso , o al ragnio assiso drlla cotisria luna , fu dato fli poelarfl con si possenli sussidii ' Diihbio rioii v' h che senza il divinae parti' Citlam anrne e la div'itii veriA , aocresciuta di cognizioni in buon dalo , noil esislp poela. Ma se v ha chi di tali qualita sia dolalo, qual pill frlice maniera idear si pplrebbe per bene svilupparle ' JVe appello a roi cbe ne' crocrhi lemili sirte per bei parlatori. Dife di qiianto non s'aumditi la faco'idia voslra in vcdervi alleiilaniente ascoUali, *(l a-cor piii , sf applaudili' Os;e;etto unicn rlnlle belle arti , dice 1' anonimo , i la beUezzft, vSpipghiamoci. Inleiule egli per oggetto lo scopo cui n\irano ? Va er- ralo. Lo scopo delle arli belle e il piacere : mezzo per procuiarceb, ia bellezza Ma giovando inolire alio scopo di recar piacere il »«— raviglioso che gli animi scuole gradevolmetite , dee I'arlisla, qiiwilo pill pi.o , cercarlo. Ecco 1' improvisatore. Se un allro Bach, u'> altro Motzard, nn Crainmer , un Asioli , un Clenienti , un Mouge'es a improvisare si melloio al gra\iceTTibalo , men ragiorale , men pure , men belle saran?o certament" quelle loro favtasie che non saiebbero le slU'Uale compoiizioiii di si valeiiti aulori. Ma la meravig'ia che pio onore d avere col numrro e lo splendore delle produzioni siiperali gli odierui pa» poli lulli , e di possedere da solo il singolarissimo vanto di cantare all'impensala, per cui un non so che di sovrauniana graiidezza si diffonde su l' ammiralo caiilore " Riea dans noire siecle ( cosi il sul- odato Sisinondi ) rie peut represeiiter d'une nianiere plus frappaiste a Pylhie de Delphos , lorsque !e Dieu descendoit sur elle ct parloit ar sa bouche •■ pag. g'j. Sieno, come lo soiio di fatli, codesli cstemporanei canli de' vislosi lochi d' arttfizio che colla passaggiera loro comparsa allellano 1' at< tiito spetlalore. lo tiou ho improvlsalo niai. II farlo bene e da po» ci: male, da stolli. Costoro, cui liasLi , come ben dice I'anoiiimo, un eccellent'ssima impudenza, siaa riservati al trioTifo de" Irivii , ma prsiegua la cilia e la campagna a godere de' dolti o sollazzevoli su< vali, e 1' Italia tutla a gloriarsi de'suoi Lurenzi e di quegU alti che a lui van presso. ■A;»iunga pure I'anonimo a que' tre mifioni d' Ilaliani che presente dissR'ire da lui, I'inlera Europa che sazia non pare ancora d' am- mirar in quesia difficile impresa; e se vede la sconsigliala giovenlit correr senza vocazioiie o mezzi la non facile carriera, 1' ammonisca e riteng; Usi del ballaglio di Morganle contro 1' abuso ; ma omaggio renda 4e libera muse che ad elerna dimora scelsero la patria no- stra fele. Sul ti> deir arlicolo propone il medesimo che chi ha linlillo di dir versi? non sa fame di buoiii , si mandi a memoria i migUori square! u/\i epiei noslri , ed alia foggia dc' Rapsodi Grcci quelli Vada qua J^ declamando , siccome parte allresi non ispregial/ile di pubblica ercas'one. Quaritunque lO non comprenda quale vantaggio veiiir ne pi^a alia publ/lica educazime , e sopraltuUo alia pubblica fnorat£ y dalVequenle ineulcare alia noslra giovenlii le divine pazzie di messer I'io\'tco , o i men casti amori d' Armida, o le moslruosc BN-venlure dpl\i(;ciardcUo ^ pure non condanno un lale suggerinienlo. Mi preiido sO'nto I3 litjerla di osser\'are che le buotie idee sono si raramenle imo' i„ queslo deerepilo mondo , che gia da secoli i gon- dolieri veneziaii^d i canlaslorie fanno cio che I'anonimo propone nel secolo XlX.^g 1 adoUino pure gli affamati Tersili d'Elicona, giaech^ tanto li 1,,^^ olio di marra e di spola. lo non m'oppongo , Durehe inlalto re ggi, Hahani 1 uso , il talenlo e il drillo di di- leltare chi gli asc^ g ^^ stessi , dicendo versi che Jjisogno non bannc di tempo o di colder farsi amiiiirare. Sqno di cuoie , 5i% PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OPERE PERIODICHE. Clornale Enciclopedico di Napoli , X anno , o sia 1816, n. IX. V_iOMiNCiA qncsto volumello con un colpo d^ occhio sda letteratiira francese nel i8i5, tradotio dal n.** I ^Ha Biblioteca Universale. Segue la continuazione del saggio delle recenti sccerte nelle scieme e nelle arti, tradotto pure dal n.* suJelto della Biblioteca Universale. — Vi si trova la desczione di uu nuovo istroniento aritmetico , invenlato da dott. Roget ; sotto il titolo astronotnia si parla delle 'Serva- zioni del dott. Hagehel sui satelliti di Urano , c quelle del sig. Lee sulla forza dispersiva dell' atmosferj e sul- r effetto di qtiesta nelle osservazioni astronomi^^ j e si accenna una nuova lavola delle distanzc pola > ^ dei moti apparenti di treota stelle del R. astJ^ionio di Greenwich. Sotto il titolo scienze Jisiche si'^rla della scoperla di Davy della decomposizioue degl^'cali j dei tentativi di Berzelio e di Bostock sui flu'* organici , cioe la fibrina del sangue , 1' albume e la '''^tci"'^ non coagulabile del latte o sia il siero ; dellaP'eparazione deir iodino resa piii agevole da Accum ; (\ lermolampa^ e della polverizzazione della luce. — Al/opo^ito della pila voltaica a secco inventata dal prof."^'"^°"' ^ Ve- rona, e di cui si e lungamenle parlato ^ questa Biblio- teca Italiana , vediamo in questo scr'° registrala la preiesa, che De Luc I'abbia al temp s'«»8o inventata APPENDICE PARTE ITALUNA. 3l3 5n Londra. — Solto il tilolo arti industriaU si accenna 1* applicazione del vapore al liscaHamenio de'grandi sla- bilimunti , ed in particolare a diverse manifatlure , ed anche ai bastinienti , e tra gli altri quelia fatta recente— menle in Amerif^a ad un basliraento da guerra armalo di cannoni da 3'i, e che camniina in tnlte le diretionr senza alberi, ne vela, ne timone. Si paria per allimo della lanlerna di sicureiza, invenrata da Davy , e dei tenta- tivi falti da Edgewott onde peite/ionare i veicoli a ruote. Trovasi in scguito un lungiiissimo arlicolo cbe e la continuaiione dell' estrallo , gia inserilo in alcuni fogli d' Italia, del viapgio in Norvegia e in Lapponia del sig. Leopoldo di Buck. L' ultimo estratto e pure di un' opera slraniera, cioe degli Elementi di fisiologia vegetale e di botanica del sig. Boisseau Mirhel. Tra le varieta compaiono 1' ode sui fatti degli Inglesi sotlo Algeri del sig. de Romanis , una notizia sulle ses- sioni tenute ne' primi mesi del i8i5 daila R. accaderaia delle scienze di Parigi , ed altra dclle sessioni tenute nell'cpoca mcdesima dalla R. sociela di Londra , final- mente rannunzio della collezione intitolata o/)Jt5co/i5Cje«- tijici , clie si e cominciata a pubblicare in I3ologna. N. X del Giornule medesimo. I. L' ingegnere de Fazio , che gia avea pubblicato in questo giornale un discorso inlorno al sislema di costru- zione de'porli, proprio a non promovere il loro arre- namenlo, ne pubblica ora un second© intorno al sislema di coslruzione de' porti , concernente alcnne ricerche so- pra gli anticbi porti d' Oslia , d' Anzo , d'Ancona^ di Civitavecchia e di INisita , dirette a scoprire co' lumi delle teoriche presenti i principii segui'ii dagli antichi nella costruzione de' porti: nel titolo del discorso si Icgge vcramcnte per errore tipografico de ponti. Avendo egli esamitiato diligentemente le reliquie di que' porti , La tratto argomcnto di conlermare la sua prima assert zione , che gli avanzi de'moli di que' porti antichi pre- sentano costantemente una serie di piloni che ora sono isolati per le ingiurie del tempo , ma furono altra volta uniii fra loro con archi moUo depressi, ed impostati 4d acque basse. Al tempo stesso egli si e studiato 3r4 APPENDIGS rispondere atl alcuni dubbi rtiossi intorno al mezzi cHfl egli avea proposto per oiteiiere la calrna a$soIuta nei porii gnaicntiti da moH ad archi e piloni. 2. Colpo d' occhio sullo stato attuale della lettei'atura in Alemapia. — Qiiesto pure e un arlicolo liadolto dalli Biblioieca Universale. 5. / ere princc'fjii f'^ Giambattista Vico : Pensieri del cav. Giuseppe de Cetnre. — Versano questi sulla religione, sui maliitnoni e sulle sepoltiire. Conveniamo coU'A. che il tenore, prodoUo probabilmente dalle ineteore , enlrl per molta parte nella genesi della religione , e che vi eutri pure per qualche cosa la riconoscenza , come si vede chiararaente nel culto del sole. Conveniamo pure che la puzza dei cadaveri sforzasse , anziche accostumasse, r uomo a seppellire i morti. Ma ^ebbene abbiam letto I'opera ingegnosissima di J^ico, non intendiarao chiaro egnalmente , come il non poter cangiare di femmine per soddistare la iibidine , avvezzi 1' uomo a contentarsi di una sola , e lo aftezioni alia prole otteniita da quesla. Una tale idea avrebbe bisogno senza dubbio di maggiore sviluppamento ; e noi ci permetteremo di fare a questo proposito ua'altra imporlantissiraa osservazione. Nell' uo- mo appena uscilo dalle mani della natura, nell' uomo ancora in gran parte selvaggio, Belle prime religion! co- nosciute , si trovano i raatrimoni e le sepolture riunite, per cosi d re, ed impastate col sislema religioso , e coa quelle priine idee religiose che ne'popoli non bene ci- vilizzali si sono polute scoprire o riconoscere. Resta dun- que ancora dubbio se non sia piultosto la religione , da qualunque principio sia essa generata , che prodotto abbia I'ordine, il rilo , la legalita dci matrimoni e delle se- polture, o se questi possano dirsi nnitaiiicnte alia reli- gione solenni piincipii deW incivilimento del genere umano- A noi sembra di iravejere in tutto questo ragionamento del sig. de Cesare una specie di petizione di principio ; giacche il selvaggio che non ha idee religiose, si accop- pia con qualunque feinraina alia venlura , e si accon- tenta di portare il cadavere di un parenle defunto lungi dalla sua capanna, o anche , come spesso avviene, di abbandoii.ire la capanua medcsima , cd il cadavere di £[uello che vi e peri to. 4. f^ia§gio alle regioni equinoziali del nuovo continent^. PARTE ITALIANA. 3lS dei si^ori Humboldt e Bonphind. — Di questo viagj^io abbiamo (l::to un pstpso raggiiagHo fmo dal passato auno in qucsta Hibiioteca ftaliaua. 5. Si'itema di mineralogla del sip. Jamaon , 2.' edizione. _ AbSiarno osseivato in questo libro elementare , non snscfltiblle di tstratto , altune soslanze nuove, o poco conosciuto , come per esempio la gurhosite , la reussite y il fame brnno o carhonato di rnme anidro , descritto recenlemeiilo da Thompson ; la litroide e la retizite. Qii.nio air iperstina trovian;o che non si e falto se non aggiiignere tin nonie di piu alia scienza , per essersi trovata nclla >cozia una pietra che gia trovavasi sulle coste di Labraiior. Segiiono solto il tilolo di notizie letterarie alcuni cenni delle sedute deHa R. accademia di Parigi da marzo fine a settcmbre ; allre eguali notizie delle sedute della So- cieta R. di Londra dei mcsi di marzo ed aprile del passato anno, ed un Inngo cataiogo di libri nuovi pubblicati in Gerniania ed in Ingbllterra. Tra i piimi abbiamo osservato nn viiigglo di Klaproth il figlio al monte Caucaso ed in Geoigia ; due altri viagg-i nei paesi mcdesirai di Enpelhart , di Panott e di Guldenstaedt ; un tratlato dei diamanti e di allrc picire preziose , con alcune notizie sopra i migliori mttodi di tagliarle e pulirle , di Mawe , autore del viaggio al Rrasile, e del dclt. Kuhn ; ed una storia della na\igazione nell'oceano atlanlico del dott. DeiibeTy nella quale si cerca di provare che la scoperta dell'Arae- rica ha avuto luogo molto tempo prima di Cristoforo Colombo, e che la buf-sola e stata scoperta ed applicata alia navigazione molto tempo prima di Flavio Giojn. Ci acconlenleremo per ora di osservare che queste pretese non sono nuove tra gli scrittori tedesthi. — Tra i se- condi abbiamo osservato la grand' opera di Malcolm sulla storia della Persia ; una nuova relazione del regno di Caubul di Elphinstone ; un viaggio interessantissimo di Roberto Adams marinaio, che visse tre anni schiavo presso gli Arabi del gran descrto , e soggiomb molfi mcsi a Tombucto ; una relazione di Mariner delle isole di Tongha poste nella parte mcridionale del mar Paci- fico, e finalmmte il viaggio intorno al mondo di Camp' bell , che fu lungo tempo al Giappone e nelle isole Alcuti , e dimorb tredici mcsi nelle isole Sandwich ed alia corte di quel re. 3i6 Append iTJE Glornale Enciclopedico di Napoli , XT anno dl associazione. — Napoli, 1817, ft/j. San Giacomi. Si clubitb che col caderc dell' anuo 1816 qiiesto gior- nale corresse la sorle di tiitte quasi le opere pcriodiche che noil protetle , o incoraggiate , non possono a lungo continuare nella iiico'uiaciata carriera. Ma una mano au- torevole e benefica , per quanto appare , si e mossa a so- steiiere la vaciilaiili- impresajed il glornale esceora solto grandiosi auspicii e con nuovo rcgolamento. In questo volume coinpaiono dapprinn le osservazioni botanico—agrarie del cav. Tenore intorno la colleiione de' cereali collivali nel R. orla bolanico di Napoli. Per- •uaso egli della raassima die stolta e la gloria delle azioni se dirette non sono alia utilita , egli ha tiovalo oppor- tuno di riunire nel R. giardino non una sola serie , co- me egli dice , sterile di bolanica , ma un assortiinento di piante ulili di ogni genere ; e da questo ha tratto motivo di presenlare le classificazioni botaniche dei ce- reali, e le noliiie relative alia loro coltivazioue. Tengono tra quesle il prirao luogo i cereali del genere triticurn , o siauo formenli e farri , del quali solo si di la mono- grafia in questo nuraero. N»n potendo dare uii' analisi coniplta, che si ridurrebbe poco raeno che a trascii\ere il catalogo tcssuto dall'A., indicheremo so'tanto il di lui metodo , che consiste nel dare i nonii tecnici ed anohe Yolgari dellc specie j nel descriverle; nell' indicarne 1' uso e la qualita , e nel soggiugncre i nomi delle p oviucie del regno ove piii vantaggiosa ne riesce la coltivazioue. Segue un colpo d* occhio sulla letteratura italinna ; arlicolo tradotto dalla Biblioteca Universale diGincvra,e che i compilatori medesimi hanno dubitato che non sera- brando fatto per 1' Italia, non dovesse aver luogo in un glor- nale ilaliano. II cav. rfe Cesare ha accompagualo qucslo ar- ticolo con alcune note che ci sono serabrate assai giudiziose, e non possiamo non lodare la riflissioue da csso fatta che queir affettato genere di musica, ogiji tanto in vgore, quello studio di far parlare gli istroraenli in luogo di destinarli ad accompagnare parole, quel delirio di pon- peggiare uella parte isiromentale anche coprendo la voce, aon e 1' opera dell' Italia, ma ci vieue diigli ollramoa- PARTE ITALIANA, $IJ tani che non conobbcro per lungo tempo altra armonia ge non quella tlegli istromenli. iSon roiiverremo pcrb col niedosimo, passando ad altro argoment<> , sul punto che il liceazioso. Batacchi , ricco di faninsia, ma privo di huona lingua, d' idee ordinate e di nobillk di slile, avrebbe consolato 1' Italia delia perdila di Casti. Trovansi in appresso alcune osservazioni dello stesso de Cesare su di un curioso luogo di Dante , ed e quel Iratto del canto XXVI del Faradiso, nel quale il poeta si sconlra con Adamo , e quesli conosce in esso una viva braina di sapere quale fosse stato il linguaggio che parlato egli aveva in quel couiinciamento del mondo. Tutta la quistione cade su quei versi « un s'appellava in teira il sommo bene, £Ii si chiamb poi u Su qucsto Un sono andati fantasticando i commentatoii di Dante ( tulti piu o meno iufelici), ed alcuni hanno creduto che Icggere si dovesse El invece di Un. (mpugna il sig. de Cesare questo cangiamento, ed osserva che El ed Eli sarebbono una cosa niedesima ^ e che V Un altro non deve essere se non 1' orientale primitivo On che si- gnifica elevato , sublime; che anche gli Elruschi cangia- rono spesso V O in U , e che forse Z^.z/zfe fece altrettanlo per seguire la pronunzia del suo paese. ]Noi Iroviamo questa spiegazione ingcgnosa, e pieno di erudizione 1' ar- ticolo. Dello stesso autore e pure 1' articolo seguente , intilo— lato la f^era {gloria. I di lui pensieri su questo oggelto serabrano diretti a scusare in certi end privilegiati il sen- timeuto della loro grandezza, siccome quello dtUa gloria, a cui principalmente aspirar deggiono i somini uomini che colle produzioni della loro mente hanno sparso nel inondo lute , benefizi c diletto. Gli esempi , ai quali I'A. si appoggia , sono sceili ottimamenlc ; ma il pensiero sarcbbe assai pericoloso , se opporlunamente I'A. non lo tempcrasse colla raassiina seguente: « La vera gloria non ottiensi che in rngione del bene il quale si fa agli uo- mini , e non dura che in ragione della durata di esso ». Senza di cib , qii;mti noa sarcbbcro forsc lentati Ji cre- dersi enii privilegiati? 3l8 AP PENDICE Segue un rapporio sui lavori dclla societk Pontaniana di Napoli ne^Ii anni i8ij c i8iG,dei quali i principali «ono stati gia annuiuiati in questa iiiblioleca Ilaliaiia. Una meinoria ha risvegliato la cuiiosita no.->lra ed il Bostro dcsidcrio di vedeila pubblicata , ed e quella del sig. Cassitto sopra una pioggia di pietre clic dicesi ac- caduta piesso una ciltii del regno di Napoli nel XIH «ccolo, c della quale non si e tenulo conto dai moderni Slorici degli neioiiti. Sotto il titolo astronomia si inserisce la notizia da noi oiiginalmente pro lolta delle opere nuove e limar- chevoli in matemalica pubbii ate dagli llaliani ne' de- coisi quindici anni , alia quale tiene dietro un breve cenno sulla storia degli osseivatorii di Pisa e di Napoli. Tra i primi si annoverano Vincenzo Rinerio d'scepolo di Galileo, Giuseppe Slop e Giusepp Piazzini; tra i secundi lo StelUola, Giuseppe Cassella , Ferdinando Mes- sia e Federico Zuccari. Si da quindi un ragguaglio della costruzione e dell' adaltanunto del nuovo osservalorio di Napoli , e degli stromenti clie vi si sono di gia inlrodotti. Sotlo il lilolo tibri diversi si annunziano i principii ragionati di a^iicollura di Timer , nuovamente tradotli da Lui^i Tarff'vni ; e sotto quello di varieta , notizie let erarie, cc. si da I'estraUo di una lettera del conte di Bray, ambasciadore del re di Baviera in Russia, sopra alcune nuove specie di salti , e si annunziano una bella edizione di Sajfo data in Londra dal sig. Egerton die 61 lungo tempo si traltcnne in llaiia ; un grandioso le- gato di incisiuni e di quadri fatlo da Lord Filzwilliam air Uiiiversita di Cambridge; una nuova Memoria sulle ruine di Babilonia pubblicata da /{/V;A , residenle alia corle del Bassh di Bagdad ; i viaggi di Holland nelle isolc Joniche ; la storia della (ilosofla antica di Fleischer ^ V iiluslrazione di una iscrizione cufica trovata a Malta del cav. Ilalinshy niinistro Russo a Costanlinopoli ; una ^lemoria sopra alcune basi nuovamente scoperle di Ideler , ec. Si chiude il volunve coll' estratto di una lettera sul nuovo proccsso della raetallizzazione delle terre , e sulla sodalile del Vesuvio , e con altirt eslratto di una lettera del professote Bru^natelU saW eiiicdiCiix dell' idrocloro, o sia deir acido rnurialico ossigenato^ per medicare il pa- rosisruo idrofybico. PARTE ITALIAN*. Sip N. II del Giornalc medesinio. I." Continuazione e fine del colpo d' occhio suJla Ictte- rutura italiana. 2° II cav. de Cesare in agginnta alle sue osservazioni sul curioso luogo di Dante, del quale si e pailalo nel iiumcro precedenle, nota che Bruiwtto Latini nel suo Tesoretto faccudo rimaie Voe c<\n Fue , diniostra apeiia- mente lo scambio die i Toscani fecero spesso nella pro- nunzia del J^ coU'O; il die conlerma con molli esempi , nei quali dal poeta medesiino si e falto rimaie tutio con rotto , bolla con nulla, pronto con punto , ragiono con nessuno , ec. 5.° Letterntiira greca e latina net ref:no delle due Si- cilie. In ag^iunta ad un arlicolo della nostra liiblioteca , nel quale si i cercato di vendicare 1' Italia dall' ingiusto rimprovero ad essa latto da alcuno che gU studii delle leltere gredie e latine siano da qualche tempo in de«niio iiolto feniere. Ij' i- diof'ibia vern <• 111,1. itti* mi i;eneri\ , di '-iii il caialfcre priiicipale consislc in una insiiperabile avversion-.; a tii te le bcvande Or (jn ci parr che I' A. eni net!') slahilire per !.iiiio>ia p,ii:>g') ;.ir>nio> riella vera rabbia I' avver-« sione ai (liiiili K oss. rva?ion^ di celeb i piati i che si' deb!)a ugufre la r;ibbia caniaa dull' idrofobia , ap- juiufo pi rrlio a contr.irieta ai tlnii , c p in< ijialirw nte all'acf[iia, non rare voile s' associa con itial:ittie alT;itto disf^iaiite daiia rabbia st'ssa. L'ir di iiove ; Mead d' iindici ; (laleno di nn anno; S.hmid di venl'anni ec. Vogel pero st;ibiiisce che raris- »iine volte il pcricolo oitrepassi lo spazio di 60 tci >rni , e quest. I misnra scnibra piu ragioncvole e Concorde colla coniunc csDerienza INon si sa se il veleuo icsti nas<;o=;to nolla fcrit.i , o sv sia asso bito e circoli colla ni.issa de^li umori senza recar danno per tin cei to ti-mpo. Ktihini e d'lla prima opinione. Ci sia lecito di dire 1 be »oi siamo delta seconda ; crediamo cioe che il vebno luliodotlo nellri terita venghi a poco a poco assorbito, e disponga i visi ad una niorbosa riproduzionc del virus idrolobiro istcsso , fin he accrcjiintosi a segno da potcr prcvalcie snilo leggi della viialit'i , dislnrba gravoinente le tuu'ioni sdntan, e snscita la rabbi t , iriep.irabilm nte niortale. se 1' arte nm gingnc ad arrrsfare (picl pmcesso 'teiictico, a distruggcre il virus torrualo , ed a Icvarne 32,4 APPENDICE i tristi effelli gia povlati sulla maccliiiia a»nniale. I.'iti- vasionc dell' idrofobia c aiiiiiuiziala da aiisicta ^ doloio nil. I paitc morsiciita , moviunuli insolhi , sonno sospcso e lurbato , pravc/za di stomaco , sbadigli , tedio , insolila apalia alic bevaride , cui suci ede S|)avento alia vista sola dt'i fliiidi , e fin orroie al pronunziare il iiome di atqiia. I polsi si fanno quasi SKtiipre iiicgolari , cosi le evacua- zioiii del vimiIic. Inappetcn7a , piiapi^nio , respirazione difficile inJerrotla, ansieta somma , rossczza degli occlii ^ pallore c siirloic pi*incipalnienle delle paili superior! ^ aidorc nolle fauci e nello stomaco ; voce alterata, scte ardeiitissima , < d indomit) ripiignanza & here ; raccolla di £puma nclia bocca , rabbiosa voglia di morsicare, sudor iVcddo , angusiia indicibile nc! respirare, chiudono colia morte la spaventosa scena. Delle cagioni di qnesla malallia alcune sonu ritnole^ alcune prossime. Come in ogni a^ltra nialatlih contagiosa, e necessario nclia idrofobia la pre- dis[)osiziunc deli' individuo a ris«nlirne gli effelli. Cac- chi J Vaughsr e Frank lo provano con osscrvaziom che t|on amnietlono dubbio. II sito della feri(a piu o iiieno vicino al cuore, la stagione ecccssivnnicnlo calria o fred- da , la qualila e la quantita del ccntagio inneslalo , il terrorc ed altre particolari condizioni favorisrono piii o meno I'atlitndine all' idrofobia. Le piu funeste souo le cagioni occasionali esterne , conie la niorsicatura di ani- niaii rabbiosi , I' applicazione della bava contagiosa. An- cJic il lanibinicnio , il bacio, il cibarsi delle carni e del sangnc di auiinali rabbiosi , e T inspirazione dell- aria (he manda dal polnionc nn idrofobo , s>>no altrettanti myzzi con cui si puo propagare il contagio. Ricorda in pro- posito r A. la storia riferita da Palmario, di un padre di faiuigjia , il quale spiranic d' idrofobia bacii i pro- pri figli , e genza chc gli addentasse , pur propago nei niedesinii il suo nialore ; e ricorda gli esempi riportati da Caliiscn , di due #ignori infcllali dai loro cani di veleno idn fobico per semplice land)imenlo ; disavvcntura confirraata dal genio osservatoie del no>lro professore Paletta in una sua Menioria sul niorso del cane, clic sla inserita in qu-. sta BUlioteca llaliana n.*' XII I ,§eimajo 1817. Ben considea I'A, intoriio all' aria cspirata,cbe non ad *ssa si possa assolutamcnte aitribnire la propagazione del coiUagio, ma piii ve.amenle a goccioliue di saliva cUe PARTE IT A LI ANA. ^9 5 pl'iilrofolji spruz/aiio ncit' aftanno del loro icspiio. Caiidol, lugtr, ed allri iitgaoo che le carni ed ii san^us di ani- ruali rabbiosi possano nnocero niaiigiali: di conlraiio sea- teuza soiH) Leniers , I'aimario, Kicliltr^ r'ranck c \ndiy ; sitclie diibbia e ancora la lite. Piu oscura e Ja cagione prossima doll' idroioliii. Si piio cnidtrc clie consisla in iiii veleno particolnii- comiiniiato per contagio , osvilnp- pulosi per isponlanco processo moiboso dell' oii;auismo. Itilorno alle parti clie vengono siiigolarmeiite alieite ia questo niorbo , pensa V X. che l' azione del veleno inlac- clii ill paiticolaic il sistema de' nervi giaiidi simpalici^ e niassimaiueiile il paio vago. La costrizioue e 1' ardore dellc laiici , dell'esofago e del venlricolo ; la respirazione difiicile , ititcrrolla, sospirosa ; I'aiisiela ai pretordii; la voce alleiala^ la degliitizioiie resa inipossibile deUa saliva e delle bcvande , 1' orrore all'acqua, indticono a coiiget- lurare clic la nialaltia consisla iu un' alterazione di que' nervi che 1' esofago , i poltnoni , la laiinge, la fa- riiigc, lo stoniaco vaniio a vitaiivzare, e clie il sistema. de' grandi siinpnlici cosliluiscotio. Non e ancora cono>« scinto quale via pcrcorra il veleno dopo clie e stalo ap- plicalo alia cute, se quella del linfatici , oppiire dei san- giiigni vasi. Socondt) le osservazioni di IJuuler par clie sia Irasportato dni liiilalici. In ogiii modo la nialallia e di coiidizioue irrilaliva , idiopalica o consensuale del si- stema de' grandi nervi simpalici. Alia condizione irritativa p*i6 assotiarsi I' una o Tallra diatesi , secondo la predi- sposi/.ione del soggitto , ed il complesso delle potenzo ii'icive. Qui no! confLSsiatno di non intiiidere il gergo scolastico deir A. in quelle parole dialesi irritati'.'a coui- plicata col la stenica , od a.^lenica diatesi. E pi-rclie mai non si sa doinaie 1' idroiobia , se 1' indole e la sede n' e tanto mariilcsta? Manilesta sui libri , oscurissinia al lelto diir inlciiiio , che c la pietra di p-iragone il' ogui (eorita. Va ben d' accordo con noi 1' A. nello stabilire ch« \iK cura proiiiaiica e la sola in cui si possa riporre qualcba conlidrn/a. Molli inezii soiio stati proposti e niessi in pralica a lal tine. Sauvagcs e Culien tonsigliano 1' am- pul.izioiie delta parte ollesa. iVien ciudtlo e forse cgua!— niciiie tllicace, e 1' nso delle scarnificiizioni jiiofoude^ r apj)lica/ione do' rimedi corrosivi , come sarebbe il «i«- Idinalo^ il precipU;ilo rosso, I'arsenicn, le frtC|[UcuM 5^6 APPENDICE' lavaline [.die con sohi/.ione di sal tnarino, con acfto'^ con sapone t-c. Oioscoiidi' siiggeri I'app ira/ione del f.ioco, app'O ala pure d.ii nioi]prni , purche 1' nslione si taccia larga e pii foiida. Cfiso racouimauila I' immeisione iiiiprov- \i>a nell' a cfia frcdila ; Sanchez i bagni vaporosi per parccthi gijini conlinuat'. Sauva^es , Cullen , [araes e nioUi altii valenti pratici raccomandano le frcgagioni incrcuriali sn'.la parte ofTesa e sn tiitio il !th niinerale e ciddamenle coiisigliato da James. Zfviaiii , Portal , Wiiioiigbes s rivono di guari^ioni oltennte coq semplice uso inlnrno del mercnrio dolce. f popoii della Gallizia s<'ltentriona!e hanno nio'ia conddenya nel tnxiis baccata e nel ly-cojuydium clavutum L. , < he prendono in deco/ione , lavandosene pure le ferile. I' nrono pur tenuti in confo di specifici rimeii la corteccia di per- ]aro ( celtts austrah's] , la jih.rtoluccn dfcnndra L. , il tabacco , la uoce vomica^ la, lava di S. Igaazio, il rame^ p'ahtf. ita.man.\. Sa^ la l)r11a lonna , I'elleb-ro. Non si ^ climpniic.'ilo 1' uso cl''l fosloro clic Zincko credo atto a nrutralizzare il virus idrololiico. Dopo di avor tr.itlata esternamcrile la ferita coir arsniico ^ egli prescrive l' uso inleruo di un > scio- polo di fosforo sciollo neU'elere solforico, unilamente all'acqiia di menta e scii'>ppo oifiioaiio. Le Roy ed altri proposero co:i)" anliduto ii vrleno della vipera , clie ncli'uomo non ebbo felici risultamenli. Le spcrienze pTaltro del Giiachi dimostrano , che f;icendo nioisicare dalla vipera iin cnie off-so da aUro cane, rabbioso ^ si saiva esso dallo sviliinpo dcila idiofobia. Fra tanti tne- todi di ciira seinbra all' A. che il piu opporiuno sia r csterno e locale ben adoperaro, conginnto all' uso dei stidoriferi e dci piirganli. Soinmanicnle imporla poi di dissiparc il tinioie della i)crsona niorsicata, e di man- tcnerla in una salda lus!nc;a di guaiigione. Forse per qucsla sola inllucnza morale non sono da dispezzarsi cerli nicdicamenli snpcrsti/.iosi , o di poca effiracia, ma in cui I'infermo avesse riposta parlicolare (iducia, Ve- iifndo alia cura che si adopcra quando la malattia e gia spiegata , e da saptrc che il salasso portalo fino al deliqiiio e slalo pralicato fin dai piu rern'li tempi ; ma non pare che vi si possi riporrc parlicolare confiJenra^ SP non rome di nn mezzo atto a calmare i sir.tomi d' in- liammazione die talvolta accompagnano I'idrolobia. Sono puie stati snugeriti ed adoperati durante la rab'.jia Top. pio , I'arsenico, la belladonna, Ic canlarellc , il galva- nismo, Ic pieparazioni mercuriali , la filolacca , il ci- nabro , il mnschio , Ic improwise imracrsioiii nell' acqn.i fredda. Harles suggeriscc, con molta spcranza di fclice csito , r estratto fresco di stramonio {datura strnmoniimt L.) alia (lose di Ire o tpiattro grani , ascendeiido per gradi a niaggiore quantita. iNon ha spcrimcnli che con- loimino la di lui congettnra ; ma petist cli^ issendo atlo lo stramonio a svcgliarc sintomi d' idrofoliia , per osscrvazioiic del s'g. cousil. Hrcra , Id sia pure a dislrug- gorla , S'corido 1' adagio: shuilia curanlur simitif/us. Il prol". Ihii^natelli porta a cielo 1' idro.loro csleriormente ed inlernaiuente adoperato. Noi sianio pcio persuasi che il prol". I)iugnatelli uou sia pir atiribnirsi 1' inlroiluzione di (picito rimodio contro la rabbia , coiiosccndo cg!i bc- nissimo cli*: , sotto qucsto rapporto, se ne tratto uegU 3^8 APPENniCU Annali di chinu'ca fin dull' anno 1809, e si fa menzioot di spcrienze iiistituite coll' acido niiuialivO ossigenato (Idiocloro tli Davy) nolU iHiofobia , nc\ Giornale de^ let- tcrati d' Italia di qiiell'anno medisiino. Con Miltiquesli faiinachi non si pu:j dire fuiora die possrdiamo iiii vero spccifico contio la rabbia , ed e forza conchin lere colle parole clie ripoila 1' A. di questa memoria: detnovsoruin jiiophyldxiin vix ullam certatn habere; at jam a(jii.am vcncntium smiaiorittn excnipluin dari certa fide indium. O'iservazioni anatomico-chirurgiclie del doitor ISatale de Ap'o di 2'rofna, Prosettore della clinica dello spedale rnafigiof' e nuo^'o di Palermo. — La prima osscrvazione s'aggira sopra un < aso di merocele in donni d' anni '^g felitemcnie operalo ; ma ch"! in conseguenza di errori IK lia dirla , dopo sei mesi di spedale , peri vittiraa di tina colica. Approfillb I'autore del Iriste evenlo per esa- miriaie nel cadavere i mezzi dei quali la natura si valse per listabilire la contiiiiiitii dell' inlejtino ei'.iioso caduto in gangrena, e trovo che il peril' neo f-rmatite il sacco erniaiio operate nc avea la g'sarigione per le aderenzc contralle con g!i orli esteini dell' intesliuo 11 peritoneo formava ivi come un' insaccatura, in cui doveano dimo- rare per qnalche tempo le feccie prima d' imboccarsi nel trado inferiorc dcU' inteslino. Non esscndo il periton o provvisto di tunica miiscolare, dovea essere facile I'inla- sam.i!o della vagina. Rorto 1' iracnc , si pote pcnetrare col dito sino alia bocca dell' uleio delta os lincae. Kel ventre ti trovarono ben form.itc le ovaje,le tror.ibe del falloppio , e I'utero, siccbe fii dcciso il sesso. Que- sto caso ci fa sovvenire di un simile che abbiamo re- cenlrmenle osservalo ncHo spedalo inapgiore di Milano. Una contadina di 56 auai circa , marilaia da nove anni , avca le parti gf^nitali confornialc quasi alia stessa ma- uiera sojira descritti, se non the per maggiore singola- rita la'cralmonte alle grandi labbra prolubcra\ano due corpi subrotondi siniulanli vcri tcslicoli , ed erano foise le ovaie stranamentc disccse. La clitoride era poco piii lunga d' un poilice, con ghianda prrporziouata e p:e- puzio congiunto da frcnuio. La vaj^ina era brev'ssima ed iuipci via , c forse anche in qu'^sto caso solo ostacolo n' era 1' imene. Avea il petto ben coiiioMnalo, e donne- scamcnte turgide le uiamiiielle ; il mcuto appena sparso di rara laniigine, e le fatlezze del volto e dclla persona fcminiiiill. Oucsta donna vive atliialmcnte in un villag- gio non lontaiio dalla nostra c'tla, ed e congiuuta iu nozzc ct>e diremmo , liustrancc. Rifle-isioni into) no r.li uso del Laura— ceiaso , del dott. Giuseppe Berno , med'co in Moncriyelli provincia di f^ercclli. — In un- caso di grav ss ina pneumonia con co- piosissimo »ljoeco di sanguc , iu sogjjcUo d' arnii 4^ '^'^ 33o ATPENDICE tedijierarucnlo robnsto , prc'sciisse 1' A. con felice success* nil di;coltf> di qiialtro , sino a dieci foglie di lauic-oraso bollite per lo S|)azio di mezz' ora in sci once di l.itte. A qnpsto prjsidio egli ricorse dopo die per mil inlesa diagiiosi della milattia era stata abbamlotiaUi la cma d->priiiionte , per livolgersi all' uso del decotlo di cliina olic avea falto pcggiorare l' iiifermo. Voglioso I' .\. di ben Condsccre I' azione del laiuo-ceruso , i.Ntitui alctini speri- menti. Stillo e concentro due volte 1' ac(jii;» di lauro ceraso separandone 1' olio volatile , indi di quell' a^ qua fere in- goiare na mezzo cucchinjo da caife a qiiatJro pulcini di rondine, ed nn ctircliia|o a due giovani canponi, e tutti ne fiirono viltime. Nell' esame dci cadavri non trovo apparenza ben he minima d' infimmazione , siccLe con- cliiud^ clie qnesto veleno agis-e contmstimolando , nella quil sen!cnza egli puiilo non devia dalla cotnunc opi nione de' recenii medici. Tuita di suo coiiio pero e 1' altra congettura , cioe , die 1' olio volatile di lamo-ceraso agisca siimolando. Cosi egli pretende di spiegare i casi d' infiaraniazione indotta dal lauro— eraso , narrali dal candidato di Torino. Ma come mai si puo soslenere cosi strana ipotesi , se 1' azione del lauro— ceraso , come pure quella delle I'oglie di pes-, o , delle mandor!e amare , dei semi di cerasa nera ec. dipende dalla prcsciiza dell' acido pruisico , tollo il quale le acque stillate di qiiesti vegc- tabili perdono la loro f icoita deprimente? Oltic die senza ricorrere a principii leorici , gli sperimeiiti doll' Orfila ( Tiiiiie lies poisnns Illfi pnrtie ) fatii coll' olio concen- tratisstmo di lauro— :eraso dim ^strano ad cvidenza die ha potenza narcotica , e die uccide senza lasciar traccia di localita. Narra di pn 1' A. il case di una signora d' auiii 24, die deliranle per ge'osia penso di raorire, e trangugib a questo fine un decolto d. sedici , o venti- quattro logl-e ( che non sa bene determinare ) di lauro— ceraso ; ma poco dopo spaventala dal pensiero de'ia morte , piu die non fosse dalla gelosia d' amore , do- mando sowcorso , e 1' ebbe dal mcd;co sol'ecito per mezzo di bevande spiritose di cinuamomo. di menta, d'acqua- vite ec. Lodcvole e la cnia intrapresa dal medico, g arche, in ogni caso simile , e me^'io lenlare qua. die rimedio , di qui! lo die starsene inertc ; ma su di questa sloria e 4a cousiderare coll'Orfiia, chc il jauro-ceras? , o per PARTE ITALIANA. 33 I meglio dire 1' acido-prnssico , lia tale aziorle su-Ia mac- china aiiimale , chr se la dose iion sia siala suificieiili; a depriinere moila inente la vitalita , in breve eila trioiifa su''a forza dei veleno , e presto si represtiiia I'ordine dflle funzioni salulari , senza die se ne possa attribiiire il inerito ngli eccitm'i, die po-o o nulla lianno di po- tere conlro il modo d'operare deli' act !o—prussico, Infitli le prove insiitiiite dairOrfda ci assiciirano die ne I'am- moniica, ne la canfora , ne il mnschio , ne qualiinque altro farmaco die ha nomc di slimolan'e , si possoiio raai avere in conto di anlidoli del lauro— ceraso. (I solo rinie^lio die finora abbia niostrato qiia'che virtu contro r acido prussico c 1' olio di treineniina , che dai fautori della dottrina delle diatesi e annoverato tra i medica- riienli conlrostimolanli. BIBLIOGRAFIA ITALIANA. BEG^O LOMBARDO-VENETO. Commentarium de umthrac corporis gJandisque struc- twa^ Alexandri 3l0BFSCHl eguitis coronac fer- reae in Tic'uicnsi pnnium , turn Bunonicnsi Ar~ diigymnasio ana tomes professor is. Accedwtt de vasorum splfnicorum in nnimalihus con^titutione nee non de iitero prnuido cpitmnae. Cum tabiilis aeneis. — Medial' mi ^ i ? i "^ , in fug. , pag. S(), Si p sempre ^c^i!to ed insrgn it > d gli .aidlomiri , cli« il nrpo dfir iirotra e l.i glii.:iidf» del pene avesscro una sinnil.ire tessitura s'lii^nosa- -na feiife inirzi^ne di que- $le p.irti pratirntd d.d Cv M')re':oIii fin diili"ann-> i^«', meiiire essn prr-f'ssava an.itonn'a in Rologna . diinostTO che pnni.> non siano rav-rnise , h-nt.! r .inp 'S'e di nii- niuie v^n- ed a-ferie mi abiinipnt - JVa di I iro intrerrinte. Q'^psfa sua s^o-ieitr) egli r miuni'-o I Ce"iarej »iei^i.-> 's i- lulo nell aduuanza tenutasi il giorpo 17 agoslo i5i5. Noji 333 APPEKDTCE conteiito il NT. A. di avere con ripetute prore cio Con- ferinato nel pone virile , esamino pure ed ini.^Ko il meuibro genitale del cavallo , del uionfone e d' nltri brufi , o'teneiidone aiialoghi risultanienti , ed illusfrando cosi la jnupria iiivenzione coUa scorta della notouiia roniparala. Non e da tacere come alcune persone dei- r aite ab'jiano detto e pubblicato che qiiesta scoperia apji.irtenglii al Masr^ngni. Noi vorreuiiao potere essere ill grado di deciders la life , perclie n' abbia la palm.i clii la merila , non chi la porta in trionfo. In tale in- certezza pero dobbiaiiio dire , a gloria del cav. Mo- reschi , die i dubbi Finora mossi contro di lui sono slali da lui inedesinio vittorinsaniente CinFutati ne' siioi Cenni preUminari intorno alia scopena della struttiira va- scolare del corpo delV iiretra e della ghianda ; con osservazioni sull' Elogio del Mascagni , di^-ttlgato dal dott. Farnese { Mil. mo , 1817, in 8.°, di pag. 68); sicch^ , se non si Tn.mifest,-ino altri e ben cliiari docii- menti , ne l,i celebrita del Masf^agni , ne gli sforzi di Coloro i qu.Ji si inostrano si gelosi della sua gloria , non Tarranno mai a togliergli il vanto di si luiuinoso rltro- vamento. Delia disposizione de' vasi della milza frattando , di- mostra cliiaramenfe 1" A. , che non sia destinato rjiiel vi- scere , come e comune sentenza , a fornir s mgue al fc- gafo per la secrezione della bile , bensi ad irrigarne le pare'i del tubo intestinale , segnatamenle dello somaco , d' onde si f i piii copiosa ed energica la preparazione del suf^co g istrico , e la digestione piu pronta e perfetla. Argomenfo clie distrugge 1' ipotesi prima sull' uso delLi milza, e I' osservare die gli animali non vertebrati ]irivi essendo di milza , e d' ampio fegato forniti , pur abbiano perfetla secrezione di bile. Intorno all' utero gravido poco c' insrgna 1' A. che non sia notissiuio ai moderni fisiologi. Seguace dell' ipotesi degli OAaristi ( ormai abbracciala in quasi tutte le scuole ) , descrive , con malta dottrina ed eleganza , la discesa deli" novo fecondato ed i cauibiamenti die ac- cadono nell" utero pregante. Cungettura di lui propria , e forse non iuLlice , e , che il feto non riceva ^angtie dalla niadre per via della placenta, ma jiiuttosio un» siero tenuissimo , ed un' aura vilale che gli Talgano , fuello di nutrimento , e questa del lluido .mimnlore , die noi respirando b«viauio dali' atmosi^era. Li^.ailendo •PARTE ITALIANA. 333 dalle Icggi ratura, che vnnt.i bensi eccellenti libii in ogni ranio delle scienze nafiirali , ma assai scarseggia di trattati elemeiitnri , non essendo questi sludi , e forza pur dirlo , cosi divulgati fra noi conie lo s<>no presso alcune altre nazioni. l.o sCopo tlell A. fu di agevolare 1' iutelligenza delle relazioni (lei moderni vi.iggialori str.mieri che si stanno Iraducendo m Milano, e di cui sono visciti tdla stamp, i quarantalie ▼oluini. Convtnendo noi ch.i qu^^sto diziunirio egregia- inente cgrrispunde al coiitempl.ito fine , giudicliiamo al- tresi che .issai maggiore ulilila ne sarebbe derivala se ni' fosse stala .iniiripata la pubblicaziune a lume dei tra- duii,)ri niedfsinii. I -'A. , conosciuto per altre produzioni ove ha sapiilo ff liceniente associare 1' erudizione alia fisira , nun si e hunt.ifo ad una niateriale compilaziine di cio die in altr*? libn e Cuntenuto , in i espone in jiarercJii luoghi le os- 334 APPENDICE servazioni da lui f.ntc ne'suoi vi.ij^gi scI'Tilifiri in Italia, nelle Alpi , in L'ngheiia , nella Boeiuia e neila 8,iss iiiia. Nienle mono si licliiede p.r estendere con buona rin- scila cot;di opere , I' esecuxione dt?lle qiiali non e cosi facile qiianto alcun pensa; p-)ichc chi e igaaro dclla ma- teria , e nulla ha vcdulo cugli ocelli pninri, vol.nd i es- sere breve, divenfa oscuro , e biuinandu di in >stiarsi di- sinvolto e spedito , Cumpaiisce leggiero e superfiaiaie. La D'w'imCa dclla Cattollca Religlnne provata con la coiweisionc e C apostolato di S. Paolo dai contc Carlo Maggi^ patiizio bresciano. — Ml- lano ^ i8iy, presso A. F. Stella, c co' dpi di G. Pirotta , in 8/' , di pag. aja numerate ; colC epigrafe : Saule , Saule , quid me perse- queris ^ Act. IX. 4, Non e qiiesta la prima opera di sacro argoniento ch'esca dalla penna' dell' egregio sig. conle Maggi. Egli avea fin dal lyqH niandalo in luce un Discorso uinrale sopra 1' Lo. mo e la Religione , ove si tocca il fallo storico della con- versione di Saulo. In qucslo reccnlc lavoio pero dii I'autore una piii grande estensione all' aigoinento, e dalla Conversione del grande apost.jlo iuiprende a diuiostrare la divinila della cristiana religione. Giorgio Lyttletoii trafto pure 1' egud materia in una I.ettera , diretta ad un suo aniico , pubblicalasi a Losanna fin dal lySiS. Di- verso pero fu lo scopo di ques;i i\w& scriltori, in qnanto clie i' Tnglese si limita a piovare il cristianesinio ni ge- nere ; laddove 1' Italiano fa un passo di piu , e prova il cattolicliismo in ispecie ; soslem^ndo cioe la comunione romana die dt I salutare e perfelto crisiianesiino e il ue- cessario vincolo ed essenzir( lie allrimcnti come ristampa non entreiebbe uella nostra bibliografra. Per dare uu saggio del poetare di qiics'o autore a chi non lo conosce, e delle giunle a clii possede le preci dcnti edizioni del suo pocmedo , noi qui riporlrremo lo scjuarcio die 1' autore appose alia iiue del I.* canto sul vaticinante suo dcsidrrio dclla rovma d'Algeri rapprcsentafa sulla fantaslica colonua. « Sui lidi tuoi sfnlgoreggiante, inimcnsa S' alzi colonna , e ben lungi si scopra. I.' atteggialo metal mostri , per quanto S'eslende , e al suol fa specdiio , il mar, che rollo Dai viiicitor tuoi piui albeggi. In esso Aiular pe' fulinin tuoi vepgasi Algcri , Career d' arigosce c di lerrore ; e T onda Rnpidiss'ina alzarsi e procellosa CoiUro I'alfro ladron: veggasi pure Arnlar I'Arabo in fug'> , e a li'i rapirsi, Fiulo doun del Ciel , la veide 'nsfgna: Ed i miseri schiavi or lieti in \olto Sulir le amichc prore , e I'oro insieme r.tcarvisi in trionfo , iuiilil ])rf;/o Di ris.alliltradili e preda in ame ». lit. 336 APPKNBICE REGNO Dl PIEMONTE. Lettcra dl D. Alessandro Fonso Pernicotti, pa- til-io tortoncic . al sig. Giainbattista SignoRIO, scsretcirio delta citta di Tortona , contcnente nO" tzie di Zuca Valenziano. — Tortona , presso francesco i?oi»7, 5 marzo j8i7, di pag. 28. Cou raolta dilij;cnza ed e udizione 1' autire agg'ueiie nuove nolizie intorno a! Valenzian'^ , delle cui poesio ab'.'i.ntvo gia par'.alo u questa Biblioteca. Imparia-iio fia Ic raolte altre cl;i d.ite \)*'A' lein[)u le disposiiioni opportune ad imp"- tlire il contagio , in uri breve periodo di UKsi vi e inorfo wn doppio nuuiero di ])ersone di quello che soglia ne- gli anni ordinarii nianc.ire « Bisogn.i persu.idersi , disse « giii il ceh-bre Mur.ntori citato dal N. A., rhe le dili- «« geu/.e uniane , ]>urche non varl.iuo disgiunte da iin fe- « dele ricurio a Dio, possono preservare e preservano dal « cont.igio i paesi; e per cunseguenza che il non usarle per « quarito si ])u6 e a tempo , . GRVN-DUCATO DI TOSCANA. Ddla costruzLonc c del regolainento dt una puh- hlica universale BilAinteca^ con la pianta diino- 5tratii>a. Trattato di Leopoldo DELLA Santa. — Firenzc , stamperia Ricci di S. Trinita , 1816, di pag. 76 in 4." ed una tai^ola. T).i^ ho coila invenAione della slarnpa e colla propa— ga/.ionc di quest' arte soao divcii'Ui uuia-jrosissimi i libji^ Dibl. Jtal. T. VII. 22 338 A PPENDICE la Ijib'lografia ha piglir.to un posto lia le scien7e , cd u n arlo assai imporlanto c divtniita quella di consmaie, dispone cd oidin.iie i libri. Sono quasi dti ceiil' aiini ch<" si j)ensa al niodo di ben ordiuaie una Libliutcca, e clie si si-iive su quisto aigomento ; ed ancora non si S(U)o bf 11 fissiile le idee , ne stuLilite le ir.ass'me ngolatiici. Yedianin ora se ii sig. della Santa abbia r;if;giumo lo scopo nicglio di lanii altii scriltori clie lo .-iveauo pre- cediito tatitn in Itnlia , qnanto di la da'nionti, e nieglio dei diligenlissimi Tedesclii , piesso i qiiali nuracrosiasimi sono i parciglii de ordinanda BillioUicca. Tratla cgli nel § I del difelli dellc pnlibliche biblio- tccbc, e dei danni che ne dcrivano ai libri. Siamo pcr- fctlamente d' accordo coU' aulore , che un inconvcniente grandissimo sia la destinazione di una gran sala alia cu- stodia de' libri simullaneamente cd alia pubblica letlura ; che incomoda sia una biblioteca scnza alcune necessarie appartcnenze, che noi ben intendiamo ci(S che esserc do- vrebbono ; sebbene 1' autore dapprincipio non lo dica; the spcsse voile nella coslruzione o nell' adattamenlo delle pubbliche biblioteche siasi piii voile saciificalo ilsolido, il toiiodo e r utile al bello ed al magnilico ; che il pas- saggio fnqnenle non possa che recar danno ai libri ^ qtiand' anche csposti non lossero alie urine dei ccini inos- ser\'atL ed ai:!i sputi inavveduti ; die giandi saloni ricliie- dono graudi fine sire , e che qucste piii facilmente che non le piccole possono lasciar qiialche adilo alia umidita ed ai ragi^i solari , e piii prontamenle ronipersi nei casi di inteniperie : ma troviamo foise eccessivi i di lui ti- luori, aliorch^ non vorrebbe alcun Hbro neppure iielle camere ove risiedono i ministri , ed in generate vorremnio die 1' aulore avesse poslo tncnle alia circostanza di molle cilia, dove necessariamenle gli uoinini , come dice cgli slesso , hanno ceduto 1' abilazione ai libii , e dove non si polea , e foise non si potrcbbe per Inngo tempo fare divtrsameiite. Le riflcssioni per altro giiidiziose dell' au- toip polrebbero rcsliingprsi a que' luoglii sollanlo, che sono pochissimi , dove Toleasi ctstruire una biblioteca, «d invece si c fallo un palaz70. Kel § 11 J assa cgli a descrivcre il salone che vorrebbe cdificare , e lulta la biblioteca ed i sislerai da cdottarsi |>oi il rcgolamcato ddla oicdesiiua. Lasciaado Agli arlisti PARTE ITALIANA. 359 la parte architetloiiica , rgli si limita ad liidicare tio ch'o^li biaineiebbe , cioe che slaccal* fosse da ogni fab- brica ; che fnsse ripaiaLi dagli inccndi mn solo, doJIa umidita, dai fiirli^ ma ancbe dai topi; che contigiia od alinciio mollo prossinia tosse r ab'iazione del bibliotecario j che salila la scala , si Irovasse un vcslitolo, si passasse da qU'">to nel salone dclio studio , dove peib uon fosse alcun libro, e dove lisedessero sopra banclii elcvati ia ciascun angolo i cuslodi ad osservare gli studeuli. Ci aspettavanio di trovare qiii di seguito lo sviluppanjento della piania incomincinto ; ma no, dai matciiale 1' autore- passa alia parte disciplinare ed ammiuiitraliva , e scnza neppur dirci per ora dove si trovcraiino i libfi, viene rel ^ III a discorrere deila posizione dell' indice , del mi- nistro di esso e sue incombe tze , e dci vantaggi che de- rivario da tal minisiro. L'aiitore non a' rcbbe certamente bisogno di m )ho estendersi suUa ulilita , per non dire sulla necessity di iin min slro die presicda all' iudico ; ma fgli npparentemenlc non e uscilo mai di Firenze , e non e stiilo tainpoco infoniiato di fjuaiUo si pralica in inolte cilta d' Italia ^ e di quanto e in uso da circa quindici anni nclla R. Dibliolcca pub'olica di Milaao , giacche fgli dice die (juel ministio ftno ad ora nun e stato parn- mai pralictito. Mella suddctta biblioieca c stato disprsto fine dai 1801 che un ministro apposilamente deslinato ricevcsse il nome del libro ricercato e quello del pc- tente, ed or>linasse qiiindi dopo 1' esaine d'.ll' indice la ricerca e ia conscgna del libro ad alcuno dci distributori. l.as ii-remo duuqtie che ii sig. Je//a ^S^/nfrt ;i>s 'gni la stan/a al nnnistro contigua al salone , e coniunicanle col mede- iinio per mezzo di un fine>trone truveiso , ed in altra stanza successiva collochi I'indije, che teacr si potrebbe an( he lulla slanzi medcs'ma dd n)inistro ; ed aggiugne- remo ai voli dell' autore i nostri , percKe trovinsi custodi o distributori , come egli die , sujjicienteniente cttlli , sebbfiie col ministro dfW inHice cessi in gran parte que- •lo bisogno. l^sservertiiio solo , che $e egli ha visiiato qualdie bibliotcca , non dee certaofcnte «>ssere entrato in aUuna di quelle ove si manticne qualche priiicipio di disciplina , giacche uno dei punti cardinali e qudio che r indice non sia scartabellaio da tutti i concorrenti alia biblioieca, il che egli 8iipp')ne avveaire coslautc- 3 4-0 APPDNDICE mente. Torncicino in altro luogo sul progetto del di^io- nario bibliograiico, clie egli vorrebbe clie si trovasse ac- canlo air iiidice. Ncl § IV si collocano i bibliotecari in alcune stanze vicine Ira loro , e viciiie nncora e col libero ingresso *1- r iiidicc ; e qiieste stanze sono in tal modo disposte clie ognuno possa chiiidcre la propria senza impedire 1' ac- cesso a quella dell' aliro ; e Ititte queste slanze, senza che se ne vegga il moiivo, essere de\'ono senza libri. Contiguo a queste ed al gabinelto dell' indice rgli co- struisce altresi un salonciiio privato , ove colloca 1' ar- chivio della biblioteca cd un dnplicato dell' indice. Grande nelle sue viste ed originale ne' suoi disegni , I' autore col- loca li presso anche una oflicina libraria,ove risedano i legatori de' libri , un magazzino per tutlo cio che e ne- cessario al servizio dello stabilimento , ed un altro per la carta , penne , inchioslro ec. ; in somina una bottega da cartolaio : oltre di che ricerca pure altri locali per pozzo , acquaio , canimino , luoghi comuni , ec. Eccoci finalinente allc stanze dei libri , alle qiiali non si perviene che per mezzo di un andilo,e che egli immagina comode, sicure e ben custodite. Quattro grandi librerie servono ai manoscrilli , alle edizioni di Uisso , alle stampe ed ai piii rari e preziosi volumi. Queste li- brerie sono di\ise in due piani. jNon vediamo per verita in tutto questo libro , dove egli collocar voglia i libri piu comuni , e non positivaniente di lusso, che sono i piu numerosi , sebbenc si parli del colore degli scaffali delle librerie comuni diverso da quello delle prime in- dicate. L' autore passa tosto al personale , e parla degli impiegati della biblioieca, che divide in Ire classi , nella prima delle quali colloca il bibliotecario direttore ed il niinislro delT indice, a ciascuno de' quali aggiugne un coadiulorc , nella seconda colloca due copisti , e nella ttrza un custode con tre asssienti. Questo numero di nove impiegati non e pic.olo , qualora voglia applicarsi a tutte le pubblichc biblioteche ; pur tultavia lo troviamo assai ristrelto , qualora la biblioieca voglia eri^ersi su di tin disegno cost grandioso , e che crear si vogliano taute librerie I' una dall'allra separate , tante sale, saloni , sa- loncini e gabinetti , tanli banclii pei custodi e tante slanze pci bibliotecari , dei quali alfine non se ne Irova pro- poslo sc xioa ua solo col suo coadiutoie. PARTE ITALIANA. 84. 1 11 § VI[ versa sugli scaffali , die egl> vorrebbe posuti sopra un basaniento di pietre alto un len.o di bracci", ed in generale costrulti colla massima solidita ; nell' VIII tratta della collocazioue dei voluiui^ o sia deiia necessita , da tiitl'i riconosciuta , di collocarii in quoijo spazio die e proporzionalo alia loro grundezza, onde economizzare il locale ; nel fX dei vanlaggi dtrivanti dalla vicina abita- zione del bibliotecario , sui quali non si trovera ceila- mente a proporre alcun dubbio. II § X c dedicalo tutlo all'indice dei volumi cd al dizionaiio bibliografico. Per evilare le lunghe progression! numeiiche , egli propone di apporre un nuinero pro- gressivo alle librerie , altro a lutli i compartimenli degli scafl'ali , cbe chiama paLhetti , ed un numero rgualinente progressive a tulli i volumi die si coulengono in cia- «cnn palchctto. Ouesto metodo e gia adoUato in molte bibliuteche , e non lascia di avere i suoi inconvenienii , inass'me se il numero de' palchetli e assai granJe , net qual caso lacilmenle si grncra una grandissima confusione, ed in parlicolare se i numeri non si tengono 1' uno dal- I'altro dislinli o per la forma dei caralleri o per il colore. Egli si cslende molto sul dizionario bibliogrjfico coin- prensivo , come egli dice, « di tulto cio die esiste nella « bibliotcca , dei nomi dogli autori , dei titoli dei vo- « lumi , delle diverse loro edizioni , e di lutle quelle ma- « terie ed arlicoli the servir posiono alia Jelteralura , al- '( r istoria , alle scienze ed alle arti , colla citazione delle »< opcre nelle quali si trovano incorporali «. Ognuno vede da queste sole parole, die quelle sono pure dell' autorc , quanto vaslo e quaiilo poco escguibile sia il progeito di qucsto dizionario, die formerebbe da se solo un'alira bi- blioleca , e die destin.Uo, come pensa 1* .lulore , all' uso degli studenli , servirebbe ad imbarazzarli spesse volte ed a dissiparli per la varieta delle malerie , an^iclie a ben dirigerlj c ad abbreviar loro la fatica ne le ricerclic. Basta dire die di tutte le opere colletlizie , come del tcsoro di Gre\io e Gronov'io , del tesoro d 1 Burmanno , delle col- lezioui del Maratori , di tutli gli atti delle accademie ec, vorrebbe 1* aulore che si facesse lo spoglio dei singoli autori e dei loro articoli rcspellivi. Lpli i^nora proba- bilmcnte die 1' iudice solo , non ben latto , cloe froppo compendioso , degli atti di Lipsia occujja una lunga seiie 34a APPENDICE S\ volunii in 4'' Una sola '■os.a troviamo opportunametite annotata dall' autoie, e forfiin.ilamentp prali' ata da gran tempo ill alciine pubiliche bibliolerhe , non the da iiiol- tijsimi privaii in Itril'a e fiioii , ed e qiiella dclla liu- nione in ragionevoli vo'mtni del pi<:coli opiiscolelti facili a disperdeisi , e talvolla preziosi pel loro oggetlo c per le noli?ie die contcgono. Sembia impossibiie che questo aulore dili^enti'ssimo , il quale e disc so fin quasi con una certa pedanteria ai piii rainuti oggetii , che hu parlato di lulte ie praliche disciplinari , e i\n anche dt-l srgiio da appoisl ai libri proibiti, clie ha esaminalo lutti i vari regolamenti intro- dotti in allre bibli teche , e gli ha presso che tniti cen- anrali, non abbia falio alcuna menzione del metodo che dir potiebbesi mcccafico , ma pero ulilissinio, introdotto dal celebre Paciaudi nella R. biblioteca di Parma , e da snolli soguitalo , per mezzo del quale il bibliotccario si trova davanti in un piccolo scarabattolo la forma o il modello , per cos\ dire, di tulla la biblioleca, di tutfi i comparlimenli o palchclti col loro numero, ed in cia- Scuno di essi tante carloline di una discreta solidila clie corrispondono al numcro de' volumi contcnuti ne'pal- chelti , c lie preseniano i liloli rispellivi. STATO PONTIFICIO. Lettera del signor dorxorc Alcssandro ViSCONTi al sig. Giuseppe CaRNEVali di Albano ^ sopra alcuni vo.si sepolcrali rinvenuti nolle iicinanze dclla antica Alba-Longa. — Boma ^ 1817, stampcria Contedhii. Mentre pianfavansi alcune vigne in nn colle nella ri- einanze dell' aniicliissima cilta di Albono , trovaronsi qu«- ste storiclie , dal clie 1' aulore trae nrgomento di accen- nare il rosfume degli nnticlii di rollocare i sepolcri in luoghi elevati. Oli oggelfi rifrovali yeramente non sono gran cosa : ronsislono essi in alcune urne , parte in forma di tempietio, e parte, dice Tautore , in forma di visiera clis -yeramente non sembra molto bene indicata , ore si PARTE ITALIANA. 343 gptti r occliio siilla figura I da esso citnfa , die presenta una flelle forine piu cornmii degli Etrusclii e di tuiti ge- neralinente gli anliclii vnsi di cret.u Conveniamo col- I'autoie die i caratteri di qaesli vasi, che pero non di' versificann ^ come egli dire , ,4no una nnlichita di secoli e secoH , e saremo anf^he liberall nell' accordargli clic appartengano a popoli piix anticlii de' Romani : ma nnn per questo siamo hen persuasi die quelle urne diiiidess^ro le reli- quie degli estinti Aborigeni abit.itnri di quelle parii pri- ma della fondd/.ione di Alba-Longn, die vimonterebbe al- r anno 1176 prima dell' era cristiana. Qiieste stoviglie , come gia accennammo , tali non sono die compar.ire n.on si possano con molle altre trovate in sepolcii di aniichita non tanto rimota : e siccome 1' autore niolto opportuna- menfe ^ enlrato in qualche dis nnina geologica , due cose avremrno desiderato , V una clir; ineglio si fosse accertato della formazione del peperino , ni>n fanto forse antica , quanto egli crede ; V allra cbe egli avesse evidentemente provalo die gli antichi costrutrori di que' sepolcieti aves- sero collocato quelle urne n-dla sabbia vulcanica non ancora condensala in peperino , anzidie nel m isso solida del peperino medesimo che si e in. seguito decomposlo alia superficie. Lodiamo per altro F otlinio avvisamento dell' aufore di far caunninare di pisri ]>asso le ricerclie fisiche colle antiquarie , e lodiamo le sue dolle ricerclie sul coUoca- ujenlo de'sepolcri, sui vari nomi de' medeslrai , sull* combuslione de'corpi , suUe antichita delle urne di terra, sulla diversa distribuzione e il differente uso di quei v.isi , e sulle lucerne sepolcrali ; il die gli fa strada a par- Lire della rozzezza e della singol.irita di quella ora ri- trovafa die posa su qu^itro pi 'di. Dopo le crtte rgli rcgistra i metalli trov.ili nell' urnd , cioe una fibula dir- egli crede d'stin >td a cliiudere nei panni , firse aniianlini , le ceneri e le oss.i degli anticlii; una piccola asta, e due secespile ed uno stile d.i scrivere , variante dalla forma consueta degli altri. Sebbene nei se- polcro non vi sia iscrizione palente , pur tuttavia V au- tore dubila die lettere siano i segni die si veggono r^- siduali , come egli dine , segregati dagJi orriad effi- cienti alciini meandri c\\t si usservano in alcuna di qiie- ste urne,e non cobtituibconii alrun ornalo, e se non sono ' leltere , die' egli, doYrebbono indicare alcuna cosa. Sa- 344 APPENDIGE rebbe desiderabile che ]e figure fossero meglio esegnite, e presentassero all' occhio una pii'i distinta idea degli og- getii, ed in ]inrtirolnre di que" segni ai quali il discorso deir autore si riferisce. REGiNO DELLE DUE SICILIE. Alcune riflessioni di un oltramontano sti la crcduta Galatea di Raffacl d! Urbino. — Palermo^ nclla rcale stamperia , 1 8 1 6. Pensa 1' autore di questo brevissimo opuscolo che dal- 1' eta di Raffaello , che fece la credula Galatea, fino ai noslri tempi si ebbe torlo di credere che iu una delle loggie della casa di Agoslino Chigi , ora Farncsina , di- pingesse questa INinfa , e non piutloslo Vencre. A Gala- tea, cgli dice, non fu dagli antichi altribuito che il pregio di una straordinaria bianchezza , e non gia di quella ideale bellezza cui Raffaello seppe innalzarsi in quest' opera : inoltre come potra ragionevolmente supporsi che assislito dalla propria avvedulezza e dai consigli di Baidassare Casliglione , volesse dare a Galatea cosi stra- bocchevole bellezza, e rappresent:ire trionfante sul mare una Dea di second' ordine , segiiita e festeggiata dai Tri- ton!, dalle Kereidi e da una folia di Amorini che s' ag- girano per 1' aria ? Certo ne Teocrito ne Luciano hanno potuto somrainistrare a! pillore cosi assurda idea. Con tali considerazioni 1' aulore si fa strada a ricercare quale sia 1' oggetto che 1' arlefice si propose di rappre- senta-re , e suppone che abbia voluto fare ua episodio della storia di Psiche ^ i di cui vari casi aveva in gran parte dipinti nell' attigua loggia; e che in questa figu- rasse la solenne maestosa coinparsa di Yrncre a fin di ricondurre i deviati mortal!, sedotti dalla bellezza di Psiche , air anlico suo culto. Appoggia questa congetlura alle trentoiio carte dise- gnale da Raffaello dell' inlera storia di Psiche, delle qua!!, allorche mori, non ne aveva in casa del Chigi di- pinte che dodici ; all' essersi nelle due storie della volta sirettamente allenuto al raccouto d'Apuleio , il quale do- \eva pur dargli il soggetto delle altre sloric a compi- 1'AP.TE ITALIAKA. o^r) •,i>inlo dtl pocma ; come vcdiamo a\cr fatto in ManlCA'a '(1 palaz/o del T il suo allievo Giulio Romano, ec. cc. Via contio qnesli eH allri ingt'gnosi argomenti stanno per r.:ilalca il cosiaute uaiversale conspnlimento di tresecol),e le lestimoniaa/.o dello slesso Raffaello , del Vasari , di Marc' Antonio Raimondi , e di quanli pailarono di tale pittura. L'anoniino autoie dU'opuscolo senti la forza di quesle prove, e cerco di declinarle, vedendo di non poterle dircttamente dislruggere. Rispelto alia lettera di Raffaello a Baldassare Casliglioni , nella quale e detto « della Ga- « latea mi terrei un gran maestro, se vi I'ossero la metk n delle tante cose che V, S. mi scrive » , suppone avergli scri'to di opera clie voleva fare, e non di cosa gia fatta , chiedendogli consiglio ; e si libera dall' aulorita del Va- sari, allegaodo altri moUissirai abbagli da lui presi. Ad ogni modo , l' espressione di Raffaello indica una cosa beir e fatta, non un progelto o un semplice schizzo ; e se il nostro anonimo se ne fosse occiipato, avrebbe tro- vato die questa letlera fu scritta poco dopo nominato architctto di S. Pietro , cioe del i5i5: « Ncstro Signore « con r onorarmi mi ha racsso un gran peso sopra le f( spalle ; questo e la cura dlla fabbrica di S. Pieiro »: e quindi avrebbe poluto dedurre che la Galatea fu di- pinta prima dclle storie di Psiche. Ne perche Vasari prese degli abbagli in allre cose, non gli si dovra percio meno fede in cio die dovette vedere le mille voile , e mille volte udirnc parlare da luiti gli scolari di Raf- faello, e dallo slesso Agostini Chigi. Ma che diremo dell' aulorita di Marcanlonio , tanto amico e famigliare di Raffaello , il quale incise e pub- blico la stainpa di quesla piltura col nome di Galatea? L' anonimo non entra in questa difficolla , die forse co- nobbe insuperabile , ed invece ricorda i trentotio dspgni delle Psiche falti da Raffaello, ed inrisi dagli scolari di Marc'Antonio ; i quali , oltre che sono diversi dalle pitture della Galatea e della Psiche, e a tulti note che furono esprcssamenle fatti per I'iacisione, e non per abbozzi o schizzi di pitture. A malgrado di tulta 1' aculezza cd industria del no-Iro erudito oltramonlano , ci asterremo iioi dal dare al'a dca d'Amorc la piii bclla imagine della divina belij-yza che forse faces sc uniano ingrgno, togliendola alia po\era Ga- atea che \anta tin diritlo posscssorio di tre sccoli. 346 APPENDIGE Ilitratd poetici di Agadno LoNGO Catanese. Parte prima che coinprcm/c i Poeci. — Catania , dai torchi delt Univcrsita , 1816. Non e niiovo Jl pensiero di r.hiudere in qiiatfordiri Tersi il ritratto di uomini sonimi clie lianno per qualrlie titolo raccomnndato il loro noine alia posterita. Tufii conoscono i Ritratti poetici^ storici e critici del P. Ap- piano Ruonaft'de , nolo iigualniente sotio il grecizzato noine di Agatopisto Croinaziano. I suoi sonetli sono a buon diritto tenuti in pregio , e le rirclie anuotazioni di cui vanno ornati, appalesano piiicclie mai la sana critica e la scella enidizione di quel dollissimo Co- macchiese. Suir esempio di lui il sig. Agatino I ongo di Catania ha prodnili in luce alqiianli Kiratti poetici , coi quali ha procurato a rapidi tocchi di deline.are I' imniagiiie , e ritrarre coi giusti colori e collti necessaria espres- sione I' anima , il genio , lo spirito di quegli esseri privilegiati dull a Jiatiira che lianno parlato il liri- guag^io degli Dei. Egli pure ha corredali i suoi sonelli di nole storico-criiiclie, nellf quali non sempre si niostra eiudice iinparziale , come nei quadri poetici non si nio- stra sempre dipintore felice. Di rado egli cogjie la fiso- nomia dell' originate die ha dinanzi , e di rado i suoi rilratti ricordano il disegno e il Ccilorito di Raffaello e di Correggio. Potreblje inoltre il letlore prelendere maggior vagliezra di verseggiimento e venusta di lingua italinna , ed .iiiie- rebbe di non inclanipare in eerie ortograficlie licenzio- sif^ , che scorrezioni allri chiamerebbero piu Tolentieri : piace di adduine qui alcun esempio. Alfieri. Sonetto I. Allor che surse sulle inform! scene Del Greco industre Melpomen la Diva. Omero. Sonetto XIL Ma repente una voce a tuon simille Sorge e percossa attorno eccheggia e dice : a Quel clie lu scerni e il gran Cantor d'Aciiille n. PARTE 1T1LIANA> 847 Voltaire Sonetto XXV. Non fit lie muse al tlirin roro increbbe^ 11 tiio r.into insjiinir , die a te sol diero SofMcle d'euiiil.ir, lurrezio, (*inPro; 11 Cantor di Ferrara e qciel di Tehbe. L' antore nel ,«iio avvertiinento dlchi.ira die quei Ri- tratti sono il prinio sag^i'o della sua vena poetica : Vogliam quindi sperare die qiies'a vena cresc^'ia in tammino piii liinpida e pnra , e die il sig Lf>ngo pofrA merilarsi un suffrag;io migliore allnrquando passera a traccia'-e il tjuadro tie' gramli oratori e filosoji del- I' antichita e de nostri tempi. CORRISPONDENZA ITALIANA. Sqiinrcio di lettera del si^nor conte Marzari al signor Bi ocelli , intorno alLi matrice dei ^iaciiUL di Lonedo ntl f'^icentino nuovamente discoperta. Vicijiza , 2 giugita 1817. . . iV SLL' escursione della scorsa settimana lio riiivenuta in posto la roccia da cm provengo o i giacinli di Lo ledo e le soslaiize con- comitanti Sarebbe per Werner un gruiislem seco .dsrio che forma la parte superiore di un letlo basaltino a cui fa passaggio, e per Dolonieu una lava graiiitosa a gra'ii ( e qualche rara volta a cri- slalli ) di piccioli giaciiti, tilano ineaakaiiite , ferro ossidulalo nia- grielico, ec Tale ad oc(.hio nudo apparisce, ma co:i la le..le sembra ravvisare una srarsissima pasta fellspatica bianca , che le assegnerebbe un poslo fra lo lave porfidiohe , se uon vi si osservasse qua e 14 qualche inicrosropica cavila sferica intonacata di u.ia sostanza mam- nieUoiiata , che non pole ancora riemjjiere la cellula , e che reiide non assurda la conghioUura che aiuhe le allre cellule possano es-» sere stale riempiute per inliltrazioiie. In lal caso non sarebbe dess» ne u(ia lava granilosa , le luia lava porfulica , mt uTia lava porosa a tcnuis.siuii poii , ed a 'oll'lissime pareli , i quali pori sarebbcro stati posteriormenlc in lullo od iii parte oslrutli. Ecco , se uon fallo , per 348 APPENDICE 1» prltTia volta i giacinli in poslo nelle roccc Irappiche , pokh^ a E^pailly , in Boeinia , al Gpylati e al Brasile tiovaiisi iiell'? sabbie soUailo. In Norvegia lo ziicone ririviensi nel gruiistein priinilivo. E":o aacora un' altra soslanza coinutie ai lerreui primitivi ed ai trappici o vulcanici. Souarcin ^i lettera intorno all' npera della 'Niinva dnttriiia medica italiana puhblicata dal professors TOMMASINJ. Roma, 4 g'^^S'^o 1817. Qunnto al libro del prof. Tommasliii sulla Hfuova Dotfn'na medica Itaharia , 1p diro candirlamenle cio che ne penso. Iiicoinincio dal dichiaiaile di aver Irovato in quesla operetta 1' aulore sempre cgiiale a se stesso , vatc a dire utio scritlore sempre dotto , fluido ed ele- gante; ma il titolo non mi e sembrato troppo corrispondere al con- teniito. Pare di falli che la sostanza della doltrina medica ch' egli espone al pubblico non possa ainmnziarsi come nuova , massime iii riguardo della nostra Italia , che certo non le sole contrade cisal- pine, ma tut to abbraccia il paese che Appennin parte, il mar cir- coTiiia e V Alye. Iinperocche , prescindeiido dalla noviti dei vocaboli e di alcune parti sccondarie , e questa senza dubbio la piii antica dottrina per 1' isloria dell' arte , e la piii universabnente adoltala in Italia, che sapeva e sa bene accordare la preferenza al melodo re- fr igeranle , antiflogistico , o deprimente , sopra il contrario , vistone il pill frequente bisogtio. Una tal verity coiifessa 1' aulore stesso in piu luoghi del suo libro, e massime ne' ji i4 e i5. Fu 1' eccesso di questo nietodo che nello spirare del secolo passato venne a frenar tra noi il Brovvniaiiismo , malgrado i suoi tanti errori. Ma , come suole pur troppo spesso accadere , da un eccesso si passo nell' altro opposto e piu funesto e quei pochi e dotii tnedici che piu con- tribuirono a queslo tristo passaggio , non tardarono a coiioscere it proprio inganno a spese della uniaiiila. Vergognandosi pero di con- fcssarlo chiaramenle , e supponendolo generale e comune, hanno inventato nuovi vocaboli con dare ad iiitendere di avere inventata uia nuova doltrina, reltificando in alcune parti la veccliia , e de- teriorandola in molte altre con eccessl contrarii a quei di Brown. JVella dimenticanza dunque dell' anteriore e piu sana dottrina me- dica , in mezzo ai delirii del Bro'.vnianismo ed alia trista esperienza de'suoi danni , non fu difficile ai dotti e destri Ira i suoi stguaci di Vendere, e agV ignoratiti e giovani di comprar come nuovo cio che in fondo non e che la vecchia doltrina medica specialmente italiana , meno g'i eccessi a cui si lenta in oggi da alcuni di spingerla. Forse il massimo dei delirii di Bro^vn fu 1' identity di azione at- tribuita ai piii diversi medicamenti. La piit antica divisione della ma- teria medica fu tratta dalla cosl delta calidita e Jrigiditii de' suoi niatoriali , i primi de' quali erano gli stimolanli, i riscaldanti , i su- doriferi ; i secondi erano i deprimenti , i refrigeranti , i calnianti , ec. IL salassare ed il purgare e cio cbe di piu anlico e di piCt usal« PARTE ITALIANA. 849 havn nelV arte. La debolezza in se{;uito fli niolo o di sUmolo ec- ■oessi'O e cio che di piu natuiale e di piii ovmo osservai'O aiiche i noa medici ; e se iioti piace di chiamarla indiretta coti Brovrn , si rhiami pure come si vuole. L' iniiannuazioiie asUnica , come saggia- Tiiciile avverte il prof. Tommasini, non esisle e rion puo esistere : essa ■f un paradosso , poinhe sarebbe infiammazione non iniiammazione. Esistono pero dei morbi , che presetitaiido molli caratleri, e special- nietite i pii'i sensibili, proprii degl' iiifiammalorii , niancano di alcuiii altii esseiiziali , e tali soiio le cosi delte peripneumoiiie, penloiiitidi, epatitidi , ec. noa iufiammatorie , ma asteniche, maligtie , spiirie , *i risipelalose , ec. , poco o nulla tolleranti del nielodo aiitiflo;;islico , e frequenti ne' corpi inipnri, deboli e cachelici Lo sLalo cosi delto d' irritazione , che meglio forse polrebbe chiamarsi di ataxia o atac'o ( voce usata dai classici maeslii dell' arle ) e ancora Iroppo poco couosciulo e determlnalo nel setiso di alcuai vivenli scritlori per essere animesso seaza esilameiito e seriza eccezioiii. Che poi uno stato piii o men forte di debolezza o di controstimolo sia semjjrr. al dolore incrc-nte ,- che d.il regno minerale nan esca sostcinza sti- molante ; che gli amari stessi sieno de/jilitantio controslimolanti ec. , sembraiio quesle proposizioni troppo diificUi a sostener»i. NECROLOGIA. Angelo Mazea nacque in Parma ai :>.i novembre 1741 da Orazio Mazaa e dalla Catterina Benelani , per coinodi{a di furtiuia « gentilczza di sangue assai cosplcuo. I,a vivaciu'i dl liii gloviiiclto parve anzi the no sovercliia , e coslrinse i genitori di lui a porlo nel collegio di Reggio , ove udi granimatica , belle lettere e filosoHa solto oiiimi maestri, Ira' tjuali noii e da tacersi lo Spailanzani. Ir> ciuesto tempo did in Ince alcuni sonetti e sciolti , pei primi dei cjuali mosse da Manlova I' ab. ijalandri onde conosccre il giovinetto Mazza , e salutarlo poeta ; e de' secondi ebbe a dir il Fru- ^oni die sarebbe aiidato superbo d' essere slato [' aiitore. Compiiilo il corso degli stiidi in quel collegio , il Mazza slctle ill forse a qii.de delle celebri universili recar .si do- vrsse : dal qual dubbio I'u (olio dallo Spallanzani , che gli persuase Padov;i, siccome d' ogni maniera di somrai iioniinj iurnita. Quanlo in quella scuola e di quelle doltrine es:\i testireggiasse , nun d discorso , ove troppo piu ne parlano le sue potsie. Quindi fcce passo a Venezia , ove iraparo d' in- .35o APPENDICE ^lese , e amlcossi il C. Gasparo Gozzi , e trasport6 in ita- liaito con molta I'lccliozza di iVase e varieta di numero i Piaceri dell' laimagin;izioiie d' Akeiiside , impressi colla data di Pari^i per lo scorltse niego dell' Inqu silore , il quale col pi-eteslo che di belle cose possonsi imagiriare , 116 veder, noil die legjrere , voile il manuscrilto al suo esame sotto- post;i. Le orij^inali produzioni pero del mislro A. gi;4 cre- scmlo al quado lustro , o in quel lorno , non ebbero gli ap,>laiisi di q^ielle lalle in miciore eti pel sovercliio calore e colorilo d' oltremare in esse profiisi : del che e pel bia- simo de' malevoii e per le ammonizioni degli amici falto accorto, da quel perigiioso sentier Irasse il piede , e dalosi tulio su'le siciirissime e luminosissime orme di Dante , ben preslo ainmendo ^li sconci, e si le' signore di quello stile maestro proprio suo , che vestcndo di leggiadre imagini le nude idee delta sapienza, e temperando d'armonia il di- scorso , incanla gli orecclii , dlletta la Inntasia , e commove gii aninii raiiabilmente. D'lgli studi Iclterari , (ilosofici , legali ricliiamilo in patria dall' iramorlal Du-Tillot niinislro di Stafo del duca D. Ferdinando , ed eleito a segrelario della nuova university degli sludi nel 176S , e promosso alia cat- tedra di lettere gieclie nel 7 i , tanto fu conlenlo della .sua «orte , che rifiulo il segretariato d' ambascieria in Portogallo , e la lezione di Hlosofia plalonica in Anversa. Questa sua pace per6 fu (urbata da un milil.ire geloso dei favori che la pill bella dama di quci tempi parea concedere al poeta , che era tenulo pel bellissimo dell' eli sua : ends egli per amor della pace , e per desiderlo di conoscere le scuole di Bologna, rilirossi in qm-lla cillri per diciasselte mesi , e stret- tissima consuetudlne ebbe con E'rancesco Zanolti. Veslendo egli abito chiericale , e dedilo agli studii leologici e scrit- turali , a cui debbono fnnta parte della loro sublimitri i suoi componimenti , diede luogo a confonderlo da molti col P. Ab. Andrea Mazza benedettino , suo fratello , o a crederlo qualche prelate della chiesa di Parma. Giunto all' eta di trenlaqualtr' anni , iiif( rmo ; e mal soddisfatto dei servigi di gente venale , rivolse 1' animo a prendere slato , e s' ani- mngl;6 a 2.1 novembre 1775 colla signora Calterina Stoc- chi , da cui ebbe un (iglio , che mori di undici anni , e due figlie supersliti ; e fu tanto buon padre di famiglia , che esemplo esser potrebbe di saggio ammmistralore degli averi , di coniugal fede e di paterna carita In mezzo alle dolcezze della sua casa e i favori del suo principe ebbe alcuni dis- gust! da' suoi eiQuIi , che I' attacsarono da tutte parti, Finche PARTE ITALIANA. 35 1 8ss! si Ilmilarono a critiche o private o pubblitlie , egli seppc or con ra^ioni , or con ischi-rzi di tiitii trionfare; ma quando ccrcossi di dare smacco all' o»ior del le sue fu»i?;ioni, ne rimase ollremodo angosclato , benche la sua innocenza scinlillasse di poi cjual lucidissima st6 la deputazione senza sa- putr: del segretario , e trovando i giudici dim<;nliclii affi.llo del voto dato , ebbe a sparger dubbi suU' alleanza del JVlazza , siccome di colui che avesse per invidia quella opera sot- tratla a! loro giudic;imenlo , e s' adopero iu corte percbe it segrctario fdsse d' ogni impiego privato. II conle Jacopo Sanvitale , presidente dtUa deputazione , non sostenne simile accusa, e di clieto ne rese awertito 1' amico e collega , il quale gittando faoco di giustissimo sdegno , sganno i giudici col porre sotto i loro occbi le cedole de'suffragi di lor pugno scrilte , lascio attonito il suo avversario , e sparse di niaggior gloria 1' integrity del suo operare nell' esercizio dei fiuoi duveii. Inlraprese verio questo tempo il volgarizzaraento di Pindaro ; ma cunfortato da iVletastasio e da Cesar )Iti a divtnire originile , e non Iradultore , avviso quel suggeri- ntenlo essere una gentile disa[)provazione del lavor suo , di Cui in seguito fu sempre mat pago fino a bruciarne prima di morire la doppia verslone , bencb^ in molte parli soni- inamente perlVlta Crescendo ognor piii la sua fama , venne ascrilto alle pui insigni accademie , ed egli assai si compia- ceva del norae arcadico d' yirmomde Etideo , forse percbe contenea l' indole e il genio del suo poetare, e fu onorato della visita de' piii insigni ptrsonaggi d' I'.uropa , che per Parma passavano talura ancbe a questo uuico oggetto , ed «bbe tonimercio di Itltere co' piii ragguardevoli letttrati. Le polilicbe circostanze degli ullimi tempi non turbarono la sua tranquillity , ii^ detlarono leggi alia sua rausa ; ma solo al« r onibra de' suoi allori passo lutta questa parte della sua vita lino all' eta di st ttaiitasei anni , in cui feoe la morte del giusto tristiano. Kgli fu compianto da tuHa la cittA , e I.i •colaresca accompagni il suo fereiro ccn torcie tanlo il tnatlino alia cl.iesa , quanto alia sera sino al cimitsro fuox 35a APPEKUICE PARTE ITALIANA. di chlk ; nk conlenta cii ci6, gli lia eretto un busto nell'alrlo del palazio dell' universila, o data una solenne accaderaia di poesia con unico esempio. IjC opere di questo^rand' uomo sono : Sonetti per Munaca pieni della piu alia teologia : Sonelti sull* armonia che Formano un traltato muslcale sparso di tutta la filosofia dell' arte : Sonetti di vario genere , tutli impressi del genio dell' A. , che puo diisi il sonettista del siio seculo : Inni , parte origiiiali, parte tradolti , epistole e poemelto in versi siiolli, clie schivando la vacuii.a Frugoniana, e la raonotona varieta Cesarciliaiia , lemperano i numeri alle idee perfettamenle : II Bello Armonico, sciolti , opera iraperfelta , e parte data alle fiamme dalia incunt«inlabiliia dell' A. : Slanze sdrucciole pti doluri delb B. V. CantI quattro,ed un altro canto su! proprii stuJii a Cesarotti , che sono nel ior genera il m;racolo dell' arte poetica ; Ollave piane berniesche condite di un sale assai piccante, e dalla scienza ingagliardile : Terzine piane e sdrucciole sull' armonia : Odi suil' armonia, e varie che merilarono a Kil vivente il noma di Pindaro italiano : Molte di queste poesie sono ancora inedite , e si daranno iiella edizione di t'arma : Lettere su varii argomcnii d' ognl raaniera d' eruHIzione e di affari , che dlverrauno il modello degli epistolografi quando £arann3 stampate. 353 BIBLIOTECA ITALIANA Settemhre 1817. PARTE 1. LETTERATURA ED ARTI LlBERALl Storia dl Cajo Cilaio Mccenate cavaliere romano , delL" aworato Sante Viola. — Roma, 1016, presso il Bourlie , in i5." J L nome di Mecenate richiama tosto V idea di uii proinotore delle lettere e di uuo spleiidido rirnniicratore di chi le coltiva; e tai)to tiascoiso in ciedito e qiiesto nome, che e divenuto ora- Ttiai r appellativo di tatti colore che iu cio as- somigliano a quel gran personaggio, il nmnero de' quail , a vero dire , noii e state in veraii tempo graudissimo. Giovanni Meibonn'o lilologo olandese e i due francesi Riciier e Soucliay si srndiarono di radunare notizie intorno alia vita di questo celebre Toscano ; [)er tacerc di un Gian Pagolo Martire Rizzo e di un Giambat- tista Cenni, il prime de' quali compose sull' ar- gomento stesso un cattivo romanzo in idioma »pagnuolo,e I'altre, attignendo dall' opera del IMeihomio, pubblico un men tristo libro , ma die porta il sugg^llo dello stile dominaute nel Bibl. Ital. T. Mr. a3 354 S T O R I A secolo del selcento. Benche clopo le indagini fatte clai tre priini sopramentovati scrittori setn- bri die poco rlehha rimanere da spigolare, ha stiinato iioii per taiito 1' A. essere qiiesto iia cainpo ovc potevasi inettere ancora la falce. Meceiiate adunque , come egli da princij)io dichiaia , spettava alia famiglia o , per parlare piu j)r*»|)iiamentp , alia gente de' Ciliiii , una dellc piu aiiLiclie e delle piu doviziose di Arezzo ill Etriuia , e cosi potentt^, clie nell' anno 290 prima dell' era nostra si macchino contro quella una congiura die fu poi repressa , come Tito Livio racconta , con la niediaziono de' Romani. A detta di Silio Italico ( se iiou e uu' inveuzione di questo cattivo poeta ) pu- gnarono un Cilnio ed un Mecenate contro i Cartaginesi nclla seconda gurrra Punioa ; lua nulla piu si sa , ne giova forse di sapere in- torno a questi due personaggi. Cicerone ram-> menta eziandio un Cajo Mecenate dell'ordiue dei cavalieri che ebbe contrast© col tribuno M. Li- vio Druso (pro Cluent. num. 56^, ed era per avventura il padre del protagonista di questa storia. II uostro Mecenate, come I'A. e di av- viso sulla scorta di Orazio e dell' estensore di una vita di questo poeta attribuita aSvetoiiio, sembra die sia nato nelT anno 686 di Roma e 68 prima dell' E. V., e certamente nel di j3 aprile , come esplicitamente ne fa fede Orazio stesso (lib. 4? od. vi )• Discordi sono i pareri se dal lato de' suoi bisavoli fosse eg i o no di stirpe resile. Orazio e Properzio senza esitanza lo asseverano; ma trattandosi di un libcrale i protettore de' letterati, e da credere che questi ])oeti non abbiano speculato tanto per minuto volendo inagnificare la sua genealogia. Dl CAJO CILNIO MEGENATF. 355 Qnaiulo la gente I A allora Ottavio ih Mcccii.Tte che sottoponeva al suo giucli7io le lettere che inviuva al Senato , datidogli Jiceiiza tli inodiGcarle a suo benepla- cito. Tmmcrso in tante cure, non clesistrva questi dal coltivare V amicizia de' letterati , qsiclla se- gnat.imente di Orazio cho non era [>igro ad ad- drizzargli odi , cantando le sue txfsii\ e V alta sna nasclta. L' ottava e la vigesiina del libro terzo lurono scritte in quel tempo. ]Ma se Ottavio aveva trionfato del sno rivale e della repubblica, eranvi ancora in Roma anime ardenti per la causa della liberta. Marco Lepido figlio del Triumviro e nipote di Bruto ordi una conginra per vendicare la' moite dello zio e r avvilimento del padre , e statul di uccidere Ottavio poiche fosse tornato da Egitto. La co- spirazione nou isfuggi all' ociilatezza di Mece- nate die spacciatameute e senza strepito io fece togliere dai vivi. Restituitosi Ottavio in Roma , persevere Me- cenate a metterlo su tutte quelle vie che po- tevano scortarlo al trono , e gia il Senato , il popolo e gli ordini tutti dello Stato sentivano gli effetti di iin j)otere monarchico; nulladimeno ciascheduno si speranzava che ei dovesse presto ritornare la repubblica all' antico sno Instro. Ne Ottavio era alieno dal farlo , e volaendo in niente il destino di Giolio Cesare j)atlie suo , e i rimprovcii che gli avea fatti Aiitonio altre volte , titubava se dovesse o no rientrare liella vita privata. Agitato da cosi fatti pensieri, con- fido il suo travaglio ai due piu intimi ansici, a ' i\lecenate ed a Marco Agrippa prode capitano , | uonio giusto e leale, zeiantissimo del bene della [ patria. I discorsi di questi due personriggi chia- DI CAJO CILNIO MECENATE. 35^ mati a privato parlamento si riferiscono da Dione Cassio , e bcnclie sieno prohabilniente ideati da questo storico che affettava di imitare Tiicidirle nelle aninghe, ci sep.d)rano confa- ceiiti alia j)articoIare indole dei Ane personaggi. Agrijipa favello il primo, ed il siio discorso pieno di senno e di virtuose rnassiine e degno di nil cittadino del tempo de' Fahrizii e de'Curii. Dimostrava egli quanto fosse cosa pericolosa r assoggettare alia signoria un popolo assuefatto air iiidipendeiiza , e quanto questa azione oscu- rato. avrebbe la gloria dclle imprese di Ottavio: lo consiglio di fare uso della sua autorita , poi- clie tuito poteva , onde listabilire le leggi , ri- chiamare le aiitiche costumanze, correggere gli abusi de' coinizii , re[}rin)ere T atnbizione de'no- bili , porre liiniti alle pretese del Senato , re- golare le fi.ianze e frenare la cupidigia de'pub- blicani. Sottentro poscia a parlare Mecenate : quali fossero i suoi dettatni , qnali i consigli snoi , il leggitore lo ha o;ia giudicato. Un passo soj)ra tutto ci ha colpito nelP ar- ringa di Mecenate , ove dando precetti di po- litica ad Ottavio , « adora , ei gli dice , gli Dei « giusta il costume della patria , e sforza ali « altri alio stesso culto: perseguita con I'orlio « >^uo e coi sujjplizii gli autori delle religioui « straniere ». Non si puo rivocare in dabbio che queste rnassiine non siono dello storico Dione che viveva ai tempi di Alessandro Scvevo , e che voleva con cio 2,"iu?titicare le persecuzioni niosse dagli ini|)eratori contro i Cristiani ,, poi- che sarebbe cosa certamente sciocca il suj>porre che tanto oltre si ideasse di spin^ere T iniol- leranza religiosa nel secolo di Augusto. 36o S T O R I A E cU avviso il Catrou che , a froiite clell'ef- ficace sermone di Mcceiiate , Ottavio tnttavia vacillasse , qiiaudo gli si fece d'accaiito il poeta Virgilio INIarone che lo persuase ad aiFnrare la monarchia. Che di cio fosse quel poeta capace, ciuno , crediamo, vorra negarlo, ma il racconto e tratto da Donate scrittore poco dej^no di fede. Coniuitque cio sia, cedendo Ottavio agli impulsi della proj^ria ambizione ed alle incessaiiti isti- gazioni di Mecenate, aveiulo tolto di mezzo i suoi rivali, attese a spianarsi la via del trono, guidato semjue dai consigli del suo favorite. Rifoimo adunque il Senate , destramente rimo- vendo colore che non poteano recargli giova- mento alcuno , o che poteano cagionargh del male : aboil i debiti contratti flai citiadini con lo State, dichiaro nulli gli atti del triumvirate, accrebbe le largizieni del framesito , e si pre- caccio in cotal guisa TafFezione del popolaccio. AUera che Mecenate si avvide essere mature il tempo perche ei rappresentasse 1' ultima parte, le ceusiglio di presentarsi al Senate , e di si- inulare essere disposte di rinunziare all' assoluto comande. Cosi fece : anche questa arringa e ri- ferita da Dione , e siuceramente parlande , ci sendjra scandalosa oltre mode in quante che con ipecrita iugenuita manifesta Ottavio sensi del tutte opposti a quelli che nutriva nell'ani- me. Dope tutte le fila che egli avea ordito , era cesa assai uaturale che non accogliesse il Senate quella proposizione ; anzi fu stese un atte solenne che investl Ottavio della sovraniti, riuuendo in esse lui 1' autorita del popolo c del Senate medesimo. Mecenate gindico chf per nsaggiore cautela si dovesse aggiungere un'alira DI CAJO CILNIO MECENATE. dOI sccna a qiiesta rappresentaaione, e che Ottavio addri/zaiulosi di bel nuovo al Senato, scongiu- ra^ae i Padri Coscritti di volere assumere parte del goveriio delle roniaiie province, e di conce- dere a lui il titolo soltaiito d'iin|)eratore , equiva- Jente a generalissimo, che avrehbe rlteniito per ]o spazio di dieci aniii. Grandi stupori: non si cesso di far plauso alia sua moderazione , ma questa volta fu colto in parola , beiiche com- prendessero i piu avveduti che serbandosi egli il comando degli eserciti, acquistava uii'iiidipeii- dente autorita sulT intiero corpo dello Stato. Cosi Ottavio August© fu sahitato imperatore. Seguito Mecenate a governarlo co' suoi consi- gli, facendogli singolarmente studiare la maniera di comparire popolare, Eranvi tuttavia cittadini che 60s|»iravano la peidita delT antica liberti; ma sapeva sco])rire i facinorosi (che cosi si chiamavano allora). e Fannie Cepione e Licinio JNIinena furono tratti a morte. Ottavio per ri- niunerare Agrippa delle opere prestate , oltre a luniiuvjse cariclie a lui conferite , ideo di dar- gli in isposa Giuiia sua figlia ; ma voile prima anche intorno a cio conferire con Mecenate, Cesare , disse questi, tu hai reso Agrippa on)ai cosi potente, che e mestieri che divenga genero tno o che muoia. Ottavio si attenne alia prima parte , ed il maritaggio di Giuiia con Agrippa fu conchiuso. Mecenate intanto era festeggiato in Roma, ap- plaudito , onorato: e come mai il favorito di ua sovrano esserlo non doveva da un popolo che aveva patito di rimauere alia discrezione del sovrano mcdesimo? Contento di avere collocate Augusto sul trouo e di padroneagiare V animo 362, S T O R I A di fjuello , ricu?o qnalsivoglia carica, appagandosi del semplice tiiolo di cavaliere ; e qiiaiuiinqne non avcsse d' nopo di cosa niuna per sovrastare agli altii , tuttavia nieiitcvole di encomio e que- sta sua moderazione , poirhe altri in tal con- ^iniitura avrebbe [)otuto di leggieri abusare del favore del priticijic. Uii altro inerito j)iLi cospi- cuo dobl)iamo a lui coiicedere , quello di avere allora iuculcato la clemenza ad Augusto, il quale forteinente piegava verso la severita e diventava tciribile. Quicidi e che dopo la morte di questo personaggio, alloiche 1' iinperatore mosso ad ira per le iinpudicizie di Giulia sua figlia ordino la sua relegazione, peiirito di avere resa pubblica r onta della sua casa : cio uou mi sarebbe ac- caduto , esclavnava sov- nte, se vissuto avesseio Meeeiiato od Agrippa. Ivleceuate uella privata sua coudizioue , se tale puo dirsi quella di uu cousigliere di Au- gusto , protesse e fece proteggere dal sovrano le arti , la letteratura e le scienze : ed ecco , a parer uostro , V epoca piu gloriosa della sua vita al cospetto di imparziali giudici e della posterita ^ coiiciossia^^he avendo sojievato Au- gusto al trouo , lo preparo in pari tempo a tauri altri che trasmutarono limperio in una crude- lissima ed atrocissima tiranuia , laddove incor- raswiando le lettere fece cosa di cui rimaue tut- tovia il beuefizio. Non concedeva egli d suo affetto se non che a persone foriiite di capacita, considerava il solo mcrito negli uomiui,e VIrgilio, Properzio , Ti!»ullo, Albinovano e Vario, scrir- tore di trasjedie, che fu ria Mecenate istignto a calzare il cornrno ed a tiattare un genere di poesia die noii aveva avuto fino allora nel Lazio fflici colcivatori. N^ la sua protezioiie era gia iiifeconda e d\ mera appareiiza , impeiciocche niostravasi largo di benedzii verso i letterati , come uso con Orazio che piu volte confessa essere abbastanza agiato per la sua iminificenza, onde Lucano in altri tetn])i esolauiava : 0 de- coro e protettore dri segnaci delle Muse , dc- guo della venerazione di tutti i srcoli , sotto il tuo patrocinio non paventavano i poeti d' in- vecchiare nelP iiiopia ! Mecenate stes?o trattava la letteratura e non era privo di genio. Scrisse vari libri , il Pro- meteo , Dc cultu sua , un libio sulle gemme , una storia degli animali in dialoghi , e secondo alcuni quella delle imprese di Auo;n=to :, ma h pur siugolare come convivendo egli con tauti uomini torniti di squisito gusto, fosse il sno cor- rottissinio , essendo oltre misura vago di con- cetti e del parlar figurato , talciie Augusto , come si ha da Maorobio , confulenzialmente errivendogli e contraffacendo il suo stile, lo chia- mava miele dci crocchi , avorio deW Etrwia , pcrla 2 iherina , smeraldo della gente de Cdnii ^ herillo di Porscnna , c somiglianti altre metalore da disgradarne il seicento. Tacito stesso avverti doversi schifare nello scrivere i ricci e le lezio- saggini di Mecenate, e Quiutiliano lo condauna per un'alTettata trasposizione di vocaboli, adda- crudo cpu'sti csempi : sole et aurora rubrnt plu- riina : inter sacra movie aqua f rax inus : nc cxcqnias i364 S T O R I A quidem unus inter miser rimos viderem meas. Seneca sopra gli altii vitupeio queste inaiiipie, diceiulo cbe r eloquenza di Mecenate era quella di uu uonio ubbiiaco , avviluppata , crraiite , licen- ziosa, e alcani tratti allegandoiie, ne trac questa ardita conscgueiizii : uno stile cosi ribaldo , di- c'cgli, gnttato con tanta cattiva grazia e cosl insueto, ditnostra che esser dovevano i suoi co- stuini medesimi straui e depiavad. Narra Dione die Meceuate fu il prltno in Roma a introdurre T uso dei bagni di acqiia calda. Si attribuisce ad esse V iiivenzione di scri- vere in abbreviatura , ossia la tachigrafia , nia dicono altri che Ennio fu T inventuie di niille e cento eifre per iscriveie in cotal guisa , che Tirone, liberto dl Cicerone, ne facesse uu coui- niento , che Aquila , liberto di Mecenate , ne jdeasse altre, finche Seneca ne ordino un uuniero di cinque mila : questo era un aifabeto peggiore del Chinese. E stato scritto da alcuni che tra Augusto e Mecenate sienvi stati dissapori per un tratto di tempo, perche volesse il primo amortggiaie Te- renzia moglie dell' altro ; ma T A. agnzza tutta la critica per distruggere questa calunnia. Dopo di avere corso una splendida carriera, niori Mecenate in eta di auni sessaiua , cinc[ue anni prima dtll' era volgare e veniitre dopo la battaglia di Azio , e non avendo successori, la- scio Augusto erede di tutte le sue facolta. Epi- logando 1' A. nella fine dell' opera le virtu di cjuesto perso;iaole il giro delle frasi , spedito e disiuvolto il periodo , lasciando che altri a sua posta onori di questo appellativo quelle scritture soltauto che, aiancando anche di tutte le acceiinate con- 366 S T O R I A dizioni , hanno clo die chiamano modi e sapore di lingua; prerogative nel vero, quali che esse si sieno , fli ciii questo libro e digiuno. Molto si e giovato TA. di rio che i due Fraiicesi haiino lasciato scritto intorno a Mecenate, ma assais- siino avrebbe potiuo aggiungere del proprio , e conciliare noviti\ ad un rrito argoinento se avesse voluto lasciarsi guidare da uno S[)irito un po'piu filosofico. E di fatto trattandosi del \)\u strepi- toso periodo della Storia Romana, quale fu quello allorche lo stato repubblicano pitgo al monav- chico , ci seaibra che ottimo cunsiglio sarebbe gtato di esporre nel vero lore lume 1' indole e le azioni de' personaggi che ebbero parte in questo grande evenio, aiizi che atteuersi al concetto che ne abbiamo conceputo in gioventu nelle scuole , o dalla lettura di libri scritti da autori preoccupati. Assai piii avrebbe spiccato oltraccio il suo Mecenate se avesse egli voluto alia distesa mostrare quali furono gli espedienti da lui posti in opera , e che tanto riuscirono, per fare fiorire le lettere nel secolo di August©. Questo argomento del 3Iecenatismo sarebbe , per quelio che ne giudichianio , materia degna di occupare la mente di un filosofo che divi- sasse d' investigare a fondo in che esso essen- zialmente consista: lo che ci scmbra non essere stato fatto finora con bastante discernimento. Quanto a noi, indagando le operazioni di quel principi il cui regno, cosi negli antichi , come ne' moderni tempi , fu segualato dal progresso , , che fecero le scieuze e le lettere, e volendo|| penetrare addentro le cagioni che niossero questi ' progreasi, ci e sembrato di vedere che cola pro- sperarono gli studii ove i principi, ad eseiupio DI CAJO CILNIO MECENATE. 36^ di Mecenate e di Augusto stesso , si com|3ia- cevaiio fli trattare familiarnieiite coi letterati. Le Jargizioni ed i premi, come seuipre si e pre- dicato, giovano grandemente alio scope , ma punto non bastano rjualora sieno scompagnati dalle distinzioni e dagli onori , e presso che nulla e la lore efficacia se vengano con ritrosia o con indifFerenza dispensati. Deesi supporre che coloro die danno opera agli studi sieno piu di 02;ni altro stimolati da una lodevole am- biziorie e dal desio della gloria , e per qucsto appnnto vegliano sulle carte, e si condannano a condurre fra molte privazioni la vita: ora se qnesta disposizione 'sia secondata dalla grazia che ad essi compaitano coloro cui e conceduto il supremo posto nella societa , si potra niolto ripromettersi da questi uomini ed infiamuiarli di una nobile emulazioue. Se noi vorremo drit- tamcr.re considerare,vedremo che questo segreto couobbero i principi delP Italia che nel secolo deciinoquinto e nel sussegueate a cosl alto grado promossero Ja uazionale letteratura, i duchi en m- tesa (i). Egli parla della benelicenza e del lusso pria d' avere svolte le sorgenti della ricchezza. Svoigondo le sorgenti della ricchezza , egli co- mincia dal catnbio che suppone cpialche ricchezza di giaformata, invcce di prendere le mosse dalle forze della natura e delT uonio che la formano. Passando promiscuanjente dalla produzione alia distribuzione , dalla distribuzione al consumo , r A. genera n)olta confussiune ueila mente de' suoi Icttori , confusione che non ci senibra compen- sata da alcnna itlea nuova. Inflitti egli sjiiega il fenonieno della produzione, chiamando in soc- corso da un lato le forze fisiche intellettuali e niorali de' produttori, dalTaltro la gnarenzia che il Governo proniette ai loro travagli. Con qnal- che cambiamento nclle parole I'A. attinge le sue idee nel Nuovo Frospctto dcLle Sclenze cconomiche del sig, Gioja , con qnesta diiFerenza peio che nel Nuovo Proipetto si trovano sempre nuuierosi (0 Quanto r \. ci dice sopra questa quistjone, o de- sunto dal I volume del Nuovo Frospettu delle Sa'enze economichc , pag, a~(j-2jG. ,:>72 NUOVO ESAME DELLE SORGENTI f itti che scbiariscono c ilimostrano , nientre nel Naovo Esame abbondano le asscrzionl , e vi si cercano i fatii per io piu iiuuilincnte. Pare cbe I' A. non si sia formata iiirirlea esatfa della viccbe/za. Infatti egli non vuole cbe questa consista nelT aljbondanza delle cose utili ed aa;- gradevoli , e riguarda questa definizione come arhitraiia , propria di oggetd anche dl d'wcrsa na- tura dalla ricchezza^ cd in cui la virtu, V onorc ^ la gloria diverrehbcro oggetd di venaluci. A noi seinbra cbe neli' idea generale della ric- cbezza s" inserisca mal a proj^osito colla scorta de' Fisiocrati francesi I' idea di f cna/iVa, j^iaccbe , per es. , si dira scmpre cbe un cbma biiono e salubre e una vera riccbezza , beiiclie non sia cosa venale. L' onore poi e la gloria si pongono giusta- nieiite fra le riccbezze , come vi si pongono le gemme e 1' oro; da un lato e dalF altro abbiarno scnsazioni aggradevoli cbe divengono ricompcnsa di scrvigi : i gradi nell' intensita e nella durata di quesle sensazioni non distruggono le due idee conmni cbe sotco un solo genere le uiiiscono. Kigorosamente parlaudo, la virtu d una vera ricchezza , e ne e feconda sorgente, abneno sotto i Governi hvn organizzati ;, percio in parita di circostanze F uomo morale trova pia cbe il vi- zioso occasioni di lavori e capitali a crediro. Egualmente falsa si h V idea cbe il N. A. si e formata del prezzo : egli ci dice : il reale va~ lore viene determinato dalla sola quantdd delle cose esistcntl ed in circolazione , e dai mezzi oiide pro- cwarsele (lorn. I, pag. i5). Alia quantiia esibita da una parte ed ai mezzi di comprarla dall' altra , conviene unire Tazione DELLA PRIVATA. E PUBBLICA RICCHE2ZA. 373 fie' blsogni di venrlere e di comprare ; perci6 rc.stando le stesse quandta e gli stessi mezzi , suC' ccilono variazioni nc valori , allorchd succedono va- riazioni ne hlsngni ^ come vediamo, p. es. , nelle vicrnde del la nioda. Egli e poi fuori di dnbbio che i prezzi non dipendoiio solo dalle quantita esistend ^ ma anco dalle non-esistcnti con probability prevedute. Alia pag. 18, U valore , le ricchezze , le sorgenti delle medesirne dipendono totalniente dalC uomo ; alia pag. 80, alcune sorgenti dipendono totalmente dalla natura , altre daW uomo. Alia j)ag. 43 r A. dice : a la natura vuole ^< r uorno felice con quel mezzi stessi mediante « i quali lo fa sodrire. Essa unisce a' maggiori « sforzi e saciifizi una piu grande ricotnpensa ». La I." pro[»osizione e per lo pii^ falsa : per C3. , la natura coll' azione delT uniidita mi ca- gjona la febbre, nientre mi ristabiiisce la salute coir azione della china. La 2,.* puo essere pariinenti falsa : infatti cbi mai ignora che un terreno ingrato non produce la meta di quel che produce un terreno fecondo, in onta di tutti gli sforzi e sacnfizi ? L' A. ricerca qnal e la vera causa delle ric- chezze, — Dalla pag. 4.5 e 46 risulta che il con- seguimento delle cose necessarie e superfine e la sola origine delle arti e della coltivazione. — Da cio seinbra che si possa dedurre che la vera e primitiva causa delle ricchezze si rifonda ne' bisogni. — No s'gnore. E pcrch^ J* — perche di questi bisogni ne sono suscctcibdi i selvaggi stessi , ami gli aniinali tutti , senza cLe abJna luogo la ricchczza ( pag. 70 ). Si pu6 rispondcre che gli elletti sono propov- 374 NUOVO ESAME DELLE SOUGENTI zioiiati al!e cause ^ clic i bisogui , miiiimi ncgli aiiiinali , coiniinicano loro un iiioto ininimo ; maggiori ne' selvaggi , iiii moto maggiore ; nias- simi nell' uomo iiicivilito , un nioto rnassirno. Allorche il calore si trova alio zero sul tcrcno- metro , uon abbiamo vegetazione almeno appa- rente ; a misura che il calore cresce , la vege- tazione si svilu|)pa : sussiste lo sti-sso rap|)orto generale tra i bisogni e \e ricchezze , in j>ariti\ di circostanze. In soinma i bisoani sono la niolia impellente;, le roize uniane i luezzi cresecuzione; gli oggetti eslerioii le contrariano o le favo- riscono. Qneste idee sono troppo semplici ; qnincli il N. A. va in traccia d' alrre piu misteriose. Noa gai-beggiandogli la tcndenza ai baratd pioposta da Sniitli , perche presenta idee incerte, egli ci dice : la vera causa delle riccJiezze nell' uomo deve rinvcnusi in una stato convenzionale, di cui egli solo ^ suscettibile fra gli esseri tutti posti sulla terra ( pag. 71 ). Si puo osservare che questo stato convenzio- nale , di cui si trovano parcccJii cscmpi nolle be- stie , va a rifoiuUrsi nella somma de' bisogni maggiore delle forze individnali ; cosiccbe se i bisogni fossero nulli, o le forze dell' individuo uguali a' suoi bisogni, non vi sarebbe stato con- venzionale ossia a«sociazione. Questa associazione, che e un efl'etto de' bisogni primitivi , ue svi- luppa altri , e qnesti divengono nuovi nodi di reciproca societa e cause di rinascenti cambi, L' A. distingue due sorgenti di ricchezze , una naturale, composta di tutti gli esseri circostauti (su questo articolo I'A. copia Say e Gioja); I'altra artificiale, ch'egli divide in quattro rami, cioe DELLA PRIVATA E PUBBLlCA RICCHEZ2A. S^S i.** guarenzia sociale; a.° travaglio; S.'Mnclnstria; 4." previdenza o econoinia. I. parlaiulo della guarrnzia , I'A. dice: nessuno fino al prescnte ha rignardato la guarenzia sociale del possesso delle cose e della terra come vera sor- gente di ricchczze ( pag, 86 ). Questa |iro|)osizione reca tanto tnaggiore sor- prcsa nt' 1 Bosellini , quanto che suir influenza della guarenzia sociale egli ripete fedelmente ]e iilec di Bentham ( Traitds de Legislation torn. II, pag. 39-49 ). La guarenzia sociale qual fonte di ricchezza e adilotta da Smith torn. IV , pag. 36-39 , t. Ill , pag. 244*) ^'^ ^^Y t^'"* I •> pag. a33-234 , a.° edizionc , da Gioja ( Nuovo Frnspettn delle Scienze cconomiche torn. I , pag. 3,^)6-267), da Machiavelli (La mente dun uomo di stato c. 8), dagli storici passim ( p. es. Gib- lion dice, parlando di Vatace : la charrue re- prit ses honneurs avec la sdcuritd). Allorchfe Numa tissava i termini de'poderi come altrettante di- vinita, riguardava la guarenzia sociale qual fonte di ricchezza... (^uindi in oiita della nostra mo- derazione noi siamo cosiretti a ripetere qui con r abate di Saint Real: lorsquon est cotnpilateur eC plagiaire , il faut Telrc da nwim de bonne foi. II. Parlando del travaglio, il N. A. dice: cc tutti « gli scrittori che hanno parlato del travaglio ct qual sorgente di ricchezza, compresero in esso c anche V industria. A me sembra che si debba « distinguere nell' uomo cio che e eirt-tto della « mora torza fi^ica da cio che dipeiide dalle « sue morali nobili qualita, e particularmente « dalla sua intelligeaza uel formare tale ricchezza « ( ton). I , pag. io3 ). La distinzioue quivi accennata dal N. A. si 576 NUOVO ESAME DELLE SORCENTI trova ill Columella, il quale nel travaglio rlco" nosce il posse, nosce, velle ; si trova in Benrham si ne' trattati di legislazioue che nel manuale economico -^ si trova in Say ( Traitd dcconomie politique torn. 1 ) ;, si trova in Gioja ( Nuovo Prospctto dclle. Scienze cconomiche tosn. I ). In generale il Bosellini non solo s' appropria le idee degli scrittori che lo precedetteru, nia nega ad essi il pregio d'averle conosciute , mostrando maggior coraggio delT uccello della favola , il quale vestendosi delle penne del pavone , uoa oso negarc che questi ne fosse privo. III. Parlando dell' industria e volendo opporsi a Smith, 1' A. dice: « la divisione del travaglio « e per se stessa un' operazione materiale , e « percid non potrebbe essere giammai cagione « dei progressi delle arti, come prettse qnesto « illustre scrittore ; essa fu 1' efFetto dell' intel- « ligenza dell' uomo ( pag- i65-i66) ». Si puo dapprima osservare che 1' operazione deir acqua , della luce, del calore, de' inenstrui, di tutti gli agenti fisici , e nn' operazione mate- riale : direte torse percid che qnesti agenti non siano cagione dei progressi delle arti ? Non e poi ben certo se le jjrime divisioni de' travagli siano state effetto dell' intelligenza o della necessity ;, egli e pero fuori di dubbio che la divisione de' travagli da un laio perfe- ziona e accclera le operazioni di niolte arti , dall'altro rifluce quasi a zero V intervento delV in- telligenza ne' lavoranti, cosicche con cpiesto me- todo si puo trarre profitto dalle forze fisiche de' piu stupid i. FiualmiMitc parlando con rigor logico, non si puo diic che la divisione dje' travagli sia un ope- BELLA PRlV/VTA E PUBBLIGA RICCHEZZA. 3^7 razione materiale: la divisione de'travagli e uii me-r ?of/o che rigparmia molte operazioni rnareriali, die sarebbero uecessarie senza tli esao, Voi passa- vate pe' lati d' un parallelogrammo , e facevate quindici miglia ; io vi consiglio a passarc per la diagonale , accio non ne facciate che lo. II mio consiglio non e realizzazione di passi , ma irisparmio di que' cinque cui eravate abituato. Sofistici e atFatto ridicoli sono i riflessi con cui r A vorrebbe screditare la sensatissima teo- ria di Lauderdale sul servigio che ci prestano i capital!. « Un cnpltale per se stesso , egli dice , noa « e che una massa di cose materiali senza moto « e senza azione. Cosa sarebbero un bastone « ed una pietra, se non fossero stati raccolti, « dirozzati c preparaii daU'indnstria dtiruomo? « Cosa sarebbero tante produzioni che s' iniT « piegano nella riproduzione , se non aramassi « di materie privi di nessun senso che sovente a perirebbero senza l' utile dell' uonio ( pag. ci ren- dcino i capitali. Una nuissa di metalli rispar- niia fatica , giacclie seiiza di essi co;iverrebbe inoltinlicare i trasporti delle merci piu pe- santi de'metalii. Una buona strada h una massa piana e regolare di terre e di sassi , i cpiali si puo dire cbe non agiscono, ma risparraiano t altrui azionr ; senza qiicsta cnassa che occupa le cavita, la fatica ne' trasporti surebbe infinita- mente maggiore. Alia pag. 249 si legg' : « Hume con ragionc « disse : clie i bassi interessi sono il termo- « metro indicante la maggior prudperit^l: ed io « diro: resempio di tuttr. le nazloni dunostrare « che , ove gli interessi sono piu bassi , piu si- « cu-e sono le sussistenze , piu estesa la nazio- « nale ricchezza; e da cio soltanto provenire un « auniento di popolazione piu attiva e meglio nu- « trita. » Che disgrazia che 1' esperienza presenti molte eccezioni a qneste niassime assolute , spacciate con tanta franchezza ! Ella prova che pi puo essere basso interessc di capitali e decrcsccnte ric- chezza. Di fatfo nel 181 3 erano bassissimi gli interessi in Francia, e la ricchezza decadeva sotto il peso della guerra. Sono bassissimi attualmente gli interessi nella Gran Bretagna, e certamente la ricchezza britannica, lungi di estcndersi^ va sce- mando e langue , benclie in tempo di pace. Si intende facilmente la ragione di questi fenomeui, allorch^ si riflette ciie (juando il commercio de- cade , w pud essere abbondanza di capitali man- 38o NUOVO ESAME DELLE SORGENTI canrt d impiego ; quindi molti cittadini ofFreiitlo capirali a gara, Tinteresse dee necessariaraeute abbassarsi, la qiieste circostanze parecchi capi- tali si rivolgouo alia compra dcgli cffetii pub^ blici^ e quesci crescono di prezzo, come successe negli scorsi mesi in Ingbilterra ; ma questo au- mento di prezzo iiivece di provare prosperita e floridezza , come pretesero alcuni ingles! , iudica presentemcnte decadeiiza e languore nei rami deH'indusliia e del conuuercio. L' esperienza diuiostra pat imetiti che vi pud essere alto interesse ed auniento iKlla popolazione put att'iva c mcgUo nutrita , come si scorge ia America. Essendo moki gli iutraprenditori die ricercano capitali e non molte le braccia , de- vono necessariamente essere alti gli interessi e vistose le meicedi. L' A. dicbiara non inutile soltanto , ma dan- nosa ogni cura speciale del governo relativa- inente all' agricoltura , alle arti , al commercio (torn. I, p. 36oj 363, 381,384,41^,418...). La prova di questa proposizione si riduce alia seguente : 1' uomo debb' essere considerato co- stantemente nello stato di saniti; quiudi e inu- tile e daanosa la medicina. Percio 1' A. con- dauna in c;enerale lo stabilimento delle fiere , r esposizione delle manifatture, i brevetti d'in- venzione . . , . (i). Altrove pero , giaccbe gli (i) Ecco uno Ira i raille faui che distruggono le idee metafisiche del Bosellioi e simili scrillori anti-airmini- slrativi. Le gazzelte di Loi^dra del 9 luglio p. p. dicono: « Ultimamente si e abbruciata un'altia nave a vapoie, « in pieiio niaie, alia distanza di tre miglia da Whitstable. « II luoco che »U solto la caldaia a vapore^ eiasi ap- DELLA FRIVATA E PUBBI.ICA RICCHEZZA. 38 j spiriti consegiiPiiti soiio assai pochi , il N. A. vuole distinzioni onoriliche per gli agrlcoltoii e per gli artlsti ( pag. ii3-ii4); anzi in tempi d' iiiforttinio il goveruo collo stimolo drgli onori deve eccitare le chissi proprietarie a far ese- guire quel iloppio lavoro a vanga che c/icesi a (hie pimtate (pag. 12.8); I'A. approva le leggi die aniiullaiio i contratti fatti dairoberato uno o due mesi prima del suo fallimento (pag. 33"); confessa che puo tornare a conto alio Stato il fornlre d'un jirivilegio qualche scopritore o iii- tfaprenditore d'una nnova indastria (pag. 166)... Parlarulo de' tempi di calamita e carestia, I'A. dice : « in tali circostanze si rendoiio preziose le « scoperte , onde accrescere la forza alimen- « taria dclle produzioni che servir possono alia « sussistcnza del jiopolo , siccome furono le « znppc alia Ramford e slmili, quando ])pr6 tc se ne faccia soltanto uso in tali straordinari « tempi^ vientre se divenissero d un uso costante^ « qaeste scoperte diverrebbero piuttosto/tine^fe, « cccitando ancli' esse impnidcnd speranze ntlla « moltitudine (pag. 13,9) ». Questo jiensiero toko da Malthas ( Eisai sur u piccato alia nave. Siccoiiie la nave , ollre re([uipaggio , « coiitava 4" ''^ ^o prii;ioijici'i , c il palisclicrino iion eia « capace clie di 13 porsoiie al piu, la piu fuiiosta sorte « sovr^stava a quegli iutclici, se il fiioco non fosse stalo « scopi rto da Whitstabic, e se non fosscro stati niaiidati « snhito dei battelli in soccorso. In lal guisa iiessuno per)^ o ma la nave , il carico c tutli gli efletli divcnneio preda « dtllc fiamine. Dicesi che i minislri proporranno tin Ijill o con regolamenti c prescnzioni relative alle navi a ^'o- « pore. » 38i NUOVO ESAME DELLE SORGENTI. le principe de population Tom, III, pag. 182^ noil lascia (V essere false. £ cosa strana che col la vaga idea di speranze imprudend si voglia cambiare in funeste le scojieite piu iitili al jjo- })olo. Per scntire quanto e false questo modo di ragionar<^ , trasportiamoci al tempo in cut 81 ritkiceva il grano a farina , pcstandolo tra due pieiro , e si faceva caocere la j)asra sotto la cencrc. In questa situazione allarmati dalle spe- ranze iinprndend , noi condanneremo i forni e i molini. L' invenzione del telaio , die rese men dispendiosa la fabbrica delle calze , ha forse ec- citato nella plebe delle sjieranze imprudenti? Chi dices5e agli abitanti delle campagne: il por- tate le searpe in estate e un invenzione funesta^ giacche il bisogno di scarjje e maggiore nel "verno , ragionerebbe alia foggia del Bosellini. In generale le invenzioni utili in tempo di ca- restia lo sono in temj>o d'abbondanza, giacche la loro indole ne dalle prospeie stagioni di- pende n^ dalle avverse , ma dalla diminuzione della spesa e dalT aumento del prodotto. — Conviene bensi insegnare al popolo reconomia, ma non dipingergli come funesto cio che rende piij facile la sussistenza. Predicando che siano toiti gli ostacoli al- r equabile distribuzione delle ricchezze, T A. nega alia figlie il diritto d' essere ammesse al pari de'maschi ad un' eguale porzione nelTere- dita de' genitori ( pag. Jy ), Condannando colla scorta di Malthus gli im- prudenti matrimoni nelle classi povere , T A. Yuole che le eredita , divenute per cjualunque causa fiscali , sieno riserbate ai padri che si rovinarono per matrimoni imprudenti ( [>ag. 39). DELLA PRIVATA E PORBLICA RICCIIEZZA. 383 Alia vaf^. 3/8 V A. ci accerta che con la ll~ berth non possono gianvnai mancarc in uno stato jabbiiche e manifatturc ; altrove e passim ci fa sapere che possono mancare le fabbriche e le manifattiire se mancano i capitali. Alia pag. 414 r A. ci proinette nuovc Icggi sontiiarie, cioe diverse da quelle che furono o proposte dagli scrittori o sancite dai governi. Ora questa novita coiisiste nel proporre: i." La privativa per la vendita delle farine e del pane venale ( toin. I, pag. ^in-6^vZ )-^ 2." le im- poste sui consunii (torn. II, png. 247^ 248, 260 ). Era necessario avvertirci che queste isti- tuzioiii sono miove. « L' esperienza ditnostra, dice il N. A., che « \c leggi soiituaric tcndcnd particolarmcnte ad « impedire Vuso delle ester e produzioni gettarono « scmprc r iiidustria d'una nazione nel Janguore, « ed accrebbero la stessa iniscria del popolo « ( torn. II , pag. 48 ). » 11 lettore credera che qui il Bosellini ci esponga una Uinga serie di fatti per dimostrare la sua proposizione : il lettore s' inganna ; si- mili proposizioui assolute nh abbisogiiano di prove , ne soggiaccioiio ad eccezioni. Passiamo alia scconda parte, iiella quale TA. paria de'triburi e ci |iroinette altre idee nuove ( torn. IT , pag. 9 ) : ccco un saggio di queste iiovita. 1.*^ Si stabiliscauo le imposte sui consumi , perch^ uolontarit , fossero anche pane , sale , scarpe , alloggio e simili. 2." Si cousideri la decinia come una delle pin utili scoperte al bene delle uazioui ( p:ig. 290 ) ! ! ! 384 NOOVO E3AME DELLE SORCENTI. 3.^ II censimento delle terre e ingu-.-^o, nn- jiossibile , fatale airagricoltXira ( pag. 2,i-j.5)!! 4." Tiitti i tril)uli cadoiio sui coiisuuiatori (pag. ^84-354)!!! 5." Si costriiigano i proprietarii a convenire colla fiiiauza pel vino che vogliono fabbricare , invece di costringt^rli a pagare in ragione dei Tigneti ( pag. 3o8-3i3 ) 6.° La stessa convenzioiie si faccia dal pae- sano che vorra fabbricare burro per sno uso ( pag. 3 1 8 ) 1 ! ! ! ^y I tribiui non cadano sugli oggetti neces- sarii, e si concentrino sui superflui (torn. II, pag. 2,53), convencndo pero che non v'ha cri- torio che distiogua gli uiii dagli altri ( torn. I , pag. 63 ). 8.° II calzolaio , il falegname , il ferraio pa- ghino per T unica stanza che occupano in una citta o in un borgo , e siano esenti i casini di cam|iagna. Se il calzolaio si trova aggravato da questo c:irico , puo andar a^l abitare in una casa campestre iso'ata , che il N. A. gli serba immune dalle imposte, Che se egli vuole abi- tare una casa sottoposta a! carico , il sno sa- crifizio e volontario , e pcrcio non sara mai di pregiudizio nemmeno a//a 5a/afe (torn. II, p. 3jj.3) ( benche 1' A. confessi il contrario uel torn. I, 9. Paghi r imposta la porccllana , e siano sciolti i piatti d' 010 e d' aigento ( torn. II , pag. aSy ) ( prol)abilmente perche ncccssarii a norma del principio 7.° ) 10.*^ II povero paghi per una finestra, e re- stino sciolti i parchi e i giardini (torn, II, pag. 2 55). DEf.Li rRIVAT.V E fUBBLICX RICCIIEZZA. 385 I I ."^ Noil turclii r iinpusta i piaceri ilcl t'atro c •iiinli: «a|»ctc ptrclie i pcrrhf; i.iiti i jtiiccri iiitellftiiiali «uno «r una iiutura caiulida r nobde ( torn. II , |)ag. I'o^ ). 12." II triljiito tIfUb'esserc riscoe-io sjille coae iicllo suito siaziunariti ^ tioii ih'IId 4(ai «li col- livarc o non coltivare i siioi cainpi : •' egU vnole tccniare il peso della ilecnna , coluifi mrn.^ ( toin. II, pag. ai«), a8i , 2^8)!:!! ( I/A. pcro avr\a tulto ai propnetarii il diritto di latciarc i lt>ro cainpi iucoUi per inolto iciupo £iiL lea!. T. Ml. aS 386 NUOVO ESAME DELLE SORGENTI (torn. I, pag. 92,); cosl Ja pietesa libertii riesce illusoiia ). 14-'' Air opposto , se invece tlella decima si ricorresse al ceiisimento , il proprietario do- Trobbe pagarc qnand' anco la tempesta distrug- gesse i suoi prodotti. ( Con qucsta obbiezioiie I'A, mosrra d' essersi dimenticato cbe nella or- ganizzazioiie de' cenaiincnti si sotiraggono au- ticipatan»cnte le eventualita celesti. ) J 5.*^ L' A. ci da per niassima di rlsparmiare il tributo sulle cose quando potcsse rnancnre il compcnso : percio a suo giudizio era ilitcttosa qucir Imposta estesa in alcuni Stati sopra ogni capo di bestie , detta testatico dc hesdami. Essa esigeva un pagaioento troppo lontano dal com- penso per parte dei consuinatori, e che poteva qualche volta mancare nella circostanza cbe il bestiame perisse o andasse smarrito ( tora. II , pag. 270 ). ( Sul quale paragrafo osserveremo : I. Essere falso che 1' imposta cada scmpre sul consumatore;, essa cade ora sul consumatore, ora sul produttore , in ragione delle lore ri- spettive forze nella deternjinazione de' prezzi. II. Se si tratta di vaccbe , il compenso e vi- cino per la vendita del latte , del burro , del forraaggio. III. Se si parla di buoi o di cavalli, il com- penso si trova o puo ritrovarsi nella mercede pe' servigi che rendono. IV. La possibilita di perdere i valori sussiste taiito pel vino e pel burro convenuto colla fi- nanza , quanto per le merci stazionarie ne'ma- gazzini . . . ) 16.*^ L' A. predica assolutamente 1' immunity BELLA. PRIVATA E PUBBLICA RICCHEZZA. 887 ^e'l dazl jier le merci nazionali esportate ( il che j)u6 essere uu bene o uu male seccuido i casi ). J j.^ L' A. jaretllca assolutamentc il dazlo sul- r importazione de' prodotti esteri ( il che pari- nienti piio essere uu male , allorch^ si abbiso- gni di C3si ). la generale V opera abbonda di teorie meta- fisiche e scarseggia di fatti ^ vi si trovaiio de- clamazioni non calcoli , asserzioni assolute non sotle diiuostrazioni. C Sara contimiato. ) 383 fULii Valerii res gestae Alcxandri Macedonis translatae ex yE^opo Graeco, prodcunt nunc pri- mum. edente notUque lllastrante Angelo Maio Amhrosiani collegu doctor e. — Mediotaiu ^ rcgiis tjpis^ iS'7i ^i p(^g- ^47 c XXVI di pref.^ in 8.** E questa la secoiula parte cli quel prezioso \olunie die noi abbiamo annunziato in questo tomo niedesimo della nostra Biblioteca, p. 2,2.0. II dottissiaio editore [)arla clapprima nella sua jirefazione dell' antichita grandissima di questo libro , provata dal fatto die o il traduttore Valeria , o T autore Esopo lo scrissero inentre ancora sussistevano in Alessandria il tempio di Scrapide , il sepolcro di Alessandro medesituo , ed i riti funebri annuali chc alia di lui me- moria in quella citta si tributavano. Sappiaino altronde che quel tempio fu rovesciato nel IV secolo per ordine di Teodosio^ e che S. Gioanni Grisostomo parlando del sepolcro e de' riti fu- nebri , dice che non ve n' avea gi^ piii me- moria ai di lui tempi. Giidio Valeria e uno scrittore , come dice il Mai, troppo ornato e ridondante , ed il di lui stile senibra di molto allontanarsi da quello deir itinerario , il che pero egli dubita , se dair ingegno dipenda di due diversi autori , o dalla natura stessa della traduzione. II libro di Valeria non senibra un com[)endio^ I'docuzione e raolto piu copiosa , piu dolce c piij riso- GIULIO VALERIO. 889 Jiante. Iti qiiesto si trova niolto niu arte che Hon neir itineiario , ma quest' arte medcsima toglie talvolta la forza alio stile , e trasforina lo storico in retoi*e. Prescntando rjnindi nn breve soinraario dci tre libri, nei qnuli dividesi la storia Valeriana, niostra il Mai^ quauto di versa nella espo- sizione do' fatti sia quest' opera da quella del- V Itlnerario. La storia di Faleiio e altresi plena di favole; ma qneste favole stesse, delle quali Dloniochi eruditi che videro I'opeia, vissero per avveii- tura in tempi ne' quali molii degli antichi scrittori iion erano ancora pubblicati ; e forse r incognito Valeria fu preso in iscambio colle gi^ note barbare e favolose storie del Macedone. Osserva per nltinio il Mai , che se ben ac- colto lion dovesse essere quest' autore per la storica verita non seinpre geiosaraente con- servata , esserlo dovrebbe per l' increuiento portato alia latinita da un copioso e vario sciittore , che o colla scienza o coll' ardire ha esteso per mezzo di nuovi vocaboli il dominio della lingua. 11 codice stampato , al quale raanca nel prin- ciple un intiero quaderno , comincia coll'arrivo di Alessandro ai ginochi di Eli o Elida , e colla contesa del medesimo con un gios'ane principe deir Acernania , insorta per il saluto fatto da questi in modo contumelioso , e da Alessandro non renduto. Si narrano quindi la vittoria di Alessandro nel corso de' cocchi , le nozze in- tavolate da Filippo con Cleopatra all' inteuto di ripudiare OlinipLade , il tumulto nato in un convito per 1' imprudenza di certo Lisia che al re promise dal nuovo suo connubio una folia di spurii , la parlata fatta da Alessandro a Filippo , e ftnalmente la riconciliazione operata felicemente da Alessandro, di Fdippo « d' OUm- 39a GIULIO VALERIO. piade. Pnnisce quinrii Alrssaivlro la citt^ ribelle- di Motaiia ; si sHegna al vedere i satrajn' Per- giani vetiuti ad esigcre rla Fdippo un tributo , e fa intimare a Dario che si astenrra dal chie- deilo ; donia nu' altra citta rubfllata : intanto certo Pausania^ amaiite di Olimpiade ^ sorprende e ferisce tnortalinente Fdippo^ e tenta di rapirc la regina; ma ^/e55a/i<://o giugue in qnelT istante, e data la sua spada in mano al moribondo padre, fa si ch'rgli non muoia se non dopo aver presa alta vendetta del traditore. Alessandro coa generosa allocuzione anima i Macedoni a rauo- vere gnerra ai Persiani, riunisce frettolosamente un'armata, che Valerio suppone di 70,65o uo- mini , mentre gli altri storici la fanno animon- tare solo ad una meta ; e con questa passa nella Tracia. Con savio avvisamento il Sig. Mai ha distinto col carattere italico o corsivo la parte favo- losa di questa storia dalla veritiera. In questo luogo con)inciano appunto le favole , e si rac- conta da Valeria la venuta di Alessandro in Si- cilia ed in Italia , ed il di lui passaggio nel- 1' Africa , fatti che dagli scrittori piu degni di fede non sono punto atumessi. Continua la vera storia col viaggio al tetnpio di Glove Ammone ^ colla fabbricazione del Paretonio , della quale pure e ftivolosa una parte; colTarrivo cW Ales- sandro a Taposiri, e colla indicazione del luogo dove fu fondaia Alessandria ; degli architetti suoi , della sua dimensione, delle sue cloache, del faro di Proreo , dell' origine di un inonte presso Alessandria , dei norni delle regioni di ^uella citta , del culto dei serpenti cola prati- «atOi ed in questo ragguaglio si inserisce SToniA. d' alessandro. 393 pure, comp af\ oggetto olvere. Forse era pnr favolosa porzione di questa storia, ma Valeria stesso 1' lia riconosriuta per tale. Segue il sacrificio di Alcssandro al sommo Iddio, e qniudi si paria dei due obelischi del re Sesonchosi, del dominio del inondo ad Alcs- sandro pretietto , del nonie eterno di Alessan- dria , di altri oracoli ottenuti da Serapide , di uno splendido convito pre[)arato a questo tlio, e di un nuovo tempio ad esso fabbricato. Parte di la Alcssandro per T interno dell' Egitto , ed ordina alle sue navi di trovarsi a Tripoli; ma qui s' innesta ancora sulla storia dt-lle fati- che deU'eroe attraverso i deserti la favola della statua di Ncttanaho : seguono i raaguagli piu veridlci dell' orazlone di Alessandro ai TNIenfiti, della venuta di Alessandi o a Tiro , d' onde e respinto , delle lettere d Alessandro ai Tirii , della presa di Tiro , delle lettere di Dario ad Alcssaw/ro, delT allocuzione di questi ai sol- daii, dello spavento cagionato ai legati di Da- rio , che j)oi vengono benignamente accolti , delle risposte da Alessandro date a Dario, delle istruzloni tli Darlo ai suoi satrapi , e della al- tercazione di questi col mouarca Persiano , di altre lettere di Dario ad Alessandro, e quindi della battaglia , della fuga di Dario e de' Per- siani, della prigioiiia della fanuglia reale, della raoderazione di Alessandro , dei preparativi di nuovi coudjattinienti ; e qui pure si intrude il favoloso raccouto dell'asta conticcata sulla oiiua 394 CIULIO VALERIO. del Taiiri , colla miiiaccla a qualunque Greco o barbaro artlisse di svellerla , che distrutta sarebbe la di lui patria. Tra i veritieri ^ perche riferito da altri , si colloca il racconto della statwa sudante di Or- fro ^ dell' arrivo di Alessandro a Troia , dove tributa onore alle onil)re di Ettore e di AcJdlle^ e secondo Valeria si mostra anche poeta, men- tre que' versi preziosi, e forse dal solo Valeric conservati , ci presrntaiio tutta la genealogia ma- terna del Macedone, da altri invano ricercata, o proposta con grandissime lacuna. Invidia tuttavia Alcssaiuho la sorte di Achille^ die cbbe Omero caiitore delle di lui gesta. Gli Abderiti chindono la citta loro per timor solo di Dario^ e protestano ad Alessandro , che con gioia lo riceveranno vincitore; Alessandro si appaga delle scuse loro , e promette loro amicizia : passa quindi alia palude Meotide , arringa i soldati , ascolta r oracolo Agragautiiio , trova a Tebe resistenza , ordina il totale eccidio di quella citta , ne punto si tratticne pel suono flebile e pei versi di un trombetta cantore. Fiualajente si celebrauo giuochi ginnastici in Corinto; Ales- sandro permette la riedificazione di Tebe , e cosi si chiude il primo libro , che s' intitola Ortus , come dir si volesse : origine e principii di Alessandro. II secondo si intitola Actus, sotto il qual nome Valeria comprende forse le principali gesta del- r eroe. Alessandro giugne a Platea, e 1' oracolo iutende di un sacerdote di Proserpina ; gli Ate- niesi odiano Alessandro., e se ne espongono dallo storico le cagioni ; egli scrive a que' cit- tadini , questi altcraiueate rispoudono , Ales- STORIA. d' ALESSANDRO. SgS sandro di nuovo li minaocia; intanto Escldnc si fa i;i mezzo con coiisiclii pacific! , ma Demade esorta alia gnena. Vemostcnc appoggia ii par- tite di Eschine , e perora contra Demade ; gli Ateniesi spediscono Ic^gati ad Alessandro^ e qiie-i sti scrive loro la terza volta Icttere piu dolci ,- lodando il loro amore di liberta, e prendendo •otto la sua protezione quella citta , che egli rigaarda come il teatro e la curia comunc flella Grecia. Egli si volge quindi centre gli Spar- tani , che gli chiudono le porte loro, e si dis- pongono alia difesa ; Alessandro scrive loro iu termini di persuasione, anziche di minaccia, ofFre loro amicizia, ed essi dopo una breve resistenza a lui si arrcndono, Dario si muove con grandc apparato di gnerra , sebbene V im]ieto tema e I'audacia del oiiovane eroe ; ma il di lui fra- tello Osiatro lo rianima con focosa orazione , c si delibera alfine di riunire le forze di tutta I'Asia. Alessandro dopo la navigazione nel Cidno cade infermo ; ed in ercl)^ contenente il mare niedesimo ; qual sia la btstia piu astuta , al cbe rispon- dono essere [' uomo i qual cosa sia V iniperio , $9^ CrULIO VALERIO. al che rispondono essere quello il potere della frode ; se prima il giorno tatto fosse o la notte , nel die essi daiino il piiiiiato alia se- conda;, fiiialinente con clii mai sia lecito aH'uoino il mentire , ed essi rispondono quello essere Dio , che tutto sa e tutto vede. Entra quindi Alessandro a disputare del fato; e qui il codicc torna ad ingolfarsi iielie favole , rifeiendo una lettera del Macedone al suo maestro Aristotele^ che e alcun poco difforme da qaella gia piu volte pubblicata. Contiene questa lettera la de- scrizione della citta indiana di Prasiaca , del- r isola IMagica , della morte di F'done , di ua animale grandissimo , detto Hebdomarion , e di altrc fierc ; il viaggio di Alessandro pei regni di Dario \, la visita fatta alle acque salse ; la iscrizione del re Sesondios'f^ la descrizioue di grandissimi scorpioni , di serpenti orribili , di leoni pill grandi dei tori, di rinoceronti, di ci- gnali , di linci, di tigri , di elefanti , di uomini con sei raani , di antipodi e di cinopendlci. Si parla quindi tlell' Odontodrnnno ( che qual- che moderno naturalista sarebbe forse tentato di confondere col Mastodontcy^ degli initalopici, forse sorci indiani , o icneumoni ; dei cocco- drilli , di alcuni pipistrelli piu grossi dei pic- cioni , dei rinocoraci , e di altri uccelli niara- vigliosi. Si da quindi il ragguaglio di una gran- dissima procella, di una immensa copia tli neve, caduta in una latitudine , che dagli aniniali che \i abitavano, dee giudicarsi inolto meridionale ; del gran bottino fatto a Prasiaca ; di un para- dise, o di un luogo amenissimo posto all' oriente e consacrato al sole e alia luua, dove trova- vansi i cipres^i ed i miroboMuM , dei quali i ^ORTA. D' ALESSANDRO. 899 maschi erano dedicati al sole , le fcinmine alia l(ina ; di alouni alberi loqiiaci , da Alcssancho medesimo cousiiltati , e della loro risposta. Continua la parte favolosa , c si registrano r arrive di Alessandro a Gan(lace nella reggia di Semir amide , la lettera di Alessandro a Candace^ e Ja risposta di quel la regina, che S^ida e Ce- drcno collocano nell' India , ed altri nelT Etio- pia o nella Siria ; i doiii ad essa mandati tia Alessandro ; V artifizio usato da Candace per procnrarsi il ritr uto dell' eroe ^ I' arrivo di Candaide di lei figlio a! campoi il travestin»ento di Alessandro clie si reca incognito a quella corte; la descrizione di quel regno e del lusso di quella princi])e5sa ; il riconoscirnento di esso fatto dalla regina ; il pericolo che Alessandro corre di essere ncciso ad espiazione della niorte del suocero di Carago fratello di Candaide-^ del- r accortezza del IMacedone nel cahnare le di- scordie doiuesticlie di quella corte;, e finalmentc del suo congresso cogli dei in un tenipio di quella regione. Ricomincia la storia veritiera colla lettera di Alessandro alie Amazoni indiane, alle quali offre pace ed arnicizia : rispondono le Ama- zoni, e svilnpjiaiido il loro tenor di vita, i loro costumi e la loro forza, si esihiscono pronte o combattere ; insiste Alessandro perche ad esso si arrendano , e quelle donne coraggiose gli accorchno di vedere le loro terre ed olfrono di tributargli irrandissirui onori. Recasi ciuindi il Maceilone con disastroso via2;gio a Prasiaca , ne tlescrive la graiulezza e la forza , che gia descntta si era nrl!n sujiposra lettera ad Ari~ Hotele j si inscrisce in questo luogo una lettera 400 GIULIO VILERIO. cli Aristotelc medesimo acl Alessandro , che nel proeniio uoii e punto diversu da quella piib- blicata in greco da Cuiacio ; Alessandro intaiito torna a Babilonia , sacrifica agli dei , celebra giuochi giiuiastici , ed in utia lettera alia sua iiiadre Oliinpiade la ragguaglia del suo viaggio alle colouiie d' Eicole. Parla egli di quelle co- lonne aitissime e di graudissirna mole, costrutte r una d' oro , T altra d'argeuto , e iiarra di avere speso 5oo taleuti d'oro per otturare reli- giosarnente una feuditura che vi si trovava. Narra pure di essere di Ja tomato per deserti inospiti, ed in mezzo a nubi ed a uebbie tenebrose; dl essere giunto infme al Termodonte, dove trovo una razza d' Ainazzoni , donne d' alta statura e bellissime , unlmamme e sempre armate , e di essere di la passato al mar Rosso. Tornano le favole \ gli uomini mostruosi , acefali, cogli occhi e Ja bocca nel petto ^ i tro- gloditi abitanti sotto la terra come 1 serpenti ^ Ja citta del sole avente in mezzo il carro di quel dio tutto lavorato d' oro e di smeraldi ; gli dei che si fanno incontro ad Alessandro •, un tempio magnifico, sede di uu oracolo, splendente tutto d'oro e di gemme, iion altrimenti die gli arredi, i sedili , i vasi , un fonte , un'aquila e vari al- beri , tutti d' oro, Finita la parte favolosa , si viene a parlare de' prodigi che precedettero la morte di Ales- sandro , del veleno ad esso dato' da Antipatro , e della morte che ne segui. II di lui corpo \len portato in Egitto , condito di aromi e di balsaini , ed eretto viene ad Alessandria uu magnifico sepolcro a guisa di un tempio. Si iuserisce quiudi per iutiero il di lui testamento. STOBIA D* ALESSANDRO. 401 e 81 acoenna per ultimo die egli visse tretitatre amii , die isoggio^o wiitidiie barhare iiaziuni , •edici gieelie , e fonrlo rlodici cittA. Srbbeue questa storia , come veHemmo , eia 9j)osso iinbrattata Ha fuvole, deesi tuttavia ani- niertere essere qiieeta uii prezioso nioiiumento, non taiito per T incremento della Jatiiiica, co- me gia da princifio si osservo , quauto per aicuni fatti che essa coutiene , o iion accen- iiati o toccati appeua di voio da altri scrittori, e per moiti docuinenti tliplodiatici , col qual iKjine vorremmo uoi indicare le letteie , le in- tifiiazioni, le allociizioni, le risposte ai legaci ed altri atti piibblici , che sono in quella riferiti per ititiero. Non dubitiamo adnnque che la re- pul)blica lettcraria aiiche pir cpiesto nuovo doMO noil debba essere soinin:HiieiUe grata al feig. Mai ^ sebbeu forse ahrove esistaiio codici di Giulin Vali-rio , ed alcun franimeiito ne sia forse sfato gia puhblicato. Egli ha accoin|)agnato tutto \\ testo d: note critiche , ed anche di al- cuiie criiioo-eiudite , ed ha soggiunto , ci6 che Ci'a fatto avea nella edizione dell' /fmerario , r iiidice di alcune voci di Giutio Valerio , che aggiiigiirre potrebl)onsi al Lessico Forcelliniaiio. Que«ia aggiuiita crediamo assai piu itnportanie che non ([uella che far voleasi al Lessico nie- desimo in un articolo di qnesta Biblioteca con Yoci piese la niaggior parte dalla media e dal- r iniima lacinita. Sibl Iral T. VI f. a6 4oa Curso cli Ictteratura drammatica del slg. A. W. ScHLEGEL ; traduzione italiana, con note, di Gio- vanni Gherakdini. Tre vohuni in 12.°, d' oltre fl 1 5 fogli ciascuno. Prezzo di tutta I' opera , liv. 1 2 italiane. — Milano , dalla stamperia di Paolo EmUio Giusd, contrada di S. Mar^herita, num. 1118 (1). I J A Blblioteca universale (2) , annunziando la piesente opera , s' espiiaie in cotal forma : tc Qaesta traduzione non e uno di que' lavori « precijiitati che i librai fanno sovente intra- « prendere per ispeculazione, Egli pare che il « sig. Gherardini abbia bene afferrato il senso « del suo antore, e bene studiato, per sua pro- « pria soddisfazione , il soggetto da lui trattato; a cgli e fedele nelTespressione, elegante e pre- « ciso nello stile , e la sua traduzione verra « letta a[)presso a poco con egual piacere che (i)Noi inseriamo il presente articolo nella Parte italiana^ si ptiche la vf nusta della lingua e dello stile che si am- niira nella traduzione del Corso dranimatico del signer Sclilcgel, e sopraltutio I'impoilanza dclle /jo^e apposlevi tlal tiadultoie fanno per un ccrto rispclto ilaliana que- st'opira, e si perclit speziahnente qui ci proponiamo di rcndere ad esse nuie quella giuslizia che un giornale stra- niero s' c assuttigliato di ncgar ioro. (■-») Bihliolhecjiie iini\er>el/e , laisanl suite a la Bibliolhc- que Liiilanuique, juiilet ibjy. CORSO DI LETTER.MURA. DRAMMATICA. 4o3 « 1' originale ». Uii tale giudi/io ( confornic a qucllo che fa gia pronmiziato da' varj iiostri giornali ) dee nuscire taiito piu grato al sig. Gherardini, quaiito che le lodi tioii soiio inai cosi belle e cosi lontcne da ogiii sospetto di parzialita, come allor qnando veiigono da av- versaij ;, e ben si mostra avversaria di lui la Bibl. univ. nella sua disamiiia delle note ond'egli corredo questo lavoro. La prima accasa ch'essa gli da , si e di non aver saputo nelle sue con- futazioiii evitare Vaigrew, Vhumeur ^ Vanlmositd. Una tale accasa mai s' accorda co' sentimeuti espressi a questo proposito da' giornali e ela moiti lertori italiani, a' quali parve per lo con- trario di dover soprattntto lodare 1' urbanita c la nioderazione usata dal sig. Gherardini verso uno straniero che, posto da baiida ogni rispetto, gode di calj)cstare con ingiurioso piede tutto intero il nostro teatro, senza eccezione alcana, Ed in vero , chiunqne trascorra la prefazione del sig. Gherardini e le sue note critiche , os- Bcrvera da per tutto ch' egli plofessa pe' talenti del sig. Schlegel la piu grande ammirazione , lo qualifica co' termini piu cortesi e piu lusin- ghieri , e non espone le opinioni sue se noa ge con modestia e riserbo , e direm cjuasi con timore d' olfendere 1' avversario cui dove pnr combattere. Che se talvolta per avventura traspare dalle sue parole alcuna scintilla di ri- sentimenio , esso e giusto , e mal gli sarebbe tomato di soffocarlo iateramente in peito, n;iac- ch^ non mai s' acc(uister.\ fede di buon cam- pione deir offeso colui che non dia segno di eentir 1' ingiuria a fpu'llo recata. Del rcsto , quaudo il sig. Schlegel , uou coiUeulo d' aver 404 CORSO DI I.ETTERATURA corrato di gettar nel faiigo un jMctastasio , un AUieri, un GoKloni, si butta addosso all' intera iiazioiie , e dice die il popolo italiano dh una sinistra ide*a della sua oostitnzione morale ri- inanendo commosso dalle opere del Metastasio ( Tom. n , f- 16 J, egli non ha jnu diiitto ad alcmi riguardo , e la Bibliotcca universale ha torto di pretendere ch'egli fosse trattato dal suo oppositore con maggioii carezze e blan- diinenti. • La Bibllcteca universale incolpa il sig. Ghe- rardini d'aver giudicato il teatro italiano coa soverchia [jarzialita; noi pero troviamo oh' egli si ristrigne a confutare le censure del signer Schlegel senza nuocere a' diritti che aver pos- sono alia gloria i teatri delle altre nazioui ; lo s;mtiaino parlare di Shakespear soprattutto e di Schiller con vivissimo entusiasmo :, e lo vediamo. era notar liberamente varj difetti ne' tre no- gtri grandi Drammatici, ed ora cercar plausibili modi di scusarneli , ma non mai pretendere di spacciarli j)er bellezze , come fa il sig. Schlegel rispetto a Shakespear e Calderon. La Bibliotcca universale asserisce che a il sig. « Gherarilini , j)rr invalidare il gindizio del sig. « Schlegel inrorno alia poesia italiana , lo pre- « senta com' uomo che fu strascinato dal suo « orecchio tedeseo (par son oreille tudesque ) « in errori grossolani suite leggi della proso- « dia ». Questa espressioi-e non si trova , ne trovar si poteva nella scrittura del sig. Ghe- rardini ; e tutta propria dell' estensore dell' ar- ticolo , e sopra lui ne deve tornare l' odiosita. Vuole la Bibliotcca universale che il signor ^JEUiQudi 3 dicendo uu verso di m siUabe; , ab» dhammatica. 4.e^ })ia intcso cli parlare rle' nostri settenarl , e pre* teiifle cir fgli si sia |ier tal maniera spiegato ottlinamente, giaccl»6 ne' versi italiani T iiUima sillaba, non avtMulo accento , e considerata ria' Francesi per soprannumeraria-^ ma rlla non s' ac- corgc clie , per zelo cli diff ntlere lo scrittore gint'vriiio , viene ad accusare in alcra guisa il sig. Schlegel, il quale , dando a' nostri endcca- sillahi |)iaiii ed a' setteiiarj il giusto lor numero di sillabe, farebbe supporre, sccondo la dottrina di essa, che questi versi avessero una sillaba di piu che uon hanno. La Biblioteca universale si shorza pur di mostrare cbe il sia;- Schle2;<"l noii poteva meglio offrire un'iilea deU'eudeoasillabo italiano che chiamandolo verso femmin'mo di dieci sillabe ; nia quando il sig. Schlrgel scende a questa particolarita , si e a proposito del- r eudecasillabo sdrucciolo, ed ei lo chiatna versa di doilici sillabe tcrniinato con una vocale muta (T. 11^ f. 39^,- dunque anche aniniettendo I'ipo- tesi di essa , e lasciando stare la vocale iriutii che iioi non abbiamo , non ne riniane percio giustilicato il sig. Schlegel : secondo noi , egli avrebbe errato il suo calcolo d' una sillaba , e di due secondo la Biblioteca universale , poiches r endccasillabo sdrucciolo ternuna con due sil- labe senz' accento , e quitidi soprannuncrarie o sia considerate da eesa come non esistenti. La Biblioteca universale niedesima non puo nascon- dere a se stessa c[uesta confnsione, uia pure si crede di sbrigarsene bellaujente con dire : Che iinporca cid ^ quando si d d' accordo suW idea? Noi pero in contrario siamo d' avviso che chiunquo cercasse nelle definizioni del sig. Schlegel e della Biblioteca universale di conosccic la uatara del 40^ COUSO DI LETTERATURA iiostro verso , o se iie formereWbe una idea tor- tissiina , od esclamerebbe col baron tli Monie- fiascone : Qiieslo e un nodo avviluppato , QiiLSto e un gruppo rititreccialo: Chi sviliippa , piii inviluppa ; Clii pill sgiuppa, piu raggruppa. Gr Italiani non tengono certo per una scirnza occulta^ conie s' esprinie per istrazio la Bibllo- teca universale , i priini principj della lor jiro- sodia; anzi li credono cog^nitissimi e agevolissimi a cbiunque , e percio reca loro tanto niaggiof nieraviglia il vederc che i piii degli stranieri non ne sanno cavar costnirto. Ad ogni niodo , il Gingnene , qnello tra' foresticri che rneglio s' intende della nostra letteratura (come dice il sig. Gherardini ), non ha bisogiio, per dare una idea de' versi itaJiani , di ricorrere alle sillabe sopranniimei arie , alle vocali mute, alle desinenze femminiiie; ma li chiauia correttaineiue co' nonii che si nsano fra noi. La Bihllotcca universale , per sostener cjuesto puiito d' accusa che pare ]e stia molto a cuore , dice che « ciasciina lin- « gua puo avere espressioiii convennte le Cjuali « sembrano presentare un senso difFerente , e « che nondimeno sigiiificaiio la niede&iiiia idea; « COS! in cronologia gl' lialiani ehiamario cin- « quecento il secolo XVI , e sricento \\ secolo « XVII; ne bisogna da cio conrhiudere ch' e' « s' ingannino d'uii secolo in tutte le luro date ». Primit ratnente non possiamo com|)midere cotne, per esen»pio , possa essere una efejjressione con- ■vennta il chiamar mutola , o in akri teniiini vocale che non si pronunzia , ui)a vocale che si pronuazia scolpitaxnente , c|ual h i' ultima di tutti DR.\]\IMATICA. ^07 i nostri versi ; cosl parlaiiclo c' iiiteiulereniino come i fabbricatori del la torre di Babele: in se- coiulo luogo, ainniesso pure il paragone addotto dalla Biblloteca universale , ella uon pose meiite che noi diciamo il cinquecento e il selccnto quatido contiamo per aiini, il che vale lo stesso che dire r anno mille e cinquecento , 1' anno mille e sei- cento o in quel torno , tacendosi il mille per modo di brevita ; ma che qnando contiamo per secoli diciamo, al pari degli altri popoli , il secolo XVI e non il cinquecento^ il secolo XVII e lion il selccnto. Lti Biblloteca universale si lagna che il signor Gherardini abbia chiamato fautore della scuola romantica il sig. De Sismondi. Forse questo ce- lebrc scrittore non sara mai stato roniantlco nel fondo del suo cuore ; forse alia Biblloteca uni- versale spiacera che per settatore romantico sia tenuto il suo concittadino ora che la scuola romantica , combattuta da tutte le jiarti , va di giorno in giorno scapitando di credito ; ma il fatto e che V opera sua suUa Lettcratura del Mezzodl iia fatto generalmente nascer di lui questa opinione ; quii^di il sig. Botta , egregio letterato , intitolo una sua Dissertazione : Gli Itallani gkidicatl da un Glnevrino romantico , o sla, le opiidonl del sig. Sismondo de Sismondi sopra i costiinil c la lettcratura Italiana , cc. ; c 1' ar- guto estensore del Trattato c/' alleanza fra le potenze romantlche lo nomina plenipotenziario della Spagua , del Portogallo e dell' Italia. (1) (i) Aifticolo estrayo dal NouvelUste fran^ais. ^c8 C0R50 DI LETTERATURA Ailorclie dnnqne 11 sig. Gherarclini nn^tte in contrasto le ojiifiioiii del sig. Sclilegel con qurllo del sig. Sismoiidi , egli si serve d' un mezzo ingegnoso per sosteuere il suo assuiito ; e se Del citare taiito questo autore , qnanto inolti altri , egli ha uii torto , si e quello d' essersi troppo frequenieinente rimesso alTaatorita alrrui^ in vece di piodurre le opinioni proprie : e ben "vero oh' egli rende ragione di cio in un l)reve esordio alle sue note; ma iioi lo avremmo vo- luto in questa pane raeno modesto e piu conscio delle proprie forze. La Biblioteca universale accu«a il sig. Ghe- rardini « di ripetere il rimprovero fatto cosi « spesso a" poeri romantici d' ammuorhiare in « un solo giorno ed in un medesiino luogo , « contra ogni verisimiglianza , avvenimenti che a dovettero succedere in grandi intervalli di « distanza e di teinpo » . e soggitigne « es- « sere strano che un traduttore di Schiegel , « e un traduttore che lo ha ottimamente c in- « preso , possa cadere in simile errore ». Noi abbiacno lette le note del sig. Ghf^rardini , n^ \i abhiamo trovato ch' egli biasimi giam.uai la liberra in se stessa di \ariar tempo e luogo in un medesimo soggetio ; < io solo ch' egli con- danna in questo particolare , si e la poca o nessuna arte che impiegar vi sogboiio i pueti romantici : ne di tatto quando Sliakespear , per esempio , trasporta la scena «lair una al- r altra parte del «non*lo , e seiiza cIjc gli spet- tarori abbiaiio avuto pur tempo di ricouoscere il uuovo sito , ii ricouduce la doude gli aveva juir diauzi levati , o gli strascma in un lerzo luogo , uou saj^jremiiio chi niai ne lo potrehbe DHAMMATTCAi ^O^ \o(\are. Altro e il tesseie una storia , ed altro ]' aiinodare un azione (lrainin;uica : le stracle che deve calrare V istoriografo ed il poetn , sono diversissime. L' arte richiesta nel cainbiar tempo e Itiogo fu grandeinente trascnrata da Shnkespeai- ; ma pure egli stesso riconohbe la necrssita di quest' arte : se cio non fo?se, nella Novrlla dH inverno egli noti avrebbe iiitrodotto il Tempo personificato cbe prega gli spettatori ad aver la coni|)iaoeiiza di varcare colla propria immnsinativa 1' intervnllo di ser/ici anni trascorso fra il terzo ed il quarto atto. Quando fosse conceduto a'poeti romantici di saltare a capric- cio da un luogo all' altro , da una ad un' altra epoca , noil s.irebbe stato piu niestieri cbe Sha- kespear in |)cr3ona del Tempo si sciisasse co' suoi spettatori dtlla liberta ch' egli s' aveva al- lora pigliata ; nondimeno egli amo meglio di far ridere I'uditorio con questo strano ripiego, die di mostrarsi ignaro d' uno de' primi prin- cipj dt^ir arte sua. So quello die avrei clovuro fare , ma non /' ho potuto , a non f ho saputo fare : ecco cio che dir voile Shakespear nel jjrologo del Tempo. Uno de' fundameuti del sistema romantico , e vero , si e quello di con- fidar rtiolto , e nioito assai , nelT immaginativa degli spettatori ; ina cio non da segno oerta- moiice di perfezioue delT arte : quelle oj ^^' ed altrove ). II sig. Gherardiui non ha dunqne confuso i due sistemi , ma si e studiato di cou- cilinrli ; e la Bihlioteca universale^ quaudo nou le fosse parso di poter coucorrere iu questo sentimento , avrcbbe dovuto mostrare che una tale conciliazione e iuconipatibile , e far vedere ch' essa non trovasi , per esempio , nel Gof' frcdo del Tasso. Finalmente la Bibliotcca uniuersale , mentre approva che il sig. Gherardini abbia fatta la sua traduzione sopra la traduzion francese del Corso drammanco ^ come quel la che « ofTre j^ei? « tutto maggior chiarezza e talvolta de'nuovi svi- « luppanieiiti a' quali I'Autore tedesco ha data « la sua sanzioue , dimodoch^ si puo ben se- « guiria come un testo origiuale » , gli da ca- rico di non aver recato in italiano anche la pre- fazioue del traduttor francese. Noi non direaio che il sig. Gherardini , lasciando da canto que- 9ta in'efaziono, abbia fatto bene o male; diremo Lrn?i che , essendosi egli proposto di traslatare uella nostra lingua 1' opera del sig. Schlegel , Don era punto ncce»8ario che traducesge aacora 4ia CORSO m LETTERATURA. cio die al sig. Schlegel non appartiene; in quella guisa che non sarebbe iiccessario che uno Spa- gnuolo , per esempio , il quale si servisse della tratluzione italiana per trasportar questo Corso nella sua favella, traducesse ancora la prefazione e le note del sig. Gherarrlmi : e tanto piu noil era necessario eh' egli desse a' suoi lettori la snccennata prefazione , quanto che essa e una niera apologia del sistema drammatico francese , e non applicabile a qnello della scena italiana , ancorehe sembri che niolta corrispondenza ci sia fra V un teatro e 1' altro. Chiaro si vede ch© questa prefazione fa iminaginata unicamente per far aaevolare in Francia lo spaccio del teste , e temperare in certo modo lo sdegno ch"" esso vi avrebbe prodotto ; ma invano : la pubblica- cazione dell' opera del sig. Schlegel fu quivi il se2;nale di una guerra acerbissima in cui I' au- tore non trovo certo que' riguardi ch'ebbe per esso il Gritico italiano, e che la Bibhoteca uni" versale s' infinge di non riconoscere. Ma poiche s'e detto una volta , e forse non a torto , che gl' Italiani non sanuo contenersi entro a' giusti Jimiti nelle loro disj)ute letterarie, credono gli stranieri di dover continuare a dir lo stesso , qnalunqne pur sia la circospezione e la coriesia usata da' dispntanti : difendere le proprie ra- gioni , sostener la gloria nazionale , e coiurnet- tere una c()l|)a e orainai divenulo per gl' Ita- liani la rosa uiedesinia agli occhi dc'nostri rivaii. Tale e la condizione di chi nacqne Per natura signor ^ per sorte servo. Tasso, Rime. Mentre noi abbiamo risposto alle censure fattc DRAMMATICA. 4l3 flalla B'lhlioteca universale al lavoro rlel sig. Ghe- rardiiii, crediamo d' averiie dato insiemc uii' idea eufficieiite a raccomatidarlo ad ogiii coltivatore de' l)aoni fetiuli : tale h stato il uostio srojio. Ma la Biblioicca universale non $' e gia linri- tata ad apjjuntare alcuiie delle note d(d tradiit- tore ; ella prende pur di ruira tutto il nostro papse , e s' avanza a dire rhe « per grande che « sia stata la ricchezza degl' Italiaiii uella cora- « posizioiie poeiica , essi debbono riconoscere c la loro poverta nelia cririca letteraria », Quaiido la Bihlioteca universale lasciavasi cader clalla penna qnesie parole , ella probabilmente ei era o sinuiiava d' essersi diiuenticata che uii Tasso J un Benedetto Fioretti , un Graviiia, uii Apostolo Zeno , un Mmatori , un Tiraboschi , un Metastasio, tin Zanotti, un MafFei , un Bec- caria , un Algarotti , nn Baretti , un Bettinelli , un Signorelli , nu Calepio , un Calsal) gi , un Cesarotti , un Aifieri , un Parini , un Ct retti , un Martignoiii , un Villa , un Pizzetti , un Ip- polito Piudeuioute, e cento altri, sono Italiaui, R 414 PARTE IT. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE Sulle Alghc vk'end nelle terme Euganec , con un indice delle plante r'mvenute siii colli Euganei , e un appendlce sopra alcune Alghe del la pro- vincia Feionesp. Zctrera del sig. CiRO PoLLlNI al sig. conte Francesco Rizzo Patarolo. I Di Verona y il i luglio 181G. iM qupsta patria augusta di Pliiiio e di altri crlel>ii uatinalisti , e che volli mia fare per adozioiie , in ciii giunsi pure a ridestare I'amore alio studio i\\ flora , io sono ancora fervente coliivatore tielia botaiiica , benche debba cou- suinare assai ore nella pratica niedica. E per niosirare che cosi si a, intendo dare alcun saggio S'g. (2) ChianiJsi da' Padovani Masegna , e serve a lastri- care le strade. E una roccia di color bigio o rossiccio pallido , di lessilura granuioso— squamosa , e composta di Jeldspalo e di mica o di orniblcnJa l)asallina, ossia anfi-? bolo ^ o piu sovcntc di liUti gli arcennati foh clelle Aljjhe viventi ncllc terme Eu- g;anee. La prima che mi venne vedura e la Monilia viririis ^ che ho descrilto nel fuscicolo delle piaiite nnove o rare del Veronese. Monilia viddis : acaulis globulosa efFasa, gra- iiuloso-articuiata , viridi-lutescens, PL nov. vel min. cogn. pag. 29. L' ho rinvennta in Abano nel condotto del bagiio de' cavalJi presso il coUe Montuon , ove ricopre i sassi flel fonrlo e del margine , i giuiichi e I' altre crbe pakistri morte. II grado di caitire delP acqna in cui vive e dai 34 '^^ ^0 giadi sopra lo zero reaninuriano. Altre due Alghe sono la Conferva quinina Miillcr nov. act. petrop. 3 , t. 2, , fig. 2,3; o ConjiigaUi porticalis ^ Vauch. Conf. t. 5, f. i, 3, e t. 6, Gg. i; o Conferva spit alls DilKv. t. 3; e la Conferva angulata mihi , o Conjugata anga- lata ^ Vauch. Conf. tab. 8, I'lg. i, 2, 3, ^i 5, 6 , '7 , 8 , 9. lo le ho riuvenute nel prlmo stato di giovcntu , quando cioe non sono aurora accoppiate. Conosco perfettissiinamente anibeduc tali specie, avendolo moltissime Gate vedate in tutte le ctii uei fossi c nelle paludi del Veionese. Agli Enganci io le ho rinvenute ne! lagheito a Jato alia tcrma di S. Elena presso la batfaiilia, e la seconda anche nehe aequo stagnant! del coHe Bibl. Ju-iL T. VII. 27 4'8 SUI.LE ALGHE VIVENTI Montiron in Abano. II grado rli calore (IfU'acquo ove vivcajio era clai 24. ai trcnta sopra lo zero Ecanm. La qunrfa parw,\ la Conferva fontiiiaUs o piut- tosto una rli lei varietii oscura o giallo-fosca , (Iel!a cpiaK; lia dato la cKfiiiizione c la iigura il Michnli clip la osscito nelle acqne di Monte grotto : Bysms pcilnstiis subohscura filamentis non ramosis brrvibus. Mich. gen. 21) , t. 89 , f. 10. lo r ho rinvenuta nell' acqiie tepide di S, Elena e d' Abano. IjJ quinta e una Conferva die non parmi desriitta dagli antori , seppure iion e varieta singolarissima della Conferva fontinal'is. lo la cbiamo Conferva intexta dal suo niodo ili giarere (V. la fig. T). Verisimilniente e il Bjssus coriacens thermalls nis,rr • Vandelii De therm. ]>atav. p. i23. Cresce volgarissiina nel marline delle terme del colle Montiron prcsso Abano e a Monte Grotto , ove il ralore arriva fino ai 36 sopra lo zero, Prcdilige i luoghi ove a|i])ena scorre nn velo cV acqua.^ ivi toitnando grossi strati d' nn colore fosco o giallo-scuro piu o n)eno atiqji , della spessezza talora di mezzo- pollice, sicche la parte snperiore riinansi all' ascintto , e non e irrigata chc da!!o s|)rnzzo della sorgente= 1 fdamt nti sono tenarissimi fiuehe sono umidi e fittissi- niamente insieme imrerriati a modo di rnvido panno. Appaiono ad occbio ignndo della gros- sezza d' nn capello. La loro lungbezza arriva da nn poHice ad un pollice c mezzo. Osservati a microscopio, sono semi-opachi e uericci con una licvo tinta verdastra. Non dassi a vedere vcvun sc'tto nella loro lunghczza, e rappresentano due lincette divise tla uno spazio semidiafano, ,{;■■ .1 NELLE TERME EUGANEE. 419 Sicciife pare apparteiiere al pari tleila precedrnte Alia fiuiiiglia delle Ettosperine del Vaucher. Singolarissima h la struttnra della scsta Con- ferva, ciii dal luogo di nascita chiatnero Cuujciva apono. : filatnentis laete viridiljus inarticulatis fistiilosis ranjosis , ramis gioineratis rnultoties divisis p'ariterque inarticulatis , extremitatibns pcllncidis tenuissiiTiis, Fig. II. Forma tlegli strati d' nn verde gajo e come vellutato sulle pietre e sui rami del fondo e dei margini dei fosso die trasporta 1' acque termali del colle Montlron di Abano , ove il grado di calore aggingne dai 3o fino ai 44 sopra lo zero. La base sta appiccata ai sassi o ai rami die nuotano nel ruscello ; e probingandosi a inodo di tronco maestro, maiida un'inOnita di ramo- soolli, i qiiali si dividono e suddividono in fda- n)cnti Innglii esilissimi, Os?ervata a microsco[)io ima ciocdu-ttina di Conferva, si scorg.mu e la base e i rami d' iin vorde opaco , salvtt It- ultime sottilissime cstremitii die sono pcllncidf, Non aj)j)ari8ce vernna articolazione ne sctto divisore in tntta la lungliezza. In qnanto all' interna strutlura, repnto sia la pianta interamente vota, costitucndo come un tubo o canale ma.igiore a pareti vcrdi, il qnalea nuino a numo si divide in altri minori. Im|>erocdie avendola recisa in varii Inoghi, iiiuna sostanza ho vednto nuotare neir acqua del crisstallo , ov' cssa stava im- mersa. Per rio die sjietta al modo tli molti- jtlicarsi, non ho potiito discoprire \erun organo j)ariicolare. Poich^ moiti modcrni hanno diviso le Con- ferve in pin g|)i die ajjparivano , divcntaiio set)i|)l!ci. Oitraccio per- doiio ojTtii inovimeiito, ne lo riaccjuistaiio tortiati neir acqna trrmale ed ("Sjiosti alia luce : solo alciini lilatncnti tratti dalTacqiJa gelata offeiiror.o qiialche lentissimo moto. Si lijcltiplicaoo sepa- raiidosi in pozzi. L' accrescimeijto dei pezzetti occorre rapidissimauiente , siccome soniui piu d' una volta avvednto. Qaeste osservozioui e siinili per me riferite nel inio viaggio , le quali non mi seinbraiio esplicabili ne con liegare meccanicamente. Si e pensato che il bisogno della luce die si nia- nifesta nelle plante pressoclie tutte, fosse quello clie sospinwesse le oscillarie verso essa e le faccsse niuoveie. II qual bisogno altri anio poi spicgare chimicamente , adducendo I'attrazione della luce verso 1' ossiaeno costitueiite 1' oscil- laria ., e dtH' ossigeno verso !a luce \ la ([uale attrazione deirossigeno, come fortissitna, fa sn- perare al fiiamento la gravit^ ticgli dementi che lo compongono e la resisteuza del fluvido ove sta inmierso, e tutto lo strascina verso la luce^ Per do stcsso anche 1' altre Conferve non irrl- tabiii s'dcvano alia snperficie dclle acqnc , c NEf.LE TERME EUCA.NEE. ^.iS quelle chc piii eliminano gas ossigeiio, come la Conferva bullosa^ \nh ceierameiite cio eseguiscono'. Laoiule il fenoiufiiio iiou sarebbe cbe una ino- dilJoazioiic dt'lla iiutazioiie o incliiiazioiie delle rsime , lU'lle foglie, tiellc parti vercli e aussur« e dallo SwUercr- 42.6 SULLE ALGHE VIVENTT microscopio, iioii offre organizzazioiie cli sorta^ £ uii tessuto ainorfo e massiccio simile a quelld d' uua goinnia o d' tina gel.irina. Per eiitro ap- pariscoiii) globetti , di varia IJgura e grandezza^ di sostanza calcare soUda , oia distanti , ora frequenti e avviciuati. Sovente porge aiiche al- bergo ai filamenii della varieti\ minore e sco- lorata della Oscitlaria Cordi. Cotale sostanza si forma inccssauteuieiitej e apparisce anehe sotro 2;li ocelli deir osservatore. lo me ne accertat Staccando dai margiiii dei ruscelli dei pezzi di membrana, e uel di appresso o nel susscgueiite scor^^eva gia uii veto di geiatina tai)pezzare il luogo. Questa e 1' Uha thernialis ^ valvulosa , crecta^ s':mplex^ capiCido siibrocundo dal Vandelli descritta e figmata (De Therm, patav., pag. 120, tab. II. ) , e cui Liimeo ha chiamata U/va labi-^ Tinlhlformis dietro la bizzarra figiira data da quel poco valeiite osservatore. Ogii' uom compreude non cssere un corpo organizzato, ina una uiassa che si forma a poco a poco per I'aggregazioue delle particelle organichc ed elemciiiari, come si va depositaiido e condejisando la materia calcare per 1' c'va[)orazioae dell' acqua termale, c costituisce gli strati calcari che coproiio e restringono i margini ed alzauo il tornio dei fonti. Pero dalla riunioiie delle particelle elctnen- ■ taii ed orgauiche per la formazlone di cotesta sostanza ( della Cjuale sarebbe giovevole che qualche chimico valeiue iiis^itnisce 1' aualisi ) alia furmaziune della JfTonilia viridls ^ del mio Vematium coleopterorum^ d'una oscillaria, d'asui niuflPa, d'uii bisso, quale tenue diifereoza ? Av- Veue forse una maggiore nel passaggio dalU HELLE TERBIE EUSAtiJEE. 4^7 ■emnlice oonsolidazioiic calcare , dal ttifo alia cal^care cristallizzata , in uii.i parola . dalla soni- plice aggregazione ainoifa a'la cristallizzazioiie? E come la materia calcare giusta lo diverse cir- costanze pno cristallizzarsi ora in una figura , ora in un'altra, noii occorra egli lo stesso delle particelle cleinentari riunendosi ora in una oscillaria, ora in un bisso, ora in un mo- nade , o in un gonio , in una spugna , in uti alcioue , o in altri esseri seni|jlicissiini che oc- cupano q\\ ultitni gradi dell' organizzazione ? Percio non veggian\o noi preesistere in essi germe , o seme , o uovo , bastando la sola at- trazione, la sola forza attrice ( Urthatigkeit ) a crearli. Dal che potrcbbesi coiichiudere e la niaiicanza d' individiialitA in rotali esseri per la inancanza della i^^/ioiie del gcnere e della spe- cie , e ch' essi costituiscono il passaggio dal regno organizzato all' inorganico. Ma tali cose soiio si sottdi, die noi ne lascierenio volontieri ad altri la tiecisione , e attenderemo novellc osservazioni e piu precise (i). (i) La lista d'lle pianto osservate dalt' A. ne' coUi £u- j{Biiei si daia nel vculiuo fascicolo. (L' Edit. J 4^8 SULLE ALGHE VIVENTI APPENDIX Exibens nonnullas Algas Veronenses Conferva cinerea. C. filamentls cincrcis hrcvlsshnh , simpUcibus et bifidis inartkulads et pulpier ul ends. Fig. V. Byssus puhendenta et ramosa , cuierei colorls. Segn. Fl. Ver. I , p. 4O' Fdamenta cincrea subtdlssima , vlx midis ocul'is disdncta, unam duasve lineas longa , siinul int<^xta ct subdecumbenda , odore teulter mucido. Mlcro- scopio aucta exacte tercda , ohtusa ct optica ap- parent, punctulo fusco tei ininata, alia siinplicia , alia bifida , plurima conspersa puli>ere quodani , interduui in glomerulos coacervato. Habitat in speluncis humidis colliuiu , rupibus calcareis adhaerens , ct praecipue ad fonteia di Somavalle dictum in valle DoDega , seciindo ab ttrbe Verona lapide , ubi tutuin fornicem tegit. Conferva fontinalis. C. filamentis viridibus , inarticidatis , simpUcibus , cylindricis , obtusis , globubs gcminifcris lateralibus , solitards , sessiUbus , rotitnuis. Fig. VI , A. C. filamentis simpUcibus , aequalibus , digito bre- vioribus. Linn. Byssus acjuatica tenuissiiaa atro-vircns pellem niurinam refercns , brevi^sunis et sirnplicU/us fila- mentis. Michel. Gen. iiiv , tab. 8(^, fig. 11. iG. Conferva '^Wcy^QWi : filamentis Ai it' ibus , inar- ticulatis , simpUcibus , ramonsque , cylmdriciiS , obtu- NELLE TERME EUGANEE. 4^9 sis , globulU gonvnifcris scssilibus , rotundls , late- ral! hits ct ternnnallbus. Fig. VI , B. Byssus minima palwitris , obscnra , cras^inribiis filainentis, plcrumque simplicibus. Mich. Gen. tab. 89 , h' 8. . y. Conferva baldensis :y?/tt02aiftv viriilibus simpli- cibus ct ramosis iriarticulatts , cylindricis , obtusis , globiilis gcmmifcris solitariis rotundis , scssUibiis , hicviterve pedunculatis , lateralibus ct tcrminalibus. Fig. VI, C. In rimlis ct fontibus occwrit ad lapides et gle- bulas ajfixa. Var. a vulgaris constat filamentis te- nuissimis , densissime sibi incumbentibus , modo tres quatuorve lineas lungis , modo biuncialibus ut m varietate obvia in fossis agrorum oryza satorum. Var. B. qnam CoiitVrvam Miclielii vocavi utpote quae constans filamentis partim simplicibus partim ramosis mihi referre visa est Confervam ab exiniio Michelio I. c. descriptam , provenit in rivulis lente ftucntibus collium veronensium atque in ductibus aquariis pistrinorwn , praesertim in suburbio S. Georgii , sccus viam pagi Avesa diet:, ubi qua- ciimque fere tempestate globulis gemmiparis pre- gnantcm observavi. Utque melius innotesceret in horto hotanico cducavi , atque ex globulis grmmi- feris nova filamcnta oriri conspexi. Ex quibus in- fertur Confervam nostram quoad generationis mo- dum ad Ectospermas cl. Vaucherii spectare. Var. tandem, y. copiosa manu invent in fontc Hi Navole dicti montis Ealdi, nee non ad latera rivuli ejusdem nominis. Nam tres Confervae descriptae sint varietates vel species dcterminarc neqitev. 43© SULLH ALGIIE VIVENTI Conferva pistrinaria. C. filamentis vlribus simplicibus ardculads intri- catis , ohtusis , loculls longitudine ladtudincque su- baeqitalibus , imi-bigramdads. Fig. VII. Super rotas pistrinoruin suburbanurum Vcronae quocwnque anni tempore occurrit. Saepissime mi" croscojiii ope illam perscratati sumus^ utque in va~ scuHs et in horto seri>avimus nt innotesccret quom- modo procreat.ur. Quod hactcmis dctegvnus sunt granula p'wima , quae super filamentorum superfi' ciem proueniunt , modo rotunda , modu oblonga fereque cylindrica et intersecta. Nam gemmae hae sunt? Conferva quadrigranulata. C. filamentis hyalino-viridulis tenuibus , cylindri- cis , simplicibus , longiusculis , articulatis , loculi quadrigranulati longitudine latitudincm dimidio exce- ilcnte. Fig. VIII. Habitat in fossis Campi Martii Vcronae , 3Iajo ct funio mensibus in aquis natans. Fdamenta mi- nutissima , magnitudine Proliferae parasiticae Fau- cjierii. Ad singuli loculi cxtremitates adsunt gra^ nula duo, septo incumbcntia. Ulva tuebinata. "^ I/, fronde tubulosa , turbinato-subcapitnta , sim- plici , anfractuoso-sinuosa , lutesccnie. Fig. IX. Microscopic aucta visendam prodit membranidam gelatina jarctam , qua innatant fdamenta subtilis- slma ^ non mondiforniia ut m Linkia Nostoc, sQd NSLLE TERME EUCANEE. 4^^ cylindrLca cxtremitatc crassiorc in granuluni sece- dentc. Vide dcscripdoneni quam dcdi in ope.re mco^ mi titulus Viaggio al lago fli GartU e al moiite Baldo , pag. 44, 40, In aquis circa oijzcta fiucndbus prope Villiin- penta pagum Quindli , inque sinuhus Benaci prae- seriini Insidae dei Frati nuncupatac ^ atque Sirmio- uis Sexdli mcnse mild olma fuit ^ Valli sue viae , Sparganii , Typliarum, Scirporum, aliarumque pa- lustrium folds affixa. Tremella quercina, T. crassluscula effusa gyroso-undulata , luteola. Fig. X. Tremellae Jiujus structura est plane singidaris, 3Iicroscopio composito visa dctcgantur fdamcuta tcninssima cyUndrica in centro, ct granula plurima per substantiani exteriorem sparsa. Autumni tempore milii saepe sese ohtulit su- per ranios Querais , qui ad iiccs susdnendas in- iendimt. 43a SULLE ALGHE VIVENTI EC. Spicgazione delle figure. Fig. I. A. Conferva intexta di grandezza nalnrale. B. Alcuni filamcnti diseguati separatimenle onde si vegga il loio modo di giaceie. C Un tilanu'Dlo ingiossato. Fig. II. A. Conferva apona ( Merizomyria apona J di grandezza nalurale. B. Ingrandita. Fig. III. A. Conferva f Oscillaria J dupUsecta di gran- dezza nalurale. B. Ingrossata. Fig. IV. A. Conferva ( Oscillaria ) Cortii di grandezza nalu ale. B, Ingrossnla. Fig. V. A. Conferva ctnerea veduta ad occhio nudo. B. veduta a microscopio. Fig. VI. Conferva font inalis A. variela volgare di gran- dezza nalurale e ingrandila. — — — — B. Conferva Michelii. — ■ C Conferva baldensis ve- duta a raiLroscopio. * Globelli moltiplicalori ingraudili , alcuni dei quali prendono a gerinogliare. Fig. VII. Conferva pistrinaria veduta a microscopio. Fig. VIII. fo«/en'a quadr!°ranulata ingrandita. Fig. IX. A. Ulva turbinata di grandez/a nalurale. B. Filainenli osscrvati a microscopio , alcuni dei quali otlrouo 1' estremita piii grossa sepa- rata in un globetto. Fig. X. Tremella quercina di grandezza nalurale. B. Filainenti del centro veduti a microscopio. C. Granellini della circonferenza osservati a mi- croscopio. m. Tomo VII. Pa<^. >.H. Km./.,,, . '/u,. '•"." n. ft. ^^^^i^^'^m^,,..^'^^^^^^''^^^^ rOHFEKVE 435 Viassio al Capo Clrcco , con osscruazioni natiirali fatte ill. quel concorni. Lettere del sig. Brocchi al sig. Sebastiani professore di botanica nel- f Uiiwersird di Roma. Lettera II. 10 mi stiidiai nella precedente lettera di delineare un rapido abbozzo de' monti Gircei , e di toe- care alcuni punti di fisica correlativi alia cose che da Omero furono dette intoruo a questo paese. INIi sono riserbato di ragiouare era un j^o' |jiu distesamente suUa geognostica coudi- zioiie di quelle montagne ; ma , ohinie ! aseai di mala vogiia so indurmi ad abbandoiiare del tutto r argomeuto della botanica , tanto mi sta a cuore di aguzzare in Lei la brama di visitare una volta quel suolo per indagare piu a fondo quali particolari razze di piante alimenti. Ella h in grado di porgere notizie piu esatte e molto piu importanti di gran lunga che noa sono quelle poche da me partecipate : e vera- inente io sono di avviso che porterebbe il pre- gio che uu botanico della sua tempera ivi si trasferisse , e definitivamente giudicasse qnanto sia fundata la tama che uegli antichi tempi go- deva il promontorio Circeo di cssere feracr. di etnpendissimi farmaci. Niuna sicura conseguenza posso io ritrarre da quanto vidi ne' mesi di ♦hcembre e gennaio ; iraperocch^ quantunquc aia vero che il verno di quel paese pareggi ia. Jiibl Jcal. T. VII. aa 4>54 V I A C U I o nostra primaveru , e manifesto avere geiieral- rneiite le piante aniiue il loro periodo di vege- tazione , e le poreiini e le arboree quello di frondesceii^a e di fioritura ; periodo ristrctto entro liini!; che esse non sogiiono d' ordinario preterite di molto , corra pure la stagione mi- tissiina, Che se alcune per la clemeaza del clima indngiano oltre all' usaro a spogliarsi delle froi:di e dei tiori, o altre si affiettaiio di fame niostra , in m(>lto piii gran numrro sono quelle che regolarnif nte si atteugono alia legge che loro e stara dalla iiatura prescritta. lo deg- gio persnadenid adunqiie di avere appena colto nil picciolo saggio
  • sse ivi coliivata, non al- trimenti che presso di noi si accostuma;, mail Bellonio afferma che viene nelle valli ilel monte Ida in Gandia ( Observat. L i, c. i 7 ) <, e: pricna di iui Id aveva amuinziato 1' Angniilara (^De sempl. p. Q.-JI y Neir Oriente altresl dee essere spontanea, poich^ Avicenna che ne tesse un as- sai prolisso capitolo, dichiara che jebrocli chia- masi in Arabo la radice della mandragora salva- tica , che da quauto ne dice si palesa e»scre 4^6 VIA G 0 I o appnnto la nostra (Canon Medic, pag, i56)^ e sc era salvatica, germogliava adunque senza cuU tura ne' paesi ove soggiornava quel medico, o nella Bartriana d' (»nde era nativo , ovvero sia iieir Arabia. Che si rinvenisse parimento in Giu- dea , e clie cssa sia il dudalin della Biblia che gli interpret! e gli espositori di quel libro tra- ducono per mandragora , o se con quel voca- holo s" intendesse piuitosto la niusa , come e d' avviso Biagio Garofolo (Z?js5. miicr//. /?. 291 ), o una r;TZza di cocomero che Linneo ha inti- tolato Cucitmls dudaim^ altri sel vegga. II Clusio dice di averla trovata ne' cainpi verso Cadice cd in altri luoghi dell' Andalusia (Bailor, plan- tav. hist. p. 86 ) ; nia gioverebbe a noi di sa- jjere se sia nelle regioni di Europa meno me- ridionali , o veramente se si registri dai compi- latori delle Fiore sulP altrui fede. Non havvi da queste parti montagna che abbia fama di abboudare di srmplici , ove gli erbaiuoli non dicano esservi la mandragora ^ ma io confcsso di non averla mai rinvenuta , eil assai pin va- lida della niia e 1' autorita del slg. protessore IMoretii, dotto ed esperimentato botauico e gran cursore di monti, il quale afFerma la medesima cosa. Haller la mette nei burroni del monte Generoso nella Svizzera^ ma non la vide cogli occbi suoi propri (Hist. Stirp, Hvlvct. p. aSo ), e TAilioni in Valle d'Aosta; ma non indicando, con- tro a quanto e suo stile , la precisa stazione , lascia dubbio se 1' abbia ejjli stesso trovata. II Calceolari dice che viene copiosa in una Valletta presso Torri accanto il monte Baldo ; ma assi- cura il Seguier di non averne veduto uu sol piede ne ia qaella , ne iu altre parti del pre- AL CAPO CIRCEO. 437 fato monte , cliech^ in contrario ne ciarlino que' paesani , ne la vide tampoco il sig. Pol- lini , come appare da quell' elegantissimo suo viaggio a! lago di Garda ed al monte BaKlo di recente pubblicato. II Mattioli sciive che alligua in Italia in piu luoghi, e massime sui monte Gar- gano in Puglia, e questa notizia del Gaigano fn poi ripetuta dallo Stapelio , dal Dodoneo e da altri ; ma non avendo noi una Flora di quella regione, non possiamo sentenziare se sia ivi na- turale o educata da que' monaci : die se que- sto non fosse , e se la mandragora veramente stesse snl Gargano, non sarebbe allora impro- babile che crescesse anche nel promontorio Circeo. Ella vede adunque quanta erudizione lisparmiar si potrebbe ( e ne ho messo appena un lieve sentore ) , e quante indovinazioui sa- rcbbero tolte di mezzo se deliberasse di recarsi Ella stessa su quelle montagne. Vorremo noi credere che i Greci abbiano cosi chiamato quella ])ianta piu per darie il nome di Circe, maga re|)utata espertissima in veneficii, che per al- lusione al luogo native, nella stessa guisa che i posteriori botanici crearouo il genere Circcea senza pensare se le spezie si trovino o no in quel promontorio? Pliuio dice che Circe nel suo sontuoso pa- lazzo solova abbruciare il cedro,il quale posto «ul fuoco esala mi fumo iragrante. Sotto il no- rae di ccdro non intendevano gia gli antichi quella pianta che con si fatto vooabolo e da noi chiamata (^Citrus medica) , che dicesi essere giunta in Italia dopo i tempi di Pliuio, ma un al- bero resinoso delia lainiglia de'pini, che e il Finns cedius diLinneo, ficquente nci monti della Siria, 43§ VI A G G I 0 Ora quest' alboro , clic per 1' odoroso suo le- giio era in graiide stima appo i Uomani , non si rinvicDe al certo nel prornontoriu Circeo ; ma fatto sta che Plinio (hh i3, cap. i6)attri- bui a Circe quanto Omero iiarra di Calipso , e forse anche senza avere consultato V originale si atteime a Virgilio, che laddove paria di Circe meclesima fe' questa applicazione dci versi del poeta greco , dicendo : tecdsque superbis Uiit odoratum nacturna in lumina cedrum. Da ttitto qnesto adunque si fa manifesto es- sere cosa oltre niisura difficile , e direi quasi clis[>crata, di accordare la fisica con quanto gli antichi poeti raccontano intorno a c[nesto paese: per Ja cpial coaa se Procopio gindiziosamente cli6«e che intatito Omero chianio isola quel proniontorio in quanto che tale appare a chi da lungi !o vode , egnahncntc sensato mi sem- bra Strabone , il quale riferendo essere faina che quel snolo abbondi di piante medicinali , forse, soggiungr: egli , si diranno tai cose per acconciarle cun la tavola di Circe. Non posso lasciare cjuesto argomento senza fare cenno del niirto. Plinio afFerina che cpiesto arboscello fu la prima volta veduto a Capo Cnceo d' intorno alia sepnhura di Elpenore ; e j3oiche esso litiene la greca deiioaiina/ioae , si avvisa c[uelIo scrittore che cio provi essere pianta forestiera e venuta di Grecia. lo non sono alieno da!!' adottare questa conseguenza ; e passando dal mirto a'd'alloro, pen deiei a cre- dere che peregrino fosse anche qnesto , e si potrebbe j)cr avventura dirlo coii pin fonda- AL CAPO CIRCEO. ^ig mento. La ragloiie che io nc a 1<]aco h il iioii averlo mai veiluto in luoghi aflfutto deeerti e sclvaggi , e negli iiitenii peiietrali d-'lle bosca- glic , ma seinpre iV appresso all" abitato, stante che il ?ito piu remoto e solingo ove mi sia coiso air occhio fu la ciina del monte di Circe, ma cola cravi un tempo una fortezza, che noii sappiamo quando sia stata abbaiidoiiata. Ne dee sembrare cosa iiisolita csservi piante stra- iiiere , che addomesticaiidosi ed actjuistando presso noi la cittadinanza, si raantengano sola- mente accanto alio abitazioni , conciossiache di sifFattv» piante che chiainerei urbane, ne abbia- mo parecchie: la Phytolacca decandrta^ \iC-v esem- pio , U Datura stramoniwn ^ la Oenothera bien- nis , sono piante Americane le quali vegetano ora sjtontanee fra noi , ma stauno soltanto o nellp aie de' contadini , o non molto lungi dalle case : PZ/igero/i canadense si e attcntato di mettersi pii!i al largo , e di passare nelle cam- pagne, uia non si scosta da queste, e compare scinpre ne' luoghi coltivati. Nel novero delle piante urbane dee essere registrato il aeUonuno e forse anche il bosso , e vi includerei altresi lo Styrax officinale che trovasi presso Tivoli fra le rovme iantato il Kinvo dalla Grecia in Italia nun pnossi u»are V argo- ^4© V I A G G I O niento dl cnl si vale Plinio h\ proposito del inirto , poiche il nome suo nou e altrimenti greoo, nia latino. Nulla ostaiite noii si dee af- fatto rinun/.iare all' etimoiogia, imperocche chi potrebbe asserire che il prinio ceppo non fosse stato trasferito dal protnontorio Laurio che era neir Attica , e che V albero abbia assnnto il no- lue del paese da cui fu portato ? Per dare il vocabolo proprio a niolte altre pi ante cosl adoprarono i ilomani; che il ciriegio (^ cerasusy fu in tal guisa chiamato perche venne da Cera- sunte, il pesco (^malus Pcrsica de'Latini) trasse la donoininazione dalla Persia, Terba niedica dalla Media , ed il territorio di Cartagine ha date il Konie al malum Punicum che diciamo meloirra- o nato. Una forte induzione che il lauro sia di greca origine mi srn>bra essere quesLi , che Catone, il piu antico autore latino che ab- bia trattato di cose agrarie, ranirnentando due sorta di lauri, gli intltola col nome di due paesi greci , distinguendo il lauro delfico e il ciprio. II prinio , che usavasi in Pvoma, come Plinio dichiara, per incoronare i trionfatori, e il lauro comuiie di cni parliamo ( Lawns nohilis ) rico- iioscibile in molti antichi nionumenti, ed il Ci- ])rio e da presuniere essere una varieta di esso. Catone asaiunse ancora 11 lanro selvatlco ; e cjuesto e il Viburnum tinus , arboscello serapre- verde , comnnissimo pel promontorio Circeo e in tutte le circostanti boscaglie. Ma In troppo gran labirinto io ml vado av- \olgendo , e non so come trovero la via per uscirne con disinvoknra , onde annodare il di- scorso, dovendo poi trattare di pietre, Lo saltero ad un tratto , e dal regno vegetabilo passero AL CAI'O CIKCEO. 4.4.1 ex abrnpto a parlare del mitierale , come pro- misi nel fine della prima niia letrera, e come senz' altri indugi doveva fare incominciatido quest' altra. Dir5 admique che la siipposizioiie che il pro- montorio Circeo fosse un'isola, non h gia !a sola a CLii abhiano dato occasione i versi di Omero: questo poeta ha^ innocentemente stra- scinato altri nelP opinione ancora piu inverisi- niiie, o, per parlare liberamente, falsissima, che vi fosscro in quel suolo vulcani ardenti, lo dico innocciitemcute , poich^ facendo egli raccontare soltanto ad Ulisse che aveva veduto aggirarsi un denso fumo per quelle selve , se altri ne de- dusse cssere il fumo di un vulcano, deesi forse aggravare Omero di questa bugia ? lo ho par- titamente visitato quelle niontagne, ed assicuro di non avere saputo ravvisare il menomo indi- zio di rocce vulcaniche , e mi persuado che altri non gapra vedere altrimenti : che se par- liamo della contigua pianura Pontina, mi e be- n, nissimo noto che un bell' ingegno cultore della " storia naturale, che ora soggiorna in Roma, non ebbe ribrezzo a credere , o a volere far cre- [ dere , essersi irapaludato quel suolo in virtu di I un avvallamento cagiouato dalle esplosioni dei fuoclii sotterranei. So ancora che egli fu cun- traddetto, ma da chi non avendo o bastauti ca- pitali scieutilici, o coguizioni locali, si acciuse a distruggere quell' ipotesi sostitueudo un er- rore, con ncgarc trovarsi sostanze vulcaniche nelle campagne Pontine. Essse in qualche luogo si ravvisauo navigando 1' Ufente , quantunque altcrate assai dalla iiaci[)almente dalle parrioolari ahitndiiii. Ailoroh^ s' introdusse in Francia il nnovo si- sterna di jjesi e misure, furono s])arsi j)(l |jub-« blico diversi compassi e scale , altre 8emj)lici , altre lognritmiche accomodate al'a conversione delle uiiira antiche nelle nuove. Turte per altro aiidarono quasi geiierahrveiite in dlineuticanza , e il popolo invece apprese assai presto I'uso delle tabelle di ragguaglio che ora vetliaino diffuse anche fra noi. iMi pare ch« nelle questioni di siinil genere il ginuizlo del volgo non sia da disprezzarsi. Per rigsiardo poi ai dotii, seinbra che essi nelle inoderne macchine abbiano prin- cipaltnente di mira I'esattezza e la semplicita , conaiante col minor pe&o e volume , allorche si tratta di macchine da trasportaisi; poco cu- randosi che la riduzione delle osseevazioni ri- chierla poi un lungo lavoro. Queste qnaliia sono particolarmente desiderabili in un barometro che deve portarsi su baize dirupate , ed osservarsi in posizioni incomode, o su' monti ghiacciati, o sotto il sol cocente, e spesso ancora in mezzo alia turba importuna de' curiosi. In tali circo- etanze conviene che poche e brevi sieno le ope- razioni da eseguirsi per aveie i dati indispon- •abili del calcolo, unde il viaggiatore possa raccoglieie sn di esse tutta la sua attenzione; se queste son molte, egh non ])Otra trarsi presto d' inipaccio , e cresceri la probabiliia di pren- dere abbaglio. II calcolo delle correzioni aU'in- contro pu6 dall'osscrvatore eseguirsi a tutt'agia liei proprio g.ibinetto , ripetendolo j^iu \oUe 4-68 USO D* UNA NUOVA. SCAT.A EC. in rliversi modi , ourle evitaie ogni sospetto d'orrore, e puo anche couiintttersi alia cv.ya al- triii da chi voglia coiisacrare tutto il suo tempo alle osservazioni. Uii esperto calcolatore poi trova nei inetodi numerici rnolti vaiitaggi sia iier calcolare tutto in uii colj>o un gran lunnero di altezze osservate , sia per discuterle c sta- bilire fra esse quelle che ohiamansi equazioni di condizione , o sia m fine per variare a pia- cere V uno o 1' altro degii eleinenti del calcolo seeondo i canoni dati da diversi autori. Ad onta di cio son persuaso che I' inven- yione del sig. Bertoncelli , siccome e certaniente ina^'anosa , cosi potr^ essere d' una reale uti- Jita ; £;!acche e bene che coloro che temono d' iinbarazzarsi in operazioni aritmetiche, e che per questo lirnore tralasciano d'istituire inipor- tanti osservazioni , abbiano un nietodo grafico jier giungere senza uso di ciiVe alio stesso intento. Alcnni poi , sebbene |)ratici dell' aritnietica elen)entare , trovano difficoha nel mantggiare le \olnmiuose tavole de' logaritmi. Per essi ea- ranno utili alcunc tavole special! pel calcolo 0 0 '.j^ '^ S •- p •^ N C < p Elcvazioiie approssiiiiata sul del niaie 0 (L ca 3..., .3 c r — ' •:; tc.., e 0 T3 5 ^c 4/ = ~ 0 c 3 ?" 'a si g 2 ^-= -a — II II IMHJ ■'■■ = 3 « .2 "> !S « 0 s 0 ft. || 2 c 0 -0 Si « "" « 'S .- 2 0 poll. lin. tese cent lesp rent tese cenl. poll. lin. lese cent. tese cent. tese cent. 2«. 2 0, 00 1, 29 o> 00 25. 8 4o3, 66 I, 4^ 1, 01 2b. 1 12, 87 1, 29 0, 06 2 0. 7 4.7. 78 ,, 42 1. o-' 28. 0 25, 77 38, 72 1, 29 0, 12 2'). 6 4.M, o5 446, 17 1. 42 2, 04 27- 1 1 1, 3o 0, 18 25 5 1, 42 2, 11 i 27- 10 61, 70 1, 3o 0, 24 25. 4 460, 43 1, 45 2, 17 27. 9 64, 72 I, 01 0, 01 2 5. 5 474> 74 «, 4'i 2, 2' 27. 8 77. 7.9 1, 3i 0, 37 25. 2 489. .„ 1, 44 2. 3i -1- 7 00, 8q 1, 3i 0. 43 25 , 5q3, 5o .. 45 2, 08 *7- 6 5 10^, o3 1, 32 0, 49 25. 0 5i7, 95 5o2, 45 1, 45 2, 45 -1- 117, 21 1, 02 0. 55 21. 11 I. 45 2, 5i 27- 4 i3o, 43 1, 33 0, 62 2 '} lo 647) "" i, 45 2, 58 1 27- .1 143, 69 1.55, 59 1, 53 0, 6b 24. 9 56i, 60 ., 4*^ 2, 65 1 27- 2 1, 33 0, 74 24 8 576, a5 », 47 2, 72 '7- I 170, o.-> 1, 34 *>< bo 24. 7 590, 95 i, 48 2. 79 2, 86 27. 0 i83, 72 197. »4 1, 54 I, 35 0, 87 24 6 6o5, 6g 1, 48 26. 1 1 0. 9"' 24. 5 62e. ^9 1, 4« 2, 93 ab. 10 200, 61 I, 55 0, 99 24. 4 635, 34 I. 49 0, 00 25. 9 224, 12 1, 36 '• 00 24. 3 65o, 24 655, 19 1, 5o 1, 5e 3, 07 2fS. 8 237, 57 1, 3o 12 24. 2 0, 14 26. 7 2 11, 26 I, 35 ii 19 1 24. I 680, 19 1, 5i 0, 21 26'. 6 2f>4. 90 1, 07 1, 37 25 1 24. 0 6g5, 24 7;o, 35 1, 5i 3^^ 28 26. 5 278, 57 5ci 23. 11 ., 5a 5, 55 2(5, 4 292, 3o 1, .38 38 23. JO 725, 61 1, 52 3, 43 2 0 3 3o6, 06" 1, 38 44 23. 9 74". 72 1, 63 3, 5o ai-J 2 319, 87 I, .39 5i 2 3. 8 70 , 98 1, 53 3, 57 26. 1 .333, 72 1, 3o ^8 2.i. 7 77', 3o i. 54 3, 64 26. 0 ■347. 62 1, 39 64 23 6 786, 6a 1, 54 5. 7' 31. 1 1 3'>i, 56 1, 0 7' 23. 5 812, 10 1, 55 5, 79 t^. 10 375, 55 1, 40 77 23. 4 8.7 59 1, 55 .3. a; t6. 9 389, 58 1, 4i 84 23. 5 833. 12 I, 66 3, 53 1 1 — _ — tSltxS^EKi— ,j-r«T«-TwJ 4~o TWOLA. BAROME TRICA. Dosar o a 0 « ;> c _C i ^ 6 ^ 0 4< C ° - - c 3 c _ . ~ -■ v .2 - S 0 C ffi = - 11 1 2 "^ a 1 0 £■ rt ? £ ; 2 «•- - 9 a. - CO ■" < -3 «- = "3 1 ='-=. Si ta j; =-5 ■- tt.- c 0 "= ^'^H ■TS K -^ - o a; c - — — _5; •3 13 0 Q u 0 t. s fi ■-5 « lese cent fese cent tese cent. tese cent. poll lin tesp cent. poll I'll tese cent. ■23. 2 8 '8, 72 1, 56 4, 00 20. b i34 (, 65 i, 75 6, 35 i") 1 8'i4. 37 I, 57 4. 08 20 7 i362, 20 I, jG 6, 43 2,1. O 880, 08 1, 58 4. »5 20. 6 i379 82 1. 77 6, 5i 22 1 I 8q3, fi'f 1, 58 4, 23 20 5 1397, 5i 1, 78 6. 60 ' 22 10 511, 6b 1, % 4, 3o ao. 4 i4i5, 27 1, 78 6, 68 22 9 927. 54 g^\ 48 1, 59 4, 38 i 20. i 1433, 10 1, 79 6, 77 9 1 22. 8 1, 60 4, 45 20 2 l45l , 02 1, 80 6, 85 1 22. 7 9'9. 47 1, 61 4, 53 20 1 14^19, 00 1, 81 6, 94 6 975, 63 991, 64 1, 61 4, 61 20 0 1487,05 1, 81 7. 02 22 5 I, 62 4, 68 19 11 i5o5, 19 1, 8.'. 7. !• 22 4 1007, 84 1, 62 4, 76 ! 19 10 i52 3, 4o 1, 83 7. >9 22 o 1024, 03 1, 63 4, 83 »9- 9 i54i,68 1, H 7, 28 22. 2 lo'fo, 35 I, 64 4. 91 19 8 i56o, o5 1. H 7, 56 22. 1 io56, 71 1, 6i 4. 99 J9- 7 1578,49 1, 85 7. 45 '-2 0 107.3, i3 1, 65 5, 07 19. 6 1597, 01 1, 86 7. ^4 i ''* 1 I 1089, 61 1, 65 5, 14 19. 5 161.5, 61 1, 87 7, 6.'] 1 ^^' 10 1106, i5 1, 66 5, 22 19 4 16, "54, 29 1, 88 7. 72 j 21. g 1122, 76 I. 67 6, 00 ig. 3 1663, o5 1, 88 7, 80 2 1 8 ii3q, 43 1, 67 5, 3s 19. 2 1671, 89 1, 89 7, 8q 21. 2) . 7 11 5.5, 17 I, 68 6. 45 19 » 1 690 , 8 1 1, 90 7. 98 6 1172. 97 .189, 84 1, 69 5, 54 19. 0 1709, 82 1728,91 1, 91 8, 07 21. 5 1, 69 5, 62 18 11 1, 92 8, 16 21. 4 1206, 77 i, 70 5, 70 18 10 1748, c8 1, g.) 8. 26 21 5 1223, 76 1, 71 1, 71 5, 78 18 9 1767, 34 1786, 6g », 93 8, 34 21. 2 1240, 83 5, 86 18 8 »> 94 8, 43 21. I 1267, 90 1. 72 5, 94 18. 7 1806, 12 1, 95 8, 63 21 o 127.5, 16 1, 73 6, 02 i8. 6 1825, 64 1845,24 I, 96 8, 62 20 11 1292, 43 1, 75 6, 10 18. 5 I. 97 8, 7« SO 10 i3o9, 77 1. 74 6, 18 18 4 1864, 94 1, 98 8, 80 20. 9 i327, 17 •. 75 6, 27 18. 3 1884, 73 I. 99 8, go T A V O LA. B A. R O M E T R I C A. 471 •< C 5 -0 .— cs £ a. CO 0 3 Q 0 ^ ? tJC,_ 0 ra p. Ifli 3 0 0 ■a II i 0 0 .2 J « 2 •- ■ = .§ ="5 Q u 0 5 tc '^ .- u ._ - 0" c. ■- poll. lin tese cent. lesecenl. tese ce-i' poll liri. lese cent lese cent. ' tese cent 18. 2 igo.4, 60 3 00 8. 99 i5. 11 2478, 85 2, 28 1 ', 7,) 18. 1 192 '^, 5; 2 01 0, 09 i5. 10 2001, 63 2, 29 1 1, 81 18 0 1904, 78 2 02 9- 18 i5. 9 2524, 55 2, 00 11, 9- 17- 11 2, OJ 9, 28 i5. 8 2547. 59 a, 02 12, 0" »7- 10 158S, o3 2, 00 9 37 1 5. 7 2570, 75 2, 33 12, i4 '7- 9 2oo5, 07 2(,2 0, 81 2, 04 9, 47 i5. 6 2594,04 2, 54 12, 25 '7- 8 2, o5 9, 56 i5. 5 2617, 45 2, 55 12, 56 47 58 '7- 7 20/(6, 54 2, 06 9. 60 i5. 4 2640, 99 2, 07 12, '7- 6 2060, 97 2, 07 9. 70 to. 0 2664, 66 2, 58 12, '7- 5 2087, 70 2, 08 9. 86 i5 2 2688, 45 2, 59 12, 69 »7- 4 2108, 5.") 2, 09 9, 9^ i5. 1 2712, 38 2, 4i 12, til »7- 17 0 2 2129, 4'' 2, 10 10, oci ID. 0 27-^5, 44 2, 42 12, 92 2l3o, 5o 2, 1 1 iO, i5 14 1 1 2760, 64 2, 43 10, o3 1 2171, 6^ 2, 12 10, 2 5 14. 10 278^97 2, 4't 10, i5 »7- If. 0 1 1 2192, 86 2, 13 10, 55 14 9 2809,43 2, 46 13, 26 2214, 21 0 14 10, 45 ..4. 8 28 -.4,04 2, 47 10, ,'8 16. 10 22.'^5, 65 2, i5 10, 65 14. 7 2858, 7q 2, 49 10, no 16. 5 22,57, 21 2278, 87 2, »7 10, 66 14. 6 2 885, 68 2, 5o 10, 0 1 ID. 8 3, 18 10, 76 14. 5 2908, 71 2, 52 10, 75 l>. 7 2,3oo, 64 2, 19 10, 86 14. 4 2955. 88 2, 55 10, 85 !(■ 6 2.'522, 5l 2, 20 10, 96 .4. 0 2959, 21 2, 65 10, 97 16. 5 2 ."44, 5o 2, 21 Il> 07 14. 2 298;, 68 2, 56 i4. 00 16. 4 2.~66, 61 2, 22 11, 17 14. I .1010, 00 2, 68 i4, 2 I 16. 6 2088, 82 2411, i5 2, 2.1 11, 28 i4- 0 3o36, 07 2, 69 14, 00 16. 2 2, 24 1>> 38 16. I 2.'p3, 5q 2, 26 11, 49 16. 0 2456, i5 2, 27 11, Oo 473 VlSO n' UNA NUOVA. SGAL\ Spirgazione cd iiso dellc tavolc. La colonna prima contienc i poUici e le li- nce (U'lr altezza del baron)etro , la colonna se- coiirla r flfvazioue a[)pros*simata dt'l liiogo sul livello rlel mare , la colonna terza la diniina- zione che vi si deve fare per ogni decinio di linea di piu ncll' altezza del barometro : cit> vuol dire che sc in questa altezza oltre i pol- Jici e le linee si e notato nn decinio di linea , si togliera dal nuniero de!la colonna seconda una volta il iiumero dclla colonna terza ; se i deciiui sono a, si t' gliera due volte, ossia se ne togliera il doppio; se i decimi son 3 , se ne togliera il triple , ec. : cio che riniane e I' ele- vazione approssiuiata per una teniperatura del- r aria fondamentale , che si e stabilita a la.*^ del termometro di Reaumur. Per fare all' elevazione trovata la correzlouc d( vuta alia teniperatura media attnale delT aria, e necessario conoscere questa temperatura , la quale si ottiene preudendo la semisomma delle indicazioui del termometro osservato all' aria libera nelle due stazioni , di cui si cerca la difFerenza di livello. Se essa temperatura risulta, ]>er esempio , di i3.°, cioe d' un grado mag- giore della temperatura fondamentale , si ag- giungera all' elevazione uliiniamente trovata il Iiumero date dalla colonna quarta che ha per titolo Conezione per ogni grado della teniperatura media deW aria sopra la." Se la temperatura stessa fosse di 14.", si aggiungerebbe due volte il inedesimo numero; o, |)er dir tutto in uno, si aggiungera in ogni caso il prodotto del iiu- mero della quarta colonna per i' eccesso delk DA APPLICARSI AL BAROMETRO. ^f:y temperatura media scipra i a.*\ teiiendo coijro per mniigior precisione audie delle fra/ioiii di grado, Se la teiiiperatura h miiiore di 12.", I'ec- cesso si canibia in difetto , e quel prodorto iiivece di essere aggiunfo, dovr^ eesrr sottratto. Riniane a f.irsi la corrczioue pel grado di calore del incrciiio ne! barodietro, e questa si ottieiie assai facilmente, aggiungendo all' ultima somma o residue, il nuiuero de' gradi indicati dal tennomerro incassato iiel barometro , valu- tamloli per altrettaute tesc. E qui pure si av- vertira die s^ il tertnoiiietro seguera del gradi al di sotto del ghiaccio, I'adilizione si caiubia in sottrazione. Suppoiigii die le operazioni fin qui descritte si sieiio fatte sui dati del barouietro e del terinoiuctro uiiito , o^servati alia stazione supe- riore. Si serbi il luuuero trovato iu fine e si cliianii A. Ora sc neila staz'one inforiore si sono pure osservate le indicazioni del barometro e del termometro, con esse c colla ternjieratura me- dia delParia. die e la stessa impiegata in prima, si faranno le medesitne operazioni , e si giun- gera a un nuinero die clilan^ieremo 5; sottraentlo dal uumero A il numero B^ si avra ottenuta Taltezza della prima stazione sopra la seconda. Su[>pouiamo , per recare un csempio , che siasi osservato nclla stazioue superiore poll. lin. ^ _ o il barom. 24. 1. ,9,1! terra, unite -j- 16 ,3, la temperatura dell' aria -|- iS"", J. Nella stazione inferiore il barom. 27. 9, 6, il term, unite -|- 17°, o, la temperatura dell' aria -\- i(^°, o 474 U^^ ^^ UNA NUOVA SCALA sara la temperatura media ly*', i , e il sno cc- cesso suUa temperatura foiidaiiieutale della ta- \ola risulter^ di gradi S , i Con questi dati trovo poll. lin. t per ^4. 1 680 , 19 lin. da sottrarsi per o. , 9 i3 , 69 rimane 666 , 60 La correzlone per ogui grado della temperatura media sopra la" e iiella tavola , di tese 3, 2,1, onde per 5 sara 16 , o5 per 0,1 o , 32, somma 68a , 97 aggiungendo il grado del term, unito -j- 1 6 , 3o sara il numero A ^97 ■> ^7 Operando alio stesso modo per la stazioue inferiore , si trova poll. lin. per 27. ,9 64, 7a per o , 6 da sottrarsi ''i*^''"' y, 86 resto 56 , 86 o per 5 sopra la temp, di la i , 55 per 0,1 o , o3 somma 58 , 44 grado del termoraetro unito -f- 1 7 , 00 numero B 75 , 44 D\ APPLICARSI AL BAROMETRO. 473 E<1 in fine togliendo B (]a J , sara la Hifferenza di livello fralle due stazioiii cli tese 623 , 83 , o in nuinero tontlo , di tese 61^. (1). (0 Per facilitare I'uso dt quesle tavole , abbiamo tras- curale a'cune quantity die polranrio appena giungere a qualche deciino Hi tese; errere di nessun monienlo in questo genere d'osservazioni, '^e pero alcuno volesse spin- gere il calcolo all" uljima precisione, bastera che prenda le parti propor/.onali dei numeri conlemili nelie co- lonne 2* e 4* ^-o' metodi abbastanza noti ai calcola- tori , e che prima di agglungere i gradi del termomelro unito, li tnoltiplithi pei fallori contenuti nella seguente tabella, che ha per ai gomento la teroperalura media dell'aria. Temper media. — 5 o + 5 -^ 10 Fallore del term 0,900 Temper, media. -i- 15 -j- 20 + 25 Fat lore del term. 0,994 1,017 I, 04 I I, o6i i,c88 476 MET I III iiju^n »miiii;nu« APPENDICE PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. Histoire mdJicale gdndrale et particuliere des ma" ladies cpu/diiiiques , contagieuses et dpizootiques qui out rdgtid en Europe depuis les temps les plus reculds ^ et notainincnt depuis le XIF sidclc , jusqua nos jours ; par J. A F. Ozanain , docteur en mddicine , etc,^ tome preimer. — Paris ^ i^ij-j 8.*, pag. 32,0. IVloLTE sono le opere clic trattano delle ppidemie c dei cors- tagi die in varii tempi (iomiiianno ia deurminale legioni; nia niuna, per quanto noi sappiamo ^ li raccogie in or- dine islorico , come si e prop isto di fare in qucsto suo lavoro il doll. 0/.anain ; se non si vo essero »'cceltuare alcuni saggi di Sclinurrer, di Biandis, di r.ulfeld e di Webster, i quali appena ne abbozxaiouo le prtnic linec. Con quanta felicila si assuinessc ii N A. qucsla im[)resa , non si potrebbe pienarneiile giudicare se non lopo che sia condotta a fine. Non pertanto nel dare noi restrallo di questo prime volume, che forma una quinia parte di tulta r opera , ci faremo Itcito di apporvi aicune coii- siderazioni , ove opportunita lo domandi , senza volere per cio putilo detrarre del merito che polci-se avere nella somma della racchiusa dollrinn. Ia uua breve inlroduzione descrive il N. A. i caratleri' APPENDICE PARTE STRANIERA. l^'^n principali delU epiflera'a e del contagio , o dimostra come per luiiga eta abbiauo i niedici contuso I' indole e le cagioni iloll' uno , con quelle dell' altio inaluie. b' injjanna ])er altio il N A. do e asseiisce clie lepiime descrizioni delU pbe denominare accidentale o passegi^iera , distiugueado le allie col ti« 478 APPENDICE tolo d' Ci)SttCuzionalt'. L'epidemie coslitiizionali proven- gon') d;i lo slato vario dell' atmosfeia , scgnalamcnle dal- ralteiazione delle sue qualila scnsibili e niaiiifeste. II gran medico di Coo iiiocgno ( e l' esperienza de' secoli che vennero dopo conferma la sua doUiiua ) clie le ma- lattie present! si conoscono ogiii qualvolta si abbia os- servato la costituziouc ant'oedcnle delle slagioni ; peroc- che i morbi regnauli dorivaiio dalle prossime passate vicenle dell' aria , tuttothe siano in parte raoJcrati dal- r indole della slagione coirenle. Certa prova ne danoo gli esempi non riii di persone , le quali viaggiando in lonlani paesi , fuiono poi assalilc di quelle slessc ina- lattie epiileni'che che alcun tempo dopo la Joro lonta- iianza si svilupparono nel patiio suolo. Esse dunque porlarono con se il germe , ossia 1' allitudine niQibosa ricevuta dall' in.luenza del cielo sotto cui abilavano pri- ma. Altro argoniento favorevole alia senlenza d' Ippo- crate preslan > i casi di genti slraniere , le quali giu- gnendo in regioni infestate da epidemia, pur non vi andarono so-gette, appunto perclie i lore corpi non pro- varono 1' influenza delle precedent! stagioni su quel suolo istcsso. Caratlcie proprio delle epidemic costituzionali e quello di produrre malaltie di varia indole sotlo la mede- sima influenza , otlalmie , pneumonic , reumalisrai acuti, ec. , e tulte queste d' egiia e diates! , e quindi che atidoman- dano un metodo simile di cura. La costituzione epide- mica ha pure la proprieta di far tacere , per cosi dire, ]c malattie interconenti o di vestirle della sua stessa natura. Offende principalmente certa classe di persone rigijnrdo al temperaracnto, all' eta , al sesso , ec. La cosli- tuzione catarrale, a modo d'esempio, assalisce i fanciulli , le donne deboli , i vecchi ; la inHammatoria gli uoniini giovani , robust! e di temperamento sanguigni. L' epidemia propriamenle delta o intercorrente si mo- slra ad epoche iudetenninate , ed infesta molte persone di atandosi per grande spazio di paesi? o percorrendolo succcssivaraente. Qualunque malaltia sporadica puo farsi epidemica, se si moltiplica in modo straordiiiario. I germi tieir epidemia stanno liequent- mente nell' aria ; ma tal- volia consistono in tutt'altra fonte , come e stato osser- vato , per esempio , deUa Rafauia, provenienle dal grano cornuto , e della colica del Poitou, derivante dal piombo , ec. / PARTE STRANIERA. 479I La forzA della costituzione cpidcmica pu6 rendere oscuri e complicati i sintomi dell' epidemia accidentale. Cosi Vfdiamo lalvolta sotto 1' influenza d'una vera epidemia, Ic f'ebbri pcriodiche aver sintomi di catarro , le semplici angina farsi gangrenosc. Inlorno alle cagioni dell' epide- mia poco o nulla sappiamo di ccrlo. Gli anticlii niedici confusero 1' epiilemie tulle conlagioni. Ippocrale , Galeno , Sydenham e Diouigi d'Aiicarnasso ( con tal orcJiue li no- luina r aulore ) soslcnn; 10 clie le tebbri malignc prove- iiissero da veneliche esaiazioni delia terra. Altre cagioni si andarono poi fantaslicando dai medici che vennero dopo. Vulcani, lerremoli , comele , freddo , caldo , secco ^ uiuido, venli ^ putrefazione de' vegctabili e degli animali si voile incolpare. Ad onta pcro di tante congelture, e perfiuo de' progressi talii in quesli ultinii tempi nell' ana- lisi dei corpi , siamo aU'oscuro. Parlando I'A. incidente- luente delle febbri pcriodiche endemiche nei luoghi pa. Indosi e nei terreni coltivati a riso, ama di attribnirle alia copia soverchia d' idrogene e di carbonio che si svolge dalle acqiic stagnanti e fracide. Gli abitalori di alcune paiti della Campagna romana vi vanno gravcmenle soggclli in grazia dell' idrogeno sulfurato che aininorba I'aria, e delle notti iVesche ruggiadose alternate con giorni sercui caldissiini. Per le stcsse ragioni e raro nelle paludi di vede;e lo sputo di sangue , frequenle nelle montagne dove I'aria e piii pura e stimolanle. Da lulto cio con- chiude I'A. che i germi dell' epidemic stiano nell' aria soggeita a diversi nun tutti a noi manifesti cambiaraenti. In prova di che importa osservare che quasi tutle le cpidemie inlaccano le membrane mucose , come dirao- slrano i catani e le disenlerie; meutre i contagi oflen- dono per lo piii i sislemi assorbente e ncrvoso. Quest* muta/ioni nell' aria , ripele I'A , sono alfatlo impercetti* bill al noslro iutendimcnto per coniessione del Vau-Swie- tcn , del Sydenham, del Ramazzini e di mojti altri celebri osscrvalori. II caldo, il freddo, le piogge , il grado d'ele- vazione del barometro , lo stato del liuido elettrico , la inaggiore o minore intensita della luce invano fuiono taicolaii , e si calcolano per conoscerne 1' influenza che potiebbero avere sull 1 fisica prosperil.'i degli animali. S'ag- giutig.i , per maggior complicazione di cose , che non sem- jire ncir uria s' auiiidaiio i semi dcU' epidemia. I cibi, le 480 APPENDICE bevari'le possono aveivi parte; cosi pare i patenii d'ani- mo. Lo scor.iuto ( scelotyrbenj chc invesfi I'esi^rcito ro- mano condotlo da Germaiiico alia coiiqtiista della Ger- maiiia , piovenne dalle acqiie impure. Piutano ci con- servo la mcmoria di ua te.Tipo in cui le fanciulle di IVlilcto si ribl).iiidonav.ino alia iioia della vila ed a! sui- cidio coudclle quasi dall' imitaz'cae alia pazzi?. Una si- mile s>ra:ia , I' diremnio iuorale tpidemia , osservo Desloges in un boigo del Vallfse e Bonnet in I^iotie. I. a storia degli spintali ( ossi^ssi e pur uua prova di quanto p<^ssa r iiiimaginazioiie sull' uomo Qupstc iiltime tonsiflerazioni del N. 4. ci sembrano nial applicate al soggeito die im- prende a tradiuc ; poiche nou si [)n6 mai dir« epidemica una ma attia clir proviene se.nplicemente dalle passioni dell'animo. Oltie die tioppa parte fo sc si concede al- l'imita/,ione per ispiegare certe malaltie dello spirito che si dilfondono in un paese. Se ben si esamiiiasse, se ne scoprirebbe la lonte , fisica o morale che sia , in lutt'altre cagioni. Lc calamita onde vengono talora funestate certe classi di persone , la morale depiavata e le stesse affe- zioni del corpo che tanto potere hauno sulio spirito, ne sono le pill I'requenli cagioui. I'arlando della costiluzione epidemica nfiammatorii the da molti anai dura in Mi— lano, p' nsa 1' \. che eila sia niauteuutu dall'abuso dci saUumi , del cacio parmigiano , del vino e dei liqu .ri spi.ilosi. Via qui si potrebbe muovere all' A. una piccola diflicolta. Oiid' e raai che questa supposta costiltizione infiamtu.toria si fa seotire mollo meno in citta che in campaj^na, e principalmenle invrste i poveri agricoitori che sono agli antipodi dei salsumi, del cacio parmi- g ano , e dei liquori sjjifilosi , come ne fa tristissiina fede I'indigeija agre^te pellagra? Inlorno a questa parte che tratta dell'oiiglne e delle cagioni dell' epidemia, fjsserveremo per ultimo che rnalamente si riuiprovera al ' ngrassia di noa aver distinto l' epidemia dal con- ta^io , e>sendo anzi egli uno de' piu ilustri promo- tori della polizia medica in quanto ai morbi altacca- licci , CO lie ne porge eteroo e chiarissimo lestimonio Ja sua grmde op- ra sulla peste di Si. ilia. Che se cre- diamo alia dottrina dello Scudcry ( Eiem physi'ol. et pnthol ) neppure [ppocrate fu bene intfrpretalo dal If. A. circa T indole dell' epidemia. Imperocche il medico PARTE STRANIERA. 48 I Ai Coo, al (lire dello Scudeiy , sluillosissimo d^lle opere di liii, nomino pancoini i nurbi clie ii ciiftundono uni- vcrsalnjcnle solto certe inflaenze dell' aria; epiJemie pe- stilenziali i conla^i ; semplici epidenn'e , ossia non pesci- lenziali i lisici lualori die si propagauo straordiriaria- mente in un determinato spa?io di paese. Noi abbiamo j>oi gia falto oss^rvare altr.jve , e ripetutamonle , che la doll; ilia dpi cotilagi non e si receute come la pensano inoiii scrittori , i qiiali 1' allriimiscono al Fracastoro , ficnza csaminare se mullo prima di lui fosse gia nola e4 inscgnuia. Delle propn'eta deir epidemia trallando , slabilisce I'A, i seguenti prccelti. L' epidemia si manifesia co' suoi ca- ralteri nianifV'sti e delerminali fin da principio. Rare voile si sparge iu ogni classe di persnne ; raa piii di sovenle assale in particolare certi indivi iiii , or tra gli uomiiii inlierendo, or lia le donne, e di cpitsli ora i bambini, ora i giovani , ora i vecclii predilige. .Ne setnpre nella sola urama specie si la sentire l' influenza epide- rnica , ma si eslende pure talvolta sui bruti , principal- nicnte sui buoi , sui cavalli , le pecore , i cani , i gatli , ii pollaine. la vera i;pidcmia oflende molle pcrsone , or limilata in un paese, oia spargeodosi per piir regioni. Avvienc lalora cli' clla si dillondj per gradi , occupando successivanifnle citta e villaggi -, o in aitro modo , che scoppi lull' a un tralto , sicche amuiorbino molle per- «one in un lempo , c per grandi spazii di terre. Due malattie epiik'iniche pcssono dominaie conteioporanea- niente in un medisimo luogo; cosi pure un' epidemia ed un conlagio. L.' epidemia pai'tecipa lalvolta dei carat- teri de'le m;ilatt'e sporadiche , e vicevcrsa. Osserva I'A. die ne' luoglii umidi ove dominano le fehbri periodiclie , 6OUO rarissisne 1' epidemic, e coufessa di nou saperne la cagione. Ma p ima ili cercarn'j la cagic ne noi vurrenimo csserc persuasi della verila del fallo ^a ne la combalte. In quel modo che gio- vano alia salute le esalazioni che partono da' corpi vi- gorosi ed in prospero stato, nuocouo K morbose evapo- razioni degli animali infernli. Su qursti principii (tolli nella teorica d'-Ue febbn del FordTce) pianta i'A. quasi per assioma che il contagio consistc nella degenerazione degli uraori animali che accade nollo stato di malatlia. ^ ajulando I.I magginre o minore analrgia che passa tra le fiinzi n! , la slrutluia e la sostan/a delle parti nel regno degli animali , spicga 1' A. pcivjie alcuni coulagi PARTE STRANIERA. 48;^ si prapaghino in ccrte specie , c no risparmino allre. (]o.si atlribiiendo indole, affinila , e scde varia al con» tai^i , secondo la particolarc natura di ciascuno di essi , stabilisce che alciitii olYendono direUamenle i ncrvi , coiue il tilo ; a'tri il sangue , come lo scorbulo ; altri il canale aliinentare ed il legato, come la fcbbre gialla ; altri le gliiamiole liiifatichc e la pelle , come la sifilide, la ppste bubboriica , la rogna , cc. Felice il N. A. che sa stabilire con lanta sicurczza la natura e le sedi del con- tagi ! Per noi confessiarao di essere molto inceili in queste raaterie , di cui ragionando e troppo facile di contendere gli effelti colle cagioni , e di tenere per I'es- scnza dc' morbi molli sintomi incostanti e secondaiii. Intorno agii attrihnti dei contagi , insegna il N. A., che ciascun miasma o fomile morbifeio sia atto a pro- durre una maialtia d' indole paiticolare , e coslanlemcnte della siessa natuia. I.a materia contagiosa s'aitacca non solo ai corpi vivenli , ma ancora alle lane, al colone , ai pannilini , alle piumc , cc. , poco o nulla al legno , alle terre , ai metalli, al velro , alia seta, alia tela in- ccrata. Si scioglie nell' acqua , e si disperde nell'aria suddividendosi all' infinite, e decomponendosi in questi due vcicoii. I contagi non sogliono liprodursi dcntro corli period! di tempo , come penso il Sydenham ; ma i pur vero che la piatica osseivazione insegna ciascun secolo avere avuto le sue particolari malaltic coutagiose. Ijo scorbuto si manifesto per la prima volta in Europa a' tempi di Germanico condotlitro de' romani escrciti Delia conquista dell' Alcmagua. Plinio narra che 1' ele- fanziasi si sviluppo in Italia nelT eta di Pompeo il grande , porlatavi dall'EgittO} e racconta pure che la colica intestinale ed il llusso celiaco serpeggiarono per la prima volta in Roma sotto il regno di Tibcrio. Presso que' tempi coraparve nuova in Italia la nientagra o li- chene , erpcle contagioso del mento , indigeno dell' Asia , c che si domava non con altro mezzo che col fuoco. II saggio Icttore ben comprendn che questi morbi- non provano piinto 1' asserziodc dell' A. , cioe che ciascun secolo abbia partico'ari conlagioni ; imperocche sono in gran parte d' origine straniera , e meramenle accidenlali. Un' altra qualita del contagio , scrive 1' A. , e quella di rnantenersi per lungo tempo inercntc ai corpi , raassima- 486 APPENDICE mente se si'ano sucidi e posli in luoghi caldi senza ven- tilamenfo. [nfe'to che sia il corpo vivente della tuateria contagiosa, ne stn(e 1' azione dopo un certo tempo non boue aiicora delerminato ; ma si pu."> stabilire che quisi coslantemeiite i snoi cftelti seiisibili non soiio iinmcuiali s\ che non passing aLuni gi'>rni prima < lie la persona se ne avveda. Alcuni ront-'gi non assa!gono fjeneralmente che tina volta sola lo stesso individuo , allri oHendono ogni V'dta che I'animale si espone alia loro influenza pniche abbia in sA attitudine a sinti'ne gli elfctli. Vi sono contagi propiii sollanlo di alcana specie d'animali, come sarebbe il vaiuolo nmano ; ultri sono comuni a mohe specie, come I'anlrace pestilcn/iale , il lifo , il catarro , la pneumonia contagiosa, i' angina , la rogna , ec. Con tutio cio , e gli uni e gii allri vanno spgglii ad eccezioni. Cosl non mancano csempi di vaiuolo umano propagatosi prr contagio alle sciniie , le quali prendono pure per inneslo il vaiuolo vaccino. Due e piii contagi possono svilupparsi e mantcnersi nello stesso individuo. Talvoita il contfigio s'assoria all' epidemia , e in tal caso diventa epidemico-contagioso. Cerli contagi sono vaporusi e quindi si propagano non solo per contatto, ma ancora in qualche dislanza , come, a cagione d'espmpio, il tifo , il vaiuolo^ la scarlatlina ; certi allri sono fissi e sciolli in un veicolo sensibile, come il pus della vaccina e ddlo stesso vaiuolo naturale, il virus sifilitico, 1' umore dell' erpcle , della rogna , del- r idrofobia. Singolar cosa e, dice 1' A. , che alcuni con- tagi si possano innestarc , ed altri no. II vaccino porge ohiarissimo tscmpio dei primi j dei sccondi ne danno la inigliare , ed il pcnifigo. Ma e egU piovato che il pern- ligo sia stato mai d' indole contagiosa? Noi 1' ahbiamo osservalo piu volte , e s^nipre ci fu dalo di toccarlo impuneracnle non solo, ma ancora d'imbrallarci le mani dcllo sicro che abbiamo cavalo dalle bolle per iaine I'a- nalisi. I contagi, continna I' A. , si divi. ono in acuti ed in croin'ci , ossia in f'ebbrili c non febbrili. Del prime ordine sono la febbre gialla , il vaiuolo, la rosolia , la »carlatlina, la migliare, I'angina, la pneumonia ganj?re- nosa , la petecrhia , la pestc j del secondo lo scorbuto, la sifdide , la rogna, 1' elei'anzia , l' idrofobia , ec. Per la maggior parte i contagi mandano un odore spccificw. PARTE STRANIERA. 487 Bacione da Verulaiilio nolo die la ppslc ha sentore di mughelto ( Convallaria majnlis Lin ,'. INon dissitnile fra- graiiza spira , a parere dell' A. , ii vaiuolo e la fel)bre gialla. La migli.ire ha odore compnsto come d'un acidt) e di sudore conollo, cd in queslo il tifo le rassomiglia. Le nialerie dclla disciiteria piizzano on iljilnienle , e d'un iiioJo specifico , sitciie la parola non aniva a significarnc la sensazicne. La gangrcna nianda fetore di cadavere, e lo scorbulo pure animoiba le nari con esalazioni di materia fracida. Nulla di concludcnte ci sa dire la chimica dei principii on J' e formala la maleria dei contagi. L'analisi deirumoro raccolto nci bubboni pestileniiali, ed in quelli da sifilide diede gli slessi risulta ueriti paragonata coll' ana- lisi della mattria dell'ascesso ordinario: lanto e vero clie la cliimica e ancora bambina nei regni de' corpi or- gauizzati e vivenli. L' A. dice d 'av( r gustato i! pus del vaccino c l' uinore del penifigo , che trovo insipidi. SI 1' nno clie i' allro nun cangiano punlo le tinlure vege- ta!>ili sensibili all' azione dogli acidi e degli altali ; ver- sati in una soluzioue af;quosa di acetalo di piombo, si coodcnsano in grumi bianohissiuii ; riscaldati , si rappi- gliano come la chiara d' uovo , sicche non mostrano in Ime che i semplici caratteri del muco e dell'aUiume. A. fine di meglio stabilire i caralteri propri del con- lagio, il W. A. gli aunovera e confVonta con quelli del- I'cpideraia. I/elemento epidemico cova ordinariameute nell' aria , talvolta nfi cibi e nelle bevande , non che nel gencre di \ita^ e nelle pissiorti dcU'animo. II contagio non soggiorna nell' atniosiera , uou ncgi alimcnti , ne in allrc delle menzion lie fonti , ma e sempre una produ- ziotie diU'animale infermo in grazia di una particolare mutazione dcgli uniori. Le variazioiii dell' aria, iufluiscono suir aodamento dei raali epidemi/:; , non su quello del conlagiosi , i quali intiiriano in ogui stagione , st non si volesscro ecreltuare la peste e la lebbre gialla, che fanno minor strage nell' iuverno , perche allora il freddo re- stiinge i pori , e rallenta 1' azione dti linfatici in modo •he SI scema il lavoro e Tassorbimenlo dolla materia morbosa Queste ecezioni , che sono vi-i issinie o coslanli . non solo per riguardo alia peste ed alia febbre gia'Sa, mc ancora rispelto a niolli aini coniagi , Suno iroppo Ifrandi per noo provare il coaiiaiio di (juclio che vor* 488 APPENIUCE i(bbe stabilire il N. A. L' <'picl(,'inia , prosegne I'A., con- Icmpra sccondo 1' indole STia propria i moibi accidental} , os-siatif) spor.ulici, c per fiiio ii disipa in modo , the tutte le malatlic ailora dominanli veslono le stesse I'orme ; cio clie lion opera ii con agio Non v' e /oise malattiu epidcinica di cronico .indainento , etccttuata la ri.fani.i , e qualciie specie ui coiivi:lsiunc ; niiili conlof;! lo sono. L' epdemia compiende spcsso uoinini e biiili sollo la sua inlluciizi ; taloia assale soilanto uno del due sessi , ed indi\idui d' una cerla eta; il con agio non e quasi mai coiniine a piii specie d'aniniali, non risparmia sesso, ne eta. Per cio vcdiamo alcuni moibi coiiliigiosi »ssere propri soitanto della specie uinana , altri appartcnere esclusivamente al cavallo; al bue , alia pccora , al purco, al cane, al gallo, ec. Quesfa leggf non e pero senza eccezioiii , giatcJic vi sono esenipi di peste propagaiaii dagli uomini uei cani , negli uccelli carnivori, ed in aitri briili. Sovvci'gaci in p,iof!Osito di quel maiale di cui narra it Bo'caccio, die durante la pesle in Firenze ^ mentre a^itava col grifo alcuni oeuci infetti di morbi- fero miasma, cadde impi'ovvisamenle fra via , ed in breve ora mori. Tiilli sanno die il carboiicbio peslilenziale dei buoi si comunica i^nchc all' uomo^ Nemmeno cosiante e cbe i inali all-ccalicoi non la perdonino a (empetamenlo e ad eta; iinperocche e pratica oss{r\a/ionp , che sp' ssc volte risparmiano i veccbi , e la eonle che sia di libra dilicata , o per lo contrario di fibia molto i igula e densa. ScLondo le razzo doll'umana specie si vcdono pure di- versanienle operare i contagi , e nyn solo r!gu..ido alle raz^e, ma ben anche alle diverse na/ioni. In A>nerica regii no Ira i ncgri mali coniagio.i , che non infeltano i biaachi : ne'la pcste di I'aie descritta dal 'aidario ia- ferniavano gia\emente gli Svi7?eri , e n' erano iinmuni i Francesi, i Tedescbi e gi'i'alini che iyi -oggio navano^ E cirraiaile anoinalie e complicaz oni e ji'awertire che pe.ssono regn re due malittie epideniich^ , come pure due coDtiigi , o contagio ed epideni'a in un ttmpo. Una semplice, ma grave epidemia puo larsi conl.-.giosa , di che ne da esempio la pneumonia e 1' angina j ed nu contagio pu6 diventare epideniico, come vpdiinio avve- nire della ros'ilia e tiel vaiuolo, Oia c nlinnando a dire en dtl basso ventre cagionando fVbbii di lornic varie , come continue, remittcnti , pciiodiche; o finalniente as- sale i neivi e (ia dla fisonomia, aura espirata fctida, prclusa mossa di venire, sudor ireddo , sincope, lelargo , delirio furibondo, vaniloc[uio, poisi ineguali, vomito ostin.ilo, lividure e pelcccbio snlla pelle , parotidi , ec. Questi scgui non si mostrano nelle epidemic fiiorche ne' tri^ti casi in cui il morbo degcnerando si fa contagioso. Le epidemie sono m< ho frrquenli nei climi situati fra i Iropici ed i poli ; i contagi imperversatio massimamente nei paesi po-.li fra i due trnpici , ed ivi diventano spesse voile contagioso- cpidemici. TNelle terrc meridionali i contagi sono piii gravi e facili ad atlaccarsi, di quelle che verso il nord, lorse perche nelle rcgioni calde e piii pronta Ta'-one dei vasi assorbenti, ed.il conlrario av\iene sotlo rigido cielo. Le epidemic scorrono d'ordinaiio da levanle a po- ncnte nella lalitudine che prendono; i contagi non man- lengono dire/ionc di sorla. Le epidemie non hanno epoca drierminata del loro coraparire ; alcuui contagi liloinano di tempo in tempo con certa qu d misura , non lacle a delinirc, ma pur valutabile relativamente a ciascua paese in cui ''erpeggiano. Cosi la pesle solita a ripullu- lare ncll'EgiUo ogai tetU anai ^ iufcsto gia 1' Itighiltcrra 4C;0 APPENDICE itgermiilanclo ogni quarant' arnii. La fabbrc gialla suol iij)ro(liirsi a S. Domingo ogni qnindici anni ; ogi'i qua- rant aiini a Filadolfia ed a 'iFiarli's-Towa. Sc crtdiano al Valenliiii, il rintiovatne ito dci contagi si fa sempre piu tardi a raisura che progred see verso il nord. Alcuni contagi si possono inncstare ; glaininai le epidemic. Per ultimo, quasi a tnodo d' apprndice , ci fa osservare V A-, che r epidemic le qua'.i offendono le mernbrane mucosa y sono le piu frequent! , e che si diffondono in maggiore spazio di paese ; che tra i contagi il piu coraut^e fra noi e il tifo ; che le esalazioni delle pa ludi generano malalt'e endemiche, e non raai epidemic (dtnmirevole sicur.inza di sapeie!^, a^cn lo per caiattore quello di manteoersi costaoli solto 1' influenza della ca' oue mor- bosa , e di lasciare i malati in uno slato di Junghissima convaIescen7a. Dopo d' averci ins gnato che 1' epidemia puo compiicai'si colla costltuzione epidemica , 1' A. pianta per aforismo , che le stagioni, i venti , le vaiiazioni in- 8omma dell' aria e del suo!o non iufluiscono punto sui contagi non solo , ma ben anche suH' epidemia. Termina il capo 11." con farci osservare che certe specie di contagi distruggono la potenza ciialtre, come lo prova I'esempio della pesle , la quale cessa spontaneamente ogniqualvolta rel paesp in cui domina si sviluppi il vaiuolo epid-niico. Dopo lanti pre etti , i quali non formano , per cosi dire, che 1' intro luzione all' opera , incomincia la prima parte, che Iralta del!e C stituziotii epidetniche de.lle stagioni. Le cagioni occasionali , strive il N. A. , sono ecce>bo di calore o di freddo si ncl grado che nella du- ra ta ; improvviso cangiamento di temp^iratura , che si mantenghi per alcuni giorni ; aria calda ed nmida , o fredda ed umida, o ectessiveraente secca. II freddo secco costante , ed il calore secco temperato sono forse le sole condizioni innocenti dell' atraost-ra. Cosa troppo lunga e noiosa sarebbe di qui riporlare le slorie di venti costilu- zioni epidemiche che va descrivendo 1' A. per provare , che quanto induiscono i rangiamcnfi sensibili dell' aria snir indole delle malattie delle stagioni allrettanlo noti hanno che fare colle vere tpidetuie. Bisogna pur dire «he in questa parte massima del suo libro i' A. non ha saputo ordinart? le materie, in modo < he ne risultassc la storia chiara e ragionala delle epidemic ; avcndo per Jo conUario raccozzato una coufusa mondiglia di efcme- If ARTE STfiANIERA. ^C) I ridi meteorologirhe,
  • • a sinistra di questo andito stavano le aiitiche due grardi sale verchie pei ron- vili. Parallelamente a queste costrui 1' archilelto quallro altri giDU cameroni , i quali venivano a stendersi pel lungo dell aitica casa di piacere , e tra quesla e la nuova gran sala da ballo , eretta in mezzo alia sovraiiidicala piazza seniicirrolgre. Due di questi camerotii erano pure sale pci conviti ; gli allri due , de' vasti corridori jiosli tra mezz,o alle quatlro sale, e destmali alle credenze. Coniunicando essi colic anzidette sale per mezzo di varie pcrte , potevano a lutlo agio gli inser ienti siluati ne' delU ( orridori volgersi a diilla a sinis'ra , e passare da una sala all altra a servirvi le merise. Nidla di n;eglio imniagir.ato e plu comedo di qiitsla disposizione , mtrce la quale, traendosi parlilo dall anlico editino, fu provveduto ad una delle mag- giori difficolta di queslo genere di fcsle, che quella si e di collo- care opporlunainente chi serve, e pro^vede^e al comodo e piaecre dei convitali , logUendo loru coUo sirepito delle argenterie il lu- multo e il chiasso disaggradevole de' servi io azione. Queste sale de' conviti erano decorate come siegue. Le due piu viciiiQ alia sala da ballo , e iiuovamerte erelle , avevano pel loro lungo un ordnic di leggieri pilaslri che pnrlEvsno delle arcate , ma jielle due teste sorgevano due piu alli ] ilastii , the I'oidine r'chia- mavano adoperalo iiella grau lala del ballo , girando ivi pure il nie- 404 Al'PENDICE desimo architrave ck« neUa sala anzidetta. La soffiUa dl ailftedue quesle sale fe piana 8 vagameate dipiiUa a piccoli oniati- Ogtiuna dcUe due sale ( esseado in tutto 1' una come 1' allra ) conteneva i8 mense miriori situate accaato delle pareti , e 9 graiidi nel mezzo, Ogiii mensa veiiia nel sue ceiitro fregiala d'un alto cande- labro dorato , sorgeule da una cesia di verdi iiori, e da uti lampa- dario che da van luce ai commensali ed alia sala. Lungo le pareti accrescevano il chiarore «iou pochi aarei vilicci sininietricameale disposti Delle altre due sale gii esistenti nella casa di piacere , e che Can- chegsiano 1' andito sovraddescritto , una sala fu ornala a nuovo , e fu quella alia diritta , destitiata alia tavola dei sovrani. Nell altra si consen'o 1 a:itico ordine jonico a pilastri , e solo vi si aggiunse qualche abbellime'to. Le mense di questa seconda sala erano ao , e guernite di candelabri e lainpadani come le due sopraddescrille. La sala per la famiglia imperiale riesci , ed era ben a prevedersi» la piu sfarzosa ed elegante d' tutte. L architetto la ridusse a tenda, e la divise in due j arli La prima, quasi aitisala , conteneva le mense pei grandi dell impero , della corte e del corpo diplomatico. Nella seconda sedeva la famiglia impcriale. Questa parte principale della lei.da (ireserilava un vago padiglione tullo di biaache mussoUae niesse a vicami con bordi d oro , ed era sostenulo da alle lancie dorate. Frammezzo pendevano degli aurei globi , da cui sorlivano de' viticci porlanti le candele. Sembravano questi globi altretlaati pianeti che circoadassero la mei'sa di Giove. II gusto, I'eleganza, non che 1' efFetto di questa sala non puo descriversi con parole. Saradell'im- magmazioiie di chi Ipgge il iigurarseli. Bitornando ora Ih d'oude entranimo nell' incantata reggia, e pro- gredendo dall' andito a fiori verso la sala del ballo , incoitrasi un stcoudo atrio d'un ordine diverso dai iin qui osservali. E quests* 1' ordine istesso che 1' architetto impiego 'lella suiadicata sala del ballo non anco descrilta, e che qui coaiincia a niostrarsi. Parleremo di lui piii solto Da fianco a quest' atrfo spazio^o slanuo le due nuove sale del coavito ; ma volendo 1' architetto preparare una sor- presa ai festeggianti, ne chiuse loro la vista co i una tinta parete da lo^lieisi a piacere, quando , giunta 1' ora delle ceae , recedessero dalla sala da ballo per questo alrio ripassando. Questo stratagemma produsse un colpo di scena verainente teatrale. Eccoci ora alia sala niaggiore, parte precipua di tutto 1' editicio. Fu scelta per questa la forma circolare, per la ragione che tutte le alire non hanao che un delermiiialo punto da cui poter essere va- gheggiate con pieno effetto , ma la forma circolare da qualuaque silo si osservi , presenta u la figura compita ed armonica , che tieue 1 Oi chio stabilmente appagato Aggiu igono vaghezza alia forma d' un edificio la felire distribu* aio le de legameoti e de' pieni di che formata e la fabbrica ; « be Ha poi la rendono la giusta prolungazione e purita delle linee , 1' elega'isa d^lle sacome , il gasto e la ragione degli oruamenti. Quale di qae,te doti mancasse alia naova sala , difficilmenle sapria la piu lina critica rinveairlo Richiama di subito al pensiere questa magaifica Rotonda , di 84 piedi purigini di diametro e 76 d' altezaa, il celeJiralo Paaleon di PARTE STUANIERA. 49^ Homa , e la gentile RolonJa di Gapra del divino Palladio. Ma tali ne soiio le diffyreiize c nella i iaiila e nell.i elcvazione e nell' or- nato , che ojjni sospetlo di cr'pia sparisce all' .slaiite , e tutta se ne comprende ben losto la ori^i ahla. AHp quallro teste della sua Rot tonda ided il Palladio quelle quatlro bellissime logge che laiito ap- pa^aIl r occhio mirale dalla raiiipagna. L archilt tto uoslro , m luogo delle auzidette logge , alzo ai qualtro verili delta «ua Rolonda qual» tro lempii quadrilur'.ghi ornali al di fuo i di nobile peristibo corj sei colonne per ciascuno , e suo fronlispizio. Soppressa avendo neir interno la cella , lasciolli del lullo aperti da quella parte , oude forniasscro, per cosi dire, ua editicio solo coUa Rolonda, ed una sola sala. La ste>so ordine regna qui taiito ne' teuipii clie nella sala, e queslo semjjUce ed uno vi prjduce quel niagico eiietto cue nel Paiiteon d Agiippa e nella chiesa del Redeiitore in Veni.zia quel bel corinlio domiiianle , il piii bello che si coiiosca I quatlro tempii che, come dissi, parte diventaiio delta sala, hanno delle volte a boniba , niesse a oro in forido bianco , riascuna con diverso disegno, e arricchile di Hori , rabeschi e niedaplie. il l^i'to condolto coa somma tiaitezza jN"e' detti tempii possouo raccogUcisi que' fra gli iii\itati che preferissero il giuoco e il crocchio alia danza. Nei tro intercolonnii del prospetto veggonsi tre grandi ve- trale a guisa di porle dall alio al basso , a traverio delle quali go- dere la visla del giardino e de' viali lUumiiiati a gion.o , e termi- lianli in belle prospettive con archi Irionfali. All uopo si poteva per quesle porle \6tare in nieno di due niinuli la sala di sptUaton .- Senipie ••aggia ]>recauzione di ben preparata iautilita. II solo tempio di mezzo noa ha porta, come quello che, Iro- vandosi in faccia agli alrii gia descritti , da -agresso alia Rotonda. Nei due fianchi di queslo tempio collocate erano le dispense pel rinfieschi , onde la vicma sala del hallo ne fcsse piii tacilmente provvedula. Sorge iieir inferno delta Rotonda una galleria di 64 piedi di dia- metro sosteniila da 52 coloane in giro coi corriapoudenli pilastn appoggiali al muro iiiaestio dell' editicio. Si venne cosi a formare iin portico circolare , sotlo cui aggirarsi gli speltalori e sedere le dame , restando libera alle da.ize lulla 1 area del mezzo. L' ordine che par\ e all' arch lelto il piit adaltalo a questa galleria ed ai lempii, per la gaiezza e leggerezza sua non iscevra didigtnU, si fu fra i ta-iti compositi che si coiioscomo , quello delta cosi delta Torre de' venli prcsso d A.icn , per cui vaaia egli pure greca or:- gine : t\k y' ha qui di nuovo cho le proporz:oni dategli dall archi- letto a norma del luogo e dril uopo Ouest' ordiftro e laltro, e la parele veaae tuila ri- 496 APPENDIGE coperta di ampi speech! , del cui ma;^ico fifFelto parlercmo a sua luo^o. iVel grosso della parete pralico 1' arohit^llo de' gabineUi per uso delle LL. MM. II. , ed altri per 1p dame e i ca^ alieri , e dispose pure le scale per satire alia galleria ed all' orcheSIra ivi posla , e diede a quesle scale I'ingresso dal giardiiio separalo da quello dell? sala. Sulla galleria siluo tre ordini di scdili a guisa d' anfiteatro di- sposti , onde gli speltalori stessi lassii collocali vaf;bezza accresces- sero alio spettacolo : ed invece della solila ringhiera guernita di pi- lastrini , imniagino di tirare da un acrolero all' altro de' lirsi d oro avvinti nel mezzo da U'la coroia d' acranlo panmeiiti d' oro , perloc- clie oltre la leggiadna dell' onialo si olteime rhe Iibero trascorresse lo sguardo dalla galleria nella sala, e da questa a quella , e la rin- ghipra noil parve gravitate panto sull'ordine che hi sosliene. Siluo pariaieiiti su questi arroteri, posli sul vivo delle colonne, alii candelabri aiirali, onde illuniinare la sala: al qual uopo dispose altresi tre giri cli inagnifici lampadari d' crislalli con oro , due de' quali giri pcidevano dalla voUa, e il terzo piii grande dagli archi- tra . i fra le rolonne. La coUoci/.ione di questi lumi fu si arlista- me'te immagi'ala , che iion soiamente spar^eva ui'a luce niorbida , viva ed uguale su tulte le parti della riJe'lissinia sala , ma dai soslpg u do' lumi non era punlo impedita l archilellura , -llo , passereiuo a dire dclla tesla. Se due ore di n\inuta piogs;ia accideatale se ne tolgauo , che J" esleriia illuminazioap per alcun tempo iiilcrruppero a sera iuol- trata , luHo , possiain dire, corrispose ai voli deil' anibasciadore , ed alia aspellativa degli invitati. Orduie, ricchezza , eleganza, squisi-< tezza : nulla fuvvi a desiderare; che anzi sfoggio sovrauainente quella nobils prol'usione d ogni cosa che 1' anima e il va-ilo suol essere d'.'lle reali fi'stc. Resi Iributarii 1 inari, coprironsi le luense dei pill ricercali cibi , e le dovizie di Flora e quelle di Bacco gareggiarono in copia , rarila e fra^^ranza fra il liisso degli abiti e il brillar delle gioie oiide lullo aubelliasi I'incajilato soggiorno La illuininazione fu in ogui parte splendidissima. Quella del pro- spelto esteriore parca dar eccesso all'enipireo. Quella de' \iali iion pole a lungo iiiterainenle godersi per la sovracceni.ala pioggia : ma guaudo era "el pieiio suo vigore , vincea colla \arieta dei colori e siinnietrica distribuzione delle faci e de' traspareiiti il piii vago fuoco d'artifizio. Tullo peio cede all' iticanlesimo della Bolonda. Cio che I'immaginoso Ovidio canlo della regsia del sole, il Tasso del palagio d'Arniida, Arioslo di quello d'Alcina: cio che de' loro Harem sognarono gli arabi novellieri, vedea-i qui eifellualo e iti ua *ol luogo riunilo. Gredca lo speKatore di trovarsi i" mezzo ad un piaiieta , resplrando luce , e nella luce aggiraiidosi quasi aln>osfe:a. Ove r occhio ferniar si piacesse, incontrava una pioggia di lumi molliplicali all' iiifinilo dai circostaiiti specchi, nierce de' quali oguuno vcdea se niedesimo in cei;lro ad una grau sala , circondata da cento consimili sale, e a sf? inlorno una selva di colomie , che a migliaia succedenlisi ed aggfuppandosi in tulti i sensi , sperdevansi poi nell^ raddoppiale distanze , e 1 occhio piii curioso stance arreslavano di stupida meraviglia, lasciando 1' animo d' ognuno compreso. Ne fuori della Rolonda spiiigendosi avean pace gli sguardi , che gli illuniluaLi viali porgevan loro nuovo pascolo alia fantasia , e iiuovo oggetlo 811" ammirazione. Posero il colmo a tanlo splendore di mac^nificenza le LL. MiVI, n. RR. colla augusta loro presenza onorando la fcsta insieme alia B T. sposa , ai 1M\. pnncipi di Baviera e a tulta 1' imperiale fanii- glia. Xe niai pin d'ora p.arvero cosi eccelsi sovrani trovarsi in reggia piii degna. Aggiunse la cleniunza e benignita delle imperiak e reali persona ai piareri della uienle e de' scusi le delizie del cuore , onde nulla niancasse alle glorie di quesla feslevol notte , di cui beo a ragioiie pot^ dirsi: ■■ TanVim de medio sumptus accedit honoris ». Gli oiiori dilla festa furono fatli dalla anihasriadrice di Spagna , iuchessa di San Carlos , pregala di cio dall aiubasciadore di Po«- kogallo. Bill. Ital T. VH. 3a 4<>3 APPENDICE l-ila !to cLc liiossen'alc scorrevan qui le ore fia la pompa e i dl- Jflli, ijuaiili allri cuon >;iois>cio aUiove, Jobbiani pur dire, per Jar tonipiiuo'ilo alia iloiia fV-dcle. A'llill;! |>er OLjri'lovf 1' Eiiropa dalle cotiseguenz.e di una lunga « gei.eral {juerra , <• sopravvenula 1' ira dcUe slagioiii ad accresceriie i mall, iio:i picbe operose faiiiiglie tiiaiicava:io fra iioi di lavoro e di soslcMlair.o'ito. Fu qiiiadi iioii piccola torluiia cbi- alle cure del piovvido suo ^ovcriio ed alia uniai'ila dtlle a^iale persoiic si a;- j;iuin;esse nella lapilale dell' Aus(ria una ocrasiotie conic que>(a , per cui piii di due n;iia operai ed arlisli occu[)aU furono per beii due niesi nella cosliu/.ione e onialo di questa mole supeiba, e lu nmwi.slo <'<>^i alia subsi>le:iv;a di dieci luila persone . alle quali per la generosila dclle payhe aci.ordale al lavoro , ed alia diligeii^a che ne acciebbe il m< rilo , riniaue ar>cora di che soslentarsi per qualche tempo awei.iie. Co^i questa vi>ibile grandtiza d' aiiimo liberale . che a lai la ma;^iil'.c< i:y.a diC ^ila . na^cocdeva una \iilu ben piii lode- dovole e caia La pi nipa ed il lusso noii eran qui ch'' il vclo della inj;egno*« beiieli:ei;iia di chi con reale atlo provar voile all' Austria aniica la projiiia esullauzn pel dono fallo^li di laula figUa- Se di be- eilizioiii eicLej^gian quindi le sponde dell' Istro , lullo iion iscor- reia 1 anno che di tion dis.siniili suoiu-racino quille del Bio Janeiro : e il jol ibe iiasrc , e il sol che tiauionta. risrbiarera de' | opoli che la nnlura iuunensaiiieulo disgiunse, e aniore nuiii coti iiodo di elerna inenioiia. Sare di co^i fallo linudto. e quella de' medici a con- ti'liailo e >i ^lande , die ^li ammalati in airnano in lolla . e fia lion molto 1 niiei due apparecchi iion ba^teianuo al biso^no Tosto die le inie espcrien/.e mi a\rsiii'.o offerlo de' risullamenli miportanti, III! I'aio preinura di cuiiiuuicarii col Ui«^uo dc' Gionialt ledcichi, liance»i , ccc. PARTE STRAmERA, 499 S tabilimento delle fumigazioni solforose, dirHto daldoU. De Garroin , Vienna , al Tf'oUzeil nuTTi. 909. Dopo avere introdotia e propa^ata la vaccinazionenella monarchal •uslnaca , ove nello spazio di 18 anni si e vpdulo jjressocbe intera- r'eiile scomparire il vaiuolo, ho il coutento rli p itere ezia'i-dio of- ferire alia umanila Janguente un nuovo mezzo di guarire molle altre malaltie gravi ed osliii&te Quaiilu'ique 1' util'la del solfo preso inlernamente , in frizioni , e nischialo ai bagni naturali e artificiali . sia riconosciuta da tempo inimeinorabile in molle malatlie croniclie della pelle, delle arlic la- aloni , delle glandule , del sislenia llnfatico in gerierale e in alcune afTezioni arlritiche; i medici piii illumiiiati hauno costanteniente de- si.icralo u:i mezzo di amministrare il vapore di jueslo miiierale, reso aciilo e piii penelrante per la combuslione •■ e qu'-ito volo fii particolarmeiile emesso quasi .10 anni fa da uu grande medico di qu'-sla capilale , I. P. Fraak, 'Epitome de curandis hominum morbis. Cap. Psora. Si sono immaginati in diversi tempi molti appareccbi , piu o nieno inipTfelli per 1' uso delle fumigazioni solforose, ma iiuo a qiii-sf oia iiou si era giunti ai applicarle seuza intaccare gli organi della respirazione. Fmalniente il dotlor Gales, di Parigi, ha inventata e perfezionata una scattola fumleatoria , la di cui costruzione sembra non lasciar alcana cosa a desiderare , e i cui successi, dal 1810 in poi , pare- rebliero favolosi, se v.ow fossero atlesUti dalle priuclpali autorila civili e mediche di Pirigi. TuUe le circoslaiiZe ris^narJanti qu--sto oggelto sono consegnato in una Memcria (i) pubblicata nel 1816, e dislribuita per ordine del governo francese. II dollor Ga es che ha oltenuto un privilegio esclusivo per la pratica parlicolare della capilale , e in ricompensa nazionale, una prnsione vitnlizia di sei mila fraiichi , ha egli stesso , nella casa che ahita, venlisei apparfcchi ; e siniili stabilinie.Tii , jiubblici e parLico- lari , si vanno giornalmenle moltiplicando in Frai^cia. Sorpreso pei grandi vanlaggi di questo nietodo , bo fondalo un« stabilimenio fumigatorio, dopo di averne oltenuto 1' assenso della reggenza iniperiale e reale della Bassa- Austria, che ne ha falto esa- niiuare la localila ed il piano. (1) Memoi't n rnpports uur lei rnmitiavotu suifttreutet , apjilqavet on tralxemfm dr* «/fCb©M tiaaKrei ci d^ ptiulrwi atilrci maliuUt: ,(>»r 1. C. C>l» , cic. Pirii , 1816. Le pcnoiiF chs aoa p««iODo procor>ni 1' open del donor Gain adorok di raui celvraii rappreaestaati al T.ro !e errid* aialatcte della pelle goarit* dalle faniigaiioai , posaoao rtcorrer* a an'opera re- detca del donor G>qs. WaCKTEE , inttrclaca : jlh^Autilun; ui^er dem geitraiick tkr vmrzit^lich' MUm Bi^drr ukW T iaitMurer . nehsl tittfm Se'ichxz itzier die met-kitturdd^eit ^^rfcwrf^-i'-aucfceruA^M* del HeiTm Oortor C«Je. ,u. ParU. H7e». 1S17. Prea.o Carlo Ceroid, l.braif> , anlla piazaa • c'Oooieoicaai. Q«e«ta uperrcta, oroata .li na lalaglio rappreaeataate le Uiecrve parci Jclia ■••ehiaa fanii{atwia, contieac aache mm ccoUtiiS >nal>ai ilil aaai- del dc::. Cain. , SOO APPENDrCE PARTE STRANTERA. Vi flpsl'ino qualtro camere contenenli rlue apparecchi, uno per gli uomiiit , 1' allro per le donnc , rogli opporlutii assislei.ti dei due srssi 11 nun\cro dflle caniere e dei;li apparecchi auiiieiiler^ secotido jl succpsso di qurslo nirtodo Per assicuiarc il luio cQniinciamenfo , ed. wtnre !o difficolla inse- parabili di una imilazioix- , ho fallo venir da Parijii i miei due ap- parecilii coslruili sot to j^li occhi del dotlor Gales. L'liso di qiiesle fumigazioiii iioti sar^ niai lascialc alia discrezione degli ainnialali, e ii'>ssuuo sara aniniesso che dope avermi coiisul- tato , solo, Q di concerto cot allj-i professori dell arte. II Muniero di quesle fumigazioni variando necessarianienle secondo la nalura e la osliiazioiie delle nialaltie, Irovo piii giysto di met- tere uii prezzo a ciascuna di esse che a uri intero Iraltamento. Queslo prezzo e di lo fiorini correnli di Vienna. Voleiido facililare fuori della capilale e nell' estero 1' use del nielodo fumigaloilo , avio senipre, come il dott. Galis , un cerlo iiuniero d' apparecchi falli solto i niiei orchi e disponibili per co- 3oio che nie le faranno donianda ; e quesle spedizioni saranno ac- compagiiate da piccoli modelli a giorno , e susceltibili di essere jmoi'lali per if'dicare esaltanietile la posizione de" diversi pezzi che coiiipo gorio r apparecchio. Ur atmuncio paiticolare iatk conoscer^ ^1 pubblico il jizzo di quesle scallole fumigalprie. Vieiiua , j1 ij luglio 1§17. Ds Cahro. M. JX. So I PARTE IL SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OPERE PERI0DICHE» GiornaJe di fisica , cldmica , storia naturale , mc~ dicina ed arti. — 3." Biinestre, — Pavia, 181 '7« N.° I. LX.icerche sulfa fiamma di S. H. Davy. — E que- sta una tradii/.ione di una mcmoria Icita alia Soclela R. nel 1817^ nella quale si coufiima con miovi esperi- menti c\h clic quell' illustre chimico avea gia annun- ziato, cioo ciie 1' iatcnsione delia luce che eniaua dai corpi infiaiuuiati , deriva principalmcnle dal prodursi e leri* dersi ignila una materia solida in cotubustionc , nel qual caso luce e calore sono ftnomeni in gran parte india Jpendeuli I'uno dall' altro. L' A. ha esaminato gli effctli della rarcfaz.ionc dell' aria sulla fiamma e suUa esplosioue^ gli efictli della rarefazione prodolti dal calore sopra la combustione e I'esplosione, c quindi 1' influenza di varii gas sui fenomeni della esplosione e della combustione j e qucsli sono i soli paragrafi conlenuti in queslo hime- slre. — In una annolazione degli cditori si da I'eslrattd di una belia mcmoria del sig. Sjm sullo stesso oggclto, inserita ncgli Aunali di cliimica. Le espericnze di quea 8t' ultimo tonducono alia cunscgucnza, che nella fiamma di una can'lela la supcrficie sola c in combustione , men'- tre I'interno di tale involucro ellissoldico e pieno di cera in vaporc, di cui poco alta e la temperatura. II. Descrizione di un nuovo barcmetro portatile di ferro atto a misurare I' altezza de luo^hi , del casnlicr^ Marsilio Liindriani. .m. I moderai fiijci i^veudo a fond* Sox A P P E N D 1 G E esaininati tiUli i pcvicoli di pitnilcre abbapllo ncll* esaltA dctormiii.ii'.ioiic del coiitalto del vcrtice dolla colonna mercnriaie col labbrn dell anello clie si incnntrano m !lc diverse costruzioni de' baiometri , la migHoie dellc qtiali e lorse quella di Ranisden , iiiiaf^inarono di costiuire iiii haiometro a sifone aveate il braccio piu corlo di un polliv:e lullo al piu di lunghezza , ti iiiiin mtc in un c mo troncato di ft-rro con un' apertura di me/za linea, al disopia del quale e fissato al tubo barometrico un brac- cio di fono munilo di una vile perpendicolare del me- tallo nit-desimo , ed a quosla e inleiiormeutc attaccato un ptz/etlo piano di feiro coperlo di pelle a piu doppi. L'ingcgnoso A, bramoso di libcrare qiiesl' istiumento dal- ]' inconvenicnle della fragilita della c.tnna, e di ricon- durlo qiianlo piu si poltva alia scmplicila del baronielro Torricrlliano , ha immaginalo una canna di ferro batlnlo pertetlameote calibra da un capo all' altro , lunga Irenla pollici paiigini, il di cui dianietro interno e di tie linee e mezzo. La parte siiperinre e chiusa ermelicamentc da un tnracciolo a vite di fcrro, il di cui lenibo e saldato siilie ])areli eslerne della canna con saldatura di ranie. Le cose sono dispostc in niodo , die la canna barome- trica sia senipre pit-na , qualunque sia lo slato della tern-' peratura del mercurio in essa conlenulo. Un galltggianle di legno o di avorio , fatto a forma di cono, riposa sulla siip'riicie del mercurio coutenuto nel b>acc o piii corto della canna , ed e solidamcnte allaccato ad una sottiie asta di acciaio appesa al braccio di una bilancietla , the fa le funzioni d' indice ogni volta che il tubo venga ca- ricato. Alia piii compita spiegazione di qu' slo meccanismo servono tre tavole in i ame , che noi desidereremmo tncgl'o esegnite, riuscendo quasi svanili e presso che invisibili i lagli in quelle che abbiamo soil' oc< bio. III. Snpra alcune combine! zioni dell' azoto coll ossi- geno , del i'g Dulong. — Quf'sto pure e l' estratto di una menioria contenula negli Annali di chimica dcllo scorsa anno. IV. Bf-eve analisi del composto particolare , o carburo, che forma la magnesia per un ajfinita chimica con gli ingrnssi , in aggiunta alle alt re due memorie , del ptuf% G. Carradori. — (^ucsto fi.si o avea provato alfrove clio la magnesia era noc,iva alle j^iaule ; «ci erasi sludiat« dt PARTK ITALIANA. 5o3 firovare altrcs) contro Dnvy che cssa non lo era gik per In assi con una chimica forza , di combinarsi con alcuni dei loro prin- cipii, e di trasformarsi in un composto particohsre , che sembra un carhuro, uel che consiste la modificazione che questa terra soffrc nel sue soggiorno colle sostanze lertilizzanti , o nei terreni bene ingrassati , cungiando per tal mode la qualita sua rapporlo alia vcgeiazione , e ren- dcndosi vantaggiosa inveco di nociva. Se queslo e un passo di piu fatto nclla cliimica agra- ria, noi ci congratuliamo ben di cuorc coll'A. ^aij' avea gia scoperta 1' utilila dclia magnesia mista ai leiami: I'A. lia dimostralo il modo in cui la magnesia diviene fer- tiliz/ante , combinandovisi non I'acido carbonico solo, ma I'idrogene ed il carbonio. V. JSotizie sulla forza degli animaU. JSota del caw Drimncci. — Espone 1' A. il lavoro giornaliero di due , di tic o di qiialtro cavalli ia una atrada in pianura bee 5o4 APPEND ICE manteniila in bnona 5t;i!:;ionc , allaccali essfndo ad da raiio a qii.itlro ruole senza alcun carico sulla schi-ua. II peso del cario si Varia in diverse proporzioni daila quaiitita di chilogrammi 653 , 4 » f"'"^ a (|nella di ajG4 ; 4* Per dare una idea del risultato di qiicste osservaziorii , dircino clie due cavalli atlaccati ad un cairo , il cui peso unite a qUello del carico sia di chilogrammi 849, 4> correndo tre miglia nictriche e due terzi per ora , ogiii giorno vi;iggiano per tre ore ; die quattro cavalli altac- cali ad nn c^iiio pesante col carico di chilogrammi ?.354 e 4> viaggiano per miglia melriche 3, 5^ in ore dieti j clie uu cavallo carico a schicna di chilogrammi iiG, o, ( che e il mnggior peso esposlo ) corre miglia metriclie 3, 92 in ore otto^ ed un cavallo senza alcun peso ne percorre 10, 'j i in ore sei ; che un mulo carico di chi- logiammi 1 5o , o, percorre hiiglia metriche 3, g3 ill ore novo J che in una strada di colli la e di montagua ben mantenula, ed in buona stagione , un cavallo ca- ricato a schicna porta fino a chilogrammi 92, o, per jniglia melriche 5, i'2 , in ore otto, e che un raulo porta in cgual caso chilogrammi lyS , o , per migba me- triche 3, 12, in ore otto. Cosi pure in una strada in ccllina e in raoutagna utile snddette coudizioni , otto cavalli atlaccati ad un carro col carico di chilogrammi 2795, 5, corrono per miglie metriche 3 , 47 '" oie sctte, supponendosi in ogni caso un giorno di riposo ogtii quattro o cinque giorni. Un cavallo atlaccato ad un carro a due ruole in pianura , ed in una strada bea manle- nula, col carico di chilogrammi gi5, 0, percorre pef era miglia raetlichc 2 , 98, in ere tredici. Scguono i cal- eoli mcdesimi per due , per tre e per cjuattro cavalli allaccali nelle stesse circostanze, e cosi pci niuli altac- cati parimenti ad un carro a due mote. Due bovi at- ta cati ad un carro a quattro ruote in pianura come sopia , tirano il peso di chilogrammi 77a, o, per migiia metriche 3, 47 ? '" ^'"^ nove, e quello di chilogiamini 1526, o, per miglia i, 79 '" ore dodici e mezzo ; in TUfintagua e coliiua quattro bovi tirano il peso di chi- logratnioi 1497,0, per miglia metriche 2, 60, in ovc settc. Couchiude 1' A. che poco uso pub tarsi delle osser- irazionl sul lavoro dei cavalli e dei muli atlaccati ad iin earro a due ruote , perche nou si sa di quaulo 51 PARTE ITALIANA. 5o5 Cairo gravitnsse siilla schiena del cavallo cosj dcllo delie siaiiglic. Solo si potrebbe avere il peso che sliascinaiio UDo, due cavalli , ec. , quaiido il tctjipo del viaggio c il medcsiino e medesima e la velocila , sollraeiido il peio del cario slrascinato da un cavullo dal peso del carru strascinato da due , ec. VI. Niio've ricerche intorno alle combinazioni acids del fosforo coIV ossii:ene. Gli edirori haniio raccolto da- gli Aiinali di fisica di Gilbert e da quelli di cliimica , i lavori falli recentemenle da' signori Berzelius , Thomp- son c Dulong sugli acidi solfoiico e solfoioso , e su i loro snli. Vlf. Breve relazione del nuoi accennano alcune osservazioni fatte suUe Memorle del cav. Biunacci relative alia azione capillare , e che si trovano negli Annali di fisica e di chimica. Non conte- nendo queste alcuna dimostrazlone, iion si credono di alcun peso a s\antiif;gio dell' esame della dottrina dell'at- trazione capillare, da noi piu volte annunziato in questa )5ibliot''ca. 5.° n cav. Monticelli, segretario dell'Accademia R. delle Scienze di Napoli, in un articolo di leltera al eel. signer Breislak in data del primo marzo, annunzia che le subli- mazioni atliiali del Vcsuvio sono sorprenf^entl , giacche il rame , i! lerro , il muriato di soda, lo zolfo, i' acido solforico, I'argilla e talvolta 1' ainnioniaca formano dei sali spesso riuniti , e varie volte in lutto od in parte divisi ; e che quel vulcano , che non e stato mai traa- quil'o dal i8ii fino ad ora , ha ricoperto coinpletanncnte I'antica sua voragioe come di una volta, ed in mezzo a qiiesta le receuli eruzioni hatino innalzato due raonti- celli lor^iti, dai quali escouo f umo , ceneri e pietre , che cadendo in terra , si osservano ricopcrte di ampi fioccbi di fili vetrosi trasparenti. PARTE ITALIAKA. So/ Solto il titolo Llhri nuovi si regislrano 11 Trattato si- siematico delle nialattie del cuore, del dolt. Krej^sig, me- dico del re di Sassonia ; si aualizzario alcune delle lue- morie di matematica della Societa llaliana delle scienze contenute nel toiuo XVII, del quale si e pur rese conto ill qucsla Biblioleca ; il Ragguaglio delV Istituto clinico rotnano del chiarissimo De Mattel , da noi parimenli atializzato ; il Tractate de' contorni delle ombre ordinarie , del sig. Bordoni ; un Discorso del medico Chiappa di Pavia J delle pereosse considerate sotto il duplice aspetto di lesioni morhose e di presidii medici ; la Spiegazione di alcuni vocaholi geologici , litologici , mineralogici per ordme tf alfaboto, diretta particolarmente a rendere piii utile e piacevole la letlura delle opere di alcuni moderni viaggiatori , del dott. Lnigi Bossi ; e la seconda edizione della materia medica vegetabile ed animate , di L. y. Brugnatelli. Per ultimo si da noiizia di una niiova accademia di scienze e letterc insiiiuita in Livorno sotto il titolo di habronica , e della nuova forma piu eslesa e piu utile data da< sovrano delU Toscana alia riaomata accademii^ de' Georgojili. 5o8 Discorso letto nella grande aula dell' imperiale rep'o palazzo dellc sclenze e delle arti in occasiutie dtlla solenne distribuzLone de' piemii dell' iwperiult' regia accademia delle belle arti , j'attasi da S E. il simor conte Di SauraV , governatore in Milano , il giorno 9 agosto 1817. L< /o stu(iio del bello , in cui principalmente co'isistono te arlt hoslre , noii e cLe lo studio della natura , da «ui unicanieiile deriva 6gni bellezza. Qucsta maestra universale di tuUi i tempi e di tuiti i popoli menlre sommiiiislro ai priiiii edificalori le idee archetipe delle coslruzioni comandale dal bisogiio, spiego loro davanli nelle varie disposi'/.ioii de' suoi compoiienli i generjli priiicipii delle pro- porzioni e dell' euritmia, onde simetrizzare il bisogiro slesso , ed ele- varlo alio spleiidore del tempin e della reggia ■ quesla foridaiido nel cuor deir uomo il sentimento della religione , della graliludine , del- r amicizia , mosse la mano lilubante ed iticerta a tentare le uniane Soniigli.Ttize iie' tronchi e ne' marmi , ai quali diedero pot tanta vila e tanl' aninia i greci scalpelli. Ma quesla nel proporre all' arlisla 1' immense apparato delle sue forme ne lascio libera la scella alia di lui ragione , siccome lascio la difficile opera d' imilarle all' osser- Vazioiie ed all' esercizio. Giovaiii aitisti, \ 01 vi affaticate da lunghi anni , e s' affalica con voi luUa r Europa a condurre la lerila nialita nelle penose vie del rigore e del precelto. Noi siamo riuscili a sbandire dalle scuole il ]ibprlinaggio del secolo decimosellimo e decimoltavo ; noi abbiamo rinhianuti i nmscoli alle legiltime loro sedi , e le colonne ai lorO nalurali uffizii ; abbiamo proscritle le chimere dalle nostre fabbriche , * i mariierali corilorcimenli e le impossibili ombre dalle poslre lele. Ma ov'e una modenia scallura che regga al confronlo delle greche, lin nostro tempio che pareggi la semplicissima niaesta del Partenone o del Paiiteoii : ove un nostro pennello non gia eguale ai prodigi narratici , e forse esagerali dalla sloria di Apelle e di Zeusi, ma che noil si umilii in faccia alle opere lullor vive e parlariti del grande Urbiuate e degli altri celebri ristoralori delle arli ilaliane ? Gli elenieiili de' nostri studii sorio gli slessi per cui crebbeio a lanla gloria gli aniichi; eppure , se vogliamo esser giusli , dobbiamo con- fessarci di molto inferiori al loro merilo. E vero che allontariandosi dalle origin! ci fu in parte iiascosla la nalura dai cosliimi, ed ia parte viziata dal lusso ma la natura ricercala dall' osservatore dili- gente e sincero non lascia di mostrarsi lullavia in tiilta la pompa delle sue bcllezze i ne ci maiigaiio d'allronde gl' iiisijjui esemplari di APPENDTCl PAT^TE ITAIIANA. 5c9 Boloro che la mrdilarono senza ingombri nello starlio e tiflln pa' Ipstin, c su' quali inipieyarono le loro vifjilie i niapalri dell e la Medicea. E diinquc noslia la colpa di ron pssi'ie giaiidi sif(on)c lo furo"0 qi.fgli uomitii soninii , o la dobbiamo in gran parlc , ollre le viceiidp de'lenipi, all' orcupairi di vani lagiotiaineiili e di filoiO. fichp subliniitM piutloslo che dell ulile iniilazione: al coi suniarci nelle alchiniiche iiidagini di un hello ideale e fatilasl/co pnullos'o che iipjla scella e nell' ap])licazioiie del bello rcale ^ al \oler fo- siringere la iialiira al sislenia del parlilo e della scuola piuUoslo che la scuola alle leggi indeclinabili del rero. Dicianiolo un altra \olla: iiella sola iialura e compresa ogni possibile bellezza , ne sa- premnio crearrene alcuna idea ollre i suoi coi:liiii. I Greci porlarono le arii all' allissinio grade che anmiiriamo, scegliendo dalla nalura e pertezionarido coll' assiduo coiifronlo e coll' opporlunila dell' emu,- lazione le belle forme che dislinguoio le loro opiere e che soro un pregio essenzialissimo del bello arlificiale : \oL iion polele correre allra strada per giungere a pareggiarli. Menire at'drti sviluppaiidovi que.sl' ultimo principio coslilulivo del bello, utiir6 i niiei ^oli, o Glovatii , ai Yoslri , perche rilornaudo a noi pure i bci giorni della Grecia e d' Italia in cui la donieslica parsimonia popola\a le cil:A di coloiiiie e di statue , e le aule e i lempii di soiiluose pitlure , si soltraga alcun poco ai cumuli oziosi o al lusso divorator fuggilivo degU erarii per concederlo all' esercizio delle arti , senza il quale non sono gloriose le nazioni, e saiebbero inutili le tioslre discipline e i vostri studii. Per forme intendiamo le estreme linee che conlornano i corpi , e per le quali distitiguiamo gli uni dagli allri (i). Siccoine seguono i sislenii de' corpi medesimi , cosi allie sono aniniali ed altre inani- mate, e piii , altre accidetilali ed altre essenziali. Le fornie esseu- aiali sono inunulabili perchfe qualificano il corpo a cui apparleu- gono, come le frondi deH'alloro o della quercia , le fallez^e del lione O del toro : le accidental! , come Ip diverse ramificazio.ii iiella stessa specie o le diverse modiiicazioni della terra e siniili, dipen- dono da fisiche combiuazioni fortuile onde e generata la varieta che anin\a le supcrbe scene della natura , e senza di cui non v' e hel-p lezza nelle produzioni dell' arte. Nell' applicazione di questi prin- cipii vi parlero piii utilr.ienle cogli esempii che colle metalisicha aslrazioni , e saro anche spesso coslrello di riandare suUe idee altre volte propostevi, cssendo Ic nozioni delle arli fra loro necessana- mente comitsse. Quanlunque I'archilettura , esclusane la parte ornamenlale, non »bbia un csatlo e positive oggetto d' imitazione nella serie delle cose naturali, e quindi le sue forme non sieno per la magL;ior parte immediate come nella pittura e scullura , le ricava perd anche essa per analogia di cause e di effetli dalla nalura , e le Irasporla (i) Vilruv. lib, vn , cap. 6. Namque pictura imago fit eius tjuod est vel potest esse uli hominis cerlificii navis reliquanimque rerum e. quarum formis cerlisque corporum finidus figurala smUitudine su- jnuntur exempla. 5lO APPE NDICl? ai bisof;ni della solidita e alia venusta dell' aspclto. Se fosse ver« the i Greci avessero derivate le coloiiii« dall uiiiana slrultura (i) , si dovrebbe cio iiitendere per le sole proporzioni e tion niai per le forme , esseiido quasi iinpralicabile il repeiilino passagj^io ad un coiio troiico dai lineameiiU dell' uomo , della nialroiia o della ver- gine , lie potendosi supporre che gli Egizii , maeslii dei Greci uel- r arte , abbiano preinedilata la stessa iiilenzione. La prima idea che ci presenla la colotina h quells dell' indispen- sabile soslegiio ad uii qualuuque coperlo , ed e taiilo antica quanto il biso;^!!) di ricoverarsi dalle inlemperie , di uiiirsi e difeudersi in sociela dalle incursioni delle Here e de' malvagi .• ma codesli soslegtii furoj:o spoiilaneametite esibili dalla natura ai primi editicalori uelle piatite sotto cui vivevaiio prima di a«sociarsi nelle capaniie ; ne li. liiiula a noi pure ove mani ano le pielre , o rion risponde lo scrig-io al ilesiderio della peretiiiila e della magiiificeriza. Gli aritichissimi Ciiipsi , piii delle allre iiaziorii teriaci delle origiiii, conservaiio aii- cora i primilivi pali rlpulili dall' arle , ed abbellitt dalle verriici e dai colori : g'i Egizii fortiiti dal suolo di alberi nietio robusli, ri- copiaridoli in marmo , ne airaslellarono quanti bastassero ad espriniere la solidila. Lo stesso vediamo nelle macchinose pile dell' aichilellura seltentrionale , ove 1' uiiione di niolli Iroiithi proporzionala alia mole e air elevazione di quel geiiere di edifizii s'iimalza a produrre de' fogliami e delle ramilicazioiii , che collegandosi per la supposla elaslicita de' vegetabili in archi aculi , lermina in fronzule piianiidi a soniigliaiiza delle cinie degli alberi. Sebbene 1' idea priniigeiiia della colonna sia il tronco , non ne \lene che la colonna apparlenga inimediaUmenle alia natura , non presentandoci essa nelle sue preparazioiii alcuti esempio di coiisimili costegrii, ne essendo per altra parte paragonabili fra loro gli uilizi del tronco nell' albero , e della colonna nell' ediftcio. Non dobbianio pero dire lo stesso della sua forma . la quale e per la rolondila e per la rastremazione , essendo esatlamente imilata dal fuslo degli alberi , procede direltamenle dalla natura stessa , sempre superiors •d ogni sforzo dell' arte; e quiudi fe che per ^uaiilo siansi sludiale tutle le nazioni di rilrovare uiV altra forma di sostegni , non ne n- sulto in tanto corso di secoli che una sensibile minorazione de^ })ello , e la necessila di ricondursi al primo semplicissimo esemplare. Eccettuata pero la colonna , tutle le altre forme sono il prodotlo del ragionamento , che sceglieiidole dai sistemi generali degli og- gelti visibili , le ha composle agli usi dell' arte. Egli e pei cio che essendo semplice la natura nei suoi priiicipii , non ha 1' architetlura che pochissimi elcmenti. Una liiiea retta ed ana curva descrivouo tutle le sui- diversissime modiiicazioni , come tulle le forme che tro^ansi sparse nella \asta superticie del globo. Le figure geomelriche, prima d' esser note alia scienza ed al calcolo, erano coiiosciule dalle aj.* nelle loro celle . dai volalili ne' loro nidi, dalle famiglie de' quadru- pedi ne' loro alberghi , dai bacbi e dai ragni nelle sorprendenti loro ^i) Vilruv. lib. iv , cap. i. PARTE ITA LIANA. 5 I I tessiUire, e3 erano disjiosle nell' organizzazione tli tufli i coipi alia islruziorie dell' occhio <■ della ra{:;ion dell' uonio , ond' e radicalo in noi r indefinibilc seiil iiiii-;'lo del |)ia('c'ie o del disgusLo alia bellezza O alia iireyolarila dellc tonne aitiliciali Diperiileiido dunque le forme archileltouiche dal ragionamenio e dall analogia co' lisici sislenii, dovraiino primieraniente corrisjioiidere ail' uftizio della cosa rapiiresenlala , noii essendovi in quelli nulla di ozioso i:e d iiisigiiilicante. La princif^ale inlenzioiie dell' arte si ri- duce al soslegno di un tello , o sia alle colotiiie e iillc Irabeazioni, chc i Gieci , segueii'lo le Irarce delln naturali e socinli espressioni , dii-liiisero ne' Ire nolissiini ordini , dai quali sembraiio posti i coiifini all' tiiiiaiio sapere , noic ollrepassali sin qui, ne forse ollrepassabili da posteriori leiilativi. Siccome ciascun ordine dcv' e.>-priiiiere il suo carallcre , cio clie si olliere nella conibiiiazione delle proporzioni colle relalive forme , cosi ciascuiia I'onna deve servire al caraltere insienie ed all' ullicio a eui e deslinala. Non coiiosceiidosi una lorza alia al soslegno niaggiore della perpendicolare , non poira 1' asse della colonna non essere al perpendicolo , e quindi la coloniia se- denle , iniiiiaginala dal gesuila Pozzi (i) , non sarebbe cLe un de- lirio ed un iiisullo al sense universale. Le coloinie spirali , quan- tunque abbiario dcgli esenipii piu aulorevoli, non s' accor.. ar'o coUa proporziorjale solidila , niaticando lulla la parte sottralla al diamelro apparenle dalle sinuose inllessioni della spina non coiiipeiisala dalle parli sporge.ili tuori d' azione. G!i anlichi , mono di noi rinioti dagli originali niodelli , e non rorrotti dallo spirito d' innovazioue , nimico fatale del giusto e del vero , diedero gia alia colonna luUa la pos- sibile signiticazione , oltre la quale non resla che il deforn)e eu il falso. Lo slesso dicianio delle Irabeazioni : le lore forme sono lal- mente determinate dal bisogno , che non amnjellono ne supplimento , ne arbilrio. L' architrave , per quaiilo mascheralo dagl: ornamenli , non puo rappresentare che un agenle orizzontale neoessarin a coUe- gare insieme le colo;ine eporlare i pesi sovrapposti . il lV»gio , o indichi le teste delle Iravi ne' triglifi , o sia abbellilo di scultuie , b uno spazio prescnllo dalla necessita a collocare le travi slesse che _ conipoiigono i lacunari : e percio le Irabeazioni sceme inlio.lotle da quaU'hi' rinomato archiletto saranno forse slate consigliati' dalle cir- costanze, ma non dalla rii^io.ie del bcllo La groi'daia , indispensa- bile a difendere le inferiori costruzioni dalle piogge , esige di sua nalnra uno sporlo proporzionalo all elevazione dell' editicio , iio queslo reggerebbe abbasLaciza alia propria gravila^ione e ai suprav- veineiili pesi accidejitali senza il soccorso delle mensole o delle cre- sceiili proniineiizc delle modaiiature , le fornie delle quali , mcriire sono inimutabili , essetido le sole couformi alle Ifggi dell equilibrio, dcvono essere collocate per modo che non siano oziose , ne conlrarie air originaria loro signiticazione Una gola drilta sosliluita alia ro- \cs;ia sotto il piano del denlello , o una gola rovcscia sosliluita alia drilla per ricevere le acque sopra il gocciolatoio , iiou sarebbo (i) Pozzi, Prospett., part. 2 , fg. 35, 5ia Appendicb in uf&cic , siccome rliiscirebbe fuori cli fmizlone 1' ovolo a cui s? sovrapponesse ua guscio nascenle dall' appionibo iiel suo ceulro Jj ¥ui s' ebbero frequeiiti eseinpi iielle liceiiziose cornici de' tempi a iioi vicini. Ma lespressione delje forme non h la sola che costiluiscfi questa parte esseiiziale del bello aichitetlonicQ : vi si richiede altresi 1' e- jegaMza , la quale dipeiide dalla scelta e dall Qttica , che alle inva- riauili qualita delle forme determinario i lineameiili, la proporzioni e le disposizioui piii alte a produrre un giusto effetto , seuza cui non si otliene il grate aspetlo dell' opera e la consesuente sensaziori del jiiacere. Un toudo , un piano , una gola , un ovolo furono la li- milata e perpelua occupazione degli studii greet e roniani , ed i\ pill insigie dislintivo della loro perfezione; uu rettangolo ed un eircolo marcaronq i foadamenti ai piii segnalali edilizii delle due iia/,ioni , che anche luulilali dal tempo e dalle ruine non mai ces- saiono di richianiare a it il rispetlo e 1' aiumirazione de' posleri. ISIa quando per lo conlrario la nausea dell' elemenlare semplicila introdusse e niolliplico gli angoli incommensurabili all' occbio e le curve di centri igiioti ; quando si concedette all' arbitrio della maiiQ nelle modanalure tiu cb' era dovuto aU iiifallibile compasso , e si sognarono pilastri raslreniati alia base, arcbitravi ed archi spezzati , fastigii rotti e serpeggianti iti impoibibili volute , i nostri sensi edu- cati dalla circostanle natura e dall' insuperabile sentiinento del bello a forme migliori e piu vere si ritravarono in uno stalo di disgustosa Violenza. Ne e gia che la natura sia sempre regolare nelle sue pro- duzioiii : iioii ti'tli 1 Ironchi degli alberi sono esternamente circolari, ne lulti i clrcoli dell' interna vegetazioiie paralelli o equidislanti fra loro. Queste aberrazioai pero de' corpi non euritmetici the dipen- dono dall' impulso di cause straordinarie e formauo una nuova sor- geute di bellezza , non escludotio 1' originale disposizione alia peifo- ^ione in ciascun corpa , e sarebbero male imitate dall' arte , che , foulata ntlla regolarila e nelle simetrie , deve derivare la sua va- rieta da tutf altri principii che da casual! conibinazio:u. II contrap- poslo delle forme curve alle piane , 1' intercalare loro collocazione nelle diverse serie sono il felice artilicia per cui seppero i Gieci superare tutti gli antecedenti metodi d' architettura , e per cui fu- lono a loro tanlo iaferiori i Roniani stessi , alloichc jusingati d^ una falsa magnificenza ne' secoli del loro decadinieiiLo o collocarono iiiofficiosamente le coloune , o animnc( hiarono senza disposiziof.e ne riposo r una sopra I'altra le modatiature piii compoite , e prodi^a- rono le scuUure su d' ogni vuto. I Romai.i pero, o diciam meglio i Greci artisti, che inondavano quella capitile del mondo cercaiido credilo e pane coUa noxita, dietro cui coire avidamente la ricca e volubile ignoranza , avevai;Q gia prima emacicipale dal dominio della ragioue le forme semplice- mente ornamentali. E abbaslanza celebre 1' invetliva di Vilruvio (ijj conti'Q le iiuque liceaze de' suoi tempi , imitate poi cou fuiieslo si^Qi (ij Fitntvio ltt>. f ti , cap. S. PARTE ITALIAKA. .Sl3 cpsso alle arti flai famosi ppnnplli del sccolo drrinioqninlo , e ppg- giorale nel derimoUavo dall iiisulsa smaiiia delle cartilagini e dei fraslagli che ii;vase luUa I'Europa. Lp forme orr amentali , non dipendendo dall' imluzione e dal- l'analo.;ia per 1' impossibilila di esatta imilazione come le architet- Joriiche , si devono iiecpssariamenle lilrarre dalla nalura o dai co- stiiiii, I'.on polendosi da rioi fingere cio che non e, ne pretendcre ad 'I'l bello iniaginabile superiore alle rcali bellezze. E pero vero che I' arte ha il dirillo di moderarle alle sue leggi . ordiiiandole alle siiielrie ed all eurilmia , cio che non e conlraddiltorin alle natmali pruliizioni, senipre pieghovoli alia ma'io delTuonio. II capilello di C .iliiiiaco abbundouato all" arbllno della vegetazioiie non si conipor- j'-bbi' da se i'l una giusta distribuzioiie di fogtie e di caulicoli , life »i:.3 ramiticazione d' acanio si stenderebbe in eguali comparlimeuti sut fregio d'una Irabeazione. ; ma alio stesso tempo queslo delizioso disordine cho ci diletla nel pralo , scomporrebbe 1' universale ar- uionia dell' edificio. Qualora pero si IratU di forme essenziali , o apparlengano esse ai corpi aiiimali e vegetabili , oppure a conven- 7.io!ii sociali, cessa ogni arbitrio dell'arLe, e solteiitrano i dintti deir origiiie. Una foglia di quercia o di pioppo non puo essere esprcssa che ne" suoi nalurali lineamenti, ne i relli e non propag- ginosi slcli cereali potrebbero essere coridoUi per lunghi e torluosi giri come I'edera o la vite. Ba cio dobbiamo conchiudere the non luUe le forme imilabili possono eguahnenle servire al bello arlili- ciale , ed aggiu'igiamo che anche le piu alle all' es|>ressioiie e alia inleiizione ddl' opera non lo pioducono se non sono rcgolate dal- I'oltica all' armonia della composizlone. Gli anlichi conobbero e ptalicarorio in sonmio grado queslo inlcressatilisslmo precello d' ese- cuzione. Le loro scuUure erano sludiate all' effello delle distanze e cV.o par/.iale che sinora ignorlamo. Noi non abbinmo nh un sentimeiilo , uk un coiisenso universale sulla vera bellezza degU i)i-,i-hi , della bocca , di lullo il volto , e nemmeno dt-ile Unle che jrjlii^i'jcono al bello lotale- Le pupillc ccrolee lodate dajjU ^uUclu /;/-/. iiai. T. \n. 5: .'>l4. APTENDICE !iO'i ssrebbero forse prescelle ilalln nostre \r/,zoso > i capelli biondt chc prociiravansi lormerjlosaiiicnlo sollo la stVi//a del sole flail •jilainH itallaiie iipl ciriqueccnto , fiiroio posposli da allre tiazioiii ed in allri leirni ai capelli iieri. Lo stpsso vale per \r foniip delle membra • lion V' e ragioii stifiicienle per cui debbaiio essere pveferili gli occhi grandi a de miiiori , purche sia^-o di co'do-iio regolare e geiUile , ne un naso d'sceiidente in Vwen retla dalla froiite ad iiri allio gra-f ziosauienle curve. Se tull-ff Ic membra avessero una forma predesli- nala alia bellezza , noii Irovcreuimo divrsila di fiso .oiiiie in ura roil imjiossdiile generazione perfella . siccomp difficilmenle la riscoii- triaiiio i:ei ireddi e moiHtoni eseculori dpi bello ideale. D'remo duti- que pill propriametile cbe il soimiio bello risulta non dal coniplesso delle i'ldefiiiibili forme perfelle , ma dull csc.lusiope delle iiiiperfetlo a noi iiolc per uuo sporitaiieo senlime ilo dal farile coiifro:ilo colle migliori. Direiiio in secondo tuogo chc il confronlo debb essere isli-- fuito tra le forme proposleci dalla naluva, fuori di cai , non daiidosi bello reale , non si otterrebbe cbe un bello fattizio e di convenzione , iiecessariamenle iiifeiiore al vero ; in lerzo luogo , cbe qualunque per- fezione di forme iion basia alia bellezza se non e adatlala al ca- rallore della cosa rappresentata , in che consisle cio cbe dai Lalini chiamasi decoro , e da noi convenienza. La nalura ha se^jjnati nelle forme esteriori i lineamenli delle in- terne disposizioni dell aiiinio, e i Greci , pid di noi erudili iiella scienza delle passio i , posero ogni cura a significarb- anche quando la siluazio'ie isolata ed indipendente dalle circostaiize non imponova loro il dovere di esprimere il caraflere dell.t persora in istalo di allivita e di ferniPiito. I grandi occhi e i grandi Iratli di Giunone soiio sempre ripeluli a dinolare la superba e prepolente moglie di Giove r aiiipia fronio sereiia ed il placido sopracciglio ci mostraiio coslantemeiitc 1' imperlurbabile equariimilA del sommo reggiiore del cielo e della terra. Scavalc uelle ruine della Greeia e di Roma , e distinguerele fardme'.ile fra i coufusi framniet:ti il lorso d' Ercole O la tesla di Pallrnle : sovrappone'e il capo di Giove all' Ercole, o quello di PallaJe alle niolli e jlessuose membra di Venere, ed avrete un mosiro morale Per la slposa ragione aveudo r.oi nelle nostre rap- presetUazioai relig'ose dei caraHeri invariabili fondati nell' opinione o nella storia , fn dlffirile al Vinci, e forse non riusei come \olle ad ssprnnere nel Redentore del suo cenacolo qiiella divina amabilila e dolcez^a d" occhi e di voUo a cui non baslavario i pit sqnisi:i esem-, plari, ne potcva socrorrere 1 impoteule immaginazione. Non assolve- renio perd niolti de' noslri classjci atilori dalla colpa di aver trascuralo queslo imporla ilissimo oggello dell' arte , no loderemo quelli che tiella sGella diedero piii al cuore che alia ragioiic, Irasportando all^ Madre di Dio le rideuli e vivaci bellpzze delle loro amanti , non sempre d' accordo coll' idea del verginale pudorc cbe assocjamo all^ perfezione delle sue sembianze. L'imitazione ha per oggcHo tulle le forme visibili che distin- guo.-isi, come accennamnio , in accidenlali ed in essenziali. Nella comliinazione delle accide.tali e piii libero lo spazio alia fantasia ed alia mano dell' arlista , iriassimamente ne'paesaggi e nelle esagcra- eioni che b,^rvono niirabibnente o a dare maggior risallo alia rego- lariia , o ad er;pnmere con piu fgr^ia i csjalteri. In qualunque caso PARTE ITA LIANA.. 5l5 pero non devono eccedere sconcianienle i cotifial del vero , ne pos- ioiio lion essere ladicalinenle estralle dal vero istesso. Ma lo forme esseiiziali , come la qualita, la quantita, la coUocazione e la slrut- lura delle nicnibra , non ammetloiio che 1' arbilrio dell elczione fra le pill o men belle nelle coniposizioni libere, ed escliidono questo pur" ove la forma sia inalienabilmente vincolata al soggetto, come Ticlle fisonomie caratleristiche delle nazioni e ne' rilratti. E bensi vero che in qucsti second! puo 1' indulgenle e nianieroso arlista coMcedere alonn poco alle memorie della passata eta, ed aniniolllre coir arle le ingiurie della nalura e degli aniii inclementi. Jfon tulle le ru^be sono indlspensabili alia tisonojnia dell' assennala malrona , ne seiiza un occhio Iosco sarebbe nieiio conosciulo Anmbale. Ci senibrerebbero pero irragionevoli i femminili sdegni e le querele del- r as! ante amiro ove il ritratto mancasse di grazie per la necessaria somiglianza all' originale. Qual colpa e del pillore Si tide displicuit nasus tuus ' ( i ) QiiaMtunque il primario oggetto delle arti imitative sia la vera e seinplice nalura, non dobbiamo pero escludere troppo severamente dalle leggi dell' imilazione le forme composte, adotlate da tulle le genti iieUe ejpressioni milologiche e religiose , le quali quando siano stabilile iiell' universale opiiuonc e non contraddittorie , ne as.arde , enlrano quasi ad arricchire di una possibile specie la nalura slessa , e I'arlf di un nuovo genere di bellezza. Ala a cio si richiede che la composizione nasca primieramente da idee fra loro affini e con- cordabili: tali sono, per esempio , 1' impelo del cavallo domalo dalla ragione del cavaliere , onde si ebbe I'idea composta del cea- tauro, o la velocity connalurale al cavallo portala al somnio grado della velocila de' volalili , oiule s' ebbe quella del pegaso. Uniamo i:i vece 1' insensata testa del bue al busto umano , o le ali alia tarda e pesante mole del bue, e non avTemo che de' misleriosi Icslimonii del callivo guslo de' popoli anleriori ai Greci nelle loro signilicazioni religiose. Per parity di principii le ali immaginate dagli anlichi ad esprinipre la rap'idita del tempo e della fania , o atlribuile agli es- seri spiriluali m conipenso alia gravita del e forme corporee sollo cui sono effigiali , converrebbero troppo male all' Onnipotenle , che senza strarnero soccorso puo scorrere o sulle acque degli abissi o negl' immenst campi dell aria. Codesli aggiunli pero debbon essere iiiai'.eggiali per modo che non siano in contraslo fra loro o coll' or- (linario meccanisnio della nalura nell' organizzazione de' suoi corpi. 1 Gieci, non minori artisli che filosoii , combinarono le loro forme "lisle, come le aviebbe create la nalura slessa in eguali circostanze: le ganibe dell' uonio coUoc.ile antcnonnenle non avrebbero concor- llalo nel corso nlle posleiiori di cavallo in un centauro , ne le alt polrebbero servire al sostegno e all' eqnilibrio se non ispuntassero dalle spalle nella iigura umaiia come negli augelli. Non Iroverenio quiiuii a lutlo buo i senso le teste troncbe dei Seratini coUe ali al collo inlrodoltesi nelle pitture cnstiane o per qualcbe meno accurala (») Juvenal, sat. 6. S 1 6 A P P !" N I> 1 C t Inlcrprctazione de'libri sacri , o per T impt'ii'/.'ia de' verchi aulon ri- sppllosamenle se;^^uHa dai nioderni. Giova poi 1' osservare a questo proposilo che essei'- sino il selvaggio beveva dalle anfore ovali nelle tazze eniisferiche. Jfon e inio sropo di riflettere su lutti gli islrumenti cheforniscono r umana suppellettile , ma solo di farvi osservare che ove abbiatio origirie dai prololipi naturali , la bellezza delle loro forme consists nella consenazio.ie e nella semplicita degli origiiiali liiieanienli , ed in secondo luogo , che ove apparlengono ai coslunii o probabili o CO losciuti delle naz.oni, devono necessariamente seguire le relazioni della storia , e 1 i'ldole de' lempi e de' luoghi .- i piii scelti ed ele- ganti vasi di Gorinto poserebbero troppo male sulle mense anlidilu- viane , ne il belliisinio elmo d' Achille sarebbe ben collocato sulla tcsia d' Orla do. Gio che diciamo degl' islrumenti che servono alia vita o pubblica o domeslica , lo dobbiamo ripetere egualmenle delle vesti e degli altri or lamenli persotiali. Oltre la coiivenienza delle forme al sog- getto , che debb' essere sacra all'arlisla, c in cui si pecca frequeii- temente per desiderio di un' ampoUosa bellezza , appropriando le (i) Exodi, cap. 3; , 19 ei seq. ?AUTE ITALIANA. JI^ clriini li romane ai palaliii di Francia , e i voluminosi marli alia povera ed uiiiilf fami^;lia fli Crislo, voi dovele, o Giovaiii . porre ogiii studio nclla sctlla e tiell' applicazione delle pieghe chp rcll at- tua!e sislpina dellf srli non sotio la minima parte Icl ic\lo ailifi- nialc. La natura tioti ha create ne lutiiche, le lOj,'be , nia la loro coniposizione seguC necessariamente le iiaturali ^f^^'t dell plaslicila e drlla gravilazione delle parti coniponenli. Noi coiidannianio a ra- gioiie i manierisli de' due secoli addietro per le forme fa.ta.stiche e svolazzanli che diedero ai loro paniii ; ne ci acrorgiamo die la nostra sevcrila e la nostra servile imitaziorie di qualche fiammenio greco o etrusro ci ha condotii al contrarlo eccesso di una coinpassala e im- pralirabile eguaglianza in ogni piega e ia ogni veste. Le forme dellc pieghe nascoMO dalla diversila dei drappi e dalla loro acciden- tale coUocazioiie sulle membra; nh dobbiam prolendere che graviti egualmeiite il grossolano palllo di un Ginico e il peplo di Minerva, lie che per travedere il nudo debba compepelrarsi iiella came e nelle ossa il duplice o triplice panno che le ricopre. Sin (jui di precelli : restami a dire dcllo stato de'noslri studii. 'Non crederd di atlrlbuir troppo alle nostre cure per 1' istruzioiie della gioveiilii e per la prosperita delle belle arti , se diro che sotio giunle fia Hoi al grado di noii aver nulla da iiividiare ai nostii coii- le:nporaiiei. lo me ne appello confi'lentenietile al leslinionio del pubblico, che dalla fondazone di queslo insigiie slabilimento , isti- tuilo daU'immorlale Maria Teresa di gloiiosa per noi e cara me-« moria , vede risorta la noslra cilia dalle angustie della longobardica barbarie, e richiamalo persino nella nii'jula suppelleltiie il buoti gusto , che ne era stato sbandilo dalle oltremoiitaiie mode. Le noslre scuole popolale da cinquecento alunni gareggiai.o fra loro nel senti- meiito della gloria e della pubblica lode , e voi slessi sarete giudici fra poco a qual breve distanza di merito su gli altri abbiano ripor- tate le palme i viiicilori. La noslra archiletlura g a da selte audi prevale nei grandi concorsi al paragoiie delle scuole foresliere.- gli oniamenti non hanno compelilori. L'industre e lucrosa incisione va (liramando la sua riputazionc e i suoi lavori nei paesi stessi ai quali ,por lo addietro tribulavansi i nosUi encomii e il noifro daiiarO. La scultura ha fallo fra noi i progressi che ccrcavansi allre volte ia Roma, e i iiosiri giova;ii scullon , siccome i nostri archilelli , hatino riporlali 1' aimo scorso i gran promii dalla celehre accadeniia lOinana. La pittura storica presso di noi e nel resto d' Ilalia da niolli ainii giaceate nello spossanienlo e nella inerzia per maiicanza d'alinienlo , e non di discipline, ne di gcnio , ha merilali nel presenle co:icorso i giusti OMorevoli giuJizii che* avremmo desiderato di pronunciare aikche sui passati . abbiamo d'altionde le piu lusinghiere sperai ze rhe debba risorgere fra noi e giungere all' anlica fama della scuold lumbarda quesl' arle divina , da che persino il gentl sesso in qiiesto an;io ha adornate a gara le noslre sale di frequentissime opere delle sue mani. Ma piu che altro abbiamo la migliore fiduria uelle sacre promesse dell' ollimo Sovrano , e nelle soUeciludini di un G">veriio' sapienlissimo , che in quesla f<'lice pacificazione dell Europa e siaiia per crescere in dignila i noslri studii e per rilrovare i:ella pubblica e privala opalc:iza le opporlunil4 all' emulazione e all' esercizio. Sl8 APPKNDICE ESTRATTO Dei giitdizii deile cuminissinni straovdinarid pei grandi concorsi dell' anno 1817. ARCHITETTURA. pRor.nAMMA :r Un graiidioso mausoleo tli greca architcliura dar collocarsi isolato in una vasta piaiiura. rf." i.° coll' epigrafe nr Requiescant in pace = La pianla del sotterraneo bene immaginala , ma 1' edificio lanto in massa, quanto partitamenle inaiicanle di stile. 2." S Jrs longa Vila brevis ti La coniposizione in genrrale di eatlivo gusto , nieno i due ordini esterni circolari ; la cupola man- caiite di solidita , nientre si e profusa eve non abbisogna ; 1' eseru- zione mediocre. 3." ::3 Jn line'is metus ti Invenzione poco felice e non adaltata al programma ; esecuzione e stile senza merilo. 4.'^ — In Lahore spes S L' edilicio non adaltato al soggetlo, ed in geneiale lanto la coniposizione, quanto 1' esecuzione pocu felici 5.° ^S" Hominis virtiis in nctione cnnsistit — La pianta regolaie, ma il pezzo centrale maucante della conveniente altezza a pirami- tlare , ed inconispondente all' ordine ii:feriore. 6." S Muri qnidfm et palatia ceJunt gloria nominis immortalis est S La pianta regolare , e ben piramidata 1" elevazione ; gran- diosa r invenzione , Luono lo stile, e passabile I' esecuzione. I lunii pcro sono affatlo tiascurati , e non approvabili i cassettoni aperti ad iiso di finestra , con trombatura incomoda all' ufficio a cui sono de- stinati. Le scale conducenti all' area principale anguste , ne abba- stanza convenieiiti alia volula dignila e niagtitficeiiyia dell' opera. 7.° S Delia gLrin I' amor ogn' altro avanza ti La pianla bene jniniaginata e bene dislribuita ; le decorazioni interne belle, di buono stile e di felice esecuzione; sarcbbesi pero desiderate che 1' attico interno fosse alquauto piii alto , e la cupola inlernamenle impostat-t su la cornice col cetilro a livello dell' attico stesso. In mezzo ai pregi di quest' opera , confronlandola coll' idea del mausoleo pre- fcritta dal programma , ha doTuto la Commissiope osscr\-are che la di lei esleriore strultura manca della forma che costituisce il carat- tere generale de'mouumenii di lal gencre presso le atitiche nazioni. 8 ^' {z: Or se mi moslra la mia carta it vera , etc. ~ Magnitico e grandiose il pensiero , e nella csterna sua piraniidale elevazione corrispoadente senza servile imitazione alle generali idee che ci la- sclarono gli anlichi di questa sorta di roslruzioni. Gli ordini sono bene marieggiati; e ottimo lo stile, e felicissinia 1' esecuzione. Avreb- he pero desideralo la commissione die non vi fossero introdo'le le Ire arcale di mezzo nell' oiviilic inferiore della fronle , ne ha nolulo apjjrovan; i due altici inleriii , 1' uno sopra 1' alrro ornati ripelui*^ Hienle a- bassi rilievi di fi:,'ut3. K"on oslar-li "li acctnr.Tli difelli . PARTE ITAI.IANA. 5l9 ^opo u;i lungo paragonp con iriolli prn^i del W " 7, fu giu'licalo il prPiiiio a niaggioranza di voli al N.'^ 8, e se n' e frovalo aulore II signer LuiGl VoGiiERA, di Cremona, gia allievo di qucsta I. R. AccaJemia. P I T T U R A.. Pnor.R.AMMA S Venere in forma di cacciatrice cOmparsa ad Enea sui lidi dclla Libia. N." 1." coll epigrafe S Quel nocchier che si figura - Ogni sco- glio , ogni tenipesta, ere. ~ La rfiuua osservanza di coslumi , le trascurale prescrizioni del programma , per le quali dovevasi dislin- guere la figura di Venere, la mancanza lolsle ili effetto e di colo- rilo congiuiila ad uno scorrelto disegiio lo rendoiio iniineritevole del prcmio. 2 ° :S MtiJtnuque per annos — 'Errabant acti fatis maria omnia eircum tn La Conmiissione ha rimarcalo mal combii'afa la composi- zione , le aUiludini de' prolagoiiisli iVedde e stentale , una nolaLile scorrezione di disegoo , segiialametile ncUa figura di Venere , ed un' assoluin muncanza di siluazioite, di coslun:i , di arinoiiia in mezzo a qualclic parte Iratlala con discrelo vigore di colorito. 3.° r; Vamre ora tieto ore il sentier d menu — Se nella figura di Venere avesse I'aiilorp osservate le li'jgi dell' equ.librio , se il co- lorito avesse niaggiori gradi di luce, e se fossero slati rappresenlali i coslumi frigii in vece de' romani , come ricbiedevasi dal soggello , avrebbe contraslato 1' onore dclla palnia. 4.° = Pedes vcstis defjixit ad imos ■ Et vera incessu patuit Dea =r Ad onla di qualche estrcmila Iraseurata si nel dlsegr\o che nel co- lorito , e di qualche parziale difello di allaccatura di membra , la commissione ha assegnalo il premio a queslo qusdro pel soggetlo ben rappresentalo , per la bella composiziouc, pt-r 1 espressioae , pel fondo e per molli pregi di disegno e colorilo che sparsi ri sono. Se ne Irovo autore II sig. GaLLO Gallixa, cremonese , allievo dell' I. R. Accademia. scultura. Procramma == Ercole chc ricupera la sua sposa Deianira dal centauro Nesso. iS " i.° coll' epigrafe = Quegli i Ness^t — Che more per la Leila Deianira , ecc. =r Quanlunqu'' vi si scoiga un principle di buoiio stile cd anche alcune parti bene inlese , <■ siasi fatlo carico 1' autore di rappresenlare la circostanza d lla camicia data dal Cet^lanro a I>eia'iira , pure la freddezza dell' azione , la mancanza d' equilibrio , spgnalamente nella figura di D'ia lira, alcune visibili sproporzioni , parlicolarnieMle nclle ;;ainbe didl' Er' ole , ed una pecca quasi gene- rale nel lo'.zo lo PscLidoiio dal premio 2." = ilcide V nse, restero poi Te.vjo ? = Buono stile, grazioso, eligaitoso e ben combi:iaLo ag'^rujipamenlo , espressione di volto c di altitudine, correz.otie m generate di pronorzione fanno sorpassare 1' oinniissione della circosta iza dclla favola iiidicata dal suo compc- tilore , e lo reudoao degno del premio. Se u' « trovato autor" bio APPENDTCE II sig. HBVKTtETTO CicciAToni , cairarese , doiiiiciliato in Milan©, ftllievo deir 1. R. Accademia. INCISIONE. Phogramma := L' intaglio in rame dt un' opera di buon an lore , non niai per t'addiflro lodevolmoi;le iiicisa. N.'' i.° colTepigrafe = ?'ert tu est Deus absconditus ■=. La Com- niissioiie prova ccnpiacenza iitl Iribulaie oloj^i e prenilo all' autore di questa uiiica slanipa preseiilala al concorso. Rendono coninien- devole queslo lavoro, il quale appare Iratlo da un quadro di com- posizione Raifaellcsca , la gratia , la nilidezza ed il sapore che- vi domina. Se n" e trovalo aulore II sig. GioviTA GAHAVAtiLiA , pavcse , gia allievo di quesla L R, Accademia. DISEGNO DI FIGURA, PnoGBAMMA :=r Camillo che sopr&ggiunge a liberare Roma da< Galli , merilre Brenno , ricevendo 1' oro convenulo , accresceva a cori- trappeso delta bilancia la propria spada. N." 1° coU'epigrafe = Brenno in oro carnbiar tenta la spada ■=. Eisendo ua seniplice schizzo , fu per tale consideralo , e iion ha quindi merilalo i riguardi della Gomniissione. 2." =: Ferro non nuro patria recuperatuf -^t Le nioHe bellezze di dispgao, d' intelligen/.a , di esecuzioiie e di tlriezza di senlimento coiilrastano con una deficieriZa di effetlo di chiaroscuro , e vengono anche diminuile da una soverchia precisione pronunziata nelle parti lonlane e da qualche trallo monotone di composizione. 3.° r= Ferroqiie von auro recperare jubet zn La ncchezza delta composizione , il soggetlo rappresentalo con tutla la dignita e 1' ar- titicio , la varieta de' gruppi opporlunaniente introdotti , 1' effetlo generale piltoresco , i coslumi ed il carat tere de' Galli contrapposti a meraviglia a que' de' Romani , ed il bellissimo fondo eclissano qualche trascuralczza di drsegno e qualche contorsioiie di atlitudine. La Commisslone quindi , dopo di avere lungamente col confroiilo ponderati i pregi ed i difetti di ambidue questi disegni , trovo me- rilevole di moUe lodi il N." 2.°, ed altribui il premio al N." 3,° , di cui Irovossi aulore II sig. Carlo Botticblli , di Busfo Arsizio , allievo dell I. R. Accademia. DISEGNO ly ORNAMENTI. PROenAMMA ■=. Una ricca lanipada a cinque lunii ad uso di ma- gnifico lempio. N." i." coir epigrafe =z Non jam prima peto nequevincere certoz^ II pensiero comune ; i luminari nial collocati « inservibili ; 1' esecu- aione pero lodevolissima ^ e gli ornament i di buono slile 2.° =z; Se sempre la virtu coronata andasse z:^ Poco merito nel- r invenz/ione , e 1' esecuzione intelice. 3° In tenvi labZ2l , comasco. Scuola d' oTTiarnenti, Per r invenzione , n sig. GiovAWiVi Tarchim , ssizzero. Accessit II sig. Gabtako Cacciamga, milanese'. i Disegnalori dal rilievo , n sig. Giovanni AlleghIM, luganese, • Disegnalori dalla sfampa , II sig. CarIO Borde , bresciano. Accessit II sig. Carlo Tbrbazza, milanese. Prospettit^a. II sig. Bassiano Urbano , di Crema. Accessit II sig. Loigi Gilardoni, milanese. L 5^3 CORRISPONDENZA ITALIANA. Squarcio di lettera prrn-eniente da Roma intorno ad alcune opere cola pubblicale sulla corrente epidemia. A, Roma, 16 ago-sto 1817. .ivcHE tra noi alcuni giovani medici hanno pubblicato degli opu- scoU sulla regnante epidemia , in leggendo i quali , quegli stessi che no!i sono medici, purchfe abljiano del buon senso , facilnienle scor- goiio che i loio aulori hantio scrilto per procacciarsi aniinalali da curare in vece di curar gli aninialali per iscrivere utilniente della malallia. TuUi asseriscono fiancamente di aver guarilo con sorpren- dente tVlicila gV infernii loro affidali ad onla della variela dei ine- lodi che decantano , e delle teslinionianze spesso contrarie dei bec- caniorli. Chi loda gli anlelniinlici , e chi gli emelici , o li purganti; allri la seniplice acqua , ed alui il vino , 1' oppio e la china Chi chiama la medosinia nialaltia con un nonie , e chi coU'allro,- ne tulti sono d'accoido iiel dcscriverla e nell' assegnarne la causa. Tulli pero quesli autori biasiiiiario generalniente il salasso senz' alcuna re- slrizione , e conlro la piii coniune opinione dei piii esperti medici di Roma e dell' intera Italia infeslala dal niedesimo morbo. Voi che lion siele medico, faiele forse le meraviglie di lanla discordia : ma r isloria della medicina h pur troppo ricca di siniili esenipii. Fraca- fcloro, Ramazzini ed allri celebri scriltori notarono la medesima cosa nelle relazioni che scrissero dei niorbi epidemici dei tempi lore. Quauti opuscoli , quanle opinioni non si videro divulgate nella sola cilta di Napoli all' occasione del morbo epideniico , che la infesto nell'aimo 1764' 11 dottor Sarcone , 1' istorico il p'lii esatlo e il piu istruilo di quella epidemia , cbbe ben ragione di scrivere , che se -yi ha circostanza in cui veggasi cosa possa nel cuore dcgli uomini la passione di una dilella ipotesi, e quando si dee altrui rappresenlare il naturale e nudo carattcre di una malallia. Sovente i medici non veggoiio nei morbi , che qui.Ilo solo che con prevenzione si avvez- zaiio a vedervi , e non sanno ne leggere ne scrivere i misleri della natura , che nel modo impiesso dalla educazione e dalla scuola negii aninii loro. Amano lulti di copiar la natura; poohi sanno imitarla , po(^issimi la coloriscono con fedella , tutto il resto copia «e stcsso. Che diremo poi della varieta dei nvelodi curativi , sopra i quali ollre la divcrsa indole altribuila alle caixse morbose , influisce pure mollissimo la diversa virlu altribuila ai medesimi medicamenti, e la diversa cosliluzione de' corpi umani f E quando mai fuvvi mag- gior discordia de' medici sulla virtu de' medicamenti ? II fatto intanto si e che delirant medici , pkrtumur (Scroti. Sarebbe pur desiderabile che, liallando.si di mali epidemic! regnanti , la polizia medica che ka diritlo o d«vere di occuparsene ,. e che dovvebbe es*er diretta dai 524 A r P E N D I C E fill iHi^qi eil csperti ms.llci dello Slaco , norj pcrmeltesse la pubMI-" caziio:i(> di que^li soriUi del gionio , i quali lenrlessero seuza suffi- cienli ra^jio li al opoorsi alia sue 'iiire, a leiJer vane le pubblich.T misure (\i sauili, e a p^rpetuare !a peitosa iiicertezza e I'o'ileggia- ine;ilo deir Opi lione pubblica sopra i luetoli preservilivi e curativi. Nfe vuoUi co:\ cid int«'idere che og.ii medico debba curare siffalti infernii c.o;i u"! 'pgj^ scrilU se:npre costa ilo el iiillessibll'; , come neir anlico E^ilto ; polche dee cerlo riiiiauer libero al gindizio loro e alia loro discrezione , se ne hanno , I'uso di quelle niodilicaiioni che esiger posso:io le diverse circoslaiize di tempo, di luogo e di persona. E quaiido anche nulla di i^enerale e di positive fosse per- messo di as.erire sopra i nietodi curalivi delle malaltie epidemich" , floveudo quesli esser vnrii ed ai'.che opposli , secondo la diversita dei liioghi , dei tempi e dei corpi , sara egualmenle giusto e lodevolo 1 impedire che ne da pochi ne da molli casi che rislretti sieiio ad una sola classe di cilta.Uni , ad un solo ospedale di parlicolaii iu- fermi, ad una sola stagione , ad un solo villaggio , ec. , se ne Irag- ga'io coticlusioni geneiali , e canoni di pratica convcnevole a lutli i casi. ^ ^^ Letlera del sig. dott. C^rp/ , n^^Hiunto alia cattedrn di Viiiieraloa;:a rieW Universila di Roma , al sis, Brocclii , contenenie nuove notizie snllu correnta di lava di Ca/^o di Bove. Pioma y z7 2 0 af^osto 1817. IIo provato la plii gran soddisfazione nel vedere che le osservazioni d.i nie falle suUa corrente di Capo di Bove coincidono perfeltainenle con le sue (i). La prego iutanto di permettenni che io vi aggiiiiiga alcuae riflessioni , Ic quali, lungi dall' opporsi alia sua opiiuone inlorno I'origine della suddella corrente, servono anzi a sempreppiii confermarla ed a renderla piu che mai iiiteressanle per il naturalista. Le prove ch' ella adduce per dimostrare che la lava di cui si paila , ha avuto origite dal Monte Albano , sono gia cost convin- ceuli che bastano a persuadere anche il piu incredulo ; ma se quaU cuno ancora ne dubitasse , eccone una prova di piii. Nel percorrere da Capo di Bove tulta l' estensione di questa corrente osservai ancor io unitame.ite al mio aniico il sig. Riccioli , che alia dista-iza circa di un niiglio elallti Frattocchie si perdoao le tracce della lava ; ma traversando la sirada corriera di Albano , e portandomi sul suo lalo sitiistro nei qiiarli di Marino, e precisamente nel quarto di S. A.n- tonio , r ho vediila di nuovo ricomparire , e seguitando la direzione di Marino si rende ancora visibile poco sotto la lorre cosi delta di Messer Paolo, che resta a piccola distanza da questo paese ! Io che e quanto dire , che la lava si puo seguire e rlconoscere molto al di la del Torraccio porfino alle falde del Monte Albano ; cosi che cio ch' clla opina col suo buon senso , si trova rcalmente esistere coll' osservazione. Non dubito ch'ella avri ancora osservato quegl' immensi avanzi di l_ij Vs4i Biblistcn Ii.Jijn., Jig, roi di quests VII Vol. [i; EdU.) PARTE JTALl .^'A. 5a5 <1i^«rse lave, le quali si Irovaio al di sopra Ji Rocca dl Paoa , e cUe forrnano u>io (lei lembi del ('Osi dpito C r'lpo di Annlbale , che piobabilinenle e slalo uno , se non ii priar.ipale , dei craleri del Mo ,l<> Albano: fra qursle ve iic so.io alcuio chc haiiiio la piii gran soniiijliariza con quella di Capo di Bove , di niodo che un occhio a. che il piii esercilato difficilm?:ite polrebbe distinguere 1' una dalle allre. Qual dubUio duaque puo aiicora rcslarci che la coireiite di qaf'sta lava abbia avulo la sua origiiie dal Monle Albatio ' Ma roleila lava si e resa niollo faiiiigcrata presso gli stranieri , com' clla avveile beiiissinio , pailicolariiiente per i ■ arii niinerali che racchiude. Per compiere il calalogo di tulti queUi rhe finora yi sono stall Irov^iti , non sara inutile di unirvene alcuni allri , i quali, ssbbene piii raii, pur si rinvengono nella slessa la\a. Qnesti sono 1.° La Mica , la quale era e in larghe laniiiie biuiio-iierastre iiica» strate nel 001750 della lava, era crislallizzala in piocole laniine esaedre di color giallaslio nelle cavila nalurali della medesima , insieme coa i crislalli di pseudoiicfelina , di nielilile , cc. 2,° L' Oli. !i'o , il quale non si e rinvenulo che in piccole masse infornii di un color giallo- verdaslro. 3/ La Dolomite, la quale e in ciolloli irregolari di un color bianco , o bianco-grlgiaslro , impianlati nella lava medesima, 4-' 11 rame ossidalo verde, o \erde-lurchiniccio che si Irova ora in piccole masse emisfericbe, ora sotlo forma d' iiicrostamento , e piii di rado in sollilissinii prismi acicolari disposli a raggi. Riguardo ai crislalli acicolari linipidi che Ureislak suppone essere felspalo, e cha Haiiy rrede una variela della pseudonefelina , a me pare che non abbiano nulla che fare con tali sostanze , e mol(o mcno con quesla ultima, giacche messi neir acido iiitrico non \i forniano gidatina di sorta alcuiia. La calce carbonala che si trova nella lava di Capo di Bove, ai- ffitta diverse forme regolari e ben determinate , com' ella ancora ha rilevato. Oltre 1' inversa , la metastatica e la bisaherna prismnta , si distinguono s. pra lulte queste alcuni crislalli sollili bianchi a Irasparenti , disposti per lo piii a raggi divergeiifi, che presentano la forma di un prisma esaedpo un poco assottiglialo verbO le basi. Finalmente le macch e giallo-verdastre, le quali non di rado si osscrvario iu alcune varieta della lava, e che le danno un' aspctto picchipltalo o tigrato , convengo ancor io nella sua opinione ed in quella del dotto Hreisl.-ik . rhe siano formate dalla melilite in massa.- si trovano infatti qualrhe volla ilei noccioli dello stesso color giallo- verdastro impianlati nella lava medesima , i quali ., esaminati , mi hanno Ijreseiilato gli stessi caratteri della Melilite. Qupsle sono le porhe ossenazioni che io mi permello di aggiunt- gere alle sue, ec. (1). (1) Ami iatarosanii lono rjuMto o«sprvai;.>n; J--1 «lp. C«rpi , r pfr opfM soi unln* jnente • qiulU del eif. profetinre Giimondi. rti cui i iluniio . fjri ccrtimeaic I> mine, rilojii »i. mifjiori proercssi in .laelU cMpiule. Qu.tto nituralist* .oaoytr. I' ol,vIa» 'ra gli in(redicnli delU lara di Capa di Bore , ma Is ecciriauis ad aTrelirs ad tfia real. iDcntF aia quella •oiuoza , • ae noa folae pirotsclia , la qaale mplie Tolte aelle lave dtl Laain li prmeau fOllo lal coUra cha (imula I' nlirina , a cbe fah illudarr i piik (•parti. Nni non ahblama mal rintcnulo olicioa nr proaclli vulcanici -e •a caaibie i' c><3 ooiUJ ci«Jaaii.( l,'t.i>) S-i6 I N D I G E delh materie contcnute in questo settimo volume. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. C/OXTII^VyfzroXE Jella Storia della Sadtura , del sig.ClCO- GN^RA ('4.° estrattoj p. '5 Tl costume aiitico e moderno , fc. (x." estratto del vol, J del- r Africa) ........... 16 J'rincipii della legislazione crirninnle c della rl forma de codici criminali ^ dell' avvocato F. FoDERA' fi." estrattoj . » 28 Avventure e ossen-azioni. di F. PANANTI sopra le coste di Barberia .......... 4^ Discorso accadeniico sidl' Epopeia e sitlla dislruzione di Geru- salemmc (poema epico di Cesare Arid) ...» 177 NiHwo Prospelto delle Scienze economiche , ec. di Melchiorre GlO-TA ( 1° estratto) .......>. 190 De usu linguae italicse saltern a seculo quinto . . » 214 7\Tai. Ttinenario d'Alessandrn ....... 220 Storia di Cojo Cilnio Mecenate cavaliere romcino , dell' avvocato Sante VlOLA » 353 Ntiovo esame delle sorgenti della prh>ata e puhhlica ricchezza , del dott. Carlo BCSELLINI >• 070 JUT.Il J^AZERII res gestae Alexandra Macedonis translate ex ylEsopo Grceco: prodeunt nunc primum , edente notiscjue illu- strante ANGELO PJaJO >. 388 Corso di letteratura drammatica del sig. A. J'f^. SCHLEGEL .. 403 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. T^nlizic iiilorno alia prenite della Toscana ... p. ^5 Delle malatlie contagiose ed epizootiche degli aniinali dffiiw^fici, Tratlato del sig. dott. Luigi METAXA' . . . "79 7.ettcre del pruj. SCARPA snlV ottalmia . . . . "57 Sulla lava di Capo di Bove. Letlera del sig. BROCCIII al sig. 'Leonharv 102 Sulla genesi e cura delV idrope ^ del dott. GEBOMiyi . >• 119 (Juntinuazionc degli estratti deltnino X.f^II delle I\I e mo r\c della Societd Italiana . . . . . . . >. l33 Jdem >■ 27S Mulino semplicissimo per niacinare a mano le patale, con una tai'ota in rame ........>' 22© Saggio storico sullo stato e sulie vicenle dell arrneoltiira optica I N D I C E. 5^7 dei paesi posti fra VAdriatico , l\4lpe e V Appenn'ino sino al 'J'miito , del conte F. RE . . . . . » a!53 Cousidiriuioni mcdico-pratichc sul vaiuolo spuria o ravaglione » 200 I' iciggio al Capo Circeo , ed osservazioni naturali in que' cow toini Ci.<^ lettera) » 207 Idiiii (i " lettera ci ultima ) ......" 4^5 Siii'e Alghe vivenli nellc terine Euganee, con una tavola in rame v /f,i.\ Utl Marasso o f^ipera Chersea rinvenuta nel territorio l^ewntse >• l^bl Probtemi d' algtbra e di geometria analitica sciolti da Cesare HCFID.i : . >■ 460 Dfsciizione ed uso d' una nuova scala da app/icarsi al barometro per conoscere le altezze dei luoghi senza calcolo } ec. . » 4^4 APPENDICE PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STRANIERE. Dizlonario de' plttori spagnuoli di QtTILLIET . . • P- ^^9 /''aricta strjniera.Islruzione pubblica negli Stat:-Uniti d' America >> 146 (rcograjia .......... 147 J I L-iff'e e tin vet e no ■ , . , . . . " '49 Prtmio di 1000 fivrini per gli editori dell' Espero . « i5i (riornole delle rioyitd e iramazioni ecvn miche di fienna » lu? Tr.ivels in Brasil , etc., cioe f^iaggi nel Brasile di Enrico KOSTER >' 280 Hiitoire medicate generate et pariiculiers des maladies epidemi-' ques , contageuscs ei epizcotiques qui out regne en Europe depuis les temps tes plus recules , et nolammeitt depuis le AJf^ Steele , jusqu'd nos jours; par J. A. E. OZA!^- M • » 4?^ Dcscriz'oiie delta splendidissim^r yesta da ballo data in fienna dal march. M tRl .ILV I , ambasciadore di Portogallo , all' oC- casione delle augustissime nozze di S, A. K. it Principe del Brasile cotla I. H arriduchessa Eeopoldina d' Austria , distesa e dedwata a S- .' l^^ii Corrispondenza stranieta : T.ettcra II di D-^NI.IO TlRI^y'O intnrno all' arlicntu inserito sotto la pag. 365, torn. Jf^ delta Bihliuteca Itali.'na ....,..» l53 Idem. Lettera HI ed ultima ..,.,.» 5o4 PARTE II. SCIENZE , LETTERE ED ARTI ITALIANE, F.stratio delle opere periodiche ...... p. 160 Oionuile di fi.ici, chimici , sioria iialurale, mcdicina ed arti , ec. di Pifiia ("a." himcstre) ...,,. ^ ivi SaS I N D I C E Giornale di fisica , chlmica , stoiia naturale , mediciiia etl arti , ec, di Pavia (Z." hiineslrc ) . . . , . . p. 5oi Giornale Enciclopedico di Napoli . . . . >. 3i2 Giornale di medicina pratica del cav. P^aleriaiio Lurgi BRERA 021 Discorso h'tto nella grande aula deW I. R. pala:zo delle seienze e delle artl in occasione delta solenne distr:buzione de'premii dell' f. R. accademia delle belle arti , J'attosi da S. E. il sig. conte di SAVRAV , governatore in Milano , il gionio g agosto 1817 . ...» 5c8 Bibliograjia iialiana . . . , , , . . »> lb* Regno Lombardo-p^eneto .,.,,,>' ivi Tdem » 33l Gran Diicato di Toscana . . . . . . » 169 Idem ..........>■ 337 Stato Ponti/icio . . , . , , . . >. 170 Tdem ........... 542 Regno di Piemonte ....... v 33S Ducaio di JModena . ......'> 337 Regno delle due Sicilie .....,» 344 Corrispondenza italia?ia . . . . . . . >■ 171 Squarcio di lettera del iig, ORIOLI . . . . >• ivi Fdem del conte M.4RZAEI al sig. Brocchi, intomo alia matrice dei glacinti di Lonedo nel f^icentino , nuni>a~ mente discopeiia ....... ^ 34? Idem intorno all' opera della ISuova dottrinamedica italiana f 348 Idem proi'eniente da Roma intorno ad alcune opere cola puhhlicate sulla correjite epidemia . . . . " 624 lettera da Kupol! intorno j:ll' opera Jel sig- CarmineElPPI <• 174 Idem del sig. dolt Carpi, aggiimto alia cattedra di mine- ralogia iielV Universitd di Roma., al sig. Brocchi, cori- tenente nuove noiizie sulla corrente di laya di Capo di Bove .......... 626 Nerrjlogia intorno al sig. .Angela MAzzA di Parma . ■» 349 3'ai'ole Meteoralogiche dei mesi di Luglio ........,» 177 d'^gosto » 3-53 di Settembrf ».,,,... r 621^ OIGHE FATTKti Brer A. ■^■IM ■anoam INI A S ERA .„ Allezza Altezzaoa Direzioac o O I Bare del metro del Termonietetro del Vento Stato deir Atinosfera p.27. L8,5 + I^A^O S Nuv.-ser.— \uv.-piog. 2 27. 7^8 + 1 0,5., 5 NE Nuv.-temp.-piog. 3 27. 9,2 + 4,,o S Seretio 4 27. Io,i + 3,4 ,8 E Sereno 5 27. 8,9 + ''j,<^,3 sso Serenti 6 27. 10,2 + (j,:»,3 E* Sereno n y 27. 11,3 -i- (3,-i),o SE Nuv.-iottc-ser. 8 37. 10,2 + i5,Q,o bE Nuv.-rotto-ser. 9 27. 10,0 + '7,^,8 0 Ser.— uebb. to 27. 10,0 + '<^,i,: 0 nnv.— Ser. 1 1 27. 10,0 -f» ib,j,o E Ser.-imv.— ser. 12 'i-j. 9/i 4* .5,fi,8 S Sereno i3 27. 8,5 .. (3/1 ,0 SE Set.— nuv.-ser. u 27. 10,0 + j,a,2 S E Ser.-ii.iv.— ser. I J 27. 11,2 ^ 0,!3,o SO Sereno i6 27. 11,1 -^ 6,0,5 E Ser.-nuv.-scr. 17 27. IO,'> "f* ' 7,6,3 S Ser..»utbb.-ser. i8 27. 9;0 -t- 7,C!,0 0 Sereno ij) 27. 1 0,8 4,^0,0 E Sereno. ao ■ 27. 10,5 -i- I 3,x»,3 E Sereno 21 27. 9P 4" ' i,CI,0 0 Ser.-nuVi-Pioggia 2 2 27. 8,. -|- 4,aj,-'' 0 Ser.-Nuv— Temp. pio. 2i 27. 7»o 4" 1 3, "7 '4 E nil v.— ser. ■i( 27. 8,7 4" 1 ',?';3 SO t>cr.-;uiv. 2"> 27. 8p -^ 5,iO,3 E Ser.-Nuv. 2G 27. 7,5 4^ 5,d«,4 E* ■Nitvolo 2" 27. 4,2 + 1 6,75,» s<«o Niiv.-|)!ov-ser. 28 27. 7,2 ■+■ J i,C'.5 s Sereno 2j) 27. 10,2 4- 3,c8,'. 0 Sereno 3 1) 27. 9,'' -t- ' 3,C(),o N 0 Sereno 3i 2". lO,0 4- 3,^),'^ E Ser-nnv. Al tezza del Car< imetro ^ :^ia . 1 i . . 4- ^3,3 + »7;77 ) rioggia 1 poll. 3 liu. J;Og> 1 N.B. Zi' fljre rwco * {^(2 r OSSERVAZIONI METEOROLOGIGHE R, G. OSSERVATORIO Bl BreRa. Agosto , 1 8 1 7. F A T T E A L ]\I A T T I N A Altezza del Baronietro I p.27. 1.8,5 3 27. 7.« 5 27. 9,2 4 37. 10, 1 5 27. »;y 6 37. 10,2 7 27. 1 1, a 8 37. 10,2 9 27. 10,0 10 27. 10,0 11 37. 10,0 13 -*!' 9A i3 27. 8,5 14 27. 10,0 i5 37. 11,2 i6 27. 11,1 •7 37. 10,'> 18 27. 9,0 •>) 37. ,0,8 ao 27. IO,t) 21 27. 9;0 22 27. 8,, 23 27. 7»o 24 ^7- «>7 25 27. 8,0 26 ^7- 7.^ 27 27. 4,2 28 27. 7>2 29 27. 10,2 30 37. 9,'i Dl 27. 10,0 Altezza del Termometro + + -I- + + + -1- + + + + + + 4- + + 16,5 iO,5 1 5,2 l'i,o i(j,7 1 0,2 1 5,0 17,0 iG,j 16,5 1 5,8 1(5,0 1 5,5 iG,<) 1(5,0 17,0 17,0 i4,j I 5,5 1^,0 ■ 4,0 i3,J I i,5 i5,o 1 5,0 16,7 ii,G 1,5,0 i3,o 1 3,0 Direzioac del Vento E SO E E E E NE E O O O E E O E E«0 N O O E* N E N E O O E S E* E O N O O E Stato dcirAtmosfera. Ser.— nuv. Wuv.-rotlo Sereno Sereuo Sereuo ser.— Nuv.-scr. Nuv.-piovosa nuv.— Ser. Ser.— imv.— ser. Sereno Sereno-Nuv. Sereuo Ser.— uuv. Sereno Sereno. icr.-nuv.teinp.pio.gr S'reno Set.— nebb. Sereuo Sereno Ser.-nebb. Ser.— nuv— ier. Nuvolo Ser.-nebb. nuv.— Ser. Nuv.— ser. Nuv. Piog. Temp. Sereno Sereno Sereno Sereno S E Altezza del Barometro .27. 1. 7>9 27. ''u 27. 9)*' 27. 9.3 27. 8,0 27. 10,7 27. 1 1,0 27. 9,« 27. 9-7 27. 9.ti 27. 9,^ 27. 8,6 27. 9>o 27. 10,8 27. 11,0 27. 10,7 ■-»7- 9,3 27- «,7 27., 10,8 37. 9/3 27. 8,5 27. 7,0 27. 8,0 27. 8,5 27. 8,0 27. 5,4 27. 5,(3 27. 8,5 27. 9,0 27. 9.4 27. 9« Altezza del Termometro + + + + + + + + + + 4- + -t- + 22,0 20,5 20,0 2(,8 21,5 2 1,5 'y,o 2 1,0 2, ,8 21,8 21,0 22,2 23,0 22,3 23,5 22,0 20,0 20,3 21,0 '9,'» 17,4 18,3 19,3 18,4 i5,3 17.5 18,2 I(),0 If)'" Direzioae del Vento S NE S E SSO E* SE SE O o E S SE S E SO E S o E E O O E SO E E* S">0 S o NO E Stato deir Atinosfera Altezza del Baronietro N.B. L' asierisco * f Massiina . 27. 1 1,3 •J Minima .27. 4?^ I Media . . 27. g,i4 indica il vento forte. Altezza del Termometro {Massiina . + ^''^ I Minima . + ' '»^ { Media . . + n;77 # NuT.-ser.— Nuv .-piog. Nuv.-temp.-piog. Sereno Sereno Sereno Seceno Nuv.-rotto-ser. Nuv.-rotto-ser. Ser.-nebb. nuv.— Ser, Ser.-nuv.-ser. Sereno Ser.-nuv.-ser. Ser.-uuv.— ser. Sereno. Ser.-nuv.-ser. Ser.—uebb.-ser. Sereno Sereno. Sereno Ser.-auv.-Pioggia Ser.— Nuv— Temp. pio. nuv.— ser. Ser.-auv. Ser.-Nuv» N'lvolo Nuv.— p'ov.-ser. Sereno Sereno Sereno. Ser -nuv. Pioggia poll. 3 liu. i,og. HE F A T B R E R A. IE R A "S Allezza del Al Direzione del Stalo dell' Atinosfcra 1 Barametro Tern Vento p. 27. 1. 10,2 + E Ser.-nebb.-ser. 2 27. 10,3 + E Sereno 5 27. 10,0 + SE nuv.— Ser. 4 27. 9,8 + 0 Sereno 5 27- 9.^> + S Sereno (i 27. 9,8 + E Sci.-nuv, " 27. 11,5 -i- S Ser.-nuv,..pochegocc. 8 27. 11,8 + E Sereno 9 27. 11,9 -*- SSE Sereno lO 29 + E Ser.-iiuv.— Ser. 22 27. 9,6 + ]NE Nuv.-rolto . . . I'iog. 25 27. 9,0 + 0 nuv.-scr Nuv.— piog. ■y.\ 27. 8,6 + S Sereno i'-J 27. 7,6 + E Sereno l(] 27. 8,4 + 0 Sereno 1- 27- 9P + S Ser.— nebb. iH 27. ) 1,0 4- S Sei. -nuv.-scr. '^9 27. 1 1 ,2 + 0 Ser.— nuv.— ser. 5o 27. 10,9 i- s 0 ISuv — lotto Al czza del Bare metro + -JO, 4 4, ..,8 4- 16,24 J Pioggia poll. I iiu. 11,97. N.R. L' GStei wco * OSSERVAZTONI METEOUOLOGIGHE FATTE AL E.. C. OsSERVATORIO DI BreRa, Settemhre y 18 ij. 1 M A T T I N A SERA 1 ' A)lezza Al ezza Direz'.one Altezza Altezza Direzioae 'a del Barjmetro C<<'> del Stato del del del Stato 0 0 1 Term ometro Vento deU'Atmosfera. Barouielro Terraometro Vento deir Atinosfera p.i'j. 1. 10,2 + l5,2 E Screuo p. 27. 1. 9,7 + '9,^ E Ser.-nebb.-ser. 2 27. 10,3 4- l5,2 N E Ser.-nuv.-ser. 27. 10,0 + 'H E Sereno 3 27. 10,0 + 14,8 E Sei -Niiv. 27. 10,0 + '9,5 SE nuv.-Ser. 4 27. 9,8 + 14,8 W 0 Sereno 27. 9'' 4. 20,4 0 Sereno 5 27. 9>^ -h 1 5,0 £ Sercno 27. 9,0 S Sereno 6 "^1- i)>^ + 14,5 N Sereuo 27. 10,5 + '9,*' E Ser.-nuv. " 27. 11,5 + i5,, E Nuv.-Ser. 27. 11,0 + "if' S Ser.-nuv... poche gocc. 8 27. 11,8 + 14,0 W Sercno 27. 11,5 ■V '^'° E Sereno 9 27. 11,9 4- i5,'i E Sereno 27. 11,8 +1 '«'" SSE Sereno 10 iH. 0,6 + 12,0 WE Sereno 28. 0,0 + '^'^ E Sereno II iH. 0,2 + I y.,o E Sereno 27. 11,7 -h '8,7 E Sereno ij 27. 11,7 + I r),o E Sereno 27. 10,9 4- ^8,^ E Sereno i5 27. 10,7 + I 4,2 E ser.-nuv.-Ser. 27. 10,1 + J 8,5 E Ser.»inebb-nuv. 14 27. 10,1 + 12,8 E Ser.— nebb.— str. 27. 10,6 + '8,7 E Sereno 16 27. 11,6 + >2,9 E Streno 27. II, 2 + »8,9 SE Sereno 16 27. 11,4 + 14,0 S Sercno 27. 9,8 H- '9,5 S Ser. . . nuv. »7 27. 8,8 + 14,8 E Ser.— nuv.-scr. 27, 7,8 + '9'^ E* Ser.-nuv —ser. 18 27. 8,0 -i- i5,o E* Wnv.— I^ioggia 27- 9,5 + 'fjjo E Nuv Temp. Pioggia >!) 27. l(,o + i3,4 NNE Nuv.-Piovoso 27. i.,4 + '(>,o E Pioggia— nuv -sereno 30 27. I., 8 + l5,2 E Ser.— nuv.— scr. 27. 10,7 + '7,0 SE Set.-nuv.-Ser. 21 27- 9,9 + 14,0 E Ser -nebb.— ser. 27- 9>5 + '7,5 E Ser.-nuv.— Ser. 22 27. 9,ti + 1 3,8 E Nuv.-roito pochc gocc. 27- 9.0 + iC,8 I^E Nuv.-rotto . . . P'og. 23 27- 9,0 + 14,0 E Kuvolo 27- 8,9 + •tJ,5 + '7,5 + ib,5 + '6,5 0 nuT.-ser....lNuv.-piog. 24 27. 8/3 + 14,0 SO tiiiv.— Ser.-nuv. 27- 7,9 S Sereno 25 27. 7,6 + 1 2, > RNE Ser.-nebbia-folta-Ser. 27. 8,0 E Sereno a6 27. 8,4 + 11,8 0 Sereno 27. 8,2 0 Sereno 27 .18 27- 9,5 + iy,2 S nuv.-ser.-nebb. 27. 10,, -t- i7,f> + '8,G S Ser.-nebb. 27. 1 1,0 H- 14,0 S nuv.-ser.-nebb-ser. 27. 10,9 s Ser.-nuv.-ser. 'i^ 27. 11,2 + 1 5,0 s nuv.-nebb —ser. 27. 10,8 + "8,8 + '8,7 0 Ser.-nuv.-ser. 3o 27. ,0,9 ■f .5,5 so INuvolo 27. 10,2 S 0 ISuv -rotto Al tezza del Bart K.B. L' aste imetro risco * 1 M:,s ^ Alin I Med iitdica iina . 28. ma . 27. ia . . 27. il vsnio Jo 0,6 10,24 rte. Altezza del Termomctro Miissima . 4- 20,4 j Minima . 4. i),8 j iMedia . . 4- i6,a4 J Pioggia poll. 1 liu. ii,97. BIBLIOTECA ITALIANA o SIA GIORNALE LETTERATURA SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARI LETTERATI. ToMo VIII. ANNO SEGONDO Ottohre Novembre c Dlcembre 1817. cte/. s^Ck, c^ (lyyeA^ytYi MILANO TRES'iO LA DIREZIONE DEL GTORKALE Cuntrada de Tre Monasteii n." 1254. DAI TORCHI DI GIOVANNI PIKOTTA. BIBLIOTECA ITALIANA Ottohre 1817. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL! Seguito dcUa Storia clella scultura rial suo risor- gimcnto in Italia sino al sccolo XIX , per seruire di continuazLone alle opere di WiNKELMANN e di cPAciN COURT , (\e\ CO. LeopoKlo Cicognara. Volume II. — Venczia .^ dp. Ficotd ., 1816, in foglio gr. di pag. 469, e 90 tavole in ranie. Articolo V. V>
      oli , di Toscana , di Milano , di Mantova , di Ferrara , di Urbino e di Roma ai tempi di Niccolo V , presso le qnali tntti i begli ingegni ritrovavano asilo , premio ed onore. L' autore passeggia dotta- mente per esse , e le esternc loro circostanze e lo interne spirito ne accenna e descrive , e le accademie e radunanze de' dotti rammenta die in molte principali citta si istituirono. L'in- venzione delia stamjja e quella dello incldere in rame facilitarono agli studiosi delle belF arti il progresso nella loro difFicil carriera , che 1' amore delle antichita rese anche piu sicuro. Nel fatto della scultura merita sitigolar inemo- ria la rara o[)era «li Francesco Albertino, cherico fiorentino , stampata nel iSio , ma scritta verso la fine del i^oo, intitolata Memoriale di molte statue et picture ^ ec. , della quale il sig. Cico- gnara informa esattamente ; tanto piu che la scultura ogni altra bell' arte precedctte nel co- niune risorgimcnto , siccome si verifica nel se- colo XIV in Nicola Pisano , che precedctte il poema di Dante , e nel XV, in cui il Dona- tello ed il Ghiberti preccdettero i Mantegua , 15ELLA SCULTURA. 5 \ Masani e<1 i Bellini , c questi prevennero il tempo (Vi Rafficllo , di Correggio e di Tiziano. Gli scultori che in questo secolo XV piu si distinsero , serbano aiiccra uii carattere di ti- midita , misto a qiiella orijTiiudita die t\i sirada alia greca perfezioiie , tenendosi pcio tia que' liiiiiti che una "I'aiidc imma;iiaazioae ed uii de- licato sentimeuto asseguauo agli ingegni che noil osano abI>andonarsi alia facolia cicatrice , die |)nr opera ia essi , ma che per maucaiiza di moddlo iioii sa o non vuole sviiupparsi. De- tenninato il carattere degli scuUori del i^oo , r autore ci addita gl' incitamcnti graudissimi che ebbero iu quel secolo le arti , e come poteroiio progredire fdicemente sciolte dagli inibarazzi che le inciampavaiio ne' tempi aii- teriori. Tuttavia gli artisti del quattrocento avevano deboli e freddi modelli diuanzi agli occhi , e competevano coa emuli facilraeate suptjrubili ; e senza tentare un volo troppo ar- dito, si tennero ia tal moderazione , cbe non e maraviglia se siasi desiderata qualche voita nel secolo posteriore in chi, abusaado di uii eccesso di forza, parve che sovercbiar volcsse noa meao r arte che la natura. Sotto V apparente sera- plicita lie' bronzi del Gbiberti e di Donatello si aascondoao difficolta estreme che posero a immeaso rischio il merito de' lor successori. Ma j)assia(iio al capitolo secoado , che tratta di Donatello e de' suoi predecessori. Tra i pre- decessori 1' autore sceglie i piu distinti , quai furono Jacopo della Quorcia, detto andie della Fonte , ed alcuiii Fiesolaai, gli ultinii de' quail, c piu valenti , furono Mino c Andrea Ferrucci. Le operc di Jacopo souo iu Siena alia Foute 6 S T O R I A tli piazza , doml' cbl^e i] iiome , in Lucca , ove scolpi rnolte statue e tnonuinenti sepolcrali con magistero noii oitlinario , ed in Bologna , clove adorno la porta principale della basilica. Al- cnne di quest' opere sono rappresentate nelle prime tavole unite al presente volume. Vi si vede la inaniera sanese , ma piu spiegata e \nh sciolta , ed ap[)rossiuiantesi al vero bello. Ja- copo nel suo soggiorno a Bologna fece uii degno allicvo in Niccolo Dalmatino, clie avendo finite in S. Domenico il monumento principia- tovi da Nicola Pisano, fu poi chiamato Niccolo dall'Arca, il qual fu veraniente Scbiavone e non Bolognese, come lo disse il Vasari,ne Pugliese come voile il, Malvasia ; di che qui si addu- cono le prove opportune , insieme a quelle che dimostrano non essere stato allievo di Ja- copo ( giusta le asserzioni di Vasari , di Bal- dinucci e del P. della Voile ) Matteo Civitali scultore lucchese , il qual nac(jue nel i^dS ^ laddove Jacopo era morto nel jzj.i8 o iL^id. I Fiesolani in Toscana sono , dice i' autore , come i Luganesi in Lombardia , e trovasi che da gran tempo furono moito distinti nelle opere di scarpello. Essi impiegavansi nelle officine degli scultori primari in qualita di s({uadratori e scarpellini , e attendevano agli ornati , ai fos;liami ed agli accessorii dell' arte maestra. Varie opere sono sparse in Italia di un genere mediocre, e se ne veggono cattive is( rizioni che ne fan fede. Andrea Ferrucci e de' pici conosciuti tra essi; ma Andrea da Fiesole , che e un' alrra persona diversa dal Ferrucci , ne e il migiiore , ed e suo lavoro il monumento del giurecousulto Bartoloraeo bahceti in S. Dome-^ DELLA SCULTUllA. 7 nico (U Bologna , rappresentante gli scolari die ascoltano dalle panche il cattedratico. Se ne ha il (lisegiio nella tavola IV. II sig. d' Agin- conrt riferisce ua inoiiuuiento di questo genere, posteriore di circa uii secolo e di gran lunga iiiferioie a quello di Andrea da Fiesoie , e il sig. Cicognara nel rimprovera giustamente. In ogni tempo faionvi buoni e cattivi maestri ; ma il ri[)ortare una cattiva scukura dei tem|n del diviiio Michelagiiolo fa piu torto alio sto- rico che all' arte , o al secolo che la jjrodusse. Donatellp di venue I'ammirazione del secolo, massimaiiiente per 1' artifizio , il gusto e la di- ligcnza iiei hassi rilievi. Puo dirsi ch' egli for- masse una scuola , avendo avuto molti scolari ed iniitatori , de' quali , come di lui , veggonsi moltissime opere in Italia. Ogni materia fu ub- bidiente al suo talento , marmi , uietalli , Jegrio e creta. Gli scrittori esteri pero lo conobbero snperficialmente, siccome avvenne di altri capi- scuola nostri , che 1' autore intende di riven- dicare dalT altrui nealiirenza. La tavola in mar- mo dclla Nnnziata in S. Croce di Firenze fu una delle prime sue opere , ed e un lavoro assai singolare , come puo anche scorgersi dal disegno che se ne olFre. II Crocefisso in legno che Donate fece , non regge al confronto di quello maraviglioso del Brunelleschi suo amico; Ilia questa ^la esso confessata sua inferiorita lo ecciio poi ad esprimere le passioui con tanta nobiiti ed intensioue di alTetii , siccome fece , , che da quel momento Donato supero ne' suc- ecssivi lavori di scultura Filippo Brunelleschi , il quale ebbe a contentarsi di averne la pri- mazia nell' architettura. Bellissiina ^ la sua Mad- 8 S T 0 R I A clalena in legno , se iion die troppo e scarnata. INligliori ancora i suoi S. Giovanni in niarmo \ c cjuello in casa Martelii cli Fircnze , tli cui \o scnliore non aveva verun modello neil' anti- chita , e dalT aiitore giudicato uno sforzo del- r arte. Tale ^ anche il S. Giorgio che si vede da un lato di S. JMichele in Firenze , e intorno al qnale si ha \ui opuscolo del Rocchi , stani- pato nel 1 583 , ove non T artista intelligente ha parlato , nia 1' oratore panegirista. Questa statna e un vero capo d' opera. Fregevolissima e pure quella del campanile del Duomo tli Fi- renze , die per avere la testa calva e chiamata Id zuccone : Donatdlo la ha lavorata a grau tocchi di scarpdlo , perche doveva esser ve- duta in d^stanza ;, ma le ha data tale espres- sione di vita , che egli stesso solea dirle tal- volta: favella, favella. II gmppo di Giuditta nou h della stessa eccellenza. Ne' bassi rilievi ( sul- r uso e r oggetto de' quali V autore fa una dotta digressione) Donatdlo fu egualniente egregio. II basso rilievo in bronzo rappresentante la depo- sizione dalla croce ha njolte hellezze e non pochi difetti : tutti squisiti sono i bassi rilievi in S. Antonio a Padova , bdlissimi poi i pntti ch' egli fece in diversi kioghi in ornamcnti di altari o d' abri edilizi. Di questi e di piu altri lavori di qnesto indite artista informa accura- tamente il sig. Cicognara e come storico e come erudito e come intelligentissitno nelle arti d' iniitazione. Le tavole che presentano con gran diiigenza incisi i disegni delle oj)ere stesse , ser- vono mirabilmente alio scopo, e nulla lasciano a desiderare per ben conoscerle. II terzo capitolo ha per oggetto lo stato a BELLA 6CULTURA. 9 cul glunsero le arti per opera di Donatello e de' suoi allievi ed iniitatori. Vi precedono alcune giiidiziose osservazioiii snll' inventare e sull'ese- guire, I progress! delle lettere non andaron del pnri con c|U("llo delle arti. Dante nel decimo- quarto secolo fu inventor soninio e somn>o espositore ; Nicola Pisano awteriore a Dante fu inventor somnio , ma non sonimo esecutore, parajTonandolo ni maggiori chc g!i succedettero: ragione di tal difFerenza e che il poeta ese- 2;uisce collo stesso stromento col quale couce- pisce ed inveuta, cioe col lingnaggio, laddove il [)ittore e lo scultore eseguiscono con istru- menti assai diversi da cpielli dell' invenzione ; pno cjne'sta prrcio esser ottima in essi e rozza r esecuzione. AIT incontro nel secolo XV , in cui le lettere uon fecero gran volo , le arti pro- grodirono, si rrsero fainigliare il maneggio della niatt^ria , e Donatello , Ghiberti , ]\lasaccio e IManiegna diedero al secol loro quella celcbrita che Dante e Petrarca aveano dato al prece- dente. Essi vinsero quella monotonia eel uui- forniita che tanto pregiudica al bello , e in- trodussero quell' armonia di parti che simme- tria si chiama , e in cui gran parte del bello si com[)rende. A questo proposito citasi iu esenipio uii bel basso rilievo di plastica che sta nella cap{)ella degli Ereniitani in Padova , e che r autore trovo esser di un Giovanni da Pjsa , ivi condotto da Donatello , ed allievo suo, miglior del Vellano, di cui si ^ fatto grande 8tre[?ito , come d' uonio insigne nelT arte , giu- sta cio che anche Vasari ne scrisse , nientre gli e di niolto inferiore. Ne Simone fratel di Donato fece fare un nienomo progress© alia lO $ T 0 R I A scultura , ne il lioreiitino BertoMo , clie fece pero nil ecc-elleiite iiiedaglione |>er Maonietto 11, vh il Fllarcte , cui pero si debbe il ben inteso edificio del giande ospitale di Milaiio. Superiore a costoro fu Michelozzo Micbelozzi, architetto e scukore , che Donatello voile seco nill' ese- cnzione di piu egregi lavori : fu esse lo scul- tore delle due belle statue laterali alia porta di una casa in strada de' Bossi di Milano , che fu gia un palazzo regalato da Francesco Sforza a Gosimo de' Medici. Eccellente scultura e quella pure che in Firenze e detta la Mandorla , la quale; non a Jacopo della Quercia, ne a Giovanni da Pisa , come scrissero il Vasari ed altri , ma debbesi attibuire a Nanni di Antonio di Banco allievo di Donatello, come il Baklinucci ha con sicuri docuinenti provato. Desiderio da Sctti- gnano se non fu allievo, fu certamente imitatore telice di Donatello. Sono qui indicate le di Ini oijere , e fra queste l' elegantissimo monuraento ilcl Marsupini in S. Croce di Firenze. Egli con- duceva il marmo con tale mollezza e pastosiia, che alle uiorbide carni lo rendcva simigliante. Grandi jjrogressi avrebbe fatto la scultura per mezzo suo , se una morte acerba non gli tron- cava la vita in eta di 28 anni. II Vasari ed altri gli attribuirono anche il monumento delia B. Villana in S. Maria Novella; ma T autore prova essere esso ojjera di Bernardo di Mat- teo Rossellino, famosissinio architetto e scultore. Air incontro il signor Cicognara crede opera di Desiderio, e non del Ghiberti, la celebre base che regge F antico Bacco di bronzo nella gal- leria di Firenze , e ne reca diverse congetture e ragioni , di che non vogliamo ne fargli con- DELL\ SCULTURA. 11 trasto , n^ rendercene mallevadori. Antonio e Bernardo Rossellini figliuoli di Mattco contri- bnirono essi pure all' increinento della scultuia. Se ue descrivono le opere , delle quali addu- ces! il merito e la bellezza , che poi , come delle anteceilenti , si pone sott' occhio con le ben incise tavole la pin evidente testimonianza. Non uieno insigne fn Matteo Civitaii da Lucca, ii cui mansoleo per Pietro da Noccto , gia sc- gretario di Nicolo V, pao darsi per niodello di questo genere di monnnienti. E pure il Va- sari lo attrihui a Pagno di Lapo Partigiani. Anche la statua di S. Bastiano t'atta dal Civi- taii , e il suo altare di S. Regolo sono opere egregie di Matteo e della sua famiglia , che altri valent' uoniini prodnsse. 11 sig. Cicognara presenta in un' annotazione differenti notizie die invano si cercherebbono ne' libri dell' arte , e ch'egli ebbe dal sig. Trenta segieiario deirac- cademia di Lucca , il quale ha dato lusinga die possano tra non niolto pubbiicarsi alcune ineniorie intorno alle arti lucchesi. Al solo Lorenzo Gbiberti fiorentino h con- secrato il quarto capitolo. Emulo e conteni- poraneo del Brunelleschi e di Donatello , il Gbiberti si propose di conipiere il pin difficil passo che restava a farsi nell' arte , cioh qnello di alzarsi al maggior grado di concetti elevati e di nobile esecuzione col mezzo della bellezza ideale. II concorso alia costruzione delle porte di S, Giovanni pare che fosse al Gbiberti il pin posicnte incitamento alia sua grandezza. SifFatte emulazioni protlnssero in ogni tempo egregie opere. Sei fiircvio i concorrenti a quel lavoro , e tutti ragguardevoli. II Vasari vi ag- 1 a S T 0 R I A giiuise un settinio m Donatello ; raa rantore, sebbcne clopo aver esposte le opportune ri- flessioui si cootrarie che favorevoU a quest' as- serzione, ne lasci la decisione ai lettori, esclude evidentemente il parer di Vasari , e i let- tori debbono , a parer nostro , couvenirne. II Ghiberti ottenne la preferenza; il sagrificio d' Abramo rappreseutato uel sue bronzo e di una bellezza singolare. Dopo la descrizione di esso r autore prende ad esainiiiare e a descri- vere uiio dei vetiti coaipartimenti nella porta , per cui si fece il concorso , ed uno dei dieci deir akra fusa posteriormeute , che riniane in faccia a S. Maria del Fiore. E iuutil dire coii quanta precisione , criterio e finezza si espon- gano codesti squisiti lavori , imperocche ve- demnio gia essere questo uno de' uiolti nieriti deir opera di cui ragguagliamo. Nella risurre- zione di Lazzaro e nella creazione d' Adamo , che sono gli oggetti di que' due compariiaieuti, il Ghiberti ha vinto sounne difficoha , ha tro- \'ato nuove forme e bellezze , ed e riuscito am- mirabile. Lo stesso dicasi dell' altro basso ri- lievo dei miracolo di S. Zanobi. Quest' artista non fu soltanto scultore di piccole figure , ma anche nel pin gran genere. Dclle sue tre statue fuse in bronzo, il S. Matteo e uu vero modello. II capitolo e chiuso con osservazioni assai di- ligent! intoruo alio stile del Ghiberti. Gli tien dietro per appendice una nota , nella quale il sig. Cicoguara pubblica per la prima volta un commentario del Ghiberti medesimo sull' arte pittorica , ch' ei trasse dalla Magliabechiania, giusta i cenui che al principiar del capitolo espone. II Ghiberti scrisse anche uu commenta- rio delle proporzioni. BELLA SCULTURA. l3 II qninto capitolo e intitolato : / Maiani , i della Rohbia , i PoUaioli , i Ficsolani , U Vcroc- cJiio ccl altri scitltori della Toscana. Le opere tli costoro sono qui descritte , esaminate e giu- dicate. Le ragioni per cui tanti valcriti scultori fiorirono al tempo stesso, sono qui previaniente cercate , e attiibuitc sopra tutto alio slancio di Niceolo da Pisa , eniulato da Andrea , e su- perato da! Ghiberti e dal Donatello. Lo stato deir arte nel secolo XV e pero qui rappresen- tato vivamente e descritte; e codesto stato, come ben riflctte 1' autore , non si conosce so- lamente dall' eccellenza di uno o di pochi , ma anche dal numero de' mediocri , non pero di bassa mediocri tii , ma distinti essi pure , seb- bene non elevati alia grandezza de' primi. Ot- timo avviso e quelle del sig. Cicogiiara di aver limitato i suoi cenni in questo proposite a po- chi artisti , sebbene avesse di molti piu potuto parlare ; e di questo avviso ama giustificarsL presso il lettore , il quale anzi dee saperglinc grade. La maggior parte di tali artisti , al pari anche de' maggiori , usci dalle officine della oreficeria , end' e che possedevano una sorpren- dente facilita di modellare e comporre spedita- inente si in creta che in cera , con tutto quel gusto e quclla grazia che gia Tarte avcva acqui- stato. Luca della Robbia non si aitenne pero ai soli lavori jilastici ( ch' egli il prime trevo il modo tli invetriare con cjuello smalto che li difende da tutte le azioni atmosferiche ) , ma pose mane a lavori di pin ilura materia , e fccc bassi rilievi in marmo ed in bronze. Ago- stino suo fratelle e Andrea suo nipote , e i figli di altri di lui iratelli ricoprirouo il mendo l4 ST O R I A di lavorl bellissitni. Due bassi lillevi in marnio l)ianco eseguid da Ltica in concorreiiza con Donatello vengono esposti nella tavola XXII, c fanno prova del nierito di lui slngolare. Al- tri lavori suoi e di Agostino e di Andrea sotif) qni raniiiientati con le lodi convenienti , e con qnolle notizic intorno all' apparecchio dell' invetriametito de' plastici , che pin puo importar di sapere. Due fratelli furono anche i Maiani , cioe Giuliano e Benedetto , e sonimi artisti rinscirono essi [)nre per forza del proprio ingpgno, Uscirono non da nna oreliceria , ma dalla officina d' un legrnainolo : intaali e tarsie elegantissime cominciarono a procurar loro no- me distinto; divennero poscia architetti , e Ginliano lo fa di tal nierito, che suppli in Firenze alia raancanza del Brunellesco , e venne adoperato in Roma da Paolo II ne' palazzi pa- pali , ed a Napoli nell' arco trionfale , che ta- iuni credettero opera di un Pietro di Martino mdanese, appoggiati ad nna iscrizione die V au- tore giustamente prova esprimer tntt' altro. In qnesto incontro il sig. Cicognara ci fa sapere die un bsneimrito e dotdssimo wmca di questa nostra eta sta prowedi'n lo alia niancanza delle nieniarie biografiche degli artisti lombardi. Noi facemmo eco ad un passo tlel primo volnine dclla storia della scnltnra , ove Tantore cs])res3e in qnesto proposito il sno desiderio ; veggiamo ora con piacere che vi sia chi se ne occupi , o speriamo che le citate parole non alludano al celebre pittor niilanese cav. Luigi Bossi , japitoci in eta si imniatnra da acerbissiuia morte, giicche sappiamo cli' egli pare nodriva un pro- guto della indicata uatura. Bea ci e noto , e BELLA SCULTURA. I ;> cogliamo volenticri quest' occasione per fame iiitesi i nostri Icggitori , che linnuovi egregi scrittori che ci preparano o stoiie parziali ere di scultura t'uori d' Italia, appartenenti al seoolo XV. Premesso che moiti artisti toscani furono ill JSil^l. Iral. T. VIII. a 1 8 s T 0 n I \ Lotnbai'clia al priiici[)io iH questo secolo, per CLii lion- e a stvipirsi se ne'iuoiiuiiieuti lombardi inroiitrisi tjlvolta una sjiecie cli toscana deiiva- /lone, raiitoie liiiiuua i! suo voto clie gli artisti <]i qucsta bcl!a parte (V Ilalia ottengaiio , couio i Fiesolani , iim biogral'o die Ji faccia coiio- scer megiio di quel che Sfyio, e il valor loro dimostii , e s|j( ra che cio debbouo aiteuilero fiali' ani( a penua del sig. Giuseppe Bossi. Noi quiudi btii ci apponemino di sopra credendo che di Ini parlasse, ove uu siiuil voto pio- iiunzio. lAIa fjueir egregio uonio ci e stato tolto per sempre , e nou sap|jianio se i suoi mano- scritti bie'no passati iiisieine alia libreria uclle mani del valcnte cittadiuo che t!i cpiesta volea fare racciuisto. Che 6e cio fosse, [)i)treiiimo lu- eiugarci a-buon dritto di vedeili (juando ciie sia a'.la luce. Accennato uu iNJatteo Revetti milnnese, del finale si ha in Veuezia uu monuuieuto del ij^2x , eutrasi a ])ailare degli scultuii che veti- nero adoperati nel grand' edificio della Certosa tli Pavia , fatto crigcre da (rio. Galeazzo Yi- gcouti piimo ilaca di Milauo. L' autore ne de- ecrive le j^uti priiicipali , e gli artisti ne cita , i cui n^Miii si suri couservali. Troppo luisgo sarebbe ii tenergli dietH) , e noi stiuuanio die J)asti il diie che in genere di eseeuzione rgli preferisce le op^ere in plastica che si trovano uel chiostro iletto ddia Fontana annesso a queir edilizio, Passautio agli altri piu iusigni scultori lombardi , lanunentasi in prinio luogo Jocopiuo da Tratlate, aotor delta statua »li Mar- lino V , che e nel Duouio tii Milauo ; Andrea Fnsino , che iece quel nobile inonuaiento a Dauid Birago che vedcsi nella chicsa dtdla DELL.V SCULTURA. 1 9 Passioiie; Cristoforo Lombardo , o Lombardino , Antonio da Vcggiii , aMarco Agrate , di cui e la statua del S. Bartolomeo , la quale e p'lut- toHo una pianta ranprcscntata da un naturalLSta die (la un pltcorc ; ed Antonio Amadeo pavese , di cui e anche il deposito di Rartolorueo Col- Jeoni a Bergamo. Da questi fa tragitto agli scul- tori cremonesi , e noniinando io scultor Gere- tnia , cita un opnscolo del tlott. Biesciani inti- tolato : £a Verita ravv'wata. Qucsto e nil pretto eqnivoco. Quell' opnscolo ( che fu sciupie ine- dito , ma che I' Arisi cito mille volte ) ba per titolo : La Virtu rawivata. Bramante S.icclii ot- tien qui quel luscro die lo Zaist gli rifiuto , aveiulolo dimenticato nella sua opera. L' autore riporta in una nota la descrizione delT area da esso fatta , ove si oonservauo le ceneri dei SS. Marcellino e Pietro , la qnal descrizione dice tratta da mocnorie comuaicatctili dal di- ligeniissimo sig. ab. Antonio Dragoni , ora ca- iionico primicerio nella cattcdralc dl Cremona , ed notno per molti titoli chiaro. Noi vogliamo aggiugnere una congettura relativa al Sacchi , ed e ch' egli debb' essere o padre o zio o fors' anche Fratelbxlcl celebre Gio. Battista Pla- tiua. Sopra di che aspetterem di veargine fiorito , E il tumulto deir onde e i sacri ulivi , II buon padre Benaco. A' miei verd'aiuii, Seguentlo il dolce delle Muse invito , Scggio qui m' ebbi ; che fra queste rive ^ Siccome udisti , gerniino la prima Fronde ch' io cinsi poetando al crine. !L VIAGOIO T.IAIJNCOSICO , EC. i:j> Per man rlplla sjjer;inza e dell' a!\iore Trarto , qui venni a!Inra , e tutto intoriio I'ldeauii :, c lieto il ciclo era , e la terra Beiiissiina , e festivi i colli c T acque ; E P iiivocata Pallade , i severi Stncli Ml' ajojTinio del viril sue petto , Lena mi porse per segnir la dolce Arte del canto e sue sante vestigia. ]\hi ohe lion puote il tempo? Erhe non ^angia Di lieto in tristo nostra mente afflitta Per travagli conFnsa ? Oscnro il lago Parvenii , e mcsto 11 cicio , e la2;riinosi Deserti i colli , e ncl silenzio mnte Le sacre selve ; e qnando , -le notturne Ore avvisando in flebile lamento , Udii le sqnille ricordar la prece Che devoto mortal debbe agli estinti , Porsi rorecchio ahi lasso! e per Timmenso Piano dell'acque, e per le valli e gli antri, E gli spechi romiti , un miserabile Fianto levarsi da per tutto iniosi. Cirto le Ninfe del mio duel pietose Fcan corrotto fra lor della perduta Mia dolce sposa ; ricordando i giorni Delle nozze festivi , in cW io la trassi Quasi a diporro per le ville o]>ime E le amene isolette , che la bella Romana Lesbia e il tenero Catnlio Ebbero care. Aime 1 cbi detto avria Clie vedovo e sulingo e abbandonato _, Per r orme istesse un di , Ninfe pietose ^ Destin mi fosse di tornar tra voi ? Stretto d' aniare rimembranze , il passo Kecai vcr Baldo , die del verno irsute Leva le froiiti niiuacciose ai cielo , a4. IL VIAGGIO MALINCONICO. Pur com' noni , cui desvia cura profonrta Dal retto iuteiuler della inente. E vidi La lion pria vista aucor , ma riverita DeiHro air iiuiino petto , per le accolte Art! feliri e i liberal! ingejrp.i , Kegal Verona. Infra que' savj un seggio II alio buon geiiio appareccliiommi ^ ond' lo Fui degnato del Circo e del Liceo , Cui gia vide il cantor del molle rise , E il divin Fracasioro. E qui novella Di inestizia e di patria ira rn' avvenne Cagion ^ ch' ambe le rive intra cui freme Moruiorando il sonante Adige altero , Viir io scoinposte e desolate. E quale Stupisce e geme di lontan tornando II montanar snl campo o ne la valle , Se torrente iniprovviso impeto fece ; Che traportati i limiti e i confini Dei poder vede , e i poveri tuguri Di Fronte urtati , che la piena avvofse , E deserto il vigueto : e dove all' aure Sorgean le niessi , esser palude e limo ^ E steril rena e sparse arbori e massi : A questa immago mi pungea la vista Di que' lochi , clie dura ha conibattuto Aspra vicenda di servaggio e pugue. Ne pur c[ui lieto e il di , n^ fortunate La terra; ch-e talor sorge e s' avvalla Per cumuli e per fosse , orrcndo a dirsi ! Dove il breve furor di concitata Plebe , e gli sdegni de' potenti , e i nomi Stan chiusi , e a mille le trafitte salnae. Suona qui 1' acre ancor di pianti e gridi ; Sparsa la terra e ancor del sangue ; e tratti Pair odio aiitico end' arsero gli spirti EPISTOLA DI CESARE ARICI. aS De' combattcnti , per le grlid' ombre t)clla notte ululanilo e lameiitaudo Vanno pei campi a rinnovar le pugne. Pill Imigo iiichigio non sostenni ;, e \6lto Air attica Vicenza , i digrachnti Berici colli., e il giusto ordiue e i fregJ Lodai del Ciico Olimpico , e i paliigi Onde il sovrano artefice di^ nome Alia sua Patria e splendido decoro. . E me r Eoganea terra infra gli illustri Arnicl accolse ^ e come ognor pii!i iuteiiso II desidetio mi premea dell' alma Vinegia , le corretiti onde felici Deir umil Brcnta mi recar nell' alto Di sedenti Paludi , e al mar sonantc. Come Inngi apparir vidi fra 1' acque La gran Cittade , ob salve, io dissi, altero Prc^digio , o forte delT adriaca Teti Liclita figlia ! lo di te molto ndta Memorar nell' infanzia ; ed or le imprese Tue prisrhe in giierra, e i consoli, e i trionfi , E la comprata liberta col sangue De' tUQi figli : e lodarne udia le moli Superbe , e gli edifizj , e le barriere Opposte air iracondo Adria , cbe iiifranto Mngge irato a' tuoi piedi c si ritira. I\Ia ben laude maggior ti si convenne; Chh alle vinte dal tempo arti divine Esiili dalla Grecia , ospital aede Nel tuo grembo porgesti e generosa ; Cui la baibarie perseguia col fcrro E coir iucendio e gli odj e la rapina. Quindi leggi e costumi, e i liberali Studi apprendesti in piii rimota etade , E del bello 1' amor , quaiido per luua a6 IL VlACaiO M '.LlNCONfCO, Italia era icnoraiiz;! e furor circo. o E benche viiito abbia mortal fortiina Quel temuto Leon che sopra all' actjue Rngc;ia di Teti riverito e grauHe , Chiare vestigia ancor clella tua prisca Gloria cliscerno e della lorza aiitica. E tieli' arti maestre a me fu schiuso Quivi il gran Tempio , a cui siede cnstodc « Pieno d' alto saver la lingua e il |)«'tto « Un caro Amico , ed ammirai la scola De' veneti pennelli , e Y opre eterne Del vivente Prasitele ; clie quale LassLi ministra il nettare ai Celesti Ebe danzante , anco qui spira e paria Dair italico marmo Ebe seconda : Qiiella appunto che in bronzo efflgiata Tuoi lari adorna , ottima Tosi ; e il dolce Offre tripudio della vita e il riso A" scelti amici che ti fan corona. Me poscia il Brenta e V antenorea terra Rivide ancora , a satisfar la vis^ta Della presenza degP iilustri amici , Di cui la fama m' avea derto il nome , E la benevolenza e 1' opre egregie. E qui il sulfureo giogo , e le bollenti Acque sotterra , e la vulcania fiamina Maravigliando io vidi ; e piu mi piacqne Quel si caro ad amor queto ritiro Del mio Petrarca , che V error fiiggendo Del secol guasto e le sventure e i casi , Per aver pace la si trasse , e pitTuse Di Lei la morte che beata e bella Ed amorosa Io si udia dal cielo. L' aspra terita del suo cor piangeiido , Pieta mi vi»ise di me stessp ^ e rotto EMStOLA r>T CESARE AllICI. 27 Diilla fatica del caminin , la frc?ca Ora i\t\ vc8[iro e il soiitario loco Di posar mi l"e' vago , e qui mi vinse Placido soiino. Tra que' \er«li allori Onde il sacro si ciiige ospite asilo Veraceuietite m' a})[)ari del vate I/ombra^ e con c|uc'sti detti a me fa sopra : Figlio , die piangi oinai ? Le fatali onde Sospir lion varca di mortale o priego , Nfe fia morte per lagiime pietosa. Non quadrilubtre amor, non 1' ouorato Veiso in cli' io vito fra' gentili ancoia Mi valse , oime , per ritornar fra' vivi Quella die tanto sopr' ogn' aitra amai , « E compi^ sua giornala iunanzi sera «, Ma ben se contro morte inutil jjarve II favor sacro di Calliope e il canto , L' ilalc Muse m' apprestar robuste Ali per tormi alia neniica etade, E- a' falsi tcn)|:)i :, ond' io , quasi coloniba ., Mi uscii fra tristi augelli al ciel poe;giando. Cessa tu jjur d' inutil pianto , e segui }je niie vestigia , clie la gloria acccnua t Se pur vera di te la riuomanza Mi presagi da' tuoi verd' anni vui Dio. Svegliati ai grandi esempli; e la viltade Vinci e la turpe indiflPerenza , avversa AUe beir opre ^ e la ruina e il lutto Canta all' Italia di Sionne , e il iiuovo Ilio verace chc i' antico ha vinto. Questo mi disse , e s[)arve :, e il generoso Coiiforto iji cor mi posi , e nella mente Vigor nuovo mi corse e nuova lena ; Ma desto , abi lasso ! affisai gli occhi, e vidi Solo diuauzi u me starsi uua tomba. a8 Continiiazione e fine del Nuovo Esaine dclle soigend della pr'wata e pubblica ricchezza , del dottor Carlo Bos ELLIN I (Vedi il torn. VII, pag. 870 di questo Giornale ). ^FFATTO inconcludenti sono i razioclnii con cni il Bosellini tenta di combattere le imposte sulle reiulite territoriali ossia i rensiraenti , e di so- stituir ioro le imposte sui ricolti ossia le decime. Esponendo le di lui idee colle sue stesse pa- role, ci ristringeremt) a fargli risposta nelle note. « In priino luogo si osservi , egli dice , che la sola condi- « zione d' «f(?re un possedimenio di terra, ed il xuo pm- « dotto netto, posto ancora che ahbianh nn valore , non, « soT?n inai im heneficio pel possessore ,'^eT c'\o so\o clie « questi ritiene il possesso di tali cose , o pel solo lorr» « appropriamento (i). L' acquisto o la conservazione di «c un tale possedimento e de' natural! prodoffi della lerr.i « tende piiittosto ad assicurare o ad estendere i mezzi « di SLissistenza e di ban essere snciale nella circostanza It principalmente cJie 1' esistenza deU'individuo e incerta (1) Proposiaione falsissima smentlta dall' esperienza. Infatli i van» taggi o i benelicii del solo possedimento d' un terreno sono i segueHti .- I." Un grado di considerazione popolare che iu pariti di circostanze non oltengono mai i non-proprietarii ; 3.° Un' evenlualila di couseguire cariche niaggiore che negli allri cktadini, giacche i governi si sella distribuzione de' diritii polilici che Del riparto degli impieghi ed onori hanno riguardj alia proprieta : e il N. A. alia pag. S9 del tonio secondo , raccoiiiandando quesla condotla , riconosce questi vantaggi ; 3 " Una soniina facilila ad oltenere capitali a credito , medianle ipoteca sui foiidi , facilila che h sorgcrile di mille allri vantaggi ; 4.° La possibilita di riconipensare servizi ricevuti, • quindi cer« fezea di riccvernt ad ogtii «ventualiWi di bisojjno. NUOVO ES\ME DELLE SORGENTI EC. 39 « seiupre , e la sncieta riiiiane (i). Nessun vantagfjio reale a lie otliene 1' iudivitliio possessore (2 . hi tale sfato rion « Jia dt ss(j se non se una speranza di fame siio bene ; « speranza die nel seniplice j)Ossesso nulla lia di van- " taggio , fino a t.irito che non diiige siuiil ricclie/./.i alia « sua rcale conservazione , al suo ben essere (H). (^tiesto « tribiito darebbe una pena a colui rlie si procuro nn « utile acqnisto che veglia a custodire i prudntr.i della « terni , e che meriterebbe un congruo preniio dalla « medesima , piuttosto che una gravezza (4). (1) L'incertezza dell' esislenze individuali non rende incerli i be- iieficii unili al possedinieiilo. EgU e sernpre vpro che nelle vicende della vila c delta sociela il possessore di fondt ha delle ancoie di cui sorio privi i non possessoii. E se da questi possessi la societa rilrae de' vanlaggi pubblici , quesla circostaiiM non indfbolisce i vanlaggi privali. Scenia forse la luoe della niia luceriia perche illu- inina i cirCQstanli V E 1' orologio del inio campanile ccssa forse d' es- sere un coniodo per me, perchfe il di lui suouo giunge all' orecchLtt di tutli i coinuriisli ' (2) l\ipeli/.ione graluila delle false asserzioni anlecedenli. (3) L' A, dimenlica 1 primi elcineiili del calcolo della probabilili. La Speranza d'un bene futuro A H ej^iiale ad un bene atUiale li ) e questo B si trova , nioUiplicando A per , frazione che rappre- senla la probabilila di oUenfirlo. Benchc io non possegga ancora una crcdIU , non ostanle 1' eventualilJ di conseguirla ha un valorn pre~ senle e reate , e Irova suUa piazza de' compratori. Uu lerreno asso- lulanietile incoUo, privo d' alberi, d' editizii , di canali . . . dolalo solo della nuda possibilitu di produrre , si vende , si compra , si canibia con danari contanti od altri valori , come lo diniostra giornalmenle r esperienza , aiico iiell' America. (/f) Se volele chiauiare pena il tributo sui possessi , converra eslen- dere la slessa denoininaziojie ai Iribuli di qualu:ique specie, giarxhe tulli si riducono a porzioai di rii:eheZ7.a , eslratle in un niodo o in wn allro dalla borsa de'cilladini e consecrate a vantaggio pubblico. Quiiidi invece di dsre ai tribuli la denominazione di pena , la duopo chiamarli spcse per la produ7.ione e conservazione del luUo. El'U h. infatli assolutainente falso che il privalo propriclario possa da se solo fare utili acjulsU , ve^liare e ciistociire i protlotti della terra. Questi acquisti , questi produtti sono in gran parte efTetto della pubblica sicurezza o garanzia sociale , la quale non si ottiene gra- tuitaniente II tributo suite terre non e dunqne una pena impoksta al proprielario , ma un suo debilo , londalo nella spesa che la societa i-ff c fa per esso. Voi avete fabbricata la lutrrna che illumina \'>: e gli altii : ma ne la vostra niano si sarebbe a[)plicata al trava- glio , no la lucerna resterebbe accesa , se la societa non vi difeiidesse llagli astanli ch^ vorrebbero rapirvela o spegnerla. Allroiide se V acirngtam , vegUar* , eust.dire la t»m foss^ ana r»- 6o NUOVO ESAME DELLE SORGENTI « Un tributo sopra qiiPSto possediiiiento o sul prodofto « netto dove rigu ud.tisi come un .it^gravi;> soprn una « proprieta data ai rittadini dalli societa non gia gratui- '« tamenie , ma in ricompensa di servigi ad essa prestati « nel concorso h!i, abbassarono sempre il valoie de fondi rhe ne sono aggravati. ;'j) I censiinciili regolari lasc an.t imrruni tiiiiU; impnste i fondi ntuHcnnti lii vidore : peroiii nel rc'siiiKMilo Loiisbardo iion pagano imposte i ceppi nudi ed infruUiteri , e pagano uu' imposla miuimjr te cosi delle i/rughiere. 5i NUOVO ESAME DELLE SORGENTI « dar soltanlo prorlolto sufficiente a compensare i saLirii , « I' industria e i rapitali , e manca qu.isi del tiitto ogni t* rendita fondiari.i , o questa ^ la pii'i liinitata. Lo slesso •< dir si deve delle province che hanno uno sterile ter- « ritorio (i). ( Vol. ll , 21 , 22. Pfia di svolgere il modo coti cui I'A. spiega r indole dell' iniposta sui ricolti , ricordianioci avere opinato Stewart che tutte le imposte, di qual-unque natura esse sieno, si dirette che in- tlirette , finiscono per cadere siii consuaiatori , giacch^ i produttori che le anticipano , se ne jisarciscono , a suo giudizio , neila vendita. La 6tes3ti supposizlone fu accreditata dalla scuola di Quesiiay , la quale riducendo tutte le imposte air imposta territoriale , dava ai proprietarii il pot-ere di rifursi sui coinpratori , cioe di esigere ^, i-Iguarvlo ji simile trihulo, " le strsse operuzioni clie F.t 1" industrin od il coni'.iiercio « rispalto ai projirii prodolti. Qualora 1' iinposizioiie cada « sopra i ricoiti ed a proporz'mne dei inedesiini, essa ha « lo slesso risiilt.iinenlo di qiiella sui prodotti di consuoio « o su le inercanzie estere. Cuine pyrcio 1 intraprendi- « tore od il venditore si coinpensa alz.mdo iialuralmente « il prezzo de' prodotti e delle merci proporzionalainente « al uxedesirno , restrinf^endo sempre la produzione od « il cointnercio , ontle I'accidente cada sui c >nsmnatori; « cosi i proprietarii delle terre, i possessor! de' frulti e " ricoUi rispetto a siffatto tribute restriiigerehh^ro a •< proporzione la produzione , e ne ricevcrebbero an- « cir cssi iin eguale compeiiso (i). Se il tributo fosse tolto «< mediantf parte di produzioni in na'.ura , si aizerebbe « il prezzo de' riuianeuti ricoiti iiella vendila [p.). Se poi proprietarii il bisogno di veridere , quindi debb' essere considerata come una causa che leiide ad abbassare i prezzi , iii coiiseguenza a fuvonre i consumalori. Quesla leoria s' applica a qualanque oggello agrario manifatluriero f.ommerciale ; e percio gl' iiilrapreridilori e comnierciaiili iion possono sempre sollrarsi all iiiiposla , beuche T indole piii variabile de' loro prodolli lasci loro iiiaggiore liberla che ai proprietarii , alnieno ge- ueralnienle parlaiido. (i) E cosa strana che in tanta luce della scienza econoniica 1" A. abbia il toraggio di proporre un' imposta , il cui inimedialo effello si e di restringere la produzione-, ciofe di riconip/cnsare 1' indolenza e punire 1' indu^tri^. 11 censimento lende a produrre effetlo lotalmenle opposlo • difatto , reslando islesso il valore censuario , sia che si collivi , sia che iiuu si coltivi , I'iiidastria riceve preniio e 1' iiierzi^ resla punila. Tra la decima e il censimento passa quella dilVerenza che passa tra il freddo che stupidisce e il calore che vivilica , tra il liniore che paralizza e la speranza clie incoraggia NB Si suppone sempre che r imposta censuaria non oUrcpasii i liinili della nioderazionc. Quiiidi i governi piii saggi proposero iiorme per sciorre i foiidi dalle maliiale decmie ; qumdl ;^li scritlori pii'i profoiidi e gli agro- iionii piii esperti s' uiiirouo per coiidannarle ( vedi Young e Thacr ) ; quindi ogui proprielario , il cui fondo sia aggravalo da una decima , fa ogni sforzo per liberarsene , accio non cresca I nggriii^io in ragione de' si/oi travagli. (2) In quale modo una parte del raccolto rjdulo nelle mani del governo a litolo d' imposta fara alzare il prezzo del restai'.le rimasto ai proprietarii' Se quesla traslocazione di nierce no:i ne altera la quanlita , se lascia suisistere intalti i rispeliivi bisogni de' venditorl Uibl. Ital. T. Mil. 5 34 NUOVO ESAME DELLE SORGENTI ,T [UPSta quota fosse liscossa in iin eqiilvalente dennrn , prezzo di simili ricolti si al/.erebbe proporzinrjata- « rnente , in modo die Tarrideiile dell' imposta c.idrcbbe « sempre a rarire del consLimaioie ( i), Anrhe per parte « di qiiesli proprietarii o pcissessoii il tribnlo nun s«iebl>e « a lore ri^iiardo die un' anticipazione. K come t.ile lii- « bnfo , r.ipyiorto a^l' intraprendiloii ed ai niercanti , ri- « mane ogiiora iipiiale , fpiali pur siano le spese , i gua- u. dagni e le peidite dell' imprt-sa , cos) riguardo ai pro- « pritlarii , o pcssessori de' rirolti o fruili, il tribulo « nui.irrebbe sempre uguale , darebbe ognora un coui- ag li. II N. A poi , il quale lascia t'acolla iiideleriiiiiiala a.i;li iiilrapien- diloii di fabljiicare o rioii fabbricare inerci , liiiila ur^li a;^ricollori la facolta di fabbricare o iioii labbiicare gram. Farlaiido de' proprie- tarii de' terreni egli dice : " II solo possedimeiito pero riori baslerebbe a guareiiLirne la sola ■• leoHltiiiuta, se la soci''la iioii iie Iraesse ijuei vanla^^yi , per cui fii « istiliiito , « che lo re.idouo ulilo alia slessa ii!iiai)it:"i. (.;oiue dovrebbe « essere rispetlalo qiieslo diriUo , se colui che lo rlLieue, osasse per - lurigo tempo lasciare del tullo inculti i Icrrttiii , o se aiiche ne <" impedi.ise ogni coltiuazione. Goii queslo possedimeiilo ha dei li- « mili , ej ogui sociela puo rivendirare qaei lerreni che , coiiiutique " appropriati , seuza alcuu la^ionevale niotivo iiiuio dei possessori » si curasse di ap()licarvi il lavoro , e li lasciasse come in abbandono. " Perche allora si dovrebbero privare gli altri uoiniiii e le allre » sociela di uti terreno da cui non si volesse Irarre verua vaiila;.j^io " di necessarie produ^ioni ? Nc seriza ragisae alcuai popoli dell^ •' tiermatiia si lagaavaiio della tirannia dei Roiiiaiii che uon psr- " meltevano che vasle caiiipagae fossero dai prinii coUivale, prtfe- « reiido di lasciarle piullosto a paslorizia o deserte ( Vol 1,92) (2) Aiiche quesia proposi/aoiie suol eisere falsa, e si veggono dcgli iiilraprendilori coiitinuare nelle loro ialraiire.-e , beacbi- iioa Iragg^ao dai corisumalori ua coaipeaso u-;aale all' iinposla , ciofe bem-hi; ne ))aghi(io cisi sl-ssi iiaa parte ool prodollo dc' loro lucri. Difalto e bea piu probnbile che un ialrapreadilore seasalo si pieghi a soppor- tare una parte del tributo , di quello che abbmdoni 1' aatica im- presa , in cm ac(juislo abilita e credilo , per aboraociarne ua' allra , » ' Con perlita nella vendita degli aatichi capitali ; 1.' Con cerlpzza di sterile uovliialo nell' impresa nuova; o." Goa bisog 10 di capiiali uUcnori. Infalli le abiMa coniaierr-iali e niat.il'allariere non s" acquislano in ua islnate , ne vi so'ao seinpre posU lacroii a norma de dciidcrii di chi nc abbisogna. 36 NUOVO ESAMK DELLE SORGENTI « marrp.bl)i'ra essi bensi pregiudicati iiella loro allivila , « non neli'impicgo clei capital!, iii.i nan sarebbero giain- « niai slViixati a pagare un tribiilo sulle cose die nun « hanno volulo produrre per tale aggravio ; e possono " lalvoltM ri]iarai si da ogni perdita riTolgendo I" atlivita « e i cap'fali ad altri oggetli. In egnal modi) i! proprie- « tario o possessore , come sopra , sarebbe in liberla di « cessare. dalle pfudnziotii della terra clie Tosspro so- « verchiainenle gravate (i) ; polrebbero anclie qucsti jier fabbricare iiffiale nn- niero di inaterie prime. Di fallo oltre il Iriviale assionia von oninis Jert omnia telhs , la liberla dell' agricollore e viiicolala dalle note rolazioni agrarie, alle quali non puo sollrarsi senza perdila. Quindi se in getitrale la possibi ila di scbermirsi dal Iribulo e cento negU ji.liaprendilori e mercanlt , ne' proprielarii r.on giunge a cuique. BELLA. PRIVATA E PUI5BLIC\ RIGCHEZZA. .W « 1.1 natiir.i dcUe iinpoite soprii le produzioiii della terra " e soiiiif;li.inte ii qiiella dolle indirctte. Con tal mezz) « inollrc si rendc I' lin|)0si7,inne suU' agricoltiira vera- « iiicnte un tributo coperlo (i), cioe un Iributo die « papa^ il terrii-re anticipataiiiente a nome de' consuiiia- « tori (2) , e clie ])aoa egiialiiientc il ])opolo scnz' a^'- <• vedersrne (3) ; v.mtaggio die nianca ad ogiii altra iin- « jxnsizioiie siilla terra ( Vol. II , pag. 28) - -8i ) (4) »• Dopo qnesto cslratto ci liibingliiaiuo die i lettori ra- gionevoli ci rispannleranno la ])(!na di segiiirf ul'.erior- inc'iile il N. A. nelle sue spcculaaioni metafisico-trascen- denlali. (i) E veramcnte una strana coporta qnclla che lasnia verlcrp il clecinialore in mezzo ai caiiipi, e otVoiule le prime riozioMi del seiiso comune coll' imajiiie d' un tributo crescente in raf;i'ine i/ell industria. Mropposlo, quando il proprietario paga in ragione ddla rendila presunta secondo il corso oidinario delle cose, atitt'cedeiilemeiite de- purata dai danni evctiluali delle slagioni , si riconosce da chiuiique la giuslixia dell" iniposta e 1' aggravio che soffre 1' agricollore , iioa (rova coiidanna in nissuna nozione volgare (2) Quesla antici[)aziiiiic di Itibulo si veriGca si nel sislema del censinienio , che ui qndlo diUa dccima ; ma noii pero sompre e to- talmeiite a nome del consumatore. Vedi la nola 2, alia pag. m. {7i) Questo compenso di tribute , o parziale o totale , sunrede egualmente si ncUuno, che nell' allro sisfema ; giacchc sia che il pro[irietaiio paghi il tribulo in ragloiie Jeila rendita presuiita , sia che lo p.ighi in ragione dc" ricolli rcalizzati , fa tulti gli sfor/.i pos- sibili per esserne indemiizzato dal compratore , e riesce o non riesce secondo le cirroslauze. Cl) Essendo falsi i pilncipii e falsa la consegucnza. Pe'mturcs antiques dcs i^'ases grecs de la coUecdon dc Sir John CoGHILL Bart , pubblides par Jatnes IMlLLlNGEN de la Socidte des antiqiiaircs dc Zondrcs , ct de V Academic arclia^ologiqne de Home. ' — Rome ,, loiy, pew de Roinanis , in foL , a\:ec bi planches. \2 UAISTUNQUE cjiicst' opem si.i detfafa in idioma fiiiiicese Ha ui) erudito oltramontano, il signer Milliiigen inglese, abbiamo nulladifneno stiriiato cbe un estratto di essa jiossa accouciameote aver luogo lu-l nostro giornalo. La raccolta dei vasi greci volganiieiite denoniiiiali etrnscbi , r illnstrazione de' qnali forma T argoinento del libro , fn fatta in Italia , ed era |iosse<]uta dai sia;. Giaii-Gherardo De Kossi , insigne Ict- terato Romano , prima cbe ii sig. Cogbill ne facesse racquisto: tutti i rami^tranne sobajito tredici , furono fatti incidere dai sig. De Rossi medesimo, cbe divisava di j3ubi)bcarb egli stesso co! corredo delle sue spiegazioni : si aggiunga cbe r ojDcra va accouipagnata da tre lungbe let- tere di Jui , tradowe didT itaUano in francese , ove trattasi dell' artilizio con cni si fabbrica- vano e si (iipingevano sifTutti vasi , degli artisti cbe in t[uesti lavoji occupavan^i e di pareccbi altri pnuti di eiudizione. Tucte le accennate cir- costanze sono valevoli , ci sembra , a giustiH- care la nostra detcrminazione, e intorno a qne- Ste lettere appunto singolarmente ci tratterrcmo. PITTURE ANTIcriE DEI VASI GRECI. 89 II sig. D' Ilaticaiville illustrando la raccolta de' vasi greci o etruschi posseduta da I cava- liere Hamilton, si studio tli eiitrare in qualche ])aiticolarita iiitorno a queste aiiticaglie risguar- date come manitattura ; ma egli , riflette il sig. De Rossi , fii piu iiiteiito alia spicgazione dei poggetti rappresentati, che a quanto ha attenenza con 1' arte ;, e meglio , a giudizio nostro , sa- rebbe stato che egli avesse trasandato del tutto questo argomento, assai superfiziahneutc e sj)esse volte ancora inesattamente trattato. Di fatto il process© col quale egli e d' avviso che si com- ponesse la vernice nera che su cjuesti vasi si osserva, lungi tlaU'essere lonrlato sulle esperienze analitiche, la da Ini capri(;ciosamente e per induzione ideato , applicando a dirittura agli antichi cio che vide praticarsi dai moderni ar- tisti. Ma intorno a cio non si trattiene il signoF De Rossi , ed in quanto al meccanismo si ri- fitringe a indicare soltanto cotne egli crede che si dipingessero queste stoviglie , e tali sono in breve i suoi pensamenti. Questi vasi, die' i'gli, si lavoravano al torno; c poiche erano pertettaiuente seccati , il pittore disegnava prima con una pnnta 1' abbozzo del eoggetto che intendeva di rappresentare , deli- neaudo uu lieve solco suIT argilla. E che un si- mil lavoro si facesse allora cjuando il vaso era ben prosciugato, lo mostra, a parer sua, il non avere que'solchi rilievo niuno d'attorno al mar- gine , e T essere Inccicanti in virtu della pres^. eione dello stromento agnzzo , lo che non sa- rebhe succeduto se fossero stati fatti suUa terra Uniida. Nelle figure dellc tavole YIII e XXII e di ^O FUTURE ANTICKE alcune altre vcggonsi questi segni espressi da una liiiea loggeriueiite [lunteggiata , e sono ovnti" que metodioameiite simili, siiigolarineute nelle teste. Coiisistoiio essi in iin tiatto il quale for- ma quasi tre parti di uu ovale ( parlasi , cre- dianio , di teste iu proQIo ) , c che parteudo dalla fronte passa dalla bocca al mento , indi asccMide fino all' orecchia. In cotal guisa il pit- tore procacciavasi una sicura traccia per tare il profilo ed assicurarsi delle proporzioni deJla testa. Con la punta medesima si segnavano le ])rincipali parti del nudo , benche la figura do- vesse essere vestita ; che se ve2;gonsi certi vasi ove in cambio di solchi ap[)are una linea di tiuta poco dissimile da quella dell'argilla , non sono essi frcquenti, ne questo metodo era puuto coniune. Fatto cosi lo sbozzo, dipingeva I'artista con lince nere e sottili le parti delia ilgura , deter- rninandone con precisione i contorni , indi con un pin grosso pennello rinforzava ed allargava quest i tratti , acciocche non fossero alterati da colui die avea V assunto di dipingere in nero il londo del vaso. Dopo di cio mettevasi la stoviglia nella for- nace, ove riceveva un certo grado di cottura , indi passava nelle mani di un artefice pii'i doz- zinale die uniforiu'^mente tlipingeva il cau)po\ il quale acquistava con una seconda cotta quella Leila vernice nera. Che cosi fosse , dice V A. , lo dimostrano due vasi di cjuesta raccolta che non furouo termaiati ^ per lo che si vede essere i contorni delle figure segnati con quel grosso tratto di veruice diauzi acceiinato , raentre il fondo b rimasto scoperto ed ha soltanto certi DEI VAST GRECr. ^l tratteggi del pennello die V artlsta nettava. Da questa pratica ne avvlene clie la tiiita de' con- torni h di un ncro piu intenso, e diremino rad- doppiata , oltre di che ha talvolta un rilievo alquanto niaggiore ; ma cio non era usato che pei vasi j)iu iiobili , laddove in que' triviali co- loravasi il fondo nel tempo stesso che si di- pingevano le figure, ed erauo con una sola cotta terininati. Gli ornamenti del vaso , le cornici , cioe, i meandri, i fogliami ed altre sifFatte cose si eseguivano probabilmente con uno stromento sinjiie ai nostri stampi di carta traforata , poi- chc non vcdesi che sieno determinati da uii contorno fatto col pennello. In alcuni vasi havvi nn colore bianco ag- ^iunto alle picghe , agli alberi , agii utensili e ad altre parti accessorie ; ma si dava quando il vaso era cotto , poiche si scopre sottovia il colore su cui era applicata una tale tinta che sembra composta di calce di piombo. Alcuni vasai avevano le loro presunzioni per la fabbrica de' vasi , e vi apponevauo il loro uon»e ; come e in quello della tav. XI ove fu inciso il nome di Chariton prima che fosse data la vernice, la quale ostruisce quasi tutto il soico delle lettere. Tali sono le notizie comunicate dall'A. nella prima sua lettera. Anche il Winkclmann sup- pose che la vernice fosse data poiche la sto- viglia aveva avuto una [)rima cotta i ma crede egli che contemporaneamonte si facessero altresi i contorni dflle fi"ure, Se 1' A. divide qnesto Invoro in due tempi sulT autorita di quel vaso che dice essere non finito, e se introduce due artisti , T uno espcrto che diseguava Ic figure, 4^ PITTURE ANTICHE r altro pill zotico clie dava di nero al fondo, non sappiamo se tutti troveratino abbastanza pro- vate qiieste asseizioni , benche sieiio partioola- rita , segnataniente V ultima , di poco momento, Quanto poi a quella materia ohe colora in bianco le |)arii accessorie di alcnni vasi , e cbe eo;li jiende a credere essere ossido di piombo, pos- siamo dire cbe e pretta argilla. Nella seconda lettera discute il sig. De Rossi qual genere di artisti erano imj^iegati in tali opere ; e lontano dalP entusiasino di alcinii an- tiquari , e dal sovercliio sprezzo di tali altri , erede che non fossero ne del prime ordine^ ne scemi affatto di merito, nel cbe asseniiatamente raciiona. Si avvisa egli inoltre cbe non fossero t'~. . . ^ aitrinienti inventori del sosiietto , ma meri co- co ' ^ pisti di composizioni di gran lunga piu cor- rette. In alcnne di qnelle pitture scorgesi euer- gia nelle attitudini , eleganza nelle proporzioui generali, e bel panneggianiento; ma il disegn6 delie parti individuali , e quello segnatamente delle estremita non corrisponde di gran tratto a questi meriti. Non e dunque supponibile, dice I'A., cbe un artista capace di inciampare in enormi sbagli avesse il talento di inventare composizioni tanto eieganti, laonde forza e dire cbe fossero copisti. Essi avevano per avventura abbozzi di opere vednte in cio cbe speita al~ Tin-sieme, e mancavano di maestria neJl'esecu- zione dei particolari ;, imllailimeno non erano affatto rozzi , e lo comprova V attenzione cbe inettevano nella proporzione delle bgure e nel- r espressione del nudo sotto i panni: e poiche 6ono applicate queste pitture ad una superfizie couvessa , le iigure farebbero visra di peadere DET vAsi cnEcr. 43 air Indictro se Don fossero disposte con intclli- genz.i tli |)ros|iettiva, non altrinienti che usaiio i nioderni artisri dipingendo le volte e le cupole. Dai nianni scolpiti ritraevano essi le loro copie, e i'A. lo crede vedendo gli scorci sem- ])re schivati e le teste ra])jiresentate per lo j)iu in profilo ; cosi se le figure sieno disposte su moiti piani, le pin lontane sono collocate piii in alto, come e ne' bassirilievi, ove non si se- guitavano le regole delta prospettiva. Ma co- nierhc cpieste pitture sieno opera di mediocri artisti, lo studio gpn, nol seguiremo noi passo a passo. ma ci ri»rriiigeremo a dire che essa corrisponde al giido che meriramcnte si c acquistato fjucstQ 46 PITTURT; ANTiCIIE letterato In simlli studii. Scevro da qualiinque sistema, si limita egli a dicliiaraic nel rnodo piu seniplice e piu naturale la rappreseiitazione di que' soggetti , e akrettaiuo piu eriidito si mo- stra quanto meno scialacqna V enulizione. Chi e padrone della materia sa scegliere giudizio- samente quanto e necessario alT uopo , e non sono che i dozziuali antiquari die accumulano senza discrezione testi, autorita e citazioni, pue- rilmente ostentando di avere scartabellato di rooiti volunii. Tra i vasi di questa raccolta ve n' iia alcnni con letrere greche che esprimono o il nonie de' soggetti rappresentati o l' aggettivo calos , bello, e cale, bella, aggiunto al nome proprio ed aiirhe senza questo, II sig. Millingen crede ( ma prima di liii cosi aveva opinato il Lanzi ) che sia (juesta un'aoclamazione, una parola di vezzo e di applauso applicabile alia persona a cni era donato il vaso. Aggiungereaio qui che il me- desimo imitto trovasi soveute in que' piatti ed altri arnesi di maiolica che si flibbricavano in Urbino nel secolo XV e nel snssegnente , poi- che Camilla bella , Eugenia bclla si legge in al- cune di tali stoviglie citate dal Passeri (Scoria dellc pitt. in maiolica ^ pag. 5i(j ) ', ma I'epigrafe e sempre sotto a un ritratto, E gia noto quanto giovino all' erudizione le pitture de' vasi greci o etruschi , e molto van- taggio possono eziandio ritrarne g'i artisti ri- S'letto air iconologia ossia alio studio delle im- magini , volendo essi simboleggiare divinita o personificare enti morali. Nclla raccolta di cni parliamo potranno vedere rappresentati la Corn- media- ( tai^. VI), Vulcano (ibid), Mercurio DEI VAST GHECr* 47 (tav. XT), la Terra ( ihid), la Vittoria (tov. IX), TAurora (ta^. Xl\),Bdcco (tav. VI, XIX, XXXI, num. 1 , XLI ) , la Tranquillita ( tav. XIX ) , Minerva (tav. XXVIII, num. i ), una Furia (tav. XXIX) un'Arpia (tav. XXXVI), un gner- riero arinato alia o;reca di tutfo panto f fay. XXIII); ed assai ciiriosa e la fiaura cli Vin vaseello a flue alberi , con ventiquattro rami da un lato, il tiruone alia prora , la camera del capitaiio sopra la poppa, ed airestremita di questa im- piantata una banderuola ( tav. LH ). Non h una disuiile erodizioue quella di con- siderare gli antichi monunjenti anche dal canto •Jclla storia naturale , e particolarraente della zooiogia rispetto ai diversi animali che sono rappresentati. Parecchi ve \\ ha nelle pitture di questi vasi , e per tacere del cavallo , e del- I I'ignobile quaflrii|)ede clic gli eomiglia , trovasi qui effigiato il leopardo (tav. XXXVI), sovemi I volte il lione (tav. XXIII, XXXIV, XXXV), il cignale (^ fa(.. XVIU ) , la lepre (tav. XXXV, num. a); ma quelli che ineritano speziale con- siderazione sono i cani. Essendo la spezie di questi animali soggetta a tante e si inoliiplici vaiieta, non riuscirebbe senza interessc una Cl~ nologia tratta dai vetnsti monumenti a tine di tare conoscere V aniichita di alcune di queste razze o varieta. II cane della tav. XLIV sembra che non si possa dubitare essere il Canis ponie- ranus di Linneo , lamigliarissimo tra noi , e vol- garmcnte chiamato punier , il quale sembra es- sere una varieta piccoia del cane da pastori : c^so scherza con una tartaruga che un uomo tiene sospesa in alto Icgata per una camba , e che h la Testudo ^raeca. L, L' altro delle ta- 4B pitturt: antiche vole XIV, XXIII, XXXV, num. 3, e 11 Cams grajus o levriere comune , e qnclio della me- desiraa tavola num. 2, ha tutta la sembiaiiza del Canis molossus ; esso insegue una lepre, mentre il caiie levriere e alle prese con un lione: biz- zarria del pittore che ha voluto invertere il sog- getto. E una curiosa osservazione che tutti que- st! caiii sono rappresentati con le orecchie ritte, mentle ne' nostri rnolossi e levrieri sono pen- dent! : coloro cni andasse a grado il sistema di Buffbn , il quale snppone essere quest' ultimo carattere un contrassegno della degeuerazione della spezie nello stato di doaiesticita , potreb- bero credere che in quegli antichissimi tempi in cui furono fatte queste pitture non fosse an- cora la razza di sifFcitti cani tanto alterata, e si niantenesse piu d' appresso al primitivo sue ceppo , conservando ie orecchie ritte. Noi non faremo parola dei soggetti eroici o mitologici espreesi in queste pitture; ch^ sarebbe troppo iunga faccenda. Parecchi dei vasi deli- neati nolle cinquantadue tavole possouo certa- mente competere coi piu belli di questo genere, cosl per r eleganza del disegno , come per la ' quantita delle figure. Venti se ne annoverano nel primo vaso ove si rappresenta una vittoria ottenuta al corso de' cocchi , otto nell' ottavo , nove neir undecimo , trentatre nel cinquante- simo secondo , dipinto con lo stile detto sici- liano, ec; ma i curiosi potrebbero per avven- tura desi , onde servire alia gloria d' Italia , rivcndicandole in qnalcbe modo quel primato che le contcndono gli stranieri. l^arla delta lunga e lagrimevole occasione che ebbero gli Italiani ne' secoli XIV , XV e XVI di esercitarsi nella millzia , e re in questo luogo a par- lare dogli studi rivolii dagli Italiani a trovare ed a coudurre a |jert'ezione gli arlitizii militari ed i lavori per cui si difendono dai repeutiui assaiti le citta e le froutiere dello Srato, e per cui i pochi si riparano dai inolti e ne trioiifano: a quiiuli ebbero origine tra noi gli elepaeoti a r|' ogui fortificazione. Priori adunque compar- (c vero in Italia inventati tlalP italiano ingeguo « i bastioni e i gran baluardi coirorecchioue ; «t prime si videro tra noi le cortine rieutraiiti, a le strade coperte, i cavalieri, il rilascio; ita- « liano h 1' ordine riiit'orzato , il ri vol lino , le « difese della cortina , la cunetta del tosso^ c*l « inseguata tlalle catte»lre d' Italia iiuo da tre !a 54 DIZIONARTO francese corrispondente, affiticlie qnclH 1 quali ]a scienza della guena dai Frances! appararono^ possauo di patrie voci vestire le cngnizioni ac* quistate, e ricorrendo ai libri di (juclla nazioue condurre a buon fine le loro lodevoli ricerche eenza danno dell' italiano lingnaggio. Noi dovrenuno a questo passo arrestaici , giacche un dizionario per se stesso non e sii- gcettibile di estratto , e troj)po lungo sarebbe il discutcre del merito res|iettivo degli articoli in esso contenuti. Torneretuo tnrtavia a ragionar brevemente del dizionario, data prima una ra- pida occhiata alia tavola alfabetica degli autorl italiani e francesi particolarmnte consultati nella compilazione der esemjiio , gli scritti niilitari del Curnazano , scrittore del XV secolo che pure non potea non essergli noto ^ il Ubro de Capi- tani cognominato Vallo , stamj)ato fino dal prin- ci|)io del secolo XVI; la Pirocteciiia di Vaimoccio Biriuguccio sanese, stainpata fmo dal 1S40, nella quale a lungo si paria dcile artiglierie; il fatto d' arrne del Taro di Bencdetd; la vita di Fran' cesco Maria duca d' Urbino , scritta da Leonl , ove moltissinio si ragiona di tatti e di cose inilitari ; il poema di Lorenzo Spirito da Perugia, intitolato Altro Marte , che tutto versa sui fatti militari di Nlccold Picinitio , stampato fino dal l^ojj la vita di Antonio Giacomino Tcbalducci \ MILITATE ITALIANO. 55 Malcsplnl del Nardl , lodatissima per le rare co- giiizioni militari die si trovaiio in qiiclla col pin piiro Iin<:ii:iggio svilupj)ate; le Glorie dl Guerrieri del Mannaruti , ed altri libri che atrgi- randosi tutti sopra fatti o insegnamenti militari, co[)iosa tiiessc gli avrebbero ofFerto di uuovi vocaboli o di esempi a confeniia 5tra lingua , u,no dei piu chiari e piu auiv- 56 BIZIONARIO vevoli scrittori italiani , die sebb<^ne dlnjorante in Parigi, <* tatfaltrr* die francioso per cio die spetta alia lingua , V autore celebrc rlella Storia deW indcpcndcnza d' America , ilel rejo Conqul- stato ec, clopo uii esame atteiitigsiino di cjuesto dizionario , non ha trovato che sole diciassette parole , flelle qnali cgJi non avvcbbe fatto uso. Sono queste: accularc — fare spnlliera - alluicare — blocco — brcvetto — culatta — distaccamento — fi,- larc — garctta — marcia — metragUa — niontura — parata — parlamentario — partita — strctto: poche parole in vero , se si riflcire alia qtiaiitita di quelle conteiinre nel dizionario , e che se illc- gittime fossero , non torreiibero se non una ])iccoIa parte del sue pregio ad un' opera la- boriosa. Ma tuttavia cbi 1 crederebbe? Neppure di queste, delle quiili Tillustre ^o/^fa ha detto solo modestamente cli' en;li non avrcbbe fatto uso , si puo provare 1' origine assolutauiente viziosa. Accularc e usato dal Salvini : aUincare dal Ma- galotti, oltre di che malamente supplito avfeb- bcro all'oggetto affilare ed attelarc, e non se ne sarcbbe ottenuto 11 nome di allincamento troppo necessario. Blocco e bloccarc e brcvetto trovaiisi in Salvini, distaccamento in Montccuccoli , garctta^ in Marclii; e quanto male suonercbbe e quanto imbarazzerebbe i nostri militari quel nome quasi generic© di casotto ! Dai-ila ha fatto uso delta parola filare ; Magalotti ha scritto piu volte momura , 3IontcciiccoU partita , parola italianis- siina , e tratta nel secolo XVI dallo spaguuolo partida. Rimangono culatta , marcia , mctragUa e strctto. Ma perche noli dir marcia, se il Varchi ha dctto marciarc ? Sc tutci i uostri scrittori MILITARE ITALIANO, 57 milltari fecero uso di qnclla parola da due se- coli e mezzo in qua? Se la voce carntnino, uiiica che si potrebbe sostimire , ha nolle cose nuli- tari tutt'altro sigiiiticato ? La metragUa trovasi pure nel gran dizionario (\e\[''A/berti ; e dache non si caricano plu i cannoui con sacchetti di rottami di ferro , ina con sacciietci di palle , inopportuno ed iniproprio sarebbe ii noma an- tico italiano di scaglia. II dire stretta per stretto sarebbe «no scrupolo eccessivo; ed il vocabolo di ciihutn, usato dagli Jtaliaui da due secoli in qua, non ha un vocabolo corrispondente , perche calcio h un' altra cosa, Non sapremmo che dire sulla parola spaUiera ed il derivato fare spalla o spalllera ; ma non si debbono obbliare le av- vertenze preinesse dalT autore nella prefazioue , dalle quali si raccoglie aver egli adottato, oltre le parole della Crusca e de' testi di lingua, al- cuue ancora registrate dall'^/iem", come auto- rizzato dalP n. >, ed altre adoperate dagli autori juilitari italiaui , benche non elevati aucora al grado ed alia diguita di testi di lingua. Sarebbe aduuque cosa assai malagevole 11 tro- vare in questo dizionario alcuna parola che giu- stificare non si potesse con buone ragioni ed autorita. Piuttosto potrebbe portarsi un occhio critico su di alcune definizioui. h' acciaro, per esempio , non e infatti uh puo dirsi ferro af- finato, e meglio ilirebbesi temprato; V antma non e propriamente U vuoto interno delle armi dafuoco, ma quel corpo o quella massa che ne tieue il luogo nella lusione de' cannoui , onde si dice fonderc coW anima e senz anima ; uno stromento piegato a giiisa di mezzo cerchlo, qualora non sia cldstico , nou sari mai uu arco per ueo di tuar S8 DI2I0NARI0 freccc, ec; V anneggiore si e usurpato talvolta dagli italiafii scrittori in un senso pid esteso che non qnello di g'uiocar d'arme, e di far gio- stre o tornei; Vascia, arma tanto antica e tauto usata ne' tempi di mezzo , d' onde trassero i Fraiicesi la loro hdchc d'armcs, meritava di non essere iadicata solo come 1' arma odlerna deglc zappatorl ; V asta pure , sulla quale Alstorfio ha pubblicato un grosso volume in 4.° , pieno di dottrina , meritava qualche parola di piu che il breve cenno ch' essa e un' arma bianca funri d'liso; le armate in Italia avevano attrezzi anche allor quando non vi avea ardgUeria; alia parola bertesca ( che non h poi tanto aniiquata) ed alle dieci parole unite , si sarebbe potuto notare ch' erano torri di legno ; non totte le carretK nelle armate italiane erano carri coperd; e final- mente il carroccio non era solo insegna generalc de Fiorcndni , ma bensi lo era di tutti i popoii lombardi, i quali forse prima de'Fiorentini me- desimi ne fecer uso , il che sembra provato anche dal nome lombardissimo di carroccio. Ma lo studio deW otdmismo forse non darebbe luogo giammai alia corapilazione di un dizionario, e la maggior lode di questo consiste nella scelta delle parole che iinmediatamente servouo ai bi- sogni dell' arte : nelle quali, siccome pure nella maggior parte delle definizioni e delle notizie aggiunte ai diversi vocaboli, non possiamo che lodare T esattezza dell'autore; e tnentre con esso ci congratuliamo per aver egli il primo pubblicato a' nostri giorni un' opera che neces- saria era e desideratissima, speriarao che molto giovamento se ne potra ricavare. militare italiano. 59 No/a al precedente estrattn. Per rispelto verso lilliislre collabnratore (membrodel- 1' Islitiifo ) il q'lale si coinpiacque d' esseruii corlese del dottissimo estratto riport.tto qui sopra , non volli ne interromperlo con note , ne frapporvi alciine giiinfe clie 1' estr.itto inedesiuno mi lia qua e lii suggeriie nel leggerlo. Ho preferito di qui collocarle percJie i uiiei letiori ne giu did lino separata men te. 11 lavoro del Gr.issi e in f.itti degno di moiti elogi , e il suo diztonario militare e cosi ben compilato come ci poteTanio ripronieitere da un primo saggio in opere di qiieslo genere. Nessuno potra mai in nessuna lingua vivente , in nessuna classe di umano Sapere formare ad un trntto e alia prima im dizionario complete. Cento omissioni sarnnno s<-mpre rimproverate, e cento question! si potr.mno f,ir sempre su qiiesli rimproveri. Occupato io da qualclie tempo in un lavoro in qu alche modo analogo a quello delGras<;i, parmi che potrei di leggierl raccozzare insienie un terzo volume di vocaboli da aggiungere come supplimento al suo dizionario Di qiial pregio esser pofessero queste giunte, altri lo decideranno ; e senzti cntrare in discussioui soverciiie, cornincero a dire die il Grnssi, p. e. , riportando le voci Alare , An test' giiann , Astaio, Catafrato , Dragonario , Ferentario ^ lia dato abbast.inza a divedere che sua ir.tenzione era di registrare ancora i nomi della milizia aniica. In tal caso potranno aver luogo ragionevolmente nel suo dizionari;> tutle le voci seguenii da lui omesse. ASTARII. Snidati legionari romani che furono sosfituiti ai T^eliri quftndo fu accordata la cittadinanza a lutti gli abilatori d' Italia. AUGUSTANI. Soldati di una legione composta di cinque niila uomini formata da Nerone per applaudire quando egli cantava o sonava ne' giuodii pubblici. BAHDAPJOTI. vScidati persinui che formavano la guardi.i d. gl' imperatori greci a Costantinopoli, ed ^ termiue della milizia bizantina Cosi chiamavansi poi ancora que' soldati pretori mi i quali con mazze o verghe alia m.tno facevano far largo al popolo quando passava r imperatore a cavallo. T^KK^'OIdTI. Soldati nell" iinpero greco destinati a invi- gilare al buon ordine e ad iinpedire le yiolenzs in €o mziONARTO qutille vaste provlare. Corrispondevaiio iigli atftiali nostri gend.irmi. R qui |virrh strano a' nostri leltori clie le voci Gendarme e Gendarmeria manrhino nel dizio- nario milanese e rielT indice francese del Grassi , tanlo pill che Gendarme e voce ricevuta nel dizion.irio francese itali.ino dell' Alberfi. CASSIDARIO. Cos! cliiaiii.ivansi a Roma i soldati desti- nati alia guardia degli elmi negli arsenali. Lcggesi a Konia r epitafio di iin Cassidario. CELF'.Ri. Forinavano un corpo destinafo alia guardia de' re di Ruma : furono staliilili da Romolo, ed erano cniniiosfi di .'^oo giov.ini srelli fra le pin illustri fainiglie di Roma co' sufFragi delle curie del popolo , ciascuna delle qiiali ne fornira dieci. CLIBANARIO. Nome di un' antira miliiia o cavalleria persiana. Corazziere persiano. « Domini e cavalli tutti chinsi nel ferro ; cliiamavansi CHbanari cnstoro ». Palarol Paneg. Nazar. trad. Cap. 22, pag. 334- CODONOFORI. Ufficiali che facev.mo la ronda iiei campl e nelle citfa di guerra. CORNICULARTO. Grado militnre presso i Romani , ed era un hiogofenenle del tribimo militare die io soDe- vava neir esercizio delle sue funzioni , e fu cliianiato Con questo nome perclie portava un piccolo corno , col quale dava gli ordini a' suoi soldati. CRISASPIDI. Nome clie nella milizia ronaan i ed anclie macedone davasi ad una classe di soldati il cui scudo era intrecriato d' oro. CUSTODlARIO. Sorta di soldato antico romano di Cui parla la storia e fa nienzione »ma iscrizione lapidaria conservalaci da Grulero* Corpus Cusfodiarr'nrum. ESSFDARIO. Cosi cliiamavansi que' soldati die coin- battevano dall' Kssedo , cioe da quel carro da cui so- levano combattere i Galli. Ambedue queste voci furono usate ddl Maffei , Ver. ill. Quesle voci bastino per saggio quanto a que' nomi deir antica milizia che furono omessi o clie potevano aver lungo nel dizionario luilitare sotio le prime lettere dell' alf ibeto. Ora giovi qui notare altre omis- sioni che sotto le slesse lettere Iio creduto di lavvisare. ACQUARTIEPiAMENTO. Quartier preso. Perdie esclu- dere dalla nostra lingua ques'a voce ? L' uso non le ha gia dato la citladinanza , cume legittima figlia del "verljo Acquaruerani'? MILITARE ITALIANO. 6f ACCASERAIAMENTO ed ACCASERMARE. Cio^ Kllog- f^i.ire nelle raserine. A ])ropo.sito di questa voce diio col Gherardiai , T^oci innmissibili. « Kec.ir nmi dee scrupolo a cliicchesia il dirc^ casennare o meglio ac- cnserrnare da caserma , Toce usata dal Mat^ilotti e dal bisogno d" indicaie una cotal specie di alloggia- mento renduta cosi faniigliare , die impossibil sarebbe ora il disinelterla ». ASTILUDIO. Parola di buon conio , quantiinque non aiumessa dalla Crusca , ma usata dal Polifiln e da qual- rlip scrittore moderno per cbpriuiere il Torneo degK aniiclii coll' uso delT asta. AUGL'RALK. Cosi cliiamavasi ne' canipi inilitari quel luogo destinato a prendere gli auspicii e a consultare i poUi sacri presso i Romani. AURIFJ-AMMA, ORIFIAMMa , ORIAFIAMMA. Sten- daido militare iniracoloso de' re di Francin, cosi delti> perche portava dipinta una Hamma. Molti esenipi di classici si Irovano di quest' idtima voce in Alberti. BKI.FjIGERANTE. 11 nostro autore non ha clie la voce hclligero ; ma clii potra ricnsare oggidi la voce l*e/- ligemrife , dopo clie le ptitenze belUgeranti linnno in tutti i fogli e , per cosi dire , in tuHe Ic: pagiui- della storia modenia segnalate le loro gesta col piu grande degli avvenimenii politici ? BOM BARD ATA. Colpo di bomlwrda. Tiro di boiubnrda. Voce indispensabile nella nostra lingua , e all.i quale non corrisponde punto honibardaniento die esprime lino spesseggiare coutlnuato di molti coljii consecutivi di bombarda. Per questa ragione si distingue anclie rannonata da cannnnarnentn. BOMBISTA. Se voglinnio prestar fede al Bergantini, ma- nnsrrltto da noi roUiultato , cosi cliiaransi nel Robil. mil. queir arligliere die propriamenle tende alle sole boinbe. CAMRESTRIA. Sorta di antica macchina da gnerra di cui tratta Erione Alessandrino. II Bergantini AIS. cita il Bald. Cron. mat. CAiMPEGGlAMENTO. In senso di accampamento fa usjto , secondo il Bergantini MS. dal P. Bai loli nel- V eter. consigl. CANNONARE. Battere col cannone. Fa meravig!ia noa trovar questa voce in un di/.ionario militare. Mi si diri clie U'oyasi caanoneggiarg^ e che qucsla. e voce 6a DIZIONABIO MILITARE ITALIANO. piu foscana ; ma stando alia definizione stessa del Grassl e deil'Alberti, questa voce esjiriine lo sparar canno~ nate , e lo spesseggiare i tiri del cannune , non gia battere una tortezza a colpi di cannoiie , il clie si esprime col dire cannojiare un forte , canno?inre le iiiura d' una citla. CANTABRO. Sorta di stendardo in uso prpsso gli eser- citi romani sotto i successori di Costanlino. Canta- bnim. Distinguevasi dagli altri stendnrdi per esser fatto di liste a varii Colori, sulle quali eraiio scrilli dei no- mi , delle siglie , od anclie dei versi. C/ASTRENSK. Qiiesia voce, omessa dal sig. Grassi, e registrata dall' Albeiti ; ma neppure da esse fu consi>» derata come aggiunto di quella corona clie era pre- mio di clii primo espugnava il campo nemico , e passava la trincea ossia vallo , per cui fu delta anche corona vallare. In un altro senso ancora manca nel- I'Alberti , ed e come aggiimto ossia tifolo di soldati romani destinati alia custodia de' confini , e indicava pure gli officiali del palazzo di Cesare , latinamente chJamati Castrenses ed anclie Castrefisiaiii. N' e fatta sovente raenzione nelle leggi romane e partico- larmenle in Latnpridio ( in Alex. Sev. , c, 4i ) ^ "^'• Cod. Giiist. ( tit. 30, leg. 14). CENATICA. Contribuzione militare die i Romani esig«- vano dagli abitatori delle provincie sotto il pretesto di provvedere da cena. Questo abuso introdotto nel basso impero fu abolito iiagl' imperatori Valentiniano e Valente. CLIBANO. Sorta di scudo antico inarcato e di ferro , di cui fassi menzione nel codice Teodosiano. CONTRABATTERE o CONTROBaTTERE. Usare con- trobatterie, battere di ricambio. L' analogia , 1' indole della lingua e il buon senso non possono rifiutare questa voce , tanto piii clie trovasi registrato C'^'itrohatteria. Se possiam preslar fede al Bergantini MS. , Controhat- tere trovasi usato nel Nani , Stor. Ven. 1647. CONTRACCAVAiJERO. Opera di forlificazione oppo- sfa al semplice cavaliero. Per questa voce il Bergan- tini MS. cita Grill. Lett. vol. S.*" Qualunque siasi 1' opinioue de' miei lettori inferno alle voci surriferite , io saro sempre di quella del Varciii neir Ercolano , cioe : L' oppeninne mia e stala senh~ pre die le Hague non si debbiarto pistrin^ere , /«<* rallgrgare. ( \J Jtditore. } 63 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE i>'ulle principali malatde degli oliv'i della provincia Veronese, e degli insetd che li danneggiano. Dis" scrtazione del sig. Ciro POLLINI. l_j OLivo , il piu prezloso degli alberi che ve- stoiio i colli benacensi, va soggetto a fatali nia- lattie , die o lo strascinano a inorte o privano r agricoltore del di lui frutto. Cotali inalattie parte provengono dal clima poco adatto, parte da insetti che rie corrodono gli organi , parte dal modo poco giudizioso di educare V albero. Vuolsi pero affermare, a lode de' coltivatori del Beiiaco , che la retta coltivazione dell' ulivo h generalincnte coiio*ciuta. Gosi si potesse asserire del mode di fabbricare 1' olio. Pochi sono co- loro che usano in cio diligenza , e T olio da esso loro fabbricato avendo somme ricerche, ne viene che quello che si veude comiinemeute alia citta e tristissimo e si fetente, ch'ella e cosa malagevole V accostumarvisi per chi dall' infauzia jioii ha il palato abituato a gustarlo. Rispetto al metodo di coltivazione una sola pratica nou uii parve coinmendevole , ed e T tpoca della 64 suLLE mnJciPALi malattie potagione. Soglioiisi potare gli ollvi qnando staiino mignolanilo , e si prosiemie da' uieno esperti quando i liori sono gia aperti , distur- bando di tal guisa il inovitneiito della linfa e la fecoiidazione, L' unica ragione die si adduce in favore di questa pratica, si e che vcggendosi i rami che sono piu o meno carichi di fiori , avviene di leggieri fame scelta. Ma clii sente avaiiti in agricoltura, ben sa non esser questo i' unico motivo della potagione. lo credo peio che la vera ragione sia Tabimdine e in qualche caso la mancanza del tempo e la necessita. La niigliore stagione per la potagione delT nlivo e certamente la fine del verno , innanzi che si ponga in movimento la linfa. Si vorrebbe pure che fosse pin generale la diligenza nello scerre il concime , ad ogni altro anteponendo il peco- rino, s' h possibile, e inoltre che fosse piiJ di- vulgate il modo di preparare il letame, accop- piandolo alle terre che pin scarseggiano nelT oli- veto , onde renderio in doppio modo ferace. Una delle malattie che infestano T olive e Ja rogna, la quale consiste in tubercoli piu o meno voluminosi e rotondi , il piu forniti d'una fos- setta snlla sommita o a un lato , e che ap- paiono sui rami e talora sul tronco. Osservati interamente tali tumori , trovasi nel centre uu nocciole legnoso che pone radice nel legno. Rispette alie cagioni , alcuni de' nestri agri- coltori ne inceipano il letame di porco , altii altre cagioni; ma i piu valenti reputano pro- venire dalla soverchia copia dei piincipii nu- tritivi , e in ispecie dai conciini caldi aniniiili non al tutto cerrotti. E che cio sia, ne lo svela prituamente 1' osservare che sono a preferenza D£GLI OLIVI. r'.i 65 ofFcsi Halla rogiia gli alberi piu rigogliosi e friittifcri , e particolaiinente le clue varieii cornunemente chiamate drizzarl e razze , come quelle die vegetano col ui;iggior vigote ; e in seconrlo luogo la pratica fli parecchi possi- denti , i qnali preveugouo la compaisa delKi rogua, e gli alberi anuualati ristabiliscono col tiar letame ben corrotto luisto con terra , e iu grave nialattia rimaneudosi per qiialche auuo dal letatniuare, Oltre tale pratica, ch'e 1' esseu- ziale , si raccoaiaiitlano le iucisioai ai pie del- I'albero, e il potare rueuo largauieute, lasciaudo che la liufa possa sfogarsi iu rauie e iu froudi. Che poi la rogua sia lualattia proveuieute da soverchia copia di couciiui auiuiali uou corrotti, n'e prova quello che ho avuto luodo di vedere iu jiarecchi vigueti del basso Novarese , e in ispecie iu una mia novella vigua situata parte sopra uu aritlo pogg'O, parte i»ul piano viciuo a })rati irrigati , il di cui terreno cousta di schietta eaiibia qua.rzosa. Or fauuo nove auni die colui, cir era alia direziOw" ^li (mcl podere, vee2eniante pin afflitte da cotale malattia sono quelle collocate in cattiva plaga, e le varieta piti dilicate. E pero piii comnne h il seccamento su tntte Ic colline lontane dal lago che sulle adia- centi , ove la temperatura e j^iu dolce. Le va- rieta dette volgarmente compostavi ( perche se ne prepara il irutto per le iiiense ) tanto no- strani quanto tombolotd , e piu ancora i compO' stavi spagnuoll , sicconie piu dilicate , souo pur quelle die sentono n)aggionnente 1' azione del freddo. La sollecitudiue del coltivatore dee pri- ma di tutto consistere uel prevenire la coni- parsa di tale malattia. Porra cura pertanto nello sceojiere le varieta die njeno temono il freddo. & . ... . ^ . Tali sono sui nostri colli i cosl detti favaroi o perlaroi , o uieglio i noscrani , come quelli die soe;liono generare ogni anni , a difterenza dei priini,e della tnaggior parte degli altri che ge^ iierano un anno si e 1' altro no alternaniente. E osserv azione die vengono a jjreferenza niaU conci dal seccamento quegli albcri da cui si sono colli j Irutti in giornate freddissinie ; im- BECLI OLIVI. 69 peroccbei il frcildo jionctrando per le apertc fc- rite, partorisce giini mortali nelle parti interne della scorza e nell' alburrio. La raccolta pertanto delle ulive vorra farsi in buoiie giornate. Fiiial- niente il haoii governo dogli oliveti, in ispecie Ja giucliziosa potagione e Tapplicazione di con- ciini caldi e ben corrotti, varra piij che altro a conciliare vigore alle piaiite, onde possaiio re- sistere alia forza ledente del freddo. Ma il freddo genera agli ulivi altra malattia, la quale, comunque non tanto perigliosa quanto il seccamento , tuttafiata e ben piti dannosa , poiche pill universale a pezza. Consiste essa nella disorganizzazione e conversione della parte legnosa deirall)cro in una sostanza soffice, arida e fragile, simile in cotal modo alia spugna. Cbia- niasi dai volijuri il niarzo , e si potrebbe dire corruzlone o niarcigione del legno. La sostanza spugnosa e priva di odore , salvo che al pie deli' albero , ove T acqua sta^nando desta pu- trefazione. L'osservazione microscopica le svela il tessuto disorwanizzato. Vefrrronsi ancora nella sezione longitnJinale vestigia di fibre; ma desse 6ono slegate , deboli e stoppose , e al minimo sforzo divisibili. Nella sezione trasversa poi ap- paiono alcuni vani circolari corrispondenti ai tubi piu grandi ; ma la piu parte sono scoin- parsi , n^ piu si scoprono i raggi midoUari che connettono gli strati. Qnando la malattia non e molto antica , scorgesi allora pochissima diffe- renza dalle parti al tutto sane; la c(uale osser- vazione snientirebbe il pensamento di quelli che vogliono cagione della xnarcigione lintasameuto de' vasi. Noi reputiauio ess^re il freddo la vera ca- 7© SULLE I'RINCIPALI MALATTIE ^ione clella corruzione , a c\h iinlottl dalle se- gaciiti osservazioni : i." NelT inverno del 1789 moltissiini de' nostri ulivi perirono , e quelli cho si soitrasscro alia niorte , tutti rimasero si de- Loli che il loro legno si corruppc. a.° Gli olivi che crescono nei liioghi lontani dal lago, che in generale offrono una ineschina vegetazione pel clima poco adatto , come pure quelli che ve- getano sullc benacensi pendici poco difese, co- me a Lazise , Bardoliuo , Garda , vaauo pid soggetti alia corruzione di quelli cui i monti riparano dai veuti settentrionali , come , poniani caso, a Malcesiiie. Questo paese e situate iu una gola alle falde del sublime Baldo^ e la vicinaoza del lago a lui comparte una dolce temperatura, gicche non cade mai neve; o se cade, non suole avere lunga stanza ; all' opposto di Bardoliuo e delle viciue regioni, ove rimane talora piu giorni. Quindi nel verno del 17B9 molti ulivi si sot- trassero cola alia morte, e veggonsi di preseute nnuosi oliveti , e la corruzione e il seccamento sono ivi piu rari. 3.° Quando il coltivatore o pel vento o per altre cagioni e costretto a fare amputazioni o estese ferite, se non si cura di- fenderle e coprirle con acconcio unguento, lo che succede comunemente , suole per di sotto manifestarsi la corruzione. La corruzione appare negli alberi d'ogni eta, fih la perdona pure a quelli di pochi anni di vita; ed e si frequente in inolti uliveti, che du- rasi fatica a rinvenire un albero illeso. Varia poi assaissimo nel guasto che procaccia alle parti. Nel suo maggior grado assalisce tutta la parte centrale delF albero dal ceppo sino alia .corona, e di la si prolunga super li rami. Ta- DECLI OLIVI. 71 lora e 11 solo tronco ofFeso , owero una parte sola , vale a dire o la base o la souiinita o ii mezzo. E cornunqae in generale sia la parte centrale la sorpresa dalla rnakittia , tuftavuka le lateraii non ne vaiino escnti. I jirogressi della malattia sono lentissirni , e dura piu anni, nel vol2;ere de'qnali gli strati dall'iiiterno aU'esterno vaniio a niano a rnano corrompendosi. S' ad- danno i coltivatori che il legno scute di cor- ruzione dall' alleutarsi dclla vegetazione. L' al- bero manda rami stentati e graini , alcuni dei quali tiella calda stagioiie disseccaao o perdoiio le foglie. AppaioMo fiori abboiidanti , ma nes- guno atteccliisce. Soveiite la scorza si oftVrisce arida e secca per certo tratto, indizio die la parte immediatamente sottoposta e lesa. Finalmeute, percuoteudo il tronco , seutesi un cotal suono iioto ai coltivatori , chc denota la malattia. Tosto che il coltivatore e di cio assioarato , da opera a porvi riparo , mcntre indugiaiido r albero rimaae iiifruttitero e il male si va di- latando. L' operazione si suoJe espguire nelle belle giornate del venio o in jiriniavera , la quale ultima pratica e pin j^rudente. Si ha pero cura di coinpieria anziche la linfa si elevi,per- chh al raaoversi di essa possa la scorza allun- garsi sui niargini delle ferite e restringere la spac- catura. Lo strumento principale col quale si ese- gnisce 1' operazione chiamasi zappa^icune. Desso da na lato e fatto a scure , dairaUro che cor- lisponde alia testa e allungato , schiacciato e taglieute , ma il margine taglia trasversalmente il piano della scure , ed h nei due lati ripiegato a foggia di canale o a cucchiaio. Si adopera inoltre uno scalpello iucavato esso pure in ca"« ^ft SULLE PniNCirALI MALATTIE iiale. S' iiicoinincia colla sciire a fare una sc- zione verticale nella scorza in quel lato ove pia tTiostrasi cflfesa: penetrando al Hi fleiUro , si ri- \olge lo stromento dall' altro lato e si estrae tutta la parte aminalata. Vuolsi por cura a ugua- gliare e render liscia la snperficie deila ferita , onde I'acqna stagnando non corrompa le parti, e togliere in oltre ogiii minima parte ofFesa sino al vivo , onde non rimanga fomite di malattia. Quando la corruzione scorre per tutta la lun- ghezza del tronco sino nei rami , i periti ope- rator! usano estrarne cello scalpnllo la parte centrale ammalata , e lasciare esternamente a debite distanze del tratti trasversali di scorza che giungano le parti : perocche fendendo per- pendicolarmente di capo a fondo T albero, non potrebbe e' resistere all' nrto de' venti senza squarciarsi. Terminata Toperazione, non s' im- piega altra cura, e T albero allungando la scorza, va restringendo la spaccatura e nei seguouti anni suole portare frutto. Tuttavolta ad agevo- lare il rimarginamento della ferira gioverebbe ricoprirla con qualche unguento poco dispen- tlioso , come sarebbe quello di stereo vacciuo e ariiilla. Avvi una malattia al lago di Garda, detta il pinccio da que' coltivatori. Consiste in uno o due tubercoletti che appariscoiio sui ramoscelli e particolarmente alle ascelle delle foglie. Essi sono riigosi e del colore della scorza delT albero, o cinerini. Se si staccano dal luogo, lasciano una cavit^ che arriva fino al Icguo : se si compri- .raon », mandano un liquore mucilaginoso rancio. Esaminato iiiternamente uno di tali bitorzoletci, scopronsi sotto la esterna rugosa buccia uno o PEcr.i oLivi. 73 due o talora tre coipicelli dlstlnti , irregolar- mente tondeggianti o l)islunglii , cli colore ran- ciato o giuggiolino, della grossezza d" nn grano di miglio , ciascuno de'qiiali con»ta d'uiia mem- branella die racchiiidc V accennato umore mu- cilaginoso. Osservati a microscopio , non mi e avvenuto vedere di piu. Ho did)itato fossero un insetto , come indicberebbe il nome volgare; e per accertarmene ho perseverato a conservare dei rami affetti dal jiioccio per una state in- tera , e osservarne gU alberi affetti ogni quin- dici giorni onde vederne le metamorfosi; nia la niia cnra riesci vana. Laotide io non so se sia una nialattia ovvero un lavoro d'inpetti. Quello ch'e certo, si e cbc apparisce negli olivi i piu me- schini. La cura che ne iucraprendono i Benacesi consiste nel mifflior eoverno e nel rccidere i rami piu malconci. Oltre le addottc malattie , awl varil insetti cbe recano danno agli oliveti. Uno di questi e la cocciniglia dell'ulivo (Coccus oleae. Latr. Oliv.), insetto niinutissiuio cbe vive sulla pagina infe- riore c nelle ascelle delle foglie e sulle giovaoi messe , e fii tristi e sterili gli arbori. Cotale insetto e si fecondo cbe, glusta cio die asserisce ii sig. Bernard , genera lino a due mille uova , e ill una state avvengono lino a tre generaz.ioni. Gli oliveti del lago di Ganla ne furono alcuni anni addietro intestati. Altro nocivo insetto h la mosca dell' olive ( lilusca oleae), ii baco della quale rode la polpa 78 €ATALOGO RAGIONATO brate da spaventose selve; etl il copioso numero di loccie die egli reca innanzi dlinostra averli con gran diligenza peicorsi. Da quanto egli espone si viene in cluaro che la massa di que- sto gruppo di monti e tutta vulcanica , ed of- frono essi la singolare combinazione che pre- sentano da un canto le lave del Montacniata , dall' altra quelle del Lazio e dei contorni di Bracciano , e intorno al logo di Ronciglione moke lave si rinvengono similissime a quelle de' cam[)i Flegrci e delTisola d' Ischia. La lava piperno , descritta dal sig. Breislak , che non si conosceva per I'innanzi che a Pianura a po- che niiglia da Napoli, fu dall'A. pariniente tro- \ata sotto Ronciglione. Con [jari detaglio e stata trattata la geogno- sia di quel territorio che sta fia i Monti Ciaiini, le eniinenze di Montefiascone ed il fiume Marta, il quale esce dal lago di Bolsena. Costa lin- venne egli varii aaimassi di lava prismatica co- lonnaie, altrettanto piil interessanti quanto che per r Innanzi non conoscevasi nelT Italia meri- dionale che quello prossinio a Bolsena ^ ma a Ferento, paese diruto, distante da quattro in cin- que miglia da Viterbo , e piu oltia verso Gastel Fiorentino in vicinanza alle cave di piriti con cui si prepara il cosi derto vitriuolo romano , ne iucontro egli gi'uppi di gran lunga piu spet- tacolosi. Cos! a Rocca Rispanipani a poche miglia da Toscanclla osservo grandi dirupi for- xnati di lava feltspatica colonnare che si di- scosta cosi nel colore come nella tessitura da quella basaltina ordinaria ; iiitorno a che ci iisteniamo dal dilungarci da vantaggio, essendo fctata tale lava da esse lui descritta iu uno 1)1 UNA RACCOLTA DI ROCCE. 7^ (legH antecedent! numeii di qucsto giornalej ( FoL III, pa-. 49, Sj. Le altre \m\ iniportanti situazioni di questa parte del Patrimonio di S. Pietio 8em])rano es- gcre Borghetto, Civita Casrellana, il nionte So- rate , il lago di Bracciano e la Tolfa, e da tutti qucsti luoghi irasse egli buona copia di esem- plari di rocce. Da questi esemplari e dalle os- servazioni che gli accoinpagnano si rileva che i prodotti vulcanici che sono intorno al lago di Bracciano, e nominatamente alia terra di Trevi- gnano ove si ravvisano gli avaiizi di uu antico cratere , si unifor:nano ])erfettainente a quelli de' monti di Albano e del Tuscolo. A poca di- stanza da Bracciano , presso il paese intitolato Manziana , trovasi una lava che si scava come pletra da forno e da cammiiii , la quale e iden- rica a qnella di una parte de' Giiuini e del Mou- taniiata. Essa compone eziandio I'alta ed acu- minata rnpe su cut e situate il diroccato ca- stello della Tolfa, facetamente descrilto da An- nibal Caro in un bizzarro sonetto ; e questa roccia stessa, che e una lava feltspatica rossiccia e granitoide , e dominante in que' contorni: una bellissima varieta ue rhivenne 1' A. di colore nerastro e di lucentezza picea approseimantesi a qutlla dello smalto. Per quanto sj^etta alia j>ietra della Tolfa da cui si ricava Tallume, se lie registrano molii esemplari , i quali manite- atnno varii accident! , eJ importantissimi sono quelli che la presenraiio crisialli/.zata sotto Ic lorme che ha 1' alkune del commercio , la rom- Ijoidale , (ioe , e V ottaedra , come e stato al- Itove dichiarato in questo giornale (V. Vol. II, pag. 82, ). Non si omette tampoco di schicrare 8o CATALOeO KAGIONATO una serle di saggi della roccia che serve di ma- trice a cotal pietra alluminosa; ma se dessa sia di origine vulcanica , o nettuiiica, V A. sincera- mente confessa che iion e in grado di deciderlo, qnantuijqnc siasi due volte recato siil Inogo, e nell' ultima sara stato prohabilmenlc munito di un' Agenda , ovvero sia di una nota di quanto doveva fare e vedere per dissipare i suoi dubbi. Dal numero delle rocce del Lazio apparisce avere egli preso in particolare consideraziione questa provincia compresa tra il Tevcre, il Gari- gliano, i monti della Sabina ed il Meditcrraneo, e ne manifesta egli stesso il motivo, annnnziando avere condotto a buou terniine un' opera eve si prefigge d'illustrare la geognosia di quel paese. Cosi essa potra servire di seguito alPaltra pub- blicata anui fa dal sig. Breislak iutoruo alia Campania, poiche incomincia I'A. le sue osser- vazioni ove hanno termine cpielle del prefato naturalista, vale a dire al Garigliano. Abblaino notizie che egli sta attualmente preparando uu atlante che sara di correilo all' opera , ed ove si esibira la carta geognostica del Lazio eseguita con diversi colori esj)rimenti le diverse rocce, I rnateriali che serviranno di base ai suoi ra- giouamenti , sono classificati in questo catalogo ove compaiono le rocce delTAgro romano, della pianura Pontina , delle montagne de' Volsci, di quelle degli Ernici, della gran vallata delTAnieue fino a Subbiaco e ili ahri luoghi contigui. Da questo catalogo apparisce aucora che tutta la Campania e stata dalHA. percorsa , tranne i monti di Rocca JMonfina , intorno ai cjuali nou abbiamo altre notizie se nou che quelle comu-' nicate dal sig, Breislak^ e ^iccome souo esse. DI UNA RACCOT.TA DI ROCCE. 8l interessamissime , non sappiaiuo com premiere come iiiun alrro naruralista abbia avuto va- ghczza dope Hi lui di visitare quella coutratla. Ma convieu dirlo : temiamo forte che trascor- rera lungo tempo prima che si conosca a do- vere la storia natiirale, e particolarmente la geogiiosia, delle parti estreme e piu meriilionali deiritalia, benchc ivi non raanchino uoniini molto scienziati , attesi i rischi e i pericoli ai quaJi dovreb])e esporsi clii s'internasse in quelle mon- tagne: rifcriscoiio pcrsoiie dcgiie di fede che con aisni maggiore sicurezza si puo viaggiare nella Libia e iiella Barberia che uon in quella parte deir incivihta Italia. Mohe jiogine del catalogo occupano i pro- dotti del Vesuvio, classificati in roccc primitive schiantate dalle aiitiche eruzioni , in antiche lave a niassi erraiiti , in antiche correnti di lava, in moderne correnti di lava. Qiielli del- I'eruzione del 1812,, a cui fu presentc TA,, oc- cupano un luogo se|)arato : gran nnmero di esenjplari trasse egli parimenti deirisola d'Ischia. Quanto abbiamo snccintamente riferito bastera a dare un' idea dei materiali che questo libro ])resenta rispetto alle contrade vulcftuiiche tlel- r Italia meridionale, e ci siamo teiuiti sui gr-ne- rali , poiche non |)otremmo che con sonnno stento trarci d' impaccio aggirandoci fra tauta f.irragine tli pietre , qnantunque sieno metodi- cameiite distril)niie secundo I' ordine de' paosi. Per qnello poi che riguarda i terreni che spettano ad altre formazioni , vi»it6 I'A. |a Pu- glia , parte della Basilicata , 1' Umbria, un certo tratto della Sabina,tnite le provincif coiijprese fra gli Appennini e T Adriatico da INlacerata a Bibl. Ital. T. VIII. 6 8a CATALOGO llAGlONATO Bologna, e la massiina p(Mzioiie della Toscana. I Lagonl (lei Volterrano gli eoiimiinisttarono cli che ailcstire una numerosa serie cosi di rocce , come (li sostanze saline. La catena degli Ap- pennini fu da Jui in niolte parti percorsa ed attraversata in sei punti , come nella introdn- zione dichiara , c'loh da Novi a Geneva per la gtrada della Bocchetta, da Bologna a Firenze per Pietramala , da Modena a Pistoia per Paullo , da Fane a Cagli pel Furlo , da Macerata a Fo- ligno per Colle Fiorito , da Avellino a Barletta in Pnglia per Arriano. Dalle rocce raccolte e descritte si pno acquistare nn' idea della fisica costitnzione di queste montagne , in cui 1' A. distingue tre formazioni ; la primitiva alle due estremita della catena, quella di transizione dal Jato (leila Toscana coslituita in gran parte da quella arenaria detta grauwake, e la secondaria che comprende la calcaria stratificata, la quale c,ompone la massima parte della catena mede- ginia, ed h la roccia })iu comune di ogni altra. Per giustificare rjuanto superiormente abbiamo asserito, che I' A. si e piu particolarmente oc- cupato dolla geognosia dell' Italia media e me- riilionale , diremo che, tranne le montagne Mo- dotifsi , moiro sniilzo e il catalogo delie rocce degli altri Appcnnini confinanti con la Lombar- dia , che niolte lacune ha lasciato da qnesta parte, e che povero sopra tutto e qucllo della liiguria. Gli anguriamo torza e salute per com- piere il rimancnte , come proniette. Per dire alcnna cosa della introduzione pre-^ messa al libro, 1' A. stabilisce in essa i principii rossimi agli in- dicati kioghi ; ma egli nota che su quelle emi- Heiize ed intorno a que' crateri non esiste punto una consimile roccia, un tufa con frammeuti di lava puuiicea , e si stima quindi autorizzato a negare che sia un prodotto (ii que' vulcani. Vtde inoltre che il tufa di cui parliamo ^ domiuante oltra il Tevere in moltissime situazioui, e che i pezzi della predetta lava pumicea sono altret- tanto piu voluminosi quanto esso pii^i si accosta ai monti Cimini. Ne deduce percio la conse- guenza che dai vulcani che sono al N, o al N. O. di Roiua , e alia distanza di quaranta e piu miglia partirono le materie componenti il tufa del Canjpidoglio strasciuate dalle correuti e dalla fluttuaziune tiel mare. Se queste idee veracemcute reggessero alle os- servazioni, che non possiamo deciderlo, ci sem- bra che un nuovo e belHssimo campo si apri- rebbe alle gpeculazioni del naturalista ne' paesi vulcanioi, i quali per lunghi tratti sono eonima- mcnte monotoni ; di iiianiera che non veden- dosi il geologo all' intorno altra cosa che tufi t lapilli , ue sapendo ove anplicare la eua at- m UNA R\CCOLT.\ DI ROCCE. o:> tenzione , sbadatameiite lira iiinaiizi \ ina ampla materia egli avia rli tare conlronti , e di rica- vare tleduzioiii occnpandosi a scoprire le rela- ^ioiii che possono avere queste rocce tra loro in liioghi assai di?tanti T uno dalP altro , e de- termiiiare qnali sieno i crateri d' onde sono partite. Distinguendo 1' A. quelle varieta di tufi che occupano grancie estensione di paese, e di av- vido che dovrebbero essere contrassegrnate con divers! colorl in una carta geognostica, come si tlovrebhcro parimcnti distinguere le difFereuti qii;!ita di lava che formano separatamente o zone o vasti gru[)pi , p?»iche per larghi tratti carnpeggerebbe il pennello. Egli ne annovera quattro che presentaiio dilTrrenze essenziali tolte dalla diversita degli ingredienti, e sono: i.° le Jave con pirosscne e amfigene; 2.° con sole pi- rossene ; 3." con feltspati ; ^° le lave necroliri , perche quantunque contengaiio foltspati , si di- scostano nou pertanto dalle congeneri per altri caratteri. Egli cita le situazioni ove neir Italia meridiouale si incontrauo tutte queste quattro varieta. II vocabolo di lava necrolite e conlnto dal- I'A., ed iutende con questo la lava granitoide o porfiroide che trovasi alia Manziana ^ alia Tolfa, lie' Ciniini e nel Montauiiata ; quolla lava in somma the il profess. Santi iutitolo [leperino di Montauiiata o di S. Fiora : ma 1' A. esclude questa denominazione , poiche la parola di pe- perino ^ couseguata ne' libri di mineraloaia per intlicare una roccia del tutto diversa , un aa;- grcgito vulcanico, cd in cio giudiziosamente si ^ egli adoprato. Ora siccomc qne.ta lava 6 al- 86 CATALOGO HAOTONATO tres) detta nel T\Toiitamiata Sasso-morto , volendo in certa giiisa conservarle il noiue volgare , lo grecizzo , coiivertendolo in tiecrolltc. Quanto favore possa incoiitrare qnesto vo- cabolo, nol saj)piamo gii noi: ilirenio bensi che i Tedeschi i qaali adottano come nomi scien- tifici il rothe tocke liegendc (l)ase sterile morta ) , il vcissstcin ( pietra biauca ) , il gtunsrein ( pie- tra verde) e simili altri, noii si farebbero scru- polo di aggiungere aiiche todtcstein , pietra morta;, ma ■volere introdurre qnesti gertnanismi anzi goffi che no nella lingua greca, ci sembra un nilovo e biasimevole attentato , e quii-do pure questo termine andasse in corso, non pei' questo diremo di a vera il torto. Altri nnovi vocaboli reca innanzi l' A. , ben- cbe si professi alieno dalTaumrnrare la nomen- clatura, e trovasi ne! suo catalogo la lava nen^ fro e in lava sperone , oltre alia lava piperno , cosl denominata prima da! sig. Breislak. Sic- come tntte queste sono denominazioni nsate iiei paesi ove staimo quelle lave che si scostano dalle altre per particolari attribnti , troviamo pin ragionevole di conservar questi nomi quali essi sono , anzi che grrcizzarli. Per non allunnare soverchiamente il ragiona- mento, non seguiremo pin oltra TA. in tutto cio che va divisando nella introduzione al suo libro, poiche stringendo egli molte cose in piccolo fascio, come sembra che sia I'ordinario suo stile, malagcvole sarebbe di presentare uu estratto senza a dirittura copiare , e volendo svolgere quanto sucosamente egli dice , riuscirebbe la i mostra maa^iore dclla dcrrata. Del rimaacntc seco lui conveniarao, che sicco- Dl UNA rvACtoLTA DI ROCCE, 8^ me si vanno tuttocli coni|)llando Flore e Faune per dare contezza dei prodotti del regno vegetabile ed animale, utilissinia cosa sarebbe che avessero tiitti i paesi di cosi fatti cataloghi , che schie- rasaero sott' occhio quanto il regno rnincrale somministra nell' estensione dl uno State o di uii gran tcrritorio. Sarebbe eziandio da desi- derare che questo libro iiivogliasse altri a sup- plire a cio che aianca ; e benche 1' A. annunzi di essere in procinto di intraprendere nnove scorse per pubblicare quando che sia questo catalogo in piu ampia foggia , tuttavia essendo r Italia nn paese piu che niezzanamente vasto, potrebbero altri concorrere ad aggiungere nia- teriali. Ma, a dir vero, noi giudichiamo che co- tali opere non possano essere bene terminate 8e non da chi le ha incorainciate , attesoche i primi autori meglio di ogni altro conoscono le lacune essenziali , e sanno ove hanno lasciato r addentellato per proseguire il lavoro. ?8 Sa^gio Scorico sullo slato e sidle vicciule deW agrt" cultnra andca , ec. , del conte Filippo Re, Sc- condo ed ultimo estratto. (Fedi U tomo VII y pag' a33 di questo Giornale ). X ERMINATA la storia dcile vicende delT aiitica agricoltura, di cui abbiamo giii dato ragguaglio, passa r A. a trattare uii argomeuto die piu cl'appresso risgnarda qnest'aite, e va divisando t|uaii fossero i principali prodotti delle nostre terre e quali i sistemi agrari iiuo alia morte di M. Aurelio, Polibio e Strabone fra i Greci, Var- rone , Virgilio, Colmnclla e i due Piinii presso i Latini ci scmministrano noli2ie suU' agricul- tura di queste coiitrade ; ma grandi inciampi s' incontrano volendo adottare quanto essi di- cono parlando della Gallia , allorche non ne particolarizzino le porzioni coi uomi tli Cisal- piua citeriore , Traspadana , Cispadana o To- gata , imperocche si corre a pericolo di ascri- vere a questa parte d' Italia cio che per av- ventura della Francia potrebbe intendersi. Gran pensiero di cio non si daniio parecchi Frances! e nominatamente 1' Arduiiio , che quanto della (Pallia in genere si dice, spe/.iolineiite da Plinio, e da esso lui a dirittura atrribuito alia Francia. Ma I'A., per uon prenderc abbaglio, professa di raettere per dubbio intorno a questo argoniento cio che non e assolutamente manifesto. Ora per entrare lu materia, Poiibio mostra, SULLO STATO E SULLE VICENDE , EC. t^K) t!"K;e r A. , clie tale era il sistcma agrario , al- intno nella nostra pianura, che il prato, il canij)0, il bosco sembra che fossero in certa eguale pro- porzione. Non eranvi allora tante canipague la- vorate quanre oggitli lo sono , poiche non vi sarebbcMO stati si vasti fjucrceti die pascevana una quasi incrcdibile qnantita -^li gregcre por- cine, cfi cui soleva provvedersi Roma medesima. Annovera qaesto scrittore fra i prodotti del anolo il frumento , 1' orzo , il panico, il miglio ed il vino; nia ue egli ne Strabone fanno motto di grosso bestiatne di cui non si nutriva che la qnantita necessaria pei servigi delT agricultura, n^ v'cra forse bisogno di educarne per farlo ser- vire di vivanda. Magnificando Strabone I'nberta della Gallia citeriore, dice fra le altre cose che pno trarsi argomento della qnantita del vino dalle botti di legno che sono pin grandi delle case (lib. V, pag. 2.i'6 ) ; ma le case aft'o no- stra o erano in que' paesi assai picciole , o e un' esagerazione pari a quelle di Marco Polo ove paria della citta di Cambaiu. Sembra che se ne sia avveduto TA. medesimo che agginnse uffiziosaiucnte T epiteto di ordinane a quelle case , e tuttavia non sarebbe poco ; ma cjue^ta parola non e noli' orignale greco. Ojiina r A. cho fino all' epoca della quale parIa Polibio la Gallia Traspadana fosse per la inassima parte coltivata dai proprietari , e clu> a poco a poco si adoperassero i prigionieri fatit nelle guerre;, ma a' temj)i di Strabone erano gii\ introdoiti gli schiavi , benche non sia facile ili determinare qnando incominciasse a prevalerc qupct'nso. I [iroprietari poco coltivavauo i loro poderi nel sccolo di IMimo il giovaiie, auche nel 9© SULLO STATO E SULl.E VICENDE jjapsc posto alia inanca (.lei Po , e li davaiio agll. affittuari , ai iiiczzaiuoli, ec. 1 ricchi RomaiiL poi, die trattavano da baibara gente ignorante tutti coloro die non erano nati uclle spondc del Tebro, mandavano costa una caterva trispet- toi'i ( cxactores opcrinn), di fattori (villici ) , di cnstodi delle case rustiche ( atrienses ) , di inl- jiori castaldi ( monitor es ), e di coloro detti po- litores che erano insieine coltivatori inercenari e divisori di prodotti. Ai tempi di Plinio il giovane appigionavansi i beni per danaro ed anche con la corrispon- denza delle derrate, AfFerma Ulpiano che anti- camente affittavansi per cinque anni, lo clie era fra noi in vigore sotto T inipero di Traiano ; nia siccome quel giureconsulto viveva nei prinii anni del terzo secolo, non si saprebbe ben dire da quale ejioca parta 1' antichita da Ini accen- nata. Catone noinina bensi il policor , ma solo Columella, che viveva circa sessanta anni dopo r E. v., parla di affitti, raramaricandosi che fos- sero troppo usitati, e da esso lui si rileva che affittavasi porzione di una campagna anche ad t)pere , prendendosi , cioe , il lavoro in conto di danaro. Sembra che in una certa epoca tutti i fondi coinpresi nella Gallia citeriore , nella Venezia e nel Piceno , e spettanti ai Romani ^ fossero affittati, poiche Talienazione che avevano i ricchi ad attendere alle faccende villereccie, e le graudi distanze delle possessioai li movevano a far questo. II costume di coltivare un pezzo di terreoo boscoso e salvatico, e, colta la messe, lasciarlo in riposo e ridurlo a pascolo , e I'A. di awiso che fosse allora comune non solo ne' luoghi dell' AaRICULTURA A^'TICA. ijt niontnosi . ma nol piano eziainlio , e lo argo- nienra i- nioni , e particoJarmente clie la zea sia il fano, propone una sua conghiettura. Riflette egli che zca in greco significa vivo , e si avvisa quiijdi che csser possa un vocab.olo geiierico sotto cui s" iiitendesse qualunque biada servibile al vitto, ecccttuato il tVunieuto ed il farro, ed appoggiasi su Galeno il quale dire o|>inare alcuni fra i Greci che zea fosse sinoiiimo di jiiu grani. In- gegnosa sarebbe 1' induzione , ina 1' etimologia zoppica; iinperocche la radice greca piu affine a quclla voce e zco , che sioiiifica boUire, nieutre ])er espriinere I' aggettivo vivo direbbesi zoos , ed il verbo h zao. Se cio non fosse, sarenimo stati tentati di fiancheggiare la coiigettma delTA, con r etiniologia della nostra parola civala, che indica appunto non gia un grano parlicolare , ma ogni sorta di legume; e sia che derivi essa dallo spagnuolo cevada , o che questi Tabbiauo da noi tolta , sembra che tragga origine dal la- tino cibaria. La segala h accennata da Varrone , e Plinio ^ il priino che ne favclla come grano da pani- licare , e si semiujva in copia presso Torino ove si chianiava asia. Porta opinione T A. che essa non fosse usata per nulla nelT antica Italia prima che i Ivomani passassero 1' Aj)pennino , poiche le poj)oiazioni di paesi caldi e ubertosi non abbisognavauo di questa biaila , che si col- fiva ne' luoghi freddi e ghiaiosi ; e siccome Plinio dice che essa dava una farina amara , etima egli che fosse o una pianta dissituile daila 94 8ULL0 STATO E SULtE VIGENDE inoflerna spgala , o die qucsta sia ora inij^liorata dalla otiltura. Fra le piu antiche piaiite cereali cohivato dcesi liporre il iniglio e il paiiieo. La inesse di qiiesti facevasi , come dice Plinio , con uii pcttiiie nelle Gallic , ed erai)o adatiatissiivii alia coridizione agraria de' luoghi traspaduiii (ii que' giorui. M 'Ite totiore di pane f'acevausi col miglio, di rado col panico , die piu particolaniiente cerviva per darlo a' buoi prima di metterli a iDangiare la foglia d'ohno, cotne si lia da Catone. Due eorta di orzo si coliivava a que' tempi , il canrhei ilium o hcxasdcum tli Coiumella, die e r Ilordcum vidgare ; ed il galadcum dclio stesso scrittore , che e 1' Hordeum distichum , ossia la jioptia orznola e scandella, e torse Ja sandala e che fosse simile alia nostra , si puo fledmlo da (jiu'sto acrittore , cla Teofrasto e da Colu- mella che iiispgiia le regole per coltivaria, ben- che talutio pretenda e&s(?re la Flcia narboncnsis. Gli altri legumi , il faginolo, cioe , il [liselio , il cece , la veccia , la le.nticchia , il lupino , la cicerchia saranno stati coltivati dai Pioinani ( vtdi cio che ne scrisse il Pontedera , Oper, cit. , vol. I ) , ina non si trova che in alciino cle' nostri paesi fossero vcramente in onore. Esaniinando la storia dell' aeiicultnra italiana antica e nioderna , dice V autore fli cssersi convinto che i principali j)rodoiti siensi da venti secoli inantenuti i medesinii , ed alcune piante saranno state mere varietd era perdute. Pochi sono gli erbaggi che avcsserv) fain.i tra noi. I Traspadani coltivavano di molie rape che riuscivano grossissinie, come attesta Pliuio, che ne descris&e di tre tatte, e davausi a man- giare anche a' buoi ( Colum. lib. II ). Celebra- tissimi erano gli asparagi Ravennati , e sembra che si coltivassero eziaudio nel Milanese, tro- vandosi che Giulio Cesare ne mangio a JNlilano in casa di Valerio. Quanto alia pastinaca Gal- lica ili Plinio , so fosse veraniente la carota , potrebbe venire reclamata come un crbaggio nostrale. Grande nso facevasi del L'/giisticum levisticum che tenea luogo a molli del nostro sedano , ed e pianta spontanea ne' monti , la quale trasse il nome dalla Liguria. Lo Siniinuim oliisatrum , la lattuga , il radicchio , 1' indivia , la bifta , gli agli, le cipolle , varie piaute aro- nuiiiche , nielissa , timo , gerpillo erano U8at« lion altrimenti che oii"idi : I'autore acciuiige \ AlfJuea ojjicinalis^ ma non sappiamo dove uoin 6e ne cibi. r>6 SULIO 5T\T0 E SULIE VICENDE II seme di lino , se crcrlianio a Plinio erl a Galeno , era un tlelizioso coudiineiuo del pane, o si abbrtistoliva per unirlo col sale al pesce. Ma questa jiianta era un lucrosissimo oggotto di coltivazione , come pianta filereccia , nelle rnmj.agne tanto traspadane quanto cispadane , jutorno a che merita di essere Ictto un passo di P'inio (lib. 19, cap. 5). Delia coltivazione della canape non trovasi fatta menzione se noii di vole in Varrone ed in Columella , ue ha potuto rinvenire 1' autore se fossf introdotta al di qua del Rnbicone prima del!"' t'poca di M. Amelio. Ne cio dee recare maraviglia , at- tesoch^ questa pianta indigena de' paesi caldi non poteva cosi tosto venire accolta nei freddi. Alcuni vegetabili erano fra noi jiregiati per 1.1 tintura, e Dioscoride celebra la rubliia dulla campagna Ravenuatc. Dai rustici Latiui fino a Palladio non e pos- sibile di desumere che in questi paesi cspres- samente si coltivassero pianta ad uso di forag- gio , quando non fosse T erba medica ( Mcdi- cago sativa ) di cui scrive Servio, commentatore di Virgilio , essere plena tutta la Venezia : ma ]a estensione grandissima di praterie stabili ed irrigate, e I'uso tli sfrondare gli alberi per fo- raggio ( canet frondator ad auras , scrisse Vir- gilio ), rendevano superflui i prati artifiziali. Veniarao ai giardini , ma brevemente spic- ciamoci. I poderi ridotti nelle mani di pochi ricchi , sorgente fatale dclla decadenza dell' a- gricultura , e lo strabocchevole lusso diedero origine ai vastissimi giartlini che avevano i magnati in queste provincie, quali erano queili che Plijiio possedeva a Como , Paoliuo uel DELL ACRICULTURA ANTICA. 97 Friuli , Arriano ad Altino , ed il lido di Altino ne era segnatamente tutto ripieno. Questi giar- dini riuiiivano copia grande di oggetti diversis- simi , boscbi , prati , laghetti , j)archi , ambu- lacri coperti , ec. , ed erano simili a quelli che ora ci avvisiamo di chiamare glardini inglesi ^ quasi che nella moderiia Italia, e siiigolarmeiite iielle magiiifiche ville di Roma , non fossero introdotti assai prima che in Inghiherra: ma ge Cjuesto nome e piuttosto allusivo agli accessorii con cui pretendesi decorare i giarchai cosi inti- tolati, e che consistoiio in un cimitero, in una capanna disabitata , in una casnpola [uezzo di- roccata , in un rotnitaggio con 1' eremita den- tro, fatto di legno , e con accanto una ciotola , un cranio , un breviario sdruscito , certo che simili sciocchezze non si erano vedute prima in Italia. Dopo le biade il massimo prodotto di questi paesi era il vino. Metodo coraune a tutta iu- tera 1' Italia traspadana era di attaccare le vlti agli alberi ( Varrone ) ; nella Venezia erano sa-^ lici ( Plinio ) , c nelle campagne di Aquileia e del Padovano tiravansi esse a guisa di tanti fe- stoni da un albero all' altro , come tuttavia si accostuma (Eiodiano^ MarziaJe). II nome delle tante viti rammentate da Virgilio, da Gi)lumella e da Plinio, ora e smarrito, o piu non esistono quelle varieta; nulladimeuo crede 1' aufore che si trovi ancora nel Modenese la Prasinia cosi chiamata da Plinio. A Ravenna eravi la vite Spionia, nelT Umbria e nel Piceno T Irtiola^ nel Veronese la Rhetica , emula di quella che dava il Falerno ; ed in questo territorio vuole il Del-Bcne che venisse la Freoellana ( Traduz. di Bibl. Ital. T. VIII. 7 98 SULLO STATO E SULLE VICENDE Colitm. I. 3, 2, J. Credono alciini die la trivella gallica per imiestare le viti sia clella Gallia transalpina, ed e certo che qui furono inveu- tati i vajili o crivelli di setole di cavalli. Benclie i vini di questi paesi non fossero cosi cekbrati qnanto quelli dell'Itaiia meridio- nale , perche forse nou turono caiitati dai poeti, ve n' erano nulladimeno di squisiti. Tale era il Pucinum del Friuli , a cui Livia , nioglie di Aiigusro , credette dovere il lungo corso della sua vita (Dione)^ e die si stiina essere il mo- deruo Proseco o il Refosco: il Rhedcum, e quello di Vicenza lodato da Ateneo. Pliiiio encomia il vino di Adria, nia V autore crede che s'intenda parlare di una citta di questo noma nel PJceno. Quello di Ancona avea grido , ma traeva al pingue , e prcgievoli erano i vini del territorio marittimo del Piccno , o direrao della jMarca. Molto a Mecenate piacevano quelli di Cesena, ed in tanta copia se ne faceva in que' paesi , die Catone afferma nel suo libro Dclle origini che il territorio tolto ai Galli fino a Rimino forniva dieci ciitlei per iugero. Sicconie l' autore non da veruna spiegazione di questi termini , per forraarsi un' idea dell' esposto baster£i sa- pere essere 1' iugero uno spazio di terreno che poteva essere arato in un giorno da un paio di l)uoi , e che dieci cullei tutmavauo una ca- pacita conteneute seiiici mila libbre d' acqua di aiitico peso romano, e questa libbra si puo considerare nou molto diverea dalla moderna. La n.aggior copia per altro di vino che si rac- cogiieva per tutta 1' Italia opiua V autore che si a V esse in quello di Aquika. Ke maucavaiio oliveti in questa parte d'lta- V -^^ ' ^ ' . • - DELL AGKICULTURA ANTICA. 99 lia , poiche alcune antiche meraorie dichiarano che ne esisievano in remoti secoli in estuariis Caprulanis , cioe presso la la^atia cli Caorle, ed encoiniate erano le ulive del Piceno apprestate per cibo. Abl)oiidanti e squisite erano parimente Je frutta. Atcneo rammenta di avere veduio ia llotiia bellissime e bonissime niela provenieiiti da un borgo situato alle radici delle alpi jiffsso Aquileia ; e quelle del Piceno , come Oiazio assicura , erano piu gastose che non le niela di Tivoli. II pra alcuna cosa toccato del grandissimo nuniero di maiali che qui si all- 102, SULLO STATO E SULLE VIGENDE , EC. mentava , e la carne di questi aniinali in varie guise preparate si trasnietteva a Roma. Cio somministra argomento alT mitore di entrare in erudite discussioni siil sif^nificato de' vocaboli latini con cui si denominavaiK» alcuue di que- ste preparazioni, e d' investigarne la conispon- denza coi nostri presciutti , uiortadelle , zaai- poni , salciccie , ec. Le galline di Adria avpvano gran fama ai tenipi di Plinio per la gr.uulezza loro, e pos- sono forse avere dato origine a quella varieta delta di Padova ( o piuitosto di Poherara ). Finalmente le api si eduravano in gran quan- tita non solamente nei umnti , ma nella pia- nura eziandio , narrando Plinio che a Ostiglia nella stagione in cui mancava ad esse il pa- scolo si ponevano in barca , e su pel Po si gaidavano notre tempo in luoghi ove potes- sero trovare nutrimento , e si riconducevano a casa satolle, cosi facendosi ogni giorno. Ma se gli sciami di api si potessero iu tal guisa go- vernare come greggi di pecore, ne lasciamo ad altri il gindizio. *iir. •* jo3 Indlce dclle plante rinvenute sui colli Euganei, in aggiunta alia Memoria del sig. FoLLlNl , sidle Alghe vivend nelle terme Enganee. ( l/'edi il T. VII, pag' 4^4 ^^ questo Gioriiale J. Oalicornia hcih^cesL. Prcsso la fronte termale della Casa nuova. Callitriclie aqiiatica. Veronica Teucriuai. Utriciilaria vulgaris. Neifossi di Muntortone. Salvia gluilaosa. Presso Esle. Ciicaea liitcliina. ^, ^,^^ CyptMus Moriii I Net fossi Cyno loiigus \ d'Abano. Scirpns maritiraus. J^'i. Holoschaeiuis. Ivi. Alopecurus geaiciilatus. Mon- Cortone. Aira fk'xuosa. fvi. Caryophvllea. Ivi. Briza raaxiuia. Sul coile di Montortone. Fesluca dccumbens.5'M/ coZ/e di Montortone Polypogon monspeliensis. Presso le terme dAbano e di Montortone. Lappago racemosa. Cyuosurus echinatus. Mon- tortone, Venda. Scabiosa traiKylvauica. Mon- tor tone. Galium svlvalicum. p^enda , Rua. Cornus mascula. Potaniogcton nia- rinus oatans perioliattis Ahano, Montor' tone. Echium italicuin. Ooosma ecliioiilcs. Cynoglossum ofiicinale. pictiim. Convolvulus Cantabrica. Yerbascum phoeniceum. S, Elena. Rhaninus catharlicus. Ervlhraea intermedia Mihi. Chironiiitn Cenlauiium. & Will. Sp. pi. r lotJD. Sul Montiron d'Abano. Oenanlhc pimpinelloides. Montortone. Bupleurum Gerardi. Quod a Slernbergij in suo opere cui tilulus Reise in die Rhetischcn Alpcn pag 5a et 45 vocatur Bupleurum slel latum. In piu luoghi. Bupleuruiu odoatites. Sul yenda. 104 Scilla araoena. Presso Tor- reglia C T'^ol^are net con- torni di Verona ). luricMS acutiis. Presso le ter- me d'yil>ano, effusus. Jvi e a Mon- tortone. — — articulatus. Ivi. sylvaticHs. Ivi. biilbosus. ]vi, bufonius. Ivi. INDICE DELLE TIANTE AlismaPlanlago. .Wonfo/fo«e. Epilobiurn tetragonura. Chlora perfoliata. Abano. Calluna vulgaris. Erica arborea. Montortone , Venda. Stylus exertus, co- Heliaiilliemum guttatura. Serra. — — Fiimana. J^enda , Af' quato. Sideritis montana. ^/'(^M^fo, Venda. Teucrium montanum. ' Scorodonia. Sul colle di Montortone, Bctonica officinalis. Thymus Calamintba. grandiilorus. Montor- tone , Rua. Acinos. Satureja montana. Orobanche caryophyllea. Euphrasia odontites, rolla campanulata globosa, Yitex Agnus caslus. Presso ramuli villosi incani , trun- Este e Calaone quasi span- cus non hispidus. Bi'.'omus urabellatus. Abano, Cercis Siliquastrum. Ruta patavina. Vol^are sui colli d' Arqiiato. A rbulus Unedo. V^enda, Mon- tortone. Arenaria rubra. Presso le terme d' Abano e Mon- tortone, Silene Armeria. Arquato , T^enda , Montortone. • gallica. Ivi. Euphorbia Lalhyris. V^enda. palustris. Montortone. P unica Gra natum. Nelle siepi, Bosa canina i , • > Ivi. ■ arvensis ^ Potentilla recta. Capparis spinosa. Sui muri d'Este e Monselice. Cistus laurifolius. Venda. — — salyifoliusi Su molti colli. tnneo. Melampvrum cristatura. Montortone. pratense. Montortone. nernorosum. Ivi. barbalum. Waid. et Kitaib. Volgare nelle bla- de d Abano e Montortone. Corolla lutea , hians^ labii superioris margine villoso, anlherae fuscae. Calyx ex toto villosus, villis noa rigidis albis ; bracteae vi- rides. Melainpyrum barbatum ; va- rietas bracteis purpureis ut in Melampyro arvensi. Ivi. Cardaniiiie hirsuta. Spartium junceuoi. Valle di S. Zibio Ononis piHguis. ■ minutisiima. Arquato, Yicia lutea. Ivi. RINVENUTE SUI Tiifolium rubens. Montor- tone. ocRroleucum. Ivi e presso Ahano. elegans. Savi. Presso j4bano. Coroiiilla Emcnis. Mrilicago orbicularis. ■ carstiiensis. Nei con- torni di Torre^lia. Hypericum Andiosaemum. Rua. Crcpis hispifla. Achillea liguslica. Sul colle di Monturtone. Inula hirta. Aster tripoliura. Sul mar- gine delle terme d' Abano. Caulis pedalis , sesquipe- dalis , glaber , rubesceus ; folia subcaruosa, serrulalo- ciliata, linear! lanceolata, trincrvia , sessilia ; corol- lae radius coerulescens , antherae luteae. Calendula arvensis. Orchis abortiva. J^enda. pyramidalis. Epipactis rubra 1 latifolia > Venda. pallens I Serapias lingua. Nella valle di Montortone. COLLI EUGANEI. I( Caulinia fragilis. Alano. Chara hispida. Ivi. vulgaris, iv/. Zannicheliia palustris. Ivi. Lcmnalrisulcaj j^. ^ ^ minor IVl. f IvL ■[. Carex flava I j . remota ^ Sparganiuni ramosum. Najas nionosperma. Ivi. Myriophyllum spi- catura vcrticillatum Ceratophyllum demersum. Abano. Quercus Ilex. Este , Mon- selice. Pislacia Tercbinthus. Ivi. Valanlia glabra. Montortone, Celtis auslralis, Cetlierac officinarum. Man- tortone. Asplenium septentrionale. Ivi. acutum. Ivi. Salvinia natans. Abano. Fonlinalis antipyretica. Hypnum serpens. Rua. Riccia fluilans. Abano. Slicta svlvatica. Rua. Bovvera chrysophthalma. iJu- gZt olivi a Montortone. io6 Esperim^ntl compararivl suU'azione dcWacqua coo' bata dl lauro-ceraso e del tarcaro ctnetico, ten-^ tad in diverse specie di animali e neW uoino sano , del dott. Giuseppe Bergonzi. I L celeberrimo slg. prof. Ruhini nel Giornale medico di Parma , anno quinto , num. XXXV , pag. 22 1 , tenne saggiamente discorso clfgli espe- riujenti fatti su alcuni viventi animali da un chia- rissii'io medico napoletano , il dott. Vincenzo Stellati , sul confronto dell' azioiie dell' acqua coobata di lauro-ceraso, e del tartaro emetico, potenze ritenute ambedue dai pia accreditati recenti scrittori nella cladse dei contro^tinioli , opinione alia quale pero non aderiva lo Stellati. Se dair una parte la fama di questo e la pnbblicita con che quegli esperimeuti furono esejiuiti e sanzionati da un' intera accademia non lasciavano luosjo , secondo molti , a dubi- tare sulla verita dei fatti ; dalT altra pero e lo scarso numero dei medici e le poche cautele ed avverteiize prcse nell' esperimentare , e lo spirito di prevenzione Browniana a danno del controstimolo dovevano certameute eccitare ia altri sospetti ben ragionevoli intorno alia qua- lit^ dei suddetti esperiraenti. Era dunque me- stieri il ripeterli , o, per meglio dire, T occu- parsi di quell' argomento che preso aveva in qualche inodo il dottore Stellati a disamina , i E€PE1\. COMP. DELL ACQJA EC. lO'J' cui tentativi ottennero approvazione dalla rino- luata accademia di Napoli , senza che ella te- messe d'incontrar tacria ili precipitato giiulizio. Trattasi pertaiito di verificare col mezzo di esperimenri se 1' accjna" di lauro-ceraso ed il tartaro std)iato , ritenute eeneralmente , come dissi , potenze controstimolanti , e quliifli di un' azioiie idenrica fra di loro, sieno realmente tali , come vogliono i seguaci della miova dot- trina medica , o so all' incontro spieghino o])- posizioiie o diversita di azione come i medici in altri tempi e sotto altre teorie opinarono , e come opina il dottore Stellati in compagttia di alcuni. Libcro da qualunque prevenzione sempre daiiiiosa al vero, mi proposi di coiioscere pos- sibilmente gli eflPetti che si potegscro manife- stare in quegli animali viventi a medio eccita- mento , ai quali fcs3e appUcata V acqua di lauro-ceraso , od il tartaro emetico. Volli in seguito instiruire , per quaiito fosse lecito , uii coiifronto d' azione fra queste due delle piii va- lide [>otciize mediCiSiHcntose , e mi occupai , non e molto , dei pochi Csperimenti che se- guono e che Jo pubb!ic< airuggetto di meftere in guardia i piu credevoli intoruo a moke cose non ancora in tutto comprovaie , desideroso con cio d'iuvogliar altri a tentare di pin, onde dedurre quelle conseguenze che non potranno non disceiulero che quai pari coroliari dei fatti roedesiuii. Nella mia tcnue impresa mi fu di stimolo non poco T iilustre Rubini , che si de- gno di animartni con sua lettera dcgli otto set- tembrc ioi6, piena di onorevoli espressioni , e che ben pale»ano come i sommi dotti amino io8 Er.PER. coMP. dell'acqua il vero e sappiano infoinlere ncl cuore cle* gio- vani il desiderio di ritrovailo. Sper. I. Es'^gnita la sozioiie attentamente di un co- niglio sanissimo fatto perire repcniinameote per liissa- zione alle prime verlebrc ceiviiali ; lichianiata ed im- pressa in me 1' idea della naturale condizione di ogni sua parte, e dello stato anche interno dei visceri , ad un allro giovane coniglio domestico ( Lepus cuniculus ) del- V eta circa di 6 mest , di mediocre grossezza , del peso di tre libbre e mezzo , robiisto e vcgeto , ben conformato in ogni sua parte, dopo averlo leniito digiuno per lo spazio di 55 ore, il giorno aG di giugno i8i(3 ammi- liistrai in una sola volta XXX goccie di a^qua di lauro- ceraso fatla coobare sei volte. Mi servii di questa anche in tulti gli esperimenli che segnono^ per non portare iu essi alterazione veruna che dipendere potesse dalla qua- litk della medesima. La dose riesci gagliarda a segno por questo piccolo animale , che due minuti appena dopo di essersi relto in piedi , comincib a vacillare tremando , e quasi verligi- noso ad agirarsi in circolo. 11 capo lu relraito poo dope vivamenle come nell' opislotono ; gli occhi si fecero assai lucidi e fissi ; la respirazione si rese affannosa per brevi islanti ; 1' animale tadde con trismo , con segni di pa- ralisi alia vescica ed al retto , in mezzo ad una potenle convulsione tonica , e spiro. Mezz' ora circa dopo la di lui morte , mentre conser- vava ancora qualche lieve grado di calore , passai alia sezione di questo cadavere , il sistema muscoiare del quale mantenevusi in uno slato cosi detto di rigidila , cominciando dall' aprire regolarmente il torace. Levato lo sterno, e depresse le coste , vidi con istnpore destarsi a qualche movimenlo il cuore, sebbene piii lentamente assai del nalnrale. Mi fermai alquanto su di cie , e potei chiaramente scorgere , e far osservare ad altri medici die mi onoravano della loro assistenza , che il palpito che avevamo solt' oci.hio , era limilalo soltauto ad una porzione di ciiore , all' orecchietta destra rioe ed al ven- Iricolo corrispondentc, o per servirmi delle parole del- I'esimio prof. Testa, un di mio maestro in Bologna, a tulto il cuor Ueilro. A misura che slavasi o»servaado, COOBATA DI LAURO-CERASO EC, 1 09 vedevasi egualmente distendersi e farsi Imgifli lanto 1' o- recchielta , che il ventricolo sotloposlo , diinodoclie il cuor (Icsiro superava di.-l doppio il sinistro , e sporgeva turgido in contVonto di qucsto , manteoeiidoiii tale aiiclie iiello stato di perletla cessaziotie dei p;ilj)iti. II cuore se- giiilo a niuoversi per 5 ininuli priiiii dopo rapiinienlo del torace , ed esaniinato poi in soguito , si linvenne di una consistenza niiiiore did ualurale con grande] iniezione e turgidezza nei vasi coionarii. Osservali con diligenza i vasi maggiori arteriosi , furono trovati presso che vdti, assai floscii nei proprii tcssuti ; i \enosi al contrario, e soprallutlo le cave, legiugidari, la porta molto tnigidi, e pieni zeppi di un s;n niollo siiperaic I'azione della dose di tart;:ro antimoni, to sr.mniiuistratiigli , feci di bel nnovo ad esso prendere alt(i xvj grani d.IIa me- dcsima sostanza , cl»e soiuniati coi priini , J' azione dci quaii era ancora in forte vigore , ascendono a xxrx. Senza dar segno del mininio coiiato di voniiio ( cir- coslanza somniamcnlc da avverliisi , e c)ie non avrei niai iinniaginalo di riscontinre ) , senza rlie avesse liiogo aumento alcuno di secrezioni , od escrozioni , ne adesso , ne inai , fu preso all' istante il coniglio del quale pailo da un affanno grave di respiro quasi a perfitta dispn-.a: si resse da pr ncipio nialamente , in seguito niinarcio sempre piii di paralisi negli arti , i quali liittavisi lo rcggevano ancora. Aveva iremori al capo , oppressione , convulsioni , spossate/.za di forze e gravissimo nietei.rismo. Altro quarto d' ora dopo gli feci degluti'C ix giani di tartaro slibialo , in lulto xxxviij. La dispnea crebbe air eccesso , ogni niovinento fu tolto, si manifesto del singliiozzo , i poclii ritmi respiratorii che au'Java ese- guendo si fecero ranlolosi ed udivansi a qualche di- stanza , gli occbi erano cristallini , i muscoli del colic in forte tensione , il capo grave a segno che non poteva piu alzarsi da terra, e 25 niinuti circa dalia prima ani- niinistvazione dell' eraelico , caduto in mezzo a tonvul- sioni , sicconie aspeitava , mori. Eseguii r autopsia. 11 cervello non mi diede segno sensibile d' alttrazione ^ come non lo diedero il palato, la lingua, I'esofcgo, il cuore^ la milza , il fegato, i rcni , la vcscica onnaria , ec. l.o stomaco si trovo inter- namenlc escoriato in alcuni punti , il duodtno cscoriato esso pure , ambedue coptrti di dcnsa e copiosissinia nm- cositii. Cio che fu parlicolarmente merite\ole di conside- razione , fu lo slalo del polnxone. Se aveva ranimale dati segni in vila di altera/.iime nclla fuuzione di qucsto viscere , ben ne nioslro dopo inorte marcatissima 1' orgu— nica di lui condizione. Era il p' Imone generalni6nte di un colore rosso fosco , piu palese a>.sai in alcuni punti: air esanie del tatto la di lui ronsistcn/a eccedcva la con- sislenza naluralr : tagliato un lobo in piu luoghi , fu trovato , come dicesi , inzuppalo di sangue , e la di lui Iia I9PER. COMr. DELL ACQUi sostanza cellulare indurata non poco. Inciso nei punti che manifestavano maggiore alleraziouc , si sarebbe delto avvicinavsi ad uno stalo di epalizzazione ; tale era in essi la flussione sanguigna : le veiie giugulari erano inollo turgicle, siccome lo erano le cave, 1' orecchielta ed il Ventricolo corrispondenle. Un secondo couiglio alunqvie a circostanze eguali al pritno peri to , come si disse , sotto 1' azione di xxx goc- cie di acqua di lauro ceraso , dovette esso pure succuna- bere ( scbbene in tempo assai piii protratlo , giacche I'a- zione del tartaro slibiato non sernbra diffondersi cosl rapidamente ) dietro 1' applicazione al di lui stomaco di xxxviij grani di tartaro emetico, dando campo esso pure di rilevare que'sintomi in tempo di vita, e quelle impronte nel di lui corpo, avvenuta la naorte , che 1' unico scopo formavano di questo secondo normale esperimento. Sper. HI. Ad un coniglio fcmmina abbastanza robusto ^ dell' eta circa di un anno, del peso di 6 libbre , tenuto digiuno per 24 ore , feci deglutire la mattina del 2 lu^ glio xxiij goccie di acqua coobata di lauro-ceraso. Lascialo I'aainiale a se , mostro delta stupidezza, mi- nore agilita , svogliatezza e lievis>imo alfanno : due mi- nuti dopo gliene diedi altre xiij. INel breve spazio di tre miyiuti la respirazione era gia affanuosissima , fre- queiitis|imi i tremori , il capo retraevasi , il paziente era in uno stato di ansieta grave , compariva la paralisi e la minaccia di una morte sollecita, INon credetli dover ritardare di piii volendo istituire il conlronto dell'azione di una dose di lauro— ceraso , ch' io aveva ogni ragione di supporre morlifera , con una corrispondenle di tartaro emetico, e gli feci con difficolta , ma pure esattamente, deglutire luezza dramma di tartaro stibiato in poche goccie di acqua pura stemprato , facendogU poscia so- prabbere alcune cucchiaiale della stessa affinche lutto ve- nisse portato nell' esofago. Data la liberta all' aniraale , cadde nel momento ia iin totale abbandono di forze ^ disteso per terra in per-i fetla paralisi con somraa ansieta e convulsion! interrot- tamente. Tutte le membra divennero rilasciale e prodi^ giosamente flacide , soprattutlo il basso ventre: la respi^ razione era brevissima , stertorosa, ventruie, e tutto pre-t sagiva imtuiaente la morte. COOBATA DI L\URO-CERASO EC. ri3 Qmltro minuti dopo diede segni di riaversi d,i qiiello stalo : com'iicio dall' evacuare qiialclie dramma d'oriiia, dal sollevare il capo , cUe prima appoggiava colle tempia sulla terra. La respirazioiic in brtve divenne ineno al- fannosa e nieiio IVequente,, 1' occhio meno stupido, e si videro pochi segni dl mobilita negli arti. Nove mi- nuti d'lpo la presa del tartaro cniclico iirino nnovaraente in quantita minore di prima ; si resse sulle gambe per alcuni istanti, diede incerti passi , ed i tremori presero a diminuire sensibilmente. Trasporlato in un recinto air aria aperta, si pose lentamente ed iaterrollamente a passeggiare non senza ricorrenti tremori , col capo eretto in posizion naturale, c facend' uso a piacimcnto degli arti. Ebbe in qiiesto frattempo sensibiii e gravi esacerba- zioiii; hia cio nnlla meno la sua condizioae aadava vi- sibilmente niigliorando. Diciasselte minuti dopo la presa del tartaro stibiato uiino per la lerza voUa , ed in minore qiiantiti'i della seconda; giunse a ripulirsi il muso colle gimbe ante- riori , ed ai 24 minuli si diede a camminare con tutta agilita e speditezza. In seguito di una breve corsa la respirazione vedevasi difficoitata , ed era preso nuova- rnente da qaalche Iremorc : scbbenc- digiuuo , ricusava tut- tavia (^gni sorta di cibo. Tre ore dopo non aveva per anche avulo luogo alcuna evacuazione alvina , e comin- ciava a gnstare qualche erba : in segnito stette ottima- mente , e si polca dire guarilo a perfeziwie da qiianto aveva avuto luogo nel lernpo dello spcrimento. Tenuto in osservazione , vi ii chc entro la giora.ita cvacubralvo qu.itiro voile J ed in quintita assai moderata. Per due giornt consecutivi mi credei sicuro inlorno alia di lui salute: al terminare di quesli la femmina, della quale ho parlato , comincio a p desare del raal essere , e diede 3Pgni di aborto ; entro poche ore mori : avea perduto molto sangue dalle parti g nilali, Fatlaue la sezione tre ore dopo avvenuia la di lei morte, la trovai con rincre- scitnento gr;\vid,i di o t'eli di circa i5 giorni , i qtiali avevano giii cominciato ad alterarsi ed a passare alia dissoluzione entro il corpo della lor madre. II polmoue , il cuorc , gli altii visceri e parti furono trovati sanis- sltui ; I' lUoro in qiiello slato chc noa va niai uisgiunto anchc dal p: rlo il piu nalnrale. Bibl. Ital. T. Vnl. 8 I 14 ESPER. COMP. dell' ACQUA' U(i corsiglio IVmmiiia addiifjuc ridotio agli ostrcmi soKo I'aziono d'l xxxvj goccie della < oiisneta acqua coobata di lauroceraso , aveva potulo liaversi roll' uso di me/.za dram- lua di taitaio stibiato a scf^no da ripiomellere per io ipazio di line giuiiii iiii saliiUre ristabiliinetito. F^' incipicnle dissoluzione dei fcli rinvenula, come si disse, lie on; dopo la di lui niorle , non fonda essa per avvenlura liigioncvoli sospctli che ranimale dcbba es- sere perito in scguilo ad una causa secondaria prepiuala Ibisc iiel liavaglio dello speiiimuto , anziche per quel- 1' a^Ioiie prima diiiaiiuca, cjualunque ella sia , clie avreb- beio ;issai tempo prin\a spiegala sulla di lui potenza vi- tale le due sosfanze in quistioue? Sper. IV. Un be! coiiigl'o maschio dell' eta di un anno e mezzo, che pcsava -jlibbre, vivacissimo, robuslo , piu d'ogn'allto luuuito di forze, prese in due volte nel breve spazio di tre minuli xxxxiv goccie di acqua coobata di lauro-ccraso a slomaco da trenl' ore digiuno. Quasi all' i>tai)te tremo parzialmente , si fece vertigi- ii"So movendosi di mala vogUa , indi manco di forze , j'Spiro con ogui slcnlo, divcnio paralilico, manlenendosi tlisleso senza alcana atliludine alia locouiozione , e pcr- vcune in breve ad un gravissimo peiicolo. Stempiai i.-cl inomenlo mezza drainma di tartaro eme- tico in altretlanto circa di acqua purissima, e foci ia modo che io deglutisse : le fauci furono ripulite con ac- ^ua in modo che tutto cntro nello slomaco. Cinque minuti dopo non pareva piix quello di prima: sebbene impeifellamenle, pure comiuciava a reggcrsi suUc gambe ; er.lro brevissiuio tempo fcce qualche passo , dii s'jgno di qualche vivacita; la dispnea diminui , con essa i tremori , i sussulti , la spossatezza ^ promeltendo un ri- stabiiimeuto pronlissinio, Non ebbe «vacuazione di soita, •ed i sinlomi lutli decrebbero in modo che verso il quarto d' ora si accostava avidamonie al cibo, ma senza polere ancora approtiltarne. Dopo mezz' ora mangiava si, ma pinttosto svogliata- inente; camminava con ispeditczza, e si avvicinava alio slalo di suo nalurale ecciiamcnio. In lutlo il rimaneute della giornata (che 1' <;spciimento si laceva verso le tre p©a;eridiune ) ebbe due evacuazioni dal venire assai mo- derate, libbic e inez/o , nell' eta di ao nitsi , per nulla porlalo alia d'lnestichezza , e gli presenlai due scrupoli e mezzo di tartaro stibiato in due voile conseculi\e cnlro una dramma circa di acqua pu- iissi:na. Falto con diligenza die tutto venisse dcgUitito, g'.i conci'ssi di nnovo la liberta , in uuo spuzio pero assaL jiiu circoscrilto dd primo. Ii6 ESPER. COiMP. DELL ACQUA. Appena si vide liheio, die facendo uso dclla pro- pria agilita, tciub ogni via colla maggioie spedilezza c icnza dar scf^no del piii lieve riseiitimento. Trascorsi cii ca selle niiiuiti piimi , parve che qin;sto animale co- niiuciasse ^id enlrare in molta spossatezza ,noii isluggeiido cosi prontamente a chi cercava di avviciiiarlo , siccome dianzi aveva per costume. A qucslo stalo di debolczza , o di controstiniolo, o Vfgliain dirlo miilazione qualitativa di que' movimenli vi(ali clic prima coslituivaDo iin salulare cqiiilibrio, succcsse entro pochissinii minuti una massinia Icndeiiza alio stato di quiele con respiro assai piii irequcntc di prima, palpito del caore moderatissitno nella forza , iioii gill nella celerita , abbassamenlo di capo , rilassatezzii dellc parti muscolose, a riserva di quelle del capo chc lo costiliiivano ia istato di trisrao , poca sensibilita e ruovimeuio negli occhi , sempre o quasi sempre appog- giando sul baiso ventre disteso per meleorismo , o sul petto. Alia frcquenza di respiro tcune dietro una dispnca alquanto grave con minaccia di vera paralisi. Obbligato al moto un quarto d' ora C'rca dopo la presa del tarlaio antimoniato ^ appena eseguiva una breve loconiazione per forza, che ritadea quasi del lutto paralitico su 1' uno dei fianchi preso da convulsioni di grande intcnsila. lu questo tempo aveva scarlcalo una volta 11 ventre con so- stanze durissirae , di color naturale , e dall'uretra eniessa in due volte poco meuo di un' oncia d' urina. Lo lasciai iu tale stalo fino alia mezz'oia in punio , contondo dall' amminislrazione del tarlaio stibiato, sicuio pero sempre die I'appaiato dei sintoml andava maiio niano crescendo sin presso a minacc'arlo di morte. A qucslo punto credeiti non dover ritardare di piu , e gli leci con ogni facilila (poiciio divenuto con cjucsli mczzi soniniarnente Iraltabile i deglutire in una volla xx\^ goccie della consuela acqua digtillata di lauro-ceraso. Lo abbandonai di nuovo a sc, e lo vidi di nuovo immo- bile e poco men die spirante. Lasciai trascorrere due minuti, indi ne amminijlrai altrc xvj. Fu non scriza Jiiia somma compiacenza die vidi in niio poleie il far lisoi.^ete qucslo animale all'esislenza di prima. L' alzui pill fiatc da terra, c lu'.cudogli puiilclio dc' suoi aiti, <200B\TA BT L\URO-CE^A550 EC. llj hi'avvidl in lireve cho comiiiciava a rcggcrsi per qualche islante sii d" essi : il capo die prima dcclinava siil ler- rono , veniva rotto da iiiiiscoli iiiservictiti a tal iiopo : il cuore batleva lullavia laiif^uIdamciUe , e con qu dche in- tcnniUcnza, njcnln: I' ocoliio pcidcva quel Incido fosco di priina^ e riacqiiistava una ccrta niobililaj il trismo cii il niclcorismo tcssaiono. Volli lasciailo solo per mezz' era in riposo : trascorsa qnesfa , lo visitai , e lo rinvenni nel liioj^o prcciso ove r avca lasciato partendo. Vlzai qnalcht; nimore, e faccndo inostia (li avvicinarmi ad esso , la vidi con piaccre bat- tero il terreno coU' arlo posleriore , ergero il capo, muo- vere celcramente 1' orccchio e 1' occhio , darsi agilmcnte alia fiiga , riprendere in sotnma la sua primiera vivacita. Ehbc in questo IValtcmpo un' allra evacuazione assai con- sistente dall'alvo, e pocUc dramnio di urina. F^ntr.ilo dl bel nuovo e con ogni ccrte/za nel salutarc equilibrio di prima , quallro giorni dopo lo dcsliaai al dccisivo espe- rimento clic scgne : Conchiiidasi pcro prima clie due scrupoli e mez^o di (artaro sfibiaio lallo deglutirc ad un coniglio nelle circost;in2e die ho detto , I'avevano in breve leiiipo cou- dotlo sin presso alia niorle , allorche ciurmalo con xxxxj goccia di acqua di laur — ceraso a se<;ta coobazione , fu veduto allontanarsi da quel pericolo in cni a fortiori si sarcblic polulo credere die lo avessero dovuto sos''ingere quesli due agenli , quando veramente spirg issovo sull'ani- male stesso un' azionc od una furza qualunque die se- gu'sse in ambedue le lcg£;i niedcsime. S/'cr. Vlf. Preparato di bel nuovo lo st'*sso coniglio con im digiuno di 24 "'c, gli dicdi , siccome prima, due scrupoli e mezzo del consueto tartaxo emelico sUMiiprato con p oca acqua , in due riprrse conseculive. Km omai Irascorso un (piarlo d' ora quando npp-^na appcna scmbrb riscntirsi del potcrc di queiia sostan^a ^ coiiservauilo tultavia la sua piimiera vivacita e tullo il vig re delle propiie for/.e. Dopo 2D minnli comintio a palosare qualche grado di dispnea e propcnsioue alio slaio
    1. 8. Nella mia distribuzionc metodica dei trilogii colloiai il T. formosum ncUa sezione quarta , die corrisponde a quella dei Trifo^li loboidei di Linneo , e contiene quelle specie, il calice delle quali non suhisce mutazioiie alcuna dopo la fecondazione (Obs., p. 8G ^\ lo medesinio tlelti la mia descrizione per imperfetta , petchi- f;itfa sopra un esemplare secco ; ma siccomc io parlai del le- gume, DC veniva per conseguenza die lo stato dei calici era gih dichiarato , e anzi chiaramentc aveva dello die essi non eian gonfi. Pero confcsso ciie finota non mi e rie- scito d'indovinare con qual fondamento il sig. Sprcn£;cl siasi azzardato ad asserire die il T. furmnsum c I'istessa pianta die il T. suaveolens ; poiche a<;cor(laudo ancora die io non avessi saputo discernere ne la posiiura dellc coroUe, ne la figura dei calici, bisoguava nondimeno starsene alia descrizione die io ne avt:va data, e I'er- Torc non era diinostrabile , pcrche 1' nnico csmipl.-irc su cui era ilata composta , non e niai escito dal oiio erbaiio. OSSERVAZ. SUI TRIFOGLI. lib Piemesso luUo questo , diio ora che il T formosum null solamente iion e il T. suaveolens , raa e una scin- plice vaiietii del mio T. ele^ans , come ne son potulo vtiiire in cliiaio in quesli iiltirai anni , die mi e coir:- parsa una tal pianta uel giarrliuo di Pisa , nata Ji semi di conisponderiia , venutimi col nome di Trijolium ri- gidum. I caratleri che nello scheletro mi coinpaiivano capaci di distioguerlo dal T.elegans, erano il fusto dritto e fisloloso. Ma il liislo mi compariva drilto e nou ascen- denlc J perclie il mio esemplare era separate dulla parte iiileriore ; e siccome e grosso e sugoso, quantiinque so- lido (iuche e fresco , ncl seccarsi , ritiraiidosi il paren- chima , gli sch- lelri compariscono fistolosi. Egli e piii grai\dc e piu grosso in tutte le sue parli , di un verde auchc piu bello, e a prima vista sembra diverso dal T. clegans ; ma esaminatolo poi minulamente , ci si tro- vaiio tutti i caralteri di questo ; come , oltre quelli del iiisto , il legume ovato-conipresso , marginato nella parte supcriore , e vai labile anch' esso nel numero dei semi ; percbe quantunque sia per Jo piu dispermo , non di rado e trispermo e qualche volta letras[Jerrao. Id somina non vi e alcuu dubbio che ei sia una mera varietu , che io cliiamero TriJoUiun elcguns $ formosum. U T. elegans e gia sLato adottato da Pcrsoon Synops^^ Loiseleur Fl. Gait., Decaadolle Fl. Franc. Vol. VI., da Hornemann , da Fisches , da Jacquin , ec. nci cata- loghi dei giardiiii di Copenagbeu , di Goreuki e di Vienna. Per altro i di lui semi vengono bene spesso in commercio sollo il uorae di Trffoliiun rejlexiim Lin. Specie che io non conosco , e della (piale , per quanto e a mia notizia, nou ci e figura ; ma siccome, a quel che nc dicono Michaux (Flor. boreal, amer.) e Poiret (t)nc. bot. ) , egli e pubescinte , deve pero esser ben diveiso dal T. elegans glaberrimo. Trifolium suaveolens. Wild. H. Berol. Tn qucsti ultimi due annI ho coltivato uii trifoglio aunuale , di fusto lurigo circa due piedi , dcbolc , fles- suoso , listoloso e teuero ; con i fiori robsi , resupiuati, 0 Jorosissimi : i calici goufi gibboso-couici dopo la it;coa- i'j.6 OSSTir.VAZIONI daziooe, memLranacei , rcticolati e pellucidi ^ e il legume ovalo-compressi) dispcrmo. Nc riccvei il seme da divcrsi giaidini di (iermania col noma di T. siiavcolens Wild. H. Ber. , e credo che sia desso , malgrado alcune discre- panze che trovo , paragonaudolo coUa desciiz.ioiie e figura di Wildenow , e coU' illustrazionc dalaae da Sprriigel nel citato opuscolo. La frase descrilliva di Wildeuow Hort. Rcrol , p. io8, e la seguente : Trifolium capitulis subrotundis , corollis resupinatis , calj-cihus fructiferis inflatis reticulatis hupidis , dentibus setaccLS , caule ereclo laxo ; c quusta fiuse convieoe al tiifoglio ill qnestione , meno che ella nou !o indica csclu- sivanienle se uon in qiianto al caiatlere del fuslo lasso, giacche tutti gii allri caratleri appartengouo egualmente bene al T. resupinatum , col quale ha grandissima soini- glianza, e 1' A. uon e stato molto felice a rilevaitie le ditieienze nell' osservazione seconda , ove dice: a T. re- supiiiato satis di^ersiim caule erecto flcxuoso laxo , fo^ liorwn forma , florum colore et fragrantia , denique ca- lycibus fructiferis reticulatis hispidis ; peiche nclla figura dcilc fogliole nou vi e dilferouza notabile , c in gencrale per la luassima parte dei tritogli non vi e da contare su queslo carattere ; il color del fiore e variabile , e i calici irutliteri son relicolali e venosi an .he nel T, resupi- natum : finalmente neila tavola qucsti calici son mala- luente rapprescntali glabri lisci e senza venature, ov-oidi e non gibboso couici. Wildenow non parla della lun- ghezza dei pcduncoli relalivanienle a quella delle fo- glie , ma nella tavola son rapprescntali tulti assai piu lunghi, e il sig. Spreugel dice pur chiarauiente pedun- citli folio longiores , il che uon si accoida punto con quel che ho osservalo per due aniii nelle piante da me coltivate , nelle quali i peduncoli son piu corli , o a dir niolto, eguali alle foglie. Di piu: nella descri/ione di Sprcngel cl e da osscrvare quel che segue , rapporlo ai dtnii del calice: denies caljcini tres superiores lanceo- lali breviores , duo inferiores sabulnti elongati : che se tal cosa fosse vera, sarebbe un carattcre voramenle sin- golare 5 ma vi e lutta I'apparenza clic egli abbia riguar- data come parte superlore. del calice la corrispoudeole al vossillo, che in .questo e nel T. resupinatum e 1' in- feriore, senza osseivare che auche nelle specie a corolle SUI TEIFOGLI. T->7 c rffle la «l!sposizione dei (knti c la me(3esima , chc allun" gano solarneute i due supeiiori , e clie son rtsupiuale lo coroile e non i calici. Qucsto Trifolium suaveolens si colloca nclla prima sudLlivisioae della sezione terza , nclla mia distiibtizione dei Trifogli , accanio appunto al T. resupinatum , e del- r uiio e dell'altro do qui le frasi car<»tteristiche che mi sembrano le piu alie a farii distinguere. Trifolium resupinatuni caule proatralo fistuloso duro capitalis subroCundii folia excedentibins , corollis resupi^ iiatis involucris vix conspicuis. Trifolium suaveolens caule laxo Jlexuoso fistuloso tcnero , capitulis suhrotundis folia vix aeijuantibus , co- rollis resupiiiatis involucris vix conspicuis. Willdenow dice clie il T- suaveolens e native di Persia , ove e comuneraenle collivato negli orti in grazia del suo gratissi'uo odore. Vegela benissimo anche fra di noi , e fdcilrnente lussureggia , diventaudo quinale le foglie, e i capolini proliferi. Trifolium turgidiim. Marschall a Bieberslein. Trifolium capitulis ovatis paleaceis , calycibus fructi- feris inflatis globosis glabris : deutibus setaceis recurvis , petalis mucronatis , caule erectiusculo. Ann. Nimis affiiie T. spume ^o a quo differt , defeclu invo- hicri universalis capituli y calj^cibus brevior/bm i:;lobosis !te<: ovatis , coUo longiusculo , f>etalis ocliroleucis mucro- natis nee tanlum acutis , leguniinibus inclusis. Vexillum emarcidum persistens liherum , nhie autem cum carina un^uihui connatae , in hoc et in T. spumoso. Nl. a H. Fl. Taur.-caucasica. T. \i , p. 216. Ouesta sola descrizioue basta per far conoscere che devc trovaisi una granclissiina soniiglianza fra il T. tiir- gidurn e il raio T. vessiculosum ; e se i serai che ne ho riccvuli d;d celebre si^. Fischer , appartengono realmcntff al T. turgidum , come ho lutta la ragioue di (■r'-dtre, posso assicurare clie noo eslste fra di essi difforenza spe- t ica , perchc le piante clie mi son nale in nuU'alfro dilfcriicono dal T. vessiculosum che per la diiezione del fnsto , il quale aon e nemmeno erectiusculo , nia 1^8 CSSERVAZIONI bensi pr&strato , cd i petali non ci si Irovano mucro- nati , ma laticeolato-acuti. E bensi vero chc di quest' ul- timo caralterc non vi e da fame gran conto, csscndo una di quelle mcwlificazioni di fitjuia consistcnli in un piii o meno , e dipendenti luoUo dallo slato della piaiita , poiclic passata la fecondazione i pclali si ristrin- gono e forraan la punta piu sottile e piii dislinla; ed io SKspetto clie il S. Marschall trovasse nelle sue escai— sioni qucsto trifoglio cou i frutti gia tccon !ati , e in tale slato lo descrivesse , perche in quell' cpoca appunto i petali son giailo luggiiiosi , menlre in islato di fresciiezza son bianchi e rossicci. E qui osservcrb ciie 'icuis^imo jBgli indica i caralleri chc lo dislinguono dal T spunio- sum ; ma allorche dice che il capolino manca dell' invo- lucre universale , pare che non debba aver niai veduia questa specie , e che slando attaccato alia catliva frase di Linueo, abbia credulo che i capolini del T. spit- mosuni abbiano un involucro distinto dalle braltee , lucntre, come ho falto vedere ( Obs. in var. , tril. spec, p. 83) r involucro e formato dalle brattee dcH'inilma serie dei fiori , e queste , secondo la sua dtscrizione, si trovano anche iiel T. tut'siilw.'. Trifolium hybridarn Lin. Secondo il sig. Decandolle (Fl. Francoise Vf, Vol., p. 5j4) e sempre incerto quil sia la specie che Linneo chiamo T. hj-bridum , e promuove il dubbio se possa esser 1' istessa chc il T. angulatum Waldjt: oppure il T. pallescens Schreb. Dimostrai nella Flora Pisana (torn, z, pag. i58 i6o) chc il T. hjhridurn L. e rapprescntato dalla fig. 6, lab. 23 del N. P. Genera di Micheli , e come poi ho veduto nel di lui erbario , anche dalla fig. 3 della m desiuia la- vola (Obs, in var. trif. , p. 90), e con ncs5una di qucsle due figure ha nulla di simile il T. angidatum , per i caralleri da me rilcvati (ibid., p. 91 ) e aiiche peravere i pedunculi pid corli dtlle foglie, menlre nel T. hj-bri- dum sono piii lunghi. In quanto poi al T. pallescens ^ io non ho mai vedula viva qitusl.i specie, e solo ne ho diversi eseraplari secchi ricevviti dai miei corrispondenli , oye, per vero dire, trovo gran soraiglianza col T. hjr- SUI TRIFOGLI. ja^ bridum ; m.i avcadolo vcdiUo sol.imente in questo stato, uon aulisco assicurarc die sia 1' isttsso , qiiarituncjue in- clini molt) a ciedeilo; o in caso die lo sia, converrk alloia soppriincre il nome pallescens , e conservare i! uome Liiiiioaao hj-hridum. Trifolium agrarium I.. T. procumbens. L. T. filijorme L. T. aureum. PoUidi. Specie imbrogliate e strapazzale quant' altre mai , per Ja nomenclatuia e la sinoniinia. Procurai gia d'illuslrarlc ^ piimieraiiiente in una mc;noiia iuserita uel giornale Pi- sano dd maggio e giugno i8o- , e sussegucnteiucnte uelle Obseivationes , etc., e parmi di aver diruoslrato , i.° die il T. agrarium di Linneo e qudl' istessa pianta die Vaillant cliiamo T. praleiise luteum capitulo lupuli vel agrarium , e ne die la figura nel Botanicou Parisieuse al n.' 3 della tavola 22 ; 2.° die il T. procumbens L. e qucllo rapprosenlato dalla figura j della lavoia 14 ddla Synopsis di Raio , cliianiato T. lupulinum alteram minus; 3." finalnieiile die il T. filijorme e qudlo die flallo stesso Raio e dello T. lupulinum alteram minimum j e ne ^ data la figura al n." 4 della tavola citata. Morivo poi di voglia di poter consultare V English Botanj- , per vcdere se mi ero iugauuato nell' asserire die ii T. prO' cumhens di Smith corrispondeva al T. agrarium L., e il T. minus Smith al T. procumbens L. Mi sou potuto linalmcute soddisfare, e lio trovato die 1' avea iudovinata in qiic.nto al T. minus e auclie al T. jiliforme , cui Smith conserva il nome Linneano , e sul quale nera- ineno mi ci cadeva dubbio, benche non sara inutile av- vcitire che ncW English Uotanjr la tavola di n." 12 36, die dovrebbc rappreseulare il T. minus, in (juella vcce lappresenta il T. filijorme , c viceversa. La ta\olu 12J7 messa per il T. Jiliformc contien la figura del T. minus. In qiianto poi al T. procunbens rappreseiitato nelia ta- vola g45 , e die secondo me doveva essere il T. pro- tense luteum, etc. Vaill. , Hot. Paris, t. 22, f. 5, non lo e in ncssuua maniera, e piutlosto somiglia , ma noa bone, il T. aureum di Pollicli , quantuuque contraddica il trovarsi nella descrizioue asscguato alle corolle uu color cilriuo, mentre esse son color d' oro. Bibl. Ital. T, VIII. g l3o OSSFRVAZIONr Si rede chc Sniilli , allorchc scrivcva la Flora Pri- tannica , avova su qutsio niloglio idee diverse da quelle che ebbe scrivendo V l^iiglisli Holany , giacthe in questa TiUima opera ha variata la sinoniiuia, soppriuieudo le appresso citazioni : Trifolium pratense luteum , capUulo lupuU , sen ngra- rium. Vaill., Rot. Paris., lab. 22, 1". 5. Trifolium lupulinum. Riv. , tetrap. irreg. , tab. io,f. i. Trifolium procumhens. Fl. Dan. , tab. •^yG : il che scnte di riprova , che ancor csso crede ,che qucsti tre sinoiiinii vadano di conserva, c che apparlcngano al T. agrarium Lin. , piania che , per qiianlo esse dice nell'Engl. Botany, non trovasi spontanea in [nghiiterra. Per altio Smith al suo T. procumht ns conserva per si- noniiuo il T. procumbens L., quantiinque , sccondo Lin- neo , questa specie sia qnella rapprcscntata dalla fig. 5 , tav. 14 di Baio , che nulla ha di simile col T. procum- hens Engl. Bot. , raa somiglia anzi il T. minus, quello cioe della tavola 1257 Kngi. Bot., par il quale Smith infatti cita la fig. 5, lav. i4 di Raio, raa ncssuna nien- zione fa di Linneo^ come se mai egli avesse parlato di questa specie. L' autorita di Smith serve a perpeluare la confusione $u queste specie , e bisogna confessare die raollissimo ci coulribui il celebre sig. Schreber. lo non ho potuto ve- dere le figure che di tali trifogli ha date nella Flora Germanica di Sturm, ma cio non ostante posso parlarne, perche possiedo gli esemplari secchi da esso favoriiinii. Egli dunque tcnne per 3\ agrarium L. il T. aureum di Pollich. 11 vcro Tr. agrarium Ij. , cioe quello della fig. 5, t. 22 di Vaillant , lo crede ignoto a Linneo, e lo die j>er ispecie nuova col nome di Trifolium campeslre : fi- nalmente non conobbe il T. procumbens di Linneo , ma diede con questo nome una di quelle varieta del T. agra- rium, di cui ho parlato nelle mie osservazioni su i tri- fogli , varieta comuiie fra di noi , con i lusti deboli , patuli o procumbenti , e le corolle secche , piii cupe di quel chc in tale stato sieno quelle della vnrietk erctta , e che a primo aspetto pare specie diversa, ma dopo nu poco di csame mostra i caratteri del 1\ agrarium. li. Ecco oia la concordanza dei sinonirai dci nominati trifogli lupuliui. SUI TRIFOCLI. l3l Tiifolium ii^rariwn [,. Trifolitiin lupullnum. lliv. , ictrap., irreg. lab. lo, f. i. T. pratemc luteuin , capitido Itipuli vel agrarium. Vaill. , Hoi. Paris, lab. 22, f. 5. T. ai;rarium. Pollich. Palat. — Villars Delph. (esclusa la cilazlone dcll.i lavola 5")8 tlella Flora Danica). — Savi , Obs. do Tiil'., p. loj ( escluso il sinonimo di Smith). — Curtis Fi. Loud., fasc. 5, lab. 45. T. procumbens Rolb P'l. Germ. 1, I. 2, p. 209. •— FI. Danica lab. •jqG. — Schreb. , exsic. — Persoon Sy- iiops. (cscliiso il sinonimo dt-ll' Engl. Bet., lab. J256) — l3econd., FI. Franc. Vol. \[ (esclusi 1 sinonimi di Smith.) T. campestre. Schreb. , exsic. — Persoon Synops. (cscliisa la citazione del T. procumbens FI. Brit. ,edella tavola 945 Engl. Bot. ). Loiseleur notice snr les plantes i ajouler k La Flore dc France, p. ii4 (esclusi i sino- nimi). Dccandolle FI. Franc. Vol. VI (escluso il sino- nimo di Smith ). T. erectum. Enc. Bot. ( esclusi i sinonimi). Trifolium procumbens, Lin. T. lupuUniim alterum minus. Rai , Synops. 5, p. j3o, lab. i4 , f. 3. T. procumbens. Curtis FI. Lond. , fasc. 5, lab. 53. Savi Obs. de Trif. , p. io5. 2\ minus. Snxith. FI. Brit., I. 3 , p. i4o3,Engl. Bot., |). 125(3 , tab. 1257. Trifolium fdiforme. Lin. Var. cc minus caule subascendente. Savi, Obs. de Trif., p. 107 (escluso il sinonimo di Smith FI. Brit.) Trifolium lupulinuni alterum minimum. Rai , Synops. 3 , p. 53, tab. 14, f. 4. Decand. FI. Fr. J^cir. /3 maius caule tenuissimo dehili. Savi , loc. cit. ; aggiuntovi il sinonimo di Smith FI. Brit. , I. 3 , p. i4o4). Trifoliastrum prutense lupulinum lutcum , etc. Micheli N. P. G. , p. 29, O. VI, n.° 7 , lab. ■?.->, f. a. Tri- folium fdiforme . Smith. FI. Brit, ^ct Engl. Bol.^ p. iaj7, lab. i2j6. l3a OSSERVAZICNI Trifolium aiwcuni. rollicli. Var X caiile firmo , j'aium raivao. Savi^ Ohs. He Tiif. , p. ir>S Melilotiis pralensis capidilis loiigissimis pediculis insicTcntibus. \aill. Bot, Paris, tab. i-x , f. 4' Trif. agrar/'uw. Schreb. , exsic. — Pcisoon Synops. — Decand. Fl. Franc. Vol. VI. — Enc. Bot. Tn'J. piocuw- bens. Smith, tngl. Bot., t. 945 7 f^ar. B caule dcbili ramoso dljfuso, Savi , loc. oil. , p. 109. Trif. agrarinm. FI. Dan., tab. 5";8. Loisel. F!. Gall. TriJ. pan'siense. Decand, Fl. Franc. Vol. VI ( cscluso II sinonimo di Smith ). Trifolium lupinaster. L. Mancava qucsta bella .'specie nella mia mcmoria su i Irifngli ; ove deve collocarsi nella quarla sezione. L' ho avula in fiore per la prima volta nel correntc anno 1817, ed eccone la descrizionc. T. lupinn'^ier caule erecto solido , foliis o~^natis , involucris monophjlUs. Kob. T. capitulis dimidiath , foliis quinatis sessilihtis , /f •<■ giiminihtis poljsperwis. Lin. Spccli. T. leguminibus poljspermiSj foliis pluribus. Gmel , Fl., Sibir. , t. V, lab. 19, p. 19, t. 6 , i. i mala. Caitlis 8- 10 pollicaris , cylindriciis, giaber, superne lantiMn leviter piibescens el ramcsus. /n pu6 per conseguenza giudic.ire dietro i proprii esperimenti se ci6 die av.'mza sia vero; iioii puo dunrpie die ripetere cieca- mente cio die gli altri lianno detto jiriraa di lui , e cio die e ben noto a'medici , e die poco impo; !a e clienon dovrebbe sapersi da dii non e delTarte. Imperciocche non v' li.i nit nte di piu pericoloso die 1' arte di guarire se medesimo. Nulla di ineno moiti potrebbero essere di im parere diverso dal nostro , e noi rispetliauio il giu'lizio del pubblico. Le piante delle quali il sig. I'mtiinich r\ ha dale Is figure e l.i descrizione nel primo iascicolo , soncj. J'ero- ■ nica vernn , prttcox^ Jied era; folia : J.itliosperminn piir* pureo-ceriiletim ; Apt^rgia incnha ; Sediiin allium . t«xangiilare ; Sciifellur'ir/ galerictd.iia. j36 APPENDICE I cento rami pubblicatinel I volume di quesia flora rap- presentano : i.'' Lilinm candidum ; 2..^ Gentiana verna; 5.° Anemone rannncidoides ; 4*' Reseda phytcnma ; S° jddonis vernalis ; 6° Corrigiola littoralis ; 7.° 6"'/- gittaria sagittifolia ; 8° Arenaria verna; 9.'' Gentiana pannonica ; 10.'^ Sc/imidcia suhcilis, geneie affulto nuovo che contiene una sola specie trovata , alcuni anni sono , nelle mareinme della Boeinin. E una graininea pressoclie microscopica sfuggita agli sguardi di tulti i boianici , e che merila tanto piii di esserc conosciuta, in quanio che essa forma , per cosi dire , un anello ti a le graniinee e le cvperacee- M. Seidel , scienziato rispettabile della Boemia e scopritore di queit.i ] iania , I' ha chiamafa coleanthus , nome ricevuto nell.i nuova edizione del sistema vegetale di Linneo , e prt ferito con r igione , perclie quell'^ sr<^i(o dal sig. Trattinick e quasi indistin- guibile dalla Smithia , pianta conosciuta da assai tempo da tutti i botanici. Chi non e nato in Germania nan potra raai distinguere C'lUa sola -^xonnncxASclimidtia da Smithia; e siccome lutti i botanici non sono tedesclii , com ebene aver in Tista di evitare queste confiisioni quando si tratta di dare un nuoTo nome a un,i pi.mta ; 11." Bellis pa- rennis ; 12.° Bellis annua; i5.° Cerastium viscosnm; i4" Polygoniun persicaria ; i5.° Batrsia alpina ; 16.** A rains alpina; 17/' Clypeola jonthlaspi ; iS." Urtica urens ; 19.° T^eronica scutellata ; 2.0° Veronica par- mularia ; 21.'^ a 28.° Orobanche elatior , major, minor; 24.° a 2.^ '^ Hypericum elodes , pidchrum , montaninn ; 27.° Draba mnralis; 28.° Dracocephaltim Ruyschiana; 29.° a 3i.° Gentiana punctata, pjinct. var. littea, cain- pannlata; 32.'^ Swertia lutea; 66.'^ Hypericum dubium.; 54>° Dryas octopetala; 35.° Echium ruhrum ; 56." Po- tentilla nitida; 3j.° Rumex digynus; 38." a 4o.° Pyrol-i rotundifolia , minor , jinijlora ; \\.° a 44 ° Hordeuni vulgare , disticJiiijn, hexastichum , zeocriton ; ^5.** Ho- lostemn itmhellatum ; jB." Moliringia muscosa ; ^j.° Glec/ioma hederacen ; 4^° Antirrbinum oroniium ; 49.° Ornitbopus .'corpioides; So." Serratula pygmeea ; 5i.° Hieraciuin alpestre; 52.° Hesperis runcinata; 53.** a 04. ° Heliantbemum iulgare , fumana: 55." Orchis mi- litaris; ."6.° Satyriiun monnrcbi^; 5t." Male'xis Loeselii ; 58''', 5g.° Viola pains tris bijlora; 60.° Vinca herbacea; 91.° Gentiana frigida ; 62." Rosa lutea; ^5 °, t>\ ° Ce- riuthe aspera , major ; 65.** , 66.° , Silene acauHs , PARTE STRANIERA, iS^ ptimili'o , 67° Syringa vuJtj^aris \ G8.^ Ciocns salivas; 6g." BaU'ococliuin vernurn; 70.° FritUlaria melengri.i ; 71." Matexis paluclosa; T~-'\ 75" Orohanche cmrulea^ rainosa ; 74''' Ruscns aculcatns\ 7^-° •Stellera pnsscriiui ; 76.° Littorella lucustris ; "J'j." Agropyron rppons ; 7^." Brachypodiiuii tenelliitn ; 79.° , 80.° Imperata ari/nili- nacea , ovala; 81.^ Ilieracium hlattaroides y ati-stria- cum \ 82.° , 8 v*" Hypochceris radicata , maculata ; 84'" Zaxhrcea sqtuiiuaria\ ! 5.°, 86.", Pediciilaris ver- sicolor , scepirum ; 87." Gentiana proslrata ; 88." , 8g.° Anemone pulsatilla , pratensis , 90.° Digitalis purpurea^ 91.° Myosods arvensis; 92." Anagallis ar- vensi.s-^ 9^-** P^fis qiuidtijolia ; 94.".. • 96." Strep to- piis amplexifoliiis \ 9^) **, f)7. , 5)8.° Hieraciiim stalici' Jhliiun , pilosella, porrifolium; ftg." Samolii.\ \alerandi\, 100." Liniim iisitatissimnm. Fu diiopo osservare clie per rendere la sua opera pii'i utile ai dilettanti 1' aulore fi.i avutal' attenzione di dispornf, le parti in maniera clie senzn esscre f bbligati di coin- perare liitio uri tonio o nn fascicolo , si pu6 avere quella iigura ossia intaglio die si desidera , pel niodico prezzo di 12 car.'intani riasrtma. Noi parleremo in allra occasione di un' altr' opera di questo nutore , clie si sla attualmenfe pubbllcniido per fascicoli e che conliene 800 rami. Essa ha per titolo « Answaahl vorziiglich, schoner, seltener , herilinter ec, rice Scelta delle piante rare , belle , celebri e inte- ressnnii, con rami, e una breve Descrizione ch e cmiiene la Inro classificazione , i lore caratteri, la loro istoria, il loro nso , la loro cultura e la loro applicazione iille arti , presso Scliaiiiiil)iirg , in 4-** Dodici fascicoli sono f;ia coinparsi alia luce Ji quest' opera interessante couiinciala nel i8i5, e die puo essere considerata come la Conliniiazionc di un' altr' opera dello itessoautore clie Jia per litolo Arcliiv der gewaclishnnde ec. , ciod A r- chivio di botanica , Vienna , presso lo stesso , in 4"** Contiene aoo ru«)i e 148 pagin.; di testo lalino , che si yende anclie separate sotio il tiiolo di Ohservalirnes botaniccf tabtilariitm rei berbariae illnsirantes , auctjre L Trattinick ; opera che non possiamo abbastanza racconiundare ai botanici e a'dileltanli di questo studio. 1 38 Neues Archiv cler Agriculturchemie flir denkende Landwirthe, etc. , cioe Nuovo Archwio di chi- jnica applicata aW agricidtura aWuso dl que colti- vatori die ragionano , ossia Raccolta dclle scoperte pill interessand , degli esperimend e delle osser- vazioni facte in fisica e in chimica desdnate pei coldvatori, pei proprietarii, pegii amministratori dclle foresee e pei dilettand de' lavori economici, compilata dal D. S. F. Hermbst^dt. — Ber- lino, i8i'7 , a.*' vol. in 8.°, I fascicolo di 188 pagine , con ^ ranu. i cliiamata collo specioso nome di Filosofia della Natura ), sono invifati a procurarsi questo trattato die non e su- scettibile di estratto. Segue una Memoria snlla influenza della colti\-a' zione della hieiole ( Beta vulgaris Burguitdica ) , del dottor Franz ( pag. \^\ ). 11 rommercio falfo libero , ed il prezzo dello zucchero essendo diniinuilo nolabil- mente , non crediamo clie le speculazioni incoraggiate dal pass.ito ordine di cose per far dello zucchero possano sostenersi con profitlo. Si ponno pero applicare queste bietiile alia fabbricazione dell'alcool o delle acquavite , e il dollor Franz ci prova con de" calcoli lungliissimi che cinque iugeri ( arpents de' Francesi ) piantati di biefole danno piii acquavife di quello che davebbero iiove iugeri S'luinati di segala. Segue una Memoria snlla ruggi'ie del frwnento , di S t einTiopf i^aWa. pag. 160). L'A. lia trovato , dopo molti esperimenti f.illi colla maggiore esattezza , ciie i grani di frumento seminati vestiti della luvo pula danno sempre delle spiche soggetle al carbone ossia ruggine, quand' an- die si pigli un grano nudo e si ponga nella pula di un alfro grano ; meiitre die i grani ben ri})uli(i e svestiti d' ogni guscia n^^n lianno niui dalo spiclic atfacrate dalla ruggine , benclie questi grani fossero piccoli e non per* fctiamente sviluppati. Questa osservazione affatto nuova merita di essere sottoposta fra noi a nuovi esperimenti , e se ci e lecito anticipare un'opinione die.ro la esperienza die abbiamo in queste materie , noi pronostidiiaino male deir asserzione del sig. Steinkopf ^ poiclie in Italia il grano dil'ficilmente riinane nella sua buccia , atiesa la I'orza del sole che la dissecca presto e la fa saltar via col solo trasportare qua e la de' manipoli. IS'ulladinieno non YOgliamo togliere ah^un uierilo alle osservazioni del diligente TeJesco , tanto piu che e giA nolo da [molto tempo die la semente di (Vnuieiito vecchia di piu anai PARTE STRiNIERA. 14^ e meno soggetta alia ruggine die la nuova ; e questo fatto verrebbc in appoggio del nostro A. , perchi il tempo e il frequenfe riinescolamenlo de' grani glova tt spogllare que' poclii die potessero esser rimasti vestiti. Tutte le precauzioni suggerite difatti dagli agronomi per guarentire i grani da qiiesta lualattia , combinano principaltnente a disseccarne la pula o loppa , e a sve- stirlo d' ogni corteccia. La Meinoria clie segue ^ piu propria dell' economic tedesca die della nostra , e risguarda /' olio del grano considerato come cagioiie dell' adore e sapore disgit- stoso dell' acqnavite fahhricata colla segale ; del sig. Schrader ( alia pag. iG6 ). L' autore prova con ri- pelute esperienze die non e punto , come lo lia creduto il sig. Korte nel Giornale di Fisica e Chiinica di Schvveigger (v. i , p. zyi ) im olio eterico die ca- giona quest' odore e sapor disgustoso , ma bensi un olio grasso die risiede in tutte le sostanze farinose donde cavasi l' acquavite , e die non e neppure il prodotto della distillazione. Quest' odore disgustoso si corregge re- golando la feruientazione con maggior diligenza , ed evi- tando un calor troppo forte durante la distillazione. Questo volumetto termina con un articolo suUa Py- rale e qualche altro iiisetto distruggitore della viti , estralto dal Bulletin de la SocicCe d' enconragetnent des arts, ami. JCII , p. 93 : opera periodica abbastanza conosciuta £ra noi. Bill leal. T. VIII. 10 146 PARTE II. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OPERE PERIODICHE. Giornale cli sclenzc ed aid di Firenze. N.° XV , marzo , 1817. N" I. JflEmORiA sulfa causa delle pioggie lunghe e dirotte , di Francesco Pistolesi , segr. perpetuo ddV acca- demia Labronica. — L' A. slabilisce i caratteri di quesie pioggie ad o^^etto di dislin_£;«erle dalle passaggiere e iocali dovule alio scio«;limenlo di una o piu nuvole mediante lyj cangiaraento nella temperalnra , o a qiialcUe rapido sbilancio di fhiido eietfrico. Crede egli clie riel caso delle pioggie liinglie e dirolle I' alraosfera sia satura di vapore , e lo sia per tutta V nltezzn rui esso peri>iene, Cosi egli spiega le piPggic autiuinali che vengono dopo una grande evapora- eione , operata dal calore estivo ; glacche accadendo una varlazione nella temperatura , o venendo quesia sbilanciata dai venti , 1' aria atmosferica e obbligata ad abbandonare lino ad un certo grado il vapore cne le e aderente , e qiiesto separnndosi in tulta T altezza della colonna , invcce «ii formare nuvoli disgiunti, o .-ip;gruppati , copre tuilo i[ cielo. 11 fluido gazoso mescolalo col vapore , die (*■ il mez7,o aereo che allora ci sovrasta, produce l' abbassiinenlo nclla colonna del barometro che precede la pin.::^gia. II fluido atmoeferico , il quale avanti di Ir^sciar llbero il vnpore che teneva disciolto , era un corpo isolante , avonle il sua fluido eletlrico alio stato di neutraliia, diviene allora un cat- livo conduttore dtlla materia elettrica , dotalo di una (|Uan- lila di questo fluidn in istato di liberla ; cd il vapore una volta sviluppslo , aumenlando alquanto di peso , si abbassa e si condensa nelie regioni inferior! , qulndi si decorapone e APP. PARTE ITALIANA. I47 «i risolve in pio^gia. II successivo spo^liarsi che fanrio 1 dl- verai strati di vapore del iluido elettiico , che si apre una contlnuata comunicazione coKa terra , obbliga quegli strati a risoiversi in acqua , e cjuindi produconsi ie successive lunglie e dirotte pioggie , die se vengono talvolta inter- rotte , non lo sono se non per la non sempre uniforme densita della massa vaporosa. II. Memoria sopra i buoni effetti dello sciroppo ammn~ niacale <^i Pcyrilhe in. molti casi di affezioni veneres , del sig. Despres. ~- E questa una traduzione dal Irancese che contiene alcana bucne osservazioni. III. Feto di pecora rimasto tre anni nel corpo di sua madre. Nntizia del sig. Hazard. Questa pure e una tra- duzione dal francese. Negli opuscoli interessuati sulle scienze e sulle arli raccolli dall' Amorelti si trova II caso medesirao avvenuto in qualche individu^ della specie umana. IV. Uescrizione ed uso di uu istromnnlo per misurare la quantitd di aria che in un d>ito tempo si manda Juori da un mantice , o da (fualuntjue altro ingegno di soffieria, — ' Bella ed utile invenzione, che e anche acconipaguata da alcune figure necessarie alia inlelligenza , e di una tavula delle quanlilA d' aria che sotto una data pressione, tspressa in poUici di acqua , passano in un secondo di tempo per una deterrainata apertura , valutata in piedi e frazioni de- ciraali di piede cubico. V. Continuazione della Memoria suW uso del tartaro metico , del dott, Piftro Bettazzi, — Ne abbiamo gia fatto menzione nei precedenli estratli. VI. Sulla purificazinne degH olii grassi vegetabili , del sig, dnltnr Calundri. — Parla I'A. del modo di purificare tanti olii grassi che si estr.iggono ( o estrarre si poirebbono anche ne' nostri piesi ) dai semi di colsat, o ravizzone , di faggiola , di lentisco , di cavolo , di papaveri , di noci e di tante e lant' altre piante le quali o si collivano , o riaturaii e spontanea si trovano ne' boschi , sensa rhe profitto alcuno se ne ritragga ad onta degli insegnamenti agrariL Parla della lavatura di quesli olii coll' acqua ; parla del me- todo proposto di farli Irig^ere alcun poco con feUe di pane , di pere o di mele , con rarnerino o altre erbe aromaliche , al qual proposlto non intendiamo , come non abbia anche accennato le lelte delle rape; parla della mescolanza del- r olio da depurarsi coll' acqua acidulata dall' acido sollorico , proposto da Go^er in Inghilterra nel 1790; parla della ^jurilica^one tentata col mez^o della soda caustica nella pro- 148 A P P E N D I C E {)or2ione del 4 P" ^^o ^^cll' olio da depurare ; della dlsliU azioiie dcgli olii niescolili a gr;in dosi di carhone polveriz- zato; drila nitscolanza della creta parimenii polverizzala , e dell' acqna con olio , aggiugnendovi dell' acrjna con sale niarino o mnrinto dl soda ; della proposizione di Thenard di mescolarc e di agitare cerito parti di olio con due di acido soltorico concentralo ; di qiiclla di mescolare con cerilocinquanfa libbre di olio grasso verticinque oncie di solfato atldo iVi ailumina e di potassa sciolte in nove libbre di acqtia bollente ; Hnalmente parla del metodo di Curadau di aggiiignere a cento parli di olio di colsalo dieci parti d' acqiia neila quale ne sia slemperata una di farina , e di far riscaldare la niislura Hnclie 1' acqua aggiunta sia eva- porata , o piuttosto finche 1' olio cessi di tenere in sospeso quelle sostanze delle quali era imjiregnato. 1^' A. sembra riare la preferenza a queslo metodo , ujtnlre gtneralmente ai da alia semplice mescolanza dell' olio coll' acido solforico. VII. Memoria sui vasi murrini che si portOi'ano gia in Egitto , e su quelli che vi si Jabbricano ; del sig. De Ro-i- ziere , ingegnere in capo al corpo B. delle miniere. — Queslo 6 il prime squaiclo della (raduzione di una disserla- zione compai sa gia da ire anni nel Giornale delle Miniere. II cav. Bossi di Milano , clie lia a lungo trattalo di questo argomento nelle sue Ossen-azioni sul sacro Catino di Ge- neva, e che si e trovato al tempo slesso onorato e com- baiinto in questo scrilto , lia gia in pronio un opuscolo in- tilolalo ; I^uoi>e osseri'azioni sui vasi murrini, ed esame di una ruoro opinione sui medewmi , che e quella del cig. De tiociere , che que' vasi fossero formati di spate fluore. L' opuscolo del cav. Bcssi vedra fra non molto la pubblica luce VIII. JSotizia sopra un nuovo genere di occhiaU inven- iati dal sig Wollaston. ■- Quesli occhiali sono dcfli peri- sropici , perch^ servono a far vedrre tntlo cio che e al- r inlorno , per mezzo di una curvature data alle Icnti , che si presenta egualmenle a tulti i raggi luminosi che vengono da tuttfc le parli dello spazio. Quesli occhiali si labbricano anche in Parigi ed allrove. IX. Noticia sopra una camera oitira ed un microscopro perisropiri, dello stesso sig. Wollaston. -— Non e qursta che 1' applicazione a quegli stromenti dcllo stesso prlncipJo. X. fjjicoria deli' idro cloro , 0 sia acido muriatico os- sigeuato aequo so , neir idrojobia. -- Questo e il suggeri- fnenlo fortunalissimo del prof. Brugnatelli , del (\\vAc ab- PARTE ITAI.IANA. 14^ biicno pill voUe parlalo in quesLi liiltlioteca. Sc ne sono a|>«-ri(ui:ittjli i mIuU-vuIi etlctli aiulie nrlla Toscana , e u nleriacR in (jiieMo ^lorn.ile urui [»:[[» Mcrisione Ulini ono- raniiAiim.i per I' autoic di qucslo ritro\.imrii(o. XI, t^a^iguxione medtante le mocchine a vapore. .Sotto i|ii«s(n tilulo SI proponu il |>ros|>L-Uu di un arm uneiUo |K'r aziuni die la coniiin^niA privilc^Min i comboslibili fossili csitUrti ncila provincia V'rru- n«4c , nel Viccnlino e ncl Tirolo. A'',** XFl , aprilc , del Giotnalc medesimo. N.** I. Ttoria della riproduziont vtf^etale , di Giorgio Qalleiio. V. qiiesla un estratio falto dal d' tt. Ltai di una (ipora cite noi pure o proponiamo di analizt^ro in quciu Uibliolrca. II. Sag^in itoricQ deltt sclenzt Jisicht in Portogalla , Jtl lig. initio '/juccagni OrlanJini. — Ku 1' A. in Horlo- pplln nrt tHpt, e picua di noluia. Tratia dapprima dri prinripii r drllo ^ta(o f1i)ndo dclle scirnrt in PorlOKallo •0(to ^'i Arab! , e dt I aiiccruivo I ro dc<~:idiaiml.' ; dd riaor^irornt') dci bu >ni siudii p<-r opera del re Giuseppe I I rpoca invero MMi rrcrnte ) ncl quit periodo accenna U tondacion« di divcrsi OUli tlabiliiiicnv i e que«li p»rtiuratnt« l5o APPENDICE descrive sulla fine clelP opuscolo. Parla di Giffvan Rodri' guez di Castello-Branco , conosciulo sotto il nome di Ainato JjXisitano , medico diiigenlissimo , di Stefano Roiz de CiJstro iiliistratore di Ippucraie , e di Zacuto Lusitano lilologo osservalore. Parla degli atluali professor! ed acca- demici , del celebre holanico Brotero autore della flora Lusitanica , e non lascla di far osservare il meritn ^randi's- simo che ncl ristoraiiionfo de' buoni sluHii in Porlo^filio eb- bero due chiarissimi Italiani, il prof. Della Bella e Domenico VandelH , ambidue di Padova. III. Conlinuazione della memona del si'g. conte de La. sfeyrie sul nuoi'o sistema delle scuole pi'imarie, -- Di questa traduzione si e ^ia parlato nci numeri precedenli* di questo gioniale medesimo. Ora non si pubblica se non il capitolo IV , cbe tratta della importanza di stabilire scuole primiaie organlzzite secondo il nuovo sistema in lull' i di- partimenti della Branr.ia , e dei mezzi di giugnere a tal mela. IV. Ricerche chimico-mediche sulle cagioni deW aria cattiv'a. Lettera fid sig. Rigaud de V Isle al sig. Carlo Pictet di Ginevra. Traduzione falta dalla Biblioleca Uni- versale. V. T^etlera del doff. Francesiy^ Ninri , medico di Civi- fella , sul tifo peferchiale. —- Si da prima di lullo la descri- zione di questa malatlia , penelrata fino dal passato gennaio nella Toscana , o sia la forma della medesima trascritfa e conjronfata al letto dell' ammalato. SI ricercano quindi le cause che possouo avere data origine a simile malattia , e si ripete questa non gii dalla miseria , ma dalla infezione por- lata dai miserabili che attruppati sloggiarono dai loro paesi , c passando da pnesi infeltl vennero a girare e ad allog- giare per le comuni della Toscana. Si parla del prognoslico della malattia , e si suppone felice se l' eruzione petecchiale comparisce il quarto o settimo giorno , se il sangue flufsce dal naso , se il venire si scarica di materie liijuide , ma Jigurate , e se la tosse tende alia maturita. II metodo cu- rativo si vuole sempliclssimo ; limonata abbondante e qual- che grano di tartaro emetico disciolto hanno baslato fal- volta a Umitare il fervore fcbl>rile , tal altra e state neces- sario il ricorrere ad un emetico ed al coppeltone alia nuca. Conchlude I' A. , che essendo i sintomi concomitanli il primo svlluppo della malattia , tulli proprii di una diatesi peristenico-irritaliva , non occorre che di reprimere gll sforzi troppo energici della nalura , col dirainiiirne le forze , e col- r ,-ippiestare que' farmacl capaci ad eliralnare il fomile irri- PARTE ITALIAN A. l5l talivo. Nel secondo periodo della nialatlia si puo ricorrere ai vesclcanli ed ai stiiaplsrni. Nel tei'zo d' ordinario la na- tiira licliiede iin metodu disci'etamenle eccitante , come qual- che ciiccliiaio di vino generoso, alterato con qualche cucchialo di mistura lonico-cordiale. VI. Istoria di un tijo , del dolt. Carlo Fabbri.-- Que- 8lo ammalalo pure fu curalo con bevande subacide enieliz- zale , coi vescicanli ed i scnapismi , e con estratto di china con car)fora : non giovando quesla , e iieppiire le bevande vinose, si loiuo alle rinlVescafUi e subacide. Finaliaente si iiso un bagno caldissuno, il quale promosse la Iraspirazione ed istrado la totale guariglone. VII, Notizia sullt di^^erse quaniith di piombo che si ri- chiedono per coppe'lare I' arp^ento a dii>erse bonth. — Questa e Iradolta dall' origlnale liaacese del sig. D'Arcet , ed e corredata di una laijella delle quantila necessarie per quella operazione da tre miilesirai fino a sedici. iV.° XVII , maasio , del Giornah medesimo. Col nunicro XVIII terniina quesla impresa periodica, e in tal guisa si dii una nuova prova della difficoltu clie lianno a soslenersi i giornali in Italia. Ecco il coutcnulQ di qucsto fascicolo XVII. I. Meinoria sul manioc o tapioca , vol^arn.snte ia- troplia manihot de botanici ; del dolt, Anlonio Tar- i^ioni Tozzctti , professor c di chimica della stabilimento d' art't e mestieri di Firenze. Di quesla pianta e del mo- do di adoperarla per la p.inizzazionc abbianio parlalo noi pure neir cstratlo dell' opera di Mawe sul Brribile in una nota ( vedi Bibl. Ital. t. j , p. ijj ). 11 sig Targioni ha qui raccoJto quanto prima si sapi.va intorno a quesla pianta, c fra gli autori die no parlano tralascia per I'appunto il MaAve che forse e I' ullimo. Senza ripelere quaulo egli dice , ci permetleremo una osservazione crilica conlro r ozioso luss-^ dc'giardiiii botanici, i quali cou- lengono taule piante d' una noviia piiranienle curiosa ed inutile, e mancano poi de' bulhi c delle radici , suUe quyli ulilissimo sarebbe instiluiie delle cspcrienze per propagarle Ira noi. Fra tauli giardiui e scrre bolaniche da uoi visilale nou ci sovvienc di aver trovata mai que- sta pianta, soKo tanti rappoiti importaulissima e meiavi- iSa APP. PARTE ITALIANA. II. Continuazione della memoria sui vasimuriini , ec.,ec^ guUa quale ripeliarao qiianto abbianio delto piu sopra. III. Liber delectus icconum plantarimi singularium , d.\ Traltinnick. IV. Osservazioni sulV uso delt olio essenziale di tretnen- tina come riniedio per la tenia e per V epilesia. Si ri- portano varii esperiraenti fatli da' professori Ginevrini c pubblicati nella Biblioleca Britannica. V. Notizia di un estirpatore gia posto in opera con felice siiccesso da un proprietario neW agro Faentino. Questo slromentOjdi cui si da la figura, e quello del sig. Fahlemberg a Berna. VI. Nuovo metodo per preparare il lino e la canapa senza farla passai'e alia macerazione. Quando questo metodo presentera de' risultamenti veramcnle uiili e po- silivi, lie faremo una circoslanziala menzione nel nostro gioinale. "Vlf. Estratto di una lettera del sig, Ferrj al sig. Ser- ristorri, colla quale annunzia che si occupa adesso a riu- nire in una raacchina a vapore tutti i vantaggi di quelle finora conosciute. VIII. Istoria di una gravidanza ventrale. Un tal caso, quantunque raro , non e perb nuovo, e qualtro altri esempi ne cita il relatore di questa storia. Termina questo fascicolo col catalogo do' mineral! ven- dibili a Hanau presso Francoforte sol Meuo, e coW av- vwo^ inlitolato Interessantissimo , ai signorl Associati , col quale si annuncia loro che varie circostanze impreviste cospirarono ad impedire la continuazione del presente Giornale per it semestre avvenire. i53 BIBLIOGRAFIA ITALIANA. REGNO LOMBARDO-VENETO. II Mllitare in giierra , o sia Rnccolta cV csempi e massime toUc dalla storia roniana e grcca ^ per ben savire e coniandai c in un annata. Operetta del capitano Fcrdinando Argentj, gid istruttore nelf arte militarc c?e' Faggi dtW cx-Regno d"" I~ talia. — Milano, per Giovanni SUvestri , 1817, in 12,.° , di pag. aa^ , senza /' indice , ec. I^ON vof-liamo lasciar senza lode questo librello che tende ad istruire i niilitari nell' esercizio della loro pro- fessioiic, massimametitc in tempo di guerra. K vero che libri di tal natura non sono nuovi ne in IlaHa ne al- trove , e per conseguenza la maggior parte di codesti esenipi e di codesle massime si sono gik vcdiite c lette neir ordine medesimo press' a pcco che il sig. Argenli ha tenuto nella sua operetta. Ma giova sempre il molti- plicare qucsta specie di repcrtorii o mannali , clie niu- tan© infinitamente la niemoria, ccciipano piccolissinio spazio nella valigia del soldato , c scrvono a consigliarlo nelle varie situazioni in cui puo Irovarsi. Ci e sembrato un po' strano die 1' aulore abbia preso la definizione della milizia da Raimondo LiiUo ch' ei pone nel prirao capitolo, e questo stesso capitolo ci senibra troppo pre- cipitato. Air incontro ci piace la defiuizionc trinciata militarraenle -ch' egli da della patria al capitolo secondo , dicendo : la patria ^ quel tiitto , di cui facendo not parte, siamo oblligati ad amarla , difenderla ed ono- rarla , schivaudo cosi qualunquc allra idea o mctafisica o polilica die da altri filosofi e in questo proposito ag- giunla. Ma nni slldiamo qualunque utficiale, anzi il sig. Argenli medesimo, a lueltersi in memoria. quci duecento 1^4 Appendige scllanlasei assionii e masslme milicari da non dimcntlcarsi in pierra, ch'cgli ha affjslellati ncl capilolo G7. 11 libro e dedicato aU'oiubra oiiorala del generale Pietio Teulio niorto all'assedio di Colbcrg , cd ha nn hi eve proeraio ove sono compartite giustissirae lodi al si^. leneiite co- lonnello Odoardo Young, govcrnatorc dell' Imp. Collegio mililare di Milano , piesso il quale l' autore e iiupiegato. Scoria Giudaica dal principio del mondo sino alia distruzione di Gerusalcmme e al totale disfaci- incnto della nazione , avvenuco sotto Adriano ; cen riflessioni intorno al siio stato presentc. Opera divisa in tre libri, il primo e V ultimo de' quale contengono il vecchio e nuovo Testamento: com- pendiata dal professore Giuseppe RavanI. — Mdano ^ 1817, presso Ferdinando Baret, T.I, o in 12. Molli scriltori in ogni ela , iii ogni lingua pubblica- rono compendiose stcirie del popolo ebreo , di quel po- polo che , separato du tulte le naziioni della terra , per cullo , per abitudini , per leggi , per forma teocratica di governo , era deslinato a custodire inviolata fino idla venula del Messia la piu veridica e forse la piii antica delle conservate slorie , le tradizioni de' profeli , la me- luoria dalle immancabili prouiesje dell' Onnipolente. I'er quesli titoli la sloria di poche famiglie nomadi dell' Ara- bia, che dopo infinite Ticissitudini forinarono un^^naziuiie die brillo per i talenli guerrieri di Davide e per i po- lilici di Salomone , ma per rientrare ben tosto nella consueta oscurita : per questi titoli la storia della piccola nazione ebrea divento sacra per la maggior parte degli abitanti del veccliio emisfero^ i Cristiani ed i Mussuliuani. D' ordinario coloro die ne descrissero la storia si liuii- tarono ad ordire una nuda serie di fatti, compendiando i sacri libri dell' antico Tcbtamenfo, senza prendersi cura d' indag.ire le cagioni di tanti pfosperi o infelici avvfi- nimenti , sicconie premio o pena che facera Iddio iin- medialamenie succedere alia buoiia o rea condotla del suo ]iopolo. Uiyersamente adopero il professore Ravaai , il quale PARTf^ ITALIANA. 1 55 averido in tre libri divisa li sua opera , presenta nella priiuu un' acctirafa unalisi del libri storici del veccliio teslamentfj , toccando rojiidaiiienfe , lua senza oinelternft alcniio , gli aTvenimenti tulli e le politinhf e morali vicende del popolo ebreo ; siccome iiel lerzo libro , de- sllnalo alia storia del nuovo Testamento, diniostra 1' av- Veramento dellc (Igiire , dei riti , delle profezie , dcgli avAenimeuti d; 1 vi^rcliio TjL'staniento. Ma pill d.' ogn' altio dotlainente e con giusfa estcnsione Tiene tratiatio I' argoiiifnlo del terzo libro, appiinto jier- clie d' ordinario piu trascurato dai precedenti compen- diatori. Abbrarcia qiieslo un periodo di circa diigeuto anni, da Oiovi.nni irrano , nipote de' valorosi Maccabei, fino alia distru/Jone di Gtrusalnnnie. La nizione ebrea die sotto quel principe acquista iin' esistenza^polllica cIip non poleva sostenersi a fronle delle ambiziose mire dei potenii successori d'Alessandro clie signoroggiavano I'Asia e r Egilto , e della soTerchiante repubblica romana clip gia minacciava tutfa la terra _, si divise in sette religiose di Gzeni, di Farisei , di Saducei, che ne turbano la Iraii- qiiillita : scandalose , sempre violenti , e talvolu sangm- nose sono le elezionl al simino sacerdozio ; e quesle di- vidono il popolo in fazioni die cliiamano nella Palestina eserciti stranieri. Tutli quesli politici e religiosi awfni- nienfi , le guerre , le paci , le alleanze , tutto viene ac- ciiralamente descrilto, e cosl rivelate le ujanifesle o se- grete cagioni de' piu importanti awenimenli die dove- vano alia fine distniggere una nazione corrotta dal yizio € dalla superslizione. Si credera die la rovina della capitale e U disper- sione degli abilanti pongano fine ..lla storia ebraica ; iii.i il nostro autore 1' accompagna fino al totale suo di- sfaciiuento , accadiilo ai tempi dtW imperatore Adriano , e cliiude questo secondo import;. ntifsinio libru con v.ne filosoilche osservazioni sul presenle s;!ato degli Ebrti e sidle cause delle ipro divisioni e del visibile bjro decadiinenfo. Lo stile e quale si conviene a (pieslo genere di scrit- lure , semplice , elegante senza .iffetlaziorie , rapido , tI- goroso : e se talyolta si dcsidera piu legato , dobbiauin piutlobto darne colpa alia natuia dell' o]iera , die alio srrillore. Di mudo die quest' opera , fatta jicr islruzione della giuventii , puo in alcune parii lornare utile anche ai doni. iS6 APPENDICfi Cenni sail' cp'u/emia petecchiale , del cav. Fincetizrt iMantOVANI , dottore in medicma e chirur- gia , ec, — 3Ii[ano, iSi'^, in 8.'% di pag. Sy. Won e certa I'epoca in cui la fchbre petecchiale comincio a mosl'.'irsi e fliffondersi cpiilemica fra noi. ItHliibitala n' e r indole sua coiitaj^iosa. Doniina printipalmciilc nelle umili case d:gli agiicoltori, e dendo gli squallidi abituil del minuto popolo , n n rare voIic portatavi dal passaggio degli cserciti e dagli accaltoni. Nou lascia per cib di tarsi Vedcre talora senza che se nc possa dotcnninare originavia provcnieuza. E osservazione costanle cli' cssa si sparge sopra tiitto nei paesi nionlnosi e nolle asciulle piiinuri.! vantale per aria pura e felicita di clirna. TNulla sappiamo di cerlo inl'orno alia nalura del principio produttore di questa febbre csarilerualica ; se nou cbe 1' analogia di altre malatlie della pel'e iti cui si vodono annidate specie determinate d' insetli , il moslrnrsi e cessarc dell' eruziorie petecchiale secoudo i cangiamenli dell' atniosfera , i pcriodi che percorre la nialattia istossa ad onta di ogui sforro dellarle, ed altri argomeiiti inducono a pcnsare che questo n»orbo sia pur caj^ionalo da insetli i quali per la loro piccolcxza slnggano alia lente dell' occhio indagatore. Tutli i contagi opcrano stimolando, c svegliano malatlie infiammatorie. Qiiello della petecchia irrita in particolare il cercbro , e cio fa piii o meno , secondo 1' atlitiidine Jlo^'islica deir individuo. I periodi seltennarii sono mere opinion! dell'antica scuola , come pnre le critiche eva— cuazioni. Basta di essere persuasi cbe la malattia e.vfe/i?c come quello a cui si couvetigoiio le siesse coniiderazioni. Pocs'w d'l Pletro Arm AT I. — Bergamo^ da Ales- saiidro Natall , 1817. Qucsto piccolo l''bro di elegante formato raccomandasi e per la venusta della ediz nne e pel luerito dei versi che racchiiide. L'autnre lia volute dare un sagpio del suo valore portico ne' metri piii usitati, poicbe ci da sonetti , auacreonlicbe , stan/.e , sesiinc, fer7e-r'mc e caulate. II passnggio delle Alpi in ottiva r'ma e, a nostro avviso , il componimento clic piit degli ailii ha diritto al favore del pubhiico. -Spiega in esso il pocta uq efferves'.ente entus'asmo chc talvoUa gU tr;ic dc' bellissiini versi , ma che talvolta aurora lo sospiiige oltre i coufiui del buoq guslo con tiasuiodala goufie/za. Scontrasi pme il leltore di quaudo in 'umndo mi giuocbi di parole, come Tf\.c., accnsturnir la ch-'amn al chioniato elmetto , cib che rimbomha al rimbombo di gaerra , luce/U0 1 58 A P P E N D I G E iucef penderc in sul pendio : in epiteti male appi'oprlali^ come bosco atroce , truce chiaror degli usherghi : in ueo- logismi ctl espressioni ignobili c disadatte, come squal- ieggiare , cercar aiuto nei figmenti , insemitar lo stuolo , fronda rugiadosa d' atro sanc,ue e simili. Ma cio che piii appalesa la maucanza di lima nel frasario poelico del sig. Armati , si e il veramenle sirano abuso delle voci orrore f orrido , orribile , orrendo , orribilmetue, che tro- vansi pressoclic ad ogai passo aggnippate a due, a tie, a qualtro ia una medesima stanza, il die si fa chiaro cogli esempi che scguono : Sbaragliasi I'esercitr) levando Di sdegiio e di dolore orrende note ; Ma il Inibo scende, e scnza legge errando, Nei fiiggdnti guerricri urta e percuole ; IVlena sliage ogni masso^ e rotolando Vien che un nembo di sangiie intorno ruote ; Fischia , abbalte , scoscende, e lordo lassa Oime orrende di sangue ovunque passa. iSalnra indarno ai loro sgnardi oflrio ISuovi perigli e nuove baize orrende; Provansi d' una rupe in sul pendio Che snpra d' un abisso orrida pende j Qui largo intorno si riversa un lio Che r oniie pigre in duro gel sospcudc j E pare il raonle a quel ciglione intorno D' aspri crislaili orrendamente adorno. Scena orrenda di monli iuaccessibili Che la fronte di nenibi erla si velano , Tristi recessi e folti boschi orribili Che pugnano coi venti e si querelano , Orrendi mostri che con urii e sibili Crescono orrore ai boschi ove si cciauo , E ria bufera in larghe falde mirasi Che rapida nel turbine raggirasi. E subito dopo Monti di neve al cui gravoso incarco Ciuvano i monti \c petrose spalle , Rupi scosccse orribiimente in arco Sopra luugghiantc inabissala valle, ec. Sarebbe un niancamcnto di urhanila letlrraria se accanlo PARTE ITALIANA. I S(J alle stanze pur ora nolate,altre non se ne riferissero di buonu lega , c in cui forsc niuna racnda si scopre , dal- r orribile in fuori. Descrive il pocta i massi die gli abilatori dell' Alpe fanno dirupare dal monte contro i guerrieri affricani. Precipile dal verlice rinibalza La rotante di massi ampia ruina , Che a saiti a salti vien di balza in halza , Tal che ue treraa la pendicc alpina ; Cresce nel corso e nuove moli incalza , Che le rupi e le piante urge e strascinaj E mcntre nelle valli orrida piomba , Con muimure lerribile lirabomba. Tpoliposi di Annibale pervenuto alia sommiladelle Alpi. Solto nsbergo di luce atra e funesta Fra immagini di sangue il cuor fesleggia j Tullo picn di rainacce alza la testa , E gonfio di furor 1' occhio vampcggia j Sparsa su 1' elnio la sanguigna cresta Astro di morte orribilmente ondcggiaj Suonan di rabhia i denti , e niinacciosa L' altera destra su I'aeciar riposa. Annibale paragonato al leone. Qual lib'co Icon che pur non abbia Lunga slagione insanguinato i denti j Dal (iigiuno ist'gato e dalla rabbia , Al miiggliio esulta dci cornuti armenti ; Squassa la cliioina e la suoiiar le labbia , La frotite alluma di due faci ardcnti ; E gia ringhiando e rabbuffando il dorso , Contro la preda si distende al corso: Tal Anniballe di furor dipiulo Si mostro ne la fronlc acerbo e crudo ; E innauzi a tutti , a forti colpi accinto , 1/ asia protese e presenio lo s'^udo ; Poi fra nrmici il corridor sospiuto , Die principio di Marte nl Hero ludo; Vinsc , abbalte , distrusse ; e a tanto sdegno Coiuincio Roma a dubitar del regno. l6o APPENDICE Lcltre dii 31arquis Arborio Gatdnare dc Breme a ses Jils a Milan. — Brescia , Bettoni e Com- pagiii , 18 1 'J', in 8.'' di pag. i3. L' oggetto di questa letteia e di rispondere all' articolo ingiurioso clie leggesi Intorno all.i vita dfll' aiitore nella Biographie des Homvies vivaiits ^ stampato a Parigi da JV/.r Michaud et Compagnie. Questa Icltera e scrilta con niolta dignita ed affetto : solainente ci permettiaiiio di osservare clie ancor piu dignitoso sai'ebbe stato il si- lenzio. II sig. marchese de Breme lia filto troppo onore a' suoi avversaiii. I talenti , il caratlere , la luminos.i car- riera politica e diploinatira del signer marchese de Breme non aveano bisogno d' apologia, e noi termineremo colle parole colle quali egli cliiude la sua letteta -- Q^iiand rout Jin peuple a le droit d'ecrire tout ce qiiil vent , on doit se resigner a lire bien des sottises. Alcuni cenni critici del dotl. Gian Dionisio AVRA- MiOTTi sul viaggio in Grecia , die compone la prima parte dcW itinerario da Parigi a Geru- salemme , del sig. F. A. de ChateaubrtaND, con varie osservazioni sulle anticliita "reche. — Padova, 1816 J tip. Bettoni , di p. i55, in 8.° Noa pu6 essere se non lodevole lo zelo di un grcco bene istrulto il quale piende a vendicare il suo paese dalle oinmissioni , dalle ingiurie , dagli errori commessi da uno di qucgli autori , dei qnali pub dirsi cio clie il celebre Beniamino Franklin dicea del cauonico Pauw , inollo pill VQVsato per altro nella classica erudizione, <(clie scrivono un giorno per pentirsene il di seguente ». L' Avramiutti segue a pa?so a passo il sig. de Cha- teaubriand nel suo viaggio in Grecia , e ad ogui passo trova sconvolta la realta istorira dei luoghi e dei fatti j trova , com' egli dice da priucipio, audacia , insolenze , plas.i e verfiognose menzogne. JNon arbilri noi di It-iicr dietro dovuuque al censore , com' egli lien dietro all' itinerario da Parigi a Gerusa* lemnie per quella parte die concerne la Grecia , osser- vererao solo cbe il viaggiatore scbbcn passassc assai vicino, PARTE ITALIANA. l6t ha trascuralo inticramenle Pcrivolia, die e 1' anllca Be- leinina, lo sorgfjiiti dell' l']niola e dell' Alleo , Coroue, chc e I'antica Colcnidc, ch'egli ha confuso con altro Corone posla nel foudo del jjolfo Mcsscnico ; le due Man- digno , colonic dei Manlinei , Scardamula giu Caidamile, Eletitia clie e la Leutra degli antichi Eleutero-Laconi^ Sf.'iuios, o Paliocora, ove torse secoiido P« Aura Zeffiro gralissima , •< Salla , e il terren percuote « E veder di Bacco inlanto " Co 1' agili sue piante 't Penzolar gli ouusti palmiti , <^ Al suoiio de la lira « E 1' avere a se d' accqrilo (5 Di sacro ardor baccanle : « Sleso sotlo i freschi pampini *'y Seco soave spira « Forosella in volio amabile 1 fc' Siiono d' agresle tibia « E d' amor ansante il petlo ? 4, i4 II garzoncel dai belli « Non e cio il piii desiabile, « E niorbidi capelli, « II piii bel d' ogui dilelto ? » -■ L' auiiconio Gupido , • Con Bacco lo scherzevole , •■ E I' alma Pea di Gnido , « A ravvivar poi viene ■< Le grale ai vccchi cene. GR\N-DUCATO Dt TOSCANA. Elomenti di geomctria di S. Belli ^ P. P. della stessa facoli'a neiri. R. Univ. di Siena. — Siena, 1816, Queslo lib'O prova in niolti siioi luoghi la Siigacita e la pratica iiel calcolo del suo autore. Alcuiii leoremi e problorai sparsi qua e la , o nuovi o nuovaraeule dimo- sliali, so si considerano a parte, saranno ccrtamente sli- niati tUigl' intendemi. lo mi liuiilero a citare la rigorosa dimostrazione dello sviluppo Tayloriano , che puo dedursi da guanio si espone nel pvob. 1.° dell' appendicc 2.*, e PARTE ITALIANAi J 65 t\\e scmljrami nnova. Ma quantunque in qucslo liluo slanvi tosc mollo picgevoli , io son d' avviso cio non ostante^ che iioti possa cguahuonte piacere il sno piano e la sua csposizione. L' idea di far percorrerc al Icggilore in uri libro di poca mole tulto quello smisuialo tiatlo di strada che vi ha ira il problcnia di dividerc una retla per rnelk ed il grandioso prohlcrna degl' Isopcriinclri , non puo a meno che scnihrar troppo ardila. Suppone V aulore che posscda la scienza del calcolo sino alie parli piii subliiui , e lo suppone ancora ignaro delle prime nozioui di geo- melria e trigonometria , giacche egli tialliensi a dargli le prime definizioni delle lunzioni angojari : siffalla suppo- sizione crcd' io non sara tnai in alcuno per avverarsi. In- fatti ognuno sa che nei calcoli superiori 1' analisla prmde dalla gconietria Ic funzioni angolari ch' egli spoglia d'ogni rappresentazione di linea , e che considerate come numcri astratli , (a enlraic neU'analisi pura a forniar uno dei principali tnczzi del suo pertezionanienlo. Non e diinque Gontraddillorio il suppi?rrc bisognoso delle prime nozioni di seno c coseno clii gia devc posedere i calcoli sublinii ? Id poi non mi Iraltcrro ad accusare di alcnne incsallezze 1' autore intorno a qualcbe esprcssione e definizione, e mi contentcrb di fare Ic inlerrog.izioni seguenli : Perche mai egli voile invilapparc colle nozioni sempre inesatte d' infinite e d' infinitcsimo le dimostrazioni di molte ve- rita in un tempo, in cui , dopo le luminose tcorif.he di fiagrangia, tutti i geometii hanno conosciuto the il prin- cipio dcgl' indcteriuinati ha la stessa metafisica di quello dcgl' infinitcsinii , e che jjorcib pub essere a qucsl' ultimo sostiluito con nessuno scapllo , an?.i con somnio vantagg'o ; in un tempo in cui tutti gli sfor/.i de' geometii stessi dovrebbero anzi essere direlti a riformare co' uuovi me- todi tutta la grande scienza delle qnaiuila per finire una I volla di eliminare dalla mcdesima ogni traccia di «vane- ; scenti , di llussioni , d' infinitcsinii ? Perclie mai 1' autore 1 voile ancora traltarc col calcolo dilie variazioni i proble- I mi piu elevaii di roassimo e minimo, in un tempo in I cui, dopo le riflessioni di Frisio,(li Eulero e dello stcsso Lagrangia inventorc di quel calcolo , tulle le dottriue del mcdesinio sono stale ricliiamale al piiro calcolo dilfercn- ziale ed inlrgrale? Io lo dico aperlamente : gran danno porta al merito del presente libro la data dclV anno it. cui fu pubblicato. 1 66 APPENDICE STATO PONTIFICIO. Descrizionc dci dip'mtl a hiion fresco , eseguid in una galleria del Palazzo del sig. Duca di Brac- ciano in Roma, dal sig. Pelagio Palagi , ac~ cademico di S. Luca. — Roma , ndla stamp, de Roman is , 1816. 11 sig. cav. TaTuhroni e 1' anlore dl quesfa Descrizione ; e. Giudizio sulla scarlattina dominante , del medico Seba- sliano Padronag^io , uffiziale ordinario di salute di prima classe nelC ospednle militare ec. ; in 8 , di pas,- 4'> ' piinii tre aulori si siojzano di piovare clie lu scarlatina 170 APPENDICE noil k un coiitnglo origiuario di vcrun pacsc , die quadi scmpre nasce cpidemicu , o sporadic.!^ e iioii ha niiuscna che la propaghi , sc noii qinnilo per oscuie complica- zioni morbose esso si gcur ra spontanco ncl corpo uinaiio. Cib avvienc, dicono cssi , ogiii qiialvolla la scailnltina $ia accompagnita dal tifo. Attrilniisroiio la scarlalliiia che ultiiiiameniu domino in P,i!erino all' itillnonza dell' at- niosfera che in qncll'anno fu vohibilissima , faccndo ra- pido passaggio dal secco all' umido, e dal freddo al caldo. I liniedi anlimouiali , gli enielici , i blandi purganli , gli antelminlici cosiitiiivaiio la cm a di qiiella siipposla epi- demia che fu d'indole mile. Contro la pluralita dei voti, il dodor Sehastiaiio radron.iggio, nel suo giudizio sulla scarlatu'na, sosiicne che qucsio esanlema sia sempro ( on- tagioso. INon ammetle che il contagio si generi sponla- neamente nel corpo umano. [n tanta disparita d'opinioni noi lion sapremaio deterrainare da che parte stia il vero, poiche r argoaieulo dei contagi e lutlora problema da sciogliersi. (^oloro che repulano i niiasmi contagiosi esi- stere in cerli luoghi delcrminali fin dalla crcazione del mondo, e propagarsi di persona in persona , o per mezzo d' allri corpi conJuttori , senza die aiai soflrano allcra- zione di sovta , non sanno poi spiegare di che natura sicno queste sostanze morbifere , ne c' insegnano perche molti contagi fossero ignoti agli antichi , ad onta che lossero in comuuicazione con niolti popoli dai quali de- riviamo noi piesentcmente alciini di questi naaloii. Quel medici poi che i contagi ripjngono nella degenerazione degli umori animali , e li considerano effetti della mi- seria , del sudiciimie , dell' accumulamento dei sani , e peggio di quelle dei malati , dell' influenza delle domi- nanli costituzioni epidemiche ec, ci sembrano ciechi che SI provano di dislinguere alia meglio i colori. Che se domandale loro , onde mai avviene che queste malatlie si riproducano sempre di una stessa deterniinata natura, con caratteri loro propri e costanli , a congetture aggiun- gono essi congetture che ci lasciano piu incerli di prima. Con tuito cio, se si riguarda aU'autorita dei pralici piii illustri , ed alle recenti mediche dotirine che general- mcnte s' insegnano nelle scuole ilella culta Europa , I' o- pinione che i contagi siano originari , e che non si ri- producano mai spontaneamente nei corpi viventi, e la P\RT£ ITALUNA. 1^1 piu ricevuta , e , diremo anilie, quella die piu conisponde ai lalli , c i!ie mcglio prolcgge la catisa della pubblica prosperilli llsica (i). OiTONA , tragedla di due Palermitanl. V. avverlilo il leftore essere la condotta e la sceneg- f;iatura scritte da Giuseppe Bartoli , ed i sentimenti e la verseggiuttira distesi da Luigi Montaltn. Una tra- gedia clip vanta una duplice paternita raccomandasi assai svanlaggiosamonte agli uoniini di letlere , i quali piii cli' altri sanno die nelle opere d' ingegno inal si accor- dano i dirilli di comproprieta , e che Mineiya usc'i tulta inteia dal rapo di Giove. Se qiif'' due Palennilani non averano lena a comporre di per se una tragedia, molto nieno poterano riproniettersi un felire successo' da una infelice cooperazione ; e infatti I'Oitona ser\\.e gli auto ri. Una tragedia pni senza interesse , senza nodo , senz.t sviluppo, senza agitazioni straordinarie d' affetti, non avra inai di tragedia altro die il noma , e il nome appunta ha solaniente quella di die si ragiona. Non e in sostanza die la Tersificata storira esposizione della cattiyila di Oitona t'llla sdiiava in Tromato dal pirata Duroniante die di lei si acrce, e redenfa in battaglia dailo sposo e dal fratello , i quali, senza un perche, la trovano mortal - iiiente ferita avvolta in ispoglie guerriere , e niuore infatti per comndo di'gli autori imbarazzati a compier la tela. Lo stile turgido e roraoroso non puo essere pii'i anti- tragico : si e voluto iiiiitare quello di Ossian , ma Ossian non declamaya dilla srena: la sua arpa nata in mezzo alle arqii destavasi alio strepito delle vittorie. Figli della viltade , figUo della sciagnra , figli<^ della uiia gloria ; figli de' viventi , figUo della burbanza , note atru-\ er- (i) Era gici sotlo ai torchi questo aiinunzio, quanlo ci giunse «n altro opuscolo sullo stesso argomcnto, ciof: Discono sidla natura contagiosa delLi scarlattina osservaia in Pohntio nel iSjS, di h'ranceico CaLa^ni. Palermo, iBib , in 8°, di pa;?. bU. L'aiitore prova la quality contagiosa di queslo esantenia coila scoria di diligenti-sime osservazioui praliche, non die culi' autorila del piu celebri scriitori che ne liaiino Iraltalo. Se noi dovts-imo giu« uicarc drl mcrito delle •cccnnate seritture . daremnio soura tiittc •li paliua • qued' bltima- I 7^ A P P E N J) I C E niiglie , spirto che si aggirera vagabondo sn le penHo de' venti , e. siinili modi consecr;iti alia poesia de' BarcU incontransi all' ingresso della trai;i\onb. Storia di Napoli. Nfl correnle ollobre saraiino pubblicate dai lorchi di Isiccolo Capurro con caralteri di Didot in due tometli in 8.° Le poesie del prof GtoyAnsi Rosipfi. Coiiterra il prijno volume Odi , Sonetli e Coniponimeiili di yario genere. II 2." tometlo conterra una salira sulla cducazione domestica , e il poenietlo La Gara d' Omero e di Esiodo. II prezzo de' due loiiielli e di 4 franchi, e saranno adonii di due ranieiti inveiitati e intagliati dal sig. Ffdi, piltore fiorentino. Si rirevono le commissioni da A. F. Stella e Conip. in Milano, da Fuchs in Venezia , e direttaniente da Capurro in Pisa. Tre bizzarrissinie opere o teologicbe o di ermeneufica sono slate in Roma pubblicate in bieve tempos quella dell'Ab. Pacifici intorno all' area di Noe fcrmata nella vella del Gianicolo , 1' altra del Ma- slrolini sul nivlero della Triiiila dimostrato nialemallcamente ( e quesla , salvo crrore , mi sembra uti' ercsia ) , e la lerza di uti Monsign. Baldi sopra i valirinii della Croce contenuti in piii luoghi dcir antico Testamento , ed ora per la nrim» volta conosciuti e sco- porli dopo 19 secoli di ricercbe e di studio. Anche questi libri do- vrebbero essere aiuiunziati dalla Biblioleca Italiaua (1). (i) Essi ci sono noti : ma t opera del Pacifici Ju stampata nel i8i.'(.. due anni prima della pu^blicazione del nostro giornale. Quanta alle nitre due , ai'endo trascrilto questo articolo di lettera , le diamo per atinunzlale ( L' Edit. ) 174 ATPENDIGE CORRISPONDENZA. ITALIANA. Si£2. Direttore deJla Biblioteca lialiana. r . ' . . VJOW leltera degli 8 ollobrp 1816 io la pre°;ai a volormi dare qualohe schiarinieulo su i inolivi pei quali al f'ascicolo II di-lla Biblioteca Italiana nella notlzia delle opere matematiche nuove o rimarchevoli pubblicate dagU Italiani in (juindici anni allora decorsi iiou fosse ricordala una niia opeiella pubblicala col mezzo dei lipi Soliaiii di Mi'dena sul calcolo differeriziale , le consrguenze drlla quale veiinero collocate fra le scoperle dall' Islituto Ilaliaiio. Cou- fesso o.he tale inchiesta , benche foiulala sopra base iioa falsa, fu regolata assai piu col mio amor propiio che coi preceUL di quella rigida saggezza che , menlre a noi prescrive far di lullo per mc- rilare la lode , tie vuole poi indiffereiili a quella lode che iiom si ottenne : ma quanlo a lei, sig. DirelLore, non a\ra poluto ravvi- sare nella mia donianda che 1' importanza da nie altribulla al non es^ere menzionalo in un giomale da lei diretlo. Non solaiiieiite oUeiini veruna risposla , ma anzi con mia mera- \iglia vidi dirigermi motti scorlesi e dileggi in opuscoli e lellere pubblicate da aiioninii , 1 quali si diedero vanto di esserle amici. Cerlamenle io wow ho poluto persuadernii ch' ella abbia a cio con- sentito, non che conlribuilo , perche so di non avere provocate cose dispiacevoli contro di me col dime o scriverne ad allri , ne giam- liiai ho uiaiiifestali a lei, sig. Direllore, senlimenti che fossero in conlraddizione culla slima che le professo. Ma non e men vero che la mia lellera e senza risposla Saprei conforniarmi a tale silenzio , se a cio che poleva essere raiiila , in me non fosse or sollenlrata la cura del mio orore ; cura alia quale nessun uomo deve o puo rinunziare. Una parte di pub- blico ha interpretati per risposle alia lellera stessa gli attacchi che sollo rapporto scieiitifico si daimo alia mia fama nelle lettere ano- iiime, di cui le ho parlaln , ove si dichiara : non esservi fatlo pa- rola nella Biblioteca lialiana di certo opuscolo matematico del Bar- bieri ) perchii i supr,mi di quella scienza non Io giudicarono degno di menzione. Giustamenle riguardandosi come i supremi d" ogni scieiiza in Italia i dolti dell'Istitulo Italiano , Inluno ha perfin so- ipetlalo essersi da me sognalo il voto , ond' io asscrii avcrmi Io stesso Isliluto oiiorato , e che per allro e pubblico colic slampe. S\^. Direttore, 1' oggelto delta mia opera fu di mostrare a priori, e indipendenlemente dagl' infiiiitesimi , T esattczza del calcolo difl'e- reiiziale , coiisiderato come calcolo delle dilTerenze finite. Questa dimostrazione invano erasi ricercala vcnendo dai tempi del Cavalieri, d(l Leibnitz, del Newton, inveiilori del calcolo degl' iufinitesimi , fino all' anno i8o4 . epoca in cui fu slainpata la mia Menioria. Io fui abbaslanza fclice per riuscire nella mia impresa. Cosi decise ima Commissione apposilamente iiominala dall Istituto , delta quale le frasmfllo il \olo : se questo sia stalo approvato , le poira ora nsul- tarf dalla lellera n," 6/p > con cui mi fu accompagnalo a nonie di PARTE ITALUNA. J y.f; quel Consesso; lettera che a comodo di lei, sig. Dircllore , ho tidal.i nelle mani dell'egrcgio di Ipi riipole, e niio carissimo amico , sig. a^'^■ocato Agostino ZatiellL Da luUo questo apparisce, cssere per le mic cure, se il cosi detto calcolo dcj^l infiiiitesinii lultavia preferito e ncll' Italia e fra 1' altre dolle iiazioiii per lo scioglimenio de' problenii dell' alia a'lalisi e della fisica , superiore per brevila a^li altri melodi , gli adegud per la prima volla ancor nel rigore. Ne lulti i supreini della scienza varrebbero a togliermi questo onore, il quale, iii>che mi ri\iianga , lion avvi iiemmeno fra essi chi abbia diritto di maMifeslare sprezmo per quel la\oro , da cui mi k derivato Terrebbe presso me luogo di risconlro ad ogai precedenle inchie- sla, sig. Direltore , la pubblicila rh' ella si conipiacesse di dare nel suo giornale alia presente niia leltera. Tale alio di genUlf.^za nel rappresentalo stalo di cose lo sarebbe fors" anche di giuslizia ; del quale mentre io la prego , mi procuro nel tempo slesso il piacere di assicurarla dei sensi della distinta mia stima. Milano , 9 oltobre 1817. G. BAaBiBHi. Osservazioni sulV articolo imcrico aUa png. 460 di que- sta Biblioteca Jtaliana , Jascicolo dello scorso sel- tembre 1817. Milano, il 16 ottobre i8«7. Taluno leggendo quanlo in questo articolo si dice circa 1' opera del sig. professore Rovida , e conoscendo allronde 1' opera niedesinia , non sara forse per credere che 1' csposio giudizio sia per essere il pill convenienle. Se I' autore avverte iiella sua leltera di dedica d'avere scritto solaniente per li giovani suoi allievi, questo egli dice con savia modcstia , perche 1' islruzione appunto dei nied'^simi e il suo scopo principale; ma non e per questo che nel suo libro nulla siavi che •• solleticar possa la curiosita dei ^ia provetti ed eserci- tati nelle matemntiche discipline .■• Io bramerei di parlare con chiuti- que •■ si lagnasse di non troi'iire » nel iibro suddello ■< melodi nuovi di calcolo •■ . e vorrei iiiU iio;;arlo circa a quanlo egli inlendesst; di rilrovarvi- 'Son credero gia ch egli prelenda di riii\eiiir in un' opera elemetitare nuove teoriche analiliche, per cui s'ingrandiscano i con- fini della scienza: onde pe' suoi nuovi nielodi null' aluo potrebbe inlendersi che i\uovi arliiicii di calcolo direlli a rendere traltabile ed ameiia qualche soluzione di un probten>a che per la via ordiuaria riuscisse complicata e noiosa. Ora di questi abbonda 1' opera del nostro autore, ed 10 mi accoulentero di far osservare solamente con quanta sagacila nel nianeggio delle equazioni di niolli problemi geo- melrici ,si evitano le equazioni superior! al 2." grado. Di cio , per lacere di niolti altri , un bell' esempio ne da 1' analisi del proLlema XLII , iiella Irattazione del quale non sarebbe forse avvenulo di evitare il 4-° grado anche a lalui.o che avesse gift vedute niolte soluzioni >• di sottili e difficili problemi <-.lo s.itio pcrsu.'sso che 1' cstensore dell' articolo non ha klta la soluzi iie di questo probleuia. Quanlo poi alia cosl delta KOprabbondanza di calcoli , vi k chi potiebbe osservare che ogni qual volta ti segue netla soluzione d'un probleuia una ttrada iuiiga piut- l'-'6 APP. PAPvTS ITALIANA. tosto che una piii breve, cio si fa col molivo Ai mettprp soll'occhta i■ G. P. SfD In alci^ni esemplari Ji queslo Fasc. paj;. 79, liu. aa, romboidale , les,^i cubic a. OSStlGHE FATTE A I BbERA. M AT 1 s ERA — « .„«B,,I, Altezza AJtezza iza Dirczione o del del del Stato o Bai( ) metro Termo metro letro Von to dell' Atiuosfera I p.a7. 1- 9,7 + a,7 8,5 0 Sereno « 2 27. 8,4 -*- 1470 8,5 SOS nuv.— scr. 5 27. 8,8 + 1 2,0 4,0 E Nu\o]o 4 27. 9,0 4- n,o 2,3 E Piovoso 5 27. 8,7 + 9,5 «,o £ nuv.— piovoso 6 27. 7,5 H- 7,2 9,5 N nuv.-p .'ggia n 27. 8,0 i- 7,0 1,2 S Sereno 8 27. 8,5 4- 6,5 2,2 E Sereno 9 27. 9;0 + 7,5 2,0 E Ser.— nuv.— ser. 10 27. ^>9 H- 7,5 2,2 SE Nuv.-ser. 1 1 27. 7,0 + 7,5 2,7 SE ser— INuv.-piog. J2 27. 4,2 4- 8,0 1,0 KG* Sereuo J 3 27. 8,0 + 5,0 9.5 E Ser.... nebb. i4 27. 10,4 + ^,0 7,6 ESE Nuv.— piovoso i5 27. 8;7 -J- 4,6 9.7 S nuv— Sereno i6 27. 9;0 -J- 4.8 9,5 E nuv.— ser.— nuv. 17 27. 10,7 ■^ 6,0 7,0 NON Wuv.-Pioggia 18 '9 27. 27. 10,5 9,0 ^- 6,5 -- 7,7 7,7 0,0 INO SOS Nuv.-Piogg'a nuv.-ser. 20 27. 9,8 -. 6,0 9,5 SO ]\uv.-ser. 21 27. 7,° - 5,0 9,2 SO nebb.-ser. 22 27. 4,0 + 6,0 9,2 so nebb.-ser.-nebb. 25 27. ^'c + ^,0 8,9 E nebb.-poche goccie 24 27. 7,« ■- ^° 9'2 s ser.nebb.-scr. 25 27. 7,8 ••- 3,0 9,° 0 so ser.... nuv.-nebb. 16 27- 8,8 + 7,0 9,ti SE Nuv.-ncbb.-poca piog. 27 27. 9," + IP 7,5 0 Nuv.— Pioggia 28 27. 8,0 " 4,0 8,5 NE Sereno 29 27. 9,0 -- 5,0 8,5 0 Nebb.. . . poca pioggia| 3o 27. «-7 -- 5,0 9,5 s 0 Sereno 1 5i 27. ",9 "f" C,o 0,5 s 0 Sereno 1 iVJteiza del Barometre K.B. L' tisttristo * fMassuna Minima Medial . + 18,5 1 5,0 > P loggia poll, 5 Uu. io,a?. OSSERVAZIONI METEOROLOGIGHE FATTE AL K. C. OsSERVATORIO DI B B E R A. Ottobre , 1 8 1 7. RI A T T I N A 'IM ¥im'n»«(.j S ERA "a 0 3 I Altezza del Baronietro Altezza del Terruo metro Direzione del Vento Stato dcU'Atmosfera. Altezza del Baronietro Altezza del Termonietro Direzione del Vento Stato dell' Atmosfera P-a:-!- 9>7 + 14,7 0 nuv.-Ser. p.27. 1 9,» + «8,5 0 Sereno • a 27. 8,4 + 1 4,0 E ser.-nuv.— Ser. 27. 7,9 + '8,5 SOS nuv.— ser. 3 27. 8,8 -}- 12,0 E* nuv.-rolto— pioggia 2.7. 9;» . • 1 4,0 E Nuvolo 4 27. 9>° 4- 11,0 E Nuvolo 27. 9,0 + 12,3 E Piovaso 5 27- 8,7 + 9P E Wuvolo 27. 8,6 + 8,0 E nuv.-piovoso 6 27. 7,5 + 7;2 E....N Piovoso 27. 7,6 -f- 9.5 N nuv.-p i.-ggia n 27. 8,0 -t- 7,0 E nuv.— Ser. 27. 8,3 -|- 1 1,2 S Sereno 8 27. 8,5 -1- e,5 NON Sereno 27. 8,5 ^ 12,2 E Sereno 9 27- 9,0 + 7,5 E nuv.-Ser. 27. 9,0 -j- 1 2,0 E Ser.— nuv.— ser. 10 27. 8,9 + 7,5 E Duv.-Ser.-nur. 27. 7,7 4- 13,2 SE Nuv.-ser. . 1 1 27. 7,0 -i- 7,5 E Sereno 27. 6,5 + '2,7 SE ser.-Nuv.-piog. 12 27. 4,2 + 8,0 E Ruv. 27. 5,(j +■ »',o NO* Sereno i3 27. 8,0 27. 10,4 + 5,0 O....E Sereno 27. 9,5 + 9.5 E Ser.... nebb. j4 + e,o E Nuv.-piovoso 27. 9,9 + 7,6 ESE Nuv.-piovoso i5 ^7- 8;7 -t- 4,6 SO Sfcl'. — IHIV. 27. 8,0 + 9.7 S nuv.— Sereno i6 27- 9;° + 4.8 E nuv -Sereno 27. 9,'^ + 9,5 £ nuv.— ser.— nuv. 17 27. 10,7 ■t- b,o E ]Nuv.-Hioggia 27- 10,5 -+• 7,0 NON Nuv.-Pioggia 18 27. 10,5 + 6,5 N PJuv.— piovoso 27. 9,8 + 7,7 NO Nuv.-Pioggia '9 27. 9^0 + 7,7 s 0 piovosf-nebb. 27. 9,6 -{- '0,0 SOS nuv.— ser. 20 27- 9;8 + 6,0 E nebbia-pioggia 27. 9,0 + 9,5 SO Nuv.-ser. 21 27. 7,0 + 5,0 N 0 nuv.^ser.-nebb. 27. 7,4 + 9,2 SO nebb.-ser. 23 27. 4)° + 6,0 SO nebb.-ser. 27, 5,4 + 9,2 SO nebb.-ser.-ncbb. 23 27- 7>2 + 6,0 E Ser.— nuv.-nebb. 27. 7,9 + 8,9 £ nebb.— poche goccie 24 27. 7,0 + 5,0 E Ser.— nebb.-«nuv. 27. 7,6 T 9,» s ser.nebb.-scr. 2S 27. 7,8 + 3,0 L^ Sereno 27. 8,0 + 9,0 OSO sev. . . . nuv.-nebb. 26 27. 8,8 + 7,0 Nuv,— rotto 27. 9,5 SE Nuv.-nebb.-poca piog. 27 27- 9;" + 7,5 s Nr.v.-Pioggia 27. 7,0 4- ?;5 0 Nuv.-Pioggia 28 27. 8,0 + 4,0 0 ncbb.-ser. 27. 9,0 + 8,5 NE Sereno ^ 27. 1^,0 + 5,0 0 Ser.-nebb. 27. 8,7 + 8,5 0 Nebb poca pioggia 5o 27. 8,7 + 5,0 0 nebb.-ser. 27. 9,8 ■f* 9,5 SO Sereno 3i 37- ">9 i + G,o s Sereno 28. 0,4 ■4" 10,5 SO Sereno Massima . 28. ",4 Massima . 4. .8,5 1 ^ 3,0 [ ■}» L«)85 ) Pioggia poll. 5 liu. 10,35. AJt e2za del Bare metre Minima . 27. Media . . 27. 4,0 8,5 Altezza d«l Tcinionictro Minima . • Mcdiiv . . • fi.IL L' «J{C •M«0 * in^sa il vento /c rte. 77 RIBLIOTECA ITALIANA Novembre 1817. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI La Fisione dl Canova. Cand tre tli Glo. Batt. Mar- SUZJ , romano, per Ic s'atue di Vcnere e Marte , ossia della Giierra e della Pace. — Roma, 1817, nclla stamperia dc Romanis, in zj..°, di pag. 2,0. O RMONI pill acconciamente assai che Fisione a iioi pare che avrebbe dovuto il sig. Marsuzj ajipellare questa sua poetica fatiea. Con uno stile setitenzioso e da censore, anzlch^ da uorno rapito in estasi visiouaria, s'intrattiene egU della guerra e della pace , e si querela dei furori di Marte : n^ la sconvenienza del titolo e meno avvertita dalla partizlone raedcsima in tre canti. Ecco come il poeta entra in materia nei primo : A clie per poyerta f.itta biigiarda , Dt'i gr.in palagi logori le soglie , (i) Ifala Musa tornuta in bastarda} (1) JVIodo per lo meno I^a^so, e privo d" ogni garbo poelico. Bihh ItaL T. VIII. I a 178 L.i VISIONE A (e passa (^.inpnzi , e non ti occogUe L' ozioso Signnr , rlie finge cura, (') -"^gio non d.ilti , e lihev ta d i?ogIie. Scliernita inlanto clentro a!Ie alte innra Enlrar trescando , ed tbbrf usrirne scorgi Le Taidi , i Ciacchi e simile lordura. Deh lasria il fango e chi vi giace, e sorgi Air alto, onde scendesti ; io dico il vero , Tu r adalla alia lira , e altnii lo porgi. Cantiani l' opra novella , e il magistero Di quel dell'Adria Scullare sovrano , Clie vola al ciel sulle all del pensierp. Da quest! versi, die aprono 11 soggetto, potr^ clascuMo couoscere che T invito alia Musa cU adattare alia lira i ponsaiiienti del poeta esclude qualunque straordinaria imrnaginosa elevazione di spirito; e infatti I' argomento della visione di Caiiova si vede solaniente sul finire del se- condo canto a rapidi ceuni annunciato , e su- bito dopo se ne svia interanieiite la traccia. Sic- conie peio qnesta poesia, qual ch'ella siasi, ha un certo nierito reale ed una carta tinta di orijiinoliii , cosi non temiamo disaejii'''*''6vole o varto il raccorla col presente cstiatio sotto gli occhi de' uostii lettori , i quali ci sapranno buod grado di vedere talvoka rallegrate dal sorriiso deile Rluse le pagine di questo giornale. Dopo r ultniia spedizioiie contro Aigeri sup- pone il N. A. nel j)riino canto che Marte ab- bia per decieto di Giove deposte le arini e il taiento di gnerr s; raa che la Discordia, non mai lassa di stragi , fattasi innanzi , abbia con ac- (1) Scontro inarmoaico, e direm col Parini — Lacerator di ben tostrutti orecchi. — Se f ozioso Signore noii ricovera nel suo palagio r Ilalii -Masa, ;ie sen pig'ia peusiero, iti quale seiiso potra dirsi che le toglie la liberty ? II non giovare ad un misero e egli farlo schiavo ? DI CA.NOVA. *79 corte e feroci parole concitato in liii il male spcnto tlesiderio di sangue e 1' ardor tlelle pugiie : infatti alle istigazioui di colci , e Mentre Cosi dicea , come ferri arsi Sotto 1' alierno in-irtelLir dei fabbri Gli occhi di Marte coininciaro a farsi. Ira fe' i rarclii alia risposta scabbri , Solo un confuso suon di rabbia pazza , Fra i denti usriva , e si perdea sui labbri. Ratto ratto si veste la corazzT , Che par diamante , in cl-ie lo vSol dia sopra : (i) V e colei sculta , che cogli occhi ammazza; Poi f.i che I' elmo d' or le cliio-ne copra , 11 brando cinge , che le schiere miele , Qual fal'ce il gran , qiiando pii'i ferve 1' opra. L' asta , ch' era appoggiata alia parefe, Sdegnoso afferra, la cui punta e il cerchio Par quel raggio che segue le Comele. La paura e il furor a quel sovercliio Risunnar d' arme arean senfifo il cenno , E toUo il vel che al Carro fea coperchio, Sotto il giogo d'acciar temprato in T.enno Aggiunta avean 1' indoinita qundriga , Cui dar luogo nel corso i venti deniio. Salto il Dio nella conca , e si fe' auriga L' orba Furia , che curva sulle poppe I corridori con due serpi istiga. Inciampo al corso lor f.icean le troppe r^ubi che I'involgeano, e ne uscian fuore ("j) Sol i crini ondeggianti e Tampie groppe. Al fragore del cocchio s'avvide il paflre degU Dei che — Lo strug^itore del lignagi^io umano — ~ (i) DuVJllamo forte che a c^upslo luogo non sia renduta correlta- liieiite i' dea. Pare che in mezzo alia corazza dfl nume gaerriero fosse effigiata la tesla di Medusa ; ma quesia non animazzava cogli occhi , belli in guardaridola si rimaiiea spriza vita : losi almeno piacque di favoleggiare ai Poeli — Saxificaa vldeas infelix ora Medusae. — (a) Nolinsi le malagevoli rime usale nelle addolte lerziae con mi- rabile JVlicitA. ,.8o I-A VISIONE aveva rlispregiati i suoi cemii, e volto in giro lo scuarclo , Crollu 1 ambf^sio rapo , e in ira venne bi , clie aizo il braccio , ma lo str.il non sciol^e , Clie amor pntcrno il rnlpo a mezzo tenne. La voce e il volto ad Irid ^ rivolse : Va de' mi a naii nl men dilelto , e digli Che male a romper patto il tempo colse. Tosto indiftto tornar si riconsigli , () dovra dal mio fiilmine percosso Pf)rfare invidia delia terra ai figli. Dei detti il suon non pur ristava, e mosso Avea gia il vol la niessaggiera bella , Spgnando un arco rancio , azxurro e rosso. Come in notte serena in ciel par Stella Correr per via di fuoco e mutar sede, Cosi sen giva di Giunon 1' .inrella. Gonfio dal vento s' erge , e in cercliio riede Sul coUo il peplo, e dieiro venfilata La veste un cela e scuopre I altro piede. Ma non piegossi Marte al precetto flell'Iride^ anzi fe' segno alia Discordia, die gisse innanzi, ed ella le bripl'e sui corsier disciolle, 11 vipereo A gel rommosse audace. Quei , le libtre te^le in alto volte , Tre fiate a salii pres.ro le mosse , J- un greve tuono gli arresfo Ire volte. Ed alia qiiarta il fuimine ]iercosse La niigola che sotta i lor pied I era , Che rintruono Cnuie di br.inzo fosse, Al lampegoiar dell' ignea liimiei a , K al forte scoppii fuor di seggio uscita , Cadde dal cocchio la Disrordia fiera. . Die volta la quadriga impaurita , N^ ralfenne il fuggir , sin fu alia porta , La onde f.,lta avea mala partita. Apre il poeta il secondo canto descrivendo il consiglio d<"^li Dei preseduto dal figlio dL Saturuo , il quale coel prende a dire : DI CANOVA. iSl D' Europa le contr.ule Son dal guerriero (uridine diserte , Sicrlie le genti omcii vi nppiion rade ; Tulle le vie d' Averno erano aperte E tulte picne , siccli^ 1' ombre furo , Se lutlo il gprnie uraan scendcsse , incerte. Alpe f ''irene quasi debl! muro S '.6 il furor , clie di sangue si bngna , S ndo accordi per roinperne il giiiro. Italia . cordo , e Russia e Spagna ; Vatte>. basfa , onde ancora lian pastura Tutti i I. ^A di Francia e di Lauiagna. Ai rimproveri di Giove rion sapea contenersl GriKVivo, e gia giu acceiKievasi rissa lassa iti cielo , quando avveaturosaineute sopraggiimse Venere a comporlai L' amorosa Regina di Cilera Fra il carro della notte e quel del Sole Splcndea nel lume della terza sfora. Di rose coronate e di viole Cerchio le fp:in le tre Grazie ridenti , («) E coi pie d' or tnenuvano Carole. Tenendo gli orclii a' suoi begli occhi intenti , Sopra e inferno gli Amor con picciol Tolo Spargeano fiori , dardi e f..ci ardenti. Ai detti am.iri la c jmpunse il dunlo , (a) Delle rose il c^L r fuggi d.d volto , E vi rimase quel dei g'gli solo. Si mosse , e venne all' amator suo stolto , Ed in an{1,.ndo , dalle spalle bianche Sui fianclii cadde il soltil vtlo avTolto. (i) Poco ci garba il pensic:o
    2. i a dii manca lena. Tra il cruccio , la pietade ed il niartoro Intese il caldo dell' anlico foco Colui clie fe' di ferro il secol d' ore. Indi diede a ragione il furor loco , E il tenero atto riguardando fiso , Sereno 1' aspra fronte a poco a poco. Fra lo sdegno e V amor Giove diviso , Tempo aspeltava : uomini apprendeie , Nel fiioco d' ira a non fermare avviso. Poi riniirando airamorosa rete Colto il crudel , placossi in vollo , eguale A tempestoso mare che si acquete. A la!e alto accosciossi e strinse V nle L' Aqiiila che nel suo Signor si speccliia , (3) E r unghia aperse die chiudea lo strale. Chiamo allora il gran nume il Sogno , e gll conmiise di lecarsi alia stanza cli Canova , il quale era circondato dalle greche fantasie fi- gliuole della ideale bellezza , e le asicelle del (1) Per quanto sieiio llcenzlose le divinili dell'Olirnpo, pure qyel- V adunanza celeste avia probabilmente trovalo un po' Iroppo scon- voiievole V ntfo di Venere di scoprirsi a un punfo ignuda in siuo alle anche .• non sarebbe bastato qualchje poco nierio ' KUa (iinanzl al petto ha il vel diuiso , E il crin sparge incomposta al lento estlvo. Armida doveva essere nieno sfacciala di Venere ? (2) Era piii naturale che le niaai si aggiugiiessero dopo aver get-- late al collo le braccia. (3) Dobbiamo confessare che tutto questo squarcio , tranne alcune mende , ci scmbra di pura lega , e che la dipintura de'l' aquiia nii« nistra di Giove, la quale in veggendo gli abbracciamenti di Ve 'ere e Marte raccoa;lie le ali e lascia cadere la foljore, la giiidichiam? buoua poesia poeticanienle Ciprcssa. BI CANOVA. l83 sole avPiulo dlscltiiise le portc del ciclo , potc v'zW contcmplare \c opere divine , e sentire il ceiiiio di Giovc, die si gli disse: O lu , cui non e laccio , Ma vpsliincnfo l.i cnrpoie.i parte , Mi'ra la guerra della p:icr? in braccio ; Surger fanne un iniracolo dell' Arte, £ sia di seciirljde al Monda pegno ]1 simulacro di Vtnere e Marte Posto nel Capo del (riforine regno. I' ultimo canto manca, a nostro avviso, d'iii» tcresse, e sta molto al disotto dei due che lo precedono. Contienc laudi meritate 1)1 quel dilctto a Pallade , pd quale Non men Finegia si terra d'Atcne: ina prcssoch(i tutto e consecrato a hlandimenti adulatorii verso 1' Inghilterra, e questi non tro- vano oggidi quella grazia che un eutusiasrno sovcrchio avrcbbe ioro un teuq^o accordata. E tanta e si iminoderata e la sniania del sig. Mar- suzj di lodare a cielo quelTisola, che scambia neir ardore dell' enfasi e la sua posizione geo- grafica, e sinarrisce ogni via di buon gusto, Pero chi dir di te vuol propiamente , Anglia non dica , clie direbbe corto , Ma ti chiami col noine d' Oriente , Che da te il Sol dcUa milizia h sorto , Che condusse d.d Gange al lido Moro Dei Re giurali la speranza ia porto. 3Ieinorie istoriche dclla Perugina Unwerska, clegli studl e de' suol profcssori , raccoUe dal p. BiNi , monaco camaldolese , meinbro del collaHO del teologi e pubblico profcssore dl filoso/ia nella stcssa Un'wersitix. Volume I die abbraccia la Storia de secoli XHl , XI F e XV. — Perugia, 1816 , presso Ferdinando Calindri , Vincenzio Santucci e Glullo Garblnesi.^ stampatori earner ali, in 4.° grande di pag. 672. u. N volume glgantesco cH mole, pieno til nomij fli date, di ckazioni , di frondspizd , d'\ cartaccie muffite , useito appena alia luce, era nel seicento preilicato con tutti i termiui superlativi. Gli EruUid chc allora fiorivano, se nou lo leggevano tutto quanto da capo a foudo, andaudo per la coutentezza in deliquio ad ogui dieci o dodici pagiue , per lo meno ad ogui uopo lo cousul- tavauo , lo citavano e lo proponevano da con- sultare e da citarc egnalmente ai chiarissimi , dotdssimi e pre stands si mi loro corrispondenti od amici. Un tale volume poi in mauo di questa gente diventava ben presto niirabilinente proli- fico : iniperciocche non audava guari che un turbine di dissertazioni , di memorie , di di»res- S'oni , dl annotazioni vedevasi comparire , se si dava il caso , e il caso si diva assai spesso , che in quel gigiutesco volume una data , p. e. , dclla nascita o del!a morte , dcIT arrivo o della partema di ua tal Mcsscrc si fosse trovata acritta MEMOKIE ISTORICHE EC. 1 85 ai 19 cli fcbbraio , quaiido in altro voluiuc" si- mile , o ))iu grosso ancora , fosse stata notata sotto il 18 o il 20 i oppinc , se c|uel tal Mcssere fosse stato in quel gigaiitesco volume iudicato come figiiuolo di Ariighctto e figlioccio di Ram- baldo ; quando altrove veuisse i [>assati, Sono questi espedienti rniserabili da lasciarsi a frivoli giornahsti , a poeiuzzi senza senno , i quaU appunto con tali anni non e guiri credevano di difendere r onore italumo. Custoro sono simili a qnei nobili pitocchi , i quali mentre mancano e di patrimonio e di buona volont^ e d' ogni civil DELLA. PERUGINA UNlVfiRSITA. Kji taleiito , credoiio di comandare veiso cli se il rispetto della moltituiiine , perclie cent' auni addietro la loro famiglia era ricca di feudi e di fondi , e da alcun valente uomo qnalche altro centinaio d' anni prima era stata fondata ed illustrata con insigni fatti o di arnii o di politica. Nel secolo XIX non e qiaietione , se nel trecento fiorissero tra noi Dante , Pctrarca , Boccaccio, o nel cinquecento Aiiosto e Jllacclda- vello, o nel seicento Tasso , Galileo e F. Paolo ; e COS! via discorrendo. La quistione e di sa- pere cosa facciamo oggi noi per degnamente ripntarci eredi della gloria di que' sommi uo- miui , c per sostenere una rivalita virtuosa cogli stranieri , jiresso i quali la lllosofia fio- risce applicata ad ogui raujo dello scibile, e fio- risce 1' arte di scriver libri meritevoli di esserc consideraii per eiiropei ; del che c certo indi- zio il vederli in diverse lingue tradotti. E noii voglio io gia dire , cosi parlando , die 1' Italia anche al di d' oggi non abbia in varii generi uomini valenti ; cd alcuni de'nostri giustamente eono conosciuti oltre 1' alpi ed oltre il mare ; ed altri giustamente pure meriterebbero d' es- servi conosciuti anche nieglio. Voglio dire so- lamente che cento storie di cento volumi cia- echeduna e di 6^2, pagine per ogni volume in 4." o in foglio^ che si scrivauo sopra cento no- stre Universita, se tante fossero o fossero state, non potrebbero anunare che assai poco ragio- iievolmente Vainer rzaciona/e , ne far potrebbero in aicuua mauiera ch' esso si mostrasse a nis- sun pepolo d oltreinonte ricco <£ altro imponcntc dccoro, che (U queilo che puo dare uii corredo voluminoso di stracci vecchi , il quale ogiuin 193 MEMORIE ISTORICHE vcfle che ad alrro per avveiitura non potrebbe servire che a far ridere la brigata. Noi siamo certi che it p. Blni pcnsa in que- sto pro|iosito come noi , e che colle riferite suo parole non ha egli sicarainente iiiteso Hi acco- munarsi a qiv gli spensierati , a correzioiie dei qiiali , s' essi fossero per biiona sorte correggi- bili, abhiaaio vohito scrivere questo tratto che probabilmente li fi con menzogne . . . C.)nsiderando tutti gli individui die compon- gono la prima, classe come tante mote d' uii orolof»i-), PA., aggumg'*: t< Dire con S uifh e gli ecoiiouiisti fraiicesi , che tale classe la^-oratrice vive a sp^se di tal altra , e dire che la testa vive a spese dello stomaco , e lo stomaco a gpese della raano. DLLLK SCIENZE ECONOMICIIl.. ao3 tc Ciascnno vive del siio , e la porzione che gli tocca nella ricchezza prodotta , e j)ropor- zionata al suo caratto. II pane che mangia il dotto , rappresenta le forze iileall ciregli soiu- miiiistro per la produzione , coine il pane che mangia 1' operaio , rappresenta le forzc mate" riali con cni si esegui. II niagistrato non e mantennto dal |)roprietario , come non lo e il capitalisra dalT intraprenditore. L' azione del niagistrato concorre cosi alia formazione de'pro- dotti , come vi concorre la materia del capi- talista ( [)erche la volonta d' agire mantcnuta ne' lavoraati dal magistrate e cosi necessariii air azione come la materia che ne e Toggetto). I poveri solamente e i ladri vivono a spese delle altre classi , e sono stipendiati d.i esse per amore o per lorza. « Con astrazioiii metafisiche, smentite dal fatto, si attribuisce tutta la produzione ai proprietarii, e si conchiude che tutte le altre classi della societa sono serve dclla terra (i). INIa se il fab- bro dipende dal |.ro|)rietario perche abbisogna di grano , il propriptario dipende dal fabbro perch^ abbisogna d' instrumenti. Voi rappre- sentate male io stato dolle cose , allorche ditc che nella [)riaia epoca dclla civilizzazione tuita la societa era cotnposta di proprietarii indipen- denti. Voi dovete dire piuttosto che lo stesso individuo era pr()|)rietario e manifatturiere. E siccome {[uesta confusione di cose accresceva la spesa e scemava i prodotti , percio si sono di- (i) Garnier,nota XXII all' opera di Suiltli , torn. V^ pag. 294. 2,g4 nuovo prospetto visi i lavorl ; ma la divisione de'la^^ori non ha clistrutta la loro flipenrlenza , up ha caiul)iato una parte de lavoranti ia piante parassUe (t). Pietro intraprenrle di costrnire una cairozza nella casa che gli e affittata da Paolo , siil ino- dello sommiiiistrato da Giuseppe, coi capitali prestati da Martino , colle braccia di Carlo e d' Igiiazio. Si dira iiiai che Pietro , Giuseppe ,, Marrino , Carlo ed Ignazio siano servi di Paolo? Se Paolo avesse voUito costrnire ui>a carrozza da se stesso nella sua casa , riuneudo in se le funzioni di Pietro, di Giuseppe.,, avrebbe jDrodotta una inostruosita. Ora la niiglior qualita del lavoro e forse una ragione per insuhare i lavoranti ? « Pare che gli economisti fossero persuasi che il proprietario possa far comparire le biade con qiiella facilita con cui fa cocriparire un servo, suotiando il campaiiello. La niaggior parte delle forze concorrenti alia produzione delle biade sfugge al loro sguardo. Essi veg- gOno la terra , il bue , I' aratro , T agricoltore ; tutto il resto e nnl'a. Quindi l' notuo vive senza case, lavora senza abiti; gli aratri sorgono dalla terra belli e fatti ; i buoi vauno al cainpo senza strade ^ i prodotti si trovano sul raercato senza carri o barche ; T agricoltore cade dal cielo colla vanga in mano e con tutto il cor- redo delle idee bisognevoli ; quindi non con- corrotio alia produzione quelli che It- creano o le dirarnauo. La terra e abitata da angeli che attendono al loro travaglio , senza disturbare (i) Idem , ibid. DELLE SCIENZE ECONOMICHE. ao5 V altrui o carpirlo ; qninrli non sono forze pro- duttiici quelle clie niaiiti ngono Ki sicurczza . . . A quasi uguali difficolia , nello spiegare la disrribuzione delle ricchezze , vanuo incontro gli scrittori die tutte le forze prorluttrici ri- dussero alia tma , indrntria , capitah (i),- giac- chc da uua parte uon tutti i cittaflini sono proprietarii di capitali o di tcrre , dall' altra a tutta la massa restante non puossi applicare il titolo ^"industre. Difatto , unite alle azioni ma-- nuali (jualche grado d" IntcHi^enza e d' att'mta piu o meno comuue , e avrete tntto il coui- plesso delle idee che alia parola industria suole as ociarsi. Quindi o conviene alterare Ir nozioni delle cose , o non si puo parlare delT iiidtistria d' un giudice che condauiia , cV un soldato che veglia , d' un professore che detta, d'uu pnn- ci[)e che comanda. Seguendo le idee di Lau- derdale , non risulta ben chiaro il titolo per cui molte classi sono messe a parte della ric- chezza sociale. L' A. s' attiene quindi al principio che i ca- ratti impiegad nclla produzione costltuiscono i ti- toll piimidvi e Icgittiml , per cui si partecipa ai prodotd ossia alle ricchezze. ■ C Sara continuato. ) (i) Lauderdale. ao( Observations sur la ressemblance frappante que ton (UcQuvrc entre la langue des Ruis<'s et celle des Eotnains. — Milan ^ 1817, chez Stella, en 4..** gr. JLiO scopo cli quest' opera , clie quantnnque jBcritta in fiv.ncese , apjiartiene a*.l uu ietterato italiaiio, e cli niostrare che 1' idiotna russo,giu- dicato una lingnn tnarire, ha nn' orifjine coinune con la lingua latina , o sembrn <\lineno derivato in gran parte da questa. Dopo che un nostro niissionario, il P. Paolino rla S. Bartolomeo, mo- stro 1' affinita della lingua tedpsca con una lin- gua incliatia non solo , ma che da una lunga serie tli secoli ha cessato di essere veruacola , con I'l samscrdatnica che h la uiadre di tutte le iiiigue delie Indie , seuibia che lo studio dollo etimiilugie si possa spingere oltre qualun- qiie confine. Dopo che Wolfango L.izio , vec- chio scrittore , ma eruditissiruu tuttoche poco esatto critico , sfoggio una lista di quasi 3oo vocaboli latini , e di altrettanti greci introdotti iiollo stesso idioiua tedeseo , non ci stupiremo che le antiche lingue colte deil'Europa uieri- di'Ouale abbiauo influito su quelle barbate del setteiitrione. Parecchi nulladiaieno vi sono che prestano poca credcnzi a qu^-ste etimologie; e se alcuni vonaboli
    3. '!ii d. uii'altia affiifo diversa, stimano essere questa una fortuita combinaz.ione. Se la parola IIESSEMBLANCE ENTUE LA LANGUE ETC. 20^ inalcse foot, plcde , e la francese cassrr, ronipere lianiio inoJtissiina soinigiianza con le parole code, phat e kasc, cliremo noi che le prime sieno dcrivate dall' Egitto ? Sc la paioia persiana medcr corrisj:)oi)(le alia latiiia mater , e rnolto piu alia greca meter , si vona credere che i Per- siani 1' abbiaiio tolta dai Latini o dai Creci , ovvero questi da cjuelli? Certi vocaboli samscrda- niici concordauo coi latini ed haiuio il sense raedesimo ; ma chi si avvisera che sieno stati porrati dai Roinani nelle Indie, o che gli Indiani sieno andati ad iniparare il latino nel Lazio ? Men male cjnasi sarebbe di credere con cjuel niissionario che siensi a dirittura diramati d.dla torre di Babilunia. Agevol cosa sarebbe di re- care altri consiinili esempi pre&i da lingue ap- partenenti a nazioni ancora piij fra esse disg'onte. D' uopo e pur confessarlo : lo studio rel)l)e rico- noscere una conlorniita con le latine. Pochi si accorgerebbero di fatto che I'scerno'i venca da niger , Gorod da hortus, Bolsche da plus, da Kako da quuliter , Tschire da quatuor , Eto da U , Do- hroi da prudcns , Uaor da anguls , Ruka da bra- chia , ec. Per giustificare alcune etimologie che sem- brano assai loiitane, nora 1' autore che le lertere labiali M e B, e cosi D e L si confondono nclie lingne, che I' A e T I ei cainbiano sovence. che era si aggiunge una lettera , ora se ne leva uu' akra. Ohiuie ! questi sono i priucipii che hanno daio il tracollo a taiiti etinioloiiisti , e sparsu di rid.jcolo la loro scienza ; di f.stto nou Bibl. /nil. T. YllL ' 14 aiO BESSEMBLANCE ENTRE LA tlNGUE havvi vocabolo die non si possa a proprio ta- Icnto accomodare dicendo togU quell' I e metti un' A , cancella tin B e sostifnisc » unu M, ag- giutigi qui una S , soppiinii cola un T. Cos! 1' A. per inogiraie clie la parola russa glas pro- viene per linea retta dal larino oculiis ^ OBserva che la O iniziale e stata sovcnte soppressa dai Eomani inedesimi : ma ee da oculus si tolga r o, rimane una parola che non sappiamo quale analogia possa avere coa V occhio , o col ^las dei Eussi. Non h gia che questi principii non possano avere un reale fondamento nella pronunzia delle lingue e nelle variazioni dell' ortografia , tna difficilissima e incerta h V applicazione ai casi particolari, e sara eempre ©ttimo consiglio di ricorrere men che h possibile a questi espcdienti. Avverte 1' A. che la lingua russa manca di articoli come la latina , e che percio si acco- sta a quest* ultima piii che non fanno la greca, la francese , la tedesca , ec, , e lo concediamo. Ma quanta altre lingue sono senza articoli ? L' idioroa russo nelJa coniugazione de' verbi ammette gU ausiliari, menire ir latino gli esclude, e questa c dilTerenza essenziale. Termina 1' A. le sue indagini etimologiche analizzando alrri vocaboli russi che derivano dal turco o dal tartaro , ed altri che si acco- stano al chinesc , e questi , per quanto ci sem- bra , avranno avuto luogo nclJa stessa guisa che si furono introdotti i Latini. Passa poscia a rintracciare 1' origine della parola Bussi : molti la traggono dal latino Russus^ rosso, ossia bion- do , allusivo ai cajjelli di questo colore ; ma r A. propende piuttosto a rredpre che d'='nvi DES RUSSES ET CELLE DE8 ROMAJNS. 211 ila uii (iume che s* intitolasse Ross , 6 dalia pa- rola teutotiica Ross die siguifica cavallo , itx quanto che que' popoli uoii si servissero un tempo che della cavalleria. L' ultimo capitolo delP opera h cletlicato a iudagaie come i vocaboli latini sieno passati nclla lingua russa. Cio succedette , come abbia- mo guperioruiente accenuato , mediaute la co- nmnicazione con le legioni romane , e parti- colarmente con le numerose colonic che j)er ordine di Traiano furono inviate verso il Dauu- bio , onde popolare le contrade devastate da Decebalo. 11 lettore h congedato alfiue con uii'al- tra etimologia, e qucsta h T ultima, che Gospod, signore , apertatnentc proviene dal latino Hospes, poiehe taato in pregio era 1' ospiialiti presso que' popoli, che ospite e 5^«ore di venae ro quasi siuonimi. Qualunque sia il grado di perauasione che possano destare le indag'mi dell' A., h certo al- meno che con profonda erudizioue e con molto iugegno ha saputo svolgere il suo argomento , e che manifesta somma perizia cosi nelle lin- gua europee come nelle orientali. Se si pre- tendesse maggiore circospezione nelle conghiet- ture e minore prontezza nel trarne le coose- guenze , si csigerebbe piij di quanto possiamo riprometterci da un etimologista. £ se il dotto A. dair altro canto volesse che avessimo piu seriamente anuunziato le nostre riilessioni, pre- tenderebbe piu di quanto puo fare chi da rag- guaglio di opere di simil genere. 2.1 2, // Fiasgicitore, o Prospctto cli societa , poerna ill Olm^io Goldsmith , recato in kaliano da INlichele Leoni. — Firenze, 1817, all'inscgna delV Ancora , in 8.° giandc. J.L slg. Leoni , cognito per ]e sue versioni cli nareccliie tragedie tli Shakcspear c per qaella tlel Paratliso pcrcluto di Milton, si e cijneiitato a recare iu verso italiauo cpiesta poesiu del sig. Goldssnith, clie Samuele Joidi&oa qualiiico per la piu gentile ciie coinparsa sia in laghikerra doj)o il tempo di Pope. Essa usci la piin)a volta aila luce nel 176$, e tu uello scorso anno ristaujpata assai elegantcuiente a Lundra insieuie con tuui gli aitri versi di questo scrittore. II poeuia del Viaggiatorc ( che noi cliiameremmo poemetto, perche coniprende neU' originate poco piu che quattrocento versi ) e una di quelle poesie cui place agringiesi d' intitolare eticlic^ ove di conserva procedouo il poeta ed il mo- ralista , ed in qnesta difatto trovano V uuo e r altro di che far niostra dei propri talenti. L' argomento e foudato sulla circostanza di an viaggio che intra prende TA. in varie contrade deiriinropa, in Italia, nella Svizzera, in Fian- cia , ufir Olauda : descrive 1' aspetto fisico dei -paesi, caicola il grado di feliciia delle nazioni, nioralizza sui loro costumi e sulla condizione loro, vede ovuiique il bene misto ad una dose di male, e in lughilterra soltanto , come e pur iiaturale ^ trova V otiimo. IL VIAf;CI\TO?vE EC. 2!3 T^ispetto ai tneriti poetlci del sig. Goldsmith, osserva T editore inglese del 1816, clie quaiito .dl(^ stile potrcljije egli essere per avveiituvM rismiMi'dato come un iinitatore , ma che oriori- '.iali e snoi propri sono i pensieri : che il do- niinante carattere delle sue composizioni e tin.i semplicita che nasconde gh artili/ii (!ella vcrsi- ticazione: che esse veiinono in Iiialidtcrra con- siderate come testo per I' espressione ; che le sue pittiirc , c|nelle scgnatamcnte delle scene rurali , soiio castigate , fedeli e delicatafnente iinite scnza essere lii soverchio minute. Ma cpie- stc beliezze fnroiio dal tradnttoie seiitite? ha egli fatto ogni possihile studio per conserVarle? o veramente fu egli pago di avere acccnnato alia meglio i pensieri delT autore, e non si « ])mito curate di colorire , in competenza del- r origiuale , il suo stile , e di trasjjcrtare d;d- luno air altro idioma il Gore delle espressioui? Se non che j)rima di 02;ni altra inchiesta *i fara quella s'egli e fedele al tcsto, 2,iacche la fedelta. e un pregio che dai tiaduttore si esige, qnan- tunqae si accordi che non debha essere ristretta fra quegli angusti confini che pretendono di prescriverle i pedanti. Ora di due fatte possono essere le infedelta che un traduttore commctte: in quauto che o procedono dalla vaghezza di aggiungere del proprio e di eutrare in lizza con r origiuale , persua*a di abellirlo e di mi- gliorarlo , o derivauo dal nou avere peuetrato ml seuso ileirorio,iua!o uicilcsiuio. che 6 quaiitu a dire dal non averlo a dovere compreso : in qucsto ultimo caso un libro si potri a buon dritto chiamare male tradotto , quando aiiche si 2;iudicas5e di dovere far crarii a auelle altiv* ai4 IL VIACGIATORE liceuze. Esaminiamo sotto a tale aspotto alcnnr versi della tiacluzione del Fiaggiatore, ed incom'm- ciamo dai priml. Lontano , senza amici , mesto e lento O su le rive della pigra Sclielda, O del Po yagabondo , o piu aticor lungi , Ove della Carintia il discorlese De' campi abitafor la porta chiude Jn faccia al peregrin senza ricefto , O dove i cari a Cerere stioi piani La Cfimpania distende , iuimensi tratti Per cui 1' occliio si stanca Quest! tre ultiini versi cosi stanno neiroriginale. Or where Campania s plain forsaken lies A weary waste expanding to the shies, i quali cosi suonano in italiano : o dove la ah- handonata pianura della Campania d un fadcantc dcscrto che oltre si stende fino al cielo. Tutto al- 1' opposto adunque spiegano i versi del tradut- tore , ma h presumibile che egli siasi preso questa liceiiza per raddrizzare il testo ed ac- costare alia verita quella immagine. E cosa di fatto assurda il chiainare la Campania, o la Terra di Lavoro un incoko deserto (waste), e piu lepido h ancora di sentire un Inglese dare una tal frase a qaeila fertile e deliziosa provincia , quasi che egli non appartenesse a un paese che ofFre il modello dei piu squallidi desrrti ncl Bnckinghara-shire , uelT Oxford-shire, nel Surry, alia sola distauza di 2.0 a ^o niiglia da Lonclra. Se questo poeta filo«ofo , se il sig. Goldsmith ha con tal occhio osservato tutti i paesi, e con pari discerniraento ha giudicato dei costumi, non debbono inquietarsi i montanari tlella Carintia, se sono stati da lui cosi poco leggiadramente trattati. 0 PROSPETTO DI SOCIETA. ai5 A qiielli cltati immcdiatamente succ(;dono i seguenti versi. in ogni parte Popolosa e lomita ove il pie reco A le il mio cor , che viaggiar non ama , Desiclerosairiente ognor si volge , O Fratei mio , strascinando una dolce Catena che si allunga a ciascun passo. A lui perpeliio riso il ciel comparta Che entro al mio sen da si gran tempo albcrga. E strano che abbiasi voluto usare quella rae- lensa frase il mio cuore che non ama viaggiare , inentie tlice il testo in modo assoluto il mio cuore die non ha viaggiato , ovvero che non si d allontanato « 'My heart , untraveWd , fondly turn to thee » come se si dicesse, va lungi il pid ma tcco resta il cuore : piu strano ancora che siasi a ritroso del sense aggiunto a quella catena Fepiteto di dolce^ che non h ne doveva essere neir originale, poiche voleasi indicare una an- gustiosa loutananza. L' ultimo verso e nelT in- glese una sola frase , mio primiero amico « my earliest friend » e pochi, crediamo , troveranno riecessaria la circonlocuzione del traduttore. Segue il poeta a rappresentare le domestiche virtu delia famiglia di suo fratello , ove si fe- steggiano gli amici, si accolgono gli indigent!, ospitalmente si ricovera il viandante, e facendo sederlo a mensa, si sollecita il fores tier c vergognoso a cibarsi «■ and press the bashful stranger to his food y>. Questa delicatissima immagine svaniscc sotto la penna del traduttore. E air uniil pasto lo stranier rincuora. Quindi si fa narrare le sue peregrinazioni, e come da secreta forza sospinto, va errando sotto ai6 IL VIAGGIATORE estrani ciimi e per lontane coutrade , linc^lie giunto sni gioghi alpiiii ( uoii a/pcstri) fenuasi a vagheggiare la magnifica prospettiva che si dispicga al suo sgiiardo: Cento regni a' mio sgnardo e laglii e selve •Scuopronsi e torri ed iibertosi piani ; Scena clie addoppia dA monarca il fasto E fa piu mite del pastor 1' aspetto. Aviesse dctto almeno allegro in cambio di mite! ma il senso nell' originale e differente del tutto. Lakes , forests , cities, plains extendi/ig wide The pomp of kings , the shepherd's hmnhlcr pride. Laghi, selve, citta, pianiuc ampiamente estese ; pompa del mnnarclii e piu wnile vanto del pastori. Rapito il poeta da questo vago spettacolo , e che! esclania egli, qiiando le bellezze della ciea- zione si uniscono alle dovizie^ trovereino con ingrato orgog/io rincresccvole qiiesta scena? sprezzeranno i filosoji quel beni che invanisc.ono ogni incnte anche piu umile ? il fasto appreso dalle scuole li dissimull pure a suo grado , ma qucste piccole cose sono grandi cssendo piccolo tuonio. Ecco la traduzioue; Quando cosi delle create cose Lo spettacolo in un vien che ii mostri , ^ La folle ambizion fia clie si lagni? ^ Sdegnar dovranno i soft un ben clie infiamiua Di si dolce superbia I petii umili ? No: indarno a im tal contento inciampo fassi ' L' insofferente delle scuole orgo^lio. ;, Picciol qual e , grande ogni tenue cosa E air occhio del mortal. Il facile ad avvedersi die irnperfettamente reso h il senso dell'autore in aleuiii di questi versi, ed in altri stravolto, segnataincnte nei primi. O PROSPITTO Dl SOCIEIA. 21 7 I^' ultima |)i'o(JOsizione e ractthiusa neH'origiuiile in un st)io verso « Ihcsc litde tilings are great: to little man », i! che giova nioltissimo a dare spleiniore ad una seiitrnza, laoiide niolti versi diveijtano ]ier questo provcrbiali , c si citano come aforismi , essendo il pcnsicre coti vibra- tezza aimunziato e circoscritto dal metro: qnando un tradnttore di cio si accorga, dee porre owni studio per gareggiare con 1' originale , e fare iusieme afTr^'ntare le due lingue. Do|)o alcuiii versi esprimendo il poeta il gnu- dio che jnova vcdendo i bfiii che il cielo di- speiisa air uomo , e trovaudo dail' ahro canto che assai mnuca alia sua compiuta Itlicita , si vale di questo pav^^onc: conic un ci^aro ioUngo, visitando Ic sue riccliczze 5' incurva sul tesoro , la conta c lo nconta : cumuli sopra cumuli lo ricm- piono pill r pill di letizia ; tuttavia sospira pcrchd altri cumuli maiicano ancma. I pensieii stieivati in questa laiiguidlssiinia prosa sono rnlrabil- mente esposti nelT originale. ^s some lone miser visiting Ids store Bends ai his treasure annts, recounts it o'er. II ards uf.'er 7i' ards his rising rap fares fill: Yet still lie sighs ^ for hoards are wanting still. Coloro che sono vaghi di riscontrare ne' versi 1' annonia imitativa, pntranno di leggieri ricono- scerla upgii inglesi per Pordiue degli accenti, il suono e la collnrazinnc dcHo parole. Quelle di conta it riconta che inunediatainente si succc- douo Tuna all' alira e ii|)ctono la stessa desi- iienza, rappresenfano al vivo I'azione delTavaro: st^rnbra che il verso si gonfi col suono piei;o dellc altre che espriuiono cumuli sopra cumuli, mentre qucllo che ci inostra i'avaro m.dconteato ai8 IL VIAGGIATORE e sospirante nuovi tesori, e con tarde glaclture alKingato. Voleiido rendere in italiano la voce inglese bends , che e nsata ove si descrive I'avaro che pende sullo ecrigiio , chi potra titubare a sciegllere il termiiie incurvarsi che e il piu pro- prio ed il piu significante? Udiamo il traduttore. In quella guisa che II solingo avaro Tornando spesso alia recondit' aica Con gioia ognor crescente e ingorde lucl L' aurea congerie a vagheggiar s' incliina , E le parti ne annovera , e la mente Portando a quel che ancor vorria , sospira. Qaando il poeta poco dopo soggiunge che desia di riiitracciar un asilo ove la sna anima logorata dalle care possa conseguire la felicita, essendo sopite tutte le irrcqulete spcranze « each wand" ring hope at reste y> ^ troxeremo noi un giu- sto equivalente della frase in questo verso ? Queto il bisbiglio dell' errante speme ; e dove si dice che i dipersi benl compartitl dalla natura o daW arte congiiagliano la dose della fe- licita presso le dlfferentl nazioni^ vorretno credere che questo sentimento sia fedel mente e chiara- mente espresso ne' seguenti versi ? vedra che pari E il ben sempre onde all'uom e Iddio benigno. Tutto adeguan fra noi Natura ed arte. Non e nostro intendimento di accompagnare passo a passo la traduzione cum notis perpetuis, laonde ci affretteremo a raggiungere uno squar- cio del poeraa che potri pid di ogni altro in- tereressare i nostri lettori ove il bardo filosofo descrive V Italia. Ci faremo lecito di iaterrom- O PROSPETTO DI SOCIETA. 1119 pere cli tratto in tratto la narrativa con qual- chc riflessione. Fervida e giovial come 1' estate , La dove i suoi lavacri Apennin versa, Ben lunge Italia si dislende a destra. Sotto r influsso di giocondo sole "Verdeggiano i suoi monti , e bosclii e rupi , Clie su rupi e su boscJii ergon la fronte , "Vago d'inlorno a lei forinan tentro ; Ove o di un fmnie in riva , o appie di un colle Qualclie reliquia di delubro antico, Mentre varieta giunge alia scena , Le splendide riinembra opre degli avi. Questi sono belli e armoniosi versi , e quan- tunque uon si possano dire pretta traduzione, essenrio alcuue cose aggiunte ed altre levare , non si dovra inormorare per queste infedelta. Se di naliira 1' ubertik far page Deir uom potesse il cor , d' Italia i figli Esser paglii dovrian. Di ciascun climu Gli alberi, i frutli , 1 fior , riso dell' anno, Senza clie mano di cultor gli educlii , Spiegan quivi lor pompa: e la fragranza Han d' ogni region 1' aure suU' ali. II traduttore ha molto piu arbitrate in que- 9ti , mozzando la mcti di quanto si dice nel- Toriginale, ma con discapito della poesia, per- ch^ r autore fa una splendida descrizione delle delizie dell' Italia , e particolareggia i tratti della scena : qualunque frutto del i^arii climi die supcrho s* innalzi (sui rami), o cortrggi umilmente la terra; qualunque fiore die apparisce nelle torridc reginni , e funo succedcndosi aW altro pomposamcnte adorna le stagioni deW anno ; qualunque deliziosa pianta die fugacemente saluta in primavera il nordico eiclo , e fiorisce sol per morire , qui lieta crescendo 22,0 IL VIAGGIATORE fa fcde di trovare un suol confacente , jic: per luS" surc^i^iare abbisogna dclle cure deW agrlcolcore ; mentrc le aurcttc del mare spiegando le fresclic all , dijjondono la fragranza sn questa terra ri~ dente (i). Confesso iioii essere per awentiira niolto facile di trasportare nella poesia italiana tjneste iminngini rimaiiPtido Cedtlinente attaceati alToriginale, ma e troppo poco di avere ristretto in nil verso e mezzo quosta bella scena dclla vegetazione , tanto piu che conveuiva mngnifi- care le bellezze del cliina per coinpcnsare in qualche gaisa il gran male che dice il poeta ove passa a parlare delle nostre cjuaiita tnoralio Ma troppo, oimp ! de' sens! e il godor breve; E sol di questo il popol suo si appagd, Con , il che h in correlazione col pancgiiico clie ci vicne regalato ne' se- giicciti, ove foceiiflosi il ritiatto del popolo ita- liaiK) , (licedi che e : Fra r incligenza e del sovercliio ainante Pien di baldanza e snliinvo; auslero e vano ; Fervido (i) e infigitor ; e tal die mentre rianger mostra una colpa , altra ne pensa. Disgrazia che quest' iilriino verso graviti suilc uostre spalle! esso e felicissimo , e parecgia , 66 pur non supera , I'originale : e semjne in pe- nitcnza va rwninando niiove colpe « And cvn in penance planning sins anew » Quivi ogni vizio , eredita degli agi , La niente infitia e il cor: che I'opulenza Regno in Italia pur nei dl felici , Clie r industria fioria sulle sue rive. Variando ]nh clie austro , ad altri lldi Volse il coniuiercio alfin colle sue vele , !Non lasciando a quel suolo clie stupende Cilta vuote di genti , e rei costiimi , E vaste signorie senza vassalli. Con(jbbe Italia allor, ma troppo , ahi, tardi , Clie la prisca sua vampa era fugace. Questi ultimi vers! cosi tlicono nelT originale ; ma conuhbe die la primiera sua forza era sol- tanto una malattia plcttorica; siarao obbligati al trarluttore di avtre risparniiato questo consuUo di uiedicina \ niu ci sembra che voleudo sosti- tuire u[ia immaeine piii uobiie, avrebbe tlovuto cercare I' equivaleute. L' autore da a divedere nei priini versi ciie tutto quel formicaio di vizii (i) Zealous dice il leslo , e in questo luogo significa vffizloso. >aa IL VlAGGIATORE che iufettano, a suo giudizio , V Italia, sono re- taggio deir opalenza e del coiuniercio che fio- rivauo ua tempo in queste contrade. Ne ver- rebbe per legittima coiisegucnza 1' assloma , e uol contraddiiemo, che le iiazioni piu ricche e pid commercianti sieno le piu viziose e le piu corrotte : in altro luogo sfoggia egli la sentenza che dove il commercio a lungo prcvale , \>ien mcno t onoratezza « And honour sinks where commerce long prevails :>■> ; e nol contraddiremo tatnpoco , ma qtiesto limprovero non jspetta piu a noi. Con innocente poinpa e volli inchini Dei devoti la schiera in ordin lungo La di pietose voci empie e d' incensi Salme^giando le vie. Disgiunte spesso Ivi non son della Pieta le feste Dalle feste di Amor ; ne v' ha boschetlo , Dove neir ore piu ai misteri amiche Un Santo non s' incontri od una Bella. 11 traduttore ha qui caricato il colorito , e non ve u' era bisogno , descrivendo la porapa delle processioni, che e piu semplice nell' ori- ginaie ^ ed ha inoltre ommesso altre particola- rita : vedresti qui schicrarsi con pompa non san- guinosa cavalcate e trionfi sotto archl di cartone : processioni formate dalla divozione e dalC amore ; un santo ed una bella ^ in ogni bosco. Se nel 1765 , tempo in cui viaggiava V A., erauo cosi frequenti i santi in Italia , possiarao attestare che ora sventuratamente sono assai mioorati di numero. Torci, deh ! torci da quel popolo gunsio , Alma mia , le pupille. Nel testo per verita non ha il nostro popolo O PROSPETTO DI SOCIETA. 22^ la giimta di quell' epiteto ingiurioso, e credia- mo che poteva bastare quanto prima fu detto. II poeta voltando le spalle all' Italia , passa poscia a filosofare nella Svizzera , in Francia e iieU'Olanda , indi addrizza il discorso airin^hil- terra. E uoii e da dire , se trovi unite in quel j)aese tutte le meraviglie: i prati sono piu verdi di que' dell' Arcadia , i fiumi pii^i limpidi del- 1' Idaspe, gli zefiri aleggiano per quelle deliziose campague , gli augelletti cantano da per tutto , e qui il sig. Goldsmith si mostra poeta: la Ra- gione ha in Inghilterra il suo trouo, la Liberta esule dalla terra ha ivi trovato un asilo, il va- lore , la generosita , la giustizia albergauo in tutti i petti, ed atiche qui, ci sembra , conti- nua ad essere poeta. Non dissiraula per altro che la sua nazione ha alcuni difetti,ma partono da nobili cagioui : non per tanto invaso da spirito profetico presagisce che verr^ tempo che la soverchia opulenza e 1' amore del guadagiio corromperanno i costumi , e trasformeranno qucir isola in un nido di avarizia. Qualche ma- ligno direbbe : Impletae sunt scripturae. Non ci fermeremo a redarguire le calunniose imputazioni che da 1' A. all' Italia , essendo cio stato fatto dal traduttore in una sensatissima prefazione. Stimiamo altresl superfluo di segui- tare piu oltra 1' esame della traduzione , atteso che le considerazioni fatte per una parte di essa potrebbero aver luogo all' incirca per tutto il rimanente. Ma credereauno di soddisfare mala- mente al nostro istituto se non volessimo al- tresi soggiungere che essa presenta molti squarci felicemente versificati , quando vogliausi consi- 4erare indipendentemente dalT originale , ed nl- aa4 IL VlXGGUTOUE EG. cuni ve n' ha altiesl die possono reggere al coiifronto dell' origiiule medesitno. Tair e qae- sto ove si esemplifica la seiitcnza che il migliur paese e seinpie la propria patria. L' ispiilo abitator della gelata '^' Zona si mostra e arditameate nfferina Clie quella dolce stanza a ov' ebbe il giorno. Ei del fosco mar suo sempre in tempesla 1 tesor vanta , e le sue lunglie nolli Ai conviti propizie ed al riposo. Sue blonde .irene , e il suo liquor di palma L.' anelante Affricano esaltar s' ode ' .J Che sotto i lampi d' iinminente sole Tranquillo s' addormenta , o i membri adciestra Incontro al fiolto delle tiepid' onde , E plaude al Dio che il feo cosi felice, Vero e che il testo non dice che rpiell' Affri- cano si addormenta , ma che si trasudla 60tCo i fuIgenU f'ii'ggi del sole « basks in the glare » ^ ma di qiiesto piccolo cainbiamento non vorremo fame una colpa al traduttore , cssendo alienis- sitni dali' osteatare una pedantesca severita. Opi- iiiamo di fatto che si possa traducendo togliere ed agciuDgere una frase , sostitnirne uii' altra o darle un diverso giro , purcli^ cio non noccia o al sentiinento, o all' eleganza , o alia evideriz:^ delle iminagini, nel che ci ^ sembrato che pcc- chino g!i altri luoghi da noi cetisurati. Dfd riinanence il sig. Leoni nella sua versione del Paradiso perduto di Milton, di cui ci occu» peremo nei prossiini numeri d(\ nostro Giornale, ha mostrato di sapere, quando vuole, mettere in cotnpetenza la poesia inglese con 1' italiana, c di conoscerne le bellezze. -J^i ' aaS Estratto clelle osservazinni sopra la Epitome di Dionisio fi' Aliearnasso , Ictto in Fircnze dal profcssorc abate Sebasdano Ciampi , ncUa se^ data deW I, c R. Arcnco italiano , il di 2,1 set- tembre 1816. — Pisa , Prosper i , di p. 12., in i:^.^ Lettera di Pietro GlORDANI al chiarissinio abate Giainbattista Canova^ sopra il Dionigi trovato d all' abate Mai. — Mdano , 1817, per Gio- vanni Sdi'estri. N, CLi/ annnnzinre in questa Biblioteca le pre- ziose scoperte fatte tra i codici ambrosiani da! celebre sig. abate Angela Mai^ abbiawio pure lungainente parlato dtlla parte delle Homane anticliita di Diowgi d'' Aliearnasso che aucora niaucava, e cbe quell' uorno dottissimo coH'aiuto de' suddetti codici ha creduto di potore , per (juanto gli era coiicesso , restituire alia curio- sita degli criiditi. II 3Iai non espose se uon i nove libri della Epitome Dionisiana che man- oavano ail' opera originale, giacche di venti U- Ijri, undici soli erano stati per lo addietro pub- blicati ; e suppose nella sua prefazione , e stuiliossi anche di provare che 1' Epitome scritta fosse da Dionisio (uedesimo autore drile antichiti. Senza punto derogare alia considerazione che i lavori del 3Iai iuspirauo a tntti gli eruditi , il pr(jfessore Sebasdano Ciampi, firio dal giorno 5,1 setteinbie 1816, lesse iielT I. K. Atcneo ita- liano alciiiie osservazioni soj^ra la Epitome BlM. leal. T. VI II. i5 226 SUL DIONISIO Dionisiana , nolle quali alcuii dubblo propose sill punto se questa E|)itoiiio fatta fosse tla Dionlsio nieciesuuo , o uoii piuttosto da altro scrittore , forse posteriore di eta. A tre punti principalineote riduconsi le osservazioiii critiche del Ciampi : \ .'^ Clie nell' Epitoiue piibblicata dal Mai si incontrano alcuiie voci e frasi noii coiifornii alfuso dei buoni scrittori, ed a quelle specialmente di Dionlsio-^ 2." che non deesi sup- porre Dluidsio autore dell' Epitome, [)erclie nel corso deile sue opere poco favorevole si mo- stra al inetodo de' compendi ; 3." che non si puo stabilire V alFermativa su di un articolo di FozLO^ citato nella prefazione dal 3Iai , massirae se altra interpretazioue diasi alle parole di Fozio niedesimo. In prova della prinja osservazione adduce il Ciampi tre solecismi o barbarismi, trovati nella Epitome, cioe U^rxoc^v in vece di Io-^tu-^v, il vcrbo 5r£pendi, ma dice solo nel primo die i Greci non aveano delJa roniana storia se non Epitomi sonnnarie e brevissime, e nel secondo che lo storico nni i soli fatti nirrar deve dei celebri capi- tani , ma esporre altresi qual fosse il tenore della ioro vita. Per questo, dice il CtauipL^ an- DEL MAI. 2 2,2 che Enrico Stefano detenninossi a dubltare che Fozlo si inganiiasse , allorclie scrisse nella sua MibUnteca di aver letto il comjjeiidio o 1' Epi- tome deila storia di Dionisio; e se questa ll;>i- tome cito anche Stefano Bizandno , iioii intese forse di citar Dionisio, ma solo T Epitome me- clesima di Dionisio , fatta per avventura da cpial- che altro scrittore. I titoli dei codici sono spetso ecpiivoci e talvolta anche falsi, e sono stari aiiolie piu volte emendati dai critici. Ma Fozio , il che costituisce il terzo punto delle osserva- zioni , lion solo indico 1' Epitome come auten- tica , ma ne f('ce anche un elogio ; e qui il sig. Cianipi prenettare che lavoro non fosse di Vtoiiiso ., e tanto j>iu che vi si trovano lacune di n.ulii anni che non Dionisio sresso avrebbe salrati , ma |)robabilmente tntt' altro compen- diatore. Cotichinde pero, che se T Epitome non h di Dtouisio^ per qoesto non dobbiamo nui essere rneijo grati all' aljate Mai , e non tanro per questo doiio , qnanio per tutti gli altri fatti alia repvdjb'ica delle lettere daila sua crudity indiirtria e a grande delle Antichita , e che alcuna per conseguenza se n' e mantennta nel com[)endio. Alia obbiezione tratta dalle voci e frasi non conform! all' uso de' bnoni scrittori , e non corrispomlenti alle es|)res8ioni in simili caei adoperatc da Dlonliio , che si incontrano DEL M.\r. U.6.J nella Epitome , risjionde che nnmerose sou quelle the si ritrovano egua'.mcnte nell' Epito- me e nella Storia , e muove qualche dubbio suiie tie fiasi accusate clal Ciampi , mostraiido che assiirressi a cpiesto proposiio jion avrebbero po- tato iiTipedirgli di fare iiii''Ej)itoti)e della sua Storia. Soggiugne Cdiitra il sig. C'lampi, clie Dlo- nisio stesso parla di una cronaca della storia di Roma , che egli avea ridotta in competifho. Diibita ppr5 che la cronaca ct)mpendiata e {'Epi- tome vednta da Fazio possano esserc una cosa medesima , e non crede ahbastan/a discusso questo pnnto dniP abate Mai^ it cpiale ha cre- duto qaella antica opinione di MS Boivin suf- flcien(emprite confutata dal testo dell' 0[)era sna^ che non e , come egli dice , un semplice ri- stretto cronologici). N<)n crede Viscond privo affiitto (h fondamento P arcroinento dedotto dalla o indicazione data da Foz'io , che V autore della Sinopsi era aiiteriore ad Appiano ed a Diane. Fozio turtavia , die' egli , sesubra coiitraddirsi , perche al principio del suo articolo dice piu ornate nel suo stile I'autore della Sinopsi, che non era accostumato ad esserlo <, il che indica che egli lo credea lo stesso che qiiello delle AndcJiita romane. Conchiude tinalmente col dire, che qnalunque sia stata 1' opinione di Fozio , i frammenti pubblicati dalP ab. Mai sono cosi diversi dado stile di qualnnqne compendio , e tanto evidentemente conformi ai franniie/iri dei libri peidnri di D'oni^i d' Alicarnasso trovati da altri critici, e generalmente alio stile Dionisiano, che r antenticita ed il merito di qnesti fiam- menti non possono essere contra^tati da alcun critico che li legga e gli esaiuini attentaraeute. DEL MM. a37 Ci duole die il dottissiiuo Viscontl uon abbia aviito alle mani , siccoine le osservazioui del Ciainpl , cosi pure la leiiera del Gtordani. Noi abhiamo tutto fedehaenie rif^-rito, ne cL faremo giudici di tanta btc. Le opinioni di quel diversi scrittori esaminate atteutainente si ridu- cono a due : Aiai e Gtordani pretendouo che qi]el libro sia il vero compendio delle Antichka ronianc fatto dallo stesso Dionisio : Oampi e Vi- scontl \o credouo una congeiie di squarei Dio-r liisiani , fors' ancbe , dice il priino , con qual- che [)arola intrusa. Se Viscond avesse avuto alle mani il libro di Giurdani , al quale Ciampi non ha per anco rispogto , forse avrebhe pofuto trovare di qualche peso le ragioni addotte, cbe quelle raedesinie pur sono che a favore del suo assunfo avrebbe potnto allfgare il 3Iai. Coinuiique sia , ci coin[)iacianio grandemente iii veilere die tutti ricouoscono il nierito inirin- ?eco di quest' opera, e tutti lodano sommauiente le fatif he di qnesio , che Viscond nomina dotto i^d infadcabUe eaitore. 338 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE Deere, guarnita di una cresta sulla coda e salla schieua , e qtiesta e li medesitna sulla quale quasi uu secolo fa isti- tul il sig. Du Fay alcune spe.rienze. Secondo Linneo «"?sa e una varieta de-la Lacerta aqua- tic a , e Daudiu ue c jstituisce nua vSj)ezie partico- lare sotto il norne di Salamandra cristata. Cosi questa come T altra coinuuemeate stanziano nei fossati del uostro territorio. DESCRIZIONE ANATOMICA EC. 289 Bench^ quesii rertili condiicano la vita nel- r acqua , 80H0 nuHaclimeno a) paio rlelle rane forniti (\\ polmoni , e al paro di queste ahbi- si'giiano tratto a tratto di recarsi a gala per rcspinire V aria atinosferira. Ma allorche essi sono nello stato d' iiif;inzia o, come si dice, di larva , rimangouo abitualniente tnfFati, ne fanno allora veriiii uso dell' orgaiio polmoiiare che si mantieiie in assoluta inerzia. Nel caso mefiesimo, si dira , trovansi i feti de' tnainmiferi allorche sono racchinsi nell' utero della niadre e circon- dati dal liqnore delT amnio , nei qtiaii la circo- Jazione si compie senza il ministero del polinone, passando il sangue dalT uno all' altro ventricolo del cuore mediante un forame che in quel j)e- riodo 6 aperro nel tramezzo che li divide. Se neir attuale cirrostanza non si trattasse che di circolazioiie, piu facilroente ancora puo essa ese- guirsi nelle larve drile salamandre , il cui cuore ha un solo ventricolo ed una sola oreccnietta, per lo rhe il sano-ae versato dalla vena cava puo essere liberaniente ricevuto dall'aorta, senza che faccia prima il transito de' polmoni. Ma il caso e che questo fluido, onde acqnistare le qua- lira necrssarie per essere vitale, abbisogoa che sia assoggettato in cotali larve all' influenza del- r aria : nel feto imprigionato ueil' utero non fa cio di niestitri, atteso che, secondo la piu ve- nsimiie opiiiioue , viene trasmesso elaborato e bene condizionato tlal corpo della madre, ma le larve delle salamandre che hanno un' esisitenza propria ed iuflipendente, deggiono rfspirare per mantenersi in vita, e respirare senza polmoni. Altri organi adunque , altro nieccanismo si richieggono per tale ufHzio, e la Natura a ciuesie n.^O DE5CR1ZI0NE ANITOMICA. b(>stiaole lU In jarestito per quel tratto di fempo g!i orp;"'ni de' pesci. E iioto che gli organi che in sillitti animali sei'vono alia respiraz'u)iie, souo One apertiiie situate dall' uno e dall' altro lato cjella testa, che noi diremo sbadigli (i),elati- nameiite si chiiinano braiichie. 11 sauwue che ei spicca dal ctiore , iinbocca in un' arteria che recaiidosi a quegii sbndigli o a quelle branchie, si divide e si suddivide in gran nutnero di ra- nioscelli che ne tapezzano la superfizie : ora r acqaa che T aniaiale assorbe p'^'r lo piii dalla hocca , e cacciata faori da quelle aperture , ed in questo trqgitto passaudo , e in certa guisa filtraudosi a' traverse le laniine delle branchle , epreiue T aria atinosferica con cui e mescolata, o, coine stimano alcuui , si spoglia di una por- zione del suo ossigeuo , e lo cede al sangue a cui penetra per le sottilissime membrane che vestouo que' vasellini. II sangue in siflFatta raa- jiiera ossigenato e poi assorbito da' vasi artp- riosi che lo difr)ndono per tutto quanto il corpo. Aperture consiniili ecorgonsi nelle nostre sa- lamandre in istato di larva. Con iscrupolosa dilig^nza si applico I'A, ad esplorarne T interna struttura , e quanto gli e corso sott' occhio e (i) Tmrotliiciamo psr la prima volta tale vocabolo nella lingua it.iliana , die m.inca di un tennine proprio per indicare qiiesti or^..ni , come ne iiirincavano i i.alini medesimi clie lo accaftarono d a Greci. Esso e il.ilianiz- zalo dalla parola veneziana shaise , con die si chiamano le braiicliie de" pesci , e sbaisar in quel dialcllo e una storpiatura di shadigluire Non sarebbe qiieito il primo C3SO in ciii farebbe meslieri di ricorreie ai diale'ti per arricchire la lingua italiana , se si volesse aumentare il vocaboiario di voci tecniche. ( 11 Redatt) DELLE SALAMANDRE ACQUATICHr. 2^1 cla Ini elegaiitemenfe narrato , e parte a parte descritto coil impareggiabile chiarezza : rondi- zioiie in vero essenziale ! poiche in tale delicate indaoini non basta vedere , ma e d' uopo rap- prest-ntare con evilenza le cose vedute , e se vi si aCTffiunge I' clcganza del 'dire, sara questo un pregio di piu die contribuira esse medesi- nio a vie inaggioriiiente agevolare i'intelligenza. Spando per eiitro a qtiesti orgaiii , e col col- tello anatomico separandoli , vide egli adunque clie in ciaschednna apertnra dclle branchie sonvi quattro archeiti di sostanza cartilaginosa , a (li dilTerente grandezza , che con le anterior! estr(Mnita sono attaccati ail' osso ioide mediante alcnni pezzi intcnnedii , e con Ic posteriori ri- maiicoiio insierae legati. Fra 1' uno e 1' altro archetto havvi spazii ed aperture che rispon- tloiio, come quelle de'pesci, dentro alia gola, e diconsi aperture branchiali , Ic quali sono quat- tro per ogni branchia. Cotesti archetti sono addenteilati dai lati in guisa tale , che fra loro accostandosi s' incastrano i denti dell' uno neali interstizii dei denti cUll' altro, lo che addiviene quando 1' animale chiude esse aperture bran- cliiali, Questi organi sono poi interaruente co- jitMti dalla ])<;lle dclla testa, che con una certa ripiegatura Ibrnia una lunga e grossa t'alda , la quale fa 1' ufTizio di cciperchio branchiale. JiC parti di cni abbiamo compendiata la de- scrizione non sono che V armatura , o vogliam dire lo scheletro deile branchie. Esse servuuo di sostegtio ai vasi sanguigni che partendo dal cuore vanno cjirettaaieiite agli orgiuii clella re- Pjiirazione. Dal cuore aduiujue sorge nn tronco da cui iliiamansi otto vasi sanguigni che si di- BiUL leal. T. YIII. i6 ft4a nESCRIZIONE ANATOMIC! strihniscono qiiattro per ogiii bainla, e ciasche- dmio Hi essi corre sopra uii aichetto. Tie rli questi vasi giuiiti alT estremita del proprio ar- chetto , contimiano isolati fnori della testa , e gettaiulo nil'' infinitii di rami e di vaselliiii, for- luano tre fraiiae siuiili alle bathe di una piuina, le quali sono, iisj)etto al saiigoe, gli orgaiii os- sigeiianti: il quarto vaso, che e assai sotiile, non metre fraiigia, ma sbocca tieU' arteria cbe va al polmoiie. Se si pescbi una larva di salamandra , si vedra avere fuori della testa queste sei frange, tre per lato , di elegante struttura e di bel co- lore rubicondo. L' A. da il nome di vene a questi vasi , e eio per coiiiodo della descrizione, ma in realta 8ono arterie, percbe portatio il sangue dal cnore. Poiehe questo flaido ha ricevuto nelle branchie le qualita necessarie , entra in altri vasi che Rono in continuazione de' primi , ma che cam- minano entro le barbe in senso contravio , e si uniscono via via in varii tronchi, finche conflui- scono in un vaso comune che mette nelT aorta, ove il sangue parte ad irrigate tutto il corpo. Siccome cpiesti nltimi vasi arteriosi portano san- gue gia ossigenato, ecco la ragione perche i'A. ha oeduto di distinguere gli altri col nome di vene onde agevolare 1' esposiziotte. Noi non possiamo qui segmtarlo neiraccurata descrizione che ei va facendo delle ramilicazioni di cadauno di questi vasi arteriosi , che dalle frange rientrando nella testa , distribuiscono il sangue alle varie parti , poiehe non sarennno si di leggieri intesi senza il snssidio delle figure, che sono nel testo delineate dall'A. medesimo e squisitamente miniate. Per Ja ragione medop- DELLE SALAMANDRE ACQUATIGHE. 2,4.3 sima sinmo costrctti di omettere qnanto va egli clivisanclo iiitoriio al sistema venoso : laoncle ci affretterenio a dare coiitezza di altre sue osser- vazioni die si possono cons'ulerare niiove sco- perte. Alcuni natnralisti , fra i quali il sig. Cuvier , si sono (lati arl intendere che nelle larva dei rettili tntto il sangue che dal cuore si avvia verso le l)ranchie si distribuisca compiutamente in esse , in gnisa tale che una sola goccia nou si rechi nel rimanente del corpo se nou sia prima passata pegli organi respiratorii , come ne' pesci afldiviene. Ma le esperienze e la di- ligentc anatomia delT A., si oppougono a questa asserzione , e dimostra egli che nou gia uua stdla, ma un torrente di sangue sfugge in cjuesti anidiali la via delle branchie ed entra nell' aorta. Con r anatou)ia ha egli veduto che inuanzi che le vene branchiali si proluiighino per uscire dalla testa , e.ramificarsi nelle anzidette frange, mandano rami laterali che versano il sangue nelle arterie , il quale per questa via imbocca a dirittura nelT aorta; questi vasi comunicanti si potranno riconosccre nella fig. b^ lett. g, c^ e^ c, delia ravola amiessa all'opera. Con Tesperienza si accerto egli vieppiu dclla cosa , imperocche iniettando di cinabro la vena, vide che la ma- teria deir iniezionc qnantunque non fosse molio oltra trascorsa nelle branchie, passo uulladi- nieno nelT aorta , il che da chiaramente a co- noscere che esse vene e l' aorta conuniicano fia loro per altre strade che per quella delle branchie. La stessa cosa con lo stesso snccesso esperimento in una larva di rospo , ma anche senza auntomia e senza iniezionc si possono a44 DESCPJZIONE ANATOMIC A vedere qne' vnai che servono rli caiiali ili co- municazione ivn le vene branrliiali c lo arterie, poiche soUevando iipIT animale vivo il coper- chio branchiale , e stiraudo nu poco airiiifuori il primo aichftto, si ofFroiio all' occhio, e me- glio se si adoperi tin microscojiio. No si dica che essendo i predetti vasi sulla superfizic in- terna de!ra|)ertura hranchiale ova entia racqua, jl sangne cho contengono possa ossigcnarsi al contatro di questo fluido . atteso che lo vieta la grosse:rza delle tuniche , e tioppa ivi entro e la massa di esso sangue perche possa esscne ossigenato da quel po' d' aria che s' introduce col veicolo deir acqua. Cosi veggiamo che ne- gli organi ove esso si reca jier mettcrsi a con-^ tatro con l' ossigeno , ha avuto avvertenza la Natura di stenderlo sopra una grande superfizie, SI nelle braiichie , come ne' polmoni^ niediante la divisioue e la siiddivisione di tanti esili-isimi Vasellini, Ne viene adnnque per conseguenza che nelle arterie di siflatte larve circola nn sangue niisto. Vale a dire venoso ed arterioso, ossia'ossigenato e non ossigenato , per la qual cosa non si pos- sono que' viventi propria>nente paragonare ai pesci. Direiiio di pin: essi respirano nello stato di larva in que'la guisa che fanno ne piu nh meno allorche sono gia divenuti aniinali per- fetti, Di latto uflle salamandre adulte una sola porzioue di sangue entra nel polmone, meutre un' altra e vie inaggiore porzioue va in circolo partcndo immediatatnente dal cuore , lo che e comune a tutti i rettili. In ])ari guisa nella sa- lamandra larva una porzioue di questo fluido «i trasferisce alio branchie, cd uu' altra porzioue DELLE SALAMANDRE ACQUATICHE. &^!j 3o sfugge: d'onile TA. viene a concliiutlerc, cou- tro la comune sentenza, che rispetto alia ciico- lazione questi animali sono veri rettili anche ia istiito
    4. olinoiiari. Mentre succedono questi cam- biamenti V ajiertura delle branchie si rimargiua e si cicatiizza in maniera che non ne rimane piu trace i a. Apparisce adunque che di tutte quelle otto ramjficazloiii del grosso tronco non ve n' ha che due sole che diventino arterie polmonari quando h compiuta la metamorfosi , nicntre le altre diventauo vasi che cornunicando con altie arterie, diffondono a dirittura il sangue pel corpo. Ora siccotne questa coniunicazione si fa pei vasi lateral i delle dianzi vene branchiali , e che si sono descritti, ne addiviene che il sangae elude nella salamandra adulta la via de' pohnoni per que' canali medesimi pei quali esso eludeva le branchie nella salamandra larva. Ed ecco che niirabilniente si vicne a mostrare come con lievi modificazioni si efFettui il traslocamento della respirazione, quando a prima ginnta si avrebbe creduto che clovessero succedcre cambiamenti madornali e solenni. E che tali effettivamente essi fossero, lo penso il sig. Cuvier , il quale partendo dalla persua- sione che 1' aorta prendesse origine dalle bran- chie, ideo , ingegnosamcnte bcnsi, nia contro il vero , che quando esse scompaiono, si obblite- rano per intiero sei di quelle arterie che si di- ramano dal cuore , e che le altre due che ri- mangono aperte e vanno ai polmoni, acquistano un diametro molto niaggiore di qucllo che ave* vaiio i ma la verit^ h , dice I'A, , che non ac- cade obbliterazione alcuna, e che la circolazione si fa per que' vasi stessi pei quali facevasi prima che avvenisse la metamorfosi. Tutto si riduce in somma all' essere telle via le branchie. DELLE SALAMANDRE ACQUATICTIE. 24.^ Le osservazioni ineclesime farono fatte rliill ^• nelle larve fie' ranocchi , ossia ne' giriiii. j\1f> in qiipste havvi alcune HifFerenze iiella distiibu- zioiie de' vasi die vanno alle branchie , impe- rocche so|)ra ciasclufliiiio archetto corrono due grossi vasi. L'aiio 6 pero un seiuplice raino deH'altro, il quale dopo di avere corso un certo tratto, rieiitra nel troiico da cui era partito: cosi questo come qiipllo gettano una quantita di ramosceili , i qiiali tra loro si anastomizzano , qnelli , cioe , del ra^no s' iniieatano cogli altri del troiico. II vero organo ossigenante e il ra- ino con le sue sottiii dirainazioni , nieutre il vaso che abbianio cbiamato tronco riceve il sangue ossigenato e lo niescola col |)roprio , indi si uuisce con quelli di tutti g'i altri ar- chetti d^llo stesso laro per formare T aorta. Fatti quest! esaini, di ciii abbiauio daio un ristretr.) ragguaglio, voile TA. vedere se le larve de' rettili abbiano , come taluui supposero , un periodo in cui respirano con le branchie e coi polmoni ad un tempo Per accertarsi di cio isti- tu'i una mano di esperienze cctu quelle delle salamandre e del ros|)o, racchiudendole in scat- tole tessnte di fili di ferro o di staccio , che coHocava attraverso un rigagnolo d' acqua cor- rente. Osservandole ne'vani st.idii di isv luppo, vide cose dalle cpiali credette jutter arguire che si trasmntano respirando con un solo organo respiratorio , con le sole branc hie cioe finch^ son.) uell'acqna, e co'soli polmoni quando sono cavate fuori Prudente come egli e, noii ne ri- trae per altro generali conseguenze , bencli^ ab- bia costantemeute notato che i girini crt scinti in vaoo di vetro lanno ogni possibile sforzo, quando a4S DESCRIZIONE AN\TOMICA. sta per clilnflersi il foro brancliiale , S\ usclre dair acqua pw valersi de' polinoni (e qnesta osservaziono fu fatta anclie da Dn Fay. Mdm. de I'Acad. des Sciences. An. 1 72*; , pag. 196). Ma fra tiitte le esperienze istituire con qnesta niira rlalT A., qnoUa die ei sembia piu di ogiii altra antorevole , e la segufnte. Avendo egli educato iu un vaso ripieno di acqna parecchie picciole larve di salainandra , noto che, trascorso un certo nuinero di giorni, ed avvicinandosi gia la ineratiiorfv)si , una di esse mostrava le piitne barbe delle brancbic come avvlzzite e scolorite, ed anebe piu corte che prima non eratio. La trasse dali' arqua , e mes«ala sopra nu tavolino, si fece ad osservare 86 eseguisse que' inoviineiui della gola cbe fanno le salanuindie adulte quando respirano; ma nulla scorgendo, la ripose dopo cinque o sei ininuti neir acqua. Ripete per tre giorni constcutivi la stessa osservazione, ma semjjre con esito e2;uale, e frattanto le brancbie sempre j)iLi si acct>rcia- .■vano, Finabnente il quarto giorno mentre esse avevano perduto quasi interamente le barbe, e piij non rimaneva cbe un terzo alF incirca del fusto , cavata dall' acqua vide cbe dilato due o tre voire le fauci , quasi che imparasse allora a deglutire , finche si niise ad allargare la gola, e ad ingoiare Taria tanto bene , come se fosse stata una salamandra perfetta. Fattane Tanato- mia, trovo cbe il coperchio brancliiale erasi sal- dato ai muscoli sterno-niastoidei , cbe gli ar- chetti uon potevano scostarsi 1' iino daH'altro cbe di poco , e che i tre inierni si eiano mol- lilicati a segno, cbe j^resi con la molbtra, si spappolavano. In tutto il I'imauenie non sej^pc DELLE SALAMANDRE ACQUATICHE. 249 rinvenii'e cosa alcima che renrlesse questa huva diversa da cjuflla die era priiiia che incoinin- ciassp a trasmutars-i. In uii'altra esperienza iniae in un catiiio scnza acqiia parecchie larve grosse e mezzane , eti il gionio segnrnte trovo che alcune eraii morte eel altre vivf : le j)iime avevano il coperchio braiichiale alTjtto sciolto, e nelie altre era chiaso e saldato. Da tutto cio apj'are che rattaccatura del coperchio branchiale ai mviscoli equivalenti agli sterno-mastoidei sia In qiieste larve una condizione necessaria perche possano iugoiare Taria, talche senibra che nientre tsso e a|>erto non possano valersj de' polmoni. Le larve di cui si paria sono carnivore e ghioltissiine, di niodo che si ); ed uno ne incontro il celcborrimo prnf. cav. Paletta, il quale conserva tuttora lo scheletio di un feto di quattro mesi patentemente racliiii-'o. Piu frequenti sono i casi di questo grave nuiluie in persone adulte ; di che fanno tede le antorita del Thomasin , del le Vaclicr , del Portal , ec. , e la pussono fare le osserv azioiii di rpiasi tutti i medici die siano luiigamente escrcitari nelT arte. Dopo di queste cognizioni preliminari, passa il N. A. a desci ivere l' andamento della rachi- tide, ctime noi veniamo esponendo. Sintomi pre- correnti sono, certa tristezza ed iudeholimcnto the si osserva nel faneiullo , per cui ama di starscne in riposo alihandonato alia malinconia. Le sue membra languono spossate , la testa pare che ?i taccia piu voluminosa e grave , per cui se la lasria fjcdmente catlcre sul petto , o volonrieri I' ap|)()ggia sugli omcri quando e se- duto. I tratti del suo volte si alterano , sicche prcutle una fisonomia inopportuna quasi d'uoin vcctliio. La ecgiorando; vi si unisce una lenta lebbricella;, le cartila2;iiii e le ossa si ranmiolliscono, si pie- sano sotto il peso delle membra e j)er le con- trazioni dei muscoli , e danno quindi oiigine a diverse curvature. La testa si fa verameute pii^i 2;ra!ide , sicche le suture delle sue ossa ciiven- tano spesso [)iu uiauifeste dell' ordinario. Le costole si deprimono , s' incurvauo le chiavi- cole, s'innalza lo sterno. La colonna vertebrale si piega ora alT iiuianzi , ora all' indictro , or dai lati; il catino perde i suoi naturali diametrif, si flettono in diverse maniere le braceia e le rambe. Le articolazioni s' ingrossano , fino ad avere doppio volume del naturale , giunto che sia il male al suo apice, L' infermo arriva ad un punto che non puo carnininare , ne soste- ner>ji in piedi , e nemmen seduto ; nia e co- streito di starsene costautemente sdraiato. Iii- tanto la tabe sempre piii lo consuma', restaudo tumido il ventre, che tastato ci fa accorti d'in- duramenti nei visceri in esso couteuuti. La re- spirazione si fa piu diflicile, breve e frequenter compaiono qualche volta delle perdite di san- -gue , e si eccitano de'moviraenii coavnlsivi. In SULL.\ RACHITIDE. 257 tanto cUsonliiie «1; lie fmizioiii vitali e natural! , la tncnte si inanrieno libera e j)rP3ente fino agli eetremi. Poteva aggiugiiere il N. A. clie iion solo i rachitic! conscrvano i \orot sentiincuti, ma snesso mostrano non ordiiiario acnme (riucr^iiQ che forse non avp;iiio nello stato di salute, sic- che si rlirebbe che Je fuuzioni clel cerebro si esercitino in essi iu ragione inversa di quelle dogli altri visceri, e che 1' anima veda nirglio, per cosi dire , attravcrso alle estreme reliquie tleila vita rnortale. Fuialtneiite anche gli organi doi sensi si stnpefanno , e sopra tutto si ofFusca la visione ^ il volto diventa sempre piu affiiato argute, ed acquista quell' aspetto che suol dirsi Ippocratico , cui presto tien dietro la ruorte. Tale e il corso intero c funesto della racliitide , ma non e frequente ; perciocche d' ordinario , dopo anche coniparso rammolliinento delle ossa, die suol essere iudizio di perfetta rachitide, il processo morboso si fenna , e va sceinandosi di luauiera che le ossa si rassodano , il uialato torna in I'orze e puo vivere lungamente , tuc- toohe conservi per lo pii^i le traccie della pas- sala inferuiita, le quali , oltre della scoucezza e delle iinperfezioni che lasciano iiel cor|)o, si oppougouo talora all' accjuisto di una coinpita salute , e dauno origine a diversi malori. A line di [)Otcr lueglio scoprire le c.igioui e la sode di questa malattia , opportunanieute il N. A. descrive lo stato ricl quale si trovano i cadaveri dj'rachiiici , e ci fa sa[)ere che j^iu ni:il conci degli altri sono i visceri addouiiuali, II fojiato e la uiilza hainio volume masiC'tM-e del- J' ordiuario , scnza che Uiostrino sensibile alte- j'aziiuie nella Ifcro struttura. La vescichetta (hi JJiljI. hal. T. VIII. 17 a58 CONSIOF.RAZIONl fiele scarseggia di bile die suol essere nericcia; qualche volta contiene dei calcoli. L" iutestino e spogliato di adipe , cosi Tomento che e fatto piccolissimo e griiizoso, noii die ii tessuto sotto- CLitaneo. L' iutestino inoltre e disteso da arie chp in esso si svolgoiio, e contiene spesso dei verrnini. Le glandule meseraiche sono ingros- sate, e talvolta intasate e strumose. Verun dis- ordine si scoige nelle reni , negli ureteri, nella vescica e negli organi generatori. Nella cavita del ventre sono freqnentissimi e copiosi gli espan- dimenti di siero , die si trova pure nel petto e nella testa , e fra le cellule del tessuto cutaneo alia maniera d' anasarca incipiente. In ragione tlella qnantita dello siero die si espande nel cranio e nella teca vertebrale trovasi piu o nieno niolle del consueto la sostanza del cer- velio e della midolla spinale. Le cartilagini, nou die le ossa , si possono facilniente tagliare col coltello in grazia della debole loro consistenza. I muscoli sono ingraciliti e flacidissimi ; i vasi e le glandule linf'atidie generaliiiente piu del- J' ordiuaiio ingrossate ed anche oppilate, Resta finalmeiite a notare die i cadaveri di tali sog- getti si niantengono flessibili per lungo tempo, c perdono tardi il loro color naturale. Delle cagioni rimote di tjuesta nialattia trat- tando il N. A., le distingue in tre classi , se- condo che risiedono esse o nei luoghi , o nei genitori , o negli stessi individui die ne ven- gono assaliti. Alia j)rinia classe appartengono le region! con aria unnda, fredtia e carica di esa- lazioni niefitiehe e paludose, ec. Per cio la ra- chitide e frequentissinia nei paesi settentrionali, ■e pressoche endeniica nell' Olanda , nell'Inghil- SULLA RACHITIDE. a59 terra, nel Vallese ed altrove , ed e rara ne' clinii ternperati e sccchi e ne' paesi niontuosi , nur- che altre cagioni noa vi siano cUe la producono. Poco sappiaino di certo iiitorno all' inflaenia che possono avere per destare queeta tualattia le qualiti delle acque e dei cibi ; ma pare che in geaere le acque giosse , che portano cio^ in se disciolti molti sali terrei, ed i cibi cattivi o di poca sostanza vaigano a disporvi. Q-aauto ai geuitori , sc ne puo iiicolpare la loro eta o iraiuatura o troppo avanzata , T abuso di ve- nere , 1' esteiiuato teinperatnento di loro , noa che la squallida poveria, o 1' estrerno opposto, e non meno funesto , di una soverchia niollezza, Va pur considerate V allattauiento, il quale, sia per malattie o passioni d' auimo che assalgaiio la niadre o la nutrice, sia per la viziosa qujlita o quantita dell' aliinento , puo suscitare la ra- chitide ne' bambini predisposti. Ma piu di tutto voglionsi valutare nei parenti certi inorbi dai quali soiio essi medesinii iuvestiti , come la ra- chitide stessa , lo 8corbuto,e massimamente le scrofole e la lue venerea. Alia terza classe si liferiscono V eta infantile , la debole comples- sione del corpo , la dentizione laboriosa, I'uso premature di cibi iniligesti , le febbri inter- mittenti , le diarree , le dissenterie , la vita inerte , il soggiornare in luridi, umidi e fetidi abituri , il vestire eudicio , ec. , insomma tutto cio che non anima o fa languire le funzioni dclla vita. Suviamente confessa il N. A. che la cagione prossiinaidella rachittde resta tuttora osiuira, ad onta degli sforzi con cui niolti celebri uomini 61 sono iugegnati di dame la spiegazione. Alcuai a6o CONSIDERAZIOTII guidati dair anatomla parologica crctlettero che eonsistesse in un vizio del legato , del meseji- terio, d«i pcdmoni ( Booz i. Maris, Bencvoli ). Altri , teorizzando alia meglio die sapevano , ifiunaginarono umori drgenrrati , iiierti , freddi ( Boerhaave ) ;, chi ne iiicolpo la presenza del veleno silllitico ( Astsuc ) , e chi la ritenzione dtgli spiriti vitali (Glisson , Hoffrtiann). Celebre h r opiiiioiie doilo Zeviani che delliiisce la ra- chitide: una singolare specie di cachessia in cui gli umori tutti del corpo abbondasio di una in- solita agrezza portatavi dalT acidita del hute di cui si nutrono i bambini. Ma come mai si spie- gano con qnesra ipotesi , dice 11 N. A., i casi Don infrequeuti di rachitide manifestatasi in sog- gctti che da Inngo tempo non facevano piu uso di latte , ed in altri prima ancora che si attac- casfecro alia poppa t* S' aggingne che V acidita delle prime vie e ordinana nei bambini senza che tutti quelli che la sofFrono, diventino rachi- tici :, che non e facile di persuadersi che quel- I'acido morbifico, peiictrando pure nei linfatici in copia , non sia punto alterato nei suo anda- inento :, che in fine i rimedii i quali atti sareb- bero a correggere questa tale acidita, non solo non guariscono la nialattia , ma per lo con- tra: lo r accresconn. Non mono vaga sembra al K. A. r opinione di quelli che attribuirono I* inalattia di cui tratta , alio stato morboso dei Dervi ( jMajow , Hoftmann , e tra i piu recenti Bosquillon e Rachetti);, impcrocchc, se si con- sidera che pochissimo sappiacno di certo sulla natura c le eondizioni dell' influenza Uc;l'vosa, e che nei cadaveri dei rachitici non s'inicontrano matiifeste e primitive Icsiooi dei nervi stes&i , > SULLA RACHITIDE, 20 1 lii30gna pur conchiiulere die anche questo inoJo di ragionare noii al)l)ia sol'ulo foiulaincnto, Egual- mente alieno si dichiara il N. A. tlalla conget- tura del Cullen e di alcuiii chimici della Francia, di rijjorre la cagione prossiina della racliitlde uella inaneaiiza del fosfato di calce , inaucan^a che avviene , come essi pensano , in grazia di cibi die noii contengano di quel j)riucipio irn- portaute a dare la necessaria cousisteuza alle ossa. Se si osseiva die di varii bambini sosieu- tati coil gli stessi aliiueuti e perfino dal seno d' una medesima nutrice , divengono alcuni ra- diitici ed altri uo i die questa malartia noii e csclusivamente propria delle ossa ; e die , pnr ultimo , non giova a vinrerla 1' uso di riaiedii contenenti inolto fosf.ito di calce , andie questa ipotesi va in funio , non che altre dello stcsso genere , come sarebbero la scarsezza delTaciclu fosforico sospettata dal Kcil, la soverchia c(;pia di materia calcarea imniaginata tlal Porta! , la squilibrata proporzione dell' ossi^eno rdativa- mente ail' idrogeno , al carbonio ed al septono fantasticata dal Wislizen, ec. Ingegnosa e lusin- ghiera a tutta prima e i' opinione delT Heine e del Soemmering, cioe die la cagione prossi- ina della rachitide consista nell' azione accre- sciuta dei vasi assorbenti, da cui deriva il di- niagcatnento deU'individuo e 1' amniollimento delle ossa. INIa il N. A. non sa combinare un accrescimento d' azione dei liufatici ecu Toatru- zionc dei detti vasi , con V ingrossamento ed i ristagni delle glandule conglobate, con gli spaii- tlinienti acquosi uelle divcJse caviia del corpo. Tanto piu vacillanrc poi gli sembra questa. ipo- tesi , peusando all' analogia che passu tra la ra- a62 CONSIDEBAZIONI cbitide e le ecrofolc , le qnali , per sentenza clello stppso Soemmering, (liprndono rla deho- lezza e flossezza (\v'i vasi liiifatici. I vasi stessi diventano rlilatati e turgirli a guisa cli corde no- dose tanto nella lacliiricle , come in caso di scrofole; sicche la soiiiiglianza ancora degli ef- fetti ci fa accorti di quella delle cagioni. Dimostrata cosi V incertezza delle altrni opi- nioni i, passa il N. A. a dicliiarare la projiria sulla cagione j)rossinia di qnesta nialattia. Egli e irtis venereo fino dal primo gionio che sono stati geiierati ^ potrebbe darsi die le qualiri di quel priucipio morbifico venissero modificate dalle funzioiii della generazione , e cbe quindi in essi agisca in modo diverse di quelle che faccia quando si riceve dopo la nascita. Se a tutto cio si ag- giugnc la ilc-bolezza dci genitori , il eattivo al- Jattamcnto , le febbri interiniitcnti a lungo pro- tratte , L^ ilrntizione difficile , sempre j>iu si conferma I' idea di uno stato di languore nei vasi liiifatici j)resl di alta strma verso di lui per la profoiida e giusra dot- triiia noil solo , ma ancora prr 1' elegante mae- stria dello stile che mostra di posscdero. Sap- piamo pur troppo die i suoi ragionanienti siiUa cagione prossinia dclla rachitide , ed i Piioi consigli intorno alia cura della incdesima non mancherauno di irovare oppositori iiei vimtati creator! del rinnovamento della medicina in Italia , e noi pure avremmo poto.to muovergli qualche diffieolta nella parte teorica del suo libro ; ma poiche le sue congetture, per quanto ci pare, si prestano ottiinamente al fine prin- cipale , che e quelio di vincere la malattia , poco importava di dilatarsi in sottili questioni , e nulla monta che akri sieno per pensare di- versatnente di lui , se non arrivano a spargere luce non dubbia dove tuttora si va teutoue per le teuebre. E. A. 269 Dcllo influsso del boschl sullo stato fisico cle paesi e sulla prospcrlta dcllo nazioni. Memoria di Giuseppe GadtiEri , C. R. Tspettore gcnerale dei boscJii , e metnbro di piii accadcnue c • societa letter aric itnzionali ed ester c. — MUano , 181 7, coi tipi lit Giovanni Firotta, in 8." , di p. (jG. s E importa tli cono?ccre i metodi jiiu utili per la semiiiagione e la coltivazione degli alberi da bosco, non dee mono iuteressare di saper coti- servare (juelli che da tempi antichissirui esistono, e che costituiscono imaiense selve le cjuali lianno una decisa influenza sul ben essere delle popolazioni. ( iMancava all' Italia uii' opera la qunle conte- nesse tutte le prove dell' azione e benefica e nociva l!re r autore della memoria di cui diamo pre- scntemente un breve estratto. Neir art. 1. si dimostra 1' entita dell' assunto col riferire varii esempi di regioni altra volta ricche e fertiii , divenute pel taglio de' boschi deserte , povere e malsane. La salnbrita c la temperatura del paese sieguono taholta di prefe- renza la qnantita, la qualita e la situazione delle sehc , che non il grado istesso di latitudine , la situazione o f esposizione del inedesimo. Nell' art. II si accennano i vantacgi derivanti dalle selve poste sulle monragne , che poi sviluppano ne- gli articoli segncnti. Nell'art. Ill si spicga come a70 DELL I^FLUSSO i boschi deviano orl arrestano i venti impetuosi c damiosi , e si riftriscoiio esenipi i quali ser- vono di prova delP assnnto, II Veronese , il Modenese ed aitvl paesi i quali cangiarono tem- peratura pel tagllo do' Ijoschi , |iotranno avve- dersi della necessita di limetterli in alcuiie si- tuazioai, acciocchfe servano a difeiideili da siflfatti venti ; e nelT art. IV si dimostra questa neces- sita onde rif.'ararsi da venti freddi o cocenti, I.a legolariii delle stagioni dipeude in gran parte e in moiti eiti dai boschi, Noi convenia- mo coll' A. che e nell' Atn<"rica setfentrionale c nella Finlaadia e presso di noi le stagioni abl)iano tardato pel taglio dei boschi , ma e pur certo che in alcune altre situazioni possono auticipare. La spiegazione dataci dail' A. suUa diuturna siccita dello scorso inverno , dovuta , Becoudo lui , alia esuberanza delle nevi cadute aulle alpi e sugli appeuuini , merita riflessione. « Jo ho in quest' anno , cosi dice i'A. , osservato die il vento sud pud esser freddo per Milano^ cid che non fu forse mat: n^ v ha err ore nel credere che la sua freddezza , che duro fino al principio di maggio , abbia dipenduto dalle nevi degli ap- nennini sui quali era esso coitretto di scorrere pri" ma di versarsi su noi ; cosi it nord est d freddO' umido per l' Egitto , perchc passa sulle nevi del Tauro e del Caucaso , non che sal mediterraneo ; € cosi il vcnto sud , cadute le nevi suW olimpo , diviene freddo , al dire di Jott , per CostantinopoUf e vi porta il gelo , mentre in altri tempi non solo non i freddo , ma vi prorauove anzi il disgelo ». Interessantissimo per 1' lialia superiore e ricco di prove desunte da' nostri paesi h V art. VI , ii quale dimostra chiaro come col taglio de' bo- DEI BOSCrti EC. 271 8chl posti sulle alpi an'Io 1' Italia 9U[)eriore raf- frecLlaiiilosi. In generaUi poi i l)05chi com posti a conchiglla bivalve della costa del Bras'de (Anomia carnea), con osser- pazioni intorno ad alcuni aUri testacei. Lettera del sig. Brooch I al sig. Cvnali, prufessoic di scoria nattirale nclt Universicd di Pcru^>ia. JAipassando in qiiesti glorni con agio un certo nuinero di conchiglie die laccoUi nella spiaggia romana del IMediterranco', mi corse parimeute sott' occhio queUa piccola bivalve die cortese- lueiite mi fu da lei regalata in Perugia , e ciic eila tempo fa ricevette dal sig. Vaudelli , pro- fessore di botanica nell' Universita di Lisl)onci. Qiiesto naturalista la spedi come proveniento dalle coste del Brasile, ove dee senza fallo es- sere comune, se ne facciamo giudizio dalla quan- tita graiide di esemplari die a lei furono tras- mes&i , e die sembrano essere stati a pieua rnano ammassati sul luogo. Che essa sia una concliigiia litorale, non ue dubito punfo, poiclie oltre aU'essergi trovate disgiunte tutte le valve, si conosce die la tuaggior parte di esse sono piij o meno logorate dall' attrito sofFerto. Vo- lendo riordiaare quelle die mi furono da lei favorite , per appaiarne alcuue , fui cosl fortu- iiato di riuveuire uu esemplare iutierissimo cou le due valve naturalniente attaccate ed ancora chiusc: e fu una fortuna per certo, poichfe senza di questo non avrei potuto avere un'esatta idea deir iateraa suuttura del guscio , che contiene DESCr.IZrONE EC. 2^7 narrl in rilicvo, alctiiie dcllo qiiali essciido Je- licatissime, sotio clistrutte iielle valve cIjc si rac- coUero isolate. Esaininata questa couchiglia , mi fii fdcile di conosceie essere dessa un'anoinia appartenente a'le rostrate , di cui sernbra die Liuneo avesse dovuto fare ana separata tribu .j come pratico ill tanti altri gcneri,eche Mul!er con migliore consiglio iiui in iin particolaro gcnere sotto 11. nome di Terehratole^ classificazione adottata dai conchii>,UoIogisti francesi; Questa anomia o te- rehratola , come chiamar la vogliamo , non tu «!a me veduta id verun' altra collezione di con' chiglie^ ne per indagini die abbia fatto mi rin- scl di trovarla figurata o descritta iiei libri di concbigliologia. Se clo adunque non fosse in modernissimi autori di cui non abljia contezza^ io sarei di avviso essere una nnova spezie , e Le ne trasmettd la descrizione e la figura fatta diligentemente incidere. Questa conchiglia lia una forma ovale acuta, ed e tumida piu die compressa, particolarmeute dal lato del cardine , mentre va dolcemente ab- bassandosi verso la periferia. La pin grande che io posseggo ha la lunghezza di un mezzo pol- lice di pife di Parigi e quattro linee di larghezza. Ambedue le valve sono molto solide , semidia- fane , se si sperano contro la luce, e liscie, tranne V essere segnate da lievi solchi :irouati e concentrici , visibili con lente , e dipendenti dal successivo accrcsciaiento del guscio. II co- lore ^ cosi internamente come esternamente tli ua delicatissimo carnicino > e talvolta e di- pinta da alcuni racigi longitudinali di \m rosso }Mii vivo, clic partcudo dalla rogiouc del cardine ) a^S DESCRIZrONE DI UNA NUOVA vaiino verso 1' e«trenilta anteriore. La valva in- feriore e alquaiiro pii^i coinpressa e piu brevt; della snj)eriore , e qnesta sovercliia P altra la quanto die si prolutiga alia base eon un pic- colo beoco ajipena liex.etnente arcuato e forato nei Venice. Le fig. i e 2 mostraiio la conchiglia di granrlezZa narurale ; nella i h ingraiulita. Tale e la sua esterna apparcnza; nia aprendo le valve veggonsi , come ho detto , dclle parti in rilievo di singolare struttura , e di cui diffi- ciloieiite si potrebbe dare col discorso una giu- sta idea , ma che si potranno riconoscere iicl disegiio. Simili rilievi di vaiia fignra appaiouo per lo |jiLi in cotal razza di anomie, come sa- rebbe nGWAnomia ampulla che ho fiitto conoscere ill istato fossile ( Cnncliiolog. subapenn. tav. 10, fig. S) neW Anomia vitrca e dovsata L., e quclli di quest' ultima sono inppresentati , beuche as- sai rozzameute, da Gunther ( Naturforsc/i. IH , tav. 3 , fig. 3) e da Chemnitz ( Conch, tav. "^8, fig. ^1 ' )• Nell'anotnia del Brasile si mostrauo essi neir interna superfizie di aiiibe le valve. In quella della valva iuferiore scorgesi una pro- tuberanza di apparenza callosa che imita all' in- grosso la figura del fiordaliso dello stemma di Fraucia, il corpo del quale corrispoude al car- dine della conchiglia , e forma appunto parte del cardiue stesso, essendo superfizialmeiite se- gnato da cinquii solcature che ricevono proba- bilmeute i legamenti. La foglia di mezzo del fioraliso e rappreseutata da uia lamina ri!evata a guisa di septum , la quale ha nrlla sua estre- rnita un' altra sottilissima lamina orizz^ntale a guisa della testa di un fungo , ma questa non rimane superstite che nella conchiglia sauissima ^y/C/' ///«/ T. mi Pa^. iy8 '^^^ ,45^■^"''%. CONCrilGLI.V BIVALVE. 2^(j (fic- 4 )• N^""! fig- ^ sono flisegnati i rilievi sifnati presso il cajfliiie «e vediui di iirofilo; nella -^ si inostra il profilo di tuttc le indicate parti. Nclla valva sii|)criore si ravvisaiio altresi certe ])rotul)eranze callose, ma liavvi iiifossamenti ove iicir altra valva corrispondente vi aouo rilievi, t'ccetto die comparisce anche in questa nn septum longitudinale, bench^ metio riievato che nella valva antecedenteinente dcscritta (fig. 5). Soinbra che qneste parti servano di attacco ai tendini, die dovranno essere molto robusti, e per verira di gran lorza mnfcnlare dee godere qaesto animale oiide aprire le valve , e vincere la resistenza die oppongono le dentellature del cardine che fortemente s' incastrano Tuna neU r altra. Volcndo tentare di aprire 1' individuo che 6erl)0 inticro , per qnanta fliligen^a abbia usato, (ni uccorsi che non poteva rinscirvi senza vomperlo , e mi si rnppe di fatto da ua canto. Spiando da qneira|)ertura, potei vedere le parti piu delicate che mancano nelle valve isolate. Giudicando nnova questa anomia , le adatto r epiteto di carwa tolto dal suo colore , e la dcfmisco nel seguente modo. Anomia ( camca ) testa ovata , lacvi , solida , intus et cxtus carnea, ratlds rubeWs mterdum picta, valva infer lore hrcvinre , pjaniuscula ; super lore convcxa , rostrn pronuncnte perforata : intas cal- losd—lacnnosa. Habitat airale ; non alia porccUana che e molto schiacciata , mentre quella di cni parlo e , come dissi, convessa e gibbosa; ne tam|>oco alPaltra rappresentata da Martini nelT indicata figura , poich^ questa, oltre alle difFerenze del colore, ha una forma rotondata, e la nostra e decisa- inehte ovale e compressa dai lati. E cosa sor- prendente che Gmelin abbia riferito la couchi- glia espressa in quella figura al genere delle nerjfe, chiamandola Neritea violacca , mentre lo stesso Martini indica i caratteri i)ei quali diffe- risce dalle spezie di quel genere ; ed e strano altresi che nella citazione delle figure sia pa- rcggiata ad una nerita rajipresentata da Mett- sclun,chc non ha con essa la nicnouia cou!oiinit;^d CONCHIGLIA lU VALVE. 201 La patilla a cui loeglio assomiglierehbe quella tli cui parlo, sarebbe Ui fornicata di Linneo \ nul- ladiineuo si scosta da qnesta raedesima , atteso che il veitice non e aduiico e ricurvo , ma si prolunga quasi in linea retta. lo sarei quasi in- clinato a fai-ne una spezie particolare , ma me ne astengo, contentandomi di darne la figura che Ic s|")edisco, atteso che troppo picciolo essendo r inthviduo che io posseggo , non posso accer- tarrai che abbia acquistato la geuuiua sua for- ma , e che , se questa conchiglia e capace di maggiore ingrandimeuto , non abbiano luogo , tacendosi piu adulta , alcune modificazioni che la accostino alia Patella fornicata. Walch rap- presenta una patella che ranto nel colore, quanto nella forma generale si raffiouta con questa (Na- turforsdi. X, faf. i , /4', 3, 4J^ tranne alcune diversita non essenziali , e Gmelin la rifcrisce a dirittnra , non so con quanta ragione , alia fornicata. Ma troppo lunga faccenda sarebbe di fare una rassegna delle figure citate nel Systema Naturue sotto le difFercnti spczie delle patelle labiate, e di assoggettarle ad un critico esame: esso sarebbe in questa lettera inopportuno. Mi sono preso cura di descrivere particolar- mentc e di fare disegiiare questi due testacei, giac- che pochi sono quclli del mare del Brasile di cui si abbia contczza in Eurojia. E sperabile che la conchigliologia di quelle acque sara nieglio conoscinra al ritorno de' naturalisti che il Go- verno h.i fatto imbarcare per quel paese , ed attcnderemo il risultato dei loro viaggi scienti- lici. M' immagino che quei sapienti uon omet- teranno di preiidere in considerazione quella conchiglia del gencre dei iuurici che il mo- s8a DESCRIZIONE Dl UNA NUOVA derno viaggiatore inglese sig. jMawe tlice tro- varsi sulla liva del contiiiente d' America ucUa l)aia di Teiucos , ila cui i nazionali estraggeno un liquvjre che colora in bellissitna jiorj»ura le stofVe (Travels in the interior of Brazil, pag. 5^^, Tominaso Gage, altro Inglese che viaggiava ia America verso V iiiconiinciamento dello scorso secolo , narra che una simile conchiglia si pe- sca nel golfo di Nicoya, e che con essa tingesi in porpora il panno di Segovia (part. W^cap. 8). Quelle eterne cpiistioui che con poco costrutto sono state agitate anni fa in Italia intorno alia porpora rlegli antichi , ed alia maniera di pre- ])ararla , potrebbero es?ere assai rischiarate e forse anche definite del tutto , determinando la spezie di qnelle conchiglie americane, ed inda- gaiido il processo con cui se ne ottiene la ma- teria colorante ; cose tutte intorno alle quali que' due viaggiatori non somministrano che as- sai raeschine nozioni. Qnesto e qnaiito posso dire intorno alle due conchiglie di cui ella usi ha fatto parte. Era mia mente di entrare in qualche particolarita ri- spetto a taluna di quelle piu prcgevoli che trassi dai Mediterraneo , ma troppo lunga riuscirebbe la letfera se volessi toccare questo argomento, da cui non saprei cosi presto spiccarmi. Nul- ladiraeno poiche ho precedentemente parlato di patplle, le diro che non e rara nel mare Tirreno la Patella pellucida, norabile in qnesto, che sopra un tondo giallo ha molti sottili raggi composti di jamti turchini, II Bonanni aveva negato che il colore turchino si trovasse nelle conchiglie , ed il Linneo si vale di questa patella per mo- strare che ci6 non ^ nitrimenti vero (Syst. naC. CONCKICLU EIVALVE. 2.u:> edit. XII, p. i2,')o), lo che fu p^scia ripetuto da Da-Costa e da Born, ed il primo soggiuiige cssere qnesto il solo eseinpio in contrario. II Martini coiitradd'oe a tale proposizione, ma noa cita fratt.mto a!tri fatti \, e non poteiidosi mct- tere in duhbio rhe assai di rado appaie quel colore nelle conrhiglic , se in tutto rigorc iiou si verifira I' osservazione del Bonanni, h iinlla- dimeno moito argnta. Havvi benji nel medesimo mare Tirreno, ed assai piu coniune di qnesta , un'altra patella che porta il nonie di Patella ccerulca; ma questo colore, clie nou si manifesta che nella siq^erfizie inferiore coperta da una velatura margaritacea , dipende da rcfrazione. Fra ie spo^lie de'testacei che il mare vigetta sulla spiaegi'J di Nettnno, freqaente e il TrocJiut pharaonis , che d' ordinario si trova nell' Atlan- tico j)rcs8o le coste dell' Affrica e nel mare Rosso. L'Olivi lo rinvenne parimente nelTAdria- tico, ma soltanto fra le spngne, molto piccolo, scolorato, coi tubercoli poco espressi, con I'um- bilico appeni crenato , e nota tssere rarissimo. lo ne ho rinvenuto pjrccchi presso Nettuno e di mediocre granclezza, coi tuberc jli evidentis- simi, e con V uiiibilico costrntto alia foggia par- ticolare di qnesta spezie. E da notarsi per altro che gli individui che albergano in questo mare non presentano qnt 1 giazioso com[)artimenta e qneir alternativa di tubeicoli rossi, bianchi e neri, ma sono tutti tli un colore uniforme co- rallino , talvolta di un rosso bruno , e talvolta ancora screziati a j)iccole macchie ondeggianti hi;mcastre, e pii!i di rado tli colore violettosu- dicio e sbiadato con larghe macchie grigie; per lo che costituiscono una varieti che uon trov» 284 DESCRIZIONE DI UNA NUOVA iiidicata dai conchigliologlsti. Solamente Adati- son fa menzioiie di varie diflfeienze di colore osservate negli individui che egli trovo negli scogli dell'isola di Gorea. Sospettava una volta rhe questa conchiglia fosse avventizia nelTAdria- tico 5 ed attesa la somma sua i^arita (a detta deirOlivi), era di avviso che qualehe spoglia fosse ivi trasportata in tempo di gagiiarde pro- celle , ma non posso ora dubitare che noii sia jndigena del JMediterraneo. Affine al Trochus pharaonius nella forma ge- jierale , ma differente per altri riguardi, e uri • piccolo troco che rinvenni del pari sul litorale ili Nettuno. Esso ottimamente corrisponde al Trochus roseus descritto e figarato da Chemnitz , Cjuantunque la figura, a dir vero, non sia molto • felice. Questo autore dice trovarsi neila spiag- gia del mare al Capo di Buoiia-Speranza : ha la graiidezza di un picciolo pisello , il suo co- lore h rosso bruno , e segnato da solchi rile- vati lisci , di cni ne annovero dieci nel primo anfratto^ 1' ombilico e strettissimo, internamente ha un colore bianco con un leggicro riflesso " margaritaceo , la bocca e quasi circolare ed il guscio assai solido : se Gmelin lo qualifica testa cxUi, dee intendersi rispetto alia grandezza, iiou alia sottigHezza , che non e punto indicata da Chemnitz , il solo che abbia descritto questa conchiglia. Parecchi altri trochi rinvenni cola, il tessellatu^^ r umbillcaris ^ il conulus ed alcuni altri che meii- terebbero una particolare descrizione , poiche non corrispondono a"veruna delle spezie cono- sciute. lo aveva in animo di classiiicare tntte le coDchiglie che raccolsi su quella spiaggia , CONCHIGLIA BIVALVE. a85 che tie e riccamciite provveduta , e di pubbll- care un Pitgillus concliyliorum maris incditcnanei ; nia sicconie sento che il sig. Poll si a[)presta di dare alia luce la continuazione della sua s[)lendida opera sui testacei del mare delle Ducj Sicilie , la quale coinprendera le univalvi, cosi spero di veclere ivi determinate le spezie sullo quali mi rimaiigoiio alcuni dubbi , e rappresen- tate e descritte le altre che mi sembrano iiuove, e che trovandosi forse in qnel mare medesimo , non saranno sfuggite alia diligenza di qucsto ocniatissimo naturalista. Non posso terminare il foglio senza parteci- parle an' osscrvazione recentemente fatta in iin' altra conchiglia vnlgatissima cosi nell'Adria- tico , come nel Mediterraneo , ed e la Serpula arenaria. Esaminando uri esemplare di questo testaceo , che non potrei dubitare appartenere a tale spezie, rimasi non poco sorpreso di ve- derlo internamente diviso in concamerazioni se- parate da diairagmi della natnra del gnscio , concavi da una parte e convessi dall' altra. Questo e un carattere attribuito alia Serpula polytlialamia , che da esso trasse appunto il suo Home , benche sia stato pariraenti osservato in un' altra serpula che trovasi fossile a Malta (Serpula melkensis che fu per equivoco scambiata da Bosc con la denticulata. Hist. nat. cles Oers. p. i8i ) ed appaia eziandio nella Serpula naud- loidcs. Ma fatto ^ che nol trovo indicato in (juclhi di cui ragiono da veruuo degli autori che Thanno pill [larticolarmente flescritta , quali sono, oltre Linneo , il Bonanni , Angerville, Adansou , Mar- tini , come non e accciiuato tampoco da Klein in quella sua operetta Descriptiones tubulonun •2^0 DESCRIZIONE DI UNA NUOVA. marinorum. II solo GiKiU'eri lia fairo espressa men/ioiie tli queste concamerazioai nelU coii- chJff'ia (lisesiiiata alia tav. lo, fiw. L. N. , chc da tutfi 1 caratteri si coiiO:ice tssL-re la Scrpida arendria y ma seaibra che gli altri coiichiologi- sti non abbiano posto attenzione al testo di qiK'sio aMr<.nft. Siccoiiie egli fa una particolare divi?ione (Idle serptile concamcrate, non isfug- giro:io per altio a Martini le nfless'oni fatte six tale proposito da q;u>sto naturalista , nia cre- dette di non adortare qii.dia divisione , pr-rcbe non appaiouo esteruaaiente i diafragmi : se egli partiva da qncst^o pnucipio, perclie «1unque au- nunziarli nella frase specifica della Scrpida poly- tha- arnica ? La Scrpida arsnaria con frequenti e distintis- sime concamcrazioni trovasi frequente in istato fossile in moltissicni luoghi dell' Italia. • lo ho dato contezza di questo testaceo nella mia Con- chiologia fossde siihappennlna (Tom. II, pag. 268 )j ma siccorae vedeva olie ttitti gli antori a nie uoti passano sotto pilenzio qnesto ca rartere , percio mi credetti allora autorizzato di rifenre quegli individui alia Serpida polythalamica. Fa solamente dopo la pnliblicazione di qn. lla niia opera che esaminando un belT eseinplare di Ser- pula arenaria^ in una raccuita di conchigliologia , ini avvidi essere esso fornito di diafragmi. Non ho ancora avnro agio di moltiplicare i confront! c di esaininare molti altri individui per accer- tarnii , conie credo , se sia costante questo carattere, Linneo indicando il Inogo nativo delta Srrpula polythalarnica^ dice che soggiorria nc! mare ciclle Indie , e che trovasi pure nel Mediterraneo , e CONCHIGLIA BIVALVE. 287 gcmbra clie per quest' ultima circostanza siasi appoogiato alia relazione di Davila (^Catalog, ec. I. p. io3j. II Reuieri la registra fra i testacei del- 1' Arlriatico , ma non sarebbe forse possibile che quegti naturalisti 1' avessero scambiata coii la Serpula arcnaria ? lo ue ho gran dubbio ri- spetto a quella di cui paria Davila , poiclie la descrive aggruppata ed intrecciaia con altre serpnie di dilT.rente spezie. E poiclie sono sulie supposizioni , ne avven- tureio un" altra , clie es[)ongo per altro con la massijna cauiela. lo chiepo-o se e veramenre CO ne veruna. { I canibia- menti che vpggonsi succedere in niolte soluz.ioni chiraiche csposlft alia hice, in quelle seanatamcnte dell' oro e del- I'argenlo, come e sl;ilo esperimenlato da Rurnf rd e da allvi , contraddicono manlt'estamenle a qucsta sentenza ). /^.° II calorico e sovenle st-nsibile sen/.a lu p,ela luce e spesso sensibile senza calorico. ( Havvi luce conlro la terra mcdesima , perche impedisce che si dilalino verso di essa. Fino ad ora V\. ci ha rappresentato il globo in is'ato di qu;ele: ronvienc muoverlo , ed i gaz mcdcsimi si pre- slano a qucsto uKizio. Ora si sappia che la terra ia virtii dela risiiltaiite di tutle le reazioni esercilaJc sulla sua superfizie acquista un movimeulo di traslazione eo- 3o4 APPENDICE staiitc dall'cst all'ovcst. f'.a siccomc il suo ceniro dl gra- vita noil e nel ceulro della figura , perclie cssa pcsa piu neir emisfcro naid , clie ncU' emisfero sud , atteso die nei pn'iiio liavvi in confronto d.'ll' altro pm terra e lucno ac'pia ; cosi il globo si muoveia nel tempo mcdesimo suir asse del suo equal re. Qnanio a uoi , ci sembra chc le cause del moto ^ come sono iiumaginate dall'A. , sarebbero del gcncrc delle forze acceleiatrici, ossia di quelle che agiscono conlinuamente apgiiingMido in ogni istantc un nuovo grado di velocita a qu'lla gia impressa : per la qual cosa la rolazionc della terra si iarebbe con moto accelerato; eppure tulle le osservazioui dimostrano cbe il suo niolo diurno pro- cede colla piu pcrt'elta uniformita. Quanlo poi alia di- sparity di peso de' due eraisferi , quesla circoslanza e slala gia da molli altri avverlila , ed il sig. La Place no de- duce col calcolo importanli consegueuze, le quail, come e facile l' immaginarsi , sono ben diverse da quelle dcH'A. Ciasclieduno si avviserebbe die queslo scriltore , cosi imbevulo delle sue idee, Tolesse del tullo distruggere la gravitS. Fgli al conlrario raramelle: noi non vogliamo dire, avverte egli , che i gaz non siano pesanti: essi lo sono perche composti di materia (pag. 87). Riconosce adunque la gravita lerrcstre indipendentemente dalla pressione del gaz: ora sc la gravita sussisie, non havvi ragione per cui non debba cstendersi piu oltre , per esempio sino alia luua; e se si eslende sin la , verra a disturbare i movimenli che 1' A. ba stabiliii seuza aver egli avulo riguardo a quesla proprieta principale dei corpi. Vi sarebbero ancora alcune altre niinuzie da avverlire. In un luogo dice die nel sistenia di Neulon converrebbe clie i piaueti che hanno lo stesso diamelro , f'ossero a eguale distanza dal sole (pag. i55) Ma nel sislema di Keuton non si pone alcuna rclazionc fra le distanze ed i diamelri , e la difficoltaricadrebbc lulla intierasul sislema ^eii'V., il quale per adaltare alle sue idee le determina- zioni d'gli astronomi le suppone alterate da illusionl ottiche, e poi cade nell' errore popolare del diamelro del sole piu grande all' orizzoule. Altrove dice die la durala delle rivoluzioni e proporzionale alle distanze (^pag. 160), c quesla asserzione e smenlila dal quadro stesso da lui riportato alia pag. ij4; ovc ogaunopuo facilmcnte vedcre PARTE STRANIERA. 3o5 che le distanze, ppr esempio , di Venere e di Mercurio espresso dai nuincii -j , 797 > 565 e i4 , ^70, 54'^ noa sono ncl rappoilo delle rispelti\e rivoluzioni 87 e 224. Noi non seieuileremo piu oltie 1' A. in lulti i viaggi clie la per I'liniverso, ne abbiamo tampoco coraggio di accompagnarlo ove si fa a parlare del feuomeni lerres'ri , di quell! dell' atmosfera e dci fenorneni chimici. Benche tema , come rgli si esprirae , di slancare il lettore coa iin nuniero troppo grande di verila nuove , espone nulla di metio le priucipali sue idee sulla vegetazione, sull'ani- liiali'zazione , sul flusso e rillusso del mare, sulla forma- zione de' miuerali , su quella degli acidi , sulla causa dei venli, delle pioggie , dc' tulmini , ec. La Natura lulto fa con quattro element!^ con qupgli stessi che compongono I'aria alraosferica , cice calorico , luce o idrogeno^ ossi- gcno e carhonio ; e quesli diversamente combinati e ia different! proporzioni formano tulti i corpi , uiuno eccetr tuato. L' idrogeno o la luce combinato col carbonic forma i metidli, lo zolfo e tutli i niinerali combuslibili ^ reputati elemcnti. Gli acidi sono composti di idrogeno e di ossi- gcno, anzi 1' idrogeno e la base di tutli gli acidi, ec. ec. Termineremo questa leggenda , che non avrerarao inco- miniiata tampoco se alcuni de' nostri lettori nou avessero manifestato il desiderio che nella parte strauiera di queslo giornale si prespntasse un transunto dell' opera del sig. Allix, ed abbiamo voluto essere corapiacenli. Quaudo anche col mezzo delle analisi e delle sperienze , alle quali non mai ricorre I'A., si verificasse in progresso taluna delle sue proposizioni in fatlo di chimica, non crediamo nulla di meno che si dovrebbe averne obbligo a lui , poicbe volendo avvcnturare le piii straue ipolesi e fanlasticare seir/a freno veruno a proprio lalento , non sarebbe inipro- babile di prevenire senza mcrito qualche scoperta. Cosi qnegli strologhi che si vantano di predire I'avvenire, tante ne dicono che urtano talvolta nel vero , nia non per queslo si stimeranno profcti. Non sarh per altro mollo facile che ci6 accada all' A.. Uno stiologo che si studiasse di dire sempre all' opposto di cio che e evidente , e che predicesse la neve in luglio e r ecclissi solare nel plcnilunio, setubra che nemmeno in fallo possa coglier nel vero. BiU. Ital. T. \ III. ao 3o6 NOTIZIE STRANIERE. Kridsche Gesch'ichtc der Stadstik, c\oh Storia cri- tica dclla stadsdca , di A. F LuEDER. — Got- dnga, 1817, in 8,°, di pag. 855. XJacone scrisse de augmento scieniiarum , C. Agrippa de vaniia'e sciendancm. Tot capita t.t sentendce. La lisla delle opere in locTe e in biasimo dello stesso nr- goniento /orinerebbe un cntalogo non breve. I Sofisli facevano pompa di eloqiienza parlando pro e contra lo sfesso soggelto. II prof. Lueder I' lia fatta qiiesta volta pill die da Sofisia ; Jia voluto provare con un vol in 8." di 855 pagine clie la stalistica , da lui per molli anni in- segnata e professafa pubblicaniente , non e clie una bella e buona vanifa clie non merita ne d' essere studiata n& d' essere insegnata ; e cosi questa facolla nata in seno della Germania, e precisamente in Gottinga nel '7I9, ebbe, per cosi dire, i funerali in braccio di un professore della stessa universila traslocato poi a Jena nel 1817 Pochi lettori loderanno un atto di cosi segnalafa ingratiludine , per non dir peggio ; e un nostro corrispondente, profes- sore distinlo della Germania, nel darci notizia di quest' o- pera , della quale ei loda la copia della erudizione , sog- giugne : iano Lagrange, allora di ela assai giovanile. II Lagrange, pre- fei-endo di riniaiiere in patria , comunicando al ministero di S. M. Sarda 1' invito avuto , si moslrd disposto a rinunziarvi quando avesse ©ttenulo 1 aumenlo di qualche centinaia di lire al tenue appunla- mento di cui godeva. Gio non ottenne • ed il piii gran matematico non solo d Italia , ma d' Europa , lascio Torino ed ando ad illustrare «-.ol suo nome e co' suoi lavori prima 1' accadeniia di Berlino e poi qiiella di Parigi PiacerA agli ammiratori del Lagrange il trovar qui la leltera ori- ginale inedila del sig d'Alembert, colla quale invita 1' amico a nome del re di Prussia , e il breve discorso del sig. Lagrange nell' alt* che fu ricevnlo nell' accademia di Berlino. PARTE STRANIERA. 5o^ de ne point pcrdre de terns pour voiis faire celte pro- posiiioii. J' attends voire reponse avec iinpalicnce, ea vous embrassant de tout mou coeur. Ma sante est lou- joiiis hicti variable, et a grand besoin de regime. Je ne voiis parle point dd hies liavaux ; ouJre qu'ils sont peu considerables , vu men e'lut , je ne veux vous parler au- jijuid'iuii que de I'aftidie qui fait I'objet de cette let- tre , et qui sera egalcmcnt glorieusc pour vous , quelque parti qne vous prenicz. Adieu, mon clier et illuslre ami J je vous embrasse iterum. D'Alembert. tompliment fait par Lagrange 6 novemhrc iy66 a CA cack^Due dc Berlin. Extrait dc la Fcuille Lit- tdrairc de Berlin, N° 88, i'^ novembre ijGS, MCSSIEUKS. Je ne ferai point un discours en forme , pour vons tc'inoigner nia reconnaissance de I'honneur que je recois. La fatigue du voyage et les occupations que j'ai cues depuis niou arrivee, no ni'ont euc ore permis aucune s>rte d'application. Et d'a lleuis il me sem!>Ie qu'on n'est gU' res en droit d'tx'ger une piece d c oquence d'un geoinelre qui s'esl livre dcs son enf;»nce aux e'tudt-s les pins ibstraits. Je me ccnlcnterai dou;, M." , de vous ex- priiucr de la inani're 'a plus simple, et en me ne tems la plus vraie , les senlimcns dont je suis peuelre' a la ■viie de vos bonte's , el j licherois de meriier cts memeff bontc's par mfaciente , il calore sviluppalo Hon basta a rendere i gas medesimi luminosi , puo tut- favia essere capace a rendere roventi i corpi solidi , e quindi si e fatt > strada ad iscoprire una serie di niiovi e surprendejid fcnomeni. APP. PAPxTE ITALIANA. 3ll S.'* Meinoria snlT ideniita dell' attrazione rnoleco- lare coll' nstronomica, del cav. Leopoldo Nubili di Reg- gio , gia capitano d ardglieria- In qiiesta meinoria iri- dirizznta al cav. Brnnacci 1' A intraprende di provare , anrlie coniro 1' incoiiiparabile Newtnn^ che ad una sola ]<'f;)re d' attrazlniie facrian capo i giandi ed i piccoli f>iiiouieni dt-Ila raliira, e die I'attrazione planetaria e la iiioIfCi>lare siano l.iimenie collegate insieme , che la prima Hon sussista in SdSt.mz a die come effetto della seconda , essenilo inosiriioso agli occhi di Sana rngione il supporre die la materia possa contemporaneamente essere animata da due e piu sjiecie d' altrazione. Prende quindi a di- inostrare couie i' attrnzione delle grandi masse risponda air attrazione delle piccole , qiiuli sono le inolecole , il rhe nnn era slato per lo addietro stabilito in alcun modo soddisfacente. Trova egli che assoggelfandosi al calcolo le leggi meno rapide deirastronomica , le quali , non vo- lendo iiscire da quelle die conservano 1 impronfa della semplicita , riduconsi ad una sola , a quella cioe della ragione inversa delle dislanze , 1' attrazione di due punti nialeriali nel conlatfo e soniiiiamente piccola , e non tale per couscgiieiiza quale dovrebbe essere per rispondere agli effeiti die Li natura ci presenta. Dall' esame adun- qne delle leggi die seguono la ragione reciproca di una qualdie pulenza infera delle dislanze , deduce altra non esservene die una sola la quale si sostenga al con- fronto de' falli , quell. i cioe de' quadrati delle dislanze ; dal die si vede die l' altrazione niolecolare si confonde alTatto coir aslronomic.i , e die nell' ordine naturale delle cose allra sorta d' atlra/,ii)ne non sussiste fuor di quella die tiecresce secondo i quadrati delle tlistanze. 4-° ylltre note sni moviineriti di alcuni corpi siil- V acqua osservati dal sig. Leliot, del prof es sore Car- radori. Queslo breve arlicolo non tende se non a pro- vare die il sig. Lr.Jiit nell.i Bihlioteca universale ha annunzialo come nuove alcune sperienze die gia erano state faile e pnbbiicate in Italia dal Carradori medesimo. 5 " Osservazinrii ed esperienze suW acido rnuriatico ossisrilfnrato , di Cisinio Ridolfi. ElLi e questa una se- rie di ardite esperienze intraprese ad oggetto di rischia- rare la natura tuttorn controversa dell' acido munatico ossigenato, creduto gia composlo d' idrogcno ed'ossi- geno , ed ora colla teoria del rlorino di Davy riferito da molli cliimici Frances! ed Italiani ail altri elementi. ^la ApPENDieE Pare clie le psperieiizp del Ridnlji condncano all' antiRa ipotesi. Gli editori poio non lnsci.ino di osservare rlie al- cune idee sviluppnte in questa memoria poss^no sembrLire straordinarie , sebbene sieno esposte rnn rirrospezinne, , modestia e diffidenzi ; ed in una nota Kn.de annunzi.mo die il sig. Lampaditis h oiunto a decom"pnrre l\i''ido del s.il marino , ed ha Irovato die Tidi'ioene ossidato in propor/.ioni differen'i da quelle d>'ll'acq a, e con- giiinto ad una base infianimnbile , coslituisce il suo pri- niario elemenfo. 6." Sul contorno rlelV omhra dell' inioscapo delta colonna: Nofa di Giuseppe Belli. II l.ivoro d^l signor Helli tende a conriliare le due diverse opinioni sul contorno dell' ombra snddelta , clie alnuni assei iscono essere un composto di tre parti , cioe del contorno del- r ombra propria dell' imoscapo , di quello dell' ombra portafa dall' imoscapo sopra se stesso , e di qiiello del- I'ombra port.itaTi dal fiisto della colonna; ed altri, tra i quuli il professore Bordoni , riducono al solo contorno deir ombra portata dal fusto della colonna luedesima. Ricerca quindi I'A. se si diano realmente de'casi ne' quail il contorno dell" ombra sia di tre specie, e di quelli ove esso sia di una specie sola ; il che prova con acconcie dimoslrazioni e coll' opportune figure. 7.° Memoria intnrno ad alcxini fenomeni geologici , del cav. Gianihattista T^entiiri. Traita particolarmente I'A. in questa Memoria, letia al C. R. Islifiito di Scienze ed Arti in Milano , il punto tante volte discusso , per quali mezzi siasi fatto il trasporto di cosi grosse masse pietrose , e di tanta vistosa quantita di ghiaie , dispersa per tutta quasi la faccia della terra , che si riconoscono spesso per corpi avveniticci e stranieri al suolo in ciii giacciono ; di modo che e d' uopo dire che una qual- che cagione abbia recato anticamente i suddelti male- riali da lontano paese , e gli abbia dejiosli finalmente cola dove oggi gli inconlriamo. Di questa interessante me- moria daremo piu circosl.mziatamente 1' estratto in uno de' prossimi numeri quando ne vedremo comparire ter. minata la seconda parte. Osservazioni e scoperte. i " Si espongono nuovi casi coraprovanti 1' efficacia dell' idro-cloro , o cloro acquoso (acido ninriatic!> ossigenafo) , nel prevenire il fiitale paro- sismo deir idrof jbia, di L Bnignatelli. 2° Int rno alia facolta che Itanno i ragni di (rasferirc le loro fila PARTE ITALIANA. 3l3 fJa jin, Jiiago all' altrn e scapparf attravfirso all aria , del sig. Ciirolan- In qufsio unnunzio non troviamo cosa alcun.i fli nuovo , se non forse il dubbio proposto dal- I'A , rlie un qiialclie fluido sottile o aria vi^nga eniesso dai ritgiii insieiue alle fil.i. 3." iVuovt metodo per de- terininare la propnrzione del g.is idrogene solf'jrato nelle arqiie minerali , adc^perito dal sig. Grotthons nell' ana- lisi delle arqiie di Scliormnd.in in Litiianin. Consisfe qiiesto neir adoperare i sali d' argento sciolti nell' am- nioniaca , ed a preferenza la suluzione acqufiSa di ni- trato d" argento uiist.i a due o tre vulte il siio volume d' ammoniaca. Nel versare quest. i , se non avvi acidu so- prabbondante , nnsre xm pi ecipilato bruno giallastro cha con nuova ammoniaca si disrioglie. 4-^ Nuovo process© per preparare V alluniina , del sig Gay I,iissac. Prende egli r allume a base ammoniacale, lo calcina , e col ca- lore rovente lo decompone in un crogiuolo ; si svilup- pano per fal mezzo 1' arido solforico e 1' ammoniaca , e purissima e bianchissima rimnne V alkunina. 5.° In una leltera al professore Bnigriatelli il pr'^fessore T^an Mons annunzia die le foglie secche del rims radicans niente altro contengono , secondo I' analisi del sig. Dun di Baden, se non azoto , carb.^nio ed idrogene nelle stesse proporzioni costilurnfi 1' arido prussiro. 6° Consideia- zioni sid clorino , o sia arido raurialico ossigenato , del sig. Berthctllet. Quest' iliulre chimico crede di poter trov.ire tra i fatti conosciuti dellft prove die ci sforz.ano a riguard are il clorino come sostanza semplice , e in c\b simile a tutfe quelle riputate elementari. Sotto il litolo Lihri nitnvi si annunziano : La pro- Insione del professore Giacomn Tk mmasini , delta Nuova doctrina inedica italiana , stamp.ita in Bologna nel it^iy ; il ynodo di dividers le isnle. , le nlluvinni a gli alvei abhandonati dai fiumi , dell" ingegnere Giu- seppe Romanenghi , stampalo in Cremona ; la teoria ana- liiica delle superflcie di secondo or dine , di Gaetano Giorgini , stampata in I ucca ; ed alcuni opuscoli , dei rese dal governo per iinpedire la propagazion« di quella nialaltia , ode un ginrno siiggeriisi da alciino la necessita di richiarnare a rigornsa osscr^.'anza I'or- dine emanato , pi/'/ anni sono , per diinintiire al pos- sibile il niunern dclle risaie e delle marcite ; e rimane allonito die per togliere una malattia cagionata dalht scarsita del Dutrimento , ii dovesscro diminidre i geiieri priwarii e piii efficnci della siissistenza. — Per* verita non sappiatno chi aobia fatto derivare la febbre peJeccliiale dalle risaie , giacclie questa sarebbe tanto antica quanfo quelle ; e neppure chi abbia voluto ri- jiefere quel contngio dalla sola scarsezza del nuirimento. Yedianio ora in qual modo 1' A. prenda a difendere le marcite e le risaie. Coniinria dal fare 1' elogio del risf>, niostrando che in confronto dei formaggi e della sela questa produzione ^ arcompagnata da mitinri pe- ricoli e da- minori at.li d' industria. Parla degli ordini aniichi prescrivenii ciie le risaie dovessero es>ere lontane dalla ciliti circa cinqne iniglia ; ed accusa lo spirito di noiuire e di tutto perfezionare , die porto il governo dopo il 1796 a ridurre a p!u angusti termini le marcite e le risaie. Non si rispatiniano i letterau chiarnati a consiglio , che scizci ahhastcinza valutarne V utilita , Tie prominciamno la proscrizinne. S insegna quinJi con rara duttrina die \e marcite si for- Tiinnn coW acqua, che. I'accjtiu p. un xtmid), e chej.'aria pariecipando della mnidita dell' acqua , e nociva alia salute. Cosi dis.sero , soggiugne, \ novatori , e cost fit I'iit.to ; e quindi passa a compiangere i pr prietari pri- \a>i di tre quarti della loro proprieta. — cjx sartbbe ]iotuto scrivere piu ginstaniente « cosi non dissero i « supposli novatori , e cosi non fii fatto >» ; perdu; non si fees che estendere alcun poco la legge che gia limi- •ava le risaie; e questa estensione , come osserya anclie I'A , non fu niandata ad effetio. Insiste 1' A. sul punto die un' acqua conlinuamenfe srorreiite sulla superficie della l<^rra non possa infettare r aria , e renderla nociva , ed adduce in prova die.lungo i laghi ed i fiumi 1' aria non e uieno sahibre che nei paesi da quelli iontani. M.i egli non si fa alcun carico tlella iminensa evaporazione die deve aver luogo , qua- lora una giandissinia quantita d' acqua si sparga su di una Tastissiiua pianura a pochissima profondita. Questa 3l6 A P P E N D 1 C E operoz.ione Irasfirma preris '.inenle un catnpo o iirt pralo ia vma palude , ne V aiilore sara pei- impugnare die ne' p.iesi lunqo le pnludi I' aria non sia nocira. Avremuio peto raj^ione cli diihitare anclie di qiiesto , giacrlip egli deplora la mrlensagaine di coloro che con- fondonn V aria catliva coll' nmido. Fremesso clie pocJii sono i chimici , e c7/e anc1i3 tjuesti cnnnscono pochissimo le cose che trattano , p.Tsa a disUnguere I'aria per i gradi inaggiori o mirtori di calore in ragione delta posizi ne ge ^grafica e geo' logica de" paesi e delle diverse st.agioni ; parla del- r ana estreinamente secca che si lia per piu settimane nelle vallate Lojiiharde , e d^U' aria umida die si ha per dei mesi sui inonti della Lomhardia : e ripetendo liUto qu-sto dai veuti , snppone confidenteniente che , r Jimidita ed il secco dell' aria siano independenti da ogni altro principio. Pretende egli clie T aria della Lombardia non sia meno salubre di qiiella di Firenze e di Napoli , il che appoggia ai registri dei nati e dei morti , sui quali tuttavia non credi.nno che egli abbia fatto un esatto confronto , sicconie di certo non lo ha fatto di qiielli di Venezia e di Ferrara con Milano , non fdCendosi neppur carico , per riguardo a Venezia, della particolare circostanza dell' acqua salsa in confronto della ciolce. Opina egli clie il temperaine.nto si conformi al clinia in cni si nasce ed in citi si diinora , e clie da cio procede un equilihriu : i registri mortuan'i per allro delle couiuni poste in mezzo alle risaie gli fareb- bero vedere il rovesciamento di questo eqiiilibrio Dice di aver trovato maggior salute e robiistezza negli abitanti delle belie campange del basso Milanese , del Pavese e del Lodigiano , die non ne colli Briantei ; e dopo avere attribuito questo all' abbondanza della nu- Irizione e dei comodi , crede che si offenda. la verit.a manifesta ed il hum senso nel sostenere che I' a^ia, nmida sia perniciosa. Fissafo questo principio , e 1' al- tro che la cosa piii conrraria alia salute , e la ca- gione principale delle ?nalattie popolari , sia la scar^ ■sezza del niitrirnento , viene a dedurre ciie presentando le risaie / piii ahbondevr.li mezzi di nittrizi ^ne e dei comodi della vita , anziche procurarne la riduzione , ■se ne dovrehhe promoverne il dilatamento. Nou seguiremo l' A nella dislinzione delle terre in argillose ed acquidose, riHettendo solo che le acque PARTE ITALIANA. Sl-pr non si fermnno se non nelle terre argillose , e die le terre puramente argillose , die egli dice preziose per i risi , snno furse le ineno .itte a qiiella c.iltivazione. Non lo segiiiremo neppure nelle sue JecLimazioni contra il torto die si farebbe alle proprieta col limifare le risaie, ne Iiimpoco nel sue discorso siille terre sortiirnose e sui padiili , per la di ciii bonificizione altro uiezzo egli non conosce fuorclie quello delle risaie. Torna sulla salute , robusfezz.i ed allegria degli abitanti delle risaie C die egli solo ha vedulo ) , e dice die solo si lagnano delle risaie i molli e streitiati abilatori delle citta clie sentono le flussioni appena si parla di risi, Dalla pag. 24 in avanti 1' A. non fa presso a poco die ripetere le stesse cose ; si studia di difendere 1' esa- lazione delle risaie , accusando quelle dei canali di Ve- nezia , e quelle die Irainandano i canali navigli di Milanc) nei glorni ne' quali si lasciano in secco ; torna sulla petec- diiule , die ancora sostiene generafa nelle montagne dalia fame ; e solo sull' ultimo , partendo apparentemente d,ii prezzi attuali del riso , forma iin calcolo della perdita die farebbe lo stato colla riduzione delle risaie alle di- stanze di cinquecento , due nnla e cinque mila metri er le comuni di prima , secoiida e lerza classe , e porta somma a dodici milioni di lire. Cliiude la lettera coir accennare il suo disprezzo per le notizie die co- municar gli volea un arnico assai sciendjico della col- tivazione e del commercio del riso nell' Asia , nell' Af- frica , ec. In un lungo poscritto si scaglia contro il celebre Ray nal , die lia credute nocive alia salubrita le risaie del Milanese , e sulT ultimo diviene anclie giurist i , propo- nendo il dubbio, se d'autorita ordinaria si possa pri- vare i proprietarii di un lurro derivante da una colti- X'QzioTie praticata da piii secoli , senza punto indiiu- dere in questo pr(.bleuia 1' estremo della pubblica sanita. Ognuno puo vedere in questo cerino i! contenuto della lettera in difesa delle ris.iie. Crediamo inutile il fermarci sulla lingua e sullo stile , die per verita non potrebbero essere pu'i Irascurati , dadie I'A si e datn in p'-incipio per illf-lterato ; e solo proporrenio il dubbio, se ad un uomo non letterato , ne arlista , ne passionato per il hello , <"l>e e quanto dire zoticn , convenisse il trat'are quest' argomento che inv'lce cogni/ioni fisiche , diiinifhe^ medidie , agrarie , e vi." alcuno de' Cesari. Dopo r invasione de' barbari sjiIj in lama Pavia per cssere diveiiuia la sede regale ; iniperocchc, perdnta sotlo Vitige Ravenna, quivi come in li.iogo munitissimo si radunavaJio i Goti a creare il re , e vi (ltpone\eno i tesori. PiiJ iiingo e celcbie soggiorno vi fecl tatto dttlla petecchia terpeggiantc snW ester na cute del corpo u/iiano. Oe- 3^6 APrENDICE (Ipremijio cli fnr forto .-ille persone tkll' arle se ri ocru- pnssimo rli dimnstrnre I' incertezza e la vanila di qiiestn senlenze clie milldnlano profondo sapere su cose oscur« afiallq per que' medici clie non si acconleulano di mere ipotesi. GRATM-DUCATO DI TOSCANA. Compendlo dcllc Vite dl Plutarco. — Fircnzc , 1 8 1 6 > alf insegna deW Ancora^ torn. I e II , in 8.° l^iherto Dnrete da Cesena, clie gli eruditi diranno di chi fosse figliuolo , in qual giorno nascesse, da chi fo^ise bal(e77ato , qiiaii ne fussero i padri , c chi gl' insegnasse V abbicci ed allre cose impoilaiili cone qucsle , compilo, e assal Iiingo tempo, in lingua iatina le Vite e i cosi delli Paralldli di Plutarco ; e un ga'antuomo, il qaale non si sa ciii fosse, Iradusse trecento anni sono codcste Vite e codesti Parnlleli in favella volgare. Ma quel 27- herto Darete fece con buona intcnzione una catliva cosa. ligli levo via dall' opera di Plutarco lutto cio che alcua poco sapesse di riflcssionei sui fatii degli illustri uomini de' quali si raccontano le gesla , e non vi lascict che la pura narra7.ione de' fatti. Vuol dire che pens'i doversi intrattencre la menioria de' giovani , a riguardo de' quali egli fece quel lavoro , e nulla affalto il loro inlelletlo. Con queslo bel nietodo si sono prudentnncnte per secoli e secoH condolLi gli uouiini alia pokroneria dello spirit© , invece di risvegliarne di buon'oia 1' ingogoo abituandoli alia mcditazione. E che e la storia , se non 1' applichianio? Essa non e allro che la continuazione delle favole colie quali viene pasciula nella infanzia la nostra ininiagina- lione. Le Vite degli uoinini illustri di Plutarco sono forse il piii utile libro che possa raetlersi in raatio ai ginvinclli per avvozzarii a ben pensare e a ben giudicare delle cose: ma per trarne queslo vantaggio vuolsi che qucste Vite sieno inte.e ; che chi dirige i ragazzi , op- portunamenle li diriga a ben intenderne la parte filoso- fica. Se fosse permesso per qualche buona ragione di ri- secare da esse alcuna cosa ^ la cosa sola che converrebbe risecarue^ sarebberu certi tralti che qua « Ik s' incontrane^ PARTE ITALIANA. 3j.J \ qn.ili rltenuti di buona frde nella raenle dc' giovinelti , gl' ingomhrercbbero male a proposito di enonco prevon- zioiii, di falsi piiticipii, di ccite idee contraddiLlorie od. asstiidc: che di qucslc cose e sparse anche Plularco. Mx il paitito migliore saicbbc qucllo di lasciarie come sotio iicl tcslo e di rilevai le poi coti brevi note. II galanluoino ciie mise in volgar favclla le p^i'fi di Plntarco compen- diate in latino da 2'iberto Darete , menla menzione oiio- refole, poiche oltre averle rendiile inlelligibili a quanla sanuo leggcre o ascollano chi leggc , vi ha adopeiato una lingua ilaiiana semplice , netta ^ eleganle , puiissiina , scn^a riboboli fioientini, senza lungaggiiie noiosa , sen/.a con- torsione boccaccevole. lo invito quaiiti oiiosi perdono il loro tempo a cercare nc' vecclii scartafacci (ante insulse e noiose noiiiie, che non sodo in soslauza se non notiiie iioiosii ed insulse, ad indicarmi ii nome di questo galantuonio , onde gli sia fallo il debito onore. A chi me ne diia il nome pro- metlo un e^os.io funebre pieno di tutti i snpeilativi ch'i dover giudlcare tutti i sin qui riferili documeBli od apocrift od allerati. Per saggio utteriore degll sludi del Viani , il sig. Ciampi rlporta la illustrazione che quegll avea data ad una moneta della cilta d' Igleslas in Sardegna insleme col tipo di essa moneta^ porlante da una banda, J acta in Villa ecclesice p. com, Pisan.^ dair altra Federicus irnperaior ^ e l' f/Egie d'un'aquila. I PIsani dominarono in Sardegna fino al 1024, ed i central ti in quell' isola si trovano lalli inlcrno al i3oo con monete di denari aquilini. Alia fine dell' opera leggesi il catalogo dei varil scrllti inediti del Viani intorno alle monete delle cilta diverse d' I- iaiia, i quali ««i«teno ora prcsso il sig. Ranieri Ziicchelli In Pisa. 53o APPENDICE Lcttcrc e Dlsscrtazloni numismadche dl Domenlco Sestini , reg'io andquarlo dl S. A. I, e R. II gran-duca di Toscana^ professor e onorario della I. e R. Uaiversidx di Pisa e socio di piri acca^ dcinie^ le qaaVi possono servlre di continnazlone ai novc toini gia cditi. — Ptsa , stampcria Ni- stri^ ii^iy-) To no IT, di pag. I(i6,ini\'\ ed una tavola. Nel priino Tolume cli* quest' opera , pubblir.ato gia da 'alciini anni , V aistore avea cirainriato la clesnrl/.ione di alcune medaglie greche die si era proposto di disporre in ordine geografico. Ma ne in quello ne in ([uesto non ha poluto per la varieta delle materie continnare quel- T ordine al quale si propone di ritornare , allorche gli "verrA f.ifto di tratlare delle medaglie di Tarie citta che si riferiscano ad una sola provincid. Intanto egli pub- blica alcine pregieToli disserlazioni in forma di lettere die servir possono di continuazione ai nove voliitni nu- mismalici gia da esso pubblicati , e colla produzione di Tarie medaglie , tra le quili alcune inedite , illustra moiti passi degli aulori dassici , massime per quanto concerne la srl'^nz.i geografica. Nelia prima egli illustra una melaglia aufonoma di AmFipoIi , citfa della Mace.lonia , dove avea un tempio Diana Taiiropola , il die serve ad iiliistra?ione di qnal- die passo di Diodoro i>iciilo e di Tito Lit.'io. Nella se- conda descrive alcune medaglie spett.iiiti a varie citta della TessTglia , specialmente a Cteinene , a Elatea e ad Eraclea-Trachin. La terza riferisce alcune medaglie di citta della Be ozia , e tr.i quesfe s m nuove quelle di Co- ronea , di Copa, d' Orcoraeno , di Platea e di Aspledone. • Altre volte avea I'autore medesimo aggiudicate alcune medaglie alia cilta di Salamina ; ora colla produzione di una nuova Dortante per tipo il capo di Diana , e nel ro- vescio lo sciido e la spada colla legsjenda SA,\A>IINI, Conferma inirabilmente I' a'fribiizione da lui gia fatta di quelle medaglie , e prova che molte di esse passar do- Tettero per varie citta , avanti d' essere definilivamente assegnate alia lore sede. In alcune medaglie vedesi in leggenda 0T^N , e I' au- tore fii portato a sospettare die quaiche cosa vi mancasse in principio , e le credette prima di Olinto della Mace- PARTE ITA LIANA. 33 I tJonia , poi diibito , che fossero di Thia o T//ca rltta di Laconi^. OtiT , in seguilo alle nuove icoperle f.itte dall'in- glese sig. Burgon , si e veniito a conoscere clie quests metl.iglie sonu tli Tebe , e die quelle IcUere si riferisruno ad iiu nome di m.igistrato , il clie forma 1' argnmenlo della leltera qiiinia. La sesta Yersa su di una ruedaglia aneddola di Icaria isola della Ionia ; e la settiuia sopra due medaglie iinperi.ili roniate in Nicea della Bitinia , nelle quali viene rappresentato Ipparco fiiosofo ed asiro- nomo unlive di quella citlA. 11 fiiosofo sta a sedere su d' una pietra quadrata . e stende la destra verso un cippo sul quale si trova il globo o sia la sfera. L' oltava lettera tratla di varie medaglie della colonia Pariana della Misia, e la nona e la deciuia liannj per oggetlo alcune meda- glie di Cistene, citta della Misia, secondo alcuni, e secondo altri , deir Efilia e di Tebe Onierica ; ronie 1" undecima altre medaglie ilhistra autonome di Arisba , di Neandria e di Neonticiios. Desciivonsi quindi nella diiodecima lettera una me- daglia di Gortliano Pio ccniala in Apere., ed altra dellcj stesso roniata in Cyane , citta 1' una e 1' altra della Li- cia. Alia seconda di queste citta si restifuisce pure altra medaglia antonoma creduta da alcuni di Cydna , e cio seguendo 1 autorita di Plinio clie citta la cliiaiua della Licia. Interessante dee riusrire la deciuiatrrza , nelui quale si descrive una medaglia di una nuova citta defia Tomarena o Tomarene, clie si crede ncn nomin.ita d,i verun geografo antico. Se non e nuova intieramente quesia citta ])er le notizie geograficlie , essa e nuova cer- tamenle in )uiuiism<;tica. La decimaquarta lettera e dircfta all' esame di una medaglia esistenfe nel R. museo di Parigi , die dal signer Unnio Quirino T^isconti era stata credula di Seleuco CalUtiico , detto il barlnito , e die 1' autore lia ricono- sciuta per f.dsa. Egu.dmente muove controversia nelLi lettera deciinaquinta .opra la medaglia autonnua d'Are- tusa , citia della Siria , pubblicata da Spaneinio. Alcun* medaglie di Seleucia ad Tigriin di nuova scoperta for- inaiio rargoniento della deciuiasesia, direlta al sig. Cal^ taneo diretlore dell' L R. gabinetto numismaiico di \\i- lano. Si chiude il volume con un brcre tratlatn lalinr> del celebre iS'^/7c/i5w^«/tf intorno ad alcune medaglie, con note cronologiche , per mezzo delle quali si deflnisce a\. Srincipio ed il fine dell" impero di alcuni imperadoii icmiini , tui quiili ctikUva inaddialro cuntroT«r&ia. 33a APPENDICE Tstruzioni at mcdlci dclle comunl ove si c sv'dup' pato il tifo pctccchiale , del medico consultore c membro del consigUo saiiitario , cav. Palloni. — Llvorno , iSi'j, in 8.", di pag. ao. Delia cngione del tifo primamente traltando I' A. , \i ripone , call' Hildenbranrl , ncUe c.ilamilose carfstie' suc- cedute alle lunghe e disastrose guerre. II corpo urn, mo posto sotto date r.ircostanze Ita la f.icolla di prodiirre il miasma petecdiiale , il quale introdotto in alfri indivi- dui , eccila in essi una egu.d malattia , nel corso della qu.ile assimilaiido a se stesso gli iiinori nnimali , si moL- tiplica pnrt.mdosi alia superficie del corpo , ed in parti- colar modo al sistema capillare ciitaneo. Pensa pure I'A. coir Hildenbrand , essere circostanza piu d' o^nl altra favorevole alia originaria produzione di detto miasma la riuninne di uomini mal s.mi e mal propri in un luogo ristretto , sudicio e non ventilato ; e coUo stesso autore opina che la eruzione tifoide sia diversa affatlo dalle pe- fecchie e dalle railiari. Ha molla fiducia nell' azione del- r ossigeno per fine di distruggere i Contagi animali , e tanta , che lo crede certissimo 'ed unico mezzo. Essendo r ossigeno , egli dice , il principio produttore e cotiser- Tatore della vitalita , ed i contagi eslinguendola , e natu- rale che i due contrari si neutralizzino e si distniggano. Tj' a. si propone di porre un giorno nella sua piu cliiara luce questa sua opinione ; e noi lo desideriarao , per es- serne persuasi piu di quello clie non ne siauio ora dn questo suo modo di ragionare. L' eruzione propria del tifo coinparisce fra il terzo e il sjtliiuo giorno presen- tando macchie rossastre , punteggiate , irregolari e leg- germente scabre e rilevate , fra le quali talvoUa si vedono sparse delle petecchie. Le complicanze piu fretquenti del tifo or.i dominante sono il gastricism i e la nevrosi : i sin- tomi pneumonici vi si associano piii di rado. Regnano pero contemporaneamenle a questa malattia delle febbri gastriche , e delle lente nervos« semplici ciie disliugiier conviene dal tifo contagioso , caralterizzato in ispecial modo dalla eruzione sua particolare ; dalla stupidila ; da un' apatia per lutti gli oggetti ; da una carta pienezz i di poiso , e dalla turgescenza ed accensione della faccia. L' incisions de' soggetti morti di questa m.dattia presents ordinariamente i vasi delle meningi e del cervello iniet- %iti J stravaso soyente di una ihi£d sanguinolenta ne' suoi PARTE ITALI.VNA. 333 ventiiowli ; i polmoni ingorgali e coperti dl maccliie li- vide ; !o stnmnco e gP iniestini tiirgidi di im gas fetidis- gimo, di bile alterata e di \ermi ascaridi e lombriroidi, e spaiii essi pure di maccliie gangrenose ; 1" epicloon <]uabi dislrulto dalla corruUela ; i muscoli il.iccidi , e tiillo il corpo in facile putrefazione : le qiiali cose di- moslrano un processo flogislico clie ha avato luogo in varie parli del corpo durante il corso del male. Intorno alia cura stabilisce I'A. die debba essere affidata piii alia nalura die all'arte, come avviene d' osservare in lulte le altre malallie eianteuiatiche. La debolezza nel primo periodo e apparente. Una flogosi delle membrane del cervf^llo par die costituisca V incominriamento di questa iiialatiia , d' onde la cefalalgia, il turbamento delle fa- colla mentali , 1' orgasmo generale , ed i sintomi propri di una nevro-stenia. Con tutto cio , saggiaraente insegna I'A, die si debba evitare 1' abuso degU assoiuti debili- lanti. Le apparenze esterne , egli scrive , e lo state dei polsi non incoraggiscar.o all' emissioni del sangue , perche la debolezza die ne succede prontamente rende le forze vitali insufficienti a soslenere il corso inevitabile del male; e succumber vedonsi gl' infelici solto un pre^oce sviluppo di sintomi nervosi. Un emetico nella invasione del male , l' applicazione delle coppe scarific.ite alia nu- ca , o delle mignatte ai vasi temporali nei casi di forte trasporto alia testa ; qualclie leggiero lassativo in appresso o di olio di ricino, o con calomelano per la facile com- binazione di vermi o nel predominio del gastricismo ; una decozione di tamarindi addolcita con manna ; la li- monata leggermenle emetizzata , costituiscono il tratla- jnento primilivo del male , allorclie e semplice , rego- lare e benigno. La cura si termina poi con una deco- zione di china e di radica di Columbo nel declinare tlella maldttia. L' infusione di poligala mista a dell'acetico ammoniacale favorisce la stentata eruzione del tifo. La polvere di lames, opportunamente adoperata , facilita una crise salutare , allorclie la natura ^ meno disposta a promoyerla. Quando la febbre e decisamente adinamica, «d in soggetti estenu.ili , convien ricorrere per tempo alia infusione di serpentari i , alia canfora, alia china, al •vino generoso , all' uso degli acidi vegetabili e minerali, specialmente dell'acido nitrico. I vescicatorii, i senapismi sono utili nei casi di minaccia alle cavila , con lorpore, letargo , e ne' temperauienti lassi ed umorali. 11 muschio 334 APPENDICE e- r assafelida lumno giovflto nella conviilsione da vera debolezza prodolta. II bngno freddo, per csprrienza dell'A., accresce lo spasmo e la sovercliia irrit izlone dei sislemi or^anici , fa spesso rientrare 1' esanlcLaa ed impedisco o disturba la ciiii. Appena puo Convenire il bagno tie- pido in que' rasi nei quali 1' eretismo dc^llacule tratliene l>i sortifa dell' esanfema , o ne minaccia rienframento. Dieta leggierissiaia e ligorosa , uso di beyande subac.ide e fresrhe formano il regime piu CL/nf.,cente. Yiito sem- plirissinio ; nn poco di vino generoso ; esposi^ione gra- duata all' ari . libera; Iiingo riposo ; lieve e pincevole apj)licaziune ; una semplice infusione di china e vale- ri.ma;^ qualche ciistere per mantener libero il ventre , costituiscono il piano ditietico e curative per la con- valescenzi del tifo petecchiale che e sempre di Iiinga durata. Ecco in breve gl' insegnamenti contenuti nellibro annnnzialo , il quale, ercetlu>>te alcune ipotesi die po- trebbero incontrare forii difficolta , racchiude laconica- inenie il fiore della piu ragionata e prudente dotirina clie dar si possa intorno al tifo confagioso. Prova incon- trastabile della convenienza del metodo curativo praticato dall'A. e la scai-sa mortalita che avvenne in i.ivorno dei mal.iii di petecchia trattati appunto nell' esposta nianiera. Di 553 petfccchiosi die dal giorno undici aprile al sedici inaggio enlrarono nello spedale provvisorio di 5 lacopo, j6'2 erano gia stati a quell' epoca licenziati in perfefta guftrigione , quasi altrettaiiti erano passali alia convale- srenz I , trenta soltanto n' erano periti. Insomnia general- menfe la moiialita , nel tempo in cui scrivea I'A. , non ecredeva il sei per cento. Piaccia al cielo die siano stati egualnipnfe felici nella cura della petecchia i medici in I.oiiibardia , ad onta che abbiano essi generalmente ado-i perato un melodo ben di verso! STATO PONTIFICIO. Sa^gio sui cohrl , del cavalierc don Giuseppe Er- RANTE , pittore. — Roma , 1817. Quest' opuscolo non costituisce die un solo foglio di st.mpa in (S." , ed in queste podie pagine si confengono una non breve dedicatoria ai principe ed alia prmci- pessa di Campo Franca , mia prcfazioncina di Alesnandro PARTE ITALIANA. 33S Contt prcfessore cli farmacia nelF Ai'cliiglnnasio romano , cd allra piii lunga cl< IT nutore medesiino. In qiiesfa egli annun/.ia di aver penelrnlo ii mistero della cognizione universale liei colori usati in tjuelle felici scuole dei Fiuniininghi e T^eneziani , nclle quali iinche i me- cliocri e dilettanti pittori erano grandi coloritori , « si propone quindi di pubblicare le sue scoperte. S' ing.mnerebbe a partito colui che credjsse di trovare nell' opiiscolo queste preziose scopeite , clie forse il ya- lenle auture si ristrya a pubblicare a migb'ore oppor- tunity. Da questo si lileva so!o il di lui uielodo di ser- virsi , per cio clie riguarda Josfiialto, del cristallo usnale macinato , o anche del cristallo di monte , e di unirlo alia biacca ed a tutti i colori cliiari riella proporiinu« di uir terzo. Non si sa btne poi cio cli' egli intenda pei colori tratti dalle jjie.tre si orientali che tenere ^ non conosrendnsi questa distinzione n^ dai natu'.nlisti , ne dai cliimici , ne dagli artisti ; come nella pagiria an- tecedenle non e ben chiara 1' espressione che i coloritori dalle pietre dure ^ se vogliono , poiran ,o cavare di- versi gradi di colore, c.me dai lapis lazznli. Accordianio clie TA. , espertissimo m f.ifto di colorito, abbia ricavalo dai di.ispri rossi t.inte di una mirahil^ bellezza e durata , massime per le carnagioni ; ma in questo ancora avremiuo desiderato di conoscer meglio il di lui metodo., e la specie dei dinsori da esso ado- per.iti; ed ancora ci rimarrebbe il dubbio clie di quel diaspri si servissero i coloritori fiamminglii e venezi'ini. Sianio pure d' accordo ch' egli trag^a un color rosso dalla po/.zolana , sebbcne non venga da esso clii.iramenta indicato il modo di scegllerla e di ben lavorarla , come egli dice. Ci getta poi in uno strano inibarnzzo il VC' dere che egli espone all" azione del fuoco i diaspri rossi ed il porfido , e il veder quindi che ahbrucia le altr^ pietre lenere in vasi chiiisi. Questo ci rende somma- uienle incerti sulia di lui classificazione e nomenclatura ; ed il professors di chimica , che ha soggiunfo in questo luogo una nota sul motiro per cui non avvenga car.- gi.unenlo di colore in .tlcune selci , sebbene il ferro, da cui provengono i colori, sia soggeito a varii gradi di ossiduzione, avrebbe poluto riscliiarare le idee dcll' A. anche suU.i naturn delle ])it tre medesime. Non possiamo ammettere la massima generate, die \e pietre gialle non dehbono sorlir fuoco , perclie abbiamo veduto noi nie- 336 APPENDICE fl^siini del diaspri gialli fino ad un certo grado inalferq- bill ; e sempre ci si desta tnaggiore il desiden'o die I' A. indtchi pill precisainenle le pietre delfe ([uali intende di parlare. Lo stesso potrebbe dirsi anclie delle pietre verdi die egU indistintamente esdude d.ill' azione del fiioco- Da gran tempo si ricavano i colori dal ferro , e non e nuova 1' unions del rosso di ferro alle lacche , die p.T tal modo rixx presto si disseccano. Raccomandando egli la porpora d' oro ^ nom« us ito s->Io dai redesclii , avrebbe potuf-» piu diiaramente indicarla col nome di porfiora di Cassio , o sia del precipitaio prodotto dallo Etagno nella dissjluzione d' jro n^ll' aci l> muriafir.o. Nuove non som le avvertenze sui neri , ne sulla com- bustione delle materie aniraali o vegetali per oltenerli , siille cautele d i usarsi nell' adop^rare 1' asfalfo ed i bi- tumi , ^ sui disseccan'i Mohe di queste cose , ass.ii piu Chiaramente espresse e corroborite cogli esempi dei grandi pittori , trovaiisi ne' Precetti della pittura dell' Anne ~ rini , die e pure libro assai antico , pubblicato fino dal iSS-f. Si diiude 1' opuscolo con alcune notizie suU'intonaco e sui eolori per dipingere a fresco. L' A. dice di avere analizzato la materia di cui era formate lo stucco sotto- posto alle pitiure de' Greci ; ma noi non troviarao die egli abbia detto di piu di cio cliedisseil p^asari. Egli annunzia bensj di avere presso di se della lacca resistente alia calce, trovata alia cava di Veio , della terra verde; delle palle di azzurro artefatte , trovale negli scavi di Pnmpeiano , ed in altri faiti in Roma ; ma non ci fa sapere di quale nalura siano que' colori , ne di qual^ malerje siano composti , e solo cita f^itrnvio , il qaale accenna die quella oomposizione dell' azzurro fu la prima Tolfa scoperta in Alessandria , e di pcii fu introdotta in Poezuolo. Ne molfa idea ci da della perfez.ione delle di lui analisi il dire die egli fa die la lacca abbrucian,' dosi si convene in carbons. Finisce col dire die egli ha voluto parlare soltanco de' colori stabili per secoli che nelle ricerche di fanti anni ha potnto rit.rovare nei celebri pittori an- liclii delle tre scuole lornbarda , veneziana e fiain- '»iinga; ma che egli lia anclie oltrepassato qnesto li- miie , parlando de' colori trovati nelle niiira antiche de' Greci , e di qiielli da csso s.coperti. Per veriia I'ARTE ITALlANA. SSy nulla di qiiesto si Irova nell' opuscolo ; non T artifizio dl que' bei loruli ross(^ijoi;aiti deila scuola fi imminga , non il niece. iiiismo di tjuelle vel.iture niir.ibili di Ijeonardo e. della sua scuola , non la coinposizione di que' colari inilistrultibili , e uiassime di que' verdi iniuiilabili del veneti piUcri. Ci resta solo kiogo a desiderare che I'A., Couosriuto generalnienle come colorilort; esiaiio, torni allra volta su qnesto argnmento , per espriui^rsi con inag- giore cliiarezza sul uietodi da esso ritrovati ed adopeiali , e ci offra altresi una guarrntigia che i di lui colori liescano realmente indisiru'.tibiii al pari di quelli degli antichi , ne avvenga_ rielle di lui linte qm^iralternzione o degradazione rlie in alcuni di lui quadri si e credulo talvolta di riconoscere. Del Tcmpio volgarmente detto di Vesta , gia d' Ercole vinckore , net foro Boario. Rifiessioni di Stefano Pi ALE. — Roma., iQi^-, sianipcria Mordacchini. Pi esso Piale , libraio , ec. , di pag. 3o , in ^."^ La chiesetta di Santo Stefano piesso al Tevere ed alia scuola grcca fu creduta da Flavio Biondo sostituita al- r antico tcmpio di \ esta , o delle Vestal! ; e qucsta opi- nione «i sostenne luugo tempo presso il volgo di Roiua , ed ancora da alcuni dotli e soslenuta , tra gli altri, dagli autori dolle Osservazioni antujuarie suUe piii insigai fabbriche di Roma aniica ; scbbene il Satdini ne abbia saviamente du^itato, oss ivando cbe sc Vesta avea il suo teuipio nel foro , il foro non giugneva fino al Tevere , anri ncppure al Velabro. II sig. Piale g a da tre anai avea steso qucsle rifies- sioni , ed ora si e detcrminato a pubblicarlc, per cssere stato qnesto argouionto trattato d.t due penne erudite^ sebbene con diverse avvisamento. Egli si pioponeadunque in questo opu«colo due riceiclie separate e disiiutc : la priina , se la chiescUa di S. Stefano possa esscre staCa il lempio delle yesLali; la seconda, won ejse/ienf;nno , prr ca^'nn d' esempio , amb'idue condannall alia stessa jiena del! er^astulo par cinque anni , e sono ambidue sottoposll at medesimi lavori ed at medesimo trat' tamento , & facile il vedere die it prima snjjrira mn^j^ior gastlgo in un sol anno di quello die il secondo sojfre in cinque. II cibo , la be- vanda , /'/ letto , le catene , / lavori saranno pel plebeo patimenti tollernbili e mediocri , ma pel nobi'.e saranno diirissi-ni e grapissimi. Ri^i dello stesso del/tto , e.ssi sembrano condnnna'i colle parole alia stessn perin . ma realmente e col falto esxi sono condannatl ad una pena infinitamenle inegiiale : poichi il noLile soffre un male cinque voile magsiore , tutlochi non sJa reo di deljtto maggior die il plebeo. Ma se at contrario per lo stesso delitto I uno sara condannato al- l' ergastolo per cinque anni, e I allro ad esstre per cincjue anni rin.> chiuso in una fortezza , allora l-a p^na bendie disuguale nel name , Sara eguale nella realta . poich9 lo starsi rindtiuso per cinque anni in una fortezza sara per I uno un gastigo non pun to minore di quello ch' e per I altro lo st.irsi p-r cin'/uc anni rindtiuso in un ergastolo. Egli e cvidente inoltre , malgrado di quesla differenza di pena nel nome , die I oggetto o il fine deUe leggi viene ad ot'.enersi egualmente sia se si riguardi quello di correggere ed emendare il delinquente , onde pill non turbi co' delitti la sncieta , sia se si riguardi quello di trattenere col timor della pena gli (fitri uomini dal seguirne I esempio. La pena d alcuni anni di fortezza correggcra ed emendera il nobile egualmente die quella d' alcuni anni d ergastolo correggera ed emen- dera il plebeo. El'a imporrh a' nobili cd a plebei lo stesso freno , e la Icgge otterra lo stesso ejfrtto -. poidw quel timore die tralterra il plebeo^ a'lorchi medita il delitlo . pensando a tanti anni a' ergastolo, Iratterra egualmente il nobile, allnrhe m< ditando il delitto, pensera a lan'i anni di fortezza. Qui non si tratta gia di combattcre o d' int' piignare il princpio . die gli stessi delitti esser debbano puniti coUa stessa pena. II principio e giusto : ma I errore sta nelln. sua appli- cazione. La coiiseguenza die nasce da. questo prir.cipio , si c che al nobile per lo stesso delitto debba essere de'tata una pena che la afflisga e lo t rmenti , egualmente die affiigge e torm nta il plebeo quella die a lui viene imposta ; ma affindii la pena afflig^a egual- mente ambidue , t- man'ifesto ch' eUa dee essere dii'ersa : poicha se si condanna a cinque nrini d! ergastolo il nobile del pari che il ple- beo , la pena , lungi dull' essere eguale per ambidue , e di gran l.inga pill aijlittira per I uno che per I' altro , c non sido non i corrforme, ma c direttamente contra ria al principio die vuolel' eguag'iama delle pene. S' clla e i^iusta pel plebeo , elln diviene ingiustn c crudele pet vof'ih. La legs,e dunque die per lo stesso delitto condanna il plebeo ai laviiri pubblici , ed il nobif'' per bt stesso spazio di tempo ad es- sere rinchiuso in una f^rt-zza , altro non fa ch' eguagliare la pena dell Uno alia pena dell altro. Coiilro tutio questo dal doltissimo aulore del citato arlicolo dellt Biblioteca Italiana una obbip/.ioiie o cotisidcrazione vien opposta che gli siMiibra di grave m mento , e tale clla e pure a prinio aspplto , ma che riniariA, io spero , pienaniente abbaltula da quanlo saro era per rispoiiilere. Si dice che le leggi penali aoendo per oggetto di met'erc la societa. al sicuro dalle offese de' cattivi . e per l esempio salutar del gastiga 34a APPENDICE allonlanare la moltitvdine dal JeVdto , la constderaziorie del piu ft meno ^rnre senso cite la pena puo fare al reo die la Soffre , nort i un soggetto calcolablle dal savio legislatore. A ci" io rispotido, che se la pena dell' imprigionameiito in un caslello o foiiezza e alia a produrre , come e realniente , nell' uoni robile o bennato lo slesso grave senso che produce la pena della galea o dell' ergaslolo in un uoin della plebe, allora la pena del caslello o dflla forlezza melle la sociela al sicuro dalle olTese deglk uoniini nobili egualmenle che la pena dell' ergaslolo dalle ofTesc dei plebei, ed allora la lepge coll' csempio salutar del casligo alloiitaiia dal deliUo r una classe egualmente che 1" allra La coiisiderazioa dunque del piii o men grave senso che la pena pub fare al reo die la soffre, t? un soggetlo che il saggio legislalore dee calcolare : e se men lo calcola, egli fa soffrire alle persone d una classe della so- cieU una pena niaggiore di quella che abbisogna , e per conseguenza una pena non giusla , perche ogiii pena che non abbisogna c che ron k necessaria, e essenzialmenle ingiusta. Si dice , in secondo luogo , che se alcune penc riescono piu aspre a persone di certe classi che a quelle di certe altre, (jueslo aumento di pena , // quale forma li isuguaglianza di trattamento , vien a for- mar anzi un perj'etto risultato ckeguaf^lianza , in quanta che piu cot- pei'ole deli' infrazion della legge e colui che per la fortunata sua condizione aveva piii copiosi o certi mezzi di consert'arsi innocenle , e peggiori conseguenze per la societa ha il suo delitto. Io concedero che il legislalore nel dellare le pene debba rlguar- tlare alia maggior pravila che v' ha ne'delilli di coloro che per la lor condizione mupgiori mezzi avevano di conservarsi innocenti , ed alle peggiori conseguenze che ha per la societa il loro delillo : e quindi concedero di buon grado che quesla considerazioiie debba muoverlo a dellare contro di essi , secondo la niaggiore o minor gra- vita del delillo , una maggiore o minor pena, cojiie una piii o meno slretta prigione, un piii o men duro trallamento nel caslello o nella forlezza , a cui son condannali ; quella pena cioe che sia alia e che basli a traltenerli dal commetlere il delitto di cui si tratta ; ma non mai a condannare 1' uom nobile o bennato alia slessa pena della galea o dell' ergaslolo, a cui condanna I'uom vile e plebeo. II le- gislalore dee sempre aver innanzi a' suoi occhi e non mai obbliarc quel principio sacro di non imporre ad ogni delillo allra pena se non quella che basli e sia necessaria a reprimerlo. Quando egli ha imposla quella pena che crede baslante ad ottenere queslo fine, non dee aiidar ollre ; perche ogni pena eh' eccede questa misura , e che non e necessaria , e inunianita e barbarie , e non giuslizia. Che se il legislatore inipone alia classe de' nobili una pena maggi ure di quella ch' e necessaria , e la impone a fine di punire in essi la mag- giore pravila, delia quale abbiani detlo, un' aulorila ei si assume che not! gli compete ; poiche una tal punizione solo alia divina giu- slizia s' aspella, e non aU'umana. II fine delle pene che quaggiii s' ini- pongono , non e gia quello di far espiare al reo col dolore e col- 1' acerbila del gastigo il delillo che ha commesso , ma quel solo d' ottenere che ne egli ue altri piii lo commella. Se dunque la pena del rinchiudinicnto in una forlezza o caslello imposla all' uom no- bile o bennal* h alia a produrre si per lui che pel pubblico esempio ■PARTE ITALIANA. 843 li> sIp.'so pffcllo clie produce la pena della galera o dell' ergaslolo imposla all' uonio dclla plebe , e nondinieno si condariria il prima a^^li stessi duri Iravagli in uii ergaslolo come il secondo , e ma'iifeslo c.he la pena che gli si fa soffrire, h una pena non punlo necessaria, e per consej^uenza una pena luU'allro che giusla. In vano si dice clin it maf;gior aumento A'l pena che gli viene , i givslissima opera della naliira e non della legge ; poiche si risponde che la le;ige , perchfe sia giusla , dee adattare le pene alle differenli classi e condizioni degli uoniini : e se non le adalla , la maggior pena che fa soffrire ad un infelice, non opera giustissima della na' lura , ma opera iiigiuslissima e della legge , la quale falla non ha qtiella differenza che doveva fare, e non ha serbata la giusla misura Ira il dclillo e la pena. Ailorche nel cilalo mio Opuscolo intilolalo , Delia plurallta del sujfrjgii , \o ho parlato della dlfferenza che dee stabilirsi Ira le pene de' nobili e de' plebci , io ho loccata sol'i incidenteniente e di pas- saggio quesla queslione, ed io non ho addotte doUrine o auloritik di scriltori, superflua giudicando 1' autoriti ove parla la ragione ; ma or I io credo opporluno 1' addurre pure le sentenze degli aulori pia ceU'bri Ira quelli che di quesla materia han l^ttato , sia nelle aa> tiche , sia nelle niodertie ela. La prima di tutte sia quella di Platone ove parla delle leggi pe- nali, di quel Platone che divine h chiamalo da Cicerone, e di cui solea dire che bastaatemente lodarlo ed ammirarlo mai non poteva. Kcco qual e la di lui sentenza inlorno alia queslione di cui trat- liamo ( 1 ). PBBSONAnUM nV JESTIMAXDIS CRIMI:VIBUS, P.ENISQUB SAJfCIEJfDlS RATIO KAnETOR. La massima, che altra esser debba la pena dell' uom bennato e cV onesli natali, ed altra quella dell' uom abbiello e vile, noi la veggiam pure seguila cosfaiilenienle in tutte le leggi romane che ab- bianio nel codice di Giustiniano , Ira le quali posson vedersi quelle qui sollo cilale (2). Egli e vero che non sempre ne in tutle queste loggi si e fatla una relta ajiplicaziorie della massima di cui par- liamo , ne si t! sempre serbal.i una giusla proporzione tra la pena degli uomini di civile ed onesta nascita , e quelli di vile o plebea , come tra le allre veggiamo nella legge ultima D. de se/ ulchro "io- Into, in cui leggesi che tiliores ultimo sttpplicio afficiuntttr , hone'' ■sliores vero in insulam deportanlur, e nella L. 1. 5 \. D.de effracto- ribus et expilal. ove dicesi che i rei di qufslo delitto , si vil ores fuerint , in opus publicum dari Solent •■ si honesliores , vel ordine ad teinpus moventur , vc I fines patria excedere jubentur ; couciossiach^ (1) De Legibiis Lib. IX. (2) L. 1. § 5. D. ad Le;;. ComeL de sicariis , L. 12. 7). de incend. riiina , naufrag. , L. 45. D. de injuriis , L. Ji. D. de sepulchra viol., L I. D de abigeis , L i. D. de furibus balneariis , L. i. $. I. T). de ejfractoribiis et expilatoribus , L. 2. D. de termino moto , 5 4» c' ^- Insilt. de publicis judiciis , L, i. D. ad L. Juli. peculat, Ji. 16. L, 38. D, de pcenis. 344 A P P E N D 1 C E ove il delillo sia cJegno della prna di morip , niuna tUfTererza flee esservi Jia i rei , qualui'quc sia la lor iia.scila o la lor ro'ifliziorc ; V quaiulo 1' uoiii vile e pii'ln o yien coiulai'iato a'pubbliri lavoii, lion e giusto che 1' uoni it bile vei ga pruato sol del suo grado , o jiuiito sol toll esilio Dico che iioii senipre relle lejjgi rhe abbiam rilate, si ^ usscnalo una giiisla proporzioiie Ira li. pene dpj;li uo- iiiiiii betinali e de' plcbei ; nin la massinia chesser debbavi ditt^ioiza tra le peiie degli uni e d(.'i;li aUri,feutia mnssima che fu co .sacrala coslantemeiite in ogni tempo da' roniai'i legislalori, da quci legisla- tor! che per la sapienza e giusli:iia dclle lor leggi nierilaroiio 1 am- mirazioi-e di tuUi i sec.oli. VeggiaiDO ora cio che c" ins''f;nano qnefjli insigni scrillori ihe hanno lie' lempi piii a iioi vicii'i illuslrala la scienza del Dirillo dolla natura e delle geiiti , e che le lire niedilazioni ban pure ri\oUe sulla legislazione criminale , e su la fjiusla niisura Ira i delilli e le pene. Ugone Giozii. (i) cosi scri\e: Pceriie i7ia^i?itii(io von riu,!i; spectati/r, Sftl cum re.'pectu ad patientem ■ nam r.nilta eadem pauperem onernhit , divitpm noil nnerabit , is;n ■minia Dili homlni leve erlt wahim , hono- rato gravissiiiium. Eguale e la dollrina di PufFendoriio (2) Cum earitin poena nun omnes par'iter afficlantur , in pcenis stati/endis re- spmenditni est ad personam ipslus drlinquevhs , et in eadem ad illas tjuali tales , quae. Stnsum pcencB ex cetale , sexu, statu, opibus , viribus au^ere , vel minuere possuut. Quare ad exmqnationc pcenm rite sta- tuendam persunnrum conditio non parum facit. We. pu'ilo drssimile •; quella di VVoltio (3). In determinanaa mapn':tudine pcenm atten- dendcij sunt qualitatds patientis , quce eani/em pcenam ^raviorem vel leviorem faciunt, Ponamus enim qualltates istns minime attendl ; nb idem delictum imus groviori pcena afficietur quani alter , non solum, absque ulla rations , verum eti^:m contra raticnem. Passiam or a vedere qual sia la doUrina dcgli scrillori che hanno ampiameiite ed in tulle le sue parli trallala la scienza del jus cri- minale. lo nii conlenlero di addurne due soli, 111a che haslar pos- sono per tutli gli allri, cioe Antonio Malleo , ch< fu gia 1' ouore della tjiurisprudenza in Olanda , e che giuslanierile puo chiamarsi il prin- cipe df' criminalisli (4), e Filippo Maria Rera/zi che un dollissin:o Iraltato ha composto su questa scienza (5) lo recherd qui le pauiie di quest' uilmio : Libenter , die' egli , assenlior d ctissimo Mathceo , aid scribit ., in eodem genere pcenarum niiius cum nobilibus et ho- nestioribus agi posse , ut ex qui/vs adniissis ex. gr. filis homo ad ■triremes danmatur , honestce. conditionis vir in arcem , vel insulam rclegetur Ratio ipsa ceijualitatis , quce debet in pwnis dominari , exigit , ut in eodem genere pmnoe incequalis jjccna pro divtrsa irnrurn. condi'ione irrogctnr , ne contra grapissima sit nobiii pcc.na , qua ple- bejo J oret lenissima. ( 1 ) D-j }ur. belt. et. pac. L II. Cap. XX § 33. o e miserando stato dovra finire gl' in- felici suoi };iorni : allorche. dico , egli coii.->iderera lulto qtiesto , chi non dira che la co!i cui si vegga il cava- llere , il barotie , il coate , il marcbese a canlo al bifolco , al niu- lalliere. a! mu^raio , al pesciven'olo o ad allro uom piii vile ed abbielto , ove veggasi il primo del pari che il seco-ido conda i: alo a slrasci'iare li stesso carro . a soste.;er • gli slessi apri lav«ri , iiu- drilo collo slesso cibo e beva-ida , c.istiello a giacersi cane 1' allro su poca jiaclia e su dure lavole la nolle Chi mai s.ira . che mentre un tale 'ratlame- lo non e che medicienienle duro e to'.lerabile pev 1' uom della plebe . duii.ssinio r(i acerbissimo fe per 1' uom nobile « bennato : chi mai sari, dii:o , che fiss.ndo su di esso lo sguardo , «d udei:do i sulii geuiili , 6 luiraiulo le sue lagriine, non senla^i Hiosstt a dirgli : Qr/'.t tnm crudeles ojitavU sutnere de te I'CKTiaX '' Allorche poi si consideri che amendue non sono rei che d' un eguala Aelillo, e iioiidisieno T uuo per la diversa sua coudizione sofTre una 346 APPENDICE peua infmitamante piii grave che 1' allro , chi non senlira dcslarsi iiel cuore un giuslo freniilo coiiiro la legge che per un eguale de-> litlo in una peua si disugualf li coiulanna , e fa soffrire all' uno lor- meiili infiiiitanie!ite piu rlolorosi ed acerbi chf all' allro ? L' assembles legislatha di Francia , allorche ha [ironiulgata la legge ordiiiaiite che tulli gU uomini , qualunque siasi la loro dignila o la lor condizione , quaiido si retidan rei dell' infrazioii delle leggi,sieiio punili egualmente e con eguali peiie senza differeiiza o dislinzion di persoue , ha poslo mente soltanlo al geiierale principio , che le leggi '■sser debbono eguali per lulti , e che ove trallasi d' un eguale de- lillo , egual pure dee esser la pena , chiuiique siasi colui che il coninielle , essendo ingiuslo che allri venga punito con pena mag- giore , ed allri con pena niinore. Nulla senibra piii giusto a prinio aspelto ; TT\a un' apparente imniagine di giu.slizia puo Irarre in errore talvolla anche i piii sagj;i ed illuniinali legislalori jN"on si e osser- vato che appunlo il principio il qual vuole I'eguaglianza della pena per un eguale delitto, vuole la diversita delta pena , allorche diversa e la condizioti di due rei ; poiche solo con questa diversita giunger si puo ad iniporre una pena eguale ad entrambi Non si e osservato che la pena della galera o dell ergaslolo affligge e tormenla 1' uom noblle o bennato infinitaniente piii che 1' uoni vile e plebeo , e che condannando ambidue per lo stesso delitlo alia slessa pena , essi ven- gono puniti con una pena egual" solo nel nonie , ma ncl fallo e nella realla infinifanienle ineguale Non si e o-servalo in fine che la pena della prigione in un caslello o forlezza affligge e tornienta 1' uom nobile egualmente the la pena della galera o dell' ergaslolo I'uom della plebei e che percio se il prnuo \ien condannalo alia galera o all' ergaslolo dtl pari che il secoiido , egli vien condannato in una pena non uecessaria , e per conseguenza non punto giusta ; perche ogni pena che non e necessaiia , sara eternamente vero che e ingiusia, e non ingiusta solo ma crudele lo pongo fine a queslo mio scrillo , col quale se ho cercato di porre questa queslione in quel maggior lume che per me si e po- tulo , io nOn ebbi altro scofio che di difendere non gia 1' opinion niia , ma la causa sacra dell' unianita e della giustizia. $qunrcio di lettera del si^nor G. B. Basecgio al signor i3R0CCHi , intorno ad un uccello nonunato nel DiUa- mondo di Fazio degli Uberti. Bassano , 28 ottobre 1817. Soddisfacendo alia sua inchlcsta, mi sono dato pensiere d'in- dagare qual sia 1' uccello nominato da Fazio degli Uberti , poeta italiano del secolo XlV^nel suo Diltamondo.e che egli chiama Peron , dicendo ; T.e penne sue lian di pavon ftgura. Quantunque egli scriva essere uccello particolare del Vicen- tino (lib .0, Cap. 5) Hn tal nome e atfualmente ignoto in questi ptiesi. Io noa saprei indovinare qual altro esse fosse , se non che PARTE ITALIANA. 347 la S-oInpa.r f^alllna^o di I.inneo, da noi dctta ciochetia ,\a quale ha sul capo 1111 ciulfo celeste, e le penne inaccliiate clie , poe« ticamente parlando ^ si potrebbero assomigliare a quelle del pavone. Lettera del si^. Eiccioli al si'g Bbocchi intorno airoli* vina della lava basaUina di Capo di Dove. Roma, i5 novembre 1817. Nello squarcio di lellera del s\^. dolt. Carpi riportata rel fasci- colo n." 21 della Biblioteca Ilaliana , e contenente Nuove notizie ■sulla corrente (U lava ' segnatamente di egual figura ove debbono essere inveslili dalla iiam- ma Dalla trascuranza di questa avverienza derivano le ta ilc con- traddizioni che si incontrano presso i varii autori. Li'.ik . per esenipio , Irovo la coccolile , ossla la pirossena granuUfonne , fusibile ; Shu- macher dice che e i ifusibile : la pirossena che W''i:ier chiama komiger Aug7t, secondo quest' ultimo autore si fo ide alia luiga in una scdria vetrosa - e a delta di Simon e refraltarla. Link non vide seg'ii di fus'Oiie nella tlat^riger Angit , Klaprolh osservo che si ar- ioto;ida nfgli spigoli sottili, e Lelievre la fuse, bearhfe ro 1 difficolta. Checche di cio ue sia, la pirossena criblallizzala dell agro roniano , tli colore verde carico che pende al neraslro, si fo'ide senza sfento con ebulliz!one in un vetro giallogtiolo nella punla drl frammenlo . se questa sia sotlile ed acuminata ; ma se fe grossa eil ollusa , noi riesce la prova. jVoh ho potuto ottei'.ere simili frainnienli spczzatido quel piccolo pezzetto della sostanza di Capo di Dove che Ella mi ha trasmesso, ed islituire in tal guisa un esalto co ifronto Quanta al cimento cot 1' acido nitrico 1' olivi'ia stnorila bensi di colore , il che sembra dipendere dalla parlicolare sua tessitura , in virtu d''lla quale si altera e si deconipone all azione medrsiina dell atmosfera : quiiidi e che i basalti che conleagoiio qnesla so- stanza, la presentano spesso nello stato di una polvere giallastra o bruna somiglianle ad un' ocra: ma in quell' acido non si scolora del tntto Nel niio catalogo delle rocce ilaliane teste pubblicalo dico nella prefazioie, di no.i avere niai riuveiiato olivina nelle malerie vul- canicli" dell Italia mcridionale. Se deggio riferire qaa:ito da me e! glalo vedulo , cosi e di falto ,- ma so 10 alienignolo, e lalvulia oi.llogDolo chiaro : la frattura Jongitudinale u a luoeo a hiofjO laui.:llarc e lucente, la irasversaSe granulare e quasi smortij. lialiuta con 1' acciauno 6h copiose seiiitille , ed e cosi di-ia die segna il quarzo. Sa.;giula alia fiamma del cannelio si nduce in una scoria neraslia aon gii ;n uu globulo vetroso, e questa scoria non e suscettiijile di ulteriore i'usione. Quanto alle forme cristalline il pezzo da me vtdulo conteneva , oltre alia sostanza in roassa , un grosso ciislallo lungo piu di un pollice e largo mezzo , ma cosl incastrato nella mafrice di quarzo che Bon mi arriscliio di assicurare di averne afferrata a dovere la figura- Mi r sembrato essere un prisma quadrilatero cob due faccie iarglie e due allre piii stietlt, e queste alTilate , d' onde risulta un e^it-ono a f;:cce disuguali il quale era terminato in hiieau da due facce poste su quelle piii iaighe del prisma. Qu sfa maniera di agiiziatura, se 1' ho beue adocchiata , non mi e oc- corso mai di vederla nell' epidote. II muierale di cui parlo in dai sig. Somerville rinvenuto in copia siilla strada postale del Sempione ad na miglio e mexzo ■•la Isella veneii'la vc-rso Milano. % 35o APPENDICE Relazione del tremuoto accaduto nella citta di Sciacca in Sicilia nella fine di dicembre lyitJ, e porzione del gennaio 1717, diretla al Console ^enerale austriaco per la Sicilia a Palermo , barone Massimiliaiso de NoyATZKr , dal sig. Francesco Imbornone^ agente con- solare ausiriaco in qiiella citia. S'G'SOKi , Sciacca, 3o gennaio 1817. E da piii mesi che la noslra disgrazlala cilia di Sciacca h afflittis- sima dal flagello lerribile del tremuoto. Ella ben sa che Sciacca , chiamata anlicamenle Sacca , beiiclie debba dirsi esser molto decadula dalla prima floridezza dopo i lunghi dis- sidii av>'enuli Ira i PeroUi ed i Luna conli di GaltabilloUa nel prin- •ipio del secolo XVI , non lascia di ascriversi tra le citta rispettabili di quest' isola. Essa fu conosciuta nell' antichila col nome di Thermae Selinuntinae a cagione de' suoi rinomali bagiii mlnerali, e per la viciiiaiiza della eelebre Selinunte : allra volta queste acque sulfuree furorio detle Larodes o Labodes , e si Irovano un miglio dislanle dalla citta verso ponente a pie del monte San Calogero , da altri chiainalo delle Gium- wiare, uno dei Cronii o Saturnini. Nelle vicinanze eslstono diverse grotte antiche , in una delle quali accade un raddoppialo eco quasi simile a quello dell' antro di Siracusa. Sciacca e situala alia costa del mezzogiorno di Sicilia nella lat. 37, 37, long 3o, 3i. Nel cominciare la novena del Natale dell' anno passalo comincia- rono a senlirsi interpolalamente luoni sotterranei , che sembravano un lontano cannoneggiamento nel mare , ma tanto leggieri che non recarono al popolo il menomo sconcerto. II giorno 23 dicembre si senti un piii forte tuono sotterraneo , che fu seguito da una leggiera scossa di terra , ed in pari tempo il pozzo aorgivo che trovasi nel giardino del monaslero delle Giummare in- comincio a tramandare felore di zolfo , e le sue acque s' intorbidarono eon misto di terra, e 1' acqua si tinse in giallo. Le stufe anticamente Larodes cessarono di esalare il solito fumo , e r acqua de' molini scendeva in minore quanlita. II resto del corso di dicembre sino ai 9 gennaio 1817 seguito con semplici rimbombi sotterranei replicali a gran distanza di tempo , «ra meno , ora piii forli. Ai 10 di gennaio comparve sopra il capo di S Marco I'arco ba- leno, che duro per tre giorni continui senza che punto avesse pio\'uto. II giorno i4 sparve Tiride ed aggiorno piuttosto sereno e senza freddo , ma sonata 1' ora 1 pom. sentissi un piccolo tremore di terra che non da tutti fu inteso , ed immediafamente cominclo 1' aere ad ofFuscarsi , dense nuvole rololavansi nell' a«re , ad ogni momento ba- lenavano lampi , ed il cielo minacciava un gran tempesta ; in mezz' ora pero cesso lutto , ma il cielo reslo un poco oltcnebrato. PARTE ITAUANA. 35 1 Alle ore 3 dello slesso giorno ad uri tralto si senli un teriibile (uoiio sotterraneo > the fu spguilo da uiio spaventevole Iremuoto che scosse tulla itiliera la citla, e parea che le mura e fabbrichc nimac- ciassero rovina ,■ la grossa colonibriiia siluata al baluardo di S Margarita svolto e cadde a terra, ed il caslello sembrava allora falto di sole pietre , nella guisa the si fanno le divisloiii delle campagne ; iioa sucresse alcun daiino , eccetto qualche fcssura nelle niura delle fab- briche di alcune chiese e di qualcbe casa. Replico poscia un' alira terribile scossai Alle ore 2 della notte s'intese scoppiare un terribile tuono solter- raiieo , che fu seguilo da una scossa cosl sensibile , che allarmo lulta la popolazioiie. Era una Iragica scena il vedcre nell' oscurila della nolle gli abilanli di ogni celo correre a folia fuori le porta pian- gendo amarameate la loro disgrazia , ed iniplorando ad alle voci soccorso dalla Pro^^'idenza. Cosi passo tulla la nolle. Alle ore 3 anL s' ialese uu' altra terribile scossa che duro alcun i minuti. 11 giorno i5 si sperava da ognuno serene, altesoche la prece- deiile sera eraiio in qualche niodo cessale le scosse ; ma avvenne al contrario : 1' aria reslo ollenebrala , le burrasche continuarono , ed alio spunlare del sole replicarono i tuoni solterranei e le scosse, che nello spazio di 'i4 ore arrivarorio al num. di 26. La cotilinuila e 1 osliiiatezza di queslo spaventevole aweninienlo fece decidere gran parte degli abilanli a farsi delle capanne fuori le porle che ascesero al num. di 5oo. II giorno 16 spunlo soffiando lo slesso venlo libeccio colle stesse burrasche e cogli slessi segni ; finila la burrasca vi furono delle sen- sibili scosse che arrivarono al num. di 12. La sera si sereno 1' aere, il venlo calmo ed il mare si riliro alia distanza di 3o canne dalla ripa , o siano 68 yards inglesi circa. Queslo fenomeno duro sino all' indomani , in cui spirando il so- lilo libeccio, vi furono delle burrasche, tuoni solterranei e scosse, le quali arrivarono sino a cinque. La nolle passo piullcsto sereua e senza timore ; ma spuntando il falale giorno 18, le burrasche, i venli, i tuoni e le scosse si avanzarotio a segno , che lutlo il popolo corse allerrito alia chiesa di S. Maria , insufficietile a capire quell' im- mensa folia. I« lal punlo replico un' allra scossa cosi violenta , che la della chiesa sembro di voler lasciar sepolla soUo le sue rovine lulla quella genie che vi si era rifngiala Verso le 7 pom. un terribile rimbombo sotterraneo seguilo da una spaventevole Irenmoto , arrivo sin anche a scuolere lutle le campane, e fu di lal violenza che la coda del Irenmoto percorse circa i5 mi- glia di distanza , arrivando ad un paese chiamato Sambuca , ove colpi la bella casa del sig. Pamiizzeri , che inimanlinenle dislrusse , danneggiando le vicine case. Non era ancora scorsa una mezz' ora che vi fu una seconda violente replica , e passo cosi tulla la nolle. II giorno appresso , cioe li 19, coniparve sereno , e solo la maltina s'intese una piccola scossa Alle ore i pom. comincio ad aumenlarsi sensibilmente per ogni dove il fetore dello zolfo,e videsi nella som- mita di S Calogero , luogo delle Larodes , una densa colonna difum* che scinlillava fuoco. II gioruo 20 spunlu chiaro c sereno, e non vi fu n«6suna scossa, 352 APP. PARTE ITALIANA. ma comparvero nel feudo di Lazzarino Ire colonne di fuoco , che per lo spazio di died niinuti fra di loro rololatidosi , tullo ad uii tratto sparvero , lasciando una gran quanlila di t'uiuo Al di 21 \-i fu una legi;iera scossa, e comparve nel feudo del Nadore alia rocca chiauiata di Reggio, che \iene di prospeltiva alia citta , una grossa colonna di fuoco che nello spaAio di un' era ar- rivo a situarsi verlicalnienle alia rocca. II gioruo a3 alia nolle, ore n pom., rpplico un' altra terribile scossa. n giorno 24 si videro nel feudo di Trauchina verso le ore 5 pom. altre due colonne di fuoco , che radendo quel terrilorio , durarono piu di dieci minuli ; d allora in poi il tempo e slato per piu giorni sereno , come se fosse nel mese di maggio , ma sono di gia ri- lornate le pioggie ed il \enlo senz' alcuna scossa. Dalle slute di S. Calogero seguila come anlicamenle ad uscire il solito funio , ed k da ossrrvarsi che il mare, che per tre giorni coiilinui si era ritirato, si rimise il giorno 21 alia sua situazione primiera : oggi la luna fe slata serena , n>a accompagnala da un grandissimo cerchio ; eio si ha per segno di fulura calma. Da alcuni nostri ciUadini 1' allontanamenlo del mare e lo scar- seggiamento delle acque ai molini si attribuisce ad un gradualo ed insensibile rialzamento della terra che nella confusiane delle scosse non fu da alcuno osservato. fAT JihEHA. ^ I. i; A 13 < i i8 ';) J" i I ai a") a- a« 5o All<'//a del Mar nM'Iro |..i«. I. uH. u8. ■,..s. ■J 7. vH. •jS. •jH. V.S. •J 8. •iH. 07. a-. aH. •jH. a8. 1 ,7 J, > 1 i,i •' 1" O, ) o,u o,'i ",: ii,H 11,0 9.0 10,7 11,0 8.7 ^,''' Al Terii> t 4- Direzionc dtl > cnto Staio dcir Atmojftra SOS Scrtno St Strcno E Scriuo SsO Scrcno s Scr.-ncbb. s ]Suv.-ocbb. 0 j^llV.-Ilel)b. 0 Piofgia ^^o Pioggia-Duv. 0 bcr.-nuv. so ScrcDo so Kcbb-nnv. so ^uv.-l'iovo»o so rio(:gia E ^iUv.-|)ioggia s 0 Strtno so Scrcno E Scrcno 0 nebb.— Sercni> ^ Scrcno SE Scrctio 0 $cr.— ucbb^Kr. 0 Scrcno 0 >'rbb->uv»rot(o f) >UY -rclto-ucbb. ^^o♦ Scrcno SE Scr.-ncbb. 0 Scrcuu 0 Scr^iicbb. 0 Scr.-ncbb. \!t.i/a d I Haroinrtr > B. I.' tislen'sco i'loggia pell. - liu. ao,o55. OSSERVAZIONI METEOROLOGIGHE fATTE AL H. C. OsSERVATORlO DI BrERA. Novemhre , 1 8 1 7. M A T T I N A SERA 1 t-l Allezza Altezza Direy.ione Altezza Altezza Direzione del del del Stato del del del Stato 0 0 Baromctro Temiometro Vento deirAtmosfera. Baromelro Termometro Vento deir Atmosfera I p.28. 1. 1,7 + 0,5 S ser.-nebb.-Ser. p.28. 1 ',9 -}- 1 1,0 SOS Sereno 2 28. 3,§ + 6,0 s Sere no 28. 5,5 + 11,5 SE Sereno "• 28. 3,5 + 6,5 KE Seieiio 28. 3,7 + •",« E Sereno 4 28. 1 ,6 + 5,7 SSO Ser.— nebb. 28. 0,7 4- 10,0 SSO Sereno 5 27. J 1,2 + ^fi S nebb.-ser. 27. i>,4 4- 9,7 S Ser.-nebb. 6 28. 0,0 + 5,7 IN Sci'.-nebb. 28. 0,2 + »,6 s ]Nuv.-nebb. n 28. 0,1 -t- 5,4 S Wiiv.-nebb. 28. 0,3 -- 7,8 0 INuv.-nebb. 8 28. 0_,2 -J- 5,0 0 INcbbia 28. 0,0 > - 6,5 0 Pioggia 9 27. 11,5 + 5,8 N Pioggia 27. 11,1 + 6,7 INNO Pioggia-nuv. 10 28. 0,0 + 3,5 N 0 sei — nebb. 28. 0,5 + 6,8 0 Ser.-nuv. 1 1 28. o/i + 4,9 0 sei-.-nebbioso 28. 0,2 H- 8,0 SO Sereno 12 2^^. 0,5 + 3,5 s 0 INebbia-ser.-iiebb. 28. 0,4 +■ 7,° SO Kebb.-nuv. i3 28. 0,1 4- ^)J s 0 Wtiv — rotto 28. 0,0 + 7,2 SO JJuv.-Piovoso '4 27. 11,7 + 7,0 s 0 Wuvolo 27. 1 1,2 + 8,0 SO Pioggia i5 27. 8,"^ + 7,6 S....O Nuv.-pioggia 27. 7,6 + 8.7 E Kuv.-pioggia 16 27- 0;4 + 8,5 0 Sei— nnv. 27. 10,6 -}- 10,6 SO Sereno •7 28. 0,5 -t- 4,7 s 0 ser.-itbb. 28. 0,6 + 9,3 SO Sereno 18 28. 0,4 4- 5,0 0 Sercno 28. 0,0 + 9,4 E Sereno >9 28. 0,7 + 6,6 E Webbia 27. 10,8 + 7,8 0 nebb.— Sereno 20 27. 11,8 + 4,6 K* Sereno 27. 1 1,3 •j- 10,0 IN Sereno 21 27. 11,0 + 2,0 0 Sci-nebb. 27. 10,0 + 7-4 SE Sereno 22 27- 0>° + 1,0 0 Sereno 27. 9,2 + 7.0 0 ser.-nebb.-ser. 23 24 27. 10,7 -j- 2,0 KEE Sereno 27. 10,6 + 8,0 0 Sercno 27. 1 1,0 + 3,0 0 Ser.— nuv.-nebb. 27. 10,3 + 7,0 0 Nebb-INuv.-rotto 25. 27. 8,7 + 5,0 0 Wuv.-rotto-aebb. 27. 6,6 + 0,7 0 Wuv.-rolto-nebb. 26 27. 8,5 5,0 IN NO* Sereno 27. 10,6 + 0,4 NNO* Sereno 27 28. j,o — 0,0 E Sereno 28. 1,2 + 5,5 SE Ser.^-nebb. 28 28. 0,6 — 0,5 N Sereno 23. ),o + 4,7 0 Sereno 29 28. 1,3 — 0,4 0 Sereno 2S. 1,0 + 5,0 0 Ser.-nebb. 3o 28. 0,0 - 0,4 0 Sercuo 28. 0,0 + 5,6 0 Ser.-nebb. f Mas sima . 28. 3,8 I Massiina . <4" •',^ Pioggia poll. - IJu. 20,o55. Al tezza dil Bar( )metro \ Min iraa . 27. 7,6 Altezza dc! Ter mo metro \ Minima , — o,5 1 Med ia . . 27. ";y7 ( Media . . + 6,i5 J ■N.B. i: asie risco * indica // vento /< vte. f- 353 BIBLIOTEGA ITALIANA Dicembre 1817. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI Cenni cridci sulla poesia romandca, di C. G» Lqn- Ib. don 10. — Milaiio ^ Plrotta , 1817, in ^^' N, ON v' ha chi igiiorl quanto freqiientemente la repubblica delle Jettere sia stata sconvolta dalle fazioui , e raggirata dalle fantastiche e paradossali opiiiioni cle' suoi rispettabili raem- bri. Niuiio ha con tutto questo la facolta in cosi fatte eniergenze di erigersi in dittatore , e niuno puo autorevolmente intijnare che si abbia a vegliare onde la repubbhca non soffra nocumento ; ma eiccoitie non traitasi che di parole , ogiii cosa , poiche ha avuto corso il capriccio, tranquillarnente si compone da se nella priniiera sua situazione. Fuvvi uu tempo in cui voleasi persuatlere tntca la gente che Omero non e che nn vecchio rapsoda piu sconiiesso e piu assurdo del nostri ifiiprovii«aic)ii , e si 6 seiupre concinuato a leegere Oaiero , a com- £ihl. Jtal, T, VIII. " ai 854 CENNI CRITICI mentarlo , a tradurlo. Si dlsse che lo srur^io <\e\\n lingna latina 6 una pedaiiteria iiinneiirevole di formare parte del sistema di ediicjzioiip ^ e non si h mai desistito ilall' iiisegnare la lingna latina nei collegi , e dal tacciare d'ignoraute cbi noil la conosce. Fu sostemito che Lucano e (li gran lunga preferibile a Viigilio, che ie porsie di Virgiiio e quelle di Orazio sono meschiiie |)io- duzioui di un inonaco de'bassi tem|>i, e pochis- gimi hanno la pazienza di leggere tutto intiero Lucano , e le poesie di Orazio e di Virgiiio , fossero anche opera di un monaco, si acnmirano e s' imitano , se si pno. Corre oggidi la voga di volere far credere che questo Oajero, questo Vircilio, Sofocle ed Euripide sono niodelli assai men„degni da essere presi in esetupio che nou, Milton, Klopstock, Shakespear, Calderon della Barca e Schiller; che 1' autorita di Aristotele , di Orazio , di Longino intorno all' arte poetica c da posporsi a quella di Schlegel,di Lessing e della signora di Stael. E molto probabile che anche questo scisma terrainerii come gli altri ; la pubblica opinione e il geuerale conseuso hanno gia fissato a quegli autori il posto che lor si compete. Queste opinioui sono state manifestate e vi- gorosamente da alcuni sostenute, volendosi rac- Gomandare all' universale ainmirazione , e pro- porre come modello un geneie di poesia cui, h piaciuto ai suoi seguaci d' intitolare roman- tica. Lo scopo di questo libro e di mostrare? in che ne consista J' t- ssenza , e s' incoinincia dal rispondere a questa inchiesta : Che cosa in- tendesi per poesia romantica ? L'A. prima di ogni altra cosa ii crede tenuto SULLA POESIA ROMANTICA. SST) di proflurre le sue sense, sp HovenHo rlefinire ii geiiere romanrico non rmscira a faisi inteudere a clovere , e in sua discnlpa adduce 1' esempio dei |Jiii ct-lebri cririci , vale a dire df'i rnae^tri dell'arte, die nosi soiio punto coiicordi ove si tratti (Ii deterrninarne il genuino carattiie. II prcludio |>er verita noii e n-olto lusiiitihiero : nuliadiineiio risa'eiido egli alle pridie iriee die possono avere dato origiiie a qucstu voca'jolo , si fa a dichiarare come per I'lrruzioiie dei ijar- bari esseiidosi la latiua fjvella corrotta con lin- ncsto di nnove voci e di una nuova sintassi , no derivarono ahri idioini , die riteiiendo rracce della loro provenieuza , si chiarnarono con un tennine comuiie liugue romaue. In queste lin- giie furouo scritte parecdiie storieile sui piu notahili avveniineiiti de' tempi , ma alterati da finzioni fcintastidie e stravaganti , d' onde, cie- d amo , ha tratto orig ne il vocabolo romanzo che si di\ tiittavia a que' libri in cui si narrano ca«i iinmagiuati die si scostano da quanto suc- cede iieir oidiuario corso delia vita. Queste liiigne ebbeio inoltre i loro poeti, e furono i cosi deiti trobadori o trovatori, Igno- raiitissimi come crano , e prevcnuri da una gofta superstizione , non.sapevano, n^ vohvano attiu- gere al foute della greca mitologia; j>er la qual cosa erauc necessitati di ricorrere uella jiarte descrittiva e nel soggetto delle loro poesie alia rdigione, ai costumi, ai prcgiudizi pojKdari dei tempi. D.U'osservanza tlelle rcgolc poeiiche, tra- niaiulate dui Greci e dai Latiui , uou accade fame parola : esse erauo perfettamente ignorate da' versificatori che non couoscevano uh il la- tino , ue il grecQ. 356 CENNT CRITICI La lingua in ciii cotesti trovatorl scrlvevano o iinprovvisavano , poirhe parecchi di essi non gapevaiio scrivere , chiamavasi diinqne romana o ronianza, Qninrli e die per vomantica , dice I'A. , vuoisi iiiteiidde al
    5. oesie , o le iiiunagiiii con cui vo- glioMsi adornare , non si puo destare un vero interesse nelT animo dci lettori, iie essere gene- ralmente intesi. Questo scrupolo per verita viene nil po' troj>po tardi : noi noii sianio gia iie'se- coli del mille o del tnille e cento; e se la n»i- tologia antica non forma piu parte della nostra creilenza religiosa, essa h cosi strettaniente im- raedesiniata dopo tanti secoli d' inciviiimcnto con la Ictteratnra e con le belle arti , die conver- rebbe dije ignorantissimi quei che ne sono inte- faniente a digiuno, e gl' ignoranti non si danno la briga di leggcre ne i ciassici ne i roniantici. Noi la veggianio e udiamo tuttodi ricordata que- sta niitologia nelle rappresentazioni teatrali', nelle scnltnre , nelle pittnre, nelle incisioni , ne'com- poniinenti poetici daH'ode, e il poema [)iu grave al sonnettiuu amoroso; ii^ havvi oggimai per- lona meno che mezzanamente istrutta che uoa sappia quali personaggi sieno Marte , Vcnere , Bacco e le Mnse e qiiali i loro attributi. Dire- mo di pin: tanto faoiigliari ci souo qnesti per- sonaggi, cosi Bt)vente e sotto tanti diveisi aspetti rappresentaii nelle arti, che servono al diletto, che sventnratamente sono qnasi piTi noii di qnolll che figurano nella nostra religione , ed havvi mi non piccolo nnmcn) di persone che assai piu conoscono I'aiitica niitologia che il leggendario. I romantici adnnque non ilebbaio gran fatto inqniptarsi pel timore che i ciassici non sieno 358 CENNI CRlTIcr intesi. Essl potraiino bensi raj^ionevolmente bia- simare ( e pt-r farlo non e iiit-stieri cssere ro- tnaiitico ) il mal vezzo cbe per vana poinita tH erudizioiie erasi introdotto da porlii ariui fa presso alcuni de' nostri porri di pesrare entro la pin astriisa e rcoondita mitologia, e di chia- niare le «Iiviiii!a deirOrmn>o com iiomi e con si- noninii cosi straiii, e cosi insurti cW diventavano quelle loro iioesie tanti eiiiafoi rab;distici Esiodo stesso che ha par composto la Teogonia, non le avrebbe co.npresp. Ma se le anriohe divit7ita sono coiiosciute per nome , nuiladiaieno , dirassi , rimane vero che r interventu loro non puo a' tempi nostri piij interessare. Siccome si risgnardano era come jiersonaggi ailfgoriri e come enri rnorali pei- sonificati a cui si attribuiscono costumi ed azioni umane, uon saprenimo cosi di leggieri acconio- darsi a questa sentenza. Ma d'onde vorrebbero attiagere i se2;aaci della ni>ova poetica il sojiran- Maturale per interessare da»idovero e surpren- dere? dalle j)in abbiette superstizioni popolari, quasi che fossero piii generalmente credute delle favoie niitoloeiche. Essi ci vorrebbero spiritard con le apparizioni de' inorti che tutti sanno che piu non tornano al mondo , introrUirci ai con- ciliaboli delle streghe a cui sarchbe ridicolo il inostrare di credere , farci fare conversazione col diavolo che not) si tenie qaanto si dovrebbe, e ie piu golTe leggende inventate nei secoli della ]>iu grossolana credulita sarebbero inesriutabili tesori per la poesia romantica. Vogliamo conce- dere che cosi adoperando piacerauno al popo- laccio , ma dlspiaceraiino ag!i uorniui di senno. £ cosa assai curiosa dalT altro cauto il vederc SULLA POESIA ROMANTICS. 359 die tnentre i filosofi e gli illuininati governi da taiito tempo si sturliano di estirpare le super- stizioiii , e mentre i genitori pongono ogni cura perclie iion s' introclucano nella inente dei gio- vnnetti , si voglia ora dai poeti rincalzarle e rlivulgarle con tanta solciinita. Quando Platona ide.iva di sbandire i poeti dalla sua repubblica come nocivi alia societa , sembra che avesse in mira qiiolli di cotal razza. Che se noi vogliamo considerare V altro pre- cetto che prescrive di licavare Tideale dai mo- derni costumi, noi non sappiaino quanti brillanti argornenti possano essi sotmiiinistrare al poeta, 96 ])er nioderne intendiarno le cose de' tempi nostri o vicinissime a questi. Noi non abbiamo piu n^ tornei , ne cavalieri erranti ; la nostra galanteria e nioito semplice, ne da piu luogo a qnegU strani accidenti che sorprendono ne' ro- raanzi ; i boschi non soiio piu abitati da romiti; le celle sono vote di frati ( e per la poesia romantica mancano tUie grandi sussldii ) ; non havvi piu pellegriiii che si rechino da lontani paesi a Loreto » arl Assisi , a S. M^iacomo di Gallizia ; le oastella dei teudatarii, eve esistono ancora i feudararii, non sono piii un gran tea- tro di avventure; e per qiianto spetta alia mo- derna societa, non pno oil* rire mnltiplice variety cli originali caratteri , poichc gli uomini iiicivi- liti non si abbandonano ora alia propria indole, ma si studiano, si copiano e cercano di uni- formarsi ad uu modfllo comune. A forza di arte e di ricercatezza le nostra maiiiere di vivere y i nostri usi , ii vestiario raedesimo sono riu»citi anti-poetici ed anti-pittorici. Che se per riuvenire •oggetti c costumi capaci di essere rappresentati 36o CENNI CRITICI tlalla poesia vogliasi , come da alciini si iisa', cercare il modertio nei tecnj)! mal noti cl«-ll\ti di mezzo , iif i secoli d' intorno al mille , tanto sarelibe trascorrere cinque o sei cento anni piu in la e raggiungere Tepoca rlella poesia classica. Non si vona gia negare che da que' fonti me- desimi non possa atringere la poesia , ma sa- rehbe una stravaganza il pretenderc che debbasi religiosamente pi'oscrivere ogni allegoria , ogni sirailitudine tolta dalla greca mitolugia ; che un poeta non debba piu nominare ie Muse , che una bella donna non si [)os8a piu paragonare a Venere , ne alle Grazie, E evidenfe, dice TA., che tale esclusione e quasi iinpossibile , poiche molte di queste espressioni allegoiicbe o figu- rate sono in st facta guisa sanzionate dalT uso genetaie , che uopo saiebbe per bandirle di mettere in loro vece delle lunghe e snervate perifrasi che non giungeiebbero niai ad espri- mere l' idea con egual forza e precisione. Per comprovare questo asaanto da a divedere I'A. che Dante, il Tasso e T Ariosto stesso , il cui Orlando furioso i piij ardenti segaaci del sisteraa romantico non isdegnano di onorare del loro particolare favore, crodettero acconcio di ricorrere bene spesso a fiasi mitologiche, quan- tunque abbiano trattato argomenri moderni.Mo- stra poscia che non i soli Italiani si arrogarono un arbitrio contro il quale si mena oggidi tanto romore , ma oosi fccero Shak^spear, iMilton e Schiller medesimo. Siccome Sh.die^pear e Mil- ton non erano preoccupati da idee sisteina- tiche , avrebbero certamente 8tuj)ito se taluno avesse loro seriamente ingiunto che dovossero stare bene in guardia per non nominare niai SULLA POESIA ROMAJJTICA. 36 1 nessuna delle antiche diviniti. Dante, stUfliosis- pimo (le'classici , avrebbe mes«o questi prerlicaiiti tiel jiidfondo del siio lago agohiacciato, e TArio- 8to gli avrebbe affidati alia cura di Astolfo. Passa quiudi 1" A. a svolgere piu particolar- mente le regole della nuova poetica. Roremiitico, die* egli , essendo quel soggeito che si aggira intonio alia storia , alia religione , ai costunii de' popoli moderni, iion pno iiegarsi che cio nou debba interessarci assai piu di cose che spet- tano a'teni|>i da noi rinioti, e ad una religione che h di insieme coi popoli che la prolessavano. i\Ia e egli di avviso che la preferenza giustaraente dovuta alia inoderna storia a frontc dell' antica debba limifarsi alia 8toria patria. Storiche , dice il sig, Schlegel , possono chianiarsi , rieorosamente parlando, sol- tanto quelle tragedie che espongono fatti patrii, Se cosi e , quantlo vogliasi uscire da cjuesta sfera, sara per noi indifterente del tutto , sog- giunge r A. , da qual fonte derivi il poeta it soggetto della sua composizione , cioe se dalla storia particolarc degli altri popoli , o pinttosto dalla storia greca o roinana. Anzi ove beu si consider! la cosa, si trovera che malgrado i se- coli e le rivoluzioni che ci separano da epo- che tanto remote, qnali sono quelle de' Eoraani e dei Greci, e da nazioni che piih non esistono, la loro storia , dice egli , prescnta un tal ca- rattere di grandezza, e il loro inualzamento e la decadenza loro ebbero una cosi decisa influenza sulla sorte dtl mondo, che non possono a meno di destare anche di presente il piu vivo inte- resse. Cnsi non la pensava per altro un celebre poeta romantic© che voleudo riprodurre in una 362 CENNl CRITfCI sna trngeclia il parricilio di Virfflnio, gliulico beti fatto di trasforriiare il decemviro Appio in uii priiici|)otto di Guastalla, e Virginia in una ra- gazza de'nosti i tempi. Quaiido Scairou e il Lalii composero T Eneide trasvcstita , pensavano come questo poeta. Ma la vera caratteristica del genere romantico sta essa unicameute ne'T idi-ale de' tempi ino- derni , cliiede PA. , o rziandio nell appiicazione di uiiove forme e di nnove regole alia poosia? L' opinione comune iuclina ad estendeila anclie a queste; quindi h che PAtalia, I'Alzira, il Tan- credi , la Congiura de' Pazzi , la Rosmonda,ec. si considerano tragedie romantiche quanto al sog- getto , ma classiche nella forma, perche model- late sul disegno delle tragedie greche. Al con- trario si comprendono senza distinzioiie fra le romantiche quelle di Shakespear, di Caltleron ec, il soggetto delle qnali e tratto dalla storia greca e romana , ma rapjiresentano i costumi e le rnaniere popolari di que' tempi. A noi senibra per vcriti che quando nelia prima scena del Coriolano di Shakespear prorompe uno stuolo di tumultuosa plebiglia , e che uno di costoro grida, volete vol speztalmente procedcre contra Caio Mario? e 1' altro risponde : contro di lui per il primo ; ^ an vero cane per la Comnnitci , possa tanto bastare per trasformare in rotnautico il soggetto pin classico. Segue postjia TA. a parlare della faniosa legge delle tre unita , la cui osservanza o la trascu— ranza forma Ja caratteristica pid apparente dei due op[)09ti sistemi. Le quattro pard del mondo e r intinlto sjjazio del tempo soiio de! pari a di- sposizioce del poeta romantico , e puo a bene- SUr.LA POESIA ROMANTICA. . 363 placito nsanie. La sola delle tre unita a ciii con- seiite d\ assoggrtrarsi e qnclla dtll' azioiic, ma la jnende in senso cosi lato, die ariche in qiiesta parte si arroga la stessa licenza corne nel resto. E stato seinpre inculcate che una rappresen- taziouc, perche gia verisimile, e perch^ lo spet- tatore possa credersi jircsente agli avvenimenti che succedono sulla scena , faccia mestieri , dice r A. , ohe r azione non esca da quel limiti di tempo e di luogo in rui e necessariatnente ri- stretta !a rappresentazione di essa. E di fatto noi crpdianu) che le icgole drammatiflie sieno state fduilare sulla pratica e sul tiinistro efft^tto che fu osservato produrre la trascuranza di esse suH'animo dogli spettatori. Ma crediamo altresi che essendo queste rt'jroie stabilite sul sentinieuto, siccomc esso non e in ngnale do^e iu tutte le popohizioni, cosi le regole stesse nou possano essere in tutto il rigDie generali. Uu popolo dotato di senso sqnisito e di una immagina- zione rapifia e viva ritnane di leggieri disgustato da tutto cio che ha I'aspetto d' inverisimigiianza; impazlente dell' esito , e prevenendo s[)esso il poeta suUo sviluppo df^ll' azione, pieude a sde- guo le luiigngini che fanno deviaie la mente dal prinoipalc sogjetto e ritartlano lo sciogli- mento. Cosi non sara di un popolo ineleuso c flemmatico. II poeta potra raettere innanzi ai suoi spettatori le piu scouvenienti circostanze , rag- girarli a suo talento per una serie di dialoghi oziosi e acces*ori, balzarii dallEuropa alPAsia, dalla China al Peru : essi rimarranno tranquil- lamente fitti sul loro scanno. Nou si pu6 negare che trovando spettatori COSI docili , uou sia questo uu gran coinod* 364 CENNI CRITIcr pel poeta , poiche la (lifficolta d 'IT arte e I" abl- litu del tranico ooiisistono appuiito , come sag- giainente riflette rA,,iiel saper cogliore il vero piujto deir azioi>e in inodo , cl»e seiiza osti-ndere i contini della tragedia oltre il verisimile, lo svi- liippo (\ua\e- della catastiofe uietta in cvideiiza le cause che 1' liaiiiio pt-c[)aiata. L'Alfieri in mio epazio di tempo che non ohre|>as?a veiirirpiattro ore, e senza che uno si scosti dalla tenda ili Saiile, fa coiioscere V origine , il mezzo , il fine della luttuosa catastrofe di quelT infelice regnantc ; meiitre un poeta romaiitico seguendo passo a passo la serie cronologica degli aweiiimciui , si sarehbe fatto a jiasseggiare dalT una alT altra eetremita la terra ili Canaan. ' I Roniantici pretendono di nieglio accostarsi alia verita dell' iniitazione trasportando sul tca- tro con una fedelia scrnpolosa le piu piccole , come le piu sconvenienti circostanze , mettendo bene spesso un builone accanto a un eroe , e un bcccliino iji compagnia di un re; rnostruoso accoppiamento , riflette I'A., d' omle necessaria- mente doe risnltare una corrispondente disso- nanza neiio stile, nei sentinienti , ne! caratterc stesso della composizione. Per soddisfare coloro che bramassero di avere un saggio della ma- Liiera con cni cercano I'evidenza i Uomantici an- che nei genere lirico, trascriveremo un passo di Biirjier , poeta tedeseo, nell'Eleonora. Parlasi di uno stuolo di fantasmi che seguijiio un cavaliere che spacciatamente galoppa sur un cavallo mo- rello. Aril , arri , aril : U , // , sulle paste del mo- rcUo. E va^ e pa, e pa; salta ^ salt,a ^ salta , e r aria sibilava rotta dal gran galopnare. Maggiorc cviilcnza non potrcbbero usare le balie qnando SUI.IA FOESIA ROMANTICA. 365 raccontano una fola ai bdrnltini. Cosl altrove si I("ggc : Ouancf cc'O trap, trap, trap, un calpestio come di zampa ih liestrwro . . . e tin, tin, tin, caro sfrcnarsL pian piano la canipaiiella ilelC nscio. E qupsta e una curivtsa ["oesia ileecnrtiva , e sa- rebbe piacevole di semiic Uii protessure di Esterica iiiseguarla dJtlla cattedra. Convpiiendo T A. cbe le j)oesie romaotiche a frouro di molti difetti banuo altre&i moire bellezze , si fa a ragioiuire dell' altra sorgeiite a cni so2;liono di tVequente attii)gere i poeti di qaesta scuola, vale a tlire la religione. Essa puo certo inirabilmente aniiuaie l"" estio del jioeta qtiando sia conteiii[>l;ua uella sua vc- rita , poiche ha somministraLo a Klo[)stufk il soggetto dclla sua Messiade , al Varrano 1' ar- goniento delle sue Visioni ; ma una religione tutta mistica , die' cgli , cbe cosi poco paila ai setisi , che ci ricbiama di coutiiiuo alia meiitc la fValezza e la vauiti'i delle cose terrene , noii puo in verun case permettere al poeta di ol- trejiassare i confiui che gli sono imposti tla i\n sogcetto cosi augusto e verterabile. Se poi que- sta reliG;ioue sia deturpata dalle chimeie della super3tizioi5e |)Oj3olare che ispir^ Calderon e Burger , nou si ueghera , seguita egli , cbe noil sia una fonte del maraviglioso , n)a convit-ne che queste baie troviiio b'(je |)res80 il popolo , e presso di noi , lode al cielo, sono aCTjtio dis- creditate. Se la n)itologia altro non otferisse che un soprannatnrale da cui si j'uo atringrre seuza pericolo di cadere nella superstiziv)ne, noi cre- diamo questo sf)lo un prezioso \antaggio. Quanto poi alT indole malinronica e lugubre delle poesic romauticbe , sarebj)e d' uopo per 366 CENNI CRITICI introdurhi fra noi , cangiare il nostro caiattere cd il nostro ciiina, «. L' Italiaiio , tlic' egli , vi- « vace , caldo , spiritoso , canta la natura Leila « e ridente come la vede iritorno a sh -^ nato « sotto un clima che produce la vite , gli araiici, a gli nlivi , egli lascia ai tristi abitatoii delta « fredda Calidonia e dolle gelate gpoiide del « Baltico il cantare i ufrnbi e le procelle , e a comijiacersi nelle immagini del dolore , e nel « pcnsiero della morte ». Se veramente di questi peusieri si compiaciono i Settentrionali, e non lia una caricatura
    6. lici per credere die se i pre- cetti della pocsia roinantica fossero stati proniul- gati in quei primi tempi ed osservati in progresso da tufti , non si volesse adesso o per 1' avvenire con pari calore c con pari sottigliezza d'ingegno dare a divedere essere la stolta popolare snper- stizione o i raoderni costumi assurdi , ridicoli e poco ailattati alia poesia , e che h d' uopo assolntaniente trattare K('ii2f-tti eroici e ricor- rere alia antica n.itologia: j)oich^ infine b prin- cipalmente inosso in tali cir e di 56 fra la dedica e la prefazioiie , ove si pretende di raostrare la scoperta di dieci vaticini iiitorno alia Croce contenuti nel testo ebraico del vec- chio Testamento. Nel fascicolo del mese di ot- tobre scorso del nostro Giornale (pog- i yS ) ci eiarao contentati di semplicemente aaiiunziare il titolo di questo libro , essendoci sembrato che dopo gli studi di tanti dottori non possano aver piu luogo nella Biblia scoperte di simil fatta, ed abbiaino dubitato eziandio se il nuovo espositore abbastanza a fondo conosca 1' indole della lingua , ed il senso de' passi che irnprese ad interpretare. Noi eravaino alieuissimi dal lornare su tale arsoraento, interpretando anche noi , ma con piii oicurezza, i' intenzione de' no- stri lettori ^ ma da questo proponiiuento ci siamo sviati, poiche ci giunse alle mani un' eru- dita e succosa critica fatta a quid gran volume dal professore Olivieri, lettorc di lingua ebraica DE CRUCE VATICINIA ETC. 869 ueir universita (\\ Roiria. Stiiniamo dunqiie a propoaito di offrirne uii succiiito rigj/iiaglio , onde si conosca a quaiife indovinaziorji ed a quaiite stravaganti seiirenze puo somiDiuistiare occasioiie lo 3tiidio tlell' erineiieatica, ossia del- r Iitterpretazionc , quando non sia diretto dal buon ciiterio: associazione, lo confessiamo, soin- inainente difficile. Diamo prima una breve itiea del soggetfo del libro die viene impugnato. Dodici secoli fa (conviene risalire a uii'epoca alqiiaiito lontana) un giiideo per uome Heriiau baldaiizosamente innnso die si niostrasse, »e ei poteva , ove nell' antico Ti^stamento sia vatici- nata la Croce , e si iiid casse da quali profeti sia stata chiararaente e distintamenre norainara. Niuno dopo tanto tempo usci in carnpo a dare risposta , ne ve n' era forse bisogno, poiche se non e la Croce esplicitamente nominuta , impli- citamente si puo sottointendere in inolti passi profetici. Nulladiineno il sig. Baldi non poteudo sofFerire questo lungo silenzio , stiinolato da lodevole zelo , si fece a scartabellare il testo ebraico , e trovo per suo avviso di che vitto- riosarnente coritondere quel giudeo. Non una , ina dieci profezie ha saputo disatterrare in ciii parlasi della Croce , e sono cousegnate nei Salmi , in Isaia , in Habacuc , uella Cantica de' Cantici. Tutto r edifizio del sig. Baldi rimane fondato sopra una sola parola, tolta la qualej, ogni cosa precijiita , sulla parola ebraica di cJtcn ^ die pill volte incontrasi nella Biblia. Non e gia die essa sia sfuggita a tanti iuterpreti , traduttori e Rabbitii, lua da tutti fu presa per una particella affermativa eqnivalente al latino sic , utlquc , Mibi. leal. T. Vill. -4 370 DE CEUCE VATICINIA rectc : il sig. BaMl all' incontro venne a scoprire die slgnifica tronco. Trasmutare una particella graii'iuaticaie in un tronco , e poi il tronco in una croce , non e poca cosa , ma pin difficile e ancora di fare in gui«a die dopo questa me- tamorfosi regga benissimo il senso ed il con- testo del discorso : egli sostiene di esserci a maraviglia rinscito. L' antore muove da questo principio , essere cosa essenziale die i profeti \aticinassero delia croce , e la individnassero con un nonie , ma questa asserzione, come osserva il prof. Olivieri, e meramente graiuita , e si su|)pone provato cio che c appuuto in quistione. Ora , seguita il sig. Baldi , tre adattati vocaboli ha la lingua ebriiica , hetz , /egno ., die e;li Ebrei comunemente usano per dinotare la Cioce , ghczah , tronco^ e quel chen sopra acceunaro , il quale ha inol- tre varii altri significati. Ma percbe, si chiedera , fu costantemente scelta dai profeti quest' ulti- ma voce indeterminala ed ambigua ? perche , risponde egli, voleasi velare i! vatioiiiio, e non nian.ftstarlo agli Ehrei, cost ciechi e ostinati, che ricusavaiio di iiitendere cio che veniva loro au- runziato , e perche attesa la loro propeusione air idolatria, se fosse stata individuata la croce cogli ordinari vocaboli di hetz o ghezah , si sa- rebbero a un l)isogno avvisati che si parlasse di qualche idolo, da cui dovesse per 1' avve- nire dipendere la salute dell' uman genere : di fatto , soggiunge egli , quel popolo dava agli idoli il nome di legiu ^ per la qual cosa fu sti- mato piu acconcio di sceglere un termine il cui significato era gia divenuio obsoleto. Che i profeti studiassero di non farsi inten- I IN SACKO MEBRAICO TEXTU. 87* derc afFatto , questa e , dice il professore Oli- vieri , una nuova dottrina e poco consentanea alia sentenza de' Padri della Chiesa. Quanto poi alia cecita de' Giudei, poteanai usare termini piu chiari per indicare la croce , ohe iion avreb- bero tatito e tamo creduta la profezia , jiiac- che , come S. Giovanni djchiara , cliiud«nano gli occhi ai segni piu evidenti e piu manifesti. Fatte queste considerazioni, passa il prof. Oli- vieri ad esaminare la perizia tleir inter[)rete nella lingua elwaica , e prima di tutto dimostra con tre testi della Scrittura , uno di Job e due di Isaia , non esseie altrimenti vero die la pa- rola ghezah signilichi sempre tronco, tna che c sovente sinonimo di radice , o del ce{)po della radice. Siccome questa discussione uaii si ri- ferisce direttamente alia principale quistione , cosi trascorreremo oltra,uon dovendo nui per- dere di vista quel chen. Onde provare T interprete dlie la voce chei% e adoperata in sen*o di tronco, si vale dell' au- torita di alcuni lessicograii , ma da quelli da Ini citati h d' uoj^o , come nota T oppositore , togliere il Buxtortio , che intorno a cio nulla dice ; ed in quanto al Malvenda , che e pari- mente addotto in testimonianza , cestui non si appoggia che sull' altrui detto. II [uof. OJjvicri reca innanzi uu numcro ancora majiiiiore di lessici , e piu rinomati , i qnali non assegnano a quella voce nn tale signiiicato. Ora che si direbbe se o\[ autori medesimi che cita T interprete in sno lavore, seutenzias- sero anzi contro di lui ? Cosi e : coloio che dicono che la parola chen esprime fra le altre cose f/ortco, avvertouo die deesi figuratameatc $Y^ DE GRUCE VATICINIA intendere dl cosa soliHa die serve a vin' altra di sostegno , lo che ofiFre 1' idea di Fulcro , o di base. Ora una base non potra mai essere una croce. Ma sentiamo come il sig. Baldi adatta alia pratica 1' interpretazione di quel suo vocabolo. Havvi un passo in Daniele ( cap. XI. 7 ) ove per sentenza di S. Gerolaeno si profetizza dei re E CRUCE VATICINIA Molto \)\i\ al vero si accosto il prof. Olivieri propotiendo quest' ultiinn iiiierpretazioiic , e gii era presso atl afferrarlo , se nori che si sv.»6 flel tutto , conghicttnrando die possa derivare quella jjarola dalla lingua egizia , rociindo in esempio il vocabolo cheno.syris che , a dctta di Plutarco , significava in Egitto piaiita c/t Osiride. Ma channah nou h altrioienti uoiiie generic > : esso e specifico applieato a■»;:} ^•-"j.rJJi IN SACRO HEBRAICO TEXTU. 3^5 dent velum. Benche Ja versione interlineare tra- diica quel chen j)er recce., e la Vulgata per sic^ vuole egli arl ogni inodo che significhi trunco , t che si debba iuteiulere che le funi nori forti- ficavano phi il troncu delC albcio dclla nave.^ quasi clie questo avesse jiiu parti, come riflettc I'op- positore , una delle quaii si chiauii tronco. Ora veniaiuo alle profezie ove sotto il voca- bolo chcn si suj)pone vaticinata la croce. Nel salmo LXll, v. 3 , dice David che si presento nel deserto innanzi al cospetto di Dio , quasi che fosse egli in un santuario : in terra descrta., et invia et inaquosa (chen) sic in Sancto apparui tibi ^ e il sig. BaKh! traduce trance in sanctitace te v'ldi. Cosi nel verso 5 ove si fUce (chen) sic benedicani te in vita mea , ecco che egli spiega trance benedicam te in uita mea. Nella frase della Cantica ( c. i. p. a) oleum cffusam nomen tuum ( halchen ) idee adolescentulce dUigant te., traduce queir halchen juxta truncum ., e s' iutendera che le faiiciulle aiueranuo lo sposo della Cantica ])rt'sso di uu tronco. Crediaino che tutto questo possa dare una eufficiente idea de' talenti del sig. Baldi uelt' Er- meneutica , e possiaino esiinerci dal r.ferire le interpretazioni delle altre profezie, essendo tutte dello stesso calibro : nou havvi hiogo , dice r oppositore , ove iutroduceudosi il tronco o la croce non sia sconvolta I'uiiita deirarcomento ed il lesame del contesto, Noi siamo tli avviso che se quel giudeo Herban risorgesse, avrebbe ancora ragioue di iuiliiizzare all' autore quelle parole del sahno , con le quali , traducendole aha sua foggia , voile questi fregiare il frouti-« »pizio dell' opera : truncum notum fac. 3-6 // Parad'iso perduto , poema di Giovanni MiLTON , recato in verd Italiam da Mich-^le Leoni. — Plsa^ 1817, tomi 3, in 8.'^ grande , presso Niccolo Capwro. Q, UESTA e la qninta traduzione del poema di Milton che com[)are in lingua italiaua. Essa e stata preceduta da quelle did Ruili , del Mar- tinengo , del Papi e del Mariotrini : ma il sig. Leoni non si e appagato di oftVire una nuda e semplice traduzione, ed ha stimato a pioposito di aggiungervi altri corredi con i'intenditnento di rendere vie piij aggradevole il suo lavoro. Tali sono la Vita di Milton , le Conghiettuie di Hayley concerneuti 1' originc del Paradiso per- duto , UH ragionamento tli Samuele Johnson intorno a questo [joenia ^ ed oltra agli argo- menti dei cauti stesi da Antonio Coccbi , let- terato toscano dello scorso secolo , e tratti da un manoscritto autografo , ha apposto co[)iose annotazioni alia tine ili ciascheo- clie delta vita di Milton , che saranno da noi rapidamente accennate. Giovanni Milton nacque in Lonilra nel 1608 da uu padre di professione notaio. Studio a Cambridge nel collegio di Cristo , e nelT eta di 3o anni peregrino per la Francia e per r Italia. In Roma , in Geneva , in Firenze , in Napoli strinse amicizia coi letterati di fnaagior grido , segnatamente col marchese jNIanso di Villa, gran protettore del Tasso , e vuoisi che seco lui conversaudo , abbia conceputo il pri- rno disegno di scrivere un poema epico, e che ideasse di prendere |)cr protagonista il Be Ar- tiiro. Fece ritorno in Inghilterra due anni dopo; questo regno era aliora sconvolto dalle fazi ni, e INlilton , collegato coi nemici del re , acqui- 9t6 fama co' suoi scritci polemici. Nell' eta di ^2 anni ( non 47 •> come per errore di stanipa »i l^gge nella traduzione ) voleasi crearlo aiu- tante generale del cavaliere WalUr ; ma per la inorte tli questo |)ersonaggio fu sospesa la no- mina, e Cromwell lo clesse suo segretario. Poco tempo dopo divenne cieco a causa d'uua jotta StS il paradiso »erena. Fa tre voire ammogliato , e mori nel 167J., ii'iii conniuto il sessaiitesimo scttiiiio anno. il sepolto nella cliiesa d'l S. Gilles presso Crip- ple2;ate , e il sua turaulo nc' ha , nd c del tutto mancantc di uii monumento valevole a pcrpetuare la sua tnemoria. Cosl dice la traendita di tie belle siampc che T adornavauo. Perche non sia indotto in errore qualche hibliografo , il quale si desse a credere che esistesse una vecchia cdizione con quelle tre belle starape , siatno tenuci di awertire che tale non e il senso di Cjuesto periodo nell' ori- ginale, ove sta scritto : il pagaincnco di quosta considerevole somma dovette dipeiidere dalla ven- dita di tre nwiierose edizioni (i), e di fatto Mil- ion non percepl che cinque lire sterline alia voita, Tatte e tre queste edizioni furono fatte nello spazio di uudici anni. Molti stupiranno, riflette (l^ The payment of which valuable consideration de-' perilled on the sale of three numerous impressions. PERDUTO. 58l Johnson, che abbia tatito indugiato lo srnercio di una tule opera ;, nia in quell' epoca , sog- glunge egli , no;i era coei comune la lettura de' iiln i , poiolie le clonne , i negozianti , gli artisti e per lo piii i gentiluomioi non Ipgge- vano , ne per pompa facrvano librerie. Basta dire, seguita egli, che dal i6a3 fino al 1664, cioe nel corso di ^i anni, non corDj)arvero che due sole edizioui delle opere di Shakespear , le qnali non arrivarono probabilmeiuc in tutte e due a niilli- copie ; il che prova che assai scarsi erano i lettori a que' tempi. Se noi cousideriamo quanro sotto qnesto aspetto nel giro di un secolo poco piu sia caiiibiata 1' Inghilterra ; quanto grande sia ivi il traffico de' libri ; quanto larganientc sieno gli autori rimunerati dagli editor! , dovremo conchiudere che cresce presso le nazioni I'iuci- vilimento e la cultura dello spirito in ragione speso a tergo ; e parea I ima Ciii dal giogo di Fiisole o in Valdarno, Di vetro , esperto delle sfere , armata L' astronoma pupill 1 il maggior 'I osco A spiar prenda , onde altre terre ed aitri Monti all' idea figura , ed altri Aumi. ^g& IL PARADISO PERDUTO. Moloc clemonio, che gU Ammoniti onoravano con umani sagriGzi, e rappreseiitato ne' segiienti, PrJino e Mr>Iocro , iniquo re , del sangue Gronrlante anror di snrrifiri uniani E di rorenti lagrinie segrete ; IJp il fra^or de taiiibini e de' liinbuUi AgH affliiti p:irpnti a impedir valse De' figli il gridi>. Rappresentare questo Molocco grondante an- cora del sangue delle vitt ine umane , mentre in quel tempo non esistevano uouiini , o almeno due soli iiel Parailiso , e cerro un solenne ana- cronistno. Da cjaesta taccia puo essere liberato il poeta iugiese il quale solamente dice : Moloc , orrido re , inciiso del sangue de"" sagrifizi umani ; laonde altro eg'i non fa che dargli anticipata- mente un atnibuto che valse in tempi poste- riori a distinguerlo : ma la frase grondante an- cora aggiunta dal traduttore indiga questi sa- grifizi essere gia succeduti. Nel terzo verso «c e di cocend lagrime segrete » havvi amfibolo- gia, non sapendosi di chi sien quelle lagrime , e senibra che si riferiscano al diavolo : i' ori- ginale dice del pianto de' padrl , ne sappiamo perche al traduttore non sia andata a verso questa imniaiiine , oitre di che 1' epiteto segrete e inopportune. Stravolto e il senso degli ulti- mi versi : henche, si legae nel testo, pel fr agar e dei tamburi e del timpani non sieno udite le alte grid a de"" lore figli. Tlio' for the noise of drums and timbrels loud Their children cries unheard. D' onde apparisce che Milton ha detto tutt* air opposto del suo traduffore. .^^ ( Sura conliniiato, ) .595 Online deAle Fcste Vencziane dl Giusdna Rcnier MiCHiEL ( in francese ed in italiano ). — Fenezia , 1817, dalla tipografia Aluisopoli , po- lume priino. Xj autrice concentra in poche pagine la storia di moiti secoli; e preiulendo argomento dall' ori- gine delle Feste Feneziane , ci fa rapiclameute co- noscere, coma nella prefazione promette, e nel decorso del libro iiKuitiene , i principii d" una nasccnte Repuhhlica , /e cause chc concorsero a forniarla , la pcrpetuita dclla sua indipcndenza , la sempl'icit'a delle prune sue leggi , la riforma del sno govcrno. Che se V autrice ci dipinge poi codesta repubblica poco nieno che come il mo- dello della perfezione , non ritrovando quasi nulla in essa da redarguire , noi rimembrando che quivi ella nacque e crebbe discesa da fa- iniglia nobilissima e poteute , e immedesitnata , per cosl dire , coilo stato di qucsta repubblica, noi rispetteremo gli abbagliamenti dell' amor fijrliale , nonche le sedtizioni dell' amor proprio ; e nel mentre che le lasceremo la cara illusione, che nella passata repubblica di Venezia abbian senipre reguato la fine polidca de consigli , la prudente austerita delle massime , f irrcniovibile patriotismo de' suoi cittadini , la sicurezza c la prospenta di tutti , non le contrastrremo pnnto che alle prime e rostanti sue istituzioui ( e fors' anco alia iiecessita della sua posizioue , e $94 oniciNE alia singolarita delle circostanze sogginngerera© noi ) sia stata essa dcbitrice del siio nerbo ma- ritthno , deW immenslta del suo commercio , della vasta estensione delle sue conquiste. Ma cotniiu- que sia della variet;\ delle nostre opinioni per nulla derogaule al merifo del libro clie fac- ciam conoscere , noi sa|)j)iam molto grado al- r autrice del inodo con cui lo concepi e lo este3e , poich^ riroriiaiido alle csposte nostre riflpssioni , noii possiain che approvare 1' arte ingegnosa di j>ararci dinanzi in poche linee un' iinmensa e vaga jjros[)ettiva , ova l' uomo culto , r uomo sensibilc , V iiomo dotto , T uo- mo politico troveranno rispettivarnente le lore delizie. Sembra che T oggetto principale dell* autrice sia stato quelle di afFerrare le ali del tempo e di sospendere i colpi della sua falce distruggi- trice , conservando la memoria di cose patne , cli' essendo intieramente annientate , ben presto possono anco svanire dalC universal rimembranza. Ala se con cio fare ella ha ritoccate , per cosi dire , le tinte d' una fama che va giornalnieute scenjando , come scemo quella di tante altre passate repubbliche , etTetto naturalissimo del- r andar de' secoli , che col distruggere T inte- resse che non si puo nudrire per cose che plu nou sono , lascian soltanto pascolo ad una dotta curiosita ; se con cio fare , ripetiamo noi , ella ha proveduto alia gloria della sua antica patria, senz' accorgersi, o accorgendosi anco, ha prove- duto altiesi alia comue utilita. Quanto profitto non puo ritrarsi dalla lettura del suo libro ! E a quanti esami, a quante nieditazioni non puo egli aprire il varco! % vero pero che chi si ac- DELLE FESTE VEKEZIANE. SpS einge a discorrerlo , fa tl' uopo che si spogli d' ogni pregiiulizio , (V ogni pievenzionc. Mer- cecche allora soltauto e' potra mistare e !e belle idee lilosofichc d' una seusarissima jJiefazione , e le profoiule riflessioni e le felioi descrizioui , e sopra tutto quello stile rapido , animate e concise , per cui a gran tocchi si pennelleggiano moltiplici avvenimeiiti. Al contrario un leggitor prevenuto o ha gli occlii Hppi o li suol chiu- dere artatamente, ed in tal caso ne discernera , ue comprendera untla. La fondazione di Venezia , giacche noi par- liani volentieri dolla parte storica di questo li- bro , la quale tie forma quasi Pintegrale sostanza, e risecata da tutte le storiclie ambiguita , da tntte !e inutili congctture. La povertii de' pri- nii abitanti delle veuete lagnne comprova ad evidenza ch' erano uomitii d' ogni maniera dalla fortuna perseguitati , i quali fuggendo da ino- spiti luoglii, prcferivano ad ogni comodo la pace, e per mercaria si contentavan di trarre uno scarso sostentamento da uu instabile element©, e vivendo in mezzo a limacciose paludi. Questo fu il secolo d' oro di Venezia perl'autrice. Ma noi qiiesti ripetuti secoli d' oro li riponiamo fra i poetici sogni, e crediamo unicamente che radi abitanti sparsi qua e lu su piccole isolette, non avendo bisogno di quelle frequenti leggi che nascon sempre dagl'imbrogliati raffinamenti della societa o dalle moltiplici collisioni sociali, abbiaii vissuto in qtiella semplice guisa ch' h propria de' selvaggi. JMolti luogln delia terra cosi anticamente e cost recentemente si popo- larono. L' Attica , la Focide , INLTrsiglia , le co- lonie deir A^iia , Ic rupi della Svjzzera, i bassi 896 ORIGTNE foixii dell' Oliiifln, i deseiti dell' America Setten- trionale, [)reseiiterebbero , ove s' iudagasse la verace oriwi'ie loro scevra da tiittp le storiche imposture e da tiitti i roinan/esehi sistemi , gli stp?*! prod gi di Venezia. CW ella ])oi ser- \isse d' iiiespuanahil npaio alle persecuzioni de' barbari che disei tarouo V Iralia , cio i''' iiinega- bile; e cbe {)oi fosse da vari barbari e dagV im- peradori d' Oriente e d' Occideiue ris]>ettata , quest' e imiegabile aurora. Le frecpienti irru- zioui delle Gotiebe, Osrrogoticbe , Ipigotiche , Vandale masnade :, le vicenvi' vero dire , lasciando da parte il titolo delT anziaiuta deir iiivenzione , titolo che una giiista critica ed una non tallace erudizione potrebbe centra- stare a' Veneti , ^ fiior di dubbio cb' essi le lianno innanzi a tnrti g!i altrl popoli moderni coltivate. Ne altriuienti accader potea , graii fiainma animatrice essendo di tutte le arti , di tutte le scienze , di tutte le manifatture quel conimercio esteso de' Veneti priaia tiel passog- gio del Capo di Buona Speranza. Oltraccio noto e per fino lippis et tonsoribus esservi staii in Venezia architetti , pittori , scultori e innnufat- turieri di alcuni generi , massiini tuiti , e di avervi fondate scuole cbe brillano ancor della luce di que' primi loro antesignani. Prosiegue I'autrice a disviluppare 1' argomeiito medesinio in favellando de' bancJietd pubblicl e della fcsta della car'ua, e con cio chiude il priino volume , e lascia vivo desiderio del secondo (1). (i) Era gia slainpato questo articolo qoanrlo ci e giunto il secomlo volume. Esso coaiiensi la dcscrizione dcile se- gucnli fcsle. Festa della doraenica delle Palme. dl S. Stefano , o.sbia visita del Doge a S.Giorgio inaggiore. ■ del giovedi giasso. del primo di inaggio , ossia visita dLl Doge al nionaslero dclie Vergiui. — — di S. Isidoio, al litorno in Venezia del Doge Do- menico Micliiel. ■ per la presa di Coslatilinopoli, . per la ricupcrazione di Candia. ■ del giorno di San Gio-vanni Batista Decollate. i|.00 ORIGINE DELLE FESTE VENEZIANE. Converrebbe aver un' anima e un cuore digiuno d' ogui st*nso del bello per non assecondare r autrice ue' suoi eiicomi , ne' suoi raaimarichi, ne' suoi voti sopra tale soggetto. Che se ella con una certa passioiiata e melanconica elo- queuza, e con un certo niagico stile, tanto piu niagico quanto piij da ogui pretensione lontano ci fece assistere alio spettacolo della fondazione e deir iugraudiniento della sua Ropub!>lica nata in spuo alle acque , e di mescliiui nav'gli e di pochi sparsi casolari da priucipio conteuta , come UDU ci rapira a se qualora c' intrattiene di quelle arti e di quelle scieuze che, non piu proprie d' un paese italico cbe d' un airro , co- spirarono appunto a vestire di granilezza e di gloria la nostra Italia , e le apprestarouo uti qualche cornpenso a tanti raali , onde fu negU scorsi tempi costantemeute travagliata. R. . . , Festa della doraenica dopo il giornb dell' Ascensione. per una vittoria sopra i Padovani. di Santa Msrta. Dopo cbe sra iiscifo il terzo volume, col quale sar^ termiaatci 1' opera , noi torneremo su queslo argoment(> 4ci Lettere conccrnend V anfitcntro cU Verona. — Ve- rona , iSiy , dpografia Giuliari , in 8." di pag. 35 con una figwa. Riflessioni intorno ad una Icttera dclC abate Giu- seppe Venturi , concernente V anfiteatro di Ve- rona , serine dal conte Bartolomeo GlULIARI. — Verona , in 8." di pag. 26. IVl ERITANO particolare riflessione qncsti due opuscoli , scntti e pnhblicati tlal coiue Giuliari ( al quale siamo gia dcbitori clella bellissiiua illustiaziom- (\c\\a cappella PcUegrini) . non tanto per far pompa tli dottriiia e di erudizidne , quanro per inriamrnare V ardore del nmincipio Veronese a proseguire le seoperte recentetnente fatte in quel graiidioso anfiteatro. Fn sempre cura lo.oii uell' au- fiteatro medesiino , inediante i qu;ili kvk sco;^»erto il vero piano del maagiore e tie' mi'ion iii- gressi , e 1 inelinazioiif di qnesri veiso la pla- tea : si scopri pure la ditVcretiza lii piano da mil. hal. T. VI 11. a6 ^Oa LETTERE E RlFLESSIONl un' ambulazione all' altra ;, difFerenza ommessa da quaiiti in addietro pubblicarono gli spac- cati , aveiido essi tutto posto ad an pi-.no oriz- zontale con la platea suddetta. Trovaionsi al disotto delle ambulazioiii i canali come 11 de- scrive il Maffei , e si rinvennero eguahnente , benche pieui di terra , qnelli che attraversano per lungo e per largo i tiue assi di tutto 1' e- difizio e la loro incrociaiura ;, ma tra questi si scopri una difFerenza , giacche con\unicando quelli delle ambnlazioni col canale che passa • per r asse minore , come ha notato il Maffei Delia tavola XIV , comunicano anche questi col canale che passa per 1' asse maggiore , bench^ cio avvenga nella sola parte verso mezzogiorno. Qnesta scoperta prova che le acque si intro- ducevario nelT antiteatro per i giuochi, giacche se il canale principale, maggiore di gran lunga in ampiezza d'ogni altro , avesse servito solo di scolatoio , i canali delle ambulazioni avreb- bono con questo avuta la comunicazione anche dalla parte di tramontana, e cosi sarebbe pure avvenuto , se fosse stato destinato ad intro- durre le acque a semplice pulimento dei ca- nali delle ambulazioni. Ricerca di passaggio I'A. quali acque entrassero nell' anfiteairo , e sup- jjonendo I'alveo deU'Adige piu basso del piano deir antiteatro , s' induce a credere che le ac- que fossero di Avesa , tanto piu che bagni pubblici si erano &a esso ora illustrati con un' antica iscrizione di Maciano scojierta uel i8io , ai quali torse condncevansi quelle ac- que. L' elevazione dei piani delle ambulazioni mostra come poteano le acque raccogliersi iii copia nella platea , senza inipedire agli spetta- CONCERNENTI l' ANFITEATRO DI VERON\. 4o3 tori
    7. ero di nave , e che a questo sodo sostegno si raccomandas- sero con anelli le corde, colle quali facile riu- fscisse ai marinai di muovere a piacimento Ic vale , .e di ordiiiare tutto il velario. Con que- sto mezzo , die' egli , Nerone avrebbe potuto stendere un velario di porpora imitaut* il cielo rilucente di stelle d' oro , e si sarebbe impe* dito cio che , come osserva il conte Carli , sa- rebbe riuscito ridicolo , cioe che 'I cielo appa- risse convesso invece di coucavo. Adduce a favor suo I' esempio dell' anfiteatro di Tulle , nel mezzo del quale trovasi pure un pozzo , e 404 LETTEUE E KIFLESSTONI si pro})one di ricercare se aliri se ne trovino ncs\'\ anIJteati'i conosciuti. Alia lettera surriferita del Ciulian , alrra ne snss('gae dell' abate Giuseppe Venturis nelia quale quest' uomo dotto , tomato di receiite rla iin viaggio per 1' Italia , corrobora d' assai la con- ghiettura del Gialiarl sull' uso del pozzo e sulla sittiazione dell' antenna , allegando un testo di Livio , nel quale si racconta che nel consolato di Conielio Cctrgo e di Postumio Albino cadde 1' albero instahile posto nel circo , e rovescio la statua della dea Pollenzla. Soggingne che Plinio paria di lariri lungbi lino a laopiedi, e grossi per tutto due , gi^ piallati e fatti a trave. II Venairi eccita quindi il Giidiari a dar o- pera ad una nuova iliusfrazione di Ultra 1' are- na , e ne prende argomento dalle recenti sco- perte applautlite dai ciitadini e dai forestieri. Propone pure gli oggetti che in quella illu- strazione debbono singolarmente aversi di inira, cioe il distiujTuere Tantico dai moderno , il «lar o ... . . le regole per questa distinzione , il cercare il luogo delle precinzioni, e I'accennare vari pezzi qua e la sparsi per la citta clie aveano ser- \ito o servir doveano all' anfiteatro. Sugge- risce pure di aggiugnervi tutte le iscrizioni e franimenti concernenti T arena , e di iiiserirvi ancora i disegni dell' anfiteatro di Pompci. In via di poscritta il Venturi sosc'iiffue al- J _ CD O -cune iscrizioni che , scritte sul niuro con pen- -neilo in carattere rosso, si souo recentemente trov^te in Po/npei. Queste facevano presso gli antichi 1' uffizio di pubblici affissi o di inviti per gli spettacoli anfiteatrali , ed in essi si parla di alberi o antenue , di vele e di velario. CONCERNENTI l'aNFITEATRO DI VERONA. 4o5 II Venturi in qnesta lettt ra avca maiiifestata di passaggio la sua opinione , che /' arena nan fosse niai statu compiuta ^ avverteiiflo clie que- sto edifizio cosi solido non avrebbe potuto, ap- pena passato un secolo e mezzo , esetrc disfatto a scgiio tli sommiiiistrarc inateiiali per !c nuira erctte da GaUlciio. Contra qnesta opiuione si e dichiarato il conte GluUari ^ e questo lia dato inotivo al sccondo opuscolo delle Rijiessioni. Non si pno inettere in dubbio , dice T A. , che 1' opera non fosse perfettaniente compiuta oltre la soniniita dei due pritni ordini delle ar- cate ; c quindi doveva esistere per tutta la sua circonferenza rarnbulazione esteriore, della quale non litnane die un piccolo avanzo. Le porzioni delle volte a getto incominciate non potevano certauiente esscr tatte , ue sostenersi un solo istante , se non vi fosse stato preparato il con- veniente appoggio all' incontro. Almeno dunque fino a c[uesto punto T opera era tutto dintoino perfetta. II vedere che le scale mettevano prin- cipio dal primo piano delT esterno loggiato , e passando sopra il medesimo conducevano alia parte superiore della gradinata non solo , ma anche all' ultima loggia interna , niostra che anche il terzo piano della cinta esteriore era conipleto. Ivitiiane il dubbio , se un quarto or- dine csistesse, e sembia che possa couchiudersi per rairermativa, da quauto ha riferito il Majf'ei^ e da quanto puo vedersi tuttora , che in al- cune (lietre si riconoscnno i canaletti incavati dalle funi , per le quali forza h di conrhiuilere che esistesse il quarto ordine che servir do- vea di appoggio al velario. Produce altresi il GiuUari una ])ietra tagliata a gradi , doUa quale 4o6 LETT2RE E RIFLESSIONI cspone altresl la figura, che imlicanclo una scala assai ristretta , niostra ehe destinata era per salire al cornicione al disopra della loggia, dove forse non si andava che pel solo niaiieggio del •velario. Osserva inoltre clie quest' opera ha potuto essere compiuta in breve tempo , j)er la molti- tudine delle persone che negli antichi tempi si impiegavano in queste costruzioni ; che tutte quasi le o[>ere intraprese dai Romani sono state jjerfezionate ; che se si dicesse , che allontanate le legioni sarebbe riiiiasta imperfetta la fabhri- ca, si potrebbe pur dire che la medesima fosse compiuta dai Veronesi ( opinione che non parve strana al conte Cadi) ; che molte pietre dell' an- fiteatro sparse erano nelle niura dette di Gal- Tieno , ed alcune tra Taltre che sembrano pezzi di canali , e che attribuir si possono all' ultima cornice ; che accadde del Veronese cio che avvenne pure del romano anfiteatro, che non fu lasciato imperfetto , ma distrutto in parte da mani barbare e rapaci. Finalmente 1' A. mette fuori modestamente un suo pensiero sul tempo il piih verisimile della fondazione di quell' edi- fizio ; e partendo dai principio che i Veronesi erano Etruschi , e che coi costumi di quel po- polo eransi introdotti gli spettacoli in Verona prima che in Roma,viene quasi a conchiudere che etrusco in origine debba credersi ranfiieatro. Parla della celebrita degli Etruschi nelle lettere, deir use de' portici da essi iutrodotto , della origine da es&i data all' ordine toscano ; e ve- iiendo air opere de' Romani , dice che Cfuesti tlal nieme sortid, in breve perindo di tempo ingran- dirono a spese altnd le loro idee. 5-; ^ CONCERNENTI l'anFITEATRO DI VERONA. 4.07 Non seguiremo 1' A. nel successlvo esame di questo puuto di critica , sul quale non pos- siaino essere d' accoido col niedosin.o , finche non ci si facciano vedere faJ^briche etrusclie di quella struttura , di quella grandiosita , di quella forma; e premurosi tanto di attiibuiie al Gm- liari il dovuto onore dellt- fatte scoperte, quanto di far parte ai nostri lettori del nuo\o ritro- vamento di una parte di quel prczioso monu- mento , non tralasciamo di unire a questo ar- . ticolo lo spaccato dell' ingresso principale del- r anfiteatro e la pendenza del piano verso la platea , secondo le osservazioui fatte uel 1816, 40. PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE Osscrvazionl intorno al Silex albus di Plinio c di Vitruvio , riconoscibUe in una lax^a fcltspauca di Bolsena. Lettera del signor Brocchi al signor RicciOLi , mineralogista in Roma. E LLA. non ignora che il suoio de' contorni cli Bolsena e d'iiidole vulcanica, e che sono ivi do- minanti le lave nerastre basaltiiie , niiste ad arofigeiie biauche ed a pirossene di un verde cupo. Nulladimeno a due rerzi di miglio circa dal paese uel luogo detto Mozzata di Piazzano havvi una corrente di lava teltspatica che in gran parte costituisce la inassa di un jjicciolo colle. Questa lava si distingue da tntte le altre merce il suo colore biancasrro, o grigio cH perla: la frattura in piccolo e tra la granulare e la squamosa , iiiternainente e luccicauie con un debole riflf^sso margaritaceo, e si palesa affatto insensibile alia calaiuita. Essa e sparsa di cri- stalli di f.^ltspato sotto forma di prismi schiac- ciati, o fli tavole con una esiremita cuneiforme, e contieiie inoltre particelle di mica bruna smorta e qualche grano di pirossena. In un pezzo rav- Tisai con la lente un picciolissimo crisiallo cu~ OSSEUVAZIONI EC. ^Ci) bico tVi colore ferruijiijoso, clie e forse ferro os- siello die resistono alle ingiurie del tempo, e stampi per geitare i metalli : nonnusqaain vci o ct albl ( sunt silices ) siciu in Tarcjiiinicnsi Aniciains lapi- cidinls circa lacuin Vubinicnscm. El in Staconiensi sunc (juihus ne ionis qiddcni nocct ^ iideni ct in nio- numcnta scalpti contra icstutatem quoque inrorrupti permanent ; et ex iis forrnce fiunt in quibus cvra funduntur. Lib. XXXFI , cap. 2.2. Qtiesta congbiertura tanto j)ii^i valse a persua- dermi, quamo che iuteiidevano gli anticlu sotto il noma di iilcx le pietra assai solide , e lo davano comuuemente alia lava , quale earcbbe quella di Capo di Buve: quimli e che sUice stra- tas diceaiisi le vie lastricate di cotal lava , come si ha da Tito Livio , e dalle iscrizioui spettauti ^lO OSSEHVAZrONI la Via Appia die furono disotterrate nelle pa- liuli Pontine. Ne il tufa, quaiituiique compatto, n^ il pepeiiiio furono mai intitolati silices , ma setnjire saxuni o lapis : cosi ohe saxitm riibrum e Imns quairatus chiamavasi il tufa analogo a quollo del Canipidoglio o di Monte Verde presso Roma , e lapis ALbanus il peperino. Ora la lava bigio-biancastra di Bolsena sca- vasi tnttavia come pietra da scalpello, e si pone in opera "in massi squadrati nella costruzione degli edifiiii di quel j)aese , come si pub segna- tamente vedere nella facciata della chiesa dei Muiori Osservanti detta il Giglio fuori della Porta die conduce a Orvieto , e nella facciata stessa del Duomo di Bolsena. E veramente quaa- tunque sia dessa una roccia che uu tempo ha fluito, non solainente e trattabile alio scal[)ello, ma e dolce al tagiio, ne palesa puiito quella cru- dezza che posseggono d' ordinario le altre lave. Essa si lascia con facilita profondamente solcare dalla punta di uno stromcnto di acciaio, e pol- verizzare sotto il martello quanto all' iucirca la buona pietra calcaria. BatttUa con 1' acciarino se ne ricava a stento qualche scintilla , e ci6 forse succede allorche si colpisce qualche cri— stallo di feltspato che e piu duro dt-l rimanente. La sua pasta h felts|>ato amorfo che •'Kstinta- mente si manifesra all' occhio anche non arinato di lente con un complesso di [)icciole luccicanti lamelle le quali costituiscono la i))assa della lava. Qualche niineralogista tedesco farebbe di questa roccia una varieta di veisstein. Plinio indica, benche in modo non abbastanza deterrainato , il luogo ove ne' prischi tempi sca- vavasi il sile^ aibus ; e siccome altro non ha INTOTINO AL 5ILEX ALBUS. 41I egli fatto che compendiare un passo »li Vitru- vio,e stropiiiilo taivolta come e suo stile, cosi rit'-iiro per intiero le parole di quest' ultimo scrittore. « Sunt vero lapici linx complures in finibus Tarqui- a niensium , quae icuntur Anii iyiije: co'ore qiiidem qiie- n madinoduni Albanae , quanim offi< incc max'me sunt « circa lacuin Yulsiuiensem : item pisefeclura Slaloniensi. « Eae auteai babent infinitas viilutes : ncque ejiim his ge- « Hcidioruin terapeslas ncque tactus ignis potest noceie : ali dell' Erruria, c rima- neva distante da Corneto all' intorno sei miglia, come si ha da Tolonieo , e pretendosi di rico- noscerne le rovine eil un vcstigio altresi del nome nel luofxo ora detto Tarquene ( Cluvcrio ) o la Turchiiia ( Baudrand ). 11 suo territorio esteudcvasi fiiio al lago di BoUena, detto pari- mente Tarquinietis" da Plinio : semlna almeno die uou si possu muovcre dubbio che nou sia 4iak OSSERVAZIONI quello da lul indicato ove dice: In Tarquiniensi lacH rnagno insulce duo nemora circuniferurit .... vends impt4lcntU)ns , e queste due isole soiio la JNlartaua e la Bisentina , lasciando a Pliiiio la favola che fossero raggirate dai venti. Se cosi e, dovevaiio i confini dei Tarquiiiiesi prolniigarsi fiiio al lago dal into ove ora e Marta e Bisenzo. Ne si puo credere che Ic nioderiie cave di Bolsena situate all' estremita o[)posta del diametro del lago sieno qaclle indicate da Vitruvio , poiche sarebbe irragioiievole il sup- porre che il territorio di Tarquinia passasse la Marta , la quale costituisce una divisione na- turale : come e iroprohabile che girantlo il perimetro del lago dalT altro lato per Bisenzo, Borghetto e S. Lorenzo, raggiungesse da questa parte Bolsena. Questa citta che era un tempo anch' essa una delle primarie dell' Etruria , ed una delle dodici insieuie con Tarquinia, benche scaduta sotto la doininazione de'Romani dal suo primo lustro, conservava nulladimeno il proprio territorio , ager Fubiniensis , ne si |)Otrebbe im- .maginare che fino alle sue porte si estendesse quello di un altro oppido o municipio, Quanto a Statonia , ove si scavava la mede- sima pietra, e di avviso il Cluverio che rima- nesse ove era la moderna terra di Castro , pa- tria di quel Giovanni scopritore della pietra al- luminosa della Tolfa , e che fu per intiero de- niolita nel i6j(.() per ordine di Innocenzo X. Essa era distance circa tredici miglia dal lago di Bolsena ; ma per |)oco die il suo territorio si dilatassse, doveva ancora |)iu accostarsi a quel lago. Secoudo alcuni per altro Statonia era edi- ficata presso al laghetto detto ora di MezzanOj INTOKNO AL SILEX ALnUS. 4l3 the si vuole percio essere il lacus Statoniensis c}i Seneca (Nat. quest, lib. 3, cap. aSJ, il quale riinaiie fra Iscliia e Valcntano; e questa oj)inii>iie seinbra [)iu verisimile ; poiche aveiulo il I'igo riceviito il nome dalla citta, non doveva questa essere lontana, Comutique cio sia, tutti si accor- daiio iiel dire che Statonia era un paese posto dal lato del mediterraneo , essendo noininato da Plinio insieine con Corneto : ab infeio mare lauf/antur vina Graviscana , Statoniensia. II Cluverio , che pretende die C.istro fosse Statonia , lo argomenta dali' esservi all' iiitoruo grandi rujji e caverne, che sono , a detta sua, le antiche cave di seici bianchi , poiche , sog- ginnge egli , scavansi cola anche oggi giorno pietre di tal colore. Se questo erudito fusse stato naturalista , c se avesse descritto la qua- litii di quelle rocce , inolto hiine avrebhe re- cato uella presente quistiuiie. Che il suolo in que' luoghi sia vnlcanico, non si puo revocarlo in dubbio, poiche chiarainente il diniostrano le osscrvazioni tatte dal F*ntis e dal Breislak;, ma io non ho spinto fiuora le mie escursioui fiuo a quel termiue. Jl sig. Breislak che, visitando le cave di zolfo e
    8. ()i scoljjiti dagli artefici di quel muiiicipio , che era net pri8'"hi tenipi floridissimo , e che si mauteune anche jjosteiiortneute iu uii certo spleiulore, fiiio air epoca dclla sua distruzione. A fioute di tufto cjuesto, coufesso che volendo cou rutta V csattczza proccdcre , nou si potra dire di avere rigorosameiite provato i'assuuto, se nou sia priuia posio fuori di dobbio che uei luo"hi iudicati da Vitruvio e da Pliiiio reahiieute esista quella lava bancastra felrsj)atica. Se Ella nelle sue scorse aiiueralogiche giungesse da quelle parti, nou omeita di veriticatloi ma nou audra guari che mi rechcro forse io sresso sul luogo, e spero inoltre di poterlo fare in sua couipa- guia. Cofuuntpie cio siasi, uii confido che uon riesciranno alnieno affatto disutili le osservazioui da ine fiuora istituite , avendo se nou altro ri- strerto i liiniti della qnistione riducendola a piu brevi teru)ini; poiche volendosi determinare qual sia il sUex albm degli antichi , nou potrebbero tutto al piu oscillare le conghietture che tra la lava feltspatica bianrasrra, simile a quella di Bolsena , e la lava necrolite bigia. Vitruvio iu tauto pregio tenea quella pletra, che Dou ebbe difficolta di dire che se le cave T.irquiiiiesi fossero pro&sime a Roma, merite- rebbe il pregio che cola si facessero tutti i la- \ori di cui abbisogna quella citta ; ina la ne- cessita ci costringe , soggiunge egli, di valerci, attesa la vicinanza delle peliaic rosse^ delle Pal- liensi e di quelle prossiuie a Roma. Con que- sia ultima frase sembra che vi>glia alludere alle cave tlel peperiuo di Aibauo o del lago dei INTORNO AL SILEX ALBUS. 419 Gabii, lapis Albanus e Gabinus. Le petraie rosse erano quelle da cui si estraeva uii tufa jtietroso aiiaiogo al tufa di Cainjjidoalio c di Moute Verde , che dal suo colore lossiccio cliiainavasi saxuin rubrum ; quiiuli e clie ad Saxa rubra era un luogo fuori della Porta del Popolo sulla strada di Civita Casteilana luiigo il Tevere. Quanto aMe petraie Pallieiisi , si avvisa il Cluverio die fos- sero prcsso il fiiitne Paglia , che scorre sotto Orvieto e confluisce nel Tevere stesso. Ma siccome quesio fiuuie e j)er lo meno distance settanta iDiglia da Pioma, noii e prohabile die da tanta lontanauza si volesse tradurre una pie- tra ignobile, e Vitruvio dairaltro canto dicliiara che erano prossiiue a Roma: sunt circa Ui bein ( lapicuilnoe ) Rubrae , Pallicnscs , Fuknaces ec Al- bancv. Per la ragione stcssa non credo tampoco che si possa iniendere Pcdliano sopra Palestrina, bench^ la sua distanza da Roma sia di trenta miglia all' incirca , e dove trovasi in realta ua tufa simile a qnello di Montr Verde, Per quanto tpetta a Fidene, Ella non ignora che era un ca- stello (iistante sole sei miglia da Roma fra la capitale e Moiiterotoudo. 4^0 // Padrone contadino. Osservazloni agrarlo-cntiche del canonico Ignazio Malenotti , Picvano di Mi'iitauto. — CoUe , i8i5, in 8.", presso Eusebio Pacini e figlio , di pag. 1 68 , fig. Xv'isi'UTASi tuttora da alruni se convenga il fai* coltivare le campagiie co IT opera di giomalieri , ovvero da mczzaiuoli , siano essi veramente tali o legati da patti die gii avvicinino a tale con- dizioiie. Se una tale questione si esamini sotto tutti gli aspetti, cioe noii solarnente rignardo al- I'iuteresse del privaro, ma aiicora relativamente al vantaggio assoluto deiragricolrura e della mo- rale pubhlica, bisogiier^ . io credo, convenire , che comuiique uii projjretario die da vicino invigili alle rustiche famiglie , od un affittuario che viva alia campagna , traggauo molto piu profitto , e questo vuole farsi montare ad un terzo di piu , nel far lavorare a giomate ; pure il sistema de'giornalieri non puo spiiigere molto innanzi 1' agricoltura pratica , e uuoce alia mo- rale pubblica. II fatto potra conviiicere chi ne duhita, osservando che ne' luoghi ove piu scarsi sono i mezzaiuoli , abboiidano piij quei delitti che tendono a distruggere la quiete della so- cieta. Ma e pero nou men vero che i mez- zaiuoli non sono in molte canpague atti a mi- ghorare 1' agricoltura. Tutti sono persuasi di cio. Quindi e universale querela con cui side- IL PADRONE CONTADINO. 42 I plora r inerzia , 1' ignoranza e 1' ostina/lone doi meflesiini. Tali vizi d' onde soiio derivari ? Dai padroni, risponde ottiruainente 11 sig. Maknotd che in quest' o|)eretta imprende a mostrare die i coiitailiiii divennero catrivi e vaniio tiitto gioriio |)eggicjraiido per colpa da noii attribuirsi a loro per la massima jiarte , ma bensi a quelli che loro soprastanno. Quesia risposta egli ri- schiara neli' annuiiziata opera, che comiinqae di antica data, esseudoci giunta ria pochi gionii in qua , e trovaiulola pieua di belle ed utili ve- rita ill proposito , crediamo possa riuscire uon afFatto inutile il farla conoscere. Facilissimo il padrone a credere a colul rh'egli vuole prendere a mezzaiuolo , si contenta di pochissiine notizie , della verita delle quali si faiino garante chi vuole disfarsi di un ineschino agricoltore , e V astuzia di questi per uon ri- manere senza tetto, Introdotto nel foudo, s' ac- corge il proprietario dell' errore ; ma iioii si turba, perche alia fine dell' anno lo licenzia. Qui assai bene fa vedere il sis- Pievano che il mu- tare spesso il coatadino h lo stesso che rovi- nare il fondo ; verita di cni potrei io pure ad- durre moltissirae prove. Quiudi chi vuole sce- gliere il inezzadro , deve nan fidarsi alle sole asserzioni altrni , ma prima assicurarsi s' egli sia fedele ai doveri della religione , seguendo il consiglio, non diro io gia delle donnicciuole o dei bigotii, come dicono oggi moltissimi , jna di Catone che sa questo punio . e ben a ragione, si mostrava assai rigoroso. Poo ne do- mandi al vecchio pailr)iie. perche la brama di disfarsene , il timoie di abbandonarlo sulla stra- da , e talvolta la paura di veairue oifeso , lo 4afi IL PADRONE rende meno vcrltiero. Si acceiti beiisi dol modo con cui tieiie il bestiaiiip, deironliiK^ che regna nella sua fanng'ia, e se le terre clio lascia, siaiio lavorate secondo ie regole. Tutie queste avver- tenze sono partinolanzzate nel priiDo capo , il quale mi setnbra certaniente uuo dei piu istrut- tivi deir opera , e die fa vedcre m>ii essere r autore tli quesro scrirto nuo di coloro che dettauo leggi agrarie cavandole dai libri , ma bensi ottiujo conoscitore prarico di questa parte di rustica economia , che iu gencrale trovo ommessa od assai leggieruieute trattata presso gli ecrirtori ; parte che tatito stava a cuore degh autichi, Prescrive al nuovo jjathone di nou accettare regali da qiuMi che debbono venire sul suo fondo , e lo ainnionisce a non seguire la trista usanza di alcuni che persua- dono il contadino a non fare in I'egola i lavori dei podere che lasciano. Lo mettt poi in guar- dia intorno alio zelo che talora i nuovi conta- dini fanno vedere nei j)ritni niesi della mezzadria. Questi nel priiicipio fanno tanti lavori quanti appena in un anno ne faceva il vecchio conta- dino. Ma tntto cio, secondo I' esaine che ne fa il sig. Malenotd , talvolta va a ter:ninare coa danno del patlrone, perche la celerita del la- ■voro fu pagata con tanta spesa, che il solo vitto diede un dispendio superiore almeno di un se- sto a quello delT opera. Qui % insegna quali operazioui s' abbiano a fare e come convenga I'eseguirle, dando ottiini precetti circa il modo onde purgare i terreni daU'erbe cattive, e spe- cialmente dalle gramigne, ed incnlcando che si deve esegnire alia lettera il precetto che al vangatore fa vanga deve parlare alC orecchio^ Gioh che si debbe tenere bea ritta. CONTADINO. 42,3 L' avarizia od mm male iiitr'sa rconornia dei padroni forinaiio la rovina degli agricoltori. Alcnni , non [)er itii|)otf»nza assoluta , n»a per diuvzza di ciiore o per sordido iiireresse, iiegano di somministrare lu gli aiitii di^astrosi il vitto , ovvero gjie lo danno ad iiii prezzo altissimo , e gli fiiiiio mille avanie. Altri non vogliono se non air ultima estremita ridotte riparare le case e le stalle, ne vogliono persuadersi di un pro- verbio comune eziandio in alcnni ln«)ghi di Lombardia , ch^' la buona casa fa buono e bravo il coiuadhio , e la buona e bella stalla fa grass o il bcsdani". Ed apjinnto in proposito di brstia- lue si trovano , tlice il nostro aiitore , alcnni che non vogiiono j)er nulla accrescerlo nei Ino- ghi ove cio purebbe farsi , d' on le spesso ne viene raccrescimento di povcriii nel coiitadino. Fa vedere col fatto che e grandissimo V errore di non voh^re alimenrare quelia cojjia di be- stiame di oui e suscettibile nn p idcre. Se per mi^iliorare le terre occorraii) coltivazidui stra- ordinarie, il padrone nega di concorrere a tali insoliti lavori. II contadiiio die trovasi inabili- tat(j a fare tutto co' soli suoi mezzi, si avvili-,ce, ed d fondo non profuta che assai poco. Trat- tando ouesto o2;2:*"tto si diinno ilairantore inolti ptecetti, dei quati pero non raccio cenno, per- ch6 particoLirmente diretti agli agricoltori to- scani , e poi j)erohe la prccisione con cni sono Stesi non lascia luogo ad estrarto. Nel capitolo ottavo lnn2;ainenre si niostra l' errore di pren- dere farniglie non proporzionate ai lavori da farsi nel Fondo , ed i wravi danni che si lianno ■volendo cambiare spesso i contadini. // padrone per far buono d suo contadino do- 4^4 ^^ PADRONE vrebhe istruirlo nel suo mcsdcre. Tale e il titolo e r argomento del noiio rajDitolo, pieno di ot- time riflessioui e di raaionamenti clie mostrano la verit^ di quanto si asserisce. Fatalissima espe- rienza peio ha inostrato , e va futto giorno mostrando , die i j)iu iieniici dell' istruzione agraria ed i piu ignoranti delle j>intiehe agrarie sono appmito quelli ehe lie avicbbono mog- giore utilita. lo mi pfriigo fra coloio i c(iiali avvisano essere oniai affare disperato il volere che i nobili e ricchi proprietaii si consacrino alio studio dell' agricoltura. Una famiglia di coutaiiliii non e;iovera al fondo che la vera se non venga diretta da un abile capo di casa , che in Loiiibaidia dicianio reg- gitore , e capoccio in Toscaiia ; se questi non regoli e distribuisca a tempi convenienti le varie facende ; se non ])rofjtti delle buone stagioni quando se gli presentano ; se non abbia una sonima attenzione a far si che il bestiame venga ben custodito , e non si faccia un dovere di fornire gli opportnni materiali per far letto. Tutti questi oggetti sono particolarizzati in al- trettanti capitoli. In questi mostra col fatto il sig. Pievano la fulsita di niolti pregiudizi co- muni fra 1 contadini del suo paese , ed io ag- giungo della massima parte ahneno di tutti que' della Lombardia , e da ottimi consigli in- torno al modo onde governare il bestiame , trattenendosi a lungo nel provarc il vantaggio che si ha a tenerlo ()nlito. Senza letanji , che i contadini della Toscana chiamano sii<^hi , non si puo fecondare un ter- rene. Assai bene s' insegna nel quindicesimo capitolo come auche nei luoghi ove miaore 3 CONTADINO. 4a5 prima vista pare debba ritenersene la copia , possano auineiuarsi , e si iiidica la rnaniera di ben custodirli. Qnesto capitolo riiiscira tanto pii^i utile , in quanto che vieue coiivtdidato da espericnze felici che nel |>ro})rio foiido ba cora- pite il sig Caiionico. PiacerA assai e sara di molta istruzionc il vedere indicate le ragioni per le qnali mancano a laluno i letauii , cwh piu per trasrnranza che per vera carestia. Coniunqne scrivesse pel suo paese, quest' arti- colo e otiimo |)er tutti i luoghi , e soprattutto dove niostra chiaramente che gran parte della colpa di qut-sta mancanza si dcvc ascrivere al path'one , ch' egU persuade a fabbricare in ogui podere un cesso per achinare matrrie che souo ottinie ; cousiglio che puo geuerahnente darsi auche fuori della Toscana. Uiilissime rlflessioni accompagnano quanto si dice nel capo 16 per inculcare al contadiuo che debbe avere buoni arnesi , niostiando con quanta cautela debba procedersi per adottare certe macchine. Assai bene si vede nel j 7." che hanno torto i piu che pensano che clii piu se- mina piu raccoglie ; e con tutta ragione con- clude che non raccoglie niolto cJd semina molto , ma eld semina bene e secondo le regole deWarte. CoUa storia di alcuni fatti il nostro bravo sig. Pievano fa osservare esservi molti mezzi d' iudustria che il padrone dovrebbe far pra-» ticare ai contadino , e che si possono al nie- desimo levare molti pregiudizi. Insegua come il proprietario o V affittuario od il fattore deb- bano incoraggiare il contadino , e trovare dei niezzi oude scontare i loro debiti. L un male grandissimo il pcroiettere che gli accrescono. ^^6 XL PADRONE Nuoce al pnrlroiie piu di cjuello possa a prima vista seinbrare , il fare scoiitare il clebito con lavori sopra terre die iion faimo parte del po- dore del mczzaiuolo, iti tempo che dovrebboiio lavorare i campi di esso. Iiicnlca poi che si ricoinpensiiio in uii modo o in un altro qiiegli agiicoltori che distiiignonsi net lavoro. E certo che torria il canibiare il bestianie per averlo sempre vigorosO. Fa d' Uopo disfarsi delle bestie vecchi^ o poco buone. Ma noii bi- sogna che ii contadino si metta in capo di fare il mercante di bestiatni, ed ogni anno venderne una porzione , cio torni o non torni alle stesse epcjche. Sa questo particolare , applicabile a molri luoghi , ottime riflessioni si veggono nel capitolo ai. Dopo avere provato nei due capltoii segnenti essere cattiva qaella fuiniglia di agricoltori (\ove non regna il buon costume , e che il padrone deve farsi amare anziche temere dai contadini , viene nel 34. insegnando al vangatore come debba usare la vaneja, la quale ha la puiita d' oro, come la zappa V ha cV argento , e /' aratro di ferro. Condanna a ragione colore che trovano iniile ragioni per non vangare. Pare che alcuno non dovesse esservi il quale non fosse persuaso che il migliore strumento per lavorare e la vanga. Pure non pochi sono del parere di uno straniero , col quale c|ualche anno fa mi trovai, che pretendeva mosti'armi avere torto colore che non preferiscono V aratro. Confesso che al suo ragionamento non seppi opporre se non un perfetto silenzio. Quando il prezzo delta mauo d' opera od il numero scarso dei lavo- vatori non vi si opponga , h certo che chi vauga CONTADINO. 427 a dovere , alia fine del conto ei trovera essere il pin ricco. Siccomc qiiest'opera e scritta piinc)|)almente per Inoghi di monte , cosi dovevasi |)arlare di quel lavori che meglio coiiveiigono ai paesi montanesrhi. A<1 essi m inolte circostanze , iioii pero sempre, torna fare quell' operazioiie che i contadini toscani dicono inciglioriare , cioe ri- diirre come in tante sc.diuate i dossi del monti deviandone le acquf. Come si abbia a fare , si legs;© ncl ca|:)itolo 2.5 , per 1' intelligenza del qiTale si ha una tavola in rame. Indira quelli che avendo incigllonaCo secondo le regole, hanno meritato di farsi un uonie tra gli agricoltori, e con ragione eccita ad imitarli. Non entrero a decidere se il sig. Canonico abbia o no ragione , quando fattosi ad indagare quali siano veramente le cagioni della stevilita degli ulivi, asserisce die il pessimo uso di pntarli alia fircndna sia una dclle principali. Vuole che dal Pisano , dal Lucchese e dalla val d' Esa si ricavino le vere ed utili regole per la pota- zione. Credo per altro che ncssuno gli contra- stera , che per conservarc fruttifere e vigorose le piante rendesi necessario tenerle ben rin- calzate , vangare , governarle con quattro o sei corbelli di sugo ogni tre anni , e non piu di rado ; e finahnente di zappare ogni anno intorno al tronco. Quest' opera essendo stesa per la Toscana , rinchinde una folia di precetti che, comunque non nuovi , sono apjilicab.li ad una gran parte deir Italia , ed a niio giudizio la lettura di questo libro sarebbe utilissima ancora alia mag- gior parte degli agricoltori. Questi peiu imju ^aS IL PADRONE converrebbono in alrnne cose inrllcate nel capo 2.7.'' intonio alia coltivazioiie fie' graiii. Cosi qiit'lli cb(' fabljiicano i loro vini , seroiiflo le regole (ledotte tlalle giuste osservazioiii dei chi- mici, noil '^i persuaderebbotio die nessun «laniio vengane al vino qnalora il tino si rietnpia d'uva in due. o tre giorni , e riterrehbono che non mai si aminassi tant' uva in un gtorno se non quanta se ne puo ( ammostare ) pigiare subiro, come dice 1' autore nel capo a8. Ma io poi opino che tutri qnelli che alcun poco conoscono 1' f'conomia campestre , faranno eco a quanto dice il Malenow intorno a'l fattori^ i quali fonnano soggetto al capitolo 29. Siccome un tale argo- mento non mi avvenne vederlo trattato che ben di rado dai moderni scrittori di pubblica eco- nomia cainj)estre , e siccome la mia privata opinione e quasi pienamente conforme a qneila deir autore; cosi piacemi seguirlo da vicino , cd esporre alcune delle verita piu rilevanti da esse inculcate. Pretende egli che ad onta del- I'essersi accresciuto tanto il numero dei fattori, non siano in pro[)orzione nioltipiicate le ren- dite , e si fa a palesarne la cagione. L' agri- coltura , ei dice , appoggia i suoi precetti alle scienze naturali. Ma disgraziatainente qnelli che in qualche modo hanno ad esserne maestri, non le conoscono in alcun modo. « Sono destinate « il piu delle volte airimpiego dei fattore par- te sone senza principii di civile educazione ; « del tutto idiote e pregindicate non meiio dei « contadini che devono essere da loro diretti. « II padrone cerca in essi sovente la fedelta , « e niente afFatto 1' abilita. E quello un ottimo « rcquisito, io non lo nego, ma non e tutto -, CONTADINO. 4*9 « r ignoranza in cose agrarie puo arrecar dei < rlanni forse anrlie maggiori delP infedelta... « E perche per divemie maestri in tutte le a arti e le scieiize conviene oitener gli attestati « «li buoni srucli, subire esami anche rigorosi, « e j)oi iieir arte la piu utile e la sola iicces- « saria per la societi si deve ammcttere per e , ed a distingnere « il grano dalT orzo , la vite dal pioj)po.. Al « pill al ])iu si vorra che quel talc abbia fatto « il sotto fattore , die e quanto dire cbe abbia « custodito il brioso cavallo tiel fattor jmIu- « cipale , e che abbia inipiegate le ijitere gior- « nate conversando cogli opranti della tatto- « ria , che siasi cioe coufermato in qnci prc- « giudizi con i quali e statu educato. » E noa h cjuesta una pittura niente esagerata del nie- todo che . si tiene nella scelta e delle qualita dei fattori. Passa poi I' antore ad indicate le prerogative che dovrebbero avere tutti (pielli che si poiigono a fattori. Li vorrebbe assog- gettati j)riiiia ad un esanie rigoroso , e che tale ufficio fosse premio di una buona educazione, Condanna la tenniti dello stipendio che ail essi era si da ( la qual cosa in generale non pno ap- plicarsi ai fjttori dtiritalia Lombarda ). Sono, egli acginnge , ricchi i fattori (e cio tiovov*- rissinjo anche altrove );, dunque per vie indiiette si fanno tali. Oh qnanto j)iacerebbcnii potere far leg2;ore a tutti que' che scelgono un fattore il qnailio che fa il bravo sig. Pievano del mode di agiie di coloro die dalla vanga , dalla piazza, dalla caiiiina o dalla limessa ven^ono alzati ^3o IL PADRONE CONTADINO. alia carioa di fattore! Forse sarcbbe inutile tale lettnra per i piu, ma potrebbe giovaie a taliino. Qnesto capitolo , come tutta V opera , e pieno zeppo di utili verita. Poclie opere coiiosco che siaiio scritte con vedute pid utili di qucsta. L' autore ha veduta la mcdesima ristaiuparsi. Sara dispiaciata a que' moltissimi che , senza esservi nominati , vi sono al vivo dipinti. Ma avra scosso alcun proprietario dal suo letargo. Cosi r egregio sig, Pievano avri in parte ot- teuuto il suo intento. UA&i^U I' j;.'^«-)y 43 1 Lettera di Francesco Cancellieri al ch. signor dottore KoREFF , profcssore di medicina nella Universita di Berlino , ' sopra il Tarundsino , /' aria di Roma e delta sua Campagiia , td i paluzzi Pundjicii cntro c fuori di Roma , con It notizic di Castcl Gandolfo c cle pacsi circon- i)icini. — Roma, 11^17, presso il BourLd , in 12.° VJoLORo clie coiioscono V erudizione dell' A. ed il suo iiictodo di tratfarla,si avviseraiino al certo essere questo un oojmoso repertoiio ove saraiiMO legisirate tutte le iiotizie attentnti ugli argomenti che uel irontis[jizio si aniiunziiJiio , ricavate da gran numero di vecchi e di uioderiii scrittori. Facil cosa sarebbe d! siiidacare queste opere , ricorretido ai soliti luoghi coiuuui , cd alle facezie dctie e lipetute per beffarsi dei compilatori e dcgli aiTasitilatori di erudizione ; ma rimaria semjue vero che esse sono utilis- sitne in quaiito die rispariniano la briga di scartabeliare gli indici dclle biblioteche , se oc- corra di avere coiitezza degli anti)ri die bamio gcritto intoruo ail uii argoiiiento die si voglia agitare. Noi siaiiio anzi di avviso cssere orainai giiiiito il tempo in ciii necessaii riescono questi repertorii , segiiacaineiite iielle scienze fisit he , essendo a ilisuiisiira cresciuto il luunero dei Trattati , delle Meinorie , delle Diss* rtazoiii , degli Atti ilelle Accadernie esiesi in varie lingiie, e pubblicati in diilcreuii pacsi. li c|uasi inipog- 43a letterA gibilc di avere iiotlzia di tutti; e clii si applica ad uu lavoro voirebbe noii iguornre quaiito precedenteniente h stato scritto da ahri. In qnesto caso si tro\o il sig. Koreff, il quale abbisogiiaiido di esscre iidorniato delle opere composrc sul Tarantismo e sulT Aria di Roma ., si addrizzo da Berlino al sig. Cancel- lieri. Qa 'Sto eradito , preaiuroaissimo di sod- disfare alle inchieste de' letterati, appago quelle del sig. Koreff, ed alle notizie bibliografiche aggiunse un trasunto delle opinioui de' varii autori intorno a quegli argomenti, S'iucomincia da (juelle coiicerneiiti la T.irantola. Questo ragno ( Aranea Tarantula , h. ) tro- vasi , dice V A. , ne' paesi meritlionali , ed an- che nella campagna di Rouia , ma abbonda nella Puglia , provincia del regno di Napoli. Aggiuugereino che si rinvieiie parimente ia Toscana , poiebe e registrato nella Fauna £trusca del Rossi , e talvolta ancora , benche di rado , s' incoutra nella campagna milanese. Ve n' ha per relazioue delT A. tre varieta relativamente . al colore , e diconsi alba , steLlata , uvea , che il vol2,o suol chiamare zitella , maritata e vedova : la prima si reputa innocua , cattivo si dice es- sere il niorso dell' altra , e pessimo quello del- r ultima. Questo veleno sendjra consistere ia Una stilla di umor giallognolo , che 1' animate depone nella parte morsicata. Nessuuo degli antichi scrittori , segue 1' A. , ha fiUto menzione del Tarantismo , ossia degli efft-tti che volgarmente si stima che produca il morso della Tarantola , poiche ne Nicandro , ne Plinio , ne Dioscoride , n^ Eliano, ne altri che haaao trattato o dei veleni , o della natura DI FRANCESCO CANCEr.LIERI. 433 JegU animali , ne fauiio motto, an?,! T insetio inedesimo non era coiiosciato dai Romani, poi- chh Pliuio , die distinmie i raani venefici sotro . . . . ^ il iioine di Falangi , dichiara die soiio ignoti in Italia. II primo die a notizia dell' A. abbia parlato del Taiantismo e Niccolo Peroiti uei suo Cornucopia , lilologo tiel secolo XV. E gia noto die i sintomi die comanemente si stinia essere prodotti dalla inorsicatura di questa bestia , sono una irresistibile sniania di ballare, e die T uiiico rimedio si dccaiita essere il snoiio degli stromenti , poicbc abbaiidonan- dosi allora 1' aminalato senza litegiio alcuno ad appagarc questa sua iudinazioue , agitaudosi e diuieiiando le gambe e la persona , promuove \ioleutcmente il sudore , ed espellc cou questo il veleno. Questa baia corredata , come addiviene , da pareccbie altre , e stata creduta , e seriamente spacciata da tutti i vecchi scrittori c da alcuni niedici di vaglia , fra i quali giova nominare il Baglivi , die scrisse intorno a tale argomento una sua dissert azioiie die molto couiribui ad acrrcditare 1' crrore. Eranvi nulladiincuo alcuni increduli , Ira i quali un medico napoletano che nel i6<)3 si tece mordere in nn braccio da due tarantole alia prescnza di sei testimouii e di un notaio , e provo die nou tu pc rcio as- salito per nulla dal Tarantisuio. Questa esfie- rienza non valso a distruggere il pregiudizio , ne a convincere il Baglivi medesifiio die la ri- porta , e si coutiuuo lunga |)ezza a crcdeie die per guarire conveniva ballare. Clii voK"5se essere appieno iuformato dclle cerimonie die praticavausi per risanare un atta- Btbl. Ital. T. YIII. aS 434 LETTER* rantolato , potra consultare una curiosa rela- zione che ei l<"gge nel Nouveau voyage en Italic, torn. 3, pag. 59, ristampato per la qiiarta volta nel 1-02, e dali' A. rifeiita jier inritMo. Co- lore che sono inorsi , narra la relazioiio , poche ore di poi con voce inarticolata si laiuentaiio , richiesti non rispondono , giiatano con occhio torvo , o fanno cenno con la raano sul cuore. I circostanti , come persone prariche , chiamano senza indugio sonatori con vari stroiiu^iui, poiche altri ballano al snon di chitarra , altri di cetera ed altri a quello di violino. Gli atnnuiiati cliiej;- gono spade, s|)ecchi, catenelle, vesti sfarzose, che ricevono con inesplicabile ailee;rezza, e le dispon- gono intorno alio steccato ove hallano, serveiidosi di tempo in tempo ora dell' una , era deirakra, Danno principio al ballo un' ora dopo 1' appa- rire del sole , e terminano un'ora prima di mezzo giorno senza mai prendere lena , fuorche se r istrnmento si scordasse , ed allora respirano con aml)ascia fino a tanto che sia posto in ac- cordo. Un' ora dopo rnezzodi entrano di bel nuovo in danza , e continnano sino al tramon- tare del sole. Cosi seguitano a fare per tre giorni , ec, Queste favole ottennero generalmente cre- denza fin verso la met^ dello scorso secolo , quando Francesco Serao , buon fisico napole- tano, si fece con bnone ragioni ad impuguarle con un trattato pubblicato nel 1742. Esse fu- rono indi poi screditate presso la gente assen- nata , e Domenico Cirillo , altro naturalista na- poleiano , contribui a vie maggiormente mo- strarne la fldsita con una dissertazione iiiserita nelle Transazioni filosoficlic di Londra (^anno 1770, BI FRANCESCO CANCELLIERI. 4.35 pag. a33 ). Nollaostaiite seguitano ad essere tuttavia in vigore presso il volgo , come noi merlesiini al)bia(no aviito occasione rii coiioscere ill Piiglia che e il paese (idle taraiitole , o a meglio dire degli attaraiitolati. Ma heiiclie il inorso delta tarantola non pro- diica tiuti quei decaiitati effttti , seinhta iial- ladimen(» nou essere innocuo , quaiituiique pa- rocclii fisici sieno di contrario avviso. L' A. dice di avere tra gli altri consultato il profes- 6ore De Matthcis , riiioinato clinico roinano , il qiiale iiell' ospitale di quella citia ebbe a curare qiidche camp.ignuolo inorso da qiiesto ani- luale. Da (piaiito cgli riferisce , i sintoini del male soiio sonnolriiza , laiigiiore ed oppressione di cuore , e gli eccitanti e gli alessitjnuaci ba- stano a gnarire. Aggiuiigeretno die il Rossi nella fauna Etrnsca la doniinazione dei degeneri ni[)oti di Carlo Mac;no. L' A. per dimostrare die V aria de' contorui di Koina non era malsaua nell' ottavo secolo , ci'a fjiu'?to anoddoto: die il Pontefice Paolo I, elctto ntl yS'^, per isfuggiic i calori della citta , passo ad abitare nel j)alazzo annesso alia basi- lica di S. Paolo fnori ddle mura , il cui sito , die' egli , era inabifabile nella state, sceglievasi allora per liiogo di refrigerio. Ma il retrigerio che trovo Papa Paolo fu la morte che ivi lo colse. Cosi Giovanni VIII , innalzato al pontifieato nelP anno 872, per difendcre qnclla basilica dalle incnrsioni de' Saraceni c ddle masnade, vi fjb- bi ic6 , aggiiinge V A. , nna citta dal sno noine chianiata Govannipoli , che non avrebbe po- tuto foHflare se 1' aria fosse stata si rea come e al presente. Ma e probabilc che qnesta citti\ 44- LETTERA. fos=e una bor^atn ;, e se spromio dalle circo- stanze tento il pontcfice di etlilicMiia in quel Jnogo, la stia noii lunga durata dimostra qaaiito il sitd fnsse iiisalabre. Cosi Gresorio IV, crcato nell' 807, riedifico Ostia , ove 1" aria e pestifera, ma si considerava come un irnportante [)uiito jnilitare onde difendere le bocche del Tcvere. Dopo di avere esposto i' A. vari docuinenti storici relativamente alia traslocazione de' Con- cilii ne' secoli dopo il mille pei' evitare la cat- tiva aria di Roidr , ed al cambiamento di abi- tazione a cui fiirono costretti i Pontefici per la niedesima causa ; dopo di avere niostrato i successivi ingranditoenti che acquisto questa citta nel circuito delle sue niura , e di avere toccato vari altri punti di fisica e di erudizio- iie, somininistra iniportantissime notizie iutoruo alio stato della popo'azioMe nelle varic cpoche. Leone X non vi trovo che ^o miia abitanti , e sotto 11 suo poutlFicato giuusero, secondo il Ginvio , a 90,000 ( qaesti dice 85, 000). Dopo il saccheggio ordinato dal Boiboue ntl iSa'p' isi ridusse a 32, aiila; al tempo in cui scriveva Gregorio l^eti risall a2,li 85 mila ; nia la lunga pace , la costruzionc psu numerosa di edilizi , di chiaviche , di strade e quindi il maggiorc prosciugan)ento del suolo aumeutarono via via la ])opolazioue , e nel 1794 giunse fino al nu- mero di 166,948 persona. L' A. aggiunge una tabclla che niostra lo stato della pojjolazione di tntti gli anni dal 1702 fino al 1816, estratta dal Diario Romano, e se la sua lunghezza non lo vietasse , vorremmo di buon grado tra- scriverla tutta intiera : ci contenterenio adun- que di trascegliere il maximum a cui lu elevata n FRANCESCO GANCELLIERI. 443 nelle vnrie epoclie : in (pK^sto compnto no:, si coinpreii loiio gli Ebrci clio sono piu inigliaia (li iiKlividui. Dal 1-02 fiiio n\ x'-j2T) il maximum. (\e\]a popnlny.ioue (li Roma Iti fli ir».,,!-5((4- Dal iny~) fiiio ;■.! 1754 '' '4'J)'^ 4- Dal 1754 fitio al 175-^ rli i''>i."3i. Dal 1737 fino a! 17')') '1' 1 'j<),")i/i. No! I 4G - . . . di i'/,i«8. ]Ncl 1747 . . . . , (!i i4(j,~)0i. Dill 1748 i'mo a! 177") (li 161,899. Dal 177,3 lino al 1798 <1i G().()\S. ]\cl 1708
    9. senza couiputare otto o dieci mib ebrci, asceii- devano a 1 38.^568 (Voy en Espagne ct en Italle Vol. 3 , pag. 217 , 318 j. Sccondo Cibbcui nel 1740 eraiio 146,080 ( e rpiesto compnto per- fettameiite concorda con cjuf-llo de! sig. Cancel- lieri ) , e nel 1765, anno in cui Gibbun lasci«> Roma, crebbero a 161,899. La tabella del nristro A. e arcompngnata dal numero de' nati e de' moiti in ciaschrdnn anno, ed appariscc che cpu'llo der. \\l. Ad una terza colomba in circostanze per- feltamentc egnali alle allre due , diedi in una sola volla X goccie deir acqua medesima di cui avea fatto uso poc* aazi , e dai scgni die paksb , lemo clic qualclie goc- cia pcnelrasse eziandio nella glolide , la quale lentndo spalancala la bocca , trovavasi forse aperla nel tempo iieir amiJiinisliazioiie di quella. COOBATA DI LAURO-CERASO EC. 447 Un miiuUo circa dipo barcolo, carldc , fu prcsa da opistotono , non pote riolzarsi , e miiiaccio di perire all' istante =r Appicslai xv giani di tarlaro stibialo in uii cncchiaio d'a>.qua pura, e lo feci prenderc all'anl- iiialc chc slava moniido Ira le mie mani, ed al (["ile erano quasi inancatc le forze per dcgliitirlo : ripobtolo appena, lo vidi rnorlo. Sia die qualche gocc'a di acqua di lauroceraso pcnelrasse nella trachea , sia che lasciassi avanzare di lanlo 1' azione di qupsl' acqiia sul potere scnsilivo del pazienle che non fosse piu in caso di ri- sentire qiiella the doveva iinprimervi il tariavo aiillmo niatn^ Tanimale dovctte snccmnbere. lia lariuge , la trachea , 1' esofago , I'ingluviej il venlriglio , il polraonc non erano visihilmeiUe allerali. Sper. IV Feci doL;liitire ad una quarta colomba , essa pnre doinestica , ancii' essa vecchia , digiuna e vivacis- simi , alio ore 1 1 , dieci goccie della con. ucta acqiia coobaia KWti iindici e due ininuli gli occhi le si feceio tor- bidi , rhino il capo vacillando con verligine , indi si ercsse alia sulle gambc, minacciando di cadore all' in- dietro col collo rigido, ed appoggiandc quasi unicamente sulla coda. Alle undici e tre niinuli lo candola appena , cadea nel niomeulo , c sempre inclinata all' indietro coa niinaccia di forte opislolono. La presi fra le mani , e mi avvidi che le sue forze muscolari erano quasi nulle , ne I'apj^aralo dci siulomi lasi-iava dubbio alcuno che mai polcsse riaversi. Sleinprai mezzo scrupolo di larlaro stibialo in niezza diamma di acqua purissiina ; feci che lo deghilisse , e la riposi distesa , immobile , in mezzo a ricoirenti tre- nioii , con paralioi, con dispnea, c nioribonda piu dl prima. Alle undici e srcltc minuli alzo il capo piu volte , indi lento di reggei'si sulle gambe. Alle undici c dieci minuti si rcsse , poi cammiiio : ai i3 ni'iiuli camminava spcditanieulc ; poco dopo fnggiva per non csscre prcsa , alzandosi persino a volo. Ai a5 minuti era in uno state tale che cominoiava a tibarsi con qnakhe avidila. In tulto queslo tempo non ebbe evacua/ione di sorta al- cuni; fu minacciala di vomito, ma senza effello. Lntro la giornata cvacuo in sei \olle o setlc matcric assai cou- ^istcnli in molta quanlitk. 448 ESl'Ell. COMP. dell' ACQUA Sj)er. W Trc giorni dopo ritiovai sopia lo slessf> ani- male , ^ia picnameule ristabilito, il inicidialc tentativo chc segue. Le goccie d' acqua di laiiro-ceraso fuiono x , co'iic orano slate le prime, e come del solito le diecli in una voUa. Non lardc) tre miouli a dimetler le aii , a vacillare, a cader bocclieggiante con tale dispiica , che ciano i ritmi nuinerabili a quakhe dislanza , c perfeltaiiiente paralitica. La volli lascar pciire ncl breve spazio di 0 miuuti priuii so'to 1' azione delle sole dieci goccie di acqua di lauro-ccraso , per escludere ogni dubbio che questa dose medesima anleriormeute usatj non avesse per avvealura luia I'orza ui'irtifera , alloia quando ad essa venne ag- giunto di piii me?zo scrupolo di altivissiiuo tartaro euic- tico. INon cbbi il tempo di fame la sez'oue. Sper. VI. Ad una giovane colomba di tre mesi _, viva- cissiiua e sana , digiuna da quindici ore, entro poclie goccie di acqua iu una volta sola apprestai xij grani e mezzo di tartaro stibialo. Appena ebbe degluiita questa sostanza , clie paleso del mal essere , dell' affanuo e deiia proclivita alio stalo di qiiiete. Verso i quatlro minuti Toppressioae era au- mt-u'ata assaissinio , la dispnea eras! fatta piu grave, le verti^ini frcquenli , la soossi-'tezza muggiore : non avcva ancora paralisi nelle gambe , ma si reggeva a stento su d' esse con treuiori alle ali ed abbassainento di capo. Mi parve opportune momcnto , non volendo iasciar avanzare la cosa piu oltrc , poiclic 1' anlmale era gio- vane iu confronto degli altri , e gli feci eulrar nell' cso- fdgo X goccie deil' acqua prcparala di lauroceraso. Pcisislelte questa colouiba ncl sentirsi male ancora per n minuti, palesaado in quosto tempo della procli- vita ad appoggiarsi al toracc piultosto che agli arli, i qiiaii gia nou poleano dirsi avere ne panto ne poco di paralisi, e su i <{U ili si reggea qudche volta a piacimento. Ai tre quarli d' ora la tenni per ris.inata complctamenfe, vcggendoia igi!-; di bel uuovo e vivacissima come priiiia, Le apprestai del cibo ; ma scbbene digiuna, lo ricuso. Due o.e e mc/.zo dopo maiigib e bebbe svog'.iatamente ; in tutto queslD tempo avcva eva*".uato daU'alvo quutlro voile uialcrie piiUtoato liquide e copiose. ESPER. COMP. dell' ACQUA EG. 4^9 Entro la giornata esegui ogni fun/ione namralmenle , e si vide con sicurczza rientrala nell' equiKbrio il piu, salutare. Sper. V;I. Trascorsi quaUro giorni , e convlnlo a tutte prove deir assoluto rislabiiimtnlo di quesla medesima coloraba, stemprai in pocljisiima acqna xij grini e mezzo di quello stesso tarlaio emelico, ed a circostan;e presso a poco egiiali lo feci prendcre aU'aiiimale che ne avea gia insieme a quella del lauroceraso quattro di innanzi superata 1' jzione. Il tempo che Irascorse dall' amministra/.ione della so- stanza alia manifestazione dei sintomi l"u altun poco piu lungo che non nell' anlcijcdente sperinicnlo , ed i sin* lonii stessi furono di un corso men rapido : il pericolo clie erasi incontralo allora in sette minuli , appena si potea dire manifestaio nei dodici, Tultavia verso la mezz' ora la vita di queslo paziente si vedea minacciata davvicino, e non polti dubitarc die non avrebbe dovulo succuinbere. In questo slato di cose ereltosi sulle gambe , esegui conati di vomito, ch' io resi sempre senza effetto dis ogliendo 1' animale lorzatamente da quanto aridava Icniuiid.i. L' alvo stelte cbiuso sino a questo punto , indi si aprl una volta , emellendo maierie iluide in pocliissima quan- tila : la dispnea eia eccessiva , 1' oppressione al capo gravissima, i battiti del cuore paieano freqnenti , e pic- coli piu deir oidinario: poche goccie di acqua pura parvero nocive , e mi aslenni da! far uso uUeriorraeute di queste. L' animale inline si stesc , le forze mancarono, e mori dopo due ore d'agonu, conlando dalla presa del tartaro cmetico. Non avi ndo avuto il tempo di esegulr la seziono della colomba latta raorire nel V.° espcrimtMit'> conispoiidente a questo , non mi diedi cura di esaminare lo staio in- terno di essa. Sper. Vlll. Presi una colomba di due mesi domcslira, sanisiiraa e hei\<' sviluppita. Unii a x goccie cJcU' acqua di lauroceraso il grarii di lartaro stibialo ; li mescolai alia mcglio , e c(m tutta dirgenza onsfgnai il miscnglio alle I'auci dell' animale , die lo degluli. Appena dopo gli diedi (.. o 7 goccie di acqua pura , allinLhe lutl» battcssc con esse la straJa duh' esotjgo. Bibl. leal. T. YHI. zq 45o EfiPER. COMP. dell' ACQU.V. Trascorsl due miouli piimi , la colomba si rabuffi , si chino sul Ironco , e stelte ad occhi socchiusi per otto o novc miniili. La prcsi , ed alzandola , mi avvidi che si reggeva siiHe garubc , ma che pero tiovav;isi iu sommo avvilimealo , ribrez/,o , ed a mio credere in graude pro- slraiione di forze. La lasiiai nuovamente a se , e prrsistelte in (ale statQ antora per un quarto d' ora. Da qucsto punto in avanfi comincio a migliorar di condizione , e ad alzarsi di quamlo in quando per camminare : promise in breve sollecila ^uarigioiie. Qualche Itgf^'itr grado di dispuea uou manco mai , come nf>n mancarono Iremori ricorrenti alio ali ed al capo: non ebbe verun conalo di vomitOj ue alcuna eva- cuazione per seccesso. In tapo ai tre qiiarli d' ora polei assicararmi cbe erasi reslituila alia sua prima siluazione. All' uu' ora le per- inisi di cibarsi; in scguito cvacuo piii voile raaterie fe- cali assai liquide , ed otteune di cssere conservata pel tentative seguente cbe intrapresi il giorno dnpo. Sper. IX. Proparaia al novello cimento con un breve digiuno di undici ore, le si fetero deglutiie allre dieci goccie di acqua coobata , e si lastio in libtrta. Entro due minuti ecco affanno di respiro ^ abbassa- tnenlo di ale, di capo, svogliatezza , ribrezzo , tremori , capogiri , vacillamenio , minaccia di paralisi , di morte. Kon si esito un istaiite a sciogliere tredici grani di tartaro stibiato , ed a tare in modo che 1' inghiottisse esiitlamenle. Appena lo ebbe prc.^o , che si vide uou senza stupore riaversi istanlaueamente 1' animale , pren- dere un po'piu di forza , reggersi , caniminare , cangiare iu somma quella niorbosa condizione che minacciava poco prima cosi da vicino la di lui esislenza ; lutlo avea mulato d'aspello uel breve spazio di 'j minuti. L' animale non era digiuno che da uudici ore, e4 un conato di von)ito die luogo alia sortita di pochi cibi e di moltissima materia viscosa : in seguito caromino spe- ditamenie, si dovetfc racchiiidcre pcrche non fiiggisse , ed io credeva che 1' aiulo del vomilo gli avesse dovutQ assai priutamcute reslituire la sanita. Passata un' ora e aette minuti , paleso afiauno di r'spiro che si andava faccndn a gran passi stertorosoj tuttavia camminava afl- COOBATA DI LAURO-CERASO. ^bl cora speditamenle. Noii ebbe mai alcuna evacuazione : ricuso coslantemente e cibo e bevandu: in capo a tre ore mori. La condizionc patologica pareva clie dovesse essere pid die allrovc ristiella ai polmoni. Ne feci lu sezione : essi eraiio grandenienle affclli j 1' iiigluvie iuter- nuineale escoriato in inixlti luoghi e alquanto vizzo ; il venlriglio sano ; il ciioie meuo consistf-nle del nalurale. 3 )e vene nssai Imgide ; il riniauenle dei -yisceri in appur renza di stato tisiologico. Sper. X. Mi provvidi d'un'altra colomba, e la pre-- parai con un digiuno di iG ore. Tras-.ors^ quesle , le feci bere m sole goccie dell' acqua di lauroceraso, e mi ro strinsi a questa dose peiclie 1' auimale non arrivava ai tre mesi : le diedi tutle in una volia , e feci lener pronti dieci grani di tartaro emelico. AI luinuto e mezzo cominciava gik ad esser preso da capogiri , da affanno, da oppressione j vacillo sulle gambe , minacciando di cadere in paralisi. Avea sciolto in poche goccie di acqua pnra il tartaro stibiato , e glielo diedi. Ai ■7 minuli e mezzo alzai il pazienle da terra, e vidi clie potea reggcisi sulle gambe ; r oppressione al capo simile in qualche modo all'ebrezza (J la d'spnea erano ancora gagliarde. Ai dieci minuli s' aizo volontariamente come da uno stato di riposo , si resse sugll arli , diede alcuni passi , e coniincio a raiglio- rare di condizione. Ai iC> minuti passeggio speditamenle a capo cietlo , e sembrava pienamenle ristabililo. Dopo la raezz' ora prfSe a cibarsi , ma svogliatamente : ealro un' ora e mezzo mangiava , beveva con appctilo , e co- minciava ad ergorsi a volo. Un so!o conato di vomito non ebbe alcnn effclto : in tutto questo tempo le eva- cuazioni furoao tre ; le materie erano alquanto consi- 3tenti, Nel rimanente della giornata si tenne in osseiva- zione, e non mosti'6 cose particolari, II di vcgnenle ot- Icnne la liberla , in modo pcro da riprenderla a piaci- mento. S/>er. XL Feci penetrar nell' esofago di una colomba eguale a quest' ultima undici grini di tartaro stibiato con poche goccie di acqua pura , indi la las iai libera. Portata l.i mia attenzione sopra i sintomi die si pa- lesavano , non mi fu dillicile il riconoscere i Mgui or- ^inarii di avvelenameato piodotto da quesia soslauza , 45j ESPER. COMP, dell' ACOUA ed il somnin pcricnlo d'" qiieslo pa/ionte che era prossi'mo ar.Tgoni'.i. Civirmnlo pertaiito con sei f>occio di acqua di laiiro- cryso, e <irazione bn ve e Irequente , lurono i soli che tennero oppresso i! pa7ienle or piii or mcno ■ gr!»\ennnle con remissioni notabiii , e seiripre crescenti , finche dentro un'ora ed un qii .rlo potea far uso molle Jiberamenle delle proprie parti a norma della sua vo- Ionia e ad ogni ceuno della niia seuza essere piu lur- bato in alcuna maniera. In tutlo qucslo tempo evacuo 1' rilvo quattro volte, e tento di sgravarsi una volta col vomito ; tcniativo che io ebbi cura di 'endtre ben presto vano , disiogliendo r aninialc for/alametile dalle sue mire , rd obbligandolo a iniioversi. Sono piu mesi che vive nella piu pcrietla caluie. Spcr. XllI 6 XIV. Tcnutc in serbo per tre giorni le COOBATA Dr LAURO CF.RASO. ^53 due colombe supeisliii , come si tlisse , ;ig!i esppriraenti X." ed Xi.*, e luarc.ita |>artic«)iarnienle la prima soprav- vissuta alia prcpoleiite azioiic di ix gocci^j di lauro-ieraso , p'u dieci graui di lartaro emolico , leci preudeie a questa di bel iiuovo digluii i ix sole goccie di quell' acqua mc- dtsima che aveva assunla tie gionii iniianzi, incntreche uii assislente dligenlissiino dopo avere stemprati x grani di tartaro slibiato in inezza dramiua di acqua pura , avcali esatluiucutc latli passare nello stomaco dclla se- conda parinieuli digiuua. Fuiouo poste ambcdue sul tericno. La prima non tard6 che due minuli ad essere agitata da capogiri , a cadcre in paralisi ^ a mriie sotto gravis- simo opistotono, u)entre la seconda com nciava appcna a dar segno d'alterazione nulla luuzione del respire. \l quarto d' ora circa ad un Irggicr grado di dispnea tenne oielro iin gravissimo alfanno, dclicienza di Tirze , op^ pressione , impossibilita al molo, siiigbiozzo , couvulsioni, e verso 1' ora la inorte. Dilterii quella sera Taulopsia alia maltina segunite. Tornato sopra i cadaveri , li trovai ambedue in iaci- pietitc putrefazione , e mi astcnui dal iarne sezione. Piii iuoltrato era in essa quelle Iratlalo col laiiro-ceraso, (Sara continuato. ) 4H Continuazione Jegli estratti delle Memnric della Socicta Italiana delle Sclenze , tomo XVII. Sul moto discreto di un corpo , oss'ia supra i nio" vimenti ne' qiiaii succedono di tempo in tempo delle variazioni finite. — Memoria del signor Antonio BordoNi. Oi presentano talvolta al geometra ciclle que- stioni di meccanica. iu cui la veiocita eel altre quantita orl accirlenti dai cjuali dipende la co- iioscenza dello stato di un cor|io in aioto, va- riano di quaiido ii) rjiinndo di quatitita finite, II movimento totale del corpo I'esta |)er tal modo composto di una sei ie di moti parzliali , nella durata de' qnali la vclocira e tutte le 9ud- dette qualita o riiuuigono costaiiti , o variando, ]e loro variazioni souo infiniicsime ed accadono senza iutennissione in tutti gli istanti del mo- vimenrto. II sig. Bordoni distingue col noma di aioto discreto il movimento totale d' uno di questi corpi , come sarebbe il moto continuato di un obiis , e ritiene il nome tli moto ordina- rio o comune per ciascuu movimento parziale che si fa dal corpo tra una variazioue finita delle dette quantita e quella che gli succede , ossia , neir esem})io riferito , fra una pcrcossa deir ohiis sul suolo e la seguente. Considerando sempliceraente uno qualuiique. de' movimenti parziali od ordinarii del corpo , h noto che la dinamica sonmiinistra general- niente tre equazioni diirerenziali di second' or- MEM. DELLA SOCIETA ITAL. ^55 dine , gl' integrali tlelle quali possono percio conrenere sei costatiti arbitrarie. I valori Hi queste costatiti iutrodotte tlallc iiitegi'azioni di- peiidono dal sito del corpo , dalla velocita e ol. in 4-"' > ^^^ pO'g. 52,6 con carte gcografiche e disegni colorati. Xjlmbasciate solenni, spedite J' Europa a correr le acque del mar giallo , o a Iraversare i deserti della Tartaria , per offrir tribulo ed omaggio ( cosl almeiio la intcnJoao i Chinesi ) . e far le nove prostrazioni del Ko-tou al gran Monarca AtW Inipero Celeste y assise sul trono , nd pa- lagio della luce e dello splendore , abbigliaio delle vesti del dragone , scoi tato da guardic in grand' unifonne di coda di leopardo y circondilo di mnndarini bottonali il cappello di tuUe le .naterie c di tutti i colori , sono am- basciate alquanlo rare nei f;isli della diplomazia europea, degnissimc pcrcio della ciiriosita delle colte persona, quando si da die ne avvcnfjaiio. Portoghesi , Olandesi , Francesi , Bussi liaimo e compiiUe o intrapres« le loro ia vark 4SS A p r r N D I c E epodip. or Ingles! n' lianno compiulo una, circa venit- qiialir' aniii fa, sotlo la comlolia di litir 1 Macaaney, all' imperntoie Kieii-Liing, pa'lrc del n^giiaiile Ta-wanj^ to; e n' hanno ijitrapresa , ma noii condotia a biUiQ line ^ un' allia nel iBlli con alia lesia 1' Xiaba.ciadure Lord Amherst. QuesrAmhasciata e la materia del libro che ab- biano alle mani. Porta d somplicc t tcdo di Ginrnale , che e la foggia cni Bacoiir ;;oinmcnd6 sinKolaimente per iscrivere viaggi ; la quale ai ceiu> torna pui sicura a chi scjive , e piij proficua a chi ie^ge, Sia delto il vcro perp: ciia e allresi loggia, alia quale si pu6 fare atcusa d' uti po' di noia , se non sempre , per lo Qicno a qiiando a qiiandn. Ma il discrete leltorc stiinera d" aver compcuso a dovizia, se trovera che lo scrittore ci ha messo , do— vunque occoneva , la ptnctrazione che ad osscrvalore e r ingtnuita che a uarratorc si vuole. E qupslo e cio ap- piiuto , di che sliitiiamo doversi dar picgio singol.sre. alio Sfiritfore del piesente Giornale deil'Vuibasciata alia China ; da che egli racconta i fafli fedelmente , e dice an he iiiodcitainenle 1' opinione sua diversa , in quanto spetta ai ragiot)amenti e alia direzionc delle cose, dove per av- ventura uon cuticore in qiiella dcgli allri meinbri del- rAmbasciata. Ne ha egli luancato, nel tenere questo suo Giornale ^ di notare juir anco le aiiliveggcnze che di .manf) in niano gli on orsero , e nelle quali si mostra sempre giiidizioso e sovente felire. Noti si aspettino pero i leltori
    10. i mnr/o si .mcoro nei porto di Rio Janeiro. II soggiorno di alquaiiti-di som- ininistrb al K. A. opportunita di fare alcune osservazioni su d' un paese ora piii che inai celebre per tanti avveni- menti , e piu di lutlo per la foriunala sua nietamorlosi da colonia in metropoli. Del Brasile abbiani noi date ampia contczza , facendo conoscere i due ultimi viaggi di Mawe e di Roster (i); ma non trascureremo per queslo alcune ulili osservazioni che ora ci vengono sot- t' occhio nel Giornale del sig. Ellis. Egii conferma la nolizia d' Ua collivazionc dclia pianta del te, che Ivi pTo- gpera pei mano d' alcuni Chincsi x^ondotti a bella posia. S. Scbastiano , residenza ora dclia corte , ha una popo- lazione di circa lai niila anime ; ma piu di due terzi Souo s hiavi, e gii schiavi sono uao de' piii apprezzali articoli di proprieta , come ijuelli che non solameute scr- vono ai lavori occorrenli al padrone, ma inoltre , raan- dati fuori alia mattina in ctrca di travaglio ^ sono tassali , ciascuno secondo la capacita, in quel tanto die all i sera debbono pagare al padrone , rimanendo per loro gua- daguo sollanto il di piu. Kel i8i5 ne furono imporlati dalla costa d'Afiica circa '-jo mihi , numero superiore a quello degli antii passati, ed effctto della sospellaia abo- lizione del traffico degli schiavi , sn di che 1' Jughillerra insisle. Tanti scliiayi , a petto di si picciol numero d'uo- mini liberi ^ darebbe ragioaevole limor« di moyimenii (0 Vsdl ; V«l, V e. Vn di queila BibViaea*. 460 APPEHDIGE d' insiirre/.ione , se non fosse la favorevole circostanza dciresacre quosta niassa oil' iinpedire che vi si pro- paghi da le fjrovincie spagnnole il conlagio doll' insurre- zioue. Iniperocche il Brasiie , ora diveutalo inelropoli , si e trovato libcro da lutti i ligaini e costriiigiini^nti ap— partfnenti al regime coloaiale , ed ha conscgiiile liiUe le facililazioni che appartciigono ai nalurali vantaggi del suolo. 11 5 1 maizo lu dato addio al Brasiie e il 18 aprile fu geltata T ancora alia Baja della Tavola, al Capo di Buoiia ijperanza. La inontagna cosi delta della lavola oflre una vista imponcnte e per la forma e per I'eleva/.ioiie. Obbietio di discussione fra i gddogi fu altre volte una pjctesa massa di ferro nalivo sulla sua cima ; ma noa ce'u'e pur I'cmbra, e jirobabiliiiente fu iugaano procu- Tato , che diede origine alia prima credenza. Batavia e le isole vicine hanno pure trattennto alcuu poco 1' Am- basciata , ed occiipaiio alquante carle nel *jiornale del N. A,, che non sono per noi di molta conseguenza ; se non e il ramraenlarcisi che le classi mezzane a Batavia e gli operai stessi sono tutti d' origine Chinesi, discen- denti dai prinii che ivi posero lor sede ; perb razza ba- starda, perocche non si crede che donne escano raai dal territorio Chinese seguendo que' pochissirai avventurieri che vanno altrove cercando fortuna. Auche al di d' oggi J3er6 i piu bencslanti fra questi Cbinesi di Batavia mau- dano i loro figli per educazione alia China , e si da aa- .che il caso, contra quillo che coiiiunenienle si crede, di faniiglie intiere le quali rimpatriaoo dopo ben lunga assenza. Apprnssimandosi ai limili del gran pacse , di cui 1' A. araa d're col sg. Barrow, gia membio dell' Ambaiciata «li Lord Macartney^ « non cuivis homini contin^it ndtrt PARTE STRAKIERA. 4^1 Corinthum » , giudica oppnrtuiio di non lasci.tr ign'^rare al lelloie le cagioiii , da ciii mosse la spcdizione di que- st'amliasciatn. I in dal i8i3 i negozianli inglesi ytabilitl a Caalon provavanu, a delta loro , delle VL-ssazioiti , dell<" viola/.ioiii di patli o diritii del loio traffico , per ]>«rl« delle Autoiila riiinrsi locali. Ncl 1 8i 4 •'"•ebbei o \c vps- sazioni , e le ver(eiiz.e pigliaioiio piu iPiio aspiltn per ]a violata neutralila del porlo di <>aiilo!) dalla picsa lat- tavi d niM nave americana dal coniaudanle inglcse del vascfllo di guerra la Doris, e per piii aiire ])rese fattff di poi lU'Ue vicine acque dai Ll>iti dal conic di Ciolovkin , una dispiila inlorno al kO'ton, nata proprianicnte in U- ^Oi APPENDICE ruinc , lorn6 t'atale , e 1' ambasciala f u repulsu. Ma gl' In- glesi , che in parlamento e in diploma/.ia (l;inno scmpre gran peso ;ii precedeuti , com' ei li chiamano , quaiido aono ioro favorcvo'i , che e quauto dire --al dovcrsi fare quel cli' allra volla in pari cirtostanza c slao ulilnicnle fatto, si cotisolavano in ricordando nieno 1' Aniiiasciala Russa di cjuel'.o che la prima Ioro di Lord Macarltiey, il qualCj dicon essi , mi non gliel . conseatono puiito i Chincsi , clie fi'Sse dispensrilo dal ko-tou. A.i luerabri dell' Auibasciata venuli d' fnghilterra si ag- giiinsc Sir Giorg'o Staiipion, gia dimoranle a Cjnlon , presidcnte della Commissione apposita della Faltoria , il quale nccompagno nella prima ambjsciata Lord M.icarlney , ed e conosciulo in Europa per la beUa traduziooe del Codice Penale Chinese. A. lui non parevfi propizia la coDgiuntura in cui capitava la presentc Ambasciala , pei" gli altenlati commessi poco pr ina contro'l Monarca Chi- nese; attentali che si sapevano iomentari da settarii re- ligiosi , f ra i quali si annoveravano pur anco dei lorestieri , dei crisliani , di cui uno era stato poc' anzi capilalmente punito ed uno trovavasi tuttavia sotto senlenza di morte. Or tutti sanno come suoni male pur sempre agli orecchi del governo Chinese il nome di ioresliere qualunquc. Cion- nondimeno il lu di iuglio , in rispnsta ad un rapporto falto alia corte dal Vicere di Canton , fu riceviUo uri grazioso editto dell' Imperatore , esprimenle la sua soddi- sfazione di accogliere I'Ambasciata, e I'approvazionc d' una richiesta talta , relativa a due iuterpreti. S' avvio adun- que il couvoglio verso il gulfo di Pctchelee, dov' entro il 2j. IJ 28 Lord Amhprst fece pubbllcare ordini soienni jier la piu rcgolare , sobria e dL>[;orosa condotta di tulle ie psrsone della sua comitiva, durante il soggiorno sul ter- ritorio chinese. Gia fino dal "o due Mandarini, uno dal bollone d' avorio , l' allro da! hotton d' oro , erano stati a bordo della I-ira , altro dei vaif^elli della spedizione, per dispaccio ilei Vicere di Petchelee diniorante a Ticn- aing , cilta suUa slrada di Pekino, e per inlendersi sul- I'occorronte mimero delle barclie da trasporto. Ei si erano mostrali curiosi di sapere, se gl' Inglesi avevano a bordo il ritratto dell' [mperature ; [)rova che leuevano conto delle piii rainule circoslanze della passata arabasceria. Qwattro altri compivvrro il 5i a bordo deM'Mccit"^ un© PARTE STRMUERA. 46^ Jal bwKouc >li ciislal(i, iiiio dal boltoii d' avoiio e due dal boti .11 d' oro. Parve la loro visita Hi compliruento, se noil |)iuUo»to iisicsa ad esplorare la qiiulitii doi doiia- tivi. Dit'leio pur a liividert- il d.siderio ciic fosse d.if;!' Iii- glesi itstiluila una vis la di cerimoiiia , cd annuuziiudno la vcuuta d'.iitii Muu iariiii ili piu elfvsto rarif^o. 1 si- gnori Moirison e Cooke scescio percib a terra e visita- rono i tre Vl.mdarini desiinati dall' Imperalore a scoria deir Arnbasciata. Dei quali era capo un T.irtaro, com' e di cosluine in siinili casi , benche dtcoralo di boUonfi soltauto di cnstallo : degli allri due uno aveva ii botlone aezurro, 1' allro il rosso, d;siirilivo dell' esscr cgli mili- la-e; ed era infatli una sorla d' ispellor generale dclle iruppc della provincia. (iiu in quesle prime comunicn^ zioui diploiiiaiiche ci si dice che Don si poleva a lueno di nou iscoigfre il s.ilito carature della polilica dti Clu- nesi : indugiare , esplorare ^ diffidar.-i , inganuare , e in ogni miiiiina tosa Ibrear gli avvoi&ari a muovere il piinio passo , ])cr pigliar cssi norma a muover il secondo in consonanza. Cos! la prima promtssa visila dei iNlanilarini raandati a scoria dcU'Ambasciata , visita appuntala pel prime d' agoslo , indugio fiuo ai qnallro ; oggetlo d' au- sieta e di grave ilistussione a boido deU'Alceste. Due 11— ualmente couiparvero , niaiidundo perb innanzi b glictli annun^iatori della visila , in carta rossa j luughi diciotto e larghi sci pollici , dichiaranli i nonii e i titoli Prece- duii dalla luiiga aspettaiiva e da^li aippli bi^Helti com- parvero Unalmenle Kang e Yin e lurono aniraessi , dopo latlo buoria pe/.za di anlicamera, alia prcscnza di Lord Auihersl. haiti i solid conveiievoM loriiarono al grande • bbielto di sapere con precisione qiiaulc barrhe ci sa- rebbero volute a trasporlare Amiiasciala, donativi e ba- gaglic. I'oi cliicsero a quale sct'po venisse 1' Anibasciala ; al die fu risposlo suUe general!, riseibandosi ad entiar piu addeiUro tielle pai li' olarila col primo Ministro a Pckino. Koii indugiarorio juu a prevcnir I'Anil'asriadore dello iadispensabile est giiimento dei ko'toit , o jiiu pro- priaiiieiile San-kweikeu kou ; il priniO indiiando piut- tostu il saluto ordinario ^ 1' altro la veia cerimoiiia di corte . consislenle in nove prosrrazicni -. ccriiiionia , che, per esser es(\<;niia coUa leggiadria e <(>! d- core (be le si couvciigono diiianzi al Alpnarca ^ volcva prima essero ap- 464 APPENDICE pipsa mcdianle le necessarie prove. Risposle generali ed evasive, ler tlir vero , 1' asluzia Chinese aveva a pelto ua avversario die rendeva colpo j)er colpo , non se-r.pre pero con awantaggio. Si sapeva < he l' miperalore saiel)bc presto parlito da Pekino per Gehol ; dulia qual circo- slanza destrainente si giovava Lord Amherst per vedere se niai avesse potuto ripromcttersi qualche lunga diinora 3I fiance di lui ricevendo 1' onore d' ace -mpagnai lo in quel viaggio ; ed ebbe in rispcwila la pronla dimanda, se divisava di tornarsene indietro per terra o per acqua , non Lisciando di ranimentargli che per acqua se n' era andala pur essa I'ambasciata di Lord Macaitney. Nel corso della conversazione Chang essendosi lasciato sfug- gir di bocca che 1' Imperatore in piii alto concetto aveva gl' [nglesi che non I'altre nazioni ^ e die li riputava d' iniportanza ; il coinpagno Yin si studio subilo di ama- reggiare alquanto la tioppo dolce espressione con soggiu- gnere che ii motivo ne era il venir gl' [nglesi da st Ionian paese a tributare all' Imperator della China il lor rispetto. Del rimanenle tuui i vascelli dell' Ambasciata furono amplaraente provveduti di lulto il bisognevolej se non che la folia de'Chinesi, portatisi a quest' eifelto a bordo , sparsero da per tutto quel puzzo intolierabile di che sono infetti , e die par d';iglio infradiciato col lungo andar del tempo, Finalnienle il 9 agosto 1' Ambasciata sbarcb all' imboc- calura del fiume Pciho, saluiata con soli tie colpi di cannone dal picciolo forte di Toiig— koo. Subito ricevette un biglietto di visita mtndcJto dal Chin-chae , sorla di legato imperiale dcstinato all' accoglimento dell'Aiiibasciata; questo biglietto di cerimonia era restituzione d'altro gia spedito innanzi dell' Ambasciadore. INon parve al N. A. di vedere in questo prinio concorso degli spettatori quel tale indizio di esuberante popolazione , che generalinente colpisce chi entra per la prima volta in questo paese. Ccrlaniente perb il lido era coperto di gente ; e le donne, tulle brutte e vecchie , stavano in prima lila , togliendo , a raal in cuore de'curiosi Luropei,la vista delle giovani, di cui appena qualcheduna si travedeva far capolino. Pochi soidali a piodi , schieiati in lontananza , non fa- cevano mala mostra di se : ei sono armati di spada ; ma U cavalkria porta arco e slrali. Won pavveio i lor cavalll PARTE STRANIERA, ^GS eosi spregevoli come furon delti , almeno qinnto alia forma: die tiene aH'aralx), le selle pesanti , ma noa inconiode , e poco dissiniili dalle selle lurche. Appoiia sbaicali , s' imbatlerono di vedere un povero diavolo , a cui , come a ladio, s' inlliggeva la p'-iia dello scUiaft'cg- glarlo con apposilo slromentoj legato e tirato pe'capelii cosi forte, clie quasi percib gli sciiizzavano gli occhi fuor dcH'orbitc; ma ii caroefite e gli spettatori raostra- vano di pig'iame dilctto. La classe iuflina del popolo, in qiianto a nudita di membra, e indecente assai ; ne gi;') per difello d' abbigtia iiento , che ben si vede clie non Tie manca. La sceiia che si prrsenla al viaggiatore ap[)rrssanrlosi a Tien— sing nel rimontare ii fiuiue , se non c magnifica per fabbricati siipcrbi e colpi d' occiiio maestosi , e pero dilettevolissima per fabbricati regolaii e di quel loro genere singolare , per le belle viste che of- frono amcne campagne diligentemente coltivate, e per la grande popolazione che su que' loro navigli (junks t quasi tutta ricopre maravigliosamente le acqiie del fiuiue. For- reggiano le piramidi di sale coperte di stuoie , e finno di se vaga mostia: il sig Marrow ne calcolo , all' cpoca dell'ambasciata di Lord Macartney, molto ingegnosament« le dimension! e r estensioue. E piii accostandosi alia citta , dove la popolazione crcsce piii fulta a vista d' occhio , colestc piiamidi di sale, tulte gremite d'uoniini, paiono piramidi di teste d'uomini a dirittura. Cib nondinuno, in mezzo a tanta caka di popolo, non si puo desiderare ne piu Iranquillita nc piii online ; c rado e che si vcg- gano soldati aver d' uopo di fare un gesto appena di niinaccia al piii lieve trambnslo. Qna e W dcnsi gruppi di fanciulli si vedevano inginocchiati nell'acqua^ e ri- manervi immobilmnntc lunga pczza , gli occhi intesi a saziarc la cnriosila lore, Tiitti poi colesti spettatori , cosa che a noi dec parer pi.i mi:ai)ile , tutli stavano a capo scoperto, sotto la sferza dei raggi d' un sole di mezzo- giorno , qiiaiido il tcrmomciro all' ombra srgiiava 88 di H. A Tien-sing furono riassunii , con altri Mandarini ivi sopraggiunti , nnove trattativc into! no a varii punti, ma con poco buon esito. Gia {\\ fatto capire all'Ambas' iadore clie breve sarebbe slata an;.he la sua dimora a Pekino , e tiitia impiegata nelle fesle e corimonie stabilite a tale iiopo. Vollcro ad ogni modo avere uua copia dclla Icl- Blhl. Ital. T. VIH. 3a 466 APPENDICE tera del Principe Reggcnle all' Imperatore ; e non lascia- rono nemmeno luogo a sperare che 1' Ambasciadore po- teUmei>le il coniandanle avra avnto ordini dalla sua corle di portarsi a Canton subilo dopo sbarcala 1' Ambasciala. Ma in cllctto erano ordini suoi , intesi a forzare il governo chiiicse a lastiargli fare per terra il vi^iggio di ritorno, cosa che non fu lasciata fare a Lord Macartn(y. E ben si comprende che 1' astu- zia non isfiiggl all' avvedutezza dei Mandarini, uno dei quali si las( in andare percio in qualche escand' scenza j ma ebbe presto il s'nno di ricomporsi a moderazione. Tra molii altri falii cnriosi che ci cadono sott' occhio fid progresso di queslo viaggio^ i quali lulli danao uq) PARTE STRANIERA, 4^1 cliiara iciea dello spiiito clie ha diretto dal priricipio alia fine questa missione polUico-coinmcixiale , uon vo- glianio lasciarne uno che e assai caraltcristico. Fii f'at- t' alto in un villaggio , resiJenza d" un LVlandariao raili- tare del rango di colonnello , il quale andava per le bocche di lutti molto onoicvohnente pel cor^ggio dirao- slrato in varie occasioni scrven )o il siio Monarca quafido fii d' iiopo frenar cull' armi 1' ultima rivolti. Il buoii uoino f u , per vero dire, un po' tioppo vanitoso nel di- luandar che fece ad alcuni d' 11' Ambasciata , se agli orec- clii loro fosse niii giunia la lama di certa sl.« forte im- presa. II sig. Morrison , di(norante a Canton , solito a leggere regolarinente L gazzetta di Pekino , sapeva be- rissimo la veritii del fatto , che non era gia niillanter'a del colonnello Chinese j ma, volerido dargli per avveutura una lezione d'uinilta, stimb prudenza mostrar di non saperlo. Si d.ri?bbe che in questa occasione si ebbe tanlo capitale di pru lenza , da gittarne piu del bisogno , e dove non occorreva. II N. A. perb non las'ia li fare una abbominevole pittura del carattere iufignitore , doppio dei Chintsi: « Cosi il'.ibcrali sono i ('hinesi nei movenli « delle loro azioni , cosi impudenlemenle fi quilunque ar- <( gomento il piu coali'vo. Cio nondimeno, conticio come « pur e di se medesinio che la doppiezza e I' iugunno « sono in lui abituali ed invariabili , non e restio per « questo ad assumere il risculimento dell' int'-grita ol'fesa , « quando s' accorge ch'altri con lui s'inlinga. E couvien « anche dire che a pralica coslante di cosi fatli vizii « gli conferisce un' altiludinc luaravigliosa a discuoprire « ogni piii lieve traccia de' vizii stessi in colore cou chi (( ha a fare ». 11 20 agosto r Ambasciata era a Tong-chow. I due Mandarini Soo e Kwang informano r\mb.tsciadore essere state destituito 1' nffiziaic che ha lasciato partire da Ta- koo i vascfUi ingicsi ; e o tale sara ; ur anche il nostro falo » , soggiugiie Soo. Altri Vlamlirini d' alto rango sono annuiiciati dover venire a tr.ittare coll'Ambasciadore , ira i quali un Koong yav che vuol dir duca , e Moo, prtsi- cleme del Lipou, os»ia tribuuale dclic cerimouie ; ma 47^ AVPENDICE 111 lornalo sempre alle medosimc , cioe che 1' fmperatore era ben <1isposlo in tullo v< rso I'Aniljasciita , etc no a dispensaila pnnlo no poco dalla cciimonia taitaia. Oei dne Wandnrini , Koong fu dcscrilto ess^r un j;>io-\ ine di poclie parole, di nio ji sevtri , di carattcre inflisiibile ; ]Vlo, pill avanzalo in eta, esser uonio ripulato per luolta esperienza nrgli affari. Gia la prima \isila parve di iioa biiono aiigurio. Koong fn gindicalo piu roz/o e irgo- glioso , the non severo ; ma comnnque sia, lo scopo f i d' impress'onare glMii^icsi, tanto esser Inngi .he doves- sero passarsela senza eseguire la cerimonia larlari , fjuanto che le cerimon'e nclT impi ro celeste ( come chianiano i Chinesi il loro in>ppro ) erano cose Ic piu gelose e tenute dei'a somma importanza. La scconda visita non pass6 senz' aspri molli e pungenti , clr'ara dimnstrazione delio incominciaie a risenlirsi rorgoglio thinese olf* so al vivo : r opgetto di qucsla , disse Roong , essere di esaminare in qnal preciso mode fosse per essere eseguila dall' S.\n- basciadore la cerimonia tartara ; perche moUi anni es- sendo Irascorsi dall' ultima Ambastiata in qua, pottebbe accadere che non venisse correllamenle eseguita. Al so- ]ilo appiglio , dedolto da qnanto gli Inglesi dicono es- sere stato pralicato da Lord Macartney sollo 1' imperatore Kien-lung , soggiunse Koong: « cio che accadde nell' anno « cinquantotto appartiene a quell' anno ; il presente e « I'affare di quest' Ambasciataj i regolamenti deirinipcro « celeste debbon esser eseguiti ; ne ci e alternativa ». iu Lord Amherst continua irreraovibile sulle niedtsinie , e vuole pure che cio che piacque, se e vero, al fu Kiea— liing^ dehba anco piacere alia Maesta dcH' Impcralore vi-vente. Koong perde le stafle ed esclama impetuoso. « Kon ci e che un unico sole, e non ci e the un « unico Ta-wang-te (nome dell' Impeiatorc presente): egli « e il Sovrano universale , e tulli debbono prestargli « omaggio ». Aggiunse poi che dclla stima , in che il Monarca Chinese teneva 1' Inghiltena , bnslante prova aveva e^H dato collo spcdire, quali condultori dell' A m- basciala, due cosi iiluslri personaggi com' eiano Soo e Kwang j e tlie siccome v' erano fra gl' Inglesi di quelli che sapevano pur l^ggere libri cliintsi , ben dovevano conosreie la grandezza dell' Injperat.jre , J' esser suo di Sovriino deli' uuiverso , e 1' avcrg percio dirillo a q[ue« V^ PARTE STRANIERA. 47J st'omagigio. Risum teneatis ; gli e lingiiaggio al tullo p;i7.zo , (liianiio i nostri lellori. Ci^ nondiiiiciio, sc ci c cosa acconria a c tiltimar i Cliinesi in colosla Icr > pazzia^ not! e tanto la slerminata t-stensione , popolazione ed opiilfii/a del I'Mo impcro , (jiianlo il v derc traUo tratto da'la lontiina Enro[)a piosuntimsa sci<>g''cr ambasciate so- leiini ad umiliarsi al trono de' loro monarchi , clie non mand:iif>nri niai pur un solo Mandaririo dal boiton d' avo- rio a sa! II tare alcun trono curope". I. a conferenza fini col pro»e,s(aie Roong die 1' Ambasciadore saiebbe stato riniaridato , ove non si fos:^e s^'ltomesso alia ceriraonia tnrtara, ed usci dalla sala trcmandogli le labbra per r ira. Poche noiizie e non molto curiose ci d^ il N. A. dclla cilia di Tong chon , che c riguardata una delle sccondarie dell' Tniporo. Le boUcghe sono copiosamente orrale d'intagli e indorature. Anche i Chinesi usano porvi dellt» iusegnc^ le qii.dl per altro sono cosi finlasticlie , che mal si sapicbbc indovinare cos' abbiano che fare cogli oggelli che vi si vendono. Sopr' una tavcrna si leggeva una iscrizionc the diceva rr: Qui vengono per- Sf-ne dalla distanza di nii'.le lees (ruisuia di distanza) n^ Rlolto ben fornile sono le macellerie , e copiose fra I'ultre soiiO le botleglie de' pellitciai. Strade strette , cat- ti»e, mal laslricale , letori d' ogni razza. E vcranienle ^ a leggere co«i spesso dcgli orribili puzzi , onde nel ce- leste injpero gli Europe! Irovaiio infetli e womini c cose , verrebbe in animo che colcsli sudditi celesti o avcsscro assai olluso senso dell'olfato, o dall' abittidine fossero condotli a piacersi in questo senso di cio che agli allri ripugna into'lerabilmente. Anche cola ^ come in mollc piazze e strade di cilia cnropcc , il screno del cielo c la cucina del basso popolo ; i Chinesi vi pieparano e le e iiquori e zuppc , c tutto gia diviso in piccole pnr- zioni ad economia di tempo del minute popolo lavora- tore che compcra e raangia. Tve questo popolo si di- niostra pnnto impertiner.tc o sovcrchiamente curioso o sprczzatore ; ma anzi (spilalicro od aniiclievole ai lore- sticri , di cui apj^aga facilmente Ic inchieste, e che anco invita a sedere. E per nn popolo quale e il Chinese fo.» reslieri al ccito sono gli Europei. IntanlQ, ^spellandu ulleiiori disposizioni dalla corte ^.^4 APPENDICE di Pekino per proreder innanzi net suo viaggio , 1' Ara- bnsciatoie conlinuava a tener conferenxa e Co' suoi e col cliinese Koong , ii quale pareva essersi ammansato al- quanto e voglioso di render servigio all' Ambasciatore purrhe si piegasse alia cerimonia fartara ; di niodo clie si comprende fuor di dubbio che rimperatore era egli stesso fisso in questo suo volfre ; non gia che la resi- stenza fosse artifizio dei Mandarini , i qii.ili anzi , per non poter riescire a die il Tolere del loro Sovrano fosse ubbidito , correvano rischio di provarne il risentitnento : « Compite la cerimonia tartara ' , diceva loro lo stesso Koong , « ed io saro Taaiico vostro a Pekino ». Ed era noto che questo giovine vdoroso, avendo nelle ultime turbolenze dell' iuipero fedelniente e coraggios.iuiente ser- vilo il suo Sovrano , ne godeva altaniente il favore. A tante sollecitazioni , alia non biasimev )le fermezza del- r Imperatore e alia considerazione della latitudine con- cessagli nelle istruzioni date dal ministero inglese , si piegava finalmente 1' Ambasciatore , e il N. A. concor- revd anch' egli col suo parere , come gia aveva dimo- strafo fin da principio. ^Ta Sir Giora;io Staunton , con- sultati altri membri della Fattoria inglese , espose all'Amr basciatore e a voce e in iscritto il sentimento suo e loro , clie la prestazione della cerimonia tartara sarebbe final- mente tornata a grave discapito degl' interessi della com- pagnia ; e che il conciliarle opinione e rispetto , senza di che uial potrebbe fare i suoi aff.iri , dipendeva dal niantener salda la credenza in che sono que' popoli , che r Inglese si attiene inflessibihnenfe ai piincipii che ha una volta adotfctl ; Liddove il pieg ire adesso in cosa riputata di si gran momento , avrebbe necessariamente distrutta questa credenza. I.a finezza commerciale ha mirato acutamente ed ha veduto chiaro cosa le tornara conto , e la diplomazia Jia dovuto cederle il passo. E gia Sir Giorgio Stauuton aveva saviainente cungliiettu- ralo sin da principio che non fosse questo T opportuno rnomento di spedire un' ainbasciata , alia quale si po- tessero specare conces>ioni ddla fierezza tartara nell' af- fare della cerimonia. Iniperocche anciie la corte di Pe- kino non poteva non avere l.i vista pcylitica convenevole al suo interesse , quella cioe di non mostrar debolezza con una condisrend^nzi , quando i torbidi ins.rii n- chiedevano piu che ni ii il niantenimento inlalto del iu- stro e della fermezza del trono. PAETE STRANIERA. 47? Presa la Jeterminuzi.^ne del rifiiito del Ko-tou , dittro i ronsipli della' Cnjiimissione della Fattoria , ne fu fatto parteripe per mezzo d' una nola il Mnndarino Koong. Ma , o noil fosse la nola troppo bene espn s>a nello in- forliVn'are -i sensi iiel lingiuiggio diploinatiro , o fosse sper.nza del Miindarino di pur tirar finalinente 1' Ainba- sci.idare a tale eslrruio da cedere , Koong sollecifo la parfenza per"Sung-ta-jin , palazzo di residenza dcIT Iin- peratore poro oltre Pekino , dove aveva desn'n.ito dl ri- cevere V Ainbasciata. Si ebbe infante la dispinrevole no- tizia rhe i JMandarini Soo e Kwang erano costituiti re- sponsabili di futfe le spese delT Ambasciata da Tien -sing, per aver fatto proceder oltre 1' Ambasciita senza per- iiiesso iinperi.ile , e die allualmente 1' affar lore era in corso presso i tribiinali. II 2(S agoslo r Ambasciata entro nel sobborgo di Fe- kino : imiuensa f)lla di popolo, ma il buon ordine so- lilo INTolti speltatori , feiiiendo che 1' entrata non dovesse esser di nofte , s' erano gia provveduli della lore Ian- terna di carta. La masnifica carrozza dell' Ambasciatore era I'oggelto principale della curioslfa degli spett.Uori. La decorazione suj.erba delle botteglie chinesi abbagliava veraniente e sorprendeva ; e ad un Inglese possiam cre- dere intorno a quesfo oggetto con tiitta la sicurezza. Ma, altro cattivo sintoina per 1' Ambasciata ; die in vece d' esser fatta entrare per le porte , come fu accoidato a Lord LVacartney , bench' entrasse di.noite , fu fatta difilare per le niura , onde giiignere all' opposta parte della citt^. Si direbbe essersi voluto dare agl' Inglesi una lezione , del non duversi conlar siii precedent! a casa dei Chinesi. 11 29 di buon mattino fu toccato finalmente I' eslremo punto del gran viaggio, Yuen-min-yiien, duve si trovava il Mon.rra cliinese in quel suo palazzo summentovato. Mand.irini bottonali di tuiii i colori , principi del sangue con boltoni di rubino chiaro , silenzio , cert' aspelto di regob.iila additavano a chiaro segno la presonza dei srnrano dell' unUerso. Apj^ena l' Ambasciadore si era riiirafo rtell' appartamento assegnatogli, che sopravvennc un messaggio di Koons, esprimente il desiderio delT im- peratore di vedere senza indugio I' Ambasciadore , suo figlio cd i commissarii. Scuse dalla parte di qiiesti per r iinpos'^ibilila ui presenlarsi cosi come si trovava es- ser venuto. Intanlo la turba dei corligiani , di cui la Sdla eraii rismpiuta , s' affoUava intorno ai forestieri , ^76 APPENDICE squadrandoli da capo a piedi meno come iiomini che come fossei-o animali esolici. Nuove istanxe petcli^ fosse Compi.iciiito al desiderio d(='ll' luiperatore ; e nuove ripulsft adobbite di bei pretest! , m,\ assolnle. Si prega r Aiiibasciatlore a volere per lo meno trasferirsi agli appartainenti di Koong , da dove si sareblje piu facil- mente comunicato coU" Tmperi.tore per avere i s\\n\ ordini ; ma e£;li se ne sciisa , dubitando d' inganno per lirarlo dove puv si aveva in aniiiio Koong niedesimo compare, e mettendo in opera tiitti i pnss bili argomenti , aggiugne pure che fara solfanto le cerimonie sue proprie ^ e suo- nano cliiaramente nella borca del Mandarino le parole cliinesi ne miuinhlee n che cosi significuno iMa Lord Amherst non cede. Koong , meno forse per rozzezza che per iisare amichevole viulenza, lo afterra per tirarlo fuor della stanza ; un altro , clie gli si trova a canto , segue r esempio. Lord Amherst se ne scioglie dignitosamenle e protesta che non altro mai fuorcli. la sola violenza lo trarra altrove clie all' appartamenfo gia assegnatogli , e adduce preteslo di slanchezza , di malatti.i e di assohito biscgno di ri])OSo , e si lagna dell' impertinente curio- sita e delle indecenli grossolane maniere di quei gr.indi , le quali noi osserveremo essere in perfetta opposizione con quelle che si descri^'^ono usate verso i membri stessi dell'Amb.iSciata dal minuto popolo. Finalmente Ko(jng gli annunzia che 1' Imperatore lo dispensa dc»Ila visita e gli inanda inoltre il suo medico, da clie ode esser egli indisposto. Yol.nido poi lo stesso Koong aprir libero il passo all Ambasciata frammezzo all' impertinente affoUata turba di cortigiani , mena loro addosso colpi di scudiscio senza riserva di persone odibottoni, e, per dare un' idea . come ci si adoperasse , dice il N. A. che quantunque , slando alle maniere e ai costumi nostri , questa fosse ope- razione indecora e indegna d' uomo del suo rango , non avrebbe pero potuto essere affida'a, per la buona esecu- zione , a piu acconce mani. E qui finisce la scena del- r Anibasciata a corte Due ore dopo rilirati nel delizioso appartamento situato nel palazzo stesso dell" Imperatore , eccoti Mandarini ad , annunziare che il Monarca , acceso d' ira pel rifiuto di presentarsi , ordinava la partenza imraediala dell' Amba- sciata, e fu anche detto, ma poi anrlie disdetto, che ora non sarebbe nemmeno valsutu 1' offerirsi ad eseguire la ceri- ^aonia tartara. Un mcssaggiero mand«»|o dal couaandante PARTE STRANIERA. 4^^ di un distrelto cli Pekino, a ciii sembra che fosse affidat* r esecuzione degli ordim" iiu])triali , si jireslo a coinpir r officio suo con molla insolcnz.i , e non iiiancava rl" andar dicendo esser dovuta all' Iniperalore la ceiimnnia del Ko-tou, come qucllo clie e superiors in rango a tutti i nionarchi. Questa opinione dei Cliinesi , in se stessa ridicola , abbiamo toccat.i j)ii'i volfe C'>me manifestata da loro in varle occasioni, affincli^ si comprenda com' essa k genpralmente mantennta d,;l popolo , e qiianto peso cii debba avere presso Li corte per mantenerla anch' essa e conferniaria in ogni circostanza. Non ostante ])er6 i rigorosi ordini di parfenz.i , l' Iinperatore non manco di mand.irc all' ambasciata una squisit.i Colazione. II N. A. discende a qualclie disamina di quest" ultima scena del- r Ambasciata , e vorrebbe pur insinuate die il rifiuto di lord Andurst all' invito imperiale non fii assoluto ; ma che , se si fosse insistito anclie dopo d'aver egli ..ddotto il preteslo dtdl' indisposizione , ei non si sareblje pin ricusato. Per vero dire , noi non sapremmo , se piu fnsse impro- babile clie dopo una indispnsizione crcduta si vera e reale da mandar perci6 lo stesso suo medicu , il Monarca aresse poi poiuto insisfere a voler ad ogni moilu) bi visita, o se piu fosse improbibile clie ciii si era gi^ dichi..rato amnialato , e non voler cedere die alia violenza assolnta, giarrhe alia vi( lenza amidiivole si era sotlralto , avfsse poi effettlvamente ceduto d rejiiicalo invito. Parimenli egli vorrebbe sjiarger qualdie dubbio suU essere o no effottivamenie dispi nsato 1" Atubasciadore dal Ko-tou e peruiessogli di prcstar 1' oiuaggio gia prima imiuaginato serondo 1 uso d' Kuropa ; ma si cr< dera dinicilmente clie un Mandarino osasse orilire un inganno die in un islante avrtbbe dovuto farsi palese alia presen/.a stessa del Monarca. Seguitiamo la partenzi dell' Ambasciata e tutto il yiaggio di ritorno sino a Canton. ( Sara continuato* ) 478 PARTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OPERE PEIUODICHE. Ciornale Encidopedico di Napoli. X anno dl as- sociazione , num. XI e XII , in 8." ( Vedi il Tom. VII , pag. 3 16 cfi questa Biblioteca ). I.° Vjontinuazione e fine del discorso secondo intorno al sistema di costruzione de povti , del sig. Giuliano dei Fazio. ■=. Si paria in questa parte del porto d'Ancona e di quelle di Kisita, e si soggiugne una uoliz'a di tutti i luoglii die utilmente si possono uotare cegli scrittori antichi per rispelto all' arch tellura de' porli. Erudlta e la discussione sul punlo, se il porto the si vede in pro- spettiva nel rovescio di una medaglia di Traiano , sia realmente qucUo di Ancona ; o non piultosto quello di Civitavecchia, di Miseno , di Pozzuoli , d'Ostia o d'Anzo. Egli e certo che sebbene si trovi qualche soniiglianza tra la figura della medaglia e quella del molo vecdiio di Ancona, liittavia si vede ben ssiuio nella medaglia il molo formaio ad archi e piloui , laddove il molo vecchio 6 pieno , o continuato. Conviene supporre che o la meda- gh'a indichi altro porto, oppure , come sembra opinare il sig. Fazio che I'antico molo d'Ancona sia slato sfigur.ilo e quasi lotaliiente distrntto dai Saraceni. Si vede che il sig. Fazio si sludia di attenersi al suo s'Stema predi- lelto di C'Struzione antica ad archi e piloni che egli av.a gi.i svi'ijppato nel suo primo discorso ; c parlando del poito di ISisita , ha pure futto vedere che csso e for- mato da una strie di sette piloni alia foggia stessa di quelle di Pojzuolo. Gli autori anlichi , dei quali adduce APr. PARTE ITALIANS. ^7^ i passi a confernia della sua opinione , sono J^iti'us'io , Strahone e f^ir^ilio ; cd in un cpilogo egli coiicliiudc che se gli anliclii da principio formarono i inoli coa una granJe muraglia continuata, furono dagli anena- inenli avveilili a lorniaili con nioli intenoiti,o sia cou voti , e che di questo solo sistetua di moli abbiamo te- siinionianzc ne'clabsici. 2.° Discorso siilla vita e sui meriti letterari di Cosimo Morelli , gcntiluomo Coscnlliio , ielto all' fsiitiito Cosen- tino dal sig. Andrea Lombardi. ^=z Vissc il iVJoielli dopo la meta del secolo XVI, e ne' prinii quattro lustri del XVII: coltivo la tosmografia , la storia , la leologia e la georaetria ; amo pure la poesia , scrisse molti componi- menti e tradusse alcune odi di Orazio. Trovasi un vo- lume delle sue rime, o sia un cauzoniere assai raro , slanipato in Cosenza nel i5y5. Queste rime, dice 1' A. nel discorso , sono piene di lorza , di venu-la , di ener- gia , e lo provano aLuni sa^gi dal medesimo addotti. Duolsi per ultimo che queste rime non sieuo state co« . nosciute dai maestri della volgare poesia. 5.° Sotto il litolo Libri diversi non si inserisce al- cun' opera di cui noi non abbiamo un' aualisi. Soito il titolo Notizie letterarie, Annunzi , ec. si re- gistrano i programmi , i qucsiti e i lav; ri dclla Societk economica di Moliie dell' anno 1817 , e varii libri pub- blicati in diverse parti dell' turopa. N. Ill , anno XI di associazione , del Giornala medesimo ( Vedi il T. VII ^ pag. Sai di questo Giornalc ). I." Continuazione del sagf^io sulle recsnti scoperte nelle scienze e nelle orti. K qu.sto il seguito di una Memoria gia da H' i Jiinunziata nel rendere conto dell' anno X di queslQ giirnale. Ci du-lc di vfdere in qi.-tsto raj^guaglio altribiiita ad alcuni artisti di Monaco e di Tubinga r applicazione del |.endolo degli orologi alia [ ila secca di Znmhoni, che noi avcvamo in quesla Bibliotcca nie- desima rivendlcata alio stesso Ziimboni ed all' orologiaro Slrej-zig di Vemna ; siccomc j^nre di vrd-re dato a! dott. Chladni luito 1' onore della cronolcgia degli aerolili , the 480 Appendice i giornali'sfi <3i NapoH avrebbero poluto vedcre gia da alcuni aniii nel gi >rnale di Pavia compilata , accicsciiila di nuovi falti ed indiii/.-'ata alio slesso sig. Chladni dul dott. Luigi Botsi di Viilano. a.* Esperienza siilf uso delta polpa , della farina e della fecula de' pomi di terra nel pane , del si'g. Pictet. £ qiiesto uii articolo estratlo dalia Biblioteca universale. 3° Sollo il titolo Libri diversi non vediamo regi- strata alcun' opera chc mcriti parlim laie menxione. 4.° S'lto il tilolo Varieta , Notizie letterarie , nuove scoperte , ec. si trov'^no alctine osservaziotii inlorno al- 1' articolo sulla letteratura italiana inserito iiei num. I e II di questo giornale niedesimo di T^apoli , lendeiili a correggere le omissioni di alcuni noiiii e di alcune opere. Seguouo gli annuijii , ec. ec. Num. IV del Giornale medesimo, 1." Ossers'azioni sopra alcuni fossili particolari dei contorni di Roma , di Carlo Giuseppe G'smondi. Versa questa Memoria sopra alcuni piccoli cristalii ritrovat? in Albano in una roccii incaslrala nel peperino , pienn di melaniti clie si assoini^liano nella forma alio spinello- pleonaslo ed alia calce fluala, e che hanno., qiianto alia sostaoza lorn , molla analogia coll' amfigenio. .Si paila in seguit> di altra sostanza crislallizzata-, che pare avvici- narii alia f imiglia delle zeolili , trovata nella lava di Capo di Bove , non allrimcnti che un mesolipo di co- lore Liancastro s unigiiante alia zeagonite , dei quali cri- stalii si e iungamenle parlato in varii arlicoli di quesla Biblioteca. i.° Elo^io del cav G. B. de Rica , letto alia societa Pontani;ina dal cav Francesco Avellino. 11 Rita nacque nel \-j'jo: foce molto stadia sugli antichi classi'i , ed anche sui mole ni latin sti; si familiarizzo anche colla Icltuia de' classici italiani Juass'me de' poeli ; coltivo le science morali , il diitio pubblico e la scienza della legi- sla'.ione; O'lle ultime guerre d' llalia diede il nome alia milizia ,- fu pcrseguitato ncUe viccnde politiche ed im- prig onato ; riprese qu'nrli i snoi slndii , e professo filo- sofia e belie lollere nolla I\ Accademia Mil i tare ; fu se- grelario della Ponlania'ia , ma la costituzione sua allerata dagli studi e dalle sventuie , noa gii pcrraise di pro- PARTE ITALIANA. 48 I trarre la vita oltie il i8i4; ne appare da qiiesto elogio che ogli abbia lascialo opere slainpaic o mauuscrilte che ti possaiio compciiSiirc dell.\ sua perdlta. 3.° Si inserisce copiato per inlieio 1' articolo dcllo Spcltalore. Gli Italiani ^iadicnd da un Gincvrino Ro- mantico , o sia le opinion/' del sif^. Sismondi sopra i co- stiimi e la Ictteratura italiana , e parlicolarmcnte sopra I'Alficii, cqnsidcrato come poeta /fY/i,'zco; arlicolo x;he lo Spcttalore avea copialo per inlero da 1111 opuscolo fianccsc. 4.^ Considerazioni sopra Onisro inspirate dalV aspetlo de' liiogfii che egli ha reso si celebrij del conle di Choi- seul Goufjicr. Queslo articolo e Iratto dal Magazzino En- «icl<:nedico di Parigi. 5. Delia composizione originate delle statue di yiohe e de suoi Jigli J opera del sig. de Schlegel , sopra uu fo- glio inciso da Cockercll. Di qiieslo disegno e di qiicsto scritto abbiamo dilTusaracnle pailato fino dull' amio scorso nella nostra Riblioleca. 5.* Tra i libri diversi non noteremo clie quello sull'agri- coltura, stampalo in due \olunii in 8.* in Napoli ncl 181O, iiel qual libro si irovano pure i principii ragio- nati di agiicoltura di Thaer , tradoltl da Targioni. 7.* Sotto il U\.6\o (^\ L'orrispondcnza , T^arieta y Notizie letterarie , Bibliografia , ec, irovasi una lettera del sig. de Cesare in risposta alle Osscrvazioni intorno all' arti- colo sulla lelleratura italiana da noi riferite nel numcro lirecedente ; lellera per verita che nulla conchiudc: aitra dcir abate Romanelli al sig. Calconda in Koma iutoino gli scavi di Ponipei , nella quale si rende conto di alcuni monumenli tiovati in occasionc che il sovrano visito quigli scavi nel passato maggio , dei quali i piu singolari riduconsi ad un candelabro di bronzo a tre picdi , ad una lesia di giallo antico cd alcune armille ed alcuni orccchiiii d'oro e ad uu piccolo pialto d' argcnto. Veg- gonsi anche acccnnali tre fusi d' osso della stcssa forniu dei nostri , ed un pettine che pcro si e trovalo niolto danncggiato. Proinette inline lo scrittore la seconda cdi- zionc del suo viaggio a rouipei , a Pesto e ad Ercblano. Num. V del suddetto Giornale. I," Isiruzione concernente la pnnizzazione dg' grant danneggiatii Questa e stata compilata in Parigi da uua Bibl. Ital T. VIH. 5i 482. APPENDICE conimissione drstinata dal governo , nella quale si tro- vano i nomi illusiri di Bosc , Yvart , Thenard , Gay- Lttssac , ec. Si stabiliscoiio in quesia i j)rinoipii che i graiii alleiali non debbano essere aduperali per semenza ; che 1' allerazi.nc delle parti coslitutive del graii') per eltello della uiniditk nou pub essere arreslata ne' suoi prDgressi 56 non col disse canienlo de' grani bagnati. Si propon- gono qiiindi i lorni , le siule, gli abbruslolatoi, ec. , e si prom< tie li continuazione di questa interessanle Memoria. •1° Osservazioni sopra V efjlcacia delC idro-cluro per guarirt I'idrofobia, del prof. Brugnatelli , (\{i\\e quali gia pill volte abbiamo reso couto in quesia Biblioteca. 3.° Si <=■ pure in qiicsta parlalo del saggio di osserva- zioni criiiche geogrofiche antiqitarie sopra Pausania]^ del sig JSiblij" , die furono stanipale a parte in Roma. 4. Due scritti compaiono in questo luog) sopra i &a- chi da setta tradnzione. 6* Versioce dall' inglese in italiano di varii pezzi scelii di Maria Raffaele Caracciolo , fra le paslorelle d' Arcadia Leuclppa Citeria. Napoli, tipografia Codiana , 1817 j in 12.° f\llre volte abbiamo parlato dol valore di questa giovane poetessa; nientre a questa si tributano dai giornalisti nuove lodi , si censura il sig. Sisrnondi, che come prolettore della confederazinne romantica ha maltrauato gl' Ilaliani ed in parlicolaie i Napoletani. PARTE ITALIANA. ^j.83 7.* I viaggi nell'Africa mcridionale dell'inglpsc Campbell formaiio argomeiito di 1111 eslialto copiato .Jalio Spettutorc, 8.° Sol to ii tilolo Corrispondeiiza , Sess/oni delle so- cietii scientiJicJie , JSolizie icCtcrarie , Biblio^rajia, ec. si rcgistiano una Icttera ai ^iornulisti sopra alcuni stro— tnenli astronurnici , nella quale si conlrasia 1' invcnzione del nuovf) sliouutito astroiioniico doppiaraente lipelitore al sig. De Vecchi , al quale era statu atlribuita; altra letlcra, nella quale si icnde conto del lavori stalistici ed agrari della socicta ecouoniica di Moiise ; un raf^guaglio della sessioue geuerale ni di- verse che fuiono messe in campu su questo argomtalo , 488 APPENDIGE c^i dal passo di Plinio , che e il fondamento della qui- stione , dtnluce rliiaramente clie le carinlitli non pos- .«ono idearsi collocalp ad iin' altezza medesima o anrlie fjfossiina a quella delle slatiie del frontespir.io , giacclie e statue medesiiiie diconsi propter altitiidinem loci mi- nus celebrata. Ne potenno neppure le cariatidi essere collocate sopra 1' arcliitrnve interno del portico a per- pendicolo di ogui colonna , perclie raanclierebbe il sito per collocarvele , e convenebbe distrnggere il lacunars seuHcitcolare , della di cui aniica esistenza riinangono anccra le traccie. La struttura generale delle cariatidi non permette di ricoiioscerle nelle figure di provin- cie scolpite a bassorilievo in alcuni piedestalli , e Plin.in in questo caso non le avrebbe supposte al disopra delle colorine. ]M^ pcfrebbero per avventnra iramaginarsi le c.iriutidi al sito delle colonne nelle edicole minori , per- clie non vi rimarrebbe nel mezzo spazio sufficiente pel simulacro della deita , e le cariatidi rerrebbero a sostenere un ]ieso soverchio che contrario sarebbe alle leggi ar- cliiteltoniche. Piu strana sarebbe T idea di situare le ca- riatidi eve sono era le sedici o piutloslo le quattor- dici grandi colonne che si sarebbero sostiluite in tempi posteriori. L' A si stacca dall' opinione unlvers.de , che coUoca il simulacro principale del tempio nella fribuna incontro air ingresso , e lo crede collocate sotto un' edicola iso- lata da potervi girare intorno. Confermata con buoni argomenti , e speciahnenle con alcune mednglie, la con- venienza anzi la necessita dell' edicola , egli passa a sta- bilire , clie siccome in altri bioglii la copertura di una simile edicola era sostenuta da ermi invere di colonnette, Cos! neir edicola di Giove ultore del Panteon fosse soste- nuta dalle cariatidi di Diogene. Egli avvalora qucsta sua conghiettura colla considerazioue del tempio di Ereiteo in Ateiie coUe sue carialidi , tiittora in gran parte sussistente , del quale, siccome ancora delle cariatidi e delle citate medoglie , si soggiung< no le opportune figure. hgli propone per ultimo clie correggere si debba il p.isso di Flinio gia citato , e leggere : Caryatides in cohnmias , invcce di caryatides in columnis ; con die sparisce ogni contraddizione colla ragione da esso alle- gata deir altezza reb:tiva delle cariatidi. l\ella lav. VlII si pubblica intagliato a contorni il Cristo allof tomba , opera la piu lecente d&l sig. cav. Camuccini, PARTE ITALIANA. 489 eseguila per S. M. il le Carlo IV di Spagna. Chiunque gettera I' occliio su qiiesto disegno, non potra a nieno di non amniirare una maestria straordinaria nella coinpo- sizione. Si riferiscono quiiidi le adunanze dell' ncc idemia ro- inana di nrrheol.^gia , nelle qiiali nel noveinbre si dis- serfo sopra I' arco di Costantino ^ e si presentarono varii libri d' aniiquaria , fra gli allri la descrizione de U' arco di A It gusto , del ponte di Tiheiio e del leiiipio Mu- lestiano di Riinini , la Cronolas'ii dei pastori della chiesa Riminese , la difesa del tifolo di qnella cliiesa delF abate Nanli , ec. Nel diceinbre sL cnimmiro mi saggio di os- serva/,ioni falte d il sig. Anfnnio Nihhy sopra I'ausania, nelle qnali si roinbatle 1' errore di Crcdovn , fbe ytartire fece Paii.tania da Homa , e non dall'Asi.i niinnre , sua patria. Nelle notizie si rende conio di varii preziosissimi IVeschi esisfenti in Homa , die ora per ciira di 1 sig cjv. Ca/niicci'ni SI rij>arano dal valente ristauratore sig Palma- roli. 1 fieschi die con tale soccorso di gia ricompar- vero , sono il martirio di S. Sebnstiano del Domenichino^ ed il S. Gerolamo del Muziano in S. Maria degli An- geli alle tei me Dioclezianc ; i due laterali di una Cap- pella aderente alia chiesa di S. Gregorio dipinti a gara da Do/neniclifin e da Giiido ; una Madonn.i di Leo- nardo da p'^inci posla nel convento di S. Unofrio, le Sibille di Rafaello nella cappella Cliigi alia cliiesa della Pace; ed ora si sfa viaXinndo i\ profeta di S. Agoscino di uiano di Rafaello. Compare nella t.iv. IX una cista mislica di bronze . nuovainente sroperta ed illustrata dal sig. Peter. Non rare sono le cisle rappresentate ne' bassi rilievi di pompe reLitive ai misteri di Cibele , di Cerere e di IBarco ; rare sono le nietnlliclie , e questa e solo la qninta clie viene in luce. E singolare die solo in Palestiinn siaiisi rinveniili nionumenli di questo gent re. Opina 1' illiistra- tore die non poste fossero le ciste eniro ai sepnlrri per contenere le ceneri de' trajiassati , ma bensi come oggetii cari ad alcuni dei deftmti tumulati ; die I'incisiune della cista di ciii si p.rla , si.i I.ivoro conforme a qnello delle p.itere grecli;' , 1 itine ed etrusche , e fatto ad imitazione delle fappezzerie dette peristromata ; finalmente clie il graffito di qiiesta cista r.ippresenli im ginnasin cinto
    11. copei ti ncgii scavi del foro ; iilustro I'avvocato Fra una testa di rcsso antico , che alcuni credeltero di Sileno , ed altri di .'^nac^eonte. II sig. Bor^hesi , che l> ovasi ora in iMilano, si occupa di un grandioso lavoro su que' preziosi frammenti dc' fasti. Le Niobi formano 1' argomento del la tav. Xll e del fascicolo di giugno Si tial a della d:sposizione di qucste statue, e della opinione die possmo essere slate una volta impiegate a riempiere il vacuo di ud timpano ^itlla lacciata di qualche greco deluljro sacro ad Apollo o a Diana; il che si illustia colla figura incisa dal si^nor Cockerell f del di cui pensiero noi abbiamo parlalo al- jtrove. — Nell' accademia romana rifcri il sx^-Aleasandro Visconti le sue iilnstrazioni sugli antichi sepolcri e le urnette cinerarie ultimaraenle scopeite presso I'antica Alba Lunga 3 del quale opuscolo pure noi abbiamo dato r estratto. Luglio. Nelle tavole XIII e XIV si illusfrano gli orti superiori di Pompeo , e si espone la pianta topogiafica della piazza del Fopolo in Roma con nuova pubblica passeggiata sul monte Pincio, ove erano gli orti sud- detti ; come pure il prospetto della detta pubblica pas- seggiata, nella quale alcuni lavori sono eseguiti ed altri semplicemente proposti. Nuove lodi debbonsi per questi disegni al sig. architetto Valadier. In una dotia disseitazione, rifcrita nel fascicolo d' a— gosto , il sig. Piale cre^ e di avere finalmente scoperto cio the siano gli Scamilli impart di Vitruvio ^ e li ri- conosce in alcuni riquadri posti Ira il capit llo e I' ar- chitrave negli ordini ionico e corinlioj il die illustra colle opportune figure. Giova a questa interprel:izione i' osservare che ne'codici Vaticani la parola Scamillos vicnc cangiata in Scabellos ; e noi non siatno lonlani PARTE ITALIANA. 49t rial credere chc qucsta sia ancora la spiegazione piii piniisHjile dnta a qnella parula tlic Iia lormato argo- uienlo di tante dispute. '— ISclla tHVo'a XV i di qiicbto incsc si cspone una bcllissima incisione in onicc orieD- tale, opera del sig. Giuseppe Girdmctti , r;ipprescrUantc Ebe the versa la bevanda de' Niimi nc^la coppa di rjjove. — Si annuD/.ia qoindi la scoprrla di qii.ittro camere con ornament! a niusaico , fattasi ultimamente in nna possrssionc detia di Tor Marancio, diu; miglia incirca liK)ri di porta S. Sebastiano, e qiielia pure di un altro fabbricato piii vaslo, trovalo presso il scpr Icro di Cecilia Metella , con p^vimcnti an<:h' csso in niu- saico , ne' quali sono rappr»sentati varii aniniali, e tra qiiesti al<:iini pesci e croslacci marini. Inleressante oltreinodo dee riuscire la tavola XVH, che adoina la prima i! la^cicolo di seltembre , rappre- senlando essa un antico Astrolabio ^ illuslrato dal cano- nico Sittele , professore di mateniaticlie rella Sapicnza, Quesfn istrumento Sidereo e della forma di un eniisfero convesso di larae, del diametro di 5 poUici parigini , circondato da un orlo o da una zona piana parimonti di rame, larga •j Iniee , divisa in i6 parti , ciascuna delle qnali ba un numcro romano progreskivo dall' I al XVf. Tre punti cardinali vi si tro\a(io notati per orientare , come diccsi , 1' istromento ; l' Orientc , il Settentrione , per qiinrito indicano le lettere B . . . . S. , forse per Z^orea.?, e probabilmente il mrzzogiorno , giaccbe guaste sono af- fallo Ic It'llere clie 1' indcavano. Sulla parte convessa verso il mezzogiorno vedesi un piccolo foro che serviva di centre a quattro altre zone circolari coucentriclie , divise riascnna in la parii , delle quali la prima porta i nomi del segni dello zodiaco, la seconda i nomi del mesi secondo il calendario romano, la terza le dodici divijinni riparlite ciascuna in sei parti, onde ogni mese e diviso di cinque in cinque giorni ; 1' ultima finalmenle la lettcra R ad ogni j)rincipio di divisionc , die indica le calende. Opina 1' illustralore di questo nionumcnto che aniiriore esso non sia ad Atigusto , troTaudovisi i mesi di agoslo c di liiglio, e giudica che piii proba- bilmente appartcnga alia melk del terzo secolo dell' era crisliana. Osserva che il raggio dclla zona che porta i segni dello zodiaco e di circa 24 S'"- comprese le Icf- ^C)^ APP. PARTE ITALIANA. tcMC , e die tale appunto e la obliquita dell' ecHttica as- scf^nata da J^ilriivio ; dal die deduce die possa quesla zona considerarsi come il rnanaco o circolo rnensuale mcnzionato dailo slcsso J^itruvio , e . coiuhinde per ul- timo die questo essere potesse un aslroliibio , nf.n gia qticllo die Tolomeo descrisse nel suo Ahnagesto , nia qiiello die nacqiie come un aborto nel tempo della de- cndenza dell' astronouiia. Qualiinqiie esso sia , sembia coslrutto per la latitudine di 4*^ S""' > ^^' *^'"^ prendc argomenlo l' illustratore di far vedere a quale uso pcUesse servire. — La tavola XV[It unita a questo slcsso fasci- colo ranpresenta pittoiicamente iiicisa ad acqua forte la sorprendente caduta d' acqua che vedesi piesso la citta di Toscanella. Mentre lanto si pala in Italia ed altrove della caduta di Terni e di quella di Tivoli , risiane quasi sconosciuta e neglelta questa , che se non sorpassa ]a prima per I'altezza, supera di grm lunga la seconda per il volume dell' acqua, per I'elevazione della caduta e per il pittoresco della nalura die 1' accompagna. Si precipitano in questa le acque dclla Marta che escono dal liigo di Bolsena , ed il sig. Granet che lia nobil- mente disegnala quella cascata , ne calcola I'altezza di cirra 4-'' canne francesi. l,e acque si disperdono in un profondo ombroso vallone , che sgraxiatamenle non e accessibile. La sfampa e incisa da Clerian. Nella tav. XIX del fascicolo d' ottoine si espoue u n Es'culapio gio^inetto ed imberbe , che , siccome monumcnlo singolare , si illustra con moUa eriidizione , ma che po- Irebbe pur esSere una statua erella ad un medico gio— vane, famoso o forlunato , auziche al dio della medicina. Neila siessa occasioue si espongono i ristdfanenli deg!i ultimi scavi fatti a Tor Mirancio, nei quali Irovaronsi diversi IVammenti marmoiei , alcuni anche con orna- nienti , alcuni jocchi di coloniie e vaiie iscii?ioni — • Kelia tav. XX si danno le protomi di /Indrea dtJ S'Hto ^ del Dumenidiino , del Perup'no r di Giotto di liandone, deslinate al Paiiteon dal moderno Fidia , e la\oiale da abili scultoii sotto la di lui direzione. — Si annnn/ a in spguilo la scoperta faltasi di recente del ver Icmpio del'a Conoidi.i, e colla scorta di alcune anii he isrri- 7ioni si stabilisce e si confc^ma la verity della s optrta e la giusta asseguazione del tenipio a quella delta. 495 BIBLIOGRAFIA ITALIANA. REGNO LOMBARDO-VENETO. Lettera al signor Clausel di Coussergues , sulla Infjiusizione di Spagna , del sig. Gian-Aiitonio LLOi\ENTE, gici segrctario del Santo UJfizio d In- qidsLzione alia Coi te di Madrid , Cancnico , cc. Volgarizzamento. — M\,lano , i o j y , presso Carlo JJova , in o. lii sig. Clausel ebbe orcasione in certo suo scritto di valersi della testiinonianza di due viags^iatori fr.incesi, i sigg. Buurgoin e L..borcle , i quali pubblicarono che r Inquisizione di Spagna e da molli anni un tribunale indulg^nle e pacifico , e die dal ibbo non si vide in quel paese alcun antn-da-fe. 11 sig. canonico Llorente insorge in questo opusrolo cun'ro lale asserzione , e co- me segretaiio di qu t tribunale dimustra rlie se dal 1680 non vi f.irono antn-da-fe celebrati Con uiagiii.'icenza , si continuo tultavi.i ad abbruciare con cereuiiniali ineno brillanii per seguire la Consuctudine , e die nello spazio (ii 76 aniii .si ann.>verano dopo quell' epoca seltanta nove accusali gattati su! fuoco e 8^9 fruslati , indi iin- prigion.Tli. Dopo (Ii avere esposto il nietodo di proressura delta Incjuisizinne , presenla cgli il nuniero de' giusliziati in Ispagn.i dull" ..nu 1 i^Hi Jmo al 1788: il totale asrende a ri^'y)A:i , ni.i da qucit.) coinpiito noi v lentieri ne soltiarreino i7,Gc)o , die essendo siati abbriiciali in effi- gie , ni^n ne .iviflnno senfif-i gran male. Chi e ignaro della stori.i direbbe , se lanto si e abbru- ciato in Isp.ign 1 , die si avr • fallo nell.i rapitale della rrisli.init.i ? Ma per on )re il.Il.i religione e della na- zi^ne niei.lpsinia ques'e esccnzioni sono seinpre stale in ilalia in piccolo numero , se vogUansi ecceltuare i pon- ^94 A P P E N D 1 C E tificali di Paolo IV e fli Pio V , e sn4to il regime dJ questi stessi la pena piu ordinaiia era la prigionia Que- sta moderazione deesi aUribuire alia saggezza ed alia vera pi'jia de' pontefici , e, vi aggiungeremo anclie , alia poca docilita degli It'aliani a lasciarsi abbruciare, coine segna- famente lo dimostrarono i Napolelani ed i Yeneziani. II sig. canoniro Llorente promette inoltre in quesfa operetta di piibblicare una Si:oria critica dell' Inqidsu zione di Spagna , e sappiair.o ch' egli ne ha mantenula la parola. Crediamo clie farii conoscere die non tiitti i Mori die fiirono gli antidii dominatori di quel paese , e non tutti i Giudei amici di questi si sentenztarono alle fiamme per motivi di religione , e die i giudizii non furono seuipre diretti soltanto dai padri Inquisitori. Sarebbe iin curioso argomento di rintracciare fino a qual punto invalse presso le stesse antidie nazioni lo spi- rito di inquisizlone religiosa. Poco nianco die non ne fosse stabilito il tribunale presso i Greci. Allordie Alci- biade fu sbsndito da Alene per avere mutilate di notte tempo le statue di Mercurio , e contra ffatfo i misteri Eleusini, ed allordie Aspasia fu accusata di empieta, Dio- pite, come narra Plutarco ^ z'/i Pericle), propose iin de- creto per cui dovessero venire denun/iati coloro die tenevano discorsi sopra le cose alte e divine. Questo Dio- pite aveva molta disposizione ad essere un Torquemada. Il vlaggio sul monte Misma. Sciold ad Ellsa. Ber-^ gamo , nella stamperia Natale , 1817, opuscolo in 12.° di 3a pagine. Quest' opuscoletto , nitidamente stampato , e parto del conte Giambattista Carrara Spinelli , e diretto a gentilis- aima Dama , a cui Imeneo fece abbandonare il natio setfentrione , e adottare per seconda sua pairia 1' Italia. Con esse descrive 1' A. una gita di piacere sul Monte Misma nella provincia di Bergamo. Ecco come comincia: « Soave auretta che aleg^iando vai Per le rilrose al suon non tocche corde De la mutola cetra, e 1' armonia ." • Negletia ne ritenti , onde la mcsta Fantasia si riscuote, e come suole . , .. PARTE ITALIANA. 498 Dopo lutiga procella Iri sul lembo Di ridcate pcmiice il palpilaiiic Riiigioire codno, e lA disgombri Dalla iiieiile ».■ dal cor, tii il negro stiiolo Delle cure proem ci , e le commosie Fibre irritaiulo lenemente all' arpa Quasi lion conscio le inie dita or muovi, lo li coiiosco aucor, soavf aurelta , Quella tu sei che intoruo al caro albergo Aggiravi ni Elisa , e le serene Adducevi sui vauni ore diurne, E r ignol^ per ni ilti amiche sere Care a Sofia contemp'atiii e , ai dolci Melanconici aficUi, ai delicali Sentinienti sagaci , I'd al profondo Conoscimenlo delle umane cose ; lo li scuto , e librato ancli' ei sull' ali Agilissiine tue vola ad Elisa Tremulo ancora dal mio labbro il canlo ». Elemcnti di gcografla andca comparata colla mo- derna^ ad uso delta gioventu, per V inteUigcnza degli antichi classici autori ^ di G. A. ; prima edizione. — Bergamo , presso Fincenzo An- toinc ^ iSiy. Un vol. in 2).° piccolo, V sig. G. Antoine, gia nolo pe'suoi Principii elemcn- tart di geognijia mcderna accolti con mollo favore dal pubblico , e clic ebbcro varie edixioni , ha sentita la niancauza in cui eravaino di buoni elemcnti di geogra/ia antica , ed ha volulo riempir qucslo v6to. iNoi Iroviamo che r ha fatto con giudi/.io e con ottinia scelta. « Ho crediilo ben lallo ( ilice I'A ) di estcndermi un poco in modo parlico'arc suila Pnlestina , sulla Grecin , suli'/frt- lia e snll-' Gallic , pcrche a qucsle rpgioni si riler'scono spe- cialinente i faili che sono lipoilali dagti anliihi s;icri c profaui scrittoii , ed a qncste appart^ngoiio ncila mas- siiiia parte gli no nini cel^bri nolle storie anfiche. Mi f poi S'mbiilo clif si dovcsse trattare con singolar di— sliuzione del roniano impero, tanto per riguardo alia 2j:c)6 APPENDICE SIM celebrita, qu;\nto per 1' importanza del suo dominio j peicio ne lio parlato ia una separata lezione ». « Nulla ho irascurato accio quesla operella non man- casse di qnella esattezza die lanto e necessaria insifaite iiiaterie. Ilo raccolte tultc quelle cognizioni die antichis- siini islorici e poeli , Omero psincipalinente , possono a pioposilo somminislrare; ho sludialo attentameule quanto sulla geografia scrissero anlichi e riputati aulori , quali sono Strabone, Pnusania e Tolomeo , eA ho esarainato con diligenza i piu celebri Ira i moderni , specialinente il Cluverio, il Cellar io , Sanson, de Lisle, d' AnviUe , Bon- ne, Chatreau, Mentelle , Malte Bran , Herisson , ed al- cuni allri che di cose geografiche anliche scrissero con molta laude, o pubblicarono carle ripulatissime «. Ho procurato, per quanto mi e suto possibile, di far buon uso di una diligenle crilica, massime la dove chiarissimi scriltori sono tra loro discordi. Gioya pero arvertire che raolte contraddizioni si tolgono o si chia- riscono facilmente quando si Toglia aver riguardo a'di- vcrsi periodi de' tempi antichi , eJ alle frequenti trasmi- ffrazioni de'popoH. La geogralia politica tu spesso va- riante ancora nell'antichit^ , e convicne por nienle alle differenti epoche nelle quali scrissero gU antichi anion.- «Chi conosce la diiTicolla di questi sludii e la oscu- lilk di lali materie , coraprendcra quasito sia difficile esporne pure gU elemenli , e coudonera di buon ammo, se ad onta di una somnia diligenza andassi lo pure lu alcun Inogo erralo ». . Noi abbiamo gli dementi di geografia antica e mo. derna per uso de' fandulli , del sig. Giuseppe Umili, stampati a Napoli nel iSiG ; ma ollre che la parte an- tica e troppo succintamcnle trallata , va quesla unita alia parte moderna lavorata troppo in frclta e p.ena di molti errori, parte de' quali lu notala dal nostro s.gnor Balbi nel suo compendio di geografia universale alia pne. XIX dcUa prefazione- .... Noi crediamo dunque dover raccoraandare ai ginnasn, ai lied e alle universita d' Tlalia gli elemenli di geo- grafia antica che qui annunciamo dd sig. Autoine. PARTE ITALIANA. ^4.97 Tutte le Opere di Salomone Gessner. Vcrsione ica- Hanadel sig. Francesco Treccani , gid awo- cato della Corte di Appcllo di Brescia , prnfes- sore di belle lettere nel patrio ainnasio , con annotazioni dello stcsso. — Brescia, iZij , dalla Societd Fescovi , vol. 2, , in la." Sono usciti finora due volumi di questa versione con oUimi Caratteri e buona stampa. II primo contiene la dedica , la prefazione , l.i vita di Gessner e la morte di ylhele: il secondo coinrirende // primn navigatore , Dafni , Evundrn ed Alcinna e VJErasto. Appassionato aminiratore di Gessner , il sig. Treccani si e talrnente caccialo nel sangue i vezzi pastorali del siio autore fa- vorito , che nella di'dica lo crederesli un Menalca o un Meiiheo , anziche un traduttore. La dedica e fatta a sua inadre niorfa. u Tu ben sai , la mia dolce madre , quale «< ardevaini in petto purissima fiannna d'ainore per ot- « tiina verginetta ( cui chiaiuero Atnariltide , siccome " quella clie fuiniiii di tanta auiaritudine innocente cagio- « ne ) la quale io ebbi ed lio tuttaviain allissiiTio pregio «. E questo aniore parra a' nostri lettori tanlo piii degno di un idillio , in quanto ciie poro dope c' insegna che in petto di quella Auiarilli non si access rnai arnore per lui , ciie e quanto dire nel noslro linguaggio, ch' egli amo solo , circostanza clie poco o nulla interessa i let- tori , ma clie non e estranea alia dedica della versione di Gessner a sua niadre , perclie ci fa sapere ch' egli avea proniesso di dedicarla alli sua Ainarillide. Della quale mancanza di parola fatta timorata la scrupolosa e dilicata coscieuza del nostro traduttore, ei cerca sgra- varsene con un'apostrofe doppia , una cioA fatta ad Aina- rillide , e r allra ( cliiusa pero arconci luiente Ira una parentesl ) a sua madre — . «c E Tu virluosa Amarillide « ( perdonami , o diletla niadre , se torco un t.d pi)Co il 11 pensiere da Te por rivolgerini a colei che fninmi a fmte purissima di tanto affanno ) ecc. ecc. ; lu abbimi « per iscusatu , se , per eternare l,i meinoria della mia « cura genitrice y non ti lio attenuta la pr<-iinrssa che « in que' di felici li feci cola nel tuo vaglieffo giardino , a testiin inio de' niiei caldi sospiri , di deHcaie a Te la « prescnle uiia versione »». — K non sappiiin > come si nassiiio glorni felici sospirando solo in un v, glielto giai- Bibl. Jial. T. VIII. 5u 94^ APPENDICE tlino per un' amata clie nnn senfe araore per chi sospira. Ci sarebbe troppo di rhe riilire , e diremmo quasi di che ridere , in qiiesta dedica veramente bizzarra ; ina il pen- siero e la intenzione del Iraduttore sono cos'i lodi vnli, clie merit.ino indulgenza i suoi aiiiorosi episndi e i simi ])oelici devi.'inenti. Per mala fjrtuna la pref.izione pe— . Pare certamenle clie la risoluzione deli' autore , quaiatunque la sua niodeslia nol dica , sia quella di supplire a qiiesfa mancanza; ma che diranno i noslri leggitori quando sapranno clie il nostro tradultore non sa una sillaba di tedesco , e che la sua versione e lavorata unicamente sulla traduzione francese di M."" Huber? A noi e caduto il llbro di mano a questo suo arviso , e non sappiamo nascondergli la nostra sorpresa. Alia quale pero gia preparato il signor Treccani , risponde con un argominto lortissimo , e die non ha replica. — « A questi cosi fatti Aristarchi e' par- « mi dover porre innanzi , come non sono io poi lo i( primo che voltato abbia nel nostro idioma le opere di « grande scrittore , non sapendo di quello la lingua » ►— . Noi lascieremo al sig. Trecrani 1' onore di essere lo se- cond© , lo terzo ed nnche lo quarto in cosi nobile agone ; e lodando piu lo stile della sua traduzione di traduzione, che quello della sua dedira e della sua prefi.zione , pa*« seremo a parlare di un altro libretto analogo al suo. PARTE ITALIANA. 499 3fenalca ed Alessi. Idillio di Gessner rccato dalla lingua tedesca nelC italiana col testo a f route, — Brescia^ iSi-^. per Franzoni c Socio , opuscoletto in 12,.", di 5S pa^ine. Sara pregnidizio il nostro , ma noi preferiamo le tra- duzioni dall" origiriale alle fraduzioni di tradu^ioni. L' i- dea poi di publilir.irne una dal tedesco col testo afionte, e lodevolisbiuia oggidi , ove gli studiosi della lingu.i te- desca vanno vieppiu crescendo , ed lianno bisogno di libri clie loro agevoli qiiesto studio lungo , penoso e difficile La Iraduzione di Huber va soggetta a luolta errezioni ; il niigliore suo pregio non e certainente la fedelia F.gli si e prese qua e la non poclie iicenze , ed Ji.i conimesse niolte oniissioni , forse coinandate dalla di- versiia d' indole delle due lingue. Tradurie d.i Huber e un ripetere gli stessi difetli di Iiii , e un cnnsacrarll. II sig. Faustino Cantoni , autore di questa tradiizione , ha il merito di avere sludiata la lingua tedesca , di averla imparata , e di aver saputo rendcre con uinlta fedelta e f)ropiieli le bellezze dell' origin.de. Se pecc.i da qu.ilche ato , si e da quello stesso del sig. Treccmi, cioe egli e in qualche luogo un po' preziosetlo e un po' ricercato. II pregio deir idillio e la semplicita. CLTC.mdo parole non usate si la senlire lo studio , o, per ur^giio dire , lo stento. Perclie dire il rirnaso de' siioi di , lo scorri- hande , lo screzio , snprappreso , benivoli ; invece di rirnanente , le ginivnlte , crnccin o di.icordia, sorpreso, benevoli ? Nni notianio quesii piccoli mi (clie per ta- luni sono pur gennne , e che a noi ancora potrebbero parer tali adoperate in diversa occ.isione ;, per inostrare nl giovane Iradultore il conto che noi facci.nno del suo primo siggio , e per animarlo a pros-=guire. Vogiiuno anrhe far j>lauso alia sua dedira ( al c mtin > ^/iacuino Bettoni ) , e godiauio in sapere die anclie a Breccia vi sono giovaui Cavilieri i quali non si occupano solaiuenta di cav.ilH , di cani , di c^ccie , di uccellinde ; ma col- tiv.mo le lingue siraniere , e s >stengono cosi il ^rido e la memoria di qualche lore anlenato die suona anor chiaru pel niodo generoso col quale incoraj^^io e di- Stiuse le lellere e i lellerati. 500 APPENDICE Notizla- cT alcuni frammend d' antica giurispru— denza romana , scoperd neW anno 1 8 1 a fra I codici della Bibliotcca del capitolo canonicale in Verona — Vicenza^ 1S17, starnperia Paroni, di pag. 3 1 , in 8. II conte Isnazio Bevilacqua Lazise , noto gik ai dottl per altii lavori e per la sua lodevole applicazione ai pill utili sliidii, die gia avea ad un amico conmnicato in a!< line letterc le scoperte falte di recoiite nella Bi- hiioteca capilolare di Verona , riguardo ginstamente come un lorto fallo alia sua patria , e potea egii ben dire a lutta r Italia, clie di quelle scoperte avesscro gii da molti mesi parlato i giornali Iclterarii della C>erniania , ed an- cora noil se ne fosse fatto alcun tcnno presso gl' Italiani, Si indusse egli quindi a pubblicarc questa nolizia per un inipulso d'amor patrio ■ e non dubitamo che tulti i letterati italiani gliene sapianno bnun giado. Si sapea dai dolli die certo Pacijico , arcidiacono di "Verona, morto nell' anno 846, aveva formato una col - lezione gvandiosa di codici , dalla quale alcune opere dei sanli Padri erano slate eslialte pnina del secolo XV j che questa collezione era stata nel detto secolo e nel susseguente arricchita di libri preziosi ; che per le inon- dazioni delTAdige , e per la peste che fece stragi in Ve- rona , dovcttero i codici capitolari iiascondersi ^ e se ne perdette peifino la meraoria , cosiccbe Mabillon g Mont- faucon ebbrro a piangerli come periti ; firialmente die al tempo di Mofjei riromparvero per la cura del cano- nico Carinelli; e che Majfei formo ancora il disegno di tutti partitamente illustraili; il che non avendo egli po- tuto eseguirc, ne lascio almeno un indice ragionaio, pieno di preziose nolizie e corredato di criliche osservazioni. Da queir epoca in poi alcuni di que' codici furono pub- plicati , altri servirono per 1' illustrazioue o per I'amplia- zione di opere gia conosciule , ed i viaggiatori erudili fu- rono sollcciti di visilare quel prezioso deposito ^ e ne fecero plu volte onorevoh men/ione. Actenna 1' A. della notizia 1' erezione fntta verso la metii dello seorso secolo di una sala adattata alia con- aerva/jone di que' codici ; il trasporto che di una parte de'mcdtsimi fu fallo altiove nellc passate vicende d' Ua • PARTE ITALIANA. hox Ua , ed il rilorno dti codici traspnrlali alia loro sede. Compiula cosi una breve storia di on si allalicarouo pure il prof. Goschi'n , ed i tousi- glieri Heise cd Hugo di Giiiiiiiga; e gli studi di quei dolti si aggiraiio principalmeute sul pnnto, sc preferir .si dovesse la leziono del Maffei o quel la del Niebtihr. Koii omise il sic. Niehidir di esaminare anche I'altr.^ 4 oea APPENDICE frarnmento profano, laccolti insicme coi sacri Jal 73/fl- ni^i , e clie il Mnffei avea crediilo un frammenlo delle pandetle. Questo squarcio piibblicato in Geniiatiia si ag- gi-^a into no a'varii dirilli del fisco, e specia!m':ote so- pra qnelli che hanno per ogs^ello le erediia caduche e ]e pene pecnniarif. Nella nci.asione medesima il Niebuhr liconobbe nel codi.e rapitolare N. XIM un palimpsesto ^ cioe uno di que' codici che diconsi rescritti , perche co- peril di una seconda scriitura sostituita alia prima, al qual proposito non dissiniulererao che la licerca de' pa- limpsesti e stata a' n^stri giorni somiiianientp incoraggiala dalle belle scoperie fatle dall' ab. Mfi. Trcvo il Ittterato Prussiano che anthe quel codice appmlcneva aila lomana giurisprudenza , e due pagine che egli ne Irasse , fecero cornprendere al Savis,nj- , che il f'oglio siiddelto sugli in- terdelli e quelli del palimpsesto erano una cosa mede- sima , e che in quest' ullimo contenevansi per inliero le preziose istiluzioni di Caio. La R. accadcniia d^lle scienze di Berlino spedi quindi a Verona il sig prof. Behker , e gli aggiunse per com- pagno nel la-- ore il succennalo prof. Go'tchen , onde ot- tenere la copia intera di cio the nel codice si contiene. Al sig. Bekker^ passato a visitare altre Bibliolechc , suc- cesse nel lavoro il sig. Hollweg di Francfort sul Meno , il quale trovo anche , come il foglio volante , del quale si e parlato da priucipio, congiugnesi col foglio 49 del palimpsesto medesirao , e si accerlo parimenli che le isti- tuzioni di Caio formavano la materia di quel codice , sebbene incerto rimanga tuf.tora se tutta I' opera di Caio in quel codice si contenga. Osserva opporlunamente I'A. della notizia che il prof. Haubold mal a proposito ascrisse a cnipa del capilolo di Verona 1' ohblivione avvenuta dt' codici , ed ingannosi allorche gli asse.-i molto scarsi di numero; die \\ Maffei gia erasi accorto die il codice N. XIU della Bibl! iloca capitolare era palimpsesto, cosicche questa non puo dirsi una scoperta del sig Niebuhr . e che il ritrovamenlo tortunato delle istitiizioni di Caio e una scoptrta della juaggiore importanza per lo studio dell' anlica giurispru- denza romana ; dal che si fa strada ad augurare che si /"acciano riccr he ulterior! sui pa impsesti del capitolo di Verona , die aurora offrono un largo c: mpo di ploria a quegl'Italiani che seguir volcssero I'csempio del doHo PARTE ITALIANA. 5o3 bibllolccarlo Mai. AUro noii fareino noi avvertire all' A. coajinenilevole di qucslo scritlo, se rion che prima an— co'ii (lelle replicate ed esntte esperienze del prot. Stro- meyr di Colliuga si conosceva I'efficacia delia soluzione dl i)i)ce vii galia c dell' idrosiUuro di ammoniaca per lavvivare i caialleri svanili , ingialliti e canctllali e che la priilica di qucsli reagcnti era gia da luiighiisimo lempo ill u,>o ncgli arthivi d' llalia. Si chill Je queslo prezioso volnmetto coll' elenco dclle opcre relative ai codici capilolari di Verona, coUa lel- lera della H. accadeinia delie scienze di Berlino a Mon- signor vescovo di Verona^ e con altra del sig. Goschen air A., serine in proj Oiilo delle falte ricerche e delle imporianti scoperte annunziate. Estratto deir Opera Indtolata II Giove Olimpico , ossia i arte cleLla scultura antica considerata sotro un nuovo panto dl vista. Opera che com- prende iin saggio sul gusto della scultura poll- crorna , ec. — Venezia , 1817, Picotti. Opu- scolo in 8.°, di pag. 176, con una tavola in rame rcppresentante il Giove Olimpico. Noi pure abbianio d.ifo un estratto di quest' opera , 111. I pill breve e qual si conveniva a un giornale. Questo « inollo pill esteso , e , diremo ancora, piii indulg-nte del nijstro. Aggiugnereiiio die la sua prolisiita iinpedi d' inserirlo nell.i nostra Biblioteca , alia quale io avea de- stiiiato la genlilezza dell" autore , il conte Cicognara , note per la sua storia della Sciillura , di ciii abbiamo dato piii eslratti , e che 1' Italia vedra ben presto con sua gloria al suo termine col terzo volume gia sotto i torclii. Delia vita e degli studii di Andrea Rdbbi , Me- morie storiche scrltj£ da Anrlrea Scolari. — Fenezia, tipografia Zerletti , 1817, di p. 55 in 8.** Qncsto opuscolo e un Iributo da un culto giovane renduto all' aniicizia che col Rubbi lo let,ava. II nome del sig, FiLippo Scolari era gia nolo alia rcpuliblic* lei- 5o4 APPENDI(ifi teraria per tin elegante traclu/ione in versi italiani delle Pescaton'e del Sannazaro ^ slampate col testo a fronte e con erudite annolazioni fine dal i8i3, in 8." Andrea Rabbi nato in Venecia nel 1738, <;du(ato alle scuole de'Gesuiii, e divemito in appresso allro dci loro soci piu illustri , visse fm quasi alia eta di ottant'anni, e tutla la sua vita consacro aile lettere ed alia pubiilica IS iruzione. Con qualt- riuscita rgli il facess", lo prova uii lu ngo catalogo di tutte le opere edile ed in^dite del Hu bbi che lo Scolari ha tessut- in seguito al suo elogip. A tiitli sono note le r.ccoile degli elo^i iialiani , delle opere del Maffei , di quelle del Muralori, del Parnaso ilaliano e di quelle de' poeti classici d' ogni nazione tras- portati in lingua italiana. Lo rendcltt-ro anche celcbre le conlroversie che sostenne col conte Gamba Ghiselli per lo scpolcro di Isaucio esarca di lavenna ; un poe- metto inlitolalo la Voini^lia^ del quale si fecero piu edi- zioni , alcune Iragedie, un dizionario voluminoso delle andchita , che sgiaziatamenls non fu compilo; e la morfe sua gli impedl di dar mano alia pubblicazione di un di- zionario delle belle arti , che intrapreso egli aveva sul disegno comunicalogli dallo scrillore medesiino di questo annunzio. DUCATO DI PARMA. Memorie istoriche di Antonio Allegri detto il Cor^ reggio. — Parma , iSi-^. Fol. i.° in 8.° Noa pub che riuscire intercssanle per le bell' arti quesla raccolta di notizie intorno al celebre piltor delle grazie. Ma sicconie il suo autore sta era facpndo stampare il secondo lomo che dec contenrie i documenti ai quali egli appoggia le sue Memorie; perb ci riserbiamo di parlarne a pieno , quando avreiuo sott'occhio i docu- menti suddetti. PARTE ITALIA NA. 5o5 STATO PONTIFICIO. Tavole del la paralasse di altczza , di longitudine e di ladtiuhnc , calcolate dagli. astronomi Giu- seppe Calandrelli , Andrea Conti , Gia- como Rtcchebach , delC Osservatorio deW Uni- versita Grcgoi iana nel coUegio roinano. — i?o- ma , 1816, nella stamperia de Romanis , in ^." , di pag. 1 a 1 . 11 dotto astronomo ab. Conti , a ciii e dovufa 1' idea di questo lavoro , lo axeva in principio drstin.ito al solo fine di fdrilif.n e 1' uso del nietodo pubblicato d d sig. Carlini nelle eftVnuridi di Milano dell' anno if^ 9 del calcolo delle occultazioni delle stelie fisse. Egli vide poi , che dando alle tavole una uugglore estensione , si potevani) accomodare anclie agli allri niLtodi nei quali si cerca la paralasse per successive approssimazioni. Le tavole sono a doppia entrata , ma abbiislanza sniinuzzate per appvojare la ricerca delle parti proporzionali. 1 cnlrolatori che non lianno faniigliare 1' uso delle ta- vole trigonometriche , sapr.inno buon grado alle fatiche del sig. Conii e de' siioi coUeglii che hanno avuto parte neir eseciizione dell' opera. Quelii poi clie non si iin- pacciano di nuineri, potranno leggere con piacere la de- difa al Santo Padre posta in frunte al volume. In ess.i si tesse in breve la storia de' progressi che fece in Roma la scienza astronomica prnletta dai sommi Pontefici e coltivafa da un Copernico , da un Cassini e da altri uoniini insigni; e si dimostr.i quanto lo studio delle scienze naturali sia necessario a quegli ingegni che si dedicano alia difwsa della nostra religione , e quanto giovi che questa si propaghi abbellita anche colle divise di retfa moderna rdosonai 5o6 APPENDICE GR\N-DUCATO DI TOSCA.NA. Memoria sidle opcrazloni cidometriche escgnite in Firenze dcd colunnello KeATINGE, inventore del- r eidorncti o, — Firenze, 181 '7, nella stainperia di Francesco Daddi in Borgo Ogrnssand ( Opasc, in ^.^, di 18 pag. , con tavola in ranic). Noi dobbiamo lode, giustizla e gr.ititudine versD que- gli illustri stranieri die coUivando le srieu/e e le leltere , f-inno m.inifeste nella nostra patria le lore speculazioni , i lore studi , le lore scopeite. Del numero di ques'i e ii benemerito sig. colonnello Keatinge, dotto irlandese , i[ quale indefessamente occupato di alcune idee originali sue proprie inferno a im nuoro mefodo e ad un nuovo sfromento per niiiurare oggetli inaccessibili, voile renderlo
    12. ^'^" moiti rami. REGiSO DELLE DUE SICILIE, Lettera sidle gJiiande di piombo iscrkte , trovate ncW andca cittd di Enna^ per dducidazione delle quail si rammcnta la loro originc , si rischia- rano quelle ritrovate in Sicilia ed altrovc , si favella sulla maniera di lanciarlc , ec. , sli itta dal sacerdote Giuseppe Alessi , prnfessore di filosofia , cc. — Palenno , tipogiajia Ahbate , i8t5, di pag. 46, in 8.° Suppone r A. che siccome le prime guerre si fecero probabilniente a sassate , rouie si raccoglie anclie d.i Omero e da alfri antichi ^rritiori , cosl n«' tempi suc- cessivi si sostituissero ni sassi p. Ilf? o gliiande di piumbo, e clie a tal nso serrissero le ghiande iscritte trovate nel- r antica ritta di Knna. Una meia per altro del libro h impiegaia a descrivere le ratapulle , le baliste ed altr« inarrliiiie , colle quali si lanriavaiio s.issi , e pii'i tli tulto le fionde t d i fusiib ili , ro\ quali stromenti 1 mrlavansi pictre , e , come egli jiretende, ghi.mde di piombo fuso i> di bronzo. Avvi qunlclie memoria di pieire ridolte in forma ovale , alle quali si apponeva il nome di qualche diyiniJa. Cita pure 1' A. du gliiaride di bri.n/.o , die pero e incerto tnttora se lanriate fossero coll.i fionda o Colla mnno , o non pinltoslo legale ron sntlili rafene di ferro pT formare que'flagelli rlie deiti erano ^/M/«/^«/rt. Cell' autorita di HaUuscio , di Livio , di Casart , di 5o8 APPENDICE Liicrezio , di Ovidio , di Virgilio , rli Lncano , di Properzio e di Tacito , non clie di Plutarco , prova che di gliiande , ed anclie di gliiunde di pioinbo, servi- Tansi gli aniichi nelle batt.nglie. Passa quiiidi a descrivere le Ennensi, e le dice oTali a foggi i di nocciuulo di ulive con piinta all' una ed all' altra estremila. Variano queste nel peso deli' oncia una e mezza fino alle Ire. In .dciine si Irova la parola NIKANAPO, sulla quale isrrizione egli dotlaniente ragiona. Accenna che t.ilvolta servivano que- ste ghicinde anrhe al fradinienfo, ad avverlire gli alleali , a dare segnali,ec- Descrire quindi partimlarmente varie di queste ghiande trovate dopo una pioggia ^o8 , e di queste alcuna porta nel diriilo le leltere L. Piso- L. F. e nel rovescio Cos ; su di clie dottamente ragiona, inclinando ad atlribuire quella iscri- zione al Pisnne ronsolo , anziche al Pisone pretore. In una breve digrfssione Iratla di alcune palle di creta cotta , ritrovate in Sicilia , con greclie iscrizioni , leltere ini- ziali e figure , che alcuno credeva usate dai Greci per estrarre la sorle di un regno o di un premio , e 1' A. inostrasi inciinato a credere piutloslo ghiande esse pure Janciate contra i nemici colla balist.i o coUa fionda. Ch»c- che sia delle opinioni particolari dell' A. , la sua disser- tazione ^ sparsa di niolta e squisita erudizione , ed e ac- compagnala da tre tavnle , in una delle quali reggonsi effigiite le ghiande di piombo , nell' allre due le Crete esistenti nel niuseo del b.irone Astiito ed in quello del principe di Biscari , coUe rispeltivc luro iscrizioni. Oratio de s'lciilo invendonls genio ^ s'we de claris siculis scientiarum inveutoribus , habita in Caty- ncnsi Lycro a Sac. Juris , Legamque perito /oseph Alessi Ilennend, sacrarnm legum ct. sacrw polidcae prueceptore ^ decinio qainto calen- das decembris 1 3 1 6. — Cataniae , ex typis Uiii- vcrsitads studionun , i8i6, di pag. ^^ , in 8.*^ Piena di santo amor palrio , ricca di squisita erudi- zione e scritta con sufficiente latina elcganza e questa orazione , diretta a celebiare il talenlo de' Siciliani per la inveuzionc. Dalle favolo di Cererc , di Proserpina , di PARTE ITALIANA. 5o9 Plutonc c lYx Bacco , clie ebbero in gran parte perleatio la Sicilia , 1' oratorc si fa strada a provare che i suoi compali iotti gli inventoii lurouo dell' agricollura , e che i primi promossero la cura e I'uso dclle biade , la pa- nizzuiioue e la fabbricazione del vino. Passa quindi al moto (Jella terra asstiilo da Jceta siracusano ; alia gra- vitazione de' corpi (x-lesii stabil.ta da Enrpedocle agrigen- tino , come pure alia identita delle uova e dei semi dal medesimo insegnala ; alia medicina prima d' ogui altro forse ridolta a leggi da Acrone puie agrigentino. Pro- muove il dubbio die siciliano tosse Euclide ; >i spazia largamente sopra lo belle invciuioni di Arclumede ; mo- stra Dioiiisio quasi inventore delia nautica, e fa uascerc in Sicilia la poesia bucolica, la desciilliva o didascalica , la coraica, dolla (inale atlribu'sce I'invenzione ad Ejn- carmo megarese , e finalraente 1' eloqiunza , della quale fa invenlori Corace e Tisia. Mostra per ultimo ciie grandi fnrono i Siciliani nella confc/ionc dellc sloiic^ nella invenzione delle favole, nella pilliira e nella scul- tura , e che il genio della invenzioue in quell' isola non si eslinse solto il dominio de'Greci e de' Romani, Opuscolo filosofico-analidco siil nuovo algoritmo del calcolo differenzlalc , di Agatino Sammar- TINO. — Catania , dalla tipografia dc' Bcgi scudi , in 8.° Questo .scri(t(j ha per ogf^etto il rnlcolo delle funzinni di Lagr.inge. Vorrebbe 1' anfore che, sice ouie inrlti fra i niatematici lianno .idottato i princi])ii d i quel scnimo analisl.i , cosi se ne segnisse pii'i generalmente ralgoriluio. Considerando poi die la notazione ns.ita dal 1 iigrange non si presta comodamente al caicolo delle differenze parziali , se non nel caso in rui non tI enirano che due o tutt' al piu quattro rariabili , l' a iitore propone nlcnne modifieazioni da farsi a quell" algoriluio p« r ren- derlo piu generale. Non so peio se i \antapgi del siste- nia prop'^sto sieno lali da compensare i danni insepa- rabili da una niutazione dei siu.boli gia da tanlo lemp© ricevuii. 5lO APP. PARTE ITAL. NOTIZIE LETTERARIE. fgrometro a meinbrana (T novo , di Glo. Federico Mayer di Verona. Vnne riescono le diligence e le cure del fisici osser- vatori nelle loro indagini , quando di porftlli istromenli ed esatti non sieno essi foruili ; ansiche presumere di voler metier juauo a queili che sono abbastai)za csatli e perfctli , alraeno fra le raatii dei dotli , procuriamo piiiltosto di perfezionare tanl'alni che amor ci restauo d' imperfclli , fra' qiiaii e scnza dubbio I'igrometro. Anzi molt! csservatori , per questo , lo trascurano del tullo, credendo che di qiianii ne lurono fino ad ora inveu- tali , niuno sia di tale peifezione da potersene in qualche nianiera far uso , privando cosi la meieorologia e molte arti di tutti qtiei vanlaggi cht; si potrebbero avere da questo istromento , quantunque impertetto. Per tali iiio- tivi e molto tempo ch' io mi sono proposto di fare delle ricerclie sopra di cio. Avendo pero fatte alcune osserva- zioni d' intorno alia pel'icola o merabrana dell' novo ^ quella che e iramediatamente soltoposla alia cortccia cal. care , e trovataia facile cosi a rit evere come a spogliarsi delTumidita, ni' e caduto in pensiere potersi questa ma- teria adattare alia costruziotie dell' igrom^tro. Di questa pcrcib usando fino dai prinii di luglio del passato an- no i8i6, ne ho costrutto uno che rinsci assai bene, e piu di tutto per la sua molfa sensibilita , la quyle da quell' epoca fino ad ora, per quanto ho potato cono- scere , non si e punto scemata. Unisce a questo altri molti vautaggi di nou poca impartanza cbe in questo corso di tempo mi sono caduti sott'ccchio, qnali pero reuderb noti allorche da replicate esperienze ne sia fatto piu certo. Comunque sieno queste per riuscire , parmi , dal- I'osservato fin ora, poter credere essere questa una so- stanza di qualunque altra Usata in addietro piu atta alia coslruzione d-U' igromeiro. Spero che tutti coloro i quali amano le scicnze e le arli , senliranno con piacere questa notizia , che vnlontieri desidero sia re^a pubblica per il bene comune della societa. CORRISPONDENZA. Conispondenza ufficiosa tenuta fra V Eccell."'° sig. Sigismondo d'i Cavalli^ amhasciatore veneto prcsso la R. Cone di Madrid , cd i Serenissimi Principi della Repubhlica di Vcnezia con D.^ Pietro Lauredano. ( i ) Dlspaccio deir EcceUentissimo si'gnore Sigismondo d' i Cavalli , anibascialure veneto in Madrid ^ in data del I'i gennaio dell' anno 1 568. •ijerenissimo Principe! Se in questa Icttera disccndcro ad alcunc paiticolaiita, le quali s< no di luggire in altie materie , V. £. mi peidonera , pareudomi clie 1' iinportanza «|ella cosa meriti che Lei sappia ogni minuccia di esja. E raolti giorni e nicsi che il I'lincipe di Spagna si trova mal.issimo satisfatto del Ro suo padre , ed all' inconlro il padre pochissimo conlenlo di lal (iol , il qual piu volte ha ribul'ato el gravissimaintnte incrcpato di molte imperlinenzc che faceva non couvenieuti ad un Principe par siio ; ogni Iratlo usava qnalche insolentia al!i prin- cipal i^cnlilhiiomini della corte , tnlla la nolle andava arraalo con archiljucchj commettcndo diverse insolentic , era profusissinio nei spendcre , el non avendo il inodo come volcva , constringeva qiieslo el quclio a prcstarli danari , e tra gli al(ri bisogno ad nn Nicolo Grimaldo (i) Questa corrispondenza ci viene dal R. C. Arcliivio di San Fctlele in Milano, e tende paiiicolarmente a spargere molla luce sill carattero e siiUa ruorte dell' infelice Don Carlos fii;lio di FiKppo II re di Spagna , la cui tragica fine e rimasta finora un enimina die la coiitraddizione degli storici servi mullissimo a confoudcre. Noi abbiamo creduto di lasciare inlatt^ la ortografia c la lingua coiue irovasi nell'origiiiale. Speriamo che gli aiua- tori della sfoiia inoderna ci sapranno buon grado di aver falto pubblici quesU Ire monumenli. fAc/a dtW Editore.) Oia APPENDICE Genovese che gli prestasse ,40™' scudi. Con tutte queste , «evei'» aJmonizioui del padre , non rcstava il Priiicij^)e di 1 continuare lulla sua vita, facendo ben spesso per di- ' versi mezzi dimandar danari al Re, il quale poco si cn- rava di sue diniaude, -anzi li mostrava mala ciera , ia < modo che il Principe vedendosl in disgrazia del padre. 1 ultimamente doppo 1' esser con divcrsi niezji niolto in- * trinsicato con D. Giovanni d' Austria , conimunico seco «n suo pensiero , per quaiKo fin ora si dice , che non si puo bene sapere la verita, di voler un f;iorno aniaz- zar il padre con uno archibucchio , e lo prcgb ad es- sere partecipe con Itii in qnesto fatlo , cercando con tal me/.zo a persiiaderlo che lui non haveva inai da sperar cosa alciiiia dal Re, che certo lo faria viver serapre po- vero vedendo cotne Irattava lui che era tiolo , che quando volesse aiutarlo in cio , li daria poi il Regno di Napoli, ovcro il Siado di Milauo. Non si sa quello che D. Gio- vanni li rispon iesse , ma pocchi giorni di poi il detto V) Giovanni finse di esser chiamalo dal Re per le cose della armata , et andb fuori a Irovare S. M., con la qual stete X giorni. II Principe che intcse che li eran fatle carezze straordinarie dal padre , dubito che lo avcsse sco- perto ; pero scrisse a D. Gio. che desiderava grandemente di pari uli , ma clie il Re non sapesse che saria andato a trovarlo fuori ad un loco determinato , et che lo pre- gava andarvi ancor lui , con animo se veuiva di araaz- zarlo , ma D. Gio. avvedutosi forsi di queslo , non vi ando. II giorno dietro cssendo tornato con il Re qui in Madrid , il Principe pur risoluto di effettuare questo suo animo, mandb a dim;indarIo una niattina alie sue camere , et preparb uno archibusito p?r spararglielo nella vita quando venisse, ma un genlilhomo di camera cho dubito di qualche male, discargb la ruola , ove quando D. Gio. eutrb, il Principe Irovb lo archibusito discargato , ma pose raano alia spada pur darli una stoccata. Dio volse che noil lo feri ; il chi; saputo dal Re per all' hora non dis-.e allro ; ma come ju la mezza notte che il Principe era giii nel letto , discese in persona alle sue slantie,ac- compagnato dalli principal della corte, come fu dello al Principe cht; il Re veuiva, sallb di lello, et disse al padre s? lo voleva amazzare, rispose il Re che non , ma ben casfigarlo et tiattare co.ne un mUlo , al die soggi-inse }1 Principe che malto non era, ma ben dispccdto, il Re PARTE ITALUNA. ' 5j 3 non disse altro , ma rii propria mano tolse la spada et pugual del fiol , portandola fino alle sue stanlie , et parlen lo disse al Priiuipc clie non uscisse puo di lu , et subito li pose la gii.udia et fece incliiodare lulte le fi- ncslre , privandolo di ogni sona di anni , fino qiiando tnaiigia non li dano cortello, cosi resta rinchiuso con inolla ciislo-iia. I a mallina s-giiente S. !V1 chiarao a se tiJtti i cons.i el li Icce intendcr qiianto havea fatto la nolle , dicendoli clie non poteva far di manco, per ser- vitio di Dio el per sicurtii dolli suoi rogni, di far questa eseruzione , che poi li diria la causa. Ila dato ordiue che tutli li Grandi di Casliglia venghino qui , et siinilmente li Comraessi dcHe Corli del delto Regno, perche gia il Principe fu giuralo in esse ; fa anco venir tulli gli ho- mini d' araie et leggiosi di questa Provincia , si crede per mandar con tal cuslodia ii Principe in qualrhe parte : et mi e detlo da bona via , che S. M. vora per sua maggior ginstifn alione clie il consiglio regal vedi lui il processo, et giudicbi inlorno al falto del Principe per giuililia , il clie noa sara bon srgno per Sua AUezza : mi dice anco qucsto mio amico , che il Principe non l)avea animo d'iusidiar alia vila del Padre, raa che vo- leva sopra 1' armata passar con D. Gio. d' Austria in Italia, el metier rivolution iielli Sladi di S. M. in quelle parti , et veder di farsene padrone , el passar poi nella Fiandra per haver quelli altri : che havea animo di an- dar a (rovar 1' Imperalor, dal quale sperava gran fauore^ et havea di piu scrilto a diversi Principi di Germ?nia sopra queslo fallo. Et quaudo Sua Allezza coniuuico tutto cio con D Giovanni, lui prese tempo 24 ore a ri- solversi , tna dopo parlito ando a trovare il Re el li nar('. il tutto come di sopra. La certezza vcramenle del!a causa di quesla rclenlione e orcullissima ; percio non si meravigliera Y. E. se non ne conicrmo lotalmente alcuaa. Cifra inserila nella mtdesima. Dispaccio deir E. S. Sipsmondo js iilrogerii> , che svilappasi dalla combualioue dolle sjstatize a-iiniali , i/< un vaso il quale contieiie una miscela di cake viva nell' acq ua , onde liljirarlo ( med.Hiite 1 assor- bJine;ilo che ne fa la r alee ) dalt acido carUonicn e dal p^izzore (e lion gia dalla soslanza che lo tramaiida ' ) deU olin animate , opi>ure, jnvece d'-lla soluzione di calce \iva nell acijua . si fa passare n-l- V acido solforico o mnriaticn diluiif^ato { i'l qual proporzioue ), oii- piire per una serie di u-asi ( quanli ' ) depunitorii, de' qunii il primj coittiiuKt calce «d acgua, ed i seguej/ti dull acido dilun^ato ...,.-. 5l8 APrENDICE Oiule ottentrf quantila fli gas che abbia a dare luce huova e, splen- deiite (dirt-i piutlosto bclla e bianca), se.mbra cite, s'lljatla dlstilla- %ione liebba Ut-nir es cioe a dire la meta lull affatlo della [untala. IF. La scoperta fatta da Whitwell, esq. e arrhilplto, sulle le.nti quadrate si concave che convesse , le quali mpritano la preferenza sulle roloiide , e certamente rilevante , e meriterebbe che i nostri fi- sici ed otticisli la traessero a profilto e la verificassero in ogni verso. lo non ostante non sono per anche persuaso che tali lenti debbatio veiiir aiiteposle alle rotonde nei microscopii, dai quali non si cerca T eflfello che nel cpiilro della lenle. IV. Miglioramenli relativi alia stanipatura delle slofTe di lino e di colotie fatli da Giaconio Thomson .• consistono essi principalmente reir adoperare delle soluzioni nietalliche o terree sopra una stoffa gia stanipala e colorata di qualiirque altro colore fuorche di rosso di Turchia , ossia di Andriaiiopoli, cioe di robbia , imniergendola dap- poi tutt' inliera in una soluzione di acido nuiriatico con molt" acqua e poc'alcali o terra, onde loire il colore dalle parti gia slampate , e riporlarne I'cl tempo stesso un nuo\ o , oppure il mordenfe per un altro. Que.'ilo miglioramenlo , che gia in parte e conosciiito e messo in pralica da qualcuno de' nostri tinlori per qualche colore, non serve che in porhi casi : ollrediche non accciuiandovisi le dosi degli acidi, dei sali , ec. non puo recare quel vaataggio che pur si de- canla al pubblico. V. l)rU"eman in Amburgo Irovo la maniera di scbivare i danni proxcnienli da' csvalli fuggilivi e che preser la ma' o al cocchiere , la quale consiste nel farli slaccare in guisa che non Iraggan seco ne timoi'.p lie altro. Sebbeiie quest' invenzione sia stata gii indicala PARTE ITALIANA. 5l9 da altri, pure sarebbe utile; ma non esscado I'accenrio della inven- zloiie acconipagtiato da disefjiio , non pud esso Irarsi esaltaincule a protifto. Nessuno poi aiidrebbe in Milano al corso con cavalli ai quali ottrc alle bri;4lie dovess* venir allaccata una fune , che dal morso del ruedesimi giuiigesse sollo il selile del cocchiere, avvolto- lato sopra uii rocchello e della liiaghe.aa di 6"o lese. VI. Diilot ha scoperto la inaniera di foidere 'lel tempo slesso loo fino a i5o leltere invece di una ; niolivo pel quale i caralteri haiino giS sofFerlo uii ribasso del i5 (ler loo. Havvi talu'io il qual vuole che questa scoperia , cui 1' invenlore nooiina Poliamalipia, fosse slata falta varii anni fa : in qualunj.ie caso si ha diriUo di lemere che le lellere non abbiuo utia perfclla eguagllaiiza. VII. Prova per disliiiguere il ferro dill acciaio, il che si oltiene coa una goccia di acido nitrico posta sul ferro o sull' acciaio : lasciala- vela per alcutii niiauti, e tollala dappoi coll' acqua , restavi in sua vece sull' acciaio una macchia nera, e sul ferro una grig-.a. Buchner soggiiiiige che quanlo e piii nera la niajchia lasciata dall acido ni- trico , lanio e piii buono 1' ai:ciaio che si prova. lo riconosco per utile questo ritrovato, ina nessuno mi nieyhera i che si puo far del ferro carboaato seaza che percid sia vero acciaio ; 2 che quesla prova Aoii decide che della superficie : 3 che non [luo a meno di esser* daaaosa alia supertirie niedesima ; 4 che 1' acido nitrico , polendo e«sere piii o meno coaccalrato , dec necessarianienle piodurre clfelti differenti. L' acido solforico , mur'atico eJ altri acidi , quatido soao sovrossigenati , producono pariiuenli sull' acciaio e sul ferro. diiferenti fffelli, per cui vaglioiio essi pure di crilerio per ia ricoguizione del ferro e dell' acciaio. VIII. .Alctodo dci Ghinesi di gittare le lastre di piombo e di stagno. Si versa il metallo fra due lisce lastre di schislo o di niatlone , eoperle di carta forte iicollatavi sopra , le quali lengonsi all' alto alquanto dislanli fra se : vcrsalovi il metallo, I' operalore comprime tanlrsto col giiiocchio la lastra superiore, cosicche il metallo si spande tulto egualmente fra anieudue , e , raifreddalo , presents 1' aspetlo cri- stallino che offrono le scatole di le chinesi. Oude impedire I o.^sida- zione del metallo servonsi i Gbinesi di una resina delta Dumuier, alia quale polrebbe suppUre la pece conmne. Sitfalta tiotizia non la trovo certameiite inutde, ma gli e eviJente che 1' aspettu crislallino del metallo diniostra u:ia soluzione di ooali.mo , per cui uoa e una lastra consiinile capace a coitenere que liuidi che una laslra piii soltile passala sottt. lo slretlow di leggicri coaserva. Siffalto ritrovato vieiie presentemente lodato , menire alira volta era btasnnalo , guo- che varii de iiostri fondilori l' haauo gia da secoli abbaadonato. Queslo meto.lo e noadimeno lullora ai uso presso di noi, ma sol- tanlo per preparare le lastre di piombo , dalle quali poi col mez»o della Iralila ottengoasi le foglie di piombo per le i/oeUe da labacco. I.V MeloJo per ricoaoscere la falsilicazione dello :tucchero , coUo zucchero di lallc in ispecie , di Tissier il giovme. Egli nconobbe che !') /.ucchero di latte sriollo coUo zucchero di canna nell' acqua precipita dalla solu^ioae. Ma quaa:? miscele non poiuio farsi collo, •ucch.'ro , c in conbeguenza i]ua:ilo incerlo non c mai sifiatlo cri terio! Kgli c ,1 altroade mcerio aache per nco io>Lere lo aucchero cli latte, il quale pud veuir prcparalo m >aae luauxere e coulcucre iliversi iu^jrejienli. SlO APPENDICE X. Nuova polvere tonanle di Gcngflmbre e Bolide consistent? dJ »■ ■ ■ di acido muiialco sovrossieenalo , di — — di nilro, di ■■■ 100 ° lOO 10« di Bolfo e di di polvere di licopodio. Per oltenere 1' effelto 100 ' ' bisogna baltprla con un corpo assai duro ; ed e cosa assai singolara" che non detona che la parte che ha sofferlo la comures'iione , men- tre le parti attigue prendon fu 'CO per coinunicazio'ie seiiza esplo— sione, cosicche questa polvre e seriza pericolo ma io soggiugnero puro , spPBa uso e senza piofillo. XI. Osservazioni sopra il me'odo di segare il ferro giflalo, da Dufaiidier: egli ba veriliralo che il fprro bia>co tuttor lovetile od arrovetifalo alia fucina puo venir se^alo con fncilila p prestezza pgual* dpi Ipgiio da una sega pio\'\eflnla .li dpnli pochissimo divergpnii , • cbe si fa muoverp celerpmeiitp. Dufaudier I'on ha fallo che niettere in pralica qua.)lo era gia slalo detto da d'Aicet.- qui'di gli si de« il merilo della esecuzio'e , ma non gia qupllo dell invenzione. Ag- giungasi di piu che siffallo metodo h gia da aiini conosciulo a Gi» nevra e a Parigi. XII. Giovanni While rilrovo un melodo di far delle belle candel* di poca spesa coi versare in forme di rame ii:ternamente liscie dells cera — . a.l' incirca della capacita delle medesinie, e poi , chiuse amendue le eslreniila , farle rotolare sopra un lavolo colle mani o coir aiulo delle correggie. In queslo modo la materia si dilala su tiitta la superlicie i'terna della forma, e coslituisce un cilindro di cera \6to , entro il quale si fa poi passare lo stoppi'io e si riempie di grasso. Queslo ritro\alo io non lo ricoiiosco spregpvole , ma la veggo bene che non verra messo in pratica dal popolo , poiche la mano d' opera fara salire il prezzo di tali candele a -r— o — r- dt quello delle candele di cera. A Parigi siffatte candele verrebbero coitrassegnale coi demi-fortune e presso di noi col poirei, na non posso Mezze misure , le quali servono a dar a conoscere I'am- fcizione e la rislreltezza ! Forse questo melodo polrebbe trarsi a piofilto per far de' cerei da chiesa diversi-colorati , facendo gitlare gli uni sopra degli allri dei cilindri di cera nel sunnominato modo, cioe coir aggiungere a diverse riprese una cera di differenle colore , e forzarla medianle il rololamenlo ad inveslire la prima volla la forma , e le susseguenti il cilindro di cera voto. XIII. Nella Cronaca delle nuove invenzioni, s' operte e migliora— inenli si acccnnano, i le invenzioni del professore Hermann, le quali sono le seguenti ; a Una maccbina mossa da un peso per refrige- rare la birra ; i Una maccbina per lagliuzzare il lupolo , c Una tromba ■per eslifguere gl' incendii la quale si puo accoppiare alle trombe domesliche ; d Un candcliero sul quale le candele non abbisosjnano di smoccolatoio ; e Un molino col quale un uomo puo operar tanto quanto un forte ca'^allo;^Un tavolo da lilarvi il li' o , sllorno al quale piii di dodici persone lilar.o col seniplice lirar del filo dalla conocchia. Quesli ritrovali sono cerlamenle ulili , ma non meritauo 1' ouore della scoperta.- essi iouo lutti miglioramenlit PARTE ITALIANA. Sal 2. Guarlg'one della idrofobia coll' areto di vino. Quest* pretesa SCO[)Prta ^ antichi';sima , e fii yia Jimenlicata. 3 DisliuT.ione del raUi Paglia iiiliiita di olio di cumino o di •nisi altrae i ralti nella tra-pola , e ii rciidc rolaMlo stordili di lasciarsi prPiidero per sicuro. lir. ilo a veritinar r 6 co' raUi noii solo ma ben Aiiclif co' lopi nia ho niolivo di dubilare dell' esito. 4- L'ottiro p nipccanico Hoffmann di Lipsia ha inventato un» macchi'ia da fillrare col mpzzo della compressiO'P dpU'aria. ■yedple duiique , caro Direltor" , quanlo poche c quaito poco m- teressanti sieno ie scoppile , i rilrovati ed i miglioranipnti nno a giugiio del rorrp'ite anno. lo sono sicuro chp se gl' Italiani facpssero di pubblico dirillo quanto pssi scoproro , rilro< atio o mmlioiano , prolipbhoro da se soli sommL lislrare mollo maggiore e niiglior der- rala della presente, la quale f'Olrebbe servirc ben anche alia compt- lazione di un ^iornale ulilissinio. Lettsra del sig. Paholini al sig. Buocciii , intorno i pro- • dotti vulcanici di Andernach. Acqui.fgrana , i settembre. C k. 'Ojro quasi Ire trtesi che vado girando per la Germania; e siccom* non ho in qnesto mio viaggio il conforto della \ ostra compagnia come lo ebbi in allro tompo , cosi desi^ero di av r almeno le vo- sfre iioliiie. Vi scrissi da .Monaco in luglio , e pas^ai dopo nella Sviz^era , da dove seguendo il corso del Reno, vefiui a Francfoi t sul Meno. Xei giorni passali fui a Andernach ed ho pprcorso quegli inferpssanli conlorni. Ollre ai naluralisli francesi che har.iio inserito vari meiuorie negli Annali del Museo , i ledeschi Xose e Xfiggeratn scrlssero sopra i prodoHi vulcanici di Andernach dopo il Collini , come vi e nolo. Quasi tulle le sostanze vesuviane s inconlrano iti queslo paese , compese le leuciti uUimamenle trovale nel tufa di I\lpdee\ p le melanili Una soslanza raccbiusa nel basalte di Dukel , e che Xiiggeralh di Borm nnmi'ia Talcin , mi sembra essere analoga a quplla del basalte di Capo di Bove che vol nominate come ua Tafelspaih. La lava di Niedermennick , della quale si fanno pielra da niai-iiia che si metlono in commercio per lutto il Xord , conliene, ollre la Hauyna, molte allre sostanze , e qui^ste l.^^ vedrple e le esa- niinprele al inio rilorno Quesia lava e rimarchevole, perrhe essendo cellulare, non giii compatla conip le solite lave basalline, si pre- senla .sotto forma di bellissime coloniie colossali di qualtro o cinque faccie, alle 20 piedi, ed avenli circa 5 piedi di diametro; sono co pcrte da un banco di lava non prismatica come lo sono i basalti della Siala a Portiri, e vi sla sovrapposto un banco di bo a 80 piedi di potniri lerrose in piccioli frammenli , mescolalo a inii.uli franinienti di .schislo. Ln quanlila di questi basalti sla a quella dei basalti della Scala forse come dieci a uno , e quindi lo spettacolo J ass^ pill impotienle I.,e pomici non hanno alcuna comunapza di origine con questa lava , e devono esservi cadule sopra coniP sono ca lute quelle che coprono ora Pomptia , benche la loro apparenza lerr»>a Saa APP. PAUTE ITALIANA. ed i frammenti di sch-slo polrebbero far supporre clie fo&sero state clispe se o rasporlate dalle acqiie del mare. II lago di Laach vien« coiisideralo come u-i cralere vulcanico. e da esso polrebbe esser co- lala Ij lava di Xiedeniie i 'ick. ^essuiio puo osare di negare la vulcaneiti dei con orii di Aiideri .ch dopo di averli visitali e dopo di aver visto in poslo i prodotti del Vesuvio. 11 monle Huuimerik si scambierebbe col Vesuvio se le sue ceneri e le lave fossero nere invece di essere rossiccie, particolarmente nel lato O vest dove vi e una corrente di scoiie. Mi iio'i e cosi dei prodotti degli allri paesi e nominafamente di molli basalti I basalti di Hanau , di Frankfort , ec. non polrei classiticarli fra i prodott \ulca:iici, e-seiido cio assoluta- proihUo dalla giacitura ed anche dalla tessitura loro , anzi in- ece di basalli li chiamerei GrUisteid N'e ho falto e degli u'li e degli altri surficienle raccolta , che spero ci occupera insieme al mio ri- torno. — Fra qiiattro giorni saro a Briissella , ed alia fine di set- tembre a Loiidr»: ritoniero in Italia per la via di Parigi. Sq uarcio di lettera del sig. conte Mjhzari al lig. Broc- cai , intorno ad alcune osservazioni mineralogiche fatte ne' colli f^icentini. P'icenza, 3o novembre 1817. J BHCORsi i contorni di Breganze ( ne' colli Vicentmi), e trovai a S Georgio I'aualciine, noa ii una breccia come a Montecchio , ma nel basalte in posto. Qieslo basalle e pieno di bei nuclei di stea- tite or Verde, or gialla , or rossa : quest ultima e talvolta lamcl- lare , ed allora . la durezza ecceltuata , somiglia mirabilmenle alia stUbite di un rosso bruno e con riflesso mar^aritaceo di Fassa e dei Zucca'iti. A proposilo di Fassa , una idea consegnala nella vostra Memoria che i cristalli che lappezzano le gcodi delle rocccie Irappiche sono diversi da quelli piaritati uella pasta , iie risveglio a me un' altra , cioe che i cristalJi delle geodi conteT?gono costantemente acqua di cristallizzazione , e quelh sparsi nelii pasta no- Voi vedete che se il principio da me Iraveduto e vero , la spie- gazione ne e semplice per la via secca , ed imbarazzantissima per quella umida L'acqua di cristallrzzazione dilatandosi sommamenle neUa infocala corrente, diede origine alle cavila ; e la lava ( sempre men fusibile delle zeolili) esseridosi raffredjata prima, quesle ultime si cristallizzarono poscia , occupaDdo meuo spazio di quello che oc- cupavano in istalo di fusioie. Voi vedete che non ametio piu la teoria delle filtrazioni. La vostra idea sui cristalli di Fassa mi ha gia fatto abbandonare un altro lavoro quasi lerminato sulla teauis^i'iia durezza di alcune lave da Fanjas nlenute per tali nelle sue opere. Credo inoltre di avere alcuni falti che sembrano provare la con- temporaneila delle mesotipi alia ruccia in cui giaciojio II solo fatt» da Gioeni osservato all' Etna mi e coiitrario. Dico delle mesotipi, perche non so sc- sia lo stesso di tutte le altre zeoliti, possedendo la dimoitraz'one che 1' analcinie in ^ualche caso penetra per in- £llra2ione. 523 NECROLOGIA (i). Jl pittor* AVDHSA Appiani nacquf nell'aiino 1764 in Bosisio , terra del r alto Milanese, sul piccolo lago di Pusiano , nella quale era nato pochi aiini prima il poda Giuseppe Paririi. Pf>rcoisi i prinii slu.li Icilerarl, applicossi per tempo al disegno sollo la scuola del cav. Giudici , la ini^liore che in quei gioriii si avesse Milano. Ma presto il sue genio lo fece accorto , che seguendo i principii i quali vi si insogi>ava;io , male polevasi giuiigere a quel grado di merilo che i disli-ili iiigegni debbono proporsi per mela. Abba'idoiiala percio quella scu.la , diesM a percorrere una camera pill adattata all cslensione del sue j^puio , co^suUando le opere de' inii^liori maestri , ed affroilatulo eziaiidio uno studio severo del- 1' aMatnitiia sui corpl umani. Quale vantaggio ritraesse da silTatU esercizii , ben tosto lo dimoslraroiio alcune opere eh egli ir'comincio ad esegiiire con matiiera sua propria opposla a quella del maesiro , e che si ve};t;ono ludavia tiei tiuli araz'/>i di una dflle sale dell' I. «_• corle di Milano. Spinto poi da iiivi-'cibile vaghezia di \edere e di studiare 1' opere delle altre scuole italia'ie, aiido a Parma , a Bologna ed a Fireiize , ove si tratteine alcuu tempo. Ritornalo alia patria , diede a divedere nei vari lavori ch' egli condusse ad olio , e ))arll- colarniente in quelh che esegui a fresco , con qual occhio perspiiace e iino disceriiimeiilo avesse saputo \alcrsi de fadi sluJi. Le pitture coUe quali decoro una stanza del palaz/.o Busca di Milano, e la rotoiila deir 1. R. palazzo di Monza fecei., conoscere quanto dovea aspeltar^i da lui , ove sollanto le occasioni gli si fossero prssentate. Ben toslo si offerse al genio di Appiam una di quelle iniprese , ficqucidi per lo passata , rarissime oggiili, che sole ba^taiio a stabilire la t'aina di uii artista. Venue incaricalo di Jipingere a fresco i qualtro peniiacclii , e due grandi semicerthi sollo la cupola del santuario di Saiila Maria presto S. Celso in Milano, architetlura del Bramanle. Prima pero di acci!ii;ersi a tanlo lavoro voile vedere le oi>ere pu» iiislgni di tal genere che si ammirano in Homa. Porlossi infatli in quella capilale nell' anno 1791. e veduti quei miracoli dell' arte. (i) Q'lesti cenn'i necroloi^ici sono flel henemer'to nostrn s'''^. Cattaneo , constnvUon del ft. /. gal/irietto delle meda:^lie , il quale e a qualche tempo oi-CUpato a racco^liere le memorie de^li artisti Lnmbnrdi che sole mancnno e si desiderano nncora d^s^li amatvri di belle aril. Sarnrino esse curredate de' relativi ritratti , e cnl mezzo noslrv s' irt' ritiino i letterati e gli artisti a filere esser^li cortesi di tntte quelle notizie che piCt cjntriLuire pottstero a rtnd€re shiara e graJita I* sua itnpresa. 5^4 IP?. PARTE ITAL. volo a IVDlano , o\e aftenrlevalo 1' assunta irttrapresa. Di quali bel- leztc egli ab'jii fregiale quelle pareti , non e opera di questi brevi ceiirii il discoirere. vl.i qui noa si arrestarono i suoi progressi. Allrfl grandiose occasio ^i gli si oiTersero tielle variazioni date negli scorsi anni alii decorazione dell I. R coite di Milano ; e quaado ognuno aspetlavasi che il suo genio ceder dovesse all' influsso di uii' eta a^^■ifinaulesi al sessanles m" anno . egli vinse invece e supero se nie- desinio Le sue uUime iiilture a fr-sc« , descrille da Lamberii, pos- sono rignardarsi com'" 1' apiee ciii giunse il merito di Appiani. Fra i q-'adri ad olio di sua mano denno essere distiiiti priiicipal- meiite 1' Olimpo e la Giu;ione abbigliata dalle Gra/.ie , dipinli , i quali trova-isi tuttavia presso la sua famiglia ; lincontro di Giaeobbe con Rachole, quidro grande sopra tela fallo per la chiesa di Alzale presso B' rgamo: Rioaldo negli orti di Armida , eseguito pel principe di Cobf.lzel ; Ve lere e Aniore, quadruccio mirabile che vedesi nella villa Sommariva sul lago di Conio , e finalnienle -vari 'itratli. Meiitr' egl' occupavasi nel decorare di otto soggetti sloiici una delle sale del pilaizo I. R. di corte, e soli quattro di essi aveane condollo a termine , veiine assalilo nel giorno 28 di aprile dell anno i8i3 da un fierissimo colpo di apoplessia capilale, del quale poco ma;ico che non rimanesse la Ailtima. A tale infausta nuova fii uni- versale la costeraazione in Milano , e la sua casa presenlo in quel tristi giorni uno spettacolo commovente, e ad uri tempo per lui glo- rioso. Non valsero i soe.corsi della niedicina e le affetluose curepro- digalegli dai parenti e dagli amici piii rari a deludere la crndele persuasioiie, di cui ogtiuno era invaso, ch' egli piu non avrebbe risa- lutata r arte sua, se no'i per piangere , siccome egli faceva ad ogni istante , sulla dolorosa impossibilila di nuovameiite impugnare il suo divino pennello. Le arti pertanto riguardarono , loro malgrado , quel punto medesimo come quello di sua morte. Avvenne essa nella niat- tina del giorno 8 di no^enibre di quest' anno , in seguito ad un nuovo insulfo apopletiro , con generate cordoglio , mitigato sollanto dal lungo disperare che ognuno avea fatto di sua guarigione. Gli amici suoi ed i suoi piu caldi ammiratori assislerono doleiiti alle csequie che furoagli celebrate nella chiesa della Passione la maltina del giorno lo dello stesso niese, e furono vivaniente conimossidalla patetica ed animata allo>>uzlone del sig. Giovanni Berchel , che qui ci ascriviamo ad onore di pubblicare ,• quindi in lunga fila acconi- pagnarono sino al pubblico ciniittTO di S. Gregorio la pompa fu- nebre , in mezzo al dolore che vedeasi dipinlo sul voUo di tutli g'l astanli. AppiA?fi forniossi una maniera sua propria , i principal! caratteri della quale sono la grazia e la venusla; il suo disegno fu sicuro e nudrito alia scuola del vero ; il suo coniporre fu elegante oltremodo e di uno stile tra 1' antico ed il moderno ; il suo colorito fu seuipre vago , armo'iico e dilicalissimo, c laholta ancora vnace. Oltre i pregi pillorici , possedeva egli le piii soavi qualita sociali, ed ,un cuore sempre inclinato a giovare a suoi simili. E un dolce conforto il penslcro che gli amici ed ammiralorl suoi gli desli.'iino un degno monumento- che la Musa del cav. Vinceiizo Monti si accinga a celebranie il noine , e che la diligenza dell' av- vocato Francesco Reina ce tie prepari la vil». Sa5 A V V I S 0. Era gi^ pronto per la stampa questo fascicolo , quando ci sono giunti da Palermo due pachetii di libri con molle lettere ed arlicoli di vari lelterati della Sicilia. Ci duole in vedere il considerabilissimo rilardo a cui vanno fcnipre soggplte le nostre coinnnicazioni con qnclla n niota parte d' Italia, e sappiamo dall' allro caulo quanlo sia lo zelo c la premuia del sig. barone Nowasby , console gcnerale di S. M. I. R. A. , per favorire quesia impresa. Questi due pachclti spedili da Palermo , uuo in data de'ggiugno, r altro dc' 22 ottobre ^ ci giunsero coiilemporantamcnle il (i dicembre , quando gia tuui i materiali per la stampa di questo fascicolo erano composli , ed abbiamo voluta piibblitare questa circostan/,a per rcndere notorio ia quell' isola il niotivo per cui non vedono inserili gli annunzi di alcune opereloro, e fatla menzione delle cose in quesii due paclielti spcditc, delle quali c' incaritheremo ne' successivi fascicoli. [ntanto avvisiamo i nostri associati che abbiamo soUe- citata la pubblicazione di queslo Lscicolo per anticipar loro la letlura dell' estralto dell' anibasciata di lord Amherst , di cui ncssun giornale letlerario ha parlato finora, e il cui bel volume in /j.* con rami ci fu per la posta spedilo da riguardevole personaggio inglese che onora e prolegge in quell' isola il nostro giornale. La tavoia melcoroiogica del dicembre che non si poteva stampare die in gennaio , si trovera unita a quclla del pro simo fascitolo^ col quale si aprira il corso dell'anno [II della fiiblioteca Italiana. Errata del t^mo T^IJl. Fag. i4 lin. 32 Lnifji Bossi le^i Giuseppe Bossi >• 22 u 5 iiigaro u ignaro 3> io6 » 20 scarso numero > scarso nqmero dei medesiBn? Aei mrdici » 123 » 24 "*ll'appLcazioQe >< nella dimoslrazione a 35o » 2 1716 .. 1816 >» ioi » 3 1717 ^ i8i7 5a6 I N D I C E delle materie contenute in questo ottavo volume. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!. Co ■ o\Tiwrr.4zionB della storlrt della scultura dal suo risorgimento in Italia fin > al secolo di Casova .... pag. 3 II viaggio nialiticomco, Epistola di Cbsake AmcI . . » 22 Conthiuazione e fine d-/. Nuovn esame delle snr^enti della pri- t>ata e pubhl'ica r'lccliezza ^ del Jott. Carlo Boselllvj » 28 Pittr/re antlche dei vast greet della collezione di Sir John CoGHtLL Hart , pubblicato da I. Millingbn . . » 38 Dizionario militare italiano , di G. Grass i . . . » 5o La Visione di Casova . . . . . " *77 Memorie istoriche de'la Perugina Universila, degli studi e dei suoi prnfessori . raccolte dal p Bin I , . • . >■ 184 Nuovo Prospetto delle sciertze economiche , ec. di MelciHorrb GlojA (2 " estratto) .... .... ig5 Observatio.is sur la ressemblance frappanle que Ton decouvre eatre la la'igue des Russes et celle des Roniains . » 206 11 Viaggiatore , o Prospetto di societa . . . . » 212 Sul Dionisio del Mai ........ 226 Cenni crit'ici su'la poesia romantica , di C- G. Londonio » 3i3 De Cruce valiciiiia in sacro hebraico textu ...» 368 // Paradiso perduto ......•>• 37S Origine delle feste Veneziane ........ SgS IiCttere e rifiessioni concernenti t anfiteatro di Verona con Una Uwola in rame ......... 401 PARTE II. SCIENZE ED AKTI MECCANICHE. Sulle principali malattie degli olii'i , di CtRO PoLLIffI . pag. 65 Cata /go rngionato di una laeeolta di rocce . . . ..76 Saggiu storico sullo[stato e sulle vicende dell' agricultura antica, ec. (2.° ed ultimo estratto) ....... 88 Indice delle pinnte rinitnute sni colli Euganei ..... io3 Esperimenti comparativi su'l' azione dell acq ua c.oobata di lauro' ceraso , ec ( 1° estratto) ...... >< 106 Idem (2 ° estratto) .......... 44^ Seguito degli Estratti del torn. XVII dett* 'Memorie della Societa Italiana . . . . . . . . » 121 Idem .,....,..» 289 Idem >. 454 /V l-il .: I N D I C E. 527 Ossen-azinni sul trlfngU , . pag la^ Descrizione anatomica delle Salamamlre acquatiche . » 238 Considerazioni snlla Hachilule •• 263 Dello infiusso del boschi siillo stato fis'ico de' paasi e sulla prosperita delle nazioni •• 269 Descriziont: di una nuova conchtglia bivalve della costa del Brasile, con una tai'ola in rame ...... » 276 Ossert'azioni intorno al Silex Albus di Pitsio e. di VitkvvIo „ l^o6 If Padrone contadino .,.....» 420 Lettera di Frascbsco Cascbllieri al ch. sig. doU. KoRBi?F » 43i APPENDICE. PARTE I. SCIENZE , LETTERE ED ARTI STJUNIERE. Flora dell' Impefo Austriaco , di L. TratttnIck . . pag. i34 Tfuovo arckii'io di chimica applicata all agricultura alt uso di que' coltivatori che ragionano , ossia raccolla delle scoperte pill interessanli de'gli sperimenti e delle ossirvazioni fatte in fisica e in chimica , destinate ai coltivatori , ec. con una tavola in rame ........•• i39- Thiorie de 1' Dnivers , ou de la cause primitive du mouvemenl , et de ses principaux effets » apS NOTIZIE STRASTHRS . . ..... " 3oS Storia critica della statist ica .....>•»▼» Nouveau recueil de tratl6s d'alliance , ile paix de Irive , de neulra'ile, de commerce, de limites , d'echange , etc. » i>oj Lettt'ra inedita sCritta da d' Alemburt a Lagrjsgb . ■■• Soft Compliment fait par Lagrasge 6 novembre 1766 a TAca- d^mie de Berlin " ^^9 Ciomale degli andawenti dell' ultima ambasciata alia China , racchiudente una esr.tta narrativa delle operazioni pubbliche dell' Ambasciata , dell' an data e del ritorno dalla China, ec. sparso d" osservazioni intorno all aspetto del paese , alia civilta , al caratLere morale e alle maniere della nazione Chinese, di E.srIco Ellis >• k^, PARTE II. SCIENZE , LETTERE ED ARTI ITALIANS. "ESTRATTO DBLLB OPERB PtRIOPtCKB .... pag. t4* Ciomde di scienze ed arti di Pirenze N. XV. • • »>•« Idem v. xri « «49 Idem N, Xril. , » »^» 5a8 I N D I C E. Ciomale /{i fisica , cliimica, storia nattirale , medicina ed arti di Pavii pag. 3io J Jem Enciciopedico di Napoli , X anno di associazione N. XI >>. XJJ ,478 Jdein IS. Ill , anni XI di assoiazione ..... 470 Idem N. IV .480 liem Tf r „ 48i . Idem TS ri , Vn e VTII „ 485 Me. nrie suU.-i antichit'a e bells arti di Roma . . ,. 487 "BlDLItGR 4''lA lr.4LI.4VA ...,..» l63 Regno Loiiibar.io-Veneto . ...... ivi Idem .. 3i4 Idem .......... 493 Hiicato di Parma ....... » 604 CranDucato di Toscana 1-164 Idem .......,,». 326 Idem .......... 5o6 Statn Pontificio ......... 166 Idem „ 334 Idem .•..,.,..» 6o5 Regno delle due Sicilie , . . . . . »• 169 Id.m .......,, K 339 Idem ......,,.» 607 JfOTlZTE LMTTMRARIM ~ 173 Idem. ........ ^ r> 339 Idem ..........> 5io ^OnRt^POVDEHZA . . . . . . . . "174 Zettera del sig G. Barb^eri al dire' tore della Bibl. Ital. » ivi Osserv zioni sull articolo inserito alia pagina !^6o di questo Giorn le , fascicolo dello scorso settemlre 1817 , . » 176 ZiCttera di F V. B.tRB.icort ....■» 34o Stjuarci'i d'l lettera del sig. G B Bassogto al sig. BrocchI , intomo ad un uccello noniinato net Dittamonda di Fazio degli Uberti ......... ,, 545 lettera del sig Ricctou al sig- Brocchi , intorno all' olivina del a lava basaltina di Capo di Bove ...... 347 Squnrcin di Utte-n del sig BrocchT al sig PaholiVI , intomo all' epido/e rinvenuta presso il Settpione ...» 349 Relazione del tremuoto accaduto nella citta di Sciacca in Si- cilia • . „ 55o Corrispondenza ufficiosA tenuta fra I Ecc. sig- St&ts.\tONDO d' x CAf^ALLl . . . . , . , , .. 5n Xettera del sig GTUiEppB Gavtieri . . ? . ~ 617 Idem del sig Parolivi al sig. Bnoccni , intomo i prodotti vul- canici di 4ndernach ...... >■ 621 Sfjuarrio d'' lettera del sig conte Marzari al sig. Brocchi , intomo ad alcune osservazioni mineralogiche fatte ne' colli Vicentini . . , . . . . . . « 53 a Ifecrologia del pittore Audrea Jppiasi . . . v SaS Jvviso « 626 Indice delle maUrie , . » 62^ "CO '^.m F^ W,