J ^-dK*
BIBLIOTEGA ITALIANA
O SIV
GIORNALE
LETTER ATURA,SGIENZE ED ARTI
COMPILATO
DA VARJ LETTERATI.
ToMo LXXXII.
ANNO VENTESIMOPRIMO.
Aprlle, llaggio e Giugno
i836.
MILANO
PKESSO ].A DIREZIONE DEL GIORNALE.
IMPERIALE nUGIA STAMPEKIA.
II presente Glornale^ con tutti i volumi precedenti^ e
posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi
adempiuto a qiianto essa prescribe.
BIBLIOTECA ITALIANA
cA)ptiU AoDv.
PARTE J.
LETTERATURA ED ARTI LIBERAL!.
Del commercio del Vcneziani, di Fabio Mutinelli. — •
Veiiezut, io35, dalla tip. di Luigi Plct, i/i 8.°, di
pag. 184.
V,
enezia e commercio sono clue nomi clie assai fa-
cilmente si corrispondono , anzi dagli scrittori della
storia moderna non possono scompagnarsi per veruii
mode : scambievolmcnte s' illustrano e si dichiarano.
Chi dicesse a Venezia Roma novella non la defini-
rebbe convenientcmcntc, ma nscrebbe frase pid forse
inesatta di chi la chiamasse novella Tiro. Con piii
iiccorgimento s' intitolo da taluuo dc* recenti poeti
Roma deir Occano , e da tal akro , con mitica allu-
sione, Cibele oceanina. In ragione dclla diversita delle
fisiclie circostanze furono diverse le vie per le quali
Roma e Venezia poggiarono alTapice della loro gloria
e ne digradarono ; nella dominatrice latina la conqui-
sta delle confinanti contrade, e indi delle raeno vicine
fece strada alia corruzione ed al lusso, e quindi al
commercio ; nella regina dclTAdriatico il commercio
pose fbndaniento alia liccliezza, e quindi alPamor del
riposo e al possedimento di terre atte ad aliincntarlo:
Dereliquerunt mare opifcrum, atque labefacd et capti
4 DEL GOMiMERCIO DEX VENEZIVNI,
continentis luxinia facile dci-crterunt a labojibus ad
divilias ( Mocenigo , De hello Comoraccnsi , lib. I).
Succedute in Roma iiUe arnii 1' iiidnstria e 1" avidita
de guadagui saervarono la nazione senz' arriccliiila ,
lasciando ai barbaii comodita di cscrcitare felireniente
le gueniere virtu apprese dalle scoiilitte ; Ic armi
succedute al commcicio in Venezia , citta dcstinata
da natuia ai traffichi anziche al'.e battaglie , disper-
sero iniseramentc in inutili prove la preziosa suppel-
Icttile accumulata daa,li avi. Se non clie e da vedere ,
oltre a questo, come intorno a Roma e a Venezia
andassero a mano a mano mutando le condizioni del
mondo prima che losse loro data la tiera pcrcossa
onde rimasero atterrate; appuato come a crollare una
antica quercia vuolsi prima smottare il circostante
terrcno, e ridurre alio scoperto moke radici profon-
damente allio'nate.
Chi voglia , ancorclie nella sola superncie , esami-
nare le attuali condizioni del mondo vedra aperta-
mente essere Tindustria con^merciale entrata in luogo
della militare impeniosita, e aver da cssa prinripio
e per cssa avanzarsi le istiiuzioni pin rilevanti del
iiostro tempo. Una storia del commercio dei Veneziani
vnolsi adunque avere per opera importantissima. po-
tendosi in essa rintracciare le origini di qucUa iorza
da cui ricevono un nuovo impulso i destini delle
moderne nazioni. Non poclii sono gli scrittori che si
occuparono in qucsto argomenio anche per lo passato,
cioe quando le cose veacziane non erano cercate con
queir affannosa cariosita cli' e fatta propria dell' eta
aostra. Alruni svolscro 1" ar2;omcnto compiutamente,
come il Marin nella sua Storia civile c polidca del
commercio dei Veneziani^ altri con minor dilfusione,
ma pur sempre mirando alia universalita delle cagioni
e degli avvenimenti , il Casarini a modo d' esempio
e il Gennari; altri per ultimo si arrestarono ad al-
cuni punti in particolare , come il Formaleoni ed il
Zurla, a tacerne ])iu altri. II Mutinclli va annovcrato
tra gli scrittori della seconda specie; i libri per esscr
DI FVBIO MLTINILLT. i»
null all' link- CVS ale dcbbouo csserc hra^i, ccco la sen-
tenza di cliiarissimo sciittore italiano dei nostri giorui,
ch' ei leca sulla prima fionte del suo lavoro in nu
avvertimento A eld vond leggere. Concliiude qiiindi
di aver voluto coniporre im lil)ro in cni senza con-
sidtarc vohwiiiiusc opcrc c victe cronichc anclic la dun-
zella e la donna potranno , abbandonato per ulcuu.
poco I' ago € il trapuuto, conoscere quel commercio per
era tanto crebbe in fama ed in pntenza Venezia. II
libro di fatto non oltrepassa la mole di 184 flicciate,
e dalla i63 in poi sono note ed indice de" capitoli.
Noi non saprcmmo come meglio prcsentare 1" imma-
gine di quest" opera che seguendo passo passo Tau-
tore, con anne&tare a quando a qnando qnalche no-
tizia omcssa o spostata nella sua narrazione, e riser-
bandoci in ultimo a ftue alcune generali osscrvazioni.
Al tempo in cui 1" Italia ,
Posciache Costantin V aquila vohe
Contra il corso del del,
era fatta
Non donna di piviinrie ma bordello,
ove barhari vaij di nomc c di pelo concorrevano a
riscattarsi dalla vergogna delle passate scontitte colic
atrocita degrincendj e delle rapine, quanti delle terre
circostanti antcponevano il vivcre operoso con sicn-
rezza e decoro al poltrire ncU' inerte servitu, e nella
continua trepidazione deli" avvenire ripararono nelle
lagune veneziane, comedo asilo e opportuno al com-
mercio, per essere a caijo del Golto adriatico e ri-
cevere il naturale tributo di niolti liumi. E gia qucllo
contrade medcsinie crano state ab antico ccrcate da
popoii navigator! e commercianti venuti di Paflagonia ,
e di cui vedi divinamcnie cantate le pcregrinazioni
e i futnri destini nel Promcteo di Y. ^lonti (canto 11).
Avendo a confmantl nazioni belligere rimasero sng-
2:io2:ati , ma ( come lez^ii^mo nel recente traduttorc
di Paolo Diacono in una nota al lib. 1 , cap. XIV )
le prime abitudini di nn popolo sono quasi sempre il
6 DEL COMMEIVCIO DEI VENEZIANI,
riparo delle sue sciagurc^ sentenza giustissima c da
rannodarsi alia notissima del MaccliiavelU, clie a voler
riporre in istato una nazione decaduta sia da ritrarla
a" suoi principj. Sconiparsa peitanto la dominazione
romana , e Icvato di dosso alle popolazioni italiche ,
spcclalniente Ic tiaspadanc , quelF cnormissimo peso ,
tornarono i Veneti alle originaiie abitudini del com-
merciare. Era peio naturale clie cercasscro protczione
dagl" imperatoji d'Oricnte, i quali essi pure abbiso-
gnavano degU isolani ad essere provveduti di cose
necessarie alia vita , del sale , a cagion d" esempio ,
principale materia ai primi traffichi de' Veneziani ,
come si ha dalla lettera divolgatissima di Cassiodoro,
e giovati nella guerra per cio tutto clie avcva ri-
guardo alle arti marinaresclie , parte importantissima
in guerre clie da iniperatori dimoranti in Bisanzio si
conibattevano sulle campagne d"" Italia. Le fami, le
pesti e le altre calamita compagne alle alluvioni bar-
bariclie tornarono tutte a protitto del veneto com-
mercio, ossia poterono i Veneziani guadagnarsi Tat-
fezione delle genti cui I'acevansi necessarj i loro ser-
vigi. Per tal modo entrarono in grazia ai Longoljardi.
Qui Tautore esce a difendere i Veneziani dalPaccusa
clie loro vien data per attendere clie facevano al
traffico deffli schiavi , e mostra cli' era traflico uni-
versale a que' tempi. Poteva anche aggiugnere cue
facevasi da particolari e non era Icgittimato da' pub-
blici Statuti come fra i Longobardi. Che anzi la voce
de' Veneti magistrati si levo solennemente a vietarlo
fino dair anno 877 , essendo doge Orso Participazlo ;
editto confermato ncl 968 (o 960 secondo il Galli-
zioli) dal doge Pietro Caadiano-;:'Coirassenso di Bnono
patriarca di Grado e de' vescovi suffraganei. Se non
che Tavidita del guad;^gno fece nccessaria la promul-
gazionc di un nuovo decreto ncl 1292. Cio mostra
per una parte quanto diffuso ed inveterato fosse il
turpissimo mercimonio, per I'altra quanto il governo,
lungi dair infervorarlo o permetterlo, si studiassc ri-
spingcrlo da' proprj Stati. Combattere , sebliene non
DI FABIO MUTINELLI. 7
afliitto efficacemente, una pessima costumanza e nii-
gliore scusa die averla comune con altre genti, fosse
pure quella tra cui sedeva la principale delP ecclesia-
stiche gerarchie. Accenniamo qiiesto in proposito del
fatto di papa Grcgorio Magno che leggesi a pag. 1 3.
Occupato da Carlomagno il trono de' Longobardi , il
commercio de' Veneziani ne fa vantaogiato, in quanto
che a nazione irta e selvaggia erano succeduti i Fran-
ces! , molto pill altillati , come li chiama T autore , e
pill vaghi di oriiamend e di cincigli. Poteva inoltre
notare che prnna ancora della disfatta di Desiderio
aveva avuto Carlomagno di che lodarsi de' Veneziani
che il giovarono di venti legni opportuni alia guerra;
cio che resc piii agevole la via ai negoziati poste-
riori per cui tramntaronsi alia corte di Pavia le son-
tuosita deH'Oriente, e Fortunato patriarca di Grado,
come abbianio dal monaco di S. Gallo , otteneva di
potere liberamente spcdire quattro navi ai porti prin-
cipali del rc2;no italico franco cF ogni gabella. Qiieste
medesime immunita ottennero i Veneziani dagf im-
peratori di Alemagna, succeduti ai Longobardi ed ai
Carlovingi ncl doniinio d' Italia, dacche Pietro Or-
seolo II, ventesimoquinto dei dogi, spediva Martino
Diacono e Giovanni Orseolo ambasciatori ad Ottone III
in Mulhausen, Era bene fin d' ora avvertire alia cir-
cospezione con cui procedcttero i Veneziani, in onta
al trattato conchiuso tra Carlomagno e Niceforo per
la divisione dell' impero in orientale cd occidentale ,
col quale dichiararonsi libere da ogni giurisdizione
sette citta episropali formanti il dogado: Grado, Caorle,
Equilio, Eraclca, TorccUo, Altino e Malaniocco; cir-
cospezione che indusse, I'anno 820, An2;elo Partici-
pazio a divietare, in forza d'un decreto dell' impe-
ratorc Leone, la navigazione nclla Soria e nell'Egitto,
txittoche importantissima al comrnercio. II divicto per
altro tenne assai poco se leggiamo nel Dandolo che ,
nove anni dopo , Buono tribuno di Malamocco e Pai-
stico di Torccllo trovavansi in Alessandria c di la
trasportarono il corpo dell' evangclista S. Marco. E
8 DFX GOMMERCIO DEI VENEZIANI,
poiclie abbiamo toccato V Egitto , non volevatisi omet-
tere per nostio avviso Ic negoziazioni aperte da quel-
r Orseolo stesso cho mancF ambasciate ad Ottone III
con Aziz, Califo della razza de' Fatemiti , di che vedi
tra' nostri il Sanudo , e 1" Herbelot tra gli stranieri.
AgU altri accorgimenti per vantaggiare la sicurezza
e r estensioiie de' loro ti'aflichi aggiunsero i Veneziani
i matrimonj colle corti straniere , cogl" imperatori di
Oriente a modo d'esempio e coi re tl' Ungheria. In
cio tutto e da notare quanto diversamente procedano
da' conquistatori i popoli commercianti. Appunto per
questa ragione, nieglio ancora che pei lumi della mag-
giore civilta e per la coniune rcligione , i Veneziani
non ebbero a barbari gli altri popoli ; che quanto alia
Biaggiore civilta , i fatti piii atroci dei barbari del-
r antiche storie hanno tro[>[)i riscontri in quclli dei
tempi di cui parliamo, e quanto alia conuine reli-
gione, essa non impediva di scrivere sopra il sepolcro
di Domenico Micheli terror gra'corum jacet hie, seb-
bene quel doge, vittorioso assai volte c in piu guerre,
avesse domata la flotta turca nei mari d'Asia , c at-
teso dair urna il nome di queila fra Ic citta infedeli
cui fosse da conquistare.
In generale trassero i Veneziani buon partito da
tuttc le politiche vicende dclle altre nazioni, sovvc-
nendo a proposito a quelle guerre, ncUe quali trova-
rono concorrere nell' universale giustizia anche il loro
individuale vantaggio. Su di rhe e da guardare la
parte ch' essi presero alle Crociate, alle quali furono
da taluno accusati di essere assai spesso controperato ,
anziche cooperarvi. Lasciando stare la vecchia que-
stione, che non e intimamente legata al nostro sog-
getto , circa 1' intendiniento e la santita di quelle
guerre, certo e die i Veneziani aderirono aU'jniprese
de' crociati in quanto aveano d' utilita pel canibio
dclle cognizioni e dclle uierci d'oltra mare. Prima
ancora che la voce deU'Eremita levasse a tumulto di
guerra le popolazioni orcidentali, le bandiere vene-
ziane, come abbiamo notato, si erano fatte vedere
DI rAP.IO MUTIKELI-I. 9
nei marl tlella Soria e clcU'Egitto, a riportnre di la
stofe , aromi e moniimenti d'arti perdute. E qiiando
le pcrjpczie dclla guoiTa , le sinistra influcnzc del
clima, c le intestine discordie indebolirono a poco a
poco e fiiialmcnte alTatto distrussero la lega devota ,
uon riniasero i Vencziani dal tcner aperte all" occi-
dente le Ibnti delle riccliezze orientali , intcrponcn-
dosi benemcriti fra popoli rcsi avversarj implacabili
dalla diversa credenza c dalla minoria dei passati
disastri. Non era per la via dei conquisti clie gF iso-
lani di Rialto , a cni stettero in mano bnona pczza
i dcstini di niezza Earop>a, volessero ampliare la loro
potenza olti"e mare; ci lianno storici clie raccontano
il riliuto da cssi fatto della corona di Gcrusalenune,
e a tutti e noto come Enrico Dandolo cedesse a Bal-
dovino quclla di Costantinopoli; pericolosi dominj ,
s" intende, ma pin facili ad esserc tenuti da cssi clie
dai conti di Provenza. Oltre clie non c giusto dedur
dair evento ragioni a sccmare le lodi alia prudenza
di clii antivide il fntnro; c i Veneziani medcsimi a
pill tarda stagione si mostrarono diversi da" loro an-
tcnati trasrnrando le loro naturali opportnnita al com-
mcrcia-e per imniiscliiajsi ncUe malaugaratc guerre
d" Italia. Altra era la crociata da cssi immaginata sul-
r aprire del secolo XIV e proposta da Marin Sa-
niido al pontefice Giovanni XXII nel suo libro Se-
grcta fidclcum ciiicis , nel quale sono dichiarati con
industria mirabile i modi di un blocco continentalo
contro 1 Egitto , e si danno sapienti descrizioni di
viaggi , e princi[)i nautici molto stimabiii ; fatta ra-
gione dei tempi. Con intendimcnto al vantagijio clie
potea trarne il loro commcrcio sccondarono le trat-
tative col Kan dei Tartari, eil'etto dei viaggi di Marco
Polo ; come del pari il Tartaro , giusta la savia ri-
flessione del Dcleclusc , per avcre clii lo ajutasse a
stritolarc il trono de" snltani vaglieggiava Talleanza
degU Enropci c il flworc del Papa. Puntellarono per
qucsto stesso niotivo , quanto era da cssi , occupati
nellc gnerjc di Lombardia, il crollante Stato dei Grrci
lO DEL GOMMERCIO DEI VENEZIANI,
a2;li assalti tie" Turchi , clie aveano gia cominciato a
claniic2;2;iare i loro traffichi in Asia e interrotte le
consiiete scale delle loro navigazioni ; e spedirono
cocclie arniate a difesa di Costantinopoli assediata da
Maoii'Ctto II, tuttoche da niolto tempo gl' imperatori
d' Oriente favorejraiassero il commercio de' Genovesi,
e avcssero loro accordato di piantare colonie ed apnre
emporj in quelle contrade.
Veduto in qual maniera il commercio de' Veneziani
da poveri principj si venne allargando , penso I'autore
di arrestarsi a dichiarare le arti proprie a quegl'iso-
lani , i prodotti indigeni al loro suolo , e i varj prov-
vedimenti de" magistrati. A cio sono destinati i capi II,
III , IV. E vero clie una gran parte del commercio
veneto si componeva del trasjiortare da luogo a luogo
le merci altrui ; ma non e da credere che fosse la
sola. Quanto alle naturali riccliezze del suolo vuolsi
avvertire al possesso da essi avuto di molte fra le
isole pill ragguardevoli ed ubertose delTArcipelago ,
parcccliie delle quali conqnistale per proprio conto ,
dopo la presa di Costantinopoli fiitta dal Dandolo, da
tale o tal altra delle famiglie patrizie , come abbiamo
dal Dufresne ripetitore del Villarduino. Aggiungansi
a questo i bosclii e le miniere dcU' Istria e delta
Dalmazia, e quelle saline da cui, come abbiamo ve-
duto , ebbero modo a farsi accetti agF imperatori.
Circa alle manifattnre , nel valore attribuito a molte
merci aveva parte I'ignoranza e la supcrstizione de'
primi secoli dell' incivilimcnto europeo , per cui la
naturale preziosita di alcune pietre , ed cfi'icacia di
alcune droglie era nulla in confronto di cio die 1' astu-
zia de' sapienii Arabi , arbitri dclla medicina , e la
credulita pubblica loro concedeva di virtu false e
impossi])ili. Checclie ne fosse , il commercio sc ne
giovava; e quando questa specie di furberie non ebbe
piu spaccio, altre ne subentrarono, perclie di furbi
e di semplici non ebbe nc avra mai scarsezza la
razza umana, divisa sempre e lottantc per la moltipli-
cita dc* bisogui e Y impossibibta di tutti soddisfarli e
DI FABIO MDTINKT.LI. II
completanicntc. Tolgasi a parccchi arncsi de' nostii
giorni, ne belli a vecleie, ne comocli ad usare, cio die
loro accorda la pubblica opinione a renderii necessarj
e come tali pregiati , die ne sarebbe di niolta parte
deir attuale comnierdo ? Ma tornando a parlare de'
Veneziani, Tarte in cui mostraronsi praticissinii fino
dal mille fu la oriliceria , nella quale notajjib sono
certe maglictte d' oio avvicendate a modo di cate-
nella, note col nome volgare e vernacolo di manini.
Pill antica e diffusa e portata a maggior pcrfczione
tra essi fu 1' arte vetraria , die appresero da' Gicci ,
tra' quali erasi conservata ndla rovina dell' impero
d' occidente. Osserva il Mutinelli sulle tracce del Fi-
liasi e del Depping, essere staio con lungo studio
die i Veneziani s' impossessarono di queI^^^rte , li-
niitandosi prima al solo ricliiedere ai Greci , die ne
erano gelosissimi custodi, la concessione di portare
alia patria le vitree masse per zavorra de' loro legni.
E siccome poi nota ( pag. 36 ) die all' arena tiria
doveano la lucentezza e la diafanita somnia de' loro
Vetri, poteva aggiugncre die appunto in Tiro, con-
quistata dalle loro armi , apprendessero 1' ultime fi-
iiezze del lavoro. Altro genere di commercio degno
di ricordazione era quello del ferro gregi^io e lavo-
rato, e delle tavole cni vendevano ai Saracini; giusta
in questo proposito ne sembra T opinione del "Cen-
nari die Veneziani fosscro i Franchi , da cui , per te-
stimoni;mza de" due aral)- viaggiatori illustrati dal
Kenaudot , i ricchi abitanti di Siraf sul goltb Persico
coniperavano il legname occorrente alle rna2;nifiche
loro case. Una legge del 1248 fli sapere die non
mancavano in Venezia artelici per tessere ne' panni
la seta coIF oro ; die quanto al tingerla ne avevano
appreso Parte in Soria. Crebbero i 'lavorii dclla seta,
non die della lana e del cotone, dopo il sccolo XIV,
per ojiei-a dci profughi Lucchesi, di cui oltre a ses-
santa sono Ic famiglie die il Zeiio ( Voss , torn. I ,
pag. 821) dice essersi tramntate a Venezia dopo il
sacco ddia loro citta. Dirasi il somifvliante dell' arte
12 DEL GOMMERCIO DEI VfiNEZIANI,
di dorare il cuojo e la pcrgamena, c in gonerale
l)oro addiirrc nni citeioino soltanto Finno
alia Pace (loj-.o il tiattato se forse non fere il me2;lio
2.6 LA PACF DI ADRIANOPOLI.
pnssibilp, mostro almcn roU'esenipio di aver sentiio
die i f'atti dclla storia moderna noii si potevano can-
tare al modo dei seroli croici. Quando poi il tiiisto
de' tempi c la natiira dci latti coniandauo al poeta
di attencrsi alia storia ed al vero , deve nasccre fa-
cilmcnte T idea di iiiescolare la lirira colla semplice
narrazione-, perclic la poetica flu-olta , ridotta den-
tro analU
Per giudicarne ei ti mandb (^severo
Giudice , e ver, chc grave ira V accende) ,
Ma non perche ti sfreni inipunemente
E con gioja omicida ad ogni empiezza :
V e Dio lassii die vendica e castiga.
Cosi r ingiustizia di un magistrato che di giudice si
e latto persecutore, ronipe ogni ritegno alia vendetta,
c il Tell (in cui si puo dire rappresentata 1" inticia
TKACEDIA DI F. SCHILLER. 3l
nazione ) non clubita oramai dt'l suo fatto, e impiigna
la freccia e piegusta il piaceie della vicina vendetta
da ciii (|iialche tempo addietro sarebbe rifiiggito con
scntinicnto di orrore.
Esci , 0 ministro di pungend piaghe ,
Or dilcua mia gemma , e niio piu granite
Tesoro! Un petto ti darb per segno
Che finor non s' aperse alle pregfdere ,
Pure a te s' aprird. Deh! non fallirmi
A' el piu grave cimento , o mia halestra ,
Tu che in tanti convivi, in tanti giochi
M' hai fedele obbedito ! Oggi soltanto
Jleggiti come suoli, o carda mia,
Ed all al dardo non fallaci impenna.
Se questa freccia dalla man mi sfugge
Senza cogliere il punto , una seconda
Fill non ho che I' emendi.
Fiattanto alcuni passeggieri si vengono inoltrando
verso qncl solitaiio recesso, ciascuno intento al suo
viaggio cd alia sua eura; e la mia cura (dice il
Tell ) e 1" omicidio !
Un tempo , allor che il padre
Jlitornava , o iniel figli ^ alia capunna ,
Qual gioja era la i^ostra ! EgU solea
RccarvL in dona un fiorellin ddV alpi ,
Un rare augcllo , un hel corno d' ainmbne,
DL quel die trot'a il viator sul rnonte.
Or hen cdtro egli cuccia! A qucste rupl.
Con disegni di morte il fianco appoggia ,
Insidiando al suo nemico. E pure ,
A vol soli rivola il suo pensiero.
A salvarvi , o miei carl, a por la hella
Vostra innocenza in sicurta dall' ira
Vcndicatrice del tiranno , incocca
Oggi il ferro uccisore. —
— lo vo suW orme
D' una nohile fiera. Al cacciatore
Da matlino a tramonto errar non duole
Era le brume del verno , perigUarsi
Di rupc in rupe con audacc icdto ,
32 GUGLIELMO TELL,
Ai lubrici awinghiarsi aciUi greppi
Di gelato macigno, e la persona
Bruttar di sangue e di fcrite , a caccia
D' una vile caniozza . . . Oh qui ben alt.ro
Premio n aspetto ! Del neniico il core
Che perduto mi vuol —
— Fin da' priini aniiL
lo trattai la balestra, e nelle leggi
Del sdettar ni istrussi. Il centro io colsi
Di famosi bersagli , e mold ottenni
Nelle gare e nei giochi incliti premi.
Ma far oggi confido il mio sovrano
Colpo , ed un premio guadagnar , che darmi
Lo maggior non potrebbe Elvezia tutta.
Non pailcrcmo della squisita bellezza dei versi : e
una lode die non puo esser negata ne anche dai
pill severi al cav. Maffei. Tuttavolta per dare ai no-
stri lettori un sac^gio manco inconipiuto cosi della
versione , come della tragedia , trascriverenio alcune
altre parti delle scene seguenti. — • Gia il Tell lia sca-
gliata la sua frcccia e colto il governatore nel petto
mentre fiero e incleniente ribiittava da se una po-
vera moglie venuta a domandargli la liberta del nia-
rito. II suo scudiere , sguainata la s[)ada , vorrcbbe
incrudelire contro alcune donne trijnidianti nella ca-
duta di cpieir odiato , ma cpialcinio gli affcrra il braccio
e gli dice :
Ferma.
Signor ! V antica violenza ha fine;
L' oppressore e caduto , e nuovo oltraggio
Non si comporta. — Liberati or sianio !
E tutti esclamano ad una voce : Libeirito c il pacse !
Lo scudiere di Gessler poiche vede die non e pin
da spcrare ne obbedienza, ne timore da quelle genti,
vuole co' suoi accorrcre al castcllo per assicurarlo da
(jualdie popolare aggressione. Intanto gia son vcnuti
i Padri ospitalieri die intorno al cadavcrc del gover-
natore cantano la loro prece :
TRACEDIA. Dl F. SGIIH LEI!. 33
L' uUiiii ora vien sopra al mortale ,
Ne V andata disjior gll consente ;
Per la via non compiiita I'assale,
Gli rapisce la vita fiorente ,
E lo traoge , colpevole o pio ,
Al tremendo giudizio dl Dio.
E o si e la scienza fatta ricca. La scoperta dei
signori Nicholson e Garlible del 1800 ha avnta ed Iia tnt-
tora un seguito di quasi, direi , inliuite altre sulFazione
thimica della pila, fatte con uiohissimi mezzi che da poi
si sono conosciuti. La galvanometria , che nelie niani di
Luigi Galvani diede origine all' elettrodinamica , nei tempi
a nol pin prossimi ha inoltissimo progrediio , ed oggi da
le pill Ijclie speranze non solo )jer la scieuza elettrica, ma
per quella anche del calorico. Cosi mille volte sinmo ri-
toruati sui medesiuii soggetti. E dunque thiaro die per
ISTITUZIONl riSICO-CHIMlCIIE, CCC. 3/
fare iin corso di fisica, se si volosse seguire im metotio
istorico , questo niostrereljbe doltrine dello stesso genere
a varj hrani in Inoghi differentl del corso esposte ; un
inetodo per questioni scientiiiche non sarelDlje logico, cioe
noil manderebbe sempre dal noto a IP igiioto ^ ua metodo
purament.e logico allnngbereljlDe di troppo i corsl elemen-
tari. Ecco le difilcolta che si devono superare nello scrivere
un trattato di elettiicita. A questo trattato essendo giunto
neiranalisi del corso d' Istituzioni fisico-chimiclie del cliia-
rissiiuo sig. prof. Pianciani, io mi sentii dunqne mosso
dal desiderio di conoscere come aveva I' autore superate
tante dlllicolta , e forse aaclie 1 lettori di questa del pari
lo snraniio. Onde affinclie essi ne possaiio proferire giudi-
7,io , fedelinente io procnrero raggnagliarli snlla successione
delle cose elettrlclie, clie ncl terzo volume, liliro quarto
deir opera , sono contenute. Parlero poi del quinto e sesto
libro, die forniaao il quarto volume, e contengono 1' uno
la meteorologia , T aliro la fisica terrestre.
Sono distinte, siccoine ho iin da principio avvertito ,
tre ]5arti nel trattato dell' Elettricita : Eiettro-statica , Elet-
tro-dinamica , Elottro cliimica. Nclla prima p^nrte dopo al-
cune idee fondamentali sopra i conduttori e i coibenti del-
r elettrlco , sulle due elettricita e sul!a niaccliina elettrica,
liavvi qualcbe cosa, ma non j)oi lanto, dei differentl elet-
trometri. Seguiiaado a leggcre qnali siano i mezzi mecca-
nici di eccitare elettricita , e per conseguenza Teletirizza-
zione per confricazione , per sfregamento dolle polveri ,
per percossa, prcssione, rascliiatura, separazione di parti,
trovasi quanto vi lianno scnperto Gilljcrt, Hawkesbee ,
Dufay , Dessaignes , Volta , Coulomjj , Ilatiy, Becquerel. E
naturalmente ti vedi coadotto alia tensione ed alia carica
elettrica; qui desideri piii istruzione su' fenomcni elettrici,
ma le cose delP influsso elettrico ti si parano davanti, ove
ricerclii il bello spiriio indagntore del nostro celebre Yolta
in brevi cenni de' suoi fecoiidissimi prlncipj , che ti gui-
dano a conoscere 1' elettrizzazlone per influenza , ed a sta-
Ijilii-e i tre interessanti teoremi: i .° Allorquando si afFacciano
uno alPaltro due corpi similmente elettrizzati, 1" influenza
loro scambievole fa crescei'e in entramlji la tensione;, 2." Se
affacciansi uno all* altro due corpi oppostnmente elettriz-
zati , 11 loro inllusso scambievole fa si che diaiinulscasi
in anibeduo la tensione ; 3." Un conduttore non isolate
38 isTiTCziONi rrsrco-CHiMiCHE ,
e senipre occasione che scemi la tens'ioae del corpo elet—
trizzato , se il primo e nelP atmosfera elettrica del secondo,
benche questo nulla perda della sua carica. Parla poi
r antore paititamente del conduttori , del coibentl e del
semicolhentl. Nel trattare del priiiil stabilisce il passnggio
deir elettrlcita tra dl essl , e come lo impediscono I'atmo-
sfere nel pozzo eletti"lco , come lo facilitauo nelle piinte ,
e come cacciano relettriclta sulla snperficie dl e-si. Dlcendo
degii isolantl ragiona della caraffa dl Lelda, della batterla^
deir elettroforo e del loro usl e teorie. Glnnto ai semicoi-
lieuti sul condensatore dllungasl : e verameiite qnestl tre
sozgettl sembrano post! con tutte quelle particolarita clie
si ricbledono per passare in seguito a dire estesamente
delle scoperte receiitlssime , clie aljbiamo sopra la condu-
clbilita. Vi si legge ancbe una discussione suli'essere o no
il vuoto atto a condurre 1' elettrino , e notate sono le spe-
lienze del de Luc, del Davy e dl altrl (i) , come atte a
distruggere tre opinion! clie hanno avuto lilnstrl sejruacl:
T." che il vuoto perfetto sia un buon conduttore dell' elet-
trico ; 2." die le attrazioni e repulsioni elettricbe siano ge-
nerate dal movlmenti dell' aria ; 3.° clie 1' elettrico , mal-
grado r estrenia sua leggerezza, sia ritenuto alia superlicie
del corpi dalla pressione dell'aria. — Alle forze eletirlclie
e destlnato un capitolo ove, dopo la classilicazione de' varj
fonomeni clie dal n;ovlmenti elettrici di attrazione e re-
pnlsione si cagionano , bawl un confronto del resnltati ot-
tenuti dal Coulomb e dal Volta sulle forze a distanza, che
ne lascla indecisa la legge generale ; e I'esposlzione delle
teoriche relative a queste forze, desnnie dalle diverse Ipo-
tesi che lino al presente hanno i fisicl linaginate. I due
(t) L'aiitorc, nelle aiigiunte poste ;illa fine deH'opera, ricorda
clie « il prof. Belli ponendo 1' elettroiiietro a paglie uella iiiac-
» cliina pneiiuiatica ben disseccafa con acido solforico coucentrato
» vedeva che coniunicando qiiello col polo della pila Tiauiboniana,
» senipre le paglie divergevano del pai'i o 1' aria avesse la con-
» supra deusita , o si fosse fatto il vuoto pii'i o nieuo perfetto ,
» o faria rientrasse o no. Opuscoli luatein. e fis'ici. Milano , fa-
scicolo IV. " Vegpasi itioltre, i-elatlvamente alle ricercbe del Pro-
fessore suddetto intorno alP elettrlcita la sua Nota insorita nel
tomo 8i.°, gennajo-febbrajo p." p.° di qucsta Eiblioteca.
{Nota (lei Diicttori.)
1)1 o B. rfANCiAxr. So
cnpUoli die scgnono presentaao due inndi diversi dl ec-
citnre rdettricita ; per mutazione di stato il prinio , ove
con accnrata annlisi dei resnltati ottennti dal Grotlms ^
dal Volta , dal Tralles , dal Pouillet e dil Saussure con-
clndesi die si lia svilnppo di elettricita per Is mutazione
di stato;, ])er il coutatto dei coiidiittori Paltro , ed ivi ,
olire le sco)>erte del Galvani e del Volta, liavvi un coa-
fi'onto tra il modo di eccitare T elettricita per contatto e
per stropicciaiuento. — Eccoci al prodigiojo strimiento ,
la Pila del Volta. Qui accenna il prof. Pianciani come dal
variare la costrnzione di cjnesta, altre se ne sono create,
cspone i fenomeni elettro-statici nella pila, e con chiarezza
e precisione la sua teorica secondo i priiicipj del Volta ;
descrive pile ad un metallo e due sostanze umide, a tutte
sostanze umide, quelle a secco, la pila secondaria e quella
binaria , rifcrendo a ciascuna le respettive applicazioni , e
dllucidando coiiveiiientemente le loro piu importanti parti-
colarita ; e termina il discorso della pila col rifletterc die
dagli esperiiueiiti del Volta, delPJaeguer e del Zamboni
rilevasi die " si svolge qualclie elettricita senza die i
due metalli eterogenei siano addotti a vero contatto. »
Alia fine della elettro-statica vi sono i cristalli termo-elet-
Irici, con minuto esame dei fenomeni die presentano le
loro varie specie, e molte osservazioni fatte dalP autore
stesso, e la loro teorica ove cosi si esprime : " Nulla ci
vieta di attribuire P elettricita di questi cristalli al contnt-
to : anzi fincbe noii ci si svcli qualclie nuovo princlpio ,
non vedo die da altra fonte possiamo derivarla
Pare die un cristallo terino-elettrico sia da considerarsi
non gla come una sola pila , ma piuttosto come P unione
di tante piccole pile (o se pii; place di tanti elettromotori
semplici ), non pero perfettamente una daU" altra isolate. "
L' elettro-dinaniica presso molti autori rileneva un senso
troppo stretto , il nostro ba procurato di esteuderlo a tutti
i fenomeni dell' elcttvico in luoto, tissia della corrcntc elet-
trica continua e istaiitanca. Gli e jiiaciulo partire d.igli ef-
fetii nieccanici delle correnti, e porre in seguito quelli ca-
lorifici e Inmlnosi , mandando di pari passo le osservazioni
sulle scariciie elettricbe isiantanee e sulle correnti conti-
nue, tra le quali nessun' altra differenza nel inodo di ag'.re
non si rileva , cbe quella delP istautanelta e permtineuza
dcgli effetli. Ajrli altri fenomeni elcttro-dinainici preinctte
^O ISTITUZICNI FISICO-OIIIjnCHE ,
qiielli Jel mnr!;netismo , e forse la brcvita clic in qnesti si
propone lo sforza a intcrporre qiielli della teri'a a qiielli
delle calamite. Ben si vede essere tali premesse dirette a
preparare la strada alT esposizione della teoi'ica d'Arajtere
che qui imprende ad esporre ridncendola a tre principal!
proposizioni , le quali appresso notero. L'azlone mutua at-
trattiva e repulsiva delle correnti elettriche esaminata nei
casi particolfiri, vedesi tutta dipartire dalla seguente legge
fondamentale , che e la prima proposizione nella teorica
di Ampere : '< Si attraggono due correnti elettriche, se ani-
l^edue si avvicinano ad un punto , ad una stessa linea, alia
superlicie medesima; cosi pure se ambedue si allontanano
dalla stessa superficie o linea o punto. Si respingono, se
nientre una si avvicina, Taltra si allontani da un dato punto
o linea o superficie. » E trovansi riportati come coroUarj di
questo i piii interessanti sperimenti di Ampere suUe cor-
renti definite e indefinite , suUe solenoidi e rotazioni con-
tinue , e discnssa V interpretazione che da questo illustre
fisico si e voUita dare ad un suo sperimento per stabilire
che le parti successive d' una corrente , dirette secondo
una stessa retta, si respingono. Ecco lo sperimento: " Si
pone una buona dose di mercuric in un piatto diviso in
due conipartimenti da un corpo isolante : si stabilisce fra
le due parti la comunicazione col mezzo di \xn fil di ra-
me die passa a modo di pontlcello sopra 1' isolante, e
le cui estremita posano orizzoutali di qua e di la sul
mercurio. Immcrsi in questo i reofori di una forte pila
nel prolungamento delle due estremita or mentovate , il
filo di rame si allontana parallelamente a se stesso. »
Questa sperienza ( dice 1' autore ) non riesce se non ado-
]5rando una pila potente eJ una gran superficie di mer-
curio. Non potrebbe T elettrico copioso , che da un' anip'ia
superficie di mercurio dee raccogliersi in un sottil filo,
cacciarlo solo per impulso meccanico? Non potreblie con-
tribuire all' effetto il reagire contro il filo dell' altra por-
zione del mercurio urtata dalT elettrico che sbocca in esso'
In ogni caso 1' elettrico che passa dal mercurio nella punta
del lilo di i-anie , forma varie correnti che fanno angoli
piu o meno ottusi con quella che si stabilisce in esso filo ,
e pub a questa attribuirsi la repulsione, ond' e che que-
sta sperienza non sembra bastante a dimostrare il cacciarsi
scambievole delle parti di una corrente , allorche non fanno
DT o. v.. ri'.xciAXi. 41
nn^olo fiM loro, ma srgnono una stcssa retta. — Dalla se-
ronda pfoposizione delln toorlca Amperiana , clie p la se-
giientc: « 11 globo terrestre opera snlla corrcnte elettrica
nel nioilo in cni operorehbcro delle correnti , le qnali
I." cin"',essero il glolio terrestre circolando da orients ad
occidente :, 2.° fossero normali al meridiano magnetico ;
3.'' fossero tanto piu vigorose qnanto piii si avvicinano al-
Tequatore. " Da qnesta , io dico , dedncesi T azione del globo
terrestre siiUe correnti elettriclie , nientre servono gli spe-
rimenti a confermare 1' ipotesi sulla quale e fondata. Pa-
rlpiiente T esame della mtitna azione tra le correnti elet-
«tric1ie e le calamite ne viene come conferiua e dediizione
deir ipotetico principio, terza proposizione della teorica dl
Ampere. " L' azione mutua tra le correnti elettriclie e le
calamite e qnal sarebbe se attorno alia calamita si av^'olges-
sero delle correnti elettriclie normali all'asse della calamita,
e andanti da oriente ad Occidents nella sua parte inferio-
re , allorcbe questa e nel suo stato naturale ; ossia e qual
sarebbe se le calamite fossero cilindri elettrodinamici. »
Pi-emette Tautore le ipotesi all' esposizione dei fatti aflin-
cbc sieno cssi ben concepiti , e dopo questa sulla proba-
})llita di quelle ragiona appoggiato alia loro esatta corrl-
spondenza. Prima di conipiere il discorso sulla teorica
Am|ieriana si trauiene egli alquanto sulla forza elettro-ma-
gnetica delle correnti riferendo le scoperte fattevi princi-
palmente dai signori ]\Iarianini e Dal Negro su'.la forma
pill eliicace da darsi agli dementi della pila , e dai signori
Arago e Sturgeon snlla calamitazione. A questo luogo ri-
porta altri processi di magnetizzazione, quello con scariche
elettriclie, quello per posizione , quello per percussione e
quello per T azione del raggio violetto. Fa poi riflettere
airciTetto del calorico sulle calamite, e ritorna alia teorica
d'Ampere esaminando le difi'erenze clie vi sono fra i ci-
lindri elettrodinamici, le solenoidi fusiformi e le calamite.
Qui cadendo in acconcio esaminare se le snpposte correnti
elettriclie sieno nelle calamite attorno alia loro massa, o
circolino attorno alle singole particelle , mi sembra cITegii
mostri troppa indecisione per Tuna o per 1' altra ipotesi,
o almeno che dia a certune sjjerienze troppo valore contro
le correnti attorno alle singole particelle. Tanti sono i noti
fenomeni nelTattuale stato della scienza clie danno prefe-
renza all" ipotesi di qneste correnti molecolari, e certamente
42 isTiruzioNi iisico-cnniicirE,
escliulono f|m'llc nttorno alia massa, clio non credo d'nopo
qui referirli ;, cl'uno jier idtro diro die in una seiio di
sperienze d'induzioni elettriche per mio studio da me fatte,
mi accadde osservare. Aveva un grosso cilindro di ferro
dolce vuoto neir interno , e bene omogeneo in tutt.e le parti,
posi questo dentro ad uu' elica o soleiioide , ed un' altra
simile solenoide voita colle spire nel uiedesimo senso la
posi nel sue interno. Feci passare una corrente elfttrica
jier la prima, ed esplorai la magnetizzazione clie acquistava
il cilindro ; quindi mandai la stessa corrente per il mede-
slmo verso nella solenoide interna, ed aaclie in questo cnso
avendo es|>lorat.i la niagnetizzazioi.>e del cilindro, la trovai«
inversa alia prima. Questa inversione di magnetizzazione
non sarebbe potuta avvenire se le correnti nei corpi nia-
gnetizzaii circolassero attorno alia loro massa, ma doveva
sibbcne riscontrarsi posto clie circolino attorno alle parti-
celle , essendo allora nelP interno volte in contraria dire-
zione clie aU'esterno. — L'ultimazione della teorica d'Aiu-
pere e nella spiegazionc die a questo punto dassi dei fe-
nomeni magnetici ; accennanvisi ancora le altre ipotesi , e
si jiassa a parlare delle sjierienze del Coulomb , del Le-
baillif e del Saigey sovra i corj)i magnetici , del Nolnli e
Savary sopra gr involucri non magnetici ftitti ai corpi da
niagnetizzarsi , e di quelle dello stesso sig. Pianciani e di
altri sulie singolarita die presenta T ottone nella sua ma-
gnetizzazione. — In seguito leggonsi le cose recentissima-
mente conosciute sull' elettricita in grazia dell' uso del gal-
vanometro a moltiplicatore , il quale viene c'escritto anclie
nelle difFerenti modilicazioni die lia suliito. Queste scoperte
sono tante die non ponno a meno di fare ammirare I'uti-
lita dello strumento , molto piii nella disposizione in die
le iia niesse il sig. Pianciani , die quasi come corredo di
quello Tuna dopo Paltra compariscono. Per questo non
ha forse potuto trattare separatameute deila deferenza dei
corpi per le correiiti elettriche, delP elettrotlsmo delle so-
stanze e degli elettromotori :, e per quanto in capitoli di-
stinii aljbia poste le correnti termo-elettridie, lo stato della
pila die ha i suoi poli in comiuiicazione , le induzioni
elettriche, gli efl'etti fisiologici delle correnti , e dopo questi
i pesci elettrici , mi semlira die apparisca troppo precarla
la cngione di una tal disposizione di materie. La diflicolta
e forse V impossiliilita di bene ordiuare tutti i fenomeni
ni G. B. riYNCi/VNi. 43
clettro-dlnamicl e, come io dlcova iln tia principio, ine-
rente al soggeito , ne poteva T autore parlare tVi tanti fe-
uoineni prima di aver descritto lo strnmento col quale si
)iossono comprovare. Ma non conviene j^tire nella lisica nsare
la maccUina ]jnenmatica prima di espoi-ne la sua teorica ?
Noil lia ricouosciuto couveniente il nostro autore anticipate
Tuso del termometro anclie alia sua descrizioue ':' perclie
simile antici|)azione, non alia descrizione nia alia teorica,
non puo farsi anche nel galvanometro ':" altrimenti dove si
porranno tante esperienze sul calorico che possono farsi
soltanto con tjuesto struinento ? Bene e jjer altro da com-
mendarsi V autore nelP essersi dato carico di raccorre io
credo tutti , niuno eccettuato, i fenomeni che sn tanto in-
teressanti soggetti sonosi fino al presente conosciuti , ed
averii in modo almeno ingegnoso con un ccrt'ordine disposti.
Distinta dalle altre notizie elettriclie , nell' opera di cui
10 parlo, viene T elettro-chimica a formare come la seconda
parte delle Istituzioni cliimiclie, ove particolarmente par-
lasi delle analisl dei couiposti. E divisa in tre principal!
soggetti, azioni chimiche delle correnti , elettricita prove-
niente dalle azioni chlmiclie, e teorica cliimica delTclettri-
cita. La teorica elettro-chimica , differente da quesf ultima
perclie mostra solo Tafllnita essere attrazione elettrica, forma
un altro soggetto a parte, discusso dair autore in itn' ap-
jjendice sopra la materia imponderabile, posta al principio
del volume seguente. Ivi ( per non ritornare su questo
soggetto) induce il lettore per via di ragionamenli desunti
dai fatti a concludere, clie « le attrazioni chimiche pos-
sono ragionevolmente attribuirsi al principio inedesimo cni
altrihuisconsi le ordinarie attrazioni elettriche " , e die
" resta in gran maniera probabile che 1" elettricita entri
per <|ualche cosa eziandio nei fenomeni dell' attrazione omo-
genea. » Cosicche questo tema non viene ad essere incluso
nella tcrza parte del trattato dell' elettricita di cui adesso
sono per dare T estratto. — La sola pressione , prodotta
dalla scintilla elettrica, e capace a produrre combinazione
in alcuni gas ed in altri corpi; esempi ne sono la pistola
c la lucerna del Volta , 1' accensione dell' alcool , ecc. Vi
sono per altro delle coinbinazioni di gas ottenute per di-
letia azione chimica dell' elettricita , e poi tante decompo-
sizioni , come quella dell' acqua , delle soluzioni saline e
degli acidi , lo qnali facilissimamenie si producono daila
44 ISTiTUZIONI FISICO-CHlMICnE ,
correntc elettrica, nia possono anclie avers! dalla scintilliK
« Dalle nioltc sperienze eseguite colla pila si sono de-
clotte le seguenti impoi-tanti leggi : i-* P ossigene e seinprc
negatlvo relativamente a qnalunque altro corpo ; 2,.^ uii
corpo che contenga ossigene e taiito piii negative , quanto
meno le propiieta delT ossigene che contiene soao nentra-
lizzate ;, ond' e che un corpo ossigenato spesso e negativo
relativamente ad un altro pure ossigenato, nel quale le
proprieta delT ossigene siano piii mascherate ; 3.* le bnsi
de" sali sono sempre positive relativamente agli acidl cui
sono congiunte. >> E dalle sperienze si e pure desunto
che r analisi si opera alP nno e all' altro polo della pila e
non nelle parti intermedie ; che ella e tanto piii attiva
cjuanto pill cresce la deft-renza del liquldo frapposto, quanto
e aiaggiore nella pila il numero delle coppie, e jiiii grande
e la porzioo" del metallo immerso nel liqnido da decoin-
porsi. Dopo le sperienze del Davy, delTArfwedson e del
Berzelius fatte con pile fortissime, del Perrot con pile a
secco , del Biicholz e del Becquerel con pile piccolissime,
niun dubbio a concludere clie debba reputarsi la pila come
il mezzo piii acconcio nelle analisi chimiche. Potreino duii-
qne stabilii'e : « allorqnando entra la corrente dal metallo
nel coaduttore di secoiida classe o da questo in quello ,
lacera, per cosi dire, e scompone le particelle sulle quali
porta la sua azione : assai spesso qnesta separazione dii-
mica e seguita da una separazione fisica, e le particelle
djsgiunte non restaiio confuse e miste, nel qnal caso pos-
sono di leggieri riunirsi , ma vengono trasportate secondo
la lore diversa natura alP uno o alP altro polo dell'elettro-
motore. » Da quest' attitudine delle correnti all' analisi c
composizione chiniica chi sa quanti composti naturali dob-
biaino ripetere ? Ella risiede ancora nelle correnti termo-
elettriche , nelle magneto-elettriche, e perlino in quella della
torpedine. Che anzi i trasporti elettro-chimici alterano i
metalli, e formano nnove pile atte esse pure a dare azioni
chimiche. Da qnesti trasporti possono prodursi siii metalli
i piu vagiii colori, come colle belle sue sperienze sulla
metallocromia ha dimostrato il chiarissimo sig. Nol^ili ; e
si cagionano talvolta dei movimenti nei liquidi. " A me-
glio vedere il moto vorticoso sulla superficie del mercurio,
si pone suIPacido che lo cuopre un poco di polvere di
tabacco o di caffe. Questo Indizio per iscernere le piii
Di o. B. i'!\>:ci\Nr. 45
deljoli corrcntl elettriclie puo compararsi cogli s(|uisltisjiiiii
die soimnlnistrano 1' ngo calamitato e la rana. " Come
reletiricita procUice azione cliimica, cosl questa qnella svl-
luppa , lo mostrnno le sperienze del Volta , del Saussure,
del Ponillet nelPelettricita di tensione, quelle del Becquerel
e del La-Rive nclT elettricita di coiTente ; lie seinbra ve-
rosimile 1' opinione del JNobili, che a sola aherazloue di
teinperatura si abbiaao ad attribuire le correnti, die si
eccitano per azione cliimica. ■ — Osservandosi gll elietti
cliimici accoinpagiiare di contiiiuo i fenomeni voltaicl venne
in mcnte a piii lisici, die quelli potcssero essere la cagione
e qnesti T eli'etto. Nell' cleuricitii che si eccita per coi.fri-
cazione solo puo dirsi die Tossidazione del corpo coa cul
si stropiccia fVivorisce I'efietto, o le sostanze ossidabili sono
a pari circostanze piii atte a dare al vecro lo siato elettrico
per istrcpicci.'imcnto. In qnella voltiana heii vedesi die tutli
i fenomeni non sono dovuti a diimiche azioni. e molto nieno
cio avviene nelle pile termo-eiectriche, ove non si ha segno
d' ossidazione. Onde potrassi concludere che questa teorica
non e sufiiciente a spiegare inoki feaomeni , e rhe tuite
le probaliilita sono per la dottrina stabiliia dal Volta, cioe
die anciie senza niuaa attuale azione chimica pel contatto
di due corpi etcrogeuei , o solo diversi per quaidie lisica
circostanza , specialmente se siano buoui condattori, si ec-
cita r elettricita. • — Tnttl questi sono risultati, ai qaali il
Pianciani giunq;e per diligente esnme di moltlssimi fatti che
riporta , noverando :;enipre, come e gia suo uso, gli autori
dai quali li ha tratti ;, e percio di molte ccgnizioni istoriche
arricchisce la mente del lettore in questa , siccoiue ha fatto
anche in tutte le altre parti della fisica.
La seconda parte del tomo terzo che dell' opera e il
quarto volume, e nella quale pare 1' autore aJjbia volnto
])orre tuttocio che direitamente non puo dirsi istitiizioai
iisico-chimidie , comincia con I'appeiidice teoretica sulle ma-
terie impoiiderabili da me gia rammentata. Quivi, ove piii
crcde luogo opportuno, egli riassume alcuiii punti di scieuza
iiel corso in parte trascurati ;, tra questi sono: il calorico
lateute , la trasinissil^ilita pel calorico raggiante, i condut-
tori unipolari, la facolta conduttrice per 1' elettrico , I'ana-
logia che e tra 1' adinita cliimica c I'attrazione elettrica.
II \eio soggetto pero di qiiesui e di raccogliere le analogie
che fra loro prcseniano i dillcrcnti agenti della uatura , di
46 ISTITUZION! FISICO-CHIMICHE ,
discutere la poziorita fra le ipotesi su di essi fatte , e di
stabilire uii' ipotesi unica che a tutte quelle ^snpplisca. Sta-
biliscevi infatti che esiste qualche materia imponclerabile ;
ricliiama le ragioni addotte nel corso per far conoscere
non esser necessario tin flnido imponderabile distinto dal
luminoso per ispiegare i fenomeni del calorico; mostra quali
osservazioni fan. credere I'esistenza delT etere ; una materia
impoaderabile esser cagione dei fenomeni elettrici ; questa
esser credibilmente un fluido come suppose il Franklin ,
anz.iclie due di opposte qualita ; non doversi ammettere
nn fluido uiagnetico distinto dall' elettrico. L' etere cui si
attriliuiscono i fenomeni della luce e del calorico radiante
e egli distinto dall" elettrico, ovvero basta un solo impon-
denibile per ispiegare queste diverse classi dl fenomeni?
Qui I'autore con quella seduzlone che e propria del sue
incalzante ed eruclito ragionamento ti guida a concludere:
" Come Taria produce vibrando il suono e gli elFetti del
vento, allorche e messa in moto, ed altri fenomeni quando
si trova rarefatta o condensata, cosl T etere vibrando pro-
duce tiUti i fenomeni della luce e del calorico radiante,
accumulato o diradato alia superficie dei corpi, suscita quelli
deir elettricita positiva o negativa , e scorrendo pel con-
duttori i fenomeni elettro-dinamici. >i
Si puo ben dire die il nostro autore ha voluto mescere
al dolce T utile , richiamaudo il suo lettore da queste cose
iielle quali spazia il vivo ingegno, alia meteorologia e alia
iisica terrestre, ove la tranquilla mente scerne i piii diretti
vantnggi della scienza. Clie anzi quanto egli ha fatto sfoggio
di tcoriciie nel precedente discorso, altrettanto sembra che
se ne sia voiuto astenere nelle cose che seguono, e dovizia
mostrar qui di fatto, come la era d' ipotesi. Parla nella
meteorologia prima delle proprieta chimiche e di poi di
quelle ijsiche dell' atmosfera , cioe della sua densita, altezza,
colore e pres ione ; e si trattlene assai sulle variazioni ba-
rometriclie e sui venti. Passa alle precipitazioni atmosfe-
riche parlando distintaniente ed assai a lungo della rugiada,
della brina, della nebbia , delle nuvole, della pioggia , della
neve, della cnduta delle polveri e degli aeroliti. Gli aeroliti
formandoli come il nesso fra le due classi delle meteore,
acquee cd ignee, del traltato di queste sono all" ingresso ,
onde suljito dopo ne vengono in esanie , le bolidi , le stclle
cadenti, I'iride- gli aloni e i parelj , I'elettricita atmosferica,
DI C. B. PIANCIANI. 47
i tenipurali , il fulmine. Finalmente si ragiona cli quelle
die piu composte direbbonsi, cioe della grandine, dei vor-
tici o trombe di mare e di terra , e delle anrore boreali
o polari. E su queste le piu accreditate opinioni cbe i fi-
sici banno publ)licate vi si trovano riferite , sebbene tal-
volta aIi]uanto succintaiiieiite. Si ri^erba al segiiente libro
la temperatura deir atmosfera per non disgiu.igerla dalla
teiiiperatura deila superficle e deli* interno del nostro globo.
In quest' ultimo libro bavvi la fisica terrcstre, ove ben
trattati sono quei soggetti cbe sogliono iacludersi comune-
mente nei corsi di lisica ^ degli altri alcuni sono toccati
leggermcnte ed altri omessi del tutto non solo ]ier servire
alia necessaria brevita , ma per restringersi anciie nei ter-
mini della fisica e non iavadere altre scienze naturali. Dopo
un breve cenno della disposizione dei solidi di diiTerente
densita, parlasi in ire distinti capitoli , e con molta accu^
ratezza della temperatura alia superlicie della terra, del-
r atmosfera e dell' interno del globo. Per dar notizia del-
r eslerno del contineate nggiunge alcnne cose sopra i so-
lidi cbe costituiscono la terra , e sulla disposizione delle
montagne, delle vallate, delie coste marittime, degli strati
cbe si trovano nella scorza terrestre , e della formazione
delle isole e dei monti sott' acqua. Segue col discorrere
del mare, e principiando da questo il trattnto delle acque
da qui I'analisi dell'acqua marina. Dopo si estende a par-
lare delle acque contiiientali , e le considera liquide nei
iiumi e nei laghi ; solide sugii ahl monti, ne'valloni e nelle
gbiacciaje: ed atte a prodnrre delle azioni cbimiclie in quei
luDgbi ove sono sostanze solnbili, ed ove possono deposi-
tare quelle cbe gia tenevano sciolte. Delle foatane o sor-
genti esamina Torigine, la diversa loro natura, la localita ;
e su' pozzi a traforo , detti improprlamente artesiani , ag-
giunge alcune cose. In un esame particolare delle sorgenti
minerali riferir>cc qr.anto e utile sapere sulle diverse specie
delle acque impure e termali. Finalmente, mentre parla delle
esalazioui dei gas , il discorso dei terieni ardenti e delle
salse, lo porta a parlare prima dei vulcani e poi de' ter-
remoti , e riferire le piii plausibili spiegazioni die si sono
date dei loro etVetti e della loro origine.
Se, come ebbi in animo, il mio discorso mostra la tessi-
tura e il materia le dell' opera del cbiarlssimo sig. professore
I'ianciani, vi trovera il Icttore modo di rilevarc da per se
48 ISTITUZIONI FISIGO-CIIBIICIIE ,
nel geiierale orclinamento tlelle materie, nell' csteasioiie dci
soggetti, nel coinplesso tlelle recentissime scoperte raccolte,
noil jjoclii pregi cli qnella. Ma Ja generate disposizlone delle
materia e tiitt' altva cosa deirordine logico , col quale le
loro parti sono esposte , e nientre pariiii lodevoiisslma ,
generainiente jiarlando , qnella , in qnesto se capace mi
rcputassi a giudicarne , direi non essere cotale depeadenza
e snccessioae d' idee ciie ponga in evidenza i fenomeni e
i principj fondamentali , e gli altri appresso a qnelli faccia
coniparire come loro legittiine conseguenze. Seaza esitare
per altro confcsso non esser capace a giudicarne, ed esser
forse abbagliato dalla moltiplicita de'' fatti e cogaizioni isto-
riclie clie sono riunite ne' quattro indicati volumi, la quale
pure urta il mio modo di pensare ove si tratli di corsi
elementari. lo vorrei in tali opere die 1' autore , anziclie
fare sfoggio della ]iropria erudizione, sacrilicasse un poco
r amor proprio alTinteresse della studiosa gioventii. Vorrei
vedere come in quella del sig. Pianciani a ciascun articolo
riportate le citazioni delle Memorie e scritti piii accreditati,
ma die T opera vestisse poi un colore come se tutta di
un getto fosse delT autore , e non un accozzamento con-
tinno di sperimeuti e opinioai di altri; avesse per istabilire
e confermare le teorie poclie sperienze, ma le piii decisive,
quelle die piii facilmente si ripetono, e quelle clie mostrano
piu vistoso il fenomeno onde possan farsi aelle scuole ;
avesse pur poclie teorie, ma quelle die lianiio molta cre-
dibilita. Vorrei che ove la minuta descrizione della mac-
china e del modo di far I'esperienza puo inteiessare, non
si ricusasse 1" autore di discendere a qualclie particolare
ragguagUo. Vorrei die non si trascurasse di mostrare iu
formole semplicissime algel^riclie come il calcolo puo pre-
sentare certe leggi naturali , e qnali sono le lacune nella
scienza ove le cognizioni lisiclie alia matematica non ob-
bediscono. Vorrei die a ciascuna teorica si ponessero ac-
canto le utili applicazlonl , die invogliano tanto alio studio
la gioventii. Vorrei .... Dove io trascorro ! non si tratta
che qui io dica come la penso in generale sii' corsi ele-
mentari di fisica , pure non e male die il lettore anche
su questo sappia qualche cosa , onde dia il giusto valore
a certe espressioni che mi sono lasciato sluggire relative
aU'opinione che ho delfopera del celebre professore romano.
Del resto concludo clie nou poca novita quella presenta ,
Dl C. B. I'lANCl.VM. ij.C)
«■ tiella riunione delle istituzioni fisiche con quelle cliimi-
clie, neir ordinazione delle line e delle altre, e nelia rac-
colta delle cose recentissime nelle dne scieaze. Onde per
ccrti licci , ove da un mcdcsiino pi'ecettore gU element!
delle due scienze si dettano, sara utilissima , e piu anche
lo sarebbe stata se non vi comparisse dentro troppa pre-
dilezione alle recentissime itlee scientiliclie. Senza diibbio
poi di sommo vantaggio sara ai precettori , perche e dif-
licile clie tante cognizioni ia tame particolarita un indivi-
dno ancbe abilissimo possa possedere. E di grande onore
sara sem|ire per la nostra bella penisola , perche quel mol-
tissimo die liauno fatto , e fanno ancora al di d' oggi gli
Italiani per 1" avanzamento delle scienze naturali chiara-
meate vi si legge , e vi si notano tanti celebrati nomi ita-
liani die onorauo il secolo, dei quali sebbene I'invido fat.o
abbia da poco rapiti dne celelierrimi , molti vlvendo assi-
curano alia lisica le mlgliori speranze.
L. Pacinotti.
Antoiiil Bertolond M. D., hi Arch'igymnasio Bduo-
niensi hotnniccs profcssoris , etc. — Flora I I alien ,
ossla Flora Ilaliaita ill Antonio Bertoloni dut-
tore di medicina , professore di hotardca nell Uiu-
I'cisi/d di Bologna, prcsidente del Collegia deinediri
e de^ chirurghi dclla citfd stessa , ccc. Contenente le
piante chc nascono spontancamentc nelV Itidia c
nclle isole circostanti. — Bologna, 1 833-35, in 8."
( Sccoiido cstratto ).
N.
el tonio 72.°, p. ai3 di questa BibVoteca italiana noi
abbiamo fatto un cenno della Flora italica del cliiarissinio
Bertoloni, dclla quale a quel tempo erano pubblicati sol-
tanto i tre prinii fascicoli. L' autore , fedele alle sue pro-
messe , continua a porgerci il seguito di essa , ed ora ne
sono usciti in luce nove fascicoli , die alibracciano 1' enu-
luerazione delle specie comprese dalla ]irima classe fino al
primo ordine della quinta, ossia daUa. Monandi ia alln Pen-
landria inonogjnia del sislema scssuale da lui adottato. I sei
prirai fascicoli costituiscono il primo volume di quest' operas
Bibl. Ilal. T. I.XXXII. 4
5o FLORA. ITALIAN.V
gli altri tre poi formaiio la mcta del secondo. Alciini avreb-
Lero amato meglio che il sig. prof. Bertoloni avesse fatto
progredire con maggiore cclerita la publilicazione di una
tanto sospirata Flora ; ma noi non possianio essere della
iiiedesima opinione , ed anzi osiamo asserire die quanto
maggiore ritardo jiorra 1' autore alia pubblicazione di tutte
le piante indigene della nostra penisola ed isole addiacenti,
tanto piu conipleta ed esatta sara per riuscive la delta
opera 5 la quale pel niiraero e qualita delle specie puo
servire d'esempio per tutte quelle delle altre nazioni d'Eu-
ropa. Ne ci pare die esageriaino asserendo essere questa
la Flora meglio elaborata fra tutte quelle die iinora videro
la luce, non escluse quelle della Francia, delFIngliilterra
e della Gennania pubblicaie dai celebri botanici De Can-
(lolle , SinitJi , Mvrwns e Koch, le quali oggidi sono stimate
come le piu classiche e perfette , se alia perfezione pos-
sono essere condotte cpere di questo genere.
A far conoscere il merito dcU' opera deH'esimio profes-
sore bolognese ne sia pertanto conceduto dl accennare le
specie nuove da esso lui descritte, trascrivendone la frase
speclfica coH'aggiunta di quelle osservazionl che ne cliia-
riscono viemmagiormente i loro caratteri pei quali la specie
differisce dalle sue allini. A tutto cio ne sara poi lecito
di aggiimgervi alcune considerazioni in via di semplici
dul'bj intorno ad alcune poclie specie, onde rettificarne i
nonii specilici , i sinoninii a quelle allegaii, e particolar-
mente le innovazioni dall'autore introdottevi.
FASCICOLO i.°
Pag. 18. Alia Salicornia frut'cosa di Linneo unisce qiial
semplice varieta J3 la Salicornia radicans del Yiviani (Fl.
lib. i) e del Tenore ( Syl. p. 8, n." 4), facendo poscia
osservare, che la iigura della Salicornia radicans dello Smith,
Engl. bot. 34 , t. 1 69 1, e distinta dalla specie e dalla
var. ji della stessa.
Pag. 43. L'aiUore descrive una nuova specie di Lillatro o
Fillirea sotto nome di Phillirea stricta , alia quale riporta
come sinonimi la Phillirea latifoUa deH'orto botanico di
Parigi, del Mauri, cent, xrii, p. 3, e del Tenore Fl. nap. 3^
p. 6 (non di Linneo). La frase diagnostica cb' egli ne
porge e la srguente : Ph. foliis omnibus planis , ellipticis,
SHperioribus leviter, obtuseque serratis; ramis intcrioribus
UI ANTONIO BERTOLONI. 5*
virgatis; racemis clensifloris, cernuis ;, pedicellis flore bre-
vioribus ; drnpa obtiisa, uinbllicata. Dal clie pvio di leg-
picri desumersi, ch'essa e specie decisamente distinta dalla
I'h. IntifoUa di Linneo. La nuova specie e anclie pii: pre-
coce nel Oorire ; e cresco viciiio a Bologna, nelT Aljruzzo,
sui nioati jNIario e Gennaro pres'iO Roma , nel Regno di
Napoli , e nelP isola di Corsica.
Pag. 1 0 1. Veronica didynia.
Qui si allegaiio ginstaiiiente i sinonimi della Veronica
polita di Fries, di Reiclienbach e di Hooker, come pure
quelli di tutti i botanici italiani e stranieri, die scamliia-
rouo a torto questa specie colla Veronica agrestis di Linneo.
Ma e uopo riflettere clie il Tenore nel Prodromo della
Flora napoUtana p. VI , e nel primo volume della Flora
medesima p. 6 (i8ii-i5) ci riporta le due specie di Ve-
ronica , chiamando Veronica agrestis la Veronica polita di
Fries , e Veronica didyma la vera Veronica agrestis di Lin-
neo. E di cio se n' ha un documento incontrastabile dalle
due frasi diagnosticlie apposte a ciascuna di esse specie,
clie sono le seguenti :
Veronica didynia , floribus solitariis pedunculatis , foliis
])rofunde crenatis ]iubescentibus , capsulis didymis rotun-
datis , pedunculis fructificantilius revolutis. Prodr. p. vr.
Veronica agrestis, floribus solitariis pedunculatis, foliis
ovato-cordatis , subpetiolatis inciso-crenatis subglabris, co-
rollis calycibus acquantibus , pedunculis fructificantibus re-
volutis, capsulis didymis rotundatis obtusis , calyce bre-
vioriljus Fl. nap. i, p. 6.
La descrizione che fa succedere qui, ed anclie ripcle
nella Flora medica p. lo. corrisponde piii alia V- polita,
die non alia V. agrestis.
A comprovare maggiormente quanto asseriamo si faccia
osservazione ancora al luogo di nascita della Veronica agre-
stis del Tenore , ch" egli dice essere comunissima ne canipi
coltivati de' contorui di Napoli , 1. c. p. 7, e Flor. medic,
p. 10; meutre sappiamo a non dubitarne che la vera Ve-
ronica agrestis lii Linneo non si trova in quella provincia,
e nel Regno di Napoli linora non venne scontrata fuorclie
negli Abruzzi.
II Fries sino dairanno 18 19 descrisse la specie di che
trattasi sotto nome di Veronica polita ( Novit. Fl. svec.
fd. I, part. V, pag. 63 )j quindi segaeudo le leggi della
5-2 FLOKA ITALIANA
Filosofia botanica §. ciliare
noi avessimo scambiato il Cynodon Dactiloa L.
Pag. 426. Panicuni zonals Guss.
Sine dai tempi della fondazione dell' orto botanlco di
Pavia si coUivo questa specie provcniente da semi che il
celcbre Scopoli fece venire tlalT Inghilterra sotto il noma
di Panicum coloniini di Linneo. Quindi nella nostra seconda
decina di piante italiane a rjuestn specie riportainmo la
pianta ricevuta dalla Sicilia dal chiar. D. Gussoae. Dopo
quel tempo (1822) abhianio fatto venire i semi del Pani-
rnm rnlonum dai glardini botanici di Vienna , di Parigi o
[)G FLORA ITALIANA
di Berllno , e ci naccjuero dcUe pinnte costnntcmente iden-
tiche a quelle della Sicilia. I prof. Jacquin di Vienna , e
Trinius di Pietroburgo ci assicurarono parimente , die la
pianta siciliana non era specie diversa dal P. colonum pro-
veniente dalle Indie (i). Knntli riferi la specie del Gussone
ad una varieta del P. cms galli ; con clie avrebbe confer-
mata Topinione di Bivona Bernardi esposta alia pag. 65 della
prima Ceniuria di piante siciliane. Ma contraddice snbito
a questa decisione del dotto botaoico prussiano, T avere
egli stesso riportato il Punicum hwmatodes di Presl, die c
lo stesso P. zonale di Gussone quale specie distinta , ed
anzi come genere diverso da quello. Da tutto cio die si e
detto ne sembra doversl conchiudere, die la specie di cui
tiensi discorso non sia stata peranco esnttamente determi-
nata , e die faccia d' uopo di prenderla nuovamente in
esame. V. Gusson. Fl. sic. i, p. 82. Kunth Agrost. Synopt.
I. p. 184, 142 e 143. Jacquin, Eccl. 2. p. 47. t. 33. Trin.
Spec. gram. fasc. 14 Presl., Gyp. et Gram, sicul. p. 19 et
Fl. sic. I, p. XLUI.
Pag. 436. Aira grandiflora Bertoloni. Specie pubblicata
dair autore nella Mantissa II. di Roemer e Sduiltes sotto
nome di Koellera grandiflora , alia quale corrispondono le
K. cristata Seb. et Mauri; K. spkndens di Presl.; K. gra-
cilis di Gussone ; K. setacea di Moretti e DecandoUe ; la
Poa cristata e nitlda di Savi. Essa e figurata nelle Illastr.
di Lamark, i. t. 45 f. 4.
Pag. 439. KWAira puhescens di Lamark unisce come si-
uonimo la Phalaris Barrelieri di Tenore; la Koeleria i-illosa
di Persoon , e la K. discolor e intermedia di Gussone.
Pag. 442. Aira aquatica Linn. Spettano a questa specie
la Poa airoides di Dec. , di Gaudin e di Reichenbacli.
Pag. 443 Aira agrostidea Loiseleur. Congiunge ad essa
YA. Candollei di Desveanx , A. minuta di Lois ed il Milium
galU'cicum di Roemer e Schultes.
Pag. 444. KWAira Tenorii di Gussone spettano VA. pul-
chella di Link , e V Airopsis pidchella di Tenore.
(i) II chiar. JMartius di Wonaco ci dono due eseiuplari del
Pc.nirum colonum da psso Ii.i colti al Brasilc, e qiiesti sono iden-
tic! al Panirum zonale fi foliis ininiaculatis di Bertoloni , ossia al
P. colonum di Jarijiiin f. e di Triniiie,
ni AXTOVTO BKRTOT.OXT. b'7
Pag. 449. kW Aira merlin di Goiian conginnge le Ji.ra
riipillaris e aJpina cU Savi , VAirn junceci di Yillars , e le
Desdiainpsia discolor e juncen di Roen^cr e Scliultes.
Pag. 450. U'Aira montana d'Allioni noti c diversa daXYAira
Jlexuosa di Linneo ; e che i signori Mertens e Koch rlfe-
lirono al genere Avena.
Pag. 453. L'Aira canescens d'Allioni (non di Linneo), e
VAira hybrida della Flora Ticiiiensis spettano all'^Jra arti-
culata di Desfontaine.'i.
Pagg. 455 e 486 UAira cnnesrens di Host, e I'Airn sa-
hurralis di Jan spettano alVAira caryopliyllea di Linneo.
Pag. 457 : 58. UAira clegans di Pioemer e Schiiltes, VAira
pulchella di Nocca e Balbis, die venne data come varieta
deW Aira caryopliyllea dal Savi e dal Tenore, appartengono
slV Aira capillaris di Host, e die Mertens e Kock riporta-
rono al genere Avena.
Pag. 494. Alia Itlelica pyramidalis Bertol. vi agginnge
come sinonimi la M. major della Flora greca, e la M. nu-
tans di Savi Fl. pis.- e Bot. Etrusc.
Pag. 49-5. Unisce quai sinonimi della Melica ramoHi di
Villars , la M. aspera di Desfontaines e di Viviani. la M.
saxatilis della Flora greca , e la M. minuta di Mauri.
Pag. 497. Non sono diverse dalla Melica minuta di Linneo
la 71/. nutans di Cavanilles , e la M. aspera di Viviani.
Pag. 5 02. La Sesleria mutica di Badaro e la ^Si alba di
Silitliorp e Smith appartengono alia 5. ccKrul^a di Scopoli;
e sono semplici varieta della medesinia specie le 5. tenui-
folia di Schradcr, la juncifolia di SnfFren e di Host, la
cylindrica di Balbis, la elongata di Host, la nitida di Te-
nore , e la Fcstuca argentea di Savi.
FASCICOLO v."
Pag. 5i5. L'autorc, contro Popinione diKunth, staliilisce
come semplici varieta Tuna delPaltra la Poa distans di
Linneo e la Poa maritima di Hudson ; unendovi quai sem-
plici sinonimi la Poa salina di Polllch, la Poa aqwnira d'l
Savi, la Poa festuca^forniis di Host, e le Festuca Hostii, e
tlialassica di Knnth.
Pag. 52r. Alia Poa alpina di Linneo annette quai sem-
plici sinonimi la Poa molinerii di Balljis , la P. badensis
della Flora ticinensis, la P. collina di Host, la /'. hren-
folia di Derandolle , la P. brizoidrs di Wollol). la P. cenisia
58 FrOEA ITALfANA.
di Schrader e la P. opennina di Jan; e fa semplire var. fi
di essa la P. vivipaia di Willdenow e di Balbis , come
venne gla stabilito da Linneo Sp. pi. p. 99.
Pag. 538. Foa trivialis Linn. Appartengono a questa specie
La P. pratensis e cilianensis (T Allioni , la P. srabra di
Decaiidolle, vi la P. dubia di Leers. L'autore corresse I'er-
rore in cui altra volta era caduto, accoppiando la Poa cj-
lianensis d' Allioni alia P. eragrostis di Linneo.
Pag. 548. Alia Poa comprcssa di Linneo appartengona
la P. anceps e la P. planiculniis di Presl.
Pag. 554. Poa eragrostis Linn.
Secondo I'antore la Poa eragrostis e la Briza eragrostis
di Linneo o Poa inegastachya di Koeller non sarebbero
altro fuorcbe sclierzi di nna medesima specie. E noi pure
per Innga pezza fummo dello stesso avviso , appoggiati ad
nna particolare modificazione clie spesse Volte ne offre la
Poa nicgastadiya di mettere alcuni rami colle spighette
niolto analoglie a quelle della Poa eragrostis, modificazione
o scherzo benissimo rappresentnto dallo Schrebcr nella ta-
vola 39. Beschr. der Graser. Ma avendo di nnovo preso in
esame queste due piante, anclie negli erbarj de' piii di-
stinti agrostologi , abbiamo dovuto convincerci dell' errore,
ed era pensiamo coUa piii parte de' moderni botanici che
queste debbansi tenere quali specie diverse I'nna dall' altra.
La Poa megastachya quantnnque sia afllne alia P. era-
grostis , pure si distingue manltestamente , per avere le
foglie e la guaina di esse per lo piii glalore; per le foglie
medesime piii lunghe e piii lai'ghe con sette nervature; la
pannoccbla plu rigida, ed i rami di essa coperti di spi-
ghette fino dalla loro base ; le spighette piii larghe, mag-
giormente ottuse , composte da 20-00 fiorellini, e rasso-
miglianti, come Ijene disse lo Scopoli (Flor. carniol. ed. 2,
I, p. 75, 76), a quelle del Cyperus flavescens. Le valve
sono per la piii parte patule. La gluma inferiore piii larga,
pill strettamente emln'lcciata , molto ottusa all' apice , al-
quanto smr.rglnata , ed in mezzo della smarglnatura mu-
nlta di una plccola punta ( macro ).
La Poa megastachya e comunissima in tutta T Italia, e
vegeta auche in alcune comrade e sulle piazze poco fre-
queutate di Mllano ; mentre Li Poa eragrostis e assai rara
tra noi , ed e in vece volgarlsslma in Gerraanla e partico-
larmente nelle vicinanze di Vienna. V. Koeller, Descr. gram.
DI ANTONIO BERTOLONI. 59
p. 179-81 n." 18 e 19, Mertens e Koch, Deutschl. fl. i,
p. 596-97, n.° 291-92. Gaud. FI. lielv. i, p. 23o-3i,
n." 1 85 - 86. Kunth Agrost. synopt. i, p. iSa - 33, n.° 56- Sq.
Comolli, FI. com. i , p. 109 - 10 , n.° i63 -64. Castiglioni
De Vcg. in Cav. Bor. p. 41 - 42.
Pag. 56 1. Alia Briza minor di Linneo unisce la B. rt-
rens d'Allioni, di Tenore e di De Candolle ; facendo os-
servare , avere 1 medesimi autori scanibiati alcuni esemplari
non bene sviliippati della prima specie nella B. i'lrens di
Linneo.
Pag. 563. La Briza elatior di Tenore Syl. non e diversa
daila Briza media di Linneo.
Pag. 565. Alia Briza maxima di Linneo riporta come
sinonimi la B. monspessulana d'Allioni , la B. rubra di Te-
nore e la B. major di Presl.
Pag. 586. Cynosurus echiiiatus Linn. E sinonimo di esso
il Chrysurus giganteus di Tenore.
Pag. 596. Alia Fcstuca flavescens a Willd. En. vi allega
Cjuai semplici sinonimi la F. amcthysdna d'Allioni, la F.
dimorpha di Gussone e di Tenore, la F. xanthina di Roem.
e Schultes , la F. acuminata di De CandoUe , e la i^. pun-
gens di Tenore. Ad una varieta poi di essa unisce la F.
varia di Ilaenk, la F. eskia di De Candolle e la F. pumila
di Willdenow-
Pag. 599. Alia Festuca poa-formis di Host congiunge la
F. nebrodensis di Jan, la F. pilosa di Gaudin , la F. rlice-
tica di Kunth , la Poa violacea di Bellardi e lo Schceiiodu-
rus liolaccus di Link.
Pag. 601. Festuca duriuscula Linn.
Onesta e la piti variabile fra tutte le gramigne cono-
sciute ; ed il lavoro del ch. Bertoloni instituito su di essa
onde chiarirne i sinonimi e veramente degno di lode. Noi
posscdiamo quasi tntte le specie e varieta quivi riportate
fjuai sinonimi della medesima, ed osiamo asserire che ,
tranne la Festuca valesiaca di Gaudin di cui possediamo
ua esemplare donatoci dallo stesso autore , il quale ne
sembra una specie diversa , tutte le altre certamente vi
appnrtengono.
Alia specie annctte quai semplici sinonimi la Festuca
oi'//ia ropria lingua nn buon poema eroico , considerarlo
come la gennna principale della loro letteratura ^ ed hanno
in cio ragione, perclie un' opera di tal fatta diviene il
libro classico, il prime archivio delle bellezze poetiche,
Ivi e dove naturalmente e senza violenza si fanno inter-
venire i numi nell' origini delle nazioni, per adornarne e
circondarne la culla con tutta la pompa e la maesta della
religione. Quanto per la molta lontananza di tempi , e per
Foscurita o incerteza dei docuuienti non e dato alia musa
storica di scoprire e di cantare, la musa epica lo ispira e
paute straniera. 69
lb svela al poeta , die trova ascolto e credenza col potere
che esercitnno suiranimo altrui Tlnventiva e I' armonia. Ar-
nii, leggi, arti, costunianze, famiglie, favella, passioni, tutto
quanto in somma costituisce il cafattere e la fisononiia di
un popolo, tntto clo che concorre alia sua prosperita ed
alia sua gloria, tutto nel poema si raccoglie, tutto si narra
c si raccoinanda al rispetto ed all' ammirazione dell' uni-
versale.
Per altro cosi pregiata ed inestimabil gemma e meno
«n acquisto dovuto all' industria ed alle cure , che un rfi-
galo della fortuna; giacche tali e tante souo le difllcolta a
vincersi per compiere opere cosi estese e maestose , tali
e tante le doti necessarie nello scrittore che si propone
di sormontarle , e cosi singolari finalmente le circostanze
occorrenti al suo trionfo, che il concorso di tante venture,
in una data epoca ed in un uomo solo e veramente un
prodigio piuttostoche un ordinario fenomeno. E come i
prodigi sono rari , cosi i poemi veramente epici non lo
sono meno. Da clo alcuni rigoristi non esitarono nel
portar sentenza, che spigolato nelle lettere di ogni popolo,
non si aveva fiiorche un poenia e mezzo ; non essendo a
loro gludicio tutti gli altri die imperfetti abbozzi , fredde
e stentate imitazioni di quel primo die aperse cosi aspra
via e lascio Inngi di tanto tutti colore che pigliarono a se-
guirlo.
Ingiusto rigore e senza fondamento. — E Un volere
sagrificare sommi scrittori a cui la moderna Europa va
debitrice di quadri magnifici e stupendi per crescer fama
a due grandi ingegni dell' anticliita , anzi ad un solo. Che
razza di gusto avreljbe chl negasse 1' impressione profonda
terribile che cagiona il viaggio deU'Alighieri nel mondo
deir eternita, diplnto nel suo singolare e strano poema con
colori cosi originali e robusti ? Chi non si piacesse al di-
letto indiclbile che nasce dall'infinita e maravigllosa varieta
con cui TAriosto compose il suo Inarrivabile Orlando' Non
puo certo negarsi reverenza ed ammirazione al trofeo re-
golare e maestoso che Torcjnato Tasso eresse alia gloria
de' Crociati. D' altra parte non e certo da Omero die Tepico
inglese tolse i tratti nuovi ed aggraziati con cui cantu il
principio del mondo, la innocenza dell' uomo ed il suo
miserando fallo; ne dall'Iliaile cavo la inente originale ui
Klopstok le austere e sublimi imagini con cui celebro nel
-•O PARTE STRANIEBA.
secolo scorso la redenzione clegli uonilnl eel il Messia. Se
altri poemi di egnal natura , oltre i riferiti , corrono piii
timidl siiir orme antiche e non agginngono per foi-za cV'ia-
venzione e vivacita di fantasia la gloria clie gli altri toc-
carono, non per questo si vogliono trattare con intoWerante
dispregio; giacche sono forniti di tali bellezze da compen-
sare in alcuna nianiera i pregi di cni difettano, e da giu-
siificare le lodi die loro si danno.
In ogni modo per altro e vero clie sono pocliissime
le opera di questo genere degne di vita e di amniirazione;
ed e questo un motivo die ne rende piu dolenti di slfFatta
poverta delle nostre lettere , e del non poter noi vantare
lino di quest! gran monumenti dell' ingegno umano. Tal
poverta non provien punto da mancanza di scritti e di scrit-
tori : lunga nota ce ne presentano i nostri eruditi dalla
prima informe collezione die tra noi ha nome di Poeina
del Cid, fino alia selva nella quale D. Angelo Sanchez
caccio la sua Titiade , ed alle ottave con cui Escoigniz
vesti la sua narrazione del Conqiiisto del Messico. Ma chi
ha senno e buon gusto non puo farsi a leggere senza
stento e terniinare senza fastidio la ma^^gior parte di queste
produzioni informi , indigeste , pallide e fredde , quindi
loro si nega nome di epopee ;, ed alle vane ed ambiziose
pretcnsionl de"" bibliograii si risponde, die in questo genere
di competenza e di concorso la moltipliclta danneggia in
vece di dar profitto, e quando si tratta di poemi epici o
se ne indica con confidenza e meritamente un solo, o non
se ne rammenta nessuno.
£ veramente singolare die non si sappia a qual motivo
attribuire questo vano nelle nostre lettere; conciossiache per
quaUiasi lato tu la consideri non giungi a scoprirlo. Hassi
ad attribuire a colpa d' iminaginazione e di dottrina del
poeti die vi si dedicarono ? Mai no; e sebbene assai di loro
non sognassero neppure alia gravezza delP impresa cui
s'accingevano , ne alia debolezza de' loro omeri per tanta
soma , per altro Ercilla , Balbuena , Lope , Hojeda non
fiirono assolutamente privi delle doti necessarie per poter
giungere a toccar la uieta cui agognavano. Non e di certo
per difetto di azioni niagnanime, di fatti eroici e mara-
vigliosi atte ad esaltare la fantasia e a dare opportunita
di ritrarre felicemente pitture sublirai. Giammai gli Spa-
gnuoli si vldero circondati da cosi stupendi awenimenti.
PARTE STUANIKHA. 71
da cosi strepltose imprese come allora quando mostravasi
sifFnttamente tapina la Castigliaiia Calliope. Si dira forse
clie consistcva nell'' imperfezione degli stnimeiiti di cut
doveva servirsi , imperfezione clie soveiite tarda i pro-
gressi delle scienze e delle arti ? No, I'idioma castigliano,
gia per indole propria maestoso, era in fjneir epoca ricco,
armonioso, formato ; la riina e la versilicazione aveano
acqnistato tutto il nuinero e la eleganza ond' e capace Una
lingua nioderna, e la sonora combinazion metrica dell'ot-
tava gia. nsavasi in Castigliano con tauta scioltezza come
in Italia dalla quale I'avevamo tolta. Modelli di queste gran-
di opere, oltre quelle lasciateci dall' antichita , si avevano
in Dante, Ariosto, Tasso, Camoens, die i nostri poetl
non solo conoscevano, ma studiavano di continuo. Non si
pub infine attribnirlo a non curanza del puljblico per
questo genere di letteratura, giacclie la curiosita e 1' incli-
nazione deli' universale de' lettori erano anzi ad esso esclu-
sivamente rivoiti ; i libri di cavalleria die non erano se non
abbozzi di epopee riempivano le menti di grandi fatti, di
glorie e di portenti. Di piii i poemi die i nostri poeti
pubblicarono in allora, per infelici die siano, provano col
loro numero e coile varie edizioni fattesene, che il pui)-
lilico lungi dal guardarli con indiffereuza ed obbliarli , gii
accoglleva con premura e stimolava gli autori a meritar
la pal ma.
Osserveremo da principlo, die il modo con cui si mosse
primamente fra nol la musa eroica portava con se un errore
originale die non poteva condnrla ad una gloriosa e felice
riuscita. Vollero i nostri epici guadagnar credito di storici
e ad un tempo piacere come poeti ed ottenerne applausi.
Mescolarono la favola colla verita, e cio non con quella mi-
sura die pub far conseguire Tintento, ma cosi alia rinfusa,
e credettero die narrando geste portentose, contempora-
iiee, le quali levavano allora tanto strepito, e narran-
dole in versi eroici, potrebbero essi reputatsi autori d' epo-
]iee e dirsi alunni di Omero e di Yirgilio. II male proce-
deva molto dairalto: i nostri vecdii poemi come il Cid ,
VAlessiindro , le Fietose leggeide di Bcrceo , la Vita di Fer-
dinnndo Gonzales od altri siflatti penuriavano di poesia e
d'invenliva. Dicasi lo stesso rispetto ai romanzi istorici
che riuscirono sterili per aver seguito gli autori di quosie
opere volnminose P andaincnto basso e monotono dei canti
72 PAP.TE STR\NIERA.
popolarl. PlacevasI 11 volgo nell'iidir leggere storie in versi;
per altro le voleva povere d'adornamenti e d'invenzioni ;
voleva il fatto riferito semplicemente, con molta chiarezza
e nulla piii.
I poeti acquistavano una certa specie di merito nel sa-
grificare le ricchezze delle finzioni alia qnalita di veritieri.
Se contavano prodigi e iniracoli era perche li credev^ano
positivi, e vi fu un poeta die mescolando alia narrazione
storica episodj di propria invenzione , ebbe cura di notar
questi con un asterisco per non confonderli con quelli
realmente avvenuti.
Questa fu la strada clie pigliarono D. Luigi Zapata nel
9UO Carlo Famoso, T>. Girolamo Semper nella sua Caroleide
e Giovanni Rufo nella Austriade. Argomento dei due primi
sono le geste di Carlo V; dell' ultimo D. Giovanni d'Austria
suo figliuolo, fidando gli uni e gli altri T interesse e I'im-
portanza de' loro poemi nella nieraviglia e nell' entusiasmo
che destavano questi due nomi fra gli Spagnuoli. Ma, pre-
scindendo dall' inconveniente di trattar cose tanto recenti,
e pero non atte a piegarsi a quelle forme cui voleva
adattarsl la fantasia de' poeti per comporre un ]7oema,
r isiessa grandezza dei fatti, I'elevazione e la celebrita
de' personaggi facevano chiaramente npparire 1' inferiority
delle forze de' poeti die avevano pigliato a celebrarli. Ne-
que piira , neque poetica dictione , dice il giudizioso Nicolo
Antonio parlando della Caroleide; e lo stesso anzi di piu
dir si potrebbe del Carlo il famoso , in cui non e poesia ,
non versi, non gramatica ; sicclie pol si consulta soltanto
alcuna volta dalla curlosltk scrnpolosa degl' eruditl inve-
stigatori , die vanno ivi cercando qualche fatto sconosciuto
od oscuro, oraesso dagli storici e conservato dalla prosaica
esattezza dello Zapata.
I^on cosi infelice nella verslficazione e nella lingua e
Y Austriade , il cui autore piu istrutto e piii colto seppe
dare a' suoi versi ed alle sue ottave migliore struttura,
ed una certa regolarita e brio al suo stile. INIa cerchereb-
besi vanamente in esso invenzione nel disegno, .Tnima e
forza nei pensieri , nobilta e colore nelle espressioni , nfe
armonia di verso. Lo scrittore trascina penosamente la sua
storia , senz' artificio e condotta poetica di sorta, dal punto
deir insurrezione dei Mori in Granata fino alia sconfitta
dei Turchi nelle acque di Lepanto. Pare ch' egli non abbia
PARTE STRANTEHX. -^3
avuto in inira se non di narrare in vers! P islesse cose
gia narrate da altri in prosa, e certamente in niodo assai
migliore. Ed in vero in Mendoza, Cabrera, Vander-liammer
ed in altri storici contemporanei trovi e senti, assai piii
che nel poeta , quell' allettamento piccante e romanzesco ,
quella aureola di singolarita e dl gloria che attira a se
gli sguardi, sin dal suo nascere , sul personaggio die pi-
gliarono a dipingere^ astro fugace e risplendente ciie illustra
e rischiara alcuu poco T oscuro fondo di quell' epoca trista.
Nato in Aldea da madre sconosciuta , e creduto da prin-
cipio tiglio di un umile cavaliere, in breve si riconosce
jjrole del trionfante Carlo V e fratello del potente Filippo II.
Entrani])i monarchi , e mirando I'nno al pari dell* altro ai
loro fiiii politici , essi lo destinano alia cliiesa. Ma egli
ascoltando soltanto gli stinioli generosi del valore che gli
ferve nelle vene, fugge dalla corte per lanciarsi nei campi
di ]\Iarte ; vassene quindi in Barcellona obliediente alia
voce del fratello che ivi lo chiamava, e Filippo II condi-
scendendo ai suoi desiderj, muta consiglio e lo destina
al comando delle arniate. D. Giovanni si mostra nelle AI-
piijarras,ed i Mori ribelli tornano all" obbedienza ; si mo-
stra ne'mari dell'Oriente, e la possa ottomana e rotta sotto
Lepanto:, e inviato nelle Fiandre; le negoziazioni intavolate
da principio non sortono esito alcnno^ quindi fa chiainata
all'armi, e prima di morire ha vinto. Grande e piii che
grande splendido, soggioga quanti lo circondano col suo
valore e coll' inlrepidezza del suo carattere ; si acquista tutti
coloro die lo avvicinano coUa nobilta e la grazia del mo-
di; galante e bizzarro colle dame, afFettuoso e prodigo
cogli amici e pur sempre rispettoso al fratello. Per altro,
inorgoglito dalle venture e dalle vittorie mal si contenta
di un grado secondario , aspira ad un regno ond' essere
primo nel comando, e con cio desta sospetti nell' animo
del suo sovrano. Da cpaell' istante i dubbi e la diflidenza
amareggiano la sua vita, 1' impaziente ambizione lo avve-
lena, cosicdie muore nel fior degli anni fra le brame e 1
tormenti della sua stessa grandezza e delle sue mire am-
biziose. Qnal miglior argomento potrebbe scegliere un
poeta per accendere la sua fantasia e farla fecouda di bei
quadri e d'alti pensieri? Ma Giovanni Rufo, poveretto, era
a gran distanza dalla grandezza del soggetto di die aveva
74 PARTE STR.ViSIKRA..
fatto elezlone, nh sebbcne la comprenclesse, trovava mocio
d'innalzarsi a quella (i).
II Monserrate di Cristoforo Virves pubblicato presso a
poco nel tempo stesso deirAustriade, trovo di snbito egual
favore e maggiore stima nel progresso de' tempi. E cefto
die Virves possedeva maggior istiato armonico , e maggior
grazia di stile che Rufo, e die trovasi nel suo poema
maggior inventiva.
Colpisce a primo tratto il disaccordo tra T argomento e
la professione e le abitndini dell' autore. Che un religioso
ascetico e melanconico dotato del talento di verseggiare
si eserciti nel dipingere i peccati e la penitenza delT Ere-
mita Giovanni Garino cio va a pennello, ma die un uorao
di arme die lia corso il mondo e consiimate le sue veglie
a scrivere commedie pel teatro, elegga per tenia al sno
ingegno poetico un sifFatto argomento non solo par singo-
lare, ma fa sospettare non abhia saputo cavarsene con
onore. II solitario Garino, sedotto dal diavolo, fa onta vio-
lentemente ad un' ilkistre figliuola aflidatagli dal di lei pa-
dre, e poscia per occultare il proprio delitto la scanna
barbararaente , e quindi le da sepoitnra. Va a Roma stra-
ziato dai rimorsi , confessa le sue colpe al Santo Padre ,
il quale visto il suo sincero pentimento, lo assolve dal-
r enorme peccato imponendogli per penitenza di tornare
al suo romitorio di Monserrate facendo il viaggio carpoa
carponi a modo di bestia. II monaco giunge in tal maniera
al suo speco in cui si nasconde :, ivi gli si da caccia , e
colto ne' lacci come una fiera , vlen condotto nelle stalle
del conte di Barcellona padre della vituperata , dilaniato ,
malconcio e rotto nella persona, fino a die un bimbo di
tre mesi, figlio dello stesso conte, con parole diiaramente
pronunciate , null' ostante la tenerissima eta , gli dice in
nome di Dio di levarsi in piedi, giacclie le sue colpe tro-
varono perdono. Egli si alza e confessa un' altra volta il suo
misfatto dinanzi al conte che gli perdona: cercasi il ca-
davere della donze'la , ma essa e miracolosamente ritor-
nata a vita , fresca e vegeta come il giorno precedente la
(l) Clii stato sarebbe da tanto , era senza dubbio Balbuena
di cui parlereino qui dopo , che seguendo le tracce di Virgilio ,
cantava con bellissinii vevsi le glorie del vincitore di Lepanto:
yedi il libro 1 1 del Bernardo.
P\nTE STRANIEKA. "5
sua ucclsione : e tutfo qnesto si racconta nclla metlesima
iiiaaicra clie leggesl nelle tradizioni anticlie e T npparizione
tiella Vergine nella Serra e la fonclazioiie del Santuario.
Tale e in somma V argoniento del Monsenate , che po-
ti'ebbe facilmente esser materia di una pla leggenda per
commuovere ed edificare le anime divote, itiostranclo la
poca forza deir nmana ragione a resistere di per se contro
il potere di seducenti passioni, ed il valore dei rimorsi e
della penitenza bastevoli a cancellare peccati barbari e
atroci. Per altro porsi a scrivere sopra simile materia ua
poema epico, e sperare di consegnire per questa via 1' ef-
fetto a cui aspirano colore die imprendono sifFatte opere
letterarie, fu grande assurdo il concepirlo, e piu grande
ancora il volerlo efFettuare Giacche giammai, per cliiari che
fossero i talenti di Virvcs , era possibile vincere le difli-
colta clie presentava un assunto tanto austero e spinoso,
e non se gli poteva dare quel linito, quell' elevazione e
queir attrattiva profonda ed intensa che vogliono queste
grandi composizioni. Anche penetrandoci un memento delle
mire e delle supposizioni dello scrittore , troveremo che
jjovero d'immaginazione e di mezzi , scarso d'arte e di
dottrina, inabile nel vincere le difficolta della versilicazioiie
e dello stile poetico, non arriva a trar partito dei pochi
tratti felici che gli presentava il suo assunto, o che gli
si paravane iunanzi lunge il cammine.
Anche leggendo i migliori passi, cioe quelle dell' insulto
fatte alia figlia del cente di Barcellona (canto i.° e 2.°)
e la descrizione del palazzo incantate di dove Garino esce
vincitore dalle tentazioni del Demonio (canto ]2.°e 13.°),
si scorge come generalmente cammini incerto e stentata-
inente I' autore nella sua via , sia che uarri , sia che di-
piuga , sia che faccia pariare i suei personaggi , sia che
inanifesti il sue giudizio in massime o sentenze. Per ahro
bisogna ad oner del vero cenfessare che ne nelP invenziene
e dispesizien dell' opera, ne nella dizione cade in quegli er-
rori e quelle stravaganze in cui caddero poscia altri poetl
pill grandi e jiiii di lui fecondi. Per altro cio non basta :
nelle opere d'ingegno il piii e I'ingegno (i); ed essendo
(1) Esprpssione di uno scrittore segnalato dei nostri giorni , e
tanto piu inaenua sulle sue labbra, quanto le sue opere tutte si
racciinianclan lurglio assai per 1' arte e jel btioa gusto, che per
r ingpono.
^6 PARTE STRANIER\.
cosi povei'o quello deirautore del Monserrate, ne il sua
gusto e la sua circospezioii giudiziosa, ne 1' artificio di die
fa mostra, ne gli slanci poeticl clie tralucono nella steri"
lita della materia bastano ad innalzare quel poema dalla
condizione umile e bassa in cui la ragione e la buoiia
critica lo cjllocarono.
Di questo poema, dell'Austriade e dell'Araucana, diceva
il Cervantes nel suo famoso scrutinio, ch' erano i miglioi'i
libri in versi eroici scritti in castigliano, e potevano com-
petere coi migliori d"* Italia. Con quali? potremmo cliiedere
aH'autore del D. Chisciotte. Coll' Orlando furioso forse *
0 coUa Gerusalemme' Per altro solo venti ottave di qual-
siasi di questi due poemi valgono piu di tutta I'Austriade
e del Monserrate. Cervantes se non isferzava amaramente,
dava tali illiraitati elogi a' suoi contemporanei cosi alia
spensierata da lasciar argomento di diibitare del sao giu-
dicio, o della sua buona fede (i).
Ben poteva indispettirsi Ercilla d' esser posto in bilancia
con poeti che gli erano di tanto inferiori. Non gia perche
YAraucana , considerata rigorosamente come favola epica ,
possa meglio pretendere ad esserlo che I'Austriade e il
Monserrate come vedrenio qui dopo, ma perche come
opera poetica ha sulle altre due infiniti vantaggi, o si
consider! il talento dello scrittore o il modo dell'esecuzione:
confonderlo cogli altri e un disconoscere il merito rispet-
tivo, e non fare a nessuno giustizia. Primieramente nel-
1' opera di Ercilla 1' arte narrativa , piu difficile assai di
quello che si supponga, tocca ad una perfezione che nes-
sun' opera contemporanea in verso o in prosa pote non
solo agguagliarla ma neppure accostarvisi a gran distanza^
e la sua iiarrazione e fatta con tal proprieta di lingua ,
purgatezza e spontaneita , da volersi anteporre a tutte le
scritture di quei tempi , ed e per questo verso tanto clas-
sico quanto Garcilaso. Di maniera che la dizlone dell' uno
(i) Per essere Cervantes quel graude ch' egU e, vuolsi per
1 appiinto notare gli errori della sua critica, afTinclie gli stranieri
non vadano a forniarsi il gusto sulla generalita della nostra let-
teratura negli abbagli presi da quell' ammirabile scrittore. Del
resto cio nulla toglie alia sua gloria, ne puo inorgnglirsi clii nota
1 suoi sbagli; si puo assai bene conoscere F iiumeusa distanza che
passa tra il Monserrate e TOrlaudo, e non esser atto a scrivere
otto riglie del D. Chisciotte.
PARTE STRANIERA.. 77
e deir altro , formata , fissa e perfetta quando apjiena la
lingua castigliana usciva dalle fasce, non si risente oggidi
dei tre secoli clie ha trascorsi, e sono pochissime le frasi
e le voci clie piu non si adoperino oggi nello stesso signi-
ficato in cui le adoperarono questi scrittori: vantaggio con-
cesso a poclii libri, anche fra i piu insigai scritti di quel
tempo e dipoi.
L' argomento dell'Araucana a giudicio di molti e dello
stesso autore potrebbe per avventura parer isterile, umile
ed oscuro. L' ostinazione di una frotta di barbari, clie con-
tendono agli Spagnuoli un angolo di terra scabro e deserto
nelle rein'ote piagge del nuovo mondo era, a prima vista,
iadegno al pari e della troniba epica e della fama. Per
altro non havvi assunto, sia pur arido e povero, clie I'in-
gegno poetico non possa arricchire e render vago. Questo
deli'Araucaua, oltre 1' attrattiva clie presentava uno spetta-
colo, nuovo in poesia, d' uomini e di paesi tanto diversi,
quella univa dei inotivi morali e de' sentimenti che anima-
vano gl' Indian], coi quali siinpatizza senipre il cuore uiiiano
in tutte le eta della vita ed in tutte le regioni del mondo.
Se gU Araucani erano selvaggi oscuri , i loro avversarj ,
gli Spagnuoli , erano bastevolmente conosciuti nell' uno e
neir altro emisfero, tenendo spaventato ed agitato I'antico
eoir aml^izione e colla potenza , e coll' ardire impetuoso
avendo scoperto e soggiogato il nuovo emisfero. La durata
e la tenacita della lotta tra forze disuguali , T opposizione
dei caratteri e delle costumanze danno per se stesse un
rilievo quasi maraviglioso alia pittura senza che T imma-
ginazione del poeta debba di molto sforzarsi per renderlo
attraente e dargli solennita
Di alcuni di questi dati epici che il suo argomento gli
offeriva , 1' Ercilla se ne valse felicemente , e ne profitto
con invidiabile maestria. Ammirano i men benevoli critici
deir arte quella imparzial esposizione delle cagioni d©lla
guerra , 1' adunanza e le discordie dei Cacichi , il discorso
di Colcolo e la strana maniera di eleggere il loro gene-
rale. Ma si deve vieppiu ammirare la natural espressione e
la gradazione conveniente di caratteri, tratteggiati alia ma-
niera di Omero , che a prima giunta direbbonsi tra loro
somiglianti, e poi li trovi con maravlglia assai distinti.
Caupolican, Sautaro, Rengo, Tucapel, Orompello, Galva-
riiio, tiitti sono bravi, feroci e mcmbruti, per aUro ciascuno
70 PARTE STRANIERA.
con slngole proporzioni , con ispirito proprio , con animo
diverso. Dicasi lo stesso degli antlchi Colcolo e Peteguelen;
delle donne Glaura, Tegualda e Fresia che ne pei ragionari
ne per 1' operare si confondono e si somigliano P una col-
I'altra, raa si dipingono nella nostra mente cos\ distinte e
con tanta novita per natural efFetto delia chiarezza con
cul il poeta pondero la materia che prese a trattare e
seppe dichiararla in versi.
Uguale anzi niaggior merito ha nella descrizione delle
battaglie che tanta parte occupano in questa classe di
poenii. Altri potranno aver date a queste treniende azioni
di guerra niaggior graudezza ed apparato e ma|;gior va-
rieta , ma non ugual colore , non ugual movimento , non
un'' espressione piii commovente ed animata. E cosi come
nella descrizione delle tempeste scorgesi ne' grandi poeti
chi se le inimagino nella fantasia, e chi le ha viste in
mare, cosi in Ercilla si scopre bene la chiara parte che
il medesimo el)be nei pericoli e negli scontri cogl' indoma-
bili Araucani. Ti fa spettatore non leggitore : gli animosi
barbari si accendono di tal coraggio, scaricano colpi cosi
gagliardi ed impetuosi clie fanno risuonar le celate ed
ammaccano corazze ed elmi ai Castigliani , i quali non
trovano scampo nella velocita dei loro cavalli , ne difesa
nel loro valore, e nella loro disciplina. Dove nieglio che
nel cantor d'Arauco sta espresso queir impeto spensierato
e quella irresistibil forza nell' attacco, che oljljliga gli as-
saltaii a cedere per valenti che siano? quella vergogna
che costringe a tornar al pericolo per non tollerare I'af-
fronto del vincitore; quel disinganno crudele che mostra
inutile ognl resistenza , e trasmuta il valore e la speranza
in terrore e disperazione ; e linalmente il flnsso e riflusso
di sinistri e di fortune , di ardire e di spavento che
havvi nolle battaglie allora quando sono combattute meno
dalla tattica e dalla disciplina , che dalla forza personale
e dalla passione?
E osservabile che Tautore, a delta dell' universale dei
critici , esaurisce tutti i mezzi epici cogli Araucani, cosic-
c'le non glieno rimangono per gli Spagnuoli. Valdivia, Villa-
gran, Mendoza, P.einoso ed altri castigliani sono lungi dal
poter essere coinparabili coi capi indiani , ne hanno la
btessa iiiiportanza e la stessa liizzarria. Non bastava il dire,
che (juauto piii si uiostrano forti c valorosi i vinti, tanto
PARTE 8TRANIERA. ' 79
piu s* innalza la gloria de' vincitori (i), giacchfe quest' una
conseguenza razionale non esime Tautore dallo afFaticarsi
del pari nella pittura de'Castigliani come aveva fatto degli
Indiani, onde non lasciar 1" opera sua raanclievole del giusto
equilibrio e dei contrapposti prescritd dali'arte e dalla
convenienza.
Cio era per altro assai difficile, e per dir raeglio im-
possibile. Lontani e ignorati gl'Indiani si prestavano meglio
alle fantasie del poeta e potevano ricevere la forma ed il
carattere di personaggi veramente poetici , mentreche gli
Spagnuoli conosciati da tutti, e taluni di essi ancor ia
vita non potevano, sotto pena di cader nel ridicolo , es-
sere presentati con altre sembianze fuorche le loro pro-
prie , die pur erano prosaiche , istoriche e comuni. Cosi ,
credo, rispondereljbe Ercilla alle difficolta die gli si fareb-
bero, soggiungendo doversi da noi tenere presente cio che
disse iteratamente nel testo e nel prologo della sua opera,
cioe: Aver egli avuto di mira di far un' istoria di quegli av-
venimenti , e non un poema epico sovra di essi.
E quindl ingiusto il farsi a cercare nel suo libro cio che
egli non vi voile porre, ed i retori dell'arte poetica trovansi
stranauiente sconcertati quando, in onta delle proteste di
Ercilla, si faticano ad aggiustar I'Araucana ai canoni del-
r epica teoria. Certo sarebbe stata mestieri un' inconcepibile
stravaganza od un' ignoranza di cui non si puo riputar ca-
pace tanto scrittore, s'egli, volendo trattare una favola epica
secondo Omero e Virgilio, avesse cominciato coir innalza-
mento della Valle di Arauco, e terminato con un mani-
festo di guerra di Filippo II al Portogallo ; die T azione
avesse un principio, un mezzo e non il fine, giacclie gli
Araucani non restano ne vinti ne vincitori lasciandoli I'au-
tore all'elezione del loro secondo generale per la niorte del
primo; che non vi avesse un protagonista che fosse centro
di tutti gli afFetti d' attraenza , d'ammirazione , di esempio
che si cercano in queste composizioni : che gli episodj ,
voluti introdurre dal poeta per invigorire ed arricchire la
(1) Non evvi vincitore piu etimato
Di chi vinse un neniico ripiitato.
Questa sentenza espressa in vero con versi ohreinodo piani, pare
nel luog,o ovc si trova, un' anticipata discolpa della prefereiiza
clie fautore niostra coatiiuiaaiente verso "P Indiani.
8o PARTE STHANIERA.
sua favola, fossero gli uni debolmente con quella legati ,
come sono gli episodj di Tegualda e Glaura , fossero gli
altri assolutamente estranei ed anche incompatiljili coll'ar-
gomento come quelli della battaglia di San Quintino e di
quella di Lepanto, come la descrizion del moiido, la nar-
razlone della morte del Dido, e la dicliiarazione di guerra
teste meiizionata. Somigliaiiti difetti saltano agli occhi d' o-
gnuno per poco versato ch' ei sia in questo geiiere di
crltica , e non prova in clii li nota piu discernimento e
dottrina , di quello clie mostri negligenza od ignoranza
neir autore die li commette. Tutte per altro queste obbie-
zioni dei precettisti cadono per terra col solo rispondere,
che I'Araucana non e un' epopea , sibbene una narrazione
veridica di quegli avvenimenti , alcuncbe abbellita coll'ar-
tificio della versificazione e dello stile, e con alcuni epi-
sodj, essendo cio e nulla piii quello che far voile 1' autore.
Obbiezionj piix solide e forse incontestabili far si pos-
sono a quest' opera esaminandola rigorosamente rispetto
alia vaghezza e leggiadria di cui Ercilla credette vestire
il suo tenia. E qui non valgono le scuse addotte contro
le precedenti obbiezloni: giacche se si vollero usar ottave,
queste esser dovevano nella loro generalita hcMe , dolci ,
sonore; e giacche abbisognava che lo stile fosse poetico
ed adatto alia materia, dovevasi a seconda dei passi farlo
nobile, pittoresco ed elegante. Ebbene a giudicio dei cri-
tici i piu indulgent! i versi di Ercilla scapitano frequente-
mente per mancanza di vigore di rltmo e di dolce nielo-
dia , e per difetto di cura e di eleganza nelle rime ; la
sua dizione e pura e naturale , ma ti^abocca ad un tempo
di frasi triviali , famigliari e prosaiche , disdicevoli alia
poesia ed all' argomento preso a trattare. Yanamente si
alleghera per iscusa di questa disuguaglianza 1' esempio
deirAriosto, che scorgesi avere Ercilla non solo nei jjensieri
ma nell' espressione di essi preso a seguire. Quell' ammire-
vole scrlttore poteva usar acconciamente delle imagini e
delle voci piii dimesse, come delle piii nobili ed elevate
nel suo poema , imperocche era di tal natura da poter com-
portare ogni maniera di stile ^ ma il poema d' Ercilla coa-
sistendo solo in imprese eroiche e militari, e non avendo
nulla di scherzevole o da commedia si rlcusava ad ogni frase
che non fosse culta e nobile. Superfluo sarebbe lo arrecar
esempi di questi difetti di versilicazioue e di stile di cui
PAnxE sTUANiEn.v. Si
tanto al)boiida TAraucann , potenclo ogril lettore scorgerii
di per se : basti ildire, die iiessiino de' aostri Ijuoni poeti
lia posto ineno cnra di Ercilla a cio clie gli umaiiisti cliiamano
lingiingglo poelico. Evvi, f'aor di dalibio, nn inerito beii
grande iiel produrre effetto con poco artiiicio di stile, come
in pittura con poclii colori ; per altro e troppo sdruccevole
r estremo limite che separa la semplicita dalla trascuranza,
la naturalezza dnlla bassezza. Ed Ercilla, tanto piu lode-
vole in cjuanto e piu naturale allorche V importanza delle
cose e dell" argonicnto lo sostiene , trascorre apertaniente
nel languido e nel negletto, cjnando scema o cessa questa
importanza.
Cio clie v' Iia di piu singolare e di piii landevole nel
rAraucana si e il jjersonaggio dell" aiitore, non perclie canti
se stesso o celebri le sue altp geste, prodezze nella favola
in cni interviene, secondo die disse un precettista modcrno
il quale probnbilmente non lo avra letto (i), ma pel iu'l
carattere morale die Ercilla dimostra negli avvenimenti che
narra: giovane, bizzarre e prode, desideroso di veder paesi
e di acquistar gloria, ode ia Inghilterra che vi i una
(l) « On doiite des liaius falts d''Alonso Ercilla, qui se cliante
lui-nieuie dans la table dont il se niontre Tun des acteiirs », dice
il siguor Leiuercier nel siio Corso aualitico di letteratura, sezione
a8. Credeiebbesi da cio die il nostro poeta si uiostrasse nell' opera
come un soldato vanaglorioso, i[ cui principale intento e di ma-
goificave le propria geste. La cosa e per lo appunto al contrario
aii'atto; e nessuno scrittore clie parlo di fatti gueiTesdii in cui
prese parte si e niostrato piii modesto nel pax-lare di se. Ercilla
non si dipinge ne come capitauo , ne come conquistatore, ma
solamcute come un volontario che serve in quella gueira cogli
aliri Spagnuoli, e non opera ne piii ne meno degli altri. Forse il
siguor Lemercier non conobbe delTAraucana mente di piii che
cio die aveva detto molto tempo innanzi nel suo discorso sul
poema epico P autore delf Enridieide , del quale puo dubitarsi
s^abbia avuto la pazienza di leggerla per intero. Almeno T autore
delP Enrico IV fa impaiziale giustizia ai bei passi del poema spa-
gauolo , e quantUQque si jiossa presumere lo conosresse imper-
fettainente, la sua ordinaria penetrazione e vivezza d' iugegno
lo mosse a dire le segueuci giuste parole, con cui princlpia f aua-
lisi del poema TAraucana: « sur la fin du seizieme siecle I'Espa-
gue produisit un poenie ej.ique celebre par quebjues beautes juir-
ticulieres qui y briilent ; uiais encore plui remaiquable par le
caractcre de I'Auteur. »»
Bibl. Iial T. L:?iXXlI. 6
8a PARTE STIUNIERA.
soUevaz'ione cV Indianl nel Chill ; s' Inibarca tosto per I'Ame-
i-ica onde servire la sua patria in quella lotta. Ivi soddisfa
alle parti di militare e di spagnuolo , per altro contem-
plando i costnnii strani e cnriosi, il carattere iiidomito ed
il valor eroico de' siioi iatrepidi nemici , il suo ingegno
poetico si esalta e celebra in versi durante le notti quegli
stessi che combatteva nel giorno. Questa geniale disposizione
del suo anlmo lo fa penetrare nelle ragioni della guerra
niossa agli Spagnuoli , in un mode cosi equo ed imparziale
die fa pendere la liilancia in favore degli Araucani e li
giustifica. Mosso dallo stesso impulso tratta i prigioni che
la sorte delParmi fa cadere nelle sue mani piii come pro-
tettore ed aniico die come signore e vincitore: dona liberta
a Glaura e Cariolano, consola Tegualda e le concede il
cadavere di suo sposo morto in uno scontro;, difende, e noa
una volta sola, la vita del fercce ed iniplacaljile Galvarino
contro le stesse sue furie ;, e non potendo per la molta di-
stanza salvare il forte Caupolican daU'inesoraljile Rejnoso,
sparge almeno lagrinie di dolore e di auimirazione sopra il
suo acerbo e doloroso castigo. Cosi in mezzo di quei campi
in cui solo vedevasi ed ndivasi dall' un lato 1' agitazione
deir indipendenza , gli sforzi dello sdegno e le grida della
rabbia degli Indian! i dalTaltra le bestemmie di dominatori
sdegnati tracotanti della loro forza , sprezzatori dei sel-
vaggi , ed i rigori di un'autorita oiFesa e negletta, il
giovane poeta e il solo che nelle azioni e nei versi si
mostrl uomo fra quelle tigri feroci , col non esser sordo
alle voci della clenienza e della compassione , e seguendo
le niassime dell' equita e della giustizia. Quindi le geste
d'Ercilla appartengono ad una categoria, assai piii rispetta-
bile di quelle die si cliiaman alte , perche meritano il nome
di inagnanime e buone •, e sotto quest' aspetto nessun poeta
epico si mostro al mondo piii atto ad ispirare stima ed
ammirazione. Torna in Europa e, durando tuttora la guerra,
presenta il suo poenia a Filippo II, senza paventare d'in-
correre nella sua disgrazia, per la giustizia die rendeva ai
nemici che aveva combattuto e che non erano tuttavia an-
cora soggiogati. II pubblico accolse 1' opera coll' applause
straordinario dovuto giustamente ad un merito, in allora
singolare in Spagaa, e col rispetto che ispiravano il ca-
rattere e le doti dell'autore: oggi cesso I'applauso, ma la
jivereaza dura tuttavia, e quautunque, parlando a rigore.
PARTE STRANIER\. 83
I'Arancana non sia mi poema epico, e iiiolto nieno una
storia, e e sara, in onta tielle niutazioni del gnsto e tlel-
I'andar dei tempi, uno dei li])ri castigliani i piu pregia-
bill, sia per le bellezz.e poeliche e di stile die contiene ,
sia jiei nobili sentimenti dell'autore clie ecciteranno sem-
pi-e la simpatia d^ogni animo onesto e generoso.
Noi non istarenio qui a ragionare del poema Le lacriine
d' Angelica, di Luigi Baraona di Soto, raccomandato a' suoL
tempi dalP urbanita de' suoi conteiuporanei , che apprez-
zavano il carattere e la professione deirautore, ma in
oggi ob))liato e non letto ueppure da coloro die lo posseg-
gono, andie stimandolo, come libro di difficile acquisto.
Si propose il poeta di cantar le avventure di Angelica la
Bella dal momento cbe si marita con Medoro fino a die
giunge a possedere il sue reame del Catai usurpatole ar-
luata mano da un'altra regina dell' Oriente. Appare di su-
bito altro non essere se non una specie di continuazione
ed un" imitazione delTOrlaudo fnrioso ^ impresa al disopra
d'assai delle deljoli forze dell' imprudente Baraona. Oltre
di essere scritto con uno stile secco e prosaico e con v'ersi
slombati e negletti , e l' inveutiva cosi stravagante ed al
tempo stesso cosi povera, cosi prive di attrazione le avven-
ture, cosi nulli i caratteri, die la piii ostinata pazlenza non
regge a tale lettura, e solo puo citarsi questo libro come
nn esempio di una riputazione mal acquistata. Non vo-
gliamo dir con cio die questo scrittore fosse privo aiFatto
di talento poetico. La Favola di Atteone e le Satire inse-
rite nel tomo IX del Parnaso spagnuolo non lasciano di
aver lampi d'ingegno, facilita e scioltezza nel dire, e i
suoi versi sono bastevolmente fluidi e gradevoli. Se non
vi fossero forti prove d'identita die raccolse F editore ed
ivi pubblico , nessuno le crederebbe opera dello stesso au-
tore delle Lacrimc d'Angelica.
Passiamo quindi alia Betica conquistata di Giovanni della
Cueva, die quantunr|ue non di molto e nondimeno del-
r altro poema senza duldiio migliore (*). Fiori questo poeta
ia sul finire del secolo XYI , e si dedico, giusta T usanza
de' tempi , a tutti i generi di poesia, pero piii con dottrina
(*) Questo giudizio della Betica, e, cou poclie niutazioni, Ki
stcssu die 1' aiitore della preseute auaiioi pubblico souo uiolti
auui in un aliio »uo opuoLolo.
84 PARTE STRANIEK.V.
die con capacita tringegno; piu con zelo e fiducia clie
con vera disposizlone e talento. I suoi versl lirici e pasto-
rali non si citano per nulla e sono del tutto diinenticati ;
egli altero la seniplicita delle nostre prime comiuedie, e
fn il primo clie niescolo nel teatro re e priiicipi con per-
sone rozze ; fece alquante tragedie clie non liauno di tra-
gico altro che il nome ; scrisse nn' arte poetica dove tro-
vasl senno ed agginstatezza nei precetti, ma nessuna con-
nessione, nessun ordine fra di essi e non leggiadria di stile,
non novita di pensieri ; finalmente tento il passo piu scabro
nell'arte, quello di dettare un poema epico, scegliendo per
argomento il Conqnisto di Siviglia per Ferdinando III.
Qnesta scelta onora grandemeate il sno giudicio, giacclie
indubitatamenie I'assuuto e grande, patrioiico, importante.
La lotta incerta e non mni interrotta per ben cinqne secoli
coi barbari nsurpatorl, prese ne' tempi di qnelT eroico
principe I'aspetto maestoso di nn continuato trionfo. Strap-
pate di man de' IVIori Cordova, Murcia, Jaen e la poderosa
Siviglia, la bilancia del destino inchino decisivainente in
nostro favore e segnalo ai nemici 1' ultimo loro fato in
Granata. Yidersi allora rinniti sul trono di Castiglia e nella
persona del suo Re tutte le virtix di nn uomo, tntte le
qualita brillanti di un eroe e tutti i talenti di un inonarca.
Prudenza, rettitudine , fermezza, innocenza di costumi ,
pieta inconiparabile , amor dell' ordine , zelo instancabile
pel perfezlonauiento civile e morale de' suoi popoli ; tutto
in lui ispirava ne'sudditi amore e riverenza, tutto uegli
stranieri rispetto e ammirazione. Perdettero i Castigliani in
lui nn legislr.tore ed nn padre; i nemici stessi, sconiitti
dal suo valore, resero tribnto di venerazione alia sua
niorte: I'lstoria lo pose nel tempio della gloria; e la chiesa
lo innalzb agli onori delT altare.
Ne i Mori, quantunque in istato di decadenza, cessavano
di ofFrire per la propria difesa una forza ed un poter suf-
liciente a niantenere alcun tempo reqnilibrio e lasciar
dubbio r esito della contesa. Ricchl per Pindustria, con
un esteso commercio ed una popolazione immensa , ani-
inati dallo stesso spirito di valore e di cavalleria come i
cristiani, signoreggiavano la miglior parte dt-lla Spagna e
potevano trarre agevolmente soccorsi dalPAflVica vicina.
Questi sono gli oggetti clie la verita storica oiFriva al
pennello deirautorc, le virtu c gli usi clie doveva porre in
PARTF. STR.VNIERA. 85
azloae; per altro e mestleri il confessarlo, Giovanni della
Cneva rimase adJietro inolto dell' intrapresa clie con tanta
saviezza aveva eletto. L'orditura della favola e semplice e
ponderata, T azione ha la necessana grandezza e cammina
al sue fine spedltamente e con iscioltezza senza perdersi
in episodj eterni die la oiFnscliino o la afFogliino. Pero
questo movimento e tardo di assai, il piano concepito
senza ingegno e senz" elevatezza non esce dagli stretti con-
fini stabiliti dalle croniche ciie ebhe sott'occhio nel comporre.
II suo protagonista e freddo , senz' attivita e senz' eaergia ,
giannnai opera per se stesso; non mal si anima^ ed e fra
le prime iigure del quadro qnella ch' e tratteggiata con mi-
nor forza, sel)bene tutte le altre siano deljoli anc'.i' esse.
Dirassi forse che Cueva, come il Tasso, voile dar maesta
e decoro all' azione a costo della vivezza. Per altro, ta-
cendo della raolta distanza che parte il Fernando della Be-
tica dal GofTredo della Gerusalemme, I'epico italiano seppe
ricomperare il difetto di azione nel suo eroe , col fuoco
che anima nella sua favola i bei personaggi di Kinali.lo e
di Tancredi. Dove trovi nella Betica nn Tancredi ed un
Rinaldo? Dove mostrasi forte in essa I'eroisnio ,de" gner-
rieri, se non hanno a vincere diflicolta degne di loro , c
non lianno passioni clie gli combattano' I Mori sono sein-
pre inferiori ai Cristiani , i quali , li vincono, li mcttono in
fuga con una facilita che ti annoja, non ti attrae, e non trovi
in tutto il poema una disgrazia inipreveduta , un pericolo
imniinente e terribile , che svegli I'attenzione ed avvivi
la curiosita.
Da cio ne viene clie gli episodj sono in generale iufe-
lici , e talvolta indecorosi. In nessun poema evvi tant'ab-
l)ondanza di consigli di stato e di guerra men dranimalicl
e meno nobili, A'isioni ineno maravigliose , sortilcgi magici
pill comuni. Non direnio di qnella meschina eremita, cosi
poco degna di un'epopea: per altro, come non ridere delle
discordie sorte nel campo cristiano per le lodi che i cavn-
lieri si danno a vicenda f Giammai piii miserabile dissen-
sione nacqnc da piii vano motivo ; e cosi prontamente re-
pressa come prontamente accesa, non pno produrre altro
efl'etto , fuorche di far ridere o generar fastidio.
L' episodio nel quale il poeta pose ogai sua miglior cu-
ra, e che e veramente superiore ad ogni altro dello stesso
poema, e quello di Boatallia e Tavina . che serve come
86 PARTE STRANIERA.
tli ornato ge.ierale a tuita 1' azione e si Icga con essa dn
capo a fine, ma anche qui vi sono capital! difetti e negli-
genze inescusabili. La piii bella poesi.i non sarebbe baste-
vole a dar decoro ed attrattiva a queirinfaine nioro, die
abbandonata in Africa la sposa a cni giiiro fede, \'iol6 la
ospitnlita di ciii gli fii largo il Re di Siviglia involandogU
la figliuola^ colla quale riparasl al campo cristiano, e ira-
ditore ad ua tempo di sua nazione e rinnegator della pro-
pria fede combatte coniro entrambi. Tarlira , in cni voile
I'autore offrirci nn' imagine di Clorinda, e lungi di molto
dair ammirabile vivezza del suo niodello: basti il dire die
Clorinda da niuno e vinta fuorcbe da Tancredi, mentre
nella Betica quasi tutti padroneggiano la sventurata Tarlira.
Giovanni della Cueva non aveva ben meditato snila na-
tura deir opera die imprese; non conobbe die le sue forze
non erano da tanto, e die non avrebbe mai potuto innal-
zarsi alia bisognevole grandezza e perfezione. Se nell' in-
A'enzione della sua favola evvi tanta poverta d'ingegno e
di elevazione, questo difetto e lungi dall'essere couipen-
sato dalle bellezze dell' esecuzione; giacclie mancava al
poeta quella vivezza di fantasia necessaria a descrivere
con anima e grazia, e mancava pariinente dell' eloquenza
patetica con cui si dipingono le passioni , e si da vita al
dialogo. jNella narrativa e piii felice, e questo e il vero
suo merito allorclie non si obblia , ne cade troppo per
difetto di cura e di eleganza. Fa pieta , per non dire
muove a sdegno, veder di continuo lorde le ottave della
Betica di frasi triviali, stravaganti , di transizioni forzate
e di cosi gretti e bassi modi di dire , die la piii umile
leggenda scliiverebbe. La dizlone ora dura, ora vlolenta e
povera si trascina sempre a stento nuda di garbo e di
fantasia. Ne cio si pub attribuire a colpa di talento del-
r autore , nia solainente al non aver posto neli' esegui-
niento deir opera quella cura e quella diligenza che da
tutti si richiede, ma in specie dai poeti ; poicbe 11 prltno
cbbligo di chi scrlve e di bene scrivere inassime per co-
loro che vogllono piacere.
( Sara continuato. )
PARTE STR\Xir:R\.
87
Catalogas maimsn'tploriim Bibliotliccce Pcdadnoe Vin-
doboncnsls. Pars I. Codices philolngici latini. Di-
gessit Stephnnus Endlicher. — Vliidobonce, i836,
apiid F. Beck Univcrsltads bihliopulnm , in 4.° gj:^
di pagg. X € 402. Bella edizione.
N
el precedeiite tomo > Scoperta ogni cosa dnl console I'ostuniio Albino, ne fu-
>j rono pnniii moltissimi col supplicio .... Ora il rame,
»' in cni questo stesso Senatnsconsuko, riferito in compen-
» die da Livio, fu inciso, si e trovato in Calaliria . e
n trascriito da Agostino Scilla fu comunicato al Fabretti,
" clie dopo molt' anni lo diede fnori tra le sue iscrizioni. »
Esse venne scoperto T anno 1640 da Giovanni Battista Ci-
gala nel gettare le fondamenta di una sua casa , e dal
nipote di lui fu nel 1727 data in dono all' luiperaeore
Carlo VI. Questo prezioslssimo nionumento colla storia clie
10 risguarda trovasi minutainente descritto neH'erudita opera
di Matteo Egizio , Scnatusconsithi de JJacclLanalibus , sivc
ceneoE TabulcB Musei Corsarti Vindoboiiensis Explicatio. ISva-
poli , 1739, in 4.° II decreto poi sn' Baccanali fu piii volte
inipresso ed illustrate, e trovasi altresi aggiunto a varie
edizionl di T. Livio , di tutte le quali rircostanze il signer
Endliclier ne da diligente contezza.
II secondo di ess'i facsimile aj^partiene al codice registrato
nel catalogo sotto il numero CV. Esso e membranaceo, e
del secolo VI dell' era cristiana, siccome sembra: e scritto
in lettere onciali, senza alcuna distinzione di vocaboli :
consta di ic;3 fogli ; ha la forma non dissimile da quella
del grande in ottavo e contiene i libri I— V della decade
delle storie di T. Livio. Esso, siccome accennammo altrove,
fu da S. Suitberto trasportato dalla Scozia : dopo varie
vicende pervenne al museo del castello d'Ambras presso
Inspruck , e finalmente ebbe un sicuro e degnissimo asilo
Delia Viennese Bihiioteca. I cinque liliri coatenuti in questo
codice erano inediti. Ne fece la jirima edizione Simone
Grineo nel i53i , traendoli da questo medesimo codice clie
conservavasi in un monastero della Svizzera presso Basilea.
11 Lamlieccio lo giudica, omnium, cjuotquot in toto terrarum
oihc nunc extant, Li^ianorum Codicum manusctiptorum anti-
quissimus {Comment, de Ccps. Bib. lb. II, Vindob. 1769,
pag. i3, n." 2). II tevzo facsimile , il CCLXXXIV del Ca-
talogo, e tratto da un codice pure memljranaceo dello stesso
secolo VI col titolo di i'lpi(mi Institutionnm Fragmenta ;
preziosissimo codice desso ancora si per 1" aiiliciiita sua.
90 PARTE STRVNIERA.
e SI ancora per le variant! , delle quail glovarsi potrebbe
chi intrapreQtlere volesse una nuova edizione di queste
reliqule della romana giurlsprudenza. G.
Analecta Grammatica maximam partem anccdota edide-
jLint Josephus ab Eichenfeld et Stephanas Endli-
CHER. Particula prior. — Vindobonce, i836, apud
F. Beck V riiversitatis Blbliopolam, typis vidiue An-
tonil Strauss. In 4.° gr. , dl pag. 462.
II volume e dedicate a un cli. filologo italiano con queste
semplici parole Angela Majo. Seguita poi un avviso in cui
gli edltori ci fan sapere die insieme colla seconda parte
deir opera ( la quale vedra la luce nel prossiino autunno )
puhbliclieranno anclie amplissimi proiegomeni e ricchissimi
indici ; i primi Intorno agli scrlttori delle cui opere si coni-
pone il volume, ed ai codici end' esse furono tolte ; gli
altri in servigio dl coloro die vorranno studiarle. Quella
seconda parte comprendera alcune delle opere di Probo ,
e molti altri opuscoli spettanti alia prosodia ed all' arte
metrica dell' idioma latino, o non mai stampati iinora o
corretti j^er modo da potersi dir nuovi : in qnesta prima
si trovano parecchi opuscoli di grammatici latini finora ine-
diti, tratti da due codici Bobiensi della Biblioteca imperiale ,
e sono i seguenti : Claudii Sacenlotis de arte grammatica
libros duos; Incerti artium grammaticarum fragmentum; In-
certi fragmentum grammaticum de nomine et prononiine ; In-
certi fragmentum grammaticum de verbo: Excfrpta e Blacrohii
Theodosii libello de vtrborum grceci et latini differentiis vet
societatibus ,• Sergii de arte grammatica fragmentum , accedunt
Erotemata grammatica e Maximo Victorino , et fragmentum
Palcemoni adscriptwn ; Incerti excerpia argumenti gramma-
tici ; Valerii Probi de nomine fragmentum ; Probi grammatici
de octo orationis membris ars minor; Appendix ad Probi ar-
tem minorem.
L' utilita dl questa collezione si potra pienamente ap-
prezzare soltanto quando saranno pubblicati i proiegomeni
die promettono gli editorl , e gli opuscoli sulla prosodia
del Latini ; perclie questi opuscoli potranno dar luogo ad
utili indagini , massime Intorno alia vera pronunzia ; e i
proiegomeni colle notizie o le congetture raccolte dagli
PARTE STRVNIIRA. f) I
eclitorl snlla patria e siiir eta degli antorl clegli opnscoli
c'insegiieranno a conoscere di quanto peso debba esserci la
loro autorita. Considerata frattanto in se inedesima questa
]n'ima parte, gia basta a farci aignire Tiiiiportanza del
libi'o. Vi soiio alcuae scritture che forse potevan giacere
inedite senza scapito de' buoni studj , e dai loro antorl
probabihneiite noii destinate ad essere pubblicate \, ina chi
vorrebbe rimproverar gli editor! se ingrossando di poclie
pagine il loro volume ci posero in grado di conoscere da
noi medesinii pluttostocbe siiiraltrni fede 1' importanza di
tntte le anticbe scrittiire gramiiiaticali a noi pervenute ?
Clii vorrebbe, per esempio, restare con una cnriosita noti
soddisfatta, piiittostocbe trovare in qnesto volume una pa-
gina consacrata al frammento di Palemone de Arte? o due
altre alle interrogazioni grammaticaU di Massimo Vittorino?
Noi torneremo a parlar di quest' opera quando ne sara
compiuta la pubblicazione , e non dnbitiamo di poter al-
lora tributnre alia dottrina degli editori quella lode di cui
gia li fa degni la diligenza con cui conducono la faticosa
loro iiiipresa.
Philos''pJde de Tliistoire natiuelle etc. Fllosofia drlla
storia naturale , del sig. J. Virey. — Parigi, i835,
in. 8."
L' insieme de' fenomeni clie presenta la fisiologia di tutti
gli esseri organizzati forma 1' oggetto dell' opera del signor
Virey, intitolata Filosofia della storia juiturale, ossia dei
fenomeni proprj agU animali ed ai vegetuhili.
Risalendo 1' autore alia sommita della scala zoologico-
vegetabile , getta un colpo d' occhio filosofico sull' origine
e suir organismo di tutti gli esseri vivi, esamina la coor-
dinazione particolare, e 1' insieme armonico delle loro fun-
zioni, considera lo scopo della loro creazione, e cbiude il
suo dotto lavoro col dimostrare i rapporti d' ogni genere
clie possono condurre alia credenza deli' unita del principlo
clie presiede alia produzione, alio sviluppo e alia perpe-
tuita degli esseri animati dalla potenza vitale.
L' opera del signor Virey e divisa in quattro libri.
Esamina nel primo le basi dell' organismo ne' vcgetabili e
negli animali ; e stabilisce die il mondo degli esseri orga-
nici attualmcnte vivi c periodico c transitorio, clie pui>
92 pa:;te stranier\.
cioe non essere esistito, e die potreljbe cessare til esistero:,
fors' anche per riproJnisi. Egli appoggia tale opinioiie sn
tre dati : i." die T esistenza di uii globo planetario noii
ricliiede afi'atto quella di esseri organizzati alia sua sii-
perficie ;, 2.° Che se gli esseri vivi sono 11 prodotto de'^Il
elemenll organizzahill del nostro pianeta , non si pu6 de-
durne da cio die tutti gli esseri possibill sieno stati oramai
sviluppati ; 3." Clie tutti gli esseri organicl conosciuti non
sono stati creati simnltaneamente e snccesslvainente ueir or-
dine della loro complicazione, di modo die II vegetabile sia
r Interiiiedio di rigore per transitare dalla pietra airnonio.
Queste premesse nelFordiiie die sono stabilite e sostennte
dal nostro autore si presterebljero a lunga discussione,
dalla quale ne potrebbero forse insorgere altre alcjnanto
diverse, se non anco opposte. Ma cio non e cosa die si
presti air analisi in un semplice articolo.
Quasi tutti gli esseri animati sono forii ati , a detta del
Virey , da radicali coniljuslijjili , nientre le inaterie Inor-
ganiciie sono quasi seinpre alio stato couiljusto. Non vi e
coinblnazione minerale die non sia suscettiva di prcndere
una forma solida , cristallina poliedra^ al co:itrario qual-
sivoglia prodotto organlco si presenta seinpre sotto forma
globosa o sferoidale. La comljustione e il fenomeno il pin
generale de' mlnerali , quello della riproduzione e proprio
de' soli corpi organizzati. Le niaterie combuste ininerali
non possono impregnarsi di vita disossigenandosi , mentre
gli esseri vivi nel saturarsi di ossigeno ritornano alio stato
minerale. I corpi organicl abbisognano di ossidarsi, 11 die
si opera negli anlmali per mezzo della respirazione. L' at-
tivita vitale e tanto maggiore quanto questa ossidazlone e
pill energica. La combustione ne e 11 risultainento, e la
morte, o lo stato brnto, 11 termine.
Si puo, dice il Virey, considerare la vitalita come il
polo negativo di una pila Voltaica, e 1' ossidazlone come
il suo polo positlvo. L' uno anima 1' essere organico, I'al-
tro tende ad ucciderlo. Ed in fatti i liquid! recrementizj
sono alcalini, mentre gli escrementizj sono acidull. Gli
animali ed 1 vegetabill nella loro prima eta manlfestano
delle proprieta alcaline, quandoclie nella vecdiiaja incani-
minandosl terso la decomposizioiie appalesano 11 caraitere
di acidita.
VAUTK STIiANIKUA. 98
Nei fluitli iiiiponderabili trova il Virey gli agentl i piu
I'ccitatori della vita , non pero mal il principio vitale : e
nel riconoscere, p. e. , la presenza dtl fluido elettrico
nell' orgaiiismo vivo, ne studia 1' influenza negli atti dipen-
denti dnl sistema nervoso in ispecie, e mostra varj del
rnj)i>oi-ti di qnesto agente potentissimo nolle diverse fun-
zioni organico-vitali. Gia il Mojon fin dal 18 14 aveva
dimostrato, naiiti alia Societa Galvanica di Parigi , clie il
sistema nervoso si trova elettrizzato positivamente od in
piu, e la libra muscolare negativamente od in uieno ^ il
clie rende di assai facile spicgazione il fcnoineno oUenuto
per la prima volia dalFAldiui, d»-lle contrazloni muscolari
senza il concorso di alcun met.illo, nia solamente dal sem-
plice contatto de' ncrvi co'miiscoli, staljtlendo, per cosi dire,
v,\i vero circolo elettromotore intieramente animale (i).
L" origiiie e la formazione degli esseri organizzati rap-
j>orto alia loro destinazione formano rargomento del se-
coado libro: argomento in gran parte psicologico e quiadi
si astruso e delicato die noi stimiamo bene di passarlo
sotto silenzio ; diremo solamente che il Virey rapporta
ogni niovimento vitale di composizione e di scomposizione
all' antagonismo organico. Egli ammette in principio che il
pill semplice tessuio areolare o cellnloso Iia bisogno per
eatrare in attivita di un eccitamento qnalunque , atto ad
imprimergli una contrattilita e siiccessivo rilassamento da
ciii ne emerga 1' assorbimento de'principj assimilabili , e
Tescrezione del snperfluo o escrementizio. Egli riguarda
r embrione auimale come il prodotto della riunione di due
niolecole di pioprieta opposte; parenchimatosa 1' una coni-
posta di tessnto cellulare assorbente , d' origine materna ^
nervosa 1' ahra , cbe deriva dal inascliio che imprime 1' ener-
gia a tutto il tessuto organico. Nell' embrione animale due
elementi antagonist! soiio il mldollo nervoso della spina
verteljrale, e I'apparato vascolare^ ossia il cuore e le ar-
terie; egli crede che esistano due stati opposti tra gli ele-
menti organici , come tra quelli di un apparato elettromo-
tore, ossia due polarita contrarie che si corrispoadono e
si equilibrano a vicenda.
(1) Menioria sulla contrauilitii della fibra aniiiiak-, di B. Mojun.
Grnova 1814.
94 PAllTE STR.VN1ER\.
Negli animall vertebrati in ispecie si eserclta, al dire
deir autore , un altro antagonismo, tra il polo positive o
superiore , formate tlalPasse cereliro-spinale, e sue clipen-
denze , e il pole negative o inferiore ceinposto di tutto
Tapparato viscerale e di nutrizione. Da clo 1' antagonismo
tra I'encefale e le parti, genitali, traresterne e 1' interne,
tra gli organ! superior! e gl' inferior!.
Le legg! clie reggono la struttura de' vegetabil! e degli
animal! , le forme clie ne sene la conseguenza ; le uiodifi-
cazioni , a cui cjueste forme si trovano sottomesse ; le svi-
luppe di qneste stesse forme per antagonismo od epposi-
zione polarizzata ; la vita speciale clie sembra in certo
niodo animare ogni ergano; 1' equilil^rio di quest! organi, e
le modificazioni delle tendenze e delle abitudin! che risul-
tane dalia preponderanza di certe date former tali sono i
diversi argoment! esaminati ed assa! bene discussi dal-
r autore nel terzo liljre.
Alcuni capitoli sone destinati alia spiegaziene delle svi-
luppamento e progressione , secendo clie ogni individuo
passa successivamente dalle state embrionale alT eta della
puberta , e da questa alia vecchiaja^ altr! alia spiegaziene
de'fenemenl d! cemposiziene e di perfezionamente dell'in-
tero organisme secondo i quali le forme si pronunciane,
gli organi si moltiplicano progressivamente dal piii sem-
plice de' vegetal)ili sine al piit perfetto de' mammal!, sia
che questa serie natnrale di esseri organic! decresca dal-
r uome air alga , sia clie si innalz! da questa a quelle ^
giacclie, dice il Virey , nella natura tutto tende cestante-
inente alia perfezione , il die e pure evidente nelle piii
sublim! propension! delTumanita, di grandeggiare eel pen-
siero e col genie. Tale e le scope dell' educazione degli
individui, come della civilizzazione della specie. E questo
talmente inspirate nelle intelligenze , che nei proviamo
une sprcgio invoiontario per tutto cio che degrada ed
avvilisce, sia in quante allisico^ sia al morale, e die la
nostra ammirazione e unicamente accerdata a tutto cio che
porta il carattere del perfezionamento in tutt! gli esseri ,
o a cio che costituisce la lore bellezza , il lore vigore ,
la lore energia.
11 quarto libro infine ha per oggette la riproduzione
della specie ed ! moltipUci fenomeni che 1' accompagnano
nel vasto regno dogl! animal! e du' vo2,etabil!. Con tale
PARTE STRVNIERA. 9$
argomento Inesauriblle , ed alqiianto scabro a sciogliersi ,
ed oscuro a comprendersi tnttoclie assal ben manegglato
per qnanto e possibile , chiude il dotto autore il suo trat-
tato filosofico della storia naturale. Opera di molto merito,
bene scritta, e ricca delle osservazloni de' piii modenii iisio-
loKi e naturalist!.
Nouveau Manuel etc. Nuovo manuale di frenologia
di G. Combe ; tradolto dalV inglese , con addizioni
e note del dott. L. FossATi, presidente dclla Societd
frenologica di Parigi. — Parigi, i836, in 12.°, con
14 tavole.
CI e grato 1' aver occasione di parlare d' opere scritte
da Italiani fuori di patria, bene accolte ne' paesi forestieri.
II manuale di frenologia del dottor Combe d'Edimburgo,
opera die ottenne il piii gran successo in Ingliilterra , ofFre
nella traduzione francese tante addizioni del dottor Fossad
che puo tenersi in conto di un libro del tutto nuovo , e
come tale appunto venne esso accolto da'fisiologi francesi,
ne lascera al certo di ottenere simile dimostrazione di
stinia jiresso di nol.
Benclie la frenologia ofFra punti tuttora scitrl, richiegga
raolte indagini , ed esiga utili applicazioni onde essere
annoverata tra le scienze esatte al pari della Csica e del-
r astronomia ; pure possiede essa gia molti dati positivi
e bene osservati, ed i principj su' quali e liasata sono ora-
mai ammessi da un gran nuaiero di cultori della scieuza
dell'uomo, e puljblicamente professati ue' paesi i piii inci-
viliti d' Europa.
II ramo di fisica animale che abbraccia la frenologia e
suscettivo di perfezionaniento, ed il manuale or pubblicato
in Parigi dal dottor Fossati conteneado cio clie vi e di piu
inleressante a sapersi intorno a tale argomento puo con-
tribulre di molto a tale progresso. E questo un libro fatto
per invogliare ogni lettore ad inoltrarsi nello studio della
frenologia , a tentare nuove ricerche , a famigliarizzarsi
con gli scritti che ne trattarono piii in esteso.
Lc aggiunte del noslro Italiano si aggirano piii partico-
larmente sopra la forma del cranio, sulla struttura del
cervcllo . e disposiziouc degli orgaui ; egli inoltre arricchi
96 I'ARTE STRANIEKA.
r opera tli rjtrattl in litografia dl pareccliie persone clie
occuparono uii cjualche posto distinto suUa terra. Giasclie-
dun ritratto e corredato della dovuta spiegazione orga-
nologica^ e cio e assai opportuno per famigliarizzare i
cultori di tal ramo di iisioJogia cerebrale alle forme e di-
measioni de' difterenti capi , su' quali si deve apprendere
a stabilire gludizj speciali.
La parte teorica o di raziocinio nella quale V antore
tratta del niodo di attivita degli organi cerebrali , e della
combinazione delle facolta , a\ rebbe avuto bisogao di al-
ciTne note, ond'essere di piii facile intelligenza; ma forse
die il Fossati non voile accrescere il volume e il prezzo
del SLio libro^ e torgli allora le due qualita piii apprez-
zate ne'nianuali, cioe il piccolo volume e il buon mercato.
Se la parte psicologica dell' opera che annunciamo ci e
parsa alquanto oscura, troviamo altrettanto cliiara ed esatta
Tesposizione e la dimostrazione de'principj fondamentali
della scienza. La scoperta degli organi cerebrali e della
loro sede , la natura delle loro funzioni, la distinzione tra
gli attributi generali e le loro qualita speciali : dal clie ne
emerge essere impossibile di ben couiprendere e di ben
spiegare T uomo intellettuale, seuza aver studiato prima-
inente T uomo fisico.
E pur bene inteso il metodo di classificazlone ;, la nomen-
clatura delle facolta stesse e degli organi vi e chiara-
niente esposta , non che lo studio della loro azione spe-
ciale, della loro combinazione negli atti volitivi, e del loro
modo di manifestazione.
Dalle considerazioni contennte in questo manuale emerge
qual ultimo corollario che lo spirito ed il corpo sono in-
timamente uniti ; che certe disposizioni morl^ose del fisico
influiscono suUo stato deU'animoi che il cervello deve essere
riguardato come lo strumento materiale della manifestazione
intellettuale; che lo spirito risiede nel cervello, ed i nervi
che trasmettono le sensazioni al primo , sono tutti legati
al secondo. Se 1' intelligenza non avesse la sua sede nel
capo , sarebbe una ben strana anomalia , dice il Combe ,
che un organo di struttura cotanto complicata e tanto
accuratamente protetto dal Creatore non avesse alcuno
scopo, mentre tutte le altre parti del corpo hanno una
funzioac conosciuta cd in rupporto con tutte queste parti.
PARTE STRVNIEHA. f^j-J
II cervello deve essere considerato, dicono i frenologi ,
ijual composto di parti, ossia di organi iacaricati dl fun-
zioni distinte ;, il die spiega come tiitte le facolta dello
spirito non soiio ugnalmente sviluppate nella stessa epoca,
ma si niauifestano snccessivamente nelle epoche diverse
della vita; come 1' ingegno umaao non e universale; come
ne' sogni una o piu facolta sono svegliate mentre le altre
dorinono; come nell' idiotismo e uella demenza parziale
alcune facolta sono inferme ed altre sane ; come finalmente
le malattie parziali del cervello non intaccano egnalmente
tntte Ite facolta mentali , ma soltanto alcune. E vero clie
la pluralita degli organi cerebrali era gia stata ammessa
da quasi tutti i notomisti , da Galeno insino a noi , nia
nessuno era riuscito a dimostrarla si chiaramente quanto
il Gall e lo Spurzheim. Clie se vi sono de' nervi partico-
lari per la vista, rudito, il gusto, 1' olfato ; se , come
risulta dalle piii recenti scoperte notomiche , vi sono del
nervi proprj pel moto ed ahri pel senso , indipeudenti glL
uni dagli altri , e forza 1' amraettere parimente organi ce-
rebrali distinti , sulla cognizione de' quali e basata intera-
mente la dottrina frenologica.
II Manuale del dottor Combe gia applaudito dagli In-
glesi , arricchito ora di interessanti annotazioni dal dottor
Fossati , il sara anche piu da' Francesi ; e noi il raccoman-
diamo agl' Itaiiani , come un libro che si distingue per
chiarezza e dottrina.
BihL JtiiL T. LXXXII.
90
APPE_\DIGE ITALIANA.
Biografia desT Italiani illustri nelle scienze , lettere ed
arti del secolo xrin e de contemporanei . compilata
da letterati italiani di ogni proiiricia , e pubhlicata
per cura del pro/essore Emilio De Tifjldo. Vol. i."
— Vetiezia , 1884, dalla tipografta di Ahisopoli,
in 8." Saranno circa otto voUani , ciascuno di Sa
fogli diiisi in 4 fascicoli; ne sono pubblicati - al
prezzo di lir. 1. 61 itaL al fascicolo. In Jlilano,
presso A/it. Fort. Stella e figli . conLrada S. JJar-
gherita ed altri principali librai.
F
ra i secoli dell" Italiana letteratnra , cbe pure farono
tutti di alti ingegai e di ntili trovameuti fecondissimi ,
nessuno forse piu del decimo ottavo merita di esser at-
teatamente consideraio. Perocche o si guardi alia gravita
degli avveuiaienti miliiari e politici che accaddero in esso ,
per cui moki Stati cessarono di esistere , altri si ricom-
posero e si rassodarono , o si rifletia quale era la lettera-
tnra nel secolo aatecedente , e qual poscia divenne , qnali'
rizj si estirparoao . quai pregiudicj si cotnbatterono , e
quanti furoQO i nuovi aflfetti e gl'insoliti pensieri, o si
ponga mente al manifesto avviarsi degli spiriti verso una
pill soda filosolia ed una letteratura piu operosa ; si scor-
gera chiarameate cl'.e nel secolo decimottavo si prepararono
quel progressi coi quali la presente civilta intende a se-
gaalarsi , e se noa si svilnpparono . certo almeno si po-
sero i gerrai di ogni salutare riforma , e di tntti quel
perfezionarnenii che sono oggi cotanto vagheggiati. Gene-
roso fu quindi il divisamento del professore Tipaldo di
raccogliere in appositi Tolumi i fasti delle nostre scienze
e delle nostre lettere nel secolo xviii , e di eri^ere per
lal luodo tin nuovo e spleadido lEonutnenio alia gloria
italiau.i.
APPE?;DIcE ITALIANA. pa
I motivi spcclali per cni il Tipaldo diede mano a qiiesta
impresa. ed i inezzi e gl' inteadiineati coi quali disegoo di
condmla sono spiegati nella prefazione, di cui gia la Biblio-
teca italiana teiine discorso nel tomo 77.° alia pag. 112.
Per bene riuscire i snoi tini egli si circondo di una onine-
rosa scliiera di collahoratori, alciiai dei quali godoiio gia di
una bella fama , e gli altri mosiraiio coq chiari iadizj di
poterla io seguito aiqnistare. Questi collaboratori dettaroao
i varj articoli secoudo clie n" ebljero il destro e la volonta;
ed il compilatore ne compose il volume, e li pubblico luano
a mano che a Ini giungevano , noa osservando alcun or-
dine di tempo, di materia o d'altabeto, e pretiggendosi
di riparare al difetto coa altrettanti indici alfabetici da
porsi in fine di ciascnn tomo e cogl' indici geaerali alfa-
betico e scientilico ad opera compiiua. Per t;il modo egli
pote aff'rett;;re il lavoro , e fare che I'cdizione non patisse
indiigi ; ma per alira parte ne rese piu malage^ole V iiso
ai iettorl , i qiinli anziclie nel relative volume sono ob-
bligaii inuiiito a cercare su tntti gP indici Particolo clie
vogliono leggere. Mancando dunqiie la serie e la guida
deli' alfabeto ci e toko P adito di esamiaare se di tntti gli
Italiani die ne sono meritevoli sia fatia la conveniente
menzione ; e se})l)cne giovi credere che dall' esimia dili-
genza del compilatore noa sara slato ommesso alcnno del
bel numero, dobbiamo pero necessariameate dill'erire le
nostre osservazioni sn tal proposito al termiae liuale dcl-
r opera.
Questo primo volume in 493 pngine , oltre le xvi della
prefazione, contiene 187 anicoli , fra i quali per la ia-
trinseca loro importanza, per le notizie che coinprendono
e pel modo con cui sono trattati nieritano di essere par-
ticolarmenle ricordati . oltre a quelli clie gia furono nel
luogo citato iudicati dalla Biblioteca italiana, quelli eziaadij
che riguardano al Bandini , al Bianconi , al Buouafede , al
dnciani, al Corniani , al Cotugno , al Fabbroni . al Fi-
langieri , al Gioja , a Gaspare Gozzi , al Signorelli , al
Pergolese , al Piazzi , al Pinclli, a Francesco Soave , al
Tartarotti , ecc. In questi articoli lo stile e gencralmente
tcrso , corretto ed elegante ; ma in alcuni avremmo voluto
trovare minore abbondaaza di prolisse riflessioni , di ligure
rcttoriche , di poleiniche declamazioni , di discussioni dot-
uinali , alle quali puo forse applicarsi il non entt Ids locus
lOO APPENDlOli ITALIAN A.
tVi Orazio. Vi soiio alcnni articoli , e n' e prova quello del
Gherardinl (i) per Gaspare Gozzi, clie si potrebbero ci-
tare come esempli di casta elocuzione , di sobria eleganza,
e di somiua dibgenza nel descrivere le qualita degli aiiiiiii,
le vicende della vita, la sostanza ed i pregi delle opere i .
nia alcuni altri pero potevano essere omessi , riguardando
a persone cbe non aggiunsero una sola idea al tesoro
delle nmane cognizioni , e non giovarono in gnisa alcuna
alia gloria italiana , coine p. e. 1' articolo relativo al par-
roco Acerbi die pubblico libri ascetici atti pinttosto a dif-
fondere false immagini, sinistre idee, superstiziosi terrori,
di quello che ad insegnare i delta ini di pace, di amore, di
jierdono che si trovano nel Vangelo; quello concernente al-
1" altro parroco Passerini, e quello che paria deircx-gesuita
Cassola, di cui si scrive " ch'era infelice nella scelta degli
" argomenti, piu infelice nel modo di trattarli » che " noa
j> ha I'arte d'infiorare Tarido amiuaestraniento ; se lo con-
» disce di sali sono scipiti; lo stile hello non e:, la ottava
>i e vuota ; la lima costantemente si desidera >i ■, e di cui
in questo modo si conchiude: « Vestiva sucido, uiisero in
It ogni atto, gran bevone e giocator disperato. Quanto tempo
y> gli avanzava dai suoi doveri Tavrebbe consuniato al ta-
>i voliere. Comprata una bella iiicisione vi scrisse a tergo:
" V ho comprata per giuocaila. Quand' era aftatto in asciutto
>i strascinavasi cosi vecchio a Milano pedone, e collo stecco
>i in bocca come uscisse allor allora di tavola ; qui dava
" frecciate agli amici, ai conoscenti, e il poco che poteva
}> smungerne lo beveva e biscazzava >>. Come si possano
far degni di articoli biografici uomini di lal fatta noi nol sap-
piamo, e forse mai nol potremo sapere. Cosi non ci pare
che fossero da porsi nel novero degl' illustri Italiani Gio.
(i) Avremmo desiderato che il signer Ti]3aldo avesse citate le
opere donde trasse le vite gia edite. Quella di Gaspare GJzzi
fu scritta dal Gherardinl per 1' edizione delle Opere scelte che
del relebre aiitore veneziano ini-raprese qupsfa Societa tipografica
de' Classic! italiani nel i8ai. La A'ita di Giuseppe Gautieri , del
professove Gen^ fu scritta appositamente per la Biblioteca Italiana,
e lo stesso puo dirsi anclie di quella di Melcliiorre Gloja fatta
tia G. D. Pvomagnosi. Quella di Melchiorre Deliico , lavoro del
slgnor Llbtratore, e Pstratta dal Progresso delle science ecc. di
IS.ij'oIi.
APPENDICF. ITAI.IVNA. lOI
Battista Wicar , Emanuele Aponte e parecchi altri , i qiiall
nati ed istruitl altrove vennero dalla fortuna spinti alle
rive deli' Italia , dove trovarono ospitali accoglimenti , e
quiete di studio e agiatezza di vita. Perocche se si stabi-
lisse il principio che uno straniero potesse legittiniamente
rignardarsi appartcnente al paese dove I'accidente gli fece
vivere una parte della vita , anziclie a quello dove nac-
que e si educo , certamente piii daiino che vantaggio ne
deriverebbe all' Italia , la quale per esse a gravissime per-
diie soggiacerebbe , e per provar cio con una sola parola
basta nominar Cassini e La Grange , basta accennare a
quegl' illustri artisti che nati fra noi vanno a spargere per
tuito il mondo la luce delle loro opere iminortali.
Ma prescindendo da quest! lievi mende che ad alcuni
pariicolari si riferiscono , devesi in geaerale coinmendare
somniamente il nobile progetto del professore Tipaldo , ed
il modo con cul finora gli diede esecuzione ; e pensiamo
che da esso grande prolitto trar debbano i presenti studj ;
i quali non possono esser sapienti ed utili , se bene non
si conosce quanto avvenne e quanto si scrisse nel secolo
XVIII. Percio sara merito precipuo della Biografia di cui
parliamo rappresentare esattaniente 11 carattere che rese
questo secolo singolare dagli altri , disvelando le relazioni
che ua tempo ebbe coU' altro , notando 1 gradi per cui a
poco a poco i guastamentl e le fallacie si dileguarono , e
verita dapprima recondite o spregiate sorsero ad illuniinare
le genti , e ponendo in chiaro le vie , i progress! , i ten-
tativi con cui tutte le menti fermamente intesero ad operar
riforme e aiiglioramentl di ogni specie nel viver civile »
nei politici reggimenti , nella filosofia e nella letteratura ,
che sono le parti nelle quali consistono il pregio ed il
decoro dell' umano consorzio. E questo merito senza dub-
bio conseguiranno il conipilatore ed i collaboratori se nel
progresso dell'impresa al valido loro ingegno corrlspon-
deranno la persevei-anza , la intensita , la concordin degli
studj e degl' intendimenti.
103 XrrENDICE IT\LIA.NA.
Saggl in i'erso e in prosa di Ictteratiira spngnuola
dall origine di qtiella lingua sino al secolo XIX y
con ogginnta di poesie volgarizzatc da altrc lingue. —
Conio , l835, dai figli di Carlanlonio Ostinelli,
o
m 12.
II presente volume si divide in tre parti: la prima cli'e
la pill copiosn , comprende la traduzioiie di poesie e di
prose spagnuole ; la seconda ci ofFre il volgarizzamento
di nn inno d'Omero, di varie poesie latiiie del nostri cin-
qiiecentisti , e di alcnne liriclie di Lamartine e di Vittore
Ugo ; la terza , che non sapremino dire se opera sia dello
stesso autore delle summentovate tradnzioni, perche avente
un separate froutispizio, racchiude in ])ochi fogli un esame
critico di alcnne etimologie della lingua italiana poste ncl
vocaholario che si sta imprimendo a Napoli. Noi ci arre-
steremo princi])almenie su le versioni dallo spagniiolo, sia
perclie queste ne formano , come gia dicemnio^ la parte
masigiore, sia perclie ci sembrano tale novita letterana da
riescire piii accetta ai nostri leggitori.
Chiunque aljliia scorsa I'istoria della letteratura dell' Eu-
ropa uieridionale del sig. Sismondi non ignora , c!ie gli
Spagnnoii principiarono assai per tempo a verseggiare ed
a scrivere nella propria lingua , die nata da un miscnglio
di latino, di teutonico, di arabo e di provenzale , diede
anche un abito particolare alle sue produzioni : solo nel
secolo XVI, il gran secolo di Carlo V, che li condusse a
mettere profonde radici nel nostro suolo, si modellarono
sul gusto che allora regnava in Italia. Ma se emula—
rono nel verso e nella prosa i nostri cinquecentisti , la
loro letteratura perdette in gran parte quella maniera ori-
ginale, che la distingucva nei secoli precedenti , cosi che
divennero quasi imitator! e soguaci nostri, se pure si ec-
cettua un fare proprio e nazionale conservato nelle opere
teatrali e nei romanzi. Poco jiertanto gioverebhe all' Italia
chi si facesse a tradurre gli altri poeti e prosatori , che
fiorirono nelle Spagne dal secolo XVI in poi , come opero
G. B. Conti , il quale non fe' che accrescerci una raerce ,
di cui aljbiamo gia sovercliia abbondanza.
Facendoci ora a dare partito ragguaglio di quella parte
dell" opera che vogliam prendere a considerare , diremo
cir essa incomincia da una breve prefazlone delP editore ,
AI'PliNCICE ITM.IANA. lo3
In cui si finge die le segnentl versloni s'lano state prese
da un iiiaao8critto lasciato da certo Fra Silvestro, nel quale
se ne trovano altre in niaggior numero , die si promette
di pubblicare in seguito. Si discorre poscia succintamente
della Ictteratura spagnaola ;, indi si offre la versione di
una delle piii stlmate commedie , o tragedie die vogliam
chiamarle, di Calderon, il Principe costante. Segnono a
qnesta diversi squarci presi qua e la dell'anonimo famoso
poema del Cid. Vien dopo un bnon numero di romanzetti,
parte moreschi e parte pastorali di antidii autori per lo
piu anonimi ; indi canzoni, idillj , odi e canzonette pure
di diversi, e su moltiplici argomenti , tramezzate da una
ventina delle spirltose favole di Tommaso Da Triarte. Tutto
cio e contenuto nelle prime aSo paglne di minuta stampa.
Tre sono poi i saggi in prosa , dei quali ci si da la ver-
sione; due di Giosue Cadcilfo die fieri sul terminare del-
r ultimo scorso secolo, ed ii terzo di Diego di Mendozza^
scrittore cinquecentista.
Troppo in luugo ci trarrebbe il dar contezza anclie dei
soli principali componiuienti contenuti in questa raccolta.
Ci accoutenieremo per tanto di riportare alcuni squarci
delle versioui , auclie per darne saggio ai lettori.
Rom. 4.
II Cid mostra al padre la testa del coate Luzano (i).
" Diego Lainez gemendo glace a mensa
E timo lagrinioso. Ei volge in core
L' onta a se fatta , e trasportato d' ira
II veglio inquieto niiUe in meute crea
Di sospetti, d' onor vaiii fantasnii.
Giunge in quella Rodrlgo colla mozza
Testa del conte per le chiome appesa,
E silliante di sangue. Scnote il braccio
Del padre, il sveglia dal letargo , e lieto
Cosi gli parla : Eccovl T erba rla
Perciie la bnona voi luangiate: o padre,
(l) Diego Lainpz . padre di Rodrlgo, detto il Cid, era stato
insultato con uiio sduatTo e con villane parole dal Conte Luzaa
in presenza della Corte , ed era inconeolabile per non potere ,
Ktante la grave sua ela, trarne vendetta coirarmi.
( £' Est'nsore ).
104 APPENDTCE ITA.LTANA.
Aprlte gli occhi , e il volto alzate : e certo
Gia r onor vostro , e gia di morte a vita
lo vel richiamo , e n' e la maccliia astersa '
Di sua superbia ad onta. Ora ha le mani, .
Che mani piu noa sono, e questa lingua
Gia piu lingua non e. Di voi vendetta
Feci , Signer , che la vendetta e certa •■
Quando aita ragion chi dl lei s' arma. j
Pensa che sogni il vecchio, ma il dirotto *
Pianto dimostra che non sogna ; e alfine
Gli occhi , cui facean velo ombra d' onore
Levo, e riconobbe il sue nemico,
Benche le assise abbia di morte. O figlio
Deir alma mia , Rodrigo , il teschio vela
Di lui , che come di Medusa il capo
Non m' impetri , e sia tal la mia sventura,
Che prima ch' io te ne rimerti, il core
Per gioja si verace a me si fenda. "
Ed acciocche si possa far giudizio maggiormente del
nierito del nostro traduttore, riporteremo una strofa del
celebre inno di Herrera su la battaglia di Lepanto , po-
nendovi a fronte si il lesto originale, che la versione tolu
dal gia citato G. B. Conti.
Tramblaron los pequehos , confundidos
De r impio furor suyo , cdzb la f rente
Contra te sejior Dios ; y con semblante
Y con pecho arrogante ,
Y los armados brazos estendidos ,
Movib el ayrado cuello aquel potentc :
Cercb su corazon de ardiente saha
Contra las dos Esperias , que el mar bana;
Porque en ti confiadas le resisten ,
Y des arnias de tu fe y amer se listen.
G. B. Conti. j
« I piccioli sovrani all' apparire
Di nemico si fier, furo altamente
Sbigottiti e confusi ; ed ei la fronte
Alzo contro di te , Dio sommo e vero ,
E il braccio armato incontro al ciel vibrando
Crollo il capo superbo : ardea di sdegno
Coa Tuna e T altra dal luar cinta Esperia;
APPEXDTCE ITAM.VNV. 105
Perche speme hanno in te, perche dl santa
Fede, e di piiro amor sotto T usbergo
Reggono a fronte di sua forza immensa. »
Ed il nostro traduttore
" Alta paura
I deboli comprese , e fur confnsi
Dair empio suo furore. Alzo la faccia
Contro di te , Signer , e con protervo
Cor e scmbiante , quel gagliardo stese
Le annate braccia , e crollo irato il capo ;
Focosa rabbia il cor gPinvase, e torvo
L' ondi-cinte gnato gemine Esperie ,
Perche coll' arme di sua fede e amore,
E fidando in te sol , gli stanno a fronte. »
Nel genere leggiero e grazioso addurremo qualche strofa
della nota Serrana intitolata la bella Vaquera del Marchese
di Santilana.
'< Cosi bella tosa
Non vidi in riviera
Come una armentiera
Della Finochosa.
Facendo la via
Di Calateveno
Per Santa ]\Iaria
Di sonno ripieno ,
Per balza sassosa
Perdei la carriera,
Trovai 1' Armentiera
Della Finochosa
La rosa vermiglia
Che spunta d' aprlle
A lei non somiglia
Ne e tanto gentile :
Non cresco la cosa ,
Ma e men luslnghiera
Di quell' Armentiera
Della Finochosa. »
Passando alle prose, la prima che si presenta e la ver-
sione di alcnni squarci delle Lettere di un Marocchino , che
1C6 APPENDICr IT.\LIANA.
Ciosue Cadalfo scrisse ad imltazione ilelle Persiane di Mon-
tesquieu , e che possoiio leggersi con uiolta utilita e diletto
da cliiunqne nraa di vcder dipinte filosoficamente ed anche
un po'' satiricamente, le istituzioni, gli usi, le maniere e
i pregindizj di una nazione.
La prosa seguente , ch' e una delle sette lezloni dello
stesso Cadalfo intitolata Gil eniditi cdla Violetta, ci parve
cosa scolastica e pedantesca , che non valeva il fastidio
d' essere volgarizzata. Neppure restammo ben soddisfatti del
I.azzarillo di Mendozza^ che si offre per ultimo, il quale
potendo quasi scambiarsl con un capitolo di Gil Bias, e
troppo distante dai gusti e dai sentimenti nioderni, perche
possa generalmente piacere a' di nostri. Noi che cerchianio
tutti i modi per far sconiparire dai nostri sguardi Y aspetto
indecente e schifoso della reale mendicita e pezzenteria ,
potremmo forse andarne a cercare la fedele e disgustosa
pittura in un romanzo?
Memorie storico-aitiche iutorno la vita, traslazione
e iniciizioni di S. Marco Evangclista, principale
protcttore di Vcnezia, di Leonardo Coiite Til an IN.
— Fenezia, i835, cdizioiie seconda , tipografia di
G. B. I\Ierlo, bella edizione in 4.", di pug. 63,
cun 6 tavole in runie ., dedicate, a S. A. I. l' Arci-
duca Runieri , ccc.
A queste Memorie uscitc alia pnbbllca luce, piii di vend
anni gla scorsi , Tautore aggingne in un' appendice argo-
nienti di ultimo convincimento per provare che non po-
tevano essere se non le spoglie preziose delT Apostolo ed
Evangelista S. Marco, quelle appunto che furono disco-
perte in Venezia sotto 1" altar maggiore della Basilica me-
tropolitana di esso Santo. Dopo Tappendice, e i docu-
menti relativi a quella discoperta e ricognizione, abbiamo
un Discorso letio da S. Em. Jacopo Monico cardinale e
patrlarca, nel quale discorso coll" usata sua eloquenza e coUa
forza del suo ragiooare dimostra in primo luogo a" suoi
Veneti la certezza che le sacre spoglie discoperte sieno
quelle del santo loro Protettore ; in secondo luogo accenna
i sentimenti, che debbono in loro ingep.erarsi, di venera-
zione , di gratitndine e di figliale ronildenza nel di lui
APl'EXDICE ITAI.TVNA. 107
palroclnio. Si vea:gono in fine A'nrj disegnl ileU'antlco nio-
nnmento del santo Evangelista , e della parte del tempio
ove ne furono riposte le spoglie.
Quattro lettere d Isacco Newton n Rlcc'iardo Bentley
contcnend alcnne prove dell esistcnza dl Dio , tra-
duzione dall ingle sc delV abate Antonino De-LucA.
— Roma, J 834, tipografia delle Belle aiti.
Queste lettere newtoniane si presentano per la prima
volta air Italia tradotte dall* inglese nella nostra nativa fa-
vella. Sehbene piccola ne sia la mole, perb il contenuto
di esse e di somma importanza. Perciocche quel sublime
iogegno di Newton in esse dimostra con gravissimi ed in-
concussi argomenti, tolti dalle nozioni matematiche ed astro-
logiclie le pii] accette come Tordine delle cose materiali
in quest' universo esistenti non potrebbe ne reggersi , ne
conservarsi senza T intervento di una i\Iente suprema, che
creo le medesime cose ed alle medesime con infiuita sa-
pienza provvede.
II traduttore aggiugne al testo delle lettere alcnne note
die giovano all' erudizione ed al maggiore schiarimento
dei peusieri di Newton ; e nel suo Proemio a tine di mag-
giormente promovere la morale educazione della gioventii ,
e d'impriniere nel lore animo piii profondamente le verita
di nostra religione , profFerisce ua suo voto , che in tutte
lo universita e ne' pubblici licei venga istituita una catte-
dra di filosofia religiosa. Poi soggiugne come " giovi spe-
rare che I'alta prudenza di chi meritevolmente soprattende
air indirizzo degli studj nei differenti Stati italiani dia il con-
venevol provvedimento a questo urgente bisogno. >> II dotto
e pio traduttore delle lettere newtoniane che si esprime
in questo senso provera fuor di duljbio non piccola al-
legre/.za , annunziandogli noi, che appunto nelle publiliclie
istituzioni de' nostri ginnasj e licei, per gli ottimi cesarei
jirovvedimenti , esistono cattedre d' istruzione niigiosa, ijelle
quali i giovani si vanno addottrinaudo non solo in cio che
la nostra religione ha di positivo e rivelato, ma altresi in
quelle prove che a coufermazione delle verita rivelate de-
dnr si possono dalla ragion naturale.
108 APl-ENDICF. ITALIANA.
Principj di pntologia e terapla medica specccde prr uxn
accademlco di G. IV. Nobile de Raimann , doltorc
in medicina, atchiatro di S. M. I. R. A. ecc, ecc. ,
tradnzione italiana salt ultima latina del dolt. An-
drea BuFFiNi nggiiinto alia Direzione dcllo Spc-
dale e LL. PP. wiiti di Pavia. Tomo priino. Fei-
bri, infiammazioni ed efflorescenze cutanee piane. —
Pavia, dalla tipografia Bizzoni, 1 835 -36, di pag.
627 in 8.° Prezzo aiistr. lir. 8. 4c.
DI questa pregevole opera noi abblamo gia tenuto discorso
nel tomi 78.°, pag. 40a, e 80.°, pag. 71 di questo giornale.
Ora siaino lieti di poter anuunziare una buona tradnzione
della medesinia , la quale giova nioltissinio a renderla piii
comune tra noi. Non puossi quindi non dar lode al sig.
dott. Buffini per questo suo nuovo lavoro ; tanto piii che
il libro del signer Raimann valendo a testo per le sciiole
clinico-mediche de'chirurghi riusciva percio piu acconcio in
lingua italiana. Egli e il vero clie il dottor Giuseppe Balla-
rini aveva gia voltata in questa la seconda edizioiie tedesca,
ma e pur verlssimo die la sua tradnzione non riuviensi
ora piu in commercio, e avendo il chiarissimo autore in-
trodotti nella recente edizioue latina non pochi cangiamenti
ed aggiunte, bisognava che su di questa venisse istituita
una nuova versione anziche ritoccare quella che gia vi
aveva. II signer Buffini segui fedelmente 1" originate; e la
dizione sua e chiara, semplice e naturale; cosi piu sovente
fosseci date di poter dire delle traduzioni.
Fantonetd.
Trattato completo di materia medica di Giorgio Augusta
Richter, professors ordinario di medicina pratica
nella Universitd di Konissbers. Prima versione ita-
liana del dottore Domenico GoLA, medico seconda-
rio dello spedule di S. Gio. di Dio. — Milano,
presso la ditta Angela Bonfanti , contrada della Pas-
sarella, n.° 488. Tomi 4 in 8.°, di pag- 3282 com-
plessivamente , lir. 41. 3o ital.
Un vivo conflitto di passioni, di autoritii e di egoismo ,
un singolnre contrasto di grossolano e cleco empirismo ,
APPENDICF. iT\Ll\NA. IO9
Ji lilosufia speculativa sembrava al professore RIchter aper-
taiiiente dominasse in iiiedicina negli ultimi anni. Vedeva
infatti I'azioae de' niedicaiuenti ora essere spiegata giusta
i prhicipj chimlci, or secondo le leggi di un diaaniismo
irascendeiitale , ora dietro la scoi-ta di una esperienza di-
retta da slstemi. Dal die tante contraddizioni ne venivaao
le qiiali rendevano lo studio della medicina molto plu dif-
ficile di quelio fosse per Taddietro, e facevano il medico
giovane dLihbioso sulla solidita delle sue cognizioni. In tale
stato di cose stimo il lodato pi-ofessore soramamente im-
portante di estrarre, cominciando da piii remoti tempi sino
a' nostri giorni, fra quanto venue pul3l:)licato a fondamento
ed ampliazione dell' arte salutare quello che riposa sulle
esperienze , che e liglio delle osservazioui vere , legittime,
scevre d' ogni spirito di partito e rettamente interpretate.
Con si giusta mira operando per molti e molti anni, qual
ape diligentissima e di gusto squisito, raccolse i material!
di quest" opera , in cui , versato essendo nella storia della
medicina e conscio delle rivoiuzioni alle quali I'arte medica
d' eta in eta va soggetta nelle scuole , rinunzio di buoa
grado air eftiniera gloria di sisteuiatico per consacrarsi alle
verita di fatto. Uu trattato di materia medica compilato
con si retto proponimento , e basato quindi su principj
non mai mutabili, non poteva non riescire pregevolissimo,
trovarsi da chicclicssia utilissimo e quale nello stato attiiale
di nostre cognizioni piix si couviene.
Essendo in vero il lavoro del professore Richter cono-
sciuto per opera di sonimo merito e di vero utile, ora
che se ne ha ultimata per opera del valente dottor Gola
1.1 versione italiana , non tornera forse infruttuoso per
alcuno de' coltivatori delle mediclie discipline il farue un
breve cenno.
Nella prima parte di quest' opera 1' autore tocca di volo
le cose spettanti alia farmacologia generale, e nella seconda
espone la sptciale con quanta estensione si possa deside-
rare. La ragione per cui abbia trattata la materia medica
generale con assai brevita in confronto alia speclale , sta
nella sensata considerazione che nella materia medica cio
che certo piii importa si e 1' esposizione dell' azione medi-
catrice di una data sostanza in uno stato speciale di ma-
lattia indicato coUa maggiore esattezza.
IIO APl'ENDICE ITALIANA.
Sebbene breve possa dirsi quella parte del trattato ia
cui sono discorse le cose general! spettanti alia materia
medica , cio non pertanto vi si trovano abbasianza cliiare
le nozioni del medicamento e della materia medica; vi e
ragionnta giustamente la divisione di questa , e quindi vi
sc.io distiiiti i rliuedj meccanici , fisici , psicliici e chimici i
quali ultinii specialinente formano 1' oggetto della farmaco-
logia^ vi sono poi esposte ordinatamente le funti della ma-
teria medica , e vi e iiiostrato die 1' attenta osservazione
suirazioae de'riinedj nello stato morboso ne e la f'onte
pill proticua e piii interessante.
Alcune quistioni pero di farmacologia generale furono
svilnppate piuttosto estesamente. Infatti si occnpo molto il '
nostro antore dell' azione generale del medicamenti , della
differenza della medesima dipendente dai rapporti speciali dei
rimedj stessi e dai rapporti speciali dell' organizzazione , de-
gli o gani destinati a ricevere i medicamenti , e della divisione
di questi.
Relativamente all' azione de' medicamenti fa assennata-
mente osservare die il medico deve appagarsi di avere
per guida, nella cura delle malattie, il solo prodotto ossia
I'efFetto dei medicamenti die manifestasi ai sensi. E per
cio poi die rigiiarda questa azione sensibile de' medicamenti
trova importante di prendere in considerazione due parti
della vita e confrontarle fra di lore ; vale a dire la parte
chimica e la dinandcn. La prima manifestasi per mezzo di
sensibili cnmbiamenti di miscela , e riguarda la vita infe- I
riore, la riproduzione ed il processo di vegctazione die
ne dipende. La seconda si da a conoscere per una attivita '
o potenza insita all' organismo vivente , per 1' esirinseca-
mento della vita animale pin elevata, della irritabilita e ;
della sensiljilita. Ora siccome le difFerenti forme morbose
esprimonsi sempre piu o meno con una abnormita della
parte chimica o dinamica, cosi anclie 1' azione de' rimedj ■
prodarra di preferenza o cangiamenti di mistione nell' or-
ganismo od alterazioni di armonia nelle potenze organiche. '
Cos! condiiuclesi per via d' esempio die iin rimedio
spiega la sua azione sulla riproduzione e sul processo
di vegetazione, qiiando opera lentamente , ma con altret-
tanta inaggiore durevolezza , ed induce un'aperta altera- ^
zione nella mistione organica. Che se pel contrario 1' azione i
si fa con rapiditci , ma e soltaato passeggiera , e vicne ■
APPENDICE ITALIANA.. Ill
quindl seiiza sensil)ile camblamento di mlscela iateressata
la Ibrza inslta airorganisnio, cioe la dinamica soprannua-
ciata , allora si ha una prova del sno rapporto colla irri-
tabilita e colla sensibilita.
Fermate queste cose con reuo giudizio e coa sonima
utilita per la pratica niedica riguardo all" azione generale
de' inedicamenti , prende poi in coasiderazione le singole
parti deir azione complessiva di un rimedio, e trova che
esse provengono in principal modo dalla proprieta del ri-
medio o dair atiivita vivente. Quindi stabilisce un' azione
primaria, iinmediata che dipende principalmenie dalla na-
tura del rimedio, ed nii azione secondaria, mediata che seaza
ulteriore partecipazione del rimedio proviene soltanto dalla
vita organica. llelativamente poi al liiogo in cui si svolge
r azione dei rimedj, distingue la medesima in locale e ge-
nerale , e chiama specifica quella individuale qualltativa
azione clie un rimedio sv^ilnppa in un singolo organo od
organlco sistema per sanarlo da alcuna sua speciale malattia.
In quauto alia difFerenza uell' azione dei rimedj dipen-
deute da' loro speciali rapporti, Richler avverte come ogui
rimedio goda di un* azione fondamentale basata sulla sua
natura particolare e relazione speciale con qualche si-
stema od organo; e come siffatta azione possa in mille
guise venir cangiata o modilicata da diverse condlzioni ,
vale a dire dalla forma de' medicamenti , dalle loro conibi-
nazioni con altri e dalla loro dose. Ed alia differenza nel-
r azione dei rimedj dipendentemente dai rajiporti speciali
dell' organizzazione prova quanto potentemeate e come con-
trilmiscano V eta , il seiso, la costituzione , il clinia , V iiso ,
le idiosincraiie , 1' influenza dell' aninio , le influcnze cosmi-
che o terrestri , il modo di iivere , la condizione e natura
dcW occupazione , i rappoiti speciali di niahicde.
Ivispetto agii organi dcstinati a ricevere i medicamenti
Richter distingue sei vie principali di applicazione dei
medesimi: il canale intestinale , la cute, i polmoni , i vasi
sanguigni , gli organi dei sensi , gli organi malati. Fa cono-
scere qnali fra queste vie sieno le plii comuni , mostra
quali forme di inedicamento meglio s' adattaao a ciasche-
duna , e i vantaggi e i danni ricorda che i rimedj appor-
taao se introdotti vengano piuttosto per 1' una che per
Taltra via.
I la Ari'ENDICK ITALIANA.
L' ultimo argomeiito che di farmacologia generale trattt^
Tautore si e quello della divisione dei rimedj. Nella coa-
vinzione die nello stato attuale del nostro sapere qualsL-
Voglia distribuzione de' rimedj deve riescire piu o meno
imperfetta, passa in rivlsla le partizioiiL piii scientifiche
che sono state fatte e cerca di stabilii-e cjual sia piii ser-
vibile al medico e piu giovevole per la medicina pratica.
Quindi rifiutata la divisione dei rimedj desunta dalla loro
simiglianza nella forma esterna, cjuella stabilita sulla virtii
loro medicatrice e quella appoggiata al rapporto dei mede-
sirai con questo o quell' altro sistema organico od organo,
ritiene la divisione giusta le parti costitutive predominant!
dei rimedj. Molto maggior pratica utilita presenta la divi-
sione dei rimedj desunta dalle parti costitutive predominanti.
In fatti ogni rimedio, quantunque composto di piu e difl'e-
renti sostanze ne presenta una die prevale a tutte le altre
la quale determina in ispecial modo la sua virtii medica,
e che percio meritasi il nome di sostanza medicatrice.
Essa, a vero dire, non sempre prevale per massa o per
volume. Generalmente pero si da a conoscere palesemeute
al senso e se cio non avviene la chimica vale a disco-
prirla , il die ha essa in questi ultimi tempi impreso a
fare con esito assai felice specialmente rispetto ai medica-
nienti, che riguardano il regno vegetabile , ed ha cercato
di determinare , in generale , in quale quantita la medesi-
ma si trovi nei singoli rimedj , ed in qtiai rapporti colle
altre sostanze. Ora essendo questo principio di classiiica-
zione il piii importante alia medicina pratica e potendosi
per esso presentare una partizione naturale dei rimedj ,
die sono uguali ad un tempo nella loro azione terapeutica ,
e non trovandosi mai per tal modo uniti insieme i medi-
menti nella loro azione afFatto diversi , percio la materia
medica speciale viene presentata di conformita al suddetto
principio. Non e pero che la divisione fondata sopra di
esso aspiri alia perfezione, anzi sono da tale classificazione
inseparabili piccoli errori benche frequenti. In alcuni ri-
medj soprattutto ne i sensi , ne V analisi chimica fanno
scorgere alcun che di distinto e di prevalente, e tuttavia essi
possiedono una apparentissima e speciale forza medicatrice.
La distribuzione de' rimedj giusta le parti costitutive
predominanti a vero dire, oltreche incontra frequenti pic-
coli errori , noii facendo scorgere tante volte ne i sensi
ArprNDICE IT.VLIANA. I l3
ne r analisi chlinica in qualche rimedio alcim che dj di-
stinto e di prevalente, sebbene il mcdesimo possegga una
apparentissima e speciale forza inedicatrice, riesce poi nu-
nierosissima di class! e quiiidi incomoda, e non sembra
cosi giovevole al medico pratico come 1' autore si promette,
giacclie dovendo egli curare e guarire le malattie , ha bi-
sogno di conoscere P azioue de'rimedj e non le loro parti
costitutive predominanti;, il perclie in un trattato di mate-
ria medica la piu natnrale ed utile divisione de' rimedj
sembrerebbe esser quella stabilita dietro 1' azione dei me-
desiini. Ma i medici di ogni eta sono stati fra di loro
discoi-di nel determinare la dettagliata divisione de' medica-
irenti sotto il rapporto della loro raaniera di agire. I di-
vcrsi dogmi della medicina teoretica, i varj sistemi medici
immaginati hanno costantemente influito sul determinare
1' azione e la divisione dei rimedj , e si fece sempre ser-
vire la terapeutica alia patologia. Quali piii certi ed eroici
farmaci della china e dclToppio! e pur nondimeno I'azione
di queste droghe preziose e stata diversamente considerata
sotto i diversi regni delle varie patologiche teorie. Alia
china a modo d' esempio e stata attribuita dagli umoristi
la principal virtu di antisetiica, e creduta percib fornita
di un" azione correttiva delle supposte putride alterazioni
umorali. I primi solidisti valutando nella china stessa la
propricta astringente e considerando 1' azione sua nei soli
solidi, le hanno attribuita la virtii tonica e roborante. I
browniani hanno poscia dato luogo a questa corteccia
mirabile fra gli stimolanti permanent!. I riforniatori del
brownianismo sono stati per alcun tempo sospesi nel de-
terminare Tazio'^e medicamentosa della china, ed alcuni di
essi non hanno tlubitato di coUocare questo farniaco salu-
tare nella classe dei controstimoli. Finalmenle non pochi
degli odierni medici, incerti sulla vera azione della china,
e sul posto preciso che questa occupar deve nella materia
medica , si limitano a riguardarla come fornita di azione
specllica antipcriodica. L' oppio poi fu considerato dagli
antichi medici sotto variatissimo aspetto ; e chi di calide
chi di frigide prO])rieta il voile fornito. Gli umoristi stessi
furono incerti sull' azione dell" oppio, ne seppero prccisa-
mente determinare quale mutazione questo rimedio facessc
subire agli umori , solo osservarono che in alcune circo-
stanzc esse ne rallenta il cor so, e ne aumenta la densita..
Bibl ItaL T. LXXXir. 8
11^ AI'I'ENDIGE ITALIANA.
I primi solidisti cousiderarono T oppio stesso siccome do-
tato di virtu calmante e sedativa. Brown in seguito attri-
bui a questa sostanza uii'azione ben difFerente e la colloco
alia testa degli stimolanti piu difFusivi ed energici. La fa-
colta eccitnnte dell' oppio stesso fu sostenuta e proclamata
anche da' Brownianl riformati: ora poi mentre non poche
mediche questloni si veggono insorgere fra' medici circa
Tazione dell' oppio, e sembra clie niolte osservazioni coin-
cidano a voler ridonare a questo rimedio 1' antica virtu
sedativa , virtu propria , particolare , specifica ed atta a
calmare le morbose sensazioni di dolore d' ogni sorte , vi
e ancora chi lo proclama capo di un ordine de' rimedj ec-
citanti.
Per le quali cose esposte clu potra aver per dlmostrato
clie meritar debbano un' assoluta preferenza quelle divi-
sioni de' rimed] clie dal lor modo d' azione sono derivate,
siiir altra che alia prevalenza dei principj costituenti dei
raedesimi piuitosto si appoggia ?
Nella seconda parte poi della sua opera o a meglio dire
nella materia medica speciale il prof. Richter tratta dei
gingoli rimedj. Indica dappriuia il lore noma sistematico
ed officinale , la denominazione volgare , i sinonimi , e
quest! soprattutto giusta le singole farmacopee, la patria,
le principali qualita lisiche e gli scambj pericolosi clie fa-
cilmente far si potrebbero con altri rimedj. Parla in breve
suU'indagine chimica, snU'analisi e le affiiiita dei medica-
menti, quando almeno esercitino nella pratica una influenza
immediata, quando le apprestino nuovi preparati o gliene
promettano, quando linalmente rendasi necessario all' uso
della medicina I'avervi riguardo. Espone per ultimo quanto
si aspetta alia cognizione dinamica dei rimedj , ossia al
rapporto dei medesimi coll' organismo sano o malato.
La cognizione dinamica dei medicamenti e 11 punto piu
importante per la pratica , giacche fondasi Interamente snl-
1' esperienza e suU' osservazione. E pero 1' esposizione di
questa parte della materia medica e veramente fatta dal
nostro aiTtore con tutia 1' estensione e con ogni diligenza.
Rispetto alia cognizione dinamica dei medicamenti Richter
ne espone prima 1' azioiie generale senza riguardo a spe-
ciale stato di malattia , come si conobbe dietro esperimenti
fatti sugli animali e gli uomini sani. Indica poi la malattia
sopra cui quell' azione generale puo spiegare una virtu
APPENDICE i:ALI\TSfA. Il5
nietlicatrice. Enumera in seguito le varie forme morbose
nelle qiiali il rimeclio si niostro salubre. Finalaiente deter-
iiiina la dose e la forma del medicamento^ fa cenno della
piu o ineno frequente o rara ripetizione della prima tanto
in rapporto alle differenti vie di applicazione, come anche
alle singole forme di malattia ; suggerisce le varie cautele
secondarie clie in parte il raedicamento , in parte lo stato
di malattia rendono necessarie, e la sovente indispensabile
combinazione con altri medicamenti; riferisce le particolari
ricette che hanno ottenuto prova del lor valore dietro molto
valide esperienze \, ed enumera 1 singoli preparati farina-
centici e sino a dove nella loro azione deviino o conven-
gano con quella della sostanza medicamentosa in natura
e la mostrino in ispecial maniera modificata. Richter a
dir piu brevemente oflfre di ognl rimedio una compiuta ed
esatta monografia, della quale si trovano pure a far parte
le storie succintamente esposte de' casi circostanziati , in
cui dai sommi pratici fu sperimentata la virtu del medi-
camento o con pieno eifetto, o con poco, o con nessuno.
Volendo por fine a queste poche linee , insuflicienti al
certo per far sentire di quanta utilita esser possa il Trat-
tato di materia medica del professore di Konigsberg, di-
remo che quest' opera e tale che poco lascia da desiderare
al medico pratico e per la copia dei rimedj sia antichi ,
sia moderni che in essa vi son trattati , e per le vaste
notizie che di ciascun di quelli ne offre.
Elementi di filosofia per iiso del sem'uiario arcivesco-
vile di Palermo, del sac. Sahatore 3Iancino, ecc,
vol. T.° — Palermo, io35, stamperia jeale , in 8.°,
di pctg. 36o. Lir. 4. 40 ital.
Dichiara 1' autore che gli articoli di questo suo lavoro
filosolico non conterranno tutto cio che puo dirsene ; sif-
fatto lavoro e destinato a servire di elementi , ne tale sa-
rebbe , se con un profuse sviluppo d' ogni cosa affettasse
le forme e lo stile delle dissertazioni. Tuttavia 1' autore
non omette di accennare quanto mai puo con solidita
istruire i suoi giovani alunni. Non giurando siiU' autorita di
alcuno scrittore , sebbene di alta rinomanza , sceglie pero
da ciascuno cio che stima il lueglio -^ nemlco di una fra-
seologia, per cosi dire, arcana e dottrinaria espoue in
Il6 APPENDICB ITALIAN A.
seniplici ternilni e chiarissimi le quistloni anche le piu
astratte in filosofia. Noa igiiora i diversi aspetti die ia
diversi tempi e presso popoli differenti assmise la filosofia,
or di sensualismo, or d' idealismo , or di dommatismo ov-
vero di scetticismo, ma gindica piu savio partito 1' ordi-
nare le sue istruzioni in modo clie sia piu semplice la via
dell'insinuarle nell' animo de' suoi giovani , e piu agevole
il inodo di percepirle. Se la necessita impostasi di trattare
le cose compendiosamente gl' impediscono di riportare in-
dividualmente i gludizj de'varj autori tanto antichi, quanto
nioderni , non pero tralascia di accennarne le opere e di
rimettere i suoi uditori a quelle fonti. Per tutto cio , e per
la saviezza dominante nel corso filosolico del slg. Mancino,
noi gli auguriamo copiosi concorrenti all' acquisto del me-
desimo , persuasi in ispecialita die, attesa 1' indole di questa
opera, e considerato 1' aspetto con cui si presenta, riuscira
agli stabilimenti ecclesiastici, anche i piii riputatij di noo
igpregevole vantaggio,
U ontologismo medico cagione precipua del caos in
che le mend sono intonio il cliolera-morbus pesd-
lenziale , discorso accademico del dottor F. Q. Ge-
JROMINI indirizzato ai signori medici frequeutand la
di lid pradca nosocomiale , aggiuntevi annotazioni
illustradie. — - Cremona, i835, coi dpi dei fratelli
Blanini , in 8.°, di pag. no.
II chiarisslmo autore trova erronee le fin qui stabillte
dottrine mediche perclie nelle malattie ricercano enti spe~
ciali , laddove nella sua maniera di vedere dal patimento
fibrosa soltanto procederebbe ogni infermita ; per cui la
defiaizione di queste sarebbe che consistono ia varie idio-
patiche e simpatiche maniere per le quali V economia animals
nei varj individui infewii manifesta essere questa o quella
parte in istato di organico ossia fibrosa patimento o dohre.
II volere trovare niiove entita e nuove loro specie e, giu-
sta il signor dottor Geromlni, la causa per cui i medici
giaciono nella maggiore incertezza intorno alia essenza
e natura del cholera che serpeggia da pid anni in varj
luoghi, e il quale cholera non sarebbe che lo stesso an-
tico gia conosciuto in Europa. Erroneissima si fa quindi
AtPENDlCE ITALIAJJA. I I 7
d mostrare il nostro autore la patogenia del cholera pub-
blicata dal Tonimasini, ed i metodi di cura si da lui che
da altri stabiliti dietro Tidea che si sono fatii deir essen-
xialita e natma del cholera. L'oppio per il sig. Geromiiil
sarebbe il validissimo rimedio sicconie quello che ha la fa-
colta di attutire la morbosa energia de'moti organici nerveo-
vascolari ; e se il male procedesse da contagio il rimedio
dovrebb'essere il mercuric. Noi nou sapremmo pero, se
qualora al clinico cremonese accadesse di dovere osservare
e curare buon novero di cholerosi, egli manterrebbe i
medesimi pensamenti. Dope 1' ontologismo medico il signer
Geromini si fa ad esaminare un' altra cagione del cao3
in cui egli vede ora le menti intorno al cholera ch' ei
dice pestilenziale , e questa e la mancanza di pubbliche
esatte ed autentiche statistiche su gran massa di casi cii-
rati nei publilici spedali eretti a ricovero de' cholerosi nelle
varie comrade europee ch' ebbero il reformidato morbo;
statistiche i cnl elementi fossero, lo stato igrometrico del-
1' atiiiosfera, la superficie degli ambienti, la varieta semio-
logica distribuita in sommi capi colla cifra dei casi rispet-
tivi, Tindicazione dei mezzi curativi impiegati rispettiva-
mente in ciascuna somma varieta e semiologica e di de-
corso morljoso , la proporzlone aritmetica dei decessi, gua-
riti , e rimasti in relazione al precedente elemento.
Noi ci limitammo ad esporre brevemente le vedute del
chiarissimo autore senza entrare in alcuna discussione.
F.
Riflcssioni sul cliolera-niorbus del dottoii Antonio
RuBiisn e Domcnico Curtarelli. — Parma, i836,
in 8.°, di pag. 49.
I signori dottori Rubinl e Curtarelli avviatl dal governo
di Parma a Genova nell'istante in cui vi dominava il
cholera resero non ha guarl di pubblica ragione le loro
osservazioni in proposito. Incominciano dal dichiarare il
iiiorl)o in discorso di natura appiccaticcio rinfrancandosi
dei fatti positivi. Vedoiio poi in esso, o a meglio dire
credono dover distinguere tre distinti periodi , cioe il prirao
dei prodromi , il secondo algido , il terzo di recizione, con-
fcssando pero che senza regola di sorta essi avvengono e
si succedono , e che sovente alcuno manchi. Facendosi in
1X6 APPENDICE IT\LIA.N.\.
appresso alia itiaiiiera di operare del principio ingeiieratore
del cholera, e seguaci come sono delle teoriche della cosi
detta nuova dottrina italiana^ non potendo ritenerlo ne
stimolo ne cojitrostimolo lo riferlscono ad un terzo modo di
potenze, alle irritative cioe ed inaffini con azione speciale
sul tnbo gastro-enterico, per cui lo stato (T irriiazione
costituirebbe la coadizione patologica e la cagione prossi-
ma del cliulera, la cui essenzial sede sarebbe nel sistema
gangliare, nel qnale il difetto di innervazione per cagione
del niedesimo inorboso stato produrrebbe il periodo algido.
II metodo di cura piu adattato sarebbe il blando anti-
flogistico, e gioverebbero gli evacuauti specialmente oleosi.
Per cio pero cli' e del periodo algido i nostri autorl pensano
clie esso non e compensahile ne dagli stimoli ne dai con-
trostimoli. Le lesioni che si riscontrano ne' cadaveri dei
cliolerosi sono assai in iscorcio riferite. Nel periodo algido
congestioni sanguigne. Nei morti in corso di flogistica rea-
zione si trovano le tracce del processo infiammatorio.
Da tntto cio si vede che i due niedici parmensi model-
larono le loro idee sul cholera a quelle che noi ablsiamo
pubblicaniente manifestate nel convegno medico in Genova,
a cui pure essi erano presenti, e appena ritornati in Mi-
lano stampammo nei Cenni sul cholera della Liguria. Noi
percio non possiamo non sapor loro buon grado di si grande
deferenza, tanto piu che in essenziali punti noi ci scosta-
Vamo dalle opinioni del celebre Tommasini , il quale
rispetteremo sempre come uno de' maggiori nostri luminari
della scienza medica. Fantonetti.
Osservazioni ed isti'uzioni pratiche intorno alia colti-
vazione ed utilitd deW Arachlde ipogea , delV abate
G. Ambrogio Longoni , professore emerito di filo-
sofia. — 3Ionza , i836, tipogr. Corbetta, i/i 8",
di pag. 36. Cent. 65 ital.
Le piante ipocarpogee (i), una delle quali e T arachlde
suddetta , formano tal soggetto de' naturali studj ch' e uno
(i) Ved. Bodard. Sur les plantes hypocarpogees. Pise 179B.
De Candolle. Physiologie vegetale. Vol. II, pag. 6l6.
Tiinchinetti. Osservazioni ed esperienze siiUa proprieta di
alcune piante, e particolarmente delT Arachis hypogaea di povtare
APPENDICE ITALIANA. 1 Hj
de' pill gentlli clie nel regno vegetaliile consitlerare si pos-
sano. Darwin ce le rappresenta come niadri che seppel-
liscono la loro prole tocche pero dalla speranza del risor-
gimento di essa : /
Rugiadosa le ciglia , ecco la hella
Ciclame (i) esala il fuggente sospiro
Su r esanime prole ; e , basso al suolo
Chinando il capo , con pietose mam
Ne V arena da tomba al caro estinlo.
" Dolce pegno ! anzi tempo ohime languente,
Oh dornii , esclama , e piii bel fior risorgi ! »
Trad. Gherardini.
Altri vedrh in esse nn eniblema delle madri sollecite
di porre in sicnro asilo i proprj figli. E veramente le
piante ipocarpogee mettono il frutto in luogo acconcio alia
fiitura sua germogiiazlone , e in vece tutte F altre piante
i frutti loro abljandonano , sicclie molti ne vanno a male,
e ne correrelilie pericolo la conservazion delle specie se
non fossero , come sono , tanto numerosi e ben custodite
non ne fossero le semenze , e lungamente durablli cosi
rispetto alia sostanza come alia A'italita. Se alcuna pianta
ipocarpogea cresce in Inoghi di difficile accesso ai semi ,
come sono le fessure de'muri e delle rnpi , ella col detto
sno modo di fruttificare riesce a perpetuarvisi; cosi n' av-
viene die le rocce sieno si spesso liete di ciclamini , e
cosi e provveduto alia conservazione di certe piante cui
non ben riesce di vegetare se non in luoglii del snddetto
genere. I frutti die non altrimenti crescere e maturar pos-
sono se non die stando sotterra , traggono non solo dalla
pianta die li sostiene , ma ancbe dalla terra che li racco-
glie materia di nntrimento , com" ebbe a dimostrare il va-
lente sig. Trindiinetti rispetto aWAraclds hyjiogcea. Del qual
frutto prcgevole per la copia e bonta dell' olio di sua se-
menza , pregevole per starsene , in virtu degli ora accen-
nati provvedimenti , riparato dalle ingiurie esteriorl , pren-
diamo ora a discorrere per dar contezza del libro annunziato.
sotto ten-a I proprj frutti (forina la prima Paite della dlsserta-
rione per laurea intitolata : Osservazioni ed espevlenze sopra al-
cuni punti di fisiologia vegetabile non per anco studiati dai bo-
tanici ).
(i) Cyclamen europaeum .^ volg. Pan porcine,
120 AfPENDICE ITA.LIANA.
II nostro Stato lia gran cUfetto di olj , che la sola pianta
oleifera la quale vi si coltivi abbondantemente e il raviz-
zone , e il suo olio e ingrato al gusto , ne ben acconcio
all' illuminazione se non e raflinato. Nella sola citta di
Milano, afFeniia il sig. Longoni secondo informazioni avute
da ben istrutte persone , s" introducono nel corso di un
anno piu di sei mila quintali d' olio d' olive e poco meno
di quattro mila d' olio d' altre diverse qualita. Ora pero si
puo concepire fondata speranza che I'arachide sia per ri-
mediare in molta parte all"* accennato difetto. La cokura ,
or son molti anni , gia tra noi da parecchi ne fu intra-
presa , e cadde poscia pressoche dimenticata :, ma ora
piu diligentemente condotta com' ella e si vede rispondere
alle speranze , e certo eh' ell' e per estendersi , non piii
per essere abbandonata. Gia di molto si estese nelle pro-
vincie venete , segnatamente per inerito del sig. Seljellini
possidente a Rossano presso Vicenza , die nello scorso
anno ebbe a impiegarvi circa 890 pertiche iiiilanesi (i) ■■,
(1) I seiui d'arachide, messi in coiiinaercio dal sig. Sebellini,
veudonsi in Wilano, a lir. a, 5o la libbra , dal sig. Spreafico
negoziante di vetri, ecc. in Cordusio, il quale dispensa anche
isti'uzioni a stampa per la coltivazione di detta pianta , e saggi
deir olio che da' semi si estrae. II sig. Pietro Daclou del Polesiue
ottenne , in occasione delia distribuzione de' j^vemj d' industria
fattasi in Venezia il 4 ottobre l835, la medaglia d' argento per
I'estrazione dell' olio d'arachide (*).
<*) Questo medeiimo premlo avrebbe potuto conseguire un anno prima
tnonsignor Luigi Staniilao Alloy, che presento all' Istituto in Milano una
ragionata Memoria intorno alia coltivazione dell'Aracliide, se la circostanza
d' esser egli uno de' membri delle Commlssionl delegate all' esame degli og-
getti d' industria nou gli avesse impedito di presentai-si al concorso. Negli
Atti della distribuzione de' premj del 1834, alia pag. 48, si fa cenno del
lavoro di questo valmte agronomo ne' termini seguenti :
« Blonsignor Luigi Staniilao Alloy espose importanti osservazioni intorno
» alia coltivazione dell'Arachide ipogea , cui gia da tre anni attende nei
» fondi di Groppello spettanti alia mensa arcivescovile , e mostro che essa
•• pianta rendcrebbe co' suol frutti libbrc 65 '/a <^^ once 28 d'olio depu-
>• rato per ogni pertica , mentre le spese di coltura non trapasserebbero
» quelle cbe importa lo stcsso ravettone. Del qu,al olio poi egli oll'eri i
" ^"gS' ' ''''' quali si riconobbe riuscire ottinio da ardere e piu economico
j» di quello d"ulive, e prestarsi pure al condimento de'cibi, mentre va
» ancora col vantaggio di non divenir rancido a qualunqne grado di calore
j» si conservi. «
II metodo poi di coltura che il signor Alloy raccomanda nella siiccitata
Memoria, consiste principalmente nel preparare all'Arachide un letto, sol-
cando il terreno di gia vangato , e nel porre i semi nel fondo del solco alia
APPEISTDTCE ITALIANS lai
gia si propaga nella provincia di Brescia, e 1' opuscolo
che annunziamo, non die un alti'O venuto in luce I'anno
scorso in Milano, e intitolato Memorie ragionate d'uti agente
di canipagna suUa coltU'azione de//'Ararliis hypogaea , fanno
lede come anche tra di noi lodevolmente si attenda a cjtie-
sta coltivazione.
II sig. Longoni , autore del detto opnscolo , gia da otto
anni si applica alia coltura dell'arachide, e per sei anni
vi impiego uno spazlo non minore di 200 braccia quadrate
milanesi. Trovo per tale coltura lodevole il raetodo pro-
posto dal sig. Vassalli-Eandi ( Saggio teorico-pratico sopra
I'Arachis hypogcea. Torino 1807), lo riferisce e lo com-
menta secondo i dettami della sua projjria pratica. Sog-
getto di discussione gli porge la distanza da tenersi tra
seme e seme uel porli in terra, non acconsenteiido egli a
riguardar vantaggloso cli' ella sia tanta quant' e prescritto
nelle suddette Memorie ragionate. he distanze die I' autore
trova migliori sono di 7 once tra i semi, e di 12 tra le
loro file.
Parla poi della raccolta e quantita del prodotto. II piii
scarso non fu mai minore del trenta per uno, il maggiore
fii di 70 complessivamente , ma per molti esempi oitenne
da ciascuna pianta ico, i5o e 200 semi. Rappresentando
un' annata coll' altra buona e mediocre non potrei , dice
cgli , senza esas^erazione promettere ordinariamente ai col-
tivatori con un' estesa e comune coltivazione un prodotto
maggiore di circa 70 a 80 libbre metriche di semi netti
e stagionati per pertica complessivamente ; il sig. Sebellini
ottenne nello scorso anno, per altro poco favorevole al-
I' aracliide pel poco e breve caldo estivo , un prodotto
proporzionato a circa 65 liblsre metriche per pertica.
Tratta per ultimo deir estrazione, quantita e qualita
deir olio , non die degli altri usi economici dei semi del-
l'arachide. Riguardo al!a quantita tutti convengono neirani-
mettere che tali semi n' arrechino per lo meno il 40 per
cento. La qualita no e variabile a norma della stagione,
distanza , p. 3^3) s(;Ua ancli"' essa aaalizzata dal ]Me-
laiitlri, oiiile apparve ella esscre acicliihi-saliiia ferrugliiosa ,
iiieno mar/.iale pero die noii e quella cli Recoaro , 111a piu
ricca di silice, inagiiesia, solfato di soda, spoglia in vece
di qnello di calce. La provincia di Vicenza oltre alle acque
jiiiiierali di Recoai'O e di Staro, oltre alle iiitensaiuente mar-
ziali di Clvillina ossla Calnlliaiie (soggetto di tante dispute),
lui neir Albertoiie e nel Bnrbarano delle fonti termali :, la
provincia di Treviso ha in Ceneda delle molto vantate
acqne niinerali, (juali salse e solforose , qnali solforose senza
esser salsc. Fiaalmente la provincia di Belluno possiede a
Eorsol , villaggio dell'Alpago, una sorgente salina molto
ricca di solfato di soda, siccouie appare dalTanalisi clie
ne |:)ubbIico ncllo scorso anno il ftirmacista Zanon di Belluuo.
II PoUiiii nel suo viaggio al Lago di Garda tratta di
varie acque minerali del Veronese e particolarraente ili
(juelll di Caldiero (temp. 22° R. pes. spec. ioo5) ce!el)ri
iino dal tempi di Augusto, e clie nel terzo consoLito di
Petronio Probo ebbero il nonie di Fonti di Giunone.
II. Se i contorni di Recoaro porgono al geologo insii;ne
dimostrazione di anticlie ignee operazioni , ma nessnna ne
danno di siniili opere attuali , die anzi e fredda racijna
minerale die ne scaturisce; quelli di Aljano porgono beiisi
solenni indizj dclla possanza del fnoco di reniotissiuia eta ;
ma a questi ne accoppiaao altri apertamente significanti,
nno non mai interrotto igneo sotterraneo lavoro. Ivi infatti,
come dice 1' Arici die egreginmente nelV Origine delle fonti
canto della bellezza de' campi d'Abano e de' colli Euganei,
Crilda sempre e la terra d"" an late.nte
Incendio , e sprizza in rholi e zampilla
E repe il suol fuinida V onda.
Le sorgenti termali de" colli Enganei scatnriscono tutte alia
loro parte orientale seguendo una linea piii o meno curva
uella direzione nord-sud. La temperatura delle varie sor-
genti varia dai 24 agli 80° R. ; i vegetabili die vivono
dentro quest' acque o nelle loro vicinanze porsero curiosu
argomento di studio al PoUlni , alio Zeccliinelli , al Beg-
giato ( Bibl. ital., torn. 7.% pag. 414, tom. 71', pag. 3^4,
torn. 72, pag. 382). Ample notizie intorno alle sostanze
niinerali di Abano e de' vicini colli si aspettano dal Irat-
tato niineralogico-geologico dei colli Euganei die, siccome
L'ibl. lud. T. I.XX-XII. i)
J 3o V A R I E T X\
e faaia , h stato compilato dal valente naturalista sig. Da
Rio , con intendimento di renderlo di pubblica ragione.
Le principali sorgeati aponesi, e die meritarono esser
fornite di acconci stal>ilimeiiti per bagiii soiio quelle di
Abaao, Monte Ortone, S. Pietro Montagnone, Moiitegrotto ,
S. Bartolonieo , S. Elena presso Battaglia : la poca distanza
da una citta si ragguardevole siccome e Padova accresce
la comodita del soggiorno in questi luoghi. II Mandruzzato
nel suo celebre Traitato dei bagni d'Abano (Padova 1789)
ne parlo distesameiite, e porse Tanalisi delle acqiie. Questa
fu ripetuta dal Beggiato, come abbiamo annunziato in que-
sta. Biblioteca (torn. 72, pag. 382), dal berlinese An-
drejewskiy (De thcrmis uponensibus conimentatio physiogra-
phicii. Bewlirii i83i), e sta i-ipetendola il sig. Ragazzini
supplente alia cattedia di cbimlca ne!l' I. R. Unlversita di
Padova (i). II natural calore di queste acque, lo zolfo, il
sal comuiie e gli altri sali di cui sono pregne , 1' iodio, il
bromo , le niaterie d'organica natura di cui sono fornite,'
i gas copiosi dai quali sortono accompagnate , ne rendono
la bagnatura , o queir altr' uso esterno che se ne faccia ,
accoiici a vincere svariatissime forme di mali , e sono chia-
inati in soccorso anclie i fanglii clT elle depongono ; pero
vetustissima e la fania della loro virtii uiedicinale, e gli
anticlii quasi invocaronle come salutifere deita. II sig. Beg-
giato ne lodo anclie T uso interno nella cura delle lisi ;
ma quanto ad un sifluitto uso hanno pregio le acque dette
della Vergine (temp. 21° R. ) uscenti nel seno di una pen-
dice di ]\Ionte Ortone, le quali, secondo il Mandruzzato,
contengono i niedesimi ingredienti di quelle d' Abano , ma
in minor proporzione. Arrivano giornalmente ad Abano le
acque di Recoaro per quelli che ne abbisognassero. Ma
quanto risguarda 1' mo medico delle terme pudovane , e i
beuelicj che se ne ritraggono, eljbe non ha guari una
pregiabilissima illustrazione, uiediante T opera che sotto
(l) Una receotissiina notizia (Gazzetta eclettica di cliimica, giu-
gno l836) reca clip il sig. Ragazzini novo che il gas delle terme
d' Abano suUa cm iiatiira eravam diibbj (Eibl. ital. torn. 72,
pag. 383), e idrogeno soiforato sciolto uel vapove di nafta ;
reca altresi che il jucdcsiiiio Ragazzini trovo due auove sorgeuti,
una d"' acqua potabilc preziosa aj^h abitatori di Abano, 1' altra di
acfjtia idrosolforosa.
V A n I E T \\ i3t
il moclesto titolo ili Sai:i>io ne pul)ljlic6 ( Padova i835) il
rinoniato dott. Zecchinelli , il quale gia da jjiu die 17 anni
e medico-ispcttore delle tcniie medesiiiie. Passando egli in
revista le nioltiplici maiiiere di inali cnl le dette acque
convengono , espone rispetto a ciascnna cio clie la Iiinga
pratica e mi giusto criterio medico gli suggerisce. Molto
notabile ne parve cio eh' egli dice della virtii di tali ter-
ine, oltre qiiella di essere stimolanti, irritanti , corrobo-
raati. " Direi ch'esse haiino un' altr' azione, clie per era
chianiero arcana , non sapendo detei-minaria ; in forza della
quale giovano senza die si arrivi a capirne il niodo e il
perche, e non certainente ne colic stimolare, ne col con-
tro-stimolare, ina introducendo nel corpo , o facendone
uscire, o mettendo in nioviineiito qnalclie ignota cosa ,
forse qnaldie principio imponderabile, proljabilmente Pelet-
tricita , o il caiorico genitore. Seniljra die con qnest'azione
iiiducano camliiamenti particolari ad nn tempo neiPiatimo
de' varj sistemi , e nella crasi dei varj unuiri, e per loro
mezzo negli organi ; in una parola , nelle fnnzioni tntte
d' innervazione , iiutrizione , denntrizione , riprodiizione ,
decoaiposlzionei in conseguenza de" qnali Porganismo alte-
rato nelia salute generale, ed andie aveute qnalche loca-
litk malata , s' incaiiimina a poco insieme, ed in modi del
pari sconosciuti , benche solenni, ad nn inigliopaniento, il
quale poi pi-ogredisce spesse liate da sc , sino alio rista-
bilimento. >»
Fra le sorgenti terniali di cui abliiamo piii sopra favellato
una se ne rinvenne di tcmperatura non mai snperiore ai
16° R., notabile jier copia di gas idi-ogeno solforato libero,
_e percio a particolari usi medici accomodaia. Porta il noine
di Raineriana, per il seguente motivo espresso nelle No-
tizie intorno alia deit' acipia , stampate in Padova nel i83o:
" Voile fortuna per ])cnelizlo delPegra umanita die S. A. I. e
R. il Sercnissimo Arciduca Ranieri adoratissimo Vicere no-
stro , neir estate deU'anno 1827 si portasse unitamente
alP Augusta Sua Consorte a fare un corso di bagni alle
terme di S. Elena della Battaglia, stabiliinento di proprieta
del sig. Agostino ]\Ier,egliini di Padova. Portatosi nn giorno
ai laglii di Arqua ancli'' essi termali , e'obe a rimarcare
un' acqna lattiginosa die scaturiva nel sito detto la Costa,
crAnju'i, vicino a qiiei lagbi , ed andava a perdersi negli
adiaceiui lbs si j e tosto iutcHigentissimo ed aniante com' e
I 32 V A K I E T A.'
tlelle scieiize natnrali, gludico cir era u i' aci{Lia mlncra'e
solforosa da doversi usare ia medicliia » Per ordiiie di
S. A. detta acqna fu nllacciata, custodita e poscia analiz-
zata dal prof. Melaadri, come si riferisce distesaineate
uelle snddette Notizie , aggiuguendovi gli usi niedici die se
ne fecero , e i vantaggi clje se ne otteuaeio: suol essere
adoperata internamente.
III. Dniracque solfnree termali di Abano passiamo alle
solfuree fredde (14-" 11.) di Trescore, ancli' esse iusignite
di ineritata antica celebrita , e die col sussidio di artificial
calore possono eniulare le precedenti. Se ne fanno bagni
o docciaUire, se ne usaiio i fangbi, ne e lodato ancbe 1" use
Jiiterno, come ampianieiite descrive il beneinerilo D. Pasta
uel sno Trattato delle acqiie minerali del Bergamasco stam-
jiato nel 1796 (i). Evvi riferita T annlisi che ne istitni il
Briignatelli , e per la quale apparve le dette acque esser
muiiite di gas acido carbonico , gas idrogeno solforato ,
mm-iato di soda, carbonato di calce i in appresso il Mai-
roni \i rlnvenne anclie il solfato di sotla. Una uuova sor-
i^ente , distante un quarto di migiia da Trescore, fu poscia
scopeita e dal nome del proprietario detta Beroa , e per
Tanalisl che ne puljblico rAleiuani nel i8i3 risnlta cbe
oltre i gas snmmentovati vi si contenga copia di sal co-
mune, di carbonato di calce e di sal amaro, e vi sla inol-
fre muriato di magnesia, muriato di calce, carljonato di
magnesia , carbonato di fcrro e silice. Cosl le acque di Tre-
score convengono alle malattie a viacer le qaali giovi
r azion dello zolfo congiunta a c[uella de' sali , come sono
croniche, reumatiche, liiifatidie , le ostruzioni, discrasie ed
altre.
Trescore e situato alia distnnza di dieci mlglia da Ber-
gamo in amena situazione, e porge ai concorrenti a quelle
acque tutti i comodi alia loro salute e al loro ben essere
confacenti. A dodici migiia dalla suddetta citta, nella valle
•I'Imagna, e presso il villaggio di S. Oinobono , trovo il
Pasta suUodato nel 1772 un' altr'acqua minerale solfureo-
^.alina e fredda : il Carminati nel suo Trattato delle acque
mincroli (stampato nel 1829. V. Bibl. ital. torn. 56, pag. 2.49)
(l) Iritorno a tali acque scri»sc aache il Maironi ufl suo Di-
zionsriu odcjjorico delta proi iiuLa di Bergamo ; e scrissero iutorno
iilla loro lufdica virtu il Colli (iScQ), il Soaidi ed ;1 Meli (1812).
V A n I F. T \*. 1 33
la dlco eiuiiioatcmente acidula. Alle ac^ne di S. Omohono
si jiotrel)l)ero a parere de" pratici e fra gli altri del dott.
Cinia ( F. le sue Osservazioni sopra alciine act|ne nihierali
u'llalia. (i) Milano, 1828 e Bibl. ital. torn. 53, pag. 104)
sostitnire T accjue solfuree delle vichiaiize di Brembilla ,
altro luogo aiicli' esso della provincia di Bergamo.
Alia distanza di quattordici miglia da Bergamo, nella
valle Bremljana inferlore, scatnrisce Pacqua miiierale di
S. Pellegrino, cosi denomlaata dal nome di u;i villaggio a
lei prossimo, e la quale si acquisto molta ripntazioae nella
cura delle malattie orinarie. II Pasta ne parla distesamente
e ne riferisce 1" analiji. Contiene gas acido carjjoaico, car-
l)onato di calce e solf.uo di soda ^ noii ne e variabile ne
la qnantita , ne la limpidezza, ne la temperatnra , qiiesta
sale a 21 '/^ R. Finalinente tra Tacque minerali della pro-
vincia di Bergamo merlta menzione auche 1' acidula mar-
ziale die scatnrisce sul teaer di Gandellino presso Gromo
nella Valsesiaiia.
IV. Le acque minerali di Valteliiaa, avveganciie cele-
])ratissime, non eraao trop|io frequeatate per T asprezza
dei laoglii , e (juaato al giungervi e quaito al soegior-
narvi i ora , come ogann sa , tutto e cambiato, e iasieme
a quelle acque salutari e a magailiclie naturali Jjellezze
puo ivi trovarsi qu."iat' altro coaferisce a salute e alTagia-
tezza del vivere. Due particolari rignardi crescono il pregio
deir acque minerali valtelliaesi , i." la loro varieta , atteso
clie se ne iacontraao di tre sorta diverse per natnia e
virtu; 2.° I'esser laia di queste di tal geaere clie rarlssime
scatm'iscoao ia Italia e fuori, noa trovaaJoseae dl analo-
glie nella nostra penisola forse clie nella sola Toscaaa, e
olire TAlpi piii particol;irmente a Carlsbad nella Boemia.
Quest" ultinr acqua valtelliaese e la salina termale del ? iiiedesiiuo il yirof. Pag.iniiii rnU' opiisfolo in-
titolato JSotizia coinpeudiota di tittle le acque minerah e brnni rofessore di eloquenza nelT Unlverslta di Padova , poscia
secretario .ircliivista del Seiiato consu'ente in IMllano,
nacque in Parigi da Gio. Battista e Francesca Prevost il
3 1 agosto 1752. In qual modo e per quali vie la famiglia
di lui stringesse amicizia coiranibasciatore veneto Luigi
Mocenigo, allora residente a Parigi, e coIT abate Pietro
PiovinI di Cologna , attaccato a queirambasciata, non
sappiamo dirlo ; ma e certo clie entrambi festeggiarono
la nascita del nostro professore , del quale vollero essere
padrini , consociando in Ini i nomi clT cssi recato avevano
dal battesimo. Se non clie , toltosi di vita il Mocenigo
per iin eccesso di frenesia , il Piovini persuase la fiimiglia
Llabil a trnsportarsi in Italia, e segnir lui a Cologna, eve
trovato avrebbe alloggio in seno all' amicizia , slno a die
gli fosse riuscilo di prendere nn qnalclie certo stabilimento.
Gio. Battista Mabil, che fatto aveva sempre il niilitare,
in qualita specialniente di ajutante di canipo di qualche
principe , non ricuso 1' invito ; e sia clie avversita di for-
tnna o difetto di abilita gli togliesse di poter meritare
grado migliore nella niilizia, cbiese congedo , 1' ottenne , e
snl declinare delT anno lySj volse le spalle alia popolosa
Parigi, varco le Alpi, e si condusse sotto un cielo ridente
si, nia per coltnra e costunianze ben diverse da quello
da cui era si allontanato.
Giunse il giovanetto INIabil a Cologna verso la fine di
ottobre , avendo di poco oltrepassati i cinque anni , e ivi
stando, comincio assai di buon"* ora a dar prove di bello
ingegno e di poderosa niemoria , sctto gli amniaestranienti
della virtuosissima sua genitrice , la quale, scorgendo nel
figlio suo un intelletto superiore all' eta, pose in opra ogni
(l) Qiiesro cogiionie , come si rileva dalla fede di battesimo,
e Phibille che F autore soleva scrivere IMabil per brevita , e per
sfranciosarlo. Diftva poi clie un tal cccnome dovrcibe imporre ai
suoi disceiidcnti il debito di essere auc.lidi.
V A n T r, T A . I ")^
niezKO onile trnsntulnto nnn fc^sbe il penslero dl provve-
«Iere convcnientpiiipnte alia di liii cdncazione (iV
Aveva appena tocclii gli niulici anni qnando si trasferi
in INIontagnana per farvi il corso c)i umaiie lettere in quel
collegio , cUretto bravaiiieiite da nii al>ate Guerra , noino
egregio , a cui Mabil dovette (|ueir educazione clie il rese
letterato e filosofo dl cterna fama. Di qiiesto suo maestro,
e degli stiulj da esso fatti in Padova, cosi egli scrivev.i
nolle poclie nieinorie inedlle c!ie lascio intoriio la sua vita.
Qiiesto niio maestro fii , posso dire , V unico maestro cli io
111' ahhia uviito ; dehho tutto a liii , percioche fu es.li il solo
die mi erudi nelle lettere latine , daW amore per le quail
riconosro tutto quel poco die mi sono. Stetti quuttro anni
o poco pill in quel collegio ; iiidi fiii mandato a Padova a
s'udiar lesge , studio pel quale ho sempre nudrito awersione.
Dl anni diecinove circa mi sono , non so come , ne ])ercli(; . ad-
dottorato , senza snpeme un acca in ntroqne. Ehbi il i'antngciio
(t) 31! acr-insi a tesscre questi ceiini della vira dl BLiljil sopra
note originali da esso scritte, die trovaninio raccolte ncl suo
povtafoglio do])o segtiita li di lui luorre. In una di qnosto note
> dello di saggezza , jrudenza , amabilita; essa uou lesse clie
» ]ioclii libvi ; il KemT)i3, de la Bruvc're e lo Spertatore inglese
» se li era passati in sangue. Possedeva in gi'ado emincnte Id
» spirito di dolcezza e di concilia/ione eh' era buono per turfi i
» caratteri ; ei'a sempre pronta a sacrlficarsi per gli alrri. Fu
» adorara ^ idolatrata, pianta. Ah luadre mia, io non posso nuii
» pensare a voi senza die le laeriuie mi corran sul ciglio! Bebbo
y> )ure una testimoni:inza di affetto alT ab. Piovini nno padiiuo.
» Eg'i fu Patitore del nostro tvapianto in Italia; cs.\i ci accolse ,
» e ci tenne in sua casa ; egli invigilo alia niia educazione , e la
» snccorse auche col proprio ; egli mi lascio un legato \i:alizio
» non ispregevnle , egli era buono, uiagnanimo , generoso . . . .
y> Entramuio dunque nella famiglia Piovini , eh'' era nuuierosa ;
11 ilii-mmo ad essa due mila ducati a ccnso : e il frutto annuo
» servj di nostra dozzina. Nfui ci erano donne in quella casa; e
» mia madre ne divento T econouia , la direttrice, anzi si puo
» dire la padrona. ]Mio padre col poco danaro clie ci rimase ,
« prose ad alllrto una piccola yiosscssione vicina , e ne Ibrmo
» fino alia sua uir>rtc tutta la sua occupazione , avendo, appeaa
>• toccS r Italia, rinunziato ad ogui pensiero niilitare ».
1 38 V A R I E T A .
di aniar sempre la lettura , e specialmente de' libri latini senza
trascurare i fraiicesi , nella (^ual lingua succhiata col latte,
ehbe m:a madre V attenzione di coltivarmi. Questa assidua
lettura , peib tumultuaria e senz' ordine , pot'e salvarmi dalla
pill crassa ignoranza. Il primo anno che I'enni a. Padova
fui n-.esiO in un collegia Marclii in Boigo Zucco ; il maestro
covpulento e pesanie ne sapevn , credo , meno di me. Non vi
ehhi ad apprendere nulla ,• egli aveva promesso di provvedersi
di un maestro di filosofia , ma non ne fe' nulla. Sicche
non feci alcun corso jilosofico sotto nessuno , mi dedicai
dunque alle mie care lettere da me solo ; e non in alira
maniera che leggendo. E pero certa cosa che se Ulpiano e
Bartolo non ebbero per lai graiicli attrattive , ei non tra-
lasciava di udii-e con frequenza le lezioni di etica dello
Stellini ; la cni a!ta dottrina sarebbe da moiti ignorata se
il Mabil facilitato noa ne avesse ad ogauno la conoscenza
nelle forbite e celeljrate sue Lettere Stelliniane. Dinioro
quattro anni a Padova dove prese la laurea , e trasferitosi
poscia a Venezia vi si trattenne interrottameiite ti"e anni
per iniziarsi nella pratica del foro e per rinfrancarsi nella
facilita del discorso nelle pubblicbe esercitazioni. Solevano
in quel tempo alcuni eletti giovani radnnarsi di tanto in
tanto in accademici congressi , ove procuro il Mabil di
essere introdotto, e vi fu senza contrasto annoverato.
Ecco com' egli parla della sua dimora in Venezia. Peise-
guitato sewpre dalla costante avixrsione per quel genere di
studj , sono stato in due mezzo, d' interveniente a far V udi-
tore ; e cost il terzo anno , che fu V ultimo , nel mezzo, di
Santonini, celebre aivocato , sempre senza proftto, perche
senza appHcazione e senza amore. Frequentava pero con
qualchc piacere alcune accademie , doie i gioi:ani si eserci-
tcwano a disputare ; mi vi attraeva la societa de" giovani , e
mi posi ancli io ad aringare , piii. per vau'ta , che per diletto ;
nondinieno riconosco da questo esercizio il vantaggio di una
facile, chiara e spedita elocuz'one , che alcuni mi vogliono
attribure. E in proposito dell'eleganza e chiarezza con
cui esponeva la copia e la gravita delle cose , deesi qui
dire, che allorquando dettava dalla cattedra lezioni di elo-
quenza, estranei uditori associavansi talvolta alia scolaresca
per ascoltarlo ; e noi stessi possiamo far fede che colpiii
si rimasero a quella inarrivabile inaniera di porgere la pa-
rola , ne pnriiv.ino dalla scuola senza prima commendare
^' A u 1 r. T \\ 1 39
in solenne modo i pregi che amnilrati avevaiio nell' illu-
stre professore.
Nel 1776, lasciata la vita scolastica , si restitni a Co-
logna in seno clella sua famiglia , facendo ivi T avvocato ,
e giovando talvolta alia patria col reggere accortariiente e
con plauso qualche pnlililico afFare. Tre anni dope con-
diisse a sposa Caterina Zigaoli , che doveva essere , come
fa , erede di tutia la facolia di sua famiglia alia morte di
un prote e di due vecchie zie. Non ando molto pero clie
si vide padrone delle pingni zolle redate dalla moglie ; se
non clie trovando sopra di esse gran debitl, mobili in
rovina , case rusticlie cadenti , si die alio studio dell'agri-
coltura , e col sussidio di Yarrone , di Columella e di altri
classic! rustici miglioro a tal segno in poclii anni la con-
dizione de' suoi poderi die parve piii presto opera di mezzo
secolo.
11 bisogno di attendere agl' intercssi di sua moglie, clie
il rese padre di molia prole, non assorbiva talmente il
suo tempo e la sua opcrosita in guisa che non potesse
applicarsi ai genlali suoi siudj, qnindi, oltre la MahlUana (i),
che intorno a quel tempo eljbe princijiio , venne stampando
Ylstuzione ai, coliivutori delln canapa nnzianale , indiritta
sj)ecialmente ai rusticani lavoratori, alle cui mani troppo
sj">esso trascurate o indifferent! viene afTidato dai proprie-
tarj il lungo , delicato e travaglioso governo di simile
(i) C.osi egli iutitolo la oolleiione di srrittiire inedite originali
che andava facendo per siio studio e diletto; la quale vuolsi
disrin<;uere dalT altra portante il nonie di Vcirla selva ^ frutto que-
6ta di Innglii e uieditati studj sopra i classici latini e francesi ,
che il fecero signore e non servo della gua liugua. Due grossi
voluuii in fuglio occupa la Ma/iiliona , sci la Varia selva. ?sel prime
\olume di fjuest^ ultima si Ic^ge la seguente dicliiarazione : Con-
siderr.iulo che qucsta Varia selva ^ frutto di luolte e svariatissime
iiiie Ictture , ed aii'^e tal\olta di cose udite e raccolte dalla hocca
d\jltri , verra probcbiliiiente , quaado eke sia , a cadere nel'.e mani
del udo tiijfotino RinahJo 0 (T altri ficHi-oli di mio fcUo Cio. Bat-
tista , j7 che braiiio che sia per loro istruzione e sollievo , e riflet-
tendo cT ahra parte ^ che maxima debetur puei-is reverentia, lui
lono dcterndiiato di catuellare tuttn cio che mi e seiiihrato per av-
Ventura putirc alqvanto a daiiuo del huon costume e dci sacri prin-
riftj reliL:iosi , che dchbono essere scorta e sostrpno nl ben vivere e
a s-L'sia ii.oriceralti rondnttu.
l-jO V A R I E T \\
prodotlo. Questo Hiiro stampato in P;n1ova nol i;!!.') i'n
accolto con favore dal prestantissiiiio cav. Jacnpo Nani ,
a ciu e dedicato , e V antore si ebbe lodi non dubbie dalla
Comunita di Cologna , die si vide arrlcchita di una pra-
tica istrnzione atta a disingannare gl' idioti campagnuoli
dagriiivecchiaii e nocivi pregindizj , e molto propria a
rendere piii accord i proprieiarj snlla coltiira di una pianta
si giovevole al servizio del principato e al pariicolare pro-
fitto di clii sa faticare intorno alia sua perfezione. Alciini
anni dope aveva il Senato veneto coniandata Terezione di
un Accademia o Societa agraria in ciascheduna provincia
dello Stato, come fu anche siibitamente esegnito f, il clio
diede materia al Mabil di protogo;ere col consiglio e con la
penna cjuella clie si aperse in Cologna sotto gli auspicj
del Governo. Avendo con la rammentata Istruzione sulln
canapa provate le sue forze nell" agraria, accetto il posto
di secretario clie gli fu offerto ; e nello stesso anno inseri
nel Giornale di Griselini una Memoria intitolata : .Vezzi.
per diffondere tra i villici le migUori istruzioni agrarie , nella
quale spicca una giusta filosofia egualmente lontana e
daU'amore spesso irriflessivo per le novita e dairattacca-
mento ostinato alle veccliie pratiche. In qupsta Memoria
fa senlire i! bisogno di educare il popolo villereccio nel-
1' arte sua, battendo vie diverse dalle comuni , perciocclie
in vece di erigere i parochi in catecliisli e missionarj di
agricoltura, in vece di spargere senza fnuto pel villaggi
i librl elementarl di rurale economia , consiglia porre in
opera ogni cura per ben istruire quell' essere intermedio
tra il villano e il possidente die noi cbinmiaino castaldo.
Di fatto ciii piii del castaldo bene istruito poirebbe di-
rettamente influire sal buon governo de'campi? clii piii
di lul supplire al difetto di un padrone inesperto, o lon-
tano 5 o distratto ;, e meglio far eseguire i cenni del pro-
prietario istrutto e delle agrarie cose amatore ? chi piii di
lui finalmente usar del linguaggio e de' modi proprj a
farsi strada nel cervello e nel cuore de'contadini, acquistar
la loro fjducia, lentamente disporli alle meditate innova-
zioni , e colla voce e coll' esenipio diventar autore e mi-
nistro di una pacilica, saUitare ed universale rifornia' Ma-
bil , con la lusinga di essere iraitaio pose in pratlca questo
suo piano , e n' ebbe felici rlsultamenti.
V A K T E T \ . 141
Letleie e agmria fnrono In Cologna le priucipali occu-
])rizioni del Mabil. Varie poesie compose e recito nelle
tornate di queirAccademia , le quali piacqaero per la
ijirililii cicg'.i argomenti , dettr.ti in uno stile seinpre cof-
retto , s()ontaaeo , senza leziosita ; e sopra tiitto per ie
iniuingiiii spiritose , talvolta originali , pin spesso imitate
o telle dai classic! latiai e fraucesi. Tranne le poesie e
prose ch' egli chlamava di ciicosta/iza , tntte !e altre re-
stano iiiedite (1).
Aveva il Majjil varcato il tjuarantesimo anno qnando
concepi 1' idea di trnsferirsi a Padova per qnivi attendere
air cdncazione de' suoi iigliuoii. Di qnesto sno divisamento
cosi e"li scriveva nelle gia ricordaie aniiotazioni intorno
alia sua vita. Aiendo paiecdiL fiiili grunclicdli pusso 11 sta-
bilirini a Fadova coa tiitta la famifj,ia. Qual era il niio
iliscgno ? dar educazione al in o Matuo ch' era il maggiore
di eta , a vcder se poteva avere qiialche coUocuzione lette-
raria. JVcl 1796 lessi una Mcmoria nelf Accadcinia di Padova
sidV indole de' giardini : e ncllo stesso anno vengo aggregato
idla medesinia col titolo di socio corrispondente. Qiiesta
Memoria lodata a cielo da Cesaiotti (Uelazione accadendca
n." xriii), versa pariicolarmenle sopra i due generi di giar-
diuaggio francese ed iiiglese , di ognuno de* qunli V autore
lissa r epoca ed i caratteri , chiamando il pnmo simnieirico
o ret^olare, T altro imitativo o irreti^olare , e deduce dalle
(i) T,p proso e poesie edlle di questo tempo sono :
i.° Sonetto per le nozze Nani-Toffetti.
z." Sonerto per laurea di Reiuigio Porcollafi.
3.* Sestiue pel" la partenza di Giiistiniani dal reggiiiifnto
di Padova.
4.° Epistole al Boiiazzoli arci; rere die fu di Cologna.
5." Alcuue lettere a Vincenzo Beoini seniore , ciie si leg-
gouo ueir epistolario di doune ed uoiuioi illiistri , piiLblicato per
cura di Amlrea Rubbi. Veaezia 1705, 4.°
Fra le cnse inedire nierita esseve tpii ramiuer.tato il Voca-
tnlario o Lessico torinese riforniato. Trovo Pautore , cLe la ver-
sione degli esempi latiai rrcati dal vocabolaristario padoA-ano
abbisognava di esstre raddvizzata , perche fallace o troppo louga,
i|uitidi la niuiovo in quasi tutti i vocaboii delle prime due lec-
tere dclP alliiljcto. Clii avrebbe sospettato in Mabil taiita pa-
isieuza quanta ne ricliiede la rifonua d' un lessico !
1 4* V A n I E T A .
gll artist! dell' ano o dell' altro genere. Di qnesta elegante
operetta non conosco che redizioiie del 1817 fatta in
Verona pel INIainardi , clie non e la sola , poiclie Mabil
istesso diceva di averia pnl)l)licata nel 1798.
Scoppia il turbine della rivokizlone , e la vita di INIabil ,
cir era stata fine allora cjuella di un uonio |irivato , cessa
di esseit tale, perciocche in que' polltici avveniinenti viene
nominato menibro della prima Municipalita di Padova,
indi membro del Governo centrale. Esatto ne' suoi doveri,
pieno di retto iutendimento e di vivo amore pel pnliblico
bene , soddisfece agli obblighi del suo ufficio per gnisa da
peter nieritare gP impieghi giuntigli dopo. Fu provide di
censigli verso il Vicario generale che in quel tempo reg-
geva la chiesa di Padova, e die nietivo al clere di farsi
sempre piu conescere ed apprezzare. Cliiunque sa quanto
tempo, studio e fatica ricl\iedeva dal Malnl il carico di
prime nuinicipalista , e quanlo poco potesse starsi in cooi-
pagnia di chi sognava discorsi per celebrare una conqidsta
ch' ebbe a mezzana la libeitd , trevera certo essere contra-
rie al vero cio che a questo propesito fu detto da uno
sole dei molti che tolsero a laudarlo.
Durante la fumosa e passeggiera meteora di liberta ,
trattavasi di riordinnre lo studio di Padova , e fu cein-
niessa al Mabil la revisiene del piano. Se fu lusinghiero
per lui vedersi eletto a giudice di un piano che contem-
plava la sistemazione di ogni rame di pubi3lico insegna-
mento , ben piii avreblje dovuio solleticare il sue amor
proprio 1' onore che in quelle scritte gli faceva il Governo
di ele^gerlo a professore di letteratura in questa Universita.
Riuscira al certo gradevele vedere la schietta maniera con
cui egli ha lasciato notizia ne' sitoi odeporici di questo
fatto. Sul fiidre del luglio (1797) il Governo mi nonuna
alia cattedra di letteratura greca e latina , gia da inolto
tempo I'acante per la morte di SibiUato ; la rinunzio pcrche
la credo siiperiore alle mie forze ; anzi propongo ed ottengo ,
che sia data piu meritamente al cclebre professore Cesarotti ,
che solt'tnto insegnava lingua greca (i).
(i) Leggonsi inscriri e stampati ncAi Aniiali di liberta padovana
il rappovto del sig. Girolaiiio Trevisan , nieuiiiro del Governo
centrale, col quale proponeva rpUzione di Wahil alia cattedra
di Padova . e la siipplica di qiieoto piT Li disj'CUia. NeiP anuo
V A n I E T a'. 1 43
Dopo il trattato di Campoforiiilo , Mabll riprese ia
Padova la vita privata , e compartendo il sno tempo tra
le dolci cure di bnon padre di fainiglia e lo studio , pub-
blito la dissertazione sui giardini , die, siccome abbiamo
veduto, lesse due antii prima alP Accademia , e cominclo
la iraduzione di Livio. In questo stato di tranquillo con-
tentameiiro Maljll scorreva i suoi giorni , quando un' in-
spirazione lo determino a passar I'Adige per istabilirsi a
Verona. Prima di esegiiire questo suo disegno pubblico
nel 1 801 la Teoria deW arte de' giardini (i) , intitolata
airesimio cav. Giovanni de' Lazzara , ciie gli fu intiiiio e
benevolo amico, la quale per Tamenita deilo stile, per
la vivezza delle narrazioni , e per la dilettevol manlera
d'insinuare i precetti, levo molto strepito , e invogiio bnon
numero di colte e agiate persone a introdurre fra noi il
gusto pei moderni giardini. Yerso la fine di marzo del
1 80 1 recossi IMabil a Verona, die alia destra delTAdige
rimase cisalpina dopo il trattato di Luneville, e quivi
venne nominato secretario generale della prima Muiiicipaliia.
Le due accademie Filarmonica e di Agricoltura lo elessero
a socio, e in una di esse pronunzio i due tanto faniosi
discorsi Dell' emulazione , e dell' influenza della poesia sui
costunii delle nazioni , che poi videro la luce in Brescia
nel 1804 coi tipi del Bettoni.
Pieno la mente del bello die attinto aveva dai georgici
latini , e conscio del poco frutto die ritrarre potevano gli
agrononii dalle version! fatte d:il Lauro e dal Pagani del-
r opera di Columella, insinuo al eel. Benedetto del Bene
il pensiere d' intraprenderne una die degna fosse di lui ,
ed ottenne il suo intento. Vide ancora die all' Italia man-
cava un' edizione dell' antico volgarizzamento di Palladio ,
tante volte allegato dagli accademici della Crusca , ed anclie
stesso IMalnl scrisse un Regolaniento , die vide la luce sotto il
spnucute titolo : Piano di dtrczione , dlsciplina ed ecoiioinia delle
piibbliche scuole elementari di Padova. Padova 1 797 , 8."
(I) Questo stesso argoiuento in trattato dal consigliere Hirsc/ifeld^
da oui Nabil trasse tutfi i uiatcriali per la sua opera, ndncendo
a 3co p;igiue ii lavoro in ciiKiiic touii dell' autore tedcsco , il
f[uale , non senza taccia d' iuteiuperanza, aiigiuuse in via di ap-
pendice ad ogni tomo le descrizioni de' giardini particolari e di
jaesjggi da esto vediui in Ei-rapa.
144 ^' A K I E T A .
in cio luise atl ardua prova 1" operosita dl un dotto Vero-
nese perclie volesbe presedere alia staiupa del testo a
penna , die servi al Volpi per fare le annotazioiii sopra
la coltivazioiie deU'Alainanai , da esso stanipata T anno
J7^S (i). Sfortunatamente quel testo sia per incuria del
proponente, sia per imperizia dell'editore, riusci scorretto
e pieno zeppo di mende tipograliclie , quiiidi non degno
di stars! appresso la tradnzione fraiicese di Bonnetrie ,
ch*' e di tutte la niigliore die si abbia di Palladlo. Aprivasi
frattanto il cougresso di Lione , con la niira di dare agli
Italian! una rlforuia , ed il Mal^il venne eletto depntaio
della Camera di commercio di Verona , perdie dovesse
cola rappresentarla. Poco stante , riveouio dal cougresso
elettore de' coaimercianti , fit nominato secretario geuerale
deirAuiministrazione dipartimentale delPAuige ^ e nel 1802
passo a Brescia per assistere alia prima convocazione dei
Collegl elettorali. Venue iiiesso in dnpla per niembro del
Corpo legislativo con voti 63 di 96 , e gli e preferito ii
Marogna. Nel i8o5 fn invitato come elettore a Rlilano alia
incoronazione del Re , e poco dopo pubblico la versione
delle lettere di Sallustio (a), che fa sussegiiita da (jualclie
tomo di Livio. A Verona ogni cosa iva propizia al Mabil
non solo per la ripiitazione che procacciata si aveva
come funzionario pnljljlico , ma in consegnenza ancora
de' modi soavissimi coi qnali a ua tratto ei sapeva coaci-
llarsi 1' amicizia e la coasiderazione altrui. Qai vieae a
(i) Volsarlzzaiiiento di Palladlo. Testo di lingua la prima volta
stampato. Verona pel Ramauzinl 18 10, 4-° Qi'Rsto testo nou era
(he una copia ft-dele uelT aiitico codioe nieiulnMnareo , ora esi-
sreiite uella Laurenziana di Firenze , farta )ier ciira dl Vinceiizo
Benini il seniore. Debbesi pure al Mabil il nieriro di aver tolta
dair obblio la vita di Antonio jMusa medico di Aiigusto , scritta
iiioki anni priuia iu latino dalfaurea peinia lit-l Beiiiiii suddetto ,
al qitale P Italia e pur debitrlce della luaravigliosa e uobile tra-
duzione della Sifilide di Fracastoro. La vifa di IMiisa, gla pre-
ceduta da un' elegante epistoia latina del ch fu prolessore Flo-
riano Caldani, vide la luce nel 180O, lo perclie poteva giungere
assai per tempo alle niani de' dotti collaboratori delta Biogroplde
medical.^ i quali ricordano a luogo tutti i uiedlci rouiaiii , ma del
JMusa non si fa verbo.
(3) Le due lettere di Sallustio a C. G. Cesare , tradotte da LuigL
Mabd. Brescia iHo5 , 4.° c 8.° col testo a (route. Di questasplen-
dida edlzione del BctLoai e&iscoao eaemplari in pertain ciKi.
VA.RIETA. 14^
tngllo d' Iiidlcare , come egli divenuto onnai maestro dal-
Tesperienza e dagli anni insinuasse a' siiol ligli di condursi
verso la societa : Siote amahili a quanti piii potete , il die
si ottlene fncilmente non con le adulazioni , le bassezze, ecc.
ma col non offendere V amor proprio de' vostri simili , e col
far servigio e piacere , ove il possiate , francamente e nobil-
mente a cliicchessia. Tanto piit sarete potenti, per cost dire,
quanti piii amici avrete ; perocche alia vostra volonta aggiun-
gerete quclla di tutd gli altri che vi ameranno ; di che ho
facto io fflice esperienza nel lungo e svariato corso di mia
KHta , e quel poco che sono stato lo debbo , forse piu die ad
altro , cW aver avuto gran copia e forza di amici (i).
Cadde per riforma rAmministrazione dipartimentale , e
Mabil , riniasto seiiza impiego, erasi gia chiuso nuova-
ineute neli'ozio onorato dcgli studj , quando nel geniinjo
1806 si vide chiamato dal Governo a insegnare letteratnr.i
classica latiaa e Italiana nell' Universita di Padova. QHant;i
lode si avesse in questo sue nuovo iiicarico I'abbiaino gia
detto , e qui solo, a gloria del vero , non deesi lascinre
dimenticato T ardore vivissimo ond' egli , nell' universale «
vergognoso dispregio della lingua latina, si faceva ad
impedirne il decadimeuto , e ne incitava a seguire i padri
d' ogni eleganza , non senza rampogiiarne gli allora dege-
norati ncpoti. Nt'l maggio dello stesso anno compose e
recito la prolusione Ddf ufficio de' letterati nelle grandi
politiche nuitazioni, in cui non ombra d'imbratto straniero,
non riboljoli di Mercato vecchio ritrovansi , ma proprieta
e nettczza di maniere, congiunte a quella facondia or con-
citata , or niaestosa , clie pur riluce e si aminira in tutte
le orazioai clie indi a non molto venne il Mabil a pub-
blicare (2). Fnrono intanto invitate le provincie del Regno
(i) Questo tratto di paterno aniore sta con moiti altri reglstrato
in un fascicolo di scliede die porta in fronte le seguenti pai'ole :
Memoriette ai iniei fig/i. 1R27 No^enta.
(2) 1." Deir ufficio dei letterari nelle grandi politiche mutazioni.
Padova iijo6, in foglio grande. Orazione indiritta al conte Rocco
Sanfermo ;
3.'* Delia gvatitudine dei letterati verso i Governi bencfat-
tori. I'adova 1807, iii fogl. e z^." Al testo italiana e uuita la
vcrsione francese , cli' e } oca cosa ;
3.° Discorso prouunziato nell' inaugurazione del bu«to di
Napoleone, con ranie. Padova l8c8 , 8.";
Utbl. hah T. LXA'XII. 10
146 V A R I E T a'.
d' Italia a spedire deputati a Paiig'i ; Mabil fn compreso
fra i due sceiti dalla citta di Padova , e in tale per lui
fortunosa circostanza rlvide e saluto la patria che fauciullo
aveva abbaiidonato. Quivi bazzicando , nieglio gli parve
acconciarsi all' umore de' Francesi , clie alle costumanze
del vivere di quella capitale ; fu introdotto nelle piu co-
spicne societa , e trovo in tntte grandissime accoglienze ;
strinse amicizia coi primarj letterati , e principalmente
col celebre autore dell' Eloqucnza del puJpito , ch' ei vedeva
tntti i giorni. E da osservarsi che gli uHici recitati in
queir occasione in Parigi dal Pisani , capo della deputazione,
sono stati scritti da Mabil; e qui rimanermi non posso
da! dire che niolti ahri di siffatti discorsi o clocuzioai egli
detto in varie circostanze, seinpre sodJisfacendo larganiente
al desidorio di quelii che ordinati li avevano.
Nel settembre (1806) Mabil aveva disinipegnati onore-
volmente gli affari della sua missione , quiudi decorato
deir ordine della corona di ferro , si restituisce alia cat-
tedra di Padova , eve gli fa dal Governo affidata per
giunta la gelosa carica d' ispettore alia stampa. Nell'aper-
tura degli studj dell' anno scolastico 1806- 1807 Icsse e
pubblico il suo discorso della Gratitudiiie de' letterati verso
i Governi benefuttori , e non niolto dopo dedica un volume
della versione di Livio al principe Yicere (i).
Dalla cattedra di eloquenza tuono la sua parola fino il
gennnjo dell' anno 1809, indi cessato I'insegnamento di
belle lettere , passu a coprire quella di Diritto pubblico
4." Pensleri sug,li usl delle nazioni in genere. Questo eccel-
lente lavoro pieno di ahissima filosofia , e buono per tutti i go-
verni , e inserito nel tomo l.° di Memorie deirAccademia di
Padova per P anno iSc^g, pag. 358.
5." Articolo inserito nella PvaccoUa per P inaugurazione del
quadro ad olio eSeguito dal professore Alberi. ]8of), 8." e 4.''
(1) Giacche torna qui in acconcio di far altra volta menzione
del Livio , ci permettiamo di raddrizzare due sconcezze che si
leggono ne' due fogli il Figaro ed il Gondoliere, Dice ii pi-imo
clie alia storia di Livio aggiunse il tradiutore i framnienti , o
nieglio i supplinienti di Freirishemius , che niai videro la luce ;
e si duole il secoudo in vedere Pedizione bresciana fermata a
mezzo il suo corso , ([uaudo in vece col volume Sg fu coiidotta
a coaipimento fino dal 1818. Questa edizione fu ripetuta a To-
rino nel 1 833 , »euza il testo.
T A B 1 E T A . I^Y
intcrno del Begno , che le voci cli .illora volevano fosse
stata espressamente istituita per lui , oude rimaner non
dovesse seoza impiego. Ma clie ! la cattedra non diiro se
lion ti-entacinqup setllmaii-j , nel corso delle qnali , dopo
di avere il ]\Inbil teinporaliueate sostennta la carica di
rettore magnilico , fu nomiiiato ila Napoleone secretario
arcliivista del Senato in Milano (i).
Di cio che fece al Senato ei noa pnrlava mai, e qnando
dai snoi amici era invitato a discorrerne , rispondeva clie
a poclie si ridat^evano le sue faccende , e die molto gli
restava di tempo pei* attendere ai diletti suoi studj ; e nel
vero , 1 lavori fatti in quell' epoca intorno a Livio, a
Cicerone, ed a Stellini danno a conoscere che in IMilano
plu intrattenevasi coi libri che con gli uoinini. Alcuni vo-
liinii dello storico patavino videro allora la luce , e la vide
del pari quelPaureo liljro delle Lettere Stelliniane (1811),
voltate poscia in latino dal ch. pi'ofessore ab. Felice Dianin,
col disegno di darle alia stainpa. Oitre alle gia dctte ,
scfisse P.Ialjil assai cose in. Rlilano, e fra queste le ver-
sioni del Sogno di Sdpione e della Fita di Agricola, am-
Ijedue accompagnate di note. La prima fu pubblicata in
JMilano, la seconda lascio inedita perche gli parve essere
ineritevole del inorso della lima (2,). Consegnava di tratto
in tratto articoli e discorsetti nel giornale iutitolato Poligra-
fo , alcniii de' quali rividero piu di una volta la luce (3).
(i) Con decreto 3i geiinojo l?iC() fu dcfiaitivamente trasportata
la cattedra di eloquenza nei licei , e sono stato noiidnato alia cat—
tedra di Diritto [uibliliro interna del Regno. Contiiwo il mio prima
assegnamento seiizu olterazioni iie in piii ne in ineno di 4000
franchi , piu 3oo per allogaio. Sut finire dello stesso anno passo
al Sennto ( Meaiorie incdite di JMabil , 6critte da lui medesiiiio ).
(2) 11 Soj^iio di Scipione , col teste a froute. Milano, ]8l5,
pi-esso A. F. Stella, coi tipi di G. Pirotta, in 8 "
Vita di Agricola scritta da Tacito. Traduzione did cav. L.
Mabil col teste a fronte ms. Questa versione , a giiidizie delToc-
cliio , non supera in liiugliezza quella di Davauzati , quantnnqiie
non iimuist'iifa coi troppo frequenti scorciatoi adoperati dal ti'a-
duttore (iorentiuo.
(3) Tre discorsetti , e Sono :
1." La fatica, ed il piacere;
a," La soniiglianza, e la sorieta ;
0.° La puriia nel niatriaioiilo.
140 V A R I E T A .
Gli avveiiiineuti politici del 1814 ffccro uiutar faccia
alle cose dell' Italia ; e gli Stati di IMilano e di Venezia
tornarono al fellce Avistriaco doininio , e qnindi alle an-
ticlie e piu provvedenti istituzioni. Cessata percio al cav.
Mabil la sua carica al Senaio , si rlniette a Padova con
la famiglia ripigliando i suoi studj. L' Eccelso Governo
noil assenti die un uomo di tanto merito restasse dimen-
ticato, e gli fe' avere la supplenza alia cattedra di cri-
niinale j e con decrcto 17 settembre i8i5 fu eletto pro-
fessore provvisorio di elocjiienza latlna e italiana. Qnesto
benefizio non fa posto in aninio ingrato , e cio die la
riconoscefiza gli comandava espose in una orazlone die
]\Iabil pronunzio il di 7 dicembre (i8i5), la quale, per
I'aggiustatezza delle immagini , per la somma conoscenza
delle cose in essa discorse , e per lo stile ove florido e
vezzoso , ove grande e sublime , fu accolta con tale en-
tusiasmo , die I'edizlone prima tanto non basto da ap-
pagare le brame di tutti quelli die udita 1' avevano (i).
Altro discorso pur fece aH'aprimento degli studj nel 1816,
pari di nierilo a quelli di cui parlammo dianzi (2,) ; ne
ando guari die per la inorte delTAngusta Sovrana Maria
Lodoii-ica fu egli incaricato dell' orazioue funebre , la quale,
eomecbe in podii gionii dettata , non meno ridesto nel
numeroso popolo i sentimenti sinceri del plu profondo
cordoglio (3).
Dopo r anno 1817, nel quale detto la consueta orazione
inaugurale degli studj (4), Mabil si tenne in silenzio ,
imperocdie voile comjiiere la tniduzione di Livio , e con-
tinuare quella delle Icttere di Cicerone, di cui dovreni
parlare piu basso. Mel 1818 diede in luce gli ultinii
(i) Orazione inaugurale del cav. L. Mabil. Padova, tipografia
■Bettoni 18 15, 4.° Edizione eseguita jjer ordine dell'Eccelso Go-
verno generale , e nei giurni in cui il Pio , Felice , Augusto
Francesco I, Imperatore e Re, e la Sua Augusta Consorte ono-
rarono colla loro presenza la cirta di Padova.
(3) Prolusione . Dell' utilita delle amene lettere nella solitudine.
Tip. Bettoni, Padova 1 8 16, 4."
(3) Alia defunta Maria Lodovica , buperatrice e Regina , «o-
icnni esequie celebrate dall' Univtrsita di Padova. Tip. Bettoni
1816, 4.° con rame.
(4) Prolusione. la clip puo pectavG I'arte dt;! dire. Tip. Bet-
toni, Padova 1817, 4.*
V A R I E T A . l^q
rolMnil Jella versione di Livio, che j>ol rlfcce intieramentej
con la niira di piibljlicaila senza il testo , e die ia?Jita
si rimase presso gli eredi. E in questa ristampa ch' ei
volgeva in mente il pensiero di aggiiingervi un epitome
de' sujipliinenti di Freinseniio , ma nol pote niandare ad
eflVtto , die altre occupazioni letterarie , e sopra tutte il
volgarizzaraento delle epistole di Tullio , si opposero al
siio volere.
Con un altro govemiativo decreto dell'anno 1819 gli fu
teniporalmeiite aOidata la cattedra di diritto naturale, ed
e mirabil cosa pensare come , in mezzo al grave fastidio
di compoire ua nuovo corso di lezloni , aljbia potuto
dar fine al Cicerone, die pubblico indi a due aniii (1).
Dopo tante fatiche e pnbbliche e private il Mabil fu
messo in riposo, ed otteniie dalla clemenza di Cesare
un'' onorevole pensione. Cio avvenne nel maggio dell'anno
1835, e nel inese successivo passo con tntta la famiglia
a Noventa presso Padova , dove trascorsi avrcblie giorni
felici, se continui acciacchi non fossero di qnando in quaudo
sorvenuti a molestarlo. Pero lo stato malfermo di sua salute
non pote scoraggiare il suo spirito , ne paralizzare la
instancabile sua attivita , giacche nei cinque anni cli' ei
stette cola rivide le bucce e diligentemente trascrisse T i;i-
tera versione di Livio, volgarizzo Orazio , ed accrebbe la
Mabiliana di alcuni racconti , per la piii parte addolcinati
di quelle facezie ed allegoric , che sotto varie f'ogge ei
soleva molto opportnnamente annestare al discorso quando
trovavasi nelle geiitili brigate. A Noventa IMabil pianse la
niorte di sua moglie , che il lascio padre di cinque figli 5
tre maschi e due femmine. Una delle liglie si era convc-
ncvolmente accasata , Taltra visse sempre con lui , e f u ,
si puo dirlo , il nettare della sua vita. De' figli masclii ,
al primogenito aveva gia cednto c:6 che possedeva delia
materna facolta fidecoinmissa , il secondo peri guard ia di
(l) Lettere di IM. T. Circroiip , col tesro a fronte. Voiumi 1 3
in 8.", Padova roi tipi dcUa Miucrva 182 1. In questo niedesiiM?
anno scrisse ]Wabil un discorso sopiM. un'' incisione del Gandoiti ,
y j4more dormieiite ^ di cui lepgesi Testratto uella Gazzerta privi-
legiata di Venezia i3 uiarzo iBaT. In fiuesta stessa Ga'/zetra
( 22 lu|),lio 1823 ) v' lia un ragj^uajio della seduta puMiliia a.k -
•ajfiuira di Pulova, sfesn dal iiwdcfiiiio.
l5o V A K I E T a'.
oaore tiella gnerra dl Russia, ed il terzo occupa molto ono-
r«vo!mente un impiego nelP udicio del registro in Padova.
Un urto apopletico colse Mabil nelTavanzata eta di 78
anni , e allora fii clie cedendo all'istanza de' figli e del
ch. professore Giuseppe Montesanto , clie gli era vero e
geiieroso amico , si ricondusse in citta per riiuettersi in
salute. Riavutosi dalla soiFerta nialatiia , si accinse a tra-
durre le Ffivole di Fedro , compiute le quali gli venne il
l)izzarro capriccio di volgarizzare in versi sciolti la Cal-
liopedla di Claudio Quilleto, clie poi corrcdo di molte
erudite annotazioni. Tolse indi a rlvedere ed a correggere
da capo a fondo le epistole ciceroniane da liii tradotte e
puLhlicate dieci anui avanti , le trascrisse nettaiuente sic-
coine fece di Livio, e le appnrecciiio per una unova
edizione. Altro lavoro di assai pircola uiole \\ e \\ Centone
pubblicato in Yenezia per celel)rare la laurea in legge
riiDortata io scorso anno (i835) dal valentissimo giovane
il signer Raffaello Pincherle , disccpolo clie fa del Maliil.
In questo scfitto rannoda 1" autore i concetti degli antichi
eiogisti per comporre un elogio latino-italiano , con la mira
di concentrare in uno solo le lodi di molti eroi.
Negli ultiuii mesi del viver suo andava il Mahil tradu-
cendo i due Lbri di agricoltura di Piinio , nia non appena
raggiunse la meta del lavoro cbe fu colto d' apoplesia il
di 25 febbrajo (i836), e fu si gagliardo Tattacco da cre-
dere clie quel giorno fosse l' ultimo per lui. II di seguente
si riebbe alquanto , e pote ricevere i conforti della reli-
gione ^ poi la niente si fe' di nuovo assopita , e cosi rimase
sino il giorno 8 di niarzo, nel quale un forte parossismo
lo tolse di vita. Furono celebrate all' illustre defunto solenui
esequie nella chiesa di S. Sofia in Padova, e ne lesse il
ch. professore Antonio ab. ]Meneg!ielli dotta ed crnata
orazione.
Prima di chiudere questo articolo altre cose riinangono
a dire, molto acconce ad accrescere quell' alta riputazlone
ciie al IMabil gli venne spontanea dalla voce del pu'^blico.
In un plico clie inchiudeva il suo testamento si trovo
una carta, in cui leggevasl il seguente meniorando ricordo
ai suoi figli: Vi prcgo , miei cari, di farmi seppellire colla
minore spesa possibile , e pet die siete poco agiati , e perche
cib a nulla giova, ed e vana pompa ambiziosa. Nel ricor-
duivi di me , levute gli occhi al cielo , e diie: perdonate , o
VARIETA. lof
Sig.'iore, a nostra pcidrc i suoi trnpasii , per le infinite mi-
sericordie che iili cwete usnte qunndo era i/fo. Lo abhiamo
udito dire le niille volte , che qnel poco che egU fu , ad altri
non lo deve che a Voi. Che senipre quando ha wlnto operare
da se , gli andb fullito il disegno ; non mat quando , senza
I'oler raponare , segui quasi per impeto una I'oce interna ,
una quasi secreta inspirazione , venutagli dalla Vostra bonta.
Non occorre che io vi raccoinandi la nostra cara Marianna,
la vostra arnica sorella ; conoscete le sue virtii, la sua sag-
gezza , la sua abilitii , il rare sua tilento di farsi aniare ,
nel che mi ricorda sempre la mia buona madre , di cui mi
presenta in gran parte anclie la fisonomia. Essa Marianna
fu sempre , ed e in questi ultimi mesi della mia vita il mio
dolce conforto- Fate , ve ne scongiuro , cK" ella non si accorga
di avermi perduto. La nostra brava e buona Nina , mia
nuora , non ahbisogna di coadiutori riell' educazione de' suoi
fis.U , miei nipoiini ; ma certo avrii ella in Marianna uri arnica
sicura , una cognnta amantissima , e le vedrete sempre , di
che sono beato nel pensicvo , con raro esempio gareggiare in
amore , concordia , e mutua , leale corrispondcnza. Se mat
vi venisse in pens ero ( che vi potrebbe forse essere suggerito
daW amore che mi avete portato ) di far mettere wi breve
sasso sul luogo della mia sepoltura , non altre parole fatevi
scolpir sopra, ve ne prego, che queste :
PETKVS . ALOY . MAEIL
EQV . COR . FERREAE
ORIGIKE . GALLVS
SEXESNIS . ITALIAM . PARENTIS . DEDVCTV3
IBIQ . SZDE . APVD . VENETOS
FAVSTIS . OMINIB . FIRWATA
POST . YARIOS . RERYM . CASVS
FATO . JIODO . DVCENTE . MODO . TRAHEKTE
TANDEM
SVB . EXTREMO . VITAE . LIJUNE
NON . PER . IGKAVIAM . TRANSACTAT;
COSDITORIVM . HOCCE
MIHI . MORITVRO . FARANDVM . CVRAYI
ANKO . WIDCCCXXXVr
AETATIS . WEAE . LXXXIV
ipse . scripserat
Sic
Qui . ol)iit . Paiavii . viii . id . mart . anni . ejnsdem.
Iv)2 V A R r E T A .
De' meriti del defiinto come tradtittore noii e qui luogo
a dire, meno poi a discutere se accordare gli si debba il
jirimato sopra il Nardi ed il Cesari , che lo precedettero
iiel niedesimo aringo :, cio e riserbato a chi sente avere
le forze ed il tempo die noi certo non abbiaino. Come
tradiutore ci coasta cli' egli era non solo ammirato ma
venerato dall' autore de' Sepolcri, il quale, come e noto ,
non era ne il piix modesto ne il pivi amabile de'' poeti
nostri (i). Opere originali massicce non diede ia luce,
ma nelle piccole fece Mabil conoscere che il buono sta
sempre nel buono e non nel grande.
II cav. Mabil, oltre le doti d'ingegno, si ebbe quelle
dell' animo in grado eminenfe , e queste si veggono cosi
inlrabilmente bene espresse nel giornale veneto ( il Gon-
doliere ) che non sapremmo ristare dal riportarle. Eccone
le parole : Dell' animo ( di Mabil ) bisogna parlarne con
frasi abbondanti ed affettuose . >ln parecchL anni di dimora
nella cittd ( di Padova ) , ov' egli passb il piic della vita ,
non ci accadde niai udire chi ne favellasse con altro sen'i-
mento che di amicizia e di stima. Avrebbesi potato per av-
veniura pensare che la naturnle festivit.d de' suoi discorsi gli
fosse ajutatrice ad essere sempre e da tiitti ricerco ; ma ba-
dando al modo onde al ricordare it Mabil tutte le fisonomie
si atteggiavano a . contentezza , e di lid parlando uno era
il lingnaggio di tutti , picno cioe di calda e spontanea af-
fezione , era forza conchiudere che la piacevolezza e Varguzia
si accompagnassero a do'i piit ancora pregiate e meglio atte
a produrre ejjctti tanto palesi ed universali. Quale nella
prospera , tale egli fu nell'awersa fortuna, la vecchiaja non
varib i pensieri della sua giovinezza , se- non in quanta e
propria d' uomo assennato , che ammorzando colore alia veste ,
ne serba sempre uguale la forma. In alcune leltere indiritte
ad una giovinetta, cui il Mabil ammaestrava negli uliimi anni ,
(j) Cosi Foscolo scriveva al Mabil T anno 1807. « Datemi il
» vostro gindizio su questi Uiiei tentativi , e scnvete e:*r arte i le
» lodi su le generali staucano , e le censure non ragionate im-
» tan.T. Esaniiiiate sopra tutto la traduzione poetica , confrontatela
>i con le vevsioni di I^Ionti e del vostro jMelciiiorre. Voi tradiit-
» tore felice , potrete parlarne meglio di ogn' ajtro , e consigliarmi
5> di continuare o di desistere. Aspetto a Wilano ansiogauiente
» la vostra lettcra: Et bene vale ^ amicissima c gentilissiiua aninia. »
V A R I E T V . l')3
If che ne fu concedulo di leggerc , abhiamo trovato quanta
di garbo gentile pub attendersi dai colloquj dell' eta piu fo^
rente. 1 sail di cui ave^^'a naturale dovizia non moitificavano
in lui , come accade in molti altri , il sentimento del grandc
e del bello : interrompeva il sorriso quando era d' uopo rac-
cogliersi ad ammirarc. Per usare una frase che senta di un
autore a lui prediletto , direnio la tmnia della sua vita esserc
stata tessuta di fila alternate quali serie ciuali gioconde con
tal misura che gli uoniini ne avevano una bella lezione. A
noi die vissuti non siamo in molta iniimita col Mabil , un
vero dohre fu I'annunzio della sua morte : ora che deve cre-
dersi de' suoi amid ? Per essi ove terminano le nostre parole
cominciano le caie e dolorose memorie , e schierandosi qu< ste
davanti alia niente fanno loro assai giustaniente parere lan-
guida ed infedele ogn altra pittura. Di fatto fornito di fi-
nezze di spirito , e dota'to di quel raro ingegno che snol
risvegliare Tallegria nelle societa, egli era la delizia dei
suoi aintci e Tanima delle conversazioni. De' uiotti e le-
pidezze uscite dalla sua bocca , come pure degli aneddoti
saporlti e spiritosi con cui tratteneva piacevolmente la
brigata potreljbe farsi una preziosa raccolta di apoteenii ,
che posta in luce si troverelilje tale da vieppiii accrescergll
la fama ch' ei godeva di talento leggiadro e festivo.
Tonimaso Antonio iatullo.
Al chiarissimo sig. cav. Francesco Carllnl, dell I. R.
Istitiito, wio de Direttori della Bibliotecci Itidiaiia.
Mio Padrone e Collega onoratissimo.
Nel tomo 8o.° ( dicembre i835) pag. 828 della Biblioteca
Itfll., giornale letterario a cui pur Ella, chiarissimo signore,
qual uno de' suoi direttori presiede , leggesi un articolo del
sig. ingegn. Ferrantl , che da ragguaglio di una operetta, pa-
recchi mesi fa da me pubblicata , la quale lia per titolo
Documcnti autentici ecc. In esso articolo sta scritto: Se i tre
prinii documenti nvessero autenticita , nessuno potrebbe esitare
a ilecidcre in favore dello Zendrini, ed a riconoscere apocrifo
il documento citato da altri , all' appoggio del quale fu data
I onore al Poleni ; e si conchiude: Resta dunque tuttora in-
deriso se quel pensiero sia 0 dello Zendrini o del Poleni.
A vero dire poco iinporterclibe a nie , e forse meno
ancora al publjlico, clie movesse duhbio sull" autenticita di
que' documenti , T autore di una scritta , il quale
1 54 V A n I 7, T a'.
I." Pretende di far conoscere la laguna dl Venezia a co-
lore che non ne sanno clie jl nome , asserendo con sin-
golare franchezza esser essa un lembo di mare quasi tran-
QUILLO ANCHE IN TEMPI EURRASCOSI ; con clie mostra dl
ignorare che non rare volte questo tranqinllo lembo di
mai-e a motivo de'siioi marosl non e navigal)ile da quelle
barche clie servono all' ordinario tragiito da Venezia alia
terraferma , e che gl' luiprudenti che vi si avventurarono,
talvolta affogarono miserairiente.
2.° Nega coraggiosamente essere parole del Poleni quelle
da me riferite nel V documento, le quali sono tratte dalla
versione che lo stesso Poleni fece del suo trattato Dd moto
misto (Idle acque , e che dal P. Belgrade venne pubblicata
nella nuova Raccolta degli scrittori delle acque: Parma,
1766 ; e cio nega perche il Poleni avea cessato di vivere
cinque anni prima die il Belgrade pubblicasse quella ver-
sione. Questo ragionamento varrebbe ancora meglio a dare
una gentile mentita al P. Belgrade clie accerta (i) essersi
fatta qnella versione dal Poleni stesso. Ma cio non basta:
una ragione ancora piii evideiite treva egli per negare che
quelle parole siano dettate dal Poleni, ed e perche nella
prima edizione latina di quella cdebre sua opera stanipata
in Padova sotto il suo sguardo nel 1719 (s'inganna, e del
1717) non vi si trova il passo inserito nella italiana edi-
zione Parmense del 1776, che uttribuisce cdlo Zendrinl il
primo pensiere dei Murazzi. Cesi scrivendo il sig. Ferranti
mostro di essersi dimenticato che poche linee innanzi avea
egli detto , come fu infatto, che, nel 1788 si comincib a
soitkuire ai ripari in legno dei solidi ripari piii stabili for-
mati con quadroni di pietra d' Istria legati con cemento di
pozzolana , i quali presero il nome di murazzi. Avrebbe niai
pensato il Poleni che per meritarsi da! sig. Ferranti la
cortesia di essere ricenesciuto autore della versione di quel
suo Trattato, fosse mestieri che nel 17 17 profetasse quanto
sarebbe accadute sui lidi veneti nel 1738?
3.° Giudica finalmente inutile la ricerca storica , se il
merito dell' ammirata opera dei murazzi sia dovuta al Po-
leni o al Zendrini, di che rende cenvincentlssima ragione,
ed e , che e I' uno e V altro sono tanto ricchi di bella luce
scientifica , che V aggiunta 0 la sottrazione di un tal pensiero
(1) V. Nnova raccolta degli aiitori che trattaao del nioto delle'
acque. Parma 1766 , vol. Ill Prcfciz. pag. 5.
V A R I F, T A . I 05
diventa tiascunihile cosa. Tale dottrina , clie sccondo il
sii^nor Ferranti dee valere nei doviziosi d' ingegno e di sa-
pere , iion so qunnta fortiina sarebbe per fare presto i
doviziosi di danaro e di poderi , e se con inditTerenza sa-
reljliono per tollerare di venirne spogliati d" una qaalclie
parte noii dispregevole.
Poco , ripeto, iinporterebbe a me convincere della auten-
ticita di que' dociimeiiti rantore deli'articolo; nia siccome
qiiesto trovasi inserito in uii gioriiale meritamente riputato
qual e la Biblioteca italiana , cosi temendo io cbe rautorita
del Giornale possa dare qnalclie peso al dubbio promosso
dal sig. Ferranti, repnto mio dovere di indicare le filze, nelle
quali presso 1' I. R. Arcliivio generale di Venezia ciasclie-
dtuio di que' documenti si trova , aflinciie sia una volta
tutelata la niia asserzlone espressa nelia nota a que' docu-
menti con queste parole. Quarito a noi j)Ossiamo fevmamenCe
intcstnre die i documenti ripoitati I II III snno copie fccleli
degU origincdi esistenti presso V I. R. Archivio generale di
Ve.neziii.
Del I documento pertanto trovasi Toriginale inserito nel
decreto 1738 29 settembre esistente nella filza marcata
Term settembre 1738 seconda, appartenente all' arcliivio
della Veneta Cancelleria ducale: del II Toriginale esiste nel
registro marcato Scricture dal 1735 al 1741 n." 3oa, ap-
partenente air archivio del Veneto Magistrato alle acque :
e del III esiste iinalmente 1' originale nella lilza marcata
Terra 1740 agoHo , appartenente all' arcliivio della Veneta
Cancelleria dncale.
Pregola di voler render publjlica questa mia lettera nella
Bililioteca italiana, onde ognuno , cui la lettura dell' arti-
colo del sig. Ferranti avesse mosso qualclie dnljbio sulla
nntcnticita dei documenti da me puliblicati, abbia in pronto
le indicazioni per fame cogli originali il confronto.
Accolga le proteste del mio divoto rispetto
Mestre , Tii aprile i836.
Suo dcvot. olih. servit. € coUcgH
A. Zeadriru.
Nota alia lettera antecedente
La scortcsia colla quale il signer prof. Zendrini voile
nominarmi manca di preciso scopo, quindi ricade a tutto
suo carlco. Egli poteva accontentarsi di accrescere fiducia
ai documenti da lui citati in favore del suo illustre antenato
l56 V A R I E T A.'.
coir indlcarne la precisa sede negli archivj venctii ansi t6
egli non ne e, come suppoiigo, rarcliivista, poteva agginngere
anche un certlficato della persona aveiite tal officio, ondp
cosi completare T autenticita di quel documenti , de'qualiil
plu importaute, qiiello cioe colla data del 4 agosto 1740,
era priir.a d' ora al pubbllco cospetto paragonabile ad altro
docuinento del medesiino stile e della data medesima stato
da altri citato in favore del Poleni.
Malgrado il dire del signer Zendrini quel povero inlo
articolo riniane ancora tntto vero nei fatti e negli argo-
menti, ove non si nieghi essere il mare sempre piii burra-
scoso della lagnna, e non si toller! 1' indecoroso confronto
tra la riccliezza nelle scienze e la pecnniaria riccliezza.
Qnanto al profetare nel 17 17 cib die sarebbe accaduto nel
1788 ricordo che la ricerca era diretta a trovare il noiiie
di chi ave'^se il primo avnto il pensiero dei murazzi , e
non di chi ne avesse la prima volta mandata ad efl'etto
la materiale esecnzione. II Poleni fece suUa laguna serj
studj , e molti precedettero il 171 7; a quell* epoca aveva
egli gia sentito a parlare dal P. Coronelli sul vantaggio
di sostituire dei lavori mnrarj a quelli in legno e ciottoli
da lungo tempo usati per la difesa dei Lidi. Non si po-
teva dunque decidere la contestazione senza avere altre piu
evidenti prove
• Ma non voglio essere incoerente a me stesso con un
troppo lungo discorso.
rcnanti.
Letteratura.
Coiidizioiie letter aria della TurcJda.
II genio antico ottomano e in totale decadlmento I poeti
d'oggidi si danno a credere benemeriti appresso i posteri e
la patria solo che vengano a capo di redigere monogrammij
ossiano versi o sentenze ove accennano f;itti storici , ed in
cui col mezzo di certi caraiteri alfabetici e numerici espri-
mono la cifra che ne indica 1' epoca. II figlio del gonfaloniere
dello stendardo sacro, Mir Alerasade, e il piii dislinto fra i
cronogrammatisti : egli ha composto io,oco strofe istoriche,
nelle quali camminano del pari 1' esattezza delle cifre e
r aridita del pensiero : puo dirsi il registratore poetico
d' ogni avvenimento dell' impero. I letterati abbondano in
Costantinopoli , e in tntte le parti dello Stato si annoveran©
T A. i; I K '1 A . laj
nidlie sciiole : cio non di aieuo sojio beii rare le opere di
i|iiiilche pregio. I due presideiitl della scuola del genio, Ishac-
Khoza e Seied-Seid-Mohnmmed-Esad , sono i luininari vi-
vetiti della letteratma orieiitale : T mio si e occnpato spe-
tialiuente intorno alio iiiateiiiatiche ;, Taltro, stato giudice
a Scutari, poi giudice de'cauipi, in line giudice della Mecca
e di Costantinopoli, e da tre auui incaricato di pubblicare
jl Regiscro degli invenimenti, giornale storico deirimpero. Si
crederehbe ijuasi die il sislema d" iucivilimeiiio del sultano
Maliinoud si opponga foudaiiientalmente al vivere del po-
polo ottomano, quaudo si uiira rantica energia del genio
luusuluiano andare indeboleudosi e venir meno in uu col
laddoppiar degli sforzi del sultano, e c^lle recenti prove
della operosita della stauipa da lui protetta. Lo stile, in
luo2;o di depurarsi, si corroinpe:, i gallicismi e lino le lo-
cuzioni nioscovite spesseggiaiio uel linguaggio. I termini
di coniando negli esercizj militari sono espressi in francese.
l.na volta T Europa usurpava i vocaboli daH'Oriente per
Jstigurarli; era la Turcliia stessa li riceve da noi nella
forma nuova e nuitilata. C;isi il tanrif degli Arabi e dive-
nuto tariffa in Europa ; ed ora a Costantinopoli si dice
tarifa. I calligrafi o scrittori turclii, glustaniente rinoiuati
ne' due scorsi secoli , vanuo sempre piii perdeado la loro
abilita eredltaria. Accade nell'iaipero ottomano , siccome in
Europa alia fine del XV secolo, die 1' arte degli auianuensi
ceda all' influenza della stampa. Tuttavia il Sultano, come
il suo predecessore , fa argomeuto di vanitii la sua bella
scrittura.
-Sussistono tuttora gli Ulema , clie sono pei Turchi la vera
gerarcbia scientilica e letteraria , e costituiscono II solo sim-
bolo ottomano della forza intellettuale. II loro principio e la
stabilita, non il moto^ la teuacita pel passato, non gia ramore
del progresso avvenire. Sentimenti son questi , iiiuno dei
(juali e estinto presso gli Ulema. A lato al rinnovamento
fattizio introdotto dal Sultano veggonsi tutti i segni della
decrepitezza. Mentre si stampano giornali , il pensiero sen
muore ^ e incoraggito lo studio della storia , ma lo spirito
d' indagine storica non esiste per nulla; escon opere alia
luce senza die si dill'ondano per T impero. Cbi rilegge i
veccbi autori non lo fa per inualzarsi a miove iilee e per
ampliare la sfera del pensiero , ma piuttosto per caricarli
«ii uote, giossarj , appeudici . commcnti . scolj , produzioni
1 58 V A r. I E T a".
parassite die si attaccano alTalbero del sapere per assor-
birne il sugo e distrnggerne i frntti. Or vi hanno hensi molte
scuole, ma ridioma si gnasta. La letteratura ottoniana, stac-
candosi dal suo tipo origiiiale, par clie devii dall'Asia per
accostarsi all' Eai'opa; avviciiiamento che noa T arricchisce,
ina la degrada: perdendo le sue prerogative non accjuista
le nostre, ne si depura da' suoi difetti.
(^Memorial encydopedi ^ue et progressif des connais-
sances humaiiies. Fevr. i836.)
Geografia.
Isola nuovamente scoperta nelT arcipelago delle Caroline.
Nell'arcipelago dalle Caroline verso T 1 1° grado di lati-
tndine setu-ntrionale trovasi uii' isola non ha guari scoperta
dal brigantino di guerra il Coivo. II signor Ong , colono
inglese, die da qualdie tempo si e cola stabilito, ci lia
trasmesse alcune cnriose notizie sul luogo di sua residenza.
Se credere deesi aile asserzioiii di liii, gli alDitanti , i cut
costumi soiio semplici e dolci, parlano una lingua assai
piu armoniosa che quella degli altri isolani del mare del
Sud. Quasi tutti i vocaljoii del loro idioiua abl)ondano di
consonaiiti liquide , soao facili a p.-onunciarsi , e termi-
iiano in vocaH. Alia estremita del nord-est dell' isola, ia
nn luogo chiamato Jamcn, incontraasi le rovine d' un an-
tica citta, alia quale non e possibile 1' accostarsi fuorche
in battello , perche le acque del mare V hanno pressoche
ingojata. Queste rovine, die occupano lo spazio di due mi-
glia e mezzo, soiio coperte d' alberi del cocco e di altri
vegetabili. Vi si vega,ono tuttora avanzi di mura con varie
porte, e profonde aperture, a guisa di cannoniere. Le pietre
delle quali compongonsi difFeriscono totalmente da quelle
che si trovano ne' dintorni : esse sembrano disposte con
grande regolarita, e la loro forma annunzia iiell' arte del
fabbricare una raflinatezza d' industria che mirabilmente
contrasta coU'odierna barbaric degli abitanti. Alcune di
esse hanno venti piedi di lunghezza sovra cinque di gros-
sezza ; ma non presentano piu alcuna traccia di ceraento.
Non lungi da questa antica citta inualzasi una montagna ,
le cui rocce sono coperte di figure simljolichei ma ad otto
migiia , nell' interno delT isola , trovansi altre piii consi-
derevoli rovine. Gli abitanti quando vengono iutcrrogati
V A R I E T a'. 169
iatomo all' orlgine di tali costruzioni, addkaiio 11 cielo come
per dirci ch' esse sono opera d' intelligenze sovrauniane.
(Hobart loA'n Courier.)
Storia naturale e chimica.
Ai signori Dircttori delta Bibllotcca Italiana.
Sieiia, il 17 niaggio i836.
II nove di qnesto mese , giorno di Innedi, cadde della
pioggia , cosa avvenuta anche per mohi giorni antecedenti,
nel castello di Castelnuovo della Berardenga, e si vide la
superiicie dell' acqua raccoltasi ricoperta di tanti insetti della
lunghezza circa un terzo di linea. Presa di quest' acqua in
uii bicchiere, e cercati di far disceadere nel detto liquido
gl' insetti di cui si tratta , aiidavano a depositarsi nel fondo
del bicchiere, e non riuscivano di toruare alia superiicie
deir acqua , e se i detti esseri eran in numero s'aggrup-
pavano tra loro, e facevano dei movimenti per ogni senso»
e sembrava die volessero accoppiarsi. Gli bo tenuti per
cinque giorni dentro 1 acqua e non sono luorti. Gli ho
estratti da essa e gli bo tenuti racchiusi dentro una pic-
cola scatola di cartone e pel corso di tre giorni banno
continuato a vivere e tuttora vivono. La loro confonna-
zione e la seguente : La testa e rotonda \ il labbro supe-
riore e arcuato ; i tentacoli son sopra la bocca composti
di pezzi articolati e li muovono per ogni senso , ma la
loro conforinazione naturale, quando non son fatti muovere
dair aniniale, e ricurva in niodo die seinbrano due piccole
corna ritorte verso la parte interna della testa. Al corsa-
letto vi son attaccate sei gamine articolate , ed in seguito
dietro il corsaletto vi e il basso ventre composto di sette
anelli, T ultimo dei quali, ove e I'ano, e di forma sfe-
rica e quasi simile ad un corpo semisferico. lo non pos-
seggo il microscopio dcirAmici;, ma quel che gli banno
osservati con questo istromento mi dicono die son rico-
perti di un sottilissimo pelo. II loro colore e nero tendente
a quello d' ombra. Per ora non posso aggiungere altro,
solo notero che mi sembrano alio stato di larve, ma megbo
in seguito.
Questo Castelnuovo e noto nella Storia delle meteoriti
tessuta dal Cbladni, in cui si iegge che il 17 maggio 1791
VI cadde una pietra meteorica, notizia die egli prese dalla
storia di queste pietre scritta dal Soldani die egli cita.
I Co V A. R I B T a'.
Spn cacUit* varie volte delle sostanze organiclio dal cielo,
«d il citato scrittore ci riferisce che nell' isola di Lethy
nelle Indie, nel 24 marzo 171 8, fu ritrovata sopra la su-"
perficie del terrene una sostanza gelatinosa. L' 8 marzo
1796 fu trovata in Lusazia una materia viscosa . dopo la
caduta d' iin globe di fuoco. II Chladni dice che posse-
deva un frammento di quella materia , la quale aveva il
colore e 1' odore di una vernice brunastra niolto disseccata,
ed egli credeva die contenesse zolfo e carljone.
Ho letto anni sono in un gioruale francese die vennero
insieme coU' acqua di pioggia de' piccoli rospi , ma Tacqua
stessa era stata trasportata da una cosi detta tromba. A
Castelnuovo non fu osservata questa meteora, e I'atmosfera
era purgata dalle piogge antecedenti. lo registro il fatto ,
e non emetto ipotesi sulla comparsa del inedesimo, cosa
che ho fatto sempre, perclie i fatti sono iiivariabiii , ma
le ipotesi che s' imniaginano per indicarne 1' origine e la
causa sono distrutte dietro qualche osservazione che si pu6
fare in seguito in eguali circostanze.
Distante dal detto Castello circa tre miglia ed al suo
Ici'ante , nella catena dei monti del Cliianti che e tra le-
vante e mezzogiorno ov' Iia il fiuine Onibroue il suo corso ,
ed a libeccio I'Arbia , vi e un antico castello detto Pestac-
cia, epiteto peggiorativo per essere quasi intieraniente ro-
vinato; ivi nel decorso anno vi sono stati scoperti dei liloni
di breccia calcarea , la di cui pasta e di colore rosso smorto
di iior di pesco , e che racchiude dei cristalli di carbonato
di calce molto vicini tra loro di tinta bianca. Si credeva
che i monti del Chianii avessero nella loro parte superiore
del macigno ed in basso > poral, en dehors de Torifice de la Tronipe d'Eustachi
» derriere Tepine du sphenoide et quelque fois sur le
>/ sphenoide lui-meme. >; Tom. 3, pag. 5o6. Paris, 1884,
Sechet jeune , etc.
Da queste parole si rileva, che Huguier conosceva e
faceva osservare ad altri molte di quelle cose stesse, che
io aveva trovate ; ma non si dice , ne come , ne quando
le aveva conosciute, e solo coUa data dell' edizione del
tomo citato di detta opera, la quale e tuttora in corso di
stampa per la prima edizione si pone in essere che nel
1884 erano conosciute. Io non so se Huguier le abbia
conosciute prima di me; ma so certamente, che io non
le ho imparate da lui , che le ho trovate io stesso , e le
ho pubblicate quattro anni prima. Io per verita non va-
luto tanto questa piccola novita anatomica da entrare in
disputa per assicurarml V onore d'' averla scoperta. Solo
per evitare la taccia di plagiario, e per servire alia storia
dei ritrovati anatomici anche di piccola importanza, ho cre-
duto conveniente di protestare , e far sapere al pubblico
ch'io Tannunziai nel i83o istruito solo dalle mie rieerche
senza averne avuto da alcana parte il piu piccol seatore.
Intanto sono , ecc.
Pisa, il 20 maggio i836. Filippo Civinini.
II dottor Coste ha letto all'Accademia delle scienze di
Francia Fii ottobre (i835) alcune nnove e interessanti ri-
eerche intorno T origine della placenta. Nello stato attuale
della scienza, dice egli , si puo con certezza stabilire che
la placenta, a malgrado la diversita delle sue apparenze, e
costituita in tutte le specie degli animali , dalT intreccia-
mento di moltissime villosita considerate comunemente come
semplici dipendenze procedenti unicamente dal chorion. Si
pno anche ammettere come cosa di fatto che i vasi om-
belicali si prolungano sino alle ultime estremita di queste
villosita per anastomosarvisi. Ma qual sia la strattura in-
tima di tali villosita, e qual sia il raeccanisrao del loro
V A R I E T a'. 165
flvlliippo , sono queste due qnestloni che 11 signor Coste
crede di poter sciogliere vittoriosamente.
" lo credo, dice egli, aver dimostrato coll' osservazione
diretta, in qual mauiera dopo aver preso origine all' estre-
niita caudale dell' embrione, V oUontoide de' inammali vada
ad appiccarsl sulla superlicie interna del chorion per poi
confondersi con lui merce un' intima aderenza. Ora se si
apre V alloiUoide al momento in cui le villosita placentali
cominciano a nascere, sara facile di comprovare che ognuna
di queste villosita non e altra cosa che un' appendice ce-
cale suddivisa in altre appendici e formata dall' allontoide
e dal chorion, confusi insieme. Emerge da cio che ogni
villosita si trova composta di due guaine , Tuna esterna
non vascolare appartenente alP allontoide , Taltra al chorion.
Cio essendo, si comprende facilmente, come i vasi ombe-
licali possano giungere sino alle estremita delle villosita,
giacclie questi stessi vasi erano anterlormente ramilicati
nelle pareti dell' una delle membrane. "
II signor Coste aveva gia presentato all' Istituto le sue
curiose indagini sull' enibriologia , dalle quali risulta che
que'corpicciuoll particolari conosciuti sotto il nome di corpi
di Ofhir, non sono gia come il si crede geaeralmente or-
gan! transitorj analoghi alia glandola timo, ma die essi
persistono onde costituire nel progresso della gestazione
r apparato testicolare. II Coste tenne dietro con diligenza
al successivo svilnppo di questi corpicciuoli dal momento
in cui si rendono apparent!, verso il principio cioe della
gestazione fino alia perfetta formazione ovoidale staljile.
Egli e in oltre d' opinione che lo stesso fenomeno abbia
luogo nella femmina riguardo alia formazione delle ovaje.
ZOOLOGIA.
Nuovo Leone.
Un leone di tal razza che va naturalmente in molta
parte spoglia di quella giubba che e 1' onore " del blondo
imperator della foresta " e descritto e con belllssima im-
maglne rappresentato nella parte seconda del volume pri-
mo delle Transazioni della Socleta zoologica di Londra (*).
(*) Opera impovtantlssima per le ccse contenute, magnifica pel
pregio deir edizione e delle tavole, della quale »ono tinora pub-
blicate tre parti del vol, I (l833-i835).
l66 V A R I E T a'.
Autore della descrizions e il signer Walter Smee capitano
deir esercito di Bombay, che undici ne nccise, e le pelli
di otto reco dall' India in Inghilterra , una delle quali di
rnaschio ed uaa di fenunina presento alia societa suddetta.
Parlano antichi scrittori di una specie di leone diversa da
quella del comuae d'Africa^ Olivier nel suo viaggio discorre
apertamente di lioni senza glubba da lui veduti a Bagdad,
lioni, come gli fu detto, indigeni dell'Arabia e della Persia;
nondimeno queste notizie non furono reputate abbastanza
sicnre percbe nei libri di storia naturale fosse ammesso
come specie, od almeno come varieta il leone sfornito di
giubba. Ma ora ogni dubbio e tolto mediante la relazione
del capitano Smee , e il nuovo leone dalla patria e dai
suoi principali distintivi viene qualificato: Felis Leo Goojra-
tensis - Juba maris cervicali hrevi crecta, ventre ejubato; caudcz
flocco maximo. — Quindi appare che ua tal lione non e pro-
priamente privo di giubba , ma ridotto ad averla molto
minore della consueta; essa non e menomamente pendente,
e si conforma per molti rispetti a quella del leopardo
giubbato o cheetah. Le difFerenze notate tra questo leone
e quello di Barberia non sono pero da tanto che dieno
iTiotivo a risguardare il primo qual nuova specie, ma solo
qual varieta del secondo.
I lioni di cui si tratta abitano varle parti del Guzerat
provincia dell'Indostan^ e il capitano Smee ne fece caccia
nelle adiacenze del Sombermuttee presso Ahmedabad. Sonvi
numerosi, sicche bastogli un soggiorno di circa un mese
per ucciderne undici. Riescono infesti al bestiame, ma
non cousta che assalgano T uorao. Colpiti dalla palla di-
mostrano molta audacia, componendosi come per far re-
sistenza, e ritirandosi a rilento e biecamente : in vece la
tigre in simill conglunture salta e ringhia.
ERRATA-CORRIGE.
Tom. 81." pag. 22.8 Un. 3o Macedoni leggi Perslaai.
H. GlRONI, F. CARLINI, I. FUMAGALLI € G. BbVGNATELLI,
direttori ed editori.
Pubblicato il di 22 giugno i836.
167
stratto delle osservazioni meteorologlche fatte alia nuova tone astronomica
dell' I. R- Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3^62 {inetri 26,54)
suir orto botanico . e di tese 75.48 {metri 147,11) sid livello del mare.
APRILE i856.
BARO METRO
Direzione del vento.
ridotto alia temperalura + 10° R.
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Nuv. pioggia.
Pioggia.
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+ 9^9 + 9,1
+ 8,5
+ 8-3
+ 8,8
+ 10,0
Nuv. pioggia.
Pioggia.
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+ 17,6
+10,9 + 8,9
+ 8,.-.
+ 8,2
+ 8,b
+ 9,2
Nuv. piogg.
Tuo. grand, piog.
Altezza massima tlcl lermometro + ij",'!!
n m
njdia + 2 ,02
pri;.-. . + n .01
Quantila della pioggia in tulto il mese linee 46,64.
169
BIBLIOTECA ITALIANA
eiUbaaaio /100b.
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Le Antichitd della Sicilia esposte ed illustrate per Do-
menico Lo Faso Pietrasanta, duca di Serradi-
falco, socio di varie Accademie. Vol. I. — Palermo,
1834 (i836), tipografia del Qiornale letterario, gr. in
fogl. , di pag. VII e 144, con 16 tavole, fr. 35.
N,
Antichitd di Egesta.
I el t. 75.°, pag. 3, facendoci a discorrere sul secondo
volume di quest' opera veramente ma2;nifica premesso
abhiamo im cenno sui motivi pe' quali il prime ap-
parire non poteva si presto alia luce , e ragionando
sulle Rovine di Selinunte in esso descritte, retribuito
abbiamo delle ben dovute lodi il dottissimo autore.
Compiutisi finalmente gli scavi di Egesta, dai quali
r opera avere dovea principio , il sig. Duca ci pre-
senta le reliquie di quella citta , un di' tra le piu
cospicue di Sicilia , accuratamente espresse , alcune in
litografia, altre a bi\lino, e tutte col fiore della piu
bella evudizione illustiate.
II volume comincia da una generale Introduzione
air opera tutta. In essa V autore viene rammentando
come i Greci ne' loro piii bei tempi sovra le altre
nazioni rifulgessero specialmente in ogni genere di
Bibl Ital T. LXXXII. 12
170 IK ANTICHITA DELLA 8IC1LIA.
lettere e d' arti belle ; e come poi i Romani , benchc
vincitoi'i, prendessero i soggiogati Greci a maestri
in ogni liberale ed utile disci plina. Delia quale su-
periorita della Grecia sussistono tuttora avanzi di
opere stupende. Se non che mentre la statuaria per
non breve eta venne anche in Koma riliorendo, mo-
dellata sui celebri monumenii del secolo pericleo,
Farchitettura decadde quivi progressivamente dalla
greca grandiosa semplicita , piegando al genio lus-
gureggiante dei conquistatori. AUora formossi nelf arte
del fabbricare una nuova maniera, la quale comeche
qualche tipo conservasse delf ellenica , tuttavia ro-
mana piu rettamente che greca dovrebbesi appellarc.
Ad essa conformossi ne'suoi precetti Vitruvio, T unico
antico scrittore, i cui libri arcliitettonici siano fino
a noi pervenuti, e ad essa al risorgere dell' arte con-
formaronsi pure i Sanmicheli, i Sansovini, i Palladj
e gli altri insigrii maestri, die nei secoli t5.° e 16.°
fiorirono. Finalmente nel 18." surse una novella au-
rora , in cui merce di valentissimi uomini e di gran-
diosi intraprendimenti , ridonati fiirono alia luce i
Propilei, il Partenone, il tempio di Teseo e gli altri
piu insigni attici nionumenti. AUora videsi ben tosto
di quanto 1' architettura e la statuaria de" Greci le
opere superassero degli architetti e degli scultori
romani. Risvegliatosi in tal modo 1* arclore per lo
studio dell arte greca ingenua e pura , ando esso vie
piu nelle successive epoche avvivandosi. Non di meno
sembrava che riserbato fosse ai soli intraprendenti e
dotti oltramontani laffrontare pericoli e disagi, onde
trarre dalF obblio tanti preziosi monumenti , quando
gritaliani ancora si scossero, e le orme battendo dei
loro ilhistri maggiori del secolo i5.° da questa clas-
sica terra raccolsero tesori in ogni genere d'antichita
e d'arti belle. Sursero cosi il Museo Pio-Clementino,
FErcolanese, il Borbonico, il Parmense, e non ha
guari quello del Principe di Canino, e tante altre
formaronsi splendide coUezioni , che vanno tuttodi
arricchendosi , merce degli studj e delle indagini della
benemerita Societa archeologica di Roma.
LE ANTICHITA DELL A. SICILIA. I- I
Spinto il sig. duca di Serraditlilco da si nobili esem-
pi , ma pill ancora dair amor suo per le arti belle e
dalla carita del patrio suolo, si accinse a pubblicare
i moniuiienti della Sicilia. Bello , lodevolissimo divi-
samento! Perciocche tali monamenti e non sono se-
condi a quelli di alcun altro classico paese, e novella
luce spargono sulla storia dell' arte : per 1 antichita
loro poi e per le loro bellezze gareggiano co' piu
rinomati della Grecia stcssa , siccome veduto abbiamo
del primo volume di quest' opera favellando. E di
fatto per una singolare combinazione di avvenimenti,
le arti ebbero si nella Grecia come nella Sicilia co-
minciamcnto da Dedalo ; perfezionaronsi in Grecia
dopo la battaglia di Salamina, sotto il governo di
Pericle, ed in Sicilia dopo la vittoria d'Imera sotto
i regni di Gelone, di Jeronc e di Gerone primo, e piu
tardi, siccome cola a' tempi di Alessandro e de' To-
lomei d" Alessandria, cjnivi ancora, regnando il se-
condo Gerone. Se non che gli avanzi de" siculi mo-
numenti vantare possono a buon diritto una tal quale
preminenza per la verginita ( ci si permetta questa
espressione ) coUa quale sino a noi pervennero. non
mai da mano straniera profanati ; laddove quei della
Grecia per la protezione stessa dei romani impera-
tori f'urono restaurati , e non di rado mescliiuamente
contraffatti.
Tuttavolta I'autore ci rammenta che altri scrittori
r lianno in queste indagini preceduto. Ma alcuni di
essi vivcino in tempi, ne' quali la critica latti non
avea que' progressi che fece a' di nostri ; altri appa-
garonsi di particolari e semplici descrizioni: oltre di
che non poclii de monumenti ch' ei prende ad illu-
strare sono di recente scoperta , e quindi totalmente
nuova riuscirne dee la loro pubblicazione. Alieno poi
dair arrogarsi il vanto d' avere pienamente raggiunto
lo scopo a cui con tutte le sue forze tendcva, cosi
conchiude: « Paghi solo d'aver nuovamente ricor-
» dato Id gloria e lo splendor e del suolo natio, pre-
» ghiamo i dotti che, ove ci vedano trasviati, usino
17a LE ANTICHITa' BELLA 5ICILIA.
» con noi quel si gentile cletto di Ennio, ecc. : Ei —
» ranti comiter monstrat viain. » Necessario ci parve
il premetteie questi ceiini , perclie meglio apparis-
sero e la preziosita de' siciliani moniimenti, e Fira-
portanza delF opera e lo scopo del cliiarissimo autore.
Gli avanzi delle antichita , di qualsivoglia gcnere
essi siano, appartengono alia storia, della quale sono
anzi i piu sicuri ed i piu autentici docunienti. Per-
ciocche tia essi e la storia mantiensi una vicendevole
connessione; e mentre gli uni servono di luce o di
conferma all'altra, questa determina o cliiarisce I'epoca
di quelli , i fondatori loro e le vicende cui anda-
rono soggetti. Per tali ragioni I'egregio autore innanzi
di passare alia spiegazione de' ruderi clie formano il
soggetto della sua opera, premette alcuni cenni sugli
anticlii fatti clie la Sicilia tutta risguardano. 1 quali
cenni esposti sono in modo che si pel mctodo come
per la dottrina di cui vanno perpetuamente illustrati ,
ci presentano di quell' isola, un tempo si famosa,
una concisa, ma autorevole storia, da' piu remoti
tempi sino all'epoca, nella quale divenne serva della
I'epubblica roniana , verso 1' anno 2 1 o innanzi 1' era
volgare. Ad essi fanno bellissimo ed utile corredo la
Carta topogratica delF antica Sicilia, nitidaniente in-
cisa , ed il cpiadro comparativo de' nomi anticiii e
moderni della citta , de' fiumi e dei monti dell isola
stessa: cjuadro opportunissimo, sul cui esempio bra-
meremmo di vederne premessi od aggiunti di si-
mile natura a tutte le opere che 1' antica storia ri-
sgnardano.
Alia generale Storia dell' isola sticcedono alcuni par-
ticolari cenni intorno ad Egesta. Si dimostra che le
origini di questa citta , siccome di tante altre delle
pill antiche, nascondonsi nel bujo dei tempi e sotto
il velo delle favole. Pero vuolsi che Egesto nato in
Sicilia da esuli parenti ti'ojani stato ne sia il fonda-
tore, in cio sussidiato dal profugo iigliuolo d'Anrhise:
nella qiiale opinione concordano Cicerone , Livio ,
Festo , virgilio e Dionigi cV Alicarnasso. Questa citta
LE antichita' della sigilia. 1^3
teggevasi in prima a rejnibblica: divenne florida ben
tosto e potentissima ; sanguinose guerre sostcnne cou-
tro dclla vioina cd emula Seliiiunte ; trionfo di Do-
neo, ligliuolo del re di Sparta Anassandrine, e coni-
batte vittoriosamente contro di Gelone, tiranno di Si-
racusa , e contro de' Lilibei. M<\ poscia viiita dai
Selinuntini ebbe ricorso agli Ateniesi. Questi spedi-
ronle iin esercito condotto da Nicia , il cpiale la di-
fese e ne accrebbe il territorio. Cio avvenne verso
Tolimpiade XCI. Rivoltesi poi alia peggio le cose
de2,li Ateniesi, temevano e;fi E2;estani la comune ven-
detta degli altri popoli della Sicilia , a' qnali stati
erano cagione di gravissinie sciagure. Chiesero quindi
il soccorso de' Cartaginesi, clie gia agognando alia
coiK[uista deir isola discesero con formidabile esercito
sulle spiagge del Lilibeo e distrussero Selinunte. Egesta
niantennesi per molti anni fedele a Cartagine, come-
che col pei'dere delFindipendenza perdnto pur avesse
r antico suo splendore. Dopo varie vicende or pro-
spere, or infelici ribellossi agli Africani che ne fecero
crndelissima vendetta. Riavutasi si die spontaneaniente
ai Roniani, die con benevolenza riguardandola per
la comune origine da Enea , 1 annoverarono fra le
cinque primarie citta dell' isola libere ed immuni.
In tale condizione continuo per alcuni secoli anche
deir era cristiana. Incerta pero e Y epoca della sua
totale distruzione. Tuttavia puo alTermarsi che ancor
sussistesse nel quarto secolo dell' era anzidetta e die
sia del tiitto sparita nell' undecimo. Certo e che piu
non sussistcva a' tempi de Normanni. IMa gli avanzi
de" suoi monumenti ne attestano tuttora Tantica pos-
sanza e grandezza.
L' autore lia in due parti divise le indagini sue.
La prima e la parte storica , della quale dato abbiamo
il sunto. La seconda contiene la dcscrizione dei mo-
numenti. Questa ci otTre primierameiite la corografia
della citta pofeta sul dorso del monte Barbara o Var-
varo, le cui falde bagnate sono dal fiume di San
Bartolomeo , Y antico Crimiso , due de' cui rami , i
J 74 IE antichita' della sioilia.
moderni Gaggera e Freddo, avuto aveano da Enea i
nomi di Scaniandro e Simoenta. Qiiivi il paese pre-
sentasi come in amena prospettiva cui ianno va^^lus-
sima corona le alte cinie dei monti e ridente pro-
spetto aggiungono le sottoposte campagne e la veduta
del golfo di Castellamare. Sulla piu dolce dfclivita
del monte osservansi le vestigia delle anticliissime
mura clie sorgevano a difesa della citta: alia distanza
di circa due miglia dal monte al nord-est sussistoiio
tuttora le acque termali Segestane, ora Fiiicie, cele-
brate dagli antichi scrittori e specialmente dal siculo
Diodoro.
I monumenti d' Egesta consistono negli avanzi di
un tempio e d' un tcatro. Poco noi ci solTermeremo
nella loro descrizione, giacche a darne una chiara
ed ampia idea d' uopo sarebbe sottoporre all' occliio
dei leggitori le tavole di cui sono corredate. II lem-
pio e dorico, di mole grandiosa , e del genere di
quell i che dai Greci nomavansi exastllo periptero.
Trentasei colonne senza scanalatu'a, del diametro di
palmi 7, 3. 9, e dell altezza di circa cinque dianietri,
compreso il capitello , ne forniano il pcristilio Esse
sorgono sur un basamento diviso in quattro scaglioni,
de" quali 1' inferiore e meno clevato dcgli al.ri , ed
il superiore non mostrasi condotto a termine che
verso il settentrione. Due frontoni poco elevati danno
al tempio robusta e grave apparenza. Tuttavolta questo
monumento non fu mai condotto a termine : circo-
stanza che venne per la prima volta dal celebre
Denon avvertita. C16 da varj argomenti risnlia, tra
i quali sono particolarmente da notarsi la mane anza
ed il nessun vestigio della brise su cui sorgere dovea
la cella, parte essenzialissima dtU'edificio; una specie
di rivestimento sporgente intorno alle colonne, il
quale nella sua ruvida ed inuguale superficic lasrio
desiderare il perfetto ed ultimo lavoro dello scal-
pello; il non vedervisi traccia alcuna del sugrundio e
della tettoja, ossia della copertura dell'edificio. Ne sa-
prebbesi pure si facilmente additare a quale deita
LB ANTICHITa' DKLLA 8I01LIA. I t5
dedicate fosse il teinpio, trovata non essendosene epi-
grafe alciina, ne chiara menzione f'acendone gli antichi
scrittori. Qiiauto allepoca della sua fondazione, questa
pel raiattere stesso semplice , maestoso e robusto
deir cdiHrio , S(Miibra doveisi stabilire no' piii avven-
turosi tempi dell" arte greca, e percio di molto an-
tciiore all' epoca de'Eoinani, ne' quali la dorica ar-
chitettura vesii tin diveiso carattere, e dalla primitiva
sua natura decadde. Sembra dunque appartenere ai
periodi della pin grande prosperita d'Egesta, prima
cioe < he al giogo de' Cartaginesi si sottomettesse ,
ossia innanzi agli aniii 418 delT era cristiana, alia
qual epora gli Egestani da crudeli disgrazie sopraf-
fiitti, e perduto d lor aiitico splendore , piu condurre
non potettero a termine il monumento.
Grandiosi sono non meno gli avanzi del teatro
egestano. Pero 1' autore determinare volendo innanzi
tutto r epoca in cui cpiel teatro fu innalzato, trattiensi
alquanto sulT origine dcgli spettacoli sccnici, sul luogo
ad essi destinato, e sulia differenza per la qnale i
teatri dei Greci da quelli de' Romani distinguevansi.
I teatri per tanto essendo nati dalle feste dionisiache,
clie celebravansi ne' campi all onibra di frondosi al-
beri donde il nome di anv^vri ( ombra , frnscato ) ,
ebbero sino dalla rustica loro origine la forma semi-
circolare. Perciocche gli spettatori dinanzi all'oggetto
della curiosita loro, qualunque esso siasi, raccogliersi
o disporsi sogliono naturalmeme in semicerchio, onde
I'uno non sia all' altro di ostacolo. Cio molto piA
succedere clovea anche in que' primi teatri . noa ad
altro dcstinati clie alia contemplazione de' soggetti
clie in essi rappresentavansi, siccome suona lo stesso
greco vocabolo '^earpov. Pero 1' incavata declivita
di un vallone circolare di sua natura ofleri probabil-
menre a que' primi spettacoli campcstri opportunis-
simo luogo. Tale forma, siccome la piu convenevole>
venne pure conservata dopo clie i teatri introdotti
furono nelle citta , ove da principio costruironsi di le-
gno, poscia di pietra. Che anzi i Greci continuarono
176 LE antichita' DELLA SICILIA.
anclie nelle citta , e co' teatri stessi i piu solid! ,
I'antico uso d'elevarli sul pendio d''una rupe o d'un
colle. E di fatto ne' monumenti clie della Grecia
tuttora sussistono , se pure si eccettuino i soli di
Mantinea e di Rlegalopoli , non tiovasi alcun altro
esempio di teatro clie in tale mode non appoggi il
luogo degli spettatori ed i sedili , e che sia intera-
mente isolate o da mura sostenuto (i). Questa e dun-
que una delle differenze clie incontransi tra i teatri
de' Greci e quelli de'Komani; pero non si costante-
niente , che avere debbasi come unica norma. I teatri
de' Greci erano altresi coUocati sempre in modo che
dal lato in ciii sorgeva la scena ricreare si potesse
r occhio dello spettatore con campestre bellissima
veduta ; circostanza che da' Romani trascuravasi , va-
ghi soltanto della salubrita dell' aria. I Romani in
oltre corredare solevano i lore teatri d' un magnitico
portico superiore ; cio clie in quelli de' Greci non
niai si ravvisa , dovendosi considerare come un po-
steriore ag2;iugnimento de' Pvomani il portico di cui
in alcuni osservansi le vestigia. Ma tre altre nota-
bili differenze incontravansi tra gli uni e gli altri
neir interna loro disposizione. E primieramente 1' or-
chestra presso i Greci serviva alle danze , siccome
snoiia il vocabolo stesso derivante da op'^eoxai (sal-
tare, ballare) occupando parte dell' area su cui av-
veniva lo spettacolo , e quincli era assai piu vasta di
cpiella de' Romani, scmplicemente destinata pei se-
natori e per altre distinte persone. In secondo luogo
il proscenio era presso i Romani men alto di quello
de' Greci , onde agevolare 1' aspetto dello spettacolo
a quei che iielF orchestra sedevano; percio i primi
farlo solevano di dieci piedi d' altezza , solo di cin-
que i secondi : 3.° il proscenio de' Romani destinato
essendo non alia sola rappresentazione del dramma ,
ma ancora alia danza, essere dovea necessariamente
piu esteso. Veggasi Vitruvio , lib. v, c. 6.
(i) Leake ^ Journal of a Tour in Asia minor.
LE AyrlOHITA' DELLA SICILIA. 1 77
Premcsse le qiiai' cose , 1" autore osserva che negli
avanzi del monuniento egestano tutte riscontransi le
anzidette condizioni per le quali il teatro de' Greci
da quello de" Romani distinguevasi. La sua pianta
per tanto , 1' altezza del proscenio , 1' esposizione sua
in modo che il lato della scena scorgere lasci va-
ghissima prospettiva , l" addossamento suo alia rupe
in cui sussistono tuttora alcuni scdili o scaglioni , la
mancanza del portico superiore, ecc. sono ciicostanze
si fatte die non lasciano alcun dubbio essere desso di
greca costruzioiie e doversene riferire Fedificio ad
un' epoca anteriore al dominio de' Romani , ed anche
air anno 409 prima dell' era cristiana , innanzi cioe
che Egesta cadesse sotto il servaggio de' Cartaginesi.
Gli avanzi pero della scena presentano u^n gusto od
un carattere romano: vedesi ch' essa stata era alzata
dalle fondamenta con solida costruzione, sebbene non
condotta a compimento. Dal che e d' uopo concludere
che venuti gli Egestani in migliore fortuna pel fa-
vore di cui godevano presso il Senato di Roma, fatti
siansi a restaurare questa parte del loro teatro , ma
che poi per circostanze a noi ignote potuto non ab-
biano a terniine condurla.
G.
h
17^
Lettere del conte Carlo Vidua, pubhlicate da Cesare
Balbo. Torino^ 1884 , prcsso Giuseppe Poniba.
Tomi 3 iu 8.° di pag. Lii , 3i5, 5oi e 489, con
3 carte geografiche in foglio grande aperto ed una
in mezzo foglio. Lir. 24 italiane complessivamente.
In Milano si vendono da Antonio Fortunato Stella e
figli e dni Classici italiani , contrada di S. Marghe-
rita , e da altri prinriptdi librai. Secondo ed ultimo
estratto. Vedi Bibltoteca italiana tamo 77-°5/>«g' 233.
N.
I el secontlo volume il quale compi'ende il 2° ed
il 3.° libro e inserito il carteggio tenuto dal giovane
viaggiatore co' suoi parent! ed amici dal 26 maggio
J 81 8 sino al 12 agosto 182!, i quali egli va intrat-
tenendo con la nairazione de' viags;! e deJle gite da
lui fatti in Francia , Inghil terra , Danimarca , Svezia,
Russia, Turchia d'Europa e di Asia, e nelfEgitto.
Si trovano nel 3.° libro lettere famigliari scritte dal
26 settembre 18^1 al i5 dicembre 1624, vale a dire
dopo il ritorno del Vidua in patria, e per tutto il
tempo deir uliima fermata che vi fece.
Varie delle lettere di questo secondo volume sono
piacevolissime per alcune descrizioni: ma anrhe in
esse, siccome nelle precedenti , dclle quali abbiamo
ragionato , si desidera troppo spcsso maggior cliia-
rezza di costrutti , e correzione di lingua e di stile;
veggendosi a quando a quando modi del dire di pretto
dialetto piemontese , non bene, per cosi esprimerci,
italianati (*) : e dobbiamo confessare che , se fosse
oggidi minore fra noi lo studio della lingua italiana,
sarebbe a dolere vie maggiormente che si fossero tutte
(*) Notiaino qui per solo avvertimento i seguenti ; sorvegliai'e,
manovraj-e , rinaettere la Icttera a un bastiruento , ruisimo , feci-
mo , ebbimo , stabilirsi in un liiogo , casa bene niontata , mi
lugingo , prevenire per annunziare , ecc.
LETTERE DEL CONTE CARLO YIDUA. 17^
pu])blicate simili Icttere ; le quali venendo alle inani
della gloventu avitla di diletto e di passatcmpo , po-
trebbcro esseie ravvisate da moiti come un cattivo
modello vrimitazione. Di die per altro tolga il Cielo
die si vof lia da iioi accagionare il conte Vidua , al
quale foise non cadde mai in pcnsiero sciivendo cor-
rcntemente come gli veniva dalla penna a parcnti e
famigliari , die queste sue corrispondenze sarebljero
fatte dopo la sua morte di pubblica ragione. Ala si
veramente dobhiamo soggiungei'e die non solo dalle
lettere descritiive , ma eziandio dalle famigliari ed
amiclievoli , per la vivacita ed il brio die in tutte
traluce, sarebbe derivato maggior piacere e profitto,
se il giovane viaggiatore il quale voile far troppo
presto una intemperata dovizia di niolte svariate
cognizioni , avesse atteso pacatamente e con qualche
cura ad apparare le regole del bene e corretto scri-
vere , la pura linj^ua d' Italia.
Sarebbe pure stato opportuno divisamento die nei
varj luoglii ove il viaggiatore parla di lapidi e di
iscrizioni da lui in tutto od in parte ricopiate , si
fossero queste descritte nel corpo delle stesse lettere,
ovvero trascritte per cura deU'editore in pie di pa-
gina , s' egli e vero, come pare, die questi preziosi
documenti e ricordi furono dopo la morte dell" in-
trepid© cavaliere consegnati da S. E. il conte Vidua
di lui padre alio stesso editore signor conte Cesare
Balbo.
Dobbiamo ancora far osscrvare , die le lettere di
viaggi dovendo servire altrui d" istruzione , egli era
inutile, per non dire soverchio, il pubblicare quelle
die volgono intorno a fatti od intercssi di famialia ,
le quali non possono avcre alcuna importanza prtsso
Tuniveisale de' leggitori , tanto piii se difcttino del
pregio d" una buona clocnzione ; finalmente trovandosi
spesso le stesse , stessissime narrazioni ripetute in
piu lettere ora francesi ora italiane , sebbene indiritte
a diverse persone , ne pare die la convenienza di
scemarne il numero non dovesse sfuggire all' accu-
rato editore.
l80 LETTfiRE DEL CONTK CARLO VIDUA.
Fatta cosi la parte della censura pel secondo vo-«
lume , direrao ad omaggio della verita che fra le
descrizioni , le quali maggiormente devono recar pia-
cere , e la seguente clie tornera caro a' iiostri lettori
di veder qui riferita , e riguarda i Calniucchi , scritta
a S. E. il coiite Vidua a di ii giugno 1819.
" In questo gionio per la prima volta posi piede in
Asia, passando questo largo e maestoso Don, e le molte
sue inondazlonl e canali , per andare nello step a cercare
i Calmucchi. Aveva meco un ufficiale nelle truppe Cosacclie
che era egli stesso Calmucco , e mi era stato dato per*
guida dal general Karpof. Passai prima a Manitsch stanitza
de' Cosacchi in riva al fiume dello stesso nome , poscia ad
Aoul Tatarski , villaggio de' Tartari Nos:ais. Una bella prin-
cipessa Georgiana moglie del principe Tartaro mi ricevette
nel suo palazzo a capanna , e contro 1' use della sua na-
zione , si lascio vedere senza velo. Mi vi fermai un' ora
facendo molte interrogazioni ad vin de' loro vecchi, da cui
mi parve , che questi Tartari si ricordano sempre coa
desiderio de' tempi passati , in cui vivevano sotto il domi-
iiio Turco. — I Tartari Nogais sono diversi da' Tartari di
■Crimea, ed erano piuttosto popoli pastori i ma or sono
state loro assegnate delle terre.
» Continual la mia strada sempre in mezzo a step privi
alFatto d'alberi e di abitazionl, ma ricclii di folta e bel-
lissima erba. Intanto rufiiciale Calmucco s' incammino avanti
per giungere innanzi me al campo , onde , quando ne fui
jioco distante , mi venne incontro il capo de'' Calmucchi con
alcuni de' suoi , clie a poco a poco crebliero in tal nu-
mero da foriuare una gran cavalcata. — Le loro tende
piantate senz' ordine nello step , numerosi armenti qua e
la dispersi , i jcavalli misti a' buoi , le pecore a'cammelli .
i Calmucchi galoppando colla velocita di un fulmine , le
loro donne attese a'lavori domestici, od assise all' orieutale
e circondate da ragazzi seminudi f, tutto questo insieme
formava un singolarissimo spettacolo , a cui s' aggiungeva
il suono di barbari stromenti , e il canto discorde de'preti,
i quali vestiti in abito sacro facevano una processione
appunto nel moiuento del mio arrivo. — La mia prima
dimora fu nella tenda del gran sacerdote \ ma di li a poco
giunse un cammeilo , che portava la tenda per me desti-
LETTFRE DEL CONTE CARLO MDl'A. 18 1
nata. Poiclie quella povcra liestia si fa inginocchiata, i
Calmucchi le tolsero il carico , ed ia un attimo piantarono
la teiida , la ricopersero e la mobiliaroao. Che dilVerenza
dalle capanne de' Lapponi ! lo passerei volontieri V estate
sotto una teiula de' Calmucchi. Ne ho preso le dimensioni
e un abbozzo di disogno. — Dopo aver pensato al mio
alloggio, i Calmucchi attesero alia mia cena. Cominciarono
a presentare a me ed al gran sacerdote , ch' era venuto
a restituiruii la visita, dell' acquavite fatta col latte di ca-
valla iiiacidito , bevanda disgustosissinia , di cui presi un
sorso per uiostrar di gradirla. Poscla condussero alia porta
della mia tenda un agnello , e m' inviunrono ad audarlo a
scaunare io stesso. Nella lore opinione e la piu gran ci-
vilta che si possa fare air ospite , come da noi sarebbe
dar il primo luogo alia tavola. Io me ne difesi come potei
senza volerli disgnstare, ma scusandomi suUa mia inespe-
rienza nell" arte di beccajo , e delegai quest' onore ad uno
di loro- che poiche u' ebl)e fatto arrostire una parte, venne
ad appender il resto nella mia tenda, e bisogno impiegare
altre scuse per llbcrarmi dalla persecuzione di queir agnello.
» L'indomani I a giugno alia mattiua mi diedero il diver-
timento AeW argaa , o sla delta caccia del cavallo selvatico.
Montai a cavallo coll" ulTiciale guida , il capo , lo stato
maggiore de" Calmucchi , un Cosacco ed alcuni Tartari. Dopo
aver percorso alcuni quartieri del campo , venne a passar
dinanzi noi tutto 1' armento o sia tre mila cavalli sciolti ,
indi comincio la caccia. Alcuni Calmucchi corsero al gran
galoppo in mezzo a qucirarmento. Mentre i cavalli spa-
ventati si sbandavano da ogni parte, i Calmucchi ne pren-
devano di mirauno, che fosse aftatto selvatico, cercavano
ad isolarlo drrgli altri, e quando ci aveano riuscito , allora
gli geitavano con somma agilita una corda clie gli allac-
ciasse uno e poi un altro piedc , tanto che se gli potes-
sero avvicinare. Poiche al line con gran fatica lo aveano
ridotto a subire il freno , uno di questi Calinucclii gli saliva
sopra , mentre gli altri gli scioglievano tutti i lacci. Ren-
duto il cavallo a se stesso , bello era il vedere la strana
lotta che ne seguiva , ma ne i salii ili montone , ne il
rizzarsi , ne alcuno sforzo di quegl' indomiti destrieri mai
non riuscivano a sbalzare il cavalicro ; e benche fin a
quattro volte si replicasse il giuoco , furoao scmpre vinti
i cavalli e vincitori i Calmucchi.
I&a LETTER E DEL CONTE CAIILO VIDUA.
» Dopo pranzo ebbi ua altro divertimento, e fu il ballo.
Quaranta o clnqunnta dame Calmucche vetmero a sedersi
sulle loro giiiocchia a sinistra della mia tenda , ed aliret-
tanti giovani alia destra.
» Una donna tenendo una specie di piccola e discorde
cTiitarra sonava un'aria nel tempo delle Monferriae. Non
ballano insieme uomini e donne , ma comincia , per esem-
pio, nn uomo , e dopo aver danzato per quattro o cinque
minnti , va a dar un leggier colpo snila spalla ad una doa-
na. Allora questa e oljbligata a prender il luogo suo ; e
quando ha finite sceglie colla inedesiina cerimoiiia un bal-
lerino a suo piacimento. Cosi si vanno alternando, e si
prolunga la danza , la quale ha molta somiglianza colla
Russa ( non la vcdse detta la Russa ^ ma la danza propria
de' Russi ).
»> Quel giorno che vissi coi Calmucchi cadeva una gran
festa , e ne profittai per assistere alle processioni delle
loro donne cantando inni , e girando per il campo e iii-
torno alia cliiesa. Sono divise in varj cori : le zitelle , le
niaritate e le vedove. — Scetti anche lungo tempo in
chiesa per sentire i dissonanti cantici, clie Iio posto in
niusica , ed osservare i riti de' loro preti , i quali , e spe-
cialmente il veccliio gran sacerdote , mi pareano molto
annojati della mia divozione. Frutto di queste visite fu di
vedere al fine i loro libri , e di scoprire i loro idoli , che
stavano sopi'a un altare mezzo nascosti , e sono molto
simili a' nosiri burattini. Ne li avrei potuto vedere se noa
fossi capitato in queste solennita, giacche per tutto il re-
sto delTanno i preti li ritirano , e per quanto mi fu detto,
li seppelliscono fin all' anno venture. — II rimanente del
giorno fu da me impiegato a far interrogazioni , ed a pren-
der note sopi-a i loro usi ed i loro costumi. INIa per quanto
cortesi si mosirassero meco , mai non li potei rldurre a
volermi vendere alcuno de' loro manoscritti, ne alcune delle
cose loro, che avrei desiderato di portar meco in Italia. >f
Merita pure d'essere avvertita la belJa descrizione
del viaggio flitto dal Vidua al moiite Olimpo, la quale
trovasi in una letteia scritta essa pure a suo padre
a di 7 ottobre 1819.
'< Destinammo questa giornata per salire sul monte Olimpo.
Dopo 5 o 6 ore di coiuinua salita fra boschi di castagni.
LETTERE DEi CONTE CARLO VIDUA. 1 83
€ pol , dove il castagno non puo piu reggere , per boschi
di pini , giuiigemriio ad un pluieau altissimo , fin dove soa
soliti arrivare tiuti i viaggiatori Ma la nostra idea era di
veder Giove con tntta la sua cone suUa sommita del-
r Oliuipo , onde contiiiuammo a camminare finche il po-
stigiione ci disse die non voleva pabsare piu oltre , e che
nissnn viaggiatore andavn piu in la. Questa era una ragione
iippunto per andare innanzi e non per tornare addietro.
II niio compagno di viaggio il quale, benclie nfficiale Prus-
siano , lia le nianiere jjiii dolci che una damigella Inglese,
si lasr.iava quasi indarre da colui a tornare indietro ^ ma
io gli feci dire clie assolutaniente il suo dovere era di
seguitarci , e non di volerci comandare. Sicche per allora
tacque , ma dopo una mezz' ora ricomincio a rihellarsi e
a protestare, die non si poteva salire piu alto. Allora io
gli feci dire, die s' egli non poteva, restasse indietro, e
che saremmo andati soli noi. E cosi facenimo , findie i
cavalli veramente non potevano piu salire, se non con
grandissima difficolta. Li lasciaiiimo a Leonardo, e salendo
ancora per piu d' un' ora a piedl giungemnio alfine sulla
cima pill alta, ove in vece di Giove e degli altri Dei,
trovamrao la neve ed il ghiaccio. Ma le nostre fatidie
fnrono compensate da un aspetto de' piu grandiosi die
veder si possano. II piano di Brussa , il lago di Lopadium
o d'ApoHonia, i due golfi di Modania e di Nicomedia , da
lontano Costantinopoli ed il mar di IMarmara , a mezzodi
le montagne deli'Asia Minore formano un quadro niagni-
fico pieno di varieta e di bellezza. l\Ia e un quadro veduto
da pochi , menire stamane ancora il signor Pisani primo
dragomanno d" Inghilterra , che conosce tutti gl"Inglesi viag-
giatori che passano di qui, mi ha assicuralo , die o nes-
suno , o quasi nessuno e salito sulT ultima cima. »
Interessanti pure sono le lettere cli' esL\i scrisse da
Atenc, e singol:irmente da Sniirne : le irruzioni po-
polari de'Greci, le varie fazioni accanite e terribili,
i gravi pericoli qua e la atVrontati d;iir imperterrito
viaggiatore , tutto cio sara letto con particolare im-
pcgno e curiosita.
Assai piu de' due precedenti alletta il terzo volume
per le molte curiosita e per isvariate , peregrine ed
184 LETTERE DEL GONTE CARLO VIDUA.
istruttive notizie {*). Si comprendono in esso i libri
IV e V. Nel IV si trovano le relazioni del secondo
viaggio , cioe di quello intrapreso dal Vidua ncll' Ame-
rica settentrionale ; e cominciano da una letteia del
5 gennajo 1825 scritta in Nizza e diretta a S. E. il
conte suo padre , e finiscono con altra del 29 maggio
1827, indirizzata da Bordeaux al niarcliese Roberto
d'Azeglio. 11 libro V contiene le descrizioni del terzo
ed ultimo viaggio , cioe di quello fatto nelle Indie
oriental!, nella Cina e nelFOceanica, ed e continuato
argomento al carteggio tenuto dal 14 dicembre 1827,
sino al fine di dicembre io3o. ^
Seguono a questi libri i document! suUa morte im-
matura del viaggiatore gia da noi riferita nel primo
articolo , e sono : i.° una lettera del signer Pieter-
niaat, residente di Menado diretta da Batavia il 12
Inglio 1 832 al signer Van Olpen , segretario generale
del Governo generale delle Indie olandesi ; 2.° un' altra
lettera del 21 detto Inglio scritta da Batavia alio
stesso signer Van Olpen dal signer Van Dcr Vinne ,
residente di Batavia •, 3.° una lettera del signer El-
lingliuyzen , governatere delle Molucche , scritta in
Aniboina il 20 settembre stesso anno , e indiritta al
governatere generale delle Indie olandesi : nclle quali
tre lettere scritte tutte in francese si contensiono
o
particolarita interessanti interne alF ultima peregrina-
zione del conte Carlo Vidua e agli estremi termini
deir affaticata sua vita. Finalmente sette al numero
IV leggesi il pi-ocesso verbale accertante la ricogni-
zione e la partenza da Aniboina della speglia mertale
del Vidua, disteso quest' atto a di 26 settembre i832
anche in lingua francese.
E terminate il 3.° volume da un supplemento di
lettere anteriori clie deveno riferirsi alle gievanili
del primo volume : cinque delle quali scritte da Ca-
sale e da altri lueglii del Monferrate , e dirette al
(*) Sebbene stampato cou la data del i834 fu questo volume
ill iiu con r atlaute pubblicato golo iu quest' anno i>
In Amboina il Vidua vcnne alloggiato in casa del
geiitilisbinio signer Ellingliuyzen , governatorc dellc
I\lolucclie, la cui luoglie aniantigsin\a della masica
(lava spesso occasionc al viaggiatore cii sentire a suo-
nare tie' pezzi del Kossini. Proposto e conccrtato un
luiovo giro tra lo stesso governatorc ed il Vidua,
posero entramhi alia vela a di 2 maggio sul brig
coloniale il ScUa , e si coiidussero alle isole delle
Spezierie , cioe a Saparoiia, Russa , Lant e Banda-
JSibl. hill T. LXXXU. 14
aoa LLITERE DEL CONTE CAULO VIDUA.
Di questo giro che duio tutto il maggio bene cir-
costanziata ne c la descrizione indiritta dal Vidua a
suo padre con lettera del 21 giugno , nulla essendosi
omesso dal diligente narratore ne delle comitive , ne
de' balli , feste , ricevimenti e di ogni altra piu cu-
riosa particolarita.
Ora dovendo per ordine dello stesso governatore
lar vela per la Nuova Guinea il signer Bastiaanse
jier trasportarvi un cliirurgo ed alcuni soldati , ri-
cevette il Vidua I'invito di acconipagnarli e cosi fece.
Imbarcati peicio a di 22 giugno sur una goletta di
guerra cliiamata Vlris passarono tra I'isola di Bouro
e quella di Ceram ; e facendo un lungo giro costeg-
giando la costa nord di Ceram , e ]ioggiando al sud-
cst riconobbero finalmente V isola Fesalz sulla costa
della Nuova Guinea, e approdarono al di i.° luglio
in quella baja , lunga dieci miglia geografiche , ricca
di varie isolcttc , e circondata intieramente di monti
e di selve. Questa baja si chiama del Tritone , per-
che cosi aveva nome il bastimento clie primo venne
neir anno 1828 a fondarvi uno stabilimento olandese.
" I geografi nioderni , che hanno f.uto una quinta parte
del moncio col nome cF Oceania , della Naova Olanda , e
delle tante isole sparse nel Grande Oceano tra I'Asia e
TAmerica non concordaiio ancora suU'estensione di essa.
Alcuni vi comprendono tutto questo graiide arcipelago
Asiatico : le Molucclie , Celebes , Borneo , Giava e Sumatra.
Altri ritengono questo Arcipelago come annesso all'Asia.
Pero sulla Nuova Guinea non v' ha dift'erenza , ed e com-
presa nell" Oceania da tutti quelli che pongono una quinta
parte del mondo. Certo essa e uno de' piii rimoti , men
frequentati e piu selvaggi paesi del globe. »
Esscndo cosi reccntc questo stabilimento non e
finora stato indicate sovra alcuna carta , percio il
diligentissimo Vidua ne accerto la situazione a 3 gr.
42 min. di lat. sud , ed a gr. 184 min. 16 di long.
est di Greenwich. E qualora si volesse accennarc la
detta situazione sovra una carta francese, converrebbe
diminuire la difterenza tra il 'meridiano di GreenwicJi
LETTKRt- DEL COJiTi; CA.ULO ViDLA. UC^
e quello di Parigi. Fu dato a quel pacse il iionic di
Nuova Guinea da' p:iini scopvitori, perclic gFindigeni
chiamati Papoo lianno loio I'attezze simili ailatto agli
abitanti dell" aiitica Guinea ossia agli AlTricaiii.
Fatte varic cscursioni per terra c per mare non
sempre senza pericolo [)er I'crrante cavalierc , s' ini-
barcarono nuovamente i viaggiaiori sullVm e calarono
Pancora in Aniboiiia alle ire pomeridiane del di 14.
Nel dcscrivere qucsto viaggio esj)rinieva il Vidua
a suo padre il vivo desiderio clie si laeeva in lui
sentire di rivedcre la pntiii : ma fallirono pur troppo
tali speranze : che la sua impaziente natura , la salute
gia aJdebolita per tante fliticose corse, la pertinacia
nel seguire i suoi divisamenti, e finalmente la ca-
tastrofe dcUa sua caduta gia narrata nel prime arti-
colo , tutto cio pose un termine a quella travagliata
e gloriosa esistcnza.
Dal n.° 21 cominciano le lettere da lui sciitte d(>j)o
il fatale accidcnte. Scrive cgli da Ternate all' ottinio
amico suo governatore di Amboina una commoven-
tissima lettcra il 3o ottobre detto anno , la quale
vogliam tutta riferire.
<< Mon cher Gouverneur ,
Depuis le 16 aout tonjours couclie , je fais un eflurt
pour ecrlre deux mots. — J'ai ete bien pres tie la mort
trois fois : a IManado si etc. ( vous aiu'ez su etc. par le
bon Bastiaans ) — ici le 7 de ce inois pour maladie dn
bas-vcntre — le 21 pour extreme fallilesse. — Je suis infi-
niment luienx ce soir 27 octobfe i83o — mais si la plaic
sera cicatrisee dans novembre, je serai content, — quoicjue
le docteur est tres-bon et tres-attentif — faudra un pen
de temps pour redresser la jambe et le pled, et ponvoir
inarcber — puis gneri , niais sqiielette , faudra autre temps
jjour prendre un peu de force avant pouvoir m^embarquer
pour Java. — Je vous contie nies projets. Si je trouve
bonne on passable occasion directe , je pars d"icl. — Je
n'irai pas ccrtainomeat avco M. Derper ( son batiment est
trop petit), en Janvier passer dans les mers des pirates
de Solo , et dans les dangers ct les ccucils du nord dc
Borneo . qui est la seule occasion apparente , s"!! n'y a pa*
>204 LETTERE DEL CONTE CARLO VIDUA.
YHope. — Je vous prie done par le retour tie M. Der[>€r
on pnr plus prompte occasion, et pour diipUcata si pos-
sible — ni'indicjiier s"!! y a probabilite de iDatiment bon
et avec capitaine habile , venant d'Amboine a Ternate , et
aliaiit par le nord a Batavia — ou de batiinent allant a
contremonsson d'Amboine tont droit a Java ou a Macassar
ou Banjamassia, d'ou etc. d'occasicn probalile pour retour-
ner de Ternate a Aniboine , et de la a Batavia. — Enfia
toutes les chances que je peux avoir pom- retourner le plus
promptement a Java.
Si je meurs ici , ou si je ne vous vois plus , soyez
persuade vous et votre excellente conjpagne de la gratitude
tfue m'ont inspire vos attentions partant du coeur. Ce sont
celles qui touchent. — M. Keys a aussi bon caractere , et
dans le inalheur , je suis tres-blen. — Je dois Ijcaucoup a
M. Bastiaans et Schunilow , I'un pour m'avoir porte a
Ternate, Tautre pour avoir fait changer la methode de la
curation , qui m'aurait tue. • — Je vons les recomaiande. — ■
Que niadame ait l)ien soin de sa sante. Keduisez a feuetres
la nial saine galerie de dcrriere — jouissez de votre fe-
licite doniestique , et croyez-niol — V.
Excusez le grifibnage — si etc. je vous ecrirai de Ba»
tavia. — Un baiser aux enfans.
Je ne peux pas m'asseoir sur le lit.
E quel cl'.c reca inaggior meraviglia e come tlopo
la sollerta disgrazia e Ira i continui suoi paiinienti
avesse pure il Vidua tanta forza di dettare iuughe
lettere al padre e alTaniata sorella la contessa Luigia
Incisa di Saiuo Sfefano, come ne fanno lede le due
die si le2;s;ono state loro dirette a di 4 norembre
l83o; ed c pure iiitcrcssautissima qnt'lla ch' egli
scrisse al dottor Fritze a Batavia in data del 6 stesso
mese, di cui riferiremo alcuni commoventi particolari.
« Apres de tres-ljeaux tours a Aniboyna , a Eanda et
au nouvel etablissement de la Nouvelle Guinee, en reve-
nant de la je suis tonibe malade d'une fievre gastrique —
c'etait la joremiere fois que je consultais un medecin apres
cinq ans et denii de voyage par tons les cliniats , depuis la
cote ouest du Mexique a Canton , et depuis le Canada aux
jners du Cap. — M. Lynackcr m'a bien gueri. — Je suis parti
encore convalescent pour Manado. Le resident me comluisit
LETTlRE DKL CONTE CARLO VIDUA. aOJ
tinns I'iiiterienr , ou je me retablissais chaque jour , lorsqn'en
■ visitant la solfatara de Laheiidoa , j'ai eu le nialiieiir de
tomber dans mi endroit , dont la surface paraissait seche,
et couvrait nn troa renipli de bone Ijouillante. — La janibc
droite et line partie de la cuisse s'v sont enfoncees. — J\ii
ete transporte a Manado , et de lii , apr<3S i5 jours, je nio
suis eniljarqne pour Ternate , ou je suis chez I'excellent
i-esident M. Neys , pour me meltre sous la cure du do-
cteur ColdenholT, dont je suis tres-content ; — quoique la
brulure ait ete telle , que depuis le seize aout , jour de
I'aecident, je suis encore au lit etendu , sans pouvoir in'as-
seoir ; vous pourrez-en- juger par moa ecriture. — Tant
de temps de d' cubitus m'a donnc un attaque de diarrbee —
un exces de faiblesse — • et uii colique d'estomac. — ^ Chacun
tie ce trois maux est venu successivement Tun au com-
mencement, Tautre a la moitie et Tautre a la lin du mois
passe ; de maniere que trois fois en octobre on a pense
lue placer dans ce qu'ou appelle ici a. Ternate poetique-
ment le Polion Mango, pour y avoir un tres-bel arbrc du
cette espece , ce qu'en prose nous dirlons ciniet:ere.
J'avais ete si beureux jusqu'a present ! a Java j'ai fait
des fatigues extraordinalres , lorsque j'ai entrepris de mr-
surer barometriquement les principaux pics de TinterieUr
de rile : Sumbing . Sindoro , Mevhabu , Merapi , Lawu , Un-
'garang , et plusieurs points intermediaires pour completer
le niveau ou la coupe de Tile de Seniarang a la nier du
Sud, a la maniere que Humboldt a fait pour le Mexique
etc. — et de Bucb pour la Lapoaie. Eli bien I j'ai pris de
la pluie, du froid , j'ai passe des nnits sur le sommet des
montngnes — je n'ai jamais eu la plus petite maladie, et
en grimpant a pied ces bautes inontagnes , et en visitant
le volcan Merapi de pres , il ne m'est jamais arrive aucua
accident. Tous les malbeurs m'etaient reserves pour le*
Moluques. »
Le altre lettere finalinonte tlirette alio stesso go-
vernatore con nuove compassionevoii descrizioni dei
suoi travagli , Tuna del 3 dicenibre, I'altra senza
data , scritte eiitrambe da Ternate , terminano F in-
teressante raccolta.
Per cura del cliiarissimo editore signor conte Ce-
sare Balbo sono state ordiuate tie carte per servire
ac6 LETTHRE DEL CONTS C.VRLO VIDUA.
air intelligenza de" viaggi del Vidua : la prima per
quelli intrapresi daU'aiino i8iu al 1822: la seconda
per gU altri fatti dairanno i825 al 1827: la terza
per gli ultimi dairanno 1827 al i83o. In esse carte
sono esattamente riportate le porzioni d'itinerario
per mare che si rinvennero segnate dallo stcsso viag-
giatore sidle sue carte pervenute in Piemonte; e si
e supplito per le mancanti con opportune linee in-
dicative. Qiieste (re carte sono pregiato disegno del
signor cavaliere Bernardino Gianoiti, capitano dello
Stato maggiore generale. La prima e la tcrza sono
csemplari tratii dalla litogral^ia Ayello e Dogen , la
seconda fu incisa dal Cappietti.
Oltre a questo bel corrcdo trovansi ancora tre di-
segni sovra un foglio del sesto medcsimo deirAtlante:
e lavoro della detta litografia. Uno rappresenta un
villaggio situato al passo di Bagnala nell' isola di
Amboina , il secondo e una vista di Ternate , il terzo
r isola di Neyra e di Goening-Api.
Anche al signor Giuseppe Pomba giustamente ri-
nomato tipografo dobbiamo un sincero tributo di lode
per I'accurata, nitida e corretta edizione dell' opera.
Speriamo die le carte, note , pitture , disegni, ido-
letti, libri e document! , di die con tanto studio e
spesa fece acquisto Panimoso cavaliere nelle lontauc
regioni da lui visitate, saranno a pubblico vantaggio
e a splendore della stessa famiglia gelosamente con-
servate da' parent i del Vidua. E tolga Iddio clie sia
vero , anche in minima parte , quanto ci fu scritto
poc' anzi da Torino , vale a dire die per una esa-
gerazione di scrupoli una dama stretta attencnte del
viaggiatore abbia dato spietatamente alle fiamme una
gran parte di tali carte ; e die di alcimi preziosi
tappeti cinesi abbia volnto formar contraltari e pa-
ramenii per una qualdie chiesa o cappella .... nel
sccolo XIX 1
207
Del teatro diwno e dclla sua costruzlone , di Paolo
Landriani , archUetto, pittore scenico, membro del-
V I. R. Accademia delle belle arti di Milafio, ecc.
— Mllano, 1 836, presso la ditta Piet.ro e Giu"
seppe Vallardi in contrada di S. Margherita , coi
tipi di Felice Rusconi , in 4.°, di pag. 22 , con 7
tavole in rame. Lit: 6 itaL
L
a distinta fama clie gode 1' autoi*e dell' enunciate
opuscolo per akre sensatissime sue osservazionl sui
difetti prodotti nei teatri dalla cattiva costrnzione
del palco scenico, e sovr'alcune inavvertenze nel di-
pingere le scene, non die per rilliistrazione dell'opera
di M. Patte sugli anticlii e nioderni teatri, ha destato
in noi piii vivo il desiderio di far parola di qncsta
sua novella studiosa fatica , perche teniamo per fer-
mo die gustata esser debba dagli architetti ed ar-
tefici ch' esclusivaniente si occupano ddia parte de-
corativa della scena. Se male noa ci apponiamo ,
con essa egli intese a dimostrare V incombinabilita
della bellissima forma dei teatri anticlii coo;li usi no-
stri, specialmente per rispetto agli edificj desiinati
agli spettacoli diurni , ed a sciogliere, dircmmo , il
difficilissimo quesito di trovar quella die ad essi piu
si addica , ritenutc per base la copertura del teatro,
e r introduzione della luce solare per le rappresen-
tazioni di giorno. Dallo scarso numero delle pagine
onde si compone qu( sto scritto , corredato di sette
tavole, giacclie con)putando la descrizione c Tindice
a sole ventima ammontano , ciascuno giudiclierebbc
di poterlo discorrere come si snol dire in uu fiato ;
ma oltre cli' esso spetta alia classe di que'' succosi
ne' quali e detto molto in poco , il solo confronto
delle citazioni colle tavole di rapporto obbliga il let-
tore clie voglia formarsi una precisa noziotie della
materia ad ispendervi un tempo maggiore di quanio
2Ci? TiV.!. TKATllO DlfJKNO ,
a prima vista avrcbbe crcduto d' impiegaro. A ro-
modo |>citanio di coloro mi devc ])renierc di cmio-
scere i pensieii di uii uoino versatissiino neirardii-
tettura , nel dispgno piospcttico c ncll' effctio dell.t
sceiia, noi abl>ianio I'atto si di piociirarc loro tin breve
esttatto ; ma dicliiariamo anticijjatameiite che privo
del sussidio de!le tavole , non risiilta alibastanza di-
mostralivo onde potcine cavare un eflicace vatitaggio.
Tiitto al pill varra loro d' appoggio per as^iciirarsi
sulla convcnienza dell' acquisto del libro.
In sci articoli ha F esimio aiicore i ipartito le os-
servazioni che accompagnnno il siio progetto di un
teatro diiuno. Nella prelazioae adduce priniierainente
il moLivo elie lo ha indouo a farlo di pubbiica ra-
gione, c qiiesto, come ogiuiiio de' nostri coiicittadini
ben sa, si e Tessersi gia da piii anni introdouo fra
noi il costume di dare deTle rappresentazioni teatrali
di giorno in edilicj posticci espressamcnte costrutti
colla platrea a < ielo scoperto, quindi ben lonlani dal-
rimitazione di f[iielli de" Greci e Komani, e Tessersi
finalmente con niolta saviezza divisato d' crigorne uuo
stabile che corrlsponda agli altri cospicui Cabbricaii
onde Irovasi ora tanto ajibtllita la nostra Milano. Al-
r enunciato motivo y.o\ siucedono quelle considera-
zioni che lo banno determinato ad olVerire un pro-
getto che fosse suscettivo tauto j)er le rappresenta-
zioni di giorno, c{uanto per quelle di notte, come
pure a prel'crire il teatro coperto pel quale ha adot-
tato una forma, secondo lui, piu simmetrica, piii eu-
litmica e piu geometrica della solil;a finora seguita
(cosi delta a ferro di cavallo). Soggiunge fuialmente
che ha presentato altrcsi lo stcsso teatro diurno con
platea scoperta per compiacere coloro che lossero di
tale avviso, e che inoltrc lo ba ideato in modo da
poter introdurre eziaudio nella [)latea giuochi d'equi-
tazione, avendo all' uopo delinealo sotio il palco sce-
nico gli opportuni comodi per condurre i cavalli sino
al circo, formato dalla platea stessa , sgonibrata che
sia de' sedili e chiusa o cinta da parapctto dove il
bisogno lo richiegga.
Dl P. LANDKIiNf. 2C\)
Ncl prinio ariicolo in cui trattasi ilclla forma del
leatro in gcncrale tiovcra il lettore dclle ingrg,nose
er/iarc/o ossia la Vittorla di Roricisvalle,
che fa tra noi queilo ciie uaccjue con maggiori disposizioni
per r alta poesia epica , quantnnqne uelT iin[iiego che ne
fece non alibia tocco il segno a cui pote\a giungere e
PAUTE STRANIEU-V. 2-J.5
per sua gloria e per quella delle nostre lettere. Egli nc
dice nel jirologo, die quell" opera era 11 frutto de" suoi
primi lavori ed un esperimeiito die voile fare ancora giova-
netto dei precettl di umanita die aveva apparato nelle aule
rettoriclie: quand' andie non lo confessasse , T opera stessa
ne farebbe prova ; le frequenti iniitazioni die vi trovi
di Lucaao, Ovidio e Yirgilio ed 11 modo con cui sono
fatte, mostrano quali erano gll autorl favoriti de' suoi anni
priniierl, e palesano la giovane eta In cui lo detto , la
licenza e 1" abbandono con cui scrlve ed abusa della ino-
struosa facilita die avea nell' inventare , e piu ancora nel
versificare e nel descrivere. Un poema eroico non e certo
un' opera da sperimento, e potrebl)e dirsi di Balbuena clo
die fu detto di un altro gran poeta, epico pur esso e non di
niolta valentia ne' primordj della sua carriera; che appena
sluttato dalle muse , aveva tuttavia nelle vene piii latte che
saiigue. In quaiunque niodo, 11 Bernardo, considerandolo
solo come una prova di forza poetica in un giovane usclto
di fresco dagli studj , non e soltanto un' opera stlmabile ,
ma in tal qual niodo maravigliosa.
Liberiamo il fatto principale che serve di fondamento alia
favola dal diluvlo d'lncidenti die lo confondono ed intorpidi-
scono, e vediamo quanto ampiamente si dipinge nelia fantasia,
quanto opportunamente principia , come ha termine in modo
ejiico e quanto attragga ed alletti colla sua elevatezza e sem-
plicita. L' orgoglio dl Carlo Magna e de' suoi dodici Pari, 11
suo potere inimenso, le sue sfrenatezze e la sua tirannia
avevano oppresso e stancato 11 mondo, ed offese Infinitamente
le Fate, die nel sistema di ineraviglioso adottato dal poe-
ta si suppongono aver 11 governo delle cose di tutta la
terra. Non ve n' era una che non fosse stata molestata da
quaicuno de' suoi Insolenti paladini ; e tutte animava un
pensiero di vendetta contro di loro , ed un desiderlo dl ro-
vinar la Francia quando la si credeva al maggior punto
di altezza. Educavasl gla per Oronte, savio e virtuoso
mago, il princlpe Bernardo discendente dal real sangue
de'GotI, ligllo d'amore, ed orfano de' genltori che 11 re
Casto, suo zlo, ticii prigioni in vita in pena de' loro ille-
cili amori. Oroute gl' Ispirava tutte le vlrtii che devono
adoriiare un cavallere e lo addestrava in tutte le arti e
dottrine della guerra, come fatto avea Atlante con Ruggiero
r prosso i Greci Chironc con Achllle. Egli e colui che per
34^ PARTE STRANIKRA.
disposizione delle Fate, principalmente di Alcina, ha da es-
sere Tesecntore di quella memoranda vendetta;, e che
vestito dell'armi del vincltore di Ettore, ha da combattere
ed uccidei-e il fatato Orlando e rompere cosi la forza fran-
cese in Roncisvalle. Bernardo niostrasl come vm lampo
in Ispagna e senz' essere conosciuto salva 11 suo zio da
un' imboscata in cui doveva perdere il real diadema e la.
vita. Fatta quest'' impresa e condotto dal potere invisibile
clie lo guida, s' imbarca ed incontra un naviglio che tras-
porta Orimandro re di Persia , il quale a sua domanda
lo arma cavaliere, e poeo dopo n' e slidato a combattere
per la liberta d'Angelica la bella ch'egli trasportava seco
violentemente. Vola poscia Bernardo incontro alia grande
avventura dell' armi di Achille , che a forza d' intrepidita
e di ardiiezza tra perigli e portenti, fura alia tomba di
Ajace Telamonio il quale dopo la giierra di Troja le aveva
con lui sepolte. Rivestito di quelle, niettesi un' altra volta
in mare e libera fra gli orrori di una burrasca, dalla man
de' corsari Arcangelica figlia di Angelica e di Marte, unica
al niondo per valore e bellezza, guadagna il premio ai
tornei di Acaja , non accetta la mano cd il reame che
le oflVe Crisalva principessa di Greta ; e celel^re e no-
bilitato da prove cosi segiialate di forze e di virtu e
degno di maggior gloria, vassene nella Spagna; ha un
primo incontro , cioe un duello col famoso Orlando , an-
nuncio e preludio di cib che doveva poscia succedere ai
due guerrieri :, imprende e termina la grande impresa del
castello della fame , ne tragge libero il suo ajo Oronte ed
altri trecento cavalieri spagnuoli , coi quali poi s' indirizza
al campo del re suo zio, che era in marcia per incontrare
I'eserctto francese al jiasso de' Pirenei. La l^attaglia di
Roncisvalle si da : mille pronostici la precedono e 1' an-
uunciano: i combattenti d' ambo le parti fanno prodigi di
valore, finattantoche cadendo Orlando morto ai piedi di
Bernardo, la fortuna di Francia j>recipita al fondo, la pugiia
ha fine ed il poema e compiuto. Cosi T azione , quantun-
que smarrita e confusa nel mezzo del poema dallo stermi-
nato numero d' incident! e di episodj , con cui 1' autore ,
abusando dclla liberta di faria da novelliere, la straccarica
e la diloniba, torna a pigliare il suo corso epico dal punto
in cui Bernardo esce dal castello della fame e si riunisce
col re suo zio, fino alia conchiusione grande , croica c
PAKTE STK.VNIEHA. 247
degna della gran giornata di Roiicisvalle ^ a quel luodo
che un' ampia Humana dopo essei'si allargata e quasi per-
duta fia terreni paludosi e fra vaste arene, torna unita
a ripigliare T antico alveo e va iinponente e maestosa
neirOceano.
Quanto al faito su cui fondo il poeta la sua favola ,
nascosto nei tempi rcmotl e nelle origiai della monarcliia
e per cio stesso piii pieghevole alle forme che 1' iaimagi-
nazione voile dargli^ gia celebre nelle leggende, iielle tra-
dizioni volgari e nelle finzioni della poesia cavalleresca
era elevato, grande e sommamente iniportante per gli Spa-
gnuoli contemporanei del Balbueria , stante la rivalita die
regnava allora tra le nazioni coniinanti. In esso agiscono
caratteri, se non prufondi ed energici, proprj almeno del
tempo e tratteggiati in niodo conveniente^ dialogbi discreti,
bizzarri , urbani e talvolta appassionati e patetici :, episodj
fra gl' iniinitl che vi si trovano, non pochi adeguati, nuovi
e felicii descrizioni mirabili di paesi, di fenonieni naturali,
di edificj e di tesori; antichita di popoli, di famiglie e di
stemnii: sistemi teologici e filosofici, allegoric morali, sen-
tenze, pensieri profondi e nerboruti: similitudini abboutlanti,
vive e bellissime , una dizion poetica piena di frasi aui-
mirande per la loro novita ed ardire: una versificazione
facile e leggiadra ove bisogna , non di rado pomposa e
magniloquente se la materia lo comporta :, e tutto scritto
con tal liducia e tal arditezza, con una tal aria di liberta
e di scioltezza , che pare sclierzi il poeta colle diflicolta
delParte senza conoscerle , come il suo eroe Ijurlasi dei
pericoli e senza riguardi o temenza , termina scherzando
una delle imprese piii ardue , trascinando con se tutto
quanto trova sulla via.
Tali sono le ricchezze poetiche con cui 1' ingegno del-
I'autore seppe adornare il poema del Bernardo: facciamoci
adesso con uguale imparzialita ad esamiuare gli errori die
r oscurano. II principale si e la difFusione mostruosa e la
prolissita con cui , dando libero varco alia sua immagina-
tiva, ammucchia episodj sovra episodj , che attraversandosi
e coufondendosi tra loro formano uu labirinto senza uscita
dove r autore si smarrisce miserabihnente, ed il lettore si
annoja e lascia cader di mano il libro, senza voloniii di non
piii ripigliarlo per non faticarsi nuo\amente iiivano. Altro
grave errore si e. die niolti de'' personaggi che occupano
24«*i PARTE STR.VNIIRA..
la scena in qnesti episodj scompajono, seiiza sapcr dove
biano andatl neppure al liiiir del poeina, come pnre pareva
necessario, attesa rimportanza loro data dall'autore nella
composizioiie della sua favola. Cosi succede d'Arcangelica ,
di FeiTagutte , di Oromandro , figure quasi di prim' ordiiie
nel quadro, e tali , clie pel motivo stesso della ioi-o iin-
portanza non doveasi dar fine al poema senza die la
loro sorte fosse convenevoimente determinata.
Balbuena, adottando il sistema poetico dietro cui furono
scritte le epopee romanzesche , delle favole e personaggi
delle quail voile far uso , credette con giovanile fiducia
peter felicemente seguire le tracce del suo antecessore
TAriosto, giacclie il Bernardo non e che una continuazione
deir Orlando. Con maggior cura e diligenza non gli sarebhe
cio stato difficile nella parte nohile ed elevata della poesia,
principalmente della descrittiva, per la quale aveva tnlento
non di molto inferiore all' immortale ferrarese e superiore
senza duhljio a quclio di qualslasi altro scrittore. Ma gli
niancava la capacita necessaria per tessere artificiosamente
Je innumerevoli fila clie fecc entrare nella sua coniposizione
e dar loro 1' unita e la semplicita , clie seppe dare I'Ario-
sto nella concliiusione del suo poema. Difettava eziandio
il nostro autore della grazia e piacevolezza con cui il
poeta italiano sapeva animare i personaggi e le scene co-
niiche della vita, di modo die quando Balbuena lo piglia
ad imitare in questa parte, non solo e freddo ed insulso,
ma pur anco ignavo e grossolano.
Arrogesi il poco giudicio con cui stanno distribuiti i
grandi adornanienti deU'alta poesia, la inoltitudine delle'
descrizioni, la prodigalitii con cui veggonsi inipiegati d' ogni
banda, giusta il modo orientale, P oro, le perle, i diamnnti
ed i I'ubini; il declamare finahnente, die non di rado in-
terrompe il far genuino e candido che e proprio dell' autore
e distrugge il nerbo e 1' energia die di quando in tjuando
dimostra. Non vi e dubbio clie aveva gran talento per
dar tinte poeticbe alle descrizioni geograliche , per altro ne
abusava come di tutto, e a segno ciie fastidiscono per esser
U'oppe ; perdesi nelle riviste degli eserciti e nel viaggio
aereo di Malagesi ed Oriinandro che cosi imporiunamente
occupano gran parte del poema. OfFendono le follie di
una vecchia dclirante che alcuna volta si perinette (i), la
(i) Vedi la j'ittiira della i;rot;a di Masio TIascaUa,
PARTE STRANIEEA. 2^i}
trivinliui cU molte niassime e sentenze le qiiali la sola ine-
sperienza della sua giovinezza poteva credere di peso, lo
sciirrile in cui cade per mancaiiza di cura e di eleganza
per sino nei tratii piii aiti e nobili, gli eqnivoci linahneiite
ed i concetti insuisi e fieddi coi quali, benclie qualche volta
I'ortunataniente, trapunta la sua dizione e nial consentono
a cosi grave poesia. Gli stessi vers! , ne'qnali pose tanto
aniore affiuche riuscisser pieni e soaori, sogliono per la
spessezza dei niembri di cui si coinpongono , trascorrere,
giudicando dalle sinalelli , in aspri e duri , a meiio die si
leggano con uno speciale artificioj probabilmente posseduto
dal Balbuena.
A queste diverse Ibnti di mala riuscita si possono ridurre
i difetti del poenia il Bernardo. Sono niolti a vero dire
e grand! assai ; ed il critico allorquando armasi di rigore
ed inflessibilith , non lia molto da sudare per trovarne
dovunque voglia e segnalarli alia censura : forse nessun
altro poeta castigliano ofTre tanta facilita alia critica ;
tuttavolta forse nessun altro presenta tanto da ammirarsi
e lodarsi. Le belle/.ze , le grazie sono in esso poema
mescolate colle niaccbie e le negligenze , come in una
miniera preziosa T oro va unito colle terre e le scorie
clie lo fan brutto e nascondono la sua lucentezza. Per
altro non vl e dulibio esservi dell' oro in iu stiipende ninraviglie dell' Egitto ncppur fecero niea-
zione del colosso ; clie se qualcuno ne pnrlo , costill voile
soltanto sfoggiare crudizione circa un fatto antico. Gli scl'it-
tori adanque concordano colle iscrizioni nel dimostrarci ,
clie il colosso comincio a parlare quando fu mutilato , sali
in fama ai tempi di Nerone , cesso poi d' essere vocalc
sotto Settimio Severo , che con nuovi massl lo ristauro.
Ma perche inai tanto intervallo di tempo tra il snono
Vocale e la sua fama ' perclie non si leggono iscrizioni
prima di Nerone, mentre sin dai tempi di Strabone gia
parlava '' Gib deriva dall' essersi tavdato a riconoscere nel
colosso il IMemnone fi^lio delP aurora. Ed in vero presso
gli Egiziani il cclosso fu sempremai creduto e dominato
Amenofi ;, sorgeva esso nella j>arte libica di Tebe , delta
Memnonj negli antichi Papiri , e da Stra1?one medesimo \,
i Memnonj ])oi, nome egiziano, notano i luoghi , e gli
edifizj sacri ai morti. IMa presso i Creci sonava chiaris-
simo il nome di un IMemnone, clie Omevo chiamo liglio
dell' aurora, ed 11 piix bello del guerricri ^ Esiodo poi de-
nomlnb re degll Pkiopi. Col nome di Etiopla intendevano
gli antichi Grcci la parte del mondo conosciuto , che dal
mezzodi si stende verso il levante delPAsia, cioe un'Etiopta
asiatica , posta all' oriente dell' Eufi-ate. Ma dopo Aiessaii-
dro i Greci trasportarono dalPAsia Memnone e tutta la sim
favolosa storia a Meroe , ed a'le regioni ad essa superiori,
dov' egli ed i suol discendenti ebhero e Stnto e tomba.
Tale traslazione fa originata dal nome Memnonj . che i
Grcci udirono risonare in Telle; e siccome cssi ^olevano
dovunque riconoscere le tracce della loro storia , e dai
nomi di questa spiegare la geogralia , i monumenti c la
storia delle altrc contrade, percio avendo essi udito il nome
di Memnonj, ed ammirati in tal parte Libica di Tebe stu-
pendi paiazzi , non tardarono a dire, che la regno il Mem-
none Omerico , e da lui furono innalzati quel moniimenli.
Tale persuasione correva fra i Greci vaghi d' aver conci-
liata la loro t;olla storia d' Egitto, qnando dopo il terre-
nioto delTanno 27 prima dell' era cristiana comincio il
colosso di Amenofi a far sentire in sul mattino la sua voce;
cio fu dapprima una mera curiosita, clie Strabone riferisee
some un fatto , di cni ogauno puo giudicare a auo niodo.
P\ntE StRANIERA. ^55
Venne iVipol un nrgnto jjoeta , il quale denominando Mem->-
none il vocale colosso dei Meiiuioiij , soggiunse clie pet
figliale aft'etto verso la madre Aurora la salutava parlando
ill suir aggiornare. Tal idea poetica ad un tempo e reli'-
giosa piacendo soniinamente ai Greci otteiine fede, e creb-
he la curiosita d" un fatto , die confermava dopo moiti
secoli la verita di antichissime tradizioni. Eppero la cele-
brita di Memnone si dee attribuire non cosi al fenoineno ,
quanto alia spiegazione mitologica del fenonieno medesiulo.
Cio accadde verso i tempi di Nerone.
Che il fenomeiio fosse naturnle , e non un artifizio di
pia frode , si puo facilmente intendere dalle cose sin qui
lagionate. II suono poi , al dirie degli anticlii non esagera-
tori , consisteva in una vibrazione sonora, il cui squillo
non era sempre egnalmente intenso nel sorgere del sole.
Un tal efFetto soiioro familiarlssimo anclie oggidi nelle cave
dei graniti si delT Egitto , die di altri paesi , viene dai
naturalisii paragonato al suono delia corda d'un'arpa, die
vil)rasi soprattutto al mattino , ed e prodotto dalla niuia-
y.ione della teiiiperatura, die fredda nclla notte, si riscalda
al venir del sole. Per tal line il masso di granite dee es-
sere compatto e sano. Non era sano quello del colosso ,
poiclie il tcrremoto valse a inutilarlo, e nella parte iiu'e-
riore rimasta produsse iuoltre una sjiaccatura , che tnttavia
si ossesva ; I'idotto cosi a due pezzi compatti , divisi I'uno
dall" altro da una l»>ggiera fessura , il fenomeno pote svol-
gersi , e rendeva suoni piii o meno sensiljili secondo die
lo stato atmosferico tra la notte ed il sorgente giorno era
piu o meno disequilibrato. Come poi Severo v' impose
tredici uiassi per risiaurare il colosso , appose per cosi dire
la sordina alia causa sonora , jier cui o la vibrazione si
nrresto affaito, o la rese insensibile alle orecdiie comuni.
La narrazione sinora esposta anche spoglla di citazioni
basta per presentare una gran probabilita ; ma corro-
borata dalle autorita diligentemcnte raccoke si solleva al
grado d' evidenza. Altri loderanno la vasta erndizione ,
r acuta lilologia , la giusta critica del cliiarissinio autore i
questi pregi puo forse dividerli con altri rivali. Quello
die pill ammiro nel sig. Letronne , e dirige e perfozioni
le tre doti precedent!, si e la lucidisslma analisi coii-
dotta con un motodo aiTatto geometrico, tanto piii miraljil-
Hieiue flppllcato alle co-so niorali , quanto magiiiore e la lora
a56 PAlllE STRA.MERA.
(listnnza dagli onlini mntematicl. Egli e 11 Lagrange degK
archeologi.
Cosi il Lotronnc tolse alia siniholica del Creuzer 1" in-
tero capltolo del INIemnone fantastico ; e non dubito che
altri capitoli potrpl)])ero pure o cancellarsi , o ridursi ad
una mera prosa. Qnanto poi a quelli in cni il simbolismo
dee ammettersi , osservo generalmente clie il misticismo
ed il simbolismo de-primi uomini nasceva daU'an^mirazione,
questa pel dall' ignoranza delle cause ^ ed allora il misti-
cismo era semplice come un sospiro dell' anima ed il sen-
timeuto della venerazione. Il misticismo poi della decadenza
delle religioni nacque dal bisogno di sostenere con allego-
riclie interpretazioni una teogonia , la cui verita letterale
rlpugnava alia ragione gia edncata collo studio delle cause;
allora la malizia dei teologi s" indirizzo all' imaginativa del
credenti , quindi 1 sind^oli moltiplicati , i misteri esagerati,
le spiegazioni piu ingegaose ( seppur non stravolte ) che
vera. Insomnia il misticismo primitivo sta all' ultimo, come
le odi del primi Uriel stanno agl' Inni dei Pseudo-Orfei. II
primo fu una poesia ed una verita dell' umaniia ; 11 se-
condo e un vano fantasticare ed una malizia di pochl. 11
Creuzer confuse i tempi , ed esagero il slstema.
Peyron.
Recherchcs sur la topographic dc Carthage par M. Du-
nEAu De La Malle mcmbre de V Institut. Avcc dcs
notes par M. Dusgate. — Paris, i835, Didot , di
pag. jx, c 297, in 8°, con quattro carte.
J^a critica storica siccome vale a rlordlnare ed esporro
fedelmente gli avvenimenti de' secoli trapassati , cosi la to-
pografia ad essa congiunta riedifica, e fa piene di vita ri-
sorgerc le diioccate citta, sui ruderl delle qnali prima do-
niinava largamcnte T ortica, e strisciava 1' immondo rettile.
Tal e di Cartagine, le cui rovine medesiine talmente scom-
parvero air occliio snperficiale, che niun viaggiatore seppe
dare al d'Anville , aH'Heeren, al Mannert, al Ritter , e
agli altri geografi tali notizie da porli in grado di definirne
la \era posizione. A tal difetto suppli 11 Falbe console della
Danimarca in Tunisia il quale dopo avere per piii anni
PARTF. STKANIEIIA. liS?
scriUato tntto quel terreno entro i cui limiti sorges'a cer-
tamente la citta cU Didone, pubblico due carte geograficlie.
Tuna del terreno e delle rovine di Cartagine, e Taltra della
costa di Tunis! da Porto-Farina sino a Mahadia. A tali dati
topografici mallevati dalla diligenza del Falbe era quindi nie-
stieri applicare quanto gli antichi scrittorl ci traniandarono
della Cartagine punica , e poi della Roinana , riscontrare
i minuti raggnagli , che di essa, de'suoi porti , delle sue
triple mura , dei teinpli , ginnasj e simili ci insegnarono
Lirio , Poliblo , Appiano e Diodoro. Tale applicazione fu
eseguita dal sig. Dureau De La Malle con tal copia d'eru-
dizione e sano giudizio, che le carte topografiche del Falbe
ricomparvero per sua cura felicemente segnate con gli an-
ticlii nomi , tantoche col loro soccorso potrassi assistere
agli assedj ed alle fazioni di guerra che ebbero luogo
sotto Cartagine.
Comincio 1' autore dalla Punica Cartagine. Giaceva essa,
per consenso di tutti, nel golfo compreso tra il promonto-
rio d'Apollo ed il capo Ernieo, nia in qual precisa parte di
questo seno collocar si duvesse era incerto, variando le opi-
nioni del Shaw, del Mannert, dell' Humbert e dell' Estrup.
Per mezzo delle relazioni , che passavano tra Cartagine ,
ed Utica e Tunisi , il Dureau De La Malle determina il
sito di Cartagine, riscontrando il tutto coi dati de' viaggia-
tori e delle carte del Falbe. Si apre quindi la via a sta-
bilire la posizione della Tenia, dei porti, del fore, di Byrsa .
di Megara , per cui puo dichiarare la direzione del triplo
muro , che cingeva la citta. Cosi segno i varj punti di at-
tacco di Manilio, di Censorino, di Manciao e di Scipione,
il luogo dei loro alloggiamenti e delle loro linee. NeH'ia-
terno della citta disegno la cerchia particolare di Birsa ,
e di Cothon uno dei porti , che per una gola comunicava
con quello mercantile; stabili i siti della curia, del tempio
di Apollo, del palazzo di Annone, dei portici, del tempio
d'Escnlapio, e del colle che sorge rimpetto a Birsa, de-
scritto da Virgillo. Riusci piii difficile il definire il perime-
tro di Cartagine, e quindi la sua popolazioiie , essendo
discordant! le tradizioni degli antichi :, ma , determinata la
cerchia della punica citta aiiche per mezzo del tipo del
Falbe, la popolazione stata da Strabone esagarata si pote
verosimilmente calcolare.
a58 PARTE STRANIERV.
Ma come mal il Falbe pote aacora trovare e deliaeare
avanzi tali da porre ia gi'ado il dotto accademico di rico-
noscervi i varj edifizj , e le mura anteriori a Scipione '
Forse che Gartagine non fu daU' ira Romana arsa con si
soUeclta diligenza, cue le rovine stesse perirono V Cosi al-
nieno ci ricaatano le rettoriche amplificazioni del cUlenda Car-
thago pronunziato da Catone. Scritte per satisf:ire al biso-
gno di declamare, colle loro soiiore fi-asi iacenerirono i mar-
mi, agguagliaroao al suolo le torreggianti moli, ne scliian-
tarono i fondamenti , e sparsero di minuta polvere il siiolo
tutto quanto. La fatica del distruggere noa costava ai re-
tori, che la scelta delle parole, e Tartifizio del comporle
in guisa , clie i veloci triljraclii si temperassero coi gravi
spondei, ed il periodo si informasse dal ritmo del pensiero.
Noil e questo il secolo che deljba far le maraviglie delle
infedelta storiche nate dalla massima il faut frapper. Ma
che far realmente poteva un esercito incaricato inoltre di
distruggere altre citta? L'ampiezza d'' una citta , la cni
cerchia girava per i6o stadj , non avra ella stancato lo
zelo dei distruttori'' Che mai narrano gU storici piii coscien-
ziosi ? Ventitre anni dopo la presa e distruzioiie di Garta-
gine una colonia Komana vi e trasportata , altre vi giurl-
goiio a' tempi di Giulio Cesare e di Angusto ; sul sito
medesimo, cosi riferiscono gli storici, della Punica citta
fanno sorgere quella Romana, giovaadosi degli anticlil fon-
damenti, dei ruderi , dei materiali o sparsi , od aiicora
sorgenti ; e quei tugwj di rovine , in cni Mario rifuggito
traeva una povera vita, sono rialzati, riattatl per uso dei
nuovi ospiti. Dopo avere cosi 1" autore emendate le rettori-
che declamazioni snlla fede degli storici, e dei fatti poste-
riori, prosegue a disaminare le varie fasi della Romana
Gartagine. La considera sotio Tiberio, Cajo , e Glaudio,
poi sotto Nerone sino a Yespasiano; con molta probabilita
attriljuisce ad Adriano la costruzione d'un acqnidotto , che
da Birsa risale per venticinque leghe sino alle falde del
nionte Za2,h\van ; snlla fede di Apulejo ci ragguaglia dello
stato di Gartagine al tempo degli Antonini. Siccome poi ,
regnaudo Antonino il Pio, moke sedizioni insorsero a ca-
gione delle profezie uscite dal tempio della Dea Gelesti ,
pero r autore fedele all'ordine cronologico clie si era pre-
lisso, prende a rngionure di qncsta Pea, dei suoi attrlljuti,
PART« STR-\NIERA. s'-C;
del »nocnlto, del teuiplo, e del slto in ciii il tempio me-
tlesiiiu) sorgeva. Deterniinato questo , progreiVisce a tietinire
la posizione del Vicolo di Satunio, del Pretorlo, delle Pri-
gioni, della Curia, della Biblloteca , dell'Anfueatro , del
Giniiasioi e cosi via via comblaando le ciuzioai degli an-
tichi coi puati e colle liiiee segnate dal Faille , V antore
riediiica la Caitagiiie Romana , V amplia coUa munificcnza
degli imperatori, la orna, la cinge di mura, e la rende degna
defrelogio di Salvlano, die chiamolla la Roma dell'Africa.
Le principali divisioni , e le parti della topogralia di
Cartagioe, die si possono solameate accennare in ua arti-
colo, e noil isvolgere , bastino per dimostrare siccouie il
liljro delPaccadeinico fraacese ci ofFra un utile commento ,
the sinora niaucava, di Livio^ di Polibio, di Appiano, di
Diodoro e di altri storici , i quali ci narraroao le vlcende
di quella citta. II coufrouto de'passi, il giusto esanie dei
niedesimi, P erudizione cioe, e la critica corrispondono
all' iniportanza del soggetto ed alia riputazione delPautore.
Feyron.
260 PARTE STRANIEKA.
QlagoUta Clozianus , id est codicis glngolitiri Inter
suos facile antiquissimi, olim, dam integer erat, Fe*
glee in thesauro Frangipaniano , hahiti pro S. Hie-
ronymi bibliis croaticis, supparisqne ad minimum
exarato a.° ML VII cyrilliano Ostromiii Novograden-
sis , Xeiipavov foliorum XII membraneorum serva-
tum in bibliotheca ill."" com. Paridis Cloz Tridenlini
litteris totidem cyrillicis transcriptum , amplissimis
de nlphabeti glagoliiici rcmotiore antiquitate et li-
turgia slavica A . D . DCCCLXX primum ccepta in
Pannonia prolegomenis historicis et philologicis, mo-
numentis iterum tribiis dialecti caraulanicce Monachii
repertis, ilemque speciminibus slavicarum cis Danu-
hium dialectorum ab a.° ML VII ad MDCCCXXXV,-
Calendario Slavico a.° MLVII aliisque ineditis ^ ad-
dito grceco glagolitce interpretis 'JtpoitSLp.ivo; lati-
naque slavicorum omnium, interprctatione , linguae
demum slavorwn iitriusque ritus ccclesiasticce brcvi
grammatica , ct lexico , illustrandum cdidit Bartho-
lomceus Kofi tar aug. Aus trice Imp. a Biblioth. pa~
latinoe custodia. Cum tabulis aneis dnabus. Folio
pag. Lxxx et 86.
J-^on havvi .J se male non ci apponghlamo , considerazione
alcuna che piu valga a coiifondere rumano oigoglio , ed
a dimostrare come 1' errore sia vicino alia verita , quanto
quella che iii mezzo all' odierna sfavillante luce d'ogni
genere di scienze , gli stessi progressi delle umane cogni-
zioni negli studj fisici ed archeologici fiirono bene spesso
cagione, diremmo poco men che Inevitabile, dl errore. Le
prune scoperte intorno all' eletuicita fecero relegare nel
regno delle favole le tante piogge di sassi riferite dagli
antichi , shio a che fatti recenti bene avverati ebbero in-
seguato a discerncre due class! di fenomeni affatto distinti,
sebbene somiglianti in alcuni caratteri , distinzione che di-
venne a quest' era feconda di grandi scoperte, e proba-
bilmente il sara di maggiori, Quelle di Newton suUa luce
P.VHTE STRA.NIERA. 261
avean prodotto il si sterna dell' emanazione dato bando a
quello della trasniissione gia ideato da Cartesio, qiiando
le belle osservazioni dei moderni sui fenometii dell' inter-
ferenza ossia dell'azion vicendevole dei raggi luminosi , li
obbligai-ono ad abbandonare 1" ipotesl neutoniana per ri-
prendere quella del filosofo francese.
Quanti e quanti fatti iiarrati da Erodoto, dal nostro
Marco Polo, per tacere di tanti altri storici e viaggiatori,
furon tenuti in conto di fole dall' illuuiinata critica del se-
colo scorso , sino a die i progressi delle scienze fisiche ,
o le relazioni dei moderni li elobero dimostrati veri' E per
venire linalniente all' argomento di questo nostro ariicolo,
novello esenipio di tal genere ci fornisce i! monumento
clie ora vede la pubbllca luce grazie alio zelo del signer
conte Cloz , il quale scopertolo nell'antico archivio di sua
famiglia non ebbe posa sino a clie non lo vide nelle mani
di chi anzi ogn' altro in Eufopa era atto a renderlo pro-
iicno alia scienza.
E qui ne giova accennare come la nazione slava stan-
ziata da tempi antichissimi nelle contrade orientali d' Eu-
ropa, varcata la Vistola ed il Danubio si recasse nel se-
colo VI dair una parte nel cuore della Germania , e sino
alle spiagge del Baltico , e dall' altra sino all' Adriatico ed
oltre le Alpi (1). Posta cosi a contatto coUe genti dell' a n-
tica Europa ne fu iniziata nel beneficio della civilta ed ia
quello ben maggiore della religione, pel quale motivo ap-
prese l' uso delle lettere. Cio premesso, osserviamo clie
di tre distinti alfabeti iisano sino al di d' oggi le nazioni
slave. L' uno e il latino adoperato da quelle di rito ro-
niano fuori quelle d'lslria e di Dalmazia. L' altro e il ci-
rilliano die derivato dal greco, ed arriccliito di lettere per
(juei suoni d)e in questo furon giudicati niancare, ottenne
il norae da chi ne fu rintroduttore. E desso usato da tutti
gli Slavi cristiani di rito greco compresi i Russi, i quali
pero ne hanno in tempi a noi vicini alterate le forme
quanto agli usi della vita civile.
(i) E fatto ignorato forse da niolti fra gl' Italiani stessi che
la lingua slava si parla tuttora in quel distretto della provincia
del Friuli di (juesto renno Lcinibarclo-Vciicto , clie appiinto pel-
cio viene diianiato di S. Pietiu dc^li Sdiiavi.
26a rAKTR STRANIERA.
II terzo e il glagolitico , il cui noine deiiva da una roce
slava che significa parola , limitato al di d' oggi all' uso li-
tnrgico di poche popolazioni cattoliche di rito latino in
Dalmazia ed in Istria. Con esso quei popoli per antico
privilegio dei i-omani Pontellci celebrano la loro liturgia
slava , ed una tradlzioae sparsa nelF Illirico , la cni origine
ascende per lo nieno al secolo XIII, vuole clie S. Gicolamo
ne sia stato 1' inventore e che sia pure rautore della ver-
sione delle Sacre Scrittiue nsata in quella liturgia. Qnesta
tradizione regno senza clie alcnno vi contraddicesse sino
a che i progressi della critica fecero conoscere non potersi
essa per alcini niodo conciliare colla storia. Prima Kohl ,
Banduri e Farlati, poi il dotto boemo Dobrowsky diino-
strarono come all' epoca in cui visse quel santo dottore ,
le nazloni slave non avessero per anco penetrate nell' II-
lirico , e che quindi non poteva da esso farsi una tradu-
zione in una lingua di cui non gli era forse tampoco nota
r esistenza , e come poi quei luoghi delle opere del Santo nei
quali e fatta nienzione della di lui versiotie della Bibbia ,
debbano evidentemente riferirsi alia di lui traduzione la-
tina. Infine aggiunse Dobrowsky che i sacerdoti glagoliti
non hanno neppure al di d' oggi una propria conipleta
versione dei sacri libri , ma si valgono per la loro litiirgia
di quella stessa onde usano gli Slavi di rito greco^ la quale
dalla testimonianza degli storicl , come dalla tradizione
delle nazioni stesse risulta essere stata eseguita nel secolo
IX. A tutto cio si puo aggiungere die il sacerdote Dio-
cleate (i) di cui abbiamo una storia di Dalmazia tradotta
dallo slavo in latino , e scritta a quanto pare nel secolo
XII, non fa cenno alcuno dclP indicata tradizione, seb-
bene concordi cogli storici delle altre nazioni intorno al-
Talfabeto introdotto da Cirillo.
Inoltre Doici Katanclcli e Appendini, i quali hanno pre-
teso che T antica lingua della Dalmazia anteriore airintro-
duzione del latino, fosse un dialetto slav^o , sono stati vit-
toriosamente confutati da Adelung e da Stancovich (2). Gli
antichi Dalmati poi ben lungl dall" avere adoitato la li-
turgia slava, si opposero continuamente all'introduzione di
(i) C061 detto dal noruc della di lui patria clie il fii piiie
dell' iixiperatorr Dioclexiano.
(2) Delhi pairia di S. Girolanio.
PAnXE STKANIER.V. 263
rssa , sin da cjiuindo 1 Croati (i) stabiliti in quella contrada
la tentarono per la prima volta nel secolo X , a tale che
ne ottennero la condanna in un concilio tenutosi nel se-
colo seguente. ]\Ia i ponteficl non avendo sanzionato tale
decisioiie , il clero cattolico di Dalmazia ne rimase distinto,
conie lo e tuttora , in clero latino ed in clero glagolitico.
Considerata poscia da Doln-owsky Tassolnta mancanza di
nionumenti glagolitici anteriori al secolo XIII, ne inferi
clie Talfabeto di tal nome fosse introdotto in quel secolo
istesso da cpalclie pio sacerdote cattolico il quale riuscisse
per tal modo piii facilmente ad ottenere la licenza di ce-
lehrare i dlvini offizj in lingua slava , anziche valendosi
dclle lettere cirilllane , a motivo che I'uso di queste dive-
nuto coinune fra gli Slavi Greci scismatici e quasi distin-
tivo di essi, era stato inoltre proscritto siccome di pretesa
ori;vne eretica dal mentovato Concilio nel secolo XI (a).
Tali osservazioni e la conseguitane ipotesi ottennero a
inaigrado deH'opposizione delPaltro dotto boemo Dobner,
(i) I Cioati vcnuti daU'attuale Galizia, ovc colloca la Gi-an
Croazia Costanliuo Porfirogpnito, invasero nel secolo VI la Boe-
niia , la Croazia d' oggidi e la Dalniazis. Quella primitiva sede
dei Croati cssendo stata poscia sottomessa ai Russi ne ottenne
il mime di picciola Russia o Russia rossa. Da tale circostanza
Neotore trasse forse argoaiento di dire che i Moravi, i Boenji ,
i Polacclii ei-aiio cliiainati Russi , e cio a motivo che erano usciti
da luia contrada che a'' suoi tempi faceva parte della Russia.
Ualliuita poi che il dialetto dei Rusuiachi, antichi indigeni della
Gaiizia, serba coa quelli degli Slavi tedeschi e pannonici , an-
ziclie col riisso, combina quindi pcrfottamente coile tradizioni
di tutte qui'ste nazloni. Questi Rusniaclii sebbene rlunitisi alia
Chicsa cattolica durante la douiiuazlone Polacca od Ungheresc ,
conservano tuttora il rito greco , e niolti fra di essi valicati i
Carpazj si sono stabiliti uei vicini comitati delf Uuglieria sino
dal secolo XIII.
(a) In questo concilio 1' alfabeto cirllliano e chianiato fotico ,
Bebbene nulla abbia per certo di comuiie coif alfabeto gotico ul-
fjlano. IMa «e considercremo che il sacerdote Diocleate , di cui
<|ui sojira, crede die i Goti siano gli stessi che gli Slavi, non
<'c rerhera n)eravij;lia questo eirore. I Goti invasero flilirico con-
teiii]ioi-aneaineule agli Slavi e si mescolarono con essi, sicche tale
I. UK) ci spicga r originc di cosi incongrua dcnomiuazione. Questo
)iriiiio errorc lu ragione del secondo col (jiiale si giudico P alfa-
beto csierc di origtne erotica perchc Ariani erano stati i Goti.
264 PARTE STRANIERA.
r assenso quasi universale degli eruditi , a tale die lo stesso
recentissimo storico della Dalmazia Cattalinicli rinunzio di
buoa grado all' antica origine dell' alfabeto dl sua nazione.
A questa sentenza per altro, come ora opportunamente
avverte il dotto editore del codice CIcziano , si poteva
anche prima della comparsa di quest' ultimo con ragione
opporre un codice cirilliano di Kiovin del secolo XI le cui
iniziali sono glagoliticlie :, cosi 11 salterio glagolitico di Ni-
C0I6, d'Arbe, ora smarrito, die T amanuense nel secolo XIII
indicava aver copiato da altro piu antico. Inoltre un al-
fabeto pubblicato dai Monaci Maurini (i) afFatto eguale a
quello del codice Cloziano , e giudicato da essi del secolo
IX o X a motivo della fonua dei caratteri latini die vi
additano i nomi delle lettere slave. Aggiungeremo a tutto
questo la testimonianza di Bohoritsch altrove riportata
dallo stesso Kopitar (2) , dalla quale risulterelibe che il
carattere glagolitico stato in uso nella Carniola , vi fosse
gia abbandonato nel secolo XVI , antorita pienamente con-
fermata da Strodewsky (in Hist. Method.), e dai dati rac-
colti dallo stesso Kopitar fornitigli da raanoscritti glago-
litici trovati in Carniola , non che da tracce di liturgia
glagolitica ivi usata. Tutto questo ^ insieme alle indicate
iniziali del codice di Kiovia , alia denominazione di alfa-
beto bulgaro attribuito all' antico glagolitico pubblicato dai
Maurini, non che all' uso die si fece slno al secolo pas-
sato dallo stesso alfabeto nelle lettere missive (3) dava
ragionevol fondamento a conchiudere , esserne stato in
epodie anteriori 1' uso ben plu esteso che nol sla oggidi ,
ed esserne 1' origine assai piii remota di quella assegnata
da Dobrowsky.
Ora la scoperta del piii volte nientovato codice Cloziano
conferniando appieno la verlta di questi fatti ed induzioni
distrugge dai foiidamenti I'ipotesi di Dobrowsky. I fram-
menti dei quali si compone il Codice contengono la tra-
duzione di quattro omelie attribuite ai Padri greci , rela-
tive alia celebrazione dei misterj della settimana Santa ,
cloe per la domenica delle Palme , per il giovedt , veuerdi
(I) Nouveau Traite diplomatique.
(3) Gramiii. der Slav. Sprache % xxxvlli.
(3) V. Kopitar, ibidem.
PAUTK STRANJEUA. 265
e saljbato S;iuto. Oia Faljricio nella sua Bibliotcca greca
c'inlornia clie 1' ultima di esse attribuita a S. Epifanio si
legge appiuito il sabl^ato Santo nelle chiese dei Greci e
del Kussi. Una tale circostanza col ihrci conoscere che
tjnesti frammenti appaitennero ad \\n codice litiirgico di
rito greco conferina sempre piu V esteiisione del carattere
glagolilico anche presso gJi Slavi di tale rito , e qnindi la
falsita deir ipotesl del dotto Boen)0. Egli e pero da os-
servare quanto alia prima di queste omelie acefala nello
slavo , ed attribuita dai Greci a S. Grisostonio clie nel
testo greco manca un lungo brano dello slavo , ma tali
varieta non lianno di ehe sorprendere cbi abbla esaminate
le opere dei Padri e specialmente le spurie , quale e cre-
duta essere la qui indicata. Abbiamo pevo fiducia che ul-
terior! indagini snlla voluminosa liturgia greca e russa
faranno cli' essa pure vi si trovi piii completa.
Non meno evidentemente si dimostra il sopra accennato
assunto per mezzo deir antichita del codice Cloziaiio. Da
dne annotazioni apposte 1' una in lingua latina , in tedcsca
I'altra, si raccoglie esser questi frammenti brani d'un
codice che appartenne a Giovanni Frangipane signore di
Veglia, morto a Venezia Tanno 1482 (i). 11 pregio in cui
era tenuto il manoscritto viene indicate dalT ivi riferita
circostanza ch' era legato in oro ed argento. D' altra parte
la qualita inferiore della pergamena, come pure la rozza
scrittura , inline T essere il codice di rito greco fanno si
clie non jjotesse vantare presso quel principe di rito latino
altro pregio fuor quelle deir antichita.
Siccome poi abbiamo avuto oecasione di esaminare il
codice stesso , cosi ci e lecito aggiungere che esso ha due
sorta di correzioni che col colore diverso dell" inchiostro
e colla mutata forma dei caratteri ci daniio indizio di es-
sere state escguite ad epoche assai tra di esse distant!,
in modo che l' ultima si accosta alia forma delle piu
(i) L' ppora indicata da una di esse sarebbe T anno MGCCC ,
nia 1 editore ha diniostrato colla magolor evidenza essers'i oniis—
sione di un C e doveisi leggere MCCCCC, quantunque un altru
Gio. Frangipane, pure signore di Veglia, vivesse alia fine del
secolo XIV. I nouii di questi due priucipi tiovansi pure indicati
in due diversi messali glagolitici descritti da Assexnani ( Calend.
cccl. univ. t. IV).
JJcbL luil T. LXXXII. 18
^66 VAKTE STRANIEKA.
antiche edizioni glagoliticlie a stampa (i). Inoltre e stata
notata tlallo stcsso dotto editore la souima rarita delle ab-
breviatnre a froiite delle altre scrittiire glagolitlche clie
tanto ne abbondaiio , 1' incertezza deH'ortografia, e la strana
scorrezione di essa nei nouii e voci di liiigue straniere,
cose tutte clie fanno argomentare una grande antichita.
Altra prova ce ne fornisce la voce Tzesar , la quale seb-
bene scritta abbi-eviatamente , pure da un verbo derivatone
che significa domiaare , si i-accoglie essersi pronunziata per
esteso , come per esteso e iadicata nel codice cirilliano di
Ostromir del secolo XI. Tale circostanza prova definitiva-
mente clie il titolo degli Tzar deriva da quello dei Cesari,
e Insieme qunnto siano fiitili le congetture che si sono
fabbricate sulia sua soniiglianza colla desinenza dei uomi
dei monarclii Caldei. Piii forte argomento a far risalire il
codice, od almeno la versione in esso contenuta , al di la
deir epoca della versione slava della Bibbia , sembrerebbe
porgerci nelle moke difFerenze che si riscontrano fra i
luoghi biljlici citati ne'le omelie e la versione stessa. Non
dareiiio pero grande peso a questo argomento ove consi-
deriamo che anclie fra le parti della Bibbia conservate
dai Glagoliti nei loro libri liturgici piu antichi, e la ver-
sione stessa conservata dai llnssi, sono nate copsiuiili dif-
ferenze (a), sebbene i Glagoliti moderni credendo risalire
(l) Una siugolarita clie j.rova pi, re f antichita del codice, e
< lie gli e coimiae con quello Ji Osriouiir del secolo XI si e clie
la vocale luiita non e iisata solo al fine della %oce , nia spesso
franposta alle consonauti il die ravviciaa il sistenia sillabico degli
Slavi a ([iiello del Sanscrit. Alciiue tracce di tale uso si couser-
vavano tuttora nei codici serviani del secolo XIV, ma e poi af-
larto ci'ssato nelle edizioni della veisioue biblica fatte dai Ilussi.
(i) L'u articolo delVAussland di JMonaco (iiiaggio i836) intorno
ai libri liturgici dei Kussi ci fornisce di assai iiuportanti notizie
circa al motlo col quale la versione slava si ando di uiano in
iiKino alterando in I'ussia, sia per renderla jjiu adatta alP iutelli-
!ienza del voIlio., sia per ravviciiiarla alia pronunz a di esso. Ci
iiidica ]")oi coinc., dappoiclie la Russia fu liberata dai giogo dei
I\Ioi;oli , si faccose nel sec(jlo XVI una uuova revisione della ver-
sione bibiica a nialgrado delF or)posizione di una parte dei llussi
die volevano conservata la lezioue dei loro antenati, e che per-
cio sono tuttora r.i^aardati sicconie scisniatici ( Raskoliiik ) dai
resto della uazione. Sarebbe qnindi non inutile impresa T inve-
stigare la lezioue di questi settarj alf uopo di ristabi'.ac T antico
tc;,lo delLi \ersioiie i^!a^a.
\
I'ARiE STKANIKUA. 267
alia foiite di loro tradiizione col valeisi degli eseniplaii
dei Russi , abbiano insieuie adottato ed iiitrodotto nella
loro lingua liturgica i posteriori idiotismi degli stessi Pvussi
e dei Serviani.
Lo strano abuso delle aljlireviatme presso i Glagoliti
moderni avendo reso la loro scrittura diremo quasi una
stenografia fu cagione clie, perdiita la tradizione orale della
lezione slava , vi sostituisscro quasi senza avvedersene gli
idiotismi che si erano introdotti nella lezione delle nien-
tovate due nazioni.
D' altra parte pero se osserviamo che Teodoreto dice
le Sacre Scritture essere leite dai Sarmati e dagli Sciti(i")
jiella loro lingua nativa , sarenmio tentatl di credere die la
versione slava del secolo IX non sia gia la piii antica in
questa lingua;, ma qui insorge pure altro dubbio, cioe
se sotto al nome di Sarmati abbiansi ad ihtendere con
Schaffarik gli Slavi , o non anzi con Gatterer le nazioni
Lettiche , che hanno dato il nome alia Lituania, alia Li-
vonia, alia Lusazia, e che conservano la loro lingua in
quelle contrade, ed in qualche parte della Prussia frani-
mezzo alle popolazioni geruianiche e slave dalle quali tu-
rono soggiogate. L' estensione niaggiore che aveva pochi
secoli addletro questa nazione seinbra convalidare la sen-
tenza di questo erndito , ed in tale caso T asserzione di
Ditmaro il quale dice che essa aveva uso di lettere, ne otter-
rebbe solenne ed anticliissinia conferma. Tutto quindi bene
considerato ed aggiuntevi le induzioni dedotte dalla j^aleo-
grafia per la forma ornata delle iniziali del codice, pel
luodo col quale sono segnate con linee le pagine , e pel
confronto col piu volte mentovato alfalieto dei Maurini ,
credercmnio dover assegnare col dotto editore al codice
Cloziano il secolo X , o forse anco il IX. Invano pot vor-
remo cercare ulteriori induzioni nella circostanza clie il
libro sia di rito greco. E qui conslderiamo come non sia
possibile ch' esso sia stato scritto nell' antica Moravia ove,
per testimonianza Concorde degli storici , Cirillo intraprese
la versione delle Scritture, imperocche sebbene le voltasse
dal greco , la storia delle contestazioni dei Vescovi moravi
(1) Clie sutto a questo iiooie dagli scrittori di quell' eta spesso
s'iutendano i Goti , la e cosa tanto iiota che non e j>regio del-
r Opera occiipai-si uel dimostrarla,
a68 I'AUIE STRANIERA.
con quelli di Salisbnrgo (Tantica Juvavla ) rende afl'atto
evidente clie apparteiievano alia Cliiesa occidentale e quiiidk
al rito latino. Qnanto poi ai Bulgari, sebbene questi in
principio seguitassero il rito greco, si volseio ben tosto al
latino con frequenti alternative che terminarono a favore
del primo (i). Lo stesso fecero verso I'istess' epoca i Croati,
come si raccoglie dalle lettere dei ponteiici ai princlpi di
quella nazione. Fissati cosi i limiti probabili dell' epoca
del manoscritto , ne segue di legittima conseguenza , come
avverte Teditore, che 1* alfabeto glagolltico sia per lo meno
coevo al cirilliano ; e siccome d' altra parte quelle tra le
lettere cirilliane che non sono prese dal greco sono simili
alle glagolitiche ed anzi ne sono una evidente derivazione,
egli e ora affatto chiaro che Cirillo adotto l" alfabeto greco
aggiungendovi quelle lettere che mancavano i\i Greci , toke
dall' altro preesistente alfabeto , e che indi ne avvenne
che ambo gli alfabetl rimanessero in uso presso le genti
elave. Opportunamente I'editore cita I'esempio de' cristiriui
d' Egitto che alia demotica scrittura sostituirono la greca,
associandovi pero alcuni caratteri della prima onde cora-
piere il loro alfabeto.
E qui sara opportuno avvertire che quell' artlcolo del-
r Aussland di Monaco, di cui abbiamo parlato di sopra ,
il quale tratta assai dottamente dei libri liturgici dei Russi
seguendo un' opera recente di cui ci tace il titolo , annunzia
il famoso codice degli Evangelj detto volgarmente il testo
della consecrazione, clie serbavasi a Ilheinis, essere scritto
a doppie colonne , e nei due caratteri cirilliano e glagoli-
tico. Ma pill esatte notizie intorno alio stesso manoscritto
delle quali andiamo debitori alia gentilezza del signor
Kopitar , c' indicano in vece esiser desso coinposto di due
parti, cirilliana I'una, glagolitica I'altra , e non anteriore
al secolo XIV.
Qui pero insorger^3be ^nltro quesito , ed e di cono-
scere se questo antico alfabeto glagolitico fosse recato
dagli stessi Slav! , o se il trovassero gia usato nei paesi
da essi soggiogati. Rabano Mauro scrlttore del secolo IX
dice che S. Girolamo face conoscerele lettere od alfabeto
di Etico filosofo di nazione istriano. Aggiunge pure le figure
ed i nonii di tali lettere che per verita poco o nulla han
(1} V. Farlati III. saer.
¥
PARt£ STRANIERA. 26c)
dl cOlnune colle glagoliticlie , ina noii e da tacersl essere
anche V alfabeto ehraico in quell' opuscolo ( secondo 1' edi-
zione di Goldasto) talmente altei-ato che rimaniamo in
forse se non si abbia voluto anziche V ebraico rappre-
sentarvi il samaritano. La coincidenza pero di questo cenno
dato da tino scrittore di tale eta , e tratto da uii' opera ,
sia vera, sia spuria dl S. Girolamo colle tradizioni illiri-
die, era troppo singolare , perclie non si avesse ad atti-
rare T attenzione del dotto editore.
A talie circostanza pero ne aggiungeremo un' altra , ed
fe che al dire di Poqueville e di Maltebrun (i) gli Albanesi
usano di un alfabeto di trenta lettere ( che rimase scono-
sciuto a Hobhouse come ad altri viaggiatori ), diverso dal
latino e dagli altri piii noti. Ora egli ^ alFatto probabile
ch' esso sia un' antica Varieta del glagoliticO , e la descri-
zione che ne daiino qnegli scrittori vie meglio ce ne per-
suade (2). Aggiungiamo che la lingua degli antichi Epiroti,
era al dir di Strabone eguale a quella dei Macedoni , come
al di d' oggi quella degli Albanesi lorO discendenti si estende
slno ai confini dell' antica Macedonia; che di piii, giusta la
bella osservazione di Kopitar, I'Albauese ha influito siil-
r attual forma del Valacco, uno dei dialetti romano ru-
stici, siccome su quella del Bulgai*o, uno dei dialetti slavi.
Tutti questi dati c'indncono a credere che la lingua al-
banese avesse anticamente un'assai grande estensione nelle
contrade che ora formano 1' Impero turco e nelP lilirico.
Che poi 1' alfaljeto degli Slavi sia pjlvticolarmente acconcio
ad indicare i suoni della lingua albanese risulta evidente-
mente dal saggio pubblicatone dallo stesso Kopitar (3).
(1) Questo dotto geograPo si e occiipato con una particolare
attenzione di tutto quanto concerne la nazione Albanese ossia
Epirotica.
(2) PoquPville dice ohe i pi-elafi rattolici d' Albania lianno un
alfabeto particolare clie si puo riguardare come iiiia cifra (Voyag.
C. LXXI). Maltebrun cliiama questo alfalseto ecclesiastico simile
ai cavatteri fenicj, ebrairi , armeni e yuahnireni ; dice che alcuni
somipliano alia srrittiira jcratica degli Ei^izj, altri ai caratteri bul-
gari e mesogotici . ma clie invano vi si cercfierebbe somiglianza
col runico e coilVtrusco. Aggiunge non essere scrittuv.i astiforme,
ma die. pero vi predoniina la linea retta. Egli poi inclina a ere-
derla introdotta dai sacerdoti cristiani nel serolo II o forse nel
IX quando la Cliiesa d' Albania , die' egli , fn definitivauieute
con£;iimta alia Romana.
{]) F. fiiliriiirlter fler litt/r. 1829.
270 VARTF, STRAXIEUA.
Se quindi sujiponiamo die gli Epiroti e le vicine na-
zioni usassero ili tale alfabeto per la loro lingua, non avre-
rao (li/Ticolta ad iiitendore come Etico istrlano ne abbia dato
notizia e come un tale cenno riportato in vin' opera attri-
])uita a S. Girolamo, unito alia circostanza che questo
Santo Dottore tradnsse la Bibbia , sebbene in altra lingua,
cioe nella Intina , abbia dato origine all'antica tradizione
degli Slavi illirici. Questa ipotesi ci sembra tanto piii pro-
babile in qnanto che la rozzissima ortografia del mano-
scritto cloziano ci addita una nazione bambina nell' arte
dello scrivere, e raal si confarebbe colla snpposizione che
gli Slavi avessero seco recato dalle antiche loro sedl 1' al-
fabeto glagolitico.
Inoltre non si conoscono monnmenti scritti di sorta dagli
Slavi avanti la loro conversione al Cristianeslmo ; mentre
i cosi detti runi vendicl trovati presso le spiagge del Bal-
tico apparteniiero senza alcun dubbio alia nazione lettica
che domino a lungo in quelle contrade , e che abbiamo
veduto qui sopra aver conosciuto I' uso delle lettere per
testimonianza di Ditmaro.
Le indagini dei dotti sulia natura della lingua lettica
che sebbene affine alia slava, in alcuni punti, ne e pero
essenzialmente di versa nelle forme ed in molte radici (i),
gli avanzi di essa sparsi dalle sponde del Baltico al Dnie-
ster e dall' Oder alia Duna , infine le chiare testimonianze
degli scrittori russi , polacchi e tedeschi (a) non ci lasciano
ormai piii dubitare dell' antlca estensione della nazione
lettica, confermata altresi dalle tradizioni degli Slavi meri-
dionali intorno all' epoca recente di loro migrazioni verso
Poccidente (3). Non crediamo quindi possa rimaner dubbio
(1) Tall difierenze e d' altra parte l' uniforinita die regna in
iiiohi punti fra i vaij dialetti della lingua lettica, escliidono afFatto
r opinione di quei dotti che la vollero una tarda niescolanza di
slavo e di gennanico.
(2) Quantunque gli sciittori di qneste nazioni coniprendaiio
bene spcsso i Lettici sotto la denomiuazione di Slavi , pure le
indicdzioni clie ci forniscono intorno a questa nazione sono ab-
bastanza distinre.
(3) Cio pure si confemia per le autorita di Tolomeo e di Pli-
nio che in epoca ben piu antica collocano i Serbli , altra de-
noniinazione delle nazioni Slave , ancora piu all' Oriente , cioe
pvesso la palude Meotide ed il Volga.
PARTE STRANIERA. 2~I
die 1 nionnmenti dei quali si tratta trovati nel paesi an-
ticfliiiente abltati dai Lettici non abbiano appartoimto a
quesia nazioiie. Sara pol oagetto di ulterior! indagini Tiii-
vestigare se la mitologia delie nazioni lettiche, che molto
ebbe di comune con quella delle slave, sia anteriore a
qnesta e vi abbia dato origine , o se pinttosto nraendue
non ne ricoaoscano vma coinune da contrade piii oriental!.
Egli e quindi probabile clie le nazioni slave non avessero
alfabeto proprio , ma adottassero qnelli die trovavano nei
paes! conquistati. Ne sara qui inopportuno ricordare quanto
abblamo gia in altra occasione osservato (i), cioe che il
fenomeno stesso die ora preseiita agli eruditi T alfabeto
glagolitico , il presentarono pure iiltri d' Europa die rin-
giovaniti dalla difiicile critica de! modern! , rivendicarono
poscia col fatto i loro titoli ad una maggiore aniiciiita c
ad una maggiore estensione. Cosi e avvenuto delle diverse
scritture runidie che si volevano , non ha molt! anni,
tutte posterior! alia predicazione del Cristianesimo nel set-
tentrione. Cosi e avvenuto dei gia meutovati monument!
lettico-runic! che respinti da alcuni scrittori sebbene con-
form! aU'autorita degli storici, e sono poch! anni tenuti
ancora per sospetti dal dotto Guglielmo Grimm, ottengono
ora il suffragio del non men dotto di lui frateilo Giacomo (2).
Altri monument! certamente genuini fanno pol ogni di
piu palese come T uso deir alfabeto etrusco giungesse sino
appie delle Alpi. Iiifatt! un vasellino con iscrizione di tal
genere scoperto in un sepolcro a Carsaniga nei colli delia
Brianza ed altr! edit! dal prof Gian! , e trovati pure nel-
r alta Lombardia ne fanno piena fede.
Se pero tutt! quest! fatt! rendono probabile die anc!ie
la nazione epirotica, e le vicine non fossero prive di an-
tico alfabeto e die tale possa essere il glagolitico, ipotesi
dnbitativame.ite esposta andie da! nostro autore, sara per
certo offgetto meritevole d" idterior! indagini tentare di co-
noscere la genes! di quest' alfaljcto, e con quale fra i co-
nosciutl serbi maggiore afiinita.
II doito Giacomo Grimm in rendendo conto delT opera
del nostro lilologo slavo nel breve gia indicato articolo
(i) Bibl. ital. t. LXXXI, p. .Ih.
(a) r. Gijttinn, Aitzeige 39 Febr. }i'My
2^2 pa;;te straniera.
degli annmnzj di Gottinga , ridestando Y ipotesi di Grtr-»
bisich, vuole scorgere qualche afflnita fra il glagolitico eel
jl runico. Crede appoggiare specialmente la sua opinione
suUa somiglianza della lettera E in ambo gli alfabeti , e
cosi pure sovra quella del B dei ruiil lettici ( i quali
chiama Runi vendici ) con quello dei Glagoliti. Quanto
alia priiDa , egli stesso non ba pero omesso di osser-
vare clie la lettera E passata dair alfabeto samaritano, in
cui faceva le funzioni d'aspirazione tenue , a quella di
vocale presso le diverse genti europee, vi si niantenne
quasi senza alterazione alcuna. Se quindi ne argomeiitiauio
contro lo stesso Grimm (i) cbe il suono della lettera e
noil sia di tarda introduzione nelle lingue germanicbe ,
come egli lo A'uole, crediamo del pari aver ragione di ag-
giungere clie invano vorremo trarne aigomento di vicina
aflinita fra i due alfabeti glagolitico e runico. Quanto poi
alia forma del B, per tacere cbe piu alquanto tra loro di-
verse fogge ne banno quei Runi , essa non ci ofFre col
glagolitico somiglianza da tenersene conto , tanto piu poi
cbe le altre lettere sono afFatto diverse, e cbe affatto di-
Verso e piu'e il numero di esse nei due alfabeti. Se aves-
simo ad arriscbiare qualcbe congettura in un genere dl
speculazioni tnnto incerto cbiameremmo piuttosto T atten-
zione dei dotti suIla somiglianza del glagolitico col sama-
ritano. Oltre la gia annunziata identita della forma dell'^,
osserviamo cbe il K glagolitico e afFatto eguale al samari-
tano non cbe all' arabo , cosi pure lo sch tanto glagobtico
quanto ciriliiaiio e eguale non solo al samaritano, e simile
a f|uello delle altre uazioni semiticbe (2), ma ben ancbe
al copto. E circa quest' ultima lettera tale somiglianza me-
rita tanto maggiore attenzione in quanto cbe trattasi di
lettera omessa dall' alfabeto greco , e quindi dal latino. In
fine il b dei Glagoliti ba afFatto la stessa forma della let-
tera affine m presso i Samaritani. Queste circostauze po-
trebliero far nascere il sospetto cbe Palfalieto glagolitico
provonga direttamente da quelli dclle genti semiticbe, e le
indagini cbe si possono fare sull' alfabeto albanese spar-
geranno forse un giorno questo intricato argomento d:
(1) V. la sua Gr.inini.nica tedcsca.
(2) Cosi chiamansi dai dotti le liiiguc ebiaica e sue afTim^
cioe siriaca , etinpica , araba , caldaica e samaritana.
FAHTB STRANIERA. 27^
mlglioi- Ince. Raccogliendo ora U s'm qui tietto conrlilndia'
iiio die il codice Cloziano dimostra all' evidenza rantichita
tieir alfabeto glagolillco maggiore di quella del cirilliano ,
come pure dlmostra che quest' ultimo in quella parte in
cui non e greco , deriva dal primo, il quale giusta ogni
probabilita era usato in quelle comrade avanti 1' invasione
degli Slavi.
E tanto basti intorno all' alfabeto che altra e non meno
difficile indagine offri ai dotti la lingua liturgica delle
nazioni slave. Oggetto d'antica lite fu presso di queste ,
siccome suole avvenire di altre in simili circostanze , de-
fmire a quale di esse si addica la gloria d'aver conver-
tito il proprio dlaletto in lingua liturgica di tante genti.
E qui cominclamo ad osservare col dotto editore che
la lingua del codice Cloziano appena si scosta in alcun
che da quella della versione biblica , e che probabil-
mente tali differenze, se non tutte , almeno per la mas-
sima parte, debbono attribuirsi alia gla mentovata in-
fluenza che hanno esercitato sulla versione stessa i dialettl
serviano e russo , influenza che giunse alia fine per la gia
indicata via anche ad alterare i libri dei Glagoliti. £
quindi pregio sommo del mentovato codice il porgerci ua
testo se non forse afl\atto scevro dall' influenza di posteriori
dialetti (i) per lo meno incomparabilmente piix vicino al-
I'antica scrittura che non quello dell' attual versione slava.
E qui ci faremo ad indicare come i Russi ne abbiano ,
ne aver possano pretesa alcuna d'aver fornito il loro dla-
letto alia stessa versione. Sappiamo per mezzo della testi-
moniauza di Costantino Porfirogenito , che in epoca afFatto
A'icina a quella in cui fu intrapresa la versione stessa, il
dlaletto russo era aftatto distinto da quello degli altri Slavi
da esso detti Slavini, denominazione identica con quella
di Sloven] coUa quale poscia si contraddistinsero gli Slavi
stabllitl lunghesso 1' Adriatico. Piii nomi geografici di luoghi
sono da quell' imperatore indicati col nome russo, indi
coUo slavino. Ora tutti gli scrittori che parlano della ver-
sione biblica, dicono essere quella stata eseguita in lingua
slavina. Eali e bensi vero che alcuni scrittori russi citaii
da Kohl , e cosi pure un brano di un anonimo greco eoito
(i) Si ramnicnti che abbiamo osservato qui sopra non poterr
essrie dps90 st.ito scritto nelP antica Mnravia, pcrche di vito greco.
2-'4 PARTE STRANIERA.
da Banduri, vogliono die T alfabeto cirilllano fosse inven-
tato ad uso del Russi, ma questi scriftori hanno eviden-
temente confusa T ambasciata dei principi di IMoravla, con
cjuella di Vladimiro duca di Russia commettendo P ana-
cronismo di un secolo. Vi era ad amendne le epoche in
Costautinopoli un imperatore per nome Basilio , il secondo
di essi ebbe per socio un Costantino, quando d' altra parte
Cirillo inventore del nuovo alfabeto porto pure il nome
di Costantino. Di piii ambo queste ambasciate furono se-
guite dalla missione a quei principi di un filosofo , il die
altro non vale nel linguaggio di quelP eta se non se un
monaco; finalmente ambedue provenivano da genti slave,
ed aveano in mira la conversione di quelle genti (i). Onde
non e meraviglia se ne nacque I'accennato equivoco, favo-
rito fors"" anclie un tempo dall' ambizione dei Russi. Pero
Nestore il piu antico fra i loro cronisti non cadde in tale
errore, e distingue le due ambasciate non die i due im-
peratori di egual nome die alle indicate epoclie regnavano
a Costautinopoli.
Anzi gli stessi Annali dei Russi citati da Herberstein
(Moscovia) riferiscono die i Russi ebbero le lettere sla-
vonicbe dai Bulgari , in occasione die INIicliele imperatore
di Costantinopoli le mando in Bulgaria. Egli aggiunge die
quest' ultimo fatto avvenne Tanno 6406 dell" era mondana.
Ma quantunque cosi leggasi in tre diverse edizioni di
queir opera , pure la data e erronea , perche Michele era
allora morto da 3o anni. E cjiiindi cbiaro die qui trattasi
della missione riferita dagli storici d' Occidente di Bogori
re di Bulgaria, die di recente convertito mando a Roma
ed in Baviera (dalla quale dipendeva al'ora nelle cose ec-
cleslatiche la Moravia) in cerca di sacerdoti. Onde si
scorge come in tale occasione si introducesse la scrittura
di Moravia in Bulgaria, e di la in Russia, e come 1* c-
poca accennata dagli Annali russi, T anno 6406 dell' era
mondana, cioe Tanno 898 dell' era volgare, non fosse gia
quella in eni i Bulgari ottennero T alfabeto dalla Moravia,
(1) Se leegeremo anche le autnrita raccoke da Heibinliis
( Cryptse Kijovlenses ) e la relazione del sacerdote Diocleate
scorgeremo evideutemente T origine di tale confusione tra i farti
delle diverse Lenti Slave . confusione coniiine agli scrittori di
queir epoca.
PAKTE STRANIERA, 276
ma beiisi quella in cui esso passo dal Bnlgnrl ai Russi.
Ha poi gia osservato 1' editore di Nestore come appunto
verso queir epoca incominciasse ad iatrodursi il Cristiane-
simo nella Russia.
Non e quindi ora controverso fra i dotti clie i priccipi
di Moravia maiidassero a Costaminopoli verso la meta
del secolo IX ia cerca di clii li istruisse nella religione
cri^dana , ed intraprendesse la versione dei libri sacri in
lingua slava. Tale fatto e pure conforme alia tradizione
dei Dalmati riferita da Bommann nella sua Storia , ove
dice die nel secolo X la liturgia slava fu recata di Mo-
ravia in Dalmazia. Al quale nopo mandati i fratelli Cirillo,
detto anche Costantino , e Metodio, eseguirono nella Mo-
ravia stessa la versione , indi il secondo si reco presso i
Bulgari, dei quali divenne TAposlolo (l). Tali cii-costanze
chiaramente ci additano clie il dialetto delF antica Moravia
abbiasi a ritenere quello in cui fu eseguita la versione.
E qui si nod essere ormai dimostrato per le autorita sto-
riche raccolte dal dotto editore, clie la Moravia aveva a
queir epoca un' estensione assai niaggiore di quella d' og-
gidi , e clie comprendeva gran parte della Pannonia, cioe
deir attuale Austria, Stiria ed Unglieria (2) , circostanza
clie viene pure confermata dalla soniiglianza grande cho
tuttora snssiste fra il linguaggio moravo e quello degli
Slavacclii delF Unglieria stessa.
Non ostante Fevidente probabilita di una tale induzione
alcuni dotti considerando clie i due fratelli erano oriundi
(1) Variano pero gli storici intovno al principio ilella conver-
sione dei Buigai-i , e dati non ispregevoli darebbero liiogo a cre-
dere clie quella alnieno d' una parte di questa nazione pvecc-
desse quella dei Moras'i ( V. Farlati , Illyr. sacr. ).
(2) Tale fatto e pure confcnuato da Cosmo di Frapa , 11 quale
ci assicura clie il veguo dei Moravi si esteudeva a quelP epoca
sino al fiunie Gran in Unglieria. Ha poi osservato Szegedi (Deer,
et Vitx Regum Hungariie ) clie il nome della citta di riinfkirchcn
in Ungheria stessa deriva probabilmente dalla divisione dell' au-
tica diocesi di Passavia nel regno IMoravo in cinque diverse dio-
cesi, divisione mentovata nella storia della conversione dei caran-
tani. Infine Alfredo coUoca la Moravia ( Moroaro ) fra T Italia
( Wisleland JFelsc/ilr.nd dei Tedeschi ) da una parte, e dalfaltra
la Turingia , la Boeiuia e la Baviera. Forster lia creduto erronea-
inente chc "Wislelan^, in 4.°, di pag. xii
e 204, con 40 tnvole litografiche.
Essay towards a Dictionary tibetan and english, ecc.
Saggio di un dizionario tibetano-inglese redatto col
soccorso di Bande Sangs-Rgyas Phan-Tshogs eru-
dito Lama di Zangskur da Alessandro CsoMA de
Koros Szekler-U ngherese di Transilvania mentre sog-
giornava a Kanam nci monti Himalaya , sid con-
fini tra V India e il Tibet, nel 1827-1880. — • Cal-
cutta, 1834, in 4." di pag. xxii e 35 1 {Di queste
due opere trovasi un bell' esemplare nell /. i?. Bh-
blioteca di Brera).
Parecclil glornali, e tra questi il nostro, hanno in piu
incontri parlato deU' illnstre viaggiatore Csoiiia de Koros ,
delle sue ricerche nell' Asia settentriouale per iscoprirvi
r origine della nazioue e della lingua degli Unglieresi , del
suo soggiorno nel Tibet per istudiarvi la letteratura del
paese , ecc. La gramatica ed il dizionario clie qui annun-
ziaino erano vivamente desiderati dai dotii: imperocche sa-
pevasi che la cognizio.ie del tibetano e importantissima per
penetrare in quella della letteratura e storia delT India, e
che il Tibet e oggidi il centre del buddisrao largamente
difFuso neir Est dell' Asia.
Nella gramatica 1' autore dope avere insistito a lungo
sulla ortografia ed ortoepla della lingua, e.-sendone la parte
piu diHicile, passa all' esposizione di cio che s'appartiene
alia teorica de' noini e verbi , delle particelle invariabili ,
e della sintassi. Le serie copiosissime di vocaboli ch' egli
riporta fornirebbero gia una parte abbondante del dizio-
nario. In un' Appendice poi presenta il sistema cronologico
dei Tibetani , un saggio della lingua con alcuni estratti
corredati della traduzione dal Kah— gyur ed altre opere
classiclie nazionali , e in fine quaranta pagine litografiche
che ofTrono diffusaiuente il prospetto della calligralia tibe-
!:ina nolle sue varieta.
Bibl. Ital T. LXXXll. 10
282
APPENDICE ITALIANA.
Intonio ad alcune varianti net testo della Divina Corn-
media d'l Dante di confronto colla lezione di Nido-
beato^ lettera deW abate Fortunato Federici , vice-
bibliotecario dell I. R. Universitd dl Padova. —
Milano, i836, coi tipl dl Paolo Andrea Molina.
J-je varianti sono tolte dal cjnaresiniale del P. Paolo lio-
rentino. II Negri pailaudo di questo irate nella sua Istoria
de' fiorentini scnttori racconta che Marsilio Ficino sorpreso
ntlV udirlo da Pulpid , non dubitb d' asserire che la di lui
eloquenza, come il canto d'Orfeo , era capace d' animare
unco i sassi : era chi provasi a leggere qiialche pagina del
suo volume si niaraviglia nou gia dell' ingegno di quel-
1' oratore , ma del!a pazieiiza de' suoi ascoltanti. L' egregio
signor Federici ne fa sapere di aver tolte queste varianti
da uii esemplare del qiiadragesiinale de reditu peccatoris ad
Deum esistente nelP I. K. Bihlioteca di Padova mancante
del frontispizio e della prefazione ; e noi in servigio de'bi-
hliografi possiamo aggiungere clie I'l. 11. Biblioteca di Brera
lie possiede un bell' esemplare perfettissimo in tutto se-
cond© la descrizione del Panzer (i). Del resto vi ha qual-
clie ragione per credere die il buon frate citasse non di
rado a memorla i vers! deU'Aligliieri da lui introdotti nelle
sue prediche e conimentati poi in latino. La maggior prova
di questa asserzione si lia in quella terzina del canto quat-
toidicesirao delP Inferno:
Se Giove stancJu i suoi fabbri da cui
Crucciato lolse la folgore ardente
L' ultimo di quando percosso fui ;
(1) In iiiu* del volume si legge : Quadragesimale hoc perutile
iiiijirfssum JMediol.iiii |ier prudences Ahuiianuos Magisfros ai-tis liuju»
Oldericiiiu Scinczenceller et Leonardum Pacliel socios. Auiio do-
iiiiiii 1479 •; ^'^ deciiuo septenibiiu.
dove la voce ardente del secondo verso e leriza duljbio una
infedelta della niemoria, giacche non risponde alia rima del
verso seguenie: E s' e^li stonchi s,U altri a niuta a muta. Ci6
posto, gia diventa niolto diibbiosa 1' aiuorita di queste va-
riant!, inassinie quando la differenza consiste solo in qnalche
lettera die le diverse eta amarono di sostituire in una
Btessa parola , come a dire sembruva in vece di scinhiava,
e molte altre consimili a questa. Di sifFatte variant! se
ne trovano alcnne certamente pregevoli aache in un bel-
lissirao codice in pergamena die sta fra i mauoscritti di
questa Biblioteca di Brera , e die al carattere si manifesta
del secolo XIV : ma e cosa notissima die qurlle piccole
differeiize ebbero origine quasi sempre dal solo arbitrio
dei copisti , e riescono tanto piu sospette quanto pill pa-
jono ingentilire e ammodernare la lezione. Non di rado
poi le varianti del P. Paolo rompono affatto il senso o la
sintassl del testo , di che il predicatore non si fcce scru-
polo alcuno guardando soltanto al bisogno del suo sermone.
Cosi per esempio in quel passo in cui TAligkieri parlando
dell'invidia dice:
La meretiice che mai dalV ospizio
Di Cesare non torse gU occhi putti ,
Morte comune e delle corti vizio ,
Jnfuimmb contra me gli animi tutti ecc.
rgli altera il terzo verso per modo die mentre iiel testo
e un inciso , diventa una specie di epifonema con cui il
periodo vcrrelibe a chiudersi ; e legge :
Morte e comune e delle corti vizio.
Queste considerazioiii potevano forse annoverarsi dal ch.
sig. Federici dov' egli va ricercando perclie le varianti del
P. Paolo non si trovano citate da nessuno fra / mold c si
{>'gilanti studiosi della Divuia Conimedia ; benclie valga , a
dir vero , moltissimo in queste materie anche V adagio da
lui citato no;i omnia nlcnt omnes, e T essere il lil>ro di fra
Paolo un quaresimale in lingua latina e iii carattcri gotici,
tutte ragioni ( come dice lo stesso signor Federici ) bastanti
per reiidcilo trascurato. Ad ogoi modo e verissimo che le
citazioni di un dotto vissuto uel quattrocento non si dove
vano lasciare inosservate , e pero dobbiamo esser grati al
sig. Federici die prima di tutti le trasse dal volume i.i
rui erano come sepolte. Vedranno colore che fanno pro-
fessione di coteati studi quanta autorita possa aftribuirsi a
284 ATPENDICK ITALIANA.
qneste vailanti. Fra le cjuali una certnmente sara d'ora
innanzi almeti ricordata da tutti i comentafori, e rignarda
quel verso del canto Y dell' Inferno in cui parlasi di SeniL-
raniide. Le edizioni tutte leggono
Che succedette a Nino e fu sua sposa.
e fra Paolo in vece :
Che susger dette a Nino e fa sua sposa.
A.
Del soverchio rigore del Grnmatici. Discorso piiino
(lelT avvocato Lulg'i Foenaciafi Ictto alia regia Ac-
cademia lucchcse il di 27 geiinajo ]835. — Lucca,
i836, ducule tipografia Bertini , in 8.°, di pag. 94.
Questo Discorso a cui diede orcasione una ristampa del-
r operetta del P. Daniello Bartoli , DeW ortograjia itxiliana ,
e tutto rivolto contro "una certa severita e solisticheria ,
» per la quale i modi leciti delia lingua si riducono a
» pocliissiiiii, e s'imbriglia plu del dovere la liberta degli
n scrittori , e si porge appicco ai pedant! di mordere au-
t> che le uiigliori opere. Piu sono (dice il sig. Fornaciari)
>/ le cagioni di tanto rigore, e le principali mi pajono
» queste : i.° II noii conoscere abljastanza i classici no-
I) stri. 2." L'avere apprcsa la buona lingua italiana mera-
» mente dni libri. 3.° II far regola del proprio gusto. 4.°
» L'abusare di cio che oggi chiamano iilosoiia delia lin-
>i gua. » Pare che I'egregio autore abl)ia intenzione di
scrivcre un Discorso sopra ciascuno di questi capi : qui
tratta soltanto del primo.
Gia il Redi aveva detto : 1 nostri antichi osservatori e
critici furono un poco troppo severi : ma la loro severlia
nacque did non aver cognizione di tutti gli scritton del mi-
glior secolo. " Peggio e (soggiunge ora il sig. Fornaciari),
" che quantunque poscia si siano divuigati in maggior
» numero g!i scrittori di quelP fta , e degli scrittori gia
" conosciuti siensi ritrovati migliori testi , nondiineno I
" gramatici venuti dipoi studiarono piuttosto nelle vecchie
11 regole , che ne' buoni autori , e quindi nou fecero per
)/ lo pill che ripetere alia cieca qnegii anticlii precetti , e
;; maledire a clii non gli osservasse. v E cominciandosi
dalla voce la in luogo di e//a , c!ie alcuni condannarouo
come un errore, e molti ora difeudono ed usano come ua
AfPENDICl; IT\LIANA. 285
giojello , vien cUinostrando che 1' autorita del plii lodatl
scrittori ginstifica quasi tiitti i vocaboli e i modi proscritti
dai precettisti. Sempllcissinio, come ognnn vede , e I'as-
sunto jireso dal sig. Foriiaciari , e la sua molta cognlzione
dei classic! gli soiniiiinistra ad ogai caso un buoa numero
di Cseiupi opportuiii e sicuri. Quindi poi egli coiichiude
luolto ragionevolinente dicendo : " Cio die ho detto parmi
« clie basti a dimostiare clie una delle cagioni del sover-
» cljio rigor de' gramatici e il non essere alibastanza pra-
" tici ne' buoni scrittori. — Non gia ch' io pretenda (sog-
" giunge poi) clie tutto quello che in essi trovasi, possa
" libera me lite usarsi. No. Io non vi ho portato, o valorosi
I) accademici, il lute il let per egli e per clla : il gli per
»» a lei o per a loro : Verono , Vamorono, ecc. per erano^
» amarono, ecc. . . . Le mie parole unicamente sono contro
w le regole arbitrarie. E ne pur queste io intendo che si
It violino per sola smaaia di violarle. . . . Minor male e
" alle lettere una soverchia strettezza che una soverchia
« licenza. . . . Ma se per amore di buoa suono, per amore
>; di varicta , per dare alia dettatura un po' dpli' iasolito
» ci torni alcuna volta bene di alDbandonar quelle regole,
n non ci venga conteso ; anzi chi sappia farlo opportniia-
» mente e con garbo, ivabbia la dovuta lode . . . . E poi
>i il ridurre a poco a poco dentro i giusti termini la gra-
1) matica , non sarebbe cosa ben fatta ' Ogiii regola arbi-
" traria e sen/a ragione. Dunque si toglierebljc dalla gra-
» matica ogni irragionevolezza. In fine , quando altro non
V venisse fatto, sarebbe certamente non picciol guadagno
)/ Fotteiiere clie nel giudic.ire della lingua si andasse piu
>) a rilento: sarebbe non picciol guadagtio il frenare al-
» quanto in mano ai gramatici quella sferza che senza
» pieta rotano ogni volta che ascokino un qualche raodo
t> da lor disdetto. >> Noi crcdiamo che in generale le opi-
nioni del sig. Fornaciarl saranno accolte come verissime.
E s'egli in questa conclusione mostra di temere sopra tutto
la taccia di troppo licenzioso , noi possiamo accertarlo die
alcuni Io ascriveranno in vece al novero di que' rigorosi
contra i quali egli combatte, dacche per esempio condanna
risolutamente la voce gli in signincato di a Iti od a loro ,
bcnche si usi continuamente parlando, e se ne trovino
molti esempi di scrittori eccellenti! — In quanto a noi,
crcdiamo che i precetti negatiii, dopo i tempi del Bartoli ,
a86 ifPENDICE ITiLIiNA.
dovTcbbpro cssere pocliissiml , etl abbiamo stimato scinpre
the nelle lingue vivtn'i sia un pericoloso coraggio quel
sorgere a dire : Non si pub ; non e uwto ; non e voce o
/rase Ha acceitarsi. La gramatica deve darci le uscite del
nomi , le conjngazioni dei verbi , ecc. piii riceviite e piu
usate ; del)b' essere un libro col quale, per regole gene-
rali , possaao giungere a scrivere correttamente anche co-
lore die non hanno opportnnita di fare profondi stuU di
lingua •, ma se pol pretende che fuori de' suoi precetti non
vi sia salve7za , diventa tirannica e irragionevole. II gra-
matico insegni una strada sicura , ed abiliti lo studioso a
scriver corretto ; questo e il suo nfficio: ma il giovine studii
nelle opere de' classici e nel coaversare de' meglio parlanti
per modo clie , conoscendo e padroneggiando tutta quanta
la lingua e i suoi usi , piu non abbia bisogno di chl gU
additi una via per giungere a quello scopo a cui egli sapra
condnrsi per molte. A.
Laude di Feo Belcarl ora per la prima volta stcm-
pate per cura del cav. F. Mortar A. — Parma ,
1 836, in 8.^, dalla stainperia Carniignani.
Un volumetto di laudl o preglilere semplici , chiare c
adattate cosi ne' pensieri come nelP esposizione all' intelli-
genza de' giovinetti , sarebbe tal cosa a cui tutti gli edu-
eatori dovrebbero applaudire : e noi vorremmo che il cli.
editore di quelle che ora annunzia.no s' invogliasse di fare
air Italia questo bel dono , eleggendo quel meglio che po-
tesse trovare nei libri che gia sono alle stampe o nel mn-
srt'fico inanoscritto in pergamenn tutto di laude di varj au-
toii dtl mislior tempo dclla lingua italiuna , di cui ( come
dice egli stesso ) il principe Cimitile di Nnpoli si com-
piacqne di accomodarlo. In questa scelta bisognerebbe , al
parer noslro, tcmperarsi alquanto dal troppo amore delle
ccse antiche, cercando sopra ogni altra qualita la chia-
rezza, la facile intelligenza , ed una certa acconcezza de'varj
componimeuti ad cssere letti volentieri , e ad iniprimersi
sgevolniente nella niemoria de' giovani leggitori. Queste
lairdi che qui annunziamo non furono pubblicate con qne-
?fo intendimento ; esse vogliono arricchire la letteratura,
mn nan possono generalmente aspirare ad essere accolte
come un dono utile e fruttuoso dagli cducatori. Cio noa
APPENDICE iTALIANA. ^Sj
toglie il prcgio del libro, ne diminuira certamente la gra-
titudine clie gll studiosi dell' idioma italiano debbono averue
al cavaliere Mortara. Delle nove laudi comprese nel sno
volume tre leggonsi gia pubblicate In una edizione del
secolo XV, e sono la prima, la quarta e la sesta. Fra le
veramente inedite poi , la quinta ci pare la migliore di
tutte, o piu almeno di tutte appropriata a quel fine die
dicevamo poc' anzi. Eccone qualche saggio :
Se pensassi V errore
Delia tua iita fella,
Anima tapinelln ,
Piangeresti a tutt' ore.
Tu sprezzL il Creatore
(he ti fe' tanto bella ,
E pel mondano amore
Di Dio tu se' rihella.
Nimica d' ogni Stella ,
In tenebre e il tuo core.
Per la colpa in cui se' caduta ( continua dicendo il poeta )
tu non sei viva , ma morta ; pero piaiigi i tuoi danni e
ritorna a Dio.
Ritorna al Signer pio
Che tanto amor ti porta.
Vedi Gesii tuo Dio
Che 'n croce ti sopporta;
Se dentro ti conforta
Abbraccial con fervore.
Considera T offesa che gli hai fatta , e piangendone si che
Dio ti degni del suo ajuto , ritorna alia perduta letizia.
Allora
Sentirai nella mente
Pace con gran dolcezza;
Gli angeli di presents
Ne faranno allegrezza ;
Gesii , somma bellezza ,
Sard tuo difensore.
Canterai poi un canto
Tutto pien di diletto ;
U amor dii>ino e santo
Riempira il tuo petto :
Gusterai con effetto
Il tuo dolce Sionore.
288 AFPENDICE ITALIANA.
Not! sarh difficile trovare magglore armonia di versi y
maggior bellezza di poesia : ma questa latide j)er chiarezza
e semplicita crediamo clie meriti di esser tolta ad esein-
pio da chiunque volesse coltivare questa parte di letteratui-a
con qnalche speranza di buon successo.
U arte poetlca di Quinto Orazw Fkicco esposta in dia-
letto mikinese. — Milano , i836, Sambrunico-Visnia-
ra, in 8.°, di png. 8i, col tcslo a f route.
II traduttore e uii medico; lo dice assai facetamente egli
stesso (i): ma il tradnttore e altresi un poeta; e questa e una
verita che sara acconsentita da cliinnqne leggera il sue libro.
La spontaneita e Tevideaza dello stile non languono mai in
nessuna parte , e queste due doti , che unite colla perfetta
intelligenza del testo gia basterebbero alia lode del libro ,
non sono qui se non piccolissima parte dei pregi. II tra-
duttore si e posto verauiente nel luogo del suo autore per
fare della poetica un libro in cul gli antichi precetti rice-
vessero nuova vita e nuova ellicacia, applicandoli a nuovi
esempi tratti da quelle persone e da quelle materie donde
e presuniibile clie Orazio stesso gli a^'rclJbe tratti se fosse
vissuto alia nostra eta. Quindi ove Orazio dice : Quid au-
t-em , CcEcilio riautoque dahit Romanus ^ ecc. lainentandosi
che fosse negate ai contemporanei ed a lui il diritto di
foggiar nuove voci, conceduto gia agli antichi, il tradut-
tore sostituisce agli esempi del testo questi aitri :
Se ai temp di Duca vice d Btdestree,
El Tanz , el Magg h-in battezzaa taut coss
E Imn imcntaa paroll a centenee ,
Chi dettara la legg al Porta , al Gross ?
E anch mi a on hisogn perche no poss fa istess?
L' e forsi pruibii ? V ha mai dt vess.
E tuttl que' versi lies gestce regumque ducumque ecc. dove
Orazio tratta dei metri e dei ritini accomodati alle diverse
materie, sono stati con mirabile disinvoltura e con giudizio
(i) JE Jiii che giri cont i man in saccoccia
Con quel fa nostninott e luttald
D' on dotcor^ die git a nanch mezza cairoccia;
Come faroo a fa vers de famm giiardd?
APPEN'DTCB ITALIANA. 289
scjnisUo rlfiisl dal tradiUtore per applicarli alia poesia ita-
liana e rendcrli utili alia gioventii stndiosa, BjIIo ci pare
sopra tutto cio ch' egU dice del Goldoiii , sostitulto losi
bene a Plauto , di cui gli antichi Roiuanl et numnos ct
laudavere sales ; nimium patienter lUrumque , ne dicam stake
mirati :
I nost vccc gh' hart passaa per hon per hell
On mondo de versasc bislacch o dur ,
Asca a ona bona scoita de fregiur ecc.
Bellissinia ne pare la traduzione di quel versl di Orazio:
ut fcsds matrona moveri justa diebiis intererit satyris paul-
luin pudihonda protervis :
On ceit decor ahbidl semper in vista t
Fee come i damm in sulla festa ndsta.
Una sola cosa in mezzo a tanti feliclssimi cambianienti
ci lia lasciati dubbiosi. La versioiie dice :
Chi pceii faroo ona lode ai nost poetta
Che han aviiu coeiir de bandcnnd i antigh
/Vo inciodandes pu tant alia s.tarchetta
Di trc iinitaa, che no conclud on figh.
E nol non voglianio certamente coinbattere per le unita,
ma avreaimo desiderato die il tradut'.ore non avesse alte-
rato, in cio ch' e dottrina, il suo testo, il quale delle
unita non fece parola. Qnando bene poiessimo adottare
la sua opinione, e credere che tutte e ire le unita non con-
rludano lui ftco , diiemnio ancora che qnesta opinione non
si doveva niettere in bocca ad Orazio. Con molta e gra-
ziosa felicita in vece espresse il tradutiore il suo sen-
timento intorno a quel precetto del testo che risguarda
il numero degli atti d'una tragedia: Nea mlior qu.iito, neu
sic produrtior acta fahida.
Per no tru li el spcttacol tutt a on tratt ,
Ris' c e pericol de stuffii la gent ,
S' ha pensaa de spaiti i tragedi in att ,
E sti att han de vess cirupi precisament:
E andee minga a cerca el perche percomm ;
Fee cinqu att , e iidevv d' on galuntomm.
Noi non possianio allargarci ad un niaggior nuuiero di
citazioni, perche forse aiiche queste gia riusciranno sover-
chie a molti dei nostri lettori non aljituati al dialetto niila-
nese ed alia singolare sua ortografia: e nientre ci stacchiamo
percio da questa bella traduzione , alcuai forse vorrcbbcro
390 APPENDICE ITALIANA.
domandarci quel die pensiamo dello scrivere in dialetto,
e massimameme traduziotii di classic! antichi. E molti ne
hanno parlato in varj tempi con diverse opinioni die gia
rinascono e pajon vicine a tornare in campo. Noi per la
piii breve diremo che va fuori delle generali considerazioni
di un'arte dii sorvola di tanto al maggior numero di co-
loro che la coltivano. .4.
Novelle del cav. Gactano Pjrolini, placentino. —
Milano^ i835, presso Lidgi di Giacomo Pirola ,
volumi due in 16.", col ritratto dell' autore.
Ardua impresa egli e lo scrivere novelle. Poiche di coin-
ponlnienti di tal genere e ricchissima la nostra letteratura;
e qnindi avvlene di essi come della poesia , la quale se
non e eccellente e inlollerabile , e le novelle se non sono
eccellenti sono inntili. Questa eccellenza , di cui i nostri
novellieri ci ofFrono tanti esempli , si deve trovare nella
invenzione e nella lingua ; quella e come la sostanza ,
questa la forma ; 1' una il corpo , 1' altra la veste. L' in-
venzione aver deve novita , ordine , progresso ; onde con-
viene che nelle novelle si trovino parti bene distribulte ,
accidenti non ordinarj, un tale intreccio die possa tenere
desta r aitenzione e la curiosita , un esito inaspettato e
dllettoso , letizia piu spesso che tristezza ; sempre rispetto
alia morale ed ossequio alia religione. Nelle XXI Novelle
comprese nei due volumi che ora annunziamo 1' invenzione
e povera assai per non dir misera ; poiche i fatti in esse
narrati sono per la maggior parte piani , comtini , quali
gli abbiamo continuamente sotto gli occhi e nelle orecchie,
e finiscono quando appena si crederebbero cominciati i e
non risvegliano T attenzione , o risvegliata la deludono. Ne
giova il dire che secondo le dichiarazioni stesse deU'autore
tutte queste novelle sono tratte da fatti veri e nella stessa
di lui patria accaduti. Lo scegllere tra i fatti veri quelli
che accouciamente possono esser argomenti di novelle , e
parte precipua dell' invenzione ; poiche gli avvenimenti
gravi, importanti, solenni appartengono all' istoria; i lievi,
insipidi , volgari essere devono trasandati e dimenticati , di
modo che per le novelle restano soltanto quelli che nella
loro levita, nella stessa lore oscurita hanno qualche cosa
di bizzarre, di singolare , di piccante; quelli che sono atti
APPENDICE ITALIiMi. 291
a dfstare an insolito diletto ed anche un principio di ma-
raviglia. Fra le novelle del cav. Parolinl sono da notarsi
le quattro ultime per una soverchia prolissita vuota di
efficacia e piena di fastidioi la quarta la quale si conchiude
nel racconto di un fatto cosi sconcio e indecente che nes-
suno credere potrebbe di tro/are nei libri di un costumato
e gentile scrittore 1 e la seltiina die narra un fatto cosi
disgustoso e ributtante die leggendola dlr non si saprebba
»e prevalga lo stupore o la nausea.
La lingua delle aovelle vuolsi die sia pura e corretta ,
composta cioe di elette parole e di frasi legittime , e so-
prattutto abbellita colle grazie native e schiette degli scrit-
tori del trecento; o perche con sifFatte leggiadrie si voglia
dar risalto ai subbietti sovente volgari ed umili , e solle-
varli dal fango dei trivj e dei niercati da cui per lo piii
sono tratti ; o perche le novelle sendo piu che dagli altri
lette dai giovanetti, per tal via s' intenda ad avvezzar
quest! a gustare le belle forme, e ad attingere ai primi
fonti della nostra favella o perche cosi avendo fatto i piii
celebri novellieri italiani si voglia conservare questo uso no-
strale e questa parte di patrio decoro. Per raggiungere questi
fini il nostro autore non risparniio certamente ne opera
ne fatica ; ma leggendone le novelle nessuno potra duLi-
tare ch' egli non sia andato lungi dal segno, poiche quasi
in ogni pagina cgli mostrasi inesatto nell' uso delle con-
giunzioni , degli articoli e delle altre particelie ; e si tro-
vano frequenti accoppiamenti di parole senza logica e senza
decenza , come rimeritar del castigo , demonio infernale ,
podice reverendo, cotto come una monna; e vi sono parole
che nei buoni autori e nei codici della lingua non sono,
come dannesgio, volsuta , rango, ultioneo , sceleste, guadani-
biati, piiilicare, sandlnella , snperbuzzetta , caparbiezza, ecc
Forse queste nostre osservazioni pr.rranno ad alcuni
troppo severe ; ma lo ripetiamo , la nostra letteratura in
un genere in cui e riccliissima , non puo tollerare miseria.
Circa poi al tenore delle osservazioni medesime , noi cre-
diamo di essercl apposti , fondandole sopra lu regole che
dettava Cicerone , quando insegnava la maniera di raccon-
tare piacevolmente. " Di questo genere di narrazioiie, dice
cgli , e propria una decente allegrezza che provenga dalla
diversita degli animi e dei subbietti, dalla gravita , dalla
Itvita , dalln speranzs , dalla paura , dal sospetto, dal
29^ APPENDICE ITALIANA.
desiderlo, dalla varieta, dall'errore, dalla pieta , infine
dalla fortuna die mutandosi produca non atteso pene, itn-
provvisi gaudj ed esiti giocoadi. n
L'Annotator Piemontcse. Vol. Ill , di pag. 420 {da
gennajo a giugtio 1806). Torino.
UAnnotatore perslste acerrimo nel proprio assunto. Ha
trovato qualche a more vole clie 1' ha b."ttezzato Attila ddla
letteratiira ; ed esse, ricevuto il nnovo liattesinio con saiita
intenzione , ha dichlarato per bocca del suo padriiio che
non sara Tartaro, non sara Leone che il faccia dare ad-
dietro;, e ci avvisa soprappiii che nel 1837, fiitta massa
tnaggiore di genti , guardera con infinita vigilanza le ame-
nissime regioni delle lettere da ogni barbarica invasione.
Fra le varie scritture inscrite in questo volnme delVAti-
nototore ci sembrano meritevoli di speciale nienzione la
Canzone di Romani in morte ddla N. D. Tuiim'tti Cibrario,
V Eremita del Monte d'Orta del cav. GiovancUi , la Peie-
grinazione in Germania del BaruHi , la Memoiia sui rccenti
stuJi di lingua in Italia del cav. Boncompagai , e qncUa che
cliiameremo Entusiasmo. In qiiesta ultima pero non possia-
mo tralasclar di notare quella contraddizione clie esiste fra
la pag. 334.^ e la 335.^ La prima ci rimproveia peclie con
micidiale entusiasmo accogliamo gli onoraii sforzi di chi vuole
far bene; e la seconda ci sgrida perche non siamo pronti a
squilibrarci per entusiasmo che e sempre migliore inci'amento
oil' ottimo che non V uccigUata ragione. A noi pare che 1' en-
tusiasmo per se solo sia come dire il fnoco:, se te ne vali
a bene ti avviva, se a male ti da morte, e a far buon
nso di quel fnoco vixol esser ragione. Attila adnnque vegga
se non sia il caso di mettere in miglior assetto la pag. 335."
di questo suo volume , e ci perdoni I" ardire.
Questo Giornale ci avvisa altresi che in giornata escono
altri nuovi fogli in Torino, vale a dire il Messngger tori-
nese destinato alle lettere, il Suhalpino sacro alie disquisi-
zioni filosofiche e scientiliche, il Propagator religioso, e le
Effemeridi fisico-mediche. L' Annotatore si compiace d' aver
eccitati alia vita in Toritio tanti generosi compagni in
si breve tempo, e spera d^averli socj oaorati in quella
guardia gcncrosa che abhiamo avvisata piii sopra.
APPrnSTDICE ITALIANA. 293
11 Maestro di composizione ossia seguito del Trattaio
d' armojiia di B. AsiOLi da Correggio. Applica-
zione. — Milano, i836, presso Glo. Ricordi. Vo-
lumi a , di pag. 3 1 o complessivumente , ital. lir. 72.
Bella edizione.
Di quest' opera parleremo in uno de'prossimi fascicoli.
Elogio storico del cav. Leopoldo Nobili prof, di fisica
nelV I. R. Musco di Firenze. Let.to dal cav. Vin-
cenzio Antinori alia Societd Colombaria nelT adu-
nanza del 24 gennajo i836. — Firenze, i836,
David I'assigli e socj , in 8.", di pag. 5o.
II cav. Antinori era quegli, per nostro avviso, die me-
glio di moiti altri poteva tessere le lodi del Nobili. Legato
a (juest' illustre fisico da una calda amicizia di quindici
aniii; a lui compagno negli ultinii anni clie vlsse, lino ad
accomunarsi con lui in diversl lavori ; partecipe delle sue
scii'iitifiche vedute , de' suoi pensieri ; e sopra tutto corre-
dato di estese cognizioni , singolarmente nelle scienze dal
Noliili con tanto esito coltivate, era Yincenzo Antinori,
il direttore del R. Museo fisico Palatino di Firenze, nella
felice posizione di poter esporre con piena cognizione di
causa la storia dei lavori sclentiiici del suo lodato, e di
ben rilevare gl' incrementi die alle scienze fisiche ne
derivano. Tnttavia se noi ci liiiiitnssimo a dire, die col suo
elogio rese I'Antinori un grato officio alle scienze, e sod-
dibfcce la comune aspettazione , nel mentre pagava coa
tanta genorosita d'animo il debito dclT amicizia, forse noa
ne andrclibero abbnstaa/.a soddisfatti i nostri lettori. Per-
cio noi di Imon grado presentiamo qui ua brevissimo sunto
deU'aniiunciato elogio. Con esso , e con quello che abbia-
mo publilicato ncl t. 77.°, a pag. 48 e ne' seguenti intorno
al due voluini ne' quali il Nobili stesso raccolse poco prima
di morire le sue opere le piii recenti ed interessanti, po-
tra ognuno formarsi uu giudizio precise di si valente
scienziato, di cui ora si deplora uuiversalmente la perdita.
A Trasllico in Garfagnana I'anno 1784 nacque Leopoldo
Nobili dal consigliere Pellcgrino, die cola esercitava Tuf-
iicio di podesta. Questi era di nobile famiglia di Rcggio, ed
294 ArrxNDicE italiani.
aveva credito cU uomo valente nelle filosoflche e tielle legali
discipline. Leopoldo studio le lettere in Reggio, e la filosofia
in Modena , ove i suoi progress! nelle inatematiche , e la
necessita de' tempi determinaronlo a rimanersl per entrare
in quella scuola militare. Ne usci dopo tre anni tenente
d' artiglieria, poi divenuto capitano, fu mandato a dirigere
la fabbrica delle armi a Brescia. Ivi cavando partite dalla
eua posizione , studio intorno alle varie qualita del ferro ,
alle sue imperfezioni , alia formazione e struttura del mas-
sello : e seppe adunare cognizioni e notizie per comporre
poi quella Memoria, che nel 1814 presento al cesareo
Istituto di Milano.
Dalla direzione di quella fabbrica passo professore alia
scnola militare d'artiglieria in Modena, ma dopo poclii
mesi chiese di entrare iiella grande armata di Russia, e
r ottenne. Cola doveva il Nobili essere speitatore della
piu fiera catastrofe clie mai si fosse udita nella storia delle
guerre ; cola doveva egli stesso essere bersaglio ai crudi
colpi della fortuna^ ma sottrattosl coUa fuga alia misera
condizione di prigioniero de' cosacchi , gli era concesso,
ilopo molti patimenti, di essere fra i pochi , cui fu dato
tli rivedere il clelo natio. Torno in patria decorate della
Jegione d' onore , ma vi torno spossato dalle dolorosa
latiche, e danneggiato nella salute. Pure non tardo a
ridestarsi in lui quel desiderio di gloria, clie lo avea spinto
nei campi di Marte; ed il campo piu paciiico delle scienze
nel quale il suo spirito aveva provato diletto nella prima
giovinezza, si offerse al suo pensiero. Animoso vi s' intro-
dusse, e rapidamente scorrendo quello che aveva gia
apparato nelle scuole, senti tosto il bisogno di scrivcre,
di divenire autore. Una Memoria snlPattrazioue molecolare
fu il primo saggio de' suoi studj , coUa quale si provo a
dimostrare per mezzo di argomenli mateniatici quello che
BufTon e Laplace avevano pensato ^ cioe che I'attrazione
molecolare e Tastronomica seguono la stessa legge. E se il
caldo ed eloquente discorso deirAntinori avesse potuto tol-
lerare una digresslone, ci pare non sarebbe riuscito inop-
portuna a ricordare la bella e profonda Memoria del prof,
Giuseppe Belli tendente a dimostrare 1' insussistenza del-
r opinioae inessa in campo da que' due rinomatissimi filo-
sofi di Francia. E noto , che fino dal 1814 il Belli pub-
blico nel Giornale di fisica di Pavia uno scritto, col quale
iri'ENDIGE ITALIANA. 395
diniostrava in via approssimativa , clie T altrazione astro-
nomica e iiisufficiente a produrre la coesione e I'adesione
de' corpi ^ die e piii soddlsfacente 1' ipotesi di Newton ,
sostenuta anche da Clairaut, cioe die Pattrazione fra le
niolecole de' corpi sia piu rapida di quella delle seconde
potenze reciprodie delle distanze , e che volendo pure
valutarla si possa andie ritenere piii rapida di quella delle
quarte ed anco delle quinte potenze redproche delle nie-
desiine distanze. Vide molti anni pin tardi V acutissinio prof.
Belli, che I'importante argomento poteva ridiicdere di es-
sere piii distesamente trattato i die i suoi ragionamenti
poteano sostenere il confronto di calcoli piii rigorosi, seb-
bene laboriosissimi ed egli ne sostenne la lunga fatica.
Cosi r eironeita dell' opinione di BufFon , appoggiata da
Laplace fu vittoriosamente dimostrata ; e fu sparsa gran
luce sul difficile argomento per mezzo della Memoria di
cui favellianio, e die fu inserita tra gli Opuscoli fisici e
matematici , die si stamparono in Milano gli anni i832-
1834 presso Paolo Emilio Giusti.
Ma al chiaro encomiatore del Nobili restavano ancora
troppe cose da narrarci intorno al suo soggetto, e pero
dopo d' averci accennata la Memoria suU' attrazione mole-
colare , ci ricorda quell' altra opera che ha per titolo In'
troduzione alia Mcccanica della materia , coUa quale Leo-
poldo Nobili tentava niente meno che la generale rifornia
delle sclenze naturali. Non ommette per altro lo scrittore
dell'elogio di osservare che sebbene egli palesasse con tale
divisamento un vasto ingegno, e per alcune vedute gene-
rali dimostrasse il vero bisogno delle fisiche discipline,
pure era impresa ne opportuna ne utile il richiamare i
fatti tutti ad un solo principio. E si puo asserire che nulla
ebbe a guadagnare la scienza ne dalT Introduzione alia
Mcccanica della materia, ne da quell' altro Jibro che il No-
bili fece succedere a questo, e die intitolo Nuovo trattato
d' ottica , del quale non fa parola il suo lodatore. Tutto
cio dimostrava non per tanto che il Noljili era uonio da
segnar tracce luminose nelle scienze , una volta che ricliia-
niatosi dalle aberrazioni di una troppo fervida fantasia, si
ponesse alio studio de' fenomeni naturali , fondamenti pri-
mi d' ogni scienza. E questo richiamo egli ebbe dal procla-
uiare che in ogni parte si faceva di qnei primi fenomeni
flettromagnetici annunziati dal fisico di Daniraarca Oersted.
296 APPENDICE ITALIAN A.
Vero e clie fiuo dal 180a il giuspubbllcista Giandomenico
Romngnosi aveva avvertito colla Gazzetta di Trento, clie
gli apparecclii del Volta influivano snll' ago luagnetico
liberamente sospeso, declinandolo alcunclie dalla sua na-
turale direzione polare, ma i fisici italiaai non si curarono
di quell' annunzio. Pur troppo e vero die nella nostra Italia
spesso noa si fa caso delle novita scientificlie se non
quando sono accompagnate dal prestigio di una qualch^
celebrita, o ci pervengono da paesi straaieri ! e sventura-
taraente il Romaguosi non aveva celebrita nelle fisiche
discipline, e nou era forestiero. Quindi il fenomeno da
lui notato non chiamo I'attenzione de' suoi coucittadini, se
non quando, diciotto anni piii tardi il Csico danese 1' ebbe
nuovamente riconosciuto, e n'ebbe dicbiarate le leggi.
Feconda fu senza dubbio la nuova scoperta di utili e nu-
merosi trovati per gli studj di Ampere e di Arago in Fran-
cia ; di Marianini e di altri fisici in Italia; ma non lo fu
meno per quelli del cav. Leopold© Nobili. II quale nel
1824 producendo al publjlico le sue Quisiioni sul niagne-
tismo , dimostro, come dice il suo encomiatore , insieme
ad un acume profondo, quello spirito prudeute, che pro-
cede di fatto in fatto, di domanda in domanda , senza
accordare verun valore ad altra specie di coiigetture, se
non a quelle confermate dall" esperienza, e dalla piu stretta
analogia sostenute. La teoria dell' irraggiamento magnetico
dall'autore immagiuata, e le sue considerazioni sul conflitiO
elettro-magnedco spiegano quasi tutti i fatii della scienza
elettrodinamica, a riprodurne i quali trovo modi ingeguosi,
ed in piccola cassetta tutti ue riuni i necessarj congegni.
A questi aggiunse poco dopo il suo galvanometio, o mol-
tiplicatore , o misuratore deli' intensita e direzione delle
correnti elettriclie : il quale se da prima non dilFeriva es-
senzialmeate dal moltipllcatore dello Sclnveigger , che per
I'nggiuuta dell' ago superiore, tanto vi studio sopra da poi
da readerlo portatile e comparal^ile , per cni vuol essere
risguardato couie un dono prezioso fatto alia scienza, che
dlvenne utilissimo non pure nelle sue niani , nia anche in
quelle del Beqnerel, del Faraday, del Melloni , per tacer
di tanti altri. La squisita sensibilita dl cui questo stru-
mento e dotato alsilito i fisici a molte delicate ricerche ,
da cui fruttarono schiarimenti nou pochi intorno al mode
di agire della pila , alia direzione delle correnti , ed cgli
APVENDICE ITALIlNA. 297
stesso il Nol)ili pote prosegnire le sue fisiologiclie indaga-
zioQi &iille correnti della rana, e sull'inflaeaza loro e delle
correiiti estenie suU' econoiiiia animale. E se qui non e
luogy di tutti dichiarare i tentativi che fece , gli studi
clie impiego per condune a tanta perfezione il galvaiio-
mctro ; se distesaiiiente dir non possiamo come ne deri-
vasse il termo inoltiplicatore , altro de'piu utili e delicati
strumenti die possega la scienza , lo strumento destinato
a misurare quelT altro genere di correnti , die lo scopri-
tore di esse Seelieck chiamo correnti termo elettriche ; beii
possiamo dolerci die il cav. Nobili non potesse dar corpo
al suo pensiero di comporre un trattato iiitero di galva-
nonietria.
Associatisi il Nobili ed il flsico di Parma Mellonl fecero
insieme col sussldio del terino-moltiplicatore varle ricerche
intorno alia riflessione del calorico ; e videro die questa
difl'eriva da quella della luce in cio che se e necessaria
la maggiore politezza della superlicie riflettente a riflettere
la luce , quella estrema politezza non occorre per ottenere
la riflessione del calorico. Resero altresi piii agevoli le
ricerche di Giovanni Davy sul calore degli auiuiali, e quelle
intorno al passaggio del calorico raggiante a traverse dei
corpi. E dopo che il Melloiii ricovratosi in Francia ebbe
cola contiuuate le sue ricerche intorno al calorico, e disco-
perte quelle veriia, che tanto gli accrebbero di fama presso
la colta nazione in mezzo alia quale ei soggiornava , e
presso r Inglulterra , subito il fisico di Reggio si studio
di ripeterne gli esperimenti , immnginando da se apposito
apparecdiio, e corredando il suo termo-moltiplicatore della
pila a cannocchiale , e di quella a rag2,i per ritrovar il
fuoco delle lenti pei raggl calorifici.
Ma una scoperta che rechera mai sempre sommo onore
al nostro fisico si e quella che costituisce V arte metallo-
cromia : che cosi egli voile chiamare quella maniera di
colorare i metalli per mezzo delle cosi dette apparenze
elettrodiimiclie. Come con essa egli riuscisse a formare su
piastre d' acciajo medaglioni , o compartimenii simmetrici
di varj disegni colorati in varie fogge , vaghissime per
Taccordo de'colori e le sfumature delle tinte, piastre delle
quali orno tabacciiiere e portafogli, e segreto die fortuna-
tamente non e perduto. Registrato in carte suggellate e rin-
venuto Ira i vari nianoscritti del Nobili , passb dopo la
JML Iial. T. LXXXII. 20
298 APPENDI€E ITALIAXA.
di Ini morte nel R. gnbinetto di Firenze, come testimonio
della riconoscenza dcgli erecli verso nn principe, presso
cut ill mezzo alle sue traversie quel nobilissimo intelletto
trovo rifugio ed incoraggiameuto alle sue subluni specula-
zioni. Pure non ommette lo scrittore dell' elogio di narrare
come nella mente di Leopoldo Nobili nascescero i primi
germi della metallocromia dall' osservare la formazlone
degli anelli colorati sopra una lamina d' accinjo che pescava
neiracqua ed era messa in comunicazione colla piia vol-
tiana col mezzo di due fili di platino. E come combinando
poi alcune proprieta ottlche con altre elettrocbimiche, riu-
scisse a dcterminare una scala cromatica di quarantaquat-
tro tlnte. Grandissima fu Tamrairazione dei dotti dell' Isti-
tuto di Francla alia vista de' saggl di metallocromia, che
loro presento il Nobili, quando nel 1828 per propria
istruzione visito que' paesi e quelli dell' Ingliiltena. Tor-
nava poi piu tardi nel i83i a metter piede sul territorio
francese col padre suo, mentre la sua patria era agitata
da politiche vicende , ma dopo poclii mesi ei rivedeva la
Toscana. Per altro quelia gita in Francia, che dovette esser
causa di tanta amarezza al suo cuore , e di grave danno
alia sua famiglia, egli seppe renderla proficua alia scienza.
Operosissimo anche neU'esilio, applico I'animo a studiare
la polarizzazione della luce appunto cola dove era stata
disccperta; si procure tutti gli strumenti, gli apparecchi
jdeati per ottenerne i fenomeni, e si pose in grado per
si fatto modo di istruirne l' Italia, e di riempire tra noi ,
come dice I'Antinori, una vergognosa lacuna.
Intanto dall' Inghilterra si riceveva I'annunzio di altra
capitale scoperta, die al pari di quelia di Oersted avrebbe
dovuto essere pur nostra , se il valente prof, abate Fran-
cesco Zantedeschi non si fosse limitato a quel cenno che
nel 1839 pubblicava nel t. 53.°, marzo, pag. 398, di questo
nostro giornale,- oppure se i fisici vi avessero posto mente.
Air inglese Faraday si vuol dunque comunemente consentir
il vanto di aver prodotte correnti elettriche per mezzo del
magnetico : e la prima notizia che ne ebbero il Nobili e
I'Antinori fu in quell' articolo del Temps r, giornale francese,
eve in maniera troppo concisa dtcevasi aver il Faraday
notata la proprieta che hanno le correnti voltaiche di
eccitarne delle altre nel fiii cui pnssano d'appresso, le
quali di corta durata , ricompariscono poi, ma sempre in
APPENDICE ITALIANS. 299
senso inverse, coll'allontanarsi dalla causa die le produsse:
questa proprieta egli riscoiitro anco nelle calamite , e fix
da esso cliiamata induzione voltaica. E questo basto ai due
fisici perclie si accingessero iu Firenze a cercar via di spe-
rinientare , onde liconoscere e variare i fatti annunziati ;
ed alle scoperte dell' Inglese aggiunsero 1' altra di ottenere
le nuove correnti pel solo efFetto del magnetismo terrestre.
Quindi passando dalP uno aU'altro tentativo , daU'una al-
r altra induzione giunsero a quel uiirabile apparecchio
onde a ricliiesta dello sjierimentafore ottenere la scintilla
dalla calauiita, clie il iisico d'Ingliilterra non aveva otte-
nuta die a caso una sola volta. Questo apparecchio , die
orniai e uno di quelli di cui si adornano tuttl i gabinetti
di fisica, e descritto nell'elogio con tutte le sue particola-
rita , e vi sono narrate tutte quelle considerazioni che ne
deterniinarono la costruzione.
Ne le ricerdie dei due fisici italiani si limitarono intoruo
alle correnti faradiane, uia queste applicarono eziandio al
magnetismo di rotazione ; ed i fenomeni del celebre Arago
ebbero in fine una spiegazione , la quale divenne anclie
piu cbiara e compiuta, quando finalmente coniparve 1' opera
origlnale del Faraday. Aazi allora la teorica delle indu-
zioni elettrodinamiclie fu dal Nobili col foadaraento de-
gli esperimenti ridotta a perfezione. Tutti questi lavori
attraevano I'attenzione degli scienziati , e destavaiio nel-
r animo del Granduca di Toscana quella compiacenza che
un principe generoso deve provare al vedere che non e
sterile la sua protezione verso chi coltiva le scienze. Ac-
consenti pertanto che pel Nobili fosse creata una cattedra
di lisica nel R. gabinetto, dalla quale egli esponesse iu
lezioni accademiche le piii moderne scoperte , e le novita
otteuute nel R. Museo , dove la maggior parte delle spe-
rienze erano state fatte. Coilocato il Noljili, dice 1' eloquente
lodatore, nella vera sua sede, si accinse aH'adempimento
del nuovo e grato incarico in maniera da rendersi supe-
riore all' aspettatlva, che con ragione era grandissima. Po-
che volte il vasto luogo, dove esponeva il suo dcttato , i
suoi esperimenti, fu capace a contenere la folia degli udi-
tori. E qui prosegue I'Antinori a favellare delia maniera,
dell'ordine, e delle divisioui di quell' insegnamento. INla la
nuova occupazione non lo distolse dall' attendere alia rac-
colta de'suoi lavori, daU'ampliarli per modo die ne formasse
3oO AFPENDICE ITALIAN A.
pol que' due volumi sopra menzionati, i quali egli chiamo
Memoric eel ossenazioni eclitc ed inedite : e neppure lo di-
stolse dair applicarsi alia ricerca della via , che pigliano
le correati elettriclie nelP interno de' conduttori luetallici ;
dentro i conduuori umidij o nel punto ia cui passano da
un conduttore all'altro. Qaesto importantissimo soggetto
egli aj^profondi in maniera di spargere molto luine intorno
ai punti controversi sull' indole della pila. E questo lavoro,
che PAntinori chiama imponente, fu T ultimo che venne
dal Nobili pubblicato colle stampe , non avendo potato
condurre a terniine le sue iudagini sulla torpedine.
Nella sempre viva e lucida narrazione che ci fa il cav.
Antinori della vita scientifica del suo illnstre amico , noi
possiain dire di avere sott'occhio ua quadro dello stato
attuale della fisica speriraentale : vera maniera di far si ,
die gli elogi de' celebri trapassati riescano anco di utilita
alia scienza. E perche i nostri lettori giudichino da se stessi
10 stile con cui e dettato quest' elogio , riportiamo qui il
seguente brano, che non iscegliamo a caso, ma perche e
atto a meglio fissare il concetto in che vuol essere tenuto
il Nobili come scienziato. " II tratto, a mio credere, piu
» caratteristico della fisonomia del Nobili come scienziato,
» fu quel singolare accordo del di lui ingegno tanto ne' con-
>i cetti caldo e ferace, quanto ne'perfezlonamenti freddo
» e perseverante :, di fatto diresti due persone distinte , e
11 il Nolsili che immaglna la teoria dell' irmggiamento , e
II quello che forma t astuccio elettromagnetico; il Nobili che
II inventa il gahanometw astatico, e ne vede tutta 1' utilita,
II e quello che riduce quell' istrumento comparabile ed op-
II portuno ad ogni genere di correnti ; il Nobili che scopre
>i le apparenze elettroddmidw, e vi legge tutte le applica-
II zioni , e quello die forma e rettifica tutli i congegni
I) per V arte metallocromica: il Nobili che riduce ad un solo
II principio 1 fenomeni tutti della induzione , e quello che
*; a poco a poco perfeziona la doppia calamita clettrica,
1) fino a rldurla efficace al pari della pila del Yolta. >i
Ne il valeiite scrittore dimentico il carattere morale del
suo lodato: die i poclii tratti, che egli va qua e la ramme-
morandone , aljbastanza ci appalesaao 1' Indole generosa
di lui , r amorc figliale , la sollecitudiac nell' adempimento
de' suoi doveri di padre , e di inarito.
APPENDICE ITALIANA. 30t
Quella incessante applicazione, quella soverchia attivita
di mente in im individuo gia danneggiato moiti anni ad-
dietro per gli stenti cni dovette sottoporsi nella faiuosa
ritlrata di Mosca furono cagione die troppo presto si spe-
gnesse una preziosa vita , die nell" ordinario corso della
natura parecchi anni ancora avrebl^e potuto protrarsi con
grande atilita della fisica. Una lenta infiainmazioue degli
intestini crassi con compUcanza tubercolare nel polmone pro-
sterno in Iiii le forze del corpo prima del vigore della
mente, ed il 17 agosto dello scaduto anno cesso quel cuore
di palpitare per la gloria di se stesso e dell' Italia.
A. G.
Monumenti Gabinl della villa Pinciana desaitd da
Ennio Qidrlno Viscond, nuovamente pubbllcati per
cura del dott. Giovanni Labus. — Mtlano , dalla
Societd de Classici , in 8° ed in 4.°, con 22 tavole
in rame.
Dopo la bella edizione del Museo Plo Clementino e del
Chiaramonti , e delle Iconografie greca e romana di Ennio
Qulrino Visconti intrapresa sin dall' anno 1818, in die
cesso di vivere il grande archeologo italiano, arricchita di
prefazioni assai dotte e di utilissime note del cli. nostro
dott. Giovanni Labus, fu lode vole il consiglio di pubblicare
iiello stesso inodo le opere sue minori , sparse in separati
libretti o in giornali letterarj, e piii difficili percio a rin-
venirsi , siccome venne eseguito nel 1826 in qiiattro volumi
e nella stessa forma. Fra le quali pero si tralascio di com-
prendero i Monumenti Gahini , lavoro di non minore im-
portanza , ora riprodotto in separate volume, a" quali si pro-
mette die per le cure medesime terraii dietro di corto £
Monumenti scelti Borghesiani , onde render compiuta la col-
lezione mllanese delle opere del Visconti: non volendo in
essa contare il Museo Worslejano datoci similmente nel
1 83a, siccome opera die corre sotto altrui nome cui cer-
tamente in gran parte appartiene: che per la parte presavi
dal Visconti, egli stesso non senza giusto motivo gliene
avea ceduto intieramente 1' onore ; e quindi non possono
ainmettersi le addotte ragioni per ispogliarne dopo il tran-
quillo possesso di tanti anni il "Worsley.
302 APPENDICF ITALIANA.
Monmnenti Gabini fnrono cliiamati dall" illustre autore
le anticliita die rivider la luce per gli scavi intrapresi nel
1792, dal celebre pittore scozzese Gavino Hamilton, dietro
le soUecitazioni del principe Marc'Antonio Boi-ghese nella
sua terra detta Pantan de Griffl a 12 miglia da Roma; le
quali acqulstate dallo stesso Principe formavano il Museo
percio detto Gabino nella deliziosa sua villa di moiite Pincio
in Roma; e poscia per le sopravvenute vicende passarono
insieme con altre moltissime ad arricchire il R. Museo di
Parigi.
Iraperocche da grandl ruderi ed in ispecie da quelli del
tempio di Giunone gabina e del magnifico Foro, dalle
numerose opere di scultura , e molto piu dalle epigrafi
quivi disotterrate 5 si venne manifestamente in cliiaro es-
sere stato quello il vero suolo dell' antichisslma citta de'
Gabj , intorno al quale disputavasi da molto tempo fra gU
antiquarj, e pretendevasi posta in altri luoghi piu o meno
distant!. E cio che fn un nuovo accpiisto alia storia , che
codesto municipio per la testimonianza di Orazio e di Pro-
perzlo gia ridotto quasiclie nnllo e deserto all' epoca di
Augusto , e che generalmente si teneva fosse poco appresso
afFatto perito, sorgesse anzi a nuova vita, e si ripopolasse,
e si abbellisse di pubblicl e di privati edificj grandiosi.
Di modo che sotto il regno de' Settimj trovavasi fornito
di tutte le magistrature e collegi proprj ai maggiori mu-
nlcipj \) vi si celebravano spettacoli solenni; vi si vedevano
grandi fabbricati, simulacri di bronzo e di mar mo, e tutto
quanto dava tanto decoro ed apjjarenza alle antiche citta.
Le quali preliuiinari notizie formano la prima parte del-
r opera.
I monumenti di scultura rappresentati in sedici tavole
danno materia alia seconda parte. Pochi ve n' hanno di
sacri o mltalogici , i piu sono statue e busti d' imperadori
e principi imperiali da Tiberio a Gordian Pio, varie statue
di magistrati municipali e d'ignotl cittadini. Le dottissime
illustrazioni risguardano precipuamente all' arte , la quale
sebbene fiorente tuttavia pel grande esercizio , tendeva al
decadimento per difetto di diligeiiza negli artisti e di buon
gusto neir universale i comeche non manchino alcune inji-
tazioni di opere greche di molto valore. In particolar modo
pero dalTesimio iconologo vengono esaminati i costumi
e gli accessor] , ne' quali trova frequente occasione di
APPENDTCE ITALIANA. 3o3
confronti utill all" interpretazione di monumenti analoghi ,
e di oscuri passi di classic! autori greci e latini , a sommo
vantaggio e diletto degli studiosi. II piu iraportaate e curioso
fra quesd ne semln-a ua tavolino rotondo di marmo pen-
telico, incavato nel mezzo ed appoggiato sopra un trouco
di colonna baccellata, quale si cosmma nelle sale raoderne
per collocarvi fiori ed altre piante verdeggianti, onde pren-
dono il noine di giardini. Se non clie nella fascia orizzon-
tale aU'intorno vi haiino dodici busti ad alto rilievo rap-
presentanti gli dei Coaseatii e nella fascia perpendicolare
ossia grossezza del marmo, i dodici segni del zodiaco,
cogli erablemi a ciascuna clelle delta protettrici de' inesi cor-
rispondenti, conformi al celebre Calendario farnesiano rife-
rito dal Grutero. Se fosse questo un orologio solare o un'ara
jjantea , non si attenta a deciderlo il saggio antiquario.
Forse ne Tuno, ne Taltra; e clii sa die questo pezzo non
formasse parte di un tutto maggiore, e die Tincavatura del
mezzo , ove si veggono alcuue tracce di spranghe , non
dovesse fermare una statua moljile, o verainente qualcuno
di quegli autonii , onde gli antichi si dilettavano , e si veg-
gono accennati ne'Digesti (/ tit. de legib. I. 3) ed altrove.
L' interpretazione de' segni astronomici somministra all'au-
tore r opportunita di esporre helle e sempre peregrine
notizie intorno alle religiose opinioni ed alle scientifiche
cognizioni degli antichi.
Assai pill importanti alia filologia , alia storia ed alia
giurisprudenza sono le sette epigrafi prodotte dagli scavi
galjini , e commentate nella terza parte dell' opera die di-
scorriamo. Perocclie recano esse atti legali , dedicazioni ed
elogi , tutti relativi al laogo ed alle persone del municipio
de' Gab] , espressi con quella noljilta e costanza di con-
cetti e di forme solenni , die davano la maggior sicurezza
e legalita alle cose, e formavano cosi stretto vincolo fra
la lingua, le leggi e i costumi i die la purezza del parlaie
andava del pari ed era sicuro argomento dell'ingegno, de'
sentimeuti e della probita de' ciitadini. Unione mirabile 9
singolare nella lingua e nella legislazione di un popolo,
degno per questo solo rispetto, se non per altro, di do-
minare e d' iiicivilire la terra !
La prima iscrizione, incisa sopra gran pezzo di marmo,
rienipiva 1' epistilio e 1' ornato superiore di magnifica por-
ta , die dava accesso ad una sacra cella dedicata da
3c4 API'ENDlGIi ITALIANA.
due libei-U agli antenati di Domizia Augusta, figlia di Cor-
bulone e moglie dell' Imperador Domiziano , il quale nori
viene giammai nominato per rispetto del noto Senatocon-
sulto che ne aveva abolita Pinfaiiie memoria. Contiene essa
il titolo del tempio, unitamente alia copia del decreto, con
cui i decurioni accettano I'offerta di alcuni capitali , ed as-
sumono Tobbligazione perpetua di festeggiare il d\ natalizio
di Domizia e di mantenere il tempio medesimo. L'analisi
fatta dal dottissimo archeologo ad ogni espressione degna
di rimarco , mostra la condizione del municipio , e niolti
usi civili non conosciuti abbastanza dapprima. Stimiamo
prezzo deir opera il dare la traduzione letterale di questo
monumento, comunque di un genere abbastanza noto, ed
ancorche perda uno de' maggiori pregi , proprio soltanto
alia lingua in die sta scritto 1' originate ; onde si veggano
gli usi singolari del tempo, ed il modo di esporli nelle re-
lative epigrafi monumentali.
> Essere di piacere a tutti che in conformita alia so-
prascritta relazione, si accetti e s' inipleghi la somma in
perpetuo, affincbe si celebri il giorno natalizio e la me-
moria di Domizia figlia di Corbnlone , e die dai frutti di
dieci mila nninmi, fatte le divisioni , si banchetti pnblilica-
mente. Cbe se in alcun tempo si trascnrasse di esegulre
rjuanto rOrdine avesse decretato, oppure se I'Ordine stesso
abolisse il decreto ; tittta la somma ricevnta debba subito
passarsi sotto 1" oljbligazione stessa ai cittadini Tnsculani.
» Che questo decreto dopo essere stato per tre volte
ripetuto abbia a scriversi sopra tavolette di bronzo , ed
esposto al pubblico in modo da potersi leggere dal piano. »
Di simile natura e la terza iscrizione collocata in ori-
gine sopra la porta di un gran tempio ornato di statue ,
di porte e di are tutte di iDronzo con altri oruamenti ma-
gnifici, eretto similmente a proprie spese da un ricchissimo
liberto , negoziante di seta, ad onore di Venere Gabina ;
nella cui solenne dedicazione avea fatta una distribuzione
di danaro a tutti i l^ottegai e negozianti della dtta , noa
die ai Decurionl ed ai Seviri. Avea inoltre dato alia Re-
pi^blilica di Gabio un capitale accio die co' frutti avesse
a celebrare con annuo bancbetto il giorno natalizio di una
sua figlia. Tutte cose elegantemente condensate in breve
epigrafe.
La seconda colle altre cjuattro sono basi di statue di
cittadini di Gabio rivestiti di varie cariclie civili e reli-
giose , che ne nieritaron 1' onore in riconoscenza di pub-
blici e privati benefizj per essi largiti ; con moke, rare e
curiose particolarita , le quali non e a dirsi quanto largo
campo somministrino alF incsausta erudizione del romano
arclieoiogo per sempre iiuove ed interessanti investigazioni
3o6 APPENDICE ITALIANA.
critiche , discoprimenti di fatti ed usanze , oade crescere
il tesoro dell'antlca storia e far procedere a gran passi la
scienza aatiquaria , rivolgendola alio scopo dell' utilita ge-
nerale.
E poiche dall' epoca in die il gran Visconti compllava
queste sue illustrazioni gabine fino al di d'oggi, raolti
nuovi raonumenti sono venuti alia luce , e moke osserva-
zioni furono fatte capaci dl rettificare le precedent! ; che
la dio merce la scienza precede , in grazia di non pochi
fervidi cultori che vi applicano I'ingegao e le diligenti lor
cure ; fra' quali si e da gran tempo meritato un posto as-
sai distinto il dottissimo editore ; cosi all' opportunita non
si e per lui mancato di recare in seconde note codeste piu
recenti osservazioni ed avanzamenti. Fra queste, nella dotta
prefazione che vi ha premessa , una piu esatta lezione e
supplimento di un brano de' Fasti consolari portanti i con-
soli de' pritni anni dell' era nostra; ed a proposito di questi
maggiormente confermasi 1' interpretazione e 1' uso delle
tessere gladiatorie altra volta per lui esposta , contro la
diversa sentenza del ch. cav. Arditi. Lo stesso dicasi di
altre note egualmente erudite , sparse per tutto il corso
dell' opera. Aldini.
I
Instituzioni di architettura civile, raccolte ed ordinate
dot conte Luigi PoNZA di S. Martino, capitano
del Qenio militare. — Torino, i836, presso Giu-
seppe Pomba e C, gr. in 4.*^, con tavole incise
in rame , bella edizione ( Quesf opera e clivisa in
tre parti le quali formeratino due volumi di circa
76 fogli di stampa da 8 pagme e 120 tavole. II
prezzo delle tavole e di cent. 40 italiani per cia~
scuna , quello del testo, di 20 cent, ogni foglio di
stampa: pubblicasi per fascicoli: quattro ne sono
finora a noi pervenuti). In Milano le associazioni
si ricevono da Ant. Fort. Stella e Figli e da altri
principali librai.
L'illustre autore di queste Istituzioni vedendo essersi ai
di nostri straordinariainente moltiplicate le opere d' archi-
tettura , riprodotti poi con continue e spleudide edizioni
APrENDICE ITA.LIANA. 3oj
gli anticlii monumenti, pero in nessuna di tante opere,
alcune delle quali nondlmeno pregevolissime, ritrovarsl coa-
giunti i dati di una dicevole e ragionata composizione degli
edifici, un codice generale per cosi esprimerci di precetti,
oppoituni e adatti a stabilire nelia civile architettura im-
mutabili combinazioni^ tutti rivolse i suoi studj a riempire
cotal voto, a formare cloe un corpo di architettoniche dot-
trine si fatto , die alia studiosa gioventii nulla lasciasse a
bramare quanto alia teoria, e quanto ancora alia pratica
d' un' arte si utile e si bella. " Tale e il fine clie mi sono
proposto ( dice egli nella sua prefazlone ) nel raccogliere
ed ordinare le presenti Istituzloni d' architettura. Col trarre
dai nunierosi volumi , che piii maestrevolinente trattano di
questo difficilissimo ramo dell' umana cognizione, quelle
notizie che di inaggiore importanza mi seinbrarono, e che
trovandosi qua e la disperse non si sanno mai perfetta-
mente, ed insieme fondendole, come le api che suggono
dai fiori quello solo clie giova loro, sperai di potere anche
in mezzo all'abbondanza che abbiamo di lodevolissimi libri
supplire alia totale mancanza, ed appagare I'altrui desiderio,
ofFrendo ai giovani artisti un breve e ad un tempo chia-
rissimo e non molto costoso quadro dell' arte , che essi po-
trebbero scorrere in poco tempo, esaminare con non molta
fatica , e studiare coUa certezza di ritrarne buon frntto. »»
Nel quale nobile intraprendimento I'autore attenersi voile
costantemente al metodo analltico, come quello che coUa
semplice meditazione di pochi fatti senza grave sforzo o
troppa contenzione giugne a scoprire la connessione delle
idee per convertirle in segiii sensibili. Esso, giusta Tavviso
deir immortale Newton, conslste in una serie d'osservazioni
ed esperienze per trarne le generali conseguenze colt induzione ,
non aininettendo opposizioni contra le conclusioni, ma soltanto
quelle tratte dagli speninenti o da altre veiita gia certe e
conosciute. Guidato da tali principj egli divise 1' opera sua
in tre parti, e queste in separati libri e capi suddivise.
Pero crediamo bene di qui riportare il prospetto dell' opera
stessa , onde i leggitori nostri vie meglio conoscano e il
metodo del lavoro , e la mente dell' autore.
3o8 APPENDICr. ITALIANA.
Prospetto deir opera. — Introduzione o storia delV architeC-
tura. — Definizioni.
/Cap. ]. DeH'ordme deU'arclii-
/"Lib. I. Degli ornamentl) „ *''""'''' "" generale.
in generale. \ "• ^elle cornici.
^ i HI. Degli ornati.
\ IV. Del disejruo.
Par. I. Degli elenieuti
degli edi£zj.
II. Delle princi-
pal! parti de-
gli edilizj.
II. Degli ordini d'ar- )
chitettura. \
III. Degli eleraenti
decorativi delle
facciate.
IV. Delia combinazio\
ne degli ele
nieiiti fra loro \
zio-V
;le-/
V. Delia formazionel
delle parti degU<
edi£zj. /
VI. Delle conven
ze generali
fi III.Dello msienie;
degli ediiizj.\ VII. Delia ragione del-
rarcliitettiira.
I. I cinque ordini d'ar—
chitettura.
II. Delia graduazione de-
gli ordini.
III. Degli ordini varj.
I. Delia disposizione delle
coloune.
II. Delia combinazione de-
gli dementi.
I. Delle parti degli edi-
fizj.
II. Delia copertura delle
parti degli edificj.
I. Delle convenieuze d'ti-
tilita.
II. Delle convenienze del
bcilo.
III. Delle convenienze di
Imon gujto.
I . Deli' invenzione della
£gura considerata nel-
]a sua pianta.
II. Degli errori die si com-
mettono negli alzati.
Ill, Deiruso conveniente o
disdicevole degli or—
nali.
VIII. Delia conipObizio-1
ne degli edifizj.S
I. Del niodo d' ideare im
qualsivoglia edifizio.
II. Del modo d' ordinare
un edifizio qualuncjne.
In quest^ opera per tanto trovasl unito, e col migllore
metodo disposto tutto cio clie di piu utile o di piii im-
portante incontrasi nelle classiclie opere cV architetura. I
ArPENDICE ITALIANA. 3cg
fascicoli finora pubblicati danno bella testimonianza alia ve-
racita delle parole nostre. L' eilizione poi tanto ne'disegni
e negli intagli delle tavole quanto ne' tipi e nella carta
presentasi condotta con grande nitidezza e con non minora
precisione. Noi ritorneremo su queste Istituzioni tostoche
saranno giunte al loro compimento. Intanto non dubitiamo
. 187, e 6y.°, luglio i832, p. 76.
' Questi quadri slnottici^ che formano il compimento della
Ornitologia Toscana , sono disposti nella maniera la piu
facile e la piii semplice. Nel prinio quadro si contengono
i caratteri generali de' cinque ordini, che abbracciano tutti
gli uccelli deir ornitologia; vale a dire, accipitres, passeres,
gain nee , grallcB , ed anseres. Ciascun ordine poi contiene
lino o pin quadri, secondo che e piii o men diviso in
tribu e famiglie , e che e piii o meno numeroso di ge-
neri e di specie. I quadri sono tredici in tutto, ma for-
mano un volumetto di ii3 pagine. Conten2;ouo essi i ca-
ratteri delle tribii o delle famiglie allorche I'Ordine lo
APPEXDICE ITALIANA. 3l7
richiede , e seinpre pero i caratteri generlci , a riserva di
quei generi, che foimano da se soli la tribu, mentre in
quel caso i caratteri assegiiati alia tribu servono anche
per il genere , come si vede ai generi Lanius , Coracias ,
Bombycill'i , Muscicapa , Alaiida , Columha , e Platalea. Vi
sono uniti i nomi dei generi e delle specie, ed una con-
cisa, ma esatta descrizlone avaati a ciascuna specie, la
quale serve a distingnerla a colpo d' occhio ; con la cita-
zione del volume e della pagina delTOrnitologia ove si
trova descritta. Noii vi ha dubbio che questl quadri avranno
dovuto costare una grande fatica al nostro autore, ma egli
ol)be la coiiijiiacenza di render con questo mezzo, facile
il riconoscimento delle specie, del clie gli devono esser
grati gli ornitologi. Noi abbiamo voluto esperimentarli sopra
cinque o sei uccelli afFatto variati fra loro , ed apparte-
nenti ad ordini e generi diversi, e parte anche alia stessa
triliii ed alio stesso genere, e seguendo 1' andamento dei
quadri sinottici , abbiamo avuta la compiacenza di dar ad
essi il loro giusto nome. Percio noi non possiamo fare a
meno di non tributar i dovuti elogi alT autore.
Sul merito poi totale dell' opera ne abliiamo gia fatto
parola, ed aldiiamo pore fatto conoscere il nostro deside-
rio, che venissero fiitte alcune modiiicazioni ed aggiunte;
ed abbiamo pvire avuto la compiacenza di vedere nell' ap-
pendice del tomo terzo , che T autore ne riportb alcune.
Per le altre poi, che riguardano il metodo di classazione ,
e la cHsposizione ordinala degli uccelli, che da noi vennero
indicate , speriamo che se T autore dovra fare una nuova
ristampa del suo lavoro , vorra in allora averle presenti,
ed approfittarsene se gli aggrada. Or non ci resta che
ripetere quello clie abbiamo gia detto alia fine delle osser-
vazioni da noi fatte al tomo terzo (f:Tscicolo di luglio iSia,
pag. 83 ), cioe, che questa e la miglior opera ornitologica
italiana che siasi fmora pubblicata, e che merita per tutti
i titoli di venir difl'usa fra gli amatori di questo bel ramo
della Storia Naturale.
3l8 APrENDICE ITALIVNA.
Emporio dl cognizionl udli ragguardanti alia geiiercde
ed cdla piivata ccoiiomia, al cummercio , alle arti,
spccinlmente rncccaniche , alt agricoltura ed all" In-
dus Lria , ccc. ^ anno i° — Torino. i835, presso
G. Poniba e Camp. , in 8.° grande di pag. 884, a
due colonne, con figure. Lir. 5 ital. — Anno 2.^ di-
viso in due parti : lire 5 ital. per ciascuna parte.
Sono pubblicati tre fnscicoli di amhe le parti.
Gli editor! dl questo nuovo glornale, cli' ebbe principio
10 scorso anno , si sono preiissi di presentare in snccinto
ma accnratamente i progressi die nelle seienze e nelle arti
si vanno ottenendo, e principalmente le scoperte e i per-
fezionanientl che risguardano all' economia doniestica, ru>-
rale o pubblica , e tntto cio in modo semplice e piano e
per quanto e possibile scevro d' apparato scientifico. Non
avendo la vanita di dar in luce un' opera che possa dirsi
originale , tolgono per lo piii gli articoli dagli altri gior-
nali , risecando i Itinghi preaniboli, ed aggiungendo scliia-
rimenti onde renderli piii utili e piii intelligibili alia mag-
gior parte dei lettori. Non nascondono per altro il lato
debole di siniil genere di compllazioni ^ e in un sensato
articolo col quale si da cominciamento all' anno secondo
niettono alquanto in dubbio 1* ntilita che se ne puo spe-
rare. « Si potrebbero , dicon essi , iniputare i giornali e le
>> opere scientiliche di recare sovente in mezzo come esatti
'■ dei process! erronei , e di trarre per sifFaito modo in
)/ inganno coloro che fanno prova di metterli in pratica.
>> Questi error! passano di iscritto in iscritto e raettono la
>» confusioiie e I'incertezza nelle operazioni delle arti. Nou
>> avendo su questa materia cosa alcuna di certo e preclso,
)/ 11 buono trovandosi mescolato col cattivo , rimane sem-
" pre rimpiccio jier coloro che vogliono mettere in opera
11 i process! de' quail abbisognano. No! vorremmo che ci
>> fosce possUilie T evltare sifFatt! rimproveri :, se non che
>i per non cadere In alcun errore dl slmll fatta , sarebbe
y) giuoco forza rlpetere un numero Infialto dl process!
» spars! In un gran numero dl opere francesl , inglesi ,
,v tedesche , ecc. , perclocche altr! puo dare con certezza
" quelle soltanto clie ha colla propria esperienza chiarlto.
n Si rendereblie benemerito delle art! e degli uotnln! tutt!
" chl iuipreiideise e condiicesse a fme un slfTatto lavoro :
APPENDICE ITALIANS. 3 I 9
" perciocclie le verita di questa specie, confuse cogli ei-
» rori , divengono per poco inutili . . . Qnanto a iioi pulj-
I) bliclieremo tutto cio die T esperienza degll uomiiii piu
» dotti avra conosciuto esservi in questo genere di piii
>i perfetto, e mettercmo innanzi col dubbio e la circospe-
" zione cbe si conviene i processl clie saranno provati
" coll' evidenza o quelli clie meritano di essere diiuostrati
" con nnovl sperimenti.. »
Col principio del secondo anno 1' Emporio delle cogni-
zioni utili venne diviso in due parti , la prima contenente
le notizie relative alle scienze ed alle arti , la seconda
quelle clie concernono alia storia ed alia letteratnra; ogni
mese si pubblica un fascicolo di ciascuna parte , di pa-
gine 32 in ottavo grande a due colonne. Quest' opera
destinata a propagare le utili cognizioni e arricchita di
articoli biografici diretti ad illustrar la memoria di coloro
clie contribuirono al miglioramento della civile comunanza,
procacciandole nuovi agi o liberandola da alcuni di quegli
infausti accidenti ai quali va soggetta. Gli articoli biograficl
sono accompagnati dalle eftigie incise in legno delle persone
lodate , e queste nel primo volume sono in numero di sel.
Noi ci saremmo accontentati d'una sola, ma avremmo de-
siderato di vederla diligentemente incisa in rarae , accio
i lineamenti vi fossero nieglio riconoscibili. L'impresa e
del resto commendevole per molti titoli, e principalmente
per la modicita del prezzo e per la celerita con cui difFonde
in Italia le piu iiiiportanti notizie oltrammontane.
h
Testamento di Lodovico d Moro^ ossla ordi/u iutorno
il goict)io dcllo Stato di Milano dopo la di lui
morie ncl caso dclla minoriid del figlio , secondo
V ojiginale inedito esistente nella hbreria regia di
Parigi. — - Firenze , i836, tipografia aW iiisegna
di Dante , in 8.", di pag. 42. L. i, 2 5 itcd.
Nodzia dei manoscrltti italiani o che si riferiscono
alt Italia esistenti nella Hbreria deW Arsenale in
Parigi, compilata da Giuseppe MoLlNi gid biblio-
tecurio palatino. — Firenze , i836 , tipografia al-
V insegna di Dante, in 8.°, di pag. 25. L. i, 20 ital.
In Milano si vendono dalla Societa de' Classlcl Italiani.
320 APPENDIOS ITiLIANi.
Documcnd di storia italiana copiatl sii gll origitiall
autenticl c per lo piii autografi esistend in Farigi
da Giuseppe 3Ioltni gid bibliotecario palatino , con
note. — Firenze , i836, tipografia all' insegiia di
Dante J vol. iS, in 8.°, di pag. lxxiv e SS/. In
Milano presso la Societd de'Classici Ital. Z. 7, 20 ital.
Di qnesta Collezione della quale gia dato abbiamo il
manifesto, tonio 80.", pag. 2,77, parleremo in uno de'pros-
simi fascicoli.
V A R I E T A.
Qiudizio finale , a fresco di Baccio della Poi'ta.
Ai signori Direltori della Bibliotcca Italiana.
Niccola Monti pittore pistoiese.
Fiiciize, 26 msc;"io >836.
N.
leH'ospedale di S. Maria nuova di Firenze vedesi tuttora
un antico cimiterlo, ove esiste una cappellina, per la quale
Gerozzo di Monna Vanna Dini commise a Baccio della
Porta ( fra Bartoloaieo ) la pittura di un giudizio finale.
II partito da lui preso fu suir andare di quello di Rafaele
nella disputa del Sacramento. Chi conosce quest' opera ii:-
signe vedra che la composizione e per cosi dire divisa in
due : una linea semicircolare di figure forma la parte su-
periore , che e quella che appartiene al cielo. Nella infe-
riore , appartenente alia terra , vedesi la riunione di molti
teologi die disputano sul Sacramento. Baccio nel suo Giu-
dizio fece nella prima linea Cristo sedente in mezzo agli
Apostoli i quali pure sedenti assistono al giudizio delie
dodici tribii. Nella parte inferiore fece la valle di Giosafat
ove immagino tutte quelle anime vestite di corpo , che
secondo la loro dcstinazione , parte in cielo, parte all' in-
ferno sen vanno. Non ebhe ancor terminato Baccio, Cristo
c gli Apostoli, che la voce del Savonarola a tale lo ridusse.
Y i. R I E T a'. 32 1
clie trascurando egll le cose dell' arte, a quelle del!a re!i-
gione tutto si diede. Per questo abbandonando I' incomin-
ciato lavoro piu non voile terminarlo, sebljene avesse tocco
anticipatamente daaaro. Godeva pure in quello stesso tempo
fama di bonissimo pittore Mariotto Alberlinelli , il quale
quanto era contrarlo a Baccio, rispetto ad opiuione, tanto
lo amava , lo stimava e lo seguiva nelle cose dell' arte ,
per cui gli fa sempre ainico fedelissimo , siccome fedelis-
sinio imitatore di quella sua maniera nobile e grande. Di
questa verita ne fanno tuttora fede le opere sue, alcune
delle quali non meno di quelle del frate sono da tutti te-
nute in pregio. Cio cliiaramente dimostra la nobilta del-
r aninio di Mariotto; il quale fernio ne' suoi principj ri-
spetto sempre quelli del maestro suo , pensando esser questi
alieni da quella virtii, die lo rendeva rispettabile anciie
in mezzo ai pregiudizj del tempo. Apprendano da lui tutti
quelli, i quali si fanno lecito conculcare T altrni virtii,
nella idea clie tale non sia , quando in chi la possede , non
si veda riunito quel modo stesso di pensare e di operare
die a loro somigli. Ne cosi essi pcnsercl^bero ed opere-
rebbero^ se non fossero accecati dal funio di quella lode,
con che i vili contlnuamente incensano gli sciocclii . . . Or
vedendo Gerozzo non potere ottenere da Baccio il prose-
guimento e fine dell' opera incouiinciata, udeudo la fama
di ]\IariottOj e sentendo essere esso amicissimo di Baccio
e fedelissimo imitatore della di lui maniera , peiiso allogare
a lui il lavoro che riuianeva a farsi nella cappellina , e
per questo chiamatolo mostrogli il suo desiderio. Mariotto
udite le parole di Gerozzo si tenne fortunato , ed accetto
la commissione, a patto che venisse sanzionata dal di lui
maestro: Baccio vi aderi di buon grado , si die posK) mano
air opera venne da Mariotto in brevissimo tempo terminata.
Quelli die allora e poi la videro , stupirono , pensando
esser quel dipinto operato da due mani diverse, e li so-
migliantissime, per la perfetta somiglianza dei caratteri ,
dello stile, deirimpasto, della tinla , di tutto. Di questo
Giudizio or altro non rimaue die qualcosa in cielo : in
terra tutto e perduto : gran danno ! era 1' unico die si ve-
desse in Firenze. Sono pochi gioriii da die riJe2:geiido io
la vita di fra Bartolomeo nacquemi 1' idea di recarnii nuo-
vamente ad amniirare il poco die di quest'opera rimaue .
sicche faitomi in sagrostia cade certare chi il Giudizio mi
622 V A R 1 E T A .
mostrasse, volsinu ad uq cliiei-ico il quale mi disse non
esser quivi Giudlzj, ne sapere che in quel liiogo fosse iiiai
esistito. Dispiacente , ma non maravigliato , lasciai la sa-
grestia , quando fatti pochi passi incontrai uno dei capi di
quello stabilimento al quale fiitta la stessa domanda, n' ebbi
la medesima i-isposta. Tutte queste contrarieta raddoppia-
rono in me il deslderio di veder questa cappellina, e per
questo tanto dlssi, tanto feci, die passando in quel me-
mento un pappino fu dal signore con cul parlavo cliiamato,
e ricercatogli di questo Giudizio , non lascio finire, che ci
condusse subit6 nel luogo ove esisteva. La persona a cni
tal dipinto era ignoto stupl in vederne i lacrimevoli avanzi,
deplorando la perdita di un cosi prezioso nionumento : ne
senti da me con piacere 1' Istoria , e dolsegli non potere
in quel momento rendere a quelle figure quella vita che
forse per cagione di medici, e non di medicine avevan
perduta . . . Roma che a ragione puo vantare il piu gran
Giudizio che si conosca al mondo (quello intendo del Bo-
narroti ) non fe' di questo quello che del suo fece Firenze.
In nessun tempo furono risparmiate cure e danaro , onde
preservarlo dalle ingiurie dei tempi , dall' incuria degli
uomini. Questi due Giudizj operati da due sommi artisti,
in due grandi citta, in un medesimo tempo , sotto uno stesso
cielo hanno avuto ben diversa sorte fra loro : uno ( parlo
di quello di Firenze ) quasi afFatto perduto : Taltro sebbene
alquanto danneggiato dal fumo, non solo tuttora in vita,
ma sano e robusto sembra sfidare i secoli , promettendo
far luminosa mostra di se ancora a quelli = che il nostro
tempo chiameranno antico =; Dio faccia che cio sia per il
bene delle arti e degli artisti '. che se Roma disgraziata-
mente perdesse il suo Giudizio , non solo le arti e gli
artisti, ma T Italia tutta ne risentirebbe il danno . . . Vero
e che a tanto male potrebbe in qualche modo riparare
Topera di qualche altro valoroso artista, ma chi sarebbe
mai quello oggi che osasse misurarsi con Bonarroti ! Qual
giudizio mostrereblie egli mai ! Or cerchi Roma di mante-
nersi il suo grande , e Firenze quel poco che gli rimane,
onde poter vantare pur essa un Giudizio grande, o piccolo
che sia, sebbene ridotto a pochi e lagrimevoli avanzi.
V A R I E T a". 323
Stelle cadenll.
Fra le Importanti osservazionl raccolte dal celebre Her-
schel nella sua dimora presso il Capo di Buona Speranza,
debbonsi annoverare quelle delle stelle cadenti fatte da
lui e dal suo ajutante sig. Stone. Ecco cio cli'egli scrive
in una recente lettera al sig. Arago (Annales de cliimle
et de physique fevrier i836). "Durante la mia esplorazlone
» del cielo in novembre fui sempre in agguato per I'osser-
» vazione delle stelle cadenti, e nel tempo cli'io era occu-
" pato al telescopic raccoinandai al sig. Stone di starvi
» attento. II di i3 novembre del i835 non vide nulla,
>» il di 14 ricominciammo le nostre esplorazioni a o'' di
>i tempo sidereo (8'» 46' di tempo vero) dandoci la muta.
>i Fino a 4'> 8' di tempo sidereo ne lui ne io non ave-
» vamo ancora veduta alcuna di tali stelle; ma a questo
» istante il sig. Stone esclamo: ecco la maggiore ch' io
y> abbia vista in mia vita. Essa casco perpendicolarmente
» a 1' azzimut nord declinando all'ovest di circa un mezzo
» punto della bussola. A 4'' 42' 5g" me ne annuncib un'al-
n tra grande anch' essa die cadde al nord, declinando due
» punti all'est, la linea di discesa pendeva del pari alquanto
» verso r est; questa, a giudizio del sig. Sione, eguagliava
>i in grandezza il pianeta Giove. A 4'* 46' 89' ne vide ca-
» dere una terza all' est di Giove e per via piii obbliqua
II della precedente i finalmente a 4*^ 53' Sg" Io splendore
II clie spandeva una quarta stelia cadente mi obbligo a
II lasclar il cannocchiale. Questa ch' era la piu bella di
II tutte , cadde obbliquamente nell' azzimut di 20° ovest,
.; e lascio una traccia risplendente assai stretta e sensi-
II bilmente tortuosa die resto visil)ile per 20". Questa
II Hieteora aveva un' intensita di luce eguale a quella di
II ^'enere nel suo maggio" lume, e qui devo avvertire die
II al Capo la luce di questo pianeta e tanto intensa da
II produrre delle ombre ben visibili e tali da progettare
" distintamente la forma dei corpi interposti, non solo
II sopra una bianca parete, ma ancora sul suolo >'. {Questo
fenomeno si osserva anche nei nostri cluni d' Italia , massime
nei luoghi di coVina , ove V aria e piii pura. )
Le osservazioni precedenti unite a quelle raccoke dal sud-
detto sig. Arago confermano sempre piu I'esistenza d'una
zona composta d' un numero prodigioso di piccoli corpi
324 V A R I E T a'.
circolantl iritorno al sole, le cui orljite Incontrano oJ al-
meno avvicinano il piano delT eclittica verso il punto ia
cui la terra si trova ogni anno dal di ii al ]5 novemlire.
Fin dali'anno 1799 il celeljre barone di Humboldt os-
servo nella notte dali" 1 1 al 12 noveuibre in America una
pioggia di meteore luminose die m contemporanearaente
veduta in Groenlandia da alcuni Fratelli Mora\i. II signer
Berard clie nel i83i comandava il ]irik il Lolret trovan-
dosl suUa costa di Spagna presso Cartagena noto nella
mattina del di i3 novenibre dalle ore 4 alle 7 una quan-
tita di meteore luminose, per un termine medio due per
ogni minuto. Una di quesle die comparve alio zenit gli pre-
sentb una striscia luminosa deila largliezza di circa i5,
in cui distinguevansi diversi colori deir iride , la sua traccia
rimase -visibile per piii di 6'. Nella notte dal 12 al i3
novembre un feiiomeno eguale , sebbene menu apparente,
fu notato nel i833 in Enropa ed in Arabia. Nel succes-
sivo anno i833 ancora nella notte dal la al i3 del mese
suddetto su tutta la costa d' America dal golfo del Messico
sino ad Halifax dalle 9 ore della sera sino a giorno, ed
in alcuni luoghi fino alle 8 della mattina, un'innumerevole
quantita di stelle cadenti fiirono vedute segnirsl a brevissimi
intervalli partendo tutte da quel punto del cielo ove appa-
riva la costellazione del leone. II 1 3 novembre i835 una
luminosa iiieteora caJde presso Belley e diede fnoco ad una
capanna ^ fiaalmente nella stessa notte una Stella cadente piii
grande e piii luminosa di Giove fu veduta a Lilla dal signor
Delezenne. Forse colTandar de'secoli si giungera a fissar la
lesge del moto anclie di questi corpi celesti , almeno de' piii
distinti e voluminosi , come ora si predice il ritorno di al-
cune comete periodiclie. Intanto per pieparare i material!
necessarj a simili indagini converrebbe die mentre gli os-
scrvatori si dispongono a tener dieiro alle apparizioni die
succederanno in avvenire, gli eruditi attendessero a com-
pulsare le antiche storle , le cronache, i giornali in cui si
faccia cenno di consimili fenomeni gia osservati.
Non possiamo a questo proposito omettere di far no-
tare una singolare coincidenza di circostanze fra la meteora
clie fu osservata neli' alta Italia nel di 17 luglio dell'anno
scorso (V. Bibl. Ital, t. 79.% p. 139), e quella die qunsi
eiitro i medesimi confini fu osservata ueli'' anno 1784. A
tal fine trascriveremo qui la notizia die trovasi inserita
V A R 1 E T a'. 325
negll OpuscoH scehi siiUe scienze e suUe arti (Tomo vii,
parte IV, pag. 284, Milano 1784).
" Fra i fenonieni nieteorologici cU tpiesto mese Quglio?)
n deve essere particolannente segnato il ])el globo di fuoco
// vediito in Milano la st>ra del giorno 1 1 , intorno alle
>; ore 24 italiane (8'' 89' dell' 0;o/o£:;o europeo). La dire-
II zione del sno moto era dal SE al NO , la sua celerita
if tale da percoirere in 8 o i o ' V arco stato a noi visi-
»/ bile: la massima elevazione sopra 1' orizzonte eguale a
>/ cjuella di Saturno , cli' era al levante del meridiano in-
» torno a 20° di altezza : la sua apparenza ad altri e
» sembrata quasi di una bottiglia di vetro infocato allora
» Ciie cavasi dalla fornace, ad altri quale di un razzo di
» fnoco artiliciale clie scorrendo lascia dietro di se strisce e
» fiocchi di fuoco , e dal quale si staccano minorl globi il-
ii Inminati: la sna luce assai simile a quella clie osservasi
I, nelle artiliciali accensioni delParia deflogisticata, e I'efFetto
» (U'lla medesima simile al prodotto di un bel plenilunio.
J) La stessa sera ed all' era corrispondente si osservo tale
}> fenomeno a Padova , a Genova , a Torino, ecc. Una re-
tt la zione porta ancora die in %'arj luoglil del Piemonte si
>i e udito un sordo rimbombo , poi un deciso scoppio >
» come di tuono clie ha eccitato una specie di scossa e
II di tremore nelle case e nella terra, e che ha seguito
II dopo tre niinuti 1' apparenza del globo. Un tale inter-
I, vallo di tempo tra la comparsa veduta ed il rumore
II nJito potrebloe servire a trovare la distanza del globo.
II Jsell'ipotesi che il suono si propaghi nelle parti supe-
I) riori deir atmosfera in egual tempo clie nelle parti in-
II feriori in ragione di 1040 piedi per ogni minuto se-
II condo , ai tre minuti di tempo corrisponderclDbero 3 1200
II tese parigine equivalenti a quasi tre miglia e tre quarti.«
Quivi e evidence errore di calcolo , giacche essendo il miglio
geografico di tese 951, /e 3 1200 tese farehbero migUa 32 -^.
Nel liiogo citato di questa Biblioteca la distanza delta me-
teora deW anno i835 era stata stimata di miglia 3o). "E
II neir ipc'tesi che 1' apparente diametro del globo fosse
n anclie solo la sesta parte del diametro lunare, sarebbe
)< stata la grandezza reale del medesimo di 49 tese, eguali
» prossimamente a 160 braccia di Milano. >»
II sig. Eyries in una lettera diretta alia R. Accadeniia
dclle scienze di Parigi e letta nella radunanza del di 37
326 T A R I E T a\
glugno anno corrente (Instltut, n." 164) affenna che finora
non era noto clie un areolita avesse cadendo percosso al-
cun uomo, e nfer'isce un simil caso ch' egli ha raccolto da
un' opera publilicata in Isvezia nel 1674 a Vitingsborg.
II passo e il seguente : " Olao Ericson Willman , svedese,
» entro volontario al servizio della compagnia olandese
» delle Indie oriental! : egli racconta che in mare mentre la
» nave spingevasi a piene vele, un globo che pesava 8 libbre
» cadde sul ponte ed uccise due uomini. " Ora ci ricorda
che un fatto analog© a questo venne fin dall' anno 1818
comunicato all' I. R. Istituto di Milano dal fu conte Bossi ,
membro dell' Istituto niedesimo. Egli lo aveva raccolto da
una storia inedita di Milano , di Gio. Andrea da Prato , della
quale dicea che diversi esemplari manoscritti si conserva-
vano in alcune Biblioteche , e che abbraccia lo spazio di
tempo scorso dal 1499 ^^ iSig. In questa storia si parla
d'una pioggia di sassi caduta il di 4 settembre del iSii nel
territorio di Crema che pesavano sino a 1 1 libbre , uno
de' quali feri in una coscia un frate di quella citta. Chi
fosse in grado di ritrovare in qualche biblioteca il mano-
scritto sopra citato , potrebbe rettificare le circostanze di
questo fatto che noi abbiamo riferito quale ci serabra
averlo inteso or sono piii di diciott' anni.
ERRATA-CORRIGE.
Toino 82."
Pag. 1 65;, linee 5, 8, 1 1 e 14 allontoide leggi allantoid;
R. GiRONi, F. Carlini, I. Fumagalli e G. Brugnatelli ,
direttori ed editori.
Pubblicato il di a 5 luglio i836.
Milano , daU I. R. Slamperia.
Estratto delle ossewazioni meteorolog'iche fatte a/la nuova tone astronomica
dell' I. R- Osservatorio di Brera all' allezza di tese i3^63 (inetri 26,04)
sidV orto botanic 0 , e di tese 75.48 {metii 147,11) sal livello del mare.
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9-
3^9
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Dei rappord tra le Belle Letter e e le Scienze, e del
loro posslbile perfezionamento. — 3Iilaiio, 1 836, tl-
pugrafia di G. B. Bianclji e C, in 8.°, di pag. 54.
Cent, yo ital.
D.
'i trattare un grave e difficile argomento , e di
ordire una lunga tela si proi)ose Tautore di questo
libro , il quale volendo nella prefazione spiegare i
suoi intendimenti comincia col chiedere « quale ri-
sultamento avra un tanto movimento degl' ingegni
di questa eta nostra , tanta contenzione di animi, lo
sforzo di tanti ? E se alcun peifi zionamento , e quale
ad esse lettere e scienze ne sara per venire.'' » Egli
crede die per risolvere questo imporcante quesito
lo si debba « dapprima in ogni sua parte vedere
specolativamente , con astrazione cioe da' tempi e dagli
uomini particolari, siccoine d'oggigiorno cosi dai pas-
sati , e solo attendendosi alia potenza assoluta delle
facolta deir uomo intorno la universale natura, af-
finclie poi se ne faccia sapiente applicazione ai corsi
secoli , e speciahnente alia incominciata eta nostra. ■»
Le ste>se due parti della doiuanda use cioe, e quale
perfezionamento aier possono le lettere e le scienze ,
Bibl, Ital. T. LXXXll. 22
33o DEI RAPPORTI
secondoche astrattamente si considerano , ovvero nel
caso , come dicon , concrete , vogliono esser con di-
veiso ordine considerate , e sotto particolare aspetto
presentate. » E le belle lettere e le scienze, che il
doppio oggetto formano della doraanda , « vogliono
non gia vedersi isolate , ma ne' rapporti die stretta-
mente le congiungono ; vedersi in certa guisa sotto
di un solo grande ed universale aspetto; ne cio so-
lamente dal metafisico , ma si anclie dal pratico os-
servatore. » L'A. pensa die dall cssere state trasandate
o non bene esegiiite siffatte ricerche siano derivate
le contese da cui la letteratura e agitata e divisa , e
« die i parti ti dei cosi detti classic) sti e romantici
siano nati piuttosto dall'averei secondi voluto creare
troppo presto un' opinione , che da vera incompatibilita
degli oggetti a cui mirano gli iini e gli altri; e se
v'lia clii nella letteratura abbia di recente fatta isolata,
ovvero limitata prova di potente intelletto e di pa-
ziente meditazione (la quale se fatta di buon accordo
si fosse tra i migliori e a tutte le parti estesa della
questione si sarebbe alia perfine ultimata la lite),
benclie all' una od all' altra di queste cosi nominate
scuole ei dicasi appartenere , non essere forse in
realta di nessuna. »
L'A. quindi , sempre nella prefazlone , precede ad
investigare in qual guisa i classici ed i romantici
risolvano il quesito dapprima proposto , ed osserva
clie i romantici cc soiio franchi affermatori delle varie
parti di esso, e pronti a scioglierle nel modo piu
lusinghiero all'uomo , sicclie non solo asseriscano
possibile il progressive perfezionamento siccome delle
scienze, cosi delle lettere, e di questo si formino
tale concetto da sedurre per novita , ma esultino
eziandio nella confidente speranza di un reale e vicino
perfezionamento in ispecie delle seconde. » Laddove
i classici rispondendo alle moke parti del quesito
« negano le lettere -poter avere miglioramento, lo
concedono delle scienze , e cio quanto alia parte spe-
cuiativa : nella pratica poi, tacendo forse delle scienze,
jtjiA LE BELLE LETTERE E LE SCIENZE. Oox
male presagiscono delle sorti avvenire della bella
letteratnra , quando non frenisi la quasi innata cu-
pidita d' innovare. » Ed esponendo questi principj del
classici I'A. pone in mezzo la domanda : se avcndo
gli antichi ricopiato i quadri della senslbile natura
cosi felicemente da poter riprodurre la sensazione
della bellezza , ed avendo da diverse parti di natura
accozzato nuovi quadri e nuovi combinamenti , e per-
fino create nuovi esseri capaci di operare nuove im-
pressioni di bellezza ; « sia dopo cio tutto finito in
maniera , che fuori sia del doniinio delle lettere lo
sforzarci noi di penetrare nelle cagioni di tutte queste
ineffabili commozioni , e se possibil fosse , discopren-
dole , rendeixi capaci a piu vivamente sentire quel
medesimo bello , che quegli antichi in noi eccitarono,
non gia coUo spiegarci la ragione da essi forse non
saputa dei loro commovimenti , ma col ricopiare a
noi quadri perfetti della natura o reale o nelle lor
fantasie esistente : le quali cagioni chi valesse a di-
scoprire , darebbe certamente nuovo aspetto e nuove
regole alia imitazione eziandio di essa natura sen-
sibile. »
Pertanto dalla diversa maniera di pensar dei clas-
sici e dei roniantici , per cui i primi pare che met-
tano una linea di separazione tra le scienze e le
lettere, ed i secondi si afTrettino a cancellarla « con
zelo forse precipitoso » , TA. e indotto a riconoscere
la necessita di esaminare con attentissimo studio se
esistano o no questi contrastati rappoiti fra le lette-
rarie e le scientiliche discipline , ed a ritenere che
non altrimenti si possa rispondere al quesito sin da
principio proposlo , se non che col fare che sia di
questa risposta fondamento la discoperta appunto di
tali rappord. Per tal via PA. si conduce a mani-
festare nella prefazione il piano della sua opera.
« Tutta , egli dice, la speculativa soluzione del pro-
posto quesito a due punti si riduce. VedLU' prima
bisogna la natura e i rapporti , siccome delle scienze
e delle lettere , cosi dell' uomo ; onde farci strada a
33a DEI RAPPORTl
parlare del perfezionamento , al quale le letterc e
le scienze dairuomo coltivate, assolutamente parlando,
c prescindendo dalla storia , possono pervenire. E
questa e la seconda parte del quesito , cioe : di quale
perfezionamento le lettere e le scienze dall'uomo
coltivate sono capaci: — e di qui comincia il metafi-
sico , laddove il pratico osservatore comincerebbe ,
come si e detto , a sciogliere la prima. Noi a dare
risposta a detta parte della domanda cerclieremo in
primo luogo vedere clie cosa siano , ed in che niu-
tuamente f'ra loro si giovino le scienze e le lettere:
quali sieno le facolta dell uomo di esse studioso,
come si sviluppino e come mutuamente si giovino:
desse iimane facolta come possano insieme applicarsi
agli studj letterarj e scientifici. Cosi sara descritto
Fintero stadio, ed indicato il modo del possibile
perfezionamento delle scienze e delle lettere. In se-
coiido luogo accadera di misurare lo spazio che a
raggiungcre la sommita, per cosi dire, del possibile
perfezionamento rimane a chi parte da un punto
dcLcrminato. Cioe a dire prendendo occasione da un
solo fatto a ritornar quindi a considerazioni assolute,
dato uno sgiiardo a sapere a qual punto oggidi si
trovino condotte le lettere e le scienze, potremo esa-
minare cio clie resta ancora della via od a' contem-
poranei , od a' posteri possibile assolutamente a per-
correre : assolutamente dico, senza cioe che ci diamo
noi la briga di affermare se tutta o parte solo di
essa , se presto o tardi verra corsa davvero ; prescin-
dendo cosi dal complesso de' fatti storici, dai quali
quasi da causa si potesse aver norma a dei prono-
stici. La quale seconda indagine chiaro si vcde di-
pender alTatto da quella prima ecc. »
Chiarito in tal modo il suo disegno , FA. discorre
sulFimportanza e validita di siflFatte lettcrarie inve-
stigazioni , e dichiara essere sua ferma credenza
fievolisca fintelletto, sicclie ad una state serenis-
» sima succeda un verno totalmente nuvoloso . . . Qual
» messe sperare dal nostro ingegno se I'aspetto della
» fatica ci spaventa e ci arresta dall' operare ? Che
» cosa niai di utile potianno sperare i posteri se il
» torpore e la noja tengono occupato Tanimo nostro ? »
A questo studio (diceva) dobbiamo consacrarci con
vero amore e con diligcnza indefessa ; e cercare die
il frutto ne sia non gia una gloria vana e buona
sokanto ad accendere e mantenere le ventose cavil-
lazioni della moltitudine, ma lo scoprimento del vero
e lo stabilimento della virtu. « E in nostra facoka
5> apprendere qualcke cosa senza clamori ed akerca-
» zioni. Non lo strepito ma la meditazione fa 1" uomo
EPISTOLE DI FRANCESCO PETRAKCA. 355
» sapiente : e per verita , se non ci siamo proposti
3» di parere piu che di essere sapienti, non il plauso
5> deir insana nioltitudine, ma la verita nel silenzio
» ci dovra piacere. Manderemo di nostra fama pic-
» colo suono, ma ci godera T animo aver detto pa-
» role utili e tratte da scritturc autorevoli. » E le
parti dcllo studio riconosceva csser due; la prima
coltivare lo spirito, che e debito del filosofo; la se-
conda abbellire la favella die e pregio dell' oratore.
E la coltura dello spirito intendeva non tanto rispetto
air acquisio delle cognizioni letterarie c scientifiche,
quanto rispetto al moderare le passioni e comporre
la Anta secondo le vere massime della virtn. Cio posto,
« Quando lo spirito e chiamato a consiglio non puo
» il parlare esser negletto ; come per T opposto non
» sara les^giadria nel parlare, se prima T animo non
3> sara composto a dovuta maesta. Che importa esserti
» profondamente immerso ne" fonti Ciceronianl, non
y> aver trascurato alcuno dc' nostri scrittori ? Potrai
•» dire belle ed ornate parole, le2;giadre e spiritose
» lociizioni, acuti sali e pellegrine facezie, ma parlare
» con gravita, con eflEicacia, con eguaglianza e die
» piu monta, con sapienza, non ti riuscira mai. »
A tal fine parevagli necessario sbandire dall' animo
ogni discordanza, ogni disordine di pensieri e di
affetti. « Soltanto una mente ben disposta, come in
» Serena altura, siede placida e tranquUia, sa quel
» che A'uole , e cio che ha voluto una volta non
» lascia mai di volere-, e sebbene a lei manchino gli
» ornamenti dei retori , produce per se stcssa cose
» della maggiore splendidezza e convenienza. v Ma
dopo r ordinamcnto dell" animo raccomandava lo stu-
dio deir eloqucnza; perche sebbene il sapiente possa
trovare in se medesimo, anclie tacendo, materia di
felicita, nondimeno per esser utile agli altri , gli e
necessaria la parola; e quanto rneglio sapra A'alersene
a significare i proprj pensieri, a persuadere, a com-
niovere, tanto maggiori saranno i vantaggi che di
Ini avranno i suoi simili.
356 iiPISTOLE DI FRANCESCO PETKARCA.
E pare clie alcuni cercassero scusa alia loro ozio-
sita, afFermando die niancavano oraiiiai gli argomenti
intorno ai quali esercitarsi scrivendo : perche (dice-
vano) nel volgcre di tanti secoli alcuni uomini d" in-
gegno divino e d' arte perfetta hanno trattato e rac-
colto tutto qnello di che puq giovarsi il genere umano.
BTa questa, rispondeva il Petrarca, non e ragione da
ridurre gli uomini all' inerzia. « I nostri padri libe-
)) rarono noi da un tal timore , ed io vorrei liberar
» quelli che verranno. Passino pure le migliaja d"anni,
V si accumulino pure secoli sop)a secoli , giammai non
y> verra fatto lodare abbastanza la virtu, giammai non
3> si daranno precetti di morale e di civilta tanto che
» basti; giammai non si giungera a spianare la strada
5J che mena a sempre nuove scoperte, a sempre nuove
» inda2;ini. Stiamo di buon animo, che inutili fatiche
» non dureremo , ne faticheranno senza pro coloro
» che dopo molte generazioni sorgeranno. Piuitosto
» e a temere non manchino gli uomini prnna die
» il vero sia perfettamente investigato. » Sopra di
che non e possibile lermare il pensiero senza consi-
derare come nel mondo furono sempre due classi di
uomini , gli uni disperanti di poter mai trovare ve-
runa noviia di qualche rilievo, e percio inerti ; gli
altri persuasi che quanto pensano c parlano sia tutto
nuovo, e importante , e iustancabili percio nello scri-
vere , e prodighi di parole quanto gli altri ne sono
avari. — Ma noi abbiamo deito di voler eleggere da
cjueste lettere i passi di maggiore importanza , non
gia per farvi sopra commenti (die sarebbero inutili
in tanta semplicita di materia e di espressioni), bensi
per somministrare ai nostri lettori quasi una misura
della stima in che si debban tenere cotesti libri : i
quali, negletti per troppo gran volger di tempo,
possono ora altestare T ingegno e la dottrina di chi
li compose, ma non destar ammirazione o diffondere
nuova luce in una eti\ erede della sapienza di cinque
, secoli corsi dopo quello in cui furono scritti.
A.
35^
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Sulla fosforescenza della lucciola comune ( Lampyris
italica). Lcttera di Marcelllno Carrara, aluiino del-
lalino Collegio Borromeu, at dutt. Giiolamo Novate.
— Cofi tavola ill ranie.
X asseggiando sui colli della Brianza in una Ijella notte del
principio d'autunno, e dilettandonii la vista d'innumere-
Voli insetti luniinosi clie spiegavano i lenti loro voli tra
il verde fogliame dei cespugli , mi venne il desiderio d' in-
^'estigare i segreti della vita di qnegli animaletti , e 1' ori-
g'.ne e il modo di quelle splendide loro bellezze. Al qual
uopo feci aicune esperienze ed ossefvazioni die era ti
presento, affinche colla sincerita della tua amicizia , che
un tanto amore ispii-ai* rai seppe per questi studj natural!,
tu voglia fartene giudice.
La lucciola comune ( lig. i ) (^Lampyris italica) die sceisi
ad oggetto delle mie indagini e un inseito die appartiene
alP ordine dei coleotteri , jjentameri , serricorni , malaco-
dermi ; ha gli ultimi due anelli delT addome iiella loro
parte inferiore luminosi , vive nella beila stagione , abita
i luoglii ombrosi , fugge i siti aridi e molto riscaldati ^ di
giorno sta nascosto , e nella notte appare in tutto il suo
splendore. La vita ciie questi animaletti condncono tra le
tenebre avvolse pure nel bujo le loro nozze ; infatti da
Olivier (i) e da molti altri naturalisti si credette die al-
cuni vermi splendenti privi d'ali fossero le femmine della
lucciola comune ; ma i professori Carradori e Pietro Rossi
dimostraroiio die qnei vermi formano una specie distinta,
e che la feminina' delle nostre lucciole va anch'essa adorna
d'ali. Anche a me occorse di rinvenire aicune lucciole
(i) EiUomologie, ou Histoirc iialurclle des iiiscctes ^ t^vii. Tl.
358 9ULLA FOSFORESCENZA
cornuni che contenevano un graa nnmero di uova. Piccola
e la difFerenza che passa tra il maschio e la femmlna
di qucsta specie, solo che quest' ultima ha il corpo piu
tumido ma piii breve e quando contiene le uova 1' ultimo
anello luminoso si rende opaco \ rarissime volte si solleva
ai volo, ma in vece cammina sciutillando suUe erbe.
Per iucominciare le mie osservazioai chiusi in un vaso
di vetro alciuie lucciole comuni , poi una sera collocai
detto vaso sul davanzale di una linestra che guardava
le campagne. Appena notte le lucciole del vaso incomin-
ciarono a scintillare, e ben presto vidi salire dai sotto-
posti campi le lucciole e porsi ad aleggiare jntorno alle
prigioniere. II qual fatto sembrami provare che la luce
serve a questi animaletti d' indizio a fine potersi reciproca-
mente trovare. Qnesta luce variamente niodificata dalla
loro volonta forma forse il loro linguaggio, Tespressione
dei loro bisogni.
Desideroso di conoscere la natura della materia lurai-
nosa di questi insetti , presi ad esaminarla , e trovai che
negli ultimi due anelli delT addome , formati nella parte
superiore d' una niembrana densa , opaca , di color rossa-
stro, la quale trovasi coperta dalle ali e dalle elitre quando
I'animale e in quiete , e nella parts inferiore, d'una mera-
brana sottilissima e trasparente ; trovai, dico, che in questi
ultimi due aaelli delPaddome si contiene una sostanza la
quale ora si fa splendente ed ora opaca a piacere dell' ani-
nialetto. La luce che tramanda varia moltissimo non solo
per la sua intensita, ma anche pel suo colore, il quale da
principio e verde intenso , poi coll' aumentare dello splen-
dore si rende azzurro, fiaalmente nel massimo della lucen-
tezza diviene bianco avente ))er6 sempre un fondo azzur-
rino. Se osservasi con una lente d' ingrandimento questa
sostanza attravcrso della memljrana trasparente che le serve
d'invihippo, scorgesi che quando Tanimaletto si fa brillante
si stabilisce un movuuento interno rapidissimo di tame pic-
cole particelle azzurre splendenti die nuotano in un liquido
reso da esse luminoso. Questo movimento e in ciascun anello
indipendente , per cui pub spegnersi 1' uno e rimanere
Taltro ancora sfavillante. L' indipendenza di questi niovi-
menti si scorge piii visibilmente se si coUoca I'animaletto
su d'un pezzo di ghiaccio , col qual mezzo la materia lu-
niinosa si conlensa ed i suoi movimenti si fanno piii
BELLA LUCCIOLA COMUNE. 35Cf
tardi , e quincli piii palese appare il movimento delle par-
ticelle clie nel penultimo anello soiio dirette dalla base
airapice, e nelT ultimo, all' incontro , dall' apice alia base.
Estratta dal corpo dell' insetto la sostaiiza fosforoscente,
si vede essere deasa , di color giallo pagliarino , quasi in-
sipida ^ dallo stesso Carradori riconosciuta di odor legger-
mente aliaceo, facilmeate essiccabile: quantuiique staccata
dal corpo dell' aniiuale si mantiene splendente, e sfardan-
dola su di una carta si fa splendentissima.
L' odore aliaceo, il colore della sua luce, e lo splefl-
dore clie conserva anclie staccata dall' animale , destano
facilmente il sospetto che quella materia aliro non sia che
una semplice soluzione di fosforo , colla quale sostanza
tiene molta analogia di caratteri. Onde chiarire questo
duliljio iastituli alcuni esperimenti dei quili ora ti notero
i risulcati.
Fatta una soluzione di fosforo nell' emulsione di gomma
arabica ed un' altra nell' olio , trovai che queste due^so-
staijze (durante tutte queste esperienze il termometro di
Reaumur segnava -»- 14°) sono splendenti a contatto del-
I'aria atmosferica ; che se si tolgono da questo contatto
la luce va a poco a poco afGevolendosi , ed in capo ad
alcuni minuti cessa totalniente. Cosi se una Lucciola comune
s'imnierga in un liquido che la privi del contatto del-
r aria , come sarebbe 1' olio , cessa d' essere scintillante ,
e la sua luce s' appanna , indi scompare.
Se s' imnierge un tubetto di vetro in questa soluzione,
e vi si sofli per entro leggermente , tutta la niassa sniossa
dalla corrente d' aria rendesi tosto splendente di una luce
verde che indi si fa azzurra , e finalmente bianca di niano
in niano che vi si va spingendo I'aria ton niaggior forza.
Cosi nelle lucciole 1' occhlo armato di lente ci fa scorgere
che col crescere del movimento nell' interno della parte
splendente la luce acquista niaggior vivezza , assumendo
gli stessi cangiamenti di colori clie si succedono per I'azione
dell'aria nelle soluzioni di fosforo.
II calore moderato tanto nelle soluzioni di fosforo arti-
ficiale come nell' animaletto accresce lo splendore , laddove
il freddo in ambedue spegne la luce. II Forster afferma
che le lucciole immerse nel gas ossigeno spandono una
luce si viva e continun , che f icilniente con essa si puo
leggere : non altrimenti il fosforo posto in contatto deH'os-
sigeno nianda una hicc vivissima.
36o SULLA FOSFORESCENZA.
Immerso uii pezzetto di fosforo artificiale nei gas idro-
geno , azoto , acido carbonico , qualora cjnesti sieno pnris-
simi il fosforo non tramanda alcuna luce. Cos! anche nelle
lucciole poste nelle medesime circostanze cessa ogiii splea-
dore e rest^ao opaclie. Ne diversamenie si coniporta la sola
pane liiminosa dell' aniuialetto qualora venga immersa in
questi gas purissiini. Iiioltre se pongasi in un eudioinetro
pieno d'ossigeno un pezzetto di fosforo, qiiesto approprian-
dosi I'Dssigeno fa che diiiiinuisca la qmiitita del gas, il
clie viene indicate dal salire entro l' eudiometro il liquido
della vasca in cni trovasi questo istrumento. Noa punto di-
verse e FefFetto delle lucciole collocate nell' eudiometro ^ nel
quale vedesi dopo qualc'ie tempo che Tossigeno diminuisce
in quantita. Questo fu ripetutamente osservato dal profes-
sore Spalla.'izani (i).
Oltre di che i vaporl di acido nitrico che rendono splen-
dentissima la materia lumiaosa del lampiri comuiii, ren-
dono brillante pur anco la combustione del fosforo.
Questi fatti , se io non erro , bastano a diniostrare la
grande analogia che esiste tra la sostanza kiminosa delle
lucciole ed una soluzione artificiale di fosforo. Parmi adun-
que di potere con qualche fondamento asserire, la luce di
questi insetti essere effetto di una lenta combustione del
fosforo nel corpo delF animale stesso preparato, e che tro-
vasi disciolto, o a uieglio dire sospeso in un liquido par-
ticolare di natura un po' acido che in aljjjondanza Torga-
nismo dell'aniniale secerne.
Resta ancora a sapersi donde il fosforo tragga aliniento
per la sua combustione, e come I'animaletto possa a sue
piacere accelerarla ed anche sospenderla. Dall'esame del
fenomeni che avviene di osservare nell' atto che la lucciola
si fa splendente , e daila cognizione della disposizione degli
organi di essa sembrarai non dover riescire difficile la
spiegazione.
E noto che la respirazlone in questi animaletti si conipie
per alcune aperture che trovansi ai lati del corpo, le quail
essendo fornite di uno slintere possono chiudersi ed aprirsi
a piacere dell' animale ( iig. 3 A ). Parimente e noto che
ad ognuna di queste aperture succede internameate un
(i) Chimico esame degli esperimeati del sig. Gottling, del prO"
fessore Lazzaro Spallanzani. Modena, i~96.
DELL A LUCCIOLV CO.MUNE. 36 1
condotto , il qnale si divide e suddivide immensaniente in
canaletti minori che si distribuiscono a tutto il corpo
deir insetto (fig. 4 -S)- Considerando sifFatto ordinamento
degli organi respirator] , aveva nicco stesso congetturato
che una qualclie ramilicazione dei sopraddetti canali si por-
tasse alia j^^rte inferiore deiraddome ed aiidasse a matter
capo neir anello snperiore die costituisce il sacco della
materia fosforescente , e che altre scorrendo posteriormente
insieme all'intestino retto luugo il penukimo anello si por-
tassero all'apice dell' ultimo , ed ivi ripiegandosi ad un-
cino terminassero nel di lui fondo. Ma avendo sezionati
colla maggiore esattezza che mi fu possibile non pochi di
questi animaletti , ho in vece trovato che 1' apparato che
serve a spirgere Taria nella massa fosforica e indipendente
da quello della respirazione , mentre il primo riceve I'aria
dalla bocca , e il secondo la riceve dalle trachee che giac-
ciono ai lati dell'addonie. Dubbioso pero ancora della realta
di questo raio ritrovamento , pregai il siguor professore
Gaspare Brugnatelli ed il signer dottor Mauro Rusconi ,
perche volessero verilicare 1' esistenza di questo nuovo
organo. Essi con somma bonta si prestarono , ed ebbi la
compiacenza di veder confermata la mia osservazione.
Onde avere poi un"idea discretamente esatta di questo or-
gano feci delineare dal mio amico e compagno di collegio
e di studio Giovanni Chiverni alcime figure cbe lo rap-
presentaao.
M. Leon Dufour nelle sue Recherches anatomiques sur les
Carahiques et sur plusicurs outres insectes coleopteres (i) se-
ziono anche la Lampyris splendulula , il Telephorus fuscus
ed il lividus , il Ljcus rufipennis : ma in nessuno di questi
rinveune 1' organo che tra poco descrivero , e in fatti au-
di' io nol potei ritrovare , salvo che nel Lampyris italica.
Staccando adunque con una piuzetta gli anelli che for-
mano Taddome della lucciola. ove questa si manteuga ancor
vispa , resta a nudo un sacco pieno d' aria (fig- 2 A) di
figura piriforme la cui base e in basso e corrisponde al-
r apice del corpo, e la parte assottigliata si prolunga per
entro il torace e va a terminare alia bocca ( fig. 6 ). Alia
base di questa vescica osservasi un' appendice di figura
(1) Aniuiles des sciences uaturelles , toiii. 3. Parii , 1824.
Blbl. Ital. T. LXXXII. 24
36a SULLV I'OSrOKESGENZA
conica , la quale trovasi |)iegata ad uncino (lig. 2 B) e coUo-
cata direttamente suU'intestino. Esternamente cjuesta vescica
e fornlta d' una tonaca muscolare per la cjuale puo accor-
ciarsi ed allungarsi, ed ancora restringersi e dilatarsl come
ce ne fanno prova ^',li stringinienti che vi si scorgono e
die ora scoinpajono da uii puato per apparire in un altro;
la meiiibrana poi che lo riveste internaniente secerne una
quantlta di liquido, il quale viene spinto coiumisto all'aria
uella parte splendente dell' aniinale , e serve a tener moUe
il fosforo del sacco luminoso. L'interno poi di questa vescica
e di struttura cellulosa, e si potreblie assomigliare ai pol-
luoni delle rane. Le cellule ci si offrono di variata gran-
dezza e per la luaggior parte presentano la iigura esagona
irregolare.
La parte luminosa poi dell' insetto e divisa internamente
in due camere^ 1' una inferiore che diremo addominale, tro-
vasi formata da una menibranella trasparente die coiiipone
gli ultimi due anelli addominali lucenti (fig. 3 7?), la quale
giunta ai margini del corpo dell' insetto si ripiega , e va
a formare un sepiinento che scorre nel mezzo deiraddoine
luminoso : la camera poi superiore o dorsale e formata
internamente dalla menibranella contiauazlone dell' addo-
minale, ed esternamente da tre anelli menjbranosi densi ,
opachi, di color rossigno, die sono una continnazione della
ierie che compone tutto il dorso dell' aniinale (fig- S). La
tenuissima membranella che forma la joarie esterna della
camera addominale osservata sotto il microscopio scorgesi
trapuntata da un infinito numero di piccolissiine aperture
le quali possono essere chiuse ed aperte a piacere dell'anl-
male. Nella camera inferiore od addominale e contenuta
la materia fosforescente , nella superiore o dorsale si tro-
vano r appendice unciniforme della vescica aerea , il line
delle intestina , il vaso dorsale e gli organi sessuali che
in altra stagione mi propongo di esaminare minutamente.
Nella parte posteriore della vescica aerea, lungo la linea
mediana decorre il tiibo iutestinale che va a terminare al-
r apice del corpo ( fig. 4 ^ ).
Si prova die la vescica sopra descritta e plena d' aria
coUocando T animale come si vede nella fig. 2 sotto I'acqixa
indi pungendo la vescica , la quale subitamente si vuota
lasciando sortire una quantita d' aria die si porta alia sii-
perficie dell'acqua sotto forma di gallozzole. A dimosirar
DELhK LUCCIOLA COMUNE. 363
poi die quest' aria sia introdotta per la bocca, si prcnda
una lucciola viva, la s' immerga nelPacqua, poi si coin-
]irima diligentemente e leggermente il ventre, partendo dal-
Tapice e portandosi verso il capo, e si vedra dalla bocca
uscire un gran nnmero dl bollicine aeree.
Cio posto, si scorge conic I'animale possa spingcre una
corrente d'aria piu o nieno forte nel sacchetto Inminoso,
la quale commovendovi tutta la materia coiitenuta ne in-
veste le raollccole, e ne deteruiina la conibustione, che
riesce piu o meno viva in ragione della magglore o niiiiore
rapldita della corrente. Di fatto quanto piii e rapido il
moviiuento clie ooservasi nciriaterno dei due anelli lunii-
nosi , tanto maggiore e la luce clie si svolge , e questa
vien meno tosto che II moviniento cessa, vale a dire, to-
sto clie cessa la corrente delTaria.
Che la Ince scintillante del Lawpyris italica dipenda dal-
r aria che penetra nel sacco aereo , e che viene spinta
nella massa fosforica , lo provano i seguenti fatti. Priniie-
ramente se per mezzo dell' inunersione nell' olio venga im-
pedito lo sorbimento dell'aria, la luce si spegne In secondo
luogo se s' immerge nell' alcool una lucciola lo splendorc
vien meno (i), perche il contatto di questo liquido induce
prontamente una contrazione nei tessuti organici e cp.Tindi
la chinsura dello sfintere posto all' orifizio del sacco aereo.
Che se poi questo liquore ginnge a penetrare nel sacco lu-
cente spegne la fosforescenza; e la chimica insegna che se in
un vaso pieno di vapori di fosforo o contenentl soltanto
alcuni pezzetti di fosforo accesi si fa cadcre qualche goccia
di alcool, indi si scuota il vaso, la fosforescenza cessa
immantinente. Sappiamo inoltre che i condotti forniti di
muscoli negli ultimi istanti della vita si contraggono sif-
fattamente da impedire il passaggio a qualunque sostanza.
Laondc accade che nelle Incciole nppena morte o vicine
a morire la luce si estingue per riaccendersi alcim tempo
dopo , quando cioe , cessata ogni azione vitale , i muscoli
facendosi lassi, ed aprendosi lo sfintere permette all' aria
di potersi introdnrre. Un altro argomento valevole a jn-o-
vare che Taria va alia parte liuuinosa delP insetto per la
(i) La luce pen") non cessa subitaiiinitc , ina coiilinua ancora
J er 406 niinuti , gino a tanto cioe die la ve»(ica iierca coKtienc.
'• )iiai;da aiia iiclla nia^ja ibsfoilca.
364 SULLA FOSFORESCENZA
via del sacco fiereo si fe che dopo morta una Incclola , o
quaado essa si riaulma da nn' asfissia prodotta da som-
mersione, la luce ricompare sempre prima alia base, poi
air apice del cono coniposto dei due anelli luminosi del-
rinsetto, ed a poco a poco si propaga per tutto il restame
della massa fosforica. Inoltre nella femmina di cui le vtova
sieno gia mature e discese lungo Fovidotto fino alia cloaca,
siccome queste comprimono I'appendice unciniforme del
sacco aereo , F aria non puo passare ed andare ad ani-
mare la luce nell' ultimo anello splendente , cosi si spiega
come nelle femmine che stanno deponendo le uova o che
sono vicine a deporle, 1' ultimo anello sia opaco , il che
ebbi appunto ad osservare piix volte.
Ed ancora immersa una lucciola neU' acqua, dai forel-
lini di cui e cosparsa la raerabranella inferiore del sacco
luminoso si vede sortire una quantita d' aria a getti, come
ripetutamente noto lo Spallanzani (i) , il che prova P esi-
stenza d'una corrente d'aria che passa per la parte lu-
cente di questi coleotteri.
Nella Lampyris splendidula ed in alcuni altri insetti fo-
sforescenti nianca questa vescica aerea , per cui nella massa
fosforica non puo essere spinta una forte corrente aerea,
ed ecco perclie in questi insetti la luce non e scintillante,
ma immobile e fioca.
Finalmeiite la lucciola nei pacifici suol voli scintilla ia-
tei-rottamente a regolari intervalll di dlstanza; presa ed ir-
ritata sappiamo che non puo prolungare la scintillazione
ad un tempo indeterminato , ma e costretta di sospenderla
un istante per poterla rieccitare poco dopo. Osservando
questo fenomeno facilmente corre al pensiero , che questa
maniera di favillare abbia relazione con una funzione in-
termittente, come infatti dev' essere il movimento col quale
r insetto empie la vescica d'aria, e la spinge nella massa
fosforica; quindi la luce si avviva nel momento dell'espi-
razione ed illanguidisce nell' atto dell' inspirazione , perche
manca il principio animatore di questa lenta combustione.
La semplicita di questi argomenti e la spiegazione che
quasi spontanea ne sorge di tutti i fenomeni ofFertici da
questi animaletti m' inducono a credere che se non seppi
raggiungere la verita , almeno mi vi saro avvicinato. Gia
(i) Opiiscoio citato, § 119.
DELL A LUCCIOL\ COMUNK. 365
da mezzo secolo il Forster aveva sentita la necessita di
aimnettere che cjuesta luce dipendesse da una lenta com-
bustione sostenuta dalT aria clie penetrava nel sacco lunii-
noso per mezzo di alciuie valvole. Lo Spallanzani pure
nella sua dlssertazione sui fosfori assegna a causa di questa
luce la combustione ^ noa del fosforo come e mio pensiero,
ma dell' idrogeno e del carbonico die si sviluppano, come
egli dice , nel corpo dell' animate e si combinano all' ossi-
geno atmosferico.
II Carradori al principio di questo secolo intese con
numerose esperienze a provare che lo splendore dei lam-
piri comuni non e efFetto d' una combustione , ma bensi
d' uno sprigionamento di luce stata assorbita nel giorno e
combiiiata ad una materia esistente nei due ultimi anellL
deir addome " La luce propria di questi insetti, egli dice,
}t dipende da un movimento animate, onde ponno farla
It sparire e ricomparire piu o meno come a loro piace,
" indipendentemente dall' aria o da qualunque cliimico
»/ processo che contrarii o favorisca la combustione. » (i)
Ma se da un canto questa ipotesi non s' accomoda coi
fatti , dair altro 1 fenomeni istessi osservati dal protessore
Carradori e dei quali si fa appoggio , piu facile spiega-
zione traggono dagli esposti principj.
Primieramente egli dice che la luce e assorbita durante
il giorno; ma pure ingenuamente confessa d' ignorare da
quai corpi la ritraggano, giacche durante la giornata la
fuggono e stanno nascosti. Forse dalla luce diffusa ! Ma la
nostra immaginazione lia d' uopo d' un grande sforzo per
potersi persuadere che in si piccolo spazio com'e il ricet-
tacolo dell'insetto si racchiuda una combinazione di tanta
luce da poter essere emanata in gran copia durante tutta
la notte , ed anche per piii lungo intervallo quando la
Incciola venga tenuta nell' oscurita. II dire in vece che si
genera continuamente nell' animate per ben noti processL
soddisfa \>\\x facilmente alia ragione.
Allega il Carradori che le lucciole splendono nei gas
idrogeno ed ossicarbonico (gas acldo earljonico ). Teod.
Grotthus (2) nega tutto questo. Come conciliare questi
(1) Gionuile ill fisira, cliiiuica e stovia naturnle di Bruguatelli ,
Pavia, toiu. 4.''
(2) Aiiiiales de i cognizione , perclie non si scemi afFatto quella poca o
» molta conlidenza che da alcuni (e per isventura i piii
» grand' uoniini di tuttl i secoli non la mostrarono ) si
» serba aucora alia medicina. Non si propali clie havvi
n coutrariela d' opiuioni non solo sui punti teoretici car-
» dinali , nia ben anche suUa virtu essenziale de'piu co-
» spicui medicanienti. u (p. i i o ). Con queste parole egli
stesso ne fa ragione del carico clie gli apponianio d' avere
portate le sue querele al tribunale del pubblico piuttosto che
a quello de' medici. Con queste parole egli ha segnato la sua
propria condanna, clie sebbene ei le riferisca piii propria-
niente alle dissidenze teoretiche , il fatto sta che niun me-
dico smentisce nella pratica i principj della sua teorica ,
anzi altra guida geiieralmente non ha alia sua pratica, se
non la teorica che profcssa.
" L'eserclzio della medicina (dice del pari il sig. dottor
" Gasparini ) e difficile non tauto per la soniuia di co^ni-
» zioni elementari che vi si richiedono , quanto per la
" continua applicazlone e per T incessante studio clie si
" deve avere in ogni caso che si oftre , di esaminare con
» avveduta accuratezza le circostanze particolari , indivl-
» duali e locali , die accompagnano ogni singola malattia ,
» e ae alterano in ispccial modo 11 generate carattere. »
(p. 5i). E dope esscre iiscito in questa verissima seuten-
za, la quale appieno conferma le volgatissinie parole d'lppo-
cratc Ars longa , occasiu prcvceps , jurlicium difficile , ha potuto
egli nutrire spcranza , clic quel oh? forse non sanno tanti
373 Dl AliCUNI AEUSr
medici discernere, saper debbano 1 nialatl e que' clie li as-
sistono colla sola scorta de' pochi precetti che lor sommi-
nistra la eve addita i caratteri delle felibri reumatiche ,
catarrali, esantematiche , gastriche , billose , venninose e
nervose ? Propone , e vero , ancora altre nornie , ma non
ne pajono abbastanza fedeli. Una e questa : " lo voglio
» adunque persuaso 1' inferrao , che quando i sintomi non
>> siano gravi , I'aspetlare o il far poco per rimediarvi,
» ne' primi giorni non e cosa che possa recare irremediabili
conseguenze. » (p. 87) Molte volte sarii pure cosi. Nondi-
meno a protFerire questo precetto usar doveva maggiore ri-
tenutezza, perche sapendo, da medico pradco e addottrinato
qual e, quanta sia nel nostro clima, per fermarci a un
solo esempio , la frequenza delle pleurkidl occulte non po-
teva ne meno dinienticare il pericolo del ritardo alia cura
efficace f, non poteva dimenticare ravviso di Stoll (i) cu'ca
la necessita de' ripetuti salasn in un morbo, che pur sembra
lievissimo. L'autorita dello StoU sara seiiza dubbio accetta,
come a cbicchessia, cosi anche al sig. dott. Gasparini. Un'altra
norma ch' ei dona e ristretta nelle seguenti parole. " Karo «
>/ ma ben raro, e opinione de'piii asseanati pratici di tutte le
" scuole, meno quelli della moderna, e il caso che si possa
>> ottenere in progresso di malattia coll' ottava , nona , de-
» cima flebotomia, cio che in priacipio non si ottiene colla
I) quarta o colla quinta. » Noi proLestiamo di non essere del
numero di coloro che nel salasso trovano la panacea d'ogni
male , e nel profondere il sangue non serban misura : pro-
testiamo di porre ogni nostro studio nell' essere economi ,
quanto si puo , delle forze e del saasue , non perche il san-
gue sia la viia, giusta la frase dell'autore, che anzi te-
niamo , in molte condizioni morbose dell' umano organismo ,
come nelle gravi malattie infiammatorie , nelle emormesi
cerebrali, polmonali , ecc, il sangue esser la mortc , ma
ben per altri i-iguardi che qui non e d' uopo enumerare.
Non possiamo pero discredere 1' evidenza de'fatti che tante
e tante volte abbiam avuto sott' occhio , e ci rechiamo a
debito di osservare che molte felici cure verrebbero tron-
cate a mezzo, molte pronte e perfette guarigioni impedite,
se e medici e malati volessero acquietarsi ad un avviso
si incerto , eppur con tanta securita dall' autore enunciato.
(1) Ratio medeiuli. Parp I. — "' ' '"
NELL\ MEDICIN.i PRATICA ITAI.IANA. 3^3
E affinche il nostro asserto non si rinianga nudo di qual-
che solenne autorlta , non pero della nioderna scnola , ap-
pena vogliain rivestirlo di quella di Pietro Frank. Nella
cura della peripneumonia , di cjuesto niorbo si comune
nelle nostra contrade, avverte egli sul bel principio della
malattia pochi salassi non di rado bastare a prontamente
infrenarla , ma dove il polmone sia gia di molto Intasato,
non potersi far argine al pericolo di niorte o di snppu-
razione , se non levando audacemente molto sanguc, nessun
altro rlmedio nieglio ajntare P espettorazione che la. Uberale
sottrazione del sangue, gli stessi vecclii con facilita sop-
portarla, essere a lui medesinio toccato in sorte , poco
prima che queste cose scrivesse , di far salvo con nove
salassi, un ottuagenario gia addotto in grave pericolo, e
non rare volte , quando gia le estremita eran fredde , la
faccia cadaverica , i polsi minimi^ e gl' iufermi minacciati
da soffocazione avere con felice successo fatto incidere la
vena, et vitce sors imica ex ciispide hixsit lanceolce ! (i)
Addentriaraoci ora un po' piii in quella parte del libro
deir autore che tratta dell' enormita dell' abuso che si com-
mette dai medici nello sciupar tanto sangue.
Due sono i difettl cardinali, c\\ ei ravvisa nel presence
sistema di medicina , e die producono micidiaU risultati.
f L' uno e che vi si considera la maggior parte delle ma-
" lattie quali afTezioni infiammatorie , e per lo piii gra-
» vissime , se non ne' loro primordj , almeno nelle loro
>i conseguenze od esiti qualora vengano trascurate : T altro
» derivante dal primo , e che vi si ritiene per assioma
" che a debellare queste inliammazioni niun sussidio e
» piu eflficace del salasso, ne! che ove serbassero la con-
" veniente nioderazione ( moderazione che in questa, come
» in tutte r altre umane cose segaa quella linea di perfe-
» zioae che a noi e concesso di raggiungere ) i medici
» non andreljbero errati. " (p. 3).
In prova di quest" atto d" accusa T autore nota le ma-
lattie infiammatorie non essere state in passato credute
ne si frequenti, ne si pertinaci come si crede che siano
oggldi : non potersi supporre che s'ingannassero i medici
delle scorse eta , perche non si trova che la mortalitk
fosse maggiore allora che in presente : doversi dunque
(l) De riuMud. lioiii. nipib.
374 ^^ ALCUNI ABUSI
concliiudere die la natura ninaiia slasi a' tempi nostri per
alcune cletennaiate cagioni mirabllmente cambiata. E qui ,
fatto un qnatiro delle coiidizioni sociall clie furono nel
nostro paese dalla fine dello scovso al principio del cor-
rente secolo , mostrato T impero de' patemi deprimeiiti ,
onde allora esser dovevaio gli animi largamente ti-avagliati,
e rammentata la mollezza delT educazlone fisica , rabitudine
fatta oiiiai generate di usare il tabacco sotto varie forme ,
r intemperanza con cni s'ingnrgitano liquori fermentati e
spiritosi , la difl'usione della sifilide , la freqiienza delle
cure niercuriali, ecc, cerca persuadere essere alia nostra
eta cresciute di nuiiiero e di forza le cagioni iposteniche
o debilitanti ; tnlcbe se le forze dell' noino potevano in
passato valntarsi a died, ora non debbano estimarsi die
cinque.
Ben siarao per credere clie a qneste tutte speciose ra-
gioni una gran parte del pubblico si dara facilmente per
A'lnta, che in questo argomento al pubblico si possono
dire di molte cose, che ai periti neir arte non si vorreb-
bero certo sclorinare. I periti nell' arte ben sanno , per
toccar delle molte cose alcune , qnal conto si debba mat
fare di quella scolastica distinzione de' patemi dell' animo
in eccitand e clepriinenti , se a loro tocca non raramente
vedere da invincibile tristezza , da lungo cruccio del cnore
ingenerarsi lente infiammazioni or de' bronchi , or del fe-
gnto che nienino alia consunzione e alia morte , da im-
provvisl terrori ora le epilessie che si guariscono , o si
initigano col salasso , ora le acute infiammazioni del cer-
vello , che non sempre si domano co' piii validi compensi
pur tempestivamente usaii.
I periti nell' arte giiidati , non da prcconcette opinion! ,
non da fantastiche teorie , nia s\ dai Inmi delP anatomia
patologica , ben sanno come quella larva di debolezza
che propria e de' beoni , altro non sia per lo piu se
non se il fatto morboso con cui si annunciano i lenti,
ma ribelli lavori inllanimatorj , onde son posseduti i vi-
sceri pin nobili , piii importanti alia vita. I periti nell'arte,
istrutti da Villerme e da altri,ben sanno qual criterio sia
quello della mortalita a far giudizio del nierito delle cure
conservatrici della niedicina. A tutti pero dovrebb' essere
abbastanza c'liaro clio dalla r.)isura della mortalita non si
pao attiiigci'C alciiu tcrto indizio del vario grado di Ijonta
NELLA MEDICIN.V PKATIC.V ITALIANA. OjS
tlell'arte del guarire, se iioii qiiando tntte le altre condi-
zioni siaii pari o quasi pai'i , per lo clie niiia vantaggio
puo attendersi da codesti raggnagli fatti soramariamente ,
e senza le dovute distinzionl suggerite da una razioiiale
statistica medica. Pero nulla monta die a dimostrare come
si possa far senza di tanti salassi , 1' autore ne dlca die
inolti 6 molti popoli non sono venuti scemando in causa
d' una cattiva terapia e d' una niortalita della nostra mag-
giore. Questi sono mescliini rifugi. Cosi li chiaiiiiamo, per-
che non sappiaino capacitarci , come 1' autore possa igno-
rare die questi fatti della popolazione e della mortalita
sono regolati da ben altre cagionl die dai miglioramenti ,
o dair imperfezione dell' arte medica. Non dubitiamo poi
di dover riguardare come mere scherzo quella espressione
con die intese additare il decadimento , secondo lui , av-
venuto nelle forze deiruomo, e confidiamo die i lettori
si consoleranno con noi nella buona speranza di non es-
sere da meno de' nostri avi.
Le ragloni addotte dall' autore sono al certo troppo mi-
nori air uopo per convincerne, com' era sue divisamento ,
che ne la maggior parte delie malattie e d' indole iniiaui-
matoria , ne ii metodo di cura piu conveniente da oppor-
visi e quello die s' usa oggidi, e die si coinpone princi-
palmente del salasso e d'altri niezzi debilitanti parecchi.
Error! di diagnosi, abusi nel metodo curative si commet-
tono senz' altro al presente, come si cominettevano in
jiassato, e si commetteranno pur troppo in avvenire. I me-
dici sono pur uomini, e come tali non immuni da escu-
sabili errori , o da non escusabili accecamenti ^ Parte die
professano era congetturale ai tempi di Celso , congettu-
rale e rimasa infino a quest' eta , ne gia e date sperare
die mal possa, per volgere di secoli , cangiare natura.
Ma lo studio accurato delT anatomia paiologica ha disvelato
iiiulti e molti errori degli andati sistemi di medicina , e a
cliiunque non vuol diiudere gii occhi all' evidcnza de' fatti
lia saputo mostrare , che quell' inliammazione , che il sig.
dottor Gasparini , celiando chiama col nomi di testa di
Medusa , d' Lira che mi'tte spavento a tutto il mondo e pure
quella gran cosa ch' e, cioe la progenltrice di tanti e tanti
inali , che presentandosi sotto svariatissime forme avevano
limganieute csercitato 1* ingegno de' inedici in creare enli
fittizj. Ne al suo ;;ssunto circa 1* abuso del salasso puc>
Z'/6 DI ALCUNI ABUSl
dai-e appoggio il dettato di StoU da lui rlferlto: " Univer-
sim in profundendo vital! latice paiilo parciores eramus.
Noil omnem caloris prsetei-naturalis seiisuni , non omnein
inotum febrilem a sanguine plilogistico, copioso , orgastico
nasci arblti-abamur , observationibus ita docti , etc >» Ponga
ben mente P an tore e vedra che queWunwersiin, qnel paulo
parciores non sono da intendersi del metodo che nel trar
sangue adottasse quel clinico speriinentatissimo in ogni
sorta di malattia , ma unicamente di quello ch' egli avea
trovato pill conveniente contro i reumi e catarrh biliosi,
die cominciati nel marzo si continuavano in Vienna per
tutto I'aprile del 1776. Neiranacefoleosl, rammentata la suc-
cessione delle malattie, che tennero il campo in queH'anno ,
soggiunge : " En per totius anni decursum modo sanguinis,
niodo bilis praedortinium, vel temporibus intermedlis cccpale
utriusque imperium junctasque vires. >/ E a lutti e agevole
verificare , come durante il predominio del sangue , la cura
lion fosse quella medesima clie si opponeva al predominio
della bile. E se a vincere il predominio del sangue a StoU
non era mestieri operar tanto, quanto assai volte e neces-
sita che si operi tra noi , questo , altro non fa che rendere
testimonianza al detto d' Ippocrate " hominum corpora
plurimuni difFcrunt. » E non curava egli , StoU , coi sa-
lassi molti di quegli stessi morbi , ne' quali trar sangue , a
giudizio deir autore , e poco meno clie imperdonabile pec-
cato ? " Se la pleurite e cronica ; insegnava StoU (i), e gli
infermi ne vengono addotti in una specie di tisi , non si
possono ajutare e mantenere in vita, se non iterando le
piccole cacciate di sangue, e tenendoli a metodo antiflo-
gistico. >) E il sig. dottor Gasparini, parlando della cura
che si suole pralicar nella tisi , dice che del sangue " do-
vrebbe farvisi maggiore economia >> e se pochi sono i ti-
sici clie si ricuperano , quasi non diiblta di riversarne la
colpa sul metodo con cui vengono trattatl oggidi. Si puo
egli coscienziosamente pronunziar quest' accusa, ov'e que-
stione d'un' infermita di sua natura pur troppo spesso in-
sanabile ? Abbiam veduto tisici tempestivamente curati con
rimedj tonici, con vitto nutriente , e tutto fu vano non
che a toglierli a quel fato che li attendeva , ma ne pure
a frenar per poco il corso rapido di lor malattia. S'egli e
(T) Opera citala. Parle 1.
NELL.i JMEDICINA PRATICV ITALIANA. '^■^'^
vero clo die fin clal principle del suo libro annunzia I'au-
tore , cioe che " la malattia e una lotta , una sfida die
II s' impegna tra la causa niorbosa e il principio vitale,
II ond' e che per conibattere alibisognano entrambe di forze,
II ed e probaljile chi piii n'ha ottenga la vittoria. » donde
e avvenuto che ne guarissero, ne migliorassero almeno
que" tisici alle cui forze eran porti tanti preziosi refocil-
lamenti ^ La ragione n'e additata daStoll, il quale, senza
limltazione di casi , proclaina die " il metodo roborante ,
» astringente , i balsatnici nella tisi vera e conclamata ac-
V celerano il fine de" patimenti, la morte v (i). Proferendo
le regole per la cura de' morbi nervosi Stoll dichiara " molto
» esser lontani dalla pratica cognizione di cotali nialattie
» colore che ne imprendon la cura coi roboranti , stupefa-
II cienti , rilascianti , nervini, ecc. " e recati esempi di
epilessia e di convulsioni senate col salasso conchiude :
" En remedium nervinuni iu simplici antiphlogistica me-
thodo repertum » (a). Il sig. dotf. Gasparini afFerma che da
qnesta cura ben di rado se n' ha un esito fortunate. Stoll
ne ammaestra quando e perche si possa sanare una febbre
intermittente col salasso (3). Non ricusava lo stesso Fran-
cesco Torti che innanzi alia somministrazione della china dar
si potesse un purgante e fare un salasso: anzi agglugneva
" utrumque pra3sidiuni de more congruere nequaquam diffite-
bor, quippe hoc ipsum niihi quoqiie ferme solenme est. v (4)
Al sig. dottore Gasparini, il pensiero di far nella cura di
qiieste febliri un salasso sembra si strano , die niente piii
(p. 53 ). Stoll si mostro inclinato a pcnsare che quelle istesse
apoplessie, che ricevono il nome di sierose , veramente non
siano se non se apoplessie sanguigne (5). II sig. dott. Sor-
mani nella sna dotta Monografia delle morti repentine ha
con gravissimi argoinenti provato quanto poco conforme
sia ai dettati della ragione e alle severe osservazloni am-
mettere quell' altra specie di apoplessia , che dicesi ner-
vosa. II sig. dott. Gasparini (p. 80) accennando a questa di-
stinzione dell' apoplessia in piu specie move dubbj sulla
(i) L. cit.
(2) Op. cit. P. II.
(3) Op. cit. P. IV.
(4) Tlierapeut. spec. Lib. I, cap. IX.
(5) Op. cit. P. I.
BibL Ital T. LXXXn. 25
3^8 DI ALCUNI ABUSI
convenicnza di praticare il salasso in tutti i casi di questa
terribile inferniita , e come se il dottor Sormani gia non
avesse vittorlosamente combattnta qnell' opinione , per cui
s' incolpa il salasso di avere ci-esciuto colla predisposizione
alTapoplessia il nuniero delle morti repentine, egli ne
getta alcuue ambigue parole , le qnali pero abbastanza di-
scoprono il suo peiisiero.
Queste cose stiaao ai lettori in caparra di altrettante
die potremmo aggiugnere , se volessimo fermarci a discor-
rere partitamente quegli altri punti ne' quali P autore ri-
chiauia ad esame il nietodo cnrativo comuneraente seguito
nella gastro-enterite, nell' encefalite, nella metro-peritonite
puerperale, nella metrite , ed epatite cronica.
Passando dalle malattie alia gravidanza non possiaDio
onimettere ancora un avviso di Stoll. " Le donne nobili,
scriveva egli (i), usate a lauto e ozioso vivere ne riportano^
quando son gravide ridondanza di sangue, eppero diventa
a loro necessarlo il salasso, e trascnrandolo, ne vien pe-
ricolo d'aborto. » Questi principj non ijuadrano al signor
dott. Gasparini (p. 67), e strana cosa e veraniente die in varj
punti di pratica i suoi consigli discordino da qnelli di
Stoll , air autorita del quale egli aveva cercato di ripararsi.
Se finora abbiam dovuto appuntare le opinioni del
sig. dottof Gasparini, mai pero non sarera per formarci
un concetto sinistro delle intenzioni die lo mossero a
pubblicare questo suo lavoro. Noi vogliamo star persuasi
cio essere a lui sembrato pietoso ufficio da adeiupiersi per
la comune utilita. Pure teiniam fortenienie die colP avere
ingrandito gli abusi , esageratine i biasiini, e voluto disco-
noscere certe verlta die tutti toccan con mano, e, ch' e
piu, queste cose trattate innanzi al pnbblico , die non
puo starne buon giudlce , siasi presso molti acquistato
queir amaro rimprovero, die fu gia pronunziato da Ippo-
crate. (2) " Qui vero ea , quae ab aliis inventa , inhonesto-
rum verborum artificio contaminare contendit, neque quic-
quam corrigit, sed a peritis inventa apud imperitos tradncit,
is sane prudentise existimationem tueri velle non videtur,
sed potius naturam suaui , aut ignorationeiii nialitiose pro-
dere. u
(1) Op. cit. P. IV.
(2) De arte. Cap. I.
N1lLI.\ JirDIClN-V PR'.TJCA ITALTANA. 0-9
Clie se a liii noa fosse per isgradire uu nostro consi-
glio , vorreuimo dissuaderlo tial coltlvar rinten?ione die
espresse, di forse comporre " nn lil^ra ad uso del pub-
>i blico, nel cjuale ogauno potesse ritrovare un quadro
» esatto delle principali e pin couinni afFezioni uiorbose j
>i coirindicazione soiiiniaria della cura piii adattata a cia-
1) senna di esse, e priacipalmeiite del grado di forza e
>i pericolo che possono sviluppare , e qniiidi della relativa
» necessita. d' ua raaggiore o minor niiniero di salassi. »»
(p. 95, nota ). Qiiesta scienza , quest' arte, che piu diffi-
cile e aucor della scienza, non si apprendono cosi di leg-
gier*. Che inai sarebbe da attendersi da un libro siffatto?
Nnir altro che discordia tra i nialati ed i medici. Se il sig.
dottor Gasparini sente in se questo nobile desiderio di
giovar co' suoi scritti al pubblico , prenda a steadere per
esso degli ottimi precetti d'lgiene. L' arte di conservare,
di riavigorir la salute, di preservarsi , quanto per nostro
studio si puo conseguire , dalle malattie , e tale che a tutti
puo essere aperta. L' autore ha ingegno, ha coltura, e il
suo stile non manca di facilita e di vivezza. Queste sue
qualita ne promettono , ch' ei saprebbe condurre 1' opera
sua di maaiera, che I' utilita ne sia racconiandata altresi
dal diletto.
Sulle Ombrellate della Germanid e delt Italia boreale:
coir aggiunta di alcune nuove specie rccate dalla
Giecia.
jLj operoslta del botanici Tedesclii e maravigliosa e tanto
piu lodevole , in quanto che alle loro fatiche presiede sovra
tutto r amore del patrio suolo onde soao spinti a ritornare
iacessautemente all' illustrazioue della flora gernianica che
abbraccia vasta regione, quindi svariatissimi terreai, e gode
di uu clLma generalmente parlando assai favorevole alia
vegetazlone. Per noa dire delle molte opere destinate a far
couoscere la dovizia di parziali ti'atti di paese, comesouo,
in via d' esempio, le Flore delPHosT, deU'EMDLiCHER, del
Sadler, del Lachmann, del Wimmer , dello Schlechten-
DAL, la Flora Halcnsis dello SPRENGEL di cui teste averamo
una nuova edizione e taate altre, tutte frutto di pociii lustri.
380 SULLE OMBRELLATE DELLA GERMANI.V
rammentereino quelle soltanto che negK ultimi tempi fecero
il novero delle piante indigene di tutta la Germania, dila-
tando qnal piii qual meno i confini naturalmente assegnati
a quel territorio: opere pregevolissime sia per il giudizioso
critico esame cui furono assoggettate le piante, sia per la
chiarezza nell' esposizione o finalmente per la copia delle
cose consegnatevi.
Vantano i Tedeschi la nuova edizione del RoHLING's
Deutschlands Flora per cura dei professori Martens e KocH
( dei quali il primo troppo presto fu toko alia scienza cui era
si beirornamento ) 5 opera tuttora in corso e che a buon
diritto puo chiamarsi esclusiva fatica degli editori i quali
modestamente la fregiavano del nome di colui clie molti
anni addietro avea calcate le istesse vie. Vantano i manuali
del Roth e del MoSSLER, anzi di questo neiranno scorso fu
fatta una terza edizione^ vantano il Compendio di Bluff e
FiNGERHUTH, la Flora germanica escursoria del Reichenbach
ed ultima di tutte, la Flora del Dietrich.
Fu appunto il Reicheneach che segno piii d' ogni altro
autore ampi territoriali confini alia sua Flora adattandola
a tutta r Europa centrale, cosicche nel circondario a niez-
zodi entra l" Italia superiore col littorale Ligure a formarne
i' orlo estremo. Gia prima di lui il Gaudin nella Flora
helvetica aveva pel fatto appalesati i rapporti di somnia
affinita che collegano la Flora boreale dell" Italia a quella
delle Alpi in generale e piu particolarmente alia vegetazione
della limitrofa Svizzera. E realmente, sebbene il versante
nieridionale delle montagne che coronano la nostra peni-
sola sia ricco di specie a lui particolari o che appena
trovansi sparse nelle prossime parti della catena, a tergo
della giogaja stessa, egli e dimostrato che la Flora della
grande vallata del Po altro non e se non se parte inte-
grante di quella propria delle Alpi, giacche solo nei colli
Transpadani ed Euganei, nei nionti Berici e lungo le basse
costiere Illirico-Venete troviarao forme piu precise di tran-
sizione che marcano il passaggio alia Flora del Bacino
mediterraneo ( Gnaphalium Stoechas , Buvleuruni aristalum ,
B. protractum , Linaria simplex , Ferula nodiflora , Spartium
junceum, Satureja montana , Rosmarinus officinalis, Linum
corynibulosum , ecc. ). Appunto per la risultata evidenza di
questi rapporti , a non parlare degli altri loro numeri ,
sono preziosi agl' Italian! i volumi del Gaudin come lo e
E DELL ITALI.V BOREALE. DO I
qnello del REiCHEbfBACH ad onta dei molti abbagll botanici
noil meno che di topografia onde V opera del professore
di Dresda viene sfigurata.
Recentisslina ora giuase una nuova fatica dell' indefesso
professore KocH in Erlangen il quale, ad indennizzare i
botanici del molto tempo in cui sara d' uopo attendere il
compimento dell' opera di sopra mentovata, da in luce bel
coinpendio di una Flora elvetico-germanica. (i) Le ragioni
teste noverate e la valentia dell'autore bastano a lissare
Tiniportanza dell' opera anche pei botanici italiani in par-
ticolare.
Occupati da qualche tempo in un lavoro di non leggiera
mole sulle Onibrellate, di cui molte sono per nostra mano di-
segnate in completo ed analiticamente, potemmo raccogliere
taluua notizia e fare delle osservazioni, alcune delle quali
siaci concesso di qui esporre : terranno luogo di analisi al
lavoro del professore KoCH dove risguarda la meazionata
famiglia di piante e serviranno di confronto in questa parte
tra la Flora elvetico-germanica e quella del territorio flu-
viale del Po col versante meridionale delle Alpi Veneto-
Illiriche.
Non ci tratterremo a discutere il merito della classifica-
zione generalmente adottata e che il KoCH propose il pri-
mo. Le innovazloni del Reighenbach ci sembrauo dettate
piuttosto dal capriccio die ricliieste dall' attento esame delle
cose. (2) Le obbiczioni accampate dal professore Tausch
{ Regensb. hot. Zeitung. 1834) sono ben piii aitendibili , i
gruppi dal medesimo proposti corrispondono spesse volte
alia natura assai piu che nol facciano i precedenci schemi;
non portiamo peraltro opinione che tutto sia terminato in
(1) Synopsis Florae gennaiucae et hehet'uoe^ auctore D. Guil. Dau.
Jos. Koch. Sectio prior. Francofurti ad M. sumpt. Fr. Wilmans. 8.°
(2) Veggasi : Conspectus regni i-egetabtlis per gradus naturales
evoluti. Tcntamen aucr. H. Tli. L. Reicheneach. Pai-s prima. Lipsi»^
apud C. Cnoblocli, 1828. Li quest' opera di cui finora non coni-
parve la seconda pai-te, veggousi strani gruppi certaineate nou
indioati dal'.a natura. L' istesso autore abbandono le fantasticliR
sue sezioni e ritorno piu tavdi alia classificazione di Koch e De
Caadolle, — Deploriauio di esser tuttora digiuui della disserta-
zione stanjpata sulle Ombrellifere da L. Cr. Tremu.vnus ne' suoi
fasciooli intitolati : Syiiibolarum phytologicaruin quibus res herbaria
iltustratur fasciculi. Fasc. I. cuui tab. aeii. Ill GoetringK, i83i,
4.°, sumpt. Dieterichiaiiis.
382 SULLE OMBRKLLATE DFELA GERMANIA
questa briga. Ma poidie una discussione su questo tenia
si clilunglierebbe per necessita in minnzlose I'icerclie , ri-
servando ad altro tempo T esposizione delle nostra viste ,
ci limiteremo ad indicare cbe il professore KocH nel pre-
sente lavoro ba riformnta in un sol punto la disposizione
delle tribu, quale veniva accennata in parte dietro gli stessi
suoi divisaiuenti , dal De Candolle nel Menioire sur les
Ombelliferes (p. 17)6 piu tardi nel Piodromus (IV. p. 87):
soppresse cioe la Tribu delle TordiUnee ed aggrego alle
Feucedanee il genere die le serviva di tipo facendolo
imniediatamente seguire V Heracleum. Vengono poscia le
Silerinee alle quali succedono le altre Tribii nell' ordine
antico.
E la famiglia delle Ombrellate una di quelle in cui a
preferenza di moke altre importerelibe di ridurre ad un
metodo stabile di serle transizionali le forme spesso distinte
come specie , spesso neglette. Vero egli e clie la dove e
discorso appena di piccola frazione di un ordine (come
facilmente accade nelle Flore di una ristretta superficie ) , ne
le transizioni stesse, ne i momenti die fnrono guida nello
stabilirne il relative valore ottengono plena evidenza ; nia
la superiore ragione scientifica dee presiedere a simili la-
vori. Eppero, neli' ordinare le specie d'una Flora e loro
varieta, non basti lo sclilerarle in qnella coordinazione o
subordinazione cbe fra di esse nello scarso lor niimero si
appalesa ; si abbia anzi rignardo ad vm paralieio, ad una
scala di grado piti elevato accio i singoli individui-specie
appajano nella vera importanza rispettiva. E d' allora in
fuori 5 cosi opiniamo, non si otterra un freno all' invalsa
mania di prodigalizzare nelle specie senza pero temere die
importanti forme vadano smarrite. Cbe tale metodo nel
dispoiTe le specie di una Flora supponga estesi lavori
preparatorj e piena cogaizione dei rapporti organici non
meno die degli esterni in cui stanno fra loro le piante ,
per lo die non sia travaglio proporzionato alle facolta di
ogni dilettante ne applicabile con qualcbe utilita a quelle
operette cbe senz'' altra pretesa fanno semplicemente il
novero delle piante proprie ad un picciolo distretto , di
leggieri lo riconosciamo ; eppure non crediamo, nelPintc-
resse della scienza, di ritirare la nostra tesi , come non
ammettereramo T obbiezione cbe per avventura ci venisse
fatta, essere cioe il lavoro da noi proposto incumbenza di
E dell' ITALIA BOUEALE. 383
coloro die conipilano le opere general! (dette Systema vege-
tabile. Species plantarum, etc.) anziche dei Floiisti. E troppa,
risponderemOj la mole die pesa sovra colni die prende
a scrivere consimili voluminosi trattati e tale da intimo-
rire e ributtare diicchessia riflettendo alia smisurata copia
delle specie conosciute e die tnttora si va scoprendo :, e
lien fatica gia quasi sovrumana quelia di registrarle col-
I'ajiito delle singole Flore e di disporre le masse in grande.
Ritornando da qiiesta digressione sui principj di classi-
ficazione, segulremo era randamento della Synopsis nel-
1' esame delle specie.
Pag. 2,79. Hydrocotyle vulgaris;, — J3 crenis obtusis-
simis (H. Sclikuhriana Reich.) — II Reichentbach nella Fl.
excurs. german. stabili due distinte sorti d'' Hydrocotyle sic-
come indigene della Germania. H. vulgaris (p. 481 n.° 3089)
e H. ScMiihriana (p. 482, n.° 3090). Una serie d' indi-
vidui spontanei e di coltivati (i) ci provano die i caratteri
diagnostici da lui introdotti sono variabili e poco signifi-
canti. Potrebbesi forse con miglior esito ricorrere alia forma
dei petali ottusi nell'una, acuti nell' altra pianta, e per lo
meno statuirebbero criterio piii sicuro die non e V opa-
cita o la trasparenza dei nervi nelle foglie e la direzione
dei peli. Finora non avemmo campo di conoscere I'impor-
tanza dei petali in questo genere composto pressoche tutto
da pianticelle esili ed orlginarie del clima caldo. Singolare
e la tendenza in esso a degenerare mettendo fiorl disposli
in ispiglie di due sine a nove verticilli.
Confusa coW Hydrocotyle vulgaris fi ricevemmo dal pro-
fessore Savt una heW Hydrocotyle die avvicina assai V H.
interrupta Muhl. per la disposizione dei fiori, mentre pe' suoi
frutti smarginati s' approssima all' if. vulgaris; la diiameremo
Hydrocotyle pleiantha : glaheirima, foliis peltatis orbi-
culatis novemnerviis late crenatis , lobis obsoletis subden-
ticulatis; Jloribus in verticillos plerwnque 8-nos dispositis :
pedicdtlis fructus basi emarginatos concolores cequantibus.
(i) S' adattano alia Hydrocotyle vulgaris a gli fseniplarl die
abljiamo da I^lantova, Veneiia, Berlmo e la pianta coltivata nel-
r Orto l)otaniio di Brcra ; riuiandiauio in vece slVC H. vulg. P
( H. Sclikuhriana Reich.) quelli provenieuti dai paduli piesso Halle
e della Toscana, non die uii esemjilare cokivato anterionnente
al l!^'i7 nel ciardnio per T Univei'jiui di Vienna.
384 SULLE OMBRELLATE DELLA GERMANIA
Nob. — Elatior quam H. vitigarls ; folioruiu lobi lati
deplani perfine denticulati ^ frnctus tenia parte niinores
quam dictee speciei. — In fossis BctruricB H. vulgari fi.
commixta.
Pag. a8o. ASTRANTIA. Ci gode 1' aniino di aver Indo-
vinato nei nostri nianoscritti il pensamento del KoCH il
quale ha preso la forma dei denti calicinali, in aggiunta
alia disposizione dei lobi delle foglie , per criterio specitjco
e primario nelle Astranzie. E calcando sn quest' idea, di-
chiariamo YA. pauciflora del Bertoloni nulla piii die una
singolare varieta della minor.
Pag. 283. Trinia. Non entreremo per ora a svolgere 1" in-
tricatissima sinonimia di questo genere nella quale troppo
peccarono gli autori anche valenti : colpa la strana nie-
tamorfosi clie si opera nelle specie di Trinia durante
gli stadj di lore vita. Unico criterio ineccepibile sono in
esse le proporzioni e la figura del frutio ; le foglie , la
disposizione dei sessi , le dimension! della pianta appena
prestano sassidio in qualche caso; e cio osiamo confer marlo
per avere studiato sui luoglii classici la Pimpinella ( Trinia)
pumila del Jacquin e la Trinia elatior del Gaudin. Le
piante italiane die finora potemmo procurarci ( compresa
quella della Toscana avuta dal professore Savi e non
esclusi i semi speditici dal professore Bertoloni ) appar-
tengouo nel maggior numero alia specie del Gaudin die
nei primordj di sua fioritura rassomiglia talvolta perfetta-
mente la pianta descritta e disegnata dal Jacquin ; pel
quale motive non posso attualmente pronunzlare sovra
alcuni esemplari comasclii , mista ai quali trovai una Trinia
di strana forma e ch' io inclinerei a classificare sotto la
Tr. Kitaibelii. M. B. quando non fosse troppo robusta : i
semi sono imperfetti.
Pag. 285. Falcaria latifolia. E questa la pianta de-
scritta dal ReicHENBACH sotto il nome di Hladnikia pa-
stinacifolia. Non possediamo semi perfetti che si prestino
all'analisi; comunque fosse per decidersi la questione (che
riteniamo per altro favorevole al professore Koch), duolci
che abolendo nella presente pianta il genere Hladnikia, il
nostro autore abbia imposto questo nome ad un altro ge-
nere nuovo di suo conio nella stessa famiglia delle Om-
brellate. Dopo tal procedere , come impedire le confusioni '
E dell' ITALIA BOREALE. 385
Pag. 286. CarUJVI DIVARICATUM ( Koch ined.) — Questa
pianta clell" Istria la possediamo aiicora noi dell' istessa loca-
lita e rosservlamo pure nell' eibario del pregiatissimo D.
FenZL (i) coniunicntagli sotto il nome di Bunium Biilho-
castanum. A prima giunta avevamo conosciuta la differeiiza
che passa fra la pianta illirica ed il vero Bulbocastano
clvavemino agio di osservare e raccogliere in tutto il suo
corso di iioritura 1' anno scaduto in una gita agli Appen-
nini. Poiclie 1' esemplare della nuova pianta posseduta dal
Professore KocH semhra imperfetto e diiFeriamo nella scelta
del genere cui riferiria , conipleteremo la frase.
Bunium bivaricatum : radice subglobosa crassa ; caule
tereti flexuoso dichotomo; foliis subtripinnatisectis laciniis
Unearibus aciitis carnosulis ; unibellis 6-12 radiatis ; invo-
lucio involucellisqua oligophyllis, foliolis ovalo-lanceolatis
acuminatis ; pedicellis post anthesin dlvaricads incrassatis ;
fruciibus perfecte Unearibus. NoB. — Herba liumilior B.
bulbocastano, glaucescens; tuber .castaneae magnitudiuis,
parte superiori iibrillis instructum, cortice brunneo
lucido sponte secedenti; umbellae divaricatae; stylopo-
dium depressmn. Ad sectionem II. ( Caroides DC. )
pertinet. — In Istria. Perennis.
Riferivamo a questa stessa specie gli esemplari d'una
pianticella ( senza frutti matari ) avuti dalla Sardegna sotto
il nome di Siuni bulbocastanuni , ritenendola una varieta ;
un piii aitento esame ci ha persuasi che le pianticelle in
discorso possano appartenere al B. alpinum ^ petraeum DC.
Pag. 287. PiJiPiNELLA Saxifraga. Di questo proteo ab-
Ijiamo sott'' occhio una distintissima varieta da noi osservata
e raccolta sulle costiere di Conlienza nella Lumellina dove
e r esclusiva e costante forma della Pimpinella sassifraga.
Eccone nome e caratteri.
PiwPfNELLA Saxifraga var. ternata: folioruni omnium
segmentis ternatis , extremo majori basi cuneata profunde
triloba. NoE.
(*) Coglianio qiiest^ occasione per porgere alP egregio botanico
i nostri piu tlistinti ringraziamenti per la generosita con cui, senza
nepi)ure ronnscerci, juise a nostra disposizione tutta la sua bella
raccolta di Ombrellate mandandole appositamente da Vienna. Ne
niancherenio a suo tempo di artestai-e la piii viva riconoscenza
nominataniente ai tanti amici ed ilhistri botanici ai quali andiamo
debitor! dei niateriali die nsero possibilc il proseciiiimento nel-
Tarduo lavoro propostoci.
386 SUIXE OMBRELLATE DELIA. GERMANrA
Pag. 288. BuPLEURUM. Qnesto bel genere mimcroso cli
specie e da molti gia smembrato nierita pai'ticolare atten-
zione. Ci accontentereino di dar poclii cenni. — I Bupleurl
della I. Sezione ( a frutti granulati ) clie formano il sotto-
genere Trachypleunim del Reicheneagh ( Consp. regn.
veget. p. 143. — Flor. germ. exes. p. 479) sono nel loro
portamento assai variabill. Abbiamo da Parigi , dall' Un-
gheria e dalle basse di Serinide (nel Mantovano ) il B.
tenuissimum a caule ramoso sino dalla base coi i-ami pog-
gianti al suolo , ed e quindi nostro parere cbe di questa
specie sia una semplice forma il B. procuinbens Desf.
Manca nella Synopsis del professore KoCH il B. affine
Sadl. Reichb. Fl. genu. exes. p. 481, n.° SoyS) da noi stesso
raccolto nei vigneti tra Baden e Saas vicino a Vienna (dun-
que nel territorio della Flora tedesca) dove e rarissimo.
II confronto cogli esemplari dell'istesso Sadler toglie ogni
dubbio. Dai botanici austriaci per l' addietro fa scambiato
col B. Gerardi Jacq. dal quale si diiferenzia essenzialmente
per r irregolaritk delle ombrelle e 1' aspetto piramidale della
pianta tutta rigida e rosseggiante. Ad eccezione dei frutti
che sono affatto lisci , raffigura assai dappresso il B. tenuis-
simum ^e il vero scaglione di passagglo tra questo ed il B.
Gerardi.
Pag. 289. BUPLEURUM JUNCEUM. La pianta degli Apen-
nini e sott'ogni aspetto, anche della durata essendo pe-
renne , differente dal B. junceum del Littorale genovese e
triestino non die del Banato , e quadra tampoco alle descri-
zioni date dal De Candolle e dal PvElCHENBACH per non
parlare dei loro predecessori: la frase del KoCH pochissimo
ci soddisfa percbe troppo vaga. Descriveremo la nostra
pianta sugli esemplari avuti dal professoi'e Jan ( Herb.
n." 245, II. S::b. B. junceo ) e dairamico D. Pestalozza
i quali la colsero sui colli parmigiani.
BuPLEURUM neglectum : Caule ramoso ; foliis g-i i-nerviis
nervis a basi pnraUelis, omnibus ( et radicaUbus ) late-
linearibus acuminatis ; involucro oligophyllo umbdlis 6-7
radiatis ; involucelli folioUs Unearibus cuspidatis umbel-
lulas multifloms (tquantibus superantibusve ; jugis fnictus
anguste nlatis. Noc. — KB. diversifolio Bochl. ( ex
specira. HeufFelinnis) foliis radicalibus difFert non atte-
nuatis in petiolnm longum lanceolatisque^ involucelli
foliolis brevioribns. Involucrorum nota ad B, caricifoliitm.
E dell' ITALIA BOREALE. 38'
qnocum ad seriem B. ranunculoidis accedit. Longasvitas,
folia, umbellae regulares miaiine paniculatim solutas ,
floruin numerns in umbellulis sat sHlisqne stirpem no-
stratem a genuino B. junceo distinguuat. — In Apen-
nino. Perennis.
Pag. 289. BOPLEURUM ARISTATUM. Nel secondo volume
del Regensb. botan. Zcitung -pel i832 a pag. 6H9 il profes-
sore Koch fece inserire un' interessante disainina delle
specie B. aristatum , Odontites e glumaceum . nella quale
conchiude clie il vero B. Odontites del modeini autori sia
estraneo alia regione occidentale del Mediterraneo , e che
la piauta di tali parti finora spacciata sotto quel nome
debba riferirsi al B. aristatum del Bartling, il quale sarebbe
a suo dire il genuino B. Odontites del LiNNEO , mentre
r Odontites degli altri vuol esser cercato sui lidi orientall.
Noi alibiamo sett' occhlo la pianta del Littorale illirico ,
della Liguria , delFApennino pavese e d' altri luoghi ; sap-
piamo quante ore spendessimo per scevrare le supposte
due specie, e di liuon grado concediamo che questi esetn-
plari tutti , ad onta delle differenze apparent! nella forma
deir invoglio e nelle rispettive proporzioni delle parti florali,
appartengano ad una sola e raedeslma specie, mentre la
pianta che Tamico cav. Di Fkiedrichsthal raccolse suUe
coste di Trezene dirimpetto all" Isola di Poros, a prima
glunta si direbbe appartenere al B. glumaceum SlETHP., se
il confronto cogli esemplari recati dal SiEEER [Herb. Cret- )
non facesse risaltare la differenza che corre , pienamente
come Tespone al citato luogo il KoCH. Converremo adunque
con quest' ultimo suUa localita in cui cercar delibasi cadauna
delle specie indicate : noi pol le proponiamo come semplici
forme d" una stessa specie. Non citeremo altre localita che
c]uelle di cui vedemmo esemplari.
BuFLEURUM Odontites: Caule erecto gracili paniculato ;
foliis sublinearibus 3-5-nerviis ; involucro 5-phyllo umbel-
lam pauciradiatam irregularem aquanti ; involucelli fo-
lioUs 5 a lineari elliptico-lanceolatis cuspidatis aristatisie
3-S-nen>iis umbellulum superantibus ; fructus valleculis
i-vittatis , jugis acutis tenuissimis. NoE.
a. GLUMACEUM (Smith in Sibth. prodr. I. p. 177):
Caule gracilUmo ramis capillaribus ; involucelli foliolis
inter nervos hyalinis omnino aveniis. — In Graecia
et Asia minor! ; an et alibi'
388 SULLE OMBRELLATE DELLA GERMANIA
^ KOCHIANUM : caule gracillimo ; lamis capillaribus ;
involucelli foliolis pellucidis margine lato memhranaceG
nervo medi^ pinnatim venoso. — In Gr2ecia. ( An
B. apiculatuni Frivaldtz. in Bot. Zeit. i835 I. p. 335'').
7 INTERMEDIUM: caule gracili (^nunc naiio ) ; involu-
cellL foliolis pellucidis margine angusto membranaceo ,
nervis omnibus pinnatim venosis. (B. aristatum Bartlg?)
— In Istria et Dalmatia
OPACUM : caule hitmili rigidiori ; foliis 5-nerviis lineari~
lanceolatis ; involuceUi foliolis ellipticis impellucidis
S-nerviis nervis omnibus reticulata pinnatim venosis
( B. aristatum DC. et Reich.). — Monspelii, Genuae,
in Valle Staforae ( Apennin. transpad. ).
Delle quattro forme qui descritte nissnna a nostro senso
rappresenta il vero B. Odontites L. ; 1' istesso KoCH con-
fessa clie le piante classificate sotto 11 B. aristatum Bartl.
nel qnale poi efjli si ostina a riconoscere la specie linneana,
mancano tutte del carattere ( ed e il piu importante uella
relativa diagnosi ) attribultole nella maggior lunghezza del
fior centrale delle ombrellette: — "... flosculo centrali al-
tiore . . . » legglarao nel Sy sterna vegetabilium ed. XIII, p. aaS.
E gli esemplari pure sui quali vergainmo le descrizioni
mostrano 1 fiori muniti di picciuoli d'' ugual lunghezza in
ogni ombrelletta, ad eccezione del iiore al centro pel so-
lito della meta piii, corto ; esattamente come s' esprinie
I'autore della Synopsis neirannotazione al B. aristatum: —
nee Linnceana descriptio repugnat, nisi cjuod « flosculi cen-
tralis petiolum duplo altiorem » dicit, cjui in nostra specie
reliquis dimidio brevior est. » (Synops. p. 290). Caso voile
che fra le sementi gentllmente oiFerte da parecchl botanici
una ve ne fosse del giardino di Bologna sotto il nome di
B. Fontanesii, la quale or ora mette i fiori. Quanto fu il
nostro stupore nel rinvenirvi la pianta della diagnosi lin-
neana ! Di molto supera per lunghezza di picciuolo nelle
sue ombrellette gli altri fiori il fiore centrales nel restante
dei caratteri egli non diversifica gran che dalle nostre va-
rieta j3 e 7. Non e forse a torto che sospettiamo originaria
dalla Sicilia la pianta dell' orto di Bologna , ed all' Italia
lueridionale dovremo chiedere il B. Odontites genuine del
LiNNEO che sarebbe ancor quello del GussoNE ( Vedi Prodr.
fl. Sicul. I. p. 3x3). Se il distintivo fin qui discusso fosse
costante, avremmo una quinta varieta che si distinguerebbe
E dell' ITALIA BOREALE. 889
inoltre pel petali plu conformi al tipo del genere che non
gli hanno le altre, nelle quali sono ritti e stesi non arric-
ciati in dentro !
Pag. 290. BuPLEURUM GRAMiNiFOLlUM. II B. petrccum
del LiNNEO fece perplessi la maggior parte de'botanici,
pochissimi de' quali itidovinarono la pianta cui applicare
la fignra del Pona citata dallo Svedese per la specie sun-
nominata, dalla quale differisce per altro incontrastabiimente
stando alia diagnosi del Species plantarum p. 340. II ViLLAKS
colpi nel segno (Hist, des pi. du Dauph. II. p. 876); ma
lasciando sussistere per la pianta del monte Baldo, che
trovasi pure suUe nostre Alpi sebbene alquanto rara e
nel Delfinato, il noine linneano non tolse di mezzo la coa-
fusione, e nissuno seppe avvertire alle localita citate dal
LiNNEO combinando un Biipleuro delle medesime che avesse
le fogliuzze delT involiicro parziale congiunte : ed e pur
questo carattere Tessenziale nella diagnosi di quell' autore-
Doveva allora cadere il sospetto sul B. stellatuin proprio
delle montagne ciie separano la Svizzera dall" Italia e na-
zionale anche nella Carniola e nel Delfinato, variabile assai
nella forma delle foglie e nelle diniensioni. Eppure, straua
cosa! lo stesso oculatissimo Gaudin s' accontenta di citare
la frase Linneana , ne sa trovar consiglio , senza avvedersi
che la pianta descritta nello Species plant, al citato luogo
e r identica col suo B. stellatum ^ pygmceum ( Fl. helvet.
II. p. 3/6 ). Ed e la pianticella di Bex e del nostro monte
Legnone , descritta poi da presso che tutti gli aatori ed
ultimamente dal ReicHENBACH siccome specie propria sotto
il nome antico di B. petrcvum. L. (Fl. germ. exes. p. 480
n.° 3082 )i la serie di esemplari da noi esaminati comprovo
non essere che una varieta dello Stellatuin, della quale
sara sinonimo il B. pctrcBum L. esclusa la citata ligura e
descrizione del Pona die sara il tipo pel B. graminifo-
lium Vahl (i).
(i) A norma degli estranei avvertiaiuo che, parlando del B.
graiainifolium ed in moiti altri incontri ( p. e. in seguito alia. Sa-
xifraga Vandelii ecc. ), il Kocit cita fra le localita i Corid di Caiizo
quasi clie facessero parte della Svizzera itaiiana, nientre ne sono
eejiarati da ben 12 o 14 niiglia sul prossiino punto in Jinea retta,
trovandosi qiiei monti nel centro della provincia di Conio. Ep-
pero Ic piante dei detti Pizzi , ie uou abbiano altre stazioni ,
390 SULLE OMBRELLATE DELLA. GERMANI.V
Pag.. 29 1. BUPLEURUM PROTRACTUM. Anche pel- quesia
specie forse esisteva gia un nome nella Flora del Deliinato
del ViLLARS: " B. VA PIN CENSE : /o/ns neivosis ellipticis :
caule albescente rigido : involucris involucellisque subrotundo-
acutis pentaphyllis. » (Hist, des pi. du Dauph. 11, p. 574).
la segnito dice : " Celle-ci n'est peut-etre qu'nne variete
de la precedente ( B. longifoUum L. ) , peut-etre est-elle le
B. angulosum L. '^ . . . EUe vient sur les montagnes pres
de Gap. Vivace . . . Cette plante difFere de la precedente
par ses feuilles plus alongees , qui deviennent instnslhlc-
ment plus etroites en se rupprochant de I'Omhelle (1. c. ) >i
II De Candolle trasse questa specie villarsiana sotto
il B. ranunculoides: ci fu dato di esaminare attentamente
molte e molte gradazioni del B. ranunculoides , lua in
vanno eliminate dalla flora germaaica. — In massima non pos-
siamo soppi'imere il desiderio di vedere stabiliti confini naturali
anzLche politici alle flora di notahile estensione; T eccesso d' amor
patrio approfitta d'' ogni sottigliezza geografica e diplomatica per
accrescere qualche specie alF elenco delle piante del natio paese.
Si sovvertono in tal uiodo i priucipj della ecienza. Riflettendo al
caso concrete, checclie ne oppongano i dotti d' Olti-enionte , di-
remo essere fisicamente parlando estranea alia flora tedesca la
vegetazione delP Istria e della porzione d' Illiria al di qua delle
Alpi, come lo e la Lombardo-Veneta anche per tacita confessioue
del prof. Koch; che se vogliansi poi considerare i confini poli-
tici, allora le nostre provincie, e non meno TUngheria colla
Transilvania, Croazia e Schiavouia, la Dalmazia, la Galizia en-
trerebbero nella sfera della Synopsis.
Riclaiuiamo quindi gi-an tratto di paese usurpato in quel
compeudio ed a partire dal punto in cui la Valcai'jonica s' ap-
poggia alia catena ceatrale di contatto coi Grigioni e colTii"olo,
facciamo passai-e la linea di separazione viciuo alle sorgenti del-
TAdige tra Gkirns e Finstenuunz couducendola al Brenner dove
scaturisce T Eisack allluente dell'Adige, indi al Pizzo dei tre Si-
gnori ( non da confondersi colla vetta d' ugual nome che fa parte
del monte Legnone) ; ed abbandonata la diramaz.ione uorica essa
biseca il circolo del Pusterlhal escludendo Windischmattrey e Lienz
situati nel ten-itorio fluviale della Urava; discende verso S. E. colle
Alpi Carniche, ne percorre la cresta sine alia Ponteba e seguendo
le sinuosita delle Alpi Giulie scorre dietro le sorgenti dell' Isonzo ,
s'innalza al Triglou e va poi calando verso mezzogiorno a tergo
del baciuo che rinsen-a il maraviglioso lago di Czirknitz spingeii-
dosi sino al mare dietro Fiume. Per tal modo il Tirolo italiano
«.on piccola parte del Pusterthal, i circoii di Gorizia, delf letiia
E dell' ITALIA B0RE4LE. 091
ncssuna potemmo scorgeie foglie ellitdche se noa die
le florali talvolta assai cVilatate alia base; e queste ap-
punto nella pianta del Villars sono piu strette clelle in-
feriori.
La circostanza per altro clie nel Botanicon GalUcuin di
DUEY lion e acceniiato il B. protractum LiKK , d'altronde
pianta annuale quando quella di ViLLARS e pex-emie , ci
tiene grandemente in forse. Un Bupleuro dei contorni di
Lyon speditoci da BoNJEAN darebbe niolta luce nella cosa
dove non gli mancassero le foglie radicali : rassomiglia in
tutto il B. dU'ersifolium Rochl. II B. protractum stabilisce
fra i Trachipleuri ed i Bupleuri a larghe foglie gli stessi
rappord di transizione che pel B. uffi-ne Sadl esistono fra
i Trachipleuri ed i Bupleuri a fogUe Uneari.
e di Adelsberg cadono nel circuito della Flora dell' Italia boreale
( nel senso fisico e fito-geografico ) come avocliiaiuo alia luedesiiua
il tenntorlo iluviale dt-l Ticino.
Dair opposra parte , la linea di confine scoiTendo lungo i
rlglioni delPAppenino prima nella direzione dalP O. all' E. dietro
le sorgenti del Tanaro , della Bormida, dalla Scrlvia , della Treb-
bia , del Tavo I'adendo quelle della Magra situate sull'' opposta
Scarpa , della Secchia , del Panaro e del Reno quasi a contatto
colP Ombrone , continua poi a seconda dell' inflessione dei monti
al sud domiiiando sulla nostra discesa i fiumi Lauterno , Lamone,
Montone , Ronco e Savio Cnclie si dilegua sulla bassa cresta ti'a
la Marecchia ed il Foglia raggiungendo il iiiare al passo della
Cattolica.
La ragione di qiiesto nostro compartimento territoriale la
troviamo nella teoria da tutti riconosciuta che la distribuzione
geografica delle piante dlpende dal giro del monti piuttosto die
dal corso dei (iumi; uia servono poi questi a palesare col loro
versante ed aflluenti la vera direzione degli altipiaui , poclii casi
eccettuati. Or bene. Non meno del Po cogli altri suoi affluenti,
il Ticino uno di questi e tutte le acque che solcano il lianco
meridionale dflle Alpi Rezie, Carniche e Giiilie e le estreme
baize delle Alpi Dinariche, dove lambono la spiaggia Istriana sono
tributarie all' Adriatico, e spettano di consegueuza ad una sola
provincia botanica i riaiti mendlonali del cantone Ticino, del Ti-
rolo , del Friuli, della Carniola e dell'Istria. Apparentemente piu
arbitraria diventa nelT ultimo confine la sepai'azione col mezzo
degli Appenini; cio a motlvo della direzione della catena pri-
maiia parallela al mare e della forte depressione delle diramazioni
laterali. II ciglione che piega verso la Cattolica ci sembro il pii'i
opportiino a rcnderc men vaga la linea di coufiiic.
392 SULLE OMBRELLATE DELLA GERSIANIA
Pag. 294. Seseli ; p. 295. LiEANOTlS. Non entrianio
neir esposizione di quest! generi ai quali proponiamo cli
riunire V Athainantha a motivo dell' Ath. cetvariccfoUa DC.
(Seseli cervariaefolium DC. cat. h. monspel. 14.5) e del-
VAth. verticillata PoRTSCHLG ( Enum. pi. Dalm. Opus posth.
c. fig. 4. — Seseli ramosissimnm NoB. ); 11 risultato in parte
si conoscera dalla tavola annessa a queste pagiiie.
Incidentemente faremo qui conoscere alcuii che sui Seseli
tomentosum e globiferum Vis. — Se quest' altro pel suo
singolare complesso decisamente si toglie dalle piante coii-
generi , scoprimmo ael 5. tomentosum ( sul di cui valore
r egregio ToMMASINI in Trieste iiiosse dei dubbj ) un ca-
rattere che basta a distaccarlo dalle prossime specie non
solo, ma ben anco , per quanto sappiamo, dal genere in-
tero. Alludiamo alia quantita di vasi oleiferi che coprono
11 seme e sulia faccia interna dei mericarpj da sei ascen-
dono talvolta sino al numero di quattordici piu o meno
perfetti f, agglungasi la sottigliezza delle coste non usuale
nei Seseli. S' accosta pero il S. tomentosum ai Ligustici ;
noi poco proclivi a coniar generi nuovi formiamo della
pianta dalmatina una SezioNE fra i Seseli che sta alle al-
tre , ad un dipresso , come sta fra i Tordilj la Sezione
Coiidylocarpus Hoffm. alia Sezione EutordyUum DC.
Gen. Seseli.
(Character reformatus). NoB. (Seseli, Libanotis, Atha-
uiantha auct. )
Sectio I. NoTARisiA. — Nob. •
Involucrum nullum. Involucelli foliola ad apicem fere
concreta in cupiilam pelviformeui margine denticulatam-
Vittae plures in valleculis et commissura. Juga- acutiuscula.
Seseli tomentosum. {Vid. Dalm. Spec. p. 6.'*' tab. iii.
f. I. DC. Prodr. iv, 144): Caule simpUciusculo ; foliis
3-2-ternatisectis laciniis clongatis filiforniibus canaliculatis ;
involucro nullo: involucdlorum pelvi denticulata tomentosa;
umbeUis pauciradiatis compactis hemisphcBricis ; fructibus
nubescentibus compressiuscuUs multii^ittatis. Noc. — Herba
humilis , foliis et habitu ad S. leucospermwn WK. ac-
cedens, sed involucellorum nota ab hac specie, ut vittia
numerosis (3-4 in valleculis, 6-14 in commissura ) ab
omnibus congeneribus, distinctissima. Fructus sapor aro-
maticus suavis. — In Dalnmtia. — Perennis.
E dell' ITALIA BOUEALE. SqS
Sectlo II. HiPPOMARATHRUM.
Involncrum nullum aut oligophyllum. InvolucelU foliola
ultra dimldiuiii concreta iu cupulam pelviformem plus mi-
nus dentatam. — Fructus pauclvittati.
Seseli Hippojiarathruji {Linn. Spec. pi. p. 373. — DC.
prodr. IV. p. 144): Caule supeme ramoso ; foliis 3-pin-
natisectis , laciniis lineanbus ahbreviatis ; involucro nullo ;
involuceUi foliolis in pelvim dentatcan ad apicem fere con-
cretis glabris : umbcllis pauciradiads , radiis inonqualibus ;
fructibus puberulis compressiusculis. — NoB. — Semen in-
sipidum. Vallecul2e i-, commissura 2-vIttatae, vittis te-
nuissimis. Juga per longum perforata : illinc Cenolophio
adfinitas. — In Austiia , Alsatia, Bohemia, Hungaria,
ad Hhenum, in Pedemondo ? — Perennis.
fi h±:uecaiu'um ( DC. 1. c. ) : fructibus dense pube-
scentibus ; floribus copiosioribus. — Tota planta gra-
cilior. — In Sibiria ( DC ) ^ ex M.'"" Altaicis ab ill,
Ledeeour missum accepimus siccum.
Seseli gloeiferum {Vis. botan. Zeitg. i83o I, p. 5o*).
Caule robusto elato ramoso ; foliis S-z-ternadsectis , laci-
niis Jiliformibus elongads canaliculads ; pedunculis umbel-
Usque muldradiads , globosis totis tomentosis ; involucro
oUgophyllo , interdum caduco , involucellonim foliolis ad
dimidium in pelvim dentibus subulads coronatam concre-
tis ; fnicdbus pube stellata tomentosis aiigustatis. NoE. —
Folia fere Sestleos tomentosi, Caulis gummi quoddam in-
grate olens exsudat. Fructus anguste cyllndrici sapor
acris ingratus. — In Dalmatia. — Perennis.
Pag. 3o2. Ferulago galeakifera. Non e questo il
luogo di discutere 1' essenzialitii di questo genere ;, chiede-
remo soltanto al nostro autore perche abbia abbandonata
la propria nomenclatura {Ferulago nodiflora KoCH umh.
97 ) e creato un nome nuovo , essendo di gia imbrogliata
piu che abbisogni e tediosa la siaonimia di questa planta?
Pag. 3c3. Peucedanuji. Vi scorgiamo due nuove specie:
P. petra;um NoE {in litt.) e P. venctum KoCH {ined.).
La prima , die fu trovata nel Littorale austriaco , ancora
non la conoscianio ; deli' altra pianta cli' eljbi occasione di
osservare per due anni nella Loinellina e della quale ab-
l)iamo ancbe esciiiplari raccolti sul Veneto, osiamo asse-
rirc clie quaniunque si stacchi , pel colore dei liuri che
L'lOL luiL T. LXXXn. 26
394 SULLE OMBRELLV'IE BELLA GEBMANIA.
sono blanchi e per la maggiore eleganza del siio aspetto,
clal legittimo P.^ alsaticuni a i5ori giallastri e forme meno
svelte, noil oiFre una sola nota essenziale sulla quale ap-
poggiare la separazione cU specie. In tutta la caratteristica
portata dalia Synopsis, se si prescinda dalla differenza dei
tipi con cui sono resi gl' identic! termini nelle due frasi
diagnosticlie del P. alsaticum e P. venetum (p. 804 e 3o5 ),
nn solo distintivo per vera antitesi ferma 1' attenzione , e
fjuello quauto mescliino! — « P. alsatiCUM .... radiis
umbellca glahi is ... n — « P. venetum .... radiis um-
hcllcB latere interiore puberulo-scahris ....»{ Synops. p. 3o5 ).
Pag. 3 10. Laseri'ITIUW. D1 questo genere interessante
per la pronunciatezza delle sue forme abbiamo copia sulle
Alpi deir Italia boreale e sul monti comaschi segnatamente,
i quali , dal L. gallicum in fuori, ne albergano tutte le spe-
cie e varieta italiane. Ed 11 bel L. rdudum Zanted. , I'ele-
gante L. peucedanoides L. che in istretto senso e cittadino
della nostra Flora esclusivamente (i) ed il moltifornie //. gal-
licum L. ci sono compenso del L. Archangrlica WuLF. forse
non estraneo all' estremita N. E. dell'Iliiria italiana , e del
L. alpinum W. K. che a nostro parere vuol esser eliminate
dalla Flora tedesca.
Pag. 3 1 8. Biasolettia ; p. 33o. Hladnikia (Koch non
Reich ). Sono questi due generi ora introdotti per la prima
volta nella Flora tedesca e dall' autore gia proposti nel
11." II della Botan. Zeitung i836 p. 161 ove plii diffusa-
inente discorre dei loro rapporti di soniiglianza colle Om-
brellate dell'istessa categoria e dei caratteri clie ne li se-
gregano. La Biasolettia entra nelP ordine delle ScandiciNEE
in prossimita dei Cerfogli dai quali si distingue per le co-
ste sottili quasi a forma d' ala de' suoi frutti , mentre per
la mancanza di rostro nei medesimi in aggiunta alia con-
formazione delle coste non pub esser riunita ne al genere
Anthriscus , ne alio Scandix. Questa pianta fu trovata dal
D. Biaspletto al Monte Maggiore nell' Istria e sul Velebit
presso Pago in Dalmazia : rientra dunque totalmente nel
territorio della Flora italiana boreale e inediterranea.
Al genere Hladnikia dell' autore servi di tipo una pianta
carniolica da lungo tempo conosciuta e costretta ad einigrare
(i) Secondo IIoppe (Regensb. hot. Zeitg. 1827, II, 497) cie-
scei-ebbe anche sul versaute settentrionale del monte Loibl.
E dell' ITALIA. ROUE ALE. SqS
ila un geiicre all' altro ( sotto i nomi di Athamnntha Go-
laka, I.igusticum carniollcum ^ Pleuwspermum Golaka) fin-
che il Koch le impose il nome di un genere stabilito per
raddietro da ReichenbaGH con un"" erba che la Synopsis
riinanda tra le Falcarixe. sotto il nome di F. lutifoUa ( Vedi
a pag. 5).
Qui lianno fine le nostre osservazioni suUe Ombrellate
delle quali vien fatto novero nel libro die prendemmo ad
esaminare. Dalla tabella di confronto qui annessa ogmino
potra rilevare i rapporti che corrono nella suddetta cate-
goria di vegetabili tra la Flora elvetico-gernianica e la
Flora dell' Italia boreale, ristretta cadauna nei confini as-
segnatl dalla natura ossiano fisico-geografici.
Dal novero quivi istitulto e fatta la debita deduzione
delle specie da eliminarsi si dall' una che dall' altra serie ,
troviamo le seguenti cifre:
per la Flora elvetico-germanica
Specie I24i varieta 24
per la Flora dell' Italia boreale
Specie i5i|, varieta 47
e complessivamente , tenuto calcolo delle specie che pos-
seggono in comune , 170-175 specie. Due corollarj seguono
immediatamente da questi confronti : i ." che il terreno
circoscritto dalle Alpi , dall'Appennino e dall'Adriatico pos-
siede proporzionatamente assai piu specie e varieta di
piante ombrelliformi che I' estesa superficie occupata dalla
Flora tedesca ■, 2.° clie nel compartimento della superficie
terrestre in regioni fito-geografiche proposto dal professore
SCHOUW non si puo riconoscer giusto il posto per esso
assegnato alle Ombrellate, il di cui regno , nel quale hanno
parte anche le Crociforiiii , egli fa succedere a quello dei
MuscJd e delle Sassifrnghe , assegnandogli nell'Europa il
70.° grade lat. bor. ed il 68.° nell'Asia per itltimo posto
a mezzauotte e facendolo dlscendere fino al bacino del
Mediterraneo dove conlina col regno delle Labiate e delle
Cariofillacee (Linnaea i833. VIII. p. 626). Noi alia nostra
volta e sovra principj che ci riserblamo di sviluppare in
occasione piix opportuna assegneremo a questo pacific©
Regno ( Regione tropico-boreale ) le cinque nostre provin-
cie: I. dei Salici , 2. delle Carici e Ranimcolacee , 3. degli
Astragali, Sahole ed Artemisie , 4. delle Cinarocefale e Ci-
coriacce, 5. delle Crociformi , avvertendo che le Ombrellate
396 SULLE OMBRELLATE DELLA GERMANIA
occupano di preferenza la seconda , la quarta e la quinta
provincia, estendendosi per questa nel Regno delle Labiate
e Cariofillacee dove conservano seuipre deciso ascendeate ,
col mezzo dei generi : Ferula , Seseli , Cachrys e congeneri ,
Daucus , ecc. ; nominatamente nella Grecia , Dalmazia e
bassa Italia (Vedi per la Dalmazia clo che ne dice il B.
Welden nel Botan. Zeitung i83o, I, p. 193). E notar
convlene che, stando col sistema dello ScHOUW, le tribu
delle Idrocotilinee e Mulln.ee veggonsi escluse presso che
per intero dal Regno delle Ombrellate , a non far parola
dei mold generi altrove riposti , coslcche vanno in esilio
poco meno di 840 specie: sovra mille^ che a tanto si puo
far ammontare il complessivo nmnero delle Ombrellate,
non e questa una frazione sprezzabile. Nella nostra ripar-
tizione evitasi questo sconcio , giacche in essa il Regno delle
Omljrellate ( e cosi sia detto di tutti gli altri ) non e 1' e-
spressione della preponderanza di questa famiglia in una
contrada da essa prescelta , ed indica soltanto che in una
data zona fito-geografica si possono distinguere parecchi
tratti plu o meno ragguardevoli di terreno dove primeg-
giano rispettivamente talune famiglie ( nel caso concreto
le Ombrellate ) , onde avviene che T istessa categoria di
vegetabili puo figurare in piu zone : nominlamo in via
d' esempio le Leguminose , le Proteacee.
Prima di abbandonare il tenia di nostre parole, aggiun-
giamo le descrizioni di quattro Ombrellate delle quali non
troviamo menzione in alcun libro quando non fosse la
parte botanica delV JExpedition en Moree, opera di recea-
tissima data che per anco non couosciamo dappresso. Esse
vengono dalla raccolta del cav. di Friedrichsthal il quale
ripartendo nello scorso aprile per la Turchia , ci spedi I9
Omljrellate da lui stesso raccolte nell' antecedente viaggio
in Grecia perche fossero da noi rivedute e determinate.
HerACLEUM AUREUM ^ MULTIRADIATUM : umbellis 6-7 ra-r
diatis canescentibus , involucellis polyphyllis. Nob. An sp.
n. ? — Radix biennis ? Caulis sulcatus , vellutino-pube-f
scens pube fusca (in vivo viscidula?), ramosus ramis
porrectis (in specim. nostras bipedalis). Folia anguste
vaginantia , pinnatisecta segmcntis ternis usque septenis
sessilibus rotundatis incisis extremo trilobo crenato-^
dentatis , utrinque pubescentia. VmbellcB perrare 5-,
pleruraque 6-7 radiatse involucre polyphyllo minimo
E dell' ITALIA BOREALE. 897
caduco sufTultac, cano-pubescentes, Involucellls Involucro
simllibus. Gemien cano-pubescens. Petala vlx radiantia
(dissentiente Sprengelio : Syst. veg. I, 9i3, n.° 14.) au-
rea? subtus pubernla. Fructus suboi'bicularis ad apicetn
emarginatus quasi ob-cordatus, junior puberulus adultus
glaljer, StjUs rectis osculantibus suprema parte tantutn
abrupte dlvergentibus coronatus. VittCB solitarise et qui-
dem dorsales intermediae commissuralesque binae ia
quovis niericarpio miautissimae capillares , ast dorsales
exteriores seiiiicirculares insignes confervarum instar
articulatce vel septatcz ( Character mirus I ).
La specie H. aureum fu stabilita dallo Smith nel Pro-
dromus Florce grcecce I, p. 192 e la figura fu iaserlta nel-
r opera del SiBTHORP (tav. 282) die noa abbiamo potuto
consultare esistendone in tutta Italia, se non andiamo er-
rati, una sola copia die forma uno de' plii bei fregi della
Biblioteca imperiale a Firenze. I caratteri attribuiti alia
pianta dalP inglese raccolta sul monte Parnasso coingidono
con quelli della nostra, ad eccezione delle Ombrelle a
molti raggi in questa, a soli tre raggi nell'altra, e del viscido
pelo onde la nostra e coperta anche sul fusto. Nel frutto
poi r attento esame con una lente di poca forza ci fece scor-
gere un fenomeno, per quel che ne sappiamo unlco forse,
fra gli Eraclei, in questa specie : i due vasi oleiferi esteriori
sul dorso d' ogni mericarpio appajono muniti di tramezzi o
piuttosto separati in tante articolazioni a foggia delle confer-
ve (i). Azzarderemo noi una nostra opinione ? Oseremo con-
siderare questi vasi oleiferi per una serie di otricelli noa
ancora sfigurati e die conservaronsi nel loro stato primitivo
di veri vasi, mentre nelle altre Ombrellate sono piuttosto la-
cune formate dalla lacerazione delle pareti orlzzontali? Col-
piti da queir aspetto del vasi oleiferi ( Vittcn ) esterni pro-
cedemmo all' esame di ben i5 specie di Heraclewn delle
quali abbiamo in pronto i semi in istato di perfetta matu-
ranza , ed ecco nuova sorpresa ! cinque specie ne trovammo
(i) Fuainio tentati un niomento di prendere la nostra pianta
per la Malabaila graveolens Hoffm. (PI. uiiib. gen. ]8i6. Mosquje,
p. 126), clie ha pure le vittae esterne talvolta articolate ; ma
roufrontata cogli eseniplarl di quest' ultima raccolti dallo Szovits
nelP Orit-nte tosto ne risiilfo diversa per la grandezza del frutti ,
per la direzione deg,li still c delle vittos esterne , per la con-
formazione del petal! ccc.
398 SULLE OMBRELLATE DELLA GERMANIA
le quali oltre i soliti vasi a clava visibllisslmi oflPrivano sul
dorso del mericarplo altrl sei sottilissimi vasi oleiferi come
altrettanti fili disposti lateralmente agli altrl , cioe uno per
parte al lato interno dei due vasi priniarj esteriorl , gli altri
uno a cadaiin fianco dei due vasi primarj di mezzo. Di con-
se<^uenza bisognera distinguere nelPavvenire pel genere //e-
racleum fra le vittcc primaries e le vittcR secundaria , e nella
descrizione diagnostica del suo frutto diremo : . . . VittOR
dorsales 4 in vallccuUs solitaries interdum vittis secundariis 6
brevioribus filiformibus concomitatm , commissurales scepius 2,
omnes fructu breviores sa^pius clavulatce . . . Le sementi nolle
quali rimarcammo V accennata particolarita erano sovra-
scritte coi nomi di H. caspicum, asperum, villosum (questa
per mano di Lepebour) pyrenaicwn e guinmiferum ; non
ci facciamo garanti delPesattezza nelle determinazioiii (1).
ChjEROPHYLlum Friedrichsthalii. Nob. — Ch. caule erecto
debili retrorsum piloso: foliis z-piniiatisectis utrinque ad-
presse pilosis, segmentis ovato-lanceolatis , pinnatifidis ,
lobis grosse acuteque dentatis ; umbellis 2-3 radiatis pau-
cifloris ; petalis germineque adpresse hispidis ; friictibus . . .
Herba annua, simplex, humilis, Ch. temulum referens, a
quo caule non maculato, foliorum segmentis angustloribus,
umbellisque virgineis minime nutantibus , stylis deni-
que inconspicuis (an et in planta adulta ' ) difFert. —
Specimina plura ante oculos liabemus aathesin niox ineun-
tia ita, ut paulllsper dubio boereremus cui nam generi
adscribenda esset stirps , nisi rostri defectus inter Cbae-
ropbylla deponere consuluisset. — Ob fructum setosum
erit qui ad Sectionem I.™ ( PhysocaULIS ) DC. Prodr.
IV, p. 225 Chjerophyllum nostrum mandandum censeat;
nos Sectioni II." (Brachystylis 1. c. ) adjudicamus ob
stylos (saltern in flore ) brevissimos, umbellas pauci-
radiatas, caulera minime fistulosum et habitum totum ;
et tunc sectionis cbaracterem sic emendamus. — Se-
ctio II.'' Bracbystylis : Fmctus glabri v. hispidi evidenter
jugati (?) Styli bnvissimi. — Species annua. UmbellcB
involucro universali carentes , pauciradiata.
DauCUS SPECIosuS. Nob. — D. Caule retrorsum hispidulo;
foliis infeiioribus . . . ., supervoribus 2-pinnatisectis laciniis
(i) Per veder bene i vasi oleiferi secondarj e d'uopo levare
al frutto r epicarpio mediante leggiera raschiatuva.
Reich, t
K.OCH.
nouosa Vjaekin.
SGANDIX [Pecten] Pecten-Veneris L.
[JVylia] anstralis L.
Anthriscus sylvesti-is HoFFM.
torqaata DuEY.
Cicutarla DuEY.
fiimai-ioides SPRENG.
Cerefolium HoFFM.
vulgaris Pers.
CHiEROPHYLLUM \_PaYsocAULis DC] nodosum Lam.
\_EvcHXBOPaTLLUM] temulum L.
hulbosum L.
aureum L.
hirsutum y elegans SCHLCH.
B Villarsil KoCH?
X vulgare L.
BiASOLETTiA tuberosa KoCH.
Myrriiis odorata Scop.
MoLOPOSPERMUM cicutarluni DC.
EcHiNOPHORA spinosa L.
CoNiUM maculatum L.
Pleurosperjiuji austriacum HoFFM.
Golaka Reich.
PhySOspERMUM aquileglfolium KoCH.
Smyrnium perfoliatum MiLL.
Olusatruiu L.
BlFORA radians MB.
testiculata Spreng.
Coriandrum sativum L. (illata).
:>erperain , si physico-geograpliici arguinenti ratio
' fO UmbELLOem FLOM HeLTCTICO-GEHMASICI al,p,e iTiLI-E DOMAOS. ^avis phvi
Imuuhos contermiuata , comparatioiiis causa exhiljeiitur.
:.m. (Tr tl.,i.. n.rm.)
Jl r.kr. Do..
[J,™ ».m,„.iy'r"°"''°"'"
O.».„H.Ci:™..v«™]0..«l... I
(»Syoopi4»c(.Kocli, ]
I,pl.pl,,ll.
Aiunia.\vcri.u,i lo.
[S.UAO.M.] *,«
. t8»™™T..„«l SpT,««j»™ L.^^
.r.Ot^m) .p.J.>
: Hclendas quoil cutmrn ilbt
11, ii jiliviiro-geograpliicl areom
^ Kocn.i Sjnopii niinu.
E dell' italta borkale. 399
angiiste Unearibus acutis rlgiduUs ( in sicco saltern ) ca-
rina marginibusque hispido-ciliatis ; involucris involuccl-
lisque umbellulas superandbus pinnntipartitis, laciniis diva-
ricatis trigono-subulatis canaliculat'S hispido-ciliatis , fru-
ctus aculeis rectis. — Diagnosis ad specimen unicnm
idque imperfectum deprompta. A congeneribus ejusdem
Sectionis ( Sect. II Carota DC. ) distingnitur sive fo-
liorum dissectione (a n. 9, 10, 11, i5, 18), sive a
caeteris aculeorum forma nisi luraqiie simul nota.
BUNIUM ■' AWMOIDES. NoB. — B. radice ,• caule
erecto tereti ramoso; foliis . . . ., superiontm lacirnis li-
neari-lanceolatis integerrimis ; involucris sub-i-phyllis ; in-
iolucelUs oligophyllis folioUs minimis setaceis ; umbella
i3.-radiata; fructibus abbreviatis jugis vix prominulis?
stylis recurvis. — Ad Sectionem II ( Caroides DC. )
spectat. Flores albl exigui. Stylopodia depressa. Ammi
majus et Falcariam Rivini noniiihil habitu refert ; ab
illo involucri defectu, ab hac propterea calycis margine
obsoleto laciniisque foliorura integerrimis prime intuitu
sese distinguit.
V. Cesati.
Delia Diaamica e Statica Magnelo-elcttrica. Mcmorla
dell abate Francesco Zantedeschi , professore di
fLlosofia nclV I. R. Liceo di Porta Nuova in Mi-
lano , socio dell Ateneo di Brescia , ecc. [Presentata
con lettcra all Ateneo medesimo il giorno 8 di
marzo del icS36.
Nc
lotissime sono a' fisici le ipotesi di Ampere e di Fnra-
day interne alle correnti d" induzione , delle quali il pcr-
spicacissime Nobili cosi scriveva il giorno 10 liiglio del
18.32 dal Museo di Firenze. "Una corrente elcttrlca, clie
passi vicino ad un pezzo di ferro, tende a produrre sii
di esse due efFetti, che si direbbero a prima vista con-
traij 1' uno all' altro. L'uno di (|ucsti efFetti coasiste nella
calamitnzione ordinnria dipendente, secondo la dottrina
del signer Ampere , da correnti elettriche, die si eccitano
d' interne alle particclle del mctallo niagnctico ncl sense
della corrente produttricc. L" altro effetto e (jnelio scoperto
400 DELL A DIN AMIGA E STATIC V
ulumamente dal signer Faraday e coniiste nella corrente
istantanea clie si manifesta entro la sostanza del metallo
nel senso contrano alia corrente produttrice. Sarebbe assurdo
supporre che la medesima causa producesse due contrarj
efFetti nel medesimo tempo sul medesimo corpo : eppure
neir annunzlare i due fenomeni , come si e fatto e si fa
ordinarlamente , viensi in tal quale maniera a comaiettere
siffatta incongruenza. E vero die si dichiara che le cor-
renti del magnetisnio sono molecolari, mentre le altre, quelle
del sig. Faraday sono generali ; ma alia fine le une siccome
le altre sono correntl elettriche e la contrarieta della loro
direzione non diviene , in forza di quella distinzione, un
risultato meno incoacepibile nella tacita supposizione che
si fa, che T azione de' corpl elettrizzati e calamitati , si
eserciti a dirittura sopra il fluido elettrico dei conduttori
vicini , senza pensare alia parte die puo avere nell' efFetto
la materia propiia de' corpi sottoposti a quel genere d' in-
fluenza. Finche si mette in gluoco il solo fluido elettrico ,
iiiun dubbio che tutto riesca oscuro e poco meno che
Gontraddittorio. » Egli prometteva un articolo destinato spe-
cialmente alia teoria delle nuove cprrenti ed anche un la-
voro che comprendesse tutti i rami dell' elettricita e del
magnetisnjo , ma intanto la morte ne lo rapi per sempre
alle scienze. Mi sia permesso in questo di presentare i
miei pensamenti e gli eff"etti da me ottenuti , i quali mi-
rabilniente si legano a quelli dell' ordinaria induzione.
Un filo metallico, e nel caso mio di rame circondato di
seta 5 avvolto a un polo d' una magnete si costltuisce in
uno stato d' equilibrio relativo e non assoluto , il quale
tosto si cangia , come per estrinseche circostanze , quali
sono il movimento dell' ancora , le variazioni di tempera-
tura , ecc, si modifichi la disposizione di quelle linee di di-
versa intensita che cingono il corpo magnetizzato , secondo
die osserva il valente professor Configliachi (i): Ed ia
vero si abbia avvoka a un polo d'una magnete una spi-
rale e con un capo si congiunga con itna estreraita del
filo d'un sensil)ile moltlplicatore , e 1' altra rimanga inter-
rotta , si avra una declinazione nell' ago ogni qualvolta si
attacchi o distacchi 1' ancora; se per esempio all' attacco
(l) Poligrafo , T. I, fasc, i." del l834, pag. 20.
MAGNETO-ELETTRICA. 4OI
I'ago devia a destra , al distacco va alia sinistra. Un con-
simile fenoraeno non manca di appalesarsi, se ferma 1' an-
cora, si attacchi ua pezzo di ferro dolce fra la spirale e
la parte arcuata della calamita , o lo si distacchi. E qui
e pur bello vedere clie compiendo il circuito colle due
estremita del filo d' una spirale avvolta a un polo d' una
magnete, o coUa estremita della spirale avvolta ai due poli
come ho dimostrato in una mia Memoria (1)1 all' at-
tacco e distacco dell' ancora al poli si ha una declinazlone,
ch' e in direzione inversa a quella , die si ottiene coll' at-
tacco e distacco dell' ancora fra la spirale e la parte ar-
cuata della magnete. Non vuolsi ommettere di osservare
che r intensila della declinazione va gradatamente dimi-
nuendo a proporzione che T ancora si attacca o distacca
da sezioni piu distanti dai centri dell' azione magnetica.
Che se si faccia trapasso alia disamina delle direzioni e
delle intensita delle correntl dell' ancora , secondo il vario
modo di avvolgere il filo, si trova che, allorquando i due
capi si volgono in direzioni opposte, si ha una declina-
zione di raolto maggiore di quella, che si ottiene col me-
desimo tratto di filo col capi diretti dalla medesima parte.
10 ho istituite a questo scopo tre serie di esperinienti :
I." col capo ascendente al polo nord e discendente al polo
sud i a.* col capi da ambe le parti discendentl ; 3." col
capo discendente al polo nord , ed ascendente al polo sud.
11 numero delle spire era sempre da ambe le parti , cora-
prese fra 1 poli magnetici , in numero di sette. Nella pri-
ma serie di esperienze all' attacco dell' ancora ebbi una
deviazione a destra di piii di 180° e al distacco una de-
viazione a sinistra di consimile grandezza : nella seconda
serie all' attacco una deviazione a sinistra di 60° e al di-
stacco una consimile a destra ; ma fatto del due fill una
specie di cordonclno, non ebbi che una deviazione di po-
chissiml gradi : nella terza serie all' attacco una declinazione
a sinistra dell* ampiezza da non poter essere compresa
nei limiti del mio apparecchlo e al distacco una declina-
zione a destra di altrettanti gradl. I quail rlsultamenti mi
fanno credere die ne' due fili della spirale si promovano
delle correntl in direzioni opposte, delle quail si ha al
(i) Aunali delle scieiue del Regno LombcU-do-Veneto, i835,
rag. 289.
40a DELLA. DINAMIC.V E STATIC.V
moltipllcatore ora T effetto della loro somnia ed ora quello
del!a loro dilTerenza , essendo gia noto per le belle espe-
rienze dell" illiistre professore Dal Negro , die nella nostra
latitudine il polo boreale prevale in energia al polo au-
strale. E par mi clie queste due correnti sieno risvpgliate
dair opposta disposizione die prende 1' elettro-magnetico
neir ancora nelle due parti corrispondeiiti ai due poli della
magnete. Gli efFetti die in identiche disposizioiii si otten-
gono dalle parti esterne di ua' ancora sporgente dai due
poli magne'aci sono di gran lunga inferior! ai precedenti.
E la ragione e heti manifesta ; la redproca influenza del
poli per la distanza e di molto infievolita. Sarebbe desi-
derabile die i fisici die dimorano in vicinanza dell' equa-
tore, ove non regna prevalenza di un polo su un altro,
avessero a rinnovare queste esperienze ; nel caso in cui i
fili neir ancora sono diretti dalla medesima parte non si
dovrebbe avere effetto di sorta.
Le descritte correnti son quelle die nel mio Aanunzio (i)
ho diiaraate dinamiche, perche costantemente si appalesano
con una data direzione cli' e normale a quella del movi-
mento dell' ancora. E un fatto , al tutto ammirando , gia
noto ai fisici, die la corrente elettrica ingenera i poli del
magnetisrao in direzione normale alia propria e il magne-
tismo in moto sveglia le correnti elettriche in direzione
perpendicolare a quella del proprio niovimento. Sara forse
questa relazione un fatto primitivo o una legge di natura ?
Importerebbe al progresso della scienza 1' approfondire
questa ricerca, perche parmi che colla soluzione di essa
si possa unicamente por fine a quelle tante opinioni die
tuttavia dividono le scuole d'Europa.
E siccome T elettro-magnetico non opera istantaneamente,
come ne diinostrarono veridiche esperienze, ma per gradi
ristabilisce il rotto equllibrio, cosi le correnti dinamiche
non possono essere istantanee , come han voluto e pub-
blicato tutti i fisici fin qui , alcuni de' quali non dubita-
rono di affermare die dopo lo scorrimento d' un mezzo se-
condo tra I'attacco e distacco dell' ancora e il compimento
(i) Lettera diietta all'Ateueo di Trescia ia data delP 8 niarzo
l836. Gazzetta privilegiata di Milano l8 niarzo del iH36. Vecli
anche la Gazzetta privilejiiata di Venezia , il Gondoliere dello
stesso ujese e le Effciueridi di Palenuo.
MAGNETO-F.LETTBICA. 4c3
del clrcolo , non v' abbia deviazione di sorta nell* ago
del moltiplicatore. Infattl Faraday affermo die qaeste cor-
renti non dnrano che ua solo momento :, Nobili ed An-
tinori ripeterono che non circolano che per un solo mo-
mento f, per quelle cioe in cui le spiral! si avvicinano alle
calamite o si allontanano da quesie (i), che la loro esi-
stenza e al tutto precarissima ed istaiitanea ; avrebbero piut-
tosto dovnto dire, per stare nei dovuti limiti dell' esattezza
e della realta , che decrescono rapulamente;, che dope al-
cuni minuti secondi non e possibile cogliere traccia di loro
esistenza , come costanteraente mi sono convinto dalle raol-
teplici mie esperienze : io non ardiro certamente di asse-
gnare i limiti assoluti della loro fngacita , die si derivano
da molti dementi ; mi basta di avere messo in avvertenza
i cultori della fisica dell' inesattezza che riscontrasi neUe
opere che trattano di qiiesto argomento ; chi poi amasse
di determinare i limiti assoluti di questa corrente non.
avrebbe die a costrnire un congegno simile a quello che
invento il fisico di Padova, Dal Negro, per misurare la ve-
locita iniziale dei projetti (2). Poirebbe con esso il fisico
chiudere il circuito dopo un minuto secondo, due, tre, ecc.
che avra attaccato o distaccato V ancora.
E perche T influenza elettro-magnetica si dispicga a una
certa distanza , iniianzi di attendcre I'esperienza pareva
che legittimamente si potesse conchiudere, che cangiandosi
lo stato di tensione elettro-magnetica anche le spirali non
collocate ad un immediato contatto avessero a modificare
lo stato loro di equilibrio relative , e 1' esperienza ricon-
fermo Tinduzione. Separando le spirali dai poli del.'e ma-
gneti con involti di tafFetta die furono formati sino di venti-
due giri, non ho potuto sopprimere le correnti dinamiche;
anzi la diminuzione mi p.:rve minore di quella, che avrei
immaginato prima di esperimentare; dal che conchiudo cho
non v' abbia circolo d' elettricita fra le spirali e le magneti,
ma che solo per 1' influenza del magnetismo in movimento
si desti nella spirale una corrente in direzione o]iposta a
quella dell' eletro-magnetico nella calamita , come vuole la
(1) Memorie ed istruiueiiti del cav. professore Leopoldo Nobili.
Vol. I. Firenze, l834, pag. 311-219-227.
(2) Muovo metofio di misurare la velocita iniziale dei projetti.
Padova, 18.14, dalla tipogiafia della Minerva.
404 BELLA DINAMrCA. E STATICA
legge fondamentale dell' induzione faradiana. Conosco die
non mancano peritissimi fisici , che al tutto vogliono die
v' abbia circolo ; ma come , io loro rlchiederei , la debo-
lissiraa tenslone magneto-elettrica pud farsi strada attra-
verso ventidue invoiti di tafFetta , die non ha potenza di at-
traversare un' elettrlcita portata ad alta tensione nelle nostre
macchine elettridie ?
Bene esaminate 1' intenslta e la direzione delle correnti
dinamidie che si hanno in virtii dell' attacco e distacco
deir ancora , sarei tosto proceduto a vedere gli efFetti che
si hanno dal calorico ; ma siccome io non sono per anco
provveduto d' un convenlente istrnmento , pel quale , resa
stabile la temperatura delle spiral!, possa notare gli effetti
indotti dal termico nella sola magnete, cosl io mi riserbo
una tale trattazione a tempo piu opportune (i); e solo
era verro notando altri fenonieni , che nella ristrettezza
de'miei apparecchi mi vennero piii volte osservati. E per-
che essi sono molto delicati , sara bene che io niandi in-
nanzi il modo ch' io tenni nell'esperimentare , le cautele
che ho adoperate , onde non essere tratto in errore.
Si collochi Io sperimentatore, come esposi nella mia ricor-
data Memoria sulla direzione e intensita di queste correnti,
colla faccia rivolta al moltiplicatore, abbia alia sua destra
ed alia sua sinistra i due capi del filo dell' apparecchio
e tenga avanti di se una calamita (2) fatta a ferro di ca-
vallo coi poli diretti al moltiplicatore in modo che il polo
sud sia al lato destro dello sperimentatore e il nord al si-
nistro , abbiansi le spirali awoke ai poli, che nel caso
nostro furono formate da diciassette spire, e I'estremita
del filo internamente discendente al polo nord comunichi
col capo del filo del moltiplicatore ch' e a sinistra dello
sperimentatore ; gli altri due capi della spirale del polo
sud sieno disgiunti , ma si possano a piacimento congiun-
gere coll' estremlta del filo del moltiplicatore , che trovasi
a destra dello sperimentatore suddetto. Non ommettero di
osservare che il filo , che adoperai nella formazione di
(1) DeU'azioiie calorifica neW altCTarc la virtit magiietica. Poli-
gvafo di Verona.
(2) Quflla clie adoperai in Brescia era del peso di cinque lib-
bre e potea sostenere un peso quintuplo, e quella clie adoperai
in Milano era di un peso e di una energia molto niag;g,iore.
MAGNETO-ELETTRIOA. 4o5
queste spiral! era al tutto omogeneo nel senso voltiano
con quello del moltiplicatore , per niodo clie compiuto il
circuito non mi veiine mai fatto di vedere declinazione di
sorta ; r esperiiiieato fu rinnovato piii e piu volte stando
ora a destra ed era a sinistra dell' appareccliio ; dal che
mi parve poter ragionevolmente conchiudere , clie I'ine-
guaglianza di temperatiira che dalla mia presenza poteva
essere indotta nel filo non era valente a risvegliare una
corrente sensibile , sebbene il mlo apparecchio sia di tanto
squisito che toccando col poUice ed indice una parte qua-
lunque del filo ch' enti-a nel circuito, Tago devil di piu
gradi. Cio premesso , ho congiunto 1' estreinita della spi-
rale internamente ascendente al polo sud coll' altra estre-
mita del filo del moltiplicatore , valendorai a tal uopo di
un cilindrettd di vetro per sovrapporre Tun filo all' altro
in punti perfettamente lucidi. Ho preferito i contatti im-
mediati in queste delicatissiiiie esperienze alle comunica-
zioni fatte col mercurlo, perclie ne ho sempre riscontrati
effetti maggiori e piu certi: mi sono convinto che I'amal-
gama, che si formava all'estremita dei fili di congiunzione,
era d' ostacolo al trascorrimento di queste tenuissime cor-
renti; dopo aver chiuso il circuito per qualche tempo, to-
glieva la continuita dei due fili sovrapposti e I'ago deviava
di 3° circa a sinistra dell' osservatore ; e rinnovato I'ideii-
tico esperimento coll' altra estremita del polo sud ch' era
internamente discendente , al dischiudersi del circuito ebbi
pure una declinazione a sinistra, ma minore di 3°. E per 6
da notarsi che le spire corrispondenti a questa estremita
erano un po' lontane dal centre dell' azlone magnetica. Da
questi risultamenti parmi doversl conchiudere che non regga
1' ipotesi d'Ampere, il quale vuole che le calamite sieno al
tutto analoghe ai cilindri elettro-dinamici o solenoidi ; per-
che la loro risultante dovrebbe produrre nella spirale
una corrente in direzione opposta , secondo la citata legge
fondamentale di Faraday. Gonvien per altro confessare che
gli esperimenti di Ampere nella loro originalita haniio fatto
niaravigliare i sapieati d' Europa , non pochi de' quali fu-
vono U-atti nella sentenza del lisico francese : " Ges expe-
riences, osserva Ponillet (i), et meme ces analogies, sont
(l) Elcuieiio dc pliysiiiuc , T. I, p, 2, p. 747. Fails, iBali.
406 DELLA DINAMICV E STATICA
ceitainement tres curienses , et Ton peut espdrer qu'ellea
condiiiroiit a des phenomenes nouveaux qui serviront a
etablir d'uiie maniere siire et directe Tidentite dn magae-
tisme et de Telectricite , on a decouvrir quelque difFerence
caracteristique entre ces deux grands agens de la nature. »
111 questa io sono d' avviso clie T elettro-magnetico esista
in due stati nelle calamite , akro inlisso nelle niolecole e
formi lo stato delle magneti , ed altro piu libero , che coll*
sua virtu attuante produca que' fenoraeni che ho chiamati
nel niio Annunzio static! : seatenza che gia da molti anni
venne emessa dall' ilUistre professor Configliachi, alia quale
i fisici non prestarono quell' attenzione che richiedeva ralto
importare della sclenza (i) e che era a uie venne fatto di
comprovare colla scorta de'fatti. A questo elettro-magnetico
libero io attribuisco T azlone chimica delle calamite , che
richiamo 1' attenzione de' piu valenti fisici d' Europa , i quali
non pare che tuttavia convengano fra di loro : u non
vorremo , osserva Pianciani (2) , risguardare questo punto
di fatto come plenamente illustrato e non bisognoso di
nuove indagini. »; Io diro francamente che tali esperimenti
sono squisiti e che non riescono sempre bene in tutti i
tempi per ragioni che si rendcranno manifeste dai risulta-
menti che verro appresso esponendo in questa Memoria ,
e quindi non mi fa meraviglia nessuna che gli efFetti otte-
nuti da Murray, da Muschmann, da Hansteen, da Rendu,
sieno stati richiamati in dubbio da Ridolfi, da Nobili, da
Morosi , dal Ritter e dal Dulk; percio poi che spetta alle
esperienze del sig. professor Carpi (3) mi sia permesso
osservare, che la cessazione degli efFetti chimici , tolto
che sia col vetro 1' immediato contatto del ferro coi sali ,
non e valente a provare , che la magnete non abljia virtu
di produrre fenomeni chimici. Sarebbe stato necessario che
I'illustre professore avesse adoperato un mezzo, il quale
impedendo I'azione del ferro sui sali non avesse impe-
dita r azione elettrica. A questa il celebre Ampere e A. De
(i) Gior. di Pavia T. Ill, 447, T. IV, 16 del P. Configliaclii
e G. Brugnatelli e Siipplimento alia Guida dello studio della
chimica generale del D. G. Brugnatelli. Pavia, 1824, pag. 4-20.
(a) Istituzioni fisico-chimiche, T. 3.°, par. I. pag. 394.
(3) Societa italiana, T. 30.° Sull' influenza del magnetismo suHe
cliiaiiclic combinazioiii.
MACNETO-ELETIRICA. 407
la Rive attribniscono i risultaincnti ottenuti da Ficsnel e
da me (i); ma siccouie il fisico di Parigi e qncllo di Gi-
nevra non conoscevano clie le sole correnti elettridie-ma-
gnctiche fugaci , cos\ snpposeio die le variazionl d' inten-
sione die i cangiamenti di temperatiira producono nella
forza magnetica potessero far 1' etTetto deiravvicinarsi e
deir allontanarsi dal filo di una debole calamita.
Nota di alcuni esperinicnti compiovanti Ic var'u 'oni (ki-
V azione statlca elcttro-magncUcc, in diverse :. costanze
atmosf eric fie.
I a marzo del i836. Brescia.
9 ore andineridiane, dedinazione a sinistra dell' ososrva-
tore di i.° ' , cielo coperto e principio di ploggia.
I pomeridiana , dedinazione quasi insensibile.
3 |- pomeridiane, dedinazione a destra di i.° drca , delo
coperto.
10 pomeridiane, dedinazione a sinistra di i.° -i, cielo co-
perto e pioggia.
14 marzo.
8 Y antimeridiane , dedinazione a sinistra di 4.° circa ,
cielo coperto con pioggia.
I ^" pomeridiana, dedinazione a destra di 5.", cielo sereno.
9 pomeridiane, dedinazione a destra di 2° -i-o cielo con
nubi erranti.
12 aprile.
9 antimeridiane, dedinazione a sinistra di 3.', cielo coperto.
I pomeridiana, dedinazione a destra di 4.° crescent!, cielo
con nembi procellosi.
1 5 aprile.
9 antimeridiane, dedinazione a destra di i.°, cielo non
perfettamente puro.
1 i pomeridiana, dedinazione a destra di 4.° abbondanti,
cielo con nembi procellosi.
2 !j pomeridiane, dedinazione a destra di i .° scarso, cielo
coperto quasi uniformemente.
3 -i- pomeridiane, dedinazione a sinistra di i.° scarso,
cielo coperto uniformemente.
(I) Bibl. ital., marzo, 1829, T. 53.", pag, 3i;H. Bib. Uiuv.
Jan., i83o, pag, 23.
408 DELLA. DINAMICA E STATICl
4 -^- ore pomeridiane 5 declinazione a desu-a dl 2.°, cielo
coperto.
io ~ pomeridiane, declinazione a sinistra di 4.°, cielo co-
perto.
3 giugno i836. Milano.
6 J- antlmeridiane, declinazione a sinistra di 2.% cielo ve-
lato da cirri.
8 antlmeridiane, declinazione a destra di 2.° J , cielo pres-
soche perfettamente sereno.
9 i pomeridiane, declinazione a destra di 4°, cielo sereno.
5 giugno.
2 pomeridiane, declinazione a sinistra di 1.°, cielo varia-
mente coperto.
5 pomeridiane, declinazione a destra di 4.°, cielo coperto
con nembi procellosi.
12 giugno.
10 antimeridiane , declinazione a destra di 4.°, cielo con
nubi errant! .
12 meridiane, declinazione a sinistra appena senslbile, cielo
semlcoperto.
6 "I pomeridiane , declinazione a destra dl 5.°, cielo co-
perto con nembi procellosi.
7 pomeridiane, declinazione a destra dl 1,°, cielo coperto.
18 giugno.
5 pomeridiane, declinazione a sinistra dl 4.°, cielo coperto.
5 -^ pomeridiane , declinazione a destra dl 5.°, cielo co-
perto con nembi procellosi , acqua fortissima e tur-
bine,
5 y pomeridiane, declinazione a sinistra dl i.% cielo co-
perto senza pioggia.
Per uon dllungarmi di tropjso ometto altre consimlli
esperlenze ; e in questa non tacero il dubblo che taluno
potrebbe movere contro de' mlel risultamentl dall'accordo
sorprendente delle variazioni della declinazione magnetlca
die si ottennero in varj paesl dl Europa (i). E molto
difficile die in contrade cosi dlstanti fra loro , come p. e.
Milano e Copenagben , fra le quail citta v' ba la distanza
(i) Notizie astronomiclie n.° 276. Osservazioni delle variazioni
deW ago magnetico a Cojjeuaghen e Milano nul 5 e 6 novembiq
del 1 834- Annali di Poggendorf ecc.
MA^GNliTU-iiLtTTUlGA. 40()
di ieicento e piu inlglia italiane , vi s'leno state uel glorni
cinque e sei noveinbre del 1834 le luedeshue circostanze
atinost'eriche. Mi sia pero perniesso osservare clie gli espe-
rinienti , die gli astronoiiii haii fatto liii qui , agguartlano
la virtii direttiva del glolio, la quale pare sia in rapporto
coir elettro-niagnetico infisso , ed i miei la distriljuzione
deir elettro-inagnetico piu libero nelle calamite , il quale
puo agevoluiente caugiare di posizione rispettiva nelle barre
in virtii della forza estenia inducente delP atniostera , e
delle varie [josizioni nolle quali puo ritrovarsl la calamita
co' suoi poll lelativamente al gloljo , coine vengo absicurato
da altre esperienze, le quali vedranuo fra non inolto la luce,
come io contido. Ma in questi inovimenti rinfluenza si liniiia
ai fenomeni ove trovasi resperinientatore, od anclie a quelli
che avvengono a grandi distanze' E in qiiesta seconda
ipotesi iinpiegano un tempo calcolaljile o incommensurabil-
niente piccolo ? Dove e la sede di queste forze clie ope-
rano incessantemente suUa vita dei vegetabili e degli ani-
uiali , come e notissimo a tutti i lisiologi ? Sono queste
ricerche di tale natura die forse non potranno avere la
loro I'isposta che nei tempi futuri (1). '< Sappiamo che le
variazioni diurne dell' ago iiiagnetico dipendono in qualche
inodo dal sole, appunto perclie sono diuine, ma non sap-
piamo in qual maniera. II sole puo essere una calamita
ed aglre direttaniente suiragoi esso puo influirvl qual fonte
di calore e puo inlievolire la forza magnetica della terra,
come il calore iniievolisce le calamite durabili , od aumen-
tarla come il calore accresce la forza magnetica passeggiera
di una barra di ferro dolce situata in una direzione ver-
ticale (2). )/ Sono queste le ipoiesi del celcbre professore
Moser , alle cjuali contrappongo la mia esposta nella Me-
inoria deirOrigine dclt flettricitii icntitre (3);, sul qual ar-
gomento sono coufortato a tornare precipuamente da in-
vito die mi fece TAccadeinia bresciana (4).
(i) Gauss. Notizle astronoiuidie n." 376.
(2) Sul luetodo dl conoscere la yviizione e forza del jmlo ina-
gnetiro variabile. Wnnovia del prof. Moser a Koeui-sber^. Ann.
der I'hysik. Po!:aeiulorf.
(3) Polij^ialo di Veiona.
(4) Couiaientarj dell^Ateneo di Bie!.ci.T, i"34, p>^. (>-. V. anche
gli Aunali delle scien/e del re;^uo Loiiiba;do-Vencto.
JJibL Ral. T. LXXXIl. 2-
410
PARTE STRANIERA.
Voyage de t Arabic Petrcc. Viagglo deW Arabia Pe-
trca, di Leone di Ljbohdc e Linant , pubblicato da
Leone di Laborde. — Parigi, i83c, Giard, editore
{nella stamperia di Giidio Didot, il seniore) in
fog. massimo, di pag. 88, oltre la dedica a Gu-
g/ielmo II, Elettore e Lnndgravio sovrano deUAs-
sia, ccc., grandiosa edizione, con 69 tavole in litO"
grafia, e con bellissime e ntimerose vignette sparse nel
testo ed incise in legno da piii rinomati intagliatori
di Parigi , prezzo fr. 24c.
Jl viagglo del sig. Burclchardt ci ha fatto conoscere sotto il
loro vero aspetto le citta della Mecca e di Medina, e tutto
cio che di piu notabile incoiitrasi neir Hedjaz , territorio
sacro pe"" Musulmani , il cui ingresso e vietato a chiunque
non pvofessi rislaniismo. Ma le indagini sue a questo solo
paese, ossia alia sola Arabia nota gla coiraggiunto di
deserta furono circoscritte. Perciocclie le anteriori sne pe-
regrinazioni nella penisola del Monte Sinai, ed alia citta
di Petra non furono clie fuggevoli , per cosi dire ; ne egli
«saminare pote gli anticlii monnmenti, de' quali cola siis-
sistono tuttora i grandiosi avanzi, ne a cio le ricerche sue
tendevano. Laonde mancavasl ancora d"" una compiuta co-
gnizione dell'Aral^ia , d' una cognizione cioe che tutti ab-
bracciasse i paesi di questa grande penisola tanto famosa
ne' fasti degli Arabi e del popolo d' Israele. A tale nian-
canza supplirono il sig. Leone di Laborde ed il sig. Li-
nant (i) col viaggio su cui prendiamo a discorrere , e che
(i) II sig. di Laborde conosciuto avea il sig. Linant al Cairo, ove
qtiesti gia da lungo tempo soggiornava ed ove generoso V opera
sua prestava agli Europei die viaggi.ivano nelf Egitto. Essi divi-
sarono di fare il viaggio insieme, coHa condizione rhe ciascuno
Wn anno dopo puhblicare potesse i proprj lavori , il eig. Linant in
PARTE STRANIERA. 4 II
unicamente rlsguarda la parte, dalla quale non avcasi in ad-
dietro clie una imperfettissima cognizione. Giganteschi mo-
numentl e per esecuzione pregiabilissimi giacevano in que-
sta parte nascosti fra rocce, e macigni e cumuli di pietre,
ond' essa il sovrannome eljl^e di Petrea. Perciocche non
altro per vaghe tradizioni sapevasi , se non che nel suo
suolo sussisteva una citta, un tempo metropoli de'Nabatei,
la quale in estensione ed in niagnificenza superava la re-
gjna del deserti , la famosa Palmira. Ma gli abitanti del
dintoriii sia per timore , sia per influenza di assurde opi-
nioni , vietavano 1' accostarvisi , e sembrava die da' loro
maggiori ricevuta avessero in retaggio quella diffidenza
per la quale , diceva Edom ad Israele , Tu non passerai.
Laonde di tutta quella regione si ricca per istoriche ri-
niembranze non bene conoscevasi fuorche la strada da Suez
al convento del Sinai , strada gia battuta e gia da una
moltitudine di viaggiatori descritta.
Indarno presso gli anticlii scrittori cercherebbesi una
bastevole notizia dell' Arabia Petrea. Strabone fu il primo
che ne die qualche cenno. Tolomeo non ne fa menzione
che come di una catena d' inospiti montagne cui da 1' ag-
giunto di nere , senza punto additarne il sito. Diodoro la
rappresenta come una regione per iscogli irsuta ed orrida,
d'un difficile accesso, e dalle vicine genti divisa per im-
praticabili deserti. Non ci ha dunque che la sola BIbbia,
libro di si preziosi docuraenti ripieno, che somministrare
ce ne possa ampie e sicure notizie : e sebbene essa non
distingua questa regione col nome di Arabia Petrea, nondi-
meno ce ne indica i precisi limiti, ne rappresenta Paridita,
Ingliilterra per mezzo della geografica Societa d'Affrica, il sig. di
Laborde in Francia. Pero dicevasi clie insorra fosse fra loro qualche
dissensione , e che il sig. Linant lagnato si fosse della piibblica-
zionc del sig. di Laborde.^ come di troppo accelerata, Le scgueuti
parole di quesi^ ultimo sembrano smentire cotale diceria: « Duohiii
(die"' egli) clip il niio compagno di viaggio non abbia potuto as-
sociarsi a questa pubbiirazione se noa per un piccolo numero
di disegni. Rimasto in Egitto al servizio di Moametto-Ali colTin-
cai'ico d' importanti lavori per qiiesto principe , non ha potuto
vivolgersi ad altie occupazioni. Pero dopo due n.niii d^ indug-.o
ed anclie per soddisfare alia giusta impazienza di"' .sottosrrittori ,
mi trovo costrctto a pubblicari- io solo im' opera cl\e avrebb«
avuto biso^no di tiiLto il di hii roiicwso. >•
4lja rAUTIi STRANIERA.
ne fa conoscere i popoli ed i dlversl terrilorj con tutte
t|uelle circostanze clie invano in altrl libri cercherebbersi,
Essa in oltre ci addita le varie stazioni sulle quali posa-
rono le triliii d' Israeie nella peregriuazioiie alia terra pro-
messa. Quale analogia di fatto non si riscontra mai tra
I'aspetto di questa contrada a' tempi biblici, e quelle ch'essa
a' di nostri ci presenta ? Tutti vi si ravvisano i luoglii da
Mose e dai profeti con tanta precisione descrltti. II de-
serto avea allora principio ne' dintorni di Suez , nel paese
di Gessen: allora le sorgenti, i palmizj allora, quasi ugual-
mente rati come a' di nostri , offerivano alio sguardo la
niedesima incantevole sorpresa dopo le medesime fatiche,
dopo i disagi medesimi del lungo e scabroso viaggio. II
Sinai, 1' Horeb erano come in oggi innafliati da sorgenti:
come in oggi il deserto al nord di Tih appariva piu arido,
pill faticoso clie il restante del paese. La montagna di Seir
estendevasi sino al lido costeggiando il cainmino del Mare
Bosso: alia quale estensione corrisponde evidentemente I'o-
dlerna Uadi (valle) Araba: il paese di Edom pompeggiava
di rigogllosa fertilita. Ora quesie circostanze riscontransi
tutte nelle montagne che clrcondano Petra. La costltu-
zione del paese e la niedesima , uguale ne e , per cosi
dire, la iisonomia. II carattere ed i costuml ancora degli
abitanti conservaronsi sempre i medesimi. Erodoto poi ed
altri antichl scrittori ci lasciano scorgere ne'loro libri qualche
lineamento delle costumanze de'Nabatei, altri de'primitivi
popoli di queste contrade ; lineamenti clie ci ofFrono una
niirabile analogia colle costumanze dei nomadi de'giorni
nostri , e clie coi racconti della Genesi e dei profeti costi-
tuisce una serie di quadri della vita patriarcale, da qiia-
ranta secoli sempre la niedesima , e sempre la sola.
Al sorgere del cristianesinio I'Arabia Petrea fu il rifugio
de'priiui anacoreti , il primo teatro de'martiri d'una sa-
crosanta nuova religlone che suU'universo signoreggiare
doveva. Gli atti della cliiesa clie ne celebrano le soflerenze
e la santita ci danno qualche idea de' luoghi ov' eglino
ebbero soggiorno, qualche notizia per se stessa importante,
quando altre ne inanchino, ma puramente individuale, per
cosi esprimerci, e die non attrae 1' attenzione nostra se
non ad un puato del paese , lasciando le altre parti in
un profondo oblio. Dopo il secoado secolo dell' era cristiana
i martiri ed i padri della chiesa, i pcIlcgrini stessi ed i
PARTE STRANIERA. 4 1 7,
viaggiatorl plu non v'intervengono die sulla penisola del
Sinai , le cui religiose e pie rimembranze attraevano la
devozione degli uiii , la curiosita degli altri. Tutto cio che
estendesi all' oriente d" una linea die segnarsi potrebbe
da Ebron fmo aW Akaliah , ed in cui compreadesi il ter-
ritorio della famosa metropoli de'Nabatei, rimase nascosto
sotto d' un densissiino velo sino al principio del secolo
nostro. Cosa veramente Incomprensibile ! Perciocdie la citta
di Petra ben andie ne' primi tempi deirimpero di Roma
grandeggiare doveva al pari di Palmira , servendo essa di
centre non alle sole carovane degli Arabi , ma al com-
mercio ancora dei Sirj e degli Egizj ed alle spedizioni degli
irrequieti Romani verso le orientaii piu remote splagge.
Finalmente gli avanzi di quella misteriosa citta dopo bea
sedici secoli di silenzio rividero la luce e divennero scopo
di scientifici viaggi ed oggetti di non piccolo interesse. I
primi ad avventurarsene in traccla furono Seetzen, cono-
sciuto sotto r araljo norae di Musa, ed il Burckhardt, del
quale gia riferite abbiamo le pellegrinazioni. Eglino nella
Siria dalla bocca stessa degli Arabi intesero cio die gia
jl Yolnei inteso avea al Cairo , sussistere cioe grandiose
rovine al mezzodi del Mar Morto. Pero non tardarono
ad intraprendere il viaggio per visitarle , P uno nel 1808,
r altro nel 18 12. Ma il primo riconoscere non ne seppe
ne pure le tracce ; il secondo non ottenae dagli Arabi
che il tempo per visitarne quasi di fnga una piccolissima
parte. Alcuni anni dopo il sig. Banks nel 18 18 ed il sig.
Strangwais nel 1826 seguendo il niedesimo cammino dei
due anzidetti viaggiatori penetrarono nella valle di Petra;
itia per le contestazioni delle trlbii costretti furono ad
abbandonarla ben tosto , senza poterne tracciare il sito
o descriverne i monumenti.
Fin qui riferito non abbiamo clic il sunto di alcuni
articoli che dal sig. Laborde esposti vengono nelP ampia
ed erndita sna Introduzione storica ripiena tntta di curiose
ed importanti notizie quanto all'antica storia delP Arabia
Petrea, e quanto ancora all' odierno suo stato ed ai costumi
delle diverse araliiche triliii die in essa incontransi. la
questa medesima Introduzione ci A'iene egli additando le
difticolta del viaggiare in sifFatii paesi ed il modo di su—
perarle. Perciocche mcntre tutti i snoi preccssori vi pene-
trarono per la via del settentrione , il sig. Laborde concepi
414 PARTE STRANIERA.
al Cairo nn piano assai piu esteso , divisando d' apririr
nn nuovo camniiao : e questo di fatto e sovente il piu sicuro
mezzo con cui tra gli Arabi giugnere al dlvisato scopo.
II E d'uopo, dic'egll, disingannarsi e ben persuaders! che
spesso i luoghi piu pericolosi a visitarsi sono appunto quelli
che piu freqnentemente attrassero la curiosita degli Euro-
pei. Le relazioni degli Arabi fanno conoscere che coiisidere-
voli rovine trovansi nella tale o nella tal altra direzione. Un
viaggiatore intraprendente impegna gli Arabi a coadurvelo:
questi di fatto lo conducono. Cola giunto egli puo inisurare
e trarne disegai sino a che il suo arrivo nolo non sia
ne' vicini accampamenti. Allora gli Arabi lo riconducono ai
paesi abitati. II secondo viaggiatore e sempre sollecito di
rivolgersi ai medesimi Arabi , primo errore ^ di seguire la
medesima via , secondo errore : 1' inconveniente va ognora
crescendo pel terzo e per gli altri. Perciocche quanto piu
ripetonsi i viaggi, tanto piii grandi ne divengono le assurde
vociferazioni le quali spandonsi colla rumorosa e garrula
facilita del deserto. Gli Europei ( cosi ragionasi in tutto 1' o-
riente ) vengono costa in traccia de' tesori. II talc ha con la
propria mano scavato sotto una pietra , ha percosso con un
martello sur un' altra ; , ha trasportate nel suo portafogUo
tune le colonne , ecc. A tali dicerie tengono dietro relazioni
ben piu positive: i fucili, le pistole, le stciFe che portansi
dai viaggiatori , e che ad ogni arabo nascere fanno il
desiderio d' essere scelto a condottiero : e siccome non e
possibile il farsi tenere dietro da tutta la tribii , cosi ne
uascono le gelosie, 1' invidia nel dividere o Timposta d'nna
contribuzione i le quali cose ne'' paesi piii volte visitati
cagionano querele .... Quanto piii i viaggiatori segui-
rorio il inedesimo cammino , tanto piu aunientaronsi le
luedesime difficolta ; e queste pur sussistono allorche sono
essi da un rispettabile capo accompagnati , giacche costui
ancora abbandonasi ad interessate pretensioni Ci
ha dunque tutta la convenienza nel seguire un nuovo
cammino ; primieraraente come sicurezza , perche il viag-
giatore e giunto di gia al suo fine prefissosi, quaiido non
appena si comincia ad intertenersi di lui , ed e gia par-
tito , quando taluno movesi per fargli querela : in oltre
couie utilita , perche egli vien meno annojato , meno in-
quisito dagli Arabi, i quali conservano sempre un tal quale
rispetto per le nuove conoscenze, rispetto che cede ben
PARTE STRA.NIERA. ^\ [)
losto alia famigliarita , alia iaiprudente bonarietii del viag-
giatori. Laonde viaggiarsi nou pno senza iaquietudinl, senza
timori ed anche senza i pericoli che incoatransi sulle vie
piu freqnentate , fuorche collo scegliere un cammino noa
ancora battuto, con Arabi che abbiano nessuua o pochia-
sima conoscenza degli Europei. »
Tali sono i consigli che dal sig. di Laborde dati vengono
agli Europei che amino di viaggiare ne' paesi d'orlente; e
tali sono pure le ragioni dalle quali venne egli indotto a
battere un cammino diverse da quello dagli aliri viaggiatori
battuto, col recarsi cioe a Petra per la via del mezzodi,
partendo dal Cairo, e passando pel Sinai e VAkabah, e pe-
netrando per le vallate della penisola. Pero due modi glL
si presentavano onde battere questa iiuova via , quello
del Burckhardt e quello di Aly-Bey e del Seetzen. II
primo colle abitudini dell'oriente quasi immedesimato, ve-
stito come un arabo dell' infima classe , cacciando un asi-
nello ed associatosi alle piccole carovane penetro nelle
sabbie del deserto e giunse a' luoghi del tutto sconosciuti,
preso sempre per un musulmano. Con tal modo di viag-
giare procacciossi il mezzo di ben conoscere anche i piii
reconditi costumi degli Arabi , e raccoglierne una quantita
di notizie che sfuggite sarebbero a qualsivoglia altro viag-
giatore. Ma oltreche questo modo e per se stesso difficile,
c forse dal solo ardimentoso e pazientissimo Burckhardt
praticarsi poteva , non lascia luogo a prendere ne dise-
gni , ne misure , e spesse volte ne pur a descrivere gli
oggetti che passano sotto gli occhi ; giacche tutto osser-
vare conviene di fuga , e tutto poi risovvenli'si colla me-
moria. L"' altro e quello di viaggiare da gran Signore, coa.
dragomanno , giiide e scorte. Questo e piii dispendioso,
ma piii comodo e meno a pericoli sottoposto. Egli e bensi
vero che con esso il viaggiatore non puo s\ agevolmente
iniziarsi nelle costumanze del deserto , non ne vede , per
cosi esprimerci , che P esteruo e la superlicie : ma senza
}iericolo alcuno puo far uso degli stromeuti astronomici ,
uiisurare gli augoll , calcolare le altezze, i-accogliere og-
getti di geologia e di botanica , trarne i piaui de' monu-
menli , copiarae le epigrali e disegnare le vedute ed i varj
aspetti del paese. Questo e certameiiie il modo piii pro-
liitevole per la sclenza. Esso l\\ percio scelto dal signor
4,16 PARTE STRANIEHA.
Laborde a preferenza del primo (i): combino qulndi nna
picciola carovana di sei dromedarj , bastevolmente nmne-
rosa per eccitare la ciipidigia degli Arabi e contenerli in
soggezione.
Dopo r introduzlone storica il sig. di Laborde entra nel
suo principale assunto dandoci la relazione del viaggio, il cui
piano da Ini combinato al Cairo col sig. Linant era il se-
guente : " Stazione snlle frontiere del deserto per le prov-
vigioni i cercare una pietra al settentrione di Suez (essi
speravano di trovare il nionuniento persepolitano della
Commissione d'Egltto);, visltare Suez, le sorgenti di Mose,
i bagni di Faraone e Saihut el Cudem : stazione presso gU
arabi Ualed Said; recarsi aW Akabah passando al setten-
trione del Sinai; trattenersl coi capi degli arabi Alauini;
penetrare nell' Uadl Musa , 1' antica Petra , soggiornarvi
il pill lungo tempo possiliile ; ritornare al Sinai per una
via differente ; passare per Has Mohammed, Tor, Uadi
Faran, pei conventi di Serbal, per VUodi Mokatteh , onde
per la via di Suez ritornare in Egittoj). Tuttavia questa
relazione non porta cbe il semplice titolo di Sommnrio ; e
di fatto e dessa a?sai conclsa, non presentando die il rias-
sunto di un' opera cbe piii ampia e piii conipiuta verra
jjoscia pubblicata dallo stesso viaggiatore. Tale riassunto
non e propria mente cbe it succinto giornale del viaggio
(i) II sig. di Laljorde gra col padre suo visitato avea tutta
TAsia niinore pd i circonvirlni paesi viaggiando da gran signore.
In qupsta innga peiegi-inazione il padre viagglava scli*ajato nel
taktaravan alia foggia appunto de'' gran signori, il figlio seguivalo
immediatamente. A tale specie di grande letticra precedeva nn
tartaro della Porta , ai lati stavano i signori Halle e Becker com-
pagni del viaggio : venivano pni i dragonianni 1' lino turco , arabo
Taltro, otto doiiiestici a cavallo e cinque arabi a piedi, condut-
tori del taktaravan e delle mule di cambio. Questo splendido ap-
parato iniponeva piu rispctto cbe ciiriosita , da per tutto ti-ave-
devasi in esso on bascia od un bei che si recasse alia sua resi-
denza: « Noi ( soggiugne il signor Laborde) spiegavanio in ogni
» hiogo le nostre rende costrutfe di ricclii panui verdi e rossi ,
» adorne di gtobi indorati e con vaghi panneggianienti , e spie-
« gavaniole sia in mezzo delle mine, sia presso le nioscliee, rac—
» cogllcndo i dociniienti nostri su qiiesti luoglii si inreressanti, sii
» questi nionumenti rl''un culto relieioso, con tauta liberta quanta
» ne gode nn arrisfa nel Canipo Vaccino ., un pittore nc"" nostri
)i templi. »
PARTE 5TRANIERA. 4IT
colla splegaz'ione delle tavole die vi si trovano agglnnte.
II testo ancora vi e seminato di vignette in legno, le quali
pongono tosto sotto rocchio del viaggiatore i costumi , gU
arredi , le prodnzioni e I'aspetto del paese. Tali vignette
pressoclie tutte di mano dello stesso sig. di Laborde ven-
nero disegnate sul Inogo e condotte con un tocco facile
e spiritoso.
La relazione comincia colla partenza dal Cairo. E qui
r autore pailando di questa citta die considerarsi potrebbe
come il grande teatro d'oriente, lagnasi die i tentativi per
introdurre 1' europea civilta nelT ottomano impero tolta gia.
gli abbiano in parte quella fisonomia, quel poetico vestire
degli abitanti die i Turclii sino a noi conservato aveano
per tanti secoli passando. Clie fa tristissima sorpresa il ve-
dere que' gravi e severi musulmani deporre i largbi loro
turbanti , la loro barba e quell" ampia tunica clie in si
hegli e maestosi panneggiamenti sino a' talloni discende,
per coprire la rasa loro testa con una specie d' infornie
berretta ed il loro corpo con vin abito accorciato e stretto
die gli annoja e tornienta. " Ora il soggiorno d' una citta
( dice il sig. di Laborde ) k quivi di continuo disgustato
da cotale spiacevole irapressione : percioccbe la rifornia
fe' passaggio su lutte le dassi della societa. Essa lia pure
soggiogati quegli Arabi SnuU cbe ne' loro rapidi movimenti
svolazzare facevano le trine e le ghiande, onde attoruiate
erano le loro spalle , come ricchi cavalieri precedendo;
quegli sceicbi vestiti con largbe tunicbe di seta, e coa
ampli mantelli di lana cbe giacere solevano svogliatamente
sul divano assisi, e que' begli osmanli , de' quali vestiva io
stesso il rostume in Aleppo e in Damasco, e die al Caro
gia semljra d' invecdiiato uso .... Sarebbe questa un' oppor-
tuna occasioiie in cui qualdie rimprovero rivoigere a sift'atta
maniera d' inciviiimento die fassi a stiacciare ogni nazione
snr un inedcsimo livello, e che sotto una sola e medesima
stampa tutte le comprime. » Pero la tavola prima ci rap-
presenta il nostro viaggiatore vestito dell' arnbidie fogge ,
sotto delle quali peregrinato aveva per la Siria e per 1' Au-
rano , e die il vestiinento cosfitniscono di tutte le tribu
abitanti ne' paesi del grande triangolo formato da Aleppo ,
Bagdat e Diedda : un mantello di lana vergato in bruno
{maclilak) , una pelle di montone tanne rosso, una ca-
miscia di tela stretta da una cintnra di cuojo, o di lana.
^l8 PARTE STRA.NIERA.
ed il Kefieh , o fazzoletto vergato in giallo e rosso , ap-
peso intorno alia testa con una corda di lana di cammello
tinta in nero. In cio ebbe egli per iscopo non tanto di
darci la propria imagine, quanto di fedelmente riprodurre
un costume il cui uso e tutto proprio di que' paesi , e
percio ripeterlo voile anche nelle eleganti vignette che il
testo adornano.
La strada dal Cairo a Suez nulla presenta clie attrarre
possa r attenzione o la curiosita d' un viaggiatore. La citta
stessa di Suez e gia bastevolmente nota. Nondlmeno il sig.
di Laborde ce ne da un' interessante descrizione , e ad un
tempo ci fa una gradevole pittura della mista popolazione
che vi s' incontra. Questa citta giace sulla punta settentrio-
nale del Mar Rosso in un dolce pendio che discende sino al
lido : da Inngi presenta un vago aspetto e tanto piii lusinghe-
vole , quanto che giugne non preveduto e nei limili dl due
deserti , da vicino non altro che sabbia, non una palma,
non un filo d' erba. La sua situazione e di posa fra due
mondi , di chiusa fra due mari. II sig. di Laborde ne trasse
tre vedute prese da diversi puntl. Esse cl danno un'idea
forse la piu esatta di questa celebre stazione , e special-
niente 1' ultima presa dalle sorgenti di Mose ci presenta
la disposizione di tutti i luoghi che la citta circondano.
Quanto pero a tali sorgenti, egli e d'avviso che quantun-
que poste sulla via battuta dal popolo d' Israele per giu-
gnere alia terra promessa , nulla tengono di comune cogli
avveniraenti nel Pentateuco rifcriti , e che da un' epoca
la piu remota sino a' di nostri non formarono che un punto
di riposo e di provvigione d' acqua per le carovane. Le
vere sorgenti di Mose essere dovrebbero piu al mezzodl.
Prese le necessarie provvigioni , e posta in ordine la
picciola carovana, i due viaggiatori si rimisero in cammino
verso il mezzodi , prendendo qualche parte alia giovialita,
cui i loro Aralji abbandonati eransi al primo porre de' piedi
sul proprio territorio. Tale entusiasmo che sembrerebbe
dover essere in opposizioue col piii arido aspetto, colla
generale nudlta ed in fme col paese in apparenza il piii
disgraziato, spiegasi e naturalissimo diviene per la liberta,
di cui essi godoao, abituati siao dall' infanzia alia piii com-
piuta iudipendenza, e ad un tempo pel vedersi disciolti
da una tal quale violenza e quasi tortura , onde assalir si
sentono all' cntrare nelle citta. Qaest' osservazione gia fatta
PAKTK JTKANIEUA. ^In
eras! dal »Ig. di Laborde all' uscire di Hamah cogli Arabi
di Palmira ed anche cogli Arabi Alauini, dopo d'aver passato
il Giordano: die tale impressione e a que'popoli comune.
A poca dlstanza dalle cosi dette sorgenti di Mose en-
trasi nelle strettissime gole delle inontagne di granito che
coproiio la penisola del SJii.ii. Ivi i nostri viaggiatori de-
viaroiio per visitare le antitliita di Sarbut el Cadem. Dopo
due ore di cammino fra scaljiosi e tristissimi bnrroui giua-
sero ad una piccola pianura. Quindi dopo d'essersi arram-
picati per iscoscesi scogli trovaronsi snr una piccola spia-
i:ata , in cui varie tombe funeree alzarsi sembravano coiue
altrettanti fantasini nella piii arida e profonda solitudine :
sono circa quattordici stele , le une tuttora in piedi , le
altre giacenti a terra, coperte e le une e le altre di gero-
glifici con egizie sculture. Esse occupano uno spazio di
circa settantacinque piedi su trentacinque , e variano dai
cinque agli otto piedi in altezza , dai diciotto poUici ai
due piedi in largliezza. Vi si veggono in oltre le ruine
d'un piccolo tempio , gli avanzi d' un santuario, un muro
di cinta ed alcune camere sepolcrali. Tali monunienti gia
stati erauo scoperii dal sig. Niebuhr. Questi pero data ne
avea una pianta si iocbatta cbe combinata direbbesi non
sul luogo, nia colla sola reiiiiniscenza. La veduta che ne
da il sig. di Laborde presenta tutt'i caratteri deU'esattezza.
Quanto poi all' origine di queste auticliita egiziane , egli
premette 1' opinione sua, che intende poi di auipiameute
discutere nella sovr' annunziata opei-a , doversi cioe esse
attribuire ad una colonia egizia quivi stabilitasi per isca-
vare le niiniere di rame , giacclie la presenza di questo
uietallo vi si manifesta anche a' di nostri con visibilissimi
indizj. Tali scavamenti dovettero praticarsi su varj punti ,
e fra gli altri a Tuadi-Mugura , luogo un po' piii vicino
al mare, ove trovansi pure diversi quadri geroglilici. Questa
opinione, ginsta anche il giudizio deirillustre sig. Letroiine,
sembra la piu probabile (i). Perciocche avanzi di tempj
antichi veggonsi pure sulla niontagna degU Smeraldi , nella
strada di Berenice, al luogo d"nn egizio scavamento. Avanzi
poi del medesiino genere scoperti furono dal sig. Wilkinson
sulle montagrje porfiriiiche a mezzodi della valiata dello
Smaniinemo , ove giacciono i banchi di poriido scavati dai
(i) .Tonm. do* Sav. , i835, pag. 4-2
4aO fAUTE STRANIEHA.
KomanI sulla fine <3eir impero di Claudlo (i). Le miniere
di Khardassy nella Nubia presentano una noii dissiniile
circostanza. Sembra percio die tutt' i luoghl clove stablli-
vasi un durevole scavamento di qualsivoglla miniera dive-
njssei-o centre di numerosa popolazlone , dalla quale for-
mavasi una piccola citta co' teinpj suoi e colle sue tombe.
Tra le iscrizioni geroglifiche riferite dal sig. di Laborde
distinguonsi quelle relative ai due Osortasen I e II , della
1 6.* dinastia, il clie darebbe luogo a supporre che la co-
Ionia quivi stabilitasL ascendesse al secolo aa." innanzi
1' era cristiana.
I nostri viaggiatori continuarono il loro cammino per
lunghe , graniticlie e scabrose valli. L' ultima di esse , della
quale ci si da un' idea , merce d" una bella vignetta , non
ha per lo piii che la larghezza di 5o passi fra mura di
recce alte da looo a 1200 passi, e termina discendendo
con un dolce pendio sino ad un golfo del Mar Rosso fra
le palme di JDuhab , le qnali benche senza coltivazione
alcuna crescono rigogliose suU' estrema punta formatasi nel
golfo dalla sabbia e dalle pietre che spinte vi furono dalla
pioggia. L'autore nostro e d'avviso die quivi fosse il Ma-
dian di Jetro nomato nella Bibbia.
Quasi aU'estremita del golfo si trova uno scoglio del-
Taltezza di quattro piedi, sul quale ammassata vedesi una
quantita di piccole pietre che vi si gettano da ciascun
passeggiero. Tale antichissima costumanza che die 1' origine-
alia pill gran parte delle tombe (tumuli) dell'antichita,
qui si riferisce ad una maomettana alluslone della Bibbia.
Perclocche i musulmani pretendono che Abramo conducendo
il figliuolo suo al luogo del sacrificio gettasse delle pietre
contro del demonio che distoglierlo voleva daH'obbedienza
verso il Signore. Mossi da questa tradlzione eglino get-
tare sogliono alcune picciole pietre su certi luoghi, quasi
per esprimere le loro buone intenzioni e la volonta loro
di respignere e tenere lontani i perfidl consigli di quel
nemico deiruomo. Di fatto molti esempi se ne incontrano
sulla strada, per la cjuale i pellegrini recansi alia Mecca.
Questo scoglio serve di limite o di linea di demarcazione
tra i Beduini della penisola del Sinai e tutti gli Arabi del
settentrione.
(1) Journal of the Royal Geographiral Society of London, T. II,
pag. 53 , 55.
PARTE 6TUANIERA. 42I.
Di Ih. riuiontando lungo il golfo Elanitlco giugnesi di-
contro airisola di Graja, della quale ci si danao dae bel-
lissinie vedute, e girando intorno alle due curve del golfo
si arriva alia fortezza deWAkabah posta sulla riva orien-
tale all' estremita del golfo. La sua guarniglone poco av-
vezza a vedere una carovana s'l numerosa, fecesi incontro
ai viaggiatori , uou mai credendo ch' eglino fossero euro-
pei " Hassan-Aga (dice il sig. di Laborde) governatore della
fortezza d'Akabah, e per questo titolo , servitore umilis-
eimo di Moammetto-Ali , gia sulla bucata e lurida sua
veste gettato avea il bel labarro di scarlatto. Egli attor-
niato da' ceuciosi dignitarj della sua povera guarnigione
stava aspettandoci sovra uii piccolo terrazzo II mio
dragomanno presento al governatore la lettera d'Abib-EfFendi
( che il sig. Laborde procurata erasi al Cairo nell' ufficio del
Kiaia-Bei): fecesi inoltrare lo scrivano, vecchio arabo del
Cairo, il solo clie nella fortezza sapesse leggere : allora
da ciascuao seppesi chi noi fossimo , e la nostra impor-
tanza venue rapidamente diminuendo .... Dopo qualche
momento di esitazione , fu tuttavolta deliberate di pre-
starci assistenza. " I due viaggiatori giovaronsi di queste
buone disposizioni onde procacciarsi i mezzi co' quali giu-
gnere a Petra senza pericolo alcuno , giacche passata die
siasi la frontiera dalP anzidetto scoglio segnata, la prote-
zione dei loro conduttieri piu servire non poteva se non
di personale difesa :, e percio eglino per difendere i loro
dromedarj contare doveano piu ancora sulle proprie armi
da fuoco che su quelle di coloro da' quali erano scortati.
Spedirono quindi al capo della tribu degli Aralji Alauini
un negro con una lettera , onde ottenere la protezlone di
lui. Intanto si fecero ad esaminare i dintorai lieir AkabaJi ,
il fondo del golfo e la gran valle di Hcniek incassata, per
cost dire, fra su])erbe luontagne graniticlie. La quest' oc-
casione il sig. di Laborde prende a discutere la quistione
gia piu volte agitata, se nelle montuose catene della peni-
sola , e specialmente nella regione del Sinai sussistano
tracce di vulcaniche formazioni , e propende per 1' after-
mativa , a cio indottosi per piii indizj die gli senibrarono
evidenti. Egli confenno altresi un fatto gia da altri viag-
giatori osservato, cioe die il blforcamento dal siI,^ d"Anville
Begnato nel golfo Elanitico ed ammesso in tutte le carte ,
non altrinieuti sussiste, slccoiue prima di lui dubitato avea
4^2 PARTE STRAXIEKA.
il sig. Gossi E poco dope sog-
giugue die senza discutere le varie opinioni degli autori
e cosa evidente die quei pozjsi di bitume furono I'origine
del vulcano da cui distrutte vennero Sodoma e Gomorra e
le laelle loro pianure , e ch'essi per T irruzione delle ma-
terie vulcaniche formarono un largo bacino , in cui il Gior-
dano jjreclpitossi cessando dal corso suo verso il IMar Rosso.
" Questo bacino die prese poi i nomi di Mar Mor'.o e di
Lugo Asfiddde dove realmente ne'priiiil tempi, e nel rice-
vere le acque del fiume, esalare un fumo non dissimile
da quello d' una fornace. •>
Bibl. Ital T. LXXXII. 28
^2() TAUTE STI'wVNlEKX.
D' uopo e concetlere clie si fatta opinioiie preseiita non
pochi gracli di prolDabilita, e vuolsi altresi aggiungere che
essa pnnto noa ripugna a cio che la Genesi ne racconta ,
£;iacclie gli aiizidettl passl chiarameate ci dlmostrano che
il suolo della valle ove giace il IMar Morto era vulcanicoi
e qniiidl la divina Onnipotenza servii'si potea d' una vul-
canica eruzioiie per distruggere T enipia e libidlnosa Pen-
tapoli , subbissare facendone il terreno , e la gia ainena
e fertile piaiiura convertendo in un profrondo lago, il cjuale
servisse pol di ricettacolo alle acque del Giordano, di modo
che questo flume piu giugnere non potesse al Mar Rosso.
II sig. di Laborde preinette di volere neirakra gia annun-
ziata opera piii ampiamente discutere T opinione sua; e
noi pure ritornerenio allora di buon auinio su questo me-
desinio argomento.
Ci asterrenio dal seguire passo passo 1 due viaggiatori
ncllo scabroso e nionotono loro cauunino fra solitudini or-
rende, fra baize e scogli c burroni. Eglino al mattino del
a 6 di marzo del 1828, giorno di mercolcdi, gia trovavansl
nella misteriosa valle di Petra ( Uadi Musa ) dominata dal
monte Hor suUe cui cime la tradizione colioca la tomba
di Aronne: airimbrnnire posero i piedi tra le rovine della
metropoli de"" Nabatei. Essa al prinio sguardo dalla cima
del burrone , pel quale i due viaggiatori discesero venendo
dal uiezzodi , preseatasi coperta di avanzl di antichl edificj
nel grande circulto delle rupi che foratc da lulglinja di
tonibe, le forma tutt' airintorno quasi grandiosa decorazione.
Glace ai 3o° 58' di latitudlne settentrionale e 33° 40' di
longitudine dal meridiano di Parigl , sur tm territorio di
rocce e scogli, bagnato non di raeno da' ruscclli , che fra
burroni scoscendono. II sig. di Laborde sorpreso da mara-
vlglia per quella innumerevole quantlta di scavamenti e di
monumentali avanzi , smonto quasi smanioso dal suo dro-
niedario, e si fece a disegnarli. Noi non ne accenneremo
che i piu iniportanti , facendoci ad annoverarli anzi che a
descriverli ; giacche per darne un' esatta ed arapla contezza
d' uopo sarebbe 11 porre sotto 1' occhio de' leggltori ie belle
tavole onde 1' opera e corredata.
E primieramente un gran sepolcro scavato nella roccia
che riunire sembra i due particolari caratteri degli altrl mau-
solei da' quail e circondato : perciocclie la parte superlore e
d'uno stile die sente del siriaco-egiziano ; 1' inferlore tiene
PARTE STRANIEHA. ^2~
alio Stile greco-romano : alia destra di questo inoniimeuto
trovansi due altri sepolcri totalmente staccati dalla roccia ,
alia (juale altre volte appartenevano. Essi per la manlera
con ctii mostfansi scavati ci raininentano lo stile degl'In-
diani. Nel discendere al fondo della valle incontrasi una
colonna , solitario avanzo d' una basilica della quale di-
stinguesi ancora la forma per gli avaazi delle altre colonne
end' era adorna e del muro ond'era cinta. La lunga mit-
raglia di scogli che vi si estende alia destra , e che ri-
strignesi in picciolo quadro fa nascere tuttora una specie
di stordimento in clii T osserva per la prodigiosa quan-
tita delle touibe, dalle quali le sue pareti presentansi
ornate. Quale mai essere non dee sui sensi T impressione
da questo quadro prodotta, giacche non e desso accompa-
gnato fuorclie dal silenzio della morte ? Discendendo fra il
mezzodi e V oriente trovansi gli avanzi d' un grandiose
tempio di dorico stile. Gli Arabi dannogli il nome di pa-
lazzo di Faraone , serail Pharaon , nella stessa guisa die
egllno attribuire sogliono tutte le altre reliquie di questa
metropoli al generico nome de' grandi principi o sovrani.
" Memoranda lezione ( dice il sig. di Laborde ) alle preten-
sioni nostre per V immortalita ! » Di queste grandi rovine
non sussiste pur il nome del loro fondatore ! — Poco oltre
incontransi gli avanzi di un arco trionfale , di stile pari-
mente dorico. Gli ornamenti de' pilastri tuttora sussistenti
in piedi ci rammentano I'arco di trionfo in cui termina il
colonnato di Palmira dal lato d' oriente. Quivi un fiumicello
che porta pure il nome d'' Uadi Musa, perdesi negli scogli.
Fra i moltissirai sepolcrali scavamenti fa grande sorpresa un
ampio teatro; perciocclie penoso intraprendimento e al certo
lo scavare un teatro in una montagna; ma piii ancora es-
serlo dee lo scavarlo in uno scoglio. Gli scaglioni, ad onta
delle ingiurie del tempo, sono assai Ijene conservati: vi si
distingue il luogo della sceua; e non poche basi di colonne
lasciano congetturarne la disposizione. « Cio che plii fa
maraviglia in questo luogo destinato al piacere e il suo
dintorno. Ma quando rivolgasi il pensiero all' antica popo-
lazione dee ancor piii sorprenderci la non curante indifFe-
renza , colla quale clla assidevasi su questi scaglioni : da
per tutto la morte per orizzonte , e le dimore sue che
usurpavansi per sino le pareti d'un teatro. Strana dire-
zione dello spirito di tutto un popolo, clic abititasi all' idea
428 PARTE 8TRANIERA.
della morte, come Mitrlclate al veleno, per rendersene
insensibile ! »
Non lungt dal teatro sono due tombe che dalle altre si
distinguono per uno stile particolare e per una greca epi-
grafe scolpita a larghi caratteri sull' architrave ^ pero dalle
ingiurie del tempo si malconcia che al viaggiatore nostro
non riusci di leggerla. Tuttavolta egli spera di diciferarla e
darne poi la spiegazione nell'altra sua divisata opera, An-
che una tomba con latina iscrizione trovasi al fondo d'un
burrone , ove nella stagione delle piogge radunansi le acque
della v^Uata. Essa e tanto piu jmportante, quanto che ci
da il nome d'un magistrato romano, Quinto Pretesto Flo-
rentine che mori , in Petra , essendo governatore di questa
parte delP Arabia. La sua costruzlone appartenere sembra
ai tempi di Adriano o di Antonino Pio. Di qua , lungo il
corso d' un fiuinicello che cade debolmente balzando da una
rupe air altra , incontransi larghe tracce di un antico pa-
vimento , dalle quali scendesi in una strada pressoche sot-
terranea , perche fiancheggiata da alti scogli che colle loro
sommita quasi toccandosi ne troncano la luce del giomo.
Quivi sussiste tuttora un arco che per la grandlosa sua
apparenza direbbesi trlonfale. Esso e costrutto alia foggia
di quelli che dagli antichi praticavansi agP ingressi delle
citta , e con sorprendente arditezza riunisce le anzidette
muraglie di scogli in un luogo, il cui selvaggio aspetto
essere non potrebbe paragonato ad alcun' altra piii orrida
situazione. Non lungi da quest' arco , e nella parte sua
esterna sorge un grandiose monumento sepolcrale d'ordine
corintio con colonne , statue ed elegante frontispizio. Esso
e tutto scavato in un ceppo enorme e compatto, di pietra
bigia leggermente tinta d'ossido di ferro. La sua bella con-
servazione debbesl alia difesa che contro de' venti e delle
piogge fatta gli viene dagli scogli ond'e circondato. Gli Arabi
lo chiamano khasne Fliaraon, il tesoro di Faraone. Essi
credono che tale tesoro stia riposto nelP area che si vede
collocata nella piii alta parte del monumento. Ma questa
per loro mala sorte trovasi al sicuro d' ogni tentativo , e
quindi non lascia loro che un vano desiderio. Pero tutte
le volte che passano per quel burrone, arrestansi un mo-
mento , montano i loro fucili , niirano aU'arca e scagliando
il colpo sforzansi romperne qualche pezzo sperando di po-
terla iinalmente tutta abbattere e trarne il tesoro. L' urn^
PARTE STRANIERA. 4^0
feslste valorosaraente : allora eglino se ne partono mor-
morando contro del Re de' giganti , ch' ebbe T accortezza
di mettere il suo tesoro a centoventi piedi al di sopra delle
loro teste.
Mokl altri funerei mouumenti vengono dal sig. di La-
Ijorde descrivendosi pressoche tutti di ardiraentosa costru-
zione e di variate forme portanti rimpronta d' ogni antico
stile , ciclopeo , eglzio , iiido , greco , I'oniano !, alcuni de'
qtiali veggonsl internamente distinti coa camere e gallerie
di niodo die pote in essi comodainente pernottare la sua
carovana. Ed avanzi pure d'ogtii genere di monumenti sus-
sistono ne' dintorni della citta. Tra' quali non debbe qui
obbliarsi un teatro al doppio uso di naumacliia e di sce-
niche rappresentazioni. Vedesi il serbatojo deile acque scol-
pito perpendicolarniente nella roccia, alia profondita di otto
piedi, ed intonacato d' un mastice tuttora sussistente. Stra-
nissima cosa: uno spettacolo nautico fra la secchezza d'ogni
dintorno e Tarldita del deserto! Quale fu mai il popolo die
apfi qtleste immense rupi per apporvi il suggello della sua
foiza e del genio suo? Quale dima e mai questo die indora
de'suoi raggi le graziose forme di tante sculture vietando agli
inverni di romperne gl' intagli , di minorarne Talto rilievo?
Tutto e silenziot in questa profonda solitudine i soli gufi con-
servarono il loro lanientevole grido. L'afabo passa gettando
uno sguardo d' indifferenza su lavori con tanta maestria
eseguiti , e con dispregio pensando all' inutilita di tanti
sforzi per uno scope ch' ei non pure curasi d' indagare.
Quanto a noi , lasciando ad altri il rintracciare le vicende di
questa metropoli de' Nabatei , di questa vetustissima scala
pel commercio della Siria , della Palestina , della Fenicia ,
deU'Egltto, deir India e ben anco della Grecia e di Roma ,
di questa citta singolarlssima non per le sole sue rovine ,
die ci fanno perenne testimonianza dell' antica sua opu-
lenza , ma ancora perche ci si presenta pressodie tutta
nel sasso scavata ;, quanto a noi, all'aspetto di questa re-
gione die ci viene si vivamente rappresentata nelle tavole
die corredano T opera , ed il cui tristo e lugubre carattere
e troppo difficile a descriversi , iramedesimandoci co' pensieri
deir autore ci soccorrono alia memoria le tremende iniiiacce
de' profeti : FigUuolo dell' uomo (Gerem. xxxv) , volgi la tua
faccia verso il montc di Seir , e profeterai intorno ad esso
e gli dirai ■ - Queste cose dice il Signore Dio . Eccoini a
430 PVRTE STRANIERA.
te , 0 monte di Seir , ed io stenderb la nda mono sopra di
te , e U renderb desolato e deseito. — Io demoUrb le tue citta,
e tu sarai disabitato e conoscerai die io sono il Signore. —
Perche .... diiudesii a' figliuoli d'Israele Io scampo nel tempo
delta loro afflizione , . . . Ti ridurrb in solitudini eterne, e le
tue dtta non saranno ahitate (i). E le molte sorgenti e
r ammirabile fertilita di alcnni , benche pochissimi distretti,
sembrano fatti per raranientarci la felicita di cui questo
desolato paese godeva , innanzi clie sovr' esso gravitasse
una mano onnipossente.
I due viaggiatori nel loro ritorno visitare pur vollero 11
Sinai e I'Horeb , monti si celebri nella peregrinazione degli
Israeliti da Mose condotti. Interessante e la descrizione die
ne fa il sig. di Laborde. Noi non faremo clie sofFeriuarci
con lui al convento di Santa Caterina. Esso assidesi silen-
zioso nel mezzo di solitarie montagne: alia sua sinistra e
r Horeb , prolungamento del Sinai ; nel fondo estendesi la
pianura, nella quale il popolo d'Israele alzate avea le
tende : " All' entrare nel convento (dice il sig. di Laborde),
essendosi appena abbandonato il deserto , la poverta sua
e r inquieto aspetto de' suoi abitanti , provasi un piacere
di sorpresa trovandovi vin interno decente , mantenuto
con pulitezza , laionaci gai ed in buon essere , e quando
ascendesi nelle loro abitazioni , un modo d' esistere a cui
nulla aggiugnersi potrebbe per imprimere alia realta. una
piu grande attrattiva. Nondinieno quest'aria di tranquillita
e ben lungi dall' essere costante : nere nuvole traversano
non rare volte qnesto pacifico orizzonte. Al mio passaggio,
un pellegrino ricevuto avea nella coscia una palla, sca-
gliatagli con grande destrezza da itn Beduino , cbe lusin-
gavasi di colpirne un monaco. Cestui posto erasi in agguato
sulla punta di uno degli scogli che ne dominano le mura.
II convento erane inquieto , giacche le querele giungono
(i) II Seir, monte delT Idumea , h qui preso per tutto il paese
che ora cbiamasi Arabia deserta. La Nabatea non e rammentata
nella sacra Scrittura pi-inia de' libri de' Maccabei. Essa innanzi di
quest' epoca nou trovasi distinta dalP Idumea. La tradizione rife-
risce che sicconie il noma di Idumea deriya da quello di Edom
od Esau figliuolo d'Isacco , cosi il noma di Nabatea proviene da
quello di Nabaioth figliuolo d'Ismaele. V. il Calmet Diet. Bib. e
la Bibbia di Vence, Dissert, vol. IT, sulle 42 stazioni degli Israe-
liti, ecc, pag. 26^, ediz. di Milano.
PARTF, STRANTERA. 481
di rado slno all'effusione del sangne : stavasl parlanicntando,
e la quistione avra ceftameiite avuto un esito felice dopo
la mia partenza. Questa contiana inqiiletudine in un sog-
glorno si tranquillo non potc a meuo di divenire una specie
dl abitudine col Inngo scorrere del tempo. Quando ricer-
care si voglia nelle innumerevoli reiazioni de' pellegrini ,
trovasi die ben anticlii sono siffatti disturbi e lanienti. Nel
1598, Arrante di Polschitz visitare non ]>ote i monti Sinai
e di Santa Caterina , se non coUa srorta di qualche Arabo,
giacche nessuno de'monacl segiiirlo oso , temendo d' essere
molestato o fatto prigioniere dai Bednini. n L' autore passa
poi a descrivere la cliiesa del convento , degna di par-
ticolare attenzione pel sue stile e pe' siioi ornamenti , ma
piu ancora per un grande musaico , ond' e adorna Tabside.
Questo stato non era giammai delineate , e quindi ne appare
per la prima volta il disegno in quest' opera : rappresenta
nel lato destro Mose nell' atto di ricevere le ti^vole della
legge , nel sinistro lo stesso profeta in ginoccbio dinanzi
al roveto ardente. Nel fondo della volta e espressa la Tras-
figurazione , die fu gia il simbolo del convento. Nei due
medaglioni collocati nella parte piu elevata vedonsi le ima-
gini de' fondatori del convento , T imperatore Giustiniano e
Teodora sua moglie.
Le cose da noi fin qui riferite ci sembrano piu cbe
bastevoli per dare a' leggitori nostrl un'esatta idea dell'im-
portanza di qnesto viaggio. Percio ci asterremo dairaccom-
pagnare i due viaggiatori nel loro ritorno al Cairo. Ag-
giugnere bensi dobbiamo cbe il sig. di Laborde corredare
pur voUe T opera sua di belle notizie geologicbe e di una
Flora de' vegetabili da lui nel suo viaggio raccolti. Ora
I'Arabia , questa grande penisola , questa misteriosa , co-
mecbe celeberrima regione , in addietro pocbissirao cono-
sciuta , ci si presenta , per cosi dire, in |Meno giorno ,
merce dei viaggi , e delle ardimentose indagini de' signori
di Laborde, Linant e Burckhardt. Sotto il nome suo in-
dicavasi anticamcnte tutta la penisola tra I'lndo ed il ]\Lar
Rosso, e comprendeva il deserto sino all' Eiifrave;, divide-
vasi poi in tre parti VArnhia felice (I'Hadramant, I'Yemen
ed luia parte delTodicrno Hedjaz ) ; VAiabin dcscrta ( tutto
il paese tra le anzidette tre provincie, le coste del Golfo
Persico , 1" Eiifrate e la Siria ) ; V Arabia pctrea . clie aveva
per limit], all' occideiite 1" Egltto , tirando una iin^a da
432 PARTE STRANIEUV.
Peluslo , e seguendo i terreni colli vati sino a Snez , al niez-
zodi il Mar Rosso, al settentiione la Giudea ed il lago
Asfaltide , ed all' oriente il gran deserto, allargandone piii
0 meno i confini , secondo i bisogni della popolazione o
le alleanze clie andavaiio contraeiidosi tra genti nomade.
1 monti Sinai ed Horel) sono in essa compresi. Pero anti-
camente era abitata dagli Iduniei, dai Madianiti , daglL
Ammoniti , dai Moabiti e da altri popoli d" araba stirpe.
Tutti questi nomi si confasero piu tardi in quello de' Na-
batei. Costoro , de' quali dagli autori aralii vantansi ad
un' epoca assai remota le scienze e la civilta , ed una lin-
gua quanto il niondo antica , formavano una tribu die
pressoche sconosciuta serbossi sino a clie o pel commer-
cio , o per avvenimenti la cui luenioria non pervenne sino
a noi , acquisto un' iuiportanza , per la quale pote da
principio proteggere , poscia a se riunire tutte le altre
tribu. Petra la loro metropoli posta nella parte la nieno
sterile e quindi la plii popolata , divenne ben tosto I'em-
porio o la scala a cui tendevano tutti i viaggi , tutte le
speculazioni delle tribii circonvicine. Tanta prosperita at-
trarre doveva naturalniente lo sguardo e la cupidigia di
possenti nazioni. Le sue rovine attestano che passo pure
sotto la doniinazione dei Greci e del Romani. Ora questo
paese non e abitato che da poche tribu nomadi: non sarebbe
quindi possibile il ben deierminarne la popolazione. A' di
nostri I'Araljia Petrea conserva i luedesimi limiti che dati
le furono dagli antichi, e pub in tre parti dividersi , dalle
quali e facile il rilevare si la sua geologica conformazione,
come i politici ed econoniici suoi niezzi. La prima parte,
che e la piu considerabile, consiste in deserti scogliosij la
seconda , in pianure o deserti di sabbia ^ la terza in un
paese fertile ed abitato. Colla prima di esse divisioni , la
quale contiene oltre a due terzi della penisola , intendersi
dee specialmente tutto il paese tra Suez e VAkabah ( tra
il 3o° ed il 28° di latitudine , ed il 3o° 3o', ed il 33° 3o' di
longitudine dai meridiano di Parigi) e la parte che estea-
desi al settentrione di questa fortezza , ed in particolare
air occidente dell' C^adj Araba sopra una larghezza di 12 a
16 leghe.
G.
433
APPENDICE ITALIANA.
Due lettere sopra il Musaico dl Pompcl del professor e
abate Gio. Batdsta Baizini. — Bergamo, i836,
dalla stamperia ]\Iazzoleni. In 8.°, di pag. Sy, con
una bella tavola rapprcsentante il musaico stesso,
lir. 4 austr. In Milano si vende dalla Societd tipo-
grafica de Classici italiani , contr. di S. Margherita.
Jl professore Baizini sin dal febbrajo l834pubblic6 nella
Gazzetta cli INIilano una sua lettera intorno al famoso mu-
saico cU Pompei ; e concorrendo nelP opinione del signer
Quaranta, die P artista abbia voluto rappresentare la bat-
taglia d'Isso, Pavvaloro d' ingegnosl riscontri del musaico
stesso col testo di Q. Curzio. La Biblioteca italiana si era
mostrata gia prima inclinata a riconoscere come molto pro-
babile sifl'atta opitaione ; ne piii fece parola di quel mu-
saico , se non cjuando il signer Palin c piii tardi il signer
Sanchez proposero nuove spiegazioni. Sarebbe debito di ua
giornale consacrato specialmeiite alP archeologia il racco-
gliere ed esaminare tutto quelle clie gli eruditi vengono
pubblicando di mane in mane sopra quelPinsigne lavere i
ma P ufticio d' un giornale come il nostro crediamo die sia
bastevohiiente compiuto , quando esse annunzia tutte le
nuove congetture o spiegazioni. Qaesto sia detto a disin-
gannare il prof. Baizini se mai gli andasse per P aniino
qualche dubbio , die il silenzie della Biblioteca italiana
intorno alia sua lettera sia proceduto da peca stima ^ del
qual dnbbie ci par di trovare qualche indizio in alcune
parole del lilno che era annunziamo.
Piii apertamente si duole il prof. Baitini , pcrche la Bi-
blioteca italiana al)bia compresa insieme coUe altre la sua
spiegazione sotte il nome di congetture: e per epigrafe di
questa lagnanza intuona il virgiliano qucEve Imnc tarn bar-
bara morem rennittit patria ? hospitio prohibemur arence ?
Ma noi domanderenio al sig. professore s' egli parla q'^i
in nome proprio, o se per ligura rettorica lia tolte a pe-
rorare la causa delP opinione da lui sostenuta. Ncl primo
434 APPENDICE ITALIA.N.\.
caso ci fa molto onore questo suo desiderio di essere no-
minato nel nostro giornale ; e se avessimo potuto indovi-
narlo non ci sareljlje stato grave per certo il far raenzione
d' ua uomo clie coltiva con tanto amore e non senza feli-
cita i Ijuoni studj ; nel secondo caso poi dobbiamo avver-
tirlo che all' opinione da lui adottata noi non solamente
avevamo gia dato ospizio, ma fatto anzi bnon vise , anclie
prima d'aver veduta la lettera con cui gli piacque di con-
validarla; sicclie questa classica citazione con cui il sig.
professore viene accnsandoci di barbarie, non e soltanto
contraria alia gentilezza di cui le lettere dovrebbon essere
consigliatrici, ma e anche destituita d' ogni buon fonda-
mento. Diremo cosa die forse dispiacera al professor Bai-
zini , ma noi portianio opinione che in queste materie il
rnerito consista nel primo cenno. Quando uno ha detto =
il musaico di, Pompei rappresenta la battaglia (V Isso = gia
tutti sanno che deve ricorrere ad Arriano od a Q. Curzio
chi vuol conoscere quanto sia credibile una tale asserzione;
e noi pure avevamo un Q. Curzio , e prima di dire che
ne pareva prolDabile 1' opinione del signor Quaranta, rileg-
gemmo anche noi la descrizione della Jjattaglia d' Isso che
quello storico ci ha lasciata. E perche ne parve di rinve-
nirvi moiti riscontri coU' opera dell' artista giudicammo pro-
babile 1' opinione di quell' illustre archeologo. Probabile ,
diciamo , e non ceita ; e cos'i ripetiamo tuttora ; benche il
prof. Baizini maravigliandosi , non sappiamo ben dire se
della poca nostra logica o della nostra ingiustizia e bar-
Ijarie , ci dica : Ma domando io se i dati storici sominini-
stratici da Q. Curzio si possano chiamare col nome di sem-
plici congctture. Si ( noi gli rispondiamo ) , sig. professore ;
col nome di semplice congettura ; la quale benche al parer
nostro sia probabile piu delle altre , e lontana pero e Ion-
tana forse ancora non poco da quella certezza a cui ella
vorreljbe innalzarla.
A farci dnbitare della certezza di questa opinione con-
tribuisce sopra tntto I' oscurita in cui essa ci lascia rispetto
al guerriero trafitto dal supposto Alessaadro; il quale per
la compassione che ne mostrano tutti i suoi , e per essere
collocato in parte cosi ragguardevole , dovrebb' essere forse
ojnsiderato come uno dei personaggi principali del quadro.
E nel vero , benche il sig. Baizini s'immagini che i ca-
valieri persiani coi gesti e coi volti persuadano Dario a
APPENDICE ITALIANA. 435
fngg'u'P , .1 noi parve sempre A'ederlL tuttl intentl in quel solo
trafitto : e quel medesiiiio clie al dire del nostro interprete
appressa il cavallp al cocchio perche il Re possa fuggire,
ancU'egli e rivolto (e piii visibilmente anzi d' ogni altro )
alTucciso, e in atto di grande pieta ben dimostra die di
liii solo gli cale. Si diiebbe clie costni, cbiunque egli sia o
compagno o scudiero, poicbe vide cidere il cavallo del suo
vicino si afFrettava di cedergll il proprio; ed ora e dolente
al vedere la sua pieta fatta inutile dalia ferocia del ne-
mico , clie gia sul cavallo ha trafitto anche il cavaliero.
Ne quello e il momento in cui si possa supporre clie
Dario voglia scendere dal cocchio, mentre il nemico e
tanto vicino che quasi lo tocca, e I'auriga allenta le re-
dini ai cavalli , e colla sferza si studia di affrettarne la
fuga. Ke Dario, o qualunque sia il uome da darsi al guer-
riero del coccliio , accenna punto ( siccome pare al prof.
Baizini ) di volerne discendere ; ma bensl mentre stende
la destra verso il trafitto in segno di compassione e di
raccapviccio, colla manca intanto si appoggia alia spoiida
del carro, e pare clie se ne faccla puntello per non essere
trabalzato.
A questo si aggiuuga che il sig. professore vede con
sicurezza due teste di sparvieri intorno al collo di Dario
e degli altri persiani, mentre sono probaljlllssimamente
due teste di serpi , e tali parranno , crediamo , anche ai no-
strl lettori: e il prof. Baizini sa certaniente che gli sparvieri
non dovrelsbero essere un fermaglio d" oro o d' altro metallo
in rilievo , ma ricamati in quella parte del vestimento reale
che dicevasi palla. Potremmo altresi mettere in dubbio se
sia projirio iino scudo quel disco lucente che giace presso
al cocchio di Dario ; se sia probabile clie Dario stesso
avesse gettate le insegne real! in quel punto che il signor
Baizini suppone rappresentato dall'artista; e piu ancora
se sia probabile che gettando coteste insegne avesse vo-
Uito pero conservare un berretto diverso dngli altri, che
solo bastava a distruggere il motivo di quello spogliarsi ,
cioe a farlo ricoaoscere tra' suoi da' neniici die lo avreb-
bero inseguito. Ma noi non aljbiamo intenzione di confu-
tare il libro del sig. Baizini, ne di minare le fondamenta
d' un edificio al quale abbiamo gik detto di avere fino ad
un certo punto applaudito anche noi. II prof. Baizini legga
436 APPENDICE ITALIAN.!.
Topuscolo del sig. Sanchez (i) e si persuadera che po-
tremmo addurre moke altre ragioni, non diremo a di-
struggelre ( come il sig. Sanchez pretende ) , ma almeno a
render duhbiosa T opinione da lui abbracciata. E polche
la materia ci ha condotti a parlare di quest' opuscolo , il
sig. Baizini si maravigliera di non trovarvi citata la sua
lettera : ma pensi quanto possa esser giusta la sua mara-
viglia, quando egli pubblica un libro sopra questo argo-
mento, e passa in silenzio una scrittura di tanta impor-
tanza — Dirk che non n' ebbe notizia — E sia pure: ma
consideri il sig. professore quanto egli possa ragionevolmente
pretendere che sia divisa dalle congetture e adottata come
certezza un' opinione alia quale egli non sa quali obbie-
zioni siano state fatte dai dotti. E sopra tutto consideri
se sia ragionevole uscire dai termini della letteraria tol-
leranza per sifFatte cagioni : e si persuada che ne in prosa
ne in versi , ne in italiano ne in latino non e lecito mai
dilungarsi dalla gentilezza. A.
Sadie di Qiiinto Settano recate in vcrsi italiani da
Melchior MissiRiNi. Edizione seconda rifiisa dai
traduttore. — Firenze, i835, presso Leonardo Ciar-
detd , in 8.°, di pag. 264.
Lodovico Sergardi fece un deplorabile abuso del forte
sue ingegno. 11 caso di una privata animosita contro Gian
Yincenzo Gravina lo volse alia satira;, alia quale per acu-
me di mente e vivacita di stile pote credersi nato , ma
gli mancava il j^rincipal fondamento, 1' esempio dei proprj
costumi. Aggiungasi che sebbene di quando in quando si
allarghi a parlare dei vizj del suo secolo, come vuole I'uf-
ficio della satira propriamenie detta , d' ordinario pero in-
veisce contro il solo Gravina, e discende cosi dai seggio
nobilissimo del censore per gettarsi fra la turba de' sico-
fanti a sfogare una privata vendetta. Non migliore del suo
avversario come uomo, ne pari a lui certaraente come filo-
sofo od erudito , abuso di quell' unica dote in cui sentiva di
essergli superiore , per ottenere conti'o di lui itna vittoria
(i) 1/ gran. Musaico Pompejano spiegato. ecc. Napoli, tipogr.
Tvani, ]835. V. Bibl. Ital. , niarzo aan. corr. , pag. 438.
APrENDICE ITALIANA. 437
piiittosto celebre che gloriosa. Perocche a dir vero la
gloria del Sergardi consiste presso clie tutta nella piu-ita e
nella squisita eleganza del suo latino ^ ma clii vorrebbe
j>aragonar questo pregio alia sapienza del Gravina? E
mentre si arrogava di mettere a sindacato non pur 1' in-
gegno ina i costumi del suo avversario, compose un libro
immorale per quello spirito di vendetta onde muove, e
piu ancora per mille invereconde espressloni.
II sig. Missirini che ne ha fatta una bella traduzione si
attenne all' edizione di Lucca del 1783, perche le altre
sono lorde di oscenita che salvo il pudore non poteano se-
guirsi. Nella sua prefazione poi egli dice alcune cose veris-
sirae intorno all'iitilita della satira; ma non possiamo con-
venire pienamente con lui dov' entra a fare 1' apologia del
Sergardi; e meno ancora dove pare che impugni auch'egli
la sferza contro il Gravina. Ma di cio ne basti cotesto
cenno ; e piuttosto, per far conoscere i pregi della tradu-
zione , e dare un saggio dell' opera a chi non ne avesse
ancora notizia trascriviamo alcune parti della satira intito-
lata II Snldmhanchi.
Coniincia il poeta dal ridersi dl Filodemo (il Gravina)
che recavasi, com' egli dice, a titolo dl lode le sue stesse
censure; gli promette di dargli materia da pascere quanto
mai voglia questa sua snianla di andare per I'altrui bocca ,
e perche i fattl non siano minori delle parole, comincia:
Sapete come in Iloma entrb costui ?
Di ladro a giiisa, che fra Cappe etrusche
Consacra il collo a tiberin capestro.
Pol lo sferza come superlDO del favore dei grandi col quail
scorreva in cocchio le vie di Roma quasi dimentlco del-
r abbietta sua origine ; e lo deride come vano di parer
glovine e bello; mentre (dice)
Quanto meglio saria cost hel ceffo
Porre in un orto qual nuovo Priapo,
Che alinen seivendo allor di spauracchio
AgU augelli , potria serbare intatte
Le cene di Zenon !
Qulndi trapassa a parlare dl lui, anzl a vltuperarlo, come
letterato e filosofo, e aflcrma che non sa di greco piii di
quattro o sei voci apprese nella fanciullczza, bcnclie osi
sentenziare di Pindaro e di Omero, e che lascio rodere ai
topi Bartolo e Baldo , iDcnclie si space! giureconsulto.
^38 APPENDICE ITALIANA.
Oh pwHbonda toga, e non ti adonti
Di ricovrir questo csecrato avanzo
Del fulmine celeste ? A che non veil ,
Vria che soffiir cost villan dispreglo ,
Le lorde ciarpe ad accresccre in ghetto?
E meglio appigionarti a vil moneta ,
E meglio pender fracida da un chlodo ,
Che servire di basio a un ciiico abbietto.
Ami altro uffizio ? Venditi al Bargello
Quando tende ai malvagi accorte insidie
In mentltcL zimarra : ovvero allora ,
Che il baccanal tuniuUo in Roma ferve ,
Concediti a Pantea , che imbellettata
E sozza , invita il motteggiar del corso.
Ne sei (continua cUcendo) miglior poeta die giureconsul-
toi e tu
puol se ti place
Convitato d"" altnii rubar gU argenti ,
Le biancherie , le lampade , e il pitale
Anche imbolare, ma non far giammai
Che pill ti venga di scriver prurito,
Che non mertan i fodi un tal supplizio !
E di filosofo e letterato lo conslglia a farsi difFonditore
segreto di turpi novelle, o bacchettone iinpostore, o pint-
tosto compagno al ciarlatano Bagoa
Che conta al vulgo le sconfitte Odrisie
E sa far saltcllar la cagnoletta.
Delia bestiola tu la ciira avrai ,
Til la istndsci ad annusare il putto
Che il letto scompiscib. Tu la comanda
Con voci greche , e a un cenno tuo trimpelll
La lira, e batta il tamburello, e scopra
Chi si ubriaca , chi stravizia , o sempre
Ritrova da piatir colla mogliera.
E qui vieii descriveado tutto quello ch' e ufficio de' saltim-
banchi, e se ne fa maestro egli stesso a Filodemo coti-
chiudendo poi:
Questo sol pub sperarsi, o Filodemo,
Dal senno-tuo: ma se di piii ti arrischi ,
Non ti potran mancar peti e risate ,
E tese man con amendue le fiche.
Noi non fareino nessun commento a questi versi ; che
quasi c' increscc di averli trascriiti. In ua glornale del
APPENDICE IT A LIANA. 409
secolo scorso troviamo detto die il Parini dispcnindo dl
acquistarsi mai gloria colle sue produzioni, cercava una qual-
die celehrita criticando il Bandiera. A qnesti gludizj , liea-
che ingiusti , possiamo ridere , e citarli in eseinpio a pro-
posito di certl facili sentenziatori , ai c[uali coa cjnattro
righe pare pi'oprio o di aver geltato per sempre nelP ob-
blio un grand' uomo, o di aver fatta la nicclua e dentrovi
anche il santo clie i posteri poi adoreranno ; ma le cru-
delta letterarie del Sergardi chi puo leggerle e non afflig-
gersi , considerando quanto T uomo puo e vuole talvolta
abusar dell' ingegno ? A.
Angela tiranno dl Padova , dramrna di Vittore Hugo.
Prima iersione italiaiia di Qactauo Barbieri. —
Milano , 1806, presso la ditla Angela Bonfanli,
cont. dclla Passnrclla , n° 488, in 12.'^, dipag. ]53,
cul litratto dell autore , lir. i ital.
A qnesto dramina precedono alcuni cennl su la vita
deir autore estratti dalf opera intitolata, Di Vittore Hugo, e
del Romanticlsmo in Francia ecc, e pubblicata dal Cantii
in Miiano uel 1834. Nei quali cenni si narra che Vittore
nacque a Besanzone nel giorno 2,6 febbrajo 1802. Suo pa-
dre era colonnello e sua madre Sofia Trebuchet era figlia
di nn armatore di Nantes. Non conta.va clie sei settimane
di vita, quando la sua famiglia tragitto nell' Isola d' Ellia.
Ivi passo tre anai , e nel i8o5 torno con sua madre a
Parigi , donde dopo due anni ragglunse il padre die go-
vernava Aveillno, e faceva guerra agli assassini, e singo-
larmente alia fauiosa masnada coniandata da Fra Diavolo.
Dal 1809 al 181 1 visse in Francia colla madre n donna
di frandii sensi che toltasi al mondo per dedicarsi intera
ai suoi tre iigli li allevava con tenerezza contegnosa, di-
sc iplina regolare ed imperiosa, seuza gran dimestichezza,
e trattenendoli in discorsi serj ed istruttivi. " Fatto suo
padre generate, e governatore di due provincie spagnuole,
Vittore passo cola nel 181 i colla famiglia, ed era desti-
nato paggio del re Giuseppe. Ma la mutata fortuna fece
che sua madre nel 18 12 lo riconducesse a Parigi, dove
tutto st dedico alio studio. Nel 1016 ordi una tragedia sul
ritorno di Luigi XVIII , e l' anno dopo ne comincio ma
uon liiii un' altra intitolata Athelic 0 gli Scandiiuui. Nello
44° APPENDICE ITALIANA,
stesso anno aveva mandato al concorso dell' accademia gli
Avvantaggi dello studio ; ed avrebbe riportato il premio, se i!
suo dirsi di i5 anni non fosse stata riputata menzogna .
RiportoUo poi nel 1819 quando pei giuochi floreali canto
la Statua di Enrico IF e le Fergini di Ferduno. Uscendo
di fanciullo erasi innamorato di una giovane degna di lui ;
ma per la disparita della fortuna non la ottenne dai ge-
nitori, onde il Prima sospiro rivelo il suo dolore. E Tamore
fattosi in lui fonte di poesia, egli pubblico allora le Prime
odi colle quali canto i Borboni , e la religione, e VEpistola
a Bruto, e il Tii e Foi, e la traduzione di Lucano , e di
Virgilio pubblicata sotto altrui nome; e per un giornale
intitolato Conservatore letterario , di cui era collaboratore,
compose versi classici, ed articoli sn Walter-Scott, Byron,
Moore, e sulle Prime meditazioni che allora comparvero
di LaMartine. Conversava in quel tempo con Bonald, con
La-Mennais, con Cliateaubriand, che lo chiamava sublime
fanciullo. II re Luigi gli accordo una pensione, e " final-
luente nell' ottoljre 1822 ottenne la mano die agognava,
e nei nove annl che da quel tempo decorsero consoiido la
sua fania. "
A questi cenni, segue la prefazione, con cui Tautore
tenta di cliiarire la ragione del suo lavoro , e di mostrare
qual concetto egli si formi del teatro in generale, e con
quale intendimento abbla composto il suo dramma. /< Non
si puo abljastanza ripeterlo, egli dice. Chiunque aliljia nie-
ditati i bisogni della societa , ai quali debbono sempre cor-
rispondere i tentativi dell' arte, ravvisa ogni di piii che il
teatro e una palestra d'insegnamento. II dramma, qual
r autore di questo avrebbe intenzione di foggiarlo , e come
potrebbe riuscire in cio un uomo di genio, Iia T obbligo di
compartire una filosofia al volgo, una formola alle idee,
muscoli alia poesia , la realta della vita a chi non cerca
il secondo line della rappresentazione, alle anime sitibonde
di coxumozioni un refrigerio , alle piaghe secrete del cuore
un farmaco, a ciascuno un consiglio, a tiuti una legge. »
Cio in quanto al teatro e al dramma in generale ; in
quanto poi al presente dramma in particolare, gl" intendi-
menti dell' autore furono : " accoppiare in quest' opera ,
per appagare quel bisogno dello spirito che vuol sempre
sentire il passato nel presente , e il presente nel pas-
satQ, accoppiare all' elemento eterno, airelemento umano.
APPENDICE ITALIAN A. ^4 1
all'elemento sociale ua elemento storico: dipingere qnnsi di
fianco , e prendendone il soggetto dalT elemento introdotto
non solamente I' uoino e la donna, ma tntto nn secolo,
tutto un clima, tutto un grado di civika , tutto iin popolo :
f'ahljricare, senza dipartirsi dai dati speciali della storia ,
sii qnesto concetto un avveniiiiento tanto semplice e vero ,
tanto palpitante di vita, tanto I'eale die agli occlii della
nioltitudine possa celare 1' idea primitiva, come la carne
asconde le ossa. »
Dopo questi preamboli si viene al dramma. II fatto die
ne forma il soggetto si suppone avvennto in Padova Tanno
1549. I personaggi sono Angelo Malipiero podesta di quella
citta, e Caterina Bragadin sua moglie, la commediaiite
Tisbe, Rodolfo avveaturiere , Omodei spione, Anafesto Ga-
leofa conlidente di Rodolfo, le due cameriere Reginella e
Dafne, un paggio moro, un usciere con alcune guardie, il
decano di S. Antonio, e I'arciprete di Padova. Anziclie
in atti, il dramma e diviso in tre parti chiamate giornate,
delle quali la prima ha per titolo la Gliiave, la seconda il
Crocifisso, la terza il Bianco ed il Nero.
La prima giornata si apre con una festa di ballo che
da la commediante Tisbe. Qiiesta Tisbe e liglia di una
povera donna senza marito che cantava canzoni morlacche
per le strade di Brescia. Una di queste canzoni spiacque
ad un senatore veneziano che disse al bargello che la
seguiva; « alia forca quella donna. Nello stato di Venezia
detto fatto. La donna fu subito arrestata. » Ma una liglia
del senatore n'ebbe compassione ; prego per essa, e ne
ottenne la vita. La salvata regalo alia sua salvatrice ua
crocilisso d' ottone dicendole : Signorina , questo crocifisso
la lo conservi , le portera fortuna. Ora la Tisbe cerca dap-
pertutto la donzella a cui deve la vita della madre, e pro-
mette un premio di diecimila zecchini d' oro a chi sapra
darne contezza. Tuttocio ella conllda al podesta Angelo
Malipiero, ch' e fieramente innamorato , e geloso di lei,
senza essere in alcuna guisa corrisposto; poiche Tisbe ama
perdutamente X avvenmriere Rodolfo , che dice essere suo
fratello; il qual Rodolfo poi la tradisce , ed arde di secreto
violentissimo amore per la moglie del podesta. Intanto il
prlmicerio della chiesa di S. Marco di Venezia " uno dei
grandi amici della commediante " le spedisce in dono col
mezzo di Omodei falso idiota e vera spia , due ampoUe
Bihl ItuL T. LXXXII. -^9
^.^a APPENDICE ITALIANA.
\ma contenente un liquor bianco « die fa dormU'e per la
ore di un sonno somigliante alia raorte " , 1' altra un liquor
nero " die e un veleno della natura di quel terribile che
Malaspina fece inghiottire al Papa enlro una pillola di aloe. "
Dopo alcune scene, in cui il podesta, Tisbe e Rodolfo
dicliiarano i loro amori, e s' ingannano a vicenda, questo
Oraodei cbe si raostra informatissinio di tutte le avventure
nate a Rodolfo ofFre a questo d' introdurlo a inezza notte
nelle stanze di quella che ania, cioe di Caterina Bragadin \
ed un momento dopo offre a Tisbe di rivelarle gl' intriglu
di Rodolfo, e di condurla cola dov'egli doveva recarsi ,
purclie possa avere dal podesta una piccola chiave che in
forma di giojello egli porta attaccata alia sua collana; la
qual chiave Tisbe ottiene facilmente seducendo con fem-
minili lusingbe I'amante suo.
Nella seconda giornata, intitolata il Crocifisso, nella
stanza da letto del podesta Angelo Malipiero, Caterina
prega e sospira per I'amante Rodolfo che non vede da
cinque settlmane, e le due cameriere stanno ciarlando.
All' improvviso per una porta secreta Omodei introduce
Rodolfo, gli suggerisce alcune cautele, e quindi si ritira
lasciando una lettera sopra la tavola. I due amanti si trat-
tengono in affettuosi discorsi, quando cade ad essi sott'occhio
la lettera di Omodei cli' e di questo tenore : " Vi sono
taluni che s' inebbriano di vino di Cipro, altri cbe si beano
soltanto di una raffinata vendetta. Signora, un birro che ama
e cosa di ben lieve conto , ma un l)irro che si vendica e
cosa ben d' alto conto. " Caterina allora narra a Rodolfo
che Omodei un tempo ardi dichiararsele aniante e che ella
lo fece scacclarei ed entrambi disperano della sorte loro.
in quella si scorge un lume. Caterina nasconde Rodolfo
neir oratorio contiguo alia stanza, e subito dopo per la
stessa porta secreta entra Tisbe. La quale dopo raolte
esplorazioni , fatta certa per non dubbi segni cbe Rodolfo
deve trovarsi in quel luogo sfoga F ira sua contro la rivale
con rimprovero, con iavettive, con minacce; ma la vista
di un crocifisso di ottone appeso al muro ch' ella riconosce
esser quello die la madre sua dono a Brescia alia giovi-
netta che le salvava la vita, la qual gioviiietta era senza
alcun dubbio Caterina stessa, fa che cangi ad un tratto
sensi e parole. lataato il podesta che dormiva nella stanza
contigua, svegliato dal ruraore, viene in quella- della moglie.
APrENDICK ITiVLIiNA. 44.3
Tisbe gll da ail intendere di essersi quiyi recata a quel-
r ora per avvertirlo di una insidia che si teiide coatro
di liii, e lo prega di voleila accompagnare sino alia sua
lettiga. Per tal guisa ella agevola il modo a Kodolfo di
fuggire, e a Caterina di salvarsi.
La terza glornata e intltolata il Bianco ed il Nero, e si
divide in due parti. Nella prima parte Omodei che aveva
intercetto una lettera scritta da Rodolfo a Caterina, cade
trafitto : ma prima di morire adopera die qiiesta lettera
sia consegnata al podesta. II quale per tal moJo fatto con-
sapevole delP intrigo di sua moglie, vuole che muoja ; e
quindi ordina al decano di S. Antonio che faccia subito
celebrare magnifiche esequle per una persona che deve
morire , ed all' arciprete die si rechi neir oratorio domestico
a confessar questa persona, ed a prepararla alia morte.
Poi fatta chiamare Tisbe le narra V accadato e le mostra
la lettera fatale, dal cui tenore ella rlleva di quanto amore
Rodolfo ami Caterina. Pure ferma nel generoso pensiero
di salvar la salvatrice di sua madre , ella persuade il po-
desta che troppo si dlvulgherebbe il disonore di lui se
facesse decapitare la moglie dal carnefice, e che sarebbe piu.
espediente farla morire di veleno, al quale eflfetto ella
avrebbe pronto il veleno Malaspina. Percio Angelo intima
a Caterina che deve morire , purche non disveli il nome
dell'amante che scrisse la lettera intercetta, e le lascia
un' ora di tempo per risolversi. In mezzo alle angustie
della condannata , Rodolfo viene ancora a farle una visita.
Ella gli tace la sorte che I'e riservata, ed egli per la se-
conda volta riesce a fuggire. Torna il podesta con Tisbe,
e tra per le violenze del marito , tra pei conforti della
donna, Caterina prende il veleno. Angelo ordina a due
guardie che la trasportino nel sotterraneo della tomba , e
Tisbe, partito il podesta, promette a quelle guardie 200
zecchini perche facciano a suo modo. Si can2;ia scena al
cominciare della seconda parte , e Caterina che in vece del
liquor nero aveva bevuto il bianco, ed era percio assopita
e non morta , viene portata dalle due guardie nelle stanza
di Tisbe e deposta nel letto. Qulvi sopragginnge Rodolfo,
il quale credendo che Caterina fosse stata avvelenata da
Tisbe dice a questa schiettamente c'le vuole ammazzarla.
Tisbe vuol prima sapere se egli veramente aniava Cate-
rina , e Rodolfo dicendole che non solo perdutamente
444 AriMNDicr. rrA.LiANA.
Tainava, ma clie era la sola che avesse ainato giammai , la
sola ! ella disperata gli coiifessa di averla uccisa , onde Ro-
dolfo fnori di se la trafigge nel cuore. In quella Caterina
si risente : Rodolfo estatico esclania: clii ti ha salvata ?
10 . . . per te : risponde Tisbe nioriente. Due cavalli atten-
dono i due amanti che fra tre ore potraniio uscir dallo
Stato dl Venezia. E cosi il dramma fiiiisce.
Le passioni sono antiche come il mondo. Piu o meno
violente, sfrenate piu o meiio a seconda dei tempi e dei
progressi della ragione e della civilta, esse sono sempre
la prima potenza della vita , il principio movente dell' u-
mana moralita. Pero slccome gli uominl hamio le loro
proprie fisonomie , cosi le passioni di ciascheduna epoca
hanno carattere particolare che le distingue, una forma
esteriore, la quale con una serie infinita di perrautazioni
e di aspetti avvicinandosi ora aU'uno, era all'altro estremo,
ondeggia in certa guisa tra la sincerita e I'artifizio, fra
la generosita e I'insidia, fra I'operar libero e franco, e
r accorto e vile simulare. Pertanto il cogliere queste forme,
questi caratteri, questi aspetti nella loro intinia verita, ed
11 riprodurli aljilmente forma cio die si dice rappresentare
tin secolo , ed un paese co' snoi delitti e co' suoi vizj ,
colle sue viriu e colle sue glorie , e fare che risorgano le
preterite eta ad istruire ed illuminare la presente. Ma se
in vece una fantasia ardente e sbrigliata crea passioni a
sue modo, e ad esse attribuisce forme che nou si videro
mai, e che sono egualmente lontane e dalle vaghezze
deir ideate, e dalla giusta e positiva realta , in tal caso lo
scopo della istruzione fallisce , e potrassi bensi avere qual-
che felice idea, qualclie particolarita luminosa , qualche
bellezza isolata ed accidentale , ma non un quadro com-
pluto , non una splendida poesia , non una imitazione spi-
rante amore ed armonia. Certamente i dolori , i tradimenti,
gli odj , le vendette che si trovano nel dramma del signor
Hugo in sostanza furono sempre ; ma forse non furono
mai nel modo con cui gli piacque rappresentarceli, ne
sapplamo che la natura umana , che pur troppo trascorse
per tutti i gradi dalla virtii alia scelleratezza , siasi mai
fatta manifesta con atti si strani , con volonta si assurde,
con accidenti cosi inverisimili. Che se si voile derogare
alquanto alia verita per aver piu poesia, TefFetto senza
dubbio mai corrispose all' intrndimento. Clii nou conosce
APPENDTCE ITALIANA. 44^
r immenso ridicolo di quel seaatore veneziano cUe passeggia
per Brescia col boja a fianco , e clie detto fatto ordina clie
sia impiccata una povera donna, che lia la sventura di can-
tare una canzone morlacca che non j^li place ? di quelTAn-
gelo Malipiero podesta di Padova /< nelle cui mani, come
dice il dramnia, stava il dlritto di \ ita e di morte, ogni
jDOtere , ogni liberta immaginabiie " e che « qiiando at-
traversava le strade, le fniestre si cliiudevano , i passeg-
gieri si rannicchiavano da un lato , e dentro ogni casa si
treinava ; " e nella cui stanza da letto, ad onta di tutto
cio , ognuno che il voglia s' introduce senza che egli mai
se ne accorga , e che in mezzo al terrore che inspira e
dalla inattlna alia sera burlato dalla uioglie , dall' amante ,
dalle sue guardie, da tutti? di quel primlcerio di S. Marco
che alia sua ainica commediante manda a regalar veleni col
jnezzo di uno che si fa credere un idiota e che mauo a
inano si scopre essere spia, traditore , blrro dei dieci , ed
amante della moglie del podesta ? In questa maniera il
signor Hugo per soddisfare ai Ijisogni dell' eta presente
'( accoppia all' elemento umano 1' elemento storico ? " In
tal maniera egli adempie al suo assunto di fare " che il
dramnia compartisca una filosofia al volgo, alle anime siti-
bonde un refrigerio , al cuore un farmaco , a ciascuno un
consiglio, a tutti una legge? " Senza dubbio in alcune scene
di quel dramma brillano meravigliose bellezze , e si trova
una pittura si viva , una tal forza di espressioue , che ben
dimostra la singolare abllita del plttore , e la straordinaria
potenza dell' ingegno di lui ; ma una bella pagina non
basta sola a costituire un bel libro , come una sola buona
azione non basta a costituire un galantuomo. E nol ora
potremmo con giusti argomenti comprovare facilmente che
il nuovo drauima del signor Hugo e contrario del pari alio
scopo della poesia , agl' interessi dell' eta nostra ed alle
stesse intenzioni dell' autore , se non temesslmo clie ci fosse
data la taccia di ripeter osservazioni e ragionamenti clie
in questo stesso giornale si fecero piu volte. Perloche
concludiamo col dire che I'Angelo del signor Hugo e una
nuova prova della veritk della seguente sentenza, che non
ha guari, leggemmo in uno del piii rlputati giornali francesi:
« gli ultimi moti del dramma in Francia assomigliano alle
convulse contrazioni di un cadavere sottoposto all' azione
del galvanisnio. Esso ofFre un fenomeno spaventoso, una
specie di culto orgiaco prestato al delitto e al furore. "
446 APPENDICE ITALIAN A.
In una nota posta alia fine del volume il traduttore ,
ch' e il chiar. sig. Gaetano Barbieri , avverte che /« gene-
ralmente e sua massima di limitarsi ad interpretare alia
lettera gli autorl presi a voltare nella nostra lingua, finclie
r indole di versa dei due idiomi non faccia si che il tra-
duttore letterale divenga infedele alia intenzione dell'autore ,
o che quanto voleva dlr qualche cosa, e anche molto nella
prima lingua non perda per colpa della traduzione troppo
letterale ogni specie di significato nella seconda ;^ >> e che
percio /< ha pensato che nel voltare in un' altra lingua le
opere del sig. Hugo, o di aliri della sua scuola faccia
bensl mestieri osservare la stessa regola generale gia ad-
ditata, ma avvertire inoltre di tener conto non solo della
indole assoluta della lingua straniera interpretata, ma della
indole degli ardimenti che Tautore interpretato suole per-
mettersi. " In questa nota pertanto il sig. Barbieri da una
giusta regola, ed un utile precetto, come ei diede un ottimo
esempio nella traduzione del dramma; la quale a parer
nostro merita una distinta lode per la sua eleganza, pel
suo vigore, e soprattutto per 1' ammirabile sua disinvoltura.
Torquato Tasso , cand tre di Jacopo Cabianca. — Mi-
lano , iSd>6, coi dpi di Santo Bravetta. In 8.°, dl
pcig. 102, lir. 2, ital.
Nel primo di questi canti, che s' intitola Poesia, il sig.
Cabianca ci descrive una caccia presso Parigi alia quale
interviene anche Torquato Tasso , compagno del cardinale
Luigi d'Este alia corte di Carlo IX. Nel liore della vita e
delle speranze, egli e gia conosciuto e stimato pel suo in-
gegno non pure in Italia, ma fuori; ed ora una singolare
avventura gli porge occasione di mostrarsi gentil cavaliero,
e d' acquistarne sempre piii la grazia del Re. Perch' egli
primo di tutti ha raggiunto e prostrato il cervo , ma per
gentilezza cedette I'onore ed il vanto di quella vittoria al
monarca; il qnale poi palesando egli stesso quel fatto ai
baroni ed alle dame che lo avevan seguito alia caccia,
fece a tutti e piii stimato e piu caro que! generoso stra-
niero. Se non che ,
Qnal nuvoletta ascita fuor dell' onde
Fnt i porporini rai dell' occidente ,
APPENDICli ITALIAN A. 44 j;
A poco a poco tanto si diffonde
die tutto annebbia il cielo in pria lucente ;
Cost il lieto plaudire. e le gioconde
Laudi svuniro taciturne e spente ,
Perehe all' Italia reduce Torquato ,
Lagrimando da lor prendea commiato.
Gli astanti cercano inutilmente di rlmoverlo da questo
disegno : dopo di che la Regina ( Caterina de' Medici ) lo
corona con un serto di iiori da lei stessa composto, e lo
prega di farle sentire ancora una volta il suo canto.
Di te, di quell'amor, che a dir ti sprona ,
Delia tua , della mia patria ragiona.
Uniile e vergognoso in tanto merto ,
Torquato a quel regal cenno levosse ,
E all' arpicordo , che veniagll offerto ,
Pronte le dita armonizzando mosse.
Pria ricerconne un suono lento , incerto ,
Com' egli dubbio per temenza fosse .-
Cost V augel con voci lente e rotte
Prepara ai canti suoi I' arnica notte.
II canto di Torquato si stende per quasi trenta ottave,
colle quali finisce , senz'altro, la prima parte del poemetto.
La seconda ha il nome di Amore. La scena e in Italia ;
di mezzanotte ; tutto e silenzio ; solo una donna muove
sovra le ultime sponde del Po,
Dove ad Alfonso d' Este piu, diletta
Gira di Belvedere la isoletta.
£ costei Eleonora , sorella d'Alfonso , a cui amore non
perdono di riamare, amata com' era dal Tasso. E per al-
cun tempo essi furono segretamente felici :
Ma contentezza e jior che mai non mette
Quaggiii radice , e fior di paradiso.
Cost mentre heata si promette
Quella coppia d' amanti etemo il riso ,
Da Ferrara , senz' uom che lo sospette ,
Leonora disparve all' improvviso :
Il duca istesso , del suo onor geloso ,
A Belveder la trapse di nascoso.
Di questa inopinata relegazione essa ha mandato avviso
a Torquato gia da tre giorni , ma disperando oramai di
vederlo o di averne risposta, aggirasi cosi solitaria nei
silenzj notturni ; quand'' ecco una harrhetta portarne il
44^ APPENDICE 1TALIA.NA.
desiderato amante. Eleonora dolcemente si duole del bacio
che tradi il segreto de' loro cuori , e conforta il Tasso a
sopportar in pace quella breve loatananza , dopo la quale
ritorneranno, ella spera , i giorni felici.
Alfonso t' tuna , e giusto fia , lo credo ,
A colui che cantava il pio Goffredo.
Ma Torqiiato non lia punto di fiducia nell'afFezione di
Alfonso, e le nianifesta come la vera cagione dell'odio di
quel priucipe verso di lui nasce da un' antica rivalita,
quando tutti e due amavano una stessa donna ( Eleonora
Scandiano ) e il poeta fu preposto al potente. Dopo d'allora
( prosegue ) tutta T affezlone di Alfonso verso di me non
fu altro che una scaltrita simiJazione di chi aspetta 11 buon
destro a vendicarsi : ed ora egli da un onesto colore al suo
mal talento, e vuole ch' io stesso dichiari d' avere smarrito
la ragione, ed a me che 1' eternal col mio canto rlserba
I'obbrobrio di vivere in Sant'Anna fra 1 pazzi :
E tu sarai dal povero deliro ,
O luce della sua luce , ritolta ;
E insieme alia ragion , che gli rapiro ,
Aache il cor gli torranno ad una volta.
Allora che ti fia colpa il sospiro
Per quella meiite , c/ie hanno fatto stolta ,
Deh giura alinen , die not credesd mai ,
Che pazzo V amor tuo non crederai !
Atterrita e comraossa da quel racconto, Eleonora non
vede altra speranza fuorche nella fuga ; e 1 pericoli e i
disagi deir esilio che il Tasso le vien dipingendo, tutto par
sopportabile e dolce alia sua mente inebbriata d' amore.
Coppia inftUce ! Un' ora di speranza ,
Un ora sola il Cielo ti acconsente ;
Poi tutto amaro il calice ti resta ...
L' ultima goccia , ch' era dolce , e questa.
Peregrina dal del , nata aW amore ,
JVata al mattin che non conoscc sera,
Tu non vivrai V etade allor , che il cuore
Non hatte piii , ne piit ama , ne spera.
Tale insieme alle rose e nasce e muore
La farfalletta dell' ale leggiera ,
E sill die il prima autunno la consumi
Sol d' etere si pasce e di profumi.
APPENDICE ITALIANA. 449
E gia si vedouo apparlr incite faci^ e Alfonso accom-
pagnato de' suoi li ha sorpresi. I due amanti, deliberatisi
dl uiorire anziche viver divisi , si gettan nel fiume ; ma i
seguaci del Duca ne li traggono. II Tasso e cliinso nella
prigione di Sant'Anna con nome di pazzo : Eleonora dopo
un lungo patire, consuinata dall' intenso dolore, finisce I'in-
felice sua vita.
L'angelo die consola e die rinfraiica ,
L'angdo della pace a lei sen venae,
E quella poveretta tanto stunca
Al travaglio novissimo sostenne.
L'awma posda come neve hianca
Vesti coll' Iri delle sante penne ,
E per mono la prese ; e tutto a festa
Volb il cielo all' incontro della mesta.
Al Tasso poi , dopo quasi otto anni di prigionia fu con-
ceduta la liberta doniandata dal Duca Vincenzo Gonzaga :
e il terzo canto a cui da nome la Religione ce lo rappre-
senta quando egli travestito da pastore ando a visitaie in
Sorrento la propria sorella. Prostrato dalle lunghe miserie
qneir illustre infelice, poiche non vive piii sulla terra colei
per cui tanto ha sperato e patito , va inutihnente cercando
uu asilo dove abbia pace il suo cnore. Egli non vede altro
d' intorno a se die i suoi crudeli nemlci , intenti sempre
a strappargli dal labbro un nome , un segreto ch'egli non
vuol profFerire, e desiderosi di ricondurlo a morire fra le
angosce e 1' ignominia della sua tetra prigione. A far qual-
che ammenda dell' ingiustizia d' Alfonso , gli venne in Sor-
rento una voce clie invitavalo a Roma a ricevere la ca-
rcMia onde fu gia illustrato 11 Petrarca.
Poi die a Torquato il glorioso invito
Giunse del conmn voto die lo aspetta ,
Ratto movea dal sorrentino lito
Nella gioja , die par V all gli metta :
Chi: venia quella voce alio smarrito
Attesa tanto c tanto bcnedetta.
Quale il romor deW acqua , die si spande
Per mezzo alle assetatc arabe lande.
II suo ritorno a Roma fu souiigliante a un trionfo i
Tanto venia di turbe festeggianti
Popolo , die V egual mai non fu visto :
Venia spargendo a piene man d' avaiiti
45o APPENDICE IT ALT ANA.
// santo alloro a mille fior commisto.
L'aria diceva intorno in lied canti
Gli eroi che il tempio liberdr di Crista ,
E tornavano i colli da lontano
" Canto V armi pietose c il capitano. »
Ma era fatale al Tasso di non gustar mai nessuna plena
letizia \ e mentre s' aspetta il giorno deputato alia gloriosa
solennita , cadde infermo, e senti appressarsi 1' estrema
sua ora.
Si ritrasse nel monastero di Sant' Onofrio j e quivi ,
deposta ogni speranza non nieno che ogni desiderio di vi-
vere , assistito dalla pleta di que' raonaci e principalmente
dal cardinale Cinzio Aldobrandini , tutto compose il suo
animo nel pensier della morte , se non quanto errava tal-
volta nelle sue estasi amorose. Pero quando surse il giorno
ch' era prefisso alia sua coronazione, e il popolo traeva in
folia per esserne testiinonio,
jy un altro allor, dice a , d'un altro nome ,
Si vicino al partir, sospiro ed ardo :
Non tocchera le moribonde cliiome
II lauro della terra : e troppo tardo !
Lo serhi Italia , se pur mai con le ossa
Sara giusta , lo serhi alia mia fossa.
E fa vero il presentimento ; perocclie non uscl piu di
quel luogo , ma aggravandosi ognora piix il male fini la
travagliata sua vita.
Ecco lo stanco spirito anelante
Al bacio di Gesii , ecco che vola.
Schiudetegli le porte , anime sante ,
E rivestito della bianca stola
Al Signor conducetelo d' avante ,
Al Signor che perdona e che consola !
Che nella luce dell' eterna face
Eternamente egli riposi in pace.
Cosi (dice il poeta ) , cosi passasti, o Torquato, dalle
umane angosce alia pace inimutabile del paradiso : ma il
tuo nome che vince T invidia e il sepolcro resta glorioso
air Italia.
Ed oggi ancor, oggi che appena vive
Colei che donna fu somma d' impero,
E sconta delle lunglie orgie lascive
E del nefando sonno il vitupero ,
Oggi ancora movendo dalle rive
APPENUICE ITALIANA. 461
Canta del pio Goffredo il gondoUero ;
Ch' egli si place nella rea fortuna
Sol de' tuo'i versi e delta sua laguna.
Gentile e sinceramente affettuosa e la poesia del signer
Cabianca , tlL clie questo sunto ci pare che somministri una
prova noil dubbia. Considerando Tinvenzione, giudicliiamo
la prima parte meno felice delle altre due , noii tanto in
se stessa, quanto rispetto al vero argomento di tntta la
coiTiposizione , perche non si collega abbastanza con quelle
sventure dalle qiiali I'autore trae poi materia di tanta
compassione. Vogliamo anclie dire clie il canto del Tasso
ci parve troppo lungo. La diflicolta di far cosa degna di
si gran nome avrcbbe dovuto consigiiare alia brevita ; e
forse anzi era ineglio evitare il pericoloso cimento. Nelle
altre due parti una sola cosa , rispetto all' invenzione , ci
spiace ; ed e quel gettarsi nel flume. Forse c'inganniamo,
ma la dignita dei due amanti pare a noi che da questo
tratto riceva piuttosto danno clie splendore ; e se I'autore
si fosse contentato, per esempio , di dire clie questa fiera
risoluzione corse loro al pensiero , ma clie i seguaci di
Alfonso vennero ad impedirli, forse avrebbe dipinta coa
ugual forza I'intensita del loro affetto , ed evitata un' iin-
maglne disgustosa. E alcuni domanderanno eziandio se la
storia ci dice di Eleonora tanto che basti a render pro-
baliile questa invenzione. Quanto alia lingua e alio stile,
il sig. Cabianca ci pare gia tanto innanzl che appena occon*€
parlarne. Giovane e studioso com'e, apprendera certamente
dair esercizio quel pochissimo che qualche volta gli manca
tuttora a coUocarsi fra i primi, vogliamo dir fra quel po-
chi i quail scolpiscono i loro concetti per modo che la pa-
rola e 1" idea non si nossono piii scompagnare nella memoria
de' leggitori. II beif ingegao di cui e dotato , e 1' essersi
abituato jier tempo a cercare la poesia nel proprio cuore,
lo fin sicuro oramai dalla fredda imitazione degli anticlii ;
dei quali appunto per questo egli deve tanto piu studiarsi
di emulare la scliietta e maschile semplicita. Dove per dire
che il Tasso si ricondusse da Napoli a Roma egli impiega
due versl = Quando dal fresco avel della Sirena — Tor-
quato alVAventiii fece ritorno = molti incolperanno di questa
viziosa espressione le initologiche reminiscenze ; il signor
Cabianca, ne siamo certi , confesscra in vece chela colpa
non e 1,1? della mitologia , ue degli anticiii. y}-
4-52 APPENDICE ITALIAN A.
Vite e ritratti d't trenta illustrl Bolognesi. Bologna
1 835- 1 836, litografia Zannoli, in foglio. Saranno
3o fascicoli , ciascuno a lire 3. So ital. Sono usclti
quattro fascicoli. In Milaiio^ presso Antonio For-
tunato Stella e figli, contrada di S. Margherita.
Stampasi a Bologna un' opera che merita di passare in
esempio d''incoi-aggiainento e di onore alia letteratura ita-
llaaa. E questa una raccolta delle vite e ritratti di trenta
Bolognesi , i quali Iianno gran merito nella gloria di quella
citta famosa in fatto di discipline e di arti. L' opera si
pubblica per fascicoli in foglio; ognuno de' quali contiene
il ritratto di quel valent' uomo che si vuol celebrare. Se
questi e artista , si da uno de' piii celebri disegni delle sue
opere ; se egli e scrittore, si da un fac simile de' siioi
caratteri : seguita a stampa la vita di esse. I ritratti sono
in litografia , lavoro degno veramente di lode ; nel quale
la litografia bolognese ha fatto esperiraento di niolto pro-
gresso ; conciossiache questi ritratti vengono giudicati dagli
intelligenti come degni di essere pareggiati a quelli del-
I'insigne raccolta stauipata a Parigi dal Cliabert rappre-
sentante i ritratti e le vite di tutti i plttori. Anzi il dise-
gnatore litografo bolognese attenendosi niolto all' esempio
della raccolta francese pare che sia riuscito ad emendare
alcuni difetti di essa , i quali sono , per esempio , una certa
durezza come la chiamano nell' acconciature , che si osserva
nella litografia di Parigi , e quella mancanza di gi-andiosita
e nobilta d'espressione, per cui i disegni italiani vanno
superior! a qualunque d' altra nazione. Certo e pero che
questi ritratti non sono tutto insierae opere di quel primo
effetto cosi chiamato , che si ammira nelle litografie di
Francia ; efFetto momentaneo e forse non sperabile da noi,
che non possiamo certamente gareggiare con essi nei mezzi
necessarj al perfezionamento delle arti industrial!: impe-
rocche ne le carte , ne gl' inchiostri , ne la levigatezza dei
torchi , e somiglianti cose sono presso di noi in quelle
favorevoli condizioni che nelle rinomate capital! di oltre-
monte. Che se taluno cedendo alia prima impressione si
porra diligentemente ad esaminare opra con opra , io sono
ben certo c\\ ei dara il vanto a questa nostra litografia :
e mi gode T animo di poter afFermare una cosa che ognuno
puo verificare facihnente , facendo comparazione fra il
APPENDICE IT.VLIANA. 453
1-itratto di Guido Renl stanipato a Parigl nella collezioiie
del Oiabert e quelle che adorna il terzo fascicolo delle
vite e rltratti di trenta illiistri Bolognesi. II disegnatore di
qiiesti e certo signer Spagnoli, al quale rendiame con
lieto aniine ronore ch' ei si procaccia. — Le vite sono
scritte dalla elegante penna della signora Cateriaa Fran-
cesclii Ferrucci.
Testamento di Lodovico il Mow, ossia Ordini intorno
al Qoverno dello Stato di Milano , dopo la di liii
morte nel caso della minorhd del figlio , secondo
T originale inedito csistente nella Libreria R. di Pa-
rigi. — Fircnze , i836, dpografia all insegna di
Dante, in 8.°, di pag. 4a (').
Nel tome 79.°, p. 27, di questo giornale noi ragienando
Ae' Manoscrhti itaUani della regia Biblioteca parigina , descriui
t'd illustrati dal doU. Antonio Marsand, fatto abbiamo pure
nil cenno del Testamente originale ed autentico che di
Lodevice Maria Sforza duca di IMilano, in quella preziosa
collezione conservasi, e recate ne abljiamo le parele stes-
se, celle quali da quel benemerito ed illustre bibliegrafo
viene registrate. Ora il signer Giuseppe Melini, jnvogiiato
a vie meglie conescerlo , e per una diligentissima copia
avutane da Parigi riscontratelo di nen piccela impertanza
e quindi all' aspettaziene sua corrispondente , deterniinossi
a pubblicarlo coll' edizione che ne annunziamo. Fere ci
sembra che per diraostrare 1' impertanza e la natura di
questo documente miglier modo da nei seguire no.i si
potrebl)e , quanto col qui riferire le notizie sterlche che
lo risguardano e 1' analisi stessa die il benemerito editore
ne premise.
(*) Questo prezioso documento trovasi col titolo di Ordini di
Lodovico il Moro ecc, pur riferito in fine del vol. I, An Documciui
di Storia Itcdinna copiati su gli oricinah autcntici e per lo put au-
tografi esistenti in Parigi da Giuseppe Molitii gia bibliotecario pa-
latino , con. note. Firenze , tipografia all' insegna di Dante., lKj6,
in 8.% della quale collezione curiosa per se stessa, iiiiportante
l)oi per le cose d'Iralia, jiarlcreiiio in nno de' successivi fasci-
culi. Iiitaiito rimandiamo i nosiii lettori al tomo ^■0.°.^ p. 277 di
qiipsio (iiornalc , nv" e ripfntafo il manifegin drll' opera sffssa.
454 APPENDICE IT.\LIAlIS.\.
" A illustrare questo Documento ( dice egli ) poclie pa-
role sono bastanti, le poclie forse anche inutili. Era morta
a' 2 gennajo 1497 la dnchessa Beatrice, altera e ambi-
ziosa, e percio carissima al marito , che su lei faceva
gran foiidameuto pel governo dello Stato; questl ordini
sono iiitesi a provvedervi , se Lodovico morendo lasclasse
a succedergli il figlio in eta minore. Gastigo d' inesplabile
peccato altri destini condusse , e le stndiate provvisioni di
quel superbo giacquero inutili ed ignorate negU archivj di
Francia.
» Nelle cose d' araministrazione e di giustizia civile il
governo di Lodovico non . rispondeva alia malvagita della
sua politica-, come ambizioso, cercava illustrarsi per opere
grandiose: come usurpatore, legittimarsi per beneficj. Piu
facile lode, e piu comnne a quei tempi ebbe dagli uomini
insigni de' quali piacevagli attorniarsi. Leonardo da Vinci ,
fra Luca Pacioli, il Bramantef, ed altri dotti di minor no-
me, Deraetrio Calcondila, Jacopo Antiquario, Bartolommeo
Calco ornarono la sua corte. Questi due erano tra' segre-
tarj die sotto di lui spedivano le faccende i T ultimo par-
tecipava a que' piu arcani consigli , pe' quali il Moro si
confidava reggere lo Stato anche dopo la sua morte. A
tale scopo niiravano questi minuti e curiosi ordinamenti,
con tanto difBdente cautela scritti , con tanta gelosia cu-
stoditi. II figlio clie succedesse dovea i-estare sotto tutela
sino a'ventiannii un governatore, o piu, tenere lo Stato;
gli attuali segretarj e consiglieri di Lodovico rimanere in
ufficio ; le vacanze empirsi di persone nominate in foglio
a parte, che andava unito a questa scrittura, e insieme
con essa deposto con grandi avvertenze nel castello , e
sigillato d' una corniola impressa dell' effigie della moglie.
I provvedimenti per la custodia delle fortezze, menzognera
sicurta di quegli Stati mal fermi ( pag. i3):, il divieto al
figlio di scostarsi oltre il Ticino innanzi i quattordici anni,
o innanzi a' venti di porre il piede in altre fortezze delle
maggiori, fuori che in quella di Milano (pag. 17, 18);
gli ordini rigorosi d' integerrima giustizia per la scelta
degli ufficiali e rainlstri , e per la gestione degli ufficj
(pag. 24); quegli per li jndei et marrani (pag. 39); e
per tenere in ubbidienza Genova col dolce^ e con 1' ap-
poggio de'ghlbellini (pag. 38)^ la regola nello spendere
imposta al figlio, e le donazioui da lui fatte nella eta
APPENDICE ITALIANA. 455
hiinore, nuUe (pag. aa ) ; la prolbizione al successore di
cavalcare la terra, e farsl riconoscere nel ducato^ finche
il corpo di esso Lodovico non fosse aadato sotterra con
le sue vest! ducali addosso (pag. 40); i" insistere ch'egli
fa piu v'olte sulP autorita della investitura , concessa a lui
dair imperatore Massimiliano , e negata expresse al duca
Joanne Galeazzo nostra iiipote ( principlo de' maggiori de-
litti, e delle maggiori sventure del Moro); e piix di tutto
il sospetto mostrato sfacciatainente che T ambizione non
trasportasse il governaiore dello State a invaderlo , cum
poco beneficio de cid si e trovato signore, come T esperlenza
lo aveva mostrato in U tempi passati et alii di nostri
(pag. 21), cioe come aveva mostrato I'esempio di lui
medesimo, ipocrita impudente-, queste ed altre molte cose
rendono la presente scrittura oltre modo importantissinia
a svelare T indole di Lodovico, e le cose interne del go-
verno di Milano. Se il Verri e il Rosmini 1' avessero co-
nosciuta, le istorie loro avrebbero avuta , intorno a qvieste
cose, maggiore pienezza. Massimiliano, il primogenito, e
primo successore del Moro, e qui detto Maximiano. Fran-
cesco Maria , il secondo , ha nome di Sforza , forse dal
casato. Beatrice d'Este essendo morta, com' e detto, a' pri-
mi del 1497, questo Documento dev' essere scritto nel corso
di queir anno medesimo, perche subito poi cominciarono i
lampi della guerra , e qui appare confidenza di tempi
pacifici. »
Onde poi i lettori nostri abbiano altresi un saggio della
lingua , nella quale il duca Lodovico detto il suo testamento
crediamo bene di qui riferirne il seguente brano.
De quello che se ha fare ne la moite nostra.
'< Ne sara inconveniente clie appresso le altre ordina-t
tione sublungamo la forma, quale se ha servare quando
Dio evocara a se lo spirito nostro: e questa e che volemo,
et comandamo sotto pena de la maledictione nostra a nostro.
iiolo successore non cavalchi la terra per farsi invocare
signore , ne facij altro acto per segno de tore el doininio
prima che sarano facte le exequie nostre, e lo corpo nostro
sara reposto al loco suo ;, e ne le exequie fara observare
che siamo vestiti de le veste , ed iiisigne Ducale , quale
tolsimo ne la assumptlone del Ducato, et cum quelle si^-
jno sepnlto. "
4^6 APPENDICK ITALIANA.
Gil studiosi della diplomazia per tanto ed i cold Italiani
a'quali stia a cuore tutto cio die riguarda la patria isto-
ria, andare debbono riconoscenti ai dotti loro concittadini
i sigQori Marsand e Moliai ; all' uno perche ci fe' pel pri-
jno conoscere questo curioso autentico documento, all' altro
perclie trovo il modo con cai alia pubblica luce produrlo,
G.
Notlzia dei manoscritti italiani, o che si riferiscono
all Italia csistenti nella lihreria clelt Aisenale in Pa-
rigi, cotnpilata da Giuseppe Molini gid bibliotecario
palatino. — Firenze , ]836, tipografia all insegna
di Dante , in 8.", di pag. 28.
II dotto ed indefesso signor Moliai meatre nella libre-
rla dell'Arsenale di Parigi stava copiando un copioso codice
latino concernente le gesta de' Pisani , giovossi di si favo-
revole opportunita jier esaminarne tutti quegli altri mano-
scritti che in qnalclie modo alle cose d' Italia si riferis-
sero. Ne compilo quindi la Notizia, ossia il cataloghetto che
era aniiunziamo: tenue lavoro, ei dice, tuttavia importante
e degno di lode e riconoscenza quando si rifletta " che
ogni codice mnnoscritto e quasi sempre unico, ne pud
essere coiiosciuto quando non e descritto in qualche cata-
logo; mentre aH'opposto e quasi impossibile di trovare un
libro a stampa die noto non sia. >> I codici descritti in questa
Notizia sono quarantasette. Noi quasi per saggio riferiremo
la descrizione del sovra mentovato intorno alle gesta dei
Pisani. Esso nel cataloghetto trovasi registrato sotto il
u." XXXV.
'< Codpx rerum per Pisanos gestarwn , in fol. Prezioso
codice membraiiaceo scritto a due colonne nel secolo XIII
e forse nel XII. Sono in principio alcuni documenti del-
riinperator Federigo Barbarossa , e dopo di essi comincia
la detta Croiiica Pisana la quale s' accorda nella sostanza
dei fatti con quelia pubblicata dal Muratori ( Rerum Ital.
script. T. VI. Col. i65) sopra un codice esisteate nell' ar-
chivio segreto di Lucca. DifFerisce pero molto quelia da
questa nella nai'razione , che arriva fino al iiyS, cioe fino
alia col. 191 del detto volume del Muratori. Oltre alle
interessanti notizie istoriche contenute in questa cronica e
cosa assai curiosa il trovare nel principio del volume.
APPENDICE ITALIANS. 467
avanti I documenti spettanti al Barbarossa , varie espres-
sioni in lingua volgare mescolate colle latine; per esempio
questa: plus de trecento milia inter milites et pedites et area-
tores et balisterios per andare et prendere et subiugare Da-
inasco et tota terra paganonini per stare mai sempre in ter-
ram lenisalem et tota terra Christianorum : e poi: tunc fuit
ibi sconficto per fame et mortui piii di cc. mil^a ; ed altre
simili espressioni. Furono questi i primi vagiti della lingua
nostra, che pochi anni dopo rAlighieri fece salire a tanta
altezza! Altro non dico sopra questo interessantissimo volu-
me, perche avendolo potuto copiare per intero, ho risoluto
di pubblicario coila stampa. "
Possa I' esempio del signor Molini invogltare ad imitarlo
tutti coloro che posssedono o custodiscono manoscritti!
Che le bibliografie di libri stampati, siccome egli opportu-
namente avverte, abbondano, ma le notizie dei manoscritti
scarseggiano.
La veritd dei fatti eiringelici provata colic testuno-
nianze di celehri sciittori gentill ed ebrei vissntl nei
primi secoli del cristianesimo.
Dei vantaggi in fatto di scierize, belle arti e manifat-
ture recati a Milano ed a' suoi territory dalla rcli-
gione e dal clero milanese. — Milano, i836, Societd
tipografica de' Classici Italiani , in 8. Si vendono
questi due opuscoli insieme uniti {di pag. 204) prcsso
la Biblioteca Ambrosiana, al prezzo di lir. 3 aust.
La stampa di questi due opuscoli fu eseguita sopra due
manoscritti, stesi dal sacerdote Carlo Girolamo JNIacchi,
gia canonico di Cantii , ora defunto. Animato il buon ca-
nonico da amor patrio e da fervido zelo di religioiie avea
dato principio a questo suo lavoro fin dal cominciare del
corrente secolo e ancora atterrito da quel vertiginoso spi-
rito, clie sembrava infrangere ogni vincolo religiose e so-
ciale. Non pero voile pubblicario , forse indotto da quel
riservato e modesto contegno che gli fu proprio in tutto
il suo corso mortale.
Ora che questo lavoro fu aggiudicato alia Bil)lioteca Am-
brosiana e creduto degno della stampa, non si voile pin
oltre che i nostri pii concittadini e liea aft'etti alle patrie
cose rimanessero privi di quel diletto e vantaggio che
Bibl. Ital T. LXXXIl. 3o
^58 APPENDICE ITALIANA.
certamente ad essi derlvera dalla lettura degli annunziatl
opuscoli. Lo stile ne e cliiaro , semplice e fuori d' ogiii
pretensione. Le materie del dire sono ordiaatamente e
giudiziosamente disposte. Buona e concludente e la logica
deir autore \ molteplice 1' erudizlone , sana e ricolma di
buona morale la dottrina. Nel primo opuscolo vedraniio i
leggitori, come le profezie sopra la venuta di Cristo , le
stesse dottrine dogmatiche e morali clie ora leggonsi nel
vangelo, il ministero ecclesiastico e la sua gerarchia, i rai-
racoli di Cristo , la morte medesima di Cristo e le circo-
stanze che la accompagnarono , come tutte queste materie
vengano apertamente attestate o si trovino mirabilmente
descritte negli stessi profani storici de'primi secoli, e rile-
veranno nell'altro opuscolo a quanta fama sieno saliti fra
noi non pochi ecclesiastic! cultori delle piu riposte scienze
e deiramena letteratura, e a qual grado di miglioramento
per le esortazioni e per I'impulso del clero sieno giunte
fra noi non meno le belle arti , che le utili manlfatture e
la coltivazione de' campi. Per le quali cose noi terremo
raccomandate al pubblico queste due operette, e direrao
non senza ragione, che fecero cosa grata alia patrla nostra
gli editori i quali si tolsero la cura di divulgarle.
Calendario georglco della reale Socletd agraria di To-
rino per I anno 1 836. — Torino, tipogr. Chirio «?
Mina, di pag. 114, in 8,°
Questo volume del Calendario georgico comlncia con
una Relazione eld resuhamenti di alcune sperienze fatte per
fertilizzare terreni incold, del signer F. A. Sismonda. Una
spazio di terreno di giornate 33 circa parte di quella zona
incolta , che vastissima si stende al pie de' monti secondary
delle Alpi, che cola sono limite del fertile Plemonte , h\
dissodato e coltivato per cura del proprietario marchese
Lascaris. Si dimostra nella detta Relazione , affin di por-
gere eccitamento a siraili imprese , come un tale spazio
sia venuto di presente ad un valore pressoche doppio di
quello che realmente avesse in prima , e che abbian co-
stato le opere di dissodamento e piantamento.
Seguono di veterinario argomento le seguenti Memorie :
Cenno storico-patologico di rabbia manifestatasi in un cavallo
APPENDICE IIALIVNA. 45o
m seguito della morsicatura di un cane con alcune osseiva-
zioni intorno alia stessa malattia ; del sig. Giuseppe Luclaao.
— Sulle cause del carbonchio bovino , del medico F. T. Ber-
tola. — Infiammazione catarrale nt' cavalU, del prof. G. Les-
sona. — Malattia carbonchiosa nelle bestie bovine, del me-
desimo. — Osservazioni sulla malattia aftosa nelle bovine,
del luedesimo. Daremo contezza della prima per esserne
1' argomento piii confacente alia comuiie curiosita ;, delle
altre ci bastera fame brevissimo cenno.
Nella stagione pur ora trascoisa, dice il sig. Luciano,
ebbi occasione di riconoscere piii del consueto animali
della specie bovina e cavallina attaccati dalla rabbia ia
seguito alia morsicatura de' cani ; la storia di ua cavallo
stato morsicato il 19 settembre ultimo scorso , e nel quale
tpparvero i primi segni della rabbia il 17 del successivo
ttobre , e quella che si fa a raccoutare. Ecco la descri-
zione del cavallo qual era il giorno 20: aspetto feroce ^
occbi scintillaati e traviati ; mordeva ogni oggetto che gli
si presentasse ; cadevagli dalla bocca copiosa saliva e bave
viscose i percoteva il suolo coi piedi aiiteriori , tirava calci
coi posteriori i non tollerava clie alcuno se gli approssi-
masse ; stava qualche istante cupo se lasciavasi solo , quindi
scotevasi furioso; a intervalli veniva sorpreso da fremiti
convulsivi ; moveva la coda coa violenza ;, evacuava poclie
fecce con molto stento piegando i lombl ; non orinava
sebbene si ponesse nell' attitudine di farlo ; cercava 1' ali-
mento , ma poi non mangiava ;, non sembrava die I' acqua
gli facesse orrore, tuttavia non beveva. — Fu ucciso la
sera dello stesso giorno; i margini della cicatrice della fe-
rita al ginoccliio furon trovati rinverditi ; fra T altre cose
raccolte dall" autossia cadaverica puo notarsi, clie la Ve-
scica orinaria conteneva una sostanza lattea e gelatinosa ,
e che nella cavita della bocca, e al disotto della lingua
non fu riavenuto alcun follicolo conteqente il virus idro-
fobico , di cui parlano alcuui scrittori.
ISon ebbi mai , dice il sig. Luciano , ad osservare sin-
tomi eguali agli esposti in quegli animali rabbiosi che mi
tocco di visitare , sebbene della stessa specie ; debbo tut-
tavia far osservare che i runiinanci , e segnatamente i bo-
vini, negli accessi di rabbia in luogo di mordere, urtano
coUe corna quelli che loro si avvicinaiio, e muggiscono
continuamente ; le pecore rabbiose poi camuiinano errando
460 APPENDICE ITALIANA.
incerte, e saltellando. Parlando poi d' altrl animati chc
divengono rabljiosi racconta questo fatto singolare. Nell'au-
tniino deir anno 18 10 nel cantone di Zurigo si e matiife-
stata nil' epizoozia tra le volpi creduta la rahbia. Queste
bestie entravano nei villaggi e persino nelle case, ed altre
perivano nelle campagne, e cio die recava maraviglia,
inseguivano esse i cani in vece di essere dai cani inse-
guite: poco tempo dopo si e manifestata la rabbia tra i
gatti di molti villaggi, e si e creduto probabile che di-
pender potesse dalla morsicatura avvelenata delle volpi.
II sig. Luciano riferisce la storia di parecclii miserabili
casi di persone state morsicate da animali rabbiosi , e pur
troppo anche fra noi recenti esempi- dare potrebbero ma-
teria a un simile luttuoso racconto. Si e supposto , sog-
giunge il detto autore, clie la rabbia debba dipendere
dair eccessivo caldo, dal rigore del freddo, dalla sete per
mancanza d' acqua da bevere , dalla fame, dalla carne pu-
trefatta con cui si alimentano, dalla collera, ecc. , ma
neppur una di tali cause e sempre avverata dall' osserva-
zione. In prova che la fame non vale a generare la rab-
bia adduce il fatto seguente : un cane dog di razza inglese,
persecutore acerrimo dei gatti, un giorno mentre inse-
guiva furiosamente uno di questi animali, si precipita con
esso in una profonda cisterna. Poco o niente d' acqua vi
era in quell' antro , e non veniva percio da nissnno fre-
quentato f, quarantacinque giorni dopo i lamenti del cane
lo fanno scoprire ; tratto fuori semivivo e affatto scarnato
esso si ricuperb in breve tempo , e continuo a vivere senza
mai dar segni di mal essere , sebbene sei mesi dopo sia
stato vittima d' idrotorace. Quanto al non poter essere la
collera cagione di rabbia noi potremmo addurne in prova
gli esempi dei tanti e tanti cani stati tormentati dal prof.
Panizza pe' suoi esperimenti di recisione di nervi, legatnra
d' arterie , asportazione di visceri , ecc; non solo avvenne
die niuno manifestasse giammai il menomo segnale di rab-
bia , ma anzi che i cani piii indomiti e fieri , dopo 1' ope-
razione , comunque se ne riavessero, divenissero miti ol-
tremodo e tranquilli. Un valoroso giovine sostenendo non
ha guari con forti argomenti esser cagione delia rabbia
de' cani 1' impedito sfogo della libidine, proponeva in oc-
casion di laurea la tesi seguente: legem, qua statuatur,
nemini canem marem absque fcemina alere licere ad prceca'
vendam hydrophobiam conferre posse.
APPENDICE ITALIANA. 46 1
II sig. Luciano sul concUidere la sua pregevole Meuiorla
aiFerma , essere stato ricoaosciuto e dal medici confer-
inato, che T Idrofobia e ribelle ad ogni metodo curativo
negli animali, eziandio nell' uomo. Queste sentenze cosi
assolute hanno lo svantaggio di scon for tare da tentativi
che forse noa riuscirebbero infruttuosi. Vero e che troppo,
e sovente a torto , i riiuedj si celebrano quando sono pri-
inamente proposti , ma vero e altresi che non rada volta
troppo presto si raettono in obblio per qualche prova cui
non abbiano corrisposto. II cloro fu vantato cotne rimedio
deir idrofobia , sebbene non altrimenti fosse amministrato
che sciolto neU'rcqua; ora che tanto piu comoda , sicura
ed efficace maniera d' amniinistrarlo ci porge la sua com-
hinazion colla calce, non solo all' esterno per lavature,
bagni, ecc. , ma anche internamente , secondo Tesperionza
gia fattane dal dottori Poggi e Cima (i), perche nel casi
d' idrofobia non si fa nuovo sagglo di sua virtu ?
Ora passando all' altre gia menzionate Memorie di ve-
terinario argomento , diremo in primo luogo del carbon-
chio bovino , e come il sig. Bertola assuraa a dimostrare
esserne precipua causa occasionale la virtu acre e venefica
di certe piante sparse ne' pascoli , come sono i ranuncoli ,
r Alisma plantago , varie specie di carex e di eqaiseti , la
Qratiola officinalis ed il Linum catharticiim. Tratta il sigaor
Lessona di una grande malattia del saddetto genere, cioe car-
honchiosa, che si e manifestata nelle Jjestie boviie di Balan-
gero, ecc. nell' autunno del 18 15, con aggiunta di un'istru-
zione atta a servire di guida ai maniscalchi nella cognizione
di simlli morbose afFezioni. Per essersi manifestata nelPanno
1884 una febbre aftosa tra le bestie bovine in alcuni
luoghi delle provincie di Mondovi e di Cuneo , una rela-
tlva istruzione ne fu emanata il \.° agosto dello stcsso
anno dal Magistrato di sanita , alia quale istruzione destina
il sig. Lessona a servire di compimento quelle rlflessioui
clie raccolse nella IMemoria intitolata Osservazioni sidla ma-
latlia aftosa nelle bovine. Finalmente il medesinio signer
(i) Ved. riiva 1' iiso interno del cloriiro di o.xloe , Gior. di
fis. chilli., dec. II, vol. 4'''i pag. 4*^8; vol. 8.°, pag. 63-l88.
L'uso iatei-no del cloro fii receutemeute coinmendato dall' egregio
dotr. Nainias nella CLira dei colerosi , ved. Bibl. ital. , torn. 80.°,
pa_o. 209.
^Ga APPENDICE ITA.LIANA.
Lessona descrive un' Infiammazione catarrale ( sogglugnen-
done jl metodo di cura ) da cui furono presi nel luglio
1818 tutti i cavalli di razza sarda delle regie scuderie i
la quale afFezione trovo propria della merabrana mucosa
dei polmoni e della pituitaria , ma pero anche distesa ai
vasi capillari sierosi ed ai vasi linfatici ;, trovo inoltre ella
esser analoga alia febbre catarrale depuratoria detta gourme,
cimurro ecc. , e che assrde senza distinzione tutti i cavalli
del nord , ordinariameute da due, cinque o sei antii , e
i*ara in Italia, ancor piii rara in Sardegna , e quasi sco-
nosciuta nei paesi meridionali.
Proseguendo I'esame delle materia contenute nel Ca-
lendario georgico diremo brevemente che una Memoria
del farmacista Barberis sulla potassa ne fa conoscere che
per termine medio cento rubbi d' uva somministrano quin-
dici di vinaccia tosto premuta , e cinque secca , la quale
e formata da grappi libb. 25,o5 , fiocini 42,11, semi 56,08:
totale 126,00 — , e che producono, astrazione fatta dai
semi , tre libbre e dieci once di potassa, i tre quarti quasi
della quale provenienti dai soli fiocini. Un membro ano-
nimo della Societa agraria , riflettcndo che la quantita di
vinacce la quale si ricava ogni anno nella fabbricazione
del vino e talmente grande in Piemonte, che difEcilmente
si possono tutte distiliare prima che infortiscano , insegna
in un suo scritto come meglio si possano conservare im-
muni da qnesto cangiamento, e come r*eglio in appresso
se ne faccia la distillazione.
L' arciprete Pecori , pisano , descrive quella che per
lunga pratica egli trova essere miglior maniera di coltivar
le patate. Le patate da preferirsi dice esser quelle venuteci
dalla Russia , e chiamate gialle perche la loro polpa o so-
stanza farinacea e di colore giallastro , o 1' altre piu pro-
fittevoli , benche inferiori alle precedent! , venuteci dal-
1' America e dette bianche, le quail producono assai piu
nel peso che non le prime , e per 1' uso d' ingrasso d' ani-
mali sono preferibiii alle medesime. Accenna infine della
Memoria come le patate gia raccolte sieno talvolta conta-
minate da una nera cancrena contagiosa , e come impedir
se ne possano i danni.
II sig. Blengini tenne discorso intorno ai vantaggi della
torha come combusdbile comparativamente alle formelle o cosi
dette motte (provenienti dalla concia delle pelli) neWeconomia
Al'PENDICE 1TALIA.NA. 463
ilomestica. Gia il Pini in un'istruzione pubblicata per or-
dine del Governo (Milano, 1785), 1' Amoretti nel volu-
me secondo (1807) della Nuova scelta d'opuscoU, il Brei-
slalc nella Descrizione geologica della provincia di Milano
(1832) fecero palese quanta sia la ricchezza del nostro
suolo di Loniljardia in fatto di torbe, e quanto sia il pre-
gio di queste sostanze : I'industria nazionale pero, quanto
at trar partito da tali torhe , non ha sinora abbastanza
corrisposto alle cure di quegli uonuni benemeriti , ne al
vero bisogno del paese.
L' egregio cavaliere Bonafous ha fatto soggetto de' suoi
studj e del suo zelo la coltwazione della barbabietola per ca-
varne lo zucchero; e per far altri partecipi del suo nobile
ardore pubblico un' istruzione intorno alia coltivazione
suddetta e ofFerse alia regia Societa " agraria la somma di
lir. i5oo per essere applicata all' incoraggiamento della
fabbricazione dello zucchero di barbabietole negli Stati di
S. M. sarda. Ognuno sa, dic'egli, quale risorsa present! la
barbabietola : non solo somministra uno zucchero die non si
puo distinguere da quello di canna, nia esso forma pure
una materia prima atta alia fabbricazione dell' alcool :
tutte le sue parti servono al nutrimento dell' uomo e degli
animali , 1 suoi avanzi sul terreno rimasti formano un pos-
sente concime e la sua coltivazione , alternandosi con quella
dei cereall , ne accresce la ricolta in maravigliosa propor-
zione. In seguito a cio tutto il rapido aumento delle fab-
briclie dello zucchero di barbabietole nel nord della Francia
( ond' e la Francia medesima al giorno d'oggi condotta al
punto di trarre dal proprio suolo piii della meta dello
zuccliero necessario a' suoi abitanti ) , sulle rive del Reno
ed in paesi piii vicini ai nostri , e quindi ne viene al si-
gner Bonafous la speranza che quest' industria non tardera
ad essere introdotta nel Piemonte a vantaggio della patria
agricoltura. Secondo i suoi calcoli una giornata di terreno
di buona qualita con una diligente coltivazione , calcolata
sul piede di 20,000 kil. per ettare , darebbe una media di
800 rubbi di radlci per due o tre libbre di seme impie-
gato 5 e valutando la rendita di zucchero al 4 per 100,
si otterrebbero 33 rubbi di zucchero per clascnna giornata
di terreno. Ora si stanno istituendo nell' orto sperimentale
della regia Societa , cui presiede il medesiino sig. Bona-
fous, non che in altri poderi . gli e«;periinentl circa la
464 APPKNDICE ITALIANA.
coltlvazlone tlella barbabietola , clie devono servire di norma
al progranima di concorso per T aggiudicazione delle sud-
dette lire iSoo. Poiclie cosi , affine di provvederci d' uno
zucchero indigeno , si rinnovan gli esperlmenti colla bar-
babietola , forse non sarebbe inopportune die se ne rin-
novassero comparativameate anche coU' olco cafro {Holcus
saccharatus ) , il quale , ne' tempi in cui piu ardeva il de-
siderio del potersi dispensare dallo zucchero coloniale ,
ottenne tra noi fama , rispetto al soddisfare a un tal de-
siderio , piu die tutt' altro vegetabile.
Delle Memorie contenute nel Calendario georgico piu
non ci resta a menzionare salvo die quella del sig. Giu-
litti che porge la descrizione d' un suo nuovo trebbiatojo
stato onorato di premio e dal C. R. Istituto e dall'Ateneo
di Brescia.
Almanacco pel dilettanti di giardinaggio, del cavaliere
Qaetano Savi, professore di botanica, e diTettore
del giardino delV I. R. Universitd di Pisa — Pisa,
1823-1835, Nistri, cinque volumetti in 24.°
Come r eslmlo Cagnoli si valse della pubblicazione di
un almanacco per dispensare al pubblico, adattandole, come
con tanto garbo far seppe alia comune intelligenza, le sue
celebrate Nodzie astronomidie ; cosi uno de' piii benemeriii
botanici che sieno attuahneiite in Italia, cioe il professore
G. Savi, di un' ugual sorta di pubblicazione si valse per
istruire clii si diletta de' giardiui intorno a cio che li ri-
sguarda, allettandoli in egual tempo anche all'acquisto delle
botaniche cognizioni. « L' intenzione raia, egli dice, nel
prendere a conipilare questo almanacco, fu non solo di
porgere una guida ai dilettanti di giardinaggio circa la co-
gnizione delle specie piii appropriate per ornamento, a
circa il modo di coltivarle , ma di metterli anche in istato
di acquistar facilniente una tintura di botanica e di fisio-
logia vegetabile , sufiiciente all' intelligenza di que' llbri che
loro potesse venire in acconcio di consultare , e nella lu-
singa che cio servisse ad invogliare alcuuo de' leggitori ad
iutraprenclere uno studio fondato della scienza delle piante. "
Comincia r autore, afiin di raggiungere I' esposto intento ,
a dare im catalogo di quelle specie, che per qualche loro
requisito sono capaci di servir d' ornamento ai giardiui, e
APPENDICE ITALIANA. 466
cosi anche delle piante boschive come quelle che convengono
ai giardini detti all' inglese. Al nome di ciascuna specie ,
espresso botanicamente ma non senza essere accompagnato
dair equivalente nome toscano e francese, va unita (meno
die rispetto alle piante di fusto legnoso) un'illustrazion-
cella neila quale e notato il colore del iiore , se e odoroso
o no, se sono odorose le foglie, se son belle ecc: non si
omette di dire a qual famiglia naturale la pianta appar-
tenga. Cosi 1' autore in questa prima parte nel porgere la
coguizion delle specie convenient! al giardinaggio, ordinate
per alfabeto, vi addita come accessorio cio clie risguarda
la loro metodica ordinazione. All' incontro in un' altra parte
seguendo i dettami del raetodo naturale enumera e descrive
le famiglie vegetabili con particolare riguardo alle specie
convenienti ai giardini d' ornamento die vi sono comprese,
trattenendosi specialmente sui caratteri clie ne stabiliscono
il pregio della liellezza, e se ne conosce alcuna jjuona fi-
gura non manca di citarla. Cos! arriva per due modi di-
versi al sno scopo , e in questi termini conchiude. " Ecco
cosi indicato un numero non indifferente di piante per
comodo de' dilettanti die vogliono fornire i loro giardini
( di tutte le piante nominate nei cinqne anni deU'almanacco,
porge in ultimo un prospetto ossia indice con ricliiami ,
disponendole secondo la situazione cb' esse ricbiedono ).
Cbi ama su tale soggetto notizie molto piii estese , deve
consultare gli scrittori inglesi di giardinaggio , essendo
ringbilterra il paese con cui alcuno non ve n' ba die possa
gareggiare per il numero delle piante esoticbe die vi af-
fluiscono da tutte le paiti del globo. Sino al marzo i833
mille cinquecento settantatre specie ne son noverate nel Bo-
tanical register di Lindley e tremila dugento venticinque nel
Botanical magazine di Hooker^ accompagnate tutte da belle
figure in colori ; e Sweet di cui le ricercbe cominciano da
un' epoca piu remota, e son piii estese, riporta nella se-
conda edizione dell' Hortus hritannicus una nota di trenta-
quattro mila piante forestiere iutrodotte fino al i83o nel
giardini inglesi, coU'indicazione della patria delle niedesime. "
E assunto dell' autore , siccome abbiamo veduto , non
solo di far conoscere le specie convenevoli al giardinaggio,
ma anche d' iusegnarne la coltura. Formano iafatti argo-
mento di una delle parti della sua opera le Jstruzioni pra-
tiche di giardinaggio. Tratta quindi del modo di fornire
466 ArPKNDICE ITALIANA.
il giardlno , tanto mediante sementi come niediante pian-
ticelle gia allevate , non omesse le debite istruzioni circa
la pi'epai-azioa delle terre cui Tune o Taltre affidare. Viea
poscia alia conservazione delle plante , e in prinio luogo
discorre degli animali che le danneggiano insegnando a
distruggerli ; park in appresso del trattamento necessario
alle piante nelle diverse stagioni dell' anno , indicando al-
tresi le avvertenze generali die bisogna avere in mira
perche possano prosperare secondo le diverse loro qualita :
quelle avvertenze cioe che riguardano 1' esposizione , la
qualita del terreno, le innaffiature, ecc. Discorre anzi in un
articolo particolare delle piante che poco o punto si al-
zano da terra , e delle piante acquatiche , e quindi delle
montagnette e degli idrofitorj , questi alle seconde, quelle
alle prime piante suddette convenienti. La moltiplicazione
delle piante indipendentemente dal seme forma anch'essa,
siccome merita , speciale argomento delle istruzioni pra-
tiche deir autore.
Ora dobbiamo per ultimo ricordarci come fosse propo-
sito deir autore di condurre i suoi lettori dall' amore dei
giardini a quello della botanica , e gia abbiamo veduto
come il trattato delle specie confacenti al giardinaggio me-
scesse di cose metodiche che per essere intese fanno sen-
tire il bisogno delle botaniche cognizioni. E queste, quanto
occorrono all' uopo, 1' autore le somministra niediante un
trattatello d' organografia e iisiologia vegetabile , che un'altra
parte compone dell' opera che annunziamo ; v' e annesso
un trattato dei concimi.
L' autore, da quel valente e provetto botanico ch' egli e,
trasse quest' opera per la maggior parte dal proprio fondo,
vale a dire dalle proprie opere gia pubblicate , e dalla
propria dottrina ed esperienza. Quindi ebbe rlcorso a' suoi
element! di botanica, al suo trattato degli alberi della
Toscana , alia sua scelta di generi di piante, alia sua Flora
Italiana ; e nella presente opera di umili sembianze ha
potuto talvolta meglio che nell' altre di maggior momento
raccogliere curiose osservazionl e minuti pratici dettami ,
frutto di lunga esperienza , e pero meritevoli d' essere
molto pregiati dal coltivatori.
A crescere il pregio di quest' alraanacco si trova aggiunta
a ciascun mese una nota delle piante che in esso fioriscono
oppure delle faccende da giardino che in esso occorrono i
APPEKDICE ITALIANA. 467
cosi anche agglunti vl si rinvengono alcuni gentlli opusco-
letti risgiiardanti il giardinaggio o le cose campestri , quali
sono il Saggio sopra V indole del giardini moderni , del ca-
valiere Mabil , le Prose campestri del Pindemonte, Y Oro-
lo"io di Flora del cavaliere Ricci. B.
V A R I E T A.
Scoperta intorno alia composizione di alcuni tufi silicei.
JLhrenberg, naturalista di molto grido (i), dimpstro altre
volte che il sedimento geladnoso di color d' ocra , che
spesso intoaaca le pareti degli acquidotti , e copre il ter-
reno nei luoghi acqnltrinosi , si compone di una d'licatis-
sima BacilUvia ( Gaillonclla ferniginea ) la quale contiene
molto ferro e pero arroventata si colora in rosso come fa
I'ocra marziale, senza alterazione delle primitive sue forme.
Ora , queir istesso scienziato provo dinanzi alia classe fi-
sico-matematica della R. Accadeoiia in Berlino, nella tor-
nata del 27 gingno di quest' anno, che il tufo siliceo (/ue-
seltuff^ del paduli a torba nelle vicinanze di Franzensbad
(i) Ne giova cogliere quest'' occasione afGne di far conoscei'e
il titolo , e , somniariamente le novita della grand' opera che il
signor Ehrenberg prepai"a intorno agli animali infusorj , i quali ,
come ognun ea, sono da gran tempo argoiuento d' assidui suoi
studj. II titolo sara il seguente: Gl' infusorj distribuid iti due classi
d'' animali (he sfuggono alia vista dell' uoiuo , e che sono dotati di
tutti i sistcini principali delP organizzazioiie aniinale. Trentotto ta-
vole in foglio , incise a bulino , e rappreseutauti disegni fatti
dair autore , souo gia terminate. Esse dimostrano non solo in tutte
le tribu, ma anche quasi in tutti i geueri, ed anclie nella piii
parte delle specie de' generi degli animali infusorj, nudi o da
guscio protetti, gli organi della digestione e della generazione;
sovente il sistema nervoso; i fascetti di muscoli longitudinali e
motori per ogni verso ; vasi , brauchie o organi palpitanti; la
bocca guernita di denti, ed organi della vislone. Quiudi apparira
da quest'' opera quanto sia falso qicel che si e finora creduto ,
cioe che dalla piccolezza de' corpi \iventi non andasse disgiunta
la semplicita del loro organismo, B.
468 V A R I E T A*.
in Boemla (dove sono sorgenti di acque acidule) e formato
pressoche escliisivamente da varie sorta di Bacillarie ben
conservate, fra le quali si distingue il genere Navicula, e
piu abbondanti di tutti sono i guscl d' una specie che per
la lore configurazlone, e per le numeriche proporzioni delle
strisce onde sono marcati, rassomigliano perfettamente la
Navicula viridis , infusorio assai comune ancora oggidi nei
contorni di Berlino ed in altri siti. Quest' ultima circostanza
esclude^ a parere d'Ehrenberg, T idea cbe quel deposito
possa aver appartenuto ad un terreno marino ; osserva
air incontro che la somma trasparenza degli usberghi d' essi
animaletti , e T assoluta mancanza di materia organica entro
ai medesimi , rendono assai probabile die siansi trovati
esjjosti ad intensissimo grade di calore.
In seguito a tale scoperta, lo scienziato tedesco esamino
i tufi silicei d'' Isle de France e quelli di 5. Flora nella
Toscana, e vide clie ancor essi consistevano d'un aggre-
gazione di gusci d' infusorj spettanti alia famiglia delle Ba-
cillarie, la piu parte di specie tuttora viventi , non che di
splUi silicei di varie spugne si marine che d'acqua dolce,
senza 1' aggiunta di cemento qualsiasi.
Quest! fatti curiosi sono per se abbastanza importanti
per destare T attenzione de' geologi -^ del masslmo peso di-
ventano poi quando si rifletta all' altro gia da gran tempo
conosciuto, die taluna roccia calcare deve la sua esistenza
per intero o pressoche tale alio scomponimento di testa-
cei ! Deh ! non tardino gl' Italiani nel patrio suolo , che
tanto abbonda di meraviglie in fatto di geologia , ad ap-
plicarsi con maggior predilezione ad uno dei piu sublimi
I'ami delle scienze fisiche, pel quale esse naturalmente por-
gono amichevole mano alia storia nel riandamento dei se-
coli primi del nostro pianeta. V- C.
Due niiovl generi di molluschi d Italia.
1. Gasteropode pulmonaceo terrestre. Drepanonstoma.
Frase generica. - Animale. — Simile a quello delle Helix
di Ferussac 5 corpo spirale disposto su un piano perfetta-
mente orizzontale.
Conchiglia. - Discoidea , concava-ombilicata alia parte
Inferlore gil)ba -perforata alia superiore ; apertura falciforme
V A R I B T a'. 469
(princlpale carattere clie la difFerenzla dalle H., e da cui
il nome ^perrxvov falce , otojjloc bocca ) , per la convessita
del peniiltitno aiifratto , schiacciata al bordo laterale , ri-
gonfia al columellare; inserzione al bordo laterale ritirantesi
ad angolo smussato.
Frase speciale. - Drepanoastoma nautiliformis ( per la
somiglianza esterna coi nautili, e precipuamente dalla parte
snperiore ).
A. — Ciaerescens, longitudlnaliter subrugosusi tentaculis
subfascis ; pede albesceute.
C. - Bruno-riibiginosa , cornea , irregulariter pilis ad-
spersa , substrlatula ; peristoinate roseo per duas partes
inferiores marginato , per alteram simplici medioque pro-
tendente.
Abita nel luogi umidi protetti da' cespugli , e sotto le
pietre nella Valgana presso Varese , provincia di Como.
Una pill estesa descrizione venne comunicata al signor
Guerin note zoologista ed editore del Magasin de Conchio-
logie.
a. Acefalo testaceo , lamelUbranchiato. Nuculina De Filippi.
Frase generica. — A. — Per anco ignoto.
C. — Minuta , gonfia , alquanto curva , oblunga, cardlne
sdentato , ligamento interno (?)
Descrizione. — A
C. — Minuta , gonfia , oblnnga ; propendente pin o meno
alia fignra semilunare pel ritrarsi clie fa la parte centrale
del lemljo inferiore ; il cardine e affatto privo di denti , e
le valve aderiscono per mezzo d' un legamento forse in-
terno, del die la troppa friabihta dei pochi esemplari esa-
niinati non perinisero per anco d' accertarcene ; la stessa
ragione di non troppa frescliezza d' individui osto alia co-
noscenza del numero, forma e posizione delle impressioai
niuscolari.
Abita sui vegetabili nelle acque dei piccoU fossl.
Specie I. — Niic. phaseolum De F.
Frase. - A
C. — Parvula , candidissiraa ; glabra , subtriquetra , inae-
quilatera ; marginc depresso ; infcrne profunde sinuato , et
in sinu posterioriter unidentato.
Abita presso Pavia.
47© V A K I E T a'.
Per questa specie, e pel genere ho conservato il noma
che il dottor Filippo De Filippi gentile amico e colto os-
servatore nelie scienze natural! mi propose a voce mostran-
domi la piccola conchiglia da lui pel primo rinvenuta.
Specie 2. - Nuc. faha
Frase. - A
C. — Minima, Candida, pellucida, aliquaado rubiginosa ,
subtriquetra , inaequilatera ; margine inflato ^ inferne sim-
pliciter sinuato.
Trovata dal professor Cara di Cagliari nello stomaco
d' un nccello acquatico che abita in Sardegna.
Specie 3. — Nuc. siliqua.
Frase. - A
C. — Parva , elongata , glabra, raaculis viridis luteisque
picta i ligamenti loco fere concavo j margine inflato , sinu
inferno fere nullo.
Abita presso Milano.
Non si potra assegnare a questo genere di molluschi un
posto nelle classificazioai sino die non se ne conosca pie-
namente 1' animale ; giovi intanto il porlo sott' occhlo agli
osservatori onde possanvi dirigere le loro indagini ed
estendere cosi la conoscenza finora troppo liinitata della
zoologia italiana. Carlo Poiro.
Al Signori Direttori della Biblioteca italiana.
Era , a dir vero , mia intenzione di non piu occuparnii
di censure contro la Biblioteca Italiana, come gla mani-
festai neir ultimo fascicolo del Giomale agrario (vol. V,
pag. 2i6)i e me ne sarei rimasto in silenzio quand'anche
avesse ella continuato a mostrar d'ignorare le poche cose
niie in tutte le occasioni che si presentavano di doversene
necessariamente far parola ^ ma i'attribuire poi ad altri
anche quel poco che a me si spetta , e cosa al certo di
non potersi passar sotto silenzio; e tanto piii che le cose
che aveva io pubblicate si trovavano nel Giornale di fisica
di Pavia , stampato sotto gli occhi e la direzione di uno
degli attuali direttori ed editori della Bibl. Ital. , e 1' I. R.
Istituto di Milano aveva per segretario alfro dei quattrg
fra questi direttori ed editori.
V A R I E T A . 4-1
La Bibl. Ital. nel fasclcolo di maggio cUstiibuitosi il a5
luglio corrente in un articolo iutitolato Stelle cadcnti (pa-
gina 823) ha in poche righe radunate molte inesattezze ,
die lianno bisogno di rettificazione.
1." Vi si dice jiertanto alia pag. 334: " Forse coll'an-
!i dar de' secoli si giungera a fissai* la legge del nioto
" anche di questi corpi celesti , almeno de' piu distinti e
It voluminosi, come ora si predice il i-itorno di alcune
» cotnete periodiche. Intanto per preparare i materlali
» necessarj a simili indagini converreblje clie mentre gli
>/ osservatori si dispongono a tener dietro alle appari-
t> zioni che succederanao in avvenire , gli eruditi atten-
II dessero a compulsare le antiche storie , le cronaclie , i
j> giomali in cui si faccia cenno di consimili fenoineni gia
,) osservati. >/
Stando a questo consiglio sembrerebbe che finora poco
o nulla si fosse fatto (i), mentre oramai sembrai:o esaurite
Je ricerche dopo che tanti di tutte le nazioni d'Europa
dal principiq di questo secolo ed anche prima se ne sono
indefessamente occupati ; fra i quali il celebre Chladni oc-
cupa il primo posto j e fra gli ultirai potrei ancor io an-
iioverarmi , come potra constare dagli Annali di chimica
di L. Bruguatelli t. XXII, i8o5, dal Giornale di fisica di
Pavia 1809, pag. 461; 1822, pagine 47-186, Annali univer-
sali d'agricoltura 1 832-1 833 (3), ed anche attualmente me
ne sto occupando negli ultimi numeii degli Annali di far-
macia , cliimlca ; ecc. che si pubblicano in Milano , sotto
il titolo : Degli aeroliti , delle piogge o nevl rosse , e delle
nebhie o esalazioni secche (3).
2.° « Non possiamo a questo proposito qmettpre <^1 far
II notare una singolare coincidenza di circostanze fra la
II meteora clie fu osservata nelFalta Italia nel di 17 luglio
(/ deir anno scorso , e quella clie quasi entro i medesimi
II confini fu osservata nell' anno 1784. A tal fine trascri-
II veremo qui la notizia che trovasi inserita negli Opuscoli
II scelti sulle scienze e sulle arti ( t. YII, pag. 384 )
II Quivi e evidente errore di calcolo , giacche essendo il
)i miglio geografico di tese 981, le 3iaoo tese farebbero
II miglia 32 ~. n Ma nei citati Opuscoli scelti non si diede
che un primo cenno di quella notissima meteora „ sulla
quale stese a suo tempo una lunghissima Memoria il pro-
fessore Barletti nel tom. II della sua Fisica , e nel torn. Ill ,
47^ V A R I E T a'.
pag. 33 1 clelle Memorie di matematica e fisica della So-
cieta Italiana ; e f u inoltre descritta coa tiitto il corredo
d' erudizioni e di cognizioni lisiche che in allora si ave-
vano dal chiarissimo professore Antonmaria Vassalli {Me-
moria sopra il bolide deqli ii settembre 1784, e sopra i
bolidi in gencrale. Torino , nella stamperia reale ) ; e quindi
riportata ne* giornali d' oltremoati e registrata ne' recenti
cataloghi degli aeroliti. Non fu duaqae nel luglio, come la
Bibl. Ital. sospettava, (4) ma nel settembre e precisamente
alle ore 6 e 55 mlnnti pom. che apparve al Yassalli
quella nieteora ; ne era sfnggito alia di lui penetrazione
(pag. 93) Terrore occorso nei sopra riferiti OpuscoU, che
siipporrei piuttosto error e di trascrizione che non di cal-
colo ; perche , riienuta la stessa estensione del miglio , vi
si trova di questo indicata anche la frazione dei |.
3.° Continua la Bibl. Ital. " II sig. Eyries afFerma che
" finora fion era noto che un areolita ! avesse cadendo per-
" cosso alcun nomo . . . Ora ci ricorda che un fatto analogo
" a questo venne fino dall'anno 1818 comunicato all'I. R.
» Istituto di Milano dal fu conte Bossi, membro dell'Isti-
" tuto niedesimo. Egli lo aveva raccolto da una storia ine-
» dita di Milano di Giovanni Andrea da Prato, della quale
" dicea che diversi esemplari manoscritti si conservavano
» in alcune biblioteclie, e che abbraccia lo spazio di tempo
" scorso dal 1499 ^^ 1519. In questa storia si parla di
>r una pioggia di sassi caduta il di 4 settembre del i5ii
" nel territorio di Crema, che pesaVano sino a 11 libbre»
>> uno de' quali feri in una coscia un frate di quella citta.
» Chi fosse in grado di ritrovare in qualclie biblioteca il
" manoscritto sopra citato , potrel)be rettificare le circo-
» stanze di questo fatto, che noi abbiamo rlferito quale ci
" sembra averlo inteso or sono piii di diciott'anni (5). »
Quanto il Bossi comunico li 26 febbrajo del 18 18 al-
r I. R. Istituto di Milano fu quindi pubblicato dentro lo
stesso anno nel Giornale di lisica di Pavia alia pag. io3,
ma non vi si parla menomamente di uccisione di persona.
In Milano nella Biblioteca Ambrosiana si trova la Storia
manoscritta di Gio. Andrea da Prato , ma questo mano-
scritto era gia stato prima del Bossi cotnpulsato fino dal
i8o3 dal chiarissimo abate Amoretti che nel t. XXII degli
stessi Opuscoli scelti de' quali n' era il benemerito editore ,
nella nota al Catalogo degli aeroliti pagina 261 , aveva
V A n I E T A. . 4*73
riportato per esteso il passo di detta storia spettante alia
l?ioggla di sassi avvenuta nel i5ii, e riferita in sef^uito
auche dal professore Moratelli nel i8o5 alia pag. 362 delle
sue Memorie Jisico-cliimiche ; come io aveva accennato in
una nota alia pag. 55 del Giornaie di lisica di Pavia del-
I'anno 1S2.2. In qnesto stesso volume alia pag. 56 trovasi
da me deseritto il caso di quel frate die fu ferito in una
coscia da un aeroHto , non gia in Crema , lua in Milano j
avendolo io per il primo ricavato quel fatto dalla Descri-
zione del Museo Scttala di cui se ne fecero pur tre edi—
zioni ; e quel mio scritto portava per titolo : S'-orici cleUa
caduta di un antico aerolito non mai stato deseritto ne' re~
centi ca'aloghi, preceduta da una digressione snW origine' di
questi fenonieni; al quale fa seguito quell' altro mio scritto
inserito nello stesso volume, pag. 186: Considerazioni sul-
V origine e la natura delle stclle cadenii (6).
II laborlosissimo ed eruditissimo Bossi fin d'allora asse-
riva che ben poco col suo lungo compulsare aveva potuto
trovare di aggiungere ai cataloghi gia puljj^licati degli aero-
liti ; e faccio noiare che in qnella sua IMemoria stampata
nel Giornaie di fisica di Pavia si assegno per errore di
starapa al bolide del 1784 F anno 1786.
E gia che dalla Biblioteca Italiana si facevaa votl che
Forse coll' andar de' secoli si giungera a fissar la legge del
rnoto anche di questi corpi celesti , alnieno de' piii distinti e
voluminosi; per cui si credeva di rimarcare una singolare
colncidcnza di circostanze fra la meteora die fu osservata
nelV alta Italia nel di ij luglio deW anno scorso , e quella
che quasi entro i medesimi confini fa osservata nell' anno
17S4', cosi se questa coincidenza non ebbe luogo riguardo
al tempo, come si e veduto, Tebbe in vece un altro aero-
lito deseritto gia da un celebre astrononio ; per cui cre-
derei far cosa grata alia ste^sa Bibl. Ital. di riporiarne la
relazione tratta dalla Memoria del prof. Vassalli (*).
" Li 7 luglio 177 1 a 10 ore e 36 minuti della sera
X comparve a Parigi, e ne' confini una meteora straordi-
" naria. Fu una luce vivissinia, che parve cominciare al
>i nord-ovest di Parigi. Un globo di fuoco piii grosso , e
>/ piii brillante in apparenza della luna pieua prese la
(') Lectre sur une luetcore extraordinaire adresscc a Messieurs
les auteurs du journal des Savans par M. De la Lands de CAca-
deinie Roy ale des sciences: septembre 177 1.
BlbL Ital. T. LXXXil. 3i
^74 V A R I E T A .
» forma d'nna lagrima Batavica (*), die credettero di un
>i piede di diametro , lasciaiidosi dietro una coda 4 o 5
» fiate pill lunga, la quale pareva clie gettasse scintille di
» varj coloii. La direzione fu dal nord-ovest al sud-est,
)i passo inolto vicino alio zenit presso a poco come un
}, razzo, ma meno rapido, la luce era azznrrognola, e la
» traccia clie il globo di luce si lasciava dietro parve
„ abbassarsi in diversi luoglii, di modo clie nori pochi
II credettero esser venuto a terra, e moiti dissero d'averlo
„ veduto a cadere chi in un luogo , clii in un altro. Di-
), verse persone a Yanvres , che e kingi una lega verso il
» sud-ovest furono come attorniate di luce, senza soffrire
y> il menomo incomodo, assicurano solamente clie una donna
i, nel villaggio ebbe i capelli bruciati. A Berry cadde un
» moccolo , o una parte di fuoco die annegri le gronde
» nelle quali venne ad iiiibattersi. M. Bailly che si trovava
$, a Chaillot vide questo globo ad allargarsi dalla parte
» del sud-est, sparse vina gran luce bianca con un gran
» numero di scintille simili alio stelle di fuochi artillziali.
» Qnesta gran luce non duro piii d'un secondo, ina tutto
V Parigi fu illuminato d'uoa maniera maravigllosa. Circa
n due minuti dopo il grande lampeggiamento s'udiunru-
» more simile a quello del tnono , o di 3 o 4 colpi di
j» cannone , ma fu un rumor sordo che duro piu secondif,
» i A'etri fiirono scossi in diversi Inoghi, e principalmente
» quelli del reale Osservatorio. Una persona che si trovava
» lontana i5 leghe da Parigi verso occidente 1' indomani
» mi disse che aveva osservata la stessa meteora e sentito
» lo stesso rumore. Fu osservata in molti altri luoghif, ri-
» ferirono die a Corbeil ed a Melun il rumore fu piii
>i forte che a Parigi. "
Aggiungero finalmente ch' essendosi finora parlato della
Storia di Gio. Andrea da Prato e del suo commentatore il
C. Bossi, gia illustre collaboratore della Bibl. Ital. , non
sara qui fiior di luogo di prevalermi non piii delle mie
parole, ma delle loro stesse a rettificazione di uu'altra
asserzione inserita nella Bibl. Ital. del marzo 18 36 alia
(*) Qnesta similitudine Dio veduta ripetuta appunto in una
descrizione della meteora del i835, pervenuta da Parma o da
Piacenza ed inserita nella Gazzetta di Wilano di que' giorni. Tutti
i fenomeni della meteora del 177 1 combiaerebbero peifettamente
con quella del i835 ee vi si potesse far conibinare anche la di-
rezione.
V A n I E T a\ ^^5
pag. 35o dove si dice « che la neve presenti all'agricol-
tiira speciahneme dell' alta Loiubardia sommi vantagd di-
feadendo dal gelo i cereali , e distruggendo gP insettl ai
n,edes.m. noc.v. . Alia pag. 109 del citato Giornale di
Pav.a 1 8 18 SI legge : Per tutto il presence anno i5o6 e
fiocc<^to, e I anno fu ahhondevole : cosi la cronaca , ed il
Bossi VI soggiunse: " Qiiesto fatto non abbisogaa di aicua
» commento; ma qnesto con altri simili, riferiti dairau-
» tore niedesimo, qualora non avessimo anche a' giorni
" nostri potuto riconoscere , che I'assoluta uiancanza della
" neve ui un inverno non e catTsa immediata, ne indizio
» sicuro di una cattiva annata , poti-ebbe servire a rassi-
- curare una gran parte de' nostri agricoltori , cbe domi-
" nati da antichi pregiudizj credono indispensabile la ca-
» duta della neve, e la pernianenza della niedesi.na per
" qnalche tempo, alia fecondita delle terre, al riposo della
» vegetaz.one specialmente delle biade , alia distrazione
" degl .nsetu nocivi ecc. , cose tutte die sono state alcuaa
" volta acceanate dal deftinto nostro collega , ed insisrne
» agronomo, il cav. Filippo Re. ,/
Pag. II,. Come fa ia quell' anno (1519) assai carestia di
blade, 31 per la neve grande dell' anno passato , che fu alia
terra peggio di mairigna per cat la civica amministra-
zione, ossia d nzagUtrato di provvisione mandb in Sicilia per
frumento: ed ,1 Bossi vi aggiunse : .< Ma non possiafno
» tra asc.are d .nvocare Y attenzione sul principio altrove
u stabilito, ed in questo passo novamente inculcato , die
» la neve copiosa , ben lungi dall' essere considerata come
» sorgente di fecondita, era anzi riguardata come presagio
n d, carestia, e caratterizzata come prodnttiva dei piii tristi
» effetti, die alia terra faceva peggio che da niatdgaa. „
Angela Bellani.
Note dei Dircttori alia lettera antecedente.
(1) La conseguenza non regge in buona logica, poich^ altro h
1 laccooiandare un lavoro, altro I'asserire ciTe p'oco o nn\ult
torno ad esso s.as. farto. Or s^ questa .toru coLegueo.a e W
data tutta la presence invettiva.
(2) II signer Eyries pubblica una curiosa notizia riprodotta
nella nos ra B,bhoteca nitorno aila caduta d' «a aerolita ch'e '
sfuogua all. UKlag.n, degH eruditi, ed il signer canonico Belirnt
coghe appunto qu.st occasione per csorrarli a desistere da simili
uccche, le quah vuole che siano oranaai esaunte, dopo Tl e
egU «ulle tracce del celebre Chladni e di ahri raccogli o^i .!
476 V A R I E T a\
e occupaCo in esse con alcime Memorie pubblicate in tliversi
glornali. Ma chi sa quaati fatti importatiti sii tale avgomento si
potranno ancor trovare , giacche il signer Cauouico Bellaui ne
conosce tutte le lingue , ne lia visitate tutte le JDiblioteche , n^
frugato in tutti gli archivj , ne letti tutti i gioi-nalt die si stam-
pano nelle quattro parti del ruondo. II valence fisico sig. Dome-
nico Paoli, che nel citato volume del Giornale di fl»Jca di Pavia
pel 1818 ha consegaate alcune sue ricerche sugli aeroliti , lungi
dal pretendere di aver tolta ad ognuno la speranza cli nuove
scoperte, terniiua il suo scritto dicendo : lo porto opinione che se
a riandaie ci facessimo le cronache d' ogiii paese , di molto si au~
menterebbe il catalogo delle pietre cadute neW atinosfera^ ecc.
(3) Se il nostro oppositore si sta ancora attualuieate occupando
degli aeroliti , perche dunque asserisce die oraiuai sembrano
esaurite le ricerche ad essi relative ''. E se esaunte non sono ,
perche mai ci muove guerra quaudo noi esortiamo gli eruditi
d'' ogni paese a cooperare a quest^ iuiportante lavoro?
(4) U editore degli Opuscoli scelti si era dimenticato d'' indi-
care il mese in cui era apparso il feoomeuo; ma siccome T arti-
colo era inserito nel bimestre di luglio-agosto, e la Memoria che
Jo precedeva portava la data di lugiio , noi abbiamo trascritta
questa data apponendogli il segno dubitativo.
(5) Le notizie e rettilicazioni da noi richieste ci sono gia state
graziosamente coniunicate dal sig. D. Carlo Pietro Villa, deputato
presso la Congregazione centrale , il quale possiede un eseniplare
della Storia di Giov. Andrea da Prato.
(6) Da tutto cjuesto discorso non rileviamo ancora chiaramente
quali siano le cose spettanti al signor ab. Bellani, ch"' egli si la-
gna aver noi ad altri attribuito. Quanto agli aeroliti di Crema ,
giusta la sua stessa testiuionianza , fu TAnioretti il primo che ne
parlo, riportando per esteso il brano della Storia di G. Andrea
da Prato; quanto a quello del Museo Settala che colpi in Milano
im frate era gia stato ricordato nella descrizioue dello stesso Museo,
della quale ei fecero tre edizioni; ed il Bossi P avea anch esse
ranimentato nella dissertazioue letta nel 1818, della quale pare
che nel giornale di Pavia non sia stata inserita die la prima parte.
Noi di buon grado confessiamo di aver confuso, per difetto di
niemoria , P avvenuuento di Crema con quello di Milano , ma
con questo errore non crediamo d^ aver recato danno alia ripu-
tazione letteraria d' alcuno.
Annotazione dell' autore deU'articolo inserito nel fas-icolo dello scorso
mese di marzo di questa Eibliotcca pag. 35o alia presente lettera
ed air Appeiidice oggiunta dal canonico Bellani alP articolo III
suUa livellazione ck Milano staiupato nelle uUime puntate degli
Annali d' agricoltura.
II primo brano delP articolo riportato in detta Appendice e tolto
dalla pag. 35 1 della Biblioteca e non dalla pag. 35o, ma vi sono
V A R I E T A . 4^-7
omesse due espressioni importantissinie ; T una h in alcune combina-
zioid , r altra e Tepoca annuale la neve dl diceinbre ^ della neve
che in alcune combinazioni presenta in Lombardia alT agricoltura
soinini vantac'gi- E poiclie nell" inverno 1 835- 1 836 nou si ebbe
in Lombardia neve di dicenibre, cosi uon si ebbevo neppure quei
vantajigi accennati nelP artr»^olo e contraddetti dal sig. canonico
Bellani, il quale avrebbe probabiliiieiite risparuiiata questa con-
traddizione se con niaggior cura avesse letto 1' ardcolo medesimo.
Cio ci dispensa d'occuparci del resto di quella contraddizione.
II secondo brano delTarticolr) ivi l■ipol•ta^o non segue, come si
potrebbe ritenere , ma precede il primo. Leggendo dunque Far-
ticolo nella sua iutegrita vedesi die il niistero principale di cui
esse pai'la non e tanto la formazione della neve, quanto la va-
rieta nel quantitatlvo di questa meteora era crescente verso il nord
awicinandosi alle Alpi ed era abbondante solo sugU Appeiinini
vientre e sereno il cielo coprente le Alpi. Ma la stessa formazione
della neve in una data locaiiti puo ancoi" dirsi iidstcriosa, se un
mistero h tuttora la formazione delle nubi. Vedausi i trattatisti
di quest"' argomeuto e particolarmente il Gerbi , t. iv, pag. 368
e seguenti, edizlone del 1834.
Citiamo a preferenza questa data per raffrontarla al chi jnai ha
trovata prima d'ora luisteriosa la formazione della neve ? del signor
canonico Bellani.
Osserviamo finalmente in rlsposta alle coutr^ddizioni del si-
gner Bellani clie se la grandine e ragionevoluiente abborrita, puo
esserlo anche la neve la quale talvolta danneggia non un solo
gruppo di Coniuni come la grandine, ma intere proviucie; e lo
diranno aaclie gli agricoltori di tutta Europa.
Sopra una funzione non ancora descrhta nei vcgetabili.
Ossenazionl ed espeiienze del Dottore Augusta Trin-
CHINETTI , assistente alia cattcdra d Oculistica nel-
1 1. R. Unu'crsild di Pavia.
Nel contonio di quasi tntte le foglie die ho esaminato
ho potuto scorgere alcnni piccoU organ! , i quali nou mi
sembraiio finora avere abbastanza fissata Tattenzione dei
Jjotanici. Si presentano essi per lo piu sotto la forma di
bitorzoletti spesso conici , ora gloliosi, ora nudi, ora por-
taati alcuni pell e qualche volta anche un aculeo od una
spina. Sono di colore ordinarlamente biaaco-verdicclo, tal-
volta brano, tal akra rosso, ed in qualche caso anche dello
stesso verde delle foglie suUe quali si trovano. V*ha pero
qualche raro esempio in cui essi si manlfestano soltanto
sotto r aspetto di una plccola areola diversamente colorata.
Nclle foglie a margine iiitiero, come iu quelle distinte in
^.^8 Y A R I E T A .
grand! lobi, si trovano per lo piu collocati simmetricamente
a qualche distanza fra di loro : in alcuni casi pero essi
sono affatto iiiordinatamente disposti ^ in altri si ofFrono
talmente avvicinati da presentarsi come una mlcroscopica
seghettatura , tal fiata aiiche sembraiio salJati insieme in
modo, che le foglie mostransi come fornite di un piccolo
orliccio. Nelle foglie a margine non intero scorgoiisi essi
costantemeiite all'apice di ogni angolo sporgente, d'ogni
dentaUira ecc. in cui quello trovasi distinto.
Si vedono tali organi freqnentemente anche ad occliio
nudo , arrivando talora alia grandezza di un quarto e
qualche rara volta di niezza liner. : non e poi difficile in
un maggior numero di casi il rinvenirii colla lente , colla
quale si scorgono all' esterno minutamente bucherellati , e
neir interno sembran i-jsultare di un aggregato di cellule.
3VIa per meglio dirigere gli osservatori alia ricerca di questi
organi indichero ora alcune piante dove questi mi si mo-
strarono piii appariscenti.
Nelle foglie della vite essi finora mi parvero della mag-
giore grossezza: in generale pero le piante erbacee sono
quelle cbe piu volaminosi e distinti gli appalesano. Nei
generi Helianthus, Calendula, Tussilago , Esperis, Ranunculus ,
Papaver, Geranium, Cucurbit a , Campanula^ Brionia, Circcza,
Htllehorus , Lampsana, Delphiniuni, Gaura, Mentha , Rosa ,
Ribes 5 Prunus , Armeniaca , Amjgdulus , Fragaria , Cycho-
rium , Leontodon , Opium , Erigeron , Ballota , Iberis , Cine-
raria , Viola , Bellis , Caucalis , Pimpindla , Primula , Bal-
samina, ecc. ecc. si osservano i descritti bitorzoletti colle
accennate loro varieta. Le foglie delle Graminacee gli of-
frono nolle microscopiche seghettature che si trovano sul
loro margine. Alcune piante dei generi Polygonum, Ama-
rantus , Convolvulus , ecc. sono fornite dell' orliccio di cui
sopra bo fatto cenno.
Sebbene pero gli organi in discorso riescano per lo piu
di facile ricognizione, essi talvolta non si possono rinve-
nire se non coU'ajuto di forte lente e da un occbio molto
esercitato in simile ricerca: e non niancano pur anco dei
casi nei quali le piu accurate indaglni non mi valsero a
discoprlrli. Ulterlori osservazioni potranno decidere se
queste ultime piante sono per la loro particolare organiz-
zazione di tali parti sprovvedute, oppure se queste vi si
trovano diversamente modificate.
I
V A R I E T A . 4-0
Essendo gli organi fin qui esaminati coninal al maggior
numero e fors'anche a tntte le foglle, era ovvio il pensare
die r ufficio dei medesiini esser dovesse di qualche impor-
tanza nell' ecoiiomia vegetahile. Ma come io non aveva
alcun fatto positivo clie mi guidasse all' investigazlone di
esso, infelice nelle prime indagiiii guidate da sole supposi-
zioni, io aveva gia Jasciata I'impresa allorche il seguente
fenomeno mi si offerse.
Osservai di buon mattino die le foglie di molte piaate
presentavano nel loro contorno tante gocciolette per Io piii
simmetricamente disposte, le qaali si vedevaiio chiaramente
parure dai liitorzoletti die lie descritto. Questi pertanto
mi sembrarono potersi supporre come gli organi die ema-
nassero quell' umore. ]Ma polche insieme alle accennate
gocciole io spesso ne scorgeva delle altre inordiuatamente
collocate, od almeno un uaiido velo suU'una o su Taltra
ed anclie su ambedue le pagine delle foglie stesse ; quan-
tunque queste gocciole e questo velo , come riscontrantisi
anche sui corpi inorganici , si potessero credere a buoa
diritto una semplice deposizione di rugiadai mi parve tut-
tavia necessario qualche sperimento per cui chiaramente
si distinguesse quali gocciole a quest* ultima causa, quali
a vera operazione organica si dovessero attribuire.
A tale oggetto, verso il tramonto del sole, ho limitato
1' aria amlDiente di alcune piccole piante ed anche di alcune
sole foglie per mezzo di ampolline di vetro ben asciutte e
cosi piccole die contenevano a stento le piantlcelle o le
foglie. Pel raffreddarsi dell'atmosfera durante la notte do-
veva precipitarsi anche 1' umidita sospesa neir aria racchiusa
in quei vasi; ma come in questa piccola quantita d'aria,
dose pur piccola d' umidita, doveva essere compresa, cosi
credei die scarsa dovess'esserne la precipitazione, di piii
che questa, pluttosto die sulle foglie, sarebliesi riscontrata
sull' interna superlirie dei vasi, come la parte piu prossima
air aria esterna. II fatto corrispose perfettainente alTaspet-
tazione, poiche trovai alia mattina susseguente le foglie
rinchiuso, portanti solo le gocciole periferiche, attaccate
agli organetti in dlscorso , e T interna superlicie delle am-
polline coperta dalla rnglada. Cosi ho potuto non solo as-
sicurarmi die le gocce inordinate ed il velo umido che
ofTrono le foglie sulla loro superficie, non son altro che
una deposizione dell' umidita atmosferica^ ma eblji altresi
piii fondata ragioue per credere che le gocciole simmetridie
480 V A. R 1 E T A.'.
riscontrantisi al loro contorno, fossero veramente dovute
ai descrltti bitorzoletti. Ad ulterlore appoggio poi di que-
st' ultima iiiduzione mi valse il risultato di quest'' altra
esperienza.
Ho coperto con della cera liquefatta ora tutti , ora al-
cuni soltanto degli organi dei quali parliamo, in alcune
fogiie della Calendula officinalis , del Papaver somnifemm ,
del Geranium niacrorhizum, deWEnperis mat.ronalis. Nei giorni
susseguenti non trovai piu alcuna delle accennate goc-
ciole dove quegli organi eran coperti , memre tutti gli
altri die eran llberi nella stessa planta non solo , ma nella
stessa foglia eziandio non mancavano di presentarle.
lo non aveva scorto da principio le piu volte nominate
gocciole se non alia levata del sole, ma le successive os-
servazioni, istituite pel corso di un'intiera annata , mi
fecero conoscere trovarsi esse anclie nella iiotte , spesso
apparire prima di sera ed anclie talvolta esser palesi per
tutta la giornata , tenendosi 1' aria fresca e il cielo nuvo-
loso. La loro comparsa mi sembro non poco favorita dal-
I'umidita del terreno: ed e forse per questa ragione clie desse
piu frequenti mi si mostrarono in primavera ed in autunno.
Raccolto r umore di cui vanno formate tali gocciole mi
si presento air esame esterno coi caratteri delF acqua pura;
senonche lasciato a se presto si corruppe spandendo odore
di uova fracide e depositando poca materia biancluccia.
Benclie pertanto io non abbia istituita un" accurata analisi
di questo fluido, sembrami tuttavia poterlo ritenere da varie
sostanze comi:iosto.
Tanto ovvio essendo i! fenomeno di cui e parola non
poteva andare fino al presente del tutto inosservato. Mus-
schenbroek , Treviranus , De Candolle ne fecero qualche
cenno, ma venne esse considerato in un numero di piante
assai limitato, non lo si osservo che ai primi raggi del sole,
e non si e mai posto mente a quali organi si dovesse at-
tribuire. De Candolle lo riguardo come un fenomeao della
traspirazione od esalazione acqiiosa , la quale aumeutata in
certi luoglii si rendesse sensibile, come il sudore, sotto la
forma di gocciolette (1). Giusta a primo aspetto mi sembro
(l) ic . . . il arrive quelquc fois que la transpiration vegetale,
lorsqirelle est tves-abondante dans un lieu donn^, devient sen-
sible comme la sueur sous Li forme de gouttelettes. Cest ain»i
qu''o'n observe frcquennnent dej gouttes d'eau qui le fonuent *u
V A R I E T A . 481
qiiest' opinione 5 ma pui mature considerazionl mi indussero
a credere la fnnzione rappresentata dalle nostre gocciole
diversa non solo dalla traspirazioiie, ma ben aiico in an-
tagonismo colla medesima. Le seguenti ragioni varranno
a diniostrarlo.
I. II fenomeno di cui parliamo si effettna per mezzo di
organi particolari. Se esso non risnitasse clie di una traspi-
razione piii abljondante, perclie non dovreljlje al pari di
questa manifestarsi per tutti gli stomi della cuticola ''.
a. La Ince e I' agente piii favorevole per la traspirazione:
il nostro fenomeno al contrarlo mostrasl al trnmonto del
sole , dura nella notte e cessa col rischiararsi del di ; e se
tah'olta si mantiene anche ne! giorno, cio non e clie allor-
quando il cielo e oscurato dalle nubi.
3. La traspirazione e in maggior vigore quanto piii Taria
e calda e percio particolarmente nella state. Abbiamo ve-
duto cbe in vece la comparsa delle nostre gocciole e piu
frequente nella primavera e neU'autiinno ed allorche Taria
e piuttcsto fresca.
4. Condizione propizia alia traspirazione e la seccliezza
deir atmosfera : T umidita della medesima e favorevole nl-
r altra funzione.
5. Esperimentl comparativl mi banno dimostrato clie la
quantiia delTumore euianato per Tuna maniera e semjjre in
ra2;ione inversa della quantlta di quello tramandato per Taitra.
Poiclie da cio sembrami poter concbiudere cbe la fun-
zione manifestata dal fenomeno di cui e parola, non possa
in verun modo paragonarsi al sudore degli animali, voieiido
tenermi io pure alPanalogia fra i due rcgni viventi, trovo
cbe quella, in modo assal meglio dimostrabile, puossi as-
somigliare alia secrezione delle orine. Questa di fatto e la
funzione cbe ancbe negli animali mostrasi in perfetto an-
tagonismo colla traspirazione e cbe, essendo in essi pure
favorita dalT oscurita, dal freddo, dairumidita, vlene ad
essere sottoposta alle stesse leggi clie abljiamo trovato in
relazione col nostro fenomeno. La natura «be voile comuni,
sebbene diversamente niodificate, nei due regni organici le
sonimet des feiulles du ble et de plusieiirs graniini^es aux pre-
miers rayons du solell levant. Ces gouttelettes se voient aussi siir
les dentcliires de certaiiics plantes ; ellc* sout raugi'es avcc n'-
gulavite sur la feuille de la capucine. »
V. De CandolU Physiologic i^e^etaU.
482 V A R I E T a'.
principali funzioni, perclie doveva lasciar privi i vegeta-
bill di Vina che si puo dire loro necessaria '' Uno dei pre-
cipui bisogni di questi esseri e quello di emanare quell' umi-
dita che rendesi spesso nel loro organismo esuberante. Se
tale incarico fosse solo alia ti-aspirazione affidato, allorche
questa per le vicende esterne a stento puo effettuarsi, le
piante dovrebbero necessariamente sofFrire, se provvida na-
tura non le avesse di altro mezzo fornite, per cui llbe-
rarsi dell' acqua eccesslva: come appunto perlcolerebbero
gli animali allorche, diminuita 1' esalazione della cute, 110a
venisse essa rimpiazzata dalla secrezione renale.
L' uflicio pertanto degli organi descritti sarebbe quello
di tramandare un fluido acquoso allorquando particolarmente
per interne od esterne condizioni la funzione della tra-
spirazione si efFettua debolmente. Dissi fluido acquoso per-
che, sebbene per il sopra esposto sembri esse doversi ri-
tenere da varj principj costituito, presentasi tuttavia sotto
r asjjetto di acqua pura, e perche questa ne e senza dub-
bio il componente principale.
Veduto era che una particolare funzione e affidata agli
organi per noi esaminati, parmi necessario che essi con
un nome particolare vengano distinti. E poiche tanto 1' e-
sterna forma e I'intima loro tessitura, quanto Tufficio ad
essi imposto gli appalesa per ghiandole; e perche costan-
temente rinvengonsi al contorno delle foglie, io proporrei
loro il nome di ghiandole perifille.
E forse a somiglianti ghiandole ed alia medesima fun-
zione che e dovuto il fluido acquoso che si raccoglie nella
cavita delle foglie della Nepenthes, del Cephalotus, della
Saracenia , e quello pure che scorgesi alia base delle
squame della spica i}e\l'' Amonmni Zerumhet , della Maranta
gibba ecc. Ed anche il curioso fenomeno offerto da quel
singolare albero del Brasile che porta il nome di Ccesalpi-
nia pluviosa perche, secondo narraci il padre Leandro, la-
scia scolare delle gocce d' acqua in tale quantita come se
cadesse della pioggia , non e forse che una rappresenta-
zione in grande della funzione per noi considerata. Chi
si trovera in circostanze di poter esaminare le or nominate
piante potra dlmostrare I'aggiustatezza o la disconvenienza
di simili congetture.
E. GiBONi, F. Cahlini, I. Ivmagalu e G. Brugnatelli,
direttori ed editori.
483
IND ICE
delle materie contenute in cjnesto tomo LXXXII.
D.
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
el comniercio dei Veneziani, di F. Mut'inelli. -png. 3
La pace di Adrianopoli ossia la Grecia Uberata, canti
epico-Uric.i di D. Biorci " 22
Guglielmo Tell , tragedia di F. Schiller , traduzione di
A. Majfei " 28
Le antidiita della Sicilia esposte ecc. da D. Lo Faso
Pietrasanta duca di Serradifalco " 169
Lettere di C. Vidua serine dalle cinque parti del mondo,
pubblicate da C. Balbo » 178
Del teatro diarno e della sua costruzione, di P. Landriani" 207
Notizie biografiche e letterarie degli scrittori dello Stato
Estense " 214
Dei rapponi tra le belle lettere e le scienze e del loio
possibile perfezionamento " 829
Epistole di F. Petrarca recate in italiano da F. Ramdlin 35 1
PARTE 11.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Istituzioni fisico-cliimiche di G. B. Piaticiani " 36
A. Bertolonii Flora italica : con taiola in rame " 49
Sulla fosforescenza della lucciola comune , lettera ine-
dita di M. Carrara: con tavola in rame " 357
Di alcuni abusi nella medicina pratica ituliana, e della
nccessitd di ernendarli , discorso di A. Gasparini...» Zfo
Sulle Ombrellate della Germania e dell' Italia boreale ,
coll' aggiunta di cdcune nuove specie recate dalla
Grecia : Memoria inedita di V. Cesati " 379
Della dinamica e statica magneto-elettrica : Memoria
inedita di F. Zantedeschi » 399
PARTE STRANIERA.
Analisi dei principali poemi epici spagnuoli, di 31. G.
Quintana : traduzione inedita di G. Vegezzi " 68
Detta: continuazione e fine •> 2 3a
Catalogus manuscript orum Bibliothecai Palatine Vindo-
bonensis. Digessit S. Endlicher »' ?'7
484 I N D I C E.
Anolecta grammatlca maximam partem anecdota edi-
derunt J. ab Eichenfeld et S. Endlicher pag. 90
Philosophie de Vhistoire naturelle ^ par J. Virey „ g i
Nouveau manuel de frenologie , par G. Combe >/ o 5
La Statue vocale de Memnon consideree dans ses rap-
ports avec I'Egypte et la Grece. Etude de 31. Letronne •> 25 1
Rtcherches sur la topographic de Carthage, par M. Du-
reau de la Malle; avec des notes par M. Dusgate.» 2.S6
Glagolita Clozianus, id est codicis glagolitici ecc: edidit
B. Kopitar „ 260
Grammatlca e dizionario tlbetano-inglese, dl A. Csoma
de Koros „ 281
Voyage de V Arable Petree ,par L. de Laborde et Linant « 410
APPENDICE ITALTANA.
Agraria. — Osservazioni ed istruzioni pratiche intorno
alia coltivazione ed utilita delVArachlde ipogea, di
A. Longoni " 118
Calendario georgico della R. Societa agraria di Torino» 458
Almanacco pel dilettanti di giardinaggio , di G. Savin 464
Archeologia. — Monumenti Gabiai descrittl da E. Q.
Visconti, nuovamente pubblicati da G. Labus . . .<> 3oi
Due lettere sopra il Musaico di Pompei, di G. B. Baizini» 48 3
Arti belle. — Istituzioni di architettura civile, di L.
Ponza di S. Martina » 3o6
Bibliografia. — Notizia di una edizione sconosciuta del
poema romonzesco La Spagna, ecc, di P. A. Tosin 3 09
Notizia del manoscritti italiani, 0 che si riferiscono
all' Italia , esistenti nella Libreria delt Arsenale in
Parigi , compilata da G. Molini » 456
Biografia. — Biografia degV Italiani illustri nclle scien-
ze ecc, di E. De Tipaldo » 98
Memorie della vita di Girolamo Pennacchi pittore,
di A. Ricci " 122
Elogio storico di Leopoldo Nobili, letto da V. Antinori » 293
Vite e ritratti di trenta illustri Bolognesi " 452
Filologia. — Intorno ad alcune varianti nel testo della
Divina Commedia , di F. Federici " 282
Del soverchio rigore del gramctici, di L. Fornaciario 284
Filosofia. — Elementi di filosofia per uso del seminario
di Palermo , di S. Mancino " 1 1 5
Medicina. — Principj di patologia e terapiu medica spe-
dale di G. iV. de Raimann, traduzione di A. Buffini'i 108
I N D I C E. 485
Trattato completo di materia medica di G. A. Pdchter
traduzione di D. Gola pa2;. 108
JL' ontologismo medico cagione precipiia del caos in
die le mend sono intorno il cholera-morbus , di
F. G. Geromiiii „ j j 5
Rijlessioni sul cholera-morbus , di A. Bubini e D.
Cwtarelli „ j j-
Riflessioni medico-pratiche sul vajuolo naturale e
sul la vaccina, di S. Chevalley de Mivaz „ i23
Analyse et proprietes medicinales des eaux minerales
de CasteUainare,par Mess. Sementini, Vulpes, Cas-
sola et S. Chevalley de Rivaz „ iyi
Description des eaux minero-thermales et des etuves
de Vile d'Ischia, par Chevalley de Rivaz » ivi
Musica. — II Maestro di composizione , di B. AsioU.o 293
Poesia. — Laude di Feo Belcari ora per la prima
volta stampate per cura di F. Mortara -; 286
L'arte poetica d'Orazio esposta in dialctto milanese >• 288
Novclle di G. Paroliiii „ 200
Torquato Tasso, canti tre di J. Cabianca „ 446
Satire di Quinto Settano recate in versi italiani da
M. Missirini „ a3C
Angela liranno di Padova , dramma di V. Hugo...,, 439
Poligrafia. — Saggi in verso e in prosa di letteratura
spagnuola „ j ^^
L'Annotatore piemontese , giornale „ aga
Eniporio di cognizioni lUili, giornale „ 3i8
Religione. — Memorie intorno la vita e traslazione di
S. Marco, di L. Manin „ 106
Quattro lettere di I. Newton contenenti alcune prove
dell' esistenza di Dio „ 107
La Verita dei fatti Evangelici provcita colle testimo-
nianze di celebri scrittori , di C. G. Macchi . . . .» 4.57
Dei vantaggi in fatto di scienze ecc. recati a Milano
dalla Religione e dal Clero milanese, di C. G. Macchi,, ivi
Storia. — Testamento di Lodovico il Moro , ossia or-
dini intorno il governo delo Stuto di Milano dopo
la di lui morte nel caso della minoritd del figlio » 453
Documenti di storia ituliana copiati sugli ori'^mali
autentici in Parigi da G. Molini „ 3ao
Storia naturale. — • Storia naturale di tutte le acque
minerali di Toscana , di G. Giulj „ 3 1 3
Ornitologia toscana di P. Savi „ 3 1 6
486 I N D I C E.
VARIETA.
Anatomia. — Sulla scissura di Glaser , osservata da
F. Civinini pag. i 63
Ricerche intorno aWorigine della placenta, di 31. CostP» 164
Arti belle. — Giudizio finale, a fresco di Baccio della
Porta {fra Bartolomeo): lettera di N. Monti. . .» 820
Biografia. — Cenni biografici del cav. Pier Luigi Mabil,
di T. A. Catullo " i36
Errata-corrige » 166
f> 3^6
-> 486
Fisica, Chimica. — Sui mezzi atti a ridurre gU ani-
mali a solidita lapidea , di G. Giulj » iSg
Cangiamento di clima in Egitto " 162
Osservazioni meteorologiche di uprile » 167
• di maggio » 827
• • di giugno » 487
Stelle cadenti » 323
Osservazioni di A. Bellani all' ariicolo suddetto sulle
Stelle cadenti " 470
Geografia. — Isola nuovamente scoperta nelV arcipe-
lago dclle Caroline " i58
Letteratura. — Condizione letteraria della Turchin.. .„ i56
Scoria. — SulV autenticita dei documenti che diniostrano
doversi a Bernardino Ztndrini il progttto dti nm-
razzi dei lidi di Venezia i> 1 5 3
Storia natiirale. — Prospctto delle acque minerali del
regno Lombardo-Vcneto " 126
Jnsetti osservati nelV acqua piovana da G. Giulj . .» 189
Nuovo hone " 1 65
Scoperta intorno alia composizione di alcuni tufi silicei» 467
Due nuovi generi di molluschi d' Italia, di C.Porro.» 468
Sopra una funzione non ancora descritta uei vege-
tabili, di A. Trinchinetti " 477
ERRATA-CORRIGE.
Tonio 82.°
Pag. 214 Un. 5 Goldoni leggi Giuseppe Piermarini.
Pubblicato il di 29 agosto i836.
Milano , daU L R. Stamperia.
48?
Estratto delle osservazioni meteorologiche fatte ulla nuova torre astronomica
dell' I. R. Osservatorio di Brera all' altezza dl tese I'ifii (metri 26.54)
suW orto botanico , e dl tese 70.48 (mctri 147,11 )«(7 livello del mare.
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