>: r \v ■ _• V BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. Tomo LXXXVIII. ANNO VENTESIMOSECONDO. OtLobre, Novembre e Dlcembre i837. gf ' h 'UJSN MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. V IMPERIALS RECTA STAMPERIA. II pr esc ate Glornale, con tutti i volitmi precedents, e posto sotto la salvagwirdia delict Legge, essendosi adempiuto a quanta cssa prescribe. BIBLIOTECA ITALXANA PARTE J. LETTER ATURA ED ARTI LIBERALI. Orazloni quaresimali ed altre nuove opere del profes- sore abate Giuseppe Barbieri. — Milano , 1806- 1837, ,piesso gli editori Pictro e Giuseppe Vallardi , contr. di S. Margherita, n.° 1101, coi dpi di Felice Rusconi; volami quattro, in 12.0 grande, dip. o,33, in carta fioretta col ritratto dellautore ital. lir. 1 1 \ in carta velina pare col ritratto lir. 1 6 ; in 1 8.°, carta sopraffina con medaglia a rilicvo in carton- cino lir. 8. D, 'ue volte il prof, abate Barbieri recito in Milano dallo stesso pergamo queste sacre orazioni , e due volte dotti e savj ecclesiastici , ottimi magistrati, per- sone di lettere e di scienze , uomini assennati , flo- rida gioventu, gentili, coke donzelle e madri di fa- miglia accorsero ad udire le parole di salute die uscivano dal suo labbro. Con egual religione , con eguale studiosa frequenza lo ascoltarono Firenze, Man- to va, Padova, allorche fra quelle popolazioni cliiamato predicava le eterne verita ; ed egli ora in atto di ri- spettoso omaggio, al principio di ciascuu volume de- dica e consacra a tiascuna delle nominate citta il suo lavoro. Oltre la viva voce del pubblico le stampe periodiche esaltavano i pregi del nostro oratore ; ne 4 ORAZIONI QUARESIJ1ALI ultimo fu questo Giornale a tcssere gli cncomj dovuti alia sua eloquenza. Tale essendo la celcbrita delle quaresimali orazioni del prof. Barbieri, e cosi chiari i segni di benevolo animo , onde 1' oratore veniva confoitato nelle sue evangeliche fatiche, crediamo che per disporre il colto pubblico ad accogliere le stampe di quelle me- desime orazioni poco avanti recitare ne abbisognino nuove parole, ne convenga un ulteriore impulse II nome del prof, abate Barbieri e per se stesso una raccomandazione; T annunzio delle sue opere e ua anticipate pegno di applauso. E primamente per cio che riguarda alia parte ardua, difficilissima che eloenzione suole chiamarsi , squisitezza di lingua, leggiadre e vive dipinture, cortesia di modi , splendidezza di sentenze , tempe- rata ricchezza di rettorici ornati , felicita di espres- sioni, costanza e uniformita di stile a tenore dell as- sunta materia sono virtu oratorie che frequentemente spiccano nclla predicazione del signor Barbieri e che assai contribuiscono a collocarlo fra i piu distinti di- citori del nostro secolo: quantunque ne i piu teneri zelatori della gloria di lui credano di rinvenire ne' suoi discorsi tutte le qualita volute dalF eloquenza del pulpito; ne si vegga nei medesimi il complesso di quei pregi che si ammirano sparsi negli altri ora- tori. Multiforme e il dono dello Spirito di Dio anche rispetto alfevangelica predicazione, e colle varie raa- niere delfumana eloquenza la grazia celeste conduce a salute. Sovrasta un Massillon per la sua dolce in- sinuazione , per quella copia di affetti e per quella amabilita che deriva e si spande dalla sua anima ; ma nissuno gli attribuira a colpa se non si scorge in lui la forza di ragionare ferma, progressiva, irresi- stibile , che trionfa in Bourdaloue ; ne questi sara fatto segno a rnnproveri, se non ci presenta nel suo dire fimperiosa facondia di un Bossuet; ne finalmente meno si apprezzera il nostro Segneri perehe il suo perorare fu meno efficace delia semplice e poco adorna DI G. EARBIEUI. 5 eloquenza dei uando i Romani col pagare la seta a peso cV oro eccitavano lo sdegno dei moralist! , sarebbe stato strano il pensare che col tempo 1" Italia dovesse pro- durre quella ricca merce in tale quantita, da ren- derne l'uso comune ad ogni condizione di persone , e molto piu che la coltivazione del gelso potesse ad alcune delle sue regioni dar profitto maggiore di quello del grano e del la vite. Cosi avviene pero ora dell' alta Lombardia che trova nelia seta la sorgente principale delle sue ricchezze e che puo con essa piu che con altre produzioni della sua terra pagare il prezzo delle merci straniere. Fino nel passato secolo la seta forma va pel TNIila— nese un oggetto di somma considerazione. Nel bilan- cio generate del commercio dello Stato di Milano per l'anno 1762 si registrano tra le esportazioni la seta ed i suoi lavori per la somma di lir. 10,868,974. 16. 4 milanesi (1). II provvido Governo di Maria Teresa, onde venne tanto vantaggio a questo Stato , favoreggio grande- mente Tagricoltura col Censo. Beccaria (2) attnbuisce ad esso Paver animata la cultura dei gelsi, che danno un aumento di rendita senza un accrescimento di tri- buto. Merce poi le cure di quell ottima Regnante e di Giuseppe II suo figlio , ottenne la Lombardia au- 6triaca parecchi politici miglioramenti , che allora (1) P. Verri, Op. fil., t. II, pag. 347, ed. dei CI. it. (2) Op., torn. II, pag. j 64, ed. dei CI. it. MONTE DELLE SETE. 1 5 crano uii dcsiderio in quasi tutti gli Stati , c sono tuttavia in alcuni. Sadoperarono principalmente quei principi perchc il comniercio riiiorisse nella Lombar- dia , onde 1' avevano quasi sbandito le sciagure dei secoli XVI.° e XVII.0, la dominazione spagnuola, ed altie cause non dipcndenti bensi dai Governi , ma che quest! non aveano saputo mitigare. Opponevansi pero tra noi alia prosperity del traffico in que' tempi la scarsezza del danaro, la dilHcolta delle comunica- zioni colle eitta commercianti, e le leggi finanziarie different! non solo pei molti dominj, ma diverse an- cora nelle varie regioni onde constavano gli Stati. LT Imperatore Giuseppe II con carta dell' 8 mag- gio del 1 78 1 stabili che come Istituto annesso al Monte di Santa Teresa, cioe all" Ufficio del debito pubblico del la Lombardia , si aprisse in Milano un Monte o sia un Depositorio della seta', il quale rice- vesse in pegno qualunque quantita di seta nazionale od cstera, non inieriore ad un quarto di ballotto. Al deponente, clie potea tenere celato il nome, si paga- vano dalla cassa del Monte di Santa Teresa due terzi del valore della seta, secondo la stima da attribuirsele seguendo la tabella che si sarebbe pubblicata a que- sto fine in ogni anno. 11 pegno durava per un anno , ma era libero al deponente ritirarlo quando gli fosse piaciuto. Paga- vasi 1' interesse del 4 \ per cento sulle sete nazio- nali, cioe della Lombardia austriaca, e del 5 per cento sulle estere. Godevano queste pero del privilegio della dogana , cioe di venire rispedite all'estero col solo pagamento della tassa di transito. II Monte delle sete venne allora ajjerto nella casa gia de' Gesuiti, prcsso San Fedele. Nel Re2;olamento che. come Teditto, venne pubblicato al a5 di maggio del i7oi erano indicate le discipline per la stima c per la custodia della seta, ed all"articolo 9.0 dichiara- vasi cssere libera la contrattazione delle sete depositate, senza moverle dal sito, medutnte la semplicc cessione delle bollelte da una ma no all altra. I 6 MONTE In seguito al Regolamento vedevasi la tabella del pvezzo delle sete pel 1 781. Gli organzini da denari 22 ai 24 crano valutati a lir. 28 milanesi, quelli dai 24 ai 3o a lir. 26. Le sete fine in accia filate alia piemontese a lir. 22 , le nostrali fine a 4 capi a lir. 20. Siiiatto istituto che , come s' indicava nel proemio deU'editto, avea il fine di sollevare i possessori e primi raccoglitori dclla seta, allorcke postl in situazione di venderla, devono soggiacere a gravosi interessi, prov- visioni , spese di cambio e rischi, nel doversi spesso abbandonare a corrispondcnti esteri , per ricavare le anticipazioni necessarie al low commercio, duro fino al 1796. I politici sconvolgimenti cui allora ando sog- getta la Lombaidia fecero ritirare le merci deposte al monte, e il saccheggio delle casse pubbliche fatto dai Francesi e V avere il Monte di Santa Teresa so- spesa ogni operazione impedirono che si riaprisse. Ne' tempi che seguirono , le guerre marittime e terrestri non lasciarono al commercio ed alTindustria l'agio da cui solo essi traggono la costante loro pro- sperita. S' era quindi grandemente avvilito tra noi il traflico delle sete pel divieto delle relazioni colT Ia- ghilterra, il quale impediva di mandarle fuori , e d' in- trodurre le merci che servono d'ordinario a cambiarle. Non appena fu TEuropa ridonata alia pace, che Toperosila svegliata dalle convulsioni politiche si ri- volse all' industria ed all" agricoltura. In Lombardia tosto si pose grandissima diligenza nella cuhura dei gelsi e nella cura dei bachi. Le conmnicazioni aperte colle altre nazioni fortemente incoraggiarono il com- mercio della seta. L'essere l'lnghilterra per la sua potenza marittima divenuta in certo modo il centro del commercio delle nazioni incivilite chiamo cola le sete per spargerle poscia in altri paesi. L'idea dei larghi guadagni degl' Inglesi , il pen- siero delle grosse usure ch' ei ano costretti a pagare parccchi produtiori e lavoratori per avere le antici- pazioni , i motivi in somma allegati ncll' editto del DELLE SETE. I 7 1781 fecero tra noi germogliare di bel nuovo Fidea di un Monte delle sete. II signor Pasquale De Carli nelle appendici della Gazzetia di Milano del 1823 avea trattato del biso- gno di qui fondare un Monte-banco serico, ed alio stesso oggetto s' era allora rivolta Y attenzione anche dei pubblici ufficj. La difficolta pero di dare al Monte un capitale che stesse in proporzione eolF importanza del coramercio delle sete , dopo che il ducato di Mi- lano e di Mantova si ampho in un regno, parte in- tegrante di una delle piu grandi monarchie dell'Eu- ropa, e di tanto s'aumento questo genere di merce; l'abbondanza del danaro postosi in giro dopo le ul- time vicende; le piu. agevoli comunicazioni tra diversi paesi, persuasero non essere conveniente che lo Stato pensasse ad erigere col danaro proprio un Monte delle sete. Prolittando il sig. De Carli della felice circostanza d' essere la Lombardia stata visitata nel 1825 dalla Maesta dell' Imperatore Francesco I , presentd una supplica per ottenere il permesso di aprire in Milano un Banco-monte-sete-e-sconto , con privilegio esclusivo in favore degli azionisti. Dovea essere dotato di 9 milioni di lire austriache sonanti , ed avea il diritto d" emettere per 18 milioni di viglietti girabili come danaro , e da riceversi anche dalle pubbliche casse. II Monte avrebbe fatto sovvenzioni sul deposito delle sete fino ai tre quarti del loro valore. Tre milioni dovevano applicarsi alio sconto delle cambiali. Gli amministratori do\eano nominarsi dal Sovrano sopra una terna presentata la prima volta dagli azionisti, poi dal Gorpo amministrativo. La proposta tanto nel la sostanza, come nelFesecu- zione , oiliiva gravi inciampi , sicche in fine il Mi- nistero delle iinanze dichiaro che Y Amministrazione dello Stato non potcia in essa ingerirsl. Nuove trattative s' intavolarono nel i833 per con- seguire F erezione del Monte delle sete , unito con un banco di sconto , ma congiunte com' eiano colla Bibl Ital. T. LXXXVIII. a oC I 8 MONTE domancla di particolari privilegi non potevano essere accolte con favore. Allorche pero nel i836 alcuni proprietarj e com- mercianti richiedettero clie loro fosse permesso di formare una Societd cornmerciale anonima pel deposito e pel commercio delle sete , non trovarono dillicolta veruna al proprio disegno. Venne quindi aramessa dall'Autorita pubblica l'istituzione di tale Societa, clie pote prendere il titolo di Monte delle sete, stante che il Codice di commercio ( art. 3o ) prescrive doversi le societa anonime qualificare coll' indicazione del- l'oggetto della loro impresa. Pero e da notare la dif- ferenza cardinale clie passa tra questa societa privata ed il pubblico stabilimento fondato collo stesso nome dall' Imperatore Giuseppe II. I Capitoli fondamentali della societa vennero pnb- blicati in istampa ed im breve sunto di essi dara idea dell indole di questo cornmerciale istituto. Principale suo scopo (art. 2 ) e la sovvenzione di valori in contanti o in boni di cassa sopra consegna di sete tanto nazionali che estere, si grezze che la- vorate nelle proporzioni da stabilirsi e da mutarsi secondo la qualita della seta e delle circostanze. La societa s' assume l'incarico di custodire le sete che si depositassero per questo solo fine , e di venderle mediante aste a tempi determinati , o in quell' altra maniera che si pattuisse co' padroni. Avanzando da- naro puo adoperarsi nello scontare effetti commerciali colle regole e colle cautele da prescriversi. Non si dee impiegare piu d' un milione in fondi pubhlici. Le sovvenzioni con pegno di sete e le operazioni di sconto devono farsi pel primo tempo in ragione del 4 per cento. L' interesse puo crescersi , ma non dee passare il 5 per le prime e il 6 per le seconde, senza speciale permissione superiore ( art. 3 ). II capitale della societa e formato di 12 milioni di lire, di cui 9 sono in contanti e 3 in crediti gua- rentiti con ipotcca a termini di legge ( art. 5 ). Se- condo pero il primo articolo addizionalc puo il fondo DELLE SETE. 1 9 aumentarsi d'altri 12 milioni, coll' emissione d'altrct- tante azioni divise nella proporzione prescritta pel fondo primitivo. II capitale dei 9 milioni si divide in azioni di due specie. Le prime da lir. 5oo ciascuna che sommano a dieci mila, e costitaiscono uu capiiale di 5 milioni sono intestate al prcseniatore e passano da una mano all' altra per la semplice tradizione. Le altre ottocento da 5 mila lire ciascuna , cioe 4 milioni sono iscritte al nome del proprietario e si negoziano come le cam- biali , eccetto che la girata dee confcrmarsi da due testimonj e notiticaisi alia societa (art. 6). Le azioni costituite da credit! guarentiti con i[>oteca sono 3oo da dieci mila lire ciascuna, e formano un fondo di cui la societa dichiara non volersi valere se non quando per Pampiezza delle operazioni non avesse altro mezzo cui ricorrere ( art. 8 ). Le azioni in danaro fruttano il 4 per 100 (art. 9). Se la societa si prevale dei credit! assicurati con ipo- teca cedendoli ad altri, paga a questi l'interesse , te- ncndone sollevato il proprietario dell' azione , cioe il debitorc ( art. 10). Dee la societa durare dieci anni , ma potrebbe scio- gliersi prima, se, non prosperando gli affari, si vedesse perduto un quinto del capitale fondiario (articoli 11 e 12 ). Tre Amministratori , uno dei quali s" iutitola Amml- nistratore principale, rappresentano la societa (art. 1 3). Un consiglio di vigilaiiza composto di cinque persone ha per dovere di custodire lo statuto, d'osservare che ognnno aclempia al proprio dovere , e d"1 assistere de' suoi pareri TAmministrazione (art. 27). Spetta al Con- siglio di vigilanza il proporre al Consiglio generate degli azionisti , composto dei ico membri c\\ hanno maggior numero d' azioni (art. 3o), i miglioramcnti che stimasse opportuni. II Consiglio generale nomina gli amministratori e regola la divisione degli utili ( art. 34 ) di cui un decimo serve ad aumentare il capitale ( art. 3/ ). aO MONTE La societa puo dar fuori boni di cassa per una somma che non passi i due terzi del capitale sociale. Quelli che sono scritti a vista possono a volonta del presentatore cambiarsi in danaro al corso delle leggi. I boni a scadenza si pagano nelle giornate in essi indicate ( art. 36 ). Nell' art. 41 erasi dichiarato che la societa non po- tesse attuarsi che distribuite tutte le aziotii. Cio presto si ottenne , come venne annunciate nella Gazzetta di Milano. Si passo quindi al contratto costitutivo della societa, riportato nel fascicolo IX, pag. 261 deWJpe delle coguizioni utili per F anno cor rente. L' essersi lungamente trattato delF istituzione d' un Monte o Dcpositorio delle sete, e Tattenzione clie le persone d' ogni classe adesso pongono alle cose con- cernenti al commercio ed aH'industria, fe" si che non solo nei banchi e ne"" negozj , ma anche nelle con- versazioni si dibattesse ogni punto che risguarda alia nuova societa. Non abbisogna di dire come diversi riuscissero i giudizj sull' opportunity e sull' utilita di essa , tanto per rispetto a quelli che vi prendono parte come azionisti, quanto in relazione alia prosperita dell" agricoltura e del commercio. Le discussioni e le osservazioni comparvero anche nei fogli periodici e in libretti pubblicati espressamente , siccome e quello del sig. dott. Restelli ch'' ha data occasione a queste parole. Comincia Tautore il suo scritto dall' esaminare gl'i«- convenienti che a purer suo provengono dal non esi- stere il Monte delle sete, ed allega pei primi le cause stesse che si accennavano nell'editto del 1781. Pare al sig. Restelli che la necessiia in cui trovasi il pro- duttore de bozzoli, o lo speculatore che rilo la seta, di vendere a rompicollo o sottostare per avere danaro a gravi U6ure , torni dannosa anche ai possessori , e per lo spesso fallire dei 61a tori, e per raumento che ne viene alle spese di rilatura, le quali devono poi sminuire Fofferta per la materia prima. Lo stesso pensa Fautore avvenire in riguardo alia torcitura DELLE SETE. 21 della seta ed alia fabbricazione delle stoffe. Crede esso che i danni della crisi commerciale di quest' anno sa- rebbero stati minori, se i manifattori di seta avessero potato rinvenire sovventori ad interesse moderato. L' ottenere danaro collo spedire le sete ai corri- spondenti di Londra si ravvisa dal sig. Restelli per uno spediente rovinoso, poiche il venditore subisce necessariamente la legge del compratore , si perde Toccasione di vendere su mercati piu favorevoli e spesso il commerciante speditore e eostretto dolersi del poco zelo e della mala fede dei commissionarj inglcsi. Ne per evitare siffatti danni bastano le limi- tazioni poste dal venditore alia commissione, mentre il corrispondente , in piazza lontana, colla mercanzia in mano , e profittando della qualita di creditore si prende facilmente gravi arbitrj. 11 negoziante italiano allorche spedisce seta in In- ghil terra anticipa le spese del trasporto, che non tutte gli vengono compensate , stante la schiavitu in cui lo pone il compratore ', il quale tutte le dovrebbe pagare se venisse a comperarla sui nostri mercati. A carico esclusivamente dello speditore stanno tutti i rischi. II vantaggio poi che si ha dal fare gl'Inglesi le anticipazioni solo in ragione del 4 per 100 e in gran parte apparente, giacche viene sminuito dal modo con cui si regolano le scadenze degl'interessi, il cam- bio ed i modi di pagamento. Tanto e animato il signor Restelli dal pensiero di sottrarre il commercio italiano delle sete dalF ingor- digia degV isolani , che non dubita di ailermare essere cio richiesto dall' onor nazionale. Scendendo egli a parlare dei vantuggl diretti del Monte delle sete, e persuaso che chiunque non ab- bia in pronto il danaro di cui abbisogna per pro- seguire nella Rlatura e possieda carte di credito , andra a seontarle al Rlonte , o si procurera cambiali da altri negozianti per questo fine. Terminato il la- voro , se non gli torna comodo il vendere , puo im- pegnare la seta. I negozianti che conoscono la facilita 22 MONTE dei prestiti del Monte terranno basso il premio delle fume, e massime nelle crisi. Trapiantato in Lombar- dia , come senibra probabile all'autore, il gran roer- cato delle sete qui correranno Inglcsi ed Americaoi con utile dei condottieri , dei commissionarj e dei baucbieri. La diniinuzione delle spcse di vendita rende piu facili i prestiti delle diverse persone che Latino parte nel comniercio serico, favoriscono il consuma- tore ed anche il produttore delfa materia prima , e quindi in ultimo risultamento anche I'agricoltura. Mol- tiplicate Ie nlande e le fabbriche delle stolle , si fa- ranno maggiori i miglioramenti clie Tarte sa consi- gliare per conseguire piu lodevoli produzioni. Non e sgomentato 1'autore dalla coltivazione della seta cui si da opera in altre regioni, mentre il con- sumo se ne va dilatando di giorno in giorno e pe- netra coir amor del lusso in paesi in cui prima non era conoscinta. Le transazioni commerciali , secondo che pensa il sig. Eestelli, acquisteranno vivacita notevole merce le cedole che il Monte dee emettere , e merce gli stupeudi elTetti del credito che, a parer suo, crea ca- pitali col dar valore a cifre vergate su poca carta. Le operaziorxi del Monte offriranno ixn mezzo d' xmpiego ai molti capitali che con generale lamento rimangono oziosi. Riduce Fautoxe a cinque le obbiezioni che si fanno al Monte. Alia prima, che cioe nei casi di dxflicolta nel vendere possa il Monte xitardare di soverchio le interne contrattazioni per la facilita che i possessori della mexxe avessero di txovare danax-o, risponde non potere pochi venditori dar la legge ai compratox'i , ne doversi nexxxmeno quelli presxuxxere si ciechi sul loro intexesse da danneg2,iarsi con tanta cvidenza. Non reputa obbxezione di peso, ne pur qixella, che mette per seconda , d' essere ringhihexra il mercato prin- cipale delle sete, poiche le nostre sono a detta del- lautore assolutamente necessarie al comniercio in- glese, stantc la loro qualita, e poiche se i manifattori DELLE SETE. 23 concorrono ai mercati ove piu trovano il loro van- taggio, verranno ai mercati italiani gflnglesi, come vengono gia i Francesi e i Tedeschi. L' esempio di quanto fa per le sete la Compagnia delle Indie non ha pel signor Restelli alcuna influenza , poiche quel corpo e composto di mercanti inglesi, ed ha parti- colari privilegi nel negoziare nel proprio paese. Po- trebbe poi il Monte, volendo, tenere agenti a Londra per sorvegliare F andamento del commercio in quella piazza. II Monte delle sete non prodnrra alcun danno col dare certa cognizione delle sete giacenti che vi si possono trovare; soggetto della terza obbiezione che si e presentata lo scrittore della Memoria. Se il cu- mulo avvisa i filatori della necessita d' andare guar— dinghi, e questo anzi un vantaggio pel commercio e per 1' agricoltura. I filatori hanno diritto al pari dei proprietarj dei fondi di conoscere lo stato vero delle cose ; poiche se ingannati pagano pei bozzoli prezzi esorbitanti, ravvilimento del loro valore negli anni suc- cessivi , che e necessaria conseguenza di specnlazioni fallaci, pregiudica gravemente i possessori dei fondi. Tra gF inconvenient! apposti al Monte si annovera (quarta obbiezione) il danno dei banchieri e dei com- missionarj lombardi , i primi dei quali perderanno gli utili derivanti dalle sovvenzioni, i secondi quelli delle commissioni. Ma risponde il sig. Restelli : tutte le no- vita se hanno utile da un lato , offendono dalF altro qualche interesse particolare. E pero da presumersi che neir aumento del commercio i banchieri trove- ranno altre fbnti di lucro, ed i commissionarj guada- gneranno nelle commissioni dei corrispondenti esteri quanto piu non ricevono dai corrispondenti italiani. Esamina per ultimo l'autore la quinta obbiezione, che il Monte dcbba fallire per mancanza di profitti, se, come alcuni sospettano, poche saranno le sue ope- razioni. Pviconosce egli abbondare il danaro tra noi assai piu ch' altre volte, ma, poiche la costante ricor- renza a' banchieri e un fatto, pcnsa che chi ha d"uopo 24 MONTE di sovvenzioni si rivolgera piu volcntieri al Monte , ove le trovera meno costose. Non crede die la pub- blicita compagna delle operazioni del Monte possa tenere lontani quelli clie abbisognano di danaro, poi- che ai filatori ed ai torcitori non e cli mestieri 1' opi- nione di giandi mezzi, indispensabile pel commer- ciante propriamente detto , ne il deposito di seta annuncia esclnsivamente strettezza di mezzi. Havvi poi sempre lo spediente di tenere celato il nome del deponente. II sig. Restelli si dichiara persuaso clie ad esempio d'altri paesi, le cedole del Monte avranno nn corso comune per la comodita del mezzo di pagamento , e pel credito che sapranno ispirare. E non dubitando egli del sommo vantaggio cbe i banchi offrono al commercio, desidera che il tentative- facciasi anche presso di noi. Neila speranza d^avere abbattute tutte le obbie- zioni che si fanno al Monte, fautore neirart. 4.0 ove parla de' suoi vemtaggi eventuali manifesta la convin- zione che ampliate le sue operazioni gli si apriranno nuove fond di profit to. Presume epiindi che sara ad esso unito lo Stabilimento delta Stagionatura, o co- me dicesi della condizione pubblica delict seta; che potra esso in secondo luogo incaricarsi della verifica- zione del titolo medianle Tapposizione di certi march) alle balle, che forse diventera col tempo banco-deposito o banco-giro, o vero dara la spinta a simili istituzioni. In un quinto articolo 1" autore brevemente parla dei motivi per cui non prospero il Monte delle sete fondato nel 17S1 , che riduce all' opinione invalsa che lo stabilimento, per la sua natura di pubblico, si trovasse soggetto alle politiche circostanze; al non fare quel Monte ne vendita di sete , ne sconto di effetti commerciali ; al trovarsi in quei tempi assai ristretto il traffico serico, ed all'essere stata tolta da alcuni interni regolamenti dell'istituto la disponibilita della merce durante il tempo della sovvenzione , il che parrebbe contrario al testo delfart. 9.0 deU'editto del 1 78 1 sopra riportato. DELLE SETE. a5 Conchiude il sig. Restelli il suo opuscolo col dire, potere noi andare superbi dun vero trionfo delta na- zionale prosperitd e di novello monumetito della sag- gezza e dell' intelligenza italiana. Non e ufficio di questo giornale V entrare in una sottile disamina di tutte le cose dette nella Memo- ria, e nemmeno poi di paragonarle minutamente con quelle che si lessero in diversi giornali non sem- pre scevri da una parte e dall' altra da parzialita. Noi ci limiteremo ad alcune poche osservazioni dettate dal desiderio di vedere questa privata impresa fio- rire di conserva colla prosperita generale. Se ogni istituzione che da maggiori comodi al com- mercio e utile, non pu6 essere che vantaggioso il Monte delle sete ove, come si propone, possa fare sovvenzioni ai commercianti di seta per modico in- teresse. Ma dessi ad un tempo dubitare se vera- mente dara tutto 1 utile die veggiono in prospet- tiva il signor Restelli e quelli che pensano a suo modo, e se poi piu ancora non s" ingannino quelli che si figurano gli utili del Monte vie piu gigante- schi : forse anzi si pud solo ragionevolmente parteg- giare per questa istituzione, nella sicurezza che non varra a produrre tutti gli effetti che se ne promet- tono i piu caldi suoi fautori. La facilita di trovare danaro a prestito, per ren- dere reali servigi al ben essere di un paese, ha bi- sogno di venire contenuta in certi limiti. Allorche il commercio e vivacissimo, giova a mantenerlo in rao- vimento, ed a crescerne 1' operosita. La facilita dei prestiti s-1 aumenta per la moltiplicazione dei mezzi clfoffre lo stesso commercio, e per la certezza dei prolitti che danno le sovvenzioni. Ma la facilita cessa coll'abbassarsi del commercio, e il far fronte ad im- pegni contratti coll' appoggio d' un credito che si smi- nuisce col diminuirsi dclla proprieta commerciale di- venta di mano in mano piu malagevole , finche la massa dei creditori che vogliono ritirare il loro da- naro, e ravvilimento delle cose mercatabili, di cui 26 MONTE cessa la ricerca arrcnano le opei-azioni tntte e tra- boccano il commercio nclle terribili situazioni die si chiamano crisi, a cui conseguita il fallimento. Nissuno elf e iniziato nelle dottrine economiclie s' avvisera di dichiarare guerra assoluta a cio che imprime movi- mento alia circolazione del danaro, e crea mezzi di- retti a fame 1' ufficio. Ma altro e 1' uso nioderato di una eosa, altro e fabuso. Non bisogna illudersi sulla vera natura delle ricchezze. Quegli economisti degli ultimi tempi che avevano fondato i loro sistemi sulla sola base del credito, li videro crollare in faccia al- fesperienza. La crisi cui andarono soggetti nel 1825 i paesi ove il credito avea ricevuto il maggior im- pulso non valse a rendere prudente il commercio di alcune regioni. II fatale esempio delfAmerica ch' ab- biamo sot to gli occbi dee persuadere che un sistema di circolazione che osa di prescindere cpiasi del tutto dal danaro elfettivo, e manchevole di sua natura e puo produrre i piu funesti effetti. Se pertanto il cre- dito ben usato puo aspirare al titolo di Magia, si dee pur riconoscere che soverchiando certo confine non ha piii forza del vano susurrare delle tessale canzoni. Cio sia detto in generale perche il Regolamento del Monte ha saviamente stabilito il limite delle obbliga- zioni che puo dar fuori. Non picciola e, per vero dire, la cpiantita dei due terzi del capital sociale fis- 6ata pei boni di cassa dai capitoli fbnclamentali in paragone del capitale stesso. Si arrivera pero diffi- cilmente a questo massimo , per quanto grande po- tesse essere il credito che si acquistassero le obbli- gazioni del Monte. E , paragonata all' importanza del commercio lombardo, non e da credersi che la massa dei viglietti nell' indicata misura potesse avere i disa- strosissimi effetti che provarono le altre piazze com- merciali, a differenza della nostra che si mantenne ferma nella crisi pel suo inconcusso sistema di cir- colazione; del rimanente e chiaro che la fortuna dei boni di cassa del Monte forma la sua condizione di esistenza. Se non dee esso far prestiti e sconti che DELLE SETE. S.J all" interesse del 4 per cento, e deve ad un tempo pagare agli azionisti il 4 per cento, puo soltanto tro- vare il mezzo con cui sostenere le gravi spese di locali , d' impiegati e d' amministrazione , nell' utile dell' emissione dci boni di cassa in vece del danaro. In q ties to caso lucra gl' interessi die percepisce da quelli che depositano seta e scontano effetti in ra- gione della massa dei boni al presentatore non cam- biati in danaro. E da presumersi che i boni a sca- denza patiranno uno sconto all' atto dell' emissione. Supposto adnnque che l'opinione generate de'com- mercianti si dichiari per questi boni di cassa , ancor- che emessi da una privata societa e non guarentiti che dalle general] presciizioni della legge civile , il Monte conseguira veramente il lucro che si propone. Che se altrimenti avvenisse, s'avrebbe a conchiudere o non essergli favorevolc il commercio lombardo, o non abbisognare le piazze nostre di questo mezzo di circolazione. II sig. Restelli , come si e accennato, presume che possa il Monte delle sete diventare un Banco-giro, In un articolo che si legge nel fascicolo di maggio degli Annali di statistica si vorrebbe ordinare in certa maniera il Monte sotto quest' aspetto per evitare le difficolta che presenta 1' emissione dei viglietti di cre- dito. Ma la disamina di quella proposta ci condurrebbe troppo in lungo. In quanto all" utilita che il Monte puo recare nelle crisi commerciali , suppongasi che quando le sete erano ultimamente giunte tra noi ad altissimo prezzo , mentre avea declinato quello delle piazze estere, se ne fosse accumulata al Monte una grande quantita, pel timore dello scapito che presentava la vendita al di fuori, e che il Monte avesse fatto prestiti sopra di esse per due terzi del loro valore. Egli e certo che il pegno sarebbe riuscito insufficiente, allorche Gaddero alia meta del valore primiero; sicche il Monte avrebbe diflicilmente potuto uscire illeso dalla tem- pesta. 28 MONTE II principale vantaggio perd clie si spera dal Monte e, come si sara di gia avvertito, quello di rendere il nostro paese indipendente dagl1 Inglesi che si vor- rebbero in cpiesta circostanza avvilire coi noini in uso ai tempi dei decreti di Berlino e di Milano. Dell' ingordigia dei corrispondenti inglesi molto si disse da qualche tempo, e il sig. Pasquale De Carli nella Dissertazione da lui pubblicata nel 1834 sul Monte banco sete e sconto present 6 i calcoli dei lauti prontti che gl1 Inglesi fanno eseguendo le commis- sioni dei possessori di sete italiane spedite a Londra per essere vendute. Puo pero presumersi clie il Monte liberera la Lom- bardia dalla dipendenza inglese, e conviene poi alia Lombardia 1' emanciparsi del tutto dalF Inghilterra ? Per quanto sappia il Monte estendere la sua sfera d' attivita, non e da credersi che acquistera la f'orza che si spera da alcuni, giacche la quantita di seta sulla quale potra operare sara sempre limitata in con- fronto di quella che viene prodotta dall' intiera Italia. E lodevole , se amor di patria , quello che spinge a tentare di rendere il commercio estero dipendente dal nostro, ma bisogna andar cauti nel credere i proprj mezzi abbastanza potenti. II pensiero di agire sul commercio delle sete con mezzi diremo artificiali, chiaramente domina negli articoli pubblicati dal gior- nale parigino La Paix nella passata primavera. Si crede in essi possibile di ridurre il mercato generale delle sete meridionali a Milano ed a Lione. Ne alle cose che disse nell' argomento il Foglio commerciale di Milano del 3 giugno 1837 pare abbastanza risposto dal Termometro mercantile del 14 dello stesso mese. Ma se si tratta di volere stabilire per tale maniera un monopolio , siccome potrebbe taluno argomentare da quanto e scritto alia pag. 188 del citato Termo- metro, pin piacera Y opinione dell" Eco della Borsa (16 aprile 1837) che non valga distruggerne uno per istabilirne un altro. La stessa societa pero del Monte nella dichiarazione che si legge nella Gazzetta DELLE SETE. 2Q di Milano del 4 maggio prossimo scorso riconosce che il mo nop olio delle sete non potrd mai essere ten- tato da alcuno. Per mutare il corso al commcrcio si richiede un cambiamento di circostanze reali, ne bastano quindi gli sfoizi d'alcuni mercanti , o gli scritti d'alcuni eco- nomisti. L* Inghilterra non regna sul commercio per una falsa opinione, ma per Fimmensita e per la forza de' suoi niezzi d'ogni genere. E di necessita che il traflico delle altre nazioni senta F attrazione di una massa si smisurata come e il commercio britannico. La Lombardia dee ricordarsi die non e sola a pro- durre le sete , ne sola e F Italia. Chi non sa quante ne danno le provincie francesi del Mezzogiorno , e quante ne arrivino dalla Persia , dalla China e dalle Indie? Non e temerario bensi credere che andranno falliti i tentativi che nuovamente si fanno per colti- vare i bachi in varie regioni settentrionali , parlando contro di essi F Inghilterra stessa ed altri paesi bo- reali posii in situazione poco dillerente ove andarono perdute le cure e le spese per renderli produttivi della seta. Ma vi sono altre terre piu fortunate ove, non appena s' acqueteranno le discordie civili, e piu generali si faranno i coniocli, che col favor del clima si potra conseguire quel fine. Chi pertanto vcde in Londra il principale mercato del commercio europeo pensa che la Lombardia non possa senza scapito emanciparsi troppo da quella piazza, lasciando aperto il campo ad altre sete che piu facil- mente vi correranno, quando cresca la difficolta di provvedersi delle sete lombarde od italiane. Negli anni decorsi dal 1800 al 18 14, che compren- dono il tempo in cui durava nella sua forza il si- stema contincntale, oiuFera impedita la libera comu- nicazione tra F Italia e F Inghilterra, s"introdussero in questo regno 11,794,000 libbre di sete italiane e 8,077,000 di sete asiatiche. Iu vece dal i8i5 al 1884, in un tempo cioe in cui il commercio delle sete non 3o MONTE DELLE SETE. ebbe il menorao inciampo , le sete italiane somma- rono a 28,930,000 libbre , ma le asiatiche ascesero a 3i,457,oco. Le sete italiane hanno in vero alcune doti partico- lari die le fanno finora preferire per diversi lavori. Noi sappiamo pero cjuali miglioramenti abbiano da alcun tempo ottenuti la coltivazione e la filatura delle sete indiane. Questo fatto e i dati esposti abbastanza mostrano quali emuli formidabili abbia il nostro cora- mercio serico in un paese che, posto mano al tridente di Nettuno, da nel traffico veramente legge all' Europa. Tornando ora noi all operetta del sig. Restelli, cre- diamo ch'esso abbia renduto ad ogni modo un ser- vigio al pubblico , ponenclolo con una chiara espo- sizione in grado di giudicare di un oggetto che formo il tema di tante discussioni. In riguardo ai vantaggi eventuali del Monte delle sete, aeisiungeremo essere desiderabile che anche in Milano ad esempio d'altre citta commerciali sia stabilita la Stagionatura della seta, per fornire in tale maniera ai compratori di questa merce il mezzo di assicurarla dalla frode o dal caso che ne cresce il peso reale a loro svantaggio. Ma per servire compiutamente al fine proposto, la condizione pubblica delle sete dovrebbe per necessita essere affidata ad un Ufficio sotto la pubblica tutela , non ad una societd privata le cui dichiarazioni non possono ottenere fede legale. Cio dicasi egualmente per V assicurazione del titolo. Ristretta la societa commerciale del Monte delle sete alia vera sua importanza , ed ove goda continua- mente del pubblico favore sulla cui presunzione si fonda , e da sperarsi che riesca utile alia Lombar- dia. Le operazioni di vero commercio che ne forme- ranno l'occupazione potranno piu giovare delle spe- culazioni che, annunciate con utile fine , solo procu- rano in sostanza un ondeo;j>:iare di borsa , onde in alcuni paesi il traflico delle azioni d industria si e mutato in un malaugurato giuoco di ventura. 3i II Cascificio o la fabhricazione de* formaggi, Memoria teorico-pratica di Luigi Cattaneo , premiata dal- l I. R. Istituto di scic/ize, lettere cd arti del Regno Lombardo-Veneto s id pro gramma da esso pubblicato il di 20 giugno 1834. — Milano, 1807, dalla ti- pografia di P. A. Molina. ESTRATTO. Ur 'n prodotto importante per la Lombardia e certamente quello del fonnaggio, ma la sua fabhricazione sino ad ora non era ben conoschita che da pochi agricoltori e casari, e le norme indicate da varj autori erano erronee in modo da eccitare le risa degl'idioti che porgevano orecchio a chi leggeva i precetti esposti dai detti autori, tanto erano fal- laci. Ben a proposito adunque 1' I. R. Istituto propose un premio sovra quest' argomento, onde eccitare chi a questo ramo d' economia rnrale si era applicato a fame cono- scere le sue osservazioni ed il risultamento delFesperienza, guidata dalle scientifiche cognizioni. Le speranze delP I. R. Istituto vennero compite colla pubblicazione della sovrac- citata Memoria che puo esser guida sicura a chi attende alia fabbricazione del formaggio, specialmente a quella del cacio detto Parmigiano o formaggio di grana. E noi cre- diamo cosa utile a' nostri lettori esporre in breve quanto d' importante trovasi nella suddetta Memoria. Come quasi tutti i processi delle arti , cosi quelli della caseificazione ebbero la loro origine dal caso , ed a poco a poco migliorarono colla scorta dell'esperienza; la scienza in seguito ue ando illustrando gli svariati processi. Una delle cause per cui fino ad ora non si ebbero dati sicuri pubblicati per il processo della fabbricazione de' for- maggi, non e gia l'incertezza dell' operazione , ma bensi la mancanza d' istruzione dei casari che non erano atti a registrare i risultamenti delle loro esperienze ed a render ragione dei fatti. I prodotti della caseificazione sono numerosi e svariati , secondo le diverse circostanze di luogo , di stagione, di diverso stato del Iatte ecc. tutti pero sono diretti dalle Die- desime leggi fondamentali. Dalle osservazioni dell' autore 3a FABBRICAZIONE risulta che la fabbricazione del formagglo di grana com- prende la caseificazione di genere completo , giacche ab- braccia tutti i periodi della caseificazione , offre tutta la serie dei fenomeni a cui va soggetto il latte , ed i varj sintorni ne' diversi periodi dimostrano essere regolati da leggi inalterabili ne' loro principj , ma variabili nelle loro applicazioni. Un principio generate ammesso dalF autore e quello che lo guida franca mente nello svolgere I'argomento che imprese a trattare. Questo principio filosofico ammesso da' fisiologi e chimici piu moderni relativamente ad altre sostanze e quello che 1' autore chiamo vita del latte, e con- chiude ben a proposito appoggiato a tal principio ed al- 1' esperienza che Parte della caseificazione consiste o nel rallentare la capacita vitalc del latte, o nel riattivare le pro- prieta primitive de' suoi componenti allot che inclina a decom- porsi, che e quanto dire nello stabilire Pequilibrio chimico della materia caseosa onde il formaggio possa acquistare quello stato di sceltezza permanente per cui a lungo tempo possa conservarsi, cio che vediamo succedere nel formag- gio di grana di buona qualita ; per cui ne viene che questa 6pecie di formaggio e decisamente quella che esige un me- todo di caseificazione completo. L' autore segui nella sua dissertazione precisamente il metodo indicato dai quesiti emanati dalP I. R. Istituto, per cui crediamo opportuno esattamente seguire i suoi passi collo stesso ordine. Quesito Primo. i' Qnali sono i distretti di Lombardia proprj pel clima, per le acque irrigue e per altre condizioni locali alia riuscita de' migliori formaggi. » L'autore indica il territorio ove succede la fabbricazione del formaggio di grana, e lo chiama Bassa Insubria liini- tata a settentrione dalla strada da Milano a Boffalora, e da quella da Milano a Cassano, a levante dall'Adda, a po- nente dal Ticino , ed a mezzodi dal Po. Venendo alP irri- gazione chiama classico ed esemplare il territorio accennato, ed espone le diverse origini di tutte le acque adacquatrici , e brevemente ma con chiarezza passa a parlare del modo d' irrigazione. In segnito accenna la natura del suolo del territorio suddetto, indicando le varie materie che piu ge- neralmente il compongono ; e per riguardo al clima fa de" formaggi. 33 osscrvare clie puo variare per diverse circostanze, ma die in generate quello della Bassa Insubria e il piu adatto alia fabbricazione de' migliori formaggi ed in particolare di quello di grana. E opinione del nostro autore die due sieno le azioni del clima die concorrono alTesito de' for- maggi, 1' una diretta die opera i suoi eiFetti sul corpo del latte, variando il corso delle sue fasi da un distretto al- P altro per la diversa temperatura , stato igrometrico ed atniosferico, ecc. , Paltro indiretto die opera i suoi effetti sul suolo, sulle erbe ecc.; azione questa die e la stessa in tutto il territorio caseifero. Tra i distretti del detto ter- ritorio i migliori alia produzione del formaggio sono quelli della provincia di Lodi , e questo esito migliore seeondo P autore dipende dal non contenere risaje ed avere tenace il terreno, giaccbe riuscendo per cio meno sortumosi i campi, maggior prato riscontrasi in quella provincia, mag- gior bestiaine, e quincli piu concime pei campi e prati stessi. Quesito Secomlo. " Quali prati, colla rispettiva coltivazione, letaminatura, ed irrigazione estiva e jemale, e diversa qualita d' erbe tor- nano piu convenienti per avere migliori formaggi, e quali altie pasture verdi o seccbe riescono alio stesso scopo. » Una delle primarie condizioni d' un prato ben coltivato si e 1'esatta livellazione. Premette Tautore, e con ragione, die le proprieta del suolo, delle acque e del clima sareb- bero insufticienti alia produzione del formaggio da grana , ove 1' opera dell' agricoltore e del casaro non concorressero a dirigere a buon fine il processo cbimico-agrario;, giaccbe il composto del latte cambia di qualita alia menoma varia- zione di circostanze agrarie , e cambia condizione varian- dosi le circostanze atmosfericlie e 1' andamento della casei- ficazione. L'inesatta livellazione produce stagnamento d'acqua nel- P irrigazione, e rende i prodotti del prato daanosi alia qualita del latte stesso ; cosi pure asserisce P autore die prati stabiliti sovra terreno die non sia coltivato e leta- niiuato da lungo tempo non riescono propizj alia produ- zione del formaggio di grana. Potrebbe forse esser questa una delle cause per cui non riusci il formaggio di grana in varj altri paesi ove si tento di farlo ? Bill Ital T. LXXXVIII. 3 34 FAEBR1CAZIONE Passando poi a parlare della coltivazione dei prati de- scrive in breve e con chiarezza quelta de' prati a marcita, ne prova 1' utilita , ed indica perche nell' estate siano le loro erbe di qualita inferiore a quella degli altri prati a vicenda , indicando il modo di coltivazione piu adatto di questi ultimi. Per riguardo ai concimi fa osservare clie la qualita loro non influisce sulla riuscita tlel formaggio , la quale dipende sopra ogni altra cosa dall' abilita dell' ope- ratore che sa trarre partito da qualunque condizione in cui gli si presenta il latte. Una delle condizioni perche i prati siano atti alia produzione caseifera si e la loro abbondante letamiaatura. Indica poi i mezzi piu comunemente adottati dagli agricoltori lombardi per fare in gran copia il concime e specialmente quello dei coltivatori lodigiani che usano fare un banco di terra proveniente dallo spnrgo de' fossi ecc. e sovra d' esso riporre il letame fresco, metodo adot- tato or gia da molti agricoltori del basso Milanese. Espone poi il modo usato di letaminattira tanto pei prati marcitoj che per gl' irrigatorj. Parlando delle irrigazioni indica il modo d' eseguirle nelle diverse specie di prati. Venendo in seguito a parlare delP erbe e delle altre pa- sture come lo domanda il quesito , da il catalogo da prima delle migliori che riscontransi tanto net prati irrigatorj che nei marcitoj, per produrre latte sano e abbondante forag- gio , e da pure il catalogo dell'erbe dei prati del Milanese, Lodigiano e Pavese che il botanico Scannagatta espose negli Atti della Societa Patriotica. Nei prati di cotica vecchia le gramigne sono piu abbon- danti e di miglior qualita quando crescono col trifoglio Ia- dino o bianco , giacche non sono graminacee acquatiche , essendosi osservato che il detto trifoglio cresce solo abbon- dante nei terreni sciolti non pregiudicati da sortume. II ladino si osserva pur crescere anche ne' prati marcitoj quando questi non siano pregiudicati da sortume o da so- verchie irrigazioni , e che il loro terreno sia sciolto. Una delle erbe che piu ordinariamente coltivasi ne' prati artificial! si e il trifoglione o trifoglio pratense; e desso di grande prodotto e fa produrre maggior copia di latte, ma e questo di natura acido e percorre irregolarmente il pe- riodo del riposo e quello della caseificazione. II Loliutn perenne o pajettone misto col trifoglione cor- regge T acidita prodotta da quest' ultimo. VJu" FORMAGGI. 35 Si era introdotta P erba medica che da foraggio abbon- dante, ma 1' esperienza ba provato che non da latte pro- prio alia fabbricazione del formaggio. Indica 1'aiUore in seguito il modo migliore per racco- gliere il fieno e conservarlo. Due sono i foraggi verdi il cui uso si e osservato es- sere vantaggioso per la prodnzione del latte; Funo si e la segale usata come foraggio da tempo immemorabile , il se— eondo P avena cbe l'autore accenna essere stato il primo ad introdurla tra noi nell' anno 1807. Tra i surrogati al foraggio secco il piu usitato si e il panello, ma siccome questo viene ordinariamente alte- rato, 1' autore esperimento utilmente una mistura composta di dodici moggia di pula di riso macinata, tre some d' a- vena , ed una di panello, e trovo essere questo un ottimo sussidio si per la convenienza della spesa, come per il latte abbondante e sano cbe fa somministrare dalle vaccbe. A qnesta mistura si puo associare piccola porzione di patate, o cavoli, o rape, o barbabietole che accrescono il volume dell" accennato foraggio e lo rendono piu facile a digerirsi. Quesito Terzo. " Quali le vaccbe si indigene della Lombardia che di altre provincie della Monarchia Austriaca od anche estere, atte alia miglior produzione de' formaggi :, e quali le ma- lattie che a questa possono nuocere, coir indicazione dei metodi piu validi a curarle e prevenirle. » E opiuione dell' autore che le diverse razze delle vaccbe convengono piu o meuo , ma che quelle della Svizzera e di tutte le alpi sono in generate le piu conveniently indica pero le viste economiche che devono regolare gli acquirenti nel loro acquisto , ed in seguito le norme che fanno con qualche fondamento riconoscere 1' attitudine che hanno le vacche a dare migliore e maggiore prodotto in latte, e pre- sagire la loro durata. Per riguardo alle malattie , 1' autore opina che 1' I. R. Istituto avra voluto solo chieder conto delle malattie in- fluenti sul latte e non altro. Passa quuidi ad indicare quali sono queste malattie , ed in qual modo si deve regolare il latte ottenuto da vacche da queste malattie afl'ette onde avere il formaggio. 36 FABBRICAZIONE L' autore crede opportuno dare un articolo apposito per riguardo alia mandra o bergamina, cioe alio stuolo di vacche che sonuninistra il latte per la fabbricazione del formaggio di grana. In quest' articolo da ottimi suggeri- menti igienici per la salute delle vacche e per riguardo ai mezzi di ottenere un latte di buona qualita , ed espone osservazioni importanti che troppo lungo sarebbe il qui riportare. Siccome pero nel territorio caseifero non sempre una sola mandra da il latte bastante per la fabbricazione del formaggio , ma molte piccole mandre somministrano il latte che vieue portato in luogo detto il capo casone, cost T autore passa a parlare di qnesta societa detta de' niun- gini , indica la diversita che passa tra il latte de' mungini e quello del capo casone che dipende specialmente dal tras- porto , e qual'i sono le norme ordinarie che regolano tali societa. Conchiude 1' autore la soluzione del terzo quesito par- lando del casaro ; indica le qualita che deve avere, e il vantaggio che deriverebbe dalla loro educazione, promossa dai particolari e dalle cure del Governo Quesito Quarto. « Quale il miglior metodo da adoperare nella fabbrica- zione de' formaggi , avuto riguardo alle qualita del latte , al grado di calorico cui assoggettasi perche coaguli, al ca- glio , al sale , alle altre sostanze infusevi , ed agli agenti generali iisici e chimici , non che alia diversita di stagione e di clima. » Prima di esporre la qualita del latte piu atto alia fab- bricazione del formaggio 1' autore dedica un articolo al latte considerato chimicamente , dichiarando che quantunque la chimica aljbia fatti grand! progressi neH'analisi de' corpi organici , pure c' e molto da fare ancora per riguardo al latte. Espone in seguito le analisi del latte date da Ber- zelius e da Raspail, e ppr fame vieppiu riconoscere le diversita da un prospetto di confronto tra queste due ana- lisi. Prende poi in considerazione le idee fondamentali espo- 6te da Raspail nella sua Chimica organica, conchiudendo che 1' idee di lui sono scoperte preziose per V arte della caseificazione. Passando poi a parlare delle varieta fisiolo- giche del latte , fa osservare che V arte della caseificazione e fondata sul principio di considerare il latte come un DR l'ORMAGGT. 3? corpo vitale. La vitalita del latte e generalmente ammessa dai fisiologisti , ed e innegabile clie tutte le sostanze ani- mali conservano per qualclie tempo la vitalita del corpo dal quale furono staccate. II latte poi fra gli estremi d'uaa data temperatura e la sostanza clie piii d' ogn' altra con- serva questa vitalita, che non si estingue se non sotto 1' azione della fermentazione acida per cni passa alia coa- gnlazione spontanea. II latte porta seco qualita dovute alia natura del suolo e delle acque che nutrirono i ve- getabili , e da questi ultimi , qualita che nelP analisi fisio- Iogica si contraddistinguono dai sapori , odori , densita e dagli accidenti che presents il suo composto che sono insiti o si svilupparono durante il periodo della separazione della panna. II latte per le diverse qualita e condizioni prende diverse apparenze ; per cui i caseificatori le distinguono con varj nomi. Una delle sostanze nocive alia caseificazione per gli ef- fetti che la sua presenza produce, si e I? acida lattico che e incerto se sia un acido sui generis, o acido acetico : e d' uopo quindi che il fabbricatore tenda a deluderne I' a- zione , onde non scemi o venga distrutta la vitalita delta materia caseosa prima di passare alio stato di consolida- zione. Dalla pratica si sa che alcuni terreni in particolare, ed alcune erbe introducono nel latte maggior quantita di acido: una di queste si e specialmente il trifoglione che fa produrre alle vacche il latte acido che volgarmente chia niasi rabbioso. L' arte ha scoperto che il fuoco in parte e atto a liberare la materia caseosa dall' acido sovrabbon- dante , e 1" autore poi trovo che il sottocarbonato di ma- gnesia con esso si combina e lo neutralizza , e concorre pure al miglior esito della caseificazione. Da varj esperi- menti gli risultb che sei o sette denari di questo sale per ogni brenta di latte bastano per ottenere 1" intento. Non e la magnesia carbonata cosi introdotta dannosa alia salute, giacche poca n' e la dose e poi combinata cogli acidi si scioglie nel siero e precipita al fondo della caldaja. Che se anche restasse nella massa coagulata , nella salinatura si porterebbe alia corteccia della forma e ne verrebbe tolta colla raschiatura. L" introduzione di qnesta sostanza nel latte e una norma ferma e sicura per ottenere il maggiore e migliore prodotto , e dalP esperieaza delT autore risulto che si ha un vantaggio dai sei al sette per io<> in peso 38 FABBRICAZIONE Questo ritrovato delf introduzione della magnesia nel for- maggio e decisamente un' utile scoperta. Tra le circostanze che influir possano alia migliore ca- seificazione annoverar si devono i locali ove si eseguisce, e gF istrumenti che a quest' uopo vengono impiegati. Per riguardo ai recipient! ove si conserva il latte egli confuta 1' idea di Barelle d" usarli di legno e non di rame ; cosi pure appoggiato agli esperimenti di Bouchardat e ad alcuni casi pratici asserisce che non convengono i vasi di rame stagnato , giacche per le correnti elettriche il latte passa facilmente alia coagulazione , onde rimane confermata co- me la migliore la pratica de' nostri paesi di conservare il latte in vasi di puro rame. Indica in seguito le forme le piu adattate tanto della caldaja quanto delle piatte , e descrive quindi chiaramente in ordine alfahetico tutti gli istrumenti usati nella fabbricazione del formaggio. La sa- nita, il riposo e la maturanza del latte sono circostamze principali alle qnali si deve por mente per la buona riu- scita della caseificazione. La sanita del latte e quella con- dizione in cni trovasi la materia caseosa anche trascorso gia qualche tempo dalla mungitura , la maturanza e 1" ef- fetto della reazione prodotta dalla fermentazione incipiente, dalla presenza degli acidi e de' sali lattici ecc. che dicesi naturale o spontanea quando si effettna pel riposo perfetto del latte, forzata se prodotta da moto pro -lotto dal vento, dallo stato elettrico , dal trasporto e travasamento:, il latte maturato per questi mezzi dicesi balorclo. Che le correnti elettriche pregiuchchino la sanita del latte e cosa gia nota ai casari; alcune esperienze pero furono fatte in proposito da uno de' piu distinti chimici di Milano , il sig. Antonio De Kramer, il quale asserisce che il celebre professore Brugnatelli fit il primo che provo 1' azione del fluido elet- trico sul latte , ed egli stesso osservo che anche le cor- renti poco intense agiscono energicamente sul latte. Molti chimici e fisici hanno fatte osservazioni intorno al tempo che il latte impiega per passare alia coagulazione spontanea , e dalla Memoria intitolata Esperienze sul latte di Bouchardat che il nostro autore uni al fine dell' opera , si sa che anche il travasamento e causa d' una piu solle- cita decomposizione , ma a nessuno venne in pensiero di considerare i gradi di maturanza del latte , come condi- zione essenziale alia riuscita de' formaggi. Dalle circostanze DE* FORMACGI. 3p derivanti dalla natnra del pascolo, qualita dcll'erbe, beve- raggio , salute degli animali , e da quelle dipendeuti dalle Ioc.ilita , clima , stagione e luogo ove si ripone il latte, te- nendo conto dello stato atmosi'erico ed elettrico si pub ac- certare se il latte inclina alia vivezza e sanita o alia ma- turanza. Molte varieta di latte adutique si osservano dipendenti dalle varie alterazioni a cui puo andar soggetto, e si di- stinguono per la sua varia densita , sapore, colore, inten- sitk e diversa natura dell" odore e diversita del romore die fa cadeudo quando si travasa. L' autore ad una ad una de- scrive queste varieta indicando i loro caratteri e le cause che le prodncono. Per cio clie spetta al grado di calorico necessario alia caseificazione viene dall' autore dimostrato die dee variare secondo le circostanze. Passa poi ad indicare varj itidizj pratici per riconoscere il grado di temperatura del latte , indizj ben conosciuti dagli esperti casari. Un indizio pra- tico detto da' casari Bosa e Pagglomerazione delle bolli- cine cbe ofFre il latte riscaldato al di sopra de' 23 o 24 gradi di Reaumur, e tale agglomerazione fu detta bosa dair assomigliare alio spazio clie occupa la grandezza del fiore del tarassaco cbe tra i nomi volgari porta quello di bosa. Dagli esperimenti dell"1 autore risulta cbe quando la bosa e perfetta , cioe delta grandezza del fiore di tarassaco, il grado di calore cbe ba preso il latte corrisponde ap- pross'nnntivamente al 3o R., cbe pero temperatura piu bassa deve darsi al latte se inclina a maturanza, e vice- versa se inclina a sanita , e cbe puo a norma delle cir- costanze variare da un giorno all' altro persino di due gradi , cbe deve pure variare la temperatura secondo il vario grado di pressione atmosferica , cbe maggior tem- peratura si esige nel verno cbe nella state, e cbe pub dal- T una all' altra stagione variare persino di otto gradi. La temperatura inoltre pub variare nella stessa stagione avuto rignardo alia qualita, condizione dei terreni, natura dei prati , variazione che dagli esperimenti dell' autore si pub presso a poco calcolare di tre gradi. Venendo a parlare del caglio in generale ne espone le nnalisi fatte dai cbimici piii distinti ; asserisce cbe la vi- talita o durata della materia caseosa per la caseilicazione di genere completo si ottiene solo dal caglio vitellino , 40 FABBRICAZ10NE mentre la caseificazione operata da ogtii altro agente opera la morte ilella materia caseosa. Non e ancor noto in qual modo agisce il caglio sul latte, perb Tautore in una nota al paragrafo i85 inclina a credere die agisca per quella forza speciale descritta da Berzelius col nonie di cataly- tica. Indica in seguito il modo di preparare e conservare il caglio , ed a quest' uopo accennando non sempre per- fetto essere il caglio del commercio, insegna il modo con cui ogni fktabile potrebbe prepararlo per proprio consu- tno ond' essere certo della buona preparazione. La dose del caglio non puo esser sempre uguale in generale , ma deve essere regolata in ragione dei gradi di maturanza del latte, dello stato atmosferico , della temperatura , della di- versa stagione , ed ancbe del diverso mese :, p. e. nel lu- glio il latte esige maggior quantita di caglio, e nel maggio minore :, progredenrio poi nell' argomento indica le nor me che si devono avere per rignardo alia dose del caglio se- condo il nntrimento delle vacche, e annovera i difetti cbe risultano nel formaggio se il caglio fu in troppa o in poca quantita. Se per giungere alio stato di maturanza necessaria alia perfetta caseificazione ha d' uopo il latte di riposo , tale riposo ha pur d' uopo la materia caseosa dopo che fu dato al latte il caglio, e la coagulazione si effettua tanto piu presto quanto minore e lo stadio della vitalita che gli re- sta a percorrere. Successa la coagulazione, la cagliata deve essere smossa varie volte ; la prima agitazione si effettua colla pannarola e dicesi primo tacco, altre volte si smuove colla rotella e collo spino , e ancbe qiieste successive agi- tazioni chiamansi tacchi: periodo d'aspetto chiamasi poi I'm* tervallo di riposo che si lascia tra un tacco e 1' altro. Di- stingue 1' autore i tacchi in quelli di norma , e in quelli tfincidenza. Di norma sono i tacchi che si eseguiscono or- dinariamente , d' inadenza quelli che si danno secondo le occorrenze per moderare l'eccedente sanita del latte, e per ottenere la legatura del coagulo e 1" equilibrio chimico del formaggio, dopo i quali si passa alio spurgo della materia caseosa ed alia relativa cottura. L' azione del fnoco e diretta ad ottenere la depurazione e la consolidazione della materia caseosa , e a distruggere in pari tempo la vitalita del latte e 1' azione del coagulo , per cui e esatto 1' assioma de' casari che il fuoco mangia il caglio. de" formagci. 41 La temperatura a cui si sottopone il coagulo per lo spurgo e la cottura deve essere proporzionata alia dose data del caglio, alia sanita o maturanza del latte caseifi- cato , e deve essere calcolata non solo in ragione del grado ma anche del tempo. II grado di calore da darsi per la cottura del coagulo deve regolarsi dietro i segni che offre il latte coagulato , segni clie V autore con l" ordinaria sua esattezza chiaramente passa ad indicate. Varj caratteri as- sume pure il coagulo nel periodo dello spurgo, che si co- nosce essere compito qnando i grumi«perdono la loro lu- centezza e si tingono di color pagliarino. II tempo dello spurgo e piii lungo quanto piii il coagulo e di tempera sana , e piii alta deve essere la temperatura per la cottura quanto piii la tempera della materia e sana. II grado di temperatura ordinaria dello spurgo e dal grado 32 al 34 R., e quello della cottura dal 38 al 40, avuto riguardo perb a quanto sopra si e accennato. Altre circostanze possono contribuire a far variare il grado di calore per lo spurgo e fcottura , p. e. il latte ottenuto da vacche nutrite con fo- raggi seccbi da un formaggio che ba d1 uopo di maggior grado di calore per la cottura, che quello ottenuto da latte di vacche nutrite con foraggi verdi. La sostanza che (A solito s' infonde nel formaggio di ca- seiJicazione completa si e lo zafFerano. Parlando di qnesta sostanza 1" autore indica qual e la materia colorante, cbe fix detta policroite, e Ie principali proprieta dello zafFerano. Non e questa sostanza indispensabile per la riuscita del formaggio , ma dessa e vantaggiosa perche lo colorisce maggiormente , e perche somministra varj indizj che gui- dano piii facilmente al miglior andamento della caseiiica- zione , indizj cbe l' autore partitamente annovera. Lo zaf- ferano agisce snlla materia caseosa come astringente , per cui i casari avveduti ne diminuiscono la dose quando c' e presunzione essere di tempera sana la pasta del formaggio, e 1' accrescono nel caso contrario. II formaggio pub variar di colore per varie circostanze, e cib dipende dalla policroite che per gli acidi camfaia co- lore: cosa che avvien piii spesso quando gli acidi del for- maggio non furono distrntti nella caseilicazione, o almeno non fu svariata la loro azione. DalF esperienza risultb che la dose piu ragionata dello zaflerano puro e di grani 12 ai 1 5 per ogni brenta di latte. Siccome perb lo zaflerano 42 FABBRICAZIONE del commercio tli rado e puro , venne in pensicro all' au- tore, dietro suggerimento del dottor Antonio Cattaneo , di usare una tintura idroalcoolica dello zafferano, ed ottenne risultamenti soddisfacenti. Levato clie siasi il formaggio rimane nella caldaja il siero che contiene ancora inaterie caseose , che altro non sono che parti albuminose clie prima della cuagulazione si combinarono coll" acido lattico libero e non poterono per- cio subire 1' azione del caglio ; ed altre inaterie clie quan- tunque coagulate , pure per la presenza dell' acido lattico libero non poterono aggregarsi colle altre. Riscaldato il siero alia temperatura di 59° a 64° R. si ha tin secondo prodotto che dicesi fiorito col quale si compone la ricotta. Dopo il fiorito, riscaldato di piu il siero con buona dose d' aa;ra si ottiene un altro prodotto che dicesi mascarpa acida o coll' agra, dopo 1' estrazione del quale il liquido residuo si denomina scotta. Lasciata la scotta in un tino, in pochi giorni fermentando produce un liquido acido che dicesi agra o maestra , che quando 1' atmosfera e tranquilla , alia superficie e limpido e quieto , ma se cambiasi lo stato atmosferico , s' altera, bolle , s*intorbida, alia superficie si copre d' una sostanza biancastra, che precipita al fondo del recipiente ritornando quieta T atmosfera : egli e questo un barometro naturale di cui si vals;ono i casari nei loro calcoli giornalieri. II grado di calore per ottenere i prodotti del siero va- ria anch' esso, ne esige di piu quando e sano, meno quanto piu e maturo. Quantunque i prodotti secondarj del latte non siano di tanta utilita quanto il formaggio, pure somministrano in- dizj sicuri clie fanno riconoscere l'esito della caseiiicazione. Quando il siero da maggior mascarpa acida e minor copia di fiorito la forma dicesi Sana, se il fiorito e mascarpa sono eguali in proporzione la pasta del formaggio dicesi equiltbrata o giusta , quando il siero da maggior copia di fiorito e meno mascarpa acida la formaggia dicesi matura^ e lo e di piu quanto piu scarso e il prodotto della ma- scarpa. Ne solo i due prodotti accennati valgono ad in- dicare l' esito d'una felice caseiiicazione , giacche a que- st''uopo serve anche la scotta come T autore estesamente lo prova sempre appoggiato alia pratica. DEn FORMAGGI. 43 Per piu chiaramente far intendere tutti i processi della perfetta caseificazione I' antore stese un capitolo intitolato Dell' andamento gcaerale della caseificazione di genere com- plete indicando le circostanze che devonsi calcolare per ri- guardo alia sanita del latte, il modo di comportarsi nella caseificazione avuto riguardo alia sanita o maturanza di esso , le norme per riscaldarlo adequatamente , il vario s;rado di calore clie occorre, la dose del caglio e le norme die devono regolarlo, e cio che deve farsi per evitare i difetti che ne possono venire alle forme, ed in fine i varj segnali che fanno riconoscere gli sbagli avvenuti nel pro- cesso della caseificazione. Dir si puo questo un riepilogo dei capitoli antecedenti , colle aggiunte necessarie a spie- gare tntta la manipolazione della caseificazione, e l'indica- zione di tutti i metodi e ripieghi esperimentati i migliori per qnesta operazione. Chi si fa a leggere questo capitolo ed a ben ponderarlo rimane bastnntemente istrutto negli svariati processi , e puo immediatamente rilevare quanto P autore nostro sia istrutto in questa materia. Solidificata la materia caseosa colla caseificazione, passe- rehbe ancora alia fermentazione putrida se non si preve- nisse la fermentazione acida coir uso del sale. II sale usi- tato si e il cloruro di sodio o sale comune , la quantita del sale che occorre si calcola per termine medio un' on- cia per lihhra , ma anche per questo e necessario rego- larsi a norma delle circostanze. Nel tempo della salinatura la forma dicesi viva quando si dilata un poco rendendo convesse le sue parti piane senza alterarsi nella circonfe- renza laterale; questo moto di dilatazione cessa a mezza salinatura, s'appianano allora di nuovo le basi rendendosi anche un poco concave , ed e questo indizio che il sale agisce snlla pasta e che comincia il processo della fer- mentazione acida che deve conservarlo. Morta poi chiamasi quella forma clie non si altera o rimane immutabile sino a mezza salinatura , indi si dilata e le sue basi riman- gono convesse ; e questo un indizio che non si e fatto lnogo intieramente alia fermentazione acida , e che invece si eflVttna ma bensi lentamente la fermentazione ammo- niacale. Le materie eterogenee del sale non danneggiano la pa- sta del formaggio ; esse riman^ono alia superiicie, men- tre il sale liquefatto la penetra, la depura, ne opera il 44 FABBRICAZIONE consolidamento, e cio che e singolare ed e provato dalla pra- tica , il sale stesso agisce espellendo le materia eterogenee che accidentahnente si trovassero infrodotte nella pasta ca- seosa, ed anche i sali lattici, la materia caseosa guasta ecc. che potesse conteaere la pasta di viva tempra. Passa poi 1' autore ad esporre il processo della salinatura, indicando esserne indeterminato il tempo e doversi variamente re- golare nelle diverse stagioni e secondo lo stato di sanita o maturanza della materia caseosa. Quesito Quinto. '• Quali le regole da seguire per rispetto alio stagiona- mento dei formaggi , e al modo di ben conservarli negli appositi magazzini. » La cura generale della stagionatura consiste nell' ungere le forme e voltarle a determinati intervalli. La stagiona- tura dividesi in due periodi , il primo ha luogo subito dopo la salinatura ed e in cura del fabbricatore che conosce le condizioni d' ogni forma; il secondo periodo si efFettua quando esse sono in raano de' commercianti. Qnesti pro- cnrano scoprirne i difetti per conoscere le malattie a cui vanno soggette, o per prestare i dovuti rimedj, o per ri- gettarle come di scarto. Le alterazioni a cui vanno soggetti i formaggi diconsi malattie, e 1' autore passa a descriverle esattamente indi- cando i loro sintomi , le cause che le producono , ed i mezzi curativi che vengono adoperati onde rimediare a tali alterazioni. In seguito espone tutti i processi che vengono eseguiti per la perfetta stagionatura, indicando anche qui delle norme desunte dalla pratica. La stagionatura pel for- maggio di grana richiede il decorso di quattro anni solari. Passa in seguito a parlare delle sorti del formaggio. Sorte chiamasi quel uumero delle forme che si fabbrica in tin dato periodo di tempo; due sorti si ottengono in un anno. La sorte mag°enga nel Lodigiano si principia a fare il 24. aprile e termina col 3o settembre ed e di forme 160. Nel Milanese e Pavese comincia col 1." maggio e termina col 3o settembre ed e di forme 1 53. La sorte invemenga comincia col i.° ottobre , e nel Lodigiano termina col 23 aprile, e nel Pavese e Milanese col 3o aprile, e d' un nu- mero indeterminato di forme per essere il latte meno ab- bondante, e attesa la bassa temperatura , per cui ritardasi DE FOKMAGGI. 45 la caseificazione sino a 48 ore dopo la prima mungitura. La sorte maggenga e la migliore, e le forme tagliate con- servano sempre il loro colore giallognolo , della sorte in- Vernenga ve ne hanno due qualita: le formagge quartirole che si ottengono nell' autunno quando le vacclie son nu- trite con foraggio verde e sono le pin delicate e sostan- ziose , e le vernenghe che si ottengono dal latte delle vac- che nutrite con foraggio secco, ambedue queste varieta tagliate prendono dopo qnalche tempo un color verdognolo. Passa poi 1' autore ad esporre il tempo della vendita delle forme , e ad accennare le usanze di tali vendite. La bonta delle sorti vien desunta dai compratori dallo stato esterno delle forme , dalf odore che spandono e dalla oscillazione che dicesi moto o rimbombo che producono colla percussioue d'un piccolo martello e che si fa alle due basi ed al circuito della forma, operazione che si esegui- sce da' casari detti deir asse o periti. A maggior compimento della Memoria 1' autore pubblico molte aggiunte sopra varj argomenti di cui gia tratto, onde meglio riscliiararli. Le piii importanti tra queste aggiunte sono le sue osservazioni sul regime sanitario delle vacche, un nuovo progetto di stalla, e le nuove considerazioni sullo stato vitale del latte, sulle proprieta fisiologiclie del glo- bulo albuniinoso , sugli eifetti delle legne usate per com- bustibile , sulle distinte qualita del formaggio di grana , e sul modo di procacciarselo massirae col mezzo della ma- gnesia. Per riguardo al regime sanitario egli e certo che P abi- tazione degli animali ch molto influisce sulla loro salute ; la maggior parte delle stalle della bassa Insubria non sono certamente le piu utili per lo scopo sanitario, quindi l'au- tore espone un progetto d' una nuova stalla che si puo adoprare per ricoverare la bergamina tanto nell' estate che nel verno , e ne da un apposito disegno. In appositi articoli da idee ancor piu precise sullo stato vitale del latte sul globulo albuminoso. Cliiama stato vitale del latte quell' interno movimento della molecola caseosa per cui tende a soddisfare alle leggi fisiologiclie di sua aifinita e di coesione. Cessato questo movimento, la mo- lecola caseosa rimane in uno stato d'inerzia che tecnica- mente dicesi morte , stato in cui rimane finche le leggi fisiche-chimiche sovra d' essa agiscono decomponendola. II 46 FABBRIGAZ10NE globulo albuininoso poi considerate* sotto il rapporto tlella produzione migliore del formaggio , e un composto organico non del tutto elaborato nel corpo dell' animate die lo ba emesso, e che solo matura per la separazione della panna e pel riposo del latte. Gli agenti poi cbimici e fisici im- piegati nella caseiiicazione determinano nel globulo albuini- noso un' elaborazione di versa in ragione del loro vario grado , disposizione e natura. Da cio concbiude cbe per una perfetta caseiiicazione fa d' uopo considerare il latte nel suo aspetto fisiologico, e che V operazione deve essere diretta dietro i varj sintomi che presenta ne' diversi pe- riodi e circostanze. Un fatto singolare osservato dai pratici si e che le legna di vite usate per combustibile sono dannose alia caseifica- zione , non e cerLamente nota la causa di questo feno- meno. L'autore suppone che conmnichino queste legna al metallo proprieta tali da fare svariare istantaneamente la condizione della materia caseosa. Questo fatto merita d'essere studiato dai fisici , e potra essere fonte di nuove scoperte. Per riguardo alle distinte qualita del formaggio ed al modo di procacciarle col mezzo del sottocarbonato di ma- gnesia , fa 1' autore osservare che il formaggio ottenuto coir aggiunta di que St a sostanza acquista molte proprieta pregevoli , tra le quali quella che lo distingue si e di es- sere dolce , aromatico e saporoso. Se si aggiunga come gia si e detto al latte da caseificare la magnesia , assorbe questa gli acidi , ritarda quindi il punto della prima fer- mentazione del latte , ne prolunga la durata , lo spoglia delle proprieta di svolgere il gas acido carbonico causa dei vesicotti ed enfiature e rende piii durevole la pasta del formaggio. Oltre le aggiunte suddette, important! son pure quelle che contengono le sue osservazioni sulla letaminatura , sovra i prati marcitoj , sul foraggio verde deli' avena , sulla va- ria proporzione dei componenti del latte, sulF ntilita del latte d' una sola mungitura , sulle malattie del formaggio , sugli effetti prodotti sul latte dai gas acido carbonico che si sviluppa dalle brage , sovra il qual argomento espone le esatte indagini fatte dai sig. Pietro Grossi casaro a Go- nigo presso Binasco. DE PORMAGGI. 47 Nell' esporre il metodo di caseificazione V autore ha do- vuto adottare i termini usitati dai pratici , termini che nuovi riuscendo per chi non e della professione , era necessario che fossero illustrnti. Non poteva dunque rendere ai suoi lettori miglior servigio di quello che ha fatto col pubbli- care an vocabolario tecnologico della caseificazione e delle relative operazioni agrarie. Onde far conoscere poi gli utensili nominati nel corso deir opera vi uni una tavola in cui trovansi esattamente disegnati i principali. Quesia Memoria e assolutamente la migliore che sia stata pubblicata sovra 1' argomento della caseificazione ; per essa quell' arte che tra noi credevasi solo risultamento della sorte venne dall' autore dimostrato essere in vece fondata sovra massime fisse , ed appoggiata a solidi principj. Puo quest' opera servir di guida per illustrare 1' arte della ca- seificazione in tutta la sua estensione , e sara certamente nuovo oggetto di gloria all' Italia per le viste scientifiche che 1' autore ha illustrate. Cosa poi ntilissima sarebhe e consentanea alle filantro- piche viste del nostro autore , ch' egli stesso a maggior istruzione de' casnri puhblicasse per essi un manuale del- 1* arte della caseificazione, voto questo emanato pure dalla Commissione dell' I. II. Istituto nella sua relazioue. D. G. B. C. Memoria intorno al miglioramento de fonnaggl lom- bardl di commcrcio e d interna consumo di Luigi Peregrini doltore in medicina , membro della fa- coltd medica e profcssore supplente di fisica, chimica e botanica presso I I. R. Un.iversitd di Pavia. - — ■ Milano, 1807, coi torcki di Paolo Andrea Molina, in 8.°, di pag. 248. J_ja Memoria sopra enunciata intorno alia fabbricazione de' f'ormaggi e quella che fra molte altre presentate al concorso fu giudicata dall' I. R. Istituto meritevole del- P uccessit. L' autore di essa , che acconsentendo alia pro- posta fattagli , 1' ha resa pubblica colle stampe , giudico di porre ad essa in fronte VEstratto della relazione della speciale Commissione deW Istituto suMetto clnamata a disa- minarc le Memorie in concorso, il quale e del seguente tenore. 48 MIGLIORAMENTO " Venne ricoaosciuto clie la Memoria portante 1' epigrafc »> Donee res aliqua perfecta non est earn mirantur fieri » posse: postquam facta semel est, itenun mirantur earn jam- >/ pridem factam non fuisse (Bncone da Verulamio ) e ricca m di cognizioni lielle scienze naturali, di vedute filosofiche » e di pubblica e privata economia, rinfrancata di valide » autorita e di sperienze e di fatti anche nuovi ; e seb- w bene poi nell' intero fosse superata dall' altra colPepi- » grafe Ex practicis compluribus tt experinientis, etc. , tutta n volta non manca di essere anch' essa pregevole e di » utilita :, tanto pid cbe la soluzione nei due prhni quesiti « sostenendo tesi sotto alcun rispetto contrarie a quella » della Memoria cui fu aggiudicato il premio , poti-ebbe » dare occasione a nuove vantaggiose ricercbe. " Noi non inti'aprenderemo qui di dame un sunto per non essere obbligati a ripetere le cose gia dette di sopra su cmei punti in cui i due autori sono fra loro d* accordo , e per non entrare in lunghe discussioni su quelli in cui differiscono di opinione, e solo per recare un saggio di questo lodato lavoro esporremo in breve il contenuto d' uuo de' paragraii del quesito secondo clie tratta del vantaggi di sostituire le railici al fisno per il mantenimento delle vacche durante V inverno , e cio tanto piix volontieri in quanto che 1" esame qui intrapreso dall' autore si riferisce in qualcbe parte all'altro programma ultiinamente pubblicato dall' I. R. Istituto, e riportato in questa Biblioteca t. 84.0, pag. 32 1. Molte , dice P autore, possono essere le piante le quali dopo aver somministrato in estate un abbondante pascolo alle vacche colle loro foglie e fasti succosi devono poi costituire in inverno la base del nutrimento degli animali bovini colle loro radici ; le principali pero si riducono alle rape, alle barbabietole ed alle patate. Le rape, che dai tempi piu rimoti vennero apprezzate unicamente come un alimento per gli uomini , furono po- scia coltivate estesamente e riguardate in molti luoghi qual prezioso foraggio invernale per ogni sorta di bestiame. In Inghilterra , ne' Paesi Bassi e particolarmente nel Palati- nato del Reno si vedono ora dei campi della massima estensione coltivati a rape destinate al nutrimento de'be- stiami :, ma anche gl' Italiani gia da lungo tempo fanno al- trettanto , e nella Marca , nell' Umbria , nella Romagna , nel Perugino , nella Valdichiana si conoscono i buoi rapati, DE FORMAGCI LOMCARDI. 49 cioe ingrassati appunto colle rape, i quail si vendevano altre volte a caro prezzo. La cokivazione delle rape e agevole e puo benissimo succedere come secondo prodotto alia messe del grano ed all' estirpazione del lino. Gli autori inglesi di agricoltura ce- lebrano oltre inodo come foraggio i loro turneps, ma l'au- tor nostro e di parere che prima di abbaadonare le nostre rape , le quali dalF esperienza di secoli sono dimostrate utilissime ad un tal uso per sostituirvi un nuovo pro- dotto che non e forse adattato al nostro clima , cou- venga tentare una luuga serie di esatti esperimenti com- parativi. La cokivazione delle barbabietole presso alcune nazioni va acqnistando ogni giorno ua maggior grado d' importanza. Mentre somministrano la materia prima all' estrazione dello zucchero, presentano tanto nelle foglie come nelle radici uno de' foraggi piu sani , piu graditi , piu sostanziosi per ogni sorta di bestiame , specialmente per le vaccbe alle quak fa produrre una quantita grandissiina di latte eccellente e zuccherino. Le foglie durante la loro vegetazione si possono recidere sino a tre volte senza che ne soiFra la pianta , purche si abbia la precauzione di non levare che le piu esterne. Le vaccbe si mostrano si ghiotte di queste foglie dolci e succose che le preferiscono a qualunque altro fo- raggio. Le radici poi si amministrano sminuzzate , crude o cotte e ridotte in pappa. Le vacche nutrite colle bar- babietole non alterano in verun inodo il sapore del latte, siccome avviene secondo alcuni quando sono nutrite di rape, e ne producono in copia maggiore. Le patate sono uno de' piu preziosi doni che 1' Europa ha ricevuto dairAmerica. Se un tempo la sua cokivazione merito d' essere eccitata e colla voce e cogli esempi quale alimento per P uomo , ora lo deve essere particolarmente qual foraggio pel bestiame. La patata, oltre all' essere piu. nutrieute della barbabietola , ha altrest il vantaggio di ve- getare in quasi tutti i terreni. Nei digerbamenti e uelle terre paludose, di cui il suolo sia stato bonificato le pa- tate riescono a maraviglia; prosperano sulficieiuemente nei terreni sabbiosi e mobili, purche non iscarseggiuo le piogge ed il concime , e meglio aucora nei terreni forti quando sieno stati ben preparati e ben concimati. L' autore rife- risce di aver visto alcuni industries! contadini delP alto Bibl. Itul. T. LXXXVIII. 4 5o MIGLIORAMENTO DE* FORMAGGI eCC Milanese alimentare la propria vacca colle foglie e coi fusti delle patate serbandone Ie radici ad uso della fami- glia , e Ie vacclie approfittarne quanto con qualunque altro erbaggio e dare un latte buono e sostanzioso. A ragione percio si maraviglia che nella parte irrigua della Lombardia ove si nutre copia assai maggiore di be- stiame , sia il fieno il solo loro alimento. << Se la barbabie- » tola, egli esclama, la rapa e particolarmente la patata u costitniscono in alcuni paesi 1' unico alimento del basso » popolo :, se presso di noi i contadini ne fanno gia uso ; » se non le sdegna nemmeno il ricco fra Ie studiate sue >> vivande , si dira poi che le patate , le barbabietole e le » rape non siano un cibo omogeneo , sano, nutriente, gra- m dito per il bestiame ! oh pratiche ! oh costumanze eredi- » tate dai nostri padri troppo religiosamente osservate ! oh t> forza d'abitudine ! oh ignoranza nostra ! ecco gli ostacoli w alle piu important! innovazioni in ogni cosa, ma special- » mente in agricoltura. » Termina questo paragrafo coll' in- dicazione dei modi coi quali tutte le succennate radici pos- sono essere conservate durante P inverno. Dialoghi intorno alia teoria della flogosi di Giovanni. Rasori composti da F. Puccinotti. ■ — Milano , 1887, tipografia e libreria Piiotta e comp. . in 8.°, di pag. 142. G 4ome nella Divina Commedia il cantore di Enea e scorta per le regioni dell' immortalita al Gliibellino poeta, cosi Tillustre Puccinotti nella persona di Scarpa si attribuisce in questi dialoghi 1' onore di essere duce all" anima di Rasori per 1' Eliso degli uomini iilustri innanzi al tribunal e della Fama ; e saviamente gli ad- dita cli' ivi perviene chiunque o bene o male abbia fatto dire di se mentre alia piu elevata tribuna della gloria giungono pochissimi, uno essendo del novero quell'Ippocrate, che Rasori presumeva di avvilire nel- ropinione de' proprj settarj. Rasori e ansioso di sa- pere i giudizj, che ne emanino su la sua Teoria DIALOGHI CCC 5 1 delta flogosi da tanto tempo aspettata come spiega- zione della teoria del controstimolo, e gia ridotta a realta clinica dall' egregio Tommasini; onde viene con- sigliato a non penetrare nel tempio della fama linche nell'anima sua oscillano ancora gli affetti della vita, e Fautore gli si offre cortese a ripetergh cio che della sua teoria si pensa dalle diverse tribu, iu cui sono divisi i medici Italiani del secolo, dai Tommasiniani cioe , Buil'aliniani e quant' altri promossero la progressione intellettuale oltre il punto cui giunsero i dinamici e gli 6pecificisti da Rasori dimenticati o per ingratitu- dine o per soverchia ambizione. E qui X autore coglie V opportunity per dar peso e considerazione alia sua patologia induttiva , la quale , a suo dire , accolse il diiiamismo e il chimismo, e ne fisso i limiti, contcmpld la nutura morbosa da tutti quei lati che il consenso pratico di tutti i tempi, costitaente i principj del seuso comune in medicina, ebbe semprc ricoiwsciuto per peri, ed e collegata tin la medicina ippocratica per le sue differenze essenziali dei morbi, ed il progresso delle scienze in genere per I interpretazione fisiologica dei fatli. Esposto lo spirito dclle dottrine patologiche vigenti in Italia , 1' autore introduce per piimo un Tomtna- siniano a dar sentenza su 1' opera di Rasori. Per ren- dere un servigio all' opinione di Rasori vorrebbe che la sua opera portasse la data del 1800 anziche del Iu37. Nota le contraddizioni, che nel viluppo capil- lare siavi sempre debolezza , e insieine moto e ca- lore aumentato; che neghi la possibiliui della flogosi alia tunica interna delle arterie, e la ammetta nel tes- suto cellulare ; che stabilisca qual fenomeno si u ge- neris il consolidamento della fibrina , e lo faccia poi dipendere dal calore e dal moto accresciuto mentre piii oltre la separazione del siero e fibrina e favorita dal rallentamento di moto; che il viluppo sia sempre leHetto dell? infiammazione, sicche senza questa non puo esscr viluppo, e indi si sostcnga coll" csempio deH"emottisi e delle emorra ma il rilevato della strada dovrebbe essere piu alto onde por- tarla al disopra delle maggiori innoudazioni ; e questa circostsnza , oltre alle spese maggiori di costruzione che occorrerebbero per dare al piano stradale quella stabilita ch' e la prima condizione di una buona strada a rotaje di ferro , farebbe poi die il piano stesso , per quanta dili- genza si fosse posta all'atto di costruirlo, andasse soggetto ad inevitabili depressioni da rendere necessarie , almeno ne' primi anni , riparazioni tali da interrompere non di rado perfino il passaggio. E riguardo poi al minor dispendio die incontrerebbesi nell' acquisto de' terreni occupabili colla sede ddla strada, cbi non vede die qnesto vantaggio sarebbe solo apparente e verrebbe di gran lunga assorbito dal minor prodotto dell' intrapresa ? Se infatti e vero die i terreni costano in generale tanto nieno quanto piu sono lontani dalle grandi citta , altrettanto certo si e die questo addiviene solo per- che ancbe piu spogli di abitanti ne sono i paesi dove i terreni trovansi posti. Ma fa gia detto , e lo si comprovera sempre piu in seguito , che le strade a rotaje vogliono percorrere paesi die sieno quanto piu e possibile popolati, indnstriosi e riccbi, perche e il frequente e facile movi- mento degli abitanti quello die reca il massimo lucro. L'ob- biezione dunque del maggior costo di terreni non e valu- tabile , perche contrasts una cosa ch1 e voluta dal maggior tornaconto , perche tal maggior costo sara certamente an- che fonte di maggiore guadagno , e perche deve di neces- sita volere anche il mezzo chi aspira alia cosa. Inconvenienti molto minori, e rilevanti maggiori van- taggi presenta in vece la linea snperiore al nord , di cui resta a particolarmente trattare. Quasi tutto quello intanto che pub dirsi o fu detto per sconsigliare dalle altre due linee serve a giustificare la prevalente convenienza di quests. DA VENhZIA A MILANO. 7 1 Ma randamento di questa linea (lia osservato taluno) non potrebbe riuscire giammai il meglio svilappato a causa de' divers i accident! planimetrici che s" incontrano special- mente a Lonato , Desenzano e Peschiera, ove si rinserra la tortuosa valle , e perche la sua pendenza sarebbe al- quanto irregolare e ondulatoria. Sembra infatti che venga dall' oppositore ritenuto dover essere una necessita assoluta quella di far sorpassare alia strada i punti eminenti di Brescia, il piano di Logana presso il lago di Garda, il clivio di Castelnovo presso Peschiera , e l" altro di Cal- diero ;, noa senza pero convenire che la declivita od ac- clivita non risulterebbe mai eccessiva , ed anzi asserendo ( non si sa ben come , ne con qual fondamento ) ch' essa non eccederebbe mai il o,5o per iooo, toltone un breve tratto presso 1' Oglio ; per cui ammessa pure 1' indeclina- bilita di sifFatlo inconveniente , non sarebbe egli poi di tal peso da far desistere dall' idea di condurre la strada per la zona piu alta , parecchie strade e in Europa e in America costrutte essendosi, superando ostacoli di gran lunga maggiori , e dove la natura del suolo non lasciava adito a varieta di progetti. E poi noto che la medesima strada-modello fra Liverpool e Manchester offre in qual- che suo tratto una pendenza non minore di i a 96. Se non die all' idea di condurre la strada per la linea settentrionale occorre tanto meno di rinunziare, in quanto che vi e il modo facile di togliere il tlifetto della pendenza sviluppando la strada in maniera da renderla pressoche generalmente orizzontale , con poche risvolte di grandissimo raggio, e senza aver punto bisogno di sottostare al grande dispendio del perforamento dei monti o del taglio delle al- ture, che altrimenti s' incontrerebbero fra Vicenza e Ve- rona , e fra Verona e Brescia. Ma qui verra opposto di nuovo che col dare tanto svi- luppo alia strada suoo a farle evitare quasi tutte le alture, si accrescera la spesa della sua costruzione, e V altra della manutenzioue successiva e del servigio a tal punto da equi- parare ed anzi distruggere tutti quei vantaggi economici ch' essa innegabilmente presents. Sul quale proposito e primieramente da avvertire che il maggiore sviluppo della linea non e gia cosi grande come a prima giunta taluno potrebbe crederlo. J2 STRADA FERRATA L» linea aha cost sviluppata sara lunga circa 3oo chi- lometri , quando la piu meridionale lo sarebbe chilometri 260 circa, sicche la differenza si riduce a soli 40 chilo- metri. In ohre e da ritenere die tale svantaggio riuscira in pratica ben compensate^ dal minor costo di costruzione e di manutenzione. Si e gia avvertito , e non occorre di entrar quindi in nnovi particolari , che la strada inferiore , attese le circo- stanze topograiiche di quella parte del territorio bassa , acquitrinosa , e non di rado valliva , riuscirebbe a princi- pio ed in progresso molto piu costosa deirahra, scorrente sempre ( meno forse un breve tratto) a traverso di terreni ahi e di fondo solidissimo , oltreche in vicinanza a cave di materiali eccellenti. Quanto poi alle opere idrauliche , non vi debbono essere difFerenze di molto rilievo , imper- ciocche se luugo la strada superiore (ohre ai passaggi sni fiumi che sono comuni ad entrambe le linee ) vi souo piu torrentelli e corsi vivi d'acqua da traversare , lungo del- 1' ahra s' incontrano assai piu fossi e canali di scolo. Intatta o pressoche intatta rimane dunque la somma de' vantaggi die i maggiori rapporti sociali , industriali e commerciali assicurano a questa strada. Padova , Vicenza, Verona e Brescia sono , dopo Venezia e Milano , le citta principal! del regno ; floride ahbastanza per ricchezza e per commercio, abbondano anche di rao- numenti e di opere in genere d' arti belle celebratissime ; ivi o per causa di affari e di ogni maniera di transazioni e d'interessi, od anche solo per passatempo e per desi- derio d? istruzione v' ha in tutto V anno un passaggio con- tinuo di forestieri , ohre ad un concorso perenne e indi- spensabile di nazionali di tutte le classi, tanto della stessa provincia che delle altre provincie piu o meno ad essa vicine i, concorso sempre assai graude perche promosso ed alimentato da promiscuita d' iuteressi e di traffici, da fre- quenza di amicizie , da legami di parentele , e che pur nulla ostante in determinate epoche viene aucor piu ac- cresciuto per motivo delle grandi fiere di Bergamo , di Brescia e di Verona, e degli spettacoli od altro, a cui non solo i grandi sigoori e primarj negozianti, ma moltissitni pur anco de' mediocri possidenti e dei fabbricatori non mai tralasciano d1 intervenire. DA VENEZIA A MILANO. j'6 Iii particolare poi Brescia popolosa , agiata e commer- ciante e il ricapito di pressoche tutte le Industrie e dei mold ricclii prodotti della Valcamonica , della Valtrompia e delle tante altre valli die al settentrione la accerchiano; nel modo stesso che Triviglio e Chiari , prossimamente anche ai quali deve di necessita passare la strada , diven- teranno natnralmente il deposito generale dell' industria e de' prodotti del Bergamasco :, Verona, oltreche essere, come si disse , la residenza del Supremo Senato di Giustizia e del Comando-generale-militare Lombardo-Veneto , e per se stessa citta ragguardevolissima , e che per le sue estese relazioni commerciali col Tirolo e colla Germania sarebbe errore gravissimo di escludere da una linea di comunica- zione di cosi aha importanza ; Vicenza e il punto dove fan posa i viaggiatori che si trasferiscono ogni anno ia nuiuero di piu migliaja alle acque di Becoaro ; Padova e egualmente il ricapito de'moltissimi che si recano ai bagni d'Abano e della Battaglia , e per causa della fiorente sua Universita e in pari tempo il soggiorno di up numero con- siderevole di scolari , i quali non tralascerebbero certo di approfittare della rapidita propria della macchina locomo- tiva e della tenuita della spesa per fare da un lato o dal- 1' altro tlelle brevi frequenti gite di piacere. Li somma una popolazione pressoche doppia , una massa maggiore cii affari , maggiori ricchezze , maggiori soggetti di divertimenti , maggiori mezzi d' istruzioue , un maggior numero di relazioni sociali stabiliscono a favore delle citta e de* paesi messi a portata della linea stradale piu alta , tale una superiorita ed un* importanza su quante altre citta e paesi sono nella zona piu bassa , cbe tempo perduto sarelme il voler perlhio tentare di contrastargliele. Chi mai infatti sotto veruno de' mentovati rapporti oserebbe metter del pari Brescia con Cremona, Verona con Mantova , Pa- dova o Vicenza con Lodi ? E poiche non bisogna ritenere che le citta saranno esse sole che forniranno passeggieri alia strada , ma che ve li forniiii certamente anche tutto il territorio all* intorno, gio- vera qui far presente quanto piu popolate di quelle della parte bassa o inferiore sono le provincie dell' alta, e quanti piii e piu popolati di gente agiata ne sono i distretti che in esse si annoverano. E se, come si e dctto, tra Man- chester e Liverpool il prodotto del trasporto delle merci 74 STKADA FERRATA fu inferiore di niolto all' espettazione ed ai calcoli clie si credevano i meglio fondati, e vi risulto in vece di niolto superiore al preventivato il prodotto del trasporto delle persone , per modo che tra quelle due citta , benche emi- nenti nelle relazioni comraerciali , i due prodotti si egua- gliarono , e da ritenersi a buon diritto che lo stesso av- verra anche rapporto alia linea superiore di cui si parla , potendo Venezia , Pailova , Vicenza , Verona , Brescia e Milano, nelle loro relazioni commerciali, essere inferiori bensi alle due citta inglesi siinnominate, ma non mai es- serlo nelle loro relazioni sociali ; e tanto meno poi quando si metta in conto il nnraero grande di forestieri che fa- cendo il viaggio da Venezia a Milano come parte essen- ziale di quello d' Italia non preferirebbero sicuramente di audare per una via, benche di piii rapido corso , nella quale si lascia da parte il piu bel paese e le piu belle citta. Con questo non intendesi pero di stabilire che tenue sara su questa linea il movimento commerciale, e tenue per conseguenza anche il relativo prodotto. Cio appeua potrebbe venir supposto da chi ignorasse tuttora come il commercio interno presso tutte le nazioni anche le piu mercantili supera sempre e di gran lunga nelP entita sua il commercio fatto colPestero. Le notizie statistiche con diligenza raccolte non potranno anche nel caso concreto che convalidarlo ; e frattanto quasi a caparra vuolsi far qui una particolare avvertenza sopra un di que' generi che certamente verranno tradotti come tanti altri per la strada a rotaje di ferro , onde anche per questo solo esempio si rilevi come il prodotto del trasporto celere delle merci jncoraggera non solamente il consumo e per conseguenza la produzione, ma riuscira pure nel caso nostro di un ri- sultato tutt' altro che lieve. S' intende parlare del trasporto del pesce. Fatta la strada di ferro centrale ossia la alta , che dif- fondera questa mercanzia nelle citta e ne'' territoij piu po- polosi e piii ricclii dall' una e dall'altra parte, non puo cader dubbio sulla quantita immensa di pesce che vi verra trasportata , avuto riguardo all' abbondanza di quello che puo fornirne Venezia per la pesca ricchissima dell'Adria- tico e per le valli da cui e circondata , le quali valli po- tranno darne assai piu ove il consumo si accresca. Si DA VENEZIA A MILANO. 7 5 supponga iafatti che anche sola una terza parte della po- polazione del regno (che in totale e di circa 4,4.50,000 abitanti ) possa godere del vantaggio di mangiar pesce fre- sco di mare , ossiano abitanti 1,483,000 ( numero ch' e molto al disotto della somma delle popolazioni delle pro- vincie percorse od avvicinate dalla strada ) , e si limiti il consutno individuate medio di questi abitanti 1,483,000 a sole quattro lire austriache Tanno (1). Si avranno 5,9 3 a, 000 lire austriache di valore di pesce di mare che avra viag- giato sulla strada ferrata. Supposto poi inoltre che questo sia il valore di 11,864,000 libbre venete di pesce, e sup- posto che il prezzo del trasporto sia mediatamente di tre centesimi per libbra , tenue al certo se si pensi alia rapi- dita del viaggio , la societa proprietaria della strada rica- vera per questo solo genere 355,920 lire austriache di annuo prodotto (2). Qualunque altro poi fosse il calcolo che instituire si volesse, e indubitato che il prodotto, se- guitando la strada bassa, non arriverebbe neppure alia meta, molto piii che ivi e abbondanza maggiore di pesce d' acqiia dolce. Un altro calcolo non dissimile, e pure assai vantaggioso potrebbe farsi pel burro fresco che abbonda in Lombardia, e che nelle provincie di Verona, \icenza, Padova e Ve- nezia scarseggia in guisa che molto se ne trasporta da di la anche adesso , a malgrado della lentezza e del mag- gior costo del viaggio. Un terzo calcolo potrebbe aggiungersi pel trasporto iru- portantissimo , lncroso e che non ammette remora delle gallette , oncle approfittare delle migliori tratture di Lom- bardia \ e cosi pure pel trasporto delle sete , che in grandissima parte, cominciando dal Friuli e proseguendo (1) Notisi che i giorni ne1 quali dalla Chiesa e vietato di cibarsi di grasso non sono meno di centoventi per anno. (2) A Parigi , p. e., sopra una popolazione di 774,000 abitanti, clie non e certo da porsi fra quelle che mangiano molto pesce, e che non e neppure molto a portata di averne , dovendolo n'aire dalla Manica, si e cousumato nel 1 835 per 5,589,658 franclii di jiesre di mare ( oltre al molto c!i aoqua dolce ) che fanno franchi 7,22 eguali ad austriache lire 8,3o, per testa ragguagliatamente , ossia oltre la meta di piu di quanto si e supposto poter ascendere il consuuio delle provincie percorse dalla Strada, appunto perche si voile aver riguardo trattarsi in parte di popola/sioue che vive iu cauipagna. ^6 STKADA FERRATA sino a Brescia, fanno scala e vengono raccolte a Milano, per di quivi passare a Lione ed a Londra: trasporti e gli uni e gli altri di un risultato vistosissimo e sicuro per la so- cieta proprietaria della strada , ma che andrebbe nella massima parte miseramente perduto qualora la strada me- desima seguire dovesse 1' andamento infer i ore. Ne si dimentichi di riflettere come per le tante favore- voli circostanze gia sopravvertite , che a rendere vive , continue , infinite , strettissime le relazioni sociali e indu- strial! fra le citta della linea superiore concorrono molto piu che tra quelle della linea inferiore, potrebbesi comin- ciare a trar un profitto dai singoli tronchi della strada appena costrutti , senza attendere il completamento della strada intiera per dar principio al servigioj soprattutto se nella sua costruzione verra preceduto con un ardore pari o prossimo a quello che nelle parecchie intraprese di qnesto genere dimostrarono gli Americani ed i Belgi. Ma prima di chiudere questa Memoria non si vuol ora- mettere di ricordare eziandio come il tracciamento della strada a rotaje lungo la zona piu alta soddisfar deve assai meglio delPaltra meridionale alle viste del Governo, non solo pe" rapporti sociali, industrial! e conimerciali , ma anche e particolarmente pe' riguardi strategici. Del che non sara punto sorpreso chi consideri come assunta per linea prin- cipalissima delle operazioni militari quella che dal Tirolo scende a Verona, fu questa citta convertita in una piazza di primo rango , ed e divenuta per conseguenza il centro delle operazioni militari in Italia. Laonde facile e di vedere quanto grande vantaggio cosi per 1' ofFensiva che per la difensiva ne verrebbe dal fare che i due rami di strada , uno procedente da Milano e 1' altro da Venezia, facessero centro a Verona , e procurassero cosi il modo di racco- gliere o di diffondere da questo punto colla maggiore i-a- pidita possibile corpi d'armata, artiglierie , ecc. Per tutte le quali cose sembra quindi potersi col miglior fondamento concludere e ritenere che la linea superiore radente le citta di Padova , Vicenza , Verona e Brescia presentar deve meglio di qualunque altra quel complesso di vantaggi che si e dctto a principio, vale a dire il mag- gior lucro netto possibile deir intrapresa combinato €0' ri- guardi della massima pubblica utilita. Come appendice alle cose sopra discorse per dimostrare la Superiorita in ogni rapporto della linea stradale radente DA VENEZIV A MlLANO. Y7 le citta di Padova , Vicenza , Verona e Brescia al confronto dell"1 inferiore , ed anzi di qualunque altra , e per esaurire comp'etamente l'argomento propostoci , rimangono ora da aggiungere alcune brevi considerazioni generali sulla con- venienza di fare che on ingegnere solo e nazionale abbia la direzione snprema della grand' opera. Se per dccidere del generale andamento della strada , cioe della scelta fra la linea alta e la bassa , si rendessero indispensabili de" preliminari rilievi e 1' opera preventiva dell' ingegnere , la necessita di affidarsi ad un solo sarebbe evidentissima , percbe il giudizio dovrebbe dipendere da un confronto fra piu piani., che se non fossero basati su principj assolutamente identici , lungi dal dare un buon criterio indurrebbero in errore. Per questo confronto me- glio sarebbe commettere gli stessi errori in ambedue i piani , di quello che fare un piano benissimo e P altro difettoso j giacche rautando principj si puo facilmente far apparire come la piu conveniente di tutte , quella linea , che in vece Io sia il meno. Ma ammesso pure che le Commissioni fondatrici, sopra dati cardinali e inconcussi , si trovino in grado di decidere suir andamento generale della strada, e scelgano , come appunto si ritiene per le cose dette di sopra , che debba essere quello che rasenta le citta di Padova , Vicenza , Verona e Brescia , non e per questo che non vi siano dei tratti in cui non abbia ad occorrere molto studio per scegliere fra parecchi andamenti che possono esser tutti eseguibili qnello che riuscira il piu economico nel senso vero della parola. Ora egli sembra che fra questi tratti , in cui la scelta del preciso tracciato puo essere piu contingente , uno ap- punto sia il terreno che costituisce il bacino del Mincio , e il confine dei due territorj veneto e lombardo. Le ine- guaglianze di suolo sono ivi notabili , non certo in guisa da divenire insuperabili , anzi nemmeno da ofFrire grandi diflicolta per la strada di ferro, ma certo abbastanza per mettere molto dnbbio sul punto dove convenga passare. Or T opportunity di questo punto potrebbe, nel supposto che si volessero destinati due ingegneri , essere determi- nata in un modo per chi progettasse il suo ramo di strada sulla sponda sinistra , e non avesse pensato che alia buona riuscita di questo , ed in un modo tutto diverso per chi 6i occupasse in vece dell' altro ramo di strada sulla sponda 78 STUADA FERRATA diritta. E potrebbe avvenire , anzi e assai probabile die avvenisse , che il miglior punto di passaggio della valle del Mincio, se fosse stato scelto da cbi avesse P incarico di tutta la Strada , non sarebbe stato ne qnello scelto da cbl lavorasse solo sulla destra , ne quello scelto da cbi solo lavorasse sulla sinistra. E cio cbe si dice della scelta del punto di passaggio ripetasi a maggior ragione delPaltezza cbe potrebbe venire attribuita a questo passaggio. La condizioae incassata fra alte sponde ineguali del Mincio da luogo a molta latitudiue fra i limiti di questa altezza , e quindi potrebbe accadere che da una parte si desiderasse di teuer il passaggio piu alto per accoraodarvi meglio la discesa dalP una sponda , e dalF altra parte si desiderasse di tenerlo piu basso per profittare di una naturale disposizione del suolo cbe ofFrisse la sponda opposta. Potrebbe in conseguenza accadere facilmente cbe i due ingegneri non giungessero a porsi d' accordo. E allora l'im- barazzo sarebbe gravissirao, perche in un argomento to- talmente tecnico ne Ie Commissioni riunite , ne la stessa Societa sarebbero idonee a decidere. Bisognerebbe dunque rimettere il giudizio ad un terzo ingegnere di una riputa- zione , di una probita e di una conoscenza de' luoghi cosi bene stabilita, da non poter soggiacere ad eccezione veruna. Se non cbe potrebbe succedere che nuove difficolta, nuovi dispareri la nomina di tale ingegnere facesse insorgere , e che di difficolta in difficolta passando , si lasciasse trascor- rere un tempo prezioso con assoluto discapito della intra- presa. Ne il ripiego da taluao suggerito di formare una commissione consulente di tre ingegneri potrebbe avere mi- glior risultato , perche e egli mai probabile che le Com- missioni fondatrici si accordassero nella scelta di tre per- sone quando non fossero riuscite a farlo per una sola ? Anche dal fin qui detto sorge quindi la necessita che le Commissioni medesime si determinino a bella prima per la scelta di un ingegnere solo. Ma quando pure nulla avvenisse di tntto cio , e che i due ingegneri fossero arrivati a convenire in un dato pas- saggio, non e a credersi per questo che si fosse conseguito il passaggio migliore. Probabihnente non si sarebbe otte- nuto che di accomodare nel miglior modo possibile le reciproche convenienze , facendo cbe da una parte e dal- l'altra sia rinunziato a un passaggio piu vantaggioso , ed DA VENEZIA A MILANO. 79 accettato quello die recherebbe meno disappunto ai trac- ciati d'ambidne , ma che non sarebbe tuttavolta I'ottimo e quello die corrisponderebbe a un tracciato generate fatto da un solo ingegnere. Qneste difhcolta della scelta del comun punto di pas- saggio non sono pero ie uniclie. E troppo evidente biso- gnar in oltre clie i due progetti sieno basati su gli stessi principj. Ne vale il dire che questi principj si potranuo sta- bilire in precedenza, perche, per esempio, non e possibile fissare un limite assoluto della pendenza , e nel deterrainare il tracciato di alcuni tronchi potrebbe trovarsi conveniente di adottarne una tale che fosse comune anche ad altre li- nee , ma potrebbesi trovarla inconveniente quando altrove non vi fosse stato bisogno di ammetterla. Or chi lavora da una parte come potra egli sapere se quegli che lavora dall' altra siasi o non siasi iudotto ad ammettere una tale pendenza ; o quando sapra che sara ammessa , come assi- curarsi che non gli sorga il dubbio che lo abbia fatto senza necessita e senza vantaggio ? Incominceranno dunque di- scussioni che per lo meno prolungheranuo di troppo la definizione dell' affare. Se le due parti di strada percorrenti i due territorj ve- neto e lombardo dovessero assolutamente essere separate d' interesse, appartenere a due societa separate, ed esser congiunte soltanto per la comune opportunity del continuato viaggio , ogni societa attendendo ai proprj vantaggi non avrebbe molto a curarsi se ( stabilita la tariffa unica ) i difetti deir altra parte la rendessero a questa men profit- tevole. Ma poiche si tratta di una societa sola , d' un in- teresse solo , e di una sola strada , egli e evidente che un difetto corso, p. e. , fra Vicenza e l'Adige non sarebbe meno dannoso di un egual difetto che vi fosse fra Brescia ed il Mincio, e che egualmente dannoso riuscirebbe pe' Veneziani come pe' Milanesi. Le misere gare municipali spesso inopportune e senza soggetto , sempre poi nocevoli quando si tratta del bene generale , diverrebbero tanto piu la prova di un' accecata passione nel caso concreto, in quanto che i vantaggi come i discapiti sono inseparabili , e colpiscono inevitabilmente o giovano la massa intera degl' interessati. Cio che riguarda poi la tutela degl' interessi privati deve lasciarsi ai particolari , attraverso i possedimenti de' quali correra la strada, o al piu alle provincie ch' essa tocchera; 80 STRADA FERUATA mentre diversamente non saprebbe vedersi perche non si volesse ancbe esigere cbe mi ingegncre bresciano facesse il progetto pel tronco di strada che attra versa quella pro- vincia , e cosi si dica delle altre. Queste considerazioni sono ancora piu concludenti per la conipilazione del primitivo progetto che per quella del successivo piano di esecuzione de' lavori :, imperciocche fis- sata definitivamente la linea e tutte le sue pendenze rife- rite a capistabili irremovibili , stabiliti i passaggi di tutti i corsi di acqua, e i modi d'intersezione con tutte le strade, determinata insomnia ogni norma e concretato il progetto , si potrebbe, cosi assolutamente ma non affatto vantaggio- samente volendo , dividere la compilazione del piano ese- cutivo in piu tronchi; conservata sempre per altro all'in- gegnere compilatore del progetto stesso quella direzione e sorveglianza suprema , seuza della quale non e sperabile una compiuta riuscita. Alia quale suprema direzione di un' opera tanto gran- diosa , ed alia compilazione del qual progetto , e inutile poi d' avvertire quanto sarebbe in ogni rapporto per riu- scir disadatto un ingegnere oltremontano od oltremarino , come qualche giornale si avviso di suggerire. La mancanza di cognizioni topiche f, l'assoluta necessita in cui esso per conseguenza si troverebbe d' intraprendere e di premettere studj speciali e particolarizzati in tale proposito ; il con- seguente perditempo ; 1' inscienza delle pratiche seguite ne* nostri paesi per I esecuzione de' lavori strada li ; forse la nessuna cognizione della lingua ( difetto che in argomento affatto tecuico , e dove il bisogno di usare esattamente e speditamente de' termini relativi parlando con gente anche rozza ricorre ad ogni istante , riuscirebbe oltremodo dan- noso ed imbarazzante ) ; tutto insomma servirebbe ad in- spirare per le operazioni di questo ingegnere un grado minimo di fiducia , e tutto anzi concorrer dovrebbe a far ragionevolmente dubitare dell' esito. Cio per altro non riguarderebbe ancora che 1' interesse. Ma noi Italiani , non inferiori mai ne per altezza d' in- gegno , ne per ardimentosi intraprendimenti di ogni ma- niera a nessuna delle altre nazioni, ed anzi assai spesso superiori a tutte , noi non vorremmo certo accoasentire come con poco patrio sentimento non arrossi di consi- gliarcelo recentemente un giornale , di ricevere neppure in questo caso , anzi di niendicare a qualunque cohdizione } DA VENEZIA A MILANO. bi conic il giornale medcsimo con nostra grande nieraviglia soggiungc, direzione ed ajnto dallo straniero. Se i Fran- cesi in Francia , gl'Inglesi in Ingliilterra , i Belgi nel Bel- gio , i Tedeschi in Germania lianno attcso e sono riusciti nella costruzione delle strade a rotaje dei rispettivi paesi senza punto limosinare gli ajuti degli estranei, perche vor- rcmmo noi soli mostrare di essere in qnesta parte a tutti inferior! , e chiedere un' assistenza che assolutaraente non ci abbisogna7 Rammentiamoci in vece che degf ingegneri Italia ni stanno alio stipendio degli esteri ; e che tra noi non manca chi resosi gia chiaro per estesissime cognizioni scientifiche e pratiche , e per avere anco stndiato con di- ligenza ed amore sui lnoghi nel corso di piu anni il si- stema di tutte le strade a rotaje di ferro costrutte sinora in Enropa, e per essere infine conoscitore delle circostanze locali e degli. accidenti de' terreni che la strada dovra per- correre, e in grado di poter corrispondere com sicnrezza e pienezza di successo alia confidenza che in lni venisse riposta, mantenendo anche in questa grande occasione nella sua maggiore purezza il patrio decoro e la gloria italiana. Prevcntivo d'avviso per la costruzione della strada ferrata da Venezia a Milano seguendo la linea che s'accosta alia cittd di Padova , Viccnza , Verona c Brescia. i. Movimenti di terra lir. 7,9 3 0,000 2. Acqnisto di terreno " 3,897,500 3. Ponti , compreso quello sulla laguna....» 5,104,900 4. Costruzioni di botti, tombini od altro. .» 1,700,000 5. Costruzioni in cotto attraverso le strade postali e comunali » 2,4a5,ooo 6. Case da demolirsi » 1,200,000 7. Locali da costruirsi nelle stazioni ed altro >> 1,700,000 8. Guide di ferro e piatteforme in opera. ." 14,423,420 9. Cuscinetti di ferro in opera > 7,598,696 10. Traversi di pietra » 3,318,720 11. Capi stabili per tracciare la linea » 1,980 12. Pietre niigliarie » 3,2 10 1 3. Macchine locomotive > 736^304 14. Diligenze e char-a-bancs h 398,090 1 5. Carri ed altro » 400,000 Somina da riportarsi lir. 49,837,820 Bibl. hal. T. LXXXVlll. 6 82 STRADA FERRATA Somma retro lir. 49,837,820 16. Spese tli progetto, amministrazione, ecc. » 1,000,000 17. Spese imprevedute » 1,200,000 18. Interessi della spesa di costruzione » 2,o8i,5i2 Somma lir. 54,119,332 Moviinento annuo dei passeggieri e delle mcrcanzie sulla pro- gettata strada ferrata da Venezia N.° 26000 per Milano e Bergamo e vi- ceversa lir. 936,000 'i 4000 per Brescia e Cremona . . » 96,000 » 4000 per Vicenza e Verona ..." 48,000 » 6000 per Padova e territorio . .» 3o,ooo ■; « / » 25ooo per Milano e Bergamo. . ." 600,000 "So ■§ 1 » 10000 per Brescia e Cremona . ." 1 So, 000 t a ) " 1 0000 per Vicenza e Verona . . .» 100,000 * ^ v " i5ooo per Padova % territorio.." 52,5oo ■;S / " 20000 per Milano e Bergamo. . ." 240,000 "So -3 \ " 10000 ppr Brescia e Cremona . .» 75,000 S £ S „ 25ooo per Verona e Vicenza .. .» 125,000 tn .- ^ >, 45000 per Padova e territorio . .» 90,000 bb-g .( » 400000 fra le citta intermedie . . .» 1,400,000 » "i^ » 200000 passaggi sul ponte compr. *< ** " \ le diligenze " 100,000 » 5ooooo per Milano e Bergamo..." 1,400,000 » 200000 per Brescia e Cremona .." 414,000 » 5ooooo per Verona e Mantova .." 400,000 v 1 00000 per Vicenza e territorio .» 73,000 » 1 00000 per Padova e territorio .» 56, 000 w 80000 per Mestre ed altre dire- zioni " 12,000 Gruppi pel valore di 200 milioni . . . ." 3oo,ooo Seta , bozzoli, ecc » 200,000 Vettovaglie, oggetti di lusso, ecc •> 3oo,ooo Sali , tabacchi, ecc » 100,000 Introito annuo brutto . . . lir 7,297,500 DA VENEZIA A MILANO. 83 Prospetto di passivita dell' amministrazione annua. Manutenzione della strada lir. 676,492 Manutenzione di fabbricati » 5 1,000 Amministrazione interna » 145,950 Ingegnere in capo e sotto ingegneri » 18,000 Ispettori al servizio materiale » 6,000 Spese di viaggi ed altre » 6,000 Custodi e sotto custodi » io5,5oo Indennizzazioni per efFetti rotti o perduti ...» 6,000 Uffizj per l'iscrizione dei viaggiatori » 10,257 Spese diverse » 10,000 Affitti » 10,000 Prediali , spese straordinarie , ecc » 520,000 Combustibili per le maccbine a vapore » 676,000 Olio, sevo, funi, ecc » 46,000 Stazioni per somministrare 1' acqna riscaldata. » 28,000 Maccbinisti , conduttori , ecc » 89,360 Faccbini pel carico delle merci » 36,ooo Riparaziong delle macchine , carri , ecc » 122,781 Deperimento delle barre di ferro >» 479,580 Somma delle spese annue . . .lir. 2,912,890 Introito brutto » 7,297,500 Introito netto lir. 4,384,610 PARTE STRANIERA. Essais sur Thistoire de France etc- Saggi salla storia di Francia del sig. Gvizot membra dell Istituto ecc. per servire di compimento alle Osservazioni sidla storia di Francia dell ab. Mably. Quartet edizione. — Brusselles, i83~, Judenne , vol. 2 in 12.0 ■LNell'anno 1824. il sig. Guizot si fece editore delle Osser- vazioni dell' ab. Mably sulla storia di Francia , opera che per suo giudizio , a malgrado di alcuni errori , e nondi- meno la migliore che si conosca sopra questo argomento : e allora , invece di postil'are il suo testo , gli parve op- portuno di scrivere questi Sagsi, illustrando le piii iuipor- tanti fra le questioni trattate dal Mably intorno alle quali stimo di non poter adottare le opinioui di quello scrit- tore. In qual conto sia tenuta quest' operetta °dai dotti si puo argomentare dalP essersene fatte in pochi anni quat- tro edizioni : noi per darne alcun saggio compendieremo il capitolo in cui tratta delle cagioni per le quali caddero le prime due razze dei re di Francia. Le cause de' politici rivolgimenti sono sempre piii ge- nerali di quel che si crede , ne ci ha chi possa assicurarsi di saper risalire fino alia prima loro origine per abbrac- ciarli in tutta la loro estensione. Gli avvenimenti sono piu grandi che non s' immaginano gli uomini ; ed anche quelli che pajono 1' opera di an accidente , di un individuo , di particolari interessi , o di qualche estrinseca circostanza , hanno anch' essi sorgenti assai piii profonde. E , per esempio, un'opinione ereditaria fra gli storici di Francia , che la caduta della razza Merovingia si debba recare alia vergognosa nullita di re oziosi ed alP ambizione di Pepino il Breve. Fu poi conosciuto pero che a spiegare un tal fatto non bastavano i vizii e le passioni di alcuni uomini, raa bisognava trovare qualche cosa di piii efficace : si co- mincio qnindi a considerare un po' piu addentro , e fu ve- duto a canto del poter reale crescere il potere dei Mae- stri di Palazzo, e si conobbe cosi che T elevazione di PARTE STKANIEHA. 85 Pepino non fu se non 1' ultima delle successive usurpazioni di quella carica a dan no dei re. Dopo di cio alcuni altri fecero mi nuovo passo cercando doo.de i Maestri di Pa- lazzo avessero derivate le Ioro forze, e si videro a grado a grado diventar capi dell' aristocrazia dei grandi proprie- tarii nati in parte dalla conquista , in parte dai benefiziij videro nel corso del settimo secolo la lotta di questa ari- stocrazia contro il poter reale ; e nel cambiamento della dinastia avvenuto verso la meta del secolo ottavo non rav- visarono altro che la sua viitoria definitiva. Gosi 1' av- veniinento si fece piu. grand e quanto piu davvicino si con- sidero , e le cagioni ad esso assegnate diventarono senipre piu generali. Dove prima vedevasi la lotta di due interessi individuali, si vide invece quella di due istituzioni politi- clie ; poi ancora quella di due forze social! : ed a misura che la considerazione dello storico si mise piu addentro nei fatti, vi si trovo involta tutta quanta la societa, la nazione, il paese, e non piii que'soli pochi nomi proprii, i quali benche siano registrati soli nella storia, souo ben lontani pero dal bastare a spiegarla. Tuttavolta e necessario di spingersi ancora piii addentro per rinvenire la vera spiegazione di quel grande avveni- mento di cui qui si tratta :, ne finora fu ben conosciuta la natura di que' rivolgimenti pei quali perdettero il trono prima i discendenti di Clodoveo, poi quelli di Carlo Ma- gno. Che le cause or ora accennate non bastino alia cercata spiegazione, si fa evidente qualora si consideri ch' esse sus- sisterono lungo tempo senza produrre un efFetto cosi de- cisivo. Prima di Childerico II gia vi era no stati parecchi re oziosi e soggetti al giogo di un ambizioso Maestro di Palazzo \ ne Pepino il Breve fu piu potente di quello che fossero Pepino di Heristall suo avo , Ebroino o Gri- moaldo. La lotta poi dei grandi possidenti contro i re em- pie tutto il settimo secolo senza strascinar seco la caduta dei Merovingi. £ chiarb che queste cagioni per venire a quel fine che poi ebbero , non solo hanno avuto bisogno di un corso di tempo che le sviluppasse , ma ben anche di altre cagioni che le secondassero; hanno avuto bisogno di qualche altra causa piu generale e piu intimamente colle- gata col modo di essere di tutta la nazione Franca. Ora ecco in quali fatti si pub rinvenire questa cagioae. 86 PARTE STRANIERA. Nessuno ignora come i re Franchi morendo fossero $o- liti di dividere lo Stato fra i loro figliuoli. Cinque di que- ste divisioni furono fatte sotto i re Merovingi , nel 5 1 1 dopo Clodoveo I :, nel 56i dopo Clotario I ; nel 628 dopo Clotario II; nel 638 dopo Dagoberto I ; nel 656 dopo Clo- doveo II. La situazione , 1' ampiezza , le capitali e financo il nome dei regni formati da queste divisioni variarono spesse volte 1 comunemente se ne contarono quattro , cioe I regni d'Austrasia, di Borgogna , di Neustria e d'Aquita- nia : nia la divisione fondamentale e permanente pero si stabili fra i regni di Neustria e d'Austrasia , che furono i due principali e quelli altresi che sopravvissero agli altri. Sarebbe cosa impossibile il determinare esattamente i confini di que' due Stati , ma non e questo , a dir vero , II n gran male ; poiche la loro divisione vuol essere consi- derata sotto tutt' altro aspetto clie non e quello di una sem- plice divisione geografica. Se gli altri regni disparvero e questi due predominarono e furono sempre in lotta fra loro , tutto questo non e avvenuto senza una qualclie ca- gione. Gli avvenimenti che poi riuscirono a questo fine dovettero avere la loro sorgente nella condizione degli Stati e dei popoli. Le provincie che poi formarono il regno d'Austrasia fu- rono le prime abitate dai Franchi nella Gallia : confinavano colla Germania , e collegavansi cosi con quelle tribu del- P antica confederazione franca le quali non avevano pas- sato il Reno: ne mai sulle rive di quel fiimie la civilta e i costumi romani avevan potuto metter radice come nel- V interno della Gallia. La popolazione e i costumi germa- nici dominavano adunque nell'Austrasia. Nei paesi per lo contrario ond' era formata la Neustria, i Franchi erano meno numerosi , piu dispersi, piu separati dalla loro antica pa- tria e dai Germani loro compatriotti. I Galli li circonda- vano da ogni lato : e i Franchi trovavansi in quel regno come una colouia di barbari trasportati in mezzo al po- polo ed alia civilta romana. Qnesta varia situazione col tempo doveva produrre fra i due Stati una distinzione ben piu profonda clie non sia una divisioiie geografica. Da una parte era il regno dei Franchi-germani , dall' altra quello dei Franchi-romani. Ne questa e una sola probabilita ; ma troviaino delle storiche testimonialize che ce ne rendono PARTE STRANIERA. 87 certi. Alcuni scrittori del decinio secolo chiamano Francia- Tentonica l'Austrasia , e Francia-Romana la Neustria : la lingua germanica (dicono) prevaleva neir una, e la lingua romana nell' altra } e questa divisione di cui durano an- cora tante tracce era fin da quei tempi popolare. Oltre di che noi le troviamo in tutti gli avvenimenti ch'ebbero luogo durante la razza Meroviugia purche si considerino dirittamente. Da principio prevalse il regno di Neustria, e ne fa prova questo fatto , che dopo Clodoveo , e prima che 1' autorita reale fosse intieramente distrutta dai Maestri di Palazzo quattro re della Neustria unirono sotto di se tutta la Mo- narchia Franca , cioe Clotario I, Clotario II, Dagoberto I, e Clodoveo II. E questo fu ben naturale : poiche nella Neustria erasi stabilito Clodoveo colla tribu predominante al suo tempo tra i Franchi. La conquista della Gallia era lo scopo a cui tendevano i barbari con tutti i loro sforzi; e sotto questo rispetto la Neustria per essere il punto piu centrale dava a coloro che 1' occupavano un gran vantag- gio. La si trovavano le ricchezze romane e quegli avanzi di civilta che agevolano tanto la strada alia preminenza : e la altresi le abitudini della popolazione e 1' influenza del clero favorirono il pronto sviluppamento delfautorita reale. L'Austrasia per lo contrario era in preda alle continue fluttuazioni dell' emigrazione germanica : appena una tribu vi s'era stanziata , e un' altra veniva snbitamente a dispu- tarle il suo territorio e la sua preda. I Frisoni, i Turingi, i Sassoni erano di continuo in moto contro i Franchi delle rive del Reno. Quindi al popolo ed ai re della Neustria riusci facile il pigliare una consistenza ed un potere di cui quelli dell"Austrasia mancarono ancora per lungo tempo. Ma la lotta dei due regni non tardo a cominciare; anzi sul finire del sesto secolo essa gia sussisteva sotto i nomi di Fredegonda c di Brunecliilde. La rivalita di quelle due donne non fu altro che V effetto ed il simbolo di una coa- tesa piii generale , di quel movimento cioe clie dopo avere gettati i Franchi nella Gallia sospingeva poi la Francia- germanica contro la Francia-romana. II potere di Chilpe- rico e di Fredegonda nella Neustria era piu grande che quello dei re d'Austrasia e di Biunechilde sulle rive del Reno. I Franchi-anstrasii formavano tra loro un" aristocra- zia piu omogenea e piii compatta che non fosse qnella dei 88 rARTE SXKA.NURA. Neustrii. Brunechilde tento di sottometterla, ma inutihnente. L'aristocrazia d'Austrasia si collego segretamente con quella di Neustria piu sparsa , piu mista di Romani e tanto piu niinacciata da* suoi re quan to mcno era forte: e questa lega, come e noto, comando a Clotario II il sagrificio di Bru- nechilde. Questa vittoria fu dovuta all' intervento dei Fran- chi-germaui ; dopo di che la preponderanza della parte austrasia manifestossi ben presto. L' innalzamento dei Maestri di Palazzo agevolo questi successi. Alcuni scrittori alemanni ai di nostri hanno spie- gato cotesto innalzamento d' un modo piuttosto ingegnoso che hen fondato, considerandolo come una conseguenza della lotta dei Franchi contro i Galli. I re Franchi ( essi dicono ) avidi di potere favorirouo di preferenza gli antichi abitanti del paese, come uomini ahituati ad obbedire ed a servire. Di qui una inimicizia, una gara tra la fazione romana e la germanica. I Maestri del Palazzo a poco a poco si fecero capi di questa seconda fazione , e il loro trioufo fu quello della nazione conquistatrice sopra la corte alleata colla na- zioue dei vinti (i). Ma di questa distinzione poi ch' essi mettono in campo, indarno si cerca la prova nei fatti sto- rici. La lotta, qual che ne fosse l'origine, non si agito punto fra i Galli ed i Franchi , ma fra il poter reale ed i grandi propiietarii : e quaud' anche alia corte dei re si fossero trovati soltanto dei Franchi, I' esito sarehhe stato probabilmente lo stesso. I grandi proprietarii franchi e galli volevano vivere indipeudenti e padroni delle terre in qualsivoglia modo acquistate. I re invece, forti del loro nome, circondati dai loro leudi o fedeli e sostenuti gene- ralmente dal clero sforzavansi senza tregua di spogliarli e sottometterli : nella lotta essi da principio si valsero dei Maestri di Palazzo per conteuere od opprimere i grandi proprietarii : ma ben presto que' magistrati si avvidero che sarebbe molto meglio per loro il farsi capi dell' aristocra- zia ; la quale allora s' impadroni della carica di Maestro di Palazzo e la rese elettiva. Questo accadde in tutti e due i regni : ma perche l'aristocrazia nell'Austrasia , come gia si e detto , era piu omogenea e piu compatta che nella Neustria , percio in quel regno piu che in questo poterono (i) Vecgasi in questo pro])osito anclie 1' opiaione di Emico Leu. Bibl. Ital,, torn. 84 , pag. 58 e seg. I' ARTE STRANIERA.. 89 i Maestri di Palazzo metter profonde radici. Quivi pertanto quella carica si fermo ereditaria nella famiglia dei Pepini, potentissima fra quelle dei grandi proprietarii. Quando nella prima nieta del secolo VIII la Neustria era in preda a con- tinui disordini per le incessanti caclute de' suoi Maestri di Palazzo non meno che de' suoi re , i Franchi delPAustra- sia per lo contrario vivevano tranquilli , uaiti intorno ad una famiglia poiente e gloriosa. Seguitando Carlo Martello nelle sue spedizioni essi avevano scorsa tutta intiera la Gallia. La Francia-romana cedette alia prevalenza della Francia-germanica : i re di quella prima parte non pote- rono tener froute a quei capi di guerrieri venuti un' al- tra volta dalle rive del Reno ; ne i Maestri di Palazzo poterono cola occupare il posto dei loro re, perche 1* ari- stocrazia ond'erano capi era mista di Galli, dispersa e ammollita. Quelli delfAusirasia invece poterono riuscirvi perche la loro ambizione privata e il movimento nazionale avevauo un medesimo fine. Vi ebbe allora come una se- conda invasione dei Germani nella Gallia : e cos\ un av- venimento nel quale d' ordinario suole ravvisarsi nulPal- tro che un cambiamento di dinastia , fu invece la vittoria di un popolo sopra tin popolo , la fondazione di un nuovo regno per opera di nuovi conquistatori. Allora per conseguenza si veggono ricomparire i costumi e le istituzioni dei Franchi cancellate od abbaudonate da due secoli nella Francia romana. Salva la differenza dei tempi, Pepino si trova in una situazione analoga a quella in cui era stato Clodoveo ;, capo de" guerrieri e primo fra i grandi proprietarii. Ma il suo potere e semplicemente un potere di fatto : egli sente il bisogno di farlo e riconoscere dai principal"! suoi compagni, e sanzionare dalla religione. Nel 782 pertanto si convoca Passemblea nazionale a Sois- sons , dove Pepino e eletto re e consacrato da Bonifazio vescovo di Magonza. Due anni dopo il pontefice Stefano III viene in Francia e consacra di nuovo Pepino, sua raoglie e i suoi due ligli. Le asseniblee nazionali cadute in dissuetudine sotto i Merovingi ritornano f'requenti dopo d' allora e impor- tant! nel governo , perche Pepino portato al trono da' suoi compagni , dai grandi proprietarii e dal clero, deve neces- sariamente consultarli, blandirli e farli partecipi del potere. Tale fu la vera natura di questa rivoluzione , che sotto Carlo Magno si fece poi evidentissiuia. La sede del- P imperio allora fu collocata nel Bclgio e sullc sponde del go PARTE STRANIERA. Reno , nel cuore dell1 antica patria di quei Franchi clie sotto la condotta della famiglia dei Pepini per la seconda volta conquistavano la Gallia senza trasportarvi pero que- sta volta la loro sede come aveva fatto nel quinto secolo la tribu di Clodoveo. La migliore situazione del centro del potere proclusse effetti molto maggiori di prima: i Frisoni, i Turingi , i Bavari, i Danesi , i Sassoni caddero sotto il potere di Carlo Magno ; ma quell' immenso iaiperio non doveva sopravvivere alia mano possente che lo aveva fon- dato. Tuttavolta ne rimase durabile e per sempre una graude conseguenza , cioe la cessazione delle invasioni dei baibari nell' Occidente : la Germania stessa non fa piu teatro alle continue successioni di popoli errand: gli Stati che si formarono dallo smembramento dell'eredita di Carlo Magno furono come una diga contro quelle inondazioni d' uomini alle quail da quattro secoli andava soggetta l'Eu- ropa. I popoli ed i governi si stabilirono ; e 1' ordine so- ciale moderno ebbe cominciamento. Ed e questa la grande conseguenza del regno di Carlo Magno, questo e il fatto principalissimo e proprio di quella eta. 11 trionfo dei Francbi d'Austrasia, e 1' innalzamento del loro capo all'imperio della Gallia mise fine all' inva- sione ed alia conquista, flagello lungbissimo deU'Europa occidentale. Non vi furono piu orde di conquistatori che si gettassero verso il Reno per venire a stabilirsi sul suolo della Gallia: per terra quelle ruinose spedizioni trovarono dopo d'allora insormontabili ostacoli \ e se durarono an- cora qualche tempo per mare , non poterpno piu essere ne cosi grandi, ne cosi frequenti. Gli stessi Normanni non poterono occupare altro che una sola provincia. La rivoluzione che sottomise la Francia romana alia Francia germanica, e sostitui i discendenti di Pepino il vecchio ai discendenti di Clodoveo fu 1' ultima che venisse dal di fupri, e che procedesse da forze straniere al paese ed a' suoi abitanti. Quella che piu tardi rimosse dal trono la schiatta di Carlo Magno non fu ne della stessa origine, ne della stessa natura : le sue cagioni si trovano neir in- terna condizione del governo e della societa. Nell' infanzia della civilta, quando prevalgono ancora 1" ignoranza e la barbarie, e mancano i mezzi di accomu- nare i pensieri e gFinteressi, 1' uriita dei grandi Stati e impossibile. La forza o il credito di un uomo straordinario possono crearla e mantenerla per qualche tempo , ma non PARTE STUANIFKA.. 9 1 gia stabilirla per sempre ; e quando 1' uomo straordinario dispare, cessano anche gli efTetti fondati sopra Ini solo: la vasta societa tenuta insieme dalla sua potenza e dalla sua virtu si scioglie , e nasce una moltitudine di piccole so- cieta conimisurate nella loro estensione all' incivilimento del tempo. Questo appunto avvenne in Francia dopo la morte di Carlo Magno , fin tanto che poi si pervenne al regime feudale. Egli aveva tentato di farsi sovrano di un gran popolo e di un grande imperio ; ma la condizione del paese rendeva allora impossibile quel disegno , ne al- cuno de' suoi successori fu capace mai piu di pensarvi. Sotto il loro regno il governo ed il popolo si vennero anzi sempre piu separando 1' uno dall' altro e dissolvendo anche in se stessi. Ben presto non vi fu piu ne re, ne nazione: ogni proprietario libero e forte assunse la sovranka dei proprii possedimenti ; e lo stesso fece ogni conte , ogni marchese , ogni duca in quel distretto dov' egli aveva da prima rappresentato il sovrano. Fu questa una conseguenza necessaria dello stato in cui trovavansi allora gli uomini e le cose ; e percio sarebbe puerile il domandare se fu bene o male, legittimo od illegittimo. Le Gallie erano tuttora in preda alPanarchia della dissoluzione e della conquista: ne il territorio , ne gli abitanti non avevano in se gli elementi necessarj a comporre e conservare un'estesa societa. Quando poi questa gran fermentazione delle diverse condizioni so- ciali e dei diversi poteri che coprivano la Francia fu ve- nuta al suo termine , quaudo le piccole societa che dove- vano nascerne ebbero presa una forma alcun poco regolare e determinata , buona o cattiva che la si fosse, allora le relazioni jerarchiche che le univano , questo risuhamento della conquista e della civilta rinascente , prese il nome di regime feudale. Mentreche la feudalita si formava , sussisteva per altro anche la reaha , impotente e ridotta ad essere un sem- plice nome , e pur tuttavia oggetto d' ambizione e d' invi- dia. Carlo il Grosso , Luigi d"01tremare e Carlo il Sem- plice erano al certo molto ineno potenti , molto men liberi dei grandi feudatarii del regno : ma essi portavano il nome di lie, nome unico ed atto a tentar 1' ambizione di chi avesse la forza necessaria a poterlo usnrpare. Questa forza non doveva tardare a trovarsi nelle mani di qualciino che fosse invogliato di approlittarue : e costui fu Ugo Capeto. 9^ PAUTE STRANIERA.. Fra la potenza vera dell' ultimo discendente da Carlo Ma- gno e il suo titolo di re, il contrasto era troppo grande: sarebbesi detto che la corona stava snlla testa di un' om- bra. Ugo Capeto pertanto trovatosi per la situazione dei snoi dominii piu alia portata d' ogui altro per tentare quel- 1' impresa , voile appropriarsi un nome a cui molti forse aspiravano non meno di Iui. Cbi possedeva quel nome non fu capace di difenderlo: e gli altri grandi signori non si diedero alcun pensiero di quell' avvenimento che non diminuiva punto la loro potenza. Ugo Capeto si fece ri- conoscere da' suoi proprii vassalli, ai quali 1' innalzamento del loro immediato signore non poteva recar che vantaggio; e a poco a poco anche i feudatarii fino allora suoi pari, allettati dalle sue concessioni o dalle sue promesse , rico- nobbero ancb' essi il supremo titolo ch' egli s'era arrogato. Ecco quale fu precisamente la rivoluzione onde vennero al trono i Capeti. Dopo la morte di Carlo Magno il feu- dalismo aveva conquistata la societa : ora uno de' suoi membri di maggior grado facendosi nominar re si dichiaro capo di quel sistema. Costui arrogavasi allora una dignita piuttostoche un potere: ne il feudalismo temette allora le conseguenze di quel fatto le quali non potevano essere se non lontane. — Benche noi abbiamo dovuto compendiare alcune cose che 1' autore dichiara con molta ampiezza di parole e di prove , crediamo nondimeno che questo articolo basti al fine che ci proponemmo, facendo conoscere e 1' importanza delle materie trattate dal sig Guizot , e il modo facile , chiaro e positivo da lui tenuto in questa operetta. A. Traite pratique sur les maladies etc. , ossia Trattato pratico sulle malatcie degli organi genito-uri/uaj , del cav. dott. Civ I ale. — Parigi, 1837, vol. 1, con tavole in rame , fr. 8. II chiarissimo sig. Civiale che con si felice successo ha pel primo intrapreso il frantumare la pietra in vescica , senza il bisogno di un' operazione cruenta e sovente mor- tale, si presenta ora al pubblico con un eccellente libro , sulle moltiplici , lunghe, penose , e talvolta atico fatali PARTE STUAN1ERA. 93 malattie die hanno sede negli organi genito-urinarj , oltre le calcolose (1). Considerazioni notomico-fisiologiche del piu gran valore precedono in quest' opera la parte patologica di siffatti or- gani. Comhatte indi l'autore, e ben a ragione, quegli scrit- tori i quali considerando 1' ematuria , il catarro vescicale e prosiatico , ed altri scoli uretrali , come altrettante en- tita , consigliano di curarle con metodi lunghi , dolorosi , ed il piu sovente non appropriati , senza punto conside- rare che siiFatti sconcerti sono il piu delle volte effetto e sintomi , anziche causa di altri stati morbosi ben diversi, tanto per la loro natura , cbe per la loro sede, e loro gravita. Le ricercbe praticbe consegnate in questa recentissima opera del sig. Civiale sono molto utili per ben valutare le sopraddette condizioni morbose ; v* e poi suggerita una altrettanto appropriata quanto semplice terapeutica per ot- tenere nel piu breve spazio possibile una completa guari- gione degli scoli mucosi, sanguigni, o altrimenti viziati della prostata, della vescica e dell' uretra ; scoli tenuti in conto il piu sovente d* incurabili da molti pratici. Uno stesso apparato di sintomi, di accidenti, di osta- coli si presenta quasi in ogni malato , all' inspezione chi- rurgica, ond' e che i medesimi stromenti e modi di pro- cedere debbono essere da esso messi in opera con poche modificaziom , e queste sono tutte dall' autore con oppor- tunity , con chiarezza indicate. II Civiale per esser ben inteso, ed istruire nello stesso tempo, non ebbe temenza di ridire il gia noto nella scienza intorno i mali dell* apparato genito-urinario , onde poi esporre cio che rimane a farsi per migliorare il di gia co- nosciuto. In un libro particolarmente destinato ai chirur- ghi specialisti , qualunque schiarimento omesso, o non op- portuno , Iascia uno spiacevole vuoto , ond* e che 1* amor proprio dello scrittore deve sovente essere sacrificato alio scopo piu lodevole dell* utilita. II volume che annuuciamo ci da una prova che P autore si e ben avveduto di tal cosa. (1) Aln-1 opera recente e lodata che si occupa circa le inorbosita degli organi genito-urinarj e quella del sig. Doun^. intitolata: Re- cherches miaoscopiques sur la nature des mucus ct la nuitiere des divers ecouleinens des organes zeiiito-urinaires. 94 APPENDICE ITALIANA. Gli sposi fedeli , storia Ualo-gotlca-romantlca del ca- valiere Angelo Maria Ricci , seconda edizione. - — Milano, 1837, per Giovanni Silvestri, di pag. 182, in 1 6.°; al prezzo di italiane lire 1. "5. N. [el primo capitolo di questo romanzo troviamo una viva descrizione di queir irreparabile rovina a cui volgeva F imperio romano dopo la traslazionc della sede imperiale a Costantinopoli; quando F Ita- lia , questa regina del mondo , altro non rimase che vota infelice regione , e campo d' ombre e di rimem- brtmze dolorose insieme e sublimit II frutto dei di- sordini d* ogni maniera che allora prevalsero nella corte e in tutte le classi dei cittadini fu , dopo circa un secolo e mezzo , la totale estinzione delF imperio caduto in mano di Odoacre re degli Eruli. Costui pose la sua sede in Ravenna dove s' erano trasfe- riti gia anche parecchi imperatori romani ; sposo una donna italiana : nulla innovo sulla religione , sulle leggi , sulla finanza , e distribui a' suoi una terza parte delle terre incolte in Italia dette terre eremej di che poco o nulla si dolsero i naturali dei paesi , ai quali esuberava la terra , e mancavan le braccia e la volontd dell utile lavoro. Ma dopo tredici anni lo stolido e briaco imperator Zenone disegnando di ritogliere F Italia a Odoacre spedi contro di lui Teodorico, giovane della regia stirpe Amala de' Goti, e capitano del presidio de' Goti ausiliarj alia corte di Costantinopoli. II quale dopo tre anni di assedio presa Ravenna e fatto morire Odoacre ( addi 5 marzo 493 ) , sotto nome di vicario imperiale comincio tosto a comportarsi da padrone e da re. Benclie non APPENDICE ITALUNA. 95 avesse imparato a scrivere parlava il greco , il la- tino ed il goto , e miglioro grandemente Ie bggi. Sua madrc Eusebia fu cattolica ; egli era infetto della eresia di Ario , della quale dopo I' impcratore Va- lente furorio tinti tutti i popoli settentrionali : ma lascio libera la fede a ciascuno , non vietando nem- meno a' suoi Goti di passare , sotto certe condizioni , alia comunione cattolica. Contro Teodorico non tardo a destarsi la gelosia della corte di Costantinopoli : ma non v1 era chi osasse assalire un ptincipe forte in se stesso , e congiunto di parentela coi re de' Vi- sigoti , de' Borgognoni e dei Vandali. Cosi il nuovo re d' Italia si « fece rispettar di dentro e di fuori » a dispetto degli Augusti ; e per le relazioni di » armi e di sangue estese il suo dominio nelle Gal- » lie , nelle Spagne , e rialzo il nome italiano dalla » umilta della provincia al rango delle piu potenti » nazioni. » Teodorico mori poi I' anno dell' E. V. 576 la- sciando soltanto una pZglia di rata bellezza , educata nella cattolica fede ed in ogni coltura , per nome Amalasunta. Di costei e di Autarico clie poco ap- j>resso mori , nacque Atalarico ; il quale in eta di dieci anni succcsse all* avo nel regno ; educato dalla madre nella fede cattolica, bello ed ornato di lettere e d' arti , ma per cio appunto raeno amato dai Goti , i quali non credevano che promettesse gran fatto di se un fanciullo educato alia moda degli Augusti Bi- zantini. Mcntre il re Atalarico era ancora giovinetto s" invaghi di Sabina bellissima fanciulla cattolica ita- liana , affrancata e tenuta in luogo di figliuola da Leardo e Agilulfa goti ariani custodi di una villa reale presso Ravenna. Amalasunta lo sorprese un giorno in segreto congresso con lei , e tanto se ne sdegno clie non si tcnne dal dargli uno schialfo. Leardo , Agilulfa e Sabina dovettero abbandonare la villa , alia cui custodia fu preposlo mvece un tal Valfrido colla consoi te Tranquilla , goti ancli' essi , ma di cattolica fede, e legati di sincera amicizia cogli 96 AITENDICE ITALIAN A. infelici dei quali pigliavano il luogo. Gli scacciati si ritrassero a vivere meschinamcnte in una terra ercma non lunge da Ravenna toccata in sortc a Leardo e che comprendeva il suolo ove fu la villa dello sven- turato Odoacre , ed il palazzo ov egli mori. Quivi Agilulfa diede in luce una bambina a cui fu imposto il nome di Nigilda da un prete ariano Lorenzo , giudeo di origine , greco di educazione , ariano per ispeculazione , violator di 6cpolcri per avidita di te- 8ori , e desiderosissimo di quella terra ercma nella quale una fama volgare diceva che dovevan tssere sepolti i tesori di Odoacre. Atalarico frattanto moriva in eta di i8 anni « con- sunto dalle donne e dal vino ; di che i Goti molto novellando e mormorando sommessamente diedero colpa alia educazione e alia cohura scientinca, da loro creduta corrompitrice del costume e cagione de" vizj che aveano indotto il decadimento de' Romani. » La madre in quella occasione fece fare grandi elemosine e sovvenzioni di pane , di olio e di vino , le quali pervennero anche alia capanna di Leardo ; ove Sa- bina appuuto in que* giorni si sgravo dun bcllissimo figlio die molte linee avea dell' estinto Atalarico. Al battesimo gli fu imposto il nome di Childerico. In questo mentre Amalasunta era proclamata re- gnante ; ma non cosi , che non rimanessero alcuni fra i grandi malcontenti di doverle obbedire. Eran tra questi Teodato rigliuolo di una sorella di Teodorico e cupido della corona; e Albino senatore romano, che odiava la razza di Teodorico perchc quel prin- cipe avea ristretlo gV insole nil privilegi d un senato decrepito , e cautamente s' accostava a Teodato sulla speranza che quando questo fosse salito sul trono avrebbe parteggiato co1 senatori. Le astuzie del prete Lorenzo avevano intanto con- seguito il propostosi fine : Leardo , Agilulfa e Sabina gli avevano ceduta la terra crema. tramutandosi ad un podere del senatore Albino dove stavano in qualita di castaldi. Quivi Nigilda e Childerico , compagui sin APPENDIQE IT ALT ANA. 97 dalle fascc , crebbero uniti , educati ciascuno nella loro fede , ma buoni entrambi e inclinati ad amarsi. Sull" imbrunire del giorno Cliilderico rccavasi alia chiesa di un buoa sacerdote Salvanzio , e Nigilda a quella del prete Lorenzo che simoniacamente aveva occupata una chiesetta cattolica ne' dintorni. Questo scellerato avvezzo a far mercato di tutto avea seco sotto nome di governante una donna . niadre di un rozzo giovinastro che egli chiamava nipote ed avea tutta la faccia dello zio. A costui egli meditava di unire per matrimonio Nigilda che molto a lui piaceva, e dalla quale sperava di avere in dote le terre ereme di Leardo. Cosi venivano crescendo i giovanetti, quando Sa- bina mori. Non molto dopo ritornando essi una sera dalle chiese si abbattono in un lupo che assale Ni- gilda : Cliilderico ajutato dal propiio cane lo atterra e lo uccide ; ma Nigilda giace come estinta. A poco a poco la giovane si risente; si rimettono in via, e giunti alia chiesetta di Salvanzio , e inginocchiatisi entrambi dinanzi ad un* immagine della Vergine che vedevano per una tinestra, ivi si promettono fede di 6posi. Ritornati poi alia loro abitazione e narrata o°;ni cosa a Leardo e ad Agilulfa , col consenso di quei buoni parenti , bevvero tutti a una stessa tazza di vino ; nel che secondo V usanza di quella eta consi- steva il rito della promessa civile di futuri sponsali tra i Goti. « Riserbavasi per altro , al compimento delle nozze de* castaldi , degli schiavi e de* loro figliuoli, il consentimento del padrone principale, ed il rito sacramentale che apparteneva al prete della comunione o profession delle donne , alia quale non si vietava fra i Goti il passare alia comunione cat- tolica , previo il consenso della madre. Pensarono dunque immantinente i conjugi Leardo ed Agilulfa di recarsi 1' indomane al vicino castcllo di Albino , conducendo gli sposi promessi , per ottenere T assenso soperiore. » Bill. Ital. T. LXXXVIII. 98 APPENDICE ITALIANA. Albino nel consentire al loio nodo dichiaro che dovessero andare dai due preti , Salvanzio cattolico e Lorenzo ariano , i quali benedicendoli togliessero le differenze dei culti : ma Crispo suo figlio , giovine scialacquatore e rotto ad ogni libidine che Z' ozio dec grandi pud suggerire, adocchid la fanciulla e penso d' impedire le nozze. A tal fine avviso l'avaro prete Lorenzo , il quale fingendo di assecondare il desiderio di lui si volse a sollecitare possibilmente le nozze gia meditate di Nigilda col proprio nipote Grisanto. Parlo con questo intendimento ad Agilulfa, e senten- dosi opporre la promessa gia data a Ghilderico , ri- corse con ipocrita gravita alia religione, presagendo funeste conseguenze dal prostituire la figlia ad un idolatra. Ma Leardo interruppe quell"1 insidioso di- scorso , e accomiato il malvagio. Agilulfa nondirneno voile che Childerico pernottasse non piu sotto uu medesimo tetto colla sua fidanzata , ma in una casa vicina. II seguente mattino Agilulfa , Leardo e Ni- gilda s' avviano al vescovo Ariano : soprarrivati da orribile tempesta si riducono sotto una quercia , che di li a pochi momenti e percossa da un fulmine che stritola i rami ed abbronza il tronco , ma lascia illese le loro persone : soltanto le lunghe chiome di Nigilda son lievemente avvampate , e suffl elmetto di Leardo tras- vola e passa un balcno. Seampati da quel pericolo giungono tutti grondanti alia vicina abitazioue del buon prete Salvanzio; e quivi Agilulfa e Leardo in- sieme con Nigilda tocchi da Dio, abbandonano 1' ere- sia ariana per abbracciare la fede cattolica , sicche da quel momento non era piu necessario che interve- nisse consenso di vescovi alle nozze divisate. Ma in quella che tutto pareva conchiuso ecco sor- gere un ostacolo impreveduto. Crisanto ( il nipote del prete Lorenzo ) si abbatte con Childerico , e pro- vocatolo con villane parole viene alle mani con lui. Childerico nelf impeto della collera gli mena un colpo sul capo colla scure rovcscia c lo stende al suolo tutto sanguinoso. Credendo di averlo ucciso , e pieno APPEND1CE IT1LIANA. 99 percio di rimorsi e di timore , egli fugge ; incontra Kigilda co" suoi parenti : nana loro il funesto caso , ed e da Leardo inviato a Ravenna e raccomandato all' amico Valfrido. La mattina appresso la buona Nigilda segnitando con una sua compagna una capra sbandata entra fra le rovine del palazzo di Odoacre aperte dal fulmine gia detto, e trova una stanza piena di oggetti preziosi: le due fanciulle se n' empiono i grembiali e ritor- nano cosi arricchite alia casa di Leardo. Ma di quella impensata fortuna ebbe sentore il malvagio Lorenzo; il quale spinto dall' avarizia delusa e dall' offesa ri- cevuta nel nipote ( non morto ma pur gravemente ferito ) avviso di ogni cosa il pessimo Crispo che allora trovavasi in Ravenna alia corte , affinche facesse arrestare e punire severamente il giovine Childerico. L' immunita degli asili ai quali il fuggiasco ricorse per consiglio e per opera di Valfrido , si conobbe insumciente a salvarlo dalla prepotenza del suo per- 6ecutore : non rimaneva altro scampo che dare il suo name alia milizia attiva , il che assolveva cT ogni de~ litto in caso di guerra. Ed allora appunto nasceva opportuna per lui una guerra della regina Amalasunta contro il vandalo Ilderico che teneva in crudele pri- gionia Amalafreda sorelia di Teodorico. II buon gio- vine adunque offerse il suo nome e la sua vita , giu- rando alia regina di ricondurle Amalafreda pur ch' essa gli serbi Nigilda. La quale durante 1* assenza di Chil- derico soggiacque a grave pericolo della vita per un contagio venuto dall" Africa; poi nuovamente insidiata da Lorenzo e da Crispo , per consiglio del buon Sal- vanzio , fu condotta a Ravenna , e data in custodia alle monache di S. Benedetto. Quivi pure la insidia- rono e Crispo e Lorenzo , ma indarno. La guerra africana fra t tan to incontrava un pessimo fine. Chil- derico combattendo con estremo valore erasi cacciato fra i nemici e loro avea tolta la sventurata Amala- freda ; la quale poi gli era stata uccisa sugli omeri , ed egli medesiino coperto di fcrite era rimasto sc- mivivo sul campo. IOO APPENDICE ITALlANA. La funesta notizia di quella infelice spedizione recata a Ravenna commosse la moltitudine contro la regina Amalasunta ; e accresceva i lamenti e le inor- morazioni il perfido Teodato che da quelle circostanze sperando aprirsi la via al trono , la persuase « di scrivere all* imperator Giustiniano , elf ella di sua piena e libera volonta , per ristorarsi dal dolore e dalle cure, andava ad aver pace e riposo in un pa- lazzo di campagna che Teodorico aveva edificato neir antica etrusca citta di Bolsena. » Si diffuse an- che la nuova della morte di Childerico ; e Nigilda disperata di ogni conforto nel mondo penso di ve- 6tir fabito delle monache fra 1e quali viveva , e far voto di verginita. I parend ed il vescovo Ecclesio non contraddissero a quella deliberazione , ma solo ammonironla di non correre troppo precipitosa ad un voto che legherebbe per sempre la sua mutabile volonta. Pero dopo alquanti giorni , persistendo Ni- gilda , si procedette alia celebrazione del santo rito ; ma nel momento di proferire il voto , e quando gia Ecclesio sollevava la mano per benedirla, essa svenne , ne phi diede segno di vita. Portata nella sua cella e adagiata sul suo letticciuolo, fu compianta da tutte ]e suore , che poi la recarono al sepolcro. « Quindi chiuse da cardini ferali le triste porte del monu- mento , e lasciata nella contigua cappella esteriore la modesta lampada che arso avea ai piedi della donzella , vi rifusero l'olio, e a due a due iterando preghiere di requie se ne tornarono al chiostro. » In quel snedesimo giorno entrava nel porto di Ravenna 1' esercito Italo-goto , e con quello tornava anche il prode Childerico riavutosi dalle ferite onde era stato creduto morto. Corre alia casa di Valfrido dove trova Agilulfa e Leardo ; argomenta dal loro dolore quanto era avvenuto, e disperato trascina Val~ frido fino alia porta de scpolai , entra , vede la sua Nigilda fra i morti : e eld sei tu , grida tra temenza ed amore approssimandosi, e chl sei tu, anima scon- soluta e pietosa; rendi a Childerico la sua Nigilda .... AtPENDIGE ITALIANA. lot A que' nomi, a quel suono clla mette un respiro , e la vita che in lei non era speuta ma sospesa, ripiglia il suo corso. La mattina seguente Valfrido , Leardo , Agilulfa e i due sposi furono al convento di S. Benedetto. « Erasi in quella mattina recata al monasteio per prender congedo ed accomandarsi alle orazioni di quelle 6uore la regina Amalasunta , accompagnata dalla sua corte e dal prete Salvanzio gia disposto a partire nelf indoniane con lei. La regina riconosce Childerico, ricorda la sua profferta generosa , piange sulla di lui nobile e sventurata impresa , guarda e carezza la timida Nigilda , che ha tuttora sul volto lo spavento e il pallor delia morte avvicinata , si volge ad Agilulfa, a Leardo . . . Salvanzio si fa in- nanzi , e con paterna emozione narra in breve alia regina i loro casi , le loro tenerezze , la loro con- versione , e il lupo e la chiesetta e la folgore, e le olferte nozze e la lor fede : alle quali cose Grispo ( elf era presente come scudiero ) abbassa gli occhi c si tace. Veranilda ( la badessa ) allora riprende dalla don/.ella il velo che dal sacro rito non com- piuto aveva portato nella tomba, e le rende lo sme- raldo che la fanciulla medesima avea consegnato a lei piia d' acco6tarsi al non perfezionato giuramento. » Era questo una gemma ineisa della cifra di Teo- dorico , che il giovane Atalarico aveva donata a Sa- bina : essa moiendo la lascio a Childerico , il quale parteudo per V Africa 1' aveva consegnata a Valfrido , affinche in alto segretu lo rimandasse a Nigilda come pegno delt amove e delt addio. Nigilda poi rinunciando air amore e alle nozze lo aveva deposto nelle mani della badessa , ed ora riavutolo nuovauiente da lei t lo rcstitui a Childerico. II quale « o perche inten^ desse di pregar la regina di confermar di sua mano il sospirato nodo con degnarsi di porre 1" anello nel dito di Nigilda , o perche fosse iutenzione di lui di olYrirlo in dono alia sovrana, il piesento modestamente inchinandosi all augusta donna. » Ed cssa vedendo 103 APPENDICE 1TAL1ANA. la cifra del gran Tcodorico suo padre , c ben consi- derando 1" audio , ricordossi di Atalarico a cui essa medesima lo aveva dato , si rammenio dello schiaffo , di Sabina di cui riconobbe i lineamenti nel volto di Childerico « e mettendo una lagrima piena di tene- rezza , di maesta e di decoro consegna 1' anello a Salvanzio , e sovranamente gli dice : tu , mio amico fedele, con questa gemma sposerai davanti a me in Bolsena epiesti due giovani Nigilda e Childerico, e gli avio in luogo di figli , dei quali il Cielo mi voile priva ; anzi qual madre rivedro in Atalarico costui. » Conformcmente a queste parole avviaronsi tutti a Bolsena ; fuor solamente Leardo , rimasto a racco- gliere il meglio delle sue sostanze per recarle poi seco nel suo novello soggiorno. 11 malvagio Lorenzo informato di tali cose non potendo altrimenti sfogare lo sdegno delle sue deluse speranze fece sapere a Teodato , come Leardo con molti tesori da lui trovati n" andava a raggiungere Amalasunta , dipingendogli quanto fosse pericoloso che questa donna , non con- tenta per certo della sua presente fortuna , avesse un sussidio di ricchezze. E Teodato chiamato a se un suo sicario per nome Zhallo gli diede ordine e istruzione di compiere un nerissimo tradimento. Co- stui adnnque postosi in agguato assale improvvisa- mente Leardo nel suo viaggio; poi viene a patti con lui di dividere quanto portava con se : e come se 1" a- verlo ingiustamente spogliato di si gran parte del suo fosse cosa da nulla , gli si fa compagno nel viaggio , s" introduce con lui nel palazzo di Amalasunta , e di notte tempo entrando nella stanza della regina la soffoca con un origliere. La mattina seguente gran maraviglia e gran dolore del tristo caso irremediabile : Salvanzio pero celebra il matrimonio: dopo di che gli sposi coi loro parenti ritornano alle terre ereme dove Lorenzo cercando tra le mine un qualche te- soro era rimasto sepolto ; e Salvanzio si riconduce alia primitiva sua chiesetta. APPENDICE 1TALIANA. Io3 — II cavaliere Ricci per moke belle produzioni j>oetiche ha conseguita gia da gran tempo riputazione di scritiore cotretto , elegante , grazioso. Nella piosa non ci pare cosi sienro da ogni taccia come nei versi. Dal Iato dell' invenzione crediamo che epiesto suo libro potra soggiacere a molte e molto ragionevoli censure. II titolo par che prometta una narrazione di casi nei quali la fedelta di clue sposi debba ri- splendere eminentemente : ma 1' aspettazione del let- tore in questa parte e poco meno che delusa del tutto. Vero e bene che Nigilda e tentata da Crispo e dal malvagio Lorenzo : ma quella tentazione non e ne cosi strana ne cosi violema da meritare una sco- ria od un encomio straordinario. Una fanciulla che non si lascia sedurre , e che per salvare la pro- pria onesta e la data fede non deve lottare ne colle minacce di un potente ne colle attrattive di un uomo che ami e sia degno di essere amato , non puo ci- tarsi come esempio di virtu che ecceda la comune misura. Childerico poi non vediamo perche merit! il nome di fedele , se non quanto tutti que' mold i quali sposano la fanciulla da loro spontaneamente giurata. Strani piuttostoche probabili o interessanti ci parvero i casi del lupo e delta folgore , e la morte di Lorenzo. La dabbenaggine poi di Leardo che non solo accetta come compagno di viaggio il proprio assassino, ma lo introduce nella casa di Amalasunta, e dove senza verun pericolo avrebbe potuto vendi- carsi giustamente di lui , gli porge invece occasione di compiere il suo per verso disegno , e quasi impos- sibile a credersi. Vi sono in questo libro alcune no- tizie storiche , alcune descrizioni di costnmi e di usauze proprie dei tempi ai quali la favola si rife- risce ; ma oltreche si tratta di cose notissime e di poco momento , riescono quasi ineffieaci perche manca in tutto il resto I' impronta di quell' eta. Questo vo- lume ci fece ricordare talvolta i romanzieri greci , ma non ci parve di ritrovarvi giammai la vita e le pnssioni del Medio Evo. A. 1(4 A4TENDICE 1TALIANA. L'Avarizia, Satira prima di Quinto Orazio Flacco espo~ sta in dialetto milanese {col testo a f route). — Mi- lano, 1807, coi tipi di F. Sambrunico-Vismara , in 8.°, di pug. 47, al prezzo di lir. I, 5o austr. Pochi scrittori a forza di frontispizii e di avvisi sngli angoli dclle contrade pervengono a farsi conoscere cosi po- polarmente come e conosciuto P anouimo traduttore della Poetica di Orazio e della Satira che ora annunziamo. Tut- tavolta noi ci asterrerao dal profFerire il suo nome. Se uno scrittore satirico si tien celato a fine di poter mordere im- punemente cui egli vuole, e con auimo forse di rinnegare le produzioni del proprio ingegno per farsi scudo della vilta e della menzogna contro il giusto risentimento di chi si crede calunniato , in tal caso stiiniamo che la critica o noa debba deguarsi di parlarne, o possa con buon diritto squar- ciare il velo sotto cui si nascoude. Ma Tanonimo del quale parliamo tanto e lontano da queste brutte cagioni, che anzi si descrive e qviasi vorremmo dir si dipinge egli medesimo nel suo libro ; nel quale se tace il suo nome dopo essersi tolta fino la possibilita di negarlo , crediamo che il faccia unicamenle per non incorrere in quella specie di vanita a cui pare che si abbandoni chi , anche ridendo, sorge a ri- prendere gli altrui difetti. Alia Poetica abbiamo date gia quelle lodi ( Bibl. Ital. torn. 82, p. a38) che meritava una versione in cui il tra- duttore seppe essere fedelissimo al testo, ed infondervi noudimeno vita e grazia si nuova , che dopo diciotto se- coli pote rileggersi come una delle maggiori novita dei di nostri. Ora poi rispetto alia Satira che annunziamo po- tremmo essere brevissimi e veracissimi afFermando che vi s" incontrano tutti i pregi pei quali la Poetica fu cosi po- polarmente lodata : ina seguitando questo consiglio perde- remrao una buona occasione di trattenere piacevolmente i nostri lettori , e potremmo essere incolpati altresi di non aver data airanonimo tutta intiera la lode che gli e do- vuta. Alia versione della Satira precede una prosa in cui i puristi potranno trovar qualcbe menda , ma che vuol essere nondimeno annoverata fra le piii graziose che siansi lette gia da gran tempo ; e intorno alia quale crediamo di doverci trattenere alcun poco. APPENDICE ITALI.4NA. lo5 1/ autore dopo aver detto come dall'intenzione della Sa- tira desunse il titolo che le manca nell' originale e sotto cui egli la pubblica vestita in farsetto milunese, ci avverte che per fuggire le odiosita non voile teaer qui pienamente il costume seguito nel tradurre la Poetica sostituendo nomi recenti agli antichi , perche non era cosa innocua V indi- care i viventi Menii, Uniidii e Nomentani: « e si che sor- u didezza e prodigalita hanno sempre le loro vittime illu- » stri ; e si che a rifiutnre i piii bei colpi che capitano >/ sul bracciale e un guadagnare il paradiso a palmo a pal- " mo.»; Immagiuandosi poi che molti vorranno maravigliarsi com' egli pubblichi una satira sola mentre da tarsto tempo va pur dicendo di essersi volto alia traduzione di Orazio, si apre la via ad una spiritosa risposta che noi vogliauio per quanto e possibile compendiare. <• Voi tutti conoscete l'em- » pio proverbio cannina non dant panem : proverbio che a il colto pubblico d'ltalia mantiene gelosamente in tutta la » sua integrita. Or bene: potreste mai credere, che chi e » costretto a guadagnarsi il pane quotidiano possa spen- // dere molte ore a far cannina'! No per le glorie d'Arca- » dia. In Italia , vedete , ad eccezione di qualche raro esem- n pio di poeta possidente , che io chiamo Poeta-fenomeno, » uessuno e poeta di professione. Quindi vedrete il Poeta- » legulejo , il Poeta-giornaUsta , il Poeta-pedagogo , il Poeta - » prcte 1 adesso abbiamo ( felice Iialia ! ) un Poeta-ciabat- » tino ed un Poeta-faccJiino : e facciamo voti perche sorga « a dispetto della gramiuatica qualche Poeta-cucitrice. Ma » il poeta assoluto , il Poeta-poeta qui da noi non vi e e n non vi puo essere . . . Cio posto , se mai e destino che 11 al mio nome sia cucito il mai auguroso predicate di poeta, » sappiate almeuo . lettori , ch' io sono Poeta-medico, o me- it glio Medico-poeta. n Ma questa associazione di nomi, sog- giunge, mi e fonte di moltissimi guai ; e gli nmici mi spa- ventano coniinuamente dicendo che il farsi scorgere inclinati ad occupazioni estranee all' arte propria , gli e un perdere il credito e con esso anche i proventi dell' arte stessa ^ laonde ( prosegue ) ad ogni sestina che scrivo parmi veder diserfare un ammalato ; e quello scrivere cl>e agli altri sa- rebbe un passateinpo gradito, e per ixie rimorso e paura. Oh ! a quante privazioni e costretto il medico dai piu co- muni pregiudizii. Per primo guardarsi dall' aver troppo ingegno , o studiarsi di teaerlo nascosto se mai gli e 106 APPENDICE ITALIANA. toccato in sorte. Poi « il medico non puo ballare , non » cantare, non suonare. La pettinatura di nioda no, i »• mustacchi no, il cappello di paglia no, il cigarro no , i » versi no ! Tutto scema la specifica gravita dottorale. Vuol » essere una certa andatura, un certo gesto, un certo abito, » una certa faccia. Oime ! la faccia chi puo rifrabbricarsela ? n La mia credo sia il peggior nemico che ni' abbia in » quanto a medico. Una cera disperata di ogni celebrita, » grassa , rubiconda, gioviale : sarebbe buona per un in- » gegnere. » Laonde ( egli domanda ) che avverra di me? e poiche dispera di poter mai diventare poeta-fenomeno ( percbe non vede chi voglia procurargli la volutta dell'ere- ditare , e il far fortuna colle forze proprie in un' epoca di si terribile incivilimento e cosa difficilissima ), e lo spaventa I' idea di trovarsi ridotto ad essere poeta-poeta , prende con- siglio di dimostrare ai lettori che il poeta-medico non e punto un assurdo od una contraddizione come credono molti. E nel vero il Fracastoro ed il Redi non furono forse grandi medici al loro tempo e sommi poeti? E « Apollo istesso , » il gran padre Apollo non e egli il dio ad un tempo dei u versi e delle ricette? E invero che altro sono i versi se u non ricette ai tanti mali della vita ? Delirate per non » aver danarL? Recipe una di quelle canzoni filosohxhe che >i mettono in viva luce le insidie dell'oro e decantano la >i mensa frugale , 1* acqua del rio, il tranquillo tngurio inac- ti cesso ai ladri. Siete persona arricchita da pochi anni col » traffico , che spasimate di cucire un bordo sulle livree w dei vostri servi , di appiccare un' arraa geutilizia sui vo- w stri cocchi9 Recipe due paginette del Giorno Pariniano. " Siete un povero impiegato stanco marcio di langnire in " un villaggio , ed afflitto dalla nostalgia ? Rezzipe , dico , » un' egloga pastorale, e inorridirete alia pittura della cor- t> ruzione cittadiuesca , ed imparerete la felicita dollo stare » fra i contadini, le oche ed i buoi. » Cosi (dice) vi ho adombrato il grande sistema di medicina che vo meditando da molti anni , la Medicina Poetica , la quale sara la sco- perta massinia del secolo decimonono , o megho il massimo perfezionamento della scoperta , perche P idea madre fu trovata gia da colui che insegno a guarire le piu ardite infiammazioni senza spillare un ditcde di sangue, e sostitui alle anfore stomachevoli delle farmacie i rimedj imponde- rabili. La cura dei malati debbe diventar puramente psichica, APl'ENDICE ITALIANA. ICJ intellettuale , « e in embrione il mio gran teorema ■e que- » sto : sbandire affatto dalla tcrapia ogni sostanza cor- » porea, a qualunque dei tre regni della natura appar- » tenga, e sostitnirvi le piu sottili prodnzioni dell'umano » ingegno , le poesie. Forse col tempo faro delle preziose " aggiunte . . . ma per ora io sto co' miei cari poeti. Dei m quali ( attend bene ) coloro che sono in concetto di va- <> lorosi saranno gli stimoli , i roboranti , i nutrienti della » mia farmacopea : e quelli clie sono rnediocri o grami ne '■ saranno le raignatte , i purganti, i clisteri, gli emetici , " i diuretici , ecc. » TNe questi poeti della seconda classe (egli dice) debbono punto sdegnarsi con me, quando anzi ho scoperta P unica maniera di renderli celebri ed utili come 1* ipecacuana ed il sal de duobus. « Potreste mai adon- " tarvi per un mal inteso amor proprio voi che nei vo- " stri versi non respirate die amor di patria , filantropia, " perfettibilita ? Io stesso vi daro L esempio generoso , e " saro vostro dace. Classificatemi come meglio vi aggrada: » potassa caustica, pietra infernale , vescicante , senapismo, " od altra simile nequizia deR'arte salntare. » Tra gli ef- fetti poi di questo nuovo sistema , il piit bello ( conti- nua dicendo 1' autore ) sara la rivoluzione delle spezierie. » Oh! vnol essere uno spavento grosso pel farmacisti il " Vedere che i principali librai della citta alle solite pa- " role Tipografia e IVegozio di libti del tale dei tali aggiu- » gneranno a caratteri cubitah E Spezieria Poetrca. Pero >> si rassicnrino : primieramente perclie le migliori sco- " perte del mondo abbisognano di molto tempo per dif- " fondersi , e ci sara da fare per tutti : poi perche io » stesso dovro pagare un triljuto alia pusillanimita di molti, >> ed alia osiinazione dei pregiudizj , dimandando ai miei » malati se vogliono essere curati col sistema nuovo, o col >' sistema vecchio. Ma intanto che si maturano questi su- " blimi fati della medicina , nel tempo cbe deve passare » prima ch" io venga proclamato emulo di Linneo per la » grande classilicazione dell' Antropo-zoologia poetica coor- » diuata alio scopo dell' umana salute, lettori umanissimi, " deh ! non vogliate credermi inetto a fare cio che pur » tanti fanno Scmplici e queti , e lo perche non sanno. » Ic8 APPENDICK ITALIAN A. Non parra dubbio certamente a nessuno se V autore di questa prosa sia capace di bene intendere e ben tradurrei o travesiire componimenti satirici : e poich' egli e gia co- nosciuto valentissimo nella lingua ( com* egli stesso la chia- ma ) viva, calda, efficace del popolo milanese , nessuno dubitera cbe questa satira di Orazio da lui pnbblicata non sia egregiamente tradotta. E noi ci siamo distesi un po* largamente nella prefazione appunto perche yolevamo ado- perarla come testimonio e fondamento di un giudizio di cui non potremmo addurre bastevoli prove senza nojare que' molti lettori die non intendono, o non hanno abitudine di leggere il nostro dialetto municipale. Le satire si possono considerare composte di due elementi i, V uno generale e valevole in tutti i luoghi ed in tntti i tempi ; perche sono conformi e costanti , almen fino ad un certo punto , le passioni , i vizj e i difetti del genere umano : l'altro par- ticolare e proprio di un dato paese o di una data eta , quando il satirico fa segno a' suoi versi non le passioni od i vizj considerati in se medesimi , ma piuttosto il modo con cui si rendono manifesti , differente piii o meno in diverse eta e in diversi paesi. Quanto piii lo scrittore di satire fu popolare ed efiicace a' suoi tempi, tanto piix avra dovuto discendere ora a deridere, ora a sferzare queste speciali manifestazioni dei vizj o dei difetti che piii generalmente correvano al suo tempo. Ma dopo circa due mila anni , benche il vizio persista tuttora non domato ne dai consigli dei moralisti, ne dalle minacce dei legislator! , ne dal sar- casmo dei satirici, avra nondimeno cambiato affatto il modo di manifestarsi. L' impostura , per esempio , e stata sempre nel mondo, e fu sempre una simulazione di opinioni e di sentimenti cbe 1' uomo non ha , a fine di qualche guada- gno; ma a quanti oggetti non s' e rivolta, per quante di- verse vie non s' e gettata nella successione dei tempi ? Un traduttore di satire antiche pertanto , qualora si attenga letteralmente al suo testo , d' ordinario fa opera piuttosto ambiziosa cbe utile ; avvolgendo per avventura qualche semplice verita in molte allusioni a persone , a costumi , a pubbliche e private circostanze conosciute soltanto dagli eruditi. S' egli vuole che la sua traduzione ottenga la po- polarita gia goduta dal testo , deve in gran parte lasciare1 1' ufficio del semplice traduttore , cercando nuove allusioni desunte dal proprio tempo , pigliare insomnia in prestanza APPENDICli ITALIAN A. IO9 dal suo autore la sferza ed apprender da ltd P arte di ma- neggiarla, ma non renderle inutili entrambe percotendo og- getti che non sono e forse nou saranno mai piu nel tnondo. La satira e utile in quaato che col ridicolo , col sarcasmo e col timore insomma della vergogaa puo accelerare gli effetti troppo lenti dell' educazione e della civilta : ma ri- dire in italiano cio che Orazio disse iu latino contro abi- tudini gia cancellate persino dalla memoria degli uomini , sarehbe un contraffar pienamente all' ufficio della poesia sa- tirica , la quale vuol essere tutta contemporanea. Tutto que— sto fu veduto benissirao dall' anoniino di cui parliamo. Egli ci ha data la Satira di Orazio come Orazio stesso proba- bilmente Y avrebbe scritta ai di nostri e in questo nostro paese : tradusse fedelraente , ma colla fedelta che si vuole nelle poesie satirtche , colla fedelta di un traduttore che non si affatica per gli eruditi , ma per diffondere un po' di buon senso nel popolo minuto. Chiunque Ieggera il suo libro trovera ad ogni tratto bellissime prove di questa no- stra asserzione , e vedra come 1' ingegno del traduttore ab- bia saputo render viva ed efficace ai di nostri una scrit- tufa di diciotto secoli addietro. A. JLirichc dl Giuseppe Montanelli. — Flrenze, i83~, col tipi della Galdeiana, di pag. 61, in 8° Sulle poesie del signor Montanelli leggemmo ne'giornali toscani alcune discordi sentenze. Noi prima di dime la nostra opinione vogliamo trascriverne alcuni saggi, e cominciamo dair ultimo dei componimenti che s' intitola La Poesia. Non stenda la mano all'arpa del vate Chi ferver , quai fiamme dai vend agitate, Magnanimi affetti non sente nel cor! Vorrei dell'afflitto sul languido core Passar dolcemente qual brezza sul fiore ; Il vile , il superbo vorrei fulminar . . . E queste montagne che bacian Vempiro Le nubi, le stelle, I'immenso zaffiro . Gli antichi castelli , la voce del mar; Le note d'un'arjia lontana lontana, II suon di campestre notturna campana; La foglia cadente su queto ruscel; 110 APPENDICE ITALIANA. Un raggio tra gli archi del tempio languentc, La pallida gota dl bella dolente, II canto solingo di flebile augel; La luna tra i fori d'antica ruina , La croce tra i salci d'aperta collina , Un serto appassito su marmo feral ; Di supphce veglio le palme tremanti , Di vispo fanciullo le chiome ondeggianti , La rosa caduca, la querce immortal; E i molti fantasmi di vinti nemici, Di prodi esultanti, di prodi infelici Che vagan tra Vurne dell'italo suol; E questo rimbombo di grida, di pianti, Di preghi e bestemmie, che all'inao dei santi Si mesce varcando la spera del sol; Arcani concenti mi svegliano in petto, E come a fanciullo se vide il diletto, E come alia terra se il giorno senti. In un altro componimento, II Poeta cieco, ci pajon nota- bili i versi coi quali il sig. Montanelli, dopo avere descritto il dolore di quell1 infelice a cui fu toko lo spettacolo del creato , prorompe dicendo : Ma ben del poeta lo sguardo si serra Davanti ai codardi che calcan la terra Impressa dell' orme d'antico valor , Con fronte ombreggiato da crine odoroso , In cui non lampeggia pensier generoso , Con riso che insulta dei ford al dolor. — Chi tragge un sospiro guardando il sereno Del del che si curva d' Italia sul seno , Qual volto d'amico su spenta belta .' E invan tra I'olezzo di floridi piani , O a pie di montagne che nutron vulcani Danno ombra di gloria le antiche citta. Parlando delFAriosto e del Tasso cosi si esprinie : Come due torri poste sul confine Che una dull' altra region diparte Spirto voi deste, o fantasie divine, A tromba che squillb per ogni parte ; E della spenta eta, le cui mine Giaccion quai membra di gigante sparte , A noi , crescente procellosa etate , La ft , il valor , le cortesie narrate. APrENDICE IT1LIANA. I I I Gli argomenti poi trattati dal sig. Montanelli sono la Madre povera ; Davanti al cimitero della terra natale ; V Ave. Maria della mattina e della sera : la Campana del Deprofun- dis ; il Salice ; la Trovatella ; e tutti generalmente fra il ma- linconico e il religioso , sicche del suo libro potrebbe ri- petersi quello die in uno dei fascicoli precedent! dicemmo annunziando le poesie del sig. Zoncada. Ed anche il signor Montanelli e tuttora giovanissimo, e tale per certo die 1' Italia pud promettersi assai bene del suo ingegno e dei suoi studj ; purche non si cbiuda dentro un cerchio di pa- role e d' idee , dove molti altri nobili ingegni hanno infe- licemente costretta e consumata la Ioro potenza. Trattan- dosi di uno scrittore come il sig. Montanelli, appena ci par necessario di notare qua e la alcuni passi nei quali dubi- tiamo se la parola sia abbastanza espressiva del suo con- cetto ; da questo lato non puo dubitarsi della sua riuscita. Ancora crediamo che il buon giudizio gia majiifesto nella maggior parte delle sue produzioni condannera col tempo alcune di quelle immagini che d' ordinario sogliono deno- minarsi troppo ardite, ma piu veramente dovrebbero dirsi poco pensate , e per impazienza di fantasia non sottoposte alio scrutinio della ragione ne approvate dal buon gusto. Ve n' ha un esempio nell' ottava da noi riferita , dove le fantasie deir Ariosto e del Tasso sono paragonate a due torri che danno spirto a una tromba. Ve n' ha un altro esempio nei seguenti versi: E saette il ciel disserra SulV altera umanita ; Nelle sue febbri la terra Trema, e inghiotte le citta; Dove al grammatico e dubbio se il poeta abbia voluto ac- cennare le febbri del cielo o quelle della terra ; ed alle persoue di buon gusto non piacera quest' immagine della terra o del cielo febbricitante. Di queste cose, ripetiamo, appena puo credersi necessario di avvertire il sig. Monta- nelli : ma ben gioverebbe pregsrlo a liberare il suo nobile ingegno da quella imitazione , a cui senza avvedersene si vanno inchinando ai di nostri i piu desiderosi di novita. Consideri se 1' uflicio della poesia piu sublime , quello cioe di concorrere ad apparecchiare tempi e generazioni migliori, si possa conseguire camminando per quella via per la quale si e messo ; vegga se queste nenie , queste prcci , queste 112 APPENDICE IT\LIA.NA. rimembranze onde suona oramai tutto il regno dell' itnla poesia faccian ritratto dei tempi , o possano rendere i no- stri nipoti piu forti , piu gloriosi e piu felici di noi. i" Preludj poedci di G. B. Gjorgini. — ■ Lucca, i836, dalla tipografia Giusti. Consacriamo volentieri una pagina a queste primizie di un giovine di cui possiamo lodare sincerameate Tingegno nobile al pari dell' animo , e gli studj superior! all' eta : e per darne un qualche saggio ai lettori trascriviamo un breve componimento , La Moribonda. Che pensiero la consola Sul guancial dell' agonia ? Che sospiro , che parola Sulla bocca le moria, Quando al seno il bianco viso , Come un fior mezzo reciso , Soavissima chinb? Non piangete! E notte ancora: Non si desti il padre mio! Troppo a un cor paterno fora Duro il bacio dell'addio : Rivederlo io sol m' aspetto Dove il pianto e benedetto Di chi spera nel Signor. Soccorrete a quel dolente Nelle lunghe ore del pianto , Quando preghi e si rammente Di colei die Vamb tanto ; Che non s' e tra voi smarrita , Che dal sonno della vita Giovinetta si destb. Poi, se al fin d'ogni desio , Su nel Ciel saw felice , Parlerb del padre mio Colla cara genitrice; E piii mesta e piu sincera Porterb la sua preghiera Al cospctto del Signor. APPENDJCli 1TAL1ANA. IlO In generale poi tutti i versi del nostro autore sono fa- cili e afFettuosi , e massimamente gli sciolti a Cesare Boc- cella sono ricchi di forti pensieri. Ma perche a diciott'anni, mentre i molti che lo conoscono si promettono tanto del forte suo ingegno , perche ama egli di parlare della sua anima gia stanca nel duolo? perche die' egli aH'ainico: E cjual aJtro conforto ancor mi resta — Che pianger teco , e vwjieggiar V eterna — Bellezza del creato , e viver lungi — Dal volgo e dai tiranni , infino al giorno — Che pietosa alle stan- che ossa cu porga - O maCerna mia terra , ultimo asilo ? Al sig. Giorgini ed ai pochi suoi pari la nostra letteratura douianda tutt' altro che una mesta canzone o Tesempio di una giovinezza sconfortata nel fiore della speranza e della potenza. Solo chi non lo conosce personalmente potra con- sigliarlo a proseguire per questa via : noi lo preghiamo a condensare nel proprio cuore i sentimenti della sua giovi- nezza , aspettando quella maturita di studj e di mente che in lui vorra certamente precorrere agli anni, e produrra senza dubbio ben altri frutti che una malinconica poesia. A. U Apocalisse di S. Giovanni Evangelista ridolta in versi italiani da Felice Bisazza di Messina. — Mes- sina , i837, dalla tipografia Nobolo , in 8.° di pag. ix e 70 al prezzo di tari 4 siciliani. Diflicilissima impresa e la traduzione deU'Apocalisse ; della quale i piu dotti confessano che moke parti non po- tranno essere intese se prima non giunga quel tempo in cui, verificatesi le profezie ch'essa contiene, si chiarira la parola oscura fin qui a tutti fuorche a quel solo che vide innanzi tratto il futuro. A malgrado di queste invin- cibili oscurita che di quando in quando s'incontrano, 1' Apo- calisse e una delle scritture che si lessero sempre con mag- giore avidita e con maggior piacere , ed a cui non isde- gnarono di attingere le piu. illustri fantasie di tutte le eta. E molti s' invogliarono di tradurla correndo il pericolo di 6entire apporre a se stessi 1' oscurita propria del testo. II signor Bisazza che di recente e disceso in questo difficile aringo confessa con ischiettezza e con bella semplicita che non ha potuto leggervi dentro con secura fronte , e ripete a que- sto proposito un detto di S. Dionigi Alessandrino : se non Bill. Ital. T. LXXXVIII. 8 114 APPENDICE ITALIANA. mi vien fatto d' intcndere le parole n e ragione , perche non son capace d' intenderle. La sua traduzione per altro non potrk accusarsi di avere accresciuta 1' originale oscurita , come talvolta e avvenuto:, e sebbene in alcune parti la- sci desiderare maggiore sceltezza e nobilta di modi, e quasi diremmo un' austerita di stile piii conveniente a un cornpo- nimento profetico, nondimeno ha in geuerale una vigorosa disinvoltura che puo tener luogo di mold altri pregi. Noi, per dire una nostra opinione, crediamo che alle traduzioni poetiche della Bibbia sia poco meno che necessaria la rima ; ma non per questo lasciamo di apprezzare giustamente la fatica del sig. Bisazza che prefer! il verso sciolto. E per darne pur qualche saggio trascriviamo una parte del capo decimottavo in cui il profeta descrive con si potenti parole la caduta di Babilonia. Dopo cib vidi dai vaghi sereni Un altro poderoso Angel calarsi Sulla terra che ardea della sua luce , E un grido mise : Babilonia cadde , E fatta k nido di spiriti rnali E di flebili strigi avverse al sole : Che straniando il pie le tristi genti Si dissetdr di sue lascivie al nappo ; E con la sciolta donna in molli piume Lussuriaro i regi, e i mercatanti Del sozzo vino che in molt' oro ardea Inebbridr fra i subiti guadagni. Esci , popolo mio , dei falli suoi Fa che ti forba ; ne provar con lei L' ira oncC e colma la misura. Al cielo , Al cielo e giunto di sue colpe il lezzo , Ne piii dorme di Dio nel suo segreto II fier disdegno , e nel suo sdegno un guardo Sopra le pose. Oh ! rispondete a lei Con opre uguali a quelle sue : mescete Doppio licor nel nappo a voi donato. E quanto fronteggiar voile le genti E molle lascivi , tante le date Acerbe punte , perche V empia ha detto : Nessun mi sfiorera di sposa il serto , Siedo regina , c saw nitova al pianto Per questo Iddio la bed end ecc. A.PPENDIOE ITALIANS. Il5 Noi crediamo che questa breve citazione basti a far co- noscere come sien verc e meritate le lodi da nol date al sig. Bisazza , e possa altresi persuadere corae non senza fondamento dicemmo che la sua traduzione lascia de side- rare qua e la quasi un' ultima lima che tutta la renda de- gna del sublime suo tcsto. Nel primo verso non avremmo voluti quei vaghi sereni clie non sono nelF originate (i), ne accrescono bellezza , ne fanno immagiue molto appropriata al soggetto. Piu sotto , dove s' invitano i buoni ad uscire della citta maledetta , benche il verso proceda maestoso e le fiasi siano bibliche , nondimeno ci pare che in troppe parole si stempri la brevita sublime del testo : Imperocche i peccati di lei sono arrivati sino al cielo , e si e ricordato il Signore delle sue iniquita. Poi I' espressione nel nappo a voi donato non ci riesce chiara abbastanza , trattandosi qui di dover ricordare i patimenti a cui Babilonia nei giorni della sua superba grandezza sottopose i buoni (2). Cosi ancora il verbo fron'eggiare non ci sembra bene appro- priate , perche significa P atto di opporsi e tener fronte a chi viene per assalirci, e qui iuvece dovrebbe rimprove- rarst a Babilonia P essersi voluta innalzare per vie ingiu- ste e con danno di tali che non 1* avevano provocata. A. La Divina Commedia ridotta a miglior lezione col- Tajuto di varj testi a penna da Gio. Batdsta Nic- colini, Gino Cjpponi, Giuseppe Borghi e Frut- tuoso Becchi. — Firenze , 1837. Le Monnier e coinp. Vol. a, in 4.0 piccolo, di pag. 600 e 3o3 , al prezzo di paoli 40 , ital. lir. 22, 40. Come fosse desiderata un'edizione della Divina Commedia nella quale pel confronto di tutti i codici e di tutte le stampe di maggior pregio se ne fermasse la migliore le- zione , e cosa notissima a chiunque abbia posto pur qual- che studio in quel sublime poema : ma non e maraviglia pero che un desiderio cosi ragionevole e cosi universale rimanesse lungamente inesaudito. Innauzi tutto un' edi- zione siffatta non poteva intraprendersi altrove che nella (1) Vidi Angeluin. dcsccndcntem de coe/o. (2) In jH)fu!o quo misruit miscetc illi ii:ip!uin. 11 6 APPLNDICE ITALIAN A. citta di Firenze dove conservansi i codici piu antichi , e dove il linguaggio stesso del popolo puo qualche v«»lta ve- nire in soccorso della critica esitaute fra due voci o locu- zioni ugualmeate approvate. Poi a compiere lodevolmente questo disegno si richiedevano molta erudizione nella storia della nostra lingua , e squisito gusto di poesia : e gli uo- niiui veramente forniti di queste doti , oltreche sono rari , sogliono per modestia fuggire le occasioni di farle palesi. Quindi v'' ebbe di tempo in tempo chi fu paziente di pub- blicare questo o quel codice per far copia agli studiosi di alcune lezioni giudicate preferibili alle coniuni ; ma desi- deravasi ancora chi volesse e potesse schierare dinanzi a se i manoscritti degni di maggior fede e le stampe piii diligenti , e raffrontaudone le varianti pigliasse 1' iucarico di sentenziare quale fra molte voci o locuzioni sia piu con- forme alia lingua del secolo XIV, od all' ingeguo ed alia fantasia delPAlighieri. Ne forse avremmo oggi ancora questa bella e desiderata edizione , se non era la rara concordia di quattro nobili ingegni iiorentini , ciascuno dei quali con- sent! di pubblicare in comune cio che la modestia gli avrebbe forse impe:lito di mandar fuori sotto il solo suo nome. E il modo da loro tenuto in questa fatica si lunga e si degna della pubblica riconoscenza e bello sentirlo dal sig. Becchi nella prefazione al secondo volume. " Posta per fondamento P edizione degli accademici , P abbiamo confrontata con varj codici si delle pubbliclie e si delle private biblioteclie di questa citta , non meno che coll' edizione uscita in Milauo nel 1478 per cura di Martin Paolo Nidobeato . . . E dove la ragione, la critica e il buon gusto lo volevano, s' e cangiata 1' antica lezione in quella che si ritrovava ne'buoni codici da noi tenuti a riscontro , ed in altri eziandio che furon veduti da eletti ingegni , i quali ancor prima di noi sono stati solleciti di emendare il testo medesimo. Anche P armonia ci ha non di rado persuasi a cambiare lezione , e n' e sembrato che di cio non ci potesse venir biasimo. Imperocche sappiamo che di essa fu Dante amantissimo ... In que' luoghi, ov'era dubbiezza , abbiamo avuto ricorso anche alle antiche edi- zioni, e su tutte vogliamo ricordare la veneziana del 1491 fatta con le cure di Pietro da Figino , e quella eziandio del Vellutello , che meritava di esser tenuta in maggior pregio e cousiderazioue. Quando la lettura della Crusca APPKNDICr. ITALTA.NA. H7 non appariva manifestamente errata , sebbene fosse tale da non preferirsi ad altre, P abbiamo posta appie di pa- gina per variante , coll" indicazione CV. Parimente appie di pagina abbiamo locate due altre specie di varianti cbe potrebbero ben essere uscite dalla mente delPAlighieri . . . tolte le prime dai manoscritti e dalle edizioni da noi esa- minate, o dai manoscritti e dalle edizioni che per altri si esaminarono; e le seconde dai novero di cpielle cbe gli ac- cademici scrissero in margine . . . K talora avvenuto che piu e diverse lezioni si trovassero, le quali ci andavano a genio del pari cbe quella della Crusca, e in cotal caso abbiam dato ad essa la preferenza. E pure avvenuto che alcune volte sono state discordi le nostre opinioni . . . Perche poi gli studiosi del padre dell'italica poesia sapessero quali argomeoti d'auto- rita e di ragione ci mossero a scegliere piuttosto una le- zione cbe un' altra , pensammo di signilicarli in alcune av- vertenze da porsi dopo il testo . . . Oltre cio che in queste avvertenze viene espresso vi sono certe , diro cosi, gene- rali ragioni che in preparando la nostra edizione ci sono state nelPanimo . . . E prima di tutto in quanto all' orto- graiia abbiam portato opinione che non essendo questa stabilita nel secolo XIV potesse ridursi alia foggia moderna senza mancar punto di fedelta al nostro poeta. La qual cosa non sara certo ripresa siccome errore ; dacche due maestri in fatto di lingua, antico P uno , P altro tuttora vivcnte , Leonardo Salviati e Michele Colombo io voglio dire , non adoperarono altrimenti nella pnbblicazione del Centonovelle ... In quanto alle voci ponavam , solavam , corravam ed altre di tal fatta , che hanno cosi sconcia in- flessione, non trovandole nei piu corretti e piu antichi dei nostri codici , abbiam pensato cbe fossero non gia del fio- rentino poeta, che fu maestro del volgare illustre, ma sibbene degl' ignoranti copiatori , i quali eran usi ritorcere le dirozzate parole verso quegl' idiotismi a cui avevano as- suefntti gli orecchi ... La voce sanza, ch' e cosi frequente nell* edizione della Crusca , nella nostra s' incontra piu di rado ; e sebbene alcuni opinino, che si addica il cangiarla sempre in senza, non P abbiamo fatto, perche nol con- sentiva P autorita de' manoscritti da noi esaminati. <> Dopo di cio passa il sig. Becchi a descrivere i testi con- sultati da lui e da' suoi colleghi, e sono il manoscritto Tem])iano, il codice Frullani , dieci codici della Pucciana, I 1 8 APPENDICE ITAUANA. il Magliabechiano , sette Ricciardiani , e il Dante detto da loro Antinori, edizione d'Aldo del i5i5 con moltissime le- zioni scritte in margine da Vincenzo Borghini clie le rac- colse da un buon numero di codici : oltre di che gli egregi editori giovaronsi all' uopo anche del meglio trovato da varj o editori o studiosi di Dante in sedici altri manoscritti, e di questi pure il sig. Becchi da una breve ma sufficiente contezza. « Ecco ( soggiunge poi ) quali sono le autorita onde abbiamo procurato di raddrizzare meglio clie per noi si potesse il testo della maggior opera deH'Aligbieri . . . Certo e che ne una cieca riverenza pe' nostri maggiori , ne un soverchio amore del nnovo ci ha signoreggiati ; e se altri avranno da fare avvertimenti sulle nostre lunghe fatiche, che forse togliendo alia Divina Commedia alcune mende ed alcnni vezzi , di fiorentina tentarono ritornarla piu schietta e piu italiana, non ci saranno discari, siccome quelli i quali potrebbero dar luogo a un' edizione che fosse il risultamento del gusto e della critica de' migliori ingegni d' Italia. » Dove gli editori parlano tanto modestamente dell' opera loro sarebbe debito del giornalista lo stendersi a diinostrame i pregi , dando cominciamento alia lode di cui e degna ; ma P approvazione certissima dell' universale non tardera a dimostrarsi d'un modo ben piu importaute che non po- trebbero fare le nostre parole. In quanto a noi pensiamo che siccome il disegno de' quattro illustri fiorentini fu ottimo , cosi la diligenza , il giudizio ed il gusto con cui seppero effettuarlo riuscissero superior! ad ogni elogio. Confessiaino che sul principio ne rinsciva un po' troppo ammodernata 1'ortografia; ma sopra la fede di molti e autorevoli mano- scritti citati dagli editori si pno affermare che la cosi detta ruggine d' anticliita e in gran parte ruggine d' ignoranza introdotta nelle scritture de' pochi migliori da copisti tanto piu arditi a manomettere il testo , quanto piu inetti a co- noscerne le finezze. Rispetto alle lezioni crediamo che qualche volta , massimamente per differenza di gusto, lo studioso potra dubitare se gli editori abbiano veramente preferita la mig!iore ; ma non potra mai dolersi di essere costretto a seguitare senza elezione il loro giudizio : per- che le varianti non indegne di contendere il posto alia lezione adottata gli sono sempre messe dinanzi. A. APPENDICE ITAXIANA.. II9 La Dkina Commedia di Dante Alighieri con note dl Paolo Costa , edizione eseguka sulV ultima fioren- tina dal commentator e mcdesimo rnista ed emen- data. — Monza, i83t, tipografia Corbetta, in 4.0 piccolo a due colonne ul prezzo di lire 8 italiane. Questo volume e per la forma e per la diligenza puo dirsi veramente fratello a quell' altro uscito dalla stessa tipografia ( Opere di Giuseppe Parini ) che la Biblioteca Italiana annunzio nel tomo 83.° pag. 44.1. Forae per mag- gior comodo degli studiosi si sarebbero potute abbreviare e collocar fra le note anche le appendici , ma sarebbe ingiusto il mover querela ad un editore die voile religio- samente attenersi a quanto piacque all* autore', mentre dovremmo in vece dolerci di molte alterazioni arbitrarie e non giustificate da nessuna buona ragione. Dobbiamo bensi avvertire clie il frontispizio , senza colpa dell* edi- tore , potrebbe condurre in errore gli studiosi della Divina Commedia , qualora credessero che 1' ultima edizione fio- rentina ivi accennata fosse quella procurata recentemente dai signori Nicolini , Capponi , Borghi e Becchi , di cui e parlato in questo fascicolo stesso a pag. 11 5. II testo se- guitato dal Corbetta e precisamente quello del Costa morto prima che que* letterati fiorentini pubblicassero il loro lavoro. Opere minori di Dante Alighieri. — Firenze , 1834- i836, per Leopoldo Allegrini e G. Mazzoni, in 16.0 Finora i primi due tomi divisi in quattro parti. Questa collezione delle opere minori deirAlighieri potra darci occasione di lungo discorso quando essa sara com- piuta : ora ci limitiamo ad annunziarla come impresa de- gna di molta lode , e non ancora conosciuta abbastanza in Italia. I volumi pubblicati finora contengono 1 .° Un ra- gionamento filologico-critico di P. J. Fraticelli sulle poesie liriche che si hanno a stampa col nome di Dante Alighieri i 2.0 Le poesie liriche , i Sette Salmi penitenziali di Dantei la parafrasi del Credo , de' Sacrainenti , ecc. ; le egloghe latine con una traduzione inedita di Francesco Personi ; 3." II Convito secondo 1' edizione della Minerva di PaJova 1827 colle dilucidazioni e le cliiose posteriormente fatte dal sig. Cavazzoni Pedarzini e da esso pubblicate nel 1 83 1 120 APPENDIGE ITALIANA. in Modena ; 4..0 Una dissertazione di P. J. Fraticelli , quando e con qual fine il Convito fosse dall' Alighieri dettato ; 5." Gli argomenti dei trattati e capitoli component! il Convito , e una tavola delle cose notabili e nomi proprj nel Convito contenuti , compilazione del sig. Filippo Sco- lari. Non sarebbe quasi possibile a credersi od a presu- mersi che tutte le opinioni espresse dal sig. Fraticelli sopra argomenti cosi dubbiosi , come sono o 1' autenticita di qualcbe sonetto , o la vera interpretazione di alcune allu- sioni delF Alighieri , debbano essere universalmente accet- tate dai dotti. Ben possiamo dire pero ch* egli radunando qui tutte le controversie finora agitate , e le varie opinioni espresse dagli eruditi , ed aggiungendovi altres'i molte con- siderazioni sue proprie deve render possibile con questo lavoro la soluzione di molti dubbj. A questo si aggiunga clie 1' edizione e molto comoda e di pochissimo prezzo. Discorsi di anatomia di Lorenzo Bellini recitati al- V Accadcmia della Crusca colle prefazioni di Antonio Cocchi. ■ — Milano , 1837 , per Giovanni Silvcstri * di pag. XL e 592 , al prezzo di lire 5 italiane. Non lasceremo senza un breve annunzio questo Volume di lettura utile a tutti gli studiosi della nostra lingua , e necessaria a quanti coltivano la medicina con desiderio di unire alle cognizioni scientifiche anche l'attitudine a espri- merle con chiareaza e purita di linguaggio, e non senza qual- che ornamento di eloquenza. Quello che noi potremmo dire intorno all' autore ed a questi suoi scritti si trova gia detto dal Cocchi nella prefazione egregiamente : solo aggiungc remo che dopo gli esempi del Redi, del Bellini, del Coc- chi e di alcuni altri non e da imputare alia nostra lingua se alcune opere di medicina si veggono ancora piattosto barbare che ineleganti. Opere del P. Paolo Segneri della compagnia di Gesu. — Milano, 1837, dalla Socictd dpografica de' Classici italiani. Finora il primo tomo e la jjri- ma parte del secondo. II padre Segneri e uno degli scrittori piii abbondanti e piii varj di cui si onori la nostra letteratura. Nei panegi- rici e nelle prediche ha molte pagine nelle quali o trionfa APPENDIOE ITALI.VNA. 121 la vera eloquenza , od apparisce aluieno un ingegno for- mato alia scuola dei grand] maestri e non incapace di emularli. Nelle altre opere prevale generahnente uno scri- vere semplice e popolare , ma Iontano da ogni trivialita : e da per tutto poi una ricchezza di citazioni sacre e profane clie mentre illustrano Fargomento trattato , dilettano l'udi- tore , e gli arricchiscono la mente di utilissime cognizioni. Se di tempo in tempo ( sopra tutto nelle opere oratorie ) egli abbandonasi a qualcbe metafora troppo ardita, o cade in qualcuno di que' difetti dei quali abbondo il seicento , non per questo pub credersi scrittore pericoloso. Dovrebbe avere un ingegno irrimediabilmente inclinato al cattivo gusto quel giovine a cui cosi pocbi difetti rendessero in- fruttuosi molti volumi d' incontaminata eleganza. Sara dun- que meritamente lodato da tutti il consiglio di dare al- T Italia una compiuta raccolta delle opere di questo sommo scrittore in una edizione non solo comoda , ma , rispetto alle precedenti , poco costosa , e procurata con diligenza assai rara. Le opere furono dagli editori divise in tre serie comprese in altrettanti tomi. La prima serie abbraccia tutte le predicbe e i panegirici ; la seconda le scritture istruttive e polemiche :, la terza le ascetiche ; con questa sola avver- tenza cbe il tomo della seconda serie per l'abbondanza delle materie fa diviso in due parti. L'edizione e in ottavo grande al prezzo di centesimi 24 italiani per ogni foglio di tren- tadue colonne compatte , ed il prezzo totale non oltrepas- sera le lire 48. A. Su la vita e su le opere dell abate Domcnico Scind , discorso del barone Vincenzo Mortillaro. — Pa- lermo , 1837 , tipografia del Giornale Letter ario , in 8.°, di pag. 5o. Atti della R. Accademia Lucchese in morle di Teresa Bandettini Landucci fra gli Arcadi Amarilli Etru- sca. — Lucca, i83~, per Francesco Bertini , in 8.° pag. 126. II barone Vincenzo Mortillaro ha pubblicata la vita del suo illustre concittadino od amico Domcnico Scina , della quale daremo un sunto per adempire quanto abbiamo pro- messo ( V. Biblioteca Italiana , torn. 86 , pag. 434 ) e per 122 APPENDICE ITALIaNA. tutta lode dello scrittore. Domenico Scina nacque in Pa- lermo F ultimo giorno di febbrajo 1768 : perdette il padre mentre era tuttora bambino. Avviato dalla madre per la carriera sacerdotale , comincio a studiare presso i Padri delle scuole pie ; apprese filosofia, geometria e fisica nel- F antico collegio de' Gesuiti dopoche costoro ne erano stati espulsi : poi ebbe la buona fortuna di avere il canonico Rosario Gregorio a maestro di teologia ed a consigliere de' snccessivi snoi studi. La conversazione poi delF arcive- scovo di Eraclea Alfonso Airoldi e dei dotti cbe solevano radunarsi presso di lui accrebbe e le sue cognizioni e il suo amore della sapienza. Fu per piu anni professore di ma- tematica sublime nella R. Accademia : nel 1796 fu sosti- tuito a Nicola Fresco nelF insegnamento della fisica speri- mentale. Nella qual carica « lo Scina ebbe tal grido ( dice F illustre biografo ) , cbe F ornamento maggiore fu riputato clella nostra universita , e tali ebbe discepoli , cbe troppa lungbezza sarebbe a volerli tutti annoverare , e piu che troppa ingiuria il tacerne alcuno. » Nel i8o3 pubblico F Introduzione alia fisica sperimentale cbe fece grandissima la sua fama in tutta Italia e fuori, ed alia quale tennero poi dietro gli Elementi di fisica generate e quelli di Fisica particolare , la cui edizione per altro « resto per mold anni incompleta , sino a che accresciutala e ritoccatala , massime nello stile, la riprodusse perfetta e tutta com- piuta , insieme alia sua celebrata Introduzione riabbellita alquanto e alquanto piu rannodata. » Molto prima di questa pubblicazione , e fino dal 1808 mando alle stampe un Flogio di Francesco Maurolico « riconosciuto interessante fin dallo stesso barone de Zach , il quale non d' altroncle se non da quello , come egli stesso non tralascio di av- vertire, ricavo le notizie che ignoravansi intorno alia stella brillante apparita nella costellazione di Cassiopea nel mese di novembre 1872, e disparita in marzo del 1574." Nel 181 1 intraprese un viaggio per la Sicilian nella quale occasione oltre avere scritte alcune lettere risguardanti F Etna , spiego anche i principal! fenomeni che si osservano nello stretto di Messina : e questa sj:>iegazione rimasta luu- gamente ignorata si divulgo poi dall' autore stesso per mezzo della Biblioteca Italiana dove fu inserita sotto il titolo di Memoria sui fill reflui e vortici apparenti dello stretto di Mes- sina. Due anni dopo pubblico in due tomi le Memorie sulla APPENDICE ITALIANA. J 23 vita e filosofici di Empedocle gergendno , delle quali Pietro Giordan! pronuncib questo giiulizio : certamente , letto Scina, pub I' uom dire di avere quanto era possibile conosciuto Em- pedocle. Per quest' opera , nel 1 8 1 5 fu nominato regio storiografo : nella qnal carica pubblico poi 1' anno 1 8 1 8 La topografia di Palermo e de' suoi contorni, opera alta- mente lodata da mold, e nondimeno da alcuni gettata scurrilmente nel fango. II biografo a cni teniam dietro compendia non senza rammarico le critiche e le insolenze che se ne pubblicarono , e le risposte dello Scina. A noi pare miglior consiglio tacere di queste miserie alle quali pud andar soggetto 1' ingegno. Lo stesso faremo rispetto alle amarissime dispute di cui gli fu cagione 1" avere avuta in- cumbenza dal governo d' intervenire al disotterramento dei cadaveri delta Kalsa; e diremo in vece che nel 1823 pubblico nn Discorso intorno ad Archimede universalmente lodato. Ne dopo quel tempo, benche gia vecchio e colla vista in- debolita dagli studi e dal tempo, se ne stette ozioso :, ma scrisse delle notizie sui bagni termo— minerali di Termini Imerese , e sulle ossa fossili di Mardolce e degli altri con- torni di Palermo \ poi un ragguaglio sul vulcano sottoma- rino sorto nei mari di Sciacca nel Iuglio del 1 83 1 ; e final- mente alcune esperienze e scoverte buIP elettro-magnetismo. Alio studio delle scienze congiunse quello delle lettere amene , e fu scrittore degno di esser tenuto onninamente italiano. Non citeremo in prova del suo valor letterario ne alcuni suoi articoli inseriti anche in questo nostro gior- nale , ne i Frammenti della gastronomia di Arcbestrato da lui raccolti e volgarizzati ; ma bensi il Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel sccolo decinwttavo , la Memoria Sui popoli che. abitarono la Sicilia prima delle colonie elle- niche , e l'altra Del primo periodo della letteratura greco- sicola. Era suo intendimento di progredire scrivendo tutta la storia letteraria della Sicilia , ma interruppe questo utile e certamente glorioso lavoro la morte. Colpito dal cholera fini di vivere il giorno i3 dello scorso Iuglio. <• J! suo corteggio era quasi una corona di figli che pian- gevano il padre pcrdnto , era un' unione di amici che de- ploravano V ultima partita delPamico del cuore , era una schiera di beneiicati che bagnavano di lagrime riconoscenti i resti mortali del loro benefattore ! » II barone Mortil- laro ntll* ultima parte del suo scritto vien poi ricordando 124 APPENDICE ITALIANA. alcune pubbliche azioni nelle quali il Scina si feco cono- scere attissimo alle cose della politica non meno cbe alle scienze e alle lettere ; parla della sua pieta religiosa , della sua fede nell' amicizia , della sua inclinazione a beneficare ; e com' egli fosse " incorrotto ed instancabile magistrato , zelator coraggioso del vero , franco e leale nelle sue in- traprese , pronto e spedito ne* suol consigli , considerato ne' suoi divisamenti , profondo ne* suoi pensieri , grave negli afFari, sapiente di consiglio, e d' ogni piacenteria nernico. » Le quail lodi riescono tanto piu credibili, in quanto cbe 1* apologista non tace un vizio del suo lodato , cioe un eccessivo amore di gloria e non so quale rusticbezza cbe gli attiro nemici , invidi , detrattori. - Che se di costoro ( soggiunge ) taluni ancor siete rimasi a lui superstiti, deh ! sagrificate al cuore le mescbine rivalita dell' ingegno \ non iscenda 1* invidia fin nel sepolcro a mordere gli estinti : rammentatevi cbe ohre il rogo non vive ira nemica ; e con- cordi secolui nella retta intenzione , pur lauri e corone meco spargete sulla di lui tomba , e mostratevi degni di essere ancora voi dai posteri con onoranza ricordati. » A questo scritto con cui il barone Mortillaro diede 1' estremo tributo di amore e di stima ad un uomo d' al- tissimo ingegno , crediamo di poter far succedere una breve notizia di quanto fece la R. Accademia Luccbese in onore di Teresa Bandettini. Questa celebre donna mori in Lucca sua patria la notte del 5 al 6 dello scorso aprile. La mattina del giorno 7 ne furono celebrate le esequie nella basilica di S. Frediano dove 1* accademico abate Lorenzo Tomei professore di filosofia nel R. Liceo recito un' ora- zione , lavoro di poche ore , ma non indegno pero di essere conservato. Nel di 3o poi del seguente maggio la predetta Accademia onoro Pillustre defunta con solenne adunanza , dove il cbiarissimo signor avvocato Luigi Fornaciari recito un compiuto elogio, nel quale c' insegna a ben apprezzare 1' ingegno , gli studi e le produzioni della Bandettini. L' egre- gio oratore comincia dal far coaoscere le opinioni letterarie ed il gusto prevalent! in Italia quando ci nacque ( nel 1763) la Bandettini, aflincbe ciascuno , considerando le scuole cbe 1' educarono, trovi un giusto motivo e di scusare i difetti di alcune sue produzioni , e di ammirare la forza del suo ingegno cosi infelicemente coltivato e pur cosi ricco di buoni frutti. Procede quindi a parlare del sommo APPENDICE 1TALIANA. 125 valore mostrato dalla Bandettiai assai presto nel dir versi iinprovvisi , donde le venne l'amicizia e la stima de'piii nobili ingegni di qnella eta ; e di molti grandissirai per- sonaggi. Dopo di cio prende in esame alcune poesie scritte, originali o tradotte , mescolando alle giuste lodi alcune ragicmevoli osservazioni che non possono detrar punto della stima dovuta all' encomiata , anzi in tanto 1' accrescono in quanto guadagnano maggior fede all' encomiatore. Se non die i nostri lettori gia conoscono pienamente il valore del signor Fornaciari , sicche a noi non bisogna spender altre parole per dimostrare la bonta di questa sua ultima produzione. Piuttosto crediamo importante , e non indegno di clii leggera questo articolo, il trascrivere qui alcuni passi di uno scritto finora uon conosciuto della Bandettini , il quale mentre ci porge alcune notizie spettanti alia sua let- teraria educazione, ci fa conoscere altresi che s'ella fu egre- gia fra i poeti improvvisanti, avrebbe potuto esser non ul- tima fra i prosatori. Lo scritto di cui parliamo e riferito dal Fornaciari in una nota al suo elogio, ed e il principio della propria vita che la Bandettini aveva cominciata a scrivere, benche poi se ne distogliesse. Ci dice ella pertanto che fra i pochi libri venuti alle sue mani mentre era tut- tora fanciulla trovo le favole d'Esopo, intorno alle quali , per desiderio di pur intenderle, spese non poco tempo , ma invano , non essendovi tra le persone che frequentavano la sua casa chi potesse inseguarle il latino. « II povero Esopo admique e la Regia Parnassi e Cicerone e la gram- luatica del Poretti rimasero in un cantuccio , perche io era in colleia con quel latino che non poteva intendere, quantunque mi ci fossi stillata piii giorni il mio piccol cer- Vello. La poesia per6 mi piaceva sopra tutto , e in modo da dimenticare persino la merenda i e spesse volte tant' era assorta in cio che leggeva , che non udiva le replicate chiamate di mia madre e delle mie sorelle che m' invitavano al nostro parco desinare , cosicche loro era forza condur- mivi. » Questa continua lettura e molti penosi esercizj svilupparono presto il genio poetico della nostra autrice per modo che non solamente scriveva canzoni , ballate e sonetti a imitazione del Petrarca , ma « sull' aria ( sog- giunge essa medesima ) di questa o di quella canzonetta che udiva cantar per la strada , vi adattava all' improvviso versi di mia invenzione con gran sorpresa di mia madre , 1 26 APPENDICE 1TALIAXA. la quale era sempre il subbietto delle mie rime. Essa per mia fortuna sapeva pur anco improvvisare in ottava riraa, ne sempre si ricusava a rispondermi quand' io la invitava a cautare. Questo era il miglior dono che potesse farmi , poiche anteponeva ad ogni divertimento il piacere d' im- provvisare. w Se non cbe lo studio indefesso e veramente eccessivo non tardo a produrre i suoi tristi effetti sopra una giovinetta di tenerissima eta. « Io dimagrava ( ella dice) a vista d' occhio ; un continuo nial di testa ch' io dissimulava per non tralasciare i miei studj mi rendeva talvolta inabile a reggermi in piedi. Mia madre sollecita della mia salute riferendo il tutto al mio troppo leggere e scrivere, un tal giorno non solo severamente mi riprese , ma cio che fu peggio mi tolse i libri chiudendoli in una Vecchia cassa , e il calamajo nascose non so dove. Toccava allora i miei sette anni , ond' ella mi diceva che tempo era d' applicarmi a' lavori donneschi e lasciar da parte quei libracci , poiche le donne devono consacrarsi a quelli sol- tanto. Io amava mia madre teneramente , e il vederla per la prima volta meco sdegnata mi mortifico a segno , che piansi un intiero giorno. » Tuttavolta prevalendo ad ogni divieto e ad ogni occupazione 1' a more invincibile dello studio, la giovane Bandettini coi pcchi soldi che le dava sua madre per comprarsi i dolci comperava alcune Ieg- gende in versi che si vendevano da certi libraj dinanzi ai quali passava andando alia chiesa. Ebbe inoltre da un' arnica un poco di carta : trovo in un armadio del- l'inchiostro, o piuttosto una guastadetta, com' ella dice, con antico sedimento d' inchiostro, e messavi dell* acqua , pote col tempo in alcuni pochi momenti ricominciare inosser- vata i suoi esercizj di scrivere. » Sopravvennero intanto i giorni di Pasqua , ed io dovetti confessarmi e accusarmi al padre Papera agostiniano , direttore spirituale di tutte noi , del grave fallo che mi gravava la coscienza per aver contrawenuto al comando di mia madre. Egli mi sgrido solennemente i ond' io rossa rossa e piangente uscii dal confessionale in cui entrarono le mie sorelle , e quindi. mia madre. II risultamento pero della mia confessione fu ben diverso da quello che io mi attendeva : io tornat in possesso di tutti i miei libri che disposi in ordine nella Ioro scanzia , ed ebbi la permissione d' impiegare 1' ore concesse al divertimento in quel modo che piii mi APPENDIGE ITALIANA. I 2J gradisse. » Dopo alcuni giorni venne il padre Papera a vi- sitarla e trovatala molto istruita nclla storia sacra e pro- fana disse alia madre : Qtiesta fanciulletta accenna dover essere un' altra Camilla: dopo di che essa noa fu piu contrariata , e pote consacrarsi quanto voile alio studio. Leggeva in tutte le ore del giorno libere dai lavori fem- minili, e fin la notte al chiaror della Inna , e quando que- sto non era possibile " mi figurava ( ella dice ) di tenzo- nare con un emulo in ottava rima ponendomi in un canto della mi a camera; e qnindi saltando nelPaltro opposto, rispondeva alia proposta da me fatta in prima. » La morte di un fratello venue a interrompere per qualche tempo questi suoi esercizj , ma non pero la lettura. " Nella quale ( soggiunge ) il solo mio genio mi fu guida a farmi ap- prezzare in singolar modo la Divina Commedia di Dante. In molti libri scontrati avea de1 passi di cotesto insigne poeta ; possedeva il libro tanto decantato , ma allorche volli occuparmi di lui , mi parve alia prima rozzo ed aspro, spesso inintelligibile, cosi die mi cadde piu volte delle mani. Cio far non dee meraviglia : usata all'armoaia e alia facilita del Metastasio , aspri i versi od oscuri pa- rere a me dovevano del piu. grande de' poeti ; pure quel- F istessa asprezza aguzzava in me I'appetito d'intenderlo , tal clie giunsi , non solo a far d' esso la mi a prediletta let- tura , ma sino a trascriverne gli alti concetti , e fame una specie d' analisi, come far soleva d'ogni libro cbe degno credessi di tal mia fatica. » E veramente a dolersi cbe T insigne poetessa non abbia continuata questa relazione de' suoi studj negli anni maturi , che ne avremmo un libro piacevole ed istruttivo e tale per avventura da servire alia sua fama assai piu delle sue poesie. d. Maria Stuarda in Hamilton , dipinto del profcssore Raffaello Giovannetti, descritto dall ' avvocato Luigi. Fornaciari. — Lucca, 18^7, dalla tipografia Giusti, in 8.°, di pag. 32. L' avvocato signor Luigi Fornaciari con questo suo opu- scolo dedicato alia ducbessa Elisa Melzi d1 Eril nata Sardi mentre tolse a celebrare una produzione pittorica di un valcnte suo concittadino , se ne fece il difensore , confu- tando , a nostro avviso vittoriosamente, alcuue criticbe che 128 AI'VENDICE ITALIAN A. alzaronsi in mezzo alia voce generale che lo grido mara- viglioso. Noi noQ abbiamo veduto il quadro che dal pro- fessore Giovannetti fu eseguito pel sig. Francesco Peloso di Genova ( ora compianto da tutti i inigliori artisti cni mostrossi valido protettore ), percio non possiamo cono- scere le mende che diedero motivo ad alcuni pochi di al- zarsi contro la generale opinione. Ne possiamo tampoco avere un*adequata idea dell a composizione di esso, tranne quella desunta dalla descrizione , la quale comeche sia esposta con chiarezza e con tutte le particolarita , sara sempre inferiore a quanto pu6 presentare un grafico con- torno. In tale deficienza di mezzi non sapremmo quindi assumere la parte di giudici in siffatta controversia. Ma ciascuno pero che ponga menle alle savie ragioni addotte nella indicata scrittura , all' amore ed alia erudizione del- P arte ond' essa abbonda , sara indotto a consentire nella opinione «messa dall* egregio autore. Per dare poi un sunto della descrizione di questo qua- dro sarebbe malagevole il dilungarsi dalle parole da lui impiegate , giacche per quanto sembri semplice ed una P azione di molti fedeli sudditi che stringonsi intorno alia adorata Ioro infelice regina per effondere gli alti 9entimenti da cui ciascuno di essi e compreso , mostrandosi pronto a versare il proprio sangue in 6ua difesa , involge pero la difficolta di dover esporre i singoli atti differeati di cia- scheduna figura concorrente a formare un' espressione generale. Ci ridurremo pertanto a raccomandare a' nostri lettori P enunciato scritto e massime agli artisti perche po- tranno attingervi dei saggi suggerimenti e principj estetici cavati da opere autorevoli in fatto della loro professione. Ed afEnche abbiano una norma del modo di esporre del prelodato sig. avvocato Fornaciari, diamo il seguente brano con cui egli chiude Pelogio del dipinio di Raffaello Gio- vannetti. « Questi sono i pregi principali che, guardando e riguar- dando in quel dipinto , e meditandovi sopra , ed ajutan- domi della lettura di scrittori da cio , mi e paruto di scor- gere. Lascio agP intendenti P indicare le ragioni di questi pregi. Ne pure mi credo da tanto di giudicare , com' altri ha fatto , a che secolo o a che scnola debba o non debba riferirsi la maniera del Giovanaetti; ma trovando nel suo dipinto scelta natura , io credo non andar lungi dal vero, APPENDICE ITVLIANA. ISO afFermando , che egli ( colla scorta del suo giudizio , affi- nato senza dubbio nello studio dei huoni quadri ) , ha im- parato da quella maestra dei maestri di tutti i secoli e di tutte le scuole. E di qui segue che i suoi quadri non sono un accozzamento di figure e composizioni che tu conosca rubate in tutto o in parte a questo e a quello dei famosi pittori ( come il piu de' sonetti e delle canzoni del cinque- cento e un accozzamento di concetti e di versi rubati al Petrarca ), ma cose afFatto originali. Finiro ricordando, che il pubblico , con affluenza non piu veduta , concorse, per mold e molti di , a vedere questa pittura , e Stanco gia di mirar , non sazio ancora , partivasi benedicendo alia mano che si eccellentemente di- pinse. E questa e la regina delle lodi. Poiche, per valermi di parole del Gozzi, quel cuore pel popolo, nudo d'ogui cognizione , e in mano di natura : quando ti assaggia , ti vuole , ti corre dietro da se e t' ama spontaneamente , cio h segno principale dell' imraortalita de' tuoi lavori. » I. F. Dili. leal T. LXXXVIH. i3o VARIETA. Notizie intorno ai fossill non che alia genesi e arti- ficial produzione di essi. J_jo studio dei fossill, della ciii coltura fattane in Italia (i) abbiamo gia altra volta discorso (torn. 6a.°, pag. 414; torn. 65.°, pag. 404), va ovunque facendo grandi progressi. Per citarne alcun segnalato esempio diremo della scoperta di uq fossile dell' Himalaya che fu noraato Sivaterio , ani- mate per cui i ruminanti si collegherebbero a' pachidermi} ce ne porsero la descrizione i signori Falconer e Cautley, i quali per le loro investigazioni de' fossili delle falde del- r Himalaya ottennero dalla Societa geologica di Londra il premio della medaglia Wollaston a ciascnn di essi confe- rita. Fu trovato nella Patagonia una specie fossile di ro- sicchiante grande quanto un rinoceronte , e inoltre un lama, di lungo collo e di statura pari a un cammello. Nei pam- pas di Buenos-Ayres , sulle rive del Rio della Plata , il sig. Darwin rinvenne , tra molte altre ossa fossili , quelle di un gigantesco armadillo grande quanto un tapir. Tali fatti dimostrano che quelle forme d' organizzazione che son proprie deH'America erano sin dai tempi anteriori alle ca- tastrofi onde nacquero i fossili; cosi anche nell' Australia furono trovati avanzi fossili di grandi kanguri , ed altri marsupiali attualmente perduti. Diversamente avvenne che , tra 1' altre ossa fossili component-! un riceo e curioso ara- masso nelle vicinanze di Audi, fosse d.:l sig. Lartet rac- colta una mascella di scimia , affine piu che a tutt' altra specie, a quelle de' gihboni confmati alle piu rimote parti dell'Asia ; i suddetti signori Falconer e Cautley trassero anch' essi dalle falde dell' Himalaya una mascella fossile (1) II sig. Vito Procacciui Ricci merita particolav uienzione tra i naturalisti clie s' occupano circa i fossili del suolo italiano per lo studio che proscgue a fare de'' fossili delle gessaje senigalliesi : le sue osservazioni vengono pulDblicate dal giornale intitolato II Progressu. variety'. i3i di scimia , ma che loro apparve competere a un cinaro- ' cefalo, e i cinarocefali (trnnne forse la specie hamadryas ) sono esclnsivamente delFAnrica abitatori : questi sono i primi esempi di quadrumani fossili. Nel calcare di Caen trovati furono gli avanzi di un fossile sanriano intermedio fra i coccodrilli e le lucertole , e la cni lunghezza dovea essere da 25 a 3o piedi ! Ma rispetto a' fossili qual piii maravigliosa scoperta di quella dell' Ehrenberg circa i mineral] clie son congerie di fossili infusorj 7 Di cjuesta scoperta gia ne abbiamo fatta menzione, toiu. 8a.° pag. 467, e qui basti il dire ch'essa va ricevendo conferma ed applauso. Frattanto clie molti naturalisti si occnpano intorno alia ricerca ed alia determinazione de' fossili, altri ormai si volgono a considerare la genesi de' medesimi ed a ten- tarne 1' artificial produzione, al qual proposito ad ogni Ita- liano risovverra la memoria dello sventurato Segato. II si- gnor Goppert di Breslavia gia raccolse notabili risultamenti dai tentativi cb'egli ba fatti affin di ottenere de' fossili ar- tificiali. Egli colloca felci fresche fra molli strati d' argilla, li disecca all' ombra , e poi li fa lentamente e gradata- mente scaldare sino a roventezza. Se ne ottiene per tal modo una pianta fossile cbe trarrebbe in inganno un geo- Iogo. Secondo il grado del calore le piante diveogono brune o d'un nero privo di lucidezza e carbonose, ovvero tal- volta di un nero brillante e aderenti all' argilla. Se col calor rovente si fa in guisa cbe tutta la materia organica venga consunta , non altro rimane che 1* impression della pianta. Furono immersi de' vegetabili dentro una soluzione di solfato di ferro, e furonvi lasciati parecchi giorni sino a che il liquido non vi fosse penetrato : qiiindi furono di- seccate e riscaldate sino a che se ne perdesse ogni traccia di materia organica. Dopo il raffreddamento fu trovato che 1' ossido di ferro, il qual ne nacque , avea serbata la forma della pianta. Molt' altre analoghe esperienze furono fatte immollando sostanze vegetabili ed animali in soluzioni si- licee , calcari e metalliche , e ne divenne ognora palese che la niiueralizzazione de' corpi oi-ganizzati puo ottenersi in un volger di tempo molto piu breve di quello che si suole suppor necessario a un tale effetto {Bill. Univ., juin. 1837. — Ann. des sc. natur., avril i83?). I 32 V A R I E T A". Dell odierno sollevamento d ample tcrre , e abbassa- mento di altre. La teorica de' sollevamenti , della quale il sig. Elia di Beaumont fece seguaci molti geologi de' nostri giorni , ris- guarda i fatti di remote eta della terra ; la teorica di Hutton circa I' alzamento del fondo de' mari, opera del calor cen- trale (i), risguarda un fatto che sarebbe incessante , com'e incessante la distruzione e degradazione de' continenti per opera delle forze esteriori , ma le sicure prove di un tal fatto dove son elle? Uno de' piu chiari geologi de' nostri tempi, il sig. Lyell, si e dato a raccogliere quante prove ha potuto di odierno innalzamento di terreni , abbassa- mento di altri , e ne tenne lungo ragionamento nel discorso anniversario da lui indirizzato il 17 febbrajo 1887 alia Societa geologica di Londra , di cui e degno presidente. I fatti seguenti , allegati dal sig. Lyell , sono rifejriti nella Biblioteca Universale del giugno 1837. Le osservazioni fatte dai sigiiori Marckison e Sedgwick nella contea di Devon sembrano porgere diniostrazione di un sollevamento di 10 a 40 piedi nella parte meridionale di essa , e di 70 piedi nella settentrionale ; e nella contea di Lancastro, ed in altre, s' incontrano depositi marini con recenti conchiglie airaltezza di 3oo a 5oo piedi disopra al livello del mare. Pareccbi fatti s' accoidano a dimostrare che la costa del Chili siasi elevata per effetto degli ultimi terremoti, e par- rebbe altresi cbe il sollevamento non solo avvenga per opera dei detti colpi subitanei , ma anclie contiuui grada- tamente nell' intervallo ond' e diviso l'nno dall'altro terre- moto , a quel modo incirca che ci troviamo oggidi disposti ad ammettere rispetto ad alcuue parti delle coste della Norvegia e della Svezia. Le prove di una depression di livello son piu difficili a trovarsi che quelle di elevazione di suolo. Giononostante (1) Una raolto notabile dimostrazione del calor centrale porgono, a parere del siguor Marcel de Sevres, alcime caverne ultimamente scoperte ne1 eontorni di Montpellier, e nelle quali ( al di la della profoudita di 3o metri dopo la quale cessa ogni influenza del calor solai'e ) notasi un acerescimento di temperatura che non e minore d'un grado ad ogui metro d' abbassameuto ! (Bibl. Univ. aout. 1837). V A R I L T A. 1 33 t-'pare, secondo il prof. Nilsson , cha la Scania gla da secoli §' abbassi gradatamente. Linneo per conoscere se le acque del Baltico ritiravansi dalle coste della Scania , mi- suro nel 1749 la distanza ond'era separata dal bordo del mare una grossa pietra presso Trelleborg. Essa n' e in oggi pin vicina di 100 piedi che non fosse a' tempi di Linneo, cioe 87 anni fa. Inoltre in varj porti del mare, lungo le coste della Scania , sonvi comrade inferiors alle alte , ed alcune anche inferiori alle basse maree del Bal- tico. Cosi a Malmo, se soilia il vento , 1' acqua copre una delle strade , e furono trovate tracce delP antica strada a un livello di otto piedi inferiori al livello dell' attuale , e stata probabilmente rialzata a motivo dell' abbassamento del suolo. Sperienze sulla voce umana. Sotto F intitolazione di fisiologia della voce il sig. dottore Bisbop ha letto in una delle ultime tornate della Societa reale di Londra un* interessante dissertazione die venne molto applaudita da quel dotto consesso. Noi ci limiteremo a riportare di questo lavoro le sole conclusioni , senza punto entrare ne' curiosi dettagli noto- mico-fisiologici cbe le precedono , attesocbe troppo diffusL i.° Le vibrazioni della glottide e dell' epiglottide sono la cagione fondamentale di tutti i tuoni della voce umana. 2.° La lungbezza vibrante della glotiide dipende simul- taneamente dalla tensione e dalla resistenza de' ligamenti o corde vocali, e dalla pressione della colonna d'aria nella tracbea. 3.° I tuoni gravi variano in rapporto diretto, e gli acuti in un indiretto alia lungbezza vibrante , ed alia tensione de' ligamenti vocali. 4.° II tubo acustico e disposto per vibrare con la glotta dalP influenza combinata delle sue variazioni in lungbezza ed in tensione. 5." L1 elevazione della Iaringe allunga il tubo acustico, T abbassamento di essa da luogo ad un effetlo contraiio : il diametro e la tensione di detto tubo variano reciproca- niente con la sua lungbezza. 6.° I tuoni di falsetto sono prodotti da una divisione nodale della colonna d'aria, non cbe dal tubo vocale in lungbezze distinte vibranti separatamente. l34 V A R I E T A'. 7.0 II luono degli organi vocali nel loro stato di riposo e in generale 1' ottava della loro nota fondamentale. Ci parrebbe die a questi 7 corollarj clie ci da il lavoro del sig. Bishop sulla fisiologia della voce, si potessero ag- giungere i segueuti : 1.° La forza , la chiarezza e 1' inten- sita della voce dipendono dal volume dell' aria espirata in una sol volta, dall' ampiezza proporzionata de' polmoni , non clie dalla maggiore o minore estensione e vibrazione dei canali che la trasmettono al di fuori. 2.° Nelle note gravi la laringe si abbassa e le labbra alquanto contratte spor- gono all' infuori ; le corde vocali si rilassano e la glotta si allarga ; 1' inverso ha Iuogo nelle note acute. 3°. II tuono vocale e notabilmente modificato dall' eta , dal sesso , dal temperamento , dall' abitudine, dallo stato normale degli organi del respiro , dallo stato di vacuita o di pienezza del sistema gastrico ecc. Animalird nel sugo delle piante. II dottor Mandl ba teste comunicato alia Societa filo- matica di Parigi il risultamento di parecchie sue osserva- zioni fatle sul latex ossia succo proprio delle piante. Egli ha trovato che il latex racchiude un' infinita di inonadi particolari , di forma e dimensione varia. Questi animalLicci in alcune famiglie di piante, come p. e. nelle euforhiacee sono molto sviluppati. Mettendo una goccia di sugo latteo di queste piante sotto 1' inspezione microscopica , si os- servano degli infuscrj di varia specie , oppure solamente a diverso grado di evoluzione organica. Gli uni fnsiformi di 1 a 3 centesimi di millimetro, flessibili e trasparenti. I piu piccioli sono pure i piu vispi. Se la pianta o sra- dicata da una a due ore essi muojono, perdendo la loro diafaneita e la loro forma ;, si gonfiano , divengono no- dosi e bentosto screpolano. Se ne osservano talvolta anche de' morti ne' succhi in circolazione. Una seconda specie piu vivace, d'un centimetro di millimetro, e oljluaga da un'estre- mita e arrotondita dall' altra , una terza consiste in globo- lini con mod di rotazione su di loro stessi rapidissimi ; sono questi animalucci assai diversi nella loro forma, gran- dezza e mobilita dai globolini proprj del succo. La loro quantita varia nelle diverse piante, per esempio nelVEu- phorbia buplevrifolia^ sono numerosissimi. In altre famiglie, V A R I E T 4 . 1 35 come per esempio nelle asfodelee sono meno sviluppati. La natura de' Ioro movimenti, delle Ioro pieghevolezze , ed il geaere di niorte presentano impronte ben caratteri- stiche per non esser confusi coi globolini osservati da Ro- bert Brown e da altri micrografi. Catalessi vegetabile. Poiche in questo Giornale (torn. 6a.°, pag. 36i) fu chi parlo di una finta catalessi umana , sia ora lecito fare in esso anche alcun cenno di una finta catalessi vegetabile. Un tal fenomeno dimostrano il dracocephalum moldavicum e il virginianum mediante i pedicciuoli de' fiori , imperocche rimossi dalla Ioro situazion naturale , non vi ritornano dopo essere stati di nuovo lasciati in Ioro balia , come fanao i pedicciuoli dell' altre piante , ma restano la dove furono dal rimovlmento recati. Un tal fenomeno era ascritto a deficienza d' elasticita di que' brevissimi pedicciuoli , ma a torto , giacche da se ben dimostrano di possederne, e giacche il fenomeno non ha luogo se il moto che al fiore si fa concepire e non altro che di alzamento o di abbas- samento , o se il fiore medesimo vieri di sua brattea pri- vato. Le quali considerazioni condussero il sig. Morren a sospettare che fosser le brattee vera cagion del fenomeno. Osservo in fatti essere eretti ed acuti i due bordi della brattea che tra Ioro raccolgono la base del fiore : che 9e questo da estranea causa e tratto fnori dalla sua naturale postura , il calice suo , ch' e ovoide , trascorre al di la d' un de' bordi della brattea , e a motivo della resistenza di un tal bordo non e piu dato al fiore medesimo di far ritorno alia consueta situazione. Prodotto del ferro in Europa. Calcolata la quantita del ferro fornito dall' Europa , trovossi ammontare in tutto a 1 5,4.3 2,000 di quintali me- trici, somministrandone 1' Inghilterra 7,098,000, la Francia 2,200,000, la Russia i,i5o,ooo, T Austria 85o,ooo , la Svezia 85o,ooo, la Prussia 800,000, i monti Hartz , l'A9- eia e la riva destra del Reno 600,000 , i Paesi Bassi 600,000 , 1' isola d' Elba , la Toscana e le coste delP Ita- lia 280,000, il Piemonte 200,000, la Spagna 180,000, la i36 Norvegia i5o,ooo , la Danimarca i35,oco, la Baviera i3o,ooo, la Sassonia 80,000 , la Polonia 75,000, la Sviz- zera 3o,ooo , la Savoja 25, 000. E cosa per se manifesta che i succennati elementi nu- merici hannosi a ritenere soltanto come prossiixii al vero , e non altrimenti. Imperciocche son essi il risultamento di ricerche istituite in diverse epoche j e in secondo luogo e notorio die da alcuni anni in qua nella maggior parte d' Europa 1' industria fabbrile e venuta crescendo. Laonde si puo a ragione supporre che parecchie delle cifre enun- ciate si scostino dall' esattezza per difetto , non gia per eccesso. Animettendole tuttavia quali le abbiam riferite siccome 1' espressione de' piu recenti computi relativi a ciascuna provincia , ed attribuendo alia detta massa il valor medio di 5o franchi per quintale metrico , ne dednrremo che 1' Europa produce annualmente in ferro pel valore ingente di 771,600,000 di franchi, il triplo cioe, per lo meno, di quello che ritraesi complessivamente da tutti gli altri me- talli. Nouvelles Annates des Voyages etc. — Agosto i83t. U incwilimento nelle isole Sandwich. Le notizie che qui daremo intorno alle isole Sandwich sono le piu recenti che potemmo avere dai giornali ame- ricani. Circondati, come lo siamo pur troppo, da spettacoli di miseria, avemmo il conforto di qualche riposo contemplando il quadro ridente dello stato odierno delle isole Sandwich. — Si , delle isole Sandwich , che s' avviano a gran passi ad un segnalato iacivilimento , la popolazion delle quali crebbe avventnratamente virtuosa e pura di delitti. Ad Onorourou , citta di circa 6,000 abitanti , scorgiamo acca- duto un furto solo in sei mesi : e qual furto ! — d'un tiuozzo da fare il bucato. La gazzetta che si pubblica ad Onorou- rou , capitale d' Oaliou ., col titolo di Sandwich Island— Ga- zette , che ricevemmo senza interruzione , cominciando dal foglio del 3i di lnglio sino al 10 di dicembre del i836 , ci mette in grado di giudicare sulla situazione di questo paese. VARIETA. 1 07 U mentovato giornale assai ben compilato desta an vivo interessamento. In fatti , non si restringe il medesimo a ragguagli sul paese , a descrizioni delle isole vicine , ecc. } ma ci porge ancora varj estratti desunti dalla corrispon- denza e dai giornali di Siam , di Canton , di Calcutta , di Singapur, della California, eec. : die frammescolati con altri articoli tratti dai giornali d' Europa e d'America pre- sentano un grazioso mosaico. La gnerra nel Texas e se- guita da una sommossa nella Cina : la guerra nella Flo- rida precede una descrizione dell' ingresso di S. M. Kauil- keaouly in Onorourou : qui il fenomeno d' un vulcano di Maoui, e subito dopo il racconto della contesa tra il ca- pitauo Maryatt e il sig. Willis . ecc. La pubblicazione della gazzetta e approvata dai re. In- nanzi che uscisse alia luce il primo numero , il compila- tore di essa , Stefano Mackintosh , chiese il consenso di S. M. Kauilkeaouly-Tamehameha III : ed ecco qual fu il sovrano rescritto : " Approvo la lettera da voi direttami. Io mi compiaccio d' informarmi delle prodnzioni degli al- tri paesi , e di quanto ivi accade di nuovo : che se mi trovassi presso di voi , avrei la curiosita di veder molte cose. Ho detto : Kinau fa dei torchi da stampa. Tale e il mio pensiero. Assicuro voi e Reynolds della mia amicizia. »/ Or bene , parlateci d" un re che accordi la sua amicizia a persone che vivon d'industria; d'un re, il quale come S. M. Kauilkeaouly , preseda ai conviti dei sudditi, che ai brin- disi a lui indirizzati sappia rispondere « Olvah oukou pau- loa! » cioe : « I miei profondi ossequj a tutte le signorie loro ! » Tale fu il brindisi profFerito dai re in un pranzo che il 20 dello scorso settembre ( 18 36) diede M. J— G. agli ufTiciali del bastimento americano da guerra il Peacock. Da mold articoli della gazzetta scorgiamo con piacere che in Onorourou tutte le classi de' cittadini attendono con impegno all'' educazione. Si stava erigendo un' ampia scuola per accogliervi ed istruirvi i figli de' poveri : pel qual og- getto i negoziand ofFersero largizioni in danaro, e gli ar- tieri il loro travaglio gratuitamente. Cotesta citta vanta ancora un' associazione istituita per soccorrere i marinaj indigenti e infermi ; e gia nello scorso dicembre sorgeva ricostrutta la cappella stata ceduta a loro beneficio. Sem- bra che la citta vada grandomente prosperando; ne fanno fede le molte case in mattoni che non ha guari si anda- vano erigendo. 1 38 V A R I E T A*. Pei gastronomi debb' essere un bel vivere in Oahou: dove, oltre i vegetali e le buone carni di cui si abbonda , si arreca quanto di piu ghiotto producon l'Asia, 1' Europa, l'America. Ivi si vendono ( al riferir della gazzetta ) oltre molti e varj confetti della Cina , vini di Champagne , Madera , Xeres , Bordeaux , rhum della Giamaica \, ginepro e for- maggio d' Olanda, prosciutti di Vestfalia, salamone , asta- chi marinati , acciughe , olive, cavoli fiori , carciofi , gran copia di confetti d' Europa , ecc. S' egli e vero che i bisogni degli abitanti d' un paese sieno la norma piu accertata per misurarne ¥ incivilimento , dobbiam conchindere cb' esso abbia notabilmente progre- dito in Oabou , perche cola si vendono scarpe da signora di Parigi , specchi , acqua di Colonia , cembali , sofa , sete cinesi e francesi , nastri , veli d' ogni maniera , sciali del Cacbemire , carte da giuoco, fucili , selle , bardatnre, ecc. Ne mancano trattorie ad Onorourou: dove, oltre i boc- coni delicati dell' Europa e dell'Asia, si mangiano fra le altre cose , e si stimano un cibo non poco sqnisito, i cani arrostiti. Quanto a noi, farebbe d' uopo d' un appetito molto stimolante per indurci ad assaggiarne, se pure cotesti cani sono quelli appunto che corrono girovaghi le strade di Onorourou, e se, come la gazzetta ci riferisce, " sono raa- gri e stecchiti a segno che tre appena lasciano udire un ringhio , sei un latrato, ajutandosi tuttavia, per riuscire a tanto , colPaddossarsi al muro. Pare che il commercio delle isole Sandwich sia in grande incremento. Dal 5 di luglio al 9 del mese stesso nel 1 835 7a navi frequentarono i porti d' Oahou , 58 clal gennajo all' ottobre visitarono quello di Onorourou. Le navi sono nazionali , o inglesi , o degli Americani del Nord. Dal primo di luglio al 14 di dicembre del 1 836 nel solo porto di Onorourou avvennero 154 arrivi, di cui 90 tra brick e golette del paese, 56 degli Stati Uniti , cioe: 8 bastimenti, 10 brik e 38 balenieri con un carico di 5, 100 barili di olio; e 17 delPInghilierra, cioe: 3 navigli, 4. brick e 10 balenieri carichi di io,63o barili d'olio. Vi si anco- rarono altresi quattro vascelli da guerra. Nouvelles Annates des Voyages etc. — Agosto 1837. V A R I E T A. l3(J Intorno alle pellicce ed al loro commercio. La piu boreal regione dell' America e la Siberia porgono principalmente alimento al commercio delle pellicce. Le foreste die nel nord-est dell'America si distendono dai grandi lagbi del Canada sino alia baja d' Hudson, e alio stretto di Baring, sono popolate d' innumerevoli ani- mali di prezioso pelo, la caccia de' quali e il principale 4 se non 1' uiiico provento degl'Indiani semi-selvaggi , cbe er- rano in quelle vaste solitudini , e danno a' negozianti , in cambio di manifatture, le spoglie degli animali suddetti. La baja d' Hudson e il Canada sono i due emporj delle pellicce dell'America del nord , ma la piu gran parte di quelle che sono recate in Europa provengono dal Canada. Ciascun anno, verso la meta di maggio, gli agenti d' una compagnia stabilita a Montreal si recano nel paese degli Indiani cacciatori per farvi incetta di pellicce. Tra grandi stenti e difncolta arrivano al lago Superiore , e lo attra- versano per giungere a un loro stabilimento dove in- contrano i loro agenti detti corrieri de' boschi , cbe ivi dimorano per far coatinuamente commercio cogl' Indiani ; compiuti i loro negozj , se ne ritornano a Montreal dove arrivano in settembre. Alcuni pero si spingono invece in- nanzi okre il lago Superiore cercando in molto piu. remote regioni 1' oggetto del loro traftico. Alcuni penetrano talvolta sino all' Oceano Pacifico , e a tal sorta di gente siam de- bitori di gran parte delle cognizioni geografiche cbe si banno circa quelle vaste solitudini. II principal flume che attraversa il paese degli Esquimesi, e molto al di la del circolo polare mette foce nell' oceano artico, porta il nome di uno clei detti negozianti di pellicce, cioe di Makenzie, il quale a benefizio della compagnia fece nelle estreme parti del nord-ovest dell'America due viaggi d' esplora- zione , stati fecondi di geografiche scoperte. Nell' anno i8o5 il valore delle pellicce portate dal Ca- nada in Inghilterra fu valutato a piu di sei inilioni e mezzo ; inoltre molta copia di pellicce e annualmente dal Canada trasferita uegli Stati Uniti. Nel 1808 furono dal Canada in Inghilterra recate 98,000 pelli di castori :, 12 3, 000 di ratoni ; 10,000 di martore ; 7,000 di lontre ; 9,000 di minks ; 5,700 di gatti ; 3,900 di ghiottoni volverenne , ecc. 140 VARIETA. II commercio di pellicce , che fassi per la via della baja d' Hudson, e posseduto da una compagnia ingle^e, che ne ha il privilegio sino dall' anno 1670, e che pose su quel gelato lido varj stabilimenti che chiamano ford. Altra volta gF Indiani vi apportavano essi i frutti di loro caccia ad ogni estate i ond' e che in tale stagione sospendessero la caccia medesima. Ma la concorrenza dei negozianti del Canada ha forzato qnelli della baja d' Hudson a correre il paese come i suddetti fanno , e cosi gl' Indiani conti- nuando la caccia anche durante la state , tempo della ri- produzione , n' awenne grande scemamento degli animali che n'eran V oggetto. Infatti se nel 1794 il numero delle pelli di castoro mandati dalle dette regioni in Inghilterra fu maggiore di 56 mila , non giunse che a 34 mila nel 1808 ; nel 1808 le pelli di ratone furono 5,ooo , e attual- mente invece non arrivano a 2,000. Negli ultimi cinque anni passati la compagnia della baja d' Hudson vendette in ciascun anno, per termine medio , piu di 184,000 pelli, delle quali circa 77,000 di martora:, 14,000 di minks; 16,000 di puzzola palustre ; 7,5oo di lontra ; 600 di ghiottone volverenne ; a,5oo d'orso; 4,5oo di volpi di varia specie; 20,000 di gatto ,• e 2,700 di coniglio cui sono da aggiugnersi alcune pelli di scojattolo , d' ermellino , di castoro , ecc. I negozianti degli Stati Uniti si danno anch' essi al com- mercio delle pellicce , e gia da qualche anno ne hanno stabilito un emporio alia foce del fiume Colombia ; essi inviano alia Cina molta copia di pellicce di castoro , di lontra marina , lontra di fiume , ecc. Alcune pellicce si esportano anche dairAmerica del sud , come per esempio quelle di chinchiglia e di couia. Ma 1' altra principal regione da cui si traggono le pel- licce , sebbene men feconda dell' americana come quella che non vanta foreste immense al par di questa , e come dicevasi la Siberia , ossia la porzione asiatica dell' Impero russo. Al Kamtschatka , com' anche in varie parti della Si- beria , la caccia degli animali di pregevol pelo e per cosi dire 1' unico mezzo di sussistenza di quasi tutta la popo- lazione, la quale paga anche le imposte con delle pellicce. Pellicce piu belle si vanno incontrando mano mano che si procede verso Fovest della suddetta regione. Cosi i piu bei zibellini si traggono dai monti Altai , vicini al lago Baikal , e dalla vasta estension di paese che e bagnata dalla Lena. vArieta. 141 Lnngbesso un tal fiume i boscbi sono pleni di scojattoli , e nel Kamtschatka , ma particolarmente nelle isole Aleu- tfenne , trovansi volpi , zibellini , ermellini , ecc. ed anche lontre di mare. Una parte delle pellicce esportate dai Rnssi mandasi alia Cina , principalmente le pelli di lontra di mare , di cui vassi in traccia fmo sulla costa nord-ovest d'America ; i carichi si sbarcano a Okholok e si trasportano sino a Krakbta , situata sulla frontiera cinese , presso il lago Baikal. Orembourg ed Arcangelo sono poi gli emporj delle pellicce destinate ad essere consumate nell' interno della Russia , e spacciate in Europa ; vi si vendono principal- mente pelli d' orso , di petit-gris , di zibellini, di volpe nera , argentina e azzurra. I mercanti d' Europa vanno a Londra a far le provvi- gioni delle pellicce d'America , e a Lipsia e a Francoforte a far quelle delle pellicce di Russia. Queste fiere banno luogo a Pasqua e a S. Michele , cioe alia fin di settembre. Negli anni 1828- i83a furono vendute a Londra per termine medio circa 5oo,ooo pellicce, cioe martora 140,000; minks 52,ooo ; puzzola palustre 6,000 ; ermellino 6,000 ; lontra 9,000 ; rattone n3,ooo ; ghiottone volverenne 600; orso 7,000 ; volpi di varia specie 3o,ooo ; lupi 2,5oo ; gatti a5,ooo ; scojattoli 8,000; cbincbiglia 18,000, conigli e lepri 18,000. Le notizie sin qui riferite le abbiamo estratte dagli Elementi di zoologia dell' Edwards , le seguenti circa le varie pellicce in particolare le ricaviamo dal Nuovo gior- nale de' letterati n.c 85 ove sono sottosegnate dalle iniziali P. P. S. N. Pelli di quadnipedi carnivori. Leone. Felis Leo. Linn. Leone di Barberia. Felis Leo mau- ritanicus. — Pelo rigido , cbe tende al grigio-nerastro. Leone del Senegal. Felis Leo senegalensis. — ■ Pelliccia piu piccola della precedente ; pelame rigido che tende al fulvo-acceso. Tigre reale. Felis Tigris. Linn. — Pelliccia di color ce- ciato-cbiaro con fasce nere trasverse. Viene dall' Indostan e dalle grandi Isole Sumatra , Giava , Borneo , Ceilan. Guepardo. Felis jubata. Linn. — Animale della grandezza d'un cane da pecorai. Pelle con pelo piuttosto lanuto, di 142 V A R I E T A . color fulvo-ceciato ? con molte macchie nere , tonde , grosse qnanto tin pisello. Dell'Asia e delFAffrica occidentale. Leopardo. Felis Leopardus. Linn. — Animale della gros- sezza d' un porco : pelame del dorso di fondo ceciato, di- pinto nelle parti superior! da numerose macchie cite sem- brano occhi neri , ma il contorno di questi nou e coati— nuo , bensi formato da tre o quattro macchie. Gli occhi de'fianchi hanno al piu sedici o diciotto linee di diametro: la coda e della Iunghezza del tronco. Yiene daU'Affrica , dalPAsia , dalle Isole della Sonda. Pantera. Felis Pardus. Linn. — Pelliccia della grandezza della precedente. Pelame del dorso fulvo-ceciato con mac- chie fatLe a occhio. Coda lunga quanto tutto il corpo, com- presavi anche la testa. Dall'Asia. Onca o Giaguar. Felis Onca. Linn. — Della grandezza di quella d' una grossa pantera: pelame folto , corto , ce- ciato-bajo, con macchie nere bislunghe e ocellate : coda lunga la meta del corpo. Dall'America meridionale. Gatto Cerviero o Lupo Cerviero. Felis Linx. Linn. — Della grandezza di quella d'una grossa volpe. Pelo rossa- stro con macchiuzze scure: coda corta, nera in cima. Dalle alpi Elvetiche , Germania , Prussia , Ungheria , Polonia. Lupo cenerino di Russia o Lince Moscovita. Felis Cer- varia. Temminck. — Delia grandezza di quella d' un lupo. Pelo lungo , fino , sericeo , di color misto fulvo e nera- stro , tutta macchiettata di nero : coda corta. Pelliccia molto stimata e costosa : di Russia e di Norvegia. Lupo Cerviero del Canada o Lince di Svezia. Felis bo- realis. Temminck. — Poco maggiore di quella d' una volpe. Pelo folto , mediocremente lungo , di color grigiastro , con macchie ondeggiate , piu scure : coda corta. Dalle regioni polari dell' Europa e dell'Asia. Lince di Portogallo. FeVs Pardina. Oken. — Della gran- dezza di quella d' un tasso. Pelo corto e lustro , di color fulvo acceso , con maccliie bislunghe d' un nero-morato : coda mediocre. Le pelli vengono dal Levante, e T animale e stato trovato anche nelle montagne del Portogallo. Gatto bajo. Felis rufa. Guldenst. — Grande qnanto la precedente. Pelame rossastro in estate, cenerino in inverno, sempre ondulato e striato : coda corta , sottile. Dall' Ame- rica settentrionale. VARIETA. 143 Gatto salvatico. Felis Catus ferus. Linn. — Pelame piu lango, piu folto e piu morbido di quello del gatto dome- stico , di colore olivastro-grigio , striato trasversalmente di nerastro, come la pelle de" Gatti detti soriani. II gatto sal- vatico trovasi in tutte le grandi boscaglie d' Europa. Gatto di Siberia o Giannetta. Felis Catus Sibiricus. Linn. ■ — Pelle della grandezza di quella del gatto domestico, di color nero , spesso sparsa qna e la di peli bianchi. Dalle regioni settentrionali dell' antico continente. Lupo. Canis Lupus. Linn. — Pelliccia grossolana , di color grigio-ceciato nereggiante. Si adopra per fodera di saccbi da piedi, e per tapped nelle carrozze. L'animale Vive in tutte le parti dell' Europa. Volpe nostrale. Canis melanogaster. Bonap. — Pelame folto ma rozzo , nerastro , misto di bajonocciola e di bianco: petto e addome nero o nereggiaate. Si adopra per foderar pellicce , sacchi da piedi e berretti ordinarj. Volpe di Prussia. Caws Vulpes. Linn. — Pelame lungo, giallo tendente al bajo-ceciato, col petto el' addome bian- chi : gti usi della precedente. Viene di Prussia , Germania e nord della Francia. Volpe di Francia. Canis Vulpes. Linn. — Con questo nome s' intendon le pelii della precedente specie tinte di scuro. Si usano per fame boa, manicotti ordinarj, pista- gne da pastrani , ecc. Volpe argentata. Canis argentatus. Fed. Cuv. — Pelliccia bellissima e costosissima, piu piccola di quella della volpe nostrale. Pelame lanuto e molle , nero e bianco nelle cime. Coda nera colla puota bianca. Dal settentrione dell' America c dell'Asia. Volpe bianca o Isatis. Canis Lagopus. Linn. — Piu pic- cola di quella della volpe nostrale. Pelame folto, lungo, Ianoso : coda lunga e molto lanosa. Nell"1 inverno il pelo e candido, e allora chiamasi Volpe bianca: d' estate e cene- rino-piombato, e dicesi Isatis, o Volpe bigia , o Volpe di Siberia. Dalle regioni settentrioaali de' tre continenti. Gatto di Barberia. Viverra Genetta. Linn. — L'animale e grande quanto un piccolo gatto, ma con coda molto piu lunga , e zampe assai piu corte. II pelo e corto e lustro , di color olivastro-cenerognolo, con macchie tonde e strisce longitudinali nere. Dalle coste settentrionali delTAffrica. 144 VARIETA. Martora. Mustela Martes. Linn. — Pelliccia di color bajo- cenerognolo , con una larga macchia gialla sotto la gola : coda langa e a pennaccliio. L' animale abita le boscaglie di tutta 1' Europa : quelle de' paesi settentrionali cbiaraansi Martore di Prussia e di Siberia, e son molto piu stimate , perche banno il pelo piu bello e piu folto. Puzzola o Fojonco. Mustela Putorius. Linn. — Poco piu grande della Martora: coda corta: peli rigidi, in cinia neri, alia base gialli. Trovasi nei boscbi di tutta 1' Europa. Le pelli provenienti dai paesi settentrionali hanno il pelame piu bello. Puzzola di Siberia o Cborok. Mustela sibirica. Pallas. — Minore di quella della Puzzola nostrale. D' un bel color ceciato chiaro e allegro : eccellente per fame delle belle pellicce. Yien di Siberia. Puzzola di Polonia. Mustela sarmatica. Pallas. — Delia grandezza di quella della Puzzola , ma di pelo piu corto. E d' un bel colore scuro , e graziosamente maccbiata di color giallo acceso. Di Polonia e di Russia. Ermellino. Mustek! Erniinea. Linn. — L' animale e grande quanto una delle nostre Bellore. II pelo suo e fino e bel- lissimo : nell' estate di color bajo, neh" inverno candido. La coda e nera in cima. Le pelli ricercate in commercio son quelle degli animali in abito d' inverno : vengono di Russia , di Norvegia , di Siberia e di Lapponia. Mink. Mustela Uitreola. Pallas. Pelle con pelo corto, tutto d' un bel color castagno , grande quanto quella d' una bel- lora. Viene dal nord d' Europa. Visone o Puzzola palustre. Mustela Vison. Linn. — Pelle della grandezza della precedente , di pelo folto , sericeo , d'un bel color marrone cupo. Coda corta colla cima ne- rastra. E molto stimata. Viene dall'America settentrionale. Bellora o Donnola. Mustela vulgaris. Linn. — Pelle della grandezza di quella d'un topo tettajolo, di color nocciola, bianca nella pancia , con coda corta sottile , ancor essa di color nocciola : pelo cortissimo. L' animale e coraune per tutta T Europa. Faina. Mustela Foina. Linn. — Pelame di color bajo cbiaro , con una larga macchia bianca sotto la gola: coda lunga e a pennacchio : il pelo setoloso piu lungo del la- noso. Comune in tutta V Europa e nell' Asia occidentale. V A K I E T A. 145 Zibellino o Martora zibellina. Mustela Zibellina. Linn. — Simile alia Martora , ma di pelo molto piu. folto , e piii molle , die si estende fino sotto i diti. Questa pelliccia e moltissimo stimata , in specie quella presa d' inverno , che e d* an bellissimo nero lncido. Quella d' estate poi e di color nero smorto , e grigiastra sulla gola. Dalla Siberia , e dal Kamtschatka. Pekan o Martora del Canada. Mustela canadensis. — — Poco piii piccola di quella d' una Lontra : pelame fino e molle, di colore scuro— cenerino molto cupo , misto di peli cenerognoli. Dal Canada , e altre parti settentrionali del- l' Am erica, Talpa. Talpa europ&a. Linn. Talpa cceca. Savi. — Pelli piccole , con pelo cortissimo , fino , delicato , vellutato , di color nero. La prima vive di la dall'Appennino : la se- conda al di qua. Si adoperano per far palatine , per mo- streggiare , ecc. Lontra comune o Lontra di fiume. Lutra vulgaris. Erxleb. — La sua pelle e ben cognita : di color bruno cupo di sopra , di sotto grigia cupa, piii pallida alia gola e all' estremita del muso. Si adopera per fame pellicce , dopo averle levato tutto il pelo setoloso : impiegasi il pelo per la fabbrica de' cappelli. £ comune in tutte le parti delPEuropa, e nell'Asia e nell'America settentrionale. Lontra marina o del Kamtscbatka. Lutra marina. Erx- leb. — Poco piii grande della lontra comune. II suo pelo in generale e d' un colore scuro -marroue lucido : e quello della testa, della gola, del di sotto del corpo , e deila parte inferiore delle gambe di un bel grigio-brunastro argentino. L' animale vive nelle parti piii settentrionali delPAmerica, nel Kamtscbatka, nell' isola Bering, nell' isole Aleutine, ecc. Quasi tutte le pelli son vendute ad altissimo prezzo alia Cina , essendo tenute per le piii preziose. Orso delle Alpi. Ursus Arctos. Linn. Pelliccia grande con pelame lungo e folto, di color di marrone , piii cupo nella parte superiore delle membra e sul dorso , piii cbiaro su i lati. Trovasi questa specie d' orso nelle Alpi , ne' Pire- nei , nell' Abruzzo. Orso nero. Ursus americanus. Pallas. — Quest' orso e un poco piii piccolo dell' orso delle Alpi. II suo pelo e d' un bel color nero-morato , e lucido : quello del muso e di Bibl Ital. T. LXXXVIII. 10 I 46 V A R I E T A'. color rosso-grigiastro o castagnolo. Vive nelPAmerica set- tentrionale e nel Kamtschatka. Orso bianco o Orso polare. Ursus maritimus. Linn. — Piu grande dell' orso delle Alpi : pelo lungo bianco o bianco-giallastro. Vive ne' mari glaciali. Orso terribile. Vrsus ferox. Lewis et Clark. — Assai piu grande del precedente. La sua pelle, che ha il pelo bigio o biancastro , qualche volta cangiante sul bianco e sullo scuro , e adoprata per fame manicotti e palatine. L' ani- mate vive nelle parti piu elevate del Missouri , e nella catena de' monti pietrosi. Tasso. Meles vulgaris. Desm. — Animale ben conosciuto, la di cui pelle s' adopra per ornare le sonagliere dei ca- valli di posta. Abita per tutta 1' Europa. Tasso del Labrador. Meles labradorica. — Pelarae molto simile a quello del tasso nostrale , ma molto piu delicato e sericeo. Pelliccia assai rara , e non gran cosa ricercata. Ghiottone. Gulo arcticus. Desmar. — Pelle poco piu grande di quella del tasso : pelame castagno cupo , o scuro-rosso , fino e lucido , qualche volta biancastro : il muso nero , e una linea biancastra dalle spalle all' origine della coda : i peli son di due sorte , i setosi che son lunghi , special- mente sulla coda e costituiscono la base del colore , gli altri corti e lanosi , e danno origine al cangiante. Del nord dell' Europa. Ghiottone d'America o Wolverenne. Gulo luscus. Desm. — La pelle di colori assai piu pallid i. Si vuole che sia una semplice varieta del precedente. Dell'America settentrionale. Raton o Raccoon. Frocyon lator. Storr. — Pelle poco piu piccola di quella del tasso , con pelame grigiastro ver- gente piu o meno al nero , formato di peli neri alia base e in cima , e bianchi nel mezzo : la coda e rossastra con quattro o cinque anelli neri. Del nord dell' America. Vitello o Bove marino. Phoca groelandica. Muller. — Pelle grande , di pelo cortissimo di due sorti , il pelo se- toluto retto e depresso sulla pelle , il lanoso quasi ricciuto. II suo color naturale e grigio-cenerognolo , macchiato ir- regolamente di cenerino-nerastro. Per il solito si adopera tinta in color castagno, per fame berretti e buffe. L' ani- male vive ne'mari settentrionali, con altre specie congeneri, di cui le pelli servono agli stessi usi , e particolarmente la pelle della Phoca hispida » molto piu piccola della V A R I E T A . I47 P. groclandica , di color rossastro con macchie bianchc sul dorso , e bianco con macchie rosse sul ventre. Pelli di quadrupedi rosicatori. Castoro. Castor Fiber. Linn. — Pelle grande quanto quella d'una grossa volpe, con il pelo di color bajo, di due sorte come quella della lontra , ma molto piu lungo e pin vel- lutato. Pelliccia preziosa per la fabbricazione de' cappelli. Viene dalle regioni settentrionali , e in ispecie dalle ame- ricane. Ondatra o Topo muschiato del Canada. Castor zibethi- cus. Linn. — Pelle poco piu grande di quella d' un grosso topo di fogna, di color bruno-rossastro variante nel bigio a motivo del pelo lanoso che e finissimo. Viene dall'Ame- rica settentrionale : adoprata per la fabbricazione dei cap- pelli. Scberido o Scojattolo nostrale. Sciurus pyrenaicus. Fed. Cuv. — Animale noto , di cui la pelle nella parte supe- riore e di color nero-nliggine , nell' inferiore bianca , su i fianchi spesso color di nocciuola : la coda a pennacchio del color del dorso. Proprio all' Italia meridionale e ai Pirenei. Scojattolo di Francia. Sciurus vulgaris. Linn. — Grande quanto lo scojattolo nostrale , da cui differisce principal- mente per il color del pelo, che e color di cannella ros- seggiante. Delle Alpi Elvetiche, della Francia e della Ger- mania. Petit-gris. Sciurus Vajo. Nob. — Pelle grande quanto quella del comune scojattolo. Coda nera a pennacchio , e nero il ciufFo di peli ch' e in cima air orecchie. Parte su- periore del corpo d' un bel colore argentino punteggiata di nero: addome, e parte interna delle gambe d' un bel color bianco. Indigeno del settentrione. Attualmente in commercio intendesi col nome di Petit-gris la parte cene- rina di questa pelle : e son chiamate Vaj le intieri pelli. Colle pelli delle code se ne fanno i boa. Amster o Hamster. Cricetus vulgaris. Lacepede. — Pelle grande quanto quella dello scojattolo , di color nero nel mezzo , marginata di bianco , fulva dai lati. E la pelle dell' animale stato aperto sul dorso , giacche la parte nera e quella che copre il petto e f addome. Questo rosica- tore e comune in Siberia , Russia , Polonia , Ucrania , Slesia , Ungheria , ecc. La pelle e adoprata per la fodera interna delle grandi pellicce. 148 V A R I K T A'. Chinchiglia o Cinciglia. Chinchilla lanigera. — Pelle grand* quanto quella d' un coniglio , di pelo delicatissirao , piut- tosto lungo , di color cenerino splendido. Si adopra per manicotti , boa, palatine, ecc. Viene dal Chili e dal Peru. Lepre. Lepus timidus. — Linn. Pelle a tutti nota , di cui il pelo forma la base della fabbricazione de' cappelli. Lepre bianca. Lepus variabilis. Pallas. — Grande al pari di quella della lepre comune , di pelo folto , lungo , la- noso , candido :> orecchie lunghe nere in cima , quando pero sia presa nell' inverno , giacche d* estate il colore e bigio o ceciato , ma per essere allora il pelo rado e brutto, non e adoprata. Comune ne' paesi settentrionali. Coniglio o Conigliolo. Lepus Cuniculus. Linn. — Pelle piu piccola di quella di lepre , di pelo corto di colore piu scuro. Fra le varieta domestiche ve ne sono delle total- mente bianche , che si adoprano per fame pellicce. Ori- ginario di Spagna. Ghiro. Myoxus Glis. Bodd. -— Della grandezza di quella d' un topo tettajolo, con pelo leggermente lanoso, cenerino sul dorso , bianco sull'addome : coda con pelo lungo, nero- cenerino , ma molto piu pelosa di quella degli scojattoli. Vive il ghiro iu tutta P Europa. Pelli di quadruped! ruminanti. Montone di Barberia. Ovis Aries. Linn. — Vengono dalle coste delFAffrica le pelli di montone conciate , o di color naturale , o tinte in giallo, in rosso o in turchino. Astracan. Ovis Aries var. laticauda. — Pelli piccole , di pelo corto, lustro , riccio, anellato di bianco e di nero , onde comparisce grigio. Son pelli d'agnellini neonati , della varieta laticauda , propria d'Astracan. Se ne trovano in commercio delle tinte di uero. Le une e le altre hanno un prezzo molto elevato. Falso Astracan. Ovis Aries. — Son pelli di agnellini no- strali neonati , tinte in bigio o in nero in modo da imi- tare i veri Astracan , ma il pelo loro e lanuto e pin lungo. Quelle che vengono di Sardegna sono le piu stimate. Capriolo. Cervus Capreolus. — Pelle grande quanto quella d' una capra. Pelo lungo , rigido , d' un bel color bajo- olivastro , minutamente picchiettata di nero. Adoprasi per pellicce ordinarie , e per berretti. La specie e propria delle regioni temperate d' Europa. V A R I E T A'. I49 Daino. Ccrvus Dnma. Linn. — Pelli graiuli quanto quelle (Fun piccolo asino. Pelo piuttosto corto, rigido , di colore scuriccio. Ce n' e una varieta di pelame bianco , e una di pelame nero , e questa pare indigena di Norvegia. Nel resto il daino e proprio dell' Europa temperata. La pelle , e quella de' suoi cougeneri , serve per tappeti. Pelli d' uccelli. Oca. Anas Anser. Linn. — Vengono in commercio , e sono adoprate per fame boa e pellicce , le pelli del petto , della pancia , e delle cosce dell' oca bianca , dopo averle spo- gliate di tutte le penne e lasciatovi solo il piumino. Delle regioni orientali dell* Europa. Cigno. Cygnus Olor , Cygnus musicus. — Pelli piu grand i delle precedent!, delle medesime parti dell* uccello , private delle penne. II piumino loro e piu bello e piu folto. Ser- vono agli stessi usi. Vengono dal settentrione d* Europa. Suasso. Podiceps cristatus. Lath. — Pelli del petto e dell* addome di uccelli grossi quanto una folaga , coperte di piumino bianco-perlato con lucentezza simile a quella della madreperla. Adopransi per guarnire vestiti , e fame manicotti. Hanno 1' inconveniente di essere alquanto gravi. Vengono dal settentrione d' Europa. Commercio della Francia colle sue colonie e coi paesi stranieri. NelPanno 1 835 le importazioni dalle co- lonic montarono a fr. 71,277,568 dai paesi stranieri » 689,449,113 Somma delle importazioni fr. 760,726,676 Le esportazioni per le colonie monta- rono a fr. 52,775,4.56 pei paesi stranieri » 781,666,75a Somma delle esportazioni fr. 834,442,208 Da queste cifre risulta: i.° clie le espor- tazioni per le colonie furono minor! delle loro importazioni per la somma di fr. 18,502^107 2.0 Che le esportazioni pei paesi stranieri furono maggiori delle loro importazioni per la somma di „ 92„2i7;63o l5o V A It I E T A\ 3." Che le esportazioni per Ie colonie unite a quelle pei paesi stranieri sono state mag- giori delle importazioni di fr. 7 3,71 5,5 3 a Sui fr. 760,726,676, totale delle importa- zioni, quelle per la via di terra ammontarono » 180^967,386 e per quella di mare n 579,759,390 sopra io,36i bastimenti, contenenti 1,174,000 tonnellate, cioe 4,001 navi francesi (tonnel- late 407,999 ) e 6,36o navi straniere ( ton- nellate 766,001). De'franchi 834,442,208, totale delle espor- tazioni, quelle per la via di terra ammontarono" 221,247,014 e per quella di mare » 613,195,194 sopra 9^486 bastimenti contenenti 871,946 tonnellate; cioe 4,292 navi francesi (tonnel- late 687,187), e 5^194 navi straniere (ton- nellate 484,807). L'ammontare dei diritti percepiti sulle mer- canzie importate in questo medesimo anno l835 fu di » 102^512,926 Le importazioni nel 1834 sono state di.» 714,705,038 le esportazioni di » 720,104,336 i diritti sulle importazioni di " 101,398,967 L'aumento del 1 835 sul 1834 per le im- portazioni e dunque di » 46,021,638 per le esportazioni di » 114,337,872 e pei diritti d' importazione di <> 1,1 13,959 Gli emporj di commercio contenevano il i.c gennajo 1 835 mercanzie per la somma di » 144,808,347 le uscite nell'anno medesimo sono state di.w 456,58o,866 e 1' entrata di » 457,104,449 difFerenza d'entrata >i 523,583 le quali aggiunte alle esistenti all' incomin- ciare del i836 formano la somma di . . . . » 145,331,930 pel valore delle mercanzie contenute negli emporj nell'anno 1 836. (Nouv. Ann. des Voyages, aout 1837.) R. ClRONI, F. Carlwi, I. Fvmagalli e G. Brvgnatellj _, direttorl ed editor i. Pubblicato il di 19 dicembre 1837. i5i ?i) 2 OTTOBRE i837. Altezza del termometro R. Stato del cielo '3 . 8 6hm 9hm oh 3h s 6h s 9hs 12hS da mezzanolte a niezzodi. da mezzodi (3 1 a mezzanotte. 1 0 0 0 0 ; 0 0 0 i + 9,3 +11,4 +12,9 +10,7 +12,1 +10,9 + 8,9 Sereno. Sereno. 2 + 8,8 +i',4 +1 3,5 +i3,8.+i2,8 +n,5 + 10,0 Ser. nuv. Sereuo. "» +io,g +12,7 +13,9 +14,4 + 12,8 +11,4 + 9,5 Nuvolo. Sereno. 1 + 10,2 +1 1,8 +)5,3 +l4-,° + 12,4 +i 1 ,2 + 9,7 Nuvolo. Nuv. ser. 5 + 8,5 +1 1,1 + i3,4 +14,3 + 12,7 +10^4 +n,3 + 8,9 Sereno. Sereno. 6 + 7,8 +1 1,1 + i5,8 +14,6 +i3,i +10,2 Sereno- Ser. nuv. J - + 9,6 +10,9 +10,8 +1 1,3 + 10,6 +10,2 +10,2 Nuvolo. Nuv. piogg. 8 + 8,8 +io,5j + [ i,5 +i3,4 + 1 1,8 +10,3 + 8,7 Pioggia. Ser. nuv- ') + 7,1 +10,0 +12,8 + i5,o +ii,3 + 9 3 + 8,6 Ser. nuv. Sereno. [O + 6,1 + 9,4 +12,5 +13,7 +1 i,8!+io,i + 8,8 Sereno. Nuv. piogg. r i + 0,3 + 9,5 +12,0 +12,5 +io,5 + 9,7 + 8,8 Sereno. Ser. nuv. ta + 8,7 + 9,8 +11,7 +12,1 +10,6 + 7,8 + 6,5 Ser. nuv. Sereno. 1 3 + 5,6 + 9,8 +11,4 +12,0 +10,4 + 9»° + 7,. Sereno. Ser. nuv. ■4 + 5,9 + 8,5]+u,7 + II,9 + I0,() * 9,7 + 9j3 Sereno. Nuvolo. ib + 7,3 +io,oj+i 1,3 + 1 I,D +1 1,0 + 8,1 + 6,1 Sereno. Sereno. iG + 4,i + 6,3 +10,2 + 1 1,1 + 9,°' + 7,0 + 5,o Ser. nuv. Sereno. i? + 2,4 + 7,1 +10,2+10,6 + 9,° * 6,9 + 6,9 Ser. nebb. Sereno. [8 + 3,7 + 6,5 + 9,8 +10,0 + 9,0 + 8,5 + 6,6 Sereno. Ser. nuv. iq + 4/6 + 7,6 +10,4 + 10,9 + 9,fi + 8,2 + 6,2 Sereno. Sereno. 20 + 3,6 + 8,3j+io,6 + 1 l,{ 4 9»9 + 9,0 + 8,5 Sereno. Sereno. 21 -V 4,« + 6,3+io,4 + 11,2 + 10,8 + 8,1 + 6,1 Sereno. Sereno. •2 7. + 4,3 + 7,5 1+10,6 +1 1,6 + 9,8 + 8,1 + 6,1 Sereno. Sereno. '2 3 + 5,3 + 6,9 + 9>2 +10,2 + 9,3 + 8,3 + 7,6 Ser. nuv. poca piog. Ser. nebb. 24 + 7,' + 8,8+1 1,2 +10,4 + 9»2 + 8,9 + 8,9 Ser. nuv. Ser. nuv. 25 + 8,9 + 8,9 + 9,9 + 10,5 +10,1 + 9,4 + 9,2 Nuv. piogg. Pioggia. 26 + 8,4 + 8,9 + 7,5 + 7,6 + 6,i + 6,8 + 6,6 Pioggia. Pioggia. '.'.7 + 6,6 + 6,9 + 9,0 + 8,q + 8,0 + 6,8 + 4,6 Ser. nuv. Ser. nuv. ■2b stesso , noi portiamo 0[)inionc che il suo libro si sarebbe potuto accogliere come un importante servigio ren- duto alia gioventu : perche i vizii dello stile pote- vano disparire sotto la penna del traduttore; lo stu- dioso avrebbe letto tutto il pocma con molto minore dispendio di tempo, non dovendo lottare colle dilli- colta di un latino a cui non e facile abituarsi; e dove il concetto o rimmagine ebbe dalfauiore una veste piu nobile del consueto e piu vicina alia perfezione, l58 CONSIDER AZIONI egli avrebbe potuto giovarsi anclie di questa avendo dinanzi a se le parole proprie del testo. Ma il libro del marchese di San Tommaso non pud essere pie— namente inteso se cbi studia non ha sempre dinanzi a se la Farsaglia ; non diminnisce ne la fatica, ne il tempo occorrenti a leg^ere quel poema , e se toglie il lettore al pericolo di passarne senza la debita con- siderazione le parti piu belle, non lo sottrae peio sempre a quell' altro foi se piu probabile di abiruarsi a considerare come bellezze i molti difetti che vi s' incontrano spesso o nelle immagini o nello stile. Egli ba volnto farsi compagno ai giovani nella lettura della Farsaglia; noi lo loderemmo assai piu se avesse preso consiglio di scrivere un libro in cui i giovani, risparmiando la lettura di tutto il poema , avessero trovato per esempio un sunto fedele dell' intiera com- posizione, i passi migliori letteralmente trascritti e illustrati, e i maggiori difetti opportunamcnte avver- titi. « Ingiustissima cosa e (dice Tautore), die, ac- cennati ai giovani i vizii di Lucano affinche Ji pos- sano schifare, non s' invitino alia lettura di lui tanto superiore a Virgilio nella forza de' pensieri , e nelle sentenze filosonche e morali , quanto gli e inferiore nello stile e nella lingua. La Farsaglia e assai piu. istruttiva dell' Eneide , ed e f'ra tutti i poemi con- venientissima al nostro secolo, positive , compiacen- tesi piu de' soggetti storici che de' favolosi , piu de' concetti robusti , filosofici e utili , che de' vani fiori poetici. » E noi accettiamo poco meno che intiera- mente questo giudizio , e percio appunto avrcmmo voluto da lui on libro che iacesse conoscere tutto il poema, e principalmente i concetti robusti, filosofici e utili, rimovendo gli studiosi dal pericolo cpiasi ine- vitabile di ooutrarre con una lunga lettura i vizii di lingua , di stile e diremo anche d' immagini pei quali fu sempre posposto all' Eneide. Ben sappiamo che molti si fanno beiTe quando sentono cpiesti , com' essi dicono, pedauteschi tiniori, di vedere contaminato il regno delle buone lettere dal contagio di un poeta a cui manchi la venusta dello stile , la delicatezza INTORNO ALLA FARSAGLIA. 169 dei sentimenti, o la soave armonia del verso: e cer- tamente non si tratta qui del Cholera morbus, ne di dottrine rovinose al commcrcio, ne di opinioni sov- vertitrici della civile societa: ma non temiamo punto clie a costoro si unisca il marehese di San Tommaso: ce n' e mallevadore il suo libro. Altri dicono con ap- parenza di molto piu gravi ragioni , clie a forza di limitare la c;ioventu alio studio degli scrittori corti- giani s' infemminisce fingegno, e si rende vana ed inutile la letteratura. Ai quali bastcra domandare se credono veramente clie gli ottimi in fatto di stile non somministrino voci e frasi da esprimere i piii robusti pensieri ; se stimano clie i concetti utili e veri deb- bano apprendersi , per esempio , da Lucano , e non piuttosto dai buoni storici e dai inoralisti; se come esemplari affatto lontaui dalla soverchia mollezza non bastano, fra i Latini, Tacito e Giovenale, ma sia pro- prio necessario discendere Bno a Lucano ed a Stazio, e andare in cerca di poche sentenze veramente lodevoli dentro un pelago di concetti o smisurati o viziosi. In quanto alia Farsaglia , se non vogliamo credere clie al genere umano sia stato fatale di esserle sempre ingiu- sto, pare a noi clie bisogni esser cauti ad esaltare un poema a cui dopo diciotto secoli fa d' uopo ancora di apologie : e lodiamo quindi il marehese di San Tommaso che seppe generalmente andar temperato , e mostro ad ogni passo di scrivere come persona clie ben sapeva essere suo debito non tanto V innamorare la o;ioventu delle bellczze del suo autore , quanto il guardarsi dalfabituarla a crederne pregi anche i vizii. II suo libro e quello del Nisard saranno utilissimi a chi vorra studiarc Lucano. Pare che i due scrittori fossero mossi da opposte cagioni ; cioe il franrese dal- Tavere creduti i suoi concittadini troppo inclinati al fastoso , al gonlio , al prolisso, al monotono della Far- saglia; Titaliano dairavere stimato che fra noi per soverchio timore di qucsti vizii si lascino infruttuose le molte bellezze di quel poema : e cosi tutti e due insieme possono txuidare la gioventu a studiarvi util- mente. A. i6o PARTE II. SCIENZE ED ARTl MECCANICHE. Ricerche economiche sidle interdizioni imposte dalla legge civile agl Israeliti, di Carlo Cattaneo , gin- reconsulto. — 3Iilano, i836, in 8.° di pagine 143, lire 3, 5o anstriache. L a questione dei fratelli Wahl israeliti francesi , ai quali fu interdetto di comperare un podere nel ter- ritorio di Basilea Campagna, porse occasione al dottor Carlo Cattaneo di scrivere il libro che annunziamo. Una controversia particolare, sotto la penna di que- sto scrittore e divenuta argomento di generali consi- derazioni e materia di un' opera, in cui la profondita della teoria e 1* utilita pratica si trovano con raro ac- cordo congiunte. Egli non tratta la causa dei fratelli Wahl o degli abitanti di Basilea Campagna come un giureconsulto patrocinatore ; ma piglia da quella causa motivo per risalire a piii alte ed universali ricerche , dimostrando come sia contrario alia buona economia il persistere nelle antiche interdizioni imposte agli Israeliti. Per condursi a questa dimostrazione fautoie ha dovuto esaminare partitamente tutte le interdi- zioni alle quali nel corso dei secoli gl' Israeliti furono sottoposti; e per mettere in luce gli effetti di quelle interdizioni gli fu necessario esporre i principali de- menti delle discipline economiche. II suo libro ri- cevette quindi un' importanza atfatto scientifica ; e qualunque siasi f opinione che noi vogliamo abbrac- ciare nella controversia tra i fratelli Wahl e gli abi- tanti di Basilea Campagna, vi troviamo chiarito come avvenisse che gf Israeliti sotto il peso di odiose in- terdizioni fiorissero in tanta ricchezza , e come sia HICERCHE ECONOMICHE eCC. l6l reclarnato dall" economia di ammettere questa class c alia libera eoncorrenza colle altre. E curioso ad un tempo e degno di tutta 1' atten- zione del lilosofo il contrasto latto evidente dalFau- tore tra V intenzione di tutte le interdizioni e TelTetto ultimo che dovevano produrre nel corso dei secoli. I.° Fu interdetta agli Ebrei la possidenza territoriale, e questo divieto contribui all' aumento delle loro ric- chezze costringendoli a mettersi coi loro capitali sulla via molto piu lucrosa del commercio. I capitali nel commercio fruttano assai piu dei fondi. L' agricoltura quasi stazionaria , da Columella lino ai nostri tempi progredi pochissimo , non ha cambiati i suoi pro- cedimenti , non e uscita dalla sfera delle sue vecchie esperienze: mentre invece il commercio segue 1 in— delinita carriera delle invenzioni , delle arti , delle scoperte , delle macchine, e impara da ogni secolo nuovi metodi e nuove vie da accrescere 1 suoi ca- pitali. La ricchezza prediale naturalmente immobile non segue come i beni mobili Fonda commerciale; e non potendo accorrere sui mercati, c dovuuque la in- viti il bisogno per convertire in proprio vantaggio 1 accrescimento di valore che da alle cose la serie dei cambj, soggiace intamo passivamente a tutti i danni della guerra, alle devastazioni , alle gravezze, ai disastri prodotti dalle profusioni di una corte o dai pericolosi esperimenti degli economist ; mentre per lo contiario il commercio sa gettarsi dietro le opportunita del guadaguo e sottrarsi alle s venture die lo minacciano in un dato luogo o sotto un dato sistema. La proprieta stabile, lenta a' mighoramenti, esposta a tutti i disastri della natura , ai capiicci, alle ingiustizie , agli criori dell" Uomo , ad onta dei pri- vilegi e delle esenzioni deve finalmente picgare di- nanzi al commercio , \l (male strascina con se e le ruine dei castelli e i vasti pessedimenti del feuda- lismo , come la stoiia dimostra. II.° S1 interdisse agli Ebrei il libero consorzio coi Ciistiani ; e quella iu- terdizione ha nstretti ma«>:2.iormenLe i vincoli della 1 62 1UCERCHE ECONOMICHE nazionc dispersa, ed ha olTerto agevolezze piu grandi alle relazioni commerciali della loro casta. III.0 Fu- rono interdetti agi' Israeliti gli smdj letterarj e ca- vallereschi, e le profession! nelle quali Y onore e mag- giore del guadagno 5 e per tal modo essi non furono mai distratti dalF bunco scopo di aumentare la loro opulenza; « e cosi tutta la casta israelitica (dicel'e- gregio autore ) scevra di pensieri disinteressati , sce- vra di occupazioni improduttive , unicamente e assi- duamente per tutta la vita tesoreggiava. » IV.° Sog- giacque 1' Israelita all' interdizione del libero vestia- rio , gli fu proibito il lusso delle vesti , gli s' impo- sero segnali degradanti , si escluse dai dispendiosi piaceri della vita. « E cosi , mentre le altre classi si struggevano per superarsi a vicenda nella magnifi- cenza del vivere e dello spendere e dissipavano i capitali di un commercio e di una industria ancora nascenti, la legge teneva TEbreo in disparte da que- sta dannosa enmlazione. Essa lo costringeva per forza a un continuo e rilevante risparmio. » V.° Fu inter- detta agl' Israeliti la libera abitazione, sicche rilcgali nella parte peggiore delle citta , essi per lungo vol- ger di tempo non poterono pensare al lusso degli edilizj. Ma chi non sa che fra le piu gravi spese di emulazione e comparsa devono comprcndersi anche quelle d' abitazione ? Da queste spese V interdizione civile sottrasse gli Ebrei , e relegandoli nelle ignobili casipole del ghetto li sottrasse al pericolo del cosi detto inal della pietra. «. La vilta del domicilio traeva con se anche il dispregio di ogni addobbo ed ogni domestira lautezza ; l'angustia e il fetor delle strade disviava dalla lindura e nitidezza delle case. Era una esistenza tutta tessuta di risparmj e di sordidezze. » Piii rigidamente poi era interdetta ogni magniRcenza nelle cose sacre ; e questo pure risparmio agli Ebrei le spese immense dei templi , dei beneficj e delle corporazioni religiose. Mentre tutti gli altri profon- devano tesori nelle chiese , nelle meschite e nelle sontuosita del cuho « una squallida sinagoga nascosta sugl' israeliti. i63 alio sguardo dci cittadini , un povero rabbino , un umile apparato , una lapide segnata di semplici ca- ratteri , atfondata nella polve , mal difesa dagl' hvsulti del popolazzo , ecco tutto cio che gli Ebrei ebbero a provvedere per compiere gli officj del culto e della tenerezza famigliate in tutti questi secoli. Per con- chiudere diremo che il complesso dei regolamenti stabiliti nel medio evo e antiquati omai daile nuove legislazioni de' piu grandi Stati d' Europa e d'Ame- rica, produceva per molte vie 1' effetto di accreseere i guadagni e i risparmj degF Israeliti al di la di quella misura che avrebbero naturalmente avuta. Accresceva in loro il natural conato all' acquisto delle ricchezze. Li forzava a dare al loro danaro 1 impiego piu fasti- dioso e piu spregiato bensi , ma eziandio il piu frut- tuoso e cumulativo , men soggetto alle liti, alle impo- ste , alle spese emulatorie e vane. Aifratellandoli nella loro vita errante, li rendeva dominatori della univer- sale corrispondenza mercantile. Inoltre gli emancipava dalla sontuosita dclle abitazioni , delle vesti , delle pompe sacre e profane , dalle vananjorie cavailere- sche , dagl* infruttiferi ozj letterarj e dagl' infrutti- feri ne^ozj politici. » Tutte queste interdizioni ebbero poi anche un al- tro eBetto contrario alie intenzioni de' legislatori , cioe che mentre volevasi diminuire il nnmero degli Ebrei , essi vennero invece moltiplicando. II consiglio sovrano di Colmar con un editto del 1755 dichiara che gli Ebrei hanno in orrore il cclibato e la sterilild, e dovcrsi percio temere che qnesta nazione moltipli- cata all' inlinito forzerebbe in breve i veri Cittadini, i coltivatori ad abbandonare la terra dei loro padri e spatriare, per far lnogo agli Ebrei. E le cause di que- sta mohiplicita avveiat^si a n?a!grado di tante espul- sioni , confische e stragi , si rinvengono appunto nelle interdizioni gia dette , le quali non solo invitavano gli Ebrei al matrinionio aumentando le loro sussi- sttnze a forza di costringcrli ai risp-rmj ; ma quasi vc h costringeva eschulcndoli da tutti i piaceri , le 164 RICERCIIE EC0N0MICHE vanita e le distrazioni sociali , sicche dovevano ne- cessariamente cercarc 1' appoggio e la consolazione della vita domestica e della famiglia. Leggendo tutte queste considcrazioni clie l'egregio autore viene facendo con rara chiarezza di idee e con una ricchezza di fatti assai grande , ci sorgono natu- ralmente nell' animo due domande : Primamente come mai gli abitanti di Basilea Campagna credettero con- veniente al loro interesse il vietare clie ricchi ne- gozianti impiegassero i loro capitali a migliorare i fondi del paese e ad aumentare la ricchezza del Can- tone ? poi : Donde nacque clie pel corso di tante eta queste interdizioni clie noi ora conosciamo si improv- vide fossero credute opportune e necessai'ie da grandi legislatori e da sommi uomini di Stato ? Alia prima di queste domande puo rispondersi francamente, che i buoni abitanti di Basilea Campagna non hanno ri- cevuta finora tutta la luce deir esperienza in fatto di economia ; alia seconda fece risposta 1' autore in due capitoli del suo libro , uno sail origine delle interdi- zioni israelitiche , 1' altro sulle cause della decadenza progressiva di quelle interdizioni. Ma dopo F esposi- zione storica e le considcrazioni economiche del si- gnor Cattaneo rimane ancora una domanda da farsi : Se i secoli di quelle interdizioni furono tutti stolti, e se i loro autori furono tutti ignoranti o gratuitamente ingiusti. E tanto piu quasi fa forza per voler esser proposta siffatta domanda , quanto piii il libro di cui parliamo ha pienamente raggiunto il suo scopo per T abbonclante esposizione dei fatti e 1' evidenza dei raziocinj sulle conseguenze che ne provennero. Un sistema d"1 interdizioni durato per tanti secoli a tra- verso di tante vicende non puo essere 1! effetto del- T ignoranza , del caso o di un equivoco , ma deve avere altre radici ed altre cagioni. Gf Israeliti dopo la distruzione del tempio ci si presentano come una casta che, avendo per bandiera la religione e per iscopo ileommercio, tenta di or- ganizzarsi e di prolungare la sua esistenza in mezzo SUGl' 1SR AELITI. I 65 alle genti fra le quali si trova dispersa. Col volger del tempo i due elementi di questa casta , cioe il giudaismo e il commercio dovettero soggiacere a tutte le vicende che loro imponevano le diverse organiz- zazioni sociali che si vennero succedendo. I Romani dovettero odiare la nazione dispersa dalla loro con- quista , dovettero difendere il politeismo contro V u- nita ebrea : non e quindi strano che perseguitassero gli Ebrei, la cui vasta corporazione rendeva loro l'im- roagine di una societa sospetta. Ne il Cristianesimo , quando fu poitato sul trono da Costantino dovette essere meno av verso agli Ebrei di quello che fosse stato il politeismo. Nella rozzezza poi del medio evo, quando il commercio era quasi intieramente distrutto (perche i nobili lo disprezzavano , i servi non potevano staccarsi dalla gleba, e le relazioni da paese a paese erano mal sicure) , la casta israelitica dispersa per tutto il mondo , ma riunita dal duplice vincolo della reli- gione e deir interesse , reco tutti in se sola i van- taggi commerciali , e gF Israeliti si trovarono i soli capitalisti, i soli che potessero sovvenir danaro ai baroni rovinati dalT indolenza, dal lusso e dalle guerre. Ma contro la casta arricchita , contro la casta che per la via deir industria e della ricchezza miuacciava di salire al potere dovevano reagire i potenti di quella eta *, e questa reazione doveva poi sotto diverse ap- parenze , secondo le diverse organizzazioni sociali , continuare, hnche maturasse uno stato di societa la quale non avesse piu interesse a dichiararsi erede dell' odio antico ; una societa che lasciando gli Ebrei sotto 1' incancellabile decreto della dispersione, li con- siderasse nel resto come semplici cittadini, e rendesse inutili le interdizioni col far disparire i pregiudizj e gli errori che ne avevano persua^a la necessita ai secoli precedenti. Cosi e vero , come dimostra evi- dentemente il sig. Cattaneo, che le interdizioni po- tevano e dovevano restar deluse nello scopo di di- Btruggere le ricchezze o diminuire il numero degli Ebici ; e vero che ndo la quale il moado esteriore esiste in forza del principio di causalita. IJ2 INTOnNO ALLE PROVE Noi non vorremo allargarci in vane parole risguardo a questo famoso principio di causalita tante volte messo in campo giusta il bisogno , e tante volte contrastato e non niai fermamente diffeso e stabilito , e ci stare mo contenti ad osservare come gli si pub bensi aggindicare un valore in ordine a cose somiglianti e di eguale natura, ma no veramente fra cose d' indole affatto contraria : sicche va- lendo tra pensieri e pensieri , tra realita e realita , non varra poi tra quelli e queste infino a che non sara pro- vato chiaro come il giorno ( e vnol essere senza dubbio cosa malagevole benche non impossibile ) che al principio di causalita si possa attribuire cotanta estensione. II per- che la prova del Rosmini oltre il difettare dalla parte sensistica , difetta anche per riguardo al principio di cau- salita in forza del quale pretende che I' intelletto veda sempre nella passione 1' azione. La vede si veramente co- testa azione, ma non e possibile ch' es^o la riferisca ad un fnori di se quando non faccia preventiva supposizione che un tale fuori di se v'abbia realmente, cioe senza porre per dato cio che appunto costituisce l'oggetto della ricerca. Ne il suo sistema de\V essere ideale in questa particolare discussione gli pub rinscire di grande avvantaggio , perche desso pub bensi certificarlo delT esistenza delT impressione ricevuta , ma non potra stabilire in modo alcuno la fonte di qnesta stessa impressione , senza cadere di piombo nel difetto sovra accennato. Laonde in generale e nostro pen- siero che nessun sistema, o sia questo appoggiato alia teoria delle idee innate, od all'altra del — nihil est in intellectu quod prius non fuerit in scnsu — potra mai toe- care il fine della grande ricerca sull' esistenza del mondo esterno, infino a che si stara schiavo al principio della passivita umana nelle sensazioni , sendoche un tale prin- cipio contiene gia in se medesimo implicitau:ente l'esistenza che vuolsi dimostrare. Fa dunque mestieri abbandonare afFattamente questo cammino , e farsi da capo a rintrac- ciarne un altro che non avendo 1? accennata mancanza ne tragga fuoii di si complicato labirinto : e noi chiediamo perdono ai nostri lettori se abbiamo l'ardire, novelli come siamo in cosifatte speculazioni , di sporre liberamente i no- stri pensieri. La qual cosa amiamo di fare con quella sem- plicita e chiarezza che per noi si possa maggiore, perche rifuggiamo dal metodo di coloro i quali , in vece di te- nere un linguaggio alia portata dei molti , amarono meglio SHLL1 ESISTENZ\ ESTERIORE. I ~3 nascondersi in tanta tenebria di ricercata e discorde nomen- clatnra , die in luogo di scienze umane e positive parvero proferire dal tripode gl* intricati oracoli di Delfo e di Do- dona. Ne io per verita saprei dire se cio fatto abbiano piu presto percbe all'altczza del snbbietto estimassero con- venire oscurita di parole, a quella guisa cbe i dipintori sogliono sempre rappresentare la morte vestita a scorrnccio, o percbe nel senso vago delle parole amassero acquistare una tal quale impunita negli errori , od almeno una cotale aria di certezza alle loro opinioni. Ma trattandosi delle principal'! verita, nel cui numero collocbiamo a buon di- ritto questa deir esteriore esistenza, le dimostrazioni devono presentarsi agevoli e piane, sicche possano essere com- prese se non da tutti gli uomini , dalla piu parte almeno : e i iilosofi per lo contrario si distillarono quasi il cervello per dare alle prove piu facili tin' apparenza di eccessiva elevatezza cbe realmente non banno e serve loro di gran- dissimo nocumento. E pero farebbe utilissimo servigio alle scienze metafisicbe qualunque si applicasse a rettiticare le quistioni e ridurre le ricercbe alia naturale loro semplicita : e sotto questo riguardo diceva rettatnente il Mamiani, e prima di lui Giambattista "Vico , che la filosotia trovasi giunta a tal segno che per avanzare le e indispensabile tornare addietro. E facendoci a quanto abbiamo proposto diciamo , nella ricerca clie ora abbia tra mano i iilosoii non ayere ancora asseguita una perfetta dimostrazione percbe vollero risguar- dare Tuomo piu. presto passivo clie attivo, piu. presto dal suo lato debile cbe dal nobile e forte. Noi dipartendo dal- rattivita del pensiero , da questo ammirabile principio die e centro e cagione di tutto quanto 1' uomo opera e cono- sce , crediamo tracciare una prova del mondo esterno entro i termini della seguente induzione : — 1/ Io esiste : se esi- ste , deve agire : ma agire non puo die sopra se stesso, o sopra un fuori di se: non potendo agire sopra se stesso, di necessita deve agire sopra un fuori di se :, qua I cosa adnnque di esteriore esiste. — Ma ciascuna di queste pro- posizioni abbisogna di essere dicbiarata. — Dicesi dunque da prima, V lo esiste: contro la qual verita insorgono i materialisti e gli scettici , de' quali i primi nessuno a' nostri giorni degnasi di confutare , tanto la loro dottrina si al- lontana dalla ragione e dal senso comune ; e quanto ai secondi abbiamo «(h mostrato altrove nell' arlicolo dello 174 INTORNO ALLE PROVE Scetticismo (i), come sarebbe impress vana il darne con- fntazione. Nessuna scuola per qnantunque stravagante puo niegare 1' esistenza dell'/o pensante , perche cbi lo nega colla sua stessa negazione ne mostra e prova I' esistenza. L' altra proposizione = se 1' lo esiste deve agire = non ri- chiede molta fatica per essere dimostrata, poiche nessuno reca in dnbbio die l'effetto dell' esistenza e Fazione. Da- temi un essere che non agisca ed ei non esiste , perche tutto agisce quanto esiste , come a bastante il provano 1' osservazione e l'esperienza. Resta dunque fuor di que- stione che il principio semplice e pensante esiste neiruomo ed agisce. Rimane che si vegga su quali obbietti esso agisca : dove si presenta 1'altra parte della superiore proposizione = se agisce, deve agire necessariamente o sopra di se o so- pra un fuori di se. = Qui non havvi mezzo di sorta e non vi abbisognano parole a dichiararlo. Ma il nerbo , o se vuolsi P arduita della tesi consiste nell' evincere che 1' lo non agisca sopra di se : nel che giovi riportarci ad un grande nostro pensatore gia sopra nominato, Tommaso Campanella che sgombro primo a Cartesio ed a Bacone il sentiero della nuova filosofia. II quale avendo stabilito che: — il simile non agisce sul simile — con molto maggior ragione potremo noi ritenere che 1' essere non agisce sopra se stesso di cui non havvi cosa piu somigliante. Arrogi che molte scienze naturali , ma la chimica in modo parti- colare , n' offrono prove tali da non potervi resistere a modo alcuno , e che non possiamo riferire perche nol con- sente I' indole di questo articolo. Se adnnque il pensiero per esistere deve agire , e non puo agire sopra di se, resta che di necessita agisca sopra un fuori di se:, posto dun- que che esista il pensiero come esiste realmente , esiste necessariamente anco il mondo esteriore. La qual dimo- strazione non la si vuol qui spacciare afFatto per nuova, ma dessa non e altro che il ragionamento di Cartesio am- pliato quanto si conveniva ampliarlo. Disse quel filosofo: — Cogito, ergo sum — e con cio vendicava l'esistenza di un qualche cosa , dell'/o pensante almeno : qui si procede un passo piu oltre e si dice: — Cogito, ergo sum, ergo cogi- tata sunt. — 0 male mi appongo, o questa e la sola di- mostrazione che si affaccia alia mente umana di per se stessa e non presenta veruna diflicolta per essere concepita. (i) Biblioteca Ital. , torn. 85.°, marzo 1837, pag. 345. SULL ESISTENZA ESTERIORE. 175 Le diniostrazioni che tanti fdosofi ricavano dai loro spesso violentati sistemi riescono per la piu parte inintelligibili perche appunto vollero dedurle da preconcepiti principj anziclie seguire la naturale spontanea genealogia di qne- sta important.issima verita, Fesistenza del mondo ester- no. Ma dipartendo dalla umana attivita pare a noi vi si possa giungere in niodo facile e piano: e se anche la prova da noi appena accennata non fosse per appagare, riterremo non di manco per fermo che nessuna valida prova possa darsi su questo argomento che non abbia per fondamento I attivita del pensiero. E per verita gli e questo il processo che usiamo per abitudine, senza quasi esserne consapevoli , in tutte le nostre mentali operazioni : poiche se chiedete ad uno del volgo : credi tu che quell' albero la che tu vedi, vi sia realmente? Egli vi risponde , che si. E se gli addimandate: perche estimi tu che vi sia real- niente ? Perche, rispondera , il posso toccare, guardare e fargli sopra quanto mi talenta. In questa risposta e rin- chinsa la nostra dimostfazione. Non dice gia 1' uomo rozzo: queir albero e perche esso mi colpisce la vista, perche fa impressione sulla mia mano ( come vorrebbero fargli dire i sensisti ) , non dice esiste perche agisce sopra di me :, ma, esiste perche io posso agire sopra di lui. Non dal- P attivita delle cose , il che suppone per necessita la loro esistenza , ma dalla nostra sola mentale attivita vuolsi di- partire , perche gli e questo il processo piu naturale e me- glio concordante coll' umana ragione. Non ignoro del resto le opposizioni che potrebbero contro qiiesta prova accamparsi dalle diverse scuole , ed io ten- terei darne qui le preventive coufutazioni se per avven- tura il credessi necessario, e se mel concedesse la brevita che mi sono proposta. Che se avessi ainato dare a questa dimostrazione appena segnata tutta Tampiezza di cui mi pare suscettibile , mi sarebbe di molto cresciuta la materia e n' avrei forse form a to un grosso volume. Ma chi trovasi poi che legga questi grossi volumi pieni di ar'ula inetafi- sica ? La lettura de' nostri giorni si destina pin alio spasso ed al sollievo che alia meditazioue : sicclie vi accadera di vedere in ogni famiglia i drammi crudeli e sanguinarj di Yittore Ugo , le scene spiritose avvelenate di Balzac , le farse spesso immorali di Scribe , ma non troverete che presso di pochi i sapienti volumi dje' iilosofi Mamiani e Kosinini. Piof. Pezza Rossa. 176 Storia del progetti e delle opere per I' irrigazione del Milanese di Giuseppe Bruschetti. — - Lugano , 1834, in 4.0 I 1 Milanese e al certo quella parte d'Europa die si trova situata nelle piu favorevoli circostanze per in- troclurvi e conservarvi un esteso sistema d' irriga- zione in modo da renderlo un altro Egitto artificio- sameute irriguo. D" altronde le acque del Milanese formano la principale riccliezza o il vero tesoro dello Stato lombardo non solo per la facilita de' trasporti e per la comodita della sua rete di navigazione in- terna, ma ben anclie per la fecondita del suolo e per la rarita e squisitezza de"' suoi prodotti. Era dun- que da desiderarsi che potesse essere condotta a ter- mine e pubblicata coile stampe una Storia completa delle irrigazioni di si bella, ricca ed industriosa parte d' Italia quale si e 1' antica Insubria. L' opera che annunziamo supplisce appunto a questo difetto , mentre raccoglie in se molti documenti in- teressanti non meno per la storia del paese in ge- nerale che per Parte deli" architetto idraulico. Per riguardo alio spirito con cui e scritta la pre- detta storia ed al metodo seguito dall' autore di lei nel compilarla , diremo che questo volume Sidle irri- gazioni e come il complemento dell' altro gia pubbli- cato dallo stesso autore Sul sistema di navigazione interna del Milanese. I primi passi dei Milanesi diretti air uso dell' irri- gazione sono del secolo 12.0 e non si Iimitarono gia a piccole derivazioni d'acqua dai fiumi minori Lam- bro , Olona , Seveso, Nirone, ecc. che si vedono ci- tati nei piu antichi patrj statuti , ma abbracciarono altresi la costruzione ed il ristauro del cavo Vecchiab- bia, del Ticinello, del Sillaro e di altri antichi canali od acquidotti del Milanese, e fin d'allora si estesero STORIA DELL' 1KRICAZIONE eCC. 1 77 anche alio scavo de' cosi detti fontanili die sono con- dotti aventi alia loro origine delle fontane di acque sorgenti e scaturienti a poca profondita sotto la su- perlicie del terrene- , talche in qualche distanza atteso il natural declivio di questo terreno le stesse acque possono servire all innaffiamento de" foudi piu de- pressi. Le leggi per le quali nessun privato proprie- tario di fondi pud opporsi al passaggio delLacqua altrui ne' proprj campi purclie abbia compenso al danno , erano in vigore sino da quel secolo 1 2.0 ed apportavano un vantaggio grandissimo ali'agricoltura del Milanese col rendervi possibile un primo sistema d'irrigazioni sopra una scala alquanto grande. D'altra parte la natura del terreno e la qualita del clima non potevano esservi piu favorevoli al progressivo sviluppo di si fatto sistema d' irrigazioni. Quindi negli anni 11 77, 1179 da una parte si diede mano all' opera di scavare, a spese e per cura specialmente del co- mune di Milano , il grandioso canale d' irrigazione derivato dal (iume Ticino presso Tornavento e detto in origine Tieinello, cosicche sotto questo nome si estese sin d! allot a 1' anzidetto canale in due rami verso Milano , e verso Pavia ad irrigare la parte bassa occidentale del Milanese, die anzi la prima de- rivazione e condotta di questo canale era stata fatta ad uso di semplice irrigazione molto tempo prima die venisse destinato ed adattato alia navigazione sotto il nome di Naviglio Grande fra Tornavento e Milano. Inoltre sus-istono pure da tempo immemorabile varj scavi di canali abbandonati sulla sponda sinistra del riume Ticino, che lionno la loro imboccatura alquanto di sopra del Iuogo della derivazione del suddetto Na- viglio Grande a Tornavento , e die conservano tuttora Tantica denominazione di Cavi del Panperduto. Dal- T ultra parte poi fin dal principio del secolo 12.0 esi- steva all' oriente di Milano il canale d' irrigazione denominato la Muzza , di spettanza dell' ospitale del Croglio presso Santo Stefano in Milano, il quale col tempo s'impingad d'acqua, e si estese dal territorio di I78 STORIA. DELL* IRRIGAZIONE Lavagna presso Cassano fin verso Paullo. Per verita sembra che a quell-' epoca non decorresse nella Muzza alcun'acqua derivata clal fiume Adda: scorsi pero ap- pena 40 anni circa dalT epoca della prima malvea- zione del Ticinello dalla parte opposta del Milanese, e vedutone 1' esito felicissimo j popoli del conmne e della repubblica di Milano rientrati colla pace di Costanza nel possesso delle acque pubbliche pensa- rono verso I; anno 1220 a prestar mano ed ajuto al proprietario della Muzza per congiungerla con un altro grandioso canale d' irrigazione derivato superior* mente al di lei incile dal fiume Adda presso Cassano, e denominato percio la nuova Adda. Una second a opera in continuazione all'anzidetta, e mandata pure ad effetto nei tempi delle antiche repubbliche del Milanese si fu l'unione eseguita nel 1239 delle acque della nuova Adda, ossia Muzza, colle acque del'fiume Lambro settentrionale a Melegnano per mezzo del canale denominato l'Addetta che serve anche di pre- sente al doppio uso dell" irrigazione e dello sfogo delle piene dell' Adda introdotte nella Muzza. L'Addetta pertanto formo l'unione delle acque del Lambro set- tentrionale con quelle del fiume Adda dall' una parte, mentre lo stesso fiume Lambro settentrionale era dal- 1' altra parte gia posto in comunicazione col Ticino per mezzo del Naviglio Grande e del Lambro me- ridionale. In seguito, cioe verso l'anno 1285, i Lodigiani che cominciavano allora appunto ad eseguire qualche la- voro onde profittare delle acque residue nella Muzza al di sotto di Paullo per F irrigazione delle loro terre scavarono a loro spese il tronco della Muzza da Paullo diretto verso Lodi non senza contrasto dei proprie- tarj della Muzza supcriore , che sostenevano di es- sere prtgiudicati ne' loro diritti dall' opera del tronco anzidetto della Muzza inferiore. A qutll' epoca pero Ottone Visconti propose in via di conciliazione alle due parti contendenti di accrescere la portata della Muzza con nuovi lavori , ed in ispecie mcdiante DEL MILANESE. I j(j 1' opera cli una nuova piu ampia imboccatura sul fiume Adda da farsi cseguire a spes« comuni si dell' ospi- tale di Milano , che della repubblica di Lodi. Quindi a norma della convenzione stipuJata al a3 ottobre del 1286 venne in rcalta eseguito il lavoro del pro- gettato allargamento dell imboccatura della Muzza sul fiume Adda e per la divisione in parti eguali del- F acqua di nnova introduzione a quell' epoca fra le due parti suddette. L' uso di moderare , ossia modellaie le bocche di estrazione d" acqua dai suddetti grandiosi dispensatori nel Milanese si e introdotto all' epoca della loro prima derivazione dai fiumi Ticino ed Adda. Da principio un tale metodo di misurare e dispensare le acque correnti era alquanto rozzo ed imperfetto ; piu co- munemente la misura dell' acqua si faceva a mote ossiano lodigini e per una ruota o rodigine di acqua intendevasi la quantita sufliciente a muovere un' or- dinaria mola da mulino col mezzo di una ruota idrau- lica. Finche pero non si teneva conto della velocila e cadenza dell' acqua corrente era troppo rozzo ed imperfetto il metodo fra di noi usato per scompar- tirla e dispensaria sui fondi privati; ma poi col tempo si stabili una regola piu sicura fondata sui principj della scienza idraulica, cosicelie la distribuzione e la dispensa delle acque a irrigazione e divenuta a poco a poco nel Milanese un1 operazione dell' arte dell' in- gegnere assai gelosa ed importante in proporzione che quel fiuido vi divenne piu prezioso e di mag- gior valore. Verso la meta del secolo i5.° il duca di Milano Francesco I.0 Sforza fece altiesi derivare dai fiume Adda e scavare nella parte orientale della provincia il canale detto Naviglio della Martesana , con cui si poterono estendere alquanto le irrigazioni dei terreni posti all" oriente di Milano. Per tale modo nel secolo 1 6.° 1' irrigazione operata nel Milanese colle acque sorgenli dai fontanili , con quelle estratte dai minori fiumi Lan>bro, Olona, Sevcso l8o STORIA. DELL" IRRIGAZIONE e simili , non che colle acque derivate dai fiumi maggiori Adda e Ticino formanti i tre succennati grandiosi canali Naviglio della Martesana , Muzza e Naviglio Grande non si limitava ai prati di vario ge- nere compresi quci cosi detti a marcita , ma si esten- deva ai campi coltivati a lino , a grani diversi, e per- cid anche a riso , sebbene la coltivazione di quest' ul- timo cereale non sia stata molto estesa tra noi die piu tardi. Si chiamava fin d' allora oncia d' aequo, 1' unita di misura dell' acqua piu. comune nel Mila- nese, col qual nome s'indicava quel corpo o volume d' acqua che sortiva per semplice pressione da un bocchello di once tre del braccio di Milano in lar- ghezza, ed once quattro in altezza, davanti al quale 1* acqua nel canale dispensatore si presentava a rico- prire in altezza per lo meno tutta la luce dello stesso bocchello o modulo. Tutte le bocche d' estrazione dell' acqua dai pubblici canali o fiumi avevano pero sempre la soglia piu o meno rialzata sul fondo del canale dispensatore, ed inoltre fin dalP epoca piu re- mota fu introdotta e stabilita nel Milanese la con- suetudine , per la quale nessun proprietario si puo opporre al passaggio delle altrui acque ne' propi j terreni purche ne abbia compenso pel danno. Questa pratica o consuetudine incomincio ad essere in vigore prima di essere sanzionata dai varj statuti nmnicipali del Milanese , e passata poscia nel corpo delle sue leggi ha grandemente coatribuito a favorirvi lo svi- luppo dell'irrigazione a vantaggio dell' agricoltura. Successivamente collo sviluppo dell' arte dell" irri- gazione si perfeziono nel Milanese anche T arte di dispensare e distribute le acque correnti a giusta mi- sura. La prescrizione fra le altre che tutte le boc- che d' estrazione d' acqua dai pubblici navigli nel Milanese debbano avere il cosi detto battente uni- forme di due once lineari del braccio di Milano ossia una tale altezza d' acqua sovrastaute al labbro supe- riore della luce del modulo, comincio appunto ad es- sere proposta e suggerita verso la meta del secolo DEL MILANESE. Id I 1 6." Per questo oggetto ebbero occasione di distin- guersi e rendersi benemeriti della loro patria tanto il presidente del Magistrato sulle acque Danese Fi- liodoni , quanto 1' ingegnere Camerale Qiacomo Sol- dati; il primo coll' ordinate , ed il secondo coll' ese- guire il progetto di munire tutte le bocche suddette dell' edifizio da lui immaginato del modulo magistrate milanese per la piu esatta rnisura dell* acqua d' estra- zione , il che avvenne piu precisamente negli anni 1 5y i, 1674, e nel modo diffusamente spiegato e nar- rate- al Cap. I.0 pag. 34 e seg. della presente storia. Verso la stessa epoca coll' opera di altri ingegneri cameruli il sunnominato presidente del Magistrato si occupo pure nello stabiiire ed introdurre alcuni or- dini sopra la moderazione delle bocche della Muzza per 1' estrazione dell' acqua ; ma poiche sulla Muzza non si e potuto o non si e creduto opportuno di co- stringere i privati a far uso in fregio al canale di- spensatore del nuovo Modulo Magistrate d'invenzione del stiddetto ingegnere Soldati, essendosi in vece adottalo 1' altro metodo di misurare 1' acqua in qual- che distanza dal luogo dell" estrazione sopra V asta delle rogge private colla cosi detta trombatura per poterla quindi moderate a norma de" risultati di cia- scuna misura in asta; percio la dispensa delle acque operata mediante le bocche poste in fregio della Muzza e rimasta tuttavia assai incerta e variabile, e per conseguenza esposta a gravi errori e disordini. Nell' anno 1541 sfctto il governo di Carlo V furono pubblicate le nuove costituzioni del ducato di Milano che in materia di acque confermarono pienamente gli antichi statuti municipali e le antiche consuetu- dini del paese. Colle detie nuove costituzioni fu anche provveduto viemmeglio al comodo ed all' utile pub- blico dipendente dalla fertilita delle terre che rico- nosce la principal sua cagione fisica dalla irrigazione. Secondo questo antico codice del Milanese : i.° Tutti quelli che avevano il diritto di condurre le acque derivate da fontanili o da liumi o da navigli , o per 102 STOMA DELL JRRIGAZIONE qualsivoglia altra maniera potevano farle passare per qualsiasi terreno o campo altrui : a tale effetto pote- vano i conduttori delle acque far costruire gli scavi o fossi necessarj , ed altri editizj sulla linea della nuova condotta col minor inromodo pero e danno dei padroni dei fondi , pagando il prezzo del terreno oc- cupato in ragione di un quarto di piu del vero va- lore. 2.0 Essi dovevano inoltre bonilicare i danni che potessero cagionare , e cio ad arbitrio di due periti , con che pero la valutazione del danno non eecedesse il doppio della stima del vero valore , e fo^sero te- nuti a fare e mantenere a loro spese i ponti ed i Soralori, cosicche i fondi e le strade per le quali passassero le acque non venissero a soffrire danno , singolarmente nel tempo delle piogge. 3.° Le acque si potevano altresi condurre e far passare sotto e so- pra i canali altrui gia esistenti, facendosi pero i nuovi acquidotti od ediricj occorrenti in maniera che i con- dotti passanti sotto i canali preesistenti nou venissero a ricevere e smungere le acque superiori. 4.0 Gli acquidotti nuovi si dovevano mantenere in forma stabile di sorta che il padrone delle acque superiori non avesse a soffrire alcun danno pel ringorgo delle acque dovendo queste anzi avere e mantenere il loro libero e consueto corso. Gli accennati quattro articoli formano il complesso del diritto di condurre le acque 6econdo V autica legge milanese che con saggio re— golamento provvedeva all' importante oggetto delle irrigazioni. Quivi sono anche esposte in snccinto le regole e le massime principali seguite negli scorsi secoli dagli ingegneri milanesi che vennero incaricati si dei pro- getti di nuova condotta d' acque d' krigazione , che della loro misura e divisione a seconda dei casi e delle circostanze , come pure vi c descritto e spie- gato il metodo usato dagli antichi agricoltori italiani nell' arte d' irrigare i diversi terreni del Milanese. Finalmente a raaggior dilucidazione di alcuni punti storici quivi non manca per 1' erudito il corredo di DEL MILANESE. l83 interessanti estratti di documonti dcsunti da varj ar- chivj pubblici e privati di Milano. Per tal modo tutto cio die spetta alle epoche an- teriori sino al secolo i8.° viene narrato e compreso nel Cap. I.0 della presente storia. Passando poscia nel Cap. II.0 a riferire le notizie storicbe del secolo l8.° sull" irrigazione del Milanese lo stesso autore osserva che se non vi f'urono aggiunte nello scors*o secolo opere di nuovi grandiosi canali paragouabili ai suc- citati dei secoli antecedenti si e in vece perfezionata 1" arte delle irrigazioni non che quella della misura delle acque. Inoltre si sono rinnovellati mold degli antichi progetti rimasti ineseguiti per Taddietro; al- tri progetti nuovi si misero in campo e vennero di- scussi fra le persone dell' arte per dare una maggiore estensione e sviluppo al sistenia delle irrigazioni mi- lanesi dianzi stabiJite : ma la condizione de' tempi, mentre vi continuava lestero dominio spagnuolo, pcr- mise appena nella prima meta dello scorso secolo di conservarvi e mantenervi i grandi canali gia eseguiti, procurando di accrescerne la portata ossia il corpo d' acqua e d' inti odurvi la massima economia nella dispensa e distribuzione delle loro acque in tanti rami subalterni ad uso della irrigazione. Cosi la scienza delle acque correnti nata e cresciuta in Italia colle dottrine degl' idi aulici italiani assai prima clie si dif- fondesse presso le altre nazioni contribui non poco nello scorso secolo a favorire V anzidetto perfezio- namcnto del sistcma delle irrigazioni lombarde. Pas«ato poscia il Milanese sotto il dominio austriaco, il liume Ticino su citi trovasi Pimboccatura del Na- viglio Grande venne a formare la linea del confine politico fra clue Stati diversi; cio non ostante alTatto della convenzione generate segnata in Torino il 4 ottobre 1751 dai rispettivi governi la R. Camera di Milano si assicuio segnatamente il diritto di con- tinual- la derivazione dal Ticino del suddetto Na- viglio Grande colla manutcnzione delle precsistenti opere di presidio e di poter derivare a favore del 184 STORIA. DELL' JRRIGAZIONE Milanese quella quantita cV acqua ch' era solita di estrarre col medesimo canale a proporzione della ca- pacita die aveva in allora 1' alveo del detto canale presso T imboccatura. Del resto la popolazione del Milanese e cresciuta notabilmente in pochi anni dopo il 1750. Le arti , le scienze e le lettere in generale vi segnarono nella seconda meta dello scorso secolo uu' altr? epoca progressiva, rnentre per quasi tre se- coli addietro sotto il dominio spagnuolo ( ad ecce- zione di quest' arte dell' irrigazione che nel tempo si accrebbe di continuo anche in quel periodo ) erano per lo piu deteriorate e rimaste pressoche staziona- rie in rnodo che la Lombardia non era phi il modello e la maestra delle arti in Europa , come ai tempi anteriori dei duchi Visconti e dell" antica repubblica del Milanese. Nella seconda meta dello scorso secolo fu pero data esecuzione nel Milanese per consiglio e sotto la di- rezione del matematico Lecchi al piano della separa- zione , inalveazione e sfogo delle acque dei tre tor- renti di Tradate , del Gardaluso e del Bozzente , la quale opera contribui a fertilizzare colle frequenti irrigazioni una grande estensione di terreno dianzi incolta e sterile. Verso la fine dello scorso secolo ■venne pure effettuato a poco a poco anche il piano di bonificazione dei terreni circonvicini alia citta di Pavia col procurarne lo scolo e 1' irrigazione che in oggi vi vediamo praticata, come pure venne discusso ed a spese private eseguito il piano di liberare la citta di Milano e le fertili campagne de' suoi dintorni al loro oriente ed al mezzogiorno dai guasti delle piene del Seveso e del Lambro mediante la nuova inalvea- zione del torrente Redefosso che le condusse a sfo- gare innocuamente nel fiume Lambro a Melegnano. Del resto il nuovo cavo Redefosso in tempo che non serve a sfogare le acque di piena , conduce all'uso dell' irrigazione de' terreni un notabile corpo d' acqua sorgente e scaturiente nel di lui alveo, posiCche venne ad offrire Tesempio di uno de' piu grandiosi fontanili DEL MILANESE. I bo del Milanese al tempo stesso che e una diramazione per iscaricatore del oaviglio della Martcsana. Ffa i varj progetti meditati nella seconda meta dello scorso secolo, e non per anco eseguiti a' no- stri giorni meritano una speciale menzione cpjelio dell" asciugamento delle palutli di Colico air estremita superiore del las;o di Como che viene a dipendere dalP abbassamento della piena del lagd col renderne 1' emissario suo fra Lecco e Brivio piii atto a smal- tirla innocnamente. e 1' altro progetto dell' asciuga- mento e della bonificazione dei terrcni palndosi e vallivi o sortumosi tuttora in gran parte esistenti massime nei distretti del Basso Pavese e del Basso Lodigiano irrigati colle acque dei cavi cosi detti Sil- leri, Venerino, Venera , Muzzino, Lissone, ecc. Finalmente in questo cap. II 1' autore dopo di avere parlato diffusamente della maniera di abditare un terreno ad essere irrigato come si usava nel Mi- lanese sul cadere dello scorso secolo, si fa a discutere altresi il punto : in qual misura ed in quali limiti po- tesse una tale irrigazione utilmente adoperarsi, giac- che ne ogni terreno , ne ogni frutto o prodotto ri- cercava od abbisognava di eguale irrigazione, niuno esigendola permanente e continua. Nel Cap. III.0 sono esposte collo stesso ordine tutte le notizie storiche del corrente secolo sull' irrigazione del Milanese. In fatto di canali a quest" uso destinati dopo 1" csempio dei sucrjtati Navigli e della Muzza ne per conto dello Stato, ne a spese private non si e costrutto nel Milanese alcun altro consimile canale di semplice irrigazione che possa stare al confronto di essi per la grandezza deir alveo e per la quantita delle acque che trasportano all' anzidetto uso dell' ir- rigazione. Le due opere dei nostri giorni piu nota- bili in questo genere sono il canale o Naviglio di Pavia, ed il canale Lorini o Cavo Marocco , oltre molti altri minori canali d' irrigazione, quali sono il Cavonc Bonomeo ed il Cavo Bclgiojoso stati eseguiti Bill. leal T. LXXXVIII. i3 I 86 STORIA dell' irrigazione sul principio del corrente secolo sotto il dominio francese. Finalmente tomato il Milanese nell'anno 1814 sotto laustriaco dominio venne condotto felicemente a com- pimento il suddctto canale di Pavia e furono ordinate delle indagini sul modo onde poter irrigare la grande estensione di terreni incolti cosi detti brughiere che si trovano tuttora sparse al nord ed all'ovest di Mi- lano , al qual fine vcnncro rilevate nell'anno 18 17 dagl' ingegneri d acque e strade varie accurate li- vellazioni generali delle medesime brughiere sopra diverse linee riferite ai las>hi e fiumi che le circon- dano. I risultati delle anzidette livelb.zioni si tro- vano inseriti nel suddetto cap. Ill e dalla loro disa- mina si scorge che il pelo d'acqua del lago Maggiore si presterebbe all1 irrigazione dei terreni soltanto al di sotto della brughiera di Castano; che il pelo d'ac- qua dei laghetti di Varese, di Monate e di Comabbio irrigherebbe la maggior parte delle brughiere di Sora- ma e Gallarate, e che il lago di Lugano soltanto, at- teso F elevazione del suo pelo d' acqua , servirebbe ad innaffiare tutte le brughiere del Milanese. Successivamente cioe nell'anno 1819 venne anche eseguita qualche visita, e rilevato dagl' ingegneri stessi qualche dato sul progetto di derivare dal lago di Lu- gano un canale per F irrigazione delle brughiere del Milanese, sul qual progetto si attendono le delibera- zioni degli Aulici dicasteri. Un altro grandioso progetto immaginato per la pri- ma volta sul cader dello scorso secolo e rinnovato a' nostri giorni per estendere X irrigazione dalla parte occidentale del Milanese fu quello dell'avvocato Diotto, che proponeva di derivare un nuovo canale di navi- gazione dal fiume Ticino, o dal lago Maggiore a Sesto Calende. II Diotto per sostenere il suo progetto ebbe occasione di farsi assistere da uno de' piu valenti scrit- tori ed ingegneri idraulici de' nostri tempi nella per- sona dell' ora defunto signor Antonio Tadini , e per tal modo la discussione del progetto Diotto cogli DEL MILANESE. 1 8 7 ingegneri cli Governo divenne non poco interessante per le persone dell" arte, come chiunque potra desu- mere dalla dotta Memoria del matematico Tadini in- serita nella presence storia a pag. 35 1 e seguente col titolo : Scrittura conccrnciite il proget.lo del sig. Diolto per un nuovo cauale d deque da derivarsi ded lago Mag- giore in territorio Milanese, coll' aggiunta d" una ri- iorma del progetto medesimo e dello sviluppo dei calcoli diretti a soddisfare alle tecniche ricerche del- l'l. R. Consiglio Aulico delle pubbliche costruzioui. Riguardo all'irrigazione della parte orientate del Mi- lanese si fece il progetto nel principio del corrente secolo di fabbricare una chiusa per ritenere e dare a piaciniento libera uscita alle acque del lago di Pu- siano, onde farle servire all' irrigazione di un' estesa quantita di terreni laterali al fiume Lambro dal sud- detto lago verso la citta di Monza. Premessa poi la descrizione dello stato del fiume Muzza e delle sue bocche all' epoca del 1820, in questo capitolo l'autore si fa ad esternare il suo pa- rere sull' affaire si intralciato della dispensa delle sue acque a giusta misura fra gli utenti in ragione delle rispettive competenze, che sarebbe cioe di conside- rar l'acqua della Muzza come la proprieta dello Stato prescindendo dai diritti di qualche comune o privato che ne abbia fatto in remoti tempi lo scavo , e la condotta a sue spese coll' assenso del Governo, e di discutere in vece se non vi fosse rnodo di lasciare senza alcuna variazione lattuale dazio dellacqua sud- detta limitandosi a regolarne meglio a termini di equita la distribuzione fra gli utenti aventi diritto al godimento della medesima; al quale eiTetto egli pro- pone di applicare per la piu esatta misura dell'acqua decorrente si nell'alveo della Muzza che ntdle rogge da essa derivate l'edificio gia proposto dal sig. Tadini sotto il nome di regolatore come di gran Iuns;a pre- feribile nella generalita de' casi pratici alia trombatura ed al bocchello delf oncia magistrate milanese , e ad ogni altro ordigno consimile destinato a quest' uso. 1 88 STOMA DELL IRR1GAZIONE A compimento dei dettagli storici lo stesso autore soggiunge qui tutte quelle osservazioni che possono servire cli norma e di csempio in casi simili per altre provincie nelTimportante oggetto dell'irrigazionc del Milanese. E dapprima si fa a discutere se e quali ter- veni incolti meritino di essere coltivati e bonificati, e qual metodo di riduzione a coltivo e di bonifica- zione sia da preferirsi secondo le diverse circostanze delle brughieie, paludi e simili. Poscia per saggio degli esperimenti eseguitisi sul corso dell" acqua nei canali del Milanese fa menzione di alcuni dei piu accertad che sono quelli eseguiti fmo dal 1808 al naviglio di Paderno per cura dell' inallora ingegnere in capo della provincia di Milano Giudici, e che tor- nano in confrrma dell* esperienza del prof. De Regi 6ulla portata della bocca di un" oncia d' acqua magi- stral milanese : per chi apprezza le cognizioni pra- tiche dell* ingegnere idraulico quivi riferisce pure il risultato di un esperimento stato gia eseguito dal benemerito ingegnere Ferrari sulla quantita dell' acqua bisognevole , perche 1' adacquamento del terreno nei varj casi sia fatto ne' giusti limiti e colla debita eco- nomia dell' acqua. A lume poi e schiarimento maggiore decF ingegneri incaricafi cli simili progeiti e della costruzione di nuove opere il nostro autore pi-esenta in varie tabelle la livellazione dei canali e d'altre acque di semplice irrigazione del Milanese, tal quale venne eseguita negli scorsi anni in occasione dei succfnnati progetti e lavori per parte degl" ingegneri delle pub- bliclie costruzioni , unitamente alia nota delle bocche colla quantita d' acqua d' estrazione secondo lo stato attuale dei navigh' del Milanese e della Muzza. Espone da ultimo un suo computo appi'ossimativo sulla quan- tita in complesso delle acque che servono all' irri- gazione del Milanese. Dette acque vengono da lui valutate a non meno di diecimila once magistrali mi- lanesi di acqua coutinua che si danno come suffi- cient a mantenere irrigate circa pertiche 3oo,ooo mi- lanesi di terreno; a buon diritto egli per conseguenza DEL MILANESE. 189 conchiucle che non vi e altra provincia in Europa die possa vantare cosi numerose e cosi vaste intra- prese di derivazioni e coadotte d"acque all'uso del- 1' irrigazione felicemente dirette coa incalcolabile van- taggio deiragricoltura e della riccliezza del paese. Saggio di topografia-statistico-medica della provincia di Brescia , aggiuntevi le notizie storico-statistiche sul cholera epidemico che la desolo V anno i836, dell I. R. medico provinciate W. Men Is. — Bre- scia, 1887, tipogr. della Minerva. Volumi o. , in 8.°, di pag. 638 complessivamente. Uno del doveri imposti ai medici delle II. RR. Delegazioni si e di far conoscere tutte le condizioni sanitarie delle pro- vincie cui accendono. II sig. doctor Meats presenCava per- cio all' I. R. Governo di Loinbardia il Saggio di topografia- statistico-medica clie Iieti ora noi annunziamo, e del quale la Superlorita manifestava in un alia piena sua soddisfazione il desiderio che fosse fatto di pubblica ragione. E di vero male noi sapremrao se vi abbia chi possa non fare eco a tale voto; posciache Tautore riusci a superare le non pocbe dilficolta che s' incontrano in opere di simil fatta, e si condusse a buono ed utile risultamento. E perche il no- stro dire non appaja senza fondamento , noi tenteremo di dare in iscorcio un' idea del suo lavoro. Egli e facto principio ( Sezione L" ) da considerazioni generali in attenenza alia posizione , ai confini , all' esten- sione della provincia di cui si tratta ; alia costituzione, qualita e aatara del suolo suo , annoverandone i laghi , i fiumi ed i torrenti principali , cui conseguita la divisione naturale e la divisione politica di essa provincia , i mezzi di comunicazione , la nacura del clima colla relaciva me- teorologia e il decorrere delle stagioni , le produzioni del suolo vegetabili , animali e minerali. Vengono appresso (Sezione II. a ) le considerazioni ge- nerali intorno agli abitanti , collo staCo della popolazione, quale gia fu , e quale e di presence e colle cavole dei morci in relazione air eca ed al sesso, dei nati , dei matrimonj , della prole legictima , illegictiuia e difettosa , non senza J 0,0 SAGGIO DI TOPOGIUFIA eCC. toccare della vitalita comparativa al piano, al. colle , al monte e nelle diverse altre localita. Dalle importanti ri- cerclie istitnite ed esposte dal chiarissimo nostro autore risnlta die la vitalita degli abitanti alia pianura sia la piu. sottoposta alle malefiche influenze degli agenti topogra- fici. La popolazicne delTintera provincia era nel i8a5 di 325,104, nel 1834 and6 a 334,525; l'adequato di 332,522, con maschi 169,192 e feminine i63,53o:, i nati maschi furono in adeqnato ogni anno 6339, 'e femm'ne 58iOi i morti maschi 5901, le feminine 553i, i matrimonj 2689. Ritraesi quindi, nasca una persona su 27 !/3 , ne moja una ogni 29, e succeda un inatrimonio in 124. I nati maschi sono alle feminine come 12 a 11, le morti degli uni stanno a quelle delle altre come 23 a 20. Nell' intero della po- polazione i inaschi sono in relazione alle femmine come 20 a 19. Di 24 nascite ve ne ha una illegittima. Ogni 11S concepimenti si annovera un nato morto. La proporzione delle nascite ad ogni matrimonio e di 4,56 ad 1. La fe- condita percio delle donne della provincia bresciana e non piu che mediocre ed inferiore a quelle di Bergamo e Ve- nezia ritenendosi in queste di 5,24 e di 5,45. Di 5o parti e raro accada un gemello ; i mostruosi rarissimi :, gli sten- tati frequenti. Dicembre appare il mese piu prolilico , ot- tobre il meno; la loro relazione a questo rtguardo e come 5 a 2. La maggiore mortalita e nel primo anno di vita. Di 3ooo persoue ve ne ha una sordo-muta dalla nascita ; ed una annualmente pazza. Delia popolazione e altresi de- terminata la diversa condizione , chiarendosi avervi con non poco danno della provincia scarsezza d' agricoltori in confronto delle altre classi. Dopo di che accennasi, con al- cune particolarita, dell' industria e del commercio, della po- verta , delle qualita fisiche e morali degli abitanti. L' egre- gio autore nota a questo rispetto le modilicazioni che sul fisico e sul morale dell'abitante bresciano indussero il clima ed il suolo. « E certo, die' egli, che sotto un tale rap- porto scorgonsi nel Bresciano dei tratti caratteristici che di leggieri lo fanno distinguere fra tutti i popoli che gli sono limitrofi. Un fisico vantaggiosamente conformato , una sta- tura media, un portamento disinvolto , un colorito sano e vivace che tiene al brnno roseo , capelli neri o castagni oscuri , occhio vivace e spiritoso , faccia oblunga col naso profilato , un discorso pronto , una lingua scorrevole con DELLA PR0V1NCIA DI BRESCIA. 191 parole tronche , un fare schietto , mente svegliata , senti- menti leali sono altrettanti contrassegni che lo fanno a prima giunta riconoscere II popolo bresciano e della migliore indole , e facilmente si piega alia voce della ra- gione e all' impulso dell' onore. Di tempra eccitabilissimo e mobile come il clima che abita , di carattere vivace e focoso s' irrita prontamente , ne sofl're urti o contrast!; ma con altrettanta facilita ritorna in se, ed ascolta quegli che con calma gli parla. Talvolta entusiasta per natura, si ab- bandona per un istante a smodati trasporti , ma non ar- rossisce poscia di confessare il sno torto. La simulazione e bandita dal suo cuore; la francliezza e la lealta de' suoi sentimenti spiccano in ogni atto, in ogni suo detto. » Suc- cessivamente poi avendo a rammentare le diverse occupa- zioni cui attende il popolo della provincia in discorso e dimostrato come sieno svariate e moltiplici, perche solerte e laborioso per natura ed amante delfeconomia nulla tra- scura di quanto puo valere a renderlo piu. prospero e fe- lice . . . Tre quinti di esso intende alia coltura dei campi , il rimanente alle arti ed al commercio compresivi quelli che vivono de' proprj possedimenti , e senza darsi ad estranee occupazioni. E prosegnendo sempre in attenenza alia per- sona delP abitante bresciano si dimostrano da poi le di- verse predisposizioni morbose ad esso relative statuendone con ben ponderate particolarita le cagioui da cui originano, per rispetto cioe al temperamento , all' idiosincrasia indi- vidual , ai cibi , alle bevande , al clima, alle abitazioni , alle particolari situazioni , alle arti e mestieri , agli usi , abitudini e maniera di vestire. Le quali cose apersero la via a tener discorso delle malattie ordinarie , endemiche ed epidemiche , facendo particolare menzione della costi- tuzione atmosferica veduta dall' autore dall' anno 1827 al 1834, onde ragionare : i.° delle malattie che in guisa epi- demica si mostrarono in essi anni , e le quali furono il cliolera nostrale nel 1827, una febbre gastrico-nervosa e tifoidea nel i83o, diarree , febbri gastriche e gastro-reu- matiche nel i83i e i832, febbre reumatico-nervosa e pol- nionite nel i833; — 2.0 delle malattie contagiose , quali il tifo petecchiale , la migliare , la scarlattina , il morbillo ed il vajuolo. Di quest' ultimo morbo sono esposte le no- tizie storiche iutorno alia comparsa sua nel territorio bre- sciano, al progredire che fece , ai luoghi che ne furono maegiormente molestati , ed alle diverse forme che suole Iy2 SAGGIO DI TOPOCRAFIA. eCC. vestirvi , ai mezzi che meglio corrisposero alia estinzione sua , e che in ultima analisi si riducono alia rivaccina- zione , ed ia fine alle condizioni ed agli accidenti che fa- vorirono 1' invadimento vajuoloso. Dopo il vajuolo tiensi ragionamento della sitilide e della scabbia, toccando altresi dei mezzi che valgono e che si praticano a preservare dai mali appiccaticci , e quindi della vaccinazione , del modo con cui e mandata ad effetto , dei difetti che vi si incontrano , e del come ripararvi , tracciando da ultimo la relazione tra gli efl'etti del vaccino e del vajuolo. Questa importante parte dell' opera e chiusa dai riferimento e dalla tavola delle malattie e delle violenze esterne che riescono cagioni di morti accidentali ed istantanee:, in risguardo alle quali non crediamo fuori di proposito notare che i suicidj appena si conoscono nei paesi montuosi; maggiore o minor numero ne succede annualmente al colle e al piano. Le morti improvvise sono piu frequenti in collina , non rare nella pianura , scarse nei monti. La giusta successione degli oggetti porto 1? egregio autore alle considerazioni dei diversi mezzi di cui va provveduta la provincia bresciana onde giovare all' uomo infermo e preservare il sano dalle malattie ( Sezione III.a ); cadendo conseguentemente il discorso anzi tutto in sugli spedali par- ticolarizzatamente nominati , e dato il risultamento della rispettiva aruministrazione e direzione :, lo stesso essendo fatto in risguardo alle case delle partorienti , dei dementi e degli esposti. Le tavole che concernono questi ultimi di- mostrano Pandamento loro progressivo e la mortalita pure progressiva in rispondenza ad esso aumento , e si riscon- trano riflessi di grave momento sulla libera esposizione del bambini , e sui danni che da questa derivano tanto indi- vidualmente agli esposti medesimi che alia pubblica mo- rale. NelT ultimo quinquennio si conta un esposto in rela- zione a 5^8 individui dell" intera popolazione. La spesa di lir. 221,744,01 riguardasi come Tadequata di ogni anno per la casa degli esposti. Tale spesa viene fatta dall'ospe- dale de' maschi di Brescia per cui esso perde annualmente superando di assai per questa cagione l'uscita all' entrata. In parte alia deficienza provvede il R. erario. In quanto agli altri spedali della provincia si trovano in sufliciente florida condizione economica. Essi sono in totale tredici in novero e nei 1884 non hanno speso che 213774,63, stando l'ospedale dei maschi di Brescia per lir. 76782,03, e quello DELLA. PROVJNCIA DI BRESCIA. 1 93 delle donne per 44424,26. Successivamente vcngono le nozioni intorno agli altri stabilimenti di beneficenza , sic- couie le case di ricovero, gli orfanotrofj , gl'istitnti ele- mosinieri , i monti di pieta, le case dF industria; indi quelle degli stabilimenti di educazione , delle carceri , dei cimi- teri , ecc. Trapassasi poscia al personale sanitario, alle condotte mediche , medico-chirurgiche , chirurgiche ed oste- tricbe , non senza far parola dei sistemi e metodi di cura seguiti dai medici, e dei risultamenti loro. Le officine far- maceutiche sono del paro subbietto trattato con savio di- visamento. la tutta la provincia bresciana, come sopra fu detto,diben 334,545 anime non si contano che 210 me- dici, 74 dei quali sono ancbe chirurgbi. Assennate e giuste pajono le riflessioni intorno alia condizione del personale sanitario, la quale non riesce certamente la piii Iusin- gbiera. Le osservazioni instituite nell ultimo ottennio circa la durata della vita dei medici, dei cbirurgbi, degli speziali e delle levatrici danno, che quella dei medici limitasi per adequato di 49 anni :, quella dei chirurgbi va a 53 e nove raesi; quella delle levatrici a 55, e quella degli speziali a 61. E da che Fesercizio medico e chirurgico e agevolato da altre persone quali sono gl' infermieri , i droghieri , gli erbolai , i raccoglitori di cantaridi, i venditori di sangui- sughe, i fabbricatori di macchine e strouienti chirurgici , ed anco dalle case da bagni , cosi espongonsene quelle notizie che fanno alFuopo. La provincia bresciana non e senza fonti minerali , e queste meritavano certamente una speciale ricordanza. L'au- tore in fatto vi si ridusse con bastante estensione. Giusta lui le scatuiigini d' acque minerali sono : i.° di San Co- lombano nelle pertinenze di Collio; 2.0 delle Trovine in valle Trompia, amendue di natura ferruginoso-salina ; 3.° della Beata in Milzunello, distretto di Leno ; 4.° di Lu- mezzane nella valle dello stesso nome, Tuna e F altra sol- forosa e fredda. Vi ha aacora il bulicame di gas idrogeno solforato e di gas acido carbonico del lago di Garda , del quale e data la descrizione. Mirando saviameute il sig. dott. Menis a rendere il suo lavoro piu vantaggioso che fosse possibile si fa inoltre ( Sez. IV.1) ad alcune considerazioni generali intorno agli aiiimali ed ai vegetabili ra^gunrclnti nelle relazioni loro colla pubblica salute. II perche ragiona della qualita, condizione I94 SAGG10 DI TOPOGUAFIA CCC e tenuta del bestiame bovino, delle malattie sue, indicando per ultimo le regole piu opportune per farlo prosperare e renderlo piu proficuo. II che viene pur fatto in risguardo ai cavalli , ai muli, agli asini , alle pecore, alle capre ed ai majali. Nel quale incontro e tenuta parola anche dei veterinarj , e poscia dell' idrofobia dei cani e del morso della vipera e conseguenze loro funeste all" uomo. In quanto ai vegetabili si recano osservazioni generali sulla vita delle piante economiche e sulle alterazioni mor- bose cui vanno piu. di frequente soggette. Ed a compimento di questa parte fu savio avviso qnello di far conoscere gl1 insetti che rendonsi infesti e nocitivi tanto agli anirnali die ai vegetabili, determinandosi cosi nella maggiore pos- sibile estensione le relazioni sanitarie dell' uomo con tutti gli agenti esterni che in su di lui influiscono e per farlo accorto dei provvedimenti che valgono a impedirne i si- nistri effetti. Chiudesi il primo volume col dimostrare il progresso dell' incivilimento nella provincia bresciana , P a~ spetto ridente e vantaggioso della medesima, le peregrine sue prerogative per cui vince tant' altre che godono di bella rinomanza. Non v' ha dubbio che la provincia di Brescia ragguar- data in tutta 1' estensione sua risulta in quanto al fisico ed al morale si varia, che vorrebbe essere partiiamente descritta e fatta conoscere. L' egregio autore nelle gravi sue occupazioni non pote cio mandare ad effetto , e fece scopo di sue speciali considerazioni a tale rispetto solo la citta antica capitale dei Cenomani, pigliando in disamina quegli attributi esteriori , i quali adoperando in sulla vi- tale condizione degli abitanti imprimono loro sotto le forme piu leggiadre e svelte quel carattere franco, leale e vi- vace si tanto apprezzato. Tali important! ricerche, notizie e considerazioni in nn a quelle storico-statistiche sul cho- lera che Tanno 1 836 desolo la stessa citta e provincia di Brescia costituiscono la materia del secondo volume. Alle notizie storico-generiche intorno la citta di Brescia , alia costitnzione e qualita lisiche del suolo che rigirano essa citta , alia descrizione del clima colle cause die lo modi- ficano , alle esatte investigazioni intorno le diverse sorgenti d' acque potabili , loro qualita , coi suggerimenti per man- tenerle in istato di purita , succedono i particolari della citta , vale a dire la posizione sua geografica , il suolo DELLA PK0V1NCIA DI BRESCIA. 195 interno, la forma e la materiale costruzione. La biblioteca, il nmseo d'antichita, il mercato dei grani , il teatro , i pas- seggi interni , V idrografia sotterranea soao cose tutte par- titamente fatte conoscere , indicandosi qnanto siaora venne operato per migliorare la citta e qnanto rimarrebbe a farsi. Per minuto espongonsi poi le diverse speciali cagioni d'in- salubrita , e come si potrebbe ripararvi. Addivenendo in appresso agli abitanti si toccano le loro qualita fisicbe morali ed intellettnali , i progressi delT educazione cittadina, e si niostra essere trascurata 1' educazione del povero, e come dovrebbe essere diretta ; si fanno conoscere le influenze tutte cbe direttamente od indirettamente dispongono gli abi- tanti alle malattie; e quali sieno queste. Si riferiscono inol- tre i diversi movimenti della popolazione ; si descrivono i diversi stabilimenti sanitarj e di beneficenza indicando il personale sanitario e le leggi di polizia medica. L' ultimo tratto della topografia speciale verte sui contorni di Bre- scia , onde si favella dei Iuoghi destinati alia tumnlazione dei cadaveri, dei ripostigli delle immondezze, dei passeggi pubblici, del monte della Maddalena in cui godesi del bel- lissimo prospetto della Lombardia , delle abitazioni dei cit- tadini sui colli e nella pianura, dei divertimenti , e in fine dei passatempi del popolo fuori della citta. Dal fin qui messo innanzi a chiare note si vede come assai rettamente abbia Fegregio autore svolto e trattato V importantissimo soggetto cui si accinse, e nel quale mo- stro molta dottrina e nou comuni cognizioni e vedute. Ag- giugneremo per ultimo clie tutto cio cbe venne delineando attenentemente al cboleia porta il marcbio dell' esatta os- servazione , dell' amore della verita e dell' uomo conscien- zioso, scevro di spirito di parte. I fatti ragguardati nel loro vero aspetto e al lume di una sana filosofia lo con- dussero a dicbiararsi per I'indole appiccaticcia del morbo, clie vesti poi collo estendersi in sui popolo le vere guise epidemicbe. Noi cliiuderemo questo nostro articolo coir esternare il desiderio cbe gli altri medici di Delegazione del Regno Loinbardo-Veueto segnissero 1" esempio del sig. dott. Menis , e quello del sig. dott. Balardiai (1) di pubblicare ciascuno la topografia-statistico-medica della rispettiva provincia. (1) Biblioteca italiana torn. 78.0, aprile 1 835, pag. 1 35. 196 APPENDICE ITALIANA. Storia generate dell' Italia dagli antichissimi tempi fino ai di nostri con brevitd esposta e considerata da Gio- vanni Campiglw. — Milano, i835-i837, per Fe- lice Rusconi , volumi sette, in 1 6.° JLia storia d' Italia e senza dubbio da tutte le altre af- fatto singolare per la copia e per 1' importanza degli av- venimenti che comprende, per la varieta delle vicende, per P oscurita in cui alcune parti di essa sono awoke tuttora, per le intime relazioni con cui si lega , e quasi s' identi- fica colle altre istorie europee. Poiche da principio e ar- cana P origine dei popoli che primi abitarono il bel paese; e sin dagli antichissimi tempi vediamo straniere genti in esso trasmutarsi pacificamente e portarvi le loro arti ed il loro sapere , ed altre genti intraprenderne la conquista e sconvolgerlo e disertarlo , e quivi costituirsi due signorie universali, una politica e P altra religiosa , delle quali cosi furono meravigliosi i principj ed i progressi , come im- menso ne fu il dominio , e che sembrarono essere P una alPaltra con altissimi fini ordinate, e prorompere orde bar- bariche, ed invadere gl'italici alberghi, ed ai nostri danni scendere dalle alpi popoli inciviliti , dei quali non furono meno feroci le armi , ne i costumi meno licenziosi , ne men crudele Pimpero;, e fra le une e gli altri vediamo nn tempo di mezzo fecondo di egregi fatti e pieno d' animi maschi veramente ed interi , che ne per paura , ne per amore , ne per pieta a mollezza inclinavano giammai ; ed in quel tempo fra i tumulti di orrende e fmibonde pas- sioni , e gli scompigli di una rotta ed incomposta societa porsi i fondamenti della italiana civilta , e prepararsi ai posteri belle e fidate cittadinanze , e provvidi reggimenti , e leggi adatte e proprie, e nome, e lingua ; e qnindi con rapido e fortunoso moto succedersi nella terra nostra le temperate monarchie, le forti repubbliche, e formarsi le torbide oligarchic, e da queste nascere le tirannidi , che APPENDICE ITALIAN!. I <)J niolte e divise , ed astiose armandosi spesso delle armi altrui guerreggiavano fra loro e facevano guerra alle genti soggette , onde gl' Italiani che nelle prime e nelle se- conde cpoche non fnrono ad alcun altro popolo inferiori nel valore, nella virtu e nell'ingegno , neppur lo furono neir acerbita del'e sventure. Alle quali allora soltanto fu posta una tregua , quando il loro governo fu affidato a principi giusti e forti, e sapienti , e pietosi. Sopra le quali cose tneditando noi siamo venuti in que- sta sentenza, che una storia d'ltalia che tutte avesse le sue parti compiute , e fosse de' suoi essenziali pregi fornita , sarebbe opera stupenda e tale che dalle fatiche e dalP in- gegno di un solo difficilmente potrebbe essere composta. A tuttocio si arroge , che diligentissimi studj negli ultimi tempi sulla nostra Istoria furono fatti , e* lunghe e sottili disamine sopra varie parti di essa ;, per cui se nuove ve- rita non si scopersero, almeno nuovi argomenti emersero per dubitare della verita di alcuni fatti che prima si ara- mettevano senza contrasto. Per lo che crediamo che un Coui- pendio di storia italiana dalle prime origini sino al pre- sente sia impresa piuttosto ardua che malagevole. Imper- ciocche o si vuole con brevi e ristrette parole ripetere cio che fu narrato dagli antichi istorici e dai loro seguaci , e ne risultera un lavoro non corrispondente ai tempi , ai no- stri bisogni non adeguato , intempestivo ed inutile ; o si vuole invece profittar degli altrui studj , ed esaminare le opinioni novellamente insorte , e di tutti i sistemi formare un sistema solo coerente , ragionato , e si fara un' opera che sara necessariamente lunga , profonda, gravissima , ed a cui il nome di Compendio non si potra rettamente ap- plicare. Delia verita di cio che diciamo ofFre una prova il sig. Campiglio in questo suo Iibro , in cui la natura del suo lavoro e i brevi confini entro cui deve ristringerlo lo obbligano a trasandare le ricerche che negli ultimi anni si fecero sopra varie parti della istoria d'ltalia, e sopra quelle singolarmente che agli Etruschi ed ai Romani riguardano, le contese che tra' sommi uomini si agitarono, e le opi- nioni che da una parte e dalPaltra si manifestarono , co- sicche egli non si vale degli elementi istorici che potevano dalle fatte ricerche essergli somministrati , e si limita ad esporre alcune vaghe notizie, alcune generali osservazioni, e qualche volta a riferire a lean brano tolto dalle opere di 198 APPENDICE ITALIAN A. quegli scrlttori, che degli stessi argomenti trattarono , ag- giungendovi non di rado parole che esprimono dubbio e disapprovazione- Cio die fa nascere nell' animo dei lettori una incertezza che nessun libro dovrebbe produrre giam- mai , e meno di ogni altro uu Compendio storico , in cui la serie degli avvenimenti dovrebbe essere presentata con cenni rapidi e risoluti, e non confusa ed ingombrata con iiacche citazioai, e con autorita mal sicure. Per esempio parlando degli antichi popoli italiani il sig. Campiglio ha trovato opportuno di rilegare in una nota la dottrina che intorno alia loro origine fu insegnata dal chiarissimo Ro- magnosi senza farvi sopra ne osservazioni , ne commenti; sebbene non vi potesse esser Inogo meno di quello decen- temente sortito ad una dottrina fondata sopra argomenti si gravi e piena' di copiosa ed eletta erudizione , e seb- bene essa piii che esser riferita come per incidenza me- ritasse di esser presa in seria considerazione e di esser raccomandata alio studio speciale dei lettori; tanto piu che 1' autore stesso afFerma << che veramente tanto concatenati sono i fatti dal Romagnosi citati che par difficile che tale combinazione possa esser 1' opera del caso e non conse- guenza di una verita. » Parimente il nostro autore narra 1' istoria di Roma come viene comutiemente dagli altri nar- rata , e mostra di non por mente ne alle confessioni di Tito Livio e di Dionigi di Alicarnasso , ne alle osserva- zioni del Niebhur e di altri, per le quali gravissitni dubbj emergono sulla verita di essa, e singolarmente di quella parte che discorre dalla fondazione della citta sino alia guerra tarentina. Avremmo altresi amato che alcuna men- zione facesse P autore dei monumenti di Canino e della qnestione gia tanto agitata fra la Grecia e 1' Italia sul- Panteriorita in materia di belle arti. Cosi a parer nostro tralasciar non potevasi di dare una , se non ampia e compiuta , almeno chiara e sufliciente notizia della prima origine , del dominio e delle moltiplici diramazioni delle Galliche genti che tanto colle Italiche si mescolarono o per meglio dire si confusero. Egli e vero che in un Compendio non si puo comprendere tutto cio che si desi- dera , e che puo essere opportuno ma gli argomenti in- dicati ed altri di egual fatta sono di una importanza as- soluta, e bene trattati che siano giovano a dirigere le menti a considerare i fatti nel vero loro aspetto , ed i progressi APPKNDICE ITALIANA. I 99 della civilta nella giusta loro misura ; e questa direzione e d' uopo che sia fornita ai lettori anche in un compendio. Perche poi in quella copia di fatti, ed in quella variela di vicentle die abhiamo indicato sin da principio , la nar- razione storica proceda regolarmente e chiaramente, egli e necessario che siano determinati quegli avvenimenti sommi e principali che danno il noiue ad un' epoca, ed il carat- tere ad un secolo , e che intorno ad essi siano gli altri fatti aggruppati e ordinati , aftinche la mente possa affer- rarne il complesso senza che abbia ad estendere la sua at- tenzione in una sfera troppo ainpia ; cio che si deve ac- cordare in una istoria, in un compendio non si deve. Av- venimenti di tal fatta sarebbero in Italia dopo i Romani 1' invasione dei barbari , la guerra gotica e la longobarda , la conquista di Carlomagno , ed il ristoramento dell'impero di occidente, la fondazione di Venezia , il sorgimeuto delle repubbliche italiane , il loro progresso e la loro potenza , la seconda invasione dei Francesi condotti da Carlo d'An- gio | il rinnovamento della milizia italiana e le compagnie di ventura , il decadimento delle repubbliche e la fonda- zione dei principati , la terza invasione dei Francesi ai tempi di Carlo VIII , la lega di Cambray , i poritificati di Giulio II e di Leone X, le guerre di Carlo V, 1' ordina- mento degli affari d' Italia dopo la meta del secolo XVI ecc. Tuttocio riguarda alia pura e semplice cognizione dei fatti : che se poi si voglia penetrare piu addentro e conoscere le remote origini dei fatti medesimi e le arcane cagioni che li produssero , in tal caso sara di mestieri scomporre, per dir cosi, gli avvenimenti nei loro primitivi elementi, e far palesi i vincoli , le alhnita , le relazioni per cui sono in- sieme legati e connessi. Cost per esempio sara necessario mostrare come tutte le istituzioni romane , i principj po- litic! , i sistemi religiosi , le scienze , le lettere , le arti e perfino i giuochi e le feste si appuntassero nell' unico scopo di accrescere la forza materiale , ch'e il primo stromento di signoria , e la forza morale, che 1' altra forza governa ed al prefisso fine dirige , come poscia Augusto s' impa- dronisse dell' impero e lo ricomponesse e consolidasse rou- tando piuttosto la sostanza che le forme , e per tal modo procacciando illusioni agli altri e potenza a se stesso i come T impero decadde prima per la incredibile perversita e stoltezza di un gran niuuero di principi che regnarono aOO ArPENDICE IT\LIANA. dopo Augusto, ed in progresso per le incaute partizioni ope- rate da Diocleziano, pel trasmutamento della sede impe- riale da Roma a Bisanzio eseguito da Costantino e soprat- tutto per le irruzioni dei barbari, per la debolezza delle armi e per la vilta degli accordi •, come in mezzo a si for- tunosi rivolgimenti il Cristianesimo a guisa di pianta in un terreno mosso di recente, meglio si dilatasse e piii fer- mamente si radicasse ; come per le mescolanze coi popoli barbari e dopo quell' abbattimento che si prova nella ruina e nell' abbiezione, nei molli petti italiani s' infondesse una maggior vigoria, e le snervate loro tempere si rinnovellas- sero, ed in tutti si destasse un ardente desiderio di liberta , e questa da feroci signori a prezzo di sangue si ottenesse e le repubblicbe si fondassero; come quindi le due potenze predominauti nell'Italia, 1' imperiale e la pontificia, lottando fra loro, e l'una all' altra alternamente prevalendo, impe- dissero ai nuovi Stati di cousolidarsi e producessero parti e fazioni che moltiplicandosi e complicandosi in mille guise i buoni ordini turbavano e corrompevano. E piii sottilmente investigando si scorgerebbe come tra le passioni ora crudeli, ora insidiose e sempre proterve ed indomabili, si alterasse la natura delle cose ed il valore si dividesse dalla virtu , e la politica dalP amor della patria, e la religione dalla mo- rale ; per cui le azioni dei prodi nou erano il piii delle volte che assassinj, la prudenza era tradimento, il pubblico zelo privato interesse, e le praticbe divote forme ipocrite con cui tentavasi d" impor silenzio ad una coscienza agi- tata e trepidante , fiuche i delitti , i patimenti , le insa- ziabili cupidigie , le continue provocazioni ricbiamarono le armi straniere , e col loro intervento il gran dramma si conchiuse, e la indipendenza italiana ebbe fine. Per riu- scire a queste dimostrazioni non sono mestieri speciali ed apposite dissertazioni ; fa d' uopo bensi che la narrazione sia con tale ingegno condotta, e siano gli avvenimenti sotto un tal punto di vista presentati , che esse naturalmente si presentino ed appariscano manifeste ed evidenti. II signor Campiglio ne' suoi libri istorici mostra di aver sempre in mira questo disegno, e d" intendere sempre a colorirlo : e questo solo intendimento lo rende degno di somma lode. Ma siamo d' avviso che il quadro di lni sia lontano dal- 1' esser dipinto con quei tratti largbi e francbi ch" espri- mendo alti e generosi concetti ad un Compendio storico ArpENDicr; it a liana. 2ci si affanno mirabilmente. Dobbiamo aucbe osservare clie lo stile con cui e dettata quest' opera e generalmente languido e scolorito , ed e qualche volta eziandio volgare e scorretto. Biografia degl Itallani UlusLri /telle scienze, lettcre ed arti del secolo XVIII e de contempofanei compilata da lettcrati itallani d'ogni provincia , e pubblicata per euro, del professore Emilia de Tipaldo. Vo- lume terzo. — Venczia, i836, d> quindi narra com' egli si sentisse eccitato a descriverli , sebbene cio da altri in altri tempi fosse stato fatto:, e per ultimo tocca qualche cosa della sapienza con cni seppe il Cauova evi- tare i difetti degli scultori che a lui precedettero, e giun- gere nelF arte sua alia cima della eccellenza;, onde << atte- nendosi religiosamente agli aatichi , e piu a quanto detta natura , pose le sue figure in una necessaria e larga cor- rispondenza , le copri di panni avvolti con maravigliosa naturalezza ed accordo, provvide all' armonia dell'insieme per guisa che 1' occhio vi vedesse un centro di unita , la ragione del tutto e delle parti. » Tredici pertanto sono i bassirilievi Canoviani descritti dal Meneghelli , dei quali il primo rappresenta la offerta delle Trojane , il secondo Socrate che congeda la famiglia , il terzo Socrate che beve la cicnta , il quarto Socrate che, muore , il quinto la Giustizia , il sesto le Buone opere , il settimo la Buona madre , 1' ottavo la morte di Priamo , il nono Briseide consegnata da Patroclo agli araldi , il decimo il Ritorno di Telemaco, 1'undecimo la Danza dei figli di Alcinoo il duodecimo la Speranza , il decimoterzo finalmente la Carita. Nel descrivere questi insigni lavori il professor Mene- ghelli mostra di por mente del pari ed a cio che all' arte appartiene , ed alia impressione che fanno sul cuore di chi li vede. Con queste mire egli adopera con singolar diligenza per indicare tutte le parti che li costituiscono , ed il loro complesso e le loro armonie , e per far cono- scere la perfezione del lavoro e la suhlimita del concetto, aflinche con eguale perspicuita si manifesti al lettore e la squisitezza dell' artiiicio posto nella esecnzione e l* in- tendimento estetico che la diresse. Per offrire un esempio di questa maniera di descrivere ed un saggio dello stile usato daH'autore riferiremo qui la descrizione del bassori- lievo rappresentante la Carita, ch* e T ultima delle tre- dici , e fra tutte la piu breve. APPENDICE ITALIA.NA. 2l5 i< Piu semplice negli oraainenti della pci'sona scorgi la Carita. Kaccolti sono i capelli , dai' quali esce una viva fiammella. A che mirasse 1' artista e facile indovinarlo : il fuoco e il pid eloquente fra i simboli di quella virtu. Ha le braccia raccolte al petto , e stassi alquanto incurvata. Le braccia cosi atteggiate ti parlan d' amore , e la mo- venza della persona che piega verso gli astanti ti assicura che la carita , di cui ti rappresenta la immagine , non e vei-a ma inlinta, se non sia tutta di tutti , benefica , pa- ziente , uniile , soave , di se dimentica, degli altri soltanto ricordevole. » Catalogo di mille ottocento e piu autograft di perso- naggi che furono rinomati sul trono nelle cose di guerra o di Stato, nel clcro, nelle scienze, nelle let- tere o nelle arti pertinenti ad Antonio Gandjni. — Modena, 1837. Eredi Soliani, in 3.°, di pag. 43. II sig. Gandini brigadiere delle guardie nobili d' onore di S. A. R. l'Arciduca Duca di Modena e direttore della musica di quella Cone, non ha solamente pubblicato questo catalogo, ma v'aggiunse altresi la dichiarazione di esser pronto sempre a lasciar prender copia degli autograft in esso descritti da cbiunque credesse di poterne trar vantaggio per distendere biografie, elogi e simili , od anche per chiarire qualclie pusso di scoria. E questa notizia ci parve degna di essere divolgata cosi per l'utilita che ne possono ricavare gli studiosi , come pel buon esempio ch'essa contiene. Sa- rebbe desiderabile che i posseditori di manoscritti cessas- sero una volta di crederli tanto piu preziosi quanto piu li rendono inutili. Delle malattie morali de letterati e de' rimed j loro. Opu- scolo di N. C. Dalla Riva. — Verona, 1837, G. Antonelli, in 8.°, di pag. 44. 1/ autore divide le malattie morali de" letterati in due specie, interne ed esterne: le prime hanno radice in loro niedesimi : le altre derivano da oggetti fuori di loro. Le malattie morali interne poi sono , al parer suo , le seguenti: I. Insazudjilitd di sapere; onde viene (egli dice) imuioderanza di studio, una soverchia cura , un1 avidita , 21 6 APPENDICE ITALIA.NA. una febbre cVinvestigare, scandagliare, rovistare il vero in ogni cosa , uno stillarsi il cervello rivangando, rumi- nando e scrutinando ogni minnzia , an' abitudine a guar- darla troppo nel sottile , e a pesar tutto colla bilancia del- 1' orafo, aiFaticando la niente e nojando altrui. II. Fanta- sticheria , cioe la pecca di sostituire al reale il fantastico, di credere o spacciar per vero I* immaginoso , di chime- rizzare e girandolare in tutti gli oggetti. III. Ostinazione e caparbieta , perciocche coloro cbe banno molto sudato e vegliato , e si sono , per cosi dire , macerati sni libri , si persuadono facibnente di sapere piu degb aliri, bade ia cio trasvolando agli estremi , male possono credere ad un consiglio il quale prima non sia caduto nella lor niente , e a stento e a fatica si risolvono a ritrarre il piede dal lor cammino , se pur dubitano di averlo posto in i'allo. IV. Diffi.colta a conversave cogli altn ', o perclie i letterati trovino i piu scipiti e ignoranti, siccbe con questi mancbi il linguaggio, o perclie stimino gli uomini assai pin mal- vagi e corrotti che per avventura non sono , ovvero per- clie abbiano la specie umana in troppo alto dispregio per ]a considerazione de'suoi delirj. Di qui nascono misantropia e solitudine. V. Grave patimento nelle sventure; percbe 1'nomo dotto sa vedere e pesare piu dell'idiota le conseguenze di un male, e meglio conoscere e valutare un bene perdnto. II letterato pensa ; e il grande secreto per viver bene e quello di pensar poco. VI. Grave risentimento nelle offese , percbe o 1' abitudine alle lodi ed alle onoranze , o la stima che il letterato fa di se stesso, o la capacita di scorgere tutto il veleno e tutto il peso di un oltraggio , sono cagione a lui di sentirlo vivissimamente. VII. Soverchia sincerlta e crcdu- lita, poicbe il vivere di continuo tra i libri, e il farci a cosi dire cittadini di un altro mondo ci rende quasi al tutto inesperti delFumana malvagita e mancbevoli dell'arte del vivere, onde male si conoscono le reti , i lacci, i tra- nelli cbe ci si tendono da ogni parte , e male s' impara a trar profitto dall' umano consorzio , come sanno fare certe volpi colla mascbera d' uomo ; oltreche elevando lo spirito merce gli studj , lo si fa ancbe abborrente da ogni siniu- lazione e dissimulazione, sdegnoso delTandar finto o sotto coperta , iucapace di silenzio ove sembra cbe tutto comandi il parlare , quasi ogni freno alle parole sia tiniore e vilta. Da tutto cio nascono naturalniente c ad un solo parto la A1TENDICE ITALIAN A. 21 J sincerita e la credulita cou tutta la caterva dei mali clie le accompagnano. VIII. Svnnimento delle piu dolci illusioni della vita, perche imparando collo studio a sgombrare le apparenze e le filsita , e avvezzandoci a risguardare e pon- derar le cose quali sono in se medesime, avviene ben pre- sto che le triste realta soverchiano le care immagini, e rimastoci il vero a nudo , ci sentiamo occupati e posseduti da un augoscioso disinganno : percio la vita diviene spesso un fardello che si porta sngli omeri perche non e lecito il deporlo. Le malattie morali esterne sono : I. La poverta e la pcr- dita del patrimonio , perche gli uomini pagano il piacere e futile, ma il piacere de'sensi e futile materiale, mentre quello delle lettere e sentito ed appfezzato da pochi:, onde la Malibran aveva a Parigi sessantamila franchi per gor- gheggiare alcutie sere in sei mesi , e il Botta pochi anni addietro vi moriva quasi di fame. Vuolsi anche notare che se talvolta un qualche frutto piu che di lode , contnttoche tardo e scarso , ci proviene dallo studio, in questo bel paese del si suol esser rubato dagli stampatori e dai libraj. Oh quanto sarebbe a desiderarsi in tal pioposito die fosse meglio guarentito in Italia il diritto di proprieta d'lmau- tore ! II. / Parenti e la MogUe, poiche e raro ch' essi ab- biano il inedesimo gusto ed amore che tu hai per gli studj e pei libri , e meglio amerebbero le piu. volte 110' arte, una professione , un mestiere , ond'entrassero in casa le molte e grosse monete. Che se il letterato ha poi anche flgli , allora vi lascio dire il tempo che questi gli rnbano e il grattacapo che gli danno di continuo per mille ragioni. III. / letterati, giacche con questi e pur forza di conver- sare, e pochi ne trovi i quali siano di spiriti elevati e generosi , come pare ch' esser dovrebbero affinandosi alia cote dello studio; molti ve n'ha che sono maligni e ri' baldeggiano, e i piu li vedi assai vogliosi di farsi lodare , cacciatori infaticabili di fama, libidinosi di rinomanza; che se tali aflatto non sono, li troverai almeno frivoli e chiac- cliierini: dai primi puoi aspettarti ofFese, torti, soperchianze; gli altri son nojosi , e la noja , oh! la noja e una seconda morte. IV. / Giornali, i quali sovente sono ingiusti e ca- lunniatori, e in vece di comportarsi a guisa di tribunali cui spetta il giudicare e sentenziare iiDparziahnente , di- vengono bene spesso organi e stromenti di basse e vifi Bibl. Ital T. LXXXVIII. i5 2l8 APPENDICE 1TALIANA. passioni e vergognosi traflicatori e barattieri di lodi e di biasimi. V. L'Invidia che e solita a destarsi ne' letterati , di cui gia abbiamo detto, o nelle persone ignoranti alle quali I'altrui dottrina e di umiliazione e di rimprovero, ovvero ne' ricchi che volendo soprastare a tutti ed in tutto, si ri- scattano della superiorita che hanno i dotti sopra di loro col far vedere di continue- e per insolente modo in ogni fatto, in ogui detto, che se hanno vnota la mente, hanno zeppo lo scrigno. VI. Le Persecuzioni. Quando all' invidia ed alia malevolenza eccitata dalla superiorita della dottrina e della fama si aggiunge il potere , il povero letterato e sifFattamente in preda ad ogni sorta di angherie , di so- prusi , di enormezze , che vi lascia non di rado la liberta e la vita. VII. La Fama, la quale se e talvolta di conso- lazione e di giovamento , suol essere anco di peso e di rintoppo ; poiche allorquando la tua riputazione si allarga, e vieni in voga , tutti spieggiano e rifrustano i tuoi fatti, ti seguono, ti ormano , e quasi muojono di stento se non sanno che cosa pensi , che cosa fai, e non ti lasciano pace e liberta. Oh quanti vorrebbero non esser famosi per aver riposo e tranquillita di vita ! Quanti cercano inutilmente e tenebre e silenzio e solitudine, perseguitati e martellati dalla propria rinomanza ! Dopo avere cosi annoverate nella prima parte del libro le malattie dei letterati, procede 1' autore nella seconda a proporne i rimedj. All' Insaziabilita di sapere , per cagione d' esenipio , puo esser rimedio il considerare che la scienza e un mare il quale si fa piu vasto quanto piu si naviga. La Fantasticheria si puo medicare ripensando che 1' andar perduti dietro un mondo ideale e il medesimo che divenir bamboli nel reale , che V uomo fantastico e preda o ginoco degli astuti , e cose simili. La malattia dei Giornali ha un rimedio nel saperne fare quella sola stima ch' essi meritano, « nel por mente non gia alle opinioni del volgo da questi o generate o nodrite, ma a quelle de'pochi assennati , i quali non giudicano col cervello altrui , ma col proprio. Ma noi non vogliamo compendiare questa seconda parte , perche abbiamo sentito dire da alcuni che i giornalisti fanno un mal servigio agli autori quando coi loro com- pendj tolgono il desiderio dei libri. Dobljiamo a questo pro- posito dichiarare che non abbiamo veramente compendiata aemmanco la prima parte , ma datone 60I0 quel cenno che APPENDICE ITAXIANA. 219 bastasse a far comprendere 1' ordine e l'importanza del libro e le principal opinioni dell' autore. II sig. Dalla Riva poi e riccliissimo di notizie e di aneddoti , coi quali sa ornare molto piacevolmente tutto quanto egli dice , ed e inoltre scrittore diligente , corretto e grazioso. Di die vogliamo dare una prova trascrivendo le ultime righe del suo volume. <• Sono poi grande compenso alia noja della Fama le dimostrazioni d" onore che non di rado, anche inaspettate, suol ricevere chi e in voce di letterato e di sapiente; ne solo dimostrazioni di onore, ma pur tal- volta utilita vere e veri beni o a pro di se stessi o d'altri, sia nella propria citta, sia fuori . . . Ne certo e poco per un uomo di scienze e di lettere il divenir quasi cittadino universale , e il trovare bene spesso ovunque rechisi , clu aggregato alia gran repubblica de' dotti , gli e gia fami- gliare ed amico al primo vederlo ^ e lo scorgere non di rado come al solo pronunciare del proprio noine molti si pongano in atto di fargli onore e di rendergli servigio. Oh questo e il piu caro, il piu dolce premio delle veglie e delle faticbe che ajutaron l'uomo a salire in fama! Lode poi , lode eterna a que' pochi che son propensi a venerare i famosi , lo che di generoso e gentile animo e infallibil prova :, lode alio Schwarzenberg che guidando in Francia i soldati d'Austria nel 18 14 mando una guardia al piccolo Monbard perche fu seggio del BulFon, onde sclamo il Botta: i cannoni di Napoleone perdevano , le ossa di, Buffon vin- cevano. Senonche io vorrei che non solamente le scarnate ossa ricevessero ed avessero onori , ma quelle ancora che sono vestite di nervi e di polpe ; poiche gli onori sono belli e buoni , ma chi e morto non li sente : gli uomini poi sono molto facili a pagare il tributo della riverenza e della lode sulla pietra del. sepolcro , perche allora onorano se stessi ed ogni occasione d'invidia e gia spenta ;, oltre- che col letterato morto, se pur moriva di fame quand' era vivo, non si corre pericolo di metter mano a qualche cosa di piu che -questo vano profumo. « Opere di Giuseppe Bianchetti. Treviso 1 836- 1837, dalla tipografia Anilreola , vol. VI, in 8.°, uustria- che lire 19. 71. Di queste opere del signor Bianchetti abbiamo gia fatto conoscere ai nostri Iettori i Discorsi dello scrittore itaiiuno 220 APP£NDICJl ITALIA.NA. compresi nel primo volume. Ora annunziamo i cinque che gli tennero dietro e coi quali tntta la raccolta e com- piuta II secondo volume ci mette innanzi sedici lettere sopra varj argomenti , fra le quali raccomandiamo particolar- mente alia gioventu studiosa la seconda sopra lo scrivere in Italia , e la decima sopra i romanzi storici. Seguita poi un volume intitolato GiuUa Francardi , nel quale ignoriamo quanto siavi di storico e quanto d' inventato rispetto alle avventure : questo sappiamo pero , che V opera ha molte pagine afFettuose, e che Tautore dai casi o veri o finti fa scaturire begli esempi e opportune lezioni di ottima morale. A materia piu grave e piu difficile e consacrato il quarto volume ; Studj filosofici. L' autore confessa che questi discorsi scritti nel corso di cinque anni , e tutti (fuor 1' ultimo) pubblicati come articoli di giornale , avreb- bero bisogno di essere in alcune parti rifatti o rifusi ; con tutto cio compongono un' opera utilissima a far co- noscere con rara chiarezza e la vera materia della buona filosofia, e la distinzione delle scuole principali sopra le piu importanti materie , e lo stato della scienza , e le precipue questioni alle quali deve lo studioso rivolgere la sua attenzione , e le vie per le quali ha da mettersi se non vuol perdere vanamente una lunga fatica. « Ho sem- pre pensato ( egli dice nella prefazione ) che il modo di trattare la filosofia speculativa abbia una potenza grande sopra di essa. E senza dubbio chi vuol farla amare , chi vuol difFonderla deve affaticarsi molto intorno al modo di trattarla. Or tale appunto era il mio scopo principalissi- mo :, perche di metter fuori nuovi sistemi non avevo al- cun pensiero ; e gia mi pare di avere mostrato sufficien- temente nello studio settimo che ormai niun altro lo possa avere, cioe possa averlo con effetto. Col quale studio ho pur anco in parte risposto a quelli che per avventura mi facessero il rimprovero di cercar d' introdurre in Italia alcune opinioni che oggi dominano in Francia e partico- larmente in Germania. La vera filosofia . . . appartiene a tutte le genti : essa e umana . . . Tutte le opinioni filoso- fiche ebbero piii o meno lunga, piii o meno vigorosa vita presso tutte le nazioni dove piii o meno si e esercitato il pensiero e pero coltivata la filosofia. E quelle che io ho abbracciate non haano avuto certo la loro origine in APrENDICE IT \ LIANA. 221 Germania , come quelle che ho combattute non Pebbero in Francia : poiclie senza rimontare ad epoche piii lontane , la vera radice delle une e delle altre dopo il risorgimento delle scienze e da cercarsi in Italia , tanto per rispetto alle dette opinioni considerate in se medesime , qnanto rispetto al metodo con cui si puo arrivarvi ... La pre- minenza de' filosofi itnliani sopra gP inglesi , i tedeschi , i francesi ed altri, per rispetto all'anteriorita di alcnne opi- nioni filosofiche , ha tuttora bisogno pel pnbblico di essere provata. Le prove certo non mancano , ma il trovarle appar- tiene alio storico . . . Ma intanto la filosofia non e la storia della filosofia. Per la filosofia non vi sono ne divisioni di tempi, ne confini di popoli , ne nomi d'uomini, ne contese di priorita , ne gare di gloria. La filosofia ha un unico in- tendimento ; la piu ampia e sicura cognizione delP uomo. La filosofia si mette dinanzi da studiare e da conoscere P umanita ; onde abbraccia in un solo punto tutte P epoche e tutti i luoghi , come sono abbracciati dalP umanita me- desima. Ella si giova spesso dell" opera di coloro che Pbanno particolarmente cohivata ; ma giovandosene , non domanda lor conto ne del tempo ne del luogo in cui sono nati , ne de' maestri che hanno avuto , ne di altro , ma soltanto delle opinioni. Le quali. bene esaminate, se le accoglie , le accoglie unicamente per avanzare cammino ; in quel modo che se le ricusa, le ricusa non per altro, se non perche le considera come impedimenti al suo viag- gio. >> II quinto volume e tutto di Articoli di critica; il sesto di Prose accademiche. II sig. Bianchetti apparisce in tutti questi volumi uomo fornito di molta dottrina , pen- satore indipendente dalle altrui opinioni , scrittore diligen- tissimo. Qnando giudica le opere altrui e sempre modesto e gentile ; qnando espone i proprj pensieri e franco e con- fidente ma non presnntuoso ; e in somma un letterato che sotto ogni rispetto si puo proporre in esempio alia gio- ventii. Dopo avere raccolte le cose scritte finora , qnando alcuni forse pensavano ch' egli le pubblicasse come persona pienamente contenta di se , egli viene a trarli d" inganno con queste notabili parole. " Raccolgo tutto quello che posso. E ben si credera che non intendo di dare con cio alcuna lusinga al mio amor proprio. Oh , che sorta di lu- singa sarebbe mai questa ! Vorrei far manifesto in certo modo il patto convenuto nieco stesso , di tirare una Iinea tra 222 ArPENDICE ITALIANA. il mio passato e il mio futuro (se pur rfavro) come scrit- tore. £ troppo aha 1' idea che mi formai di uno scrittore, specialmente in Italia , perche mi possa risolvere d' ora innanzi a comparire per tale , ove non sia in caso di farlo come conviene. » Da qualche lnogo di questi volumi ap- parisce che il signor Bianchetti e tnttora in quella eta in cui 1' ingegno , gia ricco di buonissimi studi , puo ripro- mettersi dalle proprie forze e dal tempo quanto esso vuole; e noi quindi speriamo che siccome le opere qui annunziate onorano grandemente 1' autore ; cosi egli ne produrra in breve delle altre che onoreranno 1' Italia. A. Delia istoria e della indole di ogni filosofia di Appiano Buonafede. — Milano , I S3 j, dalla Societd tipo- grafica de' Classici italiani , in 8.° Finora i primi due volumi. II Romagnosi lodo la storia della filosofia del Buonafede preferendola a quelle del Buhle e di ahri moderni stra- nieri ; ma 1' autorita del grand' uomo non pote render cre- dibile una sentenza che, forse dettata da troppo amore delle cose patrie , offendeva ahamente la verita. La storia del Buonafede , tacciata di poca filosofia da scrittori assennati e imparziali, fu poi vilipesa da mold che non degnandosi di leggerla pur volevano giudicarla : e di qui forse , quasi per desiderio di ammenda , fu condotto il Romagnosi a profferire quel troppo favorevole giudizio. La Biblioteca Italiana parlando dell' Edizione delle opere classiche italiane del secolo XVIII mostro desiderio di veder compresa anclie quella storia nelP aggiunta che se ne prometteva:, stimando clie quella Collezione conseguirebbe meglio il suo scopo di rappresentar pienamente Io stato degli studi italiani in quel secolo qua! ora abbracciasse anche un1 opera da cui apparisse sotto qual punto di veduta consideravansi allora i sistemi di filosofia. II vero studioso , colui cioe che risale direttamente alle fonti , puo senza dubbio far senza, come di quasi tutte le compilazioni d' ogni maniera , cosi forse principalmente di questa ; ma chi vuol conoscere la storia letteraria italiana e la condizione de' nostri studi nel se- colo XVIII non puo ommettere questo libro. La Societa dei Classici adunque fra le altre opere che viene aggiun- gendo alia sua prima Raccolta e delle quali abbiamo gia APPliNDICE 1TALIVNA. 223 tenuto discorso, pubblica ora anche la storia della filosofia del Buonafede ; e poiche le stampe fatte sinora son dive- nute rarissime , e per inciu-ia de" tipograii sono piene di errori die spesse volte ne rendono impossibile I' intelli- genza , e da credere clie questa nuova edizione sara rice- vuta assai volentieri. Gli editor! poi hanno opportunamente premessa a questa loro ristampa una prefazione, nella quale parlando a lungo dell' opera , senza dissimularne i difetti dimostrano 1' utilita che ne possono ricavare gli studiosi. « Noi presentiamo ( essi dicono ) ai nostri lettori queste opere (i), non gia come la migliore storia possibile della filosofia , la quale non crediamo che sia stata scritta finora , e forse e ancor lontano quel tempo in cui potra scriversi , ma come una copiosa e facile, e non di rado anche piacevole esposizioae dei varj sistemi succedutisi fino ai tempi del Genovesi : e quasi una solenne ed an- tentica dimostrazione del modo con cui il secolo XVIII considero la filosofia e la sua storia. Senza avere notizia di questi sistemi, la gioventu non potrebbe mai studiare utilmente nelle opere di coloro che di recente poi fecero prova di scrivere una storia filosofica della filosofia ; nelle quali i fatti non sono mai tanto copiosi, ne cost cronolo- gicamente ordinati , da mettere in grado chi legge di giu- dicare con sicurezza se lo scrittore seguita il vero od e illuso da qualche preconcetta opinione. » E questo appunto f u , al parer loro, il motivo per cuit il celebre Romagnosi lod6 cosi ampiamente cotesti scritti del Buonafede : e dopo avere discorso del metodo sperimentale tenuto dall'autore , della sua poca penetrazione filosofica, e dell'inopportuna de- risione a cui si abbandona si spesso , conchiudono: " Rac- cogliendo pertanto le cose finora toccate , crediamo di poter dire che queste opere del Buonafede comprendono la piu copiosa esposizione dei sistemi filosofici che fosse mai stata fatta fino a' suoi tempi, dopo il Brukero: che questa espo- sizione qual essa e, benche sia piuttosto una cronaca, che una storia della filosofia propriamente detta , nondimeno offre alio studioso il dnplice vantaggio, primamente di fargli conoscere come ne' tempi nei quali fu scritta si (i) Cioe < [uella che qui annunziaino , <; (uiclla della Ristaurazione cTogni filosofia. 224 APPENDICE 1 1ALIANA. considerava generahnente cotesta materia ; poi di sommini- strargli d' tin moclo facile e chiaro le notizie di fatto, ne- cessarie a cliiunque si propone di salire alia considerazione iilosofica di questo argomento :, e finalmente che sebbene lo spirito ironico e derisore del nionaco Celestino sia una costante dimostrazione eh' egli sctiveva la storia della filo- sofia senza esser punto filosofo, non per questo il suo libro impedira di filosofar rettamente a chiunque vi si ac- costi con mente matura e fortificata da una fdosofica edit- cazione. » Noi crediamo di dover lodare questa ristampa non solo come nn compimento poco meno cite neces- sario alia Collezione dei Classici italiani del secolo XVIII, ma ben ancbe come un libro atto a diffondere una suffi- ciente notizia de' sistemi filosofici in quella classe non pic- cola di persone, alle quali un lavoro piu filosofico sopra questa materia sarebbe lettura difficile e forse nojosa. Delia miseria delluomo; Giardino di consolazione ; Introduzione alle virtu di Bono Giamboni; aggiun- tavi la Scala dei claustrali: testi inediti tranne il terzo trattato , pubblicati ed illustrati con note dal dottor Francesco Tjssi. — Fircnze, i836, Guglielmo Piatti, in 8.° di pag. lxxix e 471. II dottor Tassi , gia benemerito delle nostre lettere per avere pubblicata la .vita di Benvenuto Cellini con qnella cura cite a tutti e notissima , acquista ora un nuovo di- ritto alia riconoscenza degli studiosi mettendo in luce al- cune scritture d' anticbissimo autore , citate bensi dai com- pilatori della Crusca piu volte , ma non divolgate mai colla stampa. In una lunga prefazione , sotto il modesto titolo di Avvertimento , egli ci da primamente le maggiori no- tizie che mai si avessero di questo scrittore, il quale nac- que verso il 12,40 e mori poco dopo il cominciare del i3oo, fu assai perito in legge e valentt , e caro ai dotti tutti del- I'eta sua; la qual circostanza ci par da notare , affincbe si conosca ognor piu che , anclte in quel secolo , i pochi scrit- tori veramente leggiadri e corretti e degni percio di essere studiati non nacquero ma si fecero tali educando rani- mo e Tingegno alia dottrina ed alia gentilezza. Gli scritti non dubbj del Giainboni sono i seguenti : I. Volgarizza- mento dell' Etica d'Aristotcle. II. Volgarizzamento deirArte ArPENUICE ITALIA.NA. 235 militare di Flavio Vegezio III. Volgarizzamento delle Sto- rie di Paolo Orosio. IV. Volgarizzamento del Tesoro di Ser Brimetto Latini. V. Volgarizzamento della Forma di onesta vita di Martino Dumense. VI. Rettorica di Tullio, ovvero Ammaestramenti dei dicitori. VII. Introduzione alle virtu. VIII. Delia miseria deiruomo. IX. Giardino di consolazione. Di ciascuno di qnesti scritti viene partitamente parlando il ch. sig. Tassi. Noi non vogliamo compendiare le sue pa- role, bastandoci di annunziare ai bibliografi, che in questa prefazione troveranno quanto mai possano desiderare in- torno alia varia fortuna delle opere di questo scrittore, le quail si trovano tutte citate dagli Accademici della Crusca, ma non tutte a lui attribuite. E per gli studiosi della buona lingua , come saggio dello scrivere puro e leggiadro del nostro autore , trascriveremo dal Giardino di consolazione un breve capitolo intitolato Della ubbidienza. n Ubbidienza e uno tesoro, col quale s' acquista il regno del cielo, il quale per la disnbbidienza si perdeo. Onde 1' ubbidienza si pone cosi : Ubbidienza e virtu , la quale tutte le altre virtu semina nelP anima e guarda. Santo Gregorio dice : Meglio e ubbidire che sagrificare , pero che nel sagrificio r altrui carne s' uccide, e nella ubbidenza la sua si sa- grifica. Santo Bernardo dice : Lo vero ubbidiente non da indugio , quello che gli e comandato non tarda, ma incon- tanente s' apparecchia gli occhi a vedere, gli orecchi al- 1' udire , le mani all'operare, li piedi all' andare : e in tal modo si ricoglie dentro , che di fuori e' fa la volonta del suo comandatore. Anche dice : La vera ubbidenza non cerca perche , o in che modo la cosa gli sia comandata , ma deesi isforzare che allegramente e fedelmente si faccia quello, che per amore gli e comandato. » Biblioteca degll scrittori latini col testo a f route, ccc. — Nova scriptorum latinorum bibliotheca ad optimas editiones recensita accurantibus Parisiensis Acade- mics professoribus cdila a C. L. F. Panckoucke. Editio prima veneta. — Vcnetiis , i836, excudit Joseph Antonelli , in ^.° piccolo. Queste due edizioni , rispetto al testo latino, sono una stessa cosa, cioe null' altro che una fedele ristampa della biblioteca pubblicata dal Panckoucke in Parigi. Se tutte e 2 26 APPENDICF, ITALIAN A. due troveranno un numero di compratori bastevole alle spese sara cosa da rallegrarsene non solo col sig. Anto- nelli, ma colla gioventii studiosa. Al sig. Antonelli intanto ed a coloro ai quali egli ha commessa la cara di queste edizioni non sara inutile raccomandnre una instancabile diligenza. Idea delict sacra eloquenza del ch. professore abate Giuseppe Bar bier i. Edizione seconda notabilmente aumentata dull editore abate Angela Paolini P. S. di Religione nell'I. R. Ginnasio di Pavia. — Mi- lano, 1837, coi dpi di Luigi di Giacomo Pirola, in 8.° Orazione panegirica al glorioso santo Jgnazio da Lo- jola detta nella chiesa imperiale di S. Fedele in Milano, dal prof, abate Angela Paolini. Id. id. Del primo di quest! libretti abbiamo parlato quando comparve la prima edizione. Ne annunziamo ora la seconda stimandolo opera utile alia gioventu; perche il prof. Paolini nel fare 1' apologia di un illustre oratore ha poste e svi- luppate moke belle e generali dottrine. II panegirico poi di S. Ignazio ci pare un bellissimo testimonio alle dottrine medesime : 1' autore e un maestro che non addita soltanto la via , ma vi si mette egli stesso con esito veramente felice , e tanto piu degno di lode quanto piii egli e lontano da ogni presunzione. Prosodia della lingua tedesca ad uso degli Italiani compilata dall'ab. D. Bikaghi prof, nell I. R. Col- legia di Porta Nunva e maestro di lingua tedesca. - Milano, 1887, a spese dell autore. Dobbiamo congratularci coll' autore di questo libretto perche trattando con molta lode un argomento assai diffi- cile , ha reso testiinonianza di quanto sia studiata fra noi la filologia tedesca. I giovani che si consacrano a quello studio non vorranno per certo trascurar questo libro, dal quale apprenderanno a gustar pienamente le produzioni dei grandi ingegni alemanni. Se la prosodia di una lingua fosse necessaria solamente a coloro che vogliono scriver versi, potrebbero gP Italiani in generale considerare come APPENDICE ITALIANA. U2J inutile la fatica a cui li viene invitando il sig. Biraghi; ma chi non conosca Ie regole principali da Iui raccolte e insegnate, oltreche sara sempre incerto nell' uso dell'idioma tedesco, non potra sentire ne l'armonia dei poeti, ne il nnraero dei prosatori , e non giungera mai a fare la de- bita stima ne della lingua, ne degli scrittori. II sig. Bira- ghi poi ha trattata questa materia con bell' ordine e con molta chiarezza. Elegie di Tibullo con alcune di Properzio, volgarizzate pel marchese Antonio Cavalli di Ravenna ristam- pate e corrette. — ■ Ravenna, 1 835, presso A. Ro- veri e figli, in 8.°, di pag. 226. Le opere di Albio Tibnllo tradotte in terza rima dal marchese Luigi Biondi romano. — Torino, i83~, tipografia Chirio e Mina , in 4.0 pice. , di pag. 16 e 179. Bellissima edizione. Poesie di C. V. Catullo recate in italiano dal prof es- sore em. D. G. A. Scazzola alessandrino, col testo e con note. — Alessandria, 183/, tipogr. Capriolo, in 8.°, di pag. 223. I due trachutori di Tibullo si proposero di seguitare di- versi testi , e di qui e venuto che le traduzioni differiscano 1' una dalPaltra non solo nell' ordine delle elegie, ma spesso anche in quello dei versi. In quanta a noi crediamo che il marchese Biondi attenendosi in generale all' edizione co- miniana proenrata dal Volpi in Padova l'anno 1749 abbia preso miglior consiglio del marchese Cavalli a cui piacque di seguitare quella di Amsterdam 1708 per cura del Broukh. Anche la semplicita elegante e squisita dei modi , e la soave malinconia del verso ci pare che si accostino all' original* nella traduzione del Biondi piu spesso che in quella del predecessore. Di che noi , dovetido esser brevi , recheremo due soli esempi, tolti dall' esordio delle due prime elegie. I. Divitias alius fulvo sibi congerat auro Et teneat culti jugera multa soli. II Biondi Altrl di fubdid'oro insieme accolto Abbia riccliezza, e possessor diventi D'immensa quantita di tcrren colto: 228 APPENDICE ITALIANA. e il Cavalli: Altri ponga ogni sua piu dolce cura In ammassar tesori, altri possieda Mold campi di fertile coltura. Qui il marchese Cavalli introduce due confronti (altri ponga; altri diventi) in vece di un solo ; e negligenta quel modo del testo congerere divitias auro , notato come elegante dai commentatori. II. Adde merum vinoque novos compesce dolores, Occupet ut fessi lumina victa sopor ; Neu quisquam uiulto perfusum tempora Baccho Excitet, infelix dum requiescit amor. II Biondi: Altro vin mesci, sin che vengan manco I dolor miei novelli, ed il sopore Occupi i vinti lumi di me stanco. Ne me avvinato e sparso di sudore Osi scuotere alcun, mentre che insieme Con meco ha requie Vinfelice amore. e il Cavalli : Versa, versa, o fanciullo- a' nuovi mail Deh col vino da tregua, onde il sopore Sugli occhi stanchi mi distenda I'ali. Quando vinti i miei sensi ahbia il valore Di Bacco, niun mi desti in cortesia: Non mi da pace che nel sonno Amore. Non domanderemo conto a nessuno dei due traduttori di quella bellissima e tanto evidente espressione del testo multo perfusum tempora Baccho, cui non puo agguagliarsi ne Yavvinato (che ci par basso) e sparso di sudore del Biondi, ne il valore di Bacco che vince i sensi. Nel Biondi poi non ci piace quel verso: Occupi i vinti lumi di me stanco benche sia letteralmente tradotto dal testo. Ma nel Cavalli ne pare che la frase dar tregua ai mali, e l'im- magine del sopore che distende I'ali sugli occhi non espri- mano ai pari del testo (compesce dolores; occupet lumina victa) la forza delPafFanno amoroso e lo stato d'un uomo infelice che per desiderio di qualche riposo invoca Teb- brezza. L' ultimo verso poi collocato quasi a modo di epi- fonema sarebbe proprio di Ovidio piuttosto che di Tibullo. Ben sentiamo quanto sarebbero insuflicienti questi confronti ArPENDICE ITALIANA. 229 per chi volesse pesare con giusta bilancia il merito delle due traduzioni. Noi le crediamo entrambe degne di molta lode. Meno scrupoloso e molto meao elegante del Blondi e del Cavalli e poi il prof. Scazzola. Aprendo a caso il suo libro troviamo questi versi : A te, Cornelio, che plauso farmi Sempre hai per uso alle bazzecole Onde risuonano questi miei carmi , dove il testo dice : Corneli , tibi : namque tu solebas Meas esse aliquid putare nugas. Poi questi : Col corno or scemo, or tumido Tu che il giro annuo adempi; in vece del latino : Tu cursu , Dea , menstruo Metiens iter annuum. E questi ancora : O Tullio, a te che superi Ognun, che fu gia al mondo O che e o sara facondo D'ltalia dicitor, Offre di grazie omaggio Un vate di niun merto, Fra tutti il meno esperto, Qual tu sommo orator. Dove non manca soltanto la venusta di Catullo , ma si anche la chiarezza e la correzione grammaticale. Chi cre- derebbe mai che qnalcuno potesse immaginarsi di avere adempiuto rufficio di buon traduttore voltando negli ultimi quattro versi da noi riferiti questi altri quattro del testo? Gratias tibi maxima s Catullus Agit pessimus omnium poeta : Tanto pessimus omnium poeta , Quanto tu optimus omnium patronus. A. a30 APPENDICE ITALIA.NA. La Bombiorgica del P. Nicolb Borrelli delle Scuole Pic, pubblico professore di rettorica nel collegio di Foggia. — Foggia, 1837, dalla tipografia di Gia- como Russo , in 8.° La Bombiorgica o cura dei bachi da seta e uno degli argomenti didascalici piu suscettivi di essere trattati poe- ticamente anche ai di nostri. Vi e una poesia , se cosi e lecito esprimersi, intrinseca, nella vita breve e operosa di quel picciolo animaletto , e nella sua trasformazione : e il paese poi donde venue all' Europa, e ¥ albero delle cui foglie si nutre, e le malattie alle cjnali soggiace, e le cure ch' esige, e gli usi del frutto ch' esso produce, possono som- ministrare materia di vera ed utile poesia. Un bellissimo cenno ne fece gia il Mascheroni nel suo Invito a Lesbia Cidonia, ove le addita un baco anatomicameute preparato, dicendo : Come in antico bosco d'ake querce Denso e di pini le cognate piante J rami intreccian, la confusa massa Irta di ramuscei fende le nubi: Cosi, ma con piu bello ordin tu vedi Quale pel lungo dell'aperto dorso Va di tre mila muscoli la selva. Riconosci il gentil candido baco Cura de'ricchi Sericaru; forse Di tua mano talor tu lo pascesti Delle di Tisbe e d'infelici amori Memori foglie: oggi ti mostra quanti Nervi affatichi allor che a te sottili E dd seno e del crin prepara i veli. In questi versi si scorge come la poesia e la scienza pos- sano darsi la mano e concorrere a produzioni 11011 meno utili die dilettevoli. C increbbe pertanto di vedere il pro- fessor Borrelli rivolgersi ancora alle favole di Fetonte , di Ciprigna e di Psiche per trarne materia da infiorare il suo tema. Lasciamo ai Greci l'avere creduto che Saturno desse a Venere i semi dei filugelli : perdoniamo ai poeti di un'altra eta l'essersi arrogato il diritto di aggiunger favole a favole, adoperando P ingegno a confondere le tradizioni mitologi- che degli antichi piuttostoche ad illustrare le vere scienze ArPENDIGE ITALIANA. 2.5l dei tempi moderni. Non vogliamo gia dire che nel poe- metto del sig. Borrelli manchino Ie piii important! notizie i-ichieste dal tenia: ma gli e mancato assai spesso il grande artificio di far nascere la poesia dal vero ; e il suo com- ponimento .ha quasi due elementi distinti , il poetico e il scientifico , che non si fondono insieme. In quanto alio stile ed al verso, benche 1' autore vada talvolta troppo disadorno e pedestre , nondimeno ci fa sentire di tempo in tempo una poesia che scaturisce da facile vena e da in- gegno diligentemente educato. Eccone un brevissimo saggio. . . . . Al tepido colore Dell'Ariete; quando lentamente Dalle cime del monti, che deposta Han la canizie dell 'altera f route, Sccndono rnormorando i ruscellettl Dal canto d'usignuol maninconoso Accompagnad; le famiglie d'erbe, Di fiori e d'animai prolificando Fan popolosa la terra ridente. Poesie inedite di Silvio Pellico. — Torino , tipogra- fia Chirio e Mina, vol. 2, in 8° di pag> 3i8 e 3oi. II secondo di qnesti volumi comprende sette Cantiche simili ad altre gia da noi annunziate , e nelle quali il si- gnor Pellico tolse a illustrare alcuni punti della storia ita- liana. « Le Cantiche da me eseguite sinora ( egli dice ) ven- nero poste nel medio evo ; non gia che io non discerna essere stati i pregi di quell' eta contaminati da niolta bar- barie , ma bensi perche tai secoli sono , per chi li vede in lontananza , un' eta acconcia alia poesia, stante la forte lotta del bene e del male che allora sorse e lungamente agitossi per ogni dove . . . L'eta presente offrirebbe, a pa- rer mio , un fondo eccellente per racconti poetici nobilitati da scopo morale . . . Ma possa 1' impresa di dipingere poe- ticamente si i nostri tempi , si altre parti della storia pa- tria , venire assunta da scrittori di nobile tempra e non maligni ne cinici ; da scrittori che pensino con forza, ma con forza religiosa, ed amino i progressi veri della civilta, cioe i progressi delle virtu pubbliche e private. La poesia e la letteratura in generale non valgouo nieute quando nou a32 APPENDICE ITALIANA. tendono a destare sentimenti alti e benefici, e ad allonta- nare i concittadini dalle turpitudini dell' incredulita e del- 1' egoismo. » Queste Cantiche sono, come !e prime , poste in bocca di un Trovadore Saluzzese, e dovevano "collegarsi ad un romanzo che 1' autore divisava di scrivere. Ora egli ha deposto quel pensiero ; e percio le pubblica cosi da se sole. I loro titoli sono RafFaella, Ebelino, Hdegarde , I Sa- luzzesi, Aroldo e Clara, Roccello, La morte di Dante: ma noi non crediamo necessario di trattenerci a parlarne, paren- done che dovremmo ripetere quanto dicemmo annunziando le prime alle quali queste sono perfette sorelle, o si guardi ai pensieri e all'affetto, o si guardi alia veste poetica sotto cut piacque all' egregio autore di preseutarle. » Se pub- bhchero ancora altri versi (dice il sig. Pellico) procaccero di presentare qualche saggio di Cantiche relative ai se- coli XVIII e XIX: » e gia nel primo di questi volumi che annunziamo egli ci porge un ampio saggio della sua atti- tudine a ben riuscire nel difficile assunto di trarre mate- ria di pbesia dalle cose e dalle persone vicinissime a noi. Lo splendore, come suol dirsi, delle immagini e dello stile non e da cercare in queste poesie del sig. Pellico : qual- che volta esse rendono sembianza di un uomo che per fug- gire la vanita e la poinpa va disadorno troppo e dimesso; ma oltreche la bonta de' pensieri e V abbondanza dell' af- fetto sono un grande compenso ad ogni mancanza di estrin- seci pregi, si vuol notare altresi clie la semplicita doveva essere necessaria in argomenti contemporanei. Fra questi ve n' ha uno intitolato Ugo Foscolo che , non punto disu- guale nel resto dagli altri , sotto il rispetto dell' estrinseca veste, puo forse meglio di molti altri farci conoscere la poesia alia quale il sig. Pellico si e consacrato. Ugo conobbi , e qual fratel V amai , Che V alma avea per me piena d' amove : Dolcissimi al suo fianco anni passai } E ad aid sensi ei m' elevava il core. Scender noi vidi ad artifizi mai , E vilta gli mettea cruccio ed orrore : Vate era sommo , ed avea cinto F armi , - E alteri come il brando eran suol carmi. Ma, sventura, sventura! Uom cosi degno D' amar colla sua srande anima Iddio . AI'PliNDICE ITALIAN!. 233 In fresca eta Vardinientoso ingegno Ad infelici dubitanze aprio : Clie di natura Vammirabil regno Opra di cieche sorti or gll appario , Or de mondi il Signor gli tralucea , Ma incurante d' umani atti U credea. NegP infelici snoi dubbj pero Ugo Foscolo non s' irritava contro i credenti ; ma talvolta anzi ne invidiava la pace , ed entrava nelle chiese compiacendosi di quel santo silenzio e dei riti. Conversando col conte Giovio diceva : Anch' io giorni felici Ho sulla terra assaporati , quando Innamorata ancor la mia pupilla Vedea quel Nume che a' tuoi rai sfavilla. E siccome al buon Giovio sorridea Con ossequio amantissimo di figlio , Cosi sul mio Manzoni Ugo volgea Quasi paterno , gloriante il ciglio : In esso egli ammirava e predicea Di fantasia grandezza e di consiglio , Forte garrendo se taluno ardia Di Manzoni schemir Vanima pia. Tal eri (prosegue dicendo l'autore), o mio sincero Ugo; e nei giorni infelici riconoscevi la mano di un Dio, e ono- ravi la Bibbia e 1' Evangelio ; e bencbe 1' ottenebrato tuo ingegno mal sapesse scevrar natura e Dio , 9entivi spesso clie la forte tua anima non doveva come il corpo esser pa- sto di morte. Se in alcuna tua carta eco facesti D'animi non cristiani alia favella ; Se di soverchio duol semi funesti Sparsi hai ne'cuor che passion flagella ; Se del secolo errante in cui nascesti, Benck'alta, Valma tua rimase ancella, Opra fu di fralezza e di presdgio, Non mai di petto a mire inique ligio. Qnindi talora gemevi al vedere come il tuo Ortis fosse idolo a ingegni insani ; e spesse volte ti udii contraddire coi tuoi consiglt alle dottrine di quel volume ; e pochi uoniini Bibl. Ital. T. LXXXVIII. 16 a 34 APPENDICE IT A LIANA. conobbi che sapessero al pari di te portare il proprio c V altrui peso , E quel planto trovar , quella parola Che gli afflitti commove , alza e consola. Mentor di tanto io spero , e spero assai , Che sebben conscio non ne andasse il mondo , Sul letto almen della tua inorte avrai Sentito del Signor desio profondo : Spero che VAngiol degli eterni guai , Gia di predar tua grande alma giocondo , L' avra fremendo vista all' ultim' ora , Spiccato un volo al del , faggirgli ancora. E questa mia speranza ( prosegue ) si addoppia quando ripenso come tu amasti tua madre , e com' ella nella sua vedovanza pregava pel tuo ravvedimento. Di buoni genitor sacro e il dimando , E sul cuor dell'Eterno e trionfante ; Ne da' parenti assunti in Paradiso Figlio che amolli , no , non fia diviso. Le sventure poi alle quali soggiacesti vivendo combattuto, profugo , povero , e la compassione che avesti agli amici sventurati, tutto mi fa probabile la tua salvezza. II Cielo sa se in mia prigion t'ho pianto , E quai voti il cor mio per te porgea! Sempre io chiesi per te V inclita luce Che di tutto consola , e a Dio conduce. E quando dopo dieci anni di pena ritornai alia patria , di quanto non fu diminuita la mia gioja al sentire che tu piii non vivevii E seppi tue sciagure, e niun mi disse Se , morendo , il tuo core a Dio s'aprisse ! Di tua vita furenti indagatori , Per laudare o schernir la ma memoria , Di te narraro i deplorandi errori , Quasi parte maggior della tua gloria : Falsato indegnamente hanno i colon ! Del tuo core ignorato hanno I'istoria ! Vgo conobbi, o ingiurianti infidi , E tra suoi falli alta virtude io vidi ! APPENDICE ITALIANA. 235 E tu, schietta e magnanima Quirina Che appien di lui pur conoscesti il core , Meco ogni di il rammenti alia divina Infinita pietd del Salvatore. I cantt e gli onori funebri non appagano i nostri cuori desiderosi non gia di vedere il perdu to ainico rappresen- tato come un eroe, ma di ritrovarlo appo Dio. Noi d' Ugo abbiamo un giudice pietoso , E tu sei quello, onniveggente Iddio ; Non un de' suoi sospir ti fu nascoso ; Anzi a te ogni sua giusta opra salio. Che festi d'un mortal si generoso ? Dimmi se il perdonavi e a te salio. Ah , se ancor di sue piaghe afflitto langue , Appien le asterga, o buon Gesii, il tuo sangue! Ben sappiamo clie nel giudizio di molti tutta questa non e poesia; percbe qui oltre al non esservi macchina od in- venzione nessuna , manca quasi intieramente ancbe il lin- guaggio poetico, cioe il Iinguaggio figurato :, e tolto il nu- mero e la rima ( nel che pure il componimento procede poco men cbe negletto ), si risolve in una semplice prosa. E noi pure stimiamo cbe a' nostri giorni per tedio di quella, se cosi possiam dire, estrinseca poesia cbe insegnavasi nelle scuole, molti siensi gittati a uno scrivere falso, in cui la poesia e la prosa appariscono malamente confuse; ma sti- miamo altresi cbe negli argomenti trattati dal sig. Pellico questa specie di transazione fra Io stile poetico e prosa- stico sia comportabile assai meglio cbe in tutti gli altri. Ne 1' anticbita e senza esempi di questo genere ; i quali sebbene non possano collocarsi nei gradi piu eminenti del- l'eccelleuza poetica, piacquero nondimeno ai contempora- nei e furono sempre lodati dalla posterita. Vi e qualcbe eccesso di negligenza in questi versi del sig. Pellico; il suo stile ed ancbe le sue iuimagini potrebbero essere non di rado pin nobili o piu lontane almeno dalla prosasticita seuza perdere punto di verita o di efficacia : ma chi non volesse perdonare questi difetti dovrebbe cancellare dal no- vero delle poesie una gran parte delle produzioni piu lo- date di molti anticbi. II cuore e la musa del sig. Pellico, il suo cuore e null' altro: egli versa nelle sue poesie Taft'etto di cui il suo cuore ridonda in quel modo precisamente in 236 AtPENDICE ITALIAN A. cui lo sente dettare dentro di se. II lettore puo dolersi tal- volta clfegli non siasi tanto arricchito di parole, di frasi e d' inimagini, da vestir seinpre il suo afFetto d' an modo atto a piacere :, ma poiche non puo mai lamentarsi di es- sere lasciato freddo o di trovarsi ingannato da una simu- lazione di sentimenti posticci , P autore noa a torto do- manda che quel leggiero difetto siagli perdonato. A. Giannetto. Opera che ottenne dulla Societd fiorentina dell istruzione elementare il premio promesso all au- tore del piu bel libro di lettura morale ad uso dei fanciulli, di L. A. Parravicini, dircttore del- C I. R. Scuola elementare maggiore maschile di Co- mo. — Corno, 1807, dai tipi di C. P. Ostinelli, volumi 3 , in 1 6.°, di pug. 800 , complessivamente, austriache lir. 8, o5. Questo libro fmo dal 1834 fu dal ch. autore presentato alia Societa fiorentina per 1* istruzione elementare, la quale avea proposto un premio di lire mille all' autore di uno scritto originale italiano che servir potesse ad un tempo di esercizio di lettura e d' istruzione morale presentandone le massime principal! nel modo piu confacente a destare l'in- teresse e quindi 1' attenzione della gioventu. Ma de' cinque manoscritti giunti da varie parti d' Italia al concorso nes- suno fu giudicato nieritevole del premio assegnato, e pero fu mestieri rinnovare Y invito per Tnnno vegnente ad un secondo cimento. Fra i cinque manoscritti quello che meno increbbe alia Societa fiorentina fu questo del Parravicini , il quale non si perdendo punto di coraggio fecesi a pur- garlo da quelle mende che la detta Societa vi aveva dirit- tamente notate , e con tanto amore, con tanta diligenza il venne ritoccando , che presentato nuovamente al concorso fu giudicato di questa maniera : = A noi sembra che se non altro in veduta del concepimento di una condotta cosi ben disposta: soltanto pel felice divisamento di trarre le norme della morale dai fatti e la sostanza deir istruzione dai naturali incidenti di una vita non favolosa, ma piena di avvenimenti impressivi e verisimili , dovremmo dichia- rare che P autore ha ben meritato delP umanita a profitto APPENDICE ITALIA.NA. 2^J della quale con assoluta abdicazione d' ogni pretesa lette- raria egli ha voluto spendere e comunicare le vaste sue cognizioni. =s Dietro di che passo a dichiararlo degno del premio proposto. II Giannetto e un romanzo nel quale pigliando 1' uomo fino dall' infanzia lo si conduce attraverso a tutti , gli stadj della vita, e gli si apprendono tutti i doveri e tutti i diritti, i bisogni e i modi onesti di satisfarli , sviluppando 1' in- telletto insieme ed il cuore. Tutto il libro e diviso in cin- que parti , la prima delle quali spiega al piccolo alunno la fisica conformazione deiruomo, e gli da brevi si, ma facili e precise nozioni intorno alle facolta dello spirito , intorno ai principj della morale ed ai doveri cbe nella vita sociale ogni individuo e tenuto adempire. Parlato quindi de' bisogni e doveri deiruomo, si passa nell'altra parte a sporre i mezzi onde satisfare ai primi ed ai secondi , e per6 si discorrono partitamente i principali mestieri , le scienze e le arti , sempre in linguaggio tale da essere age- volmente inteso dai giovanetti e da infondere in essi amore alio studio ed al lavoro. Nella terza parte si toccano con brevita gli elementi della geografia, della fisica e della storia naturale. Un racconto morale vergente sopra esempi domestici di doveri costituisce la quarta cbe fa scala ai grandi esempi storici di sociali virtu tratti con molto giu- dizioso criterio dalla storia e dalla biografia della patria nostra, cbe formano la materia delP ultima parte. II tutto delP opera , come ognuno sel vede , palesa nel Parravicini mente ordinata , studio , accuratezza , ma nelle singole parti alcuni avranno forse qualcosa a ridire : i do- veri, a mo' d' esempio, amerebbero piu ampio sviluppo, e le regole di buona creanza vi sono toccate troppo al- 1" infretta : i pericoli segnatamente nei quali puo incorrere la gioventii per seduzione de'tristi amici vorrebbero essere piu estesamente messi in aliborrimento. Per quanto risguarda la forma onde sono esposte le materie, Tautore fu costretto a valersi unicamente de" racconti , sendoche la nominata societa fiorenvna non s'intende per niente col metodo dia- logistico , anco a' nostri di non pertanto usitatissimo. E in questo noi non possiamo esser concordi colla benemerita Societa, percbe sarebbe in vero strana la fantasia di cbi tutto volesse insegnare ai giovanetti per mezzo cli dialogo , ma non la e mcno qnest'altra ehe gli grida contro la croce. 238 APPENDICE ITALIANA. Sonvi certi argomenti che per via di narrazione allettano i fanciulli , sonvene altri die gli annojano senza fallo ove 1' alternativa del dialogo non ne tenga continuamente desta T attenzione. Laonde pare a noi che ne 1' uno , ne 1' altro debbasi esclusivamente abbracciare di questi metodi , ma si dove I'uno e dove 1' altro usare come ricliiede meglio la qualita del soggetto. Facciamo voti per tanto affinche la benemerita Societa fiorentina rimetta un poco di questo eccessivo rigore e faccia qualche volta buon viso anco alia forma dialogistica come quella che spesso torna di assai grande vantaggio. Prof. Pczza Eossa. Atti delVI. R. Accademia delle belle arli in Milano. — - Discorso del sig. Ignazio Fumjgalli, f. f. di pro- fessore, segretnrio dell' I. R. Accademia, letto nella grande aula dettl. R. Palazzo delle scienze ed arti in occasione della solenne distribuzione de premj fatta da S. E. il sig. conte di Hartig, governatore della Lombardia, il giorno y setlcmbre 1837. — Milano, dall'I. R. Stamperia. II volume che annunziamo e quest' anno minore del so- lito perche il nuovo ordine delle Esposizioni ( di che si e parlato altra volta) e stato cagione che se ne disgiungesse il catalogo gia pubblicato. E per quanto e da noi, non abbinmo mancato in qiieU' epoca d' inserirne la notizia in un colle nostre osscrvazioni in questi stessi fogli. Ora dunque l'ufficio nostro si riduce a render conto del- l'esito de'grandi concorsi, giacche siamo soliti di farlo pre- cedere in forma di prefazione al discorso del Segretario che riportiamo testualmente, e in quest' anno aggirasi suite lodi dell'architetto Giuseppe Piermarini gia professore di architettura della stessa Accademia. Per soggetto dell' architettura era stato proposto s= Un grandioso edificio da erigersi in una vasta chtd ad uso di pescheria e di vendita delle frutta e degli erbaggi. Dodici concorrenti presentarono i loro progetti su questo argo- mento che a prima giunta nella sua semplicita sembra di facile esecuzione; ma appunto contro la semplicita richiesta dalla destinazione dell' edificio che pure si voleva grandioso e servibile ad una vasta citta, fallirono tutte le prove, che ArPENDICE ITALIAN!. 209 snpponghiamo giovanili , avvegnache peccavano tutte ia complesso di eccedenza di area , e di eccedenza di deco- razioni. Ne usci pero glorioso da questo giudizio il signor Cristoforo Bonini di Brescia, allievo dell' I. R. Accademia per aver avuto il suo saggio un maggior numero di voti a malgrado del criticato legamento di uaa parte semicir- colare al rimanente della pianta. Nella pittura chiedevasi dal tema pel quadro. S3 Adamo ed Eva che piangono strf corpo dell'estinto Abele , e sei fu- rono i giovani ch' entrarono in questo cimento coi loro di- pinti. Questo stesso soggetto era gia stato altra volta pro- posto ; ma forse perche la difficolta di hen comporre ua gruppo di tre figure , di esprimere il dolore e mostrare ad un tempo le bellezze ond' erano stati dotati dalla mano del Creatore i primi parenti , avesse fatto arretrare i piu esperti, vuoto era rimasto 1' esperimento. Nel numero rag- guardevole che accorse a questa seconda chiamata, sehhea 1' esito noa sia stato del tutto felice specialmente in ri- sguardo della composizione, pure un huon diseguo, ed una accurata imitazione del nudo fecero propendere i giudici a distrihuire qnesta corona e ne fu cinto il quadro del signor Carlo Zatti di Brescello , allievo per quanto si sa , della R. Accademia in Firenze. Nella scultura erano stati presentati tre gruppi sul difficile soggetto proposto di Alessandro nell'atto che doma il buce- falo. Quest'arte conta fra noi molti cultori esperti, e molti giovani di elette speranze, quindi non era meraviglia che in tutti tre i gruppi si scorgessero molti pregi , e tutti si riputassero, isolatamente giudicati, degni della palma, quan- tunque il terna fosse stato trattato con qnalche uniformita. di pensiero , ne vi si ravvisasse P azione possente del do- matore. L' onore del premio in fatti fu conferito al signor Jlafaele Monti di Milano, allievo dell" I. R. Accademia, per essersi osservato ch' egli piu accuratamente degli altri aveva seguito quanto narra la Storia intorno a questo fatto del Gran Macedone, avendo cioe procurato di presentare il bucefalo cosiretto da Alessandro a sostenere i raggi del sole. Nella iucisione uno solo si espose , come bene spesso snole avvenlre , per le ragioni che altre volte abbiamo addotte. Fu questi il signor Giovanni Berselli di Modena , allievo della Scuola di Milano , il quale a malgrado che non avesse raggiunto tutti i pregi che soglionsi desiderare 240 APPENDICE ITALIAN A. in una bella stampa dai periti dell' arte , pure sostenne 1' onore della scuola in cui si esercita , essendogli stato aggiudicato il premio pel merito d' intaglio speciahuente rilevato in una figura di Amore e nell' armatura e nei panneggiamenti di quella di Marte. La stampa coronata rap- presentava Marte dardeggiato da Amore in presenza di Yenere , soggetto tratto da un quadro del Guercino. II programma pel disegno di figura richiedeva per es- sere adequatamente rappresentato una fantasia avvezza a trattare in ispecialita faragginosi fatti e concitate passioni di popolo. Tal era il momento in cui Castruccio degli In- terminelli , liberato dalle carceri di Lucca, viene da Uguc- cione consegnato al popolo colle mani ancora legate , e simul- taneamente acclamato Signore di quella citta. Dei quattro disegnatori che scesero in questo aringo emerse superiore dallo squitlinio e percio premiato il signor Luigi Sabatelli di Milano, allievo dell' I. R. Accademia, il quale provo pel complesso della composizione e della viva espressione ond' erano animate le sue figure che in lui pure e trasfusa e pub ritenersi ereditaria quella singolarita di pregi , cui vanno debitori di bella rinomanza il padre suo, professore di pittura, ed i maggiori suoi fratelli che trattano l'arte stessa. II gran premio del disegno d' ornamenti attrae per Io piu da noi non pochi valorosi aspiranti , perche la scuola nostra vanta per 1' ordinario in ciascun anno un numero di quattrocento allievi , e viene diretta dagli stessi principj dell' emerito professore Giocondo Albertolli cui fu affidato nell' origine dell' istituzione F impianto , e che ora venera- bile nonagenario afFronta que' pochi anni che gli rimangono al compimento di un secolo di vita Quattro soli concor- renti pero in quest' anno mostraronsi al paragone nel- 1' eseguire un ricchissimo candelabra pel cereo pasquah e sorretto da ornato basamento, e ben arduo fu il confronts che dovette sosteaere il premiato (a maggioranza di voti ) sig. Olimpiostene Vacani , milanese , gia allievo dell'Accade- mia , perocche la purezza di stile e di esecuzione del sag- gio di un altro concorrente metteva in forse per ragione di gusto quale dei due prevalesse. II concorso del premio Girotti presento un esito d'espo- sizione impreveduto , giacche essendo prescritto dal rela- tivo tema Un mazzo di fiori variati, presi dal vero e coloriti APrENDICE ITALIANA. 241 a olio , ne potendosi presumere per le antecedenti gene- rali esposizioni che molti si occupassero di un genere si dilettevole , trovossi che il nuinero de' concorrenti iioristi a dieci ammontava, e che sette per lo meno di questi avevano preseatato dei saggi non solo di squisito lavoro , ma tali da far rincrescere che non si potessero tutti pre- miare. *Nel difficile confronto portato sui seite dipinti ri- sulto meritevole di tal distinzione quello del signor Gaetano Borgo-Caratti , Milanese, gia allievo dell' I. R. Accademia. Ommetteremo , coin' e nostro" costume di far menzioue dei norai de'premiati nelle scuole colle medaglie d'argento e per il numero raggnardevole di essi ond' e gremita la colonna destinata ai giudizj dei concorsi minori , e perche potremmo essere accagionati di soverchio vanto municipals. Ci contenteremo pero di ripetere soltanto che molti dei loro elaborati , specialmente per rispetto alle classi supe- viori del ranio architettonico, e prospettico, potevano soste- nere il confronto colle opere dei prenij inaggiori e che in generate uientre riscuotevano gli elogi dei visitatori dell' esposizione , attestavano del pari che la Mnnificenza Sovrana e la protezione del Governo non indarno si spar- gono sopra questi nostri studj. /. F. " Ella e sentenza ormai volgare che le arti tutte e spe- cialmente le nostre segnano le vicende della sociale civilta ed il gusto particolare di ciascuna popolazione. E cio si vero che aU"archeologo basta un solo frainmento di una produzione per determinare la scuola , l'epoca, lo stile, la nazione cui appattenne. Ma , senza essere profonda- niente versato nella scienza dell' antichita , ben meschino sarebbe quell' artista che interrogato sulla provenienza di un vase , di un capitello , di un mozzo torso di simula- cro , di una foglia di acanto sculta in marmo o modellata in creta non sapesse distinguere 1' egizio dall'etrusco, il greco dal romano , il medio evo dal cinquecento. Nell' ar- chitettura non e mestieri di un lungo esercizio di osser- vazione per rilevare la did'erenza degli stili : le sue moli , le proporzioni , le forme agiscono piu direttamente sui sensi nostri e vi lasciano un' impression e piu profonda delle altre arti. Chi e in fatti di noi che avendo visitato con qualche attenzione la nostra gotica cattedrale non siasi accorto che scbbene irta di aguzlie e di archi acuti, 242 APPEND1CE ITALIANA. tuttavia ( a parte la facciata di mostruoso innesto ) vi e sparso in essa qua e la il gusto di tutte le generazioni die si succeciettero tra noi dall' epoca della sua fonda- zione ? Ne cio deve recare meraviglia : fino a tanto che durera J' instabilita dello spirito umano, tutto (per non singolarizzare il solo gusto delle arti ) andra soggetto al- 1' avvicendamento del bene e del male. Ben sono beneuieriti quegli uomini che a quando a quando riescono coll' esem- pio delle loro opere a richiamare la ragione o ad infrenare gli slanci del capriccio ! N'ou accigliatevi , o siguori , a que- sto mio preludio , giacche sento anch' io che si beta cir- costanza non ammette la trattazione di uu argomento si severo. Gia da piu anni sono avvezzo a parlarvi da questo posto e da piu anni alle astruse dottrine , alle teoriche di un bello idoleggiato e forse nel suo prisma non analiz- zato del tutto, ho sempre preferito le laudi di coloro che hanno ben meritato da questi studj , avvisando che gli esempi megbo dei precetti servirvi potessero , o alunni , di norma all' imitazione e di sprone al progresso. Parlan- dovi in oggi pero di un artefice che in tempi a noi vicini molto opero e restitui ragionevoli Iinee all' arte di edifi- care , io non potro distinguerlo da quel tratto di storia che valga a farvi conoscere lo stato del sapere di allora , ne scompagnarlo dall' altissimo personaggio che possente- mente influi all' incivilimento e ad ogni sorta di vantaggi nel nostro bel paese. Voglio dire dell' architetto Giuseppe Pier- marini di Foligno , il cui nome e 1' elogio vogliono essere associati a quelli del Reale Arcidnca Ferdinando d'Austria , Governatore della Lombardia , perche promotore questi dei maggiori abbellimenti onde possa vantarsi tuttora la nostra citta seppe a si nobil fine giovarsi di quest' artefice , come stromento il piu acconcio a' suoi vasti e generosi pensieri. » Chiunque scorra gli annali della Lombardia , e arre- statosi sui mali che aggravarono queste nostre contrade sotto il dominio spagnuolo progredendo ragguagli 1' altra epoca successiva in cui cedute pel trattato di Aquisgrana respirarono sotto il materno reggimento di Maria Teresa mai sempre Augusta , passa senza avrvedersenr dall' abbor- rimento alia venerazione. Simile all' amante di curiosita che dopo aver errato lunga pezza nelle cieche viscere di una grotta tra il guazzo ed i rettili incontra dall' opposto lato il piu ridente orizzonte. Due sono i quadri che gli si APPENDICE ITALIANA. 243 aflacciano , oggetto 1' uno di commiserazione , 1* altro di ri- conoscenza. Vede nel prinio la nostra citta smunta dalle concnssioni dei Foentes e dei Leyva , spopolata da due pesti, ridotta alia piu crassa ignoranza , alia superstizione -y vede I' impunita del delitto proietta dai sacrati delle chiese ■ o oomperata dalP oro ; vede il popolo far rnzzo e tripti- diare dietro le accnsate e crednte maliarde che gia mar- toriate dalle torture sono trascinate coperte dal sanbenito ad espiare tra i piu atroci tormenti V estorte confessioni d' immaginate tregende , luentre s'innalzauo cantici al Dio della tolleranza e del perdouo. Nel secondo quale cangia- mento ! . . . vede la stessa citta rimettere nelle vene il sangne sotto 1' ombra del manto deirAugusta Donna, e vichiamata a novella vita niandar fulgore quale altra gemma incastonata nel!' imperiale sua corona. » Io noa vi spiegliero distesamente le cagioni di tali metamorfosi , che non e questo ne tempo, ne luogo a cio ; ma, affinche i benelicj non rimangano almeno senza una ricordanza , non siavi discaro ch' io ne tocclu di fuga le principal'!. Fra le provvide disposizioni duoque ch' emana- rono allora dal Trono a sollievo della popolazione lom- barda vogliono essere specialmente ricordate P abolita In- quisizione , 1' ordinanza pel coiwpimento del catasto delle proprieta fondiarie come base del principale tributo , ia creazione di una Giunta del censimento, il freno posto all' arbitrario corso delle monete , la ri forma dell' Univer- sita di Pavia con aumento di cattedre , 1' istituzione di quest' Accademia e della Societa patriotica con assegna- mento di terreno per esperimenti e di medaglie di premio onde incoraggiare 1' agricoltura e 1' industria , P erezione delPArcbivio notarile , Paprimento del canale delPAdda a Paderno , il riscatto delle finanze dalle inani degli specu- lator! , 1' istituzione di una Camera de' conti , le norme pel buon andamento di ogni Consiglio d' amministrazione , e finabnente la stabile residenza in queste provincie del Reale Arciduca Ferdinando , iiglio della Sovrana , in qualita di Governatore e di Capitano generale della Lombardia. a II giorno 16 ottobre del 1771 fu P epoca avveaturosa in ecu questo giovine Arciduca fu salutato in questa nostra citta come sposo della Principessa Estense ]\laria Beatrice Riccarda, ed ossequiato per le assume funzioni nelle pre- dette qualita. Gia da due anni avanti erasi stabilito il 244 APPENDICE ITALIANA. restauro del palazzo ducale ondc renderlo adatto al rice- vimento ed alia residenza della Serenissima Coppia, e gia a questo scopo 1' architetto Vanvitelli invitato per rescritto dell' I. R- Corte di Vieuna erasi trasferito da Napoli a Milano per le opportune consulte e per formame i disegni. Ma dopo aver egli immaginati diversi progetti e snggeriti varj partiti , mal soffrendo forse gli ostacoli e le condi- zioni die si frapponevano , rifiutossi all' incarico e propose in sua vece il di lui allievo Piermarini , ch' erasi insieme a lui qua recato onde assisterlo nell' impresa. Accettata dair I. Corte la proposta sostituzione , il Piermarini prende stabile domicilio ed incomincia ad operare col titolo e cogli stipendj di Regio Architetto Camerale, specialmente addetto alia persona deirArciduca, e d'Ispettore generale alle fab- bricbe. » Prima di far conoscere i frutti che diede al paese si nobile ingeguo durante il tempo della sua dimora fra noi dovrei presentarvi lo speccbio in cm si riflettesse il gusto che dominava a que' tempi nell' arcbitettura e in tutto quanto ha con essa relazione. Ma chi e di voi che non sappia il depravato impasto ch' erasi in allora formato della gia corrotta maniera dei seguaci del Borromino colla moda e coi capricci d' oltramonte ? impasto volgarmente cbiamato barocco , da cui era bandita la linea retta per so- stituirvi 1' imitazione de' voluminosi cincinni che cadevano allora architettati sulle toghe dottorali ? impasto che per quelle aberrazioni cui suol abbondonarsi lo spirito umano in fatto di ogni sapere si tenterebbe d' introdurre anco ai giorni nostri con detrimento di quella fermezza di carat- tere e severi pensamenti che stanno ad onore del nome italiano ? Ah si ! . . . tal era il guasto modo di architet- tare di allora , e pur troppo quel poco di buon senso die pur rimaneva limitavasi ad una comoda distribuzione in- terna. II Croce ed il Gagliori n' erano i campioni ed i despot! , quando il Piermarini si accinse alia ricostruzione del nuovo palazzo di Corte sul vecchio impianto cui do- veva attenersi. A malgrado pero dell' angustia dell' area, dell' obbligo di approlittare delle vecchie sostruzioni , della limitazione della spesa e di altre incidenze, il fabbricato riusci degno della sua destinazione : 1' architetto seppe saviamente combinare vasti appartamenti provvednti di tutti i comodi , e sopra tutto una regia scala ed una si APl'ENDICE ITALIANA. 2^5 mngnifica sala o galleria da non temere il confronto di qualunque altra principesca sia per ampiezza e bella pro- porzione , che per bel compartimento ed eleganti decora- zioni a stucco. Per rispetto a queste vuol essere detto che fa egregiamente secondato da tntti gli esperti artisti da lui trascelti ed in ispecie dal cavaliere Giocondo Al- bertolli, die da quell' occasione in poi divenne il costante collaboratore e il fido amico di Piermarini. La quale cir- costanza a mio avviso ridonda a molto merito dell' archi- tetto cosi per essersi inunito di un valido ajuto ne' suoi lavori , come per aver distinto un artista ne' suoi primordj che doveva essere poscia riconosciuto come il moderatore del buon gusto nel genere ornamentale. *; Poco poi con 'disegao del nostro Folignate sorse di pianta Plmperial Villa di Monza , la quale sorti eftetto piu magnifico e grandioso di quello che sembrava promet- tersi dall1 adottato progetto. Accenno volontieri a questo particolare , giacche parmi atto a respingere o almeno scemare la troppo ricantata censnra sulla mancanza di un ingresso coperto nel centra della fronte principale di quel- 1' edificio. Che se di tal peso ella non fosse da poterla rintuzzare , V esposizione , la distribuzione degli apparta- nienti , la loro sontuosita , la collocazione dei servigi , il generale disimpegno non compensano forse abbondevolmente qualche trascorso ? non costituisce forse un valente archi- tetto quella insigne cappella superiore ad ogtii altro pezzo , si convenientemente introdotta e decorata del piu elegante degli ordini ? non lo conferma per tale L' adiacente giardino in cui apparve il primo saggio ideato all' uso inglese che tuttora vi si ammira ? E fu tale la soddisfazione dell' ot- timo Principe per queste opere , gradite e lodate dal pub- blico, che Piermarini mentre occupavasi dei disegni e del- P innalzamento di ediiicj si ragguardevoli ne divenne il confidente ; giacche si trovasse egli al tavolino col com- passo alia mano od assistesse ai lavori di costruzione , era sovente confortato ed inanimito dalla presenza di S. A. che amava seco lui trattenersi a favellare dell" arte e tal- volta discuterne le ilinicolta e le convenienze. » ]\Ia eccomi giunto ad an' epoca che puo risguardarsi pel Piermarini come la piu gloriosa. Nel 1776 , in cui fu aperta questa stessa Accademia , alia cui istituzione aveva egli assai contribuito e di cui ue formava il maggior 146 APPENDICE ITALIANA. decoro , il vecchio teatro annesso alia Corte vien consnnto dalle fiamme (*), e la novella costruzione di quello della Scala diventa uno de' principal! oggetti di splendore di questa citta , il tipo su cni fnrono modellati i posteriori teatri , il monumento clie conferma la somtna perizia del- l'arcliitetto. Per poter adequatamente apprezzare il generale concetto , la perspicacia dell' ingegno e le vaste cognizioni spiegate dal costrnttore , uopo sarebbe innanzi tutto con- siderare Parea originate prefinitagli , indi, esaminata l'e- sterna ortografia , inoltrarsi ad osservare quegli archi go- tici che sorreggono il tetto rinfiancati da altri arclii semi- circolari clie li concatenano ; ammirarvi quelle estesissime capriate commesse in modo cbe rendono tuttora al mar- tello il suono del bronzo ; calcolare in'fine tutti que'prin- cipj di statica , di dinamica, di stereotomia ch' egli perfet- tamente possedeva e cbe segui onde 1' opera sua potesse contrastare coi secoli. Se si riguarda poi alia vastita ed alia forma della platea , della bocca-scena , della volta , ciascun oggetto risponde al comodo della visuale , alle leggi dell' acustica :, se scandagliasi la distribnzione generale dei comodi ed i varj usi di ciascun luogo , il complesso di tante e si ingegnose combinazioni costringe alio stupore anche i piii difficili ed esercitati \ se finalmente lo sguardo alzavi alia decorazione preesistente airattuale, trovavi la grandiosita e la raagnificenza si ben distribute fra loro e colla varieta delle linee da sen tire quel grato effetto di corrispondenza armonica di parti cbe scorgesi nell' esterno prospetto. » lo mi asterro dal far parola sugli altri teatri cb' egli eresse, o al cui innalzamento egli assistette, troppo noto- rio essendo che tanto quello della Canobbiana , unito all' I. R. Corte in Milano , quanto il Ducale di Mantova sono opere sue , e clie quantunque costrutti in piii piccole di- mensioni di quelle del grande della Scala ne partecipano del carattere e della forma. Similmente non entrero ia particolarita alcuna sulle diverse opere cbe gli furono al- logate dai privati , bastar potendo la sola enumerazione a far conoscere la frequenza e la qualita dei clienti che profittarono della di lui abilita. Di suo disegno e la facciata (*) Siffatto incendio avvenue il 24 febbrajo dello stesso anno ed avventurosauiente seuza offesa di persona alcuna. AITENDICE ITALIANA. 247 del palazzo dei Principi di Belgiojoso ornatissima e d' im- ponente effetto , come e del pari 1' abitazione verso la piazza, in cui ammirasi la maggior magnificenza associata al buoti gusto. Furono poi da lui maestrevolrnente archi- tettati i palazzi Greppi , Casnedi , Moriggia , Maestri , Sa- nazari , T ultimo de' quali esistente rimpetto alia chiesa di S. Fedele venne demolito ; qnelli della Villa altre volte Cusani io Desio e della Villa d'Adda in Cassano. Ma dove lascio io i prospetti del palazzo Areivescovile , dei palazzi Litta e Cusani verso i giardini, nel secondo de' quali ri- siede in oggi 1' I. R. Comando militare ? Si aggiunga poi che la maggior parte delle decorazioni interne di questi palazzi furono da lui dirette, e si avranno gli elementi per calcolare l'importanza e la moltiplicita de'lavori che furono da questo egregio architetto eseguiti e perfezionati. Dico perfezionati perche non tutte queste opere furono di getto o erette da' fondamenti , e perche trattandosi di re- staurazioni o di adattamenti spesse volte torna di maggior difficolta all' architetto 1' uniformare il proprio stile all' al- trui , e guarentire nel tempo stesso in qualche caso la sua fama di quello che si a il creare un concetto libero da siffatti riguardi. » Ciascuno vorra di buon grado concedere che quant* ora discorsi di volo sarebbe stato bastevole per occupare 1' in- stancabile operosita di qualunque uomo di genio e sigaore dell' arte sua ; ma a ben altre prove era riserbata quella del nostro architetto. Perocche la citta nostra , le tante volte distrutta e rifabbricata , non pure difettava di mold cumodi pubblici , ma presentava in generale quelle ano- malie generate da IF arbitrio, dall'abuso della forza e dalla mancanza di edilita , delle quali a malgrado delle ottime provvidenze ch' emanarono dal Governo Imperiale e dal successive ne sussistono ancora degli avanzi. Non dicasteri situati in luoghi decorosi , non piazze decenti e regolari , non passeggi pubblici , ma laberinti di case mal costrutte , di cui alcune poste a ridosso , o aderenti od occultanti perfino 1' ingresso delle chiese , come ne fan fede tuttora quelle di S. Satiro e S. Sebastiano. « A togliere si fatti abusi , ad incutere movimento al- F inerzia , ad abbattere un numero ragguardevole d' inve- terati pregiudizj adoperossi il filosofico zelo del Gran Giu- seppe II, successore dell' immortal Madre che gia gliene 248 AITENDICE ITALUNA. aveva aperto e agevolato il sentiero. II Reale Arcidnca Fer- dinando , clie tanto aveva instato presso la Corte iinche ottenuta avesse l'attivazione del piano stradale da lui stesso compilato , il quale e nionumeato di governativa sapienza e serve sostanzialmente ancora di norma attuale , il Reale Arcidnca non fu tardo a concorrere con tntti i mezzi ac- cio le disposizioni delPAugusto fratello fossero eseguite , accio questa popolazione da lui amata toccasse con mano i vantaggi di quelle salutari innovazioni in allora dai piu censurate. i> In conseguenza di queste cure il nostro architetto , clie aveva perfezionata la chiesa di Desio , adattata la gran porta ed innalzata Pala settentrionale di questo stesso pa- lazzo , diede opera a molti disegni di camerali costruzioni , giacche in seguito vidersi elevati sui piani de' monasteri il Monte dello Stato , detto allora di S. Teresa dal nome della Sovrana che lo aveva istituito , i Luoghi Pii elemo- sinieri , il Monte di Pieta , P intera contrada di S. Rade- gonda , le di cui case tutte elevate ad uno stesso livello , distribute con bella euritmia , non meno che quelle fian- cheggianti S. Celestino, furono le prime ad indicare come costruirsi dovessero le abitazioni con annesse bottegbe. » Alle stesse generose sollecitudini del zelaute Arciduca , alio studio posto dalP architetto per secondarle , ai relativi progetti di abbellire , di rendere piii spaziosi , pill regolari c salubri i corsi ando Milano debitrice dell' allargamento del ponte di Porta Romana, dove Pingombro di case to- glieva la visuale dal principio del corso sino alia porta stessa : si vide 1' intiera piazza di fronte all'Arcivescovado fatta rettangolare; si vide la fontana che ne occupa il cen- tro spingere dai varj spilli una bastante copia d' acqua, ed obbligata questa all'elevazione dalP architetto stesso merce di una ingegnosissima macchina da lui inventata. Cbe piu ? il magnifico corso di Porta Orientale, ora battuto da tanti cocchi e cavalli pomposamente arredati , a que' tempi tro- vavasi partito da un fosso fiancheggiato da gelsi \ un ce- nobio occupava lo spazio attuale dei pubblici giardini ; lo spalto delle mura orientali appena permetteva il passaggio a due vetture di fronte; l'ampliarli, ridurli piani e a ret- tifilo, abbellirli con ombreggiamenti d' ippocastani, col- rinnalzamento dei due fianchi della porta verso il subur- bauo ( la quale se fosse stata ultimata presenterebbe ua APPENDICK irALI\N\. 249 partito convenieute ed analogo alia situazione di quel corso) furono opere tutte progettate , dirette , compiute dal Pier- niarini e dal generoso Principe promosse e rimeritate. » Non resterebbe che di render conto del suo stile , ma qnesfo a chi e dell' arte facile riesce il riscontrarlo nei tanti edificj privati e pubblici da me enumerati ; per chiarirlo a coloro clie non sono artisti a troppo lungo di- scorso sarei condotto. Nulladimeno in brevi parole cerchero di additarne le piu sensibili impronte, accio ncl percorrere la citta si possano raffrontare le mie parole coi fatti. Chi volesse chiamare purissimo ed attinto ai greci esemplari lo stile piermariniano , come chi lo accusasse tendente al barocco , andrebbe egualmente lungi dal vero. Cio che sembrami piu confacente a caratterizzarlo si euna eurit- mia di parti costanteuiente conservata , una saviezza di linee general! armoniche, modanature costantemente accu- rate , ma talvolta peccanti di qnalche tritume ; semplicita e grandiosita nelle masse racchiuse da bugne piu o meno sporgenti secondo il carattere e 1' uso delfedificio : ben rade volte osservansi nelle sue opere colonne isolate ; i comodi e gli usi nostri cut mirava di continuo gli fecero preferire le lesene o le colonne sporgenti il terzo o la meta. Pierma- rini possedeva le basi dell'architettitra civile, cioe ottica im- maginazione ajutata dagli stuclj matematici ed esperienza , percio nelle sue fabbriche sempre una grata proporzione , un efFetto , un risalto di parti ben ragionate, riquadri in- trodotti con felice successo. Niuno o a meglio dire ben pochi lo pareggiarono nell' arte di sapere egregiamente tro- vare e compartire i comodi. Le di lui fabbriche ofFrono poi sempre il pregio della solidita si vera che apparente. Convieue considerare inoltre a gloria sua che il di lui maestro, il celebre Vanvitelli, fu meno casto nello stile; che r incomparabile Palladio , il piu fedele seguace della greca e romana purita, consegui Tincnnto allorche la introdusse nei tempj , nelle basiliche , negli edificj pubblici ; ma allorche la adotto nei palazzi dei privati, come nella rotoada del Capra, sottrasse non poco ai comodi di luce e di visuale a svantaggio di coloro che dovevano abitarli. » Toccando finalmente di altri studj e delle eccellenti qualita morali ond' era fornito questo raro ingegno , mi atterro succintamente a (juanto ne asserisce uao stiraabile contemporanco gia di lui conlideute ed a quanto sta scritto Blbl. ltd. T. LXXXV1II. 17 25o APPENDICE ITALIANA. in un elogio pubblicato da un illustre anonimo Milanese (*). Piermarini , oltre di possedere perfettamente Parte sua e di essere istruito nelle niateinatiche , aveva sortito dalla na- tura un' attitudine si sorprendente alia meccanica che fab- lirJco niacchine ingegnosissime , esegni diflicilissimi trasporti di pesi enonni con ammirabile facilita , e giunse a perfe- zionare un tornio inglese, statogli regalato da S. A. R., in modo da renderlo atto a ripetere in piccolo sulPavorio od altra materia qualunque bassorilievo figurato cbe ad esso si presentasse. Fu alto della persona , tendente al pingue , di grave ed imponente aspetto, di una probita a tutta prova, e nell' esercizio de' proprj doveri integerrimo al punto d' accendersi di generoso sdegno alia vista di un dono il piu innocente : posto in situazione di tesaurizzare accon- tentossi della modicita del suo stato : non rifiutossi a soccorrere largamente in segreto il bisognoso. Negli avve- nuti cangiamenti politici ., da cni non era stato alieno di simpatizzai'e , si afflisse di aver riconosciuto gli uomini alio scatenarsi delle passioni. Amareggiato finalmente da incessanti disgusti provocati dalla diffidenza e da sospetti a suo carico destati dai malevoli , dovette risolversi ad abbandonare una patria adottiva, nel seno della quale aveva vissuto per trenta e piu anni ed a cui aveva tanto giovato. Si ritiro in Foligno suo paese natale , ove mori il giorno 18 febbrajo dell' anno i8c8 fra le braccia della faraiglia del fratello cbe teneramente amava. » O alunni , o voi specialmente che adoperate la squa- dra ed il compasso e vi trovate iniziati nelle vitrnviane dottrine , da quanto ho detto vi sarete convinti da voi stessi che la sola cqnoscenza degli ordini e della propor- zione del tempio in Antis e delle basiliche torna insuffi- ciente per meritarsi il nome di architetto ; che senza il corredo di molte altre scienze ed il pratico esercizio del- 1' arte non rimarrete che semplici disegnatori. Dal tratto di storia poi da cui non potevansi disgiungere le notizie (*) l/1 illustre anonimo non si e fatto carico d" inclicare gli allievi di Piermarini che specialmente si distinsero : snppliremo noi per- tanto a tal difetto col dire che profittarono della sua direzione il Cavaliere Luigi Canonica, I. R. architetto, Marcellhio Segre e Leo- poldo Pollak , del jirimo e del terzo de1 quali contausi moltissime opere degne di plauso. APTENDICE ITALIANA. 2^1 delle opere di si illustre artefice avrete appreso quanto preziosa sia stata la stima onde venne distinto , con quanto onore siasi adoperato in concorso della prima Autorita della Lomhardia per gli speciali abbellhnenti di questa nostra citta , quali sieno state le disposizioni del Trono Imperiale di allora onde obbligare la nostra riconoscenza. Noi non abbiamo cangiato di circostanze , lo stesso manto imperiale ci protegge , Ferdinando I." nostro Augustissimo Sovrano nell' indossarlo proclamo per impresa = Assecurare il retto. = L'Augusta persona die lo rappresenta e die con la Serenissima sua compagna discende alia compia- cenza di onorare i vostri sforzi , ed il supremo Capo del Governo die distribuira fra poco queste corone non desi- derano se non le occasioni di favorire e premiare le nobili imprese (*). Quanto dobbiamo esserne grati e ad un tempo lieti ! Quante belle speranze si scbiudono, o alunni , per un felice avvenire in cui possiate porre a profitto quelle cognizioni di cui deste si pregevoli esperimenti ! » Di una strana malatria nervosa guarita con V cigo- puntura. Memoria lata all 'Ateneo di Venezia dal socio ordinario doltor Giacinto Namias. — Padova , 1837 , coi tipi del Seminario , in 4.0 L' agopuntura soggiacque come tanti altri rimedj ai ca- pricci della moda ; die nel giro di pocbi anni fu levata a cielo e posta quasi in obblio. I quali eccessi giustamente biasimando il cbiarissimo autore, si fa con la presente istoria a dimostrare , come tal sussidio terapeutico possa vantaggiare neH' efBcacia altri non pocbi , purcbe sia ado- perato opportunamente. Trattasi di una giovane la quale dietro un' angina fu presa da afonia e gravissima tosse avente un tal carattere e tale suono cbe assomigliava ad un fastidioso latrato , e (*) La funzione presrduta da S. E. il signor Conte di Hartig , Goveniatnre della Lombavdia , venne onoi'ata dell1 eecelsa presenza delle LL. AA. II. e RR. il Serenissiiuo Arciduca Vicere e la Se- renissima Arcidnchessa Vicevegina, e v1 intervennero T Eminentis- siino Cardiiiale Arcivescovo ed i principali persoaaggi di Corte c Staio si civili clie militari. 252 Al'PLNDlOE ITA.LIANA. moveva insieme compassione e ribrezzo. I parossismi dn- ravano da due fino ad otto minuti ; ed a brevi intervalli , sebbene irregolarmente si ripetevano, e con tanto irapeto die 1' inferma restavane soprammodo abbattuta , e seiu- brava un prodigio die li sopportasse. Tuttavia la nutri- zione, la tinta , Fappetito, la digestione, il sonao, il re- spiro, il polso, time le secrezioni ed escrezioni non mo- stravano turbamento. Due volte ne fu sanata nel i833 e 1834; ma f appa- rato de' fenomeni non era stato allora cosi imponente. La terza volta, e fu sul couiinciare del 1 835 , non giovarono gli usati riraedj , ne altri che pure si tentarono tra i nar- cotici , gli antispasmodic!, gli accessifugi , gli emetici, gli antelmintici, i purgativi, i diluenti , i bagni , le deplezioni del sangue, i rivellenti. Dopo tante prove inutilmente fatte da parecchi medic!, l'esimio dottor Namias ebbe il pensiero di sperimentare l'agopuntura, prima al collo intorno alia laringe e alio scrobicolo del cuore , poscia ai lati delle apofisi spinose delle ultime vertebre cervicali e prime dorsali , dove la compressione suscitava dolore. Gli aghi al numero di dodici si lasciarono iofissi, tanto la prima cbe la seconda volta, sei minuti circa, durante i quali 1* inferma ebbe a soffrire un violentissimo parossismo, talcbe in appresso sembrava esausta di forze. La prima operazione fu susseguita da leggier febbre die non duro piu di un giorno :, ma l'accesso non si rinnovo che alia quinta giornata. La seconda volta ne succedette la febbre, ne piii ricomparvero i fenomeni nervosi ; e I' inferma fu quasi per incanto guarita. Ora , qual sede , quale indole o uatura vorrassi asse- gnare alia singolare malattia di cui abbiamo compendiata la storia? i< Le accurate disqnisizioni dei clinici , osserva il dotto autore, ammaestrarono in gran numero di malattie nervose esistere qualcbe panto della spina straordinariamente sen- sible, e additaronlo qnal segno cbe causa dei proteiformi fenomeni fosse la turbazione di un tratto di midolla. •> La qual cosa sebbene il piu delle volte sembri indubitabile , convien riflettere , soggiunge egli , che la sensibilita alte- rata della spina potrebbe talora essere effetto anziche ca- gione della nervosa malattia. E se e difficile sceverare le APPENDICE ITALTANA. 253 principali o primitive aherazioni dalle accessorie o secon- dare quando si riferiscono ad organi di cui e noto T offi- cio, le difficolta poi crescono a dismisura rignardo ai centri nervosi il cui officio e un mistero. Non per tanto gli pare argoniento die militi per la sentenza d' una lesione della midolla spinale, la guarigione succeduta tosto die gli aghi vennero iufissi alia regione della spina. Sebbene non ignori clie I'agopuntura agisce eziandio in qualche distanza della parte animalata , ne gli ripugni di ammeitere come pro- babile congettura, che la benelica impressione di quel ri- medio avesse potuto piii agevolmente trasmettersi su al- cuna parte dei nervi frenico e Iaringei per le radici dei nervi della midolla , che per quelli che si spandono alio scrobicolo del cuore e intorno all' organo della voce, ove si pratico la prima volta 1' operazione. Ci rammenta che il professore Crnveilhier espose , or sono tre anni (i), alia Societa anatomica di Parigi, d'avere in piu incontri osservata una corrispondenza tra I'altera- z one della facolta d' articolare le parole e un grado di atrofia del nodo del cervello e del bulbo midollare. A tale proposito riferiva specialmente due casi: quello d'una donna emiplegica , la quale, perduta la fhvella , poteva soltanto proferire delle grida in.irtico'ate , quantunque godesse pie- namente l'liso delle sue facolta intellettuali, e si esprimesse coi gesti : e quello d' un fanciullo il quale poteva bensi articolare , come intatta aveva 1' intelligenza , ma pronun- ziava le parole sillaba per sillaba con eccessiva lentezza. Si nelTuna che nelTaltro la lingua conservava la sua mo- bilita , che pure nel fanciullo era minore. Venuti a morte ambidue , si rinvenne nella prima la protuberanza annu- lare deformata e ridotta a un terzo meno del suo volume natural e, e la pir amide anteriore sinistra del bulbo atro- fica e convertita in sostanza bigia, non meno che il corpo drndroide deU'eniinenza olivare; nel secondo il bulbo mi- dollare atrofico , degenerato in sostanza bigia , e d" una durezza per cosi dire lapidea. Donde il Cruveilhier ebbe a concliiudere che le parti del sistema nervoso , le quali presiedono specialmente all' articolazione de" suoni , essere debbono la protuberanza ed il bulbo. La quale sentenza ognun vede quanto si discosti dalle idee di Gall? di cui (i) Archives generates de iitedecine. — Luglio 1834. 254 APPENDICE ITALIA.1SA. seguace il Bonillaud mantiene in vece che la stessa facolta risieda nei lobi anteriori del cervello. — La verita e forse ancora lungi nn grandissimo tratto di via, si dall'una come dall'altra opinione. Ma nel conflitto di queste abbiamo ar- goraento di commendare la saggia riservatezza onde il no- stro autore ha dicbiarato che « nel fissare le sedi de' mali nervosi giova procedere con grande circospezione, e ante- porre ragionevoli dubbj a baldanzosa presunzione di cer- tezza. » Quaoto all' indole dell' affezione , stima incontrastabile che la pronta guarigione avvenuta dopo Pagopuntura, basta a rimuovere qualunque sospetto d' infiammazione o di con- gestione sanguigna :, imperocche, dic'egli, infiammazioni o congestioni sostenute da piu mesi non sarebbero dissipate nel giro di pochi istanti. Meno inverisimile pargli il sup- porre una irritazione, secondo il concetto d' aumento mor- hoso delle vitali attivita , se non nel generale , almeno in qualche parte del corpo. Ma tra le malattie meritamente dette nervose, oltre quelle che possono dipendere da cause materiali e manifeste, altre ve n' hanno chiamate dinami- che, di cui le cagioni non sono almeno proporzionate alia loro entita , versatili e strane nelle proprie apparenze, la- sciano intervalli di piena calma , e ricompariscono senza che venga fatto assegnarne le ragioni ed i modi. « Non sono di natura infiammatoria, avvisa giustamente il nostro autore ; e volerle derivare da irritazione e illudersi con una vaga parola alcune volte pregiudiziale nella retta de- terminazione della cnra. Io non reputo grave colpa , sog- giunge egli , dirle malattie essenzialmente nervose, ovvero malattie nervose speciliche, jierche le loro cause stanno avviluppate nelle medesime tenebre che nascondono i fi- siologici Iavori dei tessuti in cui hanno sede, e domandano il soccorso di rimedj afFatto specifici. Questi poi sono iu gran numero , e conviene accuratamente tentarli , iinche incontrinsi quelli che valgono a vincere o menomare la malattia. E si ponderi bene che se la frenano temporaria- mente giova coritinuarli , imperocche dalla sospensione e agevole il passaggio alia guarigione completa in quel casi non pochi , ne' quali i sintomi dipendono da associazione morbosa di movimenti vitali, o come direbbesi, da morbosa abitudine. » APPENDICE ITALIANA. 255 Dopo avere seguitato il dotto autore nelle giudiziose con- siderazioni , di cui ha corredata Ja storia di questo impor- tante caso, facciamo plauso al senno ippocratico col quale le ha dettate. G. Novati. Accademia medico-chirtugico-Giuseppina, con un pro- spetto del Corpo sanitario austriaco e dello spedale militare di Vienna, per. euro, del D. Qaetano Piz- zighelli, medico militare. — Vienna, i83^, dalla stamperia dei Mechitaristi, in 8.°, di pag. xn e 82. L'Accademia medico-chirurgica Giuseppina di Vienna e il piu grandioso istituto d' istruzione sanitaria che vanti 1' Europa, e il primo che (a eretto con 1'unico scopo di provvedere e soprintendere alia salute delle milizie. Sorto nel 1785 per la muniucenza delP imperatore Giuseppe II, il cui genio non intese che al bene dell" umanita , e per le cure di Giovanni Alessandro Brambilln, pavese, che sorti dal cielo una mente ed un cuore degni di simpatizzare con quella grand' aninia , I'ampio e magnifico edificio del- l'Accademia Giuseppina tutto in se contiene quanto e ne- cessario ed utile all1 educazione teorica e pratica d"un me- dico e d' un chirurgo : spaziose sale per le scuole , pei laboratorj e per le cliniche , un anfiteatro anatomico che a nessun altro e secondo, una scelta bildioteca, una bella collezione di macchine lisiche e di attrezzi chimici , un ricco armamentaria chirurgico ortopedico , doviziosi gabi- netti di anatomia fisiologica e patologica, di zoologia, mi- neralogia e pomologia , il quale ultimo e un dono recentis- simo di S. M. l'Augusto nostro Sovrano, un orto botanico, una comoda abitazione pei professori e per a3o allievi , ed un ampio spedale militare. Alia succinta descrizione dell' Accademia e di quanto in essa si accoglie, 1' operetta che annunziamo aggiunge inol- tre le notizie risguardanti la foudazione , le vicende e la restanrazione di essa sopra una base pi u splendida della primitiva, operata daU'Augusto Imperatore Francesco 1} le leggi e le discipline del primo ordinamento e quelle della successiva riforma avvenuta nel 1824^ i privilegi che le furono largiti prima e poi come istituto medico- chirurgico, come societa scientilica, e come giudizio sani- tario militare ; il piano degli studj che al presente non $36 APPENDICE 1TALIA.NA. dissimiglia da qucllo delle Universita dell'impero, se norl per la parte die concerne alia specialita delP istituzione > i vantaggi che da essa ritrassero e tuttavia si promettono la scienza e l' utr.anita. II sig. dott. Piz.zigb.elli nella compilazione del suo libro attinse a fonti autentiche ed al testimonio dei proprj sensi. Si giovo particolarmente, per quello che si riferisce aU'ori- gine delPAccademia , di quanto ci lascio scritto il beneme- rito cavaliere Brambilla, e, per cio che risguarda la prima epoca Iuminosa dell7 esistenza di lei, di quauto ne ha da pochi anni pubblicato l'esimio professore Rigoni nelle note al bell'elogio dello stesso Brambilla (i). Oltre a cio Pau- tore si e opportunamente tratteimto a mostrare lo stato presente di quel grande istituto che formera sempre l'am- mirazione desli stranieri. G. ]Y. Le Odi di Orazio tradotte da Mauro Colonnetti col testo a f route. — Milano, 1807, dalla Societd tipografica de' Classici Italiani, in 12.0 di pag. 824 lir. 2, 5o austriache. Non diremo quanto sia difficile tradnrre lodevolmente Orazio , prima perche crediamo che questa sia cosa 110- tissima alle persone mediocremente istrutte e inutilissima agli altri ; poi ancor piu perche ci pare che la versione del si<^. Colonnetti possa gire infra la gente e provar sua ventura senza bisogno che altri le faccia la via con queste usuali raccomandazioni. Gia da molti anni egli ne aveva pubblicato un saggio che ora apparisce insieme col resto rinnovato assai piu che corretto ; e questo ritornare con tanta severita sul gia fatto, e la Iunghezza stessa del tempo consacrato al lavoro , oltre all' essere mallevadori credibilis- simi della sua buona riuscita , ci sembrano cose da doversi citare.con lode come un utile esempio. II sig. Colonnetti traducendo Orazio non obblio i precetti oraziani = smpe stilum vertas ; . . . nonumquc premaiur in annum =■ e questi precetti e bene richiamarli nella memoria dei giovani annunziando una letteraria produzione nella quale se ne vede cost manifesto il buon frutto. Ben sappiamo che la dottrina di soprastare mold anni a mandar in luce le (1) V. Bibl. Ital. torn. 58.°, pag. 102. API-ENDICE ITALIANA. 25/ proprie scritture non puo avere peggior avvocato di un giornalista , il cui esempio e in cio necessariamente di- scorde dalle parole : ma i giovani desiderosi di farsi eterni per fama considerino appnnto come sia poca e fuggevole la riputazione di queste scritture clie andiamo ogni giorno disseminando per le pagine dei giornali :, porgano orecchio al precetto, la cui verita non si muta se prima non mu- tisi questa umana nature; e lascino in disparte V esempio. L* Italia ha inolte traduzioni di Orazio; ma un tradut- tore clie sempre e in tutto contenti chi puo accostarsi alle originali hellezze del testo non lo abbiamo noi, non lo ha e forse non lo puo avere nessiin' altra nazione. Rispetto alia sincera interpretazione , e naturale che i piu recenti deb- bano vincer gli antichi ; ma questo, generahnente parlando, e merito dei filologi piuttosto che dei traduttori. Rispetto poi alia bonta della traduzione, considerata come lo studio di dare ai concetti una veste che nguagli nella precisione e nello splendore poetico la veste nativa , il venir dopo gli sperimenti degli altri puo essere piuttosto un discapito che un vantaggio. L' ultimo traduttore per non parere pla- giario puo trovarsi qualche volta costretto a fuggire al- cntie bellezze gia occnpate da altri : perche siccome non k dato ai piu grandi essere sempre uguali a se stessi in una lunga fatica i cosi anche i piccioli qualche volta sollevansi a brevi ma splendid* felicita, non suptrabilt da chi vien dopo. Antonio Cesari, per cagione di esempio, pote aspirare a molte lodi nel campo delle buone lettere, ma non forse a quella di poeta , e certamente poi non a quella di poeta lirico : e nondimeno tradusse alcune odi di Orazio molto lodevolmente ; e la somma cognizione ch' egli ebbe della nostra lingua gli suggeri qua e la alcuni modi cosi rispondenti a quelli del testo da togliere in quelle par- ticolarita la speranza di uguagliarlo anche a coloro che avessero forze da lasciarselo molto addietro in tutto il re- stante. E di qui poi vede ognuno quanto bisogni guardarsi dal voler sentenziare del merito di due traduttori facendo fondameuto sopra pochi esempi ; perche si pericola di dare la palma ad alcune scarse e impensate felicita a petto di molte e meditate bellezze. E questo pericolo , comune a tutte le opere di lunga lena , diventa maggiore quando si tratti di poeti lirici •, perche la varieta dei temi e la di- versa indole dei c:omponimenti , a cui non puo sempre 258 APPENDICE ITALIANA. atteggiarsi con ugual esito 1" ingegno di un solo, possono essere facilmente cagione die in alcnni ( forse i piu pochi e piu facili ) paja migliore chi in tutti gli altri piu diflicili e piu numerosi sara poi rimasto molto al di sotto. Non vogliamo dissimulare die a queste considerazioni ci ha condotti il giudizio gia pubblicato sulla versione die aununziamo da un letterato di molto valore , il quale per essersi attenuto al pericoloso sistema di confrontare alcuni passi raccolti qua e la, fu creduto lodatore parziale del si- gnor Colonnetti , o passionato avversario di un traduttore gia illustre. Rispondendo a quel giudizio qualcuno si con- tento di condannarne il metodo in generate , e rifiuto una sentenza non appoggiata a bastevoli prove : qualche altro voile andare piu innanzi e provarsi a mostrare che 1' an- tico traduttore vince il recente anche dove il critico lo giu- dica vinto. Noi siamo d" accordo col primo in quanto alia massima da cui muove la sua risposta : ma poiche dob- biarao annunziare e giudicare anche noi la nuova versione, sara opportuno pigliare le mosse dall' esame di quell' errore che il secondo ha creduto di ravvisarvi. Orazio disse : Sunt quos curriculo pulverem Olympicum Collegisse juvat, metaque fervidis Evitata rotis , palmaque nobilis Terrarum dominos evehit ad Deos : e il sig. Colonnetti tradnsse : Tal correre gode V olimpic' arena , E in nugol di polve , con rote ferventi Sfuggendo la meta , conquista V alloro Che V erge fra i divi Signor delle genti. Crede pertanto il censore che sia un grave errore del sig. Colonnetti 1' aver detto alloro dove Orazio disse palma nobilis , perche non erano mat d' alloro le corone che in que- sti casi venivano imposte ai vincitori. Ma di questo modo potrebbe rivolgersi la censura anche ad Orazio; giacche il premio degli olimpionici non era la 'pahna , bensi l'ulivo selvatico. Noi crediamo che nel testo la polve re olimpica e la nobile palma , non siano da intendere , come direbbero alcuni tassativamente :, non indichino in modo speciale i giuochi d' Olimpia ed il premio dato in que' soli giuo- chi a chi riuscivane vincitore , ma vogliano signilicare APPENDICE ITALIANA. Q.S() generalmente i giuochi ed i premj, anzi la gloria del vin- cere , considerata da alcuni come il supremo grado del- 1' umana felicita. Notano infatti i commentatori che palma e qui detto pro ipsa victoria : e nel medesimo senso fu usata anche la voce alloro dal tratlnttore. In Olimpia nou ottenevasi premio ne di palma, ne di alloro; ma poiche tutte e due queste voci significano in generale la gloria del vincere o la vittoria , e questa appuuto era 1' idea da si- gnificare , percio Orazio non credette di errare , e non erro certamente, dicendo la nobile palma, ne fu un errore del signor Colonnetti il sostituirle 1' alloro. L' osservazione avrebbe qualche maggior fondamento solo nel caso in cui potesse provarsi che 1' alloro fosse escluso da tutti i pub- blici giuochi dei Greci; ma questo non si potrebbe mai dire. Se il sig. Colonnetti fosse stato sempre cosi felice come nei versi poc'anzi citati non sarebbe per avventura sover- chio 1' ardimento di chi mettesse la sua traduzione al di so- pra di tutte 1' altre : ma non crediamo che per venire a silfatta conclnsione sarebbe opportuna la via di questi con- fronti cosi scarsi e cosi insufficient!. II Caro , il Monti, il Pindemonti sono i migliori traduttori di Yirgilio e di Omero per la fedelta in generate e per la bonta dello stile e del verso : ma chi vorrebbe sostenere che in alcune versioni deir Eneide, dell'Iliade e dell' Odissea molto meno pregiate delle loro non si trovino qua e la pochi , ma pur notabili passi degni di essere preferiti? E noi ammiriamo, poiche cosi ci pare che meriti , la traduzione che il sig. Colon- netti ci ha data di moltissime odi di Orazio ; anzi stimiamo la sua fatica generalmente degna di molta lode, e da essere colloca*ta fra le piu belle produzioni dei nostri giorni: e nondimeno portiamo opinione che non sarebbe impossibile farla apparire manco pregevole di qualche altra , qualora con questa intenzione qualcuno seguitasse il metodo con cui s' e voluto esaltarla. Noi vogliamo astenerci da ogni confronto ; ma quando leggiamo per esemjiio 1' ultima ode del primo libro , non esitiamo a credere che qualcun altro ne avra data air Italia una versione migliore. Abborro i vanti del fasto Persico ; Sdegno la filira, ghirlande a tessere ; Non cercar ansio dove la tarda Rosa si guarda : 260 AfPENDICR ItALIANA. D' odori il mirto non fregiar sedulo : Sol mirto addicesi a te , mio famulo , E a me dei pampqni tra I' ombra e il fresco Assiso a desco. Perocche qui non vi ha quasi un verso al quale nor* possa muoversi , per nostro gindizio, qualche censura. In fatii la frase i vanti delfasto Persico non e cost appropriata come quella del testo (persicos apparatus ) a farci sentire di subito T intenzione del poeta e F argomento dell'ode che vuol esaltare la semplicita di una mensa campestre sopra le sontuose inibandigioni che di que' tempi gia usavansi ia Roma imitando gli orientali. Nel secondo verso il modo ghir- lande a tessere non ci Iascia chiaramente comprendere qnal fosse Fuso della filira, il quale invece apparisce si chiaro dal testo : Displicent nexce philyrd coronce. Perche il vocabolo nexce, legate, indica in modo non dnbbio che la filira faceva Fuflicio del nastro per costringere insieme i varj fiori in- trecciati nella ghirlanda. E qui era tanto piu necessaria Ia chiarezza, in quanto che il vocabolo filira affatto straniero a noi ed ai Latini , non pub purito ajutarci a cogliere il vero concetto. Ne in un componimento di tanta schiettezza e sem- plicita ci piacciono i latinismi sedulo e famulo ; F ultimo de' quali principalmente e ben lontano dal destarci F idea di que"' leggiadri coppieri che mescevano coronati di fiori agli eredi dei Fabbrizj e dei Curj incomtis capillis. II dir poi non frcgiare il mirto di odori non significa ma piutto- sto fa indovinare il pensiero delFautore^ giacche la frase fregiar di odori la rosa non vorra mai dire aggiungerle al- tri fiori , ed Orazio voile appunto ordinare al suo servo di non afFaticarsi cercando altri fiori oltre il semplice mirto per fame ghirlanda. Poi la frase del testo neque t» mini- strum dedecet myrtus e piu moderata e piu ragionevole che quella del traduttore sol mirto addicesi: e finalmente Fuomo puo essere assiso all' ombra ed al fresco, ma non tra Fom- bra ed il fresco (i). (i) In servigio di que' lettori che non vorranno ricoiTere al te- sto , e sentiranno forse il bisogno di consultarlo per giadicare con miglior fondamento delle nostre osservazioni , n-ascriviaiuo qui la brevissima ode di Orazio : Persicos odi, puer, apparatus; Displicent uexa; philyra coronas : Mine sectari rosa cjuo locoruni Sera moretur. APPENDICE ITALIANA. 26l Grediamo die i dubbj da noi qui proposti saranno giu- dicati ahueno plausibili dallo stesso sig. Golonnetti; e tut- tavolta nessuno sente piu di noi quauto sarebbe ingiusto il citar questi esempi o pocbi altri consiinili per degradare la sua versione , generalmente si accurata e si bella, sotto qualche altra , forse qui solo felice , e in tutto il restante negligente o scorretta. Se dovessimo mandare ad effetto un pensiero gia espresso qualche altra volta , di eleggere dalle tante traduzioni die abbiarao di Orazio, le odi meglio tra- dotte e formarne una raccolta compiuta , piu che moke per certo ne piglieremmo da questo volume del signor Colon- netti ; le quali poi come nel numero cosi nel pregio della fedelta e dello stile sarebbero tali da non temere verun confronto. Perocclie il lungo studio del suo poeta e la di- ligenza di mold e molti anni gli fecero possibile non sola- mente di entrare con sicurezza maravigliosa nei piu sottili e piu riposti concetti del testo, ma di esprimerli ancora con quella elaborata precisione che suole esser frntto di tanta fatica, e pur va lodata sotto il semplice nome difa- cilita. Ha ricchezza di frase poetica , armonia di verso op- portuna al soggetto ed all' indole del componimento , pa- dronanza di inetri imitativi del testo senza contrafFare all' eufonia delle poesie italiane , e non di rado tale un concorso di pregi , che ti sforzano a dire : Ecco la vena di Orazio. Laonde ci pare che seguitando felicemente il suo testo in tutte le varieta de' suoi temi, egli abbia applicato a se stesso quel voto di Orazio alia cetra : al fioman vate il greco Valor deh ! spira ; e possa tenersene esaudito. Di tutti questi suoi pregi noi non potremmo addurre esempi senza riuscir troppo lunghi , siaci nondimeno con- cesso di recarne due saggi d' indole affatto diversa; accioc- che valgano , ancorche brevi , a mostrare com" egli sappia esser sempre uguale a se stesso mentre si piega alia grande varieta del suo testo. II prima di questi esempi lo leveremo dall' ode Phoebus volencem ecc. ad Ausmsto : Simplici myrto nil ill allabores Sedulus curse :' neque te ministrum Pedecec mirtus, neque rue sub arcta Vite bibentein. 262 APPENDICE ITALIANA. E Farti richiamb de' priscld tempi ; Quelle arti onde si altero Fu il Latin nome i e crebbe Italia forte , ed ebbe Formidabile impero La maesta Romana , Donde il sol nasce fin a Vonda Ispana. Cesare ha il fren del mondo ! La Pace piii non teme V Ira civil che freme D' orgoglio furibondo , E aguzza I' enipie spade , Ed ahi ! arma citta contro cittade. Non i perfidi Persi , Non quei che beono I' onde Del Danubio profonde; Ne i Seri , ne i dispersi Lungo la Tana , e i Geti Di lulo frangeran gli aid decreti. E noi fra i dolci orgogli Di Bacco festeggianti , Ai di profani e ai sand , Con le pudiche mogli E con la casta prole Porgeremo agli Dei le pie parole ; E al bel fragor de' Lidi Flauti , su I' orme avite Canterem V opre ardite Dei Duci a gloria fidi , E Troja , e Lui che piacque A Vener btlla, e chi di lor poi nacque. Forse ad alcuni dispiacera quel fragore dei flauti ; e noi pure non oseremmo lodar questa frase, ancorche trovisi scritto che il modo lidio era consacrato alia Ietizia che non serba sempre misura. Del resto abbiamo citata quest' ode di preferenza a molte altre , perche nientre in piii luoghi puo essere testimonio di una spontanea fedelta , ci fa in alcuni altri conoscere come il sig. Colonnetti abbia saputo procedere temperato fra la licenza di chi troppo si arroga sul testo in servigio della versione, e la pedanteria degli altri che per mettere sempre il piede nell" orme deU'autore, sagrificano 1' eleganza , V armonia , la spontaneita ; e senza APPENDICE ITALIA.NA. ^63 fiato di poesia pur si tengono traduttori di poeti , e poeti essi medesimi. L'altro saggio vogliamo die sia quella famosa invetliva di Orazio contro un Liberto fatto tribuno de' soldati: Quanta fra lupo e agnel pose natura , Discordia e fra noi due , vil ! che pur anco Porti al pie delta dura Catena il marchio , e de' flagelli al fianco. Che vai superbo per molt' or? Fortuna Stirpi non cangia. J passeggier' non vedi , Allor che avvolto in una Gran toga per la via sacra tu incedi. Qua e la voltar le facce , e bile intanto Scoppiare liberissima . . . Ve' il ciacco , Che dalle verghe infranto Triumvirali , il banditor fe' stracco ! E or costui mille ha solchi in piun Falerno ? E pesta VAppia via de' suoi corsieri ? E va , d'Ottone a scherno , A seder fra i piii eccelsi cavalieri. A che , per Dio , contro ladroni e schiavi Or d'armi noi moviam forza cotanta E di rostrate navi , Se costui , se costui duce sen vanta ? Che se poi ne piacesse con cltazioni piu brevi addnrre esempi nei quali il traduttore gareggia di forza , di ele- ganza e di armonia col testo , possiamo dire che quasi ogni ode ce ne somministrerebbe qualcuno. Vedemmo il Tebro dalt Etrusca sponda Contro il regale monumento e V alto Tempio di Vesta al ruinoso assalto Ritorcer I'onda (i). Pommi nel pigro suol di piante ignudo , Ove non mai tepid' auretta freme , Angol del mondo cui la nebbia preme E Vaer crudo (2) .• (1) retortis Litore Etrusco violemer undis Ire dejectum etc. (2) Quod lams mundi nebulae malusque Jupiter urget. 264 APPENDICE ITALIAN/1. Pommi ove il sol dardeggia ign.ee quadreUa Vicino si che i fiori e I' erbe occide , lo Ldlage amerb, che dolce ride , Dolce favella (j). Tal sui ferrati barbari tremendo Distruggitore apparse Claudio , e co' primi gli ultimi mietendo , Illeso vincitore , il suol ne sparse (2). Dopo queste citazioni potremmo conchiudere il nostra articolo lodando il sig. Colonnetti della sua illustre fatica, per la quale possediamo una nuova versioue di Orazio in ge- nerale assai bella, e il numero delle Odi di qneirautore egre- giamente tradotte in italiano e divenuto molto maggiore. Queste Odi , come abbiam detto , si dovrebbero al parer nostro raccogliere da tutte insieme le traduzioni ; e le piu si trarrebbero certamente dai volumi del marchese Gar- gallo e del sig. Colonnetti: ma come noa dubitiamo di af- fermare che preferiremmo talvolta ad entrambi qualche al- tro (3) j cosi protestiamo di essere affatto lontani da ogoi tentazione di fare nn confronto tra questi due traduttori. Piuttosto ci par necessario di aggiungere qualche parola intorno alle note del nuovo volgarizzamento. (1) Dulce ridentem Lalagen ainabo, Dulce loquentem. (2) Primosque et extteinos metendo Stravit hiuiium, sine clade victor. (3) Ecco, per esempio, come il Venini traduce T Ode citata poc1 anzi. Odio i Persici ornamenti , Che spleriAenti Fan le mense delicate ; £ nd spiacciono , 0 garzoiie , Le cor one Con sottil tigllo intrerciate. JVon cercar sotto qual fronda Si nasconda Fuor di tempo ancor la rosa ; Ma se appien vuoi contcntarmi , Non recar/ui Fuor del mirto or altra cosa. APPENDICE ITALIANA4 af)J " II trad uttore, a corredo di qucsto sno lavoro , aveva preparato note estetiche, e piu altre giustilicauti le lezioni da lui preferite. Ma si e poi determinato a sceglierne al- cune poche , e prender norma per la pubblicazione o la soppressione delle altre dal buono o mal viso cbe sara fatto alle prime. » In quanto a noi loderemo sempre la parsi- monia e la brevita delle note , sopra tutto nelle traduzioni dei poeti. Amiamo quelle sole cbe verainente cbiariscono il testo , o cbe giustificano il traduttore, dove questo e ne- cessario e le vorremmo sempre brevissime, a utilita di chi legge , non a pompa di cbi le scrive. Ma V utilita dello stu- dioso, se non erriamo, consiste solo neH'avere dinanzi quanto e necessario a bene intendere il suo autore : le note esteticbe per ajutarci , come suol dirsi, a gustar le bellezze, non recano generalmente parlando tanto vantaggio quanto e il danno. delle frequenti interruzioni cbe aggliiacciano 1' animo del leggitore. Lodiamo quindi il sig. Colonnetti di avere in questa parte voluto essere scarso piuttostoche sovercbio ; bencbe ciascuno dovrebbe leggere assai volentieri , a modo di separati discorsi, le considerazioni di tin uoino cbe ha studiato in Orazio si a lungo e con tanta felicita. E ce ne rendono ancor piu desiderosi alcuni saggi, brevi ma splen- didi, quasi sfuggiti alia sua modestia ; fra i quali si vegga la prima nota all' ode XIV. a del quarto Iibro. Ma intanto , quantunque brevissime, coteste note fanno testimonianza alia diligenza delfopera non meno cbe alia dottrina e al giudizio di cbi le scrisse: e servono sopra tutto a persuadere la gioventu cbe ne la copia e 1' eleganza dello stile, ne 1' ar- monia del verso, ne la facilita del rimare possono con- dnrci a ben tradurre i poeti classic!, se prima non ci abbia Schietto mirto ad un donzello * Lindo e bello Non disdlce a inio parere ; Ne di me lo stimo iridegna Quando vegno Socio vlte ombrosa a bere. Certo questa versione non e da citarsi in esempio di quel la fedelta die si attiene scrupolosamente alle parole del testo ; ma ci par non- dimeno che nella sua disinvolta semplicita e scorrevolezza rittagga nieglio di tutte P altre a noi note l1 indole lucida e schietta delTori- ginale. Blbl. leal. T. LXXXVIII. 18 266 APPENDICE ITALTANA. aperta la via uno studio indefesso dell' antichita. E per ci- tarne pure qualcuna , nell' ode XXVIII. a del primo libro e avvertito un abbaglio di tutti i traduttori che ingannati da una somiglianza di suono non distinsero merces da merx in quel verso : multaque merces . . tibi defluat cequo ab Jove, augurando al nocchiero infinita merce, estrania merce e si- mili , dove il poeta gti prega in vece da Giove una larga ricompensa di quel pietoso uflicio a cui lo viene invitando. NelFode II.a alle parole del testo: Acer et Mauri peditis cruen- tum vultus in hostetn pone questa nota: « Peditis e aggiunto » con energia ; indica il Mauro cavaliere messo a terra » dal Romano. II quadro e bellissimo. II Mauro e vinto » e scavalcato , e guarda con occhio truce il vincitore ne- » mico, fordo di sangue. » E conformemente a questa interpretazione tradusse : la faccia Del Mauro, che al cruento ancor minaccia Che rovesciollo. Nell' ode XXX.a del terzo libro, a quel versi : Dicar, qua violens obstrepil Aufidus-Et qua pauper aquce Daunus agre- stium - Regnavit populoritm ecc. , riprova i traduttori che l'han precednto, in quanto s' iunnaginarono che Orazio stendesse a luoghi separati e disgiunti la fama che si pro- metteva , ne si accorsero che con una specie di tautologia voile indicare due volte P Apulia sua patria. L' osservazione non puo dirsi nuova , giacche si raccoglie assai bene dalle note, per esempio, del Doeringh : ma appunto per questo e piu strano che gli altri non abbiano saputo trarne pro- fitto. Quindi la veisione del sig. Colonnetti e poi qui non solamente bella ma nuova : Diran che,nato io dove Dauno in aride piagge (i) Frenb genti setvagge, E mine il mugt^hiante Aufido move, Vmile, ecc. Nell' ode XI. a dello stesso libro in que' versi : Cerberus , quamvis furiale centum - Muniant ansues caput ejus, atque - (i) « Daunus antiquus rex Apulia; ; qui a terra, cujus iuijierium tenebat aquas paupere , h. e. ai'ida, sicca, siticulosa, linca aildacia ipse aquce pauper dicitur. » APl'ENDICE ITALIANS. 267 Spiritus teter, saniesque manet - Ore trilingui : dove i com- meutatori notano la trivialita non presnmibile in Orazio di qnella frase caput ejus; il sig. Colonnetti propone di leggere caput: ejus atque spiritus teter; saniesque manet, ecc, dicendo : « Non parmi clie spiritus ben convenga al manet, il qua I verbo e, a boon diritto, voluto tutto per se da sanies. La puntuazione cbe io propongo, rendendo elittica la frase (1) e ardita la costruzione, fa ineno volgare la Voce ejus dai critici acreraente combattnta come troppo prosaica. >i E lecito, non v' ha dubbio, ricusar di accet- tare sifFatta correzione ; ma se vale la massima di prefe- rire generalmente quelle eniendazioni che alterano il testo quanto raeno si possa , dobbiamo pur accettaila piii volen- tieri di quelle piaciute al Bentlejo, al Cuningam ed al Gesner. Ed e da notarsi che la dottrina filologica snlla quale si fonda il sig. Colonnetti in quanto al verbo manet trovasi implicitamente adottata anche da questi tre celebri commentatori ; giacche alle voci ejus atque proposero di sostituire exeatque, oppure cestuetque, o tiualmente effluat- que, cioe un nuovo verbo che appartenesse a spiritus e lasciasse il manet a sanies. Ma da questa dottrina comune il nuovo interprete e venuto ad una conchiusione piii sem- plice, cioe ad un semplice mutamento della puntuazione ordinaria. Piu dubbiosa ci pare la correzione proposta nel- l'ode VII. a del primo libro , ove leggendosi : sic tu sapiens finire memento - Tristitiam vitceque hibores-Molli, Plance, mero: e considerandosi comunemente la voce molli come agget- tivo di mero, il sig. Colonnetti in vece preferisce di cre- derla verbo; e disgiungendo con una virgola tristitiam da vita>que labores, traduce: Fa senno, e vinci il duolo, Ed oj'ii cura avversa Manda nel via sommersa. La sua nota a questo passo e la seguente. « Io direi che »/ molli e verbo e non aggettivo. So bene che latinissimo u e l'epiteto molle dato a merum; gli eserapi ridondano. » Ma non e ne oraziana, ne poetica la costruzione. Dopo " la voce labores il senso sarebbe compiuto ; molli mero e » un aggiunto che sopravviene e fa un reo effetto. Niun (1) Perdu- sai-eljbe come se dicesse: ejus atijue spiritus teter sit. 268 APPENDICE ITU.IANA. » prosatore, niun poeta mette alia coda di an periodo nn » aggiunto non necessario. " Ora noi comprendiamo bensi che le parole : memento finite tristitiam vitceque labores da- rebbero nn senso coinpiuto ; ma non vediamo poi come possa dirsi non necessario, anzi di reo effetto il verso molli, Plance, mero, qnando 1' intendimento di Orazio era qnello di dare all' amico un consiglio e di suggerirgli an- che il modo con cui mandarlo ad efFetto :, cioe bevendo. Non vorremmo percio riprovare la correzione, ma non ci pare necessnrio di accetfarla. Cosi pure suamo in dubbio ee la lezione gens humana ruit per vetitum et nefas sia ve- ramente da preferire alia comune per vetitum nefas. << Ve- » titum ( dice il sig. Colonnetti ) e cio che si oppone alia » legge ; nefas e cio che e sopra le forze dell' uomo , cio » che e proibito da natura. Vetitum parrebbe freddo , se >i fosse un aggiunto di nefas. » Tuttavolta la frase ruit per vetitum nefas ci seinbra ancor piu poetica di quella ch'egli vorrebbe sostituirle, rappresentandoci Tumana razza nella sua somma corruzione, quando a trattenerla dal prorom- pere al delicto sono impotenti e V intima voce della co- scienza e I'eSpressa minaccia della legge insieme congiunte. Ma noi ci accorgiamo di essere oramai trascorsi in troppo lunghe parole. A. Elogio storico dell arcivescovo Giuseppe Capece-Latro, per Nicola Candia canonico della cattedrale di Ta- ranto. — Napoli, 183", dalla tipografia di Porcelli, in 8.°, di pag. 104. A due principalissime cose dee mirare lo scrittore d'elogi, «e vuol essere veramente benemerito del pubblico , e gna- dagnarsi ringraziamenti ed encomj. La prima fch' egli lodi personaggio degno d' essere proposto come imitabile esem- plare ; 1' altra che adoperi uuo stile proporzionato al suo assunto. Cosi i nostri padri insegnavano , non a torto ci pare, Parte del comporre ; cosi gli scrittori serliando in tutto semplicita ed unita procacciavansi fede in cio che narravano, utilmente arricchivano di cognizioni 1' intelletto altrui, e commuovevano il cuore a belle e generose pas- sioni. All'opposto il difetto della prima dote costringe I' en- comiatore a discendere in molte nojose puerilita o a tra- viare miseramente non si sa dove: it difetto dell' altra o APPENDICE IT A LIANA. uG(J lo fa troppo frequentemente serpere a terra inavveduto, o lo inturgidisce in guisa d* eccitare la compassione od il riso. Assai accortamente il sig. canonico della cattedrale di Taranto , Nicolo Gandia nel suo Elogio storico , ha intra- preso di tessere lodi al suo arcivescovo Giuseppe Capece- Latro, le qnali mai non sara chi andisca contrariarle. L'ar- civescovo Capece-Latro in tempo di sua vecchiezza , lasciata regolarniente la sua diocesi , era ridotto volontariamente a vita privata in Napoli per bisogno di riposo. Persone di molto ingegno e di rara coltura che lungamente soggior- narono in quella popolosa citta , attestarono costantemente che anteponevano il conversare con lui a qualsivoglia altro intertenimento:, tanta era la cortese accoglienza, tanta l' im- portanza degli avvenimenti , onde sapeva cospargere, come di fragrantissimi fiori , i suoi discorsi , e di cui egli me- desimo era stato gran parte , tanta la concisa e pretta ma- niera di esporli piacevolmente ! II canonico Candia per quel sensato e lucido ordine che giova a far si che V uditore o il leitore d' un' orazione ue serbi perpetuamente la serie de' concetti , saggiamente di- vise il suo Elogio con naturale disegno in tre parti. Nclla prima ci offre il suo Capece qual arcivescovo di Taranto tutto intento alia prosperita della diocesi or riformando disciplina e studj del seminario metropolitano , onde ne uscissero sacerdoti degni di lui e dell'altare, or ammae- strando il popolo sulla regolare osservazione delle feste , onde il suo gregge egualmente non si deturpasse dell' ozio giudaico o della licenza gentilesca , or correggendo coi ca- noni d'illuminata critica le leggende de' santi sfregiate dal- 1' ignoranza de' tempi , dalla credulita degl' idioti , e talvolta anclie dall' umana malizia , or dettando solidissime dottrine sulT amministrazione del hattesimo agli adulti , a' fanciulli esposti , a' parti mostruosi , e determinando le nor me da tenersi intorno al hattesimo sub conditione ; libro che tra- dotto in fraucese dall' abate Clemaron serve tuttora per guida a molti parrochi della Francia. Neir altra parte il Candia ci preseuta qual uomo di Stato Tinsigue suo personaggio, adoperato dall' augusto suo mo- narca per le pretensioni della Gorte di Roma sulla Uiinea. Fu allora che il Capece scrisse il Discorso istorico politico , dove pur compendio Ylstoria delle Due Sic lie. Nel i7<;3 2?0 APl'ENIJICE ITALIANA. minacciando i Francesi di calare in Italia , il buon Pastore si fece a tntta la consigliata diocesi vivo esempio di offerte in soccorsd del regno; il che condusse Ferdinando e Ca- rolina d'Austria ad onorarlo nel 1797 d' una loro visita in Taranto. I Francesi occuparono V Italia e il regno di Na- poli , rifngiatosi il re nella Sicilia, divenne repubblica. Qui singolarraente il Candia intenerisce e trae le la grime col descrivere l'infelicita di que' tempi , e col dipingere al vivo il Capece imperterrito nella sua sede, e costante nel rifiu- tare ogni temporale incarico a cni veniva sollecitato per la diffusa fama di sua incomparabile sapienza; cosi nel cuor sno serbandosi fedele alio sventnrato suo re, e in pari tratto ammonendo i suoi diocesani alia quiete ed alia cristiana sommissione. Cio non ostante ritornato il re in Napoli , la calunnia ebbe credenza bastevole da strascinare prigione in nn castello 1' ottimo arcivescovo nel novembre 1799 con false accuse di politici errori ; il cbe avviene d'ordinario in simili circostanze agli nomini moderati e prndenti. E qui di nuovo il Candia cosi piange snlla clisgrazia del suo Ca- pece cbe ognor piu a lui ci affeziona. Nel a3 dicembre 1800 Pesimio prelato risponde a'suoi giudici con tanta di- gnita e verita, cbe questi stupefatti dicbiarandolo innocente lo pregarono di raccomandarli a Dio : Si, soggiuns' egli tutto soavita, si , pur troppo ne avcte biso^no. Alia sua li- berazione giubilo festosamente Napoli e la diocesi Taran- tina ; ma egli disse , come an arcivescovo imputato da si grave colpa ritornera nel seno di sua spirituale famiglia prima die siasi con atti solenni manifestata 1' inviolata sua innocenza ? Tanto esige Taltare, tanto impone la glo- ria de' re. Allora concepi il pensiero di rinunciare alia cbiesa di Taranto , e frattanto si rimase in Napoli , ono- rato come prima dalla regina Maria Carolina , e caro ai dotti, cbe con lui sempre piu si erudivano, ai nobili , pei quali era speccluo di ogni cortesia, ai poveri cbe da lui avevano pronti e liberali soccorsi. Nel 1806 la Corte fu costretta ridursi in Palermo per la seconda volta , e in Napoli fu salutato re Giuseppe Bonaparte. Questi cceo il Capece consigliere di Siato e presidente d' una sezione del consiglio. In certe circostanze un gran nome onorevole e di penoso inciampo. II Capece spero che la momentanea ubbidienza gli potesse agevolare I'esonerazione del nuovo grado e il ritorno alia diletta greggia. Valorosamente si APPENDICE ITALIANA. 27 1 oppose al divisamento di sopprimere parecchi vescovadi ; pubblicato il Codice Napoleone, prescrisse a' curati di sua diocesi come snlF articolo mat.rimori'o si dovessero compor- tare per obbedire praticamente alle determinazioni del Con- cilio Tridentino ; tento altresi, ma invano, di sottomettere gli ordini religiosi. Per le tante cure e faticbe non mai iniermesse deteriorava la sua salute. A Giuseppe Bonaparte fatto re di Spagna e delle Indie venne sostituito Cioachino Mnrat a regnare in Napoli. II prelato erasi alquanto ristabi- lito e Cioachino gli addosso il ministero degli afFari interni. Di nuovo ripete le pregliiere pel ritorno alia diocesi; ne fu rimproverato , e si rassegno alia volonta suprema di Colui che tutto muove, anzi che a quella degli uomini. Fondo tre case di educazione per le donzelle d' ogni ceto, ne detto egli medesimo gli statuti, ne assnnse la presidenza per volere della regina. Cosi anche qnesta parte gentilissima di nostra specie, trascurata oltre ogni credere fino a que'giorni anche nelle classi piu elevate acquisto utile industria e morale con- tegno. Stimolato da squisito gnsto nobilito la forma della piazza del reale palazzo, anhno lo scavamento di Pompei, apri i collegi di musica pe' maschi e per le feminine, diede non lieve incremento al lavoro dell'Accademia Erco- lanese. Carico soprammodo dall' eta e dalla mole di tanti negozj , eccolo un' altra volta di cagionevole salute. Im- ploro il necessario riposo, e finalmente T ottenne. Conti- nno a sedere nel conslglio di Stato , conservando pero il solo grado di presideate del reale Museo e de' tre collegi femminili. Da Gioachino fu creato grande nfBziale della co- rona ., primo elemosiniere della regina, gran croce dell'or- dine delle Due Sicilie. Napoleone convocava un concilio in Parigi e voleva che vi si recasse il Capece. Questi con ri- spettosa fermezza dimostro con lettera a Napoleone che il concilio suggerito dalla pohtica avrebl^e macchiato la sua gloria. II concilio fu sciolto e Napoleone scrisse alia sorella : L' Ardieveque de Tareute ne m'a rien cache de son metier. Caduto Napoleoue , e con lui Gioachino, e ricondottasi in Napoli fra la generale esultanza la reale famiglia de' legit- timi sovrani , il principe don Leopoldo distintamente ac- colse l'arcivescovo di Taranto , il quale pero poco dopo, essendo pur infermo , ebbe il comando di restituirsi alia diocesi. L'arcivescovo indirizzo una commoventissima let- tera a Pio VII nuovamcnte rinunciando alia sua scde. Pianse 2 72 API'ENDIGE ITALIANA. il pontefice in leggendola , ed accetto la rinuncia. L' arci- vescovo con dolcissima pastorale partecipo alia diocesi l'atto irretrattabile , e la saluto col paterno addio. II Candia nell' ultima parte del suo Elogio commenda il suo Giuseppe Capece-Latro nelle sacre dottrine , ne' mol- tiplici rami dell' umano sapere , nelle buone e belle lettere, neir equanimita si fra l'avversa die fra la prospera sorte. Se il Candia si risolvesse ad un1 edizione di tutte le opere di lui insieme riunite eseguirebbe vantaggiosissima cosa al pubblico e proverebbe manifestamente questi bei pregi , de' quali gia siamo noi persuasi dai brani cbe qua e la ne va citando. Omessa la serie de' priucipi e delle principesse cbe all' arcivescovo diedero segni di grandissima stima , ci basta riferire cbe il disgraziato Gustavo III di Svezia in ve- dendolo disse : Quand on vie.nt a Naples, il faut y voir Pom- pei , le Vesue et V Archeveque de Tarante. Nojosa giunge a dir vero questa prolissa e nuda serie che interrompe l'ac- comodata eloquenza dell' elogio , uia ella palesa almeno , che il grido di si grand' uomo , qual era il Capece , era volato in varie remotissime regioni , e che que' principi e quelle principesse amarono di onorarlo personalmente. Vien dietro ancor piu nojoso il novero de' piu illustri contem- poranei, coi quali attesta il Candia, che l' ottinio Capece era in corrispondenza letteraria od amichevole. Qui mala- mente si confondono insieme co' forestieri gl' italiani , e per- sone Veramente degue di quell'amicizia con altre che non meritavano di esserne onorate. Avvedutamente il canonico Candia ripiglia il buon sentiero. L' antico arcivescovo di Ta- ranto scrive due eruditi libri ; con uno spiega una dipin- tura che vedesi nel creduto tempio d' Iside in Pompei ; coll' altro nella lingua del Lazio , che gli fu sempre gra- tissima , tratta De antiqwiate et varia Capyciorum fortuna. Inoltre nelP eta di ottantotto anni da alia luce un codice di Scipione Capece suo agnato De Nativltate Domini , e quindi la traduzione dell' Elogio di Federico II re di Prus- sia composto dal Guibert . arricchendolo d'importantissime note. Da ultimo , gia prima abbracciato da Gregorio XVI per mezzo del suo nunzio in Napoli , l' arcivescovo di Se- leucia Gabriele de' conti Ferretti , dopo quattro giorni d'in- vincibile profusa febbrile diarrea confortato dalla religione tranquillamente niuore di novanta due anni e quaranta giorni. Al'PENDlCE 1TALIAN.Y. 2~3 A compimento di questo articolo poco diremo intorno alio stile del canonico Candia. Egli ha voluto tessere il suo Elogio con quello stile medio che piu d'ogn' altro si reputa confacente ad un Elogio storico. Adunque non cu- randosi della sonora ed immaginosa eloquenza , in cui vennero le piu volte dettati gli elogi de' celebri personaggi, tra i quali uno fu certamente V arcivescovo di Taranto, Giuseppe Capece-Latro , s' appiglio alia nitida e naturale relazioue de' fatti. Scorrevole e la lingua ed attinta a pure sorgenti:, facile e non mai ingombra la sintassi ; giuste e a proposito e con moderata parsimonia dedotte le consi- derazioni. Tutto 1' elogio volentieri si legge dal principio al fine , se si eccettuino i due luoghi da noi superiormente notati. Storia della cittd di Parma continuata da Angelo Pez- zana, tomo l.°, 1846-1400. — Parma, i83~, dalla Ducale tipografia, in 4.0 gr. , di pag. xvi e 286, con appendice di pag. 116, compreso Viiidicc. Ittdiane lir. 9. IT illustre sig. cavaliere Pezzana, delle cui opere abbiamo piu volte favellato in questo giornale , non appena con- dotto ebbe a compimento la continuazione delle Memorie degli scriUori Parmigiani raccolte dal padre Irenco Affb suo predecessore nella prefettura della ducale biblioteca di Par- ma , gli studj suoi rivolse ad altra non meno laboriosa e desiderata continuazione, a quella cioe della storia che an- nunziamo , e della quale l'Aflo lasciato avea inedito il libro decimottavo. Questo libro, da cui ha principio il i.°tomo, contiene gli avvenimenti del 1 346 che rimasti erano in- terrotti nel quarto volume, giugne fino al 1374, e com- prende i tempi in cui Parma ebbe a signori Luchino, Giovanni , Matteo e Bernabo Visconti. Ma la morte tolse air autore di poter darvi I' ultima mano, e riempire varie lacune in modo che quel periodo di tempo nulla lasciasse a bramare. A tale difetto suppli il cavaliere Pezzana cor- redandone il libro con perpetue note. Pero taluno bramato avrebbe ch' ei fuso avesse colle annotazioni sue il libro deH*Aflo facendone un continnato ed unico racconto: ma tal altro saggiamente lo persuase essere migliore consiglio il pubblicavlo come trovavasi , poncudo a pie di pagina 274 APPENDICE ITALIANA. Ie giunte ai luoghi che manchevoli od imperfetti gli sem- brassero. >< Qnesto consiglio accolsi (dice egli ) tanto piu » volentieri quantoche una massima del buon tempo an- >/ tico e radicata nella mia vecchia mente ( ne cerco di » sbarbarnela ), sacra cosa essere Pakrui proprieta, piu » sacra ove sia d'uomo prestante, santissima se tal uomo » sia ancora benemerito della patria. » Massima eccellente, che noi vorremmo dai nostri giovani scriftori seguita e ve- nerata! Importanti sono Ie annotazioni del Pezzana , le quali mentre danno luce e compimento al libro dell'AIFo , nuove e pregevcli notizie ci somministrano intorno agli avveni- menti di quell' epoca. Tuttavia siccome 1' egregio autore ci fa coraggio a renderlo consapevole di que' luoghi su' quali cadere potesse qualche critica osservazione :, cosi ci e ben gradevole il poter affermare che in quelle annotazioni un solo equivoco ci avvenne d' incontrare alia pag. 90, n.° 117; equivoco che non risguarda se non una delle circostanze dell' avvenimento. Egli suppone che il fatto di Bernabo, col quale questo principe costrinse i due legati del papa Innocenzo VI a mangiare Ie bolle di scomunica , avvenisse sul ponte del naviglio che passa per Miluno. Dee pertanto notarsi che a quelF epoca i navigli stati non erano ancora introdotti nella patria nostra. II fatto avvenne sul ponte del Lambro a Marignano, nel cui castello il crudele Ber- nabo stavasi, come dice il Verri, rintanato per allontanarsi dalla ferocissima peste che devastava Milano. II libro decimonono, lavoro tutto del Pezzana, comincia dal 1375 e gingne sino al 1400, essendo signori di Parma i Visconti Bernabo e poi Giovanni •Galeazzo. L'autore non perdono ne a fatica, ne a diligenza per riutracciare negli archivj si pubblici come privati Ie notizie ed i documenti che la storia di Parma risguardano. Mentre pero vien egli con riconoscenza rammentando que' benemeriti che alle in- dagini sue cortesemente prestaronsi , duolsi di diverse con- trarieta , per le quali non gli venne consentito di visitare ne tutti gli archivj delle famiglie storiche nostrali, ne quegli ora lontani per le vicende de" tempi , donde a buon diiitto sperava di trarre non poche notizie originali e d' impor- tanza. Tra Ie accennate contrarieta e degnissima di ricor- danza la seguente. " Richiesto (cosi l'autore) un tale di concedermi per agio l'esaine di alcune scritture giovevoli APPENDICE ITALIA.NA. 27O alia Continuazione della storia patria , rispose niolto acu- tamente in quests sentenza: Che bisoqno di storia patria? Non ha gia scritto abbastanza VAffb ! II poverello ignorava l'anno in cni termina la storia
  • feo dirozzerai col tuo canto un' altra volta la Tracia: tu » colmerai gli uoniini di meraviglia , regnerai sovr' essi , >/ ne farai cio che vuoi , e li avrai tutti dinanzi a te in- >i teneriti , commossi , estatici , rapiti e sorpresi dalla stra- t> ordinaria potenza della prodigiosa tua gola. » Che caro turco ! Come interpreta bene i sentimenti della natura ! Badi pero con quel suo dar tanta potenza ai cantanti, e distribuir loro i regni di non cadere in sospetto di fello- nia : ma gia da Costantinopoli a Milano si pad scrivere impunemente cio che si vuole. Vi sono inoltre molte poesie , fia cui la tante volte ri- prodotta canzone del chiaro Felice Romani a Paganini , nella quale 1' autore in luogo di augurare celebrita al suo carme perche tratta di Paganini, fa sperare a lui fira- mortalita che gli derivera dalla canzone. Io, se poeta pub nutrir fidanza D'invidia ad onta o deU'eta severe, Che giungano i suoi carmi ai di remoti, Jo, io tramanderb la rimembranza Di si beata e gloriosa sera Indelebile ai figli ed ai nepoti. Forse 1' illustre Poeta scrivendo questi versi aveva in mente YExegi monwnentum are perennius. Si parla in questa Strenna anche di coreografia , e , vedete omissione imperdonabile ! non si da il ritratto ne vero , ne ideale, anzi non si fa parola della piu aerea Silfide del secol nostro , di una di- vina , che non osiam nominare per aver in capo il ber- retto , che raccoglie sola piu oro di duecento letterati in- sieme ( altro indizio di progresso , perche i dotti sono a si buon prezzo) di qnella insomma che ha dimostrato al niondo attonito a qual punto possa essere spinta 1' idola- tria per le gambette. Di grazia, almeno l'anno venturo ri- tratto, biograiia ed apoteosi! 394 APPENDICE 1TALIYNA. Strcnna degli Anonimi. Tipografia Molina. Primo argo- mento per noi di simpatia verso quest' almanacco e il suo titolo , perche ne piacciono assai le scrittnre anonime, ec- cettuate le lettere. Aprimmo il libro e vedemmo che, salva una piccola eccezione , e tutto dettato ia prosa : secondo argomento di simpatia, giacche i versi quest' anno furono assai piu che molti. V e ua articolo intitolato : Il monu- mento cagnesco : terza ragione di simpatia, perche anche noi andiamo matti per una bellissima cagnolina di razza inglese , sopravvivendo alia quale, come lice sperare, non le innalzeremo certo un monumento , che le nostre forze noi consentono , ma per lo meno le dedicheremo V inevi- tabile necrologia e del fiori poetici. Simpatia piucchemai al leggere un altro articolo sulle donne letterate, alle quali si danno degli eccellenti consigli: e noi raccomandiamo alle gentili signore di leggerli con molta attenzione e profit- tarne : mentre noi lontanissimi dalla pazzia di censurare in lor© la coltura e gli studj, solo abbiamo paura che ne abusino, con pericolo, oh Dio ! di rendersi un pochettino stucchevoli, il che e tanto in urto colla loro missione, e forse anche un pochettino ridicole a sommo scapito del loro connatural decoro. Insomnia questa strenna in com- plesso e buona , e gli autori avrebbero di che compiacer- sene se fossero discesi in campo a visiera alzata. E qui finisce la serie degli almanacchi grandi. Vengono dappoi i piccoli , dei quali diremo , poiche fu nominato il campo , che stanno ai primi come 1' esercito ai generali , od almeno come i fucili ai cannoni. Dunque non parlia- nione : De minimis non curat Prcztor. Notate pero bene che quel paragone risguarda solo al numero , ed alia loro mo- desta tenuta : che, in quanto a merito di scritti , molti taccuinetti potrebbero per avventura gareggiare colle piu squisite strenne : e siane d' esempio la pregevolissima no- vella storica Virtu e delitto o la Famiglia del Musnadiero dell' egregio professor* Gaetano Barbieri. Ma 1' oracolo la- tino fu pronunziato, ed e assai comodo l'attenervici. Cer- tamente che avendo tempo e pazienza sarebbe cosa tutta comica il passarne in rassegna un pajo di dozzine, e colla saviezza di un professore di scuola classificare i prosatori ed i poeti , le poetesse e le prosatrici , e distribuire a Flo- rindo il premio , a Lisetta 1' accessit , a Lindoro la classe prima , a Lelio la seconda , ai Pantaloni la terza. Ma . . . APPENDICE 1TALIANA. 2()5 Considerando che i Pantaloni sono molti: Considerando che chi riporta quel grado e condannato a ripetere il corso o 1' anno che dir si voglia a termini del paragrafo ecc. del regolamento ecc. Considerando essere desiderabile che molti, i quali qnesta volta taccuineggiarono con tanta foga, 1' anno venturo passino a migliori esercizj : Considerando molte altre cose degne della massima considerazione . . . Abbiamo decretato e decretiamo di chiudere immediate questo mo- notono articolo prima che gli stanchi lettori applichino a noi pure una buona terza: fatalissima terza che a termini del paragrafo ecc. del regolamento ecc. ci obbligherebbe a ripetere la dolorosa storia nel mille ed ottocento trenta nove. Eugenio Aram. Racconto di C. L. Bulwer tradotto da Francesco Ambrosoli. Tomi tre. — Milano, i836, tipografia e libreria Pirotta e comp. , in 12.0 " I biografi inglesi ricordano un Eugenio Aram di Ramsgill figliuolo di un giardiniere che lottando con tutti gl' impedimenti della poverta divento dottissimo e fini poi giustiziato a Yorch nel 1759 come reo di avere ucciso quattordici anni prima un certo Daniele Clarke. E dicono che dopo una difesa ingegnosa ma inutile e dopo aver tentato di uccidersi per sottrarsi alia ignominia del sup- plizio confesso egli medesimo il suo delitto al sacerdote che lo accompagnava al patibolo , affermando di esservi stato spinto da gelosi sospetti. >> Sopra questa uotizia riferita nel solito avviso al lettore il signor Bulwer fondo il suo racconto che nell' anno i83i ebbe 1' onor di esser dedicato a Walter -Scott. Nel quale crediamo che piu di tutto meritino di esser considerati i caratteri , che bene inventati e bene tratteggiati. formano colle loro differenze e coi loro contrasti una bella e sva- riata rappresentazione, e tengono sempre desta l'attenzione e sempre viva la curiosita senza bisogno di frequenti mi- nute descrizioni , senza l'ajuto di avveninienti maravigliosi e senza che nei fatti narrati si ponga un procedimento forzato ed una concatenazione inverisimile. Eugenio Aram apparisce a prima vista un uomo privilegiato di esimie doti , in coi dir non si saprebbe se la eccellenza del cuore prevalga alia potenza deiringegno , o Tassiduita degli studj 2()6 APPENDICE ITALIAN A. alia costanza delle virtu, o la cortesia alia eloquenza, od il coraggio alia sapienza ; se non die il velo con cui si tengono accuratamente coperte le prime epoche della vita di lui , un pensiero impenetrabile che pur talvolta trapela ad onta di ogni sforzo per tenerlo compresso e celato:, certe meniorie angosciose che insorgono ad annu- volare i momenti piu sereni e certe attitudini , certi nsi , certe relazioni che pajono provenir da antiche pratiche e da antiche e ben diverse abitudini , tutto cio forma di lui un personaggio misterioso , di cui 1' enigma non si scioglie se non che nelle ultime pagine del libro. Dopo la gran figura del protagonista si presentano in un gruppo gl'individui della famiglia Lester ; il padre Rolando Lester ottimo gentiluomo , padre affettuoso e indulgente, amico leale, generoso , costante, ospitale; le due figlie Maddalena cd Eleonora , che sono come sono sempre nei romanzi due sorelle , 1* una bellissima, grave, severa ne'suoi pen- sieri e ne' suoi affetti immutabile , l' altra piu leggiadra che bella , piu. allegra , piu vispa , piu graziosa e sensi- tiva non meno ; un nipote Gualtiero figlio di Gioffredo Lester fratel di Rolando vagabondo ed assente da piu anni , che vive nella casa dello zio, che fu da lui educato , e ch' e un giovane di aid e fervidi sensi , impetuoso , ar- dente del pari nelPamore e nelP odio, capace di fare e di ammirare ogni piu splendida prova di cortesia , di corag- gio e di bonta. Insieme con questi nobili caratteri dob- biamo porre la trista persona di Riccardo Houseman as- sassino di professione , cosi straniero delle virtu come impaziente della poverta , di cui pero il cuore non si e tanto fra i delitti incallito che non senta talvolta quai misere reliquie della umanita da lui disertata la tenerezza di padre £ la benevolenza di amico. Dopo questi princi- pal'! s' incontrano nel romanzo i minori caratteri di un Pietro Dealtry oste e sacristano del villaggio che ha la testa piena di novelle e di salmi ; di un Jacopo Bunting soldato veterano , piu vantatore di coraggio che corag- gioso , pero buon massajo ed avaretto anziche no; di una comare Drakmans vecchia Strega che pettegoleggia malignamente su tutto e predica le buone e le cattive av- venture ; di un Pietro Hales amico di Rolando Lester: uomo allegro e speusierato , ecc. APPENIHOE ITAII\NA. 297 NeJ corso del romanzo Eugenio Aram e Maddalena Lester abitando nello stesso villaggio e spesso quindi in- contrandosi sono presi di cosi forte reciproco amore , che i loro anion per cosi dire si conglutinano insieme , ed essi neppnr per brevi inomenti possono vivere 1' uno dall' altra divisi ; onde la grave Maddalena riconosce in questo amore il suo destino, e decide di unire per sempre la sua sorte a quella di Eugenio. Questa corrispondenza , queste nozze pattuite irritano Gualtiero , ch' era da lunghi anni inna- niorato della cugina ; e mosso dal suo tradito amore , e piii ancora dalla carita di figlio risolve di abbandonare la casa dello zio , e di recarsi in traccia del padre suo cbe , siccome si e detto , era da gran tempo assente e vaga- bondo. Egli quindi parte accompagnato da Jacopo Bunting che acconciossi con lui in qualita di domestico ; e dopo accuratissime investigazioni seconclato dalla fortnna e da una serie di opportuni accidenti , egli giunge a scoprire che suo padre , il quale avea cambiato il proprio suo nome di Gioffredo Lester con quello di Daniele Clarice, e che avea in gioje e danari convertito ogni sua sostanza , era stato assassinato e sepolto in una caverna , e che 1' assa- sino era stato Eugenio Aram. Questi che sem- pre era tormentato da una memoria funesta e che presen- tiva il suo destino cercava di evitarlo con ogni maniera di raggiri , di cautele e di finzioni ; ma perseguitato da Gualtiero e colpito dalla forza degF indizj fu arrestato e condotto dinanzi al tribunale di Yorch. In questa orribile vicenda egli fu confortato dalla compagnia della famiglia Lester , che sempre fedele all' amicizia , sempre persuasa della sua iunocenza non abbandonollo giammai. Avvenne quindi cio che naturalmente avvenir doveva : Eugenio ad onta di una difesa diligente ed artifiziosissima fu condan- nato a morte, la Maddalena mori uccisa dal crepacuore , il padre poco sopravvisse , Houseman trasse una infelice vita maledetta per delitti , tribolata dalla poverta , ed Eleonora che aveva saputo guadagnarsi il cuore di Gual- tiero colla sua virtu , colla sua leggiadria , con nn affetto sincero e fermo a lui disposossi e visse lungamente e felice- mente. Gualtiero negli estremi momenti di Eugenio Aram , quasi per arra di pentimento , ebbe da questo una scrit- tura in cui gli narrava come sedotto e traviato da falsi ragionamenti e dai perfidi consigli di Houseman aveva BibL hal T. LXXXVIII. 20 298 APrENDICE IT All ANA. consentito cM associarsi a questo nella scellerata impresa di assassinare Daniele Clarke e d* impadronirsi delle ric- chezze di lui i, onde quello fu da ambedue percosso a morte , queste fra ambedue furono vitnperosamente divise. E questa in sostanza la materia del romanzo di cui discorriamo. I nostri lettori facilmente si saranno avve- duti , che il concetto deir Eugenio Aram non e nuovo , poiche parecchie volte le scene ci offersero Io spettacolo di famiglie male avviluppate e tratte alia perdizione dalle incaute loro relazioni con ignoti , che si credono eroi e non sono che malfattori. Ne qnesto concetto ormai vieto e gia logoro per troppa eta apparisce punto migliorato nella composizione del Bulwer : quell' Eugenio che diviene assassino ed omicida per avidita di ricchezze , che confi- dando nel secreto e neirobblivione usurpa una reputazione non meritata ed ostenta un' indole che forse soltanto la distanza del tempo e non 1' eflicacia della volonta allontana dal vizio, che adopera ogni genere d' ipocrisia , ogni m'a- niera di artifizj per ingannare una famiglia da cui e ac- colto ospitalmente e per affascinare una virtuosa donzella , di cui sa che non puo formare la felicita \ quell' Eugenio , noi diciamo , non ci puo ispirar ne simpatia pei rari pregi della sua mente , ne pieta pe' suoi traviamenti , ne com- passione pe' suoi mali. Quindi non sappiamo perche 1' au- tore non siasi attenuto alia notizia che precede al suo rac- conto , secondo la quale sembra che Aram fosse spinto al delitto da gelosi sospetti :, cio che essenzialmente muterebbe 1' aspetto delle cose e produrrebbe un effetto ben diverso ; perocche i delitti che provengono da un animo alto, gene- roso , impaziente d' oltraggi e sdegnoso di vilta destano or- rore ed ammirazione , e quelli che nascono da abbiette cn- pidigie e da ingordigie volgari producono orrore e disprezzo; e dalla storia loro non si tragge mai ne una immagine che esalti , ne un senso che conforti 1' umanita. Forse 1' autore penso di nobilitare il suo soggetto e di render men brutta la colpa col far che la ragione predicasse incessantemente al suo Aram che « non si e mai trovato un vero studente , un ministro e sacerdote della sapienza il quale non sia pieno di un alto sentimento della dignita della sua voca- zione , " che « rapire , rubare, e peggio tiitto 6arebbe pos- sib'ile nella condizione di lui , ma andar inendicando non mai » ch? egli « poteva considcrare il delitto a cui si ArPENDIGE ITALIANA. 2(}y accostava come un graade e solenne sacrifizio alia sapienza di cui era sacerdote. » Ma se egli ebbe questo pensiero, certo il suo proposito fu del pari mconveniente, falso ed inutile: fu inconveniente, perche fare clie la ragione serva co' suoi argomenti a strascinar 1' uouio al delitto , e render per tal modo la sapienza scbiava del nial talento e delle piu vergognose libidini , e un sommerger V immortale aniina nel fango e nella lordura , un vilipendere, un contaminare cio che havvi in essa di piu eccelso e di piu puro ; fu falso , perche qualche ragionamento erroneo e stravolto , qualche speculazione dell' intelletto troppo sottile o mal diretta potra bensi alcune volte far oltrepassare la tenue linea che divide il giusto dall' ingiusto , L' onesto dal turpe , ma nou potra mai spingere 1' uomo ad assassinare o ad uccidere, quando non si aggiungano gli stimoli violenti di una prava indole , di una volonta prepotente e malvagia ; in fine fu inutile , perche dir non si saprebbe qual vantag- gio recar possa il dar a divedere con una serie di avveni- menti artifiziosamente ordinati come la ragione esser possa talvolta una consigliera infida , la dottrina un peso , la sapienza un pericolo ; ne giova il dire , come si dice alia pag. 25a del vol. Ill, che " nessuna morale puo esser tanto efficace quanto quella che mostra come 1' uomo puo implicarsi ne' suoi proprj sofismi ", poiche se fu asserito che F uomo virtuoso lottante coll' avversa fortuna e spet- tacolo degno di numi , crediamo che la sapienza che si fa alleata ai vizj piu abbietti e cougiura con essi a danno altrui , ojfra in vece tale spettacolo di cui i soli demonj possono compiacersi (i). (i) Siami conceduto di notare clie questa 8entenza vera ill se stessa non e applicable al romanzo di cui qui si parla. Eugenio Aram nou e un uomo die abusi deiringegno o della sapienza per darn impunemente al vizio o per nuocere alu'ui , ma e solo un esempio clie l1 intelletto troppo speculativo puo perdersi, traviave e cader nel delitto mentre crede di andai'e a tutt* altro fine. Non e la cupidigia del danavo , non I'junore dei piaceri o degli agi che lo persuade ad uccidere Daniele Clarke; ma e un falso raziocinio pel rmale l1 uccisione di quell1 uomo vizioso non appresentasi piii come un delitto alia sua mente. Quindi egli non sente runorso di un fatto in cui le sue speculazioni sulla societa umana e sulla missione del sapiente non gli lasciano vedere alcmi male; ma in tutta la sua vita non si macthia di verun'ajtra colpa, aiui si rende amabile a tutti 300 ArPENDICE IT\LIATS1A. Qnesto pertanto reputiamo che sia il principale difetto di questo ronianzo , 1" alleanza dell" ingegno col delitto , della sapienza col vizio ;, onde nasce che non giuste ap- pajano le cagioni attribuite ai fatti , ne dalle narrazioni di questi ritrar si possa un animaestramento veramente salutare , e soprattutto die il protagonista , sebbene sia fornito di esimie doti e sia oppresso da crudelissime sven- ture , pur lascia il lettore freddo e indifferente per lui , e piuttosto sdegnato che commosso. Altro difetto a noi senibra che sia la soverchia prolissita del racconto ; per cui se togli di esso i diffusi ragionamenti , le discussioni minuziose , le frequenti sentenze morali e specialmente gl' interminabili dialoghi , in uno solo dei tre volutin po- trebbe tutta la narrazione essere agevolmente contenuta. Pero questa narrazione e condotta con una maestria degna di cosi valente romanzatore com* e il Bulwer. Gli accidenti sono opportunamente immaginati e naturalmente disposti , onde le combinazioni dei fatti non appariscono inverisimili, ne i loro risultamenti forzati :, e 1' interno della famiglia Lester , il viaggio di Gualtiero in cerca del padre suo , la scoperta dello scheletro di questo e specialmente gli estremi motnenti di Eugenio Aram e di Maddalena Lester offrono scene di eminenti e maravigliose bellezze. per moke virtu. L1 esperienza gli mostra finganno in cui e caduto. Invece del rimorso, che non puo entrare nell" illusa sua nieote, egli ha sempre al fianco il compagno del suo misfatto e l1 immagine di un supplizio. Quindi egli cevea di sottrarsi alia vista del mondo , e se 1 amor della vita gli comanda di seppellire per quanto puo nell1 obblio il suo fatto, non per questo diventa impostore. Non in- ganna la famiglia Lester , anzi per desiderio di non ingannarla re- siste lungamente alle cortesie del padre e all1 afFezione della figlia ; e quando l1 amove piu forte di ogni raziocinio ha congiunto il suo destino con quello di una giovine virtuosa , allora egli si sottopone alia poverta e si umilia a domandare protezione ; ma non diventa malvagio. Egli e tanto loutano dall1 impostura che nella sua difesa non cerca di traii'e in inganno i giudici o di negare il tlelitto , ma studiasi unicamente di risjiarmiare alia sua sposa ed al padre di lei il dolore che proverebbero se lo sapessero reo. Se il Bulwer si e ingannato ( cio chw non mi pare ) nel credere che si diaao o si possano dare illusioni come quella di Eugenio Aram, io avro tra- dotto un libro di poco pregio , il che veramente non credo : ma certamente non e un libro immorale. F. Aiubrosoli. APPENDICE ITALUNA. 3d La Sera del Vencrdl Santn, dun Sacerdote Aretlno. — Lucca, i83~, dalla tipografia Bellotti , in S.°, di pug. 67. Un sacerdote Aretino , che nelia dedica al signor abate D. Antonio Mancini si dichiara essere Francesco Testi, e Tantore del libro che annunziamo. Prima di tntto si dee lo- dare assaissimo il sig. Testi di avere scelto un argomento, che per ogni verso conviene al carattere suo sacerdotale , e che offre di che possa continuamente nutrirsi lo spirito e intenerirsi il cuore di qualsivoglia cristiano. L' operetta e divisa in tre parti ■■> la prima vien appellata II Cenacolo e I'Orto; V altra / Tribunal^ la terza II Calvario. Ciascuna parte forma , si pub dire , un compiuto piccolo dramma , e tutte e tre insieme un dramma di tre atti , quando le composizioni di tal sorte si vogliano svincolare dalle nnita di luogo e di tempo, come ora si usa da molti. II Salva- tore non e mai qui addotto sulla scena:, il che ci pare giu- diziosissimo. Come mai con sufliciente dignita rappresen- tare 1' Uomo-Dio' Adunque ottimamente ogni cosa vien narrata cosi, che ai fatti lien s' accordano nel narratore e negli uditori i divoti afFetti naturalmente risvegliati. I110I- tre il signor Testi ha saputo confortare i suoi pensieri e le sue immagini con frequenti ed accurate allusioni alia Divina Scrittura ed ai piii accreditati fra i Santi Padri : 1' elocuzione scorre facile dapertutto , e la lingua e ad im tratto pura e a tutti intelligihile. Sorge abbastanza nobile tra T umile ed il sublime la versificazione de' recitativi senza mai prorompere in gonfiezze. La lirica ossia le arie escono spontanoamente dalle commozioni , che i recitativi hanno promosso ; e supponendo a ragione , che almeno queste debban essere cantate , sono composte con quelle prescritte divisioni e pause , che alcuni autori d' inni e d" arie o non sanno o non Togliono osservare perdendo cosi non piccola parte di pregio. Noi frattanto consigliamo il sig. Testi, massime se questo e il primo dono cli'egli fa al pubblico, di non abbandonare la via che incomincio a battere, tessendo regolari azioni d' un priucipio , d'un nodo , d' uuo scioglimento. 302 VARIETA. L' incontro di S. Leone con Attila , incisione del si- gnor professore Pietro Anderloni tratta da un di- pinto esistente nel Vadcano. V olendo noi portare un giudizio sopra questo intaglio recentemente pubblicato dal chiarissimo professore d' Inci- sione delFI. R. Accademia di Milano sig. Pietro Anderloni, intaglio che venne fregiato dell' onore della dedica a S. M. l'lmperatore Ferdinando I Augustissimo nostro regnante e che noi chiameremo classico, sia per esserne il soggetto stato trattato dall' immortale' Raffaello , sia per F esperto bulino che ne fu traduttore, non stimiamo fuor di proposito il farlo precedere da un cenno sulla Rappresentazione. E bensi vero che attesa la sua celebrita niuno saravvi tra gli ama- tori di cose d'arti che ne ignori i particolari ; ma abbiamo pensato che una spiegazione pero tornar non potrebbe inop- portuna per tutti coloro che non avessero visitata la sede de" pontefici , o digiuni fossero della relativa storia , o ve- dute non avessero le anteriori stampe con che furono il- lustrate tutte le opere del Vaticano. Narra la storia che Attila re degli Unni , scita di na- zione e idolatra che intitolavasi egli stesso Flagello di Dio, dopo aver saccheggiato tutto F Oriente gittossi sulla Fran- cia con un mezzo milione di combattentij ma ivi sconfitto, o almeno reso molto men formidabile per la battaglia da- tagli nelle pianure di Chalons da Meroveo re di Francia, da Ezio generate delFimperatore Valentiniano III e da Teo- dorico re de' Visigoti, volse egli nell'anno 45a F imponente orda de' barbari che tuttora comandava contro F Italia ane- lando soprattutto ad impadronirsi di Roma, sede imperiale, ove sperava ammassare un immenso bottino. Arsa Afjuileja e devastate tante altre citta, era gia per- venuto nelle pianure di Manfova, la ove il Mincio mette foce nel Po , quando gli si fece incontro il gran pontefice S. Leone non d' altro armato che della maesta pontificia e V A R I E T A'. 3o3 della divina tutela : ed al suo aspetto ed alia sua voce At- tila e disarmato ; cangia ad un tratto pensiero e retrocede coll' esercito stupefatto da cosi repentino suo cangiamento. Si ha dair autore della Miscella avere il barbard condot- tiero confessato a' suoi amici , che vide al fianco di S. Leone un uomo piii di lui venerando, che con una spada sguai- nata lo minacciava di raorte se non acconsentiva alle sue richieste. II momento del presentarsi di Leone e del retrocedere di Attila alia minacciosa visione fu scelto a ritrarsi da Raf- faello, e siccome i soggetti da lui trattati pel Vaticano fa- cevano sempre allusione ai fasti della Santa Sede e del Pon- telice per cui dipingeva, cosi in questa pittura , come gia fece in quella di Eliodoro , voile alludere alle cure prima di Giulio II, ed ora di Leone X per liberare I' Italia dai nemici e dai piccoli tiranni che la laceravano. Non e nostro scopo di mostrare partitamente fin dove si estendono gl' immensi e sublimi pre^i di questa dipin- tura , giacche basta il saperla opera del grande Urbinate per dichiararla sovrastante ad ogni elogio. Quanto air ef- fetto del quadro risuha mirabilissimo anche tradotto nella stampa , perche mirabile , giusta le parole dell" illustratore delle pitture del Vaticano , P. Paolo Montaguaui , <• e la varieia nelle fisonomie dei volti, nelle maniere divestire, nei movimenti , nelle espressioni e nelle passioni che vi trionfano. Da una parte Attila piccolo di statura, quale lo descrive la storia , fosco le ciglia , impresso portando il volto di spavento inspira avversione e disprezzo ; dall'altra la maestosa presenza del pontelice , i dolci tratti del viso e la sicurezza impresse sulla sua fronte muovono a con- fidenza , a rispetto; di qua fierezza , confusione e tumulto; di la ordine , placidezza e quiete ; quindi tra i soldati varj d' armi e di sembianze, e varj di espressione della loro sor- presa , chi e volto indietro, chi avanti , quale fugge, cjuale si arresta , ed altri riguarda indispettito il cangiato Attila , ed altro minaccioso il Pontefice , quindi il corteggio ponti- ficio tranqnillo ed immobile stassi a riguardare la prodigiosa retrocessione, che ben conosce non essere derivata che da celeste soccorso. <> Per potere pronunziare un adequato gindizio sul valore di questa stampa del professore Anderloni , siccome una anteriore ne esisteva di ben nota eelebrita ( intendiamo di 3C4 V A R I E T a\ parlare di quella del Volpato ), cosi non abbiamo potuto esimerci dnllo instituire un confronto su di essa. A questo eravamo spinti da incalzanti motivi : in primo luogo , es- sendo la stampa presso a poco delP ugual formato, avrebbe potuto taluno muovei dubbio sulla originalita, reputan- dola ua rintaglio , secondariamente V omissione di parlarne avrebbe indotto un plausibile sospetto di parzialita verso del nostro artista , la qual cosa offendeva il candore delle nostre proteste ripetute in altre occasioni. E sebbene ar- dna, osiamo dirlo, sia stata per noi questa prova, percbe il lavoro calcografico del Volpato oltre di essere ritenuto per generate consenso pregevolissimo , gode altresi dell'au- torevole grido di anteriorita e di essere stato eseguito in Roma stessa pv' esiste il dipinto -0 tuttavia abbiamo dimen- ticato le cure usate onde superarne le difficolta pel risul- tamento del confronto ; il quale ben ponderato , almeno all' esame degli occhi nostri , ridonda a gloria del profes- sore Anderloni , come ci disponiaino a dimostrare. Egli e innegabile cbe al primo apparire sembra la stampa del Volpato soperchiare 1' altra per un certo maggior brio e per un certo qual fuco di effetto piu deciso ; ma esa- minandola ad animo pacato , cessa a poco a poco quella incantevole leziosita e risaltano all' occbio nell' altra non poche severe bellezze cbe alia prima sono affatto straniere. Innanzi tutto se 1' andamento de* tagli in ciascuna cosa tu prendi ad osservare , lo scorgi piu sapiente e ragionato nel lavoro dell'Anderloni di quello cbe lo sia nell' anteriore del Volpato. Prova ne siano i panneggiamenti cbe in questa seconda trattati in massa , non rendono ragione dei sotto- posti piani di molte figure e specialmente nella parte supe- riore di quella del Cardinale cbe cbiude la scena dal lato del Papa. Ove si considerino a parte a parte nell' intaglio anderloniano i contorni delle figure , e d' uopo convenire cbe generalmente trovasi in essi una maggior osservauza delle forme raffaellesclie ; se guardansi poi i ritratti che RafFaello esplicitamente voile introdurre in questa rappre- sentazione e si a proposito onde gratificare a Leone X , cioe quello di questo stesso poutefice , quello di Pietro Peru- gino nella figura del Mazziere , e gli altri tutti de' cardi- nali e delle persone cbe formano il corteo pontificio, non isfuggono certamente ad un indagatore esperto e la mag- gior diligeuza , e la fiaezza dello stile piu acconce del V A K I E I A. 3o5 metodo scguito dal Volpato a render conto dei naturali ca- ratteri di ciascun individuo , e delle sovrane bellezze del dipinto. Che se rignardasi all'opposto lato, le fisonomie di que1 barbari hanno una impronta di tratti che diversificano da quelle segnate nella stampa del Volpato , ed osservisi il ceffo in ispezialita di quel Sarmata coperto di squamosa armatnra, posto sul davanti che piu splendidamente carat- terizza la ferocia di que' popoli. Molce altre cose poi po- tremmo notare risguardanti la niaggior fedelta dell' efFetto; ma ad una sola accenneremo siccome piu importance ed e la tinta piu aerea e piu sfumata nelle due figure degli Apostoli Pietro e Paolo impugnanti le spade^ la quale nella stampa delFAnderloni ti si mostra piu appropriata che nel- P altra al caso di una visione. Dicemmo importante perche oggetto precipuo da cui trae origine lo spavento di Attila e che Raffaello immagino si sublimemente coll' aver ritratte due figure invece di una ammessa dalla storia , sia per collegare con maggior garbo la composizione, sia per pre- sentare 1'idea del priuio interessato a difendere il suo suc- cessore , e di ambidue a conservare illeso il loro sepolcro. Per le quali cose tutte sembra doversi inferire che l'An- derloni nel suo disegno tratto dall' origiuale ha saputo con- servare con raaggiore scrupolo que' pregi onde trabbonda un' opera si stupenda a railronto del disegno di Bernar- dino Nocchi di cui si e servito V incisore Volpato pel suo lavoro ; che per rispetto all' arte calcogralica potrassi bensi concedere che alcune parti lontane e massimamente le ul- time soldatesche di Attila che vedonsi retrocedere forse sod- disfanno di piu perche trattate piu confusamente e con uno spirito piii pittoresco che nella recente; la qual cosa suole talora dipendere da una preparazione all' acqua forte riu- scita a caso piuttosto robusta; ma che generalmente e per maggior fedelta, per castigato disegno, diligenza di esecu- zione e taglio piu appropriate a ciascun oggetto prevale all' anteriore 1' opera del professore Anderloni. Coll' appog- gio quindi di queste considerazioni l'affermeremo ben de- gna della sovrana distinzione onde venne onorata, e degna del calcografico magistero clie il chiarissimo autore sostiene con altrettanto impegno quanto profitto nella nostra scuola. /. F. 3o6 V A R I E T A'. Dell' azoto e della chimlca organica. L' azoto e sostanza di cui non ci sentiamo a prima giunta disposti a far uiolto conto , e per vero pub dirsi che i chimici 1' abbiano pressoche trascurato. II trovarlo inerte rispetto all' altre sostanze, sicche quasi nol conosciamo che in virtu di caratteri negativi , e quindi non esser atto per arte ad alcun utile ufficio , sono motivi onde avviene che l'attenzione nostra non sia chiamata ad occuparsi intorno ad esso. Nondimeno quando si considera che 1' immensa aria atmosfeiica ne e per ben 4/5 sostanzialniente formata, ch' egli e un si ragguardevole componente delle sostanze animali ed anche di raolte vegetabili , non si pub a meno di reputar saggio il detto di Fourcroy, che lo studio del- r azoto sia un di quelli cui spetta di piu ampliare la co- gnizione dei fenomeni della terra e i limiti della lilosofia naturale (1). L' azoto, dice il sig. Berzelins (2), si distingue da ogni altro combustibile , perche forma coll' ossigeno uno degli acidi piu forti che si conoscano , e coll' idrogeno un alcali, vale a dire sostanza, secondo le viste elettro— cbimiche , interamente opposta agli acidi j e tal distinzione , die' egli, e un enimma di cui non conosciamo per anche il signifi- cato. Ed enimma, puo aggiungersi , e l'amalgama ammo- niacale, la quale da forte sospetto che l'azoto sia piuttosto sostanza composta che semplice ; enimma 1' enorme copia d'azoto clie forma parte de' corpi e degli escrementi (3) degli animali erbivori, cioe nutriti di materie prive o scarse del medesimo azoto; enimma rammoniaca che Faraday ottenne dall'idrato di potassa infocato con zinco ovvero con certe altre sostanze al par dello zinco d'azoto sprovvedute (4); e tutti questi enimmi meglio non possiamo aver fiducia di risolverli che mediante una piu attenta investigazione della natura dell' azoto. Frattanto con molto ardore si stu- dian da' chimici i composti d'azoto, cioe i composti or- ganici ;, ma poiche la chimica organica , e seguatamente (1) Systane des connaissances chiiuiques. Vol. I, pag. 166. (a) Trattato di chiraica, ediz. ital., vol. I, pag. 240. (3) L'ui'ea e Tacido urico sono le sostanze piu ricche d'azoto; e vien subito dopo di esse la caffeina. (4) Ann. de chiiit. et de phys. Tom. XXVIII, pag. 435. V A H I E T A'. 307 P arte analitica de' composti organici , non sembra essere stata finora in Italia coltivata come in altri paesi, noi proponiamo a' chimici italiani nello studio dell'azoto Un tal mezzo, clie promette di rendere assai benemerito di detta scienza chi ben lo coltivi. Non e a tacersi pero di una nuova maniera di consi- derare la cbimica organica , per cni lo studio sen rende j^ressocbe indipendente dalla cognizione della natura dei principj elementai'i. A parere dei signori Dumas e Liebig se la chimica minerale ba de' radicali semplici, 1' organica ba propriamente de' radicali composti quali sono il ciano- geno, l'amide, il benzoilo, ecc.; del resto le leggi di com- binazione e di reazione sono le stesse per E una cbimica e per l'altra. Nella cbimica organica iufatti v' ha de' radi- cali la cni azione corrisponde a quella de' metalli, ven' ba degli altri P azione de' quali corrisponde a quella dell'ossi- geno e del cloro. Questi radicali si combinano tra loro o con gli elementi propriamente detti, e per tal modo, non dipartendosi dalle piu semplici leggi della cbimica mine- rale , danno origine a tutte le organicbe combinazioui. Scoprire siftatti radicali , fame studio, e renderne sicura la cognizione, ecco , al dire de' suddetti egregi sperimen- tatori, T oggetto della cbimica organica. Ed essi vi si de- dicarono con vivissimo ardore proponendosi d'impiegarvi tutte le loro forze, e di giovarsi del soccorso d' altri cbi- mici valenti. J-,e basi del loro lavoro debbon essere P ana- lisi elementare'di ciascuna sostanza organica, la determi- nazione del suo peso atomistico, lo studio delle sue prin- cipali reazioni ; e il fine ne dev' essere la discussione dei caratteri osservati nel decorso de' precedenti studj , e la cognizione de' radicali composti mediante i quali si rende ragione de' caratteri medesimi. (Dalla Rebazione della seduta deli Accademia delle scienze del 2. 3 ottobre 1837.) Regno atmosferico. Gia Bergman, Werner, d'Aubuisson ed altri banno sen- tito la convenienza di aggiungere a' tre regni della natura cbe ognuno ammette, 1111 quarto regno cbe s' intitoli atmo- sferico; a nn tal regno e sue appartenenze pero, fra tante odierne investigazioni della natura, par cbe il pensiero dei dotti doyrebbe volgersi piu cbe sin qui non avvenne. 308 V A R I E T A'. L' aria e assiduamente animate e percorsa dalle forze natural] , calorico , luce , elettrico e magnetico ; va ognora accogliendo tutta la varieta delle terrestri esalazioni , e tutto e in lei per attenuazione a nuove combinazioni di- sposto. I naturalisti posero cura a considerare come l'aere s'adopri a mantenere la vita, essendo egli secondo il dire enfatico dell' Herder (i) le moyen general de comunication entre les etres qu'il reqoit dans son sein et qu'il repousse en- suite de ses embrassemens ; ma come s'adoperi a trasmutare le esalazioni che vengono da' corpi viventi, e dalla loro de- composiziont dopo che morti, cio non fu bene investigate Ne solo materie vaporabili , che anche sode, sono nel- l'aria diffuse, e mirabilmente ne descrisse il Dante l'ap- parenza , e i moti capricciosi , co' versi seguenti : Cost si veggion qui diritte e torte, Veloci e tarde, rinnovando vista, Le minuzie de' corpi lunghe e corte Muoversi per lo raggio, onde si lista Talvolta Vombra che, per sua difesa, La gente con ingegno td arte acquista. Le dette minuzie compongono quello che chiamasi polviglio atmosferico , e va lentissimamente calando giii dalF atmo- sfera in ogni tempo, in ogni luogo, cioe in tempi umidi e in secchi , ad ogni latitudine , cosi nelle citta come nelle campagne , cosi su' continenti come su' mari^ copia di ma- teria minerale venne pero talvolta dall' atmosfera ineieme alia pioggia, o altrimenti. Le minuzie di cui s' e ragionato saran elle le piu pic- cole che nuotino nelP aria , o ven saranno delPaltre mi- nori da non potersi col nudo sguardo discernere ? Fu tro- vato che principal componente delP atmosferico polviglio e 1' allumina , ma insieme alle minuzie minerali non an- dranno per l'aria anche minuzie organiche ? Niuno avra difficolta ad ammettere che possan tra quelle trovarsi gli esilissimi germi di certi vegetali; ma non senza molto anlimento si esporrebbe il sospetto che esseri estremameate esigui errasser per 1' aria ( venuti dalla decomposizione delle materie organiche od altrimenti ) come erran per 1' acqua. (i) Philosophic de I'histoire de I ' hunuiiiite , trad. par Quinct, vol. I, pag. 29. V A R I E T A . OO9 L' esistenza cli quest! esseri , se fosse, presterebbe forse ajuto alia spiegazione do' morbi contagiosi ed epidemici , degli efl'etti dell' aria cattiva, ecc. Gia piu volte i medici idearono die alcuno di detti morbi sia opera di parassiti} ed e ormai dimostro die un aracnido parassito e produ- citor della scabbia , cbe il calcino e prodotto e diffuso da un essere organico particolare. Tutte queste cose dimostrano come lo studio de' corpi atmosferici prometta esser fecondo di novita e utilita. Ritorno del capitano Back. Al capitano Washington della marina reale , segretario della R. Societa di geografia. II settembre 1837. Nel inentre che ho compiuta la spedizione stata proposta dalla Societa di geografia , e che mediante sua raccomanda- zioue fu dal Governo mandata ad efFetto, credo mio dovere di presentare alia Societa stessa un cenno dei principali avvenimenti che ci accaddero dopo che lasciammo 1' In- ghilterra nel giugno 1 836 sino al nostro ritorno a Lough- Swillv in Irlanda nella notte del 3 corrente. Sara impossible in questo rapido cenno il render conto di tutte le circostanze straordinarie , e posso dire senza esempio , che contrassegnarouo il corso della nostra navi- gazione. Io spero al piu presto che mi sara possibile di porre sott' occhio della Societa e del pubblico queste par- ticolarita in un modo piu compiuto. Ma frattanto io devo, con una narrazione ancorche necessariainente brevissima , far conoscere alle persone che presero un vivo interesse per questa spedizione gli avvenimenti singolari che qua- lificarono questo viaggio. Noi lasciammo le coste della Gran Brettagna il a 3 di giu- gno, e 11 29 di luglio incontrammo i ghiacci galleggianti. II giorno appresso noi scorgemmo le coste di Labrador , presso il capo Chudleig. II primo d' agosto passammo lo stretto di Hudson , e il 5 ci accorgemmo che alcuni navigli della compagnia erano presi dal ghiaccio. Col tenerci assai presso alia costa potemmo un poco innoltrarci : ma il di seguente ci trovammo presi noi stessi ; il ghiaccio era compatto e copriva 1" orizzonte verso il fondo della baja 3lO VARIETA. fin dove poteva giunger la vista daR'alto della nave: esso lasciava scorgere qualche chiarore verso il nord-ovest; ed io non esitai a dirigermi verso qnella parte. Difatto al 16 di agosto noi avevamo fatto quaranta miglia oltre 1' isola della Trinita , e non vedemmo infrattanto 1' isola di Baffin che al 23 :, eravanio cosi a vista dell' isola di Sou- thampton al sud-ovest. Se i venti d' ovest durato avessero due giorni, nella situazione in cui eravamo , ci avrebbero spinti alia baja Repulsa , ma continuarono i venti d' est e riunirono tutto il ghiaccio in una sola massa, di maniera die noi perdemmo affatto la speranza di poter ritornare snl nostro cammino e di passare al sud dell' isola di Sou- thampton- II 29 noi fummo trasportati dal ghiaccio sotto i gradi 65° 5o' di latitudine nord, e 82° 7' di longitudiue ovest. Questo fu il punto piu settentrionale al quale arrivammo: ed eravamo lontani quaranta miglia dalP isola Winter, ove i navigli 1' Hecla e la Furie passarono Finverno del 1821-22. A forza di rompere il ghiaccio noi potemmo condurre la nave verso F isola Southampton, ove fummo attratti dalla lusinghiera apparenza di qualche spazio libero dai ghiacci. II 4 settembie non eravamo che alia distanza di i36 mi- glia dalla baja Repulsa , e due giornate di vento favore- vole ci avrebbero condotti alia nostra destinazione. Ne' quin- dici di successivi noi fummo trascinati lentamente a 1' ovest a tre miglia di distanza dal capo Comfort , promontorio che si eleva a picco circa mille piedi al disopra del li- vello del mare. II 20 settembie noi eravamo si forte- mente serrati dal ghiaccio che qualcuno de-" nostri fasciami si rallento. II 22 eravamo distanti 25 miglia dalla b .ja del duca di Yorck. Noi ci sforzauimo a tagliare il nostro cammino fra il ghiaccio, ma questo fu impraticabile ; il ghiaccio si riuniva di mano in mano che veniva da noi tagliato. Da questo giorno in poi il naviglio non fu piu sotto la nostra direzione. Incastrato da tutte le parti , esso era trasportato qua e la a seconda del vento e della marea. II 26 settembre eravamo ai 65° 48' di latitudine ed ai 83° 40' di longitudine ; questo e il punto piu occidentale al quale siamo giunti, distante 90 miglia dalla baja Repulsa. II 27 una massa galleggiante di ghiaccio proveniente dall* est sollevo la poppa del bastimento sette piedi e mezzo fuori dell'acqua. Continuavano sempre i venti dell' est. II VARIETA. 3ll 9 ottobre si vide per Io spazio di dodici ore un canale libero verso la spiaggia ed il capo Bylot , come pure il di ii, ina noi eravamo talmeute incassati nel ghiac- cio che non potemmo profutarne, malgrado tutti i nostri sforzi onde manovrare colle seghe a ghiaccio, colle accette e con tutti gl' istroinenti de* quali fummo cosi largamente provveduti dal Governo. Tutta l'energia degli officiali e dell' equipaggio fu impiegata in un momento tanto deci- sivo : ma tutto fu inutile. II 17 ottobre il termometro centigrado scese a 27° sotto 10 zero. Al principiare del novembre furono levate tutte le manovre e prendemmo le nostre disposizioni contra il ri- gore dell' inverno die ci sorprendeva. Noi erigemmo alcuni ripari di neve intorno al naviglio onde difenderci dal vento, ed in questa maniera noi andammo in deriva verso le alte terre del capo Comfort e qualcbe volta si vicino alle rocce che noi eravamo spaventati dal pericolo del bastimento. II a 1 dicembre un forte colpo di vento d'ovest ci spinse alia distanza di 14 miglia all' est del capo. Da questo luogo noi potemmo rilevare la costa la quale non era punto se- gnata sulle nostre carte ; noi facemmo questo lavoro nel mentre che la corrente ci trasportava, pel tratto di circa 120 miglia, fino alia punta Sea Horse , 1' estremita orien- tale deir isola Southampton. La natura generale della costa consiste in isterili colline ed in alte spiagge, le quali variano in altezza dai 750 ai 1000 piedi al disopra del mare. II giorno di Natale cominciammo a vedere i primi sintomi dello scorbuto , il quale tostamente si manifesto in tutto 11 equipaggio. Venticinqne uomini trovaronsi ad un tempo gravemente ammalati; tre soli pero furono vittima di que- sta terribile malattia. Al principio di gennajo , in tempo di calma , il nostro banco di ghiaccio si ruppe con uno strepito spaventevole, e questo fu il principio di una serie di urti che il navi- glio non avrebbe potato sopportare senza 1' estrema forza delle sue ossature e della grande quantita di ferro impie- gata a fortificarlo ; nondimeno esso ebbe a soifrire in tutte le direzioni. Al 1 8 febbrajo di buon mattino il ter- mometro segnava 46" sotto zero , il banco si divise e flutti di ghiaccio spezzato caddero sopra la nave, la quale schric- chiold da tutte le parti : il ponte fu sfondato ed alcune ossature uscirono dalle loro commcssure; tutte le goiuone 3l2 V A R I E T A . furono rotte , ed alcunc chiavarde di ferro furono spezzate a mezzo ; tutta 1' armatura della nave fu scossa si forte- mente da quegli lirti die alcuni de' marina j noa potevano reggersi in piedi. E qnesto non fu ancora il piu terribile de' nostri disastri. II 1 5 di marzo nel mentre che noi andavamo in deriva al sud-ovest, verso una punta bassa denominata di poi pin propriamente Punta del terrors. , im' onda di ghiaccio proveniente dal nord-ovest colse la nave nella poppa e, benche immersa insino ai raffi delle ancore in un banco di ghiaccio, la pressione fu tale che essa fu sollevata e rovesciata sul fianco sinistro. II pezzo principale della poppa , la ruota di poppa , fu strappata , e la nave da questa parte fu sollevata sette piedi al disopra dell'acqua. Nella stessa notte una seconda massa di ghiaccio sciolse il rimanente del banco che ci rinserrava e spinse il basti- mento sovra un altro banco di ghiaccio in modo che la parte anteriore della chiglia , il pie di ruota , era total- mente fuori dell'acqua, frattanto che la poppa immersa nell'acqua era minacciata da un' ondata alta piu di trenta piedi , la quale fortunatamente si sprofondo toccando il quartiere a prua della nave. L'acqna entro a torrenti dalla parte posteriore esterna della poppa. II naviglio scroscio orribilmente e sofFerse in tutti i sensi. Si trasportarono i viveri sul ponte , lo schifo fu messo in mare e si presero tutte le precauzioni coutro i pericoli che ci minacciavano : e fra 1' oscurita e il silenzio della notte noi aspettammo allora con tranquillita qualche altro urto il quale secondo tutte le umane apparenze sarebbe stato 1' ultimo. II Cielo dispose altrimenti , e con questo nuovo letto di ghiaccio noi derivammo senza alcun altro infortunio sino alia punta Sea-Horse. II ghiaccio che ci trasportava aveva 70 piedi di grossezza e non fu che dopo averne segati dei pezzi della grossezza di venticinque piedi che noi potem- mo far uscire la nave da questa situazione, ma solamente dopo molti giorni. Noi determinammo la posizione della punta Sea-Horse a 63° 43' di latitudine nord e 8oc 10' di longitudine ovest: la variazione delFago era di 29° all' ovest. La piu bassa temperatura alia quale noi fummo esposti fu di 740 al disotto dello zero ; il mercurio e 1' acquavite erano gelati. varieta'. 3i3 Al primo di maggio il bastimento sempre sul ghlaccio fu trasportato presso 1' isola Mill, e di la verso il sud di Nottingham, fra quest' isola ed il capo Wolsteuholme , • lte spiagge perpendicolari di mille piedi d' altezza , dipoi verso il nord deH'isola Charles, ove noi arrivammo il ai giugno. II ghiaccio comincio a dare alcuni segui di rot- tnra : s' incomincio subitamente a lavorare con una sega a ghiaccio di trenta piedi, e Pii luglio, non rimanendo a segare piu di tre piedi di ghiaccio , il banco si ruppe da prora a poppa e lascio libero il fianco sinistro del ba- stimento : noi avremmo voluto immediataraente far vela , ma ci accorgemmo che il naviglio era iiubarazzato da una massa enorme di ghiaccio, una vera montagna, la quale s' era attaccata fra le parasarchie. Noi ebbimo di nuovo ricorso alle nostre leve, ma il pezzo di ghiaccio tuttavia attaccato alia nave venne alia superficie dell' acqua e ci rovescio sur un fianco. L' acqua penetro con una rapidita spaventevole. Tutti quanti ci met- temmo a lavorare giorno e notte senza alcuna interruzione. Si fatico intorno alia penosa ma indispensabile operazione di segare il ghiaccio in tutta la sua estensione , finche spos- sati i lavoratori dagli sforzi sostenuti si lungamente fui ob- bligato a levari! dal banco di ghiaccio affinche prendessero un poco di riposo e si ristorassero. Non era scorso un quarto d' ora dacche avevario lasciato il lavoro che ebbe luogo un'improvvisa rottura e la massa spinta con vio- lenza contro i fianchi della nave strappo con facilita tutte le funi e i puntelli che si erano posti pel timore di que- sto accidente. E senza 1' interposizione misericordiosa della Provvidenza tutto sarebbe stato inevitabilmente schiacciato dalla massa di ghiaccio sulla quale avevano poc' anzi la- vorato. Nel momento in cui il ghiaccio si divise , il naviglio si raddrizzo e fu in deriva. Siccome egli era impossibile di ri- stabilire 1' antico timone, ne fu posto uno temporario e si diedero le vele al vento. Fu questo un momento di ansieta dubitandosi se il bastimento obbeclirebbe al governo. Ed allorche pote tenere il vento e dirigersi verso 1' Inghilterra, tutto 1" equipaggio diede in una acclamazione di gioja. Io aveva in fino all' ultimo istante nudrita la speranza che le avarie clie noi avemmo sofferte non sarebbero tanto Bibl. Ital T. LXXXVIII. 21 3l4 V A R I E T A. considerevoll da impedirci di giugnere alia caletta di "Winter, e cola arrenare e ripararci , frattanto che qualcuno dei nostri con alcune lance condurrebbero a fine la nostra spedizione. Ma quando mi accorsi che inutile riusciva it lavoro continuo di due trombe per tenerci a galla , che la ruota di poppa era intieramente staccata , e la chiglia in tutto danneggiata, vidi essere mio dovere , quantunqae non senza rincrescimento , 1* affrettarci a raggiungere F Inghil- terra. La prima parte del nostro viaggio a traverso 1' Oceano fu fortunatamente assai felice , ma il tempo divenne cat- tivo , e le vie d' acqua s' aumentavano talmente che non potemmo abbandonare mai un momento le trombe. Per salvare il bastimento noi fummo costretti di accerchiarlo e stringerlo colle nostre gomone come con una fascia. II 6 agosto traversammo di nuovo la stretto di Hudson , ed il 7 settembre arrivammo a Lough-Swilly senz' aver po- tuto gettar Fancora una sola volta dopo il mese di giugno i836. Giorgio Back. (Nouv. Ann. des Voy. Septembre 1837.) Stelle cadentl. II sig. Quetelet. , astronoino di Brusselles, in una Me- moria letta a quella R. Accademia delle scienze, ha rife- rito l'estratto di diverse opere dalle quali si rileva che gia da qualche secolo era stato avvertito che l'epoca del 10 agosto era rimarchevole per la quantita straordinaria di meteore che vedevansi in cielo. Per esempio nell' introdu- zione alia filosofia naturale di Musschenbrosck si legge : Stellas ( cadentes ) potissimum mense augusto post prcegressum cestum trajici observantur^ saltern ita in Belgio, Leidce et VI- trajecti. In un manoscritto intitolato Ephemerides rerum na- turalium , specie di calendario , che sembra essere stato composto da un frate verso la fine dello scorso secolo e che si conserva nel collegio di Cristo a Cambridge si trova a lato d' ogni giorno dell'anno tal volta un prono- stico , tal altra una indicazione relativa alia fioritura delle piante od al passaggio degli uccelli ; ora di contro al 10 agosto si legge la parola Meteorodes, che fa allusione ad V A R I E T A\ 3l5 una grande frequenza tli meteore. II signor Quetelet ram- menta avergli il signor Forster recata coine una prova del- l'antichita della frequenza delle meteore ignee nel di 10 agosto una vecchia tradizione accreditata presso i cattolici di alcuue contee d' Inghilterra , che nella notte del di sud- detto, in cui si celebra il martirio di S. Lorenzo, si ve- dono nel cielo le lagrime infiaminate del Santo. Dalle principali opere di meteorologia l'autore ha desunto il seguente catalogo dei tempi ne' quail furono osservate in magorior numero le stelle cadenti. AKMI MESI E CIOCII A.KNI HESI E GIOKKI 763 marzo 1819 6 e 1 3 agosto 90S ottobre 1820 a settembre, 12 novembre IO29 agosto 182a 10 settenibre, 12 novembre IO92 25 aprile i8a3 i5 agosto 1202 19 ottobre 1824 '4 agosto 1741 2 5 dicembre 1826 '4 agosto, 6 novembre '777 17 giugno 1827 "4 agosto »784 27 luglio, 9 agosto 1828 10 agosto 1785 27 luglio 1829 *4 agosto 1798 7 dicembre i83o 12 novembre 1799 1 1 novembre i83i i3 novembre 1803 22 aprile i83a i3 novembre 1805 2 3 ottobre i833 i3 novembre 1806 JO agosto 1834 10 agosto, 1 3 novembre 1811 18 marzo, 10 agosto i835 10 agosto, 1 3 novembre 1813 11 agosto, 8 novembre 1836 8 agosto, 1 3 novembre i8i5 10 agosto 1837 10 agosto 1818 14 agosto, 19 novembre Sulla polarlzzazione del colore. II prof. Melloni ha letto nell' adunanza della R. Accade- mia delle scienze di Parigi del di % di ottobre p. p. una sua Meuioria sulla polarizzazione del calore della quale il gior- nale r Inst i tut ha riportati diversi brani. Noi crediamo di far cosa grata a coloro che prendono interesse alle ma- ravigliose scoperte di quell' illustre nostro fisico italiano riproducendoli qui letteralmentc tradotti onde servano di coujpimento alia breve notizia che sui Iavori di lui ci ha 3i6 varieta'. comunicata il dotto sig. professore Capocci , e che noi ab- biamo gia inserita nel tomo 86.° di questa Biblioteca. /< II calore si polarizza per riflessione e 1' angolo sotto il quale questa polarizzazione ha compiutamente luogo , non differisce sensibilmente da quello della luce. Io F ho trovato di 33° 3o' per la mica ordinaria a due assi, nella quale i raggi luuiinosi si polarizzano , come e noto, com- piutamente riflettendosi sotto una obbliquita di 33° 4.1'. » Non mi fu possibile di riconoscere in quest' angolo alcuna variazione dipendente dalla natura dei raggi di ca- lore , sebbene ritenga essere molto probabile ch' essa esista. Cio proviene senza dubbio dalF estrema piccolezza d' una tale variazione , e dalla coesistenza di molte specie di raggi in ciascun flusso calorifero, coesistenza che e impossibile distruggere coi mezzi attualmente conosciuti. » Quanto alia polarizzazione prodotta mediante la rifra- zione , ho potuto assicurarmi con esattissime misure prese sull' irradiamento trasmesso da diverse coppie di pile mi- cacee : i.° che la porzione di calore polarizzato dalle pile e tanto piu grande, quanto minore e 1' angolo sotto il quale i raggi incontrano le loro superficie ; 2.° che nelle pile contenenti un numero sufliciente d' elementi la polarizza- zione calorifera diviene quasi compiuta sotto un certo an- golo d' inclinazione , e che si conserva tale per tutte le inclinazioni piu piccole che i raggi possono form are suc- cessivamente colle lamine ; 3." che il valore del limite al quale comincia la polarizzazione totale aumenta col nu- mero delle lame ch' entrano nella composizione delle pile. Queste tre leggi sono perfettamente identiche con quelle che i signori Arago, Biot e Brewster hanno assegnate alia polarizzazione della luce. » Una coppia di pile polarizza sotto lo stesso angolo una quantita costante di calore , qualunque sia la qualita o F origine del flusso radiante. E molto probabile che nel caso in cui 1' obbliquita delle pile non ha oltrepassato il limite ove comincia la polarizzazione compiuta si trove- ranno per la proporzione di calore polarizzato delle pic- cole differenze dipendenti dalla qualita dei raggi ; ma queste differenze sono affatto insensibili per le stesse cause che ho indicate , cioe Li loro estrema piccolezza e V impossi- bility d" isolare le diverse specie di calore che si trovano nel fascetto incidente. V A R I E T A . 3l7 » Ogni raggio calorifico passa a travcrso la mica, come a travcrso il vetro in una proporzione particolare dipen- dente dalla sua propria natura , e lascia per conseguenza neir interno delle lamine formate di queste sostanze una quantita di calore tanto piu forte , quanto minore e la sua trasmissione , donde deriva cite il riscaldamento delle pile durante 1' esperienza della polarizzazione varia notabil- mente colla quantita di calore adoperato. Se i termoscopj destinati alia misura degli efFetti della polariz'zazione noti sono al coperto di questa nuova sorgente calorifica , egli e evidente ch' essa dovra alterare diversamente i risultati prodotti dalle diverse specie di calore che si fa passare successivamente a traverso dello stesso sistema di lamine; di modo die questi calori di differente origine sembreranno piu o meno polarizzati, sebbene non esista realmente tra esse alcuna differenza notabile per rispetto alia polarizza- zione. Ecco precisamente 1' inconveniente nel quale e ca- duto il sig. Forbes nello studiare la polarizzazione calori- fica ; tutte le differenze ch' egli attribuisce alia natura piu o meno polarizzabile dei raggi di calore non sono che conse°;uenze necessarie del riscaldamento delle pile e desdi o ID altri corpi interposti fra la sorgente ed il termoscopio. » II riscaldamento piu o meno sensibile degli apparati adoperati mi sembra la causa generale dei risultamenti ora negativi, ora positivi , e piu o meno apparenti ottenuti da diversi fisici su qnesta specie di fenomeni. L' esperienza dimostra che la proporzione di calore regolarmente riflessa dagli specchi e rifratta o trasmessa immediatamente dalle pile e piccolissima a fronte della quantita di calore assor- bita da questi specchi e da queste pile. Se si colloca il corpo termoscopico in modo che sia influenzato simultailea- mente da queste due specie di . calore , la differenza che esiste fra i deboli raggi riflessi o rifratti nelle due posi- zioni parallela e perpendicolare dei piani di polarizzazione e dissimulata dalla enorme qnantita di calore che i corpi polarizzanti in entrambi i casi irradiano sul termoscopio. Questa differenza comincia a manifestarsi se 1' irradiamento secondario degli specchi o delle pile esercita sul termoscopio un' azione comparativamente piu debole' che quella del fa- scio calorifico che snbisce la riflessione o la trasmissione immediata. II suo valore aumenta a misura che 1' influenza riscaldante dei corpi polarizzanti diminuisce. Essa arriva 3l8 V A. R I E T A. alfine al suo stato norraale qua nolo con uoa conveniente disposizione degli apparati si sottrae interamente il termo- scopio alPeffetto di questa causa perturbatrice , lasciandolo esposto alia sola azione del calore riflesso o rifratto. » Sono riuscito a stabilire coa esperienze semplicissime clie il maggior nutnero dei fenomeni die si osservano nella polarizzazione luminosa si riprodncono nella calorifica. Per esempio il calore clie scompare all' atto dell' incrocicchia- mento dei p'iani di polarizzazione , non e ne distrutto, ne assorbito, ma solamente trasmesso nel caso della riflessione, e riflesso nel caso della trasmissione. Parimente il calore cbe attraversa una serie nuraerosa di lamine interposte sul passaggio d' un fascetto calorifico, da prima perpendico- larmente e poi obbliquamente rispetto all' asse, non dimi- nuisce gia, come ne' casi ordinarj , a misura clie F obbli- quita aumenta , ma s' accresce all' opposito fino ad una certa inclinazione , oltre la quale comincia il decremento de' raggi trasmessi. " I fenomeni di polarizzazione ottenuti pel calore or- dinario col mezzo delle tormaline , e quelli cbe altre so- stanze doppiamente refringenti producono sul calore pola- rizzato, mi banno permesso di riconoscere cbe i due fa- scetti nei quali si divide un unico raggio di calore nel penetrare questi corpi sono egualmente intensi e polariz- zati compiutamente ad angolo retto , siccome avviene pei raggi di luce. Ma tutti i miei sforzi per mostrare per via di esperimenti 1' interferenza dei raggi calorifici sono stati fino ad ora infruttuosi ... » Gettando un colpo d'occbio sul complesso dei fatti cbe compongono attualmente la scienza del calore radiante, si vede che quest-1 agente si propaga , si riflette , si rifrange e si polarizza precisamente al modo stesso della luce. Se tali proprieta rimangono spesso inosservate, cio devesi at- tribuire ad un difetto di diatermaneita nella maggior parte dei corpi , od alia maniera affatto particolare giusta le quale il loro assorbimento si manifesta sulP irradiamento del calore. >/ Alcuni mezzi , come 1' aria ed il sal gemma trasmet- tono egualmente tutte le specie di raggi calorifici o lumi- nosi ; ma gli altri influiscono differentemeute sui raggi dei due agenti , ora estinguendo piii la luce cbe il calore, ora piu il calore cbe la luce. Si ha cost lo spettacolo singolare V A R I E T A'. 3l9 di corpi che assorbiscono compiutamente il raggio lumi- noso e si Iasciano attraversare da certi raggi calorifici, e di altri che sono pernioabili alia luce, e che arrestano compiutamente ogni specie di calore. Differenze analoghe a queste si riproducono nella riflessione diffusa , che i due irradiamenti provano alia superficie dei corpi opachi ed atermani, giacche vediamo delle materie perfettameute bian- che riflettere ed assorbire il calore in proporzione estre- mamente diversa , secondo la qualita dei raggi calorifici, e non ostante queste stesse superficie bianche assorbono tutti i raggi di luce in proporzione eguale. Questo fatto si deduce colla massima evidenza dall'assenza totale di coloramento il quale non mancherebbe di comparire quando si espongono tali superficie alia luce ordinaria se , a mo- tivo d' una differenza di assorbimento , i raggi colorati ch' entrano nella composizione della luce irregolarmente riflessa non avessero esattamente fra di loro gli stessi rapporti d'intensita dei raggi incidenti. >i Altre irregolarita , provenienti anch* esse dall' assorbi- mento, si manifestano nei fenomeni della polarizzazione che presentano Ie tormaline. Qui i due fascetti , ne' quali si divide un raggio di luce nel penetrare nell'interno delle lamine , si modificano tahnente nel loro viaggio progres- sivo , che il fascetto ordinario rimane interamente assor- bito durante il passaggio,, mentre il fascetto straordinario si presenta solo compiutamente polarizzato all' emergente , e cio qualunque sia il colore della luce incidente. La stessa cosa non ha piu luogo pel calore radiante, i cui due fa- scetti prodotti all'entrare nelle due lamine polarizzanti su- biscono degli assorbimenti talvolta diversissimi e tal altra perfettamente eguali , cio che produce nelle apparenze di polarizzazione delle notabili differenze , secondo la qualita dei raggi calorifici. » La polarizzazione diviene egunle per ogni sorta d' ir- radiamento se si produce col mezzo delle forze di rifra- zione e di riflessione, le quali sono affatto indipendenti dall' assorbimento dei mezzi. Lo stesso avviene quando quest' ultima forza non ha piu alcuna influenza sul feno- meno della riflessione. In fatti si e gia notato che la ri- flessione diffusa, nella quale 1' assorbimento ha tanta parte, varia considerabilmente dalfuno all' altro raggio di calore ;, ma la porzione d'irradiamcnto incideate che si riflette in 320 V A R I E T A\ modo regolare alia superficie liscia del sal gemma e di alire sostanze diafane e eguale per ogni specie di calore e di luce. y> Tutti i corpi esposti al calore radiante diventano caldi, e sottratti all' azione deirirradiamento conservano per qual- che tempo il calore acquistato , ma pochissime sono le so- stanze che dopo la loro esposizione alia luce la ritengano in modo da mostrarsi luminose nell' oscurita , e nel mag- gior numero de' casi la luce scompare all' istante stesso dell'assorbimento. Finalmente il calore assorbito si trova aver cambiato , per cos\ dire, di natura. Esso forma al- lora un flusso omogeneo , e il modo della sua trasmissione prende dei caratteri interamente opposti a quelli che spet- tano all' irradiamento calorifico o luminoso. Infatti questo calore assorbito serpeggia in tutti i versi entro il corpo; vi si propaga lentamente al pari del calore comunicato per contatto , e la sua propagazione e considerabilmente modificata dal traslocamento delle diverse parti di cui il corpo e composto. La luce ed il calore radiante air oppo- sto si compongono di flussi eterogenei , non si movono che in direzione rettilinea con una velocita sterminata e non risentono alcuna influenza deiragitazione piu o men forte dei mezzi che li trasmettono. » In conclusione le leggi di questi due grandi agenti della natura e le modificazioni che subiscono per l'azione della materia ponderabile sono le medesime fino a tanto che i loro raggi possono moversi liberamente, ma delle differenze in gran numero si manifestano tosto che il moto dei due irradiamenti solfre, sia alia superficie, sia nell'in- terno dei corpi una qualunque siasi interruzione. » Del rosseggiamento delle saline, e in generale delle sostanze che cambian colore ed arrossano. L' acqua delle saline da segno d' essere prossima a co- minciare la deposizione del sale quando fa mostra d' una leggiera schiuma rossa. II sig. Payen, che esamino non ha guari (Ann. de chim. et de phys. , juin 1837) il fenomeno in una salina marsigliese , ebbe a riconoscere che la detta schiuma e formata da minutissimi corpi d' innumerevoli crostacei , che si possono discernere vivacissimi nella ben- che limpida acqua salata , la cui densita oltrepassi il 1 5° V A fi I E T A*. 321 dell' areometro di Baume , ma non prima di questo ter- mine , e di bigi ch* erano si fanno rossi e muojono com- ponendo la schiuma quando 1' acqua sia stata da ulteriore concentrazione condotta a a5°. £ dunque necessaria una certa concentrazione dell' acqua salsa alia comparsa dei dettt esseri , e una cert' altra maggior concentrazione li fa ros- seggiare e perire. II sig. Audouin , consultato circa i detti animali , avverte come Schlosser gia li descrivesse sino dal iy56, poi ch'eb- beli osservati nelle saline di Limington in Inghilterra, sicche Linneo ne registro la specie nella XII edizione del Sjscema Natural chiamandola cancer salinus. E lungi pero d' appar- tenere al genere de' cancri , e molto s' accosta alVapus pi- sciformis per il quale fu creato il genere branchipus. Leach fece del cancer sulinus L. il tipo di un nuovo genere che nomina artemia; e a questo genere, se non precisamente alia specie suddetta, vuolsi riferire la specie osservata nelle saline marsigliesi. Noi abbiamo veduto nelle saline di Comacchio coperto di materia rossa il sale rappreso all' orlo de' bacini saliferi , e tal materia certo ella e anche essa da ascriversi a crostacei del genere artemia. II signor J. d'Arcet raccolse in Egiuo da certi lagbi di natro , Ie cui acque sono tinte in rosso, de'piccoli crostacei, anch'essi a parere del sig. Audouin al medesimo suddetto genere spettanti (i). (i) Quest1 arficolo era gia in pronto per la stanipa quando il Sup. plemento al N.° 221 (nov. 1837) delVJ/wfifwr ci reed la notizia che il sig. Dunal non ad animali uia a certi vegetabili crittogami ascrive il rosseggiainento delle saline. Egli non nega V esistenza de' crostacei delle saline , ne il loro aruossaineiito al concentrarsi delle acque., ma afl'erma che queste comuuque contengano i crostacei arrossati non percio appariscono colorate , e che d1 altra parte i corpi di questi animali fanno mostra di color lattiginoso quando sono semi-decom- posti. Secondo le osservazioni del sig. Dunal le saline son colorate da un Protococcus ( saluius ) che prende successivamente le forme di Hoematococcus ( e a notarsi che gia le paludi torbose di Schleswig sono state Q-ovate tinte in rosso da un hoematococcus non dall1 h. Nostii^ e circa altre acque tinte in rosso ved. Bibl. ital. torn. 76 , pag. 472 )' '1 primo ha bel color rosa violetto , ed occupa la parte bassa delle acque, il secondo ha color rosso ranciato o rubiginoso, e monta alia superficie delle medesime. Osserva del resto il signor Dunal che sovente l1 acque salse cristallizzano senza il fenomeno del rosseggiamento, e ch1 esso non nianifestasi propiianiente salvo che in acqiu- di vecchia data. 322. V A R I E T A'. II descritto fenomeno di rosseggiamento ne invita a par- lare del rosseggiamento de' gamberi e d' altre materie di- sposte a volgersi al color rosso. Dimostro il Macaire clie l'arrossar de-1 gamberi dipende da una materia bruno-ver- diccia di cui e pregno il guscio , e v' e anche per disotto raccolta , la qual s' arrossa per calore ed altre cagioni. Insieme ad essa i gamberi conservano sotto il guscio an- che materia gia fatta rossa, e si trovano talvolta de'granchi. natnralmente tinti di rosso colore. Osservo il detto signor Macaire che questi raccolgonsi da acque stagnanti, i con- sueti dalle correnti; del pari il sig. Doeberreiner ebbe ad osservare estrarsi trote di color rosso dorato dall' acque di certi stagni, e biancbe trote esser date dall' acque cor- renti. Le acque stagnanti differiscono dalle correntl per contenere neH' aria onde sono disseminate minore propor- zional copia d' ossigeno ; sarebbe la scarsezza dell' ossigeno cagione del rosseggiamento? Segnalato e il prodotto degli acidi urico e nitrico per dote di tingere in rosso acceso i corpi su cui si asciuga , e gli esperimenti dimostrano che s' arrossa quando perde ossigeno: anche il Julus com- munis Savi produce un giallo uinor acido che lascia mac- chie rosse su' corpi. Diversamente da' suddetti esempi altre sostanze vengono al rosso allorache assorbono ossigeno. Certa materia scolorita de' murici brandaris e trunculus si rende purpurea, come mostrarono le belle ricerche del Bi- zio , mediante assorbimento d' ossigeno ; il sangue venoso si avviva e rosseggia scosso in un recipiente insieme al gas suddetto. Lavori letterarj de' Missionarj fiancesl stabilitl a Se- rampore nelV India. Monsignor Taber vescovo d' Isauropoli , vicario aposto- iico della Cocincina , trovasi di presente a Calcutta. Quivi, presso il dottor Marchman fa stampare nel formato di quarto due dizionarj cocincinesi di cinquecento a seicento pagine. L' uno di essi e cocincinese-latino , in caratteri romani , ma col riscontro dei cocincinesi ; P altro , senza il riscontro, e latino-cocincinese. La prefazione conterra in una succinta gramatica cio che riguarda la pronunzia e le regole della lingua annamitica , non che un trattato sulla V A R I E T A'. 3i3 poesia cocincinese. Un vocabolario d1 intorno a cento pa- gine pei viaggiatori nelle quattro lingue francese, inglese , latina e cocincinese servira di supplemento ai mentovati dizionarj , e verra corredato d' una carta della provincia e di parecchi cenni relativi ai pesi ed alle misure ivi in uso. Quest' opera importante , alia stampa della quale attende Tautore assistito da due cocincinesi per la correzione delle prove tipografiche, non pud non riuscire a lodevole ter- niine e vantaggiosa ai progressi delle scienze. Imperocche, a tacere della profonda cognizion del linguaggio clie sedioi anni di studio nel paese istesso ov' e parlato procacciarono al vescovo d' Isauropoli , e da sapersi che questo prelato altro non ha fatto fuorche correggere, coordinar meglio e arricchir non poco 1' opera inedita compilata gia dal cele- bre vescovo d'Adran monsignor Pigneau. (Memorial Encyclopedique , ottobre 1837.) Arlete eleUro-magnetico del professore Dal Negro. Allorche giunsero in Europa Ie prime notizie de*i por- tentosi effetti che asserivansi ottenuti in America dall'appli- cazione dei motori elettro-magnetici alia meccanica ci era- vamo rivolti al primo inventore di simili meccanismi , il sig. professore Dal Negro , onde intendere da lni fino a qual punto si dovesse prestar fede a questi meravigliosi racconti. Questo valente lisico ha soddisfatto in parte al nostro desklerio col trasmetterci una sua Memoria , che verra compresa nel prossimo ljimestre degli Annali delle Scienze del Regno Lombai do-Veneto , nella quale egli porge la descrizione de' suoi meccanisnii accompagnata dalle op- portune figure (1), ed espone i fatti sui quali ha fondate le sue speranze di conseguire da essi degli effetti di gran lunga maggiori di quelli che ha ottenuti fin qui. Un giusto riguardo verso gli editori degli Annali suddetti ci trattiene dal riprodurre nell' attuale nostro fascicolo la descrizione accennata , e solo ci facciamo lecito di esporre in succinto 1' opinione dell' autore intorno all' utilita che puo sperarsi dagl'ideati congegni quando verranno costruiti sopra una (1) AlfHini di questi meccanisnii trovansi descritti nell1 Enciclopedia circolante , n.° 32, e noi ne abbiamo fatto cenno in questa stessa Biblioteca, tout. 85.°, pag. iai. 324 V A R I E T a\ scala maggiore. I punti che principalmente canveniva di- scutere era no i." se la forza dell' ariete cresce col crescere del peso della calamita , 2.° se 1? aumento della forza sia proporzionale al peso suckletto o segua una diversa legge^ 3.° se si possa ingrandire la calamita senza variare le altre parti del congegno e specialmente lo stesso elettro-motore, che e la sola cosa che si consuma per porre in moto una macchina. A queste quistioni egli cerca di soddisfare re- cando due sperimenti da lui istituiti, ed accennandone altri :U\e che con calamite assai piu poderose fnrono tentati in America ; promettendo del resto di far conoscere in apr- presso i risuhamenti d' una serie di sperienze dirette ad esplorare 1' azione di una corrente ottenuta da un dato elettro-motore sopra dei cilindri di ferro dolce, le cui masse crescano come i numeri 1, 2, 3, 4, ecc. Col piccolo modello dell' ariete descritto nella presente memoria, la cui calamita pesa soli due chilogrammi e mezzo, dice il signor Dal Negro di aver sollevato un peso di 0,9 chilogrammi all' altezza di metri 0,045 in un minuto se- condo", che e quanto dire all' altezza di metri 2,7 in un minuto primo; mentre da un altro ariete, la cui calamita pesava chilogrammi 7, ottenne , adoperando lo stesso elet- tro-motore, un efFetto sei volte piu grande. D' altra parte i valenti fisici degli Stati Uniti i signori Henry e Tern Eyck , adoperando una calamita del peso di 2 1 libbre , sostennero un peso di libbre 780, ed adoperandone una otto volte piu pesante ottennero collo stesso elettro-motore un efFetto quadruplo. Queste prove mostrano che la forza cresce col peso delle calamite , ma non bastano a deter- minare la Iegge dell' aumento , e percio 1' autore promove prudentemente il dubbio che questo non sia indelinito , e che giunto il peso di quelle ad un certo punto , piu non ricevano la massima forza collo stesso elemento ; egli pero osserva che se cio avvenisse converrebbe studiare il modo di far agire contemporaheamente un certo numero di ca- lamite (1) e nella maniera piu utile, cioe procurando die (1) Pai'e che quest1 intento siasi ottenuto nel meccanismo del signor Jacobi professore dell1 imiversita di Dorpat, che trovasi descrirto nella sua opera Sopra Papplicazione dell'elettro-magnetismo al mwimento delle macchine stampata a Potsdam nel 1 335. Consiste Taccennato meccanismo in due gistemi compos ti di otto barre di ferro dolce v a r i e t a . 3a5 la risultante delle loro forze riesca eguale alia somma delle forze coraponenti. Qaatfto al consumo delle pile ed alia spesa che ne de- riva, egli ci assicura che il movimeuto de'suoi modelli si puo far durare per dodici ore colla spesa di pochi cen- tesimi di lira , in grazia delle sue nnove osservazioni sulle singolari proprieta dei perimetri dei due metalli costituenti gli elettro-motori. II sig. Dal Negro conchiude il suo ragionamento dicendo: « si i-icordino i miei lettori che questo nuovo motore e * nel suo nascere, e che dipende da forze somministra- » teci da un fluido che non conosciamo , e che scompa- »/ risce e torna in carapo con dei mezzi cosi semplici ad » un tempo e misteriosi , che senibra apparire per con- // fondere ed umiliare lo spirito umano. Dico tutto questo » per far sapere che nello stato attuale delle nostre co- » gnizioni non siamo in grado di assegnare confini agli ef- » fetti utili che si potranno ottenere dal motore di cui si n tratta ; anzi aggiungero che tanto quelli clie asserissero " che questa nuova forza arrivera ad eguagliare quella » del vapore , quanto coloro che la dichiarassero affatto » inutile in meccanica, mancherebbero delle prove neces- » sarie per dimostrare la verita delle loro asserzioni . . . • » Non e necessario che il nuovo motore produca una forza >/ gigantesca per divenire utile in meccanica, ma solo ba- » stera che giunga a produrre un effetto dinamico eguale » a quello che si ottiene dalla forza d'un uomo e con una t< spesa minore di quella che rendesi indispensabile pel >i suo mantenimento. » lunglie 7 pollici e grosse 2. Questi due sistemi sono collocati ad angolo i-etto e simmemcaniente sopra due dischi, di modo che i due estreini ossia i poli delle barre si ffovano Tuno di contro al» Talffo. 1? uno di questi dischi e fisso menti-e Paltro gira sopi-a un asse e fa passare il sistema mobile delle barre piu vicino che 6ia possibile a quelle del sistema fisso. Le sedici barre sono circon- date da 3ao piecli di filo di rame i cui estreini sono in contatto ruetallico coi poli di un apparato galvanico. Poco diverso da questo debb1 essere il congegno del Davenport, che sopra T incompleta de- scrizione di alcuni giornali vedemmo teste riprodotto in Milano dal valente qhimico Antonio K rammer (V. TAppendice alia Gazzetta di Wilaaio del i5 dicembrc 1 837). Se alle ruote si sostimissero due cilindri o tamburi uno mobile e l1 altro fisso si potrebbe accresccre a piacere il numero delle calami te. 3a6 V A R I E T a'. Desciizione (Tuna iiuova bigattaja salubre ideata dal sig. dArcet di Parigi e proposta agV Italiani alle- vatori del bachi da seta da Giacomo Bjrbo'. (i). Le vaste bigattiere proposte dal Dandolo e da molti adottate pel vantaggio di poter dirigere con raetodi uni- forini T educazione dei bachi da seta, di mantenervi una costante temperatura, e di allontanare tutti i pericoli che s' incontrano nelle case de' contadini, sono state ben presto abbandonate , perche si era riconosciuto che piu facilmente in quelle si propagavano le malattie contagiose a cui vanno soggetti i bachi suddetti. Ma orr, che 1' origine del male e conosciuta e noti sono i metodi per vincerlo od allonta- narlo , pensa il signor Barbo che sia prezzo deir opera il ritornare all' abbandonato sistema delle bigattaje, introdu- cendo in esse tutti quei perfezionamenti che i progressi della fisica e della chimica possono suggerire. Mold di questi perfezionamenti ha egli riconosciuti nel podere espe- rimentale del signor Camillo Beauvais presso Montgeron nel dipartimento di Seine-et-Oise a qnaranta miglia da Pa- rigi , ove esiste una bigattaja costrutta sul piano del ce- lebre sig. d'Arcet. Essa e a doe piani ; P inferiore e diviso nella sua lunghezza da una lila di pilastri che servono a meglio assicurare la soffitta , ed e tagliato per traverso da un tramezzo che ne separa una piccola camera la quale contiene un cammino o calorifero, e da cui si tramanda 1' aria riscaldata, raffreddata o caricata di vapori, secondo porta il bisogno , alia camera superiore. II rimanente del piano terreno serve , durante F educazione dei baclii da seta, a deporre ed asciugare la foglia, indi puo essere convertito in uso di filanda. Per V asciugamento della fo- glia 1' autore consiglia di far costruire un cassone di le- gno col coperchio a cerniera , che sia della lunghezza di sei braccia almeno e della larghezza di tre. Nell' interuo vi sara un telajo impernato e ricoperto d' una rete , sulla quale dovra collocarsi la foglia da rasciugarsi , che si sca- richera poi sulle ceste col far girare il telajo sui suoi perni. L' asciugamento si accelerera colla ventilazione promossa da una specie di frullone posto nel mezzo, della cassa e che si fara girare mediante un manubrio. (i) Milauo, 1 83?, dalla tipografia de1 Iratelli Ubicini, in 4.°, di j>ag. 2f) , con tre tavole litografiche. V A R I E T A'. 327 Col mezzo d* un frullone , oppure col mezzo d' un for- nello di richiamo , si produce del pari la ventilazione della gran camera del primo piano ch' e la vera bigattaja , e traendo 1' aria dalla piccola camera terrena sopra ricordata. La corrente d' aria puo farsi passare sopra recipienti ri- pieni d' acqua calda ovvero di ghiaccio secondo si ha il bisogno di aumentare l'umidita dell' ambiente , ovvero di diminuirne la temperatura. L' aria esce poi da quattro condotti aperti nella soffitta , ed entra in un gran fuma- juolo, che ad abbellimento della fabbrica e costrutto ia forma di torre. Questi condotti pero devono essere coperti con tela metallica, onde impedire che i bachi da seta s'in- troducano in essi quando salgono al bosco. L' altezza della camera e divisa in tre piani da due palchi o cornicioni che servono a chi deve girare intorno alle tavole. Queste sono le parti essenziali che distinguono la nuova bigattaja dalle gia conosciute, ma noi siamo costretti ad ommettere diverse piu minute particolaiita , che troppo difficile sa- rebbe il descrivere senza il corredo delle figure. Con tutti questi sussidj potendo 1' educatore de' filugelli regolare a piacimento il grado di temperatura e di umidita deir ambiente , resta ch* egli conosca precisamente quello ch' e il piu opportuno all' esercizio delle funzioni vitali di quegli animaletti. L' osservazione , dice il sig. Barbo , ha dimostrato che quando il termometro di Reaumur segna 16% Pigrometro di Saussure debb' essere verso i 5o o 60° j che quando il primo sale a 19 o 20% il secondo debb' es- sere almeno agli 80 ; e che quando il calore oltrepassa i 22, l'umidita deve crescersi fino ai 100. Usando di quest" alto grado di temperatura e d' umidita , il sig. Beauvais assicuro P autore di essere riuscito a ridurre l'educazione compiuta all' intervallo di soli diciotto giorni. II tubo intestinale del- Pinsetto restando vivamente eccitato , i bachi, diceva egli, al primo giorno della Ioro vita mangiano quarantotto volte, trentasei al secondo, ventiquattro al terzo, e dodici volte il giorno per tutto il resto dell' educazione. E qui faceva osservare che trattati cosi noa mangiano troppo , e si ci- bano piu egualmente ; che le lettiere restano piu eguali e piii compatte e senza quelle cavita ove si perdono molti bachi ; che la foglia non si disperde come nel comune si' sterna di quattro ad otto pasti al giorno. E da desiderarsi che i nostri agricoltori ripetano le sperienze qui riferite, 3a3 vaeieia'. le quali hanno del portentoso, e ne rendano pubblicl i risultamenti, onde in un* industria di tanta importanza non debbano gl'Italiani esser gli ultimi ad adottare i migliori metodi che si vanno introducendo nei paesi oltramontani. ERRATA-CORRIGE. Tomo 86.° Articolo sulla Memoria del prof. Giuseppe Belli intitolatat Riflessioni sulla legge dell' attraziane molecolare. Pag. 3i6 Un. 35 la densita specifica del ferro "ggiungl e la grossezza di un centimetre- cubico » 3l7 » 39 quell'attrazione e circa un milligramme* » essendo i eubi dal lato di un centimetre- , e una picco- lissima frazione di un mil- ligramme- » 3i8 » 5 queste due parti » supposto che fra tutte due formino un prisma retto a basi quadrate, » 319 » 40 aggruppati leggi aggrappati n 3ao » 4 organici » inOrganici » 3aa » 16 provenienti » prov«niente K. Gironi, F. Caslini, I. Fumagalli e G. Brvgnatelli, direttori ed editori. Pubblicato il di 9 febbrajo 1808. Milaiio , doll I. R. Stamperia. .tratto delle osservazioni metcorologiche fatte alia nuova toire astronomica dflV T. R. Ossprvatnrin fli. lirpm. nil' nhpr.r.n ill tpsp t 3 (\<> ( motri n f. C /. \ sulV orto t jotanico , e di tese 75^48 (metri 147,11) sul livello del mare. NOVEMME i857. BARO METRO ridotlo alia (em leialu foS" a + io° R. Uirezione uel vento. o frm 9Um 1 °h |6hs 9h * 121' s 6hm oh 6 s 12 s 3 | I i-oii. IS! 27 6,5 g"g lin. 6,9 lin. 7,° lin. 7,° 7,3 7,4 ■ s 0 S E N E 2 27 6,2 7,2 7'2 7,° 7,0 7,4 7,2 J N E s 0 0 s 0 N E .1 27 6,7 6,5 5,8 5,i 0,1 5,i 4,7 E N E E N E N 4 27 4,4 4,8 5,3 5,7 6,5 7,3 7,7 N 0 o(J> 0 N O N O 5 27 8,5 9,2 9,5 9^ 9,9 10,0 10, 4 N H 0<2> N N 6 27 9,5 9,o 8,6 8,2 8,0 8,6 8,8 N N N E S N 7 27 8,6 8,7 8,5 8,2 8,4 8,9 8,7 N s s s 0 N E 8 27 8,. 8,3 8,7 8,6 8,9 94 9,6 0 s 0 E E E 9 27 10,1 10,4 10,6 io,5 10,6 1 1,0 I0>9 E E S s 0 10 27 10,9 11,2 r 1,0 10,7 10,6 10,4 10,0 N N 0 N 0 O H O 1 1 27 10,2 10,4 10,1 94 8,9 8,8 8,4 N N O N 0 N 12 27 7,0 6,4 6,0 5,3 5-7 6,0 - 6,3 N O E N E n"> ftfcj i5 27 8,8 7,9 8,0 7,8 8,1 s,9 8,4 IS 0 „m „*) N O 14 27 7,9 8,0 7,4 6,9 6,5 6,0 s,7 N O N N S E i5 16 27 5,2 b,J 5,2 5,i 4,9 4,8 4,6 E E E N E 27 5,i 3,o 2,7 3,o 3,3 4,0 4,0 S s 0 S E E '7 27 4,0 4,6 4,9 0,1 5,7 6,9 7,2 N E S 0 S E 18 27 7,3 9,° 9,6 9,6 10,1 10,6 »°,7 N E E N s 0 '9 27 10,7 11,0 11, 1 10,7 10,8 1.1,1 n,3 0 N O s 0 N 20 27 I 1,0 IQ,0 12,1 11,8 ",7 ",4 11,0 N E E N E s 0 N 21 27 100 10,1 9,5 9,2 9,3 9,5 9>9 E S E E 0 s 0 22 27 9,8 10,3 9,3 10,6 ii,3 12,1 I2,9 O") 0 S E N E 20 28 1,7 1,9 2,0 r,5 ',7 .,6 i,5 N E s s 0 s 0 0 »4 27 12,9 12,7 12,6 12,2 12,2 12,0 11,8 N E s 0 H s s 0 25 26 27 11,0 11,6 11,6 11,0 •i,4 1 1,6 «>7 S s s 0 s 0 0 27 n,3 n,5 1 1,2 10,6 10,4 io,3 9,8 E E E Ew 27 27 7,9 7,5 6,3 5,« 4,2 3,o 2,5 N E N E N s 0 28 27 1,7 1,8 1,6 i,5 i,4 i,5 V 0 S E N E E N i.U> aq 26 12,3 ",9 12,3 12,0 12,8 14.0 1 5,3 N E N N E 0 N0(1) „w Jo 27 5,o 6,1 6,8 7,2 7,9 8,5 9,' R(>) N N E S E E Altez id massima del barometro poll. 28 lin. 1.96 „ Lc ore sono in tempo vero civile ; 1c lcttere m ed s indicano rispettiVamente lc ore \ tinieridiane e quelle dclla sera o poincridiaiic. dclla mattina od an Bill. Ital T. LX XX VIII. 33o NOVEMBRE I83;. — 1 Altezza del termometro R. 1. Stalo del cielo da mezzanotle da mezzodi '5 , 9hm h g 6" m o o'1 5"s 6 S 9" s 12 s a mezzodi. a mezzanutte. i + 4,1 ■H 5,1 + 8°,8 +• 9,2'+ 8,3 + 7,0 +• 5,5 Ser. nuv. Sereno. (i) 2 + 3,0 * 5,7 + 8,6 +■ 8,8,+ 8,3 + 8,1 + 7.6 Seveno. Nuv. rollo. 3 + ^,1 + 7,5 + 8,i ■*• 7'9,+ 7i8 + 7i7 + 7,6 Nuvolo. Nuv. piogg. 4 + 6,8 + 7,3 + 9,1 + 9,9 + 8,1 + 6,6 + 5,i Piog. nuv. ser. sereno. 5 + 2,4 G + i,5 + 5,3 * 9,5 +10,0 + 8,0 + 5,7 + 4,b Sereuo. Sereno. + 2,9 + 6,i + 7,0 + 5,5 + 4,7 + !,9 Ser. nuv. Ser. nebb. 7 + 3,3 8 + 2,1 + 44 + 5,6 + 6,8 + 5,4 + 4,0 + 3,5 Ser. nuv. Ser. nuv. + 2,0 + 5,o + 5,9 + 5,i + 4,7 + 4,7 Nuvolo. Nuvolo. q + 4,1 + 4";9 + 6,9 + 7-.1 + 5,5 + 4,0 + 3,i Nuvolo. Nuv. ser. io + i,3 + 1,5 + 5,8 + 7,0 + 5,7 + 4,9 + 4,b Ser. nebb. Ser. nuv. I I + 2,4 * 3,7 + 7>7 + 8,7 + 7->4 + 6,6 + 4,7 Ser. uebb. Sereno. 12 + 3,7 + 5,6 + 8,2 + 6,8 + 6,7 + 6,7 + 6,0 Ser. nuv. Sereno. (2) i5 + 4?1 + 5,3 + 8,2 + 8,4 + 6,3 + 4,7 + 5,2 Sereno. Sereno. I 4 + 0,2 1 5 + 2,8 + 1,4 + 5,0 + 5,9 + 5,5 * 4,7 + 3,5 Sereno. Nuv. piogg- + 2,8 |+ 3,7 + 4,5 + 3,8 + 3,4 + 3,i Nuvolo. Nuv. piogg. 16 + 3,4 + 3,4 + 4,2 + 4,8 + 4,7 + 3,5 + 2,1 Piogg. nuv. Piog. nuv. ser. 17 + 2,6 18 + 2,8 + 2,7 + 4,7 + 5,3 + 4,1 + 2,8 + 2,0 Sereno neb. Ser. nuv. + 3,7 + 4,9 + 4,1 + 2,9 + i,6 + 1,4 Nuvolo. Ser. piogg. 19 + 0,0 20 + 0,0 + 0,2 + 3,i + 4,D + 3,4 + 2,0 + 1,2 Sereno. Sereno. + 1,2 + 4,2 + 4,4 + 5,5 + 5,3 + 3,i Ser. nuv. Ser. nuv. 21 + 2,9 + 3,1 + 5,7 + 4,3 + 3,8 + 2,5 + ',4 Nuv. piogg. Ser. nuv. 22 + 2,4 + 3,5 + 5,i + 5,7 + 4,4 + 3,i + o,o Sereno. Sereno. 20 + 1,2 + i,9 + 2,5 + 2,7 + 2,0 + o,5 - 0,2 Sereno. Densa nebbia. 24 73 1,0 25 + 1,9 - i,6 + o/i + I,D + °>9 + 0,9 + 1,4 Densa nebbia. Densa nebbia. + 2,0 + 5,2 + 3,6 + 5,0 + 2,4 + 1,8 Nuvolo. Ser. nebb. ser. 1 26 + 0,0 + 1,4 + 2,1 + 5,i + 5,i + 2,2 + 2,1 Ser. nuv. Ser. nuv. piog. 27 + 2,2 28 + o,5 + 2,5 + 3,o + 3,o + 2,7 + 2,4 + 2,1 Pioggia. Pioggia. + 2,1 + 4,9 +, 4*7 + 4,0 + 3,2 + 2,5 Sereno. Nuv. ser. 29 + 2,/j 5o + 3,i + 2,6 + 1,4 + 4,1 +:&a + 4,0 + 5,6 Ser. nuv. piog. neve. Sereno. + 5,2 + 7,6 + 5,fc + 0,: + 2,4 + 1,4 Sereno. Sereno. Altezza massima del termometro + io°,o Quantita della pioggia e neve sciolla linee 19,40 (1) AHe ore 0 c minuti 3o pomeridiane apparve una luettoro, tli luc c uiultu iutui-4 chl juoveaii da Sud-Sud-Est ver=o Rord-Nord-Ovcat. (2) Si vide u a auror \ borea e. ? osservazioni meteorologiche fatte alia nu 33 1 Sstratto dell ova tone astronomica deiri. R. Osservatorio di Brera all' altezza di tese i3,6a (metri 26,54) i sull'orto botanico, e di tese 78.48 (metri 147^11) sul livello del mare. D I C E H B 11 E 1857. BARO METRO ridotlo alia temperatura +• io° R. [T^s Direzioue del venlo. 0 '■3 6hm 91' ml oh 5 s 1 6 s 911 s 6h m oh 6h s I2hS 1 ,,oll. 1,,,. 27 9,5 lin. 9,9 Ifn. 9:9 lin. 9,6 In,. 9,9 lin. IO,4 lin. IO,5 E E s 0 E N E 2 27 11,4 11,6 12,0 ",9 12,1 12,6 12.Q E N E c s 0 S 0 0 28 1,1 1,2 ,,5 0,8 0,4 0,1 V N N E E 4 28 0,9 27 12,2 1,1 12,2 1,0 "»9 0,6 11, 1 °,7 10,9 0,8 1 0,8 °,7 10,7 E E E N E E H E E E E E S Ed b 6 27 9,7 9,6 9,5 9,5 9,7 10,2 io,5 E N E O O O 7 27 10,4 10,8 10,8 io,5 10,7 10,7 io,5 N N N E N N 8 27 9,7 9,9 9,5 9,° 8,8 8,6 8,4 0 0 s 0 0 S E 9 10 27 7,6 27 6,5 7*7 6,6 7,5 6,3 7,2 6,3 7,° 6,4 7,° 6,8 6,8 7,° O E N E N N E N E M 0 0 s 0 O s 0 1 1 27 7,3 7,9 8,i 8,1 8,1 8,2 7,9 E« E K O N 0 1 2 1 5 27 7,5 27 5,9 6,0 7,2 5,6 6,9 5,3 6,7 5,3 6,7 6,1 6,7 6,9 s N E S E O 0 s 0 O N i4 i5 27 7,8 28 0,6 8,2 0.6 i,5 9»*» 0,8 9,9 0,8 10,9 1,2 1 1,5 1,2 N E N O E H E E S E S E S R E N 16 27 1 3,0 12,7 12,7 12,2 12,0 ",9 n,9 N N E S 0 O 0 17 27 11,7 «»>9 ",7 II, D 1 i,i 11,2 11,2 0 s 0 O S 0 O O 18 27 10,8 10,7 io,5 10,0 9,9 9,9 9,9 S 0<'> s 0 N O * '9 20 27 9>8 2 7 9,5 10,2 9:4" 10,1 8,7 9>7 8,2 9,7 7,4 9,8 7,i 10,2 6,4 N O E s 0 O N 0 S s 0 N 0 z N 21 27 4,6 4,4 44 4,5 5,2 6,5 7»7 E S E s s 0 N O N N 0<'> 22 27 9:7 10,4 11,0 1 1,0 n, 1 11,7 n,9 S S 0(I) s e"> E(0 L<'» 20 27 ",9 12,3 12,1 ">7 1. ,4 11,0 10,7 s 0 S E s 0 S S (1 A 27 10,6 11, 1 10,9 10,4 10,8 11, 1 1 1,1 jj s 0 s s 0 £ E N E 25 27 11,2 n,4 II, I 10,4 10,4 10,3 10,0 E N E N s 0 H O 26 27 10,7 9,4 9,2 8,6 8.6 9,° 9,3 S s S E E 2- 27 9,6 10,1 9,9 9,8 io,5 10,4 10,8 e"> E s 0 E 28 27 10,9 11, 1 I0,9 10,6 10,7 10,9 1 1,0 n e N E s E 20 27 11,0 1 i,b ",4 1 1,3 12,2 12,2 12,2 E(.) E E N E L OO 28 o,5 0,8 0,8 0,8 0,9 i,4 i4 E E E E 01 28 1.7 1,8 *>7 i,5 i,5 2,0 ■t.9 E E S E N N Altezza massima del barometr 0 poll. 28 lin. 2.00 Ic ore sonc tl 27 » 4,^2 27 >/ 10,1772 dicano rispettivamciite le ore >> mec in tempo vcr ia . . 0 civile ; le lctterc m cd 5 ii della matt ina »d antimeridiane e quelle della sera 0 pomeridiane. 332 DICEMBEE 1807. Altezza del termomelro R. Stalo del cielo "S h h da mezzanotle da mezzodi 0 o 6 m 9 h» o11 0 SOS 9 s 12 s a mezzodi. a mezzanotle. I - o°,8 + 0,1 + 3,4 + l\-1 + 5,5 + 2,0 + 1,0 Sereno. Ser. nuv. 2 + i,5 + 1,6 + 3,9 + 3,4 + 2,5 + 1,8 + 1,0 Ser. nuv. Nuvolo. 5 - 0,2 + 0,7 + 0,2 + 4,o + 0,1 + 2,5 + 2,0 Nuv. ser. Nuv. ser. 4 + 2,0 + 2,6 + 4,3 + 4,0 + 3,5 + 2,5 + 2,0 Nuvolo. Nuv- ser. 5 + »»7 + 2,0 + 3,i + 0,0 + 2,1 + 1,6 + 0,7 Nuvolo. Nuv. neve. 6 + 0,1 + 0,6 + 0,9 + 1,1 + 1,0 + i,5 + 1,0 Neve. ftoggia. 7 + 1,1 + 1,1 + 0,0 + 1,0 + 1,0 + 1,4 + i,o|Neve. pioggia. Pioggia. 8 + o,5 + 1,2 + 1,6 + 1,6 + !,9 + i,7 + i,5|Pioggia. Pioggia. q + i,5 + 1,8 + 2,2 + 2,6 + 2,5 + 2,2 + 2,2jNlW. piogg. Pioggia. 10 + 3,o + 3,4 + 3,6 + 5,5 + 4,4 + 5,5 + 3,5 + 2,5lPioggia. Pioggia. i i + 3,5 + 5,8 + 3,8 + 5,5 + 5,o j+ 2,9jPioggia. Piogg. nuv. 12 + 1,4 + 0,8 + 2,4 + 2,8 + 2,0 + 2,1 + 2,2pSer. nebb. Nebbia nuv. i5 + 2,4 + 2,6 + 3,4 + 5,3 + 2,7 + 2,4 + i,5 Nuv. nebb. Nuvolo. • 4 + o,5 + 0,9 + 5,8 + 3,8 + 2,4 + !,7 + °,5 Nuv. nebb. Nuvolo. i5 - o,3 + 0,7 + 2,3 + 2,2 + 1,4 + 0,0 - 0,3 Sereno. Sereno. 16 - T,9 - x,7 + 1,0 + 1,6 + 0,7 - 0,1 - 0,8 Sereno. Sereno. i-i - 2,6 - i,5 + 0,9 + ',9 + 0,9 + 0,1 - o,3 Sereno. Sereno. 18 - 2,2 - !59 + i,3 + 2,0 + 1,1 + 1,4 * 1,7 Sereno. Ser. nuv. iq - o,5 - 0,0 + 2,2 + 4,0 + 2,9 + 1,8 •+ 1,6 Sereno. Sereno. 20 + i,4 - 0,4 * 2,4 + 4,7 + 5,5 + 0,8 + 0,7 Sereno. Ser. nuv. 21 + 0,7 - °,9 + 2,5 + 2,5 + 5,5 + 6,5 * 7,3 Ser. nuv. Sereno. 22 + 2,0 - 2,0 + 2,4 + 2,9 + 2,6 + 2,3 + 2,1 Ser. nebb. Ser. nuv. 23 + 0,9 - 1,1 + 2,1 + 2,0 + ,,4 + 1,0 + 0,9 Nuvolo. Nuvolo. 24 + 0,8 - 1,4 + 2,5 + 2,9 + 1.8 + 1,0 + 0,9 Nuvolo. Ser. nebb. *5 + 1,1 - 1,4 + i,S + 2,1 + 2,2 + 2,2 + 2,0 Nuv. piogg. Nuv. pioggia. 26 + 1,1 - 1,6 + 2,1 + 2,3 + 2,5 + 2.4 + 2,4 Nuv. nebb. Nebbia. 27 + !-9 - 2,0 + 2,5 + 2,7 + 2,7 + 2,8 + 2,4 Nebbia Nuvolo. 28 + 2,5 - 2,6 + 0.7 + 3,6 + 3,T + 2,9 + 2,9 Nuvolo. Nuvolo. 2q + 2,6 - 2,5 + 2,5 + 2,5 + 2,1 + 1,7 + 1,0 Nuvolo. Nuv- ser. 5o - 0,5 - 0.4 + 1,7 + 2,0 + 0,8 - 0,0 - o,5 Nuvolo. Sereno. 01 - 1,0 - 0,1 + 0,6 + o,9 + 0,0 - 0,8 -- 0,8 Sereno. Sereno. Altezza massima del termometro + 7,04 Quanlila della pioggia e neve sciolta liuee 5o,58. - -„.. ■ — 333 INDICE delle materie contenute in questo tomo LXXXVIIL PARTE I. EETTERATURA ED ARTI LIBERALI. O, 'razioni quaresimali di G. Barbieri pag. 3 Considerazioni intorno alia Farsaglia di M. A. Lucano, per F. Car rone, marchese di S. Tommaso >/ iSS PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. H Monte delle sete , Memoria di F. Restelli » 14 II Caseificio o la fabbricazione de' formaggi , di L. Cattaneo » 3 1 Memoria intorno al miglioramento de' formaggi lombardi di cojnmercio e d'interno consumo, di L. Peregrini » 47 Dialoghi intorno alia Teoria della flogosi di Gio. Ra- sori , composti da F. Puccinotti » 5o Strada f errata da Venezia a Milano ..." 58 Ricerche cconomiche sulle interdizioni imposte dalla legge civile agli Israeliti, di C. Cattaneo " 160 Intorno alle prove sulla esistenza esteriore date da A. Rosmini Serbati e da T. Mamiani » 167 Storia dei progetti e delle opere per V irrigazione del Milanese, di G. Bruschetti » 176 Saggio di topografia statistico-medica della provincia di Brescia , di W. Menis » 189 PARTE STRANIERA. Essais sur Vhistoire de France, par Guizot » 84 Traite pratique sur les maladies des organes genito-uri- naires , par Civiale » 9a APPENDICE ITALIANA. Agruria. — Dcscrizione di una nuova bigattaja salubre del sis. D'Arcet » 3 2 6 334 I N D I C E. Arti belle. — Maria Stuarda in Hamilton, dipinto di R. Giovanctti descritto da L. Fornaciari . . . .p. 127 Attx dell'I. R. Accademia di belle arti in Milano. -L- Discorso di I. Fumagalli per la distribuzione dei premj: Elogio dell' architetto Giuseppe Picrmarini » 238 Album. Esposizione di belle arti in Milano . . . . » 2i3 T redid bassirilievi di A. Canova illustrati da A. Meneghelli " ivi Opere dei grandi concorsi premiati dull' I. R. Acca- demia di belle arti in Milano "278 Classici. — Nova scriptorum latinorum bibliotheca , » 2.2S Biblioteca degli scrittori latini col testo a fronte . » ivi Chimica. ■ — Corso di chimica generale del P. O. Fer- ' rario » 280 Educazione. — II Giannetto , libro di lettura morale ad uso de"1 fanciulli , di L. A. Parravicini . ...» 236 Epigrafia. — Le antiche lapidi del Museo d'Este illu- strate da G. Furlanetto » 208 Filologia. — Delia miseria dell' uomo ecc. , di Bono Giamboni , testi inediti pubblicati da F. Tassi . » 224. Prosodia della lingua tedesca, di D. Biraghi . . . » 226 Filosofta. — Delia istoria e dell' indole d' ogni filoso- fia , di A. Buonafede » 222 Delle malattie morali de' letterati e de' rimcdj low , di N. G. Dalla Riva » 20S Letteratura. — Opere di G. Bianchetti "219 Medicina. — Discorsi di anatomia di L. Bellini reci- tati all' Accademia della Crusca » iao Accademia medico-chirurgico-Giuseppina, di G. Piz- zighelli » 255 Di una strana malattia nervosa guarita con I'ago- puntura, di G. Namias » 25 1 Poesia. — Gli sposi fedeli , storia italo-gotica-roman- tica di A. M. Ricci » 94. L'Avarizia, Satira prima di Orazio esposta in dia- letto milanese col testo a fronte > 104 Liriche di G. Montanelli » 109 J Preludj poetici di G. B. Giorgini » 112 L'Apocalisse di S. Giovanni Evangelista ridotta in versi italiani da F. Bisazza » 1 1 3 La Divina Commedia ridotta a miglior lezione da G. B. Niccolini , G. Capponi , G. Borghi e F. Bccchi ...» 1 1 5 1 N D I C E. 335 La Divina Commedia di Dante AUgfueri con note di P. Costa p. 1 1 9 Opere minori di Dante Alighieri per cura di P. J. Fraticelli » ivi Le Odi di Orazio tradotte da M. Colonnetti . . . » 2 56 Elegie di Tibullo con alcune di Pioperzio volgariz- zate da A. Cavalli » 227 Le Opere di Tibullo tradotte da L. Biondi . . . . n ivi Poesie di Catullo tradotte da G. A. Scazzola . . . » ivi Poesie inedite di S. Pellico » 2 3 1 La Bbmbiorgica , di IV. Borrelli » a3o Eugenio Aram di C, L. Bulwer tradotto da F. Ain- brosoli » 2^5 La sera del Venerdi santo, di F. Testi » 3oi Poligrafia. — Ahnanacchi e strenne ........." 282 Religione. — Opere del P. Paolo Segneri » 120 Idea della sacra eloquenza di Giuseppe Barbieri, di A. Paolini » 226 Orazione panegirica a S. Ignazio da Lojola , di A. Paolini » ivi Storia , Biografia. — Su la vita e su le opere del- V abate Domenico Scind , di V. Mortillaro . . . » 121 In morte di Teresa Bandettini Landucci , elogio di L. Fornaciari » ivi Storia generate dell' Italia con brevitd esposta da G. Campiglio » 196 Biografia degli Italiani illustri del secolo 18.0 e dei contemporanei , per cura di E. de Tipaldo . . . " 201 Catalogo di 1800 e piu autograft di personaggi die furono rinomati sul trono ecc. posseduti da A. Gandini » 2 1 5 Storia della citta di Parma continuata da A. Pez- zana » 273 Compendio storico della citta di Pordenone , di V- Tinti " 275 Delia vita e delle opere di I. Pindemonte , di B. Montanari » ao5 Elogio di L. Cicognara , di F. Becchi » 206 Notizie biografiche di Isabella Albrizzi , di A. Me- neghelli » 207 Elogio storico dell' arcivescovo Giuseppe Capece-Latro. di N. Candia » 268 336 I N D I C E. VARIETA. Arti belle. — V incontro di S. Leone con Attila , in- cisione di P. Andedoni p. 3oa Astronomia. — » Stelle cadenti » 3 14 Economia pubblica. — Prodotto del ferro in Europa » i35 Intonio alle pellicce ed al low commercio <> i3g Commercio della Francia colle sue colonie e coi paesi stranieri « 149 Errata-corrige . » 32,9 Fdologia. — Lavori letterarj dci missionarj francesi sta- bility a Serampore nell' India » 3 a 2 Fisica, Chimica. — Osservazioni meteorologiche di ot- tobre a i5i i — di novembre e dicembre >/ 3»y DelVazoto e della chimica organica » 3o6 Regno atmosferico » 307 Sulla polarizzazione del calore , di G. Melloni . . » 3 1 5 Del rosseggiamento delle saline » 3ao Ariete elettro-magnetico del prof. Dal Negro . . . »» 3a 3 Geografia , Viaggi. — L' incivilimento nelle isole Sand- wich ; 86 >> 56 Atti dell' I. R. Accademia dei Georgoiili di Firenze w 86 " 48 Avvicendauiento (Premio proposto dall' I. R. Accademia dei Georgofili di Firenze per un migliore ) delle colture » 86 " 49 Bacbi da seta in Toscana » 86 » 5i ( Del mal del segno o calcino de* ), Me- moria di A. Bassi >/ 85 « 260 Barbabietola (GoUivazione della) per forag- gio » 86 " 55 ■ ( Delia coltivazione della ) in Piemonte e primi saggi sulFestrszione dello zuccbero dalle medesime, di T. Yalperga di Civrone .» 87 » 4°9 Bigattaja salubre ideata da D'Arcet, e pro- posta agl' Iraliani da G. Barbo " 88 » 326 Bonilicazione di terreni, cb C. Visconti di Modrone » 86 •> 3 3o Boschi (II governo de') di F. S. Meguscber . » 87 " 411 Calendario georgico della R. Societa agraria di Torino » 87 " 4°7 (') A maggior coiuodo de' lettori i titoli ddlc uiateiie si sono di- Btribuiti giusta 1" ordme all'abetico. Bibl. hal T. LXXXVHI. a3 *} 1 11 Carro ad uso dci prati, di G. B. Vassalli t. 86 p. i3o Cavalli (sulle razze di ) in Italia » 86 w 6i (Ragionamento intorno ai inezzr di sta- bilire nel Piemonte una generazione di ) pill utili degli indigeni, di G. Luciano . » 87 » 408 Coltro toscano » 86 » 65 Congegno ( Premio proposto dall" I. R. Ac- idemia dei Georgolili di Firenze per un) adatto a sgranare il grano turco » 86 » 49 Datisca cannabina ( Snlla ) » 86 " 54 Economia rustica per lo regno di Napoli, di L. Granara » 85 " 144 Elba medica; osservazioni sul seminarla fitta e rada >i 86 » 54 ( Sail1 ) flamma » 86 " 54 Fagiuolo : nuova specie » 87 » 3y5 Formaggi (II caseificio o la fabbricazione de'), Memoria teorico-pratica di L. Cattaneo.w 88 » 3i (IMemoria intorno al miglioramentode') lombardi, di L. Peregrini " 80 " 47 Gelsi in Toscana » 86 » 5 J Gelso delle Filippine. Esperimenti per met- tere in chiaro 1' influenza della foglia del gelso medesimo sulla seta prodotta dai ba- cbi nutriti con essa. Premio proposto da I\l. Bonafous » 86 " 5o • (Macchine per triturare la foglia del), di G. Gludoli e di F. Turina » 86 »' i3o Giornale agrario toscano . » 86 » 48 Grano; modo di calcinarlo per la sementa . » 86 » 53 * ■ ■- (Di due varieta di) coltivate in Ame- rica, e notizie pel grano di Petuniel: espe- rimenti fatti in Toscana » 86 » 53 — ■■ ■- turco: osservazioni sul piantarlo e se- niinarlo iitto e rado » 86 » 54 Invenzione o innovazione o metodo o fatto estesamente applicabile e di utilita fonda- mentale alia pratica agricoltura della To- scana. Premio proposto dall' I. R. Acca- demia dei Georgofili di Firenze » 86 » 5o Istituto agrario a Meleto » 86 » 60 Latte (Prodotto comparativo del) fra le vac- che di grossa e di piccola statura >t 86 » 60 ?39 Man i era molto semplice per far risparmio d'accjua e di fatica neir iuuaffiare gli al- beri novellnniente trapiantati, di G. Cor- dero di S. Q'uintiao t. 87 p. 407 Miglioramenti ( De' ) agrarj « 86 » 5o Notizie agrarie ed ecoiiouiiche sopra alcune parti della Toscana t. 86 p. 5j e 58 Oxalis ( Sulla ) crenata t. 86 p. 54 Patate: osservazioni sul piantarle litte e rade . » 86 » 64 Sistema (Del) di cultura alterna paragonato al comime avvicendamento triennale » 86 » Sy Societa enologica in Toscana » 86 >i 56 Stagni artificiali ed altri convegnenti idraulici artificj, di A. Parea e G. Gagliardi. . . . » 86 » 120 Sngherata, maccliina per brillare il riso, per- fezionata da V. Gereschi >/ 86 » ia3 Toscana (La) puossi denominare eminente- niente esperimentaie A 86 » 5i Ulivi: maniera di rilevarli per, mezzo dei polloni » 86 " 55 Ulivo ( Di una varieta di) che trovasi in Crimea, di G. Casaretto » 85 Vigna ( Di una recente coltivazione a) in To- scana » » 86 » 55 Vino ( Fabbricazione del) inigliorata da A. M. Crosta » 86 » 12,1 Macchina per isgranare Tuva, di G. Torri " 86 » 124 ■ Maccbine ammostatrici » 86 » 65 Nuovo metodo per favorirne una buoaa 90 fermentazione nei tini aperti » 86 » 56 — — ( Torcbio da ) e da olio di nuova for- ma, di G. Torri » 86 » 124 AlMANACCHI. V. POLIGRAFIA. Anatomia. V. Medicina. Animali. V. Storia naturale. Ahcheologia. V. Aim belle. ARCHITETTURA. V. ARTI BELLE. Aritrietica. V. Matematica. Arti belle, Archeologia, Numismatica. Accademia I. R. di belle arti in Milano. . » 88 " 238 ■ pontiiicia di belle arti in Bologna. . » 87 » ic3 340 Adamo ed Eva die piangono snl corpo del- l'estinto Abele : preniio di pittura aggin- dicato a C. Zatti t. 88 p. 239 Adorazione del vitello d'oro, incisione di P. Caronni « 85 » q.Sj Album. Esposizione di belle arti in Milano.w 88 » 2i3 Alessandro che doma il bucefalo: premio di scultura aggindicato a R. Monti » 88 » a3r> Anticbita ( Dissertazioni sopra le ) italiane di L. A. Muratori , » 86 •> 172 ' ■ nuove scoperte ad Atene " 86 » 423 ( Le ) di Alba Fucense negli Equi mi- surate ed illustrate da C. Promis » 86 « 1 5 3 AntiquiU's mexicaines » 87 » 210 Ape ( L' ) italiana delle belle arti » 86 » 386 Arcbitettura ( Istituzioni di ) civile, raccolte, ecc. da L. Ponza di S. Martino » 85 " 143 Arco della Pace in Milano " 86 " 400 Arti (Snlle) considerate nella loro origine e nel loro incremento pei culti religiosi . » 87 » io3 Basilicbe ( Le quattro principali ) di Roma, descritte, ecc. da A. Valentini » 87 »» 10 1 Bassirilievi (Tredici) di Canova possednti dal Dott. A. Piazza ed illustrati dal P. Menegbelli » 88 „ 2 1 3 Campanile (II) di Urgnano, di L. Gagnola . » 86 » 39a Candelabro riccbissimo per cereo pasquale : preinio di disegno d'ornamenti aggindi- cato ad O. Vacaai » 88 » 240 Castruccio degli Interminelli liberato dalle carceri di Lucca : premio di disegno di fi- gura aggindicato a L. Sabatelli » 88 » 240 Cecilia ( La Santa ) di Raffaello, incisa da M. Gandolfi " 85 » J 39 Discorsi letti alPAccademia di Bologna per la distribuzione de' premj >> 87 » io3 Discorso per la distribuzione de' prenij del- l'I. R. Accademia di belle arti in Milano." 88 » 2 38 Disegno di C. Bonini » 88 " 239 di L. Sabatelli » 88 » 240 ■■ di O. Vacant » 88 » 240 341 Dit.tico ( Dicliiarazione di un) consolare della cattedrale cli Aosta, di C. Gazzera . . . . t. 87 p. 296 Dizionario storico di archLtettura, di Qua- tremere de Quiocy >> 85 " 104 Duomo (Del) e del Battistero di No vara, di C. Racca » 87 » 94 Edificio grand lOSO ad uso di pesclieria e di vendita della frntta e degli erbaggi'i pre- mio d'architettura aggiudicato a C. Bonini ../ 88 » a38 Elogio di Giuseppe Pieriuarini professore d'architettura » 88 » 241 Epigrafia. V. EriCRAFiA. Esposizione di belle arti nell" I. R. palazzo di Brera in Milano t. 85 p. 428 >> 88 » 238 di opere di pittura e di scultura nel- r I. R. Accadeuiia di belle arti in Venezia." 87 » 127 Fiori ( Mazzo di ) variati, presi dal veto e coloriti a olio: premio aggiudicato a G. Borgo-Caratti » 88 » 241 Iconogcafia italiana degli uomini edelle donne celebri dall'epoca del risorgimento delle scienze e delle arti fino ai nostri giortii . » 85 » 90 storica degli ordini religiosi e cavalle- reschi , di G. Gincci •> 87 v a53 Incisione di P. Anderloni » 88 " 3oa di G. Berselli » 88 » 289 1 ■ di P. Caronni » 85 " 4^7 di M. Gandolfi » 85 » 1 39 Litografia » 86 » 128 Lombardia pittoresca >> 85 » 97 Meraviglie ( Le ) dell' arte, ovvero le Vite degli illustri pittori veneti e dello Stato, di G. Ridolfi » 85 >- io3 Monete feaicie delle isole Baleari, di A, Della Marmora » 87 » 3o7 Monoliti ( Dei grandi), loro uso, traslocazione ed innalzamento, e deirobelisco di Luxore in particolare " 85 w 334 Monumenti (I) dell' Egitto e della Nubia, illustrati, ecc. da I. Roselliui » 85 w 142 ( Guida per osservare con metodo i ) anticlii e modcrni della basilica Ainbro- eiana » 86 « 240 342 Monument! sepolcrali, ciborj ed altari del secolo 14.0 e i5.° misurati, ecc. da F. M. Tosi t. Notizie sni celebri pittori e sn altri artisti alessandrini, di G. A. De Giorgi » Numismatica ( Qnadro di geograiia), di C. Strozzi » Obelischi (Degli) e particolarmeute di quello di Luxore » Opere dei grand i Concorsi premiate nell'I. R. Accademia di belle arti in Milano, di G. Alnisetti » . di R. Mengs pubblicate da G. N. d'Aza- ra, corrette ed aumentate da C. Fea . . ." Pittura ( Uso della ) sui monumenti funebri dei Greci " Pitture di F. Albani » di Ma ri anna Angeli » di F. Antonibon » ■ di C. Arienti » di M. Azegiio » di C. Bellosio » di Elisabetta Benato » — — . di L. Beniezky ■....<> di G. Bezzuoli n di F. Bigiuoli » . di G. Bisi •. •> —— di L. Bisi v di M. Bisi •' di G. Borgo-Caratti <> — — di G. Borsato ■ . » . di G. Bossi ' - „ • ■ di V. Camuccini » di C. Canella » di L. Caracci > — — di N. Carta » di F. Cavalleri » di V. Chilone > di P. Cornelius » di M. Comirato » di G. Diotti •> • del Dotnenicbino » 87 p. a55 85 " 96 85 » a53 85 w 334 88 » 278 85 » 102 86 » 422 86 •> 392 87 n l32 87 0 128 85 » 448 85 •> 452 85 » 45o 87 u I 32 8v •> i 29 86 •> 395 86 » 306 85 " 454 85 » 47 85 » 457 88 » 241 87 » 1 3o 86 » 393 86 n 394 85 » 457 86 » 387 86 •> 396 86 >-> 394 87 « 1 3o 86 >, 389 87 » i3a 85 » 444- 86 » 393 Pitture . d d d d , t1 ■ d ■ d d d d d d d d ■ d d • d d - d -- d di A. De Dree t. 85 p. F. Facci » 87 » G. Francesconi » 87 » L. Gavagnin » 87 » V. Giacouiella » 87 » R. Giovanetti » 88 u F. Goniti „ 85 " M. Gozzi „ 85 ,1 A. Gualdi » 85 » C. Gnerra <* 86 » B. India » 86 » D. Indtmo »/ 85 « A. Inganni „ 85 » A. Kuchler ,/ 86 .; L. Lipparini » 85 » Teresa Lippich n 87 >> M. Lodi „ 87 „ P. Luchiui i> 85 » I. Manzoni » 85 » A. Marinoni „ 85 » P. Menegassi » 87 » F. Milani „ 87 „ G. Molteni „ 85 ,. P. Nardncci » 85 " F. Nerly » 85 » P. Palagi - 86 „ 0. Penuti » 85 " F. Podesti . .t. 85 p. 442 t. 86 p. 388 e N. Possiao t. 86 p. Prestel » 85 » A. De Regny „ 85 » F. Sabatelli » 86 » R. Sanzio t. 86 p. 387 „ 87 „ N. Scliiavoni » 85 » 45o » 87 » G. Servi " 85 » 447 » 87 » N. Sessa „ 86 „ G. Sogni i) 85 >i Maria Tagliapietra >i 87 » G. Trecourt ,1 85 » L. Trecomt » 85 » D. \ icari >> 87 >/ T. De Vieo n 86 » 04J 456 129 i3a i3x 129 127 45 1 456 412 387 353 45a 456 395 448 i3a 129 45o 458 1 29 129 446 449 458 393 45 r 396 392 457 458 389 396 i3i I2il 388 443 i3a 445 446 129 398 344 Pitture di F. Weit t. di G. B. Wicar „ di C. Zatti „ Premj deir I. B. Accademia di belle arti in Milano » • della pontificia Accademia di belle arti in Bologna „ Scelta ( La ) degli argomenti qnanto giovi a for mar bnoni artisti » Scultnre di G. Alvarez „ 36 P- 3i;5 86 " 389 88 u 239 238 {7 » . d d . d d d d d d d d d d d d ■ d ■ d d d d d ■ — a d d d G. Angelini „ T. Bandini „ L. Bartolini „ C. Baruzzi » G. M. Benzoui „ A. Ganieroni ,, A. Canova juniore „ G. da Crescenzo ;, G. Croff , E. Danti „ L. Ferrari „ I. Fraccaroli ,> D. Gandolfi ., G. Gibson t. 86 p. M. Kessels t. A. Labourenr „ G. A. Labns ,; P. Lemoyne „ L. Marcliesi » P. Marchesi „ G. Monti „ B. Monti >, L. Pampaloni „ F. Pelliccia „ B. Binaldi » A. Sangiorgio » N. Scarpa >, L. Scorzino » A. Sola » A. Tadolini •; A. Thorwaldsen » E. Wolf t. 86 p. 87 „ IOJ 86 >> 390 86 „ 397 85 » 4+2 85 » 432 85 » 434 86 » 399 87 » 133 87 » r33 86 ii 389 85 » 440 86 m 399 85 ii 43o 86 „ 391 85 » 4+2 3qo e 398 86 p. 399 86 m S97 85 <> 441 8f» >i 391 85 •> 441 85 » 4;7 85 u 440 88 „ 239 86 » 3q8 86 ,4 397 86 k 3q8 85 » 442 87 " t33 OD >' 441 86 d 391 86 •> 3q9 85 » 428 397 e 399 345 Sculmre di A. Zandomenegbi t. 87 p. i33 Socieia egizia, il cui scopo e di facilitare le ricerclie nella valle del Nilo » 85 » 419 Storia dell'arte col mezzo dei monumenti, di G. B. L. G. Seroux d* Aginconrt . . » 85 » 143 Studj salla storia delle arti, di P. I. Decha- zelle " 86 >> 26 Terra ( La ) Santa ed i lnoghi illu strati dagli Apostoli : vedute pittoreselie " 86 » 401 Venere e Marte con Ainore : premio d5 in- cisione aggiudicato a G. Berselli .... . . u 88 h 239 Vita del celebre pittore Francesco Albani, di A. Bolognini Amorini » 87 » a5o ■ ■ ( Delia ) e delle opere del cav. Giu- seppe Longhi, di G. Beretta » 87 » 97 Arti e mestieri , Tecnologia. Accendifuoco (Fabhrica in grande di ) , di L. Pessina » 86 » i3o Armi da fuoco migliorate da P. Calabresi , da C. M. Colombo, e da G. Console, t. 86 p. 129 e 122 Meccanismo per rendere piu semplice l'arte di caricarle a palla, di L. Scbober . t. 85 p. 278 Automi pittorici di L. Borini » 86 » 128 Barca attaccata ad 1111 carro cbe la rimorchia contr' accpia . di L. Torcbi » 86 » 124 Bastimento ( Modello di ) ad uso dei teatri, di I. Ogna » 86 » i3o Bleu (Del modo di rendere il) Raymond, fis- sato sulla seta, di nn tuono pin intenso . » 86 » 69 Blonde dei fratelli Rosselet » 86 » l3i Bulini da iucisore , di G. Guerra » 86 » 123 Campane costrutte dai fratelli Barigozzi in guisa cbe facile riesce il cambiare il punto di percussione >> 86 » 123 ■ Meccanismo di L. Sogni per renderle in perfetta armonia » 86 " 123 Carbon fossile ( Uso del ) tritato nelle mac- chine a vapore » 85 » 280 Carro ad uso dei prati , di G. B. Vassalli . » 86 » i3o nnovo, detto ]ianatoforo » 86 " 66 Carta, lilati e tessuti formati con sostanze indigene vegetali di niun costo, di Cate- rina Mazzoleni - Fazari » 86 » i3o 346 Cartiera di P. A. Molina t. 86 p. t3l Cartoni levigati con macclue imitanti quelle dei legni esotici, di S. Speluzzi t ..... n 86 " i3o Gascami (Fnbbricbe di cardatura dei) di seta, di G. e F. Yenini , e di G. Piccaluga . » 86 » 121 Cascanii ( Filatura de') di cotone, di C. Mar- tin e cotnp " 86 » 126 Casse figurate da orologio a pendolo formate di terra cotta e di pastello, argentate, do- rate, ecc. di L. Sordelli e F. Alberti . » 86 » 127 Ceralacca, ostie, ecc. di P. Ripamonti Car- pano " 86 " 127 Chiuse o sostegni cfacqua per il trasporto del legname dal dorso delle montagne al fondo delle vallate, di G. Hnilicza . . . » 85 » 278 Color giallo ( SuU'applicazione del) dei Rhus toxicodendron e coriaria e del Morus cu- cullata alia lana, di G. Sella >• 87 >/ 407 Colori a succo ed a corpo per uso della pittura , di A. Soldati > 86 » 128 ■ (Di alcuni) che nei secoli i4.°e i5.° furono adoperati per le pitture del Campo Santo di Pisa, di G. Branchi » 86 » 141 Combustibili (Sui) fossili degli Stati Uniti di America, lettera di L. Tinelli . ... it 86 » 144 (Sui) nelP Italia settentrionale . . • » 87 » 411 Compressore , stromento cbirurgico , di B. Signoreei » 86 » 122 Congegno di G. Vigevano per isgombrare i canali navigabili dalle erbe palustri . . » 8 6 » 125 Conferie di vetro di B. Polacco » 86 » 129 Cordoni (Fabbrica in grande di) di ogni ma- niera , di L. Golombini » 86 >/ 126 Cribro, mola, frullone e ventilabro applicati ad un molino per il grano , di M. Oman . » 86 » 124 Dipintnre a vernice sul vetro, di L. Inver- nizzi " 86 » 128 Emporio delle cognizioni utili in ogni ramo di scienze, lettere ed arti : giornale . . » 85 » 144 Filiirina ( Della ) e del modo di ricavarla dalla 9corza del lillatro •/ 86 » 68 Filtro da caffe, di F. Saino » 86 » j3o 347 Fonderies (Ubsen'ations sur k methodes suwies dans les) de bronze pour I'artillcrie, par C. Sobrero t. 87 p. 37a Fornello per carbonizzare la torba , di L. Candiani » 86 u 129 ■ ■ per la trattura della seta, di G. Riva . t> 86 » 125 Funghi modeliati in cera t> 86 n 68 Intlustria (Dei progressi dell') in Toscana . » 86 » 62 Istromenti ottici di L. Consonni »> 86 » 128 Laniine di ferro inargentate a disegni , di M. Brambilla » 86 »/ 129 Lampada ( Modello di) per la pubblica il- luminazione , di F. Bosiz » 80 » i3o Lavori d'argento soprappostevi laminette d'oro, di C. Santagostino » 86 » 127 di bronzo di Aubry e Ronclii . . . »/ 86 » 127 in bronzo dorato di P. L. Thomas . ♦; 86 » i32 da colteilinajo, di M. Weiss . ...» 86 u 129 ■ in latta eseguiti a martello, di S. Plnm- jeau » 86 h i3o ■ in legno a chiaroscuro o a tarsia , di S. Corvi » 86 » i3o in paglia ed in erbe comuni , di M. Bifli „. 86 '» 129 di tartaroga intarsiati , di B. Speluzzi •> 8^> •> 127 L'nograiia migliorata da G. Pagani ....>< 86 » 128 ■ Vassalli „ 86 >; 128 Litotrizia (Stromenti per la), di G. Fioroni. » 86 <> 122 Lucignoli economici di Giovannina Crotti . >> 86 » i3o IMaccliina (Modello di ) a vrapore, di S. Va- lerio „ 86 » 129 per alzare Pacqua, di F. Saino . . » 86 u i3o Macchine e instrument] agrarj. V. Agraria. in ferro, ferraccio e bronzo per le ma- nifatture di seta , cotone e lana , di S. Bufour • „ 86 » 121 per trar Pacqua dalle escavazioni, mi- gliorate da G. Mezzanotte » 86 » 124 Mantice di semplicissima costrnzione, di P. Citterio „ 86 » ia3 Materie (Determinare quali) prime indigene presenti c ottenibili possono alimentare 129 348 arti e manifattur? die vincano o 9osten- gano la concorrenza de1 pro'dotti maaifat- turati esteri. Preinio proposto dalfl. R. Accademia dei Georgofili di Firenze . . t. 86 p. 5o Wetalli ( Del ristringimento de' ) fnsi allorche si raft'reddano, di C. Karmarscli . . . . » 85 » 278 Metodo per riparare gli argini e !e sponde de' fiu mi nelle escrescenze delle acque, di G. Rambaldini "86 Winiere (Le) metalliche dell'Ossola , descritte da G. B. Fantonetti » 85 » 342 Mobili lavorati alia violac , di L. Fratini, e di G. Cattaneo » 86 » \2.j Monoliti (Dei grandi ) , loro nso, trasloca- zione ed innalzamento , e dell1 obelisco di Lnxore in particolare « 85 « 334 Mnlini ( Riparo pei ) onde evitare clie si in- cendino, di Gaetano e Gio. fratelli Fedeli » 86 » i3o Mulino meccanico da grano, di L. Tnrcbini » 86 » 66 Naspi a raggi mobili di T. Milesi, di B. Pro- serpio , di G. Grassi Marliani e di I. e G. Ratti » 86 » i3o Nonio (Modificazione del), di G. Vettinger. » 86 » 129 Olio (Delia manifattura dell') di nlive . >, 86 » 67 Ordigno per rigare la carta, di G. Urio . » 86 » i3o Orologi da torre , di A. Torri » 86 " i32 Pavimenti a smalto " 87 " 410 Pelli lavorate per bnfetteria da P. Dncros » 86 » i3i Pellicce (Intorno alle) ed al loro commercio » 88 " 139 Pendolo idraalico, di G. A. Licini ....>/ 86 » 129 Piastrelle nere per pavimenti , di G. B. Brusa » 86 » 129 Ponte da fabbrica , particolarmente pei pit- tori, di L. Mongnzzi » 86 » ia5 ( Modello di 1111 ) pei canali , di F. Vajani >> 86 » ii<) Ponti di ferro in Toscana 66 Premio a cbi istituira una fabbrica di znc- cbero di barbabietola in Piemonte . . . » 87 » 409 Premj (Solenne distribuzione dei) d'.induattia agricola e nianifattnriera fattasi in Milano nel i837 » 86 » 118 349 Preparazione anatomies del fihigello die lo mostra nelle diverse sue fasi, di A. Maestri t. 86 p. ia6 Frofumeria ( Oggetti di ), di G. M. Dunant. » 86 » 126 Quadri a ricauio di Teresa Odini vedova Zappella » 86 » 129 Kasseuamento di trine e di blonde, di Ca- rolina Peroni » 86 » i3o Kimendi alle stoffe di ogui sorta , di Giovaa- nina Clementi » 86 » i3o llimovimento (Del) e trasporto di muri, cam- panili e altre parti di edificj u 86 u 184 Sangue (Del) considerato nei suoi rapporti con le arti economiche ed industriali . . » 86 » 68 Serratura di nuova costruzione, di G. A. Belloni -Franzoli » 86 >/ 129 Serrature di L. Citterio >/ 86 » 123 Seta ottenuta dai baclii nutriti colla foglia del gelso delle Filippine e stoffe fatte colla medesima » 86 u i3i • (Meccanismo per torcere, appajare e ritorcere a un tempo i iili di ), cii G. Brentano " 86 » ia5 Stafla di F. Sayler per salvare I'uomo dai varj accidenti clie succeder gli possono sul cavallo « 86 « 123 Stoffe ( Fabbrica di ) di seta, velluti , ecc. di D. Argenti » 86 i» 129 di seta, di laua e di cotone delle fab- l>riche Larnberti , Osnago , e Boselli . . » 86 » i3i Strada di ferro proposta ia Toscana ...» 86 » 67 ferratadaMilanoa Venezia:cennirelativi alia scelta della niiglior linea t. 85 p. 219 » 88 » 58 ■ Osservazioni sulla forma delle rotaje per la progettata strada di ferro da Mi- lano a Como, e proposta di radicali va- riazioni al!e medesime: con tavola in rarne.^ 85 » 3i5 Strade ( Snlle ) ferrate degli Stati Uniti di America, lettera di L. Tinelli » 86 » 2 63 di ferro : modelli di G. Bruschetti, e di L. De Cristoforis » 86 » i3i Stnfa a vapore per far niorire le crisalidi dei bozzoli da seta, di F. e B. Turiua . » 86 » i-5 oDO Tappeti e suppedanei ( Fabbrica di ) di E. Pescini t. 86 p. 126 Tliull (Fabbrica di ) dei fratelli Galbiati . 0 86 » 121 Torchio da vino e da olio di nuova forina, di G. Torri » 86 » 124 Tovaglie all" uso 5.1 Fiandra, di P. Vigano.x 86 » 129 Triangolo per lo sgombro delle nevi, di F. Bosiz » 86 » i3o Tromba aspirants senza stantuffo , di A. Manzoni » 86 » 129 Velli di montone per tappeti e euppedanei, di B. Peregalli u 86 » 126 Ventagli (Fabbrica di ) , di I. Biglioli, ed altra di G. Coati » 86 » 129 "Vetri dipinti di G. Bertini » 86 >/ ill Zucchero ( Invito per la produzione dello ) indigeno in Toscana, di P. Bandini . . » 86 » 52 > di barbabietola : esperimenti fatti in Piemonte » 87 >> 409 Arti militari. • Armi da fuoco migliorate da P. Calabresi, da CM. Colombo, e da G. Console. t. 86 p. 129 e 12a Meccanismo per rendere piii semplice Parte di caricarle a palla, di L. Scliober . t. 85 p. 278 Dizionario d'artiglieria, de' capitani Carbone ed Arno w 85 » 144 Fonderies ( Observations sur les methodes sui- vies dans les ) de bronze pour l' artilkrie , par C Sobrero » 87 » 372 Polvere ( DelTorigine della ) da guerra, e del primo uso delle artiglierie a fuoco, di F. Omodei » 87 » 291 ASTRONOMIA. Annuale astronomico di Milano per Panno 1837 » 85 » n3 Effemeridi astronomiche di Milano per Tanno 1837, con appendice di osservazioni e di Memorie astronomiclie - » 85 » 144 Stelle cadenti » 88 » 3 14 Atti Accademici. Accademia I. R. di belle arti in Milano . » 88 » 238 pontificia di belle arti in Bologna . » 87 « io3 35i Accademia aretina di scienze, lettere ed arti t. 86 p. 69 — — I. R. dei Georgolili di Firenze . . . » 86 » 48 R. delle scienze di Torino . t. 87 p. aoi , 289 e 370 Istituto I. R. di scienze , lettere ed arti in Milano t. 86 p. J 18 I. R. politecnico di Vienna » 85 » 276 Socieiii R. agraria di Torino » 87 » 407 BlBLIOGRAJlA. Bibliografia critica delle antiche reciproche corrispondenze dell' Italia colla Russia, colla Polonia ed altre parti settentrionali, di S. Ciampi » 85 » 1/^3 Imitatione (De) Christi : sui due testi Bodo- niano e De Advocatis, lettera di G. Acqui- stapace » 85 « 420 BlOGRAFIA. V. STOIUA. botanica. v. sloria naturale. Caccia. Congegno per elevare gli staggi con pron- tezza e facilita nel paretajo appesi . . » 86 » 66 Chimica. V. Fisica. Chirurgia. V. Medicina. Classici. Aieteo di Cappadocia, delle cause, dei segni e della cura delle malattie acute e croni- che : volgarizzamento dj F. Puccinotti . » 87 » 29 Biblioteca classica di sacri oratori . ...» 87 " a58 ■ degli scrittori latini col testo a fronte . » 88 » aa5 Blhliothtca (Nova scriptorum lat i riorum ) ad optimas ediiiones recensila accurantibus Pa- risiensis Acadeniice. proftssoribus edita a C. L. F. Panckoucke » 88 » aa5 Caronte, dialogo di Luciano volgarizzato da C. Gemelli Collectio latinorum scriptorum » 85 Collezione de' classici latini minori . . . . » • de*1 classici italiani del secolo 18.0 . >> Commedia (La divina) ridotta a niiglior le- zione da G. B. Niccolini, G. Capponi , G. Borglii e F. Becchi » — — ( La divina ) con note di P. Costa . u 87 » 3 85 » 17a 87 ,> 264 85 » 145 88 » n5 88 u 119 35a Diceosina (La) di A. Genovesi t. 85 p. 145 Discorsi di anatomia di L. Bellini » 8& » 120 Dissertazioni sopra le antichita italiaue , di L. A. Mnratori con note di S. A. Morcelli, ecc t. 85 p. 14$ » 86 » 172 Elegie di Tibullo con alcune di Properzio volgarizzate da A. Cavalli » 88 » 227 Gcorgica (La) e 1' Eneide volgarizzate in ot- tava rima da L. Mancini » 86 » 297 Logica e metafisica di A. Genovesi . . . . » 85 « 145 Odi (Le) di Orazio tradotte da M. Colonnetti » 88 » 266 Opere di G. B. Vico ordinate ed illustrate coll' analisi storica della mente di Vico in relazione alia scienza della civilta da G. Ferrari t. 85 p. 122 » 87 » 416 ■ filosoliche e di ecocomia politica di P. Verri „ 85 » 145 - minori di Dante Alighieri, per cura di P. J. Fraticelli „ 88 •> 119 (Le) di Albio Tibullo tradotte in terza rirna da L. Biondi >• 88 » 227 . del P. P. Segneri „ 85 „ 14S ■ scelte del cardiaale G. S. Gerdil . . » 85 » 145 Poesie di C. V. Catullo recate in italiano da G. A. Scazzola » 88 » 227 COMMERCIO. V. ECONOMIA TUEELICA. CoSTRUZIONl PUEBL1CHE. Ponti ( Cenni sopra alcuni nuovi ) , di G. A. Borgnis » 87 »/ 274 Porti (Dei) di Ravenna e Cesenatico . . » 86 » 67 Progetto di restaurazione dell' emissario di Claudio e dello scolo del Fucino, di C. Afan de Rivera » 87 » 3 1 3 StradaferratadaVeneziaaMilano. t. 85 p. 2 19 » 88 » 58 ■ da Milano a Como » 85 » 3 1 5 > proposta in Toscana » 86 » 67 Strode ferrate negli Stati Uniti d' America . » 86 » 263 Modelli di G. Bruschetti e di L. De Cristoforis » 86 » i3i Costumi. V. Storia. Dkammatica. V. Poesia. 353 ECOKOMIA PUDBLICA, STATISTICA, CoMMERCIO, PoLITICA. Aflitti (Sugli) de' terreni t. 86 p. 61 Asili di carita per V infanzia .... t. 86 p. 69 e 246 Capitali : del loro frutto e della loro vera ed apparente distruzione t. 86 p. 6a Casse (Dell'origiue delle) di risparmio . » 85 » 287 ■ di risparmio in Toscana » 86 » 64 Gombustibili ( Sui ) fossili degli Stati Uniti d' America, lettera di L. Tinelli . . . . » 86 » 144 Commercio della Francia colle sue colonie e coi paesi stranieri nell'anno i835 . . » 88 » 140 Diritto commerciale (Principj del) secondo lo spirito delle leggi pontificie, di E. Cesa- rini » 85 » a 3 Dissesto (Di alcune cause dell' attuale ) eco- nomico dei possidenti toscani » 86 » 6a Industria (Dei progressi dell') in Toscana . » 86 » 5a Invito per la produzione dello zucchero in- digene in Toscana, di P. Bandini ...» 86 " 5a Istituti di pubblica beneficenza in Milano : somnie erogate nelT anno J 835 » 85 » i5o Istituto de' cieclii a Boston » 85 « 460 ( Sullo ) d' incoraggianiento e sulla in- dustria siciliana, di R. Busacca . ...» 85 » 1^.4 Materie (Determinare quali) prime indigene presenti e ottenibili possono alimentare arti e manifatture che vincano o sosten- gano la concorrenza de' prodotti manifat- turati esteri. Preniio proposto dall' I. R. Accademia dei Georgofili di Firenze . . » 86 » So Mezzeria ( Origine della) in Toscana. . . » 86 » 61 Monte (II) delle sete , di F. Restelli . . . » 88 » 14 Notizie agrarie ed economiche sopra alcune parti della Toscana » 86 » 57 Opere filosofiche e di economia politica di P. Verri » 85 » 145 Pellicce (Intorno alle) ed al loro commercio." 88 » 139 Popolazione (Della) attuale della Spagna . » 87 » 237 Prodotto del ferro in Europa » 88 » i35 Propiieta (Della) letteraria » 86 >> 63 Bibl. Ital. T. LXXXVIII. 2^ 354 Prospetto statistico de'cholerosi notificati nella Lombardia e nelle provincie Venete nel i835 e i836 t. 85 p. 114 Prostitution (De la) dans la ville de Paris, par A. I. B. Parent-Duchatelet » 85 » 225 Ricerche econoiuiche sulle interdizioni im- poste dalla legge civile agli Israeliti , di G. Cattaneo >i 88 » 160 Saggio di topografia statistico-medica della Provincia di Brescia, di W. Menis . . » 88 >/ 189 sul buon governo della mendicita, degli istituti di beneficenza e delle carceri , di ■ C. I. Petitti di Roreto ,, 86 » 348 Situation administrative de la province de Bra- bant , pour le baron de Stassart » 85 >> 388 Societa anonima per Io scavo delle miniere di Montevaso in Toscana » 86 >; 63 ■ di mutua assicurazione pel bestiame. >r 86 » 63 enologica in Toscana « 86 » 56 di temperanza . . . » 85 " 282 Usure (Delle) di grano » 86 » 62 Educazione, Istruzione. Amico ( Un nuovo ) della gioventu . ...» 86 » 3y5 Asili ( Intorno alia fondazione ed alio stato attuale degli ) di carita per V infanzia in Milano, di G. Sacchi » 86 » 246 pei fanciulli che si vorrebbe fossero stabiliti presso i parrochi della campagna in Toscana » 86 » 69 Colloqnj e ragguagli domestici indirizzati al- reducazione della fanciullezza da M.Parma « 86 » 3y5 Giannetto (II.) , libro di lettura morale ad uso dei fanciulli, di L. A. Parravicini . » 88 " 236 Giovedi (II) , letture pei giovanetti, compi- lato da A. Mauri e C. Grolli » 86 » 3j5 Guida delP edncatore , di R. Lambruschini. » 86 " 3j5 Istituto de' ciechi a Boston »/ 85 » 460 Istitutore elementare , di G. Codemo . . . » 86 » 3y5 Istruzione ( Sull' ) conveniente alle diverse condizioni di persone , di G. Bagutti . •> 86 » 3y5 Narratore (II), letture ameno-istruttive per la gioventu »* 86 » 3y5 1 4^ e 297 85 P- 106 86 H 64 355 Scrittore ( Dello ) italiano , discorsi di G. Bianchetti t. 85 p. Scuola (La) de" costumi di G. B. Blanchard, compendiata da C. Grolli t. Scuole elementari per Ie feinmine di Figline e pei contadini di Presciano » Eloquenza. Bonta ( Delia ) richiesia all' oratore , di G. Rossetti » 85 " 2S6 Discorsi per la distribuzione de' premj della poatificia Accademia di belle arti in Bo- logna « 87 « io3 Discorso per la distribuzione de' premj nel- VI. R. Accademia di belle arti in Milano » 88 » 241 di F. Carlini per la distribuzione de' premj d* industria fattasi in Milano . . . » 86 « 119 Eloquenza sacra. V. Religione. Orazione pel giorno onomastico di S. M. il Re Carlo Alberto, di P. A. Paravia . . » 86 >/ 240 Epigrafia. Elogi di quaranta illustri italiani , di M. Missirini » 87 » a 53 Inscriptions (Musei Kircheriani) " 87 » 116 Iscrizioni (Delle) veneziane, raccolte ecc. da E. A. Cigogna » 87 » 897 Lapide ( Dicbiarazione di una ) gruteriana , di B. Borgbesi . . . » • fenicia di Nora in Sardegna dicbiarata da G. A. Arri •> Lapidi ( Le anticbe ) del Museo d' Este illu- strate da G. Furlanetto >> Specimen (C. Boucheroni) inscriptionwn latino- rum , edente T. Vallauri » Errata-Corrige . . . . t. 85 p. i5o e 470 » » 87 it 286 e 426 " Faberiche. V. Arti belle. Farmacia. V. Fisica. Filologia. Analecta grummatica maximam partem anec- dota " 86 >i 309 Biblioteca degli scrittori latini col testo a fronte " 88 » aa5 «7 >f 000 87 a 3o5 88 a 208 85 86 88 it 348 294 328 87 » 3 85 n 173 87 » 264 88 it 1 53 86 » a38 85 „ 143 87 >> 18 S6 Bibliotheca ( iVot'n scriptorum latinorwn ) er/j'ta a C. L. F. Panckoucke t. 88 p. 2a 5 Caronte , dialogo di Luciano volgarizzato da C. Gemelli » Collectio latinorwn scriptorwn » Collezione de' classici latini minori . . . . » Dizionario d* artiglieria, de' capitani Carbone ed Arno » 85 » 144 Farsaglia ( Considerazioni intorno alia) di M. A. Lucano, per F. Carrone marchese di S. Tommaso » Gramatica della lingua spagnuola, di F. Ma- rin it (Prolegomeni ad una) ragionata della lingua ebraica, di S. D. Luzzato . . . . >■ Lavori letterarj de' missionarj francesi sta- biliti a Serampore nell' India >» 88 »/ 322 Lingua italiana ( Discorso circa le origin! , i progressi della), le liti intorno ad essa e i caratteri distintivi delle lingue illustri \ di B. Castiglia » 85 » 395 Metodo ( Nuovo ) per lo studio piu facile e filosofico delle due lingue italiana e tede- sca, di G. B. Menini >t 85 » a58 Miseria (Della) dell'juomo ; Giardino di con- solazione ; Introduzione alle virtii di Bono Giamboni : aggiuntavi la Scala claustrale. Testi inediti, tranne il terzo trattato, pub- blicati da C. Tassi » Monumenti ( I ) dell' Egitto e della Nubia il- lustrati da I. Bosellini » Notizie fondamentali di tutte . le parti del discorso, di G. Cora » Opere minori di Dante Aligbieri , per cura di P. J. Fraticelli •' Prosodia della lingua tedesca ad uso degli italiani , di D. Biragbi " Saggio storico sulla vita di Epicarmo coi frammenti delle di lui opere raccolti ed illustrati da L. Tirrito » Vocabolario degli Accaderaici della Crusca , per cura di P. Zanotti » 88 » 334 85 " 142 87 tf 394 88 n ii9 88 » 326 86 u 368 85 a 100 357 FlLOSOFIA, LOGICA, MORALE. Cognizioni ( Delle ) umnnc , di A. Abba . t. 86 p. 24.5 • ( Sistema delle) umane, di L. Pie- raccini t. 85 p. 144 » 87 » 356 Colonie penali deiringhilterra neirAustralia: loro stato attuale » 85 » 356 Credenze (Sulle) primitive, Iettere a Filo- mato, di A. Abba » 86 » 245 Diceosina (La) di A. Genovesi » 85 » 145 Diritto ( Dell' unico principio e fine del ) universale, di G. B. Vico » 86 » 25o Esame critico di uno scliiarimento di una proposizione per la quale si pretende affermare l'Attica sotto il governo Otto- mano essere stata piu libera die non ai tempi di Aristide e di Milziade » 87 » 145 Esistenza ( Intorno alle prove sull' ) esteriore date da A. Rosmini Serbati e da T. Ma- miani » 88 » 167 Filosofia (Corso di)', di A. Ginsti „ 86 » 420 ( Delia istoria e della indole di ogni ), di A. Buonafede » 88 » 222 (Della) della mente , di A. Testa . » 85 » 143 ■ (Elementi di ) di P. Paganessi ...» 86 » 419 Giudizj ( Delia liberta de' ) storici sopra i morti , di G. Manno » 87 » 289 Idee ( Nuovo saggio sull' origine delle), di A. Rosmini Serbati. ... t. 86 p. 333 " 87 » 37 Ideologia di P. Bottura u 86 >/ 420 Logica e metafisica di A. Genovesi . ...» 85 »/ 145 Malattie (Delle ) morali de' letterati e de' ri- med] loro, di N. G. Dalla Riva » 88 » 2i5 Opere di G. B. Vico ordinate ed illustrate colPanalisi storica della mente di Vico in relazione alia scienza della civilta da G. Ferrari t. 85 p. 122 » 87 » 416 edite ed inedite di P. Costa » 86 » 417 filosofiche e di economia politica di P. Verri •> 85 » 145 minori di Dante Aligbieri per cara di P. J. Fraticelli » 88 - 119 358 Scetticismo (Sopra la sola confutazione pos- sibile dello) esposta.da A. Rosmini Serbati t. 85 p. 345 Societa di temperanza » 85 » 282. Fisica, Chimica, Farmacia. Acque minerali di Bovegno e di S. Colom- bano, di G. Arici » 85 » 398 Ariete elettro-magnetico del prof. Dal Negro » 88 » 32 3 Attrazione (Sulla legge dell') molecolare , di G. Belli t. 86 p. 314 » 88 »# 3a8 Aurora boreale osservata a Pisa » 85 » 462 boreale osservata in Parma » 86 » 429 Azione elettrica (Sulla priorita dell') del- F atmosfera nell' alterare la virtu delle ma- gneti , e sulla polarizzazione dei condut- tori diretti a determinati punti del globo, di F. Zantedeschi » 85 » 1 35 Azoto (Dell') e della cbimica organica . . »/ 88 » 3o6 Bissus ( Essai chimique sur le ) de la Pinna nobilis , par Lavini " 87 » 3 73 Calamite composte di parti senza coesione fra di loro » 86 " 286 — — (Delia natura delle) e degli scandagli magnetic*! , di F. Zantedescbi >/ 86 >» i3q. Calore (Possa mirabile del) animale . . . . » 85 » 1 36 Calorico (Breve notizia intorno alle scoperte di G. Melloni sul ) .... t. 86 p. 190 » 88 » 3i5 Chimica ( Corso di ) generate del P. O. Fer- rario » 80 » 280 Colori (Analisi di alcuni ) che nei secoli 14.° e 1 5.° furono adoperati per le pitture del Campo Santo di Pisa, di G. Branclii . . » 86 » 141 Effetti ( Degli ) elettrici della torpedine ot- tenuti dal P. Santi Linari » 85 » 112 Elettricita (Sulla dispersione delle due ), di G. Belli, con tavola in rame, t. 85 p. 406 » 86 » 276 Elettro-magnetismo ( DelP influenza reciproca dell') de' corpi , di F. Zantedeschi . . . » 87 » i38 Esperimenti (Nuovi) relativi all1 ariete elet- tro-magnetico itnmaginato dal prof. Dal Negro ... - t. 85 p. m « 88 » 323 Farmacopea teorico-pratica di G. G. Del Bue >> 85 » 144 359 Fisica (La) dello Spettacolo della natura dell' ah. Pluche , dinloghi di B. Bizio . . t. 86 p. 260 ( Lezioni di ) sperimentale di S. Bar- locci t. 85 p. 109 » 87 >i 414 Forze ( Sulle ) die reggono la costituzione interna dei corpi , del Faraday » 86 » i3a Frumento ( Analisi cliimica del) coltivato con diversi ingrassi di Hermbstad » 87 » 38o Grandine (Sulla), di A. Bellani » 86 » 3 14 Manna : nietodo di depurarla emulante la cannellata, di C. Grippa »> 86 » i3o Meteorologia. Osservazioni fatte nell° I. R. Osservatorio di Brera in Milano t. 85 p. i5i» 295 e 471 t. 86 p. i5i, 295 e 439 t. 87 p. 143, 287 e 431 t. 88 p. 1 5 1 e 329 Opuscoli matematici e fisici di diversi autori t. 86 p. 3 14 Regno atmosferico . . . // 88 » 307 Ripulsioni (Sulle) elettriche nell' aria rare- fa tta , di G. Belli » 86 « 314 Saline (Del rosseggiamento delle), e in ge- nerate delle sostanze che carnbian colore ed arrossano » 88 » 320 Scariche ( Sui residui delle ) delle bocce di Leida, di G. Belli » 85 » 417 Stelle cadenti > 88 >i 3 14 Terreraoti sentiti in diverse parti del globo nell' anno i836 »> 86 « 425 Uragano nella rnontagna di Pistoja . . . . » 86 » 70 Veleni ( Repertorio dei) e contravveleni , di G. Taddei t. 85 p. 144 „ 86 » 326 FlSIOLOGIA. V. Medicina. Fiumi. V. Idraulica. Geografia, Viaggi. Akerman >> 85 » 148 Carta topografica del regno Lombardo-Veneto costrutta sopra misure astronomico-trigo- nometricbe , ed incisa nelFIstituto geogra- fico-militare u 85 « 118 Carte rappresentanti il sistenia dell' universo, di S. Visconti j> 86 » i32 Corografia fisica, storica e statistica deli"ltalia e delle sue isole, di A. Zuccagni-Orlandini w 85 » 1 53 36o Crimea (Sulla) e paesi limitrofi : lettera di G. Casaretto . • t. 85 p. 145 e 290 Dizionario geografico-storico-statistico-com- inerciale degli Stati Sardi , di G. Casalis t. 85 p. 143 Examen critique de l' histoire de la geographic , par A. De Humboldt „ 86 » 201 Incivilimento (L' ) nelle isole Sandwich . » 88 »/ i36 Italia (L') descritta e dipinta , che si pub- blica in Parigi da Audot padre , fatta ita- liana con molte aggiunte da D. Bertolotti » 85 » 143 Ovidiopoli » 85 » 148 Pianosa (DelPisola di) « 86 '< h'j Ritorno del capitano Back dai raari del Nord » 88 « 309 Scoperte ( Le grandi ) dell' emisfero occiden- tal non si debbono attribuire alia sorte o ad un fortunato accidente » 86 » 204 Storia di Botany Bay: attuale stato delle co- lonic penali dell' Inghilterra nell'Australia: esame degli effetti deila deportazione con- siderata come pena e come mezzo di co- lonizzazione, di G. Delia Pilorgerie . . . . » 85 » 356 Terra (La) Santa ed i luoghi iUastrati dagli Apostoli : vedute pittoresche » 86 » 401 Topografia della provincia di Brescia . . . » 88 » 189 Trento e sue vicinanze, di G. Pinamonti . » 86 » 243 Viaggi (Frammenti di alcuni) nella Bussia occidentale del sig. Schlatter u 85 »> 392 Viaggio all'intorno del mondo pei mari dell'In- dia e della Gina, eseguiti negli anni i83o, i83r e i83a dal cap. Laplace ,» 85 » 61 • sul nurne delle Amazzoni u 86 m 284 Geologia. V. Stokia natukale. GlOENALI. V. POLIGRAFIA. GlURISPRUDENZA. V. LeGISLAZIONE. Grammatica. V. Filologia. Idraulica. Applicazione ( Di ana nuova ) della spirale di Archimede t> 86 tt 65 Chiuse o sostegni d' acqua per il trasporto del legname dal dorso delle uiontagae al fondo delle vallate, di G. Hnilicza . . . ,, 85 » 278 Istrumenti idraulici. V. Arti e MESTIERI. 36i Metodo per riparare gli argini e !e sponde de' fiumi nclle escrescenze delle acque, di G. Rambaldiai t. 86 p. 12,9 Progetto di restaurazione dello emissario di Claudio e dello scolo del Fucino, di C. Afan de Rivera » 87 « 3i3 Stagni artificiali ed altri convegnenti idrau- lici artificj , di A. Parea e G. Gagliardi » 86 » m Storia dei progetti e delle ope re per la ir- rigazione del Milanese, di G. Bruschetti » 88 >/ 176 Incisione. V. Arti belle, istuuzione. v. educazione. Legislazioke, Giurisprudenza. Colonie penali dell' Inghilterra nell'Australia „ 8S » 356 Diritto ( Corpo del) civile, col testo latino a fronte •, per cura di F. Foraiuiti ...» 86 » 414 Diritto commerciale (Principj del) secondo lo spirito delle ieggi pontilicie , di E. Ce- sarini n 85 n 2 3 — — ( Dell' nnico principio e line del ) uni- versale, di G. B. Vico » 86 » s.5<) Disegno di una raccolta di Statuti per ser- vire alia storia della legislazione e giuris- prudenza in Italia » 87 « 196 Institution.es canonicce I. V. Gravincc ....>» 85 » 2, 3 Istituzioni del diritto pubblico interno pel regno Lombardo-Veneto, di A. Lorenzoni „ 86 « 410 Juris civilis (/. V. Gravincc de ortu et progressu) libri tres, quibus accedunt de Romano Im- perio liber singularis et adiioiationes G. M/ 2. 3 Legislazione (Delia) civile, di F. Schlopis m 86 >* 408 Manuale teorico-pratico sull' uso delle acque pubblicbe e private » 86 » 41 1 Pena (Una lezione accademica sulla) di morte, di G. Carmignani » 86 » 416 Pene (Della legittimita positiva o negativa delle), e principalmente della pena di uiorte, di V. Marcucci « 86 » 416 36a Servitu (Delle) legal! , di F. M. Garcano t. 86 p. 413 Turbazione ( Delia ) del possesso altrui per esercizio arbitrario di pretesi diritti, e ge- neralmente del farsi ragione di propria niano » 85 » (j3 Letteratura. Caronte , dialogo di Luciano volgarizzato da C. Gemelli » 87 » 3 Emporio di cognizioni utili in ogni ramo di scienze, lettere ed arti : giornale . ...» 85 » 144 Giudizj (Delia liberta de') storici sopra i niorti , di G. Manno » 87 » 289 Letteratura ( Delia ) negli XI primi secoli del- 1' era cristiana , di C. Balbo « 85 » 3 Malattie (Delle) morali de' letterati e de' ri- medj loro, di N. G. Dalla Riva „ 88 „ 21 5 Opere edite ed inedite di P. Costa ....>/ 86 » 417 di G. Bianchetti t. 85 p. 14a e 207 » 88 >/ 219 Osservazioni sulla presente letteratura ita- liana » 87 » 392 Proprieta (Delia) letteraria » 86 » 63 Studj di B. Castiglia » 85 » 394 Lettere. V. Poligrafia. LlNGUE. V. FlLOLOGIA. LOGICA. V. FlLOSOFIA. Matematica. Aritmetica elementare di C. Conti » 85 » 264 (Elementi di) di F. Toffoli » 85 » 264 Calcolo (Sui principj e sugli usi del) dei residui , di G. Piola „ 86 » 3 14 ( Trattato sul ) degli integrali definiti , di G. Piola „ 86 „ 3 14 Curve ovali die si possono descrivere di moto continuo con un meccanismo sem- plice, di S. Stampfer » 85 » 277 Equazioni (Risoluzione delle ) indeterminate di primo grado, di G. De Paoli . ...» 86 » 3i4 Figure ( Snlle ) isoperimetre , esistenti in qualsivoglia superficie, di A. Bordoni . . » 86 » ii^. Istrumenti matematici. V. Arti e mestieri. Legge dell'inserzione delle foglie nelle piante » 86 » 286 363 Meccanica ( La ) de' corpi naturalmente estesi trattata col calcolo delle variazioni, di G. Piola t. 86 p. 3 14 (Sulla) celeste e sopra un nuovo cal- colo cliiamato calcolo dei limiti , di A. L. Cauchy:, con note di P. Frisiani e G. Piola „ 86 it 314. Memoire sur le mouvement it un pendicle dans un milieu resistant , par J- Plana . . . . » 87 » 3j6 Moto (Sal') e sull'equilibrio delle parti in- terne di un ccrpo solido rigido, di G. Piola » 86 » 3i4 Opuscoli matematici e fisici di diversi autori » 86 » 3i4 Resistenza (Delia) dei solidi , di A. Burg » 85 •> 277 Serie (Delle note) con cui esprimonsi i va- lori del seno , coseno e della tangente di un angolo , di A. Burg » 85 " 277 Svolte (Sulle) ordinarie delle strade,di A. Bordoni » 86 »» 3 1 4. Teorema del paralellogrammo delle forze, di G. Burg » 85 » 277 Meccanica pratica. V. Aim e biestieri. Medicina, Chxrurgia, Anatomia, Fisiologia, Veterinaria. Accademia medico-chirurgico-Giuseppina, di G. Pizzighelli •> 88 » a55 Accpje. V. Fisica. Anatomia (Discorsi di ) , di L. Bellini. . . » 88 » 120 ( Corso completo di ) , di G. Gorgone » 87 » 340 Areteo di Cappadocia , delle cause , dei segni e della cura delle malattie acute e croni- che: volgarizzamento di F. Puccinotti . „ 87 " zy Chirurgia ( Manuale di )di M. Ghelius: tradu- zione dal tedesco t. 85 p. 144 e 4o3 Clinica (La) inedica pel chirurghi nelTUni- versita di Padova, di G. A. Giacomini . t. 85 p. 262 Dialoglii intorno alia Teoria della flogosi di G. Basori , composti da F. Puccinotti . » 88 " So Dizionario di medicina , chirurgia e farraacia pratiche : traduzione dal francese . ..." 85 » 400 Fanghi di Salt in Crimea » 85 >i 145 Cermi (Esistenza di ) nel feto » 87 » 269 Gottosi (Guida pratica dei), di Reveill-Paiise » 86 » 43a 364 Homme (Sur V) et le developpcment de ses fa- cultes , par A. (Juetelet t. 87 p. 72 Iritide. Premio aggiudicato a F. Flarer e al dot. Carroa du Villards dalla Societa me- dico-pratica di Parigi » 85 »» 281 Istrumenti chirurgici. V. Aim E MESTIERI. Malattia ( Di una strana ) nervosa guarita con l'agopuntura, di G. Namias » 88 >> 25 1 Malattie contagiose ( Sulle cause promoventi lo sviluppo delle principali) ed epizootiche delle bestie porcine » 86 » 69 ( Trattato compiuto delle) della pelle^, di G. L. Alibert: traduzioni due . ...» 85 » 401 Manuale pratico per la cura degli apparen- temente morti, di P. Manni » 85 » 108 Miasmes (Troisieme essai sur les )} par Rossi » 87 » 208 Morbi ( Sunto delle storie dei ) osservati nella clinica medica dell' Universith di Padova dal 1826 al 1834. da G. Federigo. . . • » 85 » 192 Peste (Sur les causes de la) et sur les moyens de la detruire , par M. Pariset „ 86 » 5 60 Prospetto statistico de' cholerosi notificati nella Lombardia e nelle provincie Veuete nel i835 e i836 » 85 » 114 Prostitution (De la) dans la ville de Paris, par A. I. B. Parent-JDuchatelet „ 85 » 22 5 Reazione febbrile sviluppatasi in un cavallo, di C. Lessona « 87 v 410 Ricordi intorno agP incliti medici , chirurghi e farmacisti, che praticarono loro arte in Venezia dopo il 1740, di M. G. Levi . » 86 » 253 Saggi clinici di F. G. Geromini / 87 » 104. Saggio di topografia statistico-medica della provincia di Brescia , di W. Menis . . . » 88 » 189 Sistema vasale (Intorno alia natura mucosa della membrana interna del), di F. De Micbelis » 87 » 201 Sperienze sulla voce umana » 83 » i33 Teoria della flogosi, di G. Rasori t. 87 p. 63 » 88 » 5o Traite pratique sur les maladies genito-urinaires , par Civiale > 88 » 92 ■ 86 p. 421 86 » 61 85 » 241 86 „ 410 36: Trattato di medicina pubblica di G. L. Gia- nelli t. Veterinaria ( Sulla necessita di pubbliche le- zioni di ) » Vie (Le$on sur les phenomenes physiques de la) par le docteur Magendie » 85 Zoppicamento e rinfondimento del cavallo : metodi per gunrirnelo » Metafisica. V. Filosovia. MlNERALOGIA. V. STORIA NATURALE. Morale. V. Filosofia. Musiga. Sperienze sulla. voce umana » 88 » 1 33 Vita ( Delia ) e delle opere del prete Gio- sefTo Zarlino maestro celeberrimo nella cappella ducale di Venezia : di F. CafG » 85 »/• 257 Nautica. Cenni intorno alia nautica degli antichi di A. Bocchi » 87 " 90 Necrologia. V. Storia. novelle. v. poesia. numismatica. v. arti belle. Ottica. Circolo meridiano ( Esame di un nuovo ) , di C. Kreil „ 85 „ 279 Lavoro de' perni di rotazione negli stromenti astronomici e geodetici e Proposta di un metodo comparativo per esatninare i te- lescopj h di S. Stampfer t. 85 p. 278 e 279 plttura. v. arti belle. Poesia, Drammi, Novelle, Romanzi, Tra- GEDIE. Andrea, storia contemporanea di G. Sand . t. 86 p. 93 Almanacchi e strenne » 88 " 282 Alpe (L' ), fantasia di Giuseppina Poggio- lini -Lodigiani " 88 » 285 Apocalisse (L' ) di S. Giovanni Evangelista ridotta in versi italiani da F. Bisazza . » 88 » ii3 Avarizia (L'), Satira prima di Orazio espo- sta in dialetto milanese » 88 » 104 Bombiorgica (La) di N. Borrelli » 88 » 23o 366 Camilla Faa da Casale , racconto di F. Val- lanri t. 85 p. 98 Canti di G. Borghi in morte di Enrichetta Ventimiglia duchessa di Serradifalco . . » 85 >r 247 (I miei primi), poesie di T. Solera » 86 » n5 Commedia ( La diviaa ) ridotta a miglior le- zione da G. B. Niccolini , G. Capponi , G. Borghi e F. Becchi » 88 » ii5 (La di vina) con note di P. Costa . » 88 w 119 Commedie di A. Nota .... t. 85 p. 14a » 86 #/ 219 Elegie di Tibullo con alcune di Properzio, volgarizzate da A. Cavalli » 88 « 227 Eugenio Aram , racconto di C. L. Bulwer tradotto da F. Ambrosoli » 88 » 295 Georgica ( La ) e 1' Eneide volgarizzate in ottava rima da L. Mancini t> 86 » 297 Gerusalemme (La) distrutta, di C. Arici . " 88 »• 288 Giobbe : azione sacra in prosa » 85 » 396 Levita (II) di Efraim, poemetto di F. De Combi » 86 » 89 Liriche di G. Borghi » 86 h 404 di G. Montaoelli . » 88 » 109 Manfredi, tragedia di C. Marenco » 85 » 142 Odi (Le) di Orazio tradotte da M. Colonnetti » 88 » 256 - quattro all' arnica ideale, di F. Dal- I'Ongaro » 86 » 86 Opere ( Le ) di Albio Tibullo tradotte in terza rima da L. Biondi » 88 » 227 Poesie di C. V. Catullo recate in italiano da G. A. Scazzola » 88 » 227 inedite di S. Pellico » 88 » 23o , ( Saggio di) di A. Zoncada » 87 » i85 Poetici esperimenti di Adele Curti » 85 » 243 Preludj (I) poetici di G. B. Giorgini ..." 88 » 112 Scene ( Nuove ) della vita di provincia de- scritte dal sig. De Balzac »> 85 » Sj6 Semele, e la Sposa di Messina, tragedie di F. Schiller tradotte da A. Maffei »/ 86 » 216 Sera (La) del venerdi santo , dramma di F. Testi ./ 88 » 3oi Sposi ( Gli) fedeli, storia italo-gotica-roman- tica di A. M. Ricci » 88 » 94 367 Ugolino (II conte), tragedia di G. B. Zanniai t. 86 p. 21 1 Ulrico e Lida, novella di F. Grossi . . . . » 86 » 3 POLEMICA. Esame crltico di uno Scbiarimento di una proposizione per la quale si pretende alFermare V Attica sotto il governo Otto- mano essere stata piu libera che non ai tempi di Aristide e di Milziade » 87 » 145 Risposta ad un articolo dell1 Indicatore rela- tivo ad altro della Biblioteca Italiana ri- sguardante la Biograiia degli Italiani illu- stri di E. de Tipaldo » 87 « 125 PoLIGRAFIA, LETTERE , GlORNALI. Album storico-poetico-morale » 87 u 392 Almanaccbi e strenne " 88 » 282 Ape (L' ) italiana delle belle arti , giornale » 86 »/ 386 Catalogo di 1800 e piu autograft di perso- naggi che furono rinomati sul trono, nelle cose di guerm o di Stato, nel clero, nelle scienze , ecc. pertinenti ad A. Gandini . » 88 » 21 S Emporio di cognizioni utili in ogni ramo di scienze, lettere ed arti , giornale . . . • » 85 » 1^.^. Esperia , almanacco pel 1837 » 85 ,/ 24.8 Giornale agrario toscano « 86 » 48 Giornali (De") volanti " 86 » ]83 Giovedi (II), giornale " 86 » 3j5 Gnida dell" educatore , giornale >» 86 » 3j5 Istitutore elementare , giornale " 86 >t 3y5 Lettera di G. Acrjuistapace sui due testi , Bodoniano e De Advocutis , del libro De Imitatione Christi » 85 » 420 — 1 — di G. Casaretto sulla Crimea e paesi limitrofi t. 85 p. 145 e 290 Lettere inedite di B. Lorenzi t. 87 p. 263 Non ti scordar di me , strenna » 88 » 287 Presagio (II), ricordo di letteratura, strenna ); 88 » 290 Strenna degli anonimi . . . » 88 » 294 Poetica-sacra e morale » 88 » 2 83 ■ femminile italiana « 88 » 284 italiana » 88 » 289 1 teatrale europea ..." 88 » 292 368 Virtii e delitto o la Famiglia del Masnadiero, di G. Barbieri, almanacco t. 88 p. 294 Pc-LITICA. V. ECONOMIA PUEELICA. PONTI. V. COSTRUZIONI FUBBLICHE. Prose. V. Poligrafia. RELIGIONE, STORIA SACRA ED ECCLESIASTICA. Apocalisse ( L') di S. Giovanni Evangelista ridotta in versi italiani da F. Bisazza . . >t 88 » Ii3 Bibbia (La Sacra) secondo la Volgata colla versione del Martini e colla spiegazione del senso letterale e spirituale tratta dai Santi Padri ecc. da L. I. Le Maistre de Sacy » 86 » 408 (La sacra) di Vence giusta la quinta edi- zione del sig. Drach: con illustrazioni ecc. per cura di B. Catena » 85 » 14a Biblia sacra vulgataz editionis » 87 » iai Biblioteca classica di sacri oratori greci e latini, italiani, francesi anticbi e recenti » 87 » a58 Discorsi parroccbiali , istruzioni catechisti- cbe ecc, di A. Rosmini Serbati . . . . >> 86 » 405 Dottrina (Gompendio della ) cristiana . . . " 85 » 106 Eloqnenza (Idea della sacra) di Giuseppe Barbieri , di A. Paolini » 88 » 22.C Esame critico di una Scliiarimento di una proposizione per la quale si pretende affermare 1' Attica sotto il governo Otto- mano essere stata pita libera die non ai tempi di Aristide e di Milziade »> 87 » 145 Guida del Cristian e la Filosofia del Yangeli « 85 » 108 ■ infallibile per cbi cerca la felicita, di A. Fontana » 87 " 2o<) Imitatione (Da) Christi: lettera di G. Acquista- pace sui due testi Bodoniano e De Advocatis Institutiones canonical (/. V. Gravinai ) . . . Istoria santa (I principali fatti della). . . > Letteratura (Della ) negli XI primi secoli del- 1' era cristiana, di C. Balbo » 85 Miseria (Della) dell' uomo ; GLardino di con- solazione :, Introduzione alle virtii di Bono Giamboni : aggiuntavi la Scala claustrale. 85 » 420 85 n 23 85 >> 396 88 ]'• 22 4 85 » I45 88 ii I20 88 i> 226 87 a 4l6 88 it 3 3f,9 Testi inediti, trance il terzo trattato, pub- blicati da C. Tassi t. Opere scelte del cardinale G. S. Gerdil . . » del P. P. Segneri . . . t. 85 p 145 ,1 Orazione panegirica a santo Igaazio da Lo- jola , di A. Paolini „ Orazioni quaresiniali di G. Barbieri . ... it a Regula (S. Gregorii papa) pastoralis; S. Joan- nis Crysostomi de Sacramento; S. Augustini de Doctrina christiana et S. Caioli Moni- tiones varies i> 86 » a58 Religione ( La ) considerata come base della felicita, di madama di Genlis » 85 n io5 Spirito (Intorno alio) religioso della filosofia di Galileo Galilei, di F. M. Zinelli . . . >/ 87 " 404 Storia di Santa Elisabetta d? Ungheria , lan- gravia di Turingia , di Montalembert : tra- duzione di N. Negrelli .» 86 » 143 Supplementum (Sancti Aurelii Augustini) pri- muni: optra et studio D. A. B. Caillau . >t 87 »» 84 Testimonialize del Leibnizio in favore della religione cattolica, versione di A. Visentini » 87 » 4o5 statistica. v. economia pubhlica. Storia civile e letteraria, Biograeia. Bibliografia critica delle antiche reciproche corrispondenze dell' Italia colla Russia , colla Polonia ed altre parti settentrionali, di S. Ciampi u 85 > Biografia. Aglietti Francesco » 86 > Albani Francesco >/ 87 » Albrizzi Isabella » 88 > Arcbitetti u 85 Bandettini Landucci Teresa . . . » 88 ' Boccacci Domenico "86 Bordiga Gaudenzio (1). . Botta Carlo ...... 87 Capece-Latro Giuseppe >/ 88 143 a53 aSo 207 104 121 70 142 268 (l) 11 cenno neerologico di qucsro artista e ;>cmtove e nel t. 84.% quadeino di novembre-dicenihve 1 836, pae. 3C4, che qni si liuui di nuovo perche mono nel ii!.>~. Bibl ItaL T. LXXXVIII. 25 Biografia. Cicognara Leopoldo t. 88 p. 206 . ■ — Emo Angelo » 86 » 112 . ■ — Epicarmo » 86 » 368 , . — — Ginsti Giuseppe » 86 >> 70 . 1 Italiani illustri del secolo XVlII . •> 87 » 12.S « 88 w a o 1 . cpiaranta » 87 » 253 LeoparcU Giacomo » 86 » 293 Longhi Giuseppe » 87 » 97 , Medici , Chirurghi e Farmacisti in Venezia dopo il 1740 " 86 » a53 ■ Mojon Giuseppe » 86 » 289 Napione Gian Francesco » 87 » 246 i Piermarini Giuseppe » 88 » 241 Pindemonte Ippolito » 88 » 2o5 Pio VII papa « J6 » 364 Pittori ed altri artisti alessandrini. » 85 » 96 , illastri veneti " 83 " io3 • Procida (Di) Giovanni » 87 « 248 Ruggeri Gaetano Alfonso » 86 » a53 Scina Domenico . . t. 06 p. 434 » 88 » 121 Tondi Matteo » 85 » 293 Treviranus G. R » 86 » 291 Uomini e donne celebri dall'epoca del risorgimento delle scienze e delle arti fino ai nostri giorni » 85 " 90 Zanotti Giampietro " 87 >i io3 < Zarlino Gioseffo » 85 » 256 Casse ( Dell'origine delle) di risparmio . " 85 >> 287 Castello (II) di Milano, cronaca di cinque secoli, di L. Sonzogno » 85 " 91 Catalogo di 1800 e piii autograii di perso- naggi che furono rinoniati sul trono, nelle cose di guerra o di Stato , nel clero, nelle scienze, ecc. pertinenti ad A. Gandini . » 88 » 21 5 Chine (La) , par J. F. Davis > 85 » a33 Compendio stoncu della citta di Pordenone di V. Tinti » 88 v 143 Cronaca inedita di Giovanni da Parma . . >j 88 » 275 Disegno di una raccolta di Statuti per ser- vire alia storia della legislazione e giuris- prudenza in Italia » 87 <• 196 37i Dissertazioni sopra le anticluta italiane, di L. A. Muratori, con note di S. A. Mor- celli, ecc t. 85 p. 14.5 t. 86 p. 172 Document'! di storia italiana copiati sngli ori- ginali autentici e per lo piu autograft , esi- • stenti in Parigi da G. Molini : con note di G. Capponi t. 85 p. 14a e 393 Epigrafia. V. EriGKAFiA. Esame critico di uno schiarimento di una proposizione per la quale si pretende af- fcrmare l'Attica sotto il governo Otto- mano essere stata piu libera che non ai tempi di Aristide e di Milziade t. 87 p. 145 Essai sur I'Histoire de France, par Guizot . „ 88 » 84 Examen critique de Vhistoire de la geographie, par A. De Humboldt » 86 » 201 Fatti storico-militari dell' eta nostra, di A. Lissoni » 86 » 373 Giudei nella Cina innanzi 1' era cristiana . » 86 » 424 Ciudizj (Delia liberta de' ) storici sopra i morti , di G. Manno » 87 » 289 Historian patriot Monumenta edita jussu Caroli Alberti regis Sardinia! etc » 87 » 191 Iconografia italiana degli uomini e delle donne celebri dall' epoca del risorgimento delle scienze e delle arti fino ai nostri giorni ;/ 8S » 90 storica degli ordini religiosi e caval- lereschi . di G. Gincci » 87 » 253 lscrizioni (Delle) veneziane raccolte ecc. da E. A. Cigogna « 87 » 397 Karaimi, setta di Ebrei in Crimea . ...» 85 m 147 Letteratura ( Delia) negli XI primi secoli del- l' era cristiana, di C. Balbo • m 85 » 3 ftlemorie per servire alia storia moderna tratte dal Museo britannico e dagli archivj del- Tinipero, di F. De Eaumer » 85 » 392 storiche de' principal! avvenimenti po- litici d' Italia seguiti durante il pontificato di Clemente YII , di P. De Rossi. ...» 87 " a5o Monumenti (I) dell" Egitto e della Nubia, illustrati ecc, da I. Eoscllini » 85 » 142 37a Nautica ( Cenni intorno alia) degli amichi , di A. Bocchi t. 87 p. 90 Paralello tra Napoleone Bonaparte e il papa Pio VII » 86 » 366 Polvere (Dell' origine della) da guerra, e del primo uso delle artiglierie a faoco , di F. Ouiodei » 87 " 291 Saggio storico sulla vita di Epicarmo coi frammeati delle di lui opere raccolti ecc. da L. Ticrito » 86 » 368 Storia della citta di Parma continuata da A. Pezzana " 88 » 273 1 generate dell' Italia dagli antichissimi tempi fino ai di nostri con brevita esposta da G. Campiglio » 88 » 196 1 di Botany Bay : attuale stato delle co- lonie penali dell' Inghilterra nelP Australia: esame degli efl'etti della deportazione con- siderata come pena e come mezzo di co- lonizzazione , di G. Della Pilorgerie . . » 85 <> 356 • di Sicilia ( Considerazioni snlla) da ser- vire di aggiunte e di chiose ai Botta , di P. Lanza » 85 » 143 Stndj sulla storia delle arti, di P. I. Decha- zelle , . . » 86 » 2.6 • sul secolo d'Augusto, di T. Dandolo » 87 » 121 Titoli (Dei) e della potenza dei conti e mar- chesi dell' Italia settentrionale, di C. Balho » 87 » 3ia Vedute generali snlla configurazione del globo e le antiche emigrazioni dei popoli, di Dureau de la Malle . » 87 » i34 Storia naturale. Acque. V. Fisica. Animalini nel sngo delle piante » 88 » i34 Arachis hjpogcea (Sopra alcuni tubercoli die rinvengonsi sulle radici dell'), di A. Trin- chinetti » 85 » 288 Bisso della Pinna nobilis » 87 « 373 Boschi. V. Agraria. Catalessi vegetabile » 88 » 1 35 Celastrns htterophyila, arboscello sempre ver.de >> 87 » 3?4 todcx botunicus Linnoeanus « 85 » 02 3-3 Combnstibili (Sai) fossil! dell' Italia sctten- trionale t. 87 p. 411 ■ degli Stati Uniti di America » 86 » 144 Condor (Osservazioni intorno al), tie! dott. Maestri » 85 » x3f Coralli (Sulla formazione dei) nel mare del Snd » 87 » 267 Crittogame tlella provincia di Como e della Valtellina , di S. Garovaglio „ 87 » 109 Crocieri (Dei), di P. Lant'ossi » 85 » 202 Elementi di storia naturale di Edwards e Comte, versione di E. Marenesi >, 86 » 262 Embriogenie comparee , par Coste » 87 » 81 Entozoi (Descrizione di nuovi) trovati ia al- cuni molluschi di accpia dolce , di F. De Filippi , con tavola in rame » 87 » 333 Fauna ( Iconografia della) italica , di C. L. Bonaparte » 85 » 144 Felci ibride » 87 " 268 Filices provincial comensis » 87 » 109 Fisica vegetabile (Le teoriche piu recenti dei botanici del Nord in fatto di), esposte da V. Cesati t. 86 p. 71 » 87 » 378 Fossili ( Notizie intorno ai ) non che aila ge- nesi e artificial produzione di essi . . . >> 88 » i3o Garofano (Saggio sulla coltivazione del), usi e classiticazione , di A. L. Tagliabue . . >i 87 » n5 Genera plantarum Flora; Gerinanicas iconibus et descriptionibus illustratu. Auclore C. F. L. Nces » 85 „ 82 plantarum secundum ordines naturales disposita. Auctore S. Endlicher » 85 » 82 Geologia (Elementi di ) di T. G. Brande : tra- duzione con note e con aggiunta di C.Ormea » 85 » 144 Globo (Vedute generali sulla contigurazione del) e le anticlie emigrazioni dei popoli, di Dureau de la Malle » 87 » l34 Istituzioni botaniche di C. A. Agardh. . , . » 86 » 71 •> 87 » 378 Legge delfinserzione delle foglie nelle piante >» 86 " 286 Lettera di G. Casaretto sulla Crimea e paesi limitrofi t. 85 p. t4§ 8 39O 374 Liclienes provincial coinensis et Vallis Tellince, S. Garomglio t. 87 p. T09 Miniere (Le) metalliche dell'Ossola descritte da G. B. Fantonetti « 85 » 34a Molluschi (Dei) fluviatili e terrestri d' Italia, di C. Porro » 85 » 48 Muschi (I) delFAustria inferiore , e i muschi rari della provincia di Como , di S. Garo- vaglio ■> » 87 » 109 raccolti nei contorni di Torino da D. Lisa " 87 << 109 Muscologies italicce spicilegium J. de Notaris >i 87 » 109 Observations anatomiques sur la sirene , par M. Rusconi » 87 » 359 geologiqu.es sur les deux iles Baleares, Majorque et Minqrque par A. de la Marmora » 87 » 371 Origanum (Sull') majorana , crcticum e syria- cum , di G. Savi » 87 » 374 Orittologia euganea, di N. Da Rio . . . . » 85 » 42 Osservazio'ii geologiclie snlla valle di Susa e sul monte Cenisio, di A. Sismonda . » 87 >. ^j"i Pellicce ( Intorao alle ) ed al loro commercio » 88 » 139 Plantai cliilenses nonce aut minus cognitce, J. Moris " 87 » 371 rariores in. regionibus diilensibus a D. Ber- tero detectce et ab A. Colla in lucem editce » 87 » 370 Pudinghe ( Nota geogaostica sopra le ) allu- viali e sopra il terreno di trasporto delle provincie Venete, di T. A. Catullo t. 87 p. 276 e 417 Regno atmosferico t. 88 p. 307 Saline ( Del rosseggiamenio delle ), e in ge- nerate delle sostanze che cambiano colore ed arrossano " 88 » 3ao Sanguisughe ( Memoria sngli anellidi della famiglia delle), con indicazione di alcune specie indigene della Lombardia, di F. De Filippi " 85 » 1 32 Sollevamento (Dell' odierno ) d' ampie terre e nbbassamento di altre " 88 » 102 Sostanze minerali e materie pietrose adope- rate come alimenti t. 87 p. 270 e 271 375 Stcipelia ( Osservazioni sugli organi scssuali del genere ) , di P. Savi t. 87 p. 378 Synopsis Florce Helvetica Auctore J. Qaudin. Opus postliumum , continuation et eclitum a J. P. Monnard » 85 » 82 Systema (H. EL Richter. C. Linnai), genera et species plant arum uno volumine. Editio cri- tica, adstricta , conferta » 85 1 82 Trattati di storia naturale per munificenza del conte Bridgewater » 85 » 399 Trattato delle cose naturali e dei loro ordirii conservatori, di G. Brugnatelli t. 85 p. 276 » 87 <> 263 Ulivo (Di una varieta di) die trovasi in Crimea, di G. Cnsaretto » 85 » 290 Storia sacra ed ecclesiastica. V. Religione. STRADE V. COSTRUZIONI PUEBLTOHE. Teatro. V. Musica e POESIA. Tecnologia. V. Arti e mestieri. Teologia. V. Religione. Topografia. V. Geografia. Tragedie. V. Poesia. 'Vegetabili. V Storia naturale. VeteriNaria. V. Medicina. Viaggi. V. Geografia. VoCABOLARJ. V. FlLOLOGIA. Zoologia. V. Storia naturale. 3:r, Lidice generate del nomi. A. Lbba A. Abbene A. » Acqua ( Bell' ) G. B. .. Acquistapace G. • Afau de Kivera C. » Agardli C. A. t. 86 p. 71 » Agenville ( D" ) » Agincourt ( Serous A ntonibon F. » Arago * Arcet ( D' ) » Areteo di Cappadocia » Arevolo S. » Argen . r Aric' . t. 85 p. S98 » Anenti C. » Arno » Arri G. A. Artaud » t. 86 p. 2^5 87 » 85 » 85 « 87 » 87 . 36 » 85 » 86 » 409 45 <) 420 3i 3 378 60 143 a58 87 » 84 387 e 39a 86 p. 127 86 » 49 86 85 1 15 e 119 88 p. 278 86 « 390 88 » 295 387 e 392 io3 e a5o 88 p. 3oa 396 401 86 86 87 86 87 85 88 87 86 86 88 85 85 8? 86 093 67 1D2 D97 128 i 36 326 29 63 129 288 448 144 3o5 364 Aubry e Roncbi 1 Audot 1 Azara (IT) G. N. Azcglio M. B. Bagnoli L. ] Bagutti G. Balbi A. 1 Ealbo C. 1 Balsamo Crivelli G. Balzac ( De ) : Bandini I\ — T. Baradere Earbieri Giuseppe — Gaetano Barbo G. Barigozzi F. Barlocci S. t. 85 p. 109 Baroni G. Bartolini L. Earuzzi C. Eassi A. Eazin Beech i F. Becchio A. Bellani A. Belli G. 86 p. 127 85 » 143 85 » 102 85 » 45a 86 » 86 » 87 » 85 » 87 ». 85 » 86 » 85 ». 87 - 87 .. 85 » 88 .. 88 v 86 >■ 87 » 86 »■ 85 ,. 85 » 85 » 55 375 245 3 4i3 376 52 442 210 416 3 294 326 123 414 53 432 434 t. 88 p. t. 86 Bellini L. Belloni-Franzoli G. Bellosio C. Eenato Elisabctta Bencdetti G. B, Benevello C. Beniezky L. Eeuzoui G. _ G. M. Beretta G. 260 3 5 >■ 2 3 3 ii5 e 206 87 p. 255 86 » 314 85 » 406 276 e 314 88 p. 120 86 85 87 86 85 87 85 86 87 129 45o l32 69 459 129 442 399 97 377 Ecrsclli G. t. 88 p. a39 Bosiz r. t. B6 P- i3o Berteio » 87 - 370 Bossi F. » £6 * 393 Bert mi G. » 86 - i3a Bottura P. a 86 » 420 Ecrtulotti D. .. 35 .. 143 Boucheron C. t. 85 P- 177 e 248 Betti S. t. 86 p. 389, 391, 393 < 398 Brambilla. M. t. 86 P- 129 Bezzuoli G. t. 86 p. 395 Branch! G. • 86 » 141 Bianchetti G. t. 85 p. 142 e 297 Brande T. G. - 85 - 144 t. 88 p. 219 Bravais - 86 •» 286 Bianchi G. - 86 >• 333 Erentano G. . 86 . 125 Bianchini A. a 86 » 387 Brillaudi S. - 86 - 67 Biffi M. - 86 . 129 Brognart - 8? » 386 Bigiuoli F. » 86 » 396 B.ugnatelli G. - 85 >■ 276 Eiglioli I. - 86 - 129 - 87 - 263 Biondi C. » 86 » 387 Eninati G. a 87 - 121 — L. t. 86 p. 391, 394 e 395 Brusa G. B. - 86 » 1 29 t. 88 p. 227 Bruschetti G. t. a 86 a i3i Blot G. B. . 87 - 271 - 88 » 176 Biraghi D. ,. 88 .. 226 Buccellato L. R. - 86 • 63 Eisazza F. . 88 » 1 1 3 Bue (Del) G. C. • 85 a 144 Bishop a 88 » i33 Bulwer C. L. a 88 - 295 Bisi G' - 85 - 454 Buonafede A. a 88 - 222 — L. . 85 » 457 Burgh A. - 85 » 277 — M. - 85 » 457 Busacca R. a 85 a 144 Bison » 85 » 459 Buscemi N. - 87 » 248 Eizio B. » 86 » 260 C. Elanchard G. E. . 85 n J 06 Cafli F. - 85 a 257 Elengini D. » 87 » 409 Caguola L. t. 86 P- 392 e 400 Eocchi A. . 87 » 90 Caillau D. A. B. t. 87 P- 84 Eolognini Amoiini A. t. R6p. 387e3g2 Calabresi P. a 86 N 129 >■ 87 >■ io3 f 25o C.'.ilamai L. - 86 - 68 Bonafous M. t . 86 p.5o t. 87 p. 409 Calamaiidrei C. a 86 - 55 Eonajuti I. v 86 » 390 Calvi G. a 86 ■ 393 Bonaparte C. L. » 85 » 144 — P. a 85 » 459 Boniui C. - 88 » 239 C.inieroui A. - 8' a i33 Eordoni A. » 86 » 314 Caniia L. a 86 a 397 Eorghesi B. - 87 » 3oo Campiglio G. • 88 a 196 Borgtti G. >. 85 .. 247 Camuccini V- a 86 a 394 t. 86 p. 404 » 88 » n5 Candia N. a 88 a 268 Eorgnis G. A .. 87 .. 276 Caiuhani L- a 86 » 129 Borgo-Caratti G. » 88 >• 241 Canella C. a 85 a 457 Eorini L. .. 86 >• 128 Canova Antonio juniore » 87 a i33 BorreiH V. ». 88 » a3o Caiitu C. a 85 a 97 Eor.-ato G. » 87 » i3o Capei P. a 86 a 61 378 Capponi G« t. 86 p. 62 Civrone (Valperga di)T t. 86 p 409 v 88 .• 11S Clementi Giovannina » 86 » i3o Caracci A. t. 86 P- 387 e 392 Cucchi A. » 88 » 120 — L. t. 86 p. 387 Codenio G. « 86 .. 375 Caratti (Borgo ) G » 88 » 241 Colla A. t 86 P- 429 e 43 1 Carbone * 85 » 144 — L. t. 87 p. 370 Carcano F. M. ■ 86 .. 4i3 Collier » 85 .. 280 Carli (De) P. > 88 » 17 Colombini L. > 86 » 126 Carlini F. v 86 - 119 Colombo C. M. » 86 .. 122 Carlo ( S. ) » 86 » 258 Colonnetti M. » 88 » 256 Carmignoni G. » 86 » 416 Combi (De) F. « 86 » 89 Caronni P. ». 85 ». 457 Cornelius P. » 86 » 389 Carpano ( Ripamonti ) P. » 86 » 127 Comirato M. * 87 ,. l32 Carron du VillarcU » 85 » 281 Comte » 86 »• 262 Carrone F. V 88 .. i53 Console G. > 86 » 122 Carta N. » 86 » 396 Consonni L. » 86 >• 128 Cartoni F. » 86 » 398 Conti C. » 85 r, 264 Carus » 87 » 269 — G. » 37 .. 129 Casalis G. - 85 >• i43 Cora G. - 87 >• 394 Casaretto G. t. 85 p- 145 e 290 Cordero di S. Ouin iuoG .» 87 .. 407 Castiglia B. t. 85 p. 394 Corrodi S. » 85 .. 458 Catena B. » 85 .. 14a Cortazzo M. » 86 .. 395 Cattaneo C. » 88 » 160 Corvi S. » 86 >• i3o — G. » 86 « 127 Costa A. » 86 » 397 — L. t. 86 p. l3s 88 » 3i _ P. t. 86 p 447 » 88 ». 119 Catullo C. V. » 88 » 227 Co'ste » 87 .. 81 — T. A. t. 87 p- 276 e 4'7 Cozzi A. » 86 >■ 69 Cauchy A. L t. 86 p. 314 Crescenzo ( da ) G. - 86 « 389 Cavalleri F. > 86 .. 394 Crippa C. » 86 » i3o Cavalli A. » 88 » 227 Cristoforis ( De ) L. - 86 » 1 3 1 Cerboncini G. .. 86 » 68 Crivelli ( Balsamo ) G- » 87 » 4i3 Gesarini E. » 85 »• 23 Croff G. > 85 >. 440 Ceaati V. t. 86 p. 71 » 87 » 378 Crosta A. M. » 86 » 121 Cheliu9 M. t. 85 p- 144 e 403 Crotti Giovannina - 86 » i3o Chilone V. t. 87 p. 1 3o Curti Adele •> 85 »• 243 Cianipi S. •» 85 » 143 D CianferonV S. t. 86 p. 57 B 60 Dandolo T. t. 87 p. 1 2 1 Cibrario L. t. 87 p. 312 Dante t 88 P< 1 15 e 119 Cigogna E. A. ■ s7 .. 397 Danti E. t. 86 p. 399 Cini B. » 86 ». 70 Darwin » 87 » 265 Citterio L. » 86 »■ n3 Davis J. F. ». 85 »• 233 — P. » 86 .. 123 Decandolle » 85 » 287 Civial. ». 88 »■ 92 Decbazellr P. I. » 86 » 26 379 Diotti G. t. 85 ,p. Dombasle » 86 • Domenichino >• 86 >• Drach « 85 . Dree ( De ) A. » 85 » Durbatelct ( Parent ; A. I. B. > 85 - Ducroa V. t> 86 •> Dufuur S. » 86 >• Dunnnt G. M. » 86 » Dureau tie. la Malle » 87 » E Edwards t. 86 p. 262 t. 88 p. Elena G. t. 85 p. 97 e Erailj ( Degli ) P. t. 87 p. Endlicher S. ,. 85 » » 86 » 86 p. 48 1 t. 87 p. .. 85 ». » 86 » » 87 . .. 85 » ,. 86 » 85 v 87 . 35 .. 85 .. 8 8 » 85 v 87 ,. 86 .. 86 » 85 » 87 .. 86 .■ 124 e 86 p. 87 .. 86 »• 88 .. 86 » Fabroni J. — (IVIli) L. Facci F. Fantonetti G. B. Faraday Farcy C. Fea C. Fedeli f. Federigo G. Ferrari G. t. 85 p. 122 — L. Ferrario G. — O. Filippi (De ) F. Finazzi G. Fioroni G. Flarer F. Fontana A. Foramiti F. Fornaciari L. t. 83 ] Fraccaroli I Franccsconi G. Franzoli ( Belloni ) G. A. Fraticclli P. J. Fratini L. 444 57 393 142 456 225 i3i 121 126 l34 14I 4S9 63 , 54 129 342 l32 210 102 j 3o 192 416 4?,o n3 288 I 32 33 3 253 121 281 259 414 127 391 1 32 129 119 Frisian! P. Fumagalli I. Furlanetto G. Gagliardi C. Calbiati f. Gallizinli F. Gandini A. Gandolfi D. _ M. Garavaglia R. Garovaglio S. Garzoli F. t. 86 p. 3 8 390, 393 Gaudin J. Gavagnin L. Gazzera C. Gazzeri G. Gemelli C. Gcnlis madania. Genovesi A. Gerbe Gerdil G. S. Gereschi V. Geromini F. G. Ghidoli C. Giacomello V. Giacomini G. A. Giamboni B. Gianelli G. L. Gibson G. t. 86 Giorgi ( De ) G. A. Giorgini G. B. Giovanetti R. Giovanni da Parma. — ( S. ) CrisOitomo — ( S. ) Evangelista. Giucci G. t. 86 p. 390 Giusti A. Gonin F» Gorgono G. Gozzi M. Gozzini V. t. 86 86 p. 314 88 - >38 88 .. 209 86 . 86 86 1 88 85 1 85 . 85 87 . 7, 388 , 394. t. 85 ». 87 » 87 . 86 - 87 : ». 85 - 35 » 87 - 85 » 86 - 87 >. 86 . - 87 ~ 85 » 88 - 86 p. 890 t. 85 ,. 8 8 - 88 .. 88 »■ 86 » 88 » 87 »• 86 >. 85 .. 87 .. 85 P. 389 120 1 121 • 48 ■ 2l5 , 442 i39 ' 459 109 , 3 89, e 399 p. 82 » i3i » 296 • 65 3 >■ io5 >• 145 3 1 . 145 » 124 ■■ 104 ,. i3o n 129 » 2 62 J> 224 » 43 1 e 398 p. 96 112 • 127 •■ 275 . 258 • n3 . 253 . 420 • 4-"" > 340 . 456 e 3y5 38o Granara L. t. 8'5 p 144 Lenmyne V. t. 8G ]> 391 Crassi Martian G. - 86 - i3o Lenoir Alberto - 86 . 423 Gravina G. V. ». 8 5 » 2 3 — • Alessandro .. 87 .. 210 Gregorio ( S. ) papa >. 86 » 258 Lessona C. - 87 » 410 Grolli C. t. 85 p. 1 06 » 86 » 375 Levi M. G. t. 85 p. 401 .. 86 .. a53 Gross! T. - 86 » 3 Licini G. A. . 86 .. 129 Gualdi A. » 85 . 452 Linari S. - 85 » 1 12 Guerra C. .. 86 » 387 Linneo C - 85 » 82 G. . 86 - 123 Lipparini L. » 85 - 448 Guglietmi P. t. 86 p. 389 . 3q3 , Lippich Teresa » 87 » 1 32 394 e 398 Lisa D. » 87 » 109 Gnizot t. 88 p 84 Lissoni A. - 86 » 373 Gnzzini C. >. 86 » 396 Locatelli A. » 85 » 90 H Lodi M. » 87 » 129 Haldat ■ 86 » 2S6 Lodigiani ( Po^g olini) Hermbstad » 87 » 38o Giuoeppina - 88 » 285 Hnilicza G. » 85 » 278 Lomeni I. y 86 - i3i Humboldt (lie) A. » 86 » 201 Lorenzi E. p 87 » 263 I Lorenzoni A. - 86 - 410 India E. » 86 » 093 Lucano M. A. - 88 ~ i53 Induno D, - 85 » 452 I.uchini P. - 85 » 450 Jnganni A. - 85 ». 456 Luciano »• 87 » 5 Jngegno (Andrea d' As- — G. » 87 » 408 sisi detto ') » 86 » 393 LuzzatoD.S.t. 85 p. 14: •■ 87 » 18 Invernizzi L. >. 86 » 128 M J Maestri A. t. 85 p. j 37 • 86 » 126 Juillerat G. E. >. 85 - 458 Maffei A. » 86 » 216 K Mngendie » 85 * 241 Karmarsch C. » 85 » 278 Magrini L. » 85 .. i35 Kessels M. » 86 » 399 Maistre ( le ) de Sacy L. I - R6 y 408 Kreil C. » 85 .. 279 Mnlle (Bureau d ela) - 87 ,. 134 Kiichler A. ». 86 .. 3g5 Mamiani T. » 88 » 167 L Mancinelti G- t. 86 p. 3g6 e 398 Laboureur A. » 86 .. 397 Mancini L. t. 86 p. 297 Labus G. A. .. 85 » 441 — S. >. 86 »• 54 Lambruscliini R t. 86 p. 62 e 375 Manni P. » 85 » 10S Landucci L. t. 86 p. 62 Manno G. >. 87 » 289 Lanfossi T. » 85 v 202 Mannozzi Torini S. » 86 » 66 Lanza P. ». 85 ». 143 Manzoni A. » 86 » 129 Laplace ». 85 ,. 61 — J. » 85 ». 458 Lascaris di Ventimiglia >. 87 » 408 Marches; L. » 85 .■ 441 Lavini ». 87 » 373 — P. .. 85 ». 437 Leibiiizio v cS7 >■ 4o5 Marcolini F. HI. ,- 86 - a58 38i MarcBoci V. Marenco C. Marenesi E. Murin F. Marinoui A. t. 86 p. 416 >• 8 5 » 14a » 86 » 86 .. 85 262 »38 457 Marliani (Grassi) G. » 86 » i2o Marmora (Delia) A. t. 87 p. 3<>7 e 371 Martin C. c Comp. t. 86 p. :a6 Martini A. » S6 > 408 — L. » 87 » 246 Martino (Ponza diS.) L. » 85 » 143 Mascovio G. » 85 » a 3 Mauri A. » 86 » 3fS Mazzoleni Taguri Cate— rina. » 86 » i3o Meguscher F. S. » 87 » 411 Melchiorri G. ». 86 p. 38;, 390, 891, 393, 395, 397, 398 e 399 Melloni G. t. 86 p. 190 t. 88 p. 3l5 Menegassi P. Meneglielli A. t. M&nga R. Menici G. Menhii G. Menis W. Meunier Mezzanotte C. IMichela I. Michelis (De) F. Mihni F. Milesi T. Missirini M. » 87 » 139 » 86 » ua ) p. 207 e ai3 t. 85 p. 10a 86 p. 56 e 65 t. 85 p. a58 » 88 » 189 » 87 » 81 » 86 » 124 » 87 » . 87 - » 87 » » 86 >. * 86 » » 87 » 410 aoi 129 i3o 389 253 MitterpockG. t. 86 p. 389, 3g3 e 396 Modroue ( Visconti di ) C. t. 86 p. i3o Mohl V. » 86 » 75 Molina P. A. » 86 » i3l Molini G. t. 85 p. 142 e iyl Jdaiifeni G. t. 85 p. 446 •MonJclU » 87 » J 09 Msoguzsi L. » 86 » lij MonnarJ J. P. Mont.ignani P. Montalembert Montanari E. Muntanelli G Monti G. _ R. Morani V. Morglien G. t. 86 Moris J. Mortillaro V. Mossotti O. F. Mugna G. B. Muratori L. A. Muzzarelli C. E. 85 p. 87 - 86 » 88 » 85 8a 396 143 205 109 440 »• 88 » a3Q >. 86 » 387 p. 393, 394 e 395 t. 87 p. 371 .. 88 ». 121 l3l 26a 145 17a 388 K Namias G. Narducci P.t. 85 p-449 Nees C. F. L. Negre'.li N. Negro ( Dal ) Nerly F. Niccoliui G. B. Nota A. t. 85 p. 143 Notaris (De) G. Novati G. 86 85 85 86 86 88 86 85 86 i 85 85 1 88 86 °7 85 25l 3g3 8a 144 lai 458 xi5 319 109 201 t. 87 p. 37, 109, 209 e 355 fiunzio ( Dc J F. t. 87 p. 410 O Occhini G. B. Odiui Zappclla Teresa Ogna I. Oman M. Omodei F. Oncsti P. Ongaro (Dall') F. Orland'mi F. Orlanclini( Zuccagni) A. Ormea C. P Pacinolti L. rdgaues»i P. » 86 » 61 » 86 » 129 » 86 ■ i3o » 86 » 124 >' 87 •> 291 » 86 » 61 » 86 » 86 - 86 - 69 » 85 > i53 » 85 ■ j 44 » 85 , 465 » 86 ' ■*"J 682 1'agam G. t. 36 p. US Pagliuolo F. t. 86 p. 387, 388> 389> 390, 391, 394, 395, 396, 397, 398 e 399 Paguri ( Mazaoleni ) Ca- terina t. 86 p. l3o Palagi P. » 86 >• 3g3 Pamard - 85 >■ 281 Panipalonj L. » 86 » 398 Paoli (De) G. » 86 » 3 14 Paolini A. » 88 » 226 Paravia P. A. »> 86 ■ 240 Parea A. >• 86 >• 120 Parent Duchatelet »■ 85 >• 225 Parise (Reveill) ». 86 » 43a Pariset » 86 » 36o Parma M. » 86 » 3 75 Parravicini L. A. » 88 » 236 Pasquali A. •• 85 » 442 Pelli-Fabroni L. t. 86 p. 48 e 54 Pelliccia F. t. 86 p. 397 Tellico S. » 88 » 23i Penuti G. » 85 » 45 1 Peregalli B. » 86 » 1 26 FeregriniL. t. 86 p. I 3z » 88 » 47 Peroni Carolina w 86 » l3o Perrin G. » 86 » 53 Pescini E. » 06 * 126 Pessina L. >. 86 »• l3o Petitti C. I. » 86 .» 348 Pezza Rossa G. t. 85 p. 355 t. 86 p. 3 86 t. 8 8 p. 175 Pezzana A. »88»273 Piccaluga G. » 86 >> 121 Picliarcl A. » 85 ». 2 33 Pieraccini L. » 85 «> 144 » 87 » 356 Pilorgerie (Delia) G. » 35 .. 356 Pinamonti G. » 86 » 243 Pini N » 86 » 63 Piola G. » 86 » 3i4 Fizzighelli G. ,. 38 » 255 flaiia G. j> 87 » 376 Plumjcau S. I. 86 p. 1 3o Pode=ti F. » 85 ». 442 t. 86 p. 338 e 396 Poggiolini - Lodigiani Giuseppina t. 88 p. 2 85 Polacco E. » 86 » 129 l'oletti L. » 86 » 392 Poli B. >• 85 >■ 41 Ponza di S. Martino L. » 85 » 143 Porro C. » 85 - 60 Possino N. » 86 » 39a Prechtl G. C. » 85 » 276 rrestel » 85 « 457 Priest ( S. ) » 87 » 210 Procaccini Ricci V. >■ 83 » i3o Promis C. » 86 » 153 Properzio » 88 - 227 Proserpio B. » 86 » i3o TuccinottiF. t. 87 p. 29 » 88 > 5o Pungileoiii L. » 86 >• 3 95 Puttinati A. » 85 » 442 Q Quatremere de Quincy ■ 85 « 104 Quetelet A. » 87 » 72 Quintino ( Cordero di S. ) G. » 87 » 407 R • Racca C. » 87 » 94 Rados E. » 83 i> 442 Raffaello t. 86 p. 387 » 87 » 396 Raggi 0. t. 86 p. 391, 395 , 396 e 397 Rambaldini G. t. 86 p. 129 Rasori G. t. 87 p. 63 » 88 * 5o Ratti I. e G. » 86 >■ 1 3o Raumer (De) » 85 » 392 Rayuouard >• 86 » 366 Razzetti G. « 86 >• 393 Regny A. » 85 » 458 Reitelli F. ». 88 .. 14 Reveill-Parise » 86 » 43a Ricci A. » 87 « io3 — A. M. t. 86 p. 394 ,» 88 » 94 — (De) L. t. 86 p. 48, 57 e 59 383 Kicei (Procaccini) V . t. 88 p. i3o Scazzola G. A. t. 88 f . 227 Riclitei- H. E. .. 85 » 82 Schiavoni Ji.t. 85 p.45o » 87 ■ I3i KidoliiC. t. 85 p. 10 3 » 86 . 55, Schiller F. » 86 » 216 59, 6o e 70 Schlatter. » 85 .. 392 278 121 Riualdi R. t. 86 J . 398 Schobcr L. . .85 - Rio (Da) W. » 85 ■ 4» Scina D. » 88 » Ripamonti Carpano P » 80 - 127 Sclopis F. ». 86 » 408 Riva G. .. 86 » ia5 Seorzino L. .. 85 > 441 — ( Dalla ) N. G. >■ 88 » ai5 Segneri P. t. 85 p • 145 p 88 » 120 Rivera (Afan de ) C. . 87 - 3i3 Sella G. » 87 » 407 Roniagnosi G. D. - 86 - 411 Serbati ( Rosraini ) A. - 85 - 345 Hum. mini » 85 - 459 t. 86 p. 333 e 405 » 87 . 37 Ronchi (Aubry «) » 86 » 127 - 88 » 167 Roscoe » 85 . 90 Serous d' Agincourt G. Rosellini I. » 85 » 142 B. L. G. » 85 » 145 Rosetti G. » 85 » 256 Serristori L. t. 86 p.58, 61 e 64 Rosini G. » 85 » 90 Scrvi G. t. 85 p. 447 t. 87 P 128 Rosniini-Serbati A. » 85 » 345 Sessa N. * 86 » 388 t. 86 p. 333 e4o5 » 87 . 37 Signoroni B. » 86 » 122 » 88 » 167 Silvestri G. B. » 86 ft 400 373 Rosselet f. Rossi » 86 . i3i Sismonda A. - 87 » .. 87 - 208 Sobrero C. ■ 87 » 372 — ( De ) r. .. 87 » a5o Sogni G. » 85 » 443 Rossini G. .. 86 - 56 — L. » 86 » 123 Rovida C. » 86 » 364 Soli A. - 86 » 391 Rusca G. » 85 » 44 a Soldati A. » 86 » 128 Rusconi M. .• 37 . 259 Solera T. » 86 » n5 S SoDZOgUO L. >• 85 - 91 127 Sabatelli F. » 86 » 389 Sordelli L. » 86 » — L. » 88 » 240 Speluzzi B. >. 86 » 127 i3o Sacchi G. .. 86 •> 246 s. » 86 » Saiy (Le Maistre de;L. I » 86 > 408 Stampfer S. t. 85 p. 277 e 279 Saino F. » 86 .. i3o Stassart (De) t. 85 p. 388 Sand G. » 86 » 93 Strozzi C. - 85 . 253 Sangallo A. » 86 » 400 Suter G. - 85 » 458 Sangiorgio A. » 85 .. 4-t2 T Sautagostino C. » 86 » 127 Taddei G. t. 85 p. 144.. 86 » 326 Sanzio R. t. 86 p. 387 » 87 » ,96 Tadoliu A. ■ 86 » 399 Sartorio M. » 85 - 97 Tagliabue A. L. » 87 » n5 Savi G. , 87 . 374 Tagliapietra Maria •• 87 - 132 — P. » 87 - 375 Targioni-Tozzelti A . ». 86 .. 54 Saylc. P. » 86 » 123 Tassi F. ». 88 « 224 Scarpa N. » f7 u i33 TabMiiari G. » 86» 56 384 Tempi L- t. 86 p. 53 Vassalli G. E. 1. 86 p. i3o Testa A. » 85 » 143 — litografia » 86 . 12a Testi F. - 88 - 3oi Vasse F. » 86 » 5i Thomas P. L. » 86 » 1 3a Vecchio (Del) B. t. 86 P- 390 e 391 Thorwaldsen A. » 85 » 428 Vedova G. t. 85 p. io3 » 86 » 397 Vence • 85 - 143 Tibullo A. » 88 » 227 Venini G. e f. » 86 ». 121 Tighe G. W. » 86 » 54 Ventimiglia (Lascaris di )» 87 . 408 Tinelli L. t 86 p i5o e »63 Vettingher G. » 86 » 129 Tinti V. t. 88 p. 276 Vicari D. » 87 » 1 29 Tipaldo E. » 88 » 201 Vico G. B. t. 85 1> . 122 - 86 ~ a59 Tirrito L. » 86 » 368 - 87 » 416 Toft'oli F. » 85 » 264 — (De) T. t 36 P- 395 e 396 Tognctti F. - 87 . io3 Yigaiio P. t. 86 p. 129 Torchi L. » 86 » 124 "Vigevano G. > 86 » 125 Torini ( Manozzi S. » 86 » 66 Yillards ( Carron du) - 85 » 281 Torri A. » 86 » i3» Visconti di Mot rone G. > 86 » i3o — G. » 86 » 124 — P. E. t 86 1»- 388 e 396 Tosi F. M. » 87 » 255 — S. t. 86 p. 132 Tozzctti (Targioni) A. - 86 » 54 Visentini A. » 87 » 405 Tozzi M. A. » 86 » 53 Viviaiii D. » 87 » 385 Trecourt G. » 85 » 445 W — L. » 85 » 446 Warden > 87 » 210 Trinchinetti A. - 85 » 288 Weiss M. » 86 » 129 Turcliini L. t. 36 p. 65 e 66 Weil F. ■ 66 » 395 Turina F. e B. t 86 p. ia5 e i3o WenzelG. t. 86 P 395, 397, 398e 399 U Wicar G. B. t. 86 p. 369 Urio G. V t. 86 p. i3o Wolf E. 1 . 86 Z P- 397 e 399 Vacani (). » 88 » 240 ZandomenegUi A. t. 87 p. i33 Vajani F. - 86 » 129 Zanniui G. B. y 86 - 21 1 Valentiiii A. » 87 » IOI Zanotti T. > 85 - 100 — N. » 86 » 397 Zantedeschi F. » 85 » i35 Valerio S. » 86 » 129 t. 86 P 134 » 87 » i38 Vallauri T. t. 85 p. 98 e 248 Zappella ( Odini ) Teresa » 86 » 129 Valperga di Civrone T. t. 87 p. 409 Zatti C. » 88 .. 239 Vantancoli G. » 36 ». 57 Zinelli F. M. » 87 » 404 Vanni C. >. 86 - 62 Zoncada A. » 87 » 185 — G. G. t. 36 p. 52 e 70 Zuccagni Orlan dull A. , 85 » i53 FINE. ( \ JUN SO ■ Wj£yy^ HI * 1 v ' "N ^i A ■ X' ' 'i *• :£ ^ . '