/^ <4^ '>^4 BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTERATORA,SCIENZE ED ARTI COMPIIATO DA VARJ LETTERATI. ToMO LXXXIX. ANNO VENTESIMOTERZO. Gennajo, Febbrajo e Blarzo i838. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIOUNALE. IMPERIALE REGIA BTAMPERIA. II presente Gior/iale, con tutti i volumi precedenti ., e posto sotto la salvaguftrdla della Legge, cssendosi adempiuto a quanta essa prescrivc. ♦ > BIBLIOTECA ITALIANA § xio AoDo. PARTE 1. LETTER ATUR A ED ARTI LIBER ALL Amene lettere e critica Ictterarla. Oe piacesse ad alcuno d'interrogarne qnal peusiero prima d'ogni altro ci corse iilla nieiite allorche ci fii detto di scrivere qualclie pagina clie t'ossc introdu- zione o pioeniio al duovo anno della Biblioteca Ita- liana, dovreiiinio sinccramente rispondore: Uu dub- bio; cioe se la molta pazienza die doniandiamo ai nostri lettori sia rimeritata da noi con fatiche di so- lida utilita. Abbianio sentiti alcuni uomiiii di buon sense pa- ragonare i giornalisti colla loro importanza e colla loro misslone, a niolti poeti dei secoli scorsi i quali s'intitolavano gravemente inteipieti degli Dei e sa- cerdoti delle iMuse , e non furono altro che vendi- tor! di ciance. E senza du])bio Teloquenza, la poc- sia e generalmente V amena letteratura non possono trionfiiie quando le scienzc positive sovcrchiano coUe granui e manifcste loro utilita I'oziosa e mal percet- tibile utilita del dilcito : e peio, come pos^ianio spe- rare che si trattengano volcntieri con noi i jiostri lettori allorche disputiamo dcirorditura di una corn- media o di una novella, della rcdelta di una tradu- zione, dcirarnionia di uu verbo, dell" elciianza di una 4 AMENE LETTERE frase? Ben posslamo sforzarci d'involgere queste ine- zie deir ingegno umano in un linguaggio niagnifico ; citare I'antico adagio, clie tutte le arti sono anelli di una catena la quale collega Tumanita; risalire fino alle dottrine ideologiche del Tracy per discendere poi a parlare della rispondenza di due vocaboli; ma gli uomini di buon senso sonidono, e le giandi pa- role non sollevano punto le nostre materie al di sopra della loro nativa meschinita. Quando 1' utile e consi- derato come legge fondamentale di tutte le produzioni deiringegno , il campo proprio del letterato si fa an- gustissimo: egli sara sempre detto venditore di ciance ogniqualvolta non pigliera i suoi concetti da qualche scienza. La parte veramente sua allora si circoscrive aU'esposizione : ma in un secolo volto a cercare una reale istruzione , tra gl' infiniti precetti dei retori questi soli rimangono, chiarezza e breviuL Diteci delle verita utili con chiarezza affinche bene s'intendano; ditele con brevita affinche il tempo non venga meno al molto che importa di apprendere: ecco quello clie il secolo raccomanda a' suoi letterati. Con questi pensieri , dai quali non giova schermirsi perche sorgono da tutte le parti e tutto il mondo li grida, e difficile trovare argomenti che valgano a raccomandare un giornale , in quanto almeno non e scientifico: raccomandare ad un' eta disamorata delle "lettere amene un libro che vuol parlare soltanto di amena letteratura! Chiunque guardi non pure all' Italia ma a tutta intiera I'Europa vedra di leggieri come nella presente eta sia scarso il numero delle produzioni letterarie propriamente dette: scarso in se stesso; ma scarsis- simo poi per comparazione alle opere scientitiche. Vedra la poesia essere in moiti paesi intieramente negletta, in alcuni altri o mandare una voce che piu non puo ne commovere ne dilettare, se non forse come un semplice passatempo ; o sforzarsi di pi- gliare un nuovo andamcnto, c colla infelicita de' suoi tentativi far sempre piu manifesLo quel fato a cui E CRITICA LETTERARIA. 5 vorrebl>e e non puo sopravvivere. Questa reglna, una volta , del mondo intellettuale , non trova oggimai neirantico suo regno un angolo che la ricetti. S'ella vnole attenersi alia regione della fantasia , la nostra eta la condanna sicconie inutile; se ricordasi di aver divulgate le prime leggi e la prima sapienza, e vuol ripigliare quel nobile ufficio , il secolo non puo sa- pergliene grado , perche la mutata condizione dei tempi ha reso quel beneficio poco meno die infrut- tuoso. Nessuno va piu cercando 1' istruzione nelle opere de' poeti , quando abbondano i prosatori, ai quali e si agevole I'essere piu precisi di lore e piii chiari; e T armonia del verso non puo essere piii riguardata come un sussidio necessario alia memoria, dopo la stampa. Ne la prosa , consideraia come arte , e molto piu felice della poesia. La brevltd e la chiarezza non sono, per verit^, nemiche della buona e perfetta eloquenza , ma non bastano a fare eloquent! gli scritti. Sotto le leggi di questa rettorica tanto ricisa e sevei'a , noa solamente le orazioni magnifiche di Cicerone sareb- bero incomportabili nei Parlamenti e nelle Camera della nostra eta , ma le arringhe stesse di Lisia sem- plicissime, ai nostri giudici parrebbero in molte parti ridondanti e sovercliie: ne T. Livio, ne Platone po- trebbero piu citarsi come modelli di stile perche tutti e due hanno assai piu di quello ch'e necessario a si- gnificare con brevita e con chiarezza i loro pensieri: e lo stesso Buffon nelle sue sapienti descrizioni potra non di rado essere censurato quando si giudichi di questo modo. In tale condizione di cose gli uomini nati all" arte del bello scrivere sono condannati al silenzio; e i gior- nali letterarii, oltreche mancano spesse vohe di libri intoi-no ai quali occuparsi, devono generalniente sen- tire quanto il loro ufficio discordi dalT indole e dalla inclinazione dei tempi: perocche, qual cosa e si stiana quanto il giudicare seriamcnte di quelle produzioni che il secolo appena comporta come innocenti ozio- sita? f) AMENE LETTEBF. Pill volte fii rlpetuto che qiiesta nostra eta , per le cose 2;i'anclissime die la precedettero , ha biso2;no di una letteratura non inceppata da autorita di leggi o di esempi , nuova, ardita , potente come le iniprese e gli uoniini cli' essa vide o di cui e tuttora i"eccn- tissima la memoria. Per verita dopo le battaglie di Maratona e di Salaniina, Tespi e Frinico non poterono pill contentare la greca nazione. Bisogno conccdere ad Escliilo di ordirc i suoi drammi con leggi del tutto nuove; bisogno cli'egli abbandonando le anticlie can- zoni dei satiri rappresentasse siil palco da lui rin- novato i casi treniendi delle eroiclie dinastie, e die con nuova tempra di verso e di stile si guadagnasse I'attenzione di un popolo a cui non potevano piii gradire le feste della vendemniia dacche s' era abi- tuato a piantar trofei , testimoni d''illustri e sangui- nose vittorie. Dovevamo duncfue aspettarci qualdie cosa die s'accostasse alia grandezza ed aU'ardimento del Prometeo, dei Sette a Tebe od almeno all'impor- tanza nazionale dclF ultimo fra i drammi di Escliilo, i Persiani: ma chi puo citar pure un frutto corri- spondente a si grande aspettazionc? Noi ci trasportiamo col pensiero nel centro di tutto il movimento moderno, nella terra donde ebbero ori- gine i fatti pei quali si vorrebbe die coniinciasse una nuova era letteraria , nella citta die vide si grandi e si rapidi travolgimenti di dinastie, e cercliiamo in- vano nella sua letteratura vivente 1" impronta di queste avventure. Giiardando al piii lodato fra tutti i poeti di quella nazione , Alfonso Lamartine , troviamo che il suo nobile ingegno non riflette, se non forse indi- rettamente, Teta in cui vive. Le sue MedUazloni ci pajono la manifestazione di un animo che rifugge dalle grandi catastroti del secolo. In mezzo a fatti che abbracciano tutto il mondo , egli si ritrae nel proprio gabinetto a contemplare la breve buffa delle iiniane grandezze; e ne maiida canzoni flagranti bensi di odorosi profiimi, ma solitarie, ne collegate col secolo e coUe sue vicende se non da un solo e debole anello. E nRITICA LETTERARIA. 7 Dietro a lui poi in Francia e in Italia vediamo p;ettarsi un e;ran numero di scrittori; c cosi I'ingegno poetico do|io aver domandato con grande istanza novelle fran- chigie in grazia delle potenti passioni alle quali do- veva dar veste, si chiuse nel cerchio del sentimento religiose, individuale. — Non e nuovo nella storia let- tei-aria di voder sorgere, per esempio, di mezzo ad nn''eta guerriera la poesia campestre; ma quella poesia ne fa, propriamente parlando, ritratto dei tempi, ne enuova, ne ha bisogno d'invocare arbitrii maggiori del consueto. Del resto poi questa scuola a cui diede nascimento la sazieta deirantico e la moda accrebbe fortuna, non secondando 1" impulse che il secolo ha riceviito , divenne assai presto sazievole essa mede- sima. II suo I'ondatore Tlia disertata prima d'ogni altro per soUevarsi ad abbracciare in un grande com- ponimento tutta quanta Tumanita; ma il suo tentative e state treppo infelice. II Gioselino del Lamartine ci da r idea di un uomo die vuole spiccare un gran sake, e non puo levarsi dal suolo. Neirimniensa sua ampiezza quel componimento non e altro ancora che una canzone solitaria ; il s( cole non vi trova la pro- pria immagine ne le proprie passioni; e il gran poe- ma e poco meno che obbliato prima di accostarsi pure al suo fine. II romanze storico, nnova epopea destinata, dicevasi, a mettere sulla scena la moltitudine in vece dei pochi grandi personaggi ai qiiali la storia era selita di li- mitarsi, il romanzo sferice fu senza dubbio la mag- 2;ior novita letteraria de' nostri jiiorni, ed anche la pill intimamente collegata col secolo e colic sue vi- cende. II grande ingegno di alcuni die Than colti- vato , e 1 applause e la ricchezza cli"' cssi ne colscro suscitarono un numero quasi inlinito d'imitatori: ma qual e oggimai la fortuna anche di questo genere cosi favorite di letterarie produzioni? A volere es- ser sinceri bisognera pur contt'ssare di' esse ha ]>er- duta in gran parte (juelfaura popolare di eni godeva poc'anzi: il ronianziere non ignora di scrivere per ft AMENE LETTERE soddisfare una curiosita che si svapora leggendo; egli sa gia innanzi tratto la breve durata del suo libro, perche sente che nemmeuo il suo libro e pienamente Concorde coirinclinazione del secolo. — Non parlere- ino dei novellieri i quali credettero di secondare una eta tutta positiva trasportando la finzione dalla poesia nella prosa. Essi contentarono o forse contentano an- cora la curiosita oziosa di colore che leggono unica- mente per passar tempo; ma nascono e muojono e cadono nell' obblio con maravigliosa rapidita. Minore poi del romanzo e riuscito finora il dram- ma storico. Dove fu conceduta al poeta intierissima liberta , i suoi traviamenti passarono ogni niisura : e nientre gji antichi precettisti si rimasero, gia e gran tempo, dal combatterlo , si levo a condannarlo una voce molto piu venerabile, benche finora non molto \ piu rispettata , quella del sentimento morale. Non vogliamo imputare al genere questi errori: ammette- remo altresi che la via per la quale si e tentato e si tenta d'indirizzare il dramma ha moke parti lodevoli e nobili; ma poi non dubitercmo di alTermare ch' esso e rimasto molto al di sotto da queiraltezza a cui tende. Se noi cerchiamo Ic cause di questa infelice con- dizione dellc lettere, la storia del secolo XVII ce le puo suggerire in gran parte. Gf ingegni piu forti si sono volti allc scienze, alia politica, al commercio. Dob- biamo per questo compiangere la nostra eta? e rin- novare lo stolto lamento di colore i quali considera- rono il secolo di Galileo come un secolo voto e bar- barico, perche le lettere, abjjandonate generalmente ai minori ingegni, decaddero dalla purita e dalla squi- sitezza dell' eta precedente ? Ma benche non sia cosa da doverne compiangere il secolo, non percio e men vero che I'amena let- teratura va da gran tempo cadendo , sicche langue oramai rifinita. Solo chi amasse d'illudersi potrebbe • , mettere in dubbio questa verita a tutti gli altri evi- ' dente: della quale poi non pensiamo che sia risalito alia vera e primitiva cagionc chi voile chianiarne in E CRITIC.V LETTER Via A. 9 colpa o r ostinazione superstiziosa di alcnni a mante- ner in onore forme gia viete e disperate atfatto di vita; o la soverchia e sconsiderata inclinazione degli altri alle novitii. Le due scuole ebbero, e forse hanno tuttora, ardenti sostenitori; ma dove sono le produ- zioni delle quali o Tuna o Taltra possa veramente gloriarsi? Non ignoriamo per certo i pochi esempi clie si potrebbero citare; ne sarebbe possibile averne notizia e non pagar loro il tributo di una sincera ammirazione: pur non crediamo clie bastino ne a ri- moverci dall'opinione gia espressa intorno alia po- verta letteraria del nostro tempo, ne a stabilire che I'una delle due scuole, trionfando dell'altra, abbia additata la via da far ritiorire le amene lettere in questa eta. Molto meno poi crederemo che mancliino al no- stro secolo ingegni atti alia poesia od alia eloquenza. Uno scrirtore moderno gia disse: il Descaites, il Lo- cke, il Leibnitz , il Newton , il Vico , in quanto alia innuta disposizione dei loro ingegni, sarebbero potuti essere sommi poeti; e per lo contrario Omero, Dante, il Milton, sommi filosofi: e la verita di questa sen- tenza puo rendersi manifestissima a cliiunque consi- deri non T estrinseca forma sotto cui gl' ingegni si manifestano , ma il concetto o F essenza delle opera loro. Leggendo, per cagione di esempio, Xlntrodu- zione alia storia della filosofia del Cousin ci par di trovarvi Timmaginativa e tutti gli altri elenienti di un ingegno poetico; e il suo libro, quantunque sia il frutto di un profondo pensicro, piglierebbe facilmente Taspetto di un sublime poema. Perocclie cercando nella vita deirumanita e nellc leggi che la governano le cause e la genesi dei sistemi fiiosofici, Tautore in- terroga al tempo stesso e la natura delfuomo e la sto- ria del genere umano; trova nella prima le leggi e la necessita di qnella serie d'idce che poi riscontra nella seconda; e da queste idee vede nascere a poco a poco e comporsi tutta intiera la civilta. II suo li])ro , noi vogiianio ripetcrlo, sarebbe uno splcndido poema se 10 AMENE LETTERE non fosse un sublime sistema di filosofia. E se tutti colore clie al nostro tempo riescono tanto speculativi nel commercio, tanto sottili nelle ipotesi delle scienze, tanto profondi nell" economia , tanto . sagaci e previ- denti nella politica si consacrassero in vece alle let- tere amene , chi vorra dirne die una si grande ric- chezza e potenza d' ingegni onde reggesi ed illustrasi il mondo dovesse fallire per questa piu facile via? La proVa di quanto sarebbe erronea questa opinione apparisce da un fatto apertissimo a tutti; clie dove i tempi comportano ancora qualche resto di lettera- tura, ivi 1' in2:eano letterario subitamente si manife- sta: come vediamo presso alcuni popoli ne pubbhci parlamenti, e in generale nelle discipline mox-ali. Non accuseremo pertanto ne le scuole o troppo tenaci deirantico o troppo innamorate del nuovo, ne la sterilita delle fantasie e degl' ingegni, cercando le cagioni della presente poverta letteraria ; ma la reche- remo in vece alia condizione dei tempi: non gia per muovere un' accusa , ma solo per dire un fotto chc a noi pare fuor d'ogni dubbio, e clie akresi potreb- b" essere , e forse e veramente, un grande indizio del nostro progresso nella civilta. E pero se il se- colo per la propria sua indole cliiaaia gl" ingegni migliori a tutt' altri studi ed inclina la moltitudine a tutt' altri pensieri die non sono quelli delle lettere amene, troppo e difficile a noi liberarci da quel dub- bio clie abbiamo gia espresso nel principio di queste nostre parole. II qual dubbio se forse a molti parra troppo tardivo , non per questo e nieno sincero e men forte; e tale il palesiamo quale ci sorge nel- faninio, comunque poi voglia considerarsi o frutto di meno inmiaturo giudizio, o segnale clie gia ci ac- costiamo a quegli anni in cui I'uomo trascorre si fa- cilmente dalla prudenza alia piisillanimita. Perocche insieme coUe vaglie speranze della ^ioventu si dilegua pur troppo in gian parte anclie Tantica fiducia nella potenza e nell'efficacia delle lettere sui destini delle nazioni. E CRITICA I.ETTERARIA. II Ora poiche noi diciamo che la poesia e reloquenza tiecadono e isteriliscono perclie gl' ingegni che po- trebbero sostenerle e faile fioriie consacransi ad altri studi; e poiclie diciamo altresi che di questa nuova direziotie degl" ingegni niigliori , non clie levare la- mento, dovremmo in vece congratnlarci, si pei frutti che gia se ne vtggono, e si per quelli che se ne speraiio tuttavia; qualcuno vorra domandarne per av- ventura se noi sianio ora vennti in quella sentenza contro la quale parlaninio piu volte in questo Gior- iiale , cioe se portianio ora opinione che le lettere amene, Tarte del parlare con eloqiienza, e special- mente la poesia abbiano perduto per semjue Ja di- gnita, lo splendore , la stima di ciii godettero im tempo. A questa domanda risponderemo piii sotto : qui intanto siaci conceduto di venire consideraudo un po' meglio questo presente stato dell' amena lette- ratura. Guaidando alia grande e tumultuosa varieta dei giudizii che s' odono pronunciare nelle matcrie delle lettere ai nostri giorni , ed alia differenza grand issima che distingue gli uni dagli altri scrittori coniiuciando dalla clczione dellc materie fino alio stile e alia lin- gua, tornaci a mente quella sentenza del console Fron- tone che ci fu conservata da Dione Cassio: «■ Mala cosa e avere un signore sotto cui niuna cosa a ncssuno sia lecita; peggiore pero averlo tale sotto cui tutti possano tutto. « Quando Tautorita di Aristotclc e delle scuole era tirannica , tolta all' ingegno la liberta di tentar cose nuove, preconcctto il giudizio in confor- mita di alcune rej^ole sia stabilite e dichiarate immu- tabili , !e lettere amene dovevano per necessita ftirsi sterili. Con tutto cio mentre gli uomini d'alto inge- gno non furono tanto generalmcnte e potentemente sviati quanto oggidi dal coltivar I'eloquenza e la poe- sia , non si puo dire che i precettisti fossero cost dannosi come alcuni vollero poi aliermare. Que' no- bili in2;eQ;ni riconoscevano la siainoria d Aristotelc e or? ^ o prestavano allc sue leggi uu' osservanza forse talvolta 12 AMENE LETTEBE alcun poco supcrstiziosa; ma pur credettero , come Frontone, die I'uomo debba poter fare qualche cosa anche da se, ed osarono tvitti qual piu qual mono innovare. A queste parole fan testimonio molte grandi produzioni ; nelle quali consiste pur finalmeute la gloria letteraria di tutte le nazioni moderne. Ma dac- clie il furor militare e le scienze e il commercio ti- rarono a se gli uomini di tempera piu ardente e di pill forte ingegno, e le lettere furono coltivate sol- tanto dai minori, qual maraviglia che il regno si cambiasse in tirannia? 1 precettisti s'immaginavano di sorregger gl'ingegni, e li oppressero: le sciiole suo- navano di grandi nomi e di piu grandi promesse, e il mondo s'accorse che la vera letteratura era spenta. Ma cercandone la cagione ne imputo, come avviene sovente, a gran torto coloro che soli sforzavansi anzi d'impedire quella caduta; ne imputo i precettisti, e contro loro si volse la furia dei critici. Fu una battaglia inutile! e forse bastava dir loro: Sapete creare il genio, od innestare almeno 1' ingegno? Ad ogni modo !e scuole coi precettisti furon ridotte al silenzio. Noi non diremo quanto abbiano, al parer nostro , o giovato o nociuto: questo crediamo sol- tanto di dover notare, che gia da gran tempo non si puo piu dar colpa di verun impedimento alle scuole, e tuttavolta le produzioni letterarie non son diven- tate ne piu numerose, ne migliori: si avvero il detto, del console, e si conobbe anche nelle lettere pessimo quello stato in cui tutti possono tutto. — E qui non vogliamo lasciar di avvertire che nelle lettere e nelle arti la sospensione puo essere talvolta indizio di un popolo che conserva almeno il senso del bello ; sic- che poi conoscendo quanto le opere degl' ingegni mediocri siano lontane dalla vera perfezione , noa da loro ne applauso , ne premj che valgano ad in- coraggiarle. Dove il popolo non sia naturalmente do- tato di questo senso', quivi non possono mai venire i periodi di sterilita letteraria , perche d' ingegni mi- nori non vi ha mai penuria; ma non per questo e E CRITICA LETTERARIA. 1 3 Tnigliore o men deplorabile almeno la condlzione della letteratura. Quando i grandi ingegni non possono o non vogliono consacrarsi alle lettere, allora massima- mente, seil popolo sarcbbe pur degno di averne, lo fa manifesto nel modo onde accoglie le opere dei mediocri, i trayiamenti della fantasia, la mancanza del giudizio, r inverecondia di chi per poco non glo- riasi di esser potente nel male. Ma intanto i critici ribellatisi dall'autorita dei pre- cetti , cominciarono a diventar precettivi essi mede- simi, e immaginaronsi anch' essi di poter crearc il genio od innestare I'ingegno, e insomnia redimere il campo dalia sterilita. Alcune pochissirae idee popolari, epercio anche vere, servirono di fondamento ad in- finiti discorsi. Se la critica potesse produrre quei frutti che alcuni non pur si proniettono, ma vantansi di avere ottenuti, f ordine delle cose e delle idee dovrebbe in gran parte mutarsi dal suo solito e na- turale andaniento. Noi dunque non crediamo di do- ver punto maravigliarci se a tanto parlare dei critici non seguitarono effetti ne molti, ne grandi: bensi ci pare contraria non pure al gusto, ma anche al giu- dizio ed al decoro nazionalp la discordanza dei critici o giornalisti intorno ad alcune opere, e piii ancora lo sforz-o di for risorgere certe questioni che paiono ricondurci a mohi secoli addietro. Con alcune idee tolte in prestanza dalla critica universale , s' e pub- bhcata recentemente una strana sentenza sulle opere di Giacomo Leopardi; e I'ingegno rarissimo. la vita consumata in profondi studi e le opere elaborate e sapicnti, gli guadagnarono subito dopo la morte da un itahano, ma non per altro in Italia, un giudizio altrettanto amaro che superficiale ed ingiusto An- che intorno alia lingua, cosa di tanta importanza, deve recar maraviglia che i critici siano tuttora cosi discoxdi. La questione della lingua o fiorentina o italiana lu per gran tempo una controversia propriamente detta, quando i letterati divisi iu contrarie fazioni la 14 AMENE LETTERE ff coiiibiitteroiio con quel I'ervoie che lutti saimo: oia, sebbene alcuni pochissimi amino oncora di nieditarla o di scriverne, non ci par da teniere che si rinnovi pur rombra delle anticlie battaglie. L' universale della nazione , quella *parte alineno die non iscrive ma pensa , non ha potuto mai prendere molto interesse in questa materia, comunque i lelterati si sforznssero di rappresentarla eminentemente nazionale. Qualcuno de' contendenti gia disse: Trattasi di sapere se uoi abbiamo una lingua; ma la nazione che da piu se- coli parla e scrive ; nia gli uomini che sanno di po- tersi intendere all' uopo e parlando e scrivendo dai- Funo airakro capo d' Italia, non poterono esser com- niossi da quelle grandi parole. In una eta poi come la nostra in cui la moltitudine , cosi la plebea come la illustre, non fa stima se non di cio che ha valore, ne misura il valore delle cose 'altrimenti che daila loro attitudine ad accrescere le varie comodita della vita, in questa eta sarebbe, per nostro giudizio, miracolosa quell' eloquenza die riaccendesse da vero questa controversia. I letterati possono benissimo per qualche tempo attribuire importanza a materie che ne sono indegne; e facile indovinarne molte cagioui: ma non cosi la nazione generalmeute parlando, la quale necessariamente e mossa o dall' utiiiia o dal diletto, e non puo trovare in siffatta questione ne 1' una , ne I'altra di queste cose. Non sono ancora molti mesi , uno dei nostri critici annunziando un iiuovo libro ne lodo la lingua e lo stile; ma poi come un uoaio pen- tito di avere osato por niano in una messe non sua , soggiunse: Per qimnto alincno pad giudicarnc uu lom- hardo che iinpara la lingua sui libri. Lasciamo lo stile; perche riguardato come arte e naturaie die ne siano giudici i soli artisti ; ma della lingua , il popolo avrebbc pronunciato un piu franco giudizio e piu Sicuro, volgcndosi a questa seiuplice considcrazione, se le parole usate da qucllo scrittore fossero bene SJgnilitative de' suoi concetti. E C8ITICA LETTERAKI4. 1 5 Del resto la critica ( sotto il qual nomc s'intende ora lo scrivere ne' giornali ) e oramai tutto quello che ci rimane cli Ictterario. Giornali e Novelle , ecco la presente lettei'atura; la quale nella teorica e g;i"ave, gronclaiite di filosofia ed involta in niagnifiche parole; e nella pratica apparisce cutta pensata per le toelette. Questa critica da principio e venuta in campo ar- mata di alcune di quelle massir^ie presentite prima da pochi , poi maturate dal tempo, e finalmente espresse da qualcuno di quegl' ingegni die diventano famosi perche sanno riassumere in una formola chiara e pre- cisa cio cli'e diffuse in tutto un popolo o nel senso comune di tutta un'eta. Doversi distruggere le bar- riere clie separavano le lettere dalla vita reale ; in- fondere nella poesia lo spirito vivo ed efficace del cristianesimo; liberare la prosa dalla vana pompa dei retori ; cercare argomenti dai quali potesse cavarsi qualche utile lezione per le generazioni presenti ; considerare insomma la letteratura come strumento di civilta, e non come ozioso passatempo. Ma dopo circa vent' anni. dacclie queste massime furono pro- clamate , quali passi ha fatti la ciitica? Se vo2;lian>o essere veritieri confesseremo di essere ancora a quel medeslmo punto. Le scienze lianno fatti passi niira- bili sotto r impulso che ricevettero in questi ultimi tempi; le lettere amene, come quel campi sui quali e fama che la barbaric dei vincitori seminava gia il sale per isterihrli, appena pud dirsi che-abbiano messo alcun fiore degno di passare alia posterita. Di que- sta scarsezza di letterarie produzioni noi abbiamo ac- cennata gia la cagione: ma la ciitica o i giotnalisti, che hanno essi t'atto frattanto? Poiche gl'ingegni piu lorti volgevansi , come dicennno , a tntt' altra via , sarebbe stato loro debito studiarsi di agevolare ai minori la buona applicazione dalle massime citate poc'anzi; ma in parte si diviscro o contrastandole od estendendole oltre i loro giusti coniini; in parte fal- sarono il gusto del la gioventu lodando siccomc frutto di una rinnovata letteratura cio rhc aliontanavasi per l6 AMENE LETTERE qualsivoglia niodo dagli antichi precetti ; in parte, come se fossimo ancora sul cominciare di questo cam- mino, van ripetendo con aria di gran novita le mas- sime diventate gia vecchie, e pare clie aspirino alia gloria di clii scopre una nuova via , mentre a stento son comportati come ripetitori importuni di consigli gia antichi. I nostri lettori ben vedono die noi non possiamo crederci esenti da qnesti rimproveri; e pcr- cio le nostre parole corrono franclie dalla tenia di of- fendere i nostri fratelli quando percuotiamo noi stessi insieme con loro. Conviene pur dirlo : la critica nella quale si e ri- dotta oggimai tutta intiera la letteratura non ha pro- dotto alcun frutto corrispondente alle sue grandi pro— messe. E dopo questa confessione attestata pur troppo da fatti cosi manifesti, un'altra ne divien necessaria, per rispondere a chi vorra domandarne, come duri ancora dopo tanti anni si grande varieta di opinioni e di giudizii? o come con tanta copia di scritture non abbiamo saputo ajutare pur d'un esempio gl'ingegni ai quali, chi piu chi meno fidatamente , non dubi- tammo di farci maestri? — Certo non e da credere che un secolo il quale ragiona con tanta profondita e sicurezza nel resto; un secolo il quale ha saputo trovar nuove strade e dar nuove norme alP ingegno in cose di molto magglore importanza e difficolta, in questa sola materia poi sia incapace di fermare una dottrina chiara , costante , fondata sopra inconcussi principj desunti dalla necessaria relazione delle cose. Se non che forse anche questo campo , per le cagioni gia dette , e lasciato agl' ingegni minori : e noi appena oseremo dolerci che I'amena letteratura non abbia ancora il suo codice, qualora consideriamo che quelle nienti da cui poteva ottenerlo avrebbero forse do- vuto involarsi a studi di molto maggiore importanza ed utilita. Tentavano mari e deserti non mai visitati dair uomo ; domavano con magniiiche strade monti vantati finora come posti dal Creatore a dividere il genere umano •, meditavauo rapplicazioue del vapore; 4 E CRITICA. LETTER ARIA. 1 7 abolivano il trafFico dei negri; ampliavatio 11 commer- cio e rindustria quelle menti che potevano dar nuove leggi alia poesia ed air eloqucnza: clii vorra muovere loro lamento delP essersi date piuttosto a quegli og- getti che a questo r Corrono qualche volta alcuni period! di tempo , principalmente rispetto alle arti e alle lettere, nei quali gl' ingegiii pajon chiiiniati soltanto a batter la via gia aperta dalle eta precedent! : i soggetti da eleggersi, il fine a cui tendere, le nornie o le leggi dell'arte, tutto e determinato. L' iiflicio dei critici allora e natnralniente assai facile: e buon critico ogni uomo di buon gusto; cioe chiunque avendo notizia delle leggi fondamentali ad ogni arte , sa riscontrare con quelle le nuove produzioni , ed e o fatto dalla natura, ovvero per educazione connaturato a sentire la rispondenza tra un concetto e la sua forma, e cjuanto siano degni di lode o di biasimo gli arbitrii ai quali 1' ingegno di un artista non puo mai rinun- ciare senza renders! quasi impossible ogni eccellenza. Ma quando per lo contrario sorgono tali tempi die I'arte non puo piu camminare per I'antico sentiero, ed e necessario che si rinnovell! per mettersi in ar- nionia colla mutata condizione civile o politica, allora ee i piu nobili ingegni, come accade al presente, di- straggonsi ad altri studj o piu splcndidi o piu lucrosi, la critica per evitare la taccia di sterile consigliatrice deve necessariamente o tacersi aspettando il Genio che sorga , o trovare da se nuove leggi , e porgere quasi la mano agli scrittori per introdurli nel nuovo cammino. Ora e notissimo Tantico adagio: jion e atto a scrivere bene di die die sia chi non, ha disposlzione e vittii di fare : e qualcuno dira che il critico, per sospingersi fino a quel punto che noi abbiamo ac- cennato , dovrebb' essere oiatore o poeta; nel qual caso, come vorrcbbe egli poi contentarsi di quest'umile ufficio, anziche aspirare alia Igde d'autore? Noi portiamo, a dir vero, opinione che tra Tora- tore o il poeta propriamente dctto, e que critici o Bibl Ital. T. LXXXIX. a i8 AMENE LETTERE giornalisti clie si contentano di ripetere cio die fu detto gia moke volte da niolti , possa benissinio tro- var luogo chi cerchi di rendere piu evideati e quasi diremmo palpabili le dottrine con qualche saggio lon- tano da ogni artistica pretensione; ma pur uoa inu- tile air arte. Pigliando per modo d'esempio in esame il poemetto di Bartolomeo Lorenzi sulla Coltwazione del monti, e ponendolo a riscontro coUe dottrine degli Economisti intorno a questo argomento, stimiamo che sarebbe agevole impresa mostrare come quella ma- teria potrebbe ritessersi molto piu utilmente senza perdere fiore di poesia. Le varie cagioni o natural! o religiose o politiche per le quali i monti gia ino- spiti si vennero popolando congiuqgerebbero questo argomento colla storia del genere umano: la naviga- zione , la milizia e le arti che fecero discendere i boschi dai monti per dare alimento alle loro officine e materia alle loro produzioni v'introdurrebbero la storia della civilta; e queste, e molte altre considerazioni consimili potrebbero dar materia ad un critico di mo- strare come questo argomento possa ottenere dalla scienza quell' interesse e quell' importanza die noa puo piu ricevere dalla mitologia : nc egli avrebbe certa- mente bisogno di essere per questo poeta. I nostri let- tori crederanno, speriamo, die non sarebbe stato diffi- cile nemmanco a noi il vestire d' un modo meno disa- dorno questo brevissimo saggio ; ma poiche al nostro scopo bastava I'averlo anclie solo accennato, non ab- biamo voluto, collo spendervi maggior cura, destare il sospetto di una soverchia presunzione. Del resto egli ci pare ben certo die se la critica non viene a questo punto , non le resti oggimai piu alcun uf- ficio die sia degno della pubblica attenzione. L' in- sufficienza dell' arte antica, o meglio direino dei pre- cetti insegnati nelle scuole comuni ; e la necessita di soUevare le opere dell' ingegno dalla puerile abbie- zione all' importanza del vero e della realta , gia da gran tempo furono dimostrate. O bisogna oramai die la critica, cessando dai vani coiisigli, ajuti con uiiii E CRITIC A LETTER AKIA. 1 9 esempi gl'ingegni desiderosi di cjuella gloria che an- che i mediocri possono cogliere dalle lettere amene ; o conviene ch' clla stia aspettando fin tanto clie sor- gera il Genio ad aprirsi da se stesso la via. Ma questo genio rinnovatore della poesia e delT eloquenza potra egli sorgere da nn' eta come la nostra, dominata da passioni cosi lontane da queste arti , rivolta al pro- fitto ed air utile, e gloriosa del noine di etd positipa? Noi abbiamo detto gia innanzi, clie faremmo una qual- che risposta a questa domanda; ed ora vogliamo li- berarci brevemente dalla nostra promessa: brevemente diciamo ; perche non vi ha forse materia cosi pros- sima come questa alle inezie dei retori e dei sofisti. Primamente quando si dice che il secolo e volto al profittevole ed al positivo , noa s' intende per cio di attribuire a tutta un' eta presa insieme quella mi- sera avarizia che s' impadronisce talvolta dell' indivi- duo e lo rende incapace di ogni nobile sentimento. Nel genere umano crediamo eterni non pur T attitu- dine , ma il desiderio e \ amore di quelle eniozioni che sono proprie della poesia. Platone puo esiliare dalla sua repubblica i poeti come dannosi; un'intierat eta puo tenerli in non cale perche non vede nelle opere loro capacita di produrre alcuna pubblica uti- lita: i poeti per accidente possono meritarsi quella condanna e questo dispregio; ma la poesia non puo mai diventare essenzialmente malvagia ne vile ; ne puo spegnersi , e nemmeno rcndersi inetta ai piii nobili ufficj. Nessuno pero crea un genere nuovo di poesia. Che fanno , a dir vero , coloro medesimi ai quali sotto il nome di Genj siamo soliti di attribuire il pin alto grado si nella forza e si neU'cccellenza delle poetiche facolta? Considerando gli elementi del mondo civile, scorgendone gl' intrinseci canibiamenti o le nuove relazioui, e recandovi quella caldezza di cuore c queir abbondanza di sentimento che i piu posltivi non hauno, come scintilla da selce, ne trao;gon ma- teria di creazioni poetiche : le ([uali a dir vero uou souo creazioni se non uella forma fantastica e 20 AMENK LETTERE sentimentale sotto cui vengono rappresentate ; del re- 8to poi sono e devono essere per necessita semplice- iiiente ritratti del tempo, nella cui immagine un cuore appassionato e una mente d' indole immaginosa infon- dono una vita fino allora sconosciuta. 11 poeta noa puo far nascere poesia se non dalle cose clie lo cir- condano; ma il germe poetico inerente a coteste cose noa si feconda ne sviluppasi in fiiitti, se la luce e il calore del genio non vengono a spargere sopra di lui il loro magico influsso. Ne potra mai esser vero die i progressi della civilta debbano o spegnere nel- r individuo questa nobile facolta , o rendere 1' uni- versale inetto a sentirne e pregiarne le produzioni. Ben vi puo essere forse un' eta in cui questo genio sia impedito di sorgere ; ma non e percio da trascor- rere a dire ch' esso non potra sorger mai piii; perche a questa conclusione. non puo venire se non clii crede clie la natura umana si possa essenzialmente cam- biare da quello clie fu insino ad ora. Gli elementi della grande poesia, cioe le scienze, le idee civili e politiclie, il sentimento religiose e morale, le ten- denze, le passioni degli uomini possono per un for- tuito concorso di circostanze essere indetinite , on- deggianti , manclievoli di stabilita, e incerte nello scopo : in siflatta condizione di cose come pno il ge- nio comporre e riflettere 1' immagine della vita reale, quando cotesta immagine e ancora cosi lontana dalla sua formazione ? In questi casi vi possono essere dei poeti, ma non puo sorgere una poesia veramente grande e secolare. O se alcuni strascinati daH'impazienza di un'indole eminentemente poetica vogliono precorrere il tempo, abbracciano una sola parte di quel gran tutto a cui deve stendersi la poesia, e possono risplendere per un breve periodo e interessaie coloro cue piii sono dominati da sentimeati consimili ai loro, ma sono astri di breve durata, perche il muoversi e il mu- tarsi continuo delle cose spegne ben presto ogni ri- spondenza fra T immagine cli'essi riflettono e la realta; ne gli uomini trovano piu consonanza fra i proprj E CRITICA LETTER AHIA. 31 sentimenti e le pagine dello scrittore. Chi fu piu poeta del Byron ?' e non di meno qual gloria e tra- montata mai piu presto della sua? II suo genio poe- tico sara sempre aaimirabile a chiunque sapra risalire a quello stato di cose da cui fu inspirata la ciipa e luminosa sua musa: ma le sue poesie nou potevano durar luagamente nelF ammirazione dell' universale , perche il mondo non puo soffermarsi in quella pas- seggiera condizione cli' egli ritrasse. Benche infinita- mente diversi da lui, pure per somigliante cagione non possono aspirare a fondar la poesia del secolo nemmanco coloro die amano d'innalzare le loro crea- zioni unicamente sul sentimento religioso: e una scuola contro la quale non oserebbe levarsi verun grave la- mento : ma ben si puo dire che anch' essa abbraccia soltanto una parte delTumanita; uno o poclii element! e non la vita socialc nella stia intierezza. Questi esempi per altro di poesia nata , se cosi possiam dire, a di- spetto dei tempi , questi fiori spuntati anche fra i duini e le tenipeste basierebbero, per nostro giudi- zio, a provare assai meglio di ogni raziocinio, quanto vada errato clii alTerma che il secolo procedendo verso una civilta positiva e filosofica deve pervenire a tal punto in cui non potcanno piii trovar luogo le poe- tiche creazioni. Ma di questi destini della poesia non possono ad- durre contentevole spiegazione ne coloro che vo2;liono persistere negli angusti limiti delle scuole in vece di uscire a cercarla nella storia del tempo ; ne coloro che dalla vera immagine della nostra eta levano uno o due llneamenti, e sopra quelli si fondano a ragio- nare senza curarsi degli altri. Dei primi non accade parlare piu oltre : ai secondi bisognerebbe un lungo discorso , del quale ci bastera di fare qualche ccnno. Uscimmo e vero da un lungo periodo di 2;uerre per gran tempo memorabili al mondo; ma non per questo ne uscimmo guerrieri o dlsposti ad una poesia mar- ziale , prima per la natura propria di quelle guerre, poi perche la varia fortuna delle armi non lascio che 22 AMKNE LETTERE alcun popolo potesse ndire da' suol pocti intoriare la canzone della vittoria senza ricordarsi i lamenti delle sconfitte. Vedemmo una rapida successione di passeggiere grandezze ; i somnii fastigi deiredificio sociale cioUaisi , cad ere e risorgere con alterna vi- cenda; la violenza e la glnstizia, la religione e Tem- pieta rallegrarsi ciascuna alia sua volta di qualche trionfo: ma non per cpiesto n' uscimmo scettici, per- che imparammo anzi da qiiesta breve esperienza assai meglio die dallo studio di tutta la storia a conosrere come abbiano sempre vere e proprie cagioni que' me- desimi avvenimenti clie pajon proredere imicamente dal caso. Non poteva dunque nascere un Eschilo; ne il Byron i30te conservare a lungo la sua gran fama. La sua irresistibile fantasia ottenne 1' applauso die mai non manca a cio die passa 1* ordinaria misura; ma ne i posteri potranno trovare nelle sue poesie r immagine della nostra eta , ne la nostra eta puo onorarlo col nome di suo poeta. Per verita egli ha fatto argomento a' suoi versi moite cose spettanti alia storia del nostro tempo; ma non fu inspirato da un sentimento die consonasse con quelli dell universale , che sono il presentimento e la speranza. Piu confor- me a tai sentimenti e la scuola dei poeti religiosi ; i quali cantano la concordia, la compassione, i benefizii della pace, la santita della giustizia e la speranza in una vita avvenire. Questi sentimenti non apparten- gono cosi esclusivamente alia religione , die non ab- biano altrcsi un'efficacia di gran momento sulla vita civile e politica; perclie dalla concordia nasce la forza , la compassione c rimedio alia disuguaglianza inevita- bile della fortuna , la pace e la giustizia sono fon- damento alia prosperita del commercio. Ma innanzi tutto bisognerebbe die questa scuola pigliasse dalla religione le inspirazioni piuttosto die i temi e la ma- teria e i concetti e tin anco le frasi. Perocchc in que- sto ci sembra di veder rinnovato Terrore di un' altra scuola del secolo scorso; qnando alcuni poeti credet- tero di aver fatto un gran passo sostituendo alle folc E CRITrCA LFTTrR\RI.\. ^3 arcadiclic argomenti scientilici , e immaginaronsi di recare lo spirito iilosotico nei loro versi intiottucen- dovi molti vocaboli tolti in prestanza tlalla lisica e (lalla matematica. Un graiule esempio male interpretato svio, al pa- rer nostro , molti buoni ingegni. GFInni di Alessan- dro Manzoni, e con loro anche le Meditazioni del Lamartine dovevano, per le squisite loro bellezze di sentimento e di stile, essere altamente locbte; e fu naturale altresi die molti giovani s' invogliassero di farsene imitatori : ma non contenti di qnesto, alcuni critici vollero ravvisarvi la poesia desiderata dalla nostra eta , la poesia rigenerata per abbracciare e ri- flettere il secolo; e in questo ci pare che andassero errati. Quegli inni e quelle meditazioni non possono temere la sorte delle poesie del Byron, perche sono in perfetta armonia con alcuni dei piu nobili senti- menti del po polo; ma non pertanto sono ben lontani dal potcr fondare la poesia del secolo, cioe quella poesia die nasce da tutta intiera la vita di un'eta. I nobili ingegni del Manzoni e del Lamartine fecero ri- spetto ad una parte quello die dovrebbe flirsi del tutto: quindi bencbe la stima delle loro produzioni duri as- sai grande, e non sia per declinare si presto, molti non a torto si dolgono dei loro imitatori , perche non ban fatto progredire d' un passo la poesia: la quale poi non potra dirsi veracemente rigenerata se prima non sorga qualcnno che raccogliendo tutti gli dementi di die si compone la vita delle gencrazioni presenti, e scaldando col fuoco del genio cio die il filosofo si contenta di contemplare , ne faccia emer- gere una grande poesia in cui Tumanita si ricono- sca intieramente dipinta, Questo genio, secondo Tor- diuc naturale delle cose, non potra sorgere finche il mondo intento- a rinnovellarsi non abbia apparec- chiati i materiali di cui esso dovra servirsi; perche, siccome dicemmo , il poeta non crea ma compone. La Divina Commedia non avrebbc jiotuto prodursi un secolo prima, sebbene anche prima di Dante, nei 24 AJIENE LETTEUE tempi, della barbaric abbian potuto nascer degli uo- mini dotati di un ingegno non punto minore del suo. Ne alcun motivo ci puo ragionevolmente persuadere clie questo genio non possa pin emergere; se pur non ci piace di credere clie il genere umano illustrato da tante nobili scienze e affratellato non solo da piu generali interessi , ma da maggior conoscenza delle verita filosofiche e religiose , reso insomnia migliore che forse non fosse giammai cosi nella vita fisica , come nella morale, debba essere spettacolo indiffe- rente alia fantasia ed al cuore. Ma non e dato alia critica di suscitare questo genio innanzi tempo. Essa ha potuto beusi fare accorti delle vane loro fatiche coloro clie, tardi a sentire le muta- zioni lente ma continue della societa, non avvedendosi di coltivare un'arte gia spenta ed inefficace, cammi- navano soli per un sentiero deserto nientre il genere umano si era volto a tutt'altra via. Appresso lia potuto ammonire della loro illusione que' molti clie si per- suasero troppo leggermente di avere colle loro produ- zioni abbracciata tutta intiei'a la rinnovata societa nien- tre ne avevano alTerrato pur qualclie lenibo deirabito, immaginandosi clie una poesia tutta seutimentale, tutta intenta a ritrarre la riflessione dell' individuo sopra se stesso e suUa vanita della vita potesse essere i-ap- presentativa di un secolo clie ha recata sulla scena del niondo la mokitudine, che ha rannodate fra loro le pill disgiunte faniiglie dell'umanita, che ha si no- tabilmente accresciute e assicurate le reali utilita della vita. Tutto questo e gia fatto. Ciascuna eta ha i suoi poeti , ma non tutte le eta sono opportune ad una grande poesia: e questo pure fu detto gia e dimo- strato pill volte. Quando poi la critica vuol trascen- dere i suoi confini immaginandosi di essere per se niedesima una Ictteratura , diventa 'necessariamente ciarliera, si divide in contrarie opinioni , rende in- certissimo il gusto, e strascina non poclii a costruire edifizj senza fondamenti, dissipando la forza del loro ingegno in produzioni che niuojono subito dopo esser E CRITICA LETTERARIA. 25 nate. Qucste accuse udimmo piii volte esser date alia critica od ai giornalisti da molti uomini di buon senso. Qual meraviglia pertanto se noi dopo si liingo cammitio sianio piii che niai diffidenti dell' utilita delle nostra fatiche? Ne il numero sempre cre|f ente de' giornali o la inolta fiducia che alcuni mostran di avere nell' utilita di quanto vengono pubblicando potrebbero punto ri- moverci da questa dubbiezza. E naturale che i gior- nalisti siano molti in un tempo in cui la vera let- teratura e poco mono che silenziosa : perocche es- sendo essi una specie nuova di maestri e precettisti, devono al pari di quelli essere tanto piu numerosi quanto piu sono scarsi i grandi scrittori. E natu- rale e altresi che gP ingegni niediocri confidino al- taraente di se medesimi e delle proprie produzioni. Vero e bene che tanti giornali non sussisterebbero se non fossero letti : e un gran numero di lettoii do- vrebb" essere indizio di non piccola corrispondenza fra le sciitture dei giornalisti e le inclinazioni gene- rali del secolo. Ma se non voglianio cadere in una ridicola illusione dobbiamo persuaderci che i molti lettori dei giornali attestano il desiderio e quasi di- rt-unno il bisogno comune di leggere piuttosto che una generate approyazione tli qucste nostre scritture. Quasi tutti i giornali vulanti si sono gittati alle mode e ai teatri ; segno evidente che agognano a contentare la curiosita piu che non isperino cristruire. Del resto, o quanto suol dirsi iutorno all' indole ed alia tendenza del nostro secolo e falso, o noi non possiamo cre- dere assolutamente che T universale si contenti gran fatto dei nostri giornali. Sai-ebbe conforme all' eta in cui viviamo quella che Cicerone diceva omni re- rum genere cumulata oratio; ma qual sara lo scrit- tor di giornali che se ne possa dar vanto? In quella guisa che Tessere franchi da ogn'immediata contrad- (lizione o censura travio gia dal semplice al gonfio, dal patctico al teatralc , dalla semplicita dell' omilia alia pompa del panegirico non pochi oratori sacri, cosi 2.6 AMENE LETTERE anclie noi ci abliandonammo a considerare la tolle- ranza e il silenzio degli uomini di buoii senso come una prova della costante loro approvazione. Far non occorre uii ingegno molto profondo a compretidere che sarebbe miracoloso se un' eta la quale non degna di attenzione nemman^ Tepopea e la tragedia qua- lora non abbraccino, come suol dirsi, grandi argo- menti social! , s' interessasse poi veracemente di cio che i nostri giornali le mettono innanzi. Laonde e manifesto che quanti leggono la maggior parte delle presenti scritture sono a cio condotti o dalla necessita di distrarsi da piu gravi occupazioni , o dalla spe- ranza di un qualche diletto: le qnali cose non cor- rispondono per certo ne Tuna ne Taltra agli alti ufBc) che siamo soliti attribuire alle lettere , e a quella nobilta di ministero a cui i giornalisti vorrebbero pure innalzarsi. V e una tolleranza che nasce dal di- sprezzo, e della quale bisognerebbe esser dolenti as- sai piu che della disapprovazione. Dalla fiducia poi di far bene, fondata troppo leg- germente sulla mancanza di una contraria dichiara- zione , e venuta un" incredibile negligenza in tutto quello di che si compone Y arte dello scrittore. Fu- rono , e non a torto , poste in deriso le prose acca ,'"- miche^ perche il secolo tutto volto alle idee ed avido d'istruzione credette dannosa agl'ingegni od ingiuriosa alia sua gravita la cura soverchia delle parole e dei period! : ma la verita ci costringe di confessare che le scritture dei nostri giornali ci hanno ricondotti a quelle prose accademiche: e la maggior dilTercnza consiste, generalmente parlando, soltanto nelfestrin- seca veste, cioe nello stile e ne' sottili siioi artificj; dei quali poi il secolo voile da principio essere non- cnrante, ed ora deve confessarsene incapace. Le ci- calate sulla febbre, e i capitoli sugli orinali furono per verita miserie di una letteratura oziosa e mori- bonda; pur vi troviamo bonta di lingua e qualche resto di un'arte gia nobile e preziosa: ma gli articoU suUo starnuto , o pro e contro i mustacchl, ecc, E ORITICA LETTERARI.V. 2J oltreclie nella vanita degli argomenti si aflfratellano molto bene con qnei capitoli e con quelle cicalate, nella lingua poi e nello stile ne rimangono infinita- niente al di sotto. Anzi la cosa e venuta a tal punto, che non di rado nelle scritture che vanno in volta dobbiamo desiderare la giiista conjugazione dei verbi, le regole della grammatica, e insomnia una chiara henche disadorna significazione del concetto. Quando poi manca la vera sapienza corre ordina- riamente la moda di fame pompa. Potrebb'essere in- dizio di non conoscere abbastanza gl' immensi pro- gressi delle scienze fisiche e morali, quello eforzo che vediamo farsi da alcuni per indurre negU altri r opinione ch' essi le posseggano tntte. Hanno , a dir vero, oggidi gli studiosi molte agevolezze delle quali mancarono i nostri maggiori ; ma non per questo e da credere che sia divenuto possibile ad uno il fare acquisto in pochi anni di quelle svariate cognizioni che un mezzo secolo addietro bastavano alia sapienza di molti ed alio studio di tutta la vita. Dagli asili deir iafanzia ai gabinetti dei principi , dalla canzo- netta del poeta alle speculazioni del metatisico , dalle novelle ai geroglifi dell'Egitto ed alle lingue men note dell" antichita , dalT estetica alia giurisprudenza ed alia statistica , dalT uno insomnia all* altro polo del mondo intellettuale , a tutto vogliono stendersi alcuni ; e non gia come studiosi di apprendere , ma come giudici e maestri. Quindi poi sotto alcune pom- pose parole mirabili all' idiota i veri sapienti disco- prono i gravi errori die movono a riso e pei quali la critica ha perduta oggimai anche qnella parte di stinia di cui sarebbe pur degna. Ma perche i veri sapienti non amano di discendeix in qneste lizze, percio i giornalisti procedono in una specie di beata illusione: e come gli uni s'immaginano di dilettare, Gosi gli altri si persuadono d'istruire; o piuttosto diremo che gli uni e gli aliri si credono di essere in unb straordinario concetto presso T universale. Che 86 fosse possibile sentir qualche volta il vero giudizio 28 AMENE LETTERF. tlegli uomini di buon senso , molti forse desiste- rebbero dalla vana impresa di voler diventare per foi-za scrittorl spiritosi, ed alcuni piglierebbeio con- siglio di concentrare la potenza del loro ingegno so- pra qiialclie parte dell' umano sapere a cui si sen- tissero piu inclinati o piu atti , rinunciando alia lode infruttuosa della moltitudine che facilmente si abba- glia , per ottenere quella dei dotti ; e, cio die piu importa, per collocarsi davvero tra i pochi promovi- tori della civilta. In una cosa la crltica piu recente suole vantarsi migliorata, cioe nell'urbanita: ma puo dubitarsi an- che in questa parte se il progresso appartenga ve- ramente agli scrittori e sia cosi grande come dicono alcuni. L' universale de'leggltori ^be si sdegna dei sar- casmi e delle velenose allusioni delle quali una volta faceva in vece sue diletto, viene a poco a poco al- lontanando la satira dalla critica propriamente detta, e condanna con un severo giudizio coloro die di tempo in tempo ritornano all' antica salvatichezza. Vedemmo per altro (non piu che due anni addietro) in uno dei piu accreditati giornali lina risposta a due solenni fur- fanti; e vedemmo alcuni discendere fin nelle tombe, e sforzarsi di stampare Vinfamia sulle ceneri di un uomo di nobile ingegno, a cui fa crudele ingiustizia chi non sa perdonargli una certa incostanza di opinioni comune a quasi tutta I'eta in cui visse, e ne passa in silenzio la rara innocenza del cuote. Del resto accade anche qui come in niolte altre cose, che la civilta vela i vizj piu assai che non li estirpi; e dobbiamo con- fessare che molti segreti artificj si veggono sottentrati a quell'aperta ruvidita della crifica che non sarebbe piu tollerata dai tempi. Fra i quali artificj non e cer- tamente ne generoso ne bello Tassumere, come usano alcuni, finti nomi o per lodare se stessi o per avvi- lire le altrui produzioni, ne lo sforzarsi di far pa- rere o contrarie ai progress! della civilta o perico- lose alia buona morale quelle opinioni letterarie che discordano dalle nostre. Questa pessima usanza ha E CRITICA LETTERARIA. 29 ridotti nel silenzio parecchi, e non e certamente ne men dannosa, ne men riprovevole di quella inur- banita contro la quale si grida. Ancora e da dire in (jiiesta materia che nel luogo delia salvatichezza di alcuni anni addietro si son collocate una indoma- bile presunzione, una fuinosa arroganza che deste- rebbero a sdegno se non movessero a riso. Diresti che alcuni predicano la gentilezza verso gF individui a fine di potere con piu sicurta essere inurbani col- r univeisale che tengono a vile. Ma benclie abbiamo stimato di dover toccare in questo proemio i vizj e i difetti della critica o dei giornali , non percio vorra credersi die noi accusiamo d' inutilita questo quasi unico avanzo della nostra letteratura. Gia nessuno si aspetta di trovar mai una tanta severita di giudizio nelle pagine di un gior- nale : oltre di che se noi fossimo in cosi fatta opi- nione , ben sappiamo che in luogo di ogni discorso ci sarebbe convenuto appigliarci alia via deir esem- pio , e tacere. Abbiamo detto quello che nuoce per nostro avviso alia critica, i vizj ch'essa deve cer- car di evitare, i difetti ai quali deve studiarsi di metter rimcdio, se vuol conseguire veracemente I'im- poitanza e la dignita che da gran tempo ama di at- tribuirsi: le quali cose non crederemmo utili a dirsi qualora giudicassimo che dai giornali non possano ricevere le amene lettere e la civile societa servigi di qualche momento- Ne e stata nostra intenzione di prevenire in qualche maniera le altrui accuse ac- cusandoci da noi mcdesimi, o di acquistarci una spe- cie d'impunita confessando innanzi tratto errori nei quali avessimo poi intenzione di persistere con tutta gajezza di cuore. Forse le nostre parole furono inette : ma. la cagione onde mossero fu d desiderio di mo- strare a chi legge che non tralasciamo di meditare per quanto e da noi suU' uflicio die abbiamo assunto; e destare, se tanto e possibile, una qualche mag- giore tiducia dclT avvenire. Se non che poi ripen- eando quel che sarebbe da farsi , per rimeritare , com e So AMEKE LETTERE CCC. dicemmo, con fatiche di solida utilita la pazienza che domandiamo ai nostri lettori, ci corrono alia memoria quelle parole di Seneca: nos multa alUgant, multa de- bilitant; diit in istls vitiis jacidmus; elui difficile est: ne ci rimane fuorche la speranza di trovar grazia col buon volere. Del resto noi abbiamo parlato sempre delle lettere amene e della critica letteraria propriamente delta. Le scienze per 1' intrinseca loro utilita e per Tincli- nazione del secolo, non potevano aver bisogno di alcun proemio, e basterebbero di per se sole, spe- riamo , a tenere raccomandato questo gioruale di cui sono cosi gran parte. A. 3t PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Statistica d Italia del colonnello conte L. Serristori. Dispensa i. {dl pag. ^4). Regno di Sardegna. — Dispensa 2.° {di pag. 7), Isola di Corsica. — Di- spensa 3." {di pag. 18). Repubblica di S. Marino, Principato di Monaco , Ducato di Lucca. — - Di- spensa 4.^ {di pag. 89). Isola di Sicilia, Ducato di Parma. — Dispensa 5." {di pag. 84). Granducato di Toscana. ■ — Firenze, i835, i836 e i837, nella stamperia Granducale , in 4.°, prezzo delle cinque dispense, in ragione di cent. 56 al foglio di pcig. 8 , ital. lir. i3, 58. Oino dal i833 il sig. conte Serristori pubblico in Yienna il Saggio di un Atlante statistico dell' Italia, cui vennero presso altri suoi lavori tendenti a migliorare 1' opera da lui meditata , di dare cioe una statistica generale d' Italia il pill che fosse posslbile esatta e compiuta. Pvaccoiti con molto studio e fatica i materiali a cio necessarj , principio a mandar fuori tal opera nel i835 , distribuendola in al- trettanti fascicoli o dispense quanti sono presso a poco gli Stati nei quail e rlpartita la penisola nostra. Sinora ne uscirono i cinque che abljiamo plu sopra annunziati ;, e noi abblanio creduto di attendere la pubblicazione di un tal nu- niero per Indi poterne dare un fondato gludlzlo. Non v' e coltlvatore degli studj economici die nmi sap- pia cosa del)ba Intendersl per statistica di un paese, benclie poi gli stessi piii celebri economist!, come Gioj a. Say, Du- pin e Roinagnosi non siano d'accordo su I'oggetto, la forma e restensioae che aver debba questa sorta di lavori per riescire di qualche uso e di qualche importanza. Noi per non entrare in lunghe discussloni che ci trarrebbero fuorl daila propostaci brevita , riteaiamo che la statistica d' un 32 STATlSTICi D** ITALIA, paese non debba esser ahro che la fedele ed ordlnata espo- sizione di tuUo cio cli' esso contiene di notabile e gioverole a sapersi , e clie puo esprimersi in quaiitlta determinate. Eguale incarico per vero dire ha pure il geografo ; ma fra esso e lo statista v' e questa difterenza , die al prinio in- cnmbe di soniministrare le nozioni generali degli oggetti che il paese presenta , e che il secondo deve decomporre tali nozioni, e porgerle suddivise in quegli eleiuenti che importa di conoscere e d'apprezzare. Cosi, per esempio, il geografo indica la popolazione d'un regno, d' una citta, d' un luogo qualunque: lo statista non si accontenta di cio, ma distingue i maschi dalle feminine, i fanciuUi dagli adulti, i nubili dagli ammogliati, ecc. Queste nozioni poi cosi de- composte , dovendo iesprimersi in qnantita nnmerlclie, ven- gono ordinarianiente presentate in forma di tabelle o pro- spetti, non solo per abbreviare la descrizione di tanta copia e minutezza di oggetti, ma per facilitare eziandio i confront! che occorre spesse volte d' istituire fra le condi- zioni di un paese e quelle d'lin altro. Taluni poi credono le statistiche soltanto fatte per appagare la dotta curiosita dei coltivatori delle scienze politiclie ed economiclie ; altri pre- tendono in vece che non debban servire che ai bisogni deiramministrazione pubblica e dei governi. Noi crediarao ch'esse giovar possano a questo duplice line, sempre die le notizie che porgono siano sicure , e in qualche modo autentiche ed officiali. Premesse queste brevi dichiarazioni che credemmo necessarie per far conoscere sotto qual aspetto noi consideriamo le statistiche , prenderemo ad esaniinare il laborioso assunto del sig. conte Serristori. L' idea di presentare in un solo volume la statistica d' Italia e certamente degna per piii riguardi dei maggiori encomj ; e la perseveranza con cui I'illustre autore vi si affatica intorno gia da piii anni mostra da quanto amor patrio egli sia compreso e con quanta passione coltivi gli ecofiomici studj. L' Italia pero , divisa conv e in parecchi dominj , non permette di forniarne un lavoro semplice ed uno , come si farebbe della Francia , della Spagna , ecc. Questa circostanza contribuisce noa poco ad imliarazzar r opera, e costringe I'autore ad accrescerne la mole ed a ripetere piii volte le tante qualilicazioni dei medesimi og- getti. Egli si appiglio quindi saviamente al partlto di pro- durre tante statistiche quanti souo i governi d'ltalia : forse DI L. SERRISTORI. SB pensera di rianir poscia qaesti braai disgiunti, e dl com- porne im riassuato statistico generale, clie ia qualche raodo puo farsi , se non per tutti , pel maggior nixmero almeno degli oggetti e delle materie nelle statisticlie particolari in- cliiuse e tractate. Noi prenderemo frattaiito a considerare con qualche estensione la i.^ dispensa. che contiene la stati- stica del regno di Sardegna, e cio potra bastare per por- gere una sufliciente idea aiiclie delle altre. L'atitore ripartisce 1' opera in sette rami principall : il primo porta per titolo ranio ecdesiastico siuldiviso in due prospetti , V uno pel clero secolare , V altro pel regolare : dal primo rilevasi il numero delle diocesi , la popolazione di ciascuna , il numero delle chiese cattedrali, delle colle- giate, delle parrocchie , delle abbnzie, dei seminarj :, dal secondo il numero dei convent! e dei religiosi si deir uno che deir altro sesso , non che degli ascritti a ciascun or- dine e convento. In fine evvi una breve notizla sui se- gnaci dei culti accattolici , che riduconsi a circa ventimilai Valdesi 5 a pochi Greci non uniti diraoranti in Genova, ed agli Ebrei spars! in moke citta del Piemonte. Vien per se- condo il ramo amministrativo , che porta in fronte I'indica- zione della superiicie del regno in miglia italiane quadrate e il totale della popolazione assoluta, e della relativa per ogni miglio quadrato. Evv! po! in una tabella !1 riparto del regqo in divisioni e provincie , il numero dei comunL e quello degli abitanti distinti in maschi e femmine di cia- scuna provincia. Segue il ramo mllitare: in una prima tabella sono accennate le citta capo-luoghi delle dvisioni mililari e quelle ove risiedono i comandi militari compresi in ogni divisione; in una seconda si espone il numero e la deno- minazione dei i-eggimenti di guardie reali, d'infanteria, di cavalleria e delle compagnie d' artiglieri , zappatori , cara- binieri , ecc. Evvi poi il prospetto delle forze di mare, degli ufliciall component! lo stato maggiore, dei legni da guerra , dei loro equipaggi e soldnti. II quarto ramo si ri- ferisce al gludiziario, ed ofl're il numero e le stazioni dei tribunal! collegiali superiori, secondarj e mercantili, quello dei giudici di mandnmcnto , e quello degli avvocati, dei pro- curator! e dei notaj. Viene in seguito il quinto rnmo della pubblica istnizione : s' incomincia dall' indicire il numero dei professor! e degli scolari delle quattro universita di Bibl. Ital. T. LXXXIX. 3 34 STATISTICA d' ITALIA, Torino, di Genova, di Cagliari e di Sassari: pol si passa all'istrnzione secondarla luaschile con I'elenco dei luoghi nei quali sono stabiliti coUegi regj o comunali , scuole di grammatica , convitti o peiisionati , senza indicazione al- cuna del umiiero degli alunni o degli scolari che vi sono addetti. In qu?nto alle fanciuUe non si noverano che i coa- venti nei quali vengono allevate: si chiude con T indica- zione di alcune scuole speciali, come le accademie di belle arti e gl' istituti dei sordo-muti in Torino ed in Genova , le scuole di equitazione, di veterinaria, di marina, di nau- tica, ecc. II ramo finanziero, ch' e il sesto, si conipone per cosi dire di quattro cifre : reddito erariale di terra ferraa 69 milioni , di Sardegna 2,800,000 lire, debito pubblico consolidato 87 milioni, rendite iscritte lir. 43,000; ed il settimo ed ultimo ramo , che e T induslriale , principia dai prodotti del suolo , o per meglio dire minerali , cioe sal gemma, zolfo , marini , argento, ferro , ecc. Vengono pol i prodotti agrarj, cioe seta, riso, canapa ed olio; indi le manifatture principali , cioe fabbriche di carta , raffinerie di zucchero, filature e tessiture di seta, lino e cotone, fab- hrica d'armi , ecc. Finalmente si da un' idea del coramer- cio del regno , riportando il valore dei varj articoli d' ira- portazione e di esportazione nei porti si di terra ferraa, che dell' isola di Sardegna. La dispensa si corapie con una specie d'appendice, in cui si danno i.° il prospetto della quantita delle merci importate ed asportate nei i833 dal porto franco di Genova; a." lo stato della marina mercan- tile sarda, che in totale occupa piii di 33 mila uomini; 3." lo stato dei navigli mercantili di varia portata che ascendono a circa 3, 000 ; 4.° lo stato dei bastimenti na- zionali ed esteri entrati ed esciti dai porti del regno , dei loro carichi , destinazione , provenienza, ecc. Questo e il metodo seguito dal sig. conte Serristori nella compilazione della sua statistica del regno di Sardegna , e tali sono le notizie ch' egli ha potuto racchiudervi e som- ministrarci. La stessa forma hanno presso a poco le sus- seguenti dispense relative agli altri Stati d' Italia, ove i rag- guagli sono piu o meno esiesi secondo la maggiore o minor copia di materie che gli fu concesso di procurarsi. Non vi ha dubbio che lo stesso esimio autore non abbia conosciuta r imperfezione dell' opera sua, che per verita, se abbonda nelle cose meno importanti, perche reperibili in altre stampe, DI L. SERRISTORI. 3a che ciascano puo faciitnente procnrarsi , come le ripar- tizioni territoriali , le residenze delle raagistrature e si- mili , altrettanto e scarsa e niancante nelle essenziali, come per esempio sarebbero nel ramo amministrativo la popola- zione distribuita nelle categorle di sesso, di eta, di coadi- zione domestica ; nel giudiziario il numero e la qualita dei delitti , dei detenuti, dei condannati ; nel finanziero la spe- cie e la cifra dei tributi si diretti die indiretti, il numero e il grado degli officiali assegnati alle gabelle, alle dogane, alia forza armata, ecc. Ci guarderemo pero dal farglieae carico , ben sapendo che nessua private scrittore poteva far lueglio ne piu di quanto egli fece. Del resto precipuo pregio di questi lavori e I'esattezza nei numeri, e dobbiamo quindl retribuire al sig. Serristori la raerltata lode se voile scar- seggiare od anche omettere parecchie notizie essenziali piut- tosto che arrischiarne d' incerte e d' iufedeli , dichiarando egli stesso di preferire i soli dad che hanno un carattere au- tentico , escludendo severamente quegli cht gli sembrarono dub~ biosi. Ne sarebbe gran fatto sperabile che neppure in una se- conda o terza edizione riescisse a riempiere i vuoti neces- sariamente lasciati in questa prima, da noi e da altri gik rimarcati : imperocche siamo d' avviso che la sola buoaa volontii privata , per quanto operosa ed insistente esser possa , non perverra mai , senza 1' assenso o la coopera- zione dell' autorita pubbllca , a raccogller notizie e docu- menti fondati e sicuri per tessere una compita ed esatta statistica di qualsiasi domuiio ; e che tale non potra otte- nersi di tutta Italia se noa quando ciascuao de' suoi go- verni vorra occuparsi di essa, daadone speclale incarico alle sue raagistrature. Frattanto dobbiamo convenire che se nei fasclcoli sinora pubblicati dal sig. conte Serristori si rilevano molte omis- sioni e laCune , non vuolsi cio ascrivere al non saper egli come e con quai mezzi s'abbiano a coaiporre e ad ordi- nare le buone ed utili statistiche ; ma piuttosto all' impos- sibilita di raccoglierne tutti gli elementi, come abbiamo poco sopra accennato. E la prova di questo ce T offre la dispensa quiuta concernente il Grand ucato di Toscaua, ove I'autore avendo avuto modo di procacciarsi maggior copia di document! , seppe trarne vantaggioso partito , e darcene la statistica di gran lunga piii abbondante e piu 36 STATISTICiV d' ITALIA, vicina alia perfezione delle precedent!. Noteremo pertanto die se in questa come nelle altre manca la carta topo- grafica del paese, che tanto giova a guidare 11 lettore nella conoscenza fisica del territorlo, vi troviarao alnieno esposta la qualita e la coltura di tutto il suolo toscano desunta dai lavori teste iiniti intorno al catasto. Anche il censiraento della popolazione che segue quello del territorio, presen- tasi qui sotto quel magglor numero di combinazioni e di aspetti che servir possono a far conoscere la precisa con- dizione degli abitanti del Granducato. Le altre notizie ven- gono poi somministrate separatameate nei diversi rami che abbiamo piu sopra indicati 5 ecdesiastico cioe , amministra- tivo, ecc. , e queste pure le troviamo esposte In maggior copia , e piu ripartite e sminuzzate che non sono nelle prime dispense. Tra gli uffizj amniinistrativi rileviamo per esempio notati quelli d' acque e strade e di sanita , che inancano nelle statistiche anteriori, come pure vediamo qui per la prima volta fatta menzione dei luoghi di pubblica beneficenza , che pur sono di tanta importanza in tutti gli Stati d' Italia. Altre particolarita che abbiamo rimarcate in questa dispensa ci piacerebbe di riferire se non temessimo di troppo allungarci. Avvertiremo solo che proponendosi il sig. conte Serristori di comporre la Statistica generale d'ltalia , pare a noi clie nel formare le statisticlie special! d'ogni dominio avrebbe dovuto adottare un sistema ed un metodo per tutti eguale ed uniforme , vale a dire che le sue tavole e i suoi prospetti avrebbero dovuto presentare le stesse nozioni per ciascun dominio. Egli in vece si dif- .fonde assai nella stessa materia sni prospetti di uno Stato, e si restriuge su quelli di un altro , quand' anche avesse modo d' essere uniforme in ambidue. Citeremo a prova il fatto seguente. Nella quinta dispensa egli ci da ii prospetto della popolazione del Granducato di Toscana si nel totale d'ogni provincia che nel particolare d'ogni comune , e nella prima in vece del regno Sardo ce 1' ofFre soltanto nel totale d' ogni provincia. E perche questa diiFerenza , mentre I'autore avrebbe potuto ricavare dal Calendario di Torino anche la popolazione d'ogni coraune dello Stato Sardo ? Non ostante le critiche osservazioni che ci siamo per- messo di fare intorno alle parti sin qui pubblicate del- r opera del sig. conte Serristori , siamo ben desiderosi di DI L. SlillUlSTORI. 3^ federla quanto prima compita. Noi ripeteremo die la tenia- mo per lavoro immatiiro, e crediamo quasi impossibile che ua private la condnca a termine innanzi che i diversi go- verni noii se ne occupino , e non acconsentano di fare di pubblica ragione o di couiunicare le notizie che avranno raccolte. In ogni inodo fu nn bel peiisiero, torniamo a dire, qiieilo del sig. conte Serristori di mettere insieme la sta- tistica della nostra penisola ; e quantnnque 1' opera sua , finita che sia , non possa considerarsi clie un primo ab- bozzo , pure sara sempre lavoro pregevole ed onorato. E 1' imperfezione sua dovra tanto piii tenersi di poca conse- guenza , in quanto che le staiistiche sono opere di loro natura efiniere e non mai permanent! , cosicche nella mas- sima lor parte voglion essere di tempo in tempo , cioe almeno di decennio in decennio , rinnovate. Cosi 1' illustre autore avra campo di niigliorare via via il suo lavoro, giovandosi di tutto cio che i governl andranno racco- gliendo , e che a lui verra fatto di avere in comunicayione. Solo lo esortiamo ad attenersi ai princlpj fondamentali rac- comandati dai piii distinti scrictori per la compiiazione di ogni statistica , cioe di non acchiudervi che le cose utili a sapersi , di stenderle piu clie sia possibile in tavole o specchi nguali ed uniformi , e di cercare che tali notizie siano conteinporanee, vale a dire riferibili presso a poco alia medesima epoca per poterne trarre quei confronti che valgano a metterci in grado di gindicare della prosperlta o decadenza delle nazioai in ogni parte della loro fisica e moral condizione. P. M. 33 PARTE STRANIERA. Antiquites mexicaines. — Antichitd messicane. Rela- zione delle tre spedlzioni del capitano Dupaix nel l8o5 , 1806 e 1807 per la ricerca delle antichitd del paese, specialmente di quelle di Mida e di Pa- lanca, ecc. (Veggasi questo giornale tomo 87.°, fa- scicolo dello scorso agosto, pag. 210). Articolo secokdo. RappOrti di somigUanza tra' monumentl mcssicani e quelU del- VEgitto, e di altri paesi dell'antico mondo. J_je memorabili scoperte fatte , non ha guarl, nelle so- litutlini del Messico, delle quali riferito abbiamo un saggio, degnisslme sono certamente dell' universale ammirazione , e delle itidagini degli eruditi : piramidi indistruggibili e tuttavia pressoche sepolte sotto i secoli alle loro cime ammucchiati ; tempj d' nn' elegante struttura ; palazzi gi- ganteschi , idoli di granito e di porlido , bassi-rilievi scol- piti in marmo ; geroglifici, gia eloqiienti , ora silenziosi : ecco un validissimo documento dell' antichita di queU'Ame- rica clie da' conqiiistatori europei chiamata venne Nuovo- Mondo. Innanzi pero di tentare un confronto fra tali monumenti e quelii deirAiitico-Mondo , e d'uopo premet- tere che le antichita messicane appartengono a tre diverse epoche , e quindi presentano 1' arte sotto tre diverse ma- niere. In prime luogo, i monumenti messicani propriamente detti, cioe quelii che appartengono al popolo Azteco, il fon- datore della citta di Messico, e la oui storia non ascende che al secolo duodecimo delT era cristiana ; secondo, i mo- numenti anteriori agli Aztechi , quelii, per esempio , ap- partenenti ai ToUechi e ad altri popoli venuti sul suolo d'Anahuac verso il secolo sesto; terzo, i monumenti di Pa- lanca ed altri della medesima natura sparsi nel Guatemala, nell'Yueattan , e la cui vemotissima origine e totalmente PARTE STRANIERA. So . . \ . ^ sconosciuta (i). Sa qnesti plu antichi monumenti debbono dunque I'erudito ed il fijosofo rivolgere specialmente i loro studj. Da essi comlncia un ordine di antichita , alle quali fu impropriamente dato il nome di antichita mes- sicane , giacche T impero del Messico non ebbe principio che al duodecimo secolo, e le ruine senza nome, alle quali aggiunto venne il nome di Palanca, ascendere possono a bea tremila anni , come le altre piii antiche ruine del mondo. Tale e 1' opinione di tutt' i viaggiatori , dai quali vennero esse visitate, degli archeologi tutti, che ne hanno esaminato i disegni o le descrizioni , e finalmente degli storici che nelle loro plu accurate indagini nulla negli aa- nali del mondo trovarono , che faccia nemmeno sospettare (l) Tra gli sciami di que' popoli che dal VII al XII secolo del- I'era cristiana appai'vcro successivauiente sul suolo messicano, cin- que se ne coutano . i Toltechi, i Ciciniechi, gli Acolni , i TlascaJ- tpclii e gli Aztechi, i quali ad onta delle politiche loro division! parlavano la niedesinia lingua , seguivano il medesiuio culto , e co- struivaao edificj pirainidali, da essi riguardati come teocalli ^ ciofe come case deMoro iddii. AUorquando gli Aztechi, i piu fei'oci degli anzidetti popoli e che i loro " iddii onoravano con iimani sacrificj , giunsero il II90 nella regione ecjuinoziale della Niiova Spagna, vi ti-ovai"ono gia i piraniidali uionumenti di Teodhuacan^ di Cholala o Cholollan e di Paparitla. Essi attribulvano queste grandi costruzioni ai Toltechi, nazioue possente ed incivilita, che abitava il Messico cinquecento aiuii pi-ima, che servivansi della scrittui'a geroglifica e che avevano annali e cronologie piii esatte di quelle di piu parte de' popoli dell^antico continente. Gli Aztechi ignoravano cfuale ttibii abitato avesse il paese d'Analiuac prima de' Toltechi. 11 credere pertanto che i teocalli di Teotihuacan e di Cholollan fossero opera dei Toltechi era lo stesso che T assegnar loro mi"' alta antichita. Tut- tavia sai'ebbe cosa possibile che que' monumend stati fossero co- stnitri prima delParrivo de' Toltechi, cio6 prima delPanno 648 del- Pera ci-istiana. Pero niai-avigliai-ci non dobbiamo che Tistoria dei popoli americani non cominci prima del settimo secolo, e che quella de' Tolteclii sia incerta al pari della storia de'' Pelasgi e degli Ausonj. Un profondo letterato, il sig. Schloezer, ha dimostrato, sino air evidenza , che la storia del nord deU'Europa non ascende al di la del duodecimo secolo, epoca in cui le planure niessicane offerivano di gia un incivilimento ben piu innoltrato dl quello della Danimarca, della Svezia e della Russia. Veggasi la prima parte della Relazione storica del sig. d' Humboldt, pag. 24 e seg. , nella quale storica Relazione riirovansi belle e curiose indagini intorno agli Aztechi ed ai Toltechi. 40 PARTli STRANIERA. r epoca della foiidazione di tali monumenli. Percio nou ci ha, generalmente parlando , somlglianza alcuna tra queste anticliita e le altre anzidelte die portano tnttavia il nome di anticliita messicane. Ma qnesta medesima circostanza e una piu possente ragione per rintracciare i rapporti o le somiglianze clie avere potrebbero co' piu vetnsti monu- menti delTAsia o delPEgitto. I general! caratteri degli edificj di Palanca consistono nella semplicita , nelja gravita , nella solidezza-, la quale ultima qualita si ribcontra si nella natura e nell' uso dei materiali , e si ancora nella forma del monumento. Per- ciocche le mnraglie condotte sono a scarpa od a pendio , cio che specialmente ravvisasi nel sottobasamento del gran tempio , di cni parlammo nel primo articolo. Questi edificj sono generalmente rivestiti di un inrotiaco di stucco, nella cui composizione , secondo il sig. Dupaix , ha parte 1' os- sido di ferro , da cui rlceve un brillante colorito: cosa ben degna d' attenzione ^ giacche se miniere di ferro erano da questi antichi popoli conosciute, e cosa inconcepibile come nelle mine trovato non siasi giammai strumento alcuno di simile metallo. EssI, come in generate qiielli delle altre parti del Messico , sono orientati , cioe posti in modo che le loro qnattro facce rignardano i quattro punti cardinali. Le loro piante presentano quasi tutte un lungo quadrilatero : sorgono poi pressoche tutti in luoghi erni- nenti : le porte sono sovente piii larghe che alte : una specie di strettissimi spiragli vi tiene luogo di finestre ; ma non vi si vede traccia alcuna di serramenti. Ne vi si scorgono volte circolari , sebbene se ne incontrino in altri monumenti del IMessico , massime in alcuni grandi tumuli ed in alcune parti de' sotterranei di Xochicalco. Non vi si trovano mattoiii come negli altri paesi piii al nord, e nem- meno piramidi propriamente dette o grandi altari alio sco- perto per la celebrazione del culto. Qnivi al contrario tutti i tempi appajono coperti : notabile difFerenza. In queste solide costrnzioni non iscopresi pure alcuna traccia di le- gname: forse il tempo ne ha fatto totalinente sparire le ve- stigia. Le scale mancano de'' pianerottoli : i gradini sono generalmente elevati ed hanno talvolta un piede, ed anche un piede e mezzo di altezza. Questi edificj poi appajono decorati d'una moltitudine di bassorilievi si nell' interno, come nell' esterno. PARTE STr.AXirR\. 4I Le circostanze da iioi ora esposte gia qualche relazione ci preseiitano tra le mine di Palanca e quelle di alcune delle [nil aiitiche nazioai del Vecchio-Mondo. ]\Ia ad isti- tuire un coiifronto , per quanto sia possibile soddisfacente, e giugnere per analogia ad indnzioui atte ad appagare anche gli spirit! piii difficili su questo genere di ricerclie, giovera ricorrere alle costnmanze, agli usi ed alle credeaze del popolo clie ultimo sottentro nel dominio de'paesl, nei quali sussistono i monumenti. Perciocclie, siccome osserva il sig. Lenoir, una grande affinlta sussistendo tra cio che il Messico era all' epoca della conquista degli Europei , e cio ch'ei fa anteriormente , quando la popolazione di Gua- timala era nel suo piu gran vigore, quando fondate furono Palanca e Witla, non sara cosa contraria all' analogia ed alia logica il gettare uno sguardo su la religione, i co- stumi , le art! ed anche la letteratnra de'Messicani di Mon- tezuma, quand' anche sembrasse ch'eglino dimenticate aves- sero le primitive nazioni dalle quali stati erano preceduti nella via dell' incivilimento. " Dubitarsi non puo (dic'egli) anche ammettendo che piii razze di vincitori siansi succe- dute neir iinpero del INIessico , e che successivamente ap- propriate abbiano alia loro religione ed a' costumi loro i monumenti che ad essi venivano tramandati dai popoli vinti, dubitarsi non pno, io dico, die un'impronta della religione e de' costumi priinitivi dovette framniiscliiarvisi , e dare luogo ad vm miscuglio dell' antico culto e del nuovo. » L'esporre per tanto uno schizzo , per cosi esprimerci, delle princi- pali caratteristiche costnmanze del popolo venuto per 1' ul- timo , giovera non solo per iscoprire le iracce dell' antica civllta messicana , ma ancora per trovare le relazioni che sussistere potcvano tra il citlto e gli usi di queste nazioni e gli usi ed il culto de' popoli che liorivano sia nell'Asia, sia neir Africa prima che stabilito vi si fosse il cristia- nesimo. Pero ben alieni dall' appropriarci i'altrui, prote- stiamo che le cose , suUe quali verremo, parlando , non sono che un estratto , ed anzi un saggio della bellissima dissertazione del sig. Lenoir, la quale costituisce la prima parte del secondo volume della grand' opera suUa quale ragioniaiuo. Ln religione, i costumi, gli usi sono presso tutt'i po- poli la priiniera causa de' monumenti e delle loro diverse forme. Percio studiando le ruine lasciate da un popolo 42 PARTE STRAmER4. che pill non snsslste puossi sin ad un certo punto rico- noscere od indovinare il culto e le costnmanze di colore, le cui ossa giacciono ora o disperse o confuse coUe pietre o co' mattoni degli edlficj dal tempo distrutti. II viaggiatore che fornito sia di qualche nozione delle arti giungendo nell'aho Egitto, e visitando le immense ruine di Tebe , di Kanak, o del Mennonio, concepira ben tosto un'idea delta saggezza, della religiosa pieia , deH'antico splendore degll Egizj. I Messicani , come i popoli del Peru, adora- vano il sole , ravvisavanlo nel loro re cui davano V attri- buto di figlio deir astro benefattore che lancia flutti di luce e di fnoco: il sole personificato sotto il nome di Vitzlipulzi, era il nume supremo, il moderatore della natura simile al Cneph degli Egizj, al Chiven degl'Indiani ed al Dio crea- t.ore dei Giapponesi. Supponevanlo proclivo alia ferocia e davangli un volto minaccioso e truce. Ei presedeva ai guerreschi avvenimenti come il Marte de' Greci , ed il dio Onuris , che dagli Egizj invocavasi innanzi d' intrapren- dere una battaglia. Di fatto Vitzlipulzi secondo la tradi- zione trovavasi alia testa della colonia condotta da Mexi che il nome diede al Messico. Questa suprema delta por- tata in tale viaggio da quattro sacerdoti in un cofano fatto di canne ridotte a stuoja rendeva oracoli quand'era consultato. Egli medesirao dettato avea il suo culto, indi- cati i suoi adoratori, e prescritte le cerimonie religiose. Quest' iddio allorquando 1' esercito accampavasi veniva col- locate in mezzo del campo sovra una specie d' altare , ne marciare osavasi senza il suo comando. Percio i po- poli ch' ei conduceva , avendo intrapreso il grande viag- gio per obbedire all' oracolo di lui , non arrestaronsi se non quando giunti furono alia terra che il nume avea loro promessa. Ora e facile lo scorgere in questo racconto una singolare relazione con cio che leggesi nella storia giudaica sul viaggio degl' Israeliti , che dal deserto parti- rono dopo d'aver oiFerti a Dio i loro sacrificj. Un altro passaggio di questa mitica tradizione ha pure qualche ana- logia con una religiosa cerimonia degli Egizj. Perciocche in certi giorni dell' anno i neocori del tempio d' Osiride portavano in braccio e processionalmente da una citta all'al- tra il corpo di questa deita in un cofano di legno di ce- dro riccamente ornato. Tale specie d' area era seguita dai sacerdoti e preceduta dalle sacerdotesse vestite di stoHa P4LRTE STRANIERV. 4$ «li lino bianco, che sparge vano fiori sulle vie per le quali essa passare dovea. Cio appunto praticavasi in commemo- razione del viaggio di Vitzlipulzi dalle Vestal) messlcane vestite parimente di bianco. Finalraente veggonsi spesso ne'messicani monumenti avoltoi e sparvieri. Pero essere non dee niaraviglia che quest! si utili augelli, che purgano il paese dai rettili e dagli animali morti , stati siano posti dagli antichi abitanti nel numero degli augelli sacri, sic- come praticato venne dagli Egizj , dagl' Indo-Sciti e da akri popoli indiani ^ e se e possibile un atto qualunque ia cui si mescoli la superstizione , noi aggiugneremo che que- sti ultimi, da' quali i loro morti abbandonati furono agll avoltoi, con ragione onoravano d'un particolare culto si- mili augelli. Gli antichi abitanti del Messico avevano una scrittura geroglifica, la quale, senz' essere simile a quella degli Egizj, era simbolica al pari di essa. Secondo cio che riportasi da Oro-Apolline, da Diodoro Siculo e da Ammiano Mar- cellino, interprete d'Ermapione, gli Egizj col mezzo delle geroglifiche loro rappresentazioni esprimevano un senso mo- rale (i). Gli antichi Messicani copiarono dunque da prin- cipio , come gli Egizj , i medesimi oggetti per indicarli senza il soccorso della parola ; e col sussidio di tali rap- presentazioni , applicandole agli astri , pervennero ad in- dicare i periodi solari , che loro davano la divisione del tempo e delle stagioni ; espressero I'epoca del lavoro, quella in cui dovevasi seminare, quella in cui raccogliere; final- mente con sifFatto mezzo accennavano altresi le feste delle loro delta. Piix tardi i gerogrammati messicani accorapa- gnarono questi seraplici segni con altri segni legandolL insieme ; col che vennero a formare sensi piu continuati e frasi piu compiute. Gli Aztechi inoltre aveano volumi- nosi manoscritti, ne' quali registrati erano i loro annali ed i fatti storlci de' loro sovrani. Alcuni di tali manoscritti consistevano in una specie di poemi, che dai principi can- tare facevansi ne' templi, dove conservati erano in sacro (l) « Un letterato, a' di nosti-i, ha creduto di scoprii'e uei ge- roglifici un semplice linguaggio soniniesso a regole grauiinaticali e combinato sovra un altabeto. Quand" anche andarne dovessi accu- sato di scetticismo , diniando la pennissione di diibitare sine a che la prova sia ben definitivamente acquiitata » Lenoir. 44 PARTE STRANIERA. deposito. Facevnnsi pur mettere a memoria ai fanciulll , affinche sajiessero eglino ben per tempo quali siaiio pei popoli i vantaggi, che risultano dalla cogiiizione delle virtii civill e guerriere. Ecco tutto cio che di certo sappiamo intorno alia letteratura degli antichi Messicani. Le opere dell'arte piesso i Messicani fnrono neU'origine loro infornii , e le une alle altre somigiianti , siccome av- venne presso tint' i popoli viventi nell' ignoranza , sin al- I'epoca in cui rincivilimento venne perfezionando il gusto. Ma se i Messicani, propriamente detti , ed anche gli an- tichi abitanti del Guatiinala e deirVucattan , che sono ad essi di gran lunga anteriori, nella piu florida epoca di loro arte raggiunta non hanno la bellezza clie amniirasi nelle opere de' Greci , pervennero non di meno ad un migliora- mento di stile e di forme clie supera il barbaro gusto e le cognizioni imperfette de'primitivi tempi. II loro disegno e veramente duro, senza parti caratteristiche , senza indivi- duita ; e sebbene talvolta nella totalita o nel complesso e nella disposizione de' membri delle loro statue e dei loro bassorilievi s' incontri piu d' esattezza che nelle opere de- gl' Indiani ed anche degl' Egizj , pure non niai s' avvicina- rono alia perfezione che questi ultimi diedero alle teste , massime a quelle di profilo : e quanto all' arcliitettura , la piu importante delle arti perche prestasi ai piii possenti bisogni delPuomo, vediamo nella collezlone messicana, oltre i templi innalzati sovra il suolo , sotterranei tagliati neir interno d' un tufo calcareo , come sono nell'Alto-Egitto le grotte (TElethia, ed altresi gl' ipogei di Tebe e dei din- torni di Mennonio. II tempio di Derri nella Nubia, il Ti- fonio del monte Barkal nelT Indostano , quei di Tin-Tali , d'lndra, o del gran tempio di Brama , dio Sole, come il Vitzlipulzi de' Messicani, hanno non piccola analogia con al- cuni di sifFatti monumenti. In generale pero F esterna co- struzione dei templi , ad onta del carattere nazionale che distingue Tarchitettura messicana da quella degli altri po- poli , presenta ne' profili una tal quale analogia coU'archi- tettura indiana. A Persepoli gli avanzi tuttora in piedi del palazzo di Djemschie, antico re di Persia, che per magni- ticenza e rlcchezza superano quelli degli altri templi del- rOriente, essere possono paragonati, per la forma, a cert'i teocalli messicani. In oltre la forma quadrata nei piani o nelle basi e la piramidale in uso presso gli antichi Egizj si PARTE STRANIERA. 45 trovano pure in alcnni monnmenti del Mcsslco. Tuttavia una cosa clie , secondo il sig. Lenoir, importa nssai di ve- rificare , e sulla cjnale sembra die ne il capitano Dupaix, ne altri viaggiatori posto aljbiano attenzione, sarelibe il co- Hoscere se il principio geometrico con cui costrutte furono le piramidi degli Egizj , stato pur sia praticato nella co- strnzione delle piramidi messicane. Da cio trarsi potreb- bero grand! indiizioni. Qnindi il sig. Lenoir non saprebbe hastevolmente eccitare su questo punto 1' attenzione dei dotti viaggiatori clie in avveaire visiteranno questo paese invitandoli a misurai-e esattamente gli angoli delle piramidi e la loro inclinazione dalla base alia sommita. " In Egitto, dice egli, questa specie di monnmenti consecrati al sole personificato sotto il nome d'Osiride era no orientati, e le loro qnattro facce significavano altresi i quattro element!. II sistema della loro elevazione era il seguente : la base di ciascuna faccia costituiva come il dia metro d'un circolo, e la sommita era come il punto piu elevato della semi- circonferenza ; o con altre parole : ciascuna faccia era si- mile ad un triangolo inscritto in un semicircolo , il cui diametro erane la base. Lo ripeto : sarebbe curiosissima cosa a sapersi , se lo stesso si riscontri ne' teocalli pira- midali. " Sotto altri rapporti la somiglianza e grandissima tra sifFatto genere di monnmenti ne' due paesi, talmente clie sembrerebbe clie gli arcbitetti messicani adottate aves- sero le idee de' sacerdoti d' Egitto e della Caldea. Dee fi- nalmente notarsi die i piu grandi teocalli erano circondati, come il cheope egizio , da un certo nuuiero di piramidi piii piccole simmetricamente collocate. La scultura e la pittura andarono presso i Messicani soggette alia medesima sorte cli' esse ebbero presso i po- poli dalla loro religiosa e politica costituzione costretti a non uscire dal proprio paese ed a non dipartirsi dalle veccliie ed usitate maniere : non fecero adunqne grandi progress! e giacquero pressocbe stazionarie. Tuttavia nel Messico antico il numero delle immagini in rilievo rap- presentanti le deitk di primo ordine die adoravansi nei templi e quelle degli Dii penati o topic! era graudissimo. Raccontasi die nel iSiS, quando gli Spagnuoli se ne re- sero padroni , vennero dai missionarj a Messico e nelle vicinanze distrutti piii di trentamila idol!. Essi erano ge- neralmente di spaventevole aspetto , coa forme barbare , 46 PARTE STRANIERA. c costrutti d'argilla o d' una specie di pietra e di legno , talvolta pcro anche d' oro e d' altri metalli. Moltissimi di quests idoli harino non poca somiglianza coUe deita in- diane e giapponesi, e non presentano alcuna delle san- guinose scene del cnlto de' Messicani all' epoca di Cortes. Dee pure notarsi che la piu scrupolosa decenza vi doaiina si nella coniposizione e neiresecuzione de'soggetti, come ne' panneggiamenti. Questa rigorosa osservanza da lore al- tresi qualclie similitudine colle pitture delle deita indiane, le quali portaao pressoche la stessa acconciatura di capo e le vesti medesime. Ne ommettere vuolsi nelle statue messicane la tunica corta doviziosamente ricamata quale appunto portavasi dai principi d' Egitto. Ma quanto alia pittura propriamente detta, non ne sussiste avanzo alcuno : cosa facile a concepirsi, quando per analogia giiidicare si voglia dalla poca solidita de' colori e delle niaterie sulle qnali vengono generalraente applicati. La pittura suUo smalto e la sola finora conosciuta che senz'alterazione pas- sar possa a traverso de' secoli ; ma questa e una scoperta dei tempi moderni. Certo e bensi, secondo alcune vestigia luttor sussistenti , che gli antichi Messicani dipignere sole- vano si 1' interno , come 1' esterno de' loro edificj : senibra anzi che le loro statue ancora ed i loro basso-rilievi ri- cevuto avessero cotale ornamento : cio che loro stato sa- rebbe comune con altri antichi popoli , e fra gli altri con qnelli dell' Egitto e delle Indie. E tracce di vermiglio scor- gonsi tuttora nelle pieghe de' panneggiamenti di alcuni basso-rilievi di Palanca; negli strati di minio che coprono le pareti de' sotterranei di Xochicaico vi si ravvisa pure quel gusto pel colore rosso che naturalmente vagheggia- vasi da' popoli novelli. Ne' tempi piii a noi vicini vediamo i geroglifici dipinti su carta d'una specie di cotone , essere gl' interpreti di tutte le cose, e servire alle astronomiche osservazioni , agli annali civili e religiosi ed anche alle semplici relazioni tra privati cittadini. Qui la pittura si trova strettamente unita coll'arte dello scrivere. Gia avvertimmo che questi popoli traducevano i loro pensieri e le cose visibili esprimevano con caratteri sim- bolici , come fare solevano gli Egizj. Con questi medesimi caratteri pertanto formavano i loro calendarj costituenti un secolo e le sue annue divisioni. Un esenipio di ca- lendar] messicani, die dal signer Lenoir viene tanto piit PARTE iTRA.NIERA. ^J voleatieri rlportato , quanto che una parte de' caratteri ond' b composto vedesii figurata in questa serie d'antichita , trovasi nel tomo sesto de' viaggi di Gemelli Careri. « Una ruota dipinta formata da un serpente che si avvolge in cerchio figurava come presso gli Egizj 1' eternita e conte- neva lo spazio di un secolo. Qnesto coinponevasi di Sa anni solari , ciascuno di 365 giorni ; ma siccome Tanno era diviso in i8 mesi ciascuno di 20 giorni, col che co- stituasi il numero di 36o giorni ;, cosi i cinque nell' anno non compresi erano complementarj , come i giorni epa- gomeni degU Egizj. I Messicani aggiugnevanli alia fine del- 1' anno ond' uguagliare il corso del sole. Eglino in questi cinque giorni abbandonavansi all' ozio ed ai piaceri. Gli Egizj, dai quali pur coUocavansi alia fine dell' anno i loro giorni epagomeni, destinati aveanli a feste solenni sacre alle loro particolari deita. L'anno messicano cominciava colia primavera; le settimane componevansi di tredici giorni con difFerenti nomi : segnavansi sul calendario con diverse figure. Quattro indizioni o periodi, ciascuno di tredici anni, formavano la divisione della ruota emblema del secolo e corrispondeva ai quattro punti cardinal) : il serpente onde era tracciato il cerchio marcava queste quattro divisioni con quattro nodi. Non altrimenti gli Egizj esprimevano geroglifi- camente con un nodo le divisioni del tempo e la rispettiva unione degli anni e delle stagioni. II geroglifico messicano della prima stagione indicante il mezzodi era un coniglio sopra un fondo azzurro: chiamavasi lochtUa. La seconda, per I'oriente, raffiguravasi da una canna di zucchero sur ua fondo rosso : chiamavasi Acati. La terza, pel nord , consi- steva in una lancia armata d'un pezzo di selice, d'nna punta o in diaspro melochite od in legno ferro, posta sur un fondo giallo : chiamavanlo Jecpati. La quarta, per Toc- cidente , figurava un altare sur un fondo verde. Fra que- ste quattro distinguevansi altre dodici piccole divisioni , nelle quali distribuiti erano successivamente i medesimi geroglifici, ciascuno col suo valor numerale sino al tredici, che era il numero d'anni componente I'indizione. La stessa operazione face va si nel secondo periodo co' medesimi nu- meri ; quindi nel terzo e nel quarto, sino a die chiuso fosse il cerchio di cinquantadue anni. Che se gettisi uno sguardo sulla sfera , vi si scorge facilmente nelle immagini <;he coinpongoao le quattro divisioni del secolo messicano, 48 PARTE STRANIERA.. di cul parlanimo, quattro notabih costellazionl : due au- strali, die sono il lepre od il conigUo in attitudine di fuggiie dinanzi al sinistro piede d'una figura clie diieb- besi Orione , il cacciatore, e I'ara non dissiiiiile da quella su cui dicesi che gli dei della Grecia ginrarono prima di conibattere co' Titani. Quest' ultima costellazione portava altresi il nonie di Phare: vnolsi ch'essa destinata fosse ad avvei'tire i noccliieri ne'pericoli ch'eglino incontrare pote- vano sul mare. Le altre costellazioai sono boreali. La canna a zucchero vi tiene luogo deH'alljero della vita, Talljero die porta i pomi d' oro die fu piantato da Minerva ; la freccia soraiglia a quella di cni Apolline fece uso per ab- battere i Ciclopi , e die passa a traverse delFacjuila , I'au- gello di GioVe, e parimente di Vitzlipulzi. L' analogia di questa dipintura coll' uranografia adottata da' piii antidii popoli del nostro emisfero prova die i Messicani non erano ignari dell'astronomia , e puo dar luogo a preziose inda- zioni per la loro storia. Che se discendere volessimo all' esame di alcune curio- sissime particolarita de' Messicani monumenti , ci si apri- rebbe wn dovizioso campo d'indagini e di belle congetture. Ma a ben ottenerne I'intento d'uopo sarebbe il sottoporre air ocelli o del lettore le loro immagini, ossia i monumenti stessi. Tuttavolta quasi ad esempio ed a conferma delle no- stre asserzioni alcune ne accenncremo delle piii importanti. Nella tavola i.* figura i.'" della prima spedizione ripor- tasi un curioso basso-rilievo in pietra rossiccia, assai bene lavorato. II capitano Dupaix ed altri eruditi ravvisarono in esse il frammento dello stemiiia di Tt-pegacan , citta posta sulla sommita d'una collina : ma il sig. Lenoir non e alieno dal crederlo piuttosto rinjmagine d'uno stendardo o d'un'insegna militare. Perciocdie nella parte superipre e rappresentata la testa di un gallo , simbolo del valore presso i piii antichi popoli del mondo ed attributo di Marte e di Tescalipuca , il dio della guerra dell' antico Messico. II gallo avrebbe dnnque avuto presso i Messicani la me- desima illustre condizioue che presso i Greci, gli Egizj ed altri famosi popoli. Esso (gallus) era rembiema de'Celti die ne portavano I'immagine sulle loro bandiere, e da cio provenne loro il nome di Galli : fu altresi il simbolo del- r amore presso gli anticlii popoli. Gli Egizj lo riguarda- vano come un augello coraggioso , ed attribuivangli tutte PAKTE STR.VNIEIIA. 4^ le qualita clie dairamoie iiispiransi al cuore dell' uoiiio. EgliaO consecrato aveanio specialmente ad Osiride, dio ge- neratore. I Greci riconosciuto avendo che 1" aiuore e il principale stimolo de' coiiibattiinemi die i galli darsi so- gliono, rappresentaroao sovente due di quest! augelli in atto d'azzuffarsi dinanzL ad una statua di Priapo o di Venere, e dinanzi ancora ad una palma di vittoria. Sem- lira ancora che la testa del gallo, di cui i preti egiziani ornavano lo scetti-o de' loro iddli e de' loio re, costituisse pel popolo r emblema del valore e della generazione. Forse i Messicani attaccavano le medesime idee alia rappresen- tazione di quest' augello. Nella tavola LXV della seconda spedizione , fig. 124, vedesi una maschera di diaspro uielochite verde chiaro , d' una dimeusione un po' niinore della naturale grandezza. Esatte ne sono le proporzioni e corretti i lineanienti. Se- condo il sig. Dupaix , essa sarebbe il ritratto di qualche antico messicano. ]Ma il sig. Lenoir dai quattro fori rego- larmente coUocati nel rovescio congettura ch' essa servito abbia nella malatiia di qualche principe a coprire il volto d'un idolo ; usanza ch' egli dimostro essersi nel Messico praticata ; ed aggiugne che la maschera fors' anche fu stac- cata dal feretro o dal cofano della inuinmia d" un perso- naggio , di cui rappresentava il volto: i fori servito avreb- bero ad assicurare la maschera sulla cassa della mummia: quanto alia scultura , essa e de'piii bei tempi dell' arte mes- sicana. Lo stesso autore da quest' opinione indotto passa ad esporre qualclie cenno suUe mummie d'America. Perciocche se ne trovarono con diversi modi di conservazione al Ken- tuchy , Stati-Uniti del Nord , al Brasile ed in altri luoghi dell'America meridionale. Nel Messico si scoprlrono mummie preparate e racchiuse nelle casse del medesimo genere di quelle degli Egizj. Nell' Egitto infatti usavasi di scolpire sulla cassa delle mummie la figura del personaggio in essa contenuto ; ed inoltre , per nascoadere la deformita della faccia de' niorti, dopo I'imbalsamamento i chirurglii copri- vano il viso del defunto con una maschera d'oro, di cartone ilorato o colorita al naturale. Talvolta vi si asiKiujinevano gli occhi in ismei-aldo , talvolta coprlvasi semplicemente d'un velo di lino, o d' una foglia d'oro battuta che pren- deva la forma del volto. Bibl. hid. T. LXXXIX. 4 5o PARTE STRANIERA. Nella tavola I.', figura i.* del terzo viaggio vedesi un iiionuniento die direbbesi innalzato per dare un' altissima idea del popolo che lo costrusse: consiste in una piramide od in un teocallo o fors'anche in una fortificazione, e pre- senta una delle piu grandi opere die tuttora sussistano sul suolo messicano. La sua posizione sur un'altezza quasi inespugnabile , non nieno die la forte muraglia ond' era cinta e di cui vedonsi gli avanzi, potrebbe realmente farlo credere un edificio ad uso di fortificazione. DaU'altra parte pero non e improbabile die fosse ad un tempo una for- tificazione ed un tempio , sicconie pratlcavasi presso gli antichi popoli dell' India ed anche dell' Egitto ; perciocche i due piloni e le torri elevate die nell' Egitto e nell' India precedono il propileo che conduce airinterno del tempio , servivano come altrettante fortezze atte a guarentirne , in caso d'attacco, il santuario , in cui conservavansi le immagini degl' iddii. Nella tavola III.^, figura 6* della medesima spedlzione e rappresentato un grand' altare del genere pariniente de' teocalli. Esso componesi di cjuattro terrapieni , che vanno 1' uno sull' altro restrignendosi : ha circa 120 piedi di larghezza alia sua base, e circa 5o di altezza : e diviso da tre grandi scaloni , di cui il princi- pale riguarda I'occidentei i due altri sono diretti verso il mezzodi ed il setientrione : essi conducono alia piattaforma, suUa quale celebravansi i sacrificj. Tutti gli autori che trattarouo delle cose messicane sono d' accordo nell' afFer- mare che questi altari erano costrntti in pietre quadrate od in mattoni cotti al sole , e ricoperti d' un intonaco di stucco brillante formato con calce , sabbia ed ossido di ferro. Alcuni nionumenti egizj veggonsi pure costrutti con mattoni cotti al sole. I Persiaui, i Cinesi, gl'Indi, i Giap- ponesi ed anche altri popoli ebbero costruzioni nel me- desinio genere. La grande piramide di Djiez e le due altre che r accompagnano nei contorni del Cairo sono coperte di uno stucco quasi simile a quello de' nionumenti messicani. Da tutte le quali osservazioni qualche somiglianza evi- dentemente risulta tra' nionumenti messicani e quelli del- I'Antico-Mondo , massime poi negli edificj che diconsi di ciclopea costruzlone , de' quali anche la penisola nostra abbonda. Per siffatta somiglianza potra dunqne con qual- che asseveranza congetturarsi da qual popolo asiatico od europeo abbiano i Messicani appresi i primi rudimenti PARTE $TKA.NIKR\. 5 I delle artl e de'mestieri? Noi non lo credianio. Perciocclie quel rapporti di somigllanza o di confroato non souo cosi proprj de' monunienti d' una sola e medesima nazione del- I'Antico Mondo , che applicare non si possano a quelli di altre vetustissirae genti , massime poi dell' Indostano. Cio risulta ben anclie dalle nostre stesse indagini , merce delle quali potuto abbiamo riscontrare una relazione di somi- glianza de' messicani monumenti e costumi con quelli noa deU'Egltto soltanlo , ma anche degl'Indi, de'Persiani e di altre nazioni. Laonde non sapremmo tuttavia dipartirci dall' opinione gia da noi esposta nell' opera ij Costume an- tico e moderno (Europa, vol. i.°. Costume de'Greci, pag. 874 e segg. ) , avere cioe le arti e certe costumanze avuta la medesima origine presso le diverse nazioni , senza die I'una dair altra le ricevesse ; essendo che trovinsi in ogai popolo i primi germi dell' arti belle , i quiili dove piu e dove meno si sviluppano e crescopo , giusta il clima , la religione , il governo. <• Coloro (dice Winkelmann ) i quali trattaao dell' origine d' una costumanza o d' un' arte , ov- vero del suo passaggio da una ad un' altra nazione , in eio per lo piii errano che fermandosi su pochi tratti di somiglianza ravvisati tra due popoli , ne deducono generali conseguenze d' vina somiglianza totale ... In simile guisa ragionando alcuai hanno immaginata una genealogia deU'arti e le fanno tutie originarie di un sol popolo da cui tutte le altre nazioni apprese le abbiano successivamente » (i). Un' altra importante quistione e non meno difficile a sciogliersi , della quale in quest' opera trattasi a lungo e con ogni corredo di squisitissima dottrina , rlsguarda le indagini intorno alia provenienza de' primi abitatori delle Americhe, ed alia lore emigrazione dal Vecchio-Mondo. Tale quistione formera il soggetto di un terzo ed ultimo articolo. G. (l) Scoria deU'arti del discgno, toiu. i.°, jiag. 4, edizioae di Roma 1783. Veggaiisi auclie 11 Goguer, Origine delle le^gi, delle arti^ ecc. lib. II, |iarte I, cap. V, ediz. di Lucca, 1761, ed il d'Agiucuuit ^ Architecture , Latrnduction. 52 PARTE STRANIEEA. Prodronms systematis naturalis regni vegetabilis , sive enumeratio contracta ordinum, generum, specieram- que plantarum hue usque cognitarum, juxta methodl naturalis normas digesta, auctore Aug. Pyramo De Candolle. — Parisiis, 1 824-1837. 1\ on e nostro divisamento di qui porgere una notizia ragionata di quest' opera insigne , che fatica sarebbe troppo lunga e laboriosa , nia solo di esporre , come altra volta abbiam fatto ( Biblioteca ital., torn. 33." pag. 385, torn. 63." pag. aSc, torn. 67.° pag. 2,26, torn. 77.° png. i65), qualche storico cenno de' suoi progressi. La pubblicazione ne e per- venuta al voluhie sesto , uscito in luce verso la fine dello scorso anno 1837 (i). Si continua in esso la trattazione delle Couiposte , gia cominciata nel volume quinto, e che non potra essere compiuta se noa niediante il seguente volume. II gran lavoro circa le Composte, al quale il signor De Candolle attende sino dal i83o, deve formare uno de'piu cospicui ornamenti del Prodrorao. Ebb'egli a metter ordine a copiosissimi materiali , difficili ad istudiarsi e a distin- guersi fra di loro atteso che le Composte sono appena per piccoli divarj le une dalle altre differenziate. E avvenne che dopo i lavori del Cassini quasi non s' ardisse descriver Composte per tema di non trovarsi d' accordo con le os- servazioni sue da lui non mai raccolte in ordine metodico. Quindi viaggiatori d' ogni parte , rispetto alle Composte , facean capo al signor De Candolle, ch' era di tali piante occupato, onde venne la gran moltitudine ch' egli ebbe a registrar nel suo Prodrome. Secondo le notizie che ce ne son pervenute la somma delle Composte di cui il De Can- dolle dee favellarci e di circa 8000 specie , numero che di circa un migllajo supera quello delle specie che il Lin- neo contava in tutto il regno vegetabiie;, di queste ottomila (i) Contemporaneauiente il signor Delessert dovea pubblicare il vol. 4.° delle sue Icones selectee contenente cento tavole rappre- sentanti i geneii delle Composte nuovaiueute dal De Candolle isti- tuiti ovvero poco couosciuti. PARTE STRANIERA. 53 ven saranno tremlla die fanno ora, niediante il Prodromo, la loro prima comparsa. E poiche gli studj della geografia botaaica sono oggidi fervidaniente coltivatl (i), aggiunge- remo notizia ad essi relativa , e dal detto lavoro circa le Composte somministrata. II numero delle Gomposte cono- sciute forma anche oggidi, come anche formo in addietro , circa la decima parte del total numero de' noti vegetabili ; la qnal costante proporzione nel continuo ampiificarsi delle botaniche cognizioni dipende specialmente dalT essere la famiglia delle Composte piii che tutt' altra famiglia (meno forse quella delle Graraigaacee ) regolarmente sul globo distribuita. (l) II signer Alfonso De Candolle, f>glio dell' illusn-e autore del Prodromo , e gla chlaro )3er varie opere botanidie , tra le quali uomineremo V Ituroc/uzione alia butaiiica , che niolto volenderi ve- drenimo ■voltata in itallano , da neirartuale anno scolastico ua Corso di geografia botanica neirAccademia di Giuevra. ■H APPENDICE ITALIANA. OpuscoU varj dl Pier Alessandro Paravia raccold ed emendati dalTnutore. — Torino, 1837, per Giacinto Marietti , in 16.", di pag. xx e 2bero. E primieramente, clie in questo lavoro si e quasi sempre trascurato di dare un'ana- lisi delle opere in esso descritte, e le notizie biografiche de' loro autori. Facile ne e la risposta. Perciocche chiun- que imprende a leggere od esaminare un libro debbe in- nanzi tutto aver riguardo alio scopo ch' ebbesi dall' autore nel coniporlo. Ora in quest' opera non altra parte si ebbe di mira fuorclie la bililiografia, e ad essa T autore rivolse ogni sua indagine, ogni suo studio. La parte letteraria delle opere e la biografica degli autori furono gia da altri anipiamente trattate , e quindi egli coll' intertenersi anclie di esse non altro fatto avreljbe che ingrossare inu- tilmenje il volume. Altri lo accusano d' essersi per cosi (i) Notice SUV les Nouvelles Rccliercbes biblioiivapljiques de W. Bnuift, pag. II. APPENDICE ITALIANA. hj dire pertliUo nella descrizloiie di non poch'i poemi e ro- niaiizi die mancano d'ogni pregio, e che ineriterebbero di giacere in quella oscurita , nella quale furoiio dal teiapo condannati. Ma oltre che a giudizio del Qnadrio ia essi nncora rilnce non di rado un raggio di commendevole poe- sia, la descrlzione delle loro edizioni apporta luce e do- cumenti alT italiana tipografia, ci dimostra 11 gusto e I'in- dole del tempi , e puo essere di non lieve giovamento agli indagatori delle rarita bibliografiche. Ben grati percio essere dobbiamo all' antore ed al suo coUaboratore, i quali rad- doppiarono anzi e lena e diligenza quantunque volte le indaglni loro rivolgevansi a' poemi di altissimo nome e dal quali si grande gloria provenne alT italiana letteratura. E per esenipio, quanto al Furioso di messer Lodovico , sei sole edizioni registrate vengoiio dal BarufFaldi nel suo ca- talogo aggiunto alia Vita delTAriosto , tra la prima di Fer- fara i5i6 in 40 canti , e la prima parimente di Ferrara l532 in 46 canti j^ubblicate ambedne dal poeta stesso ^ Otto ne accenna il Morali : ma quindici sono quelle de- scritte in questa bibliografia , tutte di somma rarita e ta- luna in addietro anche a' pi 11 diligenti bibliograli ignota. La natura stessa di quest' opera non ci permette di darne un'analisi od un sunto. Ci appaglieremo dunque di descri- verne Tedizione; non dipartendoci dalle norme, colle quali neir opera stessa descritti sono i varj esemplari die ne formano la serie ed il contenuto. = L' edizione consta di pag. "VIII e 38o. II frontispizio morto non riporta die il titolo Romanzi e poemi cavallereschi : nel rovescio del fo- glio leggonsi i nomi de' due libra] di Parigi e di Londra, Silvestre e Rolandi , presso de' quali si trova T opera : a pie di pagina e il nome dello stampatore mllanese Felice Rusconi. II frontispizio vivo o grande e quel medeslmo che leggesl in fronte a quest' articolo. Avanti ad esso e una bellissima litografia imitante le antiche incisioni in le- gno ed uscita dall' officina Vassalli. Essa e un facsimile del x-itratto di Lodovico, die e nell' edizione del i53a, sqiii- sitamente disegnato da Tiziano , come raccogliesi da -una lettera del Verdizzotti, il cut autografo trovasl nella libre- ria di Ferrara. Nel frontispizio stesso veggonsi, condotti in legno, ed alia foggia di medaglle formanti quasi ua triangolo, i/ac5/V?iz7e delle imagini di Costantino imperatore e di Fiovo e Ricieri primi paladini di Francia, tratti dalia bo APPENDICE ITALIANS. prima-^ edizlone cle'Reali di Franza (MoJena, Pietro Mnufer 149 1 in fol. ). Nel rovescio del frontispizio trovasi impresso ill niajuscole il soggetto del Furioso; LE DONNE, I cavalier, L'aRME, GLI AMORI, LE CORTESlE , l'aUDACI IMPRESE . . . segulta quindi la Piefazione. Da' Reali di Franza lia prin- cipio la serie de'romanzi e poemi cavallereschi, dei quali annoveransi le edizioni , dalle piii antiche sino alle moderne inclusivamente. Quaiito poi alle antiche ed alle rare, se ne da un'accurata descrizione, riferendosene all'uopo i principj e le date coU' ortografia stessa delPedizione , e di taluna delle piu rare riportandosi il facsimle del testo o della sottoscrizione. Vi sono pure indicati i liioghi dove ora conservansi tali antiche o rare edizioni coi loro pos- seditori. Le registrate e descritte sono in tutto 81 3. Segue un' appendice a maggiore compimento d'alcune di esse; quindi I'indice alfabetico degli autori e delle opere ano- nime e quello delle biblioteche ed opere citate. Cliiudesi il volume col Fac-Simile di alciine imprese di stampatori italiani dei secoli XV e XVI — Milano, Paolo Antonio Tosi, MDCCCxxxviii , col ritratto di Aldo Pio Manuzio. Tall im- prese occupano tavole venticinque. G. Letters inedite di ulcuni Accademici della Crusca che fanno testo di lingua. Seconda edizione rivista e corretta. Firenze, 1887, dalla stamperia Piatti, di pag' 235, in 8° Queste lettere sono di Galileo Galilei, Carlo Dati, Fran- cesco Redi, Gabriello Chiabrera, Vincenzo Viviani, Lorenzo Magalotti, Paolo Segneri, Giambattista Doni, Girolamo Gra- ziani e Gio. Filippo Marucelli; e furono tratte dalla biblio- teca di casa Albani in Roma, e da quella del CoUegio Ro- mano. Non vogliamo annunziare questo volume come cosa di gran momento agli studiosi, ma solo darne, com' e no- stro debito , notizia ai bibliografi. Qualche lettera pero del Galileo risguarda le sue grandi scoperte , e mostra con quanta cura quelPaltissimo ingegno andava interrogando i migliori. Qualche altra ci fa vedere come nell' eta dei p70- tettori Gio. Battista Doni penasse a trovare chi volesse pi- gliare sopra di se la spesa di i5o o 200 sciidi necessaria a stampare i suoi trattati di musica, coUa ricompensa (gia s'intende) di una dedica e di moke lodi a se, a' suoi an- tenati e fors'anche a' suoi discendenti. ArPEKDICE ITAI.IANA. 5^ L'lv'ide. St.rcima pel capo d anno e pel giorni onoma- stici. — NapnlL Stamperia nella Pietd d£ Turchini. Strada Medina, «." 17. Questa nostra Biblioteca noii e solita rendere conto dl almanacchi , in fnori solameute di quel nostrali che per bizzarria di inoda si mettono al viso quella maschera dl nome , ma che in realta sono libri belli e buoni o si pre- sumono tali. Un" eccezione si fatta, che cl pare debito coi nostri , estendiamo oggi anche a questa gentile Strenna die gia da quattro anni va comparendo sulle rive deliziose del Sebeto. Assicurlamo perb i lettori che 1' eccezione non sara del genere delle giamaticali , ma unica ^ e ne chiediamo loro perdono non gia in nome della ninfa protettrice di questa Strenna ( il die oggidi sarebbe per molti eresia let- teraria), ma si in grazia di parecchi uomini illustri ch'ella ha saputo innamorare di se cosi bene da non li perdere nemuilno per rabbia di quei profumini a cui la videro li- berale de' suoi favori; ed anche in grazia di alcune chiare donne le quali ( maraviglia non comune fra questi esseri amabili '. ) la vanno corteggiando senza un' ombra di gelosia al mondo. Ma , chi e mai questa ninfa operatrice di si grandi mi- racoli ? Sentiamolo da uno de' suoi adoratori : essa e la va- riopinta messaggiera de' numi . . . che delle nubi il velo Vien allegrando lungo la sua via, E tanta spiega sul sebezlo cielo Di colori armonia (i); essa e VIride, la quale per compassione di certi scrutator! delle leggi del belio si e mascherata da Stretina, onde coll' umilta dell' abito impedir loro d' uscire di cervello nel tentar di sqitadrare i fenomeni singolari dell' iridescenza. E siccome quel suo adoratore le ha cantato nelle orecchie Deh riedi spesso a quest'aiisonia riva, E , delVaereo peplo il euro lemho Scotendo, sopra lei deh manda, oh Diva, De' tuoL tesorl un nembo (a); (i) hide ^ 1835, pag. 3. (2) Iricle^ l833, pag. 6. Co APrESDICF IT\1I\N'\. cosi eccoti piii volte giu a raliuiue da >jiu-l ueiuho Capitoli, Sonetti . Odi , Canzoni . Inni , Epistole , Salmi, ed Elegie , Fa vole, Idilij , Epigrammi, Sermoai, Storie, ^'iaggi , Amor*, Melanconie, Galio-Auglo-Cclto-Ispane Imitazioni , Mezzenotti, I\Iattini, Avemmarie , Memento in carnoval, Diavol prigione, E till la Torre britna di Biasone Soira cui giammai non china (!) 1 suoi raggi amira lima, Ed ascolti un snon di festa Che di tenia agghioccia il cor (^!J e ilove oltraccio Quando l'(dha in del s'accende ('.") Sulla cima dinipata Ina striscia si distende Di meteora insunguinata ("■'-'.), Ed in quella imniondi ipettri Stanno osceni a carohir ('!'.") (i) Una tanta materia t"u somministrata al nembo da settanta- quattro iiomini e da dleci donae , se pure le iniziali ano- nime non ci fecero sbagliare il computo sessuale ; ne si vuol taceie che se il caso non ci avesse privati delle Iridi apparse nell'anno 1834 e nel presenie , forse questa ot- tantina di poeti e di prosatori, giiuita al ceiitinajo, avrebbe potato , Quasi nuova Ecatompoli . compiuta Alia Taumanzia Dea far Ecatombe. Si gran numero di vittimarj pero ba gia impcnsierito i no- stri lettorii e forse pareccbi di lore lianno a quest" ora mor- morato fra se e se : Oh vedi fole da nonna ! forse che noi non sappiamo di gia quello che si avra a leggere in tale Strenna ' occorre bene che tu ce le dica \ le saranno »o- gui d'infermi, fole diroruanzi, versi di vati il cui Lobbro risuona di canore ciance , E chinnui poesia I'accozzamento ilelodioso di parole e rime (1) Iridfy 1837, pagiuc 184 e io3. AFPKNDICB ITAJLlAyA. 6 1 Che molto suona e nulla dice, o tranche Dice talcoUa alcuna cosa. questa, Senza legame, senza norma, senza Scopo, tal e qual se noa fosse . . . . (i) Piano, leuori nostrl, piano: nn pochino di ragione questa noana e pronta ad accordarvela , e gia ve ne ha date sea- tore. !Ma se in quesilride esistono alcune ^loticherie come quelle che dite . non vi crediate per questo ch* ella sia ricca solo di tali sfamaiure e non bella de" snoi usati ele- meatari colori. No : I' aereo suo pepio e in gran parte opera di giudiziosi tesiori i quali solo per capriccio ama- roao ia esso snneste quelle po' di frange. Slate certi che in questa Strenna ritroverete parecchie scritture le quali fanno buona lega coi nomi illnstri di un Gargallo , di un Larapredi, di un Niccolini, dTun Paravia onde la %-edrete infiorata. E perche possiate giudicare da voi stessi esserri troppo a foi^a lasciati andare a que* pensieri di fol£ , di Tionna , ecc.. abbiate pazienza di esaminare quelle riprove del nostro dire che vi rechiamo innaazi. Ecco qui per esempio questa bella canzone P^ le doniie italiane (a) : e chi non vorrebbe aser esposto in cane coUa esimia scrittrice quel suo vivissimo sdegno di trovarsi donna Sempre in gtK^mo alia iird fortuna Che coper se d'un i^I santo. pudico. La contema i^noranza, e i doici peed Isterili col get della paura .... E la donna nelCuom fatto nemico A ispirar vogUe astrinse e non affetti Quasi sembiante ad ogni vU pastura; A lei non gU old studj e non la puru Volutta ch'apre i nobili intelletd Ck>ncedeado , ma sol la fronte e U iiso Ornare: e VaUettar qual txigo fiore Che odfin colto o succiso Lan^ue, e calpesto muore? cosicche alle doone gia da secoli e negato V essere Spec- chzo p consitUo al cittadino, ma solo tra di esse I n sorriso d'amor Vanima prezza: . . - (I) IriJe^ l83<^, pa?. _. (a) Iride^ i833, i^. 9. 6i APrENDICE ITALIANA. ina non di Queiramor che coinanda oprc iinmortati, Ed ogni sonnolento Spirto fa bello d'ali. Certo nessun uomo vorrebbe regina del niondo I' illustre canzoniera ; ma di molti poeti si recberebbero ad onore questa sua canzone e quella. intltolata la Poesia , proe- miale a piu altre inedite e celebratrici degl' illustri Napo- letani; cbe in ambedue la maschiezza de' concetti e la vi- vezza dell'affetto gareggiano a velare que' pocbi difetti di connessione e di stile che un po' di lima farebbe di leg- gieri scomparire. Le coutagiose metamorfosi delle Arcadie antiche in Istren- ne moderne, non tutte felici di scrittori simili a Maria Giu- seppa Guacci, quasi ci farebbero dispeiare cbe sulla ruota dei secoU avesse mai piu a toriiar per le nostre donne quell'epoca onorata di schiette vlrtii cb' essa, lamenta ne' suoi bei versi. Ma di conserva con essa una Irene Ric- ciardi, in altri bei versi e in una bella prosa intitolata Giulio Sabino ed Eponina, ci ritrae da si fatto disperare , e ci prova essere vivo tuttora fra le nostre donne il g-erme di quelle virtu, e solo bisognoso di trovare sviluppatori piu avveduti in noi uomini italiani. Questi versi riporteremo quasi per intiero; e la bellezza loro ci sia scudo contro chi ama tutt' altro lampaneggio che non sia quello della luna, e ci scusi con quelli die il bei mondo avesse abituati a detestare ogni lettura d'oltre due riglie, come gli aJjitua a chiedervi nuove della salute, e in sull'attimo lasciarvi con un fuggevole mirallegro del vostro rispondere cb'essa e poco buona , pavidissimi di non perdere occasioni d' andarsi a rinselvare con chi renda loro un eguale complimento. In morte del colonnello Guarasci alia vedova di lui. Ah! dove sono i fanduUeschi ludi, Le gare amiche e i dilettosi stiuli? Ancor panni vederd, inghirlandata II hiondo crin di rose porporine, Emula della vaga alba rosata, Venirne a me suH'ore mattutine Tiuta sorriso, e alia seh'etta\ usata Muovere insiem Jestoie pellegrine. i-PPENDICli: ITA.LIANA. ^3 La folleggiando intessevam carole Fra gU odorati gigli e le viole. Indi ridotte alle materne stamen E preste di Melpomene al cimento, Bella era a noi gli affetti e le sembianze Mentir con fiducievole ardimento: Bella in que' giorni sacri alle speranze Delia sventura simular I'accento, E snodar voce armoniosa e pura Inconsapevoi d'angoscia futura. Ed or perche ravvolta in veste negra, Disciolto il crin, to sguardo al suol converso, A me ritorni .• • • Non coronb del tuo guerriero il merto De' duel il plaiiso e di Victoria il serto? Ma . , . il dura fato delle umane genti Te di lui vedovb, cara infelice ! Dunque il sender che infiorano i contend, Di quello al par Che la sventura indice, Fra dubbj casi ed ineguali eventi Guidano ognor dove gioir non lice ? Spose, niadri , fanciulle . . . ah sernpre a un solo Medesmo punto ne riduce il duolo! (i) Alia Luna. Chiara e la luna, e placida Del cielo i campi ascende : Oh quale affetto insoUto Nel petto mio s'accende ! E quasi il cor che vigile Schivb d'amor gV inganni , Al tuo chiaror gia palpita Fra gli amorosi affanni. Talor m'assal mestizia, L' incanto ahi ! mi s' invola, E mi distempro in lagrime Abbandonata e sola (i) Iride^ iSSj, jiagine 271 e segg. 64 APPENDICE ITALIANS. A che si vaga splendere In del ti miro, o luna? 11 tuo sereno e inutile A un cor che affanni aduriu. Ah! se delusa I'anima Torna alle pene usate, Insidiose iinagini Da me vi dileguate ! (i) Queste doane, cioe la Guacci e la Rkclardl, hanno an- che I'insigne dono della estemporaneita ; i nostri lettori giudichino del merito loro per questo lato dalle poclie ter- zine seguenti le quali fanno parte di un Canto all'Autunno ch'esse improvvisarono di conserva : Cadute son le aurette pellegrine Ch'olezzavan soavi in gremho a' fiori Sparsi di fresche lucidette brine, Depon la terra i vividi colori , Ad una ad una si levan le foglie. Quelle non gia de' trionfanti allori. Cost qual frutto di quaggiii si coglie ja povero e caduco, e sol virtude Non si disfiora con le umane spoglie. Few qualor. vegg'io le piante ignude E muta intomo intorno la campagna Fenso a quel giorno che la vita chiude- Ahi quante ri^e il mar circonda e bagna, Tante si mutan col mutar del tempo, Che nientre accoppia I'un I'altro scompagna! (2) A questa ed altre scritture di si nobili ingegni fanno sequela e prose e versi d' altre otto valorose signore alle quali tengono compagnia varj prosatori e moiti piii ver- seggiatori. Fra i primi non taceremo il M. Baldacchini, il Carmine, il Costabile, il Lauria , ii Mele. Fra i secondi ci jjarvero distinti Capelli , Cirino , D'Alhergo , De Cesare , Ferrari, Guaita, Lauria, Poggio, Qnaranta, Rocco, Tarantini. Belle poesie ci parvero YElegia di Gargallo sulla prigionia (l) Iride ^ 1 835, jiagine aSo c segg. (3) Iride^ ii335, paj^. 345. AlUBNDICE ITALIANA. Ob di Torquato Tasso; VAddio alia gioventii di Mlchele Baldac- chini ; YEstro nielanconico di Giuseppe Massa ; la Buca della IVunciata di Saverio C. Ainato ; i Poeti di G. Campagna ;, il Ritorno in patria; e VOde in morte del duca di Reichstadt del marchese Giuseppe RufFo ; come anche i sonetti di Lampredi, Niccolini e Paravia , e i coinponimenti di Gio. Manna, Francesco Ruffa e Lorenzo Borsini, de'quali rife- rireuio alcuni squarci per saggio. Dalla Fanciullezza del Manna (i). Come vaga e dorata farfalletta Che lievemente trastullando vola Tra i inolli fiorl e la soave eibetta ; Cotal io m'era fanciulletto, e tali Furo i sollazzi delVetii fiorita, Allor che ignara dt'fiituri mali Scorrea tranquilla e placida la vita, Come un placido rio che mormorando Passu la valle tacita e romita. Oyunque intorno trasparia I'imago Di mia novella semplicetta etate, Quivi conea tutto ridente e pago. Pol sulla sera I'accorta nutrice Toglieami in grembo, e i bei sogni e le folc Mi raccontava delVeta felice. Udia la donna colla faccia immota, Ed ella sorridendo mi donava Affettuoso un bacio in su la goto. Allor quasi dal sonno io mi destava, E tuttor vaneggiando e d'amor pieno Ambo le braccia al collo le gittava. O vaghi sogni! o dolce rimembranza! Or mi turbano il sonno ombre funeste E di feroce e squallida sembianza ; (i) Iride^ 1837, pagine 82 e segg. BU,L Ital. T. LXXXIX. ()() APPENDICE ITALIANA. O /(7/ce colni the la terrena Stanza ubbandona pargoletto, e vcde Di sua i^ioniata sol I'ulba screria! Inimacolalo dalki culla il piede Muove alia toinba, e tra viole e rose Per fiorito cammino egli procede. E mentre il cido e I'aure rugladose Gli sospiran d' intorno, un lieio addio Da sorridendo alle create cose , E si rifugge ignudo spirto a Dio. Dalle Catacombe di S. Gennaro del Kuffa (i). Anzi se il fonte, o Monde, Del lor coraggio invitto ancor noii sat, r dti Ciistiam dei Guarda in quel cupo fondo, l'"""' '""P'> Mira I'arche de' Martiri, e il iedrai. Di la vinii supreme , Sorgeano, e il sangue era di sangue seme. La Toller anza, diva Figlia del Cielo, espulsa da'potenti. Cola si rifuggiva; Ignarn che potessero i redenti Uii c/i, quasi per gioco, Dar vivi i lor fratelli in pasto al fuoco. Que' forti, allor che oj)pressi Da' tiranni cyan piii, pregavan seco : Ella dettava ad essi Dhina prece .... Odda; ancora ogn'eco Di que chiostri ne suona : " A chi ci opprinie, tu Signor perdona. » Supeibi! che fi annate Per recare ai fratelli e danni ed onte, La scendete e tremate; Lddio vi stampa il sua giudizio in fronte. Leggo i dttti sublimi: Frimi gli ultimi fiano, ultimi i priird. Epigram ma di L. Borsini. Paiib un asino a Balaam , e Mose L'aatLunzib qual prodigio a tutti i secoli : (I) hide ^ l<-I!)S. pagine 337 t- begg. j )' ' ,\^v^^ ■'«N\Oi, Al'l'ENDICK ITALIANA. 67 Oggi che mille parlano, e perche Avvien che niun di nol se ne trasecoU? (i) Del luedesimo scrittore e una satira intitolata Y Aiialfabeta. Ill essa inveisce contro Tabuso delle lettere ed esagera la felicita degl' illettei*ati al paragone dell' infelicita degli scioii : egli dice : lo tengo una compagna al fianco niio Che la diresti la bonta in persona, Se la sapessi come la so io . . , {2.); nia essa ha un gran difetto ; ed e die vori'eblje daisi alle lettere i ed io nou gliene vo' insegnare Che non e la piii bella delle cose L'aversi al fianco donna pellegrina Che fa conserva di dottrine ascose, Che sa la lingua greca e la latina. La francese e la inglese, e i proprj figll Lascia intanto che vadano in rovina! coa mille altre simili conseguenze perverse per la fami- gliare economia a cui non trovano via coloro i qiiali Leggon, leggono, leggono, ma pure Se dovessero dir quel che han capita, Tu gnderesti : oh povere letture ! Oltiaccio non quelli che piii sanno trovano buona sorte , pace e contentezza in questa bassa vallea ; ma piii presto coloro che non sanno , poiche Rovini il mondo, sempre son gli stessi, Ne maceransL in core percfie. vedono J bricconi premiau e i giusd oppressi; Mangiano infin quando hanno fame, senza Cercar come la fame si produce, Ed eccoti la vera sapienza. Cht se filosofia non ti conduce A vita meno trista, tu dirai Ch'ella e tenebra densa e non e luce; (1) /r(We, i836, pag. 267. (2) Iride^ 1837, P'^g^ie a33 e sejii;. i/i qucsto mondo, il I'edi-, e ognun lo sa, Tutli quanti cl siam per un passagoio; Col perder tempo a legger chc si fa? E pni siaiiio in un sccol che chi dene La penna in mano e a' mala pena Scrive, stanipa, fa anicoli, fa scene, Montn in cattedra, insegna, e delta legge, E ai lettori presenti ed ai lontani Stromento se di civiltate elegge. Ora , conchiude T antore, se ta non sai leggere, nou corrl il rlschio di clover succiarti queste seccaggini a facilita di spaccio proclamate prediche di civilta, ed liai uii'' itifelicita meno nella vita. Con cjnest'Analfabeta noi vi lasceremo , o lettori , non senza pero riferirvi un discorso nato fra tre galantuo- mini a motivo di quella civilta da essi letta in tale satira. E perche essi abbiano a lagnarsi meno che sia possibile di noi, al^biate pazienza che li mascheriamo per Rai- noldo, Calimero e Prndenziano , tre nonii incogniti afFatto che non troverete neppure nelle censessantadue pagine del Nomenclator Ijolognese. Rainoldo, sentita leggere a Calimero la satira gia detta , e veduto Prndenziano chinar pin volte il capo in segno d' approvazione , sclainb : Bella! iDella davvero ! . . . ma a proposito di civilta avete voi posto mente come questo secolo in cui viviamo non abbia per anco ricevuto un battesimo clie lo renda legittimo fratello de' suoi maggiori' Bella civilta! Ci bnrliamo noi' Donzellone di trentott'anni, e tuttavia catecumeno? Di questo passo ei risica di piora- barc neir eternita innominato, e buscarsi di la dio sa quale meschina titolatnra. Che ne due, compagni miei '.' . . — Che ne dico , rispose Calimero , che ne dico ? dice che v'avete mille ragioni , e che il non fatto sinora s' ha a fare di subito qui fra noi. Animo : io rompero il guado : chiama- telo il secolo del ferro: ponti di ferro , archi di ferro , strade dl ferro si, si secolo del ferro — Non niai non mai , riprese Rainoldo, de' secoli di ferro ne sono gia andati troppi a battesimo : ha da essere nome nuovo , nome vergine : dltelo con un certo gazzettiere il secolo dei soldati ... — Vi par egli , grido piccato Calimero, se- colo dei soldati con cinque lustri di pace europca suUa APl'ENDICr. ITALIAN a; 69 p;roppa'' . . . Dl meglio , di meglio . . . \, chiamatelo il sccolo (iel vapore ... — Vapore ' . . . Non dite male ; e il par- tito era vinto, se Prudeiiziaiio , che annl sono risico la pelle in mare a caglone di una certa animella malguardata, spa- lancando a nn tratto due occhi di bragia , noii avvisava i corapagni die quello noii era tasto da toccarsi. — Oh via, via, chiamatelo il secolo conscienzioso ... — No, no;, I'eter- nita non ammette voci di compllmento. — Ditelo il secolo del lumi delle strenne ... — Comune, comune; il proverbio della candela e antichissimo. — Secolo del fuoco senza fuo- CO . . — Troppo dozzlnale. — Nominatelo secolo del pro- gresso dei giornali della civilth . . . Troppa roba, replicava Rainoldo, troppa roba in un monte :j fra i secoli non usa conie tva noi battezzare per una filattera di nonii;, uno solo vuol essere, e calzante ... — Oh via, calzate a posta vo- stra , iclamo Caliniero un po' incollorito ; ditelo il secolo delle Fame europee : vi va egli '' — Rainoldo borbottava gia dispettosamente non so che parti del mondo , allora quando Prudenziano, rotto il lungo suo silenzio, usc'i a dire: Pace, amici miei, pace: questo vostro disaccordo su cia- scuno di tanti appellatlvi che pur devono in qualche parte essere nieritati se li proponeste, a mio parere da il secolo per disperato di Ijattesimo da parte nostra : lasciatelo in- vecchiar bene bene, e i nostri nepoti o faranno di meglio, o lo battezzeranno il secolo dei molti colori , e forse slia- glieranno di poco. Siccome poi in tale caso , egli dovra avere padrino il peggio dizionario del mondo, cioe quello delle banderuole , cosi noi limitiamoci a raccomandare a que' nepoti clie per miti^azione di comparatico gli scelgano almanco madrina qnesta Iride che e nunzia , qual sapete, di beata serenita. — E qui con una carezza all' Iride e con un risolino de' compagni fu chiuso il discorso. Facciamo dunque buona cera a quest'Jr/de che fn desti- nata a si bell' nflicio, tanto piii ch' essa ha il pregio della bella stampa, e quello altresi di poter valere per qualun- que onomastico stanre rinlinita varieta delle proprie scrit- ture, fra le quali troverete per sino la Campana delVInva- lido , il Cavallo di Marco Capece , VIndulto di Regina Gio- vanna , le Porte di bronzo di Castelnuovo, le Terubre, e il Gran Diavolo di Sicilia. r. Ch. 2'0 APPENDICE ITALI4NA. Poesie pavesi di G. B. — Pavia, i838, libreria della 3finejva di Luigi Landoni; n° I di pag. 80 ; «." // di pag. 96 ; n." Ill di pag. 48, in i6.° Pochi scrissero per lo passato in dialetto pavese, e an- che quel pochi ci lasciarono desiderio delle loro produzloni, o perche non le divolgarono colle stampe , o perche le nfFogarono in alcuna di quelle Raccolte per nozze , retto- rati , ecc, noa molte delle quali sogliono avere vita clie diiri. Dopo quel dottor Giacomo Del Monte die nelle poesie era annuiiziate e lasciato supporre autore del piii antico libro pavese a noi note (*), non sappiamo che altri ahbia messo in luce scritture di qualche valore in quel dialetto. Soltarito a' nostri giorni piacque all' egregio professor e Siro Carati di sollevarsi talora da piii dotte fatiche poetando con molto garbo in esso dialetto; e couie pochi sono que' suoi concittadini i quali non conoscano e pregino assai le cleganti sue version! di alcune poesie milanesi di Carlo Porta, cosi molti anche non pavesi lessero con piacere, fra le altre sue poesie original!, le belle e giudiziose Ottave sul cholera da lui pubblicate, or e I'anno, in Pavia coi tipi del Fusi. Suirortne di quell' egregio s'incamraino gia da qualche anni anche un valente giovane pavese che sta ce- lato sotto quelle lettere G. B. ; iniziali che noi , per certi confront! d'articoli giornaleschi e di prefazioni e di poesie volanti , voltiamo con certezza in Giuseppe Bignami. Le versioni di alcune anacreontiche e qualche poesia d' occa- sione furono i primi versi pavesi di lui che, meritamente lodati di url^anita dalla Minerva Ticinese, furono pubblicati coi tipi del Bizzoni sotto il titolo di JVuovo passatempo per Vanno i833. Nei due anni successivi pubblico sotto lo stesso titolo , e colle stampe del Fantaguzzi , parecchie ]ioesie originali tra cul ci parvero distinte le Quaitine al- fJmica e le sestine intitolate A Gehruda rigattiera, la Fe- sta del fare il collo all' Oca, Le Memorie delV Adolescenza , c Brigidina da Calcinaja. Distinte pure ci serabrarono fra le poesie del primo numero che oggi annunziamo quelle (*) Cioe d" un almanacco stampatosi in Pavia 1' anno 1 764 sotto al titolo di Giarloett .^ di cui fa eseguita una fedele ristanipa dal Bizzoni nella stessa citta I'anno 1 835, in pag. 120, in 16,", per opera di Luigi Landoni. APPENDICE ITAL1AN4. rt intitolate Un Eiviva a Carona, le Frittellc. il Cigairo e Gio- vannino al Veglione, 1" ultima delle quail si approssima per atticismo alle Disgrazie di Gio. Bonge del nostro Porta. Nel seconJo numero ci parve bellissima la canzone origi- nale intitolata La Luna, e non seuza pregi la versione del Lamento di Cecco da Varlungo del Baldovini. — In riguardo alia quale ultima produzione , essa ci ha riconferinati in un' antica nostra idea, ed e quella che le versioni de' poeini latini o italiani nel varj nostri dialetti non siano i frutti migliori del nostro Parnaso. Alle mani dei traduttori ver- nacoli i poemi originali non assolutaniente giocosi o sati- rici sogliono dare nella triformlta dei quadri a listre; con questo scaplto pero che se in questi e rimesso alia vo- lont.i (lello spettatore il raffigurare in essi ora u/zo, ora un altro ed ora un altro indivlduo mediante un lieve mu- tar di posto, non cosi e dato al lettore di trovare in una versione vernacoia P un poema originale. La qual cosa ci pare che ahbia origine daila natura stessa dei poemi e da quella dei dialetti che combinate noa permettono le novantanove volte in cento di far una versione siflfatta s' ella non da nella parafrasi o nella parodia ; per lo che il traduttore ora per desiderio d* esser fedele al suo oti- ginale ne fa ritratto sbiadato languido freddo, ombra non corpo ; ora voglioso d'animar quell'ombra, o travisa P ori- ginale parafrasando e fallisce lo scopo di cio che dicesi versione, o lo maschera coUa parodia e da in eguale di- fetto coUe piii volte la freddura giunta. Delia quale verita chiamiamo mallevadrici tutte le versioni che delTEneide e del Furioso e della Gerusalemme e d'altri poemi furono fatte nei diversi vernacoli italiani, non eccettuandone pure quella dell' Inferno del nostro Porta, inimitabile nelle sue poesie originali. — I Barbis formano il soggetto del terzo numero di queste poesie , e possiamo assicurare i lettori che questi Buffi pavesi non la cedono punto a qitelli are- tini del Guadagnoll. Essi mostrano dotato il Bignami d'un ingegno osservatore che sa esporre le sue idee con alacie fantasia, come, per dime una di cento, ne da prova la dove chiama le moderne fonderie di caratteri, fonder ie di baffi , per alhisione a quella iniinlta di svoLizzi e di ghi- rigori e d'ombre e penombre e capellini e indovinelli onde elle vanno imbarbiigliando i caratteri da stainpa, in oniag- gio X quelle tuedesimc gcnlilczze oiidc i calligrali vestoiio 72 APPENDICK ITALIAISA. quelli dft scrltto per ridurli geroglifici egiziani come dice il nostro poeta. F. Ch. Cinq-Mars o una congiura durante il regno di Lidgi XIII di Alfredo de Vigny, veriione con note di Qae- tano Barbiebj. — Milano, io3", prcsso la Ditta Angela Bonfanti , vol. 3, in 12.° Lir. 4 ital. Enrico d'Effiat marchese di Cinq-Mars, la sera del giorno J 3 gingno 1639 partivasi da Chaumont castello della sua fainiglia sulla riva sinistra della Loira , poclii niesi dopo che il maresciailo d' EfEat suo padre era morto combat- tendo nelPAIemagna. Insieme colla vedova sua madre egli lascio nella casa paterna 11 fratello primonato, una giovine sorella, Maria Gonzaga dnchessa di Mantova di cui era invaghito , il maresciailo di Bassompierre ed alcuni altri signori. In cjuella niedesima sera il Bassompierre per or- dine del re o piuttosto del cardinale Richelieu fu arre- stato in quel castello da un certo signer di Launay. Cinq- Mars che verso la mezzanotte era tornato addietro soletto per dare ancora un addio alia Duchessa di Mantova in- contro la carrozza che ne menava prigioniero il vecchio atnico di suo padre, e traendo profitto dalT angustia della strada , con un coraggio avventato gli fece possibilita di fuggire : ma poiche il maresciailo non voile profiitarne , prosegui la sua via fino a Chaumont, dove Maria lo stava aspettando alia finestra di una stanza terrena. Apprendiamo da quel colloquio che i due giovani si riamavano di pari amore , ma che per essere Maria ligliuola di principe re- gnante le nozze alle quali aspiravano entrarabi trovavano un ostacolo jnsormontabile. — Siate arabizioso per me ; dice Maria. — Lo giuro per la Vergine di cui portate il iiome, risponde Taltro, voi sarete mia, o la mia testa cadra sopra un palco ! La giovane da all' amante una pic- cola croce d' oro , e riceve da lui un anello : frattanto s' e udita una voce vicina. Cinq-Mars ailenta le briglie al ca- vallo : e giunge a Tours dove Grandchamp vecchio servi- tore di suo padre lo stava attendendo ; e con lui e con tre altri compagni, cinque giorni dopo, entra nella vecchia citta di Loudun nel Poitou. APPENDICE ITAMANA. ^3 In quel glorno ( i8 giiigno 1639) doveva eseguirsl in Loqdnn una grancle sentenza contro Urbano Grandier cu- rato della cliiesa di Santa Croce accusato mago : e Cinq- Mars co' suoi quattro servi arrivo appunto nel jnentre che queir infelice in mezzo alia folia del popolo conducevasi incatenato per la contiada grande al luos^o del suo suppU- zio. Fermatosi in una via angnsta die sboccava in qnella contrada Cinq-Mars avea veduta la treinenda processione: poi si porto alia casa dell' abate Quillet sue antico mae- stro, e seppe da lui come Urbano Grandier era accusato di avere cacciato il denionio addosso alia liadessa delle Orsoline ed a due suore , e come percio il signore di Lau- bardemont zio della badessa referendaho, inviato e subdelc- gato riiestUo d' illimitate facolta era veniito a fiirne il pro- cesso. I meglio veggenii della citta, e Tabate Quillet piii di tutti, non davano fede ue ai demonii , ne agli esorcisti; ma Laubardemont era potentissimo , e il cardinale ministro apertamente lo spallcggiava. Sicche (diceva il maestro al suo scolaro) noi siamo tutti in pericolo di qualclie grande vendetta , ed io per sottrarmene gia ml sono apparecohiato a fuggire. E voi abbiate ben cura di temperarvi da ogni subito raovimento ; qualunque cosa possiate vedere siatene spettatore tranquillo. La colpa del povero curato (prosegui poi il veccbio Quillet) e una volonta inflessibile che ha irritato il potere, eun'indomita passione onde fu traviato il suo cuore. La sua grande eloquenza e la sua angelica bellezza fecero estaticlie piii donne venule sin da lontaao per udirlo dal pergamo : di qui i suoi avversarj gli posero accusa anche un''altra volta di avere stregate diverse mo- nache , ed ora sono tornati in campo contro di lui piu che mai risoluti di perderlo. A tal uopo col mezzo di un cap- puccino soprannomato endnenza grigia lianno tirato dal lore partito il cardinale Richelieu persuadendolo che il Grandier sia autore di una satira scritta contro di lui. Quindi si sono impossessati delle sue carte dalle quali e venule in luce 11 segreto amore del buon curato per Maddalena di Brou giovine donzella che dopo aver ricusato di raaritarsi voile prendere il velo. Fra queste carte fu trovata un'opera contro il celibato degli ecclesiastici , scritta probabilraente per calmare i rimorsi di madamigella di Brou ; donde lo incolpano di eresia : e ridestata Tantica accusa di magia gli hanno fonnato contro questo processo per iiiandarlo 74 APPENDICE ITAIjIANA. all.i morte col favore del cardinale ministro e colT opera del signore di Laubardemont. Mentre Quillet pronunciava queste parole s' intese iin orrido grido di donna al di la di una piccola nmraglia del cortile. II buon vecchio s'iiiterruppe atterrlto: benedisse il sno giovine alunno, e lo prego a partirsl iinmantinente da lui, ma solo ed avvolto in un nantello, racconiandaiidogU ancora di esser prndente. Ora qual fn lo spettacolo di cul fu testimonio Cinq-]\Iars in quel giorno' In una sala afFollata di popolo egli assistette inosservato al processo dell' infelice Grandier. Accusaronlo di avere stretto col demonio un patto, la cul minuta (dicevasi) sta nlVinferno nel gabinetto di Ludfero. Le prove clie se ne adducevano erano la badessa e le due suore presenti che si dicevano indemoniate da lui , e piu ancora fondavansi su qnesto fatto, che poc' anzi la giovane di Brou inde- moniata essa pure , era caduta morta con orribile grido per esserle stato detto: Grandier fu giustiziato. La badessa accortasi allora di qual assassinio I'avevano fatta stromento, confesso insieme colle altre la frode e la falsita delle ac- cuse : il popolo si commosse e si ammutino contro i giu- dici ; ma cio non valse a distoglierli dal loro fiero propo- nimeuto. Grandier sottoposto alia tortura , non s' avvili a dichiararsi reo di una colpa end" era innocente : ma non- dimeno fu condannato siccome debttamente accusato e con- vinto del delitto di magia . malefizio , stregumento , ecc. La moltitudlne pareva eccessivamente ributtata di quanto erasl fatto patire a quell' infelice , ne pnnto persuasa del suo de- litto. Pensarono di fare qualcUe cosa che valesse a ridestare la superstiziosa credulita del volgo. Uno de' processanti, frate Lattanzio , accosto al labbro di Grandier un crocifisso af- finclie lo baciasse ; ma egli lo respinse con gran violenza sicche cadde al suolo. Vedete (grido il frate) ^ ha mandato il crocifisso sossopra ! dopo di che gia venivano accostan- dolo al rogo. Cinq-Mars spettatore di tutte queste orribili scene, si accorse che il crocifisso era arroventato , e non ■potendosi piu contenere lo afFerro col lembo del mantello, e piantandolo sulla fronte di Laubardemont disse a gran voce: Scellerato, porta l' Impronta del ferro che hai fatto arroventare. Allora nacque un generate scompiglio. II cielo pioveva rovinosamente. II popolo perduto ogni rispett> ed ogni timore voleva liberare la vittinia dell' ingiustizia : le APPENDICE IT A LIANA. jS wuardie non valsero ad infrenarlo:, bisogno aprirgli il varco lino al logo gia ardente , dove si rinveniie una mano cui avevano preservata dalF incendio un enorme braccialetto di ferro ed una catena. " Fuvvi una donna ch' ebbe il corag- " gio d'aprire 11 braccialetto: le dita di tjuesta mano strin- " gevano una piccola croce d'avorio e nn'immagine di » santa Maddalena — Ecco i suoi resti ; diss' ella pian- " gendo — Dlte le reliquie d' un martire ! un uomo ri- )' spose. '> Grandebamp non era intanto rimasto ozioso nella casa deli' abate Quillet, ma prevedendo il pericolo in cui po- teva trovarsi la giovinezza impetuosa del suo padrone, si era tenuto sempre a poca distanza da lui , e nel fervore della miscliia provocata dal suo granrle atto, lo afferro bruscamente per un braccio , lo trasse dove gli altri servi lo stavano aspettando col sno cavallo e lo persuase a par- tirsi. L'agitazione deH'animo, le fotiche, la pioggia fecero allora sentire 1 funesti loro effetti sopra Cinq-Mars: J suoi occhi si chiiisero mentre era tuttora a cavallo ; ed egli senza sapere ben come si trovo a letto in una stanzaccia di una casa mezzo diroccata sbalordito dalla febbre che gli ronzava negli orecchi. I suoi sogni furono tutti delle cose vedute e pensate in que'giorni. Grandier , la propria ma- dre , Quillet, Bassompierre, Maria Gonzaga e . . . il car- nefice passarono rapidamente dinanzi all' agitata sua fan- tasia. Riscosso dal terrore di quell' ultima immagine aperse gli occhi , e vide all' incerto cbiarore di una lucerna , se- duta sul proprio letto, Giovanna di Belfield, la badessa delle Orsoline , che dopo la sua animosa confessione era fnggita da Laudun , e nel suo abito monachile , sotto la pioggia era venuta seguitandolo sempre — " Che fate voi qui, » sfortutiata donna' — Taci ( rispose ) non risvegliare " il raio Urbano^ egli e nella stanza vicina. Si; la mia " testa e bagnata , e anche i miei piedi : guardali questi " piedi che erano si bianchi altra volta ! osserva come il " fango gli ha lordati. Ma ho fatto un voto; non me li la- » verb pill che alia presenza del re quando m'avra accor- " data la grazia d' Urbano. Vado al campo per ritrovarlo " il re; gli parlero come Grandier mi ha insegnato a par- " lare , e gli perdonera. Ma ascolta; gli domandero anche " la tua grazia, perche ti ho letto in volto che sei con- " dannato a morte. Povera creatura ! sei ben giovane per ^6 APPENDICE ITALIANS. » morire si presto: que' tuoi capelli inanellati son tanto II belli ! ma cio noa ostante sei coiidanaato , perche hai » sulla fronte una riga che non inganna mai. L' uoiiio die )/ hai percosso ti uccidera. » — Tutto ad un tratto poi Giovaana si diede a recitare 1' uffizio de' morti : raa ve- dendo aprirsi la porta ed entrarne Grandcharap baizo dal letto e iuggi. Cinq-Mars credette per qualclie tempo die tutto fosse state un sogno, ma Talbergatore lo trasse d'ia- ganno dicendogli die la veduta da lui era verauienie una donna, una pazza (diceva) arrivata a piedi quella inede- sima notte , posta da lui a dormire uella stanza contigua, ed ora sottrattasi fuggendo a coloro die avevan volute in- seguirla. II giovane tuttora febbricitante ricadde nel suo sopore. Podii giorni dopo egU fu al campo di Perpignano. — Quivi era venuto da Narbona andie il cardinale Richelieu. Gli av- versarj di questo ministro sperarono in quel tempo di farlo cadere dalla grazia di Luigi XIII ; e per alzare contro di lui una potente fazione avevano indotto quel monarca a richiamare la propria madre Anna de' Medici da Colonia , dove il ministro avevala relegata. Ma Richelieu non venne meno a se stesso : recatosi a Perpignano , chiese a Luigi la sua dimissione, e Tottenne; poi subito dopo, alia pre- senza de" cortigiani che gia si credevano trlonfare di lui domando come una grazia necessaria alia quiete della pro- pria coscienza, che il re accogUesse una sua preghiera. Cre- dendo , egli disse , di procurare il bene di V. M. e dello Stato consigliai che fosse riUontanata la reginaf, ora meglio ammonito dall' esperienza prego la M. V. di richiamarla presso di se. Luigi fu coramosso da queste parole, e ri- dono tutta la sua grazia al ministro non sospettando nulla di lui : ma intanto ecco soprarrivar la notizia che la re- gina era morta. Cinq-Mars adunque arrivo al campo appunto nel giorno in cui accadevano queste cose. Egli vi era venuto chia- mato dal Richelieu che disegnava giovarsi di lui all' adem- pimento di certi suoi disegni ; ma per le cose gia dette , e perche dopo la notizia della morte della regina Luigi aveva ordinate che si desse 1' assalto della fortezza, noa pole subito presentarsi al ministro. Intanto era stato ri- chiesto dall'abate Gondi di essergli padrino in un duello contro il signer di Laiinay il quale vi perdeite la vita. Al'PENDlCE ITALIANA. -^-^ L'assalto poi comincib precisaiiiente nelFora di quel duello, sicclie il diieilaute siipeistite e i quattro padrini si trova- rono tra gli assalitori e gli assaliti. Pui' quella posizione al primo aspetto tanto infelice torno poi loro foriunatis- siiiia : pafclie capito quivi una banda di cavalleggieri fran- cesi sbaragliati , i qiiali per consiglio di Cinq-Mars assal- taroiio 6 presero un forte di niolta importanza. Nessuno conosceva per anco Cinq-Mars; ma tuiti gli davano lode come a promotore di quella noJiile impresa. Merita (disse qualcuno) di essere presentato oggi stesso dal cardinale a sua niaesta. — Dal cardinale! rlpiglio qualche altro ; piut- tosto lo presenterefno noi. Per carita , die un giovine di tanto merito non diventi cardinal! sta. Richelieu era intervenuto personalmente a quell'assalto, ma solo per inipedire destramente die avesse un esito de- cisivo : non era ancora suo intendimento die Perpignano fosse espugnata. Aveva saputo regolare ogni cosa in modo, die il re potesse vantarsi di aver vinto , e la fortezza ri- manesse tuttora come prima in potere de' nemici ; se non die il fatto de'' cavalleggieri era venuto a guastare alcun poco i suoi disegn:. Trovando nondimeuo fra loro il gio- vine d'Effiat colse quell' occasione per presentarlo e rac- comandarlo al re die gli conferi subito il grado di capi- tano delle sue guardie: gli altri non cbbero alcuna ricom- pensa. II re ordinando al cardinale ministro di conferire a Cinq-Mars il grado di capitano , aveva soggiunto : Voglio conoscerlo di pin , e gli serbo assai nieglio se sapra darmi nel genio. Queste parole agghiacciarono Tanimo di quel giovane, parendogli die si volesse avviarlo alia cortigianeria , al- Tadulazione o peggio : sicche tra per qnesto , e perche era ferito in una gamba , e si era fermato per impedire clie s'impiccassero un officiale e un soldato spagnuolo suoi prigionieri, uon fu punto sollecito il suo arrivo a Luigi XIII. Qnesto priucipe passeggiava solo in silenzio dinanzi alia pro- pria tenda , ne aveva fatto pur cenno di voler parlare al mi- nistro: il quale seduto a circa venti passi da lui, era rimasto solo con frate Giuseppe {Veminenza grigia) e con Laubar- demont quando giunse Cinq-Mars " Siete arrivato troppo " tardi, giovine mio, per parlare al re — disse con voce » agia il cardinale duca. — Non ista bene il far aspettare " sua niaesta. " JMa il re tuedesitno lo chiamo in vece a se 7(S Al'VliNDlCE ITALIANA. dicendo : Veiiga ., lo aspetto. II huoa giovine voile ioiontar da cavallo , e cadde sopra la gamba ferita clie mandava gran sangue. « Levate questo spettacolo dagli occhi del re; esclamo il niinistro. Non vedete die questo giovane sta pei- morire ? >> Ma Luigi fattosi cgli medesiiuo ad ajntarlo ordino die fosse portato nella sua tenda. " Se la sua " ferita (sogginiise poi ) non e grave, egli verra raeco a >> Parigi , perclie 1' assedio e sospeso , sig. cardinale. Ne » ho veduto quanto mi basta , ed altri afFarl mi chia- " raano nel ceutro del regno ; vi lascero qui comandare }> in tempo di mia lontananza f, era a'ppunto questo cio )i die io voieva dirvi. » Richelieu immobile, stupefatto stette com' uomo colpito dal fulmine , fintantoche i due compagni gia detti non lo strascinarono suo malgrado Uentro la tenda. Costoro avrebbero poi voluto avere da lui r incarico di spacciare Cinq-Mars ; ma egli li accomiato bruscamente contentandosi di ordlnare al frate , d'insinuarsi neir animo di quel giovine, spiarne i passi e i pensieri e niandarne a lui relazione ogni gtorno, non per iscritto ma per niessi. " A proposito ( soggiunse ) ho a dolermi molto " di voi, Giuseppe; die bestla d'un corriere m'avete scelto " per portarml le notizie di Colonia. Non mi ha saputo t> intendere; ha veduto il re troppo presto, ed ecco an- " cora una disdetta coatro cui lottare. Poco e mancato » die non m' abbiate rovinato del tutto. » Ora confortato dalla speranza die il re consumato in breve dalle sue infermita lasciasse a lui coUa reggenza di Francia la pos- sibilita di sperdere le orgogliose schiatte di quel paese , ora abbattuto dai terror! della coscienza e di una morte vicina stette per qualche tempo solitario il ministro. Un suotio subitaneo di moke voci e di soldateschi sghignazzamenti interruppe le sue tetre meditazioni : si face ad una finesira : vide una giovane scalza vestita di nero die chiedeva di lui ai soldati dalla cni insoienza difendevasi a stento , e ordino che fosse lasclata quieta e condotta nella sua tenda. Quella giovane era Giovanna Belfield badessa delle Or- soline. Vedendosi innauzi ad un uomo vestito degli abiti militarl non s' immaginb d' essere alia presenza di Ri- chelieu. Domandata da lui chi ella fosse non profferi il proprio uome ; ma come uscita di senno, e vantandosi di possedere un coltello donatole dal demonio Beerit, dichiarb di esser venuta per piantarlo nel petto al cardinale niinistro API'ENDIOE ITALIANA.. 7^ a fine ill veiidlcare cosi il suo amaiite Urbano Graudier. II luiiiistro sedtuo siil suo gran seggiolone stava tastandole il polso quando ella pronuncio quelle trenieade parole. Non osava chiamar gente perche da costei potevansi di- volgare deile notizie assai scandalose , e temeva ch' ella stando piu a lungo con lui e riconoscendolo non tentasse qualche gran fatto. Appunto in quel moraento senti la voce di Laubardeniont che domandava di entrare a lui : le guardie lo trattenevano alia porta stimando che fosse era importuna ; ma il ministro grido in vece: Entrate Lau- hardemont^ entrate presto e solo. Egli entro e non vide sulle prime il volto della donna : ma quando il cardinale atterrito dalle sue parole gli disse : Conclucete i-ia questa donna: ella e pazza! AUora riconobbe la badessa, la pro- pria nipote. " Ah raonsignore! perdonaterai , questa e mia " nipote clie ha smarrita la ragione . . . Giovanna, Giovanna ! » su presto inginocchiatevi , chiedete perdono a sua emi- " nenza il cardinale duca. — E Richelieu ! ella grido ; e » parve che lo stupore facesse afFatto tramortire quella " giovine e sfortunata belta » : quindi lascio cadere il col- tello , guardando con orrore i due uomini fra i qu^li tro- vavasi. Laubardeniont quando furono all'aperto lego con un fazzoletto le mani alia nipote , e la trasse dietro di se istupidita. Frate Giuseppe intanto era venuto alia tenda di Cinq- Mars che medicato dai chirurghi del re vegliava assistito dal suo Grandchamp e dall' amico de Thou gia suo condi- scepolo ed ora indivisibile suo compagno. La grigia emi- nenza accolta assai bruscamente , per addur pure un qual- che motive della sua venuta, disse che lo mandava il mi- nistro a sentire quel ch' egli coutasse di fare de' suoi due prigionieri spagnuoli. Cinq-Mars che quasi non ricordavasi pill di loro ordino che fossero condotti nella tenda f, dove per dir breve 1' uffiziale creduto spagnuolo dopo molte in- solenze dette al frate dichiaro di essere il ilgliuolo di Lau- bardeniont, e balzato fuor della tenda, e abbattuta la sen- tinella si sottrasse correndo verso le vicine montagne. II frate usci anch' egli di la e s' abbatte in Laubardeniont che traeva nel 111 odo gia detto la propria nipote. I due nialvagi che si odiavano per gelosia di mestiere si dissero a vicenda alcune inordaci parole , poi coatinuarono en- uauibi la loro via. 8l APPENDlCli ITALIAMA. li ronianzo die fin qui e procednto con poche jila al- largasi dopo qnesto punto a molto raaggior estensione ed importanza di cose. L'autore salta d"* un tratto il coiso di due anni, dopo i quali ci rappresenta il giovine Cinq-Mars favorite di Luigi XIII, grande scudiere , emulo del cardi- nale ministro, confidente della regina, e piii che mai inna- inorato di Maria Gonzaga. Costei trovavasi in Parigi alia corte , e per lei il giovine d'Effiat rinnegando il proprio carnttere, aveva percorsa la via dell' ambizione e cercava di soUevarsi a tale altezza che lo rendesse degno delle sue nozze. Ed essa aveva rinnovate le sue promesse di non volere esser d' altri che di lui , e rifiutava le nozze col re di Polonia aspettando che Cinq-Mars efFettuasse i suoi di- segni. Ma per riuscire a questo bisogiiava soppiantare il vec- chlo ministro ;, il quale stando senipre a Narbona come diviso da tutti gli afFari, sotto un re desideroso di libe- rarsi da lui, coUe piu grandi famiglie del regno congiu- rate a' suoi danni , pur sapeva e regolava ogni cosa , fin anche la trama con cui altri pensava di rovinarlo. Cinq- Mars comuneniente denoniinato il Grande , benche avesse e coraggio e perseveranza piu che sufticienti , ed Ingegno non disuguale afFatto all' impresa , non era da tanto pero che potesse lottare con quell' astuto politico , e sopra tutto colla sua indifFerenza rispetto ai mezzi di condurre a fine quanto si fosse una volta propo?to. II re e i maggiori perso- naggl del regno erano con Cinq-Mars, in quanto egli doveva sottrarli al giogo del cardinale che pesava ugualmente su tutti : ma il cardinale seppe condurre le cose a tal punto, che Cinq-Mars diffidando di tutti, giudico necessario di estendere oltre i confini del regno la sua conginra. II trat- tato conchiuso a tal uopo da lui colla Spagna venne anch'esso nelle mani dell' inevitabile ministro ; il quale mentre niolti credevano ancora che fosse vicino alia caduta anzi al sup- plizio, stava nel proprio gabinetto coU'orologio alia niano profetizzando a frate Giuseppe gli avvenimenti di quella notte che doveva por fine alle illusion! dei congiiirati , e ricondur lui a molto maggior potenza di prima. A quel gabinetto vennero poche ore dopo Luigi XIII e Cinq-Mars: quest' ultimo vi giunse per rassegnare la propria spada al re, il quale un raomento prima obbedendo all'imperioso mi- nistro aveva sottoscritto 1' ordiue che Cini|-Mars e il suo APPENDICE ITALIANA. Si amico de Tlion fossero presi o vivi o uiofti. Mandati pri- gioiiieri in nn vecchio castello presso la citta di Lione , circa due mesi dopo inorirono sul patibolo. I priiicpali compagni della congiura per mezzo dell' abate Quillet ave- vano fatto sapere a Giiiq-Mars die nel g orno della sea- tenza sarebbero sulla pnbbiica piazza artnati e disposti a tentare di liberarli : e vi concorsero inflitti; ma qiiei giovani rassegnati al proprio destino noii giudicaroao convenieate alia loro virtu mettere molte vite in pericolo per la spe- ranza di liberare la propria , e morirono. In quel medesimo giorno il cardinale ministro a Parigi faceva celebrare spiea- dide feste , e godeva tranquillamente del proprio trionfo. Questo e brevemente il compendio del romanzo del si- gner de Vigiiy che il prof. Barbieri ha tradotto con molta felicita e illustrato anche di belle note che iie agevolano la piena intelligenza. Nella seconda parte dell' opera , cioe da quel punto in cui il protagonista diventato gia grande co- luincia dal mover guerra al ministro e finisce col farsi ribelle al sovrano, non trovasi al parer nostro quel lucido anda- mento che stampa le cose narrate nella mente del leggitore. Ben e il vero che trattasi di tenebrosi raggiri, di avve- nimenti avviluppati in tante finzioni , in tante fallaci ap- parenze , che non sarebbe possibile recarvi un' estrema cliiarezza. Ma anche alcune parti d' inven/.ione dell'autore ci sembra che sarebljero potute essere piii chiare e meglio pensate. II modo , per esempio, col quale Veminenzn grigia arriva a scoprire il piii importante della congiura e fuori di ogni crediljilita. Perocclife 1' autore ha immaginato che Cinq-Mars e INlaria Gonzaga avessero in costume di par- larsi in una chiesa ad un confessionale in cui sedeva I'abate Quillet: che Veminenza gfigia informata di cio, facesse un giorno arrestar I'abate da' suoi uomini, e andasse a mettersi e2;h in vece di lui nel confessionale : dove poi Maria e Cinq-lNlars si accostarono a parlare di cose di tanto mo- niento senza ne sentir pure la voce di colui che doveva esserne confidente Ci pare ancora un notabil difetto la nuUita in cui si risolve il personaggio dell' impazzita ba- dessa^ cosi bene ed eflicacemente trattato nella prima parte. Dopo quel punto al quale noi la seguitammo col nostro sunto quando 11 feroce suo zio Lnubarderaont la strascina fuori dal gabinetto di Richelieu, la vediamo solo un momento dive- nuta serva , infelice in una specie di taverna ne' Pirenei. Bibl Ital. T. LXXXIX. 6 Sa APPENDICE ITALIANA. Certo non e spettacolo inutile alia considerazione de' leggi- tori una giovane precipitata con tanta freddezza di cuore nel fondo della miseria , affinche non fosse d'inciampo a nuovi delitti. Ma poiche tutto ii racconto ridonda di esempi atti a provare quaato rambizioso sia facile a considerar se me- desimo come solo nel mondo, e quindi a sagrificare i suoi simili se questo gli torna opportuno, percio credevarao che Tautore avesse destinato il personaggio della giovane ed avvenente badessa a qualche fine piu speciale , a qual- che ufficio piix interessante. Dal lato poi della storia e del- r utilita questo racconto ci riesce coiue tanti altri , un ri- tratto in qualche parte esagerato in qualche parte imper- fetto , benche pero sia uno dei piii fedeli e dei piii istrut- tivi. Laigi XIII vi e rappresentato con mano veramente maestra. Ne il Richelieu vi e ritratto manco perfettaoiente di qnel monarca , in quaato almeno 1' autore ha voluto delinearne : ma il sistema politico di quel ministro donde ricevono la vera luce non solo le ribellioni dei grandi ma auche la dubbia e inceita condotta del re ^ e la com- piuta notizia del male e del bene ch' egli fece alia Francia ed alia monarchia non si possono apprendere da questi vo- lumi. Pure abbiamo gia detto che poniarao il romanzo del sig. De Vigny fra i migliori dal lato della storica fedelta. Solo e da uotare che il lettore non s' immagini di poter conoscere qui pienamente il ministro regolatore di uno Stato e rovesciatore di un'antica aristocrazia, ma il destro scher- mitore di congiure e di congiurati, e I'uonio accorto noa meno che fortunate che dai pericoli trae maggiore prospe- rita , e incatena a se solo , al suo ingegno e fin anche ai 8uoi delitti il re e la nazione. Mentre stavamo correggendo le stampe di questo arti- colo ci pervenne un aitro romanzo in quattro volumi pub- blicato dalla stessa ditta Bonfanti e tradotto esso pure dal prof. Barbieri. II titolo di questo romanzo e La Zingara , ina r ediiizio di Nostra Donna di Parigi sul cartone e il personaggio di Quasimodo rappresentato in una delle belle incisioni non tardarono a farci comprendere che sotto ua nome nuovo avevamo dinanzi una delle piu conosciute produzioni della vivente letteratura francese. Cambiando nome il romanzo ha dovuto soggiacere altresi ad alcune alterazioni, delle quali se forse taluno vorra dolersi, i piu certamente si coiigratuleranuo ; quando per esse abbiamo " .1 APPENDICl!; ITALIANA'. 83 e tutto intiero il concetto dell' opera origiuale e le sue principali bellezze senza quelle parti clie quasi spine ia- torno alia rosa rendevano pericoloso I'acrostarvisi. II pro- fessore Barbieri ha tradotto anclie questo romanzo con qnella purita e disinvoltura di lingua e di stile die sono il frutto di un lungo studio congiunto con un esercizio di scrlvere indefesso. In generate le sue note dimostrano quanta cura egli metta in queste versioni; e questa cura poi le fa es- sere nella precisione noa meno che nell'eleganza superior! a quelle che d' ordinario si veggono andare in volta. Lodovlco il Moro o condlzioni, usi, costumi, singola- ritd e mfimorabili avvenimenti di Milano sulla fine del secolo XV, romanzo storico di Giovanni Cam- piGLio antore della Storia generate d Italia. — Mi- lano, 1887, per Gaspare Truffi , in 12.°, di pag. 263, al prezzo di austriache lir. 2 II nuovo romanzo del sig. Campiglio e consacrato a lUu- strare un periodo importantissinio della storia italiana. L' autore dichiara nella sua prefazione di essersi in questo componimento atteuuto alia storica verita assai piu stret- tamente che negli altri gia scritti ; e per quanto a noi pare egli ha molto bene adempiuto quanto s' era proposto, o si cerchi la realta del fatti o 1' immagine dei tempi in tutte le sue parti. In quanto ai fatti troviarao a pagine 81 una circostanza molto notabile , cioe che il pensiero di chia- mare Carlo VIII in Italia fosse primamente suggerlto al Moro da Beatrice d'Este sua moglie : la qual cosa se e vera avrebbe dovuto giustificarsi con qualche autorita ; se e inventata ci condurrebbe ad avere di Lodovico un con- cetto alquanto dlverso da quello che se ne ha in generale. In quanto poi all' immagine dei tempi il sig. Campiglio ha voluto piuttosto descriverla che metterla in atto ;, cioe ha voluto farci sapere sotto quali leggi e con quali usanze vivevano allora gli uomini in questo paese , anziche creare una serie di avvenimenti dove lo spirito e l' eflicacia di quelle leggi e di quelle usanze si rendessero manifeste. Non sara maraviglia percio se alcuni diranno che questo libro , considerato come romanzo , e un po' troppo positive c scarso d'invenzione : tanto e difficile in questo genere di scritture contentare ui^italmeate e quclU che amano il 84 APPENDICE ITALIANA. romanzo propriamente detto , e quelli clie cercaao sopra tutto la storica fedelth. Noi lodiamo il libro del signer Canir piglio dal lato della verita , e come opera scritta in ser- vigio dei giovani studiosi della storia italiana. Storie del Municipj italiani illustrate con documenti ineditl da Carlo Morbio mernbro della R. Qiuiita Sarda di statistica, ecc. — Milano, looy, coi torchi di Omobono Manini , fiiiora vol. 3 in 8.° A provare T utilita della storia citavansi un tempo le lodi clie ne lasciarono scritte Cicerone, Polibio ed alcuni altri uomini illustri dell' antichita : ora puo recarsene in prova , non gia 1' opinione di pochi sapienti , ma la co- sclenza del genere umano, e la cura dei governi iiei paesi meglio avvlati verso il benessere pubblico. E questo ap- punto fn fatto dal sig. Morliio nella prefazione al terzo vo- lume della sua opera che ora annunziamo. Quivi egli ci ha dato anche un siinto delle cose o delle materie comprese in qnesto volume clie si divide in quattro capitoli : I. Re- pubblica di Milano;, II. I signori e duchi di Milaao ; III. Gli ultimi Sforza ; IV. La Dominazione spagnuola j ed e corredato di venticinque documenti inediti dall' anno 827 al 1624. II signer Morbio non si e proposto di scrivere la storia propriamente detta dei municipj, ma bensi d'z7- lustrarla con documenti inediti atti a farci comprendere le cagioni e le consegnenze dei fatti , e opportuni talvolta a retiificare le opinioni degli storici , non di rado a chia- rire alcuni enigmi insolubili per difetto delle necessarie notizie, piu di frequente a farci conoscere la vita e la condizione interna dei popoli tanto diverse assai spesso da quel che appariscono a chi si ferma all'estrinseca scorza dei fatti. Fra lo splendore di inolte vittorie , mentre si al- largavano i confini di uno Stato , e le citta si abbelli- vano di sontuosi edificj , e i poeti cantavano oziosi le glorie dei loro proteggitori , i popoli gemevano aggravati da esorbitanti triliuti per sostenere le spese di una Corte spensierata e voluttuosa, in preda o alle barbaric delle leggi , od al capriccio di giudici non infrenati da nessun codice , e necessitati percio ad abbrutirsi od a cercare nelle ri volte, un doloroso riniedio contro I'insopportabile soma dei mali. Se la storia non discende a descrivere la vita APPI-NDICF ITVLTANA. 85 intiina delle nazioni, !e notizie ch'essa ci somministra pos- 6ono sodtlisfare la curiosita piuttostoche esser materia di vera sapienza: il suo ufficio manca della parte piu irapor- tante, e I'litilita che noi ne speriamo e senipre imperfetta. Fra i niolti che hanno ai di iiostri rivolte le loro cure ad ammendare il difetto delle storie ordiuarie e da coUocarsi ia un posto niolto onorevole il signer Morbio , la cui opera e ora ua necessario conimento alle opere storiche risguar- danti i municipj italiani , e dovra essere consultata da chiunque vorra acclngersi a scrivere di bel nuovo la storia del nostro paese. A. Sul Veltro di Dante , lettera al ch. marchese Gino Capponi del marchese Pompeo AzzoLiNO. — Fi- renze, 1837, stamperia di Lidgi Pezzati. In 8.°, di pag. 78. Nel Veltro di Dante i cominentatori hanno creduto sem- pre raffigurato un qualche personaggio conteniporaneo de- stinato , secondo il poeta , a reprimere gli abusi della po- tenza di Roma, ovvero a far risorgere la parte ghibellina dair oppressione del Guelii, od a riordinare insomnia 1' Ita- lia. L' uflicio del Veltro fu interpretato con qualche varieta di opinioni, ora piii esteso ora piii circoscritto ; ma il Veltro , per generale consenso , doveva essere un uomo , o gia nato quando TAlighieri scriveva, per esempio Caa Grande, Arrigo VII, Uguccione della Faggiuola :, o nasci- turo col teuipo , come a dire un Guido od un Berengario piu felici di quelli che gia erano stati. Una nuova opinione mette ora in campo il marchese Azzolino , e vuole che il Veltro sia Dante stesso , Dante dvilizzatore , che antivede gli effetti della sua sapienza in mezzo alia lontana posierita. La sua dimostrazione di questa nuova sentenza e la seguente: La Seli>a del primo canto rappresenta il secolo incontinente, guerresco e barbarico ; e in Dante e personiGcata I'umanita in quello smarrita e prossima a perdersi. Nelle tre Fiere il poeta figuro i tre gravissimi impedimenti che contrastavano alia sua eta di conseguire perfezione o miglioramento ci- vile. La Lonza e la lussuria, non gia di Dante, ma di tutto il suo secolo : il Leone e la ferocia o V abuso della forza : la Lupa e la barbaric. Le lordure voluttuose per- tantO) gli odj e le discordie giierresche, la barbaric eraoo S6 APPEXDICF IT\LUV\. le tre fiere die contrastavano a Dante il sallre il dllettoso inonte: e tntte e tre, ma quest' ultima principalmente , volevan esseie rimosse afiinche Dante potesse conseguire lo scopo die si era prefisso , cioe uscir della selva aspra e forte, e migliorare la condizione civile dell' umanita ri- sorta. Ma non bastavano i mezzi mondani , non bastaya egli solo, come mortale, a superare cotesti inciampi; per- che r incivilimento e 1' opera dei secoli piuttostoche d' un uomo solo^ e pero TAlighieri poteva soltanto prepararlo e profetizzarlo. " II prepare (dice Tautore) facendo pas- sare 1' umanita d' allora per i tre mondi della punizione , della purgazione e della ricompensa destinati alia cristla- nita : il prepare ridiiamando in suo ajuto Virgilio , ossia la sapienza latina, dalla caduta dell' impero fino a lui presso die spenta : il preparo facendosi da Beatrice (simbolo della nuova religione purificata , apoteosi di cjuella vergine die in terra gl' inspire amore celeste) aprire le porte a seed al mondo redento del tempio della vera gloria. II profe- tizzo finalmente sine dal primo canto in quel Veltro, die nutrito di sapienza, di amore e di virtute, avrebbe quando die fosse cacciato da ogni villa la barbaric. Nel qual Veltro, secondo die io congetturo, nessun contemporaneo, nessuii essere umano vivente puo essere simboleggiato. Ma se la Selva ed aspra e forte e il secolo di Dante; se nelle tre Fiere clie impediscono in lui il progresso del perfeziona- mento sociale , si figurano i tre piii gravi mali di quella eta. ; 6 se a questi devono opporsi amore , virtute e sa- pienza: r amore morale in opposizione alia lussuria ; la forza civile ordinata alia forza marziale ingiusta o crudele; la sapienza all' ignoranza che perpetua negli Stati la bar- baric j s' intendera senza pena die alia breve eta di qual si sia uomo non poteva essere conceduto di effettuare la grand' opera , e die il Veltro non pub essere simbolo che dell' opera stessa , o di tale operante, che travalicati i con- fini di sua mortalita, antivede compita in mezzo ai secoli futuri un impresa, ch'egli da vivo non poteva che apparec- chiare. » A questa dottrina il marchese Azzolino trova cor- rispondente la sistemazione dell' inferno, cioe 1' ordine con cui il poeta vi ha distribuiti i dannati: perocdie prima s' incontrano gV Incontinenti, poi i Violenti , t^oi i Frodolenti, «ioe la Lonza, il Leone, la Lupa. Queste fiere o questi vizj impedivano la civilta , la quale non tornerebbe nel mondo APPENDTCF. ITALIANS. 8/ se prima non sorgeva il Veltro il quale opponendo loro amore, virtu e sapienza cacciasse la l)arbarie per ogni villa e la costringesse a chindersi nell' inferno. Ora ua uomo, fosse pur grande e felice quanto piii vuolsi , non avrebbe mai potuto produrre gli elTetti attribuiti daU'Aligbieri al suo Veltro: un uomo poteva vincere, conquistare, cambtar r ordine politico ^ ma sarebbe restate senipre a corapirsi dair amore, dalla virtii e dalla sapienza il generale inci- vilimento : e il Veltro accenna a questa futura era filo- sofica. II Fintanto die non si abbandonera il prestigio, dietro al quale tutti vanao, che in quel Veltro abbia per forza ad esservi nascosto un personaggio storico contemporaneo; fintanto che si confonderanno insieme i luoghi in che Dante ha invocato realmente un liberatore d' Italia , un restau- rator dell'Impero, un nioderatore degli abusi della Chiesa, colle intenzionl generaii complessive di tutto il poema, che sono ( come dovevano essere ) esposte nel prologo della Divina Commedia, cioe nei primi due canti, sara sempre vana e perpetua la lite tra grinterpreti , e chi vorra I'uno e chi I'altro .... Prima di vagare cosi ansiosi nella de- terminazione di tale personaggio , perche non domandare a se stessi : Si tratta pot realmente di persona viva che sia adombrata nel Veltro? Ecco il problema che prima bisogna sciogliere innanzi di andare tentone per ritrovarla .... Fattomi da questo principio , io confesso che non ho sa- puto acconciare al carattere di nessun uomo vivente le proprieta che il poeta assegna al suo Veltro. Quindi mi apparve il Veltro quale un simbolo di un evento futuro , astrattamente concepito nella speran/a e nella grandiosa intenzione di Dante. E dopo aver veduto nella selva sel- vaggia il secolo, nelle tre fiere i tre capitali e formldabili nemici che si opponevano al di lui incivilimento ; e dopo avere insieme compreso il maggiore di essi , cioe la bar- baric nella Lupa , dovetti naturalmente pensare che il suo contrario , che sarebbe in fine venuto a cacciarla e ban- dirla da ogni citta , sarebbe stato l' incivilimento; e la sa- pienza , 1' amore e la virtu sparse nel poema sacro a cio destinato , antivedute nei loro efFetti giu per i secoli ven- turi, mi svelarono nel Veltro Dante lui stesso. » Dopo queste generalita dovremmo, se non temessimo di riuscir troppo lunghi, seguitare il marchese Azzolino anche dove togUe a spiegare tutto il passo di Dante conformemente H8 APPENDICE IT\I.I\NA. «lla sua nuova dottrina. Possiamo dir brevement6 cTie nel verso E sua nazion sara tra Feltro e Fekro egli vede si- gnificato rincivilimento italiano ii cui principio doveva essere secondo Dante nella Lombardia e nella Romagaa , perclie cjuivi era piii grande il uuniero dei Ghibellini-, e ia quell' altro verso La onde invidia prima dipartilla egli vede accennata la prima barbarie umana originata da quella invidia che spia?e Caino ad imbrattarsi dell' iimocente san- gue di Abele. Egli non dubita cbe Dante non si credesse predestinato ad aprire una nuova era all'umanita, e ch'egli non vedesse in se due personaggi : uno uraano vivente coUocato in mezzo al suo secolo che andava operando per r alta missione : T altro inteilettuale coUocato in mezzo alia posterita , previdente gli efFetti della sua sovrumana impresa. E se nel Veltro allegorico, egli dice, si cerca ua uomo, egli e Dante medesimo : e Dante che antivede ed ac- cenna 1' influenza della sua raente e della sua grand' opera nei secoli avvenire. Noi abbiamo creduto di dovere far conoscere ai nostri lettori un opuscolo dettato con molta dottrina e con moka sodezza di raziocinio sopra un argomento di tanta impor- tanza agli studiosi della DIvina Commedia ; ma dopo che in pochi anni si sono vedute succedersi e distruggersi pa- recchie opinioni contrarie , saremo facihnente scusati se non osiaino proclamare quest'ultima come destinata a man- dar tutte I'altre in obblio ed a togliere altrui la speranza o la possibilita di qualche altra spiegazione. A. Fatti di Capitani di Ventura, episodii storici dignazio Cantv. • — Milano, i838, tipografia Bernardoni, in l6.°, di pog. 233, al prezzo di una lira austriaca. Vedemmo, non e ancora gran tempo, venir d' oltremonti una Storia di celcbri assassini; e fu uno dei molti libri nei quali ai di nostri V ingegno va procacciandosi materia di guadagno piu che di lode, solleticando la curiosita senza cnrarsi gran fatto del resto. II desiderio di contentare la curiosita de' tempi ha potuto probabilmente suggerire an- che al sig. Ignazio Cantii il concetto e il titolo di questo suo libro ; che gli saranno senza dubbio invidiati : ma il ,»uo pensiero fa molto piii nobile di quelio onde nacque la APPENDICE ITALIANA. 89 storia gia detta , perche abbraccia 1' amenita del romanzo e la storica utilita, asseconda I'amore delle avventure non meno die qnello delTistruzione, e rispetta le impressioni morali die i letterati non possono mai trascurare senza pericolo di pessime conseguenze. Ci duole percio che di concetto si bello il signer Cantii ci abbia dato un sagglo scarso e diremo anclie imperfetto ; perche ne le imprese da lui narrate appartengono tutte a capitani di Ventura , ne il sno libro somministra una chiara idea di queste mi- lizie. Marco Visconti mandato da Matteo a combattere pel Ghibellini di Genova, non fu un vero capitano di ventura; potrebbe dirsi piuttosto ch'egli fu capo di una legione stra- niera nel secolo XIV. Parlando poi di qnesti soldati ve- nali sarebbe stato opportuno cercar nelle cronacbe qualche trattato che facesse conoscere il prezzo a cui essl vende- vano il sangue , e gli enorrai sagrificii ai quali sottopone- vansi i compratori ; donde vennero le gravezze insoppor- tabili, e le ribellioni disperate dei popoli. Sopra tutto sa- rebbe stato necessario mostrare coi fatti le vere vicende di questa milizia ^ cbe da principle quasi tutta straniera merito i nomi di soldati ladri assctssinU poi, tutta nazionale, fondo una scuola militare italiana illustrata da niolti uo- mini di grande ingegno e da molti nobili fatti. Noi spe- riamo die 11 signor Cantii pubblicando una qualche volta Fintiero lavoro da cui tolse cotesti fatti per inserirli nelle Amenita storiclie della ditta Stella soddisfera pienamente alle speranze che desta il bel titolo del suo libro. A. Nuovo dlzionario italiano-tedesco e tedesco-italiano modcllato sugli ottimi delle due lingiie e aggluntei>L Ic analogic de vocaboli lispondenti da Qiambattista Menini dedicato a S. E. il signor conte Francesco di Hartig, Governatore della Lombardia. Annunziamo il Piospetto d'associazione di questo Dlzio- nario che il sig. Menini si e accinto a compilare coi prin- cipj e col metodo gia mostrati nella sua operetta = Sullo studio pill facile e piu filosofico delle due lingue italiana e tedesca = parendocl inipresa degna di essere incoraggiata. II princlpio adottato da! sig. Menini e quelle dell' illustre Borelli, che gli elemenii costitutivi d'ogni vocabolo sono 9© APPENDICE tTALIANA. le consonant! , non le vocali ; ma non basta la rlspondenza delle consonanti fra i vocaboli comparati di diverso Idio- ma ;, richledesi ancora medesimezza o approssimazione di senso a determinare Tanalogia. L' applicazione di qnesto principio deve per necessita mettere innanzi alio studioso una grande varieta di notizie piu o meno dilettevoli ed importanti in se stesse, ma certamente poi utili sempre a mostrare il legame die unisce il mondo intellettuale e ad imprimere piu tenacerneute nello studioso i vocaboli e il loro significato ajutandone la memoria per mezzo dell' in- telletto. L'amore con cui il sig. Menini gia da buon tempo si e consacrato a sifFatti studi ci fa sperare che 1' opera , com' e felice nel concetto , cosi sara diligente e pensata nell' esecuzione ; e percio abbiamo stimato di doverla an- nunciare innanzi tratto anche noi , se forse potessimo per tal modo contribuire ad accrescere il numero de' soscrittori necessarj aU'impresa. A. La Terra Santa ed i luoghi illustrati dagli ApostolL y vedute pittoresche ecc. Prima versione dal francese. Torino, 1837, presso Q. Pomba e comp. Dispense 28 , che formano un volume di pag. 260, in 4.", con 48 tavole, oltre la carta della Terra Santa e piano di Genisalemme. Itah lir. 20. — Fedi Bibl. Ital. t. 86.", pag. 401. Ad onore del vero, il materlale onde si compone que- st' opera non potrebb' essere piu confacente di quanto lo e per sollevare a sublimi e belle reminiscenze. Le descrizioni, principalmente del Libano, del Taborre e di altri rinomati luoghi , tolte dalle opere di La Marline , di Chateaubriand e di Michaud , abbondanti tutte di veri fiori poetici equivalgono a quanto di vago e di delizioso puo ritrarsi in tele : gl' incidenti storici intorno ai monu- menti sacri e profani tuttora superstiti nelle famose citia della Palestina, della Siria e della Grecia, le quali ricor- dano tanta grandezza, tanta distruzione , la prima predi- cazione del Vangelo, tanto sangue sparso per riconqui- starle, e 1' attuale loro dominio, sono oggetti per se stessi tutti del massimo interesse , per cui il lettore trovasi so- spinto a scorrere d' un fiato non uno, ma piu capitoli. A questo eflfetto si aggiunga poi che la vista e la mente sono APrENDlCE ITALIANA. 9 1 a qnando a qnando rallegrate dalle vedute d'l que'luoghi, incise con molta finezza ed altrettanto brio. Ma slccome appunto per s'l fatti pregi sembra molto probabile che al- 1' edizione che annunciamo presto ne succedera una seconda, cosi verra forse riconoscinto meno indiscreto il desiderio nostro di veder purgata questa verslone di alcuni gallicismi, neologismi ed altri errori che in essa s' inconirano. Ne il benemerito editore, speriamo, ci sapra malgrado se oltre le avvertenze gia notate nell' antecedente annunzio , qui gliene accenniamo alcune ahre che ci caddero sotto gli oc- chi. A pag. 1^4 prese con lui (Gesu) Pietro , Giacomo e Giovanni e U condusse alio scartato per in disparte; pag. i3i bordura di vegetazione per d'intorno; pag. 184 lettorili per leggii : pag. 184 rialzata per rialzamento , e cosi pag. 190 estesa in senso sostantlvo per estensione ; pagina 201 ri- chiamati al combatto per at combattimento . Ma cio che riesce poi piu spiacevole pel controsenso, si e a pag. 194 dove parlando dei luoghi della predicazione degli Apo- stoli trovasl dov'essi portarono la divina parola ecc. e pre- dicarono la follia dtlla Croce. Questa strana frase leggesi anche neiroriginale francese ; ma perche i traduttori non 1' hanno emendata ' Perche non vi hanno sostituito la Storia della Croce, al cui vocabolo sembra chiamare 1' antecedente idea? Ne coU'aver noi accennate tali pecche intendiamo di francare l" editore che qualche altra non ve ne sia meritevole di emenda ; come speriamo che non vorrassi da cio trarre argomento per menomare sostanzialmente i pregi di que- st' opera , dovendo esse attribuirsi alia celerita con che venne fatta di pubblica ragione. I. F. Vite e Ritratd delle donne celebri d'ogni tempo e d'ogni paese. Opera della duchessa d'Abrantes, continuata per ciira di letterati italiani. Volume 4.° — Milano, i838, presso Andrea Ubicini, porta Orientale n. 711. tipografia Ncrvetti. — Flnora dispense 67 ; ogni di- spensa, composta di un ritratto litografico e di un foglio di slampa in 8.° grande , cent. 5o ital., col ritratto in carta della China cent. 75. Abbiamo annnnziata fin dal principio questa Raccolta (torn. 80.% pag. 307) con molta speranza che dovesse riu- scire diversa da tante altre di simil genere , priniamente , ga APPENDICE IT A LIANA. perche il lavoro della duchessa d'Abrantes gia era per se medesimo sufficiente a trarlo dalla schiera volgare ; poi perche vedenuno la diligenza con ciii gli editori s' erano volti a farlo tradurre e continuare. Ora quella speranza puo dirsi verificata ,6 1' opera gia bene inoltrata trova nel costaote favore di moiti associati un testimonio della sua bonta assai piu credibile e piu efficace delle nostra parole. Le molte ed ample biografie delle donne piii cele- bri in ogni paese ch'essa presenta vengono a poco a poco a comporre un corpo notabilissimo di notizie varie e im- portanti, dove il diletto e Tutilita si dan mano per solle- vare quest' opera dal gabinetto dei curiosi alle biblioteche di coloro die si compiacciono di studi severi. Una circo- lare della ditta Stella ci avverte che d' ora in poi questa impresa sara fatta continuare dal sig. Ubicini , gia socio della Ditta medesima : e noi possiamo assicurare che il nuovo editore , sollecito di conservarle 1' opinione nieri- tamente acquistata , apparecchiasi a farla progrediie coa uguale puntualita e diligenza. DelVarte di coltivare i gelsi e di governare i bacJii da seta secondo il metodo Chinese. Sunto di libii. chinesi tradotto in francese da Stanislao Julien mem- bro del real Isdtuto di Francia; versione italiana, con note e sperimenti del cavaliere Matteo Bona- Fous, dottore in medicina, direttore deWorto agrario di Torino, socio del reale Istituto di Francia. — ■ Torino, 1887, coi tipi di G. Pomba e comp. , di pag. VIII e 2085 in 8.", con 1 1 tavole in litografia. Lir. 4 italiane (i). La China gia da 40 secoli ha ridotto 11 fikigello alio stato domestico, e ne lia fatto il fonte delle sue ricchezze; dalla China due monaci di S. Basilio ne portarono la prima volta verso la meta del sesto secolo la seraente in Europa. Onori divini ottenne la Chinese imperatrice che^ secondo (l) Quest* opera e gia stata tradotta in varie lingue; la traduzione che preparavasene in russo dovea esseve corredata anche delle note del sig. Bonafous , come quelle che racchiudono utili considerazioni e prove sperimentali ciica la coltura de' gelsi e il governo de' baclii da seta. APPENDICE ITALIANS. 98 e fama, prima comincio a educare i bachi da seta; e ne rimase all' imperatrice il costume ( prescrittole anche dai libri cauonici ) di allevare de' bachi da seta per darne r esempio a tutto 1' impero ; varj imperiali decreti furono emanati affin di promovere la coltivazione dei gelsi. Or duiique, malgrado le moderne dottrine e i bnoni libri ( tra' quali voglionsi nel primo ordiae annoverare le opere del Dandolo e del Verri ) che trattano delle suddette in- dustrie, chi non reputera mezzo efficace a perfezionarle tra noi il far noti gl' insegnamenti che intorno ad esse ci porge una nazione, che da si gran tempo e con tanto zelo e friitto le coltiva? E pero il Governo francese in seguito alia richiesta di un dotto educatore di bachi , il beneme- rito Gamillo Beauvais, incarico Tillustre orientalista Sta- nislao Julien, membro del real Istituto e professore di lin- gua Chinese al Collegio di Francia , di tradurre dai libri chinesi, che la regia blblioteca di Parigi possiede , tutto cio che rinchiudono circa la coltivazione dei gelsi e I'al- levamento dei bachi da seta. '< I compilatori di queste scritture chinesi, pubblicate per comando dell'Imperatore (i) ci svelano un gran nu- mej"o di operazioiii usitate nella Cina, senza accennare quelle da preferirsi e spiegare alcune apparenti contrad- dizioni. Qiiindi si scorge clie voUero i Cinesi additare i metodi tenuti in varie proviiicie del vasto loro impero ; in parte diversi , secondo 1' indole fisica e morale di cia- scuna coatrada , e soprattntto secondo i climi. » Questi avvertimenti ne porge il signor Bonafous nella sua prefazione e con essi significa insieme ai pregi anche i difetti dell' opera che annunziamo ; se poi si aggiunga che di molte cose in essa trattate , come sarebbero certe partlcolari sorta di gelsi, di bachi, noi non ne possediarao giusta cognizione , ne dovremo concludere che 1' opera in genere e meglio atta a servire alia curiosita che all' utilita : (l) « L' opera priiicipale da cui sono estratti i trattati della coltura dei gelsi, e del governo dei bachi, porta in fronte il titolo . King- tirig-c/ieou-c/d-thoiig-khao^ ossia Esame generate deU'Agricoltura^ com- pilato per ordine dell'' Iiuperatore. Essa e composta di 78 lihri di- visi in 24. voliuni. La compilazione impi"esa neH'auno lySo dai letter.ui di )nuuo online, coirintervento degli agricoltovi i piu esperti, la rende soimuanieute pregevole e di gran couto. » ()4 AITENDICE IT.VLIANA. pero r egregio sig. Bonafous, mediante le sue pregevoli an- notazloni , addita fra 1' altre cose anclie quali sono le pra- tiche die maggior fiducia ispirano di poter essere tra aoi utilmente introdotte. Noi osserveremo in generate che le massime fondamentali del buon governo de'baclii da seta, cioe retta amministrazione di teraperatura tra certi termini moderata , mondezza, aria a debito tempo sfogata, pasti frequent! , dlligenza a evitar romori e difFusione di mali odori ecc. sono egualmente praticate nella China come da noi; di piu i Chinesi impiegano molte cure accessorie, onde siamo avvertiti che le medesime usando , o quelle alle me- desime sostituendo che meglio troveremo confacenti a' ba- chi tra noi coltivati (che dette cure variar si vogliono se- condo che si altera la natura dell' animate per le condi- zioni tra le quali e collocato ) raccoglier potremo da essi una pill abbondante o miglior produzione. Ora verremo a toccare alcune tra le parti principali del- r opera , coniinciando dai gelsi e procedendo a' bachi , per- che ella e appunto tra questi due argomenti divisa. Parlasi in prima delle varie specie di gelsi, ma ben avverte il tra- duttore , che se e cosa difficile lo stabilire nei paesi nostri una nomenclatura regolare de' gelsi, con piu di ragione riesce impossibile al giorno d' oggi il fissare la sinoaimia delle specie e delle varieta coltivate in Europa coUe im- perfettamente descritte dagli autori cinesi. Tale operazione, sogginnge egli , potra forse eseguirsi allorche il sig. Hebert avra compiuta la missione affidatagli dal governo francese nel i836, di recarsi alle isole Filippine e sulle spiagge della Cina , coUa spedizione scientifica delia Bonite , per trasportare in Europa tutte le specie o le varieta de' gelsi, e le varie razze de' filugelli che egli credera confacevoli ad accrescere le nostre ricchezze. Si tratta quindi delle varie parti della coltura de' gelsi, e pur fosse che i nostri agricoltori trar ne potessero utili norme da porre in pratica, glacche se oggidi si vanno con indicibile ardore moltiplicando le piantagioni de' gelsi , lungi sono generalmente dall' esser pari le cure del fame una buona coltivazione. Ne solo trattasi di condurla con dili- genze maggiori , che inoltre vuolsi emendare di gravi abusi, come sono lo sfrondare i gelsi non abbastanza cresciuti per resistere senza daiino a tal violenza, il secondo sfron- damento autunnale , la non prudente potatura. L' arte di APPENDICE ITALIANA.. 9S ben tagllare i rami del gelso , si dice con ragione nell'opera annunziata , e uno de' punti piu importanti per V educa- zione de' bachi ; e forse varia vuol essere la potatura se- condo il terreno in cni cresce il gelso ed altre circostanze. Diverse sono le opinioni e le praiiche circa il tempo del potare ; i Chinesi potano nel gennajo , il signer Bonafous presceglie una moderata potagione , o meglio un semplice rimondare dopo lo sfogliamento; pero se i'albero abbisogni di una vera potatura e' pare che , coutrariamente alia pra- tica di molti , sia a preferirsi il tempo della fermaia del succhio al tempo che vien subito dopo lo sfrondamento. I libri chinesi ci porgono curiose ed utili notizie circa il modo di soccorrere il gelso nella nutrizione del baco da seta. Essi propongono le foglie della cicoria silvestre; ma il dotto traduttore , che una Memoria apposita stampo sui mezzi di supplire alia foglia di gelso , ne afFerma die cosi la suddetta come alcun'altra pianta cicoracea , e del pari il gelso papirifero {Broussoiietia papirifera W.), e I'ameri- cano [Madura aurantiaca Nut.) da lui recentemente intro- dotto in Piemonte , possono servir di sussidio, ma non di succedaneo al gelso nella nutrizione del filugello. Lodano i Chinesi anche 1' uso delle foglie secche di gelso compar- tite insieme alle verdi; e questa pratica del tenere in serbo air uopo disseccata la materia nutritiva de' bachi fu tra noi proposta e raccoraandata dal Bellardi fino dal 1787. Ma piu cnrioso si e come i bachi si mangino insieme colle foglie de' geisi la farina di riso, sparsa sovr'esse, e cio secondo i Chinesi , conferisca loro a salute e renda migliore la seta che se ne ottiene : il sig. Bonafous ebbe conferuia del fatto non solo usando farina di riso , ma anche farina di frumento, di formentone e fecola di patate (i). (l) L' opera Chinese dice: « la fai'ina che si spai'ge sulle foglie fiesche riempie il corpo dei bachi ( cioe e assai nutiitiva ) e li di- spone a fare il bozzolo diiro e dense , la cui seta e di una forza considerabiie » ; e il signer Bonafous soggiunge : « Voglioso io di sottoniettere alia prova questa singolai-e , asserzione gi.\ riferita dal Du-Halde )-ierfino dairanno 1735, vale a dire che il jiopolo Ciuese inipiegava la farina del riso neiralimentai-e i filugelli riunendola alia foglia del gelso , io presentai all' insetto alquanta , ma tutta sola , fmissinia farina di rise, e questo in pochi giorni piuttesto peri, anzi che nuti-irsi di essa. AlP incontro allorche, seguendo Tesempio dei Cinesi , ofiferei la medesima farina spaisa sulla Ibglia del gelso ^6 APPENDICE ITALIANA. Tra le varie sorta di baclii da seta i Cliinesl fanno par- ticolar conto di quella clie da due nascite nel corso d'una annata, e quindi concede di fare ogni anno un secondo al- levamento. Poiche nella China migliore stagione e rantunno die la prinifivera, sovente colla coltivazione d'autunno si rimedia alia fallita coltivazione di primavera. Gia piii volte e stata fatta tra noi esperienza del secondo annual colti- vamento , e comunque inopportune parrehbe per varj ri- guardi a praticarsi con grosse partite di baclii, giova che agli agronomi sia presence al pensiero questa risorsa se al tutto andassero a male i baclii in tempo di primavera. I Chinesi sono molto solleciti nel far che i bachi per- corrano uniformemente le loro eta, afFermando che lo sve- gliarsl inegnale del bachi caglona sempre una diniinuzione con uno staccio di seta in niodo che questa ne venisse intierajnente coperta, i baclii avidamente la niangiavooo in un colla foglia e nello stesso tempo , dopo la terza niuta fino a che cessarono dal pasceisi intieraiiiente. Questi aln-onde salirono al bosco xiel tempo stesso che gli altri unicamente nudriti di foglie ed allevati neUa stessa mauieia. La mortalita fu miaore nei prinai ; il loro corpo era piii sodo al tatto, e il loro bozzolo piu denso, piii pesante e al- quanto piii brillante. Riflettendo poi nel far questa sperienza, che forse i Cinesi non usavano il riso a preferenza di alti'i cereali se non per esser quelle il jiiii coniune ai loro coltivatori, piacqueini di sostituire alia farina di riso quella di fi-uraento , quiadi quella del foruienton-' ( Zea mays L. ); ed i bachi iudifltereniemeute , e nello stesso jiiodo se ne uudrirono, ue soffrirono ritardo alcuno od ostacolo in tutta la durata della loro educazione. I loro bozzoli parvero alquanto piu leggieri di quelli fabljricati dai iilugelli ali- nientati colla foglia cosparsa della farina di riso , nia alijuanto piii pesanti di quei fatti dai bachi nudi-iti di sola foglia di gelso. » Incoraggiato io intanto jier T osservata avidita de'' miei bachi, alle tre dette specie di farina, voUi sostituiie la fecola delle patate ( 5o- lanum tuberosum L.), ed il successo otteniito non fu nieuo straor- dinario : i bachi addeutaroiio la foglia aspersa di c[uesta fecola con eguale, e talvolta aiicora con uiaggior vivacita di quella con cui pascevansi delle foglie coperte della fariua delle altre suddette so- stanze. La sodezza del loro corjio fu ap|)resso a poco la stessa di quella di tutti gli altri bachi altriiiieuti alimentati , la loro iiiaturita fu simultanea ed i bozzoli di uu peso egualmeiite sujjeriore. Tale inaspettato risuliaiueuto non puo a ineno di non fisbar I'attenzione dci coltivatori per via della facilila con cui essi possono procacciai-si qufsta sostanza, che fu gia il soggetto di si numerose ed utili ap- plicazioni. » AVl'JiNDICB ITA.L1ANA. 97 di seta. Qanndo vogliono provvedere alia mondezza de' ba- chi senza cambiarli di graticcio prendono paglia di giunco trita e ridotta alia grandezza di uq fagiuola , ne distri- buiscono uno o due staja sopra ciascun graticcio , e la spargono con eguagliauza sui bachi, mettendoci poi di so- pra un suolo di foglie fresche : i bachi vi salgono bea presto per mangiare le foglie di gelso , e cosi il letto di paglia di giuaco separa interaniente i bachi dagli escre- iiieati che potevano ofFenderli. II sig. Boaafous face util prova di ua tal metodo usando un leggiero strato di paglia di segala in pezzi , tagliuzzata di sette ad otto linee di lunghezza. Circa il tramutare i bachi da un graticcio al- I'altro un libro Chinese dice le cose seguenti : " Quando si vogliono tramutare i bachi, si sparge anticipatamente sopra altri graticci della loUa di riso trita al nioliao ; e cio li rende sani e disposti e li preserva da raalattia. Alcuni li tramutano col mezzo di una rete che spargono di foglie di gelso; " e qui il traduttore italiano soggiunge: " Questo metodo insegnato dagli autori che i primi ci porsero le regole dell' arte di governare i bachi comincia ora a dif- fondersi presso alcuni educatori. Esso consiste nello stendere sopra i filugelli una rete a maglie di un poUice all' in- circa, e nello spargere su di essa alcune foglie di gelso suUe quali essi salgono : si trasporta quindi la rete in un coi bachi sopra un altro graticcio onde nettare il primo. " Fu precetto del Dandolo che quando il baco apprestasi a filare, I'aria si mantenga secca quanto si puo; e i Cinesi prescrivono che I'aria debbasi riscaldare all' istante in cui il baco emette la seta ; il qual metodo fu trovato buono dal Bonafous, se non che questo raccomanda che 11 calore amministrato non ecceda il 17° R. Degno d' attenzione e I'uso Chinese di conservare i bozzoli mediante il sale; se- condo le osservazioni del sig. Bonafous, le crisalidi in essi chiuse trasformansi ia farfalle senza pero potersi aprir un adito atiraverso del bozzolo , e tra breve trovansi intera- mente rinstecchite. E pero il modo Chinese di conservar i bozzoli e il scgueute : " Si principia ad esporre i bozzoli al sole finche sieno perfettamente secchi. Si pone un gran vaso di terra in uno scavamento; al fondo del vaso si di- stende una stuoja di bambii, poi si copre di grandi foglie dell'albero thong {Bignonia toinentosa Th.). Allora si fa uno strato di circa 10 libbre di bozzoli, sui quali si spargono IJibl. ItaL T. LXXXIX. 7 98 APl'ENOICE ITAHANA. due once dl eale ^ poi nuovamente si coprono con fogl'ie dello stesso albero. E cosi si continua a mettere bozzoli snolo a suolo finclie il vaso sia interamente pieno. Final- mente si chiude enneticamente il vaso lutandolo con terra argillosa. " Qnanto a' bozzoli da cui si vogliono le farfalle per la riproduzione e prescritto di sceglierli nella parte superiore del bosco , e volti verso la luce ; questi essendo forti e perfetti si debbono separare dagli altri, portare in una stanza ariosa , e stendere sopra stuoje ben pulite a strati non piii profondi di un sol bozzolo , aspettando la nascita delle farfalle. Se i bozzoli si lasciassero accumulati ne avverrebbe, per certa lore fermentazione, intempestiva la detta nascita ^ e malate sarebbero le farfalle, sicche i bachi dalle loro ova provenienti si troverebbero a malattia disposti sino dal momento del nascere. Le cose die abbiamo raccolte dall' opera annunziata, ed altre che sen potrebbero al pari raccogliere , dimostrano come i coltivatori de' bachi possano in essa trovare argo- mento di tentativi e di prove, che, sicconie e a sperarsi, saranno dall' acquisto di nuove utili pratiche coronati. B. Memoria sopra un nuovo metodo di propagare i gelsi domcstici , ossia nuovo vivajo perpetuo di gelsi in- nestati per margotte sotto terra del perito agrimen- sore Domenico Rizzi^ socio corrispondente dell Ate- neo di Treviso , con una tavola in rame. — Padova^ 1887, coi tipi del Seminario , di pagine 20 in 8.° Lir. I, 5o austr. La nuova propagazione de' gelsi descritta iiel libro an- nunziato ne porge motivo di crescere all' inventore di essa quel tributo di lodi che come autore del Manuale pratico pirr coltivaie il gm ancora , se il vivajo venga istituito in ubertoso e Ijen concimato suolo. L' ai'itore dimostra quanto il suo metodo sia diverse da quelle per propaggini 5 eh' e usato da'Veronesi, e come sia AP^PENDICE ITALIANA. lOI di esso piu vanfaggioso, non die degli altri nietodi, di- spensandoci dal formare precarj semenzai e vivai di gelsi , e da grandi spese per tre anni , e riinovendo anclie I'in- certezza circa la riuscita dep-r innesti. B. Osservazioni ed esperienze intorno alia parte meccanica della trattura della seta net Plemoutc , del prufes- sore Giacinto Carena , cavaltere dell ordine civile di Savoja , memhvo e segretario della R. Accade- mia delle Scienze e della R. Societd agraria , ecc. — • Torino ^ i^Z^ , tipografia Chirio e Mina , in 8.", di pag. 80 , con 9 lavole in rame. I pi-incipj teoreticl della meccanica , che bastano a de- terminare le leggi del moto di qiialunqne sistema di corpL mntematicamente considerati, riescono il piu delle volte in- sufficient!, allorclie devesi aver rignardo alle qualita fisiclie che da essi corpi sono inseparabili. E allora necessario ricorrere alle sperienze : ma anche qneste, non potendo abbracciare tntte le possibili combinazioni delle parti d' una macchina , non giungono a sommlnistrare i dati sui qualt decidere quale fra tutti i congegni die si possono immagi- nare sia il piii opportuno alio scopo die si vuol conseguire. Cio nulla ostaiite recliera sempre un rilevante vantaggio alle arti meccaniclie quegli die si accingera a confrontare fra loro per mezzo di esatte ed imparziali esperienze gll efFetli dei meccanismi comunemente usati in diversi paesi per una medesima manifattiira , essendo assai probabile che quelli , i quali per un lungo corso d''anni sono rimasti m uso , abbiano gia consegnita una decisa superiorita sopra un gran numero di altri che sono caduti in dimen- ticanza. Un tal servigio ha reso all' arte importantissima della trattura della seta il professore Carena coll' operetta die abbiamo annunciata. Egli la divide in due parti; nella prima riferisce i varj meccanismi adoperati di presente nelle filande del Piemonte , ne spiega la ragione meccanica, ne esamina gU effetti , e tenta di stabilire la preferenza che agli uni o agli altri sembra con piu ragione dovuta , non senza proporre qualche innovazione che crede vantag- giosa ; nella seconda discute i due diversi modi di appli- care all' aspo la forza motrice col fnrlo girare colle niani, oppure col piede. }V2 APPENDICE ITALT\N\. L* autore fa risalire soltanto all' anno i56o V introduzlone in Plemonte della edncazione de' filugelli , citando una carta di certi antichi conti nci qnali si legge clie Emanuele Filiberto fece venire dalle terre milanesi diecisette millia plant e de moroni per trapiantarle nella possessione della niLOva Margarita presso Tronzano , e non facendo conto della notizia contenuta in altra carta piu antica in cui si rammenta die Sibilla di Bauge moglie di Amedeo V nel 1299 niando alcuno de' suoi a Ginevra quoesitum vermes facientes siricwn , poiche ritiene che questi non dovessero servire ad importante coltivazione , ma solo a principesco trastnllo. Sul finire del secolo XVI la pubblica autorita coniincio ad ingerirsi nelle operazioni della seta, ed a dar fuori quella lunga serie d' ordinanze die talvolta favori- rono , ma tal altra incepparono in Plemonte questo pre- zioso ramo d' industria. E probablle die iin dall' infanzia dell' arte di filare la seta sia stato immaginnto quel meccanismo , con cui 11 moto deir aspo viene comunicato ad una traversa parallela air asse dell' aspo medesimo , la quale con nioto alterno oscilla orizzontalmente. Senza di esso ciascun giro del filo suU'aspo verrebbe a cadere esattamente sul giro prece- dente, tuttora caldo ed umido , e vi resterebbe agglutinato , mentre merce del suddetlo moto d' andirivieni , la seta s' avvolge in giri obl)liqui alternatamente da destra a sini- stra e da sinistra a destra ; dal che [risulta una matassa a foggia di gratella od ammandorlato. L' autore enumera e descrive quattro divers! congegni usati in Piemonte per dare il moto all' andirivieni , nei primi due dei quali si fa uso di quattro ruote dentate e nei due ultimi di due sole , i quali roteggi sono combinati con una manovella che converte i! moto rotatorio in ret- lilineo ; indi ricerca coUe note regole il numero delle rl- voluzioni che deve aver compito il naspo , acciocche il filo dopo essersi avvolto spiralmente in giri che s' incro- cicchiano ognora diversi , torni a trovarsi nella stessa di- sposizione che aveva al principio del periodo per rico- luinciarne un secondo perfettamente simile al primo , e cosi successivamente. Nei roteggi a quattro ruote questo numero e eguale al prodotto del numero de' denti della seconda e della quarta , mentre in quelli a due ruote e eguale al nuinero de" denti della seconda. E dunque chiaro che nei APPENDICE ITALIAN A. Ic3 congegni ne' quail il numero delle ruote e maggiore , ine- glio distribuita riusclra la seta nella matassa , e quhidi. sara nieno soggetta ad agglutinarsi. Restava pero a vedersi se questo vantaggio non riuscisse per avventnra a scapito della facilita de' movinienti , i quali sogliono essere meno Jiberi a niisura die si moltiplicano gP ingranaggi. Per cliia- rir questo dubbio il professore Carena ricorse all" espe- rienza, cb' egli institni recandosi in diverse filande nelle quali esistevano meccanisnii costrutti tanto suU' uno clie suir altro de' mentovati slstemi. In esse una delle aspiere veniva incaricata di far girare un aspo ne piii ne meno dl quanto suol farsi nell' ordinario lavoro, i giri del quale, neli' intervallo di tempo di due uiinuti primi notati sopra un l)aon oriuolo da tasca a secondi, erano separatamente nunierati da due osservatori. Dal medio d' un gran numero d' osservazioni si concliiuse die mentre nell' intervallo d'ua minuto primo col meccanismo a quattro ruote si fanno 19a giri, con quelio a due ruote se ne fanno 197; cosicche quest! ultimi avrebbero sui primi dal canto della celerita il vantaggio del due e mezzo per cento. Passa poscia I'autore a considerare due altre condizionl alle quali sarebbe desiderabile di poter soddisfare nei mec- canismi cbe servono alia filatura della seta, e sono i.° die il movimento dell' andirivieni si conservi parallelo ail'asse dell'aspoi, 2.° cbe le sue oscillazioni si facciano con moto uniforme , cioe le parti eguali di esse si compiano in tempi eguali. E quanto alia prima condizione osserva non trovaisi soddisfatta cbe nel terzo dei congegni da lui descritti, il quale essendo a due ruote partecipa del difetto di tal genere di meccanismi cbe e quello della soverchia brevita del pe- riodo cbe riconduce gli avvolgimenti della seta nell'ordine roedesimo. Gli nacque percio I'idea di tentare di riunire il vantaggio d' un lungo periodo con quello del paralieiismo del moto deir andirivieni , cio cb' egli ottenne con una spe- ciale combinazione cbe noi non potremmo cbiararaente de- scrivere senza il soccorso delle figure. AH' altra condizione e cosa malagevole , anzi a parer nostro impossibile , il soddisfare. Infatti il moto dell' andirivieni dovendo essere necessariamente alternativo , ossia prima da dritta a sini- stra , poi da sinistra a dritta , e cbiaro cbe nel passare dall' una all' altra direzione deve rimanere per un istante stazionario^ onde quand'ancbe senza nuocere alia semplicitk 104 APPENDICE ITALIAN A. del meccanlsrao si potesse dare alle rnote una figura di- versa dalla circolare e tale da rendere uniforme il iiioto di sua natura variato dell' andirivieni , avrebbe questa ne- cessarlamente , nei luoghi in cui succede il catubiamento di direzione , dei punti die i matematici chiamano di re- gresso , che ne renderebbero impossibile la pratica appli- cazione. II nostro autore descrive un congegno immaginato a questo scopo dal meccanico francese il signer Armand , il quale si avviso di dare alia terza ed alia quarta ruota la forma di due ellissi eguali e posie cogli assi maggiori r uno air altro perpendicolari ; ma con questo modo non si rimedia che iuiperfettamente alia disuguagllanza del moto ; oltre di die non si soddisfa alia condizione essen- ziale ad ogni combinazione di due ruote dentate , che la somma delle linee condotte dai due centri al punto di contatto sia una quantita costante. In tempi gia da noi molto lontani 1' aspo nel Piemonte , come per tutto altrove , si faceva girare colle mani ; ma coir andar del tempo, ad onta dei divieti delle autorita go- vernative, quelle di muoverlo col piede comincio a difFon- dersi , di modo che 1' autorita stessa dovette lasciar libero il corso su tal particolare all' industria dei filatori , or- dinando con editto del i6 luglio 1749 che fosse per- messo servirsi a piacimento dell' uno o dell' altro metodo. D' allora in poi il costume di menar V aspo colle mani poco per volta venne smesso , e quello di muoverlo coi piedi si radico e divenne cosi generate nelle filande pie- montesi , che forse non vi ha in quel paese persona la quale si ricordi d' aver veduto lavorare diversamente. Que- sto fatto sembrerebbe deporre a favore del iiuovo metodo se non si vedesse che I'antico in tutta la Lombardia, ove il Governo non s" ingeri mai in tali private faccende , e nelle stesse provincie pieinontesi che facevan parte un tempo del ducato di Milano , e perfino nelle provincie meridionali di Francia 1' uso di volgere il naspo colle mani fu costan- temente in vigore. Per risolvere anche 1' esposta questionc il nostro esperimentatore si rivolse alle prove di fatto ; ma vedendo che vano ed ineseguibile pensiero sarebbe stato quello di far prova della mano nelle filande di Piemonte e con quelle aspiere , non avvezze a menar I'aspo in questa raaniera , s' indirizzo ad un socio corrispondente della R. Sodeta agraria, il sig. Carlo Fumagalli, diniorante APPENDICE ITALIANA. lO^ in Liimellina ove ambo i metodi sono in uso. Si prest6 egli air invito, e gli trasmise poi i,risultamenti delle prove che sono in sostanza i seguenti. Filanda del signor Palestrini a Mede : aspo mosso col piede ; meccanismo come quello del Piemonte a quattro mote, i cui denti sono rispettivamente aa, a5 , 2a, 35: numero dei giri delP aspo in un minute di tempo per un medio fra molte osservazioni = 181,69. Filanda del sig. Geriana nel luogo suddetto : Aspo mosso colle mani : meccanismo a quattro ruote i cui denti so^o rispettivamente 22, aa, aa, 35: numero dei giri contati come sopra = 141,43. Esperienze analoghe alle sopra descritte furono poste- riormente istituite dallo stesso professore Carena a Vige- vano ove trovo che i due metodi erano promiscnamente in vigore ;, ecco quello ch' egli ottenne dal medio d' un gran numero d' osservazioni fatte nelle fiiande dei signori conte Vandone e Giuseppe Sassi. Meccanismo a quattro ruote come quello del Piemonte : aspo mosso col piede : numero de' giri dell' aspo in un minuto = a27,a5. Meccanismo come il precedente mosso colle mani: nu- mero de' giri nel suddetto intervallo = 185,84. Da tutti questi confronti resterebbe provato die V aspo mosso col piede mediante la leva fa in un minuto qua- ranta giri di piu die non quando e fatto girare colle mani; sicche in egual tempo s' ha maggior lavoro. L' autore pero non vuol dissimulare essere opinione del sunnominato si- gner Sassi , die a quel poco di seta di piu che va in sul- I'aspo mosso col piede faccia vantaggioso compenso la mag- giore accuratezza del lavoro della filatrice quando I'aspo e menato colle mani , per la ragione che in questo caso la minore celerita fa che essa puo badare piu posatamente alio sgomitolarsi dei bozzoli , alia diligente riunione delle loro bave , ad impedire die montino sulP aspo capi doppj , fila aggruppate o spurghi di bozzoli f, e in generale pu6 meglio attendere alTandamento della filatura, cio die men bene essa farebbe se fosse continuamente incalzata da un piu precipitoso girare dell' aspo. Ma piu gravi consi- derazioni , al parer dell' autofe , militano a favore del- r uso di operare i movimenti col piede. E primieramente r aspiera raeno si debbe stancare nel continuato lavoro 106 JVri'ENOICE ITAMANA. della glornata ; poiche appoggiando essa le niani ad una traversa posta ad altezza proporzionata alia sua statura , posa saldamente nn piede sopra una panchetta e 1' altro leggermente sulla leva , a cui da moto congiimgendo la forza muscolare a quella del peso della persona. Piio ella cosi piu liberamente rivolgere gli occhi al vicino lavoro della filatrice , ond'esser piii pronta ad arrestare il nioio ogni qual volta il bisogno il richiede. Non cosi , prosiegue r autore , nel volger 1' aspo colle mani : con vina di esse I'qspiera impugna la manovella e da due, tre o quattro giri, poi ne da coll' altra niano uno o due, e cos\ alter- natamente , quasi a frequente riposo. Alia produzione di questo movimento non concorre per nulla il peso del corpo : tutto si fa per forza dimuscoli, e di muscoli tali che hanno immediata relazione cogli organi della respira- zione , men ritta e la persona e piu afFaccendata : men liberi gli occhi che non possono per lunghi intervalli ab- bandonar la manovella, sempre afFerrata , e sempre la- sciata or dall' una or dall' altra mano: maggior lontananza dalla caldaja , e percio minore facilita di vedere quando si renda necessario un pronto arrestar dell' aspo : minore opportunita di attendere abituahnente alle operazioni della maestra per impararle. E da desiderarsi che 1' esempio datoci dal signor Carena d' un esame minuto, preciso , imparziale ridotto alle prove di fatto d' un meccanismo de' piix important! per 1' Italia venga imitato da altri col- tivaiori della scienza tecnologica. Con questa leale co- municazione de' vantaggi e de' danni che sono proprj dei metodi usati in diverse parti d' Europa per eseguire una medesima manifattura, si riuscira a sempre piu perfezio- nare i meccanismi , e coU' accrescere e raigliorare i pro- dotti di ciascun paese ad aumentare la privata e la pub- Mica prosperita. V A R I E T A. Seguito della Notizia intorno alle scoperte di M. Mel- lon i sal calorico (i). N< 1 > el precedente articolo intorno alle sperienze del pro- fessor Melloai abbiam notato come una delle sne piii im- portant! scoperte qnella facolta die possiede il sal gemma di trasmettere costantemente la medesinia proporzione di qualunque specie di calorico raggiante. Essa permise in- fattl di porre in evidenza il passagglo istantaneo o imme- diato a traverso di un corpo solido de' raggi calorificl sca- gliatl dalla pid debole sorgente di calore , fatto che cambio (i) II presente anicolo , al pm'i del precedente clie Jeggesi in i[uesta Bibliofeca (t. 86.°, pag. 190), ci fu comunicato dal signer prof. Ernesto Capocci , direttore del R. Osservatorio di Napolt , il quale essendosi I'ecato a Paiigi per comniettervi diversi snomentj asti'ouomici e nieteorologlci, ed avendovi fatto una lunga dimora, ebbe campo di vedere e studiai'e fondatamente le nuove sperienze del prof. Melloni , delle quali reude conto. In una sua lettera da Parigi in data del di 1 1 febbrajo egU ac- cenna di aver ivi fatto esegulre per uso deirOsaervatorio da lui di- re tto I.* Un fotomen-o sul principio di quello di Heinheil di Mo- naco , che serve a deterniinai-e la forza di luce ( o come impro- priamente suol dirsi ) la graudezza delle stelle fisse , il che si ottiene introducendo la luce per una serle di fori visibili eutro il cauipo d' un cannocchiale e forniando cost delle stelle artificiali di vai'iata grandezza cbe si paragonano coUe stelle che si vogUono deterniinare. 2." Un eccellente niicrometi-o di Gambey di costnazione simile a quelli di Fraunliofer ed Ertel. 3.° Una lente acromatica biconcava per amnentare P effetto de' cannocchiali , giusta i principj esposti dal sig. Oiorgio Dollond in una Wemoria inserita nelle Trausazioni filosofiche (anno 1834 •> parte 1, pag. 199). .... 4.° Un sistema di tormaline per diminuire e moderai'e a pia- cm^ento la luce del sole guai'dato coi cannocchiali. 5.° Un apparato per riconosere Tefifetto delle scosse di tre- muoto, genere d' osservazioni che nelle vicinanze de' vulcani puo inuscire di molta utilit.n, olire diversi altri stromenti di minore im- portanza. ( Nota del Direttori. ) Jo8 V A H I E T \'. totalmente le idee domlnanti suUa natura delle irradiazioni calde soltanto e prlve di luce , le quali s' eratio snpposte dotate di una forza o energia di penetrazione minore delle irradiazioni calorifiche ad un tempo e luminose. La co- stanza di cras'.iusslone calorifica del sal gemma relativa- raente ai raggi emergent! da qiialunque altro corpo , con- dnsse alia vera spiegazione de' curiosi fenomeni per cui il calorico uscito da un dato corpo diatermano si trasmette o no per un secondo corpo parimente diatermano ma di diversa natura ; fenomeni die compreudono come un caso particolare I'osservazione, dianzi si enigmatica, del Dela- roche , die il calorico raggiante dopo di aver traversata Una lamina di vetro , passa piii facilmente per una seconda lamina della medesima sostanza. Colle lenti e coi prismi di sal gemma si pote dimostrare la rifrazione piu o men grande di qualunque irradiazione calorifica, spiegare le sin- golari variazioni trovate dai fisicl nella posizione del mas- simo di temperatura suUe strisce colorate dello spettro neutoniano , e determinare i varj elementi dello spettro concomitante , ma non sempre inseparabile, di calor solare. E tuttavia non abbiarao ancora esaurite le applicazioni e le conseguenze di una tale preziosissima proprieta calori- fica del sal gemma. Questa seconda parte della nostra re- lazione sulle sperienze del Melloni ce ne somministrera parecchi esempi. Sapeasi da gran tempo che il calor radiante si riflette con una intensita piu o men grande sulla superficie dei corpi levigati ; ma diversi ostacoli sperimentali , facili a concepirsi , avean sinora impedito di trovare il rapporto , vero o approsslmato, che esiste in ogni caso particolare tra la quantita di calor incidente e la quantita ripercossa. Per isciogliere questo quesito il nostro autore fa osservare che la difFerenza tra T unita della irradiazione calorifica giunta perpendicolarmente sopra uno strato di sal gemma e la frazione 0,928, che costituisce la proporzione di calor trasmesso , rappresenterebbe il valor complessivo delle ri- flessioni sull'una e 1' altra superficie dello strato, se i raggi calorifici non sofFrissero internamente verun assorbimento. Ma e facile il convincersi che , tra i limiti di grossezza impiegati nelle esperienze, il sal gemma non assorbe la menoma quantita di calore , e si comporta quindi , relati- vamente alle irradiazioni calorifiche, come fanno gli strati T A K I K T A . 109 lion troppo profondl d'acqua, d'alcol o d'altre sostanze lim- pidissiiiie per riguardo alia luce. Infatd consideriamo due lastre di sal gemma di diversa grossezza, 1' una di uti millimetro, per esemplo , e I'altra di dieci. Esponendole succes'"'' amente ad una data irradia- zione, e misurando le due quantita di calore trasmesso , codeste quantita troverannosi perfettaniente uguali tra di loro : le molecole di sal gemma che costituiscono la lastra di maggior profondita non esercitano dunqne sui raggi ca- lorilici nessun'azione assorbente in tutto quel tratto di nove millimetri susseguente al primo strato di un millimetro: vale a dire che I'assorbimento e nullo per tutta la materia che forma la difFerenza tra le due grossezze delle Limine. Esponiamo era le due piastre , non pin successivameute ma congiuiitamente , all' irraggiamento calorifico di maniera che la pill sottile, staccata. dall' altra , sia posta anterfcr- mente dal lato della sorgente : la quantita di calor tras- messo per la seconda lastra di dieci millimetri si trovera ancora, relativamente ai raggi eraergenti dalla prima , di 0,923, vale a dire perfettainente eguale alia proporzione di calore ch' essa trasmetteva essendo esposta ai raggi di- retti. Ora se le molecole component! il primo strato di un millimetro nella lamina posteriore operassero un assorbi- meuto sensibile , la proporzione di calor trasmesso dovrebbe necessariamente essere minore pel calor diretto che pel calore d' emergenza , e cio non ha luogo. Dunque i raggi calorifici non sono assorbiti ne dal primo strato di un mil- limetro, ne dai nove susseguenti , e quindi la somma delle loro riflessioni sulle due superficie della lamina equivale air unita meno 0,923 ossia 0,077. Partendo da questo dato si trova con un calcolo sempli- clssimo che la riflessione calorifica sulla sola superficie an- teriore e 0,0893 (i). Ma la trasmissione del sal gemma non varia punto colla natura della sorgente : dunque qua- lunque specie di calore perde riflettendosi la stessa quan- tita di 0,0893 nel penetrare perpendicolarmente nell'interao di questa sostanza. (l) Sia X la riflessloae alia superficie anteriore della lamma ; ■•«: ( I - * ) sara la cjuaiitita di calore ripercossa dalla superficie posteriore. Ma la somiua delle due riflessioni unita alia jn-oporzione di calor tiaeuiesso deve ripi'odurre T unita calorifica incidente: avTem Huu'iuc reriuazione .y + x (i - x) •*■ 0,933 = I donde x = c,o393 1 lO V A K 1 E T A . L'egtial I'iflessione de' varj raggi calorific! risulta anche da altre sperienze analoghe , le qnali provano inoltre che tutte le sostanze diateruiane ridotte a pulimento riperco- tono la medesima quantita di calorico raggiaate, e che il valoi-e di qaesta quantita noa difFerisce sensibilmente da quello che rappresenta la riflessione del sal gemma. Per bea intendere T indole di tali sperienze giovera rammentare che i corpi diafani senza colore agiscono in generale sulle irradiazloni calorifiche come fanno i mezzi colorati sulle irradiazioni ktcide. Ora la luce ordinaria penetrando una sostanza diafana rossa o gialla, per esempio, sofFre un as- sorbimento grandissimo negli strati iniziali ove tutti i co- lori diversi da quello del mezzo vengono piit o meno ra- pidamente estinti , di maniera die ad una piccola distanza dalla superficie il fascetto di luce bianca perde questi ele- mftiti , e conserva intatti i soli raggi rossi o gialli ; ma questi nel proceder oltre non subiscono piu che un leggerissimo assorbimento totalmente insensibile entro certi limiti. Di fatto ognuno avra osservato che il colore del vino o d'altro liquido diafano e colorato , possiede la medesima intensita ne' bicchieri di qualunque grandezza ; segno manifesto che le difFerenze di quantita tra le masse liquide contenute in codesti varj recipienti non esercitano piu veruna sensibile influenza suila luce transitante sceverata dai raggi etero- genei el color del vino per Tazione ue' primi strati. Applicando ora queste considerazioni al nostro caso s'in- tendera facilmente che V irraggiamento calorifico dopo d'aver traversata una certa estenslone di vetro non dovra soffrire che una perdita del tutto insensibile per un leggiero tratto susseguente. E in vero , se si misurano le trasmissioni ca- lorifiche di due lamine vitree , 1' una di otto millimetri di profondita e I'altra di otto millimetri e mezzo, non si scorge tra di loro la menoma difFerenza; donde nasce la con- seguenza che I'azione assorbente di un mezzo millimetro di vetro e sensibilmente nulla quando 1' irradiazione ha per- corso otto millimetri di questa sostanza. Facciam dunque passare i raggi calorifici per otto o died millimetri di vetro e ricevianioli perpendicolari sopra una lastra, parimente di vetro , di mezzo millimetro di profondita : essi non vi su- blranno veruno assorbimento interno , ma una porzione ne verra ripercossa suli' una I'altra superficie, donde ri- sultera una certa diuiinuzione nell' intensita del foscetto V A RIETA. Ill caloriCco trasniesso; e quindi auclie in questo jko la somma delle riflessioni si otterra sottraendo la frazTone di calor emergente dall' unita di calor incidente sulla delta lamina di uii mezzo millimetro. Ora facendo 1' esperienza ed il calcolo si trova 0,077 circa come pel sal gemma. La stessa l^roporzione di 0,077 ^' presenta uuovamente quando si sostituisce al vetro il cristallo di monte, 1' allume , il sol- fato di calce, ecc. Concludiam dunque che nelle sostanze diatermane la riflessione caloriiica e indipendente dalla na- tura de' raggi e dalla qualita della superficie che li riper- cuote, e che in ogni case il suo valore e di 0,0893 della quantita incidente. Si ripigli ora una lastra di sal gemma , e dope di averla disposta come prima nel senso perpendicolare alia dire - zione dei raggi, s' inclini gentilmente di aS, o 3o gradi; la quantita di calore trasmesso dalla lamina non verra punto alterata. Questa costanza di trasmissione sotto una variazione di 25, o 3o gradi d' incidenza s' ottiene pari- mente sul vetro, sul cristallo di monte, e su tutt'altro corpo diatermano , qualora si faccia prima passare T irradiazione caloriiica per una certa estensione della medesima sostanza. I raggi che formano un angolo di 60, o 65 gradi colla superficie si rifletton duiique nella medesima proporzione de' raggi perpendicolari. Cio posto, egli e manifesto che per avere il valore della riflessione nei corpi atermani levigati bastera istituire una esperienza di confronto tra 1' efFetto calorilico proveniente dalla ripercussione de' raggi che giun- gono non troppo obhliqiii sulle loro superficie, e I'effetto calorifico prodotto nelle medesime circostanze da una so- stanza diatermana : il valor cercato sara uguale al prime effetto diviso pel secondo e moltiplicato per la frazloue 0,0393. Melloni trovo con tal metodo che le superficie metalliche per lustre e pulite ch'elle siano riflettono meno della meta del calor incidente. Le lenti di sal gemma , le quail trasiuettono piu dei nove decimi di questo calore , sono dimque, a circostanze pari, assai plii efficaci degU specchi concavi di raetallo per produrre la concentrazione de' raggi calorific! di qualunque natura. Allorche un irraggiamento o eiBusso calorifico incontra sul proprlo cammino uu corpo qualnnque solido o llquido esso divldesi In due porzioni, una delle quali e rirabalzata dalla superficie e Taltra, che penetra neirinterno, si trasmette 1J2 VARIETA.. in parte iiM|ediatamente ed esce dal lato opposto se Tosta- colo in cuiTntoppano i raggl calorifici possiede alcun che di quella facolta che abbiain distlnta col nome di diater- maneita, ma non avvi trasmissione di sorta quando ii corpo incoutrato e al tutto atermano, siccome le pietre , i legni , i metalli, ed in tal caso la porzione di calore introdotta vi rimane in totalita e viene irapiegata ad in- nalzare la temperatura della sostanza assorbente. La quautitk di calore assorbito da una data sostanza dipende essenzialmente dalla sua superficie. E noto sin dalle epoche piii rimote , per esempio , che il riscaldamento del medesinio corpo dipinto ed esposto ai raggi solari varia colla qualita della luateria colorante , e che generalniente esse diventa tanto maggiore quanto piu cupa e nereggiante si e la tinta inipiegata. Tuttavia Rumford e Leslie furono i primi ad istituire esperienze esatte suUa facolta d'assor- bimento e a dimostrare che, oltre il calore, la natura stessa degli strati superliciali del corpo influisce moltissimo sulla quautitk di calore assorbito: un pezzo d' ottone esposto ai raggi solari o ad altra irradiazione calorifica si scalda" pochibsinio qnando la sua superficie e ridotta a pulimento, nia la sua temperatura si fa maggiore d'assai applicando alia superficie metalhca una lamina sottile di mica , un piallaccio di legno , o un foglio di carta. Un corpo riscaldato per assorbimento , o in qualunque altra maniera , e quindi abbandonato a se medesimo perde a poco a poco il calore acquistato: il raiFreddamento e pm o men rapido nello stesso corpo secondo la qualita delle sostanze die si applicano sulla sua esterna superficie: dunqne 1' emissione del calore dipende essa pure, siccome r assorbimento , dalla natura degli strati superilciali ^ con- . clusione che non rechera veruua sorpresa qualora si voglia - por mente , non all' apparente opposizione, ma all' indole di queste due proprieta , essendo cosa ben naturale che ■ tutto quanto contribuisce a facilitare I'ingresso dei raggi calorifici debba del pari favorirne I'uscita. Leslie e Rum- ford trovarono in fatti per le facolta d' amissione calorifica delle diverse sostanze 1' or dine medesimo che presentano le loro facolta d' assorbimento. Dal complesso di tali esperimenti si dedusse che ogni , corpo possiede un'attitudine particolare a ricevere o man dar fiiori il color raggiante : il piu alto grado di questa VARIETA. Il3 proprietJl trovasi nel nero di fumo, il minlmo ne' metalli ben tersi e levigati. Nell' inscrivere qnesto bel fatto negli aiinali scientifici senza corredarlo di alcana osservazione intorno alia qualita de'raggi di calore , si suppose tacitamente die i rapporti di diversi gradi d'emissioiie o di assorbimeiito passando dall' una all'altra sostanza , rliuangano costanti per qualunque sorgente calorifica. Petit e Dulong fecero in seguito sul vetro e suirargento alcuni saggi comparativi tendenti ad avvalorare maggiormente una tale ipotesi , la quale divenne d'allora in poi una delle basi fondamentali di tutte le teoriche investigazioni intorno alia natura e alie leggi che la materia ponderabile esercita sugli efflussi ca- lorifici. Le recenti esperienze del professor Melloni svelaroiio I'errore in cul erano caduti i fisici , e mostrarono che la qualita dell'irradiazione esercita tanta influenza, che certi corpi successivamente esposti alia medesima quantita di calor raggiante proveniente da due diverse sorgenti pos- sono nell' un de' casi assorbire la stessa proporzione di ca- lore, e nelP altre proporzioni diversissime tra di loro: in isi fatta guisa comportansi appunto il nero di fumo ed il carbonato di piombo, i quali assorbono ed emettono in pari quantita i raggi di un corpo riscaldato ad una tem- peralura inferiore a i5o gradi, mentre che la seconda di tali sostanze assorbe la raeta circa del calore assorbito dalla prima quando i raggi incidenti derivano dalla fiamma di una lucerna , e un solo terzo se i raggi proveugono dal calor solare. Ognuno rilevera di leggieri I'importanza di qnesta scoperta per le applicazioni teoriche e speriraentali : citiamone alcuni esempi. Rumford fu di parere che al calor della pelle era da attribuirsi la principal cagione per cui i negri soff'rono meno dei bianchi ne'climi ardenti della zona torrida. L'uorao, diceva egli , possiede una sorgente interna di calore che in qualunque punto del globo rende la sua propria tempe- ratura piu elevata della temperatura atmosferica e di quella degli oggetti circostanti : quindi dal corpo umano emana di continno un effluvio calorifico. Ora le tinte oscure aumen- tando la facolta assorljente devono produrre un eff'etto ana- logo nella facolta d' emissione : 1' uomo a pelle nera emettera dunque il calore del proprio corpo in maggior copia del- Tuomo la cui epiderniide pende al bianco. Dopo le citate J]ibl. Jtal. T. LXXXIX. ii 114 V A R I E T a'. esperienze del Melloni questa spiegazione nou puo altrimenti sostenersi , poiche il carbonato di piombo, sostaaza can- didissima , sovrapposto alia superficie esterna di un reci- piente pieno d'acqua calda gli comunica precisamente lo stesso grado di eniissione calorifica del nero di fumo : qnindi se prescindendo dall' abitudine , sussiste verameate il fatto fisiologico di una maggior attitudine nei neri che ne' bianchi a sopportare la temperatura de' tropici , con- verra cercarne la cagioae in altre disparita tra le fisiche costituzioni di queste due razze d' uominl. Per irapedire I'azione troppo rapida del rafFreddamento nottiirno di certi arbusti , i giardinieri gli applicano contro le mura de'recinti, die in virtu della loro maggior massa si rafFreddano piii lentamente delle annesse piante e le man- tengono ad una temperatura piii elevata. In alcnni paesi, ove e d' uopo conservare nelle piante la maggior quaatita possibile di calore , si usava anticamente dipingere i re- cinti in nero onde aumentare I'assorljimento diurno dei raggl solari. Questa pratica venne dismessa credendosi col Rumford die il rafFreddamento del muro annerito , durante la notte, fosse maggiore di quello del muro bianco: essa e tuttavia ottima alio scopo, e deve quindi ripigliarsi ogni qual volta lo esigano i bisogni dell' orticultura , sapendosi attualmente che il color nero aumenta d' assai la facolta assorbente dei corpi pei raggi solari senza accrescer punto la Idro facolta di emettere il colore acquistatoj di maniera che a parita di circostanze il rafFreddamento notturno di un muro bianco , o di un maro nero sono perfettamente eguali. Le ultime Memorie del professor Melloni s'aggirano in- torno alia polar izzazione del calore (i). Non e si facile impresa il definire con sufficiente chia- rezza e in un niodo elementare quella modificazione dei raggi, si lucidi che calorifici , detta dai fisici polarizza- zione : convien tuttavia tentarla , per quanto ce lo per- metteranno le nostre forze e la natura di quest' articolo. (l) Di questa parte delle licerche del sig. Melloni abbiamt gia fatto ceiino nel t. 88.°, pag. 3l5 di questa Biblioteca , liportando in parte un articolo tolto dal giornale francese VListituC. ( Nota dei Dlrettori. ) I I V A R I E T a'. 1 l5 Un raggio dl luce ordinaria possiede la facolta di riflet- tersi , di trasniettersi, di rifrangersi , con eguale energia ia ogiii punto della sua sezione ; ma polarizzato esso carabia r unifornilta della propria costituzione, ed acquista dei lati distiiiti gli uni dagli altrl , per modo clie in certe dire- zioni si rinvengono proprieta otticlie direm quasi opposte tra di loro. Sia un raggio polarizzato e orizzontale : nella infinita delle sezioni longitudinali die si possono condurre lungo I'asse, se ne troveran due, normali tra di loro, ove avra luogo questo antagonlsaio di proprieta : suppo- niamo Tuna di esse orizzontale, e quindi I'altra verticale- Facciasi percuotere la luce polarizzata sopra uno specchio d' ossidiana o di vetro nero il quale giri circolarmente in- torno all'asse orizzontale dell' irradiazione, formando con esso lui un angolo costante di 37° i5'. Si vedra che la riflessione non succede piu con eguale intensita in ogni posizione dello specchio , come per la luce ordinaria : la lamina vitrea ripercotera bensi colla solita energia 11 rag- gio lucido neir una delle due supposte direzioni , ma nel- r altra la luce polarizzata in vece di riflcttersi rimarra del tutto estinta j laonde se la riflessione ha luogo nel piano orizzontale , essa non potra efFettuarsi nel piano verticale e viceversa. Nelle direzioni intermedie a queste due , che diconsi propriamente piani di polarizzazione, la ripercus- sione si trovera piii o meno energica secondo che s'andra accostando al senso orizzontale o verticale. II raggio di luce polarizzata e dotato d'altre analoghe proprieta relativamente alia trasmissione ed alia rlfrazione si semplice che doppia , vale a dire che la sua nuova costituzione non gli permette piti di subire , come nel suo stato ordinario, queste diverse modificazioni alio stesso grado sotto qualunque incidenza ed in qualunque senso della sua sezione. La conversione della luce ordinaria in luce polarizzata si ottiene in quattro diverse maniere : colla riflessione, colla refrazione , colla trasmissiou semplice e colla doppia rifrazione. In ogni riflessione sul vetro e sopra altre sostanze diafane la luce si polarizza piu o meno se 1' incidenza e diversa dalla perjjendicolare , ma per ottenere la polarizzazione compiuta o totale con una sola riflessione conviene che il raggio di luce pi-rcuota la supcrflcie vitrea sotto un Il6 V A R 1 E T a'. angolo di Sy" i5 . Otto rifrazloai successive prodotte da una pila di otto lamine sovrapposte di vetro , polarizzano to- talmente il raggio lucido che traversa il sistema sotto ua angolo di lo" circa. E si ottiene la polarizzazione negli altri due modi facendo passare il raggio di luce senza ve- runa condizione d' obbliquita per una lamina d' agata o di turmalina , ovvero per un pezzo di spato d' Islanda o d'al- tro cristallo doppiamente rifrangente, disposto in guisa da produrre la separazione totale delle due immagini. In quest' ultimo caso i due fascetti emergent! sono polarizzati in senso opposto , vale a dire che il lato che sfugge alia riflessione nell' un d'essi, v' e sottoposto neiraltro, e vi- ceversa. La polarizzazione totale prodotta in virtu delle forze di riflessione e di rifrazione si ottiene anche sotto obbliquita diverse da quelle che abbiam ora accennate , quando si cambia la natura del corpo che riflette o rifrange la luce, o quando si varia convenientemente il numero delle rifles- sioni o delle rifrazioni. Neuton, Grimaldi e Ugenio avean gia osservato la mo- dificazione particolare acquistata dai raggi lucidi nell' at— traversare lo spato d'Islanda ; ma la scoperta della pola- rizzazione s' attribuisce debitamente al Malus che nell'anno 1811 trovo per il primo Tazione polarizzante della rifles- sione e della refrazione, ne rinvenne la vera legge, e ne lisso r intima connessione coi fenomeni ottici sviluppati dallo spato isiandico. Pochi anni dopo Berard institui alcune sperienze total- inente analoghe a quelle del Malus , donde gli parve po- tersi arguire che i raggi calorifici si polarizzano come i lucidi , riflettendosi sul vetro. Powell e Lloyd ripeterono separatamente queste sperienze in Lighilterra , e non tro- varono veruno indizio di polarizzazione calorifica: lo stesso avvenne in alcune analoghe ricerche del Nobili , troppo presto rapito ai progressi delle scienze fisiche ed all'onore della nostra Italia : finalmente il sig. Forbel professore di fisica neir universita di Edimburgo annunzio di nuovo la polarizzazione calorifica nei diversi modi dianzi accennati e segnatamente per rifrazione, ma con tali modilicazioni da reiiderla ben diversa dalla polarizzazione lucida. Difatto, qualunque sia la sorgente donde provengono i raggi di luce, rcsperieuza Uiiuostra che le forze di riflessione e V \ R T F T A . 117 di refrazlone U polarizzan tiitt'i in qnantita sensihilmente eguale sotto una determinata incidenza : il prof. Forbel trovo in vece che facendo passare il calor raggiante per una data seiie di la mine poste ad una inclinazione co- stante si ottengono de' gradi di polarizzazione talmente di- versi secondo la quaiita dell' irradiazione che, prendendo i casi estremi , la proporzione di caiore polarizzato pu6 essere talora di 0,06 e talora di 0,40. Ma parecchi fisici non trovarono le sperienze del Forbel abbastanza con- cludenti , avendo egli omesse le debite prove onde mo- strare che le difFerenze osservate nelle varie posizioni della pila erano realniente dovute ad un fenomeno di po- larizzazione. Fra tanta discrepanza di fatti e d' opinioni , un esame accurate della quistione era divenuto oramai indispensabile; Melloni lo intra prese col sue solito ardore , e ne ottenae un successo pari a quello che aveva coronate le sue pre- cedenti ricerche. E veramente non solo egli giunse a sta- bilire con esperienze irrefragabili la polarizzazione calori- fica , che trovo del tutto analoga alia polarizzazione lucida, ma scopri la cagione delle prefate opposizioni e difFerenze tra I risultati e le conclusioni de' suoi predecessori. Questa cagione si e Tazione derivante dal riscaldamento degli ap- parecchi impiegati a convertire il caiore ordinario in calor polarizzato. Le laniine che compongono tali apparecchi si riscaldano durante gli esperimenti e mandano in ogni senso una ema- nazione calorifica la cui intensita non cambia punto colla loro rotazione intorno all'asse d'irraggiamento. II termosco- pio, o altro strumento analogo, adoperato nelle sperienze riceve una porzione di codesta emauazione che confondesi necessariamente coll' azione de'raggi polarizzati , i quali variano per lo contrario nel loro grado d'energia secondo la posizione angolare delle lamine per rispetto all'asse o ai lati del calor polarizzato. Ora la costanza della prima impressione termoscopica tende evidentemente ad indebolire le variazioni della scconda , variazioni che trattnsi appunto di porre in evidenza : ma egli e manifesto che il rajjporto delle due azioni deve cambiare colln distanza del terino- scopio dalle lamine , e colla direzione piii o men parallela de'raggi che compongono il fascetto calorifico incidente : i fenomeni di polarizzazione diverran dnnque pin o meno 1 18 variety'. sensibili secondo le disposizloni adottate nelle sperienze ; e siccome la quantita di calore assorbito dalle lamlne e molto maggiore di quella che viene trasiiiessa o ripercossa, cosi in certe circostanze V nniformita d' azione della causa pertnrbatrice potra mascherare compiutamente gli efFetti difFerenziali della polarizzazione e renderli al tutto insen- siblli. Cio basta a spiegaie le opposte risultanze ottenute da Berard , Powell, Lloyd e Nobili. Quanto alle difFerenze osservate dal professore Forbes, sara facile il concepirne la cagione qualora si voglia por mente alia varia trasmissione de'.le d' verse specie di calore per una data lamina di vetro o per altra sostanza analoga. Tranne il sal gemma , tutti i corpi diatermani lascian pas- sare iramedlatamente una quantita di calor raggiante tanto niinore quanto piu bassa si e la temperatura della sorgente calorifica ; di maniera che la quantita assorbita , e quindi il riscaldamento del corpo , segue necessariamente 1' oppo- sta ragione:. dunque per un dato apparecchio di polariz- zazione , ove il riscaldamento delle lamine contribuisca in parte alPeffetto totale , le difFerenze dovute ai raggi po- larizzati si faranno piu o meno sensibili secondo la qua- lita del calore impiegato. Avvi bensi una circostanza ove si manifestano nel grado di polarizzazione delle variazioni notabilissime in virtu della sola qualita de' raggi calorifici , senza clie 1' eleva- zione di temperatura del polarizzatore vi contribuisca in alcuna maniera : ma analizzando accuratamente questo fe- nomeno, che si produce colle turmaline , Melloni ne trovo 1' origine nella doppia polarizzazione sofferta dal calore entro queste sostanze crisiallizzate. Egli stabili incontra- stabilmente che un raggio di calore penetrando una la- mina di turmalina si suddivide in due fascetti polarizzati in senso contrario e sovi'apposti : allorche ambedne escono dalla lamina dopo d'avervi subito un egual grado di as- sorbimento, il raggio unico risultante dalla loro sovrap- posizione non puo distinguersi dal calore ordinario , pre- sentando in ogni senso le niedesime proprieta : quando il loro assorbimento e inegunle , il calor d' emergenza raani- festa quell' eccesso di polarita dovuto alia dlfFerenza d'ener- gia tra i due fascetti calorifici: finalmente se Tun d'essi e del tutto assorbito ditrante il tragitto , 1' altro si niostra air uscita col suo proprio state di conipiuta polarizzazione. VARlrTA. 119 Queste variazioni non dcrivano tUinrjue da nn grado piu o men grande di polarita eccitata in ogai specie di calore raggiante , ma da un diverse assorbimento clie la materia della turmalina esercita sui dne elemeati della loro doppia polarizzazione. Per mettere in evidenza 1' azione delle turmaline sul ca- lor raggiante senza die 1' elevazione della loro temperatura producesse un efFetto sensibile sul ternioscopio Melloni impiego una felicissima combinazione di due lenti di sal gemma la quale rende ad un tratto convergent! i raggi di calore die emergono dalle lamine di turmalina , e diver- genti quelli che derivano dal loro riscaldamentoi di raa- niera che ad una certa distanza svanisce totalmente I'azione dovuta al riscaldamento e resta la sola azione del calore immediatamente trasmesso. Purificate con artifizj analoghi tutte le sue sperienze dagli efFetti del riscaldamento dei polarizzatori , egli pote rendere evidente la polarizzazione calorifica , ed esaiiiinandone le diverse numerosissime mo- dificazioni , misurare con precisione le quantita di calor polarizzato in ogni circostanza per 1' azione delle forze di riflessione, di rifrazione e di doppia rifrazione ; risulta- mento che, attesa I'iclentita delle polarizzazioni lucida e calorifica , e importantissinio , non solo per la teorica del calor raggiante, ma anche per T ottica. Ognuno ne rimarra pienamente convinto ritlettendo che mancano tuttora in fisica i mezzi onde ottenere con sufficiente esattezza il rapporto fra due o piu raggi lucidi di diversa intensita. Queste considerazioni ci condiicono naturalmente alPesame del termo-moltiplicatore o sia del misuratore caloriKco co- tanto sensibile e preciso adoperato dal Melloni nelle spe- rienze di polarizzazione ed in tutte le sue precedenti in- dagini sulle proprieta dei calor raggiante. Abbiasi un poligono regolare i cui lati , lunghi otto linee circa, siano alternativamente composti di sottili spran- ghette di bismuto e d'antimonio coperte interamente di carta inverniciata tranne i punti di contatto ed una pic- ciola porzlone circostante : distinguinmo per maggior chia- rezza le congiunture angolari de' due metalli colla serie dei nunieri naturali i, a, 3,4, 5, ecc. Se si prema ogni contatto pari con una forza diretta dalTesterno all'in- terno del poligouo, e si pieghin tutti facenduli convergere nel centro ., si ottcrra una specie d' ossatura di ventaglio 120 V A K I E T A . circolare : rilevando e rinnendo insieme i contatti dispari posti lungo la periferia, se ne formera un fascio cilindrico, detto pila termo elettrica, che avra i suoi varj dementi ^n coniunicazione metallica ad ogni loro estremita , e sepa- rati in tutto il rimanente dalla carta inverniciata. Siano sessantaquattro o settanta le spranghette elementari di bi- smuto o d'antimonio , ed ognuna di esse sia tanto esile che r area della sezione trasversale della pila risultante dalla loro riunione fascicolare non ecceda quella del bulbo ordinario di un terinometro. Per concepire attuahnente la struttura del termo-molti- plicatore s' imniagini questa pila introdotta entro un tube orizzontale : si divida in due una qualunque delle spran- ghette nietalliche che si trovano sulla circonferenza, e si Saldino alle estremita risuitanti due fill di rame che escano separatamente dalla parte superiore del tubo, e dope di aver percorso liberaniente uno spazio di due o tre piedi, comunichino coi due capi di un galvanometro astatico , composto , come e noto , di un lungo filo metallico total- niente coperto di seta le cui varie circonvoluzioni s'ag- girano iniorno ad un picciol telajo, e passano in somina vicinanza di due aghi orizzontali calamitati in senso op- posto , ed ainbi sospesi mediante un bruscolo di paglia ed un esillssimo filo di seta alia parte centrale di una canipana di vetro che copre il tutto : uno dei due aghi trovasi entro il telajo, Taltro fuori e ad una breve distanza da un sottoposto quadrante diviso in gradi. Quest' ultimo ago fa r ufficio d' indicatore , e nel nostro caso fermasi co- stantemente suUo zero della scala circolare allorche le due estremita o facce della pila termo elettrica sono egual- mente riscaldate : ma appena sviluppasi tra di loro la piu leggiera differeiiza di temperatura , 1' indice galvanometrico si vede uscire imniediatamente dalla propria posizione d'e- quilibrio , e girando intorno al suo punto di sospensione deviare piii o merio alia destra o alia sinistra dello zero, secondo che la difFerenza proviene dal riscaldamento o dal raflreddamento di una«data faccia della pila. Per chi non conosce la teorica del termo-elettricismo sembrera oltremodo strano che T azione calorifica eccitata nella pila si propaghi con tanta celerita per le comuni- cazioni e pel filo galvanometrico ed operi imniediatamente sugli aghi magnetic! i quali non toccano nessuna parte del V A U I E T a'. 121 sistema metallico. Ma s' intontlera facilmente la cagloiie di questo fenoineno riflettendo che lo sqiiilibrio calorlfico della pila trae seco lo squilibrio elettrico. Ora e noto ad ognuno che r elettricita percorre ne' nietalli uno spazio qualunque in ua istante impercettlbile: quindi 1' elettrico cacciato in giro movesi incontanente per tutto il sisteraa metallico della pila e dell' annesso galvanometro , e passando in vi- cinanza degli aghi calamitati , li fa girare nell' uno o nel- I'altro senso secondo la direzione della corrente e Tindole dell'azione elettromagnetica scoperta dall'Oersted. L'esperienza ha dimostrato che in tutte le circostanze eve s' impiega il teriEO-moltiplicatore , I'energia della elet- tricita circolante in questo apparecchio e esattamente pro- porzionale alia differenza di temperatura tra le due facce della pila: d'altronde il calore necessario per ispingere Tago indicatore all' estrerao della scala galvanometrica * SI debole, e si grande la resistenza opposta alia propaga- zione calorifica dal bismuto e dall' antimonio , che per quanto si prolunghi la luassima azione suU' una delle fac- ce , la temperatura dell' altra non subisce la menoma va- riazione : quindi la forza che produce la deviazione del- r indice cresce proporzionalmente alle quantita di calore die giungono successivamente sopra uno de'lati della pila termo-eleitrica. Per adoperare il termo-moltiplicatore alia misura delle irradiazioni calorifiche e d'uopo prima d' ogn' altra cosa annerire le due facce della pila onde far loro assorbire qualunque specie di calor raggiante con eguale intensita : convien poscia chiudere una delle due aperture dell' invi- luppo cilitidrico della pila, e volger 1' altra verso la sor- gente di calore in guisa che 1' asse sia paralello alia di- rezione de' raggi. II tempo necessario a valutare la forza dell' irradiazione giunge appena ad otto minuti secondi. Un termometro costrutto col mercurio , coU'alcool , o col- r aria atniosferica posto in vicinanza di una sorgente ca- lorifica a tem|ieratura costante conserva tuttavia un mo- vimento ascendente dopo un intervallo di quindici o venti minuti primi. II termo-moltiplicatore supera dunque d'assai per la prontezza delle indicazioni , qualunque antico strii- niento termoscopico. La sua preminenza dal lato della sensibilita e anche niaggiore , e per tal rispetto puo dirsi che V attitudine del 122 V A R I E T A . termo-moltiplicatore a svelare I' esistenza di quelle irradia- zioni che per la somma loro debolezza ricscono del tuito ineflicaci sui termoscopj della piu delicata costruzione , e veramente maravigliosa. Trasportato uno di quest! strumenti nel mezzo di un'am- pia sala, dopo di averlo munito di un riflettore metallico, i muri , la soffitta , il pavimento, che toccati col bulbo di ua termometro sembran tutti ia possesso di uii egnai grado di calore , manifestano costantemente delle difFerenze no- tabilissime di temperatura al volger successive del riflet- tore nell'una o nell'altra direzione. Un individuo posto alia parte piu lontana della sala fa sentire imniediatauiente la propria presenza all' apparecchio termo elettrico. Acco- stando infine lo strumento all' apertura di una finestra e dirigendo 1' asse del riflettore verso il cielo , 1' indice del galvanometro recasi tosto a trenta o quaranta gradi di freddo quando il cielo e coperto di nuvole : I'arco descritto diventa molto maggiore a ciel sereno , e allora se una picciol nube trasportata dal vento entra nello spazio celeste posto dirimpetto all'apertura della pila, si vede 1' indice galvano- metrico retrocedere incontanente verso il caldo, e ripigliar di bel nuovo la posizione iniziale al dileguarsi della nube dalla banda opposta del campo ternioscopico. II prirao tentativo fatto per niisurare le temperature mediante le correnti termo-elettriche e dovuto al Becquerel che se ne servi alia determinazione dei gradi di calore dominant! nelle varie parti di una fiamma d'alcool. Nobili costrusse sullo stesso principio un termo-moltiplicatore de- stinato a svelare col contatto o coll' immersione le deboli dilFerenze di temperatura tra i corpi solidi e fluidi. Mel- loni modifico questo strumento in guisa da renderlo atto alia misura delle irradiazioni calorifiche , comunicando ad esso nello stesso tempo quell' alto grado di squisita sensi- bilita che abbiam ora accennato. Da questa esposizione , benche rapida ed imperfetta , agevolmente rilevasi 1' importanza sonmia delle scoperte del nostro illustre fisico, merce delle quali la teorica del ca- lore si e finalmente elevata all' altezza delle aitre parti della fislca, acqui^tando nuove verita fondamentali , libe- randosi dalle contraddizioni a cui era continuamente sog- getta, e corroborando le relazioni di analogia che il calore ha colla luce e cogli altri fluidi imponderabilii spianaado per V A R I E T A . 123 tal moJo la via di raggiugnere quandocliessla il gran prln- cipio di cni ciascuno di tali fluidi non sembra altro die una particolare inodificazione. Ognimo poi vede da se Testensione delle conseguenze di tali scoperte e le utilissime loro applicazioni alle altre scienze ed alle artij perocche 1' azlone del calore incon- trasl costantemente per tutto, ed i progress! intorno alia cotioscenza delle sue leggi debbono di necessita giovare alia chimica, alia meteorologia, alia fislologia, ecc. Noi dal canto nostro citeremo per esempio I'applicazione delle so- starize atermane ai vetri colorati per guardare il sole. Coa tali vetri , cbe abbiam ottenvuo da liii , potrassi impune- niente proseguire un lungo corso di osservazioni suUe macchie solari che, prima di un tal trovato, avrebbe espo- sto, in certe localita , 1' occhio dell'osservatore a gran ri- schio. Noi siamo pertanto oltremodo soddisfatti (e ne ren- cliamo pubbliche grazie al Hostro onorando amico e collega cavalier Tenore , cbe ce ne richiese da Napoli ) di aver fatto pel primi conoscere in Italia , con quella cura cbe per noi si poteva , sififatte importanti scoperte , non gia presumendo di accrescer fama a cbi e si ahamente lodato dagU Arago, dagli Humboldt, dai Biot, dai Faraday, ma per incoraggiare questi studj tra noi coll' esempio di una gloria viva ed operante , e non colla memoria impotente delle passate grandezze. • ■ • Esperimentl d'induzione e polarizzazione termo-elettrica del prof. Francesco Zantedeschi. Ai fenomeni d'induzione magneto-elettrica cbe io disco- persi prima di Faraday (i), aggiungo ora quelli d'induzione termo-elettrica intorno a'quali mi occupai fino dall' anno trascorso (2), e che non mi venne fatto di leggere in alcun libro di fisica. A questo scopo in determinate direzioni avvol<'eva a dei pezzi di metalli cristallizzati delle spirali formate di sei ad otto spire con lilo di rame circondato di seta, i capi delle quali rannodava con quelli del lilo del galvanometro , cbe e ad aghi astatici, come ho ricordato (1) Blbl. Ital. torn. 53.°, marzo 1829, pag. 398. Bibl. Univ. di Ginevva, gennajo i83o, pag. 28. (2) Gazzetta privilegiata di Milano, l837, 2 mai-zo, n." 61. 124 V A R I E T a'. nelle precedent! mie esperienze termo-elettrlche (i), ed immergeva snccessivamente ora una , ora altra superficie di ciascun pezzo di metallo cristallizzato in un bagno di acqua calda che era alia temperatura del 20° ai 5o° R. Ora esperimentando a questo modo n' ebbi nel galvanometro delle distintissime deviazioni ora in una direzione , ora in un' altra, secondo le diverse superficie che immergeva nel bagno caldo e la diversa disposizione de' cristalli metallici. Cosi in un pezzo di bismuto del peso di due libbre co- muni che aveva sei facce, ottenni in quattro superficie cor- renti diverse e in due correnti dirette dalla medesima parte, per modo che presentando uno spigolo nel bagno di acqua calda, coirincliiiare il minerale piuttosto da un lato che da un altro, si risvegliava neiia spirale una corrente che faceva inclinare I'ago ora a desira ed ora a sinistra. In un pezzo di antimonio del peso di una libbra che pre- sentava parimente sei facce, in quattro di esse inunerse successivamente nell' acqua calda ottenni declinazioni dal medesimo lato , e in due declinazioni dal lato opposto , mentre in altro pezzo ebbi soltanto quattro correnti distinte. Analoghi fenomeni , sebbene in grandezza di molto minori, ebbi nei solfuri di ferro, di piombo e nelTossido di stagno. Disponendo in questi cristalli metallici altra spirale ad an- golo retto alia prima , coll' immergere nel bagno di acqua calda le stesse superficie, ottenni declinazioni opposte alle precedent!. E necessario notare che I'agp non ritorna alia posizione primitiva se non successivamente; e che per tutto quel tempo che il bagno d' acqua ha temperatura diversa dell'aria circonfusa e in un continue perturbamento. Prova non dubbia della continuita di quelle correnti che cir- colano per ineguaglianza di temperatura entro ai cristalli. Fatto importantissimo per la dottrina del termo-magneti- smo tellurico. Identici efFetti ottenni riscaldando i cristalli colla fiamma , colle brage , con un bagno di mercuric ; ed inversl rafFreddandoli col ghiaccio. Levate le spirali iso- late dal contatto dei cristalli metallici, e riscaldate par- zialmente e totalmente, non ebbero mai virtii di smuo- vere I'ago dalla sua posizione primitiva. Non ho trovato che I'ampiezza delle oscillazioni decresca seguendo la ra- gione delle diminuzioni di temperatura. Vi sono dei punti (l) Gazzetta privilegiata di Milano, i838, 24 febbrajo, n." 55. V A R X E T a'. ia5 stazionarii , vi sono del said, che pare s' attengano al moto irregolare delle molecole costitiienti i cristalli metallici. Con corpi non condnttori , come e il cristallo di monte, non ebbi efFetto di sorta , ed effetti nulli od equivoci coa coaduttori non cristallizzati rispetto ad inversione di cor- rente, secondo le diverse superficie loro che immergeva nel bagno caldo ; non mancarono tuttavia i fenomeni d' in- duzione con correnti dirette sempre dalla medesima parte, come ho speiimentato con un parallelepipedo di zinco , di stagno , di pionibo. In alcuni bastoni di carbone non ot- tenni eflfetto di sorta , in altri correnti sempre dirette dalla medesima parte, e in taluni fenomeni analoghi a quelli dell' antimonio e bismuto. Da questi fatti , che appressb illustrero con analoghe fi- gure , parmi dimostrata I' influenza della cristallizzazione nel determinare il senso della corrente termo-elettrica che io chiamo polarizzaziont per quella analogia che ha questo fenomeno con quelli della polarizzazione della luce e del calorico. I fisici sin qui , ad eccezione di pochi , hanno considerata la matferia de' corpi conduttori sottoposti al- r influenza elettrica come puramente passiva, senza avere riguardo a quell' azione ch'essa esercita sopra di questo agente della natura; e per questo non poche delle teoriche loro riuscirono oscure , e poco meno che contraddittorie. Io confido che quell' influenza che ammisero i dotti nella materia al producimento della polarizzazione della luce e del calorico , vorranno dopo di questi fenomeni riconoscere anche rispetto all'elettrico. E da questi fatti che bisogna farci ajutare per intendere in qualche modo I'infissazione deir elettrico negli aggregati della materia e precipuamente in quelli di ferro, di nikel e di cobalto. La stessa spirale av- volta a un polo di una calamita e sottoposta ad una tem- peratura diversa da quella dell' aria circonfusa da indizio al galvanometro di una corrente diretta in un senso , av- volta al polo opposto da argomento di ahra corrente cJie fa dal lato contrario sviare I'ago del moitiplicatore. Io mi limito per ora a questi nuovi fatti cardinali, perche e fermo mio intendimento di raccogliere e viemaggiormente ara- pliare quanto nei varj giornali d' Italia e di oltramonti ho scritto su questo argomento. Parra manifestissinio dai par- ticolari delle esperienze come abbia in questi effetti intie- rameiite separata rinfluenza che taluni potrcbbero imaginare ia6 V A R I E T a'. poter esercitare il filo metalUco per la sempllce inegua- glianza di temperatura, e come necessariamente abb'ia do- vuto conchindere al movimento elettrlco , nella raassa del cristallo metallico , prodotto dal calorico. Milano , i" marzo i838. Dei metallici ricoprimenti. I metalli si usano noa solo puri , ma anche 1' un col- I'altro allegatl, o I'un dell'altro coperti, onde si moltipli- cano le lore doti e i loro vantaggi , e sovente e date di sostituire al metallo nocivo, o facile ad alterarsi, il salubre e ai canglamenti restio : cosi con inestimabile profitto si sostituiscono nella domestica economia i recipient! di ghisa a quelli di rame , cosi alia stagnatm-a fatta di stagno, so- vente non esente di piombo , si sostituisce la molto piu durevole stagnatura die vien condotta mediante lega di stagno e ferro. Ora poiclie rispetto al vestire un metallo d' altra materia metallica troviarao curiose notizle in una recente Memoria del sig. Levol {^Ann- de chim. et de phys. juillet 1837), ne place di riferirle non tacendo di osser- vazioni d' ugual genere state fatte molt' anni innanzi dal prof. L. Brugnatelli {Giorn. difis. chim. dec. II, vol. I, p. i3a). E noto come il rame s' inargenti dentro una soluzione di rame , il ferro s' inrami dentro una di rame , ecc, e come in genere le soluzioni metalliche si possano decom- porre mediante opportuni metalli capaci a repristinare il metallo in esse disciolto. Ora poiche cio dipende da elet- trica operazione nuovi efFetti usciranno se riesca di ren- derla diversa dal consueto. Infatti il Brugnatelli, ottenendo efFetti contrarj alle naturali tendenze per cai 1' argento si depone sul rame , sforzo il rame a deporsi sull' argento soccorrendo 1' azion di questo metallo immerso in una so- luzione di rame mediante una lastrina di ziaco ad esso opportunamente associata^ coll' eguale soccorso riusci a ve- stire di bel rame metallico un pezzo di carbone. Ora ve- niamo alia sposizione de' principali sperimenti del signor Levol. Se con ferro si decomponga una soluzione di rame con- tenuta in un vaso di platino, il rame si repristina sul ferro secondo il consueto ; ma se il ferro tocca , benche in un sol punto, il platino J non solo ha luogo repristinazione di VARIETA. XIJ raine snl ferro', ma anche sul platino, dlmodoche la su- perficie di qiiesto ne appare tutta vestita di rarae , mas- sime se il liquore e acidulo, Se ia vece di soluzione di rame se n'inipieglu una d' oro, I'efFetto avviene ugualmente, ed e modo semplicissiino per ottenere la doratura del pla- tino. II sig. Levol fece la curiosa osservazione che la situa- zion del ferro operatore delia repristinazione dentro la so- luzioa di rame non e indifFerente ; e che la postura ver- ticale in confronto dell' orizzontale apporta minor copia di rame sul platino, riduce a dissoluzioae maggior copia di ferro, e fa che Toperazione proceda piii presta. Attribui- sce questi effetti a magnetizzazione al ferro procedente dalla vertical situazione , per la qual magnetizzazione 1' energia s'auraenti della chimica attivita. Cllma delE Islanda. II signor Arago , il quale gia per 1' addietro rlceveva i ragguagli delle osservazioni meteorologlche che il medico Thorstensen sta da varj anni istituendo in Islanda , rese consapevole I'Accademia delle scienze nella seduta del 3o d'ottobre (iSSj) d'aver avuto da quel dotto alcuni pro- spetti che abbracciano le osservazioni fatte pel corso di oltre dodici raesi consecutivi , da' quali pargli doversi de- durre notabili risultamenti; e ne accenna alcuni che gli si presentarono alia prima ispezione. Chi non crederebbe, per esempio, che il freddo jemale in Islanda sia d' una straordinaria intensita ? pure il mas- simo freddo notato duranti i dodici mesi non fu se non Ji — i8%7. Era nn' antica opinione che in tutti i punti della terra il massirao caldo fosse eguale , salvo che ne' paesi freddi avesse il medesimo la minima durata \ pretesa proprieta di tutti i climi, la quale denotavasi col nome di estate pei'petua. E bene , silTatta ipotesi, che fu riconoscluta erro- nea , e contraddetta anche dalle osservazioni di Thorsten- sen , giusta le quali la temperatura di Reikiavik ebbe il 8uo massimo ai soli 32°. Le variazioni diurne di temperatura a Reikiavik sono s\ piccole, che talvolta nel periodo di ventiquattro ore non eccedono un grade. All' opposto grandissime sono alcune ia8 V A R I E T a". fiate le variazioni barometriche, talmenteche nel prospetto di Thorstenseii vedesi esser il barometro disceso una volta a a6 pollici , una Hnea e sei decimi. L'altezza minima osservata a Parigi era di 26 poUici , due linee , cinque decimi di linea ( intendendo ridotta a zero la temperatura del mcrcurio ). Thorstensen ha pur praticato osservazioni nel porto di Reikiavik coucernenti la temperatura dell' acqua del mare. Quantunque sia a dolersi die non involgano esse il giro intero d'un anno, riguardano per buona ventura i mesi in ciii deve accadere il minimo. Tuttavia scorgiamo da co- testi quadri d' osservazioni che la temperatura dell' acqua entro il detto intervallo non si e mai abbassata al di sotto di un grado. Di un' antica carta nautica. II signer Tastu inviato in Ispagna dal Governo francese per raccogliervi documenti relativi alia storia delle pro- vincie meridionali della Francia ed alia lingua romanza, ha mandato il dl 16 d'ottobre iSSy all'Accademia francese il lucido d'una carta antica da lui trovata a Majorca, che, a quanto pare, e oggetto di molto interesse, e alcune no- tizie illustrative. A torto , osserva Tastu , si e sostenuto che i Portoghesi sieno stati i primi inventori delle carte piatte (i); a torto parecchi scrittori , e Giovanni Andres fra questi, ne fanno autore il principe don Enrico di Portogallo, mentre da nuovi documenti pare che 1' onor della invenzione debbasi ai Catalani di Majorca. Al qual proposito Tastu allega I'Atlante catalano del iSyS, e la summeiitovata carta, da lui per minuto studiata durante il suo soggiorno alle isole Baleari. (i) Chiamansi carte piatte quelle carte geograficlie nelle quali i iTjeridiani tannosi paralleli ed i gradi di longitudine tutti eguali ( V, Cagnoli, Trigonometria , pag. 5l2). Eran esse conosciute avanti Tolomeo, il quale nella sua geografia le rigetta come troppo difet- tose. Qui dunque deve iutendersi delP apjjlicazione di questo uietodo di rapjiresentazione alle carte marine , che il P. Fournier ed altri attriljuiscono aA Em'ico figlio di Giovanni I i-e di Portogallo. {Nota del Dircttori.) V A R I K T A . I2() L'fltlante del iSyS clie conservasi nella Blblioteca diel re basta per se solo a stabilir 1' anterlorita d' invenzione a favore dei Catalani tnajorchini. Imperocche allora En- rico di Portogallo non poteva per V Immatura eta creare accademie nautiche , mentre gia nel i34i Jaiino Ferrer veleggiava pel Riu de VOr sopra un uxer ( vascello a tre alberi ) ^ era cotesto Ferrer era niajorchino , e Patlante di cui parliamo era , come a momenti vedremo , scritto in niajorchino. L'altra carta fu pure compilata a Majorca, un mezzo secolo circa piu tardi: apparteneva al conte di Montenegro, die permise a Tastu di trarne copia. Finora ne aveva par- lato il solo P. Antonio Raimondo Pasqual che I'aveva os- servata in casa del cardinale Despuig , zio del conte di Montenegro i ma egli confessa di non essere riuscito a leg- gerla tutta. Un' annotazione sul dorso della pergamena c' informa che la carta era stata comperata per i3o ducati d'oro da Ame- rigo Vespucci. Una delle niolte iscrizioni ond' e corredata r altra faccia ce ne svela 1" autore , certo Gabriele Val- sequa. Le iscrizioni suddette, al dir del P. Raimondo Pa- squal gludice competente in sifFatte cose, sono tutte nella lingua majorchina la piu pura che si parlasse a que' tempi. La cai'ta del iSyS poi e nell' identica lingua, la quale con pocha* vwrieta usavasi a Barcellona, a Yalenza, a Majorca, e in altre terre soggette alia corona aragonese. Occupandomi delPailante del i375, dice Tastu, io con- getturava che in uno degli orli i quali sembrano posti per solo fregio, I'artista avesse intromesso alcune parole arabe^ ora ne sono convinto dall'osservazione della carta del 1439, in cui un" iscrizione arabica segue il filetto che forma I'in- corniciatura Quanto al merito d'arte, TAtlante del iSyS non puo ve- nir al confronto coUa carta del 1439, perche questa e ve- ramente un cap« d'' opera. La carta e le annotazioni che la riguardano sono state sottoposte all'esame d'una commissione composta di Beau- temps-Beaupre , Freycinet e Puissant , a cui TAccademia delle iscrizioni e belle lettere aggiungera alcuno de' suoi membri. Bibl Ital. T. LXXXIX. Q l30 V A R 1 E T a\ Caccia delict dgre , e incantatorl de serpenti neir Iiidustan. Gl' Iiiglesi che abitano T Indostan sono appassionati per la caccia: diporto clie non puo non avere per loro una forte attrattiva in un paese dove il selvaggiume abbonda, e il cacciatore non incontra a' suoi piaceri altri limiti fuor che quelli che gli oppone la natnra del terreno. Ecco il perche ringlese-indostano dopo essersi ripatriato mira con piglio di compassione le cacce monotone delP Inghilterra, e rimembra con entusiasmo gli accident! che lo hanno scosso , e che sono proprie di siffatte scene in altrl climi. La caccia della tigre , benche ineno apprezzata dal veri amatori di questo genere d' esercizio che quella del cignale, e tuttavia assai interessante , almeno pei pericoli che I'ac- compagnano. La tigre ferita si difende talvolta da dispe- rata , e co' suoi salti furiosi raggiunge coloro che megho se ne crederebbero al sicuro. Accade nondimeno, benche di rado, che sia la prima a cimentarsi in un assalto, mas- simamente in aperta campagna. Un mio amico mentre assai di mattino cavalcava per una via solitaria sospetto , a un romore, d'essere inseguito, e rivolgendo indietro con niuna inquietudine il capo, s'avvide ( il lettore s' immagini con quale sorpresa e spavento ) che a poclii passi di distanza lo seguiva cheta cheta un' enorme tigre. Stimolo il^c^vallo dandogli dello sprone ai fianchi , e abbandonatosi a tutta corsa sopra di esso non oso per alcuni momenti guardarsi indietro. Poscia rivolta cosi di fnga la testa, si rincoro vedendo, cosa che non aspettava, che la tigre avea ces- sato di seguirlo ^ fermatasi sull' orlo della strada quasi in atto di contemplarlo attentamente nella fuga. Credesi die le tigri quando abbiano una volta gustata carne umana , ne divengano ghiotte piia che d' ogni aitro pascolo : opinioae in cui mi confermano 1 fatti di cui ho contezza. Non e ancor raolto dacclie una "tigre divoro Tun dopo Taltro tre corrieri del goverao. Le lettere della citta d'Jubbulpour sono spedite ogui sera per Calcutta; il por- tatore di esse arriva verso mezza notte ad un distretto isolato , coperto di folti boschi cedui , che gli e forza tra- versare. Seppesi una mattina che il corriere era stato rin- venuto orribilmcnte mutilato presso un ruscello, nel luogo or ora indicato , mentre il sacco delle lettere era in terra. V A R I E T a'. i3i e il cavallo ch' egli avea montato stavasi a qualche cUstanza tranquillamente pascolando. Si trovo subito clii surrogare all'lnfelice, e perclie Tlspe- zione del cadavere di lui noa lasciava dabblo sulla causa della sua morte , si pulibllco la ricoiupensa di dieci rupie a chi recasse la testa della tigre omicida. II secondo cor- riere non continue a lungo nella sua lacumbenza: nella stessa prima notte la tigre T attese al varco ; e la mattina vegnente si scoperse il suo corpo tutto sbranato e il ca- vallo ofFeso da qualche graffiatura soltanto , pascolare come quelle del suo predecessore suH'orlo della strada. II guiderdone prouiesso a chi uccidesse la tigre si tri- plico e sotto la direzione del rajah di Jubbulpour appa- reccliiossi contro di essa un assalto generale. Intanto, prima che cotesta caccia potesse intraprendersi , si ebbe a stentar molto per ritrovare vm terzo corriere che s'arrendesse al difficile impegno. Disgraziato ! egli era pur troppo presago del tristo One che lo attendeva. Al posto eve giacquero estinti i due che lo precedettero fu veduto ancli'egli mezzo divorato. Dopo quest' ultima sciagura nessuno voile assu- raere T iucarico di porta-lettere prima che la tigre nou fosse uccisa. Due giorni dopo il numero necessario di cacciatori fa compiuto. Si alzarono prima parecchi cavalletti presso il ruscello sulle sponde di cui gF infelici corrieri erano stati rinvenuti. Sopra ciascun cavalletto fu appostato un uomo con un fucile carico , pronto a tirare se la tigre si mo- strava. Passarono due giorni, e le boscaglie all' intorno echeggiavano delle grida e degli schiamazzi dei caccia- tori senza che la tigre stanasse. La sera del terzo di, alia fine , uno di loi'o la scorse mentre furtivamente andava avvolgendosi tra le profonde erbe. CoUu , avendo il fucile apparecchiato , tiro , ed accerto il colpo abbastanza per atterrare la belva esanime a' suoi piedi. Qui raddoppiarono le grida e le acclamazioni: ed ognuno accorse a contem- plare quella tigre che per grossezza era una delle piii im- mani. Dopo quest' impresa, la via torno ad esser sicura , e il corriere pote passare e ripassare senza pericolo. Ma il piacere che si gusta nella caccia in certe parti deirindostan e turbato dalla moltitudine dei rettili peri- colosi: spesso il cacciatore nell'ardor dell' inseguimento non bada ove ponga i piedi, e riscliia di calcare uno di sifFatti ] 03 V A R I E T A . aiiimali. U piu formidabile di essi e il Cobra de capello o serpente a sonagli , di morso cosi velenoso , che reca la iiiorte ia poche ore , e la corruzione alle membra prima che il cuore alibia cessato di palpitare. Ne ho veduti piii volte assai da vicino, schivando sera- pre d" esserne morsicato. Mentre una sera ad an bel chiaror di luaa stav-i per sedermi sull' erba per meglio godere della frescura , m' accorsi a tempo d' avere a fianco uii grosso serpente a sonagli rotolato in ispira. Al movimento di ribrezzo die non seppi comprimere essendosi svegliato, ando a rintanarsi in una di quelle fessure di cui il calor solare insolca il terreno. Durante il mio soggioruo a Kaoun- pour uccisi uno di cotesti rettili sotto la stuoja della ca- mera ove io dimorava: era della lungliezza di quattro piedi e del diametro di quattro poUici. La stuoja era sol- levata nel luogo ove stavasi giacendo ; un colpo di sciabla Jjen vibrato lo fende in due: mlse un ruggito (non so altrimenti espriniere il suono che fece udire ) , caccio al- r infnori la testa ; ma accorgendosi che mezzo il suo corpo restava indietro , si ritrasse nel suo ricovero, dove fu in- contanente del tutto ammazzato. Mentre io era all' ospedal militare di Dum-Dum (i) ebbi occasione di osservare il modo con cui riescono a pigliare i serpenti quelli che si occupano di si rischioso mestiere. Debbo confessare clie io diffidava assai delle meraviglie che mi venivano narrate di loro destrezza ; perb misi in opera molte precauzioni per prevenire qualunque si fosse soperchieria dal canto loro. Mi era associato due persone; e comuuque fosse T era piu calda della giornata non vo- lemmo tardare a mettere alia prova la bravura dei nostri prend'itori di serpenti, affinclie non avessero agio d'inten- dersi fra loro. Percio lasciammo alia custodia d'un servi- tore fidato i panieri pieni di serpeati addomesticati ch'eglino aveansi recato, e li conducemmo ad una casa disabitata intorno a cui il terreno era ingombro di rovi. Cominciammo dal visitare gli abiti di questi Psilli per tenia che forse vi tenesser nascosto qualche serpente ;, poi ciascuno di noi s'incarico di dirigere le operazioni d' uno di questi uomini , e di vigilarvi intorno attentamente. Con- dussi il mio presso un grande pantano disseccato, coperto (i) Dum-Duui e una stazione militare loutana 5 miglia da Calcutta. V A R I E T A. 1 33 di spine e di erbacce. Intono egli una specie di canto , o diro meglio un nionotono ronzio , camminando plan piano nl tempo stesso, mentre io gU andava dappresso senza lasclarnii sfnggire alcuno de' suol movlmenti. Appena in- noltrati di alcuni passi nelT erba , ecco Io Psillo cacciar la mano in un viluppo di spini , ritirarla di subito , ripi- gliando il canto interrotto. Poco dopo ricaccio il braccio entro il fogliame, ritraendolo con un enorme serpente che lancio lungi da lui , talche per poco non mi cadde sul viso. Lo Psillo m' indusse a lasciare 1' animale in liberta , vo- lendomi testimonio dell" influenza della sua musica sopra di esso. Appena in fatti cjuegli ebbe ripreso il suo ron- zare, il serpente parve del tutto afFascinato, e andava tentenrtando il capo in guisa da lasciar cbiaro a scorgere clie ascoltava i suoni. Esaminainmo allora la preda : era appunto un serpente a sonagli , coi denti molto ben con- servati. Non debbo oramettere cbe colui nell' atto di afFerrare il serpente senti una puntura che lo turbo non poco : si strinse percio il dito con una legatura , ed applico uu me- dicamento al luogo della ferita. Probabllmente ne fu causa uno spino , glacche non ne venife alcua sinistro accideute. Eravamo avvertiti clie un serpente nero erasi fatto ve- dere piu e piu volte sull' estremita dello stagno, ove por- tavasi per gbermire ranocchi. Due dei nostri uomini si appostarono vicino a un muro al sito indicatone. Appena avevano cominciato il lor canto, quando vedemmo spun- tare dal muro la testa di Uii serpente , e questo uscir poco a poco dair apertura, e venirgli presto addietro un r.ompagno. Inanimlti dal buon esito , andanimo presso r area d' un edifizio che si stava erigendo , ed ove erano ammucchiati de''mattoni e delle macerie. Gli afFerra-ser- penti incominciarono il loro ronzio , e in capo a qualche niinuto vedemmo apparire successivamente tre rettili, che si avanzarono mostrando di prestar attenzione ai suoni. Giaciuti a lungo sotto un ardentissimo sole non volemmo ulieriormente spingere le nostre indagini. Quauto avea ve- duto basto a convincerini che i serpenti erano davvero stati allettati dalla musica, e che gli Psilli operavano ia buona fede. Prima di congedarsi eglino ci dledero altre jn-nve di loro valentia , e della sommissione che si con- riliano dai serpenti addomesticaii. Spcrimenti, a dir la l34 V A R I E T A . verita , non liberi da rischi : era qualche tempo innanzi avvenuto a dne afFerra-serpenti d' essere gravemente mor- sicati iieir atto di far manovrare uno del loro allievi. L'uno mori la sera dello stesso giorno, Taltro gli sopravvisse al- cune ore. Dal Qiornale di una residenza neW India , del dottore Spry, Londra, iSSj. Programma deW I. R. Istituto di scienze, lettere ed arti. In esecuzione delle Sovrane benefiche disposizioni con- cernenti la distrlbuzione di un premio bieniiale scientifico d'italiaiie lii-e i5oo, pari ad austriacbe 1724. i3, I'l. R. Isti- tuto neiradunanza del di i5 p." p." febbrajo ha deliberate, clie pel concorso, die spirera coll' anno 1840, venga cor- risposto esso premio a chi avra presentata la migliore so- luzione del seguenti qnesiti in relazione alia produzione della seta , una delle principal! sorgenti di ricchezza pel Regno Lonibardo-Veneto: l.° Con quale raetodo si giunga ad ottenere la migliore e piu proficua semenza dei bachi da seta ^ a quali indizj si possa questa riconoscere , e quale sia la miglior ma- niera per farla nascere. 2.° Quali sieno le migliori e piu sicure norme per al- levare colla piii proficua riuscita i baclii da seta , avuto in cio i dovuti riguardi al clima , airandamento della sta- gione ed alle vicissitudini atmosferiche , alia particolare situazlone e disposizione della blgattiera , ed alle malattie cui essi baclii possono andar soggetti. 3.° Quali sieno le specie e le varieta del gelso che nel Regno Lombardo-Veneto meglio allignano , durauo e ren- dono la miglior qualita e quantita di foglia 5 e quali le disposizioni ed elevazioni del suolo , e le terre die ad esse varieta meglio corrispoudono. 4.° Quale sia il metodo piu sicuro e plii economico per avere i migliori possibili risultamenti nella coltivazione della pianta del gelso, e quale approssimativamente la quantita di questa die in proporzione del terreno convenga coltlvare , affindie essa non riesca eccessiva. I dotti nazionali e stranieri , eccettuati gli appartenenti air I. R. Istituto del Regno Lombardo-Veneto, sono egual- mente ammessi al concorso, e potranno a loro grado valersi V A R I E T a'. I 35 dclla lingua italiana , dclla latina , della tedesca e della fiancese. Gli scritti dovranno essere rimessi franchi di porto entro tutto Taniio 1 840 alia segreteria delP I. R. Isti- tiito medesinio residente in Milano nellT R. Palazzo delle scienze ed arti di Brera, e giusta le norme accademiche saranao contraddistinti da un'epigrafe ripetuta in su di una sclieda suggellata , che contenga il nome , cognome ed iadicazlone del dohiicilio dell' autore. Non verra aperta che la scheda dello scrltto premiato, il quale rimarra di proprieta dell' I. R. Istituto , e gli altri scritti coi rispettivi biglletti suggellati saranno restituiti sulla donianda e presentazione della ricevuta di consegna nel limitato periodo di un anno dope la proclaniazione del conferito premie. Milano, il 14 niarzo i838. II f. f. di Dircttore delle due Chissl Carlini. II f. f. di Segretario Fantonetti. Annwizj. I prezzi sono in lire itallane. I JMonumenti dolP Egitto e della Nubia disegnati dalla Spedizione ficiendfico-lctteraria toscana in Egitto ; distribiiiti in ovdine di ma- teria, interpietati ed illustrati dal dottore Ippolito Rosellini, diret- tore della Spedizione, professove ecc. — Pisa, i832-i836, presso Niccolo Capurro e Comp., coi caratteri nuovi di Didot. — Tutta I'ojiera conteiTa 4.00 tavole in circa, di forma adantica, incise in rame e colorite , e 10 volumi di testo , di circa 35o pagine ciascuno, con tavole litograliclie annesse. Sara distribuita in 40 dispense; il prezzo d'ognuna e di Ir. 24, nel qual prezzo si comprendono i 10 tomi di testo che sono distribuiti per volumi o mezzi volumi se- condo il bisoguo delle tavole pubblicate. Finora iiscirono in luce 2 volumi della parte I , INIouumenti storici , 3 volumi della parte II, Monument! civili e 32 dispense di tavole: ciofe tav. 1 35 pei Mo- niimenti civili dei quali h compiuta la serie; tav. 169 pei Monu- menti reali o storici e tav. 1 3 pei Monumenti del culto. — Vedi Biljlioteca Itali;ina tomo 78.°, pag. 3 1 3. F;uiiiglie celebri italiane , di Pompeo Litta. — Milano , presso r autore, al dazio di |iorta Orientale, n.* 711. Ogni t'amiglia si da anclie separata. Dope il uosn'o ai-ticolo ( V. Bibl. ital. t. 81.", p. 201) si pubblicarono le seguenti famiglie : con rami sciiza rami Boncompagni di Bologna lir. 1 3. <)3 llr. 2. 61 Borrouieo di S. Miniato » 2. 6i » 2. 6l Colonua di Rouia. fani I.", 2.-'' e 3'' . . . « 46. y8 » 9. 14 )(* A' A R T K T a' rAiiu "en? a laim Con-aro di Venezia lir. 4. 18 lir. 2. 96 Erizzo di Venezia ^> 6. 9 » 2. 61 Wai-telli di Firenze 6. 96 » 2. 44 Otloboni di Venezia » 4. 82 :■> I. 4 Pusterla ( Delia ) di Milano » 8. 70 « 3. 91 Rangoni di Modena » i3. 92 » 4. 35 Tornabiioni di Firenze >> 9. 76 » I- 74 Varano di Camerino » 3. 3 1 » 3. 3 1 Vettori di Firenze » 6. 9 » 2. 61 Tutte le famiglie sinora pubblicate, die montano a sessantadue coBtano lir. 778. 17 coi rami; senza rami lir. 187.75. Venezia , ovvero Quadro storico della sua origine , de' suoi pro- gressi e di tutte le sue costumanze. Opera scritta da un Viniziano , adorna d''incisioni topografiche e di litografie offerenti prospettive, ritratti, costumi antichi e moderni. Tomo I. — Venezia, 1837, per Giuseppe Gattei tipografo , a spese dell' editore , in 8.°, di pa- gine 284, con 7 tavole litografiche. Lir. 5. 22. Storia di Pio VII scritta da A. F. Artaud ti*adotta dall' abate Cesare Rovida. Edizione seconda con coirezioni ed aggiunte. Vo- lume I." — Milano, 1 838, presso Giovanni Resnati librajo, corsia de"' Servi, n." 601, coi tipi di Giuseppe Bernardoni di Gio., in 8.°, fascicolo l.°, di pag. xx e 176, con una tavola litografica. Tutta r opera iii 4 fascicoli lir. 10. — V, Bibl. ital. t. 86.°, pag. 364 eve s'e parlato della prima edizione. Storia di Santa Elisabetta d'UngherIa langravia di Tniingia, del conte di Montalembert, pari di Francia. Versione dell' abate Nicola Negrelll prefetto e professore di lingua e letteratura italiana nella Ces. Reg. Accademia orientale di Vienna. — Vienna, 1 838, dalla stamperia dei Padri Aniieni Mechitaristi, libreria di Federico Volke , in 8.°, di paglne cxxxv e 326. Lir. 5. 87; in carta velina lir. 7. 18. In Milano presso i principali librai. Enciclopedia storica , ovvero Storia miiversale comparata e do- cumentata. Opera originale italiana. — Storia universale scritta da Cesare Cantu. Volume I. Racconto. Introduzione. — Epoca I. — Torino, i838, presso gli editori Giuseppe Pomba e C, coi tipi Baglione, Melanotte e C. Puutate t.% 2.* e 3.", di pagine vnr e 96, in 8." Lii-. i. 5o. Quest' opera verra divisa in 18 epoclie contenute in altrettanti volumi di racconto, ciascuno di fogli 35 a 40, e di circa volunii 20 di document!. Sara tutta compiuta in otto anni , e sara dlstribuita a fascicoli di fogli 4 ( pag. 64 ) ogni settimana incominciando colla prima di aprile. Prezzo per gli associati lir. I al fascicolo. — In Milano le associazioni si ricevono dai principali librai. Collana di dizionarli particolari d'ogni scienza ed arte, e di qual- siasi alrro ramo dell' umano sapere. — Anello I. Dizionario mito- logico di tutri i popoli e sue relazioni colla storia, di Luigi Capello conte di Sanfranco recato dal francese in italiano dal professore V A R 1 C T A. 187 Benedetto Perotti, con molte aggiunte deirautore e del traduttore. Volume I. • — Torino, 1837, presso Giuseppe Pomba e Comp. Dispensa I, in 8.°, di pag. xix e 1 12 a due colonne. A — An- . tenia. Questo Dizionai'io mitologico sara compreso in due tomi di pag. 700 cuxa ciascuno , e pubblicato pef dispense di pag. 128 ogni l5 o 20 giorui , al prezzo di lir, 2 ciascuna: tutta 1' opera sai-a contenuta in 12 dispense e non piu. .L''Ai*cheografo trieslino. Raccolta di opuscoli e notizie per Trieste e per Tlsn-ia. Volume IV. — Trieste, 1837, ^^^ tipografia di Gio. Marenigh, in 8.°, di pag. XII e 563. Biografia degli Italiani iUustii nelle scienze , lettere cd arti del secolo 1 8.° e de' contemporanei , compilata da letterati italiani di ogni provincia e pubblicata per cura del professore Emilio de Ti- paldo. — Venezia, 1 837, dalla tipografia di Alvisopoli, vol. 5.°, fascicolo i.°, in 8.°, di pag. 128. Lir. 2. 61 al fascicolo. V. Bibl. it.il. t. 88.°, p. 201. Viaggio in Alemagna di Francesco Vettorl ambasciatore della Repubblica fiorentina a Massiaiiliano I. Aggiuntavi la vita di Fran- cesco e Pagolo Vettori , il Sacco di Roma del 1827 dello stesso F. Vettori. — Parigi, 1837, dai torchi di L. B. Thomassin e C. Vendesi in Parigi dalP editore , e in Firenze nella libreria Molini , in 12.°, di pagine xxxvll e 276. L' Italia , la Sicilia , le isole Eolie , Y isola d' Elba , la Sardegna , Malta, r isola di Calipso, ecc. — Torino, i834-i838, presso Giu- seppe Pomba e C., in 4.° piccolo. Pubblicati i65 fascicoli conte- nente ciascuno due stanipe ed otto pagine di testo , a cent. 5o al fascicolo. — V. Bibl. itai. t, 79.°, p. io3. In Milano presso i principali librai. Monaco di Baviera , lettere del conte Giovanni Luca Cavazzo della Somaglia. — I^Illano, 1 838, tipografia e libreria Piiotta e C., contiada di Santa Radegonda, nam. 964, in 8.°, di pag. 1 32, con una tavola geografica in rame. Lir. 2. 61. La Commedia di Dante Alighieri col comento di N. Tommaseo. — Venezia, 1837, co'' tipi del Gondoliere, tomi 3, in 8." grande, di pagine 272, 268 e 286. Lir. 24. 36. — In Milano presso i prin- cipali lilirai. Di alcune novlta inti'odotte nella letteratura italiana. Lezione del marcliese Tommaso Gargallo recitata il giorno 3o agosto 1837 nel- V I. R. Accademia della Crusca : con una elegia latina al canonico Filippo Scliiassi su lo stesso argomento. — In Milano, 1 838, presso Giovanni Resnati librajo, corsia de'' Servi n. 601., tipografia Ber- nardoni, in 8.°, di pagine vii e 37. Tragedie di Carlo Marenco di Ceva. Tomo jjrimo. — Torino , 1837, presso G. I. Reviglio e liglio , stamperia Fodratti , in 8.°, dJ pag. 372. Lir. 5. 22. — In Milano presso Pirotta e C. Effemeiidi asti-onomiche di Milano per Tamio 1 838, con Appen- dice di osservazioni e Memorie astronomiche. — Milano, i837, dal- P I. R. Stamperia, in 4.' piccolo, di pag. 92 e l3i. Lir, 5. aa. l38 V A R I E T a'. Prinio Supplimento alle Effemeridi asti-onomiche cli Milano. — Milano , 1^537, dain. R. Stamperia, in 4.° piccolo, di pag. 198, con una tavola in ranie. Lir. 6. 96. Annuale astrouoiuico di Milano pel" Tanno l838 compilato nel- n. R. Osservatorio , e Statistica medica coiupendiata, coUa statistica delle morti iniprovvise della citta e dei Corpi Santi di Milano , e col Prospetto del cholera asiatico nel regno Lomljavdo-Veneto per I'anno 1 836, del dottore Giuseppe Ferrario. — Milano, coi tipi di Paolo Emilio Giusti, nella contrada de'' Due Muri, n.° 1041, in i6.°, di pag. viil e 128. Lir. I. 3i. Fisica de' corpi ponderabili , ossia Trattato della costituzione ge- nerale de' corpi, del cavaliere Amedeo Avogadro dell'ordine civile di Savoja , masti'o-uditore nella regia camera de' conti , professore emerito di fisica sublime nella regia Universita, ecc. Tomo i." — Torino, i837, dalla Stamperia Reale , in 8.", di pag. xxxi e 910, con 9 tavole in rame. Lir. l5. 66. — In Milano presso Pirotta e C. Telegrafo elettro-magnetico praticabile a grandi distanze, imnia- ginato ed eseguito da Luigi IMagrini , dottore in matematica , pro- fessore supplente alia cattedra di fisica e di matematica applicata nell' I. R. Liceo di Santa Caterina in Venezia e socio di varie Ac- cademie. — Venezia, 1 838, dalla tipografia di Alvisopoli, in 8.°, di pag. 87, con 4 tavole in rame. Lir. 2. 61. Iconografia della Fauna italica, di Carlo Luciano Bonapaite prin- cipe di Muslgnano. — Roma , 1 837 1 tipografia Salviucci , in 4.° fig., fascicoli 1 8.°, 19.°, 30. ° e 21.% al prezzo di scudi 3 romani (lir. 16. II ital. ) per ciascun fascicolo. V, Bibl. ital. t, 83.°, p. 376. SuUe vicende della filosofia, e sull' estensione , utilit.a ed impor- tanza di questa scienza. Discorso storico-critico del prof. Giuseppe Caleffi. — Firenze, 1837, tip. della Galileiana, in 8.% di p. iia, Elemenfi di filosofia teoretica e morale del dott. Baldassare Poli P. O . pi-ofessore di filosofia nell' L R. Universita di Padova. — Pa- dova, 1837, ^^^ *'Pi ^^^ Seminario, tomi 3, in 8.% di pagine 267, s55 e aSo. Lir. 10. 44. Venti<[uattro racconti origiuali italiani per madri e fanciuUi jDro- posti da Clemente Baroni. — ■ Milano, l838, presso Lorenzo Son- zogno editore librajo, corsia de' Servi, n.° 6o3, coi tipi Pirotta e C,, in 1 6.°, di pag. 193. Lir. I. 74. DelUorigine e dei progressi della nuova dottrina medica italiana. Memoria del dottore Odoardo Turchetti. — Santa Croce, 1837, tipografia dei fratelli Bartoletti, in 8.", di pag. 56. Pericolo di sqipellire gli uomini vivi creduti morti. Trattato di Melchiorre Missirini. — Milano, 1837, presso Carlo Branca, coi tipi della Minerva in Padova, in 8.° di pag. XL e 433. Lii-. 6. Trattato generale di commercio , ovvero Memorie dedicate alia gioventu che intraprende la carriera mercantile da Francesco Ga- rello. — Genova, 1 837, tipografia di Luigi Pellas, in 8.°, di pa- gine 536. Lir. 8. 70. — In Milano presso Pirotta e C. Architettin-a idraulica, ovvero arte di conduiTc, innalzare e rego- larc le accrue pei varj bisogni della vita, di Beruardo Belidor ; cou V A R I E T a'. 189 note ed ap;f;iiinte di Navier iiigPG,neiT nel coiiin reale dc'i ponti e strade. Versione italiana su V iiltinia edizione francese , di Basilio Soresina, dottoi'e nelle scienze fisiche e niatematiclie. — Mantova, presso gli editori fratelli Ncgretti , coi tipi di F. Elmuc ci , in 4.° fig. — In Milaiio, presso A. Monti contrada del Cappello. Pubbli- cati 17 fascicoli. V. Bibl. Ital. t. 84.°, yt. 295. Delle etrade feiTate e della loro futura influenza in Europa. Pen- sieri del conte A. Piola. — Torino, i838, dalla Stamperia Reale, in 8.°, di pag. x e 33l. Lii". 3. 5o. — In Milano presso Sonzogno. Desciizione deir aeronave rettireniiga inventata da Muzio Muzzi boiognese. — Bologna, 18 38, coi tipi del Nobili e Couip., in 8.% di pag. 10, con una tavola in litografia. Sulla direzione di un aerostato , alcune idee del dottor Giovanni Polli. — Milano, i838, coi tipi di P.A.Molina, in 8.% di pag. 22, con una tavola in litografia. Saggi suir aerostatica e sulP aeronautica del T. colonnello cav. Marco Antonio Cossa: opera approvata dalla R. Accademia delle scienze di Napoli. Sagglo primo. — Napoli, 1837, dalla stainperia e cartiera del Fibreno, in 8.°, di pag. 118, con una tavola in rame. Lezioni d'' inti-oduzione al calcolo sublime di Gaspare Mainardi , prop, suppl. neir I. R. Universita di Pavia, uno dei quaranta detla Societa Italiana ccc. Fascicolo i." e 2.° — Pavia, i836, tipografia Bizzoni. Elenienti di filosofia morale delT abate prof. Francesco Zantede- 8chi, edizione seconda. — Milano, l836, coi torchi della Societa de' Classici Italiani, in 8.°, di pag. 292. IVecrologia. F Hippo Ferranti. Una grave perdita haano fatto le scienze applicate e la pubblica amministrazione neiringegnere Filippo Ferranti uno dei piu attivi coUaboratori di questo giornale. Nato egli in Como neU'anno 1778 da Antonio, pei-ito di quelia comnne , e da Rosalinda Luraglil; giovinetto si pose con tutta alacrita agli studj dai quali non valsero a sturbarlo le vicende degli ultinii anni dello scorso secolo clie com- mossero si grandemente gli spiriti. Parve anzi che qnelPen- tusiasmo aggiungendo forza al sno intelletto lo spingcsse con maggior lena a progredire nel siio cammino, e tanto vi si distinse, specialmente colla costrnzione della difficile strada del Moncenere tra Lugano e BelHazona, die creato da Napoleone il corpo degPingegneri d' acqne e strade, ( quel corpo die cosi potenicmente contrlbn'i alia prosperita ed airabbelliniento del nostro paese) Ferranti benclie ancor fresco d' ota i"u iiouiiuato Gensore idraulico , c subito dopo I4C1 VARIETA. delegate a coprire la carica d' ingegnere in capo nella Val- tellina, in allora DIpartimento dell'Adda. Quella valle uscita allora dalla sudditanza dei Grigioni noa aveva strade che potesscro essere percorse da vetture, non potiti di qualche solidita snl rapido fiume da cui e ba- gnata, clie spesso gonfiasi e strai-ipa. Egli vl progetto quella magnifica via che Tattraversa quanto e lunga, e vi aperse il tronco da Colico a Sondrio, ammirato come un capo la- voro deirarte sia pel sno tracciamento c'le pel robustl ed ingegnosi ponti di legno onde in molti luoglii scavalca il fiume, talvolta per guadagnare la piu facile e piii ainpia riva, talvolta per ischivare le sue tortuosita, talvolta pure per avvicinare i piu popolosl borghi della valle. Egli vl freno in pill luoghl gl'lmpeti delle acque, egli infine, come ne fa fede la lapide laauguratoria cola eretta, vi traccio le prime linee della meravigliosa strada dello Stelvio condotta con tanta lode a termine , or son poclii anni , dall' inge- gnere Carlo Donegana. Qulvi soggiorno fino a tutto il 18 14 e quel valliglani ne conservano ancora viva e gratissima rlcordanza. Chiamato ad occupare la carica d' ingegnere in capo a Cremona, fu incurabenzato della sorveglianza dell'arginatura del Po per tutta la frontiera Lombarda, dove tento un si- slema economico di fascinate per difendere gli arginl dalle corrosioni ( Milano, 1824, tip. Pirotta) e sotto la sua di- rezione furono costrutti i magnifici riparl che difendono Casalmaggiore, le quali opere gli frnttarono 1' onore di formar parte della Legazione diplomatica in concorso degli Stati limitrofi all' opposta sponda del Po per determinarne i confini e fissarne le convenzioni ed i diritti. Stando a Cremona esegnl pure la grande strada Giuseppina che passa da S. Giovanni in Croce e termina a Casalmaggiore. Nel 1820 passo a Milano quale I. R. Aggiunto per le strade alia Direzione generale delle Pnbbliche Costruzioni. Fu in questo periodo di tempo che pubblico una relazione storica sulle strade del Milanese (Italia 1823, opuscolo in 4.°), un Progetto di miglioramento nella navigazione del lago di Como (Milano i83o) ed altre Memorie intorno alle strade a rotaje di ferro (Milano 1887); che stese per superiore richiesta un' indicazione somraaria del sistema stradale e delle norme d'amministrazione, costruzione, riparazione e manutenzione delle strade del Regno Lombardo Veneto , opere le quali palesano la sua somnia perizia specialmente VARIETA. 141 neir arcliltettura stradale ; die mando a Vienna un pro- getto per la erezione dl un ponte sul Danubio, lavoro lo- datissimo che non ebbe finora effetto alcuno, e die scrisse una dotta Memoria intorno all' espurgo ed alia sistemazione deir emissario Lariano a cul dopo mold dibattimenti si pose mano nel decorso anno per sovrana munificenza. Co- ]Dri dopo la morte dell' ingegnere Masetti la carica di f. f. di Direttore generate e diiamato di nuovo a quelle funzioni allorche il cav. ingegnere Gianella diiese ed ottenne un onorevole riposo, colla rapidlta die gli era propria di af- ferrare le idee e di porle con tutta facilita e diiarezza in carta , coU' infaticabilita della sua raente , colle sue ample e generose vedute amminlstrative e co'suoi lumi nelFarte proporzionatl alP acutezza dell' ingegno fortificato da una lunga esperienza e da indefessi studj , si era merltata la generale estiraazione , ed il desiderio del buoni che la su- periorita lo confermasse in quel luminoso seggio che co- priva provvisoriamente. Ma tutt' altro era per accadere. Colpito da un' infiammazione cerebrale originata da troppo intensa ap^»licazione di meiite che per zelo del pubblico servigio trascuro in sul primo apparire , soggiacque al ma- lore in brevissimi giorni la notte del aS gennajo. II do- lore fu veramente pubblico e si leggeva starapato neHa lunga schiera de' beneficati , degli amici , de' colleghi die accompagnarono il feretro alia tomba e che deploravano un appoggio, un consiglio , un capo. Ferranti aveva elevata la statura, occhi vivaci, moti pronti e subitanei come i suoi pensieri : portava alto il capo noa per alterigia come i suoi malevoli gli apponevano, ma per fisico difetto negli organi della respirazioue. Era in lui saldissima la salute , e tanto da affrontare ogni privazione neir esercizio pratico dell' arte , e da resistere alle lunghe veglie a cui si era abituato dalla gioventii ■■, giacche lasciava cnstantemente il letto prima di giorno e ponevasi alio scrit- tojo con una sorprendente perse vera nza , onde pote svi- luppare quella potenza di lavoro che unita alia prontezza e sicurezza de' suoi coucepimenti danno ragione del gran- dissimo prodotto dclle sue fatiche. Non era libro che ia- teressasse la scienza ch' ei non cercasse e leggesse avida- mente e non annotasse , e delle sue sagaci osservazioni faceva spesso parte a questa Biblioteca Italiana, dove sono generalmente distinte colle sue iniziali. Pisinteressato, leale, aniico all' entusiasmo di tutto che sapeva di belle o di 142 VAniETA. utile alia patria , egll fu dei piii zelanti promotorl delle societa erettesi per promovere la prosperilii del paese^ dei battelli a vapore , de' velociferi , de'pozzi artesiani, delle strade ferrate e pel rintracciamento del carbon fossile nel regno. Non desiderio di lucro lo spiageva a coltivare Parte ed ambirne le prime distinzioni , ma ardente amore alia medesima della cui dignita nutriva altissimo concetto , per cni abbracciava ogni occaeione per animare quelli tra' gio- vani clie davano caparre di felice riuscita. II sue conver- sare era imaginoso e vivace, le sue discussioni in materia d'arte calde , talvolta aspre ed imperiose e vestlte del- r apparenza di pertinacia; ma passato quel primo bollore recedeva facilmente dalla sua opinione ed accarezzava chi persuaso del proprio sentimento sapeva sostenerlo con sode ragioni ; incapace in ogni modo di serbar rancore con per- sona. Tale era 1' uomo che deploriamo. Piii che dovere di gra- titudine, amore spassionato del vero dettarono queste llnee onde non passasse senza tribute di pianto un uomo si be- nemerito dell' arte e della patria. L. T. ^ ERRATA-CORRIGE. Tomo 88.° Pag. 3a I lin. ia-i3 della nota non daH'A. Nostii luggi cioc tlallVi. Noltii La segii.itura ilell'articolo a pag. So/ ( Dalla Relazione ecc. ) in vece di essere cuUocatu al di sotto dell' ultimo paragrafo doveva esserc in seguito ad R. GraoNi, F. Carlini, I. Fumagalli e G. Brugnatelli , direttori ed editori. Domenica ( i.° aprile) verso le ore cinque pomeii- diane cesso di vivere il cav. sacerdote Robusdano Gi- roni I. R. Consiglleje , Bibliotecario di Brera, uno dei Direttori di questo Qiornale. Nel prossimo fasci- colo consacreremo alcune pagine alia menioria di un uomo la cui morte sard dolorosa a quanti V hanno co/iosciuto. Pubblicato il di 5 aprile i838. 143 .-■tratto delle ossermzioni meteorologiche fatte alia nuova torre astronomica dell' I. R. Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3^6a {metri 26,54) sulV orto hotanico , e di tese 75^48 (^inetii 147,1 i)5uZ livello del mare. G E N N A J 0 1808. ridatto all B A RO METRO 1 Pirfizione del vento. a tem] o'' )eraluia + 10" K. 6^ 12^ S 0 I 6'' 111 g'^ni 5'' s e*" s 9"s I2''S 6'' m 0'' pull. In,. 28 1,8 U.i. 2,1 lin. 1,9 lin. 1,5 lin. 1,5 l.n. 1,6 lin. 1,5 N E N s N a 28 1,0 1,0 1,2 0,9 0,9 0,9 0,7 S 0 0 s 0 s 0 6 27 12,3 12,4 12,0 11,8 I ',9 12,2 12,0 N s 0 N E N E 4 27 12,5 12,5 12,4 12,0 ",9 11,8 11,5 E 0 E £ 1 27 10,9 11,0 10:7 io,:i 10,0 10,3 10,0 0 N 0 N 0 s 0 27 9.5 9.' 8,6 8,0 8,1 8,1 8,1 S 0 N E E N E 7 27 8,2 8,5 8,5 8.2 8,5 8,6 8,5 E N s 0 N 8 27 8,7 9,1 9,0 9,3 8,4 9,7 9,9 E N E<"* £<■) E eC) f) 27 10,4 11,2 II, I 11,0 ' II, I 1 1,5 11,1 E eO E N 0 10 II 27 9.« 9,8 9,4 8,9 8,8 8,9 8,9 0 0 s 0 s 0 27 9'5 9,6 q,8 9,8 10,1 "0,7 1 1,0 N 0 S S E N 0 N eC> 12 27 11,5 1 1,6 If, I 11,2 1 1,0 10,9 10,9 N E N E s 0 N 0 IS 27 10,5 1 1,0 10,1 9,7 9,0 9,0 8,b E N E E £ N E N E<') ■4 27 6,5 6,0 44 4,3 4,1 ^,9 5,8 E s 0 0 0 s 0 i5 27 5,u 5.,9 6,2 6,5 6fi 6,8 6,9 s 0 E S S E N E 16 27 7,0 7,4 7,4 7,2 7,5 7,6 7,7 0 0 S 0 N E N ■7 27 7,(1 7,7 7,4 7,3 7,2 7,2 7,^ 0 s s 0 0 E >8 27 6.,7 (]^^ 6,9 6,9 6,6 6,3 i),b N E E S £<■> N E 0 '9 27 3,9 3.,9 3,7 4,0 4,5 5,5 5,9 s oc 0 -N E N E ao 27 7,5 8,5 9,2 9,^- 9,7 10,5 10,9 N E 0 N 0 s 0 21 27 1 1.4 11,7 11,8 11,8 I "2,0 12,3 12,2 S 0 E N E 0 E N E 22 27 11,8 ",7 1 1,5 11,2 II, I II, I 10,7 0 0 S 0 S E ■iS 27 9^7 9,6 9,' 8,9 8,8 8,6 8,2 E N E E N E s 0 0 S 0 2i 27 6,8 6,9 6,3 6,0 5,5 5,3 5,4 N E N S N 2!) 27 4,6 4,4 5,9 5,1 2,1 1,5 0,9 N E E 0 N 26 11,9 12,2 12,1 12,0 12,1 11,7 11,7 S 0 s 0 0 S S E ■•'7 26 11,6 12,5 >',7 12.0 ■2,7 1 3,4 '^,7 JV E. S N 0 28 27 2,8 3,2 5,6 4-8 5,6 6,4 6,9 0 S 0 N N E Jf E S E 29 27 7.9 8,5 8,7 8,7 5,2 9,:) 9,^ N 0 0 S E s 0 io 27 8,8 «-7 8,5 7,6 7,2 6,6 6,5 N N E N N E N 0 E N E 01 27 :),o 7,0 7,0 6.,9 7,0 7.6 7,6 0 N N 0 s 0 N E Alicz L& mat mil sinia lie! bar iina juietro poll. 28 liii. 2,08 . ,1 26 " 11,6 0 It met lia . '/ 27 " 8,2 075 ^aniciili- Le ore sono in ttniiio vcro civile; le etlerc n 1 eJ 5 intlicano rispclti !c oic tlla mauiiia uj .ii limund iii.e e quelle d ella sera 0 ponicriiliaiie. Ba^as^ofi •4 4 G E N N A J 0 1 838. Altezza del lermomeiro R. Stato del cielo ^ rh 1, h -h 6'>s h u da mezzanotte da mezzodi 1 o O 6 ni 9 m 0 OS 9*'s I 2" Si a mezzodi. a mezzanotte. I - 3,0 - 1,4 + 0,6 + 1,1 '■'■ 0,5 - 0,5 _ 1,0 Sereao. Sereno. 1 2 - 0,8 - 0,3 + 0,3 + 0,4 + 0,2 + 0,4 + 0,3 Nuvolo. Nuvolo. '6 + 0,1 + 0,2 + 0,6 + 0,1 + 0,1 + 0,2 + 0,1 Neve. Neve. 4 + 0,1 + 0,4 + 0,7 + 0,4 + 0,3 + 0,2 + 0,2 Neve. Neve. 5 0,0 + 0,7 + 1,4 + 0,7 - 0,.-) - 2,0 - 1,9 Nuvolo. Nuv. ser. G - 1^7 - 1,0 + 1,7 + 1,7 + 1,1 + 0,9 0,0 Nuvolo. Nuvolo. i n - 2,5 - 1,7 + 1,9 + 1,4 + 0,2 - 2,9 - ^,7 Nuv. ser. Sereno. i 8 - 0,5 - 0,3 - 0,1 - 0,9 - 1,5 - 1,6 - 1,6 Nuv. neve. Ser. neb. nuv. 9 - 2.8 - 1,8 - 0,6 - ^8 - 2,4 -3,8 - 4,3 Nuv. ser. Nuv. neve. 10 - 43 - 4,0 - 2,8 - 2,1 - 2,6 - 2^7 - 2,8 Nuv. neve. Nuvolo. 1 II - 8,5 - 8,4 - 2,9 - 2,3 - 4,0 - 6,6 - 6,4 Nuv. ser. neb. Ser. neb. nuv.i i 12 -4,5 - 2,7 + 0,2 - »^7 - 2,4 - 2,8 - 2,7 Nuvolo. Nuvolo. I 1 i3 - 2,q - i,q - 1,2 - 1,0 - 2,6 - 2,8 - 3,0 Nuv. neve. Neve nuv. i i4 -3,1 - 2,8 - 1,6 - 2,0 - 5,3 - 6,0 - 6,2 Neve. Nuvolo. 1 i5 -1 1,0 -10,0 - 3,8 - 2,7 - 3,1 - 3,5 - 4,5 Ser. nebb. Nuvolo. i6 -6,1 -5,7 - 4,2 - 3,0 - 5,2 -4,1 - 4,3 Nuv. aebb. Nuvolo. ' 7 -'6,7 - ^,4 - 1.9 - 2,2 - 2,5 - 2,4 - 2,6 Nuvolo. Nuv. neve. i8 - 2,7 - 1,8 - 1,2 - 1,0 - i»7 - 1,9 - 2,2 Neve nuv. Nuv. neve. iq - 2,2 - i,q - 0,6 - 0,2 - 1,0 - 2,i - 4,2 Neve nuv. Ser. uebb. 2 0 - 4,!^ - 0,0 -2,4 - 2,8 -4,2 - 6,0 - 8,2 Nuvolo. Nebb. ser. 21 -12,0 -10,0 - 8,4 -4,7 - 6,2 -7,8 - 8,1 Sereno. Sereno. ■i2 -6,1 - 4,0 - 1,6 - 2,2 - 3,0 - 2,7 - 2,6 Nuvolo. Nuvolo. 20 - 2,8 -2,3 - 0,7 - 1,0 - 1,9 - I.D - 2,1 Nuvolo. Nuv. neve. ■2i - 2,0 - 1,3 + 1,3 + 0,4 - o,» - 0,8 - 0,8 Nuvolo. Nuv. piogg. lb + 0,4 + 0,9 + 0,6 + 0,6 + 0,2 + 0,9 + 1,2 Nuv. piogg. Nuv. piogg. 26 + 0,6 -t- 1,5 + 2,9 + 2,7 + 1,3 + ',4 + ',1 Piugg. nuv. Ser. uuv. | 27 + 1,2 + 1,0 + 1,0 + 1,5 + 1,2 + 0,7 + 0,6 Pioggia. Pioggia. 2S 1+ 0,5 + 0,6 * 1,7 + 1,2 + 1,0 + 0,7 + 0,4 Piogg. nebb. Piogg. nebb. -'■9 + 0,4 + 0,6 + i„o + 1,3 + 0,8 M- 0,1 + 0,5 Nuvolo. Nuv. piogg. i^o + 0,7 + 1,41+ 1,4 + 1,7 + 1,4 + 1,2 + 0,6 Nuv. piogg. Pioggia. .3 1 + 0,8 + 1,2 1+ 3,4 1 + 3,8 + 2,6 + 2,1 1 + 2,6 Nuvolo. Ser. nuv. | Altezza niassima del lermometro + 5'',83 ! ' >f minima .... - 12,00 ' » media . . . . + 1,6423 Quanliu della pioggia, neve scioUa e nebbia prccipilala linee 55,63 i 1 -. -. . — 1 f -MiiirT" "■"■^ m am BE9W 1 145 BIBLIOTECA ITALIANA trMtaic AbOO. PAH T E J. LliiTIillATURA ED ARTl LIBERALI. Memorie delta R. Accademia delle scienze di Torino, tomo XXXIX. — Torino, i836, Stamperia Reale. Classe delle scienze niorali , storiclie e filosofiche. No otizia di an nuovo congedo mililare dell' imperatore Adriano ritrovato in Sardegna, del cav. Ludovico Bailie. — II chiarissinio autore in fra gli altri dotd studj per lui piibblicati sin dal i83i illnstro un nuovo fram- niento di antico diploma militare dell' imp. Nerone a lavore del soldato sardo Tunila, trovato poco prima in Sardegna e donato al R. Museo antiquario di Cagliari; lavoro inserito poscia nel tom. XXXV di queste stesse Memorie iasieme con altri sullo stesso argomento dal ch. prof. Gazzera. Non ando guari clie aJtre due ta- volette della stes>a natura vennero similmente alia luce nelPisola, donate del pari al Museo; ed il be- nemerito cav. Bailie non manco di renderle subito pubbliche con opportuni commend ed erudizioni nella presente Memoria accademica. Appartengono esse ad un diploma dell' imp. Adriano a favore di un Cajo Fusio Cura . . ( manca la fine di qnesta parola iadi- cante forse al nome del padre ) di patria sardo, se- rondo la probabile congettura dell'erudito illustratore; Bibl. It'd. T. LXXXIX. lo 146 MEMOKIE BELLA R. ACCAUEMIA ex.... forse gregalls , della flotta ravennate, sottp il comando di un Nunierio albauo, nome sinoia ignoto. Uno degli oggetti onde si occupano principalmente i dotti commentatori di simili nionumcnti e la loro data , segnata del nome de' consoli ; e non gia degli ordinarj , die davano il nome alP anno ne' pubblici Fasti, ma de' surrogati infra lanno, die tenevano i fasci air atto della spediaione deirimperiale decreto, Non lare volte percio emergono nomi afl'atto nuovi, die crescono la serie consolare , tuttora incerfa ed incompleta. Tali sono i due die si leggono in queslo rnonmiiento; i quali oltre la novita sono ancora di assai difficile lezione, per la frattiira ed ossidazione del metallo. Pero sulla prima tavoletta appajono ab- bastanza diiaramente i loro cognomi , Jiinco e Severo ,- i quali combinati colla xi tribunizia podesta di Adria- no, e col giorno v avanti le Idi di ottobre die poco prima vi si leggono , mostrano i consoli del terzo nundino quadrimestrale dell' anno di Roma 881, del- r era vol gar e 128. L'autore discute lungamente ed eruditamente la quistione sui costoro nomi , e stabilisce il prinio es- sere L. Catilio Severo gia console ordinario con T. Aurelio Fulvo nel 120 (e. v.), T altro Sesto Giulio Giunco nominato da Giovenale, e da cui ebbe il nome il senato-consulto Junciano. Tralasceremo di entrare sul nierito della questione , dovendo quanto prima render conto dell' opera importantissima dell' esimio archeologo Clemente Cardinali , in cui vengono riu- niti, confrontati ed esaminati tutti codesti monumenti venuti sinora alia luce, fra' quali aiiche questo, quan- tunque all' epoca di sua pubblicazione non gli Ibsse uoto il dotto lavoro del sig. Bailie. Sopra una moneta greco-egizia inedita del R. Mur^ SCO di Torino; Memoria dell' avvocato F. Barucchi. — - Nella copiosissima serie delle monete de' re Lagidi di Egitto , moltissime ve n' lianno specialmenie di bronzo di tutte le grandezze , die portano scoipita la testa di GiQV? 0 di alcmi'altra deit^ , c daU'altra paite DKLLK SCIENZE DI TORINO. I47 una o clue aquile col solo nome di Tolomeo , comune a tutti i re ili quella dinastia; e sono rare quelle che portano alcun ritratto speciale indicante con maggior precisione il principe sotto il quale fu battuta la mo- iieta. Fra le prime s' incontrano frequentemente al- cune con bellissima testa di donna coronata di uno stelo di Irumento coUa sua spit-a suUa fronte , e la chioma con trecce inanellate che le cadono grazio- samente all' indietro. I numografi la dissero d' Iside , o di Cerere egizia. Ora il ch. sig. Barucchi fra le monete del R. Museo antiquario di Torino al quale degnamente presiede , una di queste ne ha trovata sconosciuta sinora ed inedita per l' epigrafe che porta KAEOnATPAE BASIAISSAS, e nel rovescio colla solita aquila nTOAEMAIOT BASIAEOS ; onde si vede questa e le altre simili mancanti di nome, do- versi attribuire a Cleopatra , rappresentata sotto sem- bianze divine. Se non che molte turoao le Cleopatre dopo la nioglie di Tolomeo V Epifane , ed importa ronoscere a quale dcbbano assegnarsi queste monete. Alio scioglimento del problema e principalmente di- retta la IMemoiia del sig. Barucchi ; e dietro molti plausibili argomenti 1' aggiudica alia figlia del tcrzo Antioco di Siria moglie del detto re Tolomeo Epitane. Prese in accurato esame le monete regie dell' an- tichita, e se^natameute deirArmenia , della Bitinia , del Bosforo c Ponto , della Commagene , della Mau- ritania , della Numidia e finalmente della Siria , egli dapprima stabilisre , qualmente dacche si comincio dopo Alessandro jM. a porre i ritratti d' uomini vi- venti suUa pubbllca moneta , quest" onore non fu coniunlcato luorche alle principesse , le quali o sole o in consorzio di altri , di diritto o di fatto , gover- narono in proprio nome lo stato , e parteciparono a tutte le prerogative reali. In secondo luogo a quelle, cui o per politiche ragioni o per atfetto speciale fu- rono accordate dopo morte le insegne c gli onori divini. Finalmente, pero assai di rado, ad alcune ancor viventi per singolar favore del re marito o 148 MtMOIUK DELL.V^ lU \CGADIiMlA figliuolo. Le quali ragioni diniiiiuiscono grandemente il nuraero delle Gleopatre cui possa attribuirsi la delta moneta ; perocche per la prima non potrebbe conve- nire che alia cognommata Cocce vedova di Tolo- meo VII e madre dei due seguenti VIII e IX, e le monete di lei sono abbastanza distinte per la spoglia deir elefante che le adoi ua il capo ; cosi pure alia celebre Cleopatra detta di Marc'Antonio , le cui mo- nete sono con maggior sicnrt/za conosciute pei li- neamenti del volto e per lo stile di arte e della fab- brica molto decaduta dalla perfezione clie si amaiira nelle prime. I monumenti poi d" accordo colla storia ci assicu- rano la nioglie del V Tolomeo essere stata donna d'in- gegno e valore straordinario , la quale seppe conser- vare il regno al figlio in tencrissinia eta ed in dif- ficili circostanze ; sicche questi grato alio cure materne prese il soprannome di Filometore, ed ella t"u vene- rata qua! dea cogli splendidi titoli di Epifanc Eucari-: sta. Non dee percio far meraviglia, che ad esempio di quanto i suoi precessori aveano usato riguardo aiie due prime Berenici ed Arsinoi , il VI Tolomeo con- sacrasse una moneta alia memoria di lei. Si avvalora la congettura colla convenicnza deirartc, co' simboli, oltre le ragioni che escludono tutte le altrr Gleopa- tre : finalmente colla piu sottile osservazione de' linea- mcnti del volto, che ricordano quelli di Antioco III I'e di Siria. Per le quali cose ci sembra piu che a suflicienza provato I'assunto, di doversi allogaie sotto il noma della prima Cleopatra moglie di Tolomeo V non solo la moneta inedita che ha dato argomento alia presente Memoria, ma sibbene tutte le altre ane- pigrafi a lei somiglianti. E la scienza nummaria andra debitrice al dotto sig. Barucchi di aver cresciuto di altra regina la serie delle monete regie di Egitto , togliendole dalle incerte tra le quali sono andate va- gando finora. Joan. Ant. Arri ohservadones in quibusdam Abbassida- rum iiummos atque in alia monumenta arabico-cufica. — ■ DrLLI. SCirNZF, DI TORIN'O. \ /^g II dotto orientalista prcnde ad illustiare alcune mo- ncte cd altri monumonti cnlici del R. Musco di To- rino , nclla niag2;ior parte inediti c gia speftanti al doviziosissinio nicdagliere con grandi spese raccolto dal cav. Lavy della R.' Accadeinia , il quale mosso da patrio amore e dal desiderio di vieppiu giovare a quest! dilt-ttevoli stmlj . ne fece ampio dono al- PAccademia medesiina. Gl' illnstrati monumenti con grandissima diligonza prodotti in tre tavole lilografi- che , sono sette monete di ranie e due d' argento spettanti a' Califli de' primi secoli dell" Egira ; cosi pure due pesi di vetro , e due specclii luetallici , tutti con arabiche iscrizioni , onde rilevansi i nomi de' principi e delle citta in die furono fabbricati ; oltre il solito motto tolto d.ii libri del Corano; e negli specclii. o piuttosto ne' talismani sferici, si veggono varie figure di animali ed ornamenti mistici, e voti, e sentenze religiose. Le ricerche ed osservazioni storiclie, criticlie e pa- leogratiche delfegregio autore , molte delle quali di- rettamente opposte alle opinioni ed interpretazioni di altri celebri orientalisti trattanti gli stessi oggetti. ed in ispecial modo del dottissimo jllustratore delle rno- nete cufiche dell' I. R. Museo di Milano , meritano di essere presc in pin seria considerazione da' cul- tori di qucsti utili e diflinli sludj. Monete ossidionali del Piemonte edite ed liiedue il- lustiate da Dornenicn Casirniro Promis. — Fra i piu sicuri e preziosi monumenti che ci conservaiio la nie- moria di fatti militari gloriosi pel Piemonte si devono certamcnte annoverare le monete ossidionali. Con questo nome sono chiamnte quelle monete che per supplire al mancante legale numerario pel pagamento della soldatesca, o per 1' acquisto delle vettovaglie si battono in una citta o t'ortezza qnalnnque da eser- cito nemico assediata o blorraia. Di esse quasi tante ne numera questa parte d' Italia soggetta alia R. Casa di Savoja quanta tutta insicme la restante penisola ; ed appartengono a Nizza, Vercelli , Casale . Guneo ed ibO MEMORIE DELLA R. ACOADEMIV Alessandria. In Nizza ne furono battute uel 15485 in Vercelli nel 1617 e 08, in Casale nel 1628 e 3c, in Cuneo nel 1641, e nella cittadella di Alessandria nel 1746. = Gran parte delle quali esiskono nel R. Mu- seo di Torino, e tutte insieme si veggono disegnate con esattezza in due tavole annesse all' erudita Me- moria , in cui di ciascuna si dichiara diligentemente la storia, il valore e T occasione per cui fu coniata. Osservazioni intorno alV isturia de Razzl del colon- nello cav. Francesco Omodei, dlrettore degli studj mi- litari ecc. — Proseguendo il valoroso accademico (ora defunto) nelle sue ricerche storiche, critiche ed artj,- stiche intorno a varj artificj guerreschi , si propone mostrare insussistente I'asserzione del sig. Montgery in un suo recente trattato sui razzi da guerra, giusta la quale avrebbero avuto origine dai Sifoni, die Timp. Leone faceva fiibbricare con grande segreto : ed os- serva largomento a favore di tale sentenza tratto dal libro di Marco Greco intitolato Liber ignium, non poter essere di alcun valore , trattandosi quivi di materie aflatto differenti dalia vera polvere da guerra. Oltre di che il nis. originale donde si e ricavara quel la notizia debb" essere stato interpolato , e certaniente scritto posteriorniente all" epoca deir invenzione della polvere , siccome il ch. autore ha dimostrato in altra Dissertazione inscrita nel precedente volume degli Atti accademici ( Biblioteca Ital. torn. 87.", pag. 291) della quale si richiamauo gli ai-gomenti intorno alle varie opinioni sulF uso della polvere stessa prima del XIV secolo. Siniilmente cio che in allora gl' Italiani dicevano Rocchetta , e i Francesi Fusee , erano ben diversi dai razzi moderni , e non altro che una spe- cie di mazze a guisa di rocche da filare, donde pre- sero il nome ; da una parte caricata ed involta di pece, zolfo ed altre materie ardenti che lanciavano a niano , oppure con archi od altre macchine contro il nemico, e specialmente contro le labbriche o le navi, o altro cni volessero dar fuoco , secondo che si rac- cnglie dagli scritjori del tempo. Si ragiona quindi sul .1.-,.; nELLE SCIENZE DI TORINO. l5l mlglior metodo di lavorarc rodcsti striimenti , glusta i priiicipi del Congrewc e del Montgery , facendo Vedere come anche ia questi gl Italiani abbiano som- iDinistrati i primi rudimenti alle attuali applicazioni e perfezionamenti nelle diverse contingeiize della guerra. Ossenazionl snl tipo rappresentante gli ortl di Al~ rinoo nolle moiiete di Corcira c sue colonie, e sopra al- qiiante altre uiiliclie monete greche ecc, deltab, Celestlno Cavedoni , diiettore del Museo nuniismatico di Modena. ■ — Fu un' idea piiittosto sistcmatica die ragionevole del Barthelemy, quclla di contraddire alia senienza del Begero e de' piii roputati nmnisniatici, i quali aveano stanziato negili antichissinii nuinini dargiento di Cor- rira de' Feaci rappiesentarsi gli oiti di Alcinoo ce- lejjrati da Omero; volendo invece die que' lavori non sieno altro die iin ricliiamo, o pmttosto un primo passo dell arte, dopo il primitivo quadrato incuso ed irtforme delle monete greclie. Perocclie noi non pos- siam neppure convenire col francese antiquario ncl metodo per lui imniaginato , onde furono f'abbricate le prime monete eginetiche. E in qnanto al tipo di Corcira, ci sembra die la sola sua continuazione in tempi assai posteriori cd anclic presso le colonie cor- ciresi Apollonia e Diraccliio neirillirico non permetta neppnre di dubitare sulla vera intenzione deH'artc- fice. Per la qual cosa stimiamo supei-fluo lo aggiii- gnere nuove prove a confermazione della comune opi- nione ; avve2;naclie riconosciamo assai dotte e sottili le osservazioni del ch. Cavedoni sui ripartinienti de- gli orti quivi rappresentati contbrmi alle omeriche espressioni: e molto piii die gli orti di Alcinoo erano bensi uno de' vanti principali de' Corciresi , ma che si reputavano ben anclie un illnstre e singolar done degli dei ; e (piindi cosa meritevole di essere , se- condo il costume, sulla piibblica moneta rappresentata. Osserva appresso come in alcune piccole monete di bronzo della stessa Corcira, il tipo di Bacco ra- valcanto una pautera n;>l ritto, ed un F.iuno die mesce l5a MEMOBIK nr.LL\ H. ACOA.IM.MIA da un' anfora in un cratere nel i ovescio , possa al- ludere al nome della citta ed isola. Perocche la coda del Fauno dicevasi TcepjtOQ , lo stesso satiro caudato TcepKOvpoQ, r anfora xt^pxvpajoi; , ed il gorgogliare del versamcnto del vino TeopHopvyriv \ cosi pure nel- r altra parte 1' atto di battere del cavaliere la fiera , posson esser altretlante graziose allusioni al nome di Corcira. Le quali allusioni ai nonii , ossieno tipi parlanti , piacquero non meno ai Eoinani , che ne fecero use frequentissimo nelle nioncte delle f;uniglie; ed il dot- tissimo autore inolte ne discoperse non prima osser- vate nel suo Saggio suUe medaglie di qucsta specie stampato in Modena nel 1829, alle quali alcune altre ne aggiugne nella j)resente Mernoria che mostrano non tanto la molta estensione delle sue Hlologiche cognizioni, quanto il sottile accoigimento e I'operoso ardore con die coltiva quesii aiiienissimi studj. F. V. A. L' ultima parte del volume che annunziamo e oc- cupata dalla Memoria dei signori cav. Carlo Baudi di Vesme e Spirito Fossati sulle Vicende della pro- prietd in Italia dalla caduta deK imperio roniuno fino alio stabilimento dei feudi. II tenia fu proposto dalla R. Accadeniia di Torino, la quale poi giudiro degna del premio la Memoria o piuttosto P opera dei si- gnori di Vesme e Fossati. L'importanza della materia e la dottrina c il criterio con cni fu trattata ci per- suasero di scrivere un' analisi di questo libro che sara pubblicci;?. al pia presto possibile. Qui ci bastera dire che la IMcmoria e divisa in tre libri: nel prinio dei quali coniinciandosi dalla condizione delle pcrsone e delle pro;)rieta negli ultimi tempi della repubblica romana, si discorrono Ic mutazioni introdotte da Au- gusto e da Tiberio fino a Dioclezia:io; le instituzioni di questo imperatore e di Costantino ; il Colonato , e le modificazioni del sistema civile sino alia caduta deir imperio d* occidente. Poi si fanno conoscore i DELLE SQIENZE Dl TORINO. 1 53 costumi del German! sovvertitori di quelF imperio ; 8i descrivono i regni di Odoacre e Teodorico ; la guerra gotica , e 1' Italia greca fino all' anno 774. II secondo tratta dei tempi nei quali T Italia soggiacque alia dominaz.ione dei Longobardi. Vi e rappresentato cotesto popolo prima dell'invasione; la sua conquista deir Italia da Alboino ad Autari (568-59J); e poi la sua storia da Agilolfo fino alia caduta del regno Lon- gobardico (591-7-4). La costituzione militare dei Lon- gobardi in Italia ; le possession! pubbliche e private, libere e dipendenti; la condizione delTagricoltura; lo stato dei Romani ; la giurisdizione dei vescovi ; e i monasterii durante il dominio de' Longobardi , sono argomenti di sommo interesse sui quali gli egregi autori col sussidio di un' erudizione ora nuova, ora nuovamente interpretata, hanno diffusa una luce ma- ravigliosa. Nel terzo libro, seguitando la storia, si fa passaggio dai Longobardi ai Franchi , dei quali si fanno prima niente conoscere i casi e le instituzioni dalla loro origine fino alia conquista del regno Lon- gobardico. L' origine e il progresso dei benefizii presso i Franchi ; le mutazioni da loro introdotte in Italia nei magistrati e nei loro diritti suUe terre che go- vernavano ; le immunita e possession! ecclesiastiche e secolari, conducono via via la materia di questo bel libro fino alia restaurazione dell' imperio d'occi- dente. Dopo di cio si fanno conoscere le vicende d' Italia fino alia caduta di Berengario II; il regno degli Ottoni e le esenzioni, ossia le concession! fatte ai vescovi delf autorita comitale ; e lo stabilimento dei feudi prima nell' Italia superiore e poi in tutto questo paese. 1 54 L' Orator ia Istituita sopra i suoi pr'uicipj dal profes- sore dott. Giuseppe Emo. — Venezia, 1837, dalla tipografia di Giuseppe Atitonelli, in 8.", di pag. 147. N. lei i835 annunziando una dissertazlone del si- gner Emo sulla Ragione oratoria aggiungemmo alcune parole le quali eccitarono rautore a scrivere un nuovo libro , ed ora sono cagione anche a noi di trattener nuovamente i nostri lettori sopra questo argomento. Gi parve allora che fosse desiderabile un libro in cui r eloquenza venisse considerata nelle sue relazioni col presente viver civile, e fondata su principj con- venienti collo stato delle moderne societa ; un libro in cui si cercasse a quali usi puo e dee veramente servire oggidi la parola , e si dettassero precetti con- ducenti a questi usi. II sig. Emo pertanto non limi- tandosi come noi ad uno sterile desiderio, applico di nuovo I'ingegno al suo tema e scrisse la breve ope- retta di cui ora prendiamo a parlare ; anzi onorando, troppo piu die non meritavano , quelle nostre parole, si e compiaciuto di dedicarla ai coUaboratori della Bi- blioteca Italiana. cc Sara poi questo ( dice egli ) il libro die voi » accennaste in codesto giornale? » — Una domanda accompagnata da tale e tanto spontanea gentilezza ci ha posti in un gravissimo dubbio : perclie il lasciarla senza una qualdie risposta ci fiiceva colpevoli d'im- perdonabile scortesia ; e il rispondere degnamente e niolto maggiorc incaiico die non sembra. Puo ognuno, e percio abbiamo potuto anche noi, sentire come la grande eloquenza dei Greci e dei Romani sia o inu- tile o incomportabde ai nostri tempi , e come percio vi abbia bisogno di dare all' arte della parola nuovi fondamenti desunti dalT uso che ne puo fare la no- stra eta: ma il trovar poi questi fondamenti, e I'in- nalzare sopra di loro 1" cdifizio di una nuova arte con quella evidenza di principj , cliiarezza di consegnenze. r.'ORVTOniA ISTITUITA cco. iSS perspiculta di delinizioni e acconcezza di esempl che si richiedono, e opera, se non c'inganniamo, di estre- ma difficolta. E pcro poiche noi non crediamo clie il libro del signor Emo soddisfliccia al bisogno, sebbene confidando nella gentilezza deU'autore osiamo profife- rire un giudi/Io, di cui egli medesimo ci ha pubbli- camente richiesti , non per questo vorrenio entrare in un campo cosi spinoso piii di quello che sia ri- chiesto da un* assoluta necessita. II sig. Emo comincia dalla definizione dell'Oratore dicendo: « Intendo per Oratore chiunque parla o scrive » con qualche esten«.ione sopra un soggetto col fine » di persuadere akrui di quello eh' ei pensa. » Se- condo questa definizione sono oratori gli avvocati che difendono un accusato ; i professori che nelle Accade- mie istruiscono gli uditori intorno a qualche ramo di sapere; i predicatori , i poeti, gli storici. Qualunque poi sia Tufficio assunto dalT Oratore , il suo discorso debb' essere « raglonevole per esercitare V intelletto » di chi ascolta o legge; patetico per coiiunoverne il » cuore ; immnginoso per occuparne la fantasia; elo- yy qiientc per agevolare I'effetto dei tre primi carat- » teri e per piacere airorecchio. » Conforniemente a questa dottrina il trattato del nostro autore e diviso in quattro parti. Parlando nella prima del raglone- vole, definisce innanzi tutto la ragione e il razioci- nio; poi entra a discorrere della preparazione a corn- pone il discorso. Pone prima d' ogni altra cosa questa massinia, clic ogniino ragiona con le sue idee, e ne trae la conso2;uenza « die 1' Oratore studii lo stato » deir intelletto di chi lo ascolta, e parli T opportuno » linguaggio ; e non altrinienti » : poi vuole die , avuto il sojiai'^tto o il tema di un discorso , 1* Oratore debba « non gia mettersi subito a ciarlarne in astratto, i> ma istituirne un diligentc esame, ed inforniarsene 5) appieno, se il tema e storiro dal fatto. se imitative i> dalla natura; e voder bene ed imprimersi neiranimo >' come la cosa e o tosse o sarebbe realmentc in tale y rircostanza. •» Ilaccoltc poi le nozioni appartcnenti ad un sogj>e(to. si pensi bene («gli dire) e si staliilisca i56 l'oratoria istituita fermamente lo scopo a cui volgerle nel compor quel discorso. L'autore suggerisce qui il solito esercizio intorno a soggetti storici e probablll da proporsi agli studiosi : poi facendosi a parlare della tessitura del discorso in generale, posto da prima che « ogni orazione , per » quanto estesa die sia , in ultima analisi e un solo » raziocinio, il quale si aggira intorno alia proposi- » zione , alio scopo delT orazione stessa : :» parla del ragionamento fondamentale ^ delle ragioni o prove le quali sono anch' esse tanti ragionamenti ; delle ragioni principall e secondarie, della strultura interna delle ragioni, ossia del sillogismo; dell'M^o del sillogismo; poi deir estensione comeniente ad un pensiero e del- V amplificazionei e finalmente sotto il titolo di Scuola del ragionevole ed analisi di un discorso, conchiude: « L' esercizio di rilevare nelle orazioni, nelle parlate, » nei componimenti quali die sieno , il raziocinio » fondamentale , le ragioni principali , le secondarie, » le accessorie, e le parti interne di queste ragioni, » e i legami di esse in se e con le altre, costituisce » la vera scuola del ragionevole oratorio. » Nel secondo libro in cui trattasi del patetico , co- inincia l'autore dal mostrarne la forza dicendo che le ragioni le quali convincono T intelletto dell' uditore, non bastano da sc sole a determinarne la volonta. « L'uonio put) vedere che una cosa e buona, e bella , » e tuttavia non volere accettarla, e seguire come » prima il proprio partito. Ad ottenere 1" t ffetto e » necessario insieme che il discorso sappia tendere » al cuore e moverne quegli affetti die piu giovino al » suo fine: perche se ruomo intenda che la cosa e » buona e bella , e ne venga anche commosso , e 3) molto difficile che non la voglia , che non la con- » ceda , che non la cseguisca. L' essere commosso e » il cedere sono effetti continui e congiunti. Chi vo- » lesse ostinarsi diversamente dovrebbe prima impe- » dire la propria commozione .... Per insinuarsi al » cuore (soggiunge poi) e commoverlo col discorso » e necessario aver fatto studio dei Costumi , del soPRA. I suoi raiNGirj. 167 » Caratteri, delle Passioni, in quanto che da queste » cause che alterano le idee ed i modi loro, sogliono M anclie e^sere alteiati 1 giudizii , i raziucinii , le opi- » nioiii delle cose. » Qaincli si la a descrivere i co- stumi dei nobili, dei ricchi, dei potenti, dei poveri , del i'olgo, dei iiiovani, dei vecchi, della virile eta. Ri- spetto ai caratteri liferisce alcune ulee tolte da Teo- frasto , alie qiiali ne innesta poi niolte sue proprie suir «omo sirmdato , suW adulatore , sul hirbone , sul parlatore o saccente, sul feroce o bnrbero, sul lamen- toso o sofistico, suWavaro o sordido, SiuW" orgoglioso o superbo. Finalinente rispetto alle passioni egli parla dell'«mo/e, delfot/io , delTiVa, della compassione , del tirnore, della fiducia, deW'emnlazione. « Conosciuti i Costunu , i Caratteri, le Passioni, che » sono niotivi interni del cuore uiiiano (dice Tautore j> nel principio del terzo libro , il cui argoniento e » rimmaginoso) , uscircmo alTaperto, e ci lermeremo » sopra gli esterni oggetti , considerandolo in quanto « che pos'^ono alia inimaginazione rappresentarsi con » Je parole , e massime per mezzo del senso della » vista. E siccome a diverse distanze veduti o in di- >• verse posizioni , o per diverse tempo , tanno sul- >' Tanimo diverse elletto, cosi anche secoudo che de- » scritti vengono dalle parole, producono alia inima- » ginazione diversa idea, e quindi diveiso sentire » al cuore , diverse impulse alia velonta. — Da cio X si vede esser bisogne di arte nel descriverli , per » bene imitar la natura parlande alia immaginazione » di chi ci ascelta. » Vcnendo quindi ai precetti intorno a questa ma- teiia, divide I'autore le descrizioni in dirette o pro- prie e indirette o figurate. Vengono sotte la prima denominazione quelle die rappresentano eggetti pu- rameute sensibili, come luoghi , persone, animali, ac- qua. cielo e simili; sicche tutta la cosa si possa de- scrivere. Vengono sotto la denominazione di indirette o figurate le descrizioni di cose incorperee e sola- mente intelligibili , le quali si fanno per mezzo di sensibili oggetti, e forme, movimenti e favella. Pone l58 r/oRATOKlA. ISTITUITA inoltre Tautore le descrizioni improprie o morali, quelle cioe che si occupano in oggetti puramente intelligi- bili con parole proprie cli essi, e quindi si riferiscono airintelletto anziche alia fantasia. Finalmente vi sono (egli dice) le descrizioni miste, cioe in parte di og- getti sensibili, e in parte di oggetti morali. Del re- sto , qualunque sia il genere della descrizione , essa riguarda sempre piu o meno il sensibile , il visibile, e tende a farlo percepire dalla fantasia. E in quanto alia pratica « secondo che un oggetto (dice I'autore) » si percepirebbe con la veduta , cosi si dcve de- 3> scrivere. Ora, siccome non ogni punto della super- 5) licie di un oggetto si vede con 1' occliio , ma al- » quanti solamente che vengono primi alio sguardo, » come sono le parti anteriori , i contorni e qualche » altro punto; cosi non ogni minuta cosa deve rile- » vare chi descrive , ma le principali soltanto, cioe » quelle che bastino a rappresentare 1" oggetto qua! » e , o qual si vuole secondo il suo scopo. » L'autore illustra la sua dottrina con molti precetti ed esempi che noi per brevita omettiamo passando al c[uarto lihro in cui tratta delf eloquente. Appartengono all' eloquente I.° T artlfizio del di- spone; II. ° Vartifizlo del dire. Sotto la prima di que- ste divisioni l'autore tratta dell'Esordio, della Narra- zione , della Contenzione , dell' Epilogo , che sono le quattro grandi parti dell" orazione ; pol di certi , co- rn" egli li chiama , artifizj parziali, gia noti comune- mente ai retori; ramplificazione, I'antitesi, I'ironia, ecc. Sotto la seconda divisione poi tratta della elezione delle parole e della loro coUocazione opportuna al periodo, al suono imitativo, secondo il soggetto e ia circostanza. — Alio scopo del nostro articolo sarebbe inutile un'ana- Hsi pill minuta , trattandosi uuicamente di far cono- scere in generale la dottrina ed il metodo dell'autore: il quale , se non erriamo , ha cercato di esporre con qnalche novita un'antica disciplina, anziche investi- gare se quella disciplina risponda ai bisogni ed agli usi del viver prcbcnte •, o quanto e come si debba SOPBA I SUOI PRINCIPJ. 159 rinnuvellaria. Gii tutti coloro die hanno pratica dei nostri studi ci posson essere testimoni che qui non vi ha punto di novita se non foise in qualche de- nominazione o divisione , intorno alle quali poi non e nostra intenzione di disputare. II sig. Emo comprende nella sua definizione del- r Oratore cio die ora piu generalmente suol dirsi Scrittore; ma nel coiso dell' opera poi restringe il 6U0 discorso all' oratore propriamente detto. Noi cre- diamo die quella definizione , secondo il significato pill ricevuto, sia troppo ampia : tra 1' oratore, il poeta e lo storico vi hanno difFerenze tamo notabili, mas- sime rispetto all'arte, die il roniprenderli tutti sotto una stessa definizione e il volere applicare a tutti gli stessi precetti sarebbe impossibile o infruttuoso. Se lo storico e il poeta sono oratori peixhe vogllono an- ch' essi persuadere della realtd dei fatti, del carattere degli uumini, delle loro passioni, delle loro iirtii, dun- que andie I'oratore e storico, perche narra i fatti che sono argomento delle sue orazioni , anche 1" oratore e poeta, perche muove gli afi'etti de' suoi uditori, e studiasi di allettarli coll' eleganza, coi tropi, coll' ar- nionia e cogli altri ornamenti del dire: anzi potrebbe atfermarsi die anche lo scrittor di statistica e oratore, perche senza dubbio vuole anch'esso persuadere dclla realtd del fatti. Certo ogni volta che T uonio parla aH'uomo non puo uscire di questo circolo: istruirne la mente , persuaderne l' intelletto , commoverne il cuore : e perche le divisioni psicologiche sono astra- zioni piuttosto che realta, e 1' uonio e sempre tutto in tutto, percio ne la niente s'istruisce quando 1' in- telletto non si persuade , ne il cuore si commove con cffetto, se prima la mente non fu istruita e 1' in- telletto non fu persuaso di quello onde si vuole far nascere la commozione. IMa tutto questo non puo condnrci ne a comprendere sotto una stessa detini- zlone I'oratore, il poeta e lo storico, ne a credere die qucste tre specie di scrittori possano formarsi con un solo ordine di precetti. No il sig. Emo a dir vero poi stcnde i suoi precetti alio storico cd al poeta , l6o l'oKATOHIA ISTITUITA ma si limita all'oratore; clontle poi tra la detinizione e il trattato non trovasi una perfetta comspondenza. Delia qual cosa pare a noi che sia stata cagione l' avere intra veduta, ma non abbastanza cousiderata la sua ma- teria ; sicche dopo aveie tentato di aU'errarla in tutta la sua niassima ampiezza , quasi senza avvedersene , si e ridotto a trattarne una sola parte. Quando gli anticlii maestri dettavano i loro trat- tati deli' r/r/e oratoria, quest"" arte sussisteva davvero eminentemente distinta da tutte le altre arti della^ parola. Possianio noi dire altrettanto ai tempi nostri? Questa era , se non erriamo , la prima domanda che r autore doveva proporsi. E se quell' arte o piu non sussiste , ovvero si e grandemente modificata , quaii cagioni sono concorse a questa nmtazione , e quanta diversita di precetti deve introduisi oggidi? E da credere che nmtandosi le condizioni dei tempi e degli uomini , le istituzioni , i giudici , gli ascoltatori , lo scopo, possano nondimeno valere tuttora gli stessi precetti di prima? E se questo sarebbe assolutamente impossibile , come poi crederemo clie siasi istltidta E oratoria sopra i siioi principj conservaudo le divi- sioni , i nomi, gl' insegnamenti e tutto insomnia quello che trovasi nesili antichi trattati ? I principj di xui arte non possono desuinersi da altro che dal line dell* arte stessa , dalle sue relazioni coi soggetti ai quali si riferisce, coi mezzi dei quali puo valersi e coUo scopo a cui tende. Ma quando il corso dei secoli ha cambiata poco meno che intieramente ogni cosa , I'artc dcve per necessita trovarsi nuovi principj adattati ai nuovi soggetti , ai nuovi mezzi , ai nuovi fini ai quali e obbligata di volgersi. L' ufficio dell'oratoria e e saia sempre quello di persuadere; in cio non v' ha dubbio: alio scopo di persuadere gio- vera sempre conciliarsi gli animi , istruirli , commo- verli ; questo pure e certissimo : ma i mezzi per giun- gere a questo scopo , le vie di rendersi benevoli gli uditori , o di muoverne la volonta a seguitare le no- stre persuasioni possono , anzi debbono necessaria- mente mutarsi quando siasi mutata la natura degli SOl'RV I SLOl PMNUIl'J. l6l argomcnti die tratt.iiist, e colla condizione intellet- tuale degli ascoltanti , anclie la loro indole, le loro passioni , i loro iriteressi. Di (jui duiu|iie, per nostro giudizio, dovea comin- ciare il lihro del sigiior Emo , cioe dall' iuvestigare c[nanto siasi mutato i! luoiido iiellc sue relazioni col- I'arte oratoria. E veramente chi tion credesse avvenuta sitTatta inutazione, chi stiniasse che I'arte noa abbia d'uopo di esscre in generale rifusa, come potrebbe sperare di trattarne piu degnamente degli antichi maestri , vissiiti quand' essa era piu in riore ? Ben potranno i modcrni recare in mezzo nuovi nomi e rmove divi- sioni ; ma aggiungere niiove dottrine ai libri di Ci- cerone e di Quintiliano intorno airullicio ed ai pregi delToratore, non sarebbe possibile. Ne a noi occorre di spender parole per dimostrare die quanto si dice dal sig. Emo nd siio volumetto, gia trovasi in quasi tntti i precedenti trattatisti , benche diversamente or- dinato , e sotto denominazioni , in parte alnicno, di- verse. Qiiando Cicerone, per citar pure un esempio, ne dice; Nam lioc uecesse est, litis, qui nobis causam adjndicatnriis sit, aut inclinationc voluntatis propendeat in uos, aut defensioitis argiiinentis adducatur, aut anirni pcrmotione cogatur: non comprende egli forse in qne- ste brcvi pai'ole Ic prime tre parti del libro del si- gner Emo? E quando il nostro autorc parla dcH'Esor- dio, ddia Narrazione, della Contenzione, dellEpilogo, poi dcirAinplilicazione , delle Antitesi , delf Ironia e generalmcnte dei tropi, chi credcra ch' egli abbia potuto dire piu di quanto ne aveva gia detto quel sommo esemplare e maestro della romana eloquenza? Noi diinque daremo volentieri al sig. Emo la lode di averc esposti con btevita e con chiarezza i fonti e i precetti principalissimi dell' eloquenza , ma non crediamo ch' egli abbia veramente istituita sopra i suoi principj V arte oratoria qnal cssa e possibile ed utile ai iiostri giorni. Quando il popolo si radunava bid loro, (love oani cutadino era giudicc , bisogno nibl. hal. T. LXXXIX. 11 l62 l'oRATOUIA ISTITUITA CCC. che r oratore si studiasse di persuadere i poclii pen- santi , e di strascinare la moltitudine : il paLetico e I' immaglnoso erano allora parti principalissime del- Feloquenza; perche sarebbe stato inutile avere per~ siiasi i pensanti se 1" oratore non sapeva trar seco tutto il restante ddla numerosa assemblea, il cui voto gli era pur necessario; ma ora anclie in que' paesi dove il popolo assiste alle deliberazioni de'suoi ma- gistrati , V uditorio a cui veramente si volgono gli oratori si compone di pochi, i quali possono bensi aver d' uopo di una chiara dimostrazione del vero , ma non si lascerebbero strascinare da quei tanii ar- tifizii dell eloquente che il nostro autore vicne inse- gnando. Una mente logica, una perfetta notizia delle cose fondata suUa propria loro natura e sulTespeiienza, un'esposizione chiara e piacevole costituiscono un ora- tore ai di nostri: gli arufizii oratoril non possono aver luogo se non assai parcamente, e non tanto come un ajuto al trionfo della verita presso gli uomini di buon senso, quanto per mettere in qualche accordo la pub" blica opinione colle deliberazioni suggerite ai magi- strati dai buoni raziocinii. Senza di cio i nostri mae- stri di rettorica faranno essere eternamente vero quel detto: Les gens de lettres, en general, dans les emplois^ pcrdent lenr talent, el ri apprennent point les affaires. E altresi una conseguenza della mutata condizione dei tempi , che quelle tante avvertenze intorno ai costumi ed alle passioni dei vecchi, dei giovani, dei ricchi e dei poveri 5 e quelle altre intorno ai carat->- teri , debbano riuscire poco meno che inutili ai no- stri giorni. Bisogna studiare gl'interessi delle masse, e non i costumi o le passioni degFindividui; premu- nirsi contro i sofismi personali o reali, contro le in- sidie delle parole sentimentali; e sopra tutto insegnare un'eloquenza con cui Tuomo possa trioiilare delle jiltrui jnsidie, non gia diventare egli medesimo insi- diatore. — Questo e in generalc cio che noi abbiamo avuto iutenzione di dire con quelle parole che il si- ^aov Emp ha geotjlmcnte citate nd'a sua prcfazioqe. 1 6^ PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Nuovo apparato rotatoria elettro-magiietico messo in moto dal mngnetismo tcrrestrc ; Nota comunicata alia Biblioteca italiana da Antonio De Kramer di Ml- lano : con tavole in rame ( i ). IN el tempo che occupato della costruzione di una mac- china eletiro-magnetica , applicabile come forza motrice , aveva avuta la fortuna di colpiria in modo tale da poterne fare un soggetto di studio in tutta 1' estensione sua ( lavoro clie mi riservo di fare conoscere fra breve), mi venne nella mente die sarebbe possibile di profittare deli'azione magnetica del globo terrestre onde produrre un movimento di rotazione continuato, con calamite elettriche convenien- temente disposte. Infatti, dissi fra me, una spranga cala- mitata sospesa orizzontalmente ad un filo, oppure collocata su di un perno nel suo centre di gravita , tendera in ra- gione del suo magnetismo a coUocarsi in una direzione pa- ralelia al meridiano magnetico. Se in allora si giunge a poter rovesciare i suoi poii , ne segue naturalmente clie la sprang! dovra cambiare posizione : il suo polo sud dive— nuto nord cerchera di prendere il posto del polo nord di- venuto sad, ed in conseguenza la spranga fara itna inezza (i) In questi ultimi giorni mi venne a ootlzia clie un nostro gior- nale uiilanese il Glissons povtava, in data del 23 dicembre 1B37, uu articolo die annunziava aveve il prof. Zantedeschi iiuni iginato un miccanisnio onde ottenei'e un moviuiento rotatorio in I'oi'za del magnetismo del gloho , Bostituito aile atu-azioni e rijiulsioni di ca- lamite lisse. Credo jieio necessario di avvertii'e che a quell' epoca il mio appai'eccliio, da qualclie tempo ideato , era gia in piedi, e per- metteva anclie dei I'flici es|ierimenti die ebl; Mantissa muscomm ad floram pedemontanam auctore J. de Notaris M. D. {Ved. Bibl. , ital. , torn. 84 , pag. 283. Osservnzioni geognostiche e mineralogiciie intorno ad alcune valli delle Alpi del Piemonte del professore di mineralogia Angela Sismonda. — L' autore comincia la sua Memoria con questo proemio : " Nell' ultima peregrinazione da me fatta nelle Alpi in compagnia del sig. Elia di Beaumont, ebbi r opportunita di fare alcune osservazioni, che non mi sembrano immerltevoli dell' attenzione dei geologi ; le fo quindi argomento della presente Memoria , nella quale , ogni volta die senza troppo dilungarmi il potro fare , col- leghero i fatti da me veduti alia teorica oggidi ricevuta. " Le valli di cui ragiona sono le seguenti : valle d'Aosta , passaggio del piccolo S. Bernardo, dal borj^o di S. Maurizio DLLLE SOliiNZE DI TORINO. l-S al culle di R^me nella valle dell* Isera , val Pellina » valie di Cogno , valle del gran San Bernardo. I terreni che v'ebbe a riconoscere e ad esaniinare sono quelll di sol- levamento , il priinitivo , il giurassico e V alluviale ( Dilu- vium ). Fra gli altri esenipi di terreno di sollevamento no- teremo quello della valle di Cogno , alia quale procurarono gran nonie le ricche ininiere di ferro ossidulato , che ri- mangono suUa vetta di uno di quei monii die ne chiudono r estremita superiore, e tutta la propaggine de'quali I'au- tore riconobbe , confornie a' suoi sospetti, colpita da due disloganienti. L'autore trovo di dover ivi collocare col ter- reno di sollevamento il ferro ossidulato, la dolomia e la calce solfata. Glornale di Stntisdca compilato dagV impiegati nella Direzione generale della statistica di Sicilia. — Prima quadrimestre del i836. — Palermo, i836 ■, presso la R. stamperia. — Secondo e terzo quadrimestre del i836. — Ivi 1837. Vol. I, di pag. 366, in 8.° T ' J_j opera periodica che annunciamo si compone di due parti notabilmente fra loro distinte ; 1' una comune agli altri giornali che rendoao conto al pubblico delle varie opere che vanno uscendo e che riferisconsi alia materia pill o nieno vasta, piu o meno importante che si propon- gono di trattare ^ 1' altra che principahuente comprende sotto forma officiale i lavori che alia Direzione centrale della statistica di Sicilia riesce di recare di mano in mano a compimento. Da questo si puo facllmente arguire che se a noi disdirebbe in qualche modo il farci carico della prima di esse parti, poiche sarebbe quasi un pre- tendere di voler giudicare dei giudizj altrui , altrettanto ci corre T obbligo di occupai'ci della seconda , in quanto che le notizie che cssa ci porge intorno alle cose della Sicilia non potrebbero trovarsi altrove , e meritano poi tutta la fede per essere date come autentiche ed ofFiciali. Attenen- doci per tanto a qucste ultime noi faremo conoscere con fjuella maggior estensioiie che ci e permessa, tutto cio che su (jueir isola cclcbrc e memoranda verra d' importante in esso giornale pubblicato. I 74 GIORNALE UI STATISTICA Precede all' opera im assennato proemio del sig. G. Fitin- n^schi, in cui ci fa noto die gia da tempo il Governo na- politano aveva stabilita una sezione di statistica per cia- scuna intendenza della Sicilia, i cui lavori pero non erano gran fatto giovevoli per essere mancanti d' uniformita e di ben determinato scopo , sino a che con real decreto i3 niarzo i83a venne istitulta la Direzione centrale die t.osto si fece ad istruire i compilatori provinciali dei nietodi che dovevano tenere nel raccogliere e somministrare le occor- renti notizie. Prima cura della Direzione fu di occuparsi del censimento della popoiazione ; e qui discorre le gravi e molte difficolta incontrate per niancanza di buoni regi- stri , dai quali desuuiere le nascite, le morti, ecc. Accenna poi Paltra diflicolta di ottenere anclie su di cio esatti ri- scontri , non ostante le cliiare e precise istruzioni e mo- dule diramate , si per 1' estrema lentezza degli agenti mu- nicipali , e si pel poco o nessun interesse che generalmente si attacca a qnesto genere di lavori. Cred'egli per cio uti- lissima cosa la pubblicazione del presente giornale afline di richiamare 1' attenzlone dei Siciliani su I'importanza della statistica, di fame loro conoscere il vero scopo e di vin- cere i pregiudizj che intorno a questa scienza sono fra essi ancor radicati. Da cio deriva il diiplice oggetto del gior- nale , come Tabbiamo riferito , quello cioe d' istruire il po- polo sulla teorica della scienza col tradurre e far cono- scere le opere piu pregevoli che si andranno presso d'ogni nazione pubblicando, e quello d'inserirvi i lavori, che sulla statistica della Sicilia la Direzione centrale andra via via compiendo. Attenendosi a quanto dicemmo i compilatori ci offrono in questo primo numero il Quadro della popoiazione di Si- cilia sul finire dell' anno j83i, ragguagUata a quella del 1798. Alia tavola e premessa un' avvertenza , in cui si fa cenno degli ostacoli incontrati dalla Direzione nel rilevare ad una epoca determinata la popoiazione delle sette valli o pro- viacie in cui e divisa la Sicilia , e della capitale Paler- mo , e dei mezzi adoperati per superarli : si scusa al- tresi del non aver potuto raccogliere per I'anno i83i che gli elementi per notare gli abitanti d' ogni comune con la sola distinzione dei maschi dalle femmine. Cio vuol dire che i compilatori si propongono di darci in progress© le altre nozioni piii itnpurtanti riferibili allc nascite ed allc PER LA SICILIA. 175 niorti , ai niatrimonj , alle diverse eta, alle condizioni do- mestiche , alle professioni e simili. Seguono quindi !e ta- vole , in cui si porge per ciascuna valle ripartita in distretti e siuldivisa in comuni , dapprima la popolazione che esi- steva nel 1798, indi quella rinvenuta nel i83i distinta, come si disse, nei due sessi , con Tindicazione della difFe- renza in piii od in nieno per ogni comune. Queste tavole sono stese con la raaggior chiarezza , offerendo anche i riassunti numerici d' ogni distretto, d' ogni provincia , e dell'isola intera. Da esse noi rilevei'emo le seguenti no- zioni , che crediamo poter riescire di qualche interesse pei nostri lettori. Valli 0 Pr.oviNciE. PoroLA- 2IONE del 1798. POPOL Maschi. AllONE DE Femmine [- i83i. Totale. Aumento Citta
  • 704 85,619 179,646 191,988 39,097 17,309 471,634 311,463 351,937 ii5,o38 139,488 173,187 168,519 66,406 75,83i 63,416 7,161 46,768 io,oo3 1 3,504 180,099 Catania Caltaiiissetta Totale 983,734 1,943,366 Da cio si desuine che in Sicilia il numero delle femmine sovra una popolazione di poco meno di due milioni supera quelle del maschi di circa 34 raila anime, e che nel periodo di treniaquattro anni essa crebbe di 288 mila e piix abi- tanti, il che a un dipresso corrisponde al 14 '/i per cento. L' aumento ebbe Uiogo nel maggior numero del comuni, dei disiretti e delle valli , tranne il distretto di Mezzara nella provincia di Trapani , per cui sarebbe stato opportune il fare qualche cemio su Ic cause di cosifFatto divario. 1-6 GIORNALE DI 6TA1ISIICA Al ceiisiiiiento della popolazione tengono dietro iiello Etesso I." fascicolo altre tavole indicanti il numero del con- vent! e del religiosi regolari esistenti nel i832 in tutta r isola , distinti per ciascun ordine e nella qnalita di sa- cerdoti , novizj , laici-professi e terziarj. Da esse tavole si raccoglie die vi si trovano ventitre specie d' istituti mo- nastici , fra i quali si contano come piu numerosi quelli dei cappuccini , del niinori osservanti e riforniati, dei car- melitani calzati , dei conventnali , dei domenicani e dei paolotti 5 e die in complesso entro 658 conventi si man- tengono 38o6 sacerdoti , 898 novizj, igSo lalci-professi e 942 terziarj, totale yStji il die ofFrirebbe il ragguaglio di un frate sopra 284 abitanti. Speriamo d'avere in se- guito eguali tavole delle uionaclie, non che quelle del clero secolare e di tiitte le rendite ecclesiastidie , clie la Dire- zione centrale sta raccogliendo. In line sonovi due tavole indicanti la quantita ed il valore dello zolfo esportato dai varj porti della Sicilia negli anni i833, i833 e 1834, donde rilevasi che questo rauio di natural produzione e di commercio non e di lieve importanza e va sempre piii crescendo essendosene venduto nelT ultimo di detti anni per cantara 676,413 (i), e fatto il ricavo di once 650,689,2, corrispondenti a franchi 8,i33,6i2, equivalendo Toncia a franclii i2,5c. Nel secondo fiiscicolo del mentovato giornale , formante il 2.° e 3." cjuadrimestre del i836, ci si ofFre un nuovo censimento della popolazione della Sicilia per I'anno i832 compilato nel modo che abbiamo piii sopra riferito , ec- cetto che vi troviamo aggiunto il numero dei nati e dei niorti , distinti in maschi e femmine, nel corso di detto anno. Da queste tavole rileviamo che la popolazione di tutta r isola sarebbe risultata di 1,927,269 anime , il che ci ha fatto sorpresa, giacche in confronto del i83i essa sareblje diminuita di 16,097 abitanti, nientre ci consta che in tutti gli altri Stati d' Italia la popolazione ando sempre d'anno in anno aumentando. Questo c' induce quasi a cre- dere che il censimento del i83i non sia scevro d'errori, del che sospettarono gli stessi compilatori che non sape- vano se in esso censimento fossero state comprese le per- sone arrivate e partite dalla Sicilia, coni'essi cercarono di (1) 11 cantavo conispoiide a libbve metriclie 79,3'). PER L\ SICILll. J-*- lare nel i83a, in cui gli arrivi diedero uij dipiit di 5853 anime , le quali aggiunte al 1,927,269, di cui sopra, il to- tale ascenderebbe a 1,933,123, e non gia a 1,986,123, come per errore di clfra vieii esposto ( pag. 3 1 1 ). Ma su di cio avvertireino che nelle buone statisliche gli arrivi e le par- tenze, come anclie le guarnigioni militan non vengono mai incluse nel ruoli dell' eft'ettiva popolazione. Un' altra circostanza che in cpieste tavolo ci ha fatto senso, si e quella di trovare il nuniero dei rnorti superare quello dei nati, essendo stati questi nel corso di detto anno n." 62,084 e quelli n.° 78,387 , per cui le nascite sono in- ferior! alle morti di i6,3o3. Ne sapremino indovinare donde proceda tanto divario , e cio niolto piii in quanto che ia un ragguaglio datoci nello stesso Giornale ( pag. 283 ) sii la popolazione di Palermo del i835 il numero dei nati vi si fa ascendere a 5634 ^ quello dei morti a 4098, per cui sopra 173,661 abitanti le nascite superarono le morti di n.° i536. Premesso un sensatissimo ragionamento del sig. F. Fer- rara , seguono in questo medesimo fascicolo alcune tavole ri- sguardanti P amministrazione della giustizia penale nei RR. dominj al di la del Faro. II dotfo autore pone per prin- cipio che la statistica giudiziaria non puo sostanzialmente avere che due Uni , quello cioe di far conoscere il grado di moralita d* un popolo e Paltro di mostrare lo stato del- P amministrazione dc-lla giustizia. Al primo si soddisfa in- dicando il numero e la specie dei reati che si commettono entro un dato tempo in un dato paese ^ al secondo espo- nendo il numero delle aperte inquisizioni , degli arresti , delle sentenze , ecc. Ora Pautore prova manifestamente che dalle tavole pubblicate non si possono dedurre le notizie che abbisognano alio statista per soddisfare a quei due fini. Noi quindi ci asterremo dal darne contezza, e farerao sol parte di quanto per induzione ne ritrae il sig. Ferrara, ciofr che nel i834 « si misero in attivita » Istruzioni per raisfatti . .n.° 2804 » Cause di delitto » 14720 » di contravveiizioiie . •; 451 " di rito eccezionale . •/ 82 Process! penali . . . . u." 17707 Bibl. huL T. LXXXIX. 12 1-8 eiOI!N\LE i)I STATISTICA Vi agglungiamo pero nna savia sna avverteiiza , cioi» di« " dopo cio rimangono a sapersl le epoche dei reati , per- n che altro e dire che nel i834 si sono intrapresi I'^yoy » processi , altro che siano avveniiti altrettaati delitti. Re- » sterebbe pol a snperseiie la specie , peroccbe quella di- » stinzione di misfntii , delitti, ecc. benche legalmente tec- }> nica , e troppo sterile agli occtu del pubbiicista " ( pa- t> gina 279 ). Riportiamo qui T estratto di una piccola tabella indi- cante il nuniero dei bambini vaccinati in tutta la Sicilia nel i832, donde rilevnsi die i nati in qiieiTaano furono, come gia dicemmo poco sopra , n.° 62,084 , i vaccinati n.° 42,579, gli attaccati da vajuolo naturale n." 898 e i morti di qnesto n.° 259. Ogni amico deirumanita snra lieto di vedere ancbe all' estreniita d' Italia a tal segno difl'uso il benelico preservativo della vaccinazione. Al volume del Giornale, di cui rendemmo conto , va nnito un Atlante sta'istico del commcrcio esterno della Si- cilia a tutto il 18.34. Una dottissima IMemoria del signor Emmanuele Estiller gli serve d' introdnzione : in essa egU scorre rapidamente su le anticlie piii celebri citta comnier- ciali , Tiro, Cartagine, Alessandria: non dinientica le cilta italinne clie piii fiorirono nel medio evo, Venezia, Genova, Firenze e Pisa ^ indi viene a ragionaie piu particolarmente del commercio della Sicilia , principiando dai tempi dei Geroni e scendendo sine ai nostri. Entra poi a discutere varie quistioni su 1' indicata materia, le une riguardanti le teorie generali del commercio, le altre riferibili alia con- dizione speciale della Sicilia. Fra queste tratta delTattuale disposizione del Governo a far prosperare T industria com- nierciale, e del bisogno clie ha quell" isola di estenderla e di aggrandirla , onde riparare ai danni che le derivarono dal cambiamento politico d" Europa avvenuto nel i8i5 ( pag. 172). Dopo cio si dispone alT analisi delle tavole Btatistiche comprese neW Atlante •, ma innanzi tutto si fernia a ragionare sui gia tanto discussi e combattuti opposti si- stemi della restrizione e della liberta di commercio. Questa importante quistione e dalF esimio autore trat- tata con molta sensatezza e dottrina , adducendone le ra- gioni pro e contro , avvalorate e rischiarate anche da icsenipi locali , poste in canipo dal due partiti , e savia- iunent*' per nostro avviso concludendo non doversi adottare rtn LA SICILIA. T7^ ii>coiis*iderat;imeate sistenii troppo generali, clie dlveiitano paradossi allorche si applicaiio ai latti : quindi il niiglior mezzo pel- noii errare esser quello di sottoporre le cose ad lui calcolo giudizioso , cioe favorire quel sistema che dni fatti bene avverati risultar possa giovevole a render !ulti industriosi, o a far si che tiitti possano divenir tali ( p. 179). Ua cio deriva la necessita di forma re buone ed esatte tavole statistiche commerciali che servaiio di guida al governo per allargare o restringere s\ direttamente che indirettanieiite il trafKco delle cose nazionali e delle stra- niere. Soggiunge pure che solo con la scorta di esse ta- vole si puo comporre la cosi delta bilnncia di commercio , intorno nlla quale svela il modo erroneo seguito gerieral- mente nel conipilarla , e le fallaci consegueiize che se ne ritraggono. Inscgna quindi come per forniare cosiffatta bi- lancia sia d' uopo " vaUitare le mercanzie importate in due " nianiere , cioe col prezzo di vendita del luogo da dove " sono pervenute, e col prezzo del luogo ove sono ira- >» niesse ; e cosi auche valutarsi le mercanzie esportate , " cioe col prezzo di vendita del luogo di partenza, e con » quello del luogo di destinazione ( pag. 190 ) >; ; e fattine gli opportuni confrontl e rilevateue le difTerenze comporre detta bilancia. Ma il diligente autore nelTesporre queste sue teorie non asconde le molte diificolia che incontrano nel- r esser poste in pratica , e addita come le difficolta stesse possano in parte evitarsi o almeno diminuirsi. Viene infine a numcrare le qualita delle tavole che saranno pubblicate e comprese nelTAtiante, e che riguarderanno i seguenti oggetti : 1.° Marina mercantile di Sicilia dal i.° gennajo i8a3 al I." gennajo i835. 2." Movimento dei legni mcrcantili nei porti e nelle rade della Sicilia nel 1834. 3." Prezzi medj correnti delle mercanzie e corso me- dio dei caaibj nel 1834. 4.° Importazione ed esportazione dei generi coirestero nelTanno niedesimo. S.^ Importazione ed esportazione delle mercanzie in- digene per cabottaggio nel 1834. 6." Paragone dei valori o bilancia del commercio. 7.° Mercanzie poste in circolazlone nel 1834. Nel fascicolo ricevuto p^o non ahbiamo che lo stato 1.° della marina mercantile dal i." gennajo j823 al i.' irO CIOIINALE DI STATJSTICA , CCC. geiinajo i835 distribuito in tnolte tavole, delle quali sarebbe lungo lavoro il dare anclie un compendioso ragguaglio. Accennerenio solo die i legni di diverse qualita e specie che serviroiio ai coramercio straiiiero mercantile in tutti i porti e le rade della Sicilia erano nel 1828 n." 1437 della portata complessiva di n" 25,844,71 tonnellate, e che essi andarono via via crescendo, cosicche al i.° gennajo i835 se ne contavano n." 2o58 della portata in totale di n.° 41,797 tonnellate i il che prova (juanto siffatto comniercio siasi accresciuto e vada sempre piu prosperando. P. M. RicercJie patologiche intorno alle idropi , del dottor Giovanni Gandolfj. — Firenze , i836, tipografia della Speranza, in 8." Palogenia dellidrope, di Michele Borgialli, con Re- lazione d'lin'ascite snperata dopo la 4.5.^ estrazione delle acque, per mezzo della paracentesi addominale, da cui scaturirono 4600 libbre mcdiche dacqua. — Ivrea, 1007, co tipi degli eredi Franco, in 8.° iiUe sixe ricerche patologiche suH' idrope premette il doitor Gandolfi un ceano istorico delle diverse principal! teoriche a noi tramandate intorno questo morbo dagli scrit- tori migliori di mediclna. Le storie delle opinloni sulla ge- nesi delle malattie sono 1' albero genealogico , senza del quale non si saprebbe al di d' oggi niettere in mostra ua solo pensamento in patologia, e cio sta bene per la scienza^ se non che quand' esse siano una volta corapilate di tna- niera , che nulla piu vi si trovi d' aggiungere , chi le ri- prodiice corre il rischio di sentirsi dire die ha adoperato assai poco di fatica. E difatto la sottile disamina , colla quale il dottor Geromini ( per servirmi delle parole che un uonio alle scienze carissimo scriveva in questo stesso Giornale tomo 7.", pagina 119) espose ed agito le opi- nioni altrui sulla genesi dell' idrope, soddisfece talmente al hisogno delle iiozioni istoriche , che al dottor Gandolfi fu giocoforza ripetere le stesse cose, se voglianio eccettuare due sole parole colle quali egli avvisa che dei trattatisti deir idrope a noi piii vicini -e conteniporanei alcuni non IiNTORN'o Alir IDUOPI. I,.t fecero die richiamnre Ic antichc teorlclie, ed altri opinnre col Geromiiii per hi provenieuza sempre flogistica clel- r idrope ; che il Giaunini cliuimo in mezzo la sua Neur<»- steiiia aiiclie per dar ragione di questo fatto niorhosoi die U Rodie ed il Sanson la derivano da un solo principio d' Irritazione. L'idrope, secondo il doit. Gaadolfi, e un morbo sempre d' identica natura die cosiituisce un tutto siii generis , die riconosce particolari c:\use, die nato ha in se la ragione del suo crescere , la cni causa prossima , comunque pro-, dotto, e una sola e medesima. E notissimo, dice Tautore, che ad ogni morbo del misto sono comuni alterazione ma- teriale e movimenti vitali disordinati; ed e nolo che 1 cam- biamenti di questi movimenti si riducono in generale ad essere aumentati e diminuiti. Qnindi il primo passo che fa il dottor Gandolii nelle sue investigazioui si e di riguar- dare di\erse le idropisie accompagnate da vero stato di sce- mamento vitale, da quelle in cui lo stato di vitalita e piii o meno , benche di poco, aumentato sopra il giado natii- rale. Da qui trae la partizione deW idrope iu passiva o d'ato- lu'a, ed in acuta o aitiva, le quali distingue poi daWidrope da ostacolo al corso sanguigno e dalV idrope acc'detitale. L' autore ritiene con Soemmering die i vasi sierosi sono quelli che mettono in comunicazione le arterie minime coUa origine delle vene ; questi vasi, el dice, sono meno degli altri ii'ritabili ; quando la macchina e in atonia , o langue, r atonia ed il languore e soprattntto dominante nelle finis- sinie ed esilissime diramazioni vnscolari. Per I' atonia nei capillari succede jiussione , cine sovraccarico di uniori e singolarmente ne'piu lassi e distendibili , i quali sono i sierosi come i piu linl e cedevoli ; e siccome dai pori di questi ultimi si emette quel vapore che in copia unito forma I'idropisia, cosi (|uando per 11 deperimento delle forze vitali siano i vasellini sierosi sovraccaricati di un sangue o di un uniore , che per efFetto dell' atonia dclla macchina e fatto morbosamente • scorrevole e sieroso, sa- ranno malamente stimolati , non potranuo liberarsi del fluido contenuto, ed inutilmente si sforzeranno di soste- nere T eqiiiiiiino della circolazione delle arterie colle vene ; quindi si dilateranno , e sotto la dilatazione sempre cre- scente succedera rassottigliamento delle loro parcti e I'al- largameiito del vani, dai quali trapelera il iluido che I(]2 IXTOUNO ALI.E IDROPf. costltuisce 1' Idrope. I renl ed [ vasi linfatlcl parteciperanna della debolezza universale, e dimianiranno conseguente- iiiente ra/ioiie loro. Tale e T origine e T andamento , che il dottor Gaiidolfi assegna air idrope d'atoiiia. Ma diverse complicanze , sogguinge Fautore, die foraiarono sorgeute di gravi contese , e fecero travedere intorno la vera na- tiira deir idrope , intralciano in niille modi, ed osciirano le ricerche del medico. E primo intendimeiito del dottor Gandolfi e ora qnello di mostrare , die moke delle cagioni clie promovono T idrope d' atonia , favoriscono e dauno nascimento alia flogosi. I sierosi sono ia diretta comuiii- cazione coi capillari arteriosi •, quiiidi avvenendo la stasi degli umori nei j)rimi , eguali fenomeni succederaano an- che ill qiiesti , ed il sangue arterioso essendo umore piii stimolaote , snscitera necessariamente ne' vasi die lo con- tengono , assai piii irritablli del sierosi , inoti vitali risea- titi ^ quiiidi eccitamento accrescinio , cioe a dire " factor dinamico, che associatosi alV id raulico per comporre la flo- gosi, togliesi un elemento all' esisteiite atonia ( il difetto d" eccitamento) e forse ne scemano di grado gll altri ( re— sistenza organica e forza d' assiinilazione ) , ma pero non si toglie tntta 1' atonia :, iinperocciic la cattiva crasi degli nmori degl' individni costituiti in atonia , concorre intrin- secamente a render varia la natiira nella stessa flogosi c a produrre tanti si varj niiUamenti , per cni la medesima flogosi non pub rignardarsi die come una di quelle die diconsi spurie , diverse dalle altre. •< E non solo pub darsi per r atonia die contemporaneamente sopra uno stesso corpo vivente si produca idrope e flogosi, ma hen anco r atonia e talvolta cagione di flogosi sollanto. II doctor Gandolfi si fa in segnito a combaitcrc gli argonienti, mu- nito de' qiiali il Geromini e nioltissimi altri parteggiano per la provenienza sempre flogistica dell' idrope , e vuole Tautore che !e tracce d' infiammatorio processo rinvcnnte ne'cadaveri degTidrojiici, non basiino a provare die I'idro- pisia consegnitasse alT Miliaiiimazione , pcrclie 1" anatomic patologica non puo da se sola testificare la natura pv- initiva de' nostri mali, e perche quelle tracte possono esser })iuttosto derivate dal trainbusto in cni fu \^ macdiina per Ja soilerta malattia ; the il metodo ciirativu non possa va- lere ad altro . che a dimoslrare essersi per il mezzo sno VJiito V idrope. Ilia non iria die V idrope s^ia etl'cUo di un iNToiiNo AJ.i.i- iniiorr. i^^t liiVoi'O flogistico; die rename licgli nmorl a nulla giovi , j per il nietodo di cnra die richiede. AITestratto delle ricorclie patologidie intoriio alle idropi del doltor Gandolfi fareiiio era succedere poclie rdles- sioni , c la prima si e questa , die sebbene T autore ci nlibia promesso snl bel principio del suo lavoro di voler inoltrarsi nelle investigazloni colla scorta de''fatti, lungi siando dalle Ipotesi , senza incorrere in contraddlzioiie , ando in vece lontano dagP inscganmenti di Bacone clT pi si volea por gnida, noa ricordo V uln'rius petit, at Jrustrn, V vpuno a cadere nei vaneggiamenii proprj dl clii pen- sando si alloutaiia dal vero. Qn^into e inai facile teorir- zando proporsi grandi cose, e dilllcile poi il consegulrfie wnn sola' E conuinque T antore abbia giiirata guerra a tntte le teoriche ei- pericoiiite , pei" epacite, per spleuiie , ecc. sono malaitie che cadono tuttodi sott' occliio a' niedici , e costitniscono anzi la famiglia delle idropi piii IVeqnenti a ricorrere. Ma il dottor Gandold che non ravvisa nelle idropi di prove- nienza flogistica il tutto sid generis, dicliiara insussistente di botto la teoria del Geromini, e battezza d' accideutali . di sintoniaticlie le idropisie causate dall" inllatmnazioae , non accorgendosi intanto che pnrla contro la sua sentenza un argomento di gran forza , cioe a dire , clie se P idrope riconoscesse il modo di forniazione da esso assegnatagU noa dovreljljonsi mai trar liuoni efFetti dalle cure sottrat- tive , perche in buona logica il dlfetto per debolezza viene sempre ad essere accresciuto daU'azioae di cause debill- taati , quali sono le evacuazioni degli umori animali. Ep- pure con tiitta buoaa pace del dotior Gandolfi, la niaggiot* parte delle idropi si cura col trattaniento antiflogistico , e col trattaniento antiflogistico guarisce la maggior parte delle idropi. Ne trascurabile e poi afi'atto, come T autore il vorrebbe, T argomento suUa natura dei liquidi degl'idro- pici 5 perche anzi ei parrebl)e che dal loro esame assai di luce venir ne potesse ai njedici di buon iateadimento. E ne fanno prova 1' osservazione di Blackall , di M' Lean, di Wells, di Ayre , di Bostook , di Bright, e le piii re- centi ancora del dottor Guglielmo Maater, il quale inse- gnercbbe clie se la coagulability delT orina e segno pato- gnomonico di quella idropisia che e succedanea ad un' af- fezione de' reni , il difetto di un tale fenoineno somministra all'incontro argomento per ritenere l'idrope provcniente dair aft'ezione di tutt' ahro organo. II qual ordine di ricer- che abbastanza raccomandar non si saprebbe alia solerzia de' clinici , perche quando 1' avviso di IMaater fosse diilla sperienza confermato , la semejotica farebbe un acquisto sommamentc prezioso e per I' arte e per gl' infernii. Ma di soverchio forse ci siamo diiungati nella disamina del libro del dottor GandoUi, il quale ci avvisa che le sue ricerche patologiche dell" idrope non sono cue T iniziativa di quelle ch' egli intende di fare intorno ad altre malattie croniche. II dottor Gandolli ha nieote inclinata n' liumii studj , del che ne f.T ]irova la va^ta erucbrione ili nii c INTORNO AII-K lOr.OPI. iS" sparso il siio scritto ; cli'' ei reprimn per ora T intempe- stiva smania delTianovare ; ch' ei porti P occhio suo pro- prio sui fatti onde appurare i lavoii alia face della gran maestra delle realta , Pesperienza, e di tal modo ci of- frira forse motivo in altra occasione pev dovergli compartir quella lode di cui questa volta non gli potemiuo esser pro- p's'''' Ora due parole dell' opuscolo del dottor Borgialli. E una dissertazione die non procaccere])be onore ad un giovane die r avesse scritta per laurea. In essa si diiama a uio' d'esempio " proclamatore e sostenitore del perfetto soli- disino •' il fondatore della scuola delP eccitabilita : il Gero- niini — '• caldo partigiano della teoria del Controstimolo » il Lippi professore pavese ; - il trasudamento del siero per i pori organici delle vene " processo filosofico » per non dire d" alcune altre siinili bazzecole. II dottor Borgialli scrive die la sua leorica sulla genesi dell" idrope e Tunica die regga al confronto dei fatti , e die 1' altre tutte enun- ziate dianzi, non sono die ipotesi vane, errouee e fallaci. E questa teorica si risolve nel sostenere die la dctermi- nante Vostacolo al corso del sangue nero e Tunica causa della formazione delTidropi ; la quale opinione, die T osta- colo cioe al corso del sangue venose possa dar luogo ad alcuni versamenti , ebbe ogiuino die imprese a scrivere intorno alia genesi di quest' aft'ezione , e piii d'ogni altro THoffmann ed il Bouillaut , il quale piii uioderato del dot- tor Borgialli avvisa die da siffatto inipediuiento voglionsi ripetere soltanto le idropisie passive, le quali riconosce difFerenti dalTaltre die sono ingeneiate da flogosi " perdie la cat^ion delle prime e interaniente nieccanica , e qnella delie seconde del tutto vitale. » II libro del dottor Bor- gialli e cliiuso dalla storia di iin'ascite, die sebbene enun- ziata con molte parole per eccitare curiosita, e degna ap- pcndice del lavoro die la precede. A questi giorni in cui sianio in desiderio d'opere die servano di ristoro alT eta. nostra, perche di quelle venule fuori recentemente e sulle ffuali era lissa da gran tempo Tattcnzione, non si puo dire die abbiano loccato alTapice, cui pareva die volessero uiirare, non si auierebbe poi vedere abbondanza di liber- toli , ])rr tenia die i piii indiscreti facendo d' ogui erba fascio , non prcntlano argoniento da qiicsti iiliinn per dire cose diverse da ([uelle die realaienie si pertcngono al meritn de" inedici itallani. E. Boneili. t88 Flora Sardoa sive historia st'irpium in Sardinia et adjacentibus insulis aut sponte nascentium aut ad utilitatem latins cultarum auctore J. H. Moris. — - Taurini, l83", Ex R. typograpJia^o, in 4.°, di pa- gine XII e 6c6, con 78 tav. in rame. iN on meno gravemente sentita dagli studiosi e viaggia- tori che notata dai dotti e da quelli sovrattutto clie si fe- cero ad indagare circa la distribuzione geografica del ve- getabili e le condizioni alle quali ragionevolinente la si puo supporre vincolata, era la mancanza di diverse flore par- ziali per le cjuali si giungesse ad illustrare ogni singola provincia d' Italia comprese le sue adjacenze. Ne in tutto potrebbe supplire a questo difetto la Flora Italica sotto altri rapporti tanto pregevole dell' esimio Bertoloni , pel niotivo che Tautore, anziche segnare tutte le localita sulla fede dei singoli scrittori , salve le opportune rettilicazioni, ha preferito di notare quelle soltanto dalle quali fossero arrivati esemplari autentici nel siio erbario. Una porzione di terreno italiano non iscarsa e la Sar- degna coi varj isolotti, La Maddalena , Tavolara , S. Pie- tro ( Santo Perdu ) ed altri che le circostanno ; ma scar- sissime erano le nozioni che fino agli ultimi tempi si aveano delle sue produzioni naturali, particolarmente di quelle che interessano la botanical e prescindendo da'Ue poche cose che in altri giorni farono fatte di puliblica ragione dall'Al- lioni, in nessuaa circostanziata relazione ci abbattiamo sino al 1827 in cui P egregio prof. Moris diede alle stam|)e an dovizioso Eienco di piante Sarde al quale ben presto altri due supplement! tenevan dietro, olire un'appendice sortita nelPintervallo trascorso fra la pubblicazione del secondo e deU'ultimo fascicolo. A spargere fra i botanici maggior co- gnizione dei vegetabili della Sardegna contribui lodevol- mente la Societa Wurtemberghese, che col mezzo deli'ocu- lato e diligeute Miiller fece neH'anno 1828 raccogliere e distribuire in molti doppj una bella coUezione di piante : sovrattutto furono vaatate le crittogame. Ma non accontentavasi il Moris degli encomj ch" erasi meritati con quel primo saggio e fatto ricco dei materiali radunati durante le ulteriori peregrinazioni, addottrinnto dal Fi.OUA SAHDOA J. H. MORIS. 189 coufronto istituito sugli autentici erbarj del Tenore , Gus- soiie e Desfontaines, poi su qiielli del Soleirol , Salzmann e Reqnieii, seuza parlare di tjnelli legati dalTAllioni e dnl Balbis , tutti documenti importantissimi ogni qualvolta si voj;lia reader ragioiie della vegetazione propria alle con- trade del Mediterraneo , il valente professore torinese di- spose mr opera di assai mole e jiregio che dopo uii de- cennio di onorati sudori vede ora col primo volume la luce , corredato di 78 tavole che molto si raccomandano per r esattezza dei disegni. Situata fra i gradi 89 e 41 di latitudine boreale ed oc- tnpando nel senso opposto non meno di un grado e cin- ([uaiita rainuti, cioe dal 5° 45' al 7° 35' di longitudine al- r est del meridiauo di Parigi , in coda alia Corsica terra di erbe feracissima, e nel centro di un bacino proporzio- iiatamente ristretto di cui T orlo e formato , a settentrione dair anfiteatro ligure e nizzardo col segnito delle ridenti spiagge provenzali , dalle beate canijDagne partenopee e dair agro romano verso levante , a mezzodi dalle coste d'Africa innanzi alle quali si para 1' ubertosissima Sici- lia . la Sardegna promette a prima giunta straricca messe all' esploiatore. Ed invero , accresciuta di tutte le specie i semi delle quali dai fliUti del Mediterraneo, dalle commer- ciali comuaicazioni le vengouo condotte dalle suddette lon- tane contrade, cui possiamo aggiungere le Baleari e gli an- cor pill remoti lidi della Spagna , per compiere dal lato di ponente il giro dell' orizzonte , la Flora originaria del- r isola presenta un bel quadro di rigogliosa vegetazione: nondimeno riesce inferiore a cio che aspettiamo quando alia mente ci ricorrono tutti quel vantaggi di geografica posizione. A spiegare questo coutraddittorio risultato ci gio- vera non poco T esame della flsica costruzione della Sar- degna e delle altre peculiari influenze cui la vegetazione vi e soggetta : ne emergeranno coinbinazioni valevoll a dar ragione del meno straordinario sviluppo della medesima. Ci varremo all' uopo dei poclii cenni , troppo succinti forse , jiortati dalla prefazione dell' opera citata in capo a cjuest'' articolo e delle pin difl'use notizie registrate nel- r uiiico volume della relazione data dal cavaliere della Marmora. (1). (I) Voyage en Sai-daigne de 1819 a i8a5 pai' Ic the v. Albert d« !<) !\lavmoia. Paris, 1826, avec atlas. 190 FLORA SARUOA Sebbene la Sardegna gia eminentetiiente montuosa, colui andrebbe non poco errato clie la considerasse come una non interrotta serie di elevate creste. A cinque si possono ridurre le principali catene che frastagliano la sua superficie. Dopo aver forinato con isolate cinie un arcipelago di diversi isolotti al nord dell' isola (la Maddalena , S. Ste- fano, ecc. ), la prima di qaelle catene, la piii considere- vole e che chiamar si potrebbe il vero nocciolo del pic- colo continente sardo , sorge dal mare alle Bocche di Bonifacio, volgesi verso levante e termina, dopo aver traversata 1' isola, sulla costa meridionale nel Capo-Car- bonara. La massa di qnesta catena s' avvicina iiiolto piu alia spiaggia che guarda all' Italia continentale che all' op- posta. Dei due laterali rami che da essa si dipartono, qnello dei Monti di Lymbarra e diretto a ponente e perpendico- lare alia grande giogaja, 1' altro chiamato i Monti di Raso corre con qnesta in direzione parallela. Le vette piii alte si trovano appunto in qnesta catena e sono il Genargentii che s' erge a metri i83o ( secondo altri a metri 1917) so- vra il livello del mare, ed il Lymbarra ( detto anche il Gigantinn ) che arriva a 12 17 metri. Fra le dette montagne e la seconda catena che partendo dal Capo della Frasca presso il Go!fo d'Oristano segue dap- prima I'istessa direzione e piega poi ad nn tratto per met- ter fine al Capo Tenlada , mentre un' emanazione volta a levante e cammina sovra Pula in modo che il versante meridionale trovasi di fronte all'Africa , giace la vasta pia- nlira del Campidano che da Cagliari si estende sino ad Oristano. La terza catena , quella della Nurra , forse una continuazione della precedente, occuj^a la parte settentrio- nale della Sardegna correndo verso f ovest. Tutto questo sistema di monti appartiene ai terreni primitivi e di tran- sizione. ( Graniti e porfidi con sovrapposto schisto mica- eeo a potenti masse , particolarmente sulle falde del Ge- nargentii dove passa insenslhilmente alio steaschisto e tal- volta alia fiUade ^ poi le differenti sorte di rocce calcaree: inarmt di Nugheddu , Teulada ed altri ; la pietra caicarea d' Iglesias forse analoga al mountain-limestone degl' In- glesi ecc. ) Le altre due minori catene che appena giungono all'al- tezza di 700 metri e sono costriitte dai terreni di sedi- mcnto c trachitici , sono quella di Ales che ha il suo J. fl. MORIS. IQl priucipio a jMonastir, e quella che s"innalza presso Mills e dopo essersi l^iforcata si tnfta con iiii ramo nel mare di Corsica presso Castel-Sardo e manda F altro a Bolottona. Di formazione trachitica soao gli scogli di S. Pietro e S. Autioco, isolette al siid della Sardegna; 1' isola di Tavo- lara iiivece, vicina alia costa orientale , spetta al sistema jurassico : queiT istesso che troviamo comporre le grandi masse di calcare compatto del Monte Santo di Baonei, dei inonti di Samiigheo , del Capo-Pecora e nella Nurra dove assume T aspetio dell' oolite. Finalmente le colliae di Cagliarl, Islli , Tiesi , Codrun- gianus, Sassari, ecc. apparten£;ono alia grande zona di ter- reno terziario die mostra molta analogia coUa formazione delle vicinanze di Parigi e piu ancora cogli strati terziarj della Provenza e dell' Italia meridionale. A render com- piitti questi scar si cenni geognostici faremo menzione dei veri basalti , di epoche certamente diverse, che poggiano qua e la, p. e. sul Monte Santo di Toralba , a Bonorva , Santu-Lnssurgiu ecc. sugli strati terziarj. Probabilmente le grotte nelle quali si fa abbondante raccolta di nitro e d'al- liune sono scavate nei terreni di formazione igaea. Un' osservazione ci emerge dalle esposte cose: che men- tre lo svariato suolo della nostr" isola promette moltipli- cita di forme vegetabili, la poca elevazione de*" suoi monti inenomamente alpina altrettanto le fa discapito. Nella Cor- sica il Monte d' Oro si sjjinge sino a metri 2662 ed il Monte Rotondo a m. 2672 ; snperano quindi per ben du- gento metri ed oltre il nostro Monte Codeno ( m. 2422 ) che sta sopra la Valsassina , e ginngono all' altezza media fra quest' ultimo pizzo e quello del ben conosciuto Legnone di m. 2834 al disopra del livello del mare. AU'incontro, la vetta piu alta che vanta la Sardegna , il Genargentu , sorpassa tutt' al piii di un centinajo di piedi il Resegone di Lecco ( m. 1892). In fatti , le piante che di lieta ve- getazione adornano 1' estrema cima di quella giogaia ( Al- niis gliuinosa , Sorbiis Aria ) sono proprie della regione mon- tan.i superiore ; poche appartengono alia flora subalpina (Juniperus nanr., Prunus prostrala etc.), nissuna specie ve- ramente alpina ritroviamo. Come puo essere altrimenti, se cello spiegarsi della stagione estiva ogni traccia di neve vi scompare, per cui invano vi cerchcremmo que' cristaliini cijglioni , qurgli algidi seai tolnii di ghiaccio pcrenne sul Iij2 TLORA SAnUOA cui luarginc tante peregrine pianticelle alliguano nelle no- stre Alpi e del quale conserva esempio , anche sotto la piii cocente canicola, la vicina Corsica ne' suoi iiionti sul ver- saute a traniontaua ? E appunto questa mancanza di eterni ghiacci la circostanza ciii accennavamo dappriina come causa di una tal quale poverta di forme vegetabili nella flora deila Sardegiia. Ragioneremo alquanto dei principali rapporti flsici che in- fluiscono sul clinia dell'isola. In generale puo considerarsi temperato giacche , se nella parte settentrionale le monta- gne del paese non meno che quelle della Corsica, oltre la latitudine piii boreale, sono cagione di una temperatura piu bassa , neppure nella campagna australe il terniometro sale ad un grado molto elevato, in causa dei forti venti di mare che battono quelle spiagge e d' estate vi rinfrescano 1' aria meutre temperano i rigori delT inverno. Eppero al clima della Sardegna s'addice la denominazione d'isolano im- piegata dalP Humboldt (Voyages aux regions equinox. IJ, 68 Note I. Paris i8i5 ). II corso delle stagioni e abbastanza regolare. Intorno al solstizio d' inverno dolce e la tempe- ratura , serena T atinosfera e passano settimane senza che goccia caschi : e questo il tempo delle cosi dette secche di Gennajo. Ma altrettanto incostauti vi sono gli elementi nel mese di feljlirajo e ben anche di marzo ; si seguono allora incessanti le piogge , variabile e la temperatura ed assai sensibile talvolta si fa il freddo. Eppero la vegetazione or- dlnariamente vi e ritardata in niodo da correre nel suo sviluppo contemporanea con quella delle coste di Genova e della Provenza. Talvolta la sorprendono improvvisi nembi di neve, sopraggiungono poi impetnosi e continui venti ad arrestarla durante tutto ii mese d'aprile, e soltanto in mag- gio arriva a far mostra di tutta la sua pompa. Passeggiera peraltro e I'epoca in cui primavera arride a quei campi ; non ancora il giugno e trascorso e gia il temuto scirocco vi e sopra e ne toglie ogni umore, ogni refrigerio se a combatterlo non e V impetuoso maestrale ( vento di NO. ) che giunge dalla Provenza, e rotto alia catena centrale della Sardegna investe colla massima violenza il Campidauo di Cagliari ed arriva asciutto all' estremita meridionale del- r isola. Sebbene infocato , e senza traccia di umidita, dai Cagliaresi c considerate salutare in confronlo dello scirocco il quale deve forse alia quantita di atomi salini che seco J. M. Mnnrs. i()3 trnsporta, la sinistra influenza the esercita sngll animnli. sui vegetabili e persino sui nietalli (i). Dobbiamo qui raiii- mentare nn' osservazione che lega direttamente col nostro proposito narrata dal cav. della Marmora circa gli efl'eiti che il maestrale produce sulle |)iantagioni delle pnrti nu- strali ed occidentali dell' isola ; riferiremo le sue proprie parole: " Ceux de ces arljres qui, situes sur une Crete ou II sur un revers de montagne, sont exposes a son influence, >/ presentent en general, dans la masse de leur branchage, II une uniformite bizarre. On ne peut mieux la comparer II qu'k une chevelure flottante dans une direction horizon- " tale, et qui, arretee dans son mouvement , en aurait II conserve la direction : Textremite des jeunes pousses , 11 ainsi que les feuilles qui les couvrent, sont tournecs II vers le sud-est ; tandis que du cote oppose , les bran- " dies sont nues , le tronc de I'arbre est tortu, rabougri, 11 et egalement incline dans la meme direction. — L'oli- II A'ier sauvage, ou Olivastro, abondamment repandu dans " ces lieux , le poirier sauvage et le pin maritime sont " les arbres qui , en resistant le mieux a Timpetuositp du '» maestrale , prenneut le plus facilement la forme sin- II guliere qu'il tend a leur donner. Plus d'une fois la di- 11 rection uniforme des touff'es de ces arbres lu'a servi " d'indication pour m'orienter ct diriger mes pas, lorsqne " pendant mes courses je me trouvais seul et comme " egare au milieu de terrains vierges et sauvages, oil Poa II passe des jouruees entieres sans rencontrer la moindre II trace d'habitation. » ( Voj. en Sard. /, 129 ). Non vi sono nell' isola acque die meritino il nome di liunie , ed invano vi si cercherebbero veri laghi ; frequenti alTincontro sono le sorgenti d'acqua dolce nella parte mon- tuosa. Quelle invece die zampillano nelle pianure meri- dionali peccano tutte piii o meno di sapore salmastro, sa- pore che s' incontra pure nell' acqua di tutti gli stagni , (1) Li un gioruo, in ciii infuriava il maestrale, il cavaliere della INIaimora avendo saturato T igrometro in modo ctie segnava 96° ed espostolo subitaneameiue, ed in luogo ombveggiato. al suddetto vento, ui meno di 3o" lo vide discendere sino a zero, indicando cosi Pestre- nia siocita. — In altta orcasione, (jiiando ]>redominava lo scirocco, quel vlaggiatore porto nlle labbra foglie d' alhevi csposti a un tal vento e ciottoli per cssd inumiditi e nc provo lui sapore di niiiriato di soda. Bihl. ItaL T. LXXXIX. 1 3 194 VLORA A^ltDOA alcuni de" quali di non indiiFerente estensione (p. e, Ia ScafFa presso Cagliari, lo stagno d'Oristano, di Quartu ecc), che direttamente o indirettamente conservarono comuai- cazioiii col mare. Da questi bacini giova distinguere per la loro origine i serbatoi d'acqna nelPinterno dell' isola scavati nei terreni d' alliivione alle falde delle scogliere trachitiche, quaatiinqne sui loro niargiiii si depongano le istesse sostanze saline : sotto qiiesto rapporto nierita di- stiiizione lo stagno di San-Luri nel centro del Canipidano la cui snperficie nei mesi d' estate presenta un campo di sale. V ha gran copia di palndi di triste celebrita sino dai tempi piu renioti ; assicura peraltro il cav. della Marmora che non pochi debbono la loro esistenza alle acque jemali c scompajono durante le secche della stagione estiva. Fra le piu permanent! sono le paludi della Nurra , quelle dei con- torni di Lissa e quelle lungo il grande stagno di Cagliari. Pei rapporti dl geografia e fisica botanica e di soinmo momento la cognizione della temperatura media non die dei punti estremi delle oscilla/ioni termometriche. Spo- gliando le tabelle delle osservazioni fatte a Cagliari, e da- ted neir opera teste menzionata, otteniamo i seguenti ri- sultati (i) : Temperatura media per I'annata 1 8a2-2 3 = + 13° 24 R. 1833-34 = i3 01 1834-25 = i3 68 e per tutte tre le annate =: 1 3° 3i R. ossiano = 16° 63 C. Estremi della temperatura media nelle singole stagioni per gli anni sovrindicati : Massimo Minimo i8a2-33 + i8°93 R ^ 8°82 R. 1823-24 19 27 7 88 1824-25 18 96 8 36 Gradi estremi assoluti della temperatura : Massimo Mioimo 1822-23 nel Settembre =^ zj" S R.; nel Dicembre =+ 3' 8 1 830-24 Agosto = 3i 3 Gt-nnajo =34 1824-35 Luglio = 36 4 Fcbbrajo =16 (i) Nflle tabelle del cav. della Marmora gli anni d' ossfvvazione roiToiio cW mrsp di t.r;temb(v d -1 1 82 2 a tutr agosto iSaS e co»i }X'i u-.u;o ♦ucccssivo. T. H, itopjs. rgi II coufronio isiiiuito fra la leinperniura media Ji Ca- gliari e qiiella di Pekin viene a confoitare il noto teorenia «.he, sotio Pistesso parallelo, le regioDi occiJeatali del gloho j^odono di teuiperatura piii elevata clie le opposte {Htimh. sur les li'j,ncs isoiherrncs nelle Mem. di- la Soc. d'Arcueil III), ma la siessa Cagliari e in isvantaggio al confronio con Na- poli , sel)hcue dllocita di prcssoclit- un grado piii vicina air equatore : la qiial difFerenza si vorrebbe attrll)uire ai venti ai cjnali la capltnle dei Sardi e esposta. Latiuidine ^ • i- Temperatura media , , LoiiaituUme. ', ,,, l)oi'eali'. ° aeir anno. Cagliari SQ^ii'a?' 6''45 i5"E. •+• 1 6° 6 Centigr. (*) Pekin 895413 114 780 J37 Napoli 4o5ci5 ii553o '74 (**) Siilla base di questi dati il professore Moris ha divisa la Sardegna in tre regioai botaniche senza assegnar lore j^recisi termini e soqo : la regione bassa ( regio inferior ) distiuta in piana e montuosa e die couipreade tutta la zona di terreno terziario che forma il snolo nelia parte depressa deiP isola , come pure quelle isolate colline di Cagliari « Tiesi, ecc. di cui al^ljiamo parlato a suo luogo : la regioue di mezzo {regio intermtdia), ancor essa distiata in piana e montuosa , cui appartengono le alte pianure centrali ed il corrispondeiite sistema dei terreni di sediniento i per ul- timo, la regione dei monti {regio niontana) iuferiore e su- periore formata dalle giogaje primarie. i\Ii sia permesso di chiudere quest'introduzlone con una ipotesi die avventuro, incerto della sorto die sara per toccarle , ma die forse puo meritare I'esame dei dotci ai quali la rarcomando. II sistema delP Etna sarebb' egli stato in una delle epocbe loutane del nostro globo, quando la vegetazione conservavasi ancora nella ripartizione sua primitiva , uno di quei centri dal quale disperdevansi nelle vicende successive le piante per gli attigui bacini : il cen- iro della Flora del Mediterraneo che , per la cresta della quale soiio avanzi la Sardegna e la Corsica, sarebbe arri- vata a coufondersi neirAppennino Ligure coUa Flora delle Alpi' 0 sarebbe forse la Sicilia , ed io propenderel per C) Esposta ai vcati di NO. O. S. e SE. (^'; Esposri ai venti d' O. « SO. 196 FLORA SARDOA questa seconda opinione , un nodo secondarlo il cui vero punto d'appoggio vuol essere cercato nei gioghi delPA- tlante? (i) Ora veniamo al niateriale emineiUemente botanico — La Flora sarda del professore Moris si diparte in due sezioai, descrittiva ed iconografica, delle quali fiaora e comparsa co- ine fu detto la prima parte. Nel comporre la sua belT opera il degnissiino autore s'attenne al metodo praticato per gli Elenchi, e die neilo stato attuale della scienza I'unico esser dovrebbe da adottarsi nella compilazione di simili trattati, al metodo naturale : prescelse le serie del De Candolle non senza recare nelT ordinameato delle medesime alcune in- novazioni die indiclieremo piu tardi. Nel volume die ab- biamo sott' ocdiio, movendo il passo dalle rarmncolacee abbraccio tutte le successive famiglie inclusivamente sino alle leguminose , ofFrendoci neU'ampio quadro 410 specie clie nelle mani di quegli autori die tanto amaiio di au- mentare le colonne de" loro cataloglil innalzaiido alia dignita di carattere specifico ogui menoma modiiicazione nelle forme, avrebbero costituito piii ampio rnolo. Per T esame ripetuto e scrupoloso dei materiali dappriina rammentati , ai quali aggiunger vogliasi (juella stupenda e troppo rara Flora greca del Sibtliorp , non poclie riduzioni e rettificazioni furono eseguite o tentate dal jjrofessor JMoris^ al sue va- glio molte e poi molte specie recentemente fabbricate non seppero conservarsi. Ne T autore la perdono a varie sue creazioni anteriori : lodevole esempio di spassionata critical Poche altre specie a nostro parere avreljbero potuto forse rientrare nella categoria di seuiplici varieta die il troppo modesto professore non voile arbitrarsi di cancellare dal novero delle forme siaccate e stabili : pei singoli casi le proporremo cogliendo il destro dalla circostanziata esposi- zione nella quale or ora entriamo. Pag. o. Ranunciilucece. A questo prinio ordine nella serie delle Thalamiflorce 1' autore serba tutta T estensione asse- gnatagli da De Candolle nel Systema regn. veg. I, p. 127, poscia nel Prodromus I , p. 2 , non imitando T esempio date dal Bartling il quale dei generi Actea, ZatUorrhiza e Paonia riuniti alia prima tribii delle Fodophyllacece ( DC. (1) Vcggasi Blblioteca Italiana. ronio 8"'.', jiap. 26"'. J. It. MOUl!^. 1^7 J. c. p. ii), costrm un ordine distinto , chiamato delle Peed' niaceos dal genere tipico. E di quest' astinenza dalle soverchie novita debbe farsi argomento di lode al prof. Moris j clie troppa importanza venue data alia posizione delle antere le quali sono extroriCB nella tribu delle peonie , in opposizione alle altre ranuncolacee. Nel lungo studio per noi fatto e pro- seguito tiUtora delle Ombrellate, avemmo campo d' osser- vare infinite transizioni dulV ant he ra incrorsa VLWextrorsa nel senso pill positivo. Sarebbe poi necessario d' intendersela sulla giusta applicazione dei termini, giacche De Candolle e Moris attribuiscono alle ranuncolacee Ijorsette accoUate (adnatoe) mentre Bartling le vuole iiiserite sulla punta dello stame (terminales). Questa famiglia venne per lo passato ripartita in cinque tribii ; preferiamo la suddivi- sione qui per la prima volta proposta secondo la quale si distinguono in Akenoidece ( Clematideae , Anemoneae e RanunculeaB di DC. Bartl. Meisn., ecc. riunite ) e Cap- sulares ( Helleboreae et Paeoniaceaa dei suddetti autori ). — Con ottiino divisamento nelVAdonis aestivalis furono con- centrate YA. miniata, citrina, flava, autumnalis e micrantha; non credo che i fiituri botanici rimprovereranno colui chc, segueado la lontana avvertenza datane dal De Candolle e cio die piii ammonta, le vestigia della pretta natura , in una sola riunisca tutte le dieci specie di cui il professore ginevrino popolo la sua sezione I. Adonia (i). Eccoci ora ad un genere assai difficile a trattarsi e lino a questo giorno pocliissimo studiato. II genere Ranunculus e un vero proteo in ogni singola specie ed a fissarle tutto (i) Dal mio canto uon accetterei che le seguenti specie tipiche, salva la distinzione delle forme accidentali o secondarie che dir si vogliaiio. Adonis vanabilis (Nob.): annua ^ petalis v/.v lO, stylis rectls , carpellis glahris plus minus reticulads (Sect. I. DC). Adonis vernalis (Nob.): perennis petalis H-i5 denticulans stylis uncinatis recurvis , carpellis velutinis , foliis radicalibus squaiuifor- mibus ( var. A. volgensis FiscK ? ). Adonis pyrenaica (DC): perennis , pct'dis 8-IO integris , sty- lis uncinatis recurvis , carpellis glabris , filiis radicalibus longepe- tiolatis decompositis (an A. Ircutiaaa Fisch hue sjjcctet tamquam vaiietas '? an potiiis ad prKcedenteni ? ). Adonis villosa ( Ledeb. ) ; perennis , villosa , pedunculis fructifc- ris , recurvis, filiorum Inciniis abbreviatis Into-lanceolatis, Tr)0 Tl.OnK 5ABD0\ di manchiaiuo di sufficientl osservazioiii , siaiio i>ulle pinnl« spontanee , siano sulle coltivate ne" giardini botanic). Ap- pena abbiamo caratteri cerii sui quali fondare le niaggiori sezioni ; ed a chi sa sciogliersi da precoiicepite dottrine not! possoQO nou seinlirare assai variabili ed arbitrarie : delle diagnosi specilicbe non parlo. Con tutti i snoi j)re- decessori il professore Moris ripone la inassima impor- tanza nel carattere desiinto dai fiutti , se lisci o coperti di tubercoletti od afFntto spinosi. lo dal niio canto non saprei sottoscrivere aH'opinione di loro , convinto come sono che troppo peso siasi dato a quel distintivo. I liiniri prefissi a quest' articolo mi vietano di riferire la serie di osservazloni clie mi fiinno pensare diversaniente dai graodi maestri: cio mi i-iseil3o ad altra occasione quando potro sottoporre al giudizio dei IjotanicI varj f.itti riguardanti i vegetabili del nostro suolo , e soltanto citero la Synopsis fl. germoniccp. di Koch dove, dopo aver distinto dalle spe- cie congeneri il R. ancnsis, a tutti ben noto pei lunglit pungoli onde ordinariaineiite ( seiiipre da noi ) sono ispidi i suoi frutti , ci fa conoscere due sue varieta : 3 tuber- culatus ( carpcllis latere utroquc tubercuUs piominuUs oh- tusis et margine dentibus obtusis obsitis ) e y incrmis ( cnr- pella utrinque .... tota inermia, innrgo .... dentibus desti- tutus) I. c. pag. 1 8 (i). Ammessa la glnstezza del mio asserto, molte specie inutilmente create cadranno e ver- ranno a classarsi sotto la pianta tipica daila quale a torto erano state svelte: per restringerci alle sarde cio accadra , lion v'lia dubbio, col R. palustiis e coWophioglossifolius, quelle come varieta del R. procerus (Moris), I" altro del R. flammula sotto cui I'avea posto anche Biria. — Del R. aquatdis , altre volte stranamente smembrato, T autore ci ofFre una bella serie di forme. Ugual metodo ba prati- cato col R. choerophyllos e philonotis assai moltiformi eppero spesso travisati dai fioristi. — La pianta che nelTEienco primo ( pag. a ) era stata descritta sotto il nome di R. cyni- bcdaricpfoliits (Balbis in litt. ) e diveuitta una nuova specie (l) Tanto piii voleutirri scelsi I'esempio presente, giacclie col ine- dfsiuio si giunge a conf'ntai-e Tidea eiuessa dal Reiclienbach clie i d^-niioflli end'' e fornita Li costa dei frutti delle Adonidi valgauo a itabilirc specifiche dittert'nzp ( Vedi ; Reickb. fi. germ. fxfs. pag. 7.i('i. Obsnv. ). J. n. MORIS. 199 pubblicatn adesso colla detiominazione dl R. Balbisii (Moris), constando che traltavasi di una specie ben diversa dalla pianta che porta quell' indicazione nell' erbario di Balbis e cresciuta nella Corsica. — Nella Flora sarcia e soppresso il gcnere Ficarin e siamo d'accordo. — Chi desidera ua saggio da cni conoscere la vasta eriulizione onde va adorno il professor Moris e la diligenza ch^egli mise nel comporre il stio libro, legga la dissertazione storico-critica in seguito nlla descrizione del Ji. sceleratus (p. Sy). — La precisione con cni c'insegna distinguere il Delphinium halteratum (Sibthp) e juncfum (D C. ) da! suo Delphin. longipes basterebbe forse a dissipare le dubbiezze sulla stabilita de' snoi caratteri qiiaado non fosse il genere delle Consolide, che in ci6 appena la cede agli Aconitl , nno dei piii perfidi per la sua tendenza all' ibridismo — La PcEonia Riissi e dichiarata niera varieta delta coralUria; noi ci aggiungeremmo di buoa grado la P. pubesccns. — La diagnosi della AquUcgia vulga- ris dataci dalla Flora Sarda per avventura non potrebbe bastare a distinguerla da certe aitre specie europee ; noti sappiamo coinprendere poi perche , trattando deW Hdlebo- rus argutifolius ( Viv. ) il prof. Moris abbia persistito nella sinoiiimia introdotta da DC. mentre confessa passare molta differenza fra quej.ta pianta e 1' altra (d'origine america- na ! ) descritta e figurata da Curtis sotto il nome di A. li- vidus. Quanto fu detio dei ranuiicoli trova applicazione anche rispetto ai papaveri. Le forme troppo incerte delle foglifi e loro division!, la siiperficie piii o meno ispida dei frutti e dei sepali , il numero dei fiori sovra uno stesso stelo non valgono a condurci a certezza. Forse, per istabiiire diagnosi che non sofTrano eccezioni , sara d'uopo ricoirere alia struttura delle cassule , non esclnsi gl' interni sconipartimenti 5 ed ai semi, come si e praticato in altri diflicili casi, esempligrazia colle SperoulcB. Se la forma della cassnla nd Papaver pinnatifidum della Flora sarda mostrasi costantemente come vi e descritta, lo salnterenio volontieri come buona specie, ma a questo solo patto. Del pari vor- remmo conoscere se la varieta ^. aiigustifolia del Papaver rhceas efTettivamente non off'ra maggior appiglio a distin- gnerla dalla forma primaria. — La Fumaria ined'a merita per ogni conto I'impostole nome; abbiamo per altro degli esemplari della officinalis il cni peziolo torto presenta un nuovo aneJIo intermfdio tra lo fumosterno volgare e quells 2tO FLORA SAHDOA. dalle foglie attorcigliate ( F. capreolata ) i il ch. professore esprime la sua poca fede nella nuova specie , il fatto die citiamo lo confermera ancor plii ne'' suoi dubbj. Veniamo alle Crocifoniii ( pag. 92). Saraniio pochi che not! lodino 1' autore deleaver abljaiidonate le sottigliezze anatoniiche che servirono di guida al De Gandolle quando traccio quell' artiiiciosa sua classazione die dapprima ab- baglio tutti i botanici ma siuead ben presto, pef I'instabi- lita degli organi caratteristici difiicili ad osservarsi quant'al- tri mai , la troppa celebrita ch' erale stata accordata , e die distruggeva in questa naturalissima famiglia cui nep- pure gli artifizj del sistema sessuale aveano potuto siiiem- brare , molti reali rapporti disgiugnendo le piante fra di loro pill affini sotto ogni riguardo e frapponeiidovene altre disparatissime : tutto cio per amore esclusivo alia giacitura delle cotilcdoni. II metodo adottato dal professore Moris essenzialuiente e quello del Bartling , se non che con mi- glior consiglio dai generi a frutto arllcolato stacco quelli a carpello uniloculare. Per tale ritorno alia pristina sera- plicita cessaroao le numerose tribii create nel Systema re- i,V2( vegetiihihs , ed i generi circoscritti da frasi piii naturali s' avvicinarono nei quattro gruppi delle Nucamentacece , Lo- nuiaacecB, Siliculacece e SiliquoscB in una serie piii conforme alia realta delle cose, sempreche la si voglia desuinere dal cotn|iles30 dei caratteri, non dal capriccio. — Alcune belle specie di questa famiglia sono particolari all'isola de'Sardi o si estendono non oltre la Corsica ; e qui sia citata la Morisia hypogcea ( Gay ) che Viviani altre volte fece cono- scere sotto il nome d"" Erucaiia ; umile pianticella non meno interessante pe'suoi caratteri che per la proprieta comune ad essa coWArachis hypogcea, colla Ficia ainphicarpa ed altre , di mandare i suoi frutti a maturare sotto terra : donde il nome specifico. — II dubbio dell' autore che il Rapistrum rif^osum , a norma dell' eta , e del suolo ove cresce , as- suma difFerentissimi aspetti, eppero che ne siano semplici modificazioni il R. orientnle , costaturn e clavatum D. C. per uoi e certezza. — Nella deiinizione deWAlyssum campestre e calycinum la Flora sarda e dlametralmente in contrad- dizione con De Candolie circa la relativa lunghezza degli stiii ; gli esemplari die abbiamo da varie localita parlano in favore di Moris. — La Brassica cvet'Ca dell' Elenco I, pag. 3 non e gia la pianta greca dello Smith e Siljthorp J. H. MOKis. aoi ralFigiu-ata iiella loro grand" opera a tavola 640, a fiori gialli lion venati di rosso, ed antere con frangia al basso c icrminate in una punta alquanto curva. La pianticella , die alligna sngli scogli della Sardegna e nella Flora e in- dicata come nuova specie {Br. insularis), ha i petali grandi bianchi a vene sanguigne, e le antere spuntate senza fran- gia od appendice di sorta alia base; pei quali caratteri, osserva il professore Moris, e per la forma delle foglie si niostra simile in tutto agll esemplari della Br. credca cir egli ebbe dal Sieber {Herb. crct.). Pertanto sarebbe opportuno die i possessori di questa classica collezione esaininassero se il celebre viaggiatore abbia per avventura distribuite sotto V istesso nome due piante diverse. — Alia Sinapis atvensis venne riunita la «S. orientalis, e crediamo die in buona fede la sola venerazioue pel nome di Linneo la- sciasse tuttora sussistere simuitaneamente qneste due specie. Dopo le Capparidecc sono inserite le Jlesedacecc che De CandoUe stesso rimetterebbe a questo posto se dovesse rifare il primo volume del suo Prodrome. — In una nota in calce alia descrizione del Cistus villosus di cui fa sino- nimo V eriocephalus del Viviani restituisce ad esistenza in- dipendente il C. corsicus di Loiseleur. — Qui il genere He- lianthcmum conta meno specie che non si aspetterebbe ; ma le poclie sono distiate e ben precisate come Vhalimi- foUum , il semi^labrum ( Badar. ) da sostituirsi al cillatum Stirp. Sard, clencli. I, p. 6, poi tutte quelle a foglie piu o meno aghiformi nelle quali osserviamo una salutare ri- duzione. Sono classati sotto '\l glutinosum V H. wncZe ( Ten. ) ed il tlnmifolium (Pers.); sotto V H. fumana \\ procumhens (Dun.), V ericoides fi. pubescens (Dun.) ed il /umana ( Desf. e Viv. ). AWH- guUatwn assai ragionevolmente sono inne- stati Veriocaulon c punctatum (Dun.), \\ plantugineuni (Pers.) e Vinconspicuuin ( Tib. ). Questa specie varia talmente nello spazio di pochi passi quadrati sia pel colore e per la gran- dezza de''liori, sia per la mancanza o quantita di peli, sia linaliiieiite (ed e questa la uiaggiore singolarita, non avvertita jier altro nella Flora sarda ) per 1' esistenza o non esistenza dellc stijmlce , cli'egli e vernmente a meravigliare come (|negli sclierzi della natura vegetale dai botanici siaiio stati pri'si sul serio per altiettante forme tipiche. Sia detto per iiitidenza die dclle diciassette specie di Helianthcmum (nu- nieri 68-74) colle quali De Candollc ha formata I' ottava 30a »LOR\ BARDOi eezionc {Pseudocistus) ben jjoche reggouo al vaglio d'uita prudeiite ma rigorosa rivista, e le straae coatraddizioni nelle qual'i iaciampano tutti gli antori che voglioiio distin- gnere un Heliantheinuni vineale, canwn, mnrifolhtin ecc. baste- rebbero a metterci in diffidenza coatro tante novita, quando anclie un diligente raccoglitore noii riescisse a trovar con- fuse in una sola localita, spesse volte sovra un individuo, tutte le transizioni dalla foglia circolare alia lineare-lan- ciuolata. Anche VH. denticulatwn s'aggiunge umilniente al salicifolium, ne merita forse di esser notato come varieta. — Viola cenisia (p. ai8). Ne bo confrontato esemplari au- tentici con quelli del Monte Cenisio avuti da Bonjean poi colla Viola heteroph^lla ( Bertol. ) dalle alpi comascbe e colla V. Bertolonii (Pio.) dal motite Antola neirAppennino Ligure, ed a quesle ultime piuttosto che all' altra sembrami approssimarsi , supposto che tutte queste specie si confer- mino, gincche non sapremmo dire se , parlando di piante indigene, maggiore sia la confusione portata nelle mammole o nelle sassifraghe. In ogni caso , francamenie ripioviamo I'aggiiinto d'heteropfiyHa dato dal professor Moris alia va- rieta di essa violetta , sinonima colla V. Valdcria (All.): primieramente perche nel Prodronius abbiamo sotto la V. cenisia tre varieta delle quali la seconda , originaria dai Pirenei e contrassegnata di epiteto latino {diversifolia) omo- nimo al greco della pianta sarJa che e affatto difFerentei poi, perche v'lia gia una specie a se controversa e no- raata pure V- hpterophylla. — La famij;lia delle Droseracece roanca totalmente alia Sardegna , mcntre Tltalia cootinen- tale e ricca di un genere ( Aldrovanda ) sovra i paesi piu boreali, e pel colli del Poitogallo cresce 1' eb'gante Droso- phyllum dai flori grandi gialli e dal fusto perenne. L' Al- drovanda figurava nel terzo Elenco ( pag. 6.) e vi era stata accolta suU'autorita di Bertero ; ma poiche ne al profes- sore Moris , ne al dottore De Notaris il quale nella state del i835 ebbe occasione di percorrere coirocchlo del vero cono^citore buona parte dell' isola , e nel 18 Sj gl'isolotti circostanti dal lato di nord ovest , ancor meno poi ad al- cnno dei rari loro antecessor! fn dato di scoprirla in quelle paludi e I'asserzione dello sgraziato Bertero non venne corroborata da esemplari autentici , quell' erbetta fa om- niessa nella Flora, — - Dov'e discorso delie Polygulce trovia- nio rjpudiate quelle anfiboliche creazioni del Reichenbach J. F. M0B15. 20S ( r. cxypiera , umblyptera ) i carntierl delle quali sono taato insignificanti e fugacl che sovra cento individui ap- pena qnalclieduao li ofFie inalterati. — Non a torto il pro- fessor Moris osserva clie diflicilmente si potrebbe additare nn sicuro criterio per distingnere la Frankenia intermedia dalla Icrvis. Noi spingiamo la cosa piu in la sostenendo che la maggior parte delle Franchenie orientali noverate nel Prodronius sono spnrie ^ e senz.a cio che ne dice lo stesso De Cnndolle, il nostro parere ottiene conferma da alcuni esemplari raccolti dal dottore Pestalozza a Smirne che as- sdntamente coliegano varj numeri di quel genere (i). Eccoci ginnti alle Curiofillacee (pag- 228). Arduo qui si fa r incarico di chi vorrebbe accennare tntto cio che il bravo Moris ha fatto di buono nella revlsione di qnesta famiglia , non ultima per abliondanza di forme, fra quante adornano il bacino del Mediterraneo, ma una delle piu schiz- zinose a trattare per quel carattere afFatto loro proprio che pcrcorrendo tutta la serie degli enti specific! v'iinprirae una sembianza di monotonia e quasi li spoglia di note parti- colari. E non e poca Ijriga qnella di pronunziare sovra qnesto parziale lavoro dove risalta a prima fronte la mas- sima circospezione e la sana critica adoperatavi ; farebbe d' uopo avere stiidiato sui Inoghi le cariofiUacee come I'au- tore le studiava , ed aver occupato doppio tempo nel- r esame delle fonti alle quali attinse pria di operare le innovazioni introdotte che sono copiosissime nel genere Silene. Notiamo le cose essenziali. II Dianthus velutinus ( Guss. ) viene nnovamente sostenuto coIPappoggio di ca- ratteri desunti dal seme. — Lychnis Corsica di Loiseleur c la L. Iceta Aiton. — S Ime oblon^ifoha ( Otth. ) , diversi- folia ( Ejusd. ) e turbinata ( Gnss. ) figurano per S. rubella var. brachyopetala ( Moris ). Silene undulatifolia ( Moris ) Elench. Stirp. sard. I e Muller pi. exsicc! poi la divaricata (l) La pianticflla di cui parliamo aln-a non puo essere cVie la Frankenia ericifolia del Prodronius di De CandoUe (I. p. 35o) ad onta die vi si ocoprauo alciiue differenze sicche non vi quadri perfet- tainente la diaguosi : ma cio vale di tutte le altre specie cola de- nCTitte. Tenuto calcolo di una nota dello stesso De CandoUe, que- st' erba smirnese mi pei-snade che la Frankenia coryiubosa e l' eri- fifnlia ( DC. ) non siano se non vai'ieia dvW intermcdic . Se lo stesso debba dirsi di alcune ajfre, lo inspgurra il tempo. JC4 FLORA SARDOA (Clem, e DC), e la Pseudo-Atocion ( Guss. ) sono Tiden- tica cosa coUa Sil. fuscata ( Link. ). — Silene pauciflora ( Salzm. ) ossia nodulosa ( Viv. ) noii e piu che una varieta della S. italica. — Fitialmente la Silene sericea (All.) cL compare inaaozi come uq vero formicolajo di mal costrutte specie: S- vespertina (Retz. ), bipartka (Desf. ), decumbens ( Biv. ) ed altre moite vanno ia nulla ; e questa lista di proscrizione potrebbe crescere non poco a spese della se- zione V ( Stachymorpha ) § 2 del Prodromus fabbricata di entl troppo sospetti. Chi potesse confrontare siiio al- r ultimo gli erbarj di que' botaaici che diedero opera a tante effimere creazioni! ... — Ma passiamo oltre che il cam- mino che ci avanza non e breve. Alle cariofiUee seguono immediatamente le Malvaceae, poi le HrpericinecB, ed a queste per mancanza di piante della stirpe dei Tigli , le Acerinecc nelle quali nulla si presenta di abbastanza rimarchevole per fermare il passo. Istruttiva assai ci sembra al contrarlo la classazione e descrizione tecnico-sistematica delle molte uve che allignano nei vigneti della Sardegna. Come in tutti i trattatl enolo- gici anche in questo il colore e la forma degli acini , il sapore ecc. somministrarono le distintive note, e vi e spe- cificata mediante una frase sufliclenteinente completa ogni singola sorta , secondo la pratica del paese , coll' aggiunta di un congruo nome latino. Oltrepasserebbe i limiti e lo scopo del nostro discorso la trascrizione per iutero di questo eccellente trattatello , ma volendo richiamare I'attenzione dei colti enologi, ai quali facllmente esso sfuggirebbe , su quelle viti generatrici di generosi squisitissimi vini che non la cedono ai tanto rinomati della Spagna , produrremo il pretto elenco delle medesinie contrapponendo al norae scientifico il nazionale. I . Uve ad acitii rossicci o neri , rotuiuli. Vitis vlnifera amabills — Nascu. Delle migliori: il vino e conosciuto sotto ugual nome. abundans — Nurdgus. Di estesa coltivazione. rubella — Rosa. Uva da tavola. suavis — Giro. Serve ancor essa per tavola :, il vino, d' ugual nome, e molto ainabile. nectarea — Monica. II vino monica e stimato aver il vanto sopra tutti i vini sardi. J. H. M0RI5. ao5 Vitis vinifera affinis — Bovali. Simile al precedente e vi hanno due sorta. II Bovali mannu ha gli acini piu grossi ma eziandio piu rari, e siccome di solito mette troppi pampini , e meno coltivato. nigra-mollis — Niedda-moddi. praestans — Cannonau. Da vino eccellente e ricercato. nigra-vera — Niedda era. infectiva — Zinzillosu (Le Teinturier JRoz. Diet, agric. X, p. 178, tab. 9). coacervata — MerduUnu. Uva da tavola. a. Uve ad acini rossicci 0 neri, bislunghi. Vitis vinifera trifera — Axina de tres bias; Axina de tres hortas. Vite da pergola, jucunda — Apesorgia niedda. hierosolymitana — Axina de Gemsalem. Tutte e tre queste sorta d' uve servono per le mense. 3 . Uve ad acini bianchi , bislunghi. Vitis vinifera cucuinerina — Comiola ( Cornichoa ] g" blanc Duh. ) T "^ ^ mammillaris — Tita de bacca. ( o3 P- serotina — Axina de Angiulus. ) 2- latifolia — Galoppu. laxissima — Apesorgia bianca. Isidori — Muscatellb ,• Muscateglio. (Muscat d'Alexandrie ; Passe longue mus- quee Duh.). Vite da pergola. Queste tre ultime sorta forniscono uve da tavola. 4. Uve ad acini bianchi, rotondi. Vitis vinifera generosa — Muscadeddu (Muscat blanc Didi.) II vino Muscau che se ne trae e dolcissimo. malvatica — Malvasia. austera — Vamaccia ; Carnaccia. Vino amaro ed aspretto ma gradito al palato; contiene minor dose di alcool. laeta — Semidanu. Acini piccioli ma dolci e sugosi. ac6 rtOKA SAHDOA Vitis vinifera acldula — Manzesu. Acini plccoli dini» ngrctti. speciosa — Arienmngiim. II nome latino le venne imposto a motivo de'grossi suoi acini. insequalis. — Sarnwesa. Fornisce il vino che porta questo nOme. robusta. — Arbumannu. Piiuiaticcia e gradita alle tavole. decolor — Bianchcdda. pellucens — Arret'allau. Le bncce degli acini sono di una straordinaria sottigliezza. Quest' elenco, coitie avverte I'autore, e ben lungi dal coni- prendere tutte le uve sarde, alire inolte essendovene, mas- sime nelle parti settentrionali dell'isola, delle quali per ora non pote dare un' esatta descrizione ; di questo nuniero e la Bariadorgia del territorio di Sassari , uva primaticcia e saporitissima ■■, neppure vi manca il Muscat noir del Duha- niel (^ Miiscadtddu-nieddu del Sardi ) , ma viene piantato in pochissimi siti. Le GeraniacecR appena ofFrono soggetto di osservazioni. La citazione del G. boheinicuin ci lasciava in forse se la pianta Sarda corrisponda in tutto a quella d' Oltremonti i la descrizione che ne fa il professore Moris al paragone cogli esemplari raccolti in Boeniia non da a scorgere al- cun divario neppure riguardo alia superficie scrobicolata dei semi. In quanto aW Erodium affine e a credersi che col tempo rientri nelle forme del laciniatuin : un Erodium che ci venne colla seconda dispensa delle peregrine piante rac- colte neir Arabia felice dallo Schimper (i) sta proprio (l) Poichfe altve voire per noi fu re8o coiito in questo giornalo ( Vedi tomo 84.°, pag. 286) dei tesoii botauicl accumulati dal Te- desco ne' suoi scientlfici viaggi per TArabia, ci sia concesso di au- nunciare come fra le jiiaiiie posteriormeute disriibitite ed originavie del Yemen siansi trovati , olti-e bella uiesse di specie liuora sco- nosciute , claque nuovl generi. Eccone le schede. N-° 85i. Pteroloma (arabicuin) Hoch. Sreud. Genus novum e familia criiciatarum , cujus uomeu a niargine fi"u- ctus alato derivaunn, CalepiiiiE proximum .) a qua piaiter fiuotnm ■ marginatum alatum defert ovarii stylo loiigiusculo et atigmate ca- pitato. In Ai'abia felici prope Djeddam ad aggeres nrrnosss planititi. Fl. mens, nnvembr. J. B, JtoniS. 2<5T frammezzo a quelle doe specie gia di troppo aflini. Eccoci aWe Lincoi. che De Candolle lasciava immediatamente segnire dappresso le Cai-iofillacee non senza accennare ai rapporti che secondo lui varrebbero a collocarle in vicinanza delle Malve e dei Geranj. Piacque airantore deila Flora Sarda fissare la loro sede fra questi nltimi e le Ossalidi , prea- dendo norma dal Bartling ( Ord. nat. plant, p. 226). Ben ponderate le cose, ed anclie i minuz.iosi carattcri portati in conto dagli autori e Taspetto esterno dei vegetabili raunati sotto questi ordini , con tutta la venerazione che professo verso i citati corifei, propenderei a metterle in prossiuiita IS." 817. Duinreicliera (arabica) H. St. Genus novum — Planta malvacea, cui iavolucnim 3-phyUum fo- lioiis cordaris niaviuiis , iiivoluci-llum 5-fidiun, styli quLnque , ca- psiila 5-locularis loculis i-spfinii». Ad margines agroruui iu valle Famie loco Unserc prope Meccam , Fi. febr. N." 853. C'uhor'ium (alatum) H. Sreud, Si niagis placet geuera divellcre pireeuute Lessingio , qui C'lchorium spinoswn nouiiue Aiaiithophytori sepaiMvit ; etiam nostra planta proprium geuus constimere debet, cui uomen « Diplosteiiima >• couvenit ob aciiajuii duplicem corouam (pappum) , exteriorem pa- leis 5-obtu8is ellipticis loruiatam , intciioiem 5-setaiu. In luonte Sedder aliisque nioutibiis vallis Fatme Arabije felici* , in- ter lapides. Sub tiuem iVbr. floret. N.° 853. Euryops (arahlcus) Sreud. ( Caraea pinlfolia Hochst. gen. nov. ) Fruticulus 2-3-pedalis. Genus novum -videtur, cujus nouien a loco natali derivavi, Euryopi (Less.) afline , andiodio 8-phyllo dupiicis ordinis , phyllig 5 exte- rioribus latioribiis , interioribus 3 angustioribus , receptaculo fa- vogo , radio 5-8-floro , pappo couformi plumoso insigne. Iu planitia: elata IMoutis Arabici Cara nee non in valUbus elatis prope Tayfani. Fl. deceiubr. N." 849. Scddera ( '.irgata ) H. Steud. Kovum genus c famiila Convolvulacearum e loco natali dictum ; nisi corolla distincte S-fida Breiven'ie species esset. Inter la])ide8 Moutis Seddcr, planus rarioribus ditissiml in valle Fa- tme Arabia; fclicis. Fl. febr. Dopo aver ripassato il IMar rosso , 1' ardito viaggiatore spinse i passi »iuo nel cuore delP Abissinia non temendo di affrontai'c V ira di quelle rozze e vendicaUve orde inasprite dalla brutalita di due Frances! clie poco prima vi aveauo ucciso un uazionale ., come si * letto auche nei pubblici fogli. Per Ic piii recenri informazioni suilo Schiniper rimandianio al Suppliinento straordinario alia Gaz- 'etta d' Augusta del giorno 8 dirembre 183-. 208 rLOR\ SARDOA delle Hypericinece dalle qiiali per pochi caratteri si distac- cano, mentre loro assonilgliano assai assai per tutto il modo di crescere e di fiorire, prescindendo dalla coincideiiza dei caratteri essenziali (i) — Le Balsaminece sono il terz'or- dine (europeo) di ThalamiflorcB mancante alia Sarde- gna — Fra le Rutacece noteremo la R. halepensis alia quale Moris richiama I' ongustifolia ( Pers. ) e la bracteosa (DC), coUa quale e sinonima la R. macrophylla (Stirp. Sard. Elench. I, p. 1 1). Siamo giunti alia pag. Syi. Dai primi quattro ordinl della seconda sottoclasse ( Caliciflorce ) sono occupati i re- stanti due quinti del grosso volume , o per riferire piii esattamente , dalla quarta di esse famiglie (XXIV." nella serie totale ) , cioe dalle Leguminose ; famiglia noii nieno vaga per la moltiplicita delle sue forme e la bella appa- renza della piu parte fra esse , leggiadre per ben dipinti fiori ora soli ed ora a densi mazzolini , clie interessante gli studj del fisiologo e del fito-geografo come quella clie naturalmente si scomparte in tribu distintissinie e clie , generalmente diffusa per tutto 1' orbe terrestre , dimostra in alcuni generl od anclie intere sezioni una predilezione esclusiva o pressoche tale per determinate zone o loca- lita. Nelle nostre contrade sono estesissime le Lotece e le Videos, e per le spiagge del Mediterraneo od alnieno al suo bacino sono caratteristici i generi Anagyris , Calycoto- nie , Trigonella , Psoralen^ Biserwia, Scorpiurus , Lupinus e Ceratonia. In Sardegna allignano poclii Ginestri e Citisi lun- gamente piii numerosi nelle contrade boreali ^ tale scarsiia di specie e compensata largamente dall' estensione di ter- rene clie 1' una o 1' altra invade. Ognuno appo di noi co- nosce per esperienza quanto sia infesto il Ginestro coinnne ( Spartium scopariuni L. ) ; e clii nel mese di niaggio o giugno ha frequentato T Appennino Ligure dove scende verso r Ex-Pavese sara stato colpito dallo strano spettacolo di aride alte colline coperte dalle falde sino alia vetta da un solo vastissimo manto giallo, la merce del malaugnrato Ginestro di Spagna ( Spartium juncewii L. ) quanto gradito (l) Era gia scritto quest'' articolo quando, nel riandai'e varj scrit- tori per trovare qualche autoritk in mio vantaggio m''avvidi clie il Reichenbach nella Fl. germ, excurs. pag. 83o non solo lia appros- simate ma perfino riftise in una sola le due famiglie in disrorso , producendo bnoui aigomenti in sua giustificazione. J. n, MOR15. _ 20f) pel profumo che emana dai bei liori grandi , altrettaiito esoso per la diflicolta di si;adicai'Io. Or bene, se le aiotizie che ne abbiamo noii c'ingamiano, ugual vista presentauo nei campi , per le colline , sui inonti della Sardegna la Genista aspalathoidcs , sotto la quale Moris ctassilica qual varieta [p. confeitior) la G. LobcUi DC, e ]a Genista cphc- drioides — Undid Ononidi conta la Flora Sarda , quasi tutte esclusive del Bacino mediterraneo. L" Ononis bicolof ( IMoris clench. Ill, p. 7) viene qui riconosciuta per iden- tica colla biflora ( Desf. ) non che colla ueminifioni (Lag.) — - h'' Ononis hreviflora (DC.) e varieta della vdlosa (L. ) come la paivifiora (Lam.) e sinonimo dcll'O/i. ('o!umncB (All.), e VOn. Cherleri (Desf.) coir 0/j. mo///5 (Savi ) varieta della redinata ( L. ) :, liiialmente T On. diffusa ( Ten. ) e fatto sinonimo della senata ( Forslc ). Dopo taute riduzloni giu- stilicate dalPattento confronto delle citazioni e come me- glio jiote il [U'ofessore INIoris , dalT esame degli erbarj da esso lui e per lui da altri valenti botanici istituito, non v' e a stupire se la flora Sarda proporzionatamente dopo la publjlicazione degli elenchi ha tliminiiitOf, e quando tutti operassero con pari ingenuita non ?i vedrebbero crescere da un anno all' altro le centinaje di specie in tal paese che da niolti e molti lustri e in ogni direzione visitato e spogliato da oculatissimi botanici; la Flora del Reicheu- bach , i volnmi del Diario botanico di Ratisbona conterreb- l)ero pareccliie dozzine nieno di iiovita. Mcdicago ( pag. 480). E questo, dopo i Trifogll, il gc- nere di leguminose sarde piii ricco di specie (21 sp. e 1 .i var.) e di leggieri ognun s'avvede die il lavoro su di esse fu soggetio di particolare cura per I'egregio professore 11 quale a niun altro genere fu generoso di tante tavolc ( venti ) sulle quali non solo le forme tipidie ma anche le frequent! e singolari modHicazioni nei frutti furono di- segnate con assai verita. Dovendo aiiVetuire la fine del no- stro discorso estrarremo soltanto le notabiii concentrazio- ui. Secondo queste appartengono : la Medicas^o JVilldenoivii ( Merat ) alia lupulina ( 3 canescens ) :, la M. marginata ( Willd. ) aW orbicularis (All ); la striata (Bast.) nou che la litoralis a ( DC.) alia vera liioralis ( Rhode e Bertol. ) , cioe alle varieta j3 inerniis e 7 longeaculeata (Fl. Sard.), la M. neglecta ( Guss. ) alia turbinata (Willd.) 3 aculeata; la M. splifcrocnrpa ( Seh. e Maur. ) e I' ovata ( Carmign. ) m.'U. Jlal. T. LXXXIX. 14 alia sphcerocarpa (Bertol.) fi macrocorpa c 7 oi^alis: la M. cappacea ( DC. ) alia denticulata ( Willd. ) (3 lappacea : la M. recta , moUissinia e giceca ( Sering. in DC. Prodr. ) alia M. minima (fi major)-, la M. polycyda (Moris nelle Mem. deH'Accacl. di Torino vol. 38 ) alia M. Echinus. Sono si- nonime : dell' elegans ( Jacq. ) die varia per le foglie for- temente intaG;liate la rugosa (DC. ) ; della M. litoralis la cy- lindracea (DC); della tuhercnlata la catalonica ( Schrk. ) , la splniilosa ( DC. ) la pnbescens ( DC. ) e la tuihinnta (Cannign. mem. sulle niedicag. ); della genuina .1/. tiirhi- nata (Willd.) la doliata ( Carniign. ) e V oUvceformis (Guss. c Moris El. II, p. 3 ) :, della M. denticulata a tuberculata (Moris Fl. Sard.) la M. sardna (Moris El. I, p. i5) os- sia M. coronata ( Gaertn. ) e per ultimo . della M. ciliaris la intertexta (DC. ). Eccovi una formidabile stretta di conti ; spiacera a molti die alzeianno lor voce: non si sgomenti pero r autore e continui nei futurl volunil colla diligenza usata qui nel ricondnrre ai veri tipi le aberrazioni clie rendono difficile Fordinamento di questo genere. — Le trenta specie di Trifogli che nascono spontanei nelP isola esercitarono poco la critica del Moris. Al TnfoUum phleoi- des (Pourr. ) vengono associati come sinonimi V erinaceum e gcmellum ( DC. ). — Al Tr. diffusum giovera citare il Tr. hirtum ( Miill. pi. exs ! ) , il vero Tr. hirtum non puo essere scambiato dall" altro da chi ponga metite alle eccel- lenti diagnosi clie vengon date per queste due specie so- migliantissime. • — ■ Trifolium leucanthum ( MB. ) ed obscii- rum ( Savi ) sono I'identica cosa ;, tale giudizio per altro Moris lo pronuncia suli' ispezione degli esemplari manda- tigli dal Savi ; osserva per altro die sono ben diversi dalla figura che il professore toscano diede della sua specie. Cosi pure sono considerati consonant! il Tr. filiforme ed il Tr. micranthum ( Viv. 11. lyb. ) — II genere Lotus e restituito alia sua integrita ; qualclieduno forse avrebbe cliiesto gra- zia pel Tetragonolobus r, pochi lo farebliero pel Doryeniuni, nissuno poi deplorerii la sorte della Bonjcania genere ar- tiiiziale all'eccesso. — Di belli Astragali e doviziosa la Sardegna fra i quali il verrucosus (Moris) le e esclusivo. La pianta che altre volte il professore Moris salutava col nome di Astragalus Genargenteus ora lo riconosce pel Siri- nicus di Tenore, dubitando che ancor questo non sia che una mera varieta del massiliensis — II genere Scorpiurus vuol esscr raccomandato per un piii tnaturo esame ; ad J. T'. Monis. 211 qnta delle molte flore sui paesl iiieridionali e dl quest' ul- tima, la storia dclle sue specie mi sembra ancora akjuanto oscura. — A compiere la ri vista delle Leguminose, ci ri- marrebbe a parbi-e delle Viciece (giacche le restnnti tribii per poca cosa eiitrano nel novero ) , ma coiifessiamo es- serci pochissimo famigiiare qucsta categoria di vegetabili oltre ogni credere bisbetici nella classificazione ; soltanto avvertiremo ad una innovazione nei Lathynis perclie ris- guarda due piante frequenti anclie nelT Italia superiore e sono : il L. sphcericus di Retz , De Candoile e pressoche tutti gli scrittori recenti, al cui posto vien messo il legitti- mo angulatus di Linneo ; poscia V hexaedrus Cliaub. al quale e riferito il L. angulatus di Willdenow , De Candoile e seguaci. Sarebbe a desiderarsi die 1' autore avesse avuto occasione di esaminare col critico suo sguardo le tante specie vicine sortite dalla penna di Seringe (DC. Prodr. II, n." 26, 28 e 3o) e die niimo dopo lui seppe rintraccia- re ! — Cliiude il volume col notissimo Carrobbiere. — Po- che parole spendereino ancora per ricordare I'eccellenza delle tavole die adornano 1" opera sulla quale abbianio trat- tenuto i nostri lettori. Esattissimi sono i disegni e pronuii- ciamo il nostro giudizio con plena cogaizione di causa es- sendoche fnrono da noi confrontati cogli esemplari au- tentici di cadauna specie , un pajo eccettuate die per av- Ventura non abbiaiuo avute sott'ocdiio; nel maggior numero le tavole nulla lasciano a desiderare, alcune per altro non rendono con bastante precisione i caratieri accessor] della pianta, e cio sia detto di tiitte quelle die si contraddistin- guono per un fare dure e forme assokuameiiie rigide, p. e. la Berberis (Bthnensis. La causa e da cercarsi nel metodo adottato dall'artista nel traiteggiare il diiaroscnro; il dise- gno punteggiato serve ottimainente ad esprimere parti inor- bide succose e perfino le lanose , ma impiegato esclnsiva- niente non puo soddisfare in ogni caso e sara semprc difficile, ove non iiupossibile , il rendere per esso le super- ficic lucide, coriacce od ossee. — Dopo la lunga esposizione che ne abbiamo fatlo, sarebbe superfluo I'entrarc in elogi sul lavoro del cbiarissimo professore Toriiiese , e non e per accarezzare il di lui amor proprio ma per I'intima nostra convinzione del merito del libro , se dicliiariamo che questo sara indispensabile a cliiunque seriamentc si occnpi della vegetnzione d'Europa, Posjnno presto ralle- grarci gli olterion voI«n>i ' ^. C^.inti. Ossert'azioni iiitoiiio ad una pudinga dclla Brianza , del nobile dcfiuito slg. Giuseppe De Cristoforis (i). V-zgnuno sa die Brianza dicevasi una volta qiiello spazio di paese in cui potevasi uilire la campana situata sul monte propriameute detto di Brianza, e clie ora il medesimo no- ine, con piu ampio signiticato, accenna tutto il terreno ame- nissiiiio posto fra i due fiuini Adda e Lambro, e bagnato all'' est dal primo , all' ovest dal secondo; al nord poi coafi- nante colla valle Madrera , al sud coUe prime alture presso Monza. Di un tal terreno ho visitati tuiti i luoghi piu in- teressanti , il mollasse di Vigano, il calcare marnoso di Moatevecchia , Arlate, Inibersago ecc, il calcare psamnii- tico di Monte Baro , le argille della bassa Brianza , e la pudinga d' accfua dolce delle rive del Lambro, rocce tutte che ad onta della uberlosa coltivazione , spesso si presen- tano alio scoperto non solo alle osservazioni del geognosta, ina anche al vantaggio delle arti somministrando con fa- cilita buone pietre da fabbrica. Confesso pero die potrei aggiuigere pochissime osservazioni importanti a quanto e gla stato scritto su questa porzion di paese dal celebre Breislak nella sua Descrizlone seolosica delta Provincia di (i) Mori iu IMilano, sua )iatria, verso la fine del i837 toccando appcna il 34.° anno cli vita. Coltivo e promosse le scienze naturali con vivissuno amore , con zelo infaticablle , con generoso dispendio di SLif sostanze , siccoine attestano P ini|3resa notificata in questo Giornale, tom. 6^.°, pag. 117, e l.i sriqienda collezione d'' oggetti naturali con cui lustro aggiunse nobilissimo alia sua patria. E delle cose patrie in particolar mode sollecito eel diniostrano e la sud- detta sua impresa, e la Memoria stata trovata tra le sue carte che pnbblicliiamo , onde in noi s'' inacerba il cordoglio deir imiiiatura 8ua luorte. Vogliaui" avvertire the gia da molti anni il De Cristoforis aveva iscritta la presente Memoria , onde certe sue opinioni geologiche , e massime quelle relative al nageljluhe ^ non si troveranno ben con- coitli alle per altro ancora vaghe recenti opinioni ( Ved. Wagner. ITiiiuihach der gcsatiiiiUai. Mtiwralogie, Zn-eiter Band § 509. — De la Bethc. Manuel geologiquc. Seconde /-dition. Paris i833, pag. 374 j (/ Dlrcttori.) DI UVA PUDINCA l»FI,r.\ ERI\NZ\. 2Ij Milano , sebljene non ne dovesse propriamente far parte spettando essa non alia provincia di Milano , ma a quelln di Conio. Solo la valle di Rovaj^iiate e il vlcino niontc di Nava mi daranno, inediante una loro roccia , motivo di particolari considerazioni , con le quali spargeie qualciie nuova luce sopra una fonnazione clie troppo gener ihnente. e direi quasi con ostinazione , i'n da molti geologi ristretta ne' confini de' terreni di sedimento superiore o terziarj , od anclie piii nioclerni , e pare invece da ascriversi ad ori- gine piu remoia. La roccia clie ne' sovrespresii luoglii doinlna genera!- inente e una di quelle pudinglie clie Brongniart cliiama gonfoliti. Col nome di gonfolitc , clie equivale al tedesco nagelfiuhe , egli indica le rocce aggregate clie sono fatte di frammenti rotondaii d' ogni sorta di formazione tra loro avvinti da cemento calcare. Tal definizione si afTa alia no- stra roccia , so noti clie il ceinento di essa e generalmeiile calcareo argilloso con piccolissinie lamine di mica e qual- che cristalletto cuho dodecaedro di ferro solforato. Alcune rare volte pero e calcareo ferriiginoso , od anclie foriuato di pura calce carbonata laminare linipida , ciie ne' vuoti prende struttura niammellonare , superilciaimente coperta da piccole punte cristalline appnrtenenti all" angolo acuto della forma romboidea e da minutissimi cristalli della va- rieta cliianiata da Hauy metasUitica. I frammenti dominanti sono di quarzo liianco-grigio , non di rado Icggermente vol- genfe al rosso ed al giallastro , di quarzo ferrngineo ( ('/jer- kiescl de' tedesclii ) , di ftaiiite { kieselsrlucfcr ) tanto della varieta agatoulra abusivamente risguardata come vero quarzo agita , come della varieta lidiana detta comnnemento pie- tra lidia o paragone ^ finalmente abbondevoli piii clie tnt- t' altri sonvi i frammenti di calcare grigio compatto. Meno frequenti vi s' incontrano pezzi arrotondati di calce carbo- nata ferrifera , di una roccia aggregata del genere delle arenarie piii antica, di diorite o diabase e di trappo. Di quest' ultimo ebbi ad osservare un masso enormemente piii voluminoso degli ordinarj , cioe piii cbe metrico ; e invece que' frammenti in genere sono di una mole die e tra quella del pisello e quella delP novo. Un csaine di confronto ripetuto su varj punti dilfcrcnti lui ha persuaso clie qiiesta nostra roccia o veramente ideii- tica con (juella cbiamata in dialetto sviz7oro nairlffl. e piii al4 ^^^ '^^^ PUDINGV comunemente twgelfiuhe. lo stesso ho attentamente esami- nato il nagelfluhe m una gran parte dclla Svizzera, ed an- che sulla cima del monte Riglii , dalla qnale, alta com' e circa seimila piedi sul livello del mare, si gode, coqi' e noto, uno de' piu aineni spetiacoli di natura rallegrato, nei giorni molto sereni , dalla vista di ben ventidue laghi. E necessario che io acceani i caratteri e la giacitiira del nagelfluhe degli Svizzeri per maggiore intelligenza di cio che debbo in segiiito far osservare. Questa roccia con al- tre ad essa subordinate forma una continiiata catena nella parte settentrionale delle Aljii, anzi si puo dire che, salve alcune iuterruzioni, occnpa la gran valle tra il Giura e le Alpi, e cominciando da Ginevra traversa diagonalraente la Svizzera sino presso il lago di Costanza , quindi si pro- lunga nella Baviera andando a terminare neU'Austria. Lungo un tauto spazio eiia e natural cosa che il nagelfluhe variar debba ( a norma delle circostanze locali e delle rocce ond'e proceduto ) si rispetto al cemento come alia grossezza e qualita de' frammenti. Quest! di fatto in alcun luogo sono quasi interamente calcarei , altrove invece son misti a pezzi di rocce appartenenti a' terreni primordiali di cristalliz- zazione , come graniti , gneis, ecc. ; e finalmente in qual- ch'altro luogo subentrano a questi ultimi de' frammenti di ftanite , quarzo ferruginoso . e d' una roccia aggregata os- sia arenaria piii antica , come nella nostra gonfolite : non vuolsi tacere che anche vi al)bondano frammenti di rocce attualmente str^nierc alle alpi svizzere, come afaniii, por- fidi , ecc. Fu detto e ripeiuto che il rrn gel fluke , nella ca- tena che poc' anzi si disse da esso formata , non dimostra alcuna reale stratificazione, ina in realta , sebbeue gli strati alle volte non sieno visibiii ed anche spesso mascherati dalle accidentali fenditure, se ue veggono per lo spazio di circa 3o leghe presentare una regolarita assai rara d' in- clinazionc verso il S. con tal augolo che varia dai 12 ai 70 gr., ma che e ordinarianiente di 32. I letti di marna argillosa che alternano con detta roccia potranno facilmente t>ervire di scoria a chiunque voglia verificare i'accennata stratificazione. I geognosti non sauno ancora sopra quale yorcia sia appoggiato il nagelfluhe ; alcuni sostengono che riposi sopra un grcs antico a grossi grani; altri , e special- n-ieiJte Escher geologo tedesto , sono di scntimento che giaccia sopra il taltare alpiuo. Ma contro quest' opinioae sliasix Stfuve gia professore in Losann.i , ano de' piu nt- tcnti ed esatli osservatori delTAlpi, e che lia il graiide van- taggio di avere passato, dlrei quasi , in mezzo alle mede- sime la sua lunga e laboriosa esislejza. Egli sostiene clir il calcare alpino sia sovrapposto al nagclfluhe, i cui strati, conslderatane la disposizioa generale , vaiiiio , com' egli dice, a sprofondarsi sotto quell' antico cnlcare. ilitoriiiamo alia nostra gont'o'.ite , sulla giaciiura della quale, e sugli avaazi orgauici clie coiitieue, dehbo accen- nare varie particolarita sfuggite al celchre Breislak , che renderanuo, spero , scmpre piu evidente com' essa si con- fornii alia roccia sovia descritta , niassime rispetto all'epoca di forniazione , e serviranno di piova all' opinione gia espressa clie a una tal roccia, cioe , dominante come s' e detto in uno spazio estesissiuio e costituente da se sola monti di considerahile altezza, sia staia assegnata uii' epoca di forniazione iroppo recente. Dopo moke inutili rlcerche esegulte nella valle di Ro- vagnate , e dirette a scoprire la roccia sottoposta alia goa- folite, mi venue fniahuente fatto di trovarla nel monte di Sirone situaio nella valle suddetta. Questo piccolo monte mi e risoltato per replicate osservazioni elevato iioo piedi parigini sopra il livello del mare, e solamente 338,86 sulla sottoposta valle. La forma di esso e rotondata come gene- ralmente e quella delle alture forninte da simili rocce d'ag- gregnzione. Egli e alia base di un tal monte verso N. E. che ho osservata la roccia su cui posa la gonfolite. E un calcare urigio compatto sommameate argilloso , del quale non si vedono che le teste di alcuni sirati sortire dalla terra vegetale. Essi hanno la poteuza media di 7 poUici , si sprofondano con angolo di circa 38 gr., e la loro di- rezione e dal S. O. al N. E. Sembrami che non si possa porre in duhbio Tidentita di questo calcare con quello del vicino monte Baro, e d'aliri luoglii gia descritti dal lo- dnto Breislak. Questi ha con molto senno provato doversi im tal calcare a quello riferire che Brongniart chiama psaminitiro , il quale serve di base negli Apenniui (a Gra- vignola , monte Ferraio, Pietra mala) aU'eufotide, aU'ofio- lite o serpentino , e che fra il Genovesato e la Toscaua in piu luoghi alterna con una psamniite micacea. Brongniart sostiene che questo calcare appartenga alia forniazione di ; L'autore promette di pubblicare in breve La scienza politica fondata sulla storia universale dei popoli : la quale e per 1' importanza propria dell' argomento , e per la profondita di questo ]3rimo lavoro , sara certamente desiderata da clii aina di peter conoscere veramente la storia. Forse quando sara pubblicata la seconda opera ritorneremo piii a lungo an- che sopra questa, della quale basti per ora il breve cenno che ne abbiamo da to. L'argomento del libro ricliiamera senza dubliio alia nie- moria de' nobtri lettori un' opmione di Augusto Thierry (Dix ans d'i'tudes historiques. V. Bibl. Ital. t. 8o.% pag. 207) sugli effetti della diversita o (come egli dice) antipatia delle razze nella storia delle nazioni moderne. Annuuziando quel libro abbiamo creduto di dover didiiarare die non pote- vamo pienamente aderire all' opinione dell' illustre scrittore, in quanto egli per esempio, dopo quindici secoli crede an- cor viva ed efficacissima 1' antipatia delle raz/.e sui destini della Francia. Ora Icggendo 1' opera del signer Geurtct ( Parte II, cap. 5) dove tratta ex professo quella materia , trovammo di peter avvalorare que'nostri dubbj coirauiorita PARTt ..3 Al'PtNDICh ITALIAN^. ciii fu posto ill grado di sapere in qualche pane piii e me- glio di quanto intonio lo Scamozzi e le sue opere ne scris- sero il celrbre Temanza ed ahri antori. Indi fa un cenno dello stnio florido cui era salita rarchitettiira a que' tempi ed enuinera i begP ingegni onde possono vantarsi Vicenza, Verona, Bologna e Firenze , clie avevano preceduto quelle cir ogll si fa ad illustrare. Nel secondo, coirindicazione cronologica del iSSa al J 5^3, e segnata repoca della nascita dello Scamozzi, e si hanno le notizie della famiglia di lui , della sua educazione alle lettere nell' adolescenza , e poscia del suo iniziamento alio studio deirarchitettura sotto la direzione del padre che professava quest' arte. II terzo, che coniprende dal 1574 al i58o, risguarda la sua chiainata a "Venezia, le prime opere, i viaggi di Koma e Napoli , la dimora e gli studj dall'antico ivi fatti, ed una relativa rettificazione di epoche. Nel quarto, distinto del i58o per esser questo Tanno della morte di Andrea Palladio, irovansi iuterrotti i fasti Scnmozziani per intromettervi tutta quanta la vita e le notizie delle opere di quel celeberriino architetto. Cosi nei paragrafi V e VI trovasi ripigliato il filo della vita e delle opere dello Scamozzi;, ma vien successivamente troncato nel paragrafo VII dalla digressione sul vero au- tore dell'invenzione del jDonte di Rivor.lto in Venezia. Ne (lui'sta e I'antecedente sono i soli interrompimenti che sviano Tattenzione del lettore dal principale oggetto; che un'altra digressione intorno il vero autore del duorao attuale di Snlisbui-go viene interposta fra i paragrafi ottavo, nono, drclino e decimo secondo. Ne col dir cio intendiarao gia di fame un grave carico all' autore. giacche andiamo per- •suasi ch' era nialagevole cosa il rettificare colla scorta della critica e di piii attendibili documenti i diversi fatti ch'erano stati da altri scrittori svisati, o attribuiti piuttosto ad uno che ad un altro architetto; e tanto piii, in quanto che sussisteva la circostanza di niolte opere Palladiane, che essendo rimaste iiiconipiute attesa la morte del loro crea- tore furono dallo Scamozzi, per la coincidenza del tempo in cui operava, condotto a termlne ed a se appropriate anclie per rispetto alFinvenzione. Cio nulla meno sembraci cbf nel compartimento delle materie I'autore avrebbe po- tato adottaro una piii scmplice ordilura , come eziandio Ari'F.\!)n:i: italiana. 2.H) limitare a purl cenni cjiu-lle inclJenze di notizie ch' eraiio proiiiisciie alia vita si delT uno clie deU'akro arcliitetio , supplendo a mnggior chiarezza con note o richiami . e riserljandosi a discorrerne piii diflnsamente nel deljiio loro luogo. NelTappendice per eseiiipio sarebbero state, a uostro avviso, piii opportunamente collocate le noiizie della vita e delle opere di Andrea Palladio , le qiiali , ginsta quanto aljbiamo di sopra accennato , sono intromesse a quelle dello Scamozzi. Diciamo iielT appendice giacche sem- hra la loro sede naturalc e corrispondente al titolo del liljro , per essere tntta quanta destinata a dar contezza di opere, di disegni originali e d' invenzioni dello stesso An- drea. In fine di qnesta poi avrebbe potuto piii acconcia- niente figurare in forma di conclnsione il parallelo fra lo Scamozzi e Palladio , peroccbe il lettore dopo aver discorsc le singole vite trovava nn coroUario dedotto dal rispettivo loro carattere , piii facile a ritenersi di qnello die lo sia framisciiiato , nel luogo dov'esiste. ad altre vicende e ad altri ragionanienti che ad esso tengono dietro. A malgrado pero di queste nostre osservazioai egli e fuor di dabbio che il libi'o di cui parliamo merita di es- sere tenuio ill niolta considerazioiie dagli artisti tntti e specialniente dagli architettl , perclie ciascun paragrafo s)in- ininistra una copia di crudizione e d" importaiui notizie sugli studj , sui viaggi, sulie fa])briche e sulle Ojiere piib- blicate da que'' due preclarissinii vicentini. Fra le non po- che rettificazioni importante segiiatamente risulta per la storia artistica quelln delT antore del duomo di Salisburgo, die sulla fede del rinoinato Tenianza era finora stato rite-, nuto per fabbrica Scamozziana e che per irrefragal)ili prove addotte consta essere stato eretto sul disegno e sotto la direzione delT arcliitettore e statuario Antonio Solari da Coiiio. La bihiiografia scamozziana poi onde si compone il lungo paragrafo XVIII, mentre attesta le fatiche e gPim- probi studj sostenuti da quel celelire artista , puo servire di norma pei libri da consultarsi da tutti coloro clie trat- tano I'arte edificatoria , od esercitano la professione d'in- gegnere si civile, die inilitare. Per far conoscere linalmente il molto ingegno ed il modo di esporre deiraiitore di questo coninientario abbiamo pen- sato che noii si potesse meglio conseguirne riiitento, se non adoperando le stesse sue parole e fame cnn c\o ^iii li< «• aSo APPENDICE ITALIANA. U lettore. A quest' uopo abblamo prescelto uno squarcio del summentovato parallelo dl Scamozzi con Palladio, tratto dal paragrafo XV. " Poveri ed oscuri s' ebbe Palladio i iiatali \ gli ebbe lo Scamozzi da padre agiato, e ben noto nella professione degli agrimensori , e nello studio del buoni autori. Qnello doveva tutto alia boiita dell' indole ed all' amore alio stu- dio, che gli procurava il patrocinio e Tainorevolezza d'un Trissino ; quest! si avanzo nella carriera dell' arcliitetto mantenuto sempre dal padre suo infino al tempo in cui inoriva Palladio. Andrea cbiudeva settantadue anni di cri- stiana vita accompagnato al sepolcro dalle virtii di ottimo cittadino, e colla dignita di padre e marito , modello di tenerezza affettuosa ; Vincenzo ne correva a briglia sciolta sessantaquattro , lungi dalla patria e da' suoi. Avea quello eredi e successori i figVu questi le discordie e le liii per disputarsi un titolo di adozione , die la vanita di perpe- tuate il casato aveva suggerito in gran parte, e cbe I'amor della roba e la non curanza degli esecutori testamentarj ridussero pur troppo a nulla. Fu ben dell' uno travagliosa la vita, e per intinia condizione dovette assai spesso in- cliinare 1' altezza e la liberta de' suoi concepimenti alia po- tenza altrui , ed andar contento di povere ricompense chiu- dendo la vita senza aver tuita propria neppnr la tomba. I giorni dell' altro rifnlsero ognora per la luce de' suoi trionfi , appena ofFuscata da qualche leggiera nube: agiata ne fu la sorte, ricchissime le ricompense. La Candida e riserbata virtii dell" uno lo dlscosto non poco dall'aura e dal favor dei poienti. I molli e magnifici costunil dell' altro gliene accRttarono piu facilmente i favori. Ma Palladio con dolce e cristiana morte cbiudeva i suoi giorni in patria ; questa gli decretava onori di funerali e di pubblico elogio; questa gl' innalzava - le statue, e, quasi di lui solo sovra ogni altro suo grandissimo pregio su|>erba, andava in corso degli anni a cercarne ainorosamente le ceneri ; e fra le acclaniazioui di oltre due secoli un vicentino con gene- rosita di patrio coiicepimento ordinava a Palladio un pre- /iosissimo niouumcnto. Lo Scamozzi terminava la vita , proclamando cbe la patria lo aveva pregato per la dedi- cazione dell' ottavo libro della sua opera f, in quell' atto btPSto le aiiiioverava i scrvigi , ciie le aveva prestato; mo- riva lontaiio da lei, senza onore di patrio Inlto, clie per APPENniCE ITtl.lAXA.. 23 1 soo online; scendeva nel sepolcro gridaiiLlo, die il sho nome a\ rebbe ilurato a pari dell' eternita ; ordinava a se uii inoiuiineiito e liiisto degno di uii pari suo , e la ter- niinava in breve tempo col noii aver c'l© gli avanzi di (juello, cbe ando qua e la trasportato, lontano sempre dal Itiogo della sua sepoltura. Non lascio Palladio alia patria legato alcuno , fuor tjnello preztosissiino della sua virtu e del suo ejempio. Guasto lo Scainozzi col fumo deU'ambi- zioue r uiillta di quello die doveva renderlo benemerito perpetnainente de' suoi ; e la Provvidenza cbe permise la dispersioue di quella parca sostanza , anclie senza il legato tiello Scauiozzi, aggiunse alle glorie della famosa Vicenza il nome di Calderari. Mono Palladio , tutti attestarono in favore della gran bonta , afFaI)ilita e religione di lui ; di Scaniozzi tutti attestarono la smisurata ambizione. Cio cjuanto alia vita loro civile. Per conto d\arte, dimanda la critica che si consideri : essere state Palladio grande e fa- iiioso, quando Scamozzi cominciava ad operare, sebbene con metter lainpi di potentissiino ia2,egao. Palladio e Sca- mozzi piu volte si trovarono in Koma alia vista di quelle venerande e superlje mine. Qaegli ne dava dotte ed as- seniiate ilkistrazioni nel 1 554; ^^^^ i58o Scamozzi, piu die altro per tar un libro da contrapporre, e senza troppa esattezza. In Andrea T erudizlone e Tamore dell' auticbita furono e*tese e profonde quanto lo dinotano i coinentarj di Cesare e di Polibio ; in Yincenzo tanto incerte e sot- toposte alPimpero della fantasia, quanto lo niostrano le spiegazioni che propose per gli Scamilii inipari di Vitruvio, per la casa Pliniana e per le piantagioni a quinquncio. La niodcstia regolo la pe.ina di Palladio, che mosse lo stile per sentieri di tutta precisione e purezza, sicche prese seggio onarato fra gli scrlttori di lingua ; la superbia e l.i fretta spinsero fra dirnpl la vena bencbe abbondante dello Scamozzi, siffattamente cbe della di lul opera, toltone il libro VI , si desidera piii che altro il compendio ; intanto die i lilni di Palladio sono avidamente ricerchi, e nelle aiani di tutti. Le occasioni e le circostanze propizie nian- carono bene spesso a Palladio, molto piii rispetto alia va- siiia del genio di lui , che lascio nelle sue opere ben evi- dente it piii che avrebbe operate , e si puo impnrare da quelle. S()[>i-a(ratto in voce Scamozzi dalla folia delle coui- mlssioiil e dairaur-i della Ibrtuaa seconda , per correre 232 APPENDIGE ITALIiNA. dietro a tutto , manco talvolta a sfe stesso, e diede insu- perbito nel falso. Sorgono intanto, egli e vero , maestose luoli , i palazzi Trissino e Contariiii , le Prociiratorie ed il teatro dl Sabionetta a parlar di Vincenzo ai futuri; ma il Teatro Olimpico , la Rotonda , le chiese di S. Giorgio e del SS. Redentore, la facciata di S. Francesco della Vi- giia, e tant'altre sono portenti da nou soffrire confVonti. Si dimanda egli di piiiV Pare die la stessa Provvidenza divina abbia vendicato Palladio^ e la facolta di Scaiiiozzi, nelle iiiani di un suo figliuolo adottivo, divenne mezzo a questi per pnbblicare magnificameiite incise e descritte le fabbriche di Pdlladio , ed aumentarne le glorie! » La posterita non s'inganna, e non frammette indiiglo ulteriore. Sieda , ella dice, sieda pur riverito fni gli ar- chitetti piu eccellenti il vicentiuo Vincenzo Scamozzi ; ma la corona e lo scettro di principe degli arcbitefti e dato da me per sempre al suo concittadino Palladio. i> Dopo tutto cio coiicbiuderenio col dire che siccouie il ch- autore mostrasi disposto a far di puljljbca ragione un sunto di tutti i sei libri die compongono 1' opera dello Scamozzi: Y Idea clrll'architcttura unhersale : sunto cli' egli tolse a compiere per propria istrnzione , e per oiiVire agli Studiosi compendiato il luiglior delle Scainozziane dottrine ; cosi noi facciamo voti cli' egli trovi un lipogral'o ciie se ne assuma T impresa , perclie questa arrecliera certamente un notal)ile giovamento a tutti coloro , cbe baano \ olta r applicazione o Tamore a si nobll arte:, la niaggior i)arte de'quali alia vista del volume dell" opera predetta rifugge, ne sa risolversi a prenderne in considerazioae il conteauto. . . 1. F. DelV Acqua Trattnto dl chimica tccuolo^ica di Qiulio FoRNARA. — J I llano , i83~, tlpo<:rafiu IMolina , dl pag- 124, in 8." con tavola. Pr< zzo Ur. 2, 5o aust. Questo Trattato intorno all' acqua , comunque intitolato di chimica tecnologica, riguarda in molta parte la storia naturale , poiche vi si discorre delle nubi, della grandine, del mare ecc. , ed ancbe nelle n;atcric indnstriali esce non rada volta da' confini cbe gli dovrebbero essere prescritti , come fa per esempio con una lunga digressione circa la cokivazione del rise a secco. L' aequa vi (• considerata nei APPENDICE ITALIANS. 233 suoL varj stati fisicij sono per6 dlmentlcati i vantaggi che dal ghiaccio si traggono ; e circa il vapor acqueo poiche se ne accenna 1' uso a muover macchine , era conveniente indicare come sovente la condensabilita, oltre la forza espan- siva, ve lo rende adattato. Si dimostra che T acqua liquida die usar si voglia, dev'essere pura, traendo esempi da va- rie arti ed industrie ^ ma non si fa stima sufficiente del- I'aria disseminata nell'acqua, la quale come rende I'acqua ambiente abitabiie a innumerevoli animali e grata al pa- lato e salubre , cosi anche le da pregio nelle tecniche ap- plicazioni. Si conclude T opera oolla descrizione di alcune macchine per la feltrazione e depurazione delle acque, ed a comporre il feltro disinfettante e purificatore V autore propone e loda a cielo una sostanza formata dal calcinare in ua crogiuolo a fuoco rovente un miscuglio di rena fi- nissima , di mastice , di piccola quantita di calce , di pol- vere di tufo , di polvere di marmo , di carbone vegetabile ed animale ; non e pero abbastanza descritto come si prov- veda al pulimento di tali filtri (i). L' opera che annunziamo non e commcndevole ne per ordine , ne per esattezza : vi si dice che i piu profondi golfi del mare sono continuamcnte coperti di g^W'Ccio , seb- bene sotto T eqnatore ^ che Tacqua e ela stica e pemo poco compressibile;, clie certe acque termali contengono cloruri di soda , di calce , di magnesia ^ che 1' acqua del mare sva- porando da quantita considerahile di carbonato calcico ; che il pill attivo e piii sicuro metodo d' imbianchimento e qiiello di Berthollet mediante il cloio senza menzione di cloruro di calce ecc: curiosi sbagli poi vi s' incontrano circa alcun (l) Se una si hanno, dice il sig. Aiago , mezzl pvonti, econo- mici e sicuri di pulire i filni, viLisciva niaiichevok- qualunque metodo ardficlale di reltiazioue. II sig. Foiivlelle li ottenne in mi appai-ato di sua iuveiizioue laceudo s'l die la materia del fihro \enga a un tempo stesso trapassata da due correnri d' acqua verticalmente so- spinte ma in direzioue conti-aria ; perfetto ne riesce il pidiraento comiuique la detta materia nou solo si ti-ovi imbrattata superficial- mente ma auclie addenn-o , perche , air intento di operare con mag- giore speditezza , la feltrazione viene nel detto apparato eseguita denti"o uno spazio chiuso e a pressione atmosferica aumentata di un sesto ( Ved. una dotta Reiazione del sig. Arago circa gli ap- parati di feltrazione inserita negli Ann, de chi'ii. et de phys., aoiU 234 ArPENDICK ITALIVNA. nome proprlo. Circa lo stile basti riferirne iin saggio tolto dalla Prefazione " desidererei con tutto il cuore die que- sto mio breve Trattato fosse di stimolo a qualche veterano chimico esperto , e qnindi assai piii profoiido di me in questa scienza , per dar vita ad altr' opera clie per la pro- lissita e chiarezza delle sane teorie , per la purezza ed esperienza dei metodi pratici, e per gP innuuierevoU van- taggi e svaniaggi difFusamente dimostrati, possa tesserne una storia che serva di lume tanto necessario nella oscu- rita delle operazioni in cui niaterialniente s'iniplcga questo liquido, non che formarne , com'io, piiittosto un elogio, debole parto delle raie poche cognizioni >/. B. Antonii Bertoloni 31. D. in Archigymn. Bonon. Ba- tan. Profess. Emer. Picesid. colleg. medico?: et chi- rurg. Bonon. E XL Viris Societ. Jtal. Acad. Scicnt. Instit. Bonon. Societ. Linncean. Londin. Nat. Curios. Halens. et aliar. plur. Acad, socii Commenlarius de Jtinere Neapolitano cestate aniii MDCCcxxxir susce- pto. — Bononice, 1807 ex typ. ab Ulino ef Tiocclii. Parte precipna di questa Relazione sono le botaniclie escursioni dalfegregio autore della Flora Italiana special- mente fatte ne' Campi Flegrei e nella Campania, e prin- cipal frutto delle quali fu la scoperta di due nnove specie di piante , e di na insigne varieta se non nuova specie ancor essa , eccone le descrizioni succinte nell' opera il- lustrate da altre diflfuse e da litografiche immagini. Ainarantlius patulus ; caule erecto , sulcato , ramis patu- lis; foliis ovatis, cuneatis, retusis , iietlolo suhlongiorilnisii racemis compositis , termlnalibus, nntantijjus , pentandris; racemnlo supremo elongaio ^ perigoniis acuminato-arista- tis. — Floret augusto , septenibri ana. ( trovata ne' pratl detti il Pascone e il Pascoacdlo in vicinanza di Napoii ). Euphorbia eriocaipa : suflVuticosa ; foliis lanceolatis, acn- tis, canleque annotino tenulter tomentosis ; umbellis niul- tifidis , bifidis, elongatis ; petalis latiuscnlis, antice subiu- natis, eroso-dcnliculatis, postice rotundatis , integerrimis i calyce extus, capsulaque hirsulis. — Floret a martlo in majum. Stiff 1 . (Trovata cuuiune nelie siepi delle vieinanze di Mola ). . APPENDICE ITALIAXA. 235 Artemisia vulgaris J3 dcns'flora .• raceniis tlensiflorls , cy- linJraceis , crassis ; calatliis subglobosis , cauleque albo- tomentosis. — Floret julio, augusto. Perenn. ( Trovata ne" colli di Cuma , ed in appresso a Posilipo e vicino ai Camaldolesi). Aininiro 1' autore ne' giardlai reali e nell' orto botaalco di Napoli , nel giardiuo di Caserta e nella villa del coiite Ricciardi, la copia delle piaiite rare e pellegrine , e la strnordiiiaria mole di alciiiie , ovvero il crescere prospe- rose air aperto per dono di quel clima felice. Medito , visitando Pozzuoli , sulla famosa quistione ri- sguardante i fori inniimerevoli , da cui conformeQiente « dentro una fascia alta piii die 9 piedi dal suolo , sono bucherate le colonne del tempio di Serapide (i); e piac- qiiegli proporre nuova spiegazione di tal perforamento at- tribuendolo ad acide esalazioni. Confessiamo pero ch' ella noa ci lascia panto persnasi ; e poiche in qne' fori (come altrove in que' luoghi (a) ad altezza alquanto snperiore all' attual livello del mare) fnrono trovate spoglie di vermi litofagi ; cosi qnesti non possono essere esclusi dall' essere riguardati come iinmediata cagion del fenomeno , e I'ag- giungerne alcun' altra non e clie iin crescere la difficolta della spiegazione (3). Fa testimonio delP cruzione del settenibre ]83if die narra eloqaentemente , e tutta quanta la Relazione con- dotta com' e con facile latinita viene spesso abbellita dai versi di Virgilio, Ovidio e Rutilio Numanziano descriventi i luoghi dair autore percorsi. B. (1) Spnilaiizani. Viaggi. Vol. I, pag. -77. — Breislak. Institutions geologlqiies. Vol. I, jiag. -jj e seg. — Brocclii, Bibl. Ital. torn. XIV, pag. 193. (2) Breislak op. e vol. cit. pag. 76. (3) Per una tal spiegazione, che P autore riconosce lueritevole di iiuovi studj, Breislak (loc. cit. ) e LycU (Principles of Geology, vol. I, pag. 450-459) suppongono che il suolo di cui si tratta siasi prima abbassato , e posria innalzato ; e addncono aln-i esempi di simill variazioni di livello ( Ved. De la Bechc. Manuel gcologique. Paris 1833, pag. iCi; e BihI. Ital. torn. 88.°, pag. i3a). Ii36 APPENDICE ITA.LrA.NA. 3fose e i Geologl moderni , ossia il libro delta Genesi. posto a f route delle nuove teorie del sapientl sopra V origine delT universo - la forinazione delta terra ~ sue rivoluzioni — to stato primitivo degli esserl di- versi die Vabitano ecc. Opera di V it tore di Bonald recata dal francese in italiano da V. A. — Genova. , 1887, tip. di A. Pontheaier e F. , di pag. Soe. Prezzo tir. 2. , 5o italianc. Ogni qualvolta l' uomo colla scorta di uaturali argomenti s' attenta spingere le iuvestigazioni sino al jjrincipj delle cose create, ed alle prische catastrofi della terra, far noii puo che non gli stia diaanzl autorevolnieiite al pensiero la narrazione che circa que' subbietti gravissimi ne porge ua libro venerato e piu d' ogii' altro antico , vale a dire la Genesi. E gli preiide vaghezza di rafirontare i siioi con- cetti a tale racconto , ma in questo tutto e verita, in quelli tutto e fallibile congettura. Oltrediclie la formazion prima delle cose e il diluvio e quant' altre catastrofi jjossoao es- sere state di pari entita , furono tutte opere prodigiose , e niun dritto aver puo I'umana ragione, solo istrutta circa le leggi naturali , di scandagliare il prodigio. Nondiuieno considerando nol cib che e da attribuirsi alle dette origin! e catastroii , vi scorgiamo come una dimostrazione dell' ope- razion di cause le quali , avvegnache singolari e podero- sissime, operato abbiano secondo le note leggi di natnra ; il che non potremmo mai con abbastanza riconoscente animo ammirare perche consente all' inge2;no umano, come di spaziare ne' cieli , cosi di penetrare nelle viscere della terra, in traccia di scienza e di conseguente utilita. Dub- bio pero ne rimarra sempre se cause per se prodigiose operassero secondo natural legge , come ne semljra, ovvero se a pro dell' umano intelletto fosse opera del prodigio, che i suoi effetti immediati apparenza ottenessero di essere stati secondo natural legge prodotti. Se oltre a cio si rifletta come i naturali eventi , qualora anche oggidi escano al- quanto da' termini consueti , per esempio in occasione di terremoti , inondazioni, scoscendimenti, bufere, producano effetti tra cui spesso ve n' ha di strani che ne riescono al tutto inesplicabili , noi non sapremmo abbastanza essere circospetti circa il risalire dalle odierne osservazioni al- 1' opere primordiali e a' vetustissimi terrestri rlvolgimenti. APPBNDICt ITALIANA. 207 Tero piuttosto die dire cosi fu dee dirsi de'fatti osservati si rende ragione ideawlo che cosi sia stnto , o la prima espressione dee assnniersi come alTaltra ecjuivalente; a un egiial modo qiiand'anclie nelle altre naturali investigazioni arriviamo all' iutimo delie cose, noi di esso facciamo il concetto che meglio si presta alia spiega/.ione del fenomeni clie ne dipendono, senza presiimere che un tal concetto sia la certa espressione del vero. Cii studj geologic! e le loro speculazioni , medianti le iiroposte iiorme condotti, non mai potranuo recare obbie- zione alia narrazion della Genesi , ma ben potranno offe- rirle conferma. Allorquando Cnvier , Brocchi, Buckland ed altri traggono da' natnrali argomenti si chiare prove di un diluvio universale, passeggiero e da noi intorno a cin- queniila anni remoto , certo che molto pregiar si vuole e con leiizia accogliere una tanta confermazione del mosaico racconto. II succedersi degli esseri diversi , com" e signifi- cato da' fossili che si vanno raccogliendo dalle rocce di piu antica a quelle di piu recente formazione, e ci addi- tano essere avvenute catastrofi al diluvio anteriori ; tal successioiie ordinata come ella e conformemente a quella successioiie con cui la Scrittura ci narra i viventi essere stati gli uni dopo gli nltri creatl (successione die dimostra un regolare progresso da semplice a complicato e piu per- fetto organismo) , lieti ci rende di si bella corrispondenza tra i naturali indiyj e le ispirate relazioni Quanto all'altre catastrofi ora mentovate chi ne concilia 1' avvenimento coa la bililica storia immaginando che insorgessero allorquando Iddio maledisse la terra in occasione del primo fallo (Pa- radisi, Bonald ) „ altri ideando che occorressero nel volgere de' sei giorni della Creazione interpretati come indetermi- nati periodi di tempo ( IMarcel de Serres , Brocchi , Frays- sinous), altri supponendole avvenute in quel principio an- teriore ai detti sei giorni, nel qual tempo indelinito e detto che Iddio creasse il Cielo e la Terra (Buckland, Wiseman). E come, insomnia, gia per raolti esempi a' nostri tempi ve- demmo i geologici studj condurre a speculazioni sempre di pill in piu al sacro teste consenzieiiti , cosi un pari frutto e da aspettarsi dal loro ulteriore perfezionamento. Pcro, afFinc di potcr giugnere a tale perfezionamento, nc giova usare di quella liberta die per Ic cose poc' anzi delte ne e data , e per cui , meno il negare cio che la a^ APPENDICE ITALIANA. Genesi aiFerma, o I'afFermare cio che necessariamente con- durrebbe ad una pari negazione ( il che mai non si deve per ossequio al vero ), ne e lecito fare ogni supposto che piu ci occorra per la spiegazione dei fatti , e proporci una tale spiegazione a precipua norma di nostre specula- zioni. Cosi rispetto alle poc* anzi addotte ipotesi circa le catastrofi anteriori al diluvio sara a preferirsi quella che le riferisce al primo principio, alTaltra che le vorrebbe avvenute per la maledizione provocata dal fallo deiruomo, appunto perche tra le ipotesi non condannevoli quelle si voglion prescegliere che nieglio rendono ragione dei fatti ( del qual genere e la prima ) a quelle cui per certa che a noi pare maggior consonanza col sacro teste darebbesi la preferenza ( del qual genere e la seconda ). Perche 1' opera del sig. Bonald che annunziamo e con- dotta con opposte norme a quelle ora prefisse , cioe piii coUa mira di ravvicinar le geologiche dottrine alia Genesi, che di adattarle alia spiegazione dei fatti , perche vi do- mina uno zelo indiscreto e sospettoso , noi non la possiamo encomiare se non per quanto ha di buono 1' intenzione onde e dettata. RIflette pero giustamente il Wiseman nella quinta delle sue dottissime Conferenze (i) che Tinventar nial dige- ste teoriche e rigettar fatti ripetutamente dimostrati (come appunto ebbe a fare il Bonald ) in nessun modo pub essere un render servigio alia causa della religione. B. (i) Conferenze sopra la connessione delle science colla religione rivclata ( n-adotte dalP iiiglese ed inserite negli Annali delle scienze religiose di Roma), ove si legge anche la seguenle egregia dipiu- tura di quegli autori che dalle norms dianzi disapprovate si lasciano conduiTe nelle materia discorse : c' ha di cotali autori i quali riget- tmio tutti i fatti e i principj geologici , e poi pretendono di conci- liare la geologia con la storia mosaica ; i quali biasiiiumo agramente i geologi pel ferinar che fanno alcuna teoria nella loro scienza , e poi se ne fabbricana per se due, I'una di geologia e l ultra della nar- razione ispirata. C.-.{i »■ APPENDICE ITALIANA. 289 Del rtial del segno, calcinaccio o moscardino, malattia die offligge i bachi da seta, e sid modo dl liherarne le bigaUiije aiichc le pia inf estate, opera del dottore Agostlno Bass I dl Lodl, divisa in due parti Teorica € pratica, la quale oltre a contenere niolti iitili pre- cettl intorno al miglior govcrno de' filugelli , tratta altresi dclle malattie del iiegrone e del giallume. Se- conda edizione rivcduta, corretta ed accresciuta. — Mllano, i83"7, tip. Molina, in 8.^, di pag. 112. Memoria del dottor Agostino Bassi di Lodi in addi- zione alia di lui opera sal calcino in cui si espon- gono nuove pratic/ie e si rendono piu facili e piit economiche le gid csposte , unitevi le relazioni dei vantagoi ottenuti gid da molti collivatori dei bachi da seta coir uso degV insegnamenti dell' autore ed altre notizie relative. Seconda edizione riveduta, cor- retta ed accresciuta. - Milano, 1887, tip. Rlolitia, in 8.°, di pagine 40 e 24. — Prezzo complessivo delle due opere suddctte austr. lir. 9 ; prezzo della seconda lir. 3 : si vendono all Ujflcio della Qazzetta privilegiata di Milano. Rapporto intorno diversi laiori risguardanti la malat- tia de' bachi da seta comunementc conosciuta sotto il nome di male del se2;no o calcino , Ictto all' Ac- cademia delle scienze dell' Istituto reale di Francia a Parisi dal si^nor Dutrochet in nome della Com- missione delegata composta dal medesimo , e dai signori Dumeril , Silvestre , Dumas , Adolfo Bron- gniart e Bory de S. Vincent. — Milano, i838, tip. Lampato , di i2> pag. in 8." Prezzo cent. 40 au- striaci. Gia in questa Biblioteca italiana (torn. 78.", pag. 246; torn. 8i.°, pag. 276; torn. 85.°, pag. 260) abbiamo reso conto favorevolniente della prima edizione delle due prime opere annunziate; era poiche delle cose che sonvi esposte sfavorevolmente pariasi nella terza, noi porremo ad esanie !e critiche sentenze di essa , che son le segnenti : " Sapevasi gia avanti le ricerche del dottor Bassi che r effloresccnza bianca qvialc compare in superficle ai bachi a40 APPJINDICE 1TA.LIAX,V. niorti di calcino e una mufFa , e sapevasi egualmente clie il contatto e V innesto di quella efflorescenza comunicava il calcino. » Ci siamo alquanto estesl intorno tale subbietto perchfe parvene interessante il dimostrare die, malgrado tutto cio che ne dissero , i signori Bassi e Balsamo niente hanno provato in relazione alia vera natura del calcino. " Al solo signor Audouin appartiene davvero il merito di avere provato clie una niuffa parassita invade gli or- gani del baco da seta c di altri insetti durante la vita . . . e cosi lia fatto entrare nella scienza cjuesto fatto nuovo e di grande importanza, che il dottore Bassi avea preceden- teniente indovinato o presentito, nia che pero non aveva nienonianiente provato. " II signor Bassi aveva assicurato che il calcino giam- mai sviluppasi spontanenmente . . . . e non ha esitato a dichia- rare che non si riuscirehhe mai a far nascere spoatanea- niente il calcino. II signor Audouin non si e con giusta ragione lasciato iniporre da un asserto pronunziato soltanto con autorita , e voile quindi sottometterlo al crogiuolo del- r esperienza. .) II signor Montague ha sporta una buona storia bota- nica della botrite calcinaria , ed ha provato contro Tasser- zione formale del signor Bassi che questa niufta non e esclusivaniente parassita. " II dottor CaUlerini olibietto con ragione alia tcorica del Bassi ( circa il niodo per cni il calcino si fa contagioso). V Ognuno troppo facllmente comprende quanto sia an- tililosolico il proporre di impiegare contro il germe calci- nario sostanze tanto disparate nel loro modo di aziooe quali sono le enumerate dal Bassi. II signor Bonafons os- servatore giudizioso ebbe gia riconosciuta 1' inutilita asso- luta deir iinpiego de' niezzi chimici per curare il niorbo calcino ... Gli acidi e gli alcali a dosi deboli , limgi dal- r opporsi , favoreggiano alio sviluppamento delle muffe : a dosi forti poi eglino ucciderebbero egualmente il baco e la niucedinea calcinaria. » A1'FE|NU1CE ITALIVXA. 24 I Una breve sposizione della dottrina del calciiio bastera a far conoscere il valore delle rif'erite censure. Natura del calriuo. 1." La effiorescenza calcinaria e una inuffa. II Giornalc di fisica chiinica , ecc. aiinunzio (iSao ) questa proposizione come sospetto , ii quale pero non fii in guisa accolto dai dotti clie ne fossero niossi a verificnrlo II Bassi la dimo- stro ( i835 ) sicche venne tosto universalmente accolta come espressione di provata verita , la quale il Balsamo registro negli annali della scienza determinando il genere e le qualita speciliche della mufFa suddetta. a." La vegetazione di detta muffa cornmcia neW animale vivo. Questa proposizione die , come dice il Rapporto del signor Dutrochet , forma il nerbo della quistione, e ap- puiito il nerbo della teoria proposta dal Bassi , e I'inter- prctarione die i fatti osservati a lui porsero (i), e la scoria cui s' attenne nelle terapeutidie prove. Non vide (2) pero queir interna vegetazlone del corpo vivo di cui i fatti da- vangli argomenioi il Balsamo osservo ne' bachi appena morti di calclno il morbo delle parti iiiteriori, I'Audouiii r osservo dentro ai corpi tagliati di crisalidi malate di cal- cino, e in esso veramente riconobbe la botritica vegeta- zione. Z" La detta muffa non e esclusivamente parasslta. II Bassi la credca non poter esser altro die parassita , e solo la (1) Cosi avendo vediito che il baco iiiienno di calcliio, e venuio air ultimo stadio della lualattia , ossia un gionio o poche ore prima che perisca, e coiitanioso Jiell' bueriio quantunque nol sia per nulla al di fuori , ne inferi che erasi in lui riprodotta la pianta cntto- gaiiia che lo invase , e avea dato de' genui J'econdi ( Parte pratica , |>ag. XI prima ediz. , pag. 68 dell" ediz- secoiida). (2) Polclie nel Rapporto si fa vimprovero al Bassi di non aver col microscopio cercato di vedere cio di cui si ragiona, ma solo di essersi accontentato di consigliai-ne Tuso ad alcrui, uoi siamo in obbligo di non tacere come il Bassi da varj aniii si U-ovi sgi-aziata- uieiite non soln ridotto ad estreme stretrpzze di fortuna, nia pres- soche anclie a privazione di vista. Kel Rapporto 6 detto cli'' egli e straniero alle scienze naturali ; non tanto pero, noi soggiiingeremo , ch'' egli non siasi occupato , come attestano le opere da lui stani- pate , e di pastorizia e di viniQcazioiie e di fabbricazioiie del foi- luaggio e di coltivazione di patate e d' aliri argomenti die U-attar iu>n saprebbe clii fosse di scienza naiuiale digiuuo. Bibl. JiaL T. LXXXIX. 16 24a APPENDICE ITALIANA. vide cresceic s ililatarsi , comunqne di poco, sn corpi inor- ganici. II Montagne otteiine clie le sue sporule inuniidit« germogliassero e fruttificassero tra due laniine di vetro : avverra pero egli mai simil caso in natura , cioe che tal niufFa esista disgiuntameiite da corpo organico ? Conragiosita del calcino. 1." La eJHorescenza calcinaria e contagiosa. II Foscarini ( 1820 Bibiioteca Italiana torn. 2.2..°, pag. 69 ) aveva di- mostrato una tal proposizione, ma dnbbie rimasero le opi- iiioni de' colli vatori, e tra gli autori clii la negava {Scuold del Bigatliere, iSSa), chi accoiitentavasi di riferirla stori- camente (Bibliot<^ca agraria, 1829); dopo le prove che il Bassi ne rtddusse , niuno e piit che non 1' aljbia per vera: egli fu primo ad inoculnre il calcino. 2° Le sponile chlla inuffa calcinaria sono esse materia o solamente veicolo del contagio ? II Bassi sostiene la prima opinione, il Calderiiii propose la seconda i abbiamo ad- dotto altra A'olta (Bibl. ital. toin. 81 , pag. 280 ) le ra- gioni che ci fanno inclinare alia prima. 3." Le dctte sporule sono cugion validissima di propaga- zione del calcino. Cio dimostro il Bassi considerando la loro abbondanza, sottigliezza e dift'nsibilita, e come una quan- tita tenuissima di esse basti al contagio. 4.° II calcino propagnsi solo per contagio , o sorge egli oltresi spontancamente ? II Bassi affermo la prima propo- sizione, temperando pero co"" termini seguenti la propria sentenza, " nasca o non nasca spontaneo il mal del segno, o sia or^anica od inorganica la niateria clie lo produce, e certo che, se non sempre, quasi sempre, o almeno il piu delle volte , deve il rio morbo suscltarsi e diffondersi al- rintorno per contagione " (^Parte teorica, pag. 60 della prima ediz., pag. 56 della seconda ediz. ). L''Audouin die prove favorevoli alia seconda , perche senza applicazion di con- tagio, nia solo per elFetto congiunto di calore e d'umidita vide in certe larve svilupparsi il calcino, mentre altre larve conformi , tenute in luogo secco , non soggiacquero a niorbo alcuno.^ RiiiKcUablllta del calcino. 1." Sonvi agenti chimici che distruggono ogni possa con- tagiosa del calcino. Dimostro il Bassi primamcnte un tal APPEXDICE ITALI.VNA. 343 folto , e ne fece le piu ampie applicazioni ; il Rapportp aacli'esso raccomantla T uso cle' sudiletti ageiiti per distrug- gere sui gratlcci , sulle tavole, sui pavlmenti, ecc. , i germi calciiiari. 2.° Alciino fra detti agfnti pub essere appUcato alVaniniale infetto senza dw qwsto ne soffra- Noi al>bianio veduto dei Ijaclil tocclil da efflorescciiza calcinai-ia, ma snbito (secondo gl' insegiiamenti del Bassi ) inedicati con lavatura entro una soluzione d' una parte di cloruro di soda in due parti d' acqua , produrre il bozzolo , e venire in esso a condi- zione di ninfe vive e sane, siccome altri baclii non stati assoggettati ad ugnal trattamento , e conteinporaneamente a' niedesimi. 3.° Fossono i detti. os^enti introdottl col cibo neW animate infetto servirgU di nirdicaniento , c non rade volte salvarlo da morte ? Cio afTerma il Bassi, ed altri afferinano le cui tesliuionianze sono registrate nella seconda delle opere an- nunziate. Risiilta , a quel die ne pare, dalle cose precedenti die V insigne scopcrta di una vegetazione niicidiale e contagiosa in corpo aniniale ( fatta argomento di una conipiuta teorica rispetto al inorlio clie ne deriva , e di un sistema pratico a tai teorica collegato affine di impedirlo , e possibilmente ciirarlo) , comunqne sia stata preceduta da alcuni sospetti o prove ad essa relative , e sia stata seguita da qiialche illustrazione o rettificazione , debl^i pero piii che a tut- t'altro noine rimanersi conginnta a c(uello del Bassi, e con esso passare alia riconoscente posteriia. Invano 1' usurpa- zione straniera, invano la rivalita di clii e tra noi di essa fautore, si adoprano in oggi a contrastare al Bassi un tal premio. B, Pcricolo dl seppell'ire gli iioiniiil vivi cred/ul mortl , TraUalo dl Mclcluuire MisslRiNi, — Mduiio, i837, prr.sso Carlo Branca , coi tipt dclla Miiiena in Pa- dova , di pag. XL, 482, i/i 8." Frezzo lir. 6 ilal. II titolo apposio a questo libro, veniuo pur anzi in luce tra noi, potrebbe dare a taluiii argoiuento di dubitare , non forse T aucore al)bia fatto ragione delle cose presenti colle tradizioni de' tempi gia andati , e voiuto ricliiamarne alia jiiente timori e ptricoli, ai qunli ndle nostra coatrade 244 APPENDICE ITALIANA. Tenne, gia uii pezzo , per pubblica cura saviaiuente prov- veduto. A ccssare questa opinioiie, che sarebbe oltraggiosa al conosciiito valore del sigaor Missirini, a cliiarire i veri rnotivi ch^ gli diedero iiicitameato ad imprendere questa fatica , e necessario avvertire come a trattare un simile argomento sia egli stato condotto da una giusta brama , da una viva spetaaza dl glovare col sno lavoro principal- niente agli Stati romani , dove, in tanta luce di civilta , molti buoni ordlni pur ancora si desiilerano nella materia mortuaria. << L' essere noi stati (dice egli) testiinonj di casi ftinestissirai su tale proposito , un iaterno grido del nostro animo , V umanita , la commiserazione e un giusto liberissimo disdegno contro la frequente ferita e fatuita nel governo dei morti e dci creduti morti, c'imposero so- Icnncmente questo dovere. Se a tutti corre stretto obbligo di cercare d' incutere ne** petti un sacro timore , perche lion si corra all' orribile attentato di spppellire spensiera- taniente i nostri simili in istato di dubbia niorte, cio con- viensi piu a noi die professiamo la feJe di Cristo, clie fe una carita universale. Laonde ci sottoporremo coraggiosa- inente a questo carico come uomini, come cristani, e come persuasi intimaraente di quanto siamo per dire ». La ne- ' cessiia del fine adunque ne' luoghi pe' quali egli scrisse ( cbe per puro accidente e venuto il libro pubblicato in Milano ) reude abbastanza pa'ese il merito della sua ge- neiosa intenzione , e questo poi si pare senz' altro mag- giore eve si sappia , che per recaria ad etietto a Ini fu Hiesiieri entrare in una provincia non sua , per usciroe ( come egli stesso confessa ) addohhato delV altrui doviz'ui. . E vera dovizia si e quella ciie egli ha sapuio da tanti e varj libri accortamente raunare a bella e compita dimo- strazione delle quattro principali parti, nelle quali ha di- stribuito il suo intero lavoro. Di queste la prima intende a persuadere come tutta la natura, la vita, la generazione, la morte e la morte apparente siano arcani iinpenetrabili : la seconda s'aggira intorno ai rimedj proposti dai fisici in soccorso dei diversi morti apparenti : e compresa uella terza la storia dei creduti morti e risuscitati: discorre V ul- tima de' sepolcri e del come questi sieno perniciosissimi ne' recinti ahitati. Six-lta dicitura, copiosa erudizione attinta ad opere antiche e moderne, ammaesiramenti gencralmente commeadevuli e siciiri , con inolta chiarezza spiegati , con APrF.XDlCF I1A.1IAXA. 2:^i) luciJo ordliie e-^posti ftn-mano i pregl caratterlstici di que- sto libro. II quale tiutoche miri , come si e notato, ad uno scopo locale , potra non ineno fruttare un' utilita universale , le- nendo cioe il pubhlico bene avvisato circa i pericoli delle precipiti inuinazioni , masslnianiente in que' tempi ca- lamitosi , ne' quali correiido una niicidlale malattia epide- rnica ( e molti popoli ne serl)ann pur troppo ancor viva una lagrinievole memoria ) confusaniente si adopera,come diceva Lancisi, nel governo dei defunti e leggier cura si pone a discernere i veri dai pseudo-morti. Che se in qual- che parte il signer Missirlni lascia desiderare una mag;- giore esattezza , noi , anzi che dargli carico di queste pic- cole mende , vorreinmo con essolui congratularcl , che in un argomento estmiieo agU usati suoi studj abbia saputo colla sua gran diligenza evitarne delle magglori. Ne note- remo qui alcune con questo intendimento , che la llberta di tali onesie censure procacci maggior fede alia siacerita della lode che gli tributiamo. Al cap. X della parte secondn , ove tratta delP insuflla- zione, insegna che dovendo far riprendere 1' aria ad un in- felice per sofFocamento gia crediuo uiorto , o che incomlnci a dar segai di vita , sarebbe come immergergU un pugnnle nel ruore volendolo subitamente esporre a tutta 1' azione dell' aria. Imperocche "questo fluido , entrando impetuoso nel petto, cagiona al polmone una dilatazione, e invece di facilitare il passaggio del sangue in questo viscere vi porta un nuovo ostacolo , non avendo il cuore forza bastante per la resistenza dell" aria nel suo passaggio >/. II vero pero si e , che o il soflocato non da segni di vita e non e pericolo alcuno che 1' aria entri impetunsn nel petto : o egli comincia a dar di que' segni e da laiigui- dissime forze e condotta la stessa funzion del respiro , e aitr' aria non verra attratta dentro i polnioni fnor quella che e proporzionata al grado , o alia inisura , clie dir vo- gliamo, delln inspirazione. Molti e molti fatti poi hanno gia posto fuor di dubbio il sommo vantaggio, che in que- ste estremita si ritrae dalla subita esposizione di cotali asfittici alia pienezza dell' aria, cio solo essendo assai volte bastato al loro perfetto ravvivamento. Ne taceremo che a questo luogo avremmo ainato trovare un cenno alle vive obbiezioni mosse , non ha molt' anni . dalTesimio dottore 346 APPENDICE ITALIANA. Zannini contfo la convenienza di sofliare aria ne' polmoni degU asfitticl in genere, e particolaniiente in quelli de' ri- pescati. Sarelolie stato prezzo d"" opera rivendicare da quelle accuse rantico merito di questo soccorso pruilenteiiiente amministrato ; clie, qnando pure il ravvivamento d' un asfittico sin da aspettarsi , giusta gli avvisi del prelodato dottore Zannini , dai rlsorti moti del cuore ben piu clie dalia rintegrata funzion dei polmoni , non tornera per qne- sto del tutto infruttuoso il sollianiento deU'aria entro questi organi , se venendone eglino leneniente commossi , e con loro commossi i grossi vasi die li connettono al cnore , potra propagarsi infino a quest'ultimo uno stiniolo salutare che lo richiami a' suoi utticj forse meglio e piii presto, clie non faccia V onda del sangue venoso , che per le strofma- zioni eseguite su tutta la supe.ficie del corpo si cerca di vicondurre dalle parti estreme verso Torgano centrale della circolazione. Lasciamo poi stare, che le recent! osservazioni di Sampson e di Irving Smith spargerebbero una luce tutto iiuova sulle beneliciie mutazioni che il softiaiuento deU'aria induce nel sangue medesimo. AI cap. XVI della stessa parte seconda dice il signor Missirini, avere gli scrittori diviso Tapoplessia in piii clas- si , cioe in ceicbiule, sierosa^ nervosa e capil'are.^erameate queste son tutte apoplessie cenbrall : la prima , la piii co- inune di tutte, a volerla dalle altre difFerenziare , doveva essere chiamaia sanguigna. Un'avvertenza ne sembra die pure si meritino quelle tra le storie di sonimersi creduti morti e risuscitati , che r autore ha tolte da Kunkel e da Korinann, di persone , cioe, rimase , Tuna per otto, T altra per quiiidici giorni uelPacqua e poscia tornate in vita ( ' ). Di questi fatti noi non vorremnio stare mallevadori con veruno. Se essi con- sentano a quello che V esperienza ovunque dimostra , la- sccremo che ne giudichi per se stesso ogiii lettore. Quanto a noi, siamo in i Nella speranza di fare il bene, niuna vanita mi animo a si lunga fatica ; niuna aspettazione di lode mi proposi ; niun premio mi promisi : percio riiiutal di adulare agii abusi , e scioUi libere parole. 48 APPENDICE ITM.IANA. » Pensaiido che il mio dire mirava al beneficio delT u- nianita , credetti che sarebbe stata colpa imperdonabilfe ogni servile timidith : cosi almeno , per parte mia , non sara stato taciiito vernno degli insulti che nella materia raortuaria si fanno al genere umano .... » Oso cotifidarmi che il mio parlare non debba essere indarno. Se T umano intelletto h nel sue progresso, si vuol far crescere anche la carita del cuore . . . Cosi la divina bonta coirimmensa sua grazia le mie deboli parole nel- r altrui petto avvalori! " P. Esperienze dirette a conoscere V efficacia dl due 'nietodi profilattico e curadvo proposti dal dottor Agostino Bassl di Lodl a prevenire e curare la malattia del calcino riei bachi da seta ; Memoria letla il 3 1 ago- sto i82>Y airAccadeniia d' agricoltura , commercio ed ard di Verona dal socio dottor Angelo Cominzoni. — Verona, i838, coi tipi di P. Libanti , di pa- ginc 56 , in 8,", coji tavula Ulografica rappresen- tante la botrite calcinaria c cinque grandi tavole a stampa. Quando levasi 1' autorita di un'Aocademia a diffuiire una scientifica controversia , bello e che i giudici da essa scelti abbiano cura di esaminare le controverse opinioni non solo, ma anche i fatti che ne sono il soggetto. Di una tal giu- sta forma di procedere all' investigazione del vero, ed alia rettitudine del giudizio , lodevole esempio ne porge il si- gner Cominzoni. Ebbe egli dall' Accademia di Verona T in- carico " di fare rapporto e proniinciar voto suU' opera colla quale il chiarissimo dottor Igna/io Lonieni , dietro i risultamentl di esperienze da lui facte ha giudicato e deciso che il metodo proposto dal dottor Agostino Bassi di Lodi a prevenire la malattia del calcino nei bachi da seta o ad arrestarne il progresso, od a nienomarne i tiistissinii ef- fetti dopo il suo svlluppo, non solo e insufficiente ad otte- nere I'intento, ma che anzi quelle sostanze, che quali far- maci vengono suggerite, sono nocive e fatali. E pero, onde rintracclare la verita in tal discordanza d' opinioni e di fatti, il sig. Cominzoni venne in divisamento di istituire una se- rie di esperienze , e convinto dell" ntilita degli csperimeati APPENDIOE 1T\LIA.NA. 249 comparatlvi in cosi fatte ricerche , interesso ad occupar- sene anclie i socj corrispondenti della Veronese Accademia e suoi amici, signori Francesco Fontana di Lazise , Luigi Menegazzi di Soave , ed Antonio Turrinl di Monzambano, tutti e tre cliimici distinti, della storia naturale amantis- simi , e della pratica educazione dei bachi esperti conosci- tori, che assnnsero di buon grado ed accettaron T invito. " Le esperienze del signer Cominzoni veggonsi esposte in varie tabelle , nelle quali sono registrati i modi con cui fu- rono condotte , le comparazioni tra loro istituite , i fatti che di giorno in giorno ne einersero , i finali risultamenti che se ne ottennero. Ciascuna tabelia raccoglie una serie d' esperienze risguardanti uno de' principali argonienti della quistione, e cui corrisponde un particolare capitolo del- r opera nel quale T argomento medesinio vlene discusso. Serie I. Esperienze dirette a conoscere se i liscivi di po~ tassa , e di potassa e calce , il cloruro di soda e V acido ni- trico a 2 gradi di Baume , ahbiano V atdvita di distruggere 0 ncutwUzzare nella patina calcinaria , o sia nei semi della Botrytis, la potenza contagiosa. Queste esperienze diinostrano che la polvere calcina- ria sottoposta alia lavatura con gl' indicati agenti chimici rimane innocua perdendo ogni sua attivlta contagiosa, onde ne vien anche dimostrato 11 valore del nietodo profilattico o disinfettantc. "Ma, soggiunge 1' autore , e non potrebbe ottenersi altrettanto dilavando la delta polvere coll' acqua o col vino? Ecco cio ch' io avrel dovuto fare e non feci, e che nella ventura educazione dei bachi formera parte delle mie nuove esperienze. » Serie II. Esperienze dirette a chiarire V innncuita dei li- scivi di potasm , e di potassa e calce , del cloruro di soda e delV aciilo nitrico usati coi bachi snni- I risultamenti di queste esperienze sono i." essere i liscivi di potassa, e di potassa e calce, quali sono pre- scritti dal dott. Bassi, cioe amministrati insieme alia foglia siccom'egli prescrive , innocui alia salute dei bachi, se usati con nioderazione i 2.." essere ancor piii innocui a loro il cloruro di soda e 1' acido nitrico. Di 40 bachi trattati colla potassa ne perirono undici , e di 40 trattati col cloruro di soda o coll' acido nitrico ne perirono soli quattro , e quattro avvenne che ne peris- sero anche fra 40 altri bachi sempre alimentati con foglia aSo APPBNDICE IT:VLIAN\. naturale. Di que' priml uudici pero due morirono dopo il quarto pasto, e due dopo il quinto , e tutti gli altri dopo il sesto , settimo ed ottavo pasto inedicati , dopo cioe, dice I'autore, di aver abusato della sostanza medicamentosa ol- tre quanto il permetta la sana pratica e la ragione. Serie III. e IV. Esperienze dirette a conoscere I' efficacia dei proposti Uquidi nel vincere , airestare o mtiioinare la tna- latda nei bachi affetti da calcino , usandoli imrnediatamcnte dopo V appUcazion del contaglo , ovvero 24 e 7 a ore dopo. he esperienze furono fatte sopra 3 60 bachi sani die compivano il primo giorno dopo il terzo assopimento , e tutti egiialmente toccati coUa punta di un pennellino in- tinto nella patina calcinaria , ossia nei semi della botrylis bassiana prodotta da bachi calcinatisi nell' anuo anteceJente ( i836) coir avvertenza di toccarli appena , ed in uu solo punto del loro corpo. I risultati principal! ne fnrono clie , meatre de* bachi non curati ne mori il 75 per 100, non ue mori salvo die il 3o per 100 di quelli cnrati mediante pasto medicato con acido nitrlco , e il 20 di quelli curati mediante cloruro di soda. I liscivj di potassa, e di potassa e calce amministratl 24 ore dopo 1' applicazione del contagio non sono che di poca efficacia , e molto meno dopo 72 ore. II cloruro di soda e I'acido nitrico usati dopo 24 ore conservano inolta efficacia , non cosi dopo 72 ore. Serie V e VI. Dirette a conoscere V efficacia degli agenti chiinici proposti dal Bassi traitandone bachi affetti di cal- cino per aver mangiato foglia di gelso cospersa e strofuiata con polviscolo calcinale. Mcntre i bachi cosi trattati e non curati perlrono tutti, non pochi ne furono salvi dal pasto delle fogUe medicate , e particolarmente ne fu salvo il 78 per ico quando si fece uso del cloruro di soda. " A tutti i 3 60 bachi forraanti la V e VI serie, cosi dice r autore , avea procurato il contagio con uno stesso mezzo e nel medesimo punto. Quelli cui fu ritardata la cura sino al totale sviluppo della malattia, perirono tutti, tornata inutile ed intempestiva ogni cura; ma dei 160 for- nianti la serie V, cui dopo il pasto veneiico era succeduto coUa sola distarf^a di quattro e di ventiquattro ore il primo pasto medicato , si ottennero bozzoli settantuno. " APPENDICE ITALIAXA. ^Sl A' I'isultamentl dell' autore essendo stati concord! quelli ottennti da* rnenzionati suoi coUeghi, siccome appare dalla sposizione cli' egli ne fa, conchiude con dire cssere dinio- strato " clie il metodo curativo del Bassi vale a diminuire la foiza della malattia del calcine, ed anche a vincerla od arrestarne talora i progressi se prontaniente se ne usi , e con quella energia die i limiti di una giudiziosa niode- razione non oltrepassi :, e quando noii vadano disgiunte dalla terapeutica le pratiche lutte die per il biion esito di quella vengono dal Bassi inculcate e prescritte. " Nondiuieno da ultimo diciiiara " die i fatti da lui os- servati lianno bisogno di nuove e piii e piii volte ripetute esperienze per istaliilirne 1' invariahilita e raggiungerne la piena dimostrazione, ed allora soltanto, cosi niodestaniente prosegue , mi sara permesso di esternare un voto die al- cuno potrebbe giudicare intempestivo per ora, e die a me forse varrebbe la taccia d' inconsiderato e imprudente se il pronunciassi. Mi riservo quindi T anno venturo a ripe- tere alcuni dei piii importanti esperiinenti , e ad istituirne di nuovi. » Noi accoglieremo di molto buon grado la relazione di quest! nuovi esperinienti , ma frattanto quella stessa circo- spezione dell' autore da cul e consigliato a istituirli , ne sta uiallevadrice del merito de'gia istituiti, e ne invita ad esser larghi a' medesirai della nostra iiducia. B. DcIV origine e del progressi della iiuova dottrlna me- dlca italiaiia. Menioria del dotlure Odoardo TuR- CHETTi. — Santa Croce, 1887 , tipografia dei fra- telli Bartoletti , in o.", di pag. 56. Accennati col Bufalini i quattro medici sistemi che hanno esistito fin qui ia correlazione colle teorie filosoficlie con- tcmporanee alia formazione dei sistemi medesimi , vlene il dottore Turchetti a parlare della Riforma introdotta il 1800 nella Terapeutica da Rasori , e niostra die il Tom- masini tolse colle sue opere e col suo ingegno a rifor- niare la patologia ;, ed a cbiudere V abbozzo che porge della nnova dottrina medica italiana , T autore riporta il prospetto della divisione delle malattie , die non e stam- pato, ma die a lui si coinpiacque di favorire il clinico dl a^a APPENDIGE ITALIA.NA. Parma. — " II TomniasinI pertanto divide le malalde in quelle die attaccano la nostra macclilna in quanto e co- strutta, e le dice organichei ed in quelle die I'attaccano in quanto e viva, e le dice dinamiche. Le organiclie le suddivide poi in quelle die sono ancora nel dominio della medicina , ed in quelle che nol son piii. Delle dinamiche poscia ne fa due gran classi, e son quelle diatesiche , e adiatesiclie; le adiatesiche o senza diatesi sono di stlmolo eccedente, di controstimolo , o di irritazione ; le diatesiche le divide in quelle che hanno per base iin processo di stimolo , ed a queste oppone quelle che possono appartenere all' una ed air altra diatesi. La terza classe comprende le nialattie di morbosa irritazione , ripetizione ed associazione. La quarta quelle che attaccano la vita nella elaborazione dei liquid! segnatamente , e le dice dinamlco-chimiche. La quinta ed ultima comprende quelle malattie di alterata formazione, riproduzione, o vegetazione di solidi , e le dice dinamico- plastiche. » Si scaglia in seguito contro gl' Italiani che hanno adoperata la calunnia , la satira e la nienzogna per com- battere la nuova dottrina medica italiana, e fa conoscere come in onta agli attacchi , sia questa dottrina sorta in paese e fuori. Dope le quali cose teniendo egii che qualche dubbio rest! ancora siill' esistenza del controstimolo, della tolleranza e dei risultati clinici, avvisa di scendere a pro- vare che i dubljj sono privi di fondamento, e fiiiisce coUo stabilire che il metodo della nuova dottrina medica ita- liana essendo lo stesso di quello dei <;ran pratici, e degli eclettici sommi di tutte le eta , meno le imperfezioni dei tempi, i suoi risultati debljono esserne anche plii felici, facendo voti perche la dottrina da esso lui presa ad en- comiare diventi un glorno di tutti. II dott. Turchetti , nel trattare il suo argomento , mo- strasi riscaldato da quella fiamma che sanno accendere i grandl maestri in petto della gioventii ; da prove di buona filosofia , di Sana erudizione e di caldo trasporto per la scienza ch' ei prese ad esercltare. Ha sottoposto il suo la- voro , innanzi che vedesse la luce, al giudizio di un gran medico , e noi pensiaiuo che ne avra avuta lode ed in- coraggiamento. Pero qualche menda abbiamo qua e la no- tata nel suo libro e Tautore non si vorra dolere se lo mettlamo a parte de' pensamenti nostri. E innanzi tutto , discorrendo del Dinamismo die diede origine alia dottrina A.FPENUICE ITALIANA. 253 di cui parla , cercherebbe di far credere che i vitalisti successivi a Brown abbiano tutti considerato reccitainento e \e proprieta vitali dipendeiiti dalle iiiodilicazloni orgaiii- cbe. Che il Toininasini fosse di una tale opinione, ne con- veniamo noi pure; nia non T afFeriueremo gia del Rasori, il quale fiiio agli ultiiiii istanti del vivere sue conservo le diatesi nel seiiso preciso in cui le cblje Brown. E non possiamo passare sotto silenzio che non giovava airautore, alPonor della scienza, eJ al vero il dinienticare Geromini, laddove parla di irritazione ; come portianio opinione che non sarebbe rlescito men dicevole alio scopo suo il lasciar sepolte ire e rancori a quel luogo in cui egli ricordando scieiitifiche contcse, confessa « che ora le guerre sono finite ». Discorrendo poi del controstimolo e della capacita mor- bosa , ci vorra concedere il dottore Turchetti, che coiuun- que sien questi i due fatti che disvelati dal Rasori , gli hanno procacciato un noine il quale durera per 1' eta fu- ture , tuttavia la parte di scienza che li ha per oggetto , non e fino ad oggi venuta a tal grado di perfezionamento da potersi ristare tranquillamente da nuovi studj. II vero niodo d' agire de' limed j , e la classlficazione loro , costi- tuiscouG tuttavia 1' oggetto di non soddisfatte ricerche ; e se il tempo ed il corrispondente progresso delle cognizioni condurranno un giorno all' acquisto di maggiori lumi, forse tolleranza e controstimolo cederanno il posto ad altri con- cetti. Yeda a mo'd'esempio T autore che nell'aver egli inteso di dar ragione con un calcolo numerico del modo di comporiarsi della tolleranza nelle infiammazioni , come sarebbe nel tifo , nell' encefalite , ecc. che portano 1' ecci- tamenio a 79, cioe un grado solo distante dal'a niorte, per cui sarebbe in questi casi a supporsi grande tolleranza sotto un' altrettanto grande oppressione di forze, ed il bi- sogno deir cxtrema in extremis, per allontanare le malattie dal niargine funesto, e caduto mil' errore di chi considera le sole forze nello stato morboso , riferendo cosi all' ecci- tamento quello che non puo esscre che della materia e delle forze. E cio e tanto vero che il tifo e 1' encefalite se conducono a morte, vl conducono soltanto per guasti organici, coi quali non e possibile che si concilii piii oltre I'esercizio della vita. Ma al dottore Turchetti, ora troppo confidente jiel con- vrostiniolo e nelhi tolleranza , al dottor« Turchetti fornito a54 APl'ENDICE ITALIANA. di bell'iugegno e di amore per i med'ici studj, i'esperienza chiarira meglio queste cose tutte, e vedra egli quanto sia giusto quell' insegnamento dell' Hoffaiann : " Qiiemadmo- dum ii, qui iu veritate inquirenda omni posito praejudicio, nuUius opinionis servi sunt, sed libero animo, solidoque judicio cuacta perpendunt , de opiniouilius prudenter du- bitant , nil nisi quod clarum, facile, simplex, atque intel- lectui planum est, amplectuntur , et optima queeque ex omnibus seligunt, laiide digni sunt: ita quoque cordati niedici est nullse sect£e , vel bypothesi in totum se man- cipare , sect potius omnia piis examinare ponderibus , et qua; usui sunt, ac verltatl coasentiunt seligere variis opl- nionibus quae perniciosarum in praxi et tbeorias genitrices sunt, rejectis , et prorsus repudiatis >i. E. B, Sulla identkd di essenza delle cosiddette febhii piier- pcrale, millare, nervosa, lentanervosa , uosocomiale, putrida , biliosa e di varie altre col tifo pcLecchiale con cm debbono formare una sola specie nosologica, Memoria terza del profess ore Vinccnzo Ottaviani, aggiuntevi cdcune osservazioni sul Trattato della pe- ritonitide puerperale del sig. A. C. Baudelocque. — ■ Bologna, i836, pei dpi del Nobili e Comp., in 'd° di png. 84. Le due precedenti Memorie del professore Ottaviani, la prima delle quali fu pubblicata nelle Effemeridi letterarie di Roma ( novembre 1822 ) , e la seconda riprodotta nel- V Antologiu rnedica di Venezia (agosto 1834), miravano a dimostrare 1' identita dell' essenza della febbre puerperale colla petecchiale e millare. Nella prescnte Memoria allar- gando il chiarissimo autore le proprie vedute sopra ua piano piu vasto , intende a riunire in una sola specie no- sologica moke inalattie die nelle varie sistemazioni non solamente si hanno in conto di specie difFerenti, ma ven- gono anche ascritte a generi ed ordini diversi. Tali sono il tifo mite e grave di CuUen , il sinoco e quasi tutte le febbri remittenti dello stesso Cullen; una gran parte delle febbri continent! e continue remittenti del Borsieri ; la febbre nervosa , la infiammatorio-nervosa e gastrico-ner- vosa di G. P. Frank j la maggior parte delle febbri di Pi- ne!, specialmente le atassiche e le adinamlclie -j la febbre API'ENDICE ITALI\NA. a55 gastro-adin.imlca e la gastro-atasslco-adiiiamlca dl Prost ; la gastro-enterite di Broussais coi fenomeni cerebrali e colla forma del tifo; I'aracaoitide di altri Frances!; niolte feb- hrl riposte dal Bufalini nei generi delle diatesi sierosa e putr'ula , e uel sottogenere delle contagiosa non eruttive ; la disenteria contagiosa; 1' enterite tifoide, la detinenteria, r ileo-disclidite e I'eiiterite follicolosa d'alcuni patologi fran- cesi ; la niiliare ; tutte quelle die vengono designate coi nomi di febbri tifoidee, di sinocbi e di febbri epidemiche aventi pero i caratteri del tifo; e la peteccbiale, sia mite o grave, epidemica o sporadica, con esantemi o senza, con attacco sulP encefalo o sui iievrilemi, sulle membrane sierose o mncose del basso ventre , semplice o complicata e va discorrendo. Nessimo forse de' nostri lettori sapra schermlrsi da un giusto sentimento di nieraviglia al vedere in qnesta nume- razioue assembraii e fusi , per cosi dire, in una specie sola alcuni morbi i qnali non banno tra essi aliro di co- mune se non die la tenelirosita della loro condizione pa- tologica. Qiianto a noi , sebbene persuasi degli abusi infi- uiti die si fanno de' nomi principalmente in medicina , ci riserbiamo non di meno di soscrivere aU'opinione del cliia- rissinio professore , tosto die avra dimostrato die sieno identicl , le cause , i sintomi , i rimedj e le lesioni cada- veridie in ciascuna delle indicate raalattie. G. N. Intorno all utihtd del saggio del tumori. Discorso del dottore Lidgi Pacini , professore di notomia umana e comparata nel R. Lireo di Lucca ecc. — Pisa, l836, presso i fratelli Nistri, in 8.°, di pag. 22. II saggio o la puntura esplorativa dei tumori e uno spe- diente a cul banno talvoka ricorso anclie i piii esperti cbi- rurglii afllne di diiarire la diagnosi di certe gonfiezze la cui natura e curabilita non e bastantemente indicata dai loro caratteri csterlori. Gii auticbi , per quanto e lecito ar- gomemare dagli scritti loro, non adoperarono questo mezzo diagnostico , il quale proposto dal Monteggia presso di noi e dairriey in Ingbiltcrra , e stato quindi praticato da molti in Italia e fuori. 256 APPENDICE ITALIANA. Preniesso uii cenao storico di questa prova, il chiaris~ simo professore Pacini si fa a narrare alcuni casi nei quali essa fu per cos\ dire la pietra Hdia che suppli al difelto d' ogai allro segno per mostrare la convenienza d' una ope- razlone o la necesslta di nulla intraprendere. Non v' lia dubbio che la punttira csploratwa non sia qual- che volta V unico mezzo di certificare la natura di certi tumori , le cui simulate sembianze possono trarre in in- ganno i pratici piii avveduii. Ma e pur vero che essa non e afFatto scevra di pericolo, e che potrebbe nnzi riuscire di gravissiuio daiino ogni qualvolta il tumore d' incerta dia- gnosi fosse a mo' d' esempio un' ernia. Pero se e lodevole intendimento del nostro autore il chiamare all" attenzione de' suoi allievi questo mezzo dia- gnostico del quale i chirurghi non sanno semjire trarre profitto , ci sembra che sarebbe stato prudenle consiglio accenaare anclie a quei casi in cui dovrebb' essere assolu- tamente vietato il tentarlo. G. N. Le opere del plltore e plasdcature Gaudenzio Ferrari disegnate ed incise da Sdvestro Fianazzi, direlte e descritte da Gaudenzio Bordiga. — llilano, i835- i838, cui tipi di Paolo Andrea Molina, in ^.°, fa- scicoli i.° al io.°, ciascuno di quattro tavole\, lir. 5 ital. al fascicolo. Le associazioni si ricevono dal suddetto Pianazzi, editoie, contrada di S. Orsola n° 2827. AU'apparire del primo fascicolo di questa illustrazione (Biblioteca Italiana tomo 79.°, pag. 96) ci gotle Tanimo nel vedere che si desse opera a far conoscere i pregl veramente sommi di un antico pittore valsesiano che con- dusse una gran parte de' suoi maravigliosi lavori in un chiostro e in un santuario posti in una valle ben di rado visitata da' forestieri. Laonde non intralasclammo di pro- clamarne T importanza e di ben augurarne , perche le cir- costanze tutte cospiravano ad assicurarne il piii prospero successo. Si 1' illustratore e direttore della parte incisoria che il disegnatore e calcografo potevano considerarsi com- patrioti di Gaudenzio Ferrari, perche ambidiie nati in APPENUlCt 1JAI.1\N.\. 307 Varallo uel cui tenitorio trovasi Valcluggia patria di Gau- denzio. Del primo , vogliamo dire di Gaudenzio Bordiga , la cui receiite perdita ci ricliiama ad un acceuto di do- lore, avevaaio gla un' arra assicuraiite del suo luodo di vedere, di sentire e di porgere in fatto d'arti nelle Notizie sulla vita dello siesso Ferrari da lui puhblicate nelPaiino 182 1 ( Bibl. Ital. t. 2,3.°, p. 411). Del secondo , cioe del giovane Silvestro Pianazzi potevanio riproinetterci un sein- pre crescente impegno di far nieglio ne' bei saggi da lui esibiti nelle prime dispense. Ne vogliamo con cio dire die i nostri pronostici non sieno stati coronati di un esito pari al desiderio, clie anzi il felice proceLlimento di questa in)j)resa e quelle die ci stimola a stendere alcune parole. Al numero di dieci ascendono le dispense linora uscite: e benclie sla mancato a' vivi il sullodato Bordiga, una penna non meno valente e versata in fatto di arti e sottentrata a sostenerne Tincarico. Per rispeito ai lavori grafici ed incisorj non potrebbesi piii oltre desiderare, giacche a mal- grado della loro piccola dimensione , fedelta di contorno, gusto di disegno ed intelligenza erano gia doti mostrate dal Pianazzi fino dalle primizie : ed era tanta e la grazia, la movenza e lo spirito die sa dare a' suoi contorni, clie prendendo a confroutare le sue imitazioni cogli originali si (Hio affermnre eh'' egli siasi Incarnato il fare di Gaudenzio. Parlaudo dei dipinti del santuario di Varallo , gia la cappella in cui sta cfligiata la crocilissione del Redentore, HI cui il Ferrari esauri quanto il genio piii sublime sa- pesse esprimere sia in fatto di dolore angelico e femminile, come di fierezza e coiupiacenza ne" miliii e ne' primati del popolo ebreo, trovasi compiutamente pubblicata. L' arti- sta maturo che volga Tattenzione sur i diversi pezzi che la compongono, die ne consideri le sublimi inspirazioni , le variate attitudini, gli scorti, le diverse fogge de' vestiraenii ]>otra formarsi un'adequata idea deiriugegno gigantesco di tant' Homo , e sara iratto a contemplarue i dipinti. La facciata interna della Cliiesa de' PP. Minori Osser- vanti , composta di inoki compartimenti in cui sono rap- presentati diversi fatti evangelici , offre anch'essa un im- portante numero di coiuposizioni. Diversi quadri poi che esistono sparsi qua e la come in Vercelli , Novara, Mi- lauo , ecc. formano anch' essi una serie rispettabile di al- iretlauti bei concetti e partiii da imitare. Ma il Pianazzi Uild. JtaL T. LXXXIX. 17 258 AlTilN'DlCE IIALIVNA. noil poie fieaare il tlesiderio suo cU mcttere in niostia diversi altri affresclii spii'antl seducente dolcezza per con- temperare e variar I" iiiipressione de' soggetti severi i quiiidi ha gia prcso a pubblicare conteniporaneainente gli ange- lici cori onde va adonia la cupola del santuario della Ma- donna in Saronno. La corona superiore degli angeletti che jnnalzano gli osanna all' Eterno Padre fa di gia bella mo- stra in un solo pezzo, ed a questo tengono dietro diversi altri della schiera sottostante degli angeli maggiori in cni Gaudenzio ritrasse la celeste arinonia e melodia. Altri can- tano , altri suonano stronienti , alcnni de' quali s\ svariati di forma die invano ora si cerclierelibero ne' musel di anticlii oggetti di cnriosita \ e sono s'l differentl tra loro le pose, si graziosamente atteggiate quelle teste e quelle niani, si ben trovati quegli svolazzi di leggieri vestinienti , che niun pittore speri di poter raggiungere akrettanta vita ed altrettante l3el!ezze. Tale e alnieno Timpressione che hnnno in noi destata e che jiroviamo ogni qualvolta svolgiamo i fascicoli finora pubblicati, intorno cui non ispeuderenio ulterior! parole, perciie potrebioero sembrare soverchie e toglier fede a quauto per noi si e detto per provare I'im- portanza di quest' opera , la sua progressione maiitenuta con sempre niaggiore impegno, ed il vnntaggio che da questa possono trarne quegli artisti cITeducati ai canoni del Ijello e del vero aspirino a calcare le faniose orme la- sciateci dai grandi uoniini del cinqnecento. I. F. Vita Franc'iscl CiUiavciil mo/uegalensis, medicincjc pro- fessoris in Tditrinciisi Athe/iceo , auciure Lanrcnlio Martin 10. — Angnstce Taurinorum, xo3~, in 8.°, di pag. 1 1 2. Francesco Canaveri fa senza dubbio segnalato professore nelle scienze mediche ed ornaniento della torinese Univer- sita. Ben quindi la vita sua per dotrrina e per virtii ful- gida meritava trapassasse conosciuta ai posteri. Al qual di- visamento assai lodevolmente intese il chiarissinio professore cav. Martini, il quale con questo nuovo lavoro coniprovo vienimaggiorinente il valor suo anche in questa iniportan- tissiuia parte di letteratura. I Al'l'tNDlCK ITALIAN V. ^Sq Canaveri nacqiie nel lySS; pieno d'iogegao inchinatls- «inio alio studio, datosi a quello della niedicina in fresca eta vi fn oniato del serto dottorale , indi ascritto tra i niembri del coUegio medico e ia breve professore alia R. Uiiiveisita di Torino. E quantunque coltivasse le parti tutte della scienza clie egli si aveva dato a professare , non di nieno era ceiranatoniia che specialmente versava. Toc- cogli in vece la cattedra di mediclna teorico-pratica; e le lezioni sue mossero ad ammirazione. In capo a sette anni fa posto ad insegnare aiiatomia e fsiologia, nelle qualL scienze non la cedette alP inunortale preceitore suo il ce- lebre Cigna. Tre anni da poi in olibedienza al magistrate cbe goveroava gli studj dovette rivolgersi alia patologia. Dell' eta di sessautacinque anni, avendone spesi trentadue neiia pubblica istriizione, chiese ed ottenne onorato riposo. A migliore agio si diede allora agli studj piu prediletti , e quindi niolte e diverse opere condnsse a termine, altre lascio incompinte, esponendo in parecclne i proprj origi- iiali pensauienti , in alcune cliiamando a disaniina i prin- cipj e le dottrine altrui. E qui non puossi non fare spe- ciale menzione della Neiironomia, in cui non e trattato solo dei nervi, ma di tutta Tanininle economia con vedute assai profonde e ben ponderati gindizj. A rendere poi lo scritto suo di maggiore importanza il prof. ]\Iartiai fassi all' opportuniia ad esporre in somnii capi le idee, i principj e le dottrine dal Canaveri profes- sate. Di ottantadue anni e due mesi termino questi la mor- tale carrlera, nella quale quantunque scevro afFatto d'ani- bizione , e scliivo dal cercare innalzamento ed onori, ebbe non di meno piu volte a provare gli acuti strali dell' invi- dia. Tre lingue coltivo, la latina, fitaliana e la francese; nella prima maggiormente spicco, e lo stile suo si accosta al pliniano. ■ — • Altera, dice il biografo, eaque potissima virtutis pars est cupiditates gubernare. Canaverius maturrime coercuit, lit deinwii pro lubitu ngere valeret. Corpus asperrime teiiere; soinnum ahntmpere; noctes vigilare ; duris stratis decumbere; simpUcibiis rudibusque aUnientis puree uti; coeli injurias per- ferre; vestUum iulgarem , at maxime inundum adidbere. Amo- ris insidias per iinprobos lubores clusU: ccelebs vixit: conju- gium haudqiiaquam adspernatus, aids commendabut: ipse, quo melius sapientioB i-acaret, abstinuit. Pecuniam non concupivit . . . Qui bene latuit, bene vixit: prceceptum aha niente reposuit ■ 260 APPENDICE ITALIANA. €t per oinnem vitam soUtudinem curadssime consectatus, — Ma noi non intcndianio di qui riportare tutte le singolari virtii riferite dal dotto biografo siccome in sommo grado risplea- denti nel Canaveri : yite di uomini di tale sorta , ed estese nel modo della presente vorremnio die di frequente appa- rissero. Termineremo colle parole con cui il prof. Martini chiude la sua biografia ; Fuxit Dcus , admiratio fructu ne caveat. F. Aiiatomia patologica del corpo umnno o descrizione con figure in litografia colorite delle diverse altera- ziuni morhose di cui il corpo umano e susceuibile, di J. Cruveilhier , ecc. Prima versione italiana per cura del dott. Fietro Banchelli — Firenze, i837- i838 , per Vincenzo Batelli e figli. Fascicoli 1° al 1 3. In Milano le associazioni si ricevono da R. . Fanfani , contr. dei Due Muri , n° 1 o35. La pubblicazione dell'Anatoinia patologica del professore Cruveilhier costitm fatto notabile nella storia delle scienze inediche , essendo il priiuo lavoro di si fatto geiiere , che in un alia descrizione delle diverse alterazioni organiche abbia le rappresentazioni loro figurate al naturale. Tale opera non poteva quindi non venu-e accolta con grandis- siino favore, ed aggiustatamente fu detto essere clinica niedica che comincia al letto del raalato e termina nel teatro anatoinico. E di vero in essa si riscontra quanto pertiene alia diagnosi in vita ; discnssioni intorno ai sin- toini i apprezzainento della cura praticata;, rappresentazioni dei dlversi guasti dopo morte con esattezza di forme, precisione delle particolarita anatomiche, e naturalezza di coiorito , descrizione compiuta dei casi patologici , riflessi savl e giusti atti a far rilevare cio che vi ha d' impor- tante in ciascun fatto. II celebre patologo parigino divise tutta I'opera sua in due volunii in foglio tanto pel testo, quanto per le tavole , pubblicandoli ripartiti in 40 fasci- coli di 5 a 6 fogli di stampa e di 5 a 6 tavole. Libro si classico meritava certauiente fosse reso piii comune anche tra noi. A cio intese la dltta tipografica di Firenze Ba- telli e figli dandocelo voltato nella favella nostra. II testo e in otiavo, ed ogni fascicolo conta da 32 a 40 pagine. APPFNDir.F. IT\LI.VNA. 261 Le tavole sono tre per ogni fascicolo ed imitano perfetta- mente le francesl , del pari in foglio. La i.* e 2." del fa- scicolo primo riguardano p. e. le rualattie della placenta ; Id 3.* quelle dei nervi gangliari. La tavola i.* del 2.° rap- presenta il cancro del rene, la 2.^ I'infiammazione dl esso rene cogli esiti suoi ; la 3.* alcunl vizj dl conformazione. Non sapremmo perclie non siasi seguito 1* ordine delle materie che vi ha nell' originate , e siasi in vece andato saltellando da una parte delTorganisnio umano alTaltra, da una specie di niorbosita ad altra disparatissima. Cruveilliier stabili il seguente riparto : i.° lesioni deirapparato di loco- mozione; 2.° lesioni deirapparato digerente ed appendici sue ; 3." lesioni delPapparato del respiro; 4.° lesioni dell^apparato del circolo ; 5.° lesioni dell'apparato delle sensazioni e del- r inervazione i 6." lesioni degli organi genito-orinarj, ecc. Neir edizione firentina si da principio con cio che e al ter- mine del volume 1." in quella francese. Ne vale a scusare tale disordine il dire che ogni fascicolo fa parte da se , poiche riunendoli insieme bisogna attenersl al numero pro- gressivo che portano ; ed aH'altro lato nello stesso fasci- colo si radunarono malattie tra loro in nessuna relazione. In quanto pol alia traduzione il sig. dott. Banchelli non vorra avere in mala parte, lo speriamo, se gli raccomanderemo di darle un po' piu di fisonomia del linguaggio nostro, e fare in modo non appaja un materiale travolgimento del periodi e delle parole francesi in altre con desinenza italiana. Ad onta pero di queste mende V impresa dei Batelli merita incoraggiamento anche in rignardo all' economia che pro- cura, poiche 11 fascicolo non costa che ital. lire tre e cen- teslmi quaranta , e cosi I'intera opera lir. 270 essendo essa divisa in 80 di essi fascicoli , laddove 1' originate francese iraporta llr. 440. L'anatomia patologica di Cruveilliier e opera che noi riputiamo necessaria a chl conscienziosa- mente professa la medicina e la chirurgia. F. 262 VARIETA. Cenni stadstlcl sugVIstituti de Sordo-Mali e sulla loro istruzione. Jl ra tanti monumenti di sapere e di previdenza die la veneranda aiiticliita ci ha lasciati pare che non v' abbia traccia che 1' uomo pensasse inai all' istruzione di non po- chi sventuratl privi fin dalla nascita della favella e del- 1' udito. Dovettero essi adunqne in allora vivere una vita puramente materiale, senza essere auunaestrati neU'adem- pimeuto dei doveri di padri di famiglia e di cittadini, e senza godere i vantaggi, non diremo d' un incivllimento avanzato , ma neppure quelli piix semplici die ricreano anche presso i popoli piu selvaggi i loro simili dotati di tutti cinque i sensi. Alia religione cristlana , nella quale sono precetti Tamor degli uoniini e la pieta per le sventure, toccava il far na- scere il pensiero di soccorrere a quegli individui privi della favella. ]\Ia tardi, e per cio die appare nel secolo 17.° sol- tanto , incominciossi a pensare seriamente a tale scopo fi- lantropico ed a concretare idee e piani ad esso relativi. I nomi d'un abate de I'Epee, dello spagnuolo Gian-Paolo Bonnet, d'un Guglielnio Holder, d'un Giovanni Wallis , d'lin d'Helniont e d'un Haniman che pubblicarono opere elenientari piii o nieno estese , piu o meno perfette sul- r istruzione dei sordo-muti , vivranno eterni nella storia accanto a qnelli dei piii insigni benefattori dell' umanita. E sicconie le opere da essi date in luce non furono se non il frutto delle esperienze fatte, hanno es^si ad un tempo il doppio nierito di aver servito agli altri e di guida e d'eseiiipio, perche cercassero di rendere i sordo-mnti utili alia patria e suscettibili di partecipare ai diritti non meno che d' adempiere ai doveri della sociale fimiglia. L' abate Francesco Ermanno Czech, professore nelTI. R. Istituto dei sordo-muti in Vienna , ha ormai coiidotta al terniine un' opera , la quale pare che abbia portato questo V A R I E T a'. 263 inspfi;rinincato a quel grado magjjidre (U perfezioiip e di seiiiplicita nel tempo stesso di (-ui puo esserc suscetiihlle (i ). II chiaro antore la publ)lic6 sotto gli augnsti aiispicj di lui principe iliiiminatu e proteitore di ogni lilantropica istitu- zione, dodicandola a S. A. I. PArcidnca Francesco Carlo. — Forte dl cosi ouorevole sufFragio jiarla il prof. Czecli da sacerdote e da amico delTumanita, dimostraiido come Tedii- cazione di questi orfaticlli delta natura , com^egli li chiaina, non e poi cos'i difficile ne cosi dispeiidiosa come da taluno si crede , ove sappiasi prendcrla dal suo vero lato; e come senza soverchio aggravio del piibblico erario si possa esten- derla a tutti i sordo-muti , consolarne le faiiiiglie, fame buoni cristiani , cittadiiil utili al par dei loro simili piu fortunati. Dopo I" eloglo fatto di una tal opera da un uomo ben cnpnce di apprezzarne il merito, d.il sig. Giuseppe Hand- scbuli, or direttore dell'aluiinato arcivescovile in Vienna, e prima direttore dell" Istitnto dei sordo-muti in Briinn, poco rimane a dire sulia medesima. Non sara pero forse disutile il fame un cenno, onde sla coaosciuta anclie in Italia ove gia eslstono ottimi istituli di questo genere fra i quali primeggia quello di Genova , e sia propagato au- che fra noi il semplice metodo dell'egregio e benenierito Czech. Dopo alcuni cenni di pura erudizione sopra i diversi metodi per comunicare le idee senza la fivella, passa Tan- tore al soggetto suo e ne svlluppa le basi ed i principj. I moti delle dita , delle mani intiere cliiuse od aperte, delle braccia, degli occbi, della bocca , della testa, servono a for- mare altretianti segni esprimenti le diverse idee con una maravigliosa jirecisione ; tali scgnl sono il piu cli'e possi- bile analoghi nella loro forma alia foriua degli oggetti ma- terlali o delle azioni che si vogliono rappresentare. In ajuto di questi segni vengouo cliiamati i nioii della bocca e dei denti che i sordo-muti s' accostnmaao a fare (1) Vevzinnliche Denk-und Sprachlelire. mit Auvendung aufdie Religions-iind Sitteiilehre und auf das Lebeu, von Franz-Hermaim Czecli, Professor im K. K. Wiener-Taubstunimen-Insiitute, eliedeiu Prafect und Professor der Pliilosophie an dev K. K. Theresianischeii Ritter-Akademie in AVien. — Wien , l836. Un volimie in 4.'. 00a 64 rami. 264 Y A n 1 C T \\ con precislone come li vedono fare a'l non miitl nel pro- ferire le parole. I snoni inarticolati die la niaggior patte tlei sordo-muti pure hanno, vengono anch'essi messi a par- tito per esprimere i varj desiderj o le varie sensaziotii ; e per quei pochi che non hanao nemmeno tali suoni inar- ticolati Paspirazione clie ne tiene luogo. I caratteri scritti sono considerati dall'autore fin dal principlo come integral parte del suo metodo d' istrnzione; anzi dimostra come mediante Tuso di caratteri scritti i sordo-muli apprendano benissimo P intero alfabeto in un tempo assai minore die non avviene nel non nmii col mezzo dell'istruzione orale ordinaria. Dall'opera del Czech potrebbesi dunque trarre un piii generale vantaggio appli- cando tal metodo anche all' istruzione elementare. Con questi mezzi dimostra Tautore potersi giungere senza soverchia fatica non solo ad istruire i sordo-muti , nelle cose materiali, ma eziandio a render loro famigliari le idee piu astratte o difficili , le regole gramaticali di una lingua, quelle dell' aritmetica , i principj della religione, i precetti della morale. Mirabile e T ordine col quale, mediante un metodo tutto particolare e sommamente preciso, diverso af- fatto da qualunque metodo ordlnario, insegna Taritmetica e la gramatica della lingua tedesca nelle sue piii diverse inflessioni e modificazionl. Quest' aritmetica e questa gramatica sono veramente tutte sue; utile sarebbe certatnente il prenderle a modello, colle variazioni opportune per la seconda , per 1' istruzione dei sordo-muti viventi in pnesi ove parlasi un' altra lingua. Le idee morali , quelle degli attributi divini , della reli- gione e dei doveri sociali, come afFatto astratti , sono le pill difficili a comunicarsi ad individui privi dell' udito e della favella. L'autore vi riesce con un metodo ingegno- sissimo, e con una facilita ammirabile , svolgendo tali idee e decomponendole , per dir cosi , ne' loro elementi , onde sleno in certo modo materiali ed a portata de' suoi allievi. Malgrado le declamazioni di alcuni spiriti malcontenti contro r eta presente , e forza confessare die nel nostro secolo , e massime dopo la pace quasi generale d'Europa, la filantropia ha fatto progressi non meno dell' industria e del commerclo. Una moltitiidine di benefiche associazioni sorsero e sorgono tuttavia fra noi e nei varj Stati europei. Gl' istituti dei sordo-muti risentirono il benefico impulso ; y A R I E T a'. 265 del nuovi fiirono creatl, e nioltl del gla esistenti furono migliorati od estesi. L'Europa ne conta quasi uii centiiiajo e mezzo. — Fra queste fdantropiche scuole , quelle di Pa- rigi, di Lipsia e di Vienna tengono il primato per Tanzia- nita ; giacche la prima , creata a spese proprie dal celebre abate de I'Epee nel 1760, divenne pubblico istituto nel 1791; quelle di Lipsia e di Vienna sono i primi istituti di questo genere creati dai governi, risalendo la loro fon- dazione al 1777 ed al 1779- Le principali scuole de' sordo-muti , considerate sotto il rapporto del numero degli alunni loro , si possono disporre neH'ordine seguente : Londra , Parigi, Groninga, Claremont in Irlanda, Copenhagen, Genova, Vienna, Edimburgo , Roma, Linz e Schleswig. Crediamo di far cosa grata a quelli die si occupano di questo soggetto importante , ed a quelli eziandio che col- tivano la statistica generale , ofFrendo loro nel sottoposto specchio le principali scuole de' sordo-muti ora esistenti in Europa ed in America. Esso e compilato in gran parte coi documenti contenuti nella quarta circolare pubblicata dal- r Istituto reale de' sordo-muti di Parigi , il quale sotto la direzione del doitissimo ed egregio barone De Gerando e prosperato tanto e contribul a raccogliere da alcuni anni niolti ed importanti fatti , 1 quali non possono clie concor- rere eminentemente al soUievo ed alia migliore istruzione de' numerosi disgraziati ai quali sono destinati tali istituti. Lasciando da parte ogni supposlzione ci siamo tenuti ai soli fatti positivi, ammettendo nello specchio quelle scuole soltanto di cui conoscevamo il numero degli alunni. Per r Italia si sono adottati i numeri pul^bllcati dal dotto ca- valier Boselli , direttore del regio Istituto di Genova, mo- dificando perb il numero degli alunni di quello di Roma secondo 1' interessante e dotta statistica degl' istituti di be- neficenza di quella metropoli data in luce da monsignor Moricchini. Quelli dell'impero d'Austria offrono, dietro do- cumenti officiali che ci siamo potuti procurare , il numero degli allievi esistenti al principio del i838. a66 V A K I E T \. Specchio statistico dei pnncipnU istituti dei sordo-muti e. dd numero del loro alunni esistenti in Europa ed in America. NUMERO Taesi. Istituti. I'^^li alunni. Maschl. Feinmhic. TuM/e. Inipero d'Austiia Vienna 5o 3o 80 Lin?; » » jo Salzburgo " >• 1 5 ? Praga >> >> Sa Brunn ^< » 2 3 Leaiberg » » 22 Presburgo » » 1 5 Waitzeii 34 23 S7 Gratz )• » 5o Bressanone 19 14 33 Milano 32 lo So Cremona B lO iS Italia. Stato del Papa Roma 40 3o 70 Regno delle Due Sicilie. Napoli » » 5o Granducato di Toscana. Pisa » » 21 Siena 1 3 >• 1 3 Ducato di Modena. . . . Modena >• 22 22 Ducato di Parma Parma » » 7 Regno Sardo Torino — — — • Genova 5 1 33 84 Acqui >' >> 5 Alassio >' 2 2 !Moutiers » » o Confederazione Svizzera. . . Ginevi-a » « lo Yverdon » » 10 Frienisberg (Berna) . . 18 >• 18 Brunnader (Berna) ... >> Zurigo » Monarchia Fi'ancese Parigi 1 00 Bordeaux — ^ , , Toulouse 4^ ,, Rodez >> « MarsigUa 1 5 Le Puy " Clermont » Saint Etienne » Un altro istituto per le sole donne . . . — * Somme da riportarsi n." 423 16 16 » 18 75 175 60 II 54 >, 36 8 23 ,. 3o 10 10 » 20 Monarcliia iVancese Monarcliia Prusaiana Regno di Sassonia. . . . Regno di Wiirtemberg Regno di Annover . . . . Regno di Baviera Granducato di Baden . . Granducato di Weimar . Assia Elettovale Ducato di Nassau Dncafo di Brunswic . . . Rppiibljllca di Aniburgo A R I E T A.'. 267 NUMERO ISTITUTI. "'^^^ ^'-U^''''- Maschi. Femmine. Totalc. Sonime viportate n." 423 482 1277 Lione 45 20 65 Poitiers » 20 20 Angers » » 32 Auray -n » 40 Laval >. .. 8 Caen >• » 60 Cond6 sur Noireau . . » » 12 Nancy 3 1 12 43 Langres » » 4 Besancon » 4*^ 4'-' Altro istituto 3o » 3o Colniar 9 7 16 Strasburgo >• 3 3 AiTas » >' 3 1 Berlino « » 60 Breslau » » 35 KiJnigsbei-g » » 22 IMagdeburgo » » i5 Halberstadt » » 12 Quedliniburgo " » 24 Weissenfels » » 1 5 Erfuit » » 26 IMunster » >' 16 Dreada 9 I lO Alti'o istituto »> '» 2 Lipsia 32 19 5i Gmund " » 33 Esslingen » » II Winnendeu » » 20 Tubingen » » 1 1 Hildesheim » » lo Monaco » » 3o Bruggen » » 7 Carlsruhe 224 Pforzheim 20 3o 5o Weimar 7 " 7 Cassel 7 3 10 Camberg « " 4" Brunswic 9 1 1 20 Aniburgo i3 7 30 Somme n.° 637 607 2262 268 V A R I E T a'. NUMERO Paesi. Istituti. ^^'^'^ ^^"''^■'- aiaschi. Feminine. Totale. Somme riportate n." 637 607 2262 Repubblica dl Brema .... Breiiia « » 3o Regno del Belgio Bruxelles >• 24 24 Altro istituto 19 '> 19 Gand 38 » 38 Altro istituto « 64 64 Liegi 23 i5 38 Bruges 7 ? >> 7 ' Moorslede » i5 i5 ? Regno dei Paesi Bassi. . . . Groninga 89 71 160 Regno di Danitnarca Copenhagen Sj 3 1 88 Schleswig » » 70 Regno di Svezia Stockolm » » 4° Impero Russo Pietrobui'go 36 25 61 Romanova » >• 5o Vai-savia » » 4^ Regno Unito Londra » » 23o Edgbaston 3o 14 44 . . Manchester » « 5o Doncaster 36 29 65 : '.' ■ .< Liverpool » « 3o ■ ; , , . Exeter » '> 61 ' .-, Edimbui'go » >• 72 Glasgow » » 5o Clai-emont » » 95 Cork » » 14 Confeder.* Anglo-Americana Connecticut Hartford » « i33 New- York New- York » « i37 Alti-o istituto » » 5 Conajoharie » » 34 Pensllvania Filadelfia >> »> 90 Kentucky Danville » » 25 Ohio Columbus >> » 5o Somme totali n." 972 BgS 4197 Nell'esatninare lo specchio precedente scorgesi a prima vista quanto piccolo sia il numero dei sordo-muti cni sia dato godere 11 benefizio dell' istruzione. II ducato di Nas- sau, distinto malgrado la sua piccolezza sotto moltl rap- porti, tiene anche in questo un posto eminente pel nu- mero dei sordo-muti istrutti nel suo istituto di Camberg ; V A R 1 E T v. 269 esso oflre uno dci piii vantaggiosi rapporti cjualora vogliasi paragonarlo alia sua popolazione. Lo stesso dicasi del gran- ducato di Baden. Gli abitanti del regno di Danimarca pro- priamente detto godono il vantaggio di avere istrutti in pubblici stabilimenti tutti i loro sordo-miui. Sebbene i grandi Stati abljiano fatto niolto in tjiiesti ultinii anni pel soJlievo dei sordo-niuti , il nunieio totalc di cjuelli die ven- gono istrutti e ancoia una minima frazione. II lettore puo convincersene paragonando il nuniero degli allievi dati nello speccliio con quello degli abitanti dei rispettivi Stati pub- blicato nel nostro Compendio di geografia e nella Bilancia politica del globo. Riserbando per un altro cenno l' offrire queste proporzioni basate sopra la vera popolazione dalla quale vogliono essere dedotte , ci limiteremo per ora a rettiiicare i rapporti pubblicati nella dotta Memoria del cav. Boselli , giacche la popolazione cui si riferiscono es- sendo quella degli Stati Sardi di Terra-Ferma nel 182a, devono essere diminuiti per 1' aumento avvenuto da quel- r epoca sino al 1834 in cui venne fatto il censo dei sordo- muti. Portando con quel filantropo illustre il numero di questi ultirai a 4778, ci pare clie il loro rapporto alia popolazione esistente nello stesso anno debba stabilirsi di uno sopra 840 abitanti invece di uno sopra 769. Gli al- tri rapporti relativi alle singole provincie dovranno esser diminuiti in proporzione Secondo la citata Memoria sopra i 4778 sordo-muti esi- stenti nel i834 negli Stati Sardi di Terra-Ferma , soli I23 godevano il benefizio dell' istruzione ! Che sarebbe poi se si volesse paragonare la totalita di questi sventurati esi- stenti in Franc:a, nell' impero d'Austria e neirimpero Russo colla piccola frazione rispettiva educata negl' istituti. Ben a ragione deplora il prof. Czech il sistema attual- mente adottato nell' amministrazione di questo ramo della publilica beneficenza. Zelante per la propagazione deU'istru- zione alia quale dedico ogni suo studio , 1' egregio autore non la vuole limitata ai recinti degl' istituti ^ la chiede piu estesa. Vuole che fuori di quegli stabilimenti, avvezzi come sono i sordo-muti ad osservare attentamente i moti della bocca , del volto e del corpo in generale di chi paria , giungano a comprendere la maggior parte di quanto non gdono , ma solamente vedono dirsi fra loro gli astanti ^ vuole die ogni parrocu , ogni ecclcsiastico zelante si dia 270 V A R 1 K T A . cura dl ammaestrare il plcciol numero di sordo-inuti esl- stenti nel rispetiivo circondario spiritnale ^ e diniostra come per cio non occorran lunghi studj , ne la preliminare co- gaizione compiiita di tutto il metoclo. Secondo quanto egli diaiostra bastano poche ore di applicazione per ogai set- timana onde sia un sacerdote in grado di poter dare a maiio a niano la desiderata istruzione a quegli infelici. Egli propone ancora che si facciano pubblici rapporti sull'istru- zioiie dei sordo-muti nelle universita, nei seiiiinarj e iie- gl' istituti pedagogic! ; che si stabiliscaiio scuole sussidiarie ove pill sono nuinerosi questi individui^ che finalaiente sia niaggiore la dlfFusione dei librl che trattano di questo ge~ nere d'iasegnamento fra i sacerdoti ed i maestri di scuola, afiinche possano essi giovare senza ricorrere ai pubblici rapporti gia nominati. L'antore poscia epiloga le obbiezioni che far si possono al suo piano, e ne ofFre la soluzione , gia risultante in gran parte dal testo stesso dell' opera sua. Queste obbiezioni sono : I ." Ciie il provvedere all' istruzione dei sordo— muti sia oggetto di privata beneficenza soltanto, non mai uii dovere dello Stato , come non e suo dovere di provvedere all' istruzione ed al sostentamento dei ciechi, all'assistenza degli storpj e di quei miseri rcsi per qualsivoglia causa incapaci di guadagnarsi il vitto. 3." Che le spese le quali dallo Stato dovrebbonsi so- stenere non sarebbero di gran lunga compensate dai ri- sultati. 3.° Che troppo grande e troppo sproporzionata al- r oggetto sarebbe 1' applicazione dei molti ecclesiastici per rendersi abili ad istruire un numero limitato di sordo-muti. 4.° Che gli ecclesiastici sono d'altronde abbastanza occupati negli oggetti del loro ministero , ne potrebbero assumere tale incumbenza accessoria. 5." Che finalmente nou molti fra gli ecclesiastici stessi riuscirebbero a porsi in grado di dare un' istruzione die richiede niolta pazienza ed una disposizione non propria di tutti i teinperamenti. II professore Czech pero diniostra, relativamente al pri- me obbietto, come la sitnazione dei sordo-muti sia ben diversa da quella dei ciechi, degli storpj e degli altri in- felici ; come i sordo-nnui senza 1' ibtruzione resiercbbero V A R 1 E T A . 271 pari ai biiui , iiientre anche senza educazione speclale pOs- sono gll altri acquistare le qualita e le cognizioni neces- sarie per godere i diritti annessi alia digaiia dell' notno ; come debba percio lo Stato porre anche i sordo-muti a li- vello degli altri, salvo poi il lasciare alia privata benefi- cenza la cura di sollevaili ove cadano in alcune di quelle eventiinli miserie alia quale cssa appunto soccorre. Kiguardo alia secouda obbiezione sostiene che fenno r obbligo dello Stato di peiisare all' educazione dei sordo- muti , noil occorre guardare se la spesa a cio necessaria venga o no compensata dall' effetto :, ed aggiunge che il risuliato puo dirsl efFettivamente tale da coinpensare la spesa , giacclie mediante 1' istruzione mettonsi in grade questi individui di adempiere non gia in modo imperfetto, ma perfettlssimamente ad ogni dovere uinano. Ed in vero, quand' anche , soggiunge 1' autore , lo Siato provvedesse come in Danimarca da se e senza alcun concorso private air istruzione dei sordo-muti ia appositi stabilimenli , che cosa sarebbe finahncnte per la Monarchia austriaca cosi poderosa e fiorente una spesa di quattro in cinque niilioni di iloriui per la fondazione di cento istituti , ed un capi- tale di 20 milioni di fiorini per dare la rendita al 4 per 100 di 80O5O00 fiorini che basterebbero all' intiero man- tenimento ed all' istruzione compiuta dei 20,000 sordo-muti sparsi in essaV Non occorre citare la soluzione delle altre obbiezioni la quale risulta aljbastanza dalle cose pretedentemente esposte e dair autore alquanto amplificate con ragionamenti ulte- riori. jS'on tuna a carico dello Stato cadrebbe I'lstruzione dei sordo-muti se si adotiasse il sisteraa dell' educazione nelle parroccliie ^ non ispeclali dlsposizioni si richiedereb- bouo nei sacerdoti per rendersi idonei a dare tale istru- zione ; non un' applicazione soverchia che venisse a stor- narli dalP adempiere agli altri doveri del loro ministero ; e iinalmcnte, come osserva 1' egregio prof. Czech, il soc- correre a tanta sventura non e ella cosa degna di ministri di una religione tutta amore e pieta , e da annoverarsi fra quei dovt-ri dai quali non possono esentarsi senza man- care alia loro A'ocazione ? L' opera del prof. Czech e le misure in essa proposte vennero da varj governi tedeschi assoggcttate aU'esanie di pirsone versate nell' argomcnto. L' autore ne ricevette 373 V A R I E T A . ofliciali attestazioni di soddisfazione parte con lettere aiito- grafe del sovrani, parte con rescrkti ministeriali, unita- inente alia proniessa di promuoveie e sostenere 1' istru- zione dei sordo-muti In tale occasione ebbe egli pure dalla regina di Portogallo la croce dell'ordine del Cristo ; dal re di Danimarca , dal granduca di Mecklemburg-Schverin e da altri principi , dal Seiiato della citta libera di Amburgo e dalla Dieta federale genua nica particolari segni di stiuia e considerazione. Quest' opera fu tradotta in ungherese a spese di associa- zioni private , e ne aveva intrapresa la traduzione in ita- liano il fu Giuseppe Bagutti , gia direttore dell' istituto de' sordo-muti in Milano. A Vienna, a Linz, a Gratz, a Lemberg ed a Leitmeritz si danno lezioni leoriche e pratiche della scienza d'istruire i sordo-muti ai teologi ed ai candidati di pedagogia. Da varie diocesi , particolarniente da quelle di Gran , Leitmeritz e Vicenza furono dai vescovi mandati sacerdoti a Vienna onde si rendessero abili ad intrapren- dere 1' insegnamento pubblico di tale scienza ne' rispettivi seminarj. Nella Stiria anche gli Stati proviuciali incoraggi- scono la propagazione dell' istruzione dei sordo-muti ; ed il Consiglio Aulico di Guerra si presta pure affinche nei confini militari cbe stanno sotto la sua giurisdlzione, tutti i sordo-muti dell' eta da sette a dieciott' anni , ascendenti dietro un calcolo esatto a 3o6, sieno istrutti nella nia- niera indicata dal prof. Czech. Concludiamo con la speranza die i voti del cristiano e lilantropo autore di un' opera cosi utile e cosi maestrevoi- raente condotta incontrino in ogni dove esaudimento e pro- tezione, e venga con cio propagata una istruzione die ve- ramente fa onore al nioderno incivilimento. Cav. Adriano Balbi. Sullta al Todi. II Todi o Dodi sta alia testa della catena di quelle Alpi die si diraraano fra la Linth e il Reno anteriore. Ha due sonimita ^ la settentrionale die s' innalza di 12,890 piedi sopra il livello del mare, ed e nel territorio di Claris^ la meridionale , die s'erge al 11,110 piedi, ed e compresa nel cantone dei Grigioni. V A li I E T A . 27J Dopo parecclii inutili sforzi , riusci n tie iutrepidi abi- tanti del Liiithdiiil di gnadagnare il giogo p'lix eiuinente delle Alpi della Svizzera orientale , e di aprire per esso ai naturalistl ed agli amatori delle corse montane una via poco rischiosa. Dal tentativo Infruttuoso di Hegetschweiler in poi , ritenevasi inaccesslbile la cinia di cotesto colosso die guardato dal nord ha T aspetto d'un bastione tagliato a picco. Nulla disanimato dalT apparente impossibilita, il sessagenario Gabriele Vogeli , suo iiglio, e Toinmaso Tuht, tutti e tie cacciatori di camozze ed abitanti dogli Obliorg- bergi discosti una lega dal villagglo di Linihtiial , risol- vettero , giovandosi deH'opportuna stagione, di accostarsi i! pill clie a vessel- potuto al vertice della montagna dal Jianc.o nicridionale, e di la col mezzo di scale e gradinate praticate iiel ghiaccio niontare sino aU'estremo della cima gliiacciata. II vanto d' essere i primi a salire ad altezze non ancor calcate da piede umano , colassu dove i piti arditi monta- nari di Claris e dei Grigioni non avevano lino allora po- tuto rivolgere clie sguardi d'inipotente desiderio, la pro- spettiva del vantaggio die avrebbcro apportato divenendo guide per le gite future , gli faceva animosi nel divisa- luento. Ma T anno passo senza die il tempo e le circo- stanze permettessero loro di accingervisi ; e solo al decli- nare di kiglio , dalla costanza del bel tempo e dal taglio deir erbe snlle Alpi persuasi die Tannata era propizia a siffatte escursloni , ritornarono sul discorso dell' ijiipresa , e ne stabilirono al primo d'agosto 1' esecuzione. Dopo il mezzodi del 3 1 di Inglio mossero dal loro do- micilio e si trattennero in riposo alcune ore nella capanna piu vicina alle falde del Todi. Rimessi in viaggio a due ore di mattina , traversarono il ghiacciajo di Biferten, e giunsero fino aireslremita di quello di Urlaun , donde al sopravveiiire iniprovviso d' una nebjjia dovettero loro mal- grado retroccdere. Nulla scoraggiti dalia mala riuscita del priiuo tentaiivo , convinti anzi cITera possiliile conseguire riiitenlo, si niisero di uuovo alT iiupcgno ai 4 d'agosto. Dipartendosi, siccoine precedentemente, dalla stessa prima capanna si avviarono ancora verso la cima del Tudi, ri- soluti di superar ogni ostacolo , e meglio delTaltra volta lorniti di viveri e d'armi. Traversarono come allora il ghiacciajo di Biferten ; ma perdettero molto tempo negU L'lbL ItuL T. LXXXIX. 18 274 V A n I K T A . andirivieui die dovettero percorrere per evitare il passo di otto ample fessure in cui s' incontrarono. Di la perven- nero alia rupe die Hegetschweiler aveva chiamato il her- retto del Thiit, ma die non aveva oltrepassato. Alquanto pill lungi , fermatisi a' piedi d'altra rnpe , a clelo scoperto vi dimoraron la notte , non senza molto sofFrire pel freddo. Quando albeggio si attaccarono ad una corda , come aveano fatto il giorno innanzi, e contintiarono a varcare la snperficie agghiacciata die guarda verso i Grigioni. Delia nsata cantela elibero a chiamarsi contenti , poiche caduto un d'essi entro una fenditura , a grande stento ne lo ca- varono sano e salvo. Poco dopo fnrono in faccia ad una ertissima rupe traversata da un' apertura vertlcale a modo di stretto cammino. Qnlvi li aniniava la fidanza di superare con questo passaggio una muraglia merlata di neve die stava loro a sopraccapo. II vecchio cacciator di camosci si mosse pel primo, ma i compagni attoniti a tanto ardi- mento non seppero, se non dopo un lungo consigliarsi, ri- solversi di seguitarlo. Si arrampicarono Inngo massi sorgenti quasi a picco, ajntandosi colla scala die fu loro di gran giovamento , e stendendosi a vicenda la mano , ed eccoli all" estremita della fessura. Gia il vecchio Vogeli era per uscirne, quando un enorme mucchio di neve spiccatosl per di sopra la sua testa, piombo a tonfo neH'abisso. Un poco piu die Vo- geli si fosse trovato fuori dell' apertura , il tremito pro- dotto neir aria dal precipitar della valanga T avrebbe in- dubitatamente gettato lungi ad urtar negli spigoli della rupe. Avvolto nel vortlce della neve il vecchio cacciatore fu per alcnni mlnuii da' suoi compagni tenuto per morto, Persuasi da tale accidente a ritirarsi di la , ebbero a fa- ticare assai per riuscirvi. Ritornati poi al nevoso ciglione, e veggendo die il cielo in piii luoglii andava annuvolan- dosi , dovettero per quolla giornata rinunziare alia speranza di giungere alia vetta del Todi , e solo con una pronta fuga scansarono i pericoli onde in quella terra inospitale era no ininacciati. Ma se gl' intrepid! cacciatori rimasero delusi nelle prime due spedizioni, ebbero il compenso d' una felicissima riii- scita nella terza cui si prepararono ,pel lo d'agosto. Mu- niiisi quel giorno di ramponi, d' uncini , di corde , d'una scala, ecc. e d' una grossa provvigion di formaggio, pane V A R I E T a'. 2-5 ed acquavite di cnmino, si inisero in via alle dodici e mezzo di notte , fnrono senza ostacolo al berretto del Tliut, e, come T altro giorno, ricoveraronsi pel resto della notte ad ua fianco eve il masso col suo sporgere oflfre una cavita. Inerpicandosi poscia su per la montagna dalla parte die riguarda i Grigioni giunsero ad una spianata coperta di neve : qui fatto servir di desco nn macigno dirupatosi in forza d' una valanga , si refoclllarono e scaldaronsi al rag- gio del sole: poi continuando la salita giunsero ad una china su cui era di fresco nevicato, seguendo la quale s' innokrarono pel cammino d"" un' era afFondandosi nella neve sino alle ginocchia. Sul mezzodi furon nuovamente ad un valloncello di ghiaccio clie varcarono senza fatica, e giunti al colmo del rovescio della montagna, credettero d' averne omai guada- gnata la cima. Ma eccoli in lotta con altri ostacoli : una densa nebbia che non permetteva loro di vedere alia di- stanza di dieci passi venne in un subito ad invilupparli , e per colmo di sventura il vecchio cacciatore sentissi col- pito d'improvvisa debolezza aggravata da brivido ; da cui liberossi col moversi e colP ingollare dell' acquavite di cu- mino. In un quarto d' ora gli arditi niontanari percorsero ia piccola spianata. Le nubi essendosi prestamente dissi- pate, scopersero intorno a se molti e molti gioglii ; ma nessuno pareggiava in altezza quello su cui si trovavano. S'avvidero quindi con -un certo senso di sbigottimento d'essere suUa cima fino allora inaccessibile del Todi^ e di lassu rimirando la natia valle (in cui distlnsero i bagni dello Stachellierg), che sedeva sotto i loro pledi attorniata da profonda oscnrita , corsero loro per le guance lagrime di gioja. Raccozzando in fretta alcuni pezzi di legno eres- sero a modo di segnalo una croce , cui con fili ed aghi che avean seco , appesero un brano di stofFa nera e qual- che fazzoletto. Dopo un parco desinare, durante il quale poterono a bell' agio a traverse le nuvole pascer lo sguarda colic spettacolo d' un mondo per loro affatto nuovo , fu- rono di ritorno in capo alle due ore poraeridiane , pieni di contentezza per esser venuti a termine del loro pro- posito, ringraziando Dio che li avesse favoriti nell" adera- pimento di cosa che loro stava tanto a cuore. La inattina del sabato trovandosi ai bagni dello Stachel- berg, racconlavono nel loro semplice e sthietto idioma 2.-C) V A K I E T a'. r accadnto. La neljbia inipediva allora al l^alneantl dl con- vincersi della verita di una relazlone , a cui pochi cre- dettero. Soltaiito la sera del 16 parve loro di scorgere coi canaoccliiali lui puiito nero in cima al Todi : la sera sussegiieute pareccliie persoiie vitlero distiutamente il se- gnale e le pezze di stofTa che gli sventolavano intorno. {Nouvdles Annales des Voyages.) Cliina di Tienlo. La raccolta dei canoui e dei decreti del sacrosanto Gon- cilio tridentino e preceduta da una breve descrizione della citta di Trento , di cui non si conosce I'autore. In essa si loda e la larghezza delle contrade lasti'icate di pietre e la sontuosita delle case , e la bellezza delle chiese , e 1' ab- bondanza delle acque , e la quantita dei serici edifizj , e la fertile circostante pianura admodum parvam , sed ridentem et arhoribus et vitibus inirum in modiun consitam, qiiam Athesis circuit et lamhit undequaque. Ma 1" autore stesso , venuto forse dair Italia raeridionale ed avvezzo a piii molle clima, non trovo egiialmente degno d' essere celebi-ato quello di Trento die gli semljro cocente nei giorni canicolari , e ri- gido assai nella stagione invernale ; sicche fu condotto ad asscrire clie propter nivum et glacierum ingentes horrores s'ix hujusmodi regio hahitari potest. Ua altro anonimo autore, probabilmente native di Trento e zelante per 1' onore della sua patria, lia ora voluto con- futare quest' ultima asserzione, certamente esagerata, ed a tal fine lia messo alle stampe un foglietto contenente le osservazioni meteorologlche fatte nella suddetta citta du- rante il mese di dicenilire i835 e gennajo i836, ed inoltre ii riassunto delle temperature medie ed estreme degli stessi mesi , cominciando dall' anno 1821. Risulta da queste clie in 16 anni la minima temperatura del gennajo solo quattro volte discese a — 6 gradi e fu una vt)Ita , nel 182,7 a — 9 ed una nel i83o a — ^o ^; e clie nello stesso intervallo vi furono nove mesi di gen- najo con neve o neve e poggia , cinque solo con pioggia e due senza neve e senza pioggia ^ quindi 1' autore con- chiude che il Tirolo italiano , posto sul versante nieridio- nale delle AIpe retlclie , ove prosperano i geisi e le viti, ed ove produconsi eccellenti vini non deve confondersi , V A r. I K T ,\ . 2-7 per rispetto al cllma , col Tirolo settenlrlonale ; ii cjnalo per altro , sebl)ene sottoposto a piu rigidi inverni , a torto si cliiamerehbe una regione quasi non abitabile Del Sale ond e provvediita I' Italia. L" Italia , come regione marittima e nieridionale, e lar- gamente fornita dl sale dali" acque marine sonniiiaistrato , ne punto e scarsa di sorgenti acconce a porgere la stossa si necessaria sostanza ; in pochi luoghi pero avvenne clie siensi potuti scoprire i deposit! di sal gemma clie ad esse danno alimento. Lo Stato di S. M. Sarda possiede una rainiera di sal gemma a Borgo S. Maurizio in Savoja , provincia di Ta- rantasia (i). II terreno ove sono le moje-, ossia acque sa- late, del territorio di Volterra essendo stato forato colia trivella con cui si fanno i pozzi artesiani, dimostro con- tenere della selenite alternata con istrati di sal gemma, ed anche uno strato di detto sale ( non alternato con alire materie ) dell' altezza non minore di braccia venti lioren- tine (2). II signor Pilla celebra tra le rarita naturali della Calabria la grandiosa e singolare miniera di sale di Lnn- gro (3). La Sicilia e alibondevole dl sal gemma, come per esempio a Castrogiovanni , a Nicosia (4). Venendo ora alle saline e sorgenti salate ricordercmo tra le prime le notissime di Trapani , di Barletta, di Cer- via , di Comacchio e dell' Istria. E circa le seconde fa- remo menzione dell' acque di Moutiers in Savoja da cui ot- tengonsi ogn' anno da 8 a 10 mila quintali metrici di sale (5); di quelle del Parmigiano da cui raccoglievansi an- nualmente tre milioni e settecento cinquanta mila libbre di sale (6) ^ delle suddctte di Volterra dalle quail nel 18 10 (1) Barelli, Statistica niinei-alogica degli Slati di S. M, il Re di Sai'degna , pag. 890. (2) Giulj. Storia naturale delle acque della Toscaiia, Vol. VI , pag. 9. (3) II Piogresso. Vol. XV, j.ag. -o. (4) Alii deirAccadeiula Gioexiia. Vol. I. (5) Barelli. Op. cit. , pag. 568. (6) Coriesi. Saggi geologici, pag. ici. 278 V A R I E T a'. si trassero 14 milioni di libbre di sale bianco (i). I ter- reni terziarj d' Italia , terreni come ognun sa molto estesi, sono generalmente abboiidanti di sorgenti salate (a)^ le salse cosi siciliane come modenesi e reggiane (3) sono anch'esse una particolar manlera di salate sorgenti. Per addurre al- cun notabile esempio d' acque salifere di queste nostre set- tentrionali comrade d" Italia ricorderemo (4) le solfuree termali di Abano, le solfuree fredde di Trescorre , le aci- dule di Miradolo alle falde della coUina di S. Colombano e la ciiriosissima acqua di Salice presso Voghera , nella quale prima clie in qnaliinqne altr' acqua sorgente fu ( per opera del farmacista Angelini ) discoperto T iodio (5). Le provincie venete traggono il sale dall'Istria, invece la Lombardia lo riceve sino dalla Sicilia ; il sale siculo ossia di Trapani e buono al caseificio , non cosi quello d' Istria. Felice scoperta sarebbe al certo quella di una mi- niera di sale die si trovasse nel suolo del regno Lom- bardo-Yeneto ; e veramente un tal suolo , massime nelle provincie venete, non manca di que' terreni in cui sogliono aver sede i depositi di sal gemma. Ora che nel detto suolo si fanno trivellamenli in traccia di carbon fossile, non do- vrebbe lasciarsi dinienlicato il sal gennna .• a Vic in Fran- cia ( dip. della Meurtlie ) cercavasi nel 18 if) il carbon fos- sile , e si rinvenne in sua vece una ricca miniera di sal gemma tanto piii pregiata in quanto die niun' altra avea^ sene in tutta Francia (6). (i) Brocclii. Conchiologia fossile , paj^. 74. II pozzo piii salato delle H/o/e di Volterra da un^ acfiua che in 5o30 graui ne contiene 4728 di sale. — Giulj. Op. cit. VoL VI, pag. 29. Anche le acque di ]Montecatini servivano in passato alia somniinistiazione del sale. Id. Vol. I, pag. 141. (2) Brei&lak. Descrizione geologica della proviacia di Milano , pa- gina 32 3. (3) Spalianzani. Viaggi. Vol. V. ' (4) Bibl. Ital. toni. 82.°, pag. 126. (5) Giornale di fis. cbim. dec, II. Vol. VII, pag. 397. (6) A>ifi. de chilli, n de phi/s , foni. XII , j^ag, 48. V A R I K T A . 279 N^noro modo dl liscaldamcnto. Estratt.o d' una lettcra di Londra in. data del G fcbhrajo i838, comiinicata alia R. Accadcrnia delle scienze di Farigi dal si- giior Beniamino Delessert. Da qualclie giorno qui molto si ragioiia d" una nuova etl econoniica maniera di riscaldare gli aj>partainenti , imma- giiiata dal signoi* Joyce, giardiniere a Camljerwell presso Londra. Consiste I'invenzlone in un vaso di bronzo di circa due piedi d'altezza sopra ofto poUici di diametro , in mezzo al quale e posta una canna chiusa da una val- vola die serve a regolare il calor«. Qnando il combustibile che si pone in questo vaso e acceso , si ottiene un calor radiante clie dura da 24 a 3o ore, mentre la spesa per riscaldare durante quest' intervallo di tempo una grande camei. e di circa 12 soldi. La combustione non produce ne odore , ne fumo ; 1" esperienza e stata fatta in diversi pubblici stabilimenti , presso la Societa di orticultura e presso r Istituzione degli architetti , e sembra che sia per- fettamente riuscita. II mt?rito deir invenzlone sta nella composizione del com- Ijustiliile, clie al)brucia lungamente e senza fumo; si sup- pone die consista in un miscuglio di carbone e di calce , e d' un' altra sostanza che nou fu palesata. {Comptcs vendus des seances de I'Acad. etc. 12 fevr. 18 38) Annwizj. I prczzl sono in lire italianc. Viaggio in Toscana e lungo la costa del Mediterraneo da Li- vonio a Geneva, di Giuseppe Sacchi ineinl:)ro della reale Accade- niia delle scienze di Torino. Toiuo L — IMdano , l83o , a spese deirautore. tipngrafia Giiglieimini e Redaelli, in 16.°, di pag. 272, con U'e tavole litograficlie. Lir. 2. 61. Saggio dl un parallelo n-a le forze fisielie e le forze niorall , del pvotVssore cav. Giaciuto Carena, segretario della R. Accadeiuia delle scienze di Torino, ecc. Prima traduzione italiana. — Firenze, i83(), presso la ripogvafia Galileiana, in 8.°, di pag. Ii5. Llr. 2. 24. Corso di oliimica generate del padre Ottavio Ferrarlo. — — Mi- lanu , i83t-i838, coi lijii di Luigi di Giacoiuo i^iri)la , iu 8.% ilSo V A Tx I E T \'. faBcicoli 2.°, 3.° e 4." Lir. I. 83 ogni fascirolo di nao, iCo. V. BiJil. Ital. t. 88.% p. 280. Istituzioni di architettura civile raccolte ed ordinate dal come Luigi Ponza di S. Martino , capitano del genio militaie. — Torino, 1836-1837, presso Giuseppe Pomba e C, in 4.°, con tavole in- cise in raiue. Pubblicati fascicoli 17 a cent. 40 cgni tavola, e cen- tesinii 20 ogni foglio di testo. Tiitta P opera costera circa lir. 63. V. Bibl. Ital. t. 82 °, p. 3o6.' — In Milauo presso i principali librai. Le anticbita della Sicilia esposte ed illustrate per Donienico Lo Faso Pietrasanta duca di Serradilalco socio di varie Accadeniie. Vo- lume III. — Palermo, 1 836, tipogralia e legatoria Roberti, in foglio, di pag. 12 3, e pag. 3 di indice, con 37 tavole in i-ame e II in litografia, lir. 78. — Vedi Bibl. Ital. t. 82.° pag. 169. Enciclopedia storica, ovvero Storia universale comparata e do- cunientata. Opera originale italiana. Storia universale scritta da Ce- sare Cantu. — • Dispense 2.", 3."* e 5.^ die contengono le puntate 4.", 5.% 6.% 7.=' e 8.^ Racconto. — Dispense 4.-'' e 6." contenenti le puntate i.*, 2." e 3." di Docuinend ( ichiarimenti e note). — To- x-ino, i838, presso gli editori Giuseppe Pomba e C, coi tipi Ba- glione e C. , in 8.° Prezzo di ogni puntata (pag. 32) cent. 5o. L' architetto delle strade fenate di Edoardo Biot , reeato in ita- liano con note ed aggiunte dair ingegnero Luigi Tatti : unitavi una Memoria di D. Hansemann rrlativa ai rapporti politici ed economici di questa specie di strade. — Milano, i837-l838, tip. Guglieimini e Redaelli, presso Angelo Monti, contrada del Cappello u. 4023, in 4.°, di pag. 372, con 5 tavole in ramc. Lir. 12. 62. Raccolfa di ventisei novelle di mad. A. Tastu, Emilio Deschamps, de Chateaubriand , la principessa de Graon , Paolo L. Jacob bi- bliofilo , E. Fouinet, Rastoin, Avenel , DI. E. Tlieaulou, Alissan de Cbazet, T. Muret, mad. Luisa Colct, Fili|ipo Busoni , Giulio de Saint-Felix, P. de Julvecourt, mad. A. Dupin, Stefano de la Madeleine , Visconte WaUli , Rolle , Alfonso Han- , Lassailly , De Tremont, conte Alfredo de Vigny, Augusto Bai'bier. Prima ti'a- duzione dal francese di Filippo Moise. — Firenze, i837-i838 , Paolo Fumagalli e C. editori, in 8.°, con tavole in acciajo. Un vo- lume in 10 fascicoli. Lir. 23. 40. — In Milano presso A. Moi ti suddetto. Lo spirito deir uomo ne'' siioi rapporti coUa vita fisica , di Fi- lippo Cai'lo Haitmann , dottore in medicina, professore nelP I. R. Universita di Vienna. Versione dalf originale tedesco di Giovanni Castagna, dottore in filosofia e medicina. — Fu-enze, i836-io37, coi tipi della stamperia Magheri, torn. 2, in R.°, di pag. lxxx 212 V A R I E T a'. 281 f XVI 292. Lii-. 'J. So. — In Milano presso Stella, contratla di S. Mai'gherita. liuitazione cll Cristo , versioue deU' abate Cesari , cou le rifles- sioni di S. Agostino, S. Basilio , S. Gio. Giisostouio, S. Cipriano, S. Bernardo , S. Efreiu , Origene , Fenelon , Bossuet , Bourdaloue , Massilon ecc, volgarizzato da Marco Malagoli Vecchj. — Firenze, 1837-1838, Paolo Fiimagalli e C. editor!, fascicol'i 5, in 8.° grande, di pag. 457, con tavole in acciajo e fregi. Lir. 27. 5o. — In Mi- lano presso A. Monti, contrada del Cappello n. 4023. Traites publics de la royale maison de Savoie avec les puissances ^trangeres depuis la paix de Chateau Cambresls jusqu''a 110s jours : piil)lies pai' ordre du Roi , et present^s a S. M. par le comte Solai- de la IMarguerite , primier secretaire d''etat pour le affaii'es etrangeres etc. — Turin, 1 836, tomi 5, in 4.°, di pag. x 608, 576, 589, 641 , 493. Monumenta liistonae patrite edita iussu regis Caroli Albert!. Le- ges municipales. — Augustje Taurinorum , 1 838, e regie typogra- pheo , in foglio di pag. xxiv e 1773. Museo di pittura e scultura, ossia raccolta dei principal! quadr! , statue e bassii-iliev! delle gallerie pubbliche e private d^ Europa , di- seguati ed- incisi sulP acciajo da Reveil con le notizie descrittive , cri- tiche e storiche di Duchesne primogenito. Piima n-aduzione italiana. — Firenze, i837-i838, Paolo Fumagalli e C. editor!. Saranno i5 tomi , ciascuno di 28 i'ascicol! ; ogui fasc. e composto di 5 stampe col testo conispoudente , in 8." piccolo , e costa cent. 76. Pubbli- cati il tonio i.° e i tre prim! fascicoli del tomo 2.° fu Milano le associazioui si ricevono da A. Monti suddetto. Corografia fisica , storica e statistica delP Italia e delle sue isole, corredata di un atlante di nia]ii'e geogi-afiche e topografiche , e di altre tavole illustrative , di Attilio Zuccagni^Orlaudini autore del- PAtlante toscano. — Firenze, 1 835-1 838, presso gl! editor!. Sono publjlicate 2,3 dispense. — In Milano presso A. Monti suddetto.—— V, Bibl. Ital, t. 85.°, p. i53. La roale Galleria di Torino iilustrata da Roberto crAzeglio dii'et- tore della niedesima ecc. — Torino, l835-i838, per Chirio e Mina, fascicoli i.° al ic.° in foglio, ciascuno di 4 tavole col rclativo te- sto. Lir. 12 al fascicolo. In Milano, presso A. Monti suddetto. V. Bibl. Ital. tomo 84.°, pag. 217. Atlante del basso ed alto Egitto , illustrate dal professore Dome- nico Valerian! sui disegni d! Deuon, della grand' opera della Spedi- zione fi-ancese e di quelle di Gau, Caillaud e Roselliui. — Firenze, l835-l838, in foglio, fascicoli 45 di tavole e due tomi di testo; opera compiuta, lir. 174. — • In Milano presso A. Monti suddetto. 282 V A R I E T a\ Costumi del secolL XIII , XIV e XV ricaVatl dai piii aiitentici documenti di pirtiu'a e scultura , con uii testo storico e descrittivo di CamiUo Bonnai-d. Pi'iiua traduzione italiaiia di C. Zardetii. — INIilano i832-i838, dalla tipogralia e calcograiia di Raaieii Fan- iani , conti-ada de'' Due Muri n. io35, in 4." coUe figure coloi-ate. Pubblicati fascicoli 44, ciascuno di 4 tavole col testo corrispon- dcnte. Lir. 6 a! fascicolo. — V. Bibl. Ital. t. 77.°, p. 329. Elementi di anatomia fisiologica applicata alle belle arti figurative di Francesco Bertiaatti, pi-olessore di anatomia nella reale Accade- luia Albertlna di belle arti di Torino ecc. ad uso degli allievi della stessa Accadcuiia. Volume primo. — Torino, 1837, pi'esso Pietro Marietti, tip. Favale, in 8.° di pag. 186 e 32, con adaute di ta- vole 1 5 in foglio. lu autore ( cosi nel manifesto ) lia cercato dl supplire ai difetti degli alrri trattati d' anatomia scrivendone imo accompa- gnato dalle opportune figure ricavate dal vero , merce il quale po- ti-anno apparare gli artisti non solo la semplice esistenza e posi- zione delle ossa e dei muscoli, uia tutto quello clie si richiede per maniFestare la causa dei diversi atteggiamenti cbe prende F uomo , e tutto cio clie e suscettibile di essere veduto in queste circostanze. Di che avverra clie il giovane si n-overi condotto a rendersi ra- gioue di quanto accade negli organi della locomozione, e sara fatto avvertito nou solameute di quello clie deve esprimere ; ma di cio ancora che debbe tacere. A questo stesso scopo poi T autore ha aggiunto un trattato di fisiologia immedesimato nella descrizione stessa delle parti , ed ha percio non gla compendiato per cosi dire Y anatomia luorta , ma in vece analizzato , o se e lecito cosi esprimersi, scomposto la vita iielle diverse cause de'' suoi fcnomeni , ben inteso per quel tanto che puo interessare un artista, come appunto ne esternava ii de— siderio V egregio cav. Defilippi Ji Milano nel toino 69.° della Bi- blioteca Italiana. Le tavole litograficlie in mmiero di 34 almeno sono disegnate sopra inia scala di una meta lineare del vero per le figure di det- taglio, e di un quarto lineare per le figure adulte rappresentate per intiero. Questa iconografia sara utilissima anche al chirurgo. II trattato del prof. Bertinatti e stato approvato dalla R. Ac- cademia Albertina di belle arti, e S. M. il Re Carlo Alberto si h degnato di accettarne la dedica. L' opera e divisa in due volumi. Le tavole fijrmano un adante separato. La prima sezione di essa , gia iiscita , e con-edata di quindici tavole, Taltra uscira al fine del i838. II prezzo e di ital. lir. 36 da pagarsi meta alia consegna del 1." volume, e Taltra meta al comparirc del a.° Per gli Siati esteri d''Italia, franco di porto e dogana ital. lir. 40. v A n I E T a'. 283 Le associazioni si ricevono in Torino ilal librajo ecUtore Pieti'o Marietti : in Milano e Venezia dai fiatc-lli Vallai-di : nelle alti-e citta dai principali librai. Necrologia. Consacrando alcane parole alia menioria del sacer- dote Robustiano Gironi non ititendianio di scriv-cre ii siio elogio, ma solo di ladunare quelle notizie della sua vita, delle sue opere e delle sue qualita morali che i posteri forse vorranno sapernc; perclie le lodi che si scrivesscro in questo giornale, da noi, potreb- bero credersi facilmentc o dettate da una specie di usanza , od esagerate dall afFezione. Robustiano Gironi nacque nel borgo di Gorgon- zola addi 24 ottobre 1769. Fece i suoi studi ne' se- minary; poi, ascritto alia Congregazione degli Oblati, fu maestro di rettorica prima nel collegio di Gorla e poi nel seminario vescovile di Milano. Nel quale uticio unendo all'ingegno pronto e sottile moltissima dili- genza e non comune gentilezza di modi , non solo pose il fondameiito della sua riputazione letteraria , ma si appareccliio anche gran parte di felicita , nel- Tamore e nella riconoscenza de'molti che ricordavansi di avere avuto in lui un utile e grazioso maestro. Sul cominciare dell' anno i8o3 impetro dai suo su- periore ecclesiastico la perniissione di poter abban- donare quell' insegnamento senza distaccarsi in alcuna guisa (trascriviamo le parole sue proprie) dalla Con- gregazione a cui appatteneva, e della quale intendeca di volersi profcssar sempre membro e figliuoLo. Quindi fu segretario privato presso il Ministro delP interno della Repubblica Italiana: ne molto dopo passo nella Biblioteca di Brera di cui allora era direttore il cav. Lamberti; e nclia quale comincio la sua carriera de' pubblici impicglii, prima come coadjutore assistente, poi come vicebibliotccario e custode. Quando nel 181 3 mori il cav. Lamberti , il Ministro dell' interno del Regno d" Italia comuiise al Gironi il carieggio della 284 V A R I E T a'. Biblioteca; finclie nel 1817 S. M. I. R. A. France- sco I gli conferi il grado tli Bibliotecario nel quale duro poi senipre. Tre anni dopo fu onorato col ti- tolo d'l. R. consigliere : nel 1834 11. R. Accademia delle belle arti lo acclamo socio d' onore : nel i835 S. A. I. R. il serenissimo Arciduca Vicere gli affido la carica di Primo censore provvisorio: nel i836 S. M. I. R. A. r augusto nostro Sovrano gli conferi 1' I. R. Ordine austriaco della corona di feno. Tale fu la serie delle incumbenze e degli onori di che si compose la vita pubblica di Robustiano Gironi. Come uomo di lettere poi s' egli non manda alia posterita alciina di quelle opere che si possono proclamare immortali, lascia pero quanto basta a giu- stificare e la stima di cui godette fra' contemporanei , e la confidenza riposta da tanti ragguardevoli perso- naggi nel suo ingegno e nella sua dottrina. Non di- renio de' suoi versi , quasi tutti giovanili ; non di al- cuni libri scolastici; ne delle vite e prefazioni scritte in servigio della Collezione de classicl italinni. Le sue opere maggiori sono V Illustrazione dell I. R. Piiiaco' teca diBrera ( vol. 3 in fol. ), e i CosLiuni dei Greci , della Spagiia e del Poitogallo nella grande opera del dottor Giulio Ferrario ; dove risplende niolta riccliezza di dottrina congiunta con una facile e piacevole espo- sizione. Come collaboratore del Pollgrafo , e poi di- rettore e collaboratore indefesso della Biblioteca Ita- liana, abbracciando tutte le scienze morali ed erudite, fece conoscere a quanta ainpiezza di studi avesse ap- plicato il suo ingegno. Compose un numero assai grande di epigrati , massimamente latine, non pur sepolcrali , ma sopra varj argomenti , o pregato da amici o richiesto dal Governo; dalle quali se ne po- trebbero senza dubbio elegger non poclie degne di stare al confronto coUe migliori dei nostri giorni. Ma quand' anche non ci avesse lasciati tutti cjuesti lavori letterarii, rimarrebbe nondimeno un verissimo testi- nionio al sapere ed alia diligenza del Gironi nelF I. R. Biblioteca di Brera : della quale , ne' venti anni V A R I E T A.' 285 clic lie fii capo, egll non solo ottenae clie la inuni- tlcenza del Goveriio abhcllisse ed acciescesse le sale e notaI)Unicnte aiunentasse il mimero de' libri di ogni genere, ma tiitta la nuova e Tantica riccliezza ridusse a tanto ordine da mei'itarsi le lodi anche degli stra- iiieii. E nella Cdjlioteca diirera limgamente memoria dcUa sua dolcezza di modi; della sua prontezza nell' ap- ])a2;are ogni desiderio , ogni curiosita sol che avesse f[ua]the apparenza di studiosa ricerca; della costante henevolenza a' suoi impiegati ai quali si porgeva com- pagno, non mai si mostrava superiore. Percio poi da circa due anni , dacclie la sua salute vcdevasi inde- bolita e peiicolante, fu comune e sincero il dolore, come di una famiglia che si vegga venir nieno il suo capo. Sarebbesi detto ch" egli solo non sentisse il male che a poco a poco lo consumava ; tanto fu persistente nella faticosa varieta de'lavori, non ostanti i consigli e le preghiere delle persone a lui piu alfe- zionate. Di queste sue ottime qualita conserveremo memoria finche ci basti la vita ; ne per aver detto clie non iscriviamo un elogio abbiamo voluto aste- ncrci dal pagargli almeno questo tribute di gratitu- dine e di amore ; ne ponemmo in queste parole un encomio , che non sia piuttosto itna fedele notizia per la storia deU'amico e compagno di parecchi no- siri anni. Que' molti che spesso ricorrevano a lui at- testeranno poi con quanta prontezza, diligenza e in- stancabilita , interrompendo i suoi studi o le sue molte occupazioni , traeva dai tesori della Biblioteca le notizie di cui essi avevano bisogno: ed allora fa- cevasi anche evidente la sua varia dottrina , pronta ad o2;ni richiesta , e ben di frequente accompagnata da preziosi consigli. E I'alacrita e la gentilezza con cui adcmpieva cotesti ufici le aveva dalla natura e le rccava in tutte le altre parti della sua vita ; affa- bile con tuiti, caritatevole senza ostentazione, pron- tissimo semprc a spcndcre (picl tanto ch'egli valeva appo i grand i in pro degh amici. Ai quali poi da 286 V A R I E T a'. gran tempo dolenti del vederlo colic occupazloni ec- cessive logorare una vita gia gracile e declinante , giunse amara ma preveduta pur troppo la nuova della sua morte la sera del primo d'aprile. Mori nei coaforti della religione verso !e cinque ore pomeri- diane colla tranquillita dell' uomo cristiano e filosofo che nel segreto dell' animo suo si era gia prima intieramente diviso dal mondo. 11 suo corpo fu ac- compagnato alia chiesa ed al cimiterio da una lunga scliiera di amici e da'suoi colleglii negli Uffizi della Biblioteca e della Censura , nell' Istituto e nell' Ac- cademia. Interprete dei sentimenti comuni il sotto- bibliotecario Francesco Pvossi gli disse l' ultimo vale; e la lode aiTettnosa , come d'amico, ma lontana da ogni esagerazione , desto nell' animo di tutti gli astanti un vivissimo consentimento, di cui nessuno vorra mai di- menticarsi. E veramente il dolore di avere perduto un amico e un compagno non potrebb' esserci mai tanto raddolcito quanto dal ricordarci die alia sua lode basto la verita , e fu da tutti assentita. A. ERRATA-CORRIGE. Nel precedente fascicolo di gennajo , pag. 182 e seg. vece di scrpente a sonagli, leggasi colubro naja. F, CARLINI , I. FVMAGALLI 6 G. Brvgnatelli , diretiori ed editori. Pubblicato il di 18 maggio i838. M'dano , daU I. R. Stamperia. a87 '■Esfitto dclle osscrvazioni meteorolog'iche futte ulla nuova toire astronomica !, i?ZZ'/. R- Osservatorio dl Brera all' altezza di tese i3^62 (^metri 26,54) ti dl' orto botanico , e di tese 75,48 {mctri 147,11) sul livello del mare. F EB B R A J O 1 858. EARO METRO riMutlo alia teinperaliiia + 10° R. Direzione del yento. ()'' m o'' 6'' s I 12'' s 0.86 7A'4 Altezza massima del Laiometio pull. 28 lii " minima " 26 " " media " 27 " 5,8o25 ' Le ore ^oiin in tempo vero civile; le lettere m e,« - 2,1 - 2.4 Nuvolo. Neve nuv. 21 - 2,2 - 0,8 + I,T -f 1,4 - 0,1 - 0,9 - i,ti Nuvolo. Nebbia neve. 22 -3,2 - 2,5 + 0,0 + 1,4 0,0 - 1,5 - 1,9 Ser. nuv. Sereno. 2 '6 - 0,0 + 1,0 + 2,0 + 2,0 + 1,1 + 0,4 + 0,2 Sereno neve. Nuv. sereno. 24 - 1.9 - 1,0 + >,9 + 1,0 + 0,9 + 0,9 + 0,3 Nuv. pioggia. Pioggia. 20 + 0,2 + I,b + 4,1 + 2,7 . i,ti + 1,31 + 1-4 Piogg. ne\c. Pioggia. 26 ■^ 4,5 + 4,8 H- 2,2 + 2,7 + 2,5;+ 2,0 + 2,2 Pioggia. Piogg. nuv. 27 + 1,5 + 3,0 + 4,5 + 5,2 + 4,(3 + 5,9 + 5,2 Nuvolo. Ser. nu\. 28 + 00 + 3,3 + 4,7 + 4,5 + 4,0 + 3,G + 3,4 Nuvolo. Piugg. nuv. j !: Altezza massinia del termometro + 5,22 i >/ jninnna .... - 4,80 » media . . . . + 0,4^68 Quanlita della pioggia, ue\e sciolla e nebbia prccipilala liuee 57,1 1. 289 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Dlzloiiarlo d'ardglieria del capitani Carbone e Arno pubblicato con approvazione dl S. M. — Torino , 1 835, dcdla stamperia Gere&ole e Panizza, in 4., di pagine xlvi e 329. I. .n un ronianzo storico inedito, intitolato L Ultimo Sforza , ci sovviene di avere letto die da quel dis- graziato Massimiliano in poi la Moda fece di gran passi in Italia , ora mutando que' bei tocchi o ber- retti quadri in cappelli impiumati , e questi in ischiac- cine , e queste in cappelli a tre punte , e questi in cappei tondi come li portiamo oggidi ; ora can- giando i visi barbati in lisci, e i lisci in semiberbi, e i semiberbi in baffuti , e i balTuti in moscati ; e via la operando cento altre mirabili mutazioni sitfatte. Tra questi niiracoli pero I'Autore del Ronianzo o si scordo o non voile dire il niaggiore , clie fu pur quello di niutare le spade e gli elnii da prima in bordoni e cappucci , e da ultimo in penne e calaiiiaj. Ne a legittimare questo rairacolo e difetto di prove : che i letterati , ollre alle molte antiche ne conoscono parecchie di moderne in certe Annotazioni e Sinoni- mie cli' essi lianno su per la punta delle dita ; e i lion letterati , ir.a leggcnti , ne trovano ampUssima Bibl. Ital T. LXXXIX. 19 aQO DIZIONARIO d'aRTIGLIERIA fede in quelle migliaja e migliaja di pagine die , non contente di scappare ogni giorno di sotto al premito dei torch] ordinarj , hanuo fatto ricorso al vapore per avere vita piu presta e piu diffusa a loro con' tentatura. Per elTetto dell' ultimo tra i mentovati miracoli della Moda , la nostra gente , dopo essersi alloppiata oltre due secoli con Serti , Florileg] , Leggende e tali altri narcotlci , destatasi un tratto , s' e oggimai ferma a una veglia ostinata di Romanze, di Novelle e di Strenne pei vispi, e di Manuali , Collezioni e Collane pei gravi lettori. Tra le quali rose tutte , clii mai si sarebbo aspettata anche una Collana di dizionarj ? Pero questo galante monile e in lavoro , e clii sa cli'ei non abbia pd avere per picchiapetto una Enciclopedia in foglio massinio? Diciamo dunque in conliclenza a que' CoUa^ nisti clie , come a saklezza d' una filza di perle sono jiecessarie dai capi due buone borcliie, cosi a fernia- Jio di questa gentile Collana vocabolaresca parreb-' )ero opportuni da un capo il Dizionario militare del Grassi , e dall'altro questo Dizionario d' artiglieria che annunziamo. E perclie riconoscano vantaggiato il par^ tito, come gii> tempo ii^formammo, insienie con essi, i nostri lettori di quel primo dizionario (*), cosi oggi parlciemo loro distesamente di questo secondo. Non e popolo in Italia che dcbba essere e sia di fatto inchinevole all' armi piu di cpiello che la posi^ ^ione , il valor suo , la valentia de' suoi principi , e V assenso de' potentati europei fecero custode dei piu importauti nostri varclii niontani. Esso quindi ebbe gempre in onore gli studi niilitari e special mcnte quelli artiglieresclii. Perciu i Piemontesi convenivano primi fra noi della necessita di un Vocabolario tecni- co delle voci proprie dcll'artigliere il quale , pre- sentando un' esatta nomenclatura degli oggetti ed an-. che delle niinime loro paiti , desse modo a stcndere Muiformi gl' iuventarj delle artiglierie che per difetto (*) Bifel. ml %m\- 7j-\ pag- S'!-^ DEI C\PITANI CARRONK E ARNO. 29 1 di tale sussidio solevano riuscirc svariati ed inccrti iiei iioiui , e per conse2;uenza Ibnti di equivoci cd iiicagli ncllc bisojine inilitaii. Vittorio Amedeo 11." dctto il Grande aveva ordi- nata una tale opera; nia non corrispondendo il la- voro airintenzioiie di lui, T opera <;iacc[ue inedita ncgli archivj niilitari sardi. NelT anno 1814 Vittorio Enia- nucle ordino di nnovo la medesinia opera ; nia , ({ual che ne fosse la ca2;ione, essa non fu coiidotta a iine. A tale niancanza rinicdiarono iinalmente a' nostri giorni i capitani del genio pieniontese Carbone ed Arno con questa loro bella fatica , la quale condussero col me- todo die verrenio csponendo. Per buon nocchiero die tu sia, a voler sccuramcnte dar Ibndo in luiova costiera ti e forza doinandare guida alcun piloia del luogo. Cosi gli autori del pre- sente Dizionario, calcando priini fra gl" Italiani (jue- sta via, si consigliarono di preiidcre alcuna st orta reputata coUa quale andar fortunataniente a loro cam- uiino. Questa scorta ritrovarono negli ottiini Rei)er- torj artigliercsclii trancesi dei generali Gassendi e Cot- ty (1). Trattene le voci francesi , e compilatonc un Indice che anteposero anclie a questa loro opera, le voltarono in italiano coi vocaboli corrispondenti, cer- cati anzi tutto ai Vocabolarj della Crusca, deU'AIberti, del Grassi , e dello Stratico. Dove questi niancarono loro tra niano , supplirono con voci rispigolate nel- Topcre degli scrittori d' arti e di scienze gia citate in que' vocabolarj , o con voci antiche ravvivate ed opportunamente rammentate a clii per errore le crcde niorte ; -dove anche queste non li sovvennero del bisogiio , si giovarono dellc voci usate alia giornata nelle oOicine dclla Toscana (a) ; c da ultimo ptr le (i) Alde-memoiie d i' usage des officiers d'artillerie dc Fian- ce ^ ecc. 2. vol. del conte Gio. Giacoiiio Basiliano Gassendi. Dictionnaire d'arlillerie — Supplement — Mcmoire sur la fahricadon dcs amies poiuuives de guerre. (a) Al cavallerc colonnello Francesco OiuoJim , cd al ca- valiere Giacinio Carena, iliustri scicnziau deU'Actademiii Ug2 DlZlONAIilO d'auTIGLIERIA voci riniaste afl'atto disperate di rispondenza italiana coi mezzi anzidetti , iniiiarono 1' escmpio di cjuegli scrittori i quali ebl^ero privile2;io di trasmetterci ita- liane sputate le tante voci oltremontane clie aiiche senza alcana vera necessita piacque loro di venire prolFerendo. Questo pcio fecero essi con grande ri- serbo ; e non clie pretendere di marcia forza, come sogliono i privilegiati, clie tali voci siano sagre per tutti, dichiaraiono aiizi di averle tratte i'uori a solo fine di avvertire chiunque clie le sono rappresenta- zione di cosa a cui ognuno ha liberia d' appiccare quel meglio vocabolo cli' ei sappia. Di tale genera addussero esempi Qldiida e Portata , e noi aggiu- gneremo anclie i IVanzesisnii di Abbcveratoj , lilojana, RoccafiLOCo , Ribadoclitno , i lonibardismi di Coccone, Mania, Scappolo, Turcngo, Tiiagapelli, i giecismi di Flrgone , Patamomctro e Pi?ofoiio, e le voci Ra- datorc, Stellatnra, ecc, tutti vocaboli meno felicementc di que' prinii due inlrodotti nella lingua. Correzione grandissuna usarono i cliiarissinii autori cosi neir osservanza delle serie altabetiche come nelle nomenclature italiane e francesi , per lo clie ap- pena si potrebbero notare per questo lalo di qualche errore inevitabile nellc opere consimili, come in -5«- sto, Falo, Pfr'dlc , Fontc ; ed in Tauiia per Tausia, Trozzi per Ticozzl ncll' indice degli autori, ecc. E questo e certamente pregio non couiune ove si abbia occliio alle tante sconezioni clie talora sogliono e gtampatori e giornalisti regalare a questi lavori allor- che ne ristampano appena un brano; dal die si vuol argomcntare quanta diiigenza sia necessaria a ben con- durre queste stampe anclie per tale riguardo, c quanta lode meritino in proposito i benenieriti autori. Torlnese , si professano debitor! della coiimnicazione di queste voci i cliiarissinii autori del dizionario; come agl'iJI. colonnelli Giacinlo Qiiaglif) , Luig,i Quaglia, Carlo Sobrero, ed ai ch. professori Dionigi Biancliini e Aiitonmaria Ro- biola si cilia mano debitori di anuotazioni « vevisioni n\\- j^ortaRti cleiro4>ei-a lovu, t)ri CVPITANI CVKBONn E AENO. 293 A ilcrmire le voci usarono delle niigliori operc da- teci suU' artijilieria o sn (juanto ha rolazione con essa da" [)iu rcputati sciittori italiani c {Vancest. Dalf In- dice anteposto al Dizionario vedesi clie gli autori consuitarono tra i Francesi Bclidor, Bigot, Boussniard, Coimontaing , Dartein , Degranpre , Diieu , Gillot , Gribeaiival , Hasscnl'ratz, Lecouturiei- , Lebcaud , Le- Blond , Montgery, Morel , Mouze , Nosban, Paixhans, Pelonze , Savart , Schecl , Valentin , Vandermonde , occ. ecc. , e tra gP Italiani Alghisi , Appiano, Biondi, Biringiiccio . Bordino, Bieislak, Busca , Capobianco , Cattaiieo , Cavalieri, Cellini, CoUiado, D'Antoni, Ga- lilei, Gentilini, Grisellini, Giiglielniini, Lascaris, Marchi, I\Ielzo, Montecnccoli , IMoreiti, Neri, Ogliani, Omodei , Parisi , Pozzi , Quaglia, Pvaschini , P>.aviccliio, Sardi, Savorgnano, Tartaglia, Tensini, Theti , Vacani, Ven- turoli ecc. ecc. ed anclie L. B. Albert! , Algarotti , Baldiniicci, Bentlvoglio , Botta , Cellini, Davila, Guic- ciardini, I\Iaccliiavelli , Palladio, Sanmiclieli, ecc. ecc. A tutti i quali nomi desiderianio die in una se- conda edizione vengano aggiunti anche qncUi del Valle , del Ribelli e del Caccianino, i prinii per lo loro Relazionl sulle macchine mtifiziosc , e T ultimo per le sue Tcoriche sidle mine della cui pubblicazione ci fu data non c molto speranza. AIlc voci non aggiunsero gli esempi , i quali noi teniamo indispensabili pei modi di dire a volerne tar bene comprcndere la natura , ma non tali , ancorche utili, per le nude voci di arte, e cio per essere rade volte cosi fiitti die valgano a darne fondata cognizione a chi non T abbia gia in pratica da se. Ad evitare pero la taccia di arroganti pretensori di fede cieca in cosa nella quale non c uomo a cui si possa ra- gionevolinente accordare, citarono sempre volume e pagina d' ogni opera non vocabolaresca onde trassero le voci in discorso , e porsero cosi facilita a chiun- que di cliiarii si d* ogni diibbio alia fontc. Nel fatto della lingua gli autori si dichiararono loa-> tani da o2:;ni non assolutanienie incvitabilc novazioiic 294 nizroNAKio D"AUTrcLiEni\ come qnelli clie pensano non essere virtu, ma vitu- pero ed imlnatto, T accattare da una lingua straniera le voci allorchc la nostra ce le sonmiinistra gia ap- propriate alle cose. Nella qua! opinioue pare che tutti dovrebbero convenire, non fosse per altro , almeno per non ricondursi nuovamente alia Torre di Nem- brotte : e se non tutti , almeno 'ili uoniini di lettere ... . ^ c gli scienziati ove non amino cssore messi in fascio co" merciaj die sogliono a bello studio baljelizzare onde per la novita dei nomi spacciare ai malaccorti come roba novellina i vecchi fondi e i fonrlacci di bottega. E si grande fii la cura loro di schivare la taccia di novatori , die nella stessa prel'azione dichia- rarono d'avere, a cagion d' esempio , espnlsa la voce Avantrcno come c[uella clie seppe loro di gallicismo e reputarono detta piii italianamente Carrctto ; della qual espulsione per avventnra si riniarra scontenta tutta la famiglia itaio-romanza di (^ucW Avanti che gia da cinqne secoli si 2;ode qnieto una buona por- zione del patrinionio usurpato al laziare Ante dopo i sagrifizj ritmici per esso fatti s\V Ant'tguardo dalT^- in/ignradia o Vangaardia che sia ; e lo scontento di- verra scalpore se niai s'avvede della parzialita usata nel corso delF opera a Dicco , Contraddicco , Budrie- re ^ Baco , AttiragUo, e soprattntto ad J^z^^o e ^Sorto- Affuslo^ tutta gente compaesana di quel povero espulso. Ogni voce rapprcsentante un oggetto per cosi dire magistrale delFarte fu accompagnata co' termini spe- ciali necessarj per nominare le parti componenti I'og- getto medesimo : sotto certe voci collettive come At- trezzo , Carreggio , Muiiizioni , Verificatojo , ecc. tro- vansi descritte le specie principali che se ne cono- scono : e cosi pure nella sede nominale degli artefici che danno mano all artigliere leggonsi aggiunti i nomi degli arnesi e strumenti principali che ognnn di essi respettivamente e solito adoperare. Ecco qualche esem- ])io di (juesti tre metodi -, e avvertano i leitori che la natura di queste pagine c' impose di sceglierli bre- vissimi, abbenche ve ne siano di quelli che dipas- sauo i vciiti colonniiii a piena informazione dclle cose. DEI GAPITANI CARrtONE E ARNO. 295 A(l abl)n rat tare polvere e zolfo onde fame quel Li niatta farina die e dcstinata a dare non vita , mrt morte , 2;li artilicieri usano un frullone simile a quello de*" farinaj. Ecco in qual modo ne parla questo di- zionario: FRULLONE, s. m. Bhitolr. Aniese di legname,a gulsjl di cassone, dove per mezzo d' un Ijurattello di stamigna o di velo , scosso dal girar d' una ruota , d.i noi si cerne il polveraccio dalla polvere , e s" ablniratta il zolfo. Crus. — ' D'Ant. a r. I, 208. — Le sue parti priacipali denonii- naiisi t / UAste \ Ti T) 11 ' Le Cosrole f _, II Burattcllo < , „ > Blutcau \ Le Kazze i \, La Stauiigna ' Il Canale Canal La Cassetia Auget II Cassone Coffrc La Stella Etoile La Tramoggia Tremie. Tra Inonzi e bronzl corre dlversita di fort una ; pure anclie varj di loro incontrano pena di taglione ^ e sin2,olarissima la incontrano i ])ronzi artigliereschi ge danno in nemici loro consimili niancggiati da uo" mo possente d' occhio e di niano ; in generale poi quaiUo pill logorano altrui , tanto piu accade loro pure di logorarsi ; quindi GUASTI BELLE ARTIGLIERIE, s. m. Degradations des bouchcs a feu ; e sono L'Alloggio Logement Le Bave Bavures Le Cavernoeita Affouillemens > Cavites I Crepacci Crevasses Le Goiifiature Bourrelets L''Incavo ovbicolare Refoulement I Martellamenti Batteineiu I Peli Gercures La Shoccatiira jLwJsement, Egucultment Le Scallittiive £ffra!eme?is -^ Lo Sfoconainento £vascinent cle la lumieri Oil SgraiielLiiuenti Egi-enemcns I Solciti Trainemens du iaiiUt, 296 DIZIONARTO D'aRTIGLIERIA Fra gll artiglieri quelli che danno opera al lavoro della polvere da guerra sono dctti Polveristl. Ecco i nomi dei principal! strumenti onde e' fanno uso a pestare , granellare , stendere , al)l)urattare , lisciare e imbottare le polveri, cosi come li riferisce questo dizionario sotto la voce Polveiista; tra" quali nomi , quelli segnati con asterisco sono ignoti atfatto nei di- zionarj generali della nostra lingua , e T ottavo e ad essi pure ignoto nello speciale senso di crivello da granellare : II Bugliuolo Le Conclie I Crivelli II FruUone II Giornelletto La Gotazza La Gotazzuola II Gi"anitojo II Lisciapolvere Le Madie II Mastello II Mazzuolo di legno II Premitojo II Randello La Rasiera II Rastrello II Roiupitojo La Setola La Setola Innastata Lo Staccio a taniburo Le Tazze di latta La Tinozza L' Uguagliatojo Seau pour les nrrosages, Bailint , Bailie Sehilles, fattes Cribles Blutoir Layette Pelle de hois Palette de hois Grenoir Lissoir Mayes Title Maillet de hois Tourteau Touilloir Main, Curette Robot Guillaume Balayette de crin Balai de crin Tamise a tambour Mesures de capacite de fer blanc Boisseau £galisoir. Gli Autori di questo dizionario, colla modestia pro- pria delle persone veramente dotte e conoscitrici del- Tarte, si professano lontani dal presumere perfetta r opera loro, ancorclie v" abbiano usata intorno ogni niaggiore diligenza, e pregano condono alie omissioni ed ai falli che venissero in essa osservati. Darebbe segno di presuntuosa ignoranza e di scortesia ad un tempo clii nogasse loro la pregliiera ; e ci parrebbe per cosi dire un niorto fra i vivi quell' Italiano che "•'^, Dm CAPITANI CARBONE F. ARNO. 297 non loJasse niolto i valenti capitani Carbone e Aino deir avere dato all' artiglioria italiana un' opera cosi utile, e, aviito riguardo alia condizion sua di priino tentativo , ne povera ne inaccurata. Ma e come gioi- nalisti, e come ainantissimi del nostro paese, e come sinceii apprezzatori di questa primizia italiana , cre- diamo nostro dovere di esporne cpielle parti che ci sono sembrate manchevoli , e prcghiamo i benemeriti au- tori a riconoscere in queste osservazioni il vivo no- stro desiderio di vedere sempre piii perfetta quella seconda edizione dell' opera loro di cui ci danno spe- ranza. Ogni volta che ci viene alle mani ua dizionario speciale di scienza od arte due idee si fanno guerra nel nostro capo. La prima ci suggerisce in que*" di- zionar j la prova della pochezza , anziclie della gran- dezza, della mente umana, come quella che in essi da pubblico saggio dell' impossibilita in cui e posta di sceverare distintamente cosa da cosa, scienza da scien- za , arte da arte per quel che riguarda i vocaboli di respettivo dominio. La seconda invece , onde negare con quella impossibilita anche la pochezza umana an- zidetta , ci suggerisce doversi dire dell' uomo cli ei tenda da natura all' usuipare , se anche i vocabolaristi che alzano bandiera d' una data provincia vogliono a forza invadere, non che le confinanti , anche le lon- tane provincie. L' ultima di queste idee pero e quella a cui ci diamo per vinti , ancorche le piu volte per sola stanchezza e temenza di cjuelle inHnite conside- razioni che la vorticosita delle cognizioni umane ren- derebbe necessarie a voler definire la cosa con qual- che ragionevolezza. Ora in questo difetto , comune a tutti i dizionarj speciali di scienze od arti, pare a uoi caduto anche c[uesto di cui ora discorriamo. Se la parola Artiglleria vuol esscre intesa nell' csclusivo suo senso , a noi pare che questo libro non altre voci avrebbe dovuto raccogliere (he f[nelle pertinenti agli Aitiglieri , ai Bombardieri , ai INlinatori , agli Artiti- cicri , ai Gettatori ed ai Polveristi. Che se quella 29B tXZIONARiO D' ARTIGLIEniA voce Artiglieria (come ne sospettlamo per la natura tie! libro e per qualchc superliciale cognizione delle leggi niilitari sarde) s' ha ad allargare e ha da comprendere in se tutto quel Qenio che le brevi si ma gloriose me- moric itaUane del secolo non volevano dimenticato ancorche di origine esotica, noi crediamo bensi che il dizioiiario dovrebbe contenere , oltre alle voci gi^ dette , anche quelle accattate dal Dizionario di Ma- rina dello Stratico per 1" arte del Pontoniere , e le voci dcirArchltetto militare e deirArmajuolo; ma non mai quelle del Veterinario, del Sellajo, del Muratore, del Faleguame , del Bottajo. Molto meno poi ci ar- recheremmo a credere che gli artiglieri , per ingen-> tilire che ingcntiliscano , possano mai fare o aver che fare a lavori di commesso, impiallacciatura . cucitura, se mai non fosse per un divertimento carnevalesco simile a quello per cui nelle latitudini settentrionali si trovano ad espugnare fortezze di neve o di ghiac- cio. Quindi ci sembrarono superflui , per non dire estranei, in questo Dizionario d'artiglicria VOcra dei pittori, unica fra le sostanze co'.oranti da esse ben ac- colta sotto questa sola figura, forse per un equivoco di cui diremo altrove ; i numerosi Mantelli dei cavalli; la Stregghia de' cocchieri ; il Cocchiume de' bottaj con tutte c^ntWe \ovo boul spinate , cannellatc , lam date ; il Barbazzale , la Briglla, \a Staff a de'sellaj; '\\ Sergeiite de' falegnami ; il Giornello del muratore ; la Muso- liera e la Gabbia de"" mulattieri e de' boattieri ; il Castratoj'o , il Cautcrio , e sopra tutti lo Schizzatojo da ciisterl del veterinario, E se alcuna indulgenza era da accordarsi per avventura a cjuelle voci de' Funaj , deVLegnajuoli, de'Fabbri, de' Salnitraj e dei Torniaj rhe si trovano per cosi dire annestate coll' arte dei Polveristi , degli Armajuoli, e degli Artiglieri, non cosi era da usarc con quelle voci che sono proprie del Panierajo, dell'Ebanista o delle Cucitrici, come a dire Spacchino, Spaccherello , ecc. , Piallacci, ecc. , Ago- raJQ ecc., giacche per gabbioni e fascine e tali altre difese appcna si fara ricorso alle prime voci considerate DEI OAriTANI CVRr.ONE B ARNO. 299 rome genericlie , non come propi le del panierajo. E a chi ci opponcsse die nelle Compagnie del Genio si hanno lavoratori dl varia natura , e clie peicio e necessario lifcrire le voci dell'arti loio ncl dizionario ad esso relative, noi rispondereninio the la cosa do- vrel>l)c in allora allarir;aisi alle voci di molte piii arti, cd aiico a quelle delta nieccanica e della geometria e della 2;eodcsia e dclle matematiche in sonima. Nel qiial caso anche il titolo del lihro vorrebhe essere allargato e avvisarci dellc scicnze c deUarti afjlni in csso consi- derate. Ristrigniamo la cosa a esemj)io di niinore sl'era. lo f'o il Dizionario delT arte del Bottajo: se dopo aver ])arlato delle botti c de" secclii , e de' bngliuoli , e d' ogni specie di l^igonci e mastelli e delle parti loro ; se dopo aver nominate gli iitensili ed i ferri occon-enti al bottajo per lavorar quelle botti e que' mastelli , io non mentovassi anche i legnanii special! di clie li conipone , e le ferramenta speciali con che gli assicura , io manchcrei al dover niio. Ma se nella sede nominale della ([uercia, del castagno , del gelso, clie debbo siiG;2;eriigli per ottimo, mediocre, inlimo legno da far quelle botti , parlassi di monoecie po- liandrie , di foglie pinnato-lessc , di lobi c di tali altre grecita e latinita indispensabili in iin dizio- nario di botanica o d' agraria , io buttcrei carta e ])arole , riuscirei inintelligibile al bottajo , e sarei ( si perdoni la parola poco pericolosa in chi non ha artiglierie da abusarne ) un usmpatorc. Nominando i cerchj di quelle botti , mcntovandone la chioda- gione , registrandonc la chiave farei il dover mio ; parlando del modo con cui s' hanno a fare que' cer- chi , que"" chiodi , quella cliiave darei di nuovo nel- Tusurpatore. E clii non sa occorrere legnami di molte specie al Genio o all'Artiglieria se la chiamiamo cosi? Dal cipresso al musco assai jiiante , picciole o grandi clie siano, le possono venire in ta2;lio secondo luoghi e orcasioni, clie pertmo il Pxovo qui obbliato puo tornar buono per le Spiuate dei forti : ma non per questo e ncccssario vcrsare in un dizionario di queiraruie 30O DTZlONAHTO d" AntlCLItniiV le voci tutte del Targioni e neppur tiitte quelle del Sartorelli; inutile poi , e fors'anclie dannoso , il soi^- giungervi tutte quelle speciticazioni dell" arte loro clie, tutta intenta a propagare, non ha la ineiionia tiatel- lanza con quest' altra la quale al primo suo farsi viva parla tosto di spianate e tagliate. Noi troviamo quindi utile in questo Dizionario d" artigliei'ia PIANTONE , s. m. Rejetoji. Pollone spiccato dal ceppo per trapianlare. I piantonl d' ohno sono oltimi per fame manoveUe ; perche e articolo breve , cliiaro e nell' ultima sua parte istruttivo per Kartigliere; e solo crediamo inu- tili e di dominio altrui quelle parole per trapian- tare. Parimente ci sembrano utili gli articoli Noce , Carpino, Leccio, ecc. perche ivi troviamo notizia de- gli usi che ne possono fare quelli pei quali t"u scritto il dizionario. IMa come troviamo inutili le deluiizioni botaniche ivi apposte , cosi crediamo superflue molte voci loro sorelle, come Bagolaro^ Farnia, Betida, Avellano, Albero ed altre parecchie di questa fatta nelle quali Tartigliere e avviato a imparare botanica pill che altro. Sopra tutti poi ci pare mendosissimo Ca- stagno , perche ai difetti gia nicntovati uaisce quello d' esser detto inutile per I' artiglieria , c se inodorato (vale a dire inodoro) utile pei vasi vinorj i quali sono tntt' altro che artiglicrie, e i cui ricci, marroni, ecc. non hanno che fare punto cogli artiglieri. Ma basti di questo difetto che ad altri sembrera per avvcntura dovizia, e per rijjarare al quale, se i chiarissimi au- tori convenissero nel nostro avviso, bastcrebbc imitare il Manuale di Gassendi, anche in questa parte stima- bilissimo lavoi-o. Qnella bizzarra flintasia che, a rompere la troppa morbidezza degli Elisi, seppe ritrovarvi cjue'prunaj sui quali pose a scdere i grammatici , intese certo comprendere sotto ([uesto nome anche i vocabolaristi che pure tolgono a sedere per somprc sovra consimili prunaje. E di fatto, lettori nostri gentili, non sono elleno peggio che rovi e spine e pruni le continue DEI CA.P1TANI CAUBOiNE E AKNO. 3oi nictlitiizioni alle qiiali c clannato il vocabolarista per rjpoitaine da uhinio , con un pizzico di lode d'u- niilta per cento passi ben dati, una manciata di vi- tiipero per tre o quattro passi falsati, e falsati spesse volte per nn qiialclie soniicrello rompatito e quasi releljiato per bonia nc'potti? Ne volete voi il vero? Quauto niai uon iatitasticaniuio noi sullo Specchio de- ^li artiglieri nciriuroruiarvi del Dizionario niilitare del Grassi? Lasciaiiii assonnare da quelle parole ge- nerali clie ne lece il Grassi, e credutici d'aver ve- diito il Kascliini a cni forsc ci tolse alcuna briga del niomento, ne dicemmo cose die ci avranno niosso con- tro Dio sa quali biasimi dai praiici dell' arte. Ora e il nostro fiuitasticare (che per A^ero dire fu tale) e il lueditare del Grassi iiella deilnizione di quello Sj)ecchio noa I'urono vere spine sulle quali posannno ? E quel doverei ora ricredere in faccia a tutti voi di quelle parole non e orticheggiatura e spinatuia e prunajo vero per noi? Qucsto diciamo per fare si che di quella nuova generazione di sedili non abbiano a spaventarsi i benemeriti autori del Dizionario attuale, poiciie a chi fa di questi lavori e tbrza posarvi su , come e tbrza tratto tratto abbandonarsi a qualche doruiitura. Tali dorniiture riconosciamo in alcune de- luiizioni o esprcssioni viziose o lalse. E per incomin- ciare da quello Spcccluo benissimo spiegato in que- sto dizionario dal secondo periodo della deilnizione, pare a noi che nel priino periodo in luogo di stra- mcnto dovrebbesi restituire arnese, giacche gli specchi appena si chianierebbero strumenti quando fossoro ustorj , ma nelle case di chicchessia sogliono chia- niarsi arncsi con piu i-agione che non sia delta in qucsto Dizionario ainese la Barca. Di queste esprcs- sioni o delinizioni che a noi scmbrano viziate eccone altre : In Ahhoccarc le tanagUe, a schivarc equivoci, volte- remmo le prime voci spiegative a questo mode , cioe: Dicesi delle bocche dclle tanaglie quando rat- tcngono fortcaicutc cio che luiimo all'crrato. 302 DIZIONAHIO d' AHTIGLIEni\ 111 Assedio ci sembrano superftue , e secondo casii erronee, le ultiine parole ahbaUendoiie Ic fonlftcazloiii. In Barcoiie aviemmo cangiata qiiclla voce Unione in alcuna fcase clie rendesse piii intelligibile la defi- nizione. Bucagombi e delta voce dciruso. ]\Ia di qial uso? di qnello de' Genovesi , de' Riveraschi , de' Finaresi. Tra cjuelle genti i fattoj da olio soiio detti Gombi: ma fuori di esse poclii in Italia conosccranno qnesta voce , nessiini vorranno dire voci dell' uso generale italiano quelle da essa derivate. In Capra si potca Ibrsc nientovare la Capva cost delta a vite o a cavallcUo. In Cava da carro avremnio omesso la parola har- baramente , clic non c barbarie assolnta il tiarre da un' antica Soga un modex'no Sogastro. In Dlacciaoll sentianio troppo la pronunzia del volgo iioientino. In Falso Fodero dovea forse dirsi essere suo scopo quello bcu dicliiai'ato nelia voce Llngnelle. In Ferrarecda o levereninio quegli agricoltori chc fanno poca lega cogli artiglieri, o con due voci con- giuntive liparereninio al diictto. In Ferro sarcbbe stato utile accennare 1(; magagne a cui va so2;getto per dil'ctto di lavorazionc; maga- gne cosi bene descritte dal Gasscndi a pag. 363 del vol. 1." del suo Manuale sotto i nouii tecnici fran- cesi di DoubLures, Cendnncs , Cliques, Failles, Tra- cers , maucanti anclie ncU' Indice francese premesso al Dizlouario. In Gavctta fonda due cirori ci sembrano incorsi : primo quello d"aver asscguata agU artiglieri una spe- cie di scodclla chc Albert! e Stralico duono csclusiva de'marinaj; c se vuolsi propria de' poniouieri come fratelli di questi ultimi, parria bene accennarlo: in secondo luogo delle Gavette nc sono di piii o meno fonde; e percio Ti^ilberti, dopo avere spiegato clie cosa sia la Gavctta, addusse a mo' d'esempio la frase Ga- vetta fuada; ma iioii per (juesto ne consegaita chc DEI CAPITANI CARBONE E ARNO. 3o3 queste due parole costituiscano tale sorta di scodella, bastantenicnte speciticata dalla sola prima di (piellc due voci. In Incldodare le artlgliciic canibicremmo quel Cac- clarle doppiamente vizioso ja CojifLcccnx nel focotic (it esse un chiodo, ecc. la Lucchetto ci pare die ^aeia^ ingrcd'tend vorreb- bero esscre camblati in congcgni o altra simile pa- rola: medici e cuochi possono torse chiudcxe, cioe ostruire, ajutandosi con varj ingredienti, ecc.; ma non sapremmo cjuali ingredicnd possano ajutare i luc- chctd a cJdudere le casse. In Mantello ci pare necessario cangiare il Mantello topo in Mantello soricigno. 3Iastaloni fu detto voce toscana. Forse sara da dirsi Masdalonl; ma rjuand'anohe g!i artcfici usassero dav- vero quelia prima stor[)iatiira , a noi parrebbe sem-' pre di riconoscervi la proprieta dell' idioma liorentino die ha Masdo, Masduolo , ecc. per Mascldo , Ma- schiaolo, ecc, e percio volentieri avremmo spccifi- cata la voce per volgare fiorentina e non datala per gcnerale toscana. In Mczzano (.^vxeW Asserclla parrebbe da voltarsi nel positive ^''Asse con buona pace dei vocabolarj ante- cessori. In Mortaj c accennato , e vero, che la camera de' mortaj ebbe varia conlignrazione secondo i varj tera- })i; ma non se ne dice piu die tanto, Ora in nn libro clic parla di proposito dclTarte , pare die non sarebbe stato inutile mentovare i Jllojtaj a camera piri,fonne, quelli a camera ovale , quelli a camera tonda gia cobi detti (dla Spagnuola , c[uelli a camera plana o ictu- linca , o allcindca. o da gazzarra; e cosi pure non sarebbe stato fnori di luogo allatfo il memorare gli anticlii Mortaj di Icgno ccrchiati di ferro; nozioni che ricaviamo da im Manuale deirAitigliere (manoscritto con Hgurc in lingua tcdesca) die, proceduto lorse da alcun Grande armigcro. come cc uc danno indizio (3 le loudaLurc doratc c gli sicunui coronileri della 304 DIZIONARIO d' A.RTIGLIEIIIA legatnra, per le vicissltudini dl quaggiu venuto a' niu- ricciuoli in cerca d' iin obolo al par di Belisario , e dato i)er poco piu di cosi nelle nostra mani. In Maro troppo ci pare che manchi ; veggano i benemeriti autori. In Ocra forse conveniva alia qualita del libro dirla sinonima di quell' etite die viene adoperata dagli ar- niajnoli a brunire le canne dell' arme da fuoco. Pala ^ per non confondcre le idee, non avremmo detta voce collettiva di Vanga, Badile e Gotazzn; che i loro diversissimi uftici e la vaiia loro figura ci pa- jono immeritevoli di tale accomunamento. In Parallela queU" inciso sebhen ei son Francesi non giova ne alia definizione, ne alia storia, ne alia glo- ria nostra. II vero e radiante di luce divina, e ogni luce che noi uomini crediamo aggiiignerci si risolve le piu volte in un fiinio che abbuja prinii noi me- desimi. Oltraccio , anche lasciato il vero a suo luogo, non e bello rimbrottare il meno a clii diede il piu: e tra noi , spetiti che furono gli ordini antichissimi della guerra , sc ci fu cosa alcun poco gagliarda nac- que dair esempio dcgli ohi-amontani , diceva gia tre secoli Fabrizio Colonna ragionando delle guerre di terra; ne i due primi decennali del nostro secolo pos- sono dire diversamente. In Restara ci pare corso sbaglio. 0 questa voce e <[ucl die dice la defuiizione, e in allora non cosi loni- Ijarda, ne Strada alzana pure loinbarda, ne Banchiiia, toscana si ma in seiiso piu ristrettivo, ma sibbene ci pare die si direbbe colla buona lingua italiana Strada alzaja. Che se la Restara s'lia da intendere alia lom- barda, cioe quanto terreno laterale al liume e sog- getto immediate alle sue alluvioni, in allox-a e la de- finizione datane e Alzana c Banchlna non ci hanno meuomamence che fare. In Spina da tarenglii conveniva nomlnare primi i fori pel quail diccsi che dehbano passare i chlodl ecc, poiche le voci relative debbono essere precedutc da quelle colle quaU hanuo rdazioue. DEI CAPITANI CMiBONE E ARNO. 3o") Stoppacciolo ci pare male assegnato al camione; di sua natiira qiiesto vocabolo si ha ad atl'ratellarc vo- Icntieri colle minori e non coUe maggioii aiMiii da fuoco; qiiindi lo avremino fatto proprio degli archi- bii«i ecc. come lo tece rAlberti. 2'are/ighi ci pare voce alFaito lombarda. Foise La- inicre o Bandclle I'arebbcro al caso. E cosi avremmo piii voleiitieri dettl Tortori i Tor- telVi arteficiati ; Magagne o Dit'ctti o Viziatiire i Vizj degli aiberi; Obizzo VObice: i primi per non cont'on- dere il cuoco coll' artifiziere ; i secondi per separare con appropiiato vocabolo le idee materiali dalle mo- rali; il terzo per ischivare ambiguita, poiclie avendo noi di gia Oblce in significato di Ostacolo, piu precisa e special voce riuscirebbe la tedesca Haubilz iialia- nata in Obizzo snll'andar delle sue sorelle Sprizzo, Sdiizzo, Strellzzo (Spritze , Skitze, Strelitz) e d'altre molte, fra le quali anco I'Austerlitz dall' ultimo dei uostri grandi pocti voltato in Austerllzzo. E di quelle magagne degli aiberi avrenmio cercato i nomi italiani, piu tosto die al Milizia, al Soderini , al Davanzati , al Targioni o ad aitri tecnologi toscani. Crediamo , se non difetto , delicienza 1' omisslone degli aocenti sulle voci , trattandosi spccialmente di un dizionario che riferisce assai vocaboli o difficili e poco noti, o tolti di fresco al parlar dei Toscani, che e ammirato si ma non comune fra tutti gli ai- tri Italiani. Jgiug/io, Blstoriao, Jjugllolo, Cdntera, Cliiovola, Stoppacciolo^ sciitti senz'accento possono essere pronunziati AguigUo JJisturino, Bugliolo, Can- tera , Chiovola , Slopacciolo da (hi non ha molta fami- gliariut coll' ortologia toscana; il die e si vero che gli autori stessi usarono talvolta accentuare ml testo f[ueste voci come I'ecero con Cuntera la dove parla- rono degli strumenti del carradore. Desideriamo jicr- cio che lale dciicicnza non si abbia a notare in una liitura edizionc. IJn gravissimo difetto s' e inlrodotto nti molii dizionarj o gia venuti a stampa o die &i vanno Bibl. ItaL T. LXXXIX. -2^ 3o6 DIZI0NA.KIO D'ARTIGLIERIA stanipando in questa nostra eta. Esso consiste nel darvi assai volte la roba loro per ajtrui, o I'altrui per lore, o ibridismi di cose che essi battezzano ora vosrre, era loro, (juando in realta ognuna d'esse e crcatura di piu compadri. Di qui niille stranissimi inganni per voci, delinizioni , spiegazioni , autorita clie il Voca- bolario D , c dopo di esso i snoi fratelli E ed F re- galano o in tutto o in parte ora al loro predeccssore A, ora agli antecessori B e C; come pure altrcttanti inganni di scoperte segnate D ed E ed F le quali hanno secoli di stampa vocabolaresca in sul viso. E cio clie quelle seconde lettere dell' all'abeto fecero alle prime e reso a larga niano auchc ad esse da altre terze lettere le quali si vanno pigliando alia dirotta questa gia diflicilissima specie di lavori. II Dizionario di cui parliamo si puo dir esente da si- mile difetto; pure ci prendiamo liberta di notare que' pochissimi luoghi che in esso furono assegnati erro- neamente a cui non appartenevano, e lo faccinmo ap- punto perche il pocliissimo numero loro li provi sem- plici sbagli , e tolga altrui ogni speranza di tacciarlo di cosi ingannevole mancamento. Noce dell! acciaiino e assegnato alKAlberti; ma quel valentissimo vocabolarista non ha lutte le belle spie- gazioni che ha il Dizionario presente, come non an- novera tutte le parti della noce, vale a dire tacca , fasto, ecc. Sia quindi resa la lode anche di questo articolo a chi ne ha il merito, cioe ai ch. autori. Sfilacce e articolo assegnato all'Alberti ; ma quel vocabolarista non iscrissc in Boccone appunto cio che qui e detto; e inoltrc scrisse alia veneziana Sfilarze, se bene o no per ora non importa discutere. luvece r articolo e la voce , se non erriamo , sono da resti- tuirsi al Grassi. Spojidernola e assegnata al Baldinucci. Non neghia- mo che sia di lui la voce ; ma della egrcgia defmi- zione datane dai benemeriti autori la lode e tutta loro; che ncll" assegnatario un semplice verso incon- cludente lascio quella pialla indetinita per modo che DEI CAP1T\NI CARBONE E ARNO. 307 noi non potcinmo riconoscere in essa Ja Spondirola inantovaiia allorclie ne stavanio trattando. Talpone e assegnato all'Albcrti; non ci c veniUo t'atto cli trovailo; lorse e nelle opere di Leon Bat- tista Albert!. Nci (lizionarj tecnici in vecc si pno dire non man- cainento dannoso nia oniissioai- scoiiioda per chi n'usa (pitdla o di tacere o di troppo generalizzare la pro- \enienza dclle voci in cssi novissimamente introdotte. In questa omissione caddero [)iu volte, noi crediamo ])er niera diincnticanza , i ch. antori del presente di/.ionario. Da Abbruciafoii a Vollamaschi noveramino f'oise cento voci affatto nuove, delle qiiali, per le cose dctte nclla prcfazione, niid sa[)remmo inferire se le siano proprie dclle oflicinc toscane, o invcntate dagli aiitori del libro. Ora il distingnere dalle seconde le prime col V. T. (voce toscana ) di cui niarchiarono Bt rgditdlo, Maslaloni c poche altre, ci ])arrebbe util cos^a in una s;'Conda cdizione, lauto piix clie fra quelle cento voci ne sono alcune le tpiali ci hanno viso di provinciali, come Gaja, Qrarnpia , Grampietta , Po- int Llo, Risclo, ecc Tali voci sono poche egli e vero; ma appunto perclie le piu altre o hanno da sc o ri- ce\ tttero dagli antori abito vero italiano, saria pregio d(ir opera il contrassegnare d'ahun carattere distin- ilvo le toscane a satisfazione d"ogiii genere dopinanti n( 1 riguardo della lingua. Mancano nelle lojo scdi alfabctiche alcune voci su- 1 ahci ne di (]ii< lie trattc liiora Ai>r}\ antori stessi del dizionario sotto aile voci principali: accenneremo (pirllc cadu'.eci smt*()c•> Razzo Scuriatello » Frusta Salcigno » Rlscontroso Sottoscalmiera » Barca StoppagUo ■» Boccoiic Ed a rovescio manca sotto le voci principali alcutia delle subalterne dichiarate nella loro sede alfabcti- ca: tale sarebbe sotto Fodero di spada il Gancetto. Anche nell' Indice fiancese niancano alcune voci, come Qarnisseur (il Vitatore) citato nel dizionario sotto la voce Armajuolo^ Eclusier, cioe il custode della re- gistrata JEcliise o sia il Caterattajo; Piece de pare ^ eioe Cannone di riserva o di soperchio; Etoffe , si- nonimo di Damns , e qualche altra. Molte voci potrebbero essere a2;giunte alle gii re- gistrate, ed eccone aloun saggio. Accendere con qualche altro suo derivato. Accendere la miccia, Accendere i fiiochi, Accendere la carica, ecc. sono tutti modi di dire indispensabili allartigliere. Acciarino bresciano ? DalT cs^ere il moilone collo- Acciarino roma/io C catointernamente nella piastra del primo, ed esternamente in quella del secondo, ne viene la monta meno gelosa e pin ferma nel primo, e la piu gelosa o scattativa del secondo. Ora queste distinzioni di piastre o acciarini, comunissima fra gii armajuoli , non vorrebbe essere dimenticata. E ge mai altri diccsse che di questi aggiunti geogratici non i\ deve cunirc il vQcabQJarigta per nou dare in On CAPITANI CAP. BONE K. AHNO. 809 inrmitesimi^ noi rispondereinmo che siffatli aggiunti , nllorche tlaHuso fiuono consacrati come caratteri sta- bili d' alcun oggetto , tengono luogo di troppe piu parole per nOa essere voleiitieri ben accolti da ogni 8obrJo scrittorc siccome altrettante abbreviature di l)opolare inielligcnza; oltre di che domanderemmo 8e non sarebbcro nieno necessarj in tal case le voci Candela alia jomana , Caviglia alia romana , CavU- glictta alia romana che pure vennero ben accolte da questo dizionario ancorche sinonime di Tromba di fuoco , e di Cavigha o Caviglietta con ancllo e ca- tenella. AmrnatzagattL L*ignobilita di questa voce e per vero dire assai grande, e tale da compatirne quasi le artialiei'ie se, dcstinate come sono ad ammazzare i primati, ricusassero la parentela di questa pistoletta ammazzntrice di si inferior gente del regno animale. Ma la parentela esiste ed e strettissima poi colle TerzeUe registrate dal dizionario; quindi il fame pa- rola , anche senza citarne i testi del Novelliere pi- sano dalla somma fantasia, parrel^be di assoluta con- venienza. Antlmuro secondo i dizlonarj , o Antlmuraglia se- condo ]a Milltar Forlificazionc del Ruggiero, voce an- tica e sinonima di Falsabraca. Arcliihugio di culatta. Cosi chlamavansi in passato gli archibugi di canna rinforzata, detti anche Spin- garde o Fucili da mura. Nelle gride del secento e frase coniunissima. Arco del guardamano. L'Alberti nella voce Guar^ damano , registrata nel suo Dizionario enciclopedico dclla lingua italiana, chiama cosi la curva della guar- dia delle spade. Non pare voce da dispregiarsi. Assedio e padre di numerosa faniiglia de'cui mem- bri non si vcde nienzione alcuna in questo diziona- rio; forse nieriterebbcro tutti d" esservi allogati a te- ner compagnia al loro genitore. Barelletta, dice TAlberti, e diminntivo di Barella, 6lO DTZIOXARTO n ARTIOI.IERTA Barellone ne arrresritivo; e se la prima non oc- eorre per avventiiia aji,li artiglieri, necessaria certo sara loio la seconda. Ora atich' esse domanderebbero nn po'di luogo come fii accordato a Bulletdna e Bul- lettone, a Giornelletto, e ad altrettali diniinutivi o ac- crescitivi. Cannone in signilicato di artiglierie. A comodo di chiunque ama o ha bisogno di scrivere per la spae- ciata parrebbe voce da registrarsi ; sente di franzese, gli e vero; ma dope clie il Fagiuoli disse Ogiii viciiL vasccllo DI tutto il sLio cannon fa la sparata^ e voce da incontrare toUeranza, se non a2;2radimen- to , fra i non alTatto permalosi in materia di lingua. Comando. Misura propria dell' arcliitettura militare, die il Cristiani fa equivalere a un rialzo alto tre passi campali o sia nova piedi parigini. Foise questa voce cosi intesa varra in parte a illustrare la sua compa- gna registrata nel dizionario. Qola delle cannoniere, sinonimo di Tromba, mcn- tovata dall'Alberti nel suo Dizionario enciclopedico in Cannoniera. Letto. Voce che il Montecuccoli adopera , se non erriamo , nel senso in cui e registrata dalT Alberti enciclopedico. « Questa esorbilanle ardglieria . . . fra- cassa e rompe le lavette , le mote , i lettl , e le stcsse trincee e i terrnpieni. Una nuova lettura delle opera di quel nostro grande Stratego , con tanta diligenza e dottrina rimesse in luce dal valentissimo Grassi, som- ministrerebbe certo a qnesto Dizionario niiova messe di vocaboli, alcnni dei quali, che pur ci vennero ve- duti, non riferiamo qui per non dare in troppe lun- gherie. Pallotta. Palla mczzana da artiglierie. Voce regi- strata dai dizionarj con un testo del Benibo che ie da signiticazione affine , e come tale poi assicurata dalla (jutnta di quelle Icttere che il Caro scrisse a nome del Guidiccioni ; nella qnal lettera troviamo DFl G\P1TANI C\r;BONE E ARNo. 3ll altrcsi nominate eerie Casse da sciugar poherl , certe Lnmicre e cerii Consnhi i fjiiali , se in parte non sono svisaluie imprcssoiie, nieriterehbero paiimente una ocrhiata degli Autori di qncslo dizionario. Passo cainpale. Quasi la sola misura, come dice il ("liistiaiii , clie si usi per gli accampamenti , e che e2;li, seg,ucndo Le Blond, fo di tre piedi parigini. Pontile , voce che ahbiamo letta in varj e prosa- tori e j)oeti in senso di ponticello laterale al niaggior ponte levatojo d'nna porta di Ibrtezza. Non ci sov- vengono al momento i luoghi, ma ne abbiamo cer- tezza. Rlcurlcare. Voce conuinissima alia quale non e bi- sogno di sniegazione o autorita. 1 • T Traditore. Quel cannone che si posta dietro nn orecchione di un fianco di fortezza ; cosi dttto da questo che mentrc T as^cdiante , dopo aver rovinato coUe sue artiglierie il I'lanco , crede facile T accesso , si trova all' iinprovvisa bersagliato da questo cannone nascosto. II capitan Rugglero ne parla nella sua For- tificazion nulitare. Tioniera , sinonimo di Cannoniera , usato da varj scrittori militari italiani dei secoli scorsi , contbrme alio spirito della lingua perche tratto da Tronare e Tronlto, e che talvolta potrebbe tornar piu acconrio, perche piii generico, della troppo specilica Canno- niera. Vohirc, cioe andare in aria, essere scagliato in aria, sco|)piare all' aria in un attimo. L' anatomico Belhni para£;ona i niuscoli in certi casi a una mina che lolu, cioe che scoppia , dice FAlberti. II Caro dicea, tutto carita , al Castelvetro : E se foste ripieno , stopplnato ed ncccso come un razzo, ancor vol volereste. Nel qual luogo si osservi anche quello Stopplnato che pure manra in cpiesto dizionario, mcntre riferisce molti altri [)artici|)) compagni, i:omQ Stiisciato , ecc. Chiun- (pie non sia pratico di qnella singolare fatica del man- dare in minuzzoli gfintieri, che dicesi far dizionarj tecniri, si maravigliera del sentire dinienticati qut-sti 3l2 DIZIONARIO D ARTICMFKIA vocabolj : i pratici in vece non avranno in qucsto chc una prova di ])iii iklla facilita con cni le voci piit coniiiiii d' una niatejia sfnggono di vista per le prune a chi ne tratta per non)en( latma. Al Vocabolisia let- terario non iscappera forsc VAcccso come tin ruzzo i!el Caro fjuando rilejifga Ic pagine {\v\\''Jpc)L()^ia de Baii- ihi , e tjnesta niedesinia frase stnggira ncl sejiso po- sitivo al Vocaholista artiglieresco, a[)piinto perclie tri- vialissima neir arte sua. Avrennno altresi veduto volentieri fatta qualche parola dei fuochi artiliziati degli anticlii, come a rlire di que 3Ialleull , di ([iiclle Fahaiche, t\\ (jiiclle Fiuil incendiarie , ecc. dclle (juali Vegczio Flavio ci assi- cura clic gli anticlii usavano cosi a oiVesa come a di- fesa. Al Tasso non peso leggere il Vegczio nella ver- sione del Giamboni ( die ne siamo latti certi dalle sue bellissimc ottave ripetitrici per cjuesto lato delle cose in essa esposte): mono pesera cio agli artiglieri, e per essere cosa loro, e per poterlo oggidi leg- gere in cjueiraccuratissinia edizione die ne regalo all'Ifalia il cli. I'ontani , cioe a dire in assai niiglior forma die non rinscisse al poeta. Da ultimo Bordotdno , Bordotto , CapitMo , Cap— jmccina, Colubrliietta , Forma da bocconi, Forte, Jgni- zione , Ignivomo , Pistohse , Topo o Topomalto , Toz- zetto , Traboccarc , Zaffo , tutte voci registrate dal- I'Alberti nel sno Dizionario cnciclopedico , quale per un riguardo e quale per Faltro potrebbero forse nie- ritare buona accoglienza ancbe nel presente. Ma dair avere noi sin qui laito osservare alcune cose le quali ci sembrarono o sbagliate o mancanti in qucsto Dizionario non si trascorra piinto a giudi- carlo men die lodevole. No; noi lo ripetiamo; e pri- niizia si, e come tale lia e debbe avere di sua na- tura alcuna acerbita : ma tanto per riguardo alia lecnologia , quanto per rispetto alia lingua e tale priiiiizia da lar buona ligura anclie tra* frutii piu ma- luri ddla sua specie. E a clii volesse giudicarne pii'i seveiamente o per le cose da noi dette, o per tpidie nPI C\PITANX CAUBOXK E AUNO. 3l^ clie gli |)aresso tra2;p;uignervi, faremo preghiera di dare prima iiu' occliiata a cpit;' iiostri tecnologi clie ci man- dano per olio al Dinvoletdno , per calze a\\i\Pressa, e per pul zia al Brnschino, e a ([uelle nostre stampe dalle (jiiali siamo avvisaii the tra noi si fa mercato , non (he delle MogU all' ingrosso , anclie delle Donzelle , dellc JJuone grazie e delle Poppc a ritaglio , e per- fitio dei Lupl , del Mandarini e del Diuiolo , cosa clie non pan ebbe si ("acihneiue in podesia di cliicchcs- sia (*). A cosi scandalosa innoccnza non e da sperare riniedio the per opera dcgli esatti nomendatori teeno- logici ; e percio e interesse di chiumpie ania To- nore di quesia nostra patria che a loro siano accor- dati ahneno que' conipensi che ogni bnona societa reputa i suoi niigliori sostegni , vogliamo dire lode alle niolte cose ben tatte, e guida ainichevole a ram- niendar le poche enate. F. Ch. (■") Le molle , gli spccihiniii mobili ed nnclie le casse da spczzaturn , i cortmaggi , gli zoccoH da tornio, i pescasec- chie , le coppaje e i telaj da panno si veggono spesso tras- figmati n quel iriodo, in compagnia di parecchie altre ma- scliere consimili, in istampe che potreiiinio specificare a uii blsogno. 3i4 Del biion colorito nclla piwira , considerazioni rac— coke da Melchiur Mjssirini. J_yassl per moltl nota di biasimo ad alcnue dlpintiire del nostri tempi, come mancaiiti di na bel colorito, vero , succoso , trasparente, bene impastato, Ijen contra stato, clie ajuti il rilievo e present! vera carne , morbida, palpabile, colle pulsazionl , col sangue : e se da talnni si ponga in mostra un dipinto die a primo tratto colle sue time ne colpisca e ne abbagli , considerate attentamente si veggono que' colori esser falsi e di solo effetto teatrale : e quando pure alcnna volta il colore sia mediocre, in poclii anni si oftusca e annerisce, mentre i quadri degli anticlii maestri, anche dopo secoli , si mantengono fresclii come usciti ora dalla niano de'T artelice. Eppure la parte del colore e tanto essenziale die 1' arte si cliiania Pittura pel mancggio del pennello , e solo acquista luce , bellezza e simiglianza di natura pel colorito. Ed e tanto universale il piacere del colore che osserviamo i poeti d' ogni nazione avere prin- cipalmente ricavato da esso 1' idea della bellezza. Orazio dice di Glicera : = Ardo pel nitore di Glicera cbe splende pill pura del marmo pario = Achille rimane vinto dalla bianchezza della sua schiava — Achille fu commosso dal niveo colore della serva Briseide = e cosi potriasi citare tutti gli altri poeti fmo al Tasso quando parla di Arniida, e Ariosto di Olimpia. = Nelle pitture , dice Plutarco , piu die il disegno lia efficacia il colore per la simiglianza della natura , e I'atii- tudine d'ingannare: e Cicerone neila famosa Venere di Apelle loda sovra ogni altra cosa la bellezza del colorito. = Nella Venere Coa tu non vedi un corpo ma una cosa si- mile ad un corpo vivo , ne quel misto di bianco e rosso e sangue ma una similitudine di sangue. = Gli anticbi grandi maestri conobbero cbe per arrivare ad ottenere la vera c jierfetta imitazione degli oggetti, era necessario studiare il magistero della natura nella distri- buzione degli accidenti della luce e deU'ombra, e nella va- rieta infinita de' colori , con cui ella lia saputo diversificare nil- BUOX COI.OKITO NELL A PITTUA. 6 1 i) le apparen/e tli tiitte le cose: e pero trovarono 11 colo- rito coine iino ile'inaggiori sforzi tleir ninaiio iiigegno, per- clie con poche tinte artilickili lappresenta sopr.a uii piano non solo la superficie , ma perlino la profondita tlegli og- gptti , e restringe nel breve giro tli una tela la successione del tempo, 1' immenslta dello spazio. Ma qiieste poclie tinte vogiionsi impastare , e compartire e degradare con niae- stria : e a cjuesto intesero i nostri sommi dipintori , e di questo pare die ora talunl ab])i.nno suiarrito il vero processo. Dicono adnnqne i critici delParte: a clie parlar tanto di disegno , di costume, di composizione, d'ideale, di grande stile, e non accennar mai al colore' Sono , e vero, quei punti la sapienza artistica , ma tuttavia il colorito e gran parte dell' esecuzione , e nelle opere deH'imitazione Tese- cuzione e un gran che. Vero e die gli scrittori e i maestri si sdebitano alle- gando clie il colore non s' insegna ; clie il pittore dee sen- tirlo , e se non e commosso per se medesimo a questo pregio dell'arte, le istruzloni , gli ammonimenti , i consi- gli , le regole gli torneranno inutili. Questa oziosa risposta dettata dall' indolenza e fatale alia pratica dell' arte : certo clie un artista freddo e di senti- iTiento torpido non potra mai riuscire huon colorista : ma un uomo di si gelato temperamento non dee porsi all'esei- cizio delle arti dell'inspirazione : ed anche a clii e stremo d' intelletto e privo di genio , non entreranno mai in capo e nel cuore i ragionamenti sulle squisite linee, suUa me- talisica dell' ordinanza delle storie e suU' idea veduta d;il pensiero. Parlasi di dettar cose per l' istruzione di un gio- vine adatto alle arti , clie sortito abbia dalla benignita della sua indole le disposizioni piu accomodate alle mede- slme. E per qnestl allievi noi estimiamo potervi essere buone considerazioni e utili alia loro educazione anclie nella pratica del colore, esaminato astrattamente. Molto piii poi potra aitarsi 1' instituzione del giovine, se il bel co- lorire si studia gia posto in atto da valenti maestri. Da che le italiane scuole pittoresclie possono vantarsi di co- lori-ti eccellenti ed esimj , perche sulle loro opere non po- tranno farsi ragionari, esami , imparzlali confronti e studj vantaggiosissimi ragionando suUa loro maniera , suH'efFetto miialjile da essi conseguito , sui loro metodi , sulla qna- litii e uso dei colori da essi adoperati ? La sola scuola 3 16 DEL BUON COI.ORITO veneta e a questo proposito un campo vastlssiino ill ossel'- VHzioiie e dl spleiidida istruzione. Atiche insigni scrittori in materia d' arti , essendosi posti coa sottile criterio ad osservare i lavori de' piii faiilosi co- loristi, lianno tratte di la sapienti deduzionl, canoni e principj chiari e veri intorno V eccellenza del colore, come i retori gli artificj delP eloquenza dai grand! oratori de- dussero. Perclie adunque al giovine alllevo che passati gU elementi del dlsegno , si da a colorire , non si dovranno additare queste massinie nate dagli esempi ? Perche uon sara data ad esso una direzione , una scorta che lo guidi almeno nello incomlnciamento della pratica del colore, onde venendo cosi bene avviato , prosegua poL sempre crescendo in perfezione secondo gli additera il suo buon giudizio , la finezza de' suoi occhi , la squisitezza del suo seniimento ? Nol siamo stati piu volte testimonj in una celebre scuola dl pittura , quando il giovine mostrava al professore al- cuna cosa per esso cominciata a dipingere , e non abbiamo mai altro udito dal maestro se non che = crescete qua, diminuite la : questo discorda , quello va tolto. = Questa lezlone e troppo gretta e povera : e sui grandi esemplari che bisogna far valere le teorie : e nelF osservazione del grande teatro della natura che e d' uopo addestrare il gio- vine nel giuoco infaiito della luce e dei colori. Questa scuola e fatta da uomini prestantisslmi : e con- segnata agli scritti : ma questi scritti sono sparsi in molti volumi. Laonde si e creduto per noi far cosa profittevole e opportuna al giovine dipintore, raccorre qui in brevi parole il sunto delie istruzioni finora dettate iiitoruo il colorire pittoresco. i- . : j . - , • I. Della Luce. — Dall* essere la luce quella che dipinge tutti gli oggetti naturali , e 1' arte una imitazione della na- tura, ne viene che qual dipintore vuol glungere al suo scopo , che e quello d'ingannare gli occhi colla simiglianza della natura , dee co' suoi colori segulre ed uguagliare pos- sibilmente nelle cose per esso ritratte gli effetti della luce. Dessa o e luce del sole, o della luna , o delle stelle: ordlnariamente pero ne' quadri e V imitazione della luce del giorno che equabilmente circonda e irraggia gli oggetti^ le persone e !e azioni umane : questa o viene dalP alto : o e luce aperta , spaziosa e grande da ogni parte: o pe- netra in luo?o chiuso da una o piu aperture. NELLA PITTUKA. Si/ La luce che viene dall' alto e clie esser deve una luce sola fa piu nianifesti e sicuri gli effetti : piii palesi i sen- timenti : ma e piii opportuna per chi opera di rilievo. Ne questo piovere dalT alto s' intende che debba piombare per dritto lilo , poiche allora V efTetto di alcune parti delia fi- gnra snrebbe menoniato o distriitto. La luce aperta e diffusa e per quelle figure e storie che si dipingono in una campagna , in una piazza, in un giar- dino . come le feste jDopoiari , le liaitaglie , le pubbliche magnificenze, nelle quali il dipintore puo lussureggiare in ogni maniera di brillanza e di chiarezza. La luce permeabile ne' luoghi cbiusi , nelle case , nelle sale, ne' tempj e piii adatta alle storie che si vogliono esprimere in campo scuro. E qui giova 1' accorgimento di tenere piu tosto una luce di mezzo tono : una luce tem- perata e modesta : un chiarore mezzano che ajuta mira- bilmente a far discernere tutte le finezze dei nudi : tutte le buone destrezze dell' imitazione della natura. Nel far uso di qitest' ultima luce una regoia generate viene prescritta, cioe die la parte piii chlara sempre sia quella che e piii vicina alia vista del dipintore che opera, e cosi di mano in mano vada insensibilmente degradando suUe parti piii lontane , linche in un' ombra dolcissima si perda. Adunque il colorito per se medesimo senza il bellissimo giuoco della luce, tornera cosa fredda , incompiuta, man- cante di eiFetto , perche essendo la luce la produttrice dei colori , come si e detio , la figura e la scena dipinta per- clie sia ben colorita, debbe avere la sua perfezioae e guida dalla luce. Ora siccome i colori si variano e si modificano dal- Tazione di essa luce, cosi il dipintore ha obbligo di ben conoscere la forza e varieta di quest' azione. E perche la luce solare cangia di attivita e di aspetto dalla condizione deir atmosfera che 1' altera e la modifica , incumbera an- che air artista notare queste difi'erenze per recarle ed ag- giustarle al punto di luce che vuol ritrarre nel suo qua- dro , del die fu diligentemente studioso Leonardo da Vinci. Quindi predicavasi da un reputatissimo maestro dover r artista uon istancarsi mai di esaminare ogni scena pit- toresca delia natura sotto i diversi aspetti del cielo , e (|uando il sole e lumiuosissimo , e pondono aUe acute, e le mezzane si leghino con quelle. NELL A PlTTI R.V. 3^3 E percib cIjIjc rngione quello scrittoie clie appello nuisica Tarte del colorire. Queila poi sara nol Inmeggiare il qnadro bella e per- fetta via , ove le miscliie frateniizzino e siaiio schiette e vere, con una dolcissima e dilicatissiiua unione clie mostri seiiibianza d' una Jjellezza j)ura e verginale, come e Taspeito dflla natura indoi-ata dal sole siil niattino. Tuttavia non in ogni caso si vnole preferire la chia- le/za. L'industria del colore lienclie sempre debba tenere luaniera genciN;, dipinge le carni e le scene secondo l' eta e la niovibilita o piacevolezza degli argomenti. Ma o sla il tema triste, o gajn , o tremendo , o lieto, le carni o di vecchio, o di giovine , o di niezzana eta, debbono dipin- gersi afFatto conformi al vero : e chi questo sa fare le con- duce tanto siniili alia natura, cbe piii non senibrano cosa di|)inta , anzi tanto morbida e plena di vita, cbe il vivo non e si bello. Infine nelia scelta de' luini fara sempre effetto piu ag- gr.ulevole la luce die viene strisciaiite ed entra in tutti gli sj^nzj che si frappongono fra le persone e gli accessor] dflla storia rapprescntata e si intrinseca nella massa del- r;ii-ia die invests il qnadro , e poria la sua azione alle p;irti p'lii lontane del quadro stesso. Quest' indnstria tenne gi;i il Rembrant, e fu mirabilmente imitato da uii Siguera ai tempi nostri die con (jnesto metodo condnsse in Roma aiiuni suoi dipinti die Irvarono di se alto grido. Per tal via uiuno benciie minimo oggetio del quadro e perduto , perclie i corpi s' illuminano mutuamente per riflesso , e loudeggiano, e prendono largliezza , benclie in figure pic- cule , e le carnagioni prendono assai naturale eftetto , av- Vecnncbc le carni non jicissono inni tarsi valere senza i debit! ^l)atlimenti dell i kice III. Dei lumi nei eruppi, e del nlit^o. — Gli oggetti che iiisieiue formano ni gi'uppo in un quadro si guardano per co>i dire gli uni dentro gli altri : si riflettono scambievol- uiente e producono gradazioni piii lielle die il colore pro- prio e intrinseco degli oggetti luedesimi isolati. 11 barone \incenzo Camuccini, esiniio splendore della presente romana plttura e ne' grandi principj dell'arte pre- stantistimo , mi dicea un giorno : suoI preiiicarsi die il co- lorito e 1" espressione dell' indole e del sentimenio del pit- tore , e che quindi lisse regole avere non puo. Eppure 3a4 ^^■'' BL'<)N coLtini it> anclie in qucsta jiarte vi sono iitili lezioni , speci.ihiicnte ju'l pittore storico ne' giuppi. Bella cosa e sapere colorire iin torso a similitucUne della carne : dipingere un drappo al paragone del vero. TiUtavia questo non e il colorire del pittore di storia. Questo dipende dal conoscere I'efFetto della contrapposizione de' colori, si clie uno giovi V altro. Si di- pinge per eseinpio im pezzo di carne bene , eppnre egli pare che talora rimanga smorto : ma se accanto vi poni altra iigura che contrast! con quello, allora la carne trion- fcra e parra vera e palpahile. Qnella lignra stessa posta a lato di quel nudo rimarra per avventura languida : jna se verra posta in un canipo conveniente die dolceniente contrasti con essa , allora si rianiniera. Dall' opposizione dei colori spesse volte risulta la verita della carne e della stoffa. Un pezzo di carne dipinto dallo stesso Tiziano , preso isolataniente , potrel^he coinparire tirare nel giallo. Ponilo vicino ai colori clie vi ha dipinto contic;ni il Ti- ?iano e la carne i)aiM"a vera e animata dagli spiriti. t tanta la forza dei contrasti, die un eccellente maestro non dubito dire , la pittura essere una continua opposizione , ma giustamente arnionizzata e legata , si die il contrasto dispaja e si cangi in uuita. In quanto poi al rilievo da darsl alle figure e ai gruppi, trovo scritto che gia non basta die una lignra sia ben di- segnata e dipinta, se non t'l ponga in essa 1' effetto e il rilievo. E questo non jjotra mai ottenersi , ove senza ra- gione e senz'arte sia illnminata , e quando i chiari-oscnri vcngano posti in confuso e i lumi risplendano dove an-> drebbero le niezze onilire. E percio il lume bene armo- iiizzato , ben contrastato , non solo da perfezione al dise- gno , ma anche tal proniinenza e rilievo che i personaggi sembrano spiccare dal piano. In cio sta la grande arte del colorista : fare che Ic fi- gure rilevino per la percussione dei lumi , come aggettano )e sculture : la quale ningia ilella ben ragionata contrappo- sizione e tanto potente che le figure eziandio poco corret- tamente disegnate vengono quasi da quel prestigio corrette e compensate , tanto die all' occhio della moltitudine die t tratta dalle similitudini della iiatura, che non e senqire isnblime e corretta quelT opera della mano indiistre e degli sguardi sagnci , prcvale tnlora sulla nobllta drl disrgno o granflczza della concczione. che iono Topcra ddio intdlftto isr.M.A riTTinv. 325 p In pni'te piii snMime dell' arte. E cii> vedesi in Rubens f in altri |jittori (ianiininglii e in varj della sciiola veneta. Qiiesto magistero di dare risalio alle figure colP efletlo consegnito dal Iiiion coliocamento e sbattimcnto del luiiii , e poi principalmrnte necessario per fare ag!;ett3re gii scorti , in clie fii maiMvigiioso Michelangelo. Ed aaciie il Correggio niedesinio dc\e gran parte di quell'' incanto die eccitaiio i jiuoi dipinti, di <[nella I'usione die ilisperde i contorni, di ipiella luce inirahile diffusa nelle sue tfivole , alia porten- losa sua sagacita di snper collocare i lumi. Ne meno per cpiesto uicz'zo Leonardo da Vinci acquisto a' suoi dipinti quel vigore e quel tondeggiauiento die Iianno , di die fa nuiplissuna prova la Concezioue di Nostra Donna di San Francesco. Porro qui in ulliaio nil amnioniniento assai utile di ura ninesiro , cioe : die se ii pittore storico jjotesse operare vedendo i suoi gruppi in naiura delln scena die vuol ri- trarre, gli sarehbe facile imitare i veri effetti della luce, e ilelP iunanzi c indletro. INIa siccoine inolte voile regola le sue roniposizioni e lo insieine delfeffetto sopra studj par- 7,iali fatti a diversi punti di luce, allora non pub condurre die cosa inesatta , turbata , disarinonica. 11 luetodo di porsi inuanzi lutlo il suo couiponimenio alineno con iigure in rilievo di cera o d' altra materia, per vedere i colpi , gli sbattiiiientl , gli sfuggimenti deila luce e la veriia dei piani sara di alcuna coinpensazione al difetto di non potere esa- ininare la sua rappresentazione in natura. IV. Dei lumi scc'ti si-condo g/i affetti. — II colore e ancbe una parte die coopera all* espresslone, e qnindi e d'uopo .icegiiere i toni die piii convengono a dare valore alle [lassioui die voglionsi esprimere. Dal Burdon fonnasi un ingegnoso sisteiiia die accomoda i diversi punti della luce ai varj afl'etti. CI viene dicendo un iiiistico silenzio regnare alio incoininciare del giorno , e percio quella dolce luce esser propria delle tenere e dilicate periurbazloni : il le- varsi del sole nella sua letizia si affa al signilicato della gioja : gli ardori del luezzogiorno veugono adatti al riposo. Succcdono poscia T ore de' piaceri tumultuosi, delle feste , dei giuoclii, linche la sera ne invita a piii initi diporti. I maestri |3rescrlvono in oltre di rapprescntare le facce dolenti con ocdii pietosi e di pallida luce : gli aspetti gaj con tinte di ro*a: le semliianze iraconde con colori 3^6 DEI. BTON COl.ORlTO infiamninti. Nelia scelia e cristril)uzione eli tjnesti colori , il gusto e il buon giiulizio saranno sii|)rpini giiulici. Tiutavia dare coiisigli sn questo piiiito e cosa ardnn e piu difTicile ancora porli in pratica nelP arte. Fare con po- chi colori che 1' animn sia in qnalche maniera visibile e il colmo de' cimenti del pittoie : pochi vi sono a cni il cielo abbia volti in cio gli occlii jienigni Hcec prcpter moUis aiiimorum , et corr/e repostos Exprimere affectus , pnucisque coloribus ipsam Pingere posse animani, atqiie oculis prcchere videwhim Hoc opus , hie labor est. In questi casi per scerre le tinte convenient! e indovinaile o rapirle dalla natura ne' snoi monienti piii langnidi , piii solenni, piix giocondi , non basta la finezza e acntezza de- gii ocelli: v' e bisogno di nn cnore sensil)ile , atto a com- moversi ai misteri delia natnra, capace d' investirsi di tutte le loro apparenze ed esperto a ritrarle nelle sue produ- zioni. V. Dei colori artificali. — Finora abliiamo parlato dei colori natural! , cioe delie imitazioni del giuoco della luce del giorno. Vi furono di|/uitorl ed anche valentissimi che splnti da un taleuto siraordiaario e da un inipelo prepo- tente dell' aiiimo , avvisarono conseguire effetti niaggiori nelle loro pitture con colori detti artificial!. Questi sono le imitazioni degli eiletti del fuoco , degli incendj , delle lucerne , delle fiaccnle , o d' altre cose lu- niinose. Di queste usa il dipintore per far vedere certe sue com- posizioni ideate in tenqio di notte : certe sue fantasie e capricci , per mostrare sfoggio di efFetto. L'artificio di far valere quest! luini e diflicilissimo a com- prendersi , e quindi pociii dipintori riescono con fortuna in questo inteudimento , e producono ordinariamente opere confuse opache , tenebrose con falso lume. La scienza in questo sta d! saper liene imitare il natu- rale di quel lume die si vuole far briilare. Esso lunie per r ordinario e piu fiero e abbagliante della luce diurna , e fa die tutte le parti non investite di quello siano coperte da ombre piu dense e piii nere. Gherardo in cio fu capo- »cuola : ne nieno questo effetto intesero molti fiamuiinglii. NEM.\ riTTCRS. 327 Ma nulla si vuol nascondere : come cli' talnal azzar- dassero colon (ittizj anche in tempo di f^iorno e fossero nvveninrosi di porli in concordia , coaie Giordano di Na- )'»oli , Remhrant, Tintoretto e varj altri di colore terribile e di artlficio maraviglioso i, qnesto sforzo pno dlrsi piii ch'altro una sorpresa , un' ardita aherrazione dal vero as- solta dall' al)]jondanza del genio ; e peroio consigliano t prndenti maestri di aitenersi nel colorire piuttosto al vero, e cercare T accordo con colori natnrali , stccome fecero Raftaeilo , Tiziano, Paolo Veronese e Wandik.. VI. Delle ombre e del chiaroscuro. — L' avere ragionato del giuoco dei Inmi nella pittura ci chiama a pnrlaie delle ombre contrarie ai liimi , nella condotta delle qnali e ri- posta la magia , 1" efTetto e il risalto del cjiiadro : assai volte un dipinto viene menoniato nelP eccellenza dell' eseciizioiie per non sapere o per non avere avvertito di qnali tinte vogliano signilicarsi le ombre. Credono talnni dare piii fuono . vigoria e andacia ai loro lavori caricando le ombre iino a ridurle affatto nere. Questa e falsa strada : non av- vertono costoro . clip rosi si opera contro il fatto della na- tura stessa , in cui ombre al^atto nere non sono clie nella notte o in loco tntto cliinso. La luce driitamente |)ercossa , o riverberatn , o sfnggita, o diminuita anclie alP nltimo grado e sempre luce, e in ogni sua variazione lartecipa della sua essenza e natura. Laonde ancbe i colori die imitaiio la natura dovranno con- servar sempre un resto di chiarezza, cio die fn c!ie Pom- bre rimnngano traspnrcnti e come nn velo cbe non na- sconde gli oggetti , jua It fa assorti quasi in una mistica onda cbe li rende visibili e insieme riposti con lui efFetto die piii piace al cuore e alio sguardo. Percio alcuni dipintori posero per canone stabile di non adoperare giammai nero pretto , ma far sempre cbe 11 nero apparente, ossia lo scuro risulti dalla sola bella contra])- posizione delle tinte : e cio dicono a quelli cbe veraniente volgono Tanimo a volere restaurare Parte del bello colo- rire. Molte opere eslmie hanno dimostrato potersi conse- guu'e P eflletto senza i neri , ma coi soli contrast!. Gli nniidii Greci , e fra questi i sommi Zeusi, Polii^noto 0 Timmio si rimasero a quattro colori fra t quali accol- «ero , »! vero, il nero, ma nn nero cotto colla cera al .)2o DEr. nUOX COIORITO fuoco die prendea una grniide degiadazlonp , e riilnccnsl come a terra lV omlna. La presente nostra pratica di colorire a olio pel niuta- nienti e le alterazioni alle quali rolio e perpetiiainente soggptto spcondo i process! die si soiio segniti , secondo i liioglii dove soiio collocati i qnadri , si oppone molte volte alia perenne perspiciilia , e duarez7a e brillaiiza del di- ])lnti. Di cio si lianno grandissiini eseiiipi aiidie de' pittori jjiii celehri , come il Guercino e altri , per qiiella crediila ostiiiazione di cercare il magglore efl'etto per la via dei profoudi sciiri. Faccia adnnqae tesoro il dipintore di qnesto ricordo : die quale ambisce alia vagliez/a , brillanza e verita della luce , non dee disperdere i lumi e le ombre a piccole masse, ma con una diflnsione equabile e generale : e tutto dove pill, dove meno , secondo le posizioni lumeggi il suo lavoro . si die torni all' occhlo di una luce soave , omogenea , bene maritata e dolcemente con amiclievole pa- rentela espansa , a meno die V orrendezza e terribilita del- rargomento non impongano rare eccffi.ioni Non v'e cosa piii telra e odiosa vedere alcune parti di un dipinto immerse in una notte totale. Pur troppo Folio, come s' e detto, in- duce annerimenti, aiassimamente nel presente soverchio iiso delle velature piu e piii volte sovrimposte , ove gll olj raddo|)piati convergonsi di necessita dope pocbi anni in masse tenebrose. Gli esempi del Gorreggio fanno prova die malgrado una luce forte puo ottenersi nelle parti ombrose di un qua- dro una bellezza e armonia mirabile: e le tavole della scuola veneta dimostrano potersi consegnire armonia assai aggradevole di colori anche con una luce modesta. Si at- tenga il giovine fra queste due strade a quella a cul piii inchina la sua indole , 1' acutezza de' suoi occlii , la deli- catezza del suo sentire. Ma forse il metodo correggesco e quasi niiracoloso e privilegio conseiitito solo a quel divino! Non cessi pero mai I'artista di rammentare die il giorno di cui e imitatore coi colori, non ba mai ombre perfette, ina solo scemamenti di luce. Quale sia il raggio da cui Venga ilUiminata una storia , e per quanto parti lontane siano in questa e angoli nascosti dai primi oggetti sui quali hatte drittamimte la luce, non puo mai esservi alcuii puuto totalmente nero , perclie aiiclie le parti ombrate banno una NF.LI.A PITTURA. ' o2<) cprta loro opaca cliiarezza dal lume sparso nelT atmosfera come gia si avverti. Qiiando il Canova fu a Dresda e vl ebbe ammirato i dipiati di Correggio e di Remhrant, scrisse essersi accorto aver essi conseguito si niagico efTetto col pennello, per- clie seppero meglio degli altii condurre le ombre traspa- renti. Esamina Tiziano e conoscerai la luce ne' suoi qiiadri lievemente e dolcemente sparsa sulle parti chiare , ed es- sere le parti oinbrate noii biije , ma velate da una nube sottile clie da loro nna placevole misticita. Percio disse a ragione il poeta : Ainiritiam , f^rculasque , ilolosque colonitn , CompniifniqiLe ita disposuit Titiarms Cioe a dire : clie Tiziano fece die le ombre fossero solo uno siniiuiimento della luce: fossero uiaritate ai lumi coa uiezze time : con passaggi non violenti , ma insensibili , tanto die non si discerna dove i himi liniscono e dove le ombre cominciano : e die le estremita delle ombre aves- sero semlnanza di un fumo lieve alcjuanto dorato , come una nnvoletta trasparente cUe serva ad itnire e dare elVi- cacia si ai lunii , si alle omlire. II commendiito Canova assottigliando le considerazloiii sn questa parte, rilevo un" industria, vina destrezza niira- bile usata dai grandi coloristi , cioe clie rarmoaia gene- rale dei lumi e delle ondire nascea da un principio die tulti i toni del dipinto partecipassero uuo dell' altro, e in nn tono solo si fondessero. Niuna cosa e tanto contraria air armonia di un dipinto quanto i rapidi improvvisi di- 5tacclii , e di quel dipingere come suol dirsi a saltl. Tutte le vicende in quesio mondo e tutte le cose lianno un luu- tuo legame , le une nascon dalF altre, e questo nodo forma r uuita , senza la quale , specialmente le opere dell' arti y non si reggono. VII. Colorire delta scuota veneta. — Fra le scuole pitto- resclie d* Italia, la veueziana, per consentimento generale, ottiene il primo vanto nel magistero di ben colorire. 11 buon impasto era una dote di tutti , anclie per gl' infmii allievi die in questa parte furono sempre pregevoli. Ad un primo sguardo sopra un dipinto veneto si conosce sul)ito se ap[)artiene a quella scuola: v'ba fra quegli anti- chi pittori una fratellanza , una omogeneita somma: e viste 33o Dl'.L BUOX COLOlilTO da lungi le tele del Padovanino , di Bonifazio e d'altri niolti , prendereblionsi a un tratto per lavori di Tiziano in qnanto alle carnagio.ii : se non die poi mirate piu dappresso non vi si scorge quell" acutezza d'occlii, quella dolcezza , quel succo di carne vera, quclla finitezza proprie del solo principe della scnola veneta : nia nondimeno trovi sempre una parentela, an carattere , ua impasto esclusivo ai vencti. Questa simiglianza nell' esecnzione e specialiiiente nella bonth delie carni e niestieri che derivasse da nn sistema uniforme d' impastare e da nno stndio ideutico clie pre- senteiuente piu non si segue. Diciamo aduiique die nella scuola veneta imparata nppena una buona regolarita di contorni, una giustezza di lineamenti , una l)el!a corrispon- denza di proporziuni e d'insienie, una nettezza e nohilia in somma di linee , i giovani allievi non perdcano il piii bel fiore clegli anni in disegni afTaticati, niinnti, leccati, tor- mentati , tratteggiati , sfnmati sopra grandi cartoni col- 1' esemplare delle statue. Vedenno i maestri quel iiietodo indurre nella fre^ca eta una nianiera frecUla, scolorata : un meccanismo della niano, noa un eccitaniento all" inspira- zione : e tutto quel tempo speso in quell' Improlia f.itic.i servile s" accorgeano dovere spegnere gran parte del ge- nio 6 avvezzare V occliio siille niiauzie dell' arte e non sni naturale. Imponeano adunque C[ue" maestri ai Kro disce]io!i di pro- seguire, e vero, la scuola del disegno, ma sul nudo, volendo die il nudo non solo si disegnasse , ma tosto si coiorisse , ben sa|iendo essi che il nudo non pure e il vero linguag- gio dell' arte , disegnandolo esattamente, ma e anclie li vera scuola del colore dipingendolo : poiche avvezzandosi per tempo 1" occhio e la niano a disegnare e colorire iii- sienie il undo, e seguendo per anni quella pratica, si con- trae necessariamente I'abito tli ben contrafFare le cnrni vere e vive come le sono ne' modelli. Avvertiano poi nel ritrnrre il naturale vivo di tenere una via tale die in tutto riescisse facile , sicura , veloce , acciocche il modello patendo indugio e disagio , special- mente in attitudini scomode , le membra non avessero ad afFaticarsi troppo , e per istancliezza perdere del loro virile , robnsto e succoso carattere. E per questo otte- nere cansavano quel nietodo che dicesi di granilo, usato talora nelle pitture , ma procarciavano espriniere a un Nr.M, v viTTi'nx. 33 1 tratto c'i6 the vedeaao |ier farsl buoiii gtiidj dappresso natura , da servirsene poi a nn bisognn. Coinpiuta la sciiola dell" accademia del nndo dipinto , e d.iii airopcrare storie, ritratti o altro sniie tele, usarono i Veneti certe loro destrezze e magie : certi nuovi metodi giustificati dall' esperienza : certe loro iicenze , iiiipetl, bra- vnre - risolnzloni , opposizioui , e nnovi lumi , e perle, e rngiade , e il sole stesso posto sulle tavole. Quale di es-^i maestri tenne nn processo , qnale un altro. II Boscliiiii pieno d' intelligonza in fatto di ]iittiire venete : il Boscliini ha fatto di cjue^ pittori quello che Lomazzo de' IMilanesl : Vasari de' Fioreiitiiii ; Scanelli de' Lonibardi : Baglioni dei Roiiiani : IMalvasia de' Bolognesi ; ci ha lasciaia un' iil^a del modo di trattare il pemiello di alcuiii de* principnti della scuola veneta. Gioverebbe qui riportare tutte le sue parole che con grande conoscimento del colorire veneziano rilevano 1' armonia , 1' impasto , la niacchia , il tocco , la tenerezza , il battimento, la mezzatinta , 1' ombreggianieuto , il lunie , lo sfngginiento , lo scorcio , la dcgradazione , gli affetti e gli altri accidenti della pittura. Ma restringendoci al solo fare di taUini de' piii valeiiti diremo con lui : ciie Giovanni Belllao diede primo grassezza alia pittura , e ai panni ricchezza di gioje. Nelle feminine uso vestinienti leg- giadri , di panni gentiii , faldeggiati soiti'mente : e tuito fatto con mirabile accuratezza : fra le vaghczze de' suoi colori ponea in opera azzurri d" oltreniare assai vivi. M.i benche 11 Giambellino e gli altri del suo tenipo aiuassero la diligenza e la finitezza, e conducessero lavori di squisua preziosita , le esecuzioni non riuscirono cosi tencre come quelle de' successori , eccetto Palnia A'ecchio else uni la te- nerezza colla diligenza, come nella santa Barbara in Santa Maria Formosa. Bella e rara cosa e certamente la fini- tezza , ma il tratto pittoresco col colpo sprezzatore e mae- stro, come nello Schiavone recano nieraviglia. La pittura acqnista noma in virtu dell' erudito pennello che veste il disegno del colorito e lo vivilica, senza dl che sarebbe corpo senz'anima. II colorito del nndo, che e il prin- cipale ha molte particolarita : ora si prende per itnpasto , ed e fondamento: ora per macchia ed e maniera : quando |>er uiiione di colori, ed e tenerezza: (juando per tingere e ammaccare , ed e distinzione delle parti: spesso s' intende pel lilevare e abbnssare delle tinte, ed e tondeggiarc: spesso 332 DPL BUOIM GOIORITO per il colpo sprez/ante » ed e francliezza. Se pnl si to^iio per velare, e uniotie. Vecli qnanii studj e avvcrtenze do- maiida il colorire ! I pittori veneziaui , cioe gli eccellenti , dopo avere de- lineate le figure delle storie !e disponeano prima di ahhnz- zarle con massicci colori, per foadnmeato delle espressioni. Questi abbozzi eraiio diretti d;il solo lore iatentlimeiito senza valersi del naturale, ne dolln statue. La prima loro cura era il concertare il dentro e fuori per distingiiere le figure ill virtu del cliiaro-sctiro. Poi, asciutti gli al)l)Ozzi , osservavano il naturale e faceano segni in carta , colla scorta de' quali linivano le figure circa il disegno. Indi co- niinciavano su quegli aljbozzi a colpeggiare , facendo un colorito di carne , adoperando terre piu die ogni aitro co- lore , e il piii die scegllevano era cinajjro , minio elacca, bandendo affatto kistri e vernici. Ma , asciutta questa se- conda tinta , andavano velando per csempio una iigura di qualclie bassa tinta per fame maggionnente spiccare un'al- tra vicina e saltare avanti: e conferendo col pennello ad un altra qualclie lume, per eseiiipio nella superlicie della testa, della iiiano o di nil piede, la spiccavano per cosi dire dalla tela. Vittore Carpaccio fu grande imitatore del Belliul e cosi altri , ma il sommo Giorgione ne t'u il primo disccpolo , perdie veramente fece reina Tarte sua con aggiustata sim- metria , grazia e perfezio.ie , unendovi morbidezza di pen- nello , con inaniora pastosa e. facile, e verita naturale cosi simpatica e vera die pare la natura , e con idee bizzarre e ricclie di velluti e di pennacchi. Tiziano vecdiio di Cadore , cinto le tempie di alloro , sta sedente sul maestoso trono della pittura in compagnia di Francesco suo fratello , di Orazio suo figlio , di Marco Vecellio , e seguito da Giacomo Palma bergamasco, Ales- sandro Moretto bresciano , Romanino bresciano , Nadalino di Murano, Doinenico Mazza padovano, Lorenzino di Veue- zia, Bonifacio, Varottari , Palma, Contarini. (])Dicea Palma il giovlne die Tiziano abbozzava con una tal massa di co- lori die servivano come a dire per far letto e base alle (l) AjigiunaasI Paris Bordone, allievo del Tizlaiio indi del Cior- j^ioiie , il ([iiaK'^ divcnne oniulo dil Tizjaiio stcsso. ( / Direttori. ) nei.lv niTuiii. 660 rspressioiii die sopra vi dovea signiiicare : ed ho vediito aiicli'io colpi iiiassicci c risoliui alle volte di una slriscia di terra rossa schietta per mezza tinta , o con una pen- nellata di biacca , o !o stesso jiennello tinto di rosso , di nero , di giallo formava il rilievo di un cIiiRro, e in cjnat- tro pennel'ate fiicea comparire la promessa di una rara iigiira. Fermati qnesti preziosi fondamenti voltava i qnadri al nmro per cjnalclie mese : poi ripresi gli esaminava con se- vera critica e correggea : poi coj.riva di carne viva quel bozzi , sicclie solo il respirare loro mancava : ne niai fece fignra alia prima: e solea dire clie chi canta all'improv- viso non puo far verso erudito. Ma il condimeuto degli ul- limi tocclii era andnre di quando in quando unendo con fregazzi delle dita negli estremi de'' chiari , avvicinandosi alle mezze tinte, e maritando una tinta coU'altra. Alle volte con uno striscio delle dita ponea pure un colpo di scuro in qualclie angolo per rinfbrzario , oltre qnalclie striscio di rossetto, quasi gocciola di sangue die rinvigoria alcun sen- timento snperficiale : e il detto Palma dicea , die finia piii colle dita die coi penneili. I bambini suoi pajono vivamente nndriti di latte : i panni erano veri : le armature aVeano un forbito ecceliente : nia di piu espriniea gli atl'etti. II Pordeuone t"a pure ai tempi di Giorgione e Tiziauo, ed era pastoso nel dlpingere di colorito di vera carne, e di tinte piuttosto rossette , couie imbalsamate dal sole. Giovanni Bassano il vecdiio puo dirsi Tastro della pit- tura, poiclie co' suoi risplendenti colori I'ha luineggiata di gloria : di fiero colpo di pennelio : sprezzo la flnitezza. Glo- rioso imitatore della natura eljbe un colorito di vera carne con molto rilievo, adoperando fra i colori assai ocrea , lacca , cinabro , aspalto, il quale mescolato colla lacca ne- gli ultimi ritoccbi , gli servia a velare gli scuri in fgni parte. Giacomo I'obusti detto il Tintoretto con fulminante pen- nelio lia colpeggiato cosi fieramente die mette paura ai piu arditi. Usava prima i modelli de' quadri e facea apparire fierezze di lumi , ombre, e rillessi e battimenti : e alle volte conducea ligure tutie oscure, gittando in distanza i diiari o viccversa : e abbozzato il quadro falto jiel sito ove dovea esser posto , ivi lo ponea per vedcrjie T effctto ; ^34 r)E), BL'ON COLORITO f coiiccitata la inas»a osservava le parti con acciiratezzii sul iiaturale c!ie snpca scerre e correggere : avvcgnnche e Ijcu povero chi crccle trovar senipre a sua voglia un na- tarale con tutte le pei'fezioiii. La sostanza principale del (siio colorito fu nei nucli , ponendo in essi carne e sangue. Ei fa nn prodigio di mezze tinte e d' ombre : scarso di lumi faceiido le figure con lo sprezzo del furore. Paolo Cagliari Veronese ebbe nel suo pennello tutte le gioje. Abbozzava con uiezze tinte, e per lo piu ponea gli azzurri a guazzo , per cul ripulendosi inavvediuaniente le sue opere, si corre pericolo di guastarle. Dopo aver for- mata tutta la niassa , ritoccava le carni ne' chiari , nel- Tonibre con pennellate cosi risolute e brilHnti die aveano seco la vita , lasciando le mezze tinte nello stato prima distribuite , di mode che tutte le pennellate si poteano contare come perK- , rubini e zafifiri. Usava ombreggiare i j-anni quasi tutti di lacca : ne solo i rossi , ma i gialli , i Aerdi , gli azzurri : e questo riusci come cosa di mira ar- luonia. La lacca c il minio si nelle carnl come nel panni I'urono suoi colori |jrediletti , con una vagliezza vestite di cangianti, trinciaiure , tagli e altre cose j)iii adorne. Stu- dlava la pompa de" vestiti sui costumi de' forestieri alia piazza di S. Marco: la natura e il vero crano la sua scuola. E dal Boschini jiassaiido ad esaminare i! colorito veneto cogli occbl e col buon giudizio del Zanetti, aggiungeremo che Giorgione fu il primo die si avvide doversi perdere alquanto e rendere doici i contorni delle ligure. Egli ab- baglio ancbe oppoitunamenie le ombre e maneggio con li- berta la m^ssa degli sciiri, ora accrescendone la forza piii die in natura, ora rendendoli plii teneri e lieti coll^unirli e sfumarli, affinclie le parti nelle inasse comprese restas- sero fra Tesser viste e non viste. La forza e rotondita die Giorgione sapea dare alle figure non impedia che il colo- rito suo avesse bellezza , ardito veramenie alquanto san- guigno e quasi fiammeggiante nelle carni , ma con tanta grazia maneggiato , con tanta feliclta che in questo genere occupo un posto che niuno gli tolse. II suo grande arti- ficio de' contrapposii uni fortunatamente il rllievo colla va- giiezza del colore: ei ne fu il primo risvcgliatore: ma era riserbato a Tiziano di venire in cio altissimo e perfetto. In quanto ad esso Tiziano, segiiita il Zanetti a notare , eh' ei finsc per lo piii il lum« alto e ladenle , per cui con NKLLV 1'ITTUR\. '655 virj Israeli di luezze tiute, era foiiiiato il mnggior lavoro dellc parti jjia/zose. Accomimgiiava poi mirabilmente I' arte del chiaro-scuro coil (juellii del coloriio. Lo nccrescere o lo smiimire accor- tauieiite le ombre non hasia alT efFctto se il colore non era di concerto. Pub il pittore avere sulla tavolozza i piii bei colori del tuoiido , se iioa sa ben disporli non ot- terra mai la vera vaghezza. Unico fu Tiziano nel cono- scere tjnaii fossero le tinte semplici die doveano prendersi dal vero , e qnali le ariificiali , e varj modi ne trovo. Po- tlii e coninni colori erano sulla sua tavolozza , e percio la iu.ig• Se , ilic'egli, col(jiti vengono l griippi , tutto il resto di sopra resta privo di vita, aiiclie seuza liisogno cli' ivi pur si faccia ^ran breccia: e iiian- caiido in alto le macchle , o esseiidovi assai leggermente, e preseutandosi la spiga di un paliido color di morte, si ha quello che appellasi coiiuineiuente carol bianco. Ove le uiacdiie nere sieno moltiplicate sulle guaine , sulle foglie e principalmente sopra le spighe , liassi quello die nomasi carol nero. E chi adocchla soprattutto lo state del male, in cui la pianta ricopresi di polvere giallastra , distingue fziandio il (cuol giallo •>. Si fa poi auciie distinzione tra carol minoie e maggiore il primo assale il riso in erba , un mese incirca da ch" egli e nato , e il riso ne ingialli- sce , le sue foglie inaridiscono e muore; 1' altro e quello the attacca il riso in sullo spigare e in sul granire, e del quale hanno parlato il Polli.ii, TAngelini ed il S:indri. Li- torno ad entrambi disserto il conte G. Bevilacqua rispon- dendo al seguente quesito proposto dalPAccademia di Mau- tova nel 1776, quail sono le cagioni della malattia del riso in erba, la quale io'garnieate si denomina carolo^ e quali i mezzi di prci-cnirla 0 curarla. ^4© DEL RISO Si e detto die nicuiii agronomi, a differenza di alcuni altri, fanno distiiizione tra carolo e bvusone; i nostri agri- coltori loro attribuiscono le seguenti disparila. II carolo e malattia clie cominci?« da' nodi e sale alle parti superiori , e lascia qualche avanzo di spiga su in alto provveduta di seme coaiunque imperfetto : il brusone e malattia apople- tica , die coglie la pianta dall'alto, e niiino avanzo di seme concede: il carolo infesta la risaja sparsamente, il brusone la invade spandendovisi senza interruzione. Ma perche decider si possa se queste malattie , non die la ruggine, e quella die Tiliier chiamo onnebbiamento o cosci- pazione, siano tra loro per poco o sostanzialmente diverse , e mestieri die gli agrononii ce ne porgano delle esatte de- scrizioni, non senza t'arci conoscere le piante parassite da cui sono accompagnate (i). II Biroli afFerma die il rise, comunque raramente , va eoggetto anche all' altre malattie coninni alle piante cerciili, come la filiggine, la golpe, ecc. ; annovera fra cotali malat- tie anche la grana rossa , intendendo pero di significare con questo nome "non qnella grana naturale a certe ri- saje , che e niente difetfosa , perche conserva tntte le qua- lita del miglior riso bianco, eccetto il variato colore, ma tjuella die snccede nelie risaje di riso bianco rarissinie volte, ed in certe fredde annate, la quale e una vera infe- zione , perche i grani macchiatl di rosso hanno un sapore ineno delicato dell'altro riso, ue hanno la sua durezza. » Oltre le malattie di laiignore dalle quali il riso pno cssere afFetto in varj tempi, v' ha qneH'altra malattia che chia- masi crodatura , e il Biroli cosi descrive : " e quella im- perfezione , nella quale il riso cresce egualmente come il sano \ perfeziona la spiga e il seme ^ ma questo appena toccato, e dall'aria scosso , si sgrana e cade sul suolo. La xnalattia consiste nel seme (che rimane sempre disgustoso al palato ) e nel suo pedicello, che diviene troppo sottile, quasi intisichito , che i contadini dicono abbruciato , in piodo che si stacca anche pel proprio peso. •> (i) Vfd. Re Malattie delle piante ; Biroli Trattato s(il ilso; Ghi- Viosi, AstolQ, Re, Ragazzoni , Trompeo, Fumagalli , Behrami Me~ ptorle su! hrusone ; Lonieni Varleta ngrariCf^ vol. I, pa", 1 14; fii-i i)lio(cca Jialiana. toni. 5c , pag, i|ci, t DFLI.E sue M\I.A.TTIF. Z^t AltiM malatiia del riso e II 5fione ; e cag'ionata dal fred- Ao , e la piaiila ne intirizzisce senza per altro rimanere oflesa come dal carolo; la spiga ne vien guasta, e non trovaiisi in cssa die piccoli graiii diseccati e imperfetti. Ma poiche siamo stati coiulotti a favellare, comunque imperfetiamenie, delle nialattie del riso, ora aggiugnerenio cio die risguarda g!i altri danni cui va soggetta si pre-^ ziosa pianta ovvei'o il suo seme:, ricopiando quanto dot- tamenie ne scrisse il sig* Ange'ini nella sna Memoria an- nnnziata. Avremo cosi esposto uii piccolo traitato patolo- gico Circa un vegetahile die »* tanta parte dclla ricchezza del nostro suolo , ne forse inutile rluscirii una tal opra ., die il conoscere i mali e il prime passo a farsi da chi trovar ne voglia i rimedj. B. " Debho ora additare tutte le erbe dan- nose ed nsnrpatrici , die nnocono al riso colle lore ra- dici , e clie fnrono dette dallo Spolverini incestuosi parti, note allora in qualche modo per gli scritti del Pontedera e del Segnier. Tutta la diligenza vuole usarsi nelle risaje particolaruiente vallive per svellere la typha latifoUa ( sa- lami o mazza sorda), il butomus umbellatus ( falso porro), il juncus articulatiis ( erba rossa) , lo scirpus palustiis ( lan- cia ) , lo scirpus maridmus , e cyperus montj ( triangoli ) e \o scirpus mucroriatus (porro). Quest'' ultimo scirpo e molto diffuso. Nelle basse risaje le due riymplicpa alba e lulea ( cappellazzi ) si estendono colle larghe foglie e gettano profoiide radici. e per isvellerle alFatto conviene adoperare il bad.le. Si cnri aliresi di stirpare la meniantes nymphoi- des (cappeliazzetti ), V arundo frngniitis (cannello), 'i\ pani- cum crus ij^alli (giavone detto anche migiio palusire ) , il potamngcton nntans ( lingue ) e la sagittaria sagittifolia (saette). Una pianta umile e die tappczza colle reticolate sue diramazioni la superficie delle ajuole, appena sparso il seme, e di cui copre il tenero germoglio, e la chara vul- garis ( foladina o grata ) da cui emanansi delle esalazioni die sembrano d'idrogeno solforato. Queste sono le erbe di cui fra noi del)lje operarsi accurata niondatura, ed alle quali ponno aggiungersi il cipero kuigo, la Leersia orizoide e Potricolaria volgare che non di rado s'incontrano per Loin- bardia. La summentovata cara o grata , pianta perenne che assai si difTonde colP intrccciamento del caule e delle 342 DEI, |;I50 foglie teunlssime, anziclie stirparln eolle niani , si ucciJe mettendo a secco quei coiupariiinenti di risaja , ne' cjnali ablioncla, qnaiido sta per nascere il rlso seminato. Essa sembra avvicinarsi alia varieta B della chnra iulgaris nella Flora Veronese. Nei liioglu uinldi resisle al sole di magp;io e poi resa inimersa nelP acqna rimette i snoi getti quasi innocai. II Cotali vegetabili colla lore vicinanza sono di notevole ostacolo al* libero cre.sciniento del riso, clie parecclii aliri nemici coiita ben aiiclie nel regno aniniale ai quali si fa passaggio, dislinguendo quelli clie lo daiineggiano nello state di vegetazione dagli altri clie cercano il grano nel luogo del deposito. Tra i |:irimi sono da noverarsi gli ani- mali acquaticl die si cibano dei teneri cotiledoni al pri- 1110 germogliare del seme; cioe qnelli piccoli pesci buoni a mangiarsi ed assal fecondi die nelle nostre acqiie dolci sono conoscinti sotto il nome di scardove, o ciprini degli ittiologi cyprinus albiirnus (i), C. grisUigme e C. phoxinus. JNelle vicinanze degli sljoccbi delle acqne d'irrigazione nelle ajnole agevolmente si possono vedere ad abboccare ie fo- gliette del riso nascente , e conviene impedire loro 1' in- gresso con qnalciie rete o bertovello , perciocdie e nota- bile talora il nocninento. Questo e pure notabile per parte delle diiocciole, conchiglie acquatiche appellate comiine- mente bogondle e cape , le qnali sono designate dai coa- cliiologi moderni coi nonii dei generi Limnea paludina e planorbe e fra le bivalvi adontite ed nnio, e nelle specie ajipiedi indicate (2). Esse divorano le prime niesse del riso al qnale non nuocono nello stato adulto, ma col toglier afFatto (i) II piu piccolo dei clpriai e dttto scardcvlna ed avola : delle sue scaglie si faiiiio false peile. '\ Di Linneo e Gmelin nel (2) LLlimXa palustris e Stagtialis La.nmvch.j genere Helix cogli stessi Lymiiaea auricularia Draparuand. \ nomi delle specie: la pa- Paludina vivipara ed achatina Lam. V l>"Hna poi agatina e VHe- J tix faiciata tli Linn. Planorbis corneas , spirorbis e vortex Lam. Vriio pirtorum Lara. Mi/a pictoruin Linn. Gmelin. • Anodondtes anatinus Lam. Drap. Mtjtilus anatinus Linn. Gmelin. ( Note deir autore. ) K DF.LLE SUE MAI, VTTIE. 3/^5 r accjiia air njnola iiiuojono neH'asciiUto ci>l|)ite dal caldo raggio del sole. II topo acquajiiolo ( mas nniphihius ) quando la pianta e lui po' cresciuta ne mozza le foglie per nidi- ficare luiigo gli argiiii. e mangia poi il grano neirautunno anclie mentre va maturando , e sara sempre utile cercarne i nidi per ammazzare la prole. >i Da alcniii vennero pure additati per nocivl il crostaceo apode caiicriforme detto coppetta nel Pavcse (i), lo scorpione acijn:uico (nnepa cinerea) fVa grinsetii, non che alcnne larve di friganee che nel primo siato vivono entro astucci nelle acqne, delie qiiali escono poi alate nello siato coiiipleto; ma per noi questi esseri non ponno rignardarsi propriamente dannosi alle risaje. Tali pero mi apparvero, non pero in tutti gli anni, fra gPinsetti ortotteri due cavallette. I. Grillwi Linn, acridium Fabr. thalasiniis. Acridio gianco. Verdognolo, antenna corte . corsaletto liscio con una macchia lineare oscura ai lati davanti, elitre grigiastre colla costa verde alia liase, una linea oscura, quasi in coniinuazione colle macchie del corsaletto divide il verde ed il grigiastro dell' elitra ; aii jaline fosche airestremitfi. II. Locusta dorsnlis Lutreille. Locnsta dorsale. E jiiu piccola di una meta deil'acridio de- scritto. Antenv.e lunghe tre volte come il corpo. Verde con una striscia bruna dall' occipite sul torace , e sulP addome longitudinalmente. La striscia orlata ai lati sul cor[>o e snl torace di giallognolo. Elitre bionde , ali liiancliicce a aer- vaturc brune. Le elitre sorpassano le ali e sono piu lua- ghe dciraddome. Questo al disotto squamoso ed in mezz:> a ciascnna sqnama una macchin rotonda bruna. K assai viciiia alia locusta fiiscn. Ambedue gli ortotteri incidono verso la meta lo stelo cbe si scavezza e cercando cibo fanno co-si disseccare alcnne spirbe. » Qnando pnrlai dei danni specialmente causati nel 1826 (.lalla nottua gamma nella provincia Veronese ( Bibl. ital. torn. XLV 1827) feci pur menzione dei guasti inferiti a!- r Italia dalle voraci schiere delie cavallette. Quasi tutti i nostri uccelli domestici amano per cibo il riso e di sapore (I) V(d. Gene, Insetti nocivi ^ pag. i3. Esscndo animali molto inquieii ( cosi dice il Gene ), ed avendo il costume di cacciarsi en- no il liui',) e di spingersi da cola verso la superficie dcir acqiia con nioita Ibrza e presrezza, ne accade che le tenere piandne di riso vengono jiiadicaro c snllevate a fior d'' arqna , ove periseono. 344 ^^^- ^^^o squislto divenf^ono i capponi, i galll d'linlia, le oclie , Is anitre e le faraone, clie vengoiio tennte nel cadente au- tunno dopo la raccolta in vicinanza delle risaje. Fra i ralli o gallinette nn aiigello di passaggio e assai richiesto alle niense det ricciii e nrto col nonie ili s.iroldina , dai fran- cesi marouctf, e dagli ovmto\o^\ s^aUinula porzana. In pri- iiiavera da niezzoguTiio vola verso setteDtrione, o si fernia ])er pochi di alle sponde delle nostre riviere dei laghi e degli stagni ove I* erlje e le caane possono porgerle un oc- culto ricovero. Nidifica nelie maremme e nelle paludi lito- rali dell'Adriatico. Neirantunno poi fuggendo il fredJo ri- torna ai paesi nieridionali, e soggiorna nel passare per un mese circa nelle nostre visaje, alimentandosi di piccole chiocciole, di semenze di erhe acqiiaticlie e di riso, col quale molio impingua ed arrostita e in pregio di venaglone di gusto niolto delicato. " Fra gli augelletti die noi diciamo a becco soitile nel ge- nera silvia vi lianno i canuaroli o risaroli, syhia fragniitis e palustris. Piii comune e forse la niotacilla anindinacrn di Gmelin. Ghiotti di riso s'i;)grassano talmente che mostrano stento e fatica a volare nelP ottobre dopo la falciatura tra le life e le canne dei fossi circoiidanti i fondi irrigui. Fra i passeri tre possono ritenersi avidi del riso e sono la frin- gilla cisalpina o passero comune , la fringilla montana o passera grottina e la frin^illa hispaninlensis di Temminck. Le due prime specie abitano la nostra provincia : la ci- salpina sta piu dappresso alle montagne ed ancbe nelle citta e villaggi, e la seconda piii al mezzogiorno e sovente sono promiscue nei campi in qualche paese di bassa pianura , e la terza poi trovasi in Sicilia (i). (i) L' anitra ( njias boschas Linn.) clie e il tipo dell" anitra co- mune e di tutte le sue varieta vive in socierii e nidifica nt-lle no- stre valli e nelle laguue , e si pasce dt-l liso. L'' oca selvatica ( anas anser ferus Linn. Teiuni. da cui provenuero le oclie doiuesciclie ), vedesi ma di rado uclle graudi lisaje. Secondo il professor Paolo Savi piii uociva e I'oca gi'anajiiola (anser sesetiiiu di Guiclin e Tem- minck) specie disrinta dalla selvatica, e clie jn-efei-isre al riso il fVu- niento. Altri ed anclie gi-ossi uccelli si ferniano nelle risaje come sarebbero le beccacce e beccaccine ( Scolopax , arquata , phaeopus major ^ rusticula , gallinago e gallinula ) , la cicof;ua biauca e nera, ^li aghironi o sgarzi (Ardea ciiierea. purpurea^ alba, garzecia e stcllu- ris)^ nia si pa^cono piuttosto che del riso di raie, pesci , chiocciole, iusetti e vermi. ( Nota deW aiitore. ) r. DEI.t-E SUE MALATTIF. S^S, » Rimnne a ragionare degli animal! die distrnggono il grano nei luoglii di deposito , niagazziiii e granaj. Oltre il mentovato anfibio molti altrl topi sono bramosi del seme particolarmente brillato : i due grossi miis rattus c decumanus di Gmelin, il medio mus tec'orum di Savi ed il iniaore mus musruhis sono la pcste dei granaj e dei niagaz7.ini (i). Con gatti e trappole si fa loro la guerra, ma non si piio cansnre affatto il pregiudizio. A malgrado di qiialche attenzione per cbiudere bene le aperture dei granaj onde non entrino colombi ed altri uccelli , la pas- sera comnne segnatamente in inverno vi s' introduce astu- tamente per qualclie piccolo foro del tetto o fra legola e tegola, ed anche per garantire il risone nell'alto piano della casa opportuna sara certatiiente la impalcatura del tetto intavoiando con pianelle sottlli, o mattoni quadrilunglii , ed armando le finestre d'inferriata a maglia , ramata. >> Nella mia Mtinoria del formentone ed insetti nocivi pub- blicata nel patrlo giornnle il Poligrafo pel i83o toccai di passaggio li tignuola maizella, t/nea intfrpunctella che nutresi anche del riso jjrillaio, nia poco nolabile e il danno. Nel ri- sone non incontransi insetti roditori, la dura corteccia che lo circonda difendendolo dal loro morso. Non cosi avviene del riso brillato o bianco, cui alcuni coleotteri recano no- cumento. Coniuni nelle farine bianclie e gialle trovansi due cosi detti partaro'f/ che sono i tenebrioni oscuro e mugnajo, le di cui larve giallognole grate ai rosignuuli sono appellate Volgarmente camole. Ambo descritti furono dal chiarissimo professore sig. Gene nella Biblloteca agraria puljblicata in ]\Iilano nel 1827, ed a tali tenelirioni , o in istato di larva o di entomata completo si associa talora aUro tenebrione, il mauritanico , descritto pure dal citato autore sotto il nome di troi^oss:ta caraboidfs. II fu jirofessore in Pavia Bayle-Barelle lo avea gia notato nel 1809 qual nocivo al frumento figurando larva ed insetto ; nessuno pero lo in- dico infesto al riso che mangia nella prima vita vermi- forme , comunque non sia guari moltiplicato. Veruie o larva hianca coUa testa dura nera , o color marrone , muulta di forii mandibule, allato alle quali spiccano due anteiinette, e sotto la bocca i palpi. Dodici incisure formano il corpo (1) Iconografia dt-lla Fami;i Italica di C. L. Bonaparte 346 DEL KI80 sparso di qnalche pelo rigido , la prima alia testa lia su- periorniente una macchia briina arcuata e liipartita , la se- conda e la terza due punti briini, e 1' ultima termina coa un' appendice cornea e biforcuta , cioe a doppio uncino. Occorre sovente nel riso conservato da qualche tempo e 1' insetto dicbiarato non sendira in alcun modo infesto, poi- che egli sia fra i carnivori ed attacca le ciniglie delle ti- gnuole. Cosi descrivesi. Alato nero con strie lisce suU'eli- tre e torace cordiforme. E piu piccolo di una meta del teneljrione mugnajo. I cilatl anlori Barclle e Gene favel- larono dei due pnntlriioli del grano ; ed e da notarsi cjuanto viene riferito dal sfcondo nella Biblioteca agraria sotto t nomi di calandra g anaria e calandra oryzce di Fabricio. Comunemente sono conosciuti sotto la denominazione di morini, pundroU e trivellini -^ la seconda calandra e piii dif- fusa nei paesi meridionali e difFerisce dalla granaria per avere sopra ogni elitra due macchiette rossigne. Ambedne per altro rinvengonsi nel riso liianco e fra noi specialmente la granaria. Linneo , Gmclin e Villers le lianno collocate nel genere cwciilio , la kiiigliezza del loro corpo e di due linee circa colle antenne un po' clavate infisse sul rostro , e la larghezza del torace e qunnto qnella dell' addoine. " Fra gli entoniati emitteii che lianno ripiegata la bocca verso il petto, nelle abiiazioni comune aldjiamo la blatta crientale, o piattola detta anclie scarafnggio, die in molto numero spesse liate trovasl nelle dispense delle farine e del pane, non ciie nelle cucine. Amano questi schifosi animaletti i luoghi tepidi , e neU'inverno si raccolgono intorno ai fo- colari e presso i forni delle plstorie. Durante il giorno si tengono celati nei buchi e fessure dei mari, degli assiti , del paviniento e degli armadj , e lucifngi escono di notte a sacclieggiare guastaado piu di qiiello che nianginno quasi ogni soria di coiiimestibile ed anche il cuojo , ed all' ap- parire di un lume scampano veloci riparando nei pertugi o screpolatnre. E detto che nel clima di Parigi muojono tutte le blatte conservandosi la specie colla deposizione delle uova nel tempo autunnale, e dischindentisi nella pri- mavera. I gatti , le donnole ed alcuni topi le uccidono e le divornno , ma non e ad essi liberamente concesso I'adito ni magazzini ed agli armadj dei commestibili. A questi sca- rafaggi si puo apprestare qualche agguato e far loro la guerra. Dappresso ai cumuli della fii'ina e del riso si puo E DF.LLE SUE MaL\'ITIE. 347 tcner sollevato Jurante la nolle nna o due tavolette o pJa- nelle tU cotto niattone per oflVir loro tra la p.anella ed . pavimento un asilo e ricovero , e di giorrio farle cadere al posto per ischiacciarli sotlo. Si potrebbe far uso akresi di pasta avvelenata coU' arsenico , dlstiibuendone varj pezzi per la staaza chinsa , n.a questo rimedio ha talora dei aravi incoavenieiui. Coa vantaggio piiutosto e a prefenrsi r iasidia atta egualmeiUe ad accalappiare i sorci ponendo una seccbia od altro ancbe magglor rec.piente d. legao , di terra cotta o di metallo quasi ripieno d. acqua, mem ( messa nel mezzo accio stia a galla un ass.cella e della paglia minuta , con un po' di cacio e farina ) adagiaryi un accesso per .node, cbe le blatte avendo posto p.ede suir assicella piu non possano risalire alio scampo, ed al- lora si annegano coU' acqua bollentc o si fan raor.re scbiac- ^ "*» Oltre a questa blatta di origine orlentale, altra ne e per- venuta ueiritalia meridlonale colla navigazione dairaltro emisfero cbe appellasi plattola americana , e nomata nelle contrade native kakerlack. Essa viaggia su. nav.gh di com- mercio cbe solcano il Mediterraneo , e sui quali si pasce come la nostrale del riso e di ogai cibo vegetabile , non ommesse le carni salate e cotte , delle quali la prima non sembra gbiotta. Si rassomigliano nelle forme, ma diversi- ficano nella grandezza e nel colore. La blatta americana e piu erossa e tutta di un color fulvo-ferrugineo colle ebtre sorpassanti la kmgbezza del corpo , e quella onentale e bruna colle elitre abbreviate e meno lunglie dell addome , e la femmina e altera , come i suoi piccoh e partorisce un novo quasi della grossezza dell' addome stesso. In am- bedue le antenne sono lungbe e setacee, i piedi corridori, e sopra 1' ano sporgono due piccole appendici a guisa di cornetti. >i 348 Sulle viccnde della filosofia e sidla estensione , utilitd ed importanza dl questa scieiiza. Discorso storico-' cridco del professore Giuseppe Caleffi. — Firen- ze, 1 83", coi tipi della Qalilejana, in 8.", di pag. 112. Lir. I. 74 ital. G, >ave fatlca durerebhe clii trovar volesse la ra- gion sufficiente di questo libro, di cui ne vi era certo alcun bisogno , ne sperar puossi clie produca alcun profiito. Perocche iiisigni scrittori e nostrali e fore- stieii le vicende della (ilosotia narrarono distesaniente, e nelle opere loro gli amatori di sitTatti studj trovatio e diligenza di ricerche , e copia di notizie , ed ec- cellenza di trattazione ; ne per altra parte im argo- mento cosi importante e vasto puossi conveniente- meiite in un discorso di poche pagine restringeie. In quanto poi aU'utilita della filosofia non pare clie a giorni nostri si desideri alcun argomento che la dimostri ; e tanto a nostro avviso vale era provar la utilita della filosofia , quanto varrebbe provare la necessita dei cibi che ci nutrono. Sembra che il pro- fessore Caleffi presentisse la osservazione preliminare che facciamo , poiche dichiara in una nota , ch' egli scrisse il discorso unicamente pe* suoi allievi , e che . Cio premesso, I'autore va ri- cercando quale possa essere stata la origine della filosolia , gcnere di ricerca che noi chiameremmo volentieri di lusso , poiche la filosolia scnza avere una origine positiva, come i fiumi e le piante , si fbi nia naturalinente col progredire che fanno gli uo- niini nella vera civilta ; il quale progredire e un nianiresto avviamento verso la sapienza , di rui la filosofia e la interprete. Poscia noniinati appena i Cal- dei, i Persiani , gli Egizj , gP Indiani , gli Etiopi , i Cinesi ecc. il signer Caleffi vicne a parlare della filo- solia dei Greci c ne accenna le molti[)lici scuole come la jonica, la socratica , Paccadcmica, la peripatetica , la cinica , la stoica, la epicurea, quelle di Pitagora, di Senofane , di Parnienide , di Pirrone , degli Etru- schi e degli antichi Pvoniani ; ma di tutte queste scuole non dimostra gli spcciali caratteri da cui sono distinte. Soltanto si trattiene ad espor con brevi parole le dot- trine di Platone e di Aristotele, indicando come siensi trasfuse nelle scuole moderne e le abbiano divise , nia senza avvertire die i germi di esse si trovano nelle altre scuole che alP accadeniia ed al peripato di lunga mano precedettero. Poscia tocca alcune cose rapidamente della lilosofia dei Romani, delle contese agitate tra i cosi dctti Pvealisti e Nominalisti , della filosofia scolastica , delle opposizioni che cjuesta in- contro nei tre secoli che venuero dopo il 1200, de- gli sforzi che per ristaurare la buona filosofia feccro e Dante e il Petrarca e il Bessarione, e il Boccaccio e il Fif-ino e il Pomponazzi e parecchi altri prestanti ingegni in Germania , in Inghilterra e in Italia sin- golarmente. Dimostra come t[uesta restaurjizione me- glio che dagli altri preparata dal Campanella e dal Ramo fu eflicacemente promossa da Bacone di Veru- lamio , le cui dottrine furono propagate ed interprc- tate dal Gassendi , ed in tempi da noi meno remoti da Locke, dal Condillac . dal Genovesi , dal Bonnet, tUl Tinuf ecc. ; mcnire in Francia ed in Germania oSo DELLV FIL050FJ V sorgevano le diverse sciiole del Cai tcsio , del IMale- branche , dtUo Spinosa , del Leibnizio , del ^TolH' e del Kant. Quindi il signor Calefii precede a parlare del Cousin , da lui qualilicato principc della scuola scozzese , e degl' Italiani Galluppi , Romagnosi, Ma- luiani e Testa; e dopo aver con sufficiente chiarezza esposte le idee degl' indicati Fdosofi e di qucUi spe- cialmente, die niiovi sistemi insegnarono, conchiiule la prima parte del suo discorso , la n \rrazione cioe delle vicende dolla tdosofia , coll" analisi dei principj e con un niagnitico elogio di Paolo Costa , la cui opera e singolariiiente la terza edizione di esso pub- l)licata in Firenze dal Ricordi egli « e per jnofondo sapere e per chiarezza di nietodo e per sicurezza di teoriclie » reputa die sia « la piii idonca a in- dirizzare la giovcntu non per torti sentieri » alia 1 losolica scienza. Nella seconda parte del Discorso , in cni I" autoie si propone di niostrar quanta sia la estensione , la iitilita , e la importanza della tilosolia, egli premette die r uonio sendo un ente complcsso, coniposto cioe di spirito e di corpo , devono necessa; iamente i psi- cologi ricorrere alia fisiologia per invcstigarne la na- tura, e cita in appoggio della sua scntenza l autoritu del Cabanis, drirOttin, del Broussais, e Tcscnipio d( I Locke, del Condillac, del Tracy : cc lungi dunque, egli csclama , dal credere die il cosi detto sen^ualismo o sensisnio sia per esscre (|uanto prima lidotto a per- petuo silenzio dalla voce possente deU'rccletismo, noi pensiamo invece die ove non mancliino i snoi pro- seliti di coltivare con ardore la loro scienza. non an- dra guari die essi potranno ragionare de' fenomeni intellettuali e dei morali principj colla medesima cer- tezza onde oggi ragionasi di cjuelli della fisica e ddia IJsiologia ; e nulla avranno ad invidiare a' loro pro- suntuosi inipugnaiori. » Dopo questa tirata di pa- role, die noi confessiamo in gran parte di non intcii- dcre, Tautore diiuostra la importanza c novera i j)r('gi della filosofja col tratto seguente die noi rifeiianio I)i G. CALEFFI. 35f volcntieri , aiiche per oU'erire ai nostri lettoi i un saggio clello stile con cui qiiesta scrittura e tlettata : rno, ma accadde talvolta che la siiperficie pote rialzarsi setiza che avvenissero nella sua inassa quelle separazioni di coritinuita die cosiiuiiscono le squarciature. A questa ca- gione debbesi ascrivere il fenonieno de' sollevanienti noti accompagnati da rotture delia crosta priniitiva della terra, i quali sconvolsero Ijensi 1" origiuaria disposizione degU strati marini, nia non giunsero a produrre queU' allonta- naiuento tra lore, o meglio quelle alternative di strati ma- rini e di strati vulcanici che v^dianio ne' monti spaccati dalla forza espansiva di ben piu grandi e piii gagliarde eriizioni. Alia vista di tali e tanti sovvertimenti osservati neglL strati di sedinjemo e naturale che il geognosta domandi a se stesso , se tutti sieno nati in uii incdesimo tempo, owero in epoclie differenti ; se i soUtvamenti di ccUene intiere di monti abbiano potuto produrre grandi rivoluzioni nel globo , pariicolurmente nclle ruzze dcgli animali ora perdute di cui trovianio le reliquie ndle montagne ? La prima di queste do- mr.nde trova un' adegnata risposta nelle o>servnzioni die si sono fatte intorno i sollevamenti , le quali oltre di avere arricchiia la scienza di uuovi fatti iinportanti , hanno ezian- dlo fatto conoscere che non in uno solo, ma in alcuni de- terniinaii periodi di tempo gli strati pietrosi sono stati sconvoki e rovesciati dalla furza de' vulcani. La seconda doiuanda trova anch'essa una soddisfacente risposta, subito the si voglia por mente all' intenso calore che alTacqua fa comunicato dai vulcani , per cui innalzatasi la temperatura ad un grado incompatibile coll' organizzazione, eljbe a pe- rire gran parte delle razze che vivcvano in seno al mare di allora (i). (i) t)i;re alle specie deperiie iu causa del forte g,iado di calove iiu| .tniio alle acqiie inavine dai getd ili lava spiuti su d Jle ejezio- iii^ v'ha aticoi'a iiifalira ragijue la quale ni oppose alia vita dfgli 35() NOTA f.EOGNtiSl ICU-GI tiLuGlO \, Due 90110 le opinioni inlrodotte nella teoiica cit' sollrva- rnpiiti : nella prima si consitierano ie catene de" motiti come cffetti di ejezioni vnlcaniclie accaJutc nelle cnoclie geolo- giclie, cominclamlo dalle piu antiche fiiio a tjuella in ciii cbbe compiiiiento 11 tcrreiio dilnviano : nella seconda si crede in vece clie i sollevanienii abhiano avuto principio dopo il consolidamento del terreno della cieta , ed abhiano jjrogredito per tutto (jnel tempo in cui si formarono i ter- rem terziarj. Qnesi' nltiiiia opinione soggiace a gravi ecce- zioni , e Boue , dopo di avere riferiti i fatti geologici die lion si possono con cssa spiegare , si dicliiara per la prima, come quella the ineglio si adatta alle circoscan7e necessa- rie alia spiegazione de' feiioiiieDi ( Bone. Menioiies Cf'olos,i--' ques etc., pug. 6 e 358 , rails. ifJSa, 8.°). Di latto i solle- vamenti die ancora sbiicano a quando a qnando dai mari, polrehhero essere nna continuazione di qnelli die in cia- scnna dclie epoclie staliilite dai geoiogi sqnarcinrono Ja crosta solida del gloho , i qnali coll' innalzare die feeero in un sito ed ahbassare in un altro il t'oiido del mare aii- tico , hanno dato al contineuti la ibrma che ora conser- vano. Sotto qnesto aspetto jiare die la prima delle snd- tlette opinion! ritenga tutti i suoi vantaggi seiiza aver nulla che non stia in accordo con le osservazioni , e senza che possa sembrar strano lo ammetterla a preferenza deiral-" tra. Che se poi alcuno cliiedesse in quaii tempi qneste ejc-' '/ioni sieno state piii gagliarde, ed in qnali piii miti , si pud rispondere die cfunloia vogliasi giudlcare con la scorta dei fenomeni che preseniano le montagne, siamo forzati a cre- tlere che grandiose sieno state quelle accadute dopo il con^ fcolidamento de' terreni intermediarj , giacdie hanno potnto rompere e rialzare gli strati di essi terreni e spinger fiiori grossi torrenti di rocce granitoidi e di rocce sieiiitidie; che imponenti del pari debbono essere state le ejezioni occorse durante la deposizione stretti n cretiere che al siillevaiiicnti delle opoclie siulileife sia siicceduto iin lunj^o perloili) di riposo, dnrniite il (jumIc Io ilcposizioni traii- <^[ndlp del mare lianno condutto a ci)m[5inieiito il terrenr* della creta , ed haano formaia una prau parte de' terreni terz\i\i]. Ill mezzo a questo riposo , iuierrotto forse da ac- cidciitnii cause perLurbatricl , presero priucijiio le ejezioni traclildehe e hasaltinc, le cpiali , coiueclie violonti e co- piose , veanefo nullameno iu qualclie uiodo represse dall.i couipre«smne esercitaia dalla ciosta terrestre die iva di- veutaiido piu ^rossa dl mano in niaiio che il mare depo- ocva sul prOjuio foudo i uuiiei'iali delle rocce di sedimento superiore. Ai uioiti srouvol^imentl accaduii in qnesti catacllsnii del glal)o si dehliono atti-ibuii'e alcUiii de" reuomeui clie osser- viaiuo sulln teiTa , fra i qnali j^iova c[ui ricoi'dare i niassi dl jiraiiito shinciati a disianze iiifredil)ili dalla t'orza dei vulcani . e le feiuUture prodottc dalla stessa forza nei moiiti , le qnali, penetrate poscia dalle acqne marine, soggiacquerti n coiitiiiuc erosioiii e determiaarouo la forniazione di molt« valli. II sig. Elia de Beaumont die <.Ia esperto geologo Iia trat- tato cjuesio argomento , ritiene aadTegli che i sollevamenti de' diveroi sisteml di uiontagne siano accaduii in epoche diverse sussegnite sempre da iutervalli di riposo piii o uieno lunghii e die gli strati slciio stall rialzatl la dire- eio.ii determinate per opera di sollevamenti ch' cgll repuia pecnllarl a ciascun sistema dl niontagne. Crede iaoltre che durante ciascun riposo il niare abljia contlnuato a deporre le sostanze terree die teneva dlsciolte o sospese , le qualt unendosi fra dl loro si dislribuirono In istrati orizzontali apple de' lerrenl rialzatl dalle ejezioni. Ecco dunque di- strutta queir nniforinlta dl disposizione die pur dovrebbe eslstere IVa gli strati dl sedimento antico e gli strati d'ori- giue posteriore. Qnestl ultiiui , la cul posizlone originaria essere doveva parallel.! alTorizzoute , furono anch' essi scoq- volti da ejezioni posteriori, ma la loro direzione non coin- cide punto con quella die le I'orze sollevatrlci hanno data ngll strati delle precedeml formazioni. Pero gli strati che si sono format! ne' period! dl riposo hanno potuto in moiti paesi conservnre la prltultiva loro disposizione a fronte del 358 NOT\ CrOOXOSTICO-CEOLOGlC \, generale disortline che ne'' terreni analoghi cU altrl Inoglii vi lianno cagioaato si fatte rivolnzioni; lo clie vuoisi ascri- Tere alia varia solidiia e grossezza clella crosla terrestre, la quale se in alcuni punti fu oljbligata di cedere alle forze esplodenti delle ejezioni , in altri ha potato reprliiierle e mantenere illcsi gli strati di sedimento clie la copfivano. L' epoca del soUevamento di iin particolare sistema di montagiie si pub riconoscere, per quanto crede il Beaumont^ esaininando quali fra le rdcce clie lo compongono siano in istrati sconvoiti e raddrizzati, e qnali in istrati orizzontali o disposti in una direzione differente. Per esempio gli sclii- sti e la grau%vak di transizione jiossono essere state dislo- cate prima che sopra di esse si deponesse la formazione bi- liiminosa composta del calcnre carbonioso e delP arenaria rossa antica ; e in questo caso la posizione deiili strati del terreno inferiore deve apparire diversa da qnelia degli strati del terreno superiore, o come si snol dire discordante. Di fttto gli strati schistosi delP Harz , quelli dello scliisto e della grauwak de' monti ( Vosges ) che separano I'Alsazia e la Franca contea dalla Lorena erano gia stati soUevati qiiando si formarono i terreni cai-boniosi, i quali o si ada- giarono sopra i lagli degli strati suddetti , o si deposita- rono ai loro piedi , assnmendo una stratificazione diversa da quella che presentano gli strati della formazione ante- riore. Ha osservato Beaumont che gli strati del terreno di transizione lianno una costante direzione dall' est-nord-est, air ovest-sud-ovest , od almeno Taflettano, deviando poco dalla medesima. Tale e la direzione degli strati piii sopra rlcordati, e tale e pur quella di altri monti di transizione deir Europa , i quali , maliirado i sollevamenti succeduti dopo , conservano tuttavia 1' impronta della direzione che lianno ricevuta dalle prime ejezioni ( Benumont , Reclierches sur hs revolutions de la surface du v.lobe etc. Annales des sciences nat. , septem. 1829, fevrier i83o ). Pero , se questa direzione degli strati di schisto e degli strati di grauwak fosse costante in tutte le comrade ove sonovi rocce di transizione, come semljra inclinato a cre- dere il sig. de Beaumont, si direbbe che tale costanza sia stata determinata da una forza la quale, dopo di avere agito sopra i detti strati, abbia potuto incanalarsi per un'altra strada e smuovere gli strati delle formazioni piix recenti senza alterare la posizione che data aveva precedenteinente Di I. A. CATtr.r.o. 3r^ agli. strati ptii antichi. Fatto sta pol die qiiesta costanza di direzione negli strati rialzati dalle anticlie ejezioiii noa si ripete in tutii qaei luoglii ne' qnali gli schisti di trau- sizioiie appajono dislocati \, quiiidi il sigiiore ile Beaumont iiii perinetteia di osservare die qnella spiegazione die con- viene ad una data locallta iion pno essere appi cata ad iiu'al- tra la quale preseiiti le siesse rocce sotto circostanze di giacitura diflFerenti, e uiolti errori sono nati dall'aver vo- huo generalizzare un po' troppo il principio die ove sono strati sollevati sotto diverse direzioni vi esista una diife- reaza di foiinazioae tra gli uni e gli altri. In conferma di quanto qui si asserisce soggiungero die i fatii i quali de- pongono coniro la surriferita opinioiie si osservano in varj luoghi deir alto Belluiiese , provincia uoa aiicora conveniea- teinente esaininata dai naturalisti. In molti puiiti della graiide catena di niontagne die se- para al nord-nord-est il basso dalTalto territorio, si vede sporgere lo sdiisto argilloso, roccia die si piio risguardare come la tbndaiiientale e come il nocciolo interno visibile su cui le altre rocce si sono coricate. L' ordine degli strati o corsi di questa pietra e stato in piii siti guastaio per modo die alcunl degli strati appajono rovesciati, altri pie- gati in arco , altri inaalzati , e lutti posti fuori della loro originaria situazione. ISella valle Iniperina presso Agonlo sembra die lo sdiisto sia sbucato fuori senza smovere dai sue sito quella niassa enorme di calcare die gli sta di prospetto , e sulla quale si e in parte accollato moilitican- dola in gesso anidro (i). L' azione dclla roccia pirica sciii- stosa ha inoltre sligurati , anzi cancellati i segni die deter- iTiinano la siratiiicazione del calcare , tal die la jjart-te della nioutagna otfre I' aspetto d' una grande muraglia priva di (l) Lo scliisto uero, kicenre, luetallitpro e calcaritero di Agoi"dn, che il coute Marzarl licouobbe prima di ogn*' altro per una roccia vulcanica, appoggiasi al sad-est sul calcare alpiuo , ed al nord-ovrsc ricopre lo schisto fondanientale , la cui cuntiunazione intt-inasi pa- tentemenre sotto la fonuazione secondaiia sostenuta da un poten- tissiuio letto di arenaria lossa antica. Queato ciuieo di scliisto neio coronaute , incassato ira il calcare e lo scliisto argilloso toruia la luontagna dccta Riva. ed e conslderato ilal jn-cdetto iMarzari conm una colata venuta dall'alto basso, non p.i\ couic un isullev.oaenio , ed ebl)e mrio a pcnsare cosi. ^66 NOTA CtOCNoS'lICO-CF.OI.OGini, division! npparenti e come formata di uri solo gclioj fe- nonieiio die in passato lia dato Inogo a moke ipotesi , e die ora si spiega facilissiinamcnte aiiinieiifudo 1' influenza esorcitata dalla lava sopra le roccc die jircesistevano alle ejezioni. Circa venti nii2,lia distante dalla \alle Imperina, ina sem- pre nella stcssa catena di inonti e sopra le medeainie rocce, vi si osservano degli altri sollevanienti i qiinii l)enclie niolLo grandiosi si ripetono sotto circostanze di giacitura die non coincidono punlo con quelle die })resenta lo sdiisto nero di Agordo. II calcare alpino della valie di Rnmian nel Ca- dore fu sollevato unitaniente alio scliisto , ch" e la roccia come dicemnio su cni appoggiano tiitie le fonnaziotii degli stati vencti ; ma gli strr.ii cosi eretti soiio qnclli stessi die alia sinistra del liume Boite presso Venas si ravvisano in Una posizione quasi orizzontale. la quale si conserva fin dove lo sdiisto si mostra all' ocdiio delP osservatore. "Verso Peajo , paese situato poco lungi dalla valle di Rn- mian , i tagli e le teste degli strati raddrizzati sono rico- perti da tin coronamento dnleritlco molto potente, il quale contenendo gli stessi materiali die couipongono lo sdiisto fondamentale semhra non essere akro die lo stesso sdiisto fuso e cangiato in doierite dal fuoco vulcanico. Nel punto dove la caiena alpina rimane interroita dalla prateria dl Peajo, vedesi la Pittra verde (i) addossata sui margini estremi della rupe con cui finiscono i nionti di Rumian , la quale sembra essere piuttosto il prodotto di una colatn clie quello di un sollevamento. Troppo mi dilunglierei se volessi esaminare tutte le ano- malie di dlrezione e di giacitura della roccia scliistosa ; diro solaniente ciressa ricomparisce nella valle deU'Ansiei dove Hppare soUevata e squarclata in pin maniere da ejezioni vulcaniche grand! , le quali recando seco i solfuri di piii metalli poterono convercire in gesso la roccia calcaria , e modificare notevolmente la roccia schistosa. Quivi lo sdii- sto, tuttoclie simile a quello della valle di Rumian fa le (l) Di questa jiietra, cli' io vidi in poaro in moiri lnoglii del Be!- lunese , e die o-\ nnque mi pvest^nto gli stessi caratleri di giacitura, parlo a iungo nella Zoologia fnssi/cy non die in una iiiia letteva a! signov Boue insf-rila nel lascicolo XC del Gioinale ili TreviftO j'er Pinno iJ'a!^!. or t. A. c^TUT.i.o. 36 i Teci di una roctia di trabocco, giacche in quel dintorni lion lio sapiuo scorgere ne doleriii , ne porfidi , ne altre rocce piriclie a cut atlribuire si possano gli enormi sconvol- giinenti accaduti in quel trntto di su^^lo die v' lia tra Lozzo ^ Anronzo , nientre il raddrizzninento degli strati die fian- difggiano a sinistra del iiume Boite la valle di Rumian e stato come dissi evidentemente prodotto da eruzioni dole- riticlie, le quali shncarono dal monte di Peajo per dila- tarsi sulle cinie delle vicine eiiiinenze. Se lo schisto rain- niollito e inesso in fusione dal calor centrale Iia potuto sol- lovare la formazione di sediniento inferiore che si vede tra Lozzo e Anronzo, cangiando il calcare alpino in gesso anidro , com' e succednto ad Agnrdo;, ese la dolerlte, ben qnindici luiglia piti Kingi , lia potuto alia sua volta rial- zai'c le rncce die si voggono tra Peajo e Venas senza pro- durre verun cangiamento nella composizione del calcare, egli e forza credere che le stesse circostanze non siano concorse alia produzione de" detti solleviimenti , e conse- guentemente non si possa asstrire die uel tempo nel quale furono sollevate le stratificazioni di Peajo , quelle ancora si radilri/.zassero di Lozzo e di Auronzo. Ma vuole il si- gnore de Beauninnt die 1 soUevanienti nellG piu antiche formazioni di sedimento siauo accaduti in un sol tempo v e pour uinxi dir d'un seal coup , alia quale senteaza sein- brano opporsi i fatti suddetti , giacche o'tre le differenze che anunettono Ira di loro i fenonieni teste allegati , ve n' ha un" altra di non minore importanza , cioe la varia di- rezione die gli strati hanno ricevuta dalla forza che per- turbi) r originaria loro giacitura. Di fatto gli strati dello scliisio , del calcare e delle inarne alpine che sono piii vi- cini alio sbocco della dolerite ( Ptajo ) si eressero dall'est verso il nord formando un angolo di circa 65 gradi, lad- dove gli stessi strati che due iniglia piii Inngi spalleggiano la valle di Rumian appajono verticali , poi si abbassano e si occultano, indi tornano a mostrarsi nella valle del Boite tlo\e r orizzontalita loro rimane appena alterata. Per Pop- posto lo schisto di Lozzo e di altri luoghi piii prossimi alia valle del Piave ( Pelos ) si eleva di pochi nietri dal suolo in parte gessoso , e invece di seguire la direzione perpendicolare , si piega e si ripiega in tutti i versi , for- mando tratto tratto de' gruppi di assai Iireve estensione ( i'olle dell' ^'insiei ). Qnestf dilferenze inducono a pensare 362 NOT\ GEOGNOSTICO-GEOLOGir.A, clie se gli schist! dell'Agorilino e del Cadofino sono con- temporanei in origine, non lo siano del pari ne" rispettivi loro sollevamemi , e clie la forza e intensitii delle ejezioni clie gli lianno spostati dalla primitiva lor sede nOii sieno state per tutti le stesse. Mi restava da sapere se lo scliisto de' Inoglii fin qui ri- cordati sia state in varj tempi e a varie riprese solievaio innanzi die il mare cominciasse a deporre i iiiateriali del calcare jurese, ovvero dopo ; e le osservazioni fatte a que- sto fine mi diinostrarono 1' anieriorita de' sollevamenti alia comparsa del detto calcare. Nel Cadorino il calcare del Jura ha potuto ricevere un grande svilnppo, ma in nessun luogo di quel paese la sua stratificazione appare sconcertata dallo sbocco di quelle frequen;i masse di schisto clie sconvolsero gli strati delle piu anticlie formazioni, benclie in ahri luo- glii ( presso Belluno ) sia stato ancli' esso sensibilmenle smos-o dai sollevamenti. E vero clie gli strati di una grau parte della catena jnrassica die si vede tra Borca e Am- pezzo presentnno un' inclinazione piii forte di quella die gli strati di altri luoghi non hanno , ma cio dipende dal- I'essere stati deposti sopra un fondo molto irre^olare , e forse sopra le gibbosita e ineguaglianze prodoite dal rial- zamento degli strati die preesisievano alia loro formazione, per lo die hanno dovuto ricevere quella pendenza die com- portava 1* irregolarlta del suolo su cui si souo adagiati. Ne tanipoco si puo dire che la magnesia contenuta nel. calcare di Ampezzo sia un segnale che indica le niodificazioni a cui soggiacquero i suoi strati , poiche questa terra puo esistere anco nel calcari die niun indlzio presentano di essere stati alterati dalle lave, o smossi dalT origiuaria loro posizioae ( Zool. fossils, pag. 76-137 ). l^ol vediamo adun- que che il calcare di cui si favella trovasi anclie adesso a quella medesima altezza nella quale fn dc[iosto dalTacqua, e conseguentemente si puo dire che nel Cadorino il mare attinge.sse ad un livello di oltre due mila metri niaggiore deir attuale. Prima di abbandonare questo argoniento non v'oglio omet- tere di notare come in altre localita del Bellunese dove esiste il calcare del Jura, si vegga eiiettivamente uno scon- volgimento negli strati del calcare jurese e del calcnre della creta, prodotto da sollevamenti parte anteriori, parte poste- riori alia deposizione de' terreni terziarj. DI T. A. CA.1ULI.O. 36j Nella valle tlell'Arclo, sotto il ponte dellii Mortis, il cah care di Monte Gerva e stato sollevato nnitaineute agli strati dello schisto siliceo che gli corrono sottovia , ma non si vede qual roccia ignea gli abbia cosi vilevati, poiche noa altro si scorge a fior di terra che lo scliisto siliceo , il quale rappresenta in qnt-sio Inogo P arennria rossa (Zoo/. fossile pdg- 57 ). Le stratiiicazioni calcarie piii vicine alio schisto si sono incurvate in nianiera die rnfligurano altret- taiiti circoli spirali, non dissimili da quelli osservaii da Sdiii- sure e da Bioccln, da! priiiio nelia valle di Salanche , dal secondo alia sinistra riva del IMella quasi di prospetto alia terra di Eio (Brocclii, Min'cre del territorio bresciano, torn. 2, pag. 247). Queste contorsioni piii o nieno ellitticlie , ana- loghe a quelle de' terreni carboniferi non sono le sole par- ticolarita clie presenta il calcare della Mortis ^ v'ha(:[uella ancora della sua selcificazione prodotta dallo schisto al ino- mento clie fu sollevato e in parte ramniollito dalla f'orza del vulcano. Ne solamente la selcificazione si efFettuo so- pra gli strati inferiori del calcare di monte Gerva , ma si veriiico eziaadio sopra quelli ben piu recenti della creta deposti appie della montagna , i quali si estendono sotto alP arenaria grigia glauconiana {Molasse ) die si eleva sulla dritta del fiunie. lo aveva osservato da gran tempo che il calcare delle ])iu basse stratificazioni di nionte Gerva , noa che qnello della creta comparso dopo, si mostravano sciiitillnnti al- r acclarino , tuilo che entrambi fossero privi di focaja; nia come questo carattere era comune ad un altro calc;!re do- tato di maggiore solidita ( Vul-d'Art , md di Belluno ) , cost io pensava col G'dlet Lawnon che si dovesse aitribuire alia durezza della pietra e non alle molecole selciose siibHinate e framniiste nella massa calcarla da y\n ageiite estraneo e posteriore. La circostanza di aver vcduto piu volte le stra- tificazioni calcarie sopra lo scliisto mi fece enirare nel dub- bio che fra i componenti di esse vi potesse esistere la si- lice e deliberai assicurarmi col mezzo di sperienze analitiche di cui ho dato negli Aanali di storia naturale di Bologna i risnltamenti (tonio 1° , j>ag. 2.cjy , anno 1829). Qui fu dove la chimica njtito la gcognosia. Vista la grande quan- tita ili silice contenuta in ambi questi calcari, mi venne il pensiero che questa terra potesse trovarsi eziandio nelle marne da cui sono accompagnati , e volli sottojvorre anclj« v^6-i. NOTA CE0C\0<;riC0-GtOl.0GIC\. esse air annli^i onde meglio apj>og^iar<> i iniei ragionaniciiti 8uir indole pirico-nettunica di que' tprreni. La mokn si- lice discopei'ta anco neile marne mi lia posto nclP iinpe- gno di ricouoscere se la coniparsa dello schisto si potevn indicare come causa delle modilicazioiil a cui sog2;iacquer<» i due calcari , al qual uopo mi accinsi ad esaminare ta valle ill tutti que" siti clie meglio potevano prestarsi alia verificazione di un fatto cos'i iiiteros-aiite. Benclie non aV>- bia esaminato la vaile in tutia la sua estensione, pure cosi nnifonne ini riusci il nuraero delle ossei'vazioni fatte in varie localita, ch'' io non e«ito a ])efsuaderini , non solo dolle alterazioni prodotte dallo schisto siliceo sui calcari in discorso, ma di quelle ancora che si osservano nella dire- zlone assunta dagli strati , e nella mnsgloi-e altezza a cui e stato respinto il terreno tei'ziario. II dorso dello scliisto sollevato presso il ponte della Mor- tis, ha estesa la sua influenza sopra un" estensione di suulo di circa dieci miglia di perimetro , di modo che dal centro ove lo schisto sbuco fuori fin dove la valle delTArdo fini- see, la creta e stata ovunque sollevata e modilicata in dl- care fortemente seicioso. Sulla sinistra delTArdo gU strati della creta e quelli delle sue marne hanno ricevuto una disposizione quasi verticale, con questo pero che veduti dai punti piti estreuii della valle ( sud-ovcst) si presentano pel verso delle loro maggiori facce o piani , di cui la piii esterna nasconde tutte le alire che ad essa succedono ; nientre osservati dal lato die fiaucheg- gia al sud-est la dritta riva Piave ( FuiUa di Lanta), si rnostrano pel verso de' loro margini per tutto quello spazio che noa appare velato dalle alluvioni. Da questo lato la creta e stata sollevata ad un' altezza non niaggiore di due- cento metri , e porta sopra di se le pudinghe diluviane c!ie si ammirano sulf altipiano detto Oltrardo. Nei punti della valle delPArdo piu prossimi a quella del Piave, i lianchl della creta rimangono a nudo, tranne qual- che parte nella qn.ile appajoiio occultati dalle alluvioni ; laddove nei luoghi superiori a questi punti la creta si ap- palesa ovunque ricoperta dall' arenaria glauconiana. Questa roccia riputata secondaria dal Marascliini e dal Bone, si e deposta sui terreai preesistetiti e spalleggia amhi i laii della valle cominciando tlnl luogo detto la V'igna fin oltre Corontola , di dove piegandosi verso Tovest va a rieuipiere Dl T. A. CilLIt.O. 3f>5 alcuae \'alli »cavntv iielln crt'ta per fgieuclerti poecia nt\ UMTUorio di Felirf ( Pcdcvcna ). Alia ilritta clelTArdo, cli prospetto alia Vigna, il disloca- iiienlo degii strati della creta e anteriore alia deposizione delParenaria suddetta , perciocclie snlle testate dcgli strati rnddrizzati si vpde nn gran banco della creta luedesiiiia clie le ricopre trasversalmente , e sopra di questo si corico uii poteiite deposilo di arenaria glnnconiana. Se pertanto dopo sollevaii gli strati iiitVriori della creta lia potino sovr' essi iidagiarsi il banco calcare , e assnniere una direzione clie gi avv'icina all' orizzontale , egli e cliiaro clie la forza sol- levatrice si e sopita prima clie il terrcno della creta sia staio condotto a conipiinento , e in conseguenza a questo I'll concesso alle atqne marine di deporre lo strato calca- rio snlja base alqiionto irregolare che trovavasi apparec- iiiiata dagli strati inferiori. E anclie da osservare die gli strati eretti sono siliciferi , non gia T orizzontale (i). Per r opposto snlla riva sinistra della stessa valle tra la Yigna «• le Narde si torna a vedere per nn corto tratto un com- ])lesso di strati calcarei capovoiti e sconnessi, posti imme- diatnmente sotto un lianco di glanconia sormontato da m\ aitro lianco di arenaria grigia , plena zeppa di grani vcrdi, il (juale si eleva tant" alto clie linisce con esso I'altezza della iiiontagna. Quivi il calcare della creta e stato ad evl- denza sollevato dopo la deposizione del terreno arenaceo, e ne sia prova la modificazione sofferta dalle due rocce iiol punto in cui si trovano al coiuatto. lo conserve dei pezzi staccati da questa localiia i quali altro non sono die un composto di gres verde e di calcare selcioso cosi com- peiietrati fra loro che nessuno eslterebbe a crederli una roccia distinta. Qnest"ultima Osservazione deve rinstire tanto piu singolare iu quanto che nel luogo ove fu fatta noa si osserva nessnn segno di rocce piriche , non alcun indi- zio di vulcaneita oltre a quello del sollevamento; per la qual cosa io non saprei attribuire il fenomeno dell' amalgama igneo se non alia forza espansiva del calorico dipartiio dalla lava die uon poie uscire al gioriio , la quale e stata cOsi flitiva die giunse a sconnettere V ordine e la disposlzione (i) I'l fjupsro importantissimo c nuovo fenomeno io dai'6 lo Viovwtif veueif. o66 NOTA OE0CNOS.TIC0-GE0LOG1G.V , origiiiaria delle pariL componenti le due rocce , ed a mo- dificare notabilmente i primitlvi loro caratteri. Jlicapitolaiido le cose finora esposte si pub concludere : 1." Clie i pill antichi sollevainenti nelle montagiie del Bellunese soao aateriori alia deposizioae del calcare del Jura, quantnnque accadiui non giia in una iiiedesima epoca, ma ill epoclie differenti , come sembra di poterlo dedurre dalla varia difezione ricevuta dagli strati spiati su dalla forza de' vulcani e dal niodo diverse con cui sono state iiiodificate le rocce che preesistevano alle ejezioni. 11." Clie essendo il calcare jurese deU'Agordiuo , del Zol- diano e dal Cadoriiio nell' origiiiaria sua posizioue, e forza credere che il mare in seiio al quale e stato deposto at- tingesse ad uu' altezza di due mila metrl maggiore di quella c!ie ha presenteinente. III." Clie nel basso Bellunese prima che il terrene della creta fosse condotto a conipimento , gli strati di questa roccia sono stati sollevati i, poscia in un periodo di riposo gli strati dello stesso calcare continuarouo a depositarsi sopra le teste degli strati rialzati assumendo la direzione ori/zontale. La particolarita piii osservabile e , ehe mentre la sciioli consi^lia a distinguere 1' eta delle rocce dalla di- scordanza che v' ha neile rispettive loro stratilicazioni, quivi al contrario abbiamo un complesso di strati vertical! e di strati trasgressivi , i quali appartengono onninamente ad una Iiiedesima formazione. IV. ° Che nella siessa valle in cui il sollevameiito della creta si mostra anteriore alia deposizlone del terreno ter- ziario vi sono degli esempi i quali provano che gli strati del calcare della creta si raddrizzarono dopo che il detto terreno si era completamente formato. Osseixazioni. '. Cio che si e detto relativamente ai sollevamentl del Ca- dorino pub essere applicato a qnelli di altre jji-ovincie dello Stato Veneto. I molti liloni doleritici clie si sono aperti VHia via nello schisto fondamentale apparvero prima dei deposit! secondarj \ qulndi la dolerite ha jiotuto soUevarsi e qualche volta distendersi sulla superficle superiore dello schisto uiedesiuio , come si ammira neU'alto Vicentino. Pa- sini ha osservato clie sopra la base molto irregolare della dolerite coricata sullo schisto si e deposta ia qualche luogo DI T. A. CVTULLO. 36^ I'areiiaria rossa la cui disposizione riuscl irregolare e quale la comportava la forma disngnalp del suolo apparecchiato dalla loccla vnlcanica. Sono qnesti i piu aatichi solleva- iiienti doleritici del Vicentino ed i piii nnmerosi , peicioc- clie qnelli che coiitiniiaroao a forniarsl dopo il priacipio ileir areiiarla rossa, e durante la deposizione del calcare alpiiio, del gres variegate e di qualche altra roccia ante- riore alia comparsa del terreiio del Jura , sono in numero di gran lunga ininore, e maucano poi alFatto nel calcare jurese benche questa roccia nel Yicentino sia molto piu estesa di tutti ^Ii altri depositi precedent! (i). Clie se !e ernzioni doleritiche risnharono al Pasini piu antiche del calcare jurese , a lui stesso, e agli altri geogno- sti che visitaroao le alpi Vicentiiie apparirono uiolto mo- derne le eruzioni de' poriidi , de' hasalti , delle brecciole e de' trap[>i , le i|uali si scliiusero no vnrco attraverso i terrenl di sediiuento medio e di sediinento snperiore, pro- ilucendo sconvolgmienti piii o meno notaljili nelle siratifi- cazioni e nelU struttura delle rocce di clie sono composti. ]\la se conviene il sullodato siij. Pasini sulla recente appa- rizione del porlldo e delle altre rocce piriche, dissenle pero daR'accordare che le niedesime abliiano sconcertate le stra- tilicazioni delle preesistenii aiontagne , appie delle quali queste rocce si dilutarono pacificamente senza neppur alterare r orizzontdlita de' terreni terziarj ( Aiinali ddle scicnze del Ri'gao Lombardo-Veneto , tomo i." .fnscicolo i." i83i ). Con tutto il rispetio e la stima che professo ad un geoguosta cosi espcrto qual e il sig. Pasini debbo dire che non seppi acconciarmi alia sua oj)inioiie . molti essendo i fatti clie si oppongono alia maniera con cui egli iutese di rappresen- tare gli efietti delle moderne ejezioni. Lasciando da im canto quelle formazioni marine superior! che alternano a piii riprese con le rocce vulcaniclie, e che mostrano di (I) Convien credere che Marashliu al^l'ia ulvolta couCasa la dolerite , ch'' pg,ii chiaiiia Mimosite , col poriido pirossenico , poich6 pve parla del calcare jurese dice die in molti siti cjuesta roccia viene atn-aversata da filoni di dnlerite, e cita il monte dclla Roc- clierta a Valll, il moute Novegtio ad Enna . la valle di Revolaro , e la valle del Rio Freddo presso Arsiero cnme 1 luoghi ne" quali la dolerite si e scliiusa la via franiinezzo il calcai-e del Jura, luo- dificando la roccia nettunica rosi iiella struttura , come nella coiu- poiizionc {Sidle fonnazioiu del Vuciulito , j'^g. IC4 ra a dare la sola iiulicazione de' luoghi dove esistono , la- sciando iiidietro le riHessioiii die sopra vi si potrebbero fare. Un potente iiloiie di basnlte usci fuori dalT imo foudo de'nionti posti fra Castelnuovo e Teolo negli Eiiganei : il quale scompagino i sedimeiiti terziarj pieni zeppi di avanzi mariiii, di cni diedi una circostanziata notizia nel Giornale di scienze, lettere ed arti di Padova, per P anno 1828 (i). Anche a Brendola lo sgorgo della lava basakina seinbra essere stato posteriore al totale compimento del terreno terziario , gincche tanto le marne ceriilee, quanto il cal- care grossoiano si veggono in qualdie Inogo rialzati dal basalte ;, ma cio die piii col|jisce lo sguardo e quell' enor- irie sconvolginiento operato dalTuscita del basalte sopra il calcare terziario di Nevere nel Veronese. Quivi certo r azione della lava sal calcare non e stata ne limitata « ne tranqnilla, die anzi capovolse le deposizioni marine, e le modilico in una specie di breccia di aspetto niolto singolare. La roccla cosi alterata e di fondo bianco-gial- liccio, pezzata di frammenti angolari di ferro ossidato ter- reo , e di basalte. Fra le reliquie di corpi organici die meglio hanno potuto mantenersi illese , sono i raggi di enchini proprj del terreno terziario ( Giornale di P(n>ia 1823). Volli riconoscere donde poteva derivare il mine- rale di ferro contenuto nelia roccia calcaria nioditicata , e le indagini a cui mi sono dedicate mi condussero alia sco- ]»erta di un' antica miniera di ferro, niente inferiore nella ricchezza a quella di Cijjiana uel Cadorino , a cui si uni- forma tanto nelT esteriore apparenza, quanto ne' principj (1) Dopo pubblicata qiiflla uiia scoperta, a cui jui coiidtisse piii che altro l-i prt- senza de'' corpi orp.iuici fosaili, si proclaiuo nello scorso anuo Tesistenza di lerreni terzi.-uj negli Euganei . scnza fare alcun cenno di cifS cli'era state scritto nov'anui prima siiUo stesso argomento. mu. ItuL T. LXXXIX. 24 ZyO NOTA GEOGNOSTICO-GEOLOGICA., CCC. die la costitulscono. Questa miniera e cosi attigua al ter- reno scoavolto e modificato dall' eruzione del basalte, cli' e facile da immaginare , come la corrente di lava at- traversando il filoae uietallico , abbia potuto recar seco i frantnini scliiantati nel siio passaggio , e introdnrli nella inassa del calcare. (i) Avverto qui di transito , che non tiitto il iiiinerale di ferro si e svincolato dalla lava , ma pote in parte rimaiiere uiiito alia medesima. Sovversioui egualmente 2;raiidi produsse Tapparizione del basalte ne' iiionti ittiolitici di Bolca e di Postali, im|)ei-occlie gli strati di queste due eiiiineiize furono sospiati ad un' al- tezza certo maggiore di quella a cui gli aveva de|iosti il mare, come cl faremo a dimostrarlo in quella parte del- r opera nostra clic comprende la descrizione de'ierreni di sediraeiito snperiore. Dopo lutte queste riflessioai sulF influenza delle ejezioni vulcaniche sopra i nionti terziarj , male ci possiamo per- suadere die lo sbocco del liasalte sia state pacitico, ne abbia )"»uaio alterata 1' orizzontalita de'detti ixiunti ^ quindi ci pare di dover concludere , che se le ejezioni negli an- tichi terreni nettunici sono state piu attive di quello lo furono ne' terreni moderni , non si possa per cio stesso so- stenere die questi ultimi non sieno stati alia lor volta siiiossi , e niodificati dalle rocce ignee uscite fuori luentre il mare conduceva a compimento la fabbrica dei continenti. (l) Di questa miniera non novo fatta nicnzione in nessuno del libri che trattano della stoiia uaturile del Veronese, benche Posse gia in lavoro nei secoli anterior! al XVI. lo dico queste percLe il minerale e stato ivi scavato alia manlera antica, cioe senza Tin- tervento della polvere da cannone , e perche questa polvere e stata introdotta ne' lavori delle miniere sul principio del secolo XVI, e non nel secolo XVII, come e stato detto da altri. Veggasi a que- 8to proposito un mio scritto sulla uecessita di promovei'e lo scavo delle miuiere nel Dipartimento del Piave , impresso a Belluao nel l8i5, iu 8." 3/1 PARTE STRANIERA. Js'^J^SSOtfsi- Ainanach de Carlsbad, oil Melanges mcdlcnux, scien- Ufiqucs et litteraires rchitifs a cos thcnnes et au pays, par le chnalicr Jean De Carbo , docteur en mede- rine de la facnkc d idii dnmig , de Vienne etdc Prague , et pradcien a Carlsbad pendant la saisoii dcs eaux. — Prague, i83t)-i83o, vol. 3. Esponendo uel tomo LXXXI tlella Biblioteca Italiana iin Raiinua^lio di alcune opere rectnd sopra Ladsbad e le di lui "acque tennali , con noHzie autentiche intorm a qiiesto amomento, ho eziandio reso conto del primi ciuqne voiuuii drqnesto almanacco. Godo ora di poterne animnciare la coiuinuazione, piolittando di bel nuovo di tal coiigiimtura per vie maggiormente attirare r:.ttenzioae dell'Italia sopra quelle impoVtantissiine sorgenti salutifere, con che spero di fare ad un tempo stesso cosa utile a questa niia diletta pairia adottiva , e grata alia Boemia (i). (I) Tale speianza (■ foudata suUa segu.-atc U-ttera cl.e S. E. 11 grande Buvgvavio della Boemia mi fcce 1^ ouorc di scnvere da Fraga il 5 lagUo l836: Monsieur le Conseiller, .. Le docteur de Carro m'ayaiit communifiue deniierement la uo- >. tice itilieune que vous avez fait inserer dx.is la Biblioteca Itahana « ,,our iaire couaairrc iioire CarUbau auv liabitans de T ItaUe, qui ,. iusqu'a present u'eu falsalent j-ias grand cas. ., Venuettez que je vous temoigne toute ma reconnaissauce de „ rinteret que vous avez pris par-la a uu des etablissemeus le plus >. iiiteressant de ce beau Royaume, et que jVajoute a mes remerci- ,. mens le souhait que nos eaux puissent vous lane beaiicoi.p de » bien et que vous emportiez un bon sjuvenu- de ma patrie. Veuil- » Ifz etre persuade de la cousideraiiou distinguee avec laqueUe >• i'ai riionneur d"eti"e •> .Monsieur le Conseiller Voire trei-tlevoue •ei\ileur Clwtck. 373 I'MITU SIT, VNIjr.A. Gli altnanacchi degti anni i836 e ]o37 suuo irri;iaii di due litografie , la prima delle cjnali rappresenta il inomi- jnento eretto a Pietro il Grande sulla montagna di gra- nito die sovrasta a Carlsbad ed e cliiamata il Salto del cervo , montagna ch" egli ascese il di 11 di novembre 171 i, sopra un cavallo di paesano privo di sella e staccato da x\n carretto, incidendo dl proprio pugno nelia croce ivi csi^ stente le lettere M. S. P. I. die si spiegano manu sua Petnis /, o forse Inipfnitor. Qnesta crocc fii rinnoyaia piii volte, e pai-ticolarmente ne\ i835. Un grande pezzo di granito die si irova accanto porta in lettere d^oro un'iscri- 2.ione , la quale rnmnieuta la visita del Sovrano delle Russie. La seconda litografia oflVe il ponte di catene costruito nel i836 a Elbogen (i) soprft il finme 5gra. La liellez.za e solidita di questo edillzio , la sua posizione eniiaente-r inente pittoresca e la perlezioue coa 1 1 quale e eseguitq corrispondonq all" utilitii die ne ritrae il publ)lico per le comunicazioni ed il coniniercio. II contiguo castello e /i- inardievole per avere servito d' asilo alia regina Elisabetta, jnoglie di Giovanni il Cieco , ucciso a Crecy nel 1346, ^d al di Ini figlio Carlo, il fondatore di Carlsbad. L'almanaccQ del i838 non porta in fronte litografie, ma ne contiene in seguito tre , relative a Memorie inseri- tevi. Due di queste litografie rappresentano gli animali mi- croscopici die vivono mirabilmente nelle acque terinali
  • ». Annlisi piro-chimicn di alciinl calcoU della vescica urinaria : del signor Creuzburg. Si tratta dei calcoli evacuati dal signor Bigel ; rossi, pria d' aver bevute le acque di Carlsbad , e !)iancbi in se- guito. I primi erano composti di sopra-urato di calce ; i secondi contenevano meno calce ed in vece della soda. Del sale sidle muraglie di Carlsbad ; del signor Plei$chl dot' tore in medicina e professore di chimica a Praga. Si credeva cbe questo sale avesse qualche rapporfo a lie terme ; ma le sperienze dell' nutore provano . che il sale dei muri di Carlsbad non differisce da quelle solito a nianifestarsi sidle muraglie di altri siti. 37^ fAUTE STaA,XIERA. Danaro guadagnato a Carlsbad nel 1690 al giuoco dcU'om- hra , iinpicgato a fahhricare una chUsa. Francesco Antonio Spork , riccliissiino signore lioemo , die henifico la sua jiatria sotto piii rappoiti ( e v' intro- dnsse anclie T opera italiana tanto seria qnanto bufla, come pure il corno da caccia ) , avendo giocato una partita d' ombra con Federico Augusto , a Mora elettore di Snsso- nia, indi re di Polonia, e guadagnatogli mille quattrocento zeccliini, destino questa sonuiia a fabljricare una cbiesa in onore di Sau Giovanni Battista , cio cbe cblje di fatto luogo nella signoria di Mallescbau , sul uionte Wysoka ( ora san Giovanni ) dal quale si scopre gran parte della Bocmia. Terzo colpo cP occhio suIla Utterotura hoeina d(d i83i fiiio al i835 inctusivamente , del signor Carlo Winaricky. I forestieri che arrivano a Carlsbad desiderano sovente di niettersi al fatto della letteratura del paese ove si tro- vano; e percio il soggetto di cui si tratta non e fuor di proposito neiralmanacco. Lo sarebbe in questa analisi. Considerazioni sidle acque mineraU del signor dottorc C. G. Cants di Dresda. L' autore considera il gloljo terrestre come una specie d' animaie ( in verita tin poco grosso ) , le cui escrezioni sono le acque miuerali , fra loro egualmente differenti , come lo sono 1 flutdi elaliorati dai diversi organi secretorj del corjio umano. IMisericordia ! Les neothermes de Paris et le Royal German Spa de Brighton Si tratta di stabilimenti d' acque minerali artificiali nel!e indicate citta di Francia e deiringliilterra, ove si pretende anche di imitare le terme di Carlsbad. JSeW almanacco dell' anno 1887 si trovano le seguenti Memorie: Osservazioni praticlie sui calcoli biliosi. L' editore cl ragguaglia di piu casi di calcoli Ijillosi di enorme grandezza (ed alcuni di color azzurro) evacuati me- diante 1' uso interuo delle tcrine di Carlsliad. Di fatto non conosco mezzo piii efficace delle medesinie centre questa I'AUTE STUANIKRA. 877 tttalattia , di gran lunga plu frequente tVi qnello clie si suole credere. Un' esperienza di piii di qnarant'' anni mi lia in- segnato esscre i calcoli biliari la cnusa della niassinia parte di quelle crudeli cardialgie le qiiall ricorrono periodica- mente, soprattiuto in seguito di qualche errore nella dieta o patema d\nnimo , e die si tentano invano di guarire con niignatte e vescicanti alle regioni dello stomaco , col- 1' ossido di liismuto, con riniedj amari, con oppio, ecc. — N'ebbi una recentissinia prova durante il niio ultimo sog- giorno a Dresda nella persona del signor Moise Tarqui- nio, prime niusico della reale cappella di Sassonia (i). Sof- friva egli da piii anni acerbissinii dolori alia regione dello stomaco , ricorrenti periodicamente con vomiti , freddo alle estremita , polsi plccioli ed irregolari , mali die venivano attribiiiti ad un principle gottoso gettatosi sul ventricolo. Lungi dal partecipare quest' opinioue , fui tanto piii certo ddla presenza di calcoli biliari, in qnanto die dopo ogni parosisnio TalljUginea degli ocdii appariva giallognola. Con- sigliai per consei;uenza airammnlato di recarsi a Carlsbad, ove bevette per piii settimane del Theresienbrunn e dello Sprudel , con tanto successo , die non ebbe parosisnu du- rante tiuto questo rigidissimo inverno. II corifeo de hevitori dellc terme di Carlsbad. £ desso un vignajuolo di Moravia d' anni qiiarantasel * afTetto da gran tempo da una malattia di fegato , e che lievette per piii d' un mese ogni niattina da trentacinque a quaranta bicdiieii (da cinque a sei once 1' uno ) dello Sprudel., e da quindici a venti de'' medesimi alia sera. Seb- l)ene ne avesse avuto un gran vantaggio, un tal abuso delle terme fu da tutti i medici disapprovato. Guarigione d'uii veemente tic douloureux. Conferma questo caso la virtii delle acque di Carlsbad tanto per biliita quanto per bagni nelle neuralgia, spe- cialmente allorclie tirano la lore origine dagli sconcerti del (l) E rinouiato non solauiente come eccelJente ardsta, ma altresi perclie ebbe uienzione in quasi tutte le Memorie sulla campagna de' Francesi in Russia, per avere seralmeuts cantato davanti all' Inipe- ratore Napoleoue a Nosra. SfS PARTE SrUANlEISA. basso ventre , dall" artritide , e da affezloiii cutanee retro- pulse. DeW efficada dcUe sorgenti pvive di princpj minerali , e di quella delle acque arcificiali. Teplitz , Wishaden, PfefFers, Gasteieii ed altre sorgeiiti si mostrano assal ellicaci contro molte nialattie , quantiin- que la chimica non iscopra in esse ne zolfo , ne ferro , ne sali , ne gas. L' efFetto dipe.ide dnnque dalle virtu ge- nerali dell' acqua , non clie da agenti imponderabili nia- gnetici , elettrici. Qiiesta conclnsione avrebbe dovuto, se non isbaglio , allontanare piuttosto il cbiarissimo signor Rust dal far Telogio delle acque artiliciali, anziche spin- gerlo a vantarle. Del resto le crediamo utiii a coloro , clie per ragioni econoniiche od altre sono iippediti di I't'- carsi alle sorgenti salutifcre. Gli sforzi del chimlci nella fabbrlcazione delle acque possono anche spargere della luce snir indole dei fonti. Pregai per cio il signor Struve (principale fabl^ricntore di acque medicinali in Europa e residente a Dresda ) clie in vece di venire a gara cou Carlsbad, Teplitz, ecc. voglia |?iutiosto unirsi ai niedici di qnesti luoghi per operare di couiune concerto ad il'.ustrare una dottrina la quale intei-essa tanto 1' uaianita. Deir uso drUe acque tcrmali di Carlsbad nelU' mnlntde del- V orecduo ; del signor dottore Sdimalz di Dresda. Questo zelante medico specifica a priori i casi nei quali le terme di Carlsbad , e specialmente il loro vapore, pro- rnettono di essere utili nelle nialattie dell" oreccliio. Quadro di Carlsbad fatto da un Inglese abitante In Germania. Sebbene I'autore incognito coiifessi occnpare le acque minerali di Carlsbad il prinio grado in Europa , per la loro efficacia , per la qualita delle persone che le frequen- tano e per la bellezza della naiura che le circonda; e seb- bene renda la giustizia dovuta al governo austriacx) per la raunificenza ed il buon gusto con cui fece costruire la strada clie conduce a quella citta ; pure egli ha detto tante falsita, che si e nieritnto la montita datagli in quest' ar- ticolo. PAIIIK STKAMEUA. 079 Condnunzlnrit; dell' analisi di alcuni frnmmciiti di calcoli ri- masti dopo hi litotripsia c cainhuni nicdiante I' uso dille acqiie di Carlsbad ; del signer Crenzbiirg. L' analisi in via mirula ill cjuestl frainineiill persuase r antore essere qnelli di colore rosso o brnno , composti d'acido nrico , d'nrato d' ammoiiiaca , dl ossalato di calce e d' nil poco d' ossido di ferro ; avere 1 bianclii o grigi per nucleo la massa suddetta, e coniporsl la crosta bianca che 11 copre , di fosfato dl calce e di soda, d'urato d'am- moniaca , ed anclie di qnalche mncosith della vescica. Dei bagni di fango stabiliti a Carlsbad nel i836. SI preparano iniscliiando V accjua terinale dello Sprudel coUa torba die si trova nel coiuorni di Carlsbad. Qiiesti fanghi artificiali noa sono prragonablli al fanghi dWbano, d'Acqui, ecc. , deposti naturalmente dalle terme e dotati di partlcolari virtix. Due Icttere del dottore Bigel al cavalicre De Cairo. II signer Bigel du? mesi dopo la sua partenza da Carls- bad , fn ob!>ligato dl sottoinettersi di nnovo alia litotrip- sia. Si servi indi dl bagni snlfurel , ed ora (26 febbrajo 1837) scrive non sofFrir piii nulla. O die 11 male sia stato di niiova formazione , o che esistesse gia a Carlsbad, il fafto in ambi i casl prova , quanto facile sia P ingaii- narsl gindicando degli eftetti dei rimedj Internl sopra la pietra della vescica. Opinioid di\ers'i snlla causa delV alia ieinperatiira dede acque. Popo avere enumerate tntte le ipotesl imaginabili per ispiegare questo sorprendente fenomeno , T antore da la preferenza a que 11a dl De la Place , abbracciata pure da Humboldt ed altri , dovere le acqne lermali 11 loro calore a fuoclii sotterranel. Galeno aveva gia detto parlando delle terme : " SI crederebbe die Vulcano col sno corteggio di ciclopl, siano continuamente occupati ad attlzzare 11 fuoco delle loro fornacl sotterranee per mantencrle in una tcm- peratnra cosi egnale e costante I •• 38o PAPxTE STRANIERA* Dell' Arron>-root. L* egregio professore di botaiiica a Praga Kosteletzki , ha fornite all'editore prezlose notizie sn questa importaiite fecula , la quale seinbra un cccellente nutriiiiento dux-ante! r uso delle acque di Carlsbad. DesCriziOne delle corazze degll animali infusor] di cui si com- pone it kieselgiihr ; del signOr E. Sclm'abe di Dessau. II kieselgiihr , trovandosi nei contorni di Carlsbad , I'e- ditore delP aluianacco ha crediuo far cosa grata ai dilet- tanti di storia naturale , di trattenerli intorno alia sco- perta del professore Ebrenberg di Berliiio (clie tale pietra e composta da resldui di animali fossili ) e confermata dal signer Fischer compatrone della fiibln-ica di porcellana ad Hammer, villaggio distante una lega dalla sopra meiitovata citt^. Notizie geogiiostiche del contorni di Carlsbad ; del barone Herder. Tutte le sorgenti minerali, calde e fredde dei contorni di Carlsbad scaturiscono da Una vena aperta nel granito, 11 quale in piii luoglii olFre indizj vulcanici. Dello Sprudel Svedese : del signor Berzelius. Malgrado il nome, questa sorgente non ha nulla di co- mune con quella di Carlsbad. Berzelius vi scopri due nuovi acidi , il crenico cioe e T apocrenico. Musica dei corni russi , invent ata in Boeniia. Notizie sopra Aloisio Senefelder inventore della litogrnfla, nato a Praga nel 1771 ,• del cavaliere Kalina di- Jaetlwnstein, Not'iie sopra le opere Utografiche del signor Desjardins. Massa meteorica trovata in Boemia nel i83o. Essa pesava 191 libbre. Se ne conserva un frammento di 43 libbre ed ^f^ a Elbogen. Della pctrificazione e del cambiamento dei corjil inorganici in metalli ed in terre ; del signor dottor Goeppert. La dottrina delle petrificazioni ha un interesse pnrtico- lare per chi si occupa delle sorgenti di Carlsbad, in qnanto FAUTE «Tlt.\XIl;R\. 38 I clie i vcgetaljili ed altri corpi esposti aU'azione delle me- desime s'incrostano in poco tempo. Insetu fossili sviluppati e resi alia vita mediante una batteria "alvanica , del signor A. Crosse, naturuUsta Inglese. Quest' articolo e preso dal Gidignani's Messenger, 7 gen- najo , e 38 febbrajo i837. Osservazioni sidle scoperte dei signorl Corda, Crosse e Fara- day , e sopra i lavori del prinio , relative agU animaletti die si trovnno presso le sorgeiiti tennali di Carlsbad ; del signor Skelton. Si tratta di questioni , le risposte alle quali si aspettano dnl signor Corda. Deh'ordine del cavalieri crnciferi, presso la chiesa di Carlsbad. Vi si trova un' interessante notizia siilla fondazione del Sacer ordo militans Crucigerorinn cum rubra Stella, L' (dmanacco delVanno i838 offre i scguenti articoU. Lettera del dottorc Virey al cavaliere De Carro sopra diversi oggetti di filosofia niedica, Parigi , 7 giugno 1837. II celeljre Virey dichiara essere I'almanacco di Carlsbad ima raccolta piena di ricercbe altrettanto piacevoli die istrattive. DesidererclDhe die vi si traitasse andie dell' in- fluenza die le acrfue t''rmali esercitano sui teinperanienti varj presso le differenti nazioni , in ispecie nelle donne. Parlando dei Francesi dice : " an milieu de ce lioiiillon- nement des passions ambitieuses il faudrait calmer notre systeme nervenx , au lieu de I'exciter. Si vos eaux etaient celles du Lethe, je les conseillerais a. cette foule d'ambi- tieux desappointes : vous recevriez la plus brillante cora- pagnie de notre temps et des esprits eminents de presqne tons les pays de I'Europe , pour orner encore plus votre liste. '/ II signor Virey e disposto a credere die le qualita delle acque minerali naturali non dipendono solo dai principj salini o gasosi e dalla loro temperatura ; ma specialmente da un principio viscoso azotico ( principe glaireux et azo- ti(|ue ) , il quale si depone al fondo di esse quando sono cspuste air atniostcra 5 c da luro una gruiide superiorsirt SSa PARTE STR.VNItl'.A. suUe accjLie fattizie. " Si cette uiatiei-e glaireuse est encore le nid de plusieurs infusoircs particiiliers , il I'audra recon- uaitre que Tart ne pent imitei- ici la nature ^ voila done les sources miuerales dkinisees. II Les etudes pliysico-chiniiques ont envalii la medecine, a Paris surtout, et la physiologie inoderne ne cherclie plus les explications de I'organisme que dans des experiences de laboratoire. Elle nous traite en pures machines electro- chiniiques et mecaniques. On met beaucoup d'esprit a de- montrer qu'il n'y a plus d'esprit. La pensee , les passions, la douleur et le plaisir sont des phenomenes voltaique, un peu phis compliques que ceux de la pile , mais de meme nature. Yoila ce que vous ne croyez pas encore, vous au- tres docteurs arrieres, an fond de TAIleniagne , qui etez incrustes aux doctrines de la philosophie de la nature , d'apres Sclielling et Oken. Toutefois, le spiritualisme n'est j>oint entierement repousse parnii nous. L' homme le plus animal s'irrite d'etre assiuiile a. la bete ou a une machine. Plusieurs croient , ou osent penser , qu'ils ont une ame , ou tout au nioins de 1' esprit, et que le moral pourrait bien obtenir quelqiie influence sur le physique, n Seconda lettcra del dottore Held al cavalicrc De Cairo. Os- servazioni sopra Carlsbad. Dopo un preaml)olo ove P autore narra le circostanze le quali P iLinno impedito di ritornare ]irima del iS.ly a Carlsbad per finirvi la cura d' una ribelle sciatica ; dopo una digressione diretta contro un medico di questa citta , il quale ha osato di criticare la sua prima lettera , e dopo un omaggio reso all' uso dell' acqua fredda , il signor Held si serve del proverbio : les extremes sc touchent per fare gli cbigi delle terme Caroline. Espone indi il mctodo ch'egli segui nella secoada cura, scegliendo di bel nuovo il Theresieribrunn. Con ragione insiste die durante la cura, gli ammalati si coprano bene soprattutto allorche spira i! Aento di nord-ovest. Afllnche essi prima di uscire di casa possano sapere se il medesimo spira, egli ha proposto che sia inalberata una baadiera sopra un' altura di Carlsbad. Essa venae di fatto iualberata, ma, osserva il sig. Held, senza che le gazzette ne abbiano parlato. PARTE STRANIERA. 383 Cvwersuzione inedica fra Ernesto I re d'Jnnoier eil it ca- vuHere. De Carro. Sua INInesta avenilo iiicontrato il dottore De Carro ia una contrada di Carlsbad , si coinpiacque di dimandargli conto di due de' suoi ammalati e d' interrogarlo s' era vero die cercava per essi delle poh^erl di James (i)? II dottore avendo risposto afFermativamente, il re gli disse : " Eh bien venez avec inoi cliez Lady Rose ; c'est une excellente mere de famille , qui eii sera iiifailliljlement pourvue. •' Strada facendo il sovrano disse al s'g. De Carro aver letto coil piacere la sua operetta iiiglese sopra Carlsbad; seni- hrargii clie gi' Injilesi vi erano piii luimerosi adesso che alire volte, e dovere i medesimi essere ben conteiiti di trovarvi in iui uu medico c'le conosca cosi bene la loro lingua, la loro nianiera di vivere e le iiialattie alle ijuali vanno speciahiiente soggeiti. Le Rusalche , diiinita acquatiche ile^U antichi popoli Slavi ; del sig. Safftrik Tutte le divinita acc|natiche deljbono interessare Carlsbad, quantunque le Rusalclie non fossero come le Naiadi ad- dette ai fonti , n)a ai fiumi e ruscelli. Fra altre cose si attribuiva a loro il potere d'attrarrele giovanette per joZ- leticurle finclie rendessero ranima; favola allusiva forse ad un vizio che non vogliamo nominare , ma la di cui esi- stenza dove essere uota al niedici ed alie istitutrici. Monwnento eretto a Mozart a Praga. Mozirt avendo professato una pred.Iezlone per i Boemi, dei quali soleva dire " essi mi comprendono ", ed avendo scritto per il teatro di Pragn due delle sue principali opere, // Don Giovanni e I' I Clemenza di Tito, i dilettanti di mu- sica della Boemia gli harino eretto un monuniento nella Biblioteca imperiale e reale di Praga , consistente in ua somigliantissimo busto coronato d' alloro , posto davanti I'armario che contiene la raccolta di tntte le composizioni del graude maestro e die porta un' analoga iscrizioue. (i) l're)'arazione anriiuonialc . caiissiina .i^l' In^lrsi , rtie nc sono quasi »eHi)ile provvrdtlti. 334 PARTE STRVNIERV, Coiisiderazioni generali sulle acqiie mineiali , di Eilniii Lee. Fantio le medesime parte d' un' opera pubblicata a Loii- dra nel i836 sotto il titolo : An account of the most frequented watering places, etc. Ne trascrivero un passo relative ad ua' opinione erro- nea assai divnlgata anctie fra noi. " Molti , dice Taiitore, attribuiscono il bene prodotto dalPuso delle acqne niine- rali a cause accessorie , come sono il viaggio, il rijioso di cui gode lo spirito libero dngli afifari, 1' eserci/io del corpo nell' aria aperta , un genere di vita piii uiiiforme e sobrio, r influenza dell' immaginazione ecc. Non si puo negare die queste cause secondano non di rado T azione delle acqne minerali , ma e altresi incontrastabile clie nella piii parte de' casi , il bene che qneste producono mediante la loro azione lenta ed appena percetiibile , ed appunto per cio adattata alle malattie cronlche , e indipendente da qualun- que clrcostanza estranea. " Posso provare quest' asserzione colla niia propria espe- rienza , avendo veduto cure sorprendenti dalle acqne mi- nerali e specialmente da quelle di Carlsbad , sotto circo- stanze le piu sfavorevoli. Mi ricordo fra gli altri di alcnni Russi e Polaccbi liberati da ostruzioni di fegato e calcoli renali quantunque durante la bibita delle acque fossero toi^ mentati dal desiderio della patria, da noiizie spiacevoli delia propria famiglia , da imbarazzi economici ecc. Considerazioni popolari suW uso e sugU effctti delle acqne mi- nerali; del date. A. B. Granville di Londra. E questo un articolo desunto dall' opera The Spas of Germany, pubblicata a Londra nel i838. II celebre autore parla di Carlsbad, cliiamandolo il re delle terme germa ni- che. Rimprovera ai uiedici di Londra 1' ignoranza relativa- mente a queste ed altre acque minerali della Germania , ignoranza ch' egli spiega dal non aver essi avuto occasioni di viaggiare, e di leggere opere straniere. Ne deriva lo scet- ticismo clie regna fra i suddetti medici riguardo all'eflioa- cia delle acque minerali e da cui proviene , clie essendo consultati da infermi desiderosi di portarsi alle sorgenti salutifere de' paesi forestieri , gli dissuadono , od ainieno Hon gl' incoraggiscono. Ben aUrimcnti loro parla il signer PARTE 9TRAMERA. 385 Granville : /. non perdete il tempo , dice egll , di fiirne uu saggio. Non esaurite la vostra borsa e noa passate la vo- 8tra vita ad ingojare ianumerabili droghe (i) ed a cam- biare di rimedj e di medici. Fnggite gli uni e gli altri ed incamminatevi alle sorgetiti salutifere che troverete in ab- boiidauza nella Geriiiaiiia, e slate certi clie due o tre di queste visile vi proveranno qiianto avete avuto ragione di cambiare i soccorsi dell' arte in qnelli della natura. " Avrei pure fatto osservare che la Germaiiia e soprat- tutto la Boemia sono cosi ricche in generi diver si d'acque miiierali, che se per caso un ammalato fosse niandato ad una di esse e non se ne trovasse bene , potrebbe facil- mente rimediarvi , portandosi ad un' altra nelle vlcinanze. £ veramente sorprendente di trovare in un circondario di poche niiglia un Carlsbad , un Franzensbad ( altre volte Egra ), un Marienbad, un Teplitz, per non parlare di Gieshuebel, di Bilin, di Seidschitz, di Biina o Pilna ecc. Diminuisce del resto la sorpresa ritlettendo che la Boemia possiede poco meno di dueceuto sorgenti d' acque minerali; fra le qnali pero non si trovano terme sulfuree , di cut in vece abbonda l' Italia : tanto e vero clie la Provvidenza sa spartire i saoi doni. Giuseppe Frank M. D. Etudes legislatives etc. Sludi legislatiii di G. N. — Pa- rigi , 1 836, Bertrand , in 8S, di pag. 827, al piezzo di fr. 7. C, .jrediamo opportuno di far conoscere un libro in cui sono discnsse le qnistioni principali di legislazione 0 di li- losofia del diritto. Ogni scienza comincla dall' CfUp/mmo , dall' osservazione dei fatti : seguita appresso un periodo piii iilosofico a cui I'autore da il nome di analitico o critico, qnando si ana- lizzano i fatti osservatl investigandone la natura e le re- lazioni: poi viene il periodo sintetico o creatore , quando si crea la scienza, quaodo dalle singole analisi si fa pas- saggio all'astrazione delle idee, ai prlncipj generali. (h) Aggiungerei ; a farvi svenave, mbl. Ital. T. LXXXIX. 25 386 PARTE 81R.\N1EII\. Dopo i secoli della barbaric il sisteiiia municipale sta- bilitosi in Italia prima cl)e in ogni altro paese diede ori' gine al rinascimento della legislazione. " Le ricerche suUa )i parte costitutiva della societa , sul diritto pubblico , fe- » cero nascere la scienza della politica, nella quale T Italia J/ fu emula della Grecia >;. Nelle repubbliche di Venezia, dl Firenze , di Geneva si videro alcuni uomini di alto ingegno ridurre a regole le forze e I'aadamento della societa, nel tempo stesso die le ricercbe sulla giurisprudenza romana vi fecero nascere quelia scuola italiana che va da Irnerio ad Alciato, e dalla quale usci poi la francese da Cujaccio a Pothier e Domat. Prima di questo tempo Gregorlo VII aveva tentato di rinnovare il sistema della monarchia universale daudole per base il cristianesirao » la societa religiosa formatasi nel seno della societa politica tendeva a farsi centro di tutti i po- Jitici poteri. Ma il tentativo usci a vuoto : il diriito cano- nico dovette cedere al diritto romano principalmenie dopo la scoperta delle Pandttte. Dalle ricerche esegetiche poi delle prime scuole nacque P idea di esaminare le relazioni della giurisprudenza giustinianea colia costituzione della repubblica e dell' imperio romano J dcipo di che rimaneva soltanto un passo alia creazione di quelia storia civile di cui il Gravina ed il Vico ci hanno dato X esempio. / di ogni paese. " A nialgrado delJe esagera^ioni teoreli- the o degli errori di geogratia e di storia clie gli fnrano ppposti, il feuo libro sar;i sempre il capo lavoro della fi- Josolia francese e il niaiiuale di chiunque vorra pensare e parlare suUe ragioni e le cause delle leggi. " Yico e il creatore di quelia specie di storia razionale " del geoere umano che gli Alemanni poi adottarono : egli » ha cercato nella storia del pensiero la storia della so- » cjeta. » II Niebhur ( dice Tautore ) non conobbe la sua npera De una univcrsi juris principio et fine iino , la quale I PARTE 6TR\N1ER\. 387 noa laacia piu il nierlto ne della no vita, ne della profon- dita alle ari-ischiate sue ipotesi. Per salire dalla scuola sto- rica romaaa a quell' altezza iu cui la scienza fu collocata dal Gravina e dal Vico vi e ancora una gran distanza. II Savigny ( prosegue ) dissipo al certo gran parte delle te- nebre clie coprivano la storia civile del medio evo ; ma la sua opera appartiene piuttosto alia filologia storica , die alia cognizione del diritto. II La scuola critica delle leggi fu continuata in Italia dal •/ Beccaria e da Mario Pagano. Amendue posero in evi- ii denza i vizii della legislazione peuale, 1' assurdita della M procedura criminale ereditata dal medio evo, tuttora do- tt minante in Europa nella loro eta. L' alta direzione ciressi n diedero agli studi legislativi produsse le opere illustri u che apparvero dopo sulla penalita. II Romagnosi nella f; Genesi del d'uitto penale dimostro in un modo nuovo del » pari che ingegnoso , che la difesa personale e il princi- » pio del diritto di punire ... La critica filosofica e la sto- » ria razionale del diritto trovarono in Italia ua huou nu- i> mero d' iugegni clie ne sviiupparono ed applicarono i n principj ... II Trattato del diritto penale del sig. Rossi e >/ incontrastabilmente il libro piix compiuto e piii filosoflco » che sia venuto in luce finora. » In mezzo agli studi empirict e cm/cz ( prosegue T autore ) surse un pensiero ardito che fu il precursoie del periodo sintetico della scienza : fu il pensiero di trovare un diritto naturale indipendente dalle convenzioni social! die servisse di regola per giudicare il passato e modellare 1' avvenire delle hggi- Grozio , PufFendorf, Hobbes e Rousseau cani- minarono variamente per questa via ; ma " la legislazione » non divento una vera scienza se non fra le mani del " Filangieri che pel primo seppe abbracciarla in tutta la >i sua estensione e conoscerne i veri confini. INIietuto nel >> fiore deir eta , riniase nell' esecuzione al di sotto della " sublimita del suo disegno , e lascio imperfetto Tedificio X che aveva cominciato. Alcuni altri , il Romagnosi, il Raf- " faelli , il Rossi T lianno coutinuato, e fecero pel sistenta » penale piii che non possono pretendere di aver fnito » r Hegel ed Ed. Gans con un oniologismo ideale anziche » applicabile. M In Francia, dove la legislazione penale non aveva fatti » gli stessi prugre&si che in Italia , si accese dnahuenta 383 PARTE 6TRANIERA. " I'ainore dell'timanita e si penso alia codificazione civile. » Domat e Pothier riorcUnando la giurisprndenza romana ap- parecchiarono il Codice Napoleoiie. I travagli delle assem- blee francesi destarono poi il piii profondo peusatoi-e del secolo , il gran giureconsuUo Beiitham , a cui i primi tea- tativi furono inspirati dalle discussioni legislative della Frati- cia. Egli fu condotto dal piccolo trattato dell'italiano Dra- gonetti Sulla virdt, e le ricompense a porre i fondamenti della legislazione riparatrice e riaiuneratrice : ma qiiesta lacuna di tutte le legislazioni d' Europa fu poi empiuta dal Gioja. lo credo (dice rautore) di poter provare fiao ad un certo punto che nelle produzioni del Gioja maravigliose di scienza e di sagacita si trovino gli elementi positivi della scuola spi- ritualista di Kant e di Fieclite ; e die se il Bentliam voile sostitiiirle il suo sistema sensualista , il sig. Kossi sia state il solo die siasi levato finora come conciliatore delle due scuole. Distingueudo la giustizia assoluta dalla giustizia so- ciale egli deduce un doppio ordine di idee; la moralita in- trinseca delle azioni, e la necessita e T ntilita delle leggi umane. Quindi scopre una ragione giustificativa delle pene neH'ordine morale , e una ragione civilizzatrice del loro iiso nei bisogni della societa. Ora alia vista dei graiidi progressi fatti dalla scienza sorge naturalmente la domanda, perciie lo studio delle leggi diventa sempre piu difficile e piu penoso ' Cio avviene per avventura , perclie la maggior parte degli scrittori di legi- slazione non unirono sotto un solo punto di veduta tutti i principj donde nascono il diritto pubhlico e il diritto privato , ne tennero dietro a questi principj nelle loro va- rie e numerose deduzioni. Gli uni applicaronsi al diritto politico, gli altri al diritto iiitemazionale o delle genti ; iiiolti al diritto penale ; alcuni ( ma pociiissimi pero ) al diritto civile. Non adottarono le stesse teoridie ; non se— guitarono lo stesso metodo : e quindi invano ci sforzeremmo di forniare delle loro ricerclie un corso compiuto e rego- lare di legislazione universale. Per conseguire questo scopo I'autore del lil^ro die annunziamo si e proposto di ana- lizzare fino nelle ultime loro conseguenze parecdiie qui- stioni capitali della scienza. Quando corre la raoda di dire die una nazione da secoli intieri non ha pensato e non pensa , vi ha una specie di bisogno di citare la contraria testiaionianza dcgli strauieri. PARTE STRA^aKRV. 889 Percio siamo procetliUi uii po' largamente compendlando ii primo capltolo iH cjuesto liljro. Degli altrl ci liastera di accennarae gli arg;omenti. I.° Storia della legge e dclla Ipgislazione. II. " Idea della legge. III." Oggetto delle l^ggi. IV." Possibilita delle leggi. Diritto iiiternazionale o delle geiiti. V.° Principj della iegisla- zioiie. VI. ° Poteiiza della legislazione. VII. ° Scieiiza della legislazione considerata nelie sue relazioni colla politica e colla morale. VIII.° Creazione delle leggi e potere legisla- tivo. IX." Influenze Usiciie e morall nella creazione delle leggi. X.° Utiita delle leggi e co Hficiizione. XI.° Redazione e pubblicazioiie delle leggi. XII. " Interpretazioiie delle leggi e giiirisprudenza. XIII. ° La giurisprndenza considerata nelle sue relazioni colle diiFereiiti specie dl governi. XIV.° Ap- plicazione delle leggi e organizzazione giadiziaria. XV. " Della derogazione delle leggi e del diritto di grazia. XVI. ° Giiiry e sue relazioni colla civilta e colla legislazione del popoli. XVII." Delia stahilita e perfettihilita delle leggi in generale. XVIII. ° Del perfezionamento della legislazione francese. XIX. " Della genesi razionale o della classazione delle leggi. XX.° Le tre utopie. XXI. " Origine della teorica e fonti della storia del diritto. XXII. ° Teorica della proprieta. L' importanza delle materie ha trovato nell' autore di questo libro vin uouio abilissimo non solo a trattarle coa piena cognizione di causa, ma ben anche ad ej-porle ia un niodo chiaro e bastevolmente piacevole. Le opininni del principali autori vi sono discusse e apprezzate con inolta forza logica : e come nel prinio capitolo , cosi in tutto il libro i nomi di molti illustri italiani e il frutto dei lora ingegni si trovano onorevolmente ricordati. Essni siir l education , etc. Suggio sopra Veclucnzlone dell ill farizia. — Parigi e Qinevra, 1837, presso Clier- buliez, in 8.° La GuUla delV ediicatore ( n." 21 e 22), eccellente gior- nale die si pubblica in Firenze, annunziando con mcritata lode questo Saggio dice .... " Questo volumetto piccolo " di mole nia pieno di ottimi insegnamenti in gran parte »' cavato dair opera inglese di M." Hoare iniitolata Hints 390 • PARTE STHANIERA. " for the improvement of early education and nursery disci- pline, e un libro che anderebhe tradotto in italiano. '/ £ nostro dovere di far avvertiti i lettori del giornale fiorentino che noi possediaino gia da piii anni una ver- sione italiana dell' opera inglese della Hoare fatta dalla si- gnora Bianca Mojoii e pubblicata in Milano (i). Questa tradiizione e corredata di note, ma pero assal sobriainente. L' aggiungere o ingros?are capiioli aU'anreo libretto della Hoare, destinato al miidioramento della prima educazione dcl- V infanzia, titolo dell' opera fedelmente voltato in italiano dalla Mojon , e come volere , a faria di giuntc , adattare all' uomo I'abitino di un bimbo ; sarebbe sciupare il lavoro primitivo e dare alfadulto un vestito non fatto a suo dosso. Un traduttore che aniasse ampliato il libriccino dell'autrice inglese ed estesi i precetti pel miglioramento dell' educa- zione compiuta , farebbe ottima cosa col voltare nel pro- prio idioma T opera di Maria Edgeworth intitolata Pralical education, senza punto abbreviarla come gia fece il Pictet nella versione francese. Un' osservazione assai glusta troviamo nelle prime pa- gine deir ampliato libro della Hoare tradotto in francese, ed e , che per mancanza d' essere precedentemente con- vinti i padri e le niadri della difticolta della loro missione , il primogenito diviene spesso vittima d' una inesperienza ben naturale. Questi miseri bambini pagano il tristo tri- buto all'ignoranza de' loro genitori. Essi sofFrono degl' in- convenienti di un sistema troppo vacillante e fors' anche troppo positivo ; mentre con i secondogeniti , e colla succes- siva prole si adotta una direzione piii libera, piu sicura, pro- fitto naturale ricavato dai primi errori. Quest' osservazione ci sembra ben degna della piu seria attenzione , i parenti non saprebbero comprendere I'altezza del loro minister© d' institutori cli'evitando un si terribile scoglio. Essi deb- bono penetrarsi molto prima de' gravi doveri che avranno da adempiere ; una decisa volonta unita ad un'illurainata afFezione potrebbe solo preservarli dal pericolo. (l) Cenni pel niij^lioraniento della prima educazione de' fanciullt. Traduziont* libera di Bianca Milesi-Mojon. — Milano, iR3o, preaso A. F. Stella e figli. — Vedi Bibliotcca Italiana torn. 58.% p. 244. APPENDICE ITALIANA. Sperorlelln o V originc delta Lega Lombarda. Storict del secolo duodecimo scritta da Carlo Leoni di Pa^ dova. — Milatio 1887, tip. e libr. Pirotta e C. con- trada di S. Radegonda n.^ 984, in ia.° xxvevamo appeiia compiuto la lettui*a del Pellegnnaggio di Aroldo tradotto dal genovese Gazzino; e contristati dal perpetiio lamento , dalP ira implacal)ile e dal pfofondo te- dlo della vita , die in quel poenia spii'a quasi da ogni verso, ficoiTemmo per soUievo a questa Speronella , re* putando die la origine della Lega Lombarda annunziatrt nel frootesplzio ne dovesse consolar ranimo con luminose immaglni di graiidezza e di virtii. Ma in sul cominciare della storia nella epigrafe del Capitolo primo tolta dairj5- sedio di Firenze leggemmo i '< Sei sola anima mia ! noti mentire a te stessa 1 leva la voce e prorompi un lamento — La pazienza! essa convien meglio alia groppa del so- miere die alP anima delP uomo . . . I potenti delia terra hanno fligelli di ferro :, tu adopera il tuo di pazienza . . . Non ti duoll gia per Impeto d'ira o per debolezZa codar- da ; nia perdie una condanna di sventura piii e piu sem- pre si aggrava sul capo della stirpe condnnnata a niorire . . . Tutto piange quaggiii e la natura istessa versa un pianta quotidiano sulle miscrie della creazione coUe rugiade del cielo. — Lainenta anima mia! Le muse, i genj , le fate, Apollo cessarono ; ogni altra lieta immaginazione cessoi il dolore die prima di essi ispiravano i canti degli uomini, il dolore die apre e serra le porte della vita , il dolore che regge la misura del tempo . . . Eterna, unica niensa dell'uomo e il dolore. — Troppo innanzi tempo imparai a diffidare di molte anzi di tutte le spcranze umane. lo vivo in mezzo agli nomini, ma pero non temo , non spe-' fo , non chiedo nulla da loro. E die mai potreste darmi 4 gente die nioriretei P odio :, la prigione , T esillo ? me gU aveie dati i e fui'ono come 1« pietra lanciata in aria dal 39^* ATTENDICE ITALIVNA. pazzo clie ritorn6 a percnoterlo sopra la testa ecc. » E per quel di piii noa leggenuno iiinanti. Ma da qnal nia- lattia di nervi o d'intestini e torinentata mai la vivente generazione ? Donde tanti geiniti, tante voci querule , so- spirose , disperate ''' Perclie questo dispregio, quest' odio de- gli uoniini , perche dipingenie la I'azza come fosse conta- minata da tali delitti , " quali appena si stimerebbe clie vi fosse orecchio da intenderli non che aninia da divisarli e braccio da eseguirli? ti Questo inverecondo dispregio , que- st' odio maladetto , queste nefande piiture come si accor- dano con quell' amore da cui pur si vorrel^be clic tutti gli iionilni nati dallo stesso seme e cello stesso riscatto re- deiiti fossero insieme coiigiuiitl ' Come possono giovare a promovere quella civilta umana, religlosa , benevola , or- nata di quanto splendore dai* possono e scienze e poesia e gloria e virtu ed opere geoerose e bei costumi , quella civilta in una parola die forma T argomento delle svisce- rate esortazioni dei nostri letterati predicatori ' Pare vera- mente clie in cio siavi contraddizione : ma noi su tal pro- posito non faremo piii Innglie parole , poiche queste sa- rebbero forse sconvenieriii al subbietto di cui trattiamo , e lo sarebbero certo a questo momento ed a questo luogo. Torniamo quindi alia nostra Speronella. In una bella sera del mese di giugno dell' anno ii65 stavano parlando insieme Gomberto Capo delle guardie di Pagano Vicario in Padova dell' Imperatore Federico Barba- rossa , il paggio Oldrado, ed Ambrogio vecchia lancia te- desca condotta agli stipendj del vicario. Riferisce Y ultimo che Uberto dei Delesmani accettava I'invito fattogli da Pagano d' intervenire coUa figlia sua Speronella ad una gran festa che dar si doveva nel palagio vicariate , ed asgiunge, a guisa di novella, aver potnto comprendere da certi segni che eravi amorosa corrispondenza tra la stessa Speronella e Jacopo da Carrara illustre cavaliere padovano. Ritorna intanto da una visita fatta alia rocca di Pendice il vicario Pagano; e da un secreto discorso che tiene con Marco suo fedele ministro si scopre che 1' invito per la festa fatto al Delesmano aveva un arcane scopo e che grandi trame si stavano macchinando. Cotali macchinamenti pero non furono tanto secreti, che Jacopo da Carrara non ne avesse un sentore; il quale sma- nioso di conoscerli appieno, e non potendo alferrarne il Al'PKNDICE ITM.IAISW. 3c)o filo, voile leggere nelle stelle gli eventi fntnri. A tal fine recossi da Airoldo suo famigliare die si diceva sapesse di astrologia ; da cui fu condotto nella casa di un incognito dove compiuti certi riti misteriosi, n'«?bbe tal notizia clie lo indiisse ad avveriire col mezzo di Corrado sno scu- diere il padre di Speronella a non intervenire alia festa tlel vicario; avviso a cui il vecchio non bado. L' Antore descrive con molta diligenza gli apparecchi della festa fatti nel palagio di Pagano, la magnifjcenza degli ad- dobbi , gli abbigliamenti dclle doane, !e assise dei servi , i balli, le inibandigioni ecc. Vi comparisce Speronella ed e tosto proclainata regina della festa : !e stanno vicini I'a- mante , il padre , il fratello. In sul fine Pagano turbato da mille ardenti pensieri esce dalia sala a prendere il fre- sco e riniquo Marco lo accompagna e lo rinfranca. Iii- tanto una fiera contesa si accende tra certo Barone ale- manno e Jacopo da Carrara; e dopo le piii acerbe parole questi getta all' altro il gnanto della disfida e grintima di uscire. A tal vista Speronella sviene e nel tranibusto e tra- scinata altrove; i parenti vogliono seguirla , ma 1' uscio e cliiuso loro sul'viso, si batte e nessuno risponde. La rapita Speronella da Pagano e da ^larco viene coa- dotta a Pendice fortezza a que' tempi inespugnabile posta sui colli Euganei e ben fornita di torri, di armi , di sot- terranei e di carceri. Ivi e consegnata al castel'ano coa ordine di non lasciarla vedere ad anima vivente;, e tosto viene rincbiusa in una delle torri. Mcntre la misera pia- gne e prega e si dispera, Emellina figlia del Gastellano mossa da compassione e da curiosiia trova la via della prigione e le si fa vicina e la conforta. Questa Emellina per una rara combinazione era atnante corrisposta di Cor- rado scudiere di Jacopo da Carrara, sicclie pno consolare Speronella e prometterle pronto soccorso. Infatti Corrado non tarda a giungere e da segno della sua venuta ad Emellina cantandole sotto le linestre la necessaria ro- manza. Tutto si stabilisce prontamente fra le donne e lo scudiero. Ma il vicario non vuol frapporre indngio a co- gliere Tinfame frutto del suo delitto: accompagnato da Marco entra nella stanza di Speronella ... la guarda coa feroce cupidigia ... la violenta . . . ecc. II povero Jacopo ed il fedele Corrado non tardano ad avviarsi a Pendice e scortati da Emellina giungono alle 394 APPENDICE ITALIANA. stanze di Speronella, die angosciata e delirante per ira e per vergogna narra T oltraggio patito. Jacopo freme e volgendo in se stesso feroci pensierl di vendetta si al- lontana. Qui V antore lascia nel loro dolore i due traditi amantl per regalarci la storia della Lega Lombarda, delia quale reputiamo inutile di dare il sunto. Nel frattempo dovevasi celebrare in Padova la gran fe- stade'fiori, e I'autore, coni'e naturale, ci viene diligente- mente raccontando come fosse apparecchiato e addobbato il campo e qua! gente vi concorresse e quale commedia vi si rappresentasse, " in cui gl' interlocutori erano Tan- ticristo, il papa, Semiramide, 1' iniperatore germanico, il re di Francia e la Sinagoga die rispondeva a coro, >/ e come quindi comparisse il carroccio, e di quali armi e di quali insegne fosse fornito e come ultimo giungesse alio spetta- colo il vicario imperiale e quali ne fossero gli abiti e quale il corteggio. Pero il ratto di Speronella, di cui gia era arrivata la notizia al campo , vi produceva una tnanifesta inquietudine , a cui aggiungevasi die prima Jacopo da Car- rara con altri signori avea tramato una congiura che do- veva appunto in quella festa scoppiare. Notavansi quindi atti di sdegno e voci di furore e moti impazienti e conci- tamento e suljuglio. Intanto suona I'ora prefissa alia ven- detta. La moltitudine sembra agitata come un mare in procella e non attende die Jacopo die la guidi alia pu- gna. Questi giunge ; era armato di tutte armi, portava lo stendardo patrio e " gridava spiritato : viva Padova ". Nasce una subita mlscbia tra i congiurati e gPimperali, nella quale Jacopo da Carrara , Dalesmanino fratello di Speronella ed Alberto di Baone scompajono ; e Pagano fugge. II popolo corre a cercarlo e non trovandolo in al- cun luogo saccheggia e ruina il palaglo vicariale. La notte sospende il combaitimento e i congiurati con- sultano sul modo di ottenere il trionfo, e la vendetta. Segni non dubbj dimostrano che Pagano si e rifngiato nella sua rocca di Pendice. Percio Dalesmanino ed Alberto di Baone che sono ricomparsi nel campo conducono le loro schiere ad assalirla. Ardua e 1' impresa , perclie forte e munitis- sima e quella rocca ^ pure mille e mille braccia ponendo in opera e picclie e lance e sassi ed alberi sbarbicati fanno che crollino le muraglie e si apre la breccia. II popolo ir- rompe e ruinando e trucidando giunge eino a Pagano che Ari'ENDICE ITA.I.IAN\. SgS tentava cU appiattarsi e die pallido ed avvllito « batteva i denti. » Dalesmanino si avventa contro cVi lui coUa sua daga e lo iiccide. Si liberano tosto i prigionieri chiusi nelle fortezze, e fra questi Speronella clie sospirosa e simile a cadavere si precipita nelle braccia del padre e viene quasi in trionfo ricondotta a Padova. Nella conclusione I'autor ci fa sapere die Jacopo da Carrara pugnando aniniosanienie nel giorno della festa dei iiori fu ucciso da ua colpo di spingarda ; die Speronella, liberata cbe fu, alT udire la niorte delTamante fu colta da gravissima infermita e stette all' orlo della tomba , raa poi guarita sposossi a Pietro da Zaussano uom rozzo e violento , con cui visse una vita infelice, fioche ando a morire nel castello di Montegaldo ; cbe Marco, il castel- lano ed Emellina fiiggirono e ripassate le Alpi ripararono in Germania. £ questo il sunto del racconto del sig. Leoni , o per dlr meglio e il racconto niedesimo, se da quelle amplifica- zioni si prescinda cb'erano necessarie percbe il libro acqui- stasse una giusta e conveniente mole , e die consistoao o in dialoglii prolissi, o in minute descrizioni o nel novero di accideoti particolari ed accessor] ; onde 1 fatti si stem- perano in lungbe parole, e nessnna nuova e rilevante c'lr- costanza si aggiunge. Potraniio qiiindi i nostri letiori age- volmente conipreiidere die in questo libro e assai scarsa la invenzione e die in esse si desidera sempre quella in- gegnosa distribuzione degli avvenimenti , quei viluppi di casi e di combinazioni , quel contrasti di affetti e d' inte- ressi , in una parola quelle scene veramente drammatiche cbe producono tanto diletto e tengono si bene desta e so- spesa rattenzione nelle uarrazioni di tal genere. Invano poi il sig. Leoni voile rinforzare la sua , innestandovi ua capitolo cbe s' intitola nienteineno cbe Storia della Lega Lombarda. L'a^sunto era ardno e di plii inutile affatto, poiche tale istoria fu gia scritta da tutti quelli cbe tratta- rono delle cose d' Italia e singolarmenle dal Sigonio , dal Muratori e dal Sismondi ; e qnesto magnifico quadro ri- slretto dal nostro autore in troppo brevi dimensioni pcrde gran parte della sua forza e della sua bellezza. A cio si aggiunge cbe per uno spiacevole riscontro la storia stessa forma un episodio della Battaglia di Benevento di F. D. Guerrazzi, che domlnato da quelle sue prepotent! passioni 396 APPENDICE ITALIANA. dettolla con nna franca e vcemente eloquenza. Ed a qne- sto pill che ad ogni altro , certo per simpatia di profes- sione, si attiene il sig. Leoni ; e vi si attiene in tal modo che non declina mai dalle sue onne e spesso le slesse pa- role ne rlpete e talvolta qnalche brano ne trascrive f, cio che piuttosto che plagio indecente diremo puerile vaghezza. I caratteri rappresentati in qnesto racconto non ci sem- brano ne bene concepiti , ne convenienieuiente espressi. La Speronella e una sdolcinata fancinlla che non sa che far alTamore e piangere e rassegnarsi senza mostrar mai ne un sentimento elevato, ne un fenno proposito, ne un risoluio coraggio. Jacopo da Carrara, qneU'eroe della Marca, quel fiore dei cavatieri padovani comparisce neila nostra isto- ria soltanto per consultar le stelle, a guisa di fennnina su- perstiziosa, per udire dalle labbra di Speronella la confes- sione piii vergognosa e piu umiiiante che ascoltar possa un uom die ania, e per farsi qnindi ammazzare in nn popolare tuninlto, e nulla opera che attesti il suo valore e giustlfichi la sua fauia. Lo stesso Pagano il vicario im- periale, benche nato ai delitti e fra essi cresciuto, pure e incerto e vacilla e mostra timore nelT atto di conimet- tere qneilo da cui gli venne 1' onore di essere introdotto in un romanzo de' nostri giorni ^ e vinto dai ribelli fugge e si nasconde e trema, e batte i dentl , e niuore con una morte cosi codarda, come ne fu empia la vita. Tali non erano le genti di quell' epoca : nella quale si alibruciava, si saccheggiava , si scannava spietatamente;, ma erano le passioni ardenti e gli animi alti e generosi, ed i corpi ga- gliardi e le armi gloriose. Cio che piu di tutto duriani fatica a comprendere si e la ragione per cui sia piaciuto al sig. Leoni d' intitolar il suo racconto: Speronella, o la origine dclla Lega Lombarda. Par veramente che con tal titolo egli abbia voluto signi- ficare che il fatto di Speronella sia da considerarsi come il primo germe della Lega ; ed infatti in un luogo del te- ste (pag. 176) si afferma positivainente che quel fatto fu " come la scintilla animatrice della lega delle lombarde citta. » Ma cio non e vero:, e sebbene non di rado accada che grandi avvenimenti da tenui e quasi impercettibili cause siano prodotti, gravissime pero e adeguate alia gran- dezza degli effetti furono le cause della Lega Lombar- da; e furono, come ognitn sa , la distruzione di Milano, APPENDlCi; ITALIANA. S^J rabolizione del privilegi delle citia itallane e le orrihili ves- sazioni del ministri dell' imperatore. A cio si aggiunge che I'autore narra i casi di Sperouelia come avvenuti neli'anno Ii65j ladilove il Muratori colFappoggio d'irrefragal)ill do- cnnienti prova che la lega eblje il suo vero principio nel- Tanno 1164 in cui " le citta di Verona, di Padova, di Vicenza, di Trevigi ed altre niinori strinsero una segreta societa e lega fra loro » ; e secondate dai Veneziani " co- iiiinciarono a far testa agli ordini di Federico e de' suoi ininistri. " Parecchie altre inesaitezze e infedeltii si tro- vano nella storia del sig. Leoni tutte provenienti dal vo- ler per forza conginngere il fatto di Speronella alForigine della Lega Lombarda. Al Capo IV (pag. 63) si pongono j)er epigrafe le seguenti parole e si citano come fossero del Sismondi : " I Padovani fnrono i primi col prendere il forte di Pendice , rocca munitissiina presso Padova. » Invece scrive il Sismondi precisamente: " I Veronesi e i Padovani assalirono e presero il castello di Rivoli e la fortezza di Appendice , che dominavano i passi dei monti pei quali si credeva che discender dovesse Timperatore: >/ La qnal notizia egli prese dal Mnratori die alia fine della storia dell'anno 1166 scrive piu brevemente che «i Veronesi e i Padovani avevano tolto di mano ai Tedeschi le due fortissime rocche di Piivoli e di Appendice e spia- natele dai fondamenti. " Cosi in un altro luogo (png. ia8) afferma I'autore che « Padova fn la prima all' armi , sic- come testimonia il Muratori ed altri moiti istoriografi . . . prese d'assalto il forte di Pendice .. . e Verona ]50scia se- gulva I'esempio impossessandosi di due rilevanti fortezze. »> In questo passo vi sono molti errori: Padova non prese la prima le armi; ma facendo parte della Marca di Ve- rona le prese colie altre citta della Marca stessa , colle quali aveva stretto alleanza. Non assali Pendice; ma i Ve- ronesi uniti ai Padovani presero questa fortezza con qiiella di Rivoli. Cosi almeno scrive il Muratori, ed in cio, come si vide, e seguito dal Sismondi. Sembra pure che I'au- tore non si apponga quando alludendo, per qiianto pare, al sangue sparso di Pagano , dice ( pagina 176) che i Padovani ebbero il merito della priniLzia: questa primi- zia spetta veraniente ai Bolognesi che stanchi dell' ini- quo governo di Bozzo Inogotenente di Federico lo trnci- darono neU'anno 1164. In conclusione la violenza usata 398 APPENDICE ITALIANA. a Speronella fu un nuovo stioiolo alia generale rlbel- lione gia promossa dalle criidelta dei miaistri imperiali ; ed e uno dei priiicipali fatli clie segnalarono quell' epoca : ina far nascere da tal fatto la Lega Lombarda sarebbe lo stesso die ripor la causa di ua temporale estlvo in alcuno de'tuoai che scoppiano in esso , anziclie nella coudizioue generale dell' atinosfera. Ci siamo trattenuti a notare queste inesattezze, perche crediamo che se il romanzo storico lascia di esercitare fe- delniente il suo uffizio ch' e quello d'illustrare i fatti veri, di abbellirli con qualche opportuno ornamento e di render per tal inodo piii viva 1' impressione degli avvenimenti che la storia narra con prudente severita , grave danuo da cio ne derivera alia letteratura de' nostri tempi , nella quale tanti e si lunglii e si pazienti lavori , tanti assidui studj perderebbero in tal caso ogni utilita, e diverrebbero afFatto infruttuosi. Conchiuderenio coll'avvertire che lo stesso argomento della Speronella fu trattato dal vicentino Jacopo Cabiaiica in un poemetto in ottava rinia, di cui parlo la Biblioteca italiana nel suo tomo 70 alia pagina 36oi se non che i due racconti sono afFatto diversi , poiche nel poemetto Speronella e rianiata amante di Pagano, che la toglie al suo fidanzato Piero da Zaussano e la fa sua sposa contro il volere del genitori ; i quali percio nella festa de' fiori muovono il popolo alia vendetta. Viagglo in Alemagna di Francesco Vettori ambascia- tore della Repubblica Fiorentina a Massiniiliano 1° Agglwitavi la vita di Francesco e Pagolo Vettori , il Sacco di Roma del i527 dello stesso F. Vet- tori. — Farigi, 1837, Thomassin e C, in 8°, di pag. xxxiv e 276. L' anonimo autore della vita di Francesco e Pagolo Vet- tori ci fa sapere che il primo di questi due fratelli , fi- gliuoli del celebre Pier Yettori " I'anno iSoy fu cletto et » mandato iiiibasciatore all' imperatore Massiniiliano nel M tempo ch'egli congregava la Dieta a Constantia , quando » tutta r Italia et gli potentati stavano parte sospesi, parte » impaurlti essendosi sparsa la fama che P imperatore ha- >' veva deliberato di passare in Italia con esercito grandis- w simo per pigliare la corona dal poutefice , et perseguitai-e ^FPUNDICU ITALIANA. $99 i> il re di Fraacia , dichiarato rlhelle dell' Iiiipciio con » pretesto ch' egli era veuuto ia Italia per far crear pon- >t tefice il cardinal di Roano , et se iaiperatore. » II pon- tefice era Giulio II ; e la storia racconta die I'Alviano e la scjLiadra veneta impedirono per allora la venuta in Italia deir esercito imperiale ; nondimeno in qiianto a J'i- renze il iiostro anonimo dice avere Francesco Vettori trat- tata in modo qiiella legazione , die « gli riusci acquistare » per la sua patria la gratia di Cesare et rispariniare molte >' migliaja di scudi die a qiiesto effetto gli fu comandato >i ch' egli dessi all' iniperatore: il qual fatto benche, quando >i egli lo trattava non cotiforiue alia commessione , in Fi- !i renze non fussi approvato (come qiiegli die avevano fisso 1/ neir aninio die la cosa non si potesse condurre se non » con danari , et non essendo in snl fatto non potevano » ben rimanere capacl come il ncgotio si poteva altrlmenti » trattare ) con tutto cio condotlo ch' egli 1' ebbe a fine, >i ne fu per lettere ringratiato et lodato , ed alia sua tor- » nata ognun diceva del gran risparaiio fatto prudente- » mente alia citta. v Questa pubblica incumlienza pertanto diede occasione a Francesco Vettori di scrivere il Viaggio che annunziamo , il cui codice autografo e posseduto dal cii. nostro biblio- grafo D. Gaetano Melzi. Bisogna ben licordarsi che il iltolo e il viaggio di ua aud)asciatore , non gia la relaz'.one di ua' ambasceria. E piuttosto una serie di novelie , che una descrizione di usanze o di cose realmente vedute ; e per sopra piu la maggior parte delle dette novelie soniigliano alle men castigate del Boccaccio. Pero un amlco dell' autore avendo letto il prinio dei quattro libri oade 1' opera tutta e composta,gli disse << che stava amuiirato ch' egli p»rdesse » il tempo a scrivere cose frivole , novelie e fa\'ole: e che » egli r avea letta e si peutiva aver perso quel tempo;, u© >» dannava il modo dello scrivere ma la materia. lo ( sog- )> giunge Tavxtore) gli rlsposi poco perche era uomo di » sua opi alone e da aon voler cedere alle ragioni : e gli )i dissi che facevo seaipre per soddisfare a me niedesinio " e non a lui ; e die ciascnno ha sua fantasia , e dove » I'applica gli par beae applicata , e finii con lui il mio •I parlare. n Ma non fmi per questo di scrivere, ne voile scrivere diversamento da qiiello che aveva comiaciato, scu- tandosi a se medebimo coiresempio di tanti altri die prima ^OO Al'PENDICE ITALIANA. di lul avevano scritto cose inntill o lascive pur segulfando la loro inclinazione, e con questo ancora cli'egli non loda ma danna le cose nial fatten, sicche ( coacliiude ) " gli uo- >i miiii si potranno guardare di non incorrere ne' inede- >i siuii lacci die sono incorsi quelli, di clii scrlvo ; e pero " senza piu lunga escnsazione seguito il mio camniino. » Vi ha fra queste novelle qualche notizia non indegna die Id storico ne fnccia tesoro , nia sono rarissime e non mai di grande importanza. Troviaino, per esempio , nar- rate in qual inodo il dnca Valentino fece morire ad un tempo il vescovo di Setta (Cette in Lingnadoca) e il cardi- nal Borgia, dividendo fra tutti e due il veleno die il car- dinale aveva fatto apparecdiiare soltanto pel vescovo. Nel proemio al quarto lil^ro confessa I'autore che per la considerazione delle turbolenze e miserie nelle quali tro- Vavansi allora non solo Firenze e T Italia ma quasi ogni paese di cui si avesse cognizione , gli era caduto in pen- siero di cessar dallo scrivere, anzi di omettere ogni akra cosa della quale pottsse pigliar piacere alcuno : se non che poi considerando die ii mondo non e mai stato pacifico nia sempre inquieto, e cli' esso non sarebhe piii ne dilet- tevole, ne bello 5t' gli uuinini inipauriti dalle guerre, duhi— tando della morte ^ a nienie altro che a dolersi attendessero , giudico di fare quello che gia molti altri avevano fatto , cioe di continuare a scrivere novellette piacevoli , o da lui almeno tenute piacevoli. II viaggio poi liiiisce nella citta d'Augusta dove fra le altre cose per onorare il Legato, Monsignor Gurgease/ece recitare un atto scenico in tedesco die il nostro ambascia- tore fece tradurre in italiano. Eccone V argumento : " Co- » stanza da Casale di Monferrato e amata da Pietro da It Nocera , da Fernando Spagnuolo e da Ulrico Tedesco. fi Lei in fatto altri non ama che Pietro ., ma con li altri " iinge per trarne : la madre ha in odio Pietro e vorrebbe f> die lei contentassi Fernando : ingannano quando uno e » quando 1' altro dpgli amanti, ed>in ultimo si trova die }> Pietro e nipotc di Fernando^ onde d' accordo con lui e " ancora Ulrico, cedono la Costanza a Pietro. " E facile inimaginarsi die questa commedia nella quale il principal personaggio e una iiglia fatta meretrice dalla propria ma- dre, non discorda punto da molte novelle raccontate nel libro. Qualora si consider! da clii e per chi fa fatta APPENDICE ITALIANA. 4OI recitare non e possibile astenersi da qiialche meravlglLi: ma nasce una coiisiderazione troppo piii grave peiisando che nientre il llore della societa faceva publjlicamente sno di- letto di queste coinmedie , abbrnciavansi vivi ( per tesii- nioiiio del nostro autore medesimo ) i colpevoli di vizii iiiolto atliiii a quelli in esse rappresentati. Dove manca la cnra dei costuuii le leggi diventano necessariamente e inu- tilniente crudeli. Di qualclie niaggiore iniportanza e la descrizione del Sacco di Roma , dove sono toccate alcune cagioui di fatti gravis- siiui clie altrove forse non trovans:. Tutto il libro poi e stampato tanto scoiTettamente elie quaklie volta il lettore dura fatica ad intendere. A, La mcdicina omiopatlca considerata nel suo vera aspetto e in modo adattato alia comuiie intelligeiiza. — Milano, i838, col tlpi di P. A. Molina, cuntrada deUAgncllo u." 963, in 8.°, di pag. 45, cent. 8j ital. L' autore di questo opnscolo e nn nostro vaiente medico versato non nieno negli studj teorici che nell' esercizio pra- tico , come lo provano le moke delicate e difficili mission! ontle fn onorato , fra le quali T istrnzione della gioventii iiella principale clinica delP Universita Lombarda. L' ope- retta e desiinata , lo dichiara egli stesso , al solo fine che il pnbjjiico si faccia un' idea giusta dell' omiopalia. E di fatto lo scrivere pei medicl sarebbe stato lavoro perduto , inentre le massime fondamentali della teoria in discorso soao agli occlii loro od insurisistenti , od assarde per modo ciie il trovar nuovi argonienti di confiitazione oltre quelli che spontaneaniente si aflacciauo alia piii superficiale con- siderazione e opera vana , e come volar aggiugnere un giurno all' eternita. Comincia dunque col dare un breve cenno storico del- omiopatia, dal quale risulta che in vent' otto anni omai decorsi dalla sua prima comparsa lia fatto negli uomini dell' arte un numero prodigiosamente scarso di proseliti. Le cliniche omiopatiche, unica ragione di fatto attendibile, perclie non vi possono entrare I'ignoranza, il fanatismo, la mala fede a creare miracoli , ed a misdire i rovesci, le cliniche sfortuiiate al segno, che si dovettcro chiudere in Bibl. Ital T. LXXXIX. 26 402 APPENDICE ITALIANA.. breve, e fii impedita rnpertura lU moUe altre ciie qua o la si progettavano. Passa quindi ad esaminai-e e conibattere vittoriosamente le proposizioni capitali della nuova scuola , le quali si ri- ducoao alle segiienti : i.° >i Che a fugare iiaa malattia naturale f;i d' uopo ia- generarne altra consiiuile artiliciale " danilo ai malati qnei rimedj die in un nonio sano sveglierebbero una malattia se non identica , moko siiuiie alineno a quella clie si ha in cura. Siiniha siniilibiis. 2.° » Che le dosi dei rimedj quanto piii sono esigue e dilungate , tanto piii riescono attlve. »> Qiiindi in r:igion di- I'etta della violenya del male, la suddivisione del farmaco e spinta al grado favoloso e tutto mentale del quadrilio- nesimo , del decilionesimo di grano. II centilionesimo norj fu ancora tentato , forse per non dare lo scandalo di ri- suscitare i morti. 3.° Che easendo invisibili gl' interni canibiamenti del- r organismo , 1' attenzioqe del medico deve rivolgersi uni- cnniente a conibattere i sintomi o fenomeni appariscenii coiue essenza della malattia stessa. Dunqne nessuna av- vertenza alle cause , nessuna previdenza di efFetti, nessun lume dair anatomja , dalia lisiologia e da tutte le sclenzo sussidiarie della medicina pratica. Questo sublime pensiero e rubato al nostro volgo , dal quale sentiamo dire ogni giorno , die non sapremo mai nulla di qiianto accade nei visceri finche non vl sara un piccolo uscio d' aprlrsi per guardarvi dentro ecc- " Ma pve par|ano i fattl a nulla inonta il raziocinio, e r omiopatia vanta fatti visibili , e niolti , e cio basta a sue sostegno. »» Da qui parte il nostro autore a classificare quesci fatti. Molte malattie guarire per le sole forze uatu- rali die vincono i morbi o senza rimedj , od anche ad onta di rimedj nociyi- Prodigiose cure di Maometto e dei Bonzi ; sistema aspettativo di Stahl , magnetismo animale, sistema di Brown. Alcniii casi di gravi afFezioni , nelle quail, esauriti da altri gU attivi niezzi di cura, sopraV" viene 1' omiopatia quaudo non resta die a ristorare 1' or- ganismo colla qniete. Ij' influenza morale di un sistema iiiistrrioso e strano sugli spiriti deboli ed eccitabili , che ^1' altronde circa al regime dietetico ed al genere di vita gli prestano quella scrupolosa obbedienza che non dcgnano V A R I E T a'. 4c3 accortlare ai medlci ordinarj ecc. Per consegnenza poter cssere convcnlente qnesto sistema alle doiine isteriche e coiivulsionarie, agf ipocontlriaci, ai nialati cr iiniiiaginazioiie, a moiti cronici soprattiitto , cui la medicina non lia piii nulla a somministrare , e clie liaiino pure un sacro diritto agli estreini riiiiedj dei inali irreparabili , la speranza e le illusioni. Per ultimo 1' autore riporta dalle ojiere di Hanlieniann due storie di cura omiopatica, dopo di die dimanda ai let- tori dotatl appena di qualclie istruzione, se tnito cio seuta di ragionevolezza, o non anzi del piu stolido empirisuio. Vien poi riferito in una nota , clie in una adunanza di niedici oniiopatici tenutasi a Maddeburgo furono adottate niolte massime clie colpiscono le loro dottrine propriamente nel cuore. Fra fjueste le seguenti: = I sintomi non sono la malattia , ma distinguansi con cura i sintomi essenziali da- gli accidentali , e si allontani se e possibile la causa oc- casionnie ^=: L' asserzione die non puossi riconoscere l' es- senza della malattia si riferisce solo alle mutazioni dina- niiclie, e non alle materiali , delle rjuali si lia tutta cura. = Si puo guarire omiopaticamente anche coUe dosi ordi- narie dei rimedj =: Non si condanna I' antica medicina , e non si pretende per nulla che in tutti i casi si abbia a rinunciare a parecdii de' suoi rimedj , per esempio alia cacciata di sangue. = " Ammettendo cosi la cacciata di sangne cade il fondamento del siniilia siniilibus. Nessuno potra ridursi a credere che il salasso induca intiainmazione, od abbondanza di sangue. >> Ed ecco come , vivente ancora il gran profeta Hanlie- niann , i suoi discepoli stessi ne fanno strazio introducendo nel sistcnia le piii sovversive eresie. Un'altra adunanza come questa , e delT omiopatia non restera clie il nome , ed alcune praticlie di forma , die saranno pur sempre in- dispensabili per imporre e far fortuna. A proposito di salassi, duole di non trovare in questa dissertazione un paragrafo tutto destinato a tale argoinento: poiclie Tabolizione dei medesimi e fra i dogmi oniiopatici il piii evidentemeiite , immediatamente e frequentemente funesto. Ad inipedire pero molti di questi mali concorre r opinionc oramai geiicralc anche fra i piii caldl partitanti tleir omiopatin , che dussa non conveuga nelle iiialattie in- iianuuatorie. 404 APPENDICE ITALIANA. £ a desklerarsi , ma nel tempo stesso a ckibitarsl molto, clie quest" opuscolo cliiami a seria attenzione quei tanti che lianno urgente hisogno di leggerlo. Perche davveio gli sclierzi della moda e le aberrazioni della umana ragione sono qualclie cosa di cosi capriccioso ed anomalo da sottrarsi ad ogni calcolo. Fatto sta che T antore per primo frutto del siio Ijel lavoro ricevette una lettera , per la quale non pago ne mancia , ne spese postali, inentr''era stampata suUa Gazzetta di JNlilano 17 maggio p. p. Eccola riportata nella sua integrita : che ben merita di passare dalla vita brillante ed effiinera di un foglio volante alia piu tranquilla e du- re vole di un libro. . .. Leitern di un dihttante deWOmiopatia aU'uutnre dell' opuscolo .- La Mcdicina Oiiiiopatica, considerata nel sue vero aspet- to , e in inodo adattato alia coniune intelligenza. S ignore , Come dilettante e cultore dell" Omiopatia non tralascio di leggere ogni scritto die tratti di questa materia ; e il titolo del vostro opuscolo era molto seducente per eccitare la curiosita degli amatori di questa nuova dottrina ; cre- dendo di trovarvi istruzione. Ma quale fu la mia sorpresa nel vederia cosi mal trattata , e sopra tntto dileggiato il, noma dell'immortale Hanliemann, nome rispettato in Fran- cia , in Germania , nella Svizzera , in Inghilterra , nel Belgio , e persino neirAmerlca ; ove si scrivono giornali e cliniche redatte da insigni medici. Ma che non puote 1" in- vidia e la malevolenza ! Voi avete sfigurato VOrgnno , ossia dell'arte di guarire , non che la sua materia medica , per- che non r avete compresa , com"e avvenuto a tant'altri , e fors'anche avete voluto screditare 1" Omiopatia sul timore che prenda piede anche in Milano, in seguito delle mira- bili cure fatte dall" illustre Consigliere e medico in capo dottor Hariung , e per la venuta di un altro medico Omio- ]>atico. Qualunque sia il motivo che vi ha spinto a scri- A'ere simile diatriba , ella non e degna di un uomo del- r arte , e se credessi che il publdico potesse interessarsl delle dispute scientitiche , mi accingerei a cond:)attere il vostro opuscolo (ad onta che io non sia della vostra pro- fessione e brevettato per ammazzare impunemente i miei simili col dissanguarli), pagina per pagina col Hanhemann APPRNDICK ITALIVXV. 4c5 alia niano. ]\Ia il puMdico lia Iteii altre faccenile clie lU occiiparsi di dispute letterarie o scientiticlie , ed esso desi- dera in caso di nialattia di essere giiarito da v\n medico dotto , priidente , fiiosofo , e se voi siete tale , fatevi co- iioscere , die tntti ricorrpraiino a \oi all' occorrenza , noa eccettnato quello clie scrive qnesta lettera , sebbene di di- versa opinione , perche egli btiiua e rispetta la vera ricienza ovuncjue 1' incontra. N. N- Siipposto in via di parentesi , clie le parole non tralascio di le> Ma Tautorith dei medici italiani non avra forse alcun Valore agli occlii del dilettante. Ascolti dunque come scriva di questo sistema Tillnstre signor De Piaimaun Arcbiatro di Sua ]Maesta I'lmperatore, ed uno dei piii celebri pro- fessori dell' Universiia di Vienna, citta dove la nioda fa- vori per qualcbe tempo T omiopatia piii die in qualsisia altro luogo. E per non farmi bello d' una erudizione die! non ho , e perclic non si creda die io spenda intorno a tale argomento piii tempo e sofFerenza die non merita , tlicbiaro di levare ancbe questa citazione dalla Biblioteca Italiana ( toiuo 78, giugno l835, pagina 40a). II Ilanbemann dicbiarando con inaudita arroganza e vil- lania non essere i dettl e gli operati medici de' secoli tuttl se non vani , inutili, anzi dannosi testimonj dell*ignoranza e della frode de' medici, sostiene die la malattia nou fe die un complesso di fenomeni ; imperoccbe la natiifa di 4o8 Arn NDicK italiaxa. essa mnlattia non pub per milln apparire alP intelletto nmano, e conseguenteinente essa non si merita rignardo nicuno per rispetto alia cura. Nega la forma stabile da cixi sistematicamente si defiuiscono le specie da* nosologi ; non piii che raccoglitore di sintomi , disprezza qiiella certa nia- niera di decorso da chianiarsi normale, e nt-lla malattia non fa luenzione ■della vita alienata ; concede le cagioni morbose comunemente note ; ma sostiene radissimo essere apparenti , e jyercio potersi In pratica negligentare. Stabi- lisce a princijjio del inetodo curativo : siinilid siniilibus cu- rantur; onde attaccato soltanto all' omiopatia, il niodo allo- patico ed antipatico ossia enantiopatico rigetta. E percio dice che le poteiize semplit;i che neiruonio sano vagliono in dosi maggiori a movere sintomi simili sono i sicurissimi rimedj de'niali adoperandoli a dosi piccolissime; qualsivo- glia case coiraccotnpagnamento de' suoi sintomi essere di- verse^ a certi sintomi non convenire die nn sol rimedio, il quale allova e specifico , ma al mntarsi del complesso de' sintomi doversi cerca)*c altro specifico; de' quali speci- fici alcuni souo noti per prove tentate in siiirnomo sano; altri doversi ancora cercare. — E pero clii medica non deve far conto che della sintomatologia e di tale materia medica. — IMa nessnno de' medici razionali ignora che la malattia non consiste punto ne' sintomi, che di per tutto inutile non e 1' investigare I' indole, la forma stabile, la inaniera di decorrere, le niutazioni varie delle malattie, e che 1' esame della dispcsizione di ciascun infermo e delle cause occasionali riesce sempre necessaria per ben curare. Erroneissimo e il principio dell' omiopatia , che fondasi per lo pill nella falsa interpretazlone degli osservatori, e vuolsi risti'ignere senza dubbio a ben pochi particolari casi ; ve- nendone per esso che i mali iifiammatorj sono da trattare cogli stimolanti , coi calefacienti , colla dieta lauta , col re- gime attivo; gli adinamici coi deljilitanti , colla sottrazione degli alimenti , colla quiete, colla negazione della luce, ecc. L'applicare i rimedj alle persone sane e si una delle vie per espiorare la virtii loro, ma da se non e ne bastante, ne sicura. Non e a dubitare degli specilici , ma solo del loro numero e della negligentata forza stimolante, irri- tante, o mitigante. o sedativa, ecc. Se non e impossibile, non e pero nemmanco probabile, ne ritratto da osservazioni genuine e institnite seuza pregiudizto e degne veramente di APPENUICF. ITAI.IAN\. 4C() fede, c1»e gll atomi mediclnaH fruiscano clelle celebrate virtii e prodncano i vantati ertetti curativi, senza die 1' intenzio- ne 5 la fantasia, la forza delia volonta, la dieta, il regime, la costituzione atniosferica se non in tntto in gran parte al- meno non vi contrihuiscono. II dire die fa d'uopo cangiar di specifico a seconda del cangiarsi del complesso de' sin- tomi e die riniangono ancora a scovrirsi di essi specifici, lascla astutamente aniplissimo campo per trovar modo di scusare gli error! die si commettono nello siabilire la piena analogia de' sintomi e il catiivo esito deila enra. Certaniente la pratica statuita da Ilanliemann di lasciar da banda ogni indicazione causale ed essenziale , considerato solo raualogo complesso de' sintomi, e non piii die questo combattere cogli atomi di medicine provate sul sano, negligentando COS! i rimedj atti e il modo elTicace ed opportnno di am- ininistrarli , e nei ])iii dei casi , specialmente acuti ed ur- genti il tempo irrevocabile gittando , non pnb non essere soramamente dannosa. E cosa poi increscevole , anzi ri- provcvole e il villanamente escludere die fa Hanhcmann dalle necessarie scienze del vero medico la storia natnrale, r anatomia , la fisiologia , la patologia si generale che spe- ciale, ogni aosologia sistematica , indnbbiaiiiente basi soli- dissime dl ogni niedicina , tntto ristringendo alle sole no- zioni dei fenomeni prodotti nell' uomo sano dalle diverse sostanze; imperocdie altro egli non vnole se non die, dato un caso , dalla materia medica omiopatica si scelga qnel farmaco , e si attenuate si adoperi secondo die tu trovato avere indoito consimili sintomi nella persona sana. Al die basta senz' altro T integrita dei sensi , la meinoria fedele e la pazienza nel tentare e tener iiota. Ed ecco un eiiipi- rismo, di cui piu rozzo non ne ricorda la storia medica, non diro gia siccome esercitato, ma non pure immaginato. » Ora, se 1' operetta die lia tanto irritato il nostro dilet- tante e una diatriba indegna d' un uomo dell' arte, e nata dall'invidiae dalla malevolenza, con quali frasi, dlmando io , dovremo classificare questa pagina del Raimann ' Aramesso die non si possa combattere con un dilettante se non a forza di argomenti indiretti , percbe entrando in discussioni strettamente niediclie sarebbe d' uopo ingolfarsi in teorie die egli non intenderebbe : io osero anciie di- niandargli se non Io ha mai fatto dubitare della bonta del sue prediletto sistema I'audacia delT innovatore die 4 to APl'ENDlCE ITALiANA. strapazza e rinnega come follia tutta qnnnta la scieiiia tal quale si trova : la quale per iinperfetta clie sia e pui' sempre il rlassunto e V espressione delle opere di tanti Uomini grandi , e degli sforzi di tanti secoli diretti all' og- getto pill importante delia vita, la vita: e tutto cio per so- stitnirvi uii ammasso di grossolani paradossi , la cui as^ surdita tocca spesso al ridicolo. Dimando se non lo Iianno niai fatto dnbitare e T esito costaiitemente infelice delle cli- niche omiopaticlie clie si dcvettero cbindere dappertntto , ed il pieno rifiuto clie danno le Universita a questa teo- ria, ed il fatto liiminosissimo clie dopo tanti anni , e ad onta di tanto lucro , il numero degli omiopatici non ista ancora a quello degli altri niedici come uno a cento. La Lomljardia avra un migliajo di medici, e dico poco. Qnanti di loro appartengono alia nnova setta ? Due, e non lom- bardi, e nella sola capitale. E si, clie in questa Milano ove il numero dei medici e due volte doppio del biso- gno, moltissimi di loro sono giovani , nei quali non si puo supporre ne P ostinazione dei prcgiudizj , ne il ri- brezzo del ricredersi. Giovani della stessa pasta di co- lore cbe mezzo secolo fa fanatizzarono in niassa pel si- stema di Brown, perclie quel sistema aveva niolta appa- renza di verita : giovani dunque clie amano e desiderano le novita ed i miglioramenti deli' arte loro ^ cbe stndiano e pagano le spese di molte opere scientificbe e di diversi giornali di medicina. Giovani cbe si vedono davanti agli ocelli la dolorosa prospettiva di una lunga serie d' anni di tlrocinio senza lucro, mentre vedono i trionfi pecuniar) deir omiopatia. Ma nessuno di loro la segue percbe dessa ripugna ineluttabilmeme alle loro intime convinzioni ed ai jiiu inconcussi principj della scienza. lo non saprei meglio esprimere questa idea clie riportando le ultlme rlglie del- r articolo sovralodato. ( marzo 1834). " Con tutto il prestigio della novita , e la lusinga clie oflFre r omiopatia di salire in aha fama e di procacciarsi vistosi guadagni, nessuno dei medici lombardi , per quanto a noi consta , si e arrolato sotto il vessillo delT Hanbe- mann. E questo un fatto c'.rc! noi mettiamo sotto gli oc- chi de' iiostri connazionali per onore della uicdicina ita- liana ; fatto cbe se per una parte comprova T intima e profonda convinzione de' medici nella loro scienza e nella loro professione , per V altra attesta come essi non sieno APPENDICE ITALTANA. 4I I 5\ facilmetite nccessihili a qnolle meno nobill speculazioni clie la coscienza riprova e T intelletto conelanna. » E contro rjuesto ceto rispettabilc , destinato acl assisterc, vita natural ilnrante, alie pin opprimenti alllizioni deiruma- nita con tanto sagrifiz iodci coinodi , della liberta perso- nale e delP amor proprio, sara lecito stampare sulle gaz- zette clie e brevcttato per ammazzare il prossimo dissan- guandolo iwpunemente? I niedici (salvo rammeltere qualche abnso individiiale: percbe qual e mai cosa liuona a questo niondo , dl cui gli uomini talora iion abusino? ) i inedici salassano quando e qiianto crcdono secondo scienza e co- scieiiza. Sanno meglio di cliicchessia cbe cio displace forte alia plnralita , di ciii desiderano almeno per interesse di cattivarsi la simpatia e la confidenza. Sanno clie nelle pill minacciose infiammazioni quando bisogna ripeterc 1 sa- lassi ad un nnmero desolante miiitano contro di loro i rancidi epigramnii , i sarcasmi , le contumelie degl' igno- rant! e dei dilettanti. Sanno cbe quando le infianimazioni ad onta della piu indicata cura volgono a funesto fine, il meno clie possa loro accadcre e d'essere denigrati in piazza, e di sentir gridare all" omicidio per bocca di tanti , cbe da stare nei cade , nelle conversazioni , nei teatr: preten- dono dl ragionare sulla malattia di Tizio o di Sempronio meglio dei medici cbe la vegliarono assidnamente , e cbe per umanita , per amor proprio, per interesse baano tanto iDlsogno di fare 11 pill bene clie possono. Tutte queste cose cbe formano le piii care delizle delT arte medica le sanno. Ma siccome vedono per esperienza del piu grandl pratici e per la propria cbe con quell' unico metodo si arrlva a ri- donar la salute, od a probmgare la vita a tanti cbe dl- versamente operando , infallibilinente morrebbero : ma sic- come ancbe nei casi sgraziatl le auiopsie dei cadaverl pre- sentano nelle aderenze viscerali , nei travasamenil , nelle suppurazioni , negli Indurimentl ecc. , la prova evideutis- sinia cbe le mortl avvennero non per eccesso nei salassi, ma per furia di flogosi , clie trascese ad esiti fatali non ostante 1' energico trattamento adoperato : cosi i medici nel- rintimo sentimento del proprio dovere afirontano coragglo- samente 1' amarezza dei giudizj incompetentt e delle calua- nie , ed operano , repllco , secondo scienza e coscienza lasciando dire e scrivere spropositi a cbi vuole. Solo desi- derano e per propria tranquillita , e piii ancora pel bene 412 APPENDICK IT \ LI ANA. del prossimo , clie i tanti sfacceiiJatl ed Irraglonevoli la- sciiio ima volta fare in queste iiiaterie a chi tocca, perclie quelli a ciii tocca fare per poco die ne sappiano ne sanno mille volte piu di loro. Desuierano clie il pubblico si per- suada essere la scienza a quel posto di avanzamento, in cni puo e deve essere umanamente. Desiderano che si cessi di spargere colla voce e cogli gcritti lo scetticismo e la diffiJenza suU' arte raedica , perche cio non puo tornare che a tutto danno della societa. Ma io ho forse trattato qne?t' argomento con maggior serieta che non convenisse: e quasi mi dinienticava d' es- sere il medico-poeta che per irresistibile istinto sparge un grano di allegria sui temi piu tristi e fastidiosi. Volendo dunque terminare questo ragionamento con un poco di buon umore, io narrero al mio buon dilettante un sogno curioso da me fatto la notte che segui alia lettura del suo piccante articoletto. Gia da due anni io aveva apevto gli occhi alia luce : io era tutto Hanhemann, io mi sentiva tutto Orgario , cioe arte di guarire. Frugando nelle mie saccocce , oh gioja ! non vi trovava piii ne I'astuccio delle lancette, ne T ese- crato nastro color di san^ue , disperazioni una volta del mio vilipeso amor proprio , cause del mio rancore verso la societa, che destinandomi a tali ufficj aveva torto come chi d' una magnifica sciai-pa turca facesse un seppedaneo. Ma io adesso aveva cavalli , aveva carrozze. Non piu per clienti pizziccagnoli unti , o ruvide lavandaje, ma baroni , lua principi , ma coniesse dallo sguardo angelico, ma vezzose marcliesine da liquefiirmi il cuore. Cambiate le mezze lire austriache in zeccliini : servi in livrea per le anticamere : pendole di squisito lavoro sui camini : di- pinti di sommi artisti a tappezzare le sale: una superba liiblioteca di vini oltramontaoi nelle cantine. Erano tutti voti della gratitudine per miracoli , od almeno per grazie ricevute. Insomma la ricchezza in casa , il galoppo e la gloria per le vie, i panegirlci e le relazioni degli operati portenti sui giornali. E ad incorniciare questo quadro delle mie contentezze venivano le facce invidiose e livide di tutti 1 medici del vecchio sistema splranti omicidio ed impeni- tenza. E notte alta. Si batte alia mia porta. =: Di grazia , potrebbe il signer professore favorire dal tale cosi e cola, che sta malissimo"' = Trattavasi di uno che mi fu buon APl'EMlIcr: ITALIAN V. 4l3 aiiiico nel temjii della min nnllita sociale. Ml vesto, sorto, soiio da lui. = Dottore , ho una tosse infernale che mi spacca il petto: per carita fainmi suliito un salasso. = La proposizione era insnltaiite con un professore, assnrda con uu ouiio|iatico. Gli diss! sevcramente cssere miracolo della Provviden/a conservatrice se mai qualclie infernio ha po- tiuo salv-Trsi ad onta del micidiale salnsso. = Meglio dun- que se si puo far senza : toccami il polso. = Ma in nome del senso comune che cosa hanno a che fare i polsi colla tosse' = Ma la mia e irrltazione di polmoni. = E dalli ! die cosa sappiamo noi dei polmoni die non vediamo? tit hai la tosse, ecco il tuo male: io devo discacciartela, ecco la cura: tntto il resto e vanita e stoltezza. = Dunque che cosa si f a ? = E quello die penso ; e cominciai a passeg- giare per la stanza meditando. Sgraziatamente non aveva meco polverine di sorta, e la sj^ezieria oniiopatica era inoito lontana. AIzo a caso il pouio del mio bastone alia l^occa e mi vien sott' occhio la parola d' ordine , il pensiero ar- cliPtipo della scienza similin siinilibus che vi aveva fatto iiicider sopra. Fn una inspirazione. Come si potrebbe ec- citare in un uomo sano dei violenti access! di tosse' = Atiiico, hai tu dei cigarri di Virginia' = Si, vediii su quel tavolino : ma che diamine' vnoi tu fmnare ' = No, cioe si: io faiiiero, ma tu inspirerai il fitmo. = Ma se il fumo della pipa che qualche volta mi entra nella trachea c la causa della tosse ! = Benissiino ! tu dix'id: adesso il fumo te la fara. cessare = Ma come faro ad inspirarne un milione- simo di grano? = Un milionesimo ! gridai inorridito : que- sta dose ti ammazzerebbe , o piuttosto ti lascerebbe mo- rire , perche T eccessiva quantita del farmaco gl' impedisce r azioae inedicatrice. Per la violenza del tuo male abbiso- gna un attivissimo rimedio : eppero vuol essere ridotto nd una cosi inlinitesimale frazione che a rappresentarla in cifre numeridie raritmetica non abl)ia suUiciente quantiia di zeri. ■=: Ma come mai il fumo e cosi plccola cosa .' = Piccola a segno che jiesa meno del niente : perche il niente sta sem- pre al suo posto , mentre il fumo s' innalza nelT aria. = Intanto io ho gia avviato il cignrro : riempio la bocca di fumo, e poi T avvicino alia sua che assorlje nei polmoni quel globo aeriforme: operazione commovenie e subbme , che solo all'ignoranza od alTegoismo sembrerebbe una })uf- foneria. A quel tirare del hato la tosse divenne furiosa. 414 APPENDICE ITALIANA. M'acclngo alia replica, ma egli die non pno parlfire, mi fa ceano del capo e delle braccia clie no. — Mio caro, mi era dimenticato di avvertirti die la prima polverina , dico la prima fwnata fa sempre terribili efFetti a clii ci sta at- teiito i coraggio , alia seconda ! = Ed io a riempiere la bocca, ed egli a spalancarla. Pli , . ! e fuori il fumo dalla niia e dentro per la sna. = Da capo la tosse , ma si fiei-a e sofTocante clie lagrimava e scompigliava le coperte del letto. Quando pote riaver tanto di iiato d'articolar qualche parola interrotta grido. =: Ma se questo fumo e meno di niente , per lo meao non mi fara niente di bene. = Io die era quasi sconcertato dal cattivo esito del secoiido ten- tativo rlpresi lena e soggiunsi =: qui appunto staTerrore: non sai tu dalla matematica die meno per meno da piu ? Via dunque, ua terzo colpo e sel guarito. =: Si arrese j fu fatto , e nel dibattersi sotto alle violenze della tosse , mi diede nn pugiio nella fionte die mi risveglio. Cioe , credeva d' essere stato risvegliato da quel pugno , ma era la serva die mi scvioteva gridando ==: sigiior padrone , si levi sublto , sono le cinque ore, bisogna andare all' ospi- tale. = Che ospitale, sciocca? se qualcuno mi cerca d'ur- genza^ fate attaccare i miei cavalli bianchi. = Sono cin- que ore passate, faccia presto! = Ah, gia , si, vengo ! = ]Mi rotolo glii dal letto die non posso tener gli occhi aperti : doleatissimo di non aver veduto il fine della mia prima cura omiopatica. II male sta , pensava , die ho fatto que- sto sogno ad ora troppo tarda : mi sogiiai tra il fosco e il chiaro ed e proprio all' aurora die i piii si voltano sull' al- tro fianco a ridormire di premura , e die io debbo al- zarmi. Mi vesto, rimetto nelle saccocce I'astuccio delle lan- cette e T esecrato nastro rosso. Addio marchesiue, addio contesse, biblioteca in cantina addio! Io torno alle mezze lire austriaclie , io torno alle lavandaje , io torno , oh me tapino ! al nosocomio soave : la ad attingere le inspirazioni per la poesia brillante sui cronici e sui cadaverl ; vittime iniserande del cieco fanatismo di coloro che sono hrevettuti per annnazzare il prossimo dissanguaiidolo imiiuneraene. JiujberU. APPENDICE ITALIANA. 4l5 Orazione clctla nella Chiesa di S. Maria Maddalena nrl giorno i^ Iflarzo i83o anniversario dclle so^ lennl cseqiue nl Bencfattorl dclla Pia Qisa di Ri- covero di Trcviso daLC abate Angela Lodovico IxAM" PINT, dottore in sacra Teologia, Professorc ordinario di Teologia dognutlica iiel Scmiiuaio Fesrovile ., Esa~ yninatore Prosinodale, Menibro delC I. R. Istituto di perfezioTKimcnto in Vienna^ Sccio ordinal io dell'A- tenco di Treviso, I. R. Censore e Revisore Provia- dale; Stainpata a henefizio della Casa di Ricovero. Trcviso, i83o, d(dla Tipografia Andrcola , in 8° Ua' Orazione delta in lorJe dei benefattori di un' Istituto di carita e pubblicaia a profitto dell" Istituto medesimo noa potrebbe essere decentemente censurata. L'animo chesem- pre anela ai doici e gentili sentimenti si consola della pieta c!ie spira da questl nobili alti^ ed ognl disamina rigorosa, ogni critica osservazione , f|nantranc!ie alia sola parte let- teraria si liiiiitasse , p.irreblje del pari importuna e scon- veniente. L'A. da principio al suo discurso con qiieste parole: La Beneficenza e virik; e cosi almeno egU e sicuro di noa porre il piede in fallo sul comiaciar del cammino. Quindi si propone di esaminare se tal virtii sia stata posta nel cuor nostro dalla uatura ovvero dalla religione;, e con certi suoi particolari ragioaamenti intende di provare " che » la Benelicenza non solainente e virtii cristiana perche >) dalla religione di Cristo f'u iliscoperta ed insegnata ; ma » e una virtii tutta cristiana perche la sola religione lia in » niano tutta rautorita e tutti i niotivi per poter indurre >i elficacemente 1' uoaio al pratico suo esercizio. •/ I debiti rendimenti di grazie ai cittadini Trivigiani die coucorscro colle copiose lore largizioni a fondare ed a niantenere la Casa di Ricovero , ed ai Magistrati clie furono ad essa gene- rosi deirautorevole loro patrocinio, una pregliiera agli uni ed agli altri di perseverare nei loro pictosi sentimenti, la menzione dei beaefattori delFlstituto clic furono due soli, cioe Gaspare Cliirlanda e Federico Moriani, ed alcune pa- role di giusta riconoscenza , e di reverente amore rivolte air aiignsto nostro Monarca che ticiie la Beneficenza per> la pill dolce delle sue cure , e hi novera tra le sue virtii piii dllettc fonuauo il scguito cd il compimenlo di qWi'sW 4l6 API'ENDICE ITALIANA. Oi-azione ', nella quale sono da lodarsi somniaiiiente la iu- tenzione con cui fu dettata, 1' afFetto clie animolla e lo scopo a cui fu diretta. Oniche, EncicUche e Pastorall allocnzioui dl monsignor Alessniidro Maria Pagan I, gid vescovo dl Lodl. — Milam), 1 838, presso Luigi dl Glacorno Pirola, in 8.°, dl paglne xii e 432; Itallane llr. 4. 35. Opera dedlcaia a Sua Emliienza il slg. conte Carlo Gactaiio di Galsruck cardiiude arclvescovo. Sempre cara riesce ai fedeli di Cristo la voce de' loro supremi pastori, o annunzi essa nelle religiose aduuanze dal tempio le verita celesti , o si propaghi fra il cristia- jiesimo colie pubhiiche stainpe. Voce sifl'atta ci richiama vivamente T immagine de'primi iDauditori del Vangelo, ed e un sicuro pegno dello zelo die glL accende pel mistico ovile loro aflidato. Ciie se cio con diritto affermiaiiio anche nel supposto die taluno dl essi, tutto occupato nella di- vina parola die dispensa alle turbe , semljra rifiutare gli ornanienti deU'umnna eloquenza , con quanto raaggior ra- gione afFeruiar cio dovremo delle evangelidie produzioni di iiionsignor Pagani, nelle quali uno stile cliiaro, popolare, ma digaitoso, un ordine ed un' analisi lucidissima, un nie- todo di perorare forte insienie e commovente si congiun- gono colla continun trasfusione della piu sana dottrina teo- logica e di un'ottiiua morale? JNel principio del volume si daiino Notizle blograficlie deir autore : seguono due Discorsi, 1' uno sopra lo spirito del mondo , I'altro sopra lo spirito di Gesu Cristo:^ poi vengono le Omelie , le quali volgono so[ira le principali feste chc fra I'anno celebra la Cliiesa ^ e quantunque il soggetto di alcune di esse veggasi rlpetuto, varia pero ne e la esposizlone , diversa la maniera oratoria con cui esso e manegglnto. La seconda parte di questo volume e com- ])osta delle encicliclie die precede vano ciascun anno il ca- lendario della Chiesa di Lodi ; sono esse dettate con bella e scelta latinita. Trattano del sacro minisiero e dei prin- cipali ulFicj imposti al sacerdozio evangelico , della disci- plina del clero e delle ottime norme die gli eccieslastici debbono seguire secondo la santita della loro condizlone e il salutare csenipio di cui sono al popolo debitori. Alle APPENDIGE ITVLIANA. 4)7 encicliche viene di seguito una Lettera pastorale preinessa da moiisignor Pagani al siio Catechismo diocesano , a ciii vanno nniti opportimissinii avvertimenti specialmente siil- I' uso di esso catechismo nelle singole classi. Indi si ripor- tano varie Lettere pastorali per la morte o la elezione degli ultimi sommi ponteiici. In line abbiaino la Lettera per r universale giubileo ordinato da Sua Saiitita Papa Gre- gorio XVI. Elog'io slorico di Antonio Fanciera cnrdinnle Ictto iiella solennc distribuzioiic dei preinj ncl Ginnasio Vescovile di Portogruaro Vanno i835 dallnb. Q. M. Zannier, professor di belle lettere. — S. Vito, i837, tipografia Pascatti, in 12°. Con sapiente consiglio fu ordinato che nel Ginnasio di Portogrnaro nella occasione dellannuale distribuzione dei piemj si reciti I'elogio di alcnno di quegli uomini che il- lii!er tal niodo all'antorith dei freqnenti precetti la efiicacia degfinsigni esempli si aggiunge. E certo uno splen- didissimo esempio presenta a'snoi alnnni il professor Zan- nier dettando 1' elogio del cardinnle Antonio Panciera. II quale nato in Portogrnaro verso la nieta del secolo XIV in una famiglia , clie allora tra le oneste ed agiate di quella citta noveravasi , e che ora tra le feudatarie del Friuli si novera , compi il suo giovanile tirocinio nelle scuole che sin da quell' epoca erano nella sua patria isti- tuite^ e quindi nell' Cniversita di Padova diede assidua opera alio studio della teologia , del diritto civile e del canonico. La patria concessegli nella sua chiesa la di- gniia arcidiaconale , ma egli aiusso dal desiderio di bat- tere piix aaipia carriera portossi a Roina , dove fu siic- cessivaniente eletto agli nffi?] di notajo della curia , di aldireviatore e di segretario del poniefice Bonifacio IX. I quali uffizj con tal lode sostennc che il Papa ne lo ri- inerito conferendogli nelPanno 1392 il vescovato di Con- cordia: ma per questa prouiozione uon cesso dalP eserci- tare in Roma le incundoenze di segretario del pontefice , finche nell'anno 1402 fu innalzato alia sede patriarcale di Aquileja. L' alta fortuna del Panciera fu sprone alle ire, alle iuvidie, e fonte di sve.iture. Fu tribolato coUe liti, colle mbl. Ital. T. LXXXIX. 27 4l3 APPENDICE ITALIANA. arnii, cogli anatemi. Gregorio XII lo depose dal Patriar- cato di Aquileja e scomunico quelli die avessero persi- stito ad attribuirgli la tolta dignita. Da quel puato la vita del Panciera fu una continua segueuza di persecuzioni , di sventure , di aogosciose miserie ; finche Giovanni XXIII quasi per ricovrarlo in porto di pace chiamoUo a Roma, dove nel 1412 lo rivesii. della sacra porpora. Posto ia quella emlnenza il Panciera non atterrito dagli odj protervi, lie sconfortato dai mail patiti alacreniente si adoperb per la prosperita della Chiesa; intervenne al Concilio di Co- stanza, ed alia pace in esso formata contribui efficacemente e ne fu rimunerato col vescovato di Tuscolano. Fra tante e si varie vicende il Panciera mostro sempre animo forte , generoso, devoto sokanto alia verlta ed alia giustizia, al- radempiniento de' suoi doveri applicato assiduamente. Ar- cidiacono di Portogruaro porgeva a tutti conforto nelle sventure, consiglio ne'duljlij, nelle uiiserie soccorso , ed era del pari zelatore della religione e della salute dei fedeli soUecitoJ segretario di Bonifacio IX tratto con siugolare ac- corginiento i negozj aflidatigli , scoperse le frodi , le astix- zie, le insidie dei nemici e le svelo, e serbo in ogni tempo incontaminata la sua fede j vescovo di Concordia , patriarca di Aquileja, cardinale conobbe i doveri, ma non senti 1' or- goglio di tali dignita , e si mostro capace egualmente a "vincere il pericolo della propizia fortuna ed a sostenere il peso dell'avversa. E fu in lui belia prova di aniuio dolce e gentile Tamore die serbo sempre caldissimo per la sua patria e die fece manifesto con insigni beneficj; fra i quali merita distinta menzione il tempio die vi eresse a sue spese e die demoHto per vetusta verso la fine del secolo scorso vedemmo poscia, anziche per la munilicenza di un solo, colla pecunia cougregata di tutti i cittadiai ai giorni nostri piu noliilniente riedificato. Tale e la ottima sostan?a di questo elogio. Lo aiile con cui e dettato e nol)ile, grave, decente al luogo , ed. al subbietto e vi si ravvisa lo scrittore elegante , eruditQ uso ad attignere alle buone fonti della lingua e die sa adattare le parole ai concetti ed i concetti alia materia. Onde noi crediamo die molta lode sia dovuta al profes- Rore Zannier e per T argomento clie prese a trattare e pel niudo con cui trattoUo. 419 V A R 1 E T A. Progetto dclla strada dl ferro da Milano a Bergamo. L .n un tempo in cui 1' attenzione del pubblico e jiarticolarmente livolta ai diversi progetti di strade ferrate che vorrebbero costruirsi nel Regno Lombardo- Vencto , ci siamo fatti soUeciti di raccogliere in que- 6ta Bibboteca le piii importanti notizie ad essi rela- tive , dando la preferenza a quelle Memorie cbe con- tengono dei dati positivi sia statistici, sia geometri- ci ; giacclie sarebbe opera perduta il tener dietro a tanti scritti clie vengono giornalmente in luce e che presentano o vaglii ragionamenti , o inconcludenti po- lemiche 6opra un argomento die gli autori di essi mostrano di non conoscere fondatamente. Nel tomo 83 pag, 263 abbiamo inserito per intero un accurato lavoi-o comunicatoci dal sig. Ingegnere Brusclietti accompagnato da una carta rappresentante la linea delia stiada ferrata da Milano a Como e le relative livellazioni e sezioni. Lo stesso Ingegnere per meglio conoscere tutti i perfezionamenti che in questi ultimi anni si sono in- trodotti ne' paesi ohramontani in simil gcuere di co- struzioni , si reco a visitare un'altra volta le princi- pali strade ferrate fuori d'ltaba, indi di ritorno ia patria ha posto a protitto le acquistate cognizioni nel preparare di concerto coll' in2;egnere Albino Parea il progetto d'un'altra strada di ferro che condurre do- vrebbe da IMilano a Bergamo. L' apertura d' un tal mezzo di comunicazione colla capitale, ideata e sug- gerita dagli ste?si ingegneri simnominati che per \ primi si fecero a chiedcrne il sovrano privilegio ed ora pill che mai vivamente desiderata dalla popo- lazioae bcrgamasca , e gia stata proposta per via 4^0 V A R I E T A . <\i associazlone , e si assicura clie il programma per prcdisporre la realizzazioiie di qaesto divisatnento fa con portentosa celeiitd coper to di onorevoli sottoscri- zioni ,• air affliicnza delle quale , aiimentata anche dal concorso straniero, venuto tosto a rendere par esso te~ slimonianza alia bontd delF i/npresa , mancd in breve tempo la summa fissata alle preiiot.azloai (i) Le opiiiioni soiio divise circa la liiiea da seguirsi nel tiacciameiito della strada. Alcuni vorrcbbero die si tencsse la piu diretta , la quale partendo da Mi- lano , e passando pel borgo di Gorgonzola raggiunge- rebbe TAdda vicino all* antico ponte di Trezzo ; nu- trendo essi la speranza clie il prinio tronco possa ac- comunarsi con quello della strada da Milano a Venezia, oosicche un solo ponte suU'Adda seiva ad entrandjc. Altri , alliingando di alcune miglia il camniino . vor- rebbero profittare del pro2;etto di una strada di ferro da Milano a Monza. e partendo da quest"'ultima citta nel siipposto che venga escguita anche I'anzidetta ro- ta ja di ]\Ionza raggiungere del pari a Trezzo il Hume Adda. Onde le persone interessate all" impresa potcs- sero giudicare con cognizione di causa dei vantaggi e dei danni proprj di ciascuno degli accennati progerti i signori ingegneri Briischetri e Parca si occnparono nel preparare, si per Tuno che per Taltro i necessarj rilievi, le osservazioni e gli studj tecnici prcliniinari di planinictria e di livcllazionc , iion ommettendo di ])orre in chiara luce i motivi pei quali credono clie il primo progetto meriti sul secondo la preferenza. E poiche la ristrettezza del tempo non perniisc lore di eseguire su entrambe le linee una compiuta ed uniforme livellazione , si prcvalsero dclle osservazioni (i) Esaiiie delle osservazioni soggiunte dagli Annali Uni- versali di Statisiica alia ]\Iemoria pubblicata da nn Cotni- tato BergaiDasco iniorno alia progettata strada a rotaje di ferro nel Regno Lombardo-Veneto iu rapporto ai bisogni della Citta e provincia di Bergamo. Bergamo, i838. dalla iiamperia Crescini geodeticlie e t6 to l-^ 3^ --t- 1— i .2 1 ^ 1-4 CO CO — » ^H Q i J ■" 1 i 'H 1 O) ■ •^ ^ I i 0 0 0 Q c 0 0 0 0 0 <- 0 c 0 0 0 ^ 0 Q 0 VC cr 1/5 I . ^-1 t£) CO c^ a C\ cr. u-> •-4 >«*- C t-« -<1- 3 H-1 0 • 6 fl « bC • ir5 CJ ^ • P^ "re ec re ^ 0 0 6 ^ — "re 0 C es 0 ^ ' 1 r 5 2 .H OJ M c 0 a 1 QJ 0 .2 c r 1 a 0: 2 N r a u e. c r ; C 5 « 5 "o re 1 re 0 r3 r J 0 C 5 « 0 a _C ^ S ^ ? iJD 3 0 Cl i < J 0 Si ) ] re a S C2 r 3 1 re re 0 C i Q c ^ c 5 Q P "^ -: ^ ' i~* 1^ c ^ C i ro f l/ ^ so t^ 5 "^ 0 Z i ^ -.^-rr. 424 « r ^° ^ I. fcp bo "« C / ^ 5 J = /.= N I C 1-1 ^ fcx: Y A R I F, T A O O O o o O Q O - o o TjD cz 1—5 re o s s K _, o 2 N On -a p a; o Eh re. 2 £ 2 /5eq o « ;=; re « « S 2 (c u5 c n 'yj ic O C3 o f^ ^ i? -= o 5i 2 re ■: ^ V PQQOPQQ w cs CO ^*-io o ^- S i= V A 1! I K T A . 425 I principali vantajigi clie militano a I'avore della linea cnndotta per Gorgonzola , sono 1 ." the cim essa si risparmiano nictii 55oo siilla liiiighezza , in con- fronto tli (jiiella the passa per I\Ioriza ; rispaimio ri- levantissimo tanto dal hito della celerita del via^o io , quanto da quello della spesa di costriizione e di escr- eizio. 1." Che la pendenza vi riesce pivi nniformemente distribuita con minor dispendio di loi'za loconiotiva , mentre nell" altra si sarebbe obblie^ati di salire tint'' a un tratto 40 inctri sul tronco da Milano a Moiiza per poi discendere od ahneno correre orizzontalmente per lunghi tratti da Monza fino alFalveo dell'Adda. 3.° Che evitando di passare in mezzo a" boschi e brughiere deserte e disabitate per lunga tratta , attra- verso gli avvallamenti ed i promontorj del terreno posto suUa direzione dei luoghi di lloncello e di Or- nago, si attraversa invece il distretto ben piii popo- lato one abbraccia i villaggi di Gressago , Trezzano, Basiano , Masate, Gessate e gli altri susseguenti di Gorgonzola, Cernusco ecc. i quali restano piu vicini alia strada postale veneta ed al naviglio della Mar- tesana. 4.° Che con essa si attraversa Falveo del Torrente Molgora in un sito ove non e ne molto ampio , ne molto prolondo. 5.° Che nel luogo di quest' incontro si potra piu facilmente operare il passaggio della rotaja con un ponte mobile di assai comodo e spedito maneggio non dissimile da quelli che si vedono telicemente eseguiti ed usati nel Belgio e nelT Inghilterra per sorpassare i canali di tempo in tempo, lasciando nel resto libero il corso alia navigazione. 4^6 V A R I r. T A. . PROSPETTO Delia spesa occorrente per la costruzione della strada a guidt^ di feno fra Milano e Bergamo passando per Gorgonzola. Piano stradale, TeiTeno da occuparai colla detta strada della lungliezza di meti-i 44,OCO e della larghezza di metvi 8. Comprese le banchiiie, scarpe e spazj di servizio ad uso della medesima, sono iu tutto nieti'i quadrati 36o,ooo, che per ragguaglio, avuto riguai'do alia diversa qualita di teiTeno , si calcolauo in ragione di centesiuii 5o al metro quadrato , e quindi in tutto anstriache lir. i8o,coo Moviiueuto di terra per la foriuazione del piano stra- dale , eioe escavazioni e riempimenti : si sono calcolati meti'i cubici n." 35o,ooo die in ragione di cent. 20 iniportano >■ 70,000 Adattauiento della detta stiada , ossia forniazioue del piano carreggiabile in due regolari pioventi, costruzione delle cunette e marciapiedi , forniazione dei cigli , com- preso la gliiaja, la sabbia ed i ciottoli occoirenti pel consolidamento dei dadi di pietra, oppuie delle travi di leguo come si dira in appresso , e cio per la lun- gliezza di metri 44,000 in ragione di lir. 2. "5 al meti'o > Spesa occoiTente per le varie intersecazioui di sn-ade postali provinciali e comunali alio stesso livello con cor- doui di vivo , lamina di fen'o e selciature laterali . . . n 5,00O Spesa per T intersecazione delle sti-ade dl privata ra- gione a livello della rotaja come sopra >i 6,000 Spesa yjel poute levatojo o girante sul Naviglio IMar tesana a Gorgonzola » 3o,ooo Spesa per la costruzione di parecchi ponti di cotto ad mi sol aixo sul Lanibro e sopra altre piccole acque, non die per alcune strade n-aversali che a differeute livello s"' incontrano sulla linea della sti-ada a rotaje. . . " 5o,COO Ponte di pieQ-a in sei archi di 24 metri di corda con due pile in acqua attraverso il Naviglio Martesana ed il fiume Adda fra Trezzo e Concesa '> i,0oc,coo Ponte di pieaa in un sol aico di 3o metii di corda con ispallature laterali all' incontro sulla linea del fiume Brembo jjresso Brembate > Muri di ten-apieno formato iu sassi e calce pel soste- gno di varie n-atte di su-ada, compresa la costruzione di alcuui tombini di scolo , in tutto per nieti-i cubici lo.ooo , in ragione di lir. 6. 5o " 65,ooo Scmuia da viportarsi lir. i/)37,ooo V A R I E T A. . Somnia retro lir. SI agglimge la spesa per alcune piccole tratte dl sti-ade provincial! e comunali da sostituirsi a quelle che ver- ranno occupate colla rotaja , in tutto per la superficio di inetri qiiadv. 6000 , che per la sola cosfruzione , ri- teneudosi gia calcolara la superlicie, si calcolano .... lir. Per una doppia fila di gelsi iJi. asta da porsi ai due margini del piano stradale alia distanza di metri 12, in tntto gelsi n." yoSa , e per la piantagioue dei gelsetti da siepe in tutta la superlicie della Scarpa esterna della rotaja >> Somma la coiuplessiva spesa del piano stradale lir. Sicclie in complesso al metro lineare importa lir. 38. 14. NB. I risarciiuenti ai proprietarj dei fondi e la largliezza della strada e dei ponti sono calcolati per una sti-ada a doppie rotaje in tutta la lunghezza. Sistema per la rotaja dl ferro. Prima tratta lunga metri 40,000. Spesa occonente per n.° 4.56 dadi di pietra cosi detti noriiiali distanti fra di loro meni 90 della luughezza di metii 2 e della grossezza di menu o,5o in quadro in ragione di lir. 7. 5o ciascuno importano lir. 3.420 — Per a." lo863o dadi di pien-a detti secoudarj , di grossezza nietri o,5o in fp-iadro , alti meti'i o,3o clie in ragione di iii". 1 . 80 colla posizione in opera , mi- portano « 195,534 — Per n." 219084 fori da farsi nei sud- detti dadi della profondita di metri 0,1 35 e del diameti-o di metri o,025 in ragione di cent. 1 5 cadauno sono « 32,862. 60 Cavicchi di legno della lunghezza di metii 0,1 3, del diametro di metri o,025 in tutto n.° 219084, che in ragione di centesimi 2 '/i ciascuno dauno » 5i477- ^° Per altrettanti chiodi di feiTO lunghi meni 0,1 5 in ragione di centesimi i5 jier ciascuno » 32,86a. 60 Cuscinetti di ghisa alle unioni delle rotaje in tutto n.° 18264, ciascuno del peso di cjiil. 5,60 clie sono chil. 102,278 Somma da riportarsl lir. 270,156. 3o 427 1,627,000 2 1 ,400 3o,cco 1,678,400 Somma da riportai'si lir. 1,678,40* T A R r E T A 3o,683. 5o 428 Soimne retro lir. 270,156. 3o 11678,400 in ragione di cent. 3o al cliilogramaio , importano „ Cuscinetti di ghisa ai piinti intermedj n." 91378, ciascuuo del peso di cliil. 4,48 che sono cljil. 408928 in ragione di ceutesiiui 3o come sopra, importano . lir. 122,677.50 Per n.° 18264 pezzi di guide di ferro laminato delta lunghezza di metri 4,3o ciascuno del peso di cliil. 61,60, sono in tutto chil. 1 128063 che a cent. 5i im- portano la somma di >. 573,781. 80 Per n." 36528 cunei di feiTo battuto Imighi metri 0,18, gross! metri 0,0 1 5 ed alti 0,020, da porsene , due ad ogni cusciuetto delle unioni delle guide, cia- scuno del valore di ceutesimi 3o Pern." 91278 cunei di gliisa temprata, luuglii e gross! come i suddetti, alti me- tri 0,043, da porsene uno per ciascuno dei cuscinetti intermedj ai suddetti pezzi ■ ) ' di guide, e ciascuno del valore dt cen- tesiuii 25 , in tutto « 23,819. 5o N." 109542 pezzi di feltro da porsi fra i cuscinetti di ghisa ed i dadi di pie- tra , ciascuno a cent. 20 , importano . . 1 Chilogrammi 56oo di catrame per in- zuppare i detti pezzi di feltro, in ragione di lir. o,3o al chilogrammo importano . 10,958. 40 21,908. — • 1,680.— Somma la spesa per 40,000 merri di rotaja di ferro „ i,o54,665. — E quiudi per ogni metro lineare di rot;ija a due sole guide lir. 26. 36. Si aggiunge per metri 4000 di maggior lunghezza della sti-ada di Bergamo, suUa qual tratta si suppongono posti in opera per sostegno delle guide di ferro , travi • ■ • di legno luughi circa 2 metri ciascuno, ' ! larghi 3 decim. e grossi 2 decim. circa da situarsi attraverso la rotaja invece dei dadi di pietra nei luoghi di forte asceaa o discesa e dovunque la terra sia smossa Somma da riportarsi lir. i,o54,665 — Somma da riportarsi lir. i, 678,40* T A K I E T A . Soiume reti'o lir. I, C 54,665 — « eeuza un solido basamento : tutto com- jireso in ragion*" delle suddette lir. 26. 36 al niftro liucai-e » io5,40o — NB. Nei suddetti prezzt si ritiene coui|iiesa la iiiano d' opera. Si aggiiingouo per le doppie rotaje di iVrro per lo scaiubio dei ti'eni di vetture da distribuirsi ne' siti piii opportLuii, che in tutto si calcolano un trentesimo circa della lunghezza deila strada snddetta os- siano nietri 140 1' di doppia rotaja, che in ragione di hr. 26. 36 come sopra iniportaiio la somraa di » 86,940 — Cosicch^ ]e rotaje , compresi i siti di cambio , importano al metro lineare austr. lir. 27. 24. Si aggiungono alle suddette calcolazloui i due accompagnamenti da I'arsi in seguito alia suddetta strada, cioe la continuazione dalla jiorta d' Osio di Bergamo nelP in- terno del borgo San Leonai'do di metri 1422 non che varie diramazioni ueir iu- tcrno della citta di Milano dalla parte di Porta Orientale per la lungliezza di uietri 1878 ossiano in tutto merri 3occ, che calcolati come sopra tanto rapporto al piano stradale che al sistema delle ro- taje iu ragione di hr. 65. 38 al metro IiQe£u-e importano la somma di » 316,14c — Sommano lir. l,ol3,l43 — Ascende la spesa coniplessiva del piano stiadale e del sistema di rotaje a lir Fabhricad di senizio, macchine a vapore, vetture, rarri, carrozze ed oggettl dlversi occorrenti per la suddetta strada a guide di feiru. Locale occoiTente per u." 2 ufficj da fabbricarsi alle stazioni estreme della strada , comiresi i siti di luagaz- zino, rimesse, stalle, e coniprese ben anche le spese di una tratta di comunicazione dalle strade interne di Wi- lano e di Bergai;;o colla strada a rotaje e degli steccati Somma da riportarsi hr. 429 1.678,400 1,513,145 3,191,545 3,191,54s 4oO T A R I E T A . Soiiuua retro lir occorrenti per poter isolai'e la etrada a rotaje aJle estre- uiita, in tutto si calcolano lir. loo,00O Per n." lo casini , da distvibuirsi sulla linea della strada pei custodi della medesiiiia, com- po8ti di un locale a pian terrene con coni- spondente superiore , in tutto » 34,000 Per alti'i sei locali da costruirsi ad use d\if- ficio per le stazioni intennedie al lungo della strada per riporvi le vetture, icaiTi,le car- rozze a vapore , il combustibile e le ti'ombe pel carico d'acqua ad uso delle raacchine, in tutto altre » 40,000 20,000 3oo,ooo Lir Pel niobiliare occoiTente ai due ufFicj com- prese le bilance, cairette, scaffali, ed altri og- getti di servizio , in tutto .... lir. 6,000 Pern." 10 piattaforme circolai-i per le voltafe delle carrozze tauto a Milano die a Bergamo , come pure alle stazioni principali inter- medie * Per n." 6 locomotive compresi i tenders e gli stromenti relativi in ragione di lir. So mila ciascuna » Per n." 40 caiTozze da passeg- gieri, delle quali una parte scoper- te , ed il resto coperte » 1 60,000 Per numero 40 can'i da nier- canzia compresi quattro a ruote basse pel ti-asporto delle vetture e carrozze private » 40,000 Sommano lir. 826,000 826,000 Si aggiungono in fine per spese acces- eorie, pel riiievo del progetto geoerale e di dettaglio, per viaggi ed esperimenti necessarj, per r acqulsto di ferro , macchine, combusti- bile, niodelli, stromenti oltre i gia contemplati, e per altre piccole spese auche imprevedute lir. 40,485 164,000 Sommano lir. 730,488 Ascende la spesa complessiva per la costruzlone della Strada a puide di feno fra Milaao e Bertiamo, austr. lir. 3,191,848 73o,4SS 3,92 V .\ n I E T A . I'ROSPETTO 43 1 Dellii spesa annua di conservazione e di esercizio delta strada di ferio tia Milano e Bergamo , noii che di quella di ainmimstra- zioiie delta stessa intrapresa. Pel comljusribile oocorrente alle carrozze a vapove nella eupposi- ^tione die abbiano acl eftt-ttuarsi n." 4 paitenze al giorno da Milano e n.° 4 da Bergamo, in tutto quintall met. 8000 a lir. 2. 5o, lir. 20,000 I'er la luauiitcuzioue dille rotaje di ferro , siilla base di altre cousiiiiili sivade di I'eno, si calcola il a per ceiito 8ul costo piiuiitivo di lir. i5l3l45, esclusa la strada or- dinaria da calcolarsi a parte, aviito riguardo ben anclie alia uiaggior nianutenzioue pei tronclii che sono in niolta pendenza dovendosi usare la cosi detta Scarpa nella discesa e macchine forti e pesanti per Tascesa.." 3o,263 Per la manutenzione del letto ordinario della strada avuto riguardo a i[uella degli edifizj tutti e pel re- golainento dei gelsi suddetti in ragione deiPuno e tre cjuarti ))er cento sal costo primitivo di lir. 184240c. . » 32,24a Per le riparazioni delle canozze a vapore e da tra- sporto e del uiateriale occoirente si calcola il j per cento SLil costo primitivo di lir. 826000 » 75,141 Annue spese pei seguenti impiegati : 1.° Un ispettore suUa strada, suUe niaccLine , car- rozze ecc. ohre T alloggio lir. 2,400 2." Due cassieri e ricevitori dei prezzi di trasporto , incavicati della teuuta dei registri » 2,400 3." Per due maccliinisti e due foctdsti per la condotta delle macchine e )iel servizio del comhustd)ile « 6,000 4." Per altri due ajutanti al ciU'ico del combuatibile e delf acqua » i,5co 5." Per n,° 6 conduttori » 12,000 6." Per D." 10 custodi per la sorveglianza e polizia della strada oltre le rispettive abitazioni » 8,000 y." Per u.° 4 faccliitii jiel trasporto di pac- chi e gruppi » 2, coo Lir. 34,300 Si aggiungono fiualmeute per la rcgolare direzione deir impresa, cioe per un direttore , segretario, cas- siere, ragioniere , scrittori, per spese di cancelleria, oln-e le accessorie sjiese di cojisiilte legali , procedui'e giiidiziarie , visite ed ispezloui (P ingegneri , in tutto .lir. Soninia T annua sppoa di manutenzione, condotta ed aiuuuutstrazioue dcir iuiirc6a, aut>uiatUc Lir, 34,300 17,00a lOQ.OOO 43a T A K I E T A . PROSPETTO 1 1 5,200 i5o,ooo EcoiLom'uo degr Incrotli ed utili presuiidbUl sopra la strada a guide di jerro da Milano a Bergamo. II seguente calcolo e fondato sojiva il moviinento comnierciale jzlornalieio ed il niimero de' passeggieri clie di jTeseate si veiilica siilla strada comune tiella diiezioae da Bergamo a Milano e vice- versa. LVsiJerieuza fatra in tanti anni decorsi, massinie dopo Pisti- iiizione dei vtlociferi si erariali che privati sulio srradale da Milano a Bergamo, e piu che sufficieure a comprovare la realta del suddetto movimeuto giorualiero ; lo clie si ririene conuinqiie possa attendersi jiresumi});lmente che ini tal movimento comnierciale massime pel tras- j'orto delle persona abbia a moltiplicaisi anche so|)ra la divisata ro- taja di Bergamo a somiglianza di quauto e fiuora avvenuto ed av- viene tuttogiorno di tutte ie altre cousimili state attivate finora , e riteniuo che in ciascmi giorno delf anno si effettuino per ragguaglio n." 4 viaggi periodici e (|nlndi qnattro partenze tanto da Milano ([uauto da Bergamo, e che jier ragguaglio si trasportino n.° 10 pas- scggieri per ogui corsa, compresi anclie quelli dei j^unti inteiniedj della linea al prczzo medio di lir. 4, si avrebbero annualmente lir. Pel trasporto di sera e cotone ed altri prodotti di merci di -valore in colli c pacchi, merci di transito di dngana, quintaii met. n." i5o,COO, in ragione di lir. 1 al quiutale >. Per le merci e prodotti grossi del paese, come pieti-e jirovenietiti dalPAdda e dal jago di Como e Lecco, gesso, calce, Icgna da t'uoco, leguaiue d"'opera, lignite di Gan- dino ed altri combustibili fossili e vegetabili ed altri mate- riali ed articuli. come granaghe, frutti e prodotti minuti del paese, per Pammontare in complesso di qnintali me- tric! 3oo,oco alPanno, i quali valutati a cent. 5o danno >> NB. I bestiami , la foglia de' gflsi , le carrozze dei privati, il danaro ed altri simili articoli di trasporto nella Lombardia non si calcolano e si ritengouo compresi negli autecedenti, come pure non si calcola il presumiliile ri- cavo che in pochi anni si potrebbe avere dalle suddette ]iiantagioni dei gpjsi jiroposte per T abbellimento della linea ed il consolidamento delP argine di strada, non che dalle acque sorgive e scatiirienti, come da fontanili nel terreno da scavarsi stilla stessa linea della strada. Soimua r annuo ricavo presumibile lir. Da cui dedotte le suddette spese annuali di manu- tenzione e condotta » Rimane T annuo ricavo uetto presujnibile, da dlvidersi a titolo di utili ed interessi fra grintra|irenditori, di aii- striache lir. 206, La c^ual somma sul capitale di lir. 3,923,000 di costo delPintiera strada a guide di ferro , corrisponde a circa il 5 '/z P^*' cento d' in- teresse od utile alPauuo sul capitale impicgato. 100,000 4L.;,2LO 209,000 V A H 1 E T a". 433 Vcttnre a sei ruote ed a tiaitio arUcolalo del sig. Dietz.' Yl 80110 ill pratica dei cast iiei c|nali 1' appIicaa;ioiie di sei mote ad uii cnrro puo presentare dei rilevaiiii vantag- gi ; principalmente (jnaiido il cano stesso sia iiiolto liiiigo e poi'ti un grosso carlco ^ poiclie allora importa di dare ad esso una niaggiore soliditii, di diminnire le scosse nel inuto, ed iiisieine la possibilila di rovesciaineiuo veiiendo n roinpersi una sala oppure una ruoia. Ma uii tarro cosi costrutto noil si piesterebbe facibiieiite alle svoltate se con ua idoneo nieccanismo noii si facesse in inodo clie qnaiido la sala davanti s' inclina d" un certo angolo all" asse del sistenia, quella di dietro s'^inclinassc d" alti-ettanto uia uel verso contrario. L' Amiiiiraglio Sidney-Smith nveva inimaginato per tal« oggetto nil coiigegno seinplicissimo , pel quale aveva otte- nuto un brevetto d" invenzione. Egli aveva legate con due spranghe o due catene I'estreniita destra della sala ante- l-iore colla estreinita sinistra della posteriore, e restreniita. sinistra della sala anteriore colla destra della posteriore E facile dimostrare die con questa costruzione si ottiene die le due inclinazioni siano prossiiiiaiueiite eguali e contrarie, piirche lion oltrcpassino un piccol numero di gradi , co- sicdie immaginando die le rette costituite dalle due sale estreme e di quella di mezzo siano prolnngate , verranno tutte ad iiitersecarsi in un punto , intorno al quale come centro la vettura tendera a descrivere un arco circolare. Ma , come si e detto, queste proprieta del iiioviiiiento della Vettura non si verilicano die prossiniamente ed allordie r inflesslone e molto piccola. Che se f iiiflessione della sala anteriore e grande , oltreche quella della posteriore non serberebbe piu T eguaglianza, avverrebbe die le spranghe stesse supposte rigide porrelibero un iiitoppo al niovi- mento. Int'atti si diiami a 1" angolo d"inflessione die si vuol dare al carro , b la lungliezza delle iXwe sale estreme presa fra i punti di applicazione delle spranghe o delle catene, C la lunghezza delPasse del carro presa tVa i due piinti sui quali giraiio le sale suddette , l.i lungliezza delle dia- goaali tirate dalP cstremita ojiposte dell' una e dctPaltra sara :=iY [b cos ay ■¥■ h^ :, ove si vede die questa quantita 110a puo riteiiersi per coslantc se non nel caso in cui I'an- golo a sia piccolissimo ^ poiche allora il coseuo di es*a mbL lud. T. LXXXIX. aU 434 V A R I E T a". variera assai lentaniente. Ora il slg. DIetz ha cercato coa iin congegno assai piii composto che quelle deU' Animira- glio suddetto di conservare un' approssimata eguaglianza nelle diagonall e qnindi regli angoli di deviazione anche al- lorquaado questi fossero alquanto considerabili, ed e giunto airintento coq nu principio analogo a quello del paralle- logrammo che si suole applicare alle iiiacchiiie a vapore per dirigere in linea retta il nioto dell'asse degli stantufli. Una comiuissioae della R. Accademia delle scieuze di Parigi , composta dei sigaori Prony , Arago , Poncelet e Coriolis , essendo stata incaricata di esaminare la riferita Jnvenzione ha veduto condurre , 1' una legata airaltra, tre lunghe vetture di simil genere, ed ha osservato che le jiove ruote da ciascuna lianda passavano sulla stessa or- ina , o se ne allontanavano, anclie in voltate assai corte , solo di poclu centimetri , e quindi ha dichiarato che le ri- cerche del sig. Dietz per l' introduziotie delle vettiu-e a sei rnoLe sono appoggiate a huoni principj , ch' egli inerita la puhhlita ricoiioscenza pei felici tentativi gia fatti e ch© debh' essere incoraggiato a proseguirli. F. CABLINI , I. IVMAGALLI C G. BrVGN ATZi^Li y ilireitori eil edhori. Pubblicato il di 20 giuguo i838. Miluiio , dalt I. R. Stumper id. ^33 J!stmtto cleUe ossnvazinnl nipreoro/ogir/ze fatte affa niiOva tone astronomictt dell' I. 11- Osst'iVdtorio di Breni nll\diczzii di test i3/)2 {metfi 26,54) sulV ovto botanico . p di trse 75.48 [nictri 147,11 ) 5;// Inello del mart. 31 A R Z 0 18 58. BAROMETKO ~ ! ritlullo nil 1 leuipciaUira + 10° R. iJirezione del ^eTlto. ■j 6'' 111 o'> 5'" s 1 6*^ s m'-s 12^ (i'^m 0'" 6''.s 12'' S I 1 ,,oU. 27 ^7 4,G 1,11. 4,0 lin. J,9 3.5 l„l. 2.5 liti. 1.6 0 SUE E IT •2 27 1,2 '12 1,0 «",9 I.O 1,0 1,2 s s 0 0 N 0 s 0 ^' 5 27 2,0 2,7 5,1 5.5 4,5 4,8 5,2 0 N N t S E N E 4 27 5,5 6,n 60 5,8 5,9 5,8 0.9 s e") S 0 N 5 27 6,5 G,7 7^' 7.5 8,0 8,8 9,r 0 N 0 S 0 .S S 0 N 0 6 27 9,5 9 7 9,6 9^^ 94 9-/t 9>' > 0 s 0 S Ql" 27 «/* a-1 7,8 7^0 6,5 (1.6 6.5 s S 0 S E EWE 8 27 6,q 6,9 6,5 6,2 6,8 7,4 7.6 S K N s 0 N E 0 27 '7.6 7.6 7,6 7v1 7,6 7-9 8.1 N E N (.) N (') E N E 10 27 8,. 8,2 8,0 7,6 7,9 8,6 8,6 1; s 0 s neO 1 1 27 8,q (),0 9,0 8,4 Sfi 8,8 9.0 N E E s N E 12 27 Q,5 (O.O r 0,0 10,0 10.6 I I.O f 1,0 E N t r. S E S E 10 27 1 1 ,8 12,0 12,2 12,0 12,0 12.5 '2,7 E E S E S E N E i'( 2-. 12,1 ",9 "4 10,6 10,0 I 0.0 10.2 :» 0 0 .\ 0 S S 0 S E 13 7r, 27 10.2 10,3 10.2 9,^ 94 9-6 9.0 E S t''' S E s 0 27 8,8 8,8 8.0 7,7 7^5 74 -. I N E 0 s 0 [J 18 27 27 6,5 2,2 6,.-) 2,0 5,6 2,7 4,4 2,6 5,8 2,9 6,4 5,0 3.6 5.8 E 0 N 0 s s 0 !S' N 0 0 s 0<" 0"' ]V E IQ 27 4-8 0.0 5,5 5,2 5.4 3,9 6,0 £ E E N E K 20 27 6,8 Ji-^ 7,4 7,1 7-^ 7,6 8,1 n E N N E| S S E JE N e| ■1 1 27 65 6.9 5,8 5,0 4,5 4,0 4,< E S E E 1 E S £ 22 27 27 0,1 J,o 2,6 2.4 2,8 2,8 24 5 E E S E N N E e(^> 20 2,D 2, J 5,4 3,7 44 4.8 5.0 E t > E N N <■' 2| 27 5,- 6,5 6,0 6,7 7,2 8,0 84 0 .S SO SO N 0 20 ■27 9;^ 9:'i 9,1 q.O 9,4 9,8 10,1 N E .s s 0 .s 0 X 0 26 27 10,2 10,4 10,4 in,f 9-9 10. 1 I 0,2 N E S S E .s s 0 0 ■^7 27 10,2 10,0 10,0 9-7 9,6 9,6 (),0 E s 0 s s 0 N 2S 27 q ;) 10,0 10,7 lr),2 Q,8 10,2 10,0 E e'" s N E ^9 2- 9.7 9,4 n.i 8.6 8,7 f),0 0,3 ?f E E !< E E N E ,10 27 n,5 q,5 9,8 9,2 9,' 9,^^ 9-6 E S E S E K E Ol 27 9,0 8,9 8,1 6,5 6,5 6.2 8,0 S E E S I' n 0 Aluv 7.:i nia.ssiiiKi (If! Ii;ir minima inietiT p,,Il. uS li;i. 0 t.6 . » 27 " o.qJ i> media . » 27 " 7,0224 Le ore ioiio in tem])0 vero civile: Ic Icttcre r u ed « inclicano riiijettiyBnieT-ls le ore <)< lln m.ittin. . Oi\ ar limerid aiie e r ]ll(-IIc <1 ellu ?er . 0 pon leruliane. 1 4-^,6 31 A R Z 0 1 858. Alle/.) .1. .lei tenndinclro !>. Slalo d el cielo ^ -V, ,-ii 1, 1, (i;i iiK.'zzaiiolte da inezzodi ^ G'' 111 L) '" 0'' o"s ()' s 9 =• 12 s a me/.7orli. a niezzanolte. "7 + 2,(j + 0," + 5,(1 + 4''.5 + 4',5 + 4,5 * 4,5 Xiivolo. Pioggia. 1 '-' 2 11 ■■^,' 2,9 4,2 0,0 5,4 2,6 l'ioj,'gia. Niuulu. i ^ 1 1 2,1 4,2 6,S 5,2 4,c> ;'-,9 N'-U olo. Sereuo. H 0.7 4,5 5.ji 5u 4,6 4,5 4,' Piuggia. Pioggia. 0,(J 5,2 75<-> 7 '4 6,4 5,0 < _ Niuuii). Serei:o. 4,1 7^9 7,7 6,7 6,1 4,4 Ser. miv. Ser. nuv. 1 7 2.2 4,(^ 7,6 8,4 ",0 7,0 6,0 ^ercau. Nuv. pioggia. 1 ^ 5,7 6,5 9,6 0.0 6,2 b,2 04 ^erello. Ser. nuv. 1 0 ,,5 4.5 8,5 8,6 6,5 4,8 5,1 Sereuo. Ser. nuv. j >o 3,0 4,6 6,2 6,7 4v 5,0 5,4 2,0 Xm ulo. Nuvolo. 1 1 1 2.5 5,5 4,« 5,8 4,'i 2,1 Nuvolo. Sereno. 1 12 •,2 5,0 5,0 6,1 4,8 4,'-^ 4-1 Nuvolo. Nuvolo. 1 ' ^ 5.0 4,-^ 6,4 6,7 5,1 4,8 0,9 Nuvolo. Nuvolo. 1 "^ 2.1) 5,5 7.2 7-7 6,8 ^■J ^^ Scieno. Sereuo. 10 0,0 5,5 5,0 /'i' 8,9 7,i^ 6,8 6,0 6,1 Nu\. ser. Sereno. 6,9 8,5 8,2 7,5 7,0 .\uvolo. Nuv. piogg. 1 J •■^,9 4,6 7.4 9'7 S,S 6,8 5,9 Nuv. ser. Seieno. r8 4,5 8,() 10,1 10. q 9,' 7, 'J 5,4 Serene. Sereuo. 1 "^ 5,4 5,8 8,1 9,.) 8,5 6,2 4,u Sereuo. Sereuo. i ''^" 0,0 6,5 8,7 9.8 8,7 8,7 8.2 Sereuo. Nuvolo. J 2) 7r*' 6,'i 6.9 ;,2 7,5 6,4 Nuv. pioggia. Pioggia. 1 ^'^ (3,4 7-'J -,« 8,2 7,5 7,0 6,9 Nu\olo. Nuvolo. 1 20 4,4 4,4 5,9 5,8 5,0 4,0 5,5 Pioggia. Temp. ser. 1 2 4 1.7 5,1 7,5 8,5 7-' 6,2 4,6 Sereuo. Sereno. 1 "^^^ 0,8 6.7 8,« 10,/, 8,8 7,6 65 Sereuo. Sereno. 1 2G 2,9 74 9'" 9,9 8,8 8,0 7,' Ser. nuv. Sereno. 1 '-^7 5,5 0'^ TO,l I 1,2 10,0 8,9 7,« Sereno. Sereuo. 1 ^^ 6 5 7-P 8,4 9.1 8,9 6.7 4,4 Ser. nuv. Sereuo 2q 3,G 5,5 7''^ 7,8 7.0 4,0 4,' Nu\olo. Sereno. Jo 4,^ 6.0 8.2 9,0 8,4 7.2 5,5 Sereno. Sereno. 5i 5,1 7,5 9,0 10,0 9,^ 8,2 6,8 Sereuo. Sereno. Allez ^a Ilia ;sima del te rniomelro + 1 1". i5 - .! ..• Qu intr me antitJ lima . (lia del la + i.o5 + 5,6806 pioggi a linee 5o,og. :«^^ „, , - „ 437 INDICE dfille mnterie conteniUe in questo tomo LXXXIX. PARTE I. LETTER ATUR A. ED ARTI LIBER ALL yimcne lettere e critica letteraria pag. 3 Memoiie ddla R. Accciclemia delle science di Torino. ." n^S L' oratoria isckuiia sopra i suoi principj da G. Enio.n i54 Dizionario d' artizlieria del capitani Carbone e Arm .<> 289 Del huon colorito nella pittura , considerazionl raccoUe da M. Missirini " 3 1 4 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECC ANICHE. Suu'ntica d' Italia , di L. Setristori " 3 i Nuovo appnrato rotatoria elettro-magnetico messo in moto dal magnetismo terrestre , di A. De Kramer , ron tavohi in raine " 1 0 5 Mcniorie delta R. Accademia ddle scienze di Torino. .» 168 Giornule di statistica per la Sicilia >• 173 Ricerchc patologicJie iatomo alle idropi, di G. Gandolfi » 180 Patogenia dcW idrope , di M. Borgialti " ivi Flora Sardoa J. H. Moris » 188 Osseri'uzioni intorno ad una pudinga delta Brianza , di G. De Cristoforis " 212 Del riso . del carolo e degli altri danni alia pianta ed al seme , di B. Angelini >; 338 Sulla vera causa del carolo del riso . e sui mezzi di riparare a questo disastro , di G. Sandri " ivi Suite vicende delta filosofia , e sutla estensione , utiliti^ ed iniportanza di questa scienza, d' G. Caleffi...." 348 Notn geognostico-geologica intorno i soVevamcnti delle Proi'incie venetc , di T. A. Catulto " 354 PARTE STRANIERA. An'iquites mexicaines •' 38 Vrndromut systematis naturalis regni iegetahilis , A. P. De Candolle " 5 a 4^8 T N n I C E. La science politique , par V. Courtet del' hi? . . . .png. 233 Almanack de Carlsbad , par J. De Carro ,/ 3^1 ttudes legislatives par J. N » 385 Essai sur Veducadon „ 389 APPENDICE ITALIANA. Agraria. — Dell'arte di coltivare i gelsi e di gocernare i baclil da seta secondo il metodo cinese : versions con note e sperimenti di M. Bonafous >» 93 Memoria sopra ua nuovo metodo di propagate i gelsi domestici , di D. Jiizzi >r 98 Del mal del segno ne' bachi da seta , Meniorie di A. Bassi. — Rapporto sw lavori risguardanti il mal del segno nei bachi da seta letto all' Istituto di Francia dal signor Dutrochet >i 3 3 9 Esperienze di A. Cominzoni per conoscere Veficacia del metodi proposti dal Bassi per prevenire e cu- rare la malattia del segno nei bachi da seta ..." 248 Arti belle. — Le opere del pittore e plasticotore Gau- denzio Ferrari " 2 56 Arti e mestieri. — Osservazioni ed esperienze sulla parte meccanlca della truttura della seta , di G. Carena .» i o i Bibliografia. — Bibliografia del romanzi e poenii cn- vallereschl italiani , di G. Melzi „ 55 Biografia. — • Vite e ritratti de.le donne eel bri d' ogni tempo e d' ogni paese , della duchessa d'Abrantes e continnatori » g i Delia vita e delle opere deW architnto Scamozzi, giun- tevi le notlzie del Palhdlo : di F. Scolari >/ 2 2 ;» Vita Erancisci Canaverii, auctore L. Martinio » 2 58 Elogio storico di Antonio Panciera cardinale , di G. M. Zannier » 41" Filologia. — Sid Veltro di Dante, lettera di P. Azzolino» 85 Nuovo dizionario italiano-tedesco e tedesco-ltaliano , di G. B. Menini » 89 Fisica , Chimica. — Dell' ncqua, trattato di chmica tecnologica di G. Fornara •» 232 Geografia. — La Terra Santa e i liingld illuHrati da- gli Apostoli, vedute pittorc^che » 90 Medicina. — Pericolo di srppdUre gll uomini vivi cre- dutl morti , Trattnto di M. Missirini » 243 I N D I C E. 43.<) DeW origins e dei progressi della nuova dottrina nic- dica italtana , di O. Tuirfieui pag. aSi Sulla identita di essenza dclle cosi dcUe febbri puer- perale , nuliare , nervosa , leiUanen'osa , nosoco- miale , putrida , hiliosn c di varie altre col tifo petecchiale. Meinoria di V. Ottaviani 'i 284 liitorno all'utilitd del saggio dei tumor i , di L. Pacini" aSS Anatomia patolo^ica del corpo umano , di J. Cru- veiViier : versione per cura di P. Bancfielli ....>; 260 La medicina omiopatica considerata nel suo vero aspetto , e in modo adattato alia coinune intelli- genza " 401 Poesia. — Poesie pavcsi, di G. Bignami >, yo Cinq-Mars o una congiura durante il regno di Lui- gi XIII di A. de Vigny , versione di G. Barbieri " 7a La Zingara , romanzo itorico , versione di G. Bar- bieri " 8 a Lodovico il Mora, romanzo storico di G. Campiglio.n 83 SperoneVa 0 I'origine della Lrga Lombarda , storia scritta da C. Leoni " 391 Viaggio in Alemagna di F. Vettori » 398 Poligrufia. — Opuscoli varj di P. A. Paravia. — L'Ap- pendice della Gazzetta di Venezia , prose scelte di T. Locatelli. — Miscellanee del cai'. F. Bonmni tratte dalla Gazzetta piemontese. — Varie Apptn- dlci tratte dalla Gazzetta privilegiata di Miluno. — Prose e poesie di L. Carrer » S4 LetU're inedke di alcuni Accademici della Crusca che fanno testo di lingua " 58 L'Iride , strenna pel capo d'anno » 59 Religione, ■ — • Omelie , encicliche e pastorali allocuziani di monsignor A. M. Pagani gia vescovo di Lodi » 416 Orazione detta nelle esequie at benefattori della pia cusa di ricovero di Treviso da A. L. Bampini..'> 41 S Storia. — Storie dei Municipj italLani illustrate da C. Morbio » 84 Fatti di Capitani di \:cntura , episodj storici di I. Cantii •> 88 // secolo di Dante, comniento storiro di F. Arri- ^'ubene colle illustrazioai sioriche di V. Foscolo sul poeina di Dante •> ;ii 377 Errata-corrige » 14a / 386 Fisica , Chimica. — Seguito delle notizie intorno alle scoperte di M. Melloni sul calorico , di E. Capocci » 107 Esperimenti d' induzione e polarizzazione termo-elec- trica , di F. Zantedeschi " i a 3 Dei metallici ricoprimenti " 126 Clima dell' Islanda >» 127 Clima di Trento <> 276 Osservazioni meteorologiclie di gennajo .; 143 ■ febhrajo >» 287 ' marzo " 435 Geografia. — Di un'antica carta nautica " 128 Salita al Tbdi » 27a Necrologia. • — Ferranli Filippo ingegnere > 139 ..i " ■ Gironi don Robustiano " a83 Storia. — Caccia delta tigre e incantatori de' seipctui ndV Indostan " 1 3o Tn WV:'-S W' -