f^^ ^u. W^. mm -— >► BIBLIOTECA ITALIANA O SI.V GIORNALE LETTER ATUR A, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VAPxJ LETTERATI, ToMo XG. ANNO VENTESIMOTEBZO. Aprlle , Maggco e Giugno i838. MIL A NO rnESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. 1MPERIA.LE REGI.l STAMl'ERIA. II prcsctiLc Gloriiale^ con tuttl i volumi prccedenti ., e posto sotto la salvaguardla della Legge , esscndosi adempluto a qaaiito essa prcscrlvc. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Orazioni quaresimali ed allrc nuove opere del profes- sorc abate Giuseppe Barbif.ri. — Milaiio , ]836- 18.^7, prcsso gli editoii FicLro e Giuseppe Vallurdi, contrada di saiita Marghcrita num. 1 1 o i , coi tipi di Felice Rusconi. Vol. 8 in 12.° grande: in carta fiorctta col ritratto deU'autoie ital. lir. 24; in carta. velina pure col ritratlo lir. 32; in 18.° carta so- praffuia con medaglia a rdicvo in cartoncino lir. 1 6. — r. Bibl Ital. torn. 88.", p. 3. A, .ir abate Giuseppe Barhieri e toccata merita- mciile una Ibrtuna assai rara fia i letterati: pcroc- che prestissimo venne in iania non pure di bell" in- gegno ma di scrittore colto ed elegante; nc quclla riputazione si e poi spenta cogli anni o diminuita , ma si e fatta anzi sempre niaggiore, abbracciando la triplicc lode di poeta, tli pro^atore e di orator sacro. Le sue operc spiegano assai bene qucsto corso non ordinario di cose, portando seco 1' impionta di un ingegno non cupido di fama, ma desidcroso di es- sere debitamente lodato ; non presimtiioso di stra- scinare con se il giudizio ed il gusto ilelT univer- sale, ma intento a schivare e le sfrenate novita e le mescliine pedanterie clie al diritio giudizio ed al 4 OUAZIONI ED ALTRF, OPIiKE gusto squisito pariniente contrastano. La sua fiima let- tcraria da principio fa di poeta ; e se ora e grande masfiiinamente come di sacro oratore, le sue ultinie poesie pcro sono scnza dubbio migbori di quelle prime chc divulgarono il siio nome. Altri lia gia piirlato in questo giornalc dclle Ora- zioui qiuuc^imab considerate conic opere di eloqnenza sacra, prolTercndone tal giudizio al quale crediamo die avra volentieri pssentiio ogni amico del vero. Noi , se dovessimo risguardarle come parti concorrenti a forniare uii' opera di morale , diremmo senza esi- tanza die iie' tempi moderni la fdosofia o rare volte o non mai fu trattata con tanto amore e vestita con tanta e si appropriata eleganza d'immagini e di stile. Ma dobbiamo in vece parlare soltanto degli ultimi quattro volnmi , i quali sono propriainente la parte letteraria di qaesta edizione. Sono nel primo di questi volumi alcune prose ac- cndemickc , due nuove epistole in versi ed una let- tera al sie;. Carlo de Sismondi suIla condizione pre- sente delTAgro romano. Fra le prose accademiche v'ha un discorso sulla dijjicoltd di bene usare la lingua italiawi ; clie per essere fattura di scrittore cosi stu- dioso deU'arte e cosi celebrato merita di essere pi- gliato in esame. « Molti scrivono I'italiano (egli di- ce): po'bi acconclamente e bene. Perche cio, miei signori? Per varie difficolta che si attraversano al retto adoperare di qaesta lingua. Facciamo d' investi- earle; che trovate le casioni del difetto, ci studiere- mo altresi di proporne i rimcdj. » Le diflicoba poi che reo:re2:io autore viene annoverando sono: Prima- o o .... . . mente Vuso odabuso de molti dialetd con die si lin— giietta da un capo all' allro della nostra penisola ; i c|uali dialetti, benche siano altrettanti ilgliuoli della madre comune, « pure deviano in tanta licenza di anomalie, di scorrezioni , di ambiguita e sovrabjjon- dano in tanta copia di allusioni e di modi triviab , e qualche volta ahresi danno un senso alle parole tanto contrario alia lore proprieta, che possonO indiuTC i t)i G. BAiiBiiau. i) mono accurati a peccare in grammatica o in clegan- za. — Poi la presenza cV altre nazioni sid suolo ita- linno, la quale condusse tra noi, di segnito allc coid, alle ai'tni, ai reggimend e fin anco alle mode, voca- bull e tornj di stile foraslieri. — Aggiungasi , die poco gcneralincnte da' nostri e male si stadia nelle grammatiche » perclie nelle scitole (egli dice) s' in- segna piii presto a balbettare i! latino , che pailare e srrivere italiano; e le ragioni del nostro idioma si abbandonano piuttosto alia pratica , di quello che si fermino per la regola.,. ma le cose oggimai sen vanno con altro piede. — Noi saremmo troppo lunghi se volessinio trascrivere tutta la con- cliiusione di qnesto discorso; ma se alcuni potranno per avventura discordare dal nostro autore in qualclie parte delle sue dottrine, certo nessuno vorra negar- gli il nome di scrittore maestro. Coloro clie lo lianno ascoltato dal pulpito, gia non diranno che noi esageriamo se afFermeremo che al- Fabate Barbieri e consueto quello che suol cssere ra- rissimo , una vena inesausta di voci e locuzioni pro- prie, eleganti, efficaci, una pieghevolezza di stile che sa ornare ogni immagine e dar lume ad ogni con- cetto. La sua eloqucnza non e impetuosa, non c ua a ORAZIONI liD ALTRE OP£r.E torreiitc che urta e lapisce romorecgiando ; e uii rivo placitlo e schietto die scorre quieto qiiieto fecondando il terreno d' erbe e di fiori : ma la tranquilla sua onda si sparge a poco a poco per tutto ed entra in tutti i recessi: egli tiiotilii insomnia; e la sua vittoiia in tanto e pin bclla in quiuito nou appaiisce 011' egli si sforzi di conseguiila. Questo e consueto all' abate Barbieri : ma clii pensasse clie una dote si preziosa e si raia abbia potutc abituarsi in lui senza studio lungo e penoso andiebbe lungi dal vero , e niostre- rebbe di conoscere assai scaisaniente quell' arte di cui sente ed ammira gli effetti. Di questa dote ponno essere testimonjo le parole da noi rilerite : di que- st' ancora ci soniministrano begli esempi le poesie di che si compone in gran parte il secondo de' nostri volumi. Leviamone qualclie prova dai sermone inti- tolato le Ferie eslive : Come placido rivolo che volve Per oinbroso sender di cheta valle II tenue filo delle piccole onde Muto , solingo ; e tal si s,irn il breve De' miei giorni tenor. Molt'e ch'io tolsi A dilungarmi dalla instabil scena Di quel mondo che a tanti e noja e place , Molesto a un ora e dUeitoso. A' campi lo vivo sempre che m' e dato. Ad appagare i miei desiderii ( soggiunge ) bastano poclii e scelti volumi , una cameretta , la libera pa- dronanza del niio tempo e la compagnia d' un aniico. A me la mia poca salute non permette di sorgere prima del sole ; pero malletta Col sole vespertino uscir talvoUa Su snello cocchio e ber I'aure per via Fresche , odorose , e la surgente luna E le surgenti stelle aver consorti Al mesto deviar de' miei pensieri. Intanto la varia moltitudine variamente affaccendasi pel sentiero deila vita , quale ne' teatri , quale nel- V estuoso Pedrocchian JRldotto , e 1' uno bestemmia il DI C. B.VRBIERI. 9 soUionc, Taltro predica il valore ill una mima , o ti ema del tuono pensando alia grandine , o s" aggira tronibettiere affannone di novelle bugiarde , ovvero a prandj uccella , Osseqitente campion d'ogni matrona ; Tutti a gara bramosi , in cerca tutd D' itn piacer die li sazia o die li fugge. E a te pure place cotanto mescolard in mezzo al turbo della cltta ? o forse vi t' aggiri cercando ma- teria a filosofici studi per desiderio di assennare co- tcsti dclusi ? Un villanzuolo Stava I'altrier d'un fiiimicello a riva In attesa che I'onda isse per via Scemando si , die a piede asciutto il cupa Fondo varcar gU concedesse; e I'onda Segue pur tuttavia correndo a valle. Tal dell' umana schiatta e il vezzo antico ; Ne per opra di scene o d'altrettali Argomenti non fia die torca il passo , Fattasi nume dell' error, che lira Sato spezie di ben I' acre cippetito. Sebben die dissi ? Amor del vero , amove Di quel meglio che forse a not contende Ingenila fralezza , a' nostri studj Sia sprone e premio ; il del curi del resto. Fd io cosi per alto sale il breve Lembo spiegai della mia vela , agli astri Supplicando propizj. E qiial mercede JSe cogliesti , dirai? Del ben, del bello Alia face mi specchio ; altro non dico. Me la quiete della villa intanto F le ripe d'un fiume e il verde diiostro D' una selvetta e I'amista verace D'un' alma a. begli studi, a begli affetU Informata raccolgnno. L'estive Ferie cosi mi scorrono gioconde Di quel piacere equabile , tranquillo , Che fa I' alma contenta e queti i sensi. lO ORAZIONI ED ALTFxE orEUE II settlmo e I'ottavo volume comprendono molti discorsi da pcrgamo , come a dire II matrimonio, La fede conjugale , La caritd , La bencficenza , / diritli del povero , e gli elogi o le laucli di s. Viricenzo de' Paoli , di s. Mauro, di s. Gaetano : delle quali piodu- zioni noi non parliamo pe relic gia si possono intendere comprese nel giudizio dato da clii ci ha preceduti parlando di questa edizione. Noi faremo invece co- noscere ai nostri lettori alcuni pensieri del chiaris- simo autore iiitorno alia sacra eloquenza , espressi in una Memoria letta alFAtenco di Vcnezia e dedicata poi coUe stampe a monsignore Modesto Farina ve- scovo di Padova. — Dacche tacciono i Consigli, il Foro e la Curia della gloriosa repubblica veneta non rimane oggimai all' eloquenza parlata altro campo che quello del pcrgamo. Nobilissimo campo a dir vero e dcgno quant' altro mai di quest' arte. « E come in- fatti , com' c venerabile il magistero dell' uomo apo- stolico , quand' egli nel tempio augusto del Signore , in faccla degli altari sacrosanti , tra le festive cele- hrazioni de' grandi misteri , in mezzo al devoto rac- coglimcnto del popolo circostante, tra il cielo quasi e la terra sospeso , in abico ed atto di religiosa me- ditazione , annunzia gli eterni comandamenti , inter- prete e messaggiero della divinita 1 Egli, a cosi dire, prendendo in niano la verga della legge , appoggiato da un canto ai profeti , dalT altro agli apostoii , si sgombra dinanzi gli umani rispetti ; le ignoranze e gli errori del secolo , le malizie e le nequizie del mondo : quinci percote i cedri del Libano, quindi solleva i depressi virgulti : batte , non cli'altro a' pe- netrali di morte , ne attraversa i cupi deserti , visita le soglie tenebrose del pianto, e sale ai regni di quella gloria ineffabile , dove ogni bene s' appunta, ogni bene s' inizia e si <:ermina ». Ma per rispondere a cosi nobile ministerio si vogliono ingegni educati a solida dottrina, non guasti dai falsi metodi delle scuole rettoriche dove s'insegna una futile pompa di descri- zioni e di amplificazioni come se I'eloquenza consistesse DI G. EARBIERI. 1 I tutta nel vano fogliaine delle parole; non eruditi sui dizionarii o salle poliantee , copiatorl o consarcina- tori dl cose tolte d fondachi altrui, non espresse dal fondo propria della mente e del ciiore ; non inai i- diti dalla vap;hezza di comparire valenti nelle dot- trine teolo2;iclie ; non presi dalla smania intempestiva di comparire filosofi ; non incuranti dell' arte e della buona eloquenza. c< Queste sono , a tacere dell' inte- resse e della vanita , che altri a mal uopo consiglia di mettersi in iin aringo alia sola pietu riserbato , qneste sono a detta di alcuni sapienti , le precipue cagioni per opera delle quali la sacra eloquenza nou aggiugne tra noi quel segno, a cui pure la chiamano i desiderii di tutti i buoni. » Come e quanto si pos- sano togiiere queste cagioni , il cliiarissinio autore non fassi a indagarlo , ma pensa che la sacra elo- quenza potra levarsi a maggior seggio tra noi che era noa tiene , qualora piglmo a coltivarla i vcscovi «' quail fa coinandato di pascere il gregge cristiano. La dignita del carattere , e gli arredi maestosi , e i venerandi ministri, e tutto insomnia che circonda il vescovo e un cdta eloquenza che parla agli occhi , e per essi al cuore de clrcostand. « Dov' ei si appresen- ti , dove tolga a parlare , egli porta con seco tribuna e cattedra : tribuna di giudice , cattedra di maestro. Or chi non vede condizioni di questa fatta 2;iovar grandemente al sublime , giovare al patetico dell' e- loquenza ? » E di qui , al parer suo , e da ripetersi r eloquenza di molti fra i santi padri, i cjuali del- l infula episcopale rivestiti furono , e verga impugna- rono di pastori alF oiile di Gesu Cristo: e gli esempi del martiri Ignazio e Cipriano, del Naziaiizeno , del patriarca Cirillo, di s. Giovanni Crisostomo , di san- t'Ambrogio, di sant'Agostino ed alcuni altri vengono in soccorso della sua opinione. « L'eloqnenza mede- sima ( dice ) de' protestanti mi viene a forte rincalzo deir argomento. Com' essi a gran torto distrussero Tordine del sacerdozio ; coei non e meraviglia che una gran parte de' lore scrmoni tcngano meglio del 12 ORAZIONI KI) ALTl'.E Ol'EltE filosofico clie del rcligioso , e iiiancliiuo peiclo di queir aioano e mistico sentiniento die intenerisce ad vin' ora e soUeva Tanima. Bene avvisi cUe quelle labbra non sono sacramentali , e che purgate non fu- rono dair ardente caibone del Profeta , toko la sul- Taltare de' sacrifizj ». In due prose brevissime che tengono dietio a que- sta e se ne potrebbero dire appendici , tratta Fegre- gio autore delle Orazloni panegcriche e sull azione oratoria del pulpito. Noi per fuggire la soverchia luu- gliezza non darenio una minuta analisi di queste pro- se : pur diremo com' egli vorrebbe die il panegirista si proponesse due cose : destare ammirazione delle virtu che levarono I'uomo alia santitd degli allari , e desiderio di quelle o tanto o quanta imitate ,• e sog- giunge: « Se P.immirazioue soverchia per cotal modo le forze del nostro intendere e del nostro volere , die il desiderio dclla iniitazione, quanto a' niortali e dato , se ne distrugga , il frutto della sacra orazio- ne , salve per altro alcune cccezioni, e fallito, lo in- tento della reIio;ione e frodato. » E in quanto alFa- zione oratoria vo2;liamo conlentarci di trascrivere un luogo dov'egli pariando di se medesimo dice: « D'una cosa ho temuto sempre, e a tutta possa guardato mi sono, cioe di non dare sia con la voce, sia col ge- sto nel troppo ; e quindi ad alcuni e paruto , e pare tuttavia , ch'' io pecclii nel vizio contrario , cioe nel poco. Ma come che sia dello stile che io tengo in declamare , m' e solo maestra natnra . . . Dicano altri a lor posta cli' e stile di cattedra e non di pergamo: altri , io mi credo , risponderanno die quello usato da molti predicatori e da teatro piu che da chiesa )> — e noi siamo pienamente d" accordo con lui. Ogni qualvolta si vcde alcun efletto maggiore del- I'ordinaria niisura, suol nascere desiderio di conoscerne le ciigioni ; e nelle opera dellingegno massimamente, nelle quali amiamo persuaderci di poter tutti lo stcsso quando si vada per una niedesima via. Quindi molti saranno corsi avidamente a quella lettera dclf ultimo DI G. BUIBIKKI. 1 3 volume clie s"^ intitola iiitorno a miei studL IMa in essa r autoie racconta piuttosto 1' uso die 1' acquisto dclla sua dottrina; e ci mette innanzi non tanto co- in' eiili abbia coltivato il suo in2;egno e recatolo a si nobili irutti , quanto la storia delle sue produzioni; le cause o le occasioni per le quali fu poeta, profes- sore , predicatore , non gia i nietodi , le diligenze , gli esercizj clie lo recarono ad essere cosi fiorito e cosi pensato scrittore di verso e di prosa. Altri no- tera forse com' egli , devotissimo sempre alia memo- ria del gran Cesarotti suo amico e maestro , non tac- cia peraltro di essersi lasciato andare alcua tempo nello esagerato e nello strano per la soverchia lettura nelTOs- sian: noi porremo invece nella considerazione de*^ gio" vani oil' egli dalle scuole d" umanita e rettorica inse- gnate nel collegio di Praglia , si levo grado a grado a professare lilologia greca e latina, gius naturale, diritto pubblico e delle genti e gius criminale nell' r.niversita di Padova ; affinche veggano di quanti studi vuol es- ser nutrito T ingegno del poeta e dell' oratore. For- nito di questa dottrina , e gia pratico delle cose del mondo, negli ozii e ncUa qniete della campa£;na si volse pill tardi a scrivere intorno alia morale religio- sa; e mosso in prima dal consiglio di alcuni amici , e poi da qualche felice esperienza , deliberossi di cal- care come suol dirsi i pulpiti delle nostre citta. « Mi proposi (egli dice) e fermai nelTanimo di adoperarmi cosi clie questa iigliuola di Dio ( la religlonc ), questa vera arnica degli uomini . questa parola di luce, cjue- sta legge de' liberi e de' tigliuoli , questa forza npa- ratrice del mondo morale non si avesse mai a con- fondere con la bassa o paurosa superstizione o con i'audace c atrabilare fiinatismo-, clie il noma di lei, come di venerata e cara cosa, nelle famiglie , nelle accademie, nel foro , nel tempio suonasse riverito e desiderate; cli' ella A^enisse ricerca ed accolta siccome r amososa consolatrice de' nostri affanni , la pietosa soccorritricc de' nostri biso2;ui , la conlidente secreta 14 OIIAZIONI ED ALTRE OPERE de' nostri pensieri e delle nostre affezioni , la niedi- cina alle nostre piaghe , il porto alle nostre tempe- ste , a corto dire , la tutela , il sostegno , il legame della misera umanita. » E in quanto al metodo od air ordine generate delle prediche e bello ancora trascrivere le parole sue proprie : « In tutte prece- dono i fondamenti della I'agione , vi niette compi- mento e fasti gio la religione : il cuore e chiamato a fame le debite applicazioni ; e la immaginazione e dessa che appresta i colori ad ognuna di quelle tre parti. 5j E noto a quali censure soggiacesse per que- sto metodo il nostro egregio oratore; alle quali egli , con gravita e temperanza veraniente degne del mi- nistero a cui si e consacrato , risponde solo citando varii luoglii tolti dalle opere di Clemente XIV , di cui si direbbe che predicando egli abbia voluto se- guir fedelmente e mettere in atto la dottrina. Eccone alcuni : « Se io avessi fatto il predicatore non mi sarei obbligato ne a dividere ne a suddividere ; tanto piii die nei santi padri die furono i piu eloquenti , non si vede una simil traccia. » Una delle piincipali prerogative di un predica- tore e di guardarsi dal prorompere in invettive con- tro qnelli che sono fuori del grembo della Cliiesa ; imperciocche le declamazioni ingiuriose disonorano la santita del nostro ministero , irritano quelli contro de' quali sono dirette, e sono contrarie al linguaggio usato dagli Apostoli e da Gesu Cristo. » II vero zelo non opera che per mezzo della dol- cezza e della persuasione. 35 Un flilso zelo e spesso piu pericoloso, che la incredulita medesima. » Le Crociate . . . non possono giustificarsi che per ragioni di intenzione. 35 L' errore piu grande ... e di confondere la reli- gione co"" suoi ministri , e farla responsabile dei di- fetti di questi . , . Non e stata la religione , ma il falso UI G. BAREIEKI. l5 zcio clie pretcndentlo cF imitarla , ha preso in mano il ferro ed il fuoco per isforzare gli eretici ad abju- rare i loro errori , ed i giudei a f'arsi cristiani. » Ma noi dicemmo gia nel principio che non dob- biamo parlar delle prediclie : ritorniamo alia poesie, e ponga fine alle nostre parole Tesame di un breve componimento che all' aiitore e piaciuto d' intitolare Licenza. Da molti e molti anni ( egli dice ) agghiaccio e sndo c mi consume suUe carte, rimutando con- cetti e parole per conseguire quel meglio che mi ragiona dentro la mente ma che non valgo a incar- nare. Perch' io , nol tacerb , siigU anni primi Lental le biiglie al Pegnseo Cavallo Tcinto , che a saggi V ardimento mio Spiacqiie cosi , che a moderarne il freno Quiiidi lo ingegno posi e il huon volere. Ma che ? Scdla fiiggendo altrl la nave Spinse a Cariddi incontro. Arte che il mezzo Tenga , e vara virtii ; cK ove ragione Prevalga in te , lo immaginare ammorza , E se tien campo fantasia _, V austero Giudizio perde. Quindi ( soggiunge ) a dura prova si mette chi im- prende a dettar prose o versi -, che 1' uno ti acca- giona di rustichezza , Taltro ti dice troppo ricercato e squisito ; e quale ti da colpa di abbietto , e quale di troppo astruso. Ma se costoro vedessero le fatiche e le battaglie durate scrivendo, sarebbero meno cor- rivi a sentenziare. Adunque Chi non poggia a cpiel sommo a cm tiu miri Ciacer dovrassi alia palude in fondo ? Molti ha gradi virtii , sia che del hello , Sia che del huono ti favelli in core Quel santo amor che V anime gentili Valla tiirba volgar disgiugne e parte. Or qnesto a me solo e conforto : E piglio Cosi dull' arte ch' io tentai commiato. l6 OHAZIONI ED ALTKE OPERE DI G. BAUBIEUI. Sperianio peraltro, e sianio certi di aver coinune con niolti questa speranza , clie il cliiarissimo autore non vorra lasciare ozioso il suo iioljilc injie2;no , ne rjtrarsi daH'arte ora appunto clie n'e divenuco mae- stro. A liii sta aperto diiianzi il duplice canipo della prosa e della poesia; i suoi concetti, i suoi sentimenti non durano oramai fatica ad uscire adorni di veste splendida e acconcia; tanti sono gli studi, e si lungo e si diligente Tesercizio con cui si e fatto padrone di quanto puo render lodate le produzioni dell'ingegno. Quando gli fioriva la giovinezza , le lodi del Cesa- rotti ed i lampi dell' ingegno splendenti anclie nelle opere manco perfette, diU'usero per T Italia il suo nome. Maturate negli anni e ncgli studi , e^li corse dipoi predicando le principal i citta di questa penisola lodato , riverito , desiderato generalmente , salutato da moiti rigeneiatore della sacra eloquenza italiana , amniirato da tntti come cultore felicissimo della no- bile nostra favella. E se ora egli ama ritrarsi alia quiete dei campi e quivi passare tranquilla la vita , da quei campi e da quei riposi aspctta ancora T Italia di sentir la sua fliusa , o quella vena inesaus-ta di prose eleganti e soavi non meno del verso. A. PARTE II. SGIENZE ED ARTI MEGGANICHE. Telegrnfo elcttro-inagnetico pratlcahiie a grandi di- stanze immaginato ed ese^ni'o da Luigi MaGRINj , professore supplente neW I. R. Licen di Venezia , ecc. — Venezia, i838, dalla tipografia dl Alvisopoli, in 8.", di pag. 88, con quattro tavolc in ranie. ItaL lir. 2 . 6 1 . .amirenta I'autore neirintrodiizione a quest' o- puscolo come diverse delle piii iiieravialiose scoperte nella scienza fisica ebbero origine dall' osservazionc di fenomeni che a primo aspetto potevano sembiare di poca o niuna importanza, e quindi viene a con- chiudere essere a desiderarsi che gFItaliani usino so- brieta nelle I'icerche pnraniente speculative e pre- feriscauo le cognizioni die hanao maggior relazionc cogli usi della vita. Noi in vece dalle sue medesime premesse siamo condotti ad una conclusione total- niente contraria, vale a dire che alcana ricerca fisi- ca , ancorche in appaienza alfatto astratta e specula- tiva, non debba niai essere trascurata , non potendo prevedersi g!i oggetti di pratica utilita ai quali po- tra col progresso del tempo essere appiicata. E per non allontanarci dail'argomento c'ell' opera che ab- biamo pieso ad analizzare, nori e egli evidente che se i Hsici avessero affrontalo diiettamente il proble- ma di tra'^nu-ttere a grandi distanze e colla niassima celerita le iintizie e gli avvisi per via di segnali vi- sibili del pari di giorno che di notte , ed ai c|naii non facessero impedimento ne Taria nebbiosa ne gli accidenti del terreno , difficilmente avrebbcro potuto iBiU. ItaL T. XC. 2 l8 TELECRAFO ELLTTllO-M A.GNET1GO co2;lier nel segno ? Convcniva the il gcaio deli' Oer- st(;d vcduto appena il fcnomeno (the a molti sr.rebbe semhrato allatto indilTereiite) lelativo alT azioiie del- r elettricita sulia diiezione dell' ago uiagnetioo, ne avesse fatto il suasetto de'huishi suoi studi; coii- veniva che i lisici d'Enropa, faoendo phuiso alia scopcrta, nou isdegnasseio di sottoporla ad accurato esanie e di ulterionnpnte amjjliarla, j)rima che ca- desse in mente ad alcuni di essi di rivolgere Ic nuove pioprieta de'illi conduttori alia costruzione dc' tele- grali. Lasciamo dunque che i soninii ingcgai di cni si oiiora T eta nostra esercitino la mente lore nelle pin snblimi ricerche che olTiir possouo le scicnze teorichc e speculative , iie dnbitiaaio che in nn se- colo in cui V indnstria liii prcso un tanto sviluppo niandii clii da quelle teorie sappia trarie le piu utili appiicazioni agli usi priijcipali della vita. La storia dei reiitativi fatti finora nell' arte telegralica che il sig. IMagrini nella prima parte della sua operetta va con distinta erudizione tessendo in tre successivi ar- ticoli intitolati Osseivazioiii gcnerall sid telegrafi or- dinarj ; del telegrafi elettrki ,• del nuovo telcgrafo elet- tro-magnctico serve sempre pin a cont'ermarci nella esposta nostra opinione. Nell' articolo secondo il no- stro aiUore ci assicura ch'egli aveva gia felicemente istituiti alcnni sperimenti con un sempiice congegno elettro-ma2;netico di sua invenzione allorchc gli veane nelle mani una lettera del prof. Barulh inserita nella Gazzetta piemontese, che rende conto d'un simile ajiparato eseguito nelf otservatorio magaetico dal ee- lebrc prof. Gauss. 11 professor torine^e dopo aver parlato nelia citata lettera delle operazioiii magnetiche che si fanao a Gottinga in corrispondeaza con quelle coatemporaneamente ripctute in altri osservatorj d Eu- ropa, cosi proscgue : « Ma cio che desto maggior- » mente la mia sorpresa bi e 1' applicazione del sue » apparato eseguita felicemente in Gottinga dal si- w gnor Gan!^s ad una nuova tclegralia, la piu sorpren- » dente che si t)Ossa idcarc per la sua vdocita (piasi Dl L. MAGRINI. 1 9 » inconcepibile, j>,lacclie la velocita deU'elettrico, se- » condo le recenti osservazioni del sig. Wheastone sa- » rebbe molto superioie a quella delle luce. II signer » Gauss avendo destato delle correnti masneto-elettri- • • • 3) cue nel suo osservatorio astronomico col semplice 5J inductor di Faraday (due sbarre calamitate lungo cui » si fa scorrere uu iilo metallico avviluppato in seta coa » circoli lipetuti), siinili correnti, merce di lunghi fill » di lerro tratti suUa parte piii elevata di alti edifizj, » destarono nello stcsso precise istante osclllazioni a regoluri in un ago calamitate pcrpendicolare ad una Si scala graduata disposta nel gabinetto lisico del sig. » Weber, dislante astronomico, aggiuugendo clie la corrente elettrica y> percorre inoltre lo spazio di altri 82 niila piedi, » attesi i tanti 2;iri dei fili metallici deirapparato: » (i) (i) In un'altra lettera, clie fn inserita nell' Annotatore Pieinontese (die. iSS/) lo stesso sig. Barnffi riferisce la segueiite nola storica coinnnicatagli dal prof. Bidoiie, daila quale si vede qiianto si pensava prima delle odieriie sco- perte sulla possiljilita di trasmettere segni a qualiincjue di- stanza per mezzo della calamita : U idta , non fugace o detta a caso 0 di passaggio, di una trasnv'ssione di segni a (;Ualsivoglia distanza per via del inci- gnete , e scata esposta da Famiuno Strada in una delle sue produzioni cccademiche in quarantasei versi fatti ad imita- zione di quelli di Lucrezio , e cci quail egli voile dare un saggio dello stile di questo poeta , e delle niaterie da lui trat- tate. Con questi versi si suppone da F. Strada che parlusse Pietro Bemho per insegnare a quelli che, come egli ( il Beinbo ), erano oppressi da commercio epistolare , un mezzo speditts- simo di scrivere e di rispondere senza mandar lettere o mcssi. Questa idea pub essere o propria di F. Strada , d quale da altri passi delle sue prolusioni si scorge amantt d' lla inec- canica e della fisica ; ovvero pub essere antica , e originata dalle ammirubiV propritta del magnete , e riprodottn poi dul medesimo Sirada. iomunque sia la cosa , ecco come egh la espone nel lib. 2° prolusione 6.^, accadeniia 2." ( Faininni Stradae, Romani e Societate Jesu, proiiisiones academicae ): 20 TELEGRAFO ELET IT.O-JIAGNETICO II sig. Magrini peio viene esponeiido noii poclii in- convenienti, non disconosciuti dallo stesso Gauss, nel- I'appliciizione del sistema di Faraday alia costruzione " Magnesi genus est lapidis miraljile , cui si Corpora ferri pkii-a , stylosve admoveris , inJe Non modo vim, motamojue tialieiit quo semper ad Ursani Quae lucet vlcina polo se vertere tentent : Verum etiam mira inter se ratione modoque Quoiquot eum lapideni tetigere styli , siniul omnes Conspirare situni motumque videbis in ununi. Ut si forte ex his aliquis Roniae moveatur , Alter ad hunc inotum , qua ni vis sit dissitus longe Arcano se naturai foedere vertat. Ergo age, si quid scire voles, qui distat amicuni , Ad quern nulla accedere possit epistola f, sume Planum orbem patuliimque, notas elementaque prima Ordine quo discunt pueri , describe per oras Extremas orbis ; medioque repone iacentem Qui tetigit magneta, stylum ; ut versatilis inde Litterulam quamcumque veils contingere possit. Huius ad exeuiplum simili fabricaveris orbera Margine descriptum , munituiuque indice ferri , Ferri quod motum magnete accepit ab illo. Hunc orbeui discessurus sibi portet amicus , Conveniatque prius quo tempore qneisve diebus Exploret stylus an trepidet, quidve indice signet. His ita compositis si clam cupis alloqui amicum Quern procul a tete terrai distinct ora ; Orbi adiunge manuni , ferrum versatile tracta. Hie disposta vides elementa in margine toto Queis opus est ad verba notis , luic dirige ferrum, Litterulasque modo hanc, modo et illam cuspide tange , Duni ferrum per eas iterumque iterumque rotando Componas singillatim sensa omnia mentis. Mira fides. Longe qui distat cernit amicus Nullius impulsu trepidare volubile ferrum , Nunc buc, nunc illuc discurrere : conscius liaeret Observatque styli ductum , sequlturque legendo Hinc atque hinc elementa , quibus in verba ooactis Quid sit opus sentit, ferroque interprete discit. DI L. MACRINI. 21 (I'un telegrafo, in vista dei quali egli e d'avviso clic sia impossibile od al sommo dilBcile il surrogailo ai teJegrali ordinarj. Se Tago, egli dice, si potesse Quill etiani cum stare stylum videt , ipse vicissiin Si quae respondenda putet siniili ratione Litterulis varie tactis , resci'ibit amico. O utinam haec ratio scribendi prodeat usu : Cantior et citior properaret epistola , nullas Latronum verita insidias , fluviosque morantes. Ipse suis princeps manibus sibi conficeret rem : Nos soboles scribarum emersi ex aeauore nigro Consecrai-emns calamum magnetis ad oras. >' Ne I'idea espressa in questi versi riinase inossewata ; poi- cJie I'mglese Addison nd n.° 24.1 ( 6 dicembre 171 1 ) dello Spettatore, dtl quale egli era uno dei piii rinoniati autori , parlando del conforti che possono procurarsi due anvci lon- tani I'uno dall'altro , prende occasiotie di esporre il mezzo di comunicazionc epistolare proposto da F. Strada nei rife- rid versi che egli traduce : ed eccovi cib che dice Addison nel citato numero : " Strada , ia una delle sue prolusioni , da. ragguaglio di una corrispondenza cliimerica tra due amici per mezzo di una certa pietra magnetica , la quale, se essa tocca due distinti aglii, ha questa virtii, che se uno di essi aghi viene a niuoversi , anche I'altro, quantunque posto a qualsivo- glia grande distanza , si muove nel medesimo tempo e nella stessa maniera. Egli ( Strada ) riferisce dunque che due amici, possessori ciascu;io di uno di tali aghi, formarono per ciascun ago una rotella, ovvero una mostra plana e rotonda , scrivendovi all' imorno tutte le lettere dell' alfa- beto nella stessa guisa con cui sono segnate le ore nelle mostre ordinarie degli oriuoli. Quindi essi fissarono in cia- scuna mostra un ago in modo che questo potesse alPuopo girare seuza impedimento , e venire cosi a toccare colla sua punta ciascuna delle lettere scritte intorno alia mostra. Cio fatto i due amici, prima di separarsi I'uno dall'al- tro in paesi lontani , convennero di ritirarsi ciascuno nella propria camera a una determinata ora del giorno , e con- versare l' uno coll' altro per via dell' anzidetto ritrovato. In conseguenza del che, quando questi amici erano distant! 23 TELEGRAFO ELETTRO-MAGNETICO spingere ed arrestare a qualunque declinazlone con- vciiiUti, il telcgiafo mngneto-elcttiico sarebbc forse il pill srniplice di qnanii si potessero immaginarc; ma torna assai malagevole il doiiiin ire queste deviazioni, le qii.li dipendoiio soprattiUto dalla vclocita con cui si fii scon ere la spirale liingo le barre metalliche: la dilfirolia maggiore pero sia iiella diminuzione del- l"intensiia della corrente airaiinientarsi delle distanze. Laiiiore ha percio preferito di valersi della devia- zione deir ago magnetico prodotta da una corrente galvanica, con un apparecchio cli' egli descrive nei seguenti termini oude rendersi intelligibile anche ai alctine centinaja di niiglia 1' nno diiraltro, ciascuno di e^si si cliiiuleva in camera all' ora convenuta , e tosto osservava la sua iiiostra. Se uno cli essi aveva volonta di scrivere all' altro , egli (colla mano) dirigfva I'ago su cia- scuna lettera necessni-ia a formar le parole di cni abbiso- gnava , facendo una bieve ferinata alia fine di ogiii parola e periodo jier evitare la confnsione. Intanto 1' altro amico vedeva il proprio ago simpatico muoversi da per se verso cia senna lettera segnata dal sno corrispondente. Con que- sto mezzo i due amici parlavano insieme da qnaiunque Inogo del continente, e si trasmettevano i loro pensieri ia nn istante a traverse le citta , le niontagne, i mari e i deserti. » Jl signor Guyot alia pngina ii del i." tomo delle sue Re- creations pliysiq. et tiiatliemat. ( Paris 1799 ) fa menztone della sovra esposta idea, la quale egU attribuisce a F. Strada, e chiania assurda e chimerica. E per verita , dal tempo in cui quest' idea ebbe origine sino a pochi anni fa , essa doveva riputarsl per chimerica. in ogni sua parte. Ma ora che i si- gnori Gauss e Weber hanno col fatto mostrato la possibilita, di un telegrafo magneto-elettrico, si vede che non fu punto chimerica I'idea rf' immaginare nelle proprieta magnetiche e non altrove il mezzo di una rapida trasmissione di segni a qualunque distanza : ed in cib appunto consiste I' idea fon- damentale e principale , o , se si vuole , la divinazione , di cui conviene tener conto net pensiero esposto da Famiano Strada. IJI L. MAGHINI, ^'> meno esercitati nelle fisiche discipline. « Se in im vase contcnente deiracqna acidiila s' iimneraano due lamine di nietalii diveisi, per esempio ram? e zinco miinite di due appendiri , K, piastra meno ossidabile spmge nella piu ossid;>.hile la sostanza elettrica per lo suddette appcndici, 1? cjiuili poste in coniunicazione o Jinniediatamente fra di loro o merce d' un altio conduttore, costituiscono il cosi detto filo congiuntivo, e vjene a staJjilirsi per esso una corrente elettrica ' la rpiale prende le mosse dal rame, entra nello zinco pel conduttore metallico, e ritorna nel rame compicndo il circujto attraverso T acqua acidulata. Ponendo sotto il filo congiuntivo un ago calamitaio in modo clic il suo asse giacente nel piano del meridiano magnetico sia parallelo al suddetto filo, nell' atto in cui e per- coiso dalla coirenie elettrica, I'ago devia verso po- nente , o verso levante secondo "die la corrente lo invade nella direzione del sud al nord, o nella op- posta, la quale peimutazione si puo ottenere colFin- vertere le suddette appendici. » Per accrescere poi la quantita delle deviazioni e^rli SI serve di galvanometri moltiplicatori, in numelo di tre, costruiti secondo il principio del prof. Ma- rianini, il quale consiste nel disporre gli avvoki- ment, del filo metallico che congiunge gli estremi deli elettro-motorc a raggi divergenti , in modo che tutte le porzioni del filo stesso s'incrocicchino nel mezzo. Ogni galvanometro puo dare quattro segnali di- stinti, cioe una piccola ed una grandc declinazione a levante, una piccola ed una grande declinazione a ponente; qumdi coi tre galvanometri si otteno;ona dodici diverse indicazioni. Ora le indicazioni proiirie d uno dcgh agh. possono in modi diversi essere ac- compagnate da quelle degli altri due, onde si vena moltqolicando il numero delle combinazioni • a ci-i- sciina delle quali potra applicarsi una lettcra dell' al- labeto, una parola , od andie un intero peiiodo come suol farsi nei tclegiafi comnni. — Koi non ci 24 TELKGRAFO ELETTRO-MAGNETICO estcndercmo ad csporre il metodo di lettuia immagi- nato dairautorc, potendo questo da ciascuno secondo le circostanze variarsi in niille maniere sulT appoo^gio del!a teoria niatcmatica delle coinbinazioiii, e passe- remo alia j)aite secoiida delF opuscolo, la quale e a parer nostro la piu iinnortante. Ad oggetto di conosccre le condizioni le piii vaii- laggiose per la formazione dell'elettro-niotore die deve alimcntaie le correnti destinate a produrre le devia- zioni galvanonictriohe, e per determinare altresi I' in- fluenza dellc distanze sulla iutensita delle correnti inedesime ii sis;. Magrini ha instituite le seguenti sperienze. Prepai-ati diversi piccoli cilindri di ramc e di zinco la cui circonfercnza fu vaiutata di circa una linea grimmei'geva in tin vaso ripicno d" acqua acidulata fino al punto in cui Tago calaniitato posto nella di- rezione del lilo congiuntivo venisse a deviare dal meridiano magnetico dclla precisa quantita di vend gradi, facendo succcssivamente passare la corrente gal- vanica per diversi circuiti , il primo dei qiiali aveva 200 inetri di lungliezza, il secondo 4C0 , fino al se- sto di metri 120G. La base inferiore di ciascun cilin- dretto era stata resa inattiva con un leggero strato di ceralacca , sicche ad ogni linea di profondita nel- r immersione corrispondeva una linea di supetficie in contatto col fluido. Ciascun esperimento in ripe- tuto tre A'olte, e si prese la quanrita media delle tre diverse misure. Operando in tal modo ottenne le su- perficie degli elementi voltaici che cccitarono la de- viazione di 20 gradi , corrispondenti alle diverse lun- ghezze del circiiito, come appariscono nella seguente tabella: DI L. MACniNI. 25 Lung^liezza Supcrflcie del de^li circuito. elementi. 200 Ihiee 2,l3 400 6,co 600 20,67 •• Neir opuscolo leggesi 800 97,00 20,60 per cvidente 1000 536.33 enore di calcolo. 1200 35oi,Go i Poiche difficilmente si sarebbero potute estendere le sperienze a maggiori lunghczze di circuiti, era cosa importante il cercare col calcolo, appoggiato alle fiitte osservazioni , una formula empirica, colla quale dato il valore delle lunghezze guddette si potesse avere la corrispondente superficie. Ora chianiando b^ la superficie corrispondente al circuito di 200 metri , bo. quella corrispondente alia lunghezza di 400 ed in generalc bx quella corrispondente a metri 200 • x, non e diHii ile coi noti metodi d interpolazione deter- minare la forma della funzione (p (x) in cui sosti- tuendo in luogo di x gl' indici i, 2, 3, 4, 5, 6 si abhiano i corrispondenti valori osservati di 61, Z»a, ecc. II nostro autorc pero onde ottenere quest' intento ado- pera un metodo suo proprio , e considera i successivi rapporti delle suddette quantita: cosicche rappresen- tando in generalc con / (.x) il rapporto di b:^ a. bx-i si abbia h. == b, f(2) b.fi2)fi3) b. = b._.f{x) r= /,,/(2)/(3)- --fix) 26 TELEGRAFO ELETTRO-M4GNETICO Ma per deterniinare la forma della funzione f {x) , in vece di far concorrere tutte le poste equazioni , con che sarcbbe state riconclotto ai soliti modi d'in- terpolazione, si restringe a coiisiderare la sola prima b^, = bi f{2), la quale disgiunta dalle altre e insiif- ficientc a far riconoscere ncmmeno prossimaniente la forma della funzioue cercata. Egli la risolve ponendo /(2) ed in generale X 2X fix) -- X -*- X — I CLX — 1 la qual supposizione e affatto arbitraria, potendosi I'equazione da cui e dedotta risolvere in infinite ma- niere diverse. E^li c ben vero che i snccessivi valori di b calcolati sul snpposto valore di f {x) non si scostano notabilmente dagli osservati, ma noi abbiamo motive di considerare questo accordo come fortuito, e di desiderare che si dirnostri che segiiendo la via re2;o1are non si possa ottencre fra il calcolo e 1' os- servazione un piu j:)erfetlo consenso. Oitie di che non e punto verisimile che F espressione d'un feno- meno fisico , nella misnra del quale si sono adoperate due unita diverse , qnali sono il metro per le di- stanze e la linea cpiadrata per le superficie , debba risultare composta di nunieri conmiensurabili ed in- teri. Ecco , a parer nostro , la strada che si sarebbe dovuta seguire nella presente ricerca. Prima di tutto, essendo facile il vedere che la funzione

4- «' - fi? + 0,74266 - 0\ 4- 0,81476; quella delle difFerenze seconde + 0,08742 + «, + 0,13424 + «' - 20, +• 0,07123 - 20' + «, + 0,07210 + o' \ e quella delle terze -♦• 0,04682 + «' - So, -o,o63oi - So' + 3o, + 0,0087 "^ ^'^' ~ ^' 28 TELEGRAFO ELETTHO-M AGNETICO Le differenze quarte , clie iioi supporremo doversi ridurre a zero, saranno dunqae - 0,10983 - 4«' + 6« = o, + 0,06388 + 60' - 4« = o; dalle quali equazioni si ricava o — •*• 0,02017, o' = + 0,00280. I valori corretti di jx colle lore successive dif- ferenze saraiano allora A' A" A'" yi - 0,32808 44977 ji. = 0,77815 10759 55736 - 1089 yz = 1,3355 1 9670 65406 - 1090 y^ = 1,98957 858o 73986 - 1090 ys = 2,72943 7490 81476 ye = 3,54419 e qulndi coUa formula d' interpolazione si avra in generale yx = o,o2838 ^{x-i) 0,44977 + 0,10759 (x-i) {x-2) (x-S) p— ^^ ^0,01089, ossia svolgendo i prodotti yx = - 0,00291 +0,26841 •a;'4.o,c6469-.r~-o,ooi8i5>x^ Ora faremo il confronto della forwiula del signer Magrini e della nostra coi dati dell' osservazione. DI L MAGRi: vTI. 29 X 1 2CO . X yx sccondo la nostra formula. secondo la formula Ulagrini. dalla osserva- zionc. E della formula 1 rore della formula jMagrini. i I 2C'0 0.32838 2,l3 3,l3 2,l3 O.CO 0,00 \\ 2 400 0,77818 6.00 5,67 6,00 0,00 0,33 jj 3 600 1,33553 21,65 19,78 20,67 0,98 0,89 4 1 5 800 1000 1,98961 3,72952 97,63 536,44 9347 5i9,3i 97,00 536,33 0,63 0,11 3,53 17,03 6 1200 3,54435 35o2,3o 3399,14 35oi,oo i,3o 101,86 1 La nostra formula nel caso in cui x fosse eguale a zero , od egualc ad una quantita piccolissima da- rebbe y = 9,99709 , e quindi 6 = 0,998 linee. Que- sto valore rappresenta ancora con molta approssima- zione la prima sperienza del sig. iMagrini (^di cui pero non tenne conto ne' suoi calcoli) , ch" egli ba istituita immergendo I'elemento nel fluido alia profondita d'una linea, e chiudendo immediatamentc il circuito per mezzo d' un 2;alvanometro moltiplicatore ; nel qual caso r ago eiTettuo, come negli altri sperimenti, una deviazione di 20 gradi. Qualunque pero delle due formule si adotti sa- remmo sempre condotti alia conclusione, die dovendo nelle pratiche applicazioni dell'elettro-motore alio sta- bibmento d' una linea telegrafica operare sopra di- stanze cento A'olte piu grandi di quelle alle quali si stendono gli sperimenti, s-aiebbe necessario di rendere la sorgente clell' elettricita niigliaja, anzi milioni di volte maggiore: « conclusione tanto piu sconfos tante, dice I'autore, quanto die il celebre fllarianini nel suo Saggio di esperienze elettrometriche ci aveva fatto perdere la speranza di poter aumentare col numero degli dementi gli elTetti delT elettricita sub" ago ca- lamitato. » « I\Ia poiche, egli prosegue , ci e venuto il sospetto die il fenomeno da lui osservato proce- desse dalF influenza di peculiar! circostanze , e che 3o TELEGRAFO ELETTRO-MAGNETICO coiraccrcscere la lunghezza del filo congiuntivo, I'azio- ne di ua elettro-motore composto suUago calamitato dovess' essere maggiore di quella d'un semplice ele- niento, non potevanio dispensarci dalFistituire alcuni speiimeati per mettcre in evidenza T aigomcnto. v Le prove furono escguite sulle medesime liinghezze di circuiti da 200 lino a 1200 metri, con elementi di due e di quattro centimetri di superficie e va- riando il numero dei primi da uno fino a 12. Dal confronto di esse il sig. Magrini deduce diverse con- cliisioni, la piii importante delle quali e qucsta : Che per deviate I ago d uno stesso iinmeio di gradi ad una lunghezza doppia , tiipla, quadrupla, ecc. dl circuito si ricliiede nn numero doppio , triplo , quadrnplo di elementi. Sulla molta influenza adiinque clie ha il numero degli elementi uella forza della corrente e sulla pic- colissima che vi hanno le loro superficie si fondano le speranze del sig. Magrini di poter trasmettere a grandi distanze i segnali telegrafici. Egli calcola, per es. che alia distanza di I25 miglia si potranno ottenere delle deviazioni dell" ago calamitato di 9 in 10 gradi colla sola venticinquesima parte d" un mctxo quadrato di lamina metallica ridotta in 400 piastrelle. Del resto egli osserva opportunamente non esservi alcun biso- gno di fare le linee telegrafiche d*" una si considere- voie lunghezza, riuscendo in vece piii utile I'inter- rompeile a piu hrevi intervalli onde averc una co- municazione coi luoghi intermedj. La difficolta poi , da lui i^tcsso promossa, che nelF adottare lo spezza- mento della linea s'incorre nelT inconvenieiite di non poter trasmettere un segreto senza \\ pericolo ch'esso vcnga a disvelarsi nelle interposte stazioni , non e difficile a sciogliersi, se si pone mente che agli stessi segni materiali si possono apjilicare volendo diverse chiavi di scrittura, sicche T ufficiale incaricato di leg- gere e di trasmettere i segnali possa intendere quelli die risguardano la provincia in cui si trova , e non quelli che voglionsi conservare seci'eti sii tutta la iuna'hezza della linea. DI I,. MAGRINI. 3 1 Noi desideriamo vivamente che il signor Magiitii voglia continuare i suoi studj e le sue indagini in- torno ad un argoniento die non e solo interessante dal lato dclla scienza , ma puo divenire importautis- sinio negli usi della pul^blica ainniinistrazione. Effemeridi astronumlche di Milano daU anno 1028 al ]838, con Appendicc di osservazioiii e. Memorie astronomiche. — Milano, I. R. Stamperia, in 8." D. 'a che in questo gioinale non si fa cenno del- Tannunciata opera periodica, cd e fino dairaniio 1828 (t. 49.°, p. 189), dieci nuovi volumi si siiccedettero, senza coiitare quello dello stesso 1828, delia cui ap- pendice non si rese conto allora; e neppur quello che usci come supplcmento alfordinario volume di que- st'anno , il quale riguardando una Memoria di Gauss suir intensita della forza magnetica terrestre, merita un articolo apposito. I dotti astronomi di Brera per- severarono ncU impresa e fecero si che ogni anno avesse il suo volume delle ElTemeridi coUa consueta appendice. Che se Fordine e la distribuzione delle tavole vcnne sempre niantenuto ( con poche varia- zioni e mighoramenii), quale lino dal 1774 era stato immaginato , certo e che le nuove indagini, le nuove osservazioni, i imovi fenomeni astrononiici che vi si registrarono resero quest'opera sempre piii importantc e desiderata. Ed in vcro scorgiamo in questi volumi, che, a quanto si va osservando e ralcolando dagli astro- nomi compilatori , si aggiimsero elenienti relativi alle posizioni ed a' moti proprj di varie sielle osservate altrove, e ps incipalmenie le forniole di Bessel per la riduzione delle posizioni medic alle apparent! delle Btelle, e le posizioni stcsse , calcolate con quelle for- mole, delle stelle fondamcntali per gli anni i835, 'i6, 37 e 38. 3a EFFEMERIDI ASTRONOMICIIE L' appendice che fa corredo a ciascim volume, e che ne e quasi sempre piu che la nieta , va ognor ricca di osservazioni e di Memorie tendenti a per- fezioiiaie V astronomia ed a darvi nuovi incrementi. Gil esempi di caicolo nella trigoiiomctria sferoulica , de' quail akia volta si e favi^llato nella Bd)lioteca Italiana. furono da Barnaba Oriani continuati e con- dotti al loro tompimento. Una nota sniT jnterpolazione de' luoghi della Inna; le nuove ricerche suirobbliquita deir eclittica , dedotta dalle distanze dello zenit del sole, osservate intorno ai solstizj, sono altri lavori pubblicati nelle Appendici alle Eliemeridi per gli anni Io3o-3i e sono quelli coi quali il celebre Astronomo cliiuse la sua biillante caniera scientiiica, perclie verso il fine del 1802 disease nel sepolcro. L' attuale Direttore della Specola sig. Carlini non si mostra meno operoso : ed il suo nome vedesi in fronte a molte ]\Ieuiorie ed osservazioni che sono registrate nelle Appendici di questi volumi. Leggesi primamente di lui {Effemeridi per I' anno 1828) Tespo- sizione delle osservazioni. di segnali a polvere nuova- mente accesi sul Monte Baldo e sul Monte Ciaione neir anno iSaS. Altre osservazioni soniiglianti erano state in buon numei-o pubi)licate nelle Eiiemeridi degli aniii precedenti alFoggetto di valutare colla piu pos- sibile piecisione le differenze di longitudine fra varj punti d' Italia: pure TI. R. Stato maggiore austriaco (dice il Carlini) giudico conveniente di tarle ripigliare al doppio scopo di conoscere fino a qual punto, va- riando le circostanze, si poteva contare suiresattezza delle ottcnute lougitudini; e di fare un tentativo per ispingere la misura al di la del niare Adnatico sulle coste della Dalmazia. La vetta del Monte Baldo fu de- siguata per 1 una delle stazioni, ove si dovevano ac- cender i fuochi; per f altra quella del l\Ionte IMaggiore in Istria. E poiclie la visiiale di questo iiionte dalF Os- servatorio di Padova e inipedita da una vicina fab- brica, lu a quest' ultimo luogo di osservazione sosti- tuito il campanile di San Marco in Venczia. Cosi la Dl MIL\NO. 33 vaiitaggio di avviciuarsi al Monte Maggiore si univa I'opportuniLa di determinare la longitudine di iin altro pimto gcodetico assai rimarclievole. In quest' incontro si penso di piii a rinnovare il tentativo, rimasto altre due volte infruttiioso, di determinare cioe la diffcrenza di longitudine fra Milano e Firenze per mezzo di fuo- chi accesi sul Monte Cimone: cd il Governo di Modena ajuto il savio divisamento. Aggiunge il Carlini altre avvertenze che si ebbero in qiiesta operazione, indi espone in apposite tavole i passaggi osservati dalla Specola di ]\li!ano; indi gl' istanti dei segnali a fuoco del Monte Baldo e del Monte Cimone. Sono aggiunte le osscrvazioni analoghe fattc dalT astronomo Santini di Padova ai segnali del primo dei suindicati monti con quelle latte a Verona dai signori Pinali e Ma- ricni; quelle del Caturegli da Bologna, e del Cian- chi da Modena, avendo essi potuto vedere entrambi i monti ; ed in fine le osservazioni dell' astronomo Inghirami da Firenze ai segnali del secondo monte soltanto. Ed i metodi seguiti dalT astronomo di Mi- lano per determinare le differenze di longitudine di varj punti dell' Italia superiore, dedotte da quelle os- servazioni, costituiscono un altro siio lavoro, clie fa parte dell' appendice alle Effemeridi per Fanno se- guente 1829. Siccome poi le osservazioni di Verona e di Mo- dena lasciavano alcun che a desiderare riguardo al- I'esatta determinazione del tempo, cosi nel 1027 al- tre ne fuiono intraprese dal professore Pinali con un cannoccliiale di 80 centimetri di distanza focale col- locato in una camera del Liceo di Verona; e dalF astro- nomo Bianchi prima con un istromento dei passaggi di 5 piedi di lungliezza lavorato dall' Amici , ed m allora collocato stabilmente nell' Osservatorio del Pa- lazzo ducale di Modena; poi con un circolo meri- diano di Pveiclienbacli di 3 piedi di raggio. I segnali a polvere furono per cura del Pinali coUocati sul Monte della Maddalena , al Nord-Est da Brescia, in liibl. Ital. T. XC. 3 34 EFFliJIERlDI ASTKONOMICIIE luogo visibile da Milauo , da Verona e da Modena. Qiiindi da tutii tie qiiesti luoghi si fecero le osser- vazioni desileraLf , Ic ([uali poi il Caijiai registro nel 6U0 lavoro, il (|uale viene compiuLo coHa naira- zione del come nel precitato anno 1827 siasi potato pervenire a piu sicmi dati, perclie pin concordi, an- che per detcrminare la differenza di longitudine tra Padova e Fiunie. Cio si ottenne col ripetere fia quelle due ciUa i'opeiazione del 1826, csservando i segnali a fuoco posti sul terrazzo de.T Osservatorio di Padova e sulla cima del IMonte Maggiore, e pi- gliando di nuovo pei- intera;edia stazione il campa- nile di S. Marco in Venezia. Oltre a cio il Carlini pubbl.ico una luiiga serie di importanti osservazioni, fatte intorno ai solstizj dal 1824 al 1837; continuo quelle delie ascensioni rette della luna, ed il loro confronto colle tavolc, i cui ele- raenti erano gia stati pubblicati nelle Ellemcridi per gli anni 1020 e 1827: quelle clie fece sulla Cometa periodica di Enke nel 1820 e su quella scoperta a Marsiglia da Gauibart il 20 aprile del io3o e clie si potc veder da ]\lJ!ano dal prinio di maggio lin verso al terminare di giugao. Ed espose un svio artitizio di calcolo, col quale, seguendo il nietodo di Olbers, tro- varne T orbita e trovar la correzioue al rapporto fra le distanze di essa dalla terra. Siccome poi fino dal 181 1 aveva il Carlini pub- blicate nelle Effemeridi le tavole del sole; e siccome in segulto si sono moltiplicate le osservazioni, mi- gliorati gli stromenti per I'arle ed alcune paiti del calcolo del!e perturbazioni perfezionate; cosi prolk- tando egli di cosiilatti lavori, pote di moko rettilicaie le sue tavole, quindi cosi corrette le riprodusse nelle Effemeridi del iS33 e premise ad esse alcnni eserapi di calcolo tendeati ad insegnarne 1' uso. Fra gli de- menti, che col sussidio di esse possono caicolarsi, sono le coordinate polari del sole, ossia la longi- tudine e la latitudiue vera , ed il raggio vettore projettato sulleclittica: quindi egii fa vederc altresi, DI MILAN 0. 35 come da questi dati possanu dedursi le sue coor- dinate rettangole, riferite taiiio all" cclittica , quanto all'eqiiatore, e registra poi in una tavola le coordi- nate elittiche del sole per lanno 1800 colla varia- zione secolare. E (jui e op|iortuno di avvertire, che Tajigianto sig. Rol^erto Stani!)uc(lii espose nell'Ap- pendice delle Etlenieridi per I' anno 1034 le ascen- sion! relte del sole da lui osservate negh anni 1828, 29, 3o, 3 1 e 32, e paragonate colle nuove tavole solari, le quali presencaao un accordo assai soduisl'a- cente. Un altro iinportante lavoro del cav. Carlini e die si riferisce alTastronoaiia teorica, e quello sulla pic- cola ine2;nagliaiiza del nioto della terra, die ha per argoniento la longitudine del sole nieno il perigeo della luna. Dopo la rettilica/ione ddle sne tavole, rimanevagli tuttavia una diflicoka da risolvere, ris- petto ad alcuutt incguiiglianze de! ir.oto della terra, provenienti dalla perturbazione lunare, le quali stu^;- gendo (come egli dice) per la loro piccolezza ad ogni indagine Ibndata sul coufronio delle immediate osservazioni , non potevano essere determinaie che per mezzo dell' analisi di un caso assai spinoso e complicato del problema dei tre corpi. Ognuao s'ac- corge, che qui si tratta di una questione, die ag- guarda la meccanita celeste. L'autore comincia dal far osservare die i! problema dei tre corpi con- duce inevitabiliuente ad equazioiii ditFerenziali di i.° e 2.° ordine, le quali contengono nel secondo mem- bro funzioni di quelle ste^^se coordinate che deb- bonsi determinare , moltiplicate per un coefficieuie deir ordine della forza perturbatrice. Aggiunge qual- che considerazionc sulia via tenuta da La|)lace per calcolare approssimatamente le perturbazioni ; e nota che !a formola esprimeute la perturbazione lunare contiene implicitanunte termini appartenenti alle ul- terior! approsbimazioni. Pacoida die nelle sue ta.ole del sole, per aver voluto ridurre gli argonienti in parti del uioto medio diuruo rispctdvo, gli iii d" uopo 36 EFFEMERIDI ASTHONOMICHE sostituire airoriginaria formola della perturbazione prodotta dalla luna il suo svolgimento in funzione di angoli proporzionali al tempo. E di aver avver- tito, die non tutti i termini nati da qnello svolgi- mento potevano ritenersi come realmcnte dati della teoria : e die per tal motivo si era limitato a con- servare nel calcolo le due inegiiaglianze die si pre- sentavano per le prime neU' ordine delle grandezze numericlie dei coefficienti, trascurando le altre, nes- suna delle qiiali oltrepassava due decime di secondo. Non fii die dietro i hinglii lavori esegniti posterior- mente intorno alia teoria analitica della luna , die ( come egli dicliiara ) acquisto pratica in quesio ge- iiere di lavori , per cui si pose in grado di risolvere la difficolta incontrata da prima. Passa T autore ad altre considerazioni, le quali richiedendo un linguag- gio troppo tecnico, noi le ommettiamo. Come siamo nella necessita di non poterlo seguire nei lunglii pro- cessi di calcolo , dei quali egli fa uso per isvolgere compiutamente la sua questione; e ci limitiamo ad inviare qiielli fia i nostri lettori, die si dilettano di simili studj, ai volumi delle Effemeridi per gli anni l83o, 3i, 32 e 34, nei quali in brani diversi fu re- gistrata. Ma non possiamo per anco finir il nostro discorso intorno a quanto del Carlini si legge nellc accennate appendici, senza far qualclie parola di altre due re- lazioni di lui, pertinenti alF astronomia pratica. Ri- guarda Y una le operazioni eseguite per assicuraro coll'erezione di due piramidi di granito i termini della base trigonometiioa della triangolazione in Lom- bardia (i). E di questa stiamo contenti al semplice annunzio, perclie di quelle operazioni gia si e par- lato in questo giornale {Tomo "3.°, pagiiia i55). L'altra, (2) die verte sulla distribuzione e sulT uso (1) Appeadice alle Eff. per T anno 1837. (2) Appendiee alle Eff. per I'anno i838. DI MILA.no. 37 delle osservazionl meteorologiche , che si fl^nno nel- ri. R. Osservatorio di Milano, e premcssa alia ta- vola contenente Testratto delle osservazioni medesime per I'anno io35: tavola, die chiude costantemente il volume anniiale delie Effemeridi; e che il dili'ren- tissimo astronomo Cesaris, finche visse, voile com- pilar egli stesso. Cambiatesi in questi ultiini anni le circostanze locali dell" Osservatorio di Brera , cosi fatte osservazioni non si poterono piii continuare nclle due diverse stazioni di prima: cioe Tuna al piano deir abitazione degli astronomi , 1' altra alia sommita della specola. Fu quindi necessario rimovere gli stromenti meteorologici , ed allora si penso di ricominciare una nuova serie di osservazioni, sce- gliendo per punto di stazione il piano della nuova torre, ova fu recentemcnte collocato un eccellente circolo meridiano, col quale si istituisce ora la mao^- gior parte delle osservazioni astronomiche. II baro- metro, che tuttavia si usa e di Adams, quello di cui si serviva 1' astronomo Cesaris , ed e collocato nel- I'lnterno della sala del circolo meridiano; quindi piu elevato di piedi 48, che non nell'antica stazione. Accenna qui il cav. Carlini le diligenze adoperate a rettificare lo stromento; indica altresi, che il terrno- metro destinato alle giornaliere osservazioni della ternperatura esterna e posto nel mezzo di una fine- stra al nord , al piano medesimo del barometro, ed e riparato dai raggi diretti e riflessi del sole. Molte altre avvertenze e precauzioni coUe quali si fanno ora le osservazioni meteorologiche, e se ne costrui- sce la tabella annuale, sono estesamente da lui espo- ste; le quali noi ommettiamo per passare a far pa- rola di qiianto operarono gli altri dotti collaboratori delle ElFemeridi. Tra essi ci si presenta per prime il sunnominato astronomo di Modena Giuseppe Bian- chi. Imperocche suo e lo scritto (i) col quale si rende conto della erezione del R. Osservatorio di IModena, (1) Effemeridi, 1828. 38 rrFF.MERiTir ASTnoNOMiciiE narrnnrlo il romc la forrc a Lcvante della facclata del R. Palazzo siasl ridotta appunto ad iiso di Os- scrvatorio, senza alterarc 1' csterna simmetria dell'c- difizio, e cio col disep;p.o del sig. ingegnere Gusmano Soli. Siio lo scrilto (i) in cui si favella del nuovo rirco'o nieridiano ivi rollocato, fiicendo nota la pre- gcvolczza di quest" ultima f;itica del Reiclienbach; del quale strumento il Bianclii cominriava allora (1828) a far uso nelle sue O'^servazioni. Ed e suo finalmente quell* altro (2) in eui da le declinazioni di 36 stelle jirincipali da lui con quel circolo determinate, col riscontro delle stesse declinazioni ottenute nel mede- simo anno 1828 dagli astronomi Eessel e Plana. Alfro indefesso fra que' colhdjoratori e il primo a2:2;iunto alia specola di Breia sis;- Carlo Kreil. Que- sto giovine disiinto pubblico i calcoli delle osserva- zioni di Rlercnrio sul disro snlaie, fatte a Milano nei ciorni 4 e 5 mas^io ]832; le osserv.izioni della Co- meta scoperta da Gamhart il 19 luglio dello stes«o anno; quelle della Cometa di Biela , e quelle die neir anno i835 fece sulla cometa scoperta dal sig. Boguslaw'sky il 20 apriie di quell" anno, e sulla Co- meta di Encke, e fu cjuella di Halley. Quest" ultima pote rominciar ad osservare il primo di settembre e continuo lino al 19 d' aprile deli" anno succcssivo 1836, salve le incvitabili interruzioni provenute dalla nebniosita del cielo. Andie le osservazioni clie eo;li fece al Collimatore fli Kater, applicato al quadrante murale di Ramsden furono registrate nell" appendice alle Effemeridi per T anno i833. Questo Collimatore era allora un apparato nuovo per la specola di Mi- lano: e fu una ddigenza del Kreil quella di collo- carlo sul quadrante murale all" o^^etto di conoscere le fonti e le leggi delle irre2;olaiita e degli errori che sincontrano nell" uso di quest' ultimo e di appre- starvi le debite correzioni. E parimente del giovine (i) EfFemeridi, 1829. (3) Kfiremeri.ii i8.3o. - . nr iMiLANO. 39. a?tronomo V esnme sul nnovo rircolo merifllano del fliametro di 3i)icdi, fibbricato dallo Stark nelTI. R. Istitnio politecnico di Vienna. Qnesto stromento, che egli clii?.nia magnifico, \enne nel 1834 ad accrescere la gia ricca siippellettile dell" Osscrvatorio di Milano; ed al 18 di ottobre era collooato sui pilastri nella sovraccennata sala delle osservazioni fabbricata sulle mura solidissime di nn antico campanile. Egli si pi- glio il carico di esaminarlo, onde conoscere gli er- rori che si potrebbero commettere nelT adopenirlo ; sia che derivino dalla sua collocazione , sia che qne- sti siano proprj dell' i<;tromento. E riferi tutte le cure avute ed i tentativi f.itti, onde ridnrlo a tale da potersi in seguito adoperare con piena confidenza. Fin dairanno 1818 il sig. Nicollet avendo sotto- messo al calcolo una lunga serie d" osservazioni fatte dair astronomo Bouvard aveva mostrato che i feno- nieni della bbrazione della luna non s'accordano col- lipotesi della primitiva (liiidita di qnesto nostro sa- tellite. I\Ta conchindendo il sno lavoro egli aveva mostrato il desiderio che simili osservazioni venis- sero ripetute con cannocchiali piii forti di quelli de' quali era nitmita la macchina parallatica esistente al reale Osscrvatorio di Parigi. Un tale incarico si as- sunse il suddetto Kreil radnnando una nnova e piii estesa serie di osservazioni, le quali, col snssidio del sno collega I'aggiunto signor Roberto Stambuc- chi , coniincio sul Hnir delT anno io3i , e conti- nue fino al higlio del t"34. Qu'ste fnrono eseguite con un settore eqnatoriale mnnito di un cannoc- chiale acromalico di 5 piedi di distanza focale appli- catovi un micrometro fVlare. II metodo tenuto nel- Tosservare e nel formare le tavole dei risultamenti; i calcoli necessarj alia ricerca della po-^izione della luna durante T osservazione , ed alle correzioni pel moto proprio , per la rifrazione, per la parallasse, e moke altre ricerche nelle quali si danno un vicende- vole sussidio la teorica e la pratira, sono cose tutt(^ che rendono importante questa IMcraoria . tcndcnte ad 4© EFFEMERIDI ASTRONOMICHE apportar nuova luce 6ul fenomeno della llbrazione della luna. II nome poi del prelodato Stambucclii riscontriamo altresi unito a quello del sig. professore Lorenzo Isnardi delle Scuole Pie nel volume delle ElTetneridi per I'anno io32. Ivi essendosi pubblicata una tavola di quest' ultimo pel calcolo delT anomalia vera delle comete in una sezione conica poco diversa dalla pa- rabola, ua'altra se ne voile aggiungere del primo, non senza premettere a queste due tavole alcune notizie relative alia loro utilita ed ai metodi che ten- nero i due calcolatori nel costruirle. Altri due dili- genti allievi dell' Osservatorio di Milano Giovanni e Pietro Capelli concorsero ad accrescere la mole delle appendici di cui favelliamo. Del primo abbiamo I'ob- bliquita dell' eclittica dedotta da un' osservazione sol- stiziale, fatta con un circolo ripetitore (i); le op- posizioni di diversi pianeti osservate a IMdano negli anni i83o-3i e calcolate (2); e 1 opposizione di Giove col sole nell'anno 1882 calcolata (3). Del secondo, die giovanissimo ancora era passato come aggiunto al R. Osservatorio di Torino , legaiiamo nel volume delle Effemeridi per I'anno 1 833 una nuova deter- minazione della latitudine di quell' Osservatorio : ed in quello pel i835, anno in cui morte lo rapi alle scienze nella fresca eta di anni 33, abbiamo le oc- cultazioni di alcune stelle dietro la luna da lui cola osservate. E poiche ci siam condotti a far parola di un defunto , non dobbiaino omrnetterne un altro, il cui nome fregio per cosi lunga serie d' anni i volu- mi delle Effemeridi, P abate Angelo Cesaris. E sua la Memoria postuma k Sullanticliita delle storie egi- ziane 5> che si legge nell' appendice per I'anno 1834. Seguendo questo dotto autore le tracce, che il signer San Martini segui in una sua Memoria sulla storia del- r Egitto], si accinse ad esporre que' risultamenti die, (i) Eff. 1 83a. (2) Eff. 1834. (3) EiF. i835. DI MILANO. 41 a 8110 dire, valgono a rischiarare un punto assai im- portante intorno alia decantata anticliita cgiziana. Con- frontati gli storici Erodoto , Manetotie e Diodoro ia quel passo, dove si assegnano 23 mila anni a com- prendere i due pcriodi , il niitologico degli Dei, ed il reale degli uomini, e rilevata la discoidanza colla quale si esprimono; colla scorta di due codici greci e con quella della critica, accenna come si potrebbe correggere quel passo in maniera , die la cronologia egiziana non sia piu una favola , ne piu discordi gran fatto dalla storia di IMose. Soggiunge poi altre criti- che riflessioni sopra altre cose riferite specialmente da Erodoto, le c^uali lianno relazione all' astrouomia, ed alcune di esse confuta pienamente, come e quella die il piano deU'eclittica un tempo sia stato perpen- dicolare a qucllo deU'equatore. Noi non ci tratteniamo piu a lungo su qiiesta dissertazione, e cliiuderemo col far menzione di una Memoria sulla teoria dei pendoli del valente matematico il nobile sig. Gabrio Piola , die trovasi nel volume delle Effemeridi per Fanno i83i. E perche i nostri lettori possano rile- varne rimportauza, premettiamo colTautore, die il sig. Bessel in una sua JMemoria fra quelle dell'Accade- niia di Berlino per Tanno 1826 aveva trovata insuflS- ciente la teoria newtoniana del moto di un corpo in un fluido, dietro la quale si facevano le riduzioni al vuoto delle osservazioni di un pendolo oscillante nell'aria per dedurne la lungliezza del pendolo semplice a secondi. Orn sottoponendo egli, il Piola, ad accurate esame i ragionamenti ed i calcoli del Bessel, trovo di pe- ter difendcre quella teoria. Ed a ragginngere il suo scopo, conobbe necessario di ritessere tutta I'analisi del moto di un pendolo in un mezzo resistente , di- "videndo il suo lavoro in tre distiiite parti , o para- grafi come egli li chiama. Si occupa nella prima della ricerca dell' equazione diBerenziale del moto in un mezzo resistente del pendolo composto, risguardato quale e in natura, cioe esteso e non concentrato in un punto. Nella seconda insegna ad integrai-e 42 rFFFMERIDI ASTRONOMICHF. 1)1 MILANO. quest' equazione, ed a svolgeie in serie Tintpgrale, chc somiiiinistra il tempo di nnii semioscillazione, spiti- gendo un tale sviliippo pin oitre di qurllo, die non si faccia comuncmente. Nella terza finalniente riduce i lisultamenti de suoi calcoii in nianiera da poterli confrontare colle spcrienze. E da tali conlronti giiinge a conehiiidere, che le sperienze del mede^-imo Bessel, ben lontane dall'abbatteria, conferniano ia teona di Newton. II Bessel pubbliro tosto nella raccolta del sig. Scliu- macher un aiticolo diretto a roiilutare qucsta Me- moria, ed a confermare le proprie aecnsecontro quella teoria. A questo articolo ris])onde ii Piola suddotto con un supp!em< nio stampato nel volume delT Effe- meridi per Tanm i832. Egli cominria dal dichiarare che il primo oggetto delle sue nuove indagini era stato quelio di pcrfezionare Tanalisi del problema antecedentcmcnte conos A. G. 43 L' architctto chile strade ferrate, di Edoardo Biot; con note cd (iggiunte dell' ingrgnrre Lidgi Tatti , con asshaitavi una Memoria di Davide HansemaNN relativa ai rappoiti pidvici cd cconomici di qnesta specie di strade. — Milano , 1 887-1 828 , tipogra- fia Gnvlielmini e Kedaclli , presso Angela 3Ionti , contrada del Cnppello, n° 4028. In 4.", di pag. 872, con 5 tavole in rame lir. 12. 62 ital. Q. uest' opera pvegevole non poteva essere pnbblicata in momento piu opportuno. Tutta Europa echeggia ora di cliscnssioni snlle siracle a rotaje , vi ha ovunqiie a loro ri- gnardo conflitto d' opinioni a cni prendono parte non solo i giornali politici, scieniifici e letterarj , ma ogni sorta di persone dalle piu scienziate alie piii ignare. A tal conflitto, a cul preslede per lo piu prevenzione, mala fede od igno- ranza . rare volte interviene 1' esame coscienziato ed il retto giudizio. Alcuni condannano indistintamente tali strade o perclie sono invasi da non ragionata difiidenza o ben anco perche sono sistematicamente avversi a tutto cio clie lia impronto di novita. Altri in maggior numero , segnacl della nioda , non solo in cio clie e di sua speclale jierti- nenza, ma eziandio nelle cose che per loro natura dovreb- bero essere cstrance a qnesta volubile dominatrice delle nsanze, le esaltano con non maggior jionderazione. I primi prendono argoniento dalT esito poco felice d'alcune strade contrariate da speciali circostanze locali per pronosticnrne un simile a qualunqne se ne voglia intraprendere. I se- cond! encomiando senza fine le strade americane, o quella fra Liverpool e ]\Ianchester , oppure Faltra fra S. Etienne e Lione , s'appoggiano al loro prospero risultamento per arguirne qucUo di strade poste in tutt'altre circostanze; e non riflettono che le strade americane non sono compara- bili a rerun' altra; perche attraversano lungliissimi tratti di paese ancora incclto ove raancano quasi totalmente le strade comuni ; ivi tenuissimi sono gll sborsi per compre di terreni da occuparsi ; ivi antichi sterminati boschi of- frono quasi senza dispendio pali e travi per adagiare so- Jidamente le rotaje ; ivi i medesimi boschi presentano 44 L ARCIIITETTO DELLE STRADE FERRATE spontaneo alimento a poderose forze motrici atte tanto a sussidiare refFettuazione economlca de'lavori di costruzione, qnaiito a servire ai traspofti efFettivi dopo 1' nltimazione della strada. La strada tra Liverpool e Manchestei- unisce due centri d' industria della piii sorprendente attivita , in un luogo ove la ghisa , il carbon fossile, le macchine pos- sono aversi d' ottima qualita ed a miglior prezzo cli'altrove. La strada poi fra S. Etienne e Lione , quantunque meno favoreggiata di quella , stabilisce celerissima comnnicazione fra due delle piu industriose citta d' Enropa. L' importanza di un severe, esatto e scrupoloso esame , riscliiarato dai lumi della teorica e da fatti inconcussi e era grandissiiiia, prima di prendere parte in modo qualunque a taluna delle numerosissime intraprese di strade ferrate die ogiii giorno pullnlano con sorprendente freqnenza , poiche potrelibe av- venire pur troppo clie alcuni ricchi ed accreditati specn- latori si servissero del loro credito per incamminare tali intraprese e per porre in corso delle azioni , non gia col fine di giovare al pubblico bene , ma spinti soltanto dal- I'egoismo e dalla sordida avidita di realizzare vistosi re- pentini gnadagni collo smercio di tali azioni, determinati poi a lasciare tntto il fastidio di dar esito aU'opera a que- gli incanti cbe si lasciassero adescare, esponendosi ad incon- trare disappnnto e rovina in vece degli aspettati utlli. Esistono senza dubliio non poche localita ove le strade ferrate riescire dovrebl^ero assai fruttnose, ed ivi e somma- mente da desiderarsi che siano poste ad esecnzione il piu speditamente possibile ^ ma per ottenere qnesto intento e necessario die i capitali non siano distolti da mal combi- nati progetti , ed importa die il cattivo esito di questi non inflnisca svantagglosamente facendo snbeutrare lo scorag- giamento alia inconsiderata confidenza. Ad ajutare 1' indicato indispensalsile esame sara non poco utile la lodevole traduzione del lil^ro di Editardo Biot fatta dair esperto ingegnere sig. Tattl. E bensi vero che il ]:)el lavoro di Biot non e de' piii recenti ; altre opere giii- stamente apprezzate videro la luce posteriormente , fra le quali citar deesi 1' edizione francese di Wood e le lezioni di Minard ;, ma nulladimeno encomlare si dee la sceita di essa , avvegnache e dettata con sano criterio , con molta cliiarezza e loell' ordine, e quel die e piii espone nn gran nuniero di fatti e di documenti precisi con candore ed DI E. BIOT. 45 imparzlalita ;, d' altra parte T egregio traduttore non trala- scio di far coiioscere nelle sue note quanto di piu impor- tante venne eseguito o publjlicato recentemente. Sono da apprezzarsi tanto nell' opera originale di Biot cjnaiito nelle note suddette, sodezza di coguizioui ed amore di verlta, senza esagerazioiie ne spirito di parte. Riguardo a questa scelta ecco quaiito ginstamente dichiara il tradiittore: « com- porre nn libro originale senza esperienza propria e senza modelli fra noi sarehbe stato lavoro presuntnoso, improbo e stornito di quel credito che gode chi parla di materia propria nella quale ha consixmato anni e faticlie , non sa- rebbe riuscito clie un sunto delle varie opere piiliblicate oltremonte ed oltremare, nel quale diflicilniente si sarebbe potuto mantenere un nesso d' idee , una unita di principj ed una eguaglianza di stile. Percio presi il partito d' iii- trapreiidere una traduzione e scelsi a preferenza degli al- tri trattatisti il presente Saggio di Eduardo Biot il quale fa parte della raccolta enciclopedica di manuali dal Roret pubbllcato nel 1834, come quello die si distingue per sem- plicita, ordliie e chiarezza mirabile di concetti e di stile, e per perspicuita di vedute filosofiche e tecniclie , e die senza internarsi nelle astruse teorie matematiche , patriino- nio di poclii, poteva essere alia portata non solo delle per- sone deir arte , ma anche di quclli die senza essere del- r arte lianno principalissimo interesse in questa sorta dlm- prese. Un libro poi die si difFonde a confrontare il nuovo cogli antichi mezzi di comuuicazione ed a stabilire i cri- terj di convenienza per 1' aprimento d' una strada ferrata con una loglca sensatissima e spassionata, doveva essere nelle attuali nostre circostanze anteposto a qualunque al- tro die non trattasse il soggetto die tecnicainente. " L' opera di Biot e dlvisa in tre sezioni , la prima tratta della struttura delle strade a rotaje e delle singole parti die le costituiscono, come sono le rotaje propriamente dette, i sostcgni o puhini su cul s' appoggiano , e le fondamenta die loro servono di base. La seconda sezione e consacrata ai modi di eseguire i trasporti sulle strade ferrate ed in con- seguenza ai varj veicoli e motori a questo efFetto oppor- tuni. La terza sezione presenta delle considerazioni gene- rali sulle spese di costruzione e di manutenzione, e sui principali vantaggi delle strade ferrate, paragonando le spese di trasporto sovra di esse con quelle ordinarie sui canali e sulle strade comiini. 46 L''AnCHITETTO DELLE STKADE FERRATE L'autore, parlando di ciascuna di cjaeste cose, mette di- lieeiueiiieute a coiifronto quanto si fece suUe principali strade si europee che ainericane, non tralasciando d'iadicare i vantaj;gi e i^I' iiicoavenienti di ciascuno de' metodi usati ; il valeate traduttore poi espone nelle note quelle cose che da Biot noil fiirono indicate, oppur qvielle clie posteriori sono al sao libro. A maggior corredo di tulto cio fnrono aggiunte con buoii divisamento varie importanti appendici. La prima delle qnali contiene una hen circostanziata de- scrizione di una macchina locomotrice tratta da una lodata recente opera di Gtiyonneau De Pambour. La secoada of- fre il paragone delle rendite e delle spese delle tre strade ferrate di Liverpool, di Lione e di Budweis , tratto da docomenti autentici. La terza presenta 1' eleaco delle prin- cipali strade ferrate costrutte od in costrtizione in Europa ed in America. La quarta contiene l" elenco delle migliori opere che trattano delle strade ferrate. In ultimo e posta una Memoria di Davide Hansemann, tradotta dall' inge- gnere Cadi)lini , sulle strade ferrate e i loro imprenditori considerati nei rapporti coUa pnbblica araministrazione. La semplice indicazioae di tanti utilissimi documenti contenuti nella interessante pnblilicazione del sig. Tatti ne fa com- prendere la molta importanza e nel tempo istesso la molta opportunita ; pregi non comuni che ricevono poi lustro dalla bonta della traduzione e dalle ben elaborate note che la arricchiscono. Dopo questo ben dovuto encomio sottometteremo alfegre- gio tradnttijre alcnne poche osservazioni. Per difFoiidere il pill possibile le strade ferrate con vera utilita e d' uopo di studiare diligentemente tutti i mezzi posslblli di sce- mare il grandissimo dispendio che ora cagionano. Una delle cause precipue che tendoiio ad autnentarlo si e la straor- dinaria grandezza che si suol dare al raggio delle curve nelle voltate. Varj uomini industriosi studiarono di togliere con ingegnosi ritrovati un si grave inconvenientei fra quelli che maggiormente si distinsero in questa indagine citare si dee Leignel, le cui invenzioni fiiroao replicatamente lo- date e premiate dalla tanto benemerita Societa d' incorag- giameiito di Parigi. Avremmo bramato che il signor Tatti avesse inseriti alcuni estratti di qtianto contiene a qtiesto riguardo il Bollettino della sullodata Societa. Biot ne parla bensi ma troppo laconicainente nel paragrafo IIL DI E. ElOT. 47 Avato rigtiardo all' ecouomia, nierita d'essere esaminato uiiiuitamente il nietodo americaiio di porre le rotr.je sopra travi talora pensili, sostenate da pali forlemeiite coiiliccati in terra. La Ijellissinia macchina di Cram destiuata a foriiiare tali palalitte e ben degna d'essere difi'nsa. Serve qiiesia aoa solo a tagliare a prerisa akezza la sommita de' pali , ma serve altresi al loro conficcamento ; e mossa dal vapore e se no fa use con ottimo esito snlla st.rada ferrata in co- struzlone tra Nashville e la Nuova Orleans, strada della enonne liuighezza di piii di noveceuto miglia. La descri- zioue ed i disegui di tale macchina si trovano nel Bollet- tino di'lla giii aienzionata Societa d' incoraggiamento di Pa- rigi , ed il sig Laignel clie ne rese conto pensa che I'ap- plicazione ne sarebbe utilissiraa sulle strade ferrate di Francia e che ivi sarebbe cagione di una economia di qua- ranta o cinquanta mila franchi per lega sulle spese di co- struzione. E bensi noto die i tentativi di Palmer per ridtirre le strade di ferro ad una sola rotaja non ebbero esito fortu- nate ^ pure altri saggi analoglii fnrono fatti recentemente in Inghilterra dal sig. Emmons nella contea di Montmouth e sembra die abliiano avnto un esito migliore ; inotivo per cui tale metodo merita forse di essere sottoposto ad uke- riori investigazioni. Nel paragouare i trasporti sulle strade ferrate con quelli sui canali, Biot asserisce che I' attrito snlle prime si deve considerare come una forza ritardatrice cwstante, mentre sui canali la resisienza prodotta dalla opposizione dell'acqua coiiLro la nave che vi scorre , cresce in proporzione del quadrato della velocita ^ donde risulterebbe necessaria nella uavigazioue una considerevole eccedenza di forza per le velociia grandi. Questa proposizlone non e vera che per le velociui niediocri , giacche molti grandiosi esperimenti ese- guiti ill Inghilterra ed in Francia addiinustrano indubitabil- uiente die nelle grandi velocita la resistenza anziche cre- scere dimiiiuisce in modo maraviglioso , e che in allora la nave salendo sovra I' onda prodotta dal moto , s' innalza ed emerge notabilinente. Questi sperimenti che col progress© del tempo potranno produrre importantissime conseguenze pratiche, fnrono incominciati in Lighilterra da John Rus- sell nel 1834 e continuati nel i835, furono numerosi ed eseguiti molto in grande. Questo distinto scienziato li 48 l''aRCHITETTO DELLE stride FERRA.TE ecc. pubblico ia un dotto suo opuscolo die venae tradotto in francese ed inserito negli Annales des ponts et diaussees ( settemlire ed ottobre 1887 ). Joliii Rnssell stabilisce ailnnqne: i." die la resisteiiza noii e in ragioiie del quadrnto delle velocita se non c!ie quando la velocita delia nave e tenue ed inoltre quando la jjro- fondita del tlnido e assai grande ; 2° Che gli aunienti dl reslstenza sono maggiori di qnelli de' quadrat! delle velocita allorquando queste s" avvicinano a nn certo valore dipen- dente d'altronde dalla profondiia del flnido ; 3.° Giunte a quel liniite le resistenze diventano assai minori di quelle dovute al quadrato delle velocita ed il rapporto sce- ina rapidamente. Causa precipua di questo risultamento sorprendente si e il fenonieno delP emersione del solido do- vuto alia velocita del suo moto, per cui P immersion dina- mica del galleggiante e minore della sua immersione statica. Queste belle sperienze furono non ha guari ripetute e coa- fermate a Parigi sul canale delT Ourcq per cura de' signori Hainguerlot; i quali si propongono d' ivi stabilire una ce- lerissima navigazione servendosi a questo uopo di battelli di ferro die fecero costruire espressamente in Ingiiilterra. Per ottenere poi da questi battelli il raiglior efFetto possi- bile, il corpo di essi deve avere delle curvature partico- lari confornii a quelle die assume T onda su cui devono salire ed appoggiarsi. Russell determino queste curvature, fece costruire un battello die cliiamo Batcello-onda, lo fece caricare fortemente, e lo fece mettere in moto colla straor- dinaria velocita di a 3 357 'iT^ti'i (17 miglia ) all' or a senza produrre ne spruzzi , ne scliiunia , ne intumescenza alia prora ; 1' acqua era dolcemente ed ugualmente divisa , e dope il passaggio del battello le particelle fluide riprende- vano la loro posizione normale ^ T aderenza delP acqua alia superficie bagnata dal battello strascino bensi alT innanzi un leggiero strato di fluido , ma la superficie del liquido rimase tranquilla e piana. 49 Elemend dl filosofta teoretlca e morale del dott. Bal- dassare PoLi, P. O. professore di filosofia neW I. R. Universitd dl Padova. — Padovn, 1837, coi dpi del Seminario. Tomi 3 , in 8.°, di pag. 267 , 255 e a5o. lud. lir. 10. 44. A pronunciare un retto gludlzio sopva dettati riso;uardanti la iilosolia fa mestieri anzi tratto partirli in due classi d' indole e di scopo assai diverse. Una di qiieste abbraccia I'opere di certe menti elevate che acevolmente statcandosi dal niondo delle realita spie2;ano I'ale nell'ampio regno delle astrazioni , e quivi contemplando i lenonieni intellettuali scevri dalle alterazioni che vi portano i sensi, ne iscopron le leggi, ne assegnan le cause, ne argomentano gli effetti in guisa che i molti i quali non ponno subh- marsi a tanta altezza per poco sono tentati a far conto di tali opere come di altrettanti metafisici ro- manzi. Ma questi non per tanto sono i veri genj della iilosofia , ai quali spettano le portentose sco- perte che fanno progredire la scienza, e dei quali sarebbe grande veniura se anche uno solo illustrasse ogni secolo. Se non che questi spiriti superiori quanto pill montano all'aUo della piramide delTumano sa- pere, tanto piu oscuri addiven2;ono, ed alia portata unicaniente dun piccol numero d' intelligenze: e pero la massa delle genti non jiuo ritrarre vantaggio alcuno dal ritrovaniento di verita che vanno sopra ad ogni niczzana coniprensiva. Dal che si fa chiaro come ne- cessarj siano altri filosofi i quali si facciano , come a dire, interpreti fra que' geite, questi colla soHerenza e colT assidua latica le svilr.ppano, le rispianano e le rccano alia comiine intelligenza. Laonde se qutdii lianno il me- rito della invenzione, a questi non puossi niegare il nierito grandissimo della ptomnlgazione, per mezzo della quale le trovate verita sono rese volgari , c senza la quale le pin niaravigliose sronertc rimancb- hero vaae ed oscure in scno alFoblio. E qjuste brevi osservazioni ne parvern doversi opporre a coloro cbe si credono in diritto di non far conto alcuno d' un libi'o per qucsto solo che non rincbiude veruna cosa nuova , prima di scendere a favellare intorno agli Elementi di blosoba teorctica e morale, clie il cb. pro- lessore Baldassare Poli di recente lece di pubblico diritto. In questo dettato non si pretende a nuove idee, non si propongono sistemi nuovi , non si mira a statuiie una scuola particolare: ma si dispongono le materic filosofjcbe in guisa da risuUarne un'ordi- nata e completa trattazionc. II prcgio adunque di quest' opera dessi ritrarre e dalla natara delle scuole seguite e dal metodo secondo il quale vengono esposte le abbraeciate doitrine: a giudicare adeguatamente delle quali proprieta fa mcstieri anzi tutto di strin- gere in breve il complesso dclia presente Hlosofia. Evvi da principio un' introduzione nella quale si vien faveliaudo intorno alia filosofia in generale. E dessa !a rognizione sistematica e razionale del so- prassensibile alio scopo della maggior possibile per- fezione; fonda'^i sopra I'ideale reale , ed ba per tine fistruzione e i'ampliazione delfintelletto nel cono- scimcnto del vero. Oucsta scienza nacqne dallo spi- rito deir osservazione fino dalT anticbita; e vcnuta poscia in nnomanza fu roltivata conic la piu sublime ira tutte Ic scicnzc: r pcro moltissinic furoiio le scuole DEL DOTT. B. POLL 5l die la cokivarono, delle qiiali ne' tempi rimoti le piii celebrate furono la jonica, la pitagorica , la platonica, la stoica, T aristotelica e rcpicurea: e dopo il risor- giniento delle science , la francese di Cartesio, Male- braiiche, Condiilac; Finglese di Bacoue c di Locke: la scozzese di Ilatclieson , Iltur.e e Reid; la tedesca di Leibnitz e Kant; e Titaliana di Vico e Genovesi. Tutte le quali iilosofiche scuole sono riferite sempli- ceniente in ordine cronologico, senza toccare de'prin- cipi sni quail si fondano, e pei quali tra loio si dif- ferenziano. Proponesi fjuindi la piiiicipale divisione di tulta la materia filosofica in teorctica e morale ; la prima delle quali si partis* e in psicologia, logica e nietafisica. — ■ La psicoiogia studia Tanima od il soprassensibilc iiiiito in tutte le sue tacolta e in tutti i fcnomeni clie sono soggetti all' osscrvazione ed al- r esperienza. Le fiicolta dell' aninia innate sono ed originali nella loro forza o possibilita positiva, seb- bene il loro sviluppo sia realmente acquisito: sono pcrfettibili, dipendenti le une dalle altre, facili a ri- produrre gli stessi atti , tendenti ad un fine comune. Dair esamc accurato di noi medesimi si ricava clie il sistema di tutte le facolta delTanima e incardinato sopra tre fatti, conoscere, sentire, volere: il cono- scere e oggcttivo perche sta nel comprendere: il sentiie, soggettivo, e consiste nelle nostra modilica- zioni; il voleie poi sta nelio sforzo coutini.o contro lo stato atcuale. Questi tre fatti cardinali sono in rap- porto fra loro benche distinti: da prima si sente, quindi si vuole e da poi si conoscc: non si puo co- noscere senza sentire e volere, ne volere senza sen- tire e senza conoscere. II sentire serve ad eccitare, il volere ad operare, il conoscere a rapjnesentare. Laonde a tre sole si riducono le facolta dell'anima, intellettuale, sensitiva, appetitiva. Esposta questa tria- de filosofica dietro le tracce di Kant, clie 1' autore ama di fre([uente scguire, si passa ad esaminare par- titamente le varie facolta che a ciascuna di que- ste si rifcriscono , sensi, memoria, imniaginazione, 52 ELEMENTI lU riLOSOEIA intelligenza, lagione, giudizio, sentinicnd, appetizioni, giiista rordine da prima indicato. Considerate in simil gnisa le facolta dell' anima in se medesime, si pro- cede ad osservarle ne'loro effetti: dove risguardo alia i'acolta intellettnalc si mostra la natura ed i caratteri della intnizione, del concetto e dell' idea. La distin- zione e I'incatcnamento di cpiesti fenonieni e degao d' essere rimarcato. Per 1' antore T intnizione e Tim- mcdiata percczione degli oggetti sensibili; il concetto e la nozione dell" inscnsilnle niediante il sensibile; ridea e la lappresentazione del soprassensibile. 11 concetto e senipre astratto e generale, precede dalla intnizione e non esiste realmentc come I'ocisietto di cpiclla. E ridea diversa dalla intnizione e dal con- cetto : non e dessa una semplice rapi)rcsentazione osciira , indistinta, prodotta dalla fimtasia, ma si bene precisa e chiara mediante il soccorso del gindizio , della rifiessione e della coscienza intcllettuale , abben- che non sia da confondersi nc coIF uno , ne colle altre. La cognizione langnida e fiacca nella semplice intnizione chc non e clie un semplice avviamento airintendere e concepire, si la pin chiara e distinta nel concetto, e da ultimo addiviene pert'etta ncU'idea che e il grado pin elevato della intcllettuale facolta. In segnito si discorrono gli affetti come prodotti della facolta sensitiva e delle pa^sioni rispetto airappetitiva; e da ultimo delle abitudini come effetto di tutte in- sieme Ic tie facolta ri unite. Siccome poi la forza delle facolta dello spirito va soggetta a variazioni secondo lo stato diverso in clie si pno trovare lo spirito stcsso, opportunamente si presentano le ri- ccrche sulla veglia , snl sonno e sulla pazzia : indi chiude il trattato della materia psicologica 1' esame delle relazioni cli" lianno ira loro le medesime facolta, spiegando sott'orchio i varj disparati sistemi dcU'in- flusso lisico, dell' idealisnio, delle cause occasionali, deirarmonia prcstabilita, dell' intnizione immediata , organologia, craniologia, fisionomia: sistemi tutti in- darno immagiuati onde spiegare il rapporto clie hanno DIL DOTT. K. POLL 53 le facolti\ deir aninia in fra di loro : intlarno dissi poiche talc rtlazione e tnttavia niisteriosa ed arcana' e tale saia forse per senipre. La logica, scienza del |)ensare e del lagionare, si prefigge la perfezione dell' intelletto e del pcnsiero nella sna forma semplice , rosiante , ininuitabile, e si partiscc in pura ed applicata. II pcnsiero poi , sog- getto di questa scienza, ha per elementi la coscien- za dcir/o pciiso, e la sintesi ovvero subordinazione delle percczioni e delle idee alTunita della coscienza stessa. Le percezioni e le idee sono i inatcriali in- dispensabili del pensiero, ma perche tali materiali siano adoperati alia costruzione d'un solo ediiicio fa mestieri della sintesi, die li raccolga e li colleghi fra loro, senza di clie il nostro pensare sarcbbe vago, indeterminato, e non prodiurebbe veruna cognizione. Laonde le percezioni e le idee forniano Telemento primordiale del penssero, la coscienza il consecutivo o concomitante , la sintesi il finale o complctivo. 11 pensiero lia poi tre gradi o fnnzioni : nelle perce- zioni e nelle idee considerate in se stesse , senza rapporto con altre, c desso semplicemente un con- cetto : se cpielie vengono confrontate a fine di trarne percezioni di percezioni, il pensiero addiviene gin- dizio : se le percezioni e le idee ridotte al gindizio si dedncono le nne dalle altre nicdiante un primo fondaniento o ragione , il pensiero da nitimo e ra~ ziocinio. Ecco le tre graduali fnnzioni del pensiero: esso deve passare con ordinc costante, invariabile dai concetti ai giudizj e da questi ai raziocinj: tale e il processo impiegato continuaniente e fuori del c^uale non e cognizione perfetta. In qucste operazioni il pensiero e gnidato da Icggi dedottc dalla sua mede- sima essenza, cioe la legge dell'unita, per la quale riduce il vario e nioltiplice alLuno, deUidentiia pel cui mezzo il particolare vien congiunto al 2;enerale, quella di contraddizione, onde si elimina dal pen- siero r etcro2;eneo ed il contrario , e le altre della conscs^uenza, dell' universale e del neccssario: le2:2;i 54 ELEMENT! DI FILOSOFIA mtte che non danno per se stesse al pensiero una forma detcrminata , j)oiche ad acqnistare una tale de- terminazione fanno d" iiopo i sussidj della qnantita, dell.i quiiliia, della relazione e della motlalita. Qiiesti quattro sussidj costituiscono altrc quattro legj^i men general! delle prime, gli e vero, ma concorrono non cii nicno a reiulere il pensiero legittimo e lisso. Ecco i principj sni (jiiali basa i! trattato della loglca tanto pura quanio applietita; nella prima si espongono le forme de" giudizj e de' i aziocinj , e si disrorre del metoflo in generale. nell?i seconda si additano le norme dieno le quali deve operarc il pensiero alio scopo della niassiiiia sua perfezione, e pero vi si tratta intorno alia verita ed alPerrore, come pure ititorno al metodo ehe meglio si presta all' acquisto delle co- 2;nizioni. Si fa f[uinfli passo alia metaiisica, clie e la scienza del soprassensibile o del puro assoluto, sciolto cioe da qualunque empirica relazione col sensibile e col- r insensibile. e quindi fra tutte le scienze la piu astratta e sublime. Questa si occupa da prima deU'ente assoluto e rondizionato e piglia il nome di ontologia, scienza ]nima. scienza trascendentale pe!che Tog- a;etto clic studia trascende ailatto qualunque espe- lienzn. L' ente e cio clie esiste in se stesso , cd e leale ; ovvero cio clie esiste nella mente , in quanto non lipiigna la sua csistenza , ed e possibile, e viene partitamentc c(uisiderato nelle sue proprieta, nelle sue specie e categoric, come negli aggiunti di quan- tita, nualita , modo e relazione: dove le le2:o;i di causa e di effetto, azione e reazione, esistenza , pos- sibilita, neccssita e contingenza sono brevemente ri- fcrite. — La metaiisica applicata sviluppa il sopras- sensibile iinito o condizionato costituito dall' aniiua e dal mondo esteriorc ne' !oro rapporti colF assoluto , che e Dio: quindi s" apre il campo alle trattazioni della cosmologia metafisica, psicologia razionale e teo- logia naturale. Rispetto alia cosmologia male avvisa- rono i molti f.losofi che d' essa trattarono siccome DEr nOTT. T5. roi.T. 55 (]* una fisica scienza, da cni esseiiziahr.entc dilTerisce , 'icndorhc lia per oggetto il mondo soprasscnsibile e morale in oidine a se medesimo ed alTassoluto: c la stcssa parola cosmoloc^ia in effetto , significando non solo il mondo, ma ben anche oidine, adorna- mento, ci soUcva il pensiero dalla materia e lo tra- sporta nel mondo metalisico e morale. II mondo, od il soprassensihile c poi goverfiato da cinque massimc le^gi dette cosmiche o cosmologiche, la connessione rausale e tinale, la rontinuua, la conservazione , la semplicita e la perfezione: leggi essenziali, prestabi- lite , immutabili, in forza delle quali si conosce onde il complesso degli enti deriva, a qual fine s'indiriga, come vada sempre avanzando inces?^,antemente verso (jupsto fine medesimo , c come si conservi e si pcr- fezioni. Si aggi'.inge la psicologia razionale che si occupa della nauira ed imir.ortalita deH'aniir.a, come anco deila sua difforenza eon quella de'bruti: pre- sentansi da ultimo a rliiudere la metafisica gli argo- meuti suir esistenza di Dio die formano la materia (lella teologia naturale. Ma non e sufliciente che la metafisica ri riveli il line supremo delT uomo , la mestieri che un' altra scienza ci apprcnda il mezzo piu adatto per efiet- tuarlo mediante gli atti corrispondenti : questa scienza 6 la morale . che ha per iscopo la direzione della fiicolta interna e 1' acquisto delTonesto e della virtu. Abbcnche il di lei principio naturale sia recato in dubbio dagli scettici, esso non di nieno e^iste vera- mente perche provato dagli essenziali rapporti dellc cose, dalla rcalta del fine supremo, dalla nccessita delle azioni a questo fine corrispondenti, dall'analogia di tutti gli esseii che hanno un sistema di leggi pro- prie e dall' assurdita d'una morale unicamente posi- tiva. Siccome questa scienza da prima indica il fine ed i mezzi in astratto, per quindi trapassare allespo- sizione del fine stesso e degli stessi mezzi in concreto; nel prinio caso la morale e pura, nel secondo appli- cata, ed ecco le due parti in che si divide. La prima OO ELEMENTI DI FILOSOFIA tlelle quali si apre colla ricerca del fine supremo o della legge morale. Ouesto fine supremo consiste nel vivere secondo la digniia e la natura di ente ragio- nevole; fine reale, fine sussistcnte quanto il mondo e quanto Tanima stessa, assoluto e valido per tutti gli esseri soprassensibili finiti, essendo contenuto nella forma della ragione. I quali caratteri di neccssario e di assoluto fanno si"clie il fine supremo si trasformi in legge morale , e sia la norma originale indeclina- bile che impone all' uomo di effettuare liberamente i! suo fine. Una tal legge, < he e la moderatrice del costume, senza limitare I'umana liberta , regola gli atti interni e posa tutta sull' intenzione : essa non ha per base ne le cose, ne il sentimento, ne I'educa- zione, ne 1 esperienza , ma si bene la sola ras^ione : e il medesimo senso morale di Ilutcheson non le puo servire di fondamentOj perche sendo esso dalla ragione distinto, ricade nella sensualita che e sog- getta a variazione, e pero non vale a stabilire una legge. Cotesta legge poi contiene in se medesima la capacita o la^possibilita d'esserc elfettuata dair uomo a cui viene imposta: la quale possibilita presuppone due condizioni essenziali , cioe la cognizione della legge stessa e la perfetta liberta nelT eseguirla: la prima delle quali condizioni si ra2;giiinge col soccorso della ragione e col dettame del principio morale che sta rinchiuso nella formola: Vivi sempre da ente ra- gionevole: principio, come sopra fu detto, primitive, universale, evidente e che percio torna capace a far conoscere la legge morale siccome norma vera ed assoluta. Moltissimi altri principj dai filosofi di varj tempi e di varie nazioni dati per base della legge morale sono manchi e fallaci perche non contengono la ragione. Si dimostra in seguito 1" esistenza della liberta morale e si ribattono le opposizioni che le son fatte dal fatalismo, dal deterniinismo e predeter- minismo e dalT indifferentismo, sistemi che posano tutti sopra fondamenti labili e rovinosi. Evinta di questa maniera Tesistenza e la possibilita della legge ])KL DO'XT, 15. PULI. Sy morale, se ne deduce Tesistenza pur anche dell ob- bligazione che ha I'uomo di conformarsi ai dettami di qiiella : obbligazione die sebbene sia gia di per se stessa efficace, ritrae noa di nieno grandissima forza dalla sanzione, la quale consiste nel bene o nel male clie conseguita aH'osservanza o non osservanza di delta legge. Le azioni poi che sono il mezzo in- dispensabile onde effettuare la legge morale possono essere considerate in due specie e sono costituite dai doveri e dalle virtii che vengono trattate da quella parte che s'intitola Metodologia etica pura, tanto ri- spetto alle loro condizioni, qnanto ai loro mezzi ed impedimenti. Finalniente si cliiude il trattato della morale ed insieme il corso conipleto della idosofia colla morale pratica od applicata, dove le varie spe- cie dei doveri sono passate in disamina piu o meno severa, congiuniamente ai mezzi onde meglio adem- pirli ed alle collisioni che intervengono in tia di loro. Tale si e I'ordine e lo spirito che regna nel corso filosofico del professore Baldassaie Poli : esso ha p'er sistema lo spiritnalisino o soprasscusibUismo anche puro, sollevandosi al di sopra d''ogni dotuina empi- rica o sensistica: ha per mctodo' d razionalismo at- temperato e misto coll' empirismo, ossia T umana na- tura che e tutto T oggetto della filosofia: ha per fine la massima perfezione riposta nel sommo vero e nella ragione assoluta. La metafisica tratta del soprassen- sibile puro assoluto, la psicologia del soprassensibile considerato nelT espcrienza, la logica ne stadia le Icggi risguardandolo unicamcnte nel pensiero, e la morale da ultimo dirige questo medesimo soprassensibile alia maggior possibile perfezione delf uomo. — Tale filosoBa, conchiude il medesimo autore, mentre si difcosta dalle altre, fondasi sopra principj proprj , e verace in se stessa e nelle sue conseguenze , s' ac- corda colla Religione, colla Giurisprudenza e con tutte le scienze dipendenti ed affini. — Nessuno vorra certo rimproverare air autore d'es- sersi abbandouato piu all' uno che all'altro sistema. 58 rLE.MTNTI ni FII.OSOI'I V poiche qnella sro?sn liljriMa die ognuno nelle vie della rottitudinc drsiflera a proprio rigiiardo , fa d'nopo clie a2;li altri pare ven^a concessa: ma pero noti possiamo tcnerci da]ros-.ervare, come segucndo troppo da vicino e troppo spcsso la filosolia tedesca del soprassensibile, e schivando in ogni ricerca i sensisti, egli ha reso il suo lihro menu accostevole per r universale de" leggitori. Legato a qnel sisteina per se medesimo oscuro , e desideroso d'introdurvi la inaggior possibile chiarezza trovossi costretto a la- sciare da un canto il perfetto sviluppo delle prove, che dovendosi pei- coerenza ritrarre dalle scuole tra- scendentali non potevano convenire all' indole d''unri opera elenientare. Dal clic proviene che in tutta la presente lilosolia non si riscontra un argoniento del tutto approfondito e conipleto, per questo appunto , che Tautore conobbe la necessita di tenersi lontano da ra2;ionainenti che si portavano troppo in alto necampi mala<>;evoli dell' astrazione. Ed aflinche non si estimi che noi faveDiamo alia ventiu'a o per malivoglienza ne piace di riieriie alcuni esempi di prove sopra oggctti di niassima levatura. Trattasi, a motivo d'cscni- pio, di provare la realia delie cose insieme e del- Flo? — La realta degli oggecti, cosi il tcsto, ed ini- plicitamente del Me o delfanima si prova: colla pro- pria esperienza, onde le percezioni sono involonta— rie (Cartesio): colla sensibilita e col principio di causalita : colla coscienza della nostra esistenza de- terminata nel tempo, a cui ci viiole alcun che di perseverante (Kant): col moto voiontario e colla re- sistenza dei rorpi, onde si hanno diie rapporti, Tuno a noi e 1 altro a qualche cosa di esteriore (Condillac, Tracy, ecr. ~): coU' intnizione inliretta o colla sensa- zione riguardata come una percezione d'una esistenza esteina (Degerando, Ancillon): coirimpossibilita di coesistenza nell'Io e nel Mc di modificazioni oppo- ste. — Voglionsi udire le prove destinate ad evin- cere 1" esistenza della liberta morale.'' ■ — Le prove della liberta morale, dice Tautore, souo di fatto e di J1EL DOTT. K. POLL bg rnziocinio: la Ieg2;e tlcir appetizione o del la volouta , ontle r elite so[)!assensibile si determina da se stesso anclie psicolot^icamente a volere o non volere certi oe^etti, a resistervi, a dcviarli, a imitaili ; quest'ar- g;oniento si appoggia airattivita o spontaneita psico- io2:ica : T intimo convincimento individuale avvalorato dal consenso universale : la nianiera di operare delie cause libera o deU'ente soprassensibile anche nella reazione o sforzo fisico, ond'egli puo spontanearaente graduare la propria attivita o forza: 1' inutilita della facolta intellettiialc o della ra2;ione, che senza liberta sarebbe un fine senza mezzo : Tassurdiia senza libero arbitrio, ossia f inipossibilita della legge morale e deiia sua osservanza , la niuna distinzione tia il vizio e la viitu, T inutilita dei premj , dei castighi , del- r edurazione. — Esiste la morale naturale? ■ — Esi- ste, vien risposto, perche provata: dagli essenziali rapporti delle cose: dail' esistenza o realta del fine supremo e dalla necessita di azioni corrispondenti : dair analogia di tutti gli enti che hanno un sistema di leggi proprie; dalT assurdita di una morale soltanto statutaria e positiva. — II medesimo accade per cia- scun'akra verita : se ne toccano quasi per indice le moke prove che furono da qiiesto o quel filosofo usate, senza svilupparne perfettamente vcruna. L" au- toie mostra in questo Y ampiezza delle cognizioni onde ha licca la mcnte: da lui sono conosciuti , non dice tutti i sistemi . ma ben anche cli antori tutti che in questa scienza s' acquistarono somma o me- diocre celebrita ; in lui si ravvisa 1' uomo che total- mentc si consacro alia propria scienza e voile scan- dagliarne tutta 1' akezza e la profondita, e in cio raggiunse maravigliosamente il suo scopo. Ma quando un uomo di alta portata imprende un' opera elemen- tare , e pero consacrata all' ammaestramento di chi trovasi digiuno, o quasi digiuno, di scienze tanto ele- vate, fa mestieri che si abbassi e s'impicciolisca, c d' uopo che della sua grande erudizione faccia un ge- neroso sacrificio, sc ania che le sue fatiche riescano 6o ELEMENTI DI FIL060FIA. vantaggiose ad ogni classe di leggitori. Laonde se intralasciando V indicazione di tante prove , si fosse appigliato a qiiella die ai premessi principj nie- glio si coiiveniva, ed a quella si fosse rimaso con- tento, quella avesse svolta e dichiarata, non dubi- tiamo clie saiebbe stato cousiglio molto piu laudevole e vantaggioso : laddove nel sistema cli' egli amo di seguiic gli studiosi portati di sbalzo nel mezzo di tanti argomenti spesso e quasi sempie fia loro contrar j , senza un motivo assoluto e deciso per lasciarsi tra- sciiiare piu presto dalfuno cbe diilFaltro, o andranno errando tentone nelle tenebre delf iguoranza, ovve- ramente si getteranno in braccio all' inerte indiffe- renza. Certo si e creduto per lungo tempo , e da ta- luni credesi anche tuttora , che la fdosofia esser debba una perpetua catena di temi e dimostrazioni, di so- luzioni e di postulati , ma tal fiata riflettendo si e tentati a domandare : non potrebbe egli essere che tanto cumulo di prove risultasse un f:irdello impor- tabile per la tenera gioventii clie per la prima volta niette il piede nell' augusto ricinto della iilosofia? Non potrebbe incontrare che queste giovani nienti da tanta sublimita, da tanta ampiezza atterrite venissero meno e concepissero un odio eterno a questa scienza che non pertanto di tutte le altre e cardine e fon- daniento? Gli e questo uno studio che iscoraggia i piu risoluti, c|ue]lo peculiarinente della metafisica che richiede tale uno sforzo d'astriizione mcntale, i[uale torna difficile a rinvenirsi prima degli anni virili i eppero vuolsi astutamente tenere alquanto celato Ta- maro clie rinserra e spargerlo anzi di quella dolcezza e amenita che val2;a ad allettare per infino i piu schifdtosi. Vero e bene che in somiciliantc 2;uisa non SI otterranno allievi che sieno profondi pensatori : ma, alia buon oral Quando mai si videro profondi pensatori poco piu clie trilustri e format! sulle pan- clie delle scuole? Siamo 2;iusti e ra2;ionevoli nelle nostre pretese: le h^zioni filosofiche date alia e^ioventii da qual clie siasi paese o sistema non devono e non DEL DOTT. B. POLL 6l' possono pretendere nuiraltro che d'inserire in quel vergini petti le massime le piu pure, i piincipj me- glio dimostrati , !e veriia nieglio inconcusse , lunge dair aggiiarli pei labiriiiti di prove spesso capricciose e pill spesso trascendenti , dclle quali conosceranno il valore, quando rettanientc iniziati polranno appii- carvi Fanimo senza la tema d' esserne traviati. Vuolsi in breve che la gioventu apprenda i principj sovrani della filosofia , non gia che venga travoUa dalla smo- data pretesa di volere tutto ad un tratto, come a luce di baleno, vedere le dimostrazioni de'fenonieni pill riposti e caliginosi. E di qua, non d'altronde, ha'?si a ritrarne la caeione, se tante menti volute maturarsi anzi tempo o caddero sfasciate , o pensa- rono sfrenatamente. Questi concetti ne passarono nella mcnte quasi rintracciando una difesa alia mancanza di sviluppo nelle prove riferite dal ch. autore, ma d'altra parte considerando la loro quantita siamo por- tati a rammentare il caso di que' navigatori che siiig- gendo lo scoglio di Scilla traboccavano dentro alle voragini di Cariddi. Dallo scorgere la base di questa filosofia collocata sopra lo spiritualismo sarebbesi facilmente portati a credere che snl fatto delle idee vi si dichiari quella delle innate , ma interviene anzi tutto alf incontro che vi si abbraccia Topinione delle acquisite, accen- nando le confutazioni degli opposti principj, com- preso qncUo pur anco recentissimo delT abate Rosmini che si I'onda sull' idea deU'ente oggettivo. Nel qual luogo viene dichiarato inoltre che le dottrine del Rosmini , congiuntamcnte a quelle del Cousin e del Galuppi, palcsano troppa debolezza e contribuiscono a rendere piu probabile Topinione contraria. — 11 continuo restringersi, dice il Poli, della pretensione alle idee innate col limitarla alia sola 'dcir ente jod alle sole leggi originali, mostra la maggior probabi- lita del sistcma delle idee acquisite. — Abbenche noi non intendinmo dichiararci ne per I'nno, ne per I'al- tro di questi sistemi, c molto meno vogliamo, come 63 ELEMENTl DI IILOSOFIA pill gopra fu detto, far carico alFautorc tl avere se- giiita un' opinionc piii presto die uiialtra, non pos- siamo pero trapassaie come essendosi egli posto dal canto delle idee acquisite diirera forse uon poca fa- tica a mettere quesia dottrina in arnionia con qnal- clie akio princij)io clic si riscontra nclie altre parti deir opera sua. l^a scicnza deila morale, a nio' d'esem- pio, e lutta incar^linata snl principio conoscitivo as- soluto: Vivi e comportati sempre da essere ragione- vole: — principio o legge morale die non deriva ne dair essenza delle cose, ne dal sentimento, ne dair educazione, ne dall' csperienza. Ora potrebhesi domandare, se questo principio universale, assolnto, Iwse Ibndamentale di tiitta la moralita , non viene da alcuna di queste cose ne dal loro complesso, come sara desso acquisito, come sara conscntaneo alia dot- trina csposta nella psicologia? Si ripete chc non in- tendiamo rimproverare alfautore le sue opinion!, che per noi si amerebbe di ris2;uardare ciascuna parte della sua fdosofia staccata, isolatamente in se stessa, ma die nel medesimo tempo quando si voglia die tutie queste parti s" aggirino intorno ad un solo prin- cipio, come a cardinc universale, fa mestieri die armonizzino perfettamentc fra loro, e non facciano intravedere ne manco Foinbra della coUisione. Devesi riferire alia molta erudizioue, che iieirau- toie abbiamo sopra notata , il costume cli'' egli ha di sporre primamente la projjria deiinizione, e d'uscir quindi con una sequela di n.olte altre usate dagli antichi o dai moderni, accontentandosi in fine di ag- giungere die tuue cosi fatte delinizioni dove per r uno e dove per F altro difetto sono manclie ed inamissibili. A motivo d' esempio , dupo aver defi- nita la lilosoHa, co2,nizione sistematica e razionale del soprassensibiie alio scopo della maggior possi- bile perfezione, i iferisce le dtfmizioni seguenti: — • Cicerone : rerian diviiiaruni hnmanarainquc , quibus hct'c contuietiir, scienlia. — Cartesio : lo studio della sapienza, ossia la scicnza perfetta di tultc le cose DEL DOTl. B. X'ULI. 63 clic ruoino puo conoscerc, e clie e detlotta dalle nrinic cagioni. Kant: la scienza di tnttc le cognizioni > Era il ritratto del prof. Broussonnet. II secondo: " lo conosco, e il sig. Lallemand. " Messa poi in relazione con uno degli ammalati che Pi- geaire magnetizzo, la ragazza annunziava essere lui paraliz- zato delle ganibe; che non mai si addormirebjje pel magne- tismo, che gioverebbegli , ma non Io guarirehbe del tutto. II sig. Eustachio uno dei medici interni di quello spe- daie , e dei piu colli della facolta di Montpellier , diceva che non avrebbe creduto al magnetismo sinche non ne avesse provato in se gli effetti. II dimane quindi, in com- pagnia di altro medico il sig. Dumas , fu al sig. Pigeaire j che lo magnetizzo. Alia prima magnetizzazione risenti sus- sulti alle braccia ed al collo , e rimasegli gravezza di capo per tutto il giorno. Alia seconda prova il di da poi sog- giacque a convulsioni si forti , che diede del capo nel muro I'ARTE STRANIERA. 77 cotitro cui stava la sedia nella quale giaceva. Bisogno ben pill tenijjo pel" calmare tale stato convulsive , che non si spese a farlo insorgere. II sig. Eustachio ebbe II coraggio di spingere oltre le prove , parendogli che alia forza del niagnetismo potess' opporre quella piu possente della vo- lonta. La lotta non riusci uguale. Se non si fosse adope- rato con prudenza e moderazione sarebbe stato rovesciato come per efTetto di forte comniozione elettrica. Una volta la niano diretta innanzi la fronte sua , tre piedi distante accagionavagli vlolenti scosse. Come mai , dicevagli uno digli astanti, il sig. Vialars, un uorao quale voi siete, non potete riguardare la raano di una donna senza tremare e senza moviraenti nervosi? — Mai no, signore, vorrei un po' vedcre voi stesso ; quanto pid sto in sul forte, tanto piu accrescono di violenza le convulsioni, che son costretto gridar merce. Ed egli non si fu che con passi moderatissimi che in lui si giunse a indurre il sonnambulismo. Nel quale stato riesciva si sensibile, che anclie al parlare a voce sommessa, al movere solo una scranna , all' istante gli si suscitavano niovimenti muscolari. Alio svegliarsi inscienza intera di quanto avvenne nel sonno. La ragazza Pigeaire sensibilissima nello stato magnetico, disse sonnambula, che il contatto del cotone appostole a ricovrirle le palpebre le accagionava mal di capo. Gil oc- chi dei magnetizzati sono, durante il sonno magnetico, di continvio mossi a mezzo gii'o, che riconoscesi benissimo, quantunque le palpebre sieno chiuse. Ed e in forza di questo movioento organico che il globo dell' occhio puo dolere all'essere compresso, puo venirne disturbo alle idee ed impediraento di leggere e raglonare, a cagione delle sen- sazioni che da esso dolore derivano. In una delle susseguenti sperienze alia benda si sostitui la maschera, cliiuse le aperture degli occhi con veluto nero a quattro ripiegature. La ragazza sonnambula lesse benis- simo un libro portatole dal sig. Kuhnholtz, aggiunto al bil)liotecario della facolta di Montpellier, che dassi con zelo e talento alle sperienze magnetiche , e che ottenne pur felici curagioni col magnetismo. Tratto dallo stesso di tasca altro libro e chlesto alia sonnambula se avrebbe letto anche senza aprirlo , essa passate le dita in sul car- tone disse, non poter leggere, veder solo che era in versi. ^8 I'AKIE STRANIEUA. Alzato il car tone, rimasevi la foglia non stampata; in sulla quale passate del paro rapidaraenae le dita, lesse. — Fa- vole di La Fontaine. — Intanto suono il campanello della poi-ta, e la sonnauibula annunzlo die clii suonava era il sig. Eustachio. Entrava egli in fatto. Tra quegli die assistettero a taluna di tall sperienze si rinveniva il sig. prof. Lordat, il quale distese il seguente processo vet bale. K Domenica i.° ottobre 1887 a tre ore dopo mezzo di io mi sono recato alia casa del sig. Pigeaire onde assistere ad una sperienza di magnetismo stabillta per lo signore D' Amador e me. Ho vedute due giovani , la minore d'eta delle quali , die forma il soggetto dell'osservazione , non puo avere piii di dicci ad undici anni. £ di complessione dilicataj e gaarita appena da indisposizione per cui ebbesi a sospendere le sperienze per una quindicina di giorni. " Ci si conscgno un appa;-ecchio di seta nera destinato a ricovrire gli occhi , in guisa die nissun raggio di luce aggiugnere possa all' occhiaja. Lo provammo ciascuno su di noi, 8 ci convincemmo die serviva perfettamente al- r uopo. Ne' so'chi clie corrono tra il naso e le guance si praticarono due prolungamenti spessissimi ricoverti di sostanza emplastica , afiine d'interceuare ogni raggio. >i La ragazza si assise su di una sedia a bracciuoli, e il magnetizzare incomincio col mezzo di madania Pigeaire. Non ci vollero piii di due minuti perche la magnetizzata dicesse essere addormentata. La mamma richiesele se mag- gior tempo ancora avesse a magnetizzarla, al die rispose del si. Dopo alcuni passi disse ; h ahb a stanza. Allora le fu apposto I'apparato per chiudere gli«occhi adoperando coUa maggiore esattezza die mai . . . » Erano cosi trascorsi trentacinque minuti; prese il libro di cui non pote leggere la prima linea, biografia, per essere in caratteri ad ornati copiosi per cui rimanevanvi annegati, ed alterati da ombreggiamenti. Lesse per altro le susse— guenti parole dei medici francesi come se compitasse e ri- inanesse dubbiosa. Ogni parola tentata e andata non bene, splacevale, ritornava addietro, e pareva molto soddisfatta allordie credeva essere bene riuscita , e die si approvava la lettura sua. Ho mai sempre notato die il dito non ri- cercava che il principio della parola, aggiugnendo le altre lettere senza il tatto. Continuo la lettura we/ifi, ed il PAIITE STKANIEIJA. 79 rimanente abbastanza correntemente. Arrivando pero alle parole ufficiali di sanitii scritte in carattere italico si fermo e disse, ecco una scritlura coricatn. II perclie tasteggio a sinistra di tali parole, e le pronunzio perfettamente. " Dopo tjuesta prova le venne presentato uii foglio stam- pato die faceva parte d' un giornale scientifico riferentesi a geografia ilsica , ed il cui carattere mi parve un po' su- perior e al cicerone. Vi si pose sopra una lamina di vetro, e la sonnambula parve fosse a xniglior agio; e lessevi at- traverso parecciiie riglie con tutta facilita. Fecele pero d'uopo di parecciiie prove per leggere le parole geologia e fossill. E da die tutto cio la infastidiva bisogno dirle die non sarebbe andata die al termine di una liuea indicatale. Aggiuntavi se ne mostro soddisfattissima. Disse die trova- vasi sudata , e poiclie s' accorse di avere uu po' spiaciuto alia niadre , la ricoverse di baci. Levossi Tapparato. Ella desidero dorniire ancora. Gli ocelli erano semichiusi. Per risvegliarla fu d'uopo molta fatica; parve grandemente sor- presa e niolto stanca. » II sonnambulismo dava alia ragazza una lisonomia ed apparenze difFerentissime da quelle die io vidi in lei com' era svegliata. )/ Dopo la prova della seconda lettura la ragazza disse con trionfo: e bene si dira egli ancora clie vi ha secreta intelligenza ? Addi 3 ottobre mi recai da niadama Pigeaire per farle i miei rinc;raziamenti , e le richiesi se la ragazza sonnambula per leggere avesse Ijisogno di luce: rispose che si: ma a tal grado pero che a nissun altro basterebbe , e di cui non puo far senza. >i Addi Cf ottobre a tre ore dopo mezzodi asslstei ad altro consimile sperimento , ciii erano presenti parecchi dottori tra i cjuali i slgnori Vailher, Lafosse, Pourche, Bertrand, Quissac, il colonnello Du Barett, ecc, e tutto av venne come prima salvo i seguenii accidenti : " i.° La ragazza nel leggere si valse alcuna volta dei- I'indice solo della mano destra; >i 2.° Lesse un solo istante dopo essore resa sonnambula. » La maggior parte degli assistenti erano nuovi ai fatti ed ai procedimenti del magnetismo ^ parecchi dissero non rimanerne convinti. Io vidi cio ch' ebbi veduto la prima volta. 8o TAUTE STRANIERA. •> La domenlca 17 dicembre corrente ho voluto rivedere la stessa sperienza per corrispoadere al!a confidenza mo— stratami dal sig. Pariset, e Tadunanza componevasi di si- gnore amiclie di madama Pigeaii-e e di un giovane officiale d'ariiiata. La i-agazza glaceva nel sonno niagnetico. Era vicino alia sonnambula il dott. Jean-jean recatovisi iiicre- dulo. Aveva con se un libro, e riiuase nella maggiore sorpresa in quanto che aveva veduto leggerselo presso clie correntemente. L' officiale scriveva. L' apparato degli occhi era stato ridotto piii serrato, e 1' orlo inferiore aveva una fascia ricoverta di sostanza emplastica, die apponevasi al naso al fondo degrincavi, e sovra I'eminenza delle gote, in guisa clie levato esse apparato una riga deU'emplastico riinase sulle parti stesse. La ragazza non pote leggere la scrittura dell' officiale, perche , a quello cli'essa disse, r inchiostro era troppo bianco. Fu scritta la medesima frase con matita assai piu nera , e lessela con tutta facilita, ar- restatasi solo ad alcune lettere la cui forma non le era fa- migliare. " Poco tempo dopo la ragazza diraando di essere risve- gliata, e la madre sua ne appago il desiderio. » Richiesi se la ragazza avrebbe potuto leggere al frap- porre un ostacolo opaco tra le mani e Toccluo; madama rispose che no. Furono anco variati questi ostacoli in quanto alle sostanze. Richiesi per ultimo se avrebbe potuto leg- gere tenendo le mani di dietro j e a questo ancora fu ri- sposto clie no. » Montpellier, 2 3 dicembi'e iSSy. Lordat. » Questo signor professore Lordat face da poi parecchie lezioni intorno al magnetismo animale ed alia chiaroveg- genza {^clauvoynnce) air anfiteatro della facolta di medi- cina di Parigi. II signor Pigeaire affrettava si sottoponesse al giudizio deirAccademia il fatto della sonnambula sua, perche giusta Ini, la sonnambula magnetica non e una mac- china di fisica die si apparecchia e sparecchia a grado. Una malattia, una lieve indisposizione puo sovente levare le fa- colta magnetiche, e giunto cosi il tempo dell' esperimento, se questo fallisce, si calunnia la vita intera del magnetiz- zatore. PARTE STKANIERA. 8 I II sig. Burdin uiio del membri deirAccademja reale di medicina onde giugnere a chiarire il fenomeno della chia- roveggenza stabiH un preinio di franchi tre mila da aggin- dicarsi dairAccadeinia niedesima a chi cogli occhi bendati in modo die non il nienonio raggio di kice penetri nel- r occbio, e senza rimiiiediato tocco della scrittura coU'or- gano del tatto riescira nel sonno magaetico a leggere ed a vedere oggetti ofFerti dai commissarj a cio delegati. Vcdremo cbi guadagnera quella somnia. Fantonetti. Vulcain, Recherclics sur ce dieu, sur son culte, et sur Ics piincipaux monuniens qui le reprcscnteiit etc. , par T. B. Emeric-David ^ membre de llnsdtut etc. — Paris, 1 838, iinprimeric joyale, in 8.°, di pa- gine 104. Ol dice cbe le religloni iinmaginate dagli uoiiiini prese dal Into psicologico lianno per la storia deirumanita Tim- portanza di rappresentare ia non piccola parte lo stato men- tale delle diverse popolazioni cbe le banno prodolte o ino- dificate. Per qnesto aspetto sifFatte religioni partecipereb- liero ancbe delP importanza delle lingue le quali sono lo speccliio delle idee di un popolo , e fino ad un certo pnnto ancbe di qnella delle fi'osdlie, percbe qaeste pure in quella parte cbe sono tenute erronee , non altro rappresentano clie un modo del pensiero umano. Ma egli e pure mala- gevole cosa il sorprendere e determinare il pensiero reli- gioso sincero nelle sue modificazioni operate al di dentro o cagionate dal di fuori aura verso alle leggende , ai riti , ai monuiiienti cbe lo rappresentano ! Le religioni di questa sorta sono liglie delle circostanze , nelle qnali trovossi il popolo clie le creo , e perb da una parte p. e. sorse il culto degli asiri , dalP altra quello degli element! (i). Ma (1) Non ignorasi clie una scLiola di filosofia chiamata teologica, porta intoruo alPorigine delle lalse religioni un''opinione che a piiina giunta mostrasi diversa dalla qui siguilicata. La religiorie naturale , jacsa nel siguificato teologico cristiano, pel divagamento degli uomini BibL Ital. T. XC. 6 8a PARTE SrH.VNIEtlA. questo sabeisino e qnesta religioiie elementare , le quali da prima spieg.irono tutti i feaomeni del moiitlo fisico e mo- rale, poterono nel seguito modificarsl. II popolo ancora ca- pace di creare miti pote cercarsi una miova protezione religiosa ad una nuova sua situazione, oppure attribuire a qualche dio di gla creato un nuovo aspetto od attribute, che lo facesse presiedere alia nuova transazione , perche nel politeismo p. e. ogui accidente deUa vita, ogni modo di essere dell' umanita doveva avere un dio che lo gover- nasse. Per questa cagione il mito di Giove fulminatore che pote nascere nei tempi della rozza severith dei costumi fa capace di accogliere in se , ammollendosi la natura degli uouiini, anche la leggenda di Leda e di Danae : e cosi I'uomo non volendo peccare contro la divinlta , si fece il- lusione che la divinita volesse peccare con lui , e fece gli dei ad imniagine sua. Da un''altra j^arte in vece tra le per- sone riflessive il pensiero religioso pote rivolgersi sopra se stesso, ed adoperare di spiegr.rsi i proprj dognii. Allora la religione di un popolo sarebbesi distinta in due sorta. I'una popolare , esterna , non avvertita, I'altra segreta o dei mi- sterj , nieditata. E da questa seconda sorte avrebbero ori- ginato le filosofie , perche trovasi per esperienza, e la ra- gione anche lo persuade, che le filosofie vennero prima- niente nel mondo per occasione delle religion! , e prima- mente si foggiarono sopra di quelle. ]Nel processo del tempo un'altra volta i filosofi, dappoi- che sarebbersi discostati di lunga mano colle loro specula- zioni dalle religioni popolari, vi sarebbero ritornati per dare Bulla teiTa, allontanatasi dalla pura foiite della prima tradizione sa- i"ebbesi snaturata , e da questo evrore sarebbero uate le diverse religioni false. Tuttavolta anche in questo sviamento avrebbe avuto parte qiiello che per noi, seguaci in questo luogo un po'' delle dot- frine di Vico , si asserisce essere stata causa delle suddette reli- gioni. Ed iuoltre non si puo necessar'iainente inipuguare che alcuue popolazioni non perdessero al tutto il file della religione naturale , e non si creassero percio coUa loro imuiaginazione una religione foggiata sulle circostauze nelle quali si trovarono. Del resto non si tratta qui direttamente del modo, con cui le religioni false nasces- sero , ma beusi deiressenza e delle modificazioni del pensiero reli- gioso che stava sotto ad esse , sla che origiuassero da un rravia- meiito della religione naturale, o da una crcazione delP immagina- zione delP uomo , e come questo pensiero e comprenslbile attraverso alia leggenda, ai riti, pei nionumenti. \ PVKIE STKANIKRA. KS fii do^ini rcliglosi un' iuterpretazioiie coiiforme alia ragione delle loro dottrine , e cosi avrel)bero collocato in un' etii rozza , tiitta sens! , incapace di riflessione razionale, i rl- sultamcnti dei raziocinj delle eta coke. Cosi fccero di pre- lercnza i neoplatonici per resistere al cristianesimo. Ma le modificazioni della religione poterono venire aaclie dal di fuori. Le nazioni emigrarono, e con esse eniigrarono an- clie le religioni , le quali trasportaie in mezzo a circostan- ze , dove non sarebbero spontaneamente nate, forse do- vettero sentire V influenza della nuova situazione , e per conseguenza riceverne una tjualche niodiiicazione. Ma le nazioni comunicaroao ancbe tra loro , e in qneste coinn- nicazioni impararono a conoscere le rispettive religioni. Da cio pole nascere , cbe le leggende delle rispettive di- vinita clie avessero tra loro qnalclie cosa di somigliante venissero a confondersi , a strascinare con se col somi- gliante anclie la parte dissimigliante , ed a comporre nel- 1' una e nell' altra religione una leggenda particolare del proprio dio che contenesse reciprocaniente tutti o parte degli elementi delle due divinita. Tale confusione sarebbe avveniita, come il sig. Emeric-David lia gia dimostrato nelle sue ricerciie sul Giove (i), nelle due leggende del Zens e del Dis le quali ne formarono una sola con circostanze disso- nant!. Cosi ancora il Baal o Moloch dei Cartaginesi, perche aveva qualcbe cosa di conuine nella liturgia col Chronos dei Greci , fu tenuto da questi essere il corrispondente di questa divinita e lo tradussero con quel nome e qualcbe cosa mutuarono dalla leggenda di quello (a). E percbe i! Chronos dei Greci fu tradotto e ci'eduto essere dai latini il loro Saturiio , ae venne cbe questo pacilico dio pote ancbe rappresentare in parte lo spietato dio dei Cartaginesi. Cosi talvolta ancbe la traduzione del nome di una divinita stra- niera con quello di luia divinita propria per motivo di un qualcbe punto di somiglianza , comecbe le leggende piii oltre non si confondessero , pote ingenerare T opinione ne- gli stranieri all' una od all'altra o ad ambedue delle rispet- tive religioni cbe gli attributi dell' un dio fossero sorai- glianti a quelli deli' altro. (l) V. Bibliot. Ital. tomo 80. % novenibre i8.35, pag. 107. (a) Munter. Reljoion der Cbai-tagen. Copenaghen , 1810. 84 PARTE SIUANIEKA. Queste vicende d'origine esterna poteiono esse pure piii o iiieiio avere modificato il pensieio religioso od almeno, come iieir ultimo caso ora accemiato , ropinione circa 1' in- dole di una divinita^ e quesie modiJicazioni operate si per causa interna , clie per esterna poterono essere per mezzo di proprj riti e di proprj nionumenti rappresentate. Queste alterazioni del resto dovettero essere tanto maggiori in una religione, quanto die il popolo c!ie la professava, era piti mobile nella sua imniaginazione o pin comunicativo cogli altri. Fra i popoli clie professavano religion! pagane a noi noti , i Greci possederono queste due qualita in grado emi- nente , ed i Romani die avevano nel fondo la religione del Greci dovettero ritrarre della seconda , cioe dovettero per le circostanze politiche rice v ere nel loro panteon una quantita di dei forestieri fatti sudditi in un coi popoli del loro Giove capitolino. Creutzer in un' opera generale ed il suo traduttore ed annotatore francese Gnigniant adoperarono di coordinare e di dicliiarare i diversi sistenii religiosi degli antichi, alcuni altri valeuti filologi Iianno assunto di spiegarne alcune parti. Pare ora die il signor Emeric-David, non pago di alcune spiegazioni anteriori , voglia portare maggior lume sopra alcuni punti di queste uiaterie. Egli ci fece gia dono delle sue ricerclie sul Giove, ora viene in campo a spiegare la leggenda di Vulcano. Ma noi non potremmo meglio render conto della sua spiegazione di questo niito die riferendo appresso a poco le parole, con cni egli da ultimo riassu- rue e concliiude la sua trattazione. " Vulcano era il fuoco: questa cosa ci e stata detta sotto tutte le forme da Omero sino a Teodoreto, sino a Servio, sino ad Alberico e ad Eustazio. Costoro non tengono die un solo linguaggio , ed e di ripetere, Vulcano e il fuoco. " Volendo complere il quadro ho mostrato quali divi- iiita Iianno rappresentato il fuoco in altri tempi e sotto diversi rapporti. " Vulcano era stato confuso dagli aniidii stessi con Fta, il dio supremo dell'Egitto, il fuoco etereo sorgente della vita e del moto , la stessa cosa die 1' Urano greco , il me- desimo die il Giove greco. lo gli ho distinti ed ho data in questa occasioiie la spiegazione di niolte figure di Fta sconosciute e nuove. l'\RTE STRANIERA. 85 » Ho detto altresi che Vulcano differisce dal padre dei Cabiri di Samotracia , ed ho messo dinanzi ancora , che cjiiesto ultimo culto era un omaggio reso agU dei dei morti. Ho dimostrato che i veri Cabiri o quelU di Samotracia sono diversl dei Cabiri di Lenno e di quelli di Tessalonica, figUuoU della niafa Cablra. Ne verra da queste ricerclie che Vulcano, il padre dei Cabiri di Lenno, non ha nulla di comune col pndre dei Cabiri di Samotracia. " Tutti i nionumenti confermano la mia opinione:, io ho mostrato che tiitti si spiegano con questa sola parola , e non si spiegano che per essa : Vulcano e il fuoco. » Prego era 11 lettore a conslderare le conseguenze di questa proposizione. » Se Vulcano e il fuoco , sue padre , supponendo che abbia un padre , e sua madre sono adunque capaci di ge- nerare il fuoco. Suo padre e adunque Giove , e sua ma- dre , sia che 1' abbia generate da sola , sia che abbia as- sunto r intermediario di un essere mascolino, e adunque r aria atmosferica e terrestre ; e adunque Giunone , la quale e la madre del fuoco atmosferico e terrestre. •» Se Vulcano e il fuoco, tutti i suoi fratelli, le sorelle , tutti i suoi conglunti, sono tali da potere essere i fratelli, le sorelle, i congiunti del fuoco. Tutti gli elementi con- corrono a comporre questa famiglia divina, e sono la base della religione. }i Se \ulcano in fine e 11 fuoco, la nazione greca aveva dunque una religione determinata , riconosciuta , sanzio- nata dalle leggi ; essa onorava un die supremo e dei su- bordinati ; essa ammetteva dogmi. La morale da essa iu- segnata , era una conseguenza di questi dogmi rcligiosl. >i Le pratiche pubbliche del culto riposavano sulle fa- vole i ma queste favole si spiegavano nei misteri. L' ini- zlazione ai misteri formava V ultimo grado dell' insegna- mento religioso, e cola solameiite trovavasi il compimento necessario della religione. L'adorazione del fuoco. delTaria, delFacqua , della terra, del sole, della luna , era un omag- gio propriamente reso al dio supremo che aveva separate gli elementi , che gli aveva animati di una porzione della sua propria sostanza, che regnava sopra di essi , e mante- neva tra questi esseri divini I'armonia nccessaria alia bel- lezza deir universo ed all' esistenza del genere umano ». 86 rAllTK STRANIERA. Nella favola di Vnlcano cosi spiegata Tautore, coine giii aveva fatto pel Giove , alliule alia parte simbolica della leggenda ed allude anclie aila coafiisione di diversi niiti sicconie a qnello di Fta , dio egizio, e di Vulcano , a qnello dei Caliiri , cnlto fenicio , e del medesiiiio Vnlcano. Av- verte adiinque alia inodiiicazione interna del pensiero re- ligioso come alle alterazioni della religione cagionata dal di fuoi-i. Ne oblslio le espressioni di questo pensiero rap- presentate per mezzi esterni. Del resto anche in qnesto piccolo tratiato, come gia abbiauio fatto nelT opera mag- giore delle ricerclie ?nl Giove , ci occorre senipre di dover lodare la molta profondita e sicnrezza deH'aLitore in ogni genere di noiizie , e ad un tempo la chiarezza e T ordine con che sono disposte. Ne con cio egli fece soltanto un'opera di erudita curiosita, ma eziandio , noi stimiamo , utile ed interessanle , iinche lo sara la cognizione di tutii i modi del pensiero umano. F. R. Notions syiuJii'dques , hisiotiques, etc. Nozionl sinte- tiche, storiclie e fisiologiche di filosofla tidturale di GeoFiBoy Saint Hilaire. — Farigi, i83o, in 8." Con qiicEto liliro piccol di mole , ma ricco di grandi idee iilosoiiche e progressive, il cli. naturalista francese ha messo in cliiara luce il suo sistema intorno 1' unita della composizioiie organica. — II pubblico ha favorevolmente accolto gia da piix anni sotto il titolo di Studj progressivi di un naturalista !e principali basi di sifFatto sistema ora messo in piii cliiara luce. — II Geofi'roy S. Hilaire e un naturalista del genere di que"" persever.i iti pensatori che S. Agostino chlama homines unius libri. La materia perve- nnta al suo ultimo grado di sottigliezza , gode di un'atti- vita propria, ogni molecoia attirando la sua simile: qui si trova la cagione essenziale del jDriiicipio di unita di coiuposizione organica che V autore ammette qual base del suo sistema. Una volta ben fissa e maturata Tidea che r origins delle cose tutte si agglra su de'punti, sostanza e azione, dotati di quest' attivita di attrazione uiolecolare , ravviso il GeofFroy S. Hilaire la natura operante ne'limiti de'suoi fatli necessnrj, a scconda di certe leggl stabili. • — ■ PARTE STK.VNIEIIA. u^ La teiidenza deH'nnita e il cnrattere distintivo clella iiostr'e- ]iocn; cjnest;i teiiilenza si manifesia iiel mondo scientiiico in is}3f*Qie ; ed il deguo snccessore del gran Biiffon ne e uno de' piu zelanti promotori. — Noll'introduzione del- I' opericciuola che annnnciamo ricorda Tantore mi iateres- sante episodio della Spcdizioiie francese in Egitto nel 1798, e le idee scientiliche die il sole del Cairo fece allora ger- mogliare nella mente di Napoleone e degli scienziati die I'ac- coinpagiiarono in quella spedizione. II sig. GeofFroy S. Hi- laire altro di questi, ci narra che Napoleone ai piedi delle piramidi era preoccupato di up pensiero, il mondo de' dtt- t(is,li ( le raonde des details). Ed ecco in quail circostanze egli creo quest' espressione. Allorclie stando sul punto di al]l)andonare 1' Egitto e di mettor (ine alle sue corse avven- tnrose e poetidie neU'Oriente, die il niostravano si grande ali'Europa; trovandosi nel giardino del sno palazzo di Eihekiek, circondato dallo State maggiore della sua armata e dai doiti delF Instituto egizio, disse Napoleone. . . " lo >' mi trovo conquistatoi-e dell" Egitto come gia il ii\ Ales- )) sandro , ma pero sarebJje staio piu di mio genio d'av- )» viarmi sulle pedate di Newton. » Monge die gli era a lato gli rispose facendo valoi-e il bel detto del Lagrange . . . " Niuno pervenne -slla gloria di Newton, perclie non vi " era die un mondo da scoprire. " Quest' asserzione colpi Buonaparte, il quale rispose . . . Che intendo! " e il mondo » dt de'tail^U , chi ha mai sognato a quest' altro? lo all' eta >> di quindici anni ne ero gia preoccupato , e questa ri- >> meinliranza vive in me, come un' idea fissa che non mi " abliandonera mai. » L' autore mostra come I'attrazione di Newton non e che un sol lato dell' unita reale, e come unendovi un principio di ripulsione si e fatto del sistema newtoniano un dua- lismo senz' unita :, egli crede di aver trovato quest' unita scientifica in quel ch' egli chiama attrazione del se per se ( D/i soi. pour soi) la quale agisce per contatto o comba- ciamento paragonabile in certa maniera alia chimica affi- nith, e la quale e in realta e deiinitivamente la vera ca- gione di tutti i fenomeni dell' Universo. II signor GeofFroy splega il come il nostro pianeta in quanto e formato di particelle diverse e successivamente riunite non sia da considerarsi nella sua essenza che qua! 8S PAUTE STR.VNirRA. tnfo clie riceve continnamente dal di fuori i principj o element! di vita sparsi sopra la sua coi-teccia. L' attrazione di Newton e limitata , avendo essa la sua reale applicazione alia sola astronomia , giacche e sopra un principlo di inatematica trascendentale che riposa uni- camente la dimostrazione I'igorosa del sistema del mondo; belia e nobile impresa dello splrito uinano ! ]\Ia qncst'idea noil e in realta se noa la speculazione, ammirabile e vero, d' una scienza speciale. Newton lia lasciato senza docu- menti ne spiegazioni griminensi dettagU della terra; e per- cio il carattere delT universalita niaaca al suo principio. II mondo dt' dettiigli ■, che meglio detto sarebbe mondo fenornenale , rimane quindi a scoprirsi. Ecco T Idea fissa di Napoleone adolescente , e quando generale in capo dell'ar- mata d'AfFrica disse a Monge ..." Chi ha fatto attenzione " al carattere d' intensita e d'attrazione delle piccolissime " distanze, alle azioni de' minimi atomi de' qnali siamo in " certo modo spettatori obbligati' S' io fossi ginnto a sve- f> lare agli uoinini come si opera il movimento che si co- » munica e si detei-mina ueir interno de' piii piccoli corpi » avrei sciolto il problema della vita dell'Universo. E « fatto cio , il che io ritengo come cosa assai probabile , » avrei oltrepassato Newton di tutto Io spazio che v' ha >f tra la materia e 1' intelligenza. « Per conoscere come riesca il dotto naturalista francese a sviluppare e ad applicare quest' idea del mondo fenorne- nale, della legge cioe dell' attrazione del se per je, a tutto cio che ci circonda , e che cade giornalmeiite sotto i no- stri sensi , sarebbe necessario percorrere con attenzione il suo libro, ch' egli considera come 1' ultimo atto della sua carriera scientifica; alia pubblicazione del quale noa si e deciso che dopo trent' anni d'incessanti ricerche , special- mente intorno le disposizioni , le complicazioni organiche, i movimenti , ed in generale intorno tutte le azioni dei corpi organizzati. B. M. 89 APPENDICE ITALIANA. La Commedia di Dante Alighieri col comento di N. ToMMASEO. — Venezia, iSSt, coi dpi del Qon- doliere, vol. 3 in 4." piccolo, di pag. 272, 266 e 256 , al prezzo di lire 28 austr. iVlolti fanno le maraviglie che si scrivaao ancora co- meiiti alia Divina Commedia ; e non di meno chi domanda a costoro qual sia il comentatore di cui si contentano pie- namente non ne trae d'ordinario altra risposta fuorche uno stringersi nelle spalle. Ora chi stima che i comenti siano tutti inutili , e crede possibile che ciascuno li trovi per proprio ingegno o li cavi dalla sua erudizione, pno con qualche fondamento o maravigliarsi o dolersi di vederli crescere in si gran numero: ma chi pensa che a bene in- tendere la lingua e le allusioni degli scrittori antichi sia ne- cessaria alia maggior parte, o glovevole almeno , la scorta di un colto e ililigente comentatore, costui a gran torto si lagna degli ultimi mentre gludica che nessuno dei prece- denti si possa dire perfetto. E veramente al primo gettare lo sguardo su cjnesto nuovo lavoro del sig. Tommaseo provammo anche noi una certa maraviglia ; ma per tutl' altra cngione. Ci siamo ma- ravigllati che un ingegno tanto speculativo siasi cost pie- namente temperato da quella , quasi vorrenimo dir febbre de' nostri giorni , che per desiderio d' indovinare lo scope o religioso o politico o filosofico del poeta ha involto il poema in tante e tanto tenebrose diflicolta. Non ignoriamo che a ben apprezzare i sommi scrittori e i piii nobili uficj delle lettere bisogna salire fino a quelle alte considerazioni; ma i giovani pei quali si scrivono i comenti lianno d'uopo primaraente d' imendere cio che loro si mette dinanzi ; e solo dopo di cio possono ben comprendere la ragione poe- tica o le intenzioni politiche e religiose di una produzione qualsiasi dell' ingegno. II cominciare pertanto da queste nl- tissime parti della filologia torna lo stesso come il far 90 irPElVDICE ITALIANA. pi'incipio di la dove convien tenninare ^ e qiiesta proba- bilmente e una delle maggiori cagioiii per le qnali accade talvolta di scorgei'e na igiioranza incrediljile sotto lo sfaiv.o di una cosi detta lilosoiia letteraria. Questo comento adun- cjue del sig. Toiiiuiaseo avra al parer nostro una duplice utilita ; quella cioe di ajutare gli studiosl a bene intendere la lingua e i concetti dell'Alighieri , e quella altresi di uio- strar colP esempio di che stuJj pazienti e niinuti deblia nutrirsi chiunque sia desideroso di soUevarsi poi con all sue proprie a piii nobile volo. Rispetto alFintenzione delPopera i nostri lettori senUranuo volentieri quanto ne dice brevisshuaniente Tautore : " Son troppi, lo so, di questa sorta lavori : ma io veng'appunto a stringere in poco le cose sparse per tantl voluini. Non fo clie citare : perche le citazioni dichiarano la lettera , illu- strano il concetto, mostrano onde Dante I'attinse, o con quali gi-andi fantasie la fantasia di lui si rlncontro , e com' e' fu creatore imitando. Cito quasi sempre gli anticlii , e lui sovente ; che nelle prose e nelle rime e nei luoghl siinili del poema si riconoscono griutendimenti suoi e le forme dello stile . . . Cerco nella prosa antica gli esempi di quelle che finora parvero licenze poetiche : le cerco nel toscano vivente. E di tutte qiieste citazioni escono insegnamenti e considerazioni ed aifetti, quali nessuna parola di critico puo suscitare : si conosce quello ch' e proprio aU'uomo, quello che al secolo : quale e quanta armonia tra 1' imaginazione e I' intelletto , la natura e Tarte, la dottrina e T amore : le nuove mie interpretazioui difendo in breve senza raagni- licarne la bellezza , be le contrarie combatto. Prescelgo le piu semplici , e solo la dove e forte il dnbbio , ue pons;o due. Le lezioni del testo conformo airautorita di piii co- dici e stampe ; ligio a nessuna. >> Abbiamo letta buona parte di questo comento e credia- mo di poter afFermare die gli studiosi della nostra lingua ne potranno ritrarre Ijuon frutto , e coloro altresi che vo- gliono acquistare capaclta e diritto di parlar poi profon- damente intorno al poema di Dante. Considerando il la- voro del signor Tommaseo come destinato principalmente ai giovani potranno alcuni desiderare qualclie maggiore ampiezza di note storiche , e talvolta ancora quaiche mag- glor cura per far sentire le relazioiii delle voci e frasi dantesche con quelle citate dal comentatore. A noi poi i^PPENDICE ITA.MANA. gi sarebbe piaciuto che il sig. Tommaseo avesse cacciate dal suo testo qnelle voci ponnvnm, snlavnni, coiruvini, intorno alle cfLiali cosi ragionano gli ukiini editori liorentiai. " Non trovandole nei piu corretii e piii aiuiclil de' nostri codici , abbinm pensato che fossero non gia del liorentino poeta , che fa maestro del volgare iiliistre, ma sibbene degl' igno- i-anti copiatori , i qnali eran usi ritorceie le dirozznie pa- role verso qiiPgl' idiottsmi , cui avcvano assuefatti gU orecchi. » Cosi per darne pure nil esempio nel canto V dell" Inferno il sig. Tommaseo ripete la brtitta inflessione noi leggiavaino, la quale per testiinonio de' predettl editori non trovasi nei niighori codici Pncciani e Ricciardiani , e gia era stata re- spiiita da moke buone edizioni. Ed e notabile , anclie ri- spetto ad una qnestione alquanto piu larga, quanto dicono ill questo proposito quegli editori, ove dichiarano cli'' essi colle luiighe loro fatiche « togliendo alia Divina Commedia alcune mende ed alcuni vezzi , di fiorentina tentarono ri- tornarla piii schietta e piii italiana. >> E qui 5 poiche r occasione ci porta a parlare delle le- zloai dantesche , registreremo assai volentieri una corre- zioue proposta dairiliustre sig. Kopitar della Biblioteca di Corte in Vieima, il quale in quel verso del canto trentesi- mo secondo dell'Inferno ove comunemente si legge Taber- nicch opina che debba correggersi Jabernicch , monte della Carniola. Gia nel codice Eugeniano della detta Biblioteca (dic'egli in una lettera ad un suo amico di Milano ) tro- vasi Ciambernicch, la qual voce assai meglio della comune si accosta alia vera, Icwernicch poi si dice popolarmente quello che i gramniaiici (da javor , platano ) chiamano fnvornicch o Javorrvk , monte a' cui piedi sta il lago Zirk- nitz [Zirknitzer See), come riscontrasi anche nelle carte geografiche. — Questo lago porto poi anciie il nome di Palude Lugea; e pero lo stesso sig. Kopitar avverte gentll- mente che cosi si debba correggere il V. 628 della Gior- nata III/ del Tasso ove dice: Alia palude Lagia , onde si vanta La nobil Carnia , lunga eta vetusta Non ha sccmato ancor V onore e il grido. 93 APPENDICE ITALIANA. Vicende della Proprietd in Italia dalla caduta del- V imperio Tomano fino alio stabilimento dei feiidi , del cav. Carlo Baudi di Vesme, membro della De- putazione sopra gli sLiidi di storia patria, e di Spi- rito FossATi. Vedi Biblioteca Italiana t. 89.°, p. 1 Sa. Adempiamo la nostra promessa compendiando que- sto lavoro die per T iinportanza della materia e per la dottiina dcgli autori va coUocato fra i piu notabili do' nostri giorni. Nel primo capitolo ricercasi quale fosse la condi- zione delle persone e della propiieta negli ultimi tempi della repubblica romana. In Roma cominciaronsi a stipendiare le milizie du- rante la guerra decenne di Vejo*, si ritrasse dalle pro- prieta dei cittadini , e fu il primo tribute regolare. Ma fu poi abolito dopoclie i 280,000,000 di sesterzii clie Paolo Emilio porto dalla Macedonia, e i tributi delle conquistate province bastarono alle spese dello State. I diritti sulla proprieta variavano secondo la va- rieta degli uomini e delle cose. Gli uomini eiano li- beri o servi. I servi soggiacevano tutti al pieno ar- bitrio del padrone : non erano persone , ma cose. I liberi erano ingenui ( cioe liberi fin dalla nascita ) o libertini ( cioe liberati di servitu ) ; cittadini o stra- nieri; padrifamiglia o figlifamiglia. Rispetto alia citta- dinanza i liberi distinguevansi in cittadini, latini co- loni, e stranieri deditizii. De' cittadini altri potevano votare ed aver cariclie, ed altri no, donde parti- vansi in cives oplinio jure e cives non optima Jure. I latini coloni non avevano facolta ne di nozze , ne di fare testamento , ne di ricevere eredita o legato. Stranieri deditizii erano quelli clie vinti in gueria arrendevansi. I Romani distinguevano due maniere di dominio , quiritario e bonitario , e le cose in mancipi e nee mancipi. Mancipi erano i fondi italici , i diritti e le servitu clie li riguardavano, e ( quando spettassero APPENDlCli ITALIANA. 98 a cittadini romani ) i servi e quelli fra gli animali qtice dorso collove domantur: tutte le altre cose erano nee mancipi , e il dominio loro dicevasi bonitario; perche non tenevansi ia pieno diritto , ma solo in bonis del possessore. La princjpalc; dillcrenza poi ti-a V Italia e le pro- vince consisteva uei tributi ai qiiali i f'ondi di queste erano soggeiti, nientre ([uella ne era imnnine. Finolmente 1" Italia dilleriva dalle province nella forma del governo municipale. Dicevansi nnuiicipii le citta italiche alle quali i Kouiani conseivarono o restituirono dopo la guerra sociale 1' antico loro modo di governo , concedendo altresi agli abitanti la citta- dinanza romana. Queste citta eleggevano i proprii magistral! e governavansi con proprie leggi. Ai municipii tenevano dietro le colonic, le quali non avevano leggi proprie, ma seguivano le institu- zioni romane ; pur si cicavano proprii magistrati , e godevano della cittadinanza romana. Furono anclie in Italia , ma poi cessarono , le pre- fetture o citta sottoposte a un prefetto romano o in pena di ribellione , o volontariameute. Queste differenze tra T Italia e le province costi- tuirono il gius italico: e questo era lo stato delle per- sone e delle cose, queste le varie forme di governo negli ultimi tempi della repubblica romana. Gadnta poi la repubblica e sottentrato 1" imperio comincio Augusto a introdurre notabilissime muta- zioni ( Cap. II ). Sotto il prctesto clie I'Atlantico , il Reno , il Danubio , \ Eufratc e i deserti d'Africa cd Arabia erano i conlini prescritti dalla natura alF im- perio , e die non si dovessero quindi tentare altre conquiste , si tolse di mano aa^F Italiani il pericoloso privilegio delle ariiii , dandosi in guardia le frontiere a soldatesclie estraite fra i nativi di quelle stesse pio- vince. x\i soldati poi, e princi|)almente ai vcterani, comiuciarono a concedersi terre del pubblico e tal- volta aiiche dci privati, le ([uali , secondo alcuni , (in da que' tem[)i portarono il nome di dcnefizii. I soldati 94 APPENDICE ITALIANA. e le loro famiglie ebbero proprio tbro, e i capi della niilizia entrai-ono a parte della giiuisdizione; e cosi I'esercito separate dal resto della nazione 5>i face di- pendente dal solo cenno degl' imperatori. I doni che questi facevano alle niilizie da ciii erano prima eletti e pel sostenuti rovinarono la disciplina niilitare. Dope r esercito si volse Augusto al senate: diminui il nuinero dci senatori e ne accrebbe il censo. Nelle altre citta restrinse ai soli Decurioni il diritto dei sul- fra2;i: cio che Tiberio fcce poi anche in Roma conce- dendo al solo senato la facolta dei suffragi ed abolendo i comizii popolari. Perche poi le riccliezze avevano aumentato a dismisura il numero dei servi , e i li- berti meschiavano la cittadinanza romaria di sangne peregrino, Augusto accrebbe le difficolta delle manu- missioni, e distinse tre classi di liberti , corrispon- denti a quelle gia dette degli uomini liberi. Ma tolse in vece r.l padrone il diritto di ucciderc il servo ed anche di maltrattarlo, sotto pena di dover affrancarlo o venderlo a giusto prezzo. Contro i liberti ingrati variarono le pene col variare dei tempi. Pare che Augusto volesse ridurre ad uniformita i tributi delle province , al qual uopo ordino un gran censo, e fece definire ed allibrare tutti i campi. Ac- crebbe inoltre i pesi indiretti , ai quali dopo lungo intervallo V Italia era stata sottoposta di nuovo nel tempo delle guerre civili , come a diie i dazii , la centesima suUe cose venali e la tassa suUe eredita e 8ui legati. Anche gli altri imperatori lino ai tempi di Dio- cleziano fecero notabili mutazioni , di cui citansi le piu importanti. Antonino Caracalla estcse a tutte le province la cit- tadinanza propria prima delT Italia. Due fini si pro- pose: spegnere, accomunandoli , i pericolosi privilegi de2,li Italiani 5 estcndere , sotto colore di grazia, alle province i tributi indiretti pagati fin allora dalla sola Italia, senza esonerarle percio dai tributi diretti. Si iiiuto la condizione degl" individui , nun quella delle terre. APl'ENDICE ITALIANA. gS Allora le differenze tni i municipii e le colonie si venncio sempre piu dileguanelo. II governo mvuiici- pale cia in man;) di una classe di ciitadiiii crcdita- ria, distinta, detta Curia, onde venne a' suoi mem- bri Jl noine di Decurioni : la qual carica da prima onorevolc c ambita divcnne poi sotto le avanie dei prefetti insopportabilc , sicche bisognava o costrin- gere i cittadini al assuaierla od allcttarveli con qual- che bcneiicio. I ligli natniali , nnmerosissinii in quella lanta corruzione, legittimavansi coiroH'crirli alia Curia. Primi fra i magistrati dfiie cittii d' Italia o godenti il gius iiali( o erano i duumviri ( altrove triumviri o quatuorviri ) jnri dicundo , i cjuali ora venivano sotto il nome gencrico di Magistrato, ora sotto quelli spe- ciali di consoli e dittaiori. Eleggevansi fra i piu vec- rhi Decurioni : giudicavano le cause di tutti , fuor quelli spezialmcnte esenti dal loro foro , cioe i ma- gistrati stessi , gl impiegaii impcriali e i soldati. Dalle loro scntenze appellavasi agl' nupiegati dell' im[)era- tore. Siccoaie i Dauniviri in Italia avevano un doppio incarico , giudieare e reggere la Curia, cosi uclle citta clie non godevano del gius italico, al primo di questi ministri deputavansi magistrati imperiali , al secondo T anziano dcUa Curia detio principalis. Fra i decurioni distinguevansi i piu anziani dei la Curia , gencralniente dieci ( deccinprimi o decaprod ) ; ma era distinzione di sola dignita. SoUo i nomi di curaiore , procuratore, censore o quincjuennale presicdeva ai beni ed alle entrate mu- nicipali non meno clie agli edilizii e lavori pubbliti un magistrato corrispondente al censore di Roma nel tempo della repubblica , aggiuntivi in parte gli ulicii del censore e del questore. Tutti i magistrati inunicipali eleggevansi dai de- curioni e tra i decurioni. 11 ma2,istrato presentava il proprjo successor e ( nominatio ) ; la curia lo confer- inava (creatio). A clii fu^c^iva la caiica, senza leait- lime sense, conhscavansi i beni , clie davansi a chi assumcvala in vece sua. 96 APPENDICE ITALIANA. Apparteanero al sistema nmnicipale dei Roniani anche i notaj clie inserivano nei registri municipali i contiatti privati e gli atti pubblici. Ai magistrati municipali soprantendeva a nome del- r imperatore un preside o lettore. Ve n ei-ano tre classi, consulares , correctores , praesides , pari di au- torita , diversi solo nell' ampiezza della provincia a lore commessa. Dalle province si trasferirono , nel se- condo secolo, anche in Italia. I rettori gindicavano tutte le cause non soggette alia giurisdizione dei de- curioni , e quelle d' appello dai duumviri stessi. Ave- vano lo stipendio dalle province , ma determinavalo r imperatore. I dej)utati delle citta sottoposte al rettore si con- gregavano talora insieme per trattare delle pubbliche Lisogne. Fin dal principio del governo dei Cesari il sistema tributaiio ricevette piu regolare ed ampia forma. Le province a pouo a poco dovettero sostituire alio der- I'ate uu tributo in danaro. Due erano nelle province le principali imposizioni diiette e permanenti ; pret/iaZe o territoriale , e capi- tale o personale. Soggiacevano a quest' ultima i." gli abitanti liberi nelle citta , che non avevano grade alcuno o possessione di stabili ; 2.° i coloni nelle cam- pagne : — le quali due classi di persone formavano appunto i plebei ; 3.° gli scliiavi , e per essi i lore padroni. II grado ed una possessione benclie minima di terreno sottraevano da questa imposizione detta cctpltatlo , humana capitatio , capitalis illatio, capitatio plebeia. Apparisce di c[ui die i posscssori (cioe quelli i quali qiiantunque liberi e cittadini romani e pos- sessori di beni stabili, non erano tuttavia dell' ordine dei Decurioni ) formavano una classe distiuta di per- sone nel sistema municipale romano. Molti poi n' e- rano immuni per alcuna particolare dispensa. Ignorasi Tammontare di (juesta capitazioiie : ma dovette esser tenue se ogni minima possessione bastava ad esimerne. AI'PENDICE ITVLIANA. 97 L'imposizione tcrritoriale (detta cssa pure capita- tii o jugalio o tencria jiigatio ) formava il pioveato principale dcU' imperio. Vi erano regolarmente sog- getti tutti i beni stahili dellc province, divisi percio in lotti tributarii o capi (capita) paganti tutti un cguale determinato tribute. I possessori erano inoltre tenuti a prestazioni di derrate ( annonae ) avanzo del- r antico sistema. A sapcre cpianti capi o lotti tributarii fossero in ciascheduua provincia c ad ottenerc regolarita ne"" tributi era ordinato il censo. i\Ia r Italia , libera dulla imposizione personate e dalla prediale soggiaceva solo a tenui prestazioni an- nonarie , delle quali pure era esente Roma col sue distrctto: quindi le denominazioni di Italia annonaria etl urhicaria. Oueste due imposizioni poi non erano date in ap- palto; ne sono prova le esenzioni concesse dalia li- bcralita impcriale : le esi2;eva il prefetto alia testa di niolti esattori ; i principali fra costoro detti vicarii formavano quasi il fisco della citta. I prefetti ab- bandonavansi ad infinite avanie; delle quali poi com- peravano spesso il perdono dividendone il t'rutto coi ministri imperiali o colF imperatore medesimo. Essi esigevano i tributi dai decurioni , questi dai cittadini per mezzo di compulsori da loro eletti , dei qnali percio rispondevano. L' enormezza dei tributi costringeva spesso i possessori ad abbandonare i Ibn- di , i quali ricadevano ai decurioni coU' obbligo di soddisfarne tutti gli oneri. Crescevano pure di numero e di gravezza i tri- buti indiretti : questi appaltavansi. Finalmente X era- rio traeva grandi somme dalle confische, fatte sempre pill frequenti per 1' ingordigia degf impeiatori e dei loro ministri. La consegueuza di queste leggi fu clie 1' agricol- tura, prima sorgente di riccliezze alle nazioni, rima- uesse uegletta. Escrcitavasi principalmcnte per mezzo Bihl ital T. XC. 7 pS APIENDICE ITVLIANA. di servi da nluno intcicssc icgati al fondo che col- tivavano. Le terrc in parte dcserte per le gravezze eccessive, in parte negletto per T uso dei latii'ondii, non rendevano se non pochissimo frutto. Per suddi- viderle in qualche niodo si ebbe ricorso all' enfiteusi, per la quale il padrone di un fondo conserva il di- retto domiuio e ne cede altrni il dominio utile o il godimento mediante un' annua responsione. Ma 1' en- iiteusi introdoita da prima pei I'ondi pubblici non passo ai privati se non Icntamente. Intanto varie ca- gioni concoisero ad estinguere ogni orma che pur restasse dell' antico governo repubblicano. Gf impe- ratori , non piu capi di esercito ma re e padroni, continuarono sempre piu -n spogliare gl' Italiani del privilegio delle ai-mi. Galieno interdisse ai senatori ogni carica militare. Quindi molti uomini di basso stato poterono aprirsi la via fino al trono: fra i quali Dlocleziano nato di genitori schiavi su|)er6 in gran- dezza la maggior parte de' suoi predecessor! , e die principio alia mutazione delle cose dell' impero com- piuta poi dal suo successore. Per cambiare la repubblica in assoluta monarchia, cominciandosi da Augusto fino a Costancino si attese sempre ad abbassare l' Italia, antica sede della liberta romana. A tal uopo si usarono due mezzi degni di essere particolarmente notati ( Cap. Ill ). I.° Massimiano, a cui per la divisione introdotta da Diocleziano toccarono I'Africa e 1" Italia , assoggetto quest' ultima al peso dei tributi da cui fu esente quando era centro di tante province allora ad altri assegnate. Quella divisione fu di poi abolita, ma non per c|uesto si fecero rivivere i privilegi dell' Italia , se non in qualche parte. II.° Gostantino insolTerente di cjuello spirito di li- berta che ancor si vedeva negli abitanti di Roma tra- sferi la sede dell' impero a Bizanzio che prcse da lui il nome di Costantinopoli. Fra i nuovi ordini di Go- stantino evvi quello de' presidii limitanei, cioe delle milizie poste a guardia de' coniini. A costoro concesse APl'ENDICE ITALIANS. Qf) in proprieta tutte le terre delle province limitrofe , le qiiali passavano anclie ai ligliuoli, tenuti pcrcio a scguire la professione del padre sotto petia dell' in- fliniia, della perdita dci loro beni , e talora dclla vita stessa. Quest! fondi erano inimuni d' ogni gravame ed inalienabili. Cosiantino aggravo le antiche imposizloni e ne in- trodusse delle niiove : la cosa divenne si esorbitante che i padri spesso vendevano, non di rado anche uc- cidevano i tigli per esimersi dalla imposizione perso- nale. La principale delle sue mutazioni e Tlndizione, sotto il qual nome s' intendc la soninia delf imposi- zione determinata di anno in anno , ed anche V anno stesso tributario. DalT uso di numerare le indizioni ossia gli anni tributarii lino al decimoquinto, rico- niinciando quindi lo stesso coinputo , si deduce chia- ramente che anche lo spazio di quindici anni deno- tava alcun periodo tributario. II Savigny crede che fosse un rinnovamenio del censo ; pare piu probabile r opinione, che nel piimo dei quindici anni si deter- minasse il tribuio dei susseguenti : salvo per altro il diritto di accrescerlo col nome di superindictlo o sa- perindictiim. Fra i tributi introdotti da Costantino il principale c pill oppressivo i"u il crisargiro, detto anche oro lu- strale perchc pagavasi ad ogni lustro. Poi i liberi doni o Toro coronario, antico dono spontaneo degli alleati alia repubblica , convertito da Costantino in un de- bito regolare. Ad ogni solennita di nascite , matri- monii e simili nella famiglia imperiale dovevano i sudditi presentare il loro oniaggio : e il senato esente dair oro coronario pagava lo stesso sotto il nome di oro obludzlo. Ma la principal mutazione cosi in se stessa come nelle sue consegucnze fu quella di sostituire al pa- ganesimo la religione cristiaua, con che egli volse ad altro argomeato le cure e le discussioni dei su Idlti , e pote godere un regno lungo c non turbato da in- testine rivolte. ICO APl'ENDICE ITALI.VNA. Uii' altra istituzione importantissima cli quella eta fa il colonato. — I coloni tlal vincolo clie li legava al suolo dicevansi orlginaru, otiglnales ,• dalle relazioni al londo , riistici, coloni, i/iquilini ; dall' imposizione capitale a cui eraiio soggetti , tributarii. II padroae clie dicevasi doiniiius o possessor dei servi , relativa- mente ai coloni si appellava patronus. — • Lo stato personal e del colono era fra schiavo e libero : egli aveva vero connubio ed era capace di proprie posses- sion!; qualiia d'uomini liberi: ma accostavalo ai servi r esser soggetto a pene corporali, e considerate come ladro dtlla propria persona qualora fuggisse. II vin- colo poi clie lo legava al suolo rendeva la sua con- dizione peggiore di quella dei servi. Non poteva ab- bracciare la carriera della milizia; ne Tecclesiastica lo esinieva dai doveri di colono se non quando fosse fatto vescovo. — 11 modo con clie i coloni adope- ravansi alia coltura dei fondi era il segiiente. Rite- nendo per se le produzioni del fondo coltivato a pro- prie spese pagavano al patrono un canone determinate o in derrata o in danaro : soggiacevano poi a moke avanie per alterazioni di misura o di prezzo da parte dei patroni. Spettavano inoltre a loro F imposizione prediale e le prestazioni annonarie alle quali fosse sog- getto il fondo da loro coltivato. — Ai beni proprii dei coloni come a quelli dei servi davasi il nome di peculio ; ne potevano alienarli senza il consenso del patrono , se non in certi casi speciali. I coloni pos- sessori del proprio soggiacevano all' imposizione pre- diale ; gli altri erano come capite ce/z^i o plebei, ob- bligati alia personate. Anticipavanla per loro i pa- droni per maggior sicurezza del fisco e facilita de!- Fesazione. Per tre modi si diventava colono; per na- scita , per prescrizione di trent'anni, e per contratto. Ma quando e per che modo avesse origine il colo- nato e tuttora incerto. Fra le varie opinioni pare da preferirsi quella di clii origina il colonato dalF avvi- limento in cui era caduta F agricoltura , per cui tra- sporiaronsi intere popolazioni di vinti a coltivaie sotto APPENDICE IT.VMANA. 1 01 una condizione d' imperfetta servitu i campi di de- serte province. Diocleziano ne diede il primo esem- ])io trasportando i vinti dell'Asia nclle campap;nc di Tracia ; dopo di lui questa usanza di convcrtire in co- Joni i prij^ionieri di gucrra si estese da per tutto. Si uso principahnente verso i Germani , ed c proba- bile clie s' iniparasse da loro , presso i quali (come vedrenio) la servitu eia assai affine al colonato ro- mano. I coloni non potevano abbandonare le terre date loro in cokura ; e perclie questo non avvenisse a scapito dell imperio , solevansi trasportare lontano dai loro antic hi confini. Nel periodo posteriore a Costantino presentasi la propagazione del cristianesimo cU' e il massimo ayve- nimento della storia moderna ( Cap. V. ). {Sard continuato.) Venezia , ovvero Qaadro storico della sua origine , del suoi progressi e dl tutte le sue costunianze. Opera scritta da un Viniziano , adorna d' iiicisioni topo- grafiche e di litografie offcrenti prospetdve , ritrattl , costumi antichi e model /il. Tomo I. — Venezia , 1837, per Giuseppe Gattei tipografo , a spcse del- V editors, in 8°, fascicoli i.", 2.° e 3." Qunle sia lo scopo di quest' opera 1' anouimo antore lo dice chiaramente nella prefazione. Egli intese con essa a snpplire alia storia che " occnpata delle grandi vedute e degli avvenimenti piii clamorosi intralascia talvolta le cose jiiu famigliari , non si arresta sngli speciali costumi die pure indicano eminentemente il grado di civilta di una na- zione, non discende a tutti spiegare i monumenti, ed in- somnia se appieno si presta alle ricerche del politico e del filosofo, non egualmente appaga le brame di un cittadino che vuol conoscere ogni cosa della sua patria , tutto essendogli caro e veuerando. » Voile quindi I'autore '< far conoscere con questo libro qua! era Venezia nei secoli passati, dare un' idea precisa de' suoi costumi ; intertenere sopra i suoi fabbricati antichi e sopra quelli che da poi rabbellirono; 102 APPENDICK ITALIA.NA. fbrmare infine una vcritiern ed esatta dcscrlzione di tut- tocio die ad cssa appartenne, mirando a porre in luce colla scorta di huoni autori la vcrita di que' punti i qnali per anco rimangono incerti , e facendo palesi quegli avveni— nienti eziandio die resero famosa ed illustre questa cara parte d' Italia. » I div'isamenti dell' autore sono ancor meglio specificati dal prospetto dell' opera , la quale si divide in ventidue parti, di cui la i." trattar deve delP origine del Veneti primi e secondi ; la 2." dei primi emigrati nelle lagune ; la 3." del loro governo ; la 4.* e 5" delle isole, citta e lidi costituenti I'antico loro stato ^ la 6." della citta di Venezia e del suo perfezionamento ; la 7.^ dei diritti ed onori dei dogi ; la 8.^ della caccia ^ la 9.° della popolazione ;, la 10.'' delle turbolenze civil); la 11.^ degli esercizj ginnastici ; la 12.* degli spettacoli e divertimenti ; la i3.^ deilo sposalizio del mare; la 14.." dei banclietti f, la iS." dell' anno vini- ziano e di tuttocio die nel corso di esso facevasi ; la 16.* delle feste vinizir.ne; la 17." dei magistrati ; la 18.^ delle confiaternite , scuole e diiese ; la 19.* delle guerre coi Ge- novesi ; la 20." delle monete , zecca, nionte , tarifFe, ecc. ; la 21." dei costumi in generate; la 22.^ finalmente della dipendenza del Dalmati e della caduta della repubblica. A queste ventidne parti aggiungerassi per ultimo un' appen- dice die comprendera alcuni cenni biografici sui principi veneziani. I tre fascicoli die fniora uscirono alia luce contengono le quattro prime parti intere, ed il principio della quinta. Percio di quelle quattro prime parti noi ci limiterenio ora a render conto. Nel prinio fascicolo, dopo il frontespizio , cb' e diligente lavoro della privilegiata litografia veneta , trovasi 1' intito- lazlone delT opera espressa colle seguenti parole : " Ai Vi- niziani delle patrie glorie cultori questo suo storico lavoro un viniziano intitolava. » A questa epigrafe segue una ta- vola rappresentante Venezia figurata in modo di eccelsa ma- trona adorna dei soliti emblemi della sovranita e sedente sul dorso del suo leone. Havvi poscia Teffigie di Pauluc- cione Anafesto die fu il primo doge di Venezia. Ambedue queste tavole fnrono operate nella indicata officina litogra- fica. Dopo di esse leggesi la prefazione della quale abbiamo gia jiarlato e poscia lia subito principio la prima parte APPENDICE ITALIANA.. lOO deir opera. La quale contiene « alcune osservazioni sul Vc- iieti nrimi e secondi clie servono d" introduzione alP opera stessa >i e si divide in cfiiattro capitoli. Nel priiiio capitolo, premesse alcune generali riflessioni suU' incertezza delle ori- gini della maggior parte delle nazioni, si viene investigando quale j^ossa essere stata quella dei popoli clie nei remo- tisslmi tempi posero stanza nelle provincie Venete ; e di- scusse le ragioni alle quali ie diverse opinloni si appog- giano , si concliiude : " non gia Galli o Sarmati doversi ri- guardare i Veneti prinii ma sibbene Paflagoni. » SifTatte investigazioni e discussioni sono certamente importanti ed opportune quando servono o a dimostrare la falsita di una ipotesi , o a stabilirne una nuova, o a confermarla con maggiori prove, o a rettificarla : ma dir non sapremmo a che giovino quando i ragionamenti si traggano da altri li- bri e si ripetano a solo line di riferire e di provar quello clie fu gia da altri riferito e provato. Cio clie avviene nel capitolo di cui parliamo , in cui dalla pagina decima alia quindicesima il testo e copiato parola per parola dalle istorie del Laugier e del Filiasi , e questa plagiaria dovi- zia non per altro viene sciorinata che per niostrare Ja provenienza dei Veneti primi dalTAsia minore , la quale cominciando dall" imperatore Giustiniano , che nelle sue Novelle afferma positivamente avere i Paflagoni spedite numerose colouie nella Venezia, e venendo sino al Darii, e da quasi tutti gl' istorici ammessa concordemente. In tal caso era migliore e piu decente conslglio quello di esporre esattamente e cliiaraniente il sistema adottato, e di citare gli autori e le opere clie lo sostengono , senza prendersi Tincomotlo di ristampar pagine che in altri libri si Ipggono. La maggior parte del secondo capitolo e destinata a pro- vare che quando i popoli veneti atterriti dalle barbariche stragi, dalla Yenezia terrestre nella marittima si trasinuia- rono , quest' ultima era una regione abbandonata e deseria, seguendosi in cio T opinione del Tiepolo ed impugnandosi quella del Filiasi. Dopo aver pertanto accennato che T in- dicato trasmutamento dei Veneti avvenne forse nelPepoca deir invasione degli Unni , forse anche in quella dei Lon- gobardi e piii probabilmente in varj tempi pel corso di 240 anni, cioe dal 400 sin oltre il 600, I'autore riferisce due passi di Strabone e di Tito Livio gia citati dal Fi- liasi, e gli analizza e sempre colla scorta del Tiepolo si 104 ATPENDICE ITALIANA. afFaccenda a far conoscere clie lo stesso Filiasi non si ap- pose spiegando e intendendo que' passi a suo niodo , e fii- cendoli con una forzata e non ginsta interpretazione con- cordare colla sua ipotesl; ed in questa prova negativa tutta la dimostrazioiie consiste. La quale maniera dl prova non e a parei- nosti-o opportuna ne all' uopo sufficiente, poiche la sentenza del Filiasi a ben altri argomenti si appoggia che a quelli desunti dai passi di Strabone e di Livio ; e qiiesti furono da kii riportati , piu die per altro , perche nella materia che prese a trattare impossibile era trasan- darli. Noi non abbiamo sott' occhio le scritture del Tiepolo, ed anche se le avessimo non sarelibe di questo luogo ne di questo moinento 1' esaniinare con giusta critica e con adeguata erudizione la controversia della popolazione delie venete lagune prima del trasmutamento. Ma quando si con- sidera che questo trasmutamento non avvenne tutto ad uii tratto ed in un' epoca determinata, ma comincio verso il 4.00 e continuamente e lentamente prosegui sino al 4.52 e forse sino al 640 , cosicche malagevnle sarebbe lo stabilire se gli abitanti della marittima Venezia tutti da principio dalla terrestre provenissero , o piuttosto in parte almeno abori- geni non fossero ; che Marziale clie visse nel primo secolo esaltava 1' amenita dei lidi di Altino , e diceva ch' crano emuli a quelli di Baja ed auguravasi di poter in quelli fi- nir la sua vita ;, che Claudiano e Procopio che scrissero nel primo e nel sesto secolo fanno menzione delle barche e dei navigli che pei porti entravano nelle lagune di Ve- nezia i ch' Erodiano scrive clie avvenuta in Aquileja nel- r anno aSy la morte dei Massimini , i corrieri che ne por- tavano la novella a Roma trovarono nella Venezia marit- tima i porti aperti e gran popolo festeggiante e coronato di alloro :, che non si puo credere che questa popolazione sia stata spenta dal ferro nemico e da morbi, perche come ognuno sa la Venezia marittima dai barbari non fu invasa giammai , ed in quella regione per testimonianza di Stra- bone e di Vitruvio che vissero ambedue nel primo secolo, I'aria reputavasi salubre, cosi che gl' imperatori comanda- rono che ivi si educassero e si esercitassero i gladiatori, e di pill alcuni scrittori greci , come Scimno ed Aristotile, ci narrano nieraviglie della singolare fecondita che in quel paese osservavasi tanto nella razza degli uomini come in quella degli animali ; <•< che nelle lagune , come nota il APPENIMCE ITALIANA. I o5 Filiasi , pranvi le rade e i porti maiittlnii noa solo delle citta vicine nia delle lontane aucora clie per via de' (iumi conninicavano e commerciavano colle lagane e col mare, e die Inngo a' portl e lidi delle lagune stesse eravi stabilita una navigazlone piibblica o corriera con mutazioni e man- sloni sine a Ravenna ; >i clie una della piu grandi vie ro- niane , la Emilia Altinate , attraversava il veneto estuario, o vi scorreva prossinia cosl che lo rasentava f, clie una im- portante faljhrica di armi era stata dai Komani stabilita a Giulia Concordia, citta poche niiglia lontana dalle lagune; cjuando diciaino si considera tutto cio , si coniprendera di loggieri clie anche volendosi ridurre alia minima inisura il valore dei fatti riferiti , e volendosi dar a questi sol- tanto quel grado di forza e di significanza che secondo i principj della criminale giurisprudenza si da a quel com- ])Iesso di jirove che chiamasi concorso di circostanze, non puossi senza una certa dose di ardimento afTermare asso- lutamcnte che vuota e spopolata fosse la Venezia maritti- nia prima dei barbari, ne puossi tanto facilmente riprovar la sentenza del conte Filiasi, quand' anche per avventura i due passi di Strabone e di Livio non concorressero ad avvalorarla. Ed in questa sentenza conviene il Sismondi , i! quale aggiunge che gli aborigeni della Venezia terrestre si dedicavano alia guerra ed alT agricoltura , e quelli della marittima alia navigazlone ed alia pesca , e che dei primi fece piu volte menzione la storia , ma che i second! non furono riputati degni di quest' onore e rimasero nelT oscu- rita. Havvi di piii. Lo stesso nostro autore nella parte se- conda, dopo aver narrato che le genti dalla terrestre tras- mutatl nella Venezia marittima per provvedere ai loro bi- sogni davano opera a pescare, a navigare, a costruir navi, a fare il -sale , soggiunge alia pag. 89: "Da questi tenui principj s'andava formando la Venezia marittima nelPatto in cui i nipoti di quel pochi miseri e prischi isolani lungi dair abbandonare le cure dell' antico niestiere, dal quale traevano il frugale loro vitto, e lungi pur anco dal disprez- zare la maggioranza di alcuni in mezzo ad essi venuti di fresco , ognor piii alia cara loro pescagione rimanevano affezionati , anzi benedicevano ai soccorsi di questi novelli loro socj , i quail coraeche avessero cominclato ad accollar loro un qualslvoglia giogo, pure essi con piacere riguarda- vano . siccome quelli da cui le povere loro fatiche vedevano 106 APPENDIGE ITALIANA. largamente prcmiate. » Qiieste parole pare die non bene si accordino con cio die 1' autore scrisse nella pagina 17 in cui tlanna il Filiasi per aver sostennto " die sine dal primi tempi cleir cniigrazioiie le isolette della Venezla fossero a1)i- tate, )/ e mostra di convenire col celebre Maffei " cbe le cliiama terrene incognito ed aljljandonato. >> II terzo capitolo non fa cbe esporre le sventure e i do- lori cbe pati 1' Italia per le invasioni dei barbari, ed e tratto per la niassima parte ed anzi parola per parola co- piato dal capo primo lib. I della Storia del Marini, e dal capo quinto epoca V delle Memorie del Filiasi. II qnarto capitolo tratta della condizione politica dei Ve- neti jjrimi ;, ed in essa T autore dopo le piu ampie prote- ste di voler mantenersi libero ed imparziale, e dopo aver, com' egli dice, " esaminate le cose con equita » ■, afferma in poclie parole cbe la Venezia terrestre fn libera ma non indipendente, vale a dire cbe si governo colle proprie leggi ed a piacer suo, ma sotto il supremo dominio di altro principe, poicbe la storia non fa conoscere cbe i Veneti siano stati giaminal per guerra sottomessl dai Romani e divenuti loro scbiavi. Cio cbe reputiamo cbe sia vero sino ad tin certo segno. Da principio e per lungo tempo la Te- nezia terrestre era pinttosto arnica ed alleata cbe suddita di Roma , linclie questa colle solite arti e coUa stessa po- litica in altri simili casi usata se ne fece a poco a poco padrona e la ridusse a provincia sua e I'assoggetto al go- verno di un pretore. Questo fatto della riduzione della Ve- nezia a provincia roinana , cbe avvenne dopo la guerra cimbrica circa 100 anni innanzi G. C. non puo rivocarsi in dubblo ; esse e concordemente attestato dal Laugier, dal Filiasi , dal Sismondi , dal Darn , ed essendo in se stesso rilevantissimo e decislvo, pare veramente strano ed incre- tiibile cbe il nostro autore cbe pur vuol essere giusto ed imparziale, non ne abbia abneno fatto un cenno. Cio era ricliiesto, se non da altro, dalla gravita degli autori cbe ne parlarono e dal loro consenso. La seconda parte dell' opera si compone di nn solo ca- pitolo e tratta delle prime genti die resero abitate le ve- nete lagune. In essa 1' autore epilogando e qualcbe volta copiando cio cbe scrissero gli altri prima di bii, ci narra ■cbe gli abitanti della Venezia terrestre riparatisi nella ma- rittima conobbero cbe quivi povera e ristretta essendo la APPENDICE ITALTANA. I q~ terra era d' uopo , oltreche all' agricultura , alle arti ezian- tlio ed al commei-cio applicarsi , e quindi diedero opera alia nantica , alle costruzioni navali , a fare il sale ; che /. qiiesta fu la base da cul ad oncia ad oncia formossi la vcneta aristocrazia ,; ; clie per tal modo dalP Industria, dalla alacrita, dagli animi moderati , dai semptici costumi, dalla giustizia, dall'amor patrio ebhero origine la potenza , la ricchezza, la civilta de'Vcncziani; die di queste virlii mold scrittori fanno festimonianza e singolarmente Cassiodoro ; die da principio i Veneziani patirono insulti e uiolestie da- gli Istriani e dai Dalmati , nia die poscia crebbe in modo la loro forza navale che pote Eelisario trarne gran profitto neirassedio di Ravenna ; che lo stesso Narsete che voile visitare la nuova Venezia ebbe a meravigliare della virtu e della saggezza degli abitanti e ddl'aspetto che presenta- vano quei lidi , dove ogni specie di alberi sorgeva rigogliosa, ed /' orti, praterie, vigneti, saline per ogni dove ti si offe- rivano, per ogni dove grcggi pascolavano "^ che consigliati da flna politica i Veneziani rimasero sempre attaccati al- I'impero d' Oriente , e ne fiirono rimuiierati con ogni ma- niera di beneficj e di privilegi , per cui il veneto commer- cio si diffuse ne' porti della Romania , ed i veneti commer- cianti furono al pari dei romani trattati ; che piii volte i Veneziani ed i baibari che avevano invaso le terre fini- time , mossi da odio reciproco s' insnitarono e si offesero a vicenda, per cui i primi le foci dei f.nmi ed i porti con muri e con forti castelii munirono ; die pero sommi danni risentirono anche i Veneziani per 1' abbiezione in cui erasi invilita la corte di Costantinopoli , e per la debo- lezza e pel progressive decadimento dell' impero d-Qriente- che gh stessi re Longobardi amici si mostravano de' Vene- ziani 1 quail navigando a fertili region! riportavano ad essi le vettovaghe di cui avevano bisogno e ne avevano ia couipenso sicurezza , esenzione , facolth di eriger case e londachi e d'lstiiuir mercati. Cosi I'autore ne viene dimo- strando come la veneta popolazione crescesse in potenza ed in ricchezza fiorisse. E poi d'avvertirsi che questa se- conda parte nel primo e nel secondo fascicolo e contenuta, e che ,1 secondo e ornato di una vignetta operata in lito- gralia e rappresentante il luogo dove un tempo sorgeva la citta di Eraclea. ^ IC8 ATPENDICE ITALIANA. La tcrza parte al pari della seconcla si compone cli nn solo capltolo e tratta '< della prima foggia di governo dei Veneti e delle modificazioni cui soggiacque. " la essa Tau- tore va esaminando in quale epoca veramente sia state no- minato il primo Doge , qnali e quanti tribuni vi fossero per lo iniianzi , quali tra essi fossero i tribuni maggiori e quali i minori, e qual fosse in quel remotissiiiii tempi la forma del governo nella Venezia niarittima ; e dopo moke ricerche e molte discussion! egli e in certo modo costret.to di dichiarare die la prima condizione polltica dei Vene- zlani trovasi avvolta in una quasi impenetrabile oscurita. Noi pero siamo di parere die dal solito naturale progresso di tutte le societa primitive dedurre giustamente si possa come debba essersi proceduto alTistituzioae di un governo regolare anche in quella de' primi Veneziani. Prescindendo quindi dal determinare le epoche , cio die poco rileva, av- visiamo die quei popoli Sparsi dopo il loro trasmutamento per le isole e pei lidi avranno dapprima particolarmente e divisamente provveduto ai loro bisogni ed ai loro inte- ressi , e die tutti gli abitanti cli' erano fra loro legati da un vincolo di convivenza in un determinato luogo, avranno stabilite prima le loro leggi niunicipali , ed avranno poscia eletto uno o piti capi ed attribuito ad essi il potere di farle esegnire ;, die questi capi saranno stati scelti tra gli otti- niati pill distinti per riccliezza e per ingegno, die avranno avuto quel titolo di tribuni die era gia prima nsato in tutta la Venezia terrestre , e die questi tribuni avranno avuto il grado di maggiori o minori secondo die piii o meno ragguardevoli erano i paesi a cui presiedevano •, die in progresso poi la crescente popolazione , 1' estese rela- 7-ioni , le niinacce dei nemici , le stesse gare e discordie nascenti fra capi di eguale autorita avranno consigliato ad eleggere un principe il quale col titolo di duca o doge a tutti sovrastasse e fosse il solo rappresentante della intera nazione , e 1' esecutore delle volonta ch' essa nelle sue ge- neral! assemblee manifestasse ; die pero non abbia cessato per tale istituzione la potesta tribunizia , ma die aljbiano continuato 1 tribuni e ad esercitare le magistrature locali e ad assistere coi loro consigli il nuovo principe. Cio die noi in guisa di opinione manifestiamo e conferinato dal Laugier, dal Marini , dal Sismondi e singolarmente dal Filiasi ; ne possiamo quindi comprendere perclie il nostro autore faccia ArPEN'DICE ITALIAN v. IC9 inostra di smarrirsi in tale argomento, e di restarsene dulj- bioso suIla natura dell' antico governo del Veneziani. Egli e vero die nel monietito in cni le nazioni si forinaiio e in- teudono a staliilire i loro sistemi politici , gli ordinamenti esser non possono cosi regolarl e posiiivi , ne i poteri cosi sicnramente e nettaniente divisi die ne risulti uii governo che abbia un carattere espresso ed una di quelle forme assolute che si denoiiiinano monarchia , aristocrazia o de- mocrazia : ma e vero altresi die in tali casi fa d' uopo esaminare dove 1' elemento prevalente si trovi , e da clii , cioe se dal principe, dai noljili o dal popolo sia esercitato quel supremo potere, quelf alto dominio clie propriamente si ciiiama sovranita. Cio posto, ci sembra nuovo del pari die strano, che il nostro autore seguendo il suo ducach''e il Tiepolo dichiari ( pag. 60 ) " che il governo dei primi Veneziani era una imperfetta aristocrazia " , poiche alcun fatto non havvi ne alcun documento il quale provi die nei primi tempi della veneta repubblioa fosse il diritto sovrano dai nobili posseduto. Parlasi bensi piu volte nelle aatiche carte del doge die sedeva in consiglio cogli ottimati o Pio- ceres, ch'erano probabilmente que' tribuni, di cui sojjra ab- biamo fatta menzioue : ma trovasi eziandio die quando era d'uopo esercitare un atto di suprema autorita , come im- porre tributi straordinarj , eleggere il doge , modificare la costituzione ecc. tutto il popolo era cliiamato a deliberare. Sappiamo intanto, poiche il Dandolo, il Monacis ed altri cronisti positivamente lo affermano, che il doge fra gli al- tri suoi uffizj aveva pur quello di convocare il popolo: ge- neralem concionem convocandi. NelT elezione del primo doge scrive il Dandolo che convenne in Eraclea tutto il popolo, cioe Tribuni et omnes Proceres et plebs cum Patriarcha et Episcopis etc. II Sagornino narra che il doge Maurizio avendo regnato anni 3 1 ed essendo divenuto vecchio si associo nel governo dello State il figlio Giovanni, e cio populo inter- pellunte, poiche si trattava di alterare la costituzione. Due aiti r uno del tempo del doge Vitale Candiano , T altro del doge Pietro Orseolo dimostrauo che i tributi si determina- vano e s' imponevano dal principe sedente in consiglio cum cunctis suis primatibus, cum communi conciio et una i-'oluntate. Havvi un decreto del doge Ottone Orseolo dato, vi si dice, alia presenza de' suoi giudici , et ibi adstante multitudiiie populi Venetianirn. Fiualmcnie quaudo nell' anno iSiy si no APPENDICE ITALIAN A. fece da Piero Gradenigo la famosa serrata del Gran Gon- siglio , non se ne sareblse menato taiito romore , e non ne sarebbe derivato quel disgusto clie lu gernie delle tante congiure che poscia si svilupparono , se allora il popolo non fosse riniasto escluso da quel corpo sovrano ; e se ne fii escluso, cio prova clie prima vi era auimesso, e se vi era aiiimesso , cosa si dee pensare deiP imperfetta aristo- crazia , in cui vuol V autore nostro che consistesse 1' an- tico governo di Venezia ? Goncludiamo che meglio clie im- perfetta aristocrazia puossi chiamar quel goverao imper- fetta democrazia e meglio ancora imperfetta monarchia , poiche il potere sovrano che da principio era posseduto dal popolo e da esso esercitato nelle generali assemblee , col progresso del tempo non essendo ancora ben distinti gli ordini, ne ben ferma la costitnzione fu a poco a poco usurpata in gran parte dai dogl, finche la gran riforma del i3ic) lo pose interamente nelle mani dei nobili o di quelli clie furono allora per tali qualificati. La quarta parte dell' opera e compresa nel secondo e nel terzo fascicolo e contiene " la descrizione delle isole e citta costititenti parte dello Stato dei Veneziani antichi. » Essa non e clie una volgare compllazionC;, o per meglio dire un lavoro a mosaico composto di pezzetti, di brani , di periodetti tolti dalle Memorle storiche del Filiasi. II terzo fascicolo e ornato di una tavola litografica rappresentante il monumento eretto nclT interno dell'arsenale di Venezia a Vettor Pisani, e contiene il principio della parte V, la quale non essendo per intero pubblicata non puo per ora essere da noi esaminata. Avendo T anonimo autore di que- st"" opera trovato spediente di comporla per la massima parte con brani quasi letteralmente trascritti da altri libri , inu- tile sarebbe e fuori di proposito ciie da noi alcuna osser- Vazione si facesse intorno alio stile : noteremo soltanto che quand' egli o per vagliezza di novlta o per desiderio di comparir originale voile discostarsi da' suoi testi non fece die peggiorarli. Per esempio il Filiasi nel volume 7.° delle sue Memorie alia pag. 18 ( edizione veneta 1798 ) dopo aver narrato che i Veneziani nel VII secolo rapirono alia chiesa di Aquileja la cattedra di S. Ermagora , soggiunge schiettamente : " oltre l' aver fatto onta ai Longobardi con tale impi-esa, la pieta viva di que' tempi riguardava I'acqui- sto di uaa sacra reliquia piu glorioso quasi di quello di Ari'ENUICE ITALIANA. I I I una citta. " A queste semplic'i e facili parole altre ne so- stituisce V autore nella pag. 47 clie alquanto a noi pajono aff'ettate e contorte. " A que' tempi stimavasi piu glorioso I'acquisto di una sacra reliqula clie di una citta, il perche di leggieri si comprendera aver i nostri toccato I' apice delTappago e per esser sortiti vittorlosi neirinvoglio e per aver coiiteniporaneainente fatto con qnello onta ai Longo- bardi. ,> Cosi nella parte i ." del tonio YI alia pag. 28 narra il FiliasI che le chiese e monaster] della Venezia iiiarittiina censi e tributi pagavano al patriarca di Grado : " censi alle volte di sole rose, frutta secche e simili baz- zecole proprie della seniplicita di que' tempi " ; ed il no- stro autore alia pag. yS , adoperando basse e luride frasi e mostrando di spregiare V innocenza delle anticlie eta, ne dice in vece die quelle cliiese e monaster] pagavano al pa- triarca " censi e tributi lievi pero e di una certa cotale zannata da scompisciarsi per le risa, stanteche alcuni consi- stevano in sole rose, frutta secche, ecc. » Molti altri esenipi di cio vi sono che per aniore di Ijrevita tralasciamo di accennare. Ci parve poi strano che in quattro capitoli della parte I. in cui gravissimi avvenimenti si narrano, si pve- mettano passi tolti specialmente dai drammi del IMetastasio, troppa nianlfesta dissonanza sendovi in tal caso tra le epi- grafi e la materia. Cosi al capitolo terzo in cui si racconta nientemeno che le invasioni dei barbari e le stragi da essi operate in Europa precedono quattro sdolcinati versetti di un' arietta : semljrano damerini che cascauti di vezzi e bene azzimati e profumati vengano nunzj di Attila , di lladaga- sio, di Alarico e di quelle altre orride e truculente maesta del V secolo. Dopo tuttocio merita lode senza dnbbio P idea ch^ ebbe Tanonimo autore di quest' opera di riunire in un sol qua- dro tuttocio che poteva illustrare i principj e i progressi di una repuliblica singolare per la sua origine, ammirabile per la sua sapienza , gloriosa per le sue armi , infelice- mente pur troppo anche pel suo fine famosa : ma per co- lorire dcgnamente tal disegno riciiiedevansi certo studj piu profondi e meglio diretti e tinte piii calde e piii originali, ed un piu franco e piu sicuro tratteggiare. 112 APPENDICK 1TALI\NA. Stoiia di santa EUsahettn d'Ungheria, langravia dl Tnringia, del coiite dl Jlfontalembcrt, pari di Fran- da, vcrsione dcU abate Nicola Negrelli, prefetto c pi'of. di lingua e IcUcvatnra italiana nella C. R. Accadenda oricntalc di Vienna. — Vienna, i838, sta/npcria de Padri arineni Mecliitaristi , Ubreria dl Federico Volke, in 8.°, dl pag. cxxxv e 826. Ita- liane llr. 5. 87; in carta velina lir. 7. 18. Sotto mi doppio as]ietto possiamo coasiderare questo lavoro del conte di Moataleinbert, soito I'aspetto biogralico della Santa di cui egli tesse la vita, e sotto I'aspetto cx'i- tico, filosoflco e religioso con cui 1' autore ci rappresenta r indole del secolo decimoterzo nel quale visse santa Eli- sabetta , e lo stato della cristianiia. , la vita politica e so- ciale di quel tempo. Per cio che riguarda la storia della Santa, " abbiamo dovuto rinunziare (cost T autore mede- sinio)adogni merito d' invenzione : il solo onore al quale possiamo aspirare si e quello di essere riputati fiM i tradut- tori pill scrupolosi e i plii fedeli compilatori de' document! della fede de'nosiri padri. Costretti a corroborare )a minu- tezza di certi fatti e la famigliarita di certi discorsi intrec- ciati iiella nosts'a narrazione, citiamo continuaniente le fonti a cui gli abbiamo attinti^ e spesse volte, quali in esse ri- trovansi, li trascriviamo. j> E di tali scrittori , di cui si giova il nostro biografo , altri erano conteniporanei o non inolto posteriori alia Santa , ed altri vennero da poi , ma raccolsero le tradizioni della pieta popolare in modo di non dover ributtare tutto che non si affaceva alia ragione o a' co~ stami de' tempi ne' quali vivevano. Inoltre (cosi soggiugne r autore) " trascrivendo gli Annali di Santa Elisabetta, noi ci abbiamo imposto la legge di non aggiugnere nulla, ma insieme di nulla tacere. » Con questo proposito e con sif- fatta dichiarazlone il conte di Montalembert abbastanza ci avvisa die non assume a suo carico la realta di ogni caso individuale , e delle piii singolari e minute circostanze d"o- gni fatto , ma bensi la realta della narrazione quale fix scritta e quale esiste nelle opere da lui consultate , massi- inamente tVa le molte e lunghe peregrinazioni a questo scopo sostenute. Laonde seiiibraci clie a torto qualche gior- nale imputi a bonarieta deirautore rintroduzione di cotale visione e coUoquio sovrumano che, per vero dire, sembra APPENDICE ITALIANA. Il3 anche a nol o poco teologico, o per lo meno Inesatto e in qualche parte non confornie ai tempi. Crede I'antore di dover necessariamente premettere alia biografia ch' egli imprese a descriverci un colpo d"occhio sopra il secolo decimoterzo , perche tutto , secondo liii , diverrebbe inesplicaljile nella vita di Elisabetta per un leg- gitore clie non conoscesse e non apprezzasse a dovere il secolo della Santa. Ci sia quindi permesso, egli soggiugne , di distorre in sulle prime da lei V attenzione de' leggitori per concentrarla sopra i snoi contemporanei e sopra il sno secolo. Tanto chiede Tautore, e noi del suo proemio, o vorremo dire di una dissertazione die occupa piii del quarto il volume, otFeriamo un sunto, seguendone lo stile e i pensamenti, dei quali facciamo piuttosto un epilogo , clie una critlca od un comento. La fine del secolo duodecimo sembrava non ben presa- gire del futuro. II dominio dell' occidente si affievoliva sul terreno sacro die le Crociate avevano redento. " Gli stravizzi e la tirannia di Enrico II re d' Inghil- terra , I'assassinio di san Tommaso Becket , la cattivita di Riccardo Cuor di Leone, le violenze di Filippo Augusto di Francia contro sua moglie logerburga, le atroci crudelta del- rimperntore Enrico VI in Sicilian, tutti questi ed altri trionii della forza brutale indicavauo una certa diminuzione della forza cattolica ; mentre i progress! delle eresie de' Valdesi e degli Albigesi e i lamenti universal! sul rilassamento de' cberici e degli ordinl religlosi disvelavano un male peri- coloso nel seno medesimo della Cliiesa. Se non clie una gloriosa reazione dovea succeder ben presto. >> Un uomo dotato dalla natura di singolarissimi pregi e di rari talenti , oratore eloquente e facondo, scrittore asce- tico e dotto , poeta altresi , grande e profondo giurecon- sulto, protettore zelante delle scleuze e degli studj religlosi, vittorioso sostenitore della liberta della Chiesa , munito di una calina imperturbabile nelle procelle clie si movevano contro di lui , ascende la cattedra di san Pietro nel vigor degli anni, si dibatte con sommo coraggio contro tutti gli avversarj della giustizia e della Chiesa, e vede sotto i suoi ausplcj e sotto il suo reggimento svolgersi tutto un secolo felicemente. Questi e Innocenzo III. ■< Dall'IsIanda alia Sicilia , dal Portogallo fino in Armenia , se v' ha legge della Cliiesa BIOL Ital. T. XC. 8 114 APPENDICE ITALIANA. cbe sla violata, ed egli la fa risorgere^ se iugiuria che si faccia al debole, ed ei ne chiede soddisfazioiie ; se malle- veria legittima che sia attaccata, ed ei la protcgge. Per lui la cristianita tutta intiera non e che una maestosa uni- ta , che ixn solo unico regno senza confiiil intenii , senza distinzioae di genti Mentre Innocenzo sforzavasi d'inviare ogni anno qualche arniata crisiiana contro i Sa- racenl vincitori in oriente , andava al none propagando la fede in mezzo al popoli Sarmati e Slavi ; e predicando in occidente ai re di Spagna la concordia e un ultimo sforzo contro i Mori , li guidava alle loro miracolose vit- torie. " Innocenzo al suo zelo sapeva conginngere un' al- tissima tolleranza delle persone. Protegge gli Ebrei contro le ingiuste esazioni dei loro principi ed il cleco furore de' loro concittadini ; costantemente insinua ai cattolici vin- citori delle sedizioni mosse dagli eretici , anzi ai vescovi stessi , la moderazione e la clemenza ^ e lungi dall' espri- mere un solo sentimento di gioja pei trionfi riportati dai guerrieri della quarta Crociata sopra Bizanzio, respinge tutti i loro pretesti religiosi, perclie avevano sconosciuie nella loro impresa le leggi della giustizia e dimenticato il sepolcro di Cristo; offerisce un asilo apple del suo trono al vecchio Raimondo di Tolosa , antico e ostinato nemico del catto- licismo, e al glovinetto figlio di lui-, ne difende egli stesso la causa contro i prelati e i crociati vlttoriosi , e a quel giovane principe innocente , cacciato dal trono, assegna il Comitato e la Provenza ; in fine nel concilio di Laterano, a cui presiede egli stesso , abolisce i giudizj di Dio , de- generati in abuso della forza. I Pontefici che tennero dietro ad Innocenzo calcarono le or me di lui. In uno di essi , in Gregorio IX, Elisabetta la Santa , di. cui tratta 11 nostro autore , fra le angustie della sua vedovanza e nel suo abbandonamento trovo ua protettore ed un padre amoroso, e quando Dio la ciiiamo a se, un promulgatore delle sue virtu. Que' Pontefici in mezzo alle torbide coutese per la indipendenza della Chiesa noa dlmenticavano giammai 11 reggimento ioteriore della tnede- sima , come se fossero vissuti nel seno di pace profonda, " Essi continuarono T un dopo 1' altro con invincibile per- severanza 1' opera gigantesca , di die si erano incaricati dopo la caduta dell'Impero Romano, 1' opera , diciamo , di modellare e informare tutti i diversi elementi di quelle APPENDICE ITALIANA. Il5 razze germaniche e settentrionali , le quali avevano con- qiiistata e riiinovata rEuropa; di sceverarne tutio cio che era Iniono, puro e saliitare, aflfine di santificarlo e ren- derlo civile , e di rigettar tutto cio che era veramente bar- barico. " Dalla macsta, dalla imponenza del soglio pontificale passa I'aiitore ai varj ceiini sopra le vicende dell'Impero e della podesta secolare nell' Alemagna , nella Francia , nell' la- ghilterra , nella Spagna. Trattenendosi sulle cose d' Italia dapprima e contristato alio spettacolo delle crudeli , inter- minabili discordie de' Giielfi e de' GlillDeliini ; poi va ra- pito al conteniplare la immensa energia fisica e morale , r ardore di patria , la fermezza delle credenze , onde e piena nel decimoterzo secolo la storia di ciascliedana delle jnnuinerevoli repubbliche diffuse per tiitte le italiche con- trade. Ne dinientica in fine di aprirci il suo sentimento sopra rindole delle Crociate , sopra lo spirito che le ani- mo , e che si trasfiise in tre grandi Ordini nillitari, i qiialL costituivano , per cosi dire, la niilizia permanente della Croce. Ma II la vita dell' anima e delle credenze ( prosegiie r autore ) ci ofFre uno spettacolo piii grande ancora e piii portentoso ; il qn;ile si annoda molto piii strettameate alia vita della Santa , la cui storia scriviamo. n Qaindi cotla erudizione che in ogni luogo traspira di qnesto elaborato proemio. coi colori attinti nel fondo medesimo dei tempi di cui egli ragiona , coUe riflessioni or filosofiche , or reli- giose , che gli nacquero meditando sullo stato della societa cristiana nel serolo di Elisabetta , si volge a pnrlare in difFiiso de' dne grandi istitutori dell'Ordine serafico e del- P Ordioe de' Predicatori, san Francesco d'Assisi e san Do- menico , degli illnstri figli che segairono le orme di que' gloriosi patriarchi , spiegando zelo per la fede e santita de' costumi , e di una moltitudine di altri che consacrarono alia Chiesa il loro ingegno e i loro studii. « All' apparire di qnesti due uomini (de' santi Francesco d'Assisi e Doineni- co), cosi riflette I'autore, il secolo comprese ch'egli era salvo ; che nuovo sangue stava per esscre infnso nelle sue vene ; innumerevoli discepoli si schierano sotto a quelle bandiere animatrici ; s' innalza un grido d'entusiasmo e di simpatia, che si prolunga atiraverso i secoli , che dap- pertutto risuona cosi nelle costituzioni de' sommi pontefici eome ne' canti de' poeti. " Il6 APPENDICt ITALIANA. ludl r autore ci porge alciiai cenn'i quanto rapicU, al- trettanto istruttivi e bastevoli a comprovarci il molto da lui letto su cjueste niatei'ie, alcuiii ceiiiii, ripetianio, intorno i copiosi Orditii , di cni fn cosi fecoiido il decimoterzo secolo , intorao il loro spirito clie semlirava difl'ondersi hen anco nclle famiglie private e nelle stesse civili socie- ta , e intorno i personaggi cliiarisslmi o per pieta , o per eminenza di grado , o per ingegno e dottrina. II conte di Montalenibert vede il genio creatore del se- colo di cni parliamo , profondamente inipresso in tntte le produzioni delle arti ingenue e della poesia di quel tempo, e vede non solo non arrestati i progressi della scienza , ma altresi proniossi e santificaii dalla fede e dal pensiero cattolico , ainmira in quel secolo << quella dolce e maestosa potenza delT arte cristiana, il cui splendore ( sono site parole ) impallidir non doveva die sotto i Me- dici al tempo del Risorgimento (Renaissance) ^ die f ti , a vero dire , il risorgimento della idolatria de' Gentili nelle lettere e nelle arti. » E faceadosi a ragionare dell'archi- tettnra , sembra a lui " clie T immenso movimento delle anime, il quale cosi heae si appresenta in san Domenico, in san Francesco e in san Luigi , non possa avere altra espressione piii acconcia di quelle gigantesche cattedrali , die pajono voler portare fino al cielo sulla cima delle loro torri e delle loro guglie T oinaggio universale deiramore e della fede vittoriosa de' cristiani. n La prima ( almeno in Germania ) e piii perfetta prodnzione di siffatta architet- tura , die chiamano gotica, il nostro autore crede essere la cliiesa innalzata sulla tomba della Santa , di cui tesse la vita. La scoltura cristiana di que' tempi non potea che se- guire i progressi dell' architettura. La cassa si riccamente adorna , in die furono poste le reliquie di santa Elisabet- ta , e un monnmento di cio che potea gia prodtirre que- st'arte ancorclie fanciulla , quando una fervente pleta la ispirava. La pittura , quantunque appena nata , essa pitre annunziava il suo glorioso avvenire. Le vetriere nei tem- pli , che dappertutto cominciavano ad essere istoriate ; le miniature de' Ubri liturgici od ascetici , la scuola pittorica si pura , si mistica del Basso Reno , che allora spuntava , sono un argoinento di cio che poteva gia produrre 1' ispi- razione cristiana, I dipintori d' Italia in seno alle loro APPENDICE ITALIXNA. 117 contemplazioni religiose avanzavano di Iniigo tratto e sor- passavano gia il resto del raondo nella cultura dell' arte cristiana. Inoltratosi raiitore a rngionare su questo soggetto, prende a segno del copioso suo dii-e la poesia , la quale egli af- ferma non essere stata giammai si popolai-e, ne si uaivei-- sale come in allora; perciocche , voleado anche prescin- dere dall'abbondanza delle ispirazioni cristiane , gagliarda- mente ne svilnppavano la iiuniaginativa tutte le lingue vi- venti deir Europa , che nella prima meta del secolo deci- moterzo si videro fiorire e dispiegarsi. E qui T autore prende occasione di gettare un rapldo sguardo su que' cantori che in tale periodo di tempo si segnalarono in Francia , in Germanla, nella penisola Iberica , nella Spagna e nell' Ita- lia, sulla quale ferniandosi ci addita in san Francesco d'As- sisi " il primo cui Dio concede il dono di qnella poesia die dovea produrre poco dopo i Danti e i Petrarca. n Tornato suUe orme del Santo di Assisi , e ravvisando non meno in lui , che in san Luigi di Francia rimmagine di quell' epoca , di cui ci ha descritti i piu luminosi tratti, istltuisce un eloquente paralello fra i due Santi ; indi os- serva come le due anime di quei grandi i< si sieoo perfet- tamente incontrate nell' anlma di una doniia , in quelia di santa Elisabetta. » Per tal modo I'autore conduce la serie de' suoi pensierl alia materia principale , che in questo vo- lume si propose , dimostra qual fosse 1' entusiasmo reli- gioso del tempi d' Elisabetta , la tendenza degli uomini al cielo, la dominazione delle idee cristiane sulla storia, suila poesia medesima , qual sia il valore delle tradizioni po- polari da quei tempi lino a noi derivate , come il carat- tere poetico e quasi romanzesco in faccia a noi , che ofFre la vita di Elisabetta, aljljia il suo fondo nella religiosita, nella fede ardente e semplice dei popoli d' allora , nelle stesse delizlose creazioni di una fantasia, che lanclandosi sojjra tutto cio che e terreno si abitua a vivere anticipa- tamente nelle cclesti regioni. L' autore in fine da queste epoche religiose volgeado uno sguardo al secolo in che vi- viamo , geme e si afranna sui mali present! del corpo so- ciale , e tra questi e i mali dominant! del medio evo trova una incalcolabile differenza . per cui la condizione pre- sente gli semlira inferiore d'assai; ma insieme crede fer- mamcnte dover venire un tempo in cui 1' ordine sociale ripiglicra un novello corso glorioso. B. C. Il8 APPENDICE ITALIANA. Cenni blograficl degll Jccademici di Padova mnncad «' vivi dopn la puhhllcazlone del terzo volume del Nuovi Saggl MDCCCXXXi, del socio cmerito Antonio Meneghelli. — Padova, i838, coi tipi delta Mi- nerva, in 4.° Singolare forse dagli altri dello stesso autore e qiiesto opuscolo teste pn])l)licato dnl chiarissimo Meneglielli e de- gno di particolare comniendazione per certa leggiadra di- sinvolmra con cni e scritto , per la finezza delle osserva- zioni e soprattutto per rimparzialiia dei gindizj. Compren- donsi in esso tredici articoli , clie riguardano a Gaetano Malacarne , a Girolamo Meiandri , a Gregorio Qnaini, a Luigi Ardnioo , a Giaconio Bonfadini , a Daniele France- sconi , a Gio. Batlista Zandonella , a Floriano Caklaiii, a Luigi Mabil , a Stefano Gallino , a Francesco Fanzago, a Giuseppe Bonato , e finalinente a Salvatore Mandruzzato. Alcuni tra questi ebbero gia , quando niancarono a' vivi , dalla pia sollecitudine del Meneghelli i lore articoli bio- graficl allora divisamente stampati ^ ma i Cenni che era annunziamo sono tutii di nuovo dettati, e per quanto pare composti con fine affatto diverse, poiche piii che a con- servar la niemoria degli Accademici defunti sembrano in- tesi a fornire i materiali alia storia deirAccadeniia di Pa- dova.; onde con succisa brevita e con sincera francbezza fanno conoscere per quali titoli ciascbeduno di que' per- sonaggi sia stato aggregate alT Accademia stessa, e quali benemerenze abbiasi verso di essa acquistato e con quali opera abbia cresciuto il decoro e la faraa dell' Istituto a cui apparteneva. Degli uornini celebri belhmesi nelle scienze, lettere ed arti. Cenni Ictli nclla Sala accademica del Seminario Gregoriano terminando il primo anno scolastico della sua crezione. Piibblicati per le auspicalissime nozzc De Manzoni-BIiari. — Bclluno, ibS", tipo- grafia De Liberal!, in 12." La citta di Belluno, cui danno tanta vaghezza I'ame- nita del sito e la fiorente natura e il linipido cielo, e tanta rinonianza gli uornini illustri. onde fu in ogni tempo APPENDICF ITALIVNA. IIJ feconJa, ornavas'i recentemente di un nuovo Istituto eccle- siastico, che sorto con eccelsi anspicj ebhe il titolo di Se- minnrio Gregoriano. Cosi secondavasi la nobile inclinazloae cli'! spinge gP ingegni bellnnesi a coliivare le sc'.enze e le lettere e con un perenne ed accomodato monamento si fa- ceva piii tnanifesta e piii splendida la gloria die pro- viene a qiiella citta daU'aver dato i natali al regnante Sommo Pontefice Gregorio XVI. Giungendo pertanto per !a prima volta al sno fine in quel ragguardevole Istituto il corso annuale degli studi, T abate Alessandro Schiavo die in esso professa le uniane lettere reputo conveniente in quella circosianza di onorare la memoria degrillustri bel- lnnesi con un Ragionamento cli'ebbe il modesto titolo di Cerini , ma die ha Pordinamento, i caratteri e le parti tutte di compiuta ornzione. E fa saggio il consiglio , ed op- portnno quant" akri mai P argomentc. Sennonche forse in troppo brevi conGni ne fu ristreita la trattazione^ onde le notizie die sono molte ed importanti non possono bella- niente disporsi, ne possono le idee acquistare quella effi- cncia, ne le parole quel colorito die potrebbero avere; ne quindi il discorso assume in complesso quelP ampia e so- lenne forma cbe gli sarebbe dal subbietto consentita. Egli e vero c'le non puo torsi ad uno scrittore il libero arbi- trio di estendersi o di restringersi a suo piacimento, ma e vero altresi die havvi una intrinsic^ proporzione che deve sempre essere osservata tra la materia e la misura, tra la composizione ed il concetto. Avremmo poi deside- rate che alia diligenza delP autore non fossero sfuggite al- cune frasi die a parer nostro non sono di buona lega ne conformi alia logica ed alle leggi della lingua ; come per esempio aere infiammiito dal sarito alito del btlli ingegni — polve paiiante — editore di dpi — i mani che rtposano misti a qnelU d' altri — il san^o patrinionio ahbracciato dai figU generosi — vie funestate dai torneanienti — uomo stanco di versar fra le cord — uomo in ogni genere di scienze e di erulizione versaio. Qneste mende pero non tolgono che te- ner si debba buon couto della operetta del prof Schiavo e che degno di molta lode sia P esempio da lui dato ; il quale se nelle adatte circostauze e cogli avvedimenti op- portunl fosse seguito andie nelle altre citta delle provin- cie nostre, parecchi importanti subbietti si vedrebbero il- lustrati; e molti materiali si raccoglierebbero per Pistoria I20 APPENDICE ITALIAN A. della letteratura italiana ;, e quando diciamo material! dir vogliaiiio elenienti 5 notizie elementari, rudimenti ; e que- sta spiegazione sia data a benefizio dei meno veggenti e dei pusilli. Avvertiremo per nltimo clie questi Cenni sono dedicati al conte e commendatore Francesco IMiari padre della nobile donzelia , le cui nozze diedero occasione alia loro pnbblicazione. Un monumento al cavaliere Aatonio Vigodaj-zere , scul- tura dl Rinaldo Rinaldi. — Padova^ i838, tipo- grafla Cartallier e Sicca, in o.° 11 patrizio padovano Conte Andrea Cittadella figlio adot- tivo ed erede del Cav. Antonio Vigodarzere voile a que- sto erigere un monumento clie facesse fede del suo amore riconoscente , e riniemjjrasse la scena patetica che presen- tarono gli rltimi istanti della vita del padre suo. Questo bel pensiero nato da filiale afFetto fn sboz/ato dal mar- chese Pietro Selvatlco cultore egregio delle belle arti ; il monumento fu eseguito in niarmo dallo scultore padovano Rinaldi e lo descrisse la penna del Professore Meneghelli senipre pronto ad onorare ogni nobile prova d' ingegno e di virtu. La descrizione e la seguente : " Sta il cenota- fio neir Oratorio di Saonara , soggiorno campestre del Vi- godarzere, che nella magniiicenza e nel gusto gareggia colle piu cospicue villeggiature delle nostre provincie. So- pra un basamento di due metri e mezzo in lungliezza, di due in altezza, sorge il bassorilievo , le cui dimensioni in ogni verso non eccedono i due metri. Vedi il Vigodarzere, o pii presto 1' uom dei dolori, giacente in letto, alqnanto elevato nella persona , cui fanno puntello doppii origlieri. Nella mano destra tiene il Crocifisso e la sinistra e pur anco stretta affettuosamente dal figlio , che mescendo i caldi baci alle lagrime , pende da quelle lal^bra , attentis- simo ascolta . benedice il consigliere e i consigli e ne pro- mette il piii scrupoloso adempimento. Nel padre vedi ua uomo a cui sfugge la vita; nel figlio scorgi un'anima nel tumulto dei piii teneri aiFetti. Piega un ginocchio a terra i atteggiamento che da risalto al dolore e mostra la rive- renza filiale. A tergo del figlio sta nobile matrona avvolta in ricchissimo paludamento, che, immersa nel piu cupo dolore, i-accoglie piangendo i sensi estremi del Vigodarzere. APPENDICE ITVLIANA. J 21 £ la raadre del Cittadella , la cui sinistra , portata al mento , ben ti mostra qnanto mediti , quale impressione le facciano le parole die vanno uscendo da quelle labbra cadenti e moribonde. Ma la destra clie poggia suU' omero del caro figlio ti dice clie nella piena dell' amarezza sente pero d' esser madre, di dover confortare il dolce oggetto di tante ambascie , benche di conforto ella pure abbiso- gni. Qiiegli clie, alFranto dal dolore, a sostegno della va- cillante persona poggia la mano sinistra sugli estremi del letticciuolo , e semivolto alia parte opposta col leinbo della tunica asciuga le lagrime , e il fratello dell' infelice. Bene sta clie sia atteggiato alia maggiore mestizia chi fu il piu tenero dei fratelli. L'intensita del dolore e nella ragione del nostro sentire ; e molto sentiva Nicolo Vigodarzere per quel desso di cui deplorianio la perdita. Due tede volte air ingiii stanno ai lati del monumento ; nel mezzo leggi un' epigrafe breve, afFettuosa, modesta. " Quindi T autore colla consueta sua diligenza ci viene mano a mano indi- cando i pregi di questo lavoro e ci mostra quanta sia r altezza del concetto , quanta la eccellenza della esecu- zione. Dalla descrizione del monumento passa poi molto naturalmente il Meneglielli a parlar di quello che n' e ii protagonista , e ci narra quale sia stata la vita e quail fossero le qualita del cav. Vigodarzere. In questa seconda parte consiste veramente T opuscolo ;, onde pub dirsi che di questo la sostanza sia la biografia , ed il monumento la occasione. Lo stile e sempre chiaro, facile, elegante, lontano egualmente dalla grettezza e dalla lezlosaggine, spesso da vivo e sincere afFetto informato ; ma questa scrittura si distingue forse dalle altre dello stesso autore per certi particolari accorgimenti e per alcuni finissimi ar- tifizj che in essa scorgonsi usati. 123 APPENDICE IT A LI ANA. Elementi di anatomia fisiologica nppUcata alle belle arti figurative di Francesco Bertinatti , profcssore di aiKHomia nella R. Accadcinia Albertina di belle arti di Torino, dottore in mcdicina e chirurgia, ecc. , vol. i."^ — Torino, iHSj, presso Pietro Marietti, ti- pografia Faviile, in 8.", di pagine 186 e 32, con atlante di tnvole 1 5 in foglio. Lir. 1 8 ital. — Tn Milano ed in Venezia presso i fratelli Vallardi. In una dissertazione di cui questa Blljlioteca ha fregiate le sne pngine (vol. 69.% png. 166 e seg. ), il cliiarissimo cavaliere dottor Giuseppe Delillppi tolse a dimostrare la necessita di avviare gli allievi pittori e scultori nello stu- dio della fisioiogia per avvalorai'ii nelPestetica dell' arce. Questa necessita fa egnainiente sentita dall'esimio profes- sore Bertinatti fin dail'istante in cui venne preposto all'ia- segnainento delT anatomia nella R. Accademia di belle arti nella capitale del Pienionte e I' espose neila sua prolusione nel 1 832 innanzi al congresso di qnella ilUistre Accademia. Qnindi avviso di associare nelle sue lezioni la fisioiogia all* anatomia , mirando al doppio scopo di allettare alio studio di questa scienza arida insieme e difficile^ e trarre da essa il profitto che veramente richieggono le belle arti figuraiive nelF officio che lianno di rappresentare la vita anziche rimmagine della morte. « Tale nostro procedere, dic'egli, segui speciahnente daU'osservare come nelle belle arti lo studio della seinplice anatomia renda lo stile ma- nierato e pedante, avvegnache voiendo far pompa della scienza, esageri i muscoli, le ossa, ecc, in guisa da rap- presentare piuttosto un atleta disseccato e sconcio, die una persona vlvetite, obbliando come alcuni muscoli contratti richieggano di necessita il rilassameato di altri, e come le ossa ed i muscoli non solo sieno coperti dagl' integument!, ma che uno sirato plnguedinoso ora piCi ora meno jpesso, secondo le diverse regionl , sesso , indole ossia tempera- mento , eta, li ricopra e li separi. >> Al quale proposito ci sembrano meraorabili le seguenti parole di Leonardo da Vinci, onde apparisce 1' importanza che queiraltissimo in- gegno attribuiva alia fisioiogia a costituire un ariista per- fetto. " Necessaria cosa e al pittore per essere buon >i membrlficatore nell' attitudine e nei gesti che far si pos- »' sono per li nudi di sapere la notomia de'nervi, ossi. APPENDICE ITALIANA. laS u muscoH e lacerti , per sapere nei diversi movimenti e „ forze qual nervo o mnscolo e di tal movimento causa, » e solo qiielli fare evidenti e ingrossati i e non gli altri II per tutio come moiti faiino, clie per parere gran dise- II gnatori faiino i loro nndi legiiosi e senza grazia die pa- II joiio al vederli ua sacco di noci piu presto clie snper- II ficie umana , ovvero un lascio di ravenelli piu presto II die muscoli nudi. " Le lezioni die il ch. professore Bertinatti porge a' suoi allievi sono state scritte interrogando ad uii tempo il ca- davere, le statue e le dipinture della regia galleria e della galieria Mossi, ed il inodello. Dopo avervi recate le mo- dilicazioni die unVsperieuza di sei anni gli veniva di mano in niano additando, egli ne lia cotnpiiata la presente opera die ora si e fatto a piibblicare soito il modesto titolo di Elcmenti, e di'empie effettivamente un vuoto esistente neir istruzione degli artisti. II primo volume die ahbiamo sott'occhio, corredato di quindici bfllrsslme tavole, comprende Tosteologia; alia quale Tautore fa precedere una prefazione di 14 pagine. in cui dicliiara le ragioni die lo lianno indotto a quest' arduo la- voro, espone le diflicclta al certo non poclie ne di lieve momento die lia dovuto superare, i procediiiienti usati, ed i fini propostisi ; quindi un importante capitolo sulle regioni del corpo nmano , delle quali indica nel modo piii precise r estensione ed i limiti 4 e dappoi un cenno di al- cune generaliia anatomiche, vale a dire, dei tessuti , dei termini tecnici riguardanti all' osteologia , e della connes- sione delle ossa. Nella descrizione di qneste precede se- condo il metodo piu usitato, discorrendo prima del capo, indi del tronco e per ultimo dell' es-tremita ^ nella quale descrizione egli opportunamente si diparte dalle usuali die si leggono nei trauati di analoniia per conformarsi ai bi- sogni dell'artista a cui preme specialnieiite di conoscere quegli accidenti delle ossa, i quali conferiscono alle forme esteriori nelle diverse attitudini della persona. Pero si ferma a coiisiderare le prominenze, le infossature, le linee che hanno sia direttamente sia indirettamente un rapporto qua- lunque colla superficie ne' varj movimenti , e delle altre niinutezze die non banno iniportanza a questo riguardo, o si accontenta d'una breve menzione, o tace affatto. Noa per tanto nulla ommette di cio che giova ad un' esatta »24 APPENDICE ITALIANA. cognizione dello scheletro principalmente naturale; imperoc- che , dic'egli, " sebbene di rado occorra all'artista di di- pingeie le ossa nude , pure deve ben conoscerle , poiche oltre che servono a stabilire le varie dimensioni , variano altresi di volume e forma nel diversi sessi ed eta , e fanno per cio cangiare le forme esterne. Danno le medeslrae at- tacco ai muscoli , e sono quindi indispensabili all' artista per iiitendere la miologia, e massime le articolazioni, come avvisava gia Leonardo da Vinci. Se V artista , soggiunge , non ha un'esatta cognizione dello scheletro principalmente naturale, corre riscMo di coUocare fnori di slto le ossa ed in ispecie le memlira e non ravvisa il suo errore che al- lorquando ha compiuta la sua operas, laddove bozzando prima con linee lo scheletro della figura , pub con fran- chezza disegnariie i muscoli ed i panni, non potendo le correzioni che intende di fare essere che parziali , stando immobile 1' intero. Pare che in tal guisa procedessero i Greci qua ado forma vano le lore statue sublimi. II Prome- teo che si osserva sui camei sta modellando lo scheletro dell' uomo. » Nella descrizione delle ossa viene accennando via via le diflFerenze che sono proprie delle eta , del sessi e delle razze, benche a tale argomento sia serbato un capitolo a parte; e per continui richiami che va facendo di riputate opere di pittura e scultura , ne addita le bellezze e le mende ogni qual volta occorrano. Ad indicare la situazione delle parti prominenti ed i re- ciproci rapporti loro , usa una diligeiiza che non si puo abbastanza commendare ^ ed a fissarla porge delle regole sovente nuove. Le osservazionl che di quando in qnando inframmette alle descrizioni , acconce sempre , hanno pure talvolta il preglo della novita. Soprattutto ci pajono di inolto rilievo le considerazioni che aggiunge ad ognuna delle principali sezioui di qnesto trattato f, in prova di che vorremmo riferire quanto adduce rispetto all' angolo fac- ciale , se molte cose potessimo stringere in poclie parole. Qtiantunque il nostro autore alibia esposto promiscua- mente I'anatomia e la iisiologia, a fine di temperare I'ari- dita deir una coll' amenita dell' altra ; tuttavia poche cose s' iucontrano finora guardanti a quest' ultima scienza , la quale, conforme egli dichiara, trovera il suo magglore svi- luppo nella seconda parte. Ivi si propone di ragionare APPENDICE ITALIANA. 125 della meccanica de' muscoli ; di trattare dei visceri e degli organi, in cjnanto la cogiiizione dei medesimi e necessaria airintelligenza di molti fatti fisiologici ; poscia deirindole, sesso , eta, varieta del genei-e uniaiio , delle passioni e di alcune convenzioni stabilite fra gli artisti nel rappresentare assai cose spettanti all' anatomia iisiologica , come per es. le ale 5 le caricature, gli aniiuali e va dicendo; si propone per ukinio di raostrare in clie modo gli artisti debhauo ajutare gli anatomici nel disegnare i lavori di questi. Le tavole annesse a questo volume rappresencano i cosi detti elementi organici , le regioni del corpo, i niovimenti , il centro di gravita secondo le varie attitudini ; le ossa in particolare e molti sclieletri sotto difterenti aspetti , di di- verse eta e d* ambidne i sessi. La grandezza delle figure per quelle clie abbisognano speciale studio e dtUa ineta lineare del vero , per le altre clie ricliiedono un esame coniplessivo e che servono unicamente a dare un'idea ge- nerale della forma di una parte gia dimostrata in altre figure , e di un quarto lineare. Ottimo pensiero ci sembra quello d'avere rappresentato aicuni scheletri nella posi- zione delle statue piu rinomate, e tutti sotto un tal punto di vista onde apparisse almeno un osso simmetrico nelle dimension! geoinetriche. La bellezza , la verita, l' evidenza di queste figure risponde del fatto clie sono state ricavate dal vero , e non copiate da altre tavole di siniil genere , delle quali anzi ben jDOclie potrebbero reggere al confronto di quelle. Facciamo plauso sincere all' egregio professore Bertinatti d' avere pensato il priino alia puljblicazione d' un' opera che procaccera onore al suo nonie non meno che all' Italia, alia quale eziandio , siccome patria delle arti belle , avverra di ritrarne il maggiore profitto. Non dubitiamo che sia per essere bene accolta dai cultori delle arti figurative , sic- come lo fu con isplendido esempio da S. M. il Re Carlo Alberto al quale e dedicata; e confidiamo che il solerte e benemerito autore ne avra il corapenso che raerita il suo csimio lavoro. G. N. 136 V A R I E T A. Odi di Orazio volgarizzate dal conte Giovanni Mar' chetd nel i83o e i836. c, ^rediamo die debbano esser lette assai volentieri queste odi invlateci dalla gentilezza del cav. Angelo Pezzana : le quail, benche in numero poche , ci pa- jono un saggio compiuto di tradazione ; perche ab- bracciano tiitti i generi tentati da Orazio , ritraendo con pari felicita i concetti e le immagini , la sem- plicita e la foiza del teste. Vi e , al parcr nostro , una vena niolto spontanea di poesia, e tale una pa- dronanza di stile e di verso che non lascia sentire lo sforzo durato dal traduttore per vincere le gravi difficolta contro cui ebbe a lottare. Ode IX, lib. III. Orazio. Sin che fid del tuo cor soave pena , Ne di sue braccia al candido Tuo collo un piu hramato Giovinetto facea dolce catena , Pill che Re Per so io mi vivea beato. Lidia. Sin che tcnesti dal tuo cor lontana Face maggior , ne Lidia T' era di doe men cara , Nome famoso il mio , d' Ilia romana , Io , la tua Lidia, mi vivea piii chiara. Orazio. Oggi governo degli ajj'etti miei Tien ('loe , che dolce modula II canto , e dolce suona ; Ben io son presto di morir per lei Se il fdto a si gentil vita perdona, Lidia. Oggi e posseme ed unico mio foco Calai , bel ftgUo d' Ornito _, Che tutto a me si dona ; Per lui due volte di morir rn e poco Se al diletto fnnciid morte perdona. V A R I E T a'. ,2- Orazio. Che fia , se sciold oniai de' prischi lacci Noi risospinga Vcnere Sotto uno stesso c. forte Cio^o ; se the , la bionda Che discacci , E alia sbandha Lidia apra le pout? Lidia. Benche piu bello del dmrno Iwne Sia Cd!ai ; e tii del perfido Adria piu pronto all' ire, E di frondi. piit, mob If e di piume , Tcco viver vorrei , teco morire. Ode Xlir, lib. III. O pill die specchio assai L'rnpida fonte e lucida , Degna che a te si libl eletto vino , Al novello mattino , Non senza fresche ghirlandette , avrai Vittima di mia mano Un capro , a cui la turgida Dtile nascenti cornn ispida fronte Appartcchia le pronte Vo^Ue amorose e i duri cozzi, invano : Che questa del lascivo Gregge migUor progenie A te , Blandusia fonte , si conviene , E dovra di sue vene Tingere in rosso d tuo gelido rivo. Non ha crudele imperio In te I'arsa Canicola , Tu a' lassi tauri , a' vagabondi armenti Porgi ndl'ore ardenti Di soavi freschezze refrigerio. E tu fra quante innulzano Grido n andrai noii ultima , Quand'io queU'elce cdnterb , che stassi Ombrando i cavi sassi Donde I'acque tue garrule giu balzano. Ode XXX, lib. III. Eressi prezioso monwnento , E pill di bronzo e di regal piramide Saldo e sublime : cui non pioggia , o vento 128 V A R I E T a'. Inipetuoso , o folgore minaccla , Cui noil sard che interminabil numero D' anni , o foga di secoli disfaccia. Non morrb tutto quanto : avra vittoria Molta pane di me sul negro Tartaro , Verrb crescendo di futura gloria , Giovine sempre, infin che il sol risplenda , Infin che al Campidoglio con la tacita Vergine il sommo sacerdote ascenda. Dove porta sonore e violente Aufido I'onde , e dove or d' acque povero Dauno fu lie di hoschereccia gente , Si dird che primiero io , di meschino Loco sorgendo , fui possente a. traggere L'EoUo metro al modular latino. Meritamente superbisci , e come A tanto si convien , godi o Melpomene Delia delfica fronda ornar mie chiome. Ode V, lib. I. Qual dilicato garzoncel , spirante Licor d' amhre odorose , Sovra letto mollissimo di rose In dolce antro ospitale Con tutte V armi del disio t' assale ? Pirra , e per cui semplice e tersa il biondo Crine annodar ti piaci ? Ahi ! quante volte piangerd mendaci I Numi ! cdii quante volte L'onde per tenebrosi Austri sconvoUe Maravigliando guaterd non uso Chi dall'aurea seinbianza Tanta di fe' , tanta d'amor speranza Oggi credulo beve ; Ei che non sa come quell'aura e lieve. O sventurati , a cui nova tu splendi ! Per me , come si pare Da sacra tavoleita, al Dio del mare , . Io di periglio fuora Le vestimenta appesi umide ancora. V A R I E T A . Ode III, lib. III. Vom giiisto e fcnno in suo civil proposito , Lui non furor di cittadin, die faniio Empia legge di prave Opre ; non volto di crudel tiranno Premente, minaccei'ole ; ni 'I grave Austro nemboso rcgnator dell'Adria , JVe la fulminea pur destra divina Dal saldo animo scuote : Se precipid il del , tanta ruina Oppriiner si , discolorar nol puote. Per queste vie I' almo PoUuce, ed Ercole Labonoso sormontb per queste V ignea stellante rocca ; Fra' quai sedendo Augusta oggi il celeste Nettare appressa alia purpurea bocca, Te le tigri oggiogate il collo indocile Trasser , padre Lieo , Te per lo stesso Arduo del del cammino c Co' destrieri di Marte iva per esse Lungi dalV onda Acherontea Quirino. Mentre die Giuno all' immortal concilia In suon dicea novellamente amico : Ilia , il superbo or dianzi Jlio 5 straniera femina , impudico Giudice han volto in miserandi avanzi ; Ilia agli sdegni della casta Pallade , Col re , ca' cittadin voti di fede , Sacra , e agli sdegni mid , Da die senza la debita mercede Laamedonte rimandb gli Dei. Or non piit quel famoso ospite Frigio, Lussureggia all'adultera Spartana , JVe dalV Iliaca torre La perfida regal stirpe allontana L' ira de' Greci col valor d'Ettorre. Di tanta guerra , a cui lungo gid porsero Nostre gare alimento , omai si tacque Jl formidabil suono . L' ire e il JVepote in odio a me che nacque Dalla teucra vestale , a Marte io dona. Bill. Jtal T. XC. Q 129 j30 V A R I E T A*. Consentirb die le serene e hicide SogUe penetii dell' alhergo eterno , Sugga il divia ristoro Del nettare immortal . sia del superno Gid degli Dei pacificato coro. Sol che fra Troja e Roma onde rimugghino Di pelago vasdssimo e profondo : Abbian stanza secura Gli esuli, e regno in qual sia parte al mondo; Purche su la deserta sepultura Di Prianio e Pari errin gU armenti, e celino Ivi le helve senza tema i nati. Stia sempiterno , e splenda Aheramente, e possa i trionfali Medi il Tarpeo signoreggiar. Tremenda ^L'augusto nonie e 'I glorioso impeno Jloma quanto si pub stenda piii lunge; Dove battono i flutti Del mar che I'Afro e VEuropeo disgiunge, E dove il Nil feconda i campi asciutti. Possente piii , se nelle alpestri viscere L'ascoso per lo meglio auro dispiegi , Che se ardisca in profano Uso dell'are i venerandi fregi Unqua cangiar con la rapace mano, Qual sia che segna all' universo i termini Quelle aggiunga con I' armi ultimo loco : Superbisca in vedersi E dove infuri saettato il foco , E dove bruma eterna si riversi. Ma si liete venture io con quest' unica Legge a' Quiriti hellicosi assegno : . \ Non sia che per ingiusta O fidanza o pieta faccian disegno Trar del cenere suo Troja combusta. Troja risurta con lugubre auspicio , Novellamenie converra che pera DaW ostil nembo oppressa ; E condunb la vincitrice schiera Io mogUe e suora del Tonuate, io stessa. Se tre volte rinasca in bronzo il dardano Muro , per la Febea mano operosa , Da' miei Greci assalito A'-ARTETA. JOI Cadra tre volte , e la cnptiva sposa Tre volte piangerd figll e marito. Male a gioconda lira si convengono Tai cose: o Musa, eve trascorri? i detti Temerario chi vuole Narrar de' Numi , e tanto aid subbietti Jsmiiiuir con umili parole ! Ode VI, lib. III. Gente romana , sosterral non debica La pena de' colpevoli parenti , Sino a che non rintegri J tempU degli Dei , I' are cadenti, E i simulacn affwnicad e negri. Riverenza agli Dei ti die I'imperio; Sien di tutto gli Dei principio e fine: Lunga di duol materia Le non curate maestd divine Piovvero in sen dell' infelice Esperia. Di Monese I'esercito e di Pdcoro Le sdegnose d' auspicj armi romane Gia due volte conquise: Gid due volte le povere collane Di nostre gemme fe' lucenti e rise. II congiurato Dace , il crudo Etiope Roma in halia di cittadini sdegni Presso a domar gia stette ; L'uno tremendo per armati legni, L'altro per infalUbili saette. Questo di colpe si fecondo secolo E schiatte e lari e talami pnmiero- Contaminb : d'inipure Fonti SL fatte pel latino impero Cotante dilagarono sciagure. Code addestrarsi anzi stagion la verginc Alle joniclie danze : in lascivetti Modi le membra atteggia Con lungo studio . e incestuosi affetU Nelle sue prime fantasie vagheggia. Poscia sedendo al marital convivio Di pill giovani adulterv fa preda ; Ne gid disegna in mente iSa V A R I E T a'. Cui le vietate gioje indi conceda Tlmidetta , furtiva , a fad spente ; Ma in cospetto d'ogni uom, n'e ignaro il facile Sposo 5 ella sorge , o se meschin famigUo Di fondacliier lei cerca , O se mastro d'Jspanico naviglio, Che Vonta altruL splendidamente merca. Di similianti genitor pr02,enie Non era no la gioventii, die I'acque Fe' di Punico atroce Scempio sanguigne ; a cui Pino soggiacque , Andoco Magno, ed Anmhal feroce : Ma viril prole di guerrier selvatici Delle niazze , de' vomeri e de' ronchi Sperta in trattar I'asprezza, E, al materno comando , annosi tronchi Portar sugV indurati omeri avvezza, Mentre die il sol col dichinante cocchio Pea da' monti cader V ombre piii nere , E sciogliea del gravoso Giogo lo stance tauro , uomini e fere Pdmandando al dolcissimo riposo. Ahi ! die tutto gli edaci anni peggiorano ! L' eta del padri , die Fetd degli avi In mnl operar vincea, Noi generb piit disviati e pravi, Noi die progenie apparecchiam piii rea. Ode XXVI, lib. III. Vissi giii destro alle fanciulle , ed ultimo Campion non fui nelVamorosa schiera : Oggi le inutil' armi E la cetera mia non piii guerriera Devotamente a questi santi marmi, Sinistro lata a la marina Venere , Per sempre appendo. Or qui le tede ardenti. Qui si deponga il forte Arco , e quaruti in mia man ferrei strumenti Gian minacciando le serrate porte. Dea , die di Cipro avventurosa imperio Tieni, e di Memfi, cui Rifea pruina Mai non imbianca V erba, Alto il flagel su Cloe leva, o regina, E percuoti d' un colpo la superba. V A R I E T a'. 1 33 Sistema Genetico. Quanto non son mirabili le conformita di esseri di va- ria specie, e cjuindi tra loro indipendenti ! per esse v' ha unioae nei regnl della natura , giacche sen fanno le gene- riche e I'altre collezloni dei detti esseri a servigio de' nie- todi e sistemi dell' animale o vegetabile regno. Gnvier rav- viso nel regno animale quattro principali tip! dlversi (i), Geoffroy vi scorse al tutto unita di piano , unita di coin- posizione, e mediante la sua teoria degli analoglii investigo co' piu sottili argomenti la conformita intrinseca degli ani- uiali (2). Aflinche pero tal dottrina sussister potesse mal- grado il gran divario die osserviamo tra gli aniniali detti rispettivainente superiori ed inferiori , fii forza al sig. Geof- froy di atiimettere un vario sviluppo di quella composi- zione organica clie asseriva conforrae in tutti gli animali ; e ultimamente il sig. Serres prese a dimostrare clie i mol- lusclil considerar si vogliono come embrioni permanenti di animali vertebrati (3). Fu osservato che un animale supe- riore ne' suoi priraordj e in qualclie modo conforme ad animale inferiore , e con una serie di cangiamenti o svi- luppi che a gradi a gradi lo fanno simigliante ora aH'nna, ora air altra tribii d'animali progressivamente men lontani (i) ... il existe quatre formes principales , quatre plans generaux, si Ion pent s'expriiuer ainsi , d'apres lesquels tous les animaux seia— blent avoir etc luodeles , et doiu les divisions ulterieures de quelque litre que les naturalistcs les aient decorees ^ ne sont que des modi- fications assez legeres , fondees sur le developpement ou I' addition de quelques parties, qui ne changent rien a I'essence du plan. — Cu- vier. Rci^/Le animal. (2) Les animaux sont decidement le produit d'un ineme systeme de composition , et corporellement I'assemhlage de parties qui se re- pctent uniformement. Geoffroy Saint-Hilaire. Principes de philosophie zoologique , discutes en, mars i83o au sein de I' Academie royale des sciences. Paris, i83o. L' avversario del sig. Geoffroy, cioe il ba- roue Cuvier , proponevasi lispondere con un"' opera intitolata De la variete de composition des animaux , ma la inorte lo sorprese in- nanzi che conducesse a tei-iuiue questo divisamento. Veggansi gli Annales des sciences naturelles. Revue bibliographique , annee i83o toin. 24, pag. 202. — Quanto poi il Geoffroy sia andato oltreuiodo iiiuanzi ucUe sue speculazioni lo dimostra quella sua opera ch' e annunziata in questo stesso fascicolo a pag. 86. (3) Ann. des scienc. natur., sept, 1837. l34 Y A R I E T a'. da quclla cui esso spetta , finalinente alle forme della me- desima si riduce inediante il suo perfetto sviluppo. Le speculazioni circa il progressivo sviluppo dell' orga- nismo animale fervono da gran tempo rielle menti d' una scliiera dl nnturalisti alemanni- Noi uon istaremo pero a dire come promuljiatori di un sistema die ciiiamavano filosojia ddla natura il chimerico concecto riproducessero dell'essere procediue tntte le svariate specie per successivo sviluppo di germi primitivamente identici fra loro ^ del qual concetto Gautieri nostro ne voile dar saggio ( e ben glie ne dolse , Bibl. Ital. torn. 70.°, pag. 296 ) nel suo Slancio sulla ge- nealogin della terra e sulla costnizione dinamica dell' orga- nizzazione ^ intitolato al fondatore della j^/oio/ia della natura, Schelling. Fu anche ideato , poiche 1' organismo animale dai polipi all'uomo varia da semplice a composto, e insieme da minore a maggior perfezione (i), che un ugual ordine abbia regnato nella genesi ossia creazion successiva degli animali ; cos\ da' piii a' meno anticbi fossili 1' organismo varia facendosi a gradi a gradi e piii complicato e piii per- fetto. Ora la delta genesi e norma di quel sistema che ne viene appellate genetico, intendimento del quale e dl fare tal distribuzion d' animali die vi si succedano gli nnl agli altri come si argomenta essersi in origine da natura suc- ceduti. Quindi gli animali non voglionsi considerare , sic- come fanno 1 consueti sistemi e metodi zoologici, qual dati oggetti da congiugnersi o disgiugnersi a norma dl certi loro caratteri, ma nel sistema genetico considerar si vogliono in relazione a quel loro progressivo sviluppo 11 quale noa altrimentl che dali' intero loro organismo puo essere signi- iicato. II motto di Oken , autore del genetico sistema (a), e questo , Z' uomo e misura e ndsuratore della creazione ; e il posto nel sistema assegnato a' diversi animali ha rela- zione alle varle corrispondenze del loro organismo coll' or- ganismo del corpo umano. "L'uomo, al dir di Oken, me- diante I' osservazione e considerazione degli animali puo (1) Circa la con"ispondenza di una maggior perfezione d' orga- nismo ad una maggior sua composizione, veggasi Edwards, Elein. de zoologie pag. 8. — Alph. de CaudoUe , Iiitrod. a I'ctude de la bvtanique ^ vol. I, pag. 53 1. (2) Okrn A)!<:enieine Nnturgeschichte fur alle Stande. Stuttgnrdy 11^36-37. VARIETA. l5J itndiare tutta la varleta delle sue proprie forme , de' saoi organi , uioti , sentimenti ed operazioni , poiche tutte le iimane pertineiize son come spartite tra gli anlmali , e sono in tjuesta guisa esposte cosi separate, nette e chiare die ne diveniaiiio in grado d'investigar ciascuna da se per ognl suo lato, e di paragonarla con quelle manifestazioni die neir uomo le corrispondono. Siccome non e dato di ben conoscere una macchina coinplicata se prima non se ne sono V una dalP altra segregate le parti ; cosi e impos- sibile di ben comprendere T uomo , fatto com' egli e per concorso di tutti i materiali e tutti i poteri della natura , se soltanto si guarda la simultanea azione di essi nel corpo di lui. Invece negli animali sono essi schierati disgiunta- mente , operano senza viluppo , ed appariscono senza ve- lamento , talche in quest' aspetto il regno animale puo dirsi 1' uomo ill se separate n. Non manco il sig. Oken nella sposizione del suo slstema di avere riguardo alle corrispondenze di animali comunque tra loro discosti quant' e al rispettlvo orgauico sviluppo. Ma delle moltiplici e svariate corrispondenze degli animali s^jecial cura si prese un riaomato seguace del sistema ge- netico , die a norma di esse , in serie parallele e in varj gradi ripartite, ne rappreseata dlstribuiti gli animali (i). Le cennate opere d'ingegno, comunque per confessione de' loro stessi ammiratori non scevre di gravi difetti, certo non sono di merito scarse, e proclamano insieme all' unita die collega tutte le cose naturali, Tunita del lor Facitore. Pero tenia rao per fermo die il fondamento de' nostri studj e di nostra scienza naturale debba essere veramente natu- rale , vogliam dire positivo e non speculative, e clie se bello e r applicare 1' ingegno all' infinite corrispondenze e consonanze degli esseri , giusto e altresi il temperarlo circa le speculazioni cui esse conducono, sicche osservi il regime di pill alte e sicure verita. (l) Kaup. Das Thierrekh in seinen Hauptformen. systematisch beschrieben. Darmstadt 1 835-3^. I 36 V A R I E T a'. Notizie intorno alle cosi dette Ciglia, ossia microsco- pici 'Abranti velll o filetd delta superficie di ceiti corpi e certe membrane animali. Ci facciamo ad esporre una delle piii notabili recenti scoperte , per la quale fu dimostrato che uii curlosissimo soccorso della vita , che solo conosceasi concesso ad ani- mali d' ordine inferiore , e proprio anclie di quelli a su- periore ordine spettanti. Trattasi di velli o fill esilissinii, conferiti a parti abi- tualmente tocclie dalTacqua o da altro umore , e compresi da vivo moto , onde vengono gli utlli etletti clie diremo in appresso. Questi organi raotivi son quelli che per la dimostrazion particolarissima, come di volubili ruote, che di se fanno in certe sorta d' infusorj , hanno ad essi gia da gran tempo procacciato il nome di rotiferl. II girar di dette ruote s' alterua ora da un verso , ora dal verso con- trario, ma tal contrarieta si reputa non altro che appa- rente , e del resto il generico carattere delle correnti messe in moto dagli organi di cul si parla ( correnti significate da' corpuscoli stranieri che v'entran dentro , ed atte a ma- iiifestare I'azion degli organi da cul son mosse qnando il microscopio non sia forte abbastanza per farceli discernere) e di tener sempre una stessa direzlone. Leeuwenoliek , chiamato il Colombo del moado micro- scopico , fu il prlmo a descrivere gli organi menlovati , o ciglia, die voglian dirsi (i)j in appresso parecchi osserva- tori 5 chi in uno chl in un altro soggetto , 11 ebbero del pari a scorgere , od almeno si accorsero delle correnti da essi neir acqua prodotte : fra questi osservatori ci appar- tengono Delle Chiaje , Poll, Fontana , Cavolini , Spallau- zani , ma gli ultimi due meritano speciale menzione (2). Le investigazioni microscopiche state fatte in questi ultimi tempi circa la struttura degli organi di molto svariate sorta (1) Continuatio epistolarum , 17 1 5, pag. 95, Epist. 17 oct. 1687. Continuatio arcanorum naturae iji()^ pag. 3o3 , 386. Epistoloe Physiologicoe 17 19, pag. 66. (2) Spallanzani. Opuscoli di fisica animale e vegetabile. Modena, 1776- Cavolini. Memorie per servive aJla stoiia dei Pollpi niaiiui. Na- poli, 1785. V A n I E T a'. 1 37 (Vauiiiiali dietlero occasione a frequenti scoperte di cJglla vi- Ijratili, ma I'Ehrenberg in particolare gran scoperta ne fece in tempo delle sue memorabili indagini circa 1' orgaaismo degli animali infusorj (i) , e cosi altrni diede impulse a fame ricerca ulteriore. Sino al 1884 pero detti organi mo- tori nou erano stati rinvenuti salvo clie ne' corpi d' inver- teljrati acquatici ( meno i crostacei ) e di batraciani non ancora giuuti a perfezionamento. IMa nel suddetto anno es- sendo avvenuto clie piccole porzioni di tuba fallopiana di coniglio dessero a' signori Purkinje e Valentin , che sta- vanle considerando , dlmostrazioni di nioto imputalsile al viljrar di ciglia, furono questi organi cercati e trovati ne' corpi do' mammiferi in generale e in quelli degli altri ver- tebrati (2). Ne'' vertebrati furono trovate corredate di ciglia le su- perficie attenenti alle vie neree e generative , e loro ufTi- cio dev'essere di trasferire le secrezioni cbe dalle superficie stesse proccdoiio. Tutto il cauale alinientario de'molluschi e guernito de' medesimi organi motivi, e n' e guernita Tuaa o Taltra regione del detto canale appo altri auimali. Le vi- Jjratili ciglia sono state esternamente trovate sii varie parti del corpo di batraciani , anellidi , ecliinodermi , actinic , ineduse , polipi ed infusorj. In tal situazione loro ufficio generalmente si e di apportare alle superficie continuo rin- novamento di acqua , e di porgere quindi soccorso alia re- spirazione \ al qual proposito e a notarsi che di ciglia vanno munite le brancliie e gli apparatl respirator] degli invertebrati acquatici non cbe le brancbie delle larve de' Ijatraciani. Quant' e poi agli infusorj servon le ciglia an- che a condurre in giro siffatti animali , e loro servono co- rn'ancbe a' polipi a indirizzare alia bocca le materie ali- mentari. Per far da ultimo conoscere la piii maravigliosa ntilita degli organi di ci;i si favella , e prima a dirsi che gli embrioni de'liatraciani , molluschi , actinic , polipi, spu- gne ed infusorj non ne sono sforniti , onde avviene il cu- iioso fenomeno che si veggano muoversi di moto rotato- rio dentro i tegumenti dell' uovo (3). L'emlirione uscitone (l) Abhandl. d, Akad. der Wiss. zu Berlin fur 1 83 1. (3) Mailer's Archiv 1834. — Comment, physic, de phoeiiomeno viotiis vihratoril candnui. Wradslav , 1 835, iu 4.° (3) II nosti'o Ruscoui lia recenteiuente osservato 11 muoversi del- r euibiione nell^ uova de'' lucci da lui fecondate aitificialuiente come l38 T A R I E T A.'. fnori scgiiita a muoversl tnttavia median te le ciglla ; e nude gemnuile, di ciglia corredate; essendo prodotte da' po- lipl e dalle spngne , esse non solo pel iiioto delle loro ci- glia ottengoiio che T acqua loro si rinnovl continnainente d'attorno, ma anche si trasferiscono verainente di luogo in luogo sicche si procaccino qnello su cui Jissarsi e crescere come alia propria specie conviene. Queste notizie abbiaiTio raccolte dall' articolo Cilia della Cyclopedia of Anatomy and Physiology (London i836) il quale articolo eruditissinio e scritto dal sig. Sharpey die molto diede opera co' proprj lavori ad estendere le co- gnizioni nostre circa T argomento di cui si tratta. Poste- riormente i signori Purkinje e Valentin occnparonsi di nuovo intorno all' argomento stesso {Nov. act. curios, natuv. vol. XVn. — Valentin. Repertorium fiir Anatomic und Physiologic), e da ultimo occupossene il sig. Donne {Ann. des sciences natuvell. sept. iSSy). Nuta nW articolo iiidtolato : Del sale ond' e provve- duta ritalia , stato inserito nel tomo 8g°, febb?ajo 1 o38 , pag. 277 dl questo Giornale. Nel detto articolo si disse : il sale di Trapani e hiiono al caseificio , non cost quello delVJstria. Ora un dotto nostro collaboratore ne rende istrntti die , ad istanza di un alto magistrato, il duca Viscouti Modrone fece nelFanno i833 eseguir delle prove col sale bianco dell'Istria, itnpiegandolo alia salatura del formaggio di grana detto lodigiano o par- inigiano fabbricato nella sua cascina di Rovido (distretto di Corsico, provincia di Milano ) ; e che tali prove, fatte comparativauiente ad altre nelle quali fa usato il sale or- dinario che fra noi si trova in coamicrcio , dimostrarono come quello precisamente al par di questo valesse alia buona prcparazione di detto formaggio : del qual fatto ab- Jjiamo di buon grado assunto di rendere iuformati i no- stri lettori. ha fatto di altre uova di pesci (Vedi Biblioteca Iraliana tomo 79.% pag. a5o). Nella Memoria da cui uoi raccogliamo le jireseoti noti- zie circa le Ciiilia e detto che avendo il Riiscooi veduto rembrioiie della rana estratto dalP uovo raggirarsi a tondo in una certa dire- zione , attiibui il fenomeno ad acqna eutrante e uscente dai pori della sua pelle ; invece egli avealo attribuito ad acqna assorbita d«i detti povi . ma espulsa dall'ano. ^ V A R I E T i^'. 139 II sale d' Istria che servi all'esperlmento fu analizzato dal valente chimico P. Ottavio Ferrario, e trovato compo- sto come segue : Acqna 8,5o Ossido d'allnmio .... i,25 ■ di magnesio . . 2,20 di sllicio 1,30 di ferro 5o Solfato di soda 6,5o Cloruro di calcio .... 1,25 - di sodio .... 78,50 100,00 II medesimo chimico trovo che il sale di Trapani con- tiene 83 per cento di cloruro puro; ma in quello che dalla Finanza si vende a minuto ebbe a riscontrare una varia quantita di acqua , cioe dal 10 sino al 18 per cento, e inoltre il 22 circa di sostanze straniere saline e terree j quiiidi ne concUise che il sale d'lstria esperimentato era ia confronto alle altre qualita di sale comune, di media bonta. Pontificia Accadcmia romana di archeologia. In adempimento de'paragrafi i e 2 del titolo 8 dello statute , si propone un premio a clii meglio dichiarera il seguente argomento : '< Fare un paralello critico delle leggi etrusche e delle » greche italiche , ?iano religiose, siano civili , colle gre- » che elleniche, lidie, egizie e fenicie : e dichiarare quale II de' quattro popoli stranieri possa avere avuto una mag- " S'*''" P^i'tc nella civilta dell' Italia primitiva. >i Potranno concorrere al premio i letterati di qualunque nazione , eccettuati i soli socj ordinarj ed onorarj delPAc- cademia. II premio e di una medaglia in oro di zecchini quaranta. Le dissertazioni , in lingua latina, italiana o francese, dovranno essere presentate , senza nome di autore , entro il mese di novembre del futuro anno 1839. Dovranno essere scritte in carattere chlaro e leggiblle. Porteranno esse un' epigrafe , ed avranno una scheda sigillata con entro il nome e 1' Lndirizzo dell' autore » e di fuori Tepigrnfe stessa posta alia dissertazione. 140 VARIETA. II giudizlo sara pronunzlato nel mese di dicemljre del medesimo anno. La dissertazione premiata verra impressa negli Atti. Le schede appartenenti a quegli scritti, a' quali non sara stato aggiudicato il premio , non si apriranno ma saranno bruciate. Le dissertazioni dovranno essere dirette per la posta , od altrimenti , ma chiuse , sigillate e franche di porto , al cav. Pietro Ercole Visconti segretario perpetvio della pon- tiiicia Accadeuiia romana di archeologia. Qnando non vengano per la posta , dovranno essere consegnate nelle mani del detto segretario perpetno dell'Ac- cademia , il quale ne dara ricevuta al portatore. Dall'aula del romano archiginnasio il di 5 aprile i838. II presidente mardiese LuiGl Beondi. ■ II socio ordinario segretario perpetuo Cav. Pietro Ercole VisconU. (^Giornale Arcadico torn. LXXIV.) ,i:;:r , ... . . Annwizj. I prezzi sono in lire italiane. MaiioscvlttI iiiediti di Torquato Tasso ed alti-i pregevoli docu- nienti per servire alia blografia del medesimo ; posseduti ed illu- strati dal conte Mariano Albert! e pubblicati con iacisioni e fac~si~ vdli 25er cura di Romoaldo Gentilucci e C. — Lucca, 1 83/, dalla tipografia Giiisti , in foglio. Saranno 6 fascicoli: ne sono joubblicati 4 contenenti 14 fogli di lesto e 23 tavole. Prezzo di ciascuu fascicolo lir. 6, So; coUe tavole colorate lir. i3. — In Milano, presso la So- cieta tipografica de' Classici Italian!, contrada di S. Margherita. Un preludio al Corso di lezioni su Dante Alighieri , di Silvestro Centofanti. — Firenze, l83B, coi ti]A della Galileiana, in 8.°, di pag. Lxx e 5l. Le Argonautiche, poema greco di ApoUonio Eodio, portate in poema italiano dal prof. cav. Baccio dal Borgo. Con note e illu- strazioni. — Pisa, 1 837- 1 838, tipografia Kistri, toml 3, di pag. xil 374, 383 e 349, in 8.", lir. 12, 60. — In Milano , presso Stella, cont. di S. Margherita. Vocabolario piacentino-italiano di Lorenzo Foresti. — Piacenza , l836-i838, fratelli Del Majno tipografi, in 8." di pag. xii 418, e nn\\ppendice di pag. 48, lir. 6, 60. Famiglie celebri italiane, di Pompeo Litta. ■ — Milano, i838, presso Tautore, al Dazio di Porta Orientale, n. 71 1, in fogl. Ogni famiglia si da anche sej^ai-ata. Fascicolo 37." parte 4.'\ Colonna di Roma. Lir. 10, 44. — Fascicolo 40.° Lanoy di Napoli, Roverella di Ferrara, lir. 6, 96. ■ — Fascicolo 41." Pallavicino. Parte i.", lir. 1 3, 92. V A R I E T A'. 141 Ragguagli siiUa vita e sulle opere di Mavln Sanuto cletto il ju- niore, vencto )\atrlzio e cronista pregevolissiino dei secoll XV, XVI, iiititolati dalP aiuirizia di uno sti'aniero al nobile Jacopo Vinccnzo Foscaiitii. Opera divisa in tre parti. — Venezia, 1887 ^ l838, dalla tipogralia di Alvisopoli, volumi 3, in 8.°, di pag. 289, aSi e 358, lir. 1 3, o5. Enciclopedia storica, ovvero Storia universale comparata e docu- mentata. Opera originale italiana. Storia universale scritta da Ce- sare Cantii. — Dispense 7." e i3." contencnti le puntate 1", 2.^ e 3.* Documeiitl. (Crouologia). — Dispense f).^ e 14.'* die conten- gono le puntate 4.", 5.'"", 6." e 7.* Documenti ( Schiarimenti e note). — Dispense 8.% I0.% ll.'i I2.'\ l5." e 16." die conteugono le puntate 9." alia 20.*, colla quale si compie il i." vokmie di RaC' coiito. — Torino, i838, presso gli editori Giuseppe Poinba e C, coi tipi Baglione e C, in 8.° — Prezzo di ogni puutata (pag. 32) cent. 5o. Gli Arabi in Italia , esercitazione storica di Davide Bertolotti. —^ Torino, i838, dalla tipograQa Baglione e C., in 8." di pag. 143, lir. 2, 5o. Corso di diiiuica generale del P. Ottavio Fen-ario. — • Milano , l838, coi tipi di Luigi di Giacoiuo Pirola, in 8.% fasc.° 5: lir, I, 83 al fascicolo, di pag. 160. ( Vedi Bibl. Ital. tomo 88.°, pag. 280). Nuovo metodo per f'abbricai"e vini scelti con le uve tanto estere che nosti'ali auche le piii inferiori , delP abate Agostino Milone. — Wilano, i838, co'' torchi della Societa tip. de' Classici Italiani, in 8.°, di pag. 22, cent. 44. Instituiiones oratorije adolescentihus vhetorlcfe studiosis decreto VII vuum studiis moderandis propositi. Auctore T. Vallaurio. ^ Tau- rini, i838, ex regio typographeo. In 12.°, di pag. 120. Sulla giacitura del carbon fossile in Europa, ossia delle localita ove riscontrare si jauo con certezza fiuesto combustibile. Memoria del signor G. Colegno segretario per Testero della Societa geologica di Paiigi. Traduzione con note del dottore Giuseppe Balsamo Cri- velli prolessore supplente di storia naturale in Milano, couservatore deiri. R. Gabinettto mineralogico. — Milano, i838, dalla Societa tipografica de'' Classici italiaui. — In 8.°, di pag. 38 cent. 87. Monunienta historiie patrite edita jussu regis Cai'oli Alberti. Leges municipales. — Augustje Taurinorum i83o, e regio typographeo in i^l. dipag. XXIV e 887. Corso elcuientare di fisica sperimeutale di Giuseppe Belli , pro- iessore di fisica nelP I. R. Liceo di Porta Nuova in Milano , uno dei XL della Societa Italiana delle sc'enze. Vol. III. — ■ INlilano , 1 838, dalla Societa tipografica de' Classici Italiani, in 8,°, di pa- gine 791, con 4 tavole in ranie , lir. 10. — In carta vtlina lir. 12, 62. Roiuancero del Cid , o storia dei fiitti del celebre Cid castigliano. Traduzione dailo spagnuolo di Pietro Monti con illustrazioni. — Mi- lano, 1808, dalla Societa tipografica de' Classici Italiani, in 12.°, di pag. 223, con una tavola litografica lir. 3; in carta velina lir. 5. 14a V A R 1 E T A . Amare dopo la morte , la Devozione della Groce , TAuroi'a m Copacabana: commedie di Pieffo Calderon della Bavca. Traduzione di Pieti'o Monti con illustvazioni. — Wilano , l838 , dalla Societa tipografica de"' Clasaici Italian!, in 12.." di pag. xxi 274, col ri- n-atto deir autoi-e, lir. 4 ; in carta velina lir. 6. ERRATA-CORRIGE. Tomo 89.° Pag. 3o8 lin. 3 1 Dall'essere il mollone coUocato intemamente nella piastra del primo, ed esternamente in quella del secondo , ue viene la luonta meno gelosa e piii ferma nel primo , e la piii gelosa o scattativa del secondo. = i'^gg'' H primo ha il mollone coUo- cato neir interno della piasti-a ; il secondo nel- resterno; nel primo il cane quaudo e a tutta monta , ha due riteoni : nel secondo uno solo ; e di qui la tutta monta meno gelosa e piu ferma nel primo, e la piii gelosa o scattativa del secondo, » 363 » 19 monte Gerva l^ggi- monte Serva » 364 J) 16 Al paragrafo che incomincia II dor so delta schisto sollevato ecc. si sostituisca il seguente == Si crede- rebbe a prima giunta, che il dorso dello schisto siliceo sollevato presso il ponte della Mortis abbia potato estendere la sua influenza sopra un'esten- sione di suolo di circa died miglia di perimetro , giacche dal punto ove lo schisto sbucb fuori, fin dove la valle dell'Ardo finisce , la creta e stata , , .. ovunque sollevato e modificata in calcare fortemente selcioso. Ma e certa cosa che lo schisto, per opera di pill ejezioni, pate rialzarsi in tempi ora in uno, ora in altro luogo di quel circondario come vedremo . . , tra poco, quindi non si pud dire che al solo sol- levamento della Mortis sieno dovuti i fenomeni che adesso passo a descrivere. » 369 « 21 Nevere l^gg'- Novere »> ivi » 29 enchini 3> encrini » 370 » 10 Postali » Postale T. CARLINI , T. IVMAGALLl e G. BRVGNATELtl , direttori ed editori. Pubblicato il di l." agosto i838. 143 itracco ddle osseivazioni meteorolo^khe fattt alia nuova tone astronomic^ dell' I- R. Osservatorio di Brera alValtezza di test i3,62 [inetri 26,54) suW orto botanico , e di tese 75,48 [metri 147,11) sul livello del mare. A P Fx 1 L E I 858. B A R 0 METRO Direzione del vento. ridu tl(} all - a tcnipeiaiuia + 10" h. ■5 6'' 111 9'>,n 0'' 5'- s 6S 9"s 12''S 6^' iJi o'- 6'- s 12 S I |,oU. 27 4"« 1,11. 4,2 5,7 Kn. 5,6 lin. 4,' l.n. 5,6 l.n. 7,5 s 0 1 ) ONO*''|N NE<^ ese(3) a 27 »,7 9,1 «,9 8,8 8,0 8,5 i.6 enlC' ene"' E N E E N E 0 27 8,5 8,6 8,4 8,4 8,2 8,7 9,0 £ S E K E S E N E 4 27 9:2 94 9:4 9'' 9,1 9,^^ 9,8 N E S 0 s N E 6 27 10,0 10,3 IO,D 10,0 9,5 10,0 1 0,2 N E ESE<'>,' S E E N E 6 27 9,9 10,0 9,7 8,8 8,4 8,4 8,5 Z E N N EJ 0 N 0 7 27 «,' 8.2 7,9 7,2 7,1 7,' 6,8 s s 0 s E 8 27 6,9 b,5 4,8 4,1 0,4 5,6 0,4 E E E<" eO 9 27 ■^:7 h.g 4,5 4,8 4,9 5,7 5,7 N NO NO N N 0 10 27 7^2 8,, 8,8 9,' 9,5 9,9 10,3 Jf E 0 N 0 0 N N 0 II 27 10,6 ro,7 (0,7 10,5 10.3 10,5 10,4 E N E S E j S S E N 12 27 10,0 q,S 9,1 «,i 7,4 7,6 '7,0 S E 0 s 0 1 0 s 0 >• 0 !i3 27 5,c, 5,7 5.6 5,7 (),6 7,2 7,4 s 0 n(=) nn 0"' N E i4 27 7^0 6,9 6,5 5,8 6,1 6,6 6,9 N E 0 1 s E 15 27 8,6 9ii 9-2 8,9 8,6 8,2 7,8 E E N E 16 0- 6,6 G,o 5.5 4,2 4,^- 4,2 4,5 S E s s 0 17 27 5,7 5,4 5,5 2,7 J.O 35 5,5 N E E 1 N E N E 18 27 5,5 5,5 3,4 5,1 3,2 5,9 O.q E 0 j s 0 N E !ig 27 5,6 5.9 5,7 5,7 4,2 4,3 4,0 E S E N N eJ S S E N 0 20 27 5,8 5,8 0,7 5,5 5,6 5,7 5,6 N S S e''*| E N E Calmo 11 27 27 2.5 2,1 1,8 2,' 5,2 5,5 Caluio s ssqC N 11 27 4,1 4,5 4,5 4,6 4,7 0,2 5,7 S £ S E N N E K E il 27 6,-' 6,4 6,5 6,0 5,9 5,9 5,9 E S E S 0 N 0 24 27 4,5 5,(5 5.6 5,6 :<.3 5,6 5,6 N 0 0 N 0 0 N OjCalmo] 25 27 5,2 5,4 5,5 5,2 5,. 4,7 4,5 s 0 E N E N E 26 27 5.9 4,2 4,5 4,4 4,2 4,5 4,2 N 0 s s 0 0 S 0 0 27 27 0,2 0,0 2,i) 2,t '-7 1,7 1,8 0 s s 0 S S E 0 28 27 1,6 1,8 1,7 I ,2 I,D 1,8 1,8 E N E E N N E 29 27 1,7 I.T 1,8 1,7 2,2 5,5 5,5 N S S E E S E 0 00 27 5,1 G,5 7'" 7' ' . 7,3 8,5 8,9 k''' E S E E S E N E Altez za mas sima del bare imetvo poll. 27 liii. 10.74 " mm med ima 27 >, 1,19 in 1) G-or-ciS ia L.'^* ore ! ono in enipo \ ero civile; le ' ettere ni ed « intlicano rispettivament* le ore 1 dclla niattina Oil an inieridi Jne e qaelle dt l!a 'era 0 ponieridiane. P" ■^" "~"~ """""— 144 APR ILE i838. . Allezza del termonielro R. Slalo d el cielo —r 6'' in 1, 1, -h /•Iv u u da mezzanoUe da mezzodi 1 O '5 9 '" 0 o"s ()" s 9 s 12"s a mezzodi. a mezzanolte. i u ,> ° u u 0 I + 4,6 + 8,9 +11,7 + 12,5 + 8,8 + 7,0 + 5.4 Sereno. Sereno. 2 ,,5 4,-^ 5,8 6,4 5,6 0,0 1,8 Sereuo. Sereno. 5 0,7 3,5 6,5 7,0 6,5 4,4 2,7 Sereno. Sereno. ' 4 2,1 6,9 8,3 89 7,8 5,8 4,0 Sereno. Nuv. ser. 5 2p 7,^ 9,0 10,9 10,6 8,3 6,0 Ser. imv. Sereno. 6 4,6 8,7 10,4 12,7 11,3 9,2 8,6 Sereno. Sereno. 7 6,7 q,3 I.. ,4 12,8 1 1,1 9,5 9,4 Sereno. Ser. nuv. 8 8,2 8,8 9,9 10,0 9,0 8,7 8.6 Pioggia. Nuv. pioggia. 9 5,0 5.0 7,0 6,9 7,0 7,6 7,4 Pioggia. Piogg. nuv. 10 6,4 p,D 10,8 10,2 11,8 10,2 8,7 Ser. nuv. Sereno. II 6,1 10,1 12,5 1 5, 1 12,5 IT, 3 9,3 Sereno. Sereno. 12 8,2 11,6 i3,3 i5,5 .4,5 11,9 9,8 Sereno. Sereno. .3 8,5 i3,6 1 4,0 12,8 10,5 8,4 6.J3 Sereno. Serena. i4 4^7 8,8 10,4 n,8 10,0 7,0 5,8 Ser. nuv. Sereno. i5 4,5 5,8 7,9 9,6 7,8 6,0 4,2 Ser. nuv. Screiio. i6 5,4 7,6 7,0 7,8 6,5 5,6 5,8 Nuvolo. Nuv. ser. 17 » 0,1 6,. 8,4 8,7 7,0 4,0 5,2 Nuvolo. Sereno. i8 2,8 7,2 8,8 9,6 8,3 5,0 4,5 Sereno Nuvolo. IQ 4-,4 7,0 6,6 4,6 3,6 2,9 2,3 Nu^'olo. Piogg. e neve ■20 1,5 7,0 7,5 6,7 3,8 0,2 4.4 Ser. nuv. Piogg. nuv. 21 3,6 5,7 7,8 8,2 7,2 4,i 4,0 Xuvolo. Nu\olo. 22 2,9 6,8 9'0 7,2 6,4 4,8 0,2 Ser. nuv- Ser. nuv. 23 3,8 6,4 10,0 9,6 8,4 7,'^ 5,8 Nuvolo. Nuv. ser. 24 4.6 9,.-) 11,8 12,2 10,0 7'7 6,7 Ser. nuv. Nuv. piogg. 25 6,8 7:4 9,2 7,2 7,6 7,7 6,7 Pioggia. Pioggia. 26 5,8 8,1 9,0 q,6 10,1 8,5 7,0 Piogg. nuv. Nuv. ser. 27 6,5 8,8 1 1,5 11,8 12,0 10,1 8,0 Ser. nuv. Ser. nuv. 28 6,6 q,2 (2,0 9,7 9,7 8.0 7,5 Ser. nuv. Piogg. temp. 2q 5,8 9,0 '^9 10,2 7,2 6,0 5,3 Nuvolo. Nuv. ser. 3o 5,7 8,5 9,8 11,6 1 1,2 8,0 6,9 Sereno. Sereno. 1 Alu-z n za ma ml ssima lima . del le rmomeli'o + '5°, 4 7 + 0,74 ,, me (lia + 7,v.87i i ■■ i- Qua lUltu c lella 1 ioggiu e ucA e sciolta liiice 50,70 rj^ngj^i-Bfi BF.y-wraa. ir'-in,™™ 145 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Manoscriui ineditl di Torquato Tasso ed altrl pregevoli documenti per servire alia biografia del medesimo possedutl ed illustrad dal conic Mariano Alberti e pubblicatl con incisloni e fac-simili per cura di Romualdo Gentilucci e cornp. — • Lucca, 1887, dalla tipugrafia Giusti. Flnora fasc. 4, in foglio, contenenti \\ fogli di testo e i'6 tavole , al prczzo di fr. 6, 5o al fascicolo coi rami neri e fr. i3 cot rami colorati. In Milano , presso la Societd tipogra- fica de Classici Ilaliani, contrada di S. Margkerita. L. ja pubblicazione clei manoscritti inediti del Tasso desta un doppio interesse; pi-imamente perche di ua ingeguo si grande si speiano sempre nuove ricchezze; poi perche pare probabile clie appunto nelle carte occultate ai contemporanei abbia finalmente a trovarsi chiarita la cagione delle sue sventure. Noi faremo di mano in niano conoscere ai nostri lettori cio che il conte Alberti verra piibblicando. II prinio lascicolo conticne una vita di Lucrezi.i d'Este duchessa d'Urbiao compllata dal conte Alberti sugli aiitografi da lui possednti ; il ritratto della dii- ciiessa tratto da nn qiiadro originale posscduto au- di'esso dall'editore; cd ini imprcsu , ossiu quadio Bibl. Ital. T. XG. 10 14^ MANOSCUITTI INEDITI allegorico sopra Torquato Tasso ricamato lit seta da D. Lucrezia cTEste duchessa d Urbino , clisegnato sul- roriginalc posseduto dal conte Alberti. Nel secondo fascicolo sono moke note alia vita predetta ; il facsimile di una lettera del Tasso a Mau- rizio Cataneo di Roma in cui e descritta V imprcsa ricamata per lui da Lucrezia; i ritratti di Gio. Bat- tista Pigna , di Antonio Montecatino e di Ascanio Giraldini; poi due altri fac-simili, cioe un sonetto sopra il ricamo di Lucrezia; e un'ottava in cui il Tasso parla del giorno del suo innamoramento. Nel terzo troviamo stampata la lettera gia mento- vata del Tasso ; poi molte illustrazioni dell' editore ; poi il ritratto di D. Leonora d' Este, copiato dall'ori- ginale posseduto dal conte Alberti; una tavola rap- presentante uu disegno con cui Eleonora orno una copia del Laberinto damore del Boccaccio per fame dono al poeta; e un madrigale del poeta stesso allu- sivo a questo lavoro ; i fac-simili dei signori Vincenzo Follini, Tommaso Gelii, Gabrieie Laurcani, Gio. Bat- tista Niccolini e Sebastiano Ciampi, attestanti cssere di carattere del Tasso il madrigale anzidetto; poi un facsimile della lettera con cui D. Leonora invio al Tasso il suo dono; e finalmente un ritratto del Tasso disegnato sul busto con. maschera oiiginale tratta dal suo cadavere clic si conserva nel venerabile convento di S. Onofrio di Roma. Continuano nel quarto fascicolo le illustrazioni del- r editore ; poi vi si trovano i ritratti del cardinale Gio. Girolamo Albano bergamasco, di Gio. Battista Guarini e di Maurizio Cataneo bergamasco segretario del cardinale Albano ; ed un facsimile della risposta del Tasso a D. Leonora. Quando il conte Alberti avra pubblicate le molte altre scritture ond' e possessore ed alle quali allude pill volte in questi fascicoli, avremo senza dubbio sulla vita e sulle miserie del Tasso molto maggiori notizie die non s' ebbero infino ad ora : di che il desiderio dcv' essere generale e vivissimo. La storia DI TORQUATO TASSO. 1 47 di qucsti autografi, qual si raccoglie da una nota dell' editore, e la seguente. Al Tasso fiirono in varie occasioni occupate le carte (di che egli cosi spesso e cosi intensamente si dolse); ne mai piu pote ria- verle. Rlentr' egli poi era in S. Anna vennero con- segnate al poeta G. B. Guarini, a cui Alfonso diede I'incarico di esaminarle onde glustlficare pjesso i so- vrajii clEuropa la rcnueiiza d Alfonso stesso alia libe- razione del Tasso. II Guarini csamino le carter vide che qiieste contenevano di che giustificare d'assai il rigore d' Alfonso; ma volendo favorire 1' infelice prigio- niero senza mettersi pero nel pericolo di essere smen- tito dai documenti fic sollecito di sottrarli. Intorno a cio il conte Alberti pubblicliera due lettere del Tasso al Guarini in rendimento di grazie; e congettura al- tresi clie per esscrsi il duca accorto delTartificio, il Guarini temendone lo sdegno fuggisse poi da Ferrara. Cosi gli scritd die par troppo gravavano il Tasso ri- masero per necessitd nelle mani del Guarini, il cui figlio Alessandro (per testimonianza del Serassi) ne i'ece cessione a Marcantonio Foppa patrizio bergamasco vis- suto cpiasi scmpre in Ronia e diligentissimo racco- glitore delle cose del Tasso. II Foppa morendo lascio per legato la sua vasta e ricca biblioteca a monsignor Ottavio Falconieri : e per tal niodo la famigUa Fal- conieri divenne posseditrice di wi tesoio veramentc ine- stiinahile. II quale dopo essere stato in quella biblio- teca lungamente sepolto fa in gran parte disperse, e in parte cniigro disgraziatamente da Roma , a Firenze , Lucca, Parigi, Monaco e Pietroburgo. Ma i libri postil- lati di mano del Tasso che in gran copia si trovavano nclla stessa biblioteca , e che racchiadevano niolti fogli di scritli autografi , riuniti ad altre cose non meno pre- ziose, ebbero una sorte migUore {forse perclie ignorati), mentre non uscirono di Roma, ed il maggior numero di essi (dice il conte Alberti) caddero nclle mie mani; cd io non li condanncro ccrtamente ad un oblio ver- gugnoso. 148 MANOSCRITTI INEDITI Da quel poco frattanto ch' egli ne ha publjlicato firiora ci pare che gia riceva una chiara testimonianza I'opinione alia quale credemmo di dover inclinare annunziando nel 1828 (tomo 49 pag. 145) il libro del signor Giacoinazzi Sugli ainori del Tasso, clfegli cioe s'invaghisse prima di Lucrezia e poi di Leonora. Ma di questo e della vera cagione delle sventure del Tasso non e da parlare per congetture in un tempo in cui molti promettono di pubblicare autentlci documenti; e piuttosto e da soddisfare alia giusta curiosita de'lettori che vorrauno conoscere i nuovi scritti del Tasso. Co- minciamo pertanto dalla lettera a Maurizio Cataneo del 4 maggio 1572. « II mio viaggio {da Roma a Ferrara) e state felicissimo, e solo ritardato con molta mia soddisfazione d' una breve dimora in Pesaro presso quelli munificentissimi principi, che mi hanno accolto con molte carezze e cortesie, colmandomi inoltre di favori e beueficj. La signora Duchessa mi ha donato un bellissimo quadro d'Arazzo in seta, che puo dirsi I'allegoria d' un poema campestre. Si vedc nel campo una lepre investita da tre cani , e vuole che sia la mia impresa , perche in essa vi e simboleggiata la mia partita da Ferrara coll' illustrissimo sig. Cardinale suo fratello, la quale fu seguita dalle invidiose e ma- ligne dicerie del Pigna, del Montecatino e del Giral- tlini , che vestono la figura dei tre cani , i quali sem- brano voler quasi divorare la lepre timida ed inno- cente. Pendente poi da un albero fatto colla maggiore abilita e diligenza si vede un vermicello da seta , e quasi dappresso la farfalla in che si trasforma ; e dice essere simbolo del mio genio poetico, che sotto gli aiispicj dell' illustrissimo sig. Duca e delle Prin- cipesse spieghera il suo volo verso una gloriosa im- mortalita. Appiattato tra le foglie dell' albero appare ancora un altro vermicello, che ella vuolc trasfor- mato nel corvo die poco lungi sembra aver vita ; G questo ella dice simboleggiare il Pigna noto pel suo gracidar molesio e per T indole di rapina che sppare daliu sue stoiichc e poetidie coniposizioui. DI TORQUATO TAS90. I ^g lo poro qui vo dicendo , clie il quadro appresenta una caccla , e chc il vernie pendente dalT albero e un pesce destinato in premio al pin destro cacciatore; e vado spargendo questa lavolctta, perclie non vo- glio accrescere per nie stesso le cawioni dell' invidia e della maldicenza, e perche del fiwore clie gode questo nialigno cortigiano del Pigna sapiebbe appio- fittarne con accortezza per vendicare in me innocente rinjiiuria delT alIc2;oria. Sotio i ccnci che volano in aria; ed io non mi sento disposto di volare per mano d' un cortigiano che mi farebbe incontrare la sortc di Fetontc. » Anclie la signora D. Leonora mi ha spedito da Consandolo un libro, clie per alcuni particolari dei quali non occone f;ir motto le aveva io dato a Icg- gere; e questo lo ha ella ornato d"" un niaraviglioso ricamo che rappresenta il portico della villa suddetta {di Consandolo), la quale e per me di grata e dol- cissima rimembranza. hi oltre ha accompagnato il dono con una lettera assai graziosa e ripiena di cosi arguti concetti , che io non so se debba piu ia essa auimi- rarsi 1" ingegno o enconiiarsi la bcnignita del suo cuore ...» Noi per non cssere troppo lunghi omettiamo il restante di questo scritto, dove Torquato rarcomanda all' amico di non palesare a chi che sia 1' allegoria del quadro. Trascriveremo in vece la breve lettera di D. Leonora di cni il Tasso fa menzione. — « II- lustrissimo signore. — Non senza grandissima re- pugnanza ho condisceso alle reiterate raccomanda- rioni (i) di V. S. ornando con T ago le copertiue di un libro che per 1' onore del mio sesso avrei dovuio condannare alle fiamme ; ed in cio mi diporto conic vuole il Vangelo facendo bene a'nostii nemici. So nel dono fui prevenuta da niia sorella di me assai piu esperta in simili lavori e nel renderii preziosis- simi a V. S. , il preglo del mio se non sara nella (i) L'aiuogi-afo dice sensa , rejnignnria , rammamlacioni e s'uuili.^ 150 MANOSCRITTI INEDITl mano c nclla persona, sani certo iiella mia azione evangelica a suo ii2;uarclo , cui e doviita ogni rive- I'cnza c bcncvola diniostrazionc. » Iddio le conceda ogni prospcrita. » Desidevosisslnia dl scrvirla Leonora d'Estc. » II conte Alberti nota, al paier nostro con buon fondamento, chc alcune espressioni di questa lettera svelano una certa gelosia delle due sorelle rispetto all' affezione del Tasso *, c la risposta del Tasso me- desinio pare die avvalori questa opinionc. Eccola. — « 111."^ ed ecc."^ signora padrona mia osser."^ — II done clie V. E. si e degnata di rimettermi da costa quasi subito il mio arrivo in Ferrara e per me, povero gentiluomo, un tesoro tanto ricco e prezioso, eh' io non dubito punto d'asscrire, che se a' nostri giorni vivesse Giasone, qui verrebbe co"suoi argonauti, pre- ferendo questo non solo al vello d" oro , ma a qua- lunque altra cosa la piu rara e pregevole del mondo. V. E. coglie tutte Toccasioni per favorire i suoi fe- deli servitori e me specialmente , die moltissimo ho desiderato , ma nulla ho ancor fatto per rendermi meritevole di tanto favore e di cosi segnalato bene- ficio. Dopo aver io tanto ardentemente sospirato il mio ritorno ai servigi di una corte, ove il mio core lin dai primi momenti rimase avvinto da legami co- tanto dolci e tenaci , io spero che la sola morte avra il potere di frangerli e di separarmi dalla medesima. Ogni mio debito pel ritorno e con V. E. e con la signora D. Lucrezia , il di cui dono 1' ebbi e 1' ho per preziosissimo , perche viene dalle mani d'una sorella di V. E. Che se queilo richiama alia mia memoria que' luoghi ove la mia e Taltrui fcra vanita pren- deva diletto in ferire innoccnti lepri, damme e ca- priole, questo di V. E. rallegra anzi bea la mia im- maginazione rammentandomi quei luoghi felicissimi ove io stesso rimasi ferito. Io Io terro per carissimo e custodito ron tanta cura e gelosia, con quanta le ni TORQUATO TASSO. l5l Vestali custodivano il foco sacro ch' alimentar doveva Tare dei Numi, e qursto alinientera la mia Musa cir io lio consacrala a celebrare gli eroi e 1' eroine deir antichissima e nobilissima famiglia di V. E. ed il nome specialmente di chi tutti e tutte le onora. Io aduaquc ringrazio dcvotamente V. E. del dono ed anco della lettcra graziosissima colla quale si e de- gnata accompagnailo ed intanto le bacio urnilissima- niente le niani. >. Di V. E. Devotissimo servitore Torquato Tasso. » Questa lettera e scritta da Ferrara li 5 maggio i5-2, iin giorno dopo aver ricevuta qiiella di Leonora sulla ({uale si Icggc di mano del Tasso : « Ricevuta il 4 maggio col carissimo e preziosissimo dono che con- servero flno alia niortc. 5> Dentro poi il libretto abbellito dal ricamo di Leo- nora leggonsi questi versi : Questo prezioso dono CW ornnr coll' ago ad Eleonora piacqne Lo vide Aracnc « tacque. Or se la man che fe la piagn al core Si hello fa d'amore 11 cieco laberinto, Come uscir ne potw se nan esdnto ? I Ictlori vorrebbero sapere certamente con quali parole fu ringraziata Lucrezia del sno ricamo allego- rico : ma devono rammentarsi die il poeta lo rice- vette dalle mani medesime della donatrice , sicche non ebbe occasione di scriverne. Fra i poclii auto- grafi pero piibblicati finora si lcgH;e un sonctto che ti-atta appunto di questo dono. In calce sono queste parole : per via; donde congetturiamo che fosse scritto nel viaggio da Pesaro a Ferrara ; ma nondimeno a noi pare spremuto dall'ingegno per non mancare alia gentilezza , piuttostoche nato e spirato dal cuore. iSl MiNOSCRlTTI INEDITI Viiice natura ed arte il hel lavoro Ch'una angelica man tesse e colora : Febo dt' tnorui I'alte cime indora, Qua la querela frondeggia e Id I'alloro. Stride rauco I'augel non mai canoro Che de le penne altrui s'adorna e onora ■ Par che roda I'un verme e I'altro mora, Ma li appres'o dispiega i lanni d'oro. Sfidano il tempo alte colonne , e i venti Scherzan fra i drappi in aleggiar giocondo ■■ Vedi i cani infierir, latrar U sentl, Hal pieta della lepre. Or se Tlzlano Col suo penncl fa meravlglla al mondo, Lucrezia al Clel con I'ago e con la mano. Ed a tergo di questo sonetto fra niolte annotazioni di tutt'altre materie si leggono due versi che forse spiegano assai bene a clii fossei-o allora consacrati i pensieri del poeta. Bisogna ricordarsi ch' egli da Pe- saro, dove aveva lasciata Lucrezia, andava a Ferrara dov' era Leonora ; e i versi sono questi : Torno ove Valma e il cor mal non partio; La meritare e consegulr desio. Ma noi abbiamo glu detto die in questo momento, nientre si aspettano tante positive rivelazioni sarebbe intempestiva ogni congettura ; e percio chiuderemo questo articolo facendo voti affinclie il conte Alberti conduca a termine presto la sua bellissima impresa. Fra le moke cose inedite ch' egli prornette di pub- blicare aspettiamo con gran desidevio le due lettere al Guarini gia da noi nienzionate. Le quali oltreche toccano un punto di grande interesse nella storia della nostra letteratura, e forse potremmo dire del cuore umano , gia ci sono annunzlate come bellis- sime in S€ medesime dal giudizio di molti dotti a cui il conte Alberti le ha comunicate. E qui voglia- uio avvisare la gioventu che le lettere del Tasso, massimamente quelle dov' egli parla dclle proprie svcntuie, sono fra le piii splendide prose italiane ; ne forse alire ne abbiamo nolle quali si trovi tanta DI TORQUATO TA8S0. l53 vera eloqucn^a. Ni'lT aninio del Tas^o vi e qualdiR cosa di straordinaiio e d" interessante noii meno del suo genio poetico ; e nelle letteie dove quest' ani- nio si manifesta vi ha un sentiniento di dignitii non frivola ne boriosa , nia graiide e nobile e degna di esser proposta in escmpio ; vi ha come l" eco di una eta gia passata die fa scntire in liii solo il suo spi- lito, per cui egli dalla tetra solitudine della prigione s' innalza a sperare clie quanto vi ha di piu nobile nella razza umana debba aver cura di lui e cercar di sottiarlo alia rabbia dell'avversa fortuna. A. Le andcliitd della Slcilin, espost.e ed illustrate per Do- menico Lo Faso Pietrasanta , duca di Serra dl Falco. — Palermo, i836, tipografia e legatoria Ro- berti, volume III, fogl. fig- Prezzo del ire vol. ital. lir. 160. In Milano si vendoiio dal librajo Angela Monti nella contrada del Cappello. I, .ntorno ai volunii I e II di qoesta interessantis- sima opera scrisse gia due dotti articoli il consigliere abate Robustiano Gironi (*), direttore dell" 1. R. Bi- blioteca ecc , teste rapito , quasi inaspettataniente , alia stima de* suoi coUeghi ed amici , ed all' incre- mento delle Icttere. Ai succitati due articoli mandia- mo noi quelli fra i nostri lettori die non per anco conoscono la prescnte opera, liniitandoci qui a parlare del solo volume terzo. Contiene questo un ben ra- gionato sunto della storia delT antica Agrigento ( la moderna Girgenti ) coll' ill ustrazione de' suoi niouu- menti d' architettura. Avvolta nelle tenebre dei secoli, dice il ch. autore , e r origine di Agrigento, siccome delle antichissime cjtta sovente si osserva. Seguendo pero egli la storia (*) Dibliot. Ital. toino 75.°, pag. 3; e tomo 82, p. 169. l54 I'E ANTICHITA' DKLLA SICILTA e raccolto quanto Intorno alia di lei origine ci ron- servarono gli scrittori di maggior grido , stabilisce la fondazioiie di AjTrifrento all' anno terzo delT Olim- piade XLIX, avanti G. C. 582 anni. Nel fissare que- st"' epoca si attenne il ch. antore al calcolo di Tu- cidide, siccome quello clie fu abbracciato dal piu severi critici e che piu concorda colle date di Ensebio. Trovansi poscia brevi si , ma importantissimi cenni suUe varie vicende cui ando soggetta Agrigento dai primi antichissimi tempi , ne" quali fu splendida e popolosa , fino aU'epoca in cui , perduto ogni splcn- dore , dopo tante guerre che la dilaniarono , cadde in potere dei Romani, i quali, compresala fra le citta decumane, Tobbligarono a pagare la decima ed il tribute. E qui termina la parte prima del volume. Nella parte seconda trattasi della Corografia e dei monument! di Agrigento. Le prime tre tavole pre- sentano la veduta generale dei tempj di Agrigento , la corografia della citta , e la veduta dei sotterranei od ipogei del Camico. II ch. autore , coUa descrizione lasciataci da Polibio, e coir autorita di Diodoro, di Strabone, di Tolomeo e d'altri, determina la vera situazione delU antica citta , distinguendo ed asse- gnando con precisionc il nome ai monumenti che tuttavia siissistono. Parla in seguito degli ampj sot- terranei del Camico , detti comunemcnte ipogei , e non ancora bene illustrati. Fattonc un attento esame , crede di non andare lontano dal vero snpponendo , che quel sotterranei fossero originariamente scmplici cave di pietra , da cui si estrassero i materiali per la costruzione della citta ; le quali cave vennero poscia convertite in altri usi per comodo degli abitanti , e col decorrere del tempo ingrandite altresi secondo che richiedevalo il bisogno. Dopo r illustrazione delle suddette tre tavole segue la spiegazione di altrc quarantotto , in cui sono rap- presentate la veduta, la pianta, i dettagli, ecc. di tutti i monumenti d'architettura deirantica Agrigento, i temp) cioe di Cerere e Proserpina, di Giunone DEL DUCA DI SERRA DI FALCh. lo5 Lacinia, tlclla Concordia, di Ercole, dl Giove Olimplco, di Esculapio , di Castorc e Pollucc , di Vulcano, di Giove Polieo, ecc. Neirillustrazionc del tempio di Er- cole ( tav. 17) la di cui trabeazione e risplcndentc di vivacissimi colori , come I'altra del tempio di Ca- store e Polliice (tav. 36 tcr) prciide occasionc, nella nota 74, di parlare nuovamente intorno alTiiso del- rarchitettnra policronia prcsso gli antichi, per rispon- dere a quelli , i quali persistono ancora nella con- traria sentenza. Aggiugnendo quindi nuove osserva- zioni alle gia fatte ( nel vol. II , pag, 26 e seg. ) trattando dei temp] di Selinunte, conchiude che i monumenti dell' Attica, del Peloponneso e particolar- niente dclla Sicilia dimostrano dappcrtutto, or piii or meno, T iiso quasiche gcnerale deirarcliitcttura poli- cronia. Ma i monumenti della Sicilia, continua egli, dehbono a tutti gli altri in cio prevalcre, perocche nei tempi di Selinantc gia pubblicati ed in quelli di Agrigento ora dati alia luce, non lievi tracce sol- tanto rinvcngonsi di anticlii colori , come nei mo- numenti del Peloponneso e delTAttica, o crete cottc dipinte , come quelle di Metapouio: ma si bene gran pezzi di architravi , di frcgi , di cornice c tantc al- tre parti arcliitettoniche vcstitc intcrnamente di sva- riati colori, di bianco cioe , di rosso , nero, azzurro, verde e giallognolo. E siccomc la cornice di questo tempio e ornata di teste di leoni, di foglie, meandri e palmette , prima incise o rilevate leggcrmente sulla pietra , e poscia con molta grazia dipinte ; cosi trae da cio il ch. antore nuovo argomento per confermarc cpianto erasi da lui gia supposto nel trattare degli ornamenti della cornice del tempio di Selinunte, che cioe quelle tracce incise o rilevate sulla pietra ab- biano in effetto servito di guida alT artista clie do- veva dipingerle. Importantissime sono le osscrvazioni che seguono intorno alia cimasa della cornice degli antichi tempj , e sul vero sito delle antefisse , poiche dimostrano come finora sonosi ingannati ed architetti ed archeologi nella collocazionc di esse ristaurando i monumenti antichi. j56 le antichitv' DELLA SICILIA Le tavole XX a XXVII prcsentano le niaestose ruitie del tempio dl Giove OllnipJco, la di cui costru- zione risale al di la deH'Olimpiade XCIIl, cioe a piu di quattrocento anni av. G. C. Parlano di qnesto tem- pio , fra gli antichi storici, Polibio e Diodoi-o Sicnlo; fra i moderni scrittori ne ragionarono "W^inckelmann, Quatremere, Sairit-Non , Wilkins, Cockerell ed altri. Ma questi , tanto nelle descrizioni clie ne fecero , quanto nei giudizj clie ne portarono I'uno dalPaltro furono discordi ; per cui il ch. autore credette qui opportuna cosa di darne una nuova ed esatta rela- zione , analizzando all'uopo le opinioni altrui c niet- tendo cosi il vero nella piena sua luce. Troppo lungo sarebbe il seguir passo passo il ch. autore nelle dotte sue osservazioni intorno a questo tempio : non pos- siamo pero non citare parzialmente la sua opinione (che ci sembra la piu plausibile) intorno alia colonna che sta in mezzo al prospetto del lato volto ad orien- te , cioe il posteriore : anomalia di cui ci offre V an- tichita diversi altri esempi. Avendo dovuto 1' arclii- tetto , com' egli dice , per la proporzionata larghezza degli intercolunnj corrispondenti alPordine dorico del tempio , stabilire un ripartimento di colonne imparl nei due prospetti , levo la colonna di mezzo nel prospetto d'ingresso del tempio, e siccome nel lato posteriore non faceva d'uopo di porta, cosi quivi conservo la colonna di centro. Quanto ai due fVon- toni di questo tempio , soggiugne che per essi de- vonsi intendere quei portici, di cui parla Diodoro , che hanno una grandezza ed altezza stupenda, e nella parte verso Oriente dei quali (cioe nel timpano del frontone posteriore) eravi rappresentata in scultura la Gigantomachia , e nella parte occidentale od ante- riore l' eccidio di Troja. E nella nota n.° i5^, rela- tiva ai suddetti due frontoni del tempio di Giove Olimpico , cosi si esprime : « Sembra a noi clie la voce asTOQ risponda meglio a timpano che a frontispizio, essendo il timpano quella parte del frontone che an- dava ornata di scultura e la quale , siccome osserva DEL DUCA Dl 8EKRA Dl rAtCO. iSj opportunamente il Winckelmann, aveva ricevuto il nonie tli aerog dalle aquile che nelle epoche piu lon- tane solevano fjuivi scolpirsi nei tempj che a Giove si dedicavano ». Essendo noi di parere diverso da cjiiello del ch. autore , intorno al significato ed alia etiniologia del vocabolo aezog, crediamo a proposito di (lire qui alcune nostre osservazioni. L'opinione del "Winckelmann sulla ctimologia del vocabolo aezog c una ripetizione di quanto aveva gia detto il Begero ( Splcileg. Antlq. cap. 3 ). Enrico Stefano, ncl suo glos- sario della lingua greca, dice in vece che fosse cosi chiamato il frontispizio dei tempj perche rappresen- tava la forma di un' aquila che vola : la quale opi- nione venne lipetuta dal Millin nel suo Dizionario di belle arti, e dal Bronstocdt nel Viaggio in Grecia. II signor prof. Ciampi nelle sue Osservazioni in fine del tomo I, pag. 484 della traduzione di Pausania, riferisce ambedue le suddette opinioni , preferendo a quanto pare la seconda : ed a pag. 38 1 del to- mo II , citate nuovamente quelle due stesse opi- nioni , vi aggiugne una nota del prof. Rossi di Fi- renze , il quale dopo di aver detto che per aerot; devesi intendere il timpano del frontispizio, «:osi conchiude : « I Greci che tolsero quasi tutto dagli Egiziani rappresentarono da principio nel timpano quei globi alati o falchi alati , tanto comuni nelT E- gitto , di che abbiamo molte testimonianze nelle me- daglie dell' antichissima Grecia .... Quando i Greci coniinciarono a distaccarsi dai simboli egiziani conver- tirono i globi, o falchi , o serpi in aquile colic stesse ali spiegate per alludere a Giove e cio nei primitivi tempietti ». Per verita non sappiamo dove il prof. Rossi abbia veduto medaglie deH'antichissima Grecia suUe quali vi siano quei simboli egiziani , cioe globi alati ( piu esattamente dischi ) ed i falchi alati e ser- pi : siccome ignoriamo quali siano e dove fossero quei primitivi tempietti, nel timpano dei quali eranvi Ic aquile colle ali spiegate. Se non andiamo errati , i Greci not hauno mai mcsso uci timpani dc' loro l53 LE ANTICHITA' DELLA. 5ICILIA. tempi nc dischi alati, ne falchi, ne serpi, we aquilei ed il tcmpio prcsso Tunisi , citato dal Shaw , nel cui timpano eravi un'aquila, ed alcune medaglie di Tarso della Cilicia e di Pergamo e di altre citta , su cui vedesi un tempietto con un'aquila nel timpano , sono deU'epoca del dominio degli imperatori romani , come bene ha notato il Millin , e nou dei tempi dell' anti- chissima Grecia. E. Q. Visconti, nel tomo IV del Mu- seo Pio-Clementino , dopo di avere parlato deir uso di oinare colle aquije il timpano de' frontoni de' tem- pi , soggiugne : « e cio corrispondc a quel che Pin- daro accenna della invenzione fatta dai Corintj di rappresentare dcUe aquile in quei triangoli, onde i frontispizj o fasdgia trassero il nome di AbtoI e di Aeto^iaza ». Auche il Begero aveva gia citato Pin- daro per provare che la denominazione di Afro^ derive dair aquila messa nel frontispizio de' tempi • nia, a nostro avviso , quel passo di Pindaro non fu forse bene inteso. Desso e nelF Olimpiade XIII , vers. 2^9 , cd eccone la veisione letterale : « Chi ai templi degli Dei pose doppio il re degli uc- celli ? 5) Qui certamente Pindaro non parla , ne di frontispizio , ne di timpano e non fa neppur uso del vocabolo aquila ( Aerog ) , dicendo in vece re degli uccelli. E' lo Scoliasie di Pindaro, il quale vi fli que- sta nota. « Re degli uccelli chiama Paqnila , ma in- tendc parlare del frontispizio de' templi degli Dei. Chi pertanto , dice il poeta , ne' templi degli Dei so- vrappose il re degli uccelli , cio che aquila (Aero^a) si chiama ? Didimo scrive , che doppio era il fronti- spizio , dinanzi e di dietro , poiclie d' ambe le parti se ne adornavano i templi. (Oppure: re degli uccelli). Ee degli uccelli e l' aquila sovraimposta ai templi. Alcuni intendouo il frontispizio ( ro aetQ^a)^ come dice Didimo, citando Timeo, die afferma essere an- che questa nel fabbricare invenzione dei Corintj , re- candone in prova la presente testimonianza ». Cer- tamente sc Pindaro, come dice lo Scoliaste, colle pa- role clii ai templi degli Dei pose doppio il re degli DEL DUCA DI SERRA DI FALCO. iSo uccclLi , voile slgnificare , chl at tempj deglt Del pose doppio frontispizio o frontone , oppure , come a' no- stri giorni iiiterpreto il prof. Marclii , chl at templl degli Del agglunse da ognl parte le ciipolc ed I plii- nacoll , certamente , ripetiamo , Pindaro uso di una maniera di parlarc bene straordinaria. Pero noi sianio d'avviso, die forse qui Pindaro voile significare le aquilc clie sostencvano il frontone facendo 1' uffizio di mensole o mutili. Quanto poi al vocabolo Aexoq , la nostra opinione e die significlii non gia il solo timpano , come erode il duca di Serra di Falco, ma bensi il frontone o frontispizio dei tempj, come dice Suida nel suo Lessico. Aristofane fa uso del vocabolo Al^TOQ per indicare il frontone die si metteva ai tempj: « abiterete , egli dice, come in tempj; per- cioccJie le vostre case avranno il tetto col frontone. » (OPN. vers. 1109-1 no). Anche Pausania uso del vo- cabolo AsTOQ per signilicare il frontone c non il solo timpano. Nel libro V, cap. 10, parlando del tempio di Giove ad Olimpia dice, die Taltezza di esso fino alia sommita del frontone e di 68 piedi. In qncsto passo certamente il vocabolo Astoq non pu6 signi- ficare il timpano. Subito dopo lo stesso Pausania dice, die nel mezzo dello stesso frontone sta una vlttoria dorata ( suUa sommita cioe del frontone , sopra un acroterio, ornato con uno scudo d'oro su cui eravi incisa la Gorgone Medusa). Parlando poscia delle rap- presentazioni die vedevansi nei due frontoni dice die nci frontoni, AsTOi(; ^ in quello davanti eravi la sfida di Pelope con Enomao, lavoro di Peonio, e nel centre il simulacro di Giove ecc: nel frontone posteriore, Alcamene contemporaneo di Fidia , rappresento il combattimento dei Centauri e dei Lapiti alle nozze di Piritoo, il quale occupa il centre del frontone me- desimo. Nello stesso significato di frontone e non di timpano trovasi usato il vocabolo in questione da Pausania , anclic nel libro I , cap. 24 , dove parla dei due frontoni del Partenone : cosi pure nei libro !66 LE antichita' dell\ siciliv VI , cap. 19, parlando del frontonc del tempio di Dclfo (i). Quaiito aH'avere i Greci usato del vocabolo Aeroc per significare il fiontone dei teinpj , forse fu per similitudine o metafora , per indicare cioe la parte piu elevata dell'editizio, paragonandola aU'aquila che s' innalza piu d'ogni altro uccello nelle region! del- I'aria. Lo Scoliaste di Aristofane spiega quel voca- bolo per una cosa qualunque che supera tutte le altre. Ma una question e , die e ancora piu nialagevole a risolvere , e che, come osserva il ch. autore , ha sino ad oggi esercitato la mente dcgli artisti e degli archeologi, e quella di determinare d sito che occu- pavano nel tempio di Giove Olimpico que' vasti te- lamoni , di cui non trovasi verun cenno in Diodoro ; la di cui esistenza pero fu annunziata prima dal Fa- zello , quindi confermata dai considerevoli frammenti che sonosi poscia ritrovati. Non curandosi il ch. au- tore deir opinlone di coloro , che fondati sul silenzio di Diodoro, contro la narrazione del Fazello e, quel che e pill ancora , cofttro I'esistenza degli avanzi con- siderevoli dei telamoni, negarono che avessero eglino occupato un posto in questo tempio, passa ad esporre le supposizioni piu verosimili che intorno alia lore situazionc sono state finora imaginate dai diversi dotti, confessando francaniente di non osare pronunziare con sicurezza sopra una questione, che, per la man- canza di piu copiosi element: , considera egli ancora come indissolubilc. Era le varie opinioni pero, di cui da egli il sunto, preferisce quella deirabate Maggiore (nella sna No ta sulla collocazione dei cost detli Qigantl dell' Olimpieo Agrigentitio ) il quale giudico che i telamoni fossero incastrati nella fronte interna dei pilastri della cella ; cosicchc , in quel inodo medesimo che alle niezze (i) II prof. Ciampi nelle Osservazioni gia citate dice che il vocabolo A.i^t'js siguiiica timpano o cima del fiontl- spizio. dCC fiUCA, DI SEUR\ DX FALCO. l6l coloniie dcir esterno rispondevano nelT interno del imiio i pilastri, cosi parimcnte ai pilastri iutcrni ri- spondevano entro la cella i telamoni. Questa restaii- lazione sarcbbe appoggiata a niolti esempi dell' aa- tico Egitto, la quale ciicostanza gli ])orge uii nuovo argomento per consolidare sempre piii Tegiziana ori- gine delle aiti della Grecia. Infatti , soggiugne egli iiella nota 1 55 , gli Egiziani innanzi che i Greci avevano adattato ad uso di telamoni, atland e ca- riatidi le figure degli aainiali e dcgli uomini. Que- sta opinione corrisponde pienamente a quanto scris- scro intorno a cio i signori Devilliers e Jolloy , atchitctti francesi , nella descrizione di uno degli auticlii editizj di IMedinet-Abou , a Tebe , nella fac- cia csterna del quale vedonsi addossate ai pilastri delle statue di diviiilta. Cosi cade da se la tradi- zione adottata, sulla fede di Vitruvio , circa 1' ori- gine delle cariatidi. Ne questa opinione puo dirsi nuova, ma e quella stessa dell'antichita : ditatto Fla- vio Giuseppe nou vedeva nei Greci die imitatori moderni di cose antichissime : lo stesso viene ripe- tuio da Eusebio ncl libro decinio della Preparazionc cvangelica. Cosi anche ncl Timco di Platone I'intcr- locutore egiziano dice clic i Greci sono aiicoia lim- ciuili e che fVa e!>si noii avvi nulliv che {)orti V im- pronta di un" alta antichita. Noa vuoisi pcro negare ai Greci il merito di scultura e la bellezza delle ca- riaiidi: quelle che ancora si vedono al tempio di Mi- nerva Poliade in Atene (una delle quali fu trasportata a Londra da lord Elgin) ne sono una incontestabile j)rova. I moderni hanno imitato piii volte i Greci : nia qnesti e queili feccro sempre delle cariatidi un uso cosi saviamente moiivato e conveniente come jili E'li- ziani ? Le cariatidi del peristilio di Mediiiei-Abou , dicono gli architetti Jollois e Devilliers, noii ollrono, come quelle dei Greci e dei moderni, lo spettacoio alTliggentc di figure oppresse da pesi enormi: cio che distrugge ogni apparenza di so'.idiia. Quelle figure egizianc nou portano nulla : sono la rappreseatazione JSiOl. ItaL T. XC. ii j6a IE antichita' DELL.V S/CltlA cli una diviniia grave, la quale trovasi cola non co- me semplice tlecorazione , ma bensi come una ben motivata decorazione ; rammeatano cioe a tutti quelli clie le vedono il rispetto ed il raccoglimento che deve inspirare il luogo che esse decorano. L" apparenza della solidita e aumentata per questa stessa disposi- zione ; giacche alia grossezza rcale dei pilastri , che e sufficiente per portare Tedifizio, aggiugnesi anche 1 illusione prodotta dalla massa delle statue. I tela- moni del tempio di Agrigento dovevano essi pure presentare un belfaspetto e dare altresi nna mag- giore solidita apparentc al tempio. I Romaui , come ben osserva il ch. autore , lecero essi pure talvolta uso di veri telamoni od atlanti e noii di cariatidi come appunto in un resto di monumento assai cu- rioso a Salonichi ; in un bagno scoperto a Pompej nel 1824, i di cui tcdaaioni somigliano a quelli di Affrioiento ; in un monumento a Bordeaux citato dal Perrault; ed in un coloinbario a molti ordini di nic- chie della lamiglia Pompeja, citato dal Santc-Bartoli. In quel colombario pero uao dei ranghi di nicchic of- Ire un capriccio assai curioso: quasi direbbcsi , come bene os«erv6 il Quatremcre, che il dccoratore abbia avnta idea di fare la critica dell' uso delle cariatidi. Sono uoraini nudi la di cui testa , sormontata da un capitello, sostiene la cornice, mentre colle due niani tengono a' loro fianchi una colonna perpendicolare , la quale non sostiene nulla. Questa bizzarria fu ri- petuta dagli architetti moderni e non e si raro il ca- so, nei nostri temp) particolarmente, di figure umane che fanno le veci delle colonne , mentre Ic colonnc fuori di piombo vengono sostenute dulle figure me- desime , le quali , in questo caso, fanno un doppio sforzo che e contrario alle leggi della solidita ap- parentc , urta all occliio ed e una strana violazione del buon gusto. Ne queste leggi del gusto sono cosi arbitrarie, come taluni forse hanno creduto: giacche non saravvi certamentc chi vorra non accordarci che r abnso in tal modo dclla figura umana per supplirc DliL UUCA Dl SEHK\ I)i I ALCO. 1 6d con essa a fiune tante colonne , mensole o pilastri , e contrario ai biioni piecetti deir arte ed ai piu co- niuai principj della corivenictiza. E piu riprovcvole altresi ci sembia Tabuso di far servire nellc nostrc cliicse di cariatidi o termini ccc. le figure dei Santi , come nella nostra caitedrale i quattro Dottori dclla Chicsa sostengono il pulpito usato per le prediche. Le tavole XXVIII a XXXI preseutano la vcduta , la pianta ed i dettagli di un piccolo edifizio appellato comuneinente il sepolcro di Teronc ; perclie alciini credettero clic fosse stato innalzato da<>;li Aj^riiientini alia niemoria del loro cstinto signore. II Dorville lo credctte il sepolcro di un cavallo di Fahiride : ma il cl:. autore e (ravviso clie ambedue Ic suddette opi- nioni siauo fallaci , e clie quel mouuincnto anziclie air epoca gieca , alia roniaua apparteuga , e clie noii sia gia un sepolcro , ma bensi un cenotafio. La molta somiglianza pero clie noi tioviauio fra questo da npi creduto vero sepolcro, non ccnotallo , con altri di epoca piu antica e non romana, ci farebbe supporrc che dovesse egli appartenere forse a"^ tempi piii re- moti di quelli fissatigli dalf illustre autore di que- st'' opera. Scopri il signor Cockcrell varj monumeuti sepolcrali , con iscrizioiii , sulla costa meridionale del- I'Asia minore , fra i c{uali uno a Phineka , tra Myra cd il capo Chelidonia , nelia Licia ; tutto di marmo , di 18 piedi circa di altezza e di elegante architei- tura a foggia di tempietto e che somiglia non poco al sepolcro di Terone in Agrigento. Nella parte in- feriore, o basamento avvi la porta praticata come in quello d' Agrigento; e tanto la parte inferiore quanto la superiore souo disposte in modo da potervi rice- vere dei cadaveri. Sul basamento dello stesso sepol- cro, a lato della porta, trovasi un" iscrizione in otto righe, in caratteri clie lianno molta analogia coir al- fabeto etriisco. Iscrizioni simili, se erediamo al ca- pitano Beaufort, sono comuni su quclla costa. Dai poclii avanzi del tempio detto di Castore e PoUuce , il th. autore crede di potere stabilire , che 164 LE ANTICHITA.'' DELLA SICILlA eCC. fabbricato quel tempio nella bella epoca greca e ri- masto poscia malconcio per le guerre e per i sac- cheggianienti cui soggiacque la citta , sia stato ia tempi posteriori restaurato dai Romani. Presenta po- scia la descrizione del tempio consacrato a Vulcano; quindi queila del tempietto impropriamente chia- niato r oratorio di Falaride , che dimostra essere mo- numento dell' epoca dei Romani, ed aver fatto parte di un edilizio piu vasto, innalzato durante il loro dominio nella Sicilia. Le tavole XLIII e XLIV sono relative al tempio di Giove Polieo , il quale puo considerarsi come uno dei monumenti piu antichi deir Agrigentina muniFicenza. Questo terzo volume termina coUa tavola XLV (la quarantottesima in serie essendo quattro le tavole col n.° XXXVI) sulla qual vedonsi i quattro lati di un antico sarcofago , rap- presentanti, in basso ed alto rilievo, gl'infelici amori di Fedra pel figliastro Jppolito e la trista Hue di que- st' ultimo. E il detto sarcofago fra i monumenti finora scoperti il solo, nel quale siavi rappresentato il prin- cipio , iO sviluppo e la catastrofe di questa favola. Quanto all' esecuzione , dice il ch. autore , che non c sempre eguale: alcune figure spiccano di singolare bellezza , altre sono di lavoro manierato ed anclie scorretto. Pare quindi die il sarcofago appartenga a queir epoca in cui le arti romane cominciavano gia a decadere: che anzi sembra assai verosimile, che quest' urna sia una copia di qualche famosa scultura prodotta in tempi migliori. Chiuderemo quest' articolo tributando al duca di Serra di Falco i ben dovuti encomj per tin' opera la quale sia per il ben ragionato testo che per la pre- cisione dclle tavole interessa del pari I'archeologo che r artista. - ; . : < C. ZardcttL i6S Uomajicero del Cid , o Storia dei fatti del celebre Cid castigUaiio , traduzione dallo spagnuolo di Pietro Monti con illustrazioni. — BUlano , )838, dalLa Societd tipografica dei Classicl Italiani, in 8.", dl pag. aaa. Amare dopo la morte, La devozione delta Croce, L! au- rora in Copacabana, commedie di Pietro Calderon dclla Barca, traduzione di Pietro Monti con illu- strazioni. — Milauo , id. id. , in 8.°, di pag. xxi e 271. L. ja letteratiira spagnuola v foise fra le nioderne quella clie si coltiva nianco generalmente, benche la sua lingua sia nobile, armoniosa , e fiicile assai piu di molte altre, e la fantasia de" suoi poeti e de' suoi ro- nianzieri sia splendida, e per ua certo colorito orlen- tale attissima ad eccitare la curiosita. In Italia , nel cinquecento, i ronianzi spagnuoli di cavalleria si cono- scevano e si studiavano forse tin troppo : furono ti^a- dotti altresi gli storici principali ed alcuni oratori ; ma le opere dell' antica letteratura precedenti al se- colo XVI, e il teatro che fiori piu tardi con Lope de Vega e con Calderon della Barca non ebbero tra- duttori e soltanto nno scarso nuniero di studiosi. E qucsto non e avvenuto solaniente fra noi, nia piesso tutte 1 altre nazioni d Europa. II sig. IMonti pertanto consacrandosi a trasportare nella nostra lingua molte produzioni spagnuole ac- cresce una nuova ricchezza alia letteratura itabana ; la quale, per essere quella Imgua studiata da pochi, non puo fiir senza delle traduzioni come potrebbe passarsi oggimai di quelle dal francese. Con talc in- tenzione pnbblico gia da qualclie tempo una rac- colta di pocsie spagnuole; ed ora v' aggiunge i due volun»i che annunzianio. Tendendo non solo a diffon- dere tra noi alcune produzioni dell'ingegno spagnuolo, I 66 ROM.VNCERO DEL OID ma si n farol conoscere ed apprezzare la lettora- jura (li quclla nazionc, egli fa prcrederc a questi voliimi moltc notizie e considerazioni utilissime agli stiidiosi. Traduce la vita del Cid scritta dal Quintaiia prefercndola , non senza buone ragioni , a quella del RTiiller; e qiiesta vita oltic all' cssere pel soggetto piacevolissinia a leggersi , e poi essa medesima una produziono as«ai bella della Ictteratura spagnuola vi- vente , e il sig. Monti V lia rcoata in una prosa fa- rile e piana come 1" indole dell' argomento esigeva. Liberando T eroe dalle fovole e dalle esagerazioni , ccco le cose piii notabili in questa vita e piii neces- saiie air intelligenza del Romancero. Rodrigo Diaz cbiamato comunemente il Cid Cam- prador nacque in Burgos verso la meta deU'undecimo secolo mentre regnava in qnella piovincia Ferdinan- do I da cui ebbe principio la niaggioranza della na- zione castigliana suUe altre della penisola. Questo nionarca ebbe cinque figli, e nella sua morte voile lasriarli tutti eredi. Era allora, correndo Tanno io65, niolto giovane e orfano del padre Rodrigo Diaz; e Don Sancio il inaggior figliuolo di Ferdinando , a cui nella parti/ione tocco la Castiglia, lo tenne presso di se ed ebjje cnra della sua edncazione per grati- tndine ai mohi servigi rcnduti alio Stato da Diego Lainez suo padre. Le prime prodezze del giovine eroe furono nella battaglia di Grados dove mori don Ramiro re d Aragona. Allora fu rreato alfiere die in quella eta era il primo grado della milizia. Giovo poi molto al suo re quando ebbe guerra contro il proprio fratello Alfonso re di Leon che dovette rinunziarc al re^j^no e ritrarsi a Toledo allora tenuta dai Mori. Nel 1 07 1 combattcndosi contro Garcia re di Galizia, Don Sancio era caduto prigioniero , ma il Cid fece impeto nei soldati che lo custodivano , lo libero e lo condusse alia vittoria per modo che Don Garcia fu snoo;liato del retjuo e chiuso nel castello di Lu- na. Don Sancio si volse poi conti'O i minori pos- sedimeuti delle due sorelle Urraca ed Elvira, ma E COMMFDir, DI P. C iLDERON. 1 6"^ E noi veramcntc stimiamo che il sig. Monti abbia superata assai bene qnesta parte cosi difficile della sua impresa, se non forse dove cerco a bello studio qualche scontro soverchiamente duro di voci, o non voile evitare qualche suono mat grazioso di verso, mentre die' egli niedesimo che 1' ottosillabo castigliano e arinonioso e sonoro. In generate, chi non si stanchi di poche linee, trovcr:i in cjuesta ver- sione niolta bonta di lingua e di frase : non quella vernice di antichita che consiste nelle desinenze e in qualche arcaismo, n)a iin'immagine molto fedele di quella nativa seniplicita che in ogni letteratura fa pro[)ria dei prinii scrittori, e senza la quale vi sa- rebbe in questo lavoro ua insopportabile dissonanza fra i concetti e 1" espressione. Dal primo ])eriodo della letteratura spagnuola il sig. Monti ha fatto passaggio all' ultimo traduccndo alcune commedie di Pietro Calderon della Barca. Co- loro che paragonano a Dante Tautoredel Romancero potrebbero forse trovare anche fra i nostri scrittori coniici del cinquecento qualcuno da mettere a fronte del Calderon: ma noi non vediamo nel campo della no- stra letteratura una coppia veramente paragonabile con questa che il sig. Monti ci mette dinanzi. Crediamo che il poema delTAIighieri sotto ogni rispetto sia tanto superiore al Pvomancero , cpianto i drammi dei Calderon vincono gencralmente le commedie italiane. II Calderon nato in IMadrid il primo giorno dell' anno 1 60 1 (altri dicono 1600) visse nel piii bel periodo della letteratura spagnuola, e fu dotato di talc ingegno (he anche in un secolo molto men colto avrebbe saputo aprirsi una splendida via. Studio in IMadrid nel collegio de'Gcsuiti, c pi)i iiciriuiiycrsita di Salamanca: stette 174 ROMANCERO DEL CID alcuni anni alia corte: viaggio F Italia e le Fiandre: fu soldato nella Catalogna sotto il duca di Olivarez : nel suo anno cinquantunesimo passo dalla milizia al sa- cerdozio: fu canonico in Toledo: poi cappellano reale in Madrid dove iiiori il 35 niaggio 1682. Comincio di ^redici anni la sua carriera drammatica scrivendo la coniniedia El carro del cielo; poi continuando lino air estremo con una fecondita prodigiosa , e abbattu- tosi a vivcre sotto Fiiippo IV principe amante e col- tivatore non invidioso delle lettere, lascio un numero quasi incredibile di produzioni. Merita in questo pro- posito di essere trascritto un aneddoto riferlto dal sig. Monti iiel suo Discorso sulla vita e suUe opere deir autore da lui tradotto. « Rappresentandosi la Creazione del mondo^ il Re sosteneva la persona di Dio, Calderon quella di Adamo. Il pocta trasportato dal suo cntusiasnio, improvviso una lunga descrizione del paradise. Comincio il Re a sbadigliare si sconcia- i:iente , clie Calderon lermatosi lo richiese che avesse ; per me giuro ( e voile dire per Dio, la cui persona rappresentava) rispose Fiiippo, che mi pento d'aver creato un Adamo cosi ciarliero. — Questa gara estre- mamente pericolosa tra lui e il re non gli nocque : tanto fu giusto 1' animo di Fiiippo. Lucano ebbe a competitore Ncronc , e 1' invidia che gli porto quel Re poeta costo al cantore della romana repubblica la morte. )> Nota poi il sig. Monti clic mentre neirAlcmagna i fratelli Schlegel celcbrarono il Calderon iion come tratiqidlli critici ma da entusiasti, i letterati spagnuoli in vece aderendo troppo alle antlclte regole, giudicano con troppo di rlgore il loro piii grunde aiUore dram- matlco. Ma il popolo cosi nella Spagna come nel Mes- sico trae in folia al tcatro cjuando vi si rappresentino composizioni drammatiche del Calderon o degli altri ilella sua maniera. Esamina dopo di cio il sig. Monti i principali difetti che i critici ( singolarmente spa- gnuoli) appongono al Calderon; ed i pregi dei quali gli danno lode. Gli appongono che non serva le unita E COMMEDIA Dl P. CALUERON. 1 ^5 tli tempo c di luogo — « ma gia il popolo ha de- » ciso tale questione , assistendo ai teatri; ne mo- » strandosi olleso dai grandi inutamenti della scena » e dal difetto della pretesa unita di tempo. E di » questo e giudice il popolo solo e inappellabile ; » perche i drammi sono scritti per essere rappresen- » tati, non pel critico che nella quiete del suo stu- » dio ne giudica con osservazioni astratte. » Gli danno earico di non aver pure conservata Y unita di azione : — (c ma il Caideron tenendo sempre d'occhio » la natura, ossia la realta , ci presento una scliietta » immagine della vita , in cui un' azione non e mai » cosi sola , che ad altra in qualche modo non sia » congiunta. Pose dunque una principale, a quella » ne annodo altre secondarie , ma non estranee, e 5) che servono a dare maggior rilievo alia principale » e a darle alcuna varieta. » (i) Ancora lo accusano di non servar punto il costume degli stranieri intro- dotd nel suo teatro, convertendo in tanti spagnuoli tutti i suoi personaggi, di qualunque secolo e nazione essi sieno , o facendone un' idea coUa sua fantasia anziche ritrarli dal vero; e di commettere altresi errori grossolani di geografia: — « questi falli, confesso, non anmiettono scusa... E giusto nientemeno che alcuni ■» di questi errori sieno attribuiti a copisti o attori 5> ignoranti clie ve gFintrodussero; e ad ogni modo i> beuche gravi in se, sono di nessua momcnto quanto » al merito essenziale e alia bellezza del dramma. » Lo accusano inoltre che rappresento sulla scena come proprj di tutta la nazione Talbagia, il piiniiglio del- I'onore, le risse , le sfide, i duelli ed altre tali qua- lita di alcuni soli individui; introdusse nelle sue com- medie accademie filosofiche, assedj , battaglie e simili cose the non si confanno con quel genere di com- posizioni ; e le fece scuola di pessima morale non solo scolpando ma anche premiando di fclice esito i (i) E stato detto in questo giornale che la sola unita ueccssaria e quella dell' afFetto o dell' interesse. 176 ROMANCEUO DEL Cll) pill biasimevoli fatti: — k quest' ultima accusa chc » per se c gravissima c anche f'ondata e ad essa » credo non si possa trovare buoua rlsposta . . . Nel » resto egli ritrasse dal vero la gencralita della na- >i zione , come e manifesto dalle niemorie del tempi ; » e quanto a quegli avvenimeuti spettacolosi , egli » rappresentandoli nou usci dai coulini della propria >j arte, ch' e 1' imitazione di tutto che e vero o ve- » risimile, purclie possibile, ne contrario al deeoro. » Piiprendono finalmente il suo stile ridondante di me- tafore, giuochi di parole e iperboli smodate: — « ma » queste sono tanto dell' indole del poeta, e cosi con- » sentanee alia forma del suo stile , che dove nei » nostri secentisti italiani ci olfendono come strane , » sono per lui natuiale linguaggio. » Lodasi in vece il Caldcron principalmente per I'e- spressione del sentimento religioso; nel che se il Si- smondi non senza buon fondamento lo accusa di rap- presentar qualche \olta la religione non pura, rischia- rata e divina, quale e in se , ma secondo la materiale popolare credenza della Spagna al suo tempo, e da notarsi (dice il signor Monti) che il poeta drammatlco e T liitcrpiete del sciitlmcntl del popolo. La qualita poi in cui il Calderon per conume consenso e sommo e primeggia e che veramente nierito la grande rino- nianza di cui gode e Tartifizio drammatico. « Fecon- » dissimo neH'inventare , in'rejrnosissimo nell' ordirc » variamente la sua favola, sempre ci sorprende colic » nuove posizioni de' suoi personaggi , con inaspettati » successi e partiti ; ondeche se e vero che il primo » costitutivo del poeta e il trovare , nessuno fu plii :» poeta di lui. » Abbiamo creduto che non disconvenisse all' indole del nostro giornale il compendiare questo Discorso in cui il sig. IMonti ha raccolto quanto i critici piii accreditati scrisseio pro e contra un autore le cui opre sono ancora lontane dall' esserc popolarmente conosciute fra noi. Tradurre un libro non viiol dire farsi promovitore di quella sciiola a cui il libro E COMMEDIR DI P. CAI.DERON. 1 77 appartiene : se un autore c ricco di niolte bellezze, il tradurlo s;ua sempie un importante servigio ; co- nuin([iic {)oi non si creda di dover approvare il si- stema da lui adottato : nelle matcrie puramente let- teraiie si possono coglier fiori da tutti i campi. Pcr- cio stimiamo quasi superflua la cuia del sig. Monti ])er farci intendere die (pieste sue traduzioni non debbono inteipretarsi come una dichiarazione di voler piefeiire la scuola moderna all' antica. Gia queste divisioni sono ormai cadute in dinienticanza; e se anche cio non fosse , in Italia i drammi del Cal- deron potianno bensi trovaie clii li lodi per le molte loro bellezze, non mai chi pensi di pigliarli a mo- dcllo per rinnovaniento dell' arte. II Calderon e tutto s[)aguuolo: c le sue composizioni ci pajono un albcro da cui anche gli stranieri possono cogliere molti fiori e abbellirsene ; ma tramutarlo ad altro terreno non si potrebbe. Egli gcneralmcnte attribuisce a se stesso od air arte un dominio cosi illiniitato su (pianto pi- glia a materia del dramma, clie sotto questo rispetto e lontano dalle dottrine moderne non meno della scuola pill classica clie mai si possa pensarc. Non vorrcmmo cessare per questo dal dire die quanto egli ha latto e grande e bdio e veramente iniprou- tato dal genio; ma nessun uomo di huon giudizio credcrebbe mai cli' egli ndle sue produzioni abbia lasciato di die si possa restaurar Tarte nel secolo XIX. Uno dei drammi tradotii dal sig. Monti {la De~ vozlone della Croce) va fra i piii lodati. Facciamone un sunto per chi non lo avcsse aucora letto. 11 dramtiia, al solito, V diviso in giornatc. La scena e nd tcrri- torio di Siena. Giorrinta prima. — L'azione comincia da un dia- logo fra due viliani biillbni , Gillo e la Menica , ai quali e cadiita I'asina in un fosso. Mentre stanno cianciaiido, vpggono venire alia lor volta due armati ; e per jjaura si nascondono. Uno di qutsti armati e Eusebio , il pcrsonaggio prini'ipale del dramma. CosLiii non sa nulla de'propij gmitori; questo solo gli e uoto, che BILL huL T. XC. 12 178 ROiyiA.NOEBO DEL CID fu trovato bambino ai piedi di una croce, e die nel corso della sua vita caduto in mille pericoli, sempre se ne trovo liberate in virtu di quel segno miraco- loso. Ora egli ama una giovinc nobile benclie povera per nome Giulia; e colui the vien seco e Lisardo fratello di questa giovane : il quale recandosi ad onta cU'Eusebio osi sperare la niano di sua sorella lo ha provocato a duello. Lisardo rimane ferito; e solo in- vocando la croce, al cui nome Eusebio non sa resi- stere, ottiene ch'egli lo porti per essere confessato ad vm romitorio vicino dove poi muore. Gillo dal luogo in cui si era nascosto ha veduto il fatto , di cui in- forma tosto la Menica ed alcuni altri villani soprar- rivati in quel nientre. Egli non conosce i due combat- tenti : pur ha sentito che il vincitore nomavasi Eu- sebio. Tutti si avviano verso il lomitorio. Intanto Giulia nella propria camera si duole con Arminda sua serva che 1' amor suo per Eusebio sia 8tato scoperto ; e sospettando che suo padre e suo fratello per impedir quelle nozze siatio dclibeiati di farla monaca , protesta di volersi piuttosto uccidere di propria mano. Ed ecco entrare a lei Eusebio che vorrebbe indurla a fu2;":ire con lui mentre ella non sa ancor ludla della morte di suo fratello. Brevissimo e il loro colloquio ; pcrche Arminda li avverte che viene Curcio, il padre di Giulia. Eusebio si nasconde. II vecchio annunzia alia figlia che tutto e gia pronto per la sua monacazione. Giulia protesta di non vo- lerne sapere , ma il padre fieramente persiste : e du- rante quel diverbio arrivano i villani che dal romi- torio portano il morto Lisardo annunziando che I'uc- cisore fu un certo Eusebio. Allora Curcio minaccia pill che mai la ligliuola che s' apparecchi od a farsi monaca in quel medesimo giorno, o ad essere sepolta iusieme con Lisardo. Giulia dopo di cio e lasciata sola col cadavere. Eusebio csce di dove s' e tenuto nascosto : vorrebbe indurla a perdonargli , ad amailo come prima : ma essa nun puo se non pcrme ttergli di iiiggire per sottrarsi al meritato castigo. E GOMMEDIE DI P. CALDERON. 1 79 Glornata seconda. — Eusebio perseguhato dalla giustizia c diventato capo tli masaadieri, gia s'e mac- cliiato di molte uccisioui e violenze , ma non per (jiicsto ha dimcssa la divozione alia croce. « Mi tol- sero (e2;Ii dice) i niiei bcni , mi confiscarono le niie viile , c giunsero a tanto di rigore, clie m' interdi- cono ralimento. Viandante non toccheia i contini di questo montc , chc sostanze e vita non metta in mia mano ». Poc' anzi egli ha colto un passaggiero con una palla ncl petto; ma pur trovasi illeso, perchc la palla si pcrdette in un libretto in cui trattasi del miracoli dclla croce. II passasigiero dice ad Eusebio di voler pregare il Signore afiinchc lo ritragga da quclla pessima vita. Pregalo , risponde Eusebio, che mi coaceda di non morire senza confessione. E lo sconosciuto gli promette di voler essere suo interces- sore per cosi pio desiderio ; anzi gli dice che ogui qualvolta sia cliiamato da lui verra egli stesso a con- fessarlo , giacche egli c Alberto sacerdote. Partitosi poi costui viene uno dc' masnadieri annunziando ad Eusebio che Giulia gia e chiusa in un monistero , c che a Curcio fn data commissione di averlo o vivo o morto. Eusebio allora accecato daU'amore e dall'ira vuol assalire il monistero e rapirc la vergine , se non fosse altro, anche solo per commcttere taiiti delitd a un tempo. Escono in qncsto mentre Gillo e la Menica chc vedendo Eusebio e non conoscendolo lo avvertono di non passar per que' luoghi dove pericolera d' imbat- tcrsi negli assassini. Poco stante vcngono alcuni masna- dieri per avvisare il loro capo che Curcio si appressa con grossa banda di armati. Essi han nominate Eusebio; donde Gillo spaventato si accorge a chi sta dinanzi. Eusebio risolve di levarsi tosto da quel luogo dopo aver fatti legare i due villani nel bosco ailinche non veggano per qual via egli si mette. Arrivano alcuni dei seguaci di Curcio che slegano Gillo e la IMenica. Ar- riva poi Curcio stesso, che in un soliloquio famoso getta il primo raggio di luce suirandamento del dram- laa. Su (juel nionte dove era si trova egli condussc l80 IIOMXNCEUO UKL CID gia tempo la propria moglie vicinissima al parto cre- dendola rea d' intedelta , ed ai piedi di una croce le diede mllle ferite e la lascio per niorta. Ritornato poi alia propria casa , come se ttitto Ibsse stato vm sogno , la trovo che pin bella delV alba , quando tra sue braccia presenta alia terra il tiasceiitc sole, aveva seco Giulia bambina, da lei partorita ia quella notte ai piedi della croce gia detta: e la bambina aveva sul petto efligiata una croce di fuoco e di snngue. Grande era la letizia di lei ; se non che le pareva di avere esposti due parti, c percio temeva che Taitra crea- tura non fosse rimasta sul monte . . . Qui il soliloquio e interrotto da qualcuno che reca a Gurcio notizia degli assassini. Muove sulla loro traccia. Vedesi (juindi Eusebio che ajutato da"" suoi da la scalata al monistero : poi Eusebio solo che dentro il monistero stesso cerca c finalmente trova la sua Giu- lia, che prima atterrita e adontata da quelfaudacia, a poco a poco si rassicura e si placa. Un ahra volta siamo fuori del monistero , dove i niasnadieri attendono il cenno d' Eusebio per appo- 8targU la scala ad uscirne. Ed ecco Eusebio e Giulia dnlPalto. Egli , non che tenti piu di rapirla , si to- glie anzi a viva forza da lei che pur lo vorrebbc seguire, perche le ha veduto sul petto il segno della croce : e colassu infatti la lascia. Discendcudo cade atterrito da folgori e tuoni che vedc ed ode egli solo; si rialza facendo voto di conservare sempre la divo- zione alia croce, e si parte co' suoi che in quella confusione dimenticano la scala al muro. GiuUa ne discende essa pure ; strascinata alcun poco dalla pas- sione, poi risospinta di\l rimorso, ella ritorna al luogo dov' era la scala; ma la scala non vi e piu, giacche i masnadieri son venuti in quel mezzo tempo a le- varla. Giornata terza. • — La scena e ancora il monte dci masnadieri. Gillo esce con indosso moke croci , con- siderandole come un ottimo preservativo per essersi saputa la clivozione d'Eusebio; bcontrasi iniatti in lui E COMMPDIF. nr p. CALDERON. i8r clic per quelle croci si asticnc ilal nuocergli, ma lo anuola a forza fra' suoi. Intanto alcuni dci masna- rlicri condiicono uno sconosciiito colla faccia velata clie non viiole no scoprirsi , ne dire il suo nonie ad altri clie ad Eiiseljio. II pri2,ioniero e Giidia, la quale cosi racconta Ic sue a wen tare : « Uscii dal mo- nistero, salii il monte ; e peiche iin pastore mi disse che era sviata, io scioccamente paurosa per evitare il mio peiicolo, mi volli assicurare, e lo misi a morte usando il coltello ch^cffli portava alia cintola. Col quale, gla stato scrumento d' un assassinio, io un viandante die gentilmeiitc levatami in groppa del suo cavallo, ])oise sollievo alia nua giande stancliezza, pcrclie in laccia di un borgo vi voile entrare, ricompcnsai del henelizio , mettendolo a morte in im luogo ilisabitato. Per trc giorni e trc notti feci in quel deserto mia incnsa i selvaggi frutti, e mio letto le gelide rupi. Arrivai a una capannella , il cni tetto di paglia, nella quiete del mio animo, stimai fosse dorato padiglione. Una contadina mi fu cortese d'ospizio, e il pastore suo marito con lei garcggiava in gentilezza. Lasciai in quelfalbergo fame e stanchezza, ristoratami a buona benche povera mensa , con scmplici ma nette vi- vande. Congedatami da loro , e avendo in me gia risoluto clie a clii ccrcasse di me non potesscro dire: Noi la abbiamo veduta; il cortese pastore salito sul monte a insegnarmi la strada uccisi, e tornata in- dietro feci di sua moglie il medcsimo. Cousiderai su- bito che nello ste^sso mio abito f)ortava la mia spia contro di me; mi risolsi a cangiarlo. In fine dopo varj casi , colle armi e coll" abito di un cacciatore, la cui ombra non fu immagine, ma vivo ritratto della morte, giunsi qui vincendo pericoli, sprezzando ostacoli, mandando a voto disegni. )i II colloquio c interrotto dalfannunzio dclfarrivo di Curcio con mold armati. Sesiue una mischia: i masnadieri sono sba- ragliati: Curcio ed Eusebio trovansi soli a fronte a a iVonte : Eusebio preso da iinprovviso rispetto pel veechio depone la spada a" suoi piedi: Curcio depone 1^2 ROMANCERO DEL CID cgll pure la sua, contento dl fuggir V occasione dl ucciderlo , e vengono alle prcse lottando. Ecco intanto i vittoriosi compagni di Curcio, il quale non puo sal- vare Eusebio dal loro furore. Egli combatte inseguito da tutti, c Curcio trerna per lui. « Deh chi potrebbe adesso salvarti, o Eusebio, la vita, dando auclie la propria? Egli s"" interna nel monte, tocche mille fe- rite, e ritirandosi ruina nella valle. Lo se2;uo a volo; quel freddo sangue che pure mi chiama con timida voce, ha porzione del mio. Se cio non fosse, nc quel sangue mi cliiamerel)be, ne il mio cuore udirebbe la sua voce. )' Eusebio in un momento in cui ha potuto sottrarsi all' impcto de'suoi persecntori fa una lunga invocazione alia croce; poi si ricorda del sa- cerdote Alberto e della sua promessa, e lo chiama perche venga a conft'ssarlo. Esce intanto Curcio a cui Eusebio cede la spada. II vccchio, fatto pietoso di lui vuol veder la ferita ciie ha ricevuta nel petto, e vi scorge impressa una croce uguale a quella di Giulia. Ailoia non gli rimane piu alcun dubbio; riconosce in Eusebio il bambino lasciato da sua moglie a'' piedi della croce. I\Ia la ferita e mortale; eel Eusebio spira chiamando Alberto, Alberto! Curcio riceve oltre cio la notizia che Giulia erra fuggitiva dal monistei'o ; poi ancora, che i masnadieri ritornano raccozzati da nn uomo che a loro stessi nasconde il nome ed il volto. Egli parte piangendo; e i suoi compagni dan sepokura ad Eusebio ti-a il folto dei rami , poi la- sciano Gillo a guaixlia del luogo e si partouo. AUora capita Alberto, e a grande spavento di Gillo, il morto Eusebio lo chiama tre volte. « O voce (domanda il vecchio) che leggiera discorri per Taria e ripeti il mio nome, chi sei? — Sono Eusebio (risponde); ap- pressati , Alberto, per di qui dove sono interrato ; appressati, e levami i rami di dosso; non temere. » E Alberto si appressa e lo scopre; ed Eusebio si leva e confessa i suoi peccati piu numerosi che le arena del mare e gli atomi dell' aria: tanto di gra~ zia ha dal Cielo In Devozionr della Croce, II buon E nOMMEDIE DI V. CALDERON. 1 83 ronfessorc gli dona qnantc pcnitenzc cgli ha flitte in tutia la sua vita, accio a;li valgano di qualche soddi- sfiizione ]ier Ic sue coipe. Gillo, veduto il prodigio, vuol andare a divolgarne la riiiova. Da vina parte csce Giulia con alcuni masnadieri; daU'altra Curcio con tutti i siioi. Gillo niostra loro Euseljio tattoia gcnnflesso dinanzi ad Alberto, a' cui piedi poi cade morto apprna clic ha ricevuta rassoluzione. Allora Alberto dichiara, come il Cielo in preinio dclla De- vozione di Eiiscbio alia Croce dcposito la sua anima nel sno corpo fiiiche si fu confessato. Curcio iicll' af- fannosa sua gioja non si trattiene allora dal nominarlo suoiiglio; e Giulia prcsente ma sconosciuta sentendo che r uomo da lei amato e suo fratello, si scopre, confcssa le sue colpe e dichiara di volerne far pe- nitcnza per tutta la sua vita. Curcio preso da subi- taneo furore si skincia contro di lei; essa abbraccia la croce piantata snl sepolcro d'Eusebio, e vola via. « Stupendo niiracolo ! » grida Alberto. E Curcio sog- giunge: « E compreso di cosi c;rande maraviglia I'au- tore finisce la Devozione dclla Croce. ■» Noi confessiamo di non saper trovare in questo dramma tutta quel la grandezza e profondita che lo Schlegel vi ha ravvisatn. Pnr bisogna ricordarsi dol secolo e del po[)o!o pei quali fu scritto; e dare il suo giusto pregio non solo alia grand' arte con ciii la composizione e condotta, ma a quel perpetno senti- niento che toHie il cont;io;io al delitto mentrc la re- ligione che talvolta lo impedisce o lo niiti2;a e fmal- mente poi lo perdona, altamente vi trionfa. Gia tutti sanuo che ogni minuta imitazione e sempre contraria al progresso dell' arte, la quale non cammina per certo col tempo quando noi la costriugiamo di cercarc la materia dclle sue creazioni e del suo interesse nelle credenze, nelle superstizioni, nelle leggende di eta gia passate. Nel Calderon e negli altri grandi scrit- tori e da invcstigare il segreto col quale pervennero a rendersi tanto efficaci snl loro secolo, a fine di 184 r>OMATs;ct:iio del cid ecc. trovar poi con quel lume la via die ci gnidi a pro- dune un consimile elTetto sul nostro. Sono sempre freddi per l" universale di un popolo quegli scrittori die non fondano le lore creazioni sulle oj)inioni e sui sentimenti del popolo stesso. La liducia in una protezione superiore e la speranza del perdono sono sentimenti non cancellabili dal cuore umano: in una eta agitata da forti passioni e ignorante, questi sen- timenti si manifestano con grossolane e superstiziose contraddizioni; piu sono grandi i traviamenti, piu pare die il popolo allarglii le sue dottrinc intorno alia misericordia divina: perclie I'uomo non puo di- sperare. AUora egli crea nelle sue leggende i per- sonaggi come Eusebio , e attribuisce ad una pieta iTiateriale e contraddetta da enormi scelleratezze cit> die un' eta meno incolta e meno violcnta conosce riservato soltanto alia purita del cuore. Nessuno ai di nostri crederebbe di poter ottenere 2;li applausi avuti dal Calderon mcttendo sulla scena qualche cosa di somigliante alia storia di Eusobio; ma questo dram- nia puo essere non di meno un grande ed utile av- viamento per gli scrittori a valersi dei sentimenti popolari. Rispetto al gusto appena sara necessario di dire die il sangue di un uomo assassinato il quale spargendo garofani grida vendetta, ed altre stranezze consimili non possono mai essere degne d'imitazione. II sig. Monti ne avvisa egli stesso i lettori; e non pure colla dottrina, ma colT esempio altresi di uno stile castigato e severo dimostra die mentre da opera a far conoscere a' suoi concittadini le produzioni mi- gliori degl' ingegni stranieri, stima die debbasi con- servar puro da ogni forestiera imitazione il gusto nazionale. A. i85 Jmperiale fi reale Gallena Piltl , ilhistrata per cura dl Luigi Bardi reglo calcografo. — Firenze, i836- i838 1 presso Veditorc, i/i foglio. Pubblicatl iH fa- scicoli : tiilta V opera sard compresa in fascicnli 90 circa, ciasciino di 5 starnpe colle rclatue illustra- zioni, ecc. Francld 10 nl fasc° In Milano presso Fer- dinando Artaria e figUo, cuntrada di S. Alargherita. J.1 magnifico palazzo Pitti , se al giucUzio degli arcliitet- tori, per la sua ampiezza ^ imponenza , maesta e terribi- lita e il piii stupeiido alloggianiento de' sovrani d' Europa , puo dirsi ancora per consentimento degli artlstl la piii splen- dida e raaravigliosa reggia deila pittura. A dimosti-azione di questo vero basta solo accennare , clie nieutre le altre fa- mose regall pinacoteche , o non hanno la fortuna dl van- tare opera insigne del divino Rafraeilo, o al piii si ador- nano di uno o due lavori di questo grande immortale maestro , la galleria Pitti va altera dl j^ossederne una serie, ciie sola formerebbe la gloria dell' Italia e de' principl che con tanta niuniilcenza seppero si preziosi nionumenti rac- corre. Aggiungi tavole suljlimi dl Pietro Perugino , di Fra Bartolonieo, di Andrea del Sarto, e puo dirsi tutto il piii bel fiore della scuola toscana. La quale insigne raccoltn lia avuto anche ai nostri giorni bellissimo increniento per le provvide cure di Leo])oldo Secondo presente Granduca. Ma un tesoro cosi cospicuo di quanto puo la mano arti- stica inspirata dal genio e guldata dalT intelligenza , non dovea riuianere unicamente oggetto di compiacenza , di ammirazione e di studio pel soli Toscani e Iialiani, e per gli stranieri eruditi , benclie niolti , die neU'Atene d" Italia convengono. Un deposito sontuoso di produzioni d'arte, clie toccando i termini delTeccellenza, non solo illustrano la nazione clie le creo , ma appartengono alia dignita del- 1' umana specie, volea dimostrarsi e propagarsi a tutte le genti che sentono gentilezza, che s' infiammano alle me- raviglie del bello, e che credono parte di loro patrimonio tutto cio che decora T uomo. L' idea di eseguirne facill contorni non rispondendo al- I'eminenza delle opere , ni? potendo dcllc medesime rcndere I 86 GALLERIA PITTI. clie un conto inesatto e manclievole dissuase i veri co- noscitori a tentarne 1' impresa con un process© cos\ ste- rile: e dall' altra parte 1' assunto cli valors! di stampe fi- nite importando una certa magnanimita per la difBcoIta del- 1' opera e per T immensa spesa die ricliiedea , non vi fu cuore si vasto clie ardisse abbracciare questo progetto. (i). Un solo Luigi Bardi non ne fu sbigottito, e oso conce- pirne il disegno , e con una sollecltudine maravigliosa co- mincio tosto a inandarlo ad efFetto. Molto lia egll proniesso nel suo Programma e coll" avanzamento dell' opera ha seai- pre superato le sue promesse. Le incisioni a semplice con- torno si convertirono tosto a mezza macchia , finclie ora alcune sono ridotte ad incisioni finite. L' illustre cavaliere inclsore Tosclii ha assunto la supreuia direzlone dei rami afiidati agli alunni della sua scuola. II Calamatta , artista celebrato anche fuori d' Italia : il Ferreri distinto allievo del Garavaglia : il Marri, scolaro del celeberrimo Longhi : il Rosaspiiia decoro dell'incisione bolognese, e tutta la scuola di Morghen guidata dal valente Perfetti sorreggono a prova la dignita e la bonta di questa impresa. Ma speciahnente gl' incisori di Bologna si distinguono in questa l^ella schiera, per la nitidezza e correzione del segno , e per T ardire e la bravura dell' efFetto , come ne sono prova la bellissima stampa della Deposizione del Perugino e il Ritratto del cardinale Bentivoglio altissimo lavoro di Vandyk. A queste stampe sono aggiunte le dicliiarazioni dettate da prod! scrittori, i quali all' intelligenza dei pregi dell'arte uniscono gravi massime di pensanti intelletti e talora sani principj di morale : talche leggendo queste illustrazioni, i giovani consacrati all' arti potranno trarne utili insegna- nienti e fame accorti e ragionati confronti. Tutta r opera comprendera uovanta fascicoll in grande foglio , ognuno de' quali sara corredato di cinque rami e cinque testi : e gia in brevissimo tempo ne sono stati (l) Pare clie V egvegio autore di questo articolo non siasi ricor- dato dell' opera in tbglio pubblicata a Pai'igi nel 1789 e dedicata al Gran Duca Leopoldo Giuseppe col titolo =: Tableaux , Statues, Basreliefs et Camees dc la galerie de Florence etc. du yalais Pltti desslnes par M. Wicar , peintre, et graves sous la direction de M. Lacomhe peintre etc. {Nota dei Direttori.) GALI.EniA riTTI. 1 87 pnbl)Hcati dlciotto fiiscicoll , de' quali porgcremo qui nn breve cenno. La prima dispensa coiitiene i rami del ritratto di Tom- maso Fedra Inghirarai , opera in cui il Saiizio dimostro come coir arte si possa imitare la natnra con insnperabile verita, nel carattere della persona rappresentata, nelle car- nagioni , nella posa e nella maravigliosa condotta delle mani ! In qnesto lavoro 1" Urbinate, nella parte del naturale, vinse Tiziano. L' jncontro dei Cacclatori, quadro di Giovanni da S. Gio- vanni, esegnito con qneila sua facillta e spontaneita, in clie era ammirabile e unico. La Ccna in Emaus di Giacomo Palma seniore, conipo- nimento di rara semplicita die conferma al suo autore il titolo di grande naturalista- e di buon discernitore La faccia del Salvatore , nell' atto di bencdire il pane, annunzia una inspirazione divina. La disputa di alcuni santi sul mistero della SS.'^ Trinita, tavola delle piii preziose di Andrea del Sarto, composta con ordine gvandissimo ; riposato e pieno di dignita. Sor- prendenti sono i caratteri delle teste : niagnificJie le vesti- menta : e la Maddalena quivi introdotta t' ionamora della sua bellezza. La Pieta , portento di Fra Bartolomeo. Quale e si duro cuore die non si commova dinanzi a tnnto afTetto, a tanto dolore ? Cbi soccorre alia Madre bellissima die iiianca nello smisurato suo affanno ? Chi alia prostrata IMaria , die si stempera in pianto ? II corpo di Gesu e splendido, morbi- dissimo, intatto e ritornato ad una divina incorruttibile bellezza. E una tragedia di pocbi personaggi , ma sublimi. Le stampe rammentano i pregi dei dipinti. La seconda distribuzione abliraccia 11 ritratto del somaio Galileo della scuola di Subtermans , vivo si cbe ti paria. La Madonna della Seggiola di Kaffaello, reccellenza della quale uguaglia la sua celebrita. II Concerto musicale di quel Giorgione , a cui benclie giovine il veccliio Tiziano con rispetto s'inchinava. II Salvatore e gli Evangelisti di Fra Bartolomeo, tavola dl un vigore e di una severita die incutono una specie di tema , se non ti affidasse la bellezza e mansuetudine del Salvatore die ti desta amorc e speranza. I 88 GAr.LEUIV PITTI. L' ultima stampa tVi questo fasclcolo e un paese cll Sal- vator Rosa , con una rada di mare lielllssima , e ua pro- spetto di torri e bardie e marinari , e un lontano oriz- zonte die unisce In questa prospettiva la severita del pit- tore napoletano e la vaghezza di Puss! no. Le incisioai rendono possibilaiente le condlzioni delle pitture. Sono nel terzo fascicolo , prima il ritratto del figlio dL Federigo terzo di Danimarca, dipinto dal Subtermans con assai amore e finitezza , con capelli morbidissimi , leggieri e trine studiosamente condotte die rifrangono i raggi cite escono dall' armatura , con eft'etto bellissimo. La stampa e del Fedi , molto lievemente e gentilmente toccata. Indi incisa per Giuseppe Rossi trovl TAnnunziazione di Andrea, ove vedl due Angeii die accompagnano PAr- caiigelo veramente degni di RafFaello: oltredie la Vergine ha una dignita pudica e orrevole die piii die donna la inostra. Segue la Giuditta delPAllorl , incisione del Paradisi. Qual donna tenne piii del virile di questa Giuditta' Quali forme! Quanta bellezza e compiacenza del tiranno ucciso ! La scuola veneta non panneggio con piu ricchezza ed effetto , come e questa Eroina. Ecco poscia 1' Ecce Homo del Cigoli, tradotto dal Ferreri. Qui una semplicita somma : una pietosa rassegnazione nel Salvatore : una ferita insensibile ne' manigoldi. E una scena di natura : Parte e nascosta per mostrarti il vero. Compiesi il fascicolo con quel ]3rodigio di grandezza e terribillta del Frate detto il San Marco. Quadro di una sola parola , ma di quel sublime che sta in quella diviua voce = Sia fatta la luce , e fu fatta ! = I soli contorni della figura bastano tanto a darci una sembianza della sua niaesta , die poco al Lasinio costo P accennarla ! qual il- gura di Giove fu piii imponente? II quarto numero e ricco delle tavole die rapprescntano la santa Marta del Dolci, la quale annuucia nella sembianza la sua consanguineita colla Maddalena. Tanto e viva e na- turale che la diresti ritratto! Se vi brami un' alta bellezza e una unzione affettuosa, vi trovi in compenso alcuna pro- tervia ne' U'atti che ti trae a sua posta, e ti fa pnrlare con essa. GALLEKIA PITTI. 189 E come poi e Isene qui reso dal Floridi il ijuadro delle tre eta del Lutto ! Come agginstati i caratteri! Come espressi i pensieri scelti nelle fisonomie ! Incantatrice e soave e la morbidezza di tutto il dipinto , di una fusioue degna del pennelio tizianesco. E di f\itto vedi un non so che di simile anzi di mag- giore nella persona del Salvatore , die segue , 023era del Yecelli ; direbbesl avervi studiato Leonardo: oh il dolce ca- rattere della sembianza ! La linitezza dei capelli e della barlia ! La dignita delT atto ! E questi veramente il datore della legge di misericordia e d' amore ! Recano varleta al fascicolo le Zingare del Manfredi , maestrevolniente incise dal Fonrnier. Esse intendono al- r oroscopo di un vecchio che crednlo si rallegra alle bu- giarde prospere predizloni. Tanto di naturalezza e in que- sta scena che ti pare trovarviti presente e ridere della niu- liebre destrezza e della senile insensataggine ! Inline i soggetti di storia sono frammezzati da uno stu- pendo paese di Salvator Rosa , rappresentante un bosco tutto animato da varie genti in di verso movimento, sopra varj piani e assai ben dipinte, con sapore e tocco maestro. Ma nella selva specialmente 1' ardito , impetuoso e originals pennelio del Rosa ha loccato i termini del paesaggio. Nella quinta distribuzione si veggono incisi dal Delia Bruna , dal Rosaspina , dal Buonajuti, dal Paradisi e dal Gatti , il Ritratto di Salvator Rosa, il Battesimo di Gesii Cristo del Veronese, la Giuditta della Gentileschi , un Paese di Rubens , e un Ritratto incognito. La sembianza di Salvator Rosa fa fede del bizzarre suo genio che lo rendea eminente pittore , e ardito e motteg- gevole poeta. Niuno poteva meglio conoscerlo , quanto esso medesimo , e percio con tanta evidenza la sua effigie e i snoi spirit! ai posteri commendo. Paolo Veronese nel Mistero del battesimo slgnifico poi molta devozione e santita : e due angeli per esso introdolti, presti ad asciugare con panuilini il divin Redeniore, danno alia scena beila novita e inenarrabile letizia. Nulla e d'ideale nel quadro di Artemisia. La Giuditta e espressa di forme gagliarde, e di sembianza piii clie av- venente , maschia e risoluta. La fantesca pure nel vigore deir eta e non vccchia , come si suole dipiiigere : in die lodiauio r avvcdiiuci.uo della pittricc. L' atto di ambcdue e J90 GALLEltlA PITTI. di clii teine essere iasegulto , e si volge per farsene certo. Le vestiiiienta deirEroiiia, splendidissime dl ricchi orna- nienti , contrastano col villesco costume della fante , di- pinto con tanto di naturale clie rammenta Andrea del Sarto. Nel Paese di Rubens provo egli essere sublime maestro in tuttl i generl. Campagna piu lieta, piii serena , piii va- riata e animata da niiile oggetti nou potresti desiderare. II Ritratto incognito e opera di Salvator Rosa , e cio basta per dirlo degno della regia galleria Pitli. Segue la sesta parte delle incisioni dappresso 11 Ritratto di Andrea del Sarto, il Martlrio di saut' Agata dl Bastiano del Piombo , santa Lucia dl Onorlo IMarinari , una Vergine dl Filippo Lippi , e un Bacco di Guido Pieni. Andrea dlpinse qui di se medesimo piu clie mezza la persona nel fiore della sua gioventu. Impronto la sembianza del sue umano e riposato carattere, e nel piii vantaggloso momento della sua bellezza , sparsa tuttavia di alcuna ma- linconia, non disgiunta mal dagli uominl d*" alto sentire , di alto pensare. Delia larghezza di stile con cui fu condotto questo dipinto da Andrea in quella prima eta cessera di niaravigliare chi sa annoverarsi fra le sue prime opere i larghissinii fresclu a chiaro-scuro dettl deilo Scalzo. Nel Martlrio condotto da Bastiano del Plomljo leggi i piii profondi principj della saplenza plttoresca da lul ap- parati da IMicheljngelo. La sant' Agata sarebbe degna del principe della scuola veneta, si e saccosa, inipastata, soave, uiorbldlssima , piena di senso , di palpito. E poi si squisita la santa Lucia del INLarinari , clie a prlmo tratto potreljlie nferirsi a Carlo Dolci. Ma ove ripongo 11 capo-lavoro del Lippi ? la Vergine col putto in grembo apre colla sua grandiosita , e onesta dignita e bellezza una uuova era nel largo stile dell' arte. Essa ti sorprende : nia cio clie veramente in questo qua- dro seduce e innamora e la Storia del parto dl sant'Anna espressa in lontananza in piccole figure disegnaie e com- poste con ammlrabile grazia e venusth , e Unite con dolce e dilicata maniera, con belle aria dl vlsl e assetti dl amo- rosa e nobile eleganza. Nella figura del Bacco sfoggio Guido dl Ijrillanza di co- lori clie pose in contrasto colle tinte di un piccol satiro. Ci pare che non s" ingaunercbbe chi dicesse aver Guido GALLEUIA riTTI. IQl in questo diplnto iiitcso ad enmlare gli spirit! e la nianlera. correggesca. II scttinio dono clie ci fa il Bardi comprende II rame del Rosaspina di un ritratto ignoto : del Buonajiui deirei- figie di Cromwell: del llossi di una Danza di Giulio Ro- mano : del Marri del quadro di Leone X di Raffaello , e del Parljoni di iin Paese di Pussino. II lavoro del Rosaspina e condotto con molto amore, e nel bulino annuncia un ardire die vince 1' eta del celcbre artista. Opera del Van-der-Faes e il ritrntto di Cromwell, nei cui tratti ravvisi un non so die di duuso e di mistico die ti fa pensare e teinere. II ballo di Apollo coUe Muse e lavoro pieno di grazia, di eleganza , di amore. Oh come le Pieridi sono riccamente vestite alia danza, come muovono il piede in uumero , come si accordano airarmonia! E qual giocondita e affetto niostrano nell' atto e negli aspetti ! Febo in mezzo alle ver- gini regge la carola e da il tono e il moto alia medesima. II pudico core si pare celebrare le nozze di qualche di- vinita : tanta e la festa, la serenita e il gandio di questa scena ! Giulio Romano nudrito del Intte di RafFaello era atto ai generi piii opposti e in tutti grande maestro. Chi direljbe T autore di questa danza avere anclie diplnto i se- veri trionG e i terriljill giganti ' Delia stampa delF insigne capo-lavoro del Leon X non parleremo , perche essendo riuscita squallida e assai Ion- tana dal tipo originale ora si sta ritoccando e rafFo'zando. II Paese di Pussino e semplicissimo. Poclie grandi linee di colli, di Ijosclii e di casamenti : tre vacche e due pa- stori compongono il quadro die nella sua parsimonia e ricco della sua bellezza. L' ottava parte della raccolta ci porge il Ritratto della duchessa della Rovere diplnto dal Snstermans e Inclso da Guadagalni. II plttore signilico la regal donna col slmbolo di Tuccia vestale per indicarne la bonta dell' anima e la purita del costume : ma gia non avea bisogno di quel se- gno avendola rltratta con tanta iimanita e placidezza nel volto da far fede alia sua bonta. Di che il Snstermans era cosi convinto, die in altro quadro che e qui 11 rame secondo , operato dal Paradisi , voile iutrodurre la medesima Priuclpessa sotto le forme 1<)2 G\Lr.Er.I\ IMTTr. dclla Vcrgine in una Sacra Famiglia, ove anclie gl'i altrt due sacrl personaggi jjajono iinitati dal vero. La terza incisioiie coiidotta nello stndio Rosaspina ci da la seinliianza della stessa regal donna ritratta dallo scjuisito perinello di Carlo Dolci in piii provetta eta. Clie se le al- terazioni indotte nel dipinto dai casi e dal tempo molto ci nascosero della primitiva sua preziosita, vi riniane abba- stanza pel* conosccrne la niano e per rendere cjuesto mo- numento assai pregevole. Segue S. Giovanni nel deserto deirAllori inciso dal Mar- chi con molto vigore di tono ed effetto di chiaro-scuro. II dipinto gareggia fra la noljiha dell' arte e la verita di na- tura die qui ambedue si uniscono a formare lui soggetto vivo, pensante, inspirato. Termina la dispensa ottava con altro Paese di Salvator Rosa , non di scena orrida e spaveatevole come talora ebbe egli in costume , ma di una deliziosa vedata di un bel ijonte, di un cielo aperto, di alberi geutili e di un ciglione di monte a cui le fresche erbe e la luce tolgono gran parte della sua severita. Formano materia del fascicolo nono un altro Ritratto di Andrea del Sarto inciso dal Benucci : e lo siesso Andrea coUa moglie , inclsloue del Rlartelli : e la Maddalena del Tiziano, restituita in rame dal Buonajutl : e la congiura di Catilina di Salvator Rosa , rame del Fournier : e linal- mente S. Pietro di Guido del medes'mio Benucci. Piu sopra abl)iamo veduto Andrea dipinto da se stesso nei suoi \nii lloridi aani : qui egli si ritrasse in etii piii juatura. In quel primo volto leggesi la gioja e il pensiero, e qui vedi alcuna mestizia e tristi medltazioni. IMa la ve- rita e sempre somma : grandlssima e Parte: inimitabile la natnralezza , sentita 1" espressloiie. Nel quadro dei due conjugi , Andrea dipinse se stesso in atto tutto amorevole , con akjuanto turl^ato affetto nella sembianza conseguando alia consorte ua foglio, forse in rimprovero di alcun mancamento di quella , sapendosi quanto essa fosse bizzarra : percio diresti Andrea in mo- vimento di farle un dolce rimprovero. La moglie consape- vole di essere sicura delP afl'etto del marito , e fatt.isi forte dell' impero clie avea sull'animo suo per la sua rara bel- Iczza e sagaclta , lo ascolta serena c imperturbata : cid clie difende Andrea dnlla taccia di esscrc statu troppo ligio di CALLEIMA I'lTTr. I C;3 lei, perclic cfui alincno cIiIjc ardire di tramandare a'posteri la sua jirotorvia e insensibilita ! La Mnddnlena del Tiziano non e qui resa nclP incisione tanto feliceiiiente , die il ranie non voglia essere ritocco e rafforzato. Chi nieglio poi potea ritrarre i feroci Congiurati di Ca- tilina di quell' aniina di ferro , di quello spirito sdegnoso e intoUerante di Salvator Rosa' Ei trovo verainente in questo soggetto i suoi dementi , e percio produsse un por- teiito deU'arte! Ira, teirore , risoUizione , lierezza e i piu gagliardi afletti sono pronunciati in questo quadro. Andie la stampa del S. Pietro di Guido in atto di pian- gere amarainente al canto del gallo , non rappresentando bastevole siinilitudine del quadro, vuole essere animata , ciirretta , o da piu sagace mano condotta. Risponde agli altn nella bonta della scelta il fascicolo decinio, die ha per argomento le seguenti opere, cioe II ritratto di Mattias de' IMedici di Sustermans , incisione del Sanguinetti. II dipinto e dell' usata forza e verita di im tanto maestro die si bene sapea significare i veri ca- ratteri de' suoi soggetti. II Ritratto di personaggio ignoto, rame del Fournier dap- presso una tela di Rembrandt. Questo dipintore originale trovo una nuova via di efFetto nelT arte. Grandi tocclii , arditi, sprezzanti ma ben coUocati: somrao vigore di chiaro- scuro : traspareiiza d' ombre nnica : fusione di colori mi- rabile : gioco di luce magico : molta contrafFazione di na- tura : ecco i suoi pregi ed ecco quelli del presente quadra. Una Vergine die adora il Bambino , preziosa opera del Perugino , incisione del Rossi. E da assolvc'si il prode in- cisore se non aggiunse alia grazia, belta, devozione, divi- nita del dipinto ? Chi potea darne idea adeguata , se non I'anima del pittore stesso salita al bello celeste, nudrita dei piix puri affetti , e inspirata ad una spiritualita die in- iiamoro ed educo Raflaello.'* Tutto e qui purita , candore, forma, Intelletto, gioja di paradiso. La Cleopatra di Guido , rame del Martelli. Se il grande allievo de' Caracci , T emulo del Domenicliino , il nobile Guido fu sempre limpido neile sue tinte, divino nelle sue idee, chiaro , pastoso, inorlndissimo nelle carnngioni, gra- zioso ncU'attOi se in tutto mostro un genio gentile cUe lo Bibl Ital. T. ^G. i3 1^4 GALLEKIA I'lTlI. gnidava , ijueslo cjnaclio specialnieiite ne fa amplissiiiia c niaravigliosa climostrazione. Compiesi il nnniero decimo con un Paese di Pussino, iinpresso dal Delia Biuna , e dlpinto con tanta vaghezza, splendore e serenita di natnra , con tal corredo di bellis- sime arcliitettiire e di virguki , di arboscelli e di frappe, da rivaleggiare col Lorenese. L' iindecima pubblicazione della galleria contiene colle iiicisioni del Gatti , del Livi , del Buonajiui , del Ferreri e del Benucci , un ritratto incognito ove il Morone , famoso in qnesto genere , fece conoscere come sapesse dipingere sui labbii la parola , la vita negli occhi, e grintimi sensi deir animo nella sembianza. Indi il rJtiatto del dnca di Buckingam, esimio lavofo di Rubens, di massima trasparenza e chiarezza, e di un ri- poso di pennelio cost armonioso che e un incanto. Non saranno scritti in questo ritratto caratterl di alto animo , ma certo vi e sculto un pensiero. Quale ei si fosse, I'ata- bizione di un favorito da un cieco principe potrebbe solo rivelarcelo. Sperava egli salire anclie piu alto del posto in cui la cieca fortuna avealo collocato ? Poscia una Vergine col Bambino di Giovanni da San Giovanni, in die l' autore inspirato dal suo nobile sub- hietto ha vinto se stesso nelT eleganza delle forme , nella grazia della movenza , nella bellezza della Vergine e nella blandissima serenita del putto. Susseguentemente l' Angelo che ricnsa i doni di Toliia , quadro del Bilivert, operate con franco magistero , con largo panneggiare e con assai maniera carraccesca : tuttavia Belle teste vedesi un a more , una diligenza e un finito tale che meglio trovar non potresti ne' dipintori di piu fino e dilicato pennelio. In ultimo un S. Pietro plorante di Carlo Dolci, il quale mirando a far prova di essere pur valente in una grande e svilnppata figura , con diflicili scorti e con un movimento di efFetto , non ha pero tanto conseguito il trionfo del suo propoiiimento che dimostrato non abbia ancora essere egli nelle intere figure secondo , e nelle mezze fra i primi. Si ammirano nella duodecima dispensa un Ritratto ignoto dello Schiavone , ove discerni dai tratti della sembianza un animo che volve gravi pensieri e un desiderio di com- pire un chiuso intendknento : nella quale espressione e GVLLtiuA nrri. ic^.j riposta appiuito T eccelleuza dell' arte chc sa far niaaifesti i sensi del core ! II ritratto e seguito da una Sacra Faiiiijrlia del Frate , clie cosa piu pura , piii amorosa , piu bella bramar non potresti. Lo stile e largo: il dipinto carnoso : il piegare ricco, e le fisoaomle di una natura cui informa lo spirito e I'afFetto. Ne di minore nierito pel valore del dipinto, nel genere severe, e qui il ritratto dell' intera persona di Fiiippo II di Spngna. Clii non intravede in quel volto che ti sembra turbato dai rimorsi, in quei (issi occhi che non lianao un lampo di gioja , in quei labbri die stanno per articolare una coudanna e anche in tntto il corpo alquanto compresso, senza nioto , senz' anima, un personaggio funesto all' uina- Jiita ' Jo credo questo un capo-lavoro di Tiziano il quale, preso di spavento alia vita di quel monarca , al suo sub- bietto non voile adulare. Viene un' altra Santa Famiglia deU'Alljertinelli condotta con bonta , devozione e naturalezza niaggiore del nome del pittore. E nel fine del fascicolo un Paese del Pussino : forse non de' suoi migliori nel totale, ina con tall alberi pero die v'e dentro il sole, la frescura e 1' aria che ne agita i rami. Gl' incisori di queste opere furono Sanguinetti , Rossi , Lasinio , Martelli e Delia Bruna , che a prova si etnula- rono a far cosa bella nella loro arte. Alia deciniaterza pubblicazioiie di qiiesta Galleria da co- ininciamento il ritratto del cardinale Ferdinando Medici di Scipione di Gaeta , ritrattista rinomaiissimo che ebbe la, sorte di tramandare alia posterita anche la spirituale ef- figie di Torquato Tasso nella fiorente eta sua , e vi sculse fra gli occhi tutta la spiritualita dell' Aminta, e la dignita del Goffredo. Ottiene il secondo luogo una Sacra Famiglia del Boa- terl , pittore, die come vedesi , proponeasi Timitazioae di RafFaello. E certo questa Vergine e il Bambino lianno molti dei pregi dei dipiati del Sanzio nella bellezza delle forme, nella piacevolezza dell' atto e nella finissima esecuzione. Questo quadro fu inciso elegantemente dal Ilossi. Ecco poscia 1' immagine di Pandolfo Ricasoli incisa dal Martelli dappresso i! Sustermans, opera egregia per la condotta del penuello e 1' espressione della sembianza che 1C)6 GAI.LIiRI.V I'lTTI. aimuncia uii tal sorriso sardonico die si pare beffarsi di clii lo guarda , e non sa scrntargli T animo. La Madonna del Rosario del Murillo incisa da Pietro Mancion viene dopo il Sustermans , con caratteri si inani- festi di queU'insigne dipintore, die a primo tratto non puol non riconoscerla per opera sua. Quanta vaghezza nella Vergine! Quanta naUiralezza nel Putto! Che fresdiezza e forza di coiori! E quanto giudizio per fare trionfare le carni con prudenti sacrificj ! E si die questa non e fra le pill esimie delle opere di Murillo! Seguita la stampa del ParbonI di un paese veramente incantatore di Rubens, detto I'isola de'Feaci, sparsa d'ogni delizia e volutta di natura. II momento e 1' apparizione del naufrago Ulisse alle seguaci di Nausicaa negli orti di Alcinoo. Hanno nel decimo quarto fascicolo con bella gara ini- piegato il bulino i signori Benucci , Rossi, Paradisi, Four- nier e Lodovico Gruner sulle pitture die seguono. Santa Caterina della scuola di Leonardo: tulto il dipinto manifesta quella squisitezza di pennello studioso, finito , forte, quieto nel tempo stesso, e dilicatissimo, che fii il sistenia del maestro della scuola Lombarda. La maniera del trattare i capelli specialmente, e la spiritualita della sembianza confermano questo giudizio. Sacra Famiglia del Puligo; questo pittore se in alcune sue tavole ne lascio incerti del suo valore , in questa fece fede essere egli capace , quando volea , di giungere all'ec- cellenza. Lo insieme del quadro ti addita un non so die della rara arte e naturalezza dello stesso Andrea del Sarto. Ritratto di Daniele Barbaro di Paolo Veronese operato con tocco gagliardo , e tale forza di chiaro-scuro, e cliia- rezza e trasparenza nel volto che direbbesi questo insigne dipintore aver qui a un tempo accumulato le perfezioni del Tintoretto e di Tiziano coll' aggiungervi un suo estro, un suo spirito nella movenza che quel corpo e vivo, e tanta ricchezza poi nel panneggiamento clie solo potea im- maginarsi dalla fervida fantasia di colui die puo dirsi il poeta fra i veneti dipintori. L'incisione merita distinta commendazione. E pure condotto con assai maestria e trasparenza il rame che seguita , rappresentante una sublime battaglia di Salvator Rosa, ove vedi veracemcnte Timpeto, I'ira, la C\LLEni\ I'lTTT. \Q- pniira, il coragglo, la vittoiia , la sconfitta e tutti i nioti di ima niiscliia treinenda. (Ion una preziosa dipintnra termina il fascicolo. OIi rainiiiiral)ile IMaddalena del Perngino ! Quanta bellezza e dolce compungimento ! Clie grazioso assetto ! Clie leggiadro acconciaaiento ! Non e die luezza IJgura , ma vale un ina- gnifico quadio di storia. Per la scelta deile tavole e la diligenza delle incisioni noil disgrada d.iiraltre la raccoka decima (juinta. Qui sono nn ritratto incognito di Lorenzo Costa Ferrarese: un S. An- drea di Simon da Pesaro: una Maddalena della Gentileschi: un S. Francesco di Pvubens : e un paese di Ruysdael: suUe quali opere fecero prova del ioi-o valore gPincisori Buo- najuti, Ravano, ]\larclii, Dalla Brnna e Parboni. II ritratto e operato con tale amore, correzione, fini- tezza e l)non colore, che facilmcnte vi si scorge un buon ailievo del Francla. Siinone da Pesaro seppe contrafTare lo stile de' piu vi- lenti, cioe i Caracci , e perlino Correggio in figure piccole. Seinpre ebbe buone linee nel disegno, forza e vigore nel dipinto; e non nianco di grazia ne"coiiiponimenti ^ tuttavia questo S. Andrea non ha Tefficacia e 1" energia delle alire sue pitture. Taluiii dicono la tela fatta alia prima: noi lo crediamo lavoro eseguito in un momento in cui avea Paniiiio occupato dagfinvidi e poco generosi pensieri die talora lo funestarono. La Gentileschi nella Maddalena ha viato la sua arte e il sue sesso. E tanta sicurezza di ardito pennello in quesi'opei-a, e cosi largo disegno , e si pronunciata espressione , die il lavoro si riferireljbe ad uno de' maestri che spiegarono nella pittura la forza piu virile nel disegno, e la maggiore gagliardia nel colorire : somma e qui la franchissima dif- fusione dei chiari. II Rubens nel S. Francesco cerco il massimo elFetto, e Tottenne: non di meao elFigiando un santo in un momento di estasi dovea imprimergli nel volto alcuii raggio di quella celeste contemplazione di che si beava. II paese di Piuysdael e una veia delizia. E un ritratto di natura, ina scelto con gusto e accorgiinento, e cnn- dotto con un succo, con una vividezza e un incanto, die vincono la natura medesima. Ma ove troveresti piii bella unione di stupendi lavori , quanio quelli che ci dona il fnscicolo decimo sesto r 1()8 CALLKRIA PITTI. Qui inclso dall" Erani e un S. Giorgio di Paris Bordone lavoi'o singolare di fraiichezza di pcnnello , d' impaste nelle carnagioni , di efl'etto ne' lamp! dell' armatura , e di uaa sveltezza di disegno da esser vinta solo dal S. Giorgio di Donatello. Qui e nil ritratto di Snsternians di grande dignita e im- ponenza nella sembianza e iielT atto. Molte immagini di qnesto maestro saranno eseguite con piii aiiiore: ma niuna credo ottenne tamo effeito coi pochi mezzi cjnanti il pit- tore ha qui adoperato. Segue la deposizione dalla Croce del Perugino iiicisa con inolto valore dal Guadagnini. E quadro che tocca i termini del sublime : Raffaello stesso non potea meglio significare la pieta, il dolore , Tamore, la religione e la bellezza dei voiti , la compostezza degli atti , la soavita degli afFetti , che qui se 1' abbia fatto il Perugino. La scena e ricchis- sima, bene ordinata, bene bilanciata. Trionfa il gruppo del Redentore e la Yergine: oh qual dolcezza in quello! Quanto affetto nella nostra Donna! Lagrime inondano il volto delle Marie, e le fanno piu comnioventi , piii belle. II campo stesso e un capo d' opera : chi piii maravigliera della divinita del Sanzio , se fu privilegiato d' un' anima si pura , d'un sentire si dilicato, di una mente si alta, e di un maestro cosi divino quanto il Perugino? Viene dopo una Santa Elisabetta di Guido con assai franchezza incisa dal Migliavacca. Qui Guido voile essere severe, fece desiderare quella sua usata celestiale limpi- dezza e ciiiarezza in che era unico. Guido nacque pel gentile; il genio che sempre gli sorridea non sapea acci- oliarsi al rigore. Termina il fascicolo con S. Isidoro di Simone da Pesaro inciso pure dal Guadagnini. Pochi tocchi, ma a suo luogo. Pochi contrapposti, ma bastanii all'effetto! Belllssimi tesori d' arte ci danno pure le illustrazioni e le stampe del libro decimo settimo, con entro il ritratto di Pletro Aretino di Tiziano, e I'altro di Girolanio Argen- tino del Morone e le Nozze di Rutllio Manetti e Francesco I Medici dipinto dal Bronzino, e un Paese rlcchissimo del Pussino. L'Aretino inciso dal Rosaspina e opera eccellentissima alia quale certamente non avea dritto il laido satirico : tuttavia il pittore gli ha impresso neH'atto la sua alterigia. ft AM.rRIA rilTI. !()() e nolla spinbinnza la sua bile e invereconcVia. £ da avcrsl per fortiina die i panneggiainenti noii siano terminati. Essi sono una bella sciiola di abbozzare. Canova dicea nn monnmento il piu utile pei giovani pittorl essere Paolo terzo \a Napoli appena aV)l)Ozzato dal Tiziano. II Morone poi nel ritratto delTArgentino non puo e vero andare del pari col \eceIIio, ma vi si accosta, spccial- mente nelle carnagioni. Vaghissime pariiiiente e piene di vigore, di disegno , di efFetto soiio le sponsalizie di Rutilio vagheggiatore del Guer- cino. Ill questa lavola egli ha anche accresciuto I'impeto e lo spiriio de' suoi usaii dipinti , poiclie la fece rlspleii- dere inagicameiite pei riverberi d' una fiaccola. Taluni ap- pellaroao qiiesto quadro non le nozze , ma il diporto degli amanti , e vollero percio avere il pittore prescelta un' era notturna , come piii accomodata ai furti delFamore: non di meno le movenze ritennte degli amatori , die si riman- gono ad una sola espressione aft'ettuosa, ci fa essere discordi da qnesto parere, e seguir piuttosto il titolo delie nozze. II Bronzino nel Francesco I esegui lavoro pensato in qnanto al concetto, felicissimo in quanto all' esecuzione. Poiche questa e linitissinia e nel concetto della sembianza sono i veri caratteri delTanimo del personaggio ritratto: una estreina non curanza d' ogni cosa bella e generosa ; una quasi stupidita indotta dalla sazieta delie moilezze, e un abito all' ozio e alia noja. II paese intagliato dal Parboni e composto dal Pussino solo con due grandi masse dalle parti, e raolto sfondo nel mezzo. Pociie , ma grandi linee; due pastori, due vel- tri bastano ad animarlo. L' ultimo fascicolo della collezione finora pubhlicato, die e il diciottesimo, presenta il ritratto di Luigi Cornaro opera del Tiziano condotta con una squisitezza di pennello che direbbesi singolare, se i dipinti di quel grande mae- stro, (pielii massimamente della sua piu vigorosa eta tutti squisiti non fossero : questo ritratto tuttavia si concilia meglio che gli altri Tainore di chi lo guarda , die in esso e impressa la serenita deir animo indotta dalla buona co- scienza, e quella pace che viene dai buoni costumi , e la salute che e frutto della temperanza , i quali godimenti tro- vavansi in un soggetto che tutta spese h vita nel procac- ciare il bene de' suoi simili. II Trasmondi che ne fu T ju- c'if^ore non manco di soavita nel bulino. 200 CALLERIA PITTI. Seguita il trionfo di David di Matteo Pvosselli inciso con huona maniera dal Rossi. II qnadro e pieno di sapore , di vivacita, di grazia. David, bellissimo della persona e di aspetto , e accompagnato da leggiadre donne festanti alia sua vittoria. La gioja, e direi pure Tamore, souo sculti nelle lore sembianze giovanili, clie hanno un piccante biz- zarre, che t'invagbisce e ti chiama a godere e rallegrarti con loro. Ecco in terzo luogo T intero ritratto del Cardinale Ben- tivoglio, sublime opera di Vandyk, Ijella iiicisione del Guadagnini: magistrale esempio di maraviglioso effetto di chiarezza e di luce : tipo di sentimento nella fisonomia : modello di dignlta nella posa : specchio di dovizia pittore- sca nelle vestinienta. Inciso dal Buonajuti trovi qui poscia il Cristo orante di Carlo Dolci : non certaniente di quella sujilimita inspi- rata, a cui lo innalzo il divino Correggio , ma espresso con tanta dolcezza , umiha e rassegnazione, die e argomento della fede e della religione die regnavano nel petto del Dolci. Compiesi la collezione col S. Girolamo in mezza figura dipinto dal Crespl , e inciso da Antonio ]\Iuzzi. La testa del santo a prima vista trarrebbesi al Guido , si limpida e la fronte , si impastate le guance, e fluidi e lievi i ca- jjelli e la barba! I termini angusti di un articolo non ci consentlvano die un cenno rapido di questa vasta impresa. Non di ineno uon si vogliono defraudare della debita lode i valorosi espositori delle tavole, ne' quali troviamo sicura notizia delle storie, cognizione delle materie dell' arte, e soprat- tutto un zelo caldissimo di cooperare alia fortuna di que- sta associazione. Solo vorremmo avvertire i medesimi di pretermettere talora le troppo larglie narrazioni di cose gia bastantemente note, e fermarsi piii drittamente nelle massime dell" arte e sui pi'egi intrinseci delle pitture die tolgono a dicliiarare- Yerrebbe opportnno similmente die r iniprenditore nelle incisioni escludesse quante non oltre- passano la mediocrita. Preveniamo i nostri lettori, die a maggior largita del si- gner Bardi, 1' opera sara corredata di uno stupendo ritratto dell'augusto personaggio a cui e intitolata, con incisione ecceilentissiiua del professor Tosclii. ,, . , MelrJiinr Misiirini. 201 Famiglie celehrl italiane , di Pompeo Litta. — Mi- laiio, 1838 , presso I'ntitorc al dazio di Porta Orlen- tale num. "i r, in foglio. Ogni famiglca si dd anche separata. — Fcdi il tonio 81.", pag. 201 di qnesta Biblioteca. T ' , JLj ultima volta die noi pailammo di quest opera insiirne abbianio tenuto discorso della flmiijilia Gon- zaga. Fra le piu lecenti pubblicazioni alle cjuali I'e- gregio autore attende con instancabile diligenza si trova la lamiglia de Lannoy di Napob gia estinta ilno dal 1604. Ca|)0 stipite ne tu uii Carlo die il conte Litta fa provenire da una faniiglia nobde dcUc Fian- dre, non tacendo pero die alcuni alTermarono es- sere liii state niiir altro die nn pratico e gcntil do- jTuitore di cavalli e maestro di giuochi, debiiore della propria fortuna all' avere sua moglie nel 1000 dato il latte ad nn principe die a 19 anni divenio re di Spagna e iniperatore ad un tempo. II certo si e di' egli aveva militato al servizio dell' iniperatore Rlassimiliano alia cni corte era personaggio princi- pale. Nel iSao ebbe il coniando in Italia degli eser- citi collegati di Carlo V e di Adriano VI contro i Franccsi ; e qui comincio verainente qnella splendida carriera die porto poi lui ed i suoi disoendenti ad essere principe di Solmona, cd a varj altri titoli e poteri. Coniando alia battaglia di Pavia nella quale Francesco I fu fatto prigioniero, e questa circostanza (dice il conte Litta) aggiunse ccrtamente non poco alia sua fania, beiiclie a lui non si attribuisca della vittoria gran merito. Fu bnon generale, ma accusato di venalita neiramministrazione dei paesi a lui afli- dati. 11 quinto Ira' suoi discendenti, e sesto nella sdiiera dc' principi di Solmona fii un Filippo che per erediia niaterna era anche conte di Potenza, come gia il tcrzo era stato fiitto conte di Venafro. A Fi- lippo I'anno 16(4 cadde snlla testa un porno die 20a FAMICLIE CELF.BRl ITALIAA'E servlva d" ornamento al letto in cui dormiva , e la ferita fu cosi grave che in pochi giorni ne niori senza prole. II contado di Potenza pusso ad una sua zia: il principato di Solmona ricadde al re di Spa- gna che lo conferi a Marcantonio Borghese nipote di Paolo V, e cosi la famiglia Lannoy in Italia si spense. Un*altra famiglia recentemente pubblicata e qiiella dei Roverella di Ferrara le cui memorie risalgono al secolo XIV. Cio che vi ha di pii'i interessante nella storia di questa famiglia si e quanto dice lautore in- torno ad Aurelio ; il quale nato in Cesena addi 21 ago- sto 1748, fu eletto cardinale da Pio VI nel febbrajo del 1794, e mori il 5 settembre 1812 a Bourbon-les- Bains, lasciando opinione di avere seguitati sovcrchia- mente i consigli della politica nelle vertenze fra Na- poleone e Pio VII. Dicono che Napoleone lo avesse nominate arcivescovo di Miiano. « Era uomo di molta » dottrina, e col suo discorrere cattedratico bastevol- » mente lo manifestava. Forse si presto per timore y> alle voglie illecite clelT imperatore Napoleone, forse » per amjjizione d'onori, forse fu sedotto dalle lodi » e dalla cortesia de' ministri di Francia , molto abili » per inviluppare Y animo altrui con quello strata- » gemma. Queste sole ponno essere state le cagioni » della sua cecita. » Di maggiore importanza storica e la famiglia Pal- lavicino, della quale noi parleremo in qualche altra occasione quando il ch. autore Y avra compiuta. Im- portantissima poi e la famiglia Colonna di Roma, la quale benche non venuta ancora al suo termine, pud non di meno darci materia di presentare ai nostri lettori un sunto che poi proseguiremo a suo tempo. II primo che parli dei Colonna con autorita e Pan- dolfo Pisano che nella vita di Pasquale II narra in- toi-no al nor i fatti di un Pietro della Colonna, occorsi a' suoi tempi. Partigiano dell'Impero e di tutti gli scismi fu gran nemico dei Papi come lo furono sempre i Colonnesi, che spesso fecero tremar Roma. Possedeva Pietro grandissimo numero di signorie sul DEL C. P. LITTA. 20j versante tlegli Apenninl a Icvante di Roma spingcn- dosi (ino sulla Via Appia , ove si congiungeva colle tene de"' Savelli che f'urono sempre i seguaci della fazione Colonna. In queste signorie i Colonnesi non ebbero mai I'lisata subordinazione di feudatarj al prin- cipe, giacche T uniro atto di vassallaggio consisteva nella prima invcstitura die era loro data dal Papa , ne ebbero mai investiture di tante terre che posse- devano da tempo immemorabile. Avevano tribunal! coa giurisdizione civile e criminale in qualunque istanza , avevano fortezze, avevano milizie con in- segne particolari, facevano guerre , paci, leghe. Tanti diritti erano comuni alle famigbe Orsini , Savelli , Conti, Gaetani , Crcscenzi, Frangipani e qualche al- tra famiglia, delle quali i principati circondavano Roma da ogni lato tenendo i Papi in continua sog- gezione. Col tempo alcune di queste famiglie si estin- sero; e le superstiti perdettero i loro privilegi nelle politiclie inuovazioni de' tempi moderni. La mancanza di una storia civile di Roma, che /)^r vero dire non fu mai scritta, ci lascia in molte dub- biezze rispctto ad Oddone figlinolo di Pietro, uomo principale a'suoi tempi e per fama di prodezze molto riputato. Era la citta di Roma in quella eta molto travagliata dalle discordie fra i p.ipi e gl" imp *ratori, ma so])ra tutto dallo spirito di liberta e d' indipen- dcnza del popolo romano che voleva ristabilita I'an- tica repubblica e V impero d' Italia. Celebre in que- gli avvenimenti e il nome di Arnaldo di Brescia che spiacendo ugualmente ad Adriano IV ed a Federico Barbarossa, non pote tener fronte a si alti avversarj , ma lascio in retaggio i principj da lui predicati che durarono per due secoli fino ai tempi di Cola di Rienzo, e furono materia di grandi sconvolgimenti. Un discendente di Oddone per nome Giovanni fatto cardinale da Onorio III nel I2i6 ando coi crociati in qualita di legato accompagnando Pietro di Courte- nay teste incoronato in Roma imperatore d'Oriente. Amendue furono fatti prigioni da Teodoro Angelo 204 FAMIGME CEI.EI5RI ITALI,\.NE Coinaeno cul vollero vanamenle assediare in Diirazzo. Le intercession! del Papa ottennero la liberazione del Colonna che prose2;ui poi lino a Costantinopoli ove tutto si dedico alle cure del clero. Jxiiornando da quella niissione verso il 1224 si dice die poitasse in Italia la colonna della flagellazione ch' cgli coUoco in Koma in S. Prassede. Nel 1289 comando gli cserciti pontilicj contro Enzo re di Sardegiia , iigliuolo di Fe- derico 11 penetrato nella Marca. Uanno dopo egli con- chiuse con quel principe una sospensione della gut-rra che si agitava con increddiile crudelta ; e poiclie il Papa pentito di avere desiderato cpiell" accordo non voile ratificarlo, egli prese le armi contro di lui favo- rendo 1" inipei'atore. UelTetto di questa defezione non fu di grave niomento pel Papa; giacche Federico trovo im'opposizione a' suoi discgni insuperabile , nia per avere il Pontefice atEdati i suoi eserciti ad un Orsini , le due famiglie gia emule da gran teiiq)o comlncia- rono un' aperta guerra ch' empi Roma di stragi. I Co- lonna si dissero Ghibellini; mentre gli Orsini presero il nome di Guelfi. Giovanni Colonna niori poco dopo il conclave del 1243 in cui fu eletto Innocenzo IV. Lo spedale di S. Giovanni Laterano fu instituito e riccamente dotato da lui. Verso il finire di rpiel secolo troviamo Giaiomo Sciarra Colonna faniosissimo per la sua inimicizia col pontefice Bonifazio VIII. II conte Litta osscrva die sono incerti gli storici nell' assegnare la cagione di quel celebre avvenimento , e nota die molte forse ve ne poterono concorrere. I Colonnesi innanzi tutio avevano veduta di mala voglia V csaltazione al pon- tificato di un uomo appartencnte a famiglia guelfa e percio loro neniica. Mormoravasi inoltre di quella elezione dicendosi che Bonifazio avesse costretto Ce- lestino V al gran rifiiiLo, e la sua condotta verso di lui pareva giustlficare quella fania. Bonifazio poi nel giorno medesimo della sua elezione aveva dichlarato di voler essere alfatto indipendente dagl' impera- tori, il che dovette spiacere ai Colonnesi ghibellini. DEL C. r. LITTA. 2C5 Vogliono inoltre die un Gaetani nipote del Papa ten- tassc aH'onore della inoglie di Sciarra. Erano poi i Colonna in graiide intimita cogli Aragonesi di Sicilia, e questo era un gran delicto presso quel Pontefice , il (juale volcva unire ([ue-lT isola al regno di Napoli sotto gli Angioini. Ancora avevano dissidii i Colonna rol Papa a motivo di Palestrina clie gli antenati di Sciana avevano posscduta con patti di temporaria investitura, senza che alcun pontefice avesse osato mai doniandarne la restituzione per la ragione che fossero spirate le investiture. Finalmente nel 1290 il ])opolo ribellatosi a Nicola IV aveva eletto Giacomo Colonna in suo signore, e intitolandolo Cesare lo aveva condotto in trionfo sopra un carro per le vie di Roma. Ignoro (dice il conte Litta) se questo fatto appar- tenga a colui di cui scrivo, ma accaduto sette anni prima , e benclie fatto isolato e prodotto forse da un momentaneo entusiasmo popolare, doveva essere pur molesto pensiero a Bonifazio, che un Colonna fosse stato in procinto di cacciar i Papi di Roma , ove le frequenti ribellioni or dcUe grandi faniiglie , or dei senator! , or del popolo rendevano il loro potere sempre incerto. II concorso di tntte queste circo- stanze puo avere determinato il Papa a volcr depressi i Colonna. Quindi nel 1297 intimo loro la restitu- zione di Palestrina accusandoli d'impedire colla loro amicizia verso gli Aragonesi P im[)resa di Terra Santa. AUora cominciarono a comparire alnune scritture nelle quali mettevasi in dubbio se fosse Icgittima 1' elezione di Bonifazio; e Sciarra sorprese e rapi un convoglio che da Roma passava in Anagni dove il Pontefice volevasi trasferire. Bonifazio pubblico contro i Co- lonnesi le famose bolle di maledizione che in forma di costituzione furono poste nel VI delle Decretali. Ma le bolle non erano obbedite, e in Palestrina si accrescevano le fortificazioni. II sospetto clie gli Ara- gonesi mandassero soccorsi dalla Sicilia, fastio, la fretta detcrminarono allora il Papa a pubblicare una crociata. Le case dci Coloimcsi in Roma furono 206 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE demolite. Palestrina fu presa pel consiglio di Guido da Montefeltro di cui parla Dante nel XXVII dell' In- ferno. Dopo quel fatto alia famiglia Colonna non ri- mase piu nulla di tanta grandezza e potenza a cui era salita. Sciarra travestito enava lunsio il mare aspettando un bastiniento su cui potesse fuggire. Sor- preso da corsari catalani, e posto da loro al remo pervenne sconosciuto nelle vicinanze di Warsiglia , donde pote mandare notizia di se a Filippo il Bello re di Francia clie lo chianio alia sua corte. Quando nel i3o2 tra quel re e Bonifazio VlII si destarono le gravi inimicizie notissime a tutti , i Colonna per certo si adoperarono giandemente ad aizzare quel- r ira. Bonifazio fu accusato d' eresia e della morte del suo antecessore , e per maggiore spavento si co- mincio a parlare di volergli radunar contro un con- cilio. Fu (dice il conte Litta) probabilniente Sciarra, uomo grandemente temerario , che propose un colpo di mano per impadronirsi della persona del Pontelice e cosi terminare le contese. E difitto venuto segre- tamente in Italia con Guglielmo di Nogaret, d'accordo con Musciatto de' Franzesi signer di Staggia nel Sa- nese , cogli Annibaldeschi e coi Ghibellini di Roma, la notte delTS settembre i3o3 s' introdusse in Ana- gni, ove verchio di 36 anni diniorava il Pontefice , che cosi cadde nelle mani del suo iniplacabile nemico. Le circostanze die accompagnarono quel fatto non sono ben conosciute : il certo si e die il Papa niori dopo 35 giorni , nei quali per tinior di veleno non prese altro cibo die uova. Due circostanze ( aggiunge r illustre autore ) lanno pero vedere die Sciarra trat- tasse con molta infamia il Papa. Lu prima, die Dante die pur era ghibellino, nel canto XX del Purgatorio rammemoro con dolore il fatto. La seconda e che Benedetto XI, appena eletto, ricevendo in grazia i Colonnesi, rinnovo contro Sciarra le maledizioni della Cliiesa. Breve tempo visse Benedetto XI , e forse niori avvelenato da Sciarra. Finalmente nel i3o5 fu eletto Clemente V che promise a Filippo il Bello di DEL C 1'. LITTA. UOJ rendere alia famiglia Colonna I'antica sua potenza; e cobi qiiesta casa in procinto di naufragare si salvo. Sciarra uomo tuibolentissiino , tornato in patria fu scinpre il capo o il complice dei disordini die 1' as- scnza della Gorte pontiticia e la rabbia delle fazioni rendevano sempre piu terribili e frequcnti. Quando nel i3i3 Airigo \'1I venne a Roma per farsi coro- naie , Sciaira combatte contro gli Oisini: ma quando riniperatore fu da un tumulto popolare costretto ad uscire di quella citta nella quale lascio Giovanni di Savigny, Sciaira non rispetto il regio messo e lo voile espulso : e cio prova ( dice il conte Litta ) che in Roma i Guelli e i Gliibellini disputavano del pari ai papi ed agl' imperatori qualunque preponderanza. Ma espulso il Savigny, le due fazioni dei Golonnesi e degli Orsini furouo subito per azzuffarsi. Conven- nero die due senatori ( uno di ciascuna parte ) se- dessero in Campidoglio; ma il popolo non fu coa- tento; li caccio tutti e due, e sostitui Giovanni Ste- taneschi con nome di dittatore. Sciarra bandito si collego coi patrizj , caccio il dittatore e abbatte il governo popolare. Dovette poi andar esule un' altra volta quando Clemente V elesse senatore di Roma il re Roberto di Napoli. Ai tempi di Lodovico il Ba- varo cacciati di Roma i vicarj di Roberto, Sciarra pervenne di nuovo al governo come capo di un con- siglio popolare, e fu uno dei quattro sindaci eletti dalla citta per assistere alia coronazione di quel mo- narca ; anzi fu propriamente colui che gli mise la corona sul capo. Quando poi la fortuna di Lodovico muto, Sciarra Golonna fuggi da Roma con lui e mori nel 1029 lasciando la sua casa un''altra volta prostrata. Al tempo di Pietro suo Hglio soprannominato Sciar- retta comparve Gola di Rienzo che per sette anni produsse in Roma quelle tante mutazioni che tutti conoscono. Concorse Pietro nella. rovina di quell' uomo di cui i disegni furono cosi grandi e gli eflFetti riu- sciroQO cosi piccoli. Quando il popolo stanco dei senatori nomino un nuovo Tribune in Francesco 208 FAMIGLIE CELIBUI ITALIANE Baroncelli, la corte di Avignone mando im'altr.'i volia in Roma Cola di R.icnzo sperando die quest' iiomo potesse rimetter V ordine in qiiella citta : ma egli , com' e noto, fu ucciso addi 8 settembre i 364, e Pietro Colonna fu uno di coloro che inlierirono Wno contro il suo cadavere. Due anni dopo egli fu senatore per la settima volta ; ne si hanno altre notizie di lui. Stefano, uno de' snoi figli, si rese famoso per molti delicti, e si crede che da lui veramente avesse prin- cipio queir odio irreconciliabile fra i Colonna e gli Orsini da cui Roma ebbe poi a patire tanti e si gravi danni. Dopo la partenza da Roma di Lodovico il Ba- varo non potendo piii i Ghibellini combattere aper- tamente si diede a perseguitare i Guelfi coi tradi- menti. Uccise nel i33t Bertoldo Orsini e il conte d'Anguillara ; poi Francesco Orsini nel i333: donde il cardinale Giovanni Orsini , legato pontificio in To- scana , entro nello Stato romano colle milizie die aveva sotto di se e devasto le terre e le case de' Colonnesi. Dopo tutte queste enormita abbraccio lo stato ecclesiastico •, venne in Italia con Gregorio XI, fu eletto cardinale da Urbano VI e mori nel 1379. Una celebrita molto diversa si acquisto Prospero Colonna, il pin gran capitano de' suoi tempi. Anch'egli fu dapprima uomo di fazione : un omicidio lo indusse ad uscir di Roma ; poco dopo divento iiomo di guerra difendendo le signorie della famiglia contro Sisto IV che voleva stcrminarla. La morte del Papa mise fine a quella guerra in cui il valore e la crudelta anda- rono del pari. I Colonna riebbero i loro possedimenti facendo trucidare i presidii pontilicii. Nelta gueira dei Baroni del regno di Napob del 1489 Prospero milito pel Papa contro gli Aragonesi : ma cjuando Carlo VIII discese in Italia chiamato da Lodovico il Rloro, aderi agli Sforza e divento partigiano degli stranieri. Pei servigi resi a Carlo nella conquista del regno di Na- poli ebbe Traetto, Fondi e Montefortino ; ma quando la fortuna volse le spalle a Carlo , benche avet^se in- sienie con Monpensier T incarico di difendere le fattc DEI, C. P. LITTA. a09 conquiste , non tardo sotto varii pretesti ad abbando- nailo, dopo avere avuta la certezza di poter ronser- vare i doni avuti da quel monarca. Combattendo poi in compagnia del lamoso Consalvo di Cordova ap- prese da quel gran maestro quell" arte niilitare die lo rese dopo si illustre, e quando linalmente per le vittorie di que' capitani Federico d' Aragona solen- nizzo il suo ritorno coronandosi in Capua, Prospero Colonna fu creato Gian Contestabile. Ebl^e poi di- versa fortuna quando Alcssandro VI e il duca Valeii- tino pensavano ad abbattere gli Orsini e i Colonna. La niorte di quel Pontefice gli fece riacquistare il perduto; e voile la sua fortuna clie andasse in Ispa- gna desiderate dal re Ferdinando il Cattolico su quella nave niedesinia su cui il Valentino trovavasi prigio- niero. E noto che in tutto il viaggio non lo guardo mai , perclie non si dicesse ch'egli trionlasse dell' u- miliazione del suo neniico. Ritornato a Roma , per intcrposizione di Giubo II si riconcilio cogli Orsini. Dopo alcuni fatti gloriosi , nel i5i5 il Trivulzio lo colse improvvisaniente nd Saluzzese a Villalriinca e 10 fece prigione nientre era a mensa; niaccbia assai grande per liii , ma danuo niolto piii grande per la lega die atterrita si sconipose. Nel i5i6 Prospero gia liberate ebbe da Carlo V onorevoli incumbeiize : e quando nel iSai si fece la lega tra T Iniperatore e Leone X per rimettere gli Sforza nel ducato di IMilano , Prospero combattendo contro Lautrec e poi contro Bormivet , fece niostra di un saper niilitare die lo colloco fra i pin celebri capitani di cjueircta. La sua ultima imprcsa fu la difesa della Lonibardia nel 1 523 , dove senza pur dare battaglia gli I'iusci di render vano ogni sforzo del nemico e di costrin- gerlo ad abbandonare il disegno di cjuella invasione. Mori poi in Milano il 3o dicembre dellanno gia detto. 11 conte Liua duude la biogialia di quest' nomo colle seguenti parole: « Era somniamente perito nell'arte di vincere senza battersi, gianiniai volcndo affidarsi al caso. Stancava il nemico in niodo che le forze di lui Bibl ItuL T. XC. 14 aiO TAMICLIK CKLEBUI ITALIANS 61 coiisumavano senz' ottenex' uii effetto. Nessun me- glio di lui conosceva I'arte della difesa e quella di creare o per lo nieno accrescere le pioprie forze colla stratep,ia. Scarsi niezzi gli bastavatio per battersi contro uu eseicito forte, e dileguandosi alia vista del neniico or con I'inte marce or con stratagenimi , terminava seinpre coll" uscir vittorioso. » Un altro guerriero celebratissimo fu quel Fabrizio Colonna die il Maccliiavello neWAite della gnerra pro- pone come supremo maestro. I stioi parent! avreb- bero voluto clie si dedicasse al sacerdozio , ma egli fuggi da casa per andar a combattere contro i Tur- chi nella guerra di Otranto del 1481, dopo di che intervenne poi sempre iielle piincipali iazioni mi- litari o politiclie del suo tempo. Ai combattimenti di Cirignola e del Garigliano fu parte principalissima della vittoria : e se alia battasiUa di Ravenna contro Gastone di Foix rimase prigioniero , il conte Litta inclina ad incolpare di quella sventura gli Spagnuoli, i quali, tenendosi certi della vittoria die poi non eb- bero, sagriflcarono gi'Italiani ; oltre di die il Colonna vi si comporto con soinmo valore smclie ferito si ar- rese ad Alfonso d' Este con patto di non csseie con- segnato ai Francesi. Guerriero fu pure Ascanio figliuolo di Fabrizio die mori nelle carceri di Castelniiovo a Napoli nel 1557, ne mai si e potuto conoscerne la vera ca- gione; e guerriero altresi fu Pompeo Colonna nato nel 1479. Nella celebre sfida di Barletta , in abito di scudiere porto la lancia e F elmo ad uno dei tredici campioni italiani fra i quali Prospero suo zio non gli permise d' entrarc per la sua troppo te- nera eta. Piu tardi , spinto contro sua voglia nella car- riera sacerdotale , fu vescovo di Rieii , ma non de- pose percio la sua primitiva natura ; e quando nel i5ii si credette die Giulio II fosse mortalmente ani- malato , cerco di ordire una congiura per la liberta di Roma. 11 pontefice si riebbe , e Pompeo dovette fuggire. Ma Leone X poi lo restitui agli onori , c nel DEL C. P. LITTA. :ill i5i7 lo creo cardinale. La sua potenzii divenne tale che nel conclave del i523 non pei'tnise relevazione di Clemente VII se non a patto di non vedcrlo ne- mico iille parti deiriiiiperio : e quando qiul Pontelice si dicluaro contio Carlo V, Pompco segiiito dai pa- renti entro violentemente in Roma , proclamo la li- beita e costrinse Clemente VII a salvarsi in Castel S. Angelo. Ugo di Moncada capo degli Spaguuoli tratto poi col Pontelice clie dovesse perdonare ai Colonncsi , e ritrarre le sue milizie da Lombardia , del quale accordo molto si vanta2;gi6 Carlo V , ma i Colonnesi non furono content i perche avrebbero vo- luto soUevare Pompeo al papato. Clemente, qual che ne fosse il motivo , non credette poi di attenere il promesso perdono ; di che Pompeo si vendico quando la tbrtuna chiuse un'altra volta prigioniero il ponte- fice in Castel S. Angelo. In mezzo alle fiere batta- glie di quei tempi risplendono qui due di quei tratti che la storia non deve dimenticare. II Colonna ar- deva di sdegno contro il Pontebce e ne metteva a sacro e a fuoco le ville. II Pontelice si rivolge alTo- nore , alia pieta , alia magnanimita del nemico , e questi entra nel castello, si penie della propria vit- toria e piange sulle coniimi miserie. Circa venti anni prima di questi tempi il Colonna sorpreso :. caccia nelle salve de'Volsci da Onorato Gaetani (difamiglia avversa alia Colonnese ) e messo in torre a Fondi doveva morire avvelenato se un Giacomo fratcUo di Onorato non lo avesse fatto nutrire segretamente con altri cibi da quelli che g!i erano sommiuistrati. Ora il Pompeo spedito nel regno di Napoli a combattere e riiuasto vittorioso, si ricordo delTantico beneiicio e salvo la vita al suo salvatore. Mori il 23 giugno i532, e si disse di veleno. Questa famiglia cosi feconda d'uomini grandi nelle armi , in secoli pieni di I'azioni e di guerre dovette naturalmente rendersi illustre e farsi potente. Quiu- di , dopo tutte le vicende gia accennate , i Colonnesi che nel 1417 avevano gia avuto un Pontelice in aia FAMIGLTE CELEBUI ITALIANS Martino V, nel 1571 fiirono da Pio V dicliiarati priii- cipi di Palestvina; e nel i63o quaiido Urbano VIII compcro quel principato da Francesco Colonna per dailo a Carlo Barberini suo fratello, trasferi il titolo principesco sul feudo di Carbognano. Prima di ([uesto trasferimento, che potrebbe sotto ixn certo rispetto considerarsi come un primo passo alia decadenza , Marcantonio Colonna comandando le galere pontiBcie e di Malta nella battaglia di Lepanto come luo'TOtenente di D. Giovanni d'Anstria contribui o assaissimo a quella memorabile vittoria. II suo ritorno in Roma fu un trionfo a guisa degli antichi. Si at- terrarono le mnra per riceverlo , e il scnatore e i magistrati si trovarono alia porta per accoglierlo nel suo ingresso. Nel iSyj fu eletto vicere di Sicilia dove fcce niolte opere utili , ma nc vi lascio molto buona riputazione di se in quanto alTamministrazione della giustizia , ne si vantaggio punto prcsso la corte di cui era rappresentante. Venne anzi in sospetto di avere segreta corrispondenza coi Turchi e di volersi impadronire della Sicilia. Richiamato da Filippo II sotto colore di volcrgli afiidare il comando della grande arniata contro T Ingliilterra, niori improvvisamente lungo il viaggio a Medina Coeli , e si disse da tutti che lo facesse avvelcnare il cardinale Granvela. Prospero figliuolo di Marcantonio dopo avere ac- compagnato a Roma il cadavere del padre ritorno a Madrid e attese a sventare Faccusa di fellonia per la quale era morto. Cito a tal uopo le lettere che suo padre niorendo gli disse di avere scritte a Filippo II per informarlo di quanto egli trattava col capo del- ]' armata turca. « II Re, cui le lettere erano ignote, I'ece chiudere in una camera del suo appartamento il ministro , e fattosi aprire i forzieri della cancelleria vi trovo , a quanto narrano , le prove delT infedelta del Granvela. Filippo colle carte alia mano ritorno ove aveva lasciato chiuso il ministro che mori im- l)rovvisameute alia vista del monarca adirato. La ve- j ita di questi fatti non c pero ben conosciuta. » Cosi DKL G. P. UTTi. 2,3 il come Litta;' il quale tanto e canto sein pre nell'af- lermare quanio e diligente nelle ricerclie E qui mettiamo fine per era a qucsto nostio com- pendio , staccandoci da un' opera clie bea puo diisi monumento per lavvenire , e che ridonda d'istruzione lion meno che di diletto. Le tavole che accompa- gnano quesu uhimi fliscieoli , ohrc alFcssere dise- gnate e colonte colla sohta d.hgenza, sono anche delle pin niagnifichc , come ciascuno puo facilmente congetturare trattandosi di famiglia cosi riccn e cosi ambiz.osa , e di quel tempo in cui le arti italiane sa- lirono a tanta perfezione. A. 214 PARTE II. SCIEXZE ED ARTI MECCANICHE. Memorie di matematica e di fisica delta Societd Ita- liana delle scienze residente in Modena. Tomo XXI. — Ilodena, i836 e 1837, in 4." G ^ome i precedent!, anclie questo tomo e diviso in due separati volumi. II primo, che porta nel ti- tolo Parte contenente le Memorie di matematica, usci dei torclii Tanno i836, il secondo , intitolato Parte contenente le 31emorie di fisica , comparve lo scorso anno. Entrambi i volumi contengono indistintamente delle dissertazioni di matematica applicata, ed il se- condo ne ha un buon numero appartenenti alia storia naturale, oltre due di medicina. Nel presente estratto noi abbiamo dovuto seguire un ordine differente, ed avendo riuniti in un primo articolo tutto cio clie appartiene alia matematica ed alia fisica, abbiamo riserbato al secondo cio che con- cerne alle scienze naturali. AiiT. I. Memorie fisiche e matcmatiche. II cav. Gaetano Giorgini colla sua Memoria « In- torno alle proprictd geometriche di un sistema di punti di forma invariabile » intende di meglio prefinire i limiti della meccanica. Ad imitazione di quanto fece Carnot col suo libro dei « Principj Tondanientali del- I'equilibiio e del movimcnto » vuol far vedere come si possa evitare quella specie di confusione, che spesso nei ti-attati di meccanica s'incontra, dairesservi le ri- cerche puramente meccaniche frammiste alle geome- triche ed algebriche. E pero le proprista geometriche del moto infini- tamente piccolo di un sistema di forma invariabile MEMORIE DI MATEMATIGA. E DI FISICA CCC. ai5 costituiscono da prima l' oggetto delle sue indawini. Ed e col siissidio d' ingegnose trasformazioni di for- mole cd equazioiii note , ch' egli giiinge ai seguenti piincipali teoicini: i.'^ V e una retta nel sistema, i punti della quale percorrono piccoli spazj eguali e parallel! tra di loro. Dell' una assegna I'equazione, degli altri le projezioni sui tre assi lissi, cui il nioto si riferisce. 2.° Tutti i punti del sistema posti su qualsivoglia retta parallela aija preindicata dcscrivono anch' essi piccoli spazj eguali e paralleli tra loro: e tutti questi spazietti, valutati in una medesima de- terniinata dirczione sono pure eguali tra loro. 3.° Tutti i punti del sistema concepiscono contcmporaneamente un comune nioto di traslazione sccondo la direzione di una retta determinata ; ed un moto di rotazione intorno alia stessa retta. Qucsta cli' egli cliiama osse del moto^ e anclie Tasse di rotazione di (juclle su- perficie rilindriclie circolari , sulle quali debbonsi tro- vare tutti que' puuti, i quali percorrono spazj eguali tra loro. E dimostra die tutti i punti di un tale asse s'' inoltrano , mentre gli altri del sistema descrivono intorno ad csso altrettanti archetti di elice. Dopo cio passa Tautore a trattare della composi- zione e scomposizione dei predetti niovimenti. Que- sto problema e da lui annunziato ne' seguenti termini: cc Dati i moti componenti , cioc in ciascuno di essi Tasse del moto, la traslazione e la rotazione, trovar il moto risultante, cioe I'asse del moto, la traslazione e la rotazione, che ad un tale moto spettano: e rc- ciprocamente. » Onde risolverlo egli si appoggia al principio che « le variazioni delle coordinate di un medesimo punto nel movimento risultante e eguale alia somma delle variazioni delle coordinate tiello stesso punto nei diversi movimenti componenti » , supponendo che tali movimenti conducano il sistema alia posizione cui lo condurrebbe il primo. E con cio egli ottiene le sei equazioni che risolvono il dop- pio problema. aiT) MEMORIE DI MATEMATIC.i K DI FISICA Dalla sua analisi varie proprieta deriva risguardanti le relazioni fra il moto risultante ed i componenti prima in generale, e poi nel caso che questi ultimi siano tre paralleli ai tie assi dati. Qiieste noi ommet- tiamo per brevita, paglii, se quel poco che abbiamo accennato invogliera chi si diletta di simili studj a leggere quest' elegante Memoria del Giorgini. Egli vi aggiunse un' appendice , nella quale voile dimostrare anche sinteticamente il teorema « Qua- lunque movimento infinitamente piccolo di un sistema di forma invariabile si riduce alia traslazione di esso parallelamente ad una determinata retta , ed alia si- multanea sua rotazione intorno alia medesima. » In quest' occasione con lodevole ingenuita avvisa d'aver conosciuto, che un tale teorema era gia stato trovato dal cavaliere Giulio Mozzi, e pubblicato in un opu- scolo stampato in Napoli 1" anno i-63. La dimostra- zione sintetica che ivi se ne da, e per altro inesatta: ed il Giorgini al merito di dimostrarlo con rigore geometrico associa T altro di far vedere, come esso regga anche nel caso di un movimento finito: per il che il teorema viene da lui concepito sotto quest' al- tra forma : 'c Un sistema rigido puo sempre essere condotto da una posizione data ad un'altra qualsi- voglia diversa mediante un movimento continuo ana- logo a quelio della vite, cioe a dire di traslazione secondo una determinata retta, e di rotazione simul- tanea atlorno alia letta medesima. » II Ncstore de' matematici italiani viventi , il com- inendatore Pietro Paoli aveva pubblicato nel tomo della Societa Italiana per 1" anno i835 una IMemoria sugli integrali deliniti. In essa, dopo d'aver mosse alcune difficolta sopra le dimostrazioni che si danno di al- cune fra le principali lormole di questo moderno ramo d'analisi, palesava un suo desiderio: che cioe qualche geometra cercasse di fissare sopra fondamenti piu saldi Timportante tcorica degf integrali definiti , i quali involgano le funzioni periodiche circolari. II Frullani inseri nel secondo fascicolo del tomo succitato due DELLA SOCIETA ITALIANA. 21J Memorie su questa teorica. Ma sebbene egli tentasse di contermar quelle formole con dimostrazioni nuove , le obbiezioni del Paoli non furono piinto riinosse. Ed e percio die nel volume, di cui ora parlianio, quest' ul- timo pubblico ancora una Nota sugl' integrali definiti. Con cssa egli intende a porre in maggior luce la necessita di certe cautele nel calcolo di quegl' inte- grali, cautele die non si possono trascurare senza pericolo d' errare. E fa riflettcre a qnali dubbj ed eccezioni vada soggetto il metodo del Frullani. Tema prediletto del signor maicliese Rangoni pre- sidente della Societa e la scomposizione e trasforma- zione delle irazioni. Fino dal 1827 egli aveva pub- blicata una Memoria colla ([uale insegnava a deiivare dal calcolo delle funzioni generatrici le formole ge- nerali, che risolvono il problenia della decomposizione delle frazioni algebriche. Veduto poi che agli stessi risnltamenti si puo giugnere talvolta, anclie in ma- niera piu semplice coi nietodi dell" algebra comune, cio ora si propone di fare nella Memoria die pub- blico in qiiesto volume della Societa Italiana Snlla decomposizione e trasformazione delle frazioni alge- briche razioncdi. Ognun sa die la forma generale di queste frazioni e rappresentata dal quoziente indicato fra due poli- nomj ordinati secondo le potenze intere e crescenti della stessa variabile, essendo il 2,rado del poiinomio divisore maggiore di un' unita almeno di quello del poiinomio dividendo. E pero 1' autore comincia col far vedere come da quella forma generale deducansi tutte le possibili frazioni particolari. Indi occupandosi partitamente di ciascuna di esse , e combinando il me- todo dei coefficienti indeterniinati con certe sue in- dustrie, ne trova le frazioni componenti, allorclie la frazione proposta e decomponibile. JMa non potendo noi tener dietro a tutti gli artificj di calcolo dal Kan- goni impiegati, ci limitiamo a dire, che e merito precipuo di questa sua Memoria il rinvenirsi in essa formole general! atte a rappresentare i coeflicien(i ai8 WEMORIE DI MATEMATICA E DI FISIGi numerici che debbono entrare nei numeratori delle stesse frazioni coniponenti: e queste dedotte con nie- todi facili ed ingegnosi. Chi leggera questa Memoria si avvedra facilinente come i metodi del Rangoni rendano una tale decomposizione piu semplice e spe- dita di quelia che si ottiene coi metodi comunementc adoperati dai trattatisti. Ed e quello ch' egli fa mani- festo, chiudendo il sue lavoro colle applicazioni delle trovate foimole a varj esempi particolari, scelti anchc fra i piu laboriosi. II sig. D. Gabrio Piola applico la mente ad nn piu sublime concetto, allorche detto la Memoria (che noi dirciHiiio pnutosto un trattato) che fa scguito a quelia del marchese Rangoni , e che s' intitola Nuova ana- llsi per tutte le queslioni dclla meccanica molecolare. Poisson nelle Memorie dell'Istituto di Francia scri- veva, che i metodi della meccanica analitica e della meccanica celeste suppongono nei corpi la materia continua: e poiche in natura la distribuzione di essa e discontinua, si trovo neccssario di rifare I'analisi del moto dei corpi, avviciiiandola alia rcalta delle cose. Ora studiosissimo com' e il Piola della mecca- nica analitica di Lagrange, non poteva acquietarsi ad vma tale sentenza, conuuique auLorevoIe. E pero con questo suo nuovo lavoro s'accinge a « mostrare (sono le sue parole) come si sostenga ancora in gran parte Panalisi di D'Alembert, di Eulero e di Lagrange, siip- ponendo coi moderni geometri la materia discontinua; e come si possa conservare il tesoro di scienza tras- messoci dai nostri predccessori, e non di meno pro- gredire coi lumi del nostro sccolo. » Lo studio fattosi in c|uesti ultimi tempi suUe fun- zioni discontinue lo persuase della verita di un prin- cipio analitico, gia intraveduto da Lagrange: questa verita ora ha bisogno di far entrare nella mente dei suoi lettori: cjuiniJi I'estesa esposizione di un tale principio occupa le prime paginc del suo scritto. Consiste esso nella possibilita (almeno intellettuale ) che i termini determinati ed anche numerici di DELLA SOCIET\' ITALIANA. aiQ qualunque scrie semplice, doppia o tripla siano tutti dedotti da una sola funzione rispettivamente di una, di due, o di tre variabili crescenti d'aumenti costanti. E cid comunque grande sia il numero di que' termini, e comunque sieno saltanti senz' alcuna regola. Questo princi[)io dichiara essere per lui come hi chiave di ogni applicazione del calcolo alle questioni della mec- canica niolecolare. Imperocche non volendosi piu ri- sguardare i corpi solidi e fhiidi come sistenii conti- nui, e necessario ammettere, clie i diversi valori delle coordinate dei loro punti fisici sieno saltanti irregolarmente; e che le loro nmtue distanze ten- gansi come piii o meno insensibili , ed anche finite. Intorno poi alia natura od entita dei punti fisici , dei quali e pur forza immaginarsi composti i corpi , ecco com'egli si esprime: « lo vorrei schivare ogni ipotcsi , e pero i punti fisici , che ora cliiamo mole- cole, sono per me gli elementi di un corpo, che possono considerarsi tutti eguali fra loro : tali che i nostri sensi non vi possano marcare distinzioni di parti; e in numero tale, che si possa considerare niag- giore d' ogni assegnabile. » Con queste premesse egli entra nella nuova ana- lisi del moto e deirec[uilibrio de' corpi omogenei con- siderati come ammassi di molecole. E cio senz' am- mettere equazione alcuna di condizione, cui deb- bano soddisfare le coordinate dei diversi punti del corpo. « Qiiesta maniera (dice I'autore) con cui Lagrange cerco di esprimere i legami fisici e reciproci delle diverse particelle de' corpi, parve al signor Poisson troppo astratta: egli vorrebbe ridurre tutto alle sole azioni niolccolari. lo mi confiDrmo a questo voto, noa ammettendo appunto, oltre le f'orze esterne, che uu'a- zione reciproca di attrazione o ripulsione fra le di- verse molecole, espressa per una lunzione incognita delle distanze. » Richiama 1' equazione generale del moto di qua- lunque sistema di punti, la cpiale si ]n\6 dcdurrc aaO MEMORIE DI MA.TEMATICA E })! FISIGA dalla sua Memoria sui principj della meccanica ana- litica, o dalla meccanica celeste di Laplace, avendo riguardo alle forze esterne ed alle interne. E da essa, con alcune considerazioni dedotte dal principio pre- messo, e coll' introduzione di una notazione , che adopero gia in una sua Memoria suUe Tunzioni di- scontinue pubblicata nel tomo -20° della Societa Ita- liana, deriva quella che contiene tutta la meccanica molecolare. In questa formola trovasi la variazione di un binomio, i cui due termini sembrano di diversa natura, quindi tale variazione e di dillicile valuta- zione. Pure egli sa vincere questa difficolta mediante certa trasformazione, che, come dichiara egli stesso, e uno dei passi principali della sua nuova analisi. Ed in vero ivi, tutto che fu trovato nel calcolo delle variazioni ed in quello delle difFerenze finite, e da Jui messo a contribuzione: ed e bello il vedere come I'ingegno e la dottrina s' accoppiano insieme per con- durlo alle tre equazioni general i del moto di un punto. Queste non sono per altro quelle che si potrebbero adoperare nelle applicazioni: quindi TauLore dedica un paragrafo (il terzo) della sua I\Iemoria a mostrare, come da quelle si possa fare passa^gio alle espres- sioni d' uso. Tratta nel paragrafo successive della massa e della densita, e con una discussione chiara e persuadente fa vedere come 1 una e 1' altra possa esprimersi algebricamente. Deduce V equazione della continuita, ed una formola spettante alia teorica delle condensazioni e rarefazioni : indi fa seguir due altri paragrafi per insegnare , nelf uno come si riducano le equazioni generali dietro le proprieta lisiche del- Tazione molecolare; e nelf altro quali siano le equa- zioni ai limiti. Chiudesi il trattato coUa teorica dei fluidi. Questa riesce tanto piu importante , in quanto al vedersi come 1' autore la dcrivi dalla premessa analisi , si ag- giunge ch'egli vi seppe introdurre diverse rose nuove e meritevoli di non essere dai geometri trasandate. Fra le novita evvi la definizione ch' egli da del fluido, DELLA. SOCIKTA ITALIANA. iliceiido essere « quel corpo le cui niolecole vicine si tengono in ogni movimento a tali reciproche di- stanze, clie non dilferiscano tra loro, se non per quantita del secondo ordine. » II vero senso di questa definizione, soggiunge I'au- tore, risultera piu liicido daU'esame delle conseguenze: essa abbraccia egualmentc i liquidi ed i fluidi aeri- formi. AlTappoggio di essa egli puo piegare la sua analisi a dare le cqiiazioni del moto dei fluidi in ge- nerale. Ma noi non vogliamo impegnarci a dare un estratto di quest' ultimo paragrafo; come non abbiamo creduto di farlo pei precedenti. Cio renderebbe il nostro disrorso troppo lungo ed oscuro. D" altronde i geometri non si fermerebbero alle nostre parole ; ed a ragione : clie dalla lettura ben ponderata di que- sto lavoro dell* egregio Piola molto avranno da ap- prendere; niolte idee, comunemente ammesse, da ri- formare. La Menioria clie segue SuW interpolazione e del matematico francese signor Gauchy. Premesse alcune considerazioni risguardanti 1' uso clie si suol fare del pioblema delT interpolazione, die' egli consistcre esso « nel determinare i cocfficienti e le costanti arbitra- rie clie racchiiidonsi nell'espressione delle Icggi ge- neral! delle iigure o dei fcnomeni, per mezzo di un numero almcno cgiiale di punti dati , o di osserva- zioni, o di espressioni. » Osserva poi, clie i metodi proposti per la solu- zione di un tale problema non sono buoni in tutti j casi-, e clie quello dello stesso Lagrange conduce molte A'olte a calcoli assai coinplicati e laboriosi : quindi penso di pubblicarne iino nuovo. A questo fii condotto (e egli stesso clie lo dice) dal bisogno di far uso dell' interpolazione nelle sue rirerclie sulla dispersione della luce: e lo trovo utilissimo e per la certezza de'risultamenti, e per la facilita di otte- ncrli. Suppone da prima, che una funzione di una variabile sia sviliippabile in una serie secondo le po- tenzc ascendcnti, o disccndcnti della variabile stessa; 223 MEMORIE DI MATEMATICA. E DI FISICA ovvero secondo quelle dei seni o coseni multipli , o di altrc funzioni di essa differenti tra loro. Passa quindi a risolvere le due question! seguenti: I." Quanti termini debbonsi conservare nella serie per ottenere un valore della funzione proposta, suf- licientemente appro^siniato , la cui ditlerenza col va- lore esatto sia insensibile e comparabile agli errori, che comportano le osservazioni. 2.° Fissare in numeri i coefficienti dei termini con- servati, ovvero trovar il sopra detto valore appros- simato. Importante per Tarchitetto e lo scritto del profes- sore Tramontini del luogo della menoma fermezza in un prisma che resista ad una forza orizzontale ten- dente a rovesciarlo. E noto, che nel valutare la sta- bilita di un piedritto, suolsi snpporre libera la sua base, e tanta la coesione della materia, che se pre- valesse la spinta, cui deve resistere, debba pigliare un movimento di rotazione, rovesciandosi tutto in un pezzo, senza che nascano fenditure. Cio non es- sendo vero generalmente, Tautore si propose di cer- care dove il piedritto opponga coUa sua coesione il minimo grado di resistenza contro lo sforzo della spinta : perche in quel luogo e pericolo dello spez- zamento. II solo Navier (dice I'autore) nelle sue note al Belidor {La science des Ingenieurs, Paris, i8i3, chez F. Didot) propone una solnzione del quesito, considerando il cedere che puo far un muro di ri- vestimento per la spinta delle terre. Egli assegna per sezione della minima resistenza quel piano che fa col- rorizzonte un angolo semiretto, e che passa pel late della base del muro , intorno al quale dovrebbe ro- tare il prisma intero, se prevalesse la spinta. Ma il Tramontini col calcolo dimostra essere cio erroneo ; che il luogo di una tale sezione deve variare secondo che varia il punto cui e applicata la spinta ; che ove pure vi fosse caso in cui essa passasse pel suindi- cato lato della base , non farebbe mai un angolo se- miretto coir orizzonte ; e che quel caso non si puo DELLA. SOCIETA' ITALIANS aaS niai verihcaie sotto I'azioiie di una spitita. Con cal- coli sempre facili egli passa daH'una alFaltra consi- derazione , dall'una alTaltra verita, deducendone pie- cetti iitili in pratica : e per tal modo conipie la so- luzione del propostosi problcnia. Altra Mcmoria di lisico argoniento e quella Sulla teoria dell azione capillare, che il dottorc Gaspare Mainardi, professore supplente alFUniversita di Pavia invio al!a Societa. I fenoiiieni capillari (cosi Tegregio autore) occuparoao gia in tempi divcrsi il geonietra Young, che primo ne diede T equazione fondamen- tale; il Laplace, che diede di essa una elegante di- niostrazione, ne derive la spiegazione dei principal! fenomeni, e rettifico la dottrina del barometro. II Gauss, che adoperando i luminosi principj della mec- canica analitica diede alTidrostatica un teorema nuovo, e confermo Y equazione fondanientale delia dottrina capillare. II I'oisson, che in opera apposita (i) illu- stio questa dottrina, esaminando Televarsi de'licjuidi intorno ai corpi gallcggianti; le diverse pressioni, la forma delle i'alde liquide che s' aggruppano ai solidi ed assoggetto al calcolo diverse altre rilevanti que- stioni. Premesse le qnali notizie, passa il Mainardi ad accennare varie difficolta, che si manifestano dietro un attento esame de" metodi seguiti nella trattazione del problcma dai prelodati geometri. Ed e per offe- rirne una nuova soluzione, la cpiale sia libera da cosi fatte diflicolta, ch" egli si accinse a trattare di nuovo la teorica dei tubi capillari. E cio egli dichiara di fare, senza dipartirsi dai principj fondamentali inse- gnati da Laplace, e tenendo conto delle giudiziose osservazioni del celebre Gauss. Se egli abbia appia- nata e chiarita una tale dottrina, e sentenza che pronuncieranno i geometri, i quali noi invitiamo a leggere la dotta Memoria. Imperocche la brevita (i) Vetli il toino '70.°, aprile i833, pag. 92, della Bi- blioteca Itali.Tna. 224 MEMOUIE DI MATEJtATICA. E DI riSICA. prescrittaci non consente clie ne diamo un estratto , utiica scorta, dietro cui potremino rilevare il nostro giudizio. E passando a far parola delle Memorie di fisica sperinientale, ci si offre per prima quclla del pro- fessore Marianini, la quale e la quarta cli' ei pub- blico fin qui Sulla teoria degll elettromotori. Seguace com'e, e valente propugnatore dei principj co'quali Alessandro Volta spiegava il circolo elettrico , facen- dolo dipendere dal contatto dei metalli eterogenei , si propone ora di esaminare alcune sperienze del Fa- raday, dalle quali questo celebre fisico vorrebbe de- rivare una diversa sentenza. Coniuta il Marianini ad una ad una le conseguenze che Faraday vorrebbe dedurre da tali sperienze, e fa vedere come coif ipo- tesi deir inglese sperimentatore non si possano spie- gare compiutamente i varj fenomeni, die pure si spiegano con quella di Volta. A questa Memoria segue un' appendice sopra una anomalia che presentano alcuni metalli nella dccom- posizione del ioduro di potassio operata dall'elettri- cita. Questa, dice I'autore, dimostra se non altro, che il non osservarsi ai poli degli elettromotori i so- liti indizj di decomposizioni chimiche non deriva sem- pre da difetto della corrente elettrica. Un altro caldo sostenitore della teoria Voltiana e il professorc Zamboni di Verona. Egli pure fece in- serire nel volume che abbiamo tra niano una sua Memoria, che a cpiella teoria si riferisce. Si accinge in essa ad annientare le obbiezioni che il sig. Dela- Rive pose in campo contro gli argomenti tratti daile pile secche per sostenerla. E propriamente riesce a dimostrare: i.° che il contatto fra due condiutori ete- rogenei produce tensione elettrica senza intervento di azione chiraica; 2." che ammessa la detta tensione anche per 1' azione chimica deiruraido sui metalli, il mutuo contatto di questi e la sorgente primaria del- r eccitamenio elettrico nelle pile Voltiane. UELLV SOCILTV ITALIV^tV. 'J2!j Aiinaitienc per ultimo alia tlsica sperlmcntale :ia- clie la Moiuona clel piofcssore Dnl-Negro Sul Dina- rno-mnu^iietonictro. Stiulianilo egli le proprieta delle ralaniite teniporaric, vide, chc per misurare la loro tbrza attra> gravi dubbj potevano sorgere presso taUino circa il gemiiao siguificato dtHe luie })arolc. Epper6 Don saru jier avventura disutile cb'' io trascriva da) uiio carteggio col prelodato botauico quel brano clie a liii riusci di bastevole scliia- riniento e potra ad altri ssrvire di comuiento suUe cose giii dette non lueno che di norma per Tuso pratico nella scienza. — « Ecco che » cl avviciniamo colle nosrro idf e di geogralia botanica circa la di- » stinzlone di Flore parziali. Raccomandaudo la linea di coaliiie che » io tracciai pel territorio dc Ua Flora deir Italia boreale staccandola » da c^uella delP Italia nieridiouale , sebbene io T appoggiassi agli 3> clemcuii fitogeugraficl per meglio sostenere ciuella una divisioue , » non era |ieraltro mio scopo di presentare come una Flora a se » qiiella delle jirovincie cisj^adaue, ne intendeva conlbndere la Flora » del baciuo del Mediterraueo colla Flora del mezzodi dclP Italia. » Voleva piiittosto dire che trattandosi di Flore di certi tratti geo- » srafici piu o meno vasti, nou si debba aver ricorso a sottigliezze 5> diplomatiche ma piuttosto ai nionienti fisico-geografici come c[uelli ■» che poi servono di souima base alio stal^ilimeuto delle regioni fitv » geografiche; scm|ire jiero io riguardo le Flore pwvinciali come sem- » plici eleiichi delle cose botaniche di un date paese, mentre le » regioiU fitogeogrnfic/ie sono altrettaiiti quadri die rivelano la ^jw- » noiida botanica di un territorio. Ptrcio tra quelle voglio noverate :» la Flora gerinauica, svizzera, iVanceie, ecc, e cosi pure le due 3> Flore da me distlnte nella nostra penisola ; alle regioni geografiche » pel contrario assegno ki Floi"a delle Alpi, del baciuo del Medi- » terraneo , tlei Pirenei, ecc. Egli e evidente che Tefpiivoco sta nel » doppio uso della parola >< Floi-a » impiegata in due significati : 3. Ule/uo di piante vuol dire neir ua caso , uelT aliro , Rltratto ov- » vero fisloitoiida batmdca di un paese. Nel primo seuso credo che » possano susslstcre la mla divisione del territorio itallano in due j> porzioui ed i conlini as^egnati alls boreale verso i paesi d' oltre- » monti. La mi.t Flora dciritalia saperiore che nel senso jitografico y> puo duuque stare per te , a mio debolc )'arcre, nelPaltro sigui- y> ficafo , ch'' e qiianto dire attnbuendo il \a.\o\x; fito-gengiafico alia » parola, alti-a cosa non e die una distiuta proviucia di transizioue » fra le cosi dette Flore chile Alpi e del catino del Mediterraneo ; >' ma essenzialmente apparliene alia prima (come io stesso, se non 3> arci per or.i delle rpoclic autiJi- luviane. aSo sur Li' pivnth spont\nek ■di osscivazione, col noii avcre stndlato snlie singole spe- cie il grado e modo in cut V istessa influenza meteorologica nella sua nzione so^ra una data pianta , dipende alia sua volta e viene modificata quasi per legge invariabile dalV or- gnnica natura della pianta medenma Ci proveremo a dare in brevi parole uii saggio delle nostre nieditazioni sn qiie- sio tema the piii ampiadieiite sviluppato noa capirebbe nei limiti prescritli dal giornale. Parlando della fertilita, produttivita o ricchezza vegetale di ml terriiorio, converra distinguere la ievuWia. qualitatii^a ossia di specie ( fertilita di forme, fisionomica) dalla quan- titativn ossia di nuinero ( fertilita di fi-eqnenza ) :, quella e di valore pressoche tntto scientifico (i) e coiitempla la va- rieta botaiiica delle forme ( generi e specie) clie incontrasi su di esse ; mentre 1' altra tien conto della frequenza e ro- bnstezza in ciii nn date nnmero di forme o ben anco una sola sovra nn precisato spazio ritroviamo. Quest' ultima fer- tilita poi alia sua volta pno essere disiinta in fllognostica nd agronomica secondoclie rignarda la propagazione di una data specie senza entrare ne" snoi rapporti colT industria agricola o tecnologica , ovvero niisura V importanza della sua dilFusione in mcrito all' utllita die si vorrebbe o po- trebbe derivarne. E trovereino Tassioma: soesse volte la fertilita quantitaiiva sia della prima categoria sia della se- ronda escludere precisamente I'altra , cio'e la qualitativa senza che perb tale vicenda sin invariubile. Una prova la forni- scono tiute !e terre colli vate dove la preponderanza delle biade, di una stabilita sorte di bosco, ecc, allontana le al- tre. Ninn terrcno piii fecondo, nel sense agronomico, di quello cbo gode buona colttira, il quale per motivi troppo ovvii desolante monotonia otire al botanico le cui ricer- che mal s" accordano sotto certe viste colla speculazione agricola. Tale appunto e la condizione della Lombardia sic- come paese eminentemente e da lungo tempo soggetto alia ragione agraria f, ed il sig. E. non sembra avervi badato. La stessa natura geognostica del nostro secolo ci porta a (l) Dice pressoche tutto scientifico, giacche il saptre se in un ter- reno alligni una data specie di vegetabili, p. e. orzo, vite, ecc, in- teressa grandemente V inditstiia agricola e forestale. PtTaltro , pel nostro sunto attuale, in cui a preFerenza si tiene oalcolo della \e- getazinnp spr>iit44 STouiv NAruu\LE Crocieii clie si presero durante 1' inverno metleiidomi sot- t'occliio quelle niai-giimtm-e e delie copritrici snperiori clelle ali e delie tre retnigaiiti secoiidarie viciiie al corpo sempre piu mai'cate e decise, uoii ho potuto a meno clie dlrigere a quelle di proposito la mia attenzione; e quaato piu in- dividni osservava tanto piu in me preadeva forza il dub- bio sueiiunciato. ]Ma cio die era diijjhio , mi si fece fiual- nieiite innanzi con tiuti i caratteri della certezza , allor- quaiido tra i inolti Crocieri die audava osservaiido ebbi la sorte di trovarue due uao feuimina e T altro maschio , il primo preso siil finire del dicembre e 1' altro ai primi di gennajo , i quali cainbiate gia le remigranti e le copritrici delle ali, mi present. roiio nel modo piu d^cisivo , oltre I'estremita bianca delle tre reniigauti secondarie piii vi- cine al corpo, le due fasce bianche indicate dagli ornito- logi come il distiutivo della Loxia leucopt^ra, una prodotta dalle marginature delle copritrici uiaggiori e V altra dalle marginature delle copritrici niedie. Per tal maniera ho potuto provvedere la mia piccola raccoha di una serie d' individui die tutta ne dimostra la insensibile progres- slone di tali marginature , dalla quasi nessnna loro appa- renza sino a divenire estese e bianclie per modo da for- mare attraverso delle ali le due fasce marcatissime gia nominate : di piu avendone potuti avere in ogni grada- zione di muta , tutti mi riuscl riscontrare nei nostri Cro- cieri quegli altri caratteri anche meno importanti die dal sig. Temminck e dallo Gmehii vengono indicati nelle descri- zioni die porgono della nominata specie. Prendendo a considerare brevemente le descrizioni die questi autori ci danno della Loxia leitcoptera , tra i carat- teri che a questa attribuisce il primo, oltre alle fasce bianche snddette , cinque ce ne luette sott'occhio, e so- no (i): il color rosso-sanguigno ; una fascia nerastra suUa (i) « Toutes les parties snpeiieiires dii corps, la tete, le ecu et la poitvine d'' lui beau rouge sanguin ; sur la nuque uue baude iioiratie , et vers le milieu dii dos uiie seiiiblable ; partie mediane de la poitrine et ventre d'un brmi gi-igatie ; cotes de la tete sou- vent tachetes de noir ; un ti-ait de cette couleur borde le front , passe a Q-avers Toeil et se peid suv les oreiUes ; les ailes et la queue sont noires ; trois des pennes secondaiies , les plus proches du corps , portent one tache tevniinale blauclie , les deux rangees de couvertures »ont terininees de blanc , ce qui forme deu\ bandei At tent couleiu' •) le bee fit noir et le» piedi sont br«n» ». DFT CROCIEUI. 24 nnca . etl nna soinigliante verso il mezzo del dorse j la pane media del petto e del ventre di colore gi-igiastro ; i lati dolla testa spesso marchiati di nero ^ un tratto nero clie cinge la fronte , passa atiraverso I'occliio e ?i perde al di sopra dell' orecchio. Ora il color rosso-sangiiigno lo preseiitavano anclie qnei nostri Crorieri che si presero nel niese di dicemlsre, col solo divario die non era molto vivo perche 1p peane esseiido in corso di inuta non lo potevaiio sviluppare a motivo della stagione. In quanto alia fascia nerastra della nuca e qnella del dorso , ed al tratto die cingenilo la fronte passa attraverso T occliio e si perde al di sopra delF oreccliio , sono caratteri die presentano i no- stri Crocieri in qualnnque livrea si trovino , tranne qnella da novello , ed in qnalnnqne stagione si prendano, e die io notai fino dall'armo scorso siccome i caratteri distintivi p'lii costanti dei medesimi , e se in allora non ho fatto cenno della fascia nerastra verso la meta del dorso, e del tratto somigiiante die cinge la fronte , egli e perche la prima presentandosi sotto Taspeito di nna semplice sfama- lura piu o meno vlsibile, ed il secondo non essendo die alia base del becco e generalmente alquanto stretto, ne in tntti gr individni egualmente distinto, io li ritenni per caratteri di poca importanza. Riguardo poi alT essere la parte media del petto e del ventre di colore grigiastro , ed i lati della testa spesso macchiati di nero, sono carat- teri che presentavano pure la maggior parte di quei Cro- cieri in attualita di mnta die si presero in dicembre e iiel tratto sncccssivo deirinverno; e non sono cagionati da altro die da rimasngli della vecchia livrea da novello che sotto la forma di strisce piii o n?eno visibili e piii o lueno estese loro rimanevano sopra varie parti del corpo , f piii freqnentemente attorno alia fronte, dai lati della te- sta e nel mezzo longitndinalmente del petto e del ventre. La femmina poi e precisamente come il sig. Temminck la descrive (i) , e tranne le dne fasce bianche attraverso delle ali e T estreniita pure bianca delle tre remiganti (1) « La femelle a la tete ec le dessns du corps d"ua gris-brua vcrdatre, avec des bordares d''ua vert jaunatre ; croupion d'uu jaime rlair; les parties infeiieures sent d'lin gris verdi've , marqu^ de an'ies noinures : milieii du ventre blanrliatre , abdomen gvisane; «|pu\ baiidrs Ijlnnohrtlir^ siir Ifs ailp* ••. 246 STORIA NA.TUr.ALE seconJarie piu prosslme al coi'po, coiiviene intieramente colla femmina della cuwirostra. Lo GincUii nelln tretlicesima edizione del Systcma natu- rae , cos\ ne descrive la specie: Rostro forficato , pennis 'albidis margine rubris, uropygio dilute ruhro , crisso exalbido, Cauda alisque nigris , alarum fascia duplici alba. In plena corrispondenza con questa descrizione eziandio crano i Crocieii die si presero da noi quest' iiiverno , il carattere presentando iin anco delle I'entie Ijiancliicce nella parte coperta , e rosse al margiue; giacche dirigendo un soflio a lovescio delle medesime , innalzandosi , lasciavano scor- gere immcdiataniente una macchia piii o meno decisamente bianca nelli loro parte di mezzo. Tra i varj caratteri pero che dal snddetti autori si attrl- buiscono alia Loxia leucoptera , i piii vistosi e capaci di prendere I'aspetto di qualche importanza sono le due stri- sce bianche attraverso delle ali formate dai margin! delle copritrici e le estremita delle tre remiganti secondarie piu prossime al corpo , esse pure marginate di bianco. Queste niargi nature per altro non sono di quel rilievo clie sulle prime potrebbero sembrare ; imperocclie qnando si rifletta die ne vanno forniti i novelli d' ogiii stagione , e che nel mentre tendono a di venire sempre piii estese e bianche in quegli indivJdui che canibiano le remiganti e le copritrici in inverno , per lo contrario scompajono in quegli altri che arrlvano ad cfFettuarne la muta durante la buona sta- gione , assumendo una tinta che accompagna il colorito che prende il vestimento generale del corpo , e facile il com- jirendere non essere che conseguenza delle stagioni. Difatto se queste tanta azione possono spicgare sul colorito gene- rale , e naturalissinio che lo possono anche sulle margina- ture , per cui non deve recar niaraviglia se queste , di propria natura gia bianchicce , si sviluppino colle nuove penne piii estese e piii bianche di prima. Ne viene percio di conseguenza , non potersi considerare tali marginature siccome costanti , ne da ritencrsi quai distintivi caratteri- stici di una specie. Non credo finalmente di ommettere che un altro carattere, forse non per anco osservato , mostrano alcuni di questi Crocieri , ed e che sviluppano bianche nel medesimo tempo le penne cigliari ; ne credo dovcr passare sotto silenzio die . siccome avviene in incite a 1 tre specie d'uccelli, essi DF.I OUOCIKRI. ^4? pure vanno joggetti alia pertlita lotale del colorito , ve- steiidosi talvolta di penne bianclie, se non per intiero, al- iiieno in parte : cosa clie mi venne dimostrata da un in- dividuo feiiimina stato preso in dicembre , il quale aveva le tre prime remiganti in un' ala , le due prime neiraltra colle corrispondenti copritrici niaggiori , una specie di cin- tura alia nuca , e le ungliie , tranne una sola , intiera- menle blanche. Sebbene adunque di Crocieri gli ornitologi de'nostrl giorni ne facciano tre specie, cioe la Loxia curvirostra , la Loxia pytiopsictacus e la Loxia leucoptcra (i), dalle ragioni su- periorniente esposte ognuno puo facilmente coniprendere , come liingi dal vero sembra clie essi vadano, e per lo con- trario tutto concorra a farci credere non essere quelle clie una sola ed identica specie. Ridotta a questo segno la cosa, com' era mio dovere il farlo, stante le opportune circostanze in cui mi sono tro- vato piu volte , non s' aspetta ora a me il conchiudere ri- guardo a quest' ultimo punto , ne lo acconsente I'interesse della scienza ; e la raia piccolezza a fronte della celebrita di tantl ornitologi die trattarono lo stesso argomento, im- ponendomi silenzio , m' insegna essere in loro diritto il fare nuove osservazioni e nuovi confront! , e quindi il decidere. (i) Tutte e tre queste specie furono osservate anclie nel Veneto, r la terza fa \ediita nel Cadorino dairesimio ornitologo sig Do- p,lioni , siccome vtene indicate alia pag. 35 del Catalogo ragionato depli aniiiiali vertehrad che si veggono nella provincia di Bellun* do! rclebrc prof. Catiillo pubblicato in queit' anno. 24^ PARTE STRANIEPxA. Annalen des Wiener Museums dcr Naturgeschichte. Aniicdl del Mnseo di storia uaturcde di Vienna pub- blicad dalla Direziune del medesiino. Vol. /, parte II. — Vienna^ 1 836, con i6 tavole. JL rosegniamo la succiiita relazione delle cose contenute ne' detti pregevoli Annali gia coininciata nel torn. 8 1 % di pag. 146 di questa Bihlioteca. VIII. G. W. Focke. Flanaria Ehrenbergii. Gli animalnzzi di corpo trasparente ( siccome e quello die r autore descrive ) helTagio porgono di microscopici studj. La Flanaria Ehrenbergii , considerata in tempo del sue pill hello e regolare svilu|ipo, ha forma d'ovato piano e allungato; e Innga 4"— 5", larga i '/i'"— 2'": la sostanza del sno corpo lascla trasparire uq bruno canale intestinale, e gli ovi rosso-brnni che per avventura vi si trovino. Non rinviensi salvo die in acque pure e chiare rimaste in qual- clie fondo vicino a'finmi doj^o occorsa inoadazione, e nel qnale piii erhe si trovino che piante propriamente stazio- narie nell' acqua : scorre T animale Inngo gli steli , e si nutre di vorticelle , najadi , ed anche di crostacei. L' autore descrive niinntamente e rappresenta con figure i sistemi digestivo , generatlvo e gli altri organi di questa planaria, non che la sua embriogenia. Curiosissimo e come un tal animale si trasformi d'una in akra eta, imperocche verso r autunno si trova di pintto divennto corpulento e Cjuadrangolare , il che apertamente precede da spacca- mento de' margini laterali. Un tal cangiamento ( iiisieme a un cessar d' essere ben distinti tra loro succliiatojo , inte- stino, occhi ed ova) interviene quando nell' ovidutto in Juogo di ova scolorite aoparisce copia di corpi di un bruno giiscio vestiti. L' autore tien per fermo che tali corpi con- tengano piii d'un novello animale, e avendo potuto scor- a;ere aicunl di tali csseri 2;ia usciti in luce trovolli con sua PARTE STRAlN'ir.R V. 249 gran meravlglia non piatti , ne qnadrnngolari, nia bensl dl- riiti e rotoncli. Quindi e che la Plunaria Ehrenbergii sia stata da divers! antoii variainente denominata secondo che nell' una o nell' altra delle sue forme ( pinna o quadrangu- Inris o teres ) venne ad essi fatto di considerarla ; cosi la Fasciola quadranguhiris di Pallas, e la Planaria ftragonn di Miiller , e probabilniente certe altre planarie e derostome, non son altro che indicazioni diverse della siessa P. Ehren- bergii. IX. A. T. Comes IMarscliall. Decas orthopteroium noi'orum. Quest! nuovi ortotteri sono tutti esotici nieno due , e tutti meno due sono grilli : ecco la descrizione delle specie europee. Locusta viennensis : " Elytra in mare abdominis longitu- » dine, in foemina paulo breviora , testacea , niargine an- '» teriore pallide viridia ;, ovipositor brevis, valde recurvus; »/ thorax planus, carina media postice suljelevata, ceterum " obsoletissima , dorso testaceo, lobis lateralibus viriilibus i >i abdomen viride , dorso testaceo; femora pallide viridia , » linea obscure fusca in facie externa. >i A clarissimo entomologo Kollar in pede montis Kali- M lenberg prope Viennam in pratis inventa, ubi mensibus I) augusto et septembri Locusta fuscce consociata rarius « occurrit. VaKle affinis Loc. brevipenrii et Loc. brachypterce » ( Charpentier Hor. Eut. ) difFert: a prima defectu mar- " ginis albi posterioris loborum thoracis et defectu vittae y> nigras in facie interna femorum posticorum :, a secunda >> defectu marginis alh'i totius lobi prothoracis, elytris " maxima parte viridilius. >; Gryllus cylindricus ; " elytris longitudine abdominis ; tho- >> race cyliudrico, piano, postice vix elongato , rotundato, )/ lol)is lateraiilms breviljus , margine inferiore linea recta 0 trnncatis , carina mediana obsoletissima ; femoribus po- >> sticis facie interiore sanguineis ; mandibulis , tibiarum " posticarum facie inferiore et linea interrupta in facie in- " terna femorum posteriorum atro-cceruleis. " Unicum specimen foemineum extat, a dom. Grohmanno >' e Sicilia Museo Caes. Reg. Viennense missum. NuUi spe- » ciei nostrati affinis, nisi forte Gryllo migratorio , quoad " mandibnlarum colorem, tamen slatura, habitu et cc^ore !■ ab isto toto r sSo PARTE fiTRANIERA. X. J. Heckel. Sopra alcunl nuovi o non hen distinti Ciprini aggiuntavi una sistematica distribuzione dc generi ewopci di questo gntppo. Si occnpa primiernniente I'autore dei caratteri distintivi delle specie de' ciprini , e poiche attesa P afEnita di tali specie non riescono fH'uopo ben sufficienti , un nuovo ne propone che dicliiara sicuro. Consiste nella situazione degli occhi in relazione alio sqnarcio della l^occa ; e pero con- vien condurre una linea dal priucipio di detto squarcio al mezzo della coda , onde si scorga se 1' inferiore o superiore orlo delP occhio venga piix o nieno da una tal linea ta- gliato , oppure se T occliio rimangasi al tutto da essa se- parate. Or ecco quali sono le specie daH'antore descritte, e quali sono i generi cui spettano, tutti formati a spese del lin- neano genere Cyprinus. Gen. Cyprinus. Cnvier. — Cyprinus hungaricus. Heckel ( Cyprinus I. Marsilius Danub- Panon. Mysicus tab. 19. Seepinkl Kramer E/.enc. pag. 390. Cyprinus Carpio , var. lacnstris, Fitzinger Prodrom. der osterreichisdien Fauna) Corpore teretiusculo ; oculis , magnitudine squamis maxiniis CBquantibus ; squamarum seriebus sex supra, et infra lineam lateralem. — Del lago Neusiedler d'Ungheria. C KoUarii. Heckel. — Dorso elevato ; cirrhis brevissi- mis ; squamarum seriebus scptem supra, et sex infra lineam lateralem. — Del lago Neusiedler. Gen. Aspius Agassiz. Leuciscus Cuvier. — Aspius Mento. Agassiz [Aspius Htckelii. Fitzinger Prodrom. etc.) Oculis ma- gnis; squamarum seriebus decem supra, ct quatuor infra lineam lateralem. — Trovato dal signor Heckel nella Traun flume dell'Austria superiore, e raccolto anche dal Danubio presso Vienna. Gen. Abramis. Cuvier. — Abramis Schreibersii. Heckel. Ca- pite brevi ; rostro incrassato obtuso ; squamarum seriebus de- cern supra, et acta infra lineam lateralem. — Del Danubio. A. Leuckartii. Heckel. Capite oblongo ; squamarum se^ riebus undeciiji supra, quinque infra lineam lateralem. Rac- colto nel Danubio. A. Vetula. Heckel. — Capite magno , corpore crassiore ; dorso antice maxime elevato ; pinnis solito longioribus, squa- marum seriebus tredecim supra , septem infra lineam latera- lem. Del lago Neusiedler. PARTE STRANIERA. 25l Gen. Dioxinus. Agassiz (Leuciscus. Cuvier). Plioxinus Ice^-is Belon. Agassiz (PhoXinus Belonii Aldrovaiidcs, pag. 682). Linea laternli intrnupto , supra pinnam analcm evanescentc , squamaruin scriebus septemdeciin supra , quatuordecim , infra banc lineam. — Dalla Baviera. Ph. Marsilii. Heckel. (Cobitis, Pfriln, Marsilins, Danub. Panon. Mysicns, tab. 9, fig. I. Cyprinus phoxinus '^\e\i\\ns,'er Jcones pise. Austr. indig. decuria IV. Cyprinus Aphya Mei- dinger I. c. dec. II. Phoxinus Icevis Fiizinger Prodrom. ). Linea laternli integra , caudam attingente , squamarum se- riebus viginti supra, septemdecini infra Iianc Uneom. — Rac- cogliesi da tutti i limpidi ruscelli de" contorni di Vienna e altrove. Aggiunge Tautore alia sua IMemoria una tavola sinottica dimostrante qnella distribuzione de' generi de'ciprinl euro- pci st;ita aununziata nel titolo della Memoria medesima. XI. C. M. Diesing. Monografia dci generi Ampbistoma e Diplodiscus. II genere Amphistoma di Rudolil fu da lui diviso in due parti : una per comprendere le specie nelle quali il capo e dlstlnto dal tronco , e di tali specie Nitzscb compose il genere Holostomuni , 1" altra per comprendere quelle nelle quali capo e tronco formano un tutto continuo, e di tnii specie fu composto il genere delle anfistonie propriamente dette , se non cbe il sig. Diesing ora ne separa YA. sub- rlavatwn, e I'un'^uiculatuni per formarne il nnovo genere cbe noniina Diplodiscus. Ecco i caratterl di questi due ge- neri: Ampbistoma : Corpus molle compressum vel teretiusculnm. Os terminale out laterale. Acetabulum sucjoriuin imperforatum, in postica corporis parte situin, terminale vet laterale. Geni- tale musculuin simplex fiUforme feZ pnpilU forme. I vermi intestinali di questo genere non furono trovati se non cbe in anlmali vertebrati. Diplodiscus : Corpus molle teretiusculuni i'el compressum. Os terminale. Acetabulum suctorium termincde aut laterale , vaginans aperturam genitalem disciformem, protractilem. Questi verini non spettano cbe ad animali deU'ordine de' batraciani. L' autore non solo porge la monografia dei detti due generi, ma ancbe I'anatomia del genere amphistoma colle 2 52 PA.IITE STRANIERA. riflessioni seguenti. « II genere ampJiistoma, e propriamente VA. conicum , fu da prima anatomicaniente investigafo da Zeder (i) fondatore delP elmititologia sistematica , e nn tal lavoro fu pol compiuto da Bojaiius (2) e Lanrer (3) di maniera esemplare. « Dopo tali predecessor! non ci sareinmo arriscliiati di nietterci nuovamente ad una anatoniica sposizione di questo genere, se la mole di una nuova specie da noi percio delta A. gigantewn (la lunghezza ne e da 9 a 10 linee e fu trovata in alcune specie di dicotyh's ossia Pecaris) non ci avesse incoraggiati a far viemeglio paiese T interna fab- brica di qnesti maravigliosi animali: le nostre ricerclie hanno in generale confermate le precedenti osservazioni , e solo ci rimasero a considerare alcune de\lazioni compe- tenti alia specie presa a descrivere. >> XII. L. J. Fitzinger e J. Heclcel. Sposizione nionografica del genere Acipenser. Gli autori clie piu , sine a qnesti ultimi tempi, si oc- cuparono intorno agli storioni furono Marsigli i^Dauuhiiis Panonico-Mysicus), Guldenstadt (Nov. comin- Petrop. t. XVI) e Pallas [Zoograpliia Rosso-Asiatica (4)). Ultimamente pot se ne occnparono i dottori Brandt e Pintzeburg nella loro opera intitolata Qetreue Darstdlung iind Beschreihung der in. der Arzncimittel'ehre in Betracht Komnienden Thieve (Band II.) e delta in appresso Mediscinische Zoologie. Sebhene i detti due autori, cosi dicono i signori Fitzinger ed Heckel , ab- biano adesso col loro ecceilente lavoro ( accompagnato da tavole a 11111' alire preferibili) messo rimedio alle parti piu difeitose risguardanti 1' esalla conoscenza delle specie degli storioni , non ne sembra superfluo di mandare ora in luce anche quel nostro lavoro die e frullo di comuni indagini (1) Zeder, nepli atti della Societa dei^li Aniici naEuralisti di Ber- lino. X Bd., I Stck., p. 65-74, ^^^- ^- ^S- ^^"7- (2) Bojanus uelle Meuiorle della Societa imperiale dei naturalisti di JMosca 1817. V. pag. 270, tab. x, e ueW Isis 182,1, 2 Hett., pag. 164, tab, 2, fig. 5-12. (3) Laurer de Amphistomo conicn. Gryjih. l83o. (4) QuestVpera insigne, conteoente un tesoio di cognizioni c. staui- pata a Pieo-oburgo nel i8n fii a pnrliissinii Istittiii e scienziati disti-jbuita. fAUTli STKANIERA. a53 per molti anni contiiinate. lufatti il gran uniiiero d'esem- plari die nol avcmino opporiimita cf esaminare , uon solo ci niettono in grado di porgere aggiunte e rettilicazioni circa le specie gia descricte , ma anclie di dar notizia in- torno a pareccliie specie nnove, od ancora assai poco co- rn) scin'e. A lode di questo lavoro noi riferlremo qnanto ne dice il principe di Mnsignano nella sua Fauna italica ( fasci- colo XVII, art. Adpenser stuiio). « La recentissima mo- nogralia pubblicata dalT egregio sig. Fitzinger in compagnia del sig. Heckel ha riempinto ogni nostro desiderio , e fii bastante a scorgerci per una \'ia che finora intricatissima non avrtbbe potuto niostrarci Tintier dottarina die gli sto- rioni riguarda. •> Premessa la storia nntniale del genere, vengon gli autori a ripartirlo, come faiuio, in sei division! nelle quail re- gisuano in appresso le varie specie degli storioni descri- Vendole diffusainente, e die a noi basterii inenzionare. Ad- penser olaJjer Ileckel. (Huso II. seu Antnccus glaber Marsigli. Danuhius Punonico-Mysicus , torn. IV, tab. lo) — Adpen- ser sinensis Gray. Acipemer Qmelini Fitz. (Adpenser stel- latus. ^ Gmelin. Linne. Syst. nat. ed. XIII, torn. I, p. Ill, pag. 1486ft, 5 j3. Adpenser Ruthenus Licine. Adpenser Aleu- teuHs Fitz. Adpenser niaculosus Le Sueur. Acipenser oxy- rJiyndtus Mitcliili. — Adpenser sn'l'atus Pallas. — Acipenser Schypa Guldenstadt. Adpenser Guldenstdcltii Brandt. — Ad- penser Ilcckelii Fitz. Acipenser Sturio Linne. — Acipenser hrevirostris Le Sueur. Adpen<.er rubicundus Le Sueur. Ad- penser macrostomus Ralinesque. Acipenser dauricus Georgi. Acipenser Huso Linne. Circa VA. Heckelii e a notarsl che prima che 11 Fitzinger gl' iniponesse il nome del degno suo coliaboratore , gia il jirincipe di Mnsignano avealo chiamato col nome di Nac- cari , come raccontianio coUe parole stesse del principe suddetto (Fauna italiana , fasc. XVII). " II nome del magniiico sig. cav. Fortunato Luigl Naccari non e nuovo nei iasti delle scienze naturali. Professore , bibliotecario , podestii insieme di Chioggia , ed ivi console per S. ]M. Siciliana , rlunisce alTamore sviscerato per questi non lievi studj niolta bonta di cuore , e cura ardentissima della pul)blica salute , come principalmente addimostrava ntl rcpentino e feroce assalto del cliolera asiatico a quelU a54 PARTE SrR\NIER\. industre popolazlone. Abhlaino dl lui a staiiipa oltre una Flora veneta , V algologia adriatica lavoro singolare nel quale non sara si tosto per essere emulato , ed una It- tiologia adriatica 5 die qnaud' anche non fosse clie una semplice enumerazione dei pesci die vengono alia sua citta , principal foro piscario del foro veneto , niuno po- tra contrastargli il merito di aver fatto il prime passo in sifFatta carrlera. Da questo personaggio rispettabilissimo solendo noi ricevere Ijeili esemplari adriatici diligenteinente accompagaati di uoaii volgari , ottenemmo pure un egregio storione del Po diverso dall'A sturio. Egli fu il primo a registrarlo nei cataloghi della scienza sotto il nome di Aci- penser Huso , e noi per privilegiarne 1' autore lo denorai- nainnio gia son parecchi anni Acipenser Naccarii, comuni- candone in pari tempo per lettere sotto quella denomina- zione le peculiari iiotizie a molti naturalisti , fra' quali al celeberrimo erpetologo sig. dottore Fitzinger di Vienna, cui, sapendo clie molto occupavasi della monografia degli sto- rioni gia da noi debitamente encomiata, ne mandammo pure un disegno, ma di giovine esemplare. Quel dotto scrittore pero, come apparisce dalla sua sinoniiuia, legger- inente crede aver noi imposto il nome di Acipenser Naccarii alia sola Porcelletta inviatagli per saggio della nuova specie naccariana, e non al pesce grande e mature, die piutto- ito gli piacque chiamare Acipenser HcckeHi dal nome del suo coUaboratore nella delta monogralia. Che se questa ci pervenne in tempo per trarne prolitto nel nostro articolo , ci duole magsiormente di non aver potuto sostituire una tal denominazione alia nostra gia publjlicata nella tavola , pel doppio motive di conservare a si bel pesce un nome italiano, e di mantenerne in possesse il professore di Chieg- gia rendendogli questo piccolo contraccambio delle nioltis- sime cortesie da lui ricevute n XIII. v. Kollar. Species inseccoruni coleopterorwn noi'ce. L' autore comincia col descrivere undid nuove specie di cicindele tutte esotiche. Vien quindi a un nuovo genere die intitola Damaster ^ spettante alia famiglia Carabodea Burni , alia tribix SimplicipeJa Dej , alia sottotribix Cychrodea Kollar; una sola specie indigena, per quanto affernio certo negoziante di cose naturali , del Giappene , forma per era un tal genere. Eccone il carattere generico csseuziale: Palpi PARTE STRA.NIERA. 255 niaxillares elongati, articulo ultimo infundibuliformi. Labrutn qiiadrangulare, margine anteriore sinuato. Mandibulse exsertcPj sat elongata:, i'cdidce, arcuutCB, busi dente magno hiacuminato instructce. Mentum quadrangnlaie, margine anteriore profunde sinii'Jto- La specie e dalla sua forma nominata blapioides , e cosi dellnita : obscure violaceus : thorace elongato , antice angustiore subtereti , postice angulato , angulis obtusis, medio obsolete canaliculato , punctata; el)tris elongatis, acwninatis, apice dehiscentibus , crebre granulatis — long, i" 9" lat. hum. 3 ' Le altre specie nuove sono tre del genere PanagCBus, ed uaa per ciascuno de'generi seguenti Oryvtes , Hexodon, Paiisus. Riferiremo la descrizione delTOrjctci , perche stato raccolto nella Sicilta , ond"' ebbe dalP autore il riome di Siculus : obscure custaneus nitidus, dypei (ornu longiore. sub- recto, pnullo recurvo ; thorace transversa, angustiore, antror- sum suhfornicato medio profunde inciso bituberculoto ; elytris Iccvigatis , tenuissime vageque punctatis — loiigit. i" 4", latit. 9'" XIV. E. Fenzl. Monografia delle molluginee e steudeliee, ambe suddivisioni delta famigUa delle Portulacte, con un'aggiunta alia dissertazione sopra 1' acantophyllum. Innanzi che venire alia monografia trattiensi 1' autore a ragionare di quelia famiglia cui ascrive le piante clie ne formano il soggetto , e delle famiglie ad essa aflini. Quindi tratta delle Portuiacee, non che delle Alsinee , delle Pa- ronichie, delle Ficoidi e de'lNIeseinbranteini , e fattevi al- cune iiitiovazioiii , preseata u\\ quadro sinottico e compa- rativo de' loro caratteri. Prese pel a considerare le Por- tuiacee in particolare da un prospetto de' loro generi, e cosi arriva alle molluginee che formano la sezione seconda della terza tribii, appellata delle Talinee : esaniina diligen- temente il genere Mollugo rispetto all' organografia , alle proprieta, alia geografica distribuzione , e poscia si occupa circa quel sottogenere che propriamente nomina Mollugo, descrivendone le specie in numero di otto, oltre a due poco note e dubbiose. Riconosce coni'altri sottogeneri del genere Mollugo 1 uominati Pharnaceum , Mallogonum , ed Hypertelis. Altri generi ascritti alle molluginee sono i se- guenti: Axonotechium , Coelanthum ; Schiedea dianzi ascritto tra le Alsinee; Glynus , Orygia die facevano parte delle Ficoidi ; Colvbanthus , Balardia. a56 »ARTB STRANIER.V. Volume secoiido. Parte prima. I. J. Uuger. Sopra i crist illi che si formano /idle celle dclle piante. Curioso argomento di naturali stndj sono cjue' microsco- pici crlstalli che piante cF ogiii maniera , e particolarmente le erbali nelle loro foglie e ne' loro stell , recaao talvolta contenutl entro le celle de' parenchimi , o clie ciascuna cella cristallifera non racchiuda piii d'' uii crlstallo , o che, come suole , d' uu maggior numero ne sia prowednta : i maggiori fra tali cristalli appena arrivano alia lungliezza di o,ii di una linea Viennese, e son larghi la trentesima parte di questa misura ; la sostanza di cui constano ha per base piii spesso calce , talvolta magnesia , di rado si- lice, e r acido alia base comlDinato od e carbonico , od ossalico o fosforico. Intorno ad un sifFatto argomento gia occnparonsi Raspail {^Nouveau, systime de chiin, organique Yed. Bibl. ital. , torn. 74.°, pag. 469 ). Meyen ( Anatom. phyiiol. Untersuchungen iiber den Inhalt. der Pflanzenzellen ) ed altri ; e nuova illustrazione al medesimo porge il signer Unger colla presente Memorin, nelia quale esposti in prin- cipio generic! documenti, si fa a descrivere e rappresen- tare le varie forme cristalline che gli venne fatto di ri- scontrare nelle piante seguenti: Ficus beiigalensis, Maranta zebrina , Musa paradlsiaca e cocciiiea. Yucca gloriosa, Stre- litzia liegince, ttc. II. F. Unger. Trattato per la cognizione delle piante paras- site. Parte prima, anatomico-fisiologica. Curiosa generazione di piante sono le parassite, ina se n'hanno scarse notizie , che la piii parte allignano nelle re2;ioni intertropicali. II sig. Unger avendone fatto lungo studio, e avendo avuto la ventura di esaminarne parec- chie vennte dalle dette regioni , prende era a ragionarne , massime inteso ad illnstrare I'interna loro struttura comu- nemente lontana coin'e dalla normale. Da principio tesse la storia delle scoperte state fatte circa le parassite , rap- presenta la geografica distril^uzione di queste piante , e traccia la letteratiira ad esse relativa. Procede poscia a descrivere il vario modo per cui le parassite s'innestauo alia pianta da cui traggono alitncnto, e ne distingue nove PARTE STRANIERA. ^Lti-J modi o gradi dlversl. In appresso espoiie I'anatomia delle parasslte , e ne deduce conseguenze per la seconda parte del suo lavoro , ch" e la sisteniatica; concliiude diuiostrando quanta sia 1' affinita delle parassite d' inferior ordiae coi funghi. III. G. Bentliam. Be. leguniinosarum generibus commentatlo- nes. — Revisione dtlla famiglia delle Ifguminose con de- scrizione di molti nuovi generi e specie particolarmente del Brasile e delt Australia. Dopo la revisione dclla famiglia delle leguminose che trovasi nel Prodromo di De Candolle, molto s' accrebbero le cognizioni nostra circa la medesima famiglia massime merce dell'opere seguenti: Prodromus FlorcB Indice Orientalis di Wight e Arnott, Enumeratio Plantarum AfriccB ausLralis di Ecklon e Zeyher, Comnientationes de Planus Africa' australis di Ernesto Meyer. II sig. Bentham facendo raccolta di tali novita, giovaudosi di un ricco erbario che possiede in Londra ftitto particolarmente all'intento d' ilUistrare la na- turale istoria delle leguminose, e inoltre giovandosi di due raccolte di leguminose brasiliane e d' altre molte ch' ebbe agio di esaminare per la condiscendenza de' signori En- dlicher in Vienna e Martius in Monaco, si fa ora colla jjresente Revisione delle leguminose non solo a render note le trovate novita circa i generi e le specie delle le- guminose, ma anclie a introdurre dicevoli innovazioni nella distribuzione di queste piante ^ proponendosi , tornato che sia a Londra e dato ch'egli abbia ordine all' intero suo materiale, di conchindere il trattato attuale con una 5^-- nopsis, ordinata secondo le proprie vedute, di tutti quanti i generi. IV. J. J. Heckel. Jttiologiche addizioni alle famiglie dei cot- toldi , scorpenoidi , gobioidi e ciprinoidi. Comlncia I' autore dal descrivere alcuue nuove specie di eapigrossi ( Cottus), e trova esservi sei specie di capigrossi d'acqua dolce tra loro somighanti, e le cui difFereuze si possono pero come segue rappresentare : £ibl. Ital. T. XC. 17 a5g PARTE STR\NIERA. j Pinnis pectorali- bus radiis supe-( rioribus divisis lOris latitudine inter- vallum niarginum su- borbitalium super.mte, Cauda crassa. Oris lalitiuline , inter- vallum marginum su- borbitalium jequante , Cauda attenuata. Pinnis ventralibus radiis quiuque. Pinnis pectorali- bus radiis omni- bus indivisis Pinnis ventralibus va- riegatls, dorsalium ra- diis 9-16. jPinnis ventralibus uni- I coloribus , dorsalium \ radiis 8-18. divisii . Pinnis Tentralibus radiis quatuor . Coitus Gobio Cuv. Val. hist. Cottus microstomu Heck. Cottus poeciloput Heck. Cottus cognatui Richards' Cottus affinis. Heck. ( C. Gobio Ekstm Cottus gracilis Heck. Descrive poscia due nuove specie dl piccoli ghiozzi {Go- bius ) , r uno venuto da Palermo, I'altro dal fiume Marizza jDresso Filippopoli in Romelia :, li noinina e descrive sic- come segae : i." Gobius quagga : maxilla inferiore longitu- dine superiorem supcrante , operculo pharyngem tegente ; fa- scis bninneis capitis trihus , trunci quatuor. a." Gobius semi- lunaris : macula semilunari utrinque ud pinnam dorsalem ; ano papillis acumiiiatis decern clauso. Gi trattiene poscia circa una nuova specie di Abramis del suddetto fiume di Romelia, circa un Larassius die vive nelle sorgenti calde vicine a Saloiilccliio in Macedonia, ed un altro nuovo pesce del medesimo genere , staio raccolto nelle vicinaaze di Palermo, che mai non oltrepassa la iua- ghezza di 3 poUici, e cosi dal siguor Htckel descritto col nome di humilis : Basi pinncz doisalis corporis altitudinem aquante ; squamarum seriebus sex supra , et quinque infra lineam lateralem. PARTE STRANIERA. 369 Dne specie di scorpenoicli , cioe la scorpaena nesogalUca Cuv. Val., cd una nnova specie verisimilinente proveaieate dai inari delT Indie orieiitali , benclie assai C0iif\)riuinsi alle scoi'pene , esseiidoue pcro diverse per si notaljil caratLere com' e la mancanza di denti al palato, sono dal sig. Meckel raccolte \n an nuovo genere clie intitola scorpaenopsis e cosi descrive : dcntihus in utraque maxilla et in vome re; in palato nallis ; cupite compresso, spinoso, aiepidoto, cor/;o'e sqiiain ito ;, appendicibus cataaeis lateralibus et in capite ; pinna dorsali unica; radds brancliiostegis septem. Un nnovo genere finalmente isiitiiisce per inscrivere in esse una nuova specie venuta dall' isole Filippine , e il cottus nsper di Richardson {Fauna boreuli ainericana, part. Ill, pag. 295 e pag. 3i3, pi. 98 , fig. i ) ; la nomina trachi- dcrnnis e cosi ne esprime il carattere : corpore fusiformi ; cnptte depresso, spinis variis instrncto, appendicibus mem- branaceis nullis :, dencibus in maxilla utraque , in vomere et in palatu ; radiis brancliiostegis sex ; pinnis dorsalibus duabus , aut separatis , aut basi conjunctis, pinws ventra- libus radiis quinque , subpectoralibus sitis ; squamis nullis; cute aspera. Questo genere si distingue dal cottus. Cuv., cui nel to- tale aspetto conformasi, in virtii de' denti palatini de' quali non e sfornito,- e le dette sue specie, sebbene escluse dalla famiglia delle scorpene per la depression del capo, si ras- simigliano pero per la collocazim dei denti , e massime per la si notabile copertura del capo, in particolar modo al Blepsias trilobus Guv. Val. V. J. Natterer. Lepidosiren paradoxa nuovo genere delta fa- miglia d' rettili piscifornii. II sig. Natterer porto seco dal Braslle a Vienna due esem- plari del rarissimo e maraviglioso rettile die forma sog- getto di questa Memoria, e che dalPesterne semljianze eblie da prima in conto di pesce. Uno fu raccolto da un canale vicino a Borba , presso il liume Madeira, I'altro da una palnde situata alia sinistra riva del fiume delle Amazzoni al di sopra di Villanova ; la lungliezza deir uno arriva a ben ire piedi e 9 linee, qnella dilPaltro a un piede e dieci poliici : le qualita priucipali di qiiesto animale vengono esprcsse dal seguente essenzial carattere generico : cor- pus anguillceforme , totum squamatuin. Pedes quatuor, valde 260 PARTE STRAM; RA. distantes, adactyli. La presente Memoria ne porge la descri- zione esterna dell' aniniale ^ la sua interna organizzazione formera soggetto d'altra Memoria clie ne" niedesiini Annali del Miiseo di Vienna verra pubblicata dal prof. BischofF. Per era hasfi il sapere die i polmoni ne sono da ciascua late provveduti di qunttro dentati archetti branchiali i qnali ne additano clie Tanimale e veramente uiio di que' rettili che soggiacciono a trasformazione. VI. L. J. Fitzinger. Sopra un naovo genere di rettili fossili, Paleosaunis Stenibergii , e sopra il posto genericamente nd sistema dicevole a quest' animale. Descrive 1' autore gli avanzi di un fossile sauriano con- tenuti in una roccia aggregata ( d'ignota provenienza ) che e un gres variegate oppure un gres rosso , ond' e che il fossile suddetto alibia a riporsi tra' piii antichi fossili sau- riani , e fors'anche secondo le presunzioni che far si pos- sono circa la sua provenienza, alibia a celebrarsi come pill antico del Frotorosaurus stato trovato nel Zechstein , e quindi come piii antico di tutti gli altri. Un tal fossile si dimostra molto affine al Racheosaiuus di Meyer , e ad un tempo stesso affine al Pleurosaurus , al Geosaurus, al Pro- torosaurus , alia Lacerta neptunia ; non e pero tanta quest'af- finita che di esso far non si debba un nuovo genere che r autore intitola Paleosaunis, esprimendone poi la specie col nome del si benemerito della Paleografia conte di Sternberg. L' autore in appresso considera i rettili fossili in gene- rale, e fatta distinzione tra' pi 11 e meno antichi, li para- gona a' rettili attualmente viventi e dimostra quanta sia la loro disparita, e ne fa paragone con quella che tra lore dimostra no gli animali fossili e odlerni dell' altre classi di vertebrati. Fatta pero ripartizione de' rettili in cinque se- rie secondo le norme del sistema genetico , dimostra come in quelle serie distribuir si possano naturalmente anche i rettili fossili. F.VKTE 8TUAXIEUA. a^I Antiqnites mexicaines. — Antlchitd messicaiie : Rela- zione dcllc tie spedizioni del capitano Dupalx ncgll annl i8o5, 1806 e 1807 per la ricerca delle an- tichitd del Messico , specialmente dl quelle dl Mida e di Palanca, ecc. — Pcuigi , 1834- 36: Volumi ^ in foglio fig. ( Veggasl questo giornale , tomo 87.°, fascicolo dl agosto i837, pag. 21c , e tomo og°,fa- scicolo di gennajo i838, pag. 38). ARTICOLO TEKZO ED ULTIMO. 1. primi clue articoli risguardanti cjuesta importantissimn opera fnrono compilati dal sacerdote don Robustiano Gi- roni, direttore dell' I. R. Biblioteca di Brera ecc. Nel prinio di essi ridusse egli in compendio la narrazione delle tre spedizioni del capitano Dupaix, accennando altresi i prin- cipal! monnmenti pubjillcati neli' opera : nel secondo occu- possi dei rapporti di soniiglianza tra i monnmenti messicanl e quelli delPEgilto, e del restante delTantico mondo. In questo terzo ed ultimo articolo farenio noi un sunto delle interessanti ricerclie, pubblicate in quest'opera, sulla pre- tesa cognizlone die ebbero gli anticlii dell'Arnerica , sulle relazioni tra quella parte del nosiro globo e I'antico mondo anteriormente ai viaggi di Cristoforo Colombo e siille pri- mitive popolazioni di essa. Le opere degll anticlji , dice il sig. Warden, contengono molti passi riniarchevoli, i quali sembrano indicare la co- noscenza di un gran continente di la deH'Oceano atlantico. Platone ci trasniise una tradizione comunicata a Solone da nn sacerdote egiziano, il quale disse, cbe nelFOceano oc- cldentale , di la delle colonne d'Ercole eravi anticamente una grande isola chiamata Atlanticle , piii grande della Li- bia (Africa) e dell'Asia insieme, fiancheggiata a settentrione hir facevasi dalla flotra di Salomone non gia imi'iegaado tre anni , come alciini hanno creduto, male inter- pretando , o confondendo i passi del tesio, ma. anno per anno , co- me leoopsi chiaramente nel terzo libro dei Re ( lO , 4), esseudo qiiello di Tharsis che facevasi ogni volta , og.ii tre anni (3 dei Re, 10, 22). La flotta di Salomone parteado da Asiongaber nel golPo arabico , presso Elah od Elana , percoiTeva tutto quel goUb , indi navigaudo pel mare Rosso approdava alle coste di Ophir, cioe del- r India. Notisi che aatif^amente per mar Rosso eon iutendevasi gia il solo goll'o Arabico , ma auche il goltb Persico con tutto il mare che da Cjuei due golfi estendevasi fiuo airisila di Tapobraua , oggi Ceylaa. Erodoto lib. 2, § 11, parlando del gulfo arabico dice: « E nella regioue d" Arabia non lungi dall'Egitto un seno di mare, che s' interna nel noiiiato rosso, cosi lungo e stretto , come io il vengo esponendo ecc. ». Qui per mar Rosso intende TOceano indico (Vedasi anche Pliuio , lib. 6, cap. 24 e 28). Eustazio ne' suoi com- menrarj nM'Orbis desrriptio di Dionigi scrisse : India in rubrum Oreanuiii pertingit : e lo stesso Dionigi, verso 933, dice; Alluitur rubris fluctibus oceanus. Seneca il tragico (Troad, Atto i, vers. 11) cliiama mare Rosso il golfo Persico : tepiduni ruhenti Tigriin imini- scet freto : ed in Phnio, lib. 6, cap. 26 leggijmo, clie Persae rubrum mare semper accoluere : lo che comsponde al passo di Erodoto lib. 4 , § 3? . "I Persiani abitano la regione ciie estendesi al mare au- sn-ale chiaraato Rosso. » Rimproveraao percio male a proposito al- cuni commentatori lo storico Giuseppe Ebreo , perche nelle Ant Giud. lib. I, cap. 2, disse, che TEufrate ed il Tigri mettono foce uel mar Rosso, doveodosi per niai- Rosso intendere qui non gia il golfo Arabico , ma il Persico , che faceva esso pure parte delP O- ceano indico chiamato con nome generico mar Rosso. Notisi pero che la deuominazione di mare Rosso data al golfo Arabico non e aatichissima , perche gli Ebrei e gli Arabi non la conobbero mai: nelle sacre carte il golfo medesimo e sempre uomiaato mare di Suph : Erodoto pure lo chiama seiupre golfo Arabico , ne raai ruai' Rosso . PARTE STKANITRA.. 367 d' Iiiiilcone fatta per ordine del senate di Cartagine fino a Tliiile , da dove uii forte veiito lo avrebl)e portato sulla costa d'Aiiifrica. Distinii pure 1 viaggi di Aiinoiie, di Ne- clios re d'Egitto, di Scilace , di Satasj^e, vieue citata la scojierta fatta dai Fenicj di mia graiide isola dell' Oceano Aiiantico ( della quale paria Diodoro Siculo ) die alcuni au- tori , fra i qunli il celehre Huet , vescovo di Avranclies , credeltero die fosse TAmerica : parlasi deirisoia neH'Oceano IMeri.lionale su cui fu gettnto Jainliolo, citato da Diodoro; dclle due isole situate nell' Oceano Atiantico di cui paila Plutarco ; del viaggio di Eutimene nel gran mare Oceani- 00, del viaggio di Pitea, di queilo di Eudosso di C'zico, ecc. Notati cosi i fatti e distinte le congetture risguardanti la conoscenza die gli antidii haniio forse avuto deirAme- rica , sono poste ad esaiiie le iioti/ie posteriori alTEra Vol- gire relative a quella parte del gl^bo. Le analogie nella conforniazione della testa e le analogie nel linguaggio, se- condo Humboldt , sembrano provare die alcuni individui della razza tatara passarono sulla costa tra occidente e settentrione delTAinerica , e poscia di la al mezzodi ed a levante, verso il Hume Gila e verso il Missouri: e die non deve quindi recare marav'glia se si trovano presso le po- polazionl americane idoli e monumenti di architettura di un carattere geroglifico, una nozione esatta della durata delPanno , deile tradizioni sul jirimitivo stato del niondo , die tutte rainmentano le cognizioni , ie arti e le opiiiioni religiose dei popoli asiatici. Aggiugne altresi il prefato Hum- Ijoldt die luia circostanza assai rimarclievole e 1" arrivo uelle montagne di Analiuac ( Messico) dei Toltecbi , scac- ciati da un paese tra settentrione ed occidente del Rio- Gila , e chiamato Hndiuetlapassan , patria die abbandona- rnno nel 644, epoca alia quale la ruina della dinastia di Tsin cagiono grandi movimenti fra i popoli delPAsia orien- tale. Gli emigranti d'Asia dunque si sarebbero gettati sulle coste dell'America settentrionale ed avrebbero cacciato verso inezzodi i popoli Toltecbi e Cicimeclii , i qnali sarebbero altera andati ad occupare il territorio del Messico od Ame- rica centrale, scacciando dal canto loro i popoli die 1' oc- cupavano. Allorcbe gli Aztecbi o MessicaiA ( gli uhimi ar- rivati ) rinipiazzarono verso il iirjo i Toltecbi, i Cicime- clii ecc. giunti prima di essi , dopo il sesto secolo, trovarono ia piedi gli anticlii monumenti di pietra di cui ammiransi 268 I'ARTE STRANIERA. in oggi gll avanzi al Messico. Gli attribulrono essl ai Tol- techi , dice Huiuholdt , senza pensare clie polevano essere stati innalzati da un popolo anteriore : opinione qnesta die fu adottata dalPHainlioIdt, perclie, come osserva egli me- desimo, cio cni non fu linora fatto attenzlone e che i Tol- teclii , prima di essere cacciati verso mezzodi , non ave- vano costruito nulla di somigliante nel settentrione ^ ne fu qnivi inai irovata alcuna ruina ia pietra , per cuL sembra assai naturale il credere che essi trovarono i inonumenti di cui si tratta gia innalzati sul snolo di Anahuac quando vi giunsero. Dnnque secondo T Humboldt , il Messico pro- priamente detto, il Guatimala^ il Jucatan ed il Peril, dove trovansl solamente antiche costruzioni in pietra , vanno de- bitor! della ioro primitiva popolazione a circostanze di- verse dal sospingiinento dei popoli del settentrione verso 11 mezzodi. Brerewood , dotto antiqnario inglese, e d'avviso die I'A- merica sia stata originariamente popolata dai Tartari, per- che fn senipre piii popolata dalla parte dell'Asia , die da quella deir Europa fino alPepoca delle graiidi colonizzazioni eiiropee ; percbe la conformazione fisica e assai anaioga a quella del settentrione delPAsia ^ e perclie d''ainbe le parti avvi un'eguale ignoranza ed indifTerenza relativamente alle arti. De Guignes, die esamino gli Annali cinesi , assicura che i Cinesi commerciavano verso il 458 dell'Era Volgare coirAmerica , e che risalirono fino a quella parte della co- sta situata in faccia al Kamschatka. E vero che il P. Gau- bil ed il viaggiatore Carver contraddicono questo fatto : pero la storia posteriore dei Cinesi da luogo a credere , che anticamente qualche flotta pote andare al Messico pas- sando per le isole Filippine: cosi pure i Giapponesi navi- gando da un'isola all'altra hanno anch'essi potuto arrivare alle Indie occidentali. AH'epoca della spedizione di Vasquez de Coronado , 1539, fnrono vedute nel mare del nuovo Messico quattro navi , la di cui prora era ornata d'oro e d'argento , ed i di cui capitani fecero intendere die erano stati in mare trenta giorni prima di arrivare a quelle spiag- ge : cio che fece supporre che provenissero dalia China. Pedro Menendez de Avilez avrebbe trovato sulle coste del mare del settentrione gli avanzi di navi chlnesi e si sa- rebbero veduti nel porto Gnatusco (Messico) dei negozianti vestiti di seta, che si dovette supporre che fossero Cinesi. PARTE .STKANIIUA. 369 E difatto il bel monnniento piramidale nei contorni di Gua- tusco , cliiamato El Castillo, e uno di quelli die haiino niag- giore analogia coirarchitettura cliiiiese. Le succitate rela- zioni diveiunno ancora piii proljabili in consegneiiza della conosciuta analogia fra moke parole cliinesi ed aniericane, per certe cose usnali coiiuini alle due nazioni , per certi iisi e per la somiglianza dei lincnmentl del volto ecc. Molti altri autori, fra i quali il dottor Mitchill, hanno egnalmeate pensato die TAsia settentrionale popolo il settentrione del- TAineriea. E 1' analogia della lingua in ispezie viene con- ferniata dalle asserzioni di varj autori. Burton dice clie il linguaggio degli indiani Wohauks e un dialetto tartaro. Du- ponceau niando al sig. Warden una dissertazione latina scritta da un dotto messicano sulle lingue indiane di Anahuac o del Messico, in cui e provato esservi una grande analogia col Chinese: ed anche prima di questo importante lavoro, nnnierose analogie erano gia state notate fra moUissime parole aniericane ed altre chinesi e tartare da varj autori, fra i quali particolarmente da Torquemada , Gonzales , de Mendoza , Herrera ecc. Uno scrittore de' nostri giorni , il sig. Ranking, con un'opera pubblicata a Londra nel 1827, sostenne egli pure 1' opinione che fuvvi anticamente una colonia Chinese in America (i). Cosi anche il cav. Paravey pubblico nel 1826 alcune osservazioni sull'origine asiatica e giapponese dei popoli del paese di Bogota. Dopo queste important! osservazioni, di cui abjjiamo qui dato nn semplice epilogo, viene presa ad esame la pretesa scoperta delTA-merica fatta da Martino Behaim, o Beliem, di Norimberga, e da altri individui, otto anni innanzl la prima spedizione di Cristoforo Colombo, cioe nel 1484. Questa opinione fu sostenuta dal sig. Otto in una Memoria inseriia nel tomo secondo delle Transazioni filosofiche di Filadelfia, 1786: la detta opinione pero viene qui con molte e valide ragioni dimostrata erronea. (l) La suddetta opera e intitolata : Ricerche storiche sulla con- qiiista del Peru, de) Messico, di Bogota, ecc. nel XIII secolo , fatta dai Mongoli , accoinpagnati da elelanti ecc. Incomiacia Popera coir indica/ione dei rapporti eslstenti tra le tradizioni locali ed i vj-sti d' eielliati e mastodonti trovati nel Nuovo Mondo : (juindi trat- tasi di una spedizione niongola diretta contro il Gia|ipoue, la quale da una furiosa tempesta fu geft,ita sulle costc d'America e si Mtes* »t\ I'fi-u , nel IMessico ed in allvi luonlii. 270 VARTE SrnVNItRA. ^ Ma se TAmerica , come pare , fu visitata dai popoli del- ^ I'antico continente dalla parte di occidente, essa lo fu al- tresi dalla parte dell" oriente. NelT YIII secolo, nel IX e nel X , i Noriiiaimi o Scaadiiiavi coprirono il mare coi loro vascelli , e devastarono TEuroija da un'esirr mita alP altra. Talvoita pero piii pacifici maadarono colonie in contrade sconosciute o disabicate. L'Islanda ( la Tlmie degli antichi ) scoperta nel 86 1 da alcuni pirati scandinavi gittativi da una t'uriosa tempesta , servi di rifugio a molti di essi che vi fondarono una colonia. Snl finire del X secolo, secondo la cronaca islandese di Snorro Stiu-leson, adottata dagli sto- rici del settentrione, un slgnore di Norvegia, chlamato Erico Rauile o Pvaudo , figlio di Torvaldo esiliato d'lslanda, avendo sa|)nto da un marinajo che aveva scoperto alT oc- cidenie delT Islanda una costa di una grande estensione , imbarcossi con due o tre islandesi e vi approdo : trovando quella terra verdeggiaate di pascoli ecc. , le diede il nome di Groenland o Terra Verde. Nel looi Bjorn , abitante della Norvegia, figlio di Herjnlf — Bardarson , andando in cerca di suo oadre che erasi stabilito al Groenland , por- tossi in Islanda dove imbarcossi per poterlo raggiugne' e : ma perdnta la giusta direzione a cagione dei venti e delle nebbie , scopri una terra ricca di boschi e sparsa di col- line e dopo dne giorni un' aitra egualmente ricca di bo- schi ecc. :, finche spinto nuovamente dal vento approdo al Inogo dove era suo padre. La scoperta di Bjorn venne ben tosto conosciuta , e Leif, figlio di Erico Raudo, parti con una nave su cni eravi anche Bjorn , ed approdo a quel nuovo paese, trovando prima una terra piana , arida e sabbiosa che chiamo Helleland o Terra Piana j poscia una piaiuira egualmente salibiosa, ma ricca di foresee, che chia- mo Markland o Terra di Bosclii (i). Due giorni dopo vide (i) Lc scoperte di Bjorn, fif^llo di Herjnlf e di Leif, figlio di Eriro Raudo, veugono jtienamente coiifenuate dag,li antichi manu- scritti trovari in Islanda dallo storico svedese sig. FuUoiu nel i836, e nei quail leggesi die* quel due navigatovi Islandesi avevano sco- perto rAmerica in j rincipio deiP XI secolo. Di |iiu: nei suoi viaggi d''America ti-ov6 il sig. Folsoni sopra rocce situate nel distretto di Assonett , nello Stato di Massaclinsset , alcune iscrizioui in cavatteri ecandinavi e che compongonsi di nonii di guerrieri islandesi e noi- veggesi;, i quali avevano foruiato un campo in quella contrada. PARTR STRANirRA. iji nuovamente terra ed un'isola situata al nord presso la quale eravi un fiume che sali fino al lago da cni scatu- riva Quivi feniiossi e passo riovertio: il flume abbondava di ppsci : le sue rive erano ricthe di aiberi die davano frutti saporitissimi : il suoio era fertile e !a temperatura dolce. Un Tedesco die faceva parte di quella speJizione , avencio trovato nei bosclii una spezie di uva, Leif da que- sta circostanza cliiamo qut 11a nuova contrada Winland , o paese del vino (i). II Greenland che aveva continuato a popolarsi a spese delTIslanda , mando poscia rinforzl non solamente al Wiuland o Terra-Nuova , ma altresi sulla co- sta degli Escliimesi o del Laljrador. Nell'anno 1121 il ve- scovo Erico passo , come dicesi , dal Greenland al Win- land per couvertirvi quelli fia i snoi compatriotti die erano ancora pagani. Dope quest'epnca non si hanno piii notizie positive sul Winland. Esiste pero ancora nella parte in- terna di Terra-Niiova una tribii die diflerisce in un niodo sorprendente dagli altri indianl delPAmerica , per la sta- tura y per la maniera di vivere e pel suo odio contro gli Escliimesi della costa settentrionale opposta , die puossi credere discesa dagli anticlii Normanni (2). Le colonic nor- vegge del Greenland continuarono a fiorlre fino al 1406 , epoca nella quale furono a poco a poco abbandonate in conseguenza deile guerre tra la Danimarca « la Svezia La colonia orientale fu distrutia dagli Eschimesi — Skrelinghi e la occidentale, a quanto pare, da una rivoluzione fisica che ammasso i ghiacci tra il 60 grado ed il circolo polare (i) Da queste indicazioni pare che quel luogn situato sotto 11 49 grado di latirudine settentrionale, al sud-ovesr dfirantica Groeolan- dia , debba essere 11 Huaie Gander di Teira-Nuova o qualche parte della costa settentrionale del golFo dl S. Lorenzo. Di ((iiella vite selvaggia se ue truvauo cin((ue spezie sparse ueir isola di Carter e d'' Orleans, del fuime S. Lorenzo, ed alire paiti deirAuierica set- tentrionale. (2) Fii aiinunziata a Copenhagen per cura della Societa reale de- gli auti([uarj del nord un^ opera iutitolata : Aiitiqiutates Amencanoe ^ ossia Racccilia delle JMemorie coutenute negU auachi mauuscritti del- r l.-.landa intorno ai viaggi di scoperte iutrapresl dagli abitauti del uord deir Europa settentrionale uel X secolo e dopo. La detta opera confenuera seiupre piu la massliiia stabilita intorno alle relazioni degU auiielil Scandiuavi, degli Islandesi, dei ISorvegl, ccc. coirAme- rica settentrionale. a~a PARTE straniera. in modo da interrompere ogni navigazione. II capitano Graah , della marina dauese e meiubro della Societa degli antiquarj del nord a Copenhagen , fece pochi anni sono per ordine del governo un viaggio di scoperta sulla costa orientale del Greenland per riconoscervi le vestigia delle anticlie colonic norvege od islandesi e vi trovo egli di- verse mine di chiese ed altri monniAenti interessanti. Ma cio non l)asta quanto al settentrione : gli antichi storici o bardi Welclii parlano in una maniera positiva di una co- lonia gallese , partita nel iiyo (trecento e piu anni prima del viaggio di Colombo ) sotto la direzione di Madawk o Madoc , liglio di un principe di Galles ed il quale scopri una parte della costa americana , die supponesi essere la Nuova-Spagna , ovvero la Florida. Di ritorno in patria. riunl una flotta di dieci navi e riparti per la niedesima destinazione : ma non si ebbe piii notizia di questa seconda spedizione. Alcuni storici sono d'avviso clie Madoc avesse pro|)riamente scoperto il Messico , perche Cortes seppe da Montezuma die i suoi antenati provenivano da una con- trada lontana abitata da bianchi , e perche molte parole messicane sembravano essere vocaboli gallesi. Non poche tradizioni altresi nella Virginia e nel Guatimala conservano ancora la memoria di un eroe chiamato Madoc. Nei se- coli XV e XVI venne forse I'Anierica accidentaimente co- nosciuta da altri navigatori , gittativi dalle tempeste prima della grande scoperta di Colombo, come a cio vi pretea- dono difatto i Francesi , gli Spagnuoli, i Polacclii ed i Ve- neziani ^ ma e pur dovere di francamente confessare , die tutti quei f\itti, quand'anche fossero cliiaramente provati , non toglierebbero per nulla alia gloria di quell' illustre ita- liano : perocche cio di cui essi andarono debitori al mere azzardo , Colombo lo dovette al calcolo, alia forza d'animo, al genio. Dopo queste osservazioni sulla scoperta deirAmerica fatta prima di Colombo, viene presa ad esame la questione sulle primitive supposte nazioni nere in America. Riferite in suc- cinto le varie opinioni pro e contro sifiFatta supposlzione, viene chiuso il capitolo coUe osservazioni fatte dal signor Humboldt nel libro ottavo del suo Viaggio alle regioni equinoziali. Le varieta le piu brune o nericce ( quasi di- rebbonsi le piii nere ) della Razza ainericana , secondo r Humboldt, sono gli Otomachi ed i Guamos j e forse da PARTE STRANIFR.V. 273 qneste varleta derivarono le confuse nozionl cH ncgrl Ame- rican! sparse in Enropa nei primi tempi dopo la conrjiii- sta di Colombo. Leggeiido con attenzione gli aiitori del })i'incipio del XVI secolo , scorgesi clie la scoperta del- TAmerica die era cjuella di una nuova razza di uomini , aveva singolarmente fissato I'interesse dei viaggiatori sulle varieta della nostra specie : ora se una razza di uomini neri fosse stata mista agli uomini di tinta color di rame , come nelle isole del mare del sud , i conquistatori non avreliljero mancato di parlarne in una maniera precisa. D' altronde le tradizioni religiose degli Americani ci mo- etrano bensi nei tempi eroici degli uomini bianchi e barbati die scmbrano essere stati sacerdoti e legislatori ; ma nes- suna di quelle tradizioni fa menzione di una razza negra. Dopo di cio prendesi ad esame V importantissima opera pubblicata a Londra da G. Dunmore Lang, nei 1834, ri- sguardante 1' origine e le migrazioni dei popoli della Poli- nesia od Oceanica orientale die egli considera come gli antenati dcUa razza americana. Per provare la loro di- scendenza asiatica si appoggia il Lang all' esistenza nelle isole del mare del sud dclle medesime disiinzioni di caste, ed alia coincidenza di una quantita di costumanze e di usi assolutamente simili. La sola conformazione fisica ed il ca- rattere dei Polinesi Ijasterebbero per dinotare, dice il Lang, in mancanza d' altre prove, P origine malese di quel po- poli. ?ila cio die pub convincere di piii intorno a questo argomento e 1' identita , riconosciuta anche dal capitan) Cook e da altrl navigatori , fra i difFerenti idiorni die si parlano nelle isole della Polinesia e la sorprendente ana- logia die essi presentano con quelli delle isole dell' Arci- pelago indiano. Conchiude quindi il Lang, che i Polinesi sarebbero discesl da colonic malesi o nialaiche die avreb- bero conquistato e popolato le isole dell' Oceano Pacliico in epoche talmente lontane , die i Cinesi e 2,11 Egiziani , la di cui alta antidiitii e si A'antata , potrebbero ben es- sere popoli moderni posteriori a quelli. Segue uti quadro di confronto di varj vocaboli polinesi e malesi ivi presen- tato a line di inettere in evidenza I'affinlta esistente tra i dialetti della Polinesia e quelli dell'Arcipelago Indiano. Di- niostrando poscia die i Polinesi non derlvano dalla Tartaria Cincse, come pretendeva il ]\Iarsden, I'autore sostiene die essi non formano die una sola e niedesinia razza cogli Bibl. lud. T. XC. I a 2^4 PARTE STRANIERA.. isolani dell'Arcipelago Indiano , di cui parlano la lingua, la quale per essere stata raodificata nella successione dei tempi, in forza di cause cui le lingue umane sono dappertutto sog- gette , e dessa nondimeno sempre la stessa. Stabilita iti questo modo la rassomiglianza clie credette notare fra gli isolani del mare del sud ed i IMalesi dell' Arclpelago In- diano, e persuaso quindi die quelle due razze interessanti della grande famlglia umana eljbero origine in Asia, con- clilude esservi luogo a credere clie T America fu popolata in origine dagli Asiatici , non gia come viene generalmente supposto , passando per le isole Aleuziane , all' ingresso dello stretto di Behring , ma passando per le isole del mare del sud ed a traverse della plix vasta parte del grande Oceano. Continuando cosi la sua ipotesi^ snppone il Lang , die i primi abitatori dell'America abbiano preso terra non lungi dall' Equatore : venendogli quest' idea confermata dal trovare che gli stabilimenti piii anticlii e piii civilizzati di quel popoli sono nelle regioni equatoriali dell'occidente di quel continente, e che piii si va avanzando lungo le coste orientali ed occidentali dei due continenti , da una parte Verso il Lago-superiore e daU'altra verso la Terra del fuoco incontrasi una popolazione di tinta piii cliiara e piii im- bastardita. Fa in seguito moltissimi confronti fra i costumi e gli usi dei Peruviani e dei Messicani con quelli degli isolani del mare del sud: quindi mette in pieno giorno r analogia della scrittura simbolica o pittoresca dei Messi- cani con quella dei Polinesi , dei Malesi e dei Cinesi ; e dalla identita del linguaggio dei Polinesi e degli Indo-Arae- ricani tira egli delle induzioni favorevoli al suo sistema , dicendo che « so si considera il carattere particolare della loro antica civilizzazione , i costumi e le usanze delle lore tribix incivilite , la costruzione generale e 1' analo- gia del loro linguaggio , dovrassi necessariamente con- chiudere che gl' Indo-Americani sono il medesimo po- polo che gl' isolani del mare del sud , i IMalesi dell' Arci- pelago Indiano e gl' Indo-Cinesi dell'Asia orientate, e che il continente americano ricevette i suoi primi abitatori dalle isole sparse dell' Oceano Pacifico. » Quanto alia questione sulla colonizzazione del continente americano , sembra al sig. Lang egualmente assurdo il supporre che i suoi a!)i- tanti discendono dai naufraghi brettoni i quail sarebbero stati gettati sulle sue coste nel secolo X od XI , come il PARTE STRVNIERA. 2jS credere clie essi emanano da una triliu tartara, che fiiggen- do la tirnnnia di Gengis-Kan, sarebbe appi-odata al Nuovo Mondo passando lo stretto di Behring. La condizione degli Americani , dice il sig. Lang, e le lingne che essi parla- vano, air epoca della loro scoperta fatta dagli Europe!, non ginstiHcano puiito la snpposizione di un' origlne cosi re- cente : I'America dovette essere popolata inolti secoli prima deU'era volgare e le « costrnzioni colossali dei loro ante- nati, che cccitano ancora la meraviglia degl' Iiidiaai nomadi del Peru , erano probabilinente gia in ruina mollo tempo prima che nascesse il bisavolo del conqiiistatore tartnro..> Conviene altres'i il Lang delP impossibilita di ben determi- nare la data della prima scoperta dell'America : egli pero e d'avviso che si |)ossa giugnere a fissarne abbastanza ap- prossimativamente Tepoca; e ragionnndo sempre suU' ipotesi che quel continente fa popolato dalle isole del mare del sud, stabilisce due epoche distinte nella storia della lingua ma- lese , I'epoca sanscritta cioe e 1' epoca araba. Dal non pre- sentare il linguaggio poliuesio un' aflinita qualunque col— r arabo , conchiude ciie 1' emigrazione dell'Arcipelago in- diano verso il continente americano erasi fermata molto tempo prima di jNIaometto , ossia molto tempo prima dello stabilimento della potenza dei Saracenl. E siccome la lin- gua polinesia non presenta essa pure alcuna traccia di una qualunque mescolanza di Sanscritto , il quale ha compiuta- mente cambiato T aspetto ed il carattere deirantico Ma- lese, ne inferlsce da questo fatto che 1' emigrazione la quale somministro abitanti alle isole del mare del sud, ed al continente americano , aveva cessato molto prima che r antico sanscritto fosse parlato nell' Arcipelago indiano. Ora sono molti secoli che il sanscritto e una lingua morta iu Asia; e siccome all' epoca della sua fusione col malese doveva quello essere una lingua viva ; cosi dice il signor Lang << puossi francamente f.ir risalire la data di questo avvenimcnto assai al di la delT era cristiana. Ora anterior- mente a questo periodo gli antenati dei Polinesi attuali avevano dovuto abbandonare TArcipelago indiano, ed al- cuni individui di quella nazione banno potuto approdare alle lontane spiagge delTAmerica. " Le investigazioni del Lang risguardano poscia le pratiche religiose dei Polinesi e degli Indo-Amcricani che indicano pure una grande an- ticliita : ambeduc crcdono che Dio c uno spirito invisibile 2^6 PAUTE STRiNlERA. agli iiominl : e " quest' idea , domanda il Lang, scoiiosciuta agl" Idolatri filosofi dell' India ed agl' idolatri lilosofi della Grecia, da quale sorgente il canibale della Nuova Zelanda e r Indiano noniade deirAmerica T hanao attinta , se non da quella anlica , priuiitiva e particolare religione die Noe ed i suok figli dovettero insegnare alia loro posterita im- mediata ; ma die non tardo molto ad essere nial compresa o corrotta dalla grande maggioranza del genere umanoV n Anclie la forma dei tempj usati presso quei popoli e pure un indizio certo della loro anticliita; i sagrifizj di vittime iimane praticati in Europa ad un' epoca lontanlssima, il punzecchiaisi la pelle, tingendosi le piccole ferite con co- lor nero clie s'insiuua e vi rimaae perpetuo ( il tatouage) lasciando cosi i segni e le figure fatte indelebili , uso clie dovette esistere ben per tempo presso gli Egiziani, come apparisce da un passo del Levitico die proibisce I'uso stesso (capo 19, vers. 38 ); lo siile dei monumeiiti d'ar- diitettura trovati nella Polinesia e neH'America , die per la loro analogia con quelli dell' antico Egitto farebbero presumere die i lore autori attinsero le loro cognizioni nelle arti e nelle scienze ad una sorgente comune ; tutto insomma concorre a stabilire 1' anticliita dell'origine degli Indo-Americani. Havvi anzi luogo a credere, dice il Lang, che gli antenati della gran nazione malese siano arrival! e siansi stabiliii nell'Asia orientale e nelle isole adiacenti ad un' epoca contemporanea alia fondazione deU'impero egi- ziano, e che 1' Oceano Indiano e 1' Oceano Pacifico occi- dentale siano stad solcati in tutti i sensi dalle navi di quel popolo marittimo quindici secoli circa prima dell' era volgare. Dopo r estratto dell' opera del Lang segue un capitolo risguardante intieramente il linguaggio per mezzo dei se- gni usato da alcune nazioni indiane dell'America setten- trionale, E siccome negli Stati Uniti del nord die furono iinora visitati piix frequentemente, trovansi delle vestigia di tumuli di terra , simili a quelli del nord dell'Asia e di diversi paesi dell' Europa, siccome trovansi anclie immense circonvallazioni , esse pure di terra , ma che non hanno alcun rapporto coi maravigliosi monuraenti in pietra o mat- toni dell'America centrale o del Messico, ne con quelli del Peril nell'America ineridionale ; cosi il confronto di quei tumuli con qutlli dell'Asia e dell'Europa forma I'argomento di uu altro capitolo. I due capitoli scguenti, che sono gli PARTE 6TR\NIERA. a?;* ultimi, Contengono, I'uno le tradizioni tlegl" Indinni d'Ame- rica siilla loro origine , P altro le opinioni di dlversi autori sulla maniera con cul ha potiito popolarsi I'America. Cliiuderemo questo articolo diceudo col sig. Hnmljoldt essere orinai irrefragabili le analogic clie esistono fra na- zioni le piu lontane le one dalle altre, come gli Etruschi, gli Egiziani , i Tibetani e gli Aztechi , tanto nei loro edi- iizj , quanto nelle loro istltuzioiii religiose , nella loro di- visione del tempo, nei loro cicli di generazione e nelle loro idee misticlie. Le quail analogie. se non andiamo errati , dimostrano sempre piii vero il prlncipio clie le piu aiitiche societa civili abbiano avuto In tempi lontanisslmi una co- niune primitiva origine , conseguenza delle grandi niigra- zioni di quel vetustissimo popolo di piii antica asiatica pro- venienza che dopo 1' ultima catasirofe ( presso le varie nazioni con diversi nonii e modi notata ) lia in epoche diverse tutto incivilito il globo (i). C. Zardetti. (i) Fu annunziato sui Giornali d' oltrenionti clie il sifiiior Wal- deck , il quale consacro dodici aiini della sua vira nello studio delle anticliita Messicane, face couoscere al pubblico il risultato de' suoi lavori pubblicando la relazioue del suo viaggio nei Yuratan ( Ame- rica centi-ale ) ed alle ruine d'ltzalaae. I inonumenti d' Itzalane non erano conosciuti in Em"opa : ajipena i geogvafi ne avevano fatto nienzione. Pubblichera in seguito lo stesso signer Waldeck un' alu'a opera sulle anticliita di Palenca. Senza dubbio che queste due opera spargeranno nuova luce sulla storia delPAmerica centi-ale, giacche sappiamo che il sig. Valdeck, per esaminare con piena cognizione di causa i curiosi avanzi di cui h sparso il suolo del Messico , si e ini- ziato nei priucipall idionii del paese, studio i costumi de' suoi abi- tanti ed occupossi parrlcolanuente di ([utlla parte della loro storia che puu servire alia illustrazione dei nianoscritti geroglifici, de' quali netsuno finora trovo la chiave per darne V intei-pretazione. 278 rAUTE STRANir.RA. Jalubucher der Literatur , ossia Annall della Lette- latura. • — Vienna, dalla tipografia di Carlo Ceroid, in 8.° {dal volume 'jZ° aZZ'8o.° inclasivamente, die comprcndono gli anni i836 e 1837). X ra le comp'ilazioni periodiclie d'Eiu-opa si preglano da oltre vent' anni gli Annali della letteratura clie si pubbli- cano in Vienna. I dotti collaboratori non circoscrivendoli alia sola filoiogica erudizione vi comprendono gli studj sto- rici , econoniici, statistic!, geograficl , ed altri ancor piii ri- nioti dalla letteratura presa nel suo coniune ristretto signi- ficato. Le analisi estese, circostanziate, talvolta pur minute d' ogni genere di opere, specialniente tedesche, inglesi e francesi , Taccnrato esame di niolti argomenti , le frequenti correzioni a varj testi , le viste teoretiche, e iiieglio ancora r csposizione de' progressi e dello stato odierno d' un qual- clie ramo di scienza, per cni al lettore si ofFre assai piu clie iin sunto, o prospetto accurato d' un lil^ro , sono un l)el testimonlo di qneila laboriosa diiigenza che costitnisce lino de' caratteri della nazione alemanna. Dal canto nostro, dopo avere in altre occasioni , particolareggiando alquanto, fatto apprezzare cotesto giornale , accenneremo era brevis- simaniente i principali articoli degli anni i836 e iBSy. Nel i836 sono importanti gli articoli sul Viaggio del luo- gotenente Alessandro Burnes a Bucliara, a Kabul, nelia Tartaria ,, nella Persia ecc , da cui niolta luce derivasi per I'antica geografia di quelle regioni. Quello sulle Curiosita della letteratura, amena produzione inglese del dott. Israeli venuta in luce un mezzo secolo fa , e riprodotta in tre vo- lunii a Parigi nel i835. L' altro sui Prol'-gomeni filosofici clie Federigo Schlegel re- citava a' suoi scolari dal 1804 al 1806 e che insieme con qualcbe frammento tratto da' suoi manuscritti comparvero in tedesco nel i836. II giornalista fa parola del solo primo volume comprendente alcune discussioni suUa nietafisica e la logica, e una breve critica de' sistenii di iilosofia. Cote- ste prelezloni gioveranno ad illustrare gli altri scritti di Sclilegel, ai quali diconsi superiori per esattezza di concetti e di linfruagsrio. TARTK STRVNIERA. 2 -9 La notizia intorno al Cartcpc^io fin GoetJie e Zellcr, dal T796 al ]833, ill tedesco. Ne e editore il dott. Federigo llicmer coiisigliere del Gran Dnca di Sassonia e suo hi- l)liotecario di corte. (Berlino, 1 833-1 834). Goethe a chi non e nolo ? Zelter sali in fama quale architetto e musico. E hello il vedere due personaggi per indole, educazione , genere di vita del tiitto diversi concordar mirahilmente nei soggetti estetici , e dichiararsi con ingenua schiettezza il jiroprio sentimento su quanto per hen trentasei anni colpi la loro attenzione. L' articolo snlla Nuova teorica clelle linee curve, di A. Peters (Dresda, 18 35: in tedesco). L' astronomo Littrow, huon gindice in siffatto argomento , encomia il tentative di Peters d'aprirsi iin nuovo canimino in cotestb importan- tissimo ramo delle scienze niatematiche, e trova Tanalisi del geonietra sassone nieglio appropriata della ordinaria alia natnra delle curve. Queilo suUe epistole di S. Paolo ai Galati , ai Filippesi ecc. Iradotte in gotico da Ulfila e pnliblicate in essa versione dai palinipsesti ]ier cura del conte Carlo Ottavio Casti- glioni (Milano, i835)f, dove il cclebre germanista Grimm che hen a ragione ammira il vasto sapere del nostro dot- tissimo concittadino, si trattiene a rettificarne alcuni lievi ahliagli e ad illustrare qualche difTiciie vocaholo. L' altro intorno a\V Jn^tvlterra nel i835: di Federigo de Raumer ( Lipsia, i836: due parti in tedesco). Poi queilo sulia CuUezione di opuscoH sulla gcogrnfla ma- tcmotica ed niitica di C. G. Reichard (Giins, i836: ia tedesco ) Reichard ha ottenuta una speciale rinomanza nella geografia antica da lui promossa coW Orbis ten arum aruiquus , coW Orbis terrarum vderibus cognitus , colla Ger- tnania sotto i Bomarn ecc. De' ricordati opuscoli alcuni sono di grave niomento. Uno di essi ha per tema la ret- tificazione topografica dell' antica Gallia in relazione colle campagne di Annihale e Cesare, e tende a provare che il guerriero afFricano non varco il Moncenisio , come opinano Millin ed Ebel, ma le alpl Cozzic. In un altro si determi- nano i confini del romano impcro lungo le regioni irrigate dal Reno e dal Danuhio. Altrove si cercano i Campi Rau- dii, quanto famosi nella storia del popolo-re , altrettanfo prohlematici per la loro posizione. Semhra al professor Littrow tlie il Reichard ahhia avuto la rara ventura di a8o PARTE STRANTKRA. clecklere una controversia oggimai centeniifia , staljilendo che quella celebre pianura coniinci a circa ua" ora e mezzo da Vercelli , e che il paese in que' contorni chianiato an- che a' di nostri col noine di Rotta vi appartenesse. In al- tro opuscolo il geografo tcdesco tratta di quei troochi delle anticlie strade romane decorrenti tra la Pannonia c la Da- cia , die vennero ominessi da Marsigli. Colta 1' occasione di parlare della campagna di Dario Istaspe nella Scizia , si fa ad illusirare I'antica Sarmazia. L'esame di alcune letterarie composizioni tedesche (ro- manzi J novelle , drammi, poesie liriche ) del bafone Giu- seppe di Eichendorff, che datano dal i8i5 al 1884: scrit- tura divisa in due articoli , da piacere sommamente a chi ama conoscere lo stato della poesia in Germania , su cui di proposito si trattiene il giornalista. Gli articoli suir opera di Capefigue intitolata Richelieu, 3Iazarin, la Fronde et le regne de Louis XIV. Quelli sul Rapporto di Francesco Michel al Ministero del- I'istruzione pubhiica in Francia intorno agli antichi inonu- menti della storia e letteratnra fraiicese che si conservano nelle biblioteche d' Inghllterra ( Parigi e Londra i835); e notizia degli estratti di Cronache anglo-normanne piib- hhcati dallo stesso e riguardanti la storia di Norinandia e d' Inghilterra duranti i secoli XI e XII (Rouen, i836). Michel fu nel 18 33 spedito nella Gran Brettagna dal go- verno francese coU' oggetto di andare cola in traccia dei codici concernenti la storia e la letteratura della sua na- zione. II giornale discende ad una minuta enuiuerazione degli scritti in prosa e in verso scoperti dall'inviato, per accrescere il tesoro delle nieniorie storiche della sua na- zione. Mentre cotesti utili studj sono con munilica libera- lita favoriti in Germania, in Francia e nel viclno Piemon- te , egli e naturale e giusto il desiderio che veggasi pure tra noi con validl sussidj e con saggiamente istituite as- sociazioni aiutata la bella impresa di ricostruire la storia italiana colle memorie clie ancor ne rimangono inedite e neglette nelle biblioteche e ne'pubblici archivj. Nel 1837 sono notabili i seguenti : I. Histoire des Mongoles depuis Telinguiz-Klian jusqu''a Timour Bey ou Tameiian, par M/ le baron C. D'Olisson ( Ajn ed Amsterdam, 1834: 4 volumi ). — Etnografia dei Mongoli per illustrare la storia di questa nazione e de' suoi principi : dissertazione prima di Schmidt (in tcdesco). rAUTE STRANIFRA. a8l IT. Lettres sw I'Amerique du Nord , par Chevalier ( Pa- rigi , ]836;, due parti). Soiio clue articoli. III. Sugli Annali clegl' iaiperatori del Giappone tradottl la francese da Isacco Fitsingli con aggiunte di Klaproth ( Londra , 1834), e sulle desciizioni di quell' impero da- teci da Siebold ( Leida , i832-i835, in tedesco ) , e da Fisscher (Amsterdam, 1834, in olandese). Due articoli. IV. Quadro storico generalc delle belle arti considerate in tntte le loro diramazioni , di Francesco Ficker (Vienna, 1837: in tedesco ). V. Storia delle invenzioni e scoperte nell' industria , nelle arti e scienze da' primi tempi fino ai nostri ; di Poppe. ( Stuttgard , 1837 ^ in tedesco con 162 figure in 3a tavole litografiche ). VI. Catalogo delle monete chines! e giapponesi dell' I. K. gabinetto numismatico ed archeologico di Vienna , coa una revista de' libri chines! e giapponesi delia I. R. Bi- blioteca di Corte, di Stefano Endlicher (Vienna, i836; in tedesco ). VII. Storia della Boemia compilata in gran parte sui do- cument! : di Francesco Palaczky. E uscito il primo volume, die dall' epoca piii remota giunge sino all' anno 11 97 (Praga, i836; in tedesco). VIII. Analisl di venti opere di viagg! , descrizioni e nar- razioni relative ai Luoghi Santi, all' Egitto , alia Turchia , alle Indie oriental! ecc. Ne! quattro lustri che gl! Annali della letieratura hanno varcato ebbero occasione di parlare gia di circa cento scritti riguardanti i paesi oriental!. Quelli di cui ragionasi in qnesto trimestre appartengono all' ul- timo setteanio , e sono ingles! o francesi, eccetto un viag- gio ai Luoghi Santi publ)licato in due voluml a Pietro- burgo in lingua russa nel i835 da MurawiefF parente del rinomato politico che fu ambasciatore a Bucliara. II viag- gio d! Kich nel Curdistan, regione finora ben poco nota , la topogralia di Tebe di Wilkinson, i Costum! dei mo- dern! Egizian! di Lane, la Monografia dell" isola di Greta di Pashley vengono encominti siccome d'assa! giovamento per r antiquario , 1' etnografo e il geografo. IX. De la depcnsc et. dn produit des canaux et des clicmins de fer. De V influence des votes de communication sur la prosperite industrielle de la France , j>ar le Comte Pillct- tVdl. (Parigi, 183-. Due torn!, d! cui il secondo consta d! 28a PARTR STKVNTERA. carte e clisegni ). II giornale commenda qui V nnione di copiosissimi dati anientici colle viste generali della scienza economica. X. Di alcune opere di Prinsep e Mioiinet sulla nuini- smatica antica, speciahnente della Battriana e dell' India. XL Delia lingua e letteratura tedesca :, trattato di Got- zinger ( Stuttgard , 1837;, in tedesco ). L' argomento della lingua alenianna fu con tanti studj illustrato, clie pare omai compiutainente esaurito ; pure dai cenni clie ne porge il giornale intorno alT opera cicata vedesi non senza cjual- clie nieraviglia la sagacita dell'autore nell'indagare alcune gramaticali teoriche , sebbene , a quanto ne sembra , la voglla di scoprire la ragione di reconditi fatti lo conduca ad ipoteticUe spiegazioni. Manuel dHistoirc etc. Manuale della storia del medio evo dalla caduta dell' imperio occidentale fino alia morte di Cnrlomagno per M. S. Moelles. — • Fa- rigi , Debecourt , in 8.° Due cose raccomandano assai bene questo libro ; prl- mamente I'essere scritto da persona che professa la ma- teria, giacclie il signer Moeller e professore di storia nel- r Universita cattolica di Louvaln ; poi il sapersi ch' e il frutto di molti e molti anni consuniati studiando. L'autore in questo suo Manuale non lia voluto soltanto narrare i principal! avvenimenti del medio evo , ma si ancora sug- gcrire una serie di fonti alle quali deve attingere chi vuol fare uno studio profondo intorno a quel tempo cosl im- portante , e tuttavia conoscluto cosi imperfettamente. In quanto all'ordine il sig. Moeller espone da prima lo stato della societa romana , la costituzione della Chiesa e le instituzioni dei popoli germanicl alia caduta deH'imperio occidentale. Racconta di poi rapidamente I'invaslone dei barbari , e si volge a seguitare V azione civilizzatrice della Cliiesa mentre formaronsi i nuovi regni germanici ; met- tendo loro a riscontro la societa fondata intanto da Mao- metto nei deserti deH'Arabia , e destinata per Ja sua pro- pria energla a dar poi un si forte impulse alia fede ar- deate e semplice dei nostri padri. PARTE STKANIERA. 283 Jllstoire ct tableau dc TUnivers etc. Storia e prospetto deir nniperso di M. G. F. Danielo. — Faiigi, 1 838. Troviamo annunziato con niolta lode il primo volume, cioe Fintroduzione di iin' opera clie per la sua vastita potreblje parer superiore alle forze di ua uonio. Benche r autore (dice il giornale da cui prendiamo cjnesta notizia) siasi collocato intieramente nel pnnto di vista cattolico, il sno linguaggio e pero quello di un cristiano clie accetta la scienza e la verita in tutta la loro estensione. II signor Danielo e un uomo di profonda convinzione, e percio bi- sogna perdonargli alcun poco di asprezza quando ribatte dottrine contrarie alle sue. Quest' opera e destinata ad oc- cupare il luogo del famoso Spettacolo della nntura del- r abate Pluclie ^ e se fu detto cbe il Fontenelie aveva ri- dotta I'astronomia alia portata di ogni uiininio ingegno scrivendo il suo libro sulla Pliiralita dei mondi , amiamo di predire qualclie cosa di niolto somigliante al sig. Da- nielo per questo suo immenso lavoro , a cui gia molti dotti tributarono elogi. Bise and progress , etc. Progresso della potenza inglese nelle Indie di Pietro Aurer. Londra, vol. 2, in 8.° L' autore di questo llbro era poc' anzi segretario presso la Camera dei direttori delia Compagnia delle Indie orien- tali. Quivi egli pote facilmente raccogliere una folia di do- cumenti preziosi risguardanti il progressivo accrescimento della potenza degl'Inglesi neir India, ed i servigi clie le resero in quelle immense regioni gli uomini di Stato e gli uomlni di guerra. Nel suo libro pertanto si trova un gran numero di fatti curiosi non meno clie istruttivi, sopra tutto in que'capitoli clie trattano della guerra de'Pindarci, dei fatti di Holker e di Sindiah e della condotta del marcbese di Hastings , pei quali quest' epoca e forse la piu notabile in tutta la storia degl'Inglesi nell'India. a84 APPENDICE ITALIANA. Vicende della Proprietd in Itcdia dalla caduta delllni- perio romano fino alio stabillmeiito dei feiidi, Con- tiniiazione e fine. Vcdl questo mcdesitno tomo 90.", fascicolo di apnle, pag- 92. I. A Gentlleslmo disparve quasi del tutto quando Gra- zlano e Teodosio cessarono di permettcre chc il fi- sco somministrasse le spese dei sagrilizii, e conlisca- I'ono i beni delle chiese idolatre. Solo nei paghl o borghi fino al tempo dei Goti durarono alcuni ido- latri detti percio pagani. Le persecuzioni, e I'integrita dei costiimi acqiiista- rono nei primi secoli grande venerazione al clero , nel quale poi in ciascuna citta il priino posto era oc- cupato dai vescovi cletti dal popolo. AU'autorita spi- rituale questi aggiunsero presto una giurisdizione ci- vile nata dalla volonta de'contendenti e poi appro vata dalle leggi principalniente rispetto agli ecclesiastici. Anche le ricchezze concorsero in breve ad aumen- tare la potenza del clero , dacche Costantino fece la chiesa capace di ricevere per testamento. Alle ric- chezze tennero dietro 1' ambizione , la ponipa e la inoUezza. E celebre quel detto di Pretestato prefetto della citta di Roma a papa Damaso : Facite me Ro- mance urbis episcopum et ero protinus christiaiius. Ma per testimonianza di Ammiano Marcellino non man- cavano pero vescovi alieni dal parteggiare e dal lusso. Le eresie e principalniente 1' arianismo lacerarono d'intestine discordie la Cliiesa, e niolto influirono nelle cose politiche dell' Italia. Alle discordie religiose uni- ronsi le guerre civili e le invasioni straniere ; e in mezzo a questi disordini una incomportabile enormita di tributi. Quando Giuliano entro nolle Gallic levo APPENDICE ITALIANA. 285 245,280,000 franchi ; e quando n' usci nc trasse 152,678,400. S' introdussero inoltre a pro del llsco i monopolii: arnii, vesti niilitari e moiti altri oggetti noa potevansi fare o provvedere da altri che dal fi- sco , il quale obblip;ava poi i particolari al trasporto di tali og2;etti ne' luoghi opportnni. A questo peso fu dato il nome di angnrie o perangarie. L' alloggio c il manteniniento delle soldatesche , le multe e le ronlische ; e i varii casi nei quali i beni privati ri- cadevano al fisco ; tutto concorse ad opprimere la po- polazione ed a rovinare 1' agricoltura. Circa sessanta anni dopo Costantino, nclla sola Campania trovansi 52c,coo jiigeri di terreno abbandonato. Le terre ser- vivano quasi unicamente alia pastorizia divennta pres- soche universale ; e al tempo degli ultimi imperatori incolte c deserte caddero quasi tutte in mano dei De- cur ion i. Allora r enfiteusi instituita pei fondi pubblici si cstese anche ai privati , ma in questo passaggio rauto in parte natura. A due mezzi contrarii, e tutti e due inefficaci, si ebbe ricorso per rianimare 1' agricoltura : il primo fu quello delle inimunita e dei privilegi accordati ai col- tivatori : il secondo di distribuire i fondi sterili ai possessori di fondi fertili colla minaccia di spogliarli di questi se non coltivassero quelli. Intanto era nato , massime nell' Italia meridionale , un gran numero di masnadieri : la popolazione straor- dinariamente diminuiva per la somnia corruzione dei costunii , pei rari matrimonii , per le frequenti guerre intestine , pel numero sceniante di liben , pei canipi abbandonati , e per V obbligazione imposta gencral- mente ai figliuoli di seguire la condizione del padre. Anche le citta erano deserte: i Decurioni a malgrado di ogni divieto involavansi dalla citta e dalla curia. S' introdusse allora stabde nelle citta la carica di Difensore, simile a quella degli anticlii Tribuni della plebc. Trovasi menzionata nellc provincie anche da Cicerone; ma allora era passeggicraj e richiesta Ua qualchc straordiiiaiio bisogno. 286 APPENDICE ITALIANA. Ill mezzo a questi disordini d' ogni manicra, dac- clie il dispotismo aveva tolto al popolo V uso del- r armi , parve unico rimedio 1' assoldaie i barbari alle cui scorierie l' impeiio era esposto per contentare la loro propria rapacita, ed opporli a nuovi invasori. Ma rovinoso fii questo rimedio. I barbari appresero la disciplina e 1' uso dellc armi romane e le coiiver- tirono a danno di coloro omle avevaao assunte la di- fesa , fin tanto che poi li soggiogarono. Prima di esporre gli effetti delle conquiste germa- niche allc quali 1' Italia soggiacque, utile anzi neces- sario e premettere alcun che degl' istituti e costumi di quella nazione innanzi all' invasione (Cap. VI ). Componevano la nazione gli uomini liberi, dai qnali derivava ogni potere, onde da principio presso i Ger- mani, libero era lo stesso che nobile. I magistral!, la cui autorita era pochissima, eleggevansi dal popolo, e loro assegnavasi un numero determinato di com- pagni o consiglieri. Reggevansi i Germani per lo piu a popolo : nelle spedizioni militari eleggevansi un capo o duca , che dopo la vittoria , alzato sugli scudi, ac- clamavasi re. L' autorita regia prevalse presso le na- zioni piu ricche ; ma la loro podesta non era ne il- limitata , ne arbitraria. II loro grado peraltro era ere- ditario ; e in cio consisteva la differenza principale tra i re ed i duchi. II magistrato ordinario dei Ger- mani era quello che da Tacito e detto princeps , in lingua tedesca Graf o Geref, e poi si tradusse comes o conte. Egli presiedeva al tribunale degli scabini o giudici , e condiiceva in guerra le genti del comune o cwitas, come dicono gli scrittori latini. La giurisdi- zione criminale , come presso tutte le nazioni barba- riche , era amministrata dai sacerdoti , quasi per co- mando della divinita, fra cerimoiyp religiose. I Ger- mani adoravano la madre comune Terra od Herta^ ed il figlio di lui Tuisto. L' uomo (niannus) dicevano figliuolo di Tuisto: al quale assegnavano tre figli, di- videndosi percio in tre schiatte , Ingevoni , Istevoni ed Ermioui. Avevano anche numi stranieri , d' Egitto APPENDICli ITALIANA. 287 e di Crecla. Era sacro dovere 1' ereditare dai padri e dai parenti ogai amicizia e inimicizia. Dicevanle Faida, e si linivano pagando una somma commisurata all' ollesa , di cui una parte davasi all' ofleso od alia sua fiimiglia e dicevasi Widrigilt e latinamente com- positlo; una parte al re od al pago e dicevasi Freda o multa. AUe adunanze periodiche convenivano armati : approvavano coUo scuotere delle armi , o rigettavano col f'remito della voce quanto proponevano i capi. Cia- scua ducc era circondato da una mano di giovani , detti Gasindii, cioe Cornites o compagni: uniti costoio formavano il Qasindio o Gasindato , detto da Tacito Coni'uatus. Ill battaglia era turpe al principe lasciarsi vincere in valore; ai compagni non eguagliarlo. In- fame era chi tornasse dai canipo superstite al suo principe. Quando la patria era in pace i principi coi Gasindii si trast'crivano ad alcuna nazione vicina guer- reggiante , o per amore dell' arnii o per guadagnare di die mantenersi una numerosa cornpagnia. E da queste stesse compagnie o gasindati forniossi poscia la costituzione niilitare di molte nazioni gerniauiche, dalla quale ebbero origine i feudi. Talvolta le intiere popolazioni passavano ad alcuna nazione vicina cer- cantlo difesa o partecipazione di fama e di vittorie. Finita la gesta poi talvolta la lega scioglievasi , talvolta continuavasi : origine di niolta confusione nei nomi. Non avevano citta propriaraente dette , ma tugurii senza ordine aggregati. AUe unioni di questi Cesare e Tacito danno il nonie di ciiitates. La nazione coni- ponevasi di tutti gli uomini liberi giunti all' eta in cui armavansi pubblicamente e mettevansi a parte delle cose pubbliche. La cura domestica era conimessa alle donne, ai figliuoli niinori ed agli schiavi , i quali erano simili ai coloni romani. Non conoscevano I'arte dello scrivere: feroci in guerra, indolenti nella pace, tenendo a vile il procacciarsi esercitando la terra cio clie potevano acquistare coUe armi. Non ebbero l' use della raoneta se non da quando i Romani coniincia- rouo a compcrar da loro vergognosamente la pace. 11 200 APPENDICE IT.VLIAN.V. coiitatto clella civilta lomana altcio a poco a poco i loro costumi. La condizione infelicissima dell" iniperio fece si clie questi barbari Ibssero dcsiderati , sicchc facili e fre- qiienti erano le loro invasioni nelle romane piovincie e spezialmente nella I'icca e debole Italia. Odoacre poi , di nazione barbaro , ma cresciuto ia Italia c stato tloriforo od uno dei protettori iniperiali, pose fine al- rimperio d'Occidente. Dopo la vittoria divise tra' suoi il terzo delle terre italiane, e fu acclamato re in Pa- via: ma pare die non s'intitolasse re cT Italia, ma chc pigliasse il nome dalle nazioni conquistatrici. Circa quattordici anni Odoacre goycrno 1' Italia, tranne Li- libeo, cui tenevano i Vandali d" Africa. Conservo i niunicipii e le altre instituzioni romane: non dimiiiui i tributi; non miglioro insomnia lo sfato dell" Italia. L'aver tolto agli abitatori il terzo delle terre fu gra- voso agl' individui , ma utile all" universale, peiche i fondi cosi divisi furono coltivati manco negligente- mente. Ad Odoacre succcssc Teodorico re degli Ostrogoti. Veniito in Italia col consentimento dell" imperatore Zenone, dopo lunga contesa uccise a tradimento Odoa- cre in Ravenna dove i suoi lo proclamarono poi re, con una quasi ombra di dipendenza dalla corte d'O- riente. — Divise Teodorico fra i Goti quella terza parte delle terre clie da Odoacre era stata data agli Eruli , e per naturale conseguenza anche la terza parte degli schiavi e dei coloni ad esse uniti. Dalla quantita venne il nome di Tertice alia porzione delle terre toccate ai Goti. Teodorico conservo i niunicipii, le leggi ed ogni altra istituzione romana. I conqui- statori ed i conquistati non formarono un solo popolo; ma durarono distinti , quasi due Stati nella medesima terra e sotto un solo capo. La condizione dei vinci- tori e dei vinti era al tutto uguale: fu abolita la proi- bizione dei matrimonii fra loro : ma la diversita di reliaiione, e 1' esserc ai Goti riseivato il ministero delle armi , ai Roniani grimpicglii civili, impediyauo APPENDICE ITALIAKA. 289 che le due nazioni si fondessero in una. L' Italia sotto Teodorico rcspiro dall' antica miseria : la divi- sione dclle tone e la lunga pace vi feceio rinoiire r agricoltura , cio die lesc in gran parte inutili le leggi degli nltimi iniperatoi colle fjuali si adopcravano di legale al siiolo le persone dcsanate a coltivarlo. 1 disordini che tenneio dietro alia moite di Teo- dorico porsero occasione a Giustiniano imperatore d' Oriente d' inviare Bclisario alia conquista dell' Italia su cui ((lie' iiionarclii non avcvano niai deposte le loro pretciisioni. Dopo Belisario venne in Italia Nar- sete il quale vinse Teja ultimo re goto, e diede ai Greci qu( sta provincia. Gl' imperatori concedettero ad alcuni Goti luoghi d" abitare , a tutti liberta di partiisi I Goti caddero principalmente per I'antipa- tia degl" Italiani accresciuta sopra tutto dalla diver- sita di religione , e dal non avere Teodorico ac- cordato verun privilegio al clero. Ne i successori di liii restiuiiiono iiiolto dell autoiita al sacerdozio cattolico ; bensi allora ne crebbe nioltissimo la ric- cliezza , concorrendo in cio coi privati cattolici an- clie i principi. Appartiene a que' tempi il mona- chismo , instituzione a cui ando in gran parte debi- trice r Italia della ristorata agricoltura e della con- servazione degli avanzi delT antica civilta e lettera- tura. l\Ia la guerra coi Greci e le scorrerie dei Fran- clii desolarono 1 Italia dopo Teodorico fliio alia morte di Teja. Se dopo 1' estinzione del regno dei Goti fo-- sero i Romaiii rimessi nel domiiiio dtl terzo delle terre loro tulto da Odoacre , o se quelle terre rica- dessero al fisco e quistione a^sai dnbbia : e portano opinione gli egregi autoii die oltre al non avere i Greci restituito agl' Italiani il terzo dei Goti, il I,- sco siasi fatto readere dagl' Italiani quelle terre die avessero per caso in nlcun modo riacquistate dai Goti durante la guerra. I princi[)ali londanienti di cpiesta opinione sono V espressa tesanionianza di Procopio e la pr:\mniatica di Giustiniano a Narsete con cui con- fermo le cose tutte di Teodorico siccome approvate Hibl. Ttal T. XC. 19- • 290 APPENDICE ITALUNA. dagl' imperatori d' Oriente ( col consenso dei quali se- gui la conquista dei Goti ) e poi conferniatc da pre- scrizione maggiore di tienta e quarani'' anni. Vinti i Goti, I'ltalia l\i nuovamcnte oidinata del tutto alia maniera romana ( Cap. X ) ; ma la sua condizione not! niiglioio gran flatlo ; anzi la dominazioiie dei Grcci fu pill perfida e piii criidele. A tiitta Italia, a nonie delF impcratore , presiedeva Narsete con titolo di patrizio : sotto lui i duchi goveinavano le va- rie citta o castri. Essi giudicavano in prima istanza ( donde ebbero anche il nonie di giudici ) e da lore appellavasi al qiiestoie del palazzo a Costantinopoli. Dope i duchi erano i maestri dei soldati; e dope co- storo i tribuni o patroni presedenti alle corporazioni militari o scuole nelle quali era secondo le varie pro- fessioni divisa la popolazione. Colla doniinazione di Giustiniano ebbero vigore anclie in Italia quelle col- lezioni di le2;gi die molti auni prima cgli aveva pub- blicate in Oriente , dalle quali vennero due muta- zioui pill delle altre importanti alia materia trattata; la prima con cui, tolta ogui distinzioue tra i liberti , si voile clie fosse ingeniio ed avesse la cittadinanza romana chiuiique non era servo ; e la seconda con cui fu abolita la distinzioue del dominio in quiritario e bonitario. Ma non durarono a lungo le cose d' Italia in que- sto stato : 1' anno 568 vennero ad occuparla i Lon- gobardi : e gia prima, rimosso Narsete, gli era stato sostituifo Longino col titolo di Esaica e con amplis- sima autorita si civile clie militare. Durarono gli Esar- chi in Ravenna fmclie cjuesta citta fu poi donata al Pontefice. Durante la dominazione dei Greci molto crebbe in Italia la potenza dei vescovi e molto piii cjuella del pontefice romano. I vescovi gia arriccliiti comincia- rono ad entrare direttamente anche nel maneggio delle cose della lore citta , al clie poi apersero me- glio la via le fazioni die tennero dietro all" invasione dei Longobardi. E questo accadde assai piii rispetto APPENDICE ITALIANA. 29 1 ai pontefici romani, perche gl'imperatori non potendo presidiare tutd i liioghi opportuni e snpplire alle gravi spese lasciarono spesso Roma abbandonata a se stessa •, ed allora cadeva sotto la tutela dei papi eia divcnuti ricchissiini. Ouanto di gentilezza, di sa- pere , di bonta tii a quel tempi , non altrove debbe cercarsi die nella chiesa ; di qui provenne ai vescovi, e principalmente ai papi molta superiorita ed autorila anche nelle bisogne temporali. A pro delle chiese nacque allora una terza specie di enfiteusi , I' eccle- siastica. Fra le varie regole in favore delle enfiteusi ecclesiastiche voile Giustiniano che il concessionario perdesse il iondo cnnteutico ove non per tre anni ( come nelle altre enfiteusi ) ma per due non soddi- sfacesse al canone pattuiio. Nel libro secondo trattano i cli. autori dell' Italia sotto i Longobardi , cominciando dal rappresentarei (jnesti popoli prima dell' invasione. Usciti anticamente della Scandinavia, essi appariscono nel secondo secolo nelle regioni occidentali della Germania in compagnia dei Sassoni , coi qiiali erano sommamente affini di lin- gua, di costume e di religione. Come i Sassoni erano i Longobardi cultori di Odmo e di Freja; e da que- sto dio si diceva discesa la loro nobilta , la quale pcrcio era nobilta sacerdotale. La potenza di questa nobilta, gia raolto diminuita per la crescente potenza dei Gasindati , si estinse ytoi del tutto col cambiamento della religione. I\Iolto prima d' invadere 1' Italia eransi i Longobardi abitiiati a vivere sotto il governo dei re. Uiio di questi, Alboino, sul t'lnire della guerra gotica aveva maadati 5. coo Longobardi in ajuto di Narscte : poco dopo Tintiera nazione invitata alia con- quista d' Italia dallo sdegnato eunuco, vi disccsc sotto Alboino stesso , e vi fondo una dominazione indipen- dente dai greci imperatori che duro oltre due secoli, mutando non solamente le cose politiche, ma in gran parte i costumi e il carattere degl' Itaiiani. La storia della conquista longobardica e il soggetto dei primi tre capitoli di questo secondo libro : dei :ig2 APPENDICE ITALIANA. quali noi possiaino passarci , dicendo soltanto che la diligenza degli autori nelle ricerclie e la chiarezza nell" esposizionc debbono raccomandare quesia parte della loio opera agli stiuliosi. Nd quarto tapitolo ci mettono innanzi la costunzione inil'uare del Lonaobardi i;i Italia , per la quale noi possiamo riniettere in ge- nerale i nostri lettori a quanto dicenimo nel tomo 84.°, pag. 49 di questo giornale parlando dell' opera di En- rico Leo sulla costituzione delle citta lombarde , alia qnale gli autori stessi fanno continua alkisioiie. Nel Capitolo V trattasi delle posscssioni puhbliclie ed im- pieghl secnndarii nel regno dc lA>ngobardi ; dove seb- bene moke cose gia trovinsi nello scritto poc' anzi citato , dobbiaino nonduneno ripigliare la nostra aaa- lisi , per quelle parti almeno die qui trovansi piu diffusamcnte chiarite. Toccata la divisione delle tcrre in tre parti, delle quali una pare che ritenesse il re, Taltra distribuisse fra i duchi, e 1" ultima dividesse fra gli altri delleser- cito: e detto altiesi dei Gastaldi , degli Attori , dei Gasindi e delle altre persone die o pel re o pei du- dii amministravano la cosa pubblica ( di die il piu notabile si trova nel Leo), passano gli autori alle se- guenti considerazioni: Oitre il diritto di sovranita die al re compete va sopra tntto lo State quattro generi di diritti sulle cose erano conosciuii nel regno de' Longobardi. II primo era il diritto di piena proprieta die il re, i duchi, gL impiegati inferiori , 1 semplici arimanni avevaiio sui fondi toccati loro in sorte nclla divisione delle terre dei vinti. II secondo era il dominio che il re, i duchi, gli sculdascii ed i decani avevano sulie terre loro toccate non in diritto di piena proprieta, ma come a magistrati della nazione o piuttosto come ad nffiziali dell' esercito longobardo. Consisteva cpiesto nel diritto di giudicare e di capitanare le persone del proprio distretto. II terzo genere di diritto erano gli ono;i, cioe il diritto concesso a vita a qualcuno di govtrnare un luogo di dominio del concedente. II APl'ENDICK ITAI.lATvW. agS cessionario godeva aVuni foncli costituenti la dote del- r inipiego, e gli emolumenti die da questi proveni- vano •, ed era tenuto a fedelta ed a seivizio militare verso il concedente. II quarto genere Imalinente era qucllo per cai il sovrano od il padrone comnietteva altiui r aniniinistrazione di iin luogo o di un f'ondo mediante uno stipendio formato per V ordinario con parte dei provcnti del luogo amministrato. Tali erano i gastaldi e gli attori : senza autorita personale ; e amovibili a piacimento di clii li eleggeva. Di somma iniportanza e il Capitolo VI del secondo libro , nel quale trattasi I.° delle ppssessioni private libere •, II. ° delle possession! e persone private dipen- denti ; III." dcllo stato dell" agricoltura sotto i Lon- gobardi. Air eta di dodici anni ogni hbero longobardo di- veniva esercitale e capo di fara. — ■ La nazione lon- gobarda aveva forma e nome di esercito : onde notx intendevansi far parte della nazione quelle persone die per sesso , eta e condizione non potevano for parte del medesimo. Quindi venne ai liberi Longo- bardi il nome di Exercitales. La voce fara poi signi- ficava gencrazione o linea o famiglia. — A ciascuno pcrtanto di questi Eseicitali od Arimanni (i) fu di- viso un terzo dcllc terre conquistate. Queste terre si disscro Arimaunia per essere distribuiie fVa gli Ari- manni : si dissero altudii dal modo della distribuzione {an Lot) per surte. L'arimannia o sorte o proprieta del libero Longobardo era per se piena e immune di ogni peso pubblico, tranne quelia imposta al pos- sessore dalla qualita personale di Arimanuo. 11 diritto di eredita aveva per f'nndamenio Tuso germanico della faida : succedeva nei beni colui die per prossimita di sangue succedeva nella faida, cioe nelP obbligo di placare 1' olTeso o colla vendetta o colla composizione. Quindi le dotine erano esduse dalla successione. I (i) Arimanus , Herman, miles gregalis , qui publicum mu- nus non habec. 294 APPENDICE ITALIANA. Longobardi non avevano testamenti , e nel caso clie non avendo figliuoli volessero disporre delle proprie facolta dovevano farlo per mezzo di donazione a causa di morte ; contratto bilaterale , irrevocabile ( se non nei casi pei quali al padre era lecito diseredare i fi- gliuoli ) detto tlngazione. Fondamento di ogiii costi- tuzione germanica era la Wadia o fidejussione: pre- stavanla alia nazione inteia le giudicerie , ad ogni giudiceria le centurie , ad ogni centuria Ic decanie , ad ogni decania i capi delle fare che la compone- vano, ai quali percio le famiglie erano soggette. L'au- torita clie aveva il capo della fara , donde venivagli 1' obbligo della fidejussione dicevasi mundio o mnn- dehurdio. Sotto al mundio erano primieramente tutte le femmine longobarde di quaUinque condizione Ibs- sero , quindi le persone dipendenti, e finalmente gli aldii o coloni, ed i servi. Le cause tra queste per- sone che fossero soggette alio stesso capo di fara non le giudicavano i niagistrati militari, ma il capo della fara, e sue erano le multe o frede. Oltre i servi e gli aldii o coloni erano sotto il mundio del padrone le persone libere dipendenti, dette dai Tedeschi Horige e nelle leggi lon^obardiclie pertlnentes. Due, oltre la nascita , erano i modi di entrare in questo stalo : il primo quando ad un servo o ad un aldio era con- cessa la liberta meno piena ; il secondo quando un uomo libero volontariamente si sottoponeva all' altrui pertinenza {^ Horigkeit). Cio avveniva principalniente per mezzo dell' enfiteusi , che i Longobardi adotta- rono con molte modificazioni. L' agricoltura pare che niigliorasse grandemente sotto i Longobardi , la cui dominazione fu veramente di molto vantaggio all' Italia. Tre modi di coltiva- zione erano in uso : L° Per mezzo di servi ; il meno proficuo , e caduto di mano in mano in disuso. II. ° Quando il padrone, riservatasi una parte dei frutti, lasciava il resto in mercede della loro fatica agli agri- coltori i quali erano aldii o pertinenti. I1I.° Per mezzo d' enfiteusi , c questa o di persone dipendenti che a APPENDICE ITALIANA. 2()5 titolo di canone dovevano soddisfare anclie ad opere personal!; o di persone lihcre rcsidenti nel fondo en- Hteiitico , e paganti pel medesimo uu canone dctei- minato. Involta in niolte difl'icolta e la riceica , quale fosse lo state dei Roniani od Italiaiii sotto la doniitiazione dei Longobardi ( Cap. VII ). Tre period! distinguono a tal iiopo i chiarissimi autoii nella storia longobar- dica. 11 prime , detto della t onquista , da Alboino fine ad Aiitari : il secondo da yX atari a Liutprando , nel qiial pcriodo i Longobardi passarono dai germanici agli usi roniani : il terzo da Liutprando alia caduta del re^no Ion2:obardico. ^ ~ ^ ... . ... Alia venuta dei Longobardi in Italia nunicrosissimi n' erano gli abitatori ad onta dei niali clie tanto r aveano percossa. Alboino poi non uso crudelniente la vittoria. Cleli estinse o scaccio molti fra i potenti roniani, nia certo non estirpo al tutto i nobili, giac- clie se ne trova menzione anche posteriormente : fu- rono percossi soltanlo coloro che o per potenza erano pill terribili , o per riccbezze allettavano piu T ingor- digia del vincitore. I duchi poi distrussero ogni orma del governo municipale clie per essere una forma mi- litare e connessi col sistema tributario romano , ca- devano di per se stessi , dat che la nazione era dive- nuta soggetta ad un popolo avente ancli' esso una sua forma mditare , e quel sistema tributario era abolito. ( Qui gli autori entrano a confutare le ragioni addotte coinunemente in contrario per sostenere che nel re- gno Ion<>;obardico durassero i nuinicipii). Le citta dun- que ( conchiudono ) o Ibsscro direttamente sottoposte al dominio del re e fosscro sua proprieta , o appar- tenessero ai duchi ne aitra autorita il re vi eserci- tasse , che c^uella che a lui competeva come a capo della nazione , non avevano esistenza polidca , non proprii magistrati , non deputati nei concilii della na- zione , non autorita legislativa, non beni proprii o proprie entrate. I conquistatori , i quali tanti privati e tante chiese avevano spogliato dei loro beni molto 2ij6 ATPENDICE IT ALIANA. ineno per certo si astennero dallo spogliare di loro proprieta i nuiniclpil, le possessiorii dei quali pel di- ritto stesso di coiifpiista parevano spezialmciite devo- lute al dominio deg,rinvasori. I beni dunque dei rnu- nicipii furono ancor essi occupati dai Longobardi, ne piu se ne trova niemoria sotto la loro doniinazione. La parte clie ne tocco al re od ai duclii fu come pro- prio patrimonio amniinistrata per mezzo degli attori e dei gastaldi. — Solo forse puo dubitarsi die vi fos- sero pascoli pnbblici proprii della citta ( o piuttosto del signore della medesima o del lisco ) dei quali o gratuitamente o mediante un tenue canone fosse con- cesso r uso alle persone del distretto. — Nelle terra poi che dopo Liutprando caddero nella doniinazione dei re Longobardi pare che non fossero distrutti i governi municipali , e che i magistrati sotto la so- vranita rtgia o in tutto o in parte alnieno conser- vassero la loro ginrisdizione. Qnanto poi alia condizione privata degl'Italiani sotto i Longobardi, ed alia spiegazione di quelle parole di Paolo Diacoiio che soglionsi in questo proposito ci- tare , intendono i nostri chiarissimi autori che i po- poli gravati dcU' onere del terzo dei loro frutti se ne liljerassero col dividere le terre fra i Longobardi e loro cederne parte , ritenendo il restante immune da ogni peso. Ed avendo detto ( soggiungono ) che i duchi avevano ceduto al nuovo re la nieta di ogni loro sostanza , ne eccettua lo stoiico il tributo del terzo cessato colla cessione fatta dai Romani di porzione di loro terre, da cedersi non al nuovo re, ma da divi- dersi fra i Longobardi. A sostegno della quale spie- gazione dimostrano poi contro 1' opinione di molti chiari scrittori, esservi stati nel regno de' Longobardi anche nei primi tempi dopo la conquista Romani no- bili, Romani pienamente liberi e Romani possessori di beni stabili. Primieramente perche se gl' Italiani fos- sero stati tutti uccisi o ridotti a condizione di aldii o servi , come avrebbero poi potuto trovarsi cosi pre- sto floride e popolose le citta, racntre il nuraero dei APPENDICE ITALIANA. zgj Lon£;obardi non era tale da siip))lire a tanto sterminio? poi le lettere, il commeicio e le arti , cose iaglione e C. , in 8°, di pag. 142 , al prezzo di lire 2. 5o ital. II signer Bertolotti era, se cosi possiain dire, alia testa clella gioventu piu operosa nella nostra letteratura quando comincio a introdursi fra noi Tamore dei moderni romanzi siorici ; e furono snoi i primi tentativi italiani in questo genere di scritture delle quali e ora il numero cosi grande. Non sappiamo quale opiaione egli porti al presente intorno al ronianzo storico, ne per qual niotivo se ne sia distolto; il fatto si e ch' ogli fu priaio a lasciare quella via nella quale era entrato primo di tutti fra noi ; ed ora ci viene 300 Al'PENDICE ITALIAN A. innanzl con uo lavoro modesto ma elaborate , storico ina circondato da tutto il prestigio di un romanzo, raccontando lo suibilp. soggiorno e il doininio die tcnnero gli Arabi in va- rie parti d'ltulin dalla meta del settinio secolo sino alia fine dell'undecinio. Egli 1' ha intitolato esercitazione , ben cono- sceiido qnanto pi-ometta chi promette una storia ; ma non per cjnesto poi ha creduto di peter sottrarsi alle ind;iginL necessarie per ben trattare il sue tema. E un libro inte- ressante per la materia non ancora trattata da alcuiio, se non come parte della storia generale d' Italia ; istruttivo per le diligent! ricerche dell'autore; piacevole pel modo facile, breve e lontano da ogni afFettata erudizione. Vediamo non poclii scrivere compilando i compilatori, e citar non- dimeno le fond alle qiiali puo dirsi con sicnrezza che non hanno attinta pur goccia. — I dominii degli Arabi nell' Italia cominciarono dopo la loro conquista delFAfFrica e della Spa- gna, prima nella Sicilia (probabilmente) I'anno 669 delPera volgare ^ poi nelTItalia meridionale o regno di Napoll ; nelle isole di Sardegna , Corsica e Malta ; ed a Frassineto verso il 900. Sul nascere del decimo secolo ( egli dice ) posse- devano adnnque gli Aralii le tre graodi isole italiche e le minori con esse, e tenevano ben nuiniti ricoveri al sud- este ed al nord-oveste della terra ferma d'' Italia . . .Delia Sicilia, dopo T intera conquista delT isola , essi fecero una colonia moresca dipendente da' Califfi Fatimiti che avevano sede in Egitto. Le scienze , le lettere e le arti splendide a quel tempo presso gli Arabi , vi posero sede, e di quinci passarono sul continente italiano, anzi migrarono in Fran- cia ed in Inghilterra nel snsseguente regnar de' Normanni che favoreggiarono i dotti Arabo-Siculi. Ma sulle coste della terra ferma d' Italia e parimente in Sardegna ed in Cor- sica furono pirati e ladroni , ardenti di ferocia , non sa- tolli mai di bottino. Vi tenevano nulTaltro che rocche o ricoveri dove ripararsi e godere in sicnrezza quanto rapi- vano alle genti circonvicine. Laonde ( egli conchiude ) men- tre la Sicilia serba ancora molti avanzi di grandiosi edi- iJzj moreschi , mentre essa scrive ue' suoi fosti i nomi di parecchi letterati Arabo-Siculi , tutte le rimembranze del Saracini nelle altre parti d'ltalia non sono che rimembranze di lutto e di sventura. I Saracini furono scacciati dal Ga- rigliano nel 906, da Frassineto nel 978, dalla Sardegna e dalla Corsica nel 1 021, dalla Puglia e dalla Calabria verso APrENDICE ITALIXN**. 3ov il 1060, dalla Sicilia non affatto prima del 1090, da Malta nel 1122. Cio clie non avevano potuto fare gP imperatori greci , francesi , tedeschl , lo fecero gli avventnrieri nor- nianni fondatori del regno dellc Due Sicilie, i Coimini di Geneva e di Pisa, ed un signore di Pi'ovenza i-allorzato da ajiui italiani. Colla piena liberazione dell' Italia dagli Arabi finisce qtiesto niiovo lavoro del signer Bertolotti die a noi pare de' piii bei frutti del sue ingegno. A. L Italia, la Sicilia^ le isole Eolie, l isola d'Elba, la Sardegna, Malta, lisola di Calipso, ecc. Secondo le ispirazioni, le indagini, i lavorl del signoii il Vi- sconte di Chateaubriand, Larnartlne, Raoul-Rochette, il conte di For bin , Piranesi , Mazzara , ecc. Siti , monumenti, scene e costwni secondo la, signora Hau~ debourt-Lescot, i signori Oruzio Fernet, Grand, Isa- bey, Cicerl, Mazzara, il maggiore Light, il capitan Batty, Cooke, Cell e Gaudy, Piiielli , Ferrari e molti altrl artisti italiani, raccolti e pubblicati da Au DOT padre. Prima cdizione italiana con aggiunte e correzioni. — Torino, 1837 e 1808, presso Giu- seppe Pomba, vol. 5, in 8.", con incisioni in. acciajo. Con somma nostra compiacenza vediamo essersi condotta felicemente a termine la descrizione d' Italia intrapresa a Torino dal iDenemeriio editore Giuseppe Pomba , e rile- viamo da un suo manifesto, die avendo egli interamente esaurita la prima edizione in numero di due miia esem- plari , per soddisfare alle ricliieste die gli pervengono da nioite bande, ha gia posto mano ad una seconda. Dopo un si favorevole acceglimento fatto dal pubblico a que- st' opera importante superHue riuscirebbero le lodi dei gior- nalistl ; laonde noi ci ristringeremo a raccogliere alcune notizie intorno al piano delP opera, le quili trovansi qua e la sparse in diversi fnscicoii ; a notare qualclie iiiesattezza, massime nelia parte die riguarda il paese nostro, e final- luente a recare qnaiclie nuovo saggio del lavoro. Parlando in altro luogo ( Bibl. Ital. torn. 79.", png. io3) di qursta Descrizione, die veniva intitolata Prima edizione italiana con aggiunte e corn zioni , avevamo manifestata la 302 APPENDICE ITALIAN A. nostra incertezza circa il cliiatuarla piuttosto traduzione deir opera francese die opera interamente nuova oppure rifatta: il qnal dubbio si faceva per noi maggiore osser- vando T ideutita perfetta delle stampe die corredano I'edi- zione franrese e 1' italiana , e la riproduzione perfino degli stessi errori ortografici nelle leggende. L' editore italiano lia voliuo soddisfare alia nostra cnriosita colle seguenti di- lucidazloai. Nel fascicolo LIX, 3." egli coniincia col pre- gare i lettori ad osservare " die i titoli delle iiicisioni die neir indice sono recall giusti e con buona ortografia, si trovano spesso stampati scorrettainente al pie delle iiici- sioni medesime, il die avvieiie perclie quelle incisioni ven- gono fatte e tirate a Parigi ., ed ognuno sa essere poco meno die impossibile cosa il condurre i Francesi a scrivere cor- rettaniente le voci italiane » (i). In altro luogo c''informa die essendo le tavole parigine troppo scarse per T occi- dentale Italia , era veiinto in pensiero di fame incidere una ventina in circa di nuove , onde questa regione , troppo strettamente ed imperfettaniente dipinta nell' edizione fran- cese , abbia nelT italiana il corredo di circa venti altre stampe in acciajo. Ora e da notarsi die non podie fra queste nuove vedute combinano con quelle die incontransi nella Lombardia Pittoresca inconiinciata a pubblicarsi in Mi- lano presso gli Stella nelT anno i836, ed ora proseguita presso Andrea Ubicini. Tali sono quelle del Ponte di Lodi, del Cainpo Santo di Brescia, delle Gallerie di Varenna, ecc. Non essendo ben certa la data della pubblicazione dei sin- goli fascicoli di queste due opere descrittive, noi non sap- piamo quale debba ritenersi per originale e quale per co- pia -r, certo e pero die le tracce sfuinate d' una mediocre litografia non sono di gran lunga paragonabili colle nitide linee d' una incisione in acciajo. Cio quanto alia parte calcografica ; quanto poi al testo, il corapilatore di esso dicliiara die invece di andar coni- pendiando da uno scritto o dalT altro , o valersi delle sue (l) Bisogua dire che la diflicolta che ti-ovano i Francesi nello scrivere T italiaoo la trovino i compositori piemoutesi nello scrivere il latino, esseudosl essi lasciato sfuggire Forum Nerva , Maria na~ scenti e simili. Certo non son qiiesti i medesimi compositori che fecero un si lungo eseicizio di ortog,vafia neir edizione della gran- diosa raccolta de'' Classici ladiij. APPENDICE ITALIANA. 3o3 ricordanze , che il tempo potrebbe aver affievollte , ove trova delle esatte descrizioni de' paesi gia piil)I)licate , le reca per intiero. Piii avanti poi leggesi che il redattore della presente opera si e totalinente scostato dall'originale fran- cese , principalniente in qaella parte che daU'editore pari- gino fu troppo strettaniente ed iniperfettamente descritta. Qiieste diliicidazioni erano gia sufllcicnti a somniinistrarci il modo di distingnere cio die nelT edizione italiaiia era state preso dall' opera francese e cio che era state ag- ginnto di nuove :, gli editori pero in nn' aj)pendice clie serve air opera di compimente hanue veluto plii prccisamente esporci il jiiano del lore lavoro. " L' Italia descritta e di- pinta (i), dicon essi, non e punto una tradnzione del- r oppra francese di questo titolo, benche identiche afFatto siano le stanipe in acciajo che la corredano. Troppo male si sareblje adoperato per noi se avessimo presentato al- r Italia altro che giudizj stranieri. Gli oltranioiitani in gene- rale hanno per nsanza di andar iu estasi dinanzi alle no- stre natnrali bellezze , o d' inginocchiarsi ammirativi di- na -zi ai nostri monumenti delTarte, poi di prendere quinci le mosse a vilipendere le nostre institnzioni religiose e ci- vlli ed a mordere i nostri costumi. Essi ci rlniproverano crudelmente cio che in noi e colpa dell' avversa fortuna. Essi disconoscono le nostre virtu per non accennare che ai nostri vizj , che spesso anche non sono tali se non al lore cospetto. Essi finalmente in Italia rendono giustizia a tutto quelle ch'e inanimate, e la diniegano all' uomo. Lo- dano la natura , lodane 1' arte , ma gl' Italian! o di rade e non mai , se pure non ne fanno, come al piii spesse ac- cade , argomento di biasme o di scheme. " Non s' aspetta a noi il far 1' elogie della nostra Italia descritta c dipinta. Ci corre bensi 1' obbligo di siguificare in brevi parole il modo con cui e compilata. >; La Toscana e descritta specialmente coirajnto del liel- lisime Atlante del sig. Attllio Zuccagni Orlandini. Le let- tere sopra Firenze del Dandolo e la Toscana pittorica gio- varono pure all' nope. Ed il compilatore che visse due anni in quella fortunata contrada, si valse anche largamente delle sue rimerabranze. Anzi , per non ripeterci di poi , accen- neremo qui di vole che avendo il compilatore passato i (l) Questo e il titolo che e state date alia nuova edizione. So^ ArPENDICK ITALIANA. migliorl anni della sua vita in varie parti d' Italia, egli di tali sue rimembranze lia fatto uso in tutto il corso del- 1' opera. >> Del testo francese poco o nulla si e conservato per la Toscana. » Pill traduzlone die nuova compilazione e la parte che risguarda il regno di Napoli , la Sicilia e Malta. II che av- venne perche la descrizione francese di que' paesi ci parve molto ben fatta, generalmente parlando. Nondimeno si sono rettificati molti storti giudizj , si e presentato in nuova piu vera maniera il quadro dei costumi napoletani, e le dotte opere del Bomanelli , del Galanti, dell'Jorio, del principe di Torreniuzza, del Mazzara, non che il Mnseo Borbonico, fornirono citazioni abbondanti. " Quanto a Roma ci era di scorta I' accuratissimo mar- chese JMeichiorri. Noi abbiamo attinto a larga mano nel- 1' eccellente sua opera non che negli scritti del Ndoby e del Fea , ne fu trascurato il Visconti. Conservate pero fu- rono le descrizioni francesi ove ci sembrarono non meno eleganti che vere. In questa parte dell' opera poi trovamnio lo spazio ad inserirvi un Compendio dell' istoria generale d'lialia dell'esimio Ambrosoli (i), ed un gran numero di cenni sopra r istoria delle IdcHc arti in Italia , tratti dal Lanzi , dal Cicognara , dal Ticozzi e da altri. Prendeinmo dal Te- nore, dall'Orti e da altri viaggiatori italiani i rapidi cenni dati sopra le Marche. » II regno Lombardo-Veneto non occupa che 96 pagine nel testo francese, e queste ancora piene di digressioni in- tempestive e talmente imperfette che per recarne un esem- pio, niente nieno di tre provincie del regno Veneto , cioe il Trevigiano, il Bellunese ed il Friuli , vi sono intera- mente passate in silenzio. Ci e convenuto pertanto fame un lavoro nuovo del tutto, non riguardando piu ne punto, ne poco al testo francese. " Per buona ventura il regno Lombardo-Veneto e la parte d' Italia clie piu venne illustrata dagli statistic i ed estetici italiani di questi giorni ; onde il buon discernimento (i) U editore deWltalia ^ etc. riprodusse i compendj storici che il sig. Ambrosoli premise a ciascun secolo della letteratura italiana nel suo Manuale. Cio sia detto sokanto a chi credesse annunziato in c[ue6te parole un nuovo lavoro del nostro coliaboratore. ( / Duettori. ) APPENDICK ITALIANS. 3o5 nel fare la scelta de' materiali e qualclie arte nel compen- diare hauno formato la maggior- parte della nostra fatica. " Lo stesso eseguiremo pel regno Piemoniese-Lignre- Sardo : lo stesso abbiamo fatto per gli altri minori Stati d' Italia. » L' opera francese coctiene venti fascicoli clie lianno tre stampe per ciascuno senza alcun testo. Questi venti fasci- coli diventano trenta nella nostra opera italiana, perche ia ciascuno di questi noi recliiauio due stampe e il solito testo di 8 pagine. Onde il nostro testo viene ad essere di 240 pagine piii copioso del francese. y> Ne di nieno ci era bisogno per rendere se non compiuta alnieno sufticiente la descrizione dell' Italia occidentale-set- tentrionale, si superficialmerite e trascuratamente trattata dail' editor parigino. " Ma una fonte , che qui non e rammentata , dalla quale vennero spesse volte prese le descrizioni, sono gli articoli deir elegante scrittore Divide Bertolotti inserite nel gior- nale il Ricoglitore ed in altri scritti periodici. Egli e ben vero che molti degli ornamenti con cui quelle sue narra- zioni erano state rivestite e die convenivano forse in quel fogli volanti , avrebbero potuto senza danno essere oniessi in un'opera di maggior inole e di piii hinga durata, ove al lettore che cerca notizie positive, dispiace d' essere distratto dall' intempestivo raccoato di particular! circosta:ize che ri- sguardano soltanto T immaginato viaggiatore. Splace il sea- tire interrotta la descrizione dei piu solenni nionumenti d' Italia con quelle de' fenomeni naturali clie ciascuno puo osservare anche a casa sua : dtl sole che al tramonto vianda obhliquamente i suoi raggi ; delle ombre die s' allun- gano sul terrcrio ; della nebbia clif sul niattino copriva I'oriz- zonte , e die poi si va dissipando ed altri consiniili. Ma che direrao delle niaraviglie clie I'autore ci racconta parlando dell' astro della uotte , il quale ora si mostra tremulo, bello e sereno come hi faccia deW nomo giusto ; ora piove la sua patetica luce sopra la scena , ora i^ersa dalla plena faccia i silenzj meditabondi .• ora pare die si compiacciu di vagheg- giarsi nelle onde come nello specchio una fanciulla suW eta del primo aniore ; ora persino mandando i suoi raggi sulle reliquie del Colosseo sembra una luna consopei'ole delle ma- raviglle ch'essa inargenta ? che diremo della descrizione ( la cjuale ci ha fatto veramente paura ) dei colossali spettri Blbl. lud. T. XC. ao 3<:6 APPENDICE ITAtlANA. sedenti fonnidahili sopra le spezzate volte delta hadia d'Alta- coniba e battenti gli aerei sciidi colla lancia in segno di vi- cina vendetta? Non deve recarci sorpresa se quegli autori clie vanno in traccia di frasi insolite e peregrine, si scostano talvolta dal comuae linguaggio , adoperando vocaboli o antiqiiati o non ancora accolti nel codice della lingua italiana ; di questi un buon numero ne abbiamo incontratl scorrendo ]a presente descrizione d' Italia , ed alcuni ne riportia— mo qui appiedi (i). Ma passando dai vocaboli alle cifre , nelle quali maggiormente importa T esattezza , noteremo prima di tutto diversi errori riuniti in poclie linee sul bel principio della descrizione di Milano. La latitndine geogra- iica di questa citta , che probabilmente si e voluta riferire al punto centrale e pia cospicno dell'aguglia del duomo, si fa di 45° 37' 3i", in vece di 46° 27' 35'. L'elevazione di metri iiS sul mare che si assegna a Milano non e lontana molto dal vero (2), ma conveniva indicare il punto a cui si riferisce. La superficie della citta si fa di pertiche cen- suarie 12 129 : qui 1' errore non e nelle cifre, ma nel nonie della misura, giacche e da sapersi clie la pertica censuaria e assai diversa dalla pertica milanese. Questa misura di superficie, creata con decreto del i3 aprile 1807 onde servisse alle operazioni del nostro censimento, fu supposta equivalente alia decima parte delTectaro, ossia tornatura nuova, e quindi di pertiche milanesi una, tavole 12 e due terzi. Quello pero che in questa descrizione ci ha fatto maggior maraviglia fi\ il leggere che la Lombardia , ove cadono per adequato ogni anno poUici 35 di pioggia , sia dopo la Carolina settentrionale il paese piii piovoso del globo. E come mai ? se nella sola Italia, giusta qixanto riferisce il Toaldo (3), si hanno pollici 92 di annua piog- gia in Garfagnana, pollici 82 a Tolmezzo, pollici 71 a Udine, e se in alcune citta fra le piii distinte per serenita di cielo, come Firenze, Genova , Pisa e nella stessa Napoli (i) Alluvione mascolliio, aiTischioso , cvociata per croisee., digui- ficato , g^iudicatlvo (esito , combattiiuento), irrigatui-a , piazzale , pro- speratore, quadreria, retroguardare , spessore, iiltimativo, uniani- tario. (2) V. Bibl. ital. , torn. 74, pag. 229. (3) Saggio nieteorologico , terza edizione, pag. 141. APrENDICE ITALIANA. So^ cade ninggior qnantita d' acqna clic iiclla capitale loni- barcla. Crediamo che debba attribiiirsi a semplice svista o ad errore di stampa T altezza di piedi 38 e pollici ii che si da all'Arco della Pace, cssendo questa misura precisa- meiite quella dclle colonnc ; e quella di 3oo piedi, in luogo di 3oo tese assegaata al Moiite Venda, sommo giogo de- gli Euganei ;, ma noa sapremmo rintracciare 1' origine del- I'altezza di tese 2444 a ciii si fa arrivare la sominita del- I'Oitler in Tirolo, e delle altezzc alTatto esorbitanti che converrel)be attribnire al Monte Rosa ed al Monte Bianco se fosse vero cio che gli autori asseriscono die il primo si vede da Venezia, ed il secondo si potrebbe vedere dal- I'isola dell'Elba quando la distanza di f)o e piu leghe non fosse sovercliia per la potenza dello sguardo uniano an- che ajntato dai telescopj. Nel prccedente nostro articolo, volendo recare un sag- gio tanto delT opera francese che dell' italiana, abbiamo trascelta la descrizione del giardino grandncaie a Firenze. L'antore itaiiano, proseguendo la sua escursione , ricorda il giardino del Quirinale in Roma, quello di Colorno presso Parma ed altri del pari degni d' attenzione per vastita e per vaghezza. Ma 1' onore d' una minuta descrizione e ri- serbato, dopo il succitato di Boboli, al giardino di Deslo a dieci niiglia al nord di Milano; noi reclieremo anche questo brano dell' opera ciie voglianio far conoscere, il quale sembra assai lodevole per fedelta e per chiarezza di stile, avvertendo anche qui cio die abbiam detto rispetto alle incisioni , che non snppiamo se il merito di averlo scritlo de!)ba attribuirsi ai couipilatori deW Italia od a quelli della Lombnrdia pittoresca. « Questa villa, gia propricta della famiglia Cusani (i), e statu delle prime a far rinasccre tra noi il buon gusto dei giardiui ora detti all' inglese. i> II palazzo, assai piu comodo che magnifico, contiene il primo saggio delle pitture all' encausto fclicemente tra noi tentato dai fratelli Gerli. Lateralmcnte lo adornano due 8ta1)ili gallerie arcuate guernite d'aranci. Dalla parte sini- stra la gallcria degli agrunii si congiunge co' scrbatoj ri- scaklati dalle stufe pei vegetabili dehcati ed esotici, i cui recipienti sono vasti ed estesi alle aranciaic ordinate sulla (1) Ora della fauiigha Traveisi. 3o8 APPENDICE ITALIAN,!. stessa direzlone. Ai fianchi del gran tappeto verde, dlrlm- petto alle stufe, trovasi il giardino delle piante rare e degli arbustl che prosperano all' aria aperta. Qiiindi ti si ofFre il bosco de'castagni, tagliato da tre ampj viali che si coni- baciano. Nel tondo di quel di mezzo appajono cinque fughe di grand' efFetto. Attraversando diversi spartimenti e gene- razioni di svariata pianiagione ci trovianio al labirinto il tjuale mena ai viali del bosco de'castagni. » SuUa fine di quest' opaco bosco maestoso, piegando a manca, riesci a un rustico casolare che neli' interno si cambia in una sala elegantissima ornata di belle pitture sul gusto egiziano, in cui si amniira una bellisslma statua d'Apollo di valente scalpello. Nel lago vicino sorge un'a- mena isoletta vestita di pioppi e cipressi della Lnigiana. Indi per una grotta si giunge all'estremita d'lina collinetta, suUa cui cinia si gode d' un' amena ed estesa prospettiva (i). >i II dorso e le falde della collina sono coperte da smi- laci , da tassi, da ginepri, da lauri e da pini , la cui forte massa semj^re verde contrasta mirabilmente co' verdi piu delicati delle altre piantagioni contornanti il lago. Questa scena e una delle piu ben combinate dietro i suggerimenti deir arte. » Vicina e la darsena co'battelli, qualora t' aggradisse trascorrere il lago ed il canale che ne deriva. » Scendendo si passa il ponte da dove la veduta del lago si ofFre amenissima; e quindi per una grotta si entra in una gentil capanna in cui vennero dipinti dal signor Domenlco Menozzi i compassionevoli casi d'Erminia; un bel monumento si trova quivi pure consacrato alia memoria deir iuimortale Torquato. La capanna giace nella valle del Jiumc e ofFre un ridente e tranquillo passeggio. Sul circolar pendio un folto Ijosco di pini che si prolunga, da molt'ombra e guida al tempietto costrutto sopra disegno del professor (l) Profittianio di quest' occasioue per correggere un'inesattezza scorsa nella Guide des etrangers a Milan et dans les eiwlrons par M. le chev. Louis Bossi. Milan ^ 1 8 19, chez. Pierre et Joseph Val- lardi. Ivi, a paij,. 167, II parte, descriveudosi la villa Traversi si dice Sur le lord du. lac on voit une petite montagnc artificielle , surmotitee d'un petit temple oil I'oii jouit d'une vue tres-delicieuse et assez ctendue. II tempietto e al piano del lago e nou alia ciiiia della piccola montagaa. ArPENDICF. ITALIVNA. 30O Zannja. Esso h monoptero e consta dl colonne jonlclie striate jiosteuenti la cornice reale che porta la tazza iateriorinente coiiipartita a cassettoai co' rosoni. Circolari scalini intro- diicoiio alia cella nel cai mezzo posa sopra piedistallo la stntiia d' Imene a cui il tempio e dedicato. 11 Questo piccolo edifizio per la sua bella proporzione , per la materia oiid' e composto, per la precisione del la- Voro e per Taiuena sua sitnazione riesce oltremodo pre- gevole. Per sinuosi sentieri che attraversano la costiera coronata da viti , giungesi al veccliio castello diroccato. SnI rialzato ponte del cnsteilo si domina il sottoposto tortuoso letto del ruscello clie mette nel lago e si gode all' intorno una vaga vedata die puo dirsi un eccelleiite quadro di paesaggio. Su di un vicino rialto ombroso il punto di vi- sta si fa piii bello ancora. Movendo piii innatizi alia di- ritta v' e il vivajo delle piante e degli arbnsti forestieri ed indigeni. Per ultimo dirigendoci al giardino de' vasi degli agrunii dicoatro le aranciaie gnadagniamo il palazzo, in- nanzi al quale si distende un vasto e ben ordinato parterre ove per cura di Giovanni Casoretti , direttore di codesta amenissima villa, prosperano ad ogai stagione i fiori pii^i rari e piii svariati die profumano Taria de'piii soavi odori. Per ogni dove tu volga 1' occliio , i colorl piii vivacl illu- ininati dal sole ti sfolgorano innanzi con una direi quasi discorde ma pur grata armonia che ti fa fantasticare di aggirarti pei sentieri sempre tloriti del prlmitivo Eden. » Diversi riattamenti e abbellimenti sta pi'eparando la famiglia Traverst ad ornare sempre piu la doviziosa villa teste descritta, e un bel teatro gla si sta costruendo sul disegno del valeate pittore Pelagio Palagi. " Degno d' osservazione e Tarco di recente costrutto che mette sulla strada , e miral>ile e altresi la magnifica torre gotica sorgente a far di se bella mostra tra quelle delizie , sopra disegno dello stesso Palagi , con via soste- nuta da arclii che conduce al secondo piano teste costrutto. >> Coperta d'edera sempre verde quella torre ti richiama alia memoria gli anticlii tempi feudali , e un magnilico sa- lice babilonese che tnffa la ricchissima sua chioma piovente nel fondo del sottoposto laghetto t' inspira una soave me- Janconia ; ma ben presto I'animo e rasserenato da mille amenissimi oggetti circostanti. Di qui con un semplice gi- rar d' occhlo tu scorgi i bei colli d' Inverizo e le montaRae 3 10 APl'ENDICE ITALIANA. del Lario e della Valassina, e rumile ma senn^re bello e ridente moiite dl Galliiate clie niirato di qui si fa gigante, e r orrendo Segone , da noi cliiainato Resegone, che alza fra le nubi niaestosa e snperlja la cresta, e la bassa ed aha Bfiauza ed il Gernetto e Monza . . ., e in inagglor distanza gran parte de'.la catena delle Alpi coperte d'eterna neve. " Degna d' osservazione e altresi una gran sala destinata per armeria. I vetrl a colore sono pregevolissimi e pro- vengono, dicesi, da un convento della Svizzera. Al di fnori si veggono pure alcuni monumenti sepolcrali sopra uno de' qnali si legge uii' iscrizione in lode di Diego Ramirez de Guzman, ecc. colla data dell' anno iSaS. Qnesto mo- numento venne qui trasportato tre anni sono dalla cliiesa delle Grazie di Milano. Non abljiamo snfficienti parole per encomiare il disegno di questa stnpenda torre che forma r ammirazione di tutti gli artisti; ornamento piii ben adatto non si poteva imniaginare per questo vaghisslnio giardino in cui fra le piante d'aria libera o die si sono accostu- mate al nostro c!ima, v' lianno superbe magnolie grandi- flore, purpurei faggi, ernclee a foglie di platano, liquidain- bar , arabie , mimose, tliinanti della Virginia, peri del lior rosso, cisti , cletre e pini di grand' altezza , e tra quest! 1' araucaria (^chilensis) detto anche pino del Chili. Scorrendo un viale a spalliera d' agrumi puoi mirare una soperba collezione di camelie fra le quali si trovano le piii rare e le pill grandi per forza. E qui pure la numerosissima e sempre crescente famiglia delle rose , una delle quali va superba del nome della gentile signora del luogo, mostra le verginali sue bellezze , e qui mille e mille altri fiori trasportati dalle piii lontane region! quasi per incanto cre- scono lussureggianti , e misti insieme cogl' indigeni ofFrono ail'attonito sguardo accolte in breve spazio le piii rare delizie del regno di Flora. » Siio di Roma di Giuseppe RiVA vicentino. — Fa- dova, 1 838, coi dpi del Seminarioedit.,dipag.6^, in 8.°, con una carta topografica. II sig. Riva compie con quest' opera cio che in parte aveva gia fatto coll' altra intitolata Palatium o i principii di Jloma (facendo conoscere dove sia Roma antica della irPENDICE ITAL1A.NA. ill quale abbiamo parlato nel tomo 60 , pag. 70 ). II metodo cli'egli segue e quello adottato gia prima, di ricorrere mas- siiuamente agli oggettl per loro natura iiivariabili ; a fine " ui sapere dove fosse collocato quel prime giro di mura , col quale sotto al governo dei re vennero incbiusi i sette colli i giro di mura cbe per quanto la citta divenuta regina del mondo si fosse poi ampliata , rimase sempre il mede- simo entro gl' immensi borgbi cbe piu tardi lo cinsero , anzi renduto per rebgione inviolabile e sacro. >> II punto su cui si dee far fondamento in questa ricerca e il Cara- pldogbo, unico fra i sette colli cos\ bene contrassegnato dalla uatura coUa sua rupe, cbe intorno ad esse non puo nascere" dul)ljio veruno. II giro poi priniitivo delle mura falibricato al tempo dei re deve cercarsi a tramontana del Campidoglio e non gia a mezzogiorno come volgarmente si crede. Non e nostra intenzione di analizzare niinuta- mente il libro del sig. Riva , e molto meno di pronun- zianie giudizio : e materia da lasciarsi ngli arcbeologi di professione, e sopra tutto a coloro cbe abblano veduti ed esaminati i luogbi dei quali si tratta. Per accennarne pur qualcbe cosa , egli rlconosce nel cosi detto Panteon il ve- stibolo della Reggia , e di qui trae argomento a determi- nare il slto del Palazio: la grande palude clie va da mez- zogiorno a tramontana , ed alia quale si trovano fatte si numerose allusion! dagli scrittori anticbi gli serve ancor plii a stabilire la situazione della primitiva citta. Nota poi cbe alcuni monumenti i quali contraddirebbero alia sua opinione, si del:)l5ono .credere o falsi o adulterati o tras- portati , non potendosi altrimenti spiegare. " Ci dicano pure quello cbe vogliono del legamento dei muri laterizii e dei marmi , ma sara sempre ritenuto da cbi non ba bi- sogno di vedere cogli occbi altrui , cbe il portico del cosi detto Panteon e assolutamente opera d'altro ediiizio, tras- portata e appiccicata poi cbi sa in qual tempo a quel ve- stibolo , col quale percio non sa entrare, siccome cosa stra- niera , in nessuna congruenza di parti o per continuazione di trabeazione, o per delicatezza d'intagli. >; La stessa sorte, per giudizio del nostro autore , dev'essere toccata agli ar- chi di Costantino e di Tito; ed e gran sorgente di errori in questa materia il non esaminare se i monumenti del- r uomo siano o no al loro luogo primitive; ne questo esame puo avere altro riscontro sicuro , fuor quelle delle 3 12 ArPENDIOE ITALIANA. cose naturall a cagione della loro Ininuitablllla. Un altro errore noii infrequente e avvertito dal sig. Riva, cioe di confondere due edifizii dl un. medesimo nome , ma diversL di tempo e di luogo : e vi furono la Curia vaccina e la Curia nuova , i Rostri vecclii e i Rostri nuovi, e due Cam- pidogli e per conseguenza due Fori , intorno ai quali , chi non faccia la debita distinzione, affastella di necessita no- tizie oscure e contraddicenti. — Tanto crediamo ci basii a far conoscere il metodo e la logica con cui il sig. Riva e proceduto in questa ricerca. Dobbiamo lodarlo aitresi della parsimonia usata nelle citazioni rarlssima negli ama- tori di questi studi^ ma il dar sentenza della quesdone e uficio a cui noi non oseremmo innalzarci. A. L Archcografo Triestino, RaccoUa di opuscoll e notizte per Trieste e per VIstria. — Trieste, 1887, dalht tijjografia di Gio. Marenigli. Vol. 4.", in 8.°, di pag. XII e 563. Contiene questo volume gli otto libri finora inediti di mons. Giacomo Filippo Tommasinl vescovo di Cittanuova intitolati Commentaru storlci-geogiofici della provincia del- I'lstria. E opera non conipiuta, ma ricca di moke minute notizie , e utilissime a cbi vorra scrivere la storia di quel paese. II Tommasini nacque in Padova 1' anno 1595, fu della Congregazione dei Canonici di S. Gregorio in Alga, e mori vescovo di Cittanuova T anno 1654. II manoscritto di questi commentarii si trova nell' Insigne Marciana di Ve- nezia dove lo deposito 1' illustre Apostolo Zeno. Li conti- nue e conipie Prospero Petronio il quale in Trieste ed in Capodistria esercito la medicina ; ma quella coutinuazione non fii potuta trovarsi per ora : nondimeno si spera di ve- derla pubblicata quando cbe sia, sapendosl dallo Stanco- vicii { Uominl distinti ddVhtria, II, 267) cbe il mano- scritto si trova nell'Arcbivio generate di Venezia. Tutto il libro e un repertorio di notizie risguardanti quasi ogni pic- cola teri^ deir Istria, scritte senza veruna eleganza, e non di rado anche scorrettamente, qualche volta minuziose e curiose piuttostocbe diligenti e importanti; ma tali pero die tutte insieme ci mettono innanzi il paese molto conipiutamente sotto tutti quei rispetti fisici e raorali cbe la storia do- vrcl)be abbracciare. Dalle minime produzioni del suolo alle APPENDICE ITAL1\NA. 3l3 opei'e dell' inclustria , dalle snperstizioni del volgo a quanto hanno di piu elevato , secondo que' luoghi , P arti e le scieiize , lutto raccolse e desciisse 1" autore. Egli coata le querce di nn bosco, e copia le iscrizioni di un antico edi- iizio colla inedesiina dilicienza. A. Varie npcrelte nndquarie del cavalier Clovajinl Girn- lamo Orti dl Manara, conservatnre del museo di Verona , direttore del Poligrafo , ccc. Antichi monumenti greet e rnmani del piardino de' Conti Ciusti di Verona illustrad. — Verona, i835, di pag. 63, in 4.% con 9 tavole litograficlie. I niolteplici lavori antiqnarj e filologici , fin dalla prima sua giovinezza puhblicati dal sig. Orti , e ne' quali iude- fessaiiiente si occnpa, e sempre con nierito progressivo , dimostrano 1' amore die ha posto in questi nobili ed uti- lissimi studj. Del clie gli vogUam tributare lode grandis- sima , e proporlo iiiiitabde esempio a tanti che potrebbero con essi mercar fama ed onore a se ed alia patria. Pe- rocche in Italia singolarmente qiieste dottrine antiqnarie vogliono essere promosse da coloro , cui al pari di lui fu propizia fortnna , e non abbiano a combattere con altre esigenze , e durar possano alle f'atiche ed alle spese die necessarinmente doniandano. La Biblioteca Italiana ed altri giornali letterarj si sono occupati altre volte di coteste sue opere non senza la debita lode ; onde noi direnio solo di alciine die piii di recente ci son pervenute ; suUe quali ci pemietteremo qnalclie lieve osservazioue che crediamo opportuna al vantaggio della scienza ed alia ricerca del vero , scopo sovrano d'ogni dottrina. Che se per avvea- tura potessimo raggingnerlo in alcuna parte, ne sara sem- pre nierito al ch. autore 11 quale co' suoi raziocinj e colla sua erudizione ne ha aperta la via ^ e colPaver accolto di buon grado, ed apprcfittato da savio delle riflessioni comunicategli in altre simili circostanze, ne ha fatto animo ad esporre piii liberamente i nostri pensamenti. II giardino de' signori Conti Giusti e stato celebrato da scrittori patrj , e singolarmente dal MafTei , siccome luogo onorifico all' ilhistre Verona; ora il cav. Orti ha preso a mostrare i molii prcgi di non pochi niarmi antichi greci 3l4 APPENDICE ITAI.IANA. e roinani oncT e adorno , e del quali sembra non essersene fiiiora fatto il deljito conto, in ispecie delle epigrali. Si e percio data la cura di farli disegiiare da esperti artisti ia nove tavole litografiche, e gli ha corredati di anipj coiii- nienti e spiegazioni. Sette sono bassorilievi , tutti provenlentl dalla raccolta del nobile Moliu di Venezia gia nota agli archeofili. II priino rappresenta un vecchio sedeate con tazza nella destra e nodoso bastone nella sinistra. II sig. Orti non dubita essere il nunie di Esculapio, e reca rantorita di niolti scrit- tori e di monumenti , onde niostrai'e la convenienza di quest' applicazione. Pero Tassolnta mancanza della maesta e della bellezza ideale , die gli artefici greci non hanno mancato giamuiai di dare alle loro deita, non che d' ognl simbolo proprio al nunie di Epidaui-o , ed anzi la flgura incolta e rozza , le curve spalle, ed in certo modo la ca- ricatura di tutta la persona , finalmente il pallio filosolico che interamente lo copre, la tazza ed il bastone, non ci lasciano incerti del reputarlo ritratto di filosofo, e scgna- tamente del Cinico di Corinto , siccome lo ha gindicato il ch. sig. La])us (Museo di Mantova, vol. Ill, pag. 348). II secondo e un frammento di scultura greca con Dedalo in atto di adattar le ah al figlio : nionuuiento iinportante pel soggetto raro e per la maestria del lavoro. Segue ua antico pozzale assai nialconcio scolpito di quattro baccanii co' soliti loro strumenti ed atleggiate alia sacra danza. Appresso altro frammento bellissimo di greco lavoro, che si dice il gran Canova aver voluto replicatamente copiare: I'autore tiene rappresentarvisi il giovane Pirro che sacri- fica il vecchio Priamo ; pero alcune circostanze mal si ad- dicono al fatto , secondo la tradizione degli antichi scrit- tori. II quinto bassorilievo e la facciata di un' urna mor- tuale. Fra due pilastri dorici vi hanno due figure ai lati della scena , 1' una di riscontro all' altra in atteggiamento consimile : quegli vecchio eroe con dietro un' ernia ginna- siale , questa matrona velata con accanto una giovinetta dormiente. In mezzo stanno due fanciulli^ il maggiore colla destra innalza una grande maschera traversata da un pa- razonio , il minore tiene una lunga asta pure in piedi. II monumento fu pubblicato dal celebre Raoul Rochette nei suoi monumenti inediti , 11 quale ragionando da suo pari , vi riconobbe Omero coU'Iliade e I'Odissea personificate. APPENUICE ITALIANA. 3l5 II sig. Orti comlmtte ropinione Jell' arclieologo francese , e con eriuliii i-aj|,ionaiiiciiil prcteiide essersi cjuivi voliito rafligurare sempliceniente nn poeta traglco. Se non die ia noi nasce forte sospetto , clie vane riescano le dotte fatiche spese finora intorno a questo marnio ; perocche tUibitiamo clie una mano nioderna lo al^liia ridotto al presente stato, togliendo tutte le figure , forse troppo guaste e nialconce, clie in seconda linea occupavano tutto lo spazio di mezzo, in luogo delle quali abbia tratto fnori quello sproposltato niasclierone, e I'asta gofl'aiiiente tenuta perpendicolare dal picciolo fanciuUo. Certo clie tutto quel vano nella parte principale del quadro si oppone alle ragioni dell' arte ed air esempio di tutte le greclie coniposizioni. Cio sia detto principalmente, onde porre in guardia gli studlosi clie possono osservar piu sottilmente Y originale. L' eroe incatenato del seguente frammcnto dl altr'urna mortuale ci ricliiama alia menle una sccna della nota tragedia di Euripide llfxv./.Yiq fj.xtvou.svc:; , prodotta lati- naniente da Seneca. II dotto autore la giudica soggetto allegorico ^ egli e pero certo die il marmo intiero dovea contenere akri personaggi die avrebbero cliiarita I'azione se il tempo gli avesse risparmiati. Che se la lignra d'Er- cole non corrisponde alle note sembianze convenzionali dell'eroe, non andlanio esenti anclie per questo monumento da grave sospetto di moderno ritocco die ne abbia ingeii- tilite tutte le membra. Finalmente il settimo bassorilievo siniilmente scpolcrale rappresenta un cacciatore a cavallo, con altre figure ed un serpente , intorno alle quali il si- gner Orti si cstende con dotte congetture. Tre grandi statue adornano lo stesso giardino , una ri- composta in figura di Diana; le altre due degrimperadori M. Aurelio e L. Vero in abito di fratelli arvali , ed in atto di sacrificare, aniendue provenienti dalla coUezione Molin; e die forse sono le due teste medesime die accennn il Yisconti nel Museo Pio Clementine (tom. VI, tav- XXXIX, nota 3 ) accomodate sopra due statue acefale , siccome si pratica giornalmente dai bravi restauratori romani. Trenta sono le epigrafi tutte romane e patrie, sotto il quale aspetto crediarao doversene tener conto plii di qual- che altra collezione maggiore ; pero furono gia divulgate e commentate da altri , fuori della prima colle semplici lettere r . o . M . SAG . sulle quali non potevansi esporre che 3l6 ArPENDICli ITALIANA. troppo volgarl cognizioni ; la XIX sepolcrale posta da jina Gabba Llarcella, nome barbaro cd affatto sconoscluto, che avrebbe potuto meritare alcuiio studio ^ cosl pure la XXiil e la XXVIII, die si conservano nella cantina del giardiiiiere. Iiiedita del pari puo considerarsi la V non a\endo 11 Maf- fei ne gli altri precedent! editori fatto niente alia parola NERONIEN , die la reade piii die singolare. In proposito della quale iscrizione siamo grati al cli. antore dl aver trovata ragionevole P oplnlone per noi manifestata ne^ 3Ianni comensi intorno ai Seviri ed agli Augusta!!. Se non che gli sembra farle ostacolo codesto L. Solanio Seviro Augustale e Neroniense, non meno die il Cancrio Glemente Augu- stale e Flaviale dl una laplde gruterlana, e TAnfileno sl- nillmente Flaviale dl una niafF>^jana. Kol pero non pos- siamo comprendere quale difficolta possa esserv! die un Seviro della plebe o degll Augnstall ( seguendo la nostra ipotesl) abbia potuto esercitare qualslvoglia altra magistra- tnra civile o religiosa. Rlspetto pol al titolo Neroniense., egli e noto , per cio che ne riferlscono Taclto (^Annal. Xiv) e Svetonlo [Ner. 20 ), che Nerone area Istltuito un ordiae partlcolare di glovani fra i piii robust! ed elegant! della plebe , onde averli sempre prontl a fare schiamazzo e bat- ter le niani nelle sue Imprese teatrali. Costoro furono da lul diiamatl Augustani-, ma avendo Citerlde moglie di Stla- nio, uno del bel nuniero , voluto fargliene onore nel pre- sente epltaftio, ha stimato conveniente di agglugnervl 11 titolo di Neroniense, per dlstlnguerlo dall' ordinaria augu- stallta nella quale era simllmente iscritto. La slngolarita del titolo neir unlco marmo Veronese dimostra abbastanza non essere stato comunemente adottato in od»o alia me- moria dl quel prlnclpe. Antica statuetta dl hronzo (di Mercurio). ■ — Verona, 1834, pag. 1 6 , con fig. , in 8.° Antica statuetta (di Giove) illustrata. — Verona, ;8.36, pag. 16, con fig., in 8.° Queste monografie pubblicate in occaslone d! nozze, dl- scorrono due statuette die si dicono trovate da pochl anni nel luogo dl Montorio Veronese, unitamente ad altrl lironzi, nionete e slmlli anticaglie per la maggior parte Illustrate con altri opuscol! dal dillgentissimo ed operoso cavaliere Orti. Certamente i molti simboli e le figure minor! che APPENDICE ITALIANA. ZlJ accompagnano queste due statuette, assortite fra loro a modo di riscontro sopra nn piano metallico, e che a differenza di tutte le altre di simil natnra formano intiere composi- zioni, perfettamente conscrvate in ogni lor parte, le ren- dono singolarissime. Perocche , secondo che appare dai di- segiii , il Mercnrio col petaso alato e i calzari , si vede in atto di riposo sedente sopra una rupe , accanto alia quale un aniorino con grappolo d'uva in mano cavalca un ariete; dalPaltra parte una capra ; a' piedi havvi una testuggine ed una lucerta. II Giove coronate di querela sta ritto, te- nendo il fuhnine nella sinistra, ed a iianco una specie di sacco , o piuttosto un tronco d'albero incavato. La statuetta con questo e sostenuta da un piedestallo con base e cor- nice foriuato da due colonne jonlche e pilastri, ed in mezzo una piccola niccliia con entro una figura di donna sedente; e sulla stessa base del piedestallo aitra statuetta minore vestita , con sckiila nella destra , ed un corno potorio, o veramente un cornucopio nella sinistra. II lavoro sembra lontano dal secolo migliore dell'arti. Pero i molti simboli avrebber potuto dar materia di lunghe discussioni al piit sobrio archeologo , non clie al nostro autore usato a non risparniiar congetture, autorita e citazioni ovunque possan cader in acconcio. Non v' iia dubbio che codesti idoletti mistici e dlvoti (anunessa la loro antichita, sulla quale ci rimane alcun non lieve sospetto ) , dovevano far parte di un private larario , siccome riferisce 1' autore medesimo. Antica lapide istriana inedita. — Verona, i836, pag. 10, in 8." Antico marmo di Valerio Nasone. — Verona, 18 36, pug. 17, in S: La prima epigrafe da pochi anni scoperta e concepita in questi termini, EVANCELVS = COLONORVai . POLENSIVW = I50RIAE . V . S . L . Jl . fu copiata dall' autore medesimo ia Pola eve si trova nella bella raccolta di antiche iscrizioni , con ottimo consiglio forniaia entro la cella dell'antico tempio di Roma e di Augusto. Essa meritava di essere pubbhcata perche inedita , e pel nuovo nonie del servo pubblico che con essa sciolse il suo voto ; ed ancor maggiormente per r insolita deita quivi nominata. Le osservazioni si aggirano intorno a questi argomenti, siccome pure all' antica colonia di Pola , riportando ad abbondanza tutte le lapidi nelle quali si trova nominata j in particolar raodo si esteude 3lo APPENDICE IT.VLIANA. snlla favola til Borca e cU Orizia, e sul loro culto prcsso gll anticlii. Di assal maggior importanza alia storia patria riesce Taltra dissertazione del sig. Orti sopra un inarino trovato sino dal lySS insieme con altro nella demolizione del cam- panile di Colognola, ed ora esistente nel museo di Verona; avvegnache altre volte sia stato pubblicato e conosciuto dagli eruditi. Se non che per rilevarne il maggior pregio e necessario supplirvi ed aggingnervi un nome die si dice mancarvi nella prima linea. Perocche quanto e permesso a tutti di leggervi e del seguente tenore : rUE . nason = IIIIVIR . VIAR .GVR = FLA]\1 . AVG = rRIMO . VERON==CREA- To = PLEBS . VNIVER = alle quali parole preponendo il nome VALERIO, si avra un Valerio Nasone della tribu Pubblilia, cui erano ascritti i cittadini di Verona. Questo supplemento le fa dato da prima dal Veronese Canonico Dionigi in un suo lavoro storico apologetico, aggiungendovi anclie il pre- nome e cpello del padre: M . VALERIO . M . F . della qual cosa gli scrittori della storia letteraria d' Italia non si mo- strarono appieno capaci. II ch. sig. Orti assicura pero averci trovate visiljilissime tracce delle lettere VALE . . . ma vor- rebbe fargli precedere una P . e succedere L . F . Tattocio snpposto, si ha un nuovo personaggio storico che accresce lustra e decoro alia patria; la qual cosa ne impegna di prendere ad esarae con maggior cura le ragioni per lui addotte, aflinche il sentimeato patrio non abbia , come al solito , a diffondere maggiormente , ed a fargli scusa ove sussistesse T errore. II personaggio che in grazia del detto supplemento sa- rebbe nominato nella lapide e Valerio Nasone del quale fa menzione Tacito negli Annali (lib. iv, c. 56) chiaman- dolo uomo pretorio ; apparirebbe quindi clie costui dopo aver esercitato il quartumvirato viale die si accenna nel marmo Veronese, percorse tutte le altre cariche della ro- mana repulilDlica , ed aU'epoca del fatto narrato dallo sto- rico avea compiuta quella di pretore. E polche in altro luogo vicinlssimo a quello ove fa trovata la delta lapide , n' era molto prima venuta in luce altra votiva posta da un P . FALERIVS . L . F . COS . riferita dal Grutero (p. io63 , n.° 8 ) e da altri , si suppone ancor questa appartenere alio stesso soggetto , il quale innoltratosi negli onori fosse giunto alia suprema dignita consolare ; cio die I'autore APPENDICE ITALIANA. Sig crede potere Btablllre nell'anno 788 o 799 (probabilmente per errore tipografico 89 ). Nol non vogliamo contraddire alia possibilita delle cose molto ingegnosamente sin c|ni combinate ; nelle quali per altro conviene rettificare le date tutte citate in falso. Pe- rocche si dice che Augusto mori nel settembre del 766 , allorche gli stessi autori da lui allegati accertano esser morto il 19 di agosto di quell' anno, o piiittosto del suc- cessive giusta il compute varronlano molto piii in uso e seguito ne' fasti volgari. Si dice die Valerio Nasone ando a Smirne nel 776 citando I'annalista latino, il quale ( ediz. di Oberlin ) riferisce quel fatto nell'anno 779. Fi- nalmente non si e osservato che il noine di Falerius in luogo di Valerius nella seconda lapide, accenna all" impero di Clandio, dal quale venne ordinata la famosa aggiunta alPalfabeto latino; sicclie il consolato di Valerio Nasone, inancante in tuttl i fastografi , dovrebbe aver luogo dopo il 794. Che sebbene della gente Faleria si conoscano altri nionumenti in Verona, non dubitiamo essere derivata dalla prima, ed aver conservata la nuova diacritica ortografia , anche dopo esser cessata poco appresso nell' uso comune. Neir epigrafe di Verona, Nasone s' intitola Flam. Aug. onde appare non essere stato nominato Flamine di Augusto gia morto e divinizzato , sicconie suppone Tautore, che in allora si sarebbe dovuto scrivere Flam D. Jug. a norma degli altri esempi per lui citati. Converra percio integrare r abbreviatura , Flamen Augusti , cioe deH'imjDeradore ancor vivo , o piuttosto Augustalium. E noto poi che questo sa- cerdozio era solito ne'municipj conferirsi a giovanetti delle primarie famiglie , per dar loro maggior titolo e conside- razione a poter progredlre negli onori : laonde essendo questo vifficio mi\nicipale convien farlo precedere all' ur- bane ( noi diremmo delle stato) di Quadrumviro viale , col quale non meno che cogli altri del XXvirato, si apriva la via alia questura, quindi all'edilita o al tribunato, per giugnere poi alia pretura , carica dalla quale Valerio Na- sone era gia cessate nel 779 , epoca del fatto narrate da Tacito. Si osserva inoltre che Tiscrizione onoraria a Nasone deljb' essere stata sottoposta ad una statua , senza di che non si saprebbe comprendere come vi avesse potute con- correre tutta la plebe di una citta. Non sembra quindi 020 APl'ENDICE ITALIANA. molto probab'ile che sifFatta onoranza siasl renduta ad an giovanetto assente, ed appena per lui incomincuxta la car- riera che promettevagU carlclie infinitamente piu cospicue. Semljrerebbe pertanto piii verosimile quella onorevole me- moria essere stata posta ad un cittadino , che coUe due accennate cariche averse gia compiuto il corso degU oaori pubbhci , ma colle sue beneficenze si fosse fatto merito presso la plebe. Finalmente non e da tacersi che della gente Nasonia Veronese esiste nello stesso Museo altra la- pide che rlferisce il Maft'ei (m . V . p. i54, n.° 4) dalle quali cose puo argomentarsi sul valore delle ingegnose ed erudite congctture del ch. autore, intese ad arricchire la patria di un antico personaggio storico e consolare. Di alcune andchita di Garda e di Baidolino , e deU'antica Arilica , tec. — Verona i836, pag. 38 con due tav. Garda e Bardolino sono due amenissime terre del Ve- ronese , poste suir amenissimo lago che in oggi prende il nome dalla prima , ed una volta dicevasi Benaco, fatto ce- lebre da' piii gentili poeti latini. II cli. cav. Orti inteso sempre alia ricerca ed all' illustrazione di tutte le antiche memorie della sua citta e provincia e andato a visitarle e ricercarle studlosamente ; e ne descrive le incantevoli bellezze , e le ancora piii belle cortesie degli odierai Be- nacensi. Codesti luoghi dovettero essere molto abitati e colli in antico , perocche vi si rinvengono non pochi ru- deri ed altri monumenti romani ; fra' quali in Garda il sig. Orti ha copiate sugli originali due iscrizioni clie ancor susslstono, amendue sepolcrali e gia divulgate, e le ha cor- redate di nuove illustrazioni e confronti. La memoria piu antica del nome di Garda 1' ha trovata in due diplomi di Re Berengario I sul finire del IX e sul principio del X secolo ne' quali viene qualificata citta ; ed a quell' epoca dovette pure comunicarlo al suo lago. Si dicono appresso le varie fortune cui soggiacque, finche cadde sotto al Ve- neto Governo. Bardolino si asserisce dall' autore terra ragguardevole at tempi romani^ e cio sul fondamento di esservi state disco- perte due sepolcrali iscrizioni ora esistenti nel pubblico Museo Veronese ; la qual cosa non siamo d'avviso possa dar argomento che basti , qualora per esse , o in altro niodo non apparisca Y antico nome di un Foro , di un APPENDICE ITALIANA. 321 Pago , 0 VIco ; e tanto piu die le persoue ia dette lapidl nominate , asslcura egli stesso , essere cittadini di Verona. La piii antica memoria che si conosca di Bardolino trovasi in nn diploma di Pipino dell' anno 807. Si accennano ap- presso i pi-lncipali avvenimeati di essa terra siao all'epoca sovraccennata. Finalmenle si parla dell'antico Vico di Arilica gia esi- stente sul Iiiogo in cui sorge in oggi la fortezza di Pe- schiera ; delle cinque lapidi quivi trovate , e del collegio de'nocchieri quivi stabilito, argomentl gia traitati da altri storici ed antiquarj. Al quale proposito il cavalier Orti riproduce tutti gli anticiii marmi, e quanto e stato scritto intorno a' collegi de' navicularii e nocchieri sui laglii , sui fiumi e sul mare , in Italia e fuori. La prima menzione del presente luogo di Peschiera appare in alcuni monu- menti diplomatici del secolo IX. Di essa ancora si discor- rono rapidamente i casi avvenuti sino a'nostri ciorni. Prescindendo da qualclie inesattezza specialmeute di ci- tazioni , delle quali il sig. Orii non sendjra molto soUecito, e da qualche espressione ingiusta uoa clie irriverente verso la memoria del suo grande concittadino Maffei , ed altri nomi meritevoli di tutta la nostra venerazione e gratitu- dine ( cio che abbiamo notato con dispiacere aaclie nei precedenti lavori), facciamo plauso alia dottrina e soler- zia del ch. autore nel raccogUere ed ordinare le present! notizie. Vita della contessa Matilde di Canossa tratta da ua aiitico Codice ms. — Verona, 1834, yag. 44, in 8.° II conte Orti nella lieta circostanza delle nozze di una figlia del inarchese Bonifazio di Canossa suo zio, con sa- vio del pari clie gentile accorgimento ha data in luce questa vita della celebre contessa Matilde, che meritamente /oema della famigUa di Canossa d piii, nobile adornuniento. La qual vita finora inedita e stata per lui tratta fuori da ua codice ms. in pergamena del i3oo incirca , in cui contiensi un breviario della storia de' Longobardi di Paolo Varnefrido; compendiata, siccome pare, da ipiella del Donizone, che gia pubblica; ono il Leibnizio , il IMuratorl ed altri , con qual- che notabile diversita. Scriua in latino assai barbaro , il dotto editore ha voluto pubblicarla, siccome egli dice, nello stesso idioma , conservando fedelinente I'ortografia del codice. Bill. Ilal. T. XC. a I 622 ^PPENDICE ITALIANA. ed aggiungendovi un volgarizzamento italiano , non gid alia lettera , die sarebbe riuscito troppo bruttato dalle continue ripetizioni cd idiotisnu, ma bensi compendiato e parafrasato, Soggiunge poscia, essersi dato la cura di arricchire di an- notazioni questo Ubricciuolo , sendo pienamente convinto di quella gran verita die certi libri o tratCati storici non pos- sono interessare, ove non vengano presentati al pubblico sotto it rapporto enidito. Nelle quali cose audiamo perfettamente d' accordo ; se non che ad avviso nostro laisognava ancora premettere una piu esatta notizia del manoscritto , end' e state tratto codesto storico uioniiiuento ; e specialmente del pubblico o privato stabilimento ove trovasi conservato. Notizia necessaria noa che rilevantissima , die non sappia- mo comprendere come il diligentissimo Orti abbia omessa. Che in questa consiste principalmente la fede letteraria e la facolta di sciogliere qualsivoglia dublaio intorno alia le- zione , ai fatti ed alle parole. E sarebbe percio necessario che simili tesori rimanessero sempre custoditi nelle pub- bliche biblioteche o negli archivj ; slcuri da ogni disper- dimento , ed in particolar niodo dall' avidita degli stranieri, che ne vanno giornalmente impoverendo la nostra patria. Parecchie note critiche, storiche ed erudite il dotto editore ha sottoposto al suo volgarizzamento, per le quali si cor- regge e si spiega in molte parti il testo ; e si rende per niolti titoli maggiormente interessante il presente libretto. Intorno alcuni manoscritti dell' I. R. Biblioteca di Mantova e della capitolare Veronese. Lettera. — Verona, i835 , pag. 14 , m 8.° L'autore da le notizle di alcuni manoscritti Inedlti per lui osservati nelle due ricche biblioteche suddette, portanti opere storiclie, sacre e di semplice letteratura , infra le quali alcune del celebre Guarino Veronese. Le minute osserva- zioni mostrano le moltiplici cognizloni dell' autore e lo zelo che lo anima per ogni ranio di bella letteratura, avvegna- che ne sembri avessero potato meglio aver luogo in una qualche opera grave di bibliografia o di storia letteraria , che in opuscolo di poche pagine. Di maggiore importanza pe' nostri studj , e per cui gli saranno grati tutti i cultori delle cose antiquarie , debb' essere la prossima pubblica- zione cW egii sta preparando di una seconda epistola con- solare inedita dell' altro suo grande concittadino cardinale APPENDICE ITALIANA. 323 Norls , slnora desiderata dai dotti , e compianta siccotne perduta dal dottissimo Apostolo Zeao, ma die non e sfug- gita alle diligeatl indagini del conte Orti , die V lia disco- perta fra i nianoscritti della libreria comunale di Verona medesiina. P. V. A. Biografia degV Itallanl illusLri nelle sclenze, lettere ed ard del secolo XVIII e de contemporanei compilata da letteratl itallanl dl ogni provlncia e piibblicata per cura del professore Enillio De Tipaldo. Volume quarto. — Venezla, iSSj, dalla tlpografia dl Alvi- sopoli , ill 8." Questi volumi die si vanno pubblicando per le beneme- rite cure del professor Tipaldo sono un' ottiiua prepara- zioae air istoria della letteratura italiana degli ultimi tempi, onde diiunque in avvenire si acciugera a scrlverla avra in essi un' aaiplissima raccolta di notizie , e certo gli avverra pill faciliuente di trovarne una sovrabbondanza che pro- duca imbarazzo e coafusioae, che di patirne difetto. E in- tanto, in questa biogratia si couservera fedeluiente la me- moria di quegli uomini die piu per modestia che per merito oscuri contribuirono con diligcnti studj e con ope- rosa e aioderata sapienza a promovere la civilta deila loro patria ; di quelle scoperte che rimaste per incuria o per accidente inosservate possono facilmente esser usurpate dagli stranieri sempre presii ad ornarsi delle altrni spoglie e delle nostre singolarineute ; e delle scritture ancora ine- dite, le quali se fossero pubblicate colle stampe potreb- bero difFoudere nuova luce ed accrescere il patrimonio delle scleiize e delle lettere italiane. Questi pregi e questi vantaggi delT opera di cui parliamo appariraaiio maggiori e pill uianifesti quando le varle parti di essa avranno sor- tito queir oiJine die la loro natura e la ragioae richie- dono , uia con cui nella prima edizlone non poterono per particolari circostanze essere dtstribuite. II volume quarto di cui ora rendiamo conto si compone di 5 12 pagine e coiiipreude 179 articoli. Fra questi per la celebrita dei persouaggi a cui riguarclano devono esser dlstiati quelli dei cardinale Giuseppe Albani , di Giovanni 024 APPENDICE ITALIANS. Aldlni, delPAndres 5 del BelzonI , del Cocchi , del Corti- celli , del Deiiioa, del card. Gerdil, del Gianni, del Ma- lacarne , del Marini , del Marzari Pencati, del Masclieroni, del Milizia , del Palmieri, del Pignotti , del Pompei , del Pvogati, del Sestiiil, di Francesco Maria Zanotti, dello Spol- veriai , di Pietro e di Alessandro Verri, e finalniente delle due iliustri donne Teresa Bandettiui e Fortnnata Fantastici. TlUiI gli altri articoli trattano di nomini clie senza levarsi a grande rinomanza fecero perb buone prove d' ingegno e ]asciarono coUe opere lore non ignobili vestigia nelle car- riere da essi percorse per cui ebbero giovamento gli studj Italia ni ed onore le patrie loro ; alcuni pero eccettnati di cui si durerebbe veramente fatica a irovar la ragion suf- ficiente , come sono quelli riguardanti a Touimaso Vasconi, a Paolo Toruzzl , a Vincenzo Falibri , a Francesco Man- cini , i quali furono bensl buonl cittadini ed amarono le scienze e le lettere, nia forse non fecero altro che amarle, e quindi non seml^ra che abbiano acquistato bastanti di- ritti per esser posti nel iiovero degP Italiani iliustri. Me- ritano poi a parer nostro distinta nienzlone per la giusta misura , per la precisione, per certa accouiodata tempe- ranza di stile e di parole gli articoli die parlano di Giu- seppe Pavesia, di Filippo Farsetti, di Carlo Pozzo-Perego e di Aiessandro Politi. Ma ne la palese sconvenienza , ne le ragioni intriiiseche dell' opera , nl le osservazioni piu volte fatte e ripetute valsero ad impedire che la maggior parte degll altri articoli o per sovercliia prolissita , o per inal collocato sciorinamento di dottrine , o per intempe- stiva effusione di alTetti riuscissero lunghi cosi che parec- chl tra essi occupano oltre venti colonne di stanipa ed uno, quello di Aiessandro Yerri, ne occupa oltre quarantasei ; le quali Innglierie dir non sapreinino se piii rechino ingotfl- Jjro al volume, o fastidio ai lettori , o danno all'impresa. Pero tanta sovrabliondanza di parole non toglie che in al- cuni articoli alcuna ommissione notare si deljba. Per esem- pio in quelli dello Araja e dello Schiavonetti non e indl- cata r epoca della nascita , iiidicazione piuttosto essenziale che importante in una biografia; in quello di Pietro Braida nianca la nota delle opere publjlicate e composte da que- sto dotto ecclesiastico ; in quello di Giovanni Aldlni si tace affatto dei presidj da lui apprestati per rendere ineno pericoloso o piu utile il servigio dei pompieri nei cast APPF,^■nICF, IT.VLIANA. SsS irincenclio; in quello finalmente dl Antonio Cocclii non ab- bastanza a parer nostro si dimostra e si cliiarisce il pregio jirecipno clie lianno le opere di quello scrlttore di essere dettate con una elcganza di stile , netta di fnco e con una proprieta di parole scevra afl'atto di aflfettazione ^ il cjual pregio e somino in ogni tempo, nia in quello in cui visse il Cocclii fu rarissinio e singoiare. Queste mende non dimiuuiscono nienomamente il merito essenziale di quest' opera ciie conslste nell'essere eminente- mente nazionale e nell' accuinulare una gran dovizia di ina- teriali per la storia letteraria de' tempi nostri. Ognuno conosce da qnali e quanti ostncoli abbia dovuto sifFatta inipresa essere attraversata : trattavasi di raccogliere da ogni parte notizie diverse, talvolta incerte, talvoka confuse e sempre disperse, e di valersi di collaboratori die sebbene divisi di paesi, di coslumi, di genj , di tendenze avrebljero pero dovuto convenire in nn solo jieiisiero e in una sola forma , e sacrificare alia natura ed alle ragioni del lavoro a cui intendevaiio le loro individual! simpatie, i loro affetti patrj , le loro stesse preoccupazioni. Se quindi il profes- sore Tipaldo con un fermo proposito , con un' aniniosa e perseverante alacrita pole superare questi ostacoli gravis- simi, s' egll inoltre coll'assidua sua diligenza ci da sicura guarentigia die successivi miglioramenti ed opportune cor- rezioni faranno sparire quel difetti clie in una prima com- pilazione difficilniente si potevano evitare , certo una bella lode gli dovra da tntta Italia provenire, e dovra. questa es- sere a lui 5 come di sommo conseguito benefizio , ricono- scente. Elogio dl Girolamo Poggi dctto da Vincenzo Salva- GNOLi rieir adunanza solenne delVI. M. Accademia del Georgofili di Fireiize il di 3i diccmbre 1837. — Firenze, i838, coi dpi della Gnlileinna, in 8." Girolamo Poggi nato in Firenze nel i8o3 e morto nel 1837 lasclo di una vita assai breve e travagliata da in- ferma salute frutti non meno splendidi die dnraturi. Al- r ingegno ed alia dottrina congiunse tanta virtu e tanta modestia , cbe lo fecero caro e mirabiie ai buoni del pari che ai sapienti ; donde poi la sua morte fu sentita e com- piaata universalmente. L'Accademia de' GeorgoHIi a cui egli 326 APrENDICE ITALIANA. appartenne commlse al sig. Salvagnoli rincarico di scrlverne Telogio; ed egli obbedendo aU'iQvito mostro col libretto clie annunziamo come 1' ingegno e i sentimeuti generosi non abbondassero soltanto nell' illustre defunto. " Atto a fare, il Poggi, forleniente voleva fare;, 11 perche lo avre- 9ti veduto rapidamente correre qnegli stndi clie Flrenze dava migliori nelle lettere e nella filosofia , ottimk nelle matematicbe ... 11 sapere I'arissimo e I' ingegno straordi- nario non lo avevano invanito si che gia credesse tiitto potere. Neppnre a»pettava occasion! o rariasime o Impos- sibili . . . Egli sapeva che in tatti i tempi , come e dato vivere innocente , cosi e dato esser utile ; die non vi ha necessita di farsi temerarj a rinscire bcnefici : sempre essere assai anco il poco bene che solo e possibile : ne stare il bene fnori della virtii, ne la civilta fuoii della ragione operativa ... A migliorar la sorte altrni si afFatico il Poggi sempre col migliorar se stesso per la parte dell' intelletto e del ciiore , persnaso die scompagnata dalla sapienza e sterile la bonta , e qnesta rende il potere di qnelFa eflica- cissima ; povche il yero, specialmente volto a novita civili, Tien creduto piit facilmente qnanto piii venenata e cara e la persona che lo annnnzia e slHogizza . . . Centro alle sue specnlazioni e fatiche fcce la scienza civile ; principio di essa precipuo la vera e libera economia ; struroento di perfezione la ginrisprvidenza ; campo delle operazioni la Toscana . . . Aveva stiidiato quell' Immenso volume di leggi leopoldine che sembra un caos a ehi non sa portarvi la luce della scienza riformatrice. Ma per inteiiderne il bene egli , afFerrato il principio legislatlvo , pose a confronto col disordine mediceo il sistema leopoldino , del quale ricom- posc il bello e gagliardo eorpo raccogliendone le sparse inerobra e dandogli rita. Nella sua mente surse il simula- «ro di qnanto ii principe filosofo compi , comincio , pro- mise e desidero: e alia grandezza di tanto beneficio znchl- nandosi , nulladimeno ei si astenne di rappresentarlo al pubblico in tutta la sua ampiezza ; perche troppo acerbo rimprovero dovea fare ai nostri padri di non aver usato in si largo tempo occasione cosi utile e bella. II Poggi in tante rifonne operate da Leopoldo si linilto solamente alle eivili , come quelle die erano di gran momento e che po- terono durare. E al prospetto ch'ei ne face poneado mente, cbiwnqne ami il vero e costretto ad esclamave ; die co£3 APPENDICE IT ALT VN A. 3a'7 era la proprieta , che cosa la indnstria toscana al Venire di Leopoldo ? . . . Lui i vecclii felici che videro il beato re- gno dl Leopoldo ringraziarono di aver loro restitnito cjnanto credevano perdnto ; lui reverenti ammirarono gli uomini , maravigliando die in tempi senza stndj sorgesse nna voce a mostrare e i mali e i rimedj , alzavano a lui la mente e il desiderio i giovanl cui tardnva 1' inerzia e spaveaiava un av venire tenebroso . . . Oh ! t|aanto non poteva aspet- tarsl da lui die a mezzo il corso della vita umaua con- giungeva al senno virile queir autorita che anco da' piii sapient! solamente ne' tardi anni si acquista ! Ma il male die da undici anni veniva consumandogli la vita , si ma- nifesto prepotente, e il suo pericolo divenne publilica cura e timore. Andarono alia mestissima casa ancor quelli che non lo conoscevano , come solleciti di una vita che pa- reva necessaria a tiitti. Vide senza sbigottimento avvicinarsi r era del sacrifizio . . . Gli affetti si teneri e puri di amico, di fratello, di {iglio a poco a poco si perdevano tutti nella immensa carita verso Dio , e in esse tntti abbracciando, mentre a lui volgevasl sperando ricompensa alle virtu, ai suol pill cari lasciava precetti ed esempi onde potesse riacquistarli in un mondo migllore. " A questi saggi non crediamo necessario di aggiungere nessuna parola di lode. A. Lettere inedite di quaranta illustri italiani del sccolo XVIII. — M llano , 1 836, presso Santo Bravetta , dl pag. 827, in 12.°, al prezzo dl lire 3 austr. Lettere dl Vlnccnzo Monti, Teresa Bandettini e Cesare Amci che si puhbllcano per la prima iolta. — ■ Mllano, i83o, col tipl dl Giuseppe Bernardoni, in 8.°, dl pag. 63. Lettere inedite dl autorl di chlara fama. — Udlne , nella tipografia Ventlrame, in 8.", dl pag. 80. Lettere storlche dl Bonnlvet, 31ontmorency, 3Iazzarlno, degll Sforza, Estensl e dnltrl, pubbllcate con note da Carlo MoRBio. — Mllano, i83o, dalla Socletd tipografira de Classlcl Italiani , In 8.°, dl pag. 63. Abbiamo fatta gia qualche volta la nostra dicliiarazione di non essere molto amici di questa usanza di pubblicare 2(> Ai'PE^DICE ITALIANA. lettere inecUte , quasi tntte ^uomini illustri. Senza qnalche necessiia o qnalche notabil vantaggio dell' universale non si dovrebbero , al parer nostro , dnailgare qncste scritture dei niorti, presso a poco per qnella stessa ragione per la quale non si divulgano quelle dei vivi, ne si rapportano i discorsi famigliari. Sopra tntto poi si vorrebbe esser cauti quando le lettere sieno tali clie mettano in pericolo ciii le detto non solo di parere men colto o men sicuro scrittore, ma uonio altresi lueno sincere e meno leale di quello die merita di essere generalmente tenuto. Che nella vita oc- corrono alcune circostanze per le quali altri dice o scrive a buon fine qnalche parola che non vorrebbe poi pubbli- care per tutto T oro del mondo. II Eosmini non avrebbe al certo voluto pnbblicamente gridare mediocre il Monti a cui molti ancor vivi ricordansi di averlo piii volte sentito profondere immense lodi , ma spero forse di poter essere per tal modo mediatore fra due amici ; ne Gregorio Fon- tana probabilmente ebbe intenzione di farsi testimonlo presso la posterita della bruttezza non solo ma della sgua- jataggine ancora della moglie del signor Slop ; ne forse mons. Lioni canonico di Ceneda voleva dire al mondo quello ch'ei dice delTignoranza dei Padovani per compiacere al sue Vallisnieri, massimamente dopo avere scritto che Pa- dova spira lettere in ogni angolo. E questa considerazione vale sopra tutto quando si tratti di scrittore i cui segreti non si possono far palesi senza toccare persone tuttora viventi con pericolo di riaccendere antiche animosita. Ne gloverebbe il dire che questi segreti cosi palesati servono alia storia del cuore umano in generate od a cjuella jjar- ticolarmente dello scrittore; perche le circostanze, come abbiamo gia detto, possono avergli dettate alcune parole con intenzione afFatto diversa da quella a cui i poster! le trarranno. Le citazioni da noi fatte poc' anzi appartengono alia prima ed alia terza delle raccolte annunziate : ma dopo lutto questo non dobbiamo tacere che la prima contiene parecchie lettere non indegne di essere aggiunte alle rac- colte che d'ora in poi si faranno. Quelle poche che avremmo voluto omettere come inofficiose , ne le altre che ci pajono inutili , non debbono farci dimenticare le buone a cui vanno unUe ; e per le quali e giusto ringraziare clii si compiacque di pubblicarle. Tutte e due poi queste raccolte furono APrENDICE ITALIANA. 32^ messe in luce in occasione cli nozze : e sono un dono cli no/.ze altresi le lettere del Monti , della BandettinI e del- TArici jDnbblicate dal cav. Bernardoni a cui sono Indiritte. II Monti apparisce qui ben diverso che nell' altro volume; le sue procUizioni , per giudizio della Bandettini, sono gemme di valore inestimabile ; e per lui essa esclama : « Evvlva ! II genio italiano, ancorclie scoraggiato e depresso (24. gen- najo i8o3), s'innalza malgrado degli sforzi dell'invida ignoranza in quel modo die la palma, al vento che la in- veste , sorge piu bella vincendone il maligno soffio. » Nelle lettere poi deirArici trovasi una notizia degna di essere ricordata , cioe che nel coniinciare del 18 10 egli aveva gia sid tehijo Vargomento ddle fonti pubblicato poi solo nel i833 , e che il pensiero di scrlvere un poema sul governo delle pecore (la Pastorizia) gli fu suggerito dal cav. Ber- nardoni. II giovine poeta dichiara di non aver mai inteso la mente a siffatto studio: domanda libri ed istruzioni nella materia, e si accinge aU'impresa. Nel 18 12 poi egli scri- veva all'aniico: Non vi mando i libri che mi avete imprcstaU perche mi- ahbisognano ancora un po'' di tempo e fra non molto vedrete che non parlaste al vento dicendomi di scrivere un poema sulla pastorizia: e nel Inglio del 18 14 il poema era gia beilo e compiuto ; e rArici scriveva al cav. Ber- nardoni : Mandovi una copia grande del mio poema piii vo~ stro che mio essendomene da voi venuta Z' idea e I' incorag- giamento. Piu importanti di . tutii poi e piu rare sono le lettere pubblicate dal sig. Morbio e da lui corredate anciie di note. Oltre alcune particolarita gia indicate dalTegregio editore, alcune altre se ne trovano in questo libretto , come suole avvenire ogni qualvolta s' abbiano innanzi documenti di storia alcun poco antica. Vediamo qixi per esempio da una lettera del Duca di Milano del 23 aprile 1488 come il Priore deli'Abbazia di S. Marco, richiesto di cento ducati in subventione se ne fosse scusato allegando le piccole en- trate e le molte spese ; al che il duca fece questa risposta: Ve dicemo die ben sapiamo secondo la spesa quale teneti V in- trate lostre non essere si exigue, che non possiate provedere a ducati cento per satisfare ad uno simile nostro bisogno : Per il che de nuovo vi confortiamo et cmicamo ad volere omnino fare apportuna provisione a dicti dinari; e gli as segno termine im mese a sborsarli nella tesoreria generale. Del che per un 330 APPENDICE ITALIANA. esempio certissimo e chiarlssitno si raccoglie come fossero allora arbitrarle le Imposte, e per qucsto poi anche incerte. Ma noi lasceremo ai lettori I'andar cercando in questo libro cio clie esso contiene di plu notabile ia fatto di storia , e per rimedio alia noja di questo articolo trascriveremo alcnne parole di una lettera Ji Einanuele Vizzani al famoso Vir- gilio Malvezzi intorno ad una Maddalena dipinta da Guido Reni ^ e posseduta gia ( come avverte il sig. Morbio ) dal cardinal Santacroce : « Oh canto ed avveduto giudicio di pittor famoso a non dipingerla plangente ! Si sarebbe il colorito lino forse, qual naufraga navicella, sommerso nel- r orideggiante pelago del suo pianto ed egli non T avrebbe potuto ritenere con Tancora del pennello . . . Oh, se uniano udito potesse penetrar tan^oltre ch'arrivasse ad ascoltar il concento die su la tela effigiata alia compunta peccatrice rimbomba nel core, udirebbe cb' il suo pianto manda stre- pito di timpano, i sospiri suono di cetra , e i gemiti me- lodia di canna musicale . . . Ella esalando 1' anima in sospiri, sprigionata dal labirinto del senso col filo della cognizione, adunera nella mente agitata densa nube di dolore , dalla quale sgorgando pioggia di lagrime fara puUular la croce^ e mutandosi T ordine delle cose , il cielo che di rugiada irrigava la terra , sara bagnato da diluvio di pianto ter- reno . . . Collocatasi in sassosa ed erta pendice , invia per strada plu breve le preghiere a Dio, e par chc immota e insensibile spirl col moto sensi vitali e prorompa in questi accenti : S'io vicina a sommergermi, o mio Reden- tore , navigai il vasto mare della vanita, ora getteio fuori della nave del mio core I'onda de' pensieri impuri con le cassule della penitenza. " Violarium Groecum philologlciim critlcian excultum et in ordinem Tedactuin a Joanne Petrettinio Cor- cyrense Fhilologcce grcecce et latince professore pro sals Philol. Gr. lectlonibus in Patavina Vniversi- tate. — Venedis, 1827, ex typographia Andreola. Supponlamo che a molti altrl sia sconosciuto questo vo- lume pubblicato bensi gia da oltre dieci anni in paese tanto vicino e da letterato s\ illustre , e nondimeno venutoci alle mani soltanto da qualche raesej e lo annunziamo come libro Al'PENDICE ITALIANA. 33 1 utilissimo agli studiosi della lingna greca s\ per la scelta e si per le annotazioni. II professor Petrettini staccandosi dair esempio de' precedent! antologisti si e allargato a mag- gior numero di scrittori ; ed anche da qiielli ai qnali at- tinsero gli altri , elesse generalmente passi piu degni di es- sere studiati da giovani gia pervenuti alia iilologia. Gli autori sono i segnenti: Luciano, Plutarco , Basilic Magno, Giovanni Grisostomo, Isidoro Peltisiaco, Erodoto, Ippocrate, Isocrate , Lisia, Senofonte, Platone, Teofrasto, Demostene, Tucidide^ Teognide, Omero, Esiodo, Anacreonte, Aristofane, Eschilo, Euripide, Sofocle, Pindaro, Aristotele, Callimaco, Teocrito, okre un certo nuraero di epigrammi. Di ciascuii antore precede una breve notizia:, e i Inoglii o piii diflicili a intendersi o piii notabili per qualclie speciale proprieta di lingnaggio sono chiariti sempre e illnstrati da parclie ma suflicienti annotazioni. Potrebbe qualcnno desiderare die il libro fosse accompagnato da iin vocabolario in servigio degli studiosi , ma siamo pienamente d'accordo col sig. Petret- tini ove dice clie questo snssidio utilissimo nelle scuole mi- nori , e invece di niolto danno nelle scnole superiori. Qai- cumque enim optimis vacat grceccB lingiicB itudiii ah un'wtvsa lingua vim s^erhorum intimam eniat oportet , lit eorundem ver- horwn radices , turn nntaralem sensum, turn translatuni, omnes- que i-'arios et communes usus ediscat. ha ejus mens affluet notionum copia , et legitimnni , aut saltern aptiorem cnicum- cpie veibo sensum sciet calUde periteque attribuere. Questo egli dice nella bella prefazione in cui rende conto del pro- prio libro, degli antori dai quali !o attinse , dell' ordine in cui li ha collocati , e della diligenza spesa intorno a ciascna esemplarc proposto a' suoi alunni. Dopo quella prefazione segnitano due brevi discorsi Tunc sulla lingua greca e i suoi dialetti , Taltro suU' eufonia della lingua greca, nota- bili entrambi per una rara chiarezza d' idee utili e giuste. A. Guida dell Educatorej foglio mensuale compilato da Rafnele Lambruschini. — Firenze, coi tipi della Qalileiana. II sig. Lambruschini appartiene a que'pochi che consa- crano T ingegno a quello a che veraraente son nati. I quali non trovando veiuii contrasto ia se stessi , anzi ajutandoli 333 APPENDlCr. ITALIAINA. una grande e troppo rara concordia della mente e del cuore* noil solo arrivano facilmente alio scopo che si propongonoj ma d' ordinario allargano e illustrano o Tarte o la dottrina a cui si son volti. Cosi egli oltre aH'avere fondato nn giornale die in poco tempo ottenne gran fama in Italia e fuori, contribni senza dubbio assaissimo a persuadere la generalita che 1' educare e una scieuza e un'arte tanto piii degna di essere studiata, quanto piu sono gravl ed inevi- tabiii le conseguenze die nascono dal trascnrarla ; libero questa scienza e quest'arte da molte negligenze e da molti abusi i e nientre la illustro con dottriue profondamente pensate, la diffuse e quasi la divulgo con una esposizione cosi facile e cosi cbiara da poter essere intelligibile a tntti. Chiunque ha letto questo giornale gia non ignora che molte persone attissime a ben pensare da se conferiscono volen- tieri col sig. Lambruschini quanto van ineditando intorno alia migliore educazione : e noi sappiamo di alcnne madri le quali ricorrono a lui per consigli ; tanta e la fiducia posta generalmente nel siio ingcgno, iiella sua esperienza, nella sua bonta. II giornale di cui parliamo ha due parti ; la prima delle quali e propriamente la Guicla dell' eclucat ore; la seconda e una serie di letture pel fanciulU. Nella prima si tratta del- r educazione come scienza fondata al pari delle altre sopra certi principj, o come arte die ha bisogno di certe regole ed avvertenze per applicare con profitto i principj scien- tifici. Essa e scritta per coloro che dovendo o volendo educare, sentono il l^isogno di apparecclilarsi degnamente ad un officio di tanto momento. La seconda e una raccolta di buoni esempj e di ottime dottrine esposte a vantaggio immediato dei fanciuUi nel modo piii semplice e chiaro. II sig. Lamliruschlni scrive nella Toscana dove soggiorna gia da tanti anni , e pone cosi gran cura nella proprieta de'vocaboli, e nel conservare alie frasi la vera indole ita- liana, die queste letture devono senza dubbio contribuire anche a diffondere la buona lingua. Gia le idee generali esposte nel proemlo bastavano a far conoscere quanto rautore avesse meditato sulla materia die s'accingeva a traitare; com' egli avesse veduti i difetti delPordinaria educazione, e pensata la via piii acconcia a farueli disparire. La necesslta d'introdurre nell' educazione un principio dirigente che senza faila ricadere neirantico Ari'ENDTCE ITALIANA. 333 sisteina dell'autorita la togliesse all' incertezza ed all' ab- bandono in cai si era lasciata da molto tempo ;, la massima die reilucatore non deblja voler innestare nella mente dell'alilevo le proprie idee, ma essere testimonio e coo- peratore dello svolgiinento delle sue facoka ^ die 1' istru- zione non consista tanto neirarricchire i fanciiilli di co- gnizioni, quanto nel fare in niodo die la loro mente sia sviUippata, sia potente, sia retta;, la massima in somma die reducazione consista principalmentc nello sviluppare le fdcolta non aveva mai ricevuta una dimostrazione cosi chlara e cos\ opportnna come quella die ne fece il signer Lamlnniscliini in poclie pagine del suo proemio. Con pa- di-onanza non punto minore si della materia e si dt-U'arte di esporla perspicuamente , segnito poi a parlare intorno alle qiialita di un educatore, al metodo, ai mezzi d" edu— cazione, e svolgendo sempre con grande evidenza gli ar- gomenti piu difHcili e piii sottili, e venuto a coiuporre veracemente una Guida deWcducalore, cioe un lilDro da cui ciascnno puo apprendere per qual via si debija mettere cdiicando i proprj iiglinoli o gli alunni a Ini coniidati. Ri- spondendo ai dnbbj che alcnni gli mossero, accogliendo alcuni consigli venntigli da persone sollecite della buona educazione, non distogllendosi mai dali'adottato sistema di cercare il vantaggio dei lettori, e di aspirare ad esser detto scrittor utile e popolare piuttostoclie dilettevole ed erudite, egli ba coniposto gia fin d'ora un liliro die du- rera , ed lia collocato il suo nome fra quelli die i poster! ricorderanno con venerazione. Tutto quello clie puo contriljuire a dilTondere utili idee suir argomento dell' edncazione, i metodi delle scuole piii illustri , i libri piu accreditati, gli esempi od i casi spe- ciali di qualciie importanza, tutto e abbracciato diligente- inente da questo giornale. II sig. Lambruscbini ba diciiia- rato fin dal principio die non pnlililicberebbe cosa veruna la quale non fosse pienamente conforme all' intima sua persuasione; ma die sotto questa condizioae accetterebbe anclie scritture di altri. Ed egli ba trovato un cooperatore valentissimo nel sig. Enrico Mayer, il quale comincio se non erriamo con un articolo sul fanciullo calcolatore Pu- gliesi, poi niassimaniente in alcuni altri sotto il titolo di frainmenti d'un viaggio pedag,os,ico ba versato una sapienza accompagnata da tale scbiettezza e bonta cbe ianamora. 334 APPENDICK ITALIANA. Noi nel rendere oiuaggio a qnestl due ingegni rlvolii a cosi utile scopo ci-ediamo di fare! interpret! della stlma e ricoaosceuza dell' universale. A. Le Argonautiche poema greco di Jpollonio Radio por- tate in poema italiano dcd prof. cav. Baccio dal JBoRGO, con note e illustrazioni. — Pisa, 1887- i838, tipografia Nistri, totni 3, in 8.°, di pag. xii 374, 383 e 349, al prezzo di lire i5 toscane: ital. lir. 12. 60. In Mdano , presso Stella, contrada di S. Margherita. L'ApolIonio Rodio dl aionsignor Flaagini e uiio del piii dillgenti e plii perfetti lavori filologici che noi abbiamo. II testo corretto col riscontro di codici iion cousultati da prima e con profonda cogiiizlone della lingua greca j le note copiosissiine e ridondanti di ogai maniera d' erudi- zione ^ scrupolosa la fedelta nel tradurre ; la lingua attinta alle ottiine fonti e adoperata con padronanza uiolto fellce. Egli pubblico il suo liliro in Roma negli anal 1791-1794;, e quella versione letta da pochi , ma pur lodata da aiolti sulla t'ede di alcuui eruditi, rimase uaica nella nostra lin- gua fino al 1 83 6. Allora il conte Coriolano di Bagnolo raise in luce una nuova traduzione e raccompagno di brevissinie noterelle, nelle quali mostro piuttosto attitudine e dottrina, clie voglia o ambizione di entrare nel campo delle filolo- giclie questioni. Stimo per avveutura che in questa parte non si potesse piii contendere la palma al Flangini, e fece prova di superarlo uell'' eleganza e aell' armonia poetica. Non v' ha dubbio die la sua versione sotto questi rispetti vince d'assai quella del suo precessore, ma non crediarao per questo che il poema abbia avuto un nuraero di lettori molto maggiore di prima. Ed ora dopo soli due anni da quella traduzione ecco il cav. Baccio dal Borgo pubblicarue un' altra , non gia in verso sciolto come le gia mentovate, ma in ottava rima, preceduta da un Saggio critico di 200 pagine, e corredata di tante note, che ne disgradiamo il Flangini. Sara egh finalmente il traduttore per cut le Ar- gonautiche di Apollonio Rodio diventeranno lettura gene- rale o di moiti ' Noi ne dubitiamo. Coloro che nelle Ar- gouauticlie cercano erudite notizie leggoao il testo o la APPENDICE ITALIANA. 33S versione letterale laiina ; e sono sempre pochissiml. Gli aruaiori poi della poesla diflicilmente potranno essere per- suasi di studiare nel poenia di un letterato alessandrino quando anche alle produzioni dei miglioii secoli della Gre- cia si e di tanto diminuita la venerazione. Cio che vi ha di meglio in Apollonio possiamo quasi sempre trovarlo molto piu bello o in Omero da cni egli lo tolse, o in Vir- gilio die da lui imitando lo adorno col suo niagico stile. Fra le poetiche produzioni di una scuola tutta data all' eru- dizioue questa di Apollonio e senza dubbio uiirabile per una cert'aura di poesia primitlva clie non di rado c' illude e ci fa sentire un'eta molto piii antica ; ma non per que- sto le Argonauticlie si possono celebrare fra i grandi poemi, ne dalla loro lettura puo venire un gran giovameuto al giovani consacrati alia poesia. Nella traduzione poi del cav. Baccio dal Borgo e molto lodevole al certo la dili- gente fatica per conseguire una fedelta molto rara a mal- grado delle difiicolta in cui lo avvolse la rinia ; ma senza tenia di essere accusati come troppo severi od ingiusti di- remo clie il sito verso e il suo stile potrebbero quasi sem- pre desiderarsi piu franchi , piii soorrevoli , piii natural!. Ne citeremo in esempio le prime quattro ottave. O invocato da me ^ ne canti miei Discendi , Febo, in pi La: destar memoria D'opre illustri vogV io de'' Seniidei Guerrieri sacri alia veiusta istoria, Che spinser fra U scogU Cianei Per le foci del Ponto alia vktoria Argo di remi armata, e preda loro Per , come Pelia impose , il Velio d'oro. Fama correva ( e il grido pur ne intese Quel Re da piima) che neniico fato Aspre sortl su lui tenea sospese, Finche tra il popol folto un uom calzato Solo da un pie non gli si fea palese: iVe d'allor che I'oracolo fu dato Andb gran tempo in cui Giason saliva Del risonante Anauro sulla riva. Se non che I'uno de' calzari cinto Serhava al piede in traghettar per I'onda, E tra i vortici I'altro a' sterpi avvinto Nella parte lasciato uvea piii fonda: dob APPENDICF, ITALIANA. Nand a Pelia avea tosto il corso spinto La 've a Nettuno padre siio gioconda E alli altri IVumi sacra mensa ergea, JVegletta Ginrio la Pelasga Dea. NeU'uom fatale fissa il Re lo sguardo E in sospetio gia sorto , gU e il timore All'ansia mente ad inspirar non tarda Il pcnsiero di offrire a lui I'onore D'lnipresa dcgna di guerrier gagliardo. Per cui spinto su i mari in lungo errore , La i'ia, tra' climi di straniere genti, Del ritorno non piii se gli presenti. Simile a questo saggio e tutta quanta la traduzione. Poesie e prose inedite di Cesare Arici. — Brescia j 1 838, tipogr. delta Minerva., in 8.°, di pag. xxxi e 288, con ritratto, at prezzo di lire 4 austr. L' elogio di Stefano Giacomazzi ed alcune lettere piene di semplictta e di afFetto sono , per quanto ci pafve, il meglio di questo volume; nel quale per altro v'e un canto intiero dell' Eh-ttrico , una tragedia llrica e diverse altre poe- sie. Quanto scrisse I'Arici , tanto abbelli e fece piacevole per iiorito linguaggio e graziosa armonia .^ e cotai pregi si trovano anche ne' componimenti di questa raccoUa, beacbe sia manifesto die non furono tutti ugualmente limaii. II volume poi e un bel testimonio delP afFezione portata al- Pestinto poeta da' suoi concittadini , e comprende un di- scorso dell' avvocato Giuseppe Saleri presidente deiPAteneo di Brescia, un elogio del nuovo segretario Giuseppe Nicco- lini, e le parole pronunciate dal prof. Pietro ZaralDelli sul feretro deU'Arici. Le lugriine di S. Pietro , di Crista , di M. Vergine , di S. Maria Maddalena e quelle del penitente ecc. versi di Luigi Tansillo, di T. Tasso, Erasmo da Valvasone ed Angela Grillo. — Milano , 1 838 , per Gio. Silvestri, di pag. SS^, in i6.°, al prezzo di lir. 3 italiane. La Blhlioteca scelta del Silvestri , di cui questo die an- nuuziamo e il volume 376.% ha veduto nascere e morire API'ENDICE ITALIAN.;. 337 d' intorno a se un gran nninero ili BibliolecJic , Collezioni , RaccoUe, tutte molto piii roinorose di lei e niolto meno di lei fortunate. Ma la fortuna , nelle cose che si vendono a prezzo, non snole aveie un iinjierio di molti anni ^ e per- cio la durata stessa di quesla Bihlioteca puo considerarsi qual prova della sua bonta. Trecentosettantasel voiumi noa possono certaniente essere tutti di cose scelte nel piu ri- goroso signillcato di questa parola ; ma in una collezioue a cui continua da si gran tempo il publjlico favore devono senza dubbio trovarsi molte Ijuone opere. Alcunl poclii vo- iumi o scadenti o non del tutto contbrnii al gusto del piii si perdonano volentieri in grazia di molti ottiini e gene- ralmente desiderati. E questo die ora si annunzia arrivera gradito a molti, perclie e quasi una gliirlanda di bei fiori poetici non solo eseuti da ogni peiicolo, ma consaciati dalla reliiiione. Iconografia italiana dcgli uoniiiu e delle donne celebri dalVepoca del risorgimento delle sciciize e dcUe arti fiiio (d nostii glorni. — Milano, 1808, tip. IMoliua, in 4." F'uiora fuse. XI F (^) al prezzo di (;0 cent. ital. Annunziammo questa nuova impresa del sig. LocatelU fino dal suo principio come opera che prometteva assai (*) I fascicoli pubblicati contengono i ritViitti coUe liiogralie del seguenti, cioe : flisc. I. Antonio Cauo\a, di Giovauui luisini; An- tonio Tebaldeo dalP opera di Roscoe,Vita e pontilicato di Leon X, trad, di L. Bossi. Fasc. II Isabella Andreini di Deleudcute Sacclii ; Baruaba Uriaui , del prof. Alberto Galjba. Fasc. III. Bartolooiineo Coleone, di Francesco Loiuonaco ; TuUia d'Aragona, di Defeudente Sacchi. Fasc. IV. Sofonisba Angalsciula, di Autoulo I\Lazini ; Do- nieuico Ciinarosa, di Isidoro Cambiasi. Fasc. V. Atleodato Turchi, di Cauiillo Ugoni; Lodovico Sl'oj-za, di Francesco Lomouaco. Fasc. VI, Giuseppe Luigi Lagi-angie, dalla Biogi-alia francese dil*licliaud; Do- Uienico Zampieri, di Teinistocle Solera. Fasc. VII. Bernardino Luiuo, di Defeudente Sacclii ; Teresa Bandetdni Landncei, di Teiuistocle So- lera. Fasc. VIII. Alessandro Volta, di Francesco Ambrosoli ; Gio- vanni Antonio Pordeuoue, del conte Fabio di Maniago. Fasc. IX. Gaspare Aselli, di Carlo Anipelio Calderini ; Giovauui Ciuialjue, di Giorgio Vasari. Fasc. X. Ilaiiuondo Moutecuccoli, di Agostino Pa- vadisi ; Leon Battista Alberti, delP ab. Girolauio Tnaboschi. Fasc. XI. Gianibatista Carcauo Leone, di Antonio Scarpa ; Lc^indro da Ponte, BibL Ital. T. .\C. 22 338 APPENDICE ITALimA. bene di se : ora credlamo die quel presaglo slasl conver- tito in certezza. I ritratti sono tolti da ])uoni dipinti , ed incisi assai diligentemente o dal sig. Locatelli medesiino o da altri valenti artisti. Le vite in parte nuove in parte riprodotte vengono costituendo un corpo di biogralia ita- liana di molto interesse; ne niai forse un' opera di questo genere e di questo merito fu renduta piu popolare per tanta tenuita di prezzo. Cenno necrologico into/no all' abate Mlchele Colombo di Gio. Adorni. — Parma, dalla stamp. Rossetti. L' abate Mlchele Colombo nato a Campo di Piera nel Trevigiano mori in Parma di anni novantuno ai 17 giugno dell'anno corrente. " Dei pregi di lui come letterato (dice il signor Adorni) stanno le opere sue testimonio che non perira. Diro solamente che le sue carte sono niodelio di seuiplicita , di chiarezza , di eleganza , e che possono ba- stare a chi ben le conslderi perche acquisti sinctro gusto del bello, ne corra rischio dl sofFrire dalla quasi universal corruzione che , in fatto di lettere , invase 1' Italia. » Noi annunziando la morte di questo inslgne scrittore, deslde- riarao che il signor Adorni medesimo ne scrlva quella plu estesa biografia di cui in questo Cenno brevissimo e venuto divisando la traccia. A lui , studioslssimo delta nostra lin- gua e cosi felicemente Inoltrato suUe orme di tanto mae- stro, sarebbe uficio molto convenieute questo a cui lo in- vitiauio. Dirltto naturale privato e pubblico del dottor Pietro JBjroli, professore dl filosofia nelV I, R. Universitd di Pavla. — Cremona, 1807, P^^^^^ Giuseppe Fe- laboli, vol. 6, in 8.° Lire 3o austr. Nessuno si maravigli che di un' opera tanto voluminosa noi facciamo un annunzio assai breve. Gli studiosi delle di Defendente Sacchi. Fasc. XII. Arcaugela Paladiui, di Deteiidente Sacchi ; Antonio Scarpa, di Aiitouio Marziui. Fasc. XIII. Cosimo de Medici , di Antonio Aliprandi ; Alberto Fortis , di C. A. C . i. Fasc. XIV. Fraxicesco Sforza, di Francesco Lonionaco ; Biauca Ma- ria Sforza, di Detcndeiite Sacclii. APPENDICR ITALIANA. o3i) iHsciplinc mornli debboiio saper grado al professor Baroli di avere con fatica si diligente e si lunga raccolto , ordi- nato e discusso ne' suoi volunii quanto liuora t'u scritto ia- torno a qneste materie dai illosoli di inaggior grldo. Dopo iin numero cosi grande di libri , dopo tanta varieta di opi- nioui , ua" opera di tal fatta puo prestare un servigio no- tabilissiino alia gioventu ^ la quale non deve igiiorare le sentenze de' pin fainosi trattatisti, ma a studiarle nelle pro- prle loro fonti dovrebbe fare un dispendio di tempo troppo grave, e peggio talvolta che infruttuoso. INIa in questa parte 1' opera del sig. Baroli non puo essere coinpendiata ; sic- come quella die dove riferisce le altrui dottrine e gia. uu compendio essa medesima ; e dove le esamina procede na- turalmente colla brevita necessaria a tanta mole di cose. In questa materia jioi bisogna distinguere i libri scienti- fic! o da scuola dai libri popolari ; e guardarsi dal giudi- care degli uni colle norrae speitanti agli altri. L' opera del sig. Baroli e scientilica , e come tale credianio cb'essa adera- pia a tutto quello clie puo aspettarsi da un trattatista. Se egli avesse voluto scrivere un' opera popolare forse in luogo di sei volumi ce ne avrebbe dato uno solo. lia nondimeno divise le douiine costkuenti la scienza da clo clie e dcsti- nuto scmpUceniente a poiie in maggior luce, scrivendo le prime in una serie di paragrafi clie ci niettono innanzi la tcoria, e registrandotie poi in continue annotazioni la ilcfesa direita e iiidiretta contro gli attaccid ostili , e Ic cipplicaziori. Non diremo che i paragrali consacrati alia teoria costituiscano un libro veramente popolare ; perche la materia e trattata scientificamente ; ma questa divisione pero deve conciliare air opera anche que'lettori che si spaventano alia vista di sei grossi volumi. A, Notlzie biografiche degll sciittoii degli Stall estcnsi in contumazione delta JJiblioteca mudoiiese del cav. abate Qirolamo Tiraboschi. — Reggio, 1 836-1 887, in 4.°, fascicoli 3.°, 4.°, 5.° e 6." In Milauo, presso la Societd tipografica de Classici Itaiuuii, contrada di S. Marghcrita. Fedi Bibliotcca Italia /la lomo 82.'', pag. 214. Questo utile e diligente lavoro di cui parlammo altre volte nelle ultime pubblicazioni ci prcsenta le biografie di molti uomiui illustri che not brevcmentc couipciidieremo. 340 APPEXDICE ITALIANS. II terzo fascicolo del Tomo IV comprende le Notizie dei conti Bartolomeo, Francesco e Luigi Vaklrighi, ed e opera del conte Mario, che in tntte le migllori qiialita cosi del- raninio come delT ingegiio va pienaiiiente del pari co" suoi iiiaggiori. /( Ho pensato ( egli dice ) alle tacce che da ta- liino mi potrelibero venir date'; ma ho pensato ancora che chl segue lo scliietto vero, ne si dilunga dai fatti e dai docnmenti non puo temerne:, e che se noa faroao biasimati coloro i qnali di se stessi scrissero iugeauaniente , meno potro esserlo io. n Bartolomeo Valdrighi nacqne in Castelnuovo di Garfa- gnana addi 14. ottobre 1739. Studio nel collegio della citta di Reggio ; poi nel 1761 consegui la laurea del dottorato in ambe le leggi nell' Universita di Modena ; nelia quale citta si stabili poi colia moglie INIaria Apollonia Grlsanti, ed ebbe da Francesco III '< carattere e titolo d'avvocato , coslcche in tale qualita. potesse egli patrocinare le cause avanti qualunque giudice e tribunale. » Lo stesso principe nel 1762 lo fece segretario ducale del supremo consiglio di giustizia e poco appresso ministro in qualita di auditore. Due anni dopo volendo Francesco III instituire una catte- dra di gius pubblico consiglio il Valdrighi di recarsi a fame gli studi neir Universita di Lipsia, dove allora erano in grande ripiitazione. Ritornato da quel viaggio nel maggio del 1766 " diede principio alle lezionl di gius pubblico nelT Univer- sita, professando il diritto naturale e delle genti sulle tracce delle Istituzioni del Gundlingio. " A tacere di qualclie ca- rica di minore importanza, nel febbrajo del 1768 fu desti- nato con alcuni altri alia compilazione del nuovo codice di leggi e costituzioni ; nel quale incarico tanto soddisfece al- I'aspettazione del principe, che lo creo conte e lo invest! del feudo di Deusi per se e suoi discendenti maschl. i\Ia dopo alcuni anni di sempre crescente favore , il conte Val- drig'ii perdette in un subito tutto quanto aveva ottenuto ; di che la causa fu probabilinente I'invidia destata dalla sua stessa fortuna, e 1' occasione pote essere T avere avuta opi- iiione contraria alPinteresse del principe in una causa da lui tentata innanzl alia sacra Rota Romana. II giudizio di quel celebre triljunale fu conforme al voto espresso dai Valdrighi ; uia invtce di trarne motive di sua giustiii- cazione se ne tolse materia di accusa, dicendosi clie il tri- bunale non avrebbe osato pigliare quella deliberazione se APPENDICE 1TVLI\NA. 84 1 noil r nvesse veduta gia predicata come ginsta anclie da uomini nioJenesi. II conte Valdriglii , allora ncl sue qua- rantesimo anno , ottenne licenza di prender servigio al- trove ; e fa eletto avvocato fiscale della magnifica Rota criminale della repnbblica di Geneva , dove poi mori nel 16 dicembre 1787. Del conte Bartolorneo Valdriglii rimasero due figlie e tre maschi. li priniogenito mori nel 1800 in Ispagna tenente di vascello per S. ]M. cattolica. II secondogenito fu il conte Francesco nato in Wodena nel giorno 7 ottobre 1763. Fece i suoi primi sttidi nel collegio patrio : vesti per alcuni anni r abito chericale : fu per diciassette niesi cadetto neil'I. R. •Regginiento Caprara stanziato in Pavia , dove poi otte- nuto il congedo fu studente di legge fine a tutto 1' anno scolastico 1788. Trasferitosl quindi a Parma, quivi fn udi- tore di Felice Silvani. Nel 1789 in IModena ottenne la laiirea , e fu ascritto al collegio nobile degli avvocati. Nel magglo del 1790 fu eletto pretore civile e criminale della citta e principato di Trento dalTaltezza reverendissima di quel principe e vescovo. Terminata qnella incutnbenza nella quale stette tre mesi piii del consueto , nel 1792 ando a Ronia per desiderio di approfondirsi ognora piii negli studi della giurisprudenza, e dove negli anni 1795 e 1796 fa segretario della Ruota Romana. Le politiclie niutazioiii ac- cadute in Italia dopo quel tempo furono poi cagione clie la carriera del conte Francesco Valdriglii come q'lelia di iiioiti altri presento una grande varieta di accidenti ; ben- cbe egli fosse alieno sempre dnll" Immlscbiarsi nelle pnb- liliche cose. Appartenne al tribunale di cassazione di Reg- gie, e poi di quello di Milano : ebbe ( dal 1800- 1802) la cattedra di diritto civile in Brera ; fu membro di un tri- bunale speciale ; fu uno degl' incaricati a tradurre in latino il codice civile del Regno Italiano; poi nuovamente pro- fessore in Brera, in S. Alessandro ; e finalmente nelTUni- versita di Pavia dove professo gius romano, statutario e feudale. Nel 1822 ottenne la sua giubilazione , e ritiratosi dalle publiliclie inciimbenze , visse a' suoi studi in Milano fmo al giorno 23 gennajo 1834. Di nove anni lo precedette al sepolcro il minor fratello conte Luigi padre del biografo da cni veniamo estraendo queste notizie. Egli era nato in Castelnuovo di Garfignana il di 6 gennajo 1767. Ebbe dalla natura un forte e lucido 342 APPENDICE ITALIANA. ingegno, e grande amore alio stmlio , al quale si agg'mnse poi la fortuna di abbattersi in molti illustri maestri. Nel- Tottobre deiranno 1792 il duca Ercole III di Modena lo nomino professore di notariato e di diritto feudale nella patria Uiiiversita. L' anno dopo fu ti'amutato alia cattedra di diritto pubblico naturale e feudale, cattedra primaria della facoka legale , e chiara tuttavia del nonie paterno , nella quale duro poi fino alia soppressione deirUniversita avve- iiuta r anno ]8o3. Nei diflicili tempi die succedettei-o al 1796, adoperato (benclie repugnante) dai vincitori non pote sottrarsi alle sventure a cni molti trovaronsi esposti. Nel luglio pero del 1800 fii nominato gindice del tribnnale di levisione residente in Bologna , il quale poi lo eiesse nel 1 80 1 suo rappresentante alia consulta straordinaria di Lione. Nel 1803 riordinatosi il tribnnale di revisione gia detto, ne fu eletto presidente dai voti unanimi de' proprii coUe- ghl neir eta di 35 anni. Nel 1804 il vice-presidente Melzi lo scelse per uno dei deputati del governo Italiano ad as- sistere alia coronazione delT imperatore de' Francesi. In quella occasione ( 17 gennajo i8o5) fu decorato delle in- segne di cavaliere della Legion d' onore. Invitato poi ad assistere all' incoronazione del re d' Italia fu presso ( dice il biografo) di salire alia maggiore magistratura, come rac- cogliesi anche dalla segueiite sua lettera del i3 Inglio i8o5. " II re lia titubato del tempo fra me e Luosi. Ha prevalso V il secondo perche oltre al sno merito aveva avuto qual- )/ clie speranza a Parigi. Siavi cio detto in aniicizia. Vol " ben sapete che io non ho ainbizione d'impieglii, e che /( valuto le cose come vanno valutate. » In quella vece nel maggio J 806 fu nominato, tra' primi , commendatore del- r ordine della corona di ferro ; e nel gennajo del 1807 fu eletto regio procuratore generale presso la corte di cassa- zione in Milano : nella qual carica duro poi sino alia meta di gennajo 18 16, epoca della nuova sistemazione dei tri- Ijunali. In quel corso di tempo era stato fatto presidente del collegio elettorale dei dotti , e poi anche della censura, membro della commissione incaricata del progetto di un codice penale , barone e consigliere di Stato nel consiglio degli uditori. Dopo il 18 16 fu incaricafo di esaminare II progetto di codice civile pei ducati di Parma , Piacenza e Guastalla , e n' ebbe testimonianza di soddisfacimento cosi da S. M. I. Maria Luigia , come da S. M. I. R. A. AVrENDTCE ITALIANA. 343 Francesco I. di gloriosa niemoria ; il quale anzi con biglietto di sno pngno jirmato il 5 marzo 1817 degnossi ordinare di coniprendere il conte Valdrighi ed il consigliere Marliani , se cib per aiventura non fosse stato aiicora fatto in quanta 10 meritano nelle proposizioni die mi sottomettera il tribunale d'Appello per le cariclie del gindiziario. Ma egli circa due anni dopo ( ncl settembre del 1819 ) si trasferi a Modena colla sua famiglia , dove onorato dal principe e caro gene- ralmente a tutti fini virtuosamente la sua mortale carriera addi 3] luglio 182, 5. Occupano il fascicolo quarto e parte del quinto le noti- 7,ie di Lazzaro Spalianzani, che nacque In Scandiano, terra della provincia di Reggio nel 1729 e morl in Pavia nel 1799- 11 padre suo, che era giureconsulto, mandollo a Bologna per istudiarvi giurisprudenza (1749), ma invece si applico alle Ijelle lettere , alle lingue, alle matematiche, alia fisica, alia storia naturale: era particolarmente raccomandato, anzl di pnrentela congiunto, alia celebre Laura Bassi che allora con tanto applanso leggeva fisica in quell' insigne Univer- sjta. Insegno in Reggio prima la filosoGa ( 1758), poco appresso la fisica. Fu poscia eletto professore di fisica in Modena ( 1760 ), e finalmente professore di storia naturale in Pavia (1769), la anal carica occupo sino al termine dei suoi giorni. Parlercmo in primo luogo de' suoi viaggi , la piu parte intrapresi aflin cii raccogliere oggettl naturali pel museo di Pavia che andava formando , ma che furono anche frut- tuosl di molte e ])regevolissinie osservazioni e scoperte. Gia sin dal tempo di sua dimora in Modena era andato sugli Apennini reggiani e sul monte Ventasco in cerca di naturali cnriosita (1763). Viaggio poi nella Svizzera (1779), poscia in Piemonte ed in Savoja e lungo il litorale ma- rittirtm da Genova a Nizza , e da Antibo a Toione sino a Marsiglia ( 1781 ) L'anno seguente percorse il litorale del- I'Adriatico da Rimini ad Ancona ; indi recossi a Venezia , ne visito tutte le isole , esamino le coste dell' Istria , ne omise facendo ritorno di perlnstrare gli Euganei. Nel 1783 incomincio le sue corse marlttime dal Golfo della Spezia e Porto Venere sino a Livorno e alia Corsica ^ nel ritorno visito le alpi Apuane , i monti di Carrara e parte del- I'Apennino. Fu poi nel 1785 die n' ando a Costantinopoli insieme al Bailo di Venezia ; dimoro in quelle regioni ben 344 APPENDICE ITALIVNA. II mesi, e torno per la Bulgaria, la Valachia , la Tran- silvania , T Ungheria e rAnstria. Ncl 1788 fece il famoso ■viaggio deile Due Sicilie , e nel riedere visito il Ingo d'Or- liitello e I'isola d'Elba. Ultimo suo viaggio scientifico (1790) fu neirApeunino estense ; volse in aninio vinggi in Fran- cia, in Olanda , in Ingliilterra ed anclie in America, ma non pote efl'ettnarli. Pubblico la Rela/ione del viaggio alle Due Sicilie e di alcnn altro viaggio; qnella del viaggio di Costantinopoli ando perdnta ; descrisse pero con separate dissertazioni al- cune trombe di mare osservate nel viaggio stesso, non die Varie cose o=servate nell' isola di Citera ossia Cerigo , e particolarmente le brecce ossifere cui diede tanta rinomanza. Cosl da osservazionl fatte in altri viaggi trasse argomento per altre scritture , come son quelle sulle laguae di Co- inaccliio e loro anguille ; sulle torpedini ; sulle salse e i terreni ardenti dell'Apennino, ed altre. Molt' altre furono pero le sue naturali indaglni e rela- tive scritture , oltre quelle cui i viaggi porsero occasione. La circolazione del sangue , la respirazione, la digestione, la generazione, le riproduzioni animali , la fosforescenza , il volo de" pipistrelli , gli animali microscopici ed altri ar- gomentl furono soggetto de' suoi stiidj e delle celebratis- sime sue opere. Era lo Spallanzani dotato d' alto ingegno , perspicace , indagatore , e di buoni studj nutrito ; era avido di scan- dagiiare le cose naturali , avido di gloria ; i suoi concetti sponeva con tersa e nobile locuzione , sicche i suoi scritti sono proposti ad esempio, e le sue lezioni erano con rae- raviglia ascoltate. Egli fu lume della storia naturale ita- liana, die con tal nome ne piace chiamare qnella iiianiera nobile e perspicace d' investigare e di esporre le cose na- turali, die cominciando dagli accademici del Cimento e in particolare dal Redi , ebbe poi sempre in Italia segnalati cultori. A torto pero egli non voile far la debita stima dei sistemi , e fu irriverente al Linneo ; clie se fu soveate acerbo censore per amor proprio offeso, sembra anche tal- volta esserlo stato alTine di indarescere magiiis inlmicitiis. I quali biasimevoli fatti ed ogni loro attenenza vengono dal biografo narrati con imparzialita ma fors' anclie con di- ligenza cbe pno semljrare soverclua. Voglionsi conoscere le debolezze e gli errori de' grandi ingegai , perche T egregie APPEN'DICE ITALIANA. 345 Inr (lot! non levino P uonio ad orgogllo , ma la storia quando gla possa certificare alcuna di queste tristi vei-ita disdegna ogni particolarita clie piix non occorre alia loro dimostra- zione. Nel inedesimo fascicolo qninto troviamo le notizle del P. Giuseppe Maria Taschiai da Novellara , gesuita, fauioso predicatore a' suoi tempt. Nacque nel giugno del 1727 e iiiori addi 5 settembre 1808. Quello die si ha di liii alia stampe e assai poco. Seguitano le notizie biograficlie dell' abate Pier Antonio Zanoni nato in Reggio a' iB aprile 1723, e mono a' 27 giugno 1786, gesuita egli pure e celebrate predicatore. Abliiamo di lui nn poemetto latino in tre libri De salmis Cerviensihus , e non poche testimonianze di una rara dot- trina. Mori in Cervia nella casa de' conti Ressi , dov' egli aveva educati i fratelli Adeodato e Carlo ^ il primo dei quali fu poi professore nell' Universita di Pavia. Nel f;iscicolo sesto sono le notizie intorno Domenico Van- delli , il quale nacque di Girolamo Vandelli, modenese , professore di cliirurgia in Padova. Studio medicina nella detta citta , e dopo ottenuta la laurea vi si trattenne parec- chi anni coltivando le scienze natural!. Si trasferi poscia e pose dimora in IModena , nia successivamente n' ando professore di chimica e storia naturale a Coimbra in Por- tognllo , dove fini i suoi giorni. II Vandelli fu uno de' piii benemeriti e zelanti cultori della storia naturale dello scorso secolo ; il Linneo fra gli altri gli triliuto larghe testimonianze di estimazione e di lode , e a lui intitolo quel genere di piante die ancora cliiamiamo Vandellia. Illustro le terme padovane ( Disser~ tationes ties. I. de Apoiii thennis. II. de nonnullis insectis ter- restribus et zoophytis marinis. III. de vermium terrce repro- duct'one, atque de taenia canis. Fatavii 1758. — Tractatus de Thennis Patavinis. Fatavii 1761 ) , e fu causa con tale illustrazione die dette terme venissero restaurate. Descrisse le natural! produzioni del Milanese, dei contorni del lago di Como (i), del Modenese, del mare Adriatico, e di por- zione della Toscana ( 1 761— 1764). Fece poi la descrizione (l) II Saggio d' I storia naturale del lago di Como del Valsasina ecc. cl)« si couserva manoscritto presso la Bibiioleca deir Universita di Pavia e uu cospicuo docuiueuto deU' attivita e della dotivina del 346 ArPKNDICE ITAI.IANA. delle produzionl naturali dei contorni di Lisbona , o par- ticolai-mente di piaiite portoghesi ( Fasciculus riantavuin. Vlissiponce. 1771);, si occnpo in particolare circa la Di-acena che il Linneo in suo onore disse D. VandelUi ( Dissertatio de arhore Draconi seu Dracaena. Vlissiponce. 1768). Accu- ratameiite esamino una coUezione di piante del Brasiie sta- tegli spedite da un suo alunno, e ne fece 27 nnovi ge- neri , che descrisse e figuro , e la piu parte di tali generl sono tuttavia mantennti da' modern! botanici ( Floicf Lu- sitanicce et Brasiliensis specimen. ConimhriccB, 1788). E pa- recchie altre pregevoli opere pubblico , od almeno compilo in Italia e in Portogallo , nel qual paese il Vandelli ha il vanto di avere sparse i primi semi della sistematlca storia naturale. Dope aver detto i merlti di un tant'uomo, duoici dover dire die siamo ignari di molta parte delle vicende di sua vita, e particolarmente di quelle avvenutegli in Portogallo^ persino non sappiamo bene 1' anno e il luogo di sua na- scita , r anno di sua morte. A quel che pare questa deve essere avvenuta verso il 1789. Varie sue opere si riman- gono ancora inedite, ma quel che piu duole si e che per la piu parte sieno andate perdute quelle in cui trattava delle produz.ioni naturali italiane. Simili trascuranze delle memorie d'uomini benemeriti e de' frutti del loro ingegno mal si compensano da alcuni con lodi vaglie e generiche circa i meriti della propria nazione nell'aver contribuito a' progress! delle sclenze , lodi troppo facili a trascorrere uell' esagerato e nel falso. Nello stesso fascicolo sesto sono pure le notizie intorno Idelfonso Valdastri nato in Modena il giorno 2 5 gennajo 1762, uomo di vasta dottrina che i tempi e le circostanze non la- sciarono pienamente mostrarsi. Mori il 26 settembre 18 18. Vandelli. Percovse questi per ordlne sovrano i liioglii da lui de- sciitti ( scoscesi nionti per la piii pai-te ) in cento giorni , ciofe dal 21 maggio al 3o agosto 1762; raccolse 14 casse di minerali , e neir opera descrisse con frasi scientifiche 700 e piu oggetti natu- rali. Avea seco uu Blattiuz/i disegnatore , esparto botauico ed en- tomologo ; era poi accoaipagnato da otto , dieci e fine quattordici persone per portare la teuda, le vesti , vetto vaglie , ai'ini per di- fendersi dagli animali , e qiianto per istrada raccoglieva ; e cosi qiiesta piccola carovana non di rado fermossi sui piu aiti monti senza farsi vedere nc' viciui luoghi abitati. APPENniCE ITALTAXA. $47 Fino dal 1810 per la vendita irregolare di un quadro dl Lo- dovico Caracci die si conseivava nella R. Accademia di Man- tova ( di ciii era segretario ) , per pagare stipendj arretrati ad alciini socj , egli aveva perduto e il scgretariato e la cattedra di logica e metafisica ; ne dopo d' allora ottenne niai pill alciiii pul)hlico impiego. A questo fascicolo pon iiiie una liinga Mcmoria intorno al marchese Glierardo Aldobrandino Rangom-Terzi nato in Modena a' i5 inaggio 174.4 :, educaio da prima nel collcgio de' noljili in Parma, e poi a Vienna nelTAccademia di Sa- voja celelire allora per valenti professori in tiitte le scienze: dove 1' imperatrlce iNIaria Teresa lo nomino sno ciaml)el- lano, degnandosi altresi di onorare il suo ingegno e i suol studi col dono di una catena e niedaglia d^ oro di clie si compiacque fregiarlo essa medesima. Ritornato in patria dove sposo la marchesa Olimpia llangoni, fii nel 1773 no- minate ministro sopra il colleglo di edacazione, e capo del dicastero sopra 1' Universita degli studi. Introdusse allora pel primo il costume " di far recitare ogni anno per 1' a- pertura delle scuole un elogio di qualclie illustre Estense, per i-edcre se si potcva col tempo fissure in italiano uno stile prosaico , propria dclla lingua , men iiioto e pampinoso del cost detti Testi , e meritevole e capace di divenir esemplarc : ed e a quel suo consiglio die deve Tltalia ii bellVlogio del Montecuccoli scritto dal conte Agostino Paradisi. La scelta dei professori , primo mezzo a far iiorire le Universita e gli studi onori) grandemente il Rangone e fu di sommo vantaggio non solo al paese dov' egli li radunava , ma a tutti gli studi italiani. Come al duca Francesco III, sotto cui il Rangone comiocio la sua carriera , cosi fu caro al- tresi al successore Ercole III, clie di nuovi onori e di nuove cariche gli fu liberale. Nel 1784 per dare sempre maggiore impulso alle scienze istitui una nuova Accademia la quale distriljuisse ogni anno una medaglia di 5o zec- chini da lui fatta espressamente coniare. Quest'Accademia duro otto anni. Nel 1796, quando gia da quattro anni aveva ottenuto di potersi ritrarre dai pubblici afFari , vi fu ri- chiamato dal principe , che abbandonando gli Stati per le invasion! francesi voile farlo presidente di una reggenza lasciata in suo luogo. Piii tardi ottenne di potersi trasfe- rire a Vienna, dove stette poi sempre coltivando fino al- r estremo gli studi ai quali aveva consacrata 1' iiitiera sua 348 APPENDICE ITALTANA. vita. Mon in Hietzing, piccola villa poco distante da Vienna il 27 niaggio 18 15. Sulla giacitura del carbon fossile in Europa , ossia delle localltd ove riscontrare si pud con ccrtezza questo conduLStibile , Memoria del sig. G. Colegnq, segretario per T estero della Socictd Qeologica dl Pa- rigi , traduzione con note del dott. G. Balsamo- Crivelli p. S. di storia naturale in Milano , con- servatore delV I. R. Gahinetto mineralogico , ecc. — • Milano, i838, dalla Societd tipografica de Classici Italiani , di pag. 38 ,• in 8." Ai nostrl tempi e gran desiderio di carbon fossile per il pregio di questo combustibile massime qnanto airuso clie se ne fa nelie maccliine a vapore; e il desiderio niuove a fame ricerca avidamente ovunque speranza appaja di po- terne rinvenire. Ma perclie si accolgano le ginste speranze, e si rlfiutino le fallaci, scrisse il sig. Colegno questa dotta Memoria , la qnale ha inoltre una pr.rticolare importanza per noi atteso che vi e concessa special considerazione al nostro paese. Propone il sig. Colegno per la ricerca del carbon fossile in un dato paese d'Europa , le norme geo- gnosticbe e geologiche convenient! a corroborare o a dis— sipare in tutto le speranze di rinvenirvelo : noi raccoglie- remo le sentenze deirautore die si convengono a fare un piccolo cenno di norme silTatte. La Geognosla ne accerta die nell' Europa non trovasi carbon fossile bituminoso in grandi masse die solo in quella delle formazioni geologiche che chiamasi formazione car- bonifera, o terreno carlionifero. Ne accerta inoltre che questo grnppo carbonifero e gli altri gruppi formanti i depositi di sedimento che coprono nelT Europa i terreni cristallizzati ( gri-ippi ognun de' quali ha caratteri ben di- stinti ) si mantengono bastantemente regolari dalle isole Britanniche sino all' Onral, e dalla Siberia sino al IMediter- raneo ^ se non che la serie di questi depositi e lungi di esser completa in tntti i punti d' Europa : solo il loro or- dine di sovrapposizione che indica la loro eta relativa, non e mai intervertito. Ora qnando in un paese qualunqne dei terreni d' una formazione posteriore a quella del carbon APPENDICE ITALIA.NA. 849 fossile si appoggiano iminediataniente sopra i terreni cri- stallini , egli e evidente chc non v" e speranza alcuna di trovare carljoii fossile , forando questi terreni piu recenti, qiialiinf[ne sia la loro grossezza. Cosi i terreni cristallinL delle Alpi sono immediatamente ricoperti nel Dellinato , nclla Savoia, nella Svizzera e nell' Italia da strati clie spet- tano alia forniazione jurassica (i); sara dunque inutile fare delle ricerclie in questi diversi paesi forando gli strati ju- rassici per giungere all' altezza geologica clie dovrebbe oc- cupare il terreno carbonifero , oppure seguendo le leggieri tracce di combustibile clie gli strati superliciali potreb- bero contenere in dati punti. La geologia , illustrata come fu recentemente dal signor Elia di Beaumont, ba fatto corrispondere a ciascuno dei successivi gruppi di cui formasi la serie dei depositi d"Eu- ropa una interruzione nell' andaniento regolare degli av- veninienti associata al sollevamento di una delle catene del nostro contineate. II sig. Elia di Beaumout ba fatto pel suoi corsi di geologia delle carte geograficbe die in- dicano, dietro dati geologici , il contorno che dovevano presentare le carte d' Europa in seguito d'ognuna delle ri- voluzioni del nostro globo. La piu importaute , per chi cerclii il carbon fossile , quella carta sarebbe in cui fosse rappresentata la configurazione clie avevano all' epoca del deposito di detto combustibile i continenti ed i niari delle parti del globo die corrispondevano all' Europa de* nostri giorni ; perclie , come dimostra i'odierna esperienza, e spe- cialmente la posizione di una qualunque localita. , relativa- mente al mare , o a grandi laglii, clie determina la possi- bilita dell'accumulnzione in queste localita dei grandi am- massi dei vegetabili. Clie se i contorni di una tal carta d' Europa all' epoca dei terreni carboniferi , come le co- gnizioni attuali permettono di redigerla , noa presentano dettagli suflicienti percbe si possa a primo aspetto con- diiudere die non devonsi trovare oggidi terreni conteui- poranei in punti eve noa sono ancora stati indicati : pero (i) Questa sentenza deiP autore e troppo assoluta : tVa ralpi ve- nete , a cagion d'esempio, oltre a varie altre rocce piii auriche delle juvassiclie iucoiitrasi anclie il gres rosso che in certi altii luoglii fa parte dcila Ibnuazioue del coibuu foosiie. Vcd. CauiUu Zuolo^ia fossile. 35o .\P1'END1CE ITALIANA. egli e evidente die uoii si puo aspettarsi di trovare la mi- nima traccia di terreno carbonil'ero nei paesi ove il suolo era a secco , quando succedeva il deposito di questa for- niazloiie. La deduzione dell' autore che piu ne importa e quella gia accennata , cioe gZ' e certo che nelV Italia superiore nori vi sono e non vi possono essere delle grandi masse di corn- hustibili ( carboni fossili ) proprj at diversi bisogni delle arti. Il tradiutore si dicliiara intimamente persuaso di questa sentenza , gia da lui stesso ammessa in un suo articolo stampato lo scorso anno in questa Biblioteca Ital. ( torn. 87.°, pag. 411 ). Qtiindi per conipenso ne addita le nostre torbe ( da noi non al^bastanza apprezzate ) e le nostre ligniti , coniunque queste recar non possano tutti que' vantaggi che ottengonsi dal carbon fossile. In generale pero, riguardo alle speranze da concepirsi e nutrirsi circa la riccliezza niinerale del nostro paese , braniar si vuole die preceda una piu esatta cognizione geognostica di varie parti (bergamasdie, bresciane, ecc. ) del medesimo. Cosi, secoado atFerma il prof. Balsamo in una delle sue note ail' opera annunziata, le odierne cogni- zioni rendono difficile il dire a quali formazioni spettino i monti contenuti tra il lago di Como e quello di Lecco. Egli pero, e per le informazioni die n' ebbe dal sig. De Cristoforls e per i fossili die gll venne fatto raccogliervi e di cui porge 1' elenco , ascrive i suddetti inonti ai ter- reni jurassici, e piu probabiloiente al gruppo liasico, quan- tunque alcuni de' petrefatti riscontrati spettino aU'oolite. .. B. Manuale di chimica ad iiso degli studenti , di Giam- battista Canobeio , dottore del collegia di filosofia nella R. Universitd di Genova, ripetilore di chi- mica, ecc. — Parte /, Chimica minerale di pag- 188 ; parte II, Chimica vegetabiLe ed animale , di pag. 326, — Genova, 1 835-36, dalla tipografia Faziola, in 8.°. Prczzo, lir. S, 60 ital. Chi consideri comparativamente tra le colte nazioni gli odierni progressi delle scienze, scorge come la chimica sia in Italia una di quelle che generahnente vi sono con mi- nor zelo coltivate. Quiadi a pregiarsi son I'opere che APPENDICE 1TALIA.NA. 35 1 porgendone i documenti corredati delle piu recent! scoperte, dimostrino con quanta alacrita detta sclenza altrove si avan- zi, e ue invoglino a prendere piu opei^osa parte al suo no- bile e friittuoso progresso. Di tal fatta e I'annunzlata opera del signor Canobbio , massime rispetto alia parte organica ( vegetale in ispecie), die il campo e appunto dove piii colle indagini e colle speculazioni si yanno i aioderni ciil- niici esercitando. L' opera del sig. Canobbio e , come ac- cenna il titolo, destinata ad iiso degli studenti, e un facile repertorio di cognizioni fondamentali da ordinarsi e illu- strarsi come piu piaccia alPistitutore. Ella lia tal pregio di semplicita che spesso nianca a' trattati di chimica, e cui per altro bel corredo farebbe una maggiore correzione di stile : in forma di dialogo tra clii dimanda e chi risponde le niaterie sonvi tratlate airintento di facile e piana spo- sizione. B. V A R I E T A. Osservazioni sulla causa che accelera la fusione delta neve intorno alle piante , di Macedonio Melloni. L [n uno degli ultimi fascicoll degli Annali delle scien~e del regno Jjombardo Veaeto ( gennajo e febbrajo i83o ) leggesi una lunga serle d' osservazioni intorno alia maggiore o mi- nor prestezza con cui la neve si scioglie in cauipagna , avuto riguardo alia posizione in cui giace amraucchiata , secondo che sta d'appresso alle piante ed ai cespugli , o ue' campi scoperti sotto le festuche , il secco fogliamc od altre materia die immediatamente vi si sovrappougono, o che a certa distauza si conservano sospese. II sig. Arabrogio Fusinieri, a cui debbonsi le osservazioni, afFerma die pa- recchle delle medesime conducono a conclusioni del tutto op- poste a quelle die si traggono dal feuomeno delHrradiazione caloriGca inteso alia maniera con cui lo concepiscono i fi- sici. Tale opinione potrebbe per av Ventura sostenersi quando non si volesse menoiuameute badare ai risiiltamenti delle 35a V A R I E T a'. niie sj3erlenze snlle diverse specie cli calore : ma adottan- doli , le obbiezioni accampate da Fusinieri ci'ollaiio da se, e la spiegazione de' fatti osservati si consegne dalla sem- plice applicazione delle proprieta a' nostri giorni conosciute del calore raggiaiite. Veggiamo da prima le osservazioni e i raglonamenti del- r autore : e per dar loro maggior forza , ne escludero quaiito e estraneo al soggetto di cui parlasi , ed-esporro il tutto neir ordine che sembraml il piu naturale. Esaminando attentamente cio che accade aU'intorao de- gli alberi nella rigida stagione , scorgesi ben tosto clie la neve presso i tronchi delle piaate e le macchie de'^ cespu- gU si scioglie piu proiitamente die a certa distanza ; in giiisa che all' ingiro di tali corpi si vanuo foriuando nello strato di neve degli scavamenti piu o nieno svasati al di sopra, e piii o meno profondi. A circostanze favorevoli questo fatto si niostra assai evidente. Fusinieri rammemora I'inverno del i83o, epoca in cui il suolo in Lombardia era interamente scoperto iatorno agli alberi ed arbusti , uientre in mezzo ai campi durava ancora la neve a due piedi e mezzo di profondita. E facile il provare come questa accelerata fusione non va attribuita al calore proprio delle piante nello stato di vita , perche altrettanto notasi avvenire d' attorno alle per- tiche ed ai bastoni conficcati nel terreno. La neve si scioglie anclie per caglone delle frondi e del rami superiori. In fatti , il terreno clie sta immediatamente sotto gli alberi e i cespugli, e del pari porzione dello spa- zio die lo circonda , e sgombro prima die lo siano le al- tre parti della campagna. Per dimostrare che il piii pronto scoprlmento del suolo sotto le piante devesi all' azione calorifica dei rami , e noa alia massa minore della neve, sospendansi rami secchi , o recisi da poco , ad una data altezza in mezzo ad una pia- nura gravata di neve : e vedrassi che anclie in questo case , in cui lo strato ha da per tutto un' eguale altezza , ac- cade il medesimo fatto , cioe clie al di sotto di tali ma- terie nella superiicie della neve si generano alcnne cavita clie gradatamente si dilatano in profondita e larghezza , e giungerebbero fino al suolo se 1' esperienza si protraesse quanto e d' uopo. V \ R I E T a'. 353 L' azione delle piante , in parita d' altre circostanze , cre- sce in ragione del numero e della maggior sottigliezza dei gaiiibi e de'rami: comincia a mezzodi, si propnga poscia progresslvamente ad occidente e a levante , indi alle masse di neve poste lateralmente al nord dell' albero. Donde si deduce die la causa principale del fenomeno e il calor so- lare comunicato direttainente ai tronchi e al rami degli alberi , ed irradiato in seguito sulla neve che gli attornia. ]Ma ecco la forte obbiezione di Fusinieri. Come mai piio un corpo riscaldato per irradiazione calorifica produrre ua efFetto maggiore di quello dei raggi diretti? il calore tras- messo dalle piante e necessariamente di una energia mi- nore del calor solare. Ora , se le cose procedessero nel mode con cui comuneinente soglionsi concepire , dovrebbe accadere appunto il contrario di quanto in fatti avviene ; siccbe alio scoperto , dove cioe non cadono mai le ombre progettate dagU alberi e cespugU , la neve si squaglierebbe pill presto che ne' luoghi ombreggiad dalle piante , e noa s'avrebbe, con iscandalo, direbbesi , della scienza , mag- giore r efFetto ove minore e la causa. La spiegazione di questi fatti colla teorica ordinaria del calorico raggiante , soggiunge Fusinieri, e dunque inammissibile. Dal canto mio ben concede che la fusion della neve per 1' azione d' un' irradiazione caloritica dee crescere in pro- porzion de' raggi incidenti ; concede del pari che il calor diretto del sole dee vincere d' assai per intenslta quello che emana dai rami e dai tronchi scaklatl per la sua in- fluenza. ]Ma prima di sostenere che negli osservati feno- meni T efFetto e, quasi direlobesi, in ragione inversa della causa , sarelabe d' uopo provare che la neve assorbe egual- mente i raggi solari diretti e quelli che gli sono inviati dai corpi delle piante riscaldati. Imperocche, qiiaudo questi ul- timi fossero in maggior quantita assorljiti, non vi sarebl)e contraddizione veruna , 1' azion piu deljole dei raggi piii intensi essendo una conseguenza naturale del lore minore assorbimento. Fusinieri cadde in errore per avere ammesso, come gia Leslie e Rumford , che i corpi assorl^ano egual- inente il calor raggiante, da qualunque fonte provengn, men- ire le nostre esperienze liauuo palesato che il potere as- sorbente varia di uiolto col variare della qualita dei raggi calorllici. £ibl. Ital. T. XC. 23 354 V A R I E r a'. Per riprodurre un fatto analogo a quello che si sta di- scutendo , purgai la mia pila ternio-elettrica dal nero dl futno di cui d' ordiaario e coperta : poi la tinsi in bianco col carbonato di piombo , e dopo averla guernita de' suoi tubetti , chiusi nn lato , e suU' altro feci cadere i raggi di una lampada concenirati da una lente. II galvanouietro messo in comunicazione colla pila segnava allora una de- viazione costante di iS." Avendo frapposto al passagglo dei raggi e presso la pila un foglio di carta grosso e tinto di grigio cupo , il galvanometro segno una deviazione inag- giore, e dopo alcuni minuti fini col fermarsi ai SS'jS. Ecco pertanto un corpo riscaldato per irradiazione calo- rifica produrre un efFetto di due in tre volte maggiore dei raggi direttamente emananti dalla loro sorgente (i). Ma da quanto dicemmo or ora agevoluiente si trae la spiega- zione del fatto. Concepiamo diviso in lOO parti eguali il calore raggiante che arriva direttamente alia pila termo-elettrica, e suppo- niaoio che lo di esse siano assorbite e le altre respinte dalla riflessione. Se il foglio interposto, dopo essersi scal- dato pei raggi venutl dalla fonte calorifica , giunge a lan- ciar sulla pila soltanto a5 parti di calore , e che di queste a5 parti sole 5 sieno riflesse , mentre 20 sono assorbite, egli e manifesto che il calore trasmesso dalla carta , seb- bene di ^j^ piu debole del calore diretto della sorgente , scaldera tuttavia due volte piii la porzione attiva della pila, € produrra percio un efFetto doppianiente intenso. Ma , chiederassi , la neve ha poi , come il carbonato di piombo , la proprieta d' assorbire in proporzioni diverse le (l) DalPavere adoperato in questo caso la fiamma non bisogna conchiuderne che il fatto ricliiegga la presenza della lace : imper^ clocche n-asniettendo i raggi calonfici col mezzo d'' iiu veti'o nero affatto opaco prima di valersi dei raggi stessi, opej-azione che ne sgombra certamente oani luce concouiitante , T iiiterposizione della cai'ta aumenta ancora di molto la deviazione del galvaaometro. In fatti questa irradiazioTie oscura che produceva direttamente 10° a 11° di deviazione, ne cagionava 18 a 19 quand'era assorbita dal foglio di carta gvigia-scara e lanclata poscia sulla pila imbiancata. Questo esperlinento , che io ripeto assai facilmeute davanti alle pevsone che bramano vederlo , basta per rovesciare da capo a piedi le teoriche in cui si cercasse di reader couto del fenomeno attuaie t dcUe azioni analoghe mediante una traaformazione di luce in calore. V A H I E T a'. 355 diverse specie di calor raggiante ? Rispondono le seguenti sperienze (i). In un giorno d'inverno, mentre la temperauira era di 2'',5 sotto lo zero, mivoloso il cielo , tranquilla Taria, e il suolo coperto di neve recente , collocai ad una delle fi- nestre del mio appartamento la pila terino-elettrica anne- rita al solito. Accostai da una parte una lampada alVargant, e dalPaltra una piastra di rame incurvata scaldata poste- riormeute sino a 400° circa dalla lampada alcoolica. Cosi ciascuna faccia della pila era rivolta ad una delle due sor- genti raggianti , talraente clie le due azioni calorifiche ten- devano a corapensarsi. Avvicinai la sorgente piu debole di calore sino a clie 1' indice del galvanotnetro corrispoadente si fermo al punto zero nella divisione. Pigliai in seguito un tubetto di rame della dimensione stessa deir inviluppo della pila , guernito pur esse come la pila d' un garabo per introdnrlo ueDo stesso sostegno. II tubo aperto ad ambi gli estremi portava interiormente un diaframma perpendlcolare all' asse clie lo divideva in due camere eguali , in ciascuna delle quali introdussi della neve purissima sino ad un' altezza corrispondente alia meta circa della kingliezza del fascio termo-elettrlco. Tolsi dal sostegno la pila collocata nel modo anzidetto fra la lampada all' arganc e la piastra scaldata, e vi sosti- tuii il tul)o guernito. Allora ciascuna delle due porzioni di neve introdotta soggiacque all' azione di una sorgente ca- lorifica , e le due irradiazioni cola dove cadevano sugli strati nevosi corrispondenti erano di pari intensith. Pure la neve contenuta nella cavita rivolta verso il rame riscal- dato a 400° si liquefece assai prima di qnella ch' era nella cavita opposta. Carlcai di neve un' altra volta 1' apparato e la riuiisi sul piede della pila, avendo cura di rivolgere verso la lampada la cavita clie antecedentemente era volta alia piastra scaldata. Lo scioglimento riusci ancora molto pill rapido dalla parte di quest' ultima : e per quanto ripe- tessi I'esperienza, accadde sempre cosi. II tempo necessario (l) Queste espevienzc sulla neve sono esn-atte da un assai esteso lavoro, che da lungo tempo ho cominciato e nou ancor terujinato , intorno al potere assorbente ed emissivo dei corpi in generale : io le fiubblico COSI staccare ])erche mi sembra che ben rispondaao al dubbio addotto da Fusiniori. 356 V A R I E T a'. .1 tUscioglier la neve era , per adequate , di circa nove e mezzo miiiuti dalla parte della lampada , e di quattro dalla parte della lastra di rame portata alia teinperatwa di 400°. Qnesto esperlinento dimostra a tutta evidenza che i raggi calorifici d' origine difFerente sono ia diversa nianiera as- sorbiti dalla neve non raeno die dal carboaato di piombo. Eccone altri due dello stesso genere die non esigono il termo-moltiplicatore, e die danno per risultamento farti era identic! , ora diametralmente opposti a quelli indicati da Fusinieri. Avendo riempiuto fin sopra gli orli un vaso cilindrico di neve fina e caduta recentemente , ne levai il superfluo con una riga di legno , in guisa da produr sulla neve un piano bene unito : disposi questo piano verticalraente , e sovr'esso feci cadere i raggi d'una lampada alV argant , dopo avere sospeso davanti la parte centrale ed assai presso alia superficie della neve un disco ben sottlle di cartone , le cui due facce erano ben coperte di nero di fumo. I raggi della lampada dardeggiavano allora un po' sul disco , un po' sulla neve. Non ando guari che la su- perficie piana s' infosso al di sotto del disco, in maniera die dopo un quarto d' ora la cavita era gia profonda di tre in quattro linee verso il centro. Tornai 1' apparato nelle circostanze di prima , solo die alia fiamma della lucerna surrogai il rame a 400°. I feno- meoi apparvero allora in senso inverso, cioe la corrosione della neve fa piu abbondante dove cadevano i raggi di- retti che nella parte sltuata rimpetto al disco; talmente che al centro generossi una protuberanza e non un incavo. Non basta adunque un certo grado d' energia nel calore inci- dente a produrre un efFetto maggiore sulla parte della su- perficie che e difesa dal disco : ma e ahresi nccessaria quella particolare qualita della irradiazione calorifica ana- loga al calor solare che e d'ordinario accompagnata come esso dalla irradiazione luminosa , ma die non la richiede indispensabilmente. Vedasi la nota a pag. 355. Chi ha ben penetrato nel raziocinio esposto relativa- mente alia sperienza della carta grigia davanti la pila termo- elettrica tinta in bianco , non trovera difficile la spiega- zione di questo divario nello sciogliersi della neve. ^■ A R I E T a'. 35? Nel prlmo caso il cartone scalclato lancia verso il vaso j-aggi molto pill facill a venir assorbiti dei raggi diretta- mente emananti dalla fonte calorifica,- ond' e che la neve li({uefatta e piii copiosa dove si progetta romhra del disco clie altrove , selibene la qnantiia di calore che vi puo per- venire sia minore. Nel secondo caso in cui la sorgente ca- lorifica e il cartone da essa riscaldaio emettono raggi quasi egualmente assorbibili , il disco interposto diniinuisce ine- vitabilniente TefFetto delia diretta irradiazione, e scenia la quantita di neve sqnagllata dalla parte difesa. Da tutto cio conchiudesi che V acceleramento nella fu- sione della neve d' attorno alle piante , non che contrad- dire alle teoriche a' nostri giornl ricevute circa il calore raggiante come pretende Fusinieri , ne e anzi una sem- plicissima conseguenza. A render ragione di alcuni niinutl partlcolari di cotesto fenomeno sarebbevl qualche schiarimento da agglungere : ma tali particolari si spiegano in nianiera afFatto ovvia coirappoggio del fatto principale e di alcune accessorie circostanze. Se , per esempio, si domandasse perche, oltre la forza dei raggi solari, la temperatura alta delParia contribuisca ad affrettar lo scioglimenio difFerenziale della neve intorno agli allieri ed ai corpi solidi in generale che sollevansi in mezzo ai campi , se ne troverel^be agevolmente la causa neH'osta- colo opposto da tall corpi alia irradiazione propria degli strati nevosi verso gli spazj celesti; il che li conserva pros- simamente alia temperatura della fusione, mentre gli strati alio scoperto s' abbassano di piii gradi sotto lo zero in forza della irradiazione notturna, e sono per conseguenza meno atti a liquefarsi per Tazione del mezzo circostante. Non e ineno facile lo spiegare perche 1' influenza delle piante si faccla sentire anche quando il cielo e tutto an- nnvolato , e la temperatura atmosferica e inferiore alio zero; poiche il calore difl\iso dal sole e dotato delle proprieta stesse di trasmlssione e d' assorbimento che ha il calor di- retto , e dee prodarre percio efTetti, dalla intensiia in fuori, totalmente simili. Considerando 1" azione d' una irradiazion calorifica pro- lungata per molto tempo sopra una serie di corpi che hanno la stessa potenza assorbente , si vcdra che quelli di massa minore debbono scaldarsi piii presto e giunger prima 358 V A R I E T a'. degli altri al grado di calore che comportano la natura de- gli strati superficiali , la forza dei raggi incident!, la pres- sione e la temperatura dell' aria. E riflettendo al tempo stesso che 1' influenza del calor solare diretto o trasmesso dura tutta la giornata , si troverebbe la cagione per cui sono maggiori o minori le masse di neve sciolte intorno a troiichi di varie grossezze , che invece d' esser proporzio- nali alle masse ^ come dovrebbe avvenire se si portassero tall corpi alia stessa temperatura prima di conficcarli nella neve , seguono entro certi limit! la ragione inversa del qua- drato dei diametri. Ma con do verremmo ad impegnarci nell'esposizione di teoriche omai da lungo tempo conosciute, mentre lo scopo di quest' articolo fu di sottomettere al giudizio degli Acca- demici una speclale applicazione d' uno fra i principj ge- neral! ammessi di recente nella dottrina del calorico. ( Coniptes rendus hebdomadaires des seances de I' Acadetnie des sciences de Paris, i838, premier semestre , n.° 24., 11 juin.) Nuovo cannello di sicurezza per la combustlone del gas detonante , del tenente colonnello Marco Antonio Costa. Cosi si negligono da' raccoglltori delle ample messi molte spighe die resfano a profitto di chi anche da lungi gli segue. FossoMBROTij, Memoria sulla resistenza e sull'urto de'fluidi. Raccolta di autori Ita- Hani sul moto delle acque , torn. Ill, pag. 247. Gli sperimenti essendo Tunico efficace mezzo d'in- terrogar la natura e di scoprirne i segreti processi e le arcane leggi , e evidente , lo stato della parte stru- mentale delle scienze naturali tanto infliiire in quello della parte razionale , che potrebbe servire ad essa d'indicatorc. Secondo lo stesso principio , studiare di migliorar gli strnmenti e gli apparati inservienti alle sperienze e lo stesso che accingersi a far progredir le scienze che ne dipendono : e, se non e spingerne troppo oltre V applicazione , basta il render quelli gia V A K I E T a'. 359 noti piu facili , piu semplici , meno costosl , e perci6 piu coniuni per giovare alle stesse scienze. Questo e quello che io mi son proposto di fare» e clie con questa nota vengo proponendo per il can- nello ferruminatoiio a gas detonante; cioe per quel prezioso strumento V immensa eflficacia della cui fiam- iiia , e superiore a qnalunque piu violento fuoco si- nora conosciuto, c tale che msto volatilizza o fonde qualunqne sostanza per refrattaria che fosse , la quale venisse ad esporvisi, per il die oramai non ci son piu soslanze apire o lo e il solo crisopraso, che vi re- siste : per quel terribile strumento che minaccia sa-* crificare T incauto operatore che osasse di fame uso senza intercettare perfettamente la comunicazione della fiamma esterna col serbatojo del misto dei due gas generatori dell'acqua, pronto a produrre una deto*- nazione tanto piu terribile, cpianto in maggiore quan- tita accumulatovi : per quell' utilissimo strumento che in molte maniere si presta agli usi delle scienze e delle arti. Gia Lavoisier aveva a molti usi applicata la fiamma del fuoco alimentato da corrente di gas ossigcno , e Broock aveva migliorata e Marcet perfezionata quella invenzione impiegandovi I'ossigeno compresso. Dac- che poi Dawy scoperse che la comunicazione di una fiamma si puo col raffreddamento interrompere, sco- perta che con tanto successo applico aH'utilissima sua lampada di sicurezza , avvenne che alia delta fiamma gia ottenuta dal Lavoisier, il fabbricante di strumenti Neumann sostituisse cjuella che produce il gas deto- nante. Anche il dottor Black si e servito di un appa- recchio simile a quello di Broock , e per renderlo non soggetto a detonare, lo costruiva in modo che il gas, avanti di passare nel tubo capillare di uscita , era obbligato di attraversare uno strato di olio ed una tela metallica finissima. Convenne in appresso molti- plicare le tele e portarne il numero fino a 100, i5o e 200. Finalmente Berzelius raccomando di riempirne il tubo per la lunghezza di un pollice e mezzo, ed anco di due pollici. 36o V A R I E T a'. Ma benche il potcre refrigerant e tli queste tele riesca perfettamente ad assicurare il non piopagarsi della fiamma prodotta dall' accensione dell' idrogeno carbonato che si sviluppa nelle miniere, e benche si moltiplichino non solo, ma si facciano pin -fine e piu serrate, non riescon a intercettar compiutamente la fiamma del gas idrogeno sostennto dall' ossigeno, sic- che si fa costretti di ricorrere all' espediente, di com- prendere in distinti recipienti i due gas e, facendoli uscire per tubi separati concentrici, ivi riunirli ove si vuole che accada la loro accensione. II cannello di Daniel composto come si e indicato , fn quello clie si trovo di meglio, sin che Galy-Cazalat non ebbe inventato il suo col quale si comprimono i gas col solo sviluppo deir idrogeno, metodo che da Babinet ebbe numerose ed utilissime applicazioni. L' impiego dei due gas separati era anche stato proposto dall'ame- ricano Hare, e Smith ne pubblico gli sperimenti che ne accertan la riuscita. Non pertanto la somma diffi- colta di far escire costantemente nel piu util rap- porto i due gas, e il tempo, benche piccolissimo, necessario alia loro unione , obbligo i fisici a ricer- care uu espediente col c[uale si potessero impiegare uniti escludendone la detonazione. M. Garney, avendo osservato che una considere- \'ole pressione spegne il gas detonante acceso, o im- pedisce che si accenda , costrusse una piccola camera metallica dietro al becco che da la fiamma , all' og- getto che qualora questa penetrassevi per il tubo , il gas contenutovi , detonando senza nuocere perche in poca c^uantita , non comunicasse 1' accensione al gas ch' e nel gasometro ; e talora per una maggior cautela costrinse il gas, pria di per venire al becco, a passare per una piccola conserva d'acqua onde raf- freddarsi. Ma questo apparecchio di sicurezza diviene non poco complicato; e d'altronde quantunque il prin- cipio su cui poggia somigli a quello su cui M. Galy- Cazalat costruisce il suo apparecchio di sicurezza per le caldaje a vapore che ha riportato la gran medaglia V A R I E T a'. 36 I d' oro clairAccademia delle scienze di Parigi , non si potrcbbe approvare un ripiego clie lasciando sussi- stere il pericolo di piccole denotazloni , gia per se stesse nocevoli alia continuita delle operazioni, e atto solfanto ad impedir qucllo delle grandi. Meglio riusci nell'intento il sig. Enemen a cui venne accordata la medaglia d' aigento dalla Societa d' in- cora2;giamento di Londra ; cgli immagino di riempire im tubo di ottone di un decimetro di lungliezza e inezz'oncia grosso airinteino, di 40CO fdi d' ottone di cui ha indicato il diametro, situati nel senso dclla sua lungliezza, lasciando verso I'asse un vuoto cilin- drico , onde intromettervi una spina d' ottone eguale per comprimerveli; sicclie lascia de' tubetti a trian- goli sferici tra gl' interstizj di ciascun ternario di fili. Senza dubbio questo ritrovato e semplice e adatto alluopo sicclie fu adottato in Ingliilterra ed altrove. Ma intanto potrebbe obbiettarsi, clie i gas clie deb- bono fluir dai nieati essendo infetti dagli acidi e mo- lecole metalliche delle sostanze clie gli lianno pro- dotti debbon ossidarne le pareti , e quindi ostruire i veicoli, e necessitar il ricanibio o la pulitura de' tanti fili; travagli entrambi penosissimi. Di piu la fianima esterna non incontrando altro ostacolo die il solo raf- freddamento cagionatovi dall' interno dei numerosi tu- betti , i quali dirittamente vanno dal becco alia con- serva , ed incontrandosi somnia difficolta in far die tali interstizj risultino perfettamente eguali , potrebbe aver luogo una micidiale detonazione. Sia die le imperfezioni qui ricordate avessero im- pegnato il signor Cassola a meglio soddisfare alia so- luzione del problema , o die di questo appareccliio non abbia avuto conoscenza, ha anch' egli inventato un tubo di sicurezza consistente in un tubo di ferro , o pure di ottone, lungo due piedi e piii, largo nel- r interno sei linee, rienipito di ventiquattro strati al- ternati di finissimi fili d' ottone compressi, di pallini e di sabbia quarzosa a giossi grani quanto i pallini 36a V A R 1 E T a'. n.° II e 1 3 (i). Ma quantunque molta lode sia stata da taluno data a questo striimento di cui secondo il discorso premesso al fascicolo XIX degli Annali civili del rc2;no delle due Sicilie si e airicchita la chimica , un giudizioso esame di esso ci fa nascere molti dubbi. In fatti i tie materiali di si diversa natura alterna- tivamente impiegati come refrigeranti se sono dello stesso effetto e perclie variarli? Se di diverse , e perche variarli e non usare quel solo la cui effica- cia fosse maggiore? Godono questi corpi di cpalche proprieta rclativa per cui la fiamma del gas detonante venendo consecutivamente con essi a contatto si spen- ga? Di pin non indicandosi la grossezza dei fili d'ot- tone, ne la compressione a cui sottometterli e il si- stema indeterminato, ne potrebbe valere a farlo imitare il caso di riuscita , e difficile dovrebbe risultare di replicarlo alia stessa abilita del sno autore. Oltre a cio la somma difficolta con cui tanti e si irrcgolari e si disparati nieati lascian passare a si grande stento i! gas, fa si clie debbano facilmente ostrulrsi , e il rior- dinarne i varj strati riuscir dovrebbe di grandissima difficolta. Finalmente la necessita di comprimere for- temente il gas nel serbatojo onde compensare coUa celerita della sua uscita la piccolezza della quantita clie ne puo escire senza una gran prcssione, dee far teniere e per la resistenza del gasometro e per Fac- censione del gas. Occorrendomi per un mio lavoro che era per piib- blicare suU'aeronautica di proper Y uso di uno di que- gli strumenti , ho voluto conoscere cpianto mi e stato piu possibile quelle clie si e fatto, c quindi avendo di mira di combinare i perfezionamenti , che sembra- mi doversi in essi ricercare, aveva ideato cjuello che (i) I pallini per caccia che si vendono in Napoli non van classificatl come quelll di Francia da o a 9 in dieci calibri, ma diminuiscono secondo i numeri impari, e i piu piccoli sono del n.° i3. V A R I E T a'. 363 megllo dovevasi combinare. E qucsto iin tubetto di rame di due ed anco di un sol pollice di lungliezza e di un mezzo di largliezza all' interno , all' uno dei ciii estremi si avvita il becco a meato capillare per r uscita del gas , ed all' altro il tubo onde comiml- care col seibatojo dei due gas, in rapporto di i a 2 '/4 inclnsivi, e con cjnalsivoglia ingegno pres- sativi. II tubo e pieno di paliini di piombo trattenuti da due tele metalliche , il calibro de' paliini piu pic- colo di qucUi del n.° i3, infimo numero di quelli per commercio. Hanno essi per diametro ^/y di linea ed io me li sono procurati costruendo un piccolo va- glio con buchi di detta ampiezza e criveliando quelli che si vendono del n.° i3, i quali essendo della piu piccola diniensione non vengono separati quando sono posti in commercio, da quelli che sono minori. La teoria die mi aveva guidato nell' ideare questo congegno riclamava la sanzione deU'esperienza, ma la difficolta di ottenere dagli artisti di Napoli con cj[ual- clie soUecitudine anclie un tubetto di si facile costru- zione , mi avrebbe impedito di vederne tosto la riu- scita. Quando ritornato da Pari2;i il mio amico Romeo che ivi era stato spedito a spese del nostro provvido governo a perfezionarsi nella chimica applicata , in- tesa la mia impazienza mi fu del maggiore ajuto , giacche die tosto mano ad eseguire detto cannello in cristallo ch' egli sa anche travagliare , e qucsto ci fu di grandissimo vantaggio per studiare quanto li dentro succedea, ed e percio ch' io posso riferirlo con la conveniente certezza , dando nel tempo stesso il debito elogio al suUodato professore. La liamma dei due gas (in rapporto di i a 2 '/"j) attraversa i paliini n.° if, quelli del n.° i3 la raf- freddano quanto basta onde interromperne la comu- nicazione, pero in quello spazio mag2;iore che lasciano r interna superficie del cilindro col cilindro di pal- iini , la fiamma passa schioppettando si per la mag- giore ampiezza , come per la minora conducibilita 364 V A R I E T a'. del cristallo. Pero quando i pallinl sono ancora piu piccoli, e basta die siano di ^,7 di linea di diame- tro , la fiamma anche ad onta di queste grandi facili- tazioni non passa e totalmente si spegne. la uno dei nostri sperimenti , disponendo i diversi pallini in tre strati si vide la fiamma percorrere liberamente quelli del n." 1 1 , ritirarsi accanto il tubo soltanto pei pallini n.° i3, spegnersi affatto pei piu piccoli. Questo nuovo strumento sarebbe capace di ulte- riori perfezionamenti, sia per accrescerne refficacia, sia per ancor piu diminuirne il peso ed il volume, giacche cangiando il plombo dei pallini in rame o in argento , e facendo anclie il tubetto d'argento, si aumenterebbe la sua sicurezza secondo il rapporto del poter refrigerante , o sia della permeabilita pel calorico de' diversi metalli, e si potrebbe ottenerne la stessa efficacia con ulteriore considerevole diminu- zione di peso e di volume. Occorrendo provvedersi di pallini finissimi di cjuesti altri metalli vi si potrebbe riuscire impiegando un metodo ultimamente inventato in Londra. Esso consi- ste neir introdurre in una scatola di legno, imbrattata al di dentro di un forte strato di creta refrattaria e attaccaticcia onde difenderla dal bruciarsi , un po" di metallo fuso, ed agitarvelo incessantemente sino a tanto clie si sia raffreddato, e i pallini siansi formati. Di i-ame potrebbero aversi luettendo a profitto un fenomeno clie si produce nella purificazione di questo metallo col mezzo della fusione, giacche quando biso- gna spumarlo moke bolle s' innalzano alia superficie del metallo fnso, e quando vi si fa scorrere una pala di ferro ricade sulla stessa alio stato di polvere estre- mamente fina intieramcnte composta di grani roton- dati (Berzelius). Potcndo procurarsi dei pallini di Francia veirebbe a risparmiarsi la scelta per cernitura, giacche quelli del n." 9 hanno un diametro di metii 0,0007, "^olto V A R I E T a'. 365 piu piccolo di quelli da me adoperati con pieno suc- cesso del diametro di ^'7 ^^ linea, o sia di me- tri 0,00079, mentre i primi non sono che di settanta. Questa agevolazione renderebbe superflua la fabbri- cazione dei pallini di rame o d'argento , abbenche quest! mctalli fossero cinque o sei volte piu assor- benti il calorico del piombo. Sebbene il nostro tubo ci senibri non lasciai- nulla a desiderare , non lasciamo di aggiungere che in In- ghilterra 1' anno scorso sul principio, die quanto piu esili sono i meati per ciii si fan passare i gas, tanto piu valgono a ratfreddarne la liamma, si sono inventati varj mezzi di aver tubetti superiormente fini. L' uno e quello d' impiegar quelle aste inetalliche stellate che si fabbricano ad nso di rocchetti degli oriuolaj inchidendoli entro tubi di ottone nel cui interno combacino perfettamente, sicche lascino degli angoli che facciano da canali i quali si possano anclie impic- ciolire diminuendone gli spigoli salienti. L' altro e quello di tornire un tubo ed un cilindro che vada perfettamente nel suo interno, e graffiandone la su- perficie sia del primo sia del secondo con longitudinali radiature che si possono far esili quanto si vuole: in tal modo si hanno piu Imi tubetti che si possono desiderare. Lascio alia perspicacia del lettore il con- siderare la difficolta che ancora, almeno tranoi, pre- sentano queste costruzioni e la loro poca durata. Finalmente i rispettivi vantaggi de' diversi tubi di sicurezza possono, non solo dedursi da facili com- parativi esperimenti, ma ancora assoggettarsi a cal- colo ; giacche , poste anche da parte le circosianze della facile deteriorazione e della difficolta di rimet- terli in buono stato , i rispettivi poteri ratlreddanti che costituiscono le utilita ed i vantaggi di ognuno, provenienti dal rapporto del volume della hamma con r estensione della superficie che attraversar dee del corpo dello strumento moltiplicata per la condu- cibilita della sua sostanza, possono ben valutarsi co- noscendone tutti i dati necessarj. Napoli , 25 gii'gno i838. 366 V A R I E T a'. DelV ammuffare y e in partlcolare delta muffa del latte. II risolversi delle materie organiche in infusoi-j ed ia mufFe, come avviene quand'elle sono lasciate iieir acqua, e al ceno una delle niaggiori niacaviglie naturali. Non ci e dato scorgere coine vi preiidaiio origiiie grinfusorj, ma ben possiamo^ colla scorta del sig. Turpin (i), scoprirvi I'origine delle mniFe. Lasciando die quegli il quale fosse bramoso di curiosissime novita circa gl'infusorj le raccolga dalle scoperte deirElirenberg, noi cl faremo con la detta scorta ad esporre la generazion delle muffe, tanto piii che un tale soggetto e affine a quello della Botrytis Bassiana intorno a cui oggidl son molto occupate le menti de'natu- ralisti. Le materie organiche in generate lasciate in balia di se stesse, e non isfornite di convenieute umidita, ammufFano prestamente , cioe niettono dalla snperficie una foltissima vegetazione di pianticeile spettanti alia specie pcnicillium glaucuin Li nek , le quali da principio son bianclie , poscia inverdiscono, e quindi fruttilicano. II sig. Turpin, quanto al latte, vide col microscopic nascere e germogliare uno o piu steli di penicilUum da cia- scuno de'globetti di quell' umore venuti alia superficie di esso a produrre il fior di latte. E scorse un tal germo- gliare anclie nel latte riparato da ogni esterna influenza , perclie messo tra due lauune di vetro appena uscito dalla poppa; in niun modo pero, dic'egli, si sarebbe potuto supporre die ia quel latte si contenessero i semollni di penicillo, giacche il loro color nero , e la lor forma al microscopio si distinta, 11 avrebber fatti discernere. Che se, soggiunge, il mufFare della superficie del laite vien da esterni semi, come mai ne e sempre si copiosa la muffa che sonvi ognora almeno tante pianticeile quanti gloljetti rac- colti a comporre la superficie niedesima? ne puo supporsi che la mnfTa venga in origine da poche piante di peni- cillo, che rendan mufFata la circostante superficie collo spandervi i loro semi, giacche la superficie che s'ammufFa gia tutta e coperta di un fitto intreccio di pianticeile , in- nanzi che alcuna di queste prenda a fruttificare. (i) Aim. des sc. iiatur,, dec. 183/. V A R I E T A . 367 £ dunque sentenza del sig. Turpia die ciascun globetto del latte goda di una sua propria vita vegetativa (e fac- cian lo stesso gli altri conformi niateriali orgaiiici elemen- tari), vita capace di condurlo alle forme d'l peiiicillium glau- cum se ruinidita non gli manchi e siagli dato il contatto deir aria. Ciascini globetto di latte e formato di due vesci- che compresa 1' una nelT altra , I' interna delle quali con- tiene 5 oltre a un olio butirroso che serve poscia alia for- niazione del burro, anclie deTinissimi globettini, ciascun de' quali il sig. Turpin crede capace a convertirsi in pianta di penicillo. II sig. Turpin reputa evoluzion conforme alia descritta quella de'peli cosi delle superficie vegetabili come delle animali ; e la formazion delle uredini ascrive a morbosa tramutazione de' grani di globulina ossia fecula di quel vegetabile sul quale esse fanno comparsa. Supra r origine e lo sviluppo delta Botrytls Bassiana, e sopra una specie di Mucorino ancJi esso parassito. Lettera del prufessore Q. Balsamo-Crivelli al pro- fessore Brugnatelli. Ecconii pronto a soddisfare alle istanze ch' ella mi ha fatte, a coraunicarle cioe i risultanienti d'alcune mie nuove osservazioni sul calcino , e ad esporle altresi alcune altre speciali ricerclie a lei gia notificate sino dall' anno i835, e pubblicate poi tradotte in tedesco dal sig. barone Cesati lino do' niiei piu stretti amici, nel giornale intitolato la Linnea (Zelmter Band, Sechstes Heft. Halle, i835-36). Dalle mie osservazioni fatte nel giugno del i835 con microscopio di non niolta forza , risultava che 1 granelli della materia ch' io chiamava pigmento, e che in seguito esaminando bachi sani e vivi riconobbi essere il tessuto adiposo , erano atti a produrre la Botrytis Bassiana, il che annunziai nella Gazzetta di Milano il giorno if) luglio i835. Ripetei ancora nelie ore d' ozio che mi avanzarono negli anni i836-i837 molti esperimenti sul calcino e sul suo modo di svolgersi , e sempre mi confermai che le vescicule dei sacchi adiposi possono svolgersi in Botiytis. In quest'anno fornito del grande microscopio d'Amici mi confermai sem- pre ia cio che semplicemente accennai nel i835, ma che 368 V A R I E T a'. noa fu compreso da moiti , e solo fu rllevato da alcunl naturalisti del Nord ai quali coinunicai il fatto. La detta mia osservazione sfnggi agli autori francesi. II sig. Turpin pero parlando della germinazione dei globuli del latte (^Ann. des sc. natur. dec. iSSy) indica come fatto probabile cio ch' io realinente ho verificato e pubblicato tre anni sono. Mi posi pure ad osservare la natura del tessuto adiposo , e vidl le meravigliose mutazioai alle quali va soggetto que- st' organo. II tessuto adiposo del baco da seta alia quarta muta trovasi coploso piu die nelle altre eta. E composto quest' organo in allora di tanti sacchetti di varie forme di- scernibili anche ad occliio nndo, ed osservato ad un ingran- dimento di trenta volte vedonsi que' sacchetti essere in- ternamente granulati ossia ricchi di piccoli globuli. Dive- nendo il baco crisalide di rado i sacchetti conservano la loro forma, ma in vece i globuli contenuti si mostrano liberi e appena aderenti gli uni agli altri , ed in allora ofFrono precisaraente le figure esposte dal signer Audouin (^Annales des scienc. natur. torn. 8, tav. ii, f. i, 2, 3) o che altrimenti non danno alcuna idea del tessuto adiposo del baco come e esposto nella spiegazlone dell' accennata tavola. Ho potuto verificare e chiaraniente scorgere lo svi- luppo della mucedinea del caltiiio tanto nel Jjaco die nella crisalide viva. Pero risulta dalle mie osservazioni che i pretesi corpi vesciculosi o gemmule di Audouin (loc. cit. tav. 1 1, fig. 9) non sono che globuli adiposi nuotanti. Oso pur dire che la sua' figura decima tav. 11 non sia stata da lui rettamente interpretata. Egli asserisce d' aver adoperato nelle sue osservazioni un ingrandimento dalle 3 alle 400 volte , ora con quest' ingrandjmento gli sporidj della Botrytis sono di niolto piu piccoli di quelli che rap- ijresento , e i granuli disegnati ofFrono perfettamente la grandezza dei globulini contenuti nei globuli adiposi. Cio che e strano ed ho luttavia verificato e che non solo ger- mogliano i globuli adiposi, ma anche i globulini che vi sono contenuti. Una serie di figure da ine fatte al inicro- scopio coll' uso della camera lucida sovra 1 pezzi che ho esaminato possono persuadere chiunque di quanto asserisco; ed io sono pronto a mostrarli a chi me ne richiedesse. Un altro fatto strano e quello che io vengo ad esporle, e che mi pare meritare I'attenzione dei naturalisti; e glielo racconto come lo rilevo dalle mie note. II sijcnor coute V A R I E T a'. 369 Clacomo Barbo il giorno 1 6 gingno mi reco due baclii della qnarta muta prossinii a formaie 11 bozzolo , presi come diceva egli da calcino , 1' uao appena morto , noa niolto indnrito, con macchie azzurrognole al quarto anello dopo il capo, Taltro aveva la meta posteriore del corpo indu- rita opaca , I'anteriore in istato apparentemente normale, e questo era ancor vivo, nia i movimenti ch'eseguiva colla nieta anteriore erano lentl e stentati. Tagliato lateralmente nn tal baco vivo, assoggettai prima rumor che scolava dalla ferita al microscopic, e con ingrandimento di 3()5 volte vidi le pretese gemnnile d'Audouin , ciie sono certo i globuli adiposi, oflVire alcuni filanienti, e filamenti nume- rosi sbocciare qua e la da un frammento di tessuto adiposo assoggettato alio stcsso ingrandimento. Pareva dalT espo- sto che questo baco dovesse produrre la Botrytis Bass'tana, ma con mia sorpresa alle sei ore del mattino del giorno 17, tutta la superficie interna del Jiaco spaccato era co- perta da un mucoriiio che verificai essere VAscopliora mu- cedo gia in frutto, che a mezzodi era in perfetta maturanza. Sino al giorno 31 giugno lasciai intatto Taltro baco die offriva le maccliie azzurrognole, e sino a quL^l giorno si conservo senza variazione esalando un grato odore di porno; soltanto in quella mattina screpolata ne apparve la pelle e ne usciva un umore biancastro che osservato all' ingran- dimento di 253 volte era com|josto di tanti minntissimi globuli ni •, il tessuto adiposo ofTriva poi qua e la molti fi- lamenti che partivano da globuli adiposi. Spaccato lo stesso baco nel giorno susseguente fu trovato coperto di Ascophora tnucedo , ciie per altro non giunse a maturanza ^ conservo tanto I'un baco clie I'altro. II giorno 27 giugno presi degli sporidj dellM^co/)/iOr(t del prinio jiaco , e gl' introdussi coa punture nel corpo di quattro crisalidi. Osservate tre di queste ancor vive, spaccate il giorno 3o , mi off'rirono il loro tessuto adiposo coi globuli ch" emanarono filamenti, e I'altra la conservo essiccata dimostrante un punto in cui si e svolta VAscopliora muceJo. Dopo questi fiitti mi permetta esporle nn mio sospetto, e primieramente come sia dillicile fissare il liniite generico e specifico delle muffe , e specialmente poi ficW Ascophora mucedo; difatto Fries osservo questo mucorino olVrire in Bibl. Ital T. XC. 2^ 6jO V A R I E T A . diverse locallta e circostanze non solo aspetto di specie , ma ben anclie di genere diverso , per cni conchiude Hcbc tantum prodromi instar ad stupenda quce de morphosi et ana- morphosi Miiccdinum enarranda sunt. Chi sa adunque die YAscophora mucedo non sia quella clie nei piu frequenti casi svolgesi in Botrytis Bassiana. Lo sviluppo pero del- VAscophora e piu pronto di quello della Botrytis, e se come risulta dalle poclie mle osservazioni e ancli'essa contagiosa, eccole nn altro iiiodo di cui servesi la natura per propa- gare il calcino (si noti che V Ascoplwra svolgesi sovra molte altre sostanze in putrefazione). D'altronde poi, come altre volte ho dichiarato , sono di parere che la malattia del calcino possa in date circostanze manifestarsi senza la pre- senza della Botryt's Bassiana, per cause che ad onta delle ricerche di distinti agronomi ci sono ancora in gran parte ignote , e che queste cause possano produrre tal disposi- zione nel tessuto adiposo di poter le varie sue parti svol- gersi in una mucedinea che serva poi a trasmettere e a produrre la stessa malattia in altri bachi. Milano, il 28 Uidio i838. Dichiarazione intorno ad alcunl punti della scienza delV elettricitd. Nel terzo volume teste pubblicato del mio Corso elemen- tare di fisica sperimentale io ho fra le altre cose dimostrato che r azione attuante o inducente deU'elettricita si trasmette meglio attraverso ai coibenti solidi che non attraverso al- 1' aria ; e che percio un slstema di due lamine conduttrici collocate parallelamente a una data distanza ha una mag- giore capacita per I'elettrico quando e frammezzato da ua coibente solido che quando egli e frammezzato da sola aria, essendo poi variabile una tale capacita da un coibente solido ad un altro, ma essendo sensibilmente la stessa a tutte le diverse densith delParia (pag. 325, 289 e 34.3). Ora subito dopo la pubblicazione del volume mi avvenne di vedere aa- nunciato neW Institut (num. 225, pag. 840 seg. ) che sine dall'ii gennajo di quest' anno i838 il sig. Faraday aveva presentato alia Societa reale di Londra una Memoria in cui V A R I E T A'. 871 si fanno conoscere queste medesime cose , trattane qual- che differenza nei rapporti numerici delle capacita, e col- raggiunta die nell' ai'ia e ncgli altri gas non solo non ha influenza la diversa densita , nia nemmeno la dlversa umidita e la diversa temperatura. Dal die ho potato con- vincermi non poter io plii pretendere a veruna priorlta per riguardo a qnesta osscrvazlone, e anzi poter nascere 11 dulj- bio die io abbia preso qneste cose dal celebre fisico in- glese, trascurando poi di fame la debita menzlone. A scanso di quest' ultimo dubbio, io fo noto die il 7 gennajo iSSy 10 stampatore aveva gia flnlio di comporre il foglio 16 del suddetto mio volume, cioe sino alia pag. 266 pria della quale si trovano da me esposte le dette cose , cosi risukando dai registri della tipografia de' Classici Italiani. 11 die mostra die qnantunque colla niia tardanza alia pub- blicazione io abbia volontariamente rlnunclato a ogni di- ritto di priorita , pure io aveva fatte le dette mie osser- vazioni indipendentemente da Faraday. Io poi mi conso- lero col pensare die da questo mio danno deriva un van- taggio per la scienza , venendo ad esser meglio assicurata la realta dei fatti. Io potrei anche in alcune cose avere studiato e sviluppato maggiormente Targomentoi il die pero non posso assicurare fino a che io non abbia veduta per disteso la Memoria originale del succitato fisico. Una coincidenza di questo genere m' e accaduta aiiche ia uu altro luogo. A pag. 92 dell' indicate mio volume, par- lando della distribuzione deU'elettricita negativa, io espongo ua teorema gia stato anteriormente pubblicato dal chia- rissimo prof. IMossotti , a pag. 9 della sua Memoria Sur les forces qui regissent la constitution interieure cles corps , por- tante la data del 20 agosto i836. Pero il sesto foglio del deito mio volume, cioii sino alia pag. 96, era gia stampato sino dal 28 maggio i836, come risulta dai registri della stessa tipografia, e come io accennai poscia alia pag. 444. Milano , 14 agosto i838. G, Belli. 372 V A R I E T \\ Nccrologla. Carlo Boucheron. Carlo Boucheron nacqne ia Torino il a 8 dl aprlle del 1773, di Giambattista e Vittoria Grandi. Fatti 1 primi studj delle lettere latine ed Italiane , si volse alia teologia ed alia giurisprudenza ; ed ottenuta con molto plauso la laii- rea dottorale in aniendue le facolta , giovane di anni ven- t''uno fa. applicato alia R. Segreteria di Stato per gli afFari esteri. II cavaliere Clemente Damiano di Priocca, die ei*a a que'' tempi niinistro di Stato, non tardo a ravvisare nel giovane dottore que' lam pi d'ingegno, che facevano pre- sagire fin d'allora quello a che sarebbe riuscito un giorno •, eppercio un anno di poi facevalo con raro esempio nomi- nare segretario di Stato. Ma le civili perturbazioni , che in quel torno cangiarono le forme di reggimento in Pie- nionte, non consentirono al Boucheron di proseguire il cammino, in cui erasi gia tanto innoltrato. Ridottosi quindi alia vita privata , el^be agio di coltivare animosamente le lettere greche , ebraiche e latine sotto la guida di quel ma- raviglioso ingegno di Tommaso Valperga Caluso, che lo riguardava con particolare amore. Eletto poi nel 1804 pro- fessore di lettere latine nel Liceo imperiale di Torino , e nel 18 1 3 professore di letteratura greca neirUnlversita, duro in queste occupazioni infino al 18 14, in cui tomato il Re, oltre alia cattcdra di eloquenza greca, gli venne affidata quella di eloquenza latina nel regio Ateneo. Succedeva in questo carico al Vigo ed al Garmagnano , i quali benclie avessero fama d'uomini dotti e diligentissimi , non aveano pero sor- tito dalla natura una forza d'ingegno capace di signoreg- giare le cose, senza lasciarsi andare a quella imitazione, che tlene alcuna volta del servile. II Bouclieron all' incon- tro dotato dl una grande potenza di mente, e tenendo con savlssimo consigllo sempre 1' occhlo rlvolto all' antlchlta, seppe imprimere alia sua scuola quella forma origlnale, che la distingue da quella de' suol predecessori. II che oltre alia naturale sua attitudlne , vuolsi riferlre eziandlo alia squislta sua dottrlna , dl cui abljiamo una prova Irrefra- gabllc nelle sue lezionl , che rlsplendevano dl quella luce, die tutti sanno. E in lui avverossi maravigliosaiuente quel V A R t E T A. 3;3 iletto tli Tnlllo, clie rabbondnnza delle cose genera Palj- bondanza delle parole ; dacche nella scuola egli era rinscito a parlare latinamente all'iniprovviso sopra cjualunqne sog- getto coa tanta copia di opportuni concetti, con tanto or- dine, e con tale scelta di oniatissime locnzioni, che il suo dire improvviso non era punto disforrae a quelle scritture che avesse luiigo tempo meditate. La qual cosa io non ose- rei airermare , se non ne avessi fatto piu volte io stesso esperienza. La gratitudine fu quella che Io mosse a pubbllcare colle stampe il primo sno lavoro latino nel i8i5. Questa fu la vita del cavaliere Priocca , di cui, come scrive egli stesso, non potevasi mai rannnentare senza un cotale senso di ve- nerazione ; e venne indirizzata al conte Prospero Bailjo , cui egli avea pei servigi ricevuti in luogo di ottimo padre. A questa tenne dietro un altro commentario latino sul ba- rone Vernazza, eruditissimo nomo, suo amico e collega neU'accademia delle scienze. Ma piu di tutto valse a con- ciliargli la fama di sovrano scrittore Topera sua parimcnte latina suUa vita e sugli scritti del Caliiso , la quale riscosse le lodi di tutti i sapienti per la grande varieta di dottrina, pel profondi pensieri , e per Tinarrivabile eleganza con cui ogni cosa vi e dettata. Qneste tre opere sono state poc' anzi ristampate dal Pomba con una lunga prefazione dello stesso Boucheron, intitolata a S. E. il cavaliere Ce- sare Saluzzo , la quale e una bella dipintura dei mirabili avvenimenti che vide 1' eta dei nostri padri. In essa ajj- pare quanto fosse I'ingegno del nostro professore, e qnal profunda conoscenza egli avesse delle cause che sogliono cangiare le sorti degli uomini e delle nazioni. Ivi e ad un tempo r aljbondanza di Livio , e r'acume e la robustezza di Tacito. Eniulo del Morcelli levossi in bella fama anche nella epigrafia latina; e senza ricalcare le costui pedate , ne dilungarsi dalla scvera sobrieia di stile che ricerca questa maniera di scritture , egli seppe dare alle sue Iscrizioni maggior vita ed afFetto , e legarle, direi quasi, ad una poesia d' immagini e di pensieri ; sicche alcune di esse si possono meritamente cl\iainare flebili elegie od etopee. E di fatto , quando ultimamente vennero puliblicate insicme riunite colle stampe del Pomba , il grido nc corse in poco $74 V A R I E T a'. d'ora nelle plu lontaae contrade, come di cosa eccellente; ed oltre agli eiicomj , con cui vennero celebrate dai piu riputati giornali d"* Italia , furono anclie somniaiueiite lodate dairAccademia di storia di Madrid. Ne sono gia questi i soli lavori clie aieritassero al Bou- cheron la fama europea ond' egli godeva. II grande ajuto ch'ei porse al Pomba nella sua eclizioiie dei Classici latini; le belle ed elegant! prefazioni cli' ei pose in fronte a ciascnno scrittore , rivelarono facllmente all' universale la dottrina del professore torixiesa. E per Tinsigne favore ri- cevuto voile il Pomba dare al cavaliere Boucheron un pub- blico segno della sua gratitudine , faceiidogli coniare , or fa un anno, una medaglia d' oro dal valente incisore pie- montese Gaspare Galeazzi, nel cui dlritto intorno alfefligie e la leggenda n Carolo Bouchsrono y> e nel rovescio " ob egregiam operam in editionem scriptorum latinorum coUa- tam J, Pompa typogr. an. M.DGCC.XXXVII. » Taccio delle molte orazioni latine da lui pronunziate per inaugurare gU studj piemontesi o per tessere le lodi dei nostri Principi ; le quail ridondano di pellegriui concetti , adornl di tutta la maesta della romana eloquenza : e diro solo che in que- sti ultlmi tempi avea posto mano alia versione dl Seno- fonte ( la ritirata del died mila ) , la quale e uiolto a do- lersl che non abbia potuto essere condotta a termine da un cosi dotto e cosi dlligente traduttore. Fu anclie il Boucheron professore di storia nella R. Ac- cademia militare e dl archeologia nella R. Accademla dl belle arti. E queste sue faticlie e I'anior grande con che egll studiavasi di far progredire le lettere in Piemonte , ebbero un compenso dal re Carlo Alberto , largo premia- tore degl'ingegni. Fin dai prlml glorni che sali al trono , egll fregiava il nostro professore della croce dell' ordine del SS. Maurizio e Lazzaro ; e poco stante dl quella del merito civile ; e inoltre lo scelse ad ammaestrare nelle let- tere greche i due suol figliuoli. I quail onorl gll tornarono graditi perche erano una splendlda testinionianza del conto in che era tenuto dal Re e dal suol concittadinl. Fin qui ho parlato della vita pubblica del Boucheron, la quale , come si vede , fu lodevollssima. Ma non minor lode ezlandio e dovuta alia sua vita prlvata , siccome quella che fu un tessuto di grand! e pellegrine virtu. E V A R 1 E T a\ 3-5 prima cU ogni altra cosa io credo aversi a lodare nel no- stro cavaliere qiiegli schietti, uriDani e candidi modi clie egU ebbe sempre, o palesasse ai potenti la verita, o favellasse agll amici , ed a clii veniva a lui per consiglio ; raro pre- gio clie manifesta quelia bonta di cuore , che pur troppo non e sempre conipagiia deircccellenza deU'intellettOi uo- nio integro e leale non concedeva la sua amicizia agl' in- finti cui abborriva. Nell'animo de' suoi allievi ei s' insi- nuava sifFattamente cbe tutti lo rlverivano ed amavano sic- come padre affettuoso. D' animo grande e magnifico , egli si mostrava tale e nelle parole e nei fatti. Ebbe del bello nn sentimento assai squisito, e fu amantissimo delfeleganza che traspariva iie' suoi costumi ed in tutte le cose sue. Fu stretto di amicizia coi primi letterati d' Italia; fra i quali ci piace rammentare Angelo ]Mai , Pletro Giordaui ed il Labus. Nello scrivere era di difficiiissima contentatura, sicclie lo abbiamo veduto copiare di sua mano anche trenta volte lo stesso componimento. II priuTO abbozzo gli cadea facile dalla penna ;, ma ponea gran cura nel ripulirlo. Era nel parlar famigllare pieno d'ingegnosi motti, festivo e friz- zante ; ma le sue parole non aveano fiele ; e cogll stessi suoi nemici (cbe non fur molti ) mostrossi sempre nobile e generoso. Del resto 11 cavaliere Boucheron onorato dai gran- di , stimnto dai dotti , riverito e careggiato da tutti se iie vivea licto e contento della sua sorte , quando il 22 di febbrajo deH'anno i838 inciampando tra via cadde, e n"ebbe spezzato un ginocchio. Questo fu cagioae che s^innasprisse in lui una malattia d'iniiammazlone , che gia da alcuni mesi lo andava travagliando , ed il 16 di marzo alle ore otto del mattino si addormento del sonno dei giusti, dopo aver ricevixto tutti 1 conforti della religione di cui era stato vivendo sincero cultore e fodele. Tutti gli ordini della cltta mostrarono durante la penosa sua malattia , e dipoi nella inorte un grandissimo dolore. Fu il Bucheron di alta statura e di corpo in tutte le membra assai bene proporzionato. Ebbe occhio vivo e pe- netrante ; un portamento grave e pieno di dignita, e voce limpida e robusta. Una bella e copiosa capellatura era di singolare ornameiito al suo volto, iu cui fiori infino agli estreml itn color rosco , che annunziava una ferma sa- lute, che faceva sperare , che non cosi presto si avessc a 376 V A R I E T A. spegnere nn lume splendldisslmo d' Italia , noii cTie delle subalpine contrade. Opere del Bouclieron. i." Carol! Boucheroni de Clemente Damiaiio Priocca, Tau- rini i8i5. a." De Josepho Yernazza, stampato negli Atti delPAccade- mia delle scienze. Qneste due opere furono volgarizzate dal professore Tomaso Vallauri , e pubblicate ia Torino coi tipi del Pomba, 1837, un vol. in 12.° 3.° Caroli Boucheroni de Thoma Valperga Calusio , Tau- rini , edebant Chirio et Mina , i833, un vol. in 8.°. Questa vita venne ristampata in Alessandria Tanno i835 dal Capriolo, colla versione a riacontro del pro- fessore T. Vallauri. 4.° Caroli Boucheroni Specimen inscriptionuni latinarum edente Tlioma Vallaurio, Taurini ex typis Josephi Pomba et sociorura , i836 , un volume in 8.° 5.° Molte orazioni latine pronunziate neH'aiila della R. Uni- versita di Torino e stampate separatameute. 6." Le Prefazioni ai Classici Latini stampati dal Pomba. Tomaso Vallauri. F. Cablini , T. FvMAGALLi c G. Brvgnatelli^ direttori ed editori. Pubblicato il di 34 agosto i838. Milano , daU I. R. Stamperia. 377 Estratto delle osscnrizioni meteoiologidie fatte alia nuovn torre astronomica deir I. R. Osservatorio di Brera all' (dtezza di tese 18,62 {metri 26,84) sull'orto botatiico, e di tese 78^48 (^metri 147^11) sul livcllo del mare. I\I A G G I 0 1808, BARO METRO Direzioue del vento. ridoUo alia temperatui a + 10° R. I2S 0 6 'm 9'' ml o'> 5'-s 6'>s 9'-s 6'' m 0'' 6S I2>'S 0^ 1 ,.ull. li.i. u... U„. 1.... ii... n„. III.. 1 27 9^^ 10,1 9,9 9,8 9,8 10,1 10,1 N 0 S 0 S 0 N 0 1 27 9^9 10,0 9-7 9,2 8,7 9, 111 tempo ve ro civile ; le le ttere ni ed 5 indicano rispettivaraente le ore della n atona od amimeriitia ne e quelle ile Ua fera 0 pomcridiaiie. 378 M A G G 1 O 1 858. Allezza del termomelro R. Stalo del cielo ,0 0 6''m c/^m o"^ 5'^s 6S 9'^s i2i's da niezzanotle a mezzodi. da mezzodi a niezzanotle. I + 6,4 + 10,0 +11,6 +i3,4 +x3,o +10,0 + 8,7 Sereno. Sereno. 1 + 8,0 + 10,8 + 14,8 +16,5 +16,4 +10,2 +10, /{ Sereno. Sereno. ■6 + 9^0 +14,5 + 17,2 +18,7 + 18,2 +1 5,5 +1 3.0 Sereno. Sereno. 4 + ii,q +i5,5 + 18,0 + i9,s +20,0 +15.9+10.8 Sereno. Sereno. 5 + 12,5 +i5,8 + 18,7 +20,1 +17,5 +i5,7 +14,0 Sereno. Sereno. G +i5,9 + 17,1 +18.5 +20,3 + 16,5 +14,0 +10,1 Sereno. Sereno. 7 +11,4 + 16,3 + 18,4 +20,:) + 10,1 +12,7 +12,4 Sereno. Ser. piogg. | S +1 1,0 +14,7 + 17,2 +18.6 +17,1 + l4,6j + I2,0 Nuv. plogg. Sereno. 9 9 +1 1,6 + ib,4 + 17,5 +ig,3 +18,5 +i3,9i+i2,9 Sereno. Ser. nuv. 10 + 11,7 + i5,o + 17,2 + 9^0 + 18,1 + 9.0 + 10,2 +1 1, 2]+ 9.,5 Scr. nuv. Temp, piogg. 1 1 + 8,8 + 7.4 + 7,9 + 7,0 + 6,1 Pioggia. Nuvolo. 12 + 7,0 + q,o +10,4 + 10,9 +1 1,5 + 8,7 + 7,8 Nuvolo. Nuv. ser. lb + «,0 + )2,0 +i:.,7 + 14,5 +i4,o +1 1,4 +10,6 Sereno. Ser. nuv. '4 + 9:4 + 1 1,0 +12,9 + 12,9 + 8.6 + 8,0'+ 7,6 Nuvolo. Nuv. piogg. lb + 7,7 + 9,0 +11,0 +i3,7 + 12,4 + io,6l + io,i Nuvolo. Nuv. piogg. 16 + 9^5 + 12,0 + i3,8 + 14,8 +r4-,2 +i5,5 +i3,i +10,7 + io,6J + io,o + 10,0+10,2 Piogg. nuv. Ser. nuv. Nuv. piogg. Pioggia. +10,5 + T2,8 18 + 0-9 + 10,0 + 10,7 + 12.0 +11,2 + 9-,^ + 9,3! Piogg. nuv. Ser. nuv. 19 + 8,9 + i5,8 +i5,8 + 16,8 +17.1 +12,0 + 1 0,8 Nuv. ser. Sereno. 20 + IO,L) + ■4,2 +i5,u +'5,4 + l5.,2 + 12,6 +10, [ Ser. nvu'. Sereno. 21 + 9/t + 10,2 + 14,1 + i5,8 +i3,6 + 10,7 +10,2 Nuv. pioggia. Ser. nu^ . 22 + 9,3 +i4.' + i5,8 +16,7 +17,0 + 10,2 +12,1 Ser. nuv. Ser. nuv. B 20 +11,4 +i4,« +16,8 + 17,3 +12,0 + 11.7 +10,2 Nuv. ser. Piogg. gran, j 24 +10.4 +12,1 + 14,4 +i5,3 +10,7 + 11,8 +10,6, Sereno. Sereno. | 2b + 9,9 +14,2 +i5,4 + iG,8 + i3,9 + 12,2 + 10,6^ Ser. nuv. Ser. nuv. | 26 + 1 T,0 +.4,8 + 16,0 +16,8 +17,2 +14.9 + 12.5 Nuvolo. Sereno. | 27 + 11,5 +1.5,8 + 17,8 + 19,2 +17,0 +i5,5 + '4,5 Ser. nuv. Ser. nuv. 1 28 + i3,6 +i5,4 + 17,7 +19,0 +17,5 + i5,o + 10,0 Nuvolo. Nuv. ser. 29 +i5,5 +,b,4 +18,4 +iq.5 + 17,0 + i5,i + 10,2 Sereno. Sereno. 3o + ID,0 +16,5 +19,1 +20,7 +iq,8 +16,5 + 14,4 Ser. nuv. Sereno. 5i +10,9 +16,6 +19,1 +20,7 + '4,9 +14,6 + 1 3,71 Nuvolo. Piogg. temp. Allezza niassima del terinometro + 20,69 » minima + 6,07 Jia + 10,0992 Quanli la del a piog gia c neve sciolta linee 48,5 1. 379 Estmtto delle osservazloni meteorologldie fatte alia nuova tone ustronomica clelV I. R. Osservatorio di Brera alValtezzii di tesc i3/)2 (metri 26,54) suit' orto hotanico , e di tcse 75.48 {metri 147,11 ) sul livello del mare. G I U G N 0 858. B A RO RI E T R 0 1 . . 1 rido Uo all a teni] leralin a + 10° r. r2''s Direzione del vento. ^0 I 6'^ |ioU. 27 m 9"- ~7 3''S "6'' s 1 y'" s 1 -^ 6'' 1)1 0'' 6''s 12'' S Kn. 8,2 Uii. 8,3 llu. 8,1 7,5 7,2 l.„. 7-5 7,2 ^ S b E fi 0 so 2 27 7-3 7,ti 7'7 ^^9 6,7 6,5 6,7 ti; N E E .\ e(" E N e"' N E 3 27 7'° b,9 6,9 (jp 6,8 7," 7,2 \ 0 0 SO NO 4 27 7,;^ 7.^ T.^ !■>' iSfi 7,' 7-5 « 0 N E E N E 0 S 0 6 27 8,3 7)9 7,6 7,4 7,2 7-7 7,7 0 S S E E [no 6 27 7,8 7 -.9 7,7 7,5 7,0 7,4 7,6 S E i? i E .\ > e'o n 0 7 27 8,0 «.7 -,7 8,5 8,2 8,4 8,4 s 0 s uO S 0 sso'" 8 27 717 7,« 7,'^ G,^ 6,3 6,8 7,« S U ?. S 0 0 N o('> q 27 8,3 8,5 8,6 8,4 8,q 8,8 9,0 ^■U) \.\E<" N 0'') K E 1 0 27 8,8 8,8 8,2 7,6 7,' 7,2 7,' N n S S V. s 0 0 1 1 27 G,5 6,2 6,/ 6,1 5.6 5,8 5,7 >" E E N L E N E N E 12 27 5,0 5,2 5,0 5,1 5,0 5,2 5,3 \ E \ 0 >■ N E 1 ,1 27 5,2 5,7 6,1 6,2 (i,5 7,' 7,7 E .\ E N i\ 0 b () '1 8,1 «,7 8,(i W^ 8,3 8,7 8.7 J* 0 S S U 5 S 0 I 5 27 8,6 8,6 8,6 7,9 7,8 7'9 7 -.9 s 0 S S E E 0 1(5 2^ 7.0 8,1 8,0 7,5 7/i 7,7 7,9 S 0 s s 0 S (i S (J I? 27 8,6 8,5 8,6 8,5 8.0 8,3 8,1 E S S £ S 1) 0 18 27 8,2 «,4 8,2 7,8 7,8 8,1 8,2 0 s » 0 s u M) 27 8,2 8,1 7,5 7,7 7.3 7,7 8,1 0 S 0 .\ E ^ 0 0 S 0 20 27 8,3 8,6 8,6 8,5 8,4 «,7 8,9 N 0 0 .N U s s 0 s 0 •> I 27 94 9-5 9,5 9,2 S,9 9,1 9,2 E S E S S E E N E N 0 22 27 1)54 9^ 9,2 «,9 8,7 9,1 9," N U S U s s 0 N 0 2 J 27 9^1 9,4 9,5 8,8 8,7 t),9 9,' N 0 S S E N N 0 24 27 9^^^ 9,7 9,(3 9/3 9,3 9,4 9,6 N E .\ E > > E nj 27 9.9 10,0 10,0 9,-'> 9,2 7,^ 6,6 ^,(i 6,2 6,7 7,2 X N 0 e"» > N E N E 30 27 7,4 6,6 6,5 6,5 6,5 6,8 7,-^ N 0<'> N E S E E N E Altez la mas niin sima (] ima . el baronietio poll. 27 liu. 9.98 . " 27 " 5,11 ,^ ia . Le ore s ->no in enijio \ ero civ Ic ; le lettcre n I ed s indicauo rispettivanicnte Ic oic della n .Tttiiia oil an tinicridi ane e c utile ilelU sein 0 ponicridianc. ooO G 1 U G N 0 1 858. Altezza del termometro R. Slato d el cielo "2 h •'h ei^s 1, h da mezzanolte da mezzodi o ■5 b ''m 9 ra 0 d"s 9 ^ 12-S a me/-zodi. a nie/.zanoUe. I + 4,5 + 17,5 +»9')9 4-20,8 4-21,6 +17,9 4-1 6,1 Sereno. Sereno. 2 + 6,5 + 17,0 + 16,8 + 18,6,+ 1 5,4 4-12,8 4-1 3,0 Ser. nuv. Temp, piogg. 0 +1 4.0 + l5,2 + '7i7 +19,2 +17,7 +16,2 4- :i.{i Ser. nuv. Ser. nuv. 4 + 5,5 +iG,5 + 18,0 +195 4-20,1 + i5,5 4- 4,3 Ser. nuv. Sereno. 5 +j 4,5 + l5,7 + 19,2 +19,3 + [8,9 4-1 5,2 4- 3,1 Ser. niiv. Sereno. 6 +1 5,G + ID,8 4-18,/i +16,8 + l5,3 4-1 3,3 4- o,S Aitvolo. Nu. tern. piog. e gran. n + 2,5 + .4,q + '7'4 4-19,0 4-18,5 + i5,o 4- 5,7 Sereno. Sereno. 8 +] 2,8 + '6,4 + •7,7 + 19,5 + 17,7 +'4,9 4- 3.4 Sereno. Ser. nuv. f) +j 2,0 + 14,5 + i5,5 + 16,7 +16,1 + ",9 4- 0,9 Sereno. Sereno. 10 + 0,9 + l4,2 + 16,5 4-17,5 4-18,0 4-13,3 4- 1,0 ^ereno. Ser. nuv. 1 1 + 0,q +14,2 4-1 3,4 + >',9 4-10,9 4-10,9 -H 0,1 Nuv. piogg. Pioggia. 12 + q/i + 9,7 4- 1 0,4 +10,4 4-10,2 4-1 0,5 4- 0,4 Pioggia. Pioggia. i3 + 0,5 + 1 5,8 '-(-15,3 + 16,4 + 16,4 + 13,5 4- 0,7 Nuv. ser. Sereno. i4 + 1,3 +i4,5 + 16,3 -H7.8 + 16,7 4-1 3,5 4- 2,3 Xuv. ser. Sereno. i5 + 4,0 +i5,3 + 17,5 + 1 8,2 + ■9,4 4- I 5 , I +16,3 4- 3,9 Sereno. Ser. nuv. i6 + 3,8 4-16,5 + 18,2 + 19,'! 4-20,0 4- ^,2 Sereno. Sereno. 1-7 + 6,1 + [6.8 4-1 8,9 4-2 0,.'i +2 2,6 4-17,3 4- 5,4 Sereno. Sereno. i8 + [5,8 + 18,4 +21,1 4-2 I , I 4-20, g + nj,8 4- 5,5 Sereno. Ser. nuv. IQ •+ 4,5 + i7,8j + iq,9 4-19,3 + 13,8 4-12,6 ■¥ [t,5 Nuvolo. Ser. nuv. •iO 4- 2,7 + 17,014-19, J +i9-)9 4-18,9 + i5,5 + 3.9 Sereno Sereno. 2 1 + 2,8 + 17,614.18.9 4-20,1 4-21,3 4-17,0 4- 4,(3 Sereno. Sereno. 22 + 4,4 4-l8,4[+20,tt +22,0 +2 3,2 + 19,3 4- 6,8 Sereno. Sereno. 2 0 + C-;6 +20,5 4-22,4 4-23,2 4-24,0J + l9,9 4- 7,G Sereno. Sereno. 2i + 10." 4-20,8,4-22,7 +24,2 4-2 1,2 4-18,2 4- 7,6 Ser. nuv. Ser. nuv. 23 + ii^Q 4-20,4 4-2 1,2 +22,6 +23,7 4-19,8 4- 8,2 Ser. nuv. Ser. nuv. 26 + 8,5 +20,9+22,4 4-2 3,5 4-24,1 4-19,0 4- 7,2 Sereno. Sereno. 27 + 7iQ +20,5 +22,1 +2 3,4 4-25,91+20,0 4- «,7 Sereno. Sereno. 28 + 84 +20,7 +30, C -24,1 4-2 j,5:+2i,4 4- [8.4 Ser. nuv. Ser. nuv. piog. tem. 29 + [5,q + 18,9 '+2 1, 9 + i7/( 4-18,21+16,4 4- 4,7 Ser. imv. Piogg. temp. ;!.o + [2,9 + 12,5 4-1 7,0 +19,3 4-19,6 4-1 5,6 4- '4,7 \uv. pioggia. Ser. nuv. Allezza massima del teriu ometro + 24", 46 » minima .... 4. 9,45 )/ media . . . . + 16,3455 Quantiti della pioggia e neve sciolta linee 79,92 • 38i INDICE (Idle niatcrie conteiuite in questo tomo XC. PARTE I. LETTEUATURA. ED ARTI LIBERALI.- 0. lazioni quaresimall ed aJtre nuove opere di G. Bar- hieri. Articolo z." ed ultimo pag. 3 Manoicritti ineditl di Torquato Tasso illustrati da M. Albcni » 145 Le anlichita della Sicilia esposte ed illustrate per D. Lo Faso Pietrasanta duca di Serra dl Falco. Ar- ticolo 3 ." " 1 5 3 Jlomancero del Cid, tradazione dl P. Monti » i65 Aniarc dopo la morte , La De^'ozione della Croce , L' Aurora in Copacabana ; coniniedie di P. Calderon della Barca tradotte da P. Monti » Ivi Iniperiale e Reale Galleria Pitti illustrata per cura di L. Bardi » i85 Faniiglie celebri italiane , di P. Litta " 201 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Telegrafo eletlro-magnetico praticabile a grandi distanze, iinmaginato ed csegaito da L. Magrini " 17 Efftineridi aslrononiiche di Milmo " 3 1 L'Architetto delle strode ferrate , di E. Biot : traduzione con note ed aggiunte dl L. Tatti » 43 Elementi di filosofia teoretica e morale di B. Poli...» 49 Menwrie di mntenmtica e di fisica della Societd Italiana » 214 Cenni intorno alVElenco delle piaiite spontanee della provinda di Milano del sig. E. con suppleniento al medesinio , di V. Cesati ' 220 Notizie risguardanti la storia naturale del Crocicri , di P. Lanfossi » 2.26 382 ' I N D I C E. PARTE STRANIERA. Praxeos mediccc unwersa prcecepta J. Frank pag. 68 Applicazione del magnetismo aniniale nella cura ddle diverse malauie /> 74 Vulcain , Recherclies sur ce dieii , sur son culte, et sur les principaux monumens qui le repr^sentent , par T. B. Emeric-David n 8 1 Notions synthetiqncs , historiques et pliysiologiques de pldlosophie natwelle , par Geoffroy Saint Hilaire . .» 86 Annalen etc. Aanali del Museo di storia naiurale di Vienna »» 248 Antiquites mexicaines. Art. 3.° ed ultimo v 261 Jahrbiicher etc. Annali della letteratura » 278 Manuel d' histoire du may en age par M. S. Moeller..» 282 Histoire et tableau de I'Univers , par G. F. Danielo. .» 283 ^/5e etc. Progresso della pote.iza inglese nelle Indie, di P. Aurer » ivi APPENDICE ITALIANA. Archeologia. — Varie operette antiquarie di G. G. Orti » 3 1 3 Sito di Roma , di G. Riva " 3 1 o L' Archcografo triestino " 3 1 2 Arli belle. — Un monumento al cav. Antonio Vigo- darzere " 120 Elementi di ancitomia fisiologica applicata alle belle arti figurative , di F. Bertinatti " 122 Chimica. — Manuale di chimica di G, B. Canobbio. .» 3 5o Educazione. — Guida dell' educatore , di R. Lambru- schini " 3 3 1 Filologia. — Violarium grcecum philologicum criticum J. Petrettini ' 3 3o Geografia , Viaggi. — U Italia , la Sicilia , le isole Eolie ecc " 3o i Giurisprudenza. — Diritto naturale privato e pubblico , di P. Baroli "338 Poesia. — La Com media di Dante Alighieri col co- mento di N. Tommaseo " 89 Le lagrime di S- Pietro ccc " 336 I N D 1 O E. 383 Le Argonantiche tradot'e in poema italiano da B. Dal Borgo pag. 334 Poesie e prose inedite di C. Arid » 336 Poligrafia. — Lettere inedite di XL iUustri Italiani del secolo XVIII " 327 Lettere di V. Monti, Teresa Bandettini e C. Arici.» Ivi Lettere inedite di antori di chiara fama >/ Ivi Lettere storiche di Bonnivet , Montmorency , Mazza- rino , degli Sforza ecc " ivi Storia , Biografia. — Vicende delta proprieta in Italia dalla caduta dell' iniperio roniano fino alio stahi- limento dei feudi, di C. Baudi di Vesme e S. Fos- sati. Art. i." » 92 Art- 2,." ed ultimo " 284 Venezia , ovvero Quadro storico della sua origine, dei suoi progressi e di tutte le sue costumanze " 10 1 Storia di santa Elisabetta d' Ungheria , del conte di Montalembert : versione di N. Negrelli » 1 1 a Cenni biografici degli Accudemici di Padova, di A. Meneghelli " 118 Degli uomini celebri hellunesi , di A. Schiavo » ivi Gli Arabi in Italia, esercitazione storica di D. Ber- tolotti » 299 Biogrufia degli Italiani illustri del secolo XVIII e de' contcmporanei , per cura di E. de Tipaldo . .» 323 Notizie biografiche degli scrittori degli Stati Estensi » 339 Iconografia italiana degli uomini e delle donne ce- lebri, per cura di A. Locatelli " 33/ Cenno necrologico intorno all' abate Michele Colombo, di G. Adorni >i 338 Elogio di Girolamo Poggi, di V. Salvagnoli >t SaS Storia naturale. — Sulla giacitura del carbon fossile in Europa , di G. Colegno : traduzione con note di G. Balsamo Crivelli » 348 V A R I E T A. Bibliografia. — Annunzj » 140 Errata— Corrige " 14a Filologia. — Premio proposto dall' Accademia pontifi- cia romana di archeologia per un paralello critico 384 I N D I G E. delle leggi etrusdte e delle greche itnliche , colle greche elleniche ecc pag. i 3o Fisica , Chimica. — Nota all'articolo : Del sale ond'e provveduta V Italia •/ 1 3 8 Osservazioni meteorologiche di aprile » j^.3 ' ■ ■ ■ di maggio e giugno ...» 877 Dichiarazione di O. Belli intorno ad alcuni punti della scienza dell' elettricita ,; 370 JVuDvo cannello di sicurezza per la cotnbustione del gas dctonante , del tenente colonnello Marco An- tonio Costa » 358 Deir ammnffare , e in particolare della muffa del latte >/ 366 Sopra I' origine e lo sviluppo della Botrytis Bassiana, e sopra una specie di Mucorino anch' esso paras- sito , di G. Balsamo Crivelli » 367 Osservazioni sulla causa che accelera la fusions della neve intorno alle piante di M. Melloni " 35 1 Necrologia. — Carlo Boucheron » 872 Poesia. — Odi di Orazlo volgarizzate da G. Marchetti » 126 Storia naturale. — Sistema genetico » 1 3 3 Notizie intorno alle cost deite Ciglia , ossia microsco- pici vibranti vclli o filettl della superficie di certi corpi e certe membrane animali " 1 3 6 ERRATA-CORRIGE. Fag, aSo Hn. 36 secolo ^^SS^ suolo »' 253 » i3 I'intier dottarina >' T intiera dottrina „ 272 „ 24 XV e XVI » XIV e XV ,/ 297 " 24 i838 " 1837 ,.^\'^-^% \ ^ / -"^i^' «a*" f