tr > s- X ♦ #^ s^'^ t (^r BIBLIOTECA I TALI ANA O SIA GIORNALE LETTEP.ATUUA SCIEJNZE ED AUTl COMPILATO DA VARI LETTER AT I. I'oMO IX. AKAO TERZO Gciuiaio I'chhiaio a iShitzo I 018. j-<0. MILANO PREfSO LA DincziOKE JiEI. GlOR^IAir Contrada de' Tie Jionasieri n.^ i'2b\. PALLA TirOGRAFIA felRTORI. P R O E M I O AL TEUZO ANNO DELLA BIBLIOTECA ITALIANA ED EPITO:\rE DEI LAVORI CONTENUTI >'F.L .'ECONDO ANNO coil un hreoe cenno suHo <:tnto attiiale cleUe belle arti in Slilimo , e su tutti i Gioniali letteraij In Italia. L v BIblioteca Itallana ontra nel terzo anno tie' siioi Kvori. Essa con ragione si applaucle cle' bcgli auspicj die ressero i priiuovdj della sua carriei-a , eel aila- mente confortasi c in fatti e felicemenlc divenulo 11 ceiiti'o delle coinunieazloni letleravie della nostra pe- nisola. Dotti uomini In ])non iiunieio di Catania, di Pak'imo , di Nupoli , di Konia , di Boloi^na , di Fi- renze 5 di Pisa, di Lucca, di Parma, di Modena, di \ enezia , di Torino , di Trento , ci sono stati li- beiali di eonsi^lj , di libii , di estratti e di articoli inedili , di eui , a glu^ta soddisiazione de' nostri asso- ciali , opportunatamenfe ci CTiovainino : e in qnesla grande ed illustre cilta niolli letlerati valeuti , e piii meinbri del R. I. Istituto corteseniente sono eon- torsi ad aiiicghiiio e ad omvlo coll' opera loro. tV P R O E nt I o. Noi d' alliM parte nou aljbiunio vi.iprvriniato dal canto noslro cura verima por pi-ocuiarci tutte le novila Icltcravie tV Italia , e molU; ancora clci pacsl stianirri , oiulr all" iiitrrosse c\n'. srco ])oitaiio nalu- ralmcnte i lunii dilTusi , unirr aiu he la dilijij'cuza e la soiled I udlne ncl piopayarli. Saiebbe forse efi'etlo in noi ili troppa fulu(;ia il diie clie non abbiamo nollo scovso anno , I 8 i 7 , tra- lasriato (li pavlare dj alcana opera di qiuilclie im- porlanza venula alia luce in Italia. 3.on ancora |)cr avvcnt^ura sonosi da noi vinlc tnlle Ic diiTicolta die nd paese nostro oppongono alia coinuiiicazionc Irl- tcrario-scicnlifica le cirposlanzc , e t;o])raUnlto 1' i- nerzia degli stanipatori e libra] dell* Italia meridio- iiale. Tanto pero ci adopramnio fin qui. die molle di gia nc suporammo , e massimamente cousiderando qnella parte di arlicoli che , preparati negli ultimi mesi , non possono comprendersi se non se nc i priiiii faseicoli ddl' anno eiitrante , con assai fondanicnto possiamo asserjre niuna , o pojLibe almeno averue ©messe. Intanto , se^^iendo il metodo nell' anno scorso adoltato , presentpremo qui in compcndio il pro- speUo di cio che di piu notabile in faLto di lel- tqre , di srienze e di arli la Bibliotcca Italiana ac- colse uei dodid scaduti mesi ; con die gli assoclati Bostri veiTannQ ad avere solt' occliio il quadro di quanto la letlcratura d' Italia tra 1' ultima nicla al- y incii'ca del i 8 1 6 , cd oltre la nieta del i 8 i 7 , pro- dusse a coUegamenlo ddla storia generale dei pro- gressi dello spirito lunano, ed a giusto confronto del grado di concorso degli Italiani colic altre rolle nazioni d' Europa in cio cbe puo avere contriljuilo pU' aunicnto dei lumi cbe dislinguono il nostro scculo. Mentrc questo lavoro giustiiichera il nostro zclo per r inciemcnto degli studj nazionali , esso dara ancora vivo eccitaniento agl' ingegni dei iiostri gio- vani , lie* cui intra prendimenti stuuiio riposte Ic ul- tjBriyii s^eran^e dcila p.atria. P R O E i\t r O. "V P A R T E L LETTERATURA ED AUTI LIBERALI. fil' Italian! in gonerale molto si sono applicati^Uo Crammatica- sluclio (liila (ri anii/uitica positivd , j)ocliisMnio a qurllo tleiJa Ci aniDiatica Jilosofira , in cui Ic altre nazioiii si soiio quasi a gaiu occuj)ate , darlie Bacone pel [)iii)io Icci" sentire la dillLTenza che passa tia la sclcnza e 1' arte gTaminatlcalc- INeli' ultima ineta pcro del ])ass;(to scculo alcuni nostri valert' uoniiui trat- t u'oiio d«'lla ejraniniatica filosoncanicnte. Tali furono Ira gli ahri 1' Agala , il Lcccavia , il Denliia , il conic Napionc , e im-glio di tutli il Cesafotti , il ciii Suiigio Aiilla filuyvfia delle lingiie tiene finova il canijio fra le opere di qucsto gcnere, t; diflicil- ip.cntc vcrra clii gli lolga il giido. In tempi piii vicini a iioi 1 ab. Ivouiaui ha con alcuni suoi opuscoii di- mo^t'.ato che cosa possiamo da lui sporare per la voluiuiiiDsa sua opera dei Piincipj di scienza gi am- matii idc ai)j)Ucati alia lingua italiana / opera che sappiamo pronta per la stampa, e che merita
  • er cio che concenie ail unione de' precetti dell' arte dclla pai'ola cji principj teorlci della scienza. Quest! lodcvoli tcntativi non andrauno certamente perduti pel iiosti-i avanzamcnli iu questo ramo di studj. Per riu che appartiefte a iibri di questo o di afilne ar- ^omeuto u citl uello .'corso anno , noi licoideremo I opera del prof. Cianipi Sad' uso della liji^iia ita- liana nel V secolo : argomento prima di lui traltato dul telebre marchese Maftci. jNoi siamo in gi-ande aspcllazione dell' opera sidla lingua del cav. Monti , e farrmo centre il nosti'o Giornale di lulte le i'oloiulo prnsatorc, il sig. cav. Com- pa<;nonl lia pubMiialo con picftizioiie e con nolo • la quale non nianchcra tli slimolarc gringconi ilaliaui a tullivarc qiicsfa gra\issiina parte di {llosolia in cui so- nosi (in qui cs«'rcitali troppo parcanicntc. Una lacuna rcsta aucora a ricnipirsi nclla noslia IcUciatnia . cd 6 Di?. \uiiv. (piclla di un Dizidiutrio iiin\crs(dc del siitoiiinn. Una do' suioiiMm. tale opera non e iniprcsa d' ingegno volgaie. Essa aprircbbc il oampo a discussioni proloude , a dilicale e precise distinzioni del signillcato vero deUe parole che nei voeabolarj nostri riniane tutlavia oscuro e dubbioso. Qucslo lavoro sareblu- oggidi meno dlfiieile tra noi . poiche le opere iVancesi di sHlallo argo- inento (i), ])cr lanalogia delle due lingiic, potreb- bero di molto agevolarlo. Possano i noslri voti es- scrc presto conipiuti! L' anno che seorriaino , rer cio clie riiriiarda "li studj snlla lingvia , non si e rislretto alle poclie coie Dizionari accennatc. ]Noi abblanio nei Dizioiiaiio uuis'fi saic. n{- l-Mticoluii. tico~enriilof('diiiie erudila colla quale intese di veslituire alle llgiie di Aiube il loro piii antico i'a<;ioi^evole posto. Lo stesso professore mpssc qualchc dubbio siJl' indole di una delle pi'i clamorose scoperte del nostro Mai ( il Dio- nigi d' AHearnasso ) , soinininistrando con cio ai'go- 7nento ad una valorosa difesa del sig. Giordani , ia quale e da tenersi tanto piu aiilorevole, in quanto ch' egli pote valcisi d<;' sussklj a lui preslali dal- r edliore nvedesimo. Srnpprtp Quoste coutpse uon b;i,>taron() iMtairto a raffred- dcir ut. 3Iai. J^j.f, ii^ verun modo lo /do dell' inialicabile nostix) Biblioleeai'io dell' And^rosiana . il quale prosegui sem- pic a jnodurre alia luce nuoyi lesori. E se pote per \u\ nioufento cell' auloviia di un codice ambio- siauo atlribuire a Filoiu- un traitatello che cor>e • solto il nonie di (icnnslo, raccoglitoie piuttojrlo di .• co^i" allrui »lic auloie di moj^rie , tutti gli eiuditi . gl invidiano le scopevle del Oiutio T' alerio , del- ■ r l.'iiierano di yjicssaiidi o . di cui abbianio reso eonlo, del S'Vinniro , ti<'i li/'ii silnliiin , del Cice- rone, di cui parlerctno fra ])oeo; e starenio aspet- tando 1^ pubblioa/ione dell'f ////fl^ e dalla Cionica ■. , di Euscbio alia quale sla la\uiando sopra uu eodice P R O E M 1 O. XX armciio ir.sicjiic al dott. Zohralj ; o go(]ial^o poti-r qui aimuiici.u'c a' imstri Icttori altie ricchezze del classici fi;irci e latini , scoprrtc c raccolle dal dotto Dosiro bibliotccaiio in un bi-eve suo via'Toio fatto ncU aulunno passato. Un altra prova clie i classici antichi si coltivano Tiaduzioni fra noi sono le molte tniduzioni di cui aljJ)iaiiio fatla '^''"'' }""^* .mcnzione uella nostra liiblioleca ; fra le (piali note- remo il Salteiio Eliialco, del Veiituri ; il 7V/r/7o, del Pestrucci ; le Cento epistole di Cicerone , del Cosnii,; VJnacieonte, del Ricci ; un Sapf^io di Pausauia^ del jNibbj ; e parleremo poi AtiW Edipo Coloneo , del Giusti ; delle Orazioni di Cicerone , del Maiiot- tiui ; del Tito Livin , del Mabil ; delle Poesie Bi- hliche , del Cssarotti ; deW Orazio , del coute Fede- rigo ; ed aspeltiamo la tvaduzioue di Properzio , del -Sig. \ ismara . clie noi abbiamo gia ammlrata in ma- .noscritto , e che e per iiscire qiianlo prima in luce. Le traduzioiii dalle linguc slraniere viventi nou TraciL luzioni -sono meno utili ai progressi dello spirlto uniauo. '^•''!^ Hngue -Esse lendouo a poi-re in coniunlcazione i lunii di tutti i po|X)li coltl , ad aiuuentare le cognizioui ri- speltive. a crearc , niediaiite il confrouto , la sicu- -vezza dei giiRlizj e T atti\ita dell' emulazione. Esse diniostrano poi ]>rima di tutto i uostri felici pro- gress! nello studio delle lingue vivenli , per cui . noi pui-e veniamo iu tal guisa a viucere gli ostacoli -cbe ci separano dal riniaiieute della grande famiglia Europea. Noi non parleremo qui certamente di ogni genere di cose ti-adolte , cbe nell' anno di cui ragio- nianio si sono pid)blicate in Italia. II numero e troppo j»rande , ed una gran parte di esse sfiigge agli sgaiardi del letterato , masiiiiuainente se il buon criterio nou lia presiedulo alia scelta, e se meschini ca.lcoli li- brarj ne banno guidata la esecuzione. iNIa noi non pos- siamo dimenticare quelle cbe o per la eravitJ della dottnna , o per 1 amenita del genere possono dai-e eccitamc-nto ^ maggiori progi-essi, Tajii sono fra le r R O E M I o. .litre ]a tr.'.cIn7/iono di-oli Elcmenii d' ideologia del Jht Tracy, tlcl cav. Compaj^nori ; quella dol CorsO di IcItaatUKi dininniafira dello Schle^cl , del dolt. Gio. Ghcrardini ; quel la della S'oria dalle repid)- hiirj'v ilal'H'ie del Si mm id i ^ del TIcozzi ; qutUa dclla rita di Leon X di Roscon , del conle Luigi I'ossi ; quella dell' Ultima rivoliizione di S/mi^na^ Iradolta da iin Icttn-alo toscano , preceduta da un Qiindru stoiiro , ffcoa,; afico , politico e slalislicoy compilalo dailo stcsso tradudore; la Raccol^ci ])oligloita dcllc tradiizioni dcdl' Elogia di Gray die ci ha data il sig. Torn , dircltore della tipograiia Mainaidi di Verona, e le molte poetlche di Sair."mo ptTt) di noiiiiiiare e come diligenle e come ulilc il Compcudio (icUa Stoiia rlclla hella leltcialuni i^icra, latiua e italiaua , del si-/ ab. Cardelli ; il cid terzo tomo h uscito pochi giorni soiio alia luce, e di cui parleremo quaiito prima. Una specie di scisma letterario si e ultimamenfe Romantica. diehiaralo in Europa , c qiiesto dix ide la letteratma in due paiti , la classica e la lommitica. I Selteiiliionali, plu gloriosi delle ri.nemhranze modeine die delle anticlie , sdegiiano nelle forme i vincoli della poetica di Aiistolile , e nel sogqetlo oli ei-oi dell anlichita e deUa milologia, per dar Ino^o iiei loro pocmi e r.lle luro produzioni leatrali ad argomenti presi dalla Stoiia moderna. Gl' Italiaui airmeonfro, piu teneri del passato, ricordano pin vo- Jent.en la Slo.ia dei Greel e dei J-omani dai quali traggono origine , e la cui lingua l,a tanta afilnita colla loro. Questa quistione non ci pare essere an- cora stata svolta in un modo ben lumiuoso , e presen+a finora una vanita letteraria, piuttosto che una verita miova. Se i Ron^anlici confessano che i luigliori n)o- (b'lli del loro genere sono la Divlna Commcdui , la i^crusaUimme , 1 Orlando , e tanti altri , noi li rin- graziaremo, come il GcrdUhomme Bourgeois di Mo- li^re nngrazia ii maestro di fdosofla (i). Noi era- (i) «Par ma fci , U y a done jilu, d« quarants am que je dis r r, u V. ^x \ o. v;!ino (lii!i(jiM' Rom.nil'ci lli-o sctoli scn/.a .sapcrld. Ill »>^iu iTiodo , jicrchr i iiostii Ictlori noii luid.ino il iilo tli ([ucslc csoliclM' sotli^lic/.zc . ai"- nictlcroino con mipavziaiila Ic citiilvario (>j)iiii()ni ck'i olcniiclic cavillazluui c ])iir capi d optna ; e clomaiulcrmio grazia ai Soltcntrionali , se 1 pucli al)i-- tatori (Ir Ardca , tli I.aiiicalo ,
  • li' Avcnio , (IcI li.lciiti prali fli Eiuiiia (l) V (lei fi.inaiili cinipi i!c:^rcl , ovo i fcuoiiioiii dclla natnva cHpiiigouo anchc al prcsciiEe cosi al > ivo Ic aiilichc favolose li-aflizioiii , rcslcraiino aiicora per ({iialclic tcnij>o parz.iali per ic vctiiste mcraviglic dcUa yifca c romaiia uillulogia. Gl' Ilallaiii r;ino^cono r\\v per scrivcro in qucsto scidlo (Icgnanicntc la sloiia non basla rafC()j;l-.iuse sans que j'eu siuse lit-ii; et je vous suia le plus oMige - piii degna del piil'.blico accoglimento. E certameule se vi e cosa clie sia alta a sviluppave Vintelletto, a far couoscere 1' uomo , i lienolicj della natura, I pvo- gressi delle arti , il valore delle istlluzioni sociali ., cssa e quella di tencr dietro a quanto presso gli in- civilitj, e presso i barbari e selvaggi uomiui, sottoogui cielo , in ogni clima e paese diverse viene rappre- sentato. Laonde noi pure alia scarsezza delle cose iiostre abblamo qualche volta suppiito col dar conto dt'lle straiiiere , e quiudi abblamo al prlncipio del- r anno scorso terniiuata la Relaz one storica dci ce- lebri t-iaggiafori Huinholdt c Bonijdand ; cosi merce le nostre relazioni coif Inghilterra potenuno essere i primi a far conoscere in [talia i P^iaggi al Brasile di Mawc , e quelli di Kosier ; e rullliua yJmbasciala di lord yirnherst alia China. 4jli uomini che onorarono le lettere, le scicnze Biografia. c Je arti apparteugono alia stoiia, ai cui fasti miiii^ stri deir iminortalita venjjono aflidati i mouumenti della loro vita pubblica e privata. Noi passeremo ra- ]>idamente in rlvista quelle vitu che furono consegnatc in questo Giornale nell' anno scorso , e nomineremo tra le vite degli autichi quella di Mcccnate , scritta dal- X avvocato Viola ; quella di ylnacieoute , del cav. Mustoxidi , premo"sa alia traduzione del Ricci , e quella dell' hnyerator Qiustiniano , scritta dal prof. Padovani. Fra quelle poi dci modci'ui citcremo gli -KX\ T K b r; Si i o.' t■lo^i clic molti Ilnliaiii ('l)l)cro i;li Viitoiij, il cdv. (i.'«. nn:i(i'i; dalfah. Ocofar, /". M. Col/e JJ<^/ii//c'sr , v d.d MonU'.~ Cihiaii, il Cti'/itili ; ollvti ]ioi la vila di y/pnstolo Zona, del jNeri; (piclla dci jut tori f^crclli , del Ticoz/i : c ci resla aucora a parlair di cpiclla del (Joicg^io , del 1*1111- gilioiii ; fli Jfclchior Ccsiirotti , flel pvof. IMcncidiclli ; di Jacopo J)i(ru!tiii , d<'l Do (ricgory; c (\rl\ J'^loiy^o stoiico tli TF7>lf. Afdzajd , del ronU- i'ol<:liino Scliizzi. Ma SI' e[inslo motivo di gloria per una nazione e- la cclelirila dci;l! Cfccllciili nomiiii clic in qualclie* parte dell iiniaiio sapere la illiisl -arono , pciioso ul- Jicio, quantuiKpie ])io , si e (picllo di aiimitteiarne la pcrdita , ove sotlo j^li ueclii nosii-i alcuiii tli essi iTiaiic6 ; e 1' Italia ne lia |)ei(liili molt! iiel i r> i y. Noi abl>iamo lliilo iiieii/Ione tii (jiitiii elie <> erano j.iu distiuti . otl eraiio piii vieini i "oi; taii fiivonp il n;ar- cliese 'Ali-Ponzoiii conipai^iio di vipi^gio d(4 IM.ile- sy^ina . Angelo Mazza , il coiile Filij)j)a Re, il cav, Applani , il rav. (jiuseppe Bosiii , e il cav. Zauoja , segrelario deli aeeaii!ano , sia perclie aliaridila dclla ma- teria spesse volte si aggiugne qnella de/^li scillorl clie la trattaiio. Ma Y aiiti(iiiaria e la ninni.Knintira sono i fondamenti piu siciiri del la sloiia. Esse lie preslano i niateriali , e Y iioino d' inse^no assistito dallo studio profondo delle belle artl , delle liiiguo aiiliclie, e dai luiiii di lutli i diversi rami die co- stkuiscoiio qiiestc scieuze , ne vede i loro rapporti , ue- ravviciiia' i mouuiueuti pi4 disp;yalj , e ne ' d«~ P R O F M I O. XV It- diicc conseguenze tanto piu intevessanti quanto plii inaspcltate (i). Tutto nelle sue mani puo divcntare prezioso. Qiieste consitlerazioni giustiCcano ainpia- mente non solo iAi uomial bcnemeriti die si occu- pane Ji qucsti studj, ma anche la Blblioteca Itallana, clie nel suo secoudo anno ne fu mollo piu abbon- dante che nel pi-ecedente. Infatti la cittd di Frosi- none nella cam'jafi^iia di Roma ; V Ermehicipite sco- perto nella villa del principe dclla Pace ; il Tempio di Gioi'e Olitnpico in Agris^cnto ^ quello delto vol- gann^nte di Vesta , gid d' Ercole vincitore nel foro Boario ; i\ cnho reso dagJi aiitichi Romani alia Dea febbie ; la bella e grandiosa opera sulle Pitture an- ticlie dei s>asi greci , detti etruschi ^ la lettera soprti ulcuni i'asi sepolcrali rinvenuti nelle vicinanze del- V aniica Alha-lungai gli scavi stati fatti nell' anfi- teatio di Verona ; e il pvimo tomo delle Disserta- zioni oraziane del sig. 3IaitorelU , ci fornirono va- riati argoraenti di discussioni e di estratti. Ci rimane aucora a pavlare di alcuni opuscoli Sai quattio fa- niosi caralli della hasilica di S. 3Iaico in Venezia , clie esercilarono auche nell' anno scorso la ci itica del sig. cav. Muslovidi e del sig. conte Gir. Ant,. Daiidolo , patrizio veneto. \ arj lettcrati ci furono poi cortesi di cose iuedite e di articoli riserbati alia sola nostra Biblioteca. Cosi i signori accademici di Viterbo, Orioli e Semeria , ct mandarono quello intorno I' etrusco castello d'A.ria ed i cospicui siioi sepolcreti , ed i signori Venturi e Brocchi , portando ncU' antiquaria i lumi della flsicu c delle sclenze naturali, onorarouo il nostro Gioniale, (l) Aliliiamo (jui volr.to arciMinare in sucinto i divejsi sIimI] clie costitiiiicono un vero archeoloji'O , perche colui ohe dijiimo della lingua preca, mal siouro della latina, e affatto indotto delle belle artijsiajuta degli altrui sciitti per raccozzare qualche liar- barisiuo lapldario espresso con sigle enimmatiche, mei'lta d' esser© cliiainato plutlosto scaljjelllno che antiquario. xvm T R o E M r o. il primo con una dotta Memotia sull'uso rlei fuoclii viilitnii j)iesso i;li antichi ; il sccondu preludeudo coa una letUn-H clic (a dcsidcraic la seconda, into} no aWuso dclle iernin sidle itoviglie di terra degU antichi; e indaffo dottamente iu im altro articolo qual fosse U Sdex aUnis nicnxlonato da Plinio , riconoscibile, se- cor.do lul , In una lava fcldspatica di Boise: a. Autlic il dollissuno arclieologo sig. rorghcsi di Savi_i;iiauo, doquo possessore di uno de'piu distiuti me- dai;licri d' Italia , ti fu liberale di una erudita il/e- vioiia inlorno iin nuovo denaro fuiora sconosciuto ed appartenente alia gente Arria Bomana: e la numisniatica fu anche nello scorso anno lllustiata ed aiTiocliila da due nuovi volumi di Lettere e di dis- sertazioni , del sig. abate Scstini, princIpe de numi- smatici vlvenli. rrcnomia Qucslo studio, quanlunquc fondato sui fatti, appar- |xa»tica. iJcne pero alia classe delle scienze specidative ; esso esij^e tanta (.onteuzione di spirito e tanta forza d'in- tellclto per rilenerne e confrontarne tutti i rapporti, die uon poUa niai essere generalmente gradito che in quei paesl ove I'econonila pubblica puo soUeticar r ani])i/,ione ed aprire la strada agrinqiieghi pin emi- nenli dello slato , o dove i movinienli eoninierciali pi'esentano conlinue condnnazloni atle ad esercitare le meditazloni degli scrittori. Malgrado cio gl'Italiani vanlano buona messe di opere di questo genere , e ce ne fa fcde la fiaccolta de' classici economisti ita- liani , che in 4^ vol. in 8.*^ ci ba data il sig. caA^ Custodi. E bcncbe qucsta raccolta ;d)bia portata niolta luce sopra diversi rami della sclcnza , cgli e pero certo cli' essa preseuta opinioni che si conibattono , sistcmi die si distruggono, idee abbozzate e non fi- nite, viste originali, nia spesso indeterminate ed in- ceppate da'pregiudi/.j, di modo cbe dopo quella let- tura resla pine molta incertezza nella pratica appli- cazioae dflia tcienza. Se si cccettuiuo alcijne opere r R o E :\i I o. xis veramenle classlche, come quelle del Cenovesi , Bcc- caria, GalJiaui, Vasco,Verri, Pucci, e cli pochi allvi coinprese in quella Raccolta , il i-esto e un caos nel quale era bisogno che qualcuno poitasse la luce se- parando gli clementi eterogenei, distiugueudo le ve- rita certe dalle dubbiose , le chiare dalle oscure , le ipotesi dal fatti , e 1 sistemi dalle osservazioni vera- meiite uUli , segueudo la scienza in tutti que' pro- grossi clie fcce do^io presso gli straiiieri. Questo di fatti e (piaulo lia intrapreso e felicemeiite condotto a temilne il sig. Gioja colla sua bella e grandiosa opera intitolata ; Nuofo prospetto delle scieuze eco- Jiomiche in 6 volumi in 4-°? di cui noi abbiamo gia dato due estratti ; e il cui esame fu da noi sospeso per render cento di un'altra opera cbe pur vide la luce nello scorso anno , cioe il Nuoi'O esame dells sors;enti delta privata e puhblica ricchezza , del sig. Bosellini, vol. 2, in 8.° Ne qui tralascererao di men- tovare ancora I'altra operetta del sig. Gioja, che le infelici clrcostanze non solo d' Italia , ma di tutta I.uropa fecero leggere con tanta avidita da esaurire in brevissinio tempo due edizioni ; vogiiamo dire quella Iiitorno ai mezzi piii spedid ^ pin effiraci e j)iu economici per alleviate I' att.uale miseiia del popolo in Europa ; operetta che, e per le filantro- piche intenzioni, e per I'importauza dell' argomento, e pel merito dcU'esccuzione , fu emulata da quella del coule Daudolo Intoino ai poini di terra. In un epoca in cui un nuovo codice e uuove LegisLzione. Ifggi vengono stabilite nel nostro regno , nessun giornale bastcrebbe a dar cento di quanti o])uscoIi, conunenti , interpretazionl ed esposizioni cotidiana- mento diffondonsi in cusi imperlanle materia. iNIa la Bibliotcca Italiana destinala .i seguire i progress! dello spirito nazionale , d<'ve singolarmente limitarsi a ci > che puo essere indizio d" incrcmento di lumi nclla Hobilissuna materia della legislazione. A questo in- XX P R O E M I O. tcndimcnto cssa ha accolta nel suo seno una Me- nioria iiu-cllla maiulalalc dal slg. conte Baibacovi , jionic diiaro in Italia po' suoi sUulj nelle materie di Icgislazione , siilla inteipietazione clelle leggi , ed una Ifttera del medcsimo a noi indiiizzata siilla clif- Jeienza delie jiene da imporsi ai delitti de' nohili e de'pleheiy ma singolarmcnte si e fatto solh cito il noslro Giornale di annunciai'e la bell' opera del- 1' avvocalo Siciliano sig. Fodcra , intitolala Pi incipj dc/la Ic^i.slazioiie crimhiale • opera che noi soli ab- biamo iallo conoscere in quesla parte setlentrionale ligione, se ci fo^ise stato necessario di opinare che 1' autore I'avesse servita poco convenientemente, come molte volte ci b. accaduto di osservare. Noi pensiamo inol- , tre che la trattazione dei dilicatissirai argomenti tanto appartencnti alia religione che alia teologia, debbansi Jasciare a colore ai quali speltano per officio esclu- r R O E M I O. XXI sivamente. Per entranibe queste considerazioiii cl siaiiio astenuti dal parlare , p. e. , della volumiuosa opei-a del sig. Mastrofiai iutitolata Metaphisica sii- hlimior de Deo uno et triiio , di quell' altra del sacerdote Filippo PacificI iutilolala Dissertazioni sul maitirio di San Pietro nel Gumicolo , e sidla venuta e morte nello stesso moitte di Noe, e di varie altre. E siccome abbiamo pur voluto far menzione con lode deli' operetta del conte Maggi Jatorno alia Divinitd della cattolica relis;ione provata colla con- versione e coll' apostolato di San Paolo, cosi iion mancarono persone di acre ingegno clie disappro- vaiono e la lode e il nostro articolo , dicendo che piii saggi saremmo stati iu asleuerceue. Nidla di meiio per dare alia nostra Biblioteca tutla quella vaneta di cui e capace , abbiamo voluto introdurre un saggio auclie di Emeneutica col fare 1' ana- lisi deU'opuscoio del signer Olivieri , concernente r ebraica voce chen , sul significato della quale tutto lutero si fonda il grosso volume dc Cruce del sig. Baldi. Di un altro libro sotto molti rapporti com- mendevolissimo e di argomeuto religioso parleremo nell' incominciato anno, ed e questo "le Xez/oni .^ac/e dell'ah. Ce.saii (compilatore di un nuovo dizionario della Crusca con molte giunte, finoi-a da alcuni ia- giustaniente tratlalo ) , docoro del purgato scrivere, e diremmo 1' ultimo propugnatore della toscana fa- vella , come Bruto fa detto della romaua repubblica. Qiiantunque la critica Venga a ragioue da un mo- Ciltica. derno chiamata la decinia e la mi^^^lior dalle muse, pui-e v"ha chi male apprezzandola' vorrebbc cbe le produzloni medioeri si abbandonassero all'obbiio, e non si facessero che nudi estratti delle opere mi- gbon. Una tale meschinita di spirito non tenderebbe the a lasciar libera la diffusione degli errori e del catlivo gusto: oltre di cbe e notissijiio die il si- lenzio d per molti autori un giudizio piu insoppor- x\n mo E ii t 0. labile clie la censura stessa, e die il aostro Gioniale, gia accusato di poca Iclizia, vestireljbc in alluva un'aria piii nojosa e mclensa. Altii all' iucoulro vorrebbero una maggioi'e severita, e non si accorgono che questa aconfortcrebbe qY iniresfiii. Noi abbiamo scelta una tia (li mezzo, per cjiianlo questa puo manteuersi in Ku complesso di cose sonuninistvate da'varj collabo- 1-atori , ad Oi,muno dei quali ragion vuole elie si lasci il libero andamento che 1' indole particolare , il ca- 4'att« re , gli studj , i lumi comportano. Noi abbiamo fin da principio pi'oclamato il si- Stema liberale di ammcttere nella BiJ^Iioteca nostra i ricliianii e le risposte degli autori ceusurati , ed abbiamo fedelraente mantenuta la nostra promessa ; ma spesse volte 1" amor propiio di certi aatox'i a cui non pare mai di dire abbastanza in difesa di se niedesiml , gli lia tratti a scrivere apologie di tale prolissita, che oltrepassarono ogni giusto limite. Ser- Vendo al loro riseutimento non avremnio fatto che infaslidire indcbitamente i nostri leirgitori, e defrau- darli del migliore imjilego che flir dobbiamo di uno spazio che dee essei'e consacrato a tutt'altro che ad ii"e letterai'ie. Noi addoppieremo le precauzloni , se fla luogo, nei nostri giiidizj; ma preghlamo che piu laconismo usino gli autori che ci credouo deviati dalla verita. Diremo intanto con piena fiducia , che Su nissun gludlzio da to da noi 1' anno scorso ci ri- inorde la coscienza di parzialita o passione; e sopra tutto facciamo giudice il pul)blIco dcUa deccnza e dcU' mbanita nelle forme ; lu-banita alia quale non corrif;posero alcmii autori di cose mediocri , perche la mediocrita va sempre congimita alia presunzione ed air insolenza. In ogui niodo noi dobbiamo alia liberta di rispoudere tre belle lettere critiche contro il noslro articolo intorno agli improvvisalori, inserito nel prinio anno deila nostra lUblioteca; articolo, col quale parve a taluni che sfi-ondar volessimo tutti gli allori di Pindo , e })ruttare di fango le acque d' Ip- pocreae per fame perire di sele tutti i poeli. P K O E M I O. XXIIl Roma fu e sara sempre la secle pviuclpale clelie belle Belle arri, ftvtl III Italia; e cio nou taiito per uii' indi^etia cd esclu- siva atliludine de'suoi cittadini , cjuanto altvesi pel cou- corso di tanti stranieri , e dilettanti, e professovi, e studeuti clie ivi portauo 1' amor delFarte, e Teutu- siasmo e la gara, non che per le iuchieste de' fore- stiei-i, de'curiosi e dei rlcclii, clie un tale ardore in- coraggiauo ed alimentaiio. Ma pure se v'e una citti lu Italia che possa oggidi In qualclie modo ^^areffdare con Roma , essa e certamente Milano. E perche il nostro dire non semlirl jaltanza, noi trascorreremo rapidamente tulti i diversi rami delle belle arti per Baeltere in cliiaro quest' asserzlone. Finche 1' arcaltettura resto In mano del solo bl- ArcLitetturai segno, essa non fu clie uii'arte meccanica; ma quando iliusso, sazio dell' utde , voile simetrlzzark coUa eu- ritmia, colle proporzloul e con tutte le grazie del- r ornato , 1' archltettura si coUego colle arti belle e ue diveune sorella. Considerata come tale in ]Mi- lano, essa non teme confionti, e fede ne fanno non solo I nostri avchi, le nostre porte, i nostrl circhi, i nostii palagi , I nostrl lenlpj , i nosti-i teatri , ma anc>)ra le case dei privali, nelle cul modeste facciate domiiia quasi sempre V armoula delle proporzloiii , la scmplicita deli' ornato , e diremo ancora la pu- j-ezza del gusto. Che se volesslmo poi contrapporre nomi a nomi , noi ne abblamo moiti che non lemono alcun con- froiito, e bastera accennare 11 nostro marchese Ca- guola, e Antohni, e Canonica, e Glocondo Alber- toii, e AmatI, tutti uotisslmi per opere di gran mole da loro eseguite ed ammirate dal pubblico. Chi potra contrastare il vanto a Canova nella Scultura. scultura ? Nessuno ; e noi lo salutiamo coU* Em^opa tutta il Fidia della nostra eta ; egli e 1' onore di lloma perche \i stablli II suo domlcdio. Ma Mdano vanta buon nimiero di scultori , distlnti per conce- /ioiii ai-tlite e per merilo di esecuaioue, quanto qua- 5xit r R o Tf! ivr I 0. lunqiie altra cilia d' Ilalia ; c clil conosce le fcelle arti fra' nui. conosce ancora Ic opcre dl Paccetti, del due Monti , di Augclo Pizzi milanese ( oia pro- fessore di scultura a Venezia ) , del ConioUi , del Marcliesi e del Riisca seniore. rittura Landi , Cainuccini, Yicard formano la gloria at- luale di Roma nclla pillura ; ma noi pure vantiamo i professori dell accadernia Sabatelli, Maz.wla, Aspari, il siiT. Serangeli, toscano, ed il sii^. Palaqi, bolognese, and»idue degui d' anuoverarsi fra i pvinii pittori ita- liani, ed attualmonte stabiliti fra noi; e il sig. Cataueo ancora clie avrebbe date di se migliori prove, se piii serj studj nou I'avessero tolto a quest' arte per farlo couservatore dell" I. R. niuseo delle medaglie. Tene- Vamo poi certamente il primo seggio nello stile gva- zioso di comporre , nel sentimento del bello , nella purita deir oinlireggiare e nella facdita ed csattezza insieme della esccuzione, particolarniente nel dipingere a fresco, quando ancoi'a vivea il principe de'frescanti del secolo , il nostro cav. Appiani. Miniatura. ISoi potremmo fare auclie un lungo novero di miniatori, tra' quali sono eccellenti lo Scotto , il Ci- gola , il De Albertis e il Bisi, anche incisore. Pacsaggio. ]\cl pacsaggio poi , e per una verita e uu finite quasi fiammingo , a pochi in Italia, e secondo il no- stro Gozzi, e per una maniera piu larga il Burclier e 11 Giosafat ; e per le nebbie e le nevicate il Fi- danza: e se parliamo di cpiello che cliiamano a Roma (Jipinger di gcnere , in cui Granet ha fatta si g^i-ande fortuna , noi non temiamo di meltercli a fronte il noslro jNIigliara , pittore inan-ivabile per la traspa- renza delle ombre, per gli effettl di fabbriclie, pei* grinterni di cortili e di temj)j, pei Imni di luna c di sole , come anche per ilarizzare i suoi quadri di animali e di minute figure d' ogni maniera, toccale con uno sj)irito ed una lacilita sorprendeule. Ma in Ire altri rami di belle arti vantar possiamo francamenlc il primato sopra lutte Ic altre eitla d'ltcdia; P R O E M I O. XXV nella prospettwa e pittiaa teatrale , nell' incisione e n(4Ia scuola d' ornato. jNella prospettiva e pittura teatrale possiamo anzi ProsTvpttiva con sicui'ezza asserire che !Milano vanta la prima scuola ^J"! "'* d'Eiu'opa. Comiuciata sotto i Galeari, fece gran pass! sotto Pietro Gonza^^a, e fu portata al plu alto grade di pi'efczione dal nustro Laudrianl, anche grande ai'- chltetto e filosofo nell' arte sua, emulato poi dal no- stro imraaginoso Sanquirico, dal Perego (morto noii ha guar! ) , dal Pedroni, dal Canna , dalFuentes,e da Tranquillo Orsi, giovane di molte speranze. Nes- suno poi in Enropa puo emidare II nostro Domenico Meuozzi neir evidenza delie fronde , e nella magia degli efl'elti in tutte le variate foraie del paesaggio , come pure nella parte omatiA-a a bassi rilievi . a lu- nette , a medaglie , ad arazzi , clie sono nelle scene cosi prezlosi accessor] (i). La scuola d' incisione e dono della munificenza an- Scuola Striaca sotto Leopoldo, di felic^ niemoria, il quale qui cliiamo da Parigi uno scolai'o del celebre Wille, il to- scano Vincenzo Yangellsti. Fu appena instiluita questa scuola , che la nostra gioveutu mostro luia capacita ed attitudine singolare per quest' arte , e soprattutti si distinse un allievo che in breve tempo supero il mae- stro; vogliam dire il car. Loughi, attuale professore di quest' accademia e fondatore veramente e capo scuola di lui nuovo stile , che ha fatto dimenticare quello del suo predecessore. Queslo artlsta non ha chi lo superi nella foi'za e spirito del sentimento, nel gusto ed intelllgenza del tocco , nella succosa morbidezza delle caruagioni, e nella varicta e perizia delle tiute e del chiaro-scuro. Troppo padrone dell' arte per se- (l) L' ocrasione di fore e tjuella clie dopo la Luona scuola fonrva i g^randi ]iittori. II nostro solo teatro della Scala ofl're iiitoruo a cento sceue nuove ogni anno : Napoli non arriva alia mtta : noi ne aliLi:irao date fino a 21 in 35 ^jiorui. Quale ritta in Europa pu6 iaie alti'cUanto ? Londra e Farigi non arrivano alle lOj o alia 1 2 M d' inci?ioiie. Incisions a colori oou 5 I'uui. Inclsione colorita ail'acquerella IhcUione « graiiilo. sxA I r K O E M I o» giiire il costume aclottato dai piii, cloe di ttsnrc UA soKt aitificio per la iinilazione di ogui plttufa , oj^li air iiiooiilio cajubia tocco ed iiilagiio a scconda dei di\ersi stili. e sci^ue col buiino I'aiidamenlo ed il fare e i colpi perfiuo del peiiucUo del piltore clie im- prcndc a iinitave. Nessua artlsta poi parla e scrlve deir arte sua m(>i;lio di lui , ed osiamo asserire che r opera a cui sta lavoraiido sulla iucisioue fara teste in quest' arte. Egli e sollo i precetti e sotlo gli esenip) di un tanto maestro che si sono formati gli eccjllenti nostri incisori Pietro Anderloui, Garavaglia, Bisi, Ca- I'ouui, Rampoldi, Locatelii e Fumagalii, vice segre- tario d(;ll'accademia, il quale sta pabbllcando la Scuola di Leonardo da f^iiici in Lonihardia, cou coutorni da lui iucisi con una purita e iedclla scrupolosa. JNe ti'alascerem di nomiuare anclie una doniia molto esperta nell' arte , la signora Legnani , maritala ia 13isi , ai'tista anch' egli e pitlore di paesi. Un nuovo gencre d iiici ione scouosciuto fiuora in Italia , e non aucora praticato fuorl della Francia, k quello detto a rolovi con cinque i ami , stato qui ullimaineute iiilrodotto dal si^. Serpent Marceau sta- bilitosi in questa citta , e noto sopraltntto pel suo I'itratto di IS eker , di Luigi XVI , per quello di suo cogniato il generale Marceau, e per qualche altro sog- getto d' invcnzionc molto prCj^evole. Non si deve confondere questo genere con quello colorita all' arnue/ello in cui sono primi gT Inglesi che r inventarono , e vengou poscia gli Svi/:;zeri e i Tedeschi , ed ultimi i Frances!. Auchc questa ma- nieva e ora fellcemente traltala fra noi , e ne fanuo fede le opere periodiche del Ferrario e del Sergent, e la Raccolta del yiag^io pitiorico ai tre la^ai del aostro paesista Bernucca, e il saggio che abbiamo voluto dariie in questo quadorno, colori to dai valeuti calcografi Bat(-Ui e I'aiiCuii. Italiaiia e 1' origine di (juesto geitere d' incis'one , ed uu ilaliauo (il cclebre Bartolo^czl ) la porlo iu Xa^- r ROl M« 0. XXV1» gliillcrra al piu alto j^raflo di perfezione. T.'^li e a torlo clie glliiglesi sc 1' attribiilscouo : noi T eserci- tavamo piu tli uu sccolo prima del loro sfortunato Bylaucl. Oi'a si pratica fcllcemeute anclie questa ia Milaao dal nostro sig. Couti die ve la introdussc due o tve auui ia , e dopo di lui il sig. Rados e qualclie altro. L' incisione a maniera nera, da noi detta a fumo , liichione e penta , si puo dire, nel suo nascere ii'a uoi rolla morte immatura di due giovani ( Bigatti e Raucati ) , piltori allievi del sig. Evrante , i cpiali diedero non mcdiocri prove del loro talento per queslo geuere , incidcndo felicemenle alcuiie cose del loro maestro. Possiam dire pero die per la grande attinita die questo genere ha con quello a coloii con cinque 7 ami, esso e felicemente trattato dallo stesso sig. Ser- gent. Ognuno sa die questa incisione di bellissimo eff( (to per molti oggetti fu ir^ve -tata e perfezionata in Iiighilterra, ed e ova traltata eccellentemeute in \ ien;ia dal professore Kiiiiiiger. La lifografia finora manca in questa citta , ma Lito^afia. godiamo di poter annunciare die il sig. Sergent si sta atlualmeiite occupando anclie di questa , e po- trcmo dire allora di esscre possessor! di presso die tutti i generi di quest' arte moltipllcatrice fortuuata dei piu rari oggetti delle belle arti e della natura. E qui noteremo di volo ad onore de' nostri ar- Amsti tisti , che in questa citta, piu clie in ogni altra d Ita- lia , molti se ne tVovano che alia coltm'a dell' arte , quella riuniscono delle Icttere , e sanno trattare con pari maestria la matita e la penna. Liunlnosi esempj i'urono tra noi il cav. Giuseppe Bossi e il cav. Za- noja raplli non e guari alle arti , ed amJjidue let- terati e poeti eccellenti ; e molti ne potremmo anno- verare fra i vivi , se uon temessimo di fare iii"iuria a coloro die per nostra ignoranza polessinio dimeiiticare. Non ti'alaseeremo pero di (pii far plauso a tanti Artbti iudlvidui del priuio ecto d aixd'O i sessi , dilettauti letterati. dilettanti. d' oxiiato. XXV 111 P RO E M 1 O. di belle avti , clie in questa citta le coltlvano con si gran successo da oinulaic ft'liceiueule chi le pro-» fessa , e che uon isileonaao di esporre le opere loro al giudizio del puliblico con quelle de' nostii ai'llsti. Tioppo liiiisjo sarebbc nominaili tutti : noi distln- giu'ienio fra i signori il conte Carlo Verri, e 11 mavcliese Tei'zl nella figui-a , il coute Ambrogio Nava nel pae- sag-orio , il conte Gian Lucca della Somaylia nell ai*- cliilcltufa , il conte Saitirana nel diseguo e nella piastica; e fra le donne poi godianio poter annove- I'are donna Bianca Mileai e la bavonessa Bellevio. Souola La scuola d' ornato , fondata anch' essa dal governo auslriaco , e sallta ad eniinente grado di perfczlone per le cure dell' emerito prof. cav. Giocondo Al- bei'toli , uomo cbe alia cognizione dell' arcbitettura e deir ornato uuisce un tatto linisslmo e uno squisi- tissimo gusto. Questa scuola e ora sotto la direzione di un suo allievo e nipote Ferdinando Alberloli, ai> chitetto aucb' egll e figurista ; ed e frequentata da circa 870 scolarl di tutte le classi , di tutte le pro- fessioni , di tutte le eta, di tutti i mestieri ; in gulsa clie il senso del bello va universalmente dift'ouden- dosi dalle piu basse arti meccanicbe alle piu nobili, dal falDbro-ferrajo all' orefieeria , la quale acquista nome dl arte liberale qiiando e trattata dallo Scor- zino , dal Cardani , dal Brusa , e da tanti altri. I nostri intagllatori in legno poi non la cedono a nessuno in iVancliezza e bellezza di disegno , e in correzione e in isquisltezza di gusto ; e non v' e amatore di queste cose cbe non amniiri quest' arte sparsa per lutto opportunamente nei nostri appar- lamcnti , e spinta a un grado di finitezza mirabile dal Moglia , dal Zuccoli , dal Cambiasi , dal Viarana, dal Gutianti, dal Benzoni Lodovico , dal Proti. I ])itlorI poi decoratoi'i di stanze sono cosi nu- merosi in Milano , e quest arte e cosi fatta comuntj ch essa puo quasi dirsi in mano del volgo ; per cui ligui-auo alu-ovc da' pittori coloro che nu,i a. XXXII r R O E I« 1 o. clii tuttavia di una storia clella musica clie si faccia lega;ci"e con dilcllo e pvofitto dcgli amatori di (|iie- st' arte divina. La mioliore chc uoi couosciasuo e quella in in^lese del dott. Buniey (i). Perche non si e Irovalo ancora qualche Ilaliano che si accinga a traduila e ad arricchlila ucUo stcsso tempo di ag- aiunte e di note ? Critira Uii altfo geuei'C di lettevatura niusicale e scouo- jBiuicale. sciuto IVa uoi , ma pralicato in Germania ; e questo ^ la ciitica raqionata dclle opei'e che cola vcggono di mano in mano la luce. Noi siamo stati in pro- cinto di tentar questo genere di ciitica nel nostro Gioniale , ma ne siamo stati distolti dal tiniore oil' esse non potesse universalmente piacei'e , e dal pensiero che non essendo presso di uoi ancora resa cosi comuue come iu Germania la calcograiia mu- sicale , le nostre osservazioni critiche non rechereb- Jbero seco ne diletto ne istruzione , quando facile non fosse il confronto delle osservazioni col mo- dello a cui queste si rifcriscono. Qual interesse piglierebhero i nostri associati di Roma , di Napoli , di Pulcrmo nella critica di una produjione musi- cale eh' essi n^ intesero ne videro mal , e clie pas- • seranno forse tnolti anni prima cli' essi vedano e sentano ? — Tuttavia si potrebbe di mano in maua analizzare quelle opcre musicali che in questa cal- cogi'afia del sig. Ricordi vengono pubblicate , e cosi offerire a tutti i dilettanti di musica 1' occasione di ^onoscere e dislinguere le bellezze e i difqtti di quelle pruduzioui clie o tengono sul loro gravicem- balo , o senlono escguitc nei teati'i e nelle private conversazioni di dilettanti. Sulla qual cosa consul- lercmo il gusto dei noslri leltori prima di accingerci all impresa. (i) Bujiiey's ( Cli. ) General Iiistory of music, irom the ear- Het ages to the present peviod. London- 1776 — 89 j vol. ^ ia .^.'* con figure. F R O E M I O. XXXIIl ]\fa ^ ormai temi^o die noi tliclanio cjvianto i"u Lavori fallo da noi, e fu deposlo iiella iiostia KiblioLcca t. ."^'"^ I • II I II • T- • ■ T Bilj.iuLeoa rolalivamente alle belle arli. E qui pnma di lulto iu jj.Un artl; licoideremo 1' opera del conte Cico^iiara , iutitolata Slona dclla scuttiu a , opera di cui iioii feinino che lui brevassinio ceimo preliiuiuare ncl primo atino , ma die iiel secondo fu da noi esamluata e quasi com- pendiata libro per libro. Noi ne terminevemo queslo coinpendio nell' entrante anno , giacehe seutiamo con piacere che sia stata dall' auton^ felicemeute con- dot.la a fine col suo terzo ed ultimo volume ; e noi j)renderemo quest' occasioue pei' avverlire die egual- nientc in appresso pin estratli dareino di quelle opere die come questa uniscono a multo nievito intrinseco anche molta mole , e uii . prezzo ragguardevole che non le puo mettei-e a portata di tutti i nosti-i lettori. La f^ita del Coreggio del Pungilioni , e quelia del pittori Kecelli del Ticozzi appartengoiio a un tempo alia biografia e alle belle artl. Delia prima parleremo tosto che sara uscilo il secoiido lomo ; della secouda ne abbiamo gia reso conto ; e ben tosto avremo occasione di parlare di un altr' opera die e sotto i tordij e quasi al suo termiue, cioe il jyizionario de' pittori in 2. tomi in 8." dello slesso aulore. La vita de* pittori Vccelli fa segnito di im' altr' opei'a del Ticozzi , iutitolata Storia dai let" lerati a degli aitisfi del dipartimento della Piax^e. Cosi le Fahbriche del Saminiclwli incise ed illustrate dal sig. Albertoli; il Costume antico e moderno del Ferrario , da non coiifondere con l' opera i Cosfumi dei popoli antichi e moderni del sig. SiM-gent Mar- ceau coininciala prima; le Riflessioin di un oltra- nioutatio sulla Galatea d'Urbino ; le Ta\>ole ana- tormche per uso de' pittori e seultori del professore Giuseppe Dal Medico, ci fornirono altrettanti argo- nienti di considerazioni e di articoli. L' opera del sig. Beccga , inlitolala Sagg/o sul teatro moderno ilahaiio e sulle macchine leatrali , e fatta couysccre ■XXXIV p R O E M I O. ill questo stesso quatleriu) , e uoi faremo presto men- zione di uu altra tli minor mole del sig. D' Apuzzo sullo slosso argomt-nto e sidla musica , e di iin' altra aiicora del sig. Paolo Douati, Intoino al gran tea- no Farne.iaiio di Paima. Le fabbriche piu co- snicue di Yenezia proseguono sempre valorosamciite ad essere misurale, illustrate, intagliate e piibbli- cale dalla veneta regia accademia. jNoi non faremo che annunclare la piibbllcazlone de' labcicoli clie di mano in mano usciramio , avendo gia una volta parlalo di quest' opera. E ricorderemo qui ancora il bel Discorxo pronuncialo in occasione della di- stnhvzione de' previj di belle aiti dal fu segretario deir accademia cav. Zanoja ; e la belia Desaizione della magnijica sala costniila in Fiemia a spese deir ambasciatore portoghese maicbese di Marialva , € cola scrltta dal benemerito autore delle lettere Haydlne, il quale alia coltura della musica unisco quella delle altre arti sorelle. Varj brevi articoli ci ha ancora somministrati tanto in anticliita die in belle arti 1' opera periodica che d sig. Guattani pub- blica in Roma , e da dove , coglicndo il fiove sem- pre delle cose, abbiamo presa e fatta incidere pei nostri associati la vaghissima Najade dormieute in atto di destarsi al raelodioso suono di una cetra , opera del nostro immortale Canova. PARTE II. SCIEKZE, ARTI E MESTIERI. MatematicTic L' opera che piii d' ogni altra nello scorso anno , ^^'V- diede onportuiiita di estratti alia parte materaatica del nostro Ciornale, fu u vol. XVII delle Memone della Socleld itaUnita di Fetona. Questo non fu pero il solo. II sig. De Yecclij produsse un Nuo\>o metodo di osseivaztone risguardante il suo islro-' mento astr onomico dopviameute ripetitorc ; il 2>rof. Frauchini a Lucca ci diede la Scienza del calcolo f P R O E M I O. XXXV il prof. Lampugnani iin traUatello siiitetico di sc- zioiii coniche con ainiolazioni aiutliuche ; il prof. B(>l!i a Siena gli Elementi di ^cuintfti ia ; il prof, r»ovi(hi a Milano la Soluzioiie di 2io probleini ; il p'.of. Gorini a Pavia gli Elementi di algebra • e gli astronomi di Bi-ei'a le solile Ejfemeridi , nolle qiiali sono insei'ite varie meinorie , luia cioe del sig. Carlini Sid prohlema di Kepleio , ima del sig. Mossotti iu contiiiuazione di quelia del volume precedeute Sopra il inodo di determinare le orbite dei jjianeti , nrolte Ossers'uzioni di occuUazioni di stelle del sig. cav. Cesaris , ed altre a Ini coniunlcate dagli astronomi di ^Madrid. E se non c' incaricammo della bell' opera del prof. Fridlani a Pisa Sopra. le serie e sopra I' iii- legrazione delle ecpiazioui a differenze parziali , cid fii pei'clie un lungo estratto ne vedemmo uel Gioi'- naie di Pavia , di cui noi femmo cenno. U celeberrinio scopritore di Cerere , il prof. Piazzi , qual nuovo Atlaute che si sottrae all' enorme peso del cielo per cogliere i pomi dell' orto delle espc- ridi , lascio quest anno il corso degll ascri per occu- parsi di studj piu facili, ma non meno utili e graditi pe' giovani suoi allievi : egli ha compilate le Le~ zioni elenwiitari di astrouoinia ad iiso della re^ia Uiiiversitd di Palermo, a vol. in 8.", dei quali par- leremo nei pi'ossimi nostri fascicoli. Anche gli esimj professori di Bologna , sig. Ven- turoli e Maglstrini , lianno pubblicate eccelleati me- morie che abbiano vedute inserite negli Opiiscoli di Jiulof^/ia , delle quali noi rendlamo conto in quesio fiiscieolo. Noi faremo in breve conoscere anclie la J)eir opera del sig. Bordoni De' coittorni delle om^ bie ordinarie , la quale merita un posto distinto iia quelle che videro la luce nel 1817. Fummo accusati nell' anno scorso ( nella Gazzetta di Geolotria Genova ) di leso amor palrio per aver asseiito nel ^ Proemio al secoudo anno di questa Biblioteca , che *"^' '**^" XXXVI i> R o E M I o; la geologia e la mineralogia sono tuttora niancanti in Italia di biioui libii elementari. Ci si rinfacciarono aspramrulo come protluzioni da noi ignorate le opere di'l Polriiii . del jNapione, del Melogi'ani, del Catulio, gll EU'tnevti di geologia del Breislak ( clie noii esisloiio sollo qiiesto titolo ) , e la Classifuazioiie flelle loccie , rompilazione di traduzioni fatla dal fi'ancese , e dal valovoso critico per la prima volta posta fra le produzioni originali itaiiane. Chi si avviso di suggerire a quel critico cosi peregrine notizie ignorava certamente elie la nostra opinione avta per fondamento 1' autorita di tntte le scuoie d' Italia , e cpiella mas:- imam eiite della diiezione generale d istru- ziou pidiblica del cessato Regno d' Italia , la qnale assistlta dal consenso di tulti i professori delle Uni- ■vevsita , consiglio una traduzione corapendiata del- r opera francese del sig. Brocliand , onde avere \m opera elementare , della qnale gli stiidenti nelle TJniversita e nei Licei si potessero con profitto valere. ^oi ci rallegriamo quest' anno di vedere forsc riempita questa lacuna coll' opera die abbiamo veduta annuuciata nel Giornale enciclopcdico di Napoli del sig. prof. Tondi , ed intitolata Elemeuti di orittoguosia ( im vol. in B.** grande di pag. 584, Napoli, 1817), opera cbe noi ci riserbiamo di esaminare tosto che 1' avremo ricevuta. Di varj altri lavori *si orno in quest' argomento la nostra Biblioteca nello scorso anno. 11 conte Lazise pubblico una Memoria intorno ai comhustibili fossiU esistenti rwlla jjiovincia Veronese; il conte Luigi Bossi diede alia luce un bel volumetto contenente la Sj'icgazioiie di alviini vorahili aeologici , littologici , miiii'i alogici per ordine al/ubetiro , e i! sii^. Parolini di Bassano ci fu cortese di qualche nolizia mineralogica raccolta nei suoi viaggi in Germania ; ma il pin pre- zioso acquisto di che gloriar si deve la nostra Biblio- teca, quello si e certamente dell' opera del benemerito cd iufaticabdc nostro Coilaboratorc il sig. professoi'e P K O E H I O. XXXVII Bi'occhi , il quale ci fii liberale non solo di esliatti e giuJizj di opere allrui , ma anche di articoli e memorie iuedile sue proprie , come la sua Belazioue ileW eiuzione (Jet Fesiivio del I 8 1 2 ; quella suUa correnle di Lava di Capo di Bore ; il \'iaz^!o al Capo Ciicco ; olti-e poi 1 opera teste pubbiicata del sue lagionato Cafalogo de'iniiiriali d' Italia , die ci die materia di un imparzialissimo estratto , ed opera coUa quale prepara i materiali tanto desiderati per uua niiueialogia italiana , e prelude a uu' opei'a di assai maggiore imj>ortanza a cui sta lavorando , e clie portera per titolo Fiaggi rnineialogici net Lazio e iiei rnoiiti Cnniui. Noi merllerenimo la taccia d' ingrati se sotto questo articolo omettessimo di rendere al professore Gismondi di Roma , ed al professore Nesi di Fireaze le dovvite grazie , al primo per averci comunicate alcune Os- seis'azioni sui minei all de' cOiitomi di Roma ^ il se- coudo per alcuue nolizie intoino alia prenite dtlla Tuicana. Noi pronosticliiamo bene dell' amove che mostrano Fisica. I iiostri scienziati a percorrere con occhio indagatore drlla natura la loro patria ; noi ne trarrem maggior gloria che dagli strauieii , o valetudiuarj , od oziosi , od al pill dilettauti di quadri , che la percorro.io , oude privarla de' suoi capi d' opera. A quest' ainore d iiidagini iutorno alle cose naturali dobbiarao le Ricerthe Jisico-chimiclie del pvof. Barlocci sul lago Sahatino e sidle soigenti d' acque minerali che sca- tuiiscofio ne' suoi contorni , ed 11 Viagg'.o al lago di Qarda e al nioiUe Baldo , del sig. dotU Giro Polliui. Non ci ricorda che opera alcima di gran valore Chimlc*, sia uscila nello scoi'so anno spettante alia chimica ; uiiUadiineno olti'e i varj arlicoli raccolli e compen- diati ncl nostro estrallo del Giornale di Pavia , merita piulicolaie mcuziouc il Sug^io iul tennolamjjo a leg'io XXXV in r R o E j\i I o» (Ifl mill chcse (\>sinw liidolfl di Firejize , se a qiirsfa sricnza aiiziclir alia fisica non si cvedesse di viti-rire ; cosi pure ahbianio tciininato rli dare in quest' anno il segiiito dt'Ila INIemoria originale del pi-oiessore cav. Avugadro Sul calore spevijico fJei gaz conijiosti , pniagimato a niicllo del loro gaz componente. II sii^. Porati pidjblico una Sinoniniia chimico'-far- macetttica coUa slenografia chimica niodcrna ^ con \m opnscolo iiitorno al cliemies niinerale , avj^omento die occnpo puiimenti il sig. Ferrari e il sig. Beiiotti. Zoolo^ij. I^f. diligenti e dilicate osservazioni che il sig. doit. Ciro Poilini ha comunicate al nostro Giornale intoriio (ille alghe \'i\'enti iielle ternie Euganee , lo hanno coufei-mato nella sua opinionc clie le oscillaiie sie/io ycri aniniali i/tfii.wrii ., e che come tali abbiano a togliersi dal regno vegetabile per essere classificate nel regno aniniale. Trattandosi qui di linee di denuir- cazione e di im'asione di regtu , noi aspetteremo il consenso universale dei dotti prima di acconseiilire alle congetture del beneniei'ito nostro A. , e di nii- .: . litare per cosi dire solto le sue insegne. Di im gencre meno controverso e la Memoria parimenti inedita che il dotto natin-alista sig. Bernardino Angelini ha trasmcvssa alia nostra Biblioteca intorno al marasso o vipcra cltersea rinvenuta nel tenitorio Veronese • ed abbiamo piu-e ainiunciato che (jnesto diligente ossci-vatore si staoccupando di una £'?/fomo- logia ueronexe la quale sara la prima opera di qucsto ^eiiere spettante al regno Lombard o-Veneto , giacoli^ j)er ie altre parti d' Italia esistono quelle del Rossi , dello Spinola, del Petagna, del Giorna, delPonza, ec. Anche il sig. Broechi , che nessuna trascura dellc parti deU'istoria natuiale, ci forni della Descrizione di ima miova (onrhiglia bivalve del Brasile , di ciii tioi demmo anche la figura incisa in rame ; e nai denimo un diligente e.slratto delle belle scoperte del 'si^. Rus;.oni, diictic iu forma di lellera al sig. Brocthi, P R O E M I O. XXXIX ed intitolata Descrizionc aiiatomica de^li Ofi^ani deUa circolaziue clelle laive dalle salamandre acquadche. Flora voile mostrarsi proplzia auclie al secondo anno della nostra impresa; e toglieado uno de' lion ppivgrlui oiid'e contesta la sui corona , si compiactpie d' ornai-ne la nostra Biblioteca, facendo mlnistra di tal favore una donna iniziata nei misteri del suo culto. Mancava a qiiesta pianta un nome , e la signora Pei-penti , quasi da un profetico prosentimento inspi- rata , quello prescelse dell' augusto Principe clie do- vea iin giorno allegrare il nostro re^no di sua pre- senza. Al nnovo llore (del £;enere delle cnmpanule) trovato da lei nelle sue escursioni sui mouh clie cir- condano il Lario fu dato il nome specifico di Rainieri. Noi rendemmo conto del 2.P fa.-cicolo delle pi'ante.. ro7iiane del sig. prof. Sebastiani , e fu bello per noi vedere questo illustre botanico studiare la natura la dove r arclieoiof^o cerca monumenti ignoti , Y arclii- letlo inisura le auticlie saqome , e il filosofo contenipla fra 1 rudori la instability della umaua fortuna ; il sig. Sebastiani ci diede in fulti il cafalot^o delle piatite che spontaiieameiite creycono nelle roi>ine dell' (inji- teatro Flavio. Varj dotii cultori di questa scienza concoi'sero poi ad ornare la nostra Biblioteca di articoli originali. Tale fu quello applauditissimo del sig. dott. Giro PoUini sidle als^he \-i\'eiiti nelle Icune Euganee accompagnato di figure in una tavola in rame ( se pure come ab- biam detto altrove alcuui individui di questa famiglia non appartengono piuttosto alia zoologia ) , e quello pai'inienti non meno prezioso del celebre prof. Savj di Pisa , conteuente alcune osseivazioni ed aggiunte allc; sue obsen at tones in varias trifolio; uni species. Noi fuinmo altresi i ])rimi a far conoscere il nianipolo tcrzo del sig. Antonio Bivona Bernardi , barone di Alta Torre , contenente la desciizione delle piante pill rare e poco conosciule che nascono syvntaii€«. Xli r H O E 31 I O. iitlla Sicilia , nlle qiiali si aggiungOno alcune o^.ve/frt- zioid ill I OHIO at tiiovimcnti sjjonlanei del iiostoc , con tavole in rair.c. Ma 1' opera piii insigne e degna vcranicute della niuniriceuza reale e la superba Floia lui/jolilaiia del prof. T( nore . opera maguifica clie vide sou gia due anui la luce , ma che noi , per partlcolail circostanze , nou poteixuno procurai'ci che sul fiuire dell' auno , e rcnderue conto die in queslo slesso Ihscicolo. Nou niaucanuno pert) di pai-lare di un' allra Flora che non puo ccrtaniente competere colla prima , ma che pure vuol esserc lodata per esserc quest' opera di privali che non aveauo me."?! di gai'eggiar con uu' impresa reale ; vogliamo dire della Jrloia ticiiiensis dei due professori Balbis e ?»occa. Vero 6 che manifesto quest' ultimo , col mezzo di mi opuscolo intitolato il Critico ciilicalo , la sua mal contentczza contro 1 artlcolo insorito neUa nor>lra Biblioteca, ma abbiamo vedxito dal consenso dei dotti confermati pienamente in appresso i uostri giudizj. Non possiamo parlare di agiicoltura seuza ricoi dar con dolore la perdita di vuio dei piu zelanti nostri coliaboratori , il conte Filippo Re, il quale anche in quest' anno dtsliuo alia nostra Biblioteca uu sue ar- ticolo origlnale intoruo ai peri di terra , detli anche topinomhow . Indefesso sempre pel vantaggio del pubblico , questo fu 1' idtimo tribute ch' ei pago alia socicta langueute nella passata carcstia. jNlosso da eguale spirito fi!a>.tro])ico il conte Dandolo diede alia luce il siuj llbro sulia coltivazioiw dei pomi di terra coiisideiata lie' suoi lappoiti colla nostra a^n- cohiiray col hen essere delle famiglie coloniche , dei posxidenti e dello ftato' e il sig. Gautierl ci scrisse uu' utile lettei-a sopra il pane fatto coi poini di tetia , che noi consegnanimo nel nostro Giornale , e demmo p\ue un estratto della bella operetta da lui in quest anno riprodoMa e accresciuta di nuovf" os- stnazioni iidqrno aii\ injl^ssp dai boschi sullo. staCo P ft O E M I O. XLS fisico del yaesi , e sulla prosperitd delle nazioni , e credcmmo utile parimenti di far nota fun' opera della quale non aveano ancor parlato altri Giornali , cioe il Padrone coiitadino. Osseivazioni a^rario- critiche del canonico Ignazio Malenotti , pievajio di Montauto. Varj altvi argomeuti furono ti'attati in quest' anno felicemente. L'avv. Venturi ci die un bel Trattato degli innesti , il Ferrari scrisse sul modo di migliorar la fahhrica de' fonnaggi , un opuscolo comparve ( di anonimo ) sulle risaje lomharde e pieniontesi , e in Sicilia le Dissertazioni agrarie risguardanti quel regno , di Salvadore Scuderl, ed i Piincipj d' agricol- tura e di vegetazione per gli agricoltori di Sicilia , di Paolo Balsamo , opera die rimase incompleta per la morte immatiii'a dell' autore. Tre altre opere rice- vemnio dalla Sicliia ullimamente di quel benenicrlto professore di agraria , ma di una data non receute , e che pure qui aununcierenio, persuasi di far piacere a chi sta su queste ricerclie , niassimamente parlando di cose di Sicilia per uoi seihpre tarde e novissime. Queste souo : i.^ Metnorie economiche e agrarie risguardanti il regv.o di Sicilia, vol. in 8.**, Palermo, i8i3 ; a.** Sopra la rugine e il catti\o raccoito de' grajii del coriente auno 1814; 3.° Giornale del viaggio fatto in Sicilia, e particoiaimente neUa con- trada di Modica , vol. in 8.", Palermo, 1809. Uno dei prodotti piu importante dcU' italiana agri- coltura , e quello che vale piu di tutti a pai-eggiare le partite della nostra bUancia commerclale . la colti- vazioue del liaclii da seta , non f u dimenticato fra noi , ma ti'asse anzi nuova vita e per le ricerclie deir Ingliilterra , e pei progressi die vanno tacendo le fabhridie in Germaiiia , in Francia , in Isvizzera , e periino nella Polonia e nella Russia. II conte Dandolo prosegu'i i suoi lavori intorno ai hachi da seta , ai qiiali IVce qualclie critica osservazione il prof. Colu- mela Ouorali di iSapoli uel Gioruale euciclopedico ; XLII P R O E M I 0. il iTiarcliese Fagnani dlerle nn raro esempio di clis!nf(>rcssalo amore dcUa sclenza e del vcro , confes- saudo gli eiTovi commessl iiella pratica della sua hi^atlaja jxirfionale della Fa^tiafin , e jiidjblico ul- tiinamcntc un allro opuscolo iutitolato Osseivazioni sul gos'eruo del filogelli fatte nel corrente anno 1817, con una leitera sulla proj)ai°azione dei powi di larva nell'a^ro milanese. II conte Persico mlse a povtata d<-i coltivatori verouesi i principj della coltivazione dei bachi da seta con alcnui dialoghi pojiolari ' e il conte Poito Lambertenghi noa solamente intiodusse il prlmo fra noi dal Piemonte il metodo di trarre la seta dai Bozzoli col mezzo del \>apore , ma pubblico ancora una Memoria su quest' argoniento utilissimo , della quale noi abbiamo dato un estratto corredato di due tavole in rame. L' opera che nel passato anno mevita pero una inenzione distinta, si e quella postuma del conte Filippo Re : Saggio storico sullo stato e sidle vicende del- Vagricollura antic a , opera di molte indagini e di niolta eruJizione , e di cui noi abblamo dati due iiui^lii estratti nel nostro Gioi'nale. E se qualche cosa pote alleviare la perdita clie ibbiamo fatta nel conte Filippo He, noi dobbiamo con gratitudine qui ricoi'dare I'acquisto della benevolenza ed amicizia del sig. dott. Giro PoUini, il quale ci fu in quest' anno corlese del suo articolo originale intorno alle principali nialattie degli ulii'i , e di varj altri egualmente pre/.iosi ancora, clie tenglnamo in seibo per decorai-ne la nostra Biblioteca uell andante anno. MeJicina. Non solamente le opere clie di proposito traftano deir arte salutai'e , ma anclie gli articoli sparsi net tliversi Giornali di Firenze , di Bologna, di Pavia , ollre poi il Giornale del professore Biei-a di Pauova, ci olFerii-ono frequente opportunita di osserva-«ioni e di estratti. II celebre sig. professore Palctta cortese- Hieiite deatinO al noslro Glovnale un suo prezioso r i; oi M I o. xLin lavoro intomo al mot. so del cane , dimostrando coi fatli essere nieute meno pericoloso del morso il Paiolo«a. seraplice lambimenlo degli auimali rabbiosi. Ad illu- strare questo stcsso argomento concoi'sero il dottor AvHHzi e il doltor Gneccbi, il primo con una Me- mo/ia sitllu idi ofohia , il secondo con im'altra intorrio alia rahhia. L' Avanzi congelUiro die la sede di tpiesto 'morbo i'osse nel sistema dei gi-andi nervi simpatici , ora idiopatica , oi"a consensuale ; 11 Gnecclii giudicb la rabbia essere pui-e di natura infiainmatoria e ner- vosa, ma di tutto il sistema dei nervi. Noi aW^iamo raccomandalo un prudente empiiismo uella cura dl tma malattia die forma tntlavia la disperazione del- r arte, e dubitando, coll' autorita di diA^ersi medici pratici, dell' efficacia dell' idrocloro per guarirla, ab- biamo inteso non di screditare coloro cbe ne istitui- scono le espei'ienze , ma bensi di animarli a raddop- piare di critica nel dedurre conseguenze dalle medesinie. La malaltia peteccliiale cbe infesto 1' Italia e graa parte dell' Eurona , segnatamente ndio scorso aiinu, fece Tiascere ancbe molti opuscoli fra noi intoino a qnest' argomento. Delia raassima parte ci siamo par- ticolarmente occupati , comprendendo ancbe qiic-'li die potevano essere trascurati seiiz alcun daiino dcl- I'arte. I mcdici cbe trattarono di questo soggptto furono il dott. Mantovani , il dott. Perla , il dolt. Boddei , sostenilori delia cura controstimolante ; il dott. Palloni , il dott. Cerri , propcnsl piuttosto per un metodo misto e regolato dalla prudenza secondo i periodi e 1' andamento individuale della malattia. ]Se banno pure trattato il dolt. Piroudi e il dott. Ma- rianiui. Quest' ultinio ba preteso dimostrare 1' iden- tita del cunt agio peteccbiale coUo scai-laltlnoso e mi- gliare. Tutti questi opuscoli poco o ntilia aggiunsero a quanto gia si sapeva sidla stcssn irtW'mita, e che tro- vasi registrato nella iiisigne opera del celebre profes- soie Hildebraiul, di cni aI)biamo daio un est'^atto ro- pioso , cou cojULiaeuli cbe,ser^isbel•o a dislinguere la XLIV i> R O E I^r I O. doltrina aniica dalla rccente ed originale die vi si Irova per eiitvo illligcnleinente raccolta. Un libio ^rau Jenietite al di sopra della inag^ior par'f (li (iiK'lli die iieila niediri/ui per male veiitura s'cdiamo alia gioiuafa iiscire da' toichj d' Italia (cosi si espriinc il nostro giudizio alia pag. 44^ > torn. \I dt'lU nostra Biblioteca) , fu quelle certamente del pro- fessore Racclielli Delia stnittuia delle funzioni e delle nudattie della niidolla spiuale ; e valga qucsto giu- dizio a tenipcrare le osservazioni critiche cspresse in qucsto nostro estralto. 11 dott. Omodei confermo con uu suo opuscolo 1 origine egiziana delF ottalmia di questo Home , e noi abbiamo per i primi pubblicate due lettere del celebre professoi'e Scarpa, state omesse dali' Omodei, e scritte da quell' insigne uomo in oc- casione clie fu cousultato dal Governo su quest' argo- niento. Di non rainore importauza souo le Considera- zioni del prof. Moiitesafito , sid vajuolo spiirio o ra- vas^lioiie, siccome quelle che niettouo in cliiaro una malattia spesse volte confusa col vajuolo vero , e che loli^oao le armi di mano ai detrattori della vaccina. Gli opuscoli varj che iiscirono in Paleiuio in oc- casione della scarlattina ivi dominante, rischiararono seinpre piu la storia di quell' esan tenia, e ne mettono fuor di (lubbio 1' indole contagiosa. Di vario argomento pi'atico ed interessantissimo per 1' arte e il Qiiadro clinico dell' Archinnasio di Roma (Ratio inslituti cliuici romani , ec, ec.) die hjumo pubbllcato I ce- lebri professori De Matteis e Tagliabo, prudcnti seguaci della dottrina ippocatica. II dott. Ozanam si e pro- vato di com|)Iere il volo dello StoU coUa sua isto- ria delle e|jidemie ( IJisloire medicate des maladies epidermipics)^ stampata in Fraucia, e die desidcriamo vcder presto compiuta per megjio scovgerne il valore e r utile applicazione. Lo stesso lia dato fra noi una .nuova edizione de' suoi Ceind sulla pi atica 'e dot-- tnna del conl.rosUmolo , con aggiunte, die noi ab- biamo iu paite smeutite per amore del vcro. Inge- P R O E M I O. XLV piiosa poi se non convlncente ci e spmbrata Y ipotesi del dott. Geromini Sn/la genesi deW Idvope , e pru- dciitlssimo il metodo dl cui-a da esso proposto sul- I'aiilorita dei pin gTandi pratici. Finaimente abbiamo falto conoscevi' il pre/.zo di alcuae Comidei azioni sulla rachitide , del dott. Garvela. Merltano menzione una nuova stampa della Materia Matpria medica vegetale ed anituale , del prof. BrugiiatcUi , e il ^^ "'^' JDiscotso sulla materia medica j del prof. Borda , pre- niesso alia Flora ticinese. Ci dicliiariamo obbligati verso il dolt. Giuseppe Bergouzi ])e suoi Esperinieiiti conipa- raiivi siiW azioiie dell' acfiiia di lauro-ceraso e del tar- taro stihiato , cli'egli deslino alia nostra Biblioteca, e clie occuperanno ancora uno o due fascicoli di essa. Nella chirurgia si e distinto il dott. Giuseppe Trin- Chirurgia. cliinetti con Ossejvazioni sulla retroversioue del- r utero , sugli ahorti procedenti specialmeiite da si- filide ^ suW eitiorragia dell' utero ; sopra alcwii parti dif'jfitili , e suite lacerazioni della vagina e del pe~ ritico ; e il dott. Antonio Picinelii produsse uu opu- scolo sopra un argomento bizzan'o nella chirurgia , cioe: SnW origine e cura di alcune escrescenze ^ vol- garmente delte coma umane. L' anatomia e stata illustrata nell' opera del prof. Aiiatomia Moreschi intorno alia Struttnra del corpo dell' utero e della ghianda , contenente un' altra Memoria sul- V uso della milza, ed vin' altra intorno alio stato del- f utero gravida. Noi abbiamo parlato dell' opera del dott. Si.nti Sull' uso ed ufjizio del punto scoperto dal Soemmering nell' occhio dell' uomo e delle scimie. Una sola opera abbiamo da accennare appartenente Filosofia alia filosofia e menicina speculativa , ed e del dott. iiHilica. Ceresa ; ed una sola appartenente alia fisiologia , ed ri.-iolo ia. e quella del dott. Passeri Sulla scienza dell' uomo saiio e malato , quautunque a dir vero si potrebbe, come appartenente anclie a questa parte della me- dicina, qui riferire di nuovo 1' opera gia altrove ae- ccunatu del pi'ol. Ilucclietti. • XI.VI I> B O E ?I I O. Toliiia Le piirtl pin trasciiratc della raedlclna fra noi sono jii. '.iM I Pollzui wedira c hi Storia della medicina , aiiibe- cUi.j uiH' trallate in niodo da scoraggiare ogni liosti'o ten- uiftlicLia. lativo da due iiisigni uomini della Germaiiia Frank c Spreiigel. Sia qui fatta lode a que' nostrl Italiaui chc ne conobbero il merito e che le donarono am- bedue tradotte nella nostra lingua. Di vai'ie altre opere die non potemnio procurarci , cbe tardi ci resta a parlave , come del Tiattato sulla gotta del prof. Scavini , di Torino, di un' allra del prof. Scarpa Sulla legatura Je//e a/ter/e, in aggiunta a quclla sugii aucurismi, di un Pi odi oino della graude anatomia del prof. Mascagni , e di qualche altra. Veicrinaria. La mediciua degli aniniali domestici giace ancorti avvilita ncUe mani dci maniscalchi e dei labbri-ferraj , nella parte nieridionale d' Italia. Tuttavia un passo si e fatto in favore di qnesta scienza nella capitale degli Stati PontlGcj. A Roma quel saggio Governo ha istitiiita per la prima volta sc non una scuola ve- terinaria , almeno una cattedra di anatomia e medi- cina compai'ativa, occupata dal prof. jNIetaxa , il quale A'olle giustificare qucsto suo uffizio coUa pid^blicazione di \\n o]>era \n due voUinii intorno alle malattie con- j , , tagiose ed cpizootiche degli animali domestici ; del cui piimo volume abbiamo gia pailato , e parleremo quanto prima del secoudo ancora. In Napoli scntiamo che ai peasi pure a uno stabilimeuto di questo genere. ]\hlano sola in Italia puo offerirgliene uu modello degno veramente di essere imitato. In quesla regia scuola veterinaria dall' attuale Governo protetta e so- slenula con tanta liJieralita , nulla veramente manca per im corso completo di questa scienza. Qui vi sono le cattedre di Csica , di igiene , di materia medica , di botauica , di clilmlca-fiirmaceutica , di anatomia comparaliva degli animali domestici, e di fisiologia, di clinica , di osservazloni cbirm-gicali , di ferratura leonca e pralica . delle lazzc iu geuerale, e di giu- r It O E M I O. XLVIl risprudenza velerinaria. L' cdifizio Jclla scuola e ma- giiilico, posto a poclii passi fiior di cilta dal lalo orieutale, con uii orto botanico , con vasea grande pel bagni dei cavalli , con stalle per gli animali , con alloi^'giamenti convenientl per gii alunni , e con un gabinetto anatomico e patologico, il quale quantunque eretto soltanto nel i8i6.pure e gia degno dtllo sta- bilimento , e ricco abbaslaiiza dei necessarj pezzi lanto anatomici die patologlci , mercc lo zelo del bencme- rito sig. pi'of. Le Roy. Direttore di questa scuola e il sig. prof. Pozzi , noto per molte opere risguardanti an- clie questa scieuza , e uoi abbianio gl;i nello scorso anuo annunciata la sua jMatena inedira chimico-fannaceu- tica appUcahile all' uoino eel agli animali doiuestici y ed un saggio jriolto pregevole di Zoojatiia legale. Un nemo di State che i-iunisce tutte le qualita di Meccanica. un gran ministro , lumi, fermezza, integrita, ci fece seuliie 1 utilita delle nieccaniche iielle arti, nelie ma- niiatture e nell' agricoltura, citaudo 1' esempio degii stranieri, clie tante ue vantano di gran perfezione iu , quasi ogni genere (i). (l) « Nel pill IboonJo suolo dell' Italia, Cerefe e Bacco lus- (( sureggiano a gara , e c£uasi spontaueameute producono le alimen- (t tatrici spicae e i soavissiiui ti-alci , e dove le sollecitudiui «i dell' Auitrlaco govenio ijitrodussero gia da graii tempo 1' amor siT«' stati gl' Ilaliani sordi a quest! impulsi. II sig-. FeiTuii UmiIo a Brescia cli costruire una barca a ra- pore , la quale se non riusci intieramente e subito , puo pevo torse ridursi a buon uso mediaute poche modilicazionl che le si possono fai*e (i). II sig. Locatelli, mcccanico ingegnosissimo , vedendo gV incouveuienti e gli ostacoli delle bardie a vapore, teiilo una nuova sti'ada piii difficile , quella di co- struire una barca meccanica moventesi con fo'ze auLinali che sia capace di ti'aversai'e 1' oceano , e di vincere anche 1' opposizione dei venti. Questa barca, costruita sul lago di Pusiano, fece il suo prinio esperimento felicemenle alia preseuza del uostro in allora eovernatore S. E. conte di Saurau , e di una grande moltitudiue di spettatori. Questa scoperta e di troppo grande importanza , perche noi possiamo proclaniarla assolutaniente come sicura dieti'o le poclie prove fatte finora. Desideriamo die 1' iuventore noii II fondi , tuttavia non piio senza rimprovero notarsi da clii g-overnaj <( itnperocche ridonda a danno gencrale tutto cio die nel fatto del- C( r agricoltura riman peiduto. Questa incuria che pero in pochis- u simi luoghi della Lombardia si potrebLe accusare , noa e ora lo « scopo de' miei voti. Esso riguarda principalmente la mancanza di (( varie maccliiae ed utensili che altre nazioni hanno presso loro « introdotto , merce le quali 1' agricoltura riceve i piu notabili vaa- u taggi, sia pei^Jo soemaraento della mano d' opera cui le macchine <( suppliscono , sia per la minorazione della fatica che spossa rapi- « damentc le forze dei coloni , sia per la maggior quantita dei <( prodotti , che per tal mezzo si ottiene ??. Discorso pronunciato da S. E. il sig. governatore e generate della Lombardia , conte di Saurau per la distribuzione de' premj nel di 4 ottobre 1816, pag. a8. (i) Alle provide cure di S. M. non isfuggirono i vantaggi che possono conseguirsi coUa iutroduzione de'batelli a vapori;, mediante i quali la navigazione contr' acqua puo farsi seuza T applicaziono di lorze animali. A promovere ed iucoragglare siffatta impresa fu anianato un lungo Decreto in Iredici articoli , li ■>.- dicembre iSl^ y ^ ^ale rinvJamo i nostri lettori per maggiore istruzione p B o E M I (^ xrix flcsista Ja' suoi esperimenti onde far tacere V invidia clie aina dubitar scmpve dell' esito delle piu utili e T)iii clamorose iuvenzionl. Lo stesso si^. Locatelli forni al nostvo Giornale il disei^no di un mulino verticale dl sua invenzione, & costruito durante Ic aiigustie del blocco di Yenezla. Ei;li ha oUeuuto anche in quest' a)ino due patenti dal nostro Govemo , una per un nuovo trebiatojo applicabile al riso ei^ualhiente die al frumento , e trasportabile con facilita di un luogo all' altro ; 1" al- tra per una chiocciola idraulica destinata al tvasporto deU' acqua a una certa altezza sopra il suo livello, servibile per le irrigazioni, o per T asciugamento di fossi e paludi. Ma la macchina die fa pin onore al sig. Locatelli, e clie e veramente sorprendeute , si k quella da lui costruita per il Goveruo, e destinata a formare i bolli delle mercanzie in modo cli6 ne sia resa qiiasi inipossibile la coutraffazione. I nostri Icttori avranno vedute altre due macchine die abbiamo date nella nostra Biblioteca, uneudo la descrizione alia figura , cioe una niacina per rtiuci- nare i ponii di terra , ed una macina seniplicissi- ina a olio, iisata a Saiumcatul , capitale della Bitcaria. Neir anno i3i6 abbiamo parlato del trebiatojo del sig. Morosi. L' agricollura ha fatto gi'andi pro- gressi fia noi, ma puo essere ancora felicemente as- sistila dai soccorsi della meccanioa ; sentiamo cou piacere die alcuni si occupano di un seminatojo che sia pill perfetto di cjuelU gla conosciutl (inora in Ita- lia e fuori , e qua! che esperimento felice si e fatto da ua sempllcc villico di Toscolano nella provincia-di Brescia. Macchine di una classe superiore, si per 1 utilita die per la difficolta della esatta e iina costruzioue, sono quelle che apptu'tengouo all' astronomia e alia fisica , ed anche in queste abbi.imo avuto dei saggi lelici nel Micrometre , del sig. De Ainici , e in una piccola macchina di di\>isione per gli stromenti astro- nomic i a maiiiii. ck' egli si promette di eseguive cua \)non successo piu in grande, e cosi emulare quelle ^\ ^ricluMihach. Lo stesso sig. De Amlcl ha tatte auclie dcUe iitili jvoiiiiicazioni alle cameie lucide ; noi ah-i Jbiamo fatta giiistizia all' ingegnosa apptieazione d't una ^cala al I arometro per misware le altezze , del sig. prof. Bcrfoiicclli , ed abbiamo anclie aiimiiiuiato uti i^uovQ igiametio fatto coUa pelle dell' uo^o.^ ■ 4P]^ENDICE STRANIERA. ta Blblloteca Italiana , il cui oorpo e principalment© formato dalle due parti di letteratnra e belle aid , e di scieiize ed aid meccanichc , fu siuo dal prin- cipio conedata di un' appendice , iiella quale si vol- lero collocare notizie e nazionali e st)"aiiiei*e , cespi- ranti del pari alia diffusione di quanto i progrcssi della spiinto in ogiii parte dell' umano sapere pote- vano presentai-e. Quest' appendice nel secondo anio lia ricevuto e nell' estensione e nel metodo un nii- glioramento , clie nan deve essere sfuggilo alia peue- ti'azione de nostri associatL Alia parte straniera , oltre gll estratti dei viaggi rijiutatissinil di Humboldt e Bonpland , di Mawe , di K-Oslev e di Lord Amherst , dei quali , come ab- biamo gia delto , fummo i primi a dar cento , ap- partengono molti altri relativi ad opere recent issime. di mediclna , di bolanica , di fisica , di filosofia e di J)('lle aa'li, che po.temmo feliccmente proeacciarci me- diaule ima cstesa corrispondenza secondata da par- ticolari facilitazioni e dal favore dell' uomo illuniinato che ha fin qui goveruate qucste province. Nel ristretto conflne destinato alia parte straniera, pon pglevamo certamente far molto ; liia se si pon- gono insiome tutti, gli articoli compresi in questa parte deir appei.dice si vedra che pure assai abbiamo fatio |)er cosi aiiguslo spazio. Se non altro i nostri arlicoii e i nostri cstiatti sono quasi tutti oj'iginali, JWuili 4c' UQstri estratti di opcre e di giornaii tcdest^hi, f R O E M i Q. JLt fiiroiio fiitli in Germania stessa , e da esimj prolcs- soi'i «li Monaco, di Bevlind , di Vienna, di Landshuti the lion isdegnano di prender parte nei nostri la-^^ TOii. Glovi qui pertaiito annoverar di sfuggita i soli ^iornali, dci qiiaU reiulemmo conto uel corso dell' anno di cui parliamo. I." Oekonomische Neuigkeiten uhd Verhandlun?* gen ( di Vienna ). 2.° Erneiit'ite Vaterlandische Blatter fiir den oestei*^ reiehisclien K(-isersta.it ( di Vienna). 3.*^ Archlv fiu- Geograpliie , Histoire, Staat und Kriegskunr-t ( fli \'ienna ). 4." Zeitschrift fiir Bajern und die angreilzender Laender ( di Baviera ). 5.° Abend-Uuterhaltungen foi" den Winter ( di \ ienna ). 6." Der Gesellschaft natui"foi"schender Freunde ( di Berlino ). 7." Allgemeine Litteratur-Zeitung ( di Jena ). 8." INeues Archiv der Agricultur chemie fiii' deii*. kende Laudwii'te ( di Berlino); APPENDICE ITALIAN A. Questa parte comincia sempre col dare 1' estratto Ciomalf dtlle opere periodiche clie possono piii interessare la *f"''".'T ciiriosita dei lettorl , e a questo proposito crediamo bhe non sia qui aftalto fuor di luogo , n^ per rie- scire discaro un rapido Ctnno su tutti i giornali lette- rnij scieulifici che vedono la luce fra 1' dnno in Italia , dalle alpi sliio agli estremi promoutorj della Sicilia. Yj cominciando da quest' isola , ne PaleiTno , ne Siciti. Catania , ne Siracusa , ne alcun' altra citta ha uii Gioiiiale loner ario. La Sicilia ha uomini dotti e di fcaldo e robusto iugegno , come caldo e il loro cield b robusle tutte le produzioni della natura ; ma poco ivi si stanqia i ne 1' arte tipogi*afica aspira Qoli auri isora al vanlo di graude esatlCK** in r K o E M I o. UapoU. 1 GJornali lelterai-j di NajDoli c dclle due Sicilie sono il Giuinnle citcicloyecUco , c la cosi delta Bil liofeca auaUtica. II Giornale ciiciclopodico lotto qualclie tempo fra gli stculi e la cattiva I'ortima , lino a lauto clie nel j8i6,non potejido piu i-eggersi, prese il partito di conlessave la sua inipotenza a proseguire, inettendo alia line del S.** suo fa, cicolo un cosi detto A\^vis.o impoilante , col quale si partecipava agli assoeiati clie il Giornale cessava pei' mancanza di mezzi ])ecuniai-j e pel poco nuniero di assoeiati. Un minlstro illunii- nato e saggio riparo tal vergogna alia sua patria, e presto llLeralmente deisoccorsi almoribondo giornale, clic poi rislaurato a nuoAa vita pote complere gli interotli siioi iinpegni contratti nel 1 8 1 6 , e prose- guir lietamentc nel 1817. I compilatori di esso nou si souo imposli alcun obbligo di seguire passo passo i progressi di alcuna letteratura ne italiana, ne stra-^ niera , e soveute danuo ne' loro quaderni articoli }>resi da altri giornali , fi-a i quali a questo riguardo lanno piii volte onorata e dlstinta la Biltlioteca Italiana. La Bihliotcra aiialitica e una miscea di piccole poesie , di piccole prose, di arlicoletli , e di estratti per lo piu toltl aneli' essi da altri giornali , princi- -, palmente slranieri , per cui se noi dcmnio coslante- mente un estratto A(A Giornale enciclopcdico, fu per noi impossiblle, e credenimo vano di fame altrettauto della Bibliofeea tin alii ica. II Giornale ninnismatico cominciato dal 1808, e clie prospguiva per biniestri , non jirogrcdisce piu , e Dun ha dalo, per quanto sappiamo , die 8 numeri. II sig. AvcUino, clie ne era I'cditore, e stato fatlo protessore di letteratura greca nell Uiiiversita di ISapoli. Koina. Roma, la capitale degli Stati Pontificj e del mondo cattolico , Roma cosi liconda di begl' in^^egni , non lia un Giornale lartciaiio. Essa avea un tempo le r.fCeme.rifli letterarie , e VAntolof^ia; ora non vanta f'xii nk le line &e 1' altra^ ne cosa che alle mede« 1» B e E M X O. Etlt sinjc eii}D])lisca. Si era conccputo fl pensiero di ri- staljiliic le Eilemeridi , e il pensier 6 ilo a voto. Si piibblico con ijraii fiducia uu Pro^ianrna dei- V autuU'gia y \\h si ^ fatto (li plu. Uilimamente k sfalo niesso fuovi un bizzarro e bernesco mauifesto tli un altro giornale, cui piacque all autore di chia- mar Ziihaldone. Questo giornale di cui esce uu solo foglio la scttimana, non ha corrisposto ne alia nostra, ne p.ir aspcltazione di alcuno. Ntl primo numero ( 3 genuajo 1818) e alia prima pagina , T A. giu- Stidcando inutilmeute il titolo di Zibaldone ('que- stione di parole ) contro le supposle dicerle di al- cuni critici , passa a render conlo di se in questi termini. « Intanto io di calda natm-a al certo , ma sihivo veracemenle di superbia , ed arrendevole ai moderali consiglj , lasciando da lato le caslagne calde ed il mosto , per cui mezzo quel da Varlungo si rappatumo coUa Belcolore , m ingegnero per qualclie guisa di raansuefarli ». Con buoua pace del suo A. noi crediamo die un giornale scritto in questa ma— niera non possa fare grande fortuna in questo se- colo incontentaljile, clic vuole piu cose e meno pa- role; e confessiamo di buon grado clie e torse ima eccessiva dcpravazione di gusto la nostra , di nou am are le castof^ne calde alia prima pagina di un giornale letlerario. II sig. Guattani stampa ognl mese un fascicolo di 8oli a loglj in 4-*' > ^ <^li' ^'^^ ^^^ intitolato Memorie sidle antichitcl e belle culi dijioma^ di cui noi ab- biamo regolarmenle reso conto. Pologna sola uegli Stati Pontificj ha un' opera pe- Bologn*. riodica sotto il nome di Omiscoli sclent ijici , la qiuile cpnsisle in memorie nitdite ed originali , delle quali noi abbiamo incominciato e continueremo a dar un estratto , giacch^ in esse molto v' ^ di che onorare gli aulori.cd illusti'are le scienze italiane. Evano stati pi'omcssi V. dcsidcrati gli Opiiscoli lettcraij , ed anche tjpiesti vediajuo awm«icia,ti pej' cjuesto mese (di geiir tir. r B o E jvr I o* Modena Parma najo ) , ed avvauno la stessa forma iii 4'*' An' scicnli-^ Jici , ell iisfirauno come qUesti o<^nl bimeslrr; La Toscana nou ha plu giornali Icltcravj n^ scleri^ tifici. II Giornale di tirenze , quollo cli Pisa, qual- che altro die iu addieti'o stampavasi in quel belpaese, sono da alcmi anuo spariti. Erano risoite nel 1816 le Novelle letterarie a Firenze , ma noii vissero , e male , chc poclii mesi ; nella stessa citta nac(|ue il cosi detto Giornale di scienze ed arti: ma e il sud scarso volmno e il suo picciol formato fccero prono- Sticar mak dclla sua durata , e diffalti dopo 1 8 tnesi termino la sua vila anch' esso con un yiwiso interessant.issinio ai signori associati- Modena non lia alcun giornale Iptterario ne scielitifico; Nessuno ne ha Parma, ne Piacenza , ne Luccai e Lucca. Parma avea il Giornale niedico-rhirurgico che go- dcva una riputazlone meritala per le molte eeeellenti memorie ed utili riflessioni die per entro vi spai'- gevano alcuni insigni professori di quella citta , ma, il solo merito non basta in Italia per sosteiiere ed alimentare Un giornale. Esso ha dovuto soccombere nel 1 8 16. Torino. Ne Torino , ne Geneva , n^ altra citta del Piemonte hanno giornali di letteratura , o di scienze. Che di- remo poi di Cagliari e delle altre citta della Sardegna ? Padova. Due giornali si stampano negli Stati Veiieti , ed ambedue fin qui in Padova. Uno di essi e il Gior-^ nale di modicina pratica , del celebre ]>rof. f^'^aleriano Breia, di cui noi abbiamo regolarmen te dato TestraCto- Esso ha comincialo col fisclcolo XXXI "ad esserei stampato in Venezia ; 1' altro e il Giornale dell' ita- liana letterahira , di cui facemmo conoscere i primi fascicoli nel l^l6. La sonima irregolaritii e lentezza colla quale questi due giornali vengono pubblicali nuoce A desiderlo e all' istruzione chc potrebberd per avventura ispirare o recarc Al mome/ito ^h^ Scriviamo ( agli 1 1 di gennajo 1818)^ il primo tro-* ^ Vasi iA^scttetnhre e ottobre , «! ii secondo al maggit^ "I? gi'dgnii del i 8 1 '^j ' * " ' • ' P R O E M I O. rV Se il numcro drlle opci-e pcriodiclie puo scrvire 3|iilano. di norma per giudicare dclia colluia di un paese , qucsto "iudizio e tutLo in lavoru dclie province Lpin-> barde , e la porzione migliore dcUa lode appartiene a Mdano. ScLte di flitti sono i gioniaii che si stam- pano in queste prpvince , e sei di quest! veggono la kice nella sola oapitale. Qviesti sei sono , i .^^ il Gioi- nale delle dame; a.° il Jhglio bibliog/afico ; 3.° Ic Sf'Gltatoie ; 4-'^ i^ Giojrinle di inedicina wtis'ersale ; 5.'^ gli Aniiali di commercio ; 6.** la Biblioteca italiana. II solo Qiornalt; di fisica, chiviica , sfoiin, natwale , mcdiciria ed aiti si puliljica in Pavia , Pavia. e noi di questo solo ci siamo regolarmente occupati. Degli altri abhiamo taciuto e per non riescii-e stu- clu'voli con ripetizioni soverchie , e per la speciale naliua di essi. Lnperclocch^ o non sono realinente svisceltibili di estratto , o contengono per lo piu ar- ] ticoli tolti da' gioruali e gazzette straniere , o dauno eslralli di opere nostre originali, di cui noi medesimi ci siamo fatlo debito di p^rlare. Passaudo dalle opere periodiche alia bibliografia , BLblio^afia. di cui ci siamo ordinarianiente occupati in calce ^lla nostra Biblioteca , osserveremo che qucsta nou e la parte nicno importante, e per molti ne])puie. la meno gi'adila del nostro Giornale : imp( rciocclie oltre 1 iudicazionc dei titoli del nuovi libri die cscono di n:iano. in mano alia luce nei diversi Stati d. Italia, procurianio di darne bene spesso ,. a,nclie in in succintQ, uu transunto ed ua giud,izio ; e speriamo. che i nostri associati avranno fatta giusti?ia alia co- pia delle cose , e al desiderio sempre qrcscente in noi di dare piu materie che si potesse nell,o stesso spazio , aumentiyido anclic, ove faccsse duopo, il nu- mcro d^i foglj , c dimiuuendo il formato del carattere, e tulto queslo per aggradirc^ e corrispondere alia li- ^jeralita di clii oiiora e pro.tegge qucsl,' opera periodica Dalla erjimierazignie dclIe cose piu uotabi^i coulc- Cojic\u»ioske- I.VX F R O E M I O. nute nei I ft quaderni clel seconclo anno Jell'i no*- stra Biblioteca , e dal rapiclo sguardo clie abbianio dato suUo stato altuale delle leltere , scienze ed arli in Italia , noa sara sfuggita alia perspicacia de' no- stri lettovi una considevazione , cioe che la coltur% d'ogni maniera gemiogli alqiianto pin rigogliosa verso il sctlentrione clie vei'so il mezzodi deli' Italia. Iix Milano particolarmente nidla manca di cio che possa dai' lustro e rilievo ad una gi'ande citta. Qui abbiama un regie istituto di scienze e Ictterc ; qui uu iusigne ossei'vatorio ed astronomi rinomalissimi ; qui una pi- nacoteca , un gabinetio di medaglie , un oi'to bota- liico ; qui varie biblioteclie pubblicbe e private do- viziosissime di tesori flnora sconosciuti ; qui abbianio licei e collegi , e case di eduoazione , e scuole e cattedre di Icttere , e scienze , e lingue straniere ; qui una fiorente accademia di belle arti , e arcbi- tetti , e scultori , e pittori eccellenti ; qui primeg- gia I'iucisione, la prospeltiva e 1' ornate ; abbiamo il mosaico ; un conservatorio insigne di mtlsica , ed una calcogi'afia musicale ; gablnetti doviziosi di mi- nei'alogia tanto pubblici che privati ; un Istituto di sordi e rauti -f il piu vasto e raeglio proveduto ospi- tale d' Italia , ed una scuola veterinaria : qui piu clie altrove ^ fiorente la tipogi'afia , e vi sono fon- derie di caratteri d'ogni maniera, e \i primeggia singolarmente la correzione delle stampe , e la bel- lezza delle forme , e la scelta degli ornamenti acces- soi'j , ed i nostri legatori di libri garegglano ormai con quelli di Parigi e di Londra : in questo paese in somma s' introducotio , si esportano , si stampano per avventura piu libri in uu mese , che non in Italia in un anno. E qneste stampe e questo commercio librario , veicolo della comunicazione dei lumi , ed alimento ormai indispensabile della mente umana , e qui incoi'aggiato da un Govemo liberale , che sa la buona filosofia essere la base sicura della civllta dei popoli , c quesla I'appoggio piu saldo c glorioso di uno iJtato.^^__ G. Acerbi , VretU I 4 JUN -30 J To mo IX.. fAi-;i^>«,V,^f*iS A ^.^\T./l///^ BIBLIOTECA ITALIAN A Gennaio i8i8. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LlBERALl. Costumi dei Popoli antichi e moderni in diverse figure incise e colorite , con discorsi analoghi sulla forma degli ahiti e la manicra di yestirli y' arricchiti di osser\>azioni storiche e critiche appoggiate all' autoritd degli scrittori classici antichi. Opera utile ai di" lettanti di teatro , ai cornmedianti , agli ivipresavj , ai pillori di .^cene , agli statuaij e pittQri di sto- via ^ e grneralmcnte a tutti gli aniaton delle belle artj. — . / primi died niinieri in Brescia per Nicolo Bettoni , I 8 1 -3 : i cinque segaenti in 3Iilano presso PiroLta , 1817^ in ^-^ , con figure miniate. T L sig. S. INI. , nome caro agli amicl tlelle arti , mombio dell' alcneo di Brescia , e di allro Sdcif.tA st'icnlinclie c letlcrarie , e X autore e 1' rdito'.H; di (juc^l 0|H'i'a, c r iiivcntoie ad un teni|>o, il dlsL'^uatorc c r iiicisorc delle fijuiT die 1' adoriiano. RifleHendo r<;li clu" i no^lri teatri d' Italia , se inaiicaiio da iiu lafo di una huona scuola di declamazioue, ahhiso^naiio dair allro di una sevcim rifonna iiel modo di veslirc. Bibl. Itul. T. IX. I Sk COSTUMI DEI TOPOLI e die qiiesta non si ottorrebbe coUe lunglie dlscus- sioni the finora si sono falte sugli ablli antlchi con largo sioggio cli erudizione ; si e prefisso di fliscgiiare con esatt«'zza i divrrsi abili dclle nazioni, e di lissarue con piTcisione le ej>oche ed i cangiaineiili , accompa- qnandoli di utili schiai'imcnti e di alcune note istrut- tive. Egli prcse dunquc a svolgere le opcre degli aiitiqnarj , ad osservare i marmi e gli altri antichi luouumenll , cd a fame una diligcute applicazlone alle ti-agodie deir^//:6v/, ai drammi del Mctaslasio , ai balli ed agli speltacoli dranimatiei princlpali cbe banno formato finoi-a oeaelto delia universale ainmlrazlone. Precede ogTii fascicolo una figura inclsa a chiaro- scuro con uu metodo non praticato in Italia, e die produce I'effetto di un diseg-no acquerellato (i)\ e dopo miniato ; la quale figura da moti\ o ad un discorso onde spiegare la forma ed il colore degli abiti , com- provati colle autorita necessarie tratte dagli autori dassici , e corredate di osser\azioni storicbe , ulili speciabnenle ai pittori , ai commedlanti , ec. Ne inutdc puo riuscire questo lavoro anche a molte altre classi di persone ; perch e alcuni potranno ricavarne paseolo ad una curiosita evudita , altri formarsi facilmeiite una idea deoli abiti e dei costumi delle nazioni , altri riformare le loro idee, ed evllaie nei discorsi i piu massicci errori , e le helle potranno trovare sovente in quelle figure i niodelli degli abiti loro , de' piu seducenti loro ornamenli. T^iii:;hiia foi-ma 1' argomento del prlmo capltolo , e ndla prima figura si rapprcsenta ^ppio Cutii/lio. JNe si credi'sse per avventura , die superficlali fosscro le ilescrlzioni dci^li aliili , perche ndla osposiziorie di quesla figura si tralta doUamente della tunica, dd (t) Queito inoilo e ilifforente c!a qufllo flic fia fra ncpi si usa con ndue i sessi , sulia pr(-tc&ta , snlla slola, sul c'm^ulo , siillo stvofio, suTIa zona, sul ralzaiuoulo e sulla iiccunclatura dc' capoUi . al qua] pvo- posilo egli avrrbbo poluto attiiigeve piu ample iiolizie iK'l libro di Giiasi o , clelle Ornatrici. Se"iiono uel cap. quarto i scvvi; nel quiiito, ncl sesto, uel seltimo, neir olla\ o , nel nono c ue) decimo si rappresentano e si descrivouo Marco , i Roniani riimiti iutoruo al cadavere di f^ir^inia, Icilio . firginio , tauto uel pvimo quanto uell' idtinio atto della tragedia , e Niimitoria. INella iigura di Ma\lizid 4 COSTUME DEI POrOLI dci pitlori I'A. ha anclie fatto un ccnno svilla fine di quel capltolo del fwo ruminale, che coUocar devesi iirl foro. 11 nono ricsce ancora pii\ iniporlante per i comnu'dianti e per i pittori , p( rche tralta apposlla- mcnte dc^li studj loro suUa es])ressione da darsi al piigitiio' ed ill fine si espoiie aiichc una utilissiina ligura per indicare la forma delle tuuiclie ; e il niodo poi col quale le doune la vestivano viene mostrato d;dla tavola X rappresentante due romane occupate della loro loeletta. Proviamo una vera compiacenza nel vetlere qua e la inserilo qualclie tratto tilosofico, come e il cenno nel eajx. decimo sulla concatcnazioue degli Vsi e de' costumi col vestire delle na^ioni, Vai'ia la scena nel cap. undecimo , die versa sui lialli del ritorno d' Uli.s.se in Itaca. A questo capitolo fX riferiscono le tavole XIII e XIV rappresenlanti I'lma Z<'//7/o in un abito teatrale immaginario e fbrs' an- che troppo capriccloso, e I'altra ZHisse. Kello e il modo, in cui 1\\. dopo avere parlato delle qualita uecessai'ie al pantominio, e dei f^eneri diversi di balli, viene ad insegnare come alcuni dialoghi ppssano colla jianto- miina imitai'si, e ue adduce in prova quello tra Creonte ed Antigone nel verso d' Alfieri C- Sc^gliesti? ji. Ho scelto. C. Emon ? j4. Marte. C. L' avrji. no]jilnifnl(> espresso in una figura coUe attlludini , die sulla sccua muta dovrebbono rapp.resentarsi. Ulisse riconipare sotto altra forma nel cap. duodecimo , nel quale pure si coulengono utili ossci'vazioni generali sui balli, sidl' arte palestrica , sulla espressione degli affetti , e speciiJmente deUa malinconia; sulla eccellonza degli Ilaliani nella pautomima , e sulla declainazione uon a])l>astaii7.a incoraggiata in Italia. Yedcsi lu-l dcci- niotcrzo Mc'fitore abbiqliato colla tunica talare di color bianco , con biaiiclii capelli apposti , percliO' in sniso dell' A. la cah'czza leiirle i^nohile. Nel decimo qnarto apconqtagnato dalla figura di Nausica , si contengono uuove osst.'i\ azioni sui balli favolosi ed eroici , sugli ANTICHI E MODERKIs , S bbiti covti dcllf balJciiuc iDocleine, e sui lun£[]il clclle anliilic; Uiialmente sulle tuniche diverse, e sidle coscie mule dell(; femrriine gi'eche, non che suUe seive di quella nazioiie i-appresentate jnire cou adattata Cgura. Una lavola ingf^nosa posla al tine di quel faf^cicolo rap-* prcscnta in nove figure rituiite Ic attitudini dtlla malin- conia. In frontr al capo dccimoqiiinto trovasi iina belli, liguia di Tcicmaco ^ e I'A. dopo aveie ragionato sui J)alli storici, si estendc pure a tvattave dell* architet* lui-a Omeiica e degli edifizi dci Grcci. La Peiielone del capo seguente formo argoniento di lelteraria con- Icstazione die insorta forse non sarebbe , se si fosse posto nienle all' uso al «l(l diadema delle regine , dei monili , degli oreccliini, degli sgabelli e dei troni. Una terza ligui'a di Ulisse vedesi al principio del cap. sediccsimo, ed in una vignelta al line del medesimo veggonsi tratti da antielii nionuinenti il clismo , il trono ed il dii'ro. Spiegan- dosi in (pieslo capo la lavola di Telemaco, si ceusurano i ridicoli manti usati in teatro, e si parla opportuna- mente della elamide, delle frangie , dclla snada e del balleo clie la sostiene , dclla faretra, delle bende ])osl(.' sopra ai capelll, illustrate con due medaulie incise alia line del fascicolo, e perfino dci cani die acconi]>agnano gli eroi. Bdlissimaela figiu-a de' /*/or/, die e nnila al cap. decimottavo , e pregievoli sono ux qiiesto le ossei-vazioni sulla stalui'a degli eroi , che condncono a rigettare gli atlori di statura troppo liniilata; sidle diyinita di mescliina forma, che si intid- ducono ne' tealri , sulla bcrrctta d' Ulisse , sidla for- ma e sidle libbie del pallio , suUo scettro e sulla sua matoia* Ci spiace il trovare al fine di (piesto capilolo una bella figura della ^offezza modciua , pi-.t ho uou voiTcnutio che alcuno s' iuvaijhisse di CO^TI MI BCI I'Ol'OLt sta dietio dispo- Tiendole sulle spalle un purpiueo peplo a rabeschi ( HI. L. 6 , 8 ) e di puro niio caprlceio , non lo « il ■lodo col quale \ienc liguratu nella stanza. ANTICHI E MODERKI. 9 SareLbe una siiperfluita il descrivere i suoi aliiti a clii note sono le belle statue anticlie ; mn non lio s<'('lto ad arbitrio il color giallo della sua tunica taiare, fssendo , secondo Arislofane ( coniinedic; ) , cjuesto co- lore il piii nolnle presso le doniie qreclie. JNou ho bisoi^tio di una dissertazione a lavore de' suoi oreccliini , della sua coUana , delU; armille, degli sma- ni;;^!i ; tutte cose avvaloi'ate dtdla auloriti di Omero. ( Od. L. I 8 ; luno a Yenei'e ). I niolili dflla stan/.a non sembreranno troppo riccbi per r epoca iiella quale viveva questa cilcbve regina , a clii sa clie Ouiero ne racconta , come Telcmaco e Piiisliato eulrando neir alta rejTiliA » Ove da maraviglia ambo fur presi Alio splendor , cbe qual di luna o sole Tutto la denlro empia Taiu'ea magione. (Od.) II poeta decanta sempre la splendidezza de' seggi di avorio ornati d' oro o 'd argento. Le tavole non dove- Vano essere nieno splendide. Si puo vedere sidl' ailc toreutica , la bella opera teste pidiljlicata in francese dair accadeiuico parigino QuaLrcmere ; e su quel sistema ben fondato , bo fatta la statua , iVa le colonne d' oro c d avorio , ed i bassi rillevi del ibndo di creta , es- sendo la plastice, S(!Condo il sidlodalo autore, praticata molto tempo prima della statuaria in marmo. ]Non e pure invenzione modenia questa cassettina , cbe ])osta su 1 tavolino contiene alcuue gioie e boc* cetle d' argento. Cbe i profumi negli abiti fossero in uso in quei tempi , non e cosa incerta per cbi sa delle cose auticbe: se restasse pure qualcbe dubbio, direi cou Omero Ecco venir dall' odorata stanza , Pari a Diana dal bell areo d' oro , La diva Kl«-na : vago seggio adorno Le pose Adrasta; e in man recava Alcippe MoUe tapptto . . . . C Oiliss. ) TO COSTriVII DEI I'OPOLI , CC. Non lio (limcnticalo aiicli' io cU mettcre il niolle 7af>peto siili' segt^io. Ma potvcbbe pavcre stvaorclinario , e f'orse strava- gante ad alciini il veclere una coiioccliia in mezzo a tanti ricclii inobili in una n-'jia stanza. Una rucca nclla camera di una regina die fcce prendere le ainii a txiUa la Gi'ecia ! cosi sara pero, giacch^ Alcandia moglie di Polibo di Tobe Fece ad Elena pieziuso dono D' uii' aurea rocca , e d' un panirr d' argent o Kilondo sotto, coa bei labbri d'oro. ( OJi.ss. ) Ed Elena venuta ;-.lla conversazione iiella stanza del re INIenelao sno sposo , con Telemaco e Pisistnito , non si deguo di far portai'e la rocca per iilure Fui- piuea Ian a. Un cai'attere che indica la toeletta di una donna, e di cui tanti monnmenti anticlii ue pongono esempi , egli e un vaso col catino , (piale si vede nel mio rame posto suUo sgabello distintivo I'egale. Spiacer.'i certo ad un moderno orclice clie 1' luio sia d' oro e 1' altro d' argento. Perchc , (lira egli , non farli ainbedue del- r istesso metallo? Gli avifi fatti da me stesso Corse cosi , ma Omero mi parla sempre ( L. 4? 1 ■> ID , ec. Od.) di brocca d' oro , di catino d' argento , o viceversa , ed abbiamo vednto qui sopra col passo citato , ch' egli descrive un paiiicr fVatgento coii bei lahhii cVoio' e in altri luoglii ci diplnge dello stesso niodo i nappi , i crateri. A obi conosce gli immortali versi di quel principe della poesia, non bo nulla a dire sulle colonne, sui pi- lastn , sui rilievi , sul pavimento di marmi che ador- nano la camera di Elena. Ma diro che 1' arcliitettura dovcva tcnersi a una semplicita e purezza aflatto dif- ferente dalla esubci'ante sontuositi di scanalature , di fregi , di rabeschi , di vasi , di statuette di bronzo ( di color verde di pi-ato), di che il pin dc'pittori di scene souo prodighi sopra i nostri tcatri. II // Giuurro , framinento cU noi'ella Turca scrillo (\a Lord Byron, e rccato dull' iriglcse in. versi itxdiani da Pellegrino Rossi. - — Cine^ra , l8i8^ per G^ /. iPuscJioud , in 8.° \TIA0U7! f o DgtAOVR c tin vocaLolo turco fpok-'hr' tij.co e il sogj^etto di queslo componimento ) , il cjpialR <;>ri clispi-crjio dinota colni cho non profossa la reli- i^ionc di MauiTictlo , c piii speelalmrnte un Crist iano , vA rquivale all' incirca a quello d' Jiifedele , che so- i^lioiio (lal proprio canto i Cnsliaui applicare ai Turcliu Accioc(^h(' qiicsla parola avesse una dcsinenza piu con- i":'.c<4itc all' indole dell' idioma italiano, fu con licve in— llcssionc cambiata dal tradiiltore in Giaiino. Tinco adimque e 1' argomcnto, e roinantica la poe- sia : generc iu particolar mode accarezzato dall' autore inglcst; , od in ciii sci'isse pai-ecchie ahrc coniposizioni liiolto a.ssa])Oi'ato da' suoi comiazionali. Di falto il nu- nwTO dclle cdizioni cIk* ha qucsta sortilo , Ic quali sinora ginngono all xnulccima, lanno fcde a un tcnqio medesinio e della celcbrita del poeta in quel paese, e del gusto die in nialeria di pocsia oggidi prevale piTsso quella nazione. II falto riferlto vuolsi accaduto molti anni fa, dice r autore , ad un "iovine veneziano; e 1' udi eyli stesso p<"r caso da uiio di c[uei novellalori , che cantano o Vecitano slorie iiei caffe del Levante. Ration vuole die lie diamo uu succinto ragguaglio , tanto pin die tale i la tessitura del comporiiinento , che dope di averla letto da capo a fondo, difticil cosa sai'djbe rindovinare per diritto (juale lie t^ia il soggetto. Un tuieo per nome Hassan , die dimorava nel tennto- Krio di Aleiie , custydiva iicl suo sciiaglio uua bcUissinia iji tt GtAURnt). ffliinvri Circnssa diiamata Lt'ila , rli cui ern forte-» iiientc inva^liilo- Qiiesla ^ CIAUttRa. !i;ia : ma iioa sappianio come possano avere acconclo liiogo no' primi dugtMiLo versi i quali uon souo che una sorta di pvcariibolo ove pavla il pocta , e tlove potcv.i pen' coiisegucnza splegarsi a suo beU' agio ed alia (listcsa : uua giaa brama ella e questa di fiire dei li'ammcnti ! iMoltt' , come suol dirsi , bollczzo di dettaglio occor- rono qua e la in questo componimcnto ; lo che gt;- iicralmente si decanta awerarsi in tutti gli altri clie oltramunti si sciivouo nel generc romantico. Havvi nulladimcno pai'ccchi lettoi'i di cosi diflicile contenta- tuiM , che a' tempi in cui siamo nou si soddisfaauo di tanto , e se trattasi di bellezze di simil fatta , quante , dicono cssi , iion ne incoutrlamo negli stcssi screditati seiccntisli , nel INIariui , neli' Achilliui ed in Giro di Pers ! Tuttavia non valgono esse a fare trovai" gi'azia al totale , e poiche la lettcratura rinvenne dalle follie di quel secolo vertiginoso , giacquero questi libri in protonda requie nella polvere delle biblioteclie. Comunque cio sia , bellissimi al certo sono I versi del tradutlore , il quale in italiano volgendo questo componimento uso varj metri , non per altro motivo , come avverte egli stesso , se non perche esseudosi posto a questo lavoro per suo diletlo ne veniva traducendo ora un bi'ano ora 1' altro in questo e in quel nielro , come pill a lui ne pigliava talento. iSCUa introduzione ove , come abbiamo acccnnato , fiarla il pot:la , esce egli prtmieramente con una lunga rxnieniazlone sulle calamita della Grecia e sul doplora- bile stalo in cui e oggi gionio quel paese, e il tradut- lore iticoiniucia con queste tcrzlue L' aer taecya , e il mar co' vcnti in pace lia!n])iva imiile il pic del sacro avello U' del "rande di Atcne il cener eiace. Dalla rape in che appar splendente e bello I'ar clie ei prinio saluti il buon nocchievo Che rivol":c la nave al dolce ostello. IL ClAURRO- l5 Cosi dormo su])lime il gran guerriero. Nel suoi che iijva.i salvo. Moudo infclice! Qiiando fia che ritorni a faili alliero D uu altro pari eroe ? E qui s' iiitoppa nella prima lacuna , indl segue la dcscrizione dell' amcnissimo suolo dclla Grecia. D' alma soavlta pieno c V aspcllo Dcir ocean , clie il manlo variato Prende in se stt'sso come speglio netto De' colli ond e quel lido incoiouato. Ma quelle dcliziose campague sono ora abitate da schiavi , que' freschi antri souo taiie del plrata Clie la rapace sua barca imprlgiona Fra gli scogli sporgenti, e ponsi in guato Finche scenda la nolte , c i moUi arpeggi Del gajo niarinar gli abbian svelato Clie aleuna prua pacifica veleggi. Do[)0 die tanti poeti da Omero lino ai di nostri si sono applicati ad osservare la jNatura , onde ritrarre di die abbellire le lore descrizioni , e colorire le iinmagini , direJjl)esi die poclii paragoui assolutaniente nuovi si saprebb(? adesso recare innanzi. Ma 1' autore inglese lia saputo rinvenire singolari bellezze nella jNatnra , ove ninno si avviserebbe al certo di rintrac- ciarle : ove ? nel cadavere di un uonio di iiesco spi- rato , ed a questo cadavere assomiglia la Crecia con una eomparazlunc die per venlisette versi d protratta nella traduzione. « Poclii , sagacemenle avverte 1' au- (( tore in una nola , avranno avuto 1' occasione di. (( osservare qticlla .singulare bellezza , la quale iiilormit (( il viso tli un morlo , ma per alcune ore soltanto )>* E di lallo noi siam di parei'p die questo paragoue non Sara mai per divenire lamiliare in pocsia , giacclie [Kichi a])punto avendo vagliezza di veiificarlo cogli ocelli pro])!"] , eonvei'i'ebbe tiJ.llo al piu atluucrsi allc rdazioni «le' ix'tcamoili. 1 6 II, GiMjkRO. Cosi falte bellfzze , (juali esse si sieno , non srppe egli ravvisarle pin- allfo neil indole morale de' Gfcci , clie sono qualificali Iinmersi in quante v' liauiio Sozzurre £ia mortali , anco do' biuti Fatti pill vili , dclle rozze gculi r^oii lian pui' le vivtu Sol r aiti antiche, ed i famosi iuganui Recan seco ai vicini. Nulladimeno nell' ingegiio pronto e pcrspicacc dcgli odiemi Gveci , nella loro attltudine alia letteratura , ncli' o-;pitalita verso gli stranieri , e di cui forse T an-, toi'e sU'sso avra avnlo bi.so^no di prevalei'si , potveljbe a qualclie filosofo scnibrarc di scorgere traccc deli' in- dole de' Grcci aiilicbi , la quale non si puo al certo sviluppare fra i Tnvclii. Ma un ])oela non e in duvere di essere tauto filosoio , e quaggin in qnesto niondo v' ha pur tvoppo una maligna coinplacenza di vdipen- dere i deboli e i dis^vaziati. ...... Dopo questi e simlli altri discorsi si mggixuige il primo frammento ove ba principio la storia. Conqia- risce un pescatore cbe veleggia di notle per 1' Egco , e fuggendo da!!' ombra di uno scogiio , cbe scambia con la barca di un pirato, si ricovera a Porto Leone. Egli non ritorna piii snlla scena , poicbe certo non sembra cbe sia egli ntedesimo quello cbe raccouti la stoiia ; il narratore e un turco , e per un tiuco e assai dotto. Succede un altro fiamniento ove si rappivsenta un cavaliere cbe faeendo scoppiare la frusta galoppa a aproiii l>attuli lurigo la marina : si prenderebbe per un corriere , ma oonviene indovinare cbe el'eroe del poema, cbe in tembile aspetlo e co|>erto da im ;nto vintracciai'C. jNIolli nonii di citta vcscovili com-' pajono in qviesla serie per lo aJdietvo non conosciuti, V molli si lettificano, clie stoj'piati erano , o corrotti nrllc opcre di alciini gcograli , e massime ne' lessici googialici. In una breve appendice rifeiisce 1' A. con alfabctico ordine i nonii di alcune cilta , che sebbcne lion indicate , come vescovili , dalle storie o da al- tri antichi monumenti , tali evano tuttavia , onde pu6 ragionevoimente sospettarsi , che vescovi alcuna volta \'i fossero. Si chiude finalnicnte il volume con un indice paiimculi alt'abetico dei nomi de' vescovadi incertiv o chc hanno softtulo alciina mutazione, e col catalogo alfabetico de' nonii di tulti i vescovi aflicani accennati nel volume, e delle chiese alle quali rispeltivamente picsledellcro. II secondo volume e consacrato tutto alia storia , o sia alia nairazione ordinata dei fatli piu cospicui ed illusfri, che lulla chiesa afiicana avvcnuero , e che deonissimi sono reputati di memoria. A quest! annali, che tali vei-ameiite dir si possono , vien premessa una sinopsi degli annali medcsimi , dalla quale si raccoglie il conq)lesso delle nolizic iu questa storia riferite. In una prefazione si tratta doltamcjite della origine della chiesa africana , e de' pvimi suoi principj ai tempi di Severo. DaiTUio in questo luogo un saggio di alcuni anni di quesla sinopsi, onde far coiioscere il metodo dell' A. , e r inipovtanza delle cose, che sotto ciascun anno veu- gono esaminate e discnssc. (( Anno ipY-Gliafiiui de'Cristiani camminano tran- (( quiUamente, rnentre T imperadore Sc.'eio ^ in Roma ; (( si inlorbidano nella di lui assenza. Scritti di 'Jar- « tulliaito in dit'esa della religione. C;dunnie degli Ebrei (( contra i Ciistiani. Super.slizlone e niorle di yfpulfjo. n ( Pel" nyuaido alia ma^iu ed alia supers li^iuue di AFRICA CHRISTIJ12«A< SS K ^piilcjo. avrciiimo iiivcro lU-slderalo che I'A. ne avcsse <( (lato mi-^liori prove ). Concilio del vescovo j4giijj- <( vino, c seiitcnza ialorno al Lattesimo degli Eielicl. (( Riti della Cluesa. — ' 198. J^igellio Saturn in o , al (( quale e dato il pronome di Maico, vien falto pro- t( console dell' Africa , ed egli il prime iinpugua in (( Africa la spada contra i Cristiani. Molti di essi sono « im])rI;4iouati al di lui arrive , ed a questl la chiesa « Carla^inese somministra il vitto. NamiJ'anio arciraai^ (( live deir Africa: ovigiue del di lui nome: molti dei « di lui compagni sono mavtiri. Gli Eretici penetrano (( dall' C)ri(Mile ncU' Africa. Teilulliano scrive contra (( di essi lo St orpiaco y ed il libro delle Prescriziotii. (( La JSumidia e le Maui'itauie sono governate da (( magistvati pin umani. -^ 199- Geta ottiene il nome (( di Ccsaic. I Cartaginesi inipetrane il diritto di ce- (( lebrare i giuochi Pitii, e fabbricano I'Odeo. Teitul' (( liano scrive sugli speltacoli , ed altri libri compone « utilissimi ai Cattolici: da jigiippino viene egli pro- (( mosso al presbiterato. II nome cristiano si diffonde « nei deserti dell'Africa. — < 200. Martiri Scillitani sotto <( il proconsole /^7^e///o. Tortura e condanna dei me- « desimi, loro morte e sepoltura, loro onori , loro glo- « ria. Morte del vescovo ^giippino; a questi succede « Ottato. II proconsole J^igellio perde il lume degli (( occhi. — " 2,01. Mtnucio Tniiiniano vien nominato « proconsole : libere sono le adunanze de' Ci'istiani , (( che descrittc vengone da Tertulliano. Aspasio prete e « dottorc, si rcnde molesto al vescovo Ottato. Tci" a tulliano scrive suUa peuitenza , e contra Piassea , <( die introdotla avea nell' Africa una nuova eresia ; (( il sccondo libro compare piii tardi. — 202. Morte (( del pa[)a Vittoie. Se\'ero fatto avverso ai Cristiani , i( pubblica editti contra di essi , che suUa fine deli' anno (( vengono portati in Africa. II proconsole Timiniano (( si da a perseguitare i Cristiani , e destina all'idtinio (( sup])lizio i Catccumeui imprigiouati a Tid)Ui"bio, ma (i e prevenuto dalla sua morte medesima. 2^JJiiino (( vien create Ponteflce Massimo in Roma )^. Sl6 STEPIIAKI ANTOKIl MORCELH. Da fpu slo sa^i^Io ])uo ap;t'volmente raccogliersl qual s:a 1 oicline ossei'vato iu tulto il volume dall' A. , il (jnal(! ha sempre conciliato la stovia eel i fasti dclle cliicae con quelli degli imperadori e de' consoll , e coi j:fraiidi avveuimeiiti civili e militavi di qvielle eta. Qiiindi sotto r anno 204 v('gL;onsi notati i giuoclii seco- iari celebrati in Roma; sotto Tanno 210 i tre ylii^usU. contemporanei , e le lovo vittorie ; sotto gli auni 217 c 218 r uccisione di Caracalla , la morte di Diadu-' nieiio, 1' clcvazione di EUogabalo ; sotto 1' anno 287 r uccisione di Massiniino procui'atore dell' Africa , il titolo di yiugnsto dato ai GoifUani , la legazione fatta per cio al Senato , die amniise i nuovi Jiagusd , e dichiaro nimico Massimino ; sotto 1' anno 241 e sotto i seguenti , la gucrra co' Persiani , e la vlttoria da Goidiano riportala sopra i medesimi , ec. ^ Queslo volume e dunque commendevole non solo pei fasti delle chiese , clie trovansi sotto ciascun anno registrati , ma ancora per un prezioso complesso della storia civile e politica, che esso presenta^ cominciando aair ingresso nell' Africa della religione crlstiana, e con- tmuando fino all' anno 670 dell' era nostra , cioe lino alia invasione de' Saraceni , che tutta distrussero la chiesa africana. Sotto ciascun anno si notano i consoli, finch^ consoli vi ebbero ; i regnanti che succedettero , i prlmati di Cartagihe , 1 proconsoli , i vicarj dell' Afi'ica , i presidi noti delle province. Piena e questa storia di fatti grandiosi e di preziose memoine , sebbene a breve periodo si estenda , coniprendendo tutte le per- secnzioni de' Gentili , de' Donatisti e de' Vandali ariani, piii ancora il ristabillmeuto delle cose cristiane sotto Giustiniano , ed i fatti accaduti nei susseguenti tempi del Monotclismo. Chiudesi il secondo volume col martiroloffio della chiesa africana, ed alia fnie del terzo , che compren- dera il seguito degli annali dall' anno 4^*^ ^^ avanti , si promette ui\ ampio indice di tutti i volumi. Es'si£ndo quest' opera superiore ad ogni clogio , sic- AFRICA CHRISTIAKA. ft^ come cseguita da im erudito, clie meglio d'ogni altro era disposto per gli sludj gia fatti a compierla, ci limi- ttromo ad avverlii-e in questo luogo, che anche 1' tdi- zione non lascia nulla a desideiare , sia per la nilida esecuzione tipogxaiica, sia per la correzione. L' opera e intiloiala dal tipografo al regnante Pontefice Pio VJI , del (juale trovasi in li'onte alia dedicatoria un ritratlo nobilmente incise , come in fronte alia prefazlone del primo volume trovasi pure il ritratto del doltissinio auloro. Stiir Architettura Greco-Romana applicala alia coitin- zione del teafro moilcrno italiano , e sullc macclune teatrali. Saf^c;io di Tomwaso Carlo Beccega , Vi" centino. — Venezia , i?'i7, dalla tipogiafia di AlvisopoU , in fog. atl. inliao, con 5. lav. in lame. J^EBiAMEKTE meclitanflo l' A. sulla coslruzione cie* no- stri teatri . rd indagando se acconcianiente provegga ai tre csseuz.iali oggelti di scdore , di vcxlcie e di udire , tiova chc qiK'Ua dclle priiicipali pavti rlio gli compon- gono non e stata sottoposta finora a iiormc ragionate e costanti , e propone qiiindi i propvj peiisanieiiti jier niigliorarla. Stabllisce egli per base de' suoi raziocinj le Ire vulgate Icggi di Vitruvio, che sono poi quelle sug- gerite dalla ragione , almeno le due prime , le quali neLIa coslruzione di qiialunque edifizio impongono la solidita , la comoditu e la beUezza ; leggi vulgate bcnsi , ma che di rado sono poste in esecuzione a' tempi di oggidi , in cui lanto scarseggia il numero de' bnoni architetti , benche moltissimi ostentino questo nome , in quella guisa che il gregge de' cantanti arrogante- mente si usurpa qu«*llo di virtuosi. A fine di appog- giare la possibilita dell' esecuzione delle idee geuerali che sono da lui s^-iluppate , e di fame pin evidente- meute sentire la convenienza, le applica egli ad un tea- tro da lui immaginato in graude, e diligentemente de- lineato nelle tavole che accompagnano 1' opera. Risj)etto alia solidita , che e il primo canone che 1' A. discute , riflette egli che si puo scegliei-e un ma- terialc solidissimo per se stesso, ma le cui (pialita sieno per essenza oppostc a quelle che in certe partlcolari costruzipni si richicggouo , e che esse pcrcio sai'a per SULL ARCIIITETTURA , CG. S,() costituzione iiictlo a pvovcvkTe alia dovuta sdlklitA. QiU'sto (-• per r appunto il caso, die' cgll , dci niatcriali die atlopransi per la liibbrica de' iiostii teatri , iinpei- ciocclie quantuiique sani e compatli sieno i legni , c possano soslenere pesi pvessoche euormi , iiulladinieno una materia clie cosi facllmeute si aecende , e per iia- tiira sna piu di ogni altra inoppovtuna iu fabbrielie di siniil genere. Dovraiino dunque costruirsi jier 1' avve- nire teatri dj pietra f* L' A. moderato ne' siiol progelli lion splnge la prctendenza tant' ollra , e si adatts. a. conccdere che cpieste costruzioni cccedono le forze eco- iioniiche de' tempi nostri , e riescono poco aiinoniche. Considerando poscia , cbe qiiaiido iiell' inccndio di ini leatro le fianniie s' impadroniscono delle travi veili- cali elie conlrassegnano la divisione de'palchi, ogui cosa pi-eeipita , e tutto si riduce nello spazio di pochi mi- iiuti in rottami ed in polvere , si limita a proporre che lo scheletro verticale interno, a cui si attiene tuttii 1' ossatiu'a del teatro , sla costrutto di pilonl ili pielrtt- Essendo ad essl appogglato il suolo de' varj palchi , ne avviene , clie nel caso di un incendio avranno gU opera] tiitfa la sieurezza e la tranqniliita d aniino per agire. Che se si dicesse die la grossezza di questi pi- loni diminuisce la capacita delle visuaii , fa egli a tu- lioseere die tal discai>ito e lieve. Malgrado qiiesta ril'omia , dovendo 1 interno di im teatro essere composto di grandi parti di legno, etui- siglia I'A. , ove le circtr-itanze locali il concedano , di avvieinare ad esso un rivo di aequa perenne , clic si possa atlingerc con opportune maceliine idrauliche. JNel teatro da lui ideato dispone questo rivo lu maniera die esteruamentc lambisca il muro della scena, e col- loca iiel mezzo del sotloscena una m'ande va^ca , che possa essere all' uo[)0 prontamente rienipita di aequa , e dove saranno Imniersi i tidn delle sopraddetle niae- diine , die dovranno trovarsi senqire allestite. Qucyta vasca. sogi^iunge 1' A., potrebbe andie servire per varj giuodii d aecpia artiiiziali ; c uoi crediamo iu vcro die 3o sull' auchitettura poichc si fanno adesso agii-e con tanto plaus6 siilla scena sqiiadroui di usseri a cavallo , tanto sarebbc in- trodurvi aitfosi vere fontaue e veri albcri aacora, poi*- che la pittura, arte imitati-ice della uatura , ^ arte oggi- mai troppo vccchla , e tanto basta perclie non possa continiiarc a piacere. Dopo di avei-e esposto le sue idee intorno alia so*- lidita, pa;isa a ragionavc d(;ir altra legge che concerne la comodita , e dividcndo il discoi'so in alti-ettanti ca- pitoli, la considera come applicata: l.o agU ingressi; a." al vedere; 3." al sedere; 4'*' all'udii'e; 5." alia scena; 6.<» ai luogbi acccssorj al teatro. Noi non possiaino in tutti (picsti argoinenti seguire passo a passo 1' A. , poiche ]u.ilagevolnienle sai'emmo intcsi senza il sussidio delle figure , laoiide sianio necessitati di ti'ascegliere soltantq le idee princlpali. Per quanto spctta alia comodita degli ingressi , egli «ostruisce il suo teatro in guisa che 1' ingresso coperto, destinato alle vetture, sia distinto da quello che serve alia gente a piedi; aunienta le aperture che conducono alia platea , le quali sono cinque nel suo disegno ; col- loca pill convenientcmente le scale de' varj piani de' pal-f chi , onde non taglino 1' andaniento regoiare curvilineo degli anditi , ne intercettino la coniunlcazione dei du6 primi pei' la sontuosita che si vuol dare al palco del Governo che trli abbraccia anilicdue nella sua eleva- zioae, e ne divide ordinariamente 1' ingresso. RelativamenUi alia comodita del vedere , prescrive ehe il suolo dclla platea sia inclinalo la quindicesima parte circa della sua lunghczza , poiche 1' occhio degli spetlatori, seduli in qualsiyoglia iila, avra un orizzonte libero , ogni qualvolta la distanza da una fila all' altra sia di pressoche novanta centimetri ; che il suolo del- r orchestra sia tenuto piu basso della maggiore incli- nazione della platea ; che il lembo estrenio del palco scenico non sia piu alto dell' occhio degli spettatori. Riiaane adesso da determiuare la piu acconcia cui'va the aver debbe il teatro per meglio favoring la visuale dc' palchi , soggetlo di elerni cicalecci fra gli architetti. .; «RE0O ROM AN A. Jl J L' A. si atticHC a quclla adollata dai Grecl , e clie lia ibniiato la comoclila del vedcre prcsso quelia illu- iuinala nazioue. Sillata ciuva , che ci e ti-asmessa da Yitruvio , ^ formata , egli dice , da uii seniiceicliio , e da due arclil dl ciicolo desciilli coil' inliero diainetro dello stesso semicerchio : essa e tayliata da un lato d^-'l qiiadralo da isciiversi ncl cerchio espresso per iuliero^ da prolunj^arsi fino all' iutersezione con essi aichi. Questa ciirva determiiia la pianta del tcatro c dell' or- chestra , c dove e tagliata limita la fronte del pi'osce-. nio greco. L' A, da a conoscere che e la piii oppor- tuiia per vedere con vantaggio la scena e gli aLtori , che piio essere ottimamcmte introdotta ne' nostri leatri , e che concilia altresi la maggiore comodita del se- dere , sia nella platea , sia ne' palclii , come eziandio nelle gradiiiate , giacche egli nell' ideato teatro amnieltc anche qiieste , oltre ai palchi. Siccorne per altro non sarehlx; piu per noi lollerabilc che chl e seduto adatli le spulle alle ganibe di un allro , cosi Insinua che i gradiiii dovre])bero avere i lovo appoggi aUa schiena. l^assa pol r A. a indagare la causa per cui molti de noslri teatri riescono disarmonici , e conchiude clic cio deriva, perche allungandosi e risti'ingendosi di troppo la forma dl essi e della bocca della scena , ed essendo la parlicolare loro costiuzione necessarianiente soprac- caricata da lanle division!, si viene ad avvicinarli a que luoglii che Yitruvio chiama circonsonanti.Ora la eurva greca sara piu favorevole all' udire , perche essendo molto pill espansa di quelia del teatro modcrno, e piu alta di questa all' equal)ile dilusioue della voce e del suono. Data la stessa capacita tcatrale , ofli'e il vau- taggio , dice 1 A. , di avviclnare il palco scenico al tea- tro, di dilatare la bocca della scena , di porre il corpo sonoro in po^izione meno lontana dall orecchio de di astawli , e linalnienle di stur])are tanto meno ne' suoi andamenli la propagaxione circolai'c della voce e del suono, quanto piu la Cgura greca si uccosta al cerchio in couhoulo della uioderna. 3» SUtt' ARCHITETfURA Ncl qiiiuto capitolo trattasi doUa coniodita della sccna. L' altt'zza sua 6 determinata da quella del teatro, e (juauto alia luiigliczza, si giudica che bastera che sia rgtialc a presso che 1' asse della sua larghezza. Siccome ftoi nel teatro che si progetta non havvi prooceuio , ossia palchi iiiclusi nella bocca della scena , cosi per poi'tare la voce nell' iiitenio di esso, avverte clie i d'nopo avere la pi'ecauzione di descrivere in forma cui'- vilinea la fronte della scena. II piano della scena medesima debbe avere un pendio, e questo bastera che sia la qiiiu- dicesima parte della lunghezza, ed anche qualche cosa meno. Per impedire la dispersioue della voce , stima «gli a proposito di toglicre quel gran nuincro di tra- vi((;lli che si adattuio pel giuoco delle teude, e sosti- tuii-e utt sofiitto curvilineo , il quale libererebbe inol- tre e la scena e il teatro dall' incomodita dell' aria rlie penelra dalle fissure del tetto. Incalca che lo spazio tra le scene laterali ed il muro dello scenario sia meno angusto di quello che generalmente lo e per dar luogo al pa;7saggio delle comparse , de' figurauti, ec^ e corsic'lia inoltre che gli stanzlui degli attori sieno a n o o livello del piano del palco scenico, ed abbiano una comunicazione libera ed immediata con esso. Si park finalmente della comodita de' luoghi acces- sovj al teatro , e quando nol vietino le circostanze locali , trova opportuno di erigei-e un portico atto a ricoverai-e le vettui-e dalle ingiurle del tempo per tutto quel tratto che debbono softermarsi onde attendere la fine dello spettacolo. Con i-agione si maravigUa che molti teatri manchino di Ixioghi adattati per dipingere le scene. Nella tavola prima non ha egli ommesso di jndicare in planta questo ed altri luoghi accessor], doe la sala per la musica e per la danza, e T abitazione del ciLstode, ec, e insino la sala per pranzi, le stanze ad uso di giuoco e di trattoria , la cucina e retro-eucina , e la bottega di caffi-. Fuori d' Italia^ si stupirebbe che quesli accessor] debbano apparleiiei'C a uu teati'o ; ma fossero soUaiilo acccssyrj ! CRECO ROMAN*.. 33 • Kclla terza parte si fa a ragionare TA. della bellezza ardiitctloiiica. E inutile il dire quauto poco essa ap|)aja neir iiiterno de' no^lri teatri di lectio, divisi in quel grau numero di (v lie clie chiarnmisi palclii, e coperti da un estcso soflitto piano , clie nou si sa come sia sostenuto. INIa se essi uou prc.sentauo vera beilczza , con tuttocio noa si vuole riuunziare all' uso ea all ap- plicazione di questo vocabolo , e si convieue di chia- mare ])iii belli i teatri , piu graudi , quantunque piii inconiodi e disadatti. In cotal guisa la bellezza vicue stimala a volume. Trovando ragioncvole TA. clie nell' interno de' tea- tri de])bansi ammettcre gli ornatl arcliitettouici , e volendo dall'altro canto uniformar.si, quanto e piu pos- sible, alia moderna costruzione ed alia riparlizione ia palchi, ricliiesta dal costume, pvogetta di adattarvi uu ordine di arcliiteltura, clie mentre Indica la separa- zloiie verlicale de' palclii, faccia mostra di sostenere il sofllUo. die dovra essere non gia piano, ma curvilineo; ed egli e forse di avviso che non riesca eccbeggianleK Qnesto ordine, che sara o corintio, o dorico, si alzera d' inloi'no al perimetro del teatro sopra la gradinala , sostenuto da un basamento clie non potra essere mcno alto di due metri. Per non eccedere nell' altezza dei teatri, crede clie essa si possa stabilire prcsso poco eguale al seini-asse della loro maggiore larghczza. Quanto poi alia loro capacita, giudica clie il liiuite da assegrtarsi all assc della lunghezza dei teatri piii vasti possa essere tutto al pin portato a quarantacinque melri , onde il suono arrivi distinto all' udito. Che se taluiio obbiettasse, clie il progeltato Ordine abbraccrrebbe nella sua elevazioiif' pin jjiani dei palclii , cho diminuirebbe la capacita dcUe loro aperture , clie i snoi risidli scemeirbbei-o le visuali , e si opporreb- bero alia propagazione del suono , rispoude l' A. che in quanto al primo articolo il ditetto ^ scusabile, poi- che questa decorazione soddisfa alnieno alle leggi della fiolidita appareiite. mostraudg di sostencre il vasty sof- PhIL hul. T. IX. 3 34 sull' abchitettuea fitto tcatrale. Rispetto al secoiido , fa egli vcclci'e clie la miuorazione delle visuali si riduce al piu al terzo, od aiiiKMio al quavtodd pevimetro ciirvilineo del tealro , Secoiulo la diversita degli ordini cht si voiTanuo ad esso applicare. Cosi in un tcatro iii tal guisa costrutto vi Sara uii Icrzo ed mi cpiai to nicuo di palclii, e quindi un tcvzu od un quarto meno di spettatori potra at facciar.si alia fronte di essi per vedere gli spettacoli. Per conoscere quale sia il danuo che ne deriva in cou- fnnito della totalita delle visuali e della totalita degli astanti che un teatro puo coiitcnore, istituiscc egli un calcolo, da cui aunovcrando il numero delle persone sedute di fronte in ciascliedun palco , e di tpielle collocate nella gradinata e nella platea, risulta clie ia capacita totale del teatro relativamente al vedere resta diminuita, adottaudo I'Ordine corintio, della sua decimaprima pai'te cuca, e della decimaqiiinta, usando il dorico. Che se vogliasi tener conto eziaudio degli asLinti che possono vedere in pai'te, sedere ed udire coniodamente nell' interne delle logge, e stare in picdi lungo il viale della platea, la diniinuzione di capacita si ridurra ne' teatri corintj .alia decimanona , e nei do- rici soltanto alia ventesinaa quinta parte. / Perche questa decorazione non porti gran detri". mento alle visuali, e conservi I'eleganza, converra die sia formata di pilastri sporgenti soltanto la sesta parte del loro diametro, risalto che diviene senipre meno sensihile nei piani sUpeiiori col diminuirsi del pilastro. Diminuiti in tal guisa i risalti dell' Ordine, se si pro- cedera del pari, soggiunge I'A., in (pielli del sopra-ornato, e se si fara in modo che i fusti de' pilastri campeggino lisci , Sara presumihile che (pu^sto seniplice ornamento noil I'echera alcun discaplto all' ainionia. L A. omette di parlare della decorazione esleriore degli Ordini die debhono avere i teatri, poiche puo variare a se- conda die varia 1' idea dell' architelto, e contentandosi di rappresentarla nei disegno di quelle da lui ideato, dimanda perche cssendo cuiviliiico 1' intcruo vuolsi 1' cstcrno retti- eUEGO ROMAKA. 3^ Kneo , perche le scale uou debbano vantagglosameute an- nunziarsi a chi eatra , pcrchd" d'iutoviio al pcrmeUo del teatio c della sceiia nou si apraiio fori capaci di ventilai'e e di I'ischiarai'e eziandio per ie operaziou> clie occorrauo di gioruo. Egli termiua 1' opera parlando delle maccliiae teatrali die servono alia imitazione degU sceuarj. (( Professa di « nou imprendere a trattaie dcila moltipiicita di c^ueiie, « che il Geiitilesimo dovea mettere iu azioue, per fai' (( comparlre e scomparirc i vaiitaLi suoi Dei celesti , ter- « restri e marittimi, ed il corredo delle ORibre e delle (( furie , e le diviiiita del favoloso suo inferno , n^ di « quelle che la nioderna Italia impiego per rappreseu- « tare il Cefalo del Ghiabrera , il Dario del Beverini , « TAllegorja per le nozze di Cosimo de' Medici , il « Pastore di Anfriso, il Catone in Utica. (c Queste macchine, seguita egli, mediante le quali si « mettevauo iu cousorzio sli uuniini C0;ili Dei e colle <( Chiinere, sarebbe megiio die andassero presso noi iu u totale dimeutlcanza, mentre rappresentaiio fatti che si « 0})pongono alia uosti'a credenza , al iioslru costume , (( alia Sana ragione ». L'A., per quanto seinbra, uou e moho amico del macdiinismo sceuico ue del sopra- naturale a cui vicne adaltato , e inenlre il suo discorso *• da buon cristiaiio , annunzia anehe di attiugere ai piiuripj della sciiola roiuantlca. Ma dallaltro canto gli ai'gonicnti delle iiostre rappresentazioni, o cantate . o ballate, o dedamate, sono tali, die difticilmente pos- siamo I'esistere a nou essere tiiiti al teati'o di uu po' di Gentllesimo. Egli riduce il movimento delle macchine generali e piu comuni all' ascesa e discesa verticale ed obbli- qua sopra il palco sceuico, ovvero alia discesa sotto lo stesso , ed indica i meccanisnii piu aceonoi onde eseguire questi movlmenti, qucUi alineno die sono con piu frequenza adottati. Rimetliamo il leltore aU'espo- sizione che ne vien fatla nel teste col sussidio ddle Cgiux- delineate iu una grau tavola. 36 sull' architetturA., ec; Talc In breve e il conlenuto dell' opera, di cul ab- biamo pveseutato un rapido e leggiero transunto per iuvogliare gli architelli e i meccaiiici a fame la let- tura. Desiderlamo die alcune delle ulili modlficazioni da lui proposle sieno messe in esecuzione in qualclie pacse, ma non e snpponiblle che cio sia ne' nostri , ove converrebbe incominciare da altre pin essenz.lali I'ifor- me. E cosa assai lepida di scorgere qnanta briga si dauno gli arcbitetti e i geometri per determinare iiella costrnzione di un teatro la cnrva cbe meglio risponda alia visioue e allacustica, qnasicbe tra noi si andasse al teatro per vedere e per udire. I noslri teatri lianno una ben diversa destinazlone. Essi, tranne appena la prima sera di xma rappresenlazionc , souo ricettacoli di gente cbe radunasi ne' palcbi per tenere croccbio , giuo- care , mangiare , ciai'lare con quella liberta cbe si use^^ rebbe nella propria stanza , bencbe grave fastidio ne torni ai mescbini plebei cbe seggono nella platea , e cbe banno sjjeso, come ciascbedun altio, il proprio da- naro per godere lo spettacolo. L' A. disapprova cbe questi luoghi non sieno illumlnati , come si accostuma presso tutte le colte nazioni , ma tanto appiinto si esige , poicbe quesla maniera di assistere agli spettacoli, inde-» cente a un tempo e ridicola, abbisogiia di essere pror tetta dall' oscmita. ■•- •.-.il ■ . Sr Trattato della pittiira di LlONAUDO DA ViNCi , tratto da tin coilice della Bibliotcca Vatlcana. — Roma, 1817^ stamper la de Romanis , di pag. 5ii_, in ^." ^ 44 ^i prefazione y e 22, tavole incise in rame. 0, UESTA bella , e per moiti titoli pl'egevole eclizlone si dobbe alle cure del sig. GugUebiio JManzi, bibliotc- cario dc'lla libroi-ia Barbeiina , cbe d'icopio il codice , del cavaliere Gioi'an Gherardo de Rossi, che il testo del codice coufl'onto, unitamente al sig. Manzi , coUa parte inipressa iielle diverse cdizioni , e questa ar- riccbi aucora di niolte note ulilisssime poste in fine al volume ; e del figliuolo del detto cavaliere , die vorsalo in niolte nobili discipline ha fedeluiente lu- meggiati i disegni svd codice medesinio , e gli ha di- segnali e dislribuiti in tavole secondo il divlsainentp del Manzi. Si prcmettono al trattato della pittura dell' iinmor- tale Lionardo , una epistola dedicaloria a S. M. il re di Francla , una ])refazione ed una vita di Lionardo medesiino , scritte dal si"^. Manzi. Contra il costume nostro ci fermeremo alcun poco sulia declicatoria, col- legando X osservazione nostra con cio che nella prefa- zione mcdesima e riferito. Che il sig. Manzi sia stato ab])astanza fortunato per trovai'e un codice u'dla Bibliotcca \ aticana, contemnte varie parti del trattato , che nelle edizioni fatte inad- dietro non appariyano ; cli' cgli sia stato tanto dili- gent(; per procurare ai letterali ed agli artisti una compiula cdizioue del trattato raedesimo , con tutte le giuuLe e le correziom che dal codice potevauo vica^ 3lJ TRATTATO varsi ; qursto nol ascriviaiio tutlo a dl hii fortuna , 9 tli 111! mmto , e nou dubitiamo che acquistato egU noil aLbia j^raiuli diiitli alia pnbljlica ricouoscenza. Ma come poteva egli dire uclla sua dedicatoria di avere onoralaineiiic posta alia Xwca una parte ricl ti attato tioii cur Ufa e jirgtctia in J 1 alia, sc tutta Italia per avven- tiira ianorava 1' esislcnza del codice Vaticano? E,licassero in Italia queste edizioni , eransi tut-« tavia avveduti gli Italiani editor! , cbe il trattato nt-n era del tutto compiuto ; su di die piu cblaramente an- cora erasi espresso il lett\?ralo Vincenzo Pinelli. Pote- vasi egli dii'e adunque , che una parte del trattato era non cut ata e negletta in If alia , menlre gli Italiani iiilcuti a riprodiuve pin volte q«i.lla parte del trattato cbe avevano , compiagncvano la pcrdita di cpianto man- cava , e si studiavano ton alive giuntc di supplirvi ? E egli a supporsi , die se nota fosse stata per avven- tTn"a r esistenra di un codice pin ainpio nella Vaticana , trascurato 1' avrebbono quegli Italiani, cbe soUeciti erauo di ristarnpare il trattato tal quale vedevasi pubblicato la prima volta in Pangi ? PSoii possiamo adunque aste- nerci dal ceusurare quella fiase inserita nella dt dica , come ingiuriosa all' Italia , ed amiamo di crederla sfug- gita inavvedutaniente alia penna dello sci'ittore. Sarebbe pure desiderabile die, averwlo il sig. Manzi jiclla nota apposta ajle pagiae 9 e 10 deila prefazione BELLA PITTURA. Zg rlA-Tito Tin liingo sqnarcio intoressantissimo di una mc- moria lasoiata fino clal principio del secolo XVU da Gianamhrosfio Mazzeiita , relativo alle viceiide dei ma- noscrittl di Lionardo , si fosse altresi deornato di indi- care la fonte d onde egli trasse quel prezioso frain- meiito. Qiiaiito alia desci'izioiie del codice , sul quale ^ stata fatta la nuova edi^.ione , nulla ci rimaue a de- siderare , notandosi csattamente che esso passo fra i Vaticani coi codicl della Biblioteca dei duclii d' Urbino ; che e cai'taceo in forma di 4'*'» che debbe giadicarsi del secolo XVI , che la sci'ittura non e cattiva , e solo di- fettijsa alquanto nell' ortografia e nella interpunzione. Qiiesto bensi cliiedevemo noi all' editore , perche non abl)ia egli consevvato la posizione dellc figure, che nel codice soiio disegiiate a penna, e poste ai loro luoghi nel mezzo de' capitoli , il che forse a molti leggitori sarebbe riuscllo gratissimo ? Accorderemo facilmente die Lombardo esser potcsse 10 scriltore del covlict; , scorgeudosi questo dal di;detto, sebbene quello pure del Viuci non fosse per avven- tura molto toscano ; ch' egli poi fosse senza dubbio ahun suo scolare , e che attiibuire si possa il merito di questa copia o a Francesco Melzo , o a Salai , come il sig. Manzi opina , noi braraeremmo di vedere que- sto suo avvisamento confermato da qualche argomento. 11 Melzo era forse troppo culto ed istrutto per lasciar luogo a taiiti errori di ortograiia ; troppo poco iniziato nelle lettere il Sahii per trascrivere cosi diligenlemente il codice. iNon posslamo che lodare lo studio dell' edi- tore nel pivsentai'e i disegui copiali esattamente dal- I'originale , e non ombreggiati , o capricciosamente oi"- nati , come son quelli che compaiouo neila edizione parigiua. Dobbiiuiio pero dolerci del sig. 3fanzi ( e qui in- tendiamo noi di parlare tanto della prefazioiie . cpianto della vita di Lionardo ) , perche abbia egli inuibana- mente o trascurati del tlitto , o ingiustamente nialrne- nati gli scrlttori uosUi, che della vita e delle opeie 46 TEATTATO rll iJonarclo ditlVisamciilc fraltaidiio. JNiiina mPii7,ioiie {a ei;li (1(11, opera ijvaiifliosa cd iiiuv<;i'sa]nif'ntp applaiulila (Id lU'iiinU) vav. Gin.scppv Jtossi sul ocnacolo dl Lio-' vardo , opera che avrebbc p».liilo foii)iif;li nioltussinii liimi sn:;ll o^gclti mcdesiiiil die pqli ha dlscusso uella \iia ; iiiiina nienzionc deli' Lntcressaiitissinio sagf;ia sulle opeie (isico-jiiatematiclie di JJoiun do , piibblicato in Parigi dal cav. GUnnhaUista iP^ciiliDi , che puie arricchito lo avrebbono di prezlose notizie ; e pariaiido delje nie- jnovie siilla vita, ^Vi sU;dj e le opne di quel graii- d' iiomo , scritle dal cav. y^nioretti , si e permesso di spargerc su di esse a larga mano il ridicolo, rimprove- raiido ['A. di avere cnipilo quelle memorie di bap^atelld e di inozie • mentre il sig. jMiuizi medesimo iielia sua vita con:j)eiidiosa si e diliuso esliemaniente sugl" insetti schifosi dipinti da Lionai do in una j'otella di lico ; sull avveiituva aneoi" dubbia del iVale ritrallo nel Gi'z^r/«; sugli aniiiialeUi die il Vinci compiaccvasi di far vo- larc col soffio ; sul ramarro al quale foniio alcune ale € bai'ba e covna ad oggelto di far paura ad. alcuuo d.e' suoi amici ; e su di altri fatli partieolari , clie po- trebbono pur dirsi inezie e laf^alclle. Senibraci parimeuti die ndla pvefazione medesima , assai meglio che in una breve uula finale , si sarebbe poluto accennare qvidla parle nuova del traltato della pitiura che in questa cdizione si prcsenla, e che man- cava lotalmenle in quelle finora stampate. Diremo dun- que ad onore dell' t dilorc medesimo , che in questo volume trovansi di uuo\o il libro I, il V , il ^ I , il Vn e I'VllI, cosicdie i capiloli nuovajmeute aggiunti soiio al numero di CXI , oltre Ic cose notabili che trovansi pure inserile di nuoAO nella Cue e uel mezzo de' capiloli altre voile slanqnUi. !Nuovo ^ duuquc il pcua^one di pit tin a, poesia , mv.-ica e sculuu a, che forma argomenlo del hbro I , iiel (piale ammiriamo gli arlicoli, come chi sprczza la pitluia roil tuna la jilusofia , iic la natuia; — // vitloic e ii^noie cl o^ni ^oiIg di geiUc f a di tulte Id DELLA riTTURA. /J.S eo.se y — aval e cli mns^^ior danno alia specie iimana o verrler I' occlno o I' otecchio ? — come la pittuia avavza tutte le opeve umane per sottili speculazioiii appaitenenti a quella / — della differenza , ed ancora siiniliindine die ha la pittura con la poesia; — come la niusica si dee chiamare soiella minoie della pit" tiira ; — quale scienza e meccanica , e qucde non e tneccanica? — come la sciiltina e di minoie ingcgno che la pittura , e mancano in lei molte parti natuiali^ ec, Siatno pevo pienamente dell' avvlso dell' aruiotatore De Rossi y che in questo libi'o il V^inci abbia spiegato ttiolto mal ivmove contra la scultura , e ne abbia par- Jato con disfavore tale , clie niale seinbra conveiiire ad uu iiomo clie pure la proffssava , e ci accordiamo parimenli ncl dubbio , ch' egli contra la scultura decla- masse per la riyaLta clie snscitata si era tra esso ed il Buonarroti. Nuovi pure sono i primi precetti al pittore , clie si' tro\an6 ncl llbro II , ed i cui'iosi articoli di quel Jibro : della vita del pittore ncl suo studio ; — a che similitudine dehha esseie ringegno del pittore- — del giudizio del pittore • — deW essei e universale ; — del piaceie del pittoie; — de' giuochi che debbono fare i disegnatori ,• — s' egli sia meglio disegnare in com" pagnia o no ; — della trisla suasione di quelli che Jiilsamente si fanno chiamare pittori ; — di quelli che biasimano Hii disegna alle feste , e che itn'estis,a le opere di Dio / — did modo di jitrarre di notte un rilievo} — della elezione de' belli visi ^ — delle hel- lezze e brutlczze • — come il buon pittore ha da dipingeie due cose ^ I' uomo e la sua mente^ e come la vista penetra maggior somma d' aria per retto che per ohhliqiio. Non poclie cose nuovc contengonsi nei libri III e IV, e di queste molte annunziano il sapere di Lionardo nella noloniia , come gli in.segnamcnti : de' movimenti dell' uomo nel vollo , — del pone le membra; — de mod propij dinwstiatori del vwlQ della mente del 4^ TRATTATO niofpre; — dei mo^nmenti dcJl' uorno , ed allri aiiimali j ' — della mcTnluiJitozwne dei nudi e des;li scovii- meuti o ciioprinicnti du' niuscoli di ciascun membio tieUe aldtudini degli animali ; — delli maggiori o minoii gradi degli accidenti nicntali ; — della di.yw sizione delle membra secondo le figure , a dc/le qua'* Ufa dellc membra secondo V eta ; — del rizzarsi I'uomo da sedere di silo piano ^ — del mofo delle figure nello spingere e lirare , ec. Nel IV libro trovansi pure nuove ossen'azioni sui panni che vestono le figure ,* *— sui vestire le figure con grazia ,• — sul modo di vestirle' — suipaiini volanti o stabili; — e sulle poche pieghe de' panni. II libi'o V , che e tutto nuovo , ti'atta dell' ombra e bnne , e della prospettiya; il \I degli alberi e verdure; il YII della nafura dei nuvoli ; T VUI del- V orizzo/ite. Si puo agevolmente raccogliere dal V , quanto acklentro vedesse Lionardo in fatto d' oltica e di pi'ospettiva aerea ; e scorrendo alcuui articoli del VI , si iueliiierebbe a credei'lo molto istrutto aiiche nella storia naturale , e pinncipalmente nella botanica e nella fisiologia vegetabile. Del libro VllI altro nou cono- scevasi inaddietro se non 1' articolo clie tratta , dove I' orizzonte si specchia neW oiida. IMolto giudiziose ci sono sembrate le annotazloni del siof. de Rossi. E^li avrebbe forse fatto assai meijlio segiiendo il suo primo pensiero , cbe qiiello era di rendere, per mezzo di piu copiose note, pl-i intelligi- bile agli artisti 1' opera di Leonardo ; ne posslanio per avventura decidere se molto giusta fosse la rilles- sione del sig. Manzi , accenuata anclie nella prefazione alia pag. j 3 , che opportune fosse il tralasciare queste Bote per non ingrossar di soverchio il volume , e per non guastare la nitidezza della ediz'one colla brul.ta vista di note a pie di patina. Lasceremo agli artisti ed a tutti colore che amano le belle arfi , il giudi- care se tpiesta riflessioae riuscir potesse di alcun jjeso. In iin vulumetto a paite si coulengono i dibcgni DEIuLA PITTURA. i|$ clie illustrano 1' opera del Tiattato delta pittiira di Lionardo , cd a qucsti e posto in fronte il ritratto di Lionardo medesimo , tolto dall' originale esistentp nt'lla R. Galleria di Firenze , e come vien detto nella prt'I'azione , inciso da lagioiievole artcflce. Riguardo alio tavole non abbiamo che a commendare somma- mente la dllltieaza e 1' accuratezza del sijj. G. Fiau" ccsco de Rossi , che ha fatto i lucidi sulle figure medesime del codice , e uon le ha alterate con alcuaa sorta di onibreggiamcnto. 44 PAUTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Flora Napolitaua , ossia Descnztone delle piante in" digeue del regno di Napoli , e delle piii rare spe- zie di piante esofiche coltiuate lie' giardini , del ca- valiere Michele TeNGRE , dottore in niedicina , pro- Jessore di botanica nella Jlegia Universitd , diret" tore del Real giardino delle piante'., ec. ec. V^ol. I. • — Napoli, nella stamper ia Reale , i8ii-i8i5, in Joglio , con un volume di 5o tavole miniate in fo- glio allantico. i ER essei'e in grado fli istituire esami comparativi su qiianto il re^no vegotablle somministra sotto le diffe- renti latitudiui dell' Italia , attendevasi da lungo tempo una Flora che diligenteniente illustrasse le piante delle pill meridionali pi'ovlnce. La parte superlore o setten- tiionale di questa penisola era gia sotto talc aspetto ba- stevolmente conosciuta mediante le Flore e i calaloghi pai"- ticolari di SulTien, di Seguier, dell'Allioni, del Marzari, del Pollini, del Biroli, del Ballns, oltre a quanto parzial- mente fu scritto dai slgnoii Bellardi, Bertoloni, Viviani, Moretti , ec. Ma tutte queste Flore ristvette a'paesifra loro limitrofi , dove poco notabile e la discrepanza del clima , e ciascheduno do' quali lia pianuva, colle,mon- tagna ed ;dpe , leggieri divari presentaTio ne' prodotti , se eccettuai'e si vogliano alcune spezle piii I'are e piu insolite , die si iucniilici'aiino in un territorio , e man- cheramio DcU alti'O. Do^o glxQ U professore 5avi puJ> FLORA napolitana; 4-5 blico il suo Botanicon ctru.scum , si conoljbe allova me- glio (;lic per 1 innanzi quanle sleno le clillereuze nel» r Italia ti-aus-appenuiua. I FasclcoU delle piante raie de\ suolo Romano, opera del sig. Sebastian!, dimostrarono poi clie esse souo vie piu I'ilevanti , quanto piu oltra si procede verso il mezzo gionio , ed il suo llLro servi ad aguzzare il desidei'io di avere estesa contezza delle pianle de' paesi ancora piu australi. Questo voto e ora in pai'te adempiuto dal profess, Tenore con la sua Flora napolitana, che fu incomin- ciata per altro innanzi che vedesse la luce il primp fascicolo del Sebastiani , e dcUa cpiale non si e pub- blicato fiiiora die la prima parte del primo volume* niagiiiilca opera cosi per 1' esecuzione tipografica, come per Ic sfpiisite miniatm-e che 1' accompagnano , e clie rapprescntano le piante nella naturale grandezza , e ragguardevole inoltre per la parte scientitica. Quando questa Flora sara condotta a termiue non cedera a ve- rmi' altra dell' Italia per dovizia dl spezle , imperocche annoverando le piante, di cui anticlpatamente si fa re- gistro nel Prodi'omo e nc' due Suppiementi , giungono esse al numero di a854, avuto riguardo aquelle escluse neir Errata. Ne in questo computo sono comprese le varieta le quali sono in buon dato , polche non poche spezie ne hanno parecchie sotto di se : nove vai^ieta , ])er esempio, contano le tre spezie di Fillirea, la »«e- flia, cioe, X angustifolia e la lafi folia, cincpie J'u]i\o ( Olea europo'a), altre cinque \ Lis pianila , quattro la Saluia qfjficinalis, e via discorrendo. E cosa degna di particolare considerazione che la Flora Piemontese adegna nel numero delle spezie la Napolitana, polche attenendosi a quelle descritte dal- r Aliioni nella sua giande opera , c nell' AiictarLum ( ch(- altre ne scoperse in piHjgresso il profess. Balbis ) ascendono a 2800, e siccome il reano del Piemonle e di gran lunga piii ristretto di quello di Napoll . cosi si conciiiuderebbe che quest' ultimo in confronto del* r albt'o e iu ragioue di spiizlo mcu feracc di piaute. ^6 FLOR.V ^'A^OLITAIfA. Fra I' indicato numero tli spezie esposto nella Flora napolitana, ve u'haaiS contrassegnate col nobis, le quali gono o del lutto nuove , o impcrfcttameiite descritta da Fabio Coloiina , dal Tilli , da Dalechamp , da CIu"» gio , da BaiTelier e da altil. Taluno si sarrbbe per awentiira aspettato clie magglov quautita di nuove piantc si dovessero scoprii'e in un paese poco accoi'ata-" jiieiite scorso per V iiinanzi dai botanlci. Nella prima parte di questo volume se ne dcscri- vond soltanto 356, fra le quali alcune pocUe souo eso- tiche, come T Lvia purjjurasceris, V Iris fui^a.t\, la Hakea latii^eva, giacche si propoue 1' A. di illustrare pari- meute quaiche pianla stranlera piii rara , che si colliva nel reale giardino. Le cliiquanta spezie figurale, e maesh'evolmente miniate sono o per la prima volta de- scritte,o, quantunque note ad altri , meritavano di essere pill diligentemente rappresentate. Esse sono le seguenti : Veromca Bujchaumii , Salvia Barrelieii, Jxia piirpu- rascens y Iris fugax, Bechnannia eniccefonnis , HcCiea lanigeia, Srahiosa Columnce — ceratophylla , Asperula tomentosa, Ruhia Bocroni , Anchusahjbriday Echium prostratuni , Primula Columnar — Paliniai , Com'oh'ulus hirsutus , Campanula trichocalycina- — obligui folia— -;fo- liosa , Prismatocaipus hirtus — -falcatus , Verbascuni longifolium — niveum — rotundijhlium , Ligusticum gcir'" ganicum, , Buhon garganicum , Narcissus unicolor — ■ prcpcooc y jilliurn canieum — majale — tenuijlorum—peii^ dulinum y Tulipa prcecox , Ornithogalum e.vcapum — montanum , Polygonum elegans , Ruta di%>aricata , Dianthus Bisignani , Cucuhalus augusLifolius , Silene canescnns y Sedum Nolaijamii-'—rufescenSy Euphorbia neapolitana — ceratocaipa, Potentilla calabra — DetJio-^ masii — apennina, Halianthenwm losmarini folium y Clef matis Fragrans y Ranunculus bullalus — brutius. II sistema seguito dall' A. ^ il Linneano- Le 2>iante registrate nolla prima parte di questo primo volume spcttano alle sole dodici prime classi ; nella seconda D« sai"a date im ceito numero di quelle comprese nelle FLORA NAPOLITANA. ^'^ altre, e cosi di mano in niano si fara in tultr i toini omlc ciasclicclLiiio,dice I'A., coiitenoa piaiile cli tulle le ventit|uaUro classi , e quiiidi si accrescera ii uumei'o di essi iu ragioue clclle nuove spezie clie si raccogllc- ranno , senza alterare cosi il disegiio dell' opera. Suj>- posto che egli si allenga sempre a questa proporzione, si richiederaiiuo otto lomi In gi-an foglio ,• nou conipu- taiido quelli delle figure , prima clie sia complula la desciizione di tiitte le piante anuunziate uel Prodromo. Di soverchio voluminosa potrebbe forse sendaiare que- st' opera , trattaudosi della Flora di mi regno di noa vasta estensione, quale e quello di Napoli esclusa la Siciiia. Ma oltre a che la qualita della carta velina coiitrilniisce ad ingrossare il tomo , e quetla del carat- tere , non che 1' ampiezza dei maigliii , a molllplicare le pagine , il metodo tenuto dall' A. richicde un graude sviliippo nella parte espositiva. Ciaschedun geuere e annunziato col tenuine italiauo , latino e fiaucese , indi segue la definizione di esso in latino, e la citazione di ulcuni autori che lo hanno meglio dcterminato. Se ne espougono poscia piu amplamenle le uote carattei'isti- che, e si aggiungono sovente solto 11 titolo di ossei"- vazionl alcune allre pin uolabill particolaiila, e 1 indi- cazione della famiglia naliu'ale , o taje aluieno creduta, in cui e desso incluso. ^elV illnstrazlone delle spezie s' lucomincla del pan allegandone 11 nome neUe tre sopraddette llnguc, indi si registra la frase spezifica , si eitano I principali au- tori che hanno meglio descrilta , o iigurata la pianta , V si riferiscono le varicta di essa qualura esistano. Si da poscia una circostanziata descriziune della spezie, si espougono In im titolo sepai'ato altre peculiar! ossei"^ vazioni , s' indicano 11 luogo natale e le epoclie delist vcgetazione, e finahnenle le qualita, gll usi e la cul- lura se e pianta coltivabile. Mollo esteso adunque e questo metodo, e pin istrut- livo ancora sarebbe slato se I'A. avesse voluto j)iu t'equentemeute aggluugere le sue witlchji riflessioni sulle j|.8 FLORA ICArOLITA.NA. figure elate dai botanic! , e spcttantl a piante o dul)ble ; o mal notr , o poco esattamcnte dcsci'ilte , argomciito da lui tiatlato con molta parsimonia. UtlUssimo aai-ehbe riuscito quoslo lavofo , giaccbi la piu pai-te rlegli eqiil- Voci , dclle inC'n-tezze e delle dit'dcolla nella classitica- zioue provengono dalle figure ove e o neglcLto, o male espresso qualcbe e'senziale carattere , e siccoine il bo- lauico con la pianta alia mano , e cou maturi confronti puo raddrizzare sovente qucste Inesattezze, osi giovcra sompve die egH esponga gli opporluui riscbiaramcnti onde altri possa conciliare la ISatura cou la I'appieseu- tazione deli' oggctto , quando questa uon sia abbastanza fcdcle. Uno de' jiiu notablli vantaggi cbe risulta dalla com- pilazione delle Flore, e (piello di oftVire adlto ad i>ti- tnii-e pai-agoni sidla divei'sita dcllc spczie a norma della dilYevenza del clima, delle latitudini, della maggiore o minore elevazlone del suolo , e di altre locali circostanze. Contemplata sotto questi genei-ali punti di vista diventa la liotanica uno studio fdosofico, a cui i nomenclatori e i ricercatoi'i di spezie preparano i materiali. Ora se si confronti la Flora Napolitana con la Piemontese, con quella del Dipartlmento dell' Agogna , di Moute Baldo, e con le altre della settentvionale Itaba,si ve- dra quante divevsita essa presenta. Quantunrpie aleuni Appenninl degli Abruzzi , della Basilicata e della Ca- labria sieno uotabilmente elevati, invano nulladimeno si cercberebbero iv» moltissime di quelle piante alpine cbe vegetano sulla vetta delle nostre montagne , di quelle alti'esi cbe sono di minore altezza degli Appeu- nini medesimi. La Flora Napolitana, ]ier recarne alcun csempio, ba beusl le seguenti pai"eccbie delle quali sono alpine, ed altre soltanto montane: Pederota Bounro^a^ J-^trouica alpir:a, Pins^iiicula nlpina, Aretia VilaUaiia , jindrosace canwa — villnsa, SoldaricUa alpina ^ Rliam- mis alpinns, Angelica Arcangelica , Iinperatoiia Ostia- thiitm , Daidiuo thymclea — mezercvm — alpiiia — Pans quudiifoiia , Saxiftaga aiidiOfacea-~:C(jesia, ec.j Dry as FLORA 3S'ArOLITA>'A. ^^ octopefala , Papaver alj)inum , Actea spicata , Aco- niluni anihoiaf liatmiiculus Thoia, Pedicularis rosea — ■ foUosa, ec; Arnica doronicum — 'helUdiastrum , Rham" mis alpinus , Anemone naicissijlora , Chrysanthemum alratiun , Gentiana lutea. Ma non ve^'iousi indicate qufste allre , alciiue delle quali sono piaute alpiue di pi'iino oi'dine : Azalea procuinhens ^ Cherleria sedioi^ des , Achilltva Cia^'eniiLV , Lonicera alpigeua , Bartsia alpina , Air a subspicata ^ Primula integrijolia — iy7- losa , Atra'^ene alpina , Salix herbacea , Arbutus alpina , Sdene acaulis , ec.; come noii e riferita tam- poco veruna spczie dei Rhododendron. Havvi beusi \ Alropa Mandi agora , che I A. afVerma trovarsi ne' siti onibi'osi ddle nioiitagne nelle province mei'idioiiali , come iu Pug-lia , all' Aspvomoute , al Pollino , il che tanto pill voleutieii aununziamo quanto die iii una Me- moi'ia pul)blicata in questo Giornale ( Fuscic. XXI y pag. ^5bJ, si sospetto non essere abbastanza avverato die questa pianta spontaneamcnte cresca ne monti del- 1 Italia infeviore. Troviamo inoltre la mandraj^ora pa- rimenle annoverata tra le piaiite delia Calabria in un veccliio libio pidjblicato nd 1601 col titolo di C/o- niche ed antichitd di Calabria, del P. Marafioti , ove bene o male si rcgistrano pareccbie notizie spet- tanti la botanica e la mineraloj^ia di quel paese. Avuta considerazione al clinia del regno di jNapoli, non fara poi meraviglia clie si trovino spontanee in quel suulo moltc spezie peculiari alle calde regioni , e slra- niere alle nostre, quali sarebbei'o qneste : iMesemhrjan- tJiemum nodijlorum , Solanum sodomeum , Neruiui oleander, Chanuvrops humilis , Eleusine cegjjjtia , Za- maiix africana , Pistacia veia , Smilax mauritanica , Jutiipenis o.ijcedrus — phwnicea , Pancratium mariti- mum , Bubon garganicum — macedoii'cum , Ornithoga- lum ai abicum , Daphne Tarton-raira [i) , cc. , ollre (l) Linneo indirando la patria di ^ue^ta dafue nomina soltaj>to I& Bibl Ital. T. IX. 4 5o FLORA NArOLITANA. ad im gran numcro Ji altre ])iante fi'equenti nell Italia meridionalo , e non repcribili m quest! paesi : Jxia bulhocodiinv , udlUiim chanicvmoly, Arum prohoscideuni , uimbrosiuia Bassi ( i ) , Dajjhne coUiiia — Gnidium, Sal- via clandc.stina , Camphoiosma moiispeliaca , Coris nionsjielieiisis , Passei ina Jursufa , molti cisti , moltis- simi cliautemi , ec. Fra le piaute di pvimaveva manca in que' paesi VEii- tlnouiinn dens canis , e 1 Anemone nemorosa e ti i- Jolia , cosi comuni fra noi , ed havvi Y Anemone he- fiaticn , e la Polygala CJiamahuxiis , vulgate eziandio iu questi paesi , ma clie ci senibra clu^ non si x'lnveu- gano ne' colli de' contorui di Roma. Presentaudo que- sto ])vospetto ciascheduno si avvedc cssere nosti'a mente di deliueare soltanto un rapido abbozzo , cbe troppa lunga opera sarebbe volere istituire uu mlnulo esame comparativo. Ma in questa Flora, per molti titoli cosi pregevole, alcune cose s' incontrano di cui polrebbcro per av Ven- tura i botanici cliiedere ragione. Non faremo un cir- costauziato scandaglio , ma esporremo soltanto alcimi Provenza ; nulladimpno Ray 1' aveva nel secolo XVII rinvenuta nel regno di Napoli sulle rupi marittime presso Salerno , come dicliiar,a nel sue Catalogus stirplum in exteris regloiiibus a nobis obseraata- rutn J quae vel omidiio , vel parce adtnodum in Anglia sponte pro- peniunt. Londin. iGyS. In questo catalogo annovera egli da /jOO piante da lui raccolte ne' diversi paesi dell' Italia, segiiatamente nella Cam- pania, neila CalaLria e in Sicilia. D' oidinario va nnito alia descri- zionft del sue viaggio , ObserQat. topograph, ec, made in a journey through part of the how-countiies , Germany , Italy ^ and France ,y ove registra altresi le piu ragguardevoli piaxite die raccolse ne' varj luoghi. (i) L' Arnbrosinia Basn passava un tempo sotto il nome di Arum probo^cuieurn , come a])biamo detto nel fascicolo XVIII, pag- 44^' L' espressioue e sembrata e(|uivoca a taluno poiche queste sono due pjnnte diverse. Cosi di fatto e stabilito attuaimente , ma vero e che Liiineo considerava I'A.nbrosinia ana semjilice varieta di (^ae]i.'Arum, , comu lo deuotauo i siuumiui da lui citati del Boccune e di IVIurisou. FLORA NAPOLITANA. 31 duljbj che ci scmbra die potrt'bJjero essere mossi iu- torno alia legittiiuita di alcuue spczle, e I'esatta uoiiicu- clatura di altre. 1." yERONiCA Biuibaumii. Qucsta spczio fii gia ar- CoiAcnto di molte alteicazioiii tra i butauici. Taluiio , quale sarebbe il sig. Dfcatidole , voile spacciai'la per la yeio\iica fiUforinis di Vabl e di Sinllb, lUii sein- bra che siausi considerate le due figure date da Bux- baum (Cent. /, ta\'. ^o ), come rappresentauti la me- deslma spezie, quaudo accuratamenteesamiuate si scorge che la jjrima spetla beasi alia fiUforinis, e clie l' altra e diversa. Ottiinamente aduiique m cssa distinta dal sig. Teiiore , se non che ci senibra che possa coiive- nire alia f^eronica jjersica di Poiret ( Eiicjcloj). method, J^III. 542. ), a cui da alcuai botauici e stata rai;,* guagliata a torto la f^aronica ftUfoinils , come rileviamo da esemplari die ci soiio stali comuiiicati. a.** Salvia Banelien. II sig. Sprengel sostiene cho essa e una nuova specie non descritta da verun buta- nico , c la descrive quindi sotto il nome di Sah'ia Tenorii. Sc cosi fosse , la svista del sig. Tenure sarei^jje ridondata in sue decoro, avendo somniinistrato argo- menlo al professore di Halla d'intitolare questa pianta col nome di lui. Non ci e noto che I'A. abbia adot- tato questa classiflcazione : egli alincno non I'aoceiina ndla Synoffsis Nuvaruni j)laiiiuinni, qure in Prodiomo Florce Neapolitanti' ^ anno i8ij-i3 , oclilo descri- buntw , la quale fu ])ubl)iicata nel 1 8 1 5 , ina se la sua modestia lo avesse distolto dal farlo, ei debbe at- lendersi che non sara questa 1' ultima volta che sara messa a cimento. 3.** Iris fugax. Questa pianta, di cui possediamo esemplari, non e, a nostro avviso,die una mera varieta deir Iris sisyi iiichiittn^ L'x\. mctlesimo non ne ha tatto piu cenno iielia Sinopsis. 4''* ScABlosA ceratophyllu e Columnrp, L' esame deJle fijrure avea a noi fatto conohictturare die rap- prtisentasscro due varieta tra le tante dclla Scabiosa Sa FLORA NArOLITANA. columhaiia. II sig. Bertoloni ci fa ova sapere che la prima altro non <^ che la S. grawwitia L.,e I'altra una varicta lussureggiante della spezie niedesima ( Opusc. scu'Dtif. di Bologna, II, 67 j. S.*^ Anchvsa hjhrida. Quajitunqne da alcuni sia stato mosso qualche dub])io iiiloriio alia iiovita di questa spezie, essa realmente ci sembra pianla non per anche descritta ne (igm-ata da verun modei-no botanico. Vero ^ bensi che ha qualche attenenza con 1' j4. undulata , ma confrontato con questa un esemplare dell' hyhrida che possediamo , troviamo che le foglie di qucsl'ultinia sono assai pin corte ed ottuse , meno inivide, ed ali- braccianli il fusto con la loro base : T infioiesceuza inoltre e piu fitta. * 6." Primula Colnmnce. E la P. suaveolens del Bertoloni (Jouni. de Botanic. An. i8i3, p. 76), e si poteva ommettere di darne la figiu'a essendo stata ab- baslanza bene rappresenlata da Fabio Colonna. Anche il sig. Lehman ( Moiiogr. geu. Primul. tab. i) ne ri- petc la figiu'a , che a noi non sembra niente migliore di quella del Colonna, se non che nella grandezza del Galiee ; che e soggetta a moltissime variazioni. A lorto il sig. Lehman riferisce questa specie alia v. y della P. elador. 7.** Convolvulus hirsutus.W sig. Decandole ( Flov. Franc. VI , 4^^) pi'etese di mostrare che questa spezie sia il vero Coiuoh'ulus altheoides di Linneo , e che quello descritto dall' A. sotto il nome di al- theoides sia in cambio una nuova spezie, che egli chiama C. argyreus. Sembra che il sig. Decandole sia caduto in equivoco , ed ecco d' onde lo argomentiaimo. Linneo descrive il Convolvulus altheoides nella seguente ma- liiera : C. Jbliis cordati.s, palniatis , sericcis, lohis re- pandis , pedunculis suhhifloiis: cita poi come sinonimo il C. ai genleus folio allJieoi del Pinace di Bauhino , iudi allega la flgura della tav. Sia, di Barrelier. Ora quelle foglie cuoritbrmi, selacee, quel convolvulo ar- £;eijteo di Batihino con foglitj di altea non po!-sono in FLORA NAPOLITANA. 53 vrio\o die abbia descritta qucsU spezie iu Retziiis ud terzo fasc. delle sue oaserv*- 54 TLOBA :NArOLITAKA. /ioni, cho la dpiiomino Siicrie ^'esjjeitina. Poco dopo fn rinvcnuta dal Moliiicri sulla viva del nmvc fra Oncj:;lia «• l^Ki'to Mauvizio . e fii qiiiiidi dfscritta e fljjurala dal- r.Mlioiii solto il nonic di S. .serif ca. Sccondo il Beitoloni alia S. ratusccfis del Ttuore spcttano la hipardta di Df'sfoiitaincs r la cJeciiniheiisAiA Eivoiia. Abbianio per alta'O qiiakbe difTicolta nell' xuiii'e a questa spezie il sinonimo na dinien- lieaisi di quanto dice il Eerloloni, cioe die cpiesta sileiie vavia all infinilo a norma cbc cresce all' onibra, o ia luogbi soleggiati ( Opiisc. ec. III. 147-48 )• 11.° FvPHOBBiA Jicapolitatui. Vossediauio un esem- plavc Av\Y Evphoi bia pro\'ivcialis colto sid lido poco liingi da Trieste, die perfeltanienle si rallVonla con la figura deir E. fieopolitfira ; ma siccome non abbiamo questa ultima sott' occbio, sospendianio il nostro giudizio. Se qucste podie osseivazioni fossei'o giudicate ab- Lastar.za giuste e ragionevoli , esse niente deti'aggono al mevito. di uii'opera, die attesa la vastita del disegno, non puo andave esente da qualclie equivoco e da qual- clic eiTore ezlandio , come generalmente succede in libri di simil fatta. Appena compavve essa alia luce, die il primo die si senti stuzzicato dal prurito di screditavla fu, come fra noi si accosluma , uii connazionale, ed usci- rolio dai torclii di JNajioli nel 181 1 certe pedautesclie csservazioni in foggia di lettera, che dimostrano a un tempo medesimo 1' incapacita di criticaie , e tutta la maligna volonta di larlo ostilmente. Ad uomini di ^ucst» tempera tojiacra bene licoidart lUia sentenza FLORA NAPOLITAKA, 55- d'lppocrate, desiJei'ando clie possa essere salutave aU'in- fernia lor mente. « Di moita soddisfazione riesce il (( riaveiiii' nuove cose, come k altresi un graude diletto « il potere perfczionare qiianto e stato abbozzato da <( aitri : ma e poi un vergognosameute avvilirsi , e pa- te lesare la propria debolezza il volere rovesciare le « altrui scoperte senza proposito , e senza far meglio , « e il declamare presso gli iguoranti contro i ritrovati « de' valentuomiui )). {De arte). Cotithuinzione degli EspcriDifnli conipnidlh'i siill' asiotie di'll' acqiia coobata di lauio-ceraso c del tartaro emelico , tentati in diverse specie di anintali e nel- l' iionio saiio. ( J'edi il Vol. fill, p^'g- 44^ ^* quesLo Gioiiiale ). T O R T O R E. I^OPRA due tortovc pari di eta, di peso, di vivacita, di Efrossezza eseguii conleniporaaeanieiile i tcutalivi clie semi on o : Spei. I. Died! alia prima iv graiii di tartaro eme- tico ( quant ita di soslanza , la quale da cio che ave- vamo ossei'vato suUe colombe, io aveva ogni probabilita di ritenere micidiale per quclla ) appena steniprato in acqua pnra , e tutto in una volta , ncl mentre che la seconda tenevasi pronla ad assumcre sei gocce di acqua di lauro-ceraso ( da riguavdarsi aucVi' esse dello stesso potere ) . le quali prese di fatto appena dopo die la prima aveva deglutito il tartaro emetico. Le lasciai ambedue in qualche liberta ; ma niuna di esse ne ap- profitto come avrebbe potuto in circostanza diversa. La prima comincio dal palesare affainio di respire sempre crescente a gran passo , nel mentre che la se- conda cominciava ad essere paralitica , a vacillare , a cadere , ad entrare in sommo pericolo. Ripresi questa , e le diedi vij granl di tartai'o sti- biato enti'o pochisslma acqua pura , ossei-vando la se- conda che awicinavasi gia alia condizione della prima , sebbene pin lentamenle , e che pure in otto minuti giiuise al grado stesso di ])encolo. A questo puato diedi anche ad essa iv gocce deUaccpia di lauro-ceraso. Mi sembro di vcdere del niiglioramento , e dopo mezzo miniilo le no diedi oitre trc , lencudo sempre di v'ista ESPER. COMP. dell' ACQUA, €C. 5*^ «iiTibcflue qiicsti animali 1' un dall' altro dlsgiunti , per uuu avcre a coiifoudurli , ed a prendere cquivoco- Qiicilo di essi che avea il prinio deglutiti nove gvaiii di tailaro slibiato , ed al quale furono poi date iv gocce (li ac(jua di lauro-ceraso , persistctte per otto miiiuti prcsso a poco aella condizioiic di pi-iina , indi grado grado dcciebbero in esso tiilli i sintomi movtali che 1' opprimevaiio. In 25 minuli si ti'ovo gia libero afTatto da ogni sovta di pericolo. II secondo di essi , dopo di essersi disteso sul ter- reno prima in opistotono, indi immobile coll' ali aperte, ocelli socchiusi , respire quanto si puo dire affanuoso, ed aver persistito in tale stato per ben un quarto d' ora , lascio cadere senza voniito dalla bocca involon- lariamente non poche gocce di un acqua color - di cafle , eh' io dubitai resa tale da poca quantita di san- gue , che avesse avuto esito da qualche di lui pai'te interna , giacche le esterne e le fauci medesime eraiio sanissime. ISIori nello spazio di tre quai'li d' ora dopo una pe- nosissima agonia , sempre pero libero da convulsioni , reggendosi per qualche momento suUe gambe , eri- gendo il capo , indi nuovamente cadendo come in una spossatezza senza pari. Escguii la sezioue di questa tortora pochi momenti dopo la di lei morte, e sebbene usassi diligenza somma, non potei rinvenire in alcuna parte indizio delT orga- nica lesione , che io aveva presupposta entro di essa. Sper. II. INIi provvidi di un" altra tortora . da tutte le apparenze eguale a quelle due. e le feci prendere in una volta sei gocce di acqiia di laiu'o-ceraso a sto- maco rigorosamente digiuno. Per Io spazio di quattro minuli nidla si vide comparire , che desse indizio della presenza di tale sostanza entro di questo vivente. \ erso i 7 minuti , nel mentre che stava apprestando per esso nuoya dose di veleno , compaiTe improvvisa- mcnte un insulto di opistotono , che diu'6 per pochi se- coudi : a questo svicccssero rapidamente afiaimo , op- 53 ESPER. COMP. dell' ACQUA presslone, stupklezza, languoi'e, immol)ilita , rilassamenfo ncUe all , tremor i , stato di ribrezzo. Voltato sulla spna in iina delle mie maiii , vi stava immobile eel iuca- pace a viscuotersi in verun conto : avea minaccialo di vomitare , ma nou ebbe il jiotere di eseguirlo. Era aduiicpie come in aj^onia quando gli spalancai le &uci , n^ mi avvidi di paralisi alia lingua. Feci in modo ehe viij grani di tartaro emetico jienetrasscro nell' cso- fago , e ue secondai csternamente la discesa coUa mano. Per 1 3 minuti consecutivi non pote cbiamare ad azione alcuno delle sue membra ; respirava con somma lentezza, e parea mantenersi presso a poco nella triste condizione di prima. Passati questi , il pi-imo segno die ci diede indizio dcUa mutazione del suo stato, fu la qualita della respi- razione , che, da lenta cbe era, si fece piu Irequente e pill regolare , il capo mano mano si rendeva piu li- bero. A niisnra die si andava innanzi vedevasi aper- tamenle decrescere ogni sintomo mortale , 1' animale acquistar forza , ed accostarsi all' eccitameiito di prima. Trascorsi tre quarti d' ora , pot«a reggersi con fer- mezza , e senza pericolo di cader piu come dianzi: non avea avuto luoso die una moderatissima evacuazione o alvina. AH' un' ora bebbe copiosamente ; ma ricuso di cibarsi ; in seguito cammino speditamente , s'alzo spesso a volo , e non permetteva di essere avvicinato. Air ora e mezzo mangio con ap])etilo , ed evacu6 Y alvo per la seconda volta. Verso le tre ore la vidi con ogni sicurezza nella salute di prima , e tenulala in serbo , la sagrilicai due gioi'ni dopo nella mauiera seguente : Sj>cr. in. Le diedl i^ grani di tartaro sti])iato dopo averla tenuta a digiiino per 3a ore. Ai tredici minuti ecco dispnea , vci'tigini , propensione alia quiete , de- perimento di foi'ze , iiidi impossibilita ai movimenti spontanei , tremori, paralisi persino nel retto , e verso r ora penosissima morle. Non eieguii la s«zione , pei"^ suaso di non riscontrare die cio che aveVA. aVUto sot- t' occliio iu simili cucuslaiize. COOBATA DI LAURO-CERASO. $9 SiJer. IV e V. A quolla medesima tortora soprawis- siita , come si ilisse nel pilmo esperiTiiento , all azione di nove grani di tavtavo sllbiato , e di sci gocce di acqiia di laiiro-ceraso, feci preiidere, sette giorui dopo, otto grani di tartaro emetico uniti, Qome potevasi, a sei gocce di acqua di lauro-ceraso. L' animale appena ebbe deglutito diede segnl di grave turbaniento ; paleso qualclie poco di affanno , spossat- tezza iiegll arti e tremoii. Si chino appoggiato al tvonco coir ali dimcsse e rabiiiiatto : vi slette per un quarto d ora evacuando una volta 1' alvo con materie assai fluide , e senza sinlomi tali die lasciasser lemer di pericolo. Air tin' ora dopo la presa del miscuglio , cbe ho detto , erasi pertettamentc rislabilito ; mangiava , be- Veva , e non aveva evacuato 1' alvo clie due volte. II giorno seguente feci morire questo medesimo ani- male con sette gocce di quell' acqua stessa di lauro- ceraso. Esso paleso que' sintomi clie bo gia altre volte dccennati : fra questi la paralisi delle gambe e 1' opi- stotono morilarono la prima considerazioue. Non avendo inslituita la sezione nell' altro , me ne dispensai anche in questo. Rpplicai i tcnlativl. Le ultime tortore delle quali mi scrvii furono presso a poco eguali allc altre. Procurai clie tutte le circostanze , poc' anzi esposte , accompagnassero I nuovi esperimcnti : cercai di addat- tai'e le dosi agl' indiyidui , e ml parve di riescirvi. Que' sintomi che ossei'vava risvegliarsi in questi casi, non furono die quelli clie aveva avuto sott' occliio negii altri. Ogni volta die le necessarie cautele veu- iiero messe in opera, le conseguenze finali furono pre- cisamente le stesse che ho accennate tante volte. JNegli animali moribondi sotlo il potere diuamico di uno di quegli agenti si dlminuiva il pericolo faceudo operare 1' altro contemporaneamente , il che seinbre- rcl)be non potere avv(;nire se ambedue al medesimo punto cospirassero , se nu' identica azioj^e dUffoudusseK) suU' animale economia. 6o ESPER. COMP. dell' ACQUA G A Z Z E R E. Spev. I. Feci prcn(l(;re sel gazzcre ( pica garrula ) c|uanto si piio dire vivaci e sane , imli prepavatcue alcuiie con uii digiuno tli vciiti ore , me ne prevalsi ncl moilo segueute voramente decisive. Diedi alia prima otto gocce dell' acqua consueta di laiu'o-ceraso , e la ridussi a tal pimto , clie niuno avrebbe Lmmagluato di vederla risoi-geie siccome avvenne. Nel tempo del piu grave peiiglio , in mezzo agli or- dinarj sintomi di questa sostanza , e mentre era osser- vabile sopra tutti la paralisi dcUa lingua e 1' afonia , sintomi da me veduti costanti in questa specie di uc- celli , le feci prendere ix grani di tartaro stibiato , e la lasciai in liberta. Durarono per pochi istanti quei sintomi mortali; ma non erano passati i quattro minuti die comlncio a migliorare a tal segno, cbe fui costretto ai 7 minuti a raccliiuderla percbe non fuggisse : tale e perfetto fu il ristabilimento di questo animale. Le evacuazioni alvuie nei primi dieci minuti si re- strlnsero a due ; in seguito non le tenni a verun conto. Sper. II. Feci deglntire alia seconda v grani di tar- taro emetico , ed un minuto dopo altri v. L affanno di respiro , 1' oppressione, la spossatezza e simili entro quattro minuti erano giunte a tal segno , cbe credetti non potere differire ulterlurmente a darle v gocce dl acqua di lauro-ceraso. Miglioro all' istante , ma non dei. tutto si riebbe : le ne diedi altre iv , e risano in breve pei'fettameute. Entro mezz' oi'a evacuo 1' alvo tre volte. Spar. III. Stemprai ik grani di tartaro emetico in otto gocce di acqua coobata di lauro-ceraso, e col- I'ajuto di pocliissima acipia pura li diedi con esattezza ad una terza gazzera vivacissima , ma un poco piii pic- cola delle altre. La posi sul terreno , e vo la lasciai Immobile per due minuti, prima turbata, indi oppressa, ma senza sin- tomi veramente partlcolari. Ai 4 niinuti Y obbligai ad ;ilzstt'si j-e la vidi uoii seuza sorprcsa caiiuaiuai'e abba- COOBATA r»I LAURO-CERASO. 6l stanza spcditamente : non aveva questa ne pavalisi alia lingua , IK- afonia. AI 6 miiiuti era (11 bel nuovo phi agile tli ogni altra, c si mantcnne in salute per tullo il tempo iu cui mi piacque di tenerla in serlio. Nou evacuo 1' alvo che 2,0 minuti dopo la presa del tartaro emetico , ma in molta quaulita. Sper. IV. Ad uu' altra di esse , al pari delle altre robusta, diedi in una volta vij grani di tartaro stibiato enti'o pochissima acqua pura. Le sopravvennero affanno, mal essere , capogiri , oppressioue accompagnata da altri sintoini pcricolosi. Le feci deglutire settc gocce deila solita acqua di luuro-ceraso, e non mi avvidi di miglioramento. L auimale mori nello spazio di 4 niinuti. Le materia evacuate per tre volte erano state assai molli e copiose. Spev. V. A quella prima, che era sopravvissuta al- 1 azione di viij gocce di acqua di lauro-ceraso , pren- dendo dojio di esse \\ grani di tartaro emetico, diedi que- sta volta le viij sole gocce della stessa acqua coobata. La vldi morire nol breve spazio di 5 minuti prlmi in mezzo ai sintomi soliti a rlsvegllarsl dopo I'uso di questa sostanza. Sper. VL Quella seconda, die avoa superata 1 azione di dleci gi'anl dl tartaro emetico , plii quella di ix gocce di acqvia dl laiu'o-ceraso prese un momento dopo, do- vette niDrire in 26 minuti assmnendo x soli grani di tartaro stibiato. Tanto questa die 1' alli'a vennero niesse a cimenfo 11 giorno dopo a quello in cul eransl pre- State la prima volta. Sper. VII. Tenni a digimio altre due gazzere a cou- dizloni pei'fettamente uguali alle prime ( da quanto ap- parlva ai sensl ) , e rinovai ^i seguenti esperimenli alia presenza dl molte dotte persone , die in quel gioiao mi onorarono. AH' una di queste feci bere ix gucce di acqua coobata , e la ridussl agli estremi ; pol feci in modo che deghitisse poco a poco, ma sempre di se- guito, X grani di tartaro stibiato sciolto in mezza tU'amma di acqua pura. Enti'o brevissimo tempo 11 paziente co- nilncio a migliorare di condizione : nello s])azio dl 6 minuti avca poluto riavcrsi. Agli otlo miiuili cragii 6s ESPEB.. COMT. DELL* ACQU4 vivacissimo, sn«llo, camminava con tutta speditezza scnza verun segno di pai"alisi nella lingua , oppure di atouia. Alia mczz' ora si cibo , ma piuttosto di malavoglia Rveva evacuato due volto per secccsso in gvande copia. Alle due ore conlinuava a godere della piii florida sa- lute. Ncssuno di questi animali diede niai indizio di vomito. Spcr. VIII. Air altra di esse feci ingojare xi graui di tartavo stibiato entro pochissinia acqua dislillala , e tutto in una volta a stomaco gia senipre digiuno. La dispnea coiiiparve quasi subito , e crebbe soin- niamente entro 7 minutl prlmi accompagnata da semi- paralisi agli arti , oppresslone , ribi'ezzo , capogiri , tre- mori , singhiozzo, meteorismo. Feci deglulire cinque gocce di acqua coobata , e riposi r animale bocclieggiante in procinto di morire. Stette in questa sil uazione per quattro minuti , ma non parve peggiorare : gli feci prendere altre qnattro gocce di queir acqua , e di bel nuovo lo lasciai agonizzante. Non passarono 2,0 minuti , die dava gia tutte le spcranze di vivere. La respirazione si fece meno ster- torosa , cd i ritmi mcno rari , che prima erano raris- simi , le palpcbre cominciai'ono a stave aperte alio scuo- tere che si facea l' animale, le ali a ritirarsi siU dorse, le gambe a reggere il tronco, scbbene aiicora vacillando qualche poco. Entro un' ora e mezzo cammiuava abbaslanza fran- camente : non si duliito pin , die non dovesse riaversi come prima ; cio avvenne diffatli. In questo tempo eva- cuo una volta, ed ebbe un conato di vomito , ma senza cffetto-, sintomo ch' io rammonto particolarmente perche non comparve mai negli altri tcntativi sopra questa specie di animali. Tanto io die tuttl gli altri , die erano pre- senti, fummo ben sorpresl della pronta e fellcl^slma rle- sclta di lino sperimento tanto avanzato siccome fu questo. Sjidr. IX. Trascorse quattro sole ore dache avea dato alia ])rima di questc due gazzerq \s. gocce di acqua di lauro-ceraso , ed in segulto x grain dl tartaro emellco col risultanienti che si dissero nel setlimo espe- COOBATA DI LArRO-CERASO. 63 rlmento , sel)bene la brevita del tempo dovosse lasciarmi dci diii)l)j intorno ad un csito felice, volii lultavia liiiovare sopra di essa un teulallvo, die I'u apputito il segiicnte: Unii come si poteva iv grani di tartai-o emetico a X gocce di acqua di lauro-ceraso , e feci in modo che fosse deglutito questo mlscuglio , che non si reudeva tioppo bene scorrevole. Usai ogni diligenza onde col- 1' ajuto di pocbe gocce di acqua pura battesse esat- tamente la via dell' esofago, e discendesse alio stomaco, Deglutita che ebbe I' animale la predetta sostanza manifesto del mal essere , dell' inquietudine in pria , indi della spossatez^za, e si stese sid terreno di fianco, L' alzai sopra le gambe , vidi che queste lo reggevano , e non poteano dirsi pi'ese da paralisi : gh spalancai la bocea , e vidi la lingua in istato naturale : tormen- tai con moderazione il paziente , e la voce non manco mai. Ora si reggeva sulle gambe, ora appoggiava al petto interpolatajnente : gli occhi non si chiusero mai ; lion vi furon vertigini, e la respirazione, sebbene non af- fatto naturale, non si fece pero affannosa come negli allii casi. JNon evacuo I'alvo che dopo inezz'ora, mcn- tre al quarto camminava con molta agilita, e non avea piu sinlomo che desse indizio del piii lontano pericolo. In 20 minuti si era reso vivace e vegeto al pari di jirinia , e non ricusava cibo e bevanda. S/>er. X ed XI. Consersati questi due aniniali pel giorno avvenire, feci prendere al prinio x gocce di acqua coobata, ed al secondo xii grani di tartaro sti- biato , lasciandoli poscia in liberta. II prinio cadde morto entro due minuti prlmi : il secondo visse sine ai dicianove. II prinio fu preso da (ierissime convulsioni , capogiri , paralisi , aftanno : il secondo da un' eccessiva dispnea , vertigini, spossatezza inesprimibile , anziche vera paralisi. I cadaveri passa- rono preslo alia dissoluzione : prima vi passo quello sul quale era stata usata 1' acupia di lauro-ceraso ; poscia (juello su cui era slato aniiiiinislrato il tartaj'O autiiuuuiato. ( S(ird contiuuato.) 64 Memoria intorno ail alcmii feuomeni geologki , del cav. Giamhattista VenTURI ,]n'of. emciilo deWUni- versitd di Pavia, menibro del Cesaieo Begio histi- tuto di scienze ^ ec. — Pavia , 1817^ in 4.*^ XLi nolo die assai di fvequente s' incontra sulla su- pcrficle della terra copiosa qiiaiitita di sassi rotoiidati e smussati, i quali dal comune consenso de'naturalisti venoono friudlcati avvenilicci e straiiieri al suolo in cui giacciono , c si riconoscono aver appartenuto in origine a moutagne piu o meno lontaiie dal luogo dove tali sassi ritrovansi presentemeute. Frattauto da esse montagne, al luogo odierno di que' sassi, la strada e bene spesso trouca ed intercetta in traverse da valli profonde , da arapj laglii , e perfino da seni di mare. Di qucsto genere so no le pietre die Saussure descrive sulle coste del Jura, le quali ei decide essere stale ti-asportate cola dal S. Gotlai'do e dal Montblanc , at- traverso i laglii di Ginevra e di Neuchatel. Ampj e profondi strati di simili pietre alpine si osservano per tulla la costa settentrionale della Loinbardia , la quale frattauto riniane separata dalle Alpi svizzere per mezzo del lago Maofriore , del Lario , della Valtellina, ec. Pa- rimenti lungo il lido meridionale del Baltico e per le sue isole si vede sparsa gran quantita di sassi piu o meno grossi , piu o meno tondeggiati , cbe i dotti del naese decidono essere la piu parte originarj delle mon- ta";ne situate al nord del Raltico stesso. E lo stesso fe- nonieno osservasi in piu altri luoglii della terra ; e vi sono di tali pieti'e cosi trasportate, chehanno I'enorme grossezza di dieci mila , venti mila e piu piedi cubici. II cay. Yenluri cou lu prescntc Memoria , da lui letta Mr.MORIA IRTORNO , CC. 65 noTT estate scorsa all' Itistitiilo di Scicnzc , sJ e accliito a rarco<;liore vd csporro le princ![jali e piu vcrosimili ca"^'i(Mil clie lianno coudotto da lontano pacse iauta Conia e cosi vasle moli di sassi ; e tiitt' Insicme lianuo potato lisciavli e scaiitoiiarli , ed ora dis])crgerli am- piameute per la campagna, oi"a stringei'li e consoli- darli in puddingVie od in brecce. Per la ricerca di tali cagioni cgli ha dovuto intrapvendere I'esame d'al- cuni de' priucipali fenomeni geologici ; e noi di tutto cspovremo qui breveniente un compendio. Era indifferente alio scopo dcU'autoi'e lo scooHei'e fra i due piu riuomati sistemi di geologia , se cioe la fluidita o mollezza primitiva del globe terracqueo fosse originata dal fuoco o dall' acqua. Bastagli , elie per co- mune accordo fra i Plutonisti ed i Nettuuiani , dopo formate e consolidate le graudi ossa piu auticlie del globo , V acqua abbia poi iiel corso di molti sccoli co- perto ad una grande altezza i conti'ieuti die ora abi- tiamo. Gi'avi teologi cattolici hanno deciso uon essere contraria al dogma 1' opinione , che la creazione mo- saica uon siasi fatta in sel giorni eguali ai nostri , ma bensi in periodi di tempo cosi lunglu , qiiali convenir possano alia piu nalurah; spiegazion de* fenomeni. Ora le masse enormi deile montagne , che diconsi di se- conda formazione e di terza , si sono certamente for- mate e consolidate sott' acqua, dopo che in questa vi- Tevano conchiglie ed altri crostacei marini. Impercioc- che molle di tali montagne non sono che un ammasso di corpi marini legati di una sostanza calcare od ar- gillosa ; e simili spoglie marine trovansi eziandio libera e distribiillf per le varie paiti del globo leirestre. Ora ne il breve tempo del diluvio , ue altra qualsiasi tu- mulluaria corrente d' acque ha potuto formare o tras- portare tali depositl , nei quali i corpi marini sono per lo pin assettati c disposti con quell' ordinc; stesso con cui vivono c si propagano in fondo all' oceano. Onde fa duopo dire che molte successive llliazioni de' suddetti crostacei si souo per piu secoli propagate Bibl. iLul. T. L\. ' 5 66 MEMORIE INTORTN'O AD ALCUNI coliV (love Oi;gi ne ritrovlamo lo spoglie: e poro 11 mare t1cbl)e avcne per piu migliaja d' auiii ricoperto il coii- tiiu'iitc ora abitalo da^li vioinliii, Qnesta ^ oygi duttvina comuiie fia i geoloj^i, la cpiale vieu posta did JN. A. pei- base dclle sue indagiiii. Egli poi nou erode aver iiopo di ammettere eziandio 1' aitra opinioue sosleimta da autori di primo ran^o : clie doe le acque del mare dope aver inoudato per luiigo tempo a grande altez^a i nostri coutiuentl , gli abbiano i)oi precipilosamente abbandonati ; o perclie si ver- saroiio in amj.ie caverne apertesi tutl' all' impvovviso ; o percli^ sotlen-anee cagioni riakai'ono di repente la pai'te oggi asciutta del globo , versaiidoae laleialmente le acque che l' ingombravano. II cav. Venturi dimostra coi principi idraulici , clie simili traslocamenti d' acque nou hanuo potuto eccitare al fiance delle alte monta- gne correnle rovinosa, e tale da squai'ciar yalli, escayar laghi, 6 stracciate di la tiajportare in lontauo paese , rotte in frantumi e tondeggiale , le pietre de' monti medesirai. D' altronde egli pretende che senza ricor- rere ad ipotesi forzate e straordinarie , si possa inten- dere facllmente la varia struttura e 1' ordine misto al Jisordine , il quale osservasi nelle stratificazloni dei jnonti; e rlie ])asli confrontarle colla capricciosa dispo- sizione delle diverse parti che compongouo un gruppo mineralogico de' nostri musei , comunque questo siasi formato con piu tranquilla e meno lumultuaria cristal- lizzazione o deposizione di materie. Con cio la dot- trina dei furiosi cataclisnii diverrebbe insufilciente od inutile alia s])iegazione di que' fenomeni, per intendcre i quali fu da priueipio immagiiiata. Ma come sonosi dunque ritirate poi dagli odierni continenti le accjue dell' Oceano , e dove sonosi riti- rate ? II N. A. crede che 1' ignoranza del modo non sia ragione bastante a negare il fatto ; ma contuttocio per appagare la curiosita , egli propone di ammettere die il nocciolo interior della terra abbia nel lungo corso dei sccoli assorbite poco a poco ed iucoi'poralc fENOiVtENI GEOLOGIC!. 6^ a se medesimo le acque che da pinnclpio ne occupa- vaiio la Mipenicie. Suppone egli die i' acque coprrs- sero gia tutta la teri'a a sei raila piedi d' altcz2a sul livclio odierno del mare. Qiif-sto volume d' acque sopra- sta;ili sa/cbbe stato phi di miile rolte minox'e del volume iiitero d -1 globo terrestre : ma per 1' esperieuze di Cave I dish sappiamo die il nocclolo interao della terra 6 ciuque volte piu denso dell' acqua ; dunque il noceiolo stesso , assorbendo i sei mila piedi d altezza d' acqua, non si sarebbe aumentato di massa e di den- sita cbe intovno ad una cinquemiliesiina parte , quan- tita insenslbile a confrouto di tutta la massa del noc- eiolo. D' altroade sappiamo che le sulci di far fuoco coll' acciaiino esposte all' umido , assorbono nella loro ^ostanza una quanlila d' acqua cento e piu volte mag- giore di quoUa che coi sei mila piedi distvibuiti per tutta la massa terrestre , avi'ebbe assorbito una porzione del noceiolo eguale alle suddette selci , ne per tale assorbimento le pictre stesse si rammolliscono sensi- bilmente. E se argoracntiamo dal tempo die l' acqua di piogji^ia suole impiegare prima che sia pcnetrata iielle inleme visceve dei monti , troveremo die i sei mila piedi d' alt(!zza deli' autico mare debbono avere speso piu mi^liaja d' anni a filtrarsi fuio al centre della terra , e ad esserne ialernamcnte assorbili. Oude sla che quell' antieo mare possa essersi , durante il corso di piu secoli , insiiiuato nel noceiolo terrestre e ribassato leutamente di livello, sino a ridursi nei limiti d(;ir odierao mare , il quale dalla guerra di Troja , e fors' aiiclie dai tempi di Mus rotolate e sbalzale e tiasportate ben huigi dall' im- peto dei torrenti e de' fimni. Ben ^ vei'o che per spin- gere anche solo le ghiaje , V acqua debbe avere una velocita da tvascorrere pi 11 di quattro miglia per ora ; ma i lorreuli iu pkua 1' haimo talvoitu anche uiaggiore 70 MEMORIA INTOBNO AD ALCUNl del (loppio ; prro non e a clubitarsL che essi non por- tino da 11' alto de mouti at lungo dcUe valli e fino sulle pianiire i sassi da loro staccali di coiassii, e cori'Osi poi e rolondati per via. II N. A. entra qui a doscrivere i xw] effettl che le acque di pioj^gia o di neve disclolta sogliono ca- gionare per mezzo e fuori de' monti. Sia quando, in- sinuandosi fra gli strati montuosi pendonti inaito,pro- dacono frane desolatrici : sia quando corrodono poco a poco e solcauo elevate erboso pianure trasformau- dole iu profondi e rovinosi bui'roni : sia quaudo tal- volta olturano e colmano di loro ^hiarose niaterie quella parte dci laghi nella quale inlluiscoiio, e talvolta squar- ciano r arglne die i dotti laghi sostiene dalla banda iuferiore : sia quando stracclano le parti proeminenti delle valli primitive , ricoimandone poi le concavita , e dispongouo , per quanto e loro concesso , tutta la valle in luia linea di doopia curvatura ; 1' una in senso orlz- zontale a biscia , dove le parti sporgenti da un lato della valle sogliono cori'ispondersi colle rientranti dal lato opposto ; r altra curvatura disposta in un piano verti- cale , della quale hanno gli id aulici tentato di deter- minare la Icgge : sia quando i torrenti usclti fuor delle gole de' mouti nella pianura corrodono ivi ed aspor- tano il tcrreno facile, d;'ponendovi in sua voce le gliiaje clie scco recano d ille parti superiorl , ec. L'autore avverte essere in natura multe pietre le quali vennero formate di loro prima costruzione ro- tonde , e che pero non appartengono alia classe dei sassi corrosi e tondeggiati dfdl' acqua. Tali sono i cogoli d' Egitto , e molte agate, ed etiti, e pietre plromache, ed i lapilli vulcanlci , e piu altve. Lft rotoudlta di tali pietre si deve in origine o all' afllnita delle parti lo'"0 , che si radunarono inlorno ad un centre coinune di at- trazione , od a qualclie bolla di vapore che entro la tutlor moUe pasta dt-lle concrezloni pietrose formo glo- bosita vote all* interno , ec. ^ Per Ultimo rag-iouasi iu questa mcaioiia delle fonti FENOMENI GEOLOPIGI. ^I Ji Modpna e d' altre a loi'o analoghe. SI sa che in qiu'lla cittii ogmino che il voglla puo in sua tasa pro- curarsl una fuiilana ; basta cli' egli scavl uii pozzo a piu di srssanla piedi p-oCoiido , t'i vedo soi'gcre di colaggiu r acqua c6n impelo, riempicve il pozzo, e scoiTeme poi fuori ui) filo perenue. L'autore, esamiiiate le campagae di que' contorni , si e persuaso clie il flume Sccchia iij-cito dalle iTioiitagiie corse vm tempo fin sotto 11 i>iiolo dove ora e Modina , diponendovi uiio strato gbiaroso il qnale, come acoade ai liumi usclli uella j-iauuia, si tei>- miuava poco inferiorniente alia cilia. Li liiune si ritlro poi piu a sera , una deposizlone paludusa rlcopri le ghiaje dell' antico sue lotto ; ma queste mantennei-o co- municazlone sottervanca coU' alvco del Cume intorno a Sassuolo ; di cola s' inslnua 1' acqua corrcnte per le ghiaje sotterraiiee fin sollo Modena , dove giunta e tioA audo chliisa la via dl andar olUe , si trova come in un tiibo rlcin-yo costrctta a sjMcciare in alio ovun- que ti'ova 1' adito aperto, Aitri esempj dl slmdi foutane cUa il N, A. a Sera di Regglo e, nell' Austria infe- rlore, e in Inghllterra, ed alti'ove. Egll gludica altresl cbe non sia molto diverso dai soj^raccltati 11 caso dei copiosi fontanili intorno a Milano. Neile parti superioii di questo lerrilorlo, speclalmenle a Sera, I'acque plo- vane s' insiiuuuio in que' lerreni gbiarosi ; per entro alio strato di tali gblaje 1 actpia fluisce lentamenle e viene a spicciare nei contorni della citta, dovunque il col- tivatorc industrioso S])iando le polle vi applica un voto cllindro di leguo apeilo ndlc due eslreniila , e sepolto pcr])('Mdlcolamiente al suolo ; (piesto difende la poUa dal dirupanieiili laterali del terreno , traeudoue acqua abboudante per T uxigazloue do' prali. 73 Piincipj e leggi generali di filosnfia e mcdicbia sjje- culativa _, del dott. Ceresa . — Vienna , 1817,//* 8.° , dl pag, 25o. XLiSPONE r autore in brevi afforismi 11 fondamento delle dottrlne clie iiiiLnfiaginarono 1 principali filosofi e jnetllci d' ogni eta intorno alle funzioni dello spu-ito ed alia natura del corpi. Per la parte della fdosofia sjieculativa coraincia con Anassagora e disceudc fino a Kant, Schellinw e Bardilli ; e quanto alia niedicina diparle pm*e da Anassagora e terniina con Burdacli , Osiander e Proliaska. Dalla sonima delle raccolte sen- tenze intende 1' autore di dedurne delle conclusioni , alcune delle quali,adir vei'o, non saranno generabnente intese in Italia , e cio non per colpa dell' autore medesimo, ma per ignoi'anza fi"a noi del linguaggio della moderna filosofia tiascendentale resa cosi comune in Germania. Noi non intendiamo , per esempio , questa sentenza di Reinhold. Nella cognizione /' oggetto rappresentato e distinto dalla rappresenlazioiie rappresentante , e dal rappresentante rappresentato , principio di cognizione. E"^ualinente oscura cl e la seguente di Grohmann. La natura organica possiede una facoltd acconiodativa ^ die consiste nella facoltd di essa , nel rapporto ir- razionale ( indeterminahile ) della sua casualitd in~ terna , sotto rapporti in nuantitd o qualitd dij^ferenti della natura esterna , di effettuare le cause JinaU Ofga?iichc in modo corrispondente alia delta diuersitd e alia propria casualitd originaria , ec. Noi ripor-* tiamo questi passi, non per fare la critica del libro , ma di noi medesimi , e per mostrare all' autore , die noi non siamo di quelli cbe quod ignorant hlas- phemant. Del resto uon sono die podi\ i passi scritti J'RI^CIPJ E LEGGl , eC. '73 «on qiiesto linguaggio, e molti sono i chiavi , ed a pa*- rcr noslro , ulillssimi inseg!;aiiie.iti so])ratlutto di me- tlicina die in que lo libro s'iiicoatra \o. Di queiio genere e il i-at^iouaiiieuto col quale 1' A. diuiostra che ii prin- cipio della vita noii si debija dei'ivaie unicameute dai solidi o dai Jluidi , imperocche questi ultinii non si di;.tinguono dai pvimi die per un divei-so gi'ado di C()<*i'eiiza . e noi soiio meno necessariameute coliegati coi solidi nelle fuuzioul della vita , e quimji fbrinano parti coustllutive doll' orgauisuio. Peicio pensa I'A. cbe si d ano pur malallie piocedcuti da una mutaiio.'e pri- niaria e diretta dci fluidi , come ci hanuo inseguato iiiolti medici antichi , ed a capo dei nioderai il Boeraave . Nou meno interessante e 1' opinione del nostro A- die 1' infiaminazloiie possa essere suseitata da oppostt^ azloni , e che percio ora abbisogni 1' infermo di cacciate di i^au^ue e d' allri riinedj debililauti , ed ora per lo toiitiario di una cura che soite.iga ed aninii ie lorze dflla vita. In prova di questo asserisce l A. d' avere cgli stesso domate molte peripieumouie ed altre in- iiainuiazioai , mediaiite l' uso ddf oppio , il quale in alcuui casi freao i sliitQini piu minacciosi , e fe' tacere in un baleno 11 doloce. 1)1 (jualuuque inferniila giiulica il N. A. eironca la dlvisione in d.ie cla-si , essendo ciascuna specie soggetta a varlare in niodo die uon ani- melte oidiue ed andaraento determlnato. Nou nieiio falsa reputa la classificazione dei medlcainenti , i qnali , a siio parere, non soio che mezzi atti ad avvalorare 11 polcre ddia vita , ossia sei'vono d' ajuto per la sua nia- nifestazioiie , ina non per la sua diretta produzlone. Ndle malattie cronicbe raccomaiida 1' uso ariato d<'i ininedj , [jerdie V abitudine lie dlinlnuisce la suscct- tibilitd deir efletto , e perclie giova varlare 1 modi delU loro applicazione. Senrdjra ch' egli faccia gran caso del- \ ossigeiio , deir /V//o^6»//o , del carhonio , della lues ^ del ca/orico , dcW clattiicitd ^ e peiTmo del inuiine- tismo aiiiniale per la splegazloiic del (enomeni piu a-u- mirevuU ddla vUa , c uoi pore crediaiuo che soprattullo 5 " 74 tRiKcirj E LEGGi , ec. i priucipj impondeiabUi siauo massime potenze nei corpi orgauizzati , ma nou saprenuno facilmeute persuaderci del modo e delle circostanze con cui operano, come alcuui scrittori si soiio slorzati di voler spiegare , ra- gioiiaudo Con sottigliezza piu ingegnosa clie convin- ceute. II nosti'O A. ci pronicUe di publjlicare quauto prima la Iraduzioiie italiana di Sclielling , che ha per lilolo V Anima del Moudo ( die Weltseele ). Gi' Ita- liaui gli saprauiio buou grado di questa sua fatlca , e noi nell' i.-coraggiarlo ad eseguiila slimiamo a proposito di avvei'tii'lo , che opportune saaanno tVa noi e bene vi- cevute alcu..e uoterclle per cio che riguarda certi ter- mini e certe espressioni della scuola de' moderiii lilo- soii tedeschi, somigUanti a quelle citate di sopra , e che soiiO una specie di gcrgo oscm'o e iioii inlcso in Italia. 75 APPENDICE. PARTE I. SCIE-XZE LETTERE ED ARTI STRAXIERE. Anleitimg und Vorbereitung zui' Mineralogie , al?: erster Theil tier systematisch-tabellarischen Ubersicht uud Charakteiistik der Miueralkocrper , von doct. C. C. Leo>"hakd, dott. I. H. Koi'P , uud C. L. Gaertker, mit lo scliwarzen und ilhuninii-ten Knpfertafela. fogl. Frankfiu't , 1 8 1 7 , in der I. C. Hermannschen Buchhandlung, cioe: Introduzione e prepaiazioue alio studio delta minejalogia per sendre di prima parte al prospetto sistematico-tahulario e caranctistico de' minerali , dei dott. C. C Leonhard , dott. I. I H. Kopp , e C. L. Gaertner , con 10 rami neri e colorati , in fogl. — Francoforte , 1 8 1 7 _, presso Hermann , di pag. 3 1 5 ^ prezzo ao /}■. Quest' opera porta anche per titolo Propedeutik der 3Iineralogie. J-JA mineralogia e sempre stata coltivata di preferenza ill Germani* ; • senza niente tojliere al merito dell' immortale Hauy , ed ai pro- gressi che qaxesta scienza deve al siio sistema basato sui principj piu puri e piu solidi , qiielli della geometria ; noi non diraentichereino giainmai cio che dobbiamo a Burn , Ferber , Leliman , Scopoli fl padre , Lenz , Wiedemann , Brunner , Karsten , Reuss , Estner y Schbnbauer , Hausmann , e soprattutti a Werner ed ai celebri autori della presente opera. Noi conosciamo piu di :>.'io sistemi od elementi di mineralogia , ma nessuno , osiamo dirlo fiancamente , nessuno ci ha aembrato coj\ complete, cosi perfetto, cosi iudispensabile , non sola- inente per cjuelli che comiiiciano lo studio di questa scienza, ma eziaa- ' 4io per c^ueiii che hanno ad «i«a cwuscrati i migUori Mini 'leiU rit* loio. Percsto pVie quejtii UeU' oj'cva iion sia srritta in vina -linoiia jn'S* universalnieiite rouosriula IVa uui ; ma dobliianio dirlo di liuovo , o ripeteilo fiiio alia nausea : noii si pussono chiamare veri scienziati co- loro clie non sanno il tedesco e 1' ing'lese , e senza queste due lingue iiou potraiHio mai stare in giornata de' prOj^Oosi die le scienze fauno in Europa. Quest' opera milladlmeno potra forse acquistare da una tvaduzioiie italiaiia , quando che sia futta da pcnna capace di augiu- ffnere alia parte della letteratura di questa scienza tutte quelle opere c.lie furouo ignorate dagli -autori di (j^ixesta. Pi opedeutica ^ e che appar- tengono principalmenle all' "If alia. Per sod disfare alia dotta cuTiosita de' nostri Icttori , noi daremo uu prospetto deglj articoli conlenuti in quest' opera , seguendo .1' ordine tenuto dai snccennati autoti , prescindendo dall" iutroduzione gene- rale J clip e alia teita dell' opera. li'aiticolo che tratta dei caratteri dei mlnerah occupa iiGpagina; ! . (.aratteri sono primierameute divisi in caiatteri esterni , internl e- ixeognostici. Fra i caratteri esterni, ii calorico occupa il primo posto. La esposizione di questo carattere e data dalla pag. 5 alia i6. I no- stri autori distiiiguouo 8 gradazioni di bianco ; altrettante di grigio ; 6 di nero; lo di turcliino ; 1.3 di vtrde ; altrettante di giallo ; i5 di rosso , e lo di bruno." Hanno ammessi a ciascuna di qneste gra- dazioni altrettanti osemplari di minerali che presentano questi co- lori J e per vie meglio riscliiarare le lore osservazioni accompagnano le lore definizioni di una tavola colorata che parla agli occhi del leggitore. La J'orma esteriore ^ secondo carattere esterno, occupa dalla pag. 17 alia f\i^ ^ ed e considerata soprattutto ne' cristalli tanto serondo la teoria antica , quanto secondo la crlstallometrla e la cri- Stallotornia di Hauy. Qiiesta esposizione e snperba , e oi pare non lasoiar nnlla a deaiclerare, tranne le figure de' cristalli di Hauy date nelle tavole. E vero che gli autori hanno citate le figure che Hauy ta pubblicate uella sua opera , ma noi temiamo forte che 1' opera , di gia un po' costosa , di questo celehre mineralogo , non trovandosi .."helle roani di tutli , riucresca: ai lettori trovar qui questo \'6to. A questa mancanza potrcbbe con profitto provvedere una traduzione italiana. Noi credianio inoltre che il metodo della cristallografia di Hauy meriterebbe di essere generalmente ricevuto , proscrivendo fi- nalmente le denominazioni vaghe » sesquipedali della terminologia antica. La superficle , lo spleiidore , la frattura , i frammimti , la separazione , la reazione siilla luce sono trattate dalla pag. 48 alia Sg. I nostri autori distinguono la compattezza , la tenacita e la durezza che la jiiii parte de' miueralogisti lianno confuse ; essi collocano la flesslbllita e il svuno , che pure ci senibrauo dipendere dalle tre suddette quajila, dopo la rigatura (la rayure ) e dopo la facilita di segnare la carta die fanuo succedeje immediutan".iife a queste. L' allappamento . il rARTE STBAKIERA. 77' Tstto , il sapore e 1' odore compiscono la esposizione de' caratteri. esteriii. I caratteri iuterni poi ( pag. 63-1 ii ), come sono il peso ,> la fosforescenza , il magnetismo , la elettiicita e il galvanismo , e succeasivamente i caratteri chimici de' minerali sono in quest' opera *spusti mano niano con particolare diligenza, e meglio assai clie iioa in tjualiivoglia altra analoga opera elt-mentare. Insomnia gli autoii jion trasrnrarono cosa alruna clie potesse riuscire di qualche iitilila , di tutto cio che r ingegno de' fisici j e I' attivita de'oliimici poisono. aver scoperto lino a* uostri tempi , e i caratteri geognostici , e come, soglionsi ilire enipirici, vi sono trattati soyo alcuni punti di vista del tutto uiovi. Classifiii a/;ione e sistema ( pag. I iG — 'ijl). Le idee die in questa opera si vanno sviluppaudo circa alle classi , aglicrdlni, alle specie e all« varieta , circa a' passaggi (alle transi'zionl ) , e alle serie del melodo orittognostico , del metodo chimico e del metodo geometrlco f matematico ) sono Len ragionate , conseguenti e dedotte , e le di- srussioni relative a tali different! metodi sono continuamente appog- giate ad una critica sana e spregiudicata. Gli autori terminano que- st'articolo esponendone alia fine il sistema orittognostico di VVernpr pubblicatosi nell' anno i8i4) ii sii-tema cliimiro di Karsten publih- catosi neir anno i8o8 , il metodo geometrico (sistema matematico )■ di Hauy piibldicatosi nell' anno 1809, il sirtema di Haiissm.in pub- blicatosi neir anno i8i3, e composto di qii'lli di Hauy e di Werner, e finalmente il sistema , 0 metodo elemfiitare di Mohs pubblicatosi neir anno i8o5. I principi, coll' ajuto de' quali sono da desrrivcrsi i minerali ( p. l3'» j>j e la nomeiiclatura orittognostira ( pag. l33 J cl -embrano espo.-ll la maniera da poterne senza discapito far confiunto colla filosofia bota.- aica di Liiinco. Gli autori cominciano (pag. i^' ) col dare idee esatte e precis* sulla geologia e sulla geognosia , ed indicano quali scienze possouu, •occorrere a queste due , e successivainente Hi occupano della oreo- logia, o della cognizione, o dello itudio delle mont;igne. Sarebbe da desiderarsi ch' essi ci avessero prcacntato un breve colpo d' occliio circa alle catene principali delle m^ntaoiie , e circa alle altezze dell« pin C05pi«-ue n>-lle diverse parti del globo nostro. Cosi parimenti un kunto de" <)iversi niftodi adottati per misurare le altezze avrebbe potuto contribuire a rejidere aucor piCi perfetta quest' opera, cli e g>* per se stessa eccellentc. Le rillessioiii sullo stato primilivo d' 1 globo Bostro , sulle mutazioni o allerazioni alle quali rbbe successlvameiite * soggiacerne la crosta supcrficiale , sulla sua interna stvuttura, sull« ipocce che compoiiguiio le moi-ta-'ne , e sulla loro composizioue , sa i loro differeuti rapporti ^ jn i loro passai-^gi (le loro trami'ioni ) j sull^ loio giacitur-" j sulU livoluziwni dalla terra gii avvenute j • 78 A P P E W D I C E. su i loro JjCiiodi , svilla formazioue delle catene di montagne e lor» analotrie ^ sojira i volnaui , sulle aeroliti , sull' eta, o piuttosto sulla auticbita relativa de' miaerali , sulle fisionomle, o vogliam dirle aspetti carattfristici delle montagne , e sulla loro diagnosi tratta dalle piaute cte vi sogliono vegetare , tutte quests riflessioni vi sono esposte lodevolmente, e circostanziatameiite sviluppate con molta chiarczza. Ag- giun"'ouo gli autori ( pag. l83 ) una classificazione , vale a dire uu siitema ireognostico , e sareLbe da desiderarsi che ne avessero fatto il coijfrouto con i sistemi aiialoghi proposti da' diversi altii valorosi autori , e iii particolare cou quello di Toiidi. In fijie essi stabiliscouo (pag. iS-^-iifi) i priiicipj onde e conveniente di derivare la descri- sione e la nomenclatufa delle rocce , e deterniinano il miglior modo d' intraprendere viaggi od escursioni montaiiistiche j e di eseguire con profitto le indagini o perqiiisiziom locali. La petrefaotologia , o la storia natiirale de' petrefatti, dillgentissi- fnamente trattata ( ]iag. 197-329 ) , abbraccia ad un tempo le cogni- iioni aualoghe le jiiii antiche e le piu recenti scoperte fattesi. Li' ultima paite di quest' opera ( pag. 239-309 ) sarebbe da per se sola bastante a conciliarsi generalmente tutta 1' attenzioiie non solo de' mineralogisti , ma eziandio di qualsivoglia studioso od amatore delta stoi-ia uaturale e de' letteratl , giacche contiene la enumera- zione infiuo ad ora la piu completa di tutte le opere di mineralogia, Tese di pubblica ragione da Teofrasto fijio all' anno 1816. II sig. Kopp , die ne e il compllatore , ha fissato nel seguente modo le diverse cpoche della letteratura mineralogira : Epoca prima Teofrasto d'Eresia, 223 anni prima dell' era volgare ; Epooa seconda Giorgio Agricola clie fii il prime autore di un sistema d' orittognosia e di geologia , 1' anno 1 544 deir era volgare ; Epoca terza Giovcinni Enrico Pott nella mi- neralogia cliimica , 1' anno 1^465 Epoca quarta Giovanni Gottschalk Wallfrius iieJla orittognosia , 1' anno 1747 j Epoca quinta Anel Fre- deric CronstpJt nella orittognosia, 1' anno 1768 ; Epoca sesta Andrea Sigismondo Margraaf nella mineralogia chimica, 1' anno 1761; Epoca settlnia Torbenio Olof. Bergmann uella miueralogia chimica, I'anno 1774 ; Epoca ottava Abraham Gottlob Werner nella orittognosia, 1' anno 1774 i Epoca nona Rene Juste Hauy nella cristallometria e nella cri- (tallotomia , 1' anno 17S4; Epoca dcciraa Abraham Gottlob Werner nella geognosia , 1' anno 1787 ; Epoca undecima Giovanni Federico Blumenbach sulle petrificazioni in riguanlo alia geologia , 1' anno 1790 ; Epoca duodecima Martino Enrico Klaproth nella mineralogia chimica, 1' anno 1795-; Epoca tredicesima Giorgio Cuvier nella pe- trefaotologia , r anno 1800; Ejioca quatordicesima Federico Enrico Alcssandro de Humboldt nella geologia e nelle osservazioni geolo- giche , I'anno i8o5 ; e Glovanui Oiacoxno Serzelius nella minera- logia chimica^ 1' anuo 1808- •-*•,•" •'"• PAKTE STRANIERA: ^^ -- lie due tnille sPttecento quarauta opere di mineralogla , delle qnali il prploJato sig. Kopp ci lia qui riportati i titoli coiniileli ( non coin«) prenJpuilovi le semplici traduzioni , che pur vi sono hrevemente ac- ceniiale ) , furono dal medesimo disposte iiell' ordine seguente : i.° Let- teratuia e storia della jnineralog-ia , opere, n." a5 ; 2.° JVIineralogia degli aiiticlii , opere , n." 23; 3.° Opere antiche , n." 56 j 4-° Atti delle accadeinie , opere, n.** 62; 5.° Opere periodiche , n.° 4^ » 6." CoUezJoni e miscellanee , opere, n.'' 124 ; 7-° Nomenclatura , opere, n.^'g; 8.° Dizionarj , opere, n." 19; 9.° Propedeutica , opere , n.° 33 ; 10. ° Su i caratteri i^sici , opere, n.° 10; 11. ° Mhieralogia cliimica, opere, n.° Sa; 12,*' Sistemi ed element! di mineralogia , opere, u.<* 228; iS.** Geologia , geognosia e vulcaiii , opere , n.** 287; I'l.*^ Miueralogia geografica e topografica, opere, n." 925; iS." De- •crizioni di gabiiietti mineralogici , opere , n.° 53 ; 1 6." JVIonografia de'minerali, opere, n.° 4^9' '7° Petrefaetologia , opere, n." 178$ Liturgica, opere, n.*^ 2; e Supplement!, opere, n.° 170. Per faci- IJtare poi 1' use di questa Biblioteca il sig. Kopp, in sequela della riportata espiosizione sistematioa , ha opportunamente peusato di di- sporre gli autori citati per ordine alfabetico , aggiugnendovi alcun© liotizie sulia loro nascita , il loro cavattere , e V atxno di loro morte se sono passati al numero de' piu. Noi ci luiinghiamo che questo breve estratto abbia a bastare per comprovare giusti , ragiouevoli e ben meritati gli elogi che femnio pur ora di quest' opera interessantissiraa , e che i nostri leggitori io «onsegueuza dovranno rimaneye senza dubbio convinti del merlto di essa ovesi deterniiniu. e. , delle scoperte e delle invenzioni di matematica vi e trattata in 18 pi^uirsi da uii uomo solo. Quanilo quest' opera sara terniinata potra essere ridotta a minor mole con molta utilita dell' opera e de' lettori. ( Artie, ori- ginale comunicatoci da un nostro collaboratore di Gejmauia ^ e tra- 4uH.o cou ^ualche piccola variazioue ). PARTE STKAMEKA. 8i Die Krankheit(n dcs Hcvzons sy.^lcinatisch beai'Leitet uiid tlui'ch eigoue Bcobaclituiigeu oricutei-t , \ on duct. Fried. Ludw. Kreyssig , cioe: Le inalattie del cuore esposte sisteinaticaDieute , e lischia/ate con vrourie osservazioni , del dott. Fed, Lod. Kreyssig^ — ■ Berlino , 1814-17, 3 lonii in S,^ divisi in quattio yolumi, Nessun paese supera la Germania iq fecondila bibliografica j e nella facility eel aJjilita di compiJart: volumi e biblioteche sopra un solo a'-'joineuto. Ecco qui (juattro grossi volumi intorno le malattie del cuore. Dopo die il medico francese iVI. Corvisart nel suo Traltc sur les maladies et les lesions organiques du cQeur et des gros vaisfaux , richianio nel 1806 1' attenzione de' suoi oompatriotti suUa importaiiza afuxti osservizioni fatte ciiu£uant' anni prima da Senac ( Tniitc de la structure du coeur ^ de son action et de ses maladies Paris ^ i^4D) = dopo die il nostro dott. Testa pubblico 1' insigne sua opera Sulle malattie del cuore , cammijiaado sulle tracce del celebre Laneisi , il priino clie noii couobbe altra guida die la natura e I'osservazione ; d jpo die r ingleae Burns, profittando delle scoperte de' suoi preJe- cessori , le arricchi delle sue propric iudagini : dopo die iiifine le 05- servazioni utili sopra un viscere cosi impoitaute si potrebbero ri- iurre a ujio o due j>iccoli volumi, ecco nascere in Germania una biblioteca intiera sulle maJallie del cuore. L' opera die qui presen- tiamo, e il ciii ultimo volume aj.partieue al i8s^ , ha certaroente U merito di essere la piii vuluminosa , e di aver ridotto in un si.« sterna qualunque le osservazioni fatte IJuo al pi-esente. Ma siccome la parte sistematica e contenuta ne' tre volumi anteriori a quello die tisci neir anno scaduto , cosi crediaino dispensarci dal renderne conto , e notererao solameute die le poche ojservazioni coiitenute nel cruarto ed ultimo volume, I'atte dall' autore e da alcuni suoi amici e subal- terni, concorrono a conlermave le osservazioui e le inda^ini de' nostri oompatriotti Laneisi e Testa. Laonde crodiamu aver soddiisfatto ai nostri impegni ed alia curiosita de' nostri lettori coll' aver loro in-« dicata quest' opera come la piii voluminosa che esista su questo ar- gomento. (Artie, origin. coinuuic«loci da uii n'iolr.j collaltoratore (;oi« rispoadente di Beiiiuo), Bill Ital T. IX. 8^ PAKTE 11. SCIENZE LETTERE ED ART! ITALIANIJ, tSTRATTO d' OFERE rERIODICHE. Ojniscoli scieiififici cli Bologna. FascicoU JI , III , IF e V (i). A KNUNCiANDO ncl num.'' X\ I della nostra Bi})lioteca quest opera periodica , ne abbianio dato un saggio lacenuo r estratto delle cinque Memorie conlenute nel primo fa- scicolo, relative tutte ad ai'gonienti di medicina e di storia naturale. Non meno interessanti del pi'iino ci sono seniljrati i fa.scicoli successlvi, ne' quali si cotiteiigono fra 1' altre di- verse memorie inatematiclie , di cui faremo conoscere le principali. Sid pendolo ichometrico , del doH. Qiiix. FeNTUROLI. - — II metoilo coraune di misurare col pendolo idromctrico la velocitci de'fiumi, supponcndola proporzionale alia ra- dice quadrala della tangeiite della deviazione del fiio dal perpendicolo , \a soggetla ad un'insigne faliaeia, prove- nieute dalia curvalura della parte del liio elie riniane im- mersa nell acip.ia. A voler determinare teorcamenle la na- tu'a di quosta curva, converrebbe conoscere la scaia delie velocita dell' acqua a diverse profoudita, sulla quale niolti duljbj tultora rimangono. Ura il sig. Venluroli osserva molto aiudlxiosainente clie (l) Nui iliaino qui 1' estratto di t£uesti opuscoli , jion per ordiue di fasciculi , ma di uiaterie. ^ Apr. PARTE ITAL. ^3 rirripressione dclla corrente clie piega il filo , spiuTo of»ni suo latci'colo ill direzione ad e^so iiormale. Ma o pro- pricla d' un filo flcsslbile soliicltato da forze perpenclico-' la; i a ciascun elemejito , che la tensione e costante in tutti i punli dolla curva. E chiaro adunque che la tensione del filo, qualui|^pie ligiira essopvenda, sara eguale alio sforzo composto del peso della palhi e dell' urto cli' essa riceve dalla corrente. Si tralasci jiertanto , conchiiide I'aiitore, di osservare la deviazioue del peiidolo, e in (juella vece so nc detennini la tensione aggravando del conveniente peso la supei'iore estremita del fdo fatta passare sopra una caiTucola , e si avra un sicuro indizio per determinai'e la velocila dell'acqua, il (jiiale nun dipendera dalla legge an- cora incerta della variazione della velocita istessa a diffe- renli protondita. Hlflessioni sopra I' intcs^rnhilitd delle equnzioni fori- danientali dell' id/odiiianiica , di G. B. Magtstrini. — La generate integrazione d;;lle equazioui del moto dei lliiidi incomprensibili 6 ancora avviluppata di gravissime difiicolta, die i pin graudi gconietri hauno invano tenlato di snj)erare. Ma si sempHficano , ed assai pin trattahili di- vejigono (pieste equazioni, allorche ])er date condizioni di particola: i j)roblenii una certa funzione del tempo e delle cooi-dinale s'incontra ad essere luia completa diiterenziale. II sig. Magistriiii si k proposto di far vedere che i casi in cui fortunalamente si avvcra una tal condizione non sono tanlo rari quanto si e creduto finora, e che quello d' una massa lluida I'ivoigcntesi attorno im asse con moto uni- forme , il solo che conumcmenle si addita, e Ibrse un'ec- cezione atVitlo particolare. Tali sono, per un cscmpio, i casi in cui vien meno il teorema di Taylor, il quale non per tanto puo usarsl con sicurezza in ogui altra circo- stanza. Queste i-ifl";^ssioni dell' aulore sono appog'-iate ad Operazioni di calcolo e ad un ])rofondo esame d(;lla uatnra e del signifieato di ciascuna delle ecpiazioni difVerenziali, che non possono ritl rirsi in questo breve estratto. SuW asta lilronu'trira, di Giuseppe Venturolt. — U pendglo idiomeUico ridoUo ai principj csposti dal o4 A r r E JN" D I C E. «ig. ^ enturoll ncUa iNIemoiia y)oc'anzi accehnata e lo stro- mt'iito pill spcdito e plu scniplicc die possa adoperarsi ogni qual volta occorra di conosccre la Aclocita dell'acqua in qualchc dcterminato punto d' uiia correiito. Ma spesso av- viene che seuza cui'arsi d' iudagai-e la velocita in questo od in quel punto d'lina perpendicolare, amisi piuttosto cono- sccre lutlo ad un tralto la velocita media dell Inleia per- pendicolare, oiide venir prontamente in cu^nizionc della quantita d'acqua che in un dato tempo vi passa. Giova allora ricoiTere all'asta riti'ometrica imraagiuata dal cav. Teodoro Bonati. Consiste questa,come e noto, in iin ci- lindro di legno aggravate in fondo d' un cerlo peso , iu modo che immerso neli' accpia stagnante pongasi in posi- zione verticale, e gaUeggi con una porzione d'lin piede o due fuori del fluido. Lo stromento cosl preparato si getta neUa coiTente del flume , e si misura precisamente la velo- cita con cui si muove, e ad occhio rinclinazione che prende alia linea verticale. Dimostro eia il ceometra ferrarese che se le velocita della corrente potessero rappresentarsi da una retta, la velocita dell'asta sarebhe per T appunto la media che si cerca. Ma questa ipotesi per se stessa sem- plicissima non e sempre la vera. Quindi il sig. \ eutm-oU jnsegna il modo per riconoscere di quanto essa si scosti dalla legge che ha luogo di fatto, e per corregger I'eiTore senza sostenere ad ogni volta il fastidio di calcoli troppo prolissi, Suli' ariete idrauUca dello stesso. — II f(;nomeno della salita deir acqua nell' ariete idraulico di Montgolfier of- fice al sig. \ enluroii nuovo argomento di esercltare la sua sagacita nella scienza idrodiuamica. Sebbene il cav. Bru- nacci con dotta e laboriosa fatica ahbia trattata a fondo questa materia, e di pai'cre I'autoxe non esser opera per- duta il cercamp diverse soluzioni o partendo da diversi princip), o camminando con diverso progresso. Egli ue oliie pei'cio in una serie di proposizioni estrc^tte da una piu esle^a dissertazione offerta (in dall' anno 1812, alia FCzione deli i.^litiilo in Bologna, la rappresentazione ana- lilica dclle for^e acgeicrciU'ici, dcUa velocita dcU' acqua » *Ain:E ITAHAxVA. 85 della durata de' colpi dell' arlete , e delle altre cii'costanze belle ea spezie del genere Tha- lassema , dello stesso , ibid. , pag. l I 2-i i 6^ con fig. — L' A. ha arricchilo la zoologla di queste ti-e nuove spezie di animali abitalori delle acque del mare , che egli riuvenne nel museo dell'Universita di Bologna conservati uello spi- rito di vino, e di due de'quali ignora la provenienza. Quanto al primo si e egli accertuto appartenere alia classe degli Anellidi di Curler, ed alfordine del DorsLbranchi , le cui branchie hanno la figura di arboscelli e di lamine , e sono situate o uella parte media del cor|K) solamente , o su tutta la lunghezza del medesimo, d' ambo i lali dalla parte del dorso. Esso va incluso nella prima delle due famiglie comprese da Cuvier in quell' ordiue, il carattere dell.i (piale couslste, dice lA. . nell' avere mascclle, iTMiuti-e V altra ue va ^cuza. Due iouw i geuevi speUauti alia sud,-*. S6 ■* V 1' t 1« D 1 C E. tlctta famiglia, cioe S/no c Ncrci Myina^ \'A. da a conoscere che questo auimale uon puo aver luogo iifl prlmo, ne tain- poco nel sccondo , come esso e circoscril to da Guvier. ( LInneo nou avreljbc avulo scnipoio di eollocarlo nel suo genere Nereis e nclla sczione dellc nereidi ore uiii^ui- culato). Bench(l; egii con moito seimo si avvisi, auzi inti- mamente;. come dice, si mostri persuaso che rechi grande impedimento al progi'cssi ed al perfezionamento della storia natmale 1' in irodiu're nuovi generi che non sieno fondati sopra solide basi , nulladimeno si crede ab- Laslaiiza autovizzato a cvearne uno per questo auimale: e siccome gii zoologisti danno per lo piii ai generi della classe degli Anellidi i nomi che presso gli auliehi poeti ebbero le nereidi , cosi lo iutitola Phyilodoce : eccone i caratteri. PliYllocloce capite magno e siimmo pectore exserto, ma.villis cornels supcrinnnnhcntiJnis ; ociilis duohus cjUii- drlcis ill e.xtrcnutale dor si ; tentaculis duobus in capita ad lahiorum apices , sex ad oculos, nempe binis utnnque bre<>ibus, duobus infra longissimis ^ coipore lato depresso ^ hranchiis dorsalibus menihranaceis , latis. La spezie sara Phyilodoce majcillosa ; e si definisce Phyilodoce niaxillis niagnis fuscis denliculatis ^ in medio dentibus duohis lona,is , subulatis; capite inversinn conico , labiis ad late/ a funbrialis ^ corpore griseo lutescente. L'animale mariiio descrilto nella seconda Memoria fu parunente da lui rinvenulo nello stesso museo in uii' am- polla di spij-ito di vino. Esso si riferisce al genera ^4re- ntcola di Lamark, di cui fmora non era nota che una sola spezie, X A) enicola piscatoruni , che e il Lumhiicus marinas di Liniieo. LA. ve ne aajiimiw ora nna seconda, che egli denomlna Arenicola clavatiis • parte anteriore corporis reliquis breviore , cla\'ato-oblonga ; media an gn- stiore • posteriore seu cauda longa et nodosa^ hranchiis corpori concoloribus. Siccome fra i caratteri di qiiesta spezie , quelli si annoverano di avere la parte anteriore fatta a clava, e la metlia plu ristretta , jjolrt bbc sos])et- lare taliuio che tali accidtuli dipeudau© dall' csseisi que- PARTE ITAXIAKA. 87 «td anlmalo ragginuzato nello spirito di vino pin ik^U una clie nell'allia parte, ii;iacc!it; ha la facoltii cll coutrarsi come i loinhrici tcrrcstri in i^uisa tale, clie da luiigo che esso e, divciita quasi globoso ; ma la coda nodosa e uu altro curattcre clie sembi'a giustilicarela classificazione dellA. Nello stesso museo fu rinvenuto 1' altro , clie si dcacrive nella teraa Memoria, ed appartiene alia beUa collezione di •aniuiall invertelii'ati dell' Adilatlco , clie fu tvasmessa a quello slabilimento dal si^. Pienieri, pvofessore di storia naturale nell" Universita di Padova. Esso «^ altr^si liiju- rato neir opera di Giovanni Bianolii: De conchis minus nods , e denoniinato Me/i'iila viaiiua cucuibitacea : il Renieri lo classifico fra gli Echiaorinclu , e lo cliiama Fchinoryiiclnis sciitatus : I'A. ne fa una nuova spezie del genere Thalassema di Cuvier , e lo intitola Thalas- scma sculatus : ore paivo,prohoscide ma^na^ inter hit jus hasim , ct ventris iuitiinn Jilamends duohiis exilibus • ventre in medio piano , et ante anuni sculato ; setarimi fascicuHs infia,et ad late? a scuti into ventri , setis ^implicibus prohoscidi tantiim ad latera trivlici ordina arcualim , et ohiique iv.flexis. Del rimanenle la descrizione del Bianclii (pag. iio) non sembra poi lanto inonca tpialc apparisce all'A., e quel natm'alista ne ha certo di j)la imperfelte , che par souo citale nei sistemi, benche questa nul sia. E desiderabile che il sig. prof, llanzani , clie con tanto successo particolarmente coltiva la zoologia, continul a somininistrare materiali cosi iuteressanti a questa raccolta di dolti o[)Uscoli. Ohsersr'aliones botanicce , aiictore Antonio Bertoloni, M. D. in j4rchif^yinnasio Bononiensi botanices profes- sore. Fascicolo I , pag. Sq , fascicolo II, p^^-y- t)5 , fa^cicolo III , psip. 145. — Questo lavoi'o k destinato ad emendarc le descrizioni e la sinonimia di parecchie piante registrate nello Species plwifaiutn. Esse sono state dair A. vedule o nel natio loro Iuoito , o negii crbarj , e spetlauo la lnat^^ior j)ai'le all' Italia , pochc e.-sciulo le slranicre. U &'v^. Berloloni, riaomato boUiucO; som- 0 5 A r r E :s D I C E. niluislra lu qiieslo scritto un nviovo saggio di'll' csatta sua crilica , iicl tempo stcsso che moslra una plena co- gnizione di tutti g!i autori cosi auliclii, come recenlis- siini , die si sono occupali Inlonio alia classificaziouc tie' vogctabili. Le ])iante illustrate sono le segueuli. petxtnica sei pilli folia , ylgiostis \'ul Claris , Poa iie- moralis , Scsleria carulea, Festuca duriuscula — fla" vescens — li^ustica , Koeleria hispida, Tiidcutn iinilate- rale , Scahiosa aivensis- — gramiinlia — holosericea — py- renaica , Galium palustie- — lucidein — ^pnrpweuni- — pu- sillinn — trichophylluni — mollus;o — paiisiensc , Cyclamen hedei ifolium , PhyLcuma Michelii , Viola stiivta , Jnipatiens rosmariiiijblia , Anethum pipeiilum , JAnum flavum—-campannlatum , Narcissus pseiido — najcissus , Colchicum autiimnale — montarium , Erica rarmdosa , My^'oocyloii periiifenmi ) Silene sericea^ Senium gallioides, Leptospei mum. resinij'eium , Caljptianthes paiiiculata, Mcspilas jloreutiua , Rosa alpina , Lettsomia tomeii- tosa—lauata , Ileliauthemum i'ulgate, Barlsia odonli- tes — serotiiia, Linaria vlialepensis ^ Alyssum argeuteuuiy Sisymbrium terreslre , Erodium Botrys , Orohus tube- rosus , Ervum unijlorum — hirsutum — parviflorum- — s^ra- cile ^ yjstragalus coiiugatus, Crepis stricta , Carduus vutans. Osservazioni sui Balaindi, del professore ab. Camitlo KaazANI. Fascic. Ill.pag. 2.6g, fascic. If, pag. 269. • — Lo scopo dell' A. in questa Memoria e di radcbizzare la classificazione di que' testacei comunemente coguiti sotto il nome di balani , e clie egli, per motlvi clie sa- ranno accennati , iutitola balanidi. Iniprende adunque a cercare: I. ''a qual classe a])partengano ibalaui; a.^di qual ordine sieno; 3."^ sc si debba formai'ne unafamiglia; 4-" ^e in pill generi si abbiano a distribuire. Ris-petto al primo quesito ue' vecchi tempi si avrelibe I'isposto che 1 balani spettano alia gran classe dei venni, clie comprende animali coniposti di una soslanza molle sprovveduti di sclieletro , e le cui membra non sono invcsliLe da uu iute»umeiilo croslaoeo. Una tale risposta rARTE ITALIAKA. ^ oon sarebbe piii soddisfacenfe , dopo clie questa class* Linneana e stata dai moclerni mt'todisti in vavie fotrire or' fitjuaiciata e raffazzonata , e dopo che estate listretto il 6ii;niflcato del vocabolo da cui essa tiae la denomina- zioue. Anche i balani si lisentirono degli effetti di queslo scisma , essendo stati senza discrczione balzati dall' un ordine all' allro , dall' una all' altra sezione , ora inclusi in una classe, ora compresi m un gjuppo , da cpiesli col- locati in un gencre, da quello ipso facto porlali altrove e via discorrendo. LA. rende conto con molta erudizlone di tutte queste disparita di sentenze , e la scena che mette innanzi non puo essere piii lepida per la babilonica con- fusione cbe rappresenta. Appoggialo finalmente a buone ragionisi uniforina al sentimento di coloro clieli collocano nella classe degli acefali, cioe di que' moll uscbi che non hanno mia testa distinta. Stabilito il genere va rintracciando 1 ordine a cui appavlengono. Ne' vecchi tempi si avrebbe detto che appai'lengono all' ordine de' testacei , ed alia sezione de midtivalvi , poiche queste suddivisioni si prendevano allora dalle differenze di struttura del guscio , che sono pitt appariscenti , c che ne suppongono altre nella organlzza- zione dell' animale , ma dillerenze considei'ate in gvande. Ora cbe piii sottilmente si va speciUando si desumono direttamente dair org anizzazione, e dividend© I'A. in sei ordini la classe degli acefali a uorma delle divei'sita cbe preseutano le braccia dell' animale , o dell' assenza di queste , include i balani in quello de' Ceratoleni , che comprende gli acefali a braccia cornee. Questi ordini , sono stabiliti sopra note abbastanza Carattei'isticln-, se non che ci sembra che uel quinto e nel sesto devii I'A. dall' uuita del pi'incipio, poiche non con- lempla soltanto la mancanza delle hraiCc'ia. (^\i Anoleni), ma la presenza eziandio, o 1' assenza del guscio, o della conchiglia ( Caliptanoteni e Gimuanoleni ) in cui e rac- chiuso o no 1' animale. Air ordine dt; Ceratoleni ascrive egli parimente I'ana- lifera clie cou barbaro vocabolo atiatto iusij^iyGcaiite e ^o A i" r E K D I c t. cliiamala dal Franccsi aiiatife, e la sepava dai halani a cvii 111 assoclala da Liuiieo , che iucluse qucsta e quclli upI ofiiere Lepas. BiU4;ui<;ve avt^va j^ia fatto questa scpa- ■razioiie , ma cssa per vcrila era stata pcinia iiilrodotta da Lesser, da Klein e da Brouue uctia sua Sioria nalurale del- la Giam^ica, che da ail' aualifera il nome di pen [ilasmus, Polche e piaciuto all' A. di adotlare questa distiuzioiie, ciasclieduno si attenderebbe divedere un genere partico- lare pei balaui. Lamark lie fece tre, egli ne agi^iutige aitri cinque. In otto generi adunque sono divisi da lui questi lest.acei : Aseinns, Ochthosia, Balanus , Chtw- mains J Coionula , Cetoplius, Dicu^ema, Tuhicinella , c i caratteri sono tolti dalle difference del guscio. Se si eliiedera quali differcnze cosi solenui presenti il guscio di questi viventi per essere autoi'izzati a dividcrli in otto generi , risponde 1' A. che noii crede che sia permesso di riuuire nel medcsimo genere baJani a tubo quadi-ivalve con quclli il cui tubo e composto di sei valve. Considera egll inoltre le variazioni che presentano gli scompartimenti dell' estrema superfizie delle valve , le suture, la figura dell' apertura , la base del tubo e il numero delle valve dell' operculo. Ma se 1' A. esaurisce questi caratteri per istituire dei generi , nou sappiamo quali altri somiuinisti'cra la conchiglia per distiuguere le spczie , e che sicuo appariscenti e costanti. Egli giustifica questo suo operate con dire , che il diverso numero delle valve dee dipendere da una diver- Sita di organizzazione dell' animale a])ilatore del guscio. (iCrto anche tut4;e le differenze specKiche delle altre con-^ chiglie muovono dallo stesso principio, poiche il iMarex bi anrhiris , per esempio, non k esattameate organizzato come il Mincx tiimcubis, ne il Carclium lushciim come il Cardium faheiculatam , e chi volesse troppo insistere su rpieste difterenze potrebb*^ istituire tanti generi, quante sono le spezie, come fu fatto da Klein In quel suo guazza- buglio , che produsse come sag^^io di un sistema. • Ma le dKTerenze sulle cpiaii mi a]);)oggio , direbbe un metodista , sono da me considerate di grau rik- TARTE ITALIAKA. ^ vanzii. Or c)ii polra fissavnc il grado dl valoi'e e dtci- tlerc s(,' siciio cosi essenziali ? Per esscre brevi diitmy, chc tjualumiue raj^ionaniento fare si vo^lia, e si polrebbe fai'ne di assai sotliii , acconseiitini ciasclieduno cbe ie nostre classi, i nostri ordini, i nostri generi nou sono che riparazionl artitiziaii a cul non vuolsi dare inap^giore hn- porlanza di ([uella chepossono avere , ripieglii introdoUi jxT ajiilare la niemoria , lacilitare la riconoscenza doUe spezie , abbreviare la strada per vinti'acciare il nonie che loro fu irnposlo, e che qualunque sistema che male sod- disfi a questo scopo , niolllplicando soverchiamente le sud'UvisDiii, e per conseguenza la lista dei nonii , nou poti'a mai riuscire di uii uso universale. Ma il di\ erso numero dcUe valve dei balaiii , che in alouiii sono quatti'o, ed in altri sei, ed a cui da tanto peso I'A. , nou e gia presso lui nn cavattei'e generico : esso serve sollanto a dislineuere in due sezioni la l'amicrc una uoNilu , sorgcraiiuo i tiiosoli a coalcin| lai'e 9* A r p E N D 1 c e; sotto vistc pill grncrali il sistcma dclla nahira e \e scainl)ie\ oil relazioni che iiisienie imiscoiio i cliftV-renti esseri orij;anizzati, c si dini allora clie non pochi modorni mctoclisti fuvono ncdlastoria naturale cio che erauo un tempo i sofisti nella letteralura* Per^ qiianto poi spelta all'A., qtialunque sieno le sue idee sistoinaticlu' , egli si mostra osservatove lino e dili- gente, che e quauto piii iniporta , e molto ha contri- buito con qiieste sue ricevche a mettere in chiaro la costniziorte del guscio de' testacei che imprese a illu- strare, intorno a che non si avevano per i' innanzi che imperfette nozioni- Osseivazioiii per sf^rviie alia storia di una spczie (U Jnlus coinuHissima nella pianwa Pisana , del dott. Paolo Savi. Fascicolo V, /'«,■?• 32,1-337, con una tax'ola in tame. — II Jido e un insetto comimissimo che vive sotto Ic pletre e ne' luoyhi unaidi canipestri , di forma semicilin- (Irica , di colore piu o meno bruno , e corrcdato di gian niimero di piedi, onde e volgarmente chiamato centogam- be. Due spezie di questi juh semicilindrici si descrivono dagli autori come fre(juenti in Europa, Wjulas terrestris , c il sahulosus L. Una terza spezie ne ha determinato il dott. Savi la quale e familiare nella pianura pisana, ed k da lui inlitolata julus ( communis ) segmentis supra nigris , subtiis alhidis , antennis capiti siibo'qualibus , alba cinereis , ano obtuso , ultimo segmento obtuse acuminafo. E diverse dagli altri centogambe europei pep la grandezza maggiore, pel colore, e per lultimo segmento ai'raato di una punta assai lunga , e somiglia non poco aH, Julus fuscus , ed al julus indus L. amljedue esoticl. Ritletteremo che il julo dell' A. e stato ottimamente conosciuto dair Aldovraudi, e da lui figurato, pag« 636, fig. 7 : che se quel naturalista lo desci'ive tutto nero con zone dorate ( pag. 634, 637 ) e da credere che fosse una varieta aecidentale con macchie giallastre. e se lo chiama pedihus hirstitis ha voluto alludere alia iigura di peli che i pie rappresentano , attesa la loi'O sotligiiezza , nella stessa guisa che disse Piay pedas scu cirri albidi ^ te- TABTE ITALIANA, gj" mio<: , pilorum instar. ( Hist., insect, pug' ^^ )• Esso k al- tiTsi liqiirato da Moiitct (Insectoi. tiicat. pag. 199) a cui fu |»orlato clalla BarLeiia , e lo qualilica cli colore ijruuo neiircio. Dope di avere accuvatamente descrillo 1' A. V estenia struttura di questi contQuainbe , espone come sugceda il lore accoppiamenlo, yiacclie conscrvaudoiie iji casa gran copia, do])0 di avere imitilmente atteso per tiitta i estate e 1 aiiiuniju del 1816, finalmrnte la matlina dell'ultijno di diccinitre alle oi'e 7 fu cosi iortiuiato di sotpiendeie la /m» till a sul fado , e dope quell' epoca pole osservai'li spesso accoppiati. Questi auimali ceiebvauo aduuque le lore uozze in una stagioue generalmente in questi paesi poco favo- revole agli insclti per simili Qperazioui, ma forse deesi eio atlribuiie alia doleezza del clima della Toscana. Lc pKrll mascliili si trovauo nel sesto anello, ecou- sistouo in sei laniine di natura cornea. Confessa I'A. olie questo e quanto gli e riuscito di vedere , ma e pro- baLile che questa sostanza cornea non sia LI vero or- gano della volutta. Le parti feniniinee sono situate fi'a il primo e 11 secondo anello , e nulla lasciano vedere di notaliile. Passa jioi a desciivere i lore amori in una maniera t^nto pill leggiadra e piacevole quanto che e scevra d«i pretensione, vale a dire non alia maniera di Bonnet. I jidi o le jule gravide hanno nel corpo uu' immeusa quantita di uova , ma egli non ha mai poluto vederle deporre dalle femmlne die custodiva in casa. Queste uova sono rotondale, giallo spure , del diametro di una mezza linea. I piii gloyaui iudividui da lui osservati erano lunglii due linee e grossi un terzo , ed avevano 36 paja di gambe : consecutivamente aumeutano di anelli e di gambe mutando successivamente la pelle , e qxiesto fatto non era stato finora da altri adocchialo. Ignura da cjual pai'te S(;gna 1' aumento degli anelli e dellc g;mxbe , ma sospetta elie cio possa essere da quella piii prossima all ano. JNci piccioli juli non tl•o^ asi dillerenza di sessa 6vUuppaudusi lc naiU ^enerali CQU i uccrescixueulo. 94 A V P E II U I C E. I jiili stuzzlo.ili traniaiitloiio un cllspiacevole odorc cKc nessuri naluralista ha delto d* otide provciiga. L' A. si ^ acceilato chc dlpenJe da un uiuor giallo che trasuda tla tori disposti uuo per ogui lato di aiitllo , ed a cia- schcJuno di questi fori intei'nameiite corrisponde im serbatojo a mo' di vesciclietta di color nero , e ripiena dc-11' uiuovo ft-lido. Una proprieta singolare di questo unioi'e e di tingere la cute di un colore rosso , che non isyauisce che col tem]>o , simile a quelio prodotto dal nitrato di mercuric , e dal mui'iato d' oro. Es^a ha la densita dell' olio di oliva , un odore forte e picoaute che sembra somigliare a quelio del gaz clorino. Si imisce con 1' actjua e piu solk'citamcute con lo splrito di vino. Da queste propx'ieta, esposte dall'A., appave adunque essere desso una sostanza diversa da quella ottcduta da Margraff dalle formiche , la quale e un olio che non si mescola ne con Y acqua , ne con lo spirito di vino retiificatissimo , e indorato ed insipido. Questo all' opposto ha un sapore caustico , e produce sulla lingua, dice 1' A. , la stessa sensazione che si pro- verebbe se fosse bucata con un ago. Levato dalle ve- scicheHe forma dopo poco tempo dci piccioli crislalli limpidissimi difigiu*a otlaedra, che indi a un certo Iratto spai-iscono, polche esso e volatile. Arrossa la tintura di tornasole , non altera il muriato di barite e il nitrato di argento. Loggiamo nelle transazioni filosofiche che Lister credctte di avere rinvenuto un liquoie parimente acido in un julo cilindrico , ma non avvero la cosa con dirette esperienze {^n. 1670, tium. 68, art' 2 ). Quelle deir A . raeriterebbero di essere seguitate onde stabilire se r acido di cui si parla sia anal ogo a quelio delle for- miche , della crisalidi , o di altri insetli , poiche parec- chi ne sommlnistrano. I fori delje trac'iee in questo julo sono, glusta le os- SPfvazIoni 3tiiiale , e cio clie e piu singolare, e da iiiun altto os- scivalo, qiu'lla ancora delle trachee. Un' altia proprieta cln' gli avviqina ai crostacci e la riproduzione dcUe ganibe e deile aiiteune la-iliale. . ... 11 Ques'iO (' quanto di piu esseiiziale si conticne nella Memoria del jn-of. Savi. Questo rinomato botanico da a divcdere cbe la saoacita ncll' osservave non lo abban- 4oJia niai oYunque voglia rlvolgere la sua atlenziOBC, q6 NOTIZIE LETTERARIE, •R O M A. OuA Eccellenza la slgnora ElisaLetta, duchessa di Devonsliiiquella scuola ( inetodica ) fu A-Sclepiade , di cui le lezioni ascoltb lelso^ e le derive. Celso confuto i princlpj delia setta metodica, carabiati iielli pimti essenziali da Temisone, discepolo di Asclepiade, di cui abbandoiio le ricerche delle cause occulte. Celso non potea ascoltare le lezioni di Asclepiade , gia morto sopra mezzo secolo prinaa , cli' egli liori&s« ( Cocchi discors. i sopra Asclep. pag. II seg. , Firenze , 1^38 ): Ne piuito derise la Dottriua di quello gran medico , anzi molto la coin'- ruendo , scrivendo ( Lib. IV , cap. IV ) : i.t AscLepLa.des multarvun «< rerum , qiias ipsi quoque secuti sumv.s auctor bonus (2) n. (1) Acceniuire toltanto le epoche j e non far parola de' princi- pali autori e lo stesso che iiUerrompere la storia di un' arte. Ori- hasio J Aezio , J'ralllano ^ Paolo Egineta , Attiiario , non eanno coiifusi coi barbari. Tra gli Arabl ui sono pure scritto^i che pos~ sono stare coi Greci e coi Latini. Prima che la medicina passasse nelle tnani de' chimici , fu coltioata e promo isa in Europa d^t somrriii pratici di cui le opete nipriterehhero di essere conosciiite e studiate piit di quello che non lo siano. { Questa e le seguejiti sono postille deir Esteusore in risposta ). (2) Celso fu sccttico , tjuindi non la perdono a perun siftemntico insegnaudo , che I' arte di guarh'e e interartiente fondata sulla es- perienza. Cur potius aliquis Hippocratis cr^dat quam Heropliilo ? Cur huic potius quaiti Asolepiadi ? ( De re mpdica lib. 1 ). J^on si sa precisamente in che tempi vivesse Celso. Alcuni lo fanno con~ temporaneo d' Augusto , altri di Tiberio ed iXltri di C. Ce'sare. Po- teoa dunque aper ascohato Aiclepiade , non nell' eta in'cui Celso jiorioa y ma quando era giotiane ed iniziato neW arte. Asclepiade fu, stietto ainlco di Cicerone. PARTE ITAHAiJA. g^ Alia pag'ina 297. Ella scrive: Fa gran caso P an tors thlla furza miitegonistica uuUcaia da Ippo crate tru 11 ciwre e il cerv-elLo ^ seiizcb di cui la vita si spegne. Nel 5 XL, pag. 25 ho scritto: u Oainium maxinnvm , et primum (( physiolog'icixm mediciiiae priacipium ejusdem lundctor , et pareu» «> Hippocrates sequentlbus exaravit verbis : principium ma'aium ad ti estreinam paitcm pervenit : ex extrema parte ad maonuin princi- (( piiim pervenit. IJna natura esse , et non esse n. A qual testo ho ardito di ag^iungere : ti vis quidom antegonistica genuina vita causa >?. Or di grazia, per . E nel seguente 5 XIV sfrissi , u Tertium Hij^- <( pocritis medir-ina! principium: cames attractrices et ex ventre, et CI extrinsecus ; indicio est sensus ipse , quod expirabile et inspi- (. rabile est totum corpus •■>. Di qua! calibro fossero in raedicina questi due da lei trascurati tiiiologici principj , e troppo noto agli accurati niftdioi. Alia pagina 299 F.ila m* inrolpa d' easerrci lasciato guidare del- 1' ardila ipotesi , che 1' influenza deli' aria su i corpi animati pro- Venga specialmente dagl' insetti , e si riserba di parlor su di cio in fine dell' estratto. Ed io rlipondero in fine di questa lisposta ; Alia pag. 3oo Ella dice: f^uol lo Scuderi. : che tutti i conta^- fi quail, secondo che esso interpetra Ippocrate , sono lo stesso Qhe le epidemie ) nano esotici in Eiiropa: eeritii , ck' e^li pretende di atier dimostrato in una di lui opera: de variolarura inorburuia que contagiosorura origine , causa , atque facili extinctione ( Neap. *7'^9)' * '* (pt^t-le ft accinge qui di njinoo a provaro , in>>eftl-rando con ordine storico I' ortgine delle pestilence ^ vhe veunero fiM not. portute. I oo A r r E > D 1 C E. L' mii<;a ppoposizione da me dimoilvata nell' opera stampata ia Napoli fu la seg;uente ( Part. I, § *IX . pag. ^o ) : « Epideraici a memorle tnolto tmteriorl till' anno i5o5 , e in cib non ha fatto che conferniare le dotte ri- r.ercJie del Rasori , il quale , a purer no.'tro , tratfo megllo d' ogni allro qugsto aroomento. TASTE ITALIAKA. 101 di peste alriina (l). Se Ella non resti sodjisfatta da qucste autoriti, si pazieiiti rileggere il § XXXI , del torn. I della mia opera pa- {ina 1 58 e seg. Alia pag. 3o4 rappoitando EUa la febhre lento-nervosa di Hivxlia- mio , da we nel § XXXII j pag. iry comparata ,con la febbre ar- dente epiderriica d' Ippocrate , ha _scritto cosi : J sintoml principall SO)W sete inestingulbile , e colore mordace fastidiosisslmo. lo nella pasjina i-<), § XXXII ho avvertito la gioventu cKe (jnestr due sintomi iiidivisibili per Galeiio (-Clas. Ill, comm. Ill, pag. i44 ) dellf febbri ardenti sporadinhe , endpmiche o pancoiii| , iion si 03- ser^'ano mai nelle febbri ardenti epidemiclie d' Ippocrate ne tanipoc-> ntlle febbri lento-nervose di Uxhamio. Perclie ha trascurato Ella q^uesta gran differenza ? Alia pag. 3o5 Ella ha confuse la colia epldeinlca osservata in varlq province roinane , e descritta da Paolo Egineta, che fiori nel secolo settimo dell' Era Cristiana; indi da Citesio chiamata colica pictonum, perche nel 1.572 malmeno ijnel paese , poscia da Uxhamio chiamata colica ramnoniorum , perdhe nel 1724 afflisse epldemlcamente quella popolazione , 1' ha confuso , dicpva , con la colica sporndica nominan- dola coWca. pittorica , ed altre due volte colica dei pit tori , che la sofjfrono , perche maneggiano il piombo i quand' 10 nel § XXX^ IT^ pag. 30!? ho trattato della epidemica (2). Alia pagLna 307 Ella mi fa leggere : Opina I' aufore che dfin- cii!0 dalle peitilcn-ze primitiie la serpigo, V impetigo, leuce , viti- ligo, r erpete miliare e corrodente , la crosta lattea, la gotta ro- sacea, la tigiia; le scrofole , i reumi^ ec. Dio buono 1 queste affezioni esantematiche deriveranno dalle pp?t!- lenze primilive qualora per coiitatto, fomite , o per geuerazione si (i) Andrea Ixicuna peritlssimo greclsta , e studio si ssimo del Ga- lena , nclV opera .' Epitome omnium rerum et sententiarum (juae an- tiotatu digns in comment. Galeni in Hipp, extant , cos\ defitiisce con Galeno Stesso la voce epidemia : epidemicuj morbus est qui tempore anni aliquo , atque in regione aliqua_ abundat. etc. , ed e proprio il senso con cid 1' adoperano i moderni. Antonio Gnaincrio dice I' epi- demin quasi morbus superadvenicns. Quante incertezze ! (a) Ferche non mancano autori i quali adoperano come sinonimo della colica saturnina la colica del poitu colica pictonum , vnlge sa- tnrnina. Jnnkcri. Del resto bisofntn pur confessare che non siano an- eora giunti i prntiri a hen definite la natura di ijuel malore ^ e meno ancora g;li eruditi a dimo^trare I' analogia die passa tra hi colUca del poitu e quella cfic , sccondo I' a^ierziouc di Plinio , serpe^\h per la prima voltti in lionni sc'tto iL re^'ut> di 2'Lberio. i02 A r r EK D IC E. attafcclier^bbero ai sani , cd alloi-a saranno contagiose, non gia. 9« iia- sr-eraniio da cause sporadiche, eudemiche , o paucoine , come ho av- veitito nel § XLIV , pag. 223 , perche Eila noa appose quest* distinzione (i) ? Alia pag. 3oS Ella ha scritto : Putredo ( sono sue parole ) nihil aliud e<:t ^ quani naturalium insectoruin interituSj et ex eo morbo~ sontm insectoruin evolutio. Coll' acgiungere a tjuesta proposizione , sono sue parole , mi fa cre» dere d' aver Ella voluto insinuate a clii non ha per le maui la mia opera, eh' io I'jssi 1' autore della medesima, e ch' Ella la giudica o paradossale , o almeno ardita ipotesi , quandoche nel § XL V , os- serv. XVII, pag. 238 non ho fatto altro che compeudiaila da Plen- cizio, che proraette con evidenti esperienze e con autorita onmi exceptlone majoribus fame in altro luogo la demostrazioiie. E<:tratto del secondo tomo dell' Opera. Nel fasclcolo XII, dicembre , iSiS, alia pag. 46S Ella ha scritto intorno alia definizione della febhre si attiene a Celso. ( Lib. II > cap. II ). La delinizione della fehbre non 1' ho presa da Celso , presso cui Mon esiste ne nel luogo da Lei citato , ue altrove della sua opera ; jna secondo la fisiologia Ippocratica 1' ho formata cosi : ci Febris « igitiu- ( § LIV, LV, LVI ) est aucta quavis ex causa totiue ti corporis ambitus supra illam cordis vis anfegonistica ( § XI ) isione delle febbri secondo Jpiiocrate. Intorno a ell's noteremo soltanto come per einitriteo ( voce tuttora in questione fra pradcl ) intenda I' autore la seini-terzana ^ ossia terzana doppia , la piii pericolosa di tutte le intermittenti , pnrchh spesso sintomatica della tabe j e d' alt re cronicke infermita. Per emitriteo d" Ippocrate non ho inteso la terzana doppia , ma (i) Che una specie d' esantema possa essere ora contagiosa _, ed ora sporadica , non e stato an.cora prot^ato. Ma non e strnno che I'A. coji. jiensi in Sicilia , dove recentemente t" h dtsputato a lungo , se la scarlattina j che iei doininava _, si dovesse gii'-dicare contagiosa ^ oppure epidemica. (2) Vcramente in questo passo ci ha tradito la tnemoria y invece di definizione . si do^ea dire i sei^ui della febbie iminiuente de- icrUii da Celso nel luogo citato. i PARTE italiana: io5 tiel 5 LX 1' lio trascritto dallo steaso^ppocrate ; ed e diverso delta semi-teizSna di Galeno, die vuole costituita da una terzana iuter- iinittcntej geuerata da bile e da una cotidiana coatinua , prodotta da pitiiita, come ho esposto nel § LXVI , nam. 6, pag. 35 (l). In fiue della pag. 469 Ella dice : Che se queste cuf^Miii ( j^roc»- tartlche J sporadiche o endeniiche j pancoine o epidcmiche J non. ispiegano la rag'ione de' periodi delle febbrij si deve essa ripoije con Ippocrate riell' indole delle stagioni^ o coil' Off maiino nella quallta e qutmtita della' materia morbosa _, e nella sensibllita, de' ncrid. Nelli §5 LIII3 lilV, LV, rapportaado le autoriti d' Ippocrate , di Asclepiade e di Galeno lio creduto dimostrare cLe i diversi pe- xiodi della Ichbre di «£ualunc^ue genere si fosse, dipeudono dal diverso costipameiito de' poii della cute , e dalla di\ eisa forza antagonistica del cuoie , che entrambi ora si accrescoiio ^ ora diminuiscono in di- versi gradi ed in diversi spazj di tempo, secondo la diversa aziond di tiitte le sei cose , chianiate non natural! , che possono accrescere e diniinuire era la potenza del cuore , ora il costipamento de' pori della cute : ne diversa e la ragione , per cui le febbri dall' indole intermittente passano alia i-emittente o coutinuaj come da (piest« alia intermittente (2). Alia pag. 471 Ella mi fa leggere : Cura. Miglior metodo general" mentt e quelle j che promuove U sudore j lasciando nel resto ope rare la nntura. II nriio § CXII , pag. lo5 sta scritto cosi : a Cerlior, atque secu- « rior feLres omnes curaiidi inetliodus ilia erit , ijuas iiistnsiLilcm (( corporis per spirationem quovis modo perturbatam in naturalera «i statum rcvocare apta fuerit , uti effecit uatura dtim sponte febres 1^ expellit 55 : Perche jnai esponni f>eguace dell' audace metodo di VVan-Elnionzio (3) ? Alia pag. 4^2 Ella scrisse : Fra le intcrmUtenti pestifere anno^ vera pure la cinanche tracheale detta con altri noml croup . an- gina memhranosa del MivhaeHs. L' assegnare ad una fcbbre 1' indole e la natura diversa da (i) Hemitritaus est ilia species amp'iiinerinas in qua singulis diebm est paroxysmus , ast alternis diebus parosysmus a stunmo frigore in- cipit quisi tertiana cum quotiiliana coutiuua simul concurreret. Sau- sages. E. sono poi tante e si du-erse le defmiziunl che si danno del- l' amttriteo , che sarebhe f'xrsv opportwio consiglio di non fur pi it uso di queita per noi incertissinui voce. (•j) Oplnione , e nulla pin. (.1] JXon vediamo d' esserc stati infedcU al teste. I04 ArP. PARTE ITAt; quella, con cui Than classift^ata altri metlici rispettabillssitni j non • aftare di poco momeuto. 11 tentar io con tre semplici osserva^ioui di dare altio uome al croup degl' Inglesi , all' angina tracheale tli Cuilen , e membraiwsa di Micbaelis , etc. : febbre letalissima sotto q-iiesti nomi , e cui-ata proiituraente ( ma una sola volta ) sotto r aspctto d' intermittente pestifera , meritava che Ella nel sua estratto no avesse soUecitate ai pratici nuove e replicate sperieiize, per determinarseae il precise , fotie ia vaiitaggio della societa (i), ( Sara continuato. ) (i) Flnora altro non conosciamo , se non che sotto queHi diverd nornl si descrive I' i)ifiarnmazlone della laringe e dell' aspra arteria ^ e n' e prova, I' identico nietodo di cura tanto nel croup che nctlet ciaawclie tracheale , ec. Sqiiarcio di letter a scritta dal jsig. MarzAri al si^. Brocchi , intorno ai giaciuti di Lonedo. Vicenza f 20 dicembre 1817. Nel mmiero XX della Blblloteca italiana ho veduto pubblicato un articolo di lettera da me indirizzatavi li 2 giugno , iu cui vi aa- tiunziava di avere nell' ultima niia escursione osservati i giacinti dl Lionedo ia uaa roccia trappica ia pooto. Avendo aegli scorsi giorni riveduto il sito , temo forte che la scoperta sia genuiaa, I giaciuti da me riconcwciuti per tali , mi senibra essersi introdotti uella roccia per le fesiure da cui e attraversata. Vi prego di fare inserire nello stesso gioruole la presente mia dicbiarazione, Errorl occorsi nell' antecedente fasc'icolo Pag. 373. lia. t5. tronco ^^00^ ''"oao n 465. » 36. 88 di R. « 88 di F.. Nel fascicolo XXIIX » 3i7^ n 4o> Jacolite n Jodialite .VATORIO DI BRERA. S ERA • S EZ/.A DiREZIONE s Stato o el del o ) METRO. Vento. dkll' Atmosfera. I r.,5 so Sereno ■J 55 3 E Nuv.-jiiogg^ia mill. 3 5..) E Piovoio 4 5 4>G 5,8 E O Nuv.-rotto-piog.-»er. Sereno 6 4,o O Sereno 7 4,0 s Nuvolo 8 3,5 N nuv.-piuvoso 9 4jO O Nuv.-ser. 10 3,u s o Ser.-neLL.-nuv- 11 a,5 s o Ser.-iiebL. 11 2 i o Se.euo 1 3 -"'i o Sereno "i 1.8 o Ser.-nebL. ir> a,r> o Nuv.-nebb.-pioggia iG 2.5 s o Sereno 1; 2,3 E jVuvoIo i8 2,5 s o Nuv.-nebb. •9 3,0 o Niivulo •JO 2,0 o Nuv.-nebb. ai 0.0 jsr E Nel>bia 22 1,5 o Nuvolo 23 1,5 o Nuv.-piovoio 1,5 3.0 E o Neve-plojrgia Nnv.-ser. 2G 2,0 s o Nobbia 2- 2,0 &'. Nuv.-nebb. 28 1.5 () Nebb.-^er.-NiiV. 2C, 2,.J N O Sereno :^;. 0,2 S S E Ser.-uebb. at ^■\ S- Nuv.-ser. -Nuv. Tia . . . + 6,5 . Alt a . . . . .-3,8 1 Quaiititl della pioggia ■ • 1 poll. I. lin. I0j2(i- OSSERVAZIOm METEOROLOGICHE FATTE AL R. C OSSERVATOMO Dl BRERA. Dicemhre , 1 8 1 7. IVI A T T I N A s ERA 1 ^ ALTF./.ZA ALTE/,7,A DiREZ.iONE Stato Alte/.za ALTEX/.A DiREZIONE Stato a del del del del d el del 0 Barometro. Termometro. Vento. dell' Atmosfera- Barometro. Termometro. Vento. DELL' Atmosfera. 1 p. 28. 1. 0.8 -f. 2.5 E Sereno p. 28 1. 0,1 + 6,5 so Sereno ■i 27 1 1. 5 + 4,5 s 0 Nuvolo 27 9fi + 5,5 8E Nuv.-pioggia min. 3 27 5.5 + 4,8 E Nuv.-i.iogg.-preo. 27 3,4 + 5,9 E Piovoio 4 27 3,G -h 4.5 s 0 Nuvolo 27 5,0 + 4,6 E Nuv .-rotto-piog .-$er. 27 7<7 + 4,0 N 0 Nuv.-rotto-nebl)- 27 2'^ + 5,8 0 Sereno 6 ■^1 G,9 + 0)0 0 Sereno 27 6,6 + 4,0 0 Sereno 7 27 5,8 4. 2,0 NNO nuv.-piovoso 27 5,6 + 4,0 S Nuvolo 8 ^7 3;,8 + 3,0 0 Nuvolo 27 h9 + 3,5 N nuv.-piovoso 9 •^7 0,7 +■ 3,0 0 Nuvolo 27 0,7 + 4^0 0 Nuv.-ser. 10 ■•*7 ''7 — 1,0 0 Ser.-nebb. 27 3,0 .+ 3,0 SO Ser.-nebb.-nuy. 1 1 '-'7 5.0 4^ 0,5 s 0 Nebliia , spruzzi di neve 27 4,2 + 2,5 s 0 Ser.-nebb. 1-2 27 3.8 — 2,0 0 Scr.-nebL. 27 5,7 + 2,4 0 Se.eiio i3 •■^7 6,7 — 2,2 0 Sereno 27 7,0 + 2/1 0 Sereno 14 37 7.5 — 1,0 N 0 Ser.-nebb. 27 7.8 + 1,8 0 Ser.-nebb. if> 27 8,0 — 0,0 0 nebb. -ser.-nebb. 27 8.4 + 2,6 0 Nuv.-nebb. -piog-gja iG 27 II. 0 — 2.0 E Sereno 28 OjO •f 2,5 s 0 Sereno >7 37 10.7 — 0,8 0 nuv .-ser.-nebb. 27 90 + 2,3 E Nuvolo 18 '9 27 8.0 + 1,8 S Nuv.-nebb. 27 5,a + 2,5 s 0 Nuv.-nebb. 27 2,0 + 1,8 0 Nuv. -nebb. 27 i,o + 3,0 0 Nuvolo ■-!U 27 2.9 -f 0,3 N 0 Ser-nebb, 27 3,0 + 2,0 0 Nuv.-nebb. 21 27 5.0 — 1,0 0 Nebbia 27 5,0 0.0 N E Nebbia 22 37 5.', — 1,6 0 Nuv.-Neve-prec. 27 4,7 4- 1,5 0 Nuvolo 23 27 4,2 — . 0,0 E Nuv.-aevoso 27 3,0 + 1,5 0 Nuv.-piovoso 24 37 4,0 — . 1.2 0 Webb. -ser.-nebb. 27 3,8 + 1,5 E Neve-pio"-. 27. 11,0 _ 0.5 0 Sereno 28. c,o — /,,0 SO Nebbia 28. 0,0 — I;0 so Sereno ti 27. 11,0 — 3,6 0 Sereiio 27. 10.0 0.0 0 Serer.o i3 28. 1,0 . 1,0 E* Sertno 28- 1,5 4. 2,8 0 Sereno I ( 28. i,G — 0,0 0 miv.-iiebb.-ser. 28. 1,6 Z -2,6 so Nebbia l^ 28, 0,0 — 2,5 s 0 nebb.-Ser. 28. 0,0 4- °-7 S 0 nebli.-ser. iG 27. 11,0 — 1,0 0 Scr.-nebb. 27. 11,3 4* ^'^ E Ser.-nebb. 11 2-. 11,8 + 1,3 E nebb.-Niiv. 27. 11,0 ►f 2!,7 E Nuvolo iS 27. io,r> + 2.0 s 0 Nuvolo 2-. 10.2 + 3,5 E Kuv. . . . ser. '0 28. 0,7 ■f 2,5 N* Sereno 28. 0,8 ^ 3.8 N* Sereno iO 28. 2.S 1,0 E Serene 28. 3,0 4. 3.fi E Sereno 21 38. i,D — 2,0 0 Sereno 28. 0,7 4. 2,5 E Sereno •li 28. 0,2 — 0,0 0 Ser.-nelib.-ser. 27. 11,8 4- 3,0 0 Sereno x^ 27. 10,4 + 0,4 S jMuvolo 27. 9.1 -f. 2,0 s Nuvolo a'l 27. q,o + 1,5 E SE Nuvolo .... 27. 8,5 + 3,0 E Nuvolo ■jf> 27. 5,6 + 1,0 0 Nev. . . . Nuv.-ier.-NuV. 27. 7.0 >f 3,5 0 Nuv. -ser. -Nuv. 26 27. 11,8 + 0,0 N 0 Serena 27. 11,7 4, 4.2 E nuv .-Ser. -nuv. •J 7 28. 0,0 4- 0,5 SOS Ser.-Nuv. 27. 11,6 4, 3,8 4* 3,0 0 nuv. -Ser. ■jS aS. 0,0 + o,fi 0 ser.-uebb.-Nuv. 27. 11,0 E Nuvolo ■4) 27. 9. a 4* 1,6 0 nuv. -nebb.-Ser. 27 . 9 ,6 + 4,8 0 Sereno 3o 27. 10,2 + 2,3 E nuv.-nebb.-piovoso 27. 9,0 + 2,3 4< 3,0 E nuv.-nebb.-jiiovoso 3i 27. 7,0 + J,0 0 neve nnv.-nebb. 27. 7,3 0 Nuv.-rotto-Nuv. / Massima ... 28. 3.0 , 7,0 > Altezza dul 1 , Massima . . . 1 Minima . . . ^ Media .... . + 4,8 Qnantita Al teiza del Barome „ . . 1 Minima .... 27. 'ormometro . . . — 5,0 della pio^gia e neve iHi, .6,235. Media .... 27 iO;'>i . 4. i,i» •^ poll. I. li"- 4,^35. KB. V astcT isco * iiidica il vento forte. 100 BIBLIOTECA ITALIAN A Fehhraio 1818. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIEERALI. // Paradiso perduto , poema di Giovanni Milton, re» cato in versi italiani da Micliele Leoici. 2,.** Estiatto. ( Vcdi il Tom. VJII , pag. 876 di questo Giornale). X-i a tutti nolo, almeno per rinomanza , quanto sfai'- zoso nupaja Milton c cpianlo grancliloquente ne' soq^- getti iiumaginosi e sublimi ; ne di men gagliarJa tem- pera Joveva esscre dolato uii poeta clie impvendeva a dcscrivere un av\enimcnto, parte del quale succede in cicio e parte nell' infenio , e quando U luogo della scena uon sia n^ all' inferno ne in cielo, ma si rafligura ncl Paradiso ten'eslre. Penetrato il traduttore cle^li spiriti di'ir origlnale , giunge sovente ad emularlo in que' luoglu ove prevale il ten'ibile e lussureggia 1' ini- niaginazionc , come sareLbe nclle arringlie di Sata- nasso , nelle batlaglie de' demon) cogli angeli , uella descrizione dell' empireo , in quella deli' Eden , ed in altri cosi fatti argomenti. INIoltissiini squarci potremmo scegllore ove si ^ di gran lunga lasciati addielro tutti gli altri the il precedcttero nol mcdesimo arringo, c cl»e Irasporlarono nel nostro idioma il poema di Milton ; ma dovendo IVa tanta copia esser brevi , ci contenlcremo "" hat. T. IX. 7 lo6 IL rARADISO. di additare i segu(Miti. Ecco come ha prlnciplo la dc- scruione deli' Averiio. Dair lino sollevanlesi di abisso , Curve fino alia volla , ecco Ic inuva OftVirsi alfiu della prlgion di Avcrno ; E fosche inlorno rosseggiar le chiusc Tre volte triplicate ampie sue porle , Tre feiTce , tre di broiizo , ed aitrettante Di adamantino impenetrabil masso , Tutte guernile di pcrpctua fiamma , Che le fascia bensi , ma non le strugge. la ambo i lati de' tremendi varchi Due moslri di sembianze orride stanno. Dal A'olto inlino al cinto ha di donzella Di bellissime forme uno 1' aspetto ; Ma in vasto di serpente atro volume , Ove di punta , ove di scaglia armato , Digradando via via si cangia il rcsto . . . ec. f\h men bello e quell' inno alia Luce con cui il terzo canto incomincia , tanto piu difQcile ad essere con proprieta poetica tvadolto , quanto che la poesia e in certa guisa subordinata ad una uiistioa filosofia , € riceve lustro da essa. Salve, o del Ciel figlia primiera, o Pvaggio Coeterno del Nuxne , o santa Luce ! Labbro non e che a definirti arriv i ; Poiche lo stesso Dio che innan/.i al tempo Come in arcano cenli'O in te iu chiuso, Dio stesso e luce- Salve dunque , o vivo Diffoudimeuto d' increata essenza ! O se d' cterno rivo ami piu il nome , Chi far chiaro potra qual sia tua vena ? Tu prima cji del Sol , prima de' Cicii , E alia voce d' Iddio con ampia fascia Questo in fosche profonde acque natante Orbe cingesti , allor che dall' informe Voto infinito il pigro assc traea. Ma Milton Tion e poeta soltauto ne' grandi argo- menti. E<;li sapeva cziandio con pari felicita .?t;coii»o- rERBuro. 107 tlarsi a ti'.ittnre soggctti gai c dclicatl , e sc iiei priini tiioiia (• fol^orcggia , diflonde in (jiicsli una so ivissiiiia liK-e die tuUi irraggia gli oggclli e piacovolmente rillcgr.i It scena. Cliiunquc alia Icllura del Pai'adiso pcrdiito in siinili siluazloni si abbatta , nou puo uou ammirare in Milton un' immaginazione ridente ed una squisitczza di scutimento , per cui si palcsa lino e dili- genle osservatoro dclla Natura. So (lu\ pssinio recare in mezzo la nostra o])inlone , ci senibi'a die con pari eccellenza non sia seinpre il tra- duttore rinscilo in argomenti di simil £ tta , e che la sua musa lueglio visponda al siiono dell'epica tromba, che uon alia dolce armonia dclla cetra. Non v' ha chi ignovi il bellisslnio discorso di Eva nel llbro IV , ove si fa a uarrare ad Adamo i sentimenli da cui fu com- prcsa o 1(? sue illusioni , zioui lulonio ad uu passo clie ci sembra il piu ditlk'ile in tntto il poema ad essei'e convenitntemente lvadt)lto , dt)bl»iamo pvemcttcre che in qtialunque ma- niera siasl il sig. Lconi disimpegnato, egli ha gia vit- toviosaniento siiperato Itittc le altre traduzioni : esse sono al di sollo di una critica ponderata^ se eccet- tuare se lie voglia qurlla di qiiesto sqiiarcio che com- parve non ha mollo in uno scritto pci-iodico che si puljl>hca nella nostra citta. Per non iufastidire affatto il leltore con una sparuta prosa che si dovrebLe fore pi'ccedere in grazla di coloro che ignorano la lingua inglese , rcputiamo di esibire una vevsione letterale , che non chiamcremo poetica , benche in versi di un- dici sillabe , e la ricaviamo da un manoscritto inedito. Esso coniprende tutta la traduzione del pocnia di jNIil- ton , e dalla data apparisce essere stata composta set- tant' anni fa. Nelle delizie dell' Eden all' imbrunire della sera i due progenitori si trattengono in piacevoli raglonamenti , quando Eva richiamando alia mente una sua avventura, cosi incomincia. Spesso rammento il dl quando dal sonno — Prima fid desta , e mi tio^'ai p/ostesa • — Sotto all' omhva dci Jior y tnaravigliaiido — Dove, e chi fossi , onde Id giunta y e come, (i) Spesso quel di mi si rinnova in mente Che su lelto di fiori , alia molle ombra Di OTideggianti ai'boscei, la prima volta Scossa dal sonno , mi trovai posata , E attonita fra me dicea chi fossi , E dove e d' onde ivi recata , e come. (l) That day T oft remember, when from sleep I first awak'd and found my self repos'd Under a shade of ilow'rs, much wondering vhere Aud what I wa« J whence thitlj«r hrought and bow. PEBDUTO. 109 Essendo questo un tliscorso fsilto in via A'\ conversa- zione , sembra che non sia molto lodevole 1' essersl il traclnltore scostuto dalla semplicita dell' originale. Quella dilettazione morosa con cui Eva si trattiene a partico- laregi^iai'e il letto di fieri , la molle omhra , gli 011- flcggianti arboscelU annunzia il poeta che parla , uoii gia il personaggio che fanilliarniente i-acconta. Quasi tiitti i traduttoi'i si sono slimati in olildigo d' intro- durre in questa descrizione gli arboscelli a cui deb- bausi rifei'ire quei fiori,_, senza avvei-tire che se tale fosse stale 1' iateadlinento di Milton, non avrebbe usato la parola //ow'fw , ma sibbeue quella di blooms coii cui si specificano in inglese 1 fiori degli alberi : nul- r altro ha cgli inteso di dii-e se non che all' omhra di un cesyo fiorito. La prima frase del discorso , Spesso rammento il di , e allungata con circonlocuzlone in un verso inliero , come e del pari con oziose circostanze allungata quell' altra con cui esprime Eva la sua ma- raviglia. Quanto piii perde in I'apidita questo discorso, altreltaiito sccma di grazia e di naturalezza , e cio generahncnte sia detto per tutto il rimaueute , senza che pill abbisogni ripeterlo. Da cava speco indi non lunge uscia — D* argue utt suon moimorevole ^ e disperse — Iti un liqaido plan, giaccano inunote — Limpide come il del . . . . (i) Non lungi un mormorio di cadenli acque Da uno speco movca , che in valle aprica Ferniaudo il corso rimanean , siccome Volta di azzurro del , limpide , immote. (i). L' flegania e qui sacrificata alia fedelta, ma a pochi per certo anilra a verso quel suono niormOTeQole , quantuntjue il Boccaccio ab- leti, ed uno di questi si potrebbe poe- ticamente tradurre in italiano per etere o etra , ma sarebbe appunto troppo poetico , o almeno non cosi diretto , meatre in questo discorso 1' esposizlone deb- fa" essere semplicissima. Meuo cattiva adunque sara la ripetizione. .... Com'io lafionte — Cliino a guatare nolle lucide accpie — ^ me rimpeffo allra Jigiua appare — Che per guatamii si china* sorjnesa — lo mi arretrai ; quella si arretra : io torno — Allettata ivi tosto , ed I I thither went With unexperienc'd thought, and laid me down On the green bank, to look into the clear Smooth laiie, that to me seemed aoother »ky. PERDUTO. I I I allcttata — Tosto ella torna e rispondea con sguardi — • Di simpatia , d' amove (i). Appcna il volto Quivi fo innanzi , a riguardarmi china Ecco a fiontc apparirrnl a uu tempo istesso Dentro al chiai'or del luogo immagin viva. Per lo stupor mi arrctro , ella si arretra : Di cotal vista io paga, un' altra volta M' inollro , e iion men paga ella s' inoltra. Di simpalia, d' amor volano altex'ni Loquacissimi sguardi Male espresso nel secondo verso e il sense deU' ori- ginale. Eva non si accosta gia al lago onde spec- chiarsi ; primieramente perche non poteva avere ancora 1 esperienza che 1' acqua ritlettesse la sua propria im- magine ; in secondo luogo perched se di tanto fosse stata consnpevole, non potrebbe sorprendersi scorgenda la sua figura, ne I'avrebbe scambiata con altra persona. Tutta la bellezza di questo tratto consiste appuuto neir equlvoco in cui Eva incorre per inesperienza. Non sappiamo tampoco quauto opportune sia clie ella abbia da particolareggiare con la frase d' immagin viva qiulla die le apparve nel lago , poicbe un essere appena creato non poteva fare distinzioni ti"a la vita e la morte; quindi 6 che Millon uso il termine gencrale a shape ^ una figm'a. Quegli altenii loquacissimi sguardi oho volano sono una frase da Leonllda nol Caloaudro, che mostra una gran pratica nel fare all' amore , ed una civetteria che non puo essere supposta in Eva. II testo inglese ha un solo epiteto che manca di un giusto ♦•(juivalente in italiano , answering looks ^ cioe sguardi che rispondono. (i) As I bent down to look, jiijt' oppoT;TO. Ii3 A me 1 tuoi passi , Cveatura gen til , volger ti giovl , Che tua scorta vo' farmi ad altro loco Dove non ombra gia , ma tal vivente Di che r immagin sei , tuo dolce arx'ivo E i tuoi piu dolci abbracciamenti aspetta. Insopaiabilmente , alma leggiadra , Di liii tu a goder hai. Da te infinita Prole us fir dee che ad amendue soraigli ; Madi'e sarai della fam.i£lia umana. Stemperare iu due versl quella frase cosi semplice to ti guidero, e un volei'e audare per le lunghe a bello studio e senza costrutto. Anche quel tal i'iuente non sembra essere molto a proposito ; la voce di qiiell' in- visibile si spiega in una mauiera generale e non ab- bastanza delerminata per eccitare la curiosita di Eva , € indurla piu efficacemente a trarla ove disegnava. Cosi per du'le cosa di cui poteva accfuistare una nozione, le promette prole che ad essa somigli, non gia ad ameu- due, poiche altri allora non conoscea rhe se stessa. Che far potea ? seguir clii mi guidas^'a — Invisibil COSI T quando te scerno — Sotto un platano , te ^ hello e di eccelse — Forme / ma bello men pur mi seni- hrasti — Men lusinghiero e amabil men di quella — ■ Clie nelU acque scorgea vezzosa immago — lo 'I pie rit.raggo , tu mi segui e gridi (i). And I ■will bring tliee where no shadow stayi Thy coming and thy soft emJiraces , lie Wliosi" image thou art; him tliou shalt enjoy Insepai-ably thine , to him shalt bear Mullitudes like thyself, and thence be cali'J Mother of human race (l) What couKl I do But follow straight invisibly thus led? Till I espy'd thee , fair indeed and tall Under a platan, yet metliought less fair. Less w iniiig soft , less aniiajjly mild Than that smooth watry image : back I turn'l Thou fullovving cry'Uit dioud Il4 ^'^ PARADISO Air invisibll guida io tcnni dictro : Che far altro potea ? quavid' ecco all' ombra Te discerno di un platano , te bcllo , Di elcvata persona e salde forme , Piu" non si amabilmente erazioso Come r imago cb io scorgea ncll' acfjue. Quiudi redia sui passi miei. Tii movi , Richiamandomi , a tergo La pai'ola inglcse tall oquivale al latino procerus ; ma parlandosi deir umana statm-a, noi non abbiamo, a quoUo che ci senibra, un vocabolo corrispondente clie si possa usare in poesia, percio non potea a meno il traduttore di non usare una perifi-asi, e cpiesta sarebbe stata abbastanza esprimente con dire di elevata persona. La frase dell' ultimo verso non e al certo elegante. Deh ! ritorna , Eva hella , e da chi fitggiF — Tu sei di chi tu fuggi e came ed ossa. — Per dar I' essere a te dal Jianco niio — La piii vicina al cor vital so- stanza — Io ti prestai , perche al mio fianco fossi — Soave indivisibile conforto — Parte deW alma mia , te cerco e chieggo — Te mia metd; con quella man gentile — Tu allor la mia stringesti , ed io cedei (i). ed Eva gridi , Eva , diletta mia , da chi t' involi ? Torna , deh torna. DI colui che fu^^i Carne ed ossa tu sei. Fuor del mio lianco Dalla pill presso al cor parte a nie cara Io la sostanza miiiistrai pur dianzi Di tue leggiadi'C forme , oude a me fossi (l) Return fair Eve , Whom fly' St thou? whom thou fly'st, of liim thou art His flesh, his bone, to give thee being I lent Out of my side to thee, nearest my heart Substantial life , to have thee by my side , Henc-forth an individual solace dear. Part of my soul, I seek thee, and thee claim My other self: %vith that gentle Laud Seii'd Biinej I yelded. TERDUTO. 1,1^ Ncl cammin clclla vita ogiior compagna. 'JY' cluiiquc ceico , te dell' alma mia l*r( ziosa meta. Poi dolceinente Nflla lua man la mia conduci. lo cedo. Se si vorra confrontare con i' originale qiiesto di- scorso , apparira che anche il padi'e Adamo si diletta assal di epiteti e di circonlocuzioni , cose tutte dalle qiiali Millon si studio a piii potere di stare loatauo , senza clie uon sarebbe Hiiscito a delineai'e con taata eccelleiiza uu cpiadro cosi delicato. In queste critiche osservazioni noi ci siamo sola- mcnte atteuuti a cose positive senza far motto della tempera dei versi , che meglio si sente di quello che si possa spiegare , e ciasilieduno giudica col proprio sentimento e col pvoprio orecchio. Abbiamo stim ito prezzo dell' opera d' istituire uno scandaglio alqua 'to minuto , qualuiique esso siasi , di qucsto pezzo del Paradiso perduto , ia quanto che lo coiisideriamo, come si e detto, uno de' piii raalagevoli ad csserc \ oltili in altra favella , giacclie non trattasi gia di copiarne all' ingrosso le bellezze, ma di presen- tarle , so cosi possiamo spicgarci , con la stessa tinta e cul nii'de.simo tuono di colorito. Del rimanente siamo alienissimi dal credere die debbansi con tanto scru- polo costantemente esaralnare le traduzloni, che sarebbe un assunto da Aristarco , da Zoilo , da un iperci itico pcggioro dello Scaligero. Ma no vorremmo tampoco die in troppo ampio senso interpretassero i tradut- tori in proprio favore quel trito assioma nee verhum verho ciirabis reddere jiilus interpres , di cui sa con discrczione usare il sig. Leoni, ma che us;i fatalmente dalla penna di Orazio perche servisse di salvacoudotto a liinti iriiastamestieri ji6 iVi/oco Piospcfto (Idle Scienze economirhe , ossia 3oinma totale delle idee teoriche e pta'icJie in ogiii ramo d' ainrninistrazione pjiuata c pnhhlica , dis'ise in altrcttante classi , unite in sist.cnia raf^ionato e ge» nerale da Melcliiorre GlojA , autore delle Tm'ole S'atisliche. ZP Estratt i. ( f^edi it tonio f^III, pog. 195 di questo Giornale ). Jl ER clelenninai'e il rapporto tra la riccliezza clie ot- tieue clascuiio Je' sei carattanti ed il caratto iinpiegato neir impresa sociaie , 1' A. comincia claUo svolgere la teoria geierale del prezzo , analizzaudo miautanie'ite tutti qli elementi che suU' esibizloue liifluiscoiio e suila dimanda Gli elementi che influiscoao suU' eslbizione , soiio !i P II niimero , ossia la concorreziza ; O Tl 1 • 2. 11 bisogrio niii o mcno suscettibile di dilazionc ; 3. Le afll-zioni speciali ; i4." La quail lita eslstente ill cli'cola 'io!ie , o proba- 11 . r bilmeiitc iuUir.i ; COT I-,- iiM -I o. La quabta corruttibile o incorruttiblle Con liinga sevie di fatti 1' A. dirnostva cli'J i prezzi sino a certo punto noii ben dofinito , come succede in tutte le cose niorali , s'abbassano o s'al'.auo, ami- sura die i cinque suddetti elemeati crcscouo o de- crescono. Per dim.inda s' inteiide in economia il desiderio uulto al potere di com|)i'ariie 1' oggctto. Cli elemeali cUe ialluiscju.) suUa dimanda, sano af- yrovo TROPrE'^TO fc. . 117 tatto simlli a quelli chc iiifluiscono suli' csibizione , ma agiscoiio in sciiso conliario, e sono !6.*' II nlimero ossia la con corren/.a ; 7. 11 Jjisopiio pill o meno siisceUinile di duazione; 8." Le afiezioni speciali ; T,T T 1 11 1 f Q-° La cfuantita chiesta 1 > . La morco , deJla quale I ,, 1 V^ 1 , c ^, . ^ \ attualmente, o che verra la d iioi)o esamuiare I ^ ■ ^ • r ^ ^ I cliiesfa 111 luturo. La coiTiittibilita della mcrce , die clo^Tebbe essere il ciccimo elrnicrto flel prezzo , nou comparlsce in posto tlistinto n« lie tabcUe del N. A. : e la raijione ch' egli lie adduce si e , che questa qiialita non anima la di- maiida se uon nel caso d' affezioni speciali ; quindi , a scaiiso di ripctizioiii , si deve supporla iiichiusa ncl- r elemoiito otta^o: i Roniani , a cagioiie d' esempio , ap- prc/./.avano la miiTine piu clie le altre pietre preziose, jjerclie , attesa la loro fiagilita , polevauo agevolmente spezzavle e quindi mostvare fasto e grandezza : il de- siderio del fasto ossia 1' affezioiw speciale era dunque la causa clie accresceva pregio alle min-ine , menlre , secoudo r audaineiito delle affezioni coinujii , la loro corrutlibilita avrcbbe dovuto sccniarlo. Conveneisdo col N. A. clie la cornilllbilita non e una causa geiierale che accrcsce la dlniauda , ^ fuori di dul>bio , come lo prova egli stesso , essere Una causa clie '>la diminuiscc : noi a^Temo dunque dcsiderato che gli escnipj relalivi all' azioue di questa causa compa- rissero in luogo s<'parato e disgiunto, per nonna de' let- tori men rifUssi\i. Con lunga sorie di fatti 1' A. prova che i prezzi siiio a cpito pimlo s alzaiio o s' abbassano , a misura che crescono o decrescono gli clenrenti della dimanda. Si possono dunque generalmente ridurre a dieci le forze che, opcrando ora in pii'i cd ora in mciio , pro- uucono iillnazione ne' niovimcnti de' ])rezzi. Ixifleltciido I." che il niinuio de' venditorl e conir pruloii uon c c^uasi mai distiut»uicutc co^nito^ Jifi KUOVO PROSrETTO 2.*^ Clio i bisosfni ammottono gradazioni indefliiite ; 3."* Che Ic affciiioni spcciali scguono direzioni per lo piu irregolavi ; 4.° Che le quanlita eslstcnti o probabllmente future sono apprexzate dall' o])iiiioiie ; 5.** Clie i efiiuli/.j deir opiiilone noii seguono le re- gole dcUa pi'obabilila , ma i nioti impctuosi dellc spe- ranze e de' limori popolari ; 6.° Che le iiiteusita di questi moti sono diverse , seco:ido che di merci necessai'ie si tratta o di supei'flue : Appoggiato a questi riflessi 1' A. si ristringe a pro- vare che tutte le aecennate forze agiscoiio sui prezzi , e confessa coll' abate Vasco che sarebbe inutile ten- talivo il ridurle a forme algcbriche (i). Queste formole , che alcuni scrittorl voUero intro- durre nell' economia , da un lato non rispai-miano al- cuna fatica nell' esame delle suddette forze , lasciando sussistere intera la necessity d'osscrvarle ad una ad una, di combinarle insieme , e fame i debiti conguagli ; dal- r altro teudono ad ineannare il lettore . inducendolo a o svqjpone Ui;a regolarita che la natura smente. Le formole algebriche non ci avrebbero giammai detto cio che ci dice 1' esperienza , cioe che quando il grano sul mercato si e d' un terzo minore della quintita ordi- naria , il prezzo e quasi doppio , e che quando lo su- pera d un terzo , il prezzo decade verso la racta. E du.ique necessirio da un Itto esporre tutte le forze che agiscono in pin o in meno sui prezzi , dal- r altro prevenire il lettore che qnesta azione non e progi'essivamente regolare , ma s' arresta a certo putito che la scienza non sa definire , e sogglace ad improv- visi rimbalzi. (i) L' abate Vasco aveva detto che il valore di ciascuna merce tlovreLbe essere lappreseutato per la somina della prcmvra del ricer- catori dhi<>a per la somma dellu preinura degli eslbitorl. <( Ma poiche , egli soggiunge , tjueste somme non sono apprezza- (1 blli J ne soggette a calcolo , meglio e in qnesta materia astenersi u dalle eipreisioiii e foiiaole xaatematich* );. DELLE SCIENZE ECOjJTOMICHE. I r^ij Non fjicrndo rifU sso a queste allerazioiii , 1' ab. Geno- vfsi tlichiaro •iiiiqui i pi'czzi che , datl gli sfessi bisogui d' una pojiolaziono , noii crescono rt'golarmenle in ra- gioiie iiiversa dclle quaiitila. Egli voleva , che ossendo Ju quaulita del Irumciito lomoli fosse il prezzo 28 5 14 10 7 20 3 •/, 40. Kgli ci'rdcva die, supposti milioni 3 lya di lomoli, il prezzo iriaggiore di ^o carlini al loinolo fosse ef- icllo della fiude , nienli'e puo e siiole essere sino a certo puiito offetto iiiiioccnte dell' opiiiionc. L' uomo clie si lusinga uell' abboiidanza , cede al timore nella scarserza ; invece d' un decimo che manca , si tome clie no mancliino due , tre , o di pin ; quindi alcuni dimlnuiscono la vendita , ed alli'i faimo una provvi- sione inaggiore dell' ordinarla , per ischermirsi contro una carestia cliimerica. Se r aumento nella qiiantita della merco deve pro- durre decremenlo nel prezzo , si scorge clie non ^ troppo consegueiito il disrorso d' alcuni scritlori , t qtiali per provavci i vantaggi della coltivazione dellc perore spagnnole , deducouo la somma de' valori cbe si otterrebbe da uu milione di queste : e cosa evidente cbe crescendo il numero de' suddetti auimali , dovrebbe dc~ crescere il valore della loro lana. I venditori e i compratori si prcsentauo in g^euerule con uguali bisogui : voi \endete delle scarpe per com- jjrarvi del pane , eJ io vendo pane per compranni Uclle scarpe. Se v' e uguaglianza di bisogui da uu lalo e daH'allro, si debbe censui'are la giurisprudenza fran- cese che concede al venditore il privilegio di rcscin- ocre il coulrallo, qiiando il prezzo convenuto oltrc- passa la meta del prezzo slimato, e lo ricusa al compratore. A questa uguaglianza gencrale di bisogui couvitne SiiO M'OVO TF.OSrilTTO (( i.*^ Quando si tratta di cose necessarie , il ven- « dltore che le posslede , si trova in miglior situazione e' casi d' abhondanza le cose nccessarie s' ab- Lassano ad uii prezzo cui noa s' abbassa- o le supei-flue. Crfscendo le ])retese del veuditore , deve decrescere , come lo prova 1' esperieuza , il iiumero de' corapratori ; giacclic , esseitdo in quest! limitalo il polere , 1' au- mento del prezzo d' una merce trova coiitro di se tutta la somma degli altri bisogni ordinarj , ciascuno de' (piali si disputa una porzione di polex'e : 1' acfpiisto di essa supponendo dun(pie un luimero di saerili/.j crescente in ragione del di lei prezzo , lie deve see- mare la dimaada si per iusufllieienza di potere clie per coUisione di vogiie. V' e duncpie un punto tde nel- r andamento de' prezzi , che il venditore perde da un lato quanto guadagna dall' altro. Questo punto e il li- mite del massimo prezzo pel venditore , giacche s' egli volesse andare al di la, il suo guadagno, iuvece di cre- scere , scemerebbe. Percio se il venditore viene aggravate da un' ira- posta , egli non riuscira sempi-e a sgravarsi sid con- sumatore , come lo supposero scrittori celebri , giacche egli non puo accrescere ne la vogUa n^ il potere de' suoi avventori ; una parte dcU' imjjosta cadra du' que taU'olta sul suo profitto , e lo ridurra dal dodici all' olto , dal- I otto al (ju • ^ per 1 andamento a un impresa ; 3." Ncl sal.u-io della direzione ; 4".*^ Nelle imposte che i goverui sogliono ritrari-^ dalla produzione o dalLi vendita. La sonmia di tjuesli quattro dementi costiluisce il cos to. Puo darsi benissimo che per qualche tempo il prezzo sia infcriore al costo , ma in questo caso, se cunlinua Bibl. luil. T. iX. 9 12.2. KUOVO PROSPETTO lo spaccio delle merci gla prodotte , cessa la produn zioue di ituoAe. Ora il costo e molto miiiore uegU stabilimenti grandl clie ue' piccoli ; diinque la produzione e la v^ndita puo couthuiare ue' prlmi , alloi'che iiou e piu possLbiJe ne' secoiidi, Dunque se h cosa utile al piiljblico che cresca il numero de' fabbrio itori e venditori siiio al punto in cui e impossibile la coUusione , sarebbe r.osa dannosa che andasse al di la , giacche iion potrebbe succedere aumento in quel iiumei'o , seuza die succedesse de- eremeiito uelle imprese , se non crescesse lo spaccio. La forza di questo raziociulo, massima iielle imprese rtianifattiiriei e , e miiioi'e uelle imprese conimeiciali , giacche le spese uecessarie per fabbricai'e sono mag- giori delle spese necessairie per vendere. Poca pratica neUe arti basta per capire che la per- fezione e 1' ecouomia dipeudono dall' uso delle ralgliori luacchine. Ora , in geuerale , a misura che le fabbriche si implccoliscouo iiivece d' ingrossarsi , decresce la pro- babilita che 1' uso di queste macchiue sia proporzionato ai loro ( apitali, Le fabbriche essendo , per es. , lOO , puo essere che uissuna possa fai" uso del cilindro uelle tele stampate , o della ti'omba a fuoco uelle mauifattiu'e me- talllche : all' opposto , se le lOO fabbriche si riducono a 5o , forse r uso di quelle costose macchiue nou supe-^ rera le loro forze pecuniarie. J^n peso di looo libbre sara portato agevolme.te da lo persone uuite , e uoii sara smosso dalle stesse , se agiscono disgiuute. I governi piu aweduti s'accorsero che il prezzo ri- dotto al grado mjnimio daUa illimitata concoiTCsiza nelle mauifatture diveniva ostacolo alle migliorie ; percio vol- lero che gli inveutori godessero esclusivamente delle loro inveuzioni , a-cio la sjierauza di ragguardevole uon coiiteso lucro diveuisse stimolo aUe uecessarie spese e foiite di sforzi produtlori. Altri governi riusciroao a sostenere ed accreditare la perfezioiiC di qualche speciale manifaltm'a , esclu- dcndo dalla coacorreuza chi uoxi e foruito di certa DELLE SCIENZE ECONOMICHE. laS capitale ; cosi la perfezione delle sete piemontesi si attiibuisce in parte al regolameiito che vieta la filatura a clii nou possiede determluata quaiitita di galette. Ncl commercio che faccianio coU' estero, e piii de« pidevabile che lo stesso capitale si a riuuito in cento imprcse che sparse per dueceiito ; giacche quella I'iu- nione presenta bassi prezzi nelle compre ed alti nelle vendite , due circostanze eguulmeute favorevoli ai pro-« gi-essi delle ricchezze. E egli possibile che , supposta indefinita liberta di fab- brlcare e di vendere , il numero de' venditori crcsca da sh gtcsso al punto che , essendo nullo il vautaggio legittimo , gussista col mezzo della frode a danno del piibblico ? Ill qiiesta cpiistione diffi'-ile . jjpme -in tutle le altre , il N. A. comiiicia dall' esporre le altriii opinipiii , qiiindi soggiunge la propria. (( Lorsqiie I'industrie et le commerce squt lihres , (( dice il chiarissimo sig. Siinotide , le nombre des ou-^ « vriers dans chaque metier , celui des commercans (( dans chaque negoce doit se p"opoi'»!oniier toiijours (( aux besoiiis de la consomni^tiou. S'il n'y a de 1 ou-i « vrage que pour dix charpcntiers dans une ville , au cas (( qu il sen t"orn;e douze ou quiiize , ceux-la ue faisant (( que I'ouyrage pour lequel dix auroient pu sufiire , « ne retireroient entr'eux tous que le salaire qu'on « am-oit donne a ces dix ; ils gagneroient done moina « qu'ils n'auroieut pu gagner en enJjrassant tout autre « metier : les moins lmJ)iles d'entr'euv ou passeroient « a une autre profession , ou qaitte. aieru le jjajs eij « cherche d'ouvrajje ». Si trova la stessa teoria in Smith , Canard , VascQ ^ Beccaria , Say Gli argomeiiti con cui il N. A. discute questa opi^ nioiie , spaisi qua e la iiella smi opera , si possono ri-^ durre ai seguenti. — Per maggiore chiai-ezza distingue^ femo ne' venditori il volere dal potere, e ragionei'«mQ sopi'a ciascuno isolatamente. i-*^ jSon si puo negare in generale T eslstenzi dclla voglia di h'odare , come lo prova 1' esisteiiAa di tulU i todici. J 24 NUOVO TROSPETTO a." La voalia di tVodare do\e crescere a misnra die sceniano i j^uadagni legillinii , giacchc resta la somma de' bisogni di necessita e di couveiiienza che dai gua- dagni venivano soddisfi^lti. Ova i guadagni sccmauo in ragioiie de' concorrentl. 3." Prodomiiia iiell' uomo il scntimcnto di liberta e d indipendciiza, per cui ciascuiio , allorche puo , cessa d' essere lavoraute siibaltenio pei- divenire capo d' un negozio. 4.*^ Ciascuiio si lascia adescare dsdla coiifidenza nella propria forluna , e per determiuare la probabilita del siiccesso , calcola gli event! propizj , iion i fuuesti. Contro questa confidenza non agisce eflicacemeiite 1' esempio delle altrui perdite , come lo provano i guadagni delle lotterie. Supposta dunque liberta indeterminata, noi vediamo che il numero de' venditori tende ad oltrepassare il li- mite del bisogno , 1° Per nializia , in forza delle due prime circo- stanze ; percio comparlscouo glornalmeiite ciarlatani , bencbe il governo li rcprima giornalmente ; 3.° Per /also calcolo in forza delle due ullime circostanze , come tra gli altri lo pi'ova 1' esempio dcgli intraprenditori di miniere. Tale essendo lo stato delle volonla , e facile il de- dm-re essere piu probabile the alcnni preferiscano ( se e possibile ) d ingannai'c il pnbljlico , di quello che s' espongano ai pericoli d' un' espiitriazione ^ giac- che nelle eventualita umane vediamo che ciascuno antepone il proprio interesse all' altrui ; quindi , moral- meute parlando, non e presumibilc espatriazione, se non sc dopo che saranno risultati inutili tutti i tentativi della frode. Ora un solo che abbassa i prezzi , usando mezzi fi'odolenti nel fabbricare o vendere , niette gli altii nella situazione o d' imitare la di lui frode, o di rinuuclare alio smevcio. In questa circostanza si puo egli sperare che molti seguiranno il secoudo partito ? Chi ignora che la massima parte degli uomini cessa d' essere ouesta , quando 1' oncsla nou fi'utta che dauno ? DELLE SCIENZE ECONOMICIIE. 125 NcUa cltata ipotcsi il clanno del pubblico non nasce da icciuioco concerto , ma dalla trista siluazioue in cuL si Irovaiio i concoiToiili. AUoi clic moltc persone escono iicl tempo stesso dalla rislretla porta d' una chiosa , o d' un teatro, non si urtano a vicenda per reciproco concerto , o stahilita lega tra gli uni e gli altri , ma per non restare vittime degli altrui sforzi. Scnibra dunque in generate che dalla liberta inde- iei'niinata risidti aumento nella i'o^lia naluvale di fro- dare. ' — Resta da esaminarsi se risulta aumento nel JJOtClC. La possibilila di frodare ne' fabbricatori e venditor! e ill ragionc dcUa diflicolta dal lato del pub])lico a SCO])riie la frode. Ora I." Qucsti difficolta e nulla nella massima parte delle arti meecaniche e relativi coinmerci ; per es. , bastano gli ocelli e il buon senso per distinguere se un pane e bianco o nero , bene o mal cotto , pesante o leg- gi«MO In queste e simili arti la voglia di Irodare non s' unisce a\ potere d'eseguirla, ossia resta distrutta dair intelligenza media de' coinpratori ; quiudi la libera conrorrenza ne' fabbricatori e commercianti sara van- taggiosa al pubblico sino al punto in cui la collusioue sia inipossibile. Si dice sino al ptnito in cui la collusione sia ini- possibile, giacclu' al di la e meglio che le intraprese s ingrossino , di qucUo che si moltiplichino, per le stesst> ragioni per cui e meglio che una persona s' incarichi di fire il pane per lOO, di quello che clascuna fabbrichi il proprio ; per Ic stesse ragioni per cui e meglio cho un mnlattiere porti al mercato le pic- cole porzlotii vendibili di queste o quelle derrate , di quello clie ciascuu paesano vada sul mercato egli stesso con perdita di tempo, e quiudi con danno della pro- duzione, c del pubblico per conseguenza. Dai qnali rlflessi, sviluppali niinutamcnte dal JN. A. cd applicati a ciascun laiuo di spe^.i , risidta essere cosa plu van- taggiosa alio Slalo che csisUino, p. e., lo c.tpi-l)uile^a con 20 lavoraiili per cia^cuno , di quello che siuuo ao i capi-bottega e 10 i relalivi luvorauli. 126 is-rovo rubsrETTO Ouindi si scovge die , yassato certo Umite , V ai(- nienfo inrlctrrminato clc' fabbricatori presenta t idea di danno piibbliro ; e questa e vina pvoposizione. Se poi il govcrno dcbha o non clchba e con qiiali me/./,i opporre argini a qiirll' auinrnto clie lasciato affalto lihcro diviene occedento , (• un' altva proposizione af- fatto divei'sa. INon confondiamo dunqiie le cose , per hon esporci a pericolo di giimgere a falsi risultati. 2.° In alcune arti e rclativi commerci la difficolta pel pubblico a scoprire la frode e piu o meno gi-ande ; cdsi p. e. non basta il palato coniune per distinguevc se un vino e fatluralo o no ; non basta 1' occliio an- chc il piu pcnetratite per pix-dire se il colore d un panno sara o non sara durevole In questi e si- hiili casi la voglia di fiodare s' unisce spesso al potei e * ^uindi la liberta indeterminata presenta moltiplici even- tualila di fi-odi ; pcrcio ci accerta Say che in Ingliil- ten-a , sous le noni de vhis , le peiiple qiion dit. le plus riche du monde ^ est condamiie. a s'abrcui>er des plus daiif^ereux poisons (i). 3." Finalmente in alcune arti e pi'ofessioni e in vaj-j rami di commercio la difficolta di scoprire la frode k. massima , e ne porgono escmpio le arti clie si occu-* pano di metalli preziosi , le professioni dello speziale , del medico e del causidico , il commercio delle droglie e dclle gemme .... I prodotti materiali o immateiiali di queste arti e professioni, benclie falsi e corrotti , pos- sono circolare per (juaUbe tempo senza eh ■ il pub-» blieo giunga a scoprirli. Sembra che qui le eventualita (i) On m'a assure en Angleterre que I'importation du vin de Porto n'cxcede guere le tiers de la quantite de ce vin qu'on y oonsomme , de sorte que la plupart de ceux qui en boivent , aont obliges de se contentet d'une drogue rouge , fort chere , qui ne contieut pas un atime de vin. II Gioja produce molti altri fatti siraili che dimostrano 1' esisteijza di frodolente falsilirazionl in que' rami d' arti e commercio ne' qu; jSIUOVO VU0?TFTT0 4.*^ Ca]Mf ali idonci , del clio poigono iin escnipio I Vcyolamciiti sullc miiuere .... 5.° Prescrizione di modi ue' posi , nelle misuve, nci reqistvi ( ommcrclall , . . . 6." Liinitazione iiol minicro dcllc dilte , restando in- dcti'iminato il mimcro dc' lavoranli , onde farilitave la soivci^lianza governativa , come usa cogli stampatovi e sncziali . . . 7/' Pci missioiie temporarla d' csercizio , accio il bi- Eogno di riottenerla tenga ne' limiti della buona fede, DELLE SCIE^?:E ECONOMICHE. 1 2^ 3." .Lp ricomi)ense do' dolli , 4-° I guadagni (le<;rintrapiT'iiclitoii , 5.** Lp mercedi dcfijli opera i , 6.° L' oiiorario de' magistviiti soffgiacciono all' azioiio di tutle le forze clie agiseono stll prezzo , indicate alia p^g. I I 6- 1 17. Questc sei pai-ziali tabello si veggono rifuse in uti giiadro geifevale , che in un colpo d' occliio vi presciita il riparto delie ricchezzo soggctlo alia stessa legge in ciascuna classe produttrico. La colonna voi-licale di questo quadro, spe7,zata in nove parti, vi rieliiaraa gli elemeiiti del pi-ez/,0 , jncntre siilla colonna ori/.zontale si veggono sdiievati i sei carattauti sociali. I qnadri particolari e il qniidro generate ci son sem- brati d<'l lutto nuovi, come qnelli della prima parte , e dimostrano somma pnzienza nello scorreie pe' pin mi- initi dett gli , e speciale facilita ad innalzarsi ai prin- cipj general!. Con qucslo metodo ognl lettore s" istrnisce in poco tempo e con minima f itiea , anzi riesce agevolmente a giudicare 1' A. , ossorvaiido se in liasenn capo vengono esposti quegli el( menti che cnmpariscono negli altri. Questo giudizio e tanto pin facile , quanto clic 1' A. presenta le sue idee senz' alcu'ia decl tmnzione , senza colori rettorici , e sempre con forme tali die spesso basta r occhio per giudic ulc. Le scuole francese e inglese non avendo ben distinte le forze prodnltricl delle ricchezze , nc offuscarono molto pin la distribuzione : e sebbene abbiano conosciuto , beiieli^ abjuanto confusame.nte , le cmsc genei'ali che influiscono snl prezzo de' servigi e delle cose , ne avc- Vano laseiata ineompleti 1' applicazlone. Alia fine del III voUime si trovano i clcoli degli interessi di (utte le sonime, a tntte le b isi e per tulti i giorni delT aiuio , segniti dalla tariff i de' gnadigni ri-' sidtmti da tutte le specnlizloai e da un (piadro relai tivo agli sconli del sij. Dauluoy. (Sard continualo.) tSo Leffcra arJ iin amiro infomo al res^olamenfo rtc^li studj d' un £;/oi'ajrrffo iJi hnoiia iiascita, — Parma , 1817^ coi tipi Bodoniani , in 8.° A-i EGKECio si^. Micliple Colombo, aiitore rl! qiirsta Ir't- tiTH, la declica al cav. Gio. Boiiaventura Porta, erudito Viaggiatoi'e , uaturalista ed allievo del medesimo sig. Colombo , pev 1' occasioiie de' suoi sponsali coUa nobile signora Elena Bulgaiini di Siena. L' autore si propone di parlai-e della privata edu- cazione da darsi ad uii giovinetto di nascita non vol- f'are. Eijli credo chc lo studio dfl suo allievo d-bba incominciarsi dalle cose matei'iall che cadono sotto i nosti-i scnsi, vale a dire dil tre regni della natiira , e pi'ima dal piu semplic^ di tutti , che e il minerale. Non gia che il fanciidlo debba penetrai-e era negli arcani delle mineralogia , ma ei dcve appvendere le propi-ieta piu sensibili che distinguono iiua pietra , uii sale , un metallo , cc. Indi passando ai vegetabili , v^gga le fibre lore , e i succhi i quali vi con-on per entro , ne conosca alcune varieta piu ovvie , e le esteriori circo- Stanze che £iiino crcsccre , friittificare , propagarsi una pianta. Un po' piu miniitam.'nte e piu a lungo trat- lengasi il giovine aluiuio a conoscere gli animali , il loro distiiitivo princip.de dai vcgetabili , la varia loro Stiuftura, le differenti f>gge del viver loro ; la bizzarria di forme, soprattutto ncgli iusstti, e di questi le mo- tamorfosi , e 1' iudustria con che tutti sogliono procac- ciarsi il vitto , e ripararsi dalle ingiurie dell aria e dalle insidie de' nemici. Vi si aggiunga la figura di- alcunl almeno fra qnegli individui che il giovinotto lion ha occasion di vedcre ; e se gli dia una qualche idea comuuijue supcrficialc dcU' interna sU'Ultux'a degli lETTfiRA INTORKO AL RECOt,AMENT», ec. l3l i^iimali , tlclla digestions , dclhi circolazione del saugue, ^t'lla Iraspiiazione insensibile , ec. Tutt(> le sin qui espoete cose Saranno certamente comprcse dal tenero allicvo piii facilmente che la na- tura e le affezioni del nome e del verbo , e 1' altre sot- ti«^liezz(* gramniJiticali , che riescono malagevuli ad es- sere iiitcse anche in una eta piu provetta. L' A. non pretende per questo che df^bba pssere da principio lasciato da canto lo studio dclle favelle: anzi a lui piace , che mciitre il fanciullo acquista no- tizia di qualche cosa , impari altrcsi com' rssa si esprime tion solo nel idioma italiano , ma eziatidio nel latino. Egli amlra rosi senza t( dio vcruno adunando poco a po( o Tin gfrosso capitalc de' materiali d' una lingua ch egli dcve impararc ; i quali dureri poi poca fatica a metter in online col soccoi-so della grammatica , quando sia ginitto il tempo di fargliene conoscer le regole. Alia storia naturale il siff. Colombo vuol che suc- o ceda la fisica , ma da principio una fisica di es[>€ri- ttienli facili , senza che sia necessario che tutto vi si disponga suljito in ordine rigoroso , il quale veiTu poi tjuando si sia arquislato nn numero talc di cogni/i(>nL che meriti la pt na di foimarne un edifuio ben colle- gato e solidamiMite costrntto. Sebbene il N. A. pensi che in nn trattalo di fisica si possa far uso d( He m.tcmatiche con maggior sO'?- irieta che non s' e fatto in molti de' libri moderni , esse le credo per altvo indispensabili a taje studio ; e prro consiglia che prima d'innojtrare in qiicsto mag- giormcnte I'alunno, d< bbano esscre da lui appresi gli elemeiiti di quelle. Nel mcntre ch egli s' esercitera ia qm-Ue jiarti della fisica che hanno minor bisogno delle tn ilemaliehe , destinera qn dche ora del gioruo alia scienza del calcolo e delle graudezze. Dipende dal- 1 iutclligenza del maestro 1' andar disponendo le cose in mo«lo che le due scienze progr^Jiscan di pari passo. Le prime quattro operazioni dell' aritmetica souo si f i- cili , che un giovanetto vi si puo applicare *on buona riiiscila as?ai per twiipo. Da qucstg ^ fi*cile il passag- 1 3a LETTERA IXTORNO AL REGOLAMENTO gio air ii]olica lagiono da clii sta ora , per quanto ci e noto , racco- glieiido le memorle tlegli uomiui illuslri di Cremona. ISoi non scguiremo 1' aulore nella succosa storia die fa di cjue' tempi relatlva all' Italia , se])bene sia fatta seiiza giammai pcrder di vista il siio jirincipale oggetto , e con quella verita die sa farsi rispetlare anclie dagli avversarj. L'epoca di Leon X vi ^ soprattulto rappre- sentata nel sue vero prospetto. Cosi dicasi delle digrcs- sioni intorno all' Ariosto , al Tasso ed a Leonardo da Vinci. Troppe cose ci offrono i segiienti capiloli per poter soffermarci piu a Inngo sul prinio. Midielangelo Bonarroti e il titolo e 1' oggetto del capllolo secondo. Questo genio sublime trovo le arti tutle nou piu nell' infanzia , ma coltivate ed adulte , e pote quindi slanciai'e uu felicissimo volo verso il loro perfezionam;ento. II hostro autore tocca di passaggio il torto die ebbero Freart e Milizia di tanto criticar Mi- chelangelo , ma noil perdona a coloro die il vogliou graide perdie le arti fosser piccine al tempo suo. Uopo i Ghiberli , i Douatelli e gli altri maestri die abbiamo rammentati negli antecedenti aiticoli , non ci voleva die un uomo superiore di forze e di mezzi per lasriar- seli dietro. Ogiiuno puo credere die le piu squisile e particolari notizie intorno ai progressi di Midielangelo r autore ha con savio criterio raccolte ed esjiostc nel Tero loro aspetto. II gagliardo stile di quel sonimo ar- tista , la gratidiosita dell' esecuzione , le coiiseguenze die lie derivarono per le belle arti, souo con pari accortezza descritte. Raffaello d'Urbino imparo da lui ad ingrandire la .sua maniera , ma non si abbandono a quell' impeto, a queir audaeia die non conobbe misura , e die non puo perdonarsi che all' aninio straordiiiari;imente elevato di Midielangelo. Bello e il coiifronto die qui e tatto di questi due geuj sublimi : bella l' ingenuita coUa quale si esamina nel Bonarroti la pompa soverdiia di anatomia e lo studio artifieioso di alcune mosse : bello il ragionamento su cio die tutlavia puo bramarsi iielle operc di lui , pcrchc fusscio di una assoluta cccdlcnza , DELLA SCUI.TURA. iS^r p belli- Ic considcrazioni siil di lui sd'lo. La rassfona clie poi si passa di tulti i suoi lavoii , (oniinciaudo dal hasso rilicvo drll;i jiiigiia tlif e rappresciitalo nelU ta\()la 59; dal Ciipido doimientc e dai Bacco che (la priiu'iplo si ri-cdctfcvo optre di oiv*cu scarpcllo; il gruppo dcUa P'wXk die si vedc in S. I'ieti'o a Romi; I' Aiifriolo , suU' altaie di S. Domenico in Bologna , e la stattia coloesale di Davide, che pui- non e il suo capo d' opera , cliecelic ne ubbiano detto il Milizia ed il Piace:zt , sono tvitti lavori coiidotli eo:i niinorc ea- gliardia di quella elie poi mise urlle opei-'' successive, n ^nij)po dell I Vei-giiie, il Cristo morto , la Vittoria, la\oii iusi^^ui che si vej^gono a Firenze _, presenlauo una squisile/.za ammirabil(> , srbbene di qnest' ultima non si approvi il panre del Borgliini die non le sa trovar paiaj^one. Ma la slaliia del Mose , che e il prla- cipale ornaincnto del niaiisoleo di Giidio II , e che fu oj^j^elto di cinica crilica al Miiizia , tratllene 1' autore in lungo ragiowainento , nel quale tulta spiega la foi-za o r ing.nulla dd suo ciiterio. Egli conchiude che lo slil sulilimc di Michelangelo e da imitai'si con mollis- siina circospezione jht non cadere nel ridoudante e nel rafunalo. Esainina dopo cio i sepolcri medicei e il Ciislo risorto , e ne rileva impaiv.ialmente cosi le hellez/,e come i difelti. In rjuesto ulliino egli nou rav- visa quel hello idcile cni si laeilmentc poteva dare argomeiito , ma soltanto la scienza anatomica egregia- nwnte espressa. Altre osservazioni va poi fliccndo tanto sopra le altre opere di quel genio , quanto sui varj giudizj degli scritton, coi quali non s' accorda voleu- tiei'i . trovandoli soverchiamente cncomiatori ^ e giudi- cai do le pilture di Michelangelo esscre da preferirsi alle scnlture, di die adduce i motivi. i\oi nou vogliamo renderci niallevadori di siHlvlto giudizio , e ci riporlc- reino all' opinione di coloro che per somma intelli- genza iielle due aiti si arrischiassero di deciderne. Delle poclie parole intorno ai pochi meriti archi- Iflloinci th Mi( lidangiolo. il dollo autore discorre eru- dilamcnlc sidle viceiidc di oco addielro il nome dell'Alberghclli , posto tra gli sciiltori veneziani , senza notar le ragioni per cui dtbba credersi I'errarese. Cio posto, la co'ntesa de'Crcmonesi non e jvoi si scioeca , come vuolsi dipin- gcre. Le opere insigiii in pla^tica del Bajjarelli di Mo- diua c di ..Vlfouio Lonibai'do da Fcrrara, iouo iu ap- l40 S T O R t A prcsso (It'scritic con fjiicl raldo sentimrrifo clie il Lcllo sa rccitariMicgli aiiljiii ch«' lu; sono capaci , c con quoila tencrcz/.a ( ijuaiilo al sccoiulo cd a Girolamo Usauza , iioniiiiato iu sej^nito) clu; 1 amor dclia patila jirofluce. Da^li scullori loinbardi si passa ai iiapoletaui. Son essi Giovanni INIariano da JNola , e il Sanlacroce die a pa- giiia 369 c dotto Domeiiico, e a pa^. 872 Girolamo. II scslo capilolo spelta aile sculUire I'uori d' [talia rsconilo n<'l secolo X\' [ , non sollaiito da artisli ila- liiiiii clie no f"ui-on pure i maestri , <>vi da qur-lli diile allro nazioni d' Em'opa. I Frances! nc ebljero di assai biioni , tra i quali Giovauni Goujon , Germauo Pilon e Giovanni Cousin ne furono i miijliori. Termina il quinto libro e il secondo volume col Settimo c;'j)ito]o , nel quale si lifcrisce qnella parte della storia dcUa scultuia deli' indieato secilo che spelta alia glitto^jralia , alia numismatica ed ai lavori in axorio, in lea no ed in metalli di vario genere. Pi-emesse ai- rune nozioni sugli antictii musei, e premesse le ragioni per le quali non e possibile di trattare di codesti og- gctti con quejla preclsione d' ordine sin qui tenuta , manlfesta il lodevolc desiderio che sorga qualcht; scrit- tore clie de' valenti arlelici di orelicfu'la e di lavori di conio, di getto e di ruuta descriva i principj, i pro- gressi e le niigliorl ojiere , e i fasti di quest' arte esau- risca , osservando un ordin diverso di queilo che alcuni lianno siuova se^juito. La moderna elittoarafia couiiucio in Italia all' epoca del generale risorgimento di tutte le ai'ti. Fatia conoscere 1' autica medai^lia di Galba co- niala in \ Cnezia da INlareo Seslo nel i363, esj)one che i \ eronesi fiu'on tra i j)iimi che nei secoli XV e XVI vantasseio buoni artisti in tn\ gcnere. Son essi Matteo Pasti , ^ ittore Pisano , Giulio della Torre, Gio. Maria Poraedello ed il (laroto. Le niedaglie da qucsti mo- dellate passano per le migliori di quel tempo. Gl' in- tagliatori in pietre dure delia stessa ej)oca e della stessa patria furono Galeazzo e Girolamo Mondella , Isicolo Avanzo , Miilteo del i\assai-o e Gio. (jirolaino Caralio» lusigni i'aciloii di medaglie furon pure Speraudio uian- DHLtA SCULTURA. ' I^-l tovano , Ciovanni Boldii , il Gorraflinl , An-lrea Cie- moncsc ci\ il Marescolto , dt;' quali pochissime , ma cc- . lelji-alissime sono le opere chc vengoiio qui raiumcu- talc. Vrogio ligliuolo di Girolamo. Milanesi furono tutli , come gli alcii ri- cordali in appresso , cIo(^ Gio. Antonio Domeuico e Gi '. Francesco de' Rossi , la famiglia de' Saracchi , quatiro artisli adoperali da Francesco I nelle opei-e di commes.so in pietre dure, e un Giorgio, un Anibro- gio , uno Slcfano e i (igli di Girol inio C iviioni , i quali lutti inta -liarono anclie crislalli con grandisbima maestria. Gli arlcfioi cremonesi , parmigiani , gent>vesi , firrarcsi e d' altre citla d' Italia sono del piri illu- strali dal dotlo autore , col ril"eri,-e i pin notabili loro lavori ncl fatt ) di medaglie e di gemme scol'c , tra i (juati Yalcrio Belli viceiilino e Alessandi'o Crsari detlo ii Grecbetio sono i piu eccellenti. ISotasi x"me Gio. Cavino pidovano abbia falto disperar, gli aniicpin'j coii tanti f ilsi med iglioni cli* cgli imito egregiameute dal- 1 antico. t>i paria in seguito delle opere in istucco , in t era . in islaguo . in madreperla , lU avorio , iu le- 1 4^ 9TOKIA DELta. SCULTT7RA* gno , in tarsia vA alia gem na , nella quale i Milanesi superai'ono ogui altra uazione. Fiiiisce qucsto capitolo con una nota rclativa ad tm sacfo b:isso lilievo del secolo XV pvovenlente da Pvimini , di cui 11 sig. Ci- cogiiara da una assai felice interprctaxione. II terzo V ilume dl questa bell' opei-a h uscilo m luce, e noi ne daremo T esU'atto ne' su cessivi quadei'uU Vbi plura nitint .... non ego paucis offendar nuieulls. ,rlf. i i43 Contuntazlonc e fine dell' esti atto dell' opera dell' avw.. Filinno Fodera' sui priucipj della legislazione cri- minale , cc. ( f^egg. it vol. FII , pag. 28 di questo Gioinale ). JL'AiNDO lU'ir anteccdentc articolo 1' cstratto del libro pvtnio (li quest' Opera , noi al)biamo esposto quanto occor- reva p«.'iche i nostii assoeiali aAessero una giusta idea del sistema deli' A. JNel libro susseguente , clie occupa il 2." tomo , egli nou fa che contlnuiniejite applicaie i priucipj gia sviluppali , entrando maesh'evolmente in una diligeutlssima iuvestigazione di tutte le afFezloni iimane, tli tutte le reia//ioni ch' esse sono atte ad avere , e di tutti i possibiii gradi deile medesime ; di nioilo che r opera sua si puo giustunente cousiderare come la piu minuta aualisi che si sia fiuoi'a preseutata in materia moi-ale appllcati alle leggi crimiuali. E cer- tamente se v' e mezzo di stibillre misure di pena con vctto cvitorio (H pvoporzione , esse e qucUo che il sig. Fodcid sommiuistra in questo suo lavoro , percloc- che o teugasi il priucipio da lui prel'erito delk iitilitd, 0 segniisi quello che noi crediamo piu conveuieute, del dh itti , i quali sono gl' indici naturali , costanti , immutabili dell' indole vera e giusta d' ogni ulilitd, gli elenicnti si chiarainente e si particolarniente da lui esposti nou solo possono servile egTCgiamente all' in- tcnto iniportautisiiimo e suldime di cui si tratta , ma souo senza ;dcuu dubbio fill unici che t'acciino al- o 1 uopo. Con r=igioue percio die' egli , che se il melodu da lui proposto riuscird , esse apporlerd una twolu- zione nella stintlura de' codici penali. Noi pero non possiamo cousider.ue che cnioe una esagerazione qua-ito un poco prima egli uvcva detto : tloe , ehe V aiiali- J44 VniNfllM OrLl.A LEGl&LAZIOiMi: tic.i tlecomposizione (l<;i delitli e dclle ]>(ne si era iinora ignomta , oiid' e poi clie citi am i 1 csposlo inc- totlo niiovo. Gli facciaino volcnlieii iiicrito del dili- gcntissinu) svol^imoiilo cd ordiiiamcnlo di qiicsti ele- moDli : ma iioii possiamo dissiniulavc chc iilti'i j^ll liuuiio potuto S()mniiiil:!.trare i malcri.iii in i^rau copia , e BeAon pill di tutti. Egli promeUc ia scguilo del st'coiido libro due appendici ; una sulla clh'ersa sensihilita , clie e senza fallo un elemento non mono necessario da con- sidevarsi uella valulazione dci dclilti v ncUa scclla dclle peiie convenieiiti ; 1' altni suil' esanie dellc teuric siiioio. invalse per le malerie pcitali. Checcht; sia il sig. Fodeid per dire in questa sc- couda apperiihre, iioi crediamo opportuiio seginrlo piii hrevemente cho ci sia possibile in qu< Ua parte del sua dtscorso al piiino parltiinenfo costitaziontde di Sicdia , ove pvende a lare un rapido quadro dcUa sluria dclle Scienze uioiali co!>sid('iate come b is(> dell i cnmiuale legislazione , giaccbe qucsto tratlo dee ripulii! si una specie di compeiidio dclla O/ii^int; ^ progresd e i'lceiide di ogiu criminale legislazione • Opeia d i lui promessa , e che probaljilniciite non sara pubi)licita si presto. In ogni tempo si e coiosciuto, die' egli, clie la Ic- gislazioue criniinale non dee avere allra base cbe qu dla della morale. I prinii saggi deli' Oriente sludiaroiio il fisico delluomo per conoscei-ne le malaltie, e n; 11' astro- nomla , base della loro rcligione , not iroiio le r-gole della condotta. Pilugora volse lo sliidlo al Gsico dvl- r uomo per couoscerne il morale. 8e egli fii leglslatore, e se lo furono Caronda cd Einpcdoclc suoi disc.'^poli, uopo e dire cbe u' avessero atterrala la vera base. Lo stcsso fu di Deniocriio , primo invesligalore dclla lisica strutlura dell* uomo , e primo a collocare Li fcllcita dcir uomo uel tranquillo staio dell' anlmo e del corpo. Socrate allontauo la morale d.i' suoi principj pone ido per base della medesima il consenso universale degli liomini : sentiva i prccctti inorali , ma non gli sludiava: accomod:iva pero la morale alia legislazioue. Mediaute il ^uo trattalo dcU' atia, d^Ue at.i]uc e dc' luoghi, Ijjo- CBIMIKALE. 14^: Ci'fite slnbili r ii'flucn/.a del clinia sul fisico e sul mo- rale tlci-Ji uuiniiii. ytiitixtenc co' suoi Cuiici voJle fir violcuza alia iiinana iiatura |)r('(licando per vii'tu ua'au- slcrita cho lia l)is()gno di faiialismo por sussistere : C"li sfitiuro la dolUiiia di Socrate suo maestro, volcn- dula [jtrlezioMarf. .'Ji istijifto 1 avivbbe forse co Cii ciiaici pciit'zioiiata , sc avcsse potuto imiocuaiiieiit(? prcdicare cIjc il suinnio male e il doloi'c , il sonimo bene la vo- liilla ; nulla esscre guislo od iuiiiuslo ( U(; per coii- siutudiiie o per legye : dogini troppo facili ad osscre inal iiitcsi. Pla'onc coiiobbe 1' uso dclla morale nella leoislazloie ; conobbe de' buoni priiiclpj di moiale : ma gli audo ad iiidoviiiarc nelle sue astra^jori, non iiel cuore drir iiomo , ove sollaiilo li poteva trovare sicuri. Lo stesso errore cunimise yiristoliU; , clie pm-e ampia-' Bieiitc j)arl6 di elica , di polilica e di econontla. Teofiasto , che Iraltato aveva {^ etica e In politica, ha. in Clcciouc uii j.aiujjirista uobilissirao ; ma le opere sue sono andat(; pejclLile, e Cicerone uou e giudice nidlto sieui'o. Z,e;t viversi t "lice- / nieiitc , se non si vive sapientcmente , onestamcute e giuslanienle. ^ulla in cpusto proposilo ci liauno lascialo i Romaui. Cicerone, die parln di lulti i sisteini dfj' Grcci , nou ne coiiobbe bene nissuao : niamiifico Platone , disse bene e male d<_jli Stuici , e iiou iiilese Epicuro. Seneca, Lpillcto , Plu'aico, j]Iii?cauielio nou lasciarono die I'accolte di prcceUi ascetlici. II Vangelo venue a dare una sauzione divina alia morale ; ma i sopranualurali suoi principj uoii possouo 146 PRINCIPJ DELLA LECISLAZIOSE porsi al basso livello Jclle visto de' legislator! civilu L A. ha provato iicUa sua Opera che caJdci'o in fii- nestissimi eiTori qiiclll che vollero foiulure istitu/.ioiii politiche sui prcoetti Jella morale crisLiana. Le prof me sette che per alcuii tempo si sostennei'o fin verso il secolo VI , e ^li Arahl che cammeiitarono or 1' Ai- corano, era Aristotile, nou lasciaroiio nulla che possa aver pregio. I monaci in Occidente ressero le cuse pnh- bliche sino al mille con cinoni coiiciliarj, con testi tlella Bibbia e de' SS. Padri e coli(> Decretah dc' Pon- t^'fici ; e que^ti furono tempi dl profoule teisebre: ne gli Scolastici punto le diradirono, volendo confundere la morale colla teologi 1. Quando sorse 1' aurora della ristavirazione delle science e delle arti, Petraica , Po- liziano , JMonta^na , Macchiavello , Bodiiio , Giusto Lipsio parvero promettere molto per le scleiize moj-ali. Avrebbe ficihnente potuto qui 1' A. fai' (jualche osser- vazio le sui ristauratori del du'llto romano, i quali invece di cogliere i buoni principj che In esso sono sparsi , e formarne un corpo di scieuza, empirono tutto di sottigliezze artidclose; e in qumto alia Icgislazione cri- minale applicarono le leggi de' tirtunni c le pene degli schiavi a popoli cristiani , e la maggior pirte, per qnello almeno che riguarda 1' Italia, ove i piii Cimosl fiorirono , yiventi a comune. Singol.irmeate s' eb!)e gr.iude spe- vanza in Bacone , che scoperlo gia avi'va la sorgente degli errori , di cui esse andavano tinte. /?(^uo«e disse , che in ogni cosa v' ha un aj^petito iunato, in virtij del quale essa tende a due specie di beiie , uno de' quali e r iiidividnale , o persouale , 1' altro e il comnne. L' A. si duole che Baroiic non abbia iiit(!So bene ed affer- vato il principio dl Epicuro , che fucllniente avrebbe composto (ol suo, ma che doveva necessariament'j svi- luppare meglio. Bisogno dunque aspettai'e che sorgesse Grozio a seguii'o per le scienze morali gli eccitimeuti dl Bacone. Grozio si al/,6 a gran nome , e 11 genere uimna ^ a lui debitors che abbia voluto rattcmperare colla ragione le stragl dl una forza impetuosa e cieca. !Ma egU si occupo di tutto i'uorche di conosccre 1' uoino. CSIMINALE. 147 Prese n base Av\ suo sistema 1' amore della sociahilitA alia cose dcllo stesso genei e ,' e per piiuclpio di ogui diritto
  • ,rrp.T' r»i:T.L\ tcci'SLAno^?: e vhc futli coiuorsciM ad O'ourar'! virppiu l.i nntcrii, .-raxi chv iilustvaila. Tali'sono e il Tonnnasio , e Ciini- Ffer!(i!i4 , c JVolastoii , c S'^ aCs- fash arc , e I/u'chesoii , e Jinnr. (> i Cocciii . e {' Einecrio. Tuiti vaut.ivo isi ci't'ato'i cll uuovi sistcml , e non fe;;eco the ripvodurre 1 voce hi soUo nuove formo. Egli aveva parlato di //oZ*- hes e di Sjinosa primi di pai'lare di Pu^fe'idorfioy soUanto per arcennare la morale e 1 1 legislazione come una sola e medesima scie iza. Mi 1' antlreligiosa lofHiacita di Elvezio , dice X autore, rita<'dij l' utile ap- plijuzione delle sue dotlriuo alia scieaza delle leggi.. CRI^MIKAI.'E. t49 La pvrvmzior.r noii dlctlc luoi^o a soparare cose otti- ni-iiiiciilf (.li.-li) tc. Si polcva con jJMjiJiLa piiryarc la v(;iil>i da ogni csli-aiicn scoha : si condimno colia scoria la vei'ita, e si i.crdrttc il tempo tli(;tro sislajii stravagauli ed assuivli. A qiu:Uo passu non j otcva 1' autorc non parlare di Giaiiii;uiroino , rlic U vo lania fjinia di se , Ibi'se iion mcno cu' iiioi paiadossi ( lu: coUe vcriLa clie anmiii- cia\ a. Ma se il siij. Fodei d noii lia trovato ik'J;!' scntti del filosofo qiucvrino il ])redileUo suo sistcjiia dilla uii-' lira, iiicil cosa sart'bbe il dinioslrare che \i poteva .trovare 1' cqaivalentc , p(-i"ciocch6 1' oj',gello ste.-v^o del supposto Coi.tialto sociiilc piei>o da Bcvsseaii a hast; del si!o sisU-ma, v il bcti esscre d<]l'uonio; i dirilti di cui (pu'llo scrittoie pavla , ton soiio che i iiiczzi di as- si{ iivare ((iicsto ben essere ; e il ben essere sia deli in- dividiio , sia del commie, in nulialtro naturalnieiite I'd essciizialmeiite si risolve clie ncUa utilitd , coinposta di b«'ni posilivi , e dell' allontauameiilo de' inali , dal si^. r'odcid ti-adotli in riccica e coiiscguwicuto dvi pla- cet r , (• ill fiii:;(i. del (luloi e. Egli lia piefeiilo d iiii- pui^narc 1' eslslcnza del contralto sociale , chc nc J^oi.s- siuiu ue alli'i pres(;ro mai per una stipnlazlonc ])U'i- tiva: e eredianio clie per an si valenle uunio , come si e il si^. JotJoid, sia st;ita opera pid laboriosa il n- ct rccire qncslo sin<;olar Icma di discussioue, che 1 eu- tr.ire uelio spirito di uao scrllloro che puo a\cre avuto d(;' lorti , ma non qucllo di non aver rcndulo manireslo il principio tli cui jiartiva , e 1 ogt^etto a cui tend«'\a. iNUi t.nito piu IrancaMicnte facciamo quesle jossenazioni , quanto clie vep^iaiuo dirsi dali' autoie che B^ccavLU o Filaiii^icii n<'lla parola pallo sociale credrlleio trovare i priticlpj dilla valutazione dei delilli c dcUe pene , e la ntiMira ura dtUa proporzione .iliovat* iiella iiuii^giore o miiivrc jncz^osild ez>0 e Bantham sotio i nomi illustri ch^ ne lissa ^o le pria^ipali dite . . . Brnrham arriv6 a fire le gi-aadi divisloni e classilica-"' zioni dell.i leij'siaz.oiie, e ue cornpose uiii cirla geiie- rali" , ed altre pas-ticolu'i dipondtMiti d,i qiiella. )) E qui en'ra a fare un pavjllelo tra d sistenia dl Bentlam e il pioprio. Noi uou ci'odi imo di dover scguh-e 1' au- tore in questa pirte del suo Discor.so , poi lie tutlo cio che a lui e piacluto di dii-e qui , uou lia Icgame alcuno con cio che- puo interessare gli sludiosi di qurs!e malerie e i legisiatoi'i. Chi lia leLta l' opera di Benthant , e legge quella del sig. Fodptd , potra ve- dere iu cVie ambe due conseutauo , iu che diss(;utano. Grande e fondata h la riputazioue di Bantham , ma non tanto che ogni suo concetto sia preso per ca- none. Noi non oppon'emo certimente se il sig. Fo" del a ha preso Bentham. per modello da eniulare , e ci rallegrerenio con esso lui se ha supplito a quanto Bentham omise , o se ha rettiflcato quanfo quell' il- lustre uomo scrisse di meno persuadente. A nieno die il Parlaraeuto siciliaiu) non avesse in qualcVu; modo fatto credere di voler riportarsi iiclla costiuzioue del codice penale ai principj di Bentham, il che a noi e ij^noto , tutla la discussione faUa qui dall' autore riisce pienamente supertlua. Le cose iulanlo che abbiamo nccennate in questo secondo articolo, firanno vieppiu comprendere ai no- stri associnti 1' inlenso studio con cui il sig. Fodera si e prestato a questo lavoro ; come la lettura del- V opera provera a chi ])renda a farlk, essere il sig. Fo" deid noa solimente profondo conoscitore della mate- ria ch' el tntta, ma dovere giustameute avere distinto liiogo fra gl' Itilimi che hanno potato con intiera li- bei'ta annuiiciare le loro opinioni in un argomento , ovc r ignoranzi , la ]>usUlanimita e la secchezza di cuore tante volte tradirono il baon volere de'siipremi magistrcitl delle nazioui e la glusta sperauza de buoui. iSf Ccnni intorno ai tecitri inoderni , e soyra gli circlii rli tiion/b flegli antirJii ,
  • ; 8.** X oco flircmo tlcl piimo di quosli scrilti , del quale non bene comprendiamo lo scopo. Attendcvamo da lui ai- chit^tto liuovi divis;;m( iitl arrliitcttonici , e trovianio iu- vece clie egli sccnde a pailaro d(;ir opera in musica, od a soslcneme i picgi. Si vedc questo glovane au- tore Ivaspoitato dalla sraania di censurare il povcro MHizia , al quale iicm puo contrastarsi gi'an nieiilo , aiulje j)<;r cio clie coiiccrne la ril'orma dci Iratri. 8i sdrgna egli rci tratri degli aiilichi , con tutti quclli faJibricaii ad iinilazioiie degli antichi , con tutti coloro , che ricln'amar vonx'bbono nella costruzioiie dt' teatri modorni i priiicipj degli aiiticbi. Poco cura la ])ell(;zza di quella parte che e deslinata agli spellatori ; ed una indrpcndcnfe hcllezza dice conAcuirsi al palco-sce- nurio , sul (pialc pcio osserva clie la nostra molto in- nollrala scenografia nulla ammclta di stabile e reale. Nella nola alia jiag. 28 acccima il tentitivo fitto nel teati'O di una delle pi-ime cilta d' Italia di intro- duiTe nella scena di un bailo una scaturigine di acijua vera , die produsse una spesa non lieve e nissuno efltlto. 11 sig. i^ Apuzzo igtora dunque che da piu anni nel R. teatro di Torino esisle il niccca;iisnio di ina fonlana che nianda 1' acqua a piu di ao pitdi di altezza, ch(> piu volte quell' arlifizio e stato inesso in azione , e clie V('der,dosi il gclto da tutti gli spetLi- tori , r cflctto e scmpve stato grainlissinio. Coiitinua l' A. nel suo sistcnia di scredilare i Irntri antichi, nci quali. die' egli , lultu Ic azioni degU altoii fiiorl dcir ai'iiloga scriia cscouivansi ; e trova quasi ri- ca'icili aiitl al pio^rcssi dolla udicnic iiij)i>( c^aiitazioid Ic co.idizloiii pro[)osl(; col |)Voi;faiiim.i clclla II. Accai dcniia tlcllc ht-ilc arli in Milaiio per il tcilro Jiuruo a scene niobili. Yorrchbe cscliisa dai tcalri la fiijuni del seniicii'colo , iion incno die oani altra fiiiura iso- perimclra , e co;u pure oyiii cui'va eliilUci. Passa alle loi:;gio ^ o palc/iet.ti ^ e di qiicsti loda T ii-.vciizione e la cosiruzio.:o , solo pei'clie II hnon ALlizin \c viprova ; a qnesia > arte poro del niodrrno tcatro lion credc cou- ve;;ienti i^ll ordini pi'oprlaiiientf^ ai'cliilcjtloiiici. Ksclude del liitta anclic la scaliuata , peiche piacque a Milizia, e per ultimo si aieinge a fur l' elogio de' teatri di Icgio , aateponeiidoli ai piii solidi costrutti dagU aiitichi. JNon spoulremo 1' A. nell' auidisi e ncH' elogio che rgli fa d( it' opera iii musica , c'le egli iiou vuoie con- siderata come tragedia o commedia , ma come azioiie teatrale , nel die non intendiamo bene cio.che dir si voglia ; e passeremo di voio a rivedere i suol Ceniii so])ra gli arclii di trionfo degli autiehi. Quest' opuscolo era gia stato staiiipato da tre aniu addii'tro nel Giornale enciclopedico di Napoli , ed ora vien riprodolto cou alcnne correzioui. A:ic1ife questo e diretto conti'a il sig. MLlizia , sel»bene nou vcMiga in questo scritto nominato. Forse il MdizJ.a credelte di ravvisare iu quegli archi un numero ti'op])o grande di difetti ineomp.ilibili coUe buone regole della bellezza arcliitettoiiica. Crede 1' autore de' Cenni c!ie principale scopo di questa classe di edificj fosse la hellcAza , nel clie siamo coi csso d' accordo ; uo)i poteudo tuttavia riguardare, comie egli fa, la coinndud c la soliditd come affitto precarie , giaccUe la solidita eontribuiva ad altro principaie oggetto degli antichi , che qiu'llo era di eter- uare con questi edilizj le memorie delle p<'rsone e degli avA'enimienti. Fondato sul principio , che la sol i bi 111 zza formar dovesse il merlto di quelle eoslruzioni, trova r autore assai fieile il riuiiire ucgli antichi arehi tutle le quailla coslituti\ e dtllu bellczaa , die egli vi- iktok:ia dilatata : ASTHERAE tricu- spidalae ) aeqiuiles. Hos hermaphroditus d, e. Calyx, CoROLLi et Stamina ut in mari : Disci'S carnosus Styll basim, circiimdans ; Sty LIS simidcx JjX'pij ; Stigma magnum ., crassum , trilobutn , lobis irregulariter triquetris. GeRMEN cyiindricuvi , dense villosum. Fbi CTVS /. PevoMDA grandis j turbinata ^ torosa , puh-'ere cereo TuA/ A// 7'cV/H- J\ 7in/ jSS. ( 4 JUN30 \ yl,- SOPRA UNA riANTA , ec 1 5^ tecta , ^erloculariij sarcoctirpo alho , tenero ^ Indpiilo , CvcOMERIS SAfli'I oihnem sinrante. SEM/S4 g. nvata j ohtusa , marline crasio , iiidiit'tipto jjraedita^ arillo tenuis'^lmo tecta,epispermo cra<:so, funnrom. Pfl.r phramigeri r'lgidi totnin plantnm tegunt et asperam reddunt. Sponte crescit in ChijIA. Culta in /fi.nro PiSASO. Annua. Le foglie e i fiori ncl disegno haii la mclu clt4 diariu'tro iialarale. Due iii;A riAK-i^A qitnnHtiv di arqiia , In mdcvi; rlii; n era, formatn offr\ del liirr.nltt^ strncri o ynrticelle hlanche , come si ossi:r\iano nella preparazioiie del cost dfitto sapone acido. La soptammentorata materia Inanca fioccnm, chn colla filtrazione era. stata separata dalV alcool , si innnifp.stb nel jrrosciu/rnrsi softo Jfl forma di una laminetta hinnro-gial lustra fragile e qualc.he poco lucula , nella quale si icorgecano alcuni dei 9urriferiti peli i^ c gctahili . Essa si liqiicfece , esseiulo riscaldata sopra la carta sugaiite ; wise , o sia rese diafana la medesiinn. , lasciandooi perb una macchia di color grigio scuro nel mezzo. Essa pure formb coll' olio di uUi>a una pornata. Tali sono gli aperimenti die ho potuto fare , e did quali ri'niJta che la sostanza di cui si tratta e realmente una specie di ecru. Tn- fatti le propricta che ha di dare il lustro al legno , di u^->.>.re la, carta J di non unirsi coll' acqua , di esser soluhile neW alcooL bol- Icnte e di separarsi da questo per la massima parte col raffredda- wiento J come pure di comporre tanto coll' ammordaca liquida ^ quanto colla soluzione della potassa caustica una specie di sapone ^jiaalmente di dare all' olio di uliva la consistenza della pomata ^ son certamente tali da doverne dedurre la predetta contegiienza. Se oltre la cera \:i si tr0i)i anche una materia rennosa , non ho potuto accertarmene. Qiialora nell' anno venturo possiate raccoglierne una quantita mag~ giore J avrb il piacere di ripetere piu in grande le sopradescritte esperienze , d' istituirne delle nuoee , di determinare se ci si troiia unita qualche materia resinosa ■, e di fare anche un esatto confr onto tra le propr.ieta della medesima con quelle di altre specie di cera F"oi hen sapete che la superjicie dille foglie di alcuni alberi e coperta di una oernice , la quale secondo il Tingry e vera cera ( i ) y che il Proust dimostrb I' esistenza di questa medenma sostanza in earie fecole verdi , e che di una natura non differente considerb tanto quella vernice che divide la pioggia e la rugiada in piccolis- airne gocce sopra le foglie dfi cavoli ^ dei papaveri e di molte altre piante j quanto quel sottile strata biancastro che si manifesta su i .fichi J sulle susine J sulle uve , non meno che quella crosta farinosa eke si vede sulla carta in cui dal Portogallo ci vengono i}ii>olte le arance (2). Per quanto mi i noto non si conoscono ancora con esat- tezza, tutte le jnoprieta di queste -diverse qualita di cera ^ come anche di quella che i chinesi chiamano Pe-la ^ e che essi estrng- sono per mezzo della decozione dull' insetto di una galla (3). 'La. (1) Dizirniario «li oliimica dei sijjnoii Klaproth e Wolff, tradoUo tlal sig. prof. Moretti. IVIilano, 1812, torn. II, pag. 108. (2) Journal de physique, dn cliimiej ec. torn. 56, i>ag. iti. ('i) Diziiiaaii« ciuty . pag 109. ^ililiotli. Hi Jtaiijii. . turn.- 2, p.ng. 25o. CUCTiBBITACEA. I 63 so.ftnnza che !omm!inftrn.il Ceroxylon Anflicola ( Hnmholdt e Bonjil.) i cnntposta , per L' analisl fatta del Vauriui-lbi , di '2/3 di reslna e di i/3 di cera , un jroco pin frlahile di (juella delle api (i). Le cere jiiii conosciute , e colle (juali potrb pamgonare la eostra ^ qua- lora mc ne somminiitriate in dose sufficiente , sono servza dubfiio tjiieUa dclle api e i/iiella delta Myrica cerifera. Queste cere an- corchl- molto simili , diffrriscono perb fra loro in alcune proprieta. Ill fatti il Boftock notb che la prima di esse e di\>ersa della se- conda pel suo colore ed adore ; per estrrc piu untuosa ^ piu, te- nace , ed ussai meno fusibile ; per disciogliersi meno prontaniente ed in propor-zione molto minore nell' etere hollente ; per essere meno sn- luhile veil' al cool portato al grado dell' ehullizione ^ come per V azioiie meno forte che sopr a di essa gli sembrb avi-re la potassa cawitica net coru'ertirla in sapone {"z). La muteria simile alia cera ed al Vp.-]a del Chined , che il sig- Anderson ottenne a Madras da alciini nidi d' ia- setti J e che fu da lui chiamata lacca bianoa _, purae al sig. Pearson , che I' esaminb , una sostanza da comprendersi nel numero degli olJ~ fissi , ma che per altro si avvicina alia natura delle resiiie per la sua fragilita e semitrasparenza , per la siia soluhilita nell' alcool e nell' etere , c per la maniera di cornjMrtarsi cogli alcali. Dal con- fronto peib dell' esperienze che egli fece su questa sostanza e sulla cera delle npi , osseri>b che la medesinia appartiene ccrtamente piii ulla classe delle resine che a quella dclle cere. Di fatto trala- sciando la fragilita ed alcuni altri suoi caratterl , noterb che essay l.° e p\h pcsante dell' acqua. 2.° Aderisce piu fortemenie ai dioersi corj)i. 3.° Nvn s' imbi.inca per mezzo dci r,iggi solari , ne per quello deli acido clorico. ^.^ JXon forma colla potassa un com/tosto che si possa chiamnre sapone. 5." Finahnente si scioglie con maggior facilita ed in maggior dose nell' alcool , col quale compone tina> vernice nan buona. Da queste proprieta nan se ne pub dedurre ^ a mio giudizio , che la lacca bianca e la cera delle api paroisscnt gtre I'une et I'aulre des substances homogeiies (3). Intanto gradite la, tonfcrma della mia profonda stima ed amicizia. Di Casa il 2y dicembre 1817. Vostro affezionatis-imo amico GlUSEl'PE Branchi. Or , prv tornaiT alia pianla , mi scmbra facile il vcdcrc cir cssa dec forinart- iiu geucre nuovo. impe- (l| Dizu.nario ritato , pag. 109. (a) Auiialt-5 do cMmie , torn. 46 , pag. 83. (3) ljibliuiK6i|iii2 Brilunuiijue , toui. a , paj;. \\^. jG4 SOPRA una PIAIVTA rocclw'' per la covolhi Cjuincjucpartita e rolala (llvci->i- flc I dalla cticiiihila e dal ciiciiniis , con i quali soli g(Mieri ]iotivl)l«> roiivmire. Dal cucumis poi e distinta auche per i semi che haiino il margiue non acute, ma oltuso ; e j)ei' essere tali semi sprovvisli dell' oi*-* liecio marginalc , differisce auche per qucsto cavattere dalla cucwhita. Finalmente per avere gli stami separati e dislaiiti , tulle le antere egiiali , e per esscr poligama , differisce essa da tutte le cucui'bitacee di frutlo multi- loeulare. Ne ricevei i semi dal cliiari,ssimo sig. Fischer , di- reltore del giardino di Gorenki ; e persuaso di poler con tal pianta stabilire un genere nuovo , avi'ei voluto chiamarlo col nome del botanico che nie gli aveva favoriti : ma poiche qnesto nome ei'a stato gia impie- gato dal sig. Decandolle che formo il genere Fischeria con una pianta asclepiadea ( V. Catal. PI. H. Bot. Monspel. ann. i8i3, pag. 112), mi determinai a chiamarlo Henincasa , in memoria del fondatore del presente orta botanico dell' Uiiiversita di Pisa. Dico del presente , perehe non ha avuto sempre la medesima situazione. Quello fondato da Litca Qlibii nel 1 544 per ordine del G. duca Cosimo I de' Medici, il piii antico di tutti gli orti botanici di FiUropa , era situato presso I'Arno nella parte pin occidentale della citta;ma essendo stato necessario ingrandire il prossimo arsenale inserviente all' ordine militare di S. Stefano , fu nel i563 distrutto I'orlt) botanico, e stabilitone un altro nella ]>arte orien- tale di Pisa , in un locale che fu poi racchiuso nel recentemente soppi'esso con\ ento delle monache di santa Marta , essendo prefetto deli'orto Luigi Leoni, e pro- fessor di botanica il celebre Andrea Ccsalpiuo. Questo secondo orto sussiste per ti'cntadue anni , cioe lino al 1595., anno in cui il G. duca Ferdinando I pcnso che fosse bene il coUocarlo in un site pin spazioso e pixi comodo, e destino a quest' oggetlo diversi appezzamenti di terra presso la via S. Maria, ove dal prefetto CtUi- seppe Benincasa fu disposto 1' attuale orto botanico. II Beliincasa , di nazioue dammingo . venuto ixm sj CUCURBITACEA. 1 65 sa in (he anno , n^ per qual motivo , in Toscana , era tenuto (lai suoi contoinporanei per un gran eonoscilore
  • ljc riinasa ucl caso die il vciito nou avesse spiralo. E sc il vcuto soflla in scuso contrario alia rcnia, quesla batte, come (i nalurale , con menu impcto la spiaggia : ma I rcflui die si fonnano , iion solo si mnovono in viitn dclla forza die lore rcsla tlopo 1' urto , ma ddl' azioiie eld veiito , che cospir.mdo coi reflui favorisce il lovo cam- minai-e. La fonnuzione (li.ui(|uc doi rcfkii , esclnso il venlo, noil pno da altro litrarsi die dalla splaggia eh' «? curva c sinno^a. Qncsta spiega/.ioiu' , c\n' ad alcuiio poira Sf^mbrarft solanierite teorica , e confcrmata dalle osservazioni. La. rrma montaiite nd coi'so ddl' anno era e jiiii e era e mrno raj)ida della disccnd(;nte. I punti da cui In rema si comiiicia a muovcre per inoltravsi lud can;dr, come affcn'maiio i piloti mcssinesi , sono diversi in di- verse stagioiii. Ma non ostaiiti si fatte viconde e va- rieta , la direzione dci reflui e sempre costaule, ne mai varia. Son di cio pruova cliiariesima quegli stessi piloti i quali , come s' accorgono die uu naviglio jK^r imperi/.ia del coiidotticre si avanza verso un filo refluo , air istaiile prevedono ed annunziaiif) il sito in cui quello sara irreparabilmentc IrasporUito. Questa direzione dei reflui , cli' emerfje costante in mezzo a tutte le vicende di qiiella corrente , grida e attesta luogo , sito e spiaggia , cli' e la sola circostanza co- stante e invariabile. Per altro e cosa conoseiuta die i fili reflui p(;rdono la loro foi'za a misura die lo stretto si dilata , ancordie la rema continui a niantenersi in tiitta lallivitii. Pcreiocclie ciascun di que' fili ne'siti piu larglii si slarga , e lutli si trovau lontani dai punti dai quali sono stati riflessi e rimandali. Come costante e la direzione dei reflui , cosi costanti sono i punti in cui le acque presentano ndlo stretto la senibi.uiza d' un vortice. E qiiesti e qudli eolla loro costante posizione mostrano il legame cln; gli uuiscc, c la loro mutua rdazione. Di 'fallo la dove i reflui si seonlrano coi (ili ddla corrcule, le acque debbouo cutt- I'if'l. luil. T. I\. I a 170 9^1^ YUl nEIXUI. cppiro , (' ronoopisroiu) uii nioto tumultndso. 1^ come i fill relliii c dirciti tra luro obliquameiite si urtino , le a(X|ue si inc'ttouo a cii'colarc , e yirando , 1' ap|^) ire.i/,a prcsentaiio ci uii vortice. L'osst'rv.i/.ioiie e pronta a fi mclieggiarc si fI>tto spin- gamp;. to. I vovlci si trpvauo senipre 11011 lo.itaiii dalle spiagj^e, perclie i rollui noi lungi son dalle spiagge. I vortici hail luogo ue pimti in cui il c.mule c» piii aiigu- sto, perclit; in tidi punti si possono pin reflni sconti-are e imbatlcre coi llii diretti della corrente. I vortici in fitti sono costanti al Fai'o e alia Lanterna, e cessauo in ambedue i litorali , ove passata la Lanlevna si procede verso niezzoglorno , perclie il caiialc si dilata , e i re- flni pprdono la loro forza. ]Non dobbono d opo cio recar pin maraviglia gl! et- fctti che prodncono que' vortici appareiiti nello slretto di Messina. Se uii iiaviglio s' iiioltra inavvedutaracnte in nn voiilcc , e di ncct-ssita o clie si mctta a gi- rarc o clie rtsti immobile _, finclie una dolle due forze contravie , da cui e sospinto , iion resli viiita dall' altia. Qmndo le krze contrarie dei fili ri^tlui e diretti sono t'gu li , e opcrano sul naviglio in punti che sono op- posti di fronte iiella medesima liuea, non v'ha dubbio che , poste in equilibrjo le forze egii di e contrarie , debLa il iiaviglio I'estarsi immobde c quasi inchio- dato in mezzo al vortice. In tale stato se i marosi souo violeiiti , e il vciito ch(> li gonfii e iinpctuoso , il iia- viglio corrc pcricolo d' esser battnto c soverchiato dalle O' de , e poi affoiidare. Ma se le forze dei fili cou- trarj non sospingono il iiaviglio in punti che son si- tuati di fronte e sulla stcssa liuea , allora quelle forze , ancorche fossei'o etjuali , eccitano sul naviiilio un mo- vimcnto di rotazione , giusta le leggi dell i meccaniei. II momoiito d( 11a risultnite sir4 i;i tale caso eguale alia somma dei motn<'nti ddle forz« componcnti , e la rotazione durera fiuche dnrera l' ecruairliaiiza e T eiier- gia delle forze contrarie. Mi se una delle due forze veiTa a firsi meno , lie seguira che T altra essendo piu attiva j e rcstaudo vittoriosa , caoccra il navig^io mil riT I REri.ui. 171 - i ^ •on impcto co:itro la spiaggia , dove anclra senza fallo a iiaulVagare. E tpicsta ajipuiito la ragioiu; prr ciii i Yortici couosciiiti pev ptiicolosi iicllo strcUo sono lU aiiibrduc i liloialj poclii passi loiitaiil dille spiaggo. D;illa siiuiosita c curvita dei luti di ([lud ctiialt; ua- sroiio diimpiiir i fili rcflul , 0 da cpiesli i voitici ao- parcnti , e tutii i prvicoli della navlgazioue nelle acquc; del Faro. JNi' in allro cotisiste lulta la p^ rilia dc i pl- loti messiuosl ilio uclla coiioscenza del fili rellui , e ucir arte di saperli evitare o di scapppirne , se per caso vi si troviii dciitro- Per buona foituiia la direzione di qucsii lili e costante , e 1' arte di que' piloti , come qiulla clie si fonda sopra tai base cerla ed invaiia- bile , nou suol niancarc. Questi pensieri iuroiio da me abbozzati alloi'clie liell oltobrc del 1811 diinorai per alcuni gionii nt-ll* •bella cilia di Messina. Era mio intendimcnlo di Irac- oiare i lati di (piel cauale c la lore cm'vila, per sotto- pon'c agli occlii e dimostran! col fatto la verila del mio assimto; ma i li nipi nou mi permc tlcauo allor.i di c>6 riduire ad ( lYUo. Mi lusiiigo che m appresso le raie idee sarauuo o corvette o meglio dicbiarate da cbi si pofra piu agiatametite occ^ipar." dei fcuomeni dcllo strelto. 17* er-r.: O'^'^^r^-'dzioTii suite jvontnpje mctaUifove Jclla Tolfa. Lettera del sig. Brogchi al sig. Scaccia, iiigegiw/d^ in capo a Roma. G -Tbapiti??imE mi riuscirono Ic lirlle notizie clie clla mi ha covtfSeiiitMitp comuuicatx! rclativameiitc alia iia- tiira dcgil strati da Iti ricoiiosciuti nel suolo dvWe paludi Ponliiie , all occasione di edificare iiii poiite suir AiTiascno a cinqiie niiglia da Tcrracina. Queslc osservazioni perfettamente coincidouo con le altre da, lei falte nel i8f3, ;illoi'cKe fu costrutto il ponte dt-Ua Schiazzi , e concordano in parte eziandio con quRnlo JO stesso ho veduto ncUa sezione delle spond(? del- rUfente e dell' Amaseno medesimo. Poichf' adunque la natura e 1' ordine di questi strati si mantengouo in flivex'si punti (cosi costanti , io sono di avviso che si possa con niolta probabillta dednrnc un geucrale si- stcma , e indovinarc (pxal fosse 1' antica condizione di quel suolo. Quauto a me, piego a credere die esso fosse In remotissime epoche inipaludato , non gia dai fiunii soltauto , ma dalle acque salse o salmastve , e che quella torba nerisslma, compatta e biluminosa che si ria- viene coricata sur mi lerreno concliigTuiceo, parecchi piedi al di sotlo deI,livello del mediterraneo, sia una torba maiina che si foimo nel foiido di quella laguna. In questo mio concetto taiito piu mi rassodo, quanto che scorgo esseri- dessa ricoperta da allro lello di limo nero contenente anch' esso frammeuli di gusci di testa- cei marini , a cui altri nc sono frammisti di testacei terrestri sti^ascinati dalle fiumme. Che se ella mi chie- desse d' onde io supponga essersi il mare introdotto rella pianura Ponliiia, esamiuando ove il suolo coii- ti^uo ai lltorale c mcuo fi*;valo , io direi essere ciO OSSERVAZIOM SULLE MONTACTSE , ec< 17^ 5iiccc(1uto (l;il l.ilo
  • ' , e vo- lendo in qualdie maniera routraceambiare alle uoiv-.ie die dia mi lia sommiiiistrato , Ic taro parte ddle osservazioiii da me istituite suUe moiitagiie metallilbre ddla Tolfa , confidaiHlomi die uoa le saranno af- falti) di^ulili qua'udo ella si risolvesse di recaisi da qu'lle parti. Faeendo qiiesta gita, vedra ella adunquc die i'.ocaiito Jillc emtiu'iize vulcanidie ddla Tuila ionnate di lava iKcrolili- , ed alle allre composte di queila vociia die racdiiude i iiloni della pletva allumiuosa, liavvi d tl 1 ito di mcz/odi una serie di monticdli calcarei. Questi 174 WSSEUVAZIOKI 5i;j.Lt MOINTAC^E nioiiti sono in gciicrale slaccati tlai colli dcUe Allu- mitve ; uon pcitaiito in tpiilelic luogo si psscrva clw: gli uni souo agli altri coiiligui. Cio parlicolaimciitc si vede sotto Po^ijio Oinl>rIcoli , suUa slratla die dalle Alluniicre tcnde a CiAllavccchia , ovo • ir.eontrasi una roccia die in alcune cave di pictra alluinlnosa costi- tuisce la niassa del monle , bianco^aiidloanola , di aspolto teri'oso , mediociemente solida e contenente liloncclll di quai-zo : ora questa roccia scorgesi in quel site a ccmtaUo con una calcaria turdiiniccia divisibile in sottili sfogiie. Nulla ostante di ordi'iario si a^'^'era die le due for- Inazioni sono divise da un vidoncello , il quale , quan- tunqne di poca ampiezza , ne S' gna ii iimitt,-; e volcndo rercare di questo latto una spicga/ione, sembrami die dir si potrebbe die qucU' intt'rv.illo non esistcva in oiiginc , e die le due roccie si conibaciavano ; ma siccome vi era soluzione di coiitinuita, addivemie cbe le acque correuti polerono agevolmciite aprirsl u-i varco f' a quelle due masse , ii.'sinuaud'jsi per la coramessura die le dividt'va , e logor.uido a poco a poco il terreno , scavare un botro , p u;ia > aljella. L:i calc:iria , di cui fa^ ello , e comuuemeiite di tiiila turrhiiiiccia , di frattura liscia e coneolde , ed allra- versata da vene * di spato bianco. Essa e idenlic:ii a quella che in niolte parti s' iticoiilra drlla costa ddla Toscana e al plede degli Appen-iiui. E iVcquente nellc! moatagne di Pisloja pr(s«;o v**. JMtrcdlo, ed in alcuni luoghi degli Appeaniui di Modena , come sa.ebbe ndla provincia dd Aesale. Si unifornia poi dd tuUj a qut-lla tlelle emiiie.'ize contigue ai Bagni di Pisa e dd S i- nese dal lato delia m:u-enima ; (.-d in tutte queste situa- zioiii e cliiamata palvmhiiia , uonie cbe parimentci ri- tiene a Civitavecdiia , o^e si prolunga Li linea ddlc eminenze calcarie ddla Tolf . Essa si ..iTaccia in grossi banchi e in istrati per lo plii disordiiiati e confasi , ed e di frequente tramezzala da allri stratcrdii di una pietra aerasti'a e p"saiile , la quale e cal aria imprc- giuita di ossido di ferro « di inangaucse, di sUuttui'a METALLIFERE BELLA TOLFA. 1 75 talvolta scliistosa, c. tilvolti aiicora iliversamonte colo- rala. (^)ii(sla nictra s' iticoiilra pariiiK'iile in vicinanza di S. MarccUo iiol Pislujese , e nelk' moiila;nie dol pronioiiiorio Circco. jNiun ycsligio di corpi organizzati mi e avvenuto di scorgcre nella cdcaria die dL-scrivo, ma coiitione alia ToUa iiloiii di dlversi metalli. Essa diffcrisce adunquo da cpiclla clie geiieralmeute cosli- tuisce la massa ilcgli Apptnmiiii, la quale e d;-! tulto ste- rile, e stimo nou polcrsi diibitHn- , a])parteiiere arl una epoca antcriore a queiia dclla calcaria sccoiidaria : lO la risguardo come una roccia di transizlone. I iiloui metallici die iu qnclle eminenze furono sco- perti , conleiigoiio ferro e sultiiro di piombo, ai qu;di si debbe aggiuiigere il sulfuro di aiitimonio e di zinco. Due sono le cave del ferro , 1' uua delle quail c situata ill un colle fra Poggio Ombricolo e lo Za-^ fone, e fu incoinl'iciata iiel l65o, indi per parlico- lari molivi fu abbandonata : si riassunse il bivoro ncl 1736 col ])rincipale oggetto di fabbricare acciajo per gli utensili delle Allumiere ; ma sitcoms questo riusri al- quauto crude, cosi la societa die erasi foi'mata. tra uoa guari si sciolse. iSel 1 74'^ fnrono cbiamali dalla Sas- soina due pralici , o tali almeno creduti , oiidc rego- lassei'o i lavori inetalluvgiei ; ma dalle esperienze isti- tuite in grande ne'for.i di Uracci.aio e di Cunca, ove si fonde il minerale dell' isola d' Elba , ne visulto un fciTO die male reggeva al maglio , e si lascio di bel liuovo r inipresa. Quesle notizi.^' si lianno dall' opuscolo del Breislak. < oiilei eiite osservazioni mineralogidie fatte alia TuHa , ad Oriolo e a L itera , e dalf yinaliii delta carta toj)o^rafica d« 1 Palrim uio di S. Pi( tro, pubbli- eata dal Morozzo. Ncl 1810 un Fraucese detto Bory tento di riaprire gli scavi , ma con poco successo. Kella cava da me visitata, die giudico cssere qnella in cui si lavoi'ava nel 17^6, trovai die il mine:ale 6 Jiiro hruiu> , compatto , pesante , supeiilzialmetitc spesjO ricoporto di einalite n* ra , dister.a a guisa di soliiIi»-'!nia vernic(!. Esso e accompaguato da feiro S[ alico di co- lore rubiglnoso , eenibiuato a molto carboiialo di calce, jyti OSSERVAZlOiM SULLE MOMAGIvE jna i' cosa probaljilf clic iioll iiitfiiio JelUi miuiera sia ]uu omogfiu'o. Qiicsto miiicrale e coutcnuto in uii I;ir<;lussimo lllouc tli spato calcario graiielloso , bianco V hi'uuo , tli cui s' incoiitraiio voluiniiiosi niacij^ni spavsi in tiiUa tjnclla riniuenza. II filone strsso e lacchiuso ncl'a culcaila liiicliiiia , clic, come ho dcUo, (' la roccia di quelle colluie. Siccome cosi il fcrro snalico , conic II fcrro bi'uno souo mincrali clic sogliono dare un iVrro di otlima <|ualita , essendo cssi il nialei'iale ciic si scava o si scaxava nelle minicrc del Bresciauo e del Bergamasco , la p!U parte dclle tpiali soiio ora in tolale depcri- mculo ; cosi sarebhe prc///.o di.'ll' ojicra d' Lndagare d' oude possa ]>roced(nc il ditetto di cpiello dclla Tolfa , e stu- didre di porvi riincdlo , sc jnirc iion dipendeva dalla poca pratica di chi faceva gli tspeiiincuti. JNon molto da qu'sto luogo dislanti sono le cave di pionibo , le quali veniiero rii)f' tute m ]iiu slluazloni. jNe il Cesalj)iiio , ne il Bivini;ucci , ne 1' Aldrovandi ne fanuo nieuzione alcuna , c scnibra clu' siensi iiicomin- ciale verso il 1736: furono paiiniente cliiainali lavo- lanti dalla Sassoaia, si rostrui un ediilzio per la pre- parazione e la fondita del niii.eralc ; ma ncl 1700 venne Iralasciato il lavoro , die (u [)oi liassunto iiel 1771, e abbaiidoualo di nuovo ncl 1779 (Moiozzo ). Ferber , clie scvivcva nel 1772, ('ice cbe erano allora le cave abbaiidonato ; jna il (]crmeUi ne acceuna al- rune tuflavia aperte uel 1773. Ouinlo ai lavoranli Sas- soni, cssi fnreno chiamali dal Cardinale Albani nel 174^ ( /it. ) , e Dietricli dice die ottcnuero la permissione degli scavi , ma die le ojiere loro fnrouo cosx altra- vers lie dalla Camera , die si ti'ovarono costrclti di ab- bandoiiare le miiiicie. Questa e una delle solite baje d.e' via^o^iatori , cei to essendo cbe la Camera tece con molto dispcjidio cosliuirc gli edifizj per la fondita, c thiamo e largameute stipee.dio que'Sassoiii die erano o gaj^lioffi o ignoranli , e f'os'se 1' uno e 1' ;dtro. II niinerale e galena o sulCuio di ])ioiid>o a picciole fic- «ette brillauti , unilo a C( rLu quunlita di arj^ento, e METALLIFERE DELtA TOLFA. 1 77 arrompafrnnto dalla bkiula o sulfuro di ziiico. Nel liiogo dclto il Prataccio tli Pog^io Onibricolo ossci'- Tasi tuUavia un pozzo praticato per riutracciare il mi- Tierale , c dalla iiatura dei materiali estratti si ricoiio- sie trovarsi in iin filone di quavzo ; ma ncUa mac- cliina dello Zafoiie havvi 1' incoiniiiciamento di una ^alk'iia , cIr' si conosce ora sotto il nomc di GioltinOf d onde tavavasi ffalcna mista a blenda disseminata in un filune di s|wito calcario a graudi laminc bvillanlis- sime. Le maggiovi operazioni sono nella cava di S. Gtif glielmo, in vicinanza della quale tuttavia sussiste f edi- fi/.io dclla fonderia , e 1' acquedotto clie ministrava r acqua ne'-essai-Ia ai lavori metallurgici. ISei vasti cu- midi di mattn'iali asj)Oi*tati si viconasce quaiitita di pezzi di spato fluore bianco, verdo^nolo , violetto; di spato calcario, di qnarzo, di piriti di ferro di colore bron- zino ; di galena , di blenda e di calcaria azzurrigna , the e la roccia dc' monti in cui sono raccliiusi ( il vi- peto ) i filoni nietallicu II Cermelli parla di selenite rinvenuta in alcime cave dclla Tolia , nia non mi e cor.sa solt' cccbio- Tutte quesl(.' e parecchio altre cave sono aft'alto inac- eessibili , e lo erano gia lino dal 1735, epoca in cui il Breislak si reco alia Tolfa. Il Cermelli nelle sup Carte coiof^dflclie e Itlcinorie mineralogiclw tlrlle Stato Poiilifizio , pubblicale nel 17^2, die un abboz/.o di piaiita dilla luaggior parte, dicendo di averla tratta dair arc bivio dcUe niiiirrc : ma e in una scala assai picciola , e segnata con un' unica linca. Non havvi ve- runa lircostari/.iata descrizione ne dello scavo deile minicre , ne dei lavori metallurgici della Tolfa, men- tie poti'cbbe servire di qualche indii'izzo in caso die si pei'sasse, qua) do che sia , Ji riassuun re 1' opera. lo posscggo una rela/.ione manoscritta ed autografa del fu inio auiico TalKite Fortib. che visito quille miuitre nel 1775, allorrhe orauu nella maggiore attivila : per bizzan-ia essa e dcllaLi in lingua fraucese, in cui quel iialurallsta si coiuj.iaceva talvoltt tli stcudcre per csei^ fizio il ^iurnale dclle sue pcregrJua/.i'.>ui, quale e quelld 17^ 0SS£BVAZI01vI SULLE MONTACKE che ho sott' oc;hio , il quale fii scriftp sul luogo, Giii- d.'co cho non le vhucira cliscaro dig iie eslragga le piu importanti iioli/.ie I'elative ai lavori clie si esegul- vano iu quel tempo alia TolHi per avere ii piombo clulla galena. Tradurro iu itaiiano ii t(\sto dell' autove, afbiti'anclo sultanto net tlispori't- talvolla la materia con miglior oi'diue. « La moiiligna, die' egli , ove soio le miniere e tiitta c:^pei'ta da macciiie , m^ veggoiisi qua e la scap- par fiiori poi'zioiu di strati di r ;ccii calcaria. L' in- ter;!© di esse miulere e terra ai'giliacea ; pet- la qu d cosa niolto coslose riescono 1(! aviu iture , e le gallerie sono fangose e iiisalubrU L' ai-gilla e ricca di pirite > cuprea e di gabna , ma prevule quest' ultima , ed e inoitre tagiiata da filoni di quarzo che fa fuoco coii r acciaviuo , e uon pertanto sobbolle cogli acidi. Co- ' .muiiissinio e lo spate fluore, e questo iiou fa efl'erve- scenza. {( Galai iiel po7,'.o di S. Pio situate a]>ene!ite, pas- sando prima per una galleria lunga zj tese , che chia- imsi la Ticis'crsa , e questa ha iin piano superiore defto di S. Guglielme , che fu scavate dai Sassoni* II pezzo e quiudi tese profondo ; vi si discende per tre Scale ritte posle 1' una accanto 1' altra , e trovai colag- giu i minaturi che lavoravaiio. II minerale e a fiSoui • %'erticali e tortuosi che sinora iiou si palcsano ricchi , nia daano grandi speranze attesa la lore ramificata sft-uttura , che va ad unirsi ia uu solo ceppo di mauo in mano che si discende. Essi sono lianche2;ffiali da u:ia terra giallastra calcaria che somiglia ad argilla , lanle e sotto la zappa iiutujsa e luceute. La galena e talvelta mescal ita in essa a grani sabbioiiesi , mi il piii fo le del minerale e in uu quar/.o che boUe negli acidi, e scintilla nulladime lo sotto 1' acciaiino; coia che mi e serabrata strana, non sovvenenlomi di averla osservata che nelle pieti'e mediastiue siliceo-cilcarie Ae monti di Padova. t( Uavvi molte gallerie in questa miuiera , e vuolsi jpai'licolanxiente I'amnientare quella detta il Ruscello , METALLIFERr. DEIXA TOLFA. J-^i) eVie (lovia inlcrsrcare lutli gli allri po/.zi di S. Pi'd r ill S. GiiJ'lit'lmo. Essa e piohinyata a quest' ora ] oo tc'se vorso Ifvaiite- u La palciiu e di buoiia qualita , e lo spato flnoift seiviri'bbc di otUina fjndcnte se iioa fosse assai spesso iiK'scolato con pirili di rame , die f^sseiido sparse pa- limeiite isel niiiierale, avvieHC clie molto difijclle riesca la pt'ifclta toiT«'fa/40!ie , the v. mcstieri talvolta ripclere selle od oLIo voile. Oucsto spato, in cui la galena e roji- teiiuta, ('• linlo in bclllssimo vovde , in colore di anir- tista, e talvolta in celestino. Dallo stesso pozz.o si trae una pirite di rame , con cui fovmasi il vilriuolo in una fabbrica separata, per averne il rame, come diro in appresso. « I minatori distingiiono differenti quality di (|ue- sto niineral(; , sceondo il ])rodoUo clie sunniiiiiislva. La prima i-eude sino il oo per lOO, la scconda 35, la icT/.a. ^o per loo fra piombo e vanie ; nia non si sono iatte esperierize in grande su qaesto inleressante Inl- iierale , come tampoco su verun allro, per difelto della necessaria quanlila di acqua. H.ivvi eziaudio del mi- iierale i;i "rani die e una sabbia gfrossolana di yalena mescolatii con la niatrice : la prima qualita da un oo per loo, e la seeonda 4*^ come le due sunimeiito- vate. I-a sesta spezie e la sabbia die si rlcava dal la- vatojo della- pcsla. (( La macchii'.a della pesta e mossa da una rnota di cinque piedi di dlamelro , la quale lia due mani- \elle , e si la ^irare a braccia d uoniihi per mancanza d aeqiia ; ma havvi lusinga die si jiotra condurnu ■quanta abbisognera. Essa soileva e fa cadere otto pe- stoni fervati in un ( cassa, ove mettonsi i p,ezsi di nii- nerale povero e misto. Una sotlil vena d'acqua sgorga liella cassa onde sle mperare il materlale , e col veicoly tli qucslo fluido ] assa il piu fmo in altva simile cassa mediaiitc un Ibro <;Uar:jilo di u:!a gialleola onde vlc- tiue 1 esilo ai pozzl die non sono i;.frantl. L' acqua che ^ carica di tenulssinie lamelle di gale-ia , die la colurunu iu twdiiuo, trasmigra da questa cas9a in u.i rJo d?rKBVA/10?Cr 5PI.L1: MOXT.VGKE tei-AO rcciplcnlc j.iu gvanJc , d' undv la ^itlt.iia vsi ostrae jK)ichc I? CHiliitu al basso , e maiidaNi id Lnio. Qucsto j!iii:er;jl(; da i! 2.5 per lOO.ln cho c b;'ii poco c mi-'ao di (]uaiilo i' apparcii/.a promctto. u Piissai qnii)cl al fo.no, cli.* iioii ha l);»sUntc acqui per fajo ^raii lavovo ; lioudo si ('• pral.i<;ala uu piccolo sevbalojo , clic si vienipic mcdiaiitc uii rasccilo , il miale hod rcca niolta acipia all' invcrito. ()ucst' acqiia serve a sofliaix- 1' aria in una t:o:ul)a irli-o-ollca ; ma III inestterl vaddoppiare la niacclil la la (juale porta il vonlo eecilat.) daU' acjiii:. Ecco il lavoio clic si pra- tiea , e di cui ho vedulo io stosso ii la parte. Piiiuie- ra!U(!ute si comiiicia d;d t-orr."l'ire la niiiiiei'i in iorni scopei'ti ; lo cue sembra male iuteso , pcrchi si per- douo lo zoifo , r aisenica e V antimonlo che si vol iti- lizzaiio. II miucialc arrostito portasi a un forno di cal- cinazioiie , ove tonviene rimetti^rlo cpiattro o cinque volte. I forui a lUiUiica hanno la cuj)ola di mattoiii , e simii^limo a qiielli delle nosti'e vetiaje ». (Qui c corsu lino sbaglio , poichj tall farni a manica iion so- gli.Kio jiveve ciiptiia ). a La bocca e <^uaraita di piet a scUistosa priniiliva ch(! viciu; da Piet.asa'ita (gneiss) ; ni i stimo che si iMjlrebbe jltrariie da Cipoliveri nell' isola d' Elba. Essa ! 0:i resiste luylto a! fuoco , e talvolta in jjoche o;-e si f;,'iide , quautumpvc d' ordlnario si crdcoli che possa diirarc tfc o cpiattio mesi , e piii resist*; a norma che e pLi\ tenera. Sui ])ezzi del mineral'^' calclnato ho ve- duto quiinlita di et'iloresceuzo di z,iiic j biauthissime e lacenti ; ma iiou si e fiaora pensatL* di trarre jm-o- fitto da qucoto ne dagii aitri ijr.'talll che souo uaili al pioioljj. Adopi'jiisi le sco iij p(;r fund(;nt;> fino a tantj che sieuo cosi sin;a^;ile che non .si possa pifi usarle con vaiiLa^'do. « Ho detto che le piriti si vitrioliz^.ano , e il prin— cipale scopo di tp.iesta oj)era/aone quelio e di cavarue il rame : quando conte:!i>ono piondjo, soiio poco atte sl rendere quaiilo couverrcbbc ]>er guadai^iiare le sp^se. Licoau:iCiasi uduuque dal torrciaie le pli'iLi di buQ^^a IWETALLIFEKE PELLA TOLPA- l8l qiviliti In un fonio qiiadrihingo , a cul si fa ur.a volla co^li .sl«'ssj j)r7./,i di j'.iiilc: nci volo intcnio si c llo- cnio Ic logno, e inata col piombo non puo essesc facilnicnte spo;diata del vitrinolo. Quanclo I acqua csce iusipida , si sospende la lisciviazioiic , e quella pregna di vitrniolo si versa iu ricipicnti di pioniLo , ove s' immorgono baiTe di fcrro per deconi- porre il vitriuolo e prccipitare il vame , il quale si laccoglie sotlo forma di fma polvere nericcia die d\ tm oUiufo ran:e di roselta. Dopo qncsto si jn< Ite ad cva[)orare 1' acqua vitriuolica ; e poidie ha scemafo di \<.]unie ed e bastevolniente concentrata, si traspovla iM uu tino, snl cui marginc adatlansi delle assi ]»uc1u>- rali, die lianuo in ciascun foro una bacclietta clie giunge aj fondo. AUorno di esse bacchelte crislalliz/a il vihiiiolo : la prima cristaJiizzazione e vei'dasl.a e piu caiica di ranic , la sccop.da e piu sbiadata c j.iii liia- pida ». « Senil)ra die i SassonI die lavorarono i pvimi iti q"<'->l<' luiiiiei-e (li pinnilu). abJiiaiio scavato eziaiuiio •pidle
  • erare lo zolfo dalle piriti, con lo quali la galena era mistn, dovevano far perdore niolto pioinljo, mciilre plu acconeio sarobbc slato dopo una torrofazione cauta— monte escguita fondere il inincrale e ricavarne il piombo , rimette're di mio\o nol fonio la metalllna aucora siilfurea (matte), e traltarla poi secoudo i motodi usati per.averne il rame. Imporfetta altresi e la maniera di ricavare il rame dalle j)iriti con la sem- plice vilriollzzazione , atteso clie la ])irite non poteva essere docomposta nell' i'lteruo do' pezzi uii po' volu- minosi che fossej-o. Dail' altro canto sembra che intie- ramente si trasciirasse il prodotto dello zolfo. II Fortis non fa cenno t^mpoco della coppjllazione per sepavai'e r argento did pioinljo , e soltanto avverte in un' ag- giunLa clie la gdena contlene al certo molto argeu-to; ma ebe siccome le vene dei flloni ne souo diversa- meute dorate dalla Natnra , cosi il direttore , clie era allora un sig. Presbiteri , per non promottcre eio die ^antener non potcva, non pavlo alia Camera Aposto- lica se nou che di piombo e di rame; ma forse, sog- giunge poi , potrcbbe avere avnto qiialche altra ra- gione. II sig. Rrcislak che ando alia Tolfa sei anni <1' uopo che fiu'oiio abbandoiiate (pielle miiiieve , lo che succodotle scorsi (juattro anni da che il Fortis le avca visitale , paiia bensl del forno di rafinagglo per sepa- rare 1' argento , ma in un modo coiifuso , talche sem- bra che sia stato male inforniato. II Cermrlli narra di avere vcduto cavare dalla galena di una di quelle mi- .niere un globelto di arg<;nlo , e rlferondolo come cosa peregrina , sembra che 1' operazioue in graude fosse . trascurata. Appai-e adunque che con molta negllgenza , ne per - METALLH'ERE UELLA TOLFA. i 83 avventiira con tuUa la buona fede , si e operate nei tempi andati intorno a questo iniiierale , e c!i(; d» Cjnaiito e stato ialto non si piio argomenlaie dvi iucro elic se nti polrebbe otteueio se si voJesse ripi^iiavi; i lavori. La principale avverlonza quella sarebbe di ac- c< rtarsi in pria cun iscavi inaeslrevobncnte divetti dclla polfiiza d«'i iiluui , e di non attiettarsi di foiidf iv. Rispt;tto alia roccia silicea scirtillantc sotto i' accia- vhio e deflervesccute cogli acidi , di cui parla ii For- lis , essa e la silice-calce di Saussuve (§ i5a4)'> '^oa dissimilc da cjiulla chp Scbnmackcr iiitiiolo coiuLey e quaiitu'ique nc' rcpertoi'j di miiieralogia dicasi tro- vars! in Islanda e in Isvezia , nuiladimei o quests roc- cia , composbi di un miscu^lio di carboiiato di calce c di quarzo , e coniui'e in queste iiostre monlaniie , come sarebbe in quelle clie il lar^o di Conio s[>alirg- i^iano d-Ua parte di Varenna , e Saiissure i;e trovo una simile in Provenza. Ollre al rame , al ferro ei4 bello aneora nell' altra di S. Gii^ilielmo e Pio. Ua pezzo nie ne fu dato siil luogo , ehe e apjm-jto i<\ eristalli aciculari striati per Inngo e brillanlissiuii. uniti a raggl divergenti e imprigionati nello spalo clcario biarco. II Cernielli annovera altrcsi il -bismiito fra i prodoiti melallici delle stesse moiitagne : quanto p';i alio ziijco, esso e in istato di suliaro o di blc-.da, ed accompagna la g;dena. Nella carta topografica dell' ATnctl e segnata una cava di lapislazzoli , ma e prubabile die sia quai-zo tinto dal carbonato azzurro tli rame. Nel territorio dclIa Aolfi si rinveiigono crisfalli solitarj di qnarzo ternii- »aU da auibc Ic estrcmila e co;:iiili in iloiua sollo il I04^ OSSERA^\ZIOiNI SUITE BIOKTA&NE , ec. nome di diamauti della Tolfa. Essi partlcolavmenlc si trovano ud Pof;^io dcile Spin^gie , o sono raccliiiisi entro zoUe ai'gillose , o spavsi nrlla superfizie del suolo. Potrebbesl credere che essi sieiisi formatl nelle fendi- tui'e della I'occia calcavia nerastra di traiisizioiie , che in alciini paesi ho vodulo esscre attravcrsata da filoii- celU di quarzo cristallizzato in Umpidi prlsmi , alcuni de' quaU erano sohtarj ed aguzzati da aiul>o i capi. Nolle montagne Modeiiesi a Magrigaaiia fra Monte Crete e Rio Loiiato ne ho veduto in uii grauwake schiefer , ossia in una spezie di ardesia nera, che e essa mede- sima una roccia di transizlone. In altre contrade, come in Valle Lumezzane nella proviucia Bresciana , a Sel- vino nel Bergamasco, in Toscana, ove sono per lo piii gi'igi e chiamansi lagrime de' martiri e pietre can- Canute, trovansi dis?traiaati in una terra argillacea, senza che si possa decidere se siensi ivi forniati, o veramente staccati da qualche roccia. lo credo ancora poco chia- rita r origine di siffatti cristalli. Alcuui aulori pavlano di argillc che si scavavano una volta nelle miniere di pionibo ; ma essendo ora impe- netrabili , o almeno di dlfficdissimo accesso , non ho potato avverarne 1' esistenza. Dietrich da tale notizia , e lo stesso flice il Cermelli , che sembra appoggiarsi alia testimonianza di questo autorc. Breislak atlesta al- tresi che in piii luoghi accanto alle miniere trovasi argilla cinericcia, rossastra e bianca, segnatamente per andare dalla cava del Ruscello alia fondcria nel prin- cipio di una discesa a mano manca. lo non ho saputo seorgerc se non che terra ai-gillosa assai grossolana. i85 Slojia dei bachi da seta ^ouci/Kiti coi nuovi metodi fiel 1817 He/ regno Lunihurdo-F eneto e altiovc, con osseivazioru e col giornale delte bigatliere del conte Dandof.o. Vi si aggiunge una lettera del sig. can. Bella Ki sopra r uso di ak'ini stronienti. meteorologici. Mdano , 1818^ dalla stamperia Son- zogno y di pag. 376^ in 8." con fame. J.A0BILE e felicissimo fu il divisamento del sig. conte Dandolo di comprcudere iiella si^i opera dell' aite di governaie j, bachi da seta i verl metodi che i priii- cipj della scienza e 1' esperimeuto pratico d' accardu dettavano , onde uu pvodotto il piu ricco che abbia 1 Italia, e da secoli abbaudonato .1 tutte le prevenzio.ii della cieca muterlalita e della iguoian^a , come a tutli i pericoli e dauiii consegueiitl , \euissc assicuvato pi'i- jnierameute contro ogiii disastroso avveuinieuto , poi ainpiamente aceresciuto e perfeziouato con incredibile vantaggio si dei particolari che della nazioue. Mi uon meno nobile e felicissimo si h stato 1' altro di preseii- tare La storia progressiva de' risultati di qiiesli metodi , la quale , raeiitre giustiiica ed asslcura evideutemeule la verita de' medesimi , svolge in tanta diversita di teii- tatlvi . di prove e di riuscimenti ognl ulterior mezzo di utili soccorsi e di cognizioni per molti rispetti prc- ziose. E forse questa la pi'ima volla in cui 1' umaua indastria ha pi'oceduto di tale maniera ; e il fatto sin- golare, di cui pail-amo, dimostra megllo di ogiii altra cosa il grado squisito di vero incivilimento della na- zioue ; dappoiclie in che altro consists il vero incivili- mento , die uel concorso etiicace di iax- valero in Oj^ui £ibl. Ital. T. IX. i3 186 S T O K I A mii:;lior motlo i lumi ticlla scicnza, applicantloli con docile zelo alia clilat;izione e pcrfe/lone dcUe arti mi- gliorr.trici dolla coiuli.rione clej^li uomini ? L'o^grlto giaiifle a cui tcndono i iniovi meloili pub- blicali nclla iinlioata opei'a del coiitc Danrlo!o , e so- staiv/,i ilnientc di otlrnere una llbbra di eccellcnll bo7.- zoli per ot^iii (piallordici bbbrp iiiclrra di foglia che si consumi nel inidrimenlo dc' baclii. 11 cbe va rssenzial- ]ueote congii.'ito coUa sicuva condizione che ue iii- teinperje di stagiolii , ne altro disastroso caso dalla diligenza dcU'uomo previsibile, possa a cio oppoiTC osta- J coll. La Stoiia del i^overno de hachi nal i ?> 1 6 di- incstro evideutemeiite come cio si verificlii ; e lasciando i I'atti risultanti dalle hif^attiere delT autore , la prova di tale veriricazionc si ebbe splendidissima ncUa pub- blica e solenne testificazione offerta dalla Con'i.sj)OTU- deiiza , la quale e uii aggregato di lante coiTipendiate slorie di quanto nell' allevave bacbi , secontlo i nuovi mcLodi , e avveniito a uomini di ogni classe c di ogni caj)acita. Imperciocc lie considerate diligeuterr.ente le loi o relazioni , oguniio a colpo d' occbio vede , che quanto piu ciascuno di essi si e avvicinato ai nuovi nietodi , tauto piii si e avvicinato ancora al feiice risr.ltato proclamato dall' autoi'e. Ne senza fi'utto sono gli stessi disastri da taluno sofferti ; perciocche cbia- risslmamente essi dimostrano cbc de'funesti effetti aAU- tisi 1 uuica vera cagione e stuta la diversione dai Jiuovi nicfodi. Qiiesti neir anno 1 8 1 6 valsci'o a far fronte ai pe- ricoli di una prima vera ostinatamen te fredda, e fissa- rono per sempre la norma con cui in tali circostanze fa d' uopo operare per assicurarsi di un buon successo. ]Nel 1817 circostanze del tutto opposte gli banno messi ad una pro\a cgualmente felicc. Egli e per questo che il coi.te Dandolo ha potuto con tutta I'agione dire che hi Storia del gouen/o de'bachi nel 18 17, iu uiiioue alle allre sue opere su questo argomento pubblicate gia, dec formal e uii pieno complesso di fiitto cio cite I' arte si in teorica che in pratica ahbisognava per DEI BAOHI DA SETA. 1 8" es,9ere invar iahllmeiite cd in (jiialniiquo circostanzii bene; cscicitata- ( )u(,"ita S'oria t, come qucll;i dell' anno aulecedoiilt!, «l;\is;i in tre parti. ConijU'eacle li priin^ Ji cssa un coinpiesso ragionato iV indie izioni dt;' piii notahili cisi iivvtMUiti rispelto al goveruo in gcn-.n-ale dc b iclil ncl 1817. La seconda comprende o in cstratto, o in do- tnnicnli interl, la Currispondenza che servo di appoi^- gio ai fatti contomj)l iti nella prim;. La ter/.a coinprcnd:; in) breve estrattu del (Jriornalc dcllc bii:;(ittifire dcU' au- tore. Noi fareino una compendiala indicazione dcUe cose pill notablli esposlc i.ella prima parte di questa storla. Cap. L Stagione e fogUe. Nissuna stagione e stata, a comune ricordo, ])iu strana della ]>rimavera del i 8 i 7. La temperatura dell' atmo^fera fece salti lacrediblli ; perciocche non solo in aprilc , ma pure anclie in marzo i termometrografi esposti di niezzodi al sole glunsero a segnare i 2,9, i 3o, i Sa gradi , mentre poi sul fine di aprile entro la notte Iiidicarono 2 , 3, 4 gi'^^^li ^ott'i il gelo. Cosi ove in marzo e in aprile le belle e calde giornate svolgevano vigorosamente tVonde, fiori e frntta , ogni notte niinacciava una irreparabile distrnzione di tutte quoste cose. Infalti nella Jiult'! del 2^> d' a|)rile cidde sul territorio di Varese e sui vicini uni brin^ fortissima , divenuta cruda cagione di distruggimento di una porzione di quanto di piii prezioso gli alberi e gli arbusti avevano prcparato all' uomo. In altri paesi dell alta Italia una simile brina produsse gli stessi ct- fetti in epoche poco diverse. Ma non lii la sola brina che cagionassc tutto il danno : ad cssa si uni una nebbia , la quale nella susseguente notte , c (juasi a giorno chiaro , improvvisamente gelandosi mentre in- vesliva tutte le pianle , ne assidero e ue abbrucio tutte le gemme e le foglie e i frutti spuntati. Tra le piante che da questi due flagelll furono ruinate , debbesi coniprcndere ancbe il gelso , liase di ogni spe- ranza clie possidenti e coloni potessero mettere nel pro- hi- gattiere coloniche. INIolti coloni pero avevano ordine di non comunicare ad alcuno che nelle loro vecchle hi- gattiere si fosse fatto caudjiamento qnaluncjue dietro i metodi proclamati. I loro padroni , dice 1' A., volevauo contmuare a gridar contro le nuove riforme, ed otte- ni-re pero insieme da esse aunuali vanlaoiii. La Coiri- sponrleiiza da le prove di (juesto fitto uinilianle; ma ne (ompensa coUa prova che da di nuove higattiere erette secondx) i metodi del conte Dandolo in ^arec- rhic province , nelle »piali il governo de' baolii era o abbandonalo o tradito crud.lmente. Cap. III. Bi^alHeri cd Alunni. CAn applaudc , chi 1 *)o i '1 O 15 I A liiasima, clii pur auclie doU'sla 1 vocchi />/o-rt^//ei tropj^i disastri cagionati dal caltlvo iiudriuieiito; O-perche avendo trasportala la somenza in luoghi freddi dopo die pel precrdt'iite te]>ore 1' eiiibriouc si era gia iTiosso , ebbero bac^lii di caltiva costiluzione, die i?ifaMi a poco a poco perirono. LA. da cio trae il segueiile avverliincnto. Non conviene fidarsi mai dell' aspetlo bello e ddlce della stngioue : non conviene a stagione avaiizala trasportare da liiogo men freddo a hiogo piu fi'eddo la semenza : ne conviene levare dai luoghi Ire- sdii ed asciutti li semenza iiella lusinga di' essa in minor tempo possa poi svolg(n'e il baco entro la ca- mera ealda. II va?itiggio di tale precocita non puo mai dare lulto al pin die un' aiilicip.-zione di uiio o due giorni ; e i dan.d della inedesima non sai'ebbero eom- pensati slcuramenle da tale vaiilaggio. Cap. V. Goueino tie' hachi in circostanze non oi- (iiiiaiie. JNcl govei'uo de' baclii due circostanze singolaii sono coneorse in quest' anno. La prima t- stata qui lla di un ibrte caloro [u-essodi" eostaulej il (jnale dopo le DEI BACni DA SETA. I9I prime rt;\ ccccdcva quasi semprc dl 4 ^ 6 gradi la teiTijiovalura iiitfvna occorrentc futro \i' hii^altifie , scnza cli« cliiaro apparisse il modo sicuro di porvi I'imt'dio. La s( couda fu la cosliluzioue sccca dell atinosfcra , la quale coiigiuntamente all' alta leinperatura portava gi-adi vislbili e pronti di prosciuganK iito nolla foglia; e quiudi contvihulva ad ofrciirla ai bachi forsc troppo sostau- ziosa , (' pi'obahilminte mancaiile di umidita propor/.io- nata al Ijisogiio nei J):i(.lii di tr.ispif izioue. La iiutiizioiu* quest' auno avuta dal bitco ha |)i'(.scut ito ia alcutii luo- ghl il foiiomcno del vci'samcnto allorche montava al Dosco di uno stecco , il quale asciugaudosi, dopo alcuue ore divtnlava quasi di aspctto tcnoso, e taceva tcinere clie il baco dovcsse calcinarsi uel boz/.olo : il cbc dilatti in qnalcbr luogo e sucL<;dut,o. Rispetto alia quaiitita di tiiilrl/.ione pave die quest' anno il baco maugiasse al- quaiito mono foglia mondata che negli anni passiti. Li geuerale quest' anuo ha I'cttameiite operato, i." chi ha dato ai bachi nelle prime eta foglia ne appeua spuiitata , ne troppo matura , ne raceolta dopo mollo lenq)o; a." chi noii si e sgomentito dalla calda sti- gione , ed ha tenuto tutto chiuso ove entrava caUlo e luce , ed aperto ov' era aria piii fresca ; 3.** chi ha jnnaffiato il suolo ogni volta che l' igTometi'o iiidicava dai 1 5 ai 3o gradi circa di siccita, e che ha di tratto in tratto agitata 1' aria con (ianmiate ; 4-*^ <"hi ha tcuuta la foglia in luoghl oscnri, ed anche akpianto uniidi ; 5.** chi ha dato a mangiaie ai bachi qualchc pasto piii del solilo. (lap. ^ 1. Delhi qiuintitd e qualiUi del hozzoli otte- iiuti coi nuo\'i melodi. Tutta la Corrispondenza prova che lion v' e un solo coltivatore , il quale aveudo me- diocnMiieiite b(;;ie governato i bachi coi iiuoi'i rttciodi , noil siasi convinto che il nuovo sistema dcv(? tra po- chi anni avcre assicurato un aumento pereune di j)io- dotto , e di una qualita gcueralmente superiore a quella smora nota. L;i Conisuundcnza jirova del pari , che non V e filatore di buoiia fede il quale non sia in islalo di assiciu'are cjic i bo/.zoli olleauti coi triovi S T O R I A vielotU dainio quniitila maooiore , e migliorP qualifi di seta, di qurllo die ofTrano i bozzoli ottouiti coi nictodi vecclii. Ma la quautita de' bozzoli non fu in qiifst'aniio proporziunala all' asiiolto die iiidicavano i bosclii , chc puv u' erano iutti coporti sino a d(>star niaiaviglia. Non fii il nmnero che maucasse , ma il peso. L' A. spiega qiiesto interessante fenomcno dalla ju'ococe matuiila de' baclii , operata dall' alta tempera- tiu'a dellc ultimo eta spezialmcntc , la quale pvomo- vendo sempre grande apprlito nel baco , lo faceva mangiare voraeem(;nte una I'oglia di molta sostanza. II btco giunse alia sua perfezlotie , ma non alia sua or- dinaria gi'andezza. Pero i bozzoll che si ottennero , quanlunqne dl minor peso , furono di qualita eccel- Icnte. V' e stato elii con dieci libbrc di foglia mon- data lia otteuuto una libbra di bozzoli. Il conte Ihiti- ilolo cl ha pero preveiiuti che a ragioiie dei giandi ramic'lli che qu("St' anno la fjglia conteneva , in molli casi occorsevo ver.ti libbre di foglia tratta dall' albeio per ottenere questa qnantita di bozzoli. Ma cio ne fovse e in contiaddizione coll' esempio acceuuato , e senz' al- cun dubbio comprova il pvijicipio generale , che con qnattordici libbre di foglia si e sicurj di ottenere una libbra di bozzoli. Cap. \ II. J)elle malatlie de' hachi. L' A. dichiara di non avere su questo ai'gomeuto cosa alcuna ne da mutare , ne da aggiungerC a quanto nelle altre sue opera ha esposto ; cioe, che dove i bachi sono ben gC'Vfrnati, non a'' ha mahttia veiuna. Un nnovo suo bi^allicre , per es. , ese citato iieHallevar bachi all'uso veechio , non avendo nni veduta posta . veruna senza segno e raldnnrrio , teneva per cei'to , che avrcbbe vedute queste due malatlie anche presso il conte Dan- flolo. E per ])roj)i'ia cm'iosita , e per eccitamento alliui egli era ehiamato alle pin accurate indagini. Egli e partito confessando, che tiiife erano state frnstrance. Ecu e vero pero che il segno e il colrinaccio recarono danui sonnni aiicbe in quest" anno , ilvcumc \r CoirispoJuleiiza Goiiiuruva , la (juaie ue iudica cziaudio le cagioui in DEI BACHI DA »ETA. 11^3 pleno aocDfdo di cio che V A. ha fin da prmcipio iiidicato. Ma la Con ispondeuza accenua due singolavi fciiomeui , clie meritano singolare meiizione. Uno e , che alciiui l)aclu montati al hosco o cadevano senza piu rilevarsi , o facevano uii bozzolo flosclo , e davaiio in ciitrambi i casi indizio di aveie entro loro medesimi una sostanza di color sanguif^no , e che paieva j)ro- priameiitc sangue. II secohdo ^ . che da paiecchi bachi iiioiitati al bosco usciva per 1' ano una grossa goccia di materia gommosa. Non avendo 1' A. di queste cose clie una pura indica/.ione , si astiene dall' assegnarne Torlgine; e si restriuge a sospettare che queste due m-lattie siano effetti di qualche porzione della cosi delta inanua dai bachi trangugiata , il cui particoiare acldo comliinatosi con altri elemeuti sia concorso a. produri'e tali singolarita. Nol meutre poi che con- fessa queste non essere che semplici congetture , i*i- getta giustamente la supposizione , che il primo di quel fenonieni si debba al caso di una giovine donna en- tvata nella higattieia nello stato di mestruazione , come da taluno pareva sospettarsi. Cap. \ III. Degli utensili. Senza varj strumenli me- teorologicl non si puo condur bene il governo de' ba- chi ; e come alcuni coltivatori hanno fatto sentire di non comprendere abbastanza chiaramente 1' uso di al- cuni di essi , il can. Bellniii , egregio maestro in questo argomenlo, ha indirizzata al conte Dandolo una let- tera , da cui possonsi agevolmente traiTC i lurai oc- correnti. Essa e iu calce del libro. La Conisponfienza e romposta di venticinque docu- menti. L' andamento stranissimo della staglone distolse moUi dal mettcre bachi , mnltj li misero svogliatamente; e r.on tcnnero dietro alle viceiide de' medesimi. Ad onta di cio , d\ce il conte Dandolo , essa offre parec- chie cose inipoi'lantissime , le quidi possono giustamente fissare 1 attenzione de" coltivatori , sia perche servono a svolgere idcun pnnto di pratica. su cui per avven- tura qualcheduno ancora csilasse : sia pei die il com- plcsijo (Ull»' viccnde atiadiUe in qiust' anno eompie in t94 STORlA PEI BACIII da SETA. geiicralo l;i sciic dci falli, a ciii possono appllcavsi le gia divulgate regolc ; sia pciclu' flappntiitlo soi"^(" , e coiifermasi tpipsla consolanle vcrila , clic i jnun'i vwlodi vannosi sempro piu (lilToiulciulo , e chn qUHiili li atlottauo , Irovano per fatto Incontraslabile die per essi (li grar hnioja appvofiUa la doinesticn econonxia , ottenendo amplissimi e sicuri vantaggi in iin ramo d'indiistria, die nell abhandono in eui giiccva per le vecchie pratidie, non ufferiva die incerto e scarsissimo compenso. In appendice a questa CorrispondGiiza trovasi una lettera del can. Gaggi di Como , in cui con niolla forza di ragioni e di fatti si combat te il sistema di iin cerlo eonte Reiiia , assai lodato 1' anno seorso dal dotl. Aleiiianni , die ne scrisse lungamcnte all' A. Me- rita in ispeziale mnniera d' essere letta la iiota , die il conte Damlolo ha fatta alia lettera del can. Gaggi , non tan to per le importanti osseivazioni di' essa con- tieue , (juanto per la modera/ioie cli' egli , inaestvo supi^mo ia questa materia , presenta parlando di uu paradosso contrario ad ogni prineipio. rg6 Bil|Jj|UIJiJM«L'JA*.aL- I !■■■■ Ill ■—H^Bgr:^ t I ■"■^■Klljg Coiitiiuiazioiie cle^U estratd delte Memorie della So- cic'td Iialiana clelle Scienze , tomo XKfL Solitzfofie (li due probleini appaiteneuti alia Teoiia dc massimi c iiiinimi. - basliatio Canterzani. Ic nui.sMini c minimi. — iSlemoria del sig. caw*. Su- Ovi. pr'nicipio della sua Memona rirhiama rantore \\n teiircma ^ik couosciuto, e clie puo esprimersi nci se- giienti termini. — Data una relta e un punto in essa , Sf (la iin allro punto della medesima retta distante di tanto da u;ja sua estrcmit.i dl quauto il punto dato e tlistante dall' altra si al/.a una perpendicolare alia relta data , e da un puuto qualuijcjue di quesla ])(■!•] MM uj cola re si tirino due relte alle estremita della data retla , questa riusdra la mi'iima di tulte le rette, chc j)el punto dato jiossoiio inscviversi all" angolo che lisulta dalla precedeiite eostruzione. II geomelra e si.'iupre portato a cercar piu ch'e possibile di ren- dere ])in generall le sue ricei'che , perche cosl lutte le verila dei casi |)artIeolari si rich amano ad un prixi- cipio eonunie. Quiiidi e clie il N. A. fa subentrare al suddelto angolo una curva, ed osserva che a tre principali prohlemi conduce u:itur.dmente una slftatta considcra- 7.ii>ne. Consegneiilementc, tralasclando il primo, percht^ di troppo ovvii soluzlone , passa agll altn due chc sono i se^iienli. — Data una retti e \m punto la essa, detcnninare la curva di cui si h gia (issato il ge- iiere e la sp< cie , alia quale quella retta rinianga iu- scrilla per modo che sia la massima o la minima di qiiaut aUre rette possono pel dato punto inscriversi alia enr\a. — Data la curva e la retta ad essa inscritta, Iruvaro (pid sia cpiel puuto di questa relta che goiU 19^ ime:\ioria della soc. ital. clfll.i ])ropviota singolare di iTndere la rctta medesima la niassiniti. o la minima di tiiltc le retle , clie jifi punto slesso possono inscriversi alia cuiva data. — Prc- messe alcune avvertenze, il sig. cav. Canteizani pro- pone due metodi per la soluzione del primo probhjma. Qualuncpie di questi due metodi si segua, e diniostrato d.df A. clie r equazione della curva deve soddisiiire a quatlro condizioni chc facilmente si esprimuiio iu linguaggio algebrico , ma che per avventura sarebbe im po' lungo iudicare con altre parole. Queste con- dizioni servono a deteiTninare alcunl paranietri nella equazione della curva suddetta. Nel primo nietodo si suppone r equazione di una curva data in gcnei'e ed in ispecie , e riferita a quel sistema di coordinate che reude 1' equazione piii semplice. Si trasformano poi le coordinate in altre , di cui le ordinate sono perpcndi- colari alia retta data , e le asclsse sono prese sopra questa retta stessa coll' origine in una sua estremita. Alioi'a r equazione che ne risulta ha un sufflciente nu- mero di paranietri indetermiuatl , che si determinauo poi adcmpiendo le condizioni. Due esempj per la Pa- rabola Apollonlana e pel Circolo sono diretti a mo- strare con chiarezza 1' uso di questo metodo. Nel se- condo metodo si preude 1' equazione generale a coef- ficienti indeterminati , che abbraccia tutte le curve del da to gencre , e s' introducono in essa le quattro con- dizioni. Restano cosi determinati alcuni coefticlenti , ed altri si deterininano introducendo le condizioni che fissano la specie della curva ; se alcuni ancora ne ri- mangono , restaiio arbitrarj e danno luogo a molte so- luzioui dello stesso problema. Due esempj per I'Elllsse e per r Iperbola fanno conoscere 1' applicazione di questo secondo metodo. Ma trovata 1' equazione che riferisce la curva del dato genere e della data specie alia retta data , e che soddisfa alle quatlro gia menzionate con- dizioni , non siamo ancora certi che la nostra inscritta riesca la massima o la miiilma. V e quindi bisogno di un metodo generale in cui tulti i nostri dubbj possauo avere una sicui'a risposta. L'autore da queste MEMORIA DEI.1.A SOC ITAL. 1 97 mctodo. lo non potrei espoilo qui in tutta la sua esteu- sionc scuza divenive sovercliianuute prolisso : mi accou- tciilnu di dire soltanto ch'esso si iidu- e a trovare i >alori aualitici di due inscritte passanti pel punto dato, una di qua , 1' altra di la della retla data , e ad essa iiidcfuiilaracnte vicine. Se per lo confronto dci valori si Irova che le due nuove iuscritte souo entrambe mag- giori della data, essa ^ minima; se entrambe minori, essa ^ massima ; se 1' luia mafjgiore e 1' altra miuore , *'ssa non e ne massima ne minima. Qui pure due escnipj per la Parabola e per 1' Iperbola servono ad illuslrai-e 1' antecedente teorica. Viene in seguito 1 au- lore a sciogiiere il secondo problema ; ed ecco in qua! inodo. Si conducano le due tangenti alia curva nei due punii , che sono le estremita della data retta inscntta : dal puiito in cui concorruno le tangenti si guidi una perpendicolare alia retta data , che vi determinera ua puuto : pi'endasi su questa istessa retta un altro puuto distimte di tanto da una sua estremita , di quauto il punto ultimamente determinate e distante dall' altra : Cbio sara il punto cercato. Anche qui pero non sap- piamo se la data retta sia la massima o la minima delle itisah'ihili pel punto trovato ; e per acccrtarcenc il sig. Canterzanl consiglia 1' uso d' un mctodo analogo al gia proposto per I'allio problema. II rilrovamento dci valori aualitici delle retle , che mediante la costi-uzlone antecedente rimangono determinate , puo esercitare il calcolatorc. In un csempio per 1' Ejiicicloide algebrica 1 autore trova i valori dcilc solt.mge;;ti pei due punti dati ndla curva. Termina fin;dmcnte il sig. cav. Can- Icrzani la sua mcmoria col far osseryare che pej- le sezioni coniclie si ottiene la soluzioue del problema in un modo facilissimo per mezzo di semplici grafiche costruzioni. tgB APPENDICE. PARTE L SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. •Jounial of the proceedings of the late Embassy to China, dot': Gioniale degli andanieitti deW ultima j^tnha- iciata alia China, racchiiidente una esatta narra- tiva delln operazioni pubhliche dell' Anihasciata , dell' andata e del rilorno dalla China, ec, spar. so d' osservazioni intorno all' aspetto del paese , alia ciifiltd J al caiattere morale e atle maniere della Nazione Chinese , di Enrico Ellis , terzo Com- niissario dell' Amhasciata. II ed ultimo articolo. ( f^edi il T. J^III , pag. 4^7 di questo Giornalc ). \J AWIo senza indugio la comitiva per uscire del celeste imjiero , la cui entrata aveva costato tante difficolta e nodiito tante Lelle s.j>o- ranze j ed or si poteva proprio dire : ' (( O cacciati del ciel , gente dispetta ». II N. A- in questo triste ritorno conteitiplo a piii bell' agio la si- taazione e le niura di Pelduo. Pekino siede in una gran pianura; le Kuragli^ ond' e ricinta sono altiisinie , copiose di hastioni e di stu- pende torri , s) che offre al guardo un aspetto maestoso e non inde- gno della capitate di cosi grande impero : il basameuto e di pietre , il rimanente di mattoni , 1' interno di terra ; ma non gli parvero alia sommita solide alibastanza da dar ricetto a' Ccuinoni di grosso caliLro nelle cannoniere che pur vi sono. Le torri che 1' autore dice d* al- tezza immensa , sono collocate a certi intervalli a tutte le porte , e sono munite di quattio piani di cannoniere, dove per altro non erano cannoni, ma soltauto certi pezzi di leguo che li contraffacevano. Oltre le torri a ciascuna porta s' innalza lui labbricato di leguo a moiti piani i uno di (jiiesti fobbricali somuiameute ornato , cu" suoi tetti Arr. TARTE straniera. 19^ acuuiiiiati , tutii cojieili di tegoli verdi e gialli , f:ireva Lellissiraa niu;itra Ji se. Stiana cosa jiarve al N. A. veJere nelle vicinaiize di J'ekiiio giacere incolti vasti tratti di terreiio. II suolo presso leinura, tutto I ojierto del nelumhiurn clie vi lussureggia , ottie una viata som- wiaiiifute gradevole ; ma le montagne della Tartaria , d' lui bell' az- 711110 e d' un' altezza prodigiosa, sono 1' oLhielto che piii d' ogui altro mile vicinanze ,di Pekiiio attrae 1' occliio dello spettatore. Intanto birade pessime , scoscese , carri oltremodo disagiati , tenebre della luittej curiosita impertinente dei passeggeri, toii-euti di pioggia sem- bravano circostanze act vmulantisi quasi a bella posta per render pii jiesante alia delusa Ambasceria la collera di sua celeste IVIaesta Chi- nese. La quale cio uoudimeno voile anco dare un ultimo segno della sua generosita cello spedire alciini Mandarini portanti alquanti j-egali de»linati al Principe Reggente , e 1' autorizzazioue di riceverne altri ill contraccambio fra quelli recati dagl' Liglesi per il Monarca Chi- nese. Considerata la durezza dei modi adoperati nel rimandare cosi )>pieiitoriamente 1' Ambasceria , non sarebbe stato per avventura de- coroso 1' accondiscendere a questo parziale baratto di donativi ; nia r interesse dei commercianti inglesi alia China , che doveva piir sem- jire audar innanzi a tutto , ad ogiii modo esigeva che le cose fosjero composte all' amichev'ole il piii che fosse possibile; e percio la pro- posizione fu man data ad effetto. II 3 1 agosto r Ambasceria era gia di ritorno a Tong-Chow , af- fiiso alle cui mura si leggeva un editto imperiale proibeute alle donna di portarsi sulle strade ed esporsi ai profaui sguardi della coraitiva inglese ; lo stesso editto fu poi veduto in altri luoghi. Al dire per© del N. A. pare che la curiosita non sia meno pungente nelle donne chir^esi che nelle enropee ; da clie frammezzo alle teste affollate ve- devansi ancora non infrequeuti i fiori rossi, onde vauno sempre ornate cola le teste femminili. Ma ad ogni passo gl' Inglesi dovevauo accor- gersi dolorosameute com' uscivano dal celeste impero considerati tut- t' altro da quel clie v' erano andali. Non erano piu i portatori di tribute al Gran Mousrca . da che questo & il noma e 1' ufficio che i Cliinesi attribuiscono a tulti gli Ambasciadori forestieri ; ma erano persone di nessun carattere pnbblioo , cacciate d' ordine supremo. Non piu adimque le baiidiere end' erano prima ouorati, non piii atti d" umiliazione o di rispetto daj passanti. Un pitocco alzavasi in picdi air oltrepiissare di Lord Amherst ; un Mandarino gl' ingiuuse isso-» faito di sedere , che neppur da un pitocco era dovuto uesoiuia jiaiti- rolaie diiuuatrazioiie di rispetto a clii non era piii nulla diiiauzi al jVIonarca. Un quadro che 1* autore doiinea , quasi senza volerlo, delle qua- IJta raorali dei Cliinesi, merita d' essere ripoitato tal quale :« Chi e u vi'iiulo in questo paese , impressionato d<'l doversi collocare questo <> popolo a jiavo delle altre uajloni europee iacivilitep uoa ha dubbio 20O A r r E N D I C E.' ti die }ia qx\\ trovato ontle ricredprsi dell' opinione sua. Per lo con- •n trario chi lo mette a paro dell' altre nazioni asiaticLe non trovera u pran fatto da meravigliarsi ne quanto alle maniere del governo , « no quanto a quelle dei privati. II tratto carStteristioo generale si ti e r influenza dell' uso stabilito. La condotta giornaliera di fiasche- (( dun private , sia qual si voglia il rango che occupa , e deterini- pur es!-i , o , per meglio dire , la divinita che presso i Chinesi £.\ le veci dell' Eolo del Greoi , ottiene il sue culto in un elegante tetn- pielto tutto di mattoni rossi , alle rive dtU' Whang-ho , fiume giallo, in luogo periglioio appunto per le correnti. Ma il Ning-uaug-miao , ossia tempio della marlie dell' imperatore , alia quale e stato eretto o dedi-'ato , e quello che 1' autote ha avuto tampo di visitare piu Bibl. Ital. T. IX. 14 202, APPEWUrCE. agiatamente. La fabbrica era in otfimo stato, partita in rjuattro corti j delle ejuali le due interne fatte ad iiso dei sacerdoti. Tetti riocamente decorati , pinciole figure d' aiiimali suUe y)unte dei pinn.icoli , iin fregio nhe pareva come di smalto verde , i tegoli d' un bel giallo splendente facevano all' occliio una vista piacevolissiraa. Da ambe le pai-li eranvi gallevie colle so lite imagini di Mandarini si ci-vili clie niilitari : all' estrfinita della prima corte una statua colossale del ve Drjgone , die p.ire una delle diviniti chinesi di qualclie niaggior iinportanza. La seconda corte era propriamente destinata alia divinita. rappresentante la madre dell' iinperatore , a cui il tempio e dedicato. Dessa era sed^ta , ooperta d' uu manto giallo e coUa corona in capo ; la figura era riccament.e indorata. L' autore descrive minutamente tutti gli slarzosi e ricchi ornameiiti ', e conclude dicendo d' aver tro- \ato i prtti disposti a far gli onori ai forestieri , e contenti della olli'rta d' un dollar© fatto al ttmpio ; cio . che darebbe piu risalto alia moderazione dei preti chinesi , che alia generosita dei memhri dell'Ambasceria inglese. A Kao-ming-sze un tempio ed una torre sono sotto la prote/.ione speciale dell' Imperatore. Giova riportare tal quale cio che r autore ne dice : u Uugento preti sono mantenuli in que- <( stazloue. II presente fo occnpava il centre, e portava sul capo « un turbante , mostrando in cio una differenza dagii altri due , i ei quali avevano soltanto certa ?. Poco liuigi 1' autore visito un altro tempio, dove conservansi alcuni pesci sacri. ^nche alia China si credono e si temono i mali spirit! , dai quail appunto vuolsi abitata 1' acqua di que' pesci sacri. La qual credenza tonia vanlaggiosa ai preti , com' e naturale ; ed ei veiidouo percio ' certi libriceini dichiarativi d' alcune parole religiose. Si osservo , dice il N. A., che i preti mostravano nel loro contegno un' aria volgai-e , la quale a lui pareva ei'fetto della intima coscieuza ch' egli avessero di appartenere ad una professione vile. E, a dir vero , ei provengono „dalle infime classi ; ne uno saprebbe imaginarsi una mano d'uouiiiii piii degradata e degna piu di esserlo. La loro indijlerenza per tulto «'i6 che i decenza e decoro di religione fa il contrapposto di quella loro profusione di tempj e d' idoli ; nella qual cosa i Chiuesi mostvano un tratto rileviuite del loro carattere uazionale. Sulla strada di Y;ui- (i) Siccome alia China le spese del culto non sono a carico delle Tendite jmbbliche ^ percio e chiese c preti sono prinripiilinetite man- tcnuti da contribuzionl volontarie d' ogni re^petliva setta ; e sicconi& I corivierHti alia religinne cristiana sono nna divdnuzinnc delle con- trthuzioni agli altri culli , quindi i forse la vugionr di ipiello in- uctcralo animo ostile degli Hoshwigi ^ osiiu sacerdoii di Fo , mi missionarj. ao4 ArrENl>irE. clioo-foo altro gtan tcmpio : mn a volfrlo visitare bisogno al N. A^ mettere in opera cjualclie astuzia, afflnc di sottrarsi alia vi<^ilanza 'IERA. 20.3 Uno del pill helli e ricrlii e ben mantenuti merce le Tolontaric cou- ti'iliiizioiii post«> i< rivelazioni , ma soltanto collo eipori-e semplicemente i principj i <( piu conducenti al beu essere della societa. La maniera, colla quale. « congiunse la sua dottrina ai liliri dei re , ossia libri sacri , dimo- u stra quant' egli ronoscesse a fondo la natura dell' uomo , cUe i. u pronto mai sempre a piegare all' autorita e piil particolarment^ « all' antichita , laddove nol farebbe alia ragione , dum Vetera extol- tf limii^ , recentium incuriof'i. Confucio, nello applicave le sue mas- %i sinie al tenor della vita, e nel metodo suo d' insegnare . ha uiolta ti rasjomiglianza a Socrate ; e supero di gran liinga il suo contem- M poraueo Lao-k-ium , tutto iretljco e indifferecVc aftj»tto alle co.-e :2»o6 A r r E K t) I c E. a di (jvifslo inonuo ; filoHifia itiofta a formare ne ffrantV uoinini , n^ (( buoni cittaJini. Confucio visse nel sesto secolo prima dell' era cri- es stiana , nella provincia di Slian-tung. Ma, nonostante questi pregi ti di Confucio , a me non pare che gli europei siano per ritrarre «( graude profitto dalia lettiira de' suol scritti. Le massime di huon (1 govfrno , in quauto applica]jili al despotismo, in rutti i secoli ed « in tutti i paesi non affatto barliari , sono state bene intese , come it quelle clie sono contenute nel libro universale del genere umano , « le coscienze degl' individui. Onde poi esercitino influenza sulla « pratica forz' e che ricevano una sanzione o da rivelazione divina (I. o da leggi umane ; ed i soli libri clie sianO utili in cosi fatta ma- u teria, sono quelli che applicano i principj generali alle circostanze u particolari delle diverse societa «. Presso la sala di Confucio altra Ve u' lid , dedicata a Quang-foo-tsze che e il protettore dell' ordin militate , come Confucio lo e del civile. Ed effettivamente fu a' suoi tempi un illustre guerriero ; e la di lui statua si vede occupar il luogo della tavoletta. Non ha guari 1' Imperator regnante lo innalzo ai piii suLlimi onori oelesti , parendogli doversi attribuire agli au- snirj di questo trapassato lo avere estinta 1' ultima ribellione nata in alcune province chinesi. Ne sono cose insolite promozioni di tal fatta ; e sono cliiara prova dello sterminato potere , di cui si crede inve- stito il luonarca del celeste iinpero. Anche nelle fessure delle rocce i Chinesi sanno ficcar dei templi. Uno ne visito il N. A. a Kwan- gin-shan , in una roccia 'perpendicolare di quattro a cinqueceiito piedi d' altezza. Esso e tutto tagliato nella roccia stessa , che e una pietra calcare bruna, e percio di tristissima apparenza all' occhlo. Pochi preti liansio loro stanza in questa curiosa e miserabile cavema, frequentata pero da' viaggiatori che fanno ardere uu po' d' incenso air idolo , e boUir la pentola a' suoi ministri. Ma cio clie di piii curioso il N. A. rifeiisce in quanto a' templi, si e 1' avveutura del- r ultimo da lui visitato , quello d' Honan. E questo uno dei piu vasti e dei meglio guerniti d' idoli e di ogni sorta d' obbietti ap- partenenti al culto. Or questo bel tempio fu appunto destinato ad alloo-gio deir ambasciadore e di tutta la comitiva. Per la qual cosa fu cacciata di luot^o e persin fuori del tempio , e trasportata di la del fiume , la trinita colossale di Fo. Con tutto cio i preti tiraroiio innanzi a fare come al solito le loro fujizioni religiose , le gioriia- liere loro clrcumainbulazionl in uu' altra sala , cui non era stat' uopo di convertire ad uso d' alloggio. Ne queste loro cerinionie e pruces- sioni , a cui 1' autore pote assistere , sembrarongli prive al tutto di solennita e di decoro ; e se il contegno di costoro non era quello drl devoto raccoglimento , ad ogni modo avevano una tal qnal aria di astratta nuUita, degna di quel loro assorblmento speculativo dell' esi- Steuza umana nella divina dotfrina della teologia Indiana. E iiuuie- rosi eraiii' i preti di qneato t'eiiipio , ed il lory capo aveva alto graio rAKTE 9TRAMERA. 2.0'^ J'l et.clociasVica di^mita. Cun tutto cio ne 1' avefne cacciat! gl'idoli, ne 1' aver oonvertito il tempio in allo<(gio di tanta gente fore sti era , cio clie in altre contrade si terrebbe a dispregio della religione e a Jirofanazione del luogo , non diede a quei preti il miuimo pensiere > conferraa evidente della indit'ferenza reale del Chinese in cio che ^ tiLliietto di religione. I preii pero , dice il N. A , che si vedevano occm>ati come al solito nelle piatiche loro di devozioue ; ma i pretl soli , iiiun altro fra i Chinesi. Ripigliamo era il rammino col nostro viaggiatore , e raccogliamo brevemente quelle poche piu curiose iiozioni , nelle cjuali ci 'avver- remo a niano a mano procedendo. II 6 settembre 1' Ambasceria nel Buo viaggio retrograde era gia amvata ^ Tieu-sing. Alia iiotte ebbe r opyiortunita d' osservare una cerimonia, detta essere ad onorfe della Inna plena. Una barca si raosse costeggiando le rive del Hume, e di tratto in tratto lasciava cader nell' acqua certe picrole lantenie di carta di diversi colori , a traverse delle quali passando la, luce produceva un vago effetto ; vivacissimo sopra tutti gli altri era nn CPrto color cherniesino , oiide i Chinesi tiugono pure i panierini delle fiiitta , e di cui 1' autore conlessa di non aver raai veduto luilla di pill liello ; tanta e la auperiorita dei Chinesi nei process! di molte arti. Altjuanto strana e la relazione di nn documento che lord Amlierst non si pote procurare prima del giorno u settembre, e che rcnte- neva la descrizione uffiziale delle cerimonie tali e quali a\Te^)bero dovuto esser eseguite il giorno del ricevimento. Risulterebbe dal do- cumento , del quale non si poteva mettere in dubbio 1' autenticita , che r Ambasceria presente doveva essere riceyuta in modo meno onore- Vole di quel che mai lo fosse qualunque altra Ambasceria europea, e persino 1' ultima degli Olandesi. Laonde il nostro autore sfesso , die si era sempre mostrato jiropenso alia prestazione dell' omaggio tartaro , confessa che ue sarebbe stato lontanissimo, ove avesse dap- prima avuta cognizione di un C09i fatto documento. Ma converrebbe per avventura riflettere , che la divulgazioue del documento poteva essere della politica del governo Chinese, in quanto all' opinions che il pubblico doveva formarsi della rigida osservanza delle prati- Che; alle quali poi , nell' attualita del caso , si sarebbe forse derogat* un po' piu o un \>o' meno. E certo questa supposizione , che ci pare eoercntissima al carattere e alle circostanze dei tempi di quel go- venio , larebbe sparire assai inconseguenze e contraddizioni che ad ognl passo s' incontrano nel contegno tenuto dai Mandariui vc-so r Ambasceria, e persino nel modo come si e risolto 1' affare nell'an- ticamera, per cosi dire, del Monarca Chinese. Questa nostra rifles- sione , procedendo nel libro , troviamo convalidata dall' opillione di !?ir Giorgio Staunton ; uia la forma di giornale , manteuuta dall' au- ttore J otl'rendo separate e ad iiitervalli ; siccoioe 1' oocasiope porta . 2.08 .A t !♦ iL K 1> IC E. le diverse parti d' un solo olibictto , aLbiamo preceduto colla rifles- eione nostra la riflessioiie altrui. Ad ogni modo 1' evento ha poi dimosfrato o clie 1' animo dell'Im- peratore si era mitigato, o ch' egli s' era avvisto d* essere state nial«? jiilbrmato delle piu minute ciroostanze dai Mandarini , alcuni dei quali fi)rono per^o disgraziati e pnniti; laddove 1' Ainbasceria , per gli ordiiii venuti in spguito da Pekiiio , procede nel sue viaggio go-» deiido dei soliti rig(iardi , e riceveiido le solite dimostrazioni dl ri- spetto. Fra le province attraversate in (juesto ritomo alrivne erano state il teatro dell' nllima ribellione. A proposito della quale osserva il nostro autore clie poco raanoo clie non fosse cambiata per essa la jireseute dinastia . la quale deve la sna salute alia fermezza soltanto di poclii indiviJui ch' erano presso all' Imperatope. Imperocche in un pae^fe qual e la China , dove le pii)i importanti egualtnente come le piu indifferent! operazioni del govemo non hanno altra guareutigia neir esecuzlone , se non la persuasione dell' egsere iiTesistibile il po- tere imperiale , 1' opposizione la piii lieve ch' esso incontri cagiona a tall a quanta la maochina politica una soossa , dalla quale non si puo ne cos! presto, ne cosi facilmente riavere. II 33 setterabre visito 1' autore la Pagoda ( Paou-ta ) di Lin-tsin- choo , una delle piu considerevoli delle molte incontrate cammin fa- cendo. Le Pagotie sono torri acuminate divise in piu piani , marcati all' estemo dalla prominenza del tetto tutt' intorno. Questa era di forma ottagona , di uove piani ,.il primo d' un granito poi-firitico , gli altri di mattoni ; i tetti spcrgevano in fuori circa due piedi , ed erano ornati in abbondanza d' intagli in legno. Una iscrizione por- tava che contenesse le reliquie di Fo , ed a canto aveva un tem- pio , ma la Pagoda stessa racchiudcva degl' idoli. L* autore stimo r altezza della Pagoda di circa cenquavaiita piedi. Non lungi vi erano moschee di Maomettani , come molte altre se ne veggono pej* tutte le province , la tolleranza dei culti essendo estesa a tutti , e gl' indiyidui delle diverse sette essendo tutti eguali quanto a diritti civili. Un sacrifizio eseguito in una barca , fosse poi alia divinita pro- tettrice della barca stessa o a quella del fiume y puo meritare d' es- Sere ripottato. La mattina di buon' era fu ucciso un gallo , e spruz- sataue la barca del sangue , e quindi posto ad arrostire , ed insieme con altri commestibili , del porco bollito , dell' insalata ec. coUocnto sulla parte anteriore della barca dinanzi ad un foglio di carta colorata , e postovi a canto un vaso di Sham-shoo , che e acquavite cavata dal riso , ed un paja di piccole tazze. II figlio del padrone della barca nfHciava da sacerdote , e la cerimonia consiste nel gittar dalla barca due tazze del liquore e picciola dose dei commestibili , quindi hru- ciare alquanta carta indorata , e sparar qualche petarda. Mentre ^iicstc cerLmonie si laccvauci a pioi* le dunne stavan* a poppa bru- TABTE STKAKIEBAt a.6g clando carta ei avrebbe imaginato di trovare sul canal imperiale del grand' impero celeste un discepolo di Malthus! Un aneddoto curioso , dimostrante la somma servilita Chinese , che nelle cose anco le piii iadifferenti della vita non ha altra norma se nun 1' esempio dei superiori , merita di non essere trasourato. H Mandarine Kwang , che accomjiagnava 1' Ambasceria come princi- jiale , a quest' effetto era stato promosso a maggior dignita. Trovau- dosi un giorno dinanzi all' Ambasciadore , e nel conversare essendo caduto il discorso intorno all' aver egli . come portava la stagione , rangiato di berretto , il Memdarino colse questa occasione per dar a divedere il rispetto a lui dovuto dai Mandarini iuferiori , »pll' alto grado in che trovavasi , e disse : che prima del suo arrive a \ang- choe-foo tutti i Mandarini della citta s' erano di gia messo il ber- retto d' inveriio; e che, vedendo lui avere tuttavia quelle d' estate, immediatamente avevanlo ripreso anch' essi , e che egli poi per non lasciarsi viricere in cortesia, s' era messo a dirittura il berretto d'in- verno. E vtramente si piio dire che in ogui distretto il moinento del dover cangiar di berretto al cangiar di stagioue e determina.to dal principal personaggio del luego. A Pekino poi «i e 1' Imperatore atesso che da il tempo ; e per tutto 1' impero i di lui rappresentanti. Coiivien dire che alia China non accadane come in Europa gravi e giornalieri cangiamenti di teraperatura , o che il potere di sua maesta celeste sia da tanto da impedirne gli effftti,o che la cute di quelia puZ7olente nazione alibia viitu di cacciar lungi da se i reumi e i raflrrddoxi. Noi non manchiamo certo della dovuta servilita delio uniidrmarci alle mode; nu , grazie al cielo , non siamo giunti aucora alia imprcscindibile uniformita Chinese. Alia China parimente ci ha degl" Israeliti. Uno dei roembri del- 1 Ambasctria procacci6 d' averne qualche contezza ; ma trovo di poteiiie avere a mala pena da un Maomettauo , il quale altronde li> polii iiilorniave assai poco. £i dimorauo in Honan Al di d' ygj;i souo 210 A 1* r £ i\ D I f. E. acemati assai da quel clii- f rano. H mission.irio Jozane , che up Ua fatto meiiziuiie fiu dal i'jo4 , dice ch' ei rend non hi seco pur nn lilu-u, e i\ nioilo stesso de' suoi pre'!ecP« cosa ; meglio direi pei' avventura dicendo una mancanza totale di »5 virilita. Lo schizzo che offro e tratto dal vero : il nostro IVIauda- « riuo alto sei piedi , pesante almeuo ijuindici pesi , ml sta diuanzi » e pare propriamente un cuoco o un mastro di casa di tjue' piu pa- »> stuti >;. Nella provincia di Kiang-nun a Tsing-Uya-cliin , snlle rive del fiiune poco sopva nominato fu veduto per la prima volta 1' albcro cosi detto del sego , StilUtigla scbifera j albero grossso, quand' e perve- nuto al suo pieno accrescimento , e che veduto da luugi somii^lia al- r acero. La stagione nella quale fu osservato ( il primo di novem- bre ) e quella della sua maggior pompa , pel bel contrapposto delle tinte brillanti autunnali delle foglie coUe bache giunte ai diversi loro periodij cioc a dire alcune coll' involucro esteruo ancor verde, altre coll' involucro stesso gia imbrunito , ed altre , che , gia perdutolo , si veggono bianche. Allora sono grosse quant' un grosso pisello; ed i Chinesi lo denominano con un norae indicante il frutto esser olio. Ottengono- il sevo mediante la compressione fatta da un mulino , e lo vendono poi in grosse focacce. E parimente in non molta distanZa vide per la prima volta la pianta del te , che e un bell' arboscello rassomigliante al mirto , e portante un fior giallo di sorama fragranza. In questo luogo le piantagioni non erano di molta estensione, ed erano circondate o da piccioli campi destinati ad altra coltura , op- pure erano collocate in luoghi appartati. Ebbe pure opportunita di vedere lo zenzero , disposto in piccioli mucnhi e ricoperto in modo da difenderlo dagli uccelli. Si e altresi imbattuto a vedere il cosi detto cespuglio della cera , Lip^istrum lucidum , pe-la-shoo dai Chi- nesi; gli arbusti veduti dall' autore parevano una larga macchia di spine ; la cera vi e depositata da insetti. II cotone bruno , Hlbicus religiosus , fu osservato nel momento in oui e spogliato del suo in- volucro ; com' ^ ridotto poscia in filo apparisce assai piia colorito che non e C031 crudo ; per la qual cosa 1' autore suppone che vi si ado- peri qualche sorta di tintura. Intorno alia pretesa esuberante popolazione di questo impero accade air autore di riassumere il nsultato delle osservazioni fatte nello attraversare diverse province ; e si spiega cosi : « Giova ricordare (( le I'arie impressioni progressive rispetto all' ammontare della popo- (( lazione , per ricavarne con maggior sicurezza uu risuitato definitive. << E sotto questo piuito di vista io non posso a ttieno di non persi- (( itere nella prima mia, assertiva, che in tutto il paese cioe che ab- PARTE STRATIIERA. 21 3 <> Llamo percorso , in circostaiize alte ad accrescere il raunamento (I della ge.ite, aon si e veduto esviberanza di popolazloue , paragonaiido u la Ciiiiia a qualsivoglia altro discretameiite fluridu paese d' Euiopa u o d' Asia. Assai teireno si trova incolto per inaucaiiza d' iiiiga- u zione ; e se ne vede pure qua e la clie e negletto , benrhe lavo- oo-foo : u !Noi tutti abbiamo « posta particolare atteuzioiie alia bellezza delle doune; alcune delle >» quali appeua 1' avrebburo ccduta alle piu belle fralle nostre ingleoi. »> Con tutto che non si polessero ben determinare i tratti peculiain » delle fattezze chinesi , nondimeno si scorgeva un tutt' insiemc di « bellezza cosl bene armonizzato, che la cosa , tutt' altro che dispia- » cere , aggiugneva novita alle attrattive della persona. Questi ob- 5» bietti della nosti-a ammirazione senza speranza crano tutti delle ia- »V fune classi, e per la maggior parte non avevano i piedi impiccioliti » dalla barbara usanza Chinese. Certa facilita al rise , quand' auco « egliuo stessi o le loro maniere siano obbietto di scherzo , e la ml- »> gliore qualitu oh' io m' abbia osservato fra i Chinesi; e non rai " saprei risolvere a credere qucsta abituale gioviallta disgiunta dalle » altre morali qualita , c«lle quali suole andar del pari >?. Questo correttivo potra addulclre in parte la molta severita , coUa quale- r autore ha parlato altrove del carattere morale dei Chinesi , rima- nt-ndo peri) senipre intatto ci» clie ha detto in quauto al fisico ; cioe diM sudiciume loro, a cui vuoUi ag^iugnere V abitudine a schianiaz- Ziut e fare alio cliiasso ad ogui piii Uevc cosa ch^ a' abbiano a ope» \ 2l4 ArPEWDlCE. rare ; di modo clio , per ip-pste sue co!iauti prerogative , il popolo c)iin»-sp puo dirsi il piu sudicio R 11 piu romoreggiante popolo del- r iiiiivprso , almeiio fra i popoli inciyiliti. Finalmente il di priino di gennajo 1817 1' Ambasceria fu a Canton, c trattata alia sera a praiizo dalla Fattoria iiiglese , sperimeuto , com' e uaturale , iiella cordialita de' suoi compatrioti , il piacevolo contriippgsto della pretesa ospitalita dei cerimoniosi Chinesi. Dopo la capitale Pekino, Canton e per avventura , a senso del N- A. , la piij princi^>ale citta dell' impero delia China. E non ha dulibio ch' ella debb* essere elevata a questo raugo dal mimero e dalla grandezza delle navi che frequentano il suo porto , dall' architettura delje Fat- torie europee , superiore di gran luiiga a bandonatu Tong-chow : al iQro arrivo a Canton , voi , Tsing e i. Tung , li inviterete a pranzo , per rispetto alle buone maniere , e bia)ico J e che si siwle regalure , in cos'i fatta occusioiie ^ come efpressione simb-dica di aggratliinento . Uno simile ne fu pure con- scgniito a Lord Macartney , neW altra Ainbiiscierid alia L/iina j sa rt'i' die e stuto Qisuri-iUo che quello dalo uUtiSSo c di Im-ojo assai iMji^riore. 5>l6 APPENDICE. «i e la Jis^rati* di tutti i prinripali Mandarini , cui 1« mala soitu fondiisse ad inimischiarseiie. Severamente ripresi , dej^radati e miil- tati clii pin clii meno conserveraiino lunga e dolorosa ricordanza dello ambascerie curopee. E acutamente avevano preveduta ijuesta fine jrf?rsiiio qne* primi due clie furono maiidati a riceveria ; i quali , fatti acf^orti della piega che 1' affare prfiideva ogni di piu sinistra , anda- vano eaclamando : sia fatta la t^olonta del cielo ! L' autore impiega la fine del suo libro prinripalmente a riai- sumere alcuue nozioni gencrali iutorno al carattere , alle l^gg' ^ alia polizia interna di cjuesto popolo , e alia politica sua rispettiva- mente all' esterno. Ma di -jueste cose molte abbiamo toccate qua o la come 1' occasione si e offerta; altre sono di quelle piu geueral- mente note intorno a questo paese per mezzo dei viaggi preredeuti ; ed altre finalmente , per confessione stessa dell' autore , non meritano tanto facilmente d' essere geiieralizzate , come quelle die sono frutto soltanto d' un viaggio parzialc e sommamente costvetto ; e percio ci diipenseremo dal fame piu minuta analisi , che altronde non si po- trebbe senza eccedere i nostri llmiti. Gi permetteremo solo di estrarue le segnenti riflessioni. Parlando de He truppe chinesi non ie crede atte ad altro che a mauteuere 1' ordine interno. Le reputa inette per- ajno a resistere alle truppe irregolari asiatiche ; alle europee poi, uou e pur coaa da dire ; genio , aspetto , abitudini di un tal popolo sono da secoLi afiatto avversi alia guerra , e la China non abbisogna per avventura che d' esser invasa per essere conquistata. Quauto alia Ruisia egli crede che i ministri chinesi non istiano senza timore che ■un qualche giomo possa essere per loro un vicino pericoloso ; ne a questo timore ei sanno apporre altro rimedio che quello dello impe- dire piu che possono le relazioni dei due popoli , e mantenersi per tal modo nel nascondlmento proprio della debolezza. Dell' Inghilterra poi egli dice apertamente , che con cotesto suo mandare semplici ambasciate diplomatiche per oggetti commerciali , non giugnerA mai a. conseguire lo scopo die ha in mira. L' evento lo ha provato in amendue le Ambasciate; e certamente a quella di lord Macartney Don ci fu nulla a ridire quanto al modo come fu condutta e all' ap- parente esito che ottenne. II consiglio , die da adunque al suo Go- >erno , si e , che, ove stimi di dovei-e prestar braccio al commercio jng^lese alia China, dee rivolgersi ad operare da quella parte dove si puo dir che v' abbia prossimita. di territorio inglese col Chinese. 'E, ESTRATTO d otere periobiche. Gioruale di fisica ^ chimica , storia natnrale , inedi- cina ed aid di Pavia , 1817, SP bimestre. iP t^EGUlTO della niemoria intonio ad alcuni Jh" nomeni geologici del cav. Giamhattisla Vekturi. — Ella e questa la contiuuazione e la conclusioiie della memoria gia da noi aeceunata in qiiesto volume alia pag. 3 12, della cjiiale si e gia dato un estratto par- ticolare. ii.** Nuoue sperienze siilla misiira della percossa del- l' acqua sull' acqua. Discorso accademico del cai'. BruNACCJ. — Si esamina in questo discorso la qui- stione : a Se 1' urto di una vena flulda suUa supei licie di un' acqua stagnante abbia la medesima gagliardia , e misurar si dcbba colla regola stessa coUa quale si valuteiebbe se si facesse sopra ima suptrficie I'csi- stente ». Le principili opinioni a questo proposlto riducevansi a due ; r una che nel primo caso 1 ui'to avesse assai minor forza che nel secondo ; 1' altra che avesse sempre la stessa forza , e misurar si dovesse colla medesima re- gola. A fine di rischiarare questo punto 1' A. ha in- trapreso una bella serie di sperieuze , il risultamenta delle quail e slalo favorevole alia seconda opinione , e si e vfuulo u dimuslraic che la percossa del fluido APP. PARTE ITALIANA. il^ sul fliildo e tlcUa modesitni gr iiitlez?;a , ei\ lia per ini- sura lit stcssa qii^ntit.i die la pei'cossa del fluido soj)!',-! di nil solido. L' A. si »"■ anche iatto un dovere di rl- spoudere ad alcune ohhiozioni che fatte si erauo a so- sU'i^uo del contrario parere. 3.'' Ses^uito delle riflessioni critiche ititomo all' eva- porazione del can. Aiigelo Bellani. — Elh e questa la coatinuazione di una lun^a memori t , della quale piu volte abbiamo parlato , e che sola avrebbe potuto foimare materia di un grosso volume. Nou si presenta era se nou 1' articolo \ 111, cho tratta del secco straor- dinirio, e dello straoi'diuario //ei^t/o che dominaiio nelle rej^ioui supcriori dellatmosfera, con una nnova spiega'.ione della i'ormazioDe della grandiue nei lempoiali. Molto si e dispulato suUa cagione, per cui provandosi d'ordiiario iu alio ucUe raontagne un fieddo maggiore , si provi an- che uu grade di secco mollo piu notabile che non al basso , il che e state da alcuni attribuito a una h'gge g<'iierale che non si e mai definita, da altri a qualche causa occulta , da altri all' influenza dei laggi solari piu coneentrati al basso per mezzo della rifrazione mag- giore prodotta dall' almosfera in ragione della maggiore sua deiisita, a guisa di una lente ; cagioni tutte delle quali non e diflicile all A. il provare 1' insussisteuza. La spiegazione di qucsto feiiomeno non puo darsi se non supponendo che 1' evaperaziene dell' acqua abbia luogo sul la superficie della terra , la quale e comune- mcnte piu c dda dell' aria ; dlie i vapori difTusi per r atmosfera tornino a comparire di quando in quaudo in forma di iiubi o di uebbie, e a ricadere iu pioggia, iu neve , in grandiue o in rugiada ; che quiiidi 1' umi- dita sia ordiuariamente maggiore ucl luoge dove hanuo origine i vaj)Ori medesimi ; che questi vestendo la na- tuni dell aria , si vadauo ni.:scola ido e d.istribu(;:do pin o meno lentamenle negU strati superiori dell' at- inostera , e possauo cousiderarsi come parte costitucnte della medesima, senipre piu o meno impregnata di cjiiesti vapori espansibdi , elaslici , aeriformi , invisilnli ; che Cis^itido (jue-sli specific ameute piu ir^yleri dell' aria^ ft C20 A V V ILISi V I C K. ft rmanflo ron qnrsta unn sola massa, comutiicliino pure ad ossa la loro vespolliva h'^^vvczz^ , oltre qiicUa die hanno acqnistata in comune per cftctlo fli una pin elovata temperatuia ; dal che deriva un contiiiuo mo- vimento d;d basso in alto di cpicste colonne vaporoso- acrce, If qnali .pin si innalzano mescolandosi coll' altra JU'ia e roijli altri rapori , c pin si portano ad occu- pare colla loro espansiono ^11 spaz,] superior!, scaccian- done r aria pr( t'sistcMite od i vapori uuili , cosicch^ sussiste continuamcnte ncll almosfcra un movimonto pin o ineno regolare , pin o mcno rapido di colonne ascen- dcuti , e descendenti. Sebbone non siano determinati con precisione i I'apporti del vapore a diverse densita e temperature coi {:;radi igronietrici , i quali non oUca delle nubi tempoi-alesehe , e suUe cause dj quel freddo straordinario che rimane dopo la cessa- zione del temporale. Tiatta per ultimo di alcune opei'e relative alio stesso ai'gomcnto , delle memorie di JP/•e^ \>ost e di T^an Mons inserite nella Bihii'otera nni-* versa le , di luia storia naturale delle nubi (WHowmd^ e fmalmonte della teoria dell' universo del sig, ^4llix , recenteniente tradotta in italiano dal sig. C, della quale lascia che i letlori gindichino se applicare ad essa possano i vcrsi di Lucrezio : Omnia quo pacto funt , quarci'e crecntur , Cum hciin ro^noris . elcincrifis icdiUta quae si7it , ec. aaa appendicb L' A. spml)ra pviuclpalmeiit(! nmlronlcnto Jella pr(^i- zioiio tlt'l tradiiUoic italiano (li qiu II' opera. Gi ooinpi iinanio di vcdt-'rc in quelilo sqiiarcio della memoria del can. Bellaiii scMiiinata molta erudizione , e di vedere particolarmcuto accaivio alio hello teoi'ie Hi SaiLs.swe , di De Luc, di Da\>y , di Thonrjjson ^ di Dalton , di Pictet. , di f^^olta , ec. , registrate le opiiiiuni degli aulichi , sovente noa discordi ; e citati per eutro Seneca , Pliiiio , Lucrezio ed ylii.stotcde , che per uu errore lipograGco e slaLo alia pag. 357 cauiriato in Aiiosto. o ^P Osseivazioni e scoperte. — Sotlo questo titolo si rejristano le ricerche istituite dal sijr. Rohiquet per ottenere purissimi T acldo meconio ed il nioi'fio, e dal sig. Orfila per iiidicave con piecisione I'azione dii*sale : onde si e venuto ad argomentare che servissero per la misura dei liquidi. lo ho notato pa- rimente , dice 1' autore , che le cinque grandi incava- ture nel mezzo della tavola doveano chiudersi con co- verchj di rame, perch6 dal lato superiore pvesentano nncora de' piombi fissati nella pietra che ne doveano mantencre i perni ». E una grande perdita per 1' il- lustrazione di questo moniuuento 1' abrasione di cinque iscri/.ioni incise nel lato iafei'iore di ciascun modulo , le fpiali probabihnente indicavano il nome proprio di quelle misure. La cancellatura e giudicata antica dal- r autore e derivata, secondo lui , da talnna circostanza che costrinse i Pompejani a qualche canibiamento. Una iscrizione vi riraaue pero conservata sulla froute este- riore della pietra, colla quale risa|>piamo che Aulo Clodio Flacco fiS,lio di yiido , e Nai ceo yjrelliano Caledo Jif^tio di Nai ceo duiu)wi\i a giu.o\i, 1816, vol. 2, in 8.° Un altro piutlosto lungo sul fascicolo botanicu intitolato Stij'pes rarioies , sh'c novce aut minus coguitae species qme in regno N&apolitano aut sponte ueniunt. aut liospitantw , descriptiunihus et iconihus illusti atte a Vine. Briganli. Neapoli, 1816, in fol. di ])ag, vi e 14 con 5 tav. Vien dopo un articolo sulle Puesie di Ni- cola Limosino. Piacenza , 18 16, in 8.** Poi un estratto del l^iaggio intorno al mondo di Camfbel tolto dallo Spettatore ; poi una hi c\>e analisi del coniposto pai ti- colare a carburo che foitua la m agkesi A />e/ «//'"«/"- finitd chiniica cogl' ing/-assi tolta dal Gioriiale cessato di sclenze cd arti di Fireuze ; poi un aiiicolo tiecio- logico inlorno al defunto Fih'ppo Be tolto dallo Spet- tatore; mdi progi'ammi ed aiiuuuzj, ove nou si anniiu/.ia alcana uovita per noi. Num. X ottohre. Comincia questo quaderno con una Memoiia sui vasi muirini che si portavano gid in Egitto , ec. tolta dal cessato Giornale di Firenze. Seijue 1' estratto deali Ele- menu di oiitiognosia del prof Tondi , de' qunli ci rl- seihiamo parlare noi stcssi tusto che gli avrcni riccvuli. begiie un articolo sui Piinvipj ragionali di agricollura. 10* 2.ttb APPESlDICE. tradotti rial tericsco di Thaer iu franrese da E. T » Criid , e in italiano con dggiinita di annotazioni di li. Tnrgloni , torn. J , die noi abhiamo ordinatl e che voglianio noi slessi far conoscere se giudicheiomo che lo uieritiiiOv Segue 1' Jnrnntio di Pctraira e Jmui a in Pa/fidiso . rnntlHiie di Gactano Paroli'.i, dclle ({uali al)l>ianio noi jaire falto cenno. Segur il priiiio esti atto drll' opera del Gioja proso dalla nostra Biblioteca per iutero coUa jiromtssa (he sai'a continuato. Anche le notizie letterarie e bibliograficho sono prese e co- i)iatt' o dallo Spettatore o da altri Giornali ; e sia delto con p :cf' dell' editorc del giornale enciclopedico , che aincrcinmo di vedere alquanto piii di originalila ne' suoi articoli , e piu di notlzie patrie,nou potcndo mancaie di argomcnti letlei'arj una cosi graude , cosi dolta , cosi cosplcua > cosi popolosa citta come Napoli. Donde viene che nessun' opera vediamo anuunciata delle Due Sicilie nel 1 8 1 7 ? E perche non si occupa questo giornale un po' pill delle cose letterarie della parte merithonale d' Italia ? Possibile che scai'seggiuo taato nella bass* Italia le produzioni letterai'ie ! BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. -Jja fisica meccanica di E. G> Fischer, colle note di BiOT , tradotta da Cesare Rovida. — Milano ^ 1817, un volume in 8.®. di f>a^. 468, con tavole in lame, J.\ n\ poteva certamente il ?ig. pi'of. Rovida fare alia 3rt»diosa gio-* ventu italiana un favore piu distinto che col metterle iiello vnani tra- dotta nella Jinf^ua del Galileo un' opera di fislca la • disarmano la critica. L'omao'- gio che ne t'a a suo padre fe virtuoso e lodevole. Finiremo quest' an- pttnrio bibliografiro cogli stessi due versetti maccaronicl coi quali *gli rhiudp il suo avviso letterario , e che opportuiiapiente egli preie dair opera stessa Merliniana. Ergo mf ^ j)OpiiU J comprantes solt^ite bursas ; $i f^uis iU'aritia uon emit , ille miser ! 3io- A V V t: N n 1 c E. Fogli fJi ariiwctica ml iiso clrgl' istitutnri eil aUie^i rolfi\'atoii fJcUa srieuza^ compilati daW ingef^nci e prof. Carlo Pagaxiat. — MiJauo , 1818^ clalla tipogififia Borsaiii, in ^P, di pag. 374- Questo volume e I'orse il pin sodilisfacente e il piu metodico e il pin chi.iro fra qiiantl furono puliMioatl su questa materia. II sig. Pa£;anini alia yiroloiida cognizione della scienza unisce una grandis- sima pratica nell' insegnare , e sa per ronsegueiiza per qiiali grada- 710111 Lisogna procedere per fare apprendere ad un aHievo tutte le rcoole dalle piu semplici alle piu composte. II suo libro non potra mancare di c^randissimo suCcesso in Italia a' nostri giorni , in cni siamo piu e piu convinti della necessita di agire per noi stessi , e non ab- haudonare iutieraraente i nostri affari in altrui mani , come facevano gli antichi baroni , ai quali pareva far niolto quando scrivevano il loro nonie , e molti non sapevano neppure scriverlo. L' autore in una brevissima prefazione rende conto del metodo del suo lavoro. a Una tavola generate, dio'egli , di tutti quanti i prinripi antecede le sei parti in cui sono divisi questi fogli. Essa puo riguardarsi come il sommario di tutte le risposte che possoiio darsi alle dimande in tale scienza, sino al pnnto in cui si estende : la spiegazion sua deve farsi di niano in mano , prima di passare alia pratica delle analoghe operazioni. u Di queste sei parti la prima abbracoia le operazioni sopra i nu- meri interi , la seconda tratta de' nwneri rotti , la terza svolge il cdlcoLo delle parti decimali , la quarta s' aggira sulle operazioni dri nu)neri specilicl j la quinta dichiara cio che delle potenze e delle radici puo dirsij la sesta infine presenta una serie di appUcazioni di tutte quant e le regole asseguate, con un rilevante numero di giuo- chi aritmetici a diletto el a inaggior esercizio di raziocinio. La di- sposizione delle prime quattro permette di poterle spiegare quasi neir egual tempo , o di far prfcedere questa a quella senza tema di oonfusione. Stara all" avveduto Istitutore lo determiuarsi piuttosto al- r un modo d' iusegnamento die all'altro, avendo riguardo alia capa- cita ed al numero degli allievi : come pure dovra egli avvertire di far sorpassare quelle operazioni die , iiecessarie al compito calcolatore , son di poco moment o a clii vuol imparare sol quauto gli basta per gli usi delle facceude civili ^7. / profexsovi tii mediciua graiidi metafisici. Discorsa di Q. jlutonlo DEL Cm AFPA , medico in Pavia. — L'i , i8i7_, presso Giacomo CappelU. Ne migliore ne piii ampio argomento si poteva torre a fame soggetto di accademico discorso ^ tiiccome c questo , essendo stati di PARTE ITAtlAKA. 12^ TTO i n-ranfii mfdiri di riitti i tpmpi altresi gramli mptafislf-i. ]\Ta ne in jiiu felice guisa, ne in piu leg-giadra efl elegante maniera potea Vpnir t'atto »Ii trattare questo tema al tutto nuovo,'di quelle v' ahbia fafto il medico pavese sig. dott. Chiappa , il cui valore nelle letters e nella mtdioina si e fatto gia. a suffifienza conoscere per altre parti dfl siio ingeg-no. Noi mentre ci congratuliamo con esso lui per si lodevole produzione , in cui spicca non meiio 1' ordine e la concate-. nazioiie delle idee, che 1' amenita e le veneri dello stile, invitiamo j ifiovaiii che alia medicina danno opera , ai quali si e avvisato 1* au- tore di cotnacrarlo , di specchiarsi in esso , onde poter conoscere qual grave faccenda e qual mole sia il divenire vero medico : cosa che include la sciejiza piu profonda dell' uomo si fisico che morale , senza dire delle altre couoscejnze infinite che se gli appartengono di piena ed assoluta ragione. Et^li primleramente considera, come ii lo studio dolla medicina che I' esercizio di essa giidi e scorga alia mctafisica. Lo studio mas- slmamente della notomia e della fiiiologia, e 1' istoria naturale del- I'uomo detta pe' modemi antropologia , sono istrumenti pe' quali egli emerge alia conoscenza delle facolta mentali. L' esercizio gli porge- aniplissimo campo d' osservazioni , d' indagiui e di riflessioni relative alia metafisica, e si per le cagioiii morali delle infermita, e si per gli accident! ed i fenomeni che esse infermita preseutano all' occlii desirao arringo. Vediamo ora come il sig. Torri da conto del suo lavoro in una lettera dedicatoria alia signora Clarina , nata contessa Mosconi , glacche il sig. Torri e ua editore corretto , non meno cho un elegante e purgato scrittore. u Nessuna poetica scrittura risveglio forse mai , come 1' Elegia dj Gray , iiu entusiasmo generale al punto d' iiivogllar tante penne a, lecarne in altri idiomi le bellezze native ; e stimai percio non inop- portuno pensiere , se avendone raccolto le diverse traduzioni a me note , io stanipassi di quelle la maggior parte , ond' esporre, diro cosi , un' ac-i cademia a soggetto da parecchi abili pennelli a variata disposiziona di tinte , di lumi e d' ombre eseguita. u Io le ho collocate secondo 1' ordine delle epoche in cui furon* la prima volta impresse , dando pero il primo luogo alle italiane , ed a queste mi permisi unicamente di premetter quella del Torelli dj tincontro al tejto; e niuno, io son d' avviso , negheril doverle»i 1<^ palma , non gia per mio , ma bensi per giudizio del dotto Inglese ch« onorolla delle sue critiche, e la riputo meritevole, a prefereiiza di quante altre allora erano a sua notizia, di entrare iiella graiide rac-» colta delle poesle liriche della sua nazione, che cola meditavasi di stampare con a fronte le versioni in lingue straniere. E in iatto nes« sun' altr« puo sicuran^ejite vautara una waggior iuerenza all' origio^lo^ PARTE ITALIAN.V. a^jf eJ iiisieme ujia .piu fi-llce , robusta e poetica espfcsslone dri pensieri dtir autore , con uiio stile si puro ed elevato. ti Seiiza r onor della luce e pienamente ignorate riiiiaiipvansi le tr^- duziuiii fattene per altri due Veroiiesi, delle quali si fregia il presents Vulumetto J e che otterran , piacemi crederlo , propizia accoglienza ; poiche , se ben m' appongo , quella in tjuarta rima del prof. Castellazzi o di rado o quasi mai cede la mano a qualunque altra italiana, ne la latina in esametri del dott. Barbieri mostrasi inferiore a veruna delle due che gia si avevano in quella lingua maestra. u Un frammento del pari inedito di versione del dilicato nostro au- tore delle Ganzoiii Pastoral! ho pur rinvenuto fra i predetti mano- scritti Torelliani. Sembra questo uno sperimento fatto soltanto sopra alciine stanze , ed e increscevole assai che sia cosa nou compiuta , e da mil potersi qui aggiiuigere , per mostrare come auche il Pompei rivolto avesse le studiose sue applicazioni alia rinomata Elegia. a Altra poi non men buona ventura mi fe' possessore d' una tradu- zione letterale italiana eseguita verso per verso dal cav. Domenico Trant , genliluomo irlandese , la quale pensai ben fatto di porre a pie di pagina sotto 1' originale , onde da chi non e in grado di gustarlo alia fonte se ne vegga per mano di un nazionale del poeta istesso r equivalente, e facciasi, volendoj un paragone fra le molte altre ita- llane , francesi , tedesche , latlne, ec. , che uscite alia luce in varj tempi furono dal pubblicQ accolte con favore j e ch' io andava a bello studio ragiuiando , nella intenzione appunto di dame quaudo si fosse una edizion poliglotta. E tale veramente dee chiamarsi , dappoiche m' e riuscito di avere pur anco trasportata questa Elegia in altre due lin- gua dotte, ottenendo che il valente grecista sig. ab. Giosafat Gi- llian! , ed il fornito di molteplice e soda erudizione sig. ab. Giu- seppe Veuturi , si compiaoessero di volgerla il primo nella favella di Omero che gli e tanto famigliare , e 1' aitro in quella che vanta forse la piu antica e sublime poesia , voglio dire i Salmi Davidici , da lui iattici teste gustare , senza che piu a Lramar ci resti , nella dignitosa ed elegante sua prosa italiana »» SrGTSMUNDl Storcheuau in Academia T^indohonensi Logic, et Meta])li. professo/is pub. ord., Iiistitii- t tones Logiae ct Metaphisicce. — J^eneUis , iSiyy ap. Ruxa, vol. 5^ in I2.° Quautunque questa non sia che una rittampa ed una ollav.x edi- uone di quest' opera, pure godiarao annuuciarla , come libro ebmeii- tave dj cui servesi nell' accademia Viennese, e come produzione ^■".'o applaudita. L' edi<:ione veueziana non e ne elegante ne bella , ma per usg delle »cuole basterebbe che fosse corretta e a buon pvezjo. 203 APPElSDieE. Bre\>e gidda aW amico Selle belle arti per la n't 'a fh Padova. — L'i , ^^^1) peri fvatellLGamba , in i2'\ di pag. 104. A questa breve guida e unita una tavola in rame rappresentaute la pianta della citta dKPaflova. L' autore ha voluto porre in maiio a' curiosi un libretto il quale non altro faccia che indlcare quanto e neccisario dl conoscere al momento in che si guar da , lasciando ad ultra opera maggiore il riferire e i motivi che lo condussero -al varj giudizj e alls oarie sentenze , e le erudizioni che le tante volte rendono piii preglato un qualche lacoro , e le breei vite di tutti gli artefici , ec. Lo stesso A. ( che e il sig. Giannantonio Moscliini ) e gia noto per un' altra sua Guida di maggior mole ch« sviluppa piu ainpiamente tutte le sopraccennate circostanze. Dono all' amicizia per festeggiare il matrimomo della contessa Lucietta Trissiko col sig. marchese Do- menico de Lazara, di Padova. — Vicenza , 1817, tipograjia Parise , in 8.", di pag. 3o. Qnesto dono e una novella intitolata L'alUevo della natura nella muiiera di Coperberit. L'A. e il sig. Pacetti , il quale iiiviaiidolo al sir', liuigi Caitellini , valente geologo , dice: Cib che vi drscrivo e e un aneddoto il quale e stato raccontato all' immortale Maupertnis net suo celebre viaggio al Polo. II credo piu utile che le sue aseroazioni astronomiche sul monumento di IVindgo , perciocche I' iLOmo ama essere commosso ancora piii che iUuminato. Dire utile una cosa, perciocche I'uomo I' amn^ non e forse aft'atto felice argo- mentare , ne il piu gentile modo di dedicare luna novella a chi pro- ffssa quelle scienze che altro scopo non hanno die d' illuminare. Per le nozze LazarA e Tris^ino. Traduzione dal- l' inglese. ■ — Viccnza , 1 8 1 7 , tipograjia Parise , Opuscolo in 16.", di pag. i5. Contiene alcune massime al maiito concempnti il modo di condursi Terso la moglie. A lato alia versione e il testo inglese. II traduttore r Luigi Bissari da Vicenza. L' edizione non ha neppure quell' ele- ganza e correzione richieste in opere di simil sorta. Prospetto nosologico dell' ospil ale provvisorio ncl fc:"^ zeretto in Ro^igo , deslinato alia cura dei ti/ici PART? ITALIANA. 233 neW anno 1817, del doltorc yigostino Goebetti , medico condotto in Rovigo, medico fiscale , medico e director sanitario nel suddetto osyitale. — Ro- vigo , per Giuseppe Gattei, in ^.^, di pag. Si\. Questo scritto ^ destlnato ad offrire al i)ui>blico II risultato dclle operazioni dall'A- futte al letto degli ammalatl. Coiitieue : Descri- zione della malattia ^ sintomi j cause ^ diatesl ^ irritativo-iposteHiva , cura J osserDazioni ■ iudi mux nppend'ice lunga piu che nou e 1" opeia stessa. In fine vi sono parecchie tahelJe nosologiclie del detenuti. cicili a ser^iglo delle carcerl e lazzeretto. La Rotonda, ossia fahbrica suburhana della nohila faniiglia de' signori marchesi Alargio e Gnbriela fratelli Capua. — Senza indicazione di luogo e di data, in 4-^ , di pag. 8. Questa Rotonda sorge presso Vicenza , a un cfuaito di miglio fuoi L Jella porta del monte Berico, ed e per consenso iinifornie del peritl csen.^atori una delle migliori opere Palladiane. II Palladio ne' siiol libri d' architettura ne pubblico gia i disegiii , tra 'i quali e la faL- l)rica eseguita si trovano , quanto alle misure , notabili differenze die in (juesta descrizione sono presentate. Si conghietturavaiio ijuindi le alterazioni che a detta fabbrica puo aver fatte lo Scamozzi clie preccdette al sue compimeuto. NOTIZIE LETTERARIE. C, ^I e giunlo casnalmente nelle mani un' Orazicne latina Pro so- lenitii 3tndioium in^tauratione in Geniiensi Vniy'ersifate XIII Cal. Dec. MDCCCXVIII , habita a hitca Andrea Sohirio Antecessore. Duoici clie non venga pubblioata coUe stampe. Pen^incendum , ecco r argomento , quantuforet infelicitas , et calamitas ^ contemptis ac mhlatis artium et scient'iarum disclplinis , et quantum praestet , euf nee neglfri , nee corrumpi. Per veriti non solo in Vienna, in Parigi , in Londra ed in altre citta oltremarine dove vi e il bnon senso in trionfo , ma anche in Roma , in Firenze , in Bo- logna , ed in altre citta , anche piu picciole , dell' Italia , vi sono abb.istanza oognizioni per dispensare un oratore dalla troppo facile cura di dimostrare la luce. la Milaao , in Pavia . in Padova sa- Bibl. Itul. T. IX. l6 11'^^ A r V E X D I C E. rebbe poco meno die un' ol'fesa ai 'colti uditori intrapre:idere V Ini- pegno di provare clie il bello e bello , il buono e buono. E come jtiai un professore si valente nello scrivere come L. Solari si e indotto alia scelta d' tin sog^getto piii conveniente alle nuove po- polazioni della Siberia , o alle barbare e superstiziose genti del- 1' Africa , die a Geneva, a qnella bella e ricca citta die Vanta fasti eternamente gloriosi ? Genova e pure sotto gli auspicj della gloriosa casa di Savoja , che ha cosi efficacemente protetto i dotti stabilimenti di Torino : Genova ha per governatore il sig. conte di Revel, uomo per grand' iniprese pubbliche e per rara dottriua egregio : Genova , patria del Chiabrera , sarebbe forse caduta nelle teuebre dell' ignoranza ? Eppur non e guari che nella sua , beache recente , Universita suonarono nomi di profe:;ori chiarissinii , dei Pezzi e dei Moltedo nelle tnateraaliche , dei Bait nelle scieuze me- dicbe , dei Mojon nelle natiirali e tisiologiche , dei Solari e dei Ga- gliuffi nella letteratura , dei Laberio e degli Ardizzoni in giurispru- denza. E noto che il dottissirao sig. conte de Foiitai-.es , quautio copriva la carica di gran maestro dell' Universita , distingue va 1' al- lora accadeinia genovese fra tjuelle che pivi splendidameiite coutri- buivano al progresso dei lumi. E come mai 1' attual professore So- lari dice nel corso della sua Orazione una proposizione ch' e capace di farfreraere nel suo recente sepolcro le ceneri dell' altro defunto Solari, celebre per le sue traduzioni e le sue virtu ? Aid, ecfo cio die asserisce 1' oratore , alii , ut opinor , sine litteris et sci.enha , melius ^ ac feliclus vii>i posse arbutrantur j idcirco scientias odlo habent , ignoratitiam praeoptant , et scholis omnibus irasciDifur. Alii vera doctrinarum , quae deceant , satis parari posse censent ^ etiam sine tanto scholarum apparatu , et quia repera sunt ipsi plusquam satis ignorantes ^ scholis idcirco invident et indignaii- tur . . . Primi non adeo multi , ut aliojum turba ingens .... Re- slstendum . . . .donee eorurn seu stultitia ^ seu nequitia detecta , K'ilescunt tandem hi nehulones , atque infringantur. Una delle due: o r oratore tradisce il vero , o 1' istruzione genovese non e fixx quella. Che 1' oratore tradi sea il vero , non sappiamo crederlo , essen- doci noto che il Solari e un uonio di riputazione intatta, di costumi intcgerrimi e veramente cristiani , d' intenzioni sode e tran(juille , quale s' e dimostrato nelle cariche miuiicipali ed anche nel Senato pro\'visorio della sua patria. L' asserzione adunque d' un soggetto cosi illuminato e dabbene merita fede. Ma s' egli merita fede , convien aver compassione della situazione letteraria del luogo. Quousque y ecco altre terribili parole dell' oratore , quousque tandem, hac vesa- nia et insolentia eritis ? Nihil ne vos moi>et .... popuLorum om^ niutn consensus ad superos usque eeehentium eos , qui i^itam exco- luere per artium iwenta ^ et per scientiaruui institutiones . . . . F Questo discorso suppone in Geuoya tenebre egiziane. Nihil hac pa- PARTE ITALIAKA. 23j> trla .'' Questo discorso fa conoscere clie i nemlci della lure »ouo Gcnovesi e non Piemoiitesi , non Savoj.ii-Ji , non Sardi. JVikil chrUtinna religlo . . . . ? Questo discorso fa sospettare che il male jiroviene dai falsi divoti. Anno diutiu9 ferendi vos tarn pertaen ci-i i!iUt societatls , tarn inopes consllii , atque omuls humanitatis tarn expertes? Ahlte procul : ite Antlnnum. Questo discorso potrebhe in-, dicare che in Geneva v' e un deriso fmatismo contro la coltura dello fpinto da parte dei Genovesi di qualche influenza ^ o uno state di stnpidita nelle classi anche elevate. IS on oidnionihit ^ tamquam sco- pulis haerendum , non sujjerstitiose jurandum in verba allcujiis niagistri , sed velijicandiim ingeiiioruin progre ssui , et scientiarum aiigmentls. Seroum pecus non sunt boni et ingenui liberalium stu- diorutn professores ac discipiili .... JVescio quomodo imieniuntur quidam homines adeo plumhei antiquoiwn , vel novorum, errorunv sem,per tenacissimi ^ qui m.eliora plerumque faUidiunt , et nunqiiarn non inoldent optimarum dlscipUnaTum decori et incremcnto .... Galilaeiim ^ Newtonum ^ Studiorum, Unwersitates niliili pendiml , variolas lule grassante^ praeferunt inoculationihus , torturam aliii ln~ ferre gestiunt ^ scholasticorum tricos et quisquUias in dclicii's habent ^ casuisticae ( eenia sit non rei j quae est oenefica , scd vocabulo , si est minus latlnumj casuisticae speciem illam, usque adorajit , oeram morum pestem , et Pontificum censuris saepe confixum , quae Fln- centlo Grai>inae ^ itis'ignl Rornanonim antecessorl , vlsu est haereii nequior .... Dispereant bonnrum, diiciplinarum ininiicl ! Questa imprecazione , che esce dal cuore a^tato dal savio virtuoso oratorio, sia anche la nostra. Possa aver essa effetto in Genova , dove ginn- gojido tanti forestieri potrebhoro concepire un' ino-lusta idea dflla letteratura italica. Genova collocata quasi centro tra le splendide Universita di Torino , di Pavia e di Pisa, deve avere dei grand' uo-. mini , se la voce dell' oratore Solari sara , contro le segrete con^^iure degl' iguorauti e dei furbi , sostenuta dall' autorita di clii ama nun gia il bene in maschera , ma il bene naturale e solido della pub- blica felicita. Con altre 6 vedute il sig. Bernucca termiuera la bella raccolta di 46 vedute del suo f^iaggio plttorico e storico ai tre Lnglii. Questa raccolta trovasi presso 1' autore in contrada dei Tre Re , n.° 4o9'- I dilettanti della bella natura e quelli che a\Tanno fatto il viao-"-io delizioso de' tre Lagiii , troveranno in questa raccolta rappresentati con molta verita e diligenza i principal! punti di vista. Questo ce- nere , tanto favorito dagl' Inglesi e dagli stranieri, ha bisoguo di mag- giore incoraggiamento in Italia. Noi ci facciamo un piaocre di dare ail' iinpreia d«l jig. JJirnucca tuJta quella lyde che moxita. 2,36 ArrEiifDicE. Da PaJova ci viene trasmosso nn manifesto dol yirof. cav. Va.\f~ riano Brera , col quale si avvisa clie il Giornate di medicinn praticrt va a terminare sotto questo titolo per risorgere sotto quello di Nuoei Cotmneiitarj di, medicina , chirurgia ed o^tetricia , ai qiiali contri- huiranno col prof. Brera anolie il prof. Ruggeri e il prof. Caldani. ^L'intera raccolfa del prime giornale consiste in XII vol. , e vale lir. 90 , uon compreso il porto. Ci si scrive da Lucca clie quel tipografo Francesco Bertini sta stampando la vita del cardinale Buonvisi e le opere del sig. abate floberti ; e clie 1^ una e le altre esciranno in breve alia luce. CORRISPONDEIVZA. Lettera del si'ff. dott. Ciro Pollini al Diiettore della Bihlioteca luiliana intorno ad alciinc malattie de- gli iilivi e ad alcuin serpen'i del }' eronese , per servile di appendice alia sua 3Iemoria su lo s/esso argomento inserita uel T. VJII , p- 63 di qiiesta Bihlioteca, ed a quella del sig. Bornartliho Akge- Lijii intorno al Marasso da noi pure inserita iwl T. VII, pag. 45 1. lOl ragiona d' una malattia degli olivi e della mosca die rode la polpa del frutto, indi di tre serpenti della provincia Veronese. La dissertazione sulle malattie degli ulivi e sugli insetti clie li dan- Jieggiano ^ cui V. S. ha iuserito nel fascJcolo di ottobre della sua pregevole Biblioteca , era qualche tempo che da me serbavasi ma- noscritta. lo ho avuto modo in appresso di instituire alcune osserva- zioni su lo stesso arg'Omento , le quali or mi fo un pregio d' inviarle come appendice. La corruzlojie del legno io ho addotto essere cagio- nata dal freddo ; ma una frequente cagione ho potuto accertarmi essere il modo di moltiplicare 1' olivo. Moltiplicasi comuuemeiite da Tioi per poUoni nati spoiitane.imeute al pie degli alberi adulti. Cotali polloni ^orche sono gionti alia grossezza d' incirca un manico di van^a , discoperte le radici della pianta madre ^ si staccano colla scure , lasciando appiccato ad essi un pezzo di vecchio legno. Ora tal pesizo di legno autico , tuttoclie venga ricoperto dagli strati del jiuovo legno g.-uerato dal polloue_, pure si corroinpe costautemeute PARTE ITALIANA. 287 e cotminica la tnalattia agli strati adiacenti, e farticolarmente ai cent rail. Questa e la cagione del deperimento di varii giovaiii oli- Veti ; e ben e sventura che si perseveri a moltiplicare per poUoiii anziche per ovoli , metodo comunemente adottato nell' altre parti d' (talia. Pretendono i nostri contadini che un tal modo appo noi non riesca , e adduce taluno che le piante atlevate nel vivaio di- feso sono piu dllicate , onde trasferite poi nel campo , e cambiando terra e clima , ne risentono danno. Pure perche non si potrebbero fare pnsticci nell' aperto campo , come facciamo co' gelsl ? Ma la vera ca- gione e r aliitudine , mentre posso assicurare che anche nella nostra provincia gli olivi ottenuti dagli ovoli riescono ottimamente, e vegetano con vigore di gran lunga maggiore dl (juelli provenuti da' poUoni. Altra cagione della corrujione ho detto essere le estese ferite , mas- sime se non sono difese e coperte con opportune unguento. Questo e pur troppo cio che ho avuto modo di confermare. Le ferite che piu sovente apportano corruzione sono quelle fatte dal contadino nell' educare il giovane olive. Piantato il poUone nell' uliveto, si re- cide alto da terra incirca un piede. Dei rampoUi che manda il tronco scapezzato se ne allevauo nel secondo anno due o tre fra' :nigliori, recidfiido gli altri , e dei due o tre lasciati se ne conserva nel terzo anno il piu vegeto onde formare il tronco. Ma intanto che oio av- viene J la cima o moncone del pollone dissecca e perisce, ne puo ri- Coprirsi dal nuovo legno : ed ecco novella cagione di corruzione. A cio •■vitare e mestieri lasciare sempre vicino all' estremita alcuni mi- nori virgultl , i quali a se traendo i sughi , tengono vegeto il mon- cone. Quando poi il rampoUo destinato a formare il tronco srorgesi cresciuto a quasi uguale grossezza del moncone , lo che suol avve- nire al quarto anno che 1' albero fu piantato nell' oliveto , allora si ret idouo affalto il moncone e i vif^ulti e se ne liscia la ■ferita , la quale viene rapidamente rimarginata. Inlinito fu il daiino rhe appovto nel corrente anno la larva della mnsca dell' olivo. Cli oliveti dell' intera provincia ne fiirono infestati, e in alnuni luoghi duravasi fatica a rinvenire un' ollva senza la larva. Caddero le olive la maggior parte immature , e le poclie che rima- sero sull' albero erano quasi prive di polpa. La facilita di trovare su tutti i colli oliveti offesi dalla larva mi diede modo di studiarne la storia. E poiche le cose da me osservate non tornano al tutto con quelle scritte dal Penohicnati e dal Sieuve , prendero a esporle bre- vemente. Premettero la definizione e la descrizione dell' insetto nei •iioi tre stati. « Mii^ca oleae : nigra lanuginosa thoracis lateribus scutellique apice u lutf>ulo-maculatis , lineis dorsalibus femoribusque ilavis. Mihi n. LfiFiVi biauchlcci.'. lunga mezzo centimetre , colla parte anteriore del c;i|io muuita di due uncinetti neri , cui puo sporgere e ririiare, ,*v>«ciaar« e allontaoarc , alzace & al^basjare alteruaniente , e cou cni 2.0 0 AVVJLSDJ C E. l-iide la polpa tlel frulto. I^infa ovale lunga (juattro milletnetii , liscia , b^nchiccia e in fine gialla. Insetto peifetto o Motca lunga mPzzo centimetro. Corpo nero volg'ente all'azzurro, laiiuginoso. Capo giallo con cpjalche punto nero ^ e cogli occhi azzurri o d' un verde can- giunte. Torace nero coa due striscielte piu scolorate scorrenti pel inezzo, e se^nato da tre niacchie gialliccie nei lati. Scudetto gialliccio )j'>ir apice. Dorso oou tre linee o strisciette trasversali ed una Icn- gitudinale di color giallo cjrico. Ali trasparenti. Gambe gialle. La mosca depone uno . due ed anclie tre uova nei frutti dal Luglio ai prinii di Agosto. Le larve o verraetti sbucciano incontaiiente , e vivono in tale state rodendo la polpa dai due ai tre mesi. Si tras- forma poscia in ninfa , e cosi rimane per incirca un mese. Dal principio di ottohre fino alia meta di noYembre mi nacquero dalle niufe gl' insetti perfetti , e appena nati si accoppiano e depongono le uova nelle screpolature della scorza. Questo e cio che mi av- Venne osservare nei corrente anno, che e in parte diverse da cio che adduce il Sieuve. Secondo lui 1' insetto rimane larva per tre mesi , cibaudosi della polpa del frutto ; si cangia in ninfa, e in tay stato si trova dai lo di novembre alia meta di dicembre. Dopo tnle epoca si trasforma in n:iosca , si accoppia e depone le uova nella scorza. Sbucciano dalle uova le larve in Maggio , e arrainpicando»i ful tronco , niangiano prima le foglie , poscia i frutti. Porro cura a Terificare in primavera se cosi avvenga la cosa anco appo noi. Pero nascemi sospetto che sia stata confusa coUa larva della itiosca del-' r olivo quells che corrode V interno della Ibglia e vi s' incrisalida , e di cui ho fatto cenno nella mia dis3ertazione. Rispetto al mode di liLerare gli oliveti , io non saprei cousigliare altro che quello di cogliere tutte le olive in settembre, onde impe- dire che ne nascano le mosche e perpetuino la razza. A cio vuolsj aggiungere la cautela di raccogliere tutte quelle cadute spontanea- Biente e abbruciarle. Tale pratica pero vorrebbe essere prescritta dair autorita del governo, perrhe fosse universale tanto nella pro- vincia nostra quanto nelle limitrofe. E quautunque si verrebbe con cio a perdere il frutto delF anno , pure ijilinito vantaggio ne ridon- derebbe negli aiini avvenire , libevi gli oliveti dall' infesta razza. Vengo ora a esporle cio che le ho promesso intomo ad alcuui ser- j-euti del Veronese. La vipera marasso , descvitta dal mio amico ^\ji- gelini nei fascicolo di settembre , fu a me recata anchc dai contorni di Legnago , lo che dimosti'a rinvenirsi in tutta la parte palustre e vallicosa della provincia. Meriterebbe d' essere fignrata , meutre dif* fcrisce dalle figure del Coluber Chersea datene da varj autori. parti- colarmente ppr le due serie di macchie scorrenti sul dorso allato alia etriscia deiitata. Io ne ho in pronto il disegno che a suo tempo farti pubblico. Intanto 1' ho defiuito i. Coluhrls Cfterseae var. Marasso vo- ce cata : teres j- equaini« ferpugineis ellipticis dorso cariHatis supern* rAUTE ITALIANA. S,?,g It iml)ricatii3 ; cajiite cordato , macula fusra snboordata ; dorso vitta <( rppando-ileiitata , mac-iilisque lateralil)us rotundo-romboideis. Scuta « (uociulea margiiie pallldiore) i/^6. Scutella ( lutea ) 32. Sed variant « scufa i4o , l5o , l55 , Scutella 33 , 34 , 39 ». Nello sc6rso ottobre furono a me recati due individui d' un ser- ppiitf appartenente al genera Anguis , e rinvenuti nei prati asciutti tra Caldiero e la Ruota , ove mi lu a^giunto trovarsene soveiite. lo lion saprei di presente determinare se sia una specie distinta dal- 1'An.iruis fragiUs , ovvero una varieta singolarissima , imperocche i due individui che ho avanti sono assai giovani , come quelli che aggiun- pono appena alia lunghezza d' un decimetre e mezzo. Attendeudo die la primavera mi dia modo d' esaminare individui piii adulti e d' ambedue i sessi, ne stendero intanto la definizione e la descrizione. a Anguis oeronenns: teres, squarais hexagonis obtectus, capite oblongo li compressiusculo, dorso aurato splendente, linea media a macula cer- » vicali fusca incepta ad cands medium excurrente, abdomine nigro v. La lunghezza , come dicea , e di quindici centimetri , otto dei quali appartengono al corpo , sette alia coda. K tutto coperto di squame lisce, esagone ovate, quelle della parte superioi-e del capo e del corpo e della coda di color giallo dorato rilucente , le infe- rior! nere azzurrognole. II capo e bislungo , ottusetto anteriormente «• un po' schiacciato , con occhi piccoli neri , con mascelle armate dl denti ricurvi , colla lingua ottusa bifessa , e con una macchia nera latla come a calice , dalla quale si prolunga una linea che scorrft dritta pel dorso , e svanisce verso la meta della coda. La coda e ottusa. Le squame addominali sono 124 5 le codali mi pajono 120. II terzo serpente del quale mi rimane a favellarle, e la nostra vi- pera comune , cui nel mio viaggio al lago di Garda e al monte BaJ Jo 111) considerato come una delle varieta del Coluber Bc-rui , e 1' ho rliiamata con tal nome. Ora la trovo descritta e figurata sotto il nome di Coluber tkuringicus dal sig. Beohstein nella sua traduzione- tedesca della storia naturale degii anfibj del Lacepede (i). lo 1' ho rinvenuta sulle due sponde del lago di Garda , sui colli Veronesi , Berioi eil Euganei ; e se ben mi ricorda , questa e la vipera dei con- torni di Pavla cui solea usare il celebre Spallanzani nelle sue spe- rionze. II clima d' Italia ha prodotto qualche varieta nei caratteri addotti dal Beohstein , ond' io preudero a descriverla. a Coluber thuringicus : capite curdato compresso maculato squamift (i) Coluber thuringicus. Der kopf ist eyrund; der Schwartz mit- telma^iiag und itumpf ; die Schuppen sind vngekielt der koftf hut em herzjonnigei dunklei Fleck und der Riicken derglcicker iockige Quicrjlerken. Beclistein henii de la Cepede' <: NaturgeschUchle III- Scit. 182. Taf. I. Fig. «, :>^.o A p P t N u 1 c r. <. niinutis jieiitaponi? ohtecto , corpore tereti sijuamis ellipticis inihii- c> cato , macnlis transversis alterni? q\iadi;uplici serie longitudinali di- et spositis. Scirta i:^^. Scutella 44- Sed variant scuta i52-l66 , scu- « telia 34-38 V. La sua lunj^hezza e dai rinquanta ai sessanta centimetri ^ e la coda suol essere la sesta parte del rimaneute del corpo. Uno de^r'indi- ridui che ho sotto gli occhi, cli' e dei massimi , e lungo 62 centi- metri , dei quali nove appartengono alia coda. II perimetro maggiore del corpo e di sette centin\etri. II colore della parte superiore e ci- nereo bigio o ferrigno, e talora al'fatto rossiccio. La testa e cuoriforme schiacciata , ottusa , coperta antei-iormente da cinque squarae , delle quali la mezzana maggiore e fatta a cono tagliato e scavata a volta Snferiormente , le due laterali superiori sono tetragone , le inferiori miiiori pentagone. Segue ai due lati una squama grande penta6lo die tascin tru Gahtw e Cullen , e per oeer (Into un corso di Jisloloj^ia PARTE ITALIAKA. 2,J^1 e pntalngia fundato soltanto nilP autorita d' Ippocrafe , non meno che per non aver fatta distlnzione tra Le vera e Ic spurie opera d'lppocrate. Replichiamolo. Qiiesta censura non appaitiene alia mia opera elm porta il titolo : « Eleraenta pliysiolog-ica et patholog;ica jiixta Hip- <( pooratis principia; ab hisque educta de febribus doctrina Tironibus ci instituendis accoramodata u. Nel principio di questa risposta ho di- mostrato di non aver fatto il salto tra Galono e CiiUen. Con la fi5iolo"^ia e patolcna Ippocratica ( luiigi sia la vana jattanza , im- prnpria ad un decrepito di ottantaquattro anni ) lio migliorato di gran lunga la dottrina delle febbri , liberandola da tante erronee ipotesi che r aveano posta a soqquadro. Rigiiardo poi ai libri d' Ippocrate , di cui neir opera ho fatto use , stia Ella sicura che sono i piu le- gittimi: ne perclie il Grunero , cli' io tengo nella mia libreria , rifiuta come spurio il libro Da alimento , dovea io crederlo tale, trovandolo comentato da Galeno , genio d' Ippocrate , e da Vallesio peritissimo grecista, che oltre a questo iuterpetro i sette libri degli epidemj, gli at'orismi , i prognostics, de i^ictu acutorum , etc. (l). Nella stessa pagiua Ella scrive : Le forze contrarie ( antagoni- sHche ) J di cui fa tanto caso V nutore , non iscemano punto I' in- certez'za de' medici mlla natura e le Icsg'i dello splrito aninvatorf j forza vital e , fluido neroao ^ irritabilita j eccitabilita j ec. , che sono la stessa cosa ripetuta con cario noma , ad incomprensibile sempre. Con buona pace la prego di hen distinguere i nomi che hanno diverso signifioato. Forza eitale , irrltabdita , sannbilita ^ solidum viviim, eccitabilita , ela^ticita, , contrattibditn, , ec. , sono nomi si- gnificant! r aramirabile meccanismo con cui e fonnata qualanque parte solida di una macchina vivente sin dalla sua prima origine , a ciascuna delle quail parti si suole attaccare 1' idea d' una particolare farolta da per se stessa pero inuperosa, scrivendo I'Allero ( Tom. IV j ^nys. lib. IX, sect. XL, § XII^ pag. 517) della sua innata trrita- bUitd : (( Hsc vis quasi dormire videtur in embrione ^ qui materno « ovo continetur , cieri inde , et excitari in conceptu a spermate ma- u sculo irritata » : Io spirito pero animatore j, il fluido nert^ao , il- caJore innato d' Empedocle e quello d' Ippocrate , gU spiriti ani- tnali J eltali , naturali adottati da tutte le scuole mediche j ec. ec. , sono norai che significano cosa \>ii)ifica , che da per se stessa si muove , agisce , fa forza , contrasta. Or se a questa cosa oi\}ijica e ai snpraddetti nomi astratti e confusi si concederebbe il uome d' in- setti , io ho r ardire di apprendere che 1' iiicertezza sulla natura e le leggi della macchina umana molti'§simo si scemerebbe. Mi sembra (j) Qiieste autorita non erano men note al Grunero , cha b'tso- pn a IT a prima confutare per non valutarne le dotte ragiuni che I' hanna coiuiotto a giudicare spurii alcuni degli scritti ippocratici. 242i A r P E N D I C E. poi jiiu ronvPiievole il chiamar qxiesta forza piuttosto mitngonisl-ica die contraria , poiche quando sono in simmetrla le due potenze clie compong-ono la prima , entrambe restano amicissime ; quandoche il termine contrario semprpmai significa uemico. Alia stessa pagina Eila mi avvisa: Ma qimnto non si allnntana esso dalla sapienza Ippocratica , allorche vunl derivare dn^l' insettl tutte le mnlattie non solo j ma ben anche la prosperita della fun- aioni aulmali F Aiiziohe ( ma con la stessa protesta di non vanagloriaimi ) ardi- sco dire d' essermi renduto vero disoepolo d' Empcdocle interpctran- dogli il suo calore inuato : Erurnpente oi. pracdituin , vero disoepolo d' Ippocrate , spiegandogli il suo calore innato impetum facientem , e d' essermi reso benemerito alia niediciiia j per aver conoorso con tanti celebri insettiologisti , non solo a sviluppare le astruae idee si- g-niricanti un principio uivijico , ma non cliiaro , ne comprensibiie , proposte da quei filosofi e medici da me ( Tom. I , § VI , pag. 88 ) registrati ; ma ben anche resa concepibile la stupenda opera della generazione ; la similitudine ora del padre , ora della madre ; ed il meccanismo della trasformazione delle parti tanto solide che fluide iielle generazioni delle terze specie , come della ragione de" morbi ere- ditarj ; con tirar solamente da' fatti , che cadono sstto i sensi , in- contrastabili induzloni : che sebbene in questo assunto vi siano de' I'e- nomeni che per la loro esistenza superano la capacita dell' umano intelletto , 1' uomo pero di buon senso dee acquietarsi col sapientR romano M. T. Cicerone che ci avverte ( presso Ofl'man. torn. I, sup- plement, de ver. philos. defin. cap. I, n. 8, § IV, pag. X ) : « Ea n omnino est rerum diviuarum ratio , ut tacitis aiiimis magis ado- tt rands, ac venerandae sint, quam verbis exprimendae atque intelli- .) Pasta grande diffprenza tr(i la coiigcttura del Nollet e questa dello Scudeil. TARTE ITALIANA. ^45 (( ct niicroscopio oKservasset , bellum inter sese gerere miratm est. a Perturbate eiiiin milIo(jue ordine per lii£nidum animarcula discur- « runt , alia lit praedam capent , captatnque vorent ; alia ut prsdoues II fngiant. Pluries ( sulidit ipse auctor ) insecta aqua: dulnis cum i dfgnarono travagliare un esatto compendio della mia oppra stampata in Napoli (Tom. VIII, Memor. scient. e letter., n. XXIV , pag. 166, Nap. 1789), nel quale si legge: u Tali speciose (( ipotes^ egli ( lo Scnd'-ri ) dimostra cliiaramfnte esiere contrarie ai ' e genere di cura che not* k'uiift le me guarigioni , e 'I contrario. (•i) Durante il contagio petecchiale in qucsti ultimi due a)ini 'r' e *]ieTimentato fra noi ogni genere di preseri>ativo , e sopra tutto d' un- tisettici. , senza al^un profilto manifesto e costante. (3) < i, duole che I' A. n chiami of/em da un motteggio che c: situnn lascjato cade'e datla pennn contio il tolito ; u\a, che culpa ab- butniu noi se certe opinioni r- fntno p^u tprsso ridere che ragionure '■' ^44 A r P E N D I C E. Alia pag. '(-.) m' iiicolpa di aver io caricato 1' Etlopia
  • f , non e cosa da maravigliarci. Tutte le scienze ed arti lianno sofferto e soffrlranno in avvenire di questi emuli ; ma clx^ nn eslmio estensore dell' insigne Biblioteca Italiana , il di cui isti- tufo altro non dee essere che quelle di ampllficare con la pill sana critica le umano cogniziot-i , e d' impegnarsi al perfezionameuto delle icienze e delle arti tutte , pretendesse rovesciare 1' arte salutare da quei saldi fondamenti per li quali in gran parte il Luon veceliio di Coo acquisto il nome d' esserne il fondatore ed il padre , sembra cosa assurda e da non credersi. Inutile dunque le ha sembrato il mio zelo nello rlstabllire la classificazione Ippocratica delle malattie ? Mi faccia Ella pero 1' onore di dirmi se le cause procatarticlie di qiiesti quattro generi di morbi sporadici ^ pancoini ^ endemici ed epidemici siano essenzialmente fra di loro distinte e diverse 1' una dull' altra ? Se Ella non mi risponde , mi contento olie mi risponda il gran Sydenham, 1' Ippocrate delle febbri ( torn I, sect. II, cap. II, pag. 3 1 ) nella seguente maniera : u Unaquaque morborum non minus, <( quam animalium , aut vegetabilium species .iffectiones sibi proprias , te perpetuas , atque pariter univocas ab essentia sua promanantes sortita « est >i. Mi dita in secondo luogo se la base fondaraentale di ben cu- rare i morbi non sia quella di ben conoscere la procatartica effiriente. lore causa ? Ed in sue luogo sento rispondermi da Ippocrate ( torn. I, lib. de flat. , § II , pag. 399 ) : i( Si quis causas corporis affecti probe u cognovit , potens est ealde ea afferre , qu« corpori commodeiit , u niiTiirum contraria corporibus morborum natura perspecta ( per- u specta natura , se sporadica , se pancoina , se endemica , ^e epi- u demica ). Est enim maxirae secundum natur.-un ipsa medicina v. E mi risponde ancora 1' Ippocrate latino Cornelio Celso ( Med. pra- fat. ) : u Eum vero recte curaturum , ^ue/re prima Origo causae non M felellerit ». Ella pero mi ripigliera , che orniai e stabilito di ro- mun consenso fra medici che e^klemiche , ec. Di gratia ; fra 'iuali Z^6 A r P E N D I C E. medioi ? Credo fra zioiie di poche ( e tjueste poclie j precetti di cui abionda in mezzo alle ipotesl j e soprattutto in grazia della dot- trina Tjipocrat'ica che noi pure oorrenimo men trascurata dai medici pre.<:enti , ma ne tanto oenerata poi che si abhia a tenere in conto di unica guida neW arte : sarehhe lo stesso che studiare la chimica colla sola scorta dello StOihl j perche fu il jirimo che la sollevb alia di~ gnila di scien^ia. DI BRE1L\, [I A c 6 ALTEEZIONE doldel Stato Baro.-uEnto. pell' Atmosfera. I p. 27. ! 0 NuV.-ser.-NuT. 3 3 2-. s 2-^. Sf 0 Pioggia Sereno 4 27. 50 JVuvoIo 5 27. 0 Sereno 6 28. E Ser.-nebb.-Ser. 7 27. ON Nuvolo 8 27. >JO Nuv.-piog-gia 9 27. SO nuv.-Ser.-nuv. IC) 27. 0 Ser.-nuv. ] I 27. E Nuv.-rotto 12 27. 5 E Ser.-uuv. j3 28. S E Nuvolo '4 28. ; 0 Nuv.-rotto-nebb. if. 2S. 0 Nuv.-ser. iG 2S. 0 Sereno '" 26. 0 Sereno i8 28. ( 0 Sereno J9 28. 0 Sereno [ '-^o 28. 0 Ser.-nebb.-Ser. 2^ 27. E Nuvolo 27. S E Nuvolo r?3 2f 27. ro" Sereno 27. 0 Sereno 27. 5 0 Ser.-nebb.-Ser. ' 2-. E 27. JO* Nuv.-lamp.-tuono.-piogg. Sereno u3 27. JO'<~ Sereno 9^7 1 -zza del 1 2,0 1 Alu Quantita della pioggia lin. 8;4o5. 6,16 ' N.B. L OSSERVAZIONI JNIETEOROLOGICKE FATTE AL R. C. OSSERVATORIO DI BRERA. pcbhmjo , 1818. M A T T I N A s ERA ALTEZZA ALTF./,iA DlREZIONE Stato Altezza ALTEZZA DlREZlONE Stato del del del del del del 0 0 Barometro. Termometro. Vento. DELL' ATHO-'FERA. Barometro. Termometro. Vento. pell' Atmosfera. I p. 27. 1. 8,3 27- 5.0 + 1,0 0 Nuv.-rotto-iK-M). p. 27. 1. 7,3 + 4,0 SO Nuv.-ser.-NuT. a Jf. 2,5 s Piovoso.-ntl.ljioso 27 M 4» 3,0 s Pioggia 3 27. 1-0 + .,0 — 1,0 O' Nuv.-Ser. 27 3,8 ^ 4=3 NO Sereno 4 5 27. 5.6 E Ser-jifU). 27 5,7 + 3:5 SO Nuvolo 27. 6,.0 _ 0,5 0 nuv.-SeieiiO 27 8,6 + 5,0 0 Sereno 6 28. OjO + 0,3 E Sereiio 27 11,8 4, 5.0 E Ser.-neljb.-Ser. ■7 8 27. 11,5 + 2,2 NO Nuvolo 27 11,5 + 4,5 NON Nuvolo 27. 11.2 27. II, I 27. 10,7 + 3,0 NO Nuv.-i;iovo90 27 10,8 + 4,4 NO Nuv.-pioggia 9 10 4* 3,0 0 Nuvolo 27 1 I,! 4. 5,5 SO miv.-Ser.-nuv. 4. 4,5 0 nuv.-nebl-i.-ser. 27 9,8 + K 0 Ser.-nuv. ] 1 27- 9'7 27. ji,8 28. 0,8 4> 2,0 0 Ser.-NtU.. 27 11,0 4. 6,8 E Nuv.-rotto 12 + 2,5 E Ser.-nuv.-rutlo 27 10,6 + 4,8 S E Ser.-nuv. i3 X 0,3 — 1,2 E*...SE Ser.-Nuv. 28 0:^ + 2,5 SE Nuvolo ifl 28. 1,2 SO Nuv.-rotlo 28 + 2,5 s 0 Nuv .-rotto-nebb . 28. i,G -f 1,0 0 Nuv.-Spruzzi di neve 28 1.5 4* *j*^ 0 Nuv.-ser. iG 28. i,G — 2,0 0 SereiiO 28 ',4 + 5,0 0 Sereno 17 18 26. 1,4 — 0,5 0 Sereno 28 0,9 •f 5,5 0 Sereno 28. 0,7 + 0;5 oso Sereno 28 0,6 + e,7 S 0 Sereno >9 -.10 28. O,.'') — 0,0 0 Ser.-nel)b.-ser. 28 0,3 + 6,7 0 Sereno 28. f.,3 4. i^G 0 Sereuo 28 0,5 + 7,7 0 Ser.-nebb.-Ser. 1 o3 27. ii,.'i + 4.-0 E Ser.-Nnv. 27 10,5 ^ 5,7 E Nuvolo 27. 9.5 27. 7.5 ^, .'.,0 S E NuV.-J.iMV«SO 27 7,8 4. 6,5 S E Nuvolo + 4-5 SO... 0» Jiuv. -Sereno 27 7,4 X 8,5 N0» Sereno 24 27. 10,0 -}- 2,0 0 Sereno 27 10,0 4. 8,0 0 Sereno 2.5 2;. 10,8 + 2.2 N 0 Ser.-nuv.Ser- 27 9-9 4- 90 SO Ser.-nebb.-Ser. ■?.ri 27. 8.8 4. 2.5 E Ser. . . uelib. 27 27 0,0 + 8,8 E Nuv.-lamp.-tuono.-piogg. 1 ^: 27- 7.4 + 4>2 NO* Sereno 1,7 4' 7,0 WO* Sereno Sereuo 23 27. 5,9 •f. 3,0 NO- Sereno • 27 8,0 + i):" wo*- Massima ... 28. 1.6 erraometro . . Massima . . . ■4-9,7 1 Quantlta della pioggia Al ez2a del Barome tro . . . Minima .... 27. 1,0 Altezza del 1 Minima . . . . • — 2,0 lia. 8;4o5. Media .... 27 9,9' Media .... . 4, 6,.6 ' N.B. 1/ asteri SCO * liidlca il vento ferte. „ : H9 BIBLIOTECA ITALIAN A Starzo 1818. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. Satire di Angclo d' Elci , fiorentino. — Firenze , 1817^ dalla Stainperia Piatti. — Un volume in 8.", di few. a35. Q UANTO va conquistando di terreno la filosofia , taiito la poesia ne va pcrdeiido. Cosi disse taluno , e bene egli flisse. Ma cio solanicite vuolsi inlendeie in ri- guardo al doininio dell' imma<;liiazione ; in quello del cuore sou Ic Muse cosi potcnli e forti , die la loro sijj^noiia non polra giamniai venir me.'O , se prima il cuore lion ce si di sentire , e da lui non si ribelli o£^ni passioiie. An/.i la filosofia medesiina e confederata colle Muse j)(T dif(;ndere ed esaltiu'e questa -^arte del loro regno , e semjire vedi-eiuo da cosi fal.' " 1 riportarsi le j)in belle vittorie sopva lo spirito umano. Laonde , qualnncjue sieno per essere le vicende dell' arte de' versi, lion cadia niai
  • e ima colal monotonia che regna nel colorito e nella toniposizionc de' suoi cpiadi'i ; certe scorribande liior del soggetto ( autorizzate pero dall' esempio del Veno- sino ) ; qualche voce o locuzione non autenticata dal- Tuso de' buoni sci'ittori ( esempigrazia , dedica , ran go , meice il vostro saper , mercd il poter flell' unghia , e simili ) ; il basso ed il lri\ iale d' alquante espve'^sioni : Dl AKGELO D ELCI. 20.3 divcis(^ imniagiiil die il pudore avrc])l)e doviito co- niirc cli jMi\ donso volo , ec. , cc. : ma uoi lipeleiemo col sig. d' Elci mcdesirao , (( Odio il saccente , che , agl' ingegni avverso , ii Lascia le gemnie , e sol de' nei va in husca ; n e senza piu ftii-eiuo coiioscere gli argomenti maneg- giali da rsso , ponendo di mano in mano soU' occhio al Icggitoi't' alciuii do' tratli che ne fecero maggioie iniprcssioiic. II sig. d' Elci e cosi amaiite del laconismo , die AoUe peisino far risparmio de' titoli alle sue Satire • e jievo snpplendo noi di presente a quanto non parve a lui da fare , davemo se non altro una prova non didibia d' aver letlo attentamente e dall' un capo al- r allro il libro da noi giudlcato secundo 1' opinione clio ne porli;!ino : cio die non sompre affermar po- trebbero parecclii di cpndli die pubblicano ne' Gior- nali le lovo Icllerarie sentenze , improvvisate il piu ddle volte sul frontispizio delle opere che lor vcn- gono alle mani , o regolate secondo la passione che sve-dio in essi il nome ddi' Autore. o La Satira I e un proemio, o, come si diicbbe og- gidi , un piospetto ddle materic che vuol traltare il poela : e quivi peicossa la tuvpe schiera de' vizj e ddle colpe in genere; qucsla salira , in certo mode, e la pai'afrasi de' noti versi di Giovenale : <( Qiiidijuid agiint homines , votum , timoT , ira , voluptat , u Gaudia J discursus ^ nostrl est farrago fibelli ;>. jNclla Salira II 1" Aulore pvonde di mira i Presiin- tuosi , ad uno dc' quali egli si volge con quesle pai'ole: Grandeggi il grand e . Tu net tuo viv^agno Resta, e scendi in te stesso. Hai tu , hifolco , D' Orlando il braccio , il cor di Carlo Magno _, Che , sognando trnfei , trasciiri il solco ? Chiedi tu ^ che non fori un eel di ragiw . JJ (vnni d' Ai:hi\le j il pecoron di Colco F Vnol ceroo onor d' orrende g'luhbe ^ e spera 2\-stiigglne nel corso la bandiern 'f ao4 SATIRE Sai misurar di Tencr'iffa il pico ^ Non le hie gambe ? Oh folle ! E ignori il dett* Sappi clii sei^ del del consiglio antico ^ Ch' esser potrla I' undecimo jjrecetto ? Dl danari te stimi ognor meruUco , Spesso di sanita , mai d' intelletto ! Pur di senna nesntn proeoiito ^ appieno / Chi piu crede d' aoerne e chi n ha meno. E ad uu altro ei parla in tal forma : K tu , Patrizio , in cattedra pur eoli , Reggie incenti J e repuhhliche maestre ^ T' applaudi , e , come i putti tristanioU , Coglter presumi il sol colle halestre ? Spendi in dottoreggiar I' ore che inaoli A giuochi , a stalle ^ a ninfe, a mense , a orcliestre F Rjprenda il giuito ^ il per le sue ragioni ^ Pu)v\>e al Casino un branco di Platoni. Calda di zelo e di virtu e la Satira III contro gl* Iireligiosi. Costoro sogliono talvolta copvire la loro empieta col manto dell ipocrlsia ; ma X Autore eon irata mano ne gli spoglla , ed esclama ; Cauto ancor segue del Tiiregno i riti Chi di Ginecra ha i Peripdti in core. Perfido ! inypano ai Vespri ^ ai sacri luviti Incan corri : il tuo salmo e peccatore. Sgrida Elzo i eizj per gabuar mariti , Vanta zel per lucrame in Corte onore , E eiha lo strascina all' opre pie. Credi che tema JJio ? Tsme le spie. Preci e virtu mentisce moribondo Chi tomba di Cristian ouole e campana' Net frodo muore , e per tirnor del mnndo JJ ultimo accento e una bugia cristiana. jiltr: J morendo ^ del morir secondo Dubita y o in rica all' infernal fiumana Scherza , e sp'irando ( oh vanita ! ) desict Lasciar fama di lepida agonia. Nella Satira IV si descrive un convlto, e si fa la rassegua de' vizj de' convitati. Molti souo i ritratti die ■\"i si dipingono , ed in alcuni ti pai* di riconoscere DI AKGELO u' ELCI. 2,55 gll orioinaH , tanla e la simiglianza che hanno fia loro ceiti uouiiiii in tutti i tempi e in tulti i paesi. Scorgo al manco mio lato un garzon fiero _, Cui resta , henche mezzo . enorme il naso : Ed io , che in sajo bicolor guerriero II vidi, V irnputal dell' arml al caso. Fu oettural , ma e dctto cacaliero Dacche il Casino s' appianb e il Pamaso. Pronto ha il gesto e il sermon, lo sguardo audace , Statura e fama che spaeenta e piace. Qiiindi gonfio sedea di snmmi onori Uom , cui Stella gemmata aide sul petto .• Amplo naitro il part'ia, che in tutti i corl Speme deftaua o ineidia , e in me sospetto. Del gel parla, del cento e dei calori ; Parla, ma cal quanta il silenzio il detto. Serio lidec. Dico alia eecchia all or a , Come a Eminia Aladin, Priamo alia nuora : Chi e colui die sul petto ha il lucid' astro , Per gemme insigne , e piu , cred' io , pel merto ,- Che dall'omero al fianco ha onor di nastro , E arcanv preme col sermone aperto >> Disse : B Igino : a noi costa onta e disastro Quesf angelo tutor del regio serto : V adora Lfrsin ch' e ricco , e non so come ; Piotegge, opprime , e scortica in suo nome. V Autorc ii--lla Satira V meua la sferza addosso al- 1 yli-arizia. Bello e questo passu coulro gli ammassa- tori di grani : II giro de' fuoi campl e V a/a immensa mile nihbj , o Arpagonj stancar potria. Ma le niessi sottrai , che il suol dispen^a ^ Gia coUe, e uherta cangi in carestta. Cost dei Trtici all' imbandita mensa Le vL-Mide togUea I' immonda arpia , E di Fineo sui cibi iiwan prescnti Stendea I' unghion tra la forcltetta e i dentl. iNdla Saliri "\ I si riprendono coloio che vanno su- pcibi per iiascita o per ricchczza. A noi sc-mLra cbe 256 ?!\.TIRE sia questa la migliorc til tiiUo ; c pcro ne arrcclieremo pill luiiylu scpiarcl. In persona maggior , niaggiore e il fillo ; Turplsslino in lUustre ; e piu ne spiace JSella gemma il difetto e nel cnstallo , Che in creta o in eetro di volgar fornace. Se al ventre^ al ses^o , ai tltjli, al metalla Cedij codardo in guerra , ingiusto in pace , Se al fill so immoli il tier ^ I' onore al soldo ^ Meglio e dal seme uscir del manigoldo. Pecca il vol go? E men reo. Frauda ■, spers^iura j Vioe di furti o di venal consorte ? Penuria il preme ; fra sudanti mura, G-ela-, e sviene digiun suW altrui parte. Ma il peccar , ehe in Ugon divien natuxa j Pel liisso ^ pel tesor , pel fumo in Corte , E merto , e gloria? o fanno I' empie trome Che data a Ugone anco V onore e infaii.e ? Qiieito e Sinone y non I' udite , o Rcgi ; Costui temete anco prostiato in chiesa r Coitui che coi prudenti sacrilegi Fellonia cuopre , e coll' ossequio offesa. Quindi col jinto ■zel , coi vacui pregl, E ancor con laida vita al hujo spesa , Governo ottiene ; e Dlo tali Eccellenzt Manda in vece di fanH e pestilenze. Tu Senator? tu. Conte ? A to mi prostro , Speme del suol natto. Sal^e ^ e mill' anni 2'e padre della patria il popol nostra Chiami ^ e splendor degll augurati scanni. Ma se opprimij e il tuo pregio e artigUo t rostro ^ Se nell' egra corata i tuoi tiranni Nascer ti sentij e il rio bailor non doiTK , Sei plebe , e invan mcntiscono i diplomi. Virtii ^ non fast o , d' ogni onor ti vesta, Ijontan da quei cui nobili cavez-ze "Vanto , e astri e croci annchbiano la testa ^ Che credon che i lor cold sian carezze. Turpe vita e ognor turpe , e non s' onestct Dal portar toglie a grandi esempi avvezze / Ma in dignita pin disonor ti fruttu. Sa'u che sclmia in bell' abito k piu brutta. DI A>GELO d' ELCI. ^57 Soreete or voi daW ume , alti campioni , Che al del vinte sacraste armi e triremi y E vol che a' rel spatieiito j e norma ai buoni _, Del trer mostraste e deW onesto i semi. Or diiW alhero voitro utcir melon'i , E zucche entrar ne' vostri d'iademi 3f irate j e a oendicar I' onta del tronco Fiam.ma chiedete , nh il lonante e inonco. JKk superho e a rag'ion chi palma ha Intera , Se , al fianco del cocchier che V ammaestra ^ Frena di bestie strepitante schiera Che molte trae speranze alln finestra? Degno ei di sferza , colla sferza impera _, Palafrenler patrizio a cui la destra Redini e striglie illustrano coi calli ^ E ha giudizio che basta a sei ca\-'alli. Coi quadrupedi i fanti in egual corso Com.mette y e piii al cai^al che all' uonk perdonn , Se i cocr.hi reggc ^ o al destrier premc il dor so , Volando a pari onor bestia e persona. Spesso , piu che al caeal^ porresti il tnorso Al cokJoZier che man di quel ragiona. Fra i cocchieri costui cocchier primario ^ Tutto ha di stalla il gesto e il dizionario. Gonfia , Ursin , gonfia . . . lo son patrizio ; e il ioi? Forse della Fortuna son facezie Tutti i titoli tuoi. Giurar potrai Che fiiron I' ave tiie tutte Lucrezie ? Qnanto germe di fanti , osti e beccai Usurpa alti natali ! Infame spezie Esce da nobil grembo , e occulto il caso Da Maso per Ugone , e Ugon per Maso. Sia pur negli aoi tuoi . ma in quei s' arresti JVobilti'ij ne in te , Ciacco , si trasfonda j Alentre il name di quei col tuo funesti , E il chiaro fonte ea in palude imm.onda. Mostrami i proprj merti ; io far con questi Voglio il tuo stemma , e d' onorata fronda Voglio al tuo busto circondar le chiome ; Tie a te dia'l safsOj ma tu al sasso il noint. Se la plebe illustrissimo te chiama , Piangi ; sc.terno dwien I' ossequio inglurto- In te i>ogP io del tentie arpin la fama . Pitt che nell' arme I' cqulla d' Augusto. 2oG SATIRE Eenche dl nob':l tcm;>rn , h iiiuHl lama j Se rvggliie le false il fil vetusto , Durindana e Fusherta ; e querela antica , Qtiando e secca j si splanta come ortica. iSiViior , conosci in te Guelfo e liinaldo y Merita gli a\>i j e jjonga te in senato II tuo senno , non quel del prlsco Ubaldo y iVe cantl chi mal vive esser ben nato. Siegui il tuo Pio , nh uscir da eroi ribatdo^ lU degno di frodar I' oncia in tnercato. . Se giufto e mite sci ^ scendi da Giot^e , E da il tiio COT di nohilta le prae, Nella Salira VII 1' Aiitore descrive lui sno vlagglo , c (lipii^ne di molll vizj cli' ebbe a vt-dere in tutto il suo caniiniiio e per mave e per terra: ci soiio de' tralLi i'aceti c vivacissimi , ma gran danno e pure die ve ii' abbia di qielli onde potrebbe adombrare io scini])oloso censore. OLtimi avvertimenti si danno nella Satira VIII a chi ponsa di pi-ender moglle. Anclie Giovenale e i piii de' Satirici italiani trattarono questo argomento ; ma la materia e cosi vasta, cbe il nostro Auture ba po- tuto rimaneggiarla senza mctlersi sotto al giogo d una servile imitazlone. La Satira IX punge e stherniscc i cattivi autori. Quanto acuto sia 1' occhio del signor d' Elci , e quanto lino il suo giudizio , lo raostrano le seguenti ottave : Jpi Elpin versa in fat-ole narcotiche Li' ignobil flusso delle fredde rime ^ V h toscana eloquenza in voci esotiche , / E chi nel bujo confino il suhliuie. V e Alcon che V armi achee tradusie in gotiche , E colla moda profanb le prime JVorme xll Clio y che in ablto di Zanni Perde la maesta di tretnil' aiini. Tdcorri , o Tosco , a lessico francese , Se intender cuoi cib che in toscan si scrive ^ hnuda accenti ciascun , ch' ei non intese , Crea nuoi>e lingue e morte fa le pipe. Verra in Crusca Etiopico e Chinese ; E gta Italia le voci oblia native Pel barbaro sermon che in quella entrato Or la punisce del saper passato. DI AKGELO r' ELCI. aSp Da obliquo stil cite le sentenze ineesca, Qual da meandro ^ I' intelletto e {.'into ^ O motto che il Loinbardo in Guittoii pesca , S\-ela, troppo To scan ^ che il Tosco e Jinto. InduTi ^ Italia J per sete dantesca , O di latin torrente , AtTio , vai tinto , E ignori che sul Pcgaso k novizio Ogni autOT J se nol guida uso e giudizio. E in sommo onor , se di lascivia olezza , Scena che at senno preferl la ooce , Se tartagliando in verso i rei scaoezza Tragedia a cui r* applaude perche niioce. Quei le gambe in vol Urico si spezza ^ O invoca Bacco per cantar la Croce , Quei le satire volge a infami uffizi y E i vizi pitnge col sermon del vizi. Nclla Salira X si mordono coloi'o clie fanno cat- tlvo uso del tempo. L' Autore , dietro 1' orme del Pariiii , dcscrive Ira V altre cose una conversazione sul- r andar di quelle clie sono piii rinomate nella nostra citla: costntti a raccoanta in gonna agreste , o in rnanto regio , Di scandalo palese il priMegio. Nolla Satira XI h posta a bersaglio la Finzione. Qui pure V Ingrgno del poeta noji vicu niaiico , e molli sa- rebbero i pass! tlegiii tli mcnzione. Per ultimo , uella Salira XII F Autore s' invcisce contro il Liisso. Lusio le plebee nuore ai falll sprona , E a chi manca onesta , inonll non manca y Perclb tale e il costume , che Sorbona Uifendcrlo non pub , ne Salamanca. Uom che a terza ha il gre.mhial ^ ma, in gala e a nona , •^foggia J rnerce il poder dell' unghia franca^ ' O coi fondi di prole invan ritrosa j O per I' industria di oenale sposa. Tu pur dal oolgo , o gentiluom fattizio ^ Sorgi improvviso Conte di moneta Clie t' irulora I' aratro gentilizio , E in Ziateran conoerte Dnoo e Geta. Pensa in eolgar ^ ma parla in magnatizio Chi nacque sulla paglia e vive in seta. Percib quando a me vien I' oste o il facchino ^ JU' alzo J e ignore a qual titolo e i;'icino. Superbiaj ascosa febbre , io te discerno uinco in denote lame. (Aid sozzo i7npa?to D' orgogUo e di pieta ! ) Tu nelV eterno Cerclii il mondano j e suL Calvario il fasto. Che val iempj innalzar , se il tempio interno , II cor cristian ^ dal caprifico e guasto ? iVe ambizion s' appressi a Dio ^ ne in chiesa Gli archi^ i marmij I' altar sian empia spesa. UI AKCELO d' ELCI. a6x E santo il dono e il donator , se il santo Spirito e in noi : ma Filisteo rigoglio Kri^e nil' area, ch' e scliiaon , idoll accanto , E ne pute I' incento al dit>in soglio. Cercb Virron fin dalle Messe il vanto , JVe frame penitenza il cor di scoglio A costui che ancor presso all' 0)uUi, stigla Fu oaiio : mori pio per alterigia. Stolto ! E horie del cenere leguaci , Vuoi gli edifizj dl gramaglie e d' oro , Sfarzo dei mortl , cui fra mille fnci ( Spesso invan ) prega revalli oltre a quelli di Chio si trovas- sero neir Ij)podromo , e dagli autori medesimi e da Teucloio leltore racroglie che altri quattro ve ne fos- sero appellati or fulvi , or ignei, che e quanto dire dorati, die tiravano un c;'rro del sole, e si animira- vano anclie al tempo di Costantino. Partendo quindi dal priiicipio che i cavalli di Venezia doveano essere attaccati ad un carro , prende da cio occasione di du- bilare die (pielli possano essere di Chio, i quali non si dicono ad alcun carro aggiunti. Ma noi ci permet- tereiiio di osservare che il non menzionavsi alcun carro dagli scritlori della Bizantina in proposito di que' ca- valli , non eselude punto che ad un caiTo qualunque non fossero assegnati ; ed a quale oggetto , domaude- BELLA BASILICA DI S. MABCO.' a65 Tomo noi , si sono egliiio fabbricati quattro cavalli di una "Taiuli^zza e tli una mossa P|^uak' , se uon per essere a^^ioi^'ati acl un carro ? Qualt; osenipio ci prc- sciita r anlicluia di quattro ca\alli di eguale forma da nil carro disgiunti '< Vorrebbc duncjue T A. Insiuuare cbe i cavalli di Vrnezia quelli t'ossero che attaccati vedeansi nell' Ip- podromo al carro del Sole ; e quindl si fa strada ad iinmaginare cbe il cario suddetto fosse da Costantino Irasporlalo da lloina a Bisauzio , e collocato nell' I])po- dronio ; nel cb<; si appoi^gia allc antorita di Erizzo ^ di Saiisovino , di Stringa e di Temanza , tra i qiiali e gli scriltori greci citati da Mustoxidi trova una specie di accordo. Dai Grcci, per v«'ro dire, altro nou risidta, se nou cbe alcune statue di cavalli trovavansi neir Ippodronio ; (pxaiito ai Veneti nou h maraviglia , se dotati ancora di buon seuso e di erudizione , segulto abbiano su questo punto aucbe ciecameute una tradi- zione die generate era diveuuta in quel paese, e che forse allora non sarebbe stato prudente il combattere. Alia obbiezione cbe far si potrebbe che nel carro che sormontava f arco di Nerone, trovavasi la statua di quell imperadore, e non quella del Sole, risponde, che doj)o la niurte di Nciuiie e la condanna delia di Ini meinoria fu niozzo a quel colosso il capo onde soslituirvi qnello del Sole. Ad altra obbiezione , che la figura de' ca\ alii di S. Marco non corrisponde a quella dai poeli ass<'gnata ai cavalli del maggioi'e dei pianeti, risponde, che al Sole non erasi quel carro dedicto in origin(\ Passa in seguito a tessere la stoi'ia di un periodo dell arte ad oggetto di provare rhe le belle arti fnroiio \\\ lloma lino dai priini esordj della citta perenneinente e cultivate e protelte. I brevi confini che ci siaino im- post! , non ci permeltono di seguirlo a p isso a passo in questa t-rurhla discnsslonc, nella quale egli fa tutti i niaggiori sforzi per provare che l' arte fusoria fn col- tivala in Italia assai prima che in Grecia ; cbe statue 4i Itronzo vi si fecero e sotlo i re e durante la re- Bibl. huL T. IX. 1 8 266 SUI QUATTKO CAVALrT piiljblicn e solto ^li jinperadovi; ihe le avti fiorlvano aiuo.a gvandciiu'i.te ;il tempo di Ncione, e die i Ro- maui rivalixzarono coi giet i arlefici. JNiega che Etrusclii dapprima e Greci da])poi fosseio gli artisti che in Roma portarono le arti al piii alto grado di gloria ; ma , per dir vero , poclii pitlori egii nomma che non eb- bero certo la celcbrita di ^pelle , cd un solo scuitore ed alcuni aicliitctti , uno tra i quali fatto venire di Grecia in Boma. Noi non diremo percio che i Romani fossero barbari , che gusto non a\essero per le arti, che non le esercitassero con lode, ed in qucsto diamo vinta la causa al sig. Dandolo. Per cio che conceme le altre parti della quistione , noi abbiamo riferito rapida- mente i di lui argomeuti, e lascieremo che il pubbOco imparziale giudichi del loro valore. Osservazioncelle siille osscrvazioni del conte Giro- tamo j^ntoiiio Dandolo , i'enezia/io ^ sui quattro cai'alli della Basilica di S. Marco in f^enezia. — Anno 1817^ in 8.", di pag. 16. INIentre si stampava 1' articolo ])recedente , questo opuscolo ci e giiuito , del quale ci afli'reltiamo a fare qualche cenno , onde nulla rimanga dal canto nostro trascu 'alo di cio che riguarda questo soggetto. Non possiamo applaudire alle prime linee di que-ste osser^ vazioncelle , nclle quali trasparisce un pochetto di bile contro la gioveutri , e 1' inesperien/.a letteraria dell' au- tore dclle osseivazioni ^ c quasi saremmo indotti a so- Spettare che questii risposta fosse parto di alcuno di quegli eruditi che gia sci'issero sui cavalli di \enpzia, e coi quali non trovossi d' accordo il sig. conte Dandolo nelle sue osservazioni. — \euiamo ora al merito delle ragioni addotte in questa lotta aiitiquaria. Osserva giustamente quest' ultimo scrittore che il Dandolo lascio intatti due dei tie argomenti recali dal cav. Mustoxidi , cioe i .^ che non si avea alcuna cert- nrXLA BASILICA T>I S. MARCO. 267 te/.za ^lella materia onde crano con)posli i cavalll dcl- r arco tli Nciotie ; 2." che cosi sin^olare noii e il loro att«'ggKinu'nto , che non si vegga espresso in pii'i mo- numeuti ; al S.** , che diversi sono nel movimento iia loro i cavalli INeroniaiii ed i Veneti , ha opposto II sig. Dandolo la dviplicila o molliplicila da esse sup- posta della ineda^iia rappreseiilaiite 1' arco di Neroiie. Avreljhe pokilo 1 A. delle osseis'azioiiceile rispondere seniplicemcnte , che una sola e la med.igiia , siccoine noi pure ahbianio cii sopra acceniiato ; ina egli ha vo- luto anche mostrare che in tulte le tavole degli au- t('rl nuniismatici sono iiniformi i cavalli nella parte im- portante , cioe alzano tutti le gambe in modo visibil- mente diverso dai rav;dli di S. Marco. Osserva per ul- timo , che se anche 1 attep"iamento de' cavalli JNero- niani fosse simile a <]uello de' Veneti , cio niente pro- verebbe , perche si puo vedere la figura niedesima in moke gemme , medaj^lie e broiizi greci e romani di epoche diverse , e piu o meno antiehe dell' impero di Neioiie. Sul punto dello smarrimento dell' arte fusoria ai tempi A\ Ncroiie , si fa osservare in (piesto scritlo che JMusto.vitU non cito gia il passo di Pliitio per provai'e la poca felicila deir arte fusoria ai tempi di Nerone, ma bensi coloro M citarono che stimavano imperfefto il getto dei cavalli Veneti , e che riferir li voleano a quell' e- poca. Ma se felicl fossei'o pure stati i tempi di Ncrone per rpjeir arte , non ne verrebbe di conseguenza as- sohila che in quelli foss<'ro stati formati i cavalli. Sembra in generah- che il sig. Dandolo nou abbia bene inleso gli argomenli d<'l cav. iT///.v/o.r/V// . giaeche quest ultimo paj'lando della doratura delle statue usata prima di Neroiie , del poco pregio che Neroiie facea dei hi'onzi , e della facolta che gii ailefici aveano anche III Roma di imitare le elette razze de' cavalli greci , non ha preleso di provare con cio che i cavalli non si potessero rlferire ai tempi di Neioiw, ma solo di **Pp»gnare le conclusioni di coloro che voleano i ca- valli eselusivamente fatti nell' epoca di quell' imperadore. s68 SUI QUATTRO CAVALIil Nota I'A. dclle ossetvazioncelle in proposito de' ca- valli di Cliio , I '^ che il lettoie Tcorioro , citato Jal Danilolo , nou fa nienzionc alcuna di cavalli in uu suo ti'attato su varie statue feniminili , bensi ne parla uu altro anoniiiio , oltie quello citato da Mustoxidi ^ 2-° che quest' ultimo parlaudo de' cavalli di Cliio nou disse che fossero soli nell' Ippodromo , ne insieme uuitl, mentie il Dandolo li dcnumina quadriga ; 3.° ch« se valesse 1' avgomento del Dandolo , the Teodosio nel tiaspo.i-lare i cavalli da Chio Irasportato avrebbe anche il carro se a quello fossero stall atlactati , varrebbe egualmeute 1' altro , clie i Vene/:iani avrebbero dovuto fare altretlauto vispetto ai cavalli del Sole; \P che il collare dei cavalli Yeneti ^ uu semplicissimo oriia- mento , come altvi di tal fatta se ne veggono nei iiionumenti antichi ; 5.° che la descrizione fatta da Niceta dei cavalli di Chio combina mirabilmente coi ca\alli di S. JNIarco, meiitre i cavalli del Sole dai classic! sono detti i-olaiiti • 6° che incerta aucora sarebbe la materia di cui erano fatti i cavalli del Sole, detti pi- rill! y ossia di fuoco , il che iion prova che fossero di rame fuse, anziche di marmo o di legno; 7.*^ che nou si prova in al<;un modo che que" cavalli di Costautino fossero recati da Roma , giacche uon e chiaro nel testo degli storici che le sessauta statue trasportate da quella citta neir Ippodromo lo fossero da Coslaiiti/io o da aitri , c la parola idoli che le indica, signiGcaudo ini-^ magini umane , nou sembra applicabile a carri ed a cavalli ; 8." che nel passo medesimo citato contra Mustoxidi si dice essero stati que' cavalli anticamente neir aureo milliario, il (juale foimava parte del foro Augusteo , ed era fuori dell' Ij)podromo ; 9.*^ che se que' cavalli fossero anche stati povlatl da Pvoma , nou si provei'ebbe mai che fossero que' medesimi dell' arco di Nerone , giacche gll scrittori Veneti che si cltano dal Dandolo , non forniti per la maggior parte di cri* tica e di erudizione classica , uon fecero che copiarsi r un 1' alti'o , e ripetere una opiniune gia sparsa nel volgo suJl' appoggio forse insussisteute della medagUa BELLA BASILICA DI 9. MARCO. 269 male osservata , mentre alcuno degli scvittorl Bizantitii non lia mai parlato (lei civ.illi ]N(M'oniaiii ; 10." die il coi'so del Sole dell Ippodromo fu fatto per ordiiie di Costantino , e rappresentava Coslantino mcdesimo ncl- r alto di sollcvare la statuetta della Fortuna della citta, e compiaceasi egii infatti di essei'e figurato sotto le forme del Sole, vedendosi neile di lui medaglie il capo radiato colla iscrizione Claritas PiExpubligae; i i.'* che sarebbc necessario il pi'ovare , c mie all' e^oca deda presa di Costantinopoli i cavaili di Costaiilino fossero rimasti salvi dai terremoli, dagli incendj e dai tumulti che per molti secoli afllilta avesanti. Lo sforzo deU'uomo tcndente a rilardare lo sciogli- meuto delle fornie iitili, si dice mcmutenzione , e si cse- guisce col nie/.zo di certi cousumi. La m inuteuzione annua d una vacca vuole la distruzionc di tauto lieno quanto viene prodotto in i3 porllclie di terreuo , e la manutenzione d' un uomo nello stesso periodo etjuivale alia distruzione di tanto gr no quanto in 8 pcrtiche si i-accoglie. Se 1' uomo si pasce di sola cirno, la sua vita in un anno vorra la morte di 3 a i o cisti-ati. V' e dunque un rapporto anche tra li somma dcgli oggetti mantenuti e la somma degli oggetti consumati. Percio, a cagioue d' esempio , un geaerale e costvetto a stcii- dere sopra tanto piu largo spazio le sue truppe , e quintli indebolirue l,i forz » , quanto sono maggiori I P ii inimcro e la civilizzazione di esse, 2." le bestic da soma e da tiro che le accompagnauo , 3.'' le maccliine e le artiglieiie che le seguono , 4-° quanto e piu mi- serabile il paesc per rui pass no. Faccndo 1' opposto 0 fa duopo ricoiTere alia manna del cielo, come si racconla di Mos^ , o 1 isciar perire ne' deserti uomini e cose, come successe ad un capitano de' nostri tempi. L* azio-.ie dell' uomo che manticne , puo superare 1 azioue della natura che produce. Col consumo di poche sostan/.e resiuose 1" inverniciatore procura al legno doppia dnnla : questa azione riguardata nellef- fetto e uguale all' azione della natura che fa sorgere dal suolo un leguo simile ; con questa differenza pero che r inverniciatore impiega pochi istauti , e la natura piu lustri. Non V e motivo ragionevnle per disliuggere 1' idea volgare della maiiutcnzioue , e ruhirre , come fa Say , DELLE SCIENZE ECONOMICHi;. 278 ttittii consiinii o alia produzione >. (l) Traite il'economie, torn. 2. pag. 179, seconde Edition. (j) Siy, ibidem, torn. 2, pag. aj3. ■ — Smith, RicLessu J** uati«n» ^74 NUOVO PROSrETTO Ella e iiifalll cosa cvulentf! die , per es. , collo stes^o aratro si ])u6 guadaf^nave suenti verita : o I.** L' aiinii nto d' una produzione dureVole , aiizi d' una produzione qualunqiie riesce non-valore uel commercio , ((uando non e accompagnato da uguale aumento nel consiuno- 2. Da un latt) 1' azione dell' uonio nel procui-arc nurata agli esseri circoslanli non e indefinita , dall ;i)- Ira sarohhe pazzia rinunciare al godimento di quegli es- seri efiiiueri che la natura ci oUre. 0. La manuleuziuuc dclk forzc uiuune impiegale ndla S7^ Kvova rKO=rt:Tro produzlon*? nVliiode consumi istantautri , ed e cosi nd- cessario uti bucliiere d'ace|iiavile, un suono, un Canto, un trastullo qnaluiique all' uarao afPatlcato , come e necessaiio un el-Kir per riloniave a vita un uomo sve- nuto. Concedeiido che si piio con tutta facilita abusare di queste sonsazioni , fa duo£>o conveiiire die V abuso non ne csrlude il bisojno. L A. riguarda i consumi da tre lati. I. / coriMHni liguai dati a fionte delle forze della iiatura. Alcuni scrittod che vollcro associare il niisticismo alia filosofia e le declamazioni al r iziocinio , decanta- rono le forze della natura in modo da farle credere inesauribili , e sempre superiori alle forze distruttrici dell uumo. AH' opposlo 1' A. cerca di provare che il consumo pud siipei are la pi oiiuzione , rieoidando i se- guenti fatti. I." Le produzioni della natura, per giungere a mi- turita , richieggono un certo tempo che di I'ado 1' uomo riesce ad accorciare : una quercia, per es., non e ma- tura pria di 2,00 anni di vita ; e in generale ciascuuo intende che e piu facile atterrare un bosco che ftrlo crescere. 2.P Dimninirono i qnadrupedi nel Canada , dache gli Eui'opei dando a que' popoli acquavite in cambio delle pelli , gli animarono a &icce straordinarie. Le Indie non poterono prodnrre tanto avorio , quanto bastasse air immenso consumo che ne facevano i Rumani dopo Augusto. 3.** Sono psiuste molte miniere che nv tempi an- tichi e ne' moderni diedero copiosi prodotti , e certo non crebbe giamm-ii la fecondita d' una miniera in ragione degli scavi. ^P Le popolazioni costrette ad emigrare per fame dimostrano 1' impotenza della natiu-a a corrispoudere ai bisogni dell' uomo consumatore. Quindi , anche non calcolando i gnasti che la stessa natnra cagiona alle sue o lere , si scorge la necsssita - poito tra le due primarie , e contando le ore neces- sarie per consegnirle si nollo slato iitcis4lito che nello stalo scUui^gio , si conoscono le prime ragioni per dare jd primo la prefereiiza sui se«x»ndo. Queste ragioni cre- •ccono, se si estende il caicolo a tutli gU altri bisogni. L A. ba escL-uito questo talcolo in una lun"a tabella 1 conlrouto. 2.' Lalo cconunuio. 8i dice comunemente dagli scrit- tori d' econoniia die la ricebcza »• sta/.ionaria, progres- &iva, rctiograda 5 allorcbe il cousuiuo e eguale, minore 278 Kt OVO rBO?PtTTO o maggiore flella rcndita , siipponcndosi tacitamente chc 1 aiiUKMito tlella ricchc/.za tiehba esscre rapprcsrn- tato dniV awniizo mate? mlc, clopo che dalia reiidita si e sottralto il coiisumo. Qiiesto modo di calcolare e falso , e la riccliczza pu6 cresreie o deciescerc, aiiche quando II consumo e tiguale alia rciidita. L' anno scoi'so , poto ahiJe ncl mesliere, ho guadagnalo 3o soldi al giorno, e ne ho sptsi 3o; que- st anno, divenulo pin abili?, ne ho guadagnalo ^5, e ad eguale somma e giuuta la mia spesa. Ora s« bhene nell' un anno e nell' altro 1' avanzo sia zero , chi diia mai che 3o sia uguale a 4^ ^ La scuola di Smith par- tendo dalla falsa idea che non possa succednre au- mento di riich ezza senza avunento di c;ipitali , non poteva vedere aunienlo di ricchezza ove non vedeva avanzo. Le abilila , le quali non prcscntano un' idea materiale , sfuggirono quasi ai di lei sguardi. Si dichiara indistinlamente da Smith , meritevolo di laude il visparinio , alloiche s' impiega in nuovc produ- zioni. Questo scrittore ha esagerato in modo la sua teoria, che e giunto a dire che il risparniio uou 1' in- duslria acci'esce la ricohezza delle nazioni. Air 0])posto il risparmio puo esscre censurabile , quando e map^fi^iore \P Del fondo di rlserva A , necessario per scher- miisi dalle eventualita sinistre comuni alia situazione socialc in cui clascuno si trova ; a.** Del capitale B , necessario per uscire dall infima o nirdiocre situazione sociale. Ogni risparmio maggioi'e di ^ e di J5 puo essere no- civo al consumatore, rimaslo privo di certi coniodi e pia- ceri ; nocivo al produttore , rimasto priA'p dell' occasione di smerciare. A che serve che voi abbiate rambiatt) i vostri rispannj in 100 vacclie , se tutta la citla esclude il latte dalla colazione ? Voi potretc bcnissimo co' vostri rispannj fabbricare acquayite, ma questo prodotto non avra valore commerciale, se non cresce nell' int( rno dello Slalo o nell estero il consumo di questa bevanda. Prcdichiamo tKuique il risparmio senza alterai'e t DF.LLE SCIEKZE ECOUOMrcE. 379 siioi rappoi'U colla ])votluzk»iie, wl inculcanclo clie noii fa <1h()|io ubbriacaisi, noii tliamo ad iiiteiitleie chc coa- daiiiiiaiiio ot^ni iiso dt'l vino. All' aiiniculo fU'l lisparniio, che puo essere ccnsura- l)ilc qiiaiido e.sce dai liniili A e. B ^ fa duopo sosti- tiiire r aumeiito tlt'lle abilibi e deli' atti vita, the e ccu- siiraltilf sol quando liidebolisce lo forze piodutU'ici. iP ImIo inoiale. I consunii sono ripreusibili a) Qiiaiido sccmauo il jjofeie o la i'olontd d' ese- <:;-iiii<' i proprj dovtri. La somma di cjuesti essendo iu- iinitameute diversa , gli stessi coasimii meritauo ciu- suia , o ne vanno cstnti secondo i casi ; b) Quando offcndouo le conveuienze general! o ina- sprano i partiti. Kiilro quosti limit! la fiiosofia approva qiialunque sjxcie di cousiinii . conic prcinii air.ttivita. Ess! iion possouo -essei'e cmidanuali clie dali' invidia o dalla dap- ])ocaggine , le quail, [icr iioii tradire se stesse , assu- nioiio il linguaggio d' una luoralc severa. III. / con Mini i ri^iiardati tlal lato della societd. II bisoijiio di consuniare aiiima 1' uonio iuduslre a pvoduric , afliiic di jnocuraisi i niczzi con cui acqui- stare gli ogi^elti di consumo , e svipcrare i suoi u^uali colla licchezza e splendoi'e degli abiti , dell' alloy^io , dclle niobiglie . . ., dimosti'ando 1' esperienza chc il nia^~ gior noniico fla/lu J'atua si e il (iisj)regio de' coniodi e della pulitezza. ll'iiuniero e la varicta dc'consumi ik He classl ricclie banno accrcsciula la libcrta civile del jjopolo. Infatli I.'' jNe secoli di me/zo, allonhe il cuinmercio era nullo e nidle le arti , il liudelaiio aveva le sue di- epense ridoudanti di provvisi^jui salate , buoi <, porci , liiuntoni ; e grau pavle della popolazione ciico- stante veniva alinientata dal feuilet^rio , in cambio dei sorvigi personali che essa gli liibulava , oil era pronta a tributargli , il che vnol dire cbe la libcrta cixile era nidla. 2. All opposto ne' secc^li moderni in cui le arti fiori- scono ed il cc mmereio, il proj)ri(lario eand;ia le sue niale- rie prima coyli iudeUuiti |)rodolli dellc arti, c meutrc egli "af^O NUOVO rROSPETTO , CC. oUicne una somma crcsceule di sensazioiii aggradevoIJ , la j)upolazioiie rlio ^li(;le vcntle , coiilraUanclo con lui da pari a pari , parli-cipa a ccrlo grado di liberta ci- vile. I bisogiii riiiascenti de'ricclii daudo valove ai tra- vagli del povero , da un lato banno distrutta la sua dipendenza, dalF altro lo hanuo reso partccipe di lic- clic/ze cUe dappvima gli erano vietate ; sono quindi scoinparse molte ingiustizlf, angari*- ed oppressloui che dall ecccdeiitc iiie<>iiairliaiiza scaturivaiio. V ^ cpiiiidi un raj)poito tra la libcila civile da una parte c il numei'o de' pialti , la vai"i(;ta dt-Ue vivande e la squisitezza de' mobili e degli abiti dall' altra. I movimenti della civilizzazione avendo moltiplicati i contatti sociali in tutte le ciassi , baniio accresciuto il bisogno di mostrarsi soito forme sempre imove, pex'- che queste assicurauo una costai'tc sonuna di sguardi. La ve.'idita di queste forme somniinistrando mezzi di susssistenza a cbi le produce , doveva accrcscere la popolazioue , ed accrescerla in ragione della loro fra- iezza , perclie questa rende piu frequente il rltorno della produzlone e della manutcr.zione. I giadi della sociahilitd si jios.sono quii.di siij>porre in ragione inversa della soUdifd delle stoffe o diietta delle variazioiii della nioda. Infatti se ciascuno ne avcsse il potei-e, cambierebbe d' a])iti ognl giorno , come faceva Elisabctta regina d' lugbilteiTa. Ora iiella massima parte de' cittadini il desiderio noi essendo secondato dal po- tere , e stato necessario soddisfarlo con stotfe frali, poco costose e propor/.iouate alJe inoineiitanee iinairze di ciascurio. Alia fine de' conti la sj)esa e maggiore per tutti , giacclie il molti[)licalo prczz-o della maiiodopera supera il rispai'mio della materia prima , ma lutta la massa sociale i.^ Coglie un piacere di piu nel ronsumo , 2,.^ Senle uno stimolo maggiore alia produzlone. Questa III parte , nella quale vengono confutate le opinioni di Rousseau sullo stato selvaggio , di Sty e di Sniilb suH' infbisso de' consumi , e terminata da ua quadro siuottico come le due autecedeuti. (Sard continualo ). Descrizione del gran tealro Farnc.siario cli Parma , a notizie storiche sul niedesimo , di Paolo Doxati Parniigiano , aichitetto tcatralc , accailemico di Bo- los,na , ec. — Parma , 1817^ dalla staniperia Blanclion , di pag. 96 , in ^P , ed una tavola in- cisa in ranic. I L tcatro Farnpsiano , clie per due sccoli ha format© im OiTi>('lio <1I curiosita e di niaraviglia per i nazionali noil niciio clic per i lorastieri , e del quale pai'larono uelle opere loro tulti gli illuslrl viaggiatori dellc piii culte nazioni , merltava di cssere descritto ed illu- strato da uno scrittore lui/ialo nelle belle aii,i ; e ci compiaciamo in vedere clie questa cura si e presa r archlletto tealrale sig. Paolo Donali. Inipariajno dal cap. I che jRanuccio I Farnese in- traj)rese nell' anno 1618 la costruzione di questo tcatio iu una gi'au sala del nuovo palazzo delto della Pilotla , e clie 1' arcliitcllo ne fu Giovan Battista ylleoui d' ^Vrgeala presso Ferrara. Alcuae noti/.ie si Irovaiio j>ure iu questo capilolo riguardo a quell' ar- ch itel to che nato povero , ed allevalo nel mestiere del nianovale , imparo da se solo le regole della geo- Tuclria e dell' archilelluta , cd eresse pubhliii edilizj in Ferrara, iu IManlo\a , iu Modena etl iu Yenezia ; ne per awculura si vcnchhe a detrarre al inerito di (pieslo artisla , se si di.cesse clie egli modello il suo teatro suUe belle idee del celebre Palladia. Descrivesi nel rap. II la scala che niette al teafro , siluato al Si'condo piano ; e inentre aniniiriamo 1' esat- iezza osservata nel la nii'^nra e nel nuniero degli sea- liui c nella indii azione della cupola posta al disopra , noil vuireinmo trovare T espnssioue di niarnio grtnito, yi.Mche ormai tutti sanno che il vero grauilo nou iid>l lud. T. IX, uj S-^ DE5CR1Z10NE f' iin niarmo. Nella cupola oltangolare, anzi neH'apire, o iH'lla lantorna della mcdcsinia, vcdcsi uu dipiuto ad olio , la\ oro di Domenico Passerbn. Nel III cap. descrivonsi il gran vestibolo superiove e la porta del ti'alro , dove erano altre volte due sta- tue di Giano si^.ificanti la pnvidenza delle cose fu- tiu'e e la considera/.ione delle passate , e cosi pure tre avclii trionfali , acconipagnati da due intercolonnj per ciaseuna jiarle , in mezzo ai quali erano dipinti il tiionfo dclla felicita , Imeneo e Venere sul cao'o tl- rato da cigni e da colombe , guidato dal destino in compagnia della pace e dell' abbondanza, e molti eroi medicei e farnesi , die veuivano gli uni dai canipi I'lisi guidati da Anchise , gli altri dal Parnasso cou- dotti da Orfeo , e da una scliiera di pocti lalini ed italiani. In testa dclF atrio vedeasi da una parte An- Cone ediCcatore della rocea di Tebe , dall' alti'o Enea, e quiudi Tirteo da un lalo e Ascanio dall' aJtro , e tutti questi eroi e poeti davano mano a viceuda ai Farnesi ed ai Medicei , coslccbe vedevasi Tirteo con Lorenzo il magnifico , Giuliano con Dante , Eaea con Pietro Nicolo Farnese , Giulio Silvio eon Pietro pari- menti Farnese, il Boccaccio con Pier Fi'ancesco de' Me- dici , il Petrarca col celebre Giovanni , capitano delle bande nere , ec. Ora che piu non esistono queste pit- tm'e per essersi nfe' tempi posteiiori diminuito di molto il vestibolo , riesce grato agli amici dell' arte il ti'ovarc queste niemorie della imniaginazione , della graiulio- sita , del buon gusto de' nostri magglori. II piccolo vestibolo viene descritto nel cap. IV. Non giova il rammentarc le pitture ebe vi si trovavano, per- clie , come dice 1' aulore , orniai piu non si conoscono. Entra egii ben tosto nel cap. V a descrivei'e 1' inlerno del leatro. Qui , die' egli , nou puo il giudizioso spet- taloie avan/.ai-si molti passi die non arresti il piede, colpito trovandosi dalla mat sta del proscrnio , dalla bellezza dell' arcbitettura , dalla vaglu zza della pittura, a dalla vive;,za (die meglio direbbesi esattezza e pre- eiiione ) dclla sctdtura ; e nol die i»ljbiaiuo provato i] srntlmrnlo mcdesimo, siamo perfctlamente cV ac«onlo coir anion- ciclla dfscrizioue. II salone t^ compartilo rnUa sua huii^hezza iti tre flimensioni , dellc quali la prima si cstcndc dall' cutrata siiio alia fine delle sca- liuate, la seconda da questa estremita sino al palco srenico , la ter/.a abhraccia 1' iniboccalura del prosce- uio e lo spazio deila scena. Cilcolata la lunghezza lotale collo sfondo del palco scenico , colla porzioiie dei^di seal ill! , che gi'adataiiiente si innab.ano sopra la porta d' ingresso e collo sfondo d<-Ile loggie , risulta in tolale di braecia 1 60 , once 7 ; la larghezza nou eecede nelia parte inferiore braecia 67 , once 2 , e neila pai'te superiore arriva solo a 53 , e quindi a 3i, once 8. La totale altez'.a dal piaio delli platea sino alia soflitla e di braecia 4® , once 8 e i/a, Descrlve 1 autore esattamente il basamento, dal quale resta ciiito il vacuo del teatro , le scalinate , il verrone destinato ai principi , i vomitorj , o arliti laterali , che rompono il corso di'Ue gradinale , e quindi passa nei seguenti cap. VI, \'II e VIII a parlare della prima e delU seconda loggia , e dclle porle laterali di trionfo che sono fra il teatro ed il j)ro5cenio. Tutte le descri- zioni soao accompagnale dalle rispeltive misure , e con inolta accuratezza si iudicano le pltture , le opere di stucco , gli argoraenti , o suggetli loro , ed i nomi allresi degii artisti, ogni quaholta e slato possiblle il rinveiiirli. II cap. IX c tutto consacrato alia descrizione del proscenio , e cpii ben a ragione I'autore si scaglia con- tra il si2. Cochin , che nel suo viagsio d' Italia asserl non esservi in cpiesto teatro se non un solo ordine di loggie, mentre esiste una seconda loggia d' ordine jo- nico ben diversa dalla prima. Gi duole che di tutte le belle pitlure atinunziate in questo capitolo non si indicliino gli autori ; ma iiel X , parlandoei del sof- Jill" del .udonc , si loda T abllita nel dipignere 1' ar- c.iih'Uura prospellica di Lconcllo SfJada e di Criro- lanio Ciirli Hologiiose , i <]uali non solo rappresentarono di soltO in su akune jjalleiie eon iiidicibile mae.->lria , 2,84 D5.SC1UZIONE e finsero per tal modo alto una mcla cli piu del voro il sak>ne , ma cmpiroiio ancora Ic loggie e le balau- stvate di belle e Liziane figure vaviamente vestile , die alia illusione accoppiarouo anche il maggior di- lelto della vista. rSou segulvemo niiiiutainente l' autore nella dcscvi- zione del sipaiio , del palco scenico e dell' avmatui'a, che occupa i tre cap. sussegueiiti. Dircmo solo clie la Ingeuuila del sig. Donad won gli lia permesso di atlribuire gli avaiizi dell' aiitico sipario , che ancora si coiisevvano, ad Agostino Caracci , scibbene fosse que- sta opinioiie di molti ; ed annunzia egli in vece essere t|U( llo lavoro di Scbastiaiio Iticci Beliimese, ai'tista di t^iandissimo nome ; rifatto in seguito da Sebastiano GaleoUi Pistojese ; che il palco scenico era allrevolte aicco di »cale e di macchine che servivano alle mu- tazioui di scene, alle trasformazioni , ai voli, ec. ; che quesle credevansi da aleuni di invenzione di Guicomo Torelli, e da altri , forse senza fondamento, di Nicola Zabaglia ; finalmente che un capo d' opera sorpren- deutc e Tarmatura, avendo 1' ingegiioso architclto com- binata la semplicita colla sicurez/.a , ed avtificiosamente innestati gli uni iiegli altri i legui per fare le corde , o til and , che addattare si potessero alia larghezza di braccia 62. Nel cap. XIII si accenna che questo ce- lebre teatro fu anche destinato ad una specie di nau- macliia, vedendosi ancora gli avanzi delle autlie e dei sifoni Iter i quali 1' acqua ascendeva ad iuuondare la platca ; e neli' appendice coutenente alcuuc notizie sto- richc svigli spettacoli eseguiti nel gran teatro Farne- siano , dopo di avere registivto i nomi cU aleuni cele- bri cantauti dell' antica eta , ed un magnlCco torneo che in quel teatro fu eseguito , 1' autore si d anche fatto soUecito di accennare che in occasioue di solenne fesla data nel 162.8 si rio^nipi di j'epente d' acqua tutta la platea all" allezza di circa braccia 3 , e vi coni- parv ro a lotla singolare mostri niarini di smisurata grandezza. Sarcbbe stato desiderabile che I'A. si fosse cstes© DKL TEATRO FARKESIANO. 2.f,o' ttlciin poCo suUa cuvva tli (jufsto teatro , riguardo alia tjualc alli'o noil dice nol cap. I, se non che V yiicoLU si avvaloro dcgli esempj dcile piii belli' opere lascialcci iu tal genere dagli anliclii ; the amo di costruire il suo teatro tulto di legno , materia piii atta a tramandare il suoiio , e che si trovo ben conteuto di avere seguito gli altrui suggcrimenti nel coiilinuare ed accrescere quest' opera « riducendo la forma del semi-circolo al « cosi delto ferro di cavallo , onde prolung.ito in tale « manieia il teatro , ambe le parli divcnissero piti ca- « paci di spettatori )). Sarebbe pure a desiderarsi che egll avvesse parlato pin a luiigo dell' Eco che si animlra in detto teatro , e lion ci avesse lasciati dubbiosi su di quello che si va dicendo , essere esso clisposto con tal arte che flail' ultimo foTido della scena odesi distintaniente il suono , benclie tno/to somniesso. Sai'ebbe stato assai meglio il dirci , se la cosa e vera, o se si appoggia solo ad una tradizione popolare , anzlche rimetterci allc teorle di Nawton , di Eulevo , di Alembeit , ed alle accademie di Londra e di Parigi. Gli arehitelti avrebbono pure aiiche desiderate che ollre la pianta ben delineata del teatro Farnesiano , che egl^ ha uuila al suo libro , lie avesse pur dalo 1 intiero spaccato. Ma queste osservazioui non isce- mano punto il merito di questa operetta , che scritla si vcde con molto studio di esattezza e molla dili- genza ; e siccom'? ben sappiamo che la pubblieazione di disegui grandiosi esige lavori e spese consideraliili , cosi ci giova sperare die 1' autore gia benemerito delle arti per questo prirao saggio , incoraggiato da chi protegge le arti e gli ingegni , potra un giorno compiere il suo divisamento , e soddisfare alle brame degli artisti , riproduccndo in lutte le sue parti , mu- uilo dei^li oj>porluni spaccati , questo monuuieulo della ilaliaua sagacila , della italiana grandezz.i. zf'b Memorio scienlifiche e letferarie dell' Ateneo cli Tteviso. Vol. I. Parle letter aria. c. ^OMiKCiA il voluine con tin dlscoi'so siilln origine cleir Ateneo dl Treviso, del prof. Qiarnhattista IMarzari. Ne deduce eoU 1' ovi'rine e la fondazione dal eel. gen. Baitolomeo Alviano , che V accademia Liviana istilui verso il 1 5oo , vale a dire un secolo prima di tutte le altre piii rinomate doll' Europa. Yeramente not cre- devamo che da priucipio fosse stata foudata in Por- denone ; ma 1' avciprete Hossi pretende clie fondata fosse in Noale , e trasferita i.i seguito a Pordenone , d' onde dopo la morte dell' Ah'lano si ricovro iu Tre- viso. Coutinua quindi 1' A. del discorso la stjria di quest actademia , conosciuta ue' successivi tempi sotto nomi diversi, e la conduce rapidameute al suo risor- gimento prodotto dalla savia Icgge lO dlcembre iH>io; alia quale epoca quella dotta societa si ostitui in Ate- neo. A questo diScorso si sosfgiugne il rcgolamento dell' Ateneo medesimo , e quindi la relazione de' lavori fatti ne' prlmi quattro anui accademici, del dott. Ga- spare Ghulaiida. Quella de' lavovl fatti duriite il c :rso deir anno accademico i8i5-i8i6 e opera del sig. Fran- cesco Amalleo I quella finalni'-nte di un' allra pu'te de lavori falti nel medesimo anno accad:'mico , e die riguarda la sola parte lettcraria , e sci-itt i dal prof. Carlo Antonio Pezzi. Passando oltre alle notiiie con- tennte in queste relazioni gia assai compendiose , ed alle opinion! esternate dall' A. della terza, per os. , che i soniini inforlunj siano i primi slijiiti dtUa immagi- nazionc , e che 1' Eur >pa dcbba piu al iMelastasio che non a cento conquistaLori , ec, e consenttiido solo alle lodi dale all' egregio giovaue puela f^iltoi c Bcnzon , WEMOFiE sciENTirinHH , ec» 287 passiamo rapidamcnte all' esame delle memoric in questo volume coiilfiiute, clie estranee sono alle discipline incdiche c matemaLiclic , le (|uali in alUo luogo nai lifcrirejno. I. Pi'iina si piT'senta una Memoiia dell' arciprete Rossi sulla dedizioiw di Treviso al govei no della Re- pubblica f^eneta. L' A. aveva gia da inolto tempo trat- tata questa quistione non gia sopra il fatto clie , come egli dice, fu soleniiissimo, ma piuttosto sul punto sto- I'ico-pulitico, in qual grado fosse quella dcdlzione ope- rativa , vedendosi essa fatta cinque anni dopo che la citta obbediva al suo L'gitlinio priucipe. I Veneli occuparono Trivigi per diritlo di gueri'a , o per convenienza di tre- • gua, sLuo dal giorno a dicenxbre 1837. La pace cogli , Scaligeri fu pubblicata nel gennajo del i338, e con questa couceduta ai piimi quella citta col suo distretto. l^a dedizioiie poi non vcnne compiuta nolle foi'nie so- lenui se non al cominciare dell' anno i344- Quindi hanno preso aigomento alcuni di impugnaie la dedi- zione , e molto plu la dedizione volontaria , giacche quel popolo , dicouo essi , non poteva piii deLbe- rare sulla sua sorle. Invoca quindi 1' A. un canone po- lilico-ligale , cioe che esscndo una dedizione atto bila- lerale , non puo intendersi consuniato senza il con- corso di due parti , un pupolo llbero che la faccia , ed un sovrano che la accelti ; e quindi si fa a di- niostrare clie nel caso della dedizione de' Ti-evigiani lutle si veriGcarono le essenziali condizioni , la llberta del popolo , la effeltiva consegna di tulte le sostanzc e dei pubblici diritti , e 1' acceltazioue per parte del snvi'ano. iSoi nou lo scguiremo minutaiuente in questo prolisso esame , ma ci troviamo bcnsi in obbligo di conchiudere che egli ha sviluppato i suoi argomeiiti con niolta erudizioiie , e che con molto lodevole studio lia sostenuto 1' onore della sua palria- II. Memoiid o sia saggio storico siiW agricoltttra tre- X'igaiia dal print iyio d^ill' Eva \oigare sino a di nostri , del dolt. Agoslino Fappani. Divi le I'A. il suo lavoro in Ire graudi epoche : la prima dal principio dell' Lra a88 MEMORiE scir.NTiFic.HE , ec. volgarc, e tlal tempo dei primi imperatori romanl (ino al secolo XIV; la sccomla da quel secolo fino all' anno 1700 ; la torza dal prinri])io del secolo XVIH (ino a di iiostri. In ciascuna di cjuesle epoclie , e specialmente nella prima , egli lia mostralo, coll' appoqgio de' classic! autori e d' irreiVagabili documenti , quanto gi'ande fosse r amove de' Trevlgiaui per la patria coltivazione , e cou quanto impcgno e solerzia comspondessero essi alia ridente iibertoslta del loro suolo nativo. Ilkistra qnindi con Columella e cou Pliiiio gli ovili altinati ; con Grozio Faliseo la colluia anticliissima degli albiM-i frut- tiferi e delle viti ; cou Cassiocloro la coltivazione e r abbondanza delle blade ne' tempi posteriori ; con au- teutici docunieuti tratti dai patrii codici, e massime con leggi agi'arie , il risorginieuto dell' agricoltura e del commercio anclie al tempo de' Cai oUngi e ne' secoli posteriori. ?Sou potendo nol partitamente scgulre questo dili- geute ed eruciito scrittore in tulte le epoche , ossei-- veremo solo clie egli per procedere con maggiore or- diue ha distribuito nella- tcrza epoca in dodici classi i molti agronomi trivigiaiii che fiorirono nel secolo XYIII. La I compreude i pviucipj e le regole generali , sul quale argomento scrissero lo Spada , il Caronelli , il Gera , il Cristofuli , il Vezzatl , il Binda , il Zan- henedelti , il Molena ed il celebre P. Gianthattista da S. Martino , originario del distretto di Castelfrauco; la 2 compreude gli scrittori suUa coltura di;' grani ; la 6 quelli che scrissero sui pi'ati e foraggi ; gl' iu- grassi e soversci formano la 4 '■> g^i annenti la 5 , che e forse plu d' ogni altra duviziosa ; le viti e le vigne la 6 ; le colline e i monti la 7 ; 1' 8 i boschi e gli alberi ; la 9 i gelsi e i bachi da seta ; gl' istronxenti rurali la 10. Sotto I'li conqirese 1' A. i georgici di vario argomento^ e sotto la 12 i promotorl dell" agri- col lura trivisiana. o III. Sulla libertd concessa alia locuzione ilaliana dagli arcadcniici della Crusca. Mcmovia del sig. Fran- cesco Anialleo. Una gran jjarte , (lico 1' A. , dei iilu- DELL ATEKEO Dl TREA'ISO. 2b() Jogi italiani, iimainorati della purila clclla lingua, tre- dettcro clie lulte le voci da potevsi cou sicuvezza usare scrivnido pulitameiite , fossero racchluso nel vocabolarlo della Crusca, e quindi clilaraavono I'ei di leso ainoie di nazlone tuUi (juelli die adopciarouo alcuiia voce chc nou vi fosse rei;islrata , e daunarono i liljri loro air iiifamia. Quesli a viceiida si appoggiarono al diiitlo die le liiigue vive haimo di avricchirsi contlnuamente, e con qiiesto priucipio parve die le basi sovvertissero d(>lla lingua , tutto conc(>dendo all' uso ed alia ragione , e duamando tlrannica la legge die voleva loro im- porsi , trascorressero oil re ogtii liraile. Gli uni assisllli dalle aiilorita , gli allii dalle ragioni, teiniero il canipo; e tra cpiesli entra il nostro A. a dissevtare. I moderni piu'lsti , die' egli , alia testa dci quali egli coUoca 1' ab. Ca.saii, sembrano non animettere , parlando di lingua, no ragione , ne metaflsica , e nemmen quasi rcgole grannualicali , tutto faccndo dipendere dall' uso sta- bilito nel secolo XIV , dopo il quale iiessuno per av- viso loro-lia scritto bene, se non in quanto ha usaio tutle le liasi e parole dei treceulisti nel signliieato in, cui essi le usarono, e senza mescolanza di mondi2lia luodenia ; ben persuasi essi inostrandosi che con quelle sole voci e frasi spiegare si possa ogni concetto e scriverc in ogni ai-gomento , per cpianto esso sia uuovo. L' A. non si mostra di quest' avviso , e temianio che egli non iucorra la taccia di rubelle , perche ardila- mente uon riconosce nei puristi quell' autorita di sen- tenziare in f'alto di lingua che aver debbe chi vuoltt dettar leggi con sicurezza dl essere obbedito. Egli si la a moslrare con 1' autorita stessa degli ac- cademici della Crusca die la lingua italiaiia gode della libcila tli arricchiisi di nuovi vocaboli , e percio spe; a iadulge:iza aiiclie da quelli stessi i quali in materia di lingua nulla coucedono al raaocinio. Ed invero Ic prefazioni poste in fronte al vocabolai-io della Crusca, ristampato in Venezia dal Pitteri nel 1768 , conten- gono niolti passi die il seutiiucnto del nostro A. iiii- rabllineiilt; lavureLr:;ii;no. [11 c^fe si naraoonaiio !«' liiu"*-' 2.f)0 MEMOKtr SCrEKTIFICUE , ••C. vive air Occauo , tli ciii si yanno tutlura da sagaci' Tiocchieri colle loro navigazioni nuovi e fino a' toro giorni sconosciuti termini discoprendo ^ e si couchiude tale cssere la natitia di quelle favelle che soito an- cora in iiso , di ftoter- loro sempre arrogere nuove I'oci e nuo\'i sig/ii/icati. E ben facile il vcdere quaiite con- segiienze possano deilursi da rpieste parole a liivore di clii lotta coi pimsti. Confessano quegli accadeniici nellc loro prcfazioni die essi nella scella delle voci sono andati dietro al~ V autoritd e all' uso , due signori delle favelln viyenti : c per cio che sjietta all' autorlta , dlcono di essersi valuti di quel purissimi scrittori che nel XIF^ secolo Jiorirono , o in quel torno , e in mancanza d' essi, di altri autori. Di altri dunque si valsero , allorche i tre- ceiilisti non offerivauo esempj di vocaboli alti a spie- gare alcune idee o alcuni concetti ; si valsero di au- tori piu moderni dei secoli siiccessivi , ed anche (in quasi del XVIII. Yei'o e che di quegli autori fecero scelta che le loro scrittnre hanno disteso in quello stile che ai buoni tempi fiorii'a. Ma queslo non prova che siano stati scelti sci'ittori della lega dei trecentisti, giacche sarehbe impossibile il trovare autori di quattro secoli che scritto avessero come se fossero vissuti in un solo. Annuuziano difatti gli stessi accademici che dagli autori ^^iu recenti trassero gli csempli in confer- mazione de' v'ocaboli piii moderni , e intvodolti dal- P uso , che certo trovati nou avrebbono ne' trecentisti, ne tampoco nei loro servili imitatori. L' A. si estende a provare non essere vero che gli autori moderni citati nella Crusca abbiano tutti scritto nello stile del trecento, giacche ogni secolo ebbe il sue stile proporzitmalo alio sviluppo semjjre crescente dello spirito umano , al pi'ogiTSSo d, He sclen/.e e delle arti, al frammischiamento di altre nazioui , che oltre il por- tare nuove jiarole in una lingua , influirono sidla co- struzione de' periodi e sulla disposiziune logica d. tutta 1 orazione. Clii e , die' egli , che riconosccre possa lo stile di DaiUe e del Petrarca ncUc stanze del Poli- BELL ATEKEO DI TKLVI^O. 2()l ziauo , m-lla Colllvazioiie AAV yUamanui, lie' poemi dcl- XAiiosto c del Tasso , ncl Paslor Fidu del Gnaiini , ncUo rime del Chiahrera , del FiUcaja , del Meiizini e drl Sah'ini? Chi e che riconoscere possa lo stile del Tioccaccio nolle? storic del Gidcciardini o del Scs^tii , iiellc leltere del Caio o del Tolomc.i , nello Scisina del Davaiizali , nelle opcH'e del Cralileo e del Jier/i , nel Cortcj^iano del Castiglioni , nel Galateo del Casa , nei discorsi del Macchca\^'C'llo , nelle prediclie del Sef^neri , nelle opera del f^ii'iani o del Ma^a- lotli ? E pure tiitti sono autori citati nel vooabolario , tutti si ravvisano per una pavtieolare maniera di scri- vere, tutti liaiino un purticolare caraltcre di elocuzione. JNon conleiiti di qucsto , gli accadeniiei aggiunsero anche di que' voc aboli i quali , come essi dicono , neppure coW esempio de' nioderni si son potuti con- feimare , percJie cornunissimi e in hocca tutto di a (jiiclle gcnti die purumente fa\>ellaiio. Quale ampia mcsse non avreb])oiio essi raccullo , dice sensatanieiue r A. , se invece di andare a caccia delle voci aiiti- qiiate , avessero aggiunti tutti o l.i maggior partf di que' voc;ib;.'li die anche ad essi sendjravano huoni , sti non anche necessaij , o almeno di motto uso ? Ma essi andarono in cio ritenuti , finche da tersi e ve- golati scritlori non fossero nelle loro composizioni adut- tali , laseiaiidone la cura in appi'csso a coloro che si accigiiessero a I'istampare il loro vocabolario. Ecco dun- que stal)ilila per coiidcscenden/.n degli accadeinici nic- desiini la libirta di adottare nuo\i vocaboli in avve- nire , il che equivale ad un invito ad anicchir senipre la lingua di nuove voci. 11 primo toino del loro vo- culiolario essi aunieutarono difalto di presso a sei mila tra voci nuove c iuio\i sitiuificatl , messi insienie si da 1-bri gia cilati e si da alcuni auiori citati nuova- m«rnle , che ontengono , dicono esi,i , mold vocaboli clw non si tros'eicbbvi o altiove ; e se i compilalori deir ultimo vocibolario si allargaiono piii de loro mug- giun net nnmero delle opere da loro prodotle , alfei-- Biaruno altrcsi reslar luogo di fare il sim!g!i(iulc nulla Sna MEMORtE SeTFTSTITICHE , eC. fatura edizionc , clic iino (la quel tempo si pvomct- teva. Qulndl il sig. Gainha pote pubblicare in Milano nel 1 8 12 una copiosa seric delle edlzioni dei testi di lingua italiaua ; ed il sig. abate Colombo piiliblico uii ealalogo di alcune opere attinenti alle scieiize , alle arti e ad altri bisogiii dcW noino , raccomandaiidole come meritcvoli , per coulo dclla lingua , di qualche cousidera/.joue. Dubita pero X A. die le opere propostc dal Gainha e dal Colombo , ed adottate anche dall' Alberti , tali non slano cbe non couveuga in esse fare una scelta, e dice essere buona cosa che si sia presentata una lavga imbandigione a cbi dee trascegliere i clbi piu puri. Non seguiremo T A. negli urbani rimproveri clie egli fa al Cesari , di essersi studiato soltanto di accre- scei'e il vocabolai-io di voci scoperte di nuovo ne' tre- centisti e negli autovi del cinqueceiito ; come non lo seguirenio neppure nell' esame che egli fa del modo in cui si fanno, e di quello in cui fare dovrebbonsi i vocabolarj ; dei difetti che ancora si trovano nel vo- cabolario della Crusca , e finahnente delle cautele da usarsi nella introduzlone di nuove voci. Ci congratu- leremo intanto col sig. Amalteo sul coraggio mosfcrato neir opporsi a quello che chiamar potrebbesl il toi-- rente dell' autorita , e siamo ben d' accordo con esso sid gran principio stabilito dagli accademici niedesimi , che f autorita e I' uso soiio i signoii delle Javelle " vh'enti. Da questo bi'eve sunto che abbiamo dato delle ra- gioni contenute nel discorso del sig'. Amaltei , ognuno scorgei"a facihnente come egli abbia sagacemente pre- Ycuuti in qualche parte gli argomenti usati receule- meute dal cav. INIonti nella sua prefazione all' opera intllolata P/oposla di alcune correzioni ed aggiunte al } ocabolai io della Crusca , opera di cui noi da- remo un estratto nel prossimo nostro quadei'no. Per era noi credlaaio di fare cosa gratissima a' uoslri let- DELL ATEKEO DI TREVISO. 2q3 tori qui pubblicajido una It-ltera inedita chc il sig. ab. Ccsari scrissc all' auiore tli (juesta iiKmioria dopo die r el)be letta. Alcuni potiaiino accusave 1' ab. Cesari di eccessivo rigorc e forsc di superstizioii*,' iicUa lingua ; nia nessuno potra faigli carico d' inimodcslia e d' or- goglio e di ])Oca risen atezza nc modi cui quali egli coulende co' suoi avversarj. Letteva scritta ihiW ahale Antonio CesABT , D. O.^ al sig. Francesco A malted. lUuotrissimo Cliiarissimo mio SigTiore. Verona , ad'i 22 ottohre 1817. JlIicevetti jeri o jer I'altro da questo sig. Torre la sua Dissertazione sopra la lingua nostra con la genti- lissima lettera sua. io mi reputo assai onorato da Lei si pel caro dono cli' Ella mi fece, e si j)er la buona opinioue che Ixa couceputa di me , mandandomi cioi il corpo del suo delillo contro di me, e tutlavia cre- deudo die non me no sdegnerei. Se non cbe , come poleva io sdegnarmi d' uno scrilto, in cui mantenendo Ella una sua 0])inione, forse lontana dalla mia , il fa con lanla gentilczza e con tante dimostrazioni d' onore verso di me? O poss' io essere cosi pazzamenlo tenero di me stesso e de' miei giudizi , ch' io pretenda tutti gli altri dover meco accordarsi nel medesimo sentimcnto? In questc cose singolaimente che appartengono ad uii colal gusto , credo a ciascheduno esser Iccito seguire il suo. JNIa , cercando bene la cosa, noi due non siamo per avventura tanto di contraria o divcrsa sentenza , quanto moslra di primo tratto : e per dirgliene qual- cbe cosa , le porro innauzi alcune mie considerazioni , come esse mi veiTanno alia penna non pofendo per le troppe altre faccende mie dimorarc pii'i tritamente esaininando quesla materia. La prima cosa. Ella mi con- tcdeva di leggcri che la corruzione prcseule del nosiro aQ4 WEMORTE ?CrLNTlFTC!TE , ec. lingiiaggio dlmandiiva meglio d'l ricondurro gll .sciil- tori ;il sano e puro mudo di scrivt'ie , chc a voler ai'rlccliire la lingua di nuove voci : cgli b prima da spogliarc lo scoglio dal haslardumo , e poi pensave ad accrcsccre fd iiiopnlllii-e la liiii>ua. Ora io iion cro df'tli ( m^ Ella medesimo lo credrra) potersi do fai-e altramenti, clie col rimcttere in pie lo studio de' Glas- slci dal Vocabolario inostralici ed allegati come maestri. Falto queslo , e noi pensercmo alle iiuove voci racO'i- gliorc di qua e di la , dove faccli bisogiio. E qnanto a questo, conciossiaclie nel Vocabolario mancassero molte voci e mcdi di dire , io non dubito clie eila mi cou- cedera prima di tutto , essei'e da rifrugare ne' mae- stri che al Vocabolario somministrarono tanla dote , e cio che ne riman tuttavia , raccogllere appunto da' loro scrigni ( il die lio fitto io ) prima di por mano a' moderni. Or io dico tauto rimaiier tuttavia da cavare di quelle minlere , ancbe dopo le migliaja di voci e modi da me aggiunti al Vocabolario , chc non piccola fatica rimane ancora agli amantl della gloria di nostra lingua, prima che rivolgono 1' animo a cercar ne no- velli scritLori. Io poi sono fermo di credere , la nosti-a lingua cssere cosi ricca, varia e copiosa , che del sola material lasciatoci da' treccntisti si puo trarre il nc- cessario a spiegai'e qualiinquf concetto dell' aziimo , di qualunquc materia si voglia. Ma io non posso deporre il sospetto che gl' Italiani nou abbiano studiato trojipo in questi sci'ittori vecchi: e me ne fa prova assai chiara il non vedere ne' loi'o scritti alcun cenno di quelle proprieta , usi e manlere che furono comuni a quel secolo. Or io vorrci metter pcgno che L.ddove im saggio e col to uomo , come Vossignoria, voiesse pi- gliarsi la noja di leggere e rileggere notando ogni minuzia, per tre o quattro mesi , o il solo Passavanti, o il solo primo tomo de-lla Vita de' SantI Padri, senza alcuna passionc , egli confesserebbe meco queste due cose : Quella lingua aver un tal v<:z70 di grazie native, nna tal proprieta , un tal colore di vivi ed efiicaci parlari , che al tulto e da porre per escm])io del hello DEM. ATENEO DI TP.EVISO. Zt):) scrlvere : L' ultra , che non gli parrebbe polor csseir idea ne concetto , a cui esprimere non trovasse ivi i modi approprlati e calzanti. Qui tuttavia dcbbo no- tare che io iiitendo jjarlare dclle locuziuni o liasi ( come si dicono ) le (piali soiio ot)nie la nutla forma della nostra lingua, dalle quali pero non si puo uscire che al tempo medesirao non si paili un' altra lingua. Ma quanto a' vocaboli e nomi , credo io bene assais- simi potersene aggiiingere, le cose nuove sono da dire con nuove voci ; e se i trecentisti non le hanno , pi- giiasi da' moderni. Cio dissi io medesimo nella niia Dissertazione. In fatfo de' vocaltoli delle arti e scienze, abbiamo il difcllo graiulo ; ed io ringrazierel Dio , se per sentenza di tribunalc legittimo fossero elette e proposte agli Itallani le infinite voci clie mancano. Senza questo tribunale , Ella vede come tutti vorreb- bono aggiunger le sue , e cosi ne uscirebbc un ini- bratto, e appunto questo vezzo , aggiunto al non leg- gere gli antichi , lia poitato la nioderna dissoluzione di lingua. Tuttivia Ella vede clie secondo il giudicio degli Accademici , come altresi il mio , cl bisognerel)- bono de' dolti uomini, e sperti e ben profondati nella Iriiura di que' gran maestri, per dover dare la italiana citladinanza a sole quelle voci e modi che avessero suono, colore e fonna toscana : e pero io nella mia Dissertazione ne i ealdi amatori della nostra lingua ( ch' Ella chiama puiisti ) non siamo discordi da quello che scrissero gli Accademici, i quali in somma, in som- nia danno il privilegio di maestri e d' esemplari a qne vecchi , e dopo di loro a que' che fanno rltratlo da essi nella lingua ( che cosi dovean dire non nel/o STILE, com' Ella ben nota ) : e se Ella legga della mia Dissertazione le facce 4^ ? 4^ ^ seguenti , dove parlo d(;l far nuove voci , vedra che la cosa non e euutraria al sentimento degli Accademici, anzi e tutta desso. Ella pol mi cor.cedera di dolermi un poco di Lc! in questo , che mi accusa del nou aver f'atlo I'n- tero Io spoqlio de' ciiiqu' ccntisti ; Dio l)uono ! ho io pronicsso mai tan to ? dove ho io dunque fallila la fcde? 2g6 MEMORIF Sr.TENTIFICIIE , CC. In oitvp , io atlesi soprattiitto a spoqllare i trecenlisti: ed a tante mi<;lia)a di voci e modi da nie raccolli , si conlvappongoiio due die iion ho osservate ? E' me ne sono fuggite d' ocdiio troppe altre piii . e gia alcune altre ccntinaja ne ho raccollo dope la stampa del mio I' ocabolario. Io voglio cvederla tanto discrete e ragio- nevole , clie mi perdonera questa mi a dolce querela. Del resto i caldi amatori di nostra lingua , se alcuni se ne levano , sono da confortare anzi e lodai'e del loro zelo , anche se essi trasandassero un poco nella tencrezza di questa cava lor lingua : die questo lor zdo ii porti a studiar molto , e niolto ne' dassici (come fa ) , non andra molto che eglino si i-echei-anno al giusto mezzo cd a quella temperatm'a , dove sta il bdlo. Io vonei che Ella ricevesse questa mia o discolpa o difesa per un testimonio ddla stima che ho di Lei, colla quale finisco a Lei proffei'endomi. Sao Dei'/"" Afp"° Servitore. Autouio Cesari, D. O. '■07 Q. AuRELii SuMMACHi F^. C. Ocio ovatlonuni ine- (litannn partes , invenit notisniw declaravit Angelus Ma JUS , Bihliothecce Amhvosian(v a liuguis oric\i- talihus. Accedunt addilamenla aiuvdam. — Me- diolani , i8i5^ liegiis typis , di pag. 66 in S.*'^ xir di pref. ed una figura. 2IBTAAUS AOrOS lA. Sil.yll.-B liber XIF , editore et inteiprete Angela Majo , etc. Additur scxtus liber et pars octavi cum muha \>ociiin et versaum varietal e. — Ibid., 1817^ di pag. 84 in 8." M' TuLLii CicERONis sex orationwn partes ante nostrani cetatcm ineditce cum antiquo interprete ante nostram item atatem inedito , qui i'idetur Ascouius Pedlanus , ad Tullianas septeni orationes. Accedunt Acholia minora Vetera. Editio altera quam ad co- dices ambrosianos 1 ecensuit , emcndavit et auxit ac descriplione codicum CXLIX , vita Ciceronis , aliisque additanientis instruxit Angelus Majus , etc, — Ibid., 181 7, di pag. 3 08^ 47 di pref , 38 di aggiunle e a Jigiirc. JLjA scconda edizione che il cliiavlssiino sig. abate Angela Mai e stato obbligato a dare in brevissimo tempo dtdle sei orazioni incdite di Cicerone , da esso eia palil)licale con im aniico scoliaste upualmcnlc ine- dilo , ci purge opj)ovtnna occasione di raminentare due altrc edlzioni di classici autovi , coUe quali egli ba ac- cresciuto il dominio dolla letteratura , della filologia , della classica orudizionc. I. Coinlncteremo dalle orazioni incdile di Simmaco , slainpale Gno dal t8i5. jNole crauo bcnsi le lettere di Juil. hal. T. IX. 20 398 OITRE tLASSICUE questo retorc facondlssimo , come 11 Mai lo cl>iamft , pill volte pubbiicate , e con belle e della mente lo sollcva dalla terra e lo porta a spa- zlare nfU'Olimpo. Se U soggetto ancora non si presta a magriifica lode , egli sa trovai'e tuttavia nelle parole e nei fittizj ornamentl di cbe trattencre X uditore. Co- loro cbe amano un genere di eloquenza ingeguoso e sublinu' , non baniio cbe a prendere quest' oralorc per modello , e non dispiaccr^ egli neppure a coloro cbe Vay gcAcre jiui^no aculo e senlenzio^u, VLRGLICVTK B.VLL AJJ. MAT. 200 Nou tii'.e r (•(litorc i ditetti tli (jucslo rotore , e ejU espono collo parole dcU' autore medosimo in una sua Icllrra. (( L' uso del tempo , die' egli ( e molti potreb- bono pur dirio con esse del modcrni lelterali ) ; 1' uso del tempo, o sia la moda , ci strasclna alle arguzie dl una maniera di pavlare fatta per mendicare gll a|)- plausi ». Quindi alcuiio immagini fov/.aLc, alcune esa- gerazioni di stile, conic quella, per escmpio , dei finmi die si dedicano volontaij ai priucipi , ec. Ma la fa- condia di qiiesto oralore e florida sempre e graudiosa ; mai non si abbassa ad incolti modi di parlare ; il di- scoi'so e intciTotto da fi-ecpieuli pause , ma sempre pro- sirguc con oj'alorio apparato , tauto riguardo alle re- gole deir arte, quanto alia costruzione de' pcriodi , ed e spai'so ancora sovenle ed ornato degli esempj piu luminosi della sturia greca e romana , delle seutenze tratte dalla filosofia , dalla politica , dalla giurispvudenza , dair arte militare , dalle opeie degli oratoii e de' poeti, « jicrfino dalle mitologiclie invenzioni. Si e iiiiora parlato di Slmmaco , ed e ben giusto clie il lettoie conosca clii egli fosse. Nato in Roma di generosa stirpe , avvezza a spleiididissime dignita , l\i dapprima questorc , poi pretore , correttore della Lucaiiia e dell' Abruzzo , proconsolo dell' Africa, pre- fetlo di Roma, e flnalmenle console iiell' anno 391 deir Era ^olgare : sostenne illustri ed amplissime le- gazioni , fu anclu; sacerdote degli Dei in altissimo grado , e principe fu tenuto ncl romano senato. Visse lunga- meiite, e sotto molti imperadori , e flno dalla adole- scen/.a diede prova del suo ingegiio e dell' indole che lo portava all' eloquenza. Prova dottamente il Mai contra Gotofrctlo, che egli viveva aucora oltrc 1' anno 4*^4' e lo pi'ova evidontenieute coUe poesie di Prudenzio. I fiamnienti preziosi pubblicati dal Mai sono tratti da un palinsesto, scritto , come egli crede , verso la meta del secolo VI ; il che egli e portato a credei'e dair essrrvi scriUi al disopra i canoni del concilio Cal- t.edonese , die e"li iriudico ailra volta di carattere noa postorioi-c ul secolo YII o Ylll. In tal case saiebbe 000 OrCKE CLASSICHE scrilto il codice poco piu di un secolo ilopo la morte clfir ovaitovo. II Mai oflic e vaccoraanrla Simmaco ai Milanosi , e qutsti debbono a viceuda ossergll ben ^fi'ati per qucsto dono prezioso, giacche Simmaco fu piu volte in Mi- lano , Simmaco vi soggiovno , Simmaco pci'oro forse in Milano , ed onoro questa citla dcUa sua presenza , men- tr' era console ; Simmaco fu qucUo che S. ^gostino , spkndore dell' Afi'ica , spedi maestro dell' arte rettorica in INIilano. Otto , come gia si disse , sono le orazioni , o j)iut- toslo i frammeuti dl queste orazioni. La prima e dolle lodi di Valentiniano seniore j4ugusto , ed e mutila in prinripio cd in fine. Cclebra 1' oratore la elcva- zione di f^ale/itiiiiano aU' impero , il di lui animo li- berale nell' aver messo a parte dell' impero il iVatello , il di lui coraggio nel fi-enare egli solo le irruzioni dei Germani , le di lui allot uzioni ai soldati , e la di lui saviezza nella civile amministrazione. Crede il Mai non seuza fondamento cbe queslo primo pauegirico sia Btato coraposto nel primo lustro dell' impero di f^a- lentinia/io , si per essere sttito recitato il secondo nel consolalo terzo di Valentiniano , si perche in questo si fa menzione del consol.ito secondo e delle celebra- zioni de' quinquennali. Simmaco reclto foi'se questa prima orazione iiei campi deUe Gallic , essendo an- cora giovane, e del suo vigore giovanile fa tcstimo- nlanza 1' orazione medesima. Un panegirico dell' impei-adore medesimo e pure la seconda orazione clie si presenta, mancante aneh' essa del principio , non gia del fine , siccome la prima. In questo r oratore preude argomeuto di lode dagli onori del terzo consolato deferito a Valentiniano ; ne esaUa le imprese gueiTiere , e loda varj edifizi , e speelal- mente un ponte navale , da esso costrutti sul Reno; lo cclebra come domatore di alcuni barbari , jiacifica- tore di altri , e restitutore dell' eloquenza del furo. II terzo frammento contiene porzione di un pane- girico di Giaziano, aneora fanciiillo. ISon sapemlo PUBBLICATE DALl' AB. MAI. 3ot r oratore Oiule Irarrc argomeiito di lode, va spaziaiido sugli csem^jj di altri fjuciidli die iiella iiifaiizia j^iuii- soio al reg iO. Parla drgli studj dcUe umaue iL-tlcre clie GrazUiiio coltivava ; lo paragona a Ponipeo , che iieir adulesceiiza era gia ciiito di gloria ; applica ad esso coil una specie di parodia gli oracoli sLbilliai e vir- giliani, e con profetico slancio gli augura il dominio di tulto il mondo. Loda Simniaro in altio fnimmcnto i padri coscritll, il costume allora tutlivia sussisteiite di creare i con- soli cIk; Irai piii dcgni si sre^licvano , ed erauo dalia ecpiita di-' pripcipi co.ifermaii. Per dare risalto a queste ckv.ioni , 1' oratore oppone ad esse quelle clie facevansi nella repuljblica delta libera dalla plebe infima turbo- lenta , e cosi i consolati niercauteggiali sotto i Cesari che avvilito avevai.o queila maglstratura. Sembra questa orazione recilata in occasioue clie alcuno veniva pro- mosso al coiisoL.to. Essendo stato crcato console il padre stes?o di Siin- niaco , U figlio in altra orazione , al pari della prece- denle mutila in principio ed in fine , ringrazia il Se- nate ; loda aucora Graziano clie ffia era succeduto al padre, pai'la della crudelta di Mas.siniino linalmenle «'Oin[)ressa, e celebra la fclicita del nuovo impcro. Sembra clie il padre di Sininiaco fosse console nel- 1' aui'.o 376 o 377. Spiega Sininiaco in una sua lettera 1' argomento del framnieulo die segue , die e di una orazione recilata al S(,'nalo ])er ringraziarlo degli onori nuovainente con- fcrili al padre , e per raccomandare al tempo stesso il figlio di Tiigezio , suo amico , candidato alia pretura. Similnieute in allro franimento successive , mntilo sol- taiito ill line , Sininiaco si studia di impetrare la di- gnita senatoria per Sinesio figlio di Giuliaiio. Nell ul- timo frammento si coiitengouo le lodi di Sei'ero, die dopo varie illustri cariche sostenute era stato final- niente amnicsso nel Senato. In allro codice ambrosiano lia trovalo il 3lai uu fiiiiniui ii'to anouiino di uuu lode , o di uu clogio , s<;ritto , 3oa OVERE CIASSICUE come egli ciTtle , verso il sccolo VI, e qupsto pure egii ha cvcdiilo oppoi'tiino di aggiugiiore ai iVainnuMiti pi'egevollssimi di iSinininro. Si loda iir esso una lom- uilna , ornala , per quauto sembra, a nozzc ; ed il il/at iiou e loulduo dal sospottare clie di Siinmaco sia pure questa mutila ovazione , nel qual case le lodi polreb- bouo essere dale a Flaccilla moglie di Teodosio , a Seiena sua uipole , o a Maiia liglia di Serena e di SulUojiP. Projjeude pero egli a credere die si tratti delle lodi di Serena , commeudata anclie da Claiidiaiio. A fiue di dare ai iiostri letlori qualche saggio di f|ue' preziosi frammeiiti , tradurremo , se pur ci vien fatto , alcuue linee di quest' idtlmo. L' oratore iuvita le virtu ad oruare la sposa. (( Veuite , die' egli , alle regie « sale, onestissime sorelle; qua veitite cou tutto quelle <( spleudore clie adoruare vi possa. Priini di tuUe la <( castita celeste conqioiiga la tVonte. Pol pinga It' '^^^^ (( una rosea verecoudia. Una moderata temperanza ras- <( sereni 1' aspelto di quegii occhi vivaci. II cuor suo « nobile forini e diriga una dolce pieta. Onorevole is. saviezza accordi alia lingua un sensalo discofso. La u modestia tranqnlUa coniponga il religioso suo por- h tainento. Ben si merita una tal pomj)a , un tale cor- u teggio colei che forma la posterita di lanti re I - « INIa voi oscuratevi o smeraldi , impallidite o ru- « bini (i), scoloratevi o giacinti, offuscalevi o pcrle : « non divorate qui uo cou insana cupldigia le regali t( riechezze. A voi tolse il prezzo quella cl»c da se <( siessa si mostra ornata ». H diligentissimo Mai ha allresi soggiunto nelle ul- tiinc! pagiue ulcuue varianti d( 1 panegirico di Pliiiio a Trajano, tralte da tre fogli dello stesso codice , nel quale si coutenevano i frammcnti di Siminaco , e gli cruditi gli saranno ben grati per questa comunicazione , (l) Si e traclotta per rubino la parola lychultef , perclie si puo pTovarn con buoni argomenti che questa pmola pigliata dai Greet f ij^aivaleva al carbiinuulus risllano fosse , ma della scuola alessaudrlna , che p<.'r cio niolto parla delle cose egizle. iS^on Impovla che 11 jxjela seinbrl ne' suol vcrsi f'alldico , e pure abbi i vis- suto verso 1' epoc i une , non cssendo questa che una ri- P'JCiiLlCATE DALL AB. WAI. 807 s.tampa cou molte aggiuute dcUa edlzione gia fulU nel 1 8 1 4- jNcila ])rcfazionp a quella prima o principe eflizionc, tlopo Ic IckIi tli Cicerone e la df plorazione de' damii avvemili ai codici ne' tempi d(;lla barbaric, il Mai era j)assalo a dissertare sui paliJ^.sesti , o sia su quei co- dici dai quali per la' peiiuiia dclle membrane gli an- tichi avevano con qualche mezzo chimico o meccanico tolta la prima scrittm-a per sostitnire una nuova sul volume mcdesimo. Aveva quindi parlato dell' origine del palinseslo ainbrosiano da esso preso allora in csame, clie proveniva dall' ariLica badia di Bobbio , ed in cpie- sto aveva egli scopcrlo tre inedite orazioni di Cicerone , e varj scolj iiiediti sopra Cicerone medesimo. Si era quindi falto strada a ragiouare della forma e della eta del palinsesto , attribuendo la scrittiu'a del Cicerone al sccoudo o terzo secolo cristiano , e quella del Sedulio air ottavo ; nel die godiamo di vederlo appoggiato dalla opinione di alcuui anllquarj. Goucbiudeva eg!i poi la sua prefazione col mostrare la eccellonza dclle opere scoperle, e la molla fatica da esso sostenuta nel rac- cozzare le letlere distrutte ed in parte copevte dalla scrittura posteriori, e ie pagine tutte disordinate e SCO nu esse. Fin qui non si era pax'lato cbe di tre sole orazioni ciceroniine ; nxa in una scconda prela/ione della prima edizione , premesse alcune notizie sulla dianita de^li antiebi scriltori e sulla loro imitazione^ egli aveva parlalo di uu altro iiLsigne codice dell'Ambros'aua Bi- bliotcca . ]»;ilinseslo esso pure, e di origine Bobbiese , nel quale sotlo una latiua versione del Concilio Cai- c-'doiiese si erano trovate alcune parti di altra pcr- dula orazione di Cicerone. Progredcndo nelle sue ri- cerclie , egli aveva trovato altri IramoK'nti Clceroniani , id un interprctc luculentissimo di Cicerone medesimo , die egli crede Asconio Pcdiano , una parte did di cui lavoro era stata ritrovata dal Poggio. Aveva quindi csposto ampiameiite le ragiojii per cui egli si fos^e dctcrmiuak) a rico'ioscerc in qucU' interprelc A.^conto 3o8 orEr.E classiche Pedimio , c doi)0 avcre uisseitato siilla et;i di quello sciiltore, lo aveva sta])ilito vivcnte verso il tempo di Claiidio. Aveva pure acceunato l' eta del palinsesti iiuo- vanicnte esaminati, la loro ortoovafia , la luvo calli- gralia , la novila di alcuui vocaboli die in qucste opere coinparivano , e coiicliiuso aveva col I'endere coiito delle sue note critiche a qu(!gli scritti, e col raccomandare qiicste nuove opere all' Italia ed agli Italiani, i di cui stud) erano senipre stati rivolti alia filologia , alia di- ploninlica , all' antiquaria eiudizioue. N(;!la prefizioiie di questa iiuova edtzloae ospone il Mai i motivi die 1' liaiiiio iiidotlo a pubblicarla al- quanto niiglioi'ata ; accemia die essendosi ristanipato il suo Cicerone in Roma , in Gerniania ed in Ingliil- terra , non potevasi in alcun luogo m.eglio riformave r edi.'.ione die neUa Bibliotcca stessa ond' era uscita la pi'ima ; parla quindi dell' im|iortaiiza degli scolj e de' comnieiitai'j nuovamenle aggiunti ; ci informa die niuti codice ambrosiano , eccltuati i palinsesti , puo ag- giungere cosa alcmia alle opere ciceroniane , e final- mente promette un accurato catalogo dci codici di Ci- cerone della Ambrosiaiia , giacdie solo sulla fede dei codici niodellar si dcbbono le edizioiii dei classic! autori. Le orazioni pubblicatc sono qnelle ZZ Pio 31. Ae- milio Scauro , mutila in fine ;r; Pro M. Tidlio , mu- tila in priucipio ed in fine 1^ Pro L. Flacco , die non e pure se non un fiammento z^ In P. Clau- dium et Curionem , mancanle in fine ^ De yiere alieno Mdonis, acefala ;z; De rege Ale.vandrino, mu- llla in principio ed in fine. Poco sapevasi delle ora- zioni coiitro Clodio e Curione , e per il re d' Ales- sandria ; nidla di queila dei debiti di Mdonc. Seguono le orazioni i^ Pro A. Licinio Arclna '^ Pro Sjlla Zi Pio Piancio ed in Kadniani , sopra le quali iiiun commentario ti-ovavasi degli anticlii , cd ora compajono esse illustrate con perpetue note dello stesso iaterprete. L orazlone jjro SjUa porta anclie inscrito un fi.ain- lueuto uuovanaonte pubblic-ito dcirorazionc di C. GraccOy nr.r.i.Tr.ATE pat.l ab. mat. 809 de lef;ih(is promulgatis. Trovansi pure le orazioni Ca- tilinaria Jf^, pro Marcetlo, pro Ligario , pro Deio- taro , illustrate con alcune annotazioni marginali tralle AS5TCnr , OP. islrutte. Noi non vorrcmmo neppure avrv IrovaLo in nii arlicolo ( steso per altro da pemia dottissirna ) del Giomale dell' italinna letteralitra di Padova ima fras« alqiianto oscui'a, colla quale si taccia lo slile del nostro valtnte scopvitoie di antichi tcsori, come aliciio forse da quelle die Jinahncnte iion e si comiine a chi in (jiiosti anvi serine neW idioma del Lazio. Che poclii anzi pochissimi scrivano oogi in quell' idioma corretta- menle, ed alia puvita del dire accoppiar possano qual- che eleganza , siamo forzati pur troppo a riconoscerlo col giornalista citato ; ma non sappiamo trovare come accusar si possa il Mai di rozzezza nel suo scrivere , di modi troppo volgari , di espressioni trascurate o licen/.iose. Ci sembra anzi che egli riesca talvolta pin ricercato nel suo dire , e piu al pregio dell' eleganza aspirnnte , clie non si richiederebbe da uno scrittore gravissimo di materie didascalicbe. Quanto alia osser- vazione fatta da alcun celebre letterato della Geijmauia, cbe nell orazione pro Scauio non erano stali tutti 1 foglj, o, per meglio dire, i frammenti del codice con giusto ordine disposti , non avrebbe il Mai tralasciato di porvi riparo nella nuova edizione , se la lagnauza fosse stata appoggiala a legittimo fondamento ; ne alcuno poteva meglio riformare o ordinyrc il testo di quello stesso cbc'trovato lo aveva, e clic potcva ad ogni istaute as« SQggcttarlo a uuovo esame. 3lT PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Sulla coltirazione , gli usi eel i priucijjj costitiienti dclla Batata dolce. Lettera I del j>i ofcsxoie Giu- seppe 3I0RETTI al Direttore delta Bibliotcca Ita- liana , ec. OoDDTSFACCiO oia alia promessa faltavi gia da qualche mesi, di comunicarvi le poche osservazioni da me in- stituite nell' orto agrario dl qupsta I. R. Unlversita intorno alia coltivazione ed agli usi della Batata dolce; cio clif avrei prima csegiiito , se gl' impegni della cat- tedi-a allidatanii iion me lo avessero seiiipre impedito. Queste non sono, a dir vero, chc il transunto di poi"- zione di una piu estesa memoria chc sto pi-eparando, nella quale non solo io mi diffondero nelle piu mi- nute pavticolarita sulla coltivazione del vegetabile dl cni tialtasi , ma aggiungero ezlandio 1' analisi chimica di qucsUi oomparativamenle a qiiella gia da allri ese- gulta sui pomi di terra; uou onietteudo pure di far noti h1 pubbllcu alcuui rlsullamtnli sopra lui liqnorc vinoso che si oltieae calla fcrinentazioue della stessa radice. \ i e noto gia che la Batata dolce , delta dagU Spagnuoli Camotes , dai Francesi Battat.e e dagl' h\-> glesi Spanisch potatoes o Bermudian potatoes , cio^ jHjmi di tcna Spagnuoli o dclle Bcrmude, e uii vege-' Inbile ailalto diverso dal porno di terra comuue ossia Solanuni tuberosum. Benohe appju'tenga come quest' ul- timo alia classe quinta del sislema Linneano ( Peiitan- :ia moiiosn^niajy perchc il suo fiorc e pvovvedulo I'i 3l3 , Sl'I.T ^ COLTIVAZIOXE , Ce. cinque stami , tuttavia e di un genere assai diverso, clue di que' vegetabili clic hauno i fiori fatti a guisa dl campana, clic avvolgcndosi per la maggior pavte al fusto di alti-e pianle , ebhero il uome di convolvoli. Questo vcgota- bilc i' originario dell' America , e percio era aflatto sconosciulo prima della scopci'la del Nuovo Mondo (i). Ora pero si e reso iudigeuo di quasi tutte le regioui caldo deir autico coutinente. Gia da molto temjjo la sua coltivazione si e iutrodotta in varie province della Spagna , ed in taluna cziaitdio delle piii meridionali della Fraiicia. Ignoro se in Roma siasene estesa la sua collivazionc , dopo V introduzione che ne fecero i signori ab. Gilii 6 Xuares per mezzo di una radlcc che ad essi regalo flno dal 1788 il sig. ab. D. Giuseppe Fa- bregas Messicano (a). Voi non ignorate pure che fra noi in Lombardla ne fu introdotta la coltivazione in piena terra dal chiarissimo sig. co. cavaliere LulgL Castiglioiii , il quale da varj auni ne ottiene dal pro- prio giardino sufiiciente quantita per uso della propria famiglia. Si e quiiidi diilla compiacenza di cotesto 4ot-» tissimo cavaliere cbe potei procurai'mene diverse radici , suUe quali gia da ben quattro aiuii vo istituendo le ricerche e le osservazloni , II risidtato delle quali for- mera il soggetto di questa lettera e di alcune altre che avro r onore di scrivervi in appresso. II Bauhino nel suo Pinace (3) ed il Bitmfio nell Er- bario d' Amljoiua (4) gli danno il uome di Batatas. Nel- I'orto I\Ialal)arico chiamasi col linguaggio di que po- poli Kappa Keleugu , e nel Brasile u4pichu. II Linneo lo descrive sotto il nome di Convoh'ulus Batatas , foliis cordatis hastatis nuinquenerviis , caule repents hispido tuber if ero (5), (1) Storia delle piante forastiere, t. Ill i p- 33. (2) Osservazloni fitologiche sopra alcune piante esoticlie iiitijp- dotte in Roma, ec. — • Roraa , 1^89, pa^. 20. (3) Lib. Ill J sect. I , pag. 91. (4) Pars qiiinta , lib. IX , cap. XVII , pa^'. 3G7. (5) Species plantarum, Ij pajj. ■XJ.9. BELLA BATATA DOLCE. 3l3 Le rnrlici di qiiesta pianti sono iuberose, pfrifonni e caruitse : tiij^liale appcaa cstralle JalLi teiTU laan.lauo im sii<;o lallicinoso. II f'nsto e erbaoeo serpoggiante sul suolo, e produce ai nodi delle raditi sotlili c!k' si cacciauo sotto terra. Lc foglie sono ciiorifonni ed un po'saetliformi , al- ternr- : lalvolta sono anclic angolose e sinuate. IJ rallcc consla di cinque fogliolii.e acute e liscie. La corolla e nionopetala campaniforme , di color bianco screziata di rosso. Gli stami sono in numero di cinque piu brevi della corolla, nella qiude sono rlncliiusi e adercuti. II pistillu e le ossia disboscato di besco. II migbore ^ il tei"^ /)VA/. Ihi!. T. L\. ai 3l4 SULLA COLTIVAZIONE , Ce. reno siliceo-calcario , detto comimemente terreno leg- o gero , non pror^pciaudo bent.' in quello clie e troppo allumiuoso o tcnaco , iicl quale cou facilita passaiio alia putrefa/ione. Debb' tssere alquaiito concimato , riia con coiiciine ben preparalo e consualo- II concime fresco e danno-o , perche ricliiama ivi facilmente il Gi'illotalpa ( ZeccJiarola volg. ) che e dannosissimo alle piantagioni della batata. Di j)iii le I'adici iugrossano assai piii in un terreno. coucimato con lettame ben maturo che non con quello recente, oppure sara bene di lettaminare la terra un anno prima di colti\arvi la batata. In una terra da bosco antico die feci espres- samente portare nell orto , da una sola radice di co- teste batate ottonni tante radici del peso di diciasselte libbre e mezza , una sola delle quali pesava sette lib- bre e tJ'e once. Ma del prodotto loro in ragione del- r estensione e della qualita diversa del terreno e dei concimi impiegati per impinguarlo , come pure dal piantare delle grosse o delle piccole radici, dal tagliar queste in diverse pai-ti o porle intiere , per ora non ve ne fo pai'ola , riserbandomi di dare ampia coi»tez/,a delle s^terienze istituite nella pubblicazioue della citata Memoria. Solo vi diro che le piccole radici possono mettersi intiere nel terreno , oppure tagliarle in tante parti quanti sono gll occhi o gemme che coiitengotio. Debbonsi piantare alia distanza di due a tre piedi le une dalle altre, aflinche possano ayer campo di sten- dersi e jnoltiplicarsi, E meglio che le radici siano col- locate ritte , ritenendo alia parte superiore I'estremita piu giossa, la quale debb'essere appena coperta di terra. Se la stagione corre asciutta, s' iuafficranno leggermeiile ogni due giorni finchc incomincino a germogliare- D' indi in poi non haiino bisogno di ac(pia se npn quando il terreno sia molto a$eiutto. Cresciuti i ger- mogli, stendonsi ben presto sul terreno in lunghi rami, i quali ad ogni nodo gettano (iflle radici che s' iusi- nuano nella terra. Tagliando i detti rami se ne for- mano altre piante , ed in questo modo si potrebbe moltiplicarle a disinisuia. Siccome pero j rami slaccafci DELLA BATATA DOLCE. 3lS dalla plantu madro non possono nel nostro clima cie- score a sufticieiiza per pioduire delle radici o tiiberi attl a maiigiarsl , cosi CDHvieue piuttoslo lasoiare i rami inlirri , c iioii permettere die questi si steiidano sulJa terra , polche in tal modo diminuisconx) 1' uiiiore che dee servire ad alinientare le radiei della pianta madre. Ed a questo proposito vi diro d' avere istituito una sevie di sperleiize , che faro a suo tempo conoscere , dalle (juali risulla che la linfa la cpaaie \a a uutrire e ingrossare Iv radici della balata , dee prima passare j)er tiitle le parti del fusto e per le foglie medesime ; di mauiera elie se si levano qiieste ultime di mauo in mano che vanno uscendo dal fusto, le sottoposte radiei non prendono accrescimento e rimangouo sem- pre piccolissime ; la qual cosa semhra provare ad evi- denz» che sia la linfa discendeute che va ad alimen- lax"e le radici , e noii gia quclla che questi organi as- sorbono dal lerreno. Qiiindi allorche i fusti della ba- tata siano ginnti ad una lungbezza sufficiente, si col- loeano in vicinan/.a alia radice maestra delle rame di salice o di altra piantiiserva/.ione di qneste radiei dipendeva non solo dal teiierle ripa- I'ate dal gelo e dalla umidita, ma clie bisoguava exiau- dio pensare a non far loro ])erdei'c del tutto quel- r umore cbe contenevano , onde non potessero avviz- zare e qiiindi disseccarsi. Scelse a tale oggetto della sabbia perfetlamenle asciutta , cbe coUoco entro una cas- setta di legn(j ; ponendovi prima sul foiido iiiio strato di sabbia ed inio di batate disposto in modo clie le line coUe altre non si tiiccassero, e replieando quiiidi a vieenda gli strati di sabbia e quelli di batate, riempi tntalmente la cassefta, colT avvertenza cbe lo stralo su- periore della sabbia fosse dell' alte/.za di circa tre fiita traverse. Laseio poi la cassetia aperta nella parte su- periore , e colloeolla su di una tavola nella euciua a poca distanza dal locoiare , ed in tal modo le radiei si consj^rvarono ottimamenle. E da avvertirsi clie qiie- Sto metodo non servirebbe qnak)ra la cucina non fosse provvednta giornalmeute di lnoro nell' inveruo , glac- clie una sola giornala nella quale fosscro esposte o al BELLA BATATA DOLCE. Jl^ gclo O alia umidili l)aslereljl)e per firlo marclre. Quanclo non si avcssc uii tal comodo., sareljJje neccssario cii co i- scrvare la rasselta in una stanza ben asciuUa e dove giornalmcnte vi si acccndesse il fuoco. (loteste radici o tuberi lianno uii sapor dolce grato die in qualche modo si accosta a quello delle comuni caslajifne , combinato pero coi sapore del ricellacolo carnoso dei carciofi. Si fanno cnocere ncll acqua o sotto alia cenere o nel forno , e si condiscono poi in varie ma- iiiere, componendosene ancUe dei poudings die hanno il gusto della pasta di maiidc'lc dolci. Spesse volte pero la loro carne e abpianto libros;i , e mangiate iu qualche dose sa/,iano f'acilinente. Se ne fa non ostante grind' uso in tutti i paesi caldi dell' Asia e drll' Ame- rica, ed ancbe nelle province meri^iionali della Spagna, dove regger possono facilmente all'aperto. Gli abitauti delle Antille inglesi ne traggono una bevanda spiri- ritosa, cui danno il nonie di Mohhy (l) ; ma su di questa , come pure sui principj eostiluenti della batata avro r onore d' intratteuervi in alb"a mia. Mi pregio, ec. D. S. Era gia sotto al torcliio \\ presente lettera; allorclie mi venne sott' occhio la Notizia sulla colti- vazione della \^'era Batata j4meiUana , che il sig. dolt. Gassc di Ginevra mi prego di comunicargli, e ch'egli poi trasmise ai redattori dell.i Biblioteca Universale. I medesimi redattori pubblicando la detta notizia vi ag- giuusero una noti in cui si dice : Che la coltivailoue della batata in Europa nou e cosi I'ecente come po- trcbbc farlo crc^dcre la stessa uoti/.la ; che sonosi fatti molti tentativi a iNIontpellier , a Tolosa , ad Agon , a Bordcauv ed a Parigi alio stcsso oggetto ; e che final- nii-nte il manuale del sig. L. Sieur sulla coltura della batata , pubblicato 637 anni ta , le ha moltiplicate (6) L. C, p. 3.'i. 3l8 SULLA COLTI^AZIOKE , ec. ne' contorni di T'aiigi a segno tah; da vcdcrseue dflk radici siii pubhlici inorcati , oc. I dotll redattovi della Biblioteca Universale nil pei-» motteranno qiiindi ch' io facria loro sajx-re die eolali notizie nou erano a nre pure it^iiotc , ma clie [)ari- mente nou era ivi il liiogo di esporle. InYpcMocrlie ia non ho fallo allro die soddislare alle brairie del mio aniico dolt. Oo.sse ^ il (piale trovandosi act ideiitalmeuUi nel tempo clella raccolta di delte batate nell' ortu agia- i*io deir Universita , mi manifesto piii volte il desiderio cK io gli comunicassi il metodo tenuto nel eullivarle. Allorche pul)l)licber6 la memoria circostaiiziata gia jyro- messa suUo stcsso oggetto, mi faro un dovel'e di Csporre 1,1 storia succiuta del tempo in cni la batata dolc(; I'u iutrodotta in Ispagna , cjuindi in FraiJcia ed in Italia, e dimostrero eziandio la diversila del inelodo segnito dai vavj coltivatori francesi con qiiello die io ho fi- nora praticato- Mi permeltero per nltimo di far osser- vare ai signori redattori suaccennati die la coltivazione (Iclla batata ne' contorni di Parigi ( quantnnque ese- guila prima al coperto e poi in pieiia terri ) senibi-a che non abbia avnto quell' esilo cos'i favorevole di essi vollero far credere ; come ognnno potra facibnente ri- levare dall' articolo Batnte della nuova edizione del Nouveau Dictionnaire d'Hisloire Naturelle, ec, tom. III^ p. 331 , Paris , 1816 , ove dicesi che da trenta e piii anni il sig. Tlioiun lento dl coltivare la batata in piena terra nel giardino delle pianie di Parigi , ponendu i tuberi nei vasi entro le serie e trasponendoli nel mcsc di giugno ad esposizioni calde : ch6 diverse altre pcr- sone hanno teiitata la medesima rosa con egnal esilo ; JMais les frais de cette culture ( soggiugne 1' autore ) sont rarement cotn'erts par les benefices , et jamais les patates ohlcnues ue sont arriveas d lew complete maturite. Cette culture , d Paris , ue peut done etre regardec (pie comme un pw ohjet d'auuisemcnt. Sip Descrizione succinta d' un panto^rafo verticale adat- tato specialmeiite a tiar copia rlci dipind sidle pareti, da Giuseppe Benvenuti , socio del Conservatoiio dell' arti^ — Firenze, 1817, presso Leonardo Ciar-' detti , in 8.° Q TTESTA invenzlone vantaggiosa alle arti del disegno era gia slata da noi annunziata nel rendere conto del Gloniale di scienze e lettere di Firenze. Fino dal priii- cipio del sccolo XVII si era indicalo 1' uso del panto- grafo , c questo sh'umento era stato ue' tempi successivi correlto e migliorato ; ma l' uso di quello , come si suj>- pone in questo opuscolo, si era semprc limitato ad uii piano presso cho orizzontale. Egli e vcro infatti clie questo uaivei'sale disegualore , come il suo nomo espri- nie , questo copista meccauico , o questa scimia istro- mentale, die dir si vogiia , si e apjdicato dappvima alia pill soUecita copiatui'a dclle mappe geograliche , che verso la meta del secolo XVI II si cerco di sa- narno tutti i dlfetti , e di estenderne 1' uso coll' in- trodiu're un pieglievole , franco e libero movimeulo dclle sue quattro giunture o articolazioui , e die si voile in appresso applicare questa 8coj)erta auclie alia moltiplicazioiie della scrittura a penna , giacclie il po- ligrafo trae la sua origiue dal pantografo medesimo. Mancava, dicesi in questa descrizione , di vederlo ap- plicato a trasportare in carta copia fedele dclle dipin- ture a fresco suUe pareti , e dei qu:idri o cartoui dclle camere o gallerie verlicalmetite disposti, senza cambiarli di sito. Sembra die Bion avesse concepito questa idea, che peru forse ijou ridusse ad elletto , ue addilo egli 32<$ DESCEIZIONE SUCClNTA colic sue fij^me il modo di ben cen/rnrlo , di rcf^sfcrlo' slabilmeDte e di equilibrailu nella nuova sua posizioiie Tioiinale. II sig. Benreniiti non ha roiioepito il solo pensiero di (piesto istiimiento , ma lia pioddlto 1' istroniento mt'desimo coiupiutamente montato e toi'iiilo di tulto cio clie si coiiviene a poterlo situare verticahneutc alia giiisa di un quadrante astron^mico , a mantcncrlo in tal posto , cd a farlo agire colla iiiaivo dircltrice di chicchcssia sappia o non sajtpia il discgno. Una prova jie o stata falta dall' incisoic Lasinio col tivare copia dclla ligura dclla Fede , ridotta a piccola proporzione SLilla bella pittnia di Andrea del Saito, esistento nei porticl del cortile , o veslibolo della compagnia altre volte dello Sccdzo / e questa figura intagliata in ranie sul disegno tratto colla opera .ione pantograiica accont- pfigna la descrizione dell' istrumento , e serve come di ini saggio di quello cbe col medesimo puo oltenersi. II sig. Bem'enwi ha mcritata la lode di tutti gli acca- demici firentini , ed eirli si luslnca alti esi di rluscire con qnesto mezzo ad oLtenere copia precisa delle fi- gure dipinte o scolplte n. 1 concavo d,;lle voile in qualunqne sc >rcio essfe sieno, a riti-arre i proiili de' niidi 0 de' voiti umani viventi , e le vedute dei luoghi, co- nrin(pie lontani , c .11' applica .lone di un traguardo o lannocchiale, e finalniente a far copia delle scnlture in basso o inlei o riUev'o a grande vantaggio dell' arte statuaria. Non possiamo noi entrare nella descrizione minuta del pantografo , perche questa dare non si potrebbe senza riprodurre la tav. 11 cbe si trova aggiunta al- 1 opuscolo da noi annuuzialo. Ci congi-atuiiimo ben sinceramente col sig. Bcnvcnuti per il suo ritrovanicnto cbe noi crediamo da esso oiiginalmente produtto; ma non possiamo dissimulu-e , cbe volendosi dare nella ac- ccnnata descrizione la storia compiuta del pantografo , molte altre circostanze si sirebbono dovuto accennare. Sono forse vent' anni cbe in Germanii si e immaginato noil solo J ma escguito un pautografo verticale , uel d' UN PANTOGRAPO VERTICALE. 3a I •quale per avventura non luUl si trovano i inij^lioranieiUi die in qucsto si suno prodoUi , ed il sig. ccmte 3/os- cad , pi-esso il quale tiovasi una coilezione ragguarde- vole di maccliine e di stromenti lisici , gia da piii rli dieci auui possicde un ])anlogiafo coslrutto sui nicde- simi prinr;ij)j. 11 pittore T^ere/Zt , accademioo di Torino , aveva pure imiaagiiialo uno stroniento verticale per copiare con esattczza le figure , e variarne a piacere le projjoizioni. Tutta quasi I'Europa conosce certo sig. Camhruzzi, il quale ha viaggialo [>er lulto il corso della sua vita facendo ritralti alle perso( e piu dislliite ; e quesli ritralti senqire somigliantissimi , sono pur fatti per mezzo di una specie di pantografo clie cgli adat- tava ai volti iniiani viventi. Finalmente era pur d'uojJO di parlare della bella invenzione del Tachi^onimeLio del sig. conte Marznvi Pencati , premiata dal R. Instituto di scienze ed arti di Milano, e descritta in un volume in 4'° stampato , col quale piantato verticalnienle , si conseguisce per mezzo della camera ottica la veduta
  • ?t!'i sarr^^lip slato cF iiopo , diro 1' aulore , ascendcre ai prin- cl])j d(-ll,i < olfiva7,!on^ia !' agricollura tra llorida e ricca delle s«o- pfi-tc di niolli secoll. E pero giudicajido da qiiello die a' suol ocelli appariva, senza tvasportarsi ai prlmi tempi dclla roltiv.i/ione, prese a divid(;re le |>iante in dome- stielic e sclvalic lie. Queste crescenti spoiilante ue' bosclii c lie' lIl(l^il^ iiicoitl crauo ^Vi csseri quaii la iiatuia 11 crcn ; (pwilc coltivate lie' giardiiii e iii campi, le quali oKroiio un as|]etlo gentile, giiidico firisero opera dei- i' induslria degli avi , die coUa cidtura , col cuncime , col dinia cangiato, coll' imiesto e con alli-e opeiazioui jjiunsero a concillar loro un aspetto gentile. L esemp.o del regMO aniniale parea confermasse in tale cvedenza. La pianta sdvatica ailuiique e il tipo ddla specie, e le varieta cosi dette domestirhe , non essendo die indivi- dui prodotli dall' arte, non poteano rlprodunie co' loro semi die colale tipo. E 1' olivastro fu consideralo come il ti])o degli ullvi coltivati , e il pero bosdiereccio 11 tipo d(Ii(.' varieta de' giardini , e va discorrendo. Co- tali ojiiiiioni jwro non offcriroiio all' aulore spiegazioni soddi.st";uenti , allordie voile applicarle ai fcnomcni della \ege1:i7.ionc, anzi erano ben soveute in conlraddizione. Laondc pie il polline, 11 quale operava il mi^cuglio lulle ibritle , potcsse tffettuare i cambianienti dcHe varicla ; sicche dalle diverse prop oi'z ion i del due agcnti dclla fecoitdazione ncUa stessa specie , e foi'se ancora da una diversita nella forza della loro azione o da un ditetlo dl analogia nei loio principj, potessero piovenire molle differenze, Dielro cio tento varie spericiize le quali confcrjnarono appieno il suo pensaraento : imperocche vide dalla fecoudazione forzata e pvuiulscua provenirc cambiamenti e modificazioni oia coslanti eguaii , era incostauti e variabill, tanto nei genui od ovcUi e negli ovarj , qu into n( 11' altre pai ti. Da tutte queste cose trasse il Gallosio le seguenti conspguenze , tielle quali sta raccliiusa la propria dot- trina siiUa riproduzione vegetale. I.° La ratura ha creato i genevi (j) : essi formano tant? famiglie distlnte 1' una daU' altra con del carat- ten partlcolari. 3." La nalura ha crfato le specie: esse formano al- trettanti rajui in queste famiglie , alle qu.ili appavteu- gono con dei caratteri comuni, 3.° II miscuglio di queste specie uella rlunione dei sessi ha dato nascita alle ihiide. 4-° n miscuglio e la sproporzione nei principj di ripi-o luzione di piu iudividui diversl nella medesima specie ha dato luogo alle lazze o i'arietd. era un frutto la rui meta inferiore, ossia cjuella cui s' appicca il pe- diincolo, era della natura degli altri che portava 1' albtro , cjoe una mela ruggine : la meta superiore alia eui ciina e posto 1' ombelico o corona, era mela rosa'C Nei luogo ove si congiuiigevano le due mele oppariva cirrolarmente ua orlo o corona di sementi calicini , conti- nuazione della mela ruggine. L' altra varieta avvenne nei segiiente anno. Era una rjma spicrata dal melo rugi^ine , la quale partivasi in due ramoscelii, uno de' yuali sosteneva una mela all' apparenza ruggine, 1' altro flue mele posa. (i) Qnesta e la dottrina del Linneo, clie i generi sieno natujali ; ma veggasi cio che col celebre Lamarck lio io addotto a di lei coii- futaziuiie ne' miei ^lenienti di botatdcaj torn. 2, c. i3(j e seg. BELLA F.IPRODIZIONE VEGETALE. 327 5.* L' azione forzata cli un principio sull' altro nel- i'atto (Iclla l'( coiiosizione parmi si jiossa Tiiuov«Te contro di essa , ed e rhe coiifedendo all au- ^oix- che f r agricollore c il rezto giardiuicre sieuo stati 328 SOPRA LA TEORIA pregiudicati allorche asscvirono che colla colt'n azione , coll' innesto e con altrl mezzi iic avvieiie otteiK re delle varleta ricercate , avrem noi dirillo cV assevire lo stcsso di tanll agronomi e botanicl osservatori ? Molte o])ere ceh'bri attcstano ossenaziotil coiitrHiic a tio che as in lunna di foj-lie ovate o lauceolate e dentate? uel margine , sicehe sporgevano dal mezzo a modo di ciutto assai gi-azioso a risguardarsi. L' aquilcf^n viriilijloia offeri altra mostruosita nel 1812. Seminata nel i8iOo;ener6 liori. INel 181 i erebbe rigogliosissima , e nel 18 12, due pietii presentai'ono la stessa mosfniosila della volgare, cioe la scomparsa dei nettnrj e 1' aumento de' petali. Pero in uno de' due In- dividui tutti i fiori erano niostruosi , nel!' altro varj sol- tanto. Ho trasportato quest' ultimo in terreno meno pin- gue, e nel seguenle anno i fiori vestiroiio la consuet» loro forma , laddove il priino ])ersevcr6 a porlaFe fiori doppi negli aiini 18 ;3, 1814, 181 5, e veritimilmeute aneiie nel co>Tente. JJibl. Jiul. T, IX. aa 33o ?orpA LA. TSOKIA Esisteva nell' orto vui giovane pero spino robustis- simo. Ogn' anno cai'icavasi (V iin infinita dl fiorl , dei qiiali prcssoclie niuno attcccliiva , e moltl di essi of- ferlvano i cinque pistilli convcrtiti in cinque fogliollne verdi al liilto simili alle caratteristiche. Per due annl io cio osservai, e al dire dell' ortolano antico era solilo apparire ar.che negli anni antccedenti. Onde a cio ri- mediare , feel lev are la terra all' intorno del ceppo , e feci ricoprire le ladici con anlico calcinaccio di niuvo, che avea fatto trasportare per alzare i viali. Nell' anno segiiente ancora qiialclie fiore apparve mostruoso, ma iiel secondo cjuasi niuno , e 1' all^ero comincio a por- tare niolti frutti a maturazione. Ho dovuto in seguito C'stirparlo onde disporre il rimanente terreno a giar- dino botanico. V^erbascum Blattarla. I fiori inferiori erano regolari, e la casella genero sen)i fecondi , uia a mano a mano che erano piu vicini all'apice, piu niostruosi appari- vano. I meno alti otTci-ivano un calice pentasepalo, una corolla verdognola cinquefessu, campaniforme aperta o imbutiforme , a lacinie ovate piu o meno lunghe, lan- ceolate ed erbacee, e il pistillo convertito in una foglia lanceolata simile alle lacinie corolline. Gli staml erano nello stato naturale. Nei piu prossimi alia cima spun- tava dal centro del fiore, In luogo del pisllllo, nn i-a- mo?ccllo adorno di foglie ovate o elliliclie o cuorifi^rmi. Finalmente dal terminall iisciva uu ramo divlso in altvi vcstiti di foglie e di fiorellini bizzarramente mostruosi affalto erbacei- Mostruosita poGO dissimile da qucUa dclla blattaria pi'esento negli anni i8i3 e 1814 un picde d\ Jito- lacca flecandra piantato entro il quarto ov' 6 distri- buito il mctodo del Jussleu , cli' e la parte piu aprica deir orto. Esso si elcvo appena all' altezza d' un me- tro , e i racimoli die spuutavauo dalla sonnnita del rami si ferono mosti-uosi. Nel verno del i" 14-18 15 peri. Allro individuo all' opposto piantato in parte om- breggiata e piu a lui convenevole vi\ e tuttora , e cre- ^^e rigoglioso ad altezza piii che umaua , porlando fiori della forma consutta. CKt-LA I!IPl!OUrZIOKE vrcrTAiF. .-» -I Erysimum officinale. La pianta si elevo uii mctrn , * V'Minc ramosissima. Alcuni rami ei'ano cai-ichi di iiori dell ordiiiaTi.1 strultui'a , ma il mnggior uuniei'o di essi portavano Gori foruili di petali di gran lunga piu al- limgati del calice, e verdi e deutellati. I filamenti so- stoncvano iin' iintera in miuiatura , e iicl luogo del- 1 ovat'io si clevava uno stipite capitato e tcrmiuato da due foglioline ovato-lanceolate. L' erisim.) di tal guisa mostruoso mi venne piii d' una volta veduto sui cigli de' fossi di Lombardia , feroci per respm-go an- nuale, e dove ho jivu-e < olto la lychnis dioica fl. dupl. Neir auio 1 8 12 nacquero iii im angolo dell' orlo dai semi raccolti nell' anno antecedenle molti piedi di digitalis lauala, alcui.i de' quali nol i8i3 crebbero fid altczza quasi umana , vennero ramosi e spiegarono un rigoglio singolaie. 1 Cori inferiori aveano la forma lore nalurale , e portarono semi foco 'di. I superioi'i offerirono piii varieta. Dal calice usciva una corolU imbutiforme col lembo aperto e di colore verdognolo. Ajiparivano per eiitro i quattro stami quasi eguali col- 1 antora iugrossati, e dal ccntro , anziche un pislillo, usciva un graciie ramiccllo lungo un declmetro e piu, veslito di fonlloline alter: le. Dall'ascelia delle foglioline snperiori spuntavano dei fiorcUiiii, alcuni de' quali aveano la corolla inibutifonne , ed erano fornlti inteniamente d' un iiuniero grande di picooli filamenti stamiformi e verdi senza pistiilo ; allri (iorellini aveano la sola co- rolla canibiala, altri inline, dalla piccolezza in fuori, erano afiatto siinili agli inferiori, ma non erano fecondi. La prima volta cli' io ho percorso il monte Baldo neir anno i8o8, ho traspovtato nell'orto di Verona con pin altre erbe un piede di rosa alpina. Ho preso cura in appri'sso di moltiplicarla in modo che nel i8i3 ne ho costi'ullo due sicpi , 1' una posta in luogo alquanto solalio , r altra in parte mollo ferace ed etcrnamente OMibrosa , e pero assai propi/.ia alia natura del £ utlce. Oltraccio ho falto potare ognl piede assai corto e po- vero di ramc, ed ho fatto recidere alcunc barbe e rico- pi iile di terriccio ben corrotto. Lo scopo mio era ve- 33a SOVr.A XA TCOKIA cler via di niolliplicaie il niuncro dc' pelali , e di tal guisa ai'i'iccliii'f i oi'ti(!oltuva il' una iiuova specie. Lc inie speranze uou loniaruno al liilto vane_, meiitre nrlla sicpc ombrogi^iala iiij>li aiini i8i5, 1816 molli fiori apparvero foinili di dicci o dodici pelali, anziclu' cin- ijiio. Ho ossoivalo in qualclie ilurc alcuui fdamcijli al- lar^ati a modo di potali ancora giallirci, e coll' anlera sulia soininita. Avcudo io ccssato di presiedere a rpacllo stabllimento , nou so se siasi prosegnito nel mode in- trapiTSo di colliviizioue , onde accrescere vieppiu il nu- mero de' pelali. Cio pero clie ho gia ottenulo basta a dimostrare 1' iallu.nza della coltivazlone nclla geiiera- zlonc dclle vai'ielu. Un niio aniico possicde sui monti veronesl un vaslo podere esposto a nieriggio, furnito d' anipie selvc di faggi e d' abcli e di pasioli iVraci all' altev,za di 1 000 ai laoo nieti'i dal marc. Avvi in delto liiogo nu orto, cui r auiico mio pvende cura speciale di coltivare e concimare col tcrriccio di bosco e colla tcn-a pingue pvosfiina al cbiuso de' siioi armenti. jNe le sue cure lui toraauo infriiltuose , mentre ottiene varj erbaggi d' una graudez/.a prodigiosa e d' un saporc squisitissimo. In nlun luogo bo vcduto ponii di terra e cappucci di tanta mole. Nei fiori dei pomi di terra bo anuoverato pill volte dicci stami. Cio die poi desto li mia me- ravlglia fuvouo i rosai cbe costeggiauo i viali del giar- dino , e cbc in luglio e in agosto si caricano d' un nunicro si grande di fiovi , cbe presenlano una sicpc d' un rosso vi\ ace. La spi'cie cbe costiluiscc il rosajo e la comune rosa centifoiia ; ma col taglio e colla col- tura crebbe il nuiuero de' pctali forsc un lerzo , e sono sconiparsi gli shimi quasi al lu'to. Ogni anno poi al dcelinare della fioritiiri da varj luogbi del rosajo spu'i- tano pin Cori prollferi. Io ne bo raccolti divcrsi i qiiali ofiVono picssoebe tutlc lc mostruoslla descritte dagli scrittovi. Vana cosa io cstimo citarc altri fatti onde compro- vare quanto la coltivazlone valga alia produzione delle inoslruosila. Taccio quiudi cio cbe mi ofi'ci'scro le viow CELLA RIPR0T5IJ7I0KE VEGETALE. 333 lacciocdic, cheii aitlhits iiicninis , c il garofano della China , diatilliui rJiincnsis , il priiuo tie' tju.»li coUa scrninai^ioue 0|>|)Ortuna , il sccoiwlo coUa sciniua^ioiie e colla (X)ltura mi e avvcnulo |)iu volte rciulere doppj , laddovc Ic slessc piaiitc collivate o sniiinalc ncllo stesso tempo senza cautele in teiTeuo jjoco I'eitile e asciutto pro- diissern costantemente fiorl seempj. K Ji (juesti e d' aitri fiori pill esempi si rinvcngouo appo scrittoi'i di^gni di fedo. lliniaue perlanto provala 1' iiidueaza della eolUira iifdla ^eiiera/.ione dclle niost'uosila j)ei- ecc<'Sso. Clie poi la colliira stessa poss;i cessare lo luustruisita, si ar^uisce e da alcnne osservazioui superiornieiite citate c da quelle degli scrittori. lo 171' aceoiitentero rccare a con- feima dell' arj^omeiito il se^uente passo tratto dal Sagi^io sull(> malaltie delle piante del celebj-e lu;, a eaiie 65, 66. (( 111 !;«Miei\de , come si e avvisato, il tcrreno di soverc l)i(> ricco e una delle eayioni primavie dei;li annuu- ciali malori. Iiifatli quasi mai noii avvieue di ntro\are ])iaMte ei-eseiutt; iiel suulo nalalizio col lior doppio , a <(>rolla prolilera , a ealiee molliplic.ito , er. Quindi sc al)ljiasi 1' avvertenza di nou iugrassare il tcrreno, si ve- di-anuo a poco a poeo tnlte le piaule preseutarsi nel- I'ahilo cui ad esse ha inq)osto la nalm-a. La prolifiea- zione, per qiianto si e veduto , non e eostante, e poclie sono le piante che la presentino. Anche quesle cesse- ranno di essere proliliehe se non si lavorino con istan- c:d)i!e dilif^etiza, e se tolt^^isi loro T annuo sussldio dei cone! mi che sono efficacissimi a mantenerle per qualche tempo uello slalo di eccesisivo vij^ore , per cui , co- munque cio aceada , fanno tali produzlonl ». (( lo per molti anni collival di;' ranuneoli e eiacinli 1 • 1 • • • slradoppj di nna })ropria niano. Aleinii sono soliti a levi.nie ocjni anno di tecra i tidjcri ed i bulbl, quando [>o la horitura le foglie diveutano affatto sccche. Ma (pialruno cava i bulbi solamente uu anno si ed uno no. laU" fu da principio il mio costume. INIi si mantene- vano i glaeinli a lior doppio assai bene. Ma avendo in sci^uilo tr.iscurata questa jn-atica , e k^vandoli |)iu di railo, dall' essere slradoppj passaroao quasi all" es-« sere di sccmpio ». 5o4 SOrRA LA TEOBTA Lo slcsso e a me iiitervetiuto coa plu vavioti di giacinti elegautisslme che ho provveduto in Gcnova neir anno 1807, e clie coUivale coa poca dilij^enza rennero fiiceuflosi sccinple , sicche ora esistouo nell' oi'lo la magoiov parte a fior semplice , e col loi'O vegetare vigoroso da varj anai dimosti'auo crrouea 1' assei"/.ione del Gallesio ( c. 4^' 40? che V insejn,)licire delle piante bulbose m'viene qualche volla nella massima vecdiiezza , e che una tale degradazione e seinpre fo- rieia delta inorte. JNou molti sono gh esempl che dimostrano V iii- fliienza dell' Imiesto nella generazioiie dcllrj varieta. Eccone pero alcuni ti'atti da autori inglesi. II pi'imo « tiella vSlatica vegetale del celeb re Hales. (( Gli esempl del gelsoraino e del Core di passlone fiirouo risguirdati come prove evideiiti della circola- zione dH siicchio : imperoCche i loro rami , ad oiita che iiiferiorl d' assai a quelli che sostengono d b.jUone aii- iiestalo, veslouo lo stesso colore di quelli collocatl su- periormente. Dal che e facile argulre , come mia parte del succhio del bottone del gelsomlno giallo o dorato inuestato possa venire assorbita d.il gelsomino che serve di soggetto , e comunicare di tal guisa lo stesso colore agli allri rami. La qual cosa sovrattutto occorre quando alcuni mesi dopo 1' iuuesto si taglia la chioma del gel- somino alquanto sopi'a l' innesto )). E poiche qualche scrittore francese prese a uegare ua t ale fatto , e oso tacciare di soverchia credulita l' Hales , eccone la conferma nel seguente passo dell' Essais de botatdque del dott. Patrizio Blair. (( L' innesto d' ua bottone screziato ( Strip M Bud) sopra un soggetto commie (Plain Stock), e la co 1- seguenza che se ue trae che i.'"* le screziature ( Stripe or Variegation ) appariranno pochi anni dopo sopra tutlo r arbusto al di sopra e al di sotto dell' inuesto , e \^\v^ completa dimostrazione della circolazione del snccliio. Tale fatto venue la prima volta veduto al sig. AVats e Kensington, or faimo iucirca 18 anni,esonj nove che il sig. Fairchild V ha esejuiio ; il sig. Brudlcj DELLA Birr.ODL'ZIOj^E VEGETALE. oij Jissicura pure d' avcrlo osservalo gia da piii anni : sic- clie a toilo il slg. Laui'ence vovrebbe darci a inten- dcre d' esserne il primo scopritore (vedi le Clergj^inaii Ju'ciealion , pag. 65 ). Di presenle puo vedersi nel giar- dino d<'l sig. Faircliild colale sperimento eseguito sopra uii gclsomino. Avea egli nel luglio I7i7un gelsoxnino comune die s' elevava assai coutro una mui-aglia. Era un antico ccppo con due tronchi vigorosi clie par- tivano dalla stcssa radice , che erauo distauti un piede nel luogo dove ambedue uscivano dal suolo. Annesto egli un bottone vajato sopra uno dei ti'ouclil all' al- tczza di quattro pied!. L' ultimo anno caccio molte rarae ( Shoot ) elegantissimamente vajate , e ia qucsta stagione molte sere/.iature appajono sull' altro tronco air alte^.za d' iatorno sei piedi. Cio non solo prova Tascesa e la discesa del succhio nello stesso tronco , ma ben anco cbe circola in tutta la pianta a una gi'ande di.slanza , mcntre in quest' auno tali screziatiu'e non sono apparse a minore distaiiza di dodici piedi dal puulo ove fu fatto 1' iunesto )^ . Tali cose dice il Blair , e poco dopo assicura d' es- scre stato testimone di tale fatto , e clie il sig. Bradley possedeva forse venti piedi di gelsomino cosi anne- stati. Tutti gl' inglesi agi'onoini cio confermano , e il celebre Miller in ispecie ne reca molti esempj. lo non addurro ora esempi clie attestiuo la influenza del clima suUa generazione delle varictii. Ciascuno potri riuvenirae in viU'i scrittori di fisiologia vegetale e d' agro- noniia , e nell' opere del Linneo pavticolarmente. Quello che abbiamo rifcrito iulorno alia possanza della col- tura ne rendera piu verisimile cio che gli scrittori as- seriscono di quella del clima. Concliiuderemo pertanfo tol piu de' fisiologi che somma e 1' influenza della ri- protluzione ucl generare le yarieta cd i moslri : ag- giugnercmo anzi esser dessa la piu tVecpiente cagioiie , ina che non puossi uegare quella delle alti'e comune- inente ammesse. lo daro comjjimento a questa lettera con alcune os- sei-\j/.ioni che sono una couliuuazlone di quelle cIj« 386 SOPRl LA T£0RIA lio esposto nt'l mio Sn^gio sulla wegetaziona dcgli al-^ heii[i). Voi vi ricordei-t-te cheac. 147, 14^ ^^^ rife- rUo uno sperlmento eseguito sopra alonni ippocastani, falsacacie e tifiiii, c consiste ik4 toglicre sul Iroiico alia distanza ili .Ire o quallro d<'cini('tri alciini auelletti di curleccia lari^hi qualchc cculiiiu'tro, t|uiiKli iuli'O- tluiTo la parte scorloeciata in \asetti da luavgotla pl(!ui di terra pingue,cul si e avulo cura di leiicre costau- temeule inuiuidita. Aperto in autunuo 1' apparecchio , si k riuvenuto che nel margine supcriorc dcllo circoiici- sioni erano spuntate radici , c sid margine inlej'iore \\n anello di polloni. Su tale sperimento ho fatto a c. l49» l5o le segueuti considerazloni. « Non mi ricorda d' aver letlo die ad altri sia in- tervenuto vedere questo siugoi;u'e leiiomeno , che il margine superiore d' una circoncisioue generi radici , e 1 iuferiore rami o gemme legnose, ad onta che am- bedue sepolti nel terreno. Ecu mi e nola im' ipotesi immaginata oiide dar ragione di qnc-Uo che otTrono tultodi le radici e le rame di moltissimi vegetahlli : vale a dire, che esposte all' aria le radici si 'adornauo di rami , e questi, sepolti si vestouo di radici. Si e sup- posto pertanto esistcre in ogni parte della pianta gerrai ramosi e gerini radicali , e si aggiunse svlluppaisi i primi quando 1' organo e a contatto dell' atmosfera , i sccoudi quando copcrto di terra. Pero cotale ipotesi non mi pare att.l dare spiegazione del fcnomcno sud- descritto. Perche C.a. ainljed-ae i margini non souo spun- tate radici , se ainbcdiie erano sepolti ncl suolo t lo lio dato un cenno di queilo che sento rispetto a cio nelle rale Consul ^razioni inforno ai carat teri che si vogliono distintivi delle piante dagli aninidli. Sono d' avvlso doversi tal fenomeno a quella logge cui la natura assoggetto tutli i vivenii pel loro ben cssere , c che chiamasi istiuto. Quel cIio coisoscono 1' (;coiiomia vegctale sanno e gli strettissimi rapporli che ptssano (i) Veronaj i8l5, tipograiia Bisesti, in 8."j di c-aite iGo. DEI.LA RIPRODUZIONE VEGETALK. ?)^'J fra rami <; r.idici, e i loro leciproci bi.sogni. E pero dove sia iiileiTolta la coimiuicaicionL' tli quclli con (}ul— sk', si sibrzano a vicciicla viiinoyaila , arnbociiie p<-l [)io- pi'io meglio. Ed ecco la ragioiie oikIc sul margine su- pcriorc spuntaroiio radicl , oiide porrc i rami in comu- nicazioue col suolo , r siU margiiie inferiore rami sol- tanto , afllucliH le radici comunicassero coll' atmosfera. Ecco perclie logUendo un anello di scorza , ovvero at- terrando lui Ironco , sorgono dal ceppo c dalle radici molli polloni ; perche in fine iielle cin oucisioiii sia COS! sensibile la direziune dei cerciui e dei jjilorzoli verso il basso , oude rinnovare la commiicazione delle rame colle radici ». Alloutanato dalla direzione dell' orto botanico , non ho avuto modo di variare lo sperimento come avrei desiderate. Pure m' e avvenuto ri])pterlo sopra alcuni ippocaslaiii del vivajo d' un raio amico, e diro cbc 1 ef- fclto fu semprc eguale , vale a dire cbe dal margine superiore dcUa circoncisione spuntarono radici , e did- i' inferiore polloni. lo amo ricordare al pubblico tale spei-imonto, per( li^ con esso abbiamo un mezzo comodo , facile e sHin-o di molliplicare rapidaniente le pianle. Imperocebe da un solo ramo o da una giovaiie piauta noi possiimo otienrrne varie , recidcndo il tronco al luogo dcir anello , cio^ fra le radici e le gemme , e pianlandone i pezzi. lo otlenni quattro iudividui da uu giovane ippocastano alto incirca un metro. Voi che ncl vostro giardino coltivate peregrine piante arboree, siate contcnto (nv ripetere un tale sperimciito. L' allra osservazione e una continua/.ione dello spe- rimento csposto a c. i^'^i, i44' ^^^^ eonsiste ncl i-ovcsciare verso il ♦erreno alcuni rami di platfino oecidei.tale e di Tnoro pa])irifero, senza pero staccarli daU'alljero , e quiudi coprire di terra la cima affinche mandi radici. L'og- getto di tale sperimento era di vedere se cacciando essi radici , ap])arirebbe cio nulla ostante il cercine sul margins delU; circoncisii.ni falte sui rami pin vicino allapifc: e secondai iamenle onde compro\are se da tali nuai barbicati e staccali ue sarcbbero proveuuli ^38 90PAA LA TEORIA clegl' iiidlvidui nani, come avviene in varj alberi fl-ut* tiferi. II cercine apparve sul margiae piii prossimo alia cima dei rami, tanto nel primo anno quando essi non aveaiio per anco cacciato radici , quanto nel secondo allorclio erano appieuo barbicati. Ho aggiunto cbe nel jnav/.o del ^?i^, scoperta la parte dei rami di platano seppellila , ho rinvenuto molte bellissime radici. Per la qual cosa ne ho reciso tre di questi dalla pianta madre air altezza d' un metro e mezzo dal suolo , e ali ho piantati nel posticcio. (( Ho tagliato i ramoscelli de' quali erano adornl i detti rami , lasciando i tre o qnattro soli supei'Iori. Qiiindi a due di queste bai-batelle ho tralto due anel- letti di scorza larghi uu centimetrp ; 1' uno nello spazio fi'apposto air uscita del primo e secondo ramoscello , 1 altro fra il secondo e il terzo. Lo scopo di questa operazione era vedere in quale dei due margin! delle circoncisioni sarebbe apparso il cercine. Noi abbiamo osservato nelle precedenti sperienze clie nel raini cir- conclsi 11 cercine suole apparlre sul marglne piu pros- simo air aplce. Ora lo era curioso di scoprlre se anche nel rami recisi dall' albero , e piantati a rovesclo e barbicati , il fenomeno si sarebbe ofTerto alio stesso modo , o diversamente. Le ti^e talee presero a ger- mogliare alquanto piu tardl che negll alberl della loro specie si schiusero le gemme ; e le novelle messe In- curvandosl si elevarono verso il cielo, ma si allu'.iga- rono meno. Pure dopo la meta dl magglo comlnclo ad apparlre 11 cercine al solllo sul marglne Inferlore delle due circoncisioni , ossia in quelll piu lontani dalla base del ramo la quale era rovesclata in alto ; e crebbero ambedue I cercini si fattamente che in autunno era quasi Interamente rlmargii;ala la ferita. INei due mai'ginl oppostl o superiorl di clascuua clr- conclslone , vale a dire in quelll piu vlclnl alia base , scorgevasl in autunno un cercinetto plccollsslmo, 11 quale eras! reso vlslblle dopo la meta della stale. Dunque la scorza serbava ancora 1' antica abitudiue d! mandare 1 siighi proprj verso la base del ramo , coracche auesta BELLA KITPIODUZIOAE TECETALE. 339 fcsse biublcato per 1' nplce. Osservazione siiiifolavissima parmi questa e dt-gna della considerazlone de' fisiolooi , e clie potra per avvciilura ris«hi:ir..re i fenoiiH-iii die' offiono le talee a lovcsclo. Vedremo nogli aniii avvc- nire se la scorza di queste barbatelle conservera la sua abitudine ». Questo e cio clie non ho dimenticato fare nei due anni i8i5, 1816. Ho ripctiito al princlpio di prima- vera del i8i5 e 1816 le circoncisioni ( o una mezza circoncisione per mag^iore cautela onde la talea non ne sofTL'isse ) su due talee rimaste nello stesso modo come ncl 1 8 1 4 , e apjiarve lo stesso fenomeno , vale a dire cb.e il ccrcine diessi a vedere siil margine piu vieiuo alia cima del ramo eh' era barbicata ; e quindl in agosto apparve un cerciuetto anche sui margiui piu vielni alia base , ma di gran lunga minore , e in au- tniuio la cii'cortcisione era affalto cicatri/.zata per opera quasi solo del cerciue infcriore. Ma oltraccio otferivoio altre cose de^ne di cousiderazione. L' una e clie le due tidee ingrossarono per mezzo del solito strato d albui'no depositatosi sotto la scorza , e ingrossarono ancbe i loro ramicelii ; ma cio che vuolsi osscrvare si e clie la gros- sczza dcilo strato era diversa nella luaghezza della ta- lea. Mlsurala una talea alia base immediatamente sopra il suolo nella primavera del 181 5, avea di perinietro tie ceutimetri e mezzo, e al fii;ire del 1 8 16 cinque centimetri ; misurata sulla cima al di sopi'a dei rami era in marzo del i8i5 centimetri cinque, e nell' au- tunno del 1816 olio. Oltraccio al di sopra del raruo- superiore delle talee era un moncone della lunghezza di forse un decimetro e mezzo , e termlnava eon una sezione oi-izzontale del legno , cb' era il luogo ovc la talea couu(;tteasi all' albero padie. Cotal moncone non solo era cresciuto in grosse/.za , ma la sezione era omal cicatrlzzata per mezzo d' un tercine sviluppatosi circo- larmente dalla scorza, cosiceli^ non rinianeva nel mezzo scoperta clic una piecola porziouc di legno diseccato- Ora si domanda, come si spiegheranno tali fenonieni senza ammetlere nel siigo proprio o nuU'ilivo un luu- 34<* SOI'HA LA TEOniA , e<*- timonto dalf apicc del rami A'erso la base ? E tale rrtO" Viinento come ogiiun vede uou proveuienle dal pro- prio peso , iin heiisi per una virtu vitale inerente ai vasi ? Oj)Pi"a del sugo proprio e il cerciiie apparso mag- ^iore nei margiui inferiori dl elascuna circoncisioiie £itta alia tah a a roverscio , e (piel cerciiie pui'e clie ando ricoprendo la sezlone sujiei'iore del moncone : ojK'i'a sua e ptire lo slralo deposiUitosi sotto la scor/,a piu grosso sul moncone e sulla parte siiperiore d(;llii talea. Imperocche cpiivi ei'a tutlo il sugo proprio die proveniva dai ramoscelli , e die contro il proprio peso asceiideva verso la somniita del moncone per la delta virtu vitale dei vasi. JJn altra osservazione si e , die i rami ond' erano adorne le due tal(;e s' allunqarono assai poco ; m.i in- vcce lid l8i5 una di esse talee avendo 1' estremita bai'])icata poco coperta di terra , la allungo in un ramo o ])ollone die in luglio era eresciuto mezzo metro. Tale pollone fu reciso , e la base sotterrala profonda- niente. L' altra talea invece niaiido dalla base imme- diatamcnte sopra le radi(n due rami die crelibt^ro ri- gogliosissimi , e in autunno aveaiio la luuglie/.za ddla talea stessa. Questo allungarsi rapidissimo dei rami giovani sembrami una riprova di qudla legge die bo esposto m^l mcntovato mio Sn^i^io a c. i^g , iBo , l5i, e die bo riportati superiormonte. Ma io non vo' piii oltre intrattemM'vi , sig. conte , colle mie ciance. Itevene adunque , se v' aggrada , ove {( staniio Le prede di piu climi in poclii solcbi ». 34i Vc'lh piinctpati fchhii lificlie (U Udiue iiel secolo XVI e (U una o/jetetta del flott. Daciano, con quaiche cenno sul tifo petcvchiale del 1817. Letlcre del noli. siiT. conl.a G. B. cm'. St RATI CO e di F. M. Marco- LWi^ c%: cc, — Keiiezia, 18^7^ 8.", dl pag. 209. X BEMEPSF. aknne noXh.'ie. sv.llc pvinclpali coslilnziom »'|)ie Daciano , si fa conosr* ro in compeiidio 1' opera assaefgi di Megclo di cinque picdi , un alt: o di Uoiclienbarh di sei piedi. Divei'si ti iescopj od acromalicl , od a liflessione, di Short , di DuUoiid , di Ramsdeii ; ij:io di Horschell di 7 piodi ; c due di Amici , i' uuo di 7 , i' altro di I 7 picdi. l)iu' cerchi rcpctitori di minor diametvo ; molti oro- logi di Arnold , ed altri di periotta costruzione ; mac- cliino parallatticlie , cc. ec. ec. Gli odicrni astronomi di Biera, De Cesaris, Oriani , Carlini , souo monibri del Cesai-eo-Reglo InstituLo per elezione , e addelti all' Uiiiversita di Pavia per legge. Essi hanno arricchito la scienza in molte sue parti , e particolarnientc in cio clic riguai-da gli fleineuti dei nuovi piaueti, e Ic perturbazioiu di tutti i piauf'ti fra loro , e le oscillazioni della fabbrica deli' Osscrvatorio prodotle dai canibiamenti metcorologici, 0 le piu esatte regole della trigonometria sferoidale. Essi misurarouo con estrema preeisione una base di cinque mila e piu tese , e coir appoggio di questa hanno disegnato in pill fogli gia incisi una mappa esattissima del Go- verno Gisareo-Lombardo ; la qual mappa , suUe ti-acce da loro segnale , si va ora dagll ingegneri dell' Uffizio tojiografico estendcndo alle circostauli province. JNcH'Os- servulorio di Brera hanno fatto corso pralico di astro- noniia molti valorosi giovani , promossi poi o destinati alle altre Specole d' Italia. Sino del 1774 il sig. Cesaris intraprese la pubbli- cazione di un volume annuo di Effemeridi ; proseguen- dola sucessivauiente sino al i8o3; dopo la qu;d epoca ue cedette 1' incarico all' altro piu giovine ed egual- nicnte valoroso astrononio , sig. Carlini , il quale nou lascia di continuarla oggidi. L' Europa tutta applaude al mcrito di questa coUezione , nella quale la prima parte di ciascuu volume annunzia , calcolalo con dili- genza , il giornale dei fenomrni e dei movimenti cck— ,sli per 1 anno susseguent<: : li seconda parte poi conliene diverse Mcmorie degli astronomi stessi intorno ai I'cno- meni degli anni precedenti ; siu per esporne un fedele Bibi IiaL T. IX. 23 34^^ ■trrEMEEI'DI ASTBOINOMICHE pi'ospelto , sia pci' calcolai-ne i risullati , e sia per for- niru miovi metocli e nuova perfczione alia ditlicil arte di ben vedere sul ciclo , ed alia piu diflicile ancoia di ricavare il mlgliore profilto dalle eseguite osservazioiii. Daremo ora un' idea delle due Memorie clie in massima parte compongono la II parte deli' Effemeride per r anno i8i8. La prima di queste e lavoro del sig. Carlini , e contieue un (!same della convergenza dei termini elie comjiongono la serie analitica destinata a risolyere il probleraa di Keplero. 8iu da cpiaudo questo valente astronomo ebbe scoperto ebe i pianeti giravano in una elissi avente il Sole in uno de' suoi foclii , e che si moveano in essa con ima velocita va- riantesi nelle diverse paitl dcU' orbita , ei propose ai calcolatwi di deterniinure per ogni dato niomento la posizione del pianeta , o vogiiam dire la sua anoina- lia vera, deducendola diil tempo scorso, dopo che il piaueta partissi dall' asse principale della sua elissi , la misura del qual tempo sogliono gli asti'onomi chiamare \ anomalia media. Onde il problema di JCeplcro ridu- cesi al segxiente: Data I' ecccntricitd e I' anomalia me- dia d' lui pianeta y tiovaine I' anomalia \>era. Un tale problema avendo i piu profondi ed esercitati geomctri intrapreso a risolveie, si sono essi implicati in equazioni trascendenti , le quali nello stato presente dell' analisi non possono venir risolule con una espressione finila. Piu complicate assai divengono le equazioni, ed estre- mamente difficile ed incerto ne riesce lo seiogiimento quando si tratti del problema detto dei tie coipi , che iufluiscouo vicendevolmente 1' uno sul movimeulo del- r altro. Conviene in entrambi i casi risolverc le equa- zioni suddette in altrettante serie infinite , i termini delle quali sembrano bensi per lo piu convergerc , di maniera die sommandone un certo numero si puo sp( - rare di avvicinarsi molto alia quantita desiderata : ma talvolta rimane dubbio se continuando la progressione dei termini, questi invece di convergere verso la somma I'icercata , non se ne allontanino anzi vieppiu : loccht; i'endercbbc inutile anzi lailaee 1' operazione dei culeo- m ]^rIiA^o per l' A:>:^o i3i3. 347 lalori. Pcro il sij;. La Grange, die taiilo oltie liii pe- netralo Ic pin subliini speculazioni tlell' aiialisi iiiliiii- tesiiaale , iielle sue pi'ivate conversazi(jni col coUeghi ( a delta ilel sig. de Lambre ) -soleva, ma a bassa voce e quasi iu scgreto , coufidai* loro 1 suoi timoii Intonio alia riustita del sopraddctli mctodi di approssimaziono aiiplkali alia flsica astrou'juiia. JNc opinione diversa iu- fonio air uso delle serie iulinile mauifesta il valente luateinalico sig. Gauss in una sua Memovia stampata non e molto ucgli atti dclla Societa di Goltlnga. Tor- nando al probleina men coraplicato , cioe quello del Keplero , per 1' uso dell aslnjnomia pratica il valore della vera poslzione del piaueta debb'essere espresso da luia progressione di seni degli arcbi inullipli dell' ano- malia media : ma siccouie in questa progressione eiascun coefficiente di tali seni diveniva esso medesimo uua serie di serie successive , il eh. sig. Carlini e giunto a couvertire ognuna di queste moltiplicila di serie in una sola serie foi'mata da uu aggregato di integrali ; e solto quesla forma si riconosco che i coeflicienli dei seni suddetti vanno approssimandosi ( quasi come uu' iper- bola verso il suo assiuloto ) "ad una progressione geo- metrica ; ed in questa il rapporto fra un terniine dale ed il susseguente d espresso dall' eccenlricita moltipli- cata per uu certo nuniero , il quale e funzione dell' ec- centricila slessa , e del suo logarilmo iperbolico. Ora fincbe r eccenlricita non giunge a circa i due terzi d(!lla distiuiza media , il nostro aulore dimostra che la progressione suddetla sempre piii si restringe verso il valore vero del coetficieule cercalo: onde spingendo oltre la somma de' suoi termini, si potra sempre giun- gere ad vm valoue che differisca dal vero per ima quanllla minore di qualunque data. Nissuno dei pla- iieti eoguiti (inora Via eccenlricita che superi un terzo •Iflla media dislanza ; pcro siamo ora certi del rapido jirogresso , eoii die, parlando dei piant^ti noslri, le sud- dette serie si accoslano al vero ; e rimane cosi posta fnori d ogni scrupolo la proposta soluzioiie d(^l pro- blema Kepleriano. Per le comele che si niuovono in "3^8 ETFEMERIDI ASTRONOMICHE elissi molto all ungate, si era convenuto gia di abhando- nare le potenze dt-lla ecceiitricita, e d'impicgare piut- tosto la serle procedcntc sccondo le porlesla dcU' cccesso deir asse inaggiore sopra 1' ccccntricita mcdesima. L' allra Memoria del presente volume e la II parte d' uu nuovo metodo d' anallsi ])er delermiuare le or- bite del corpi oelesti , del sig. Mossotti, nuovo aggiuiito air Osservatoino di Brera. La prima parte di essa Me- •moria eontiensi nelle Effemeridi per 1' anno 1817, e di cpiesta pure accenneremo quanto e necessai'io per pill latilme.fte comprendere detta 11 parte. Le leggi della gravita che presiedouo al movimcnto de' pianeti e delle comete hanno fornllo agli astronomi n mezzo di poter delineare i' orbita dl que' corpi , cal- colandola da tre sole osservazioni della lore posizione sul cielo istituite in tempi nou molto lontani fra loro. Queste tre osservazioni ci danno la posizione di tre liuee visuali , che pariendosi da tre puntl divcrsi del- 1' orbita terrestre, vanno a tre altri punti del firma- mento : e si tratta ora di condurre pel Sole uu piano il quale sia traforato in tre suoi punti dalle tre linee visuali suddette. Ma la posizione del piano debb' esser tale , che si possa delineare su d' esso una elissi od una parabola, la quale, i.° abbia il suo foco nel sole; 3..^ passi per i tre punti dati ; 3.° conduca il pianeta per essi punti in modo ch' esso vi osservi la leggR del movimento proprio dei corpi ani.- ati daUa gravita verso il Sole. Dopo le insigni ricerche per la soluzlone dl qiieslo problema instituite da INewlon, da Lambert, da Euler. da La Grange, da Olbers , da Gauss, il sig. Mossotti ha slimato conveniente di ripi-ei'.dere il problema stesso da' suoi primi elementi , e con nuovo chiaro e ben oi-dinato nielodo nc ha ricavato le conclusioni mc'de- sime del suddetti rinomati malematici. lutrodotta poi nel calcolo una quarta lijjea visuale d'osservazione, ha trovato maniei-a di semp]if!crii-e vieppiii il calcolo ; ri- fcrendovi poi le soiuzioni gia recate dai signori Ol- bers , Gauss e La Grange. Questo per la prima paile della ]Mciuoria del si''. Mossotli. m MILAKO PER l' ANNO I 8 J ??. 849 La II parte contenuti iirl volume d;l 1818, di cui iMl^ioiiIauio, roniiucia dal ridurre le fonnule ]>iY'C('dcnti al piano AAV ccclltica , prcndendo per luio degli assl dcllc cooidiuali' del calcolo la liiiea degli equinozii. Con cio le lormolc diveiigono piii semplici , 1 c dcoli plu brevi e piu adattati agli usi pratici dell' astrouo- mia. In uii sccoiido arficolo I'A. applicando le sue pre- ced<'iili forniole alia prima cometa del 1759, e pren- dcndone qualtio osservazioiii calculate gla cogli cle- nieiiti elittici di Klinkenbei'g , fa a edero come le sud- dette sue formole ricoiiducono mollo pi'ossimamente ai gia noti elementl dclla cometa mrdesima. Ne cgli per tale applicazione ha duopo di piu che 140 logaritmi; quautita miiiore di q\i("lli che esigonsi negli alti'l me- todi usati liiiora ; onde il nuovo mctodo supera i pre- cedenli per una inaggiorc semplicita e brevita insieme. Ma il calcolo degli elementi d' uu' orbita puo alloii- tanarsl dalla verita per due cagioni , cioe l.° per gli crrori iuevilabili delle osservazloni ; 2.S* per le piccole quantita nou curate nel calcolo : pero il sig. Mossotti uel suo 3.** articolo propone le formole per valutare , secoiido gli errori ^irobidiili ai quali puo 1' astronomo audar so"£rctto ncll' osservarc , le variazioni che iu . . . conseguenza di tali crrori verrebbero a sidiire gli ele- menti deir orbita. Nel quarto articolo poi faceiido usa delle ingcgnose formole del sig. Gauss uella sua Jlieo- I ia mollis corporuni ccelestium , detennina conn; nel calcolare gli elem»-nti suddetti si debbauo correggeve gli errori ]rt'Ovenienti dalle quantita trascui-ate nel cal- colo. E poicbe il suo mctodo per la determlnazione drir orbita conduce a forniole che non lianno se non quEintita costanti per incognite, esso pero amnielte uu numero indetinito di osservazioni , le quali tutte si possono far concorrere alio scopo e I'endere sempr« piu sicura la solu/,ione; il quale vantagglo non si ritrova. uegli altri nietodi , le incognite dei quali variano col va- rliue delle osservazioni. Onde , per coronar l' opera, 1 A. indica la maniera coUa quale dal concorso di tutte le osserva'.ioni si possono secondo 11 suo uif todo otleuero 1 piu probabili clemeuU dell' orbita. 530 CofUinuazi'^tie r fine flri^Ii Esperimcnti rompaiatii'i sfiW ationf! dell* (irqiia coohala ili lauio-^eraso ota la prius , inox et agri^ 3.56 ESTER. COIVIP. r»F.r.T/ AC.QTIA dc^iiitienihi propina , prcferendo me slcsso a qua- Innque allro ontle appagave l.i mia e 1' altvui curio- sita , la mattiiia del 20 febliiMJo 1 8 1 7 . pregai alcuiii iiiioi amici e collo^hi (l;l]a maggiore coltura c per- spicacia a voleriiti oriorare colla lo'.'o prcsenza , ed as- sisfernii nell' esp 'vimonto sonuente die mi era dctei"- minato di pt-aticave. Acconsentii'ono di buoii grado a'miei voti, ed io a stomaco da 26 ore digiuno presi dalle loi'o mani un grano e mezzo di tartaro slibiuto ill mezza dramma circa di acqiia pura stemprato , con ogni cliimica esattez'^a ottenuto dal regolo di aulimo- nio attivissimo e di recente pveparazioiie. Anteriori e replicate osservazioni fatte sugli amma- lati da niolti chiarissimi medici di questa cilia nella fiinesta circostanza di petecchiale contagio , diniostrato avevano abbastanza clie poclii sorsi di mi' acqua entvo la quale fossero stall sciolti alcunl grani di tartaro stibiato , erano costantemente bastati ad eccitare il vomito quando meno si sarebbe aspettato , ed auche nei casi ove, se- condo essi , la diatesi dcU' iiidividuo poleva foudare lu- slnga della maggiore toUeraiiza del farmaco ; tale ue fu sempre sperimentata 1' attivita. Considerando d' altroude gl' illustri amici raiel clie una dose qualuuque, purclie fosse riescita capace di ope- rare e di farsi sentire dalla mia eccitabilita, risvegliando un eccilamenlo rimarcablle da clii mi assisteva , po- teva soddisfare abbastanza a quello scopo scmplicissimo che inallora mi proponeva , vollero preferiie con ogni prudenza una dose, a dir vero, leggiera anclie in mezzo al sospetto clie , attesa 1' irregolaiitii de miei polsi, po- tessi essere preso da non lieve affezione ai precoi'dj. 11 mio polso esaminato gia piu volte prima dell' espe- rimento , sebbcne , come dissi , per nalura irregolare , jnarcava tulta\ ia coslantemente , nclla mia eta d' anni veutisei, 78 battiti ad ogni minulo primo, misurali col- r orologio a secondi. II mio colore era ai 3o di Reaumur; i ritmi della respirazione natm-alissirai , le forze fisiclie vegete , il morale placidissimo , la traspirazioue , le altrc sccre- COOn/\TA DI TAURO-CEHASO. 357 zioni ed cscrczioni regolari , la salute, in una paioln, perfctta. Due minuli priiui dopo la presa del tartaro emetico, senza clie si fosse ancora luauifeslato nelio stomaeo verun conato di voinito, il polso ilai 73 era gia mon- tato verso gli ottanta battiti. Compai-vero a (juesto punto preceduti da nausea alcuni tremori negli arti, un senso til ribrezzo in tutto il sistema cutaneo , bruciore , o per dir meglio , vellieamento molestissimo all esofago ed alia larlnge. II ptialisrao abbondanle pi-ecedctte dei conati di vomito ripetuli, fortissiml, ma senza effetto, die mi lasciarono subito dell' indolentinienlo alia re- gione epigastrica , e probabihnente tanto nel diafranima che nelle fibre contvattili del ventrieolo : la nausea fu eostanle , il pallore al volto sensibilissimo. Sei niiiiuti dopo fui eonsigliato a prendcre un sorso di aei]ua fresca , ed i conati di vomito mi si aumen- larono all' istante tanto nella intensita che nella fro quenza. In tulto questo tempo sebbene pvovassi raolta iucpii(»tudine , ebbi tuttavia sempre maggiore proclivita alio stato di cpiiete : alzandorai in piedi, gli ai'ti iufe- riori mi parean divenuti pesanti. Non tardarono mollo a compavire delle flatidenze frequenti ed inodore dalla parte della bocca die esoi- vauo non senza sollievo. Posto di nuovo il termome- tro sotto r ascella , 1' alcool che prima dell' esperimento marcava, come diss!, i 3o gradi, ascese presso ai 32. La traspirazione si feoe sentire anmentata. Erano gia passati otto minuti , ma la salivazione mantenevasi ancora copiosa , la nausea costante : nuo\"i conati di vomito. Nel eomplesso delle forze mi sentiva indubitatamente pin debole : 11 respiro era un tal poco fre- quente anche nei mom(?nti di maggior tregua dei conati. Ai tredici miniiti i sintomi e le tui-be cominciavano a minorare : dopo il quarto d' ora tutto riducrvasi ad ua mal essere uui\ersale che non si puo fariimente espri- merc con parole : il polso dava 63 soli battiti. Quel vellicjimento alia eoia venne non di raro se<;tiito da una tossicolu lievissima : la nausea 6 ccssala , nu 353 EsrEK. cojvrr. dell AcyrA sembra Ji esscje ricn'iralo iicU' equililjiio mio nalui"a1e; Jiia i polsi [utlavia s'al/-ai)o al ill la dello 7-3, e vci'so le 77, 78. Siiio alio clue ponicricliane 1' irrllazlone alJa gola si va mauteaeu Jo or piu or meuo molesta ; le flatulenze prendono la stracla tlol retto , e persisle sempre quv?!!' indole Qtimento alia rci^ione dello stomaco clie si rende assai piu sensibile solto ample insnira- zioni. A qucslo punto il polso da le sole 72^ 73 ; il ventre sta cluuso in tutla la "iornata. ("oulro il mio solito una certa anoressia mi munve la nausea al solo aspetto dei cibi , e la prima impres- slone di un bolo suU' interno parele dello slomaco lo di'terniina quasi al vomito. II mio clbo 6 scai-sissimo « leggiero , Ic bibite vinose moderate mi sollevano , e gl' iiic:omodi tutti hanuo cessato gradatameitte prima di sera. La mattina si apre il venire naturalmente , e si continua a slave ottimamciitc. Sper, II. Osservata una dieta rigoi'osissima la sera del aa , m' alzai il aS parimenti di febbrajo, ed alia pre- *euza sempre de' cliiarissimi miei collegbi mi deter- minai pure di sperimentare su di me nella condizione vera di sanila 1 azione , qualunquc si fosse , di alcune gocce di acqua coobata di lauro-ceraso. Doj)0 avcre di fatto esaminato piu volte il mio polso che dava costantemente le 78 battite per ogni minuto prime, e dopo avere tenuta a calcolo la respirazione, il calor lermometrico , il traspirato cutaueo , lo stato delle forze fisicbe e morali , le escre/;ioni e secrezioni, furono vei'sate in quattro dramme circa di ac(pia pu- rissima sei gocce sole di acqua di lauro-ceraso coobata pero sei volte , e , come I'u detto , sperimenlala atti- Tissima. La dose anclie qui si voile da' miol araici ristretfa a queslo punto contro ogni mia ijisinuazionc, per as- suiuerue due gocce di piu. Appcna r ebbi dcglulita , cbe il mio polso , al quale altendevasi con accuratezza , fu trovalo talmente irre- golare, cbe duravasi fatica a tcner dietro ai battiti, TJu senso di lanouore invase tutta la mia maccliina. a CODBATA Df 1,A UKO-CErasO. SS^ segno che nou poteva determinarmi clic con . somma difficolta e peiia a cangiare situazioue scmplicemcnte agli arli : una scossa convulsiva gciieiiJe tonica , ma simile in tpialilic modo all'iijfluf'nza dcU' (leltrico , parve attaccarmi islanlancamcnU- tuUo il sislema miiscolarc. Esaminalo allora di nuovo il polso , fu trovato meno iiTcgolare, ma frequente sino alle 78, 79, moUe e piccolo; n6 la frcquonza di esso potea certamente ri- guardarsl dipondente da alterazione del morale , il quale posso ingenuamente accevlaro clie trovavasi in uuo statu di pei'fetta trauquillita. Al minuto e mezzo circa cominciarono i muscoli del collo ad entrare in qualche tensione , e tale die mi diventava penosissima, giacclie i posteriori retraevano il capo , mentrc gli aateriori alzavano e mettevano in forte distenslone la larinoe. T muscoli niassctori e cro- o tafiti si sentivano durissimi , e fm"ono talvolta si con- tiatti , rlie 1' inferiore maiidiJjola premeva coulro la su- periorc in istato di vero trisino. lo era presente a me stesso , e poteva invitarc i colleghi a rllevar bene col tatto e colla vista quanto si anilava manitestaudo ncl mio individuo. Verso i tre minuti il capo comiucio ad essere preso da ricorrenti convulsioni loniclie , ed alcuiio tenendolo fermo colle mani e bene stretta- luente, scmbrava procurarmi del sollievo. La vista a qiu'sto punto diventava ancli' essa alquauto torbida e coiifusa; i cai-atleri mi si rendevano inintelligibili , piu poi il senso di essi : tentai di reggci'mi sulle gambe , jiia i capoglri nou mel permisero ; mi vien detto die gli ocelli erano niolto lucidi, fissi , la pupilla dllatuta, e die pareva a tutti die mi trovassi molto nude ; gli arti supcriori erano inlcrpolatamente presi da tremori, e uei momenti di maggior trt-gua da frequenti sussulli; gli ijileriovi da una spossatezza inesjn-imibile ; il capo era coperto di sudori freddi , insieme alle estremita supe- liori ; la vespirazione era profonda ; il cuore, contro la rcgione del quale uno teueva costantemente la mano , batleva languidamenle, ed i polsi , i quali nou si vol- lero pcrder di vista uu mumeulo, craiio aiicU' essi Icuti, 'S6o ESrER. COMT. DEI.L AroiA piccoU, lalvollii irregolarissiiiii , noii ollrcpassanclo mai le 60, 67 : si Tu iiiccili sc iiili.'rnRlle.iScio per ilue voile. Verso i dioci iniiuili dalla prcsa di quclla sostauza il capo I'inianeva iudi)ljitalaiuciil(» piu lihero. Dope uu iusullo di trisnxj , in cui si voleva dagli amici ricorroro ad uu po' d' amnioiiiaca o di laudano, cl»' io ostiiuU<'imt^'"te ricusai di pnMidcrc , Ic cou\ul.sioiii faltesi gia piu Icggiori allacrarouo uiiicauKMile 1 infe- riore mamlibula con moviiiH'nli piulLoslo clonici , i quidi procurai invano di andar sos]irni Tiscuotejulomi da uu certo sla.lo di t(jrpore , sbadigliando ijisieme piu. volte. Fui accompagnato fuorl di casa , e bebbi un caffe ; \erso le due ni' accostai al cibo ordinario , ma mi maucava l' appetito necessario per approfittai'ne ; ua ovo solo liquido mi b.isto. Entro la giornala mi parve di cssere rienlrato nella salute di prima : la sera ml cibai con sommo appe- lilo: tutle le fuuzionl si eseguivauo iiuturahnente, tutto COOBATA DI tAUBO-CERASO. 56l evA in annoiria. Rijios.ii ti;inqnilla/nciite ^ ii^ mi avvidi iiiai ill iill( rioii sliiloini Ixiitlic le^'yicti'i. Tali liii'uiio i ('i . l\\. Dopo avert- istiluiti gli ("spdsti noiTnali fspe- rinu'iili iiilla inaiiitia clw ho detto, au coricai la sera del due iiiar/.o , a\(Mido picsi alle due poiiK^ridiane pochi cil>i V dclla j)iii lacilt- di^eshumi. La ifiHlliua vcgiieiite osscrvai il piii rigoroso digiuuo fino alle ore undicl : al (jiial puiito. siccMiiue eravanio d accordo, recatisi presso di inc 1 solilv llluslvi medirl e di\ersi aniici tulti al caso di potennj renderc coi loro noini piibhlica non meno che onorevole testimonianza , istituii , siceome mi era prefisso, qiicsto che segue espcrimento di coa- fronto. II mio polso misurato altrntamcnte da molti con diversi orologi ed in varj tempi , stando io sem])ie se- diitt), immobile ed in sllenzio, dava a giudizio di tutti c di me stesso le 7-5 pulsazioni in ogni minnto primo, Non potrei si faeilmtmle immaginare la causa di qufsta Jjenche leggiera alterazior»', tpiando non la ccrcassi nella mia fantasia ocrupata deiT ay venire, per qnanlo mi pei-- suadessi che potess' rssere tale da dovermi rimanere in tutta cahna. La respira/jone era natur.dissima , il tra- spirato eutaneo , il coloi'e , le secrezioni , le escrezioni apparenti ai sensi nell' equilibrio pei fetto di salute. Si voile eccedere in precauzione , e si tenne in prontq deir ammonlaca e del laudauo. Entio un tucchiajo ordinario di acqua fu versato «n grano e mez/o del consueto laii;uo emelico : Io stemprai in essa coll" apice del dito , e Io trasmisi cosi alio stomaeo. Provai , come e naturaie, nel monruento una lieve sensazione di fresco a motivo forse di quel poco d'aequa; ma il mio calor termometrico che era prima ai gi-adi Ho mlla scala di Ileaumur. non rimase altrrato all'istaTUe. -11 pnnio sintoniu elie coinpar\e fu quel vellicameuto JJii'l. Itul. T. L\. a4 36a wrER. tol^ir. dellacqua alia gola chc aveva sentlto allra volla, c clie mi di-f ATutava al([uan!o nioli'alu. Dopo im niimito v iiiiV.zo , preccduti gia da nnusca, da ptialismo , da awiliinir.lo , da iiiquicludiiie, da ri- brezzo , veimi preso da duo coiiali di vomito , in seguito ai quali , come per 1' ordinaiio , la cute s' inumidi , gli occhi cuminciaroiio a dar lagrime , gli arti ad avere qualche trcmoro. Momentl tlopo , ecro miovi c onati alijuanto piu iii- tcnsi d( i primi ; I balliti del cuoi'c , dei jiolsi che da clue medici non si abbandouarono mai, f'urono trovati sommamcnie ii-iegolarl , dimiiniili di foi'za , ma assai piu ffcqueuli di prima : non si pote piecisare il nu- mero deile pulsaz oni in ogni minulo prime. Comparveio per la terza volta tonati di vomito, e di tale iatensila , cUe fui obliligato piii d' una volta a bal- zare in piedi curvato all' iniiaiizi, cliiamando in opera, per vomitare , la maggior parte dei muscoli del corpo per cosi dire, ma sem])re inutilmente , ed ajutando persino colle maui 1' azioiie di (pulU dell addome. Ai— cuno mi regge\a il cipo, e mi vien ,d»'lto clie le giu- gulari eraiio sommamcnte turgide , il volto acceso , la congiiuitiva iiijettata , le mani tremule e fredde ; le gambe le sentia nou poco spossale. Credei essere questo il pin opportune momento : i sintomi che sogliono manilestarsi dopo 1 emetico mi parevano avvicinarsi all' aciune. Deglutii in pochissima acqua piu^a , presenti tulti , le sei gocce di quella di lauro-ceraso , semp, e coobata sei volte e di somma at- tivita , aspeltando seduto quanto sarebbe stato pei- av- venire dopo cio. Fatti esamiuare attentamente i miei polsi , conven- nero tutti i medici che battevano 85 volte in ogni minuto primo : il mio stomaco era preso da lieve ab- battimento si , ma non mi sentia piii ue la nausea , ne i conati di vomito; la salivazione cesso , c stetti per alcunl istanti in questo stato ch' io dissi di vera calma. Erano omai tre minuti che si era preso il lauro- ceraso, ed aspcttavusi iuv-no la scric ue' sintomi che COOBATA VI LAUftO-CERASO. 863 «*sso suole far si the si spicghino: ia sola vista viniase iilcuii [)(>co impodita da una sptcio di nuliecola , e gli oqgctti scml)ravano tr(;imili all' occliio : la saliva era uii jx) vi-cliio«a, e persistcx a tpiclla scnsazione di tui- lijiinciito alin rcirioiie e|)it;astrica: il calore aniinalo tro» vnsi apnavcntcincrilr u^ualc , nia il mcrcurio e discoso di (jiiasi uu ^>a(lo : Ic tiiaiii soiio copcrte di sudor! Ircddi, i ballili del cuoic si tro\aiio uoii poco deboli , «.'d i polsi daiino le So. Ai 20 luiiiiui la nausea e gla c«'ssala iuterameute ; lo sl.;to dei nuiscoli dclla faccia , del collo , dei>li avli e U pin nalutale ; la vellicazione alle fauci e seoni- parsa, il calore e inallerato: regna nella maccliina una certa inclina/.ioJie al riposo. Verso la mezz' era i poisi sono toniiiti alle 76 : tutto ^ naturale , eccetto 1' ap- petito. Le fuir/ioni pel riinaneute della gioniata si fan ve- dere regoLnissijue e in uii aceurdo peifelto : la mac- cliina in sonuna e fuor di ilubl)io in nn salutare equilibrio di sanila. L esperinuiilu acceunato esi^eva di essere invertito, e conveniva farlo : eccone breve- mente gli effetti ch ' ho potnta notare- Sfter. IV. II giorno nove marzo mi mantenni di- gimio sino alle ore dodici, essendomi covicalo la sera antecedente rontro il mio solilo con un solo bicchiere di ac(pia fiesca nello sJomaeo. La mia s;dule era fuor di dubbio perfetta , e le circoslanze lutte si trovavano pari a quelle che nel- r esposfo tentativn osservammo. Gli amici, fra i quali non pochi somniamente intelligenti delle cuse dellarte, m assistevano con uguale attenzione e pi*emura. Cre- dei inutile il tener pronti altri reageuti , cominciando a vedermi con qnesle due sole potenze, il Uirtaro an- timonialo e I'acipia di bnu'o-cerasn, nbbastanza sicuro. A ersai le sei gocco di quest' idtima , coobata se- condo il solito. in due dramme cW'ca di acqua puris- sim;», d(»po avere marcato attentamCi.te e replicatamente rile il polsn batteva 74 voile, clie il termonietro sotto la niia ascella segna\a i 29 e piii , e le deglutii ^icl °64 E^rER. coiNir. dell'acqua menlre die altri stava involqendo in uu' ostia il grajio c jnez'.o di tirlaro slibiato , e lo Iciica pronto in iiii curclilajo. Dojio qudla sensazione inoicsta, accoiiipagiiata prima da tnrb.!ineiito clio non sa|>ici fsprimerc , iiuli da laii- guore che scnibra i-islrello jua^giormente alia regioue epigastrica , ccco prima assai del iiiiuulo ripclali trc- mili npgli arli snprriorl e nciriufcriore mandibuh, indi ccrchio pcsanlc alia fiontr, tcnsione ai nnisroli dri collo, contrazione in (puili dclla niasticazioiu" , licmorl rlie cominciauo ad oslcndersi a tutlo il capo, \.impe die ascendono alio stesso , die allevano la visionc , die si rendono sensiblli sopraltullo nelle oreccliie; linuito, av- vilimeuto, rilU'cz/.o. Si crede S^iportuno il tcinpo , per essere 1' azione del tartaro antinio iaio (!i iialuia men diftusd^ile , e dopo avere rimaicalo die il termomelro segna i 3i ed il polso le 77 , mi vienc pre.-entato il tarlaio sti- ^iato insicme a poclie gocce di acqna , involto cvine ho detto , ed io !o assiimo. Dopo avere preso qncsla spede di bolo nelle fauci , senlii, non sciiza entrare in qn.dche turbamenlo , ed ectitarlo iiei c ircostanti _, die la deglutizione mi si rendeva impedita di modo , die per qu.into in' adoprassi , non poleva riescive a far battere all' emetico la strada della f'ariiige. Finalmenle lo de^lutii. Do,iO mi ininuto e mezzo, eceo una calmji perfetta di quasi direi ogiii siulomo. La respirazione stcssa nella quale poco prima esclu- dere non pot-ansi profonde e larglie inspiiazioni , i muscoli ddla faceia. della masticazione, d'l collo for- nano rapldaniente alia naturale condizione di pvinia ; la de.'lutiziono e fttta libera picnamenle ; il polso da le 75 battute , e poco dojio va al disotlo delle 70. II tartai'o emetico ( circostanza die merita ogni at- tenzione ) non mostra segno alcnno ddla sua ordina- ria azione , se si ecceltui quell* abnorme turbamento nello stomaco, die non e peio ne acrompagnalo da nausea ne da ptialismo, mollo meno da vouiilo. Q'.ial- COOEAT\ ni LAUnO-CEBASO. 365 clie flatulonza si dii-ii^c agil inlcstiai ; II calore al capo e sfoinnarso col r'mianentc , coinc lu cIlUo dcL 6iiita, piofonda , ora una seuzar.ione di cosa che si andisse agitando per entro alio stomaco , e cbe suseitava llatulenza , plialismo , vellicamento , nausea tale ehe ml reudeva assai proclivc al vomito. Uu' agitazione universale mi faceva irrequieto , iracoiido , e lo slato di qniete ei'a per me un vero stato d'angosci). Profonde iuspiiazioni mi si rendevano indispensabili. Nel passeggiare ch io mi faceva rntro la camera , non fu diflicile ehe m' av- vedessi essere le mie fov/.e notabilmente scmate : un c Tcliio pesanle ed in pavte dolofoso mi prendeva so- pra le orbite , e nan ma caroiio di fasi sentire con- lemporaneamcnte alciine fitte alia reglone dello sto- maco, il mal essere d« 1 <]uale si accrcsceva solto la pressione anehe la piu moderatu Erano i quattro minuti, ed il polso segnava sempi'e le 77 , 73 ; la sua foi-za tfovavasi diminuita non poco, e gla cominciava a seutiie una specie di 1 mguore uni- versale nella macchina elic pareva difTondcrsi dal ven- tricolo. II ealov tfvmometrico non die segno d' alteva- zione : il traspiralo cutanej pero crebbe sommamente sine a forma di vero sudore in mezzo a queste agita- zioni ; a qnnsta nausea , a qucsto ribrezzo ; mi venue un conato di vomilo , ma senza cffetto. Fui obbligato a sedere , Icjaendo clic un capngiro COOBATA Dl LAURO-CEBASO. 067 mi trovasse in abbandono , e mi avviJi allora die al- cuiii sussulti e tromori mi prcndevauo Icggermente gH arti. Erano oniai sci miiiiili, c tiitto manteiievasi presso a poco nollo stalo che ho espres.-o fin qui. ^'e^so i flieci m.inuti le co'^c miitarono senslbilmente i ri in nuxlo ilivcisd , iion e, a inio avviso, cosa tmto nial igcvole , ovc vu^liasi siip- poiTe die r una di esse possa essere susccltil)il(' ga/.ioni ehe , potiei forse ancli' io ripetere , piacei'ebbero a cento dotti ? Quand' anche pero non piaeessevo queste, die mi sembrano d' altronde le piu semplici , le meno irra- gioncvoli , le piu consone ai fatti or ora espusti, aiulro page abbastanza di avere somminislrato con pochi cspe- rimcnti avgomento si vasto al raziocinio di persone il- luminate dalla virtu. N.B. Alcuni miei eoUeglii di qnesta eitta ed altrl miei corrispondeiiti ed amici mi banno fatta coucor- dcmente la seguente domanda : <( Avetc voi avgomenti suffieienti per esdudin-e ogni (( sospelto che questa elisione, qnaluuque ella sia , delle (►( azioni die spiegarono gia separ itamtnite le due c( s'jstan/.e in quistione , non possa dijiendere in verun « mado dd imo bCu.nibio di Icj^.^i d' atiiuila , da uu:» r.OOlUTA DI I.AURO-CERASO. 871 V miitazioiio, o chimica coml)iiia/.ioue, in uua jjhioI.i, (( clio suljiscoMo i j)iiiicipj cu:n|>oiiciill ie medc'iiiiac, « anziche osizIoiie recipioea di delte sttstanze , la supjtosizione avnbbe certameute pi>- tulo essere e ragiouevole , e fors' audie giusli e ve- rissinia. Ma nd caso uostro 1' asi)etto ddla cosa dee ben considerarsi diversnmcnte. Quando , a ca.'^iou descmpio, vennero applicate xxx gocce di acqna di lauro-ceraso du[»o la mezza dramma di larlaro slibialo, 1' azione tli tpiest' ultimo trovavasi gia dilTusa a tutta la inacdiina , e:asi iiniversauz/.ata Jielle jiiirti di essa , avea destato in quella una specie di cccilamcnto , aveva , in una parola, operate diuu- inicamente. L' aj)plicazionc conscculiva ddlc xxx gocce di acqua. ^7^ ESrtK. COSIV. l»tLL ACyUA tli laiiro-coiaso , per arri\ ;irc dd cl'Mlerc i^ll cfrcUi tl( lla iiu.v.za drainiu.) di tart no cnictico ( cttctli clu* lasoiali proi^Tedirf avivlibcro i;ia poi'laU iilT animale la nioito ) , «l()\ovaiio adimqiu! rssc pun- aj^irc Jiiiaiuicamciite, dit^ {oiidcro , uiiivcMsalizxaif la loro a/.ioiie ; allrijiiciiti nun sar('b))oro inai giuiitr a to^liirc od a lac si die scoin- paiissc cio clit; aveva suscitato dapprima il tartaro emetico. Ne queste strssc XKX ^occc ])()l(:vano esse |)uro im- maginarsi c liimicanieule drctinijjosli; o (lecoinnoiiil)ili in qualche inodo da qiiclla porziono di lutiro sti- blato (he aA^essero per avveulura potulo iiicoiitrar nello stomaco; giacche in tal easo si sarebbe veduta subito la loro inutilita a modiiirare 1' eccitamento suscitalo dal tartaro emetieo stesso , e questo eccitamento nTcde- simo sareb])e rimasto jjernianenle almeno per qualclie tempo, inalterato , e non tm-balo da vei-un' altra iizfoi.e di poteii/,a clie si dit't'oude.sse all' universale ; il che cer*- tamente non puo dirsi avvenvito gianunai nei casi da noi esposli , e clie pure avrebbe du\iito succedcre. Ad esclusione tuLtavia di qualuuque quistione po- tesse insorgerc su di cio, sappiano i medici sin d' ora clie un chimico valente ed esperlissiino a me legato con vineoli d' amicizia , non prevenuto in alcua senso su qiu'sto avgomento, sta coa impegno oeeupaiidosi nel veriticafe per via di chimici sperimenti , ed unendo alle due sostanze in quistione ed uu jjo' d' acqua e saliva, ed umor deiresof'igo e succo gastrico e grado di calor animale , se realniente o no possa aver luogo tra i principj componenti Ic due sostanze uiio scaaibio qlialunque per Icggi di affinita. I risultamenti di siniili tenlativi saramio da me esposti nel segnito
  • o per le prolunde dottiJue allc cui fonti mi venue concesso u di altiiigflre in Parma , allorquando «jspressamente cola mi recai u per assistcre alle sue lezioai ed a quelle del sig. Rubini , due u liimi primarj delta medica scieuza. La piccolezza del mio dona verra u accolta da Lei Cun bonta , o mi e di dolce conlorto cLe questi II niiei teutativi uon ebbero altro scopo ciie di seguire i consiglj e it V esempio de' piii illustri prccettori nell' arte, e di servire alio sco- u> primento dell' indocile vero , die non mai si manifesta a' nostr' occhi (( se non a prezzo d' instaucabili sforzi di costanza e di osservazJone. (( E quiud' anciie nel presentarle il tenue mio lavoro , non altro « ottenessi clie di palesamii d' aDirno grato ed ossequioso, sarei pago (1 aliliastanz.i coll' apriimisi nijova oocasione di potere pubblicamente It dicliiararmi dell' osimio sig. professove devotissimo ed obbliga- <( tissimo n Reggio , il aS giugno 1817, Beroonzi. 3-4 APPKNDICE PART E T. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. N E G R O L O G I A. Abramo Lodaddio T'FeriXer. Entro v' e 1' altra luce , u* si profondo Saver fu messo , che se '1 vero e vero , A veder tunto non sui«» "1 secondo. Dante, Farad. Canto X. All' iiomo di grrtn gnn'o dene sempre in mentc : non potrehbe nnche qttesto e??er falso F Non o' lia mai voce jirofnrlta da lui ssnza rlfletslone. (i-razie sleno renduie agli uominl dl tal categoria , che talora rimescolano una qualcke cosa j se essa tende a cadere al fondo , nel che it niondo nostra e gloi^ane ancora. JYci non j)OS- Stamo lycr anco dicenir Chlnesi. ^ * LlCHTESBEUG. » T ERIVER mOTi a Dresda la sera del a8 di giugno , i" tta di 6-^ amni. Non «vendo mai avuto ne moglie , ne ft^liuoli , lu Stato en- trava dopo la morte sua ne' diritti de' piii prossimi congiunti. E fjuesto tanto piu , (juanto avea egli legato tutte le piopvieta sue, le • coUezioni , la bibliotec^ all' acrademia delle miiiieve a Freyherg ; con che veniva a morire senza facolta pfopiie. II re , che stlmava la persona sua , ordino che s' interrasse a spese dello Stato con tutta la magginr pompa poisibile. I servitori di covte auuuuziavano pub- lilioamcnte la cerimoiiia , ed il feretro fu da essi allo>Tato sul carro funebre. Quasi tutti i miiiistri , i pvesideati de' collegj e ijli uomiai i piu distinti dello sfato civile e militare apccomp.iguavauo il corpo di lui, in oncntc , sarcbhc stata data alle stampe , se il volere d' una rispeltabile e superiore antorita non avpsse imposto silenzio ad ogni ]}en fondato scrupolo. Sono state aggiunte in tine alcune note , quivi messe solo come spiegazioni di rio che il dioitore avea sotto gli oc- elli suoi. f)i Werner , ereatore della scienza sua , e primo fra i mi- neralogist! oggi viventi , converrebbe che parlasse solo qualcuno dei colleghi suoi ncUa scieijza e nell' arte. Ne la numernsa scuola di Werner, corredata di bei pregi in Freyberg e al di f iiori , abbisogua d' uno estralieo apologista. Dalla Francia , dalla Gran Brettagna e dal- r Italia risuoneranno verso noi bastanti Lodi di Werner. La pro- fondita e V ingennita germanica sapranno valutarle. Pure un abbozzo che conlenga non alfatto i delintainciiti del carattere di Werner , di Werner il molliplice scienziato^ il tenern amico degli uomini , si ricu- serebbe auche ad lui amico che non e iniziato ne' misterj delle scienz^ naturali , se questi non si facesse un sagro dovere di darlo colla mir glior fede , e nonforme alia pretta verita. Innanzi ad ogni altra cosa cliP del ritralto del drfunto , maestrevolmente dipiuto da GherardQ dt Riigelgfn , sia disposta una incisione in rame , degna dell' uomo • clel qiiadrii,e di questa si faccia acquislo per l.i *v.ila mineralojj;ica dtli'^ccademia di'llc uuuieie. . — Dre«da, il di j di lujjiio 1817. ' 3^6 A r p F. K t) I c K. Alloruz'ionc dl Carlo Auguitn Bottiprr. Splende intorno a noi il tPiro lumc ;li dicikj P Xjn Weintr e Tiiiiro. v Pfrsonaf^gi rospicui per le dignita prime dolio Slato , uomlni di ■ol)ilissiino more e ardeiiti amici delle scisnze i'orniaiio per volon- tario impulse di ammirazione f
  • ne clie bar- lara non fosse (i). \'oliinti('ri iioi ri arrestiamo rn fpi*"' Inoglii clie fan erano alte per- (i) Quanta e o. de^ldrrarc (Jip il glornale teruito da Wi'Tiier nel oingglo mo a Parigi. ^ I' anno 1S02 , trooisl fra 'I rftaggio de' mano- scritti siioi J e che non perisca! La presen'za sua in farigi fu con- gitinta colle dimostrazloni le nieno equivoclie dnlla ricoitoscenaa degU uomini vii>eTTti a' meriti suoi , le ette qui In Dresda ^ per mano d' una Studlaso giovane Scozzese , jigli nolo del jirofe; sore Adams dl Edlni- hourg J qun.ftordici giorn.l innanzl alki morte sun r rallegrossene ^ si Sent\ per esia rinvignnre , e cl aorebbe volenticri data rlspotta. ct La socicta che porta il nome vostro ( Wernerlan Society ) e in <( florido stato. La societa geologica di Londra e la socletd dl CI CornwalTts , che e sotto I' immediata protezione del re , coope- ii rano molto e con esemplare zelo a progresso di-lla mineralogia « che oggicVt si diffonle nell' isola nostra. In Oxford ^ Iktmhridge ^ il Londra , Glosgou , Cork ^ Uubllno e Belfast- sono state da jhico it tempo stabdlte speciall cattedre dl mineralogia , ed in bre\}e non ti sard sito ragguardei>ale del regno della Qrun Brtttagna eh£ non (I abbla un professor e proprio di min^ajogla '?., ' PARTE STEALS lEH A. 877 t<\nt <\a noi amate. E lo era da Werner 1' eminenza siilla quale ora Tcndlamo un estieino ufficio aU'estiiito da noi diletto. Ne' suoi via^gi da Freybej-iT a Diesda vedeva egli di qua le torri della capitate da cui r ainicizia e le arti gli tendeano bramosamente le braccia : dila- tavasi allora il suo petto , e piu voti e caldi tutti ne uscivano pel bene della patria e di colui che le e padre. Questo pog^gio , bello anche alio straniero , la cui vista faceva scintillare di gioja gli ocrhi del nostro aniico , allorcKe sten devasi il suo sguardo sulla paitipinosa valle deir Elba , chiamisi d' ora innanzi il Riposo di Werner. Qui iioi consegniamo le spoglie sue mortali ai deputati di qucUa citta ) la quale se fu testimonio piij vicino e piu costante della possanza • dello spleudore della sua aniina, giusto e che ottenga di conservare le care oeneri. Qui Dresda e Freyberg stiingonsi le mani iVaterne sul feretro dell' amato defuuto. Qui noi gli diamo 1' ultimo addio (i). Ah! perche 1' ultimo ? Quante volte presimo da lui commiato ab- bracciandoci , e quante volte ci abbracciammo nel rivederci, allorch^ a noi veniva pel piii nobilo di tutti gli oggetti, pel commercio delle idee , ond' era a jioi si ricco foute di luoro ! Son poche settimane , il vedemmo debole si , ma in apparenza ancor sano , e bisognoso soltanto di mediche cautele (2). Chi preveduto avrebbe die oggi ei piu non fosse ? Eri tu non pertanto , o mio diletto ainico , sulle soglie della vecchiaja pii'uo ancora del vigore di una sobria gioventii; (i) Le scene di terrore ^ dl cui la ricordaiiza attaccasi ad uii allTO monumcnto sulle altiire delle montngne meridionali delle coil~ trade nostre , licliiederebbono uiui espiazione per mezzo d' un pa- ci-fxco mOninnento. II ramoscello d' ol'wo stia accaiUo alia havca d'alloro. Werner prefcrii^a dl oenire a Dresda nclle ore del mezzo- glorrio , per liedere dalle alture dl Gorbltz la cara citta nel plena suo splendore. Se questa valle dell' Elba per la ricca sua eegeta- zloiie e coltura, e stata chlainata un vero glardlno , perche non, po- trebbed J fedell agll antlchl classicl costurnl j sltuar qui da noi nella frcquentissliiut Landstrasse un monwnento da giardiiio , un Cepotafio, (■i) iVerner era stato la prima nolta In Curlspad } essenUo gio^ iilnetto dl quattordlcl annl. Dopo d' allora ai-ea vlsltato quarantuna volte questa Dalle plena dl sorgentl dl Tnera\.nglle e d' interessanti pletre ; e I' esposizlone dl una tal eislta era alcuna volta contract camblata con un' aspra infermlta. SI comprende ora bene il tras- porto suo per quelle fontl di sunltn ^ le quail elsitate sel seltiuwn^ jilii innanzi avrebbero perosiinilmente rltardato per alcun tempo V Indicc dello scorrevole orluolo della vita. Ma egll posponeva ogni altro riguardo al rigido ademplmento de' dove ri suol , e nelle ul- titne settimane precedentl aW estrertM Infermita sua tenne tre sinQ w quattro lezlonl per giorno. Bihl. Ital T. IX. 25 378 APTEWDICe. liete erano le tue idee , soLlimi i progetti tuoi (i). Movea placid* il tuo spu-ito nel tempio della Natura , ma era eonsapevole del suo potere. Gia tu coiioscevi per lungo uso gran parte de' piu reconditi recessi ne' (p.iali la scienza si asconde, e gli ornavi immaginando, e 1' ingegnosa mente aprivasi innanzi de' sempre nuovi seiitieri. Amnii- ravaiio molti da lurgi i tuoi passi , ma pochi eran capaci di scguirli, « mal tentando, inganuaronsi sulTorme tue. Precorse il tuo genio osser- Tatore la piu lontana posterita , e luce vedesti di sereno mattino ove r occhio nostro non ravvisava ancora clie notturne tenebre. Pero tu. «ffaticavi nel diradarle. Ma forse questa nostra eta non era abbastanza preparata a tanto lume. Colui dal quale ogni luce d^riva, ti chiamo ad altre region! piu ricclie di Sole. Noi ti siamo sopravvissuti e piangiamo. Ne e dolor vile quello clie ci opprime. Siamo orgogliosi d' essere itati concittadini j contemporanei , seguaci , amici ^ discepoli di un «omo il cui nome e chiaro fra gli inventor! nel tempio della Gloria. Creatore della scienza mineralogica , egli vivra suUe labbra e nel cuor di mille discepoli fiuche vi saranno miniere. O Lilienstein ! , di cui ora la luna irradia le rime , o are della Natura ! o basalti di Stolpen ! scrivete sulle vostre fronli il nome di Werner! Scrivasi in. ogni aiigolo dei sotterranei lablrinti di Freyberg. Scrivasi sulle pareti di quella Ulustre scuola a cui crebbe. II tramanderanno a' piu remoti nepoti i doni suoi , che tuttavia albergano parte dello spirito suo. II diranno a tutti i paesi del mondo i suoi allievi (a). Una schiera (i) Specialmente degll studj generali delle lingue , per mezzo d' un glossario poliglotto e di un etimologico comune , al quale scopo IVerner ai>ea disposto una lunsa serie d' ingegnose tavolette intorno alia sinonimia delle voci radicali nelle piu antiche lingue primitive ^- dellu strate gia j della quale pnrlando con esercitati guer- rierij era sovente soggetto di meraiiglie pel suo col po d' occhio nella cognizione del terreru) j della numismatica j in ajuto della quale negli ultimi otto anni uvea egli fatto acquisto d' una preziosa raccolta di monetej ed una biblioteca delle opere le piu dispendiose intorno air anfichUa ; delta medicina , di cui con passione procurui-'a esten- dere in se medesimo la cognizione mediante la lettura e i discoisi. (2) Siami pemiesso , dopo una puhblica notizia la quale apparve gia nel i8i4 j di citare qui i seguenti nomi : barone di Stein j conte Gessler , capitano delle miniere de Meding ; baron de Podmaniski e conte Petting j antichi capi delle miniere di Tramibania e di Boemia ; Fausto e Giuseppe Delhujar ^ Fragoso di Signeira ^ d'An- drada , Huukins , Vatt , Jamieson , d'Aubuisson , Signor de Fil- lefosse , Meyer in Aaruu , de Gruner , generate Komarziewsky , Steffons , Esmark j Engelhard , Wiedenmann , Francesco e Giu- seppe Baader , Ullman . de Buck , Alcssandro de Huhihold , dr. Schlotheim ,■ Mohs , Huberle ^ Schmieder ed ultri. PARTE STRAMERA. 879 4i e«ri pressoohe innumerevole potra presentare a Ini ne'cieli questo cniaggio clic or tributiaiiio al suo merito. Se tutti colore die ancor vivono, e a quali non giungera 1' avviso di sua morte che dopo al- <"uni nioii , fossero qui in questo cerchio , ali quanto ii ei>tende- rebbe ! E se queili che prima di lui dormirono in Dio , potessero a noi era avvicinarsi , da quale e quanta scliiera di sacri spiriti noii sarcuiino noi circondati ? Coinpagui afflitti , noi siamo in questo memento i rappresentanti d' una jiatria araorosa e de' riconoscenti contemporanei. Anche Fe- derico Augusto volge uno sguardo pio a questa lugubre cerimonia. Egli stcsso fregio il petto dell' estinto coll' insegna della fedelti e del merito. Werner mori con un foglio nelle mani che a lui diress* •morosissjmo il nipote di Federico , e quella carta bagno di lagrime di gratitudine. La Sassouia e superba di si gran figlio. Niuno fra i dotti di questo secolo puo sperare al pari di Werner che il suo nome suoni applaudito sulle rive della Plata e su quelle del Gauge. Ma a noi clie fummo a lui pivi d' appresso erano noti non solo i nieriti scientifici , ma quella pure rarissima generosita d' animo e qiiel irressistibile amore col quale egli moveasi, senza avvederseue , ad aJjbracciare tutti coloro (he approssimavansi a lui. E pero 1' uonio sapiente, 1' insaziaLile investigatore della natura non potea piegarsi ad insegnare scrivendo, ma volendo dividere tutto co' suoi discepoli quanto poteva e sapeva , oomunicava a voce ogni sua invenzione • t'giii precelto , come padre a figlio. II petto suo non era gonfiato dalla persuasione ne gelato dull' egoi^mo. Ogni avvcnimeuto politico il rendeva piu amico de' popoli. II suo cuore fu sempre commosso dai puiibliti afianni , come £a lieto de' co- Uiuni vantage;!. Ne per moiicanza di tenera indole rinunzio' egli volontario a" soavi vinroli di sposo e di padre , quasiche impedir gli potessero di tutto dedicarsi alio studio e all' inseguamento alfrui. No : ogni uomo , e se infelice , era ancor piu il fratel suo : ogni allievo era nn figlio , e figlio era la souola che riccamente doto. Caritatevolo sempre , il fu pure coUa medicina j e poiche la natura pareva gl^ rivelasse le sue leggi e i suoi misteri , uso faceane nel confortar lo angoscie de' niiseri oppress! da malattia. La religione finalinente, « religlune senza ostentazioiie , gli apriva le porle del cielo (i). Qujle (i) L' intiera I'ita sua fu una fe dele pratica de' doverl che c' itn. />oiie la pura religione di Cristo. Legf;e<;a con critica rijlessione gli scrlttl teolngici ; scunteoa pensoso il capo _, unchc neW infennit^ sua , circa la nuova edizione del convito di Teodulo y facea folon- ticri uso ne' soggetti di grat^e importanza delle espressioni scritturati. , ed esorta>>a a frequentarc il dit;in sercizio gli scolari suoi ^ a' tptnli 30eente anclie mette\>a in cuore le regale della morale cristuuia j nvUv ore mcdesime ch' erano dettinate al di\)ino pubblico '^e.'^izio. 38o A r r EW D ic t. t!\ fosse , o miglior uomo , o fra sapienti il pii» grand* , e a Queglj nolo soltanto che pesa colassu con giusta bilancia ogni umana azloiie , e cKe pertlona a liii e a noi le debolezze e gli eriori ^ per amor di Colid che e 1' amore istesso. Poco fa P ultimo crepuscolo indorava questo coUe. Fra poche ore il primo raggio dell' alba lo salutera. Intorno a noi e gia notte. Questi che dolcemente lascio la vita , tlene fissi gli occhi in un altro sole, al quale fanno corona tutti i soli, tutte le terre e le liuie. Ivi niuua notte apparlsce. Or via , la sete che Werner ebbe della lues e r amor suo del giusto siano a noi di modello , onde possiamo cola seguirlo , secondo il cenno che a noi fara il Genio della morte. Noi promettiamo di accrescere cio che Werner creo e d' onorare le sue jstituzioni. Si , noi accresceremo cio clie creasli , noi onoreremo !• opere tue. Addio Werner. v Avticolo biografico di Tf'^ERNER, cavato dal Gioinale di Lipsia del la di luglio 1817, N." 184. XABr.AMO Lodaddio Werner, consigliere delle mini ere , cavaliere del R. Ordine civile del merito di Sassonia , niorto il di 3o di giugno di quest' anno in Dresda, fra le braccia degli amici suoi e dell' unica di lui sorella che quivi accorsa era dalla Siesia , era nato il di i5 di settembre dell' anno i^5o. Fu dal padre suo , ch' era ispettore d' una minieia di ferro a Wehrau sul Queiss nella Lusazia superiore , de- stinato fin dalla prima giovinezza ad un simile genere d' occupazioni. Ricevette egli la prima istituzione nella scuola di Bunzlau , dove non pertanto toccogli una scarsa istruzione ; dopo alquanti auni ardo all'accademia delle miniere a Freyberg, ed indi ail' universita di Lipsia, dove molto diessi alle scienze di storia naturale e del diritto ; e sopra tutto nel primo ramo gloriossi di strignere una grande intimita , alcuni anui appresso , co' due fratelli , distinti naturalisti , Giovanni Carlo e Giovanni Samuele Fidoaddio Gebler. Occupavalo gia nel- r Universita la dottrina de' fossili per gli esterni caratteri loro , in clie fu egli favorito da un singolare acume nel senso della vista ; e jiell' anno 1774 5 essendo ancor quivi , diede alia luce quel noto scritto che anche oggi e riguardato come la base dell' intiera sua crittognosia. Poco dopo fu chiamato in Freyberg, per dirigervi il gabinetto di storia naturale di quel tempo, e per tcnervi scuola. Cola lo sguardo suo, di buon'ora accostumato ad osservare e a classificare, trovonne la materia la piu propizia. Estendendo ogni giorno i limiti della sci in pol , coii5ij;liere dt-lla commissione iIpIIp minier* , e dal 1800 consifjflirie delle niiniere , prendeva parte nella clirezioiic deir acradptnia , ugiialnicnte clie negll affari dell' ainminijtiaziono. Due istitiirioni meritaiio cfui d'esscre mentovate con partioolar onore. t' uso dcir acifua tirata dall' iiiterno delle miniere , opcrazione inro- miiioiata nel I'jSG nella piii gran parte delle galleriele pin profonde , onde guadagnare 1' acqua per gli usi esterni ; e qiipsto sorprendente canale , ed in particolare il canale artificiale di Diirentlial co' suoi •cavi orizzontali racchiusi fra miira , e condotto gia per I estensione di piu leghe,5ono principalmf nte opera sua, cjiiantunque Sche.-chler ne avesse fatto il progetto e Tjampe it calcolo ; opera la quale , mere?! i mezzi di rontinuo dati dalla munifirenza di S. M. il Re, f; tutt" ora proseguita. La descrizione mineralogloa e la formazione della pianta di tutta la Sassonia , I'atta nel silenzio , fra lo spazio di venti anni , e distribuita per distretti fra gli scolari suoi , lavori clie promettono nn giorno alia patria nostra una carta mineralogica d' una esattezza c d' una estensione di cui null' altro paese avranne la simile , usci- vano da lui , ed erano sempre da esse dirette colla piii niinuta di- ligenza. La coUezione di minerali , unica pel suo compiuto assorti- mento e per la scientifica ordinazione , composta di pin di centomlla pezzi ^ di cui pel mezzo d' un contratto vitalizio la rendlta stessa i-icade all' istituto , e una preziosa proprieta dell' accademia delle miniere di Freyberg,ede ad essa destinato un particolare ispettore. Werner conosciuto ed estimate da per tutto pe' viaggi fatti per entro e fnori della Germania , era nieuxbro dell' istituto di Francia e delle piu distinte accademie. Non solamente la societa da lui detta Werneriana , ma i professori della mineralogia Werneriana stabiliti recentemente a Oxford , Cambridge , Londra , Glaskou , Cork , Dublino e Belfast , fondavano la sua antorita nelle isole bri- tauniclie e nelle colonie. La modestia , il piu bell' ornamento degli iiomini insigni , ed il candore erano i tratti luminosi dell' amabile suo carattere. II re e la patria sua erano per lui il colmo delle oos» umane. E pero ricusavasi egli costantemente ad ogn' invito ne' paesi stranieri , per quanto fosse brillante. E pero la floridezza dell' isti- tuto , di cm era il sostegno principale , valeva a lui tutto. II prodotto della vita sua ed il profitto delle di lui opere e stato da lui stesso assetmato esclusivameute a questo istituto. Portava tutti gli uomini pel petto, suo. Era soccorrevole fin dove e per quauto poteva. Era tanto nobile uomo , quanto profoudo scienziato. 38S PARTE IL SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OTERE rERIODICHE. Giornale di medicina pratica del sig. cav. T^aleriano Luigi Brera y consigliere attuale di S. M. I. B. A- , ec. — Veuezia , 1 8 1 7 , Jasc. XXXIII della serie , '6P bimestre , maggio e giugno. Sez. I. J^ I'BBJ suW indole contagiosa della scar- lattina ; nota del si^. dott. Domenico Greco , profes- sore di paiologia nella Begia Universitd di Palermo. — Prctende 1' autore di qiiesta nota che la scai'lattina sia contagiosa soltanto allorche si associa ad una fcbbre nervosa ed all' angina gangrenosa. Gonfuta le asser- zioni contrarie del Pinel e del Frank per sostenere che la semplice scarlattina puo essere molte volte epi- demica o sporadica e non attaccaticcia , come lo fu , a parer suo , quella che domino in Palermo ncl 1 8 1 6. Gli argomentl principali di cui si fa forte 1' autore sono : la scarlattina non e esotlca , non predomina in uno piu che in altro paese , non ^ suscettiva di es- sere trasportata da un luogo nell' altro per mezzo della lana , della tela , e di simUi conduttorl de' piu peri- colosi contagi , quail sono il vajuolo , la rosolia , ec. : si sono trascurati per molti secoli gli stabillmenti di Profdassi ad onta che queslo csautema regnasse flu dai tempi d'Ippocrate , e non per cio fece raaggiore strage ne si diffuse piu di quello che serpeggi a' nostri giorni in mezzo ai piu scrupolosi provvedimenti sanitarli. jN'ou ci occupcrcmo di discutere qucsta opinione del dott. Greco , che potrebbe incoiitrare molte difflcolla. iNla diiemo syltauto che iu fatto di morbi cou sospetto 384 A r P*E N P I C E. di conlaglo , ailrorclu"' iion sia diinoslralissiino il pe- I'icolo , nou sono m.ii (lanimsi i inezzl pvcscrvutivi, mcu- tre lo puo ess( re «n' ardita lusiuga d' andai'ne immuni. Scopo dell' avio s.thilave t; l;i prosperita fisica e non r oconoiiiia drlle nazioiii. jNell 1 Si'zioiifi IT si (la im cstralto dcU' opera del prof. ^ iui enzo Piacclie'lU , Delia stiiiffuiay delle fan- ;:.ioin e lUAlv inalallie della midolla spin ale , della quale noi abl)ianio parlato nei fHScIcoli dJ qiiesta BI- blioteca XVIII, XIX del prossimo scorso anno. Se si e( celtua un breve cenno del dott. Mantovanl sulla on \e- PARTE ITALIAKA. 385 nivano cpvtamenfe tl;ii rciii ne dalla vescica, non aveu- donc r infermo veioin sintoma da fame dubilare. Mnlattia rV iit.ero , singolare ed interessantissima ; slot ill (onninicata rial sig. Lamliiii, cliirurgo in Livorno, all' arch iatro sig. flult. Luigi Fianh in Paima. — Una donna softViva gia da qu.dche inosi dolovi dell' ulcro e perdito di saiigue , die si altrrnavano con iscolo di siero-icoroso , giallo, ftiido. Era stala plu volte inlV-tla da morbi sifilitici, per cui si temea d' antica magagna venere^a. Esjilorata la niati'ice da mano chirurgica, di(^ a senlirc nella parte postcriore del coUo una durezza circoscritta iueguale , clie fu gindicata per iin tumore scirroso proveniente forse da Ine gallica. Fu medicata r infeinia con i mcicvuiali, c ill' estratto di cicuta, con d< cozione di cliiua , con injezioni d' acldo nilrico al- lungato neir acqua , e sotto questa cura , clie sostenne per due mesi , ebbe qnalche miglioramento ; ma poi fu assalita da fortissinii dolori, e tra replicate contrazioni deir ulcro niando fuori un corpo molle di figura oblunga, e diu'o in una dclle due estreniita. Coll' uscita di quel corpo cesso 1' emorragia , e la donna ricupero in breve tempo la sua salute. II corpo cspiUso della matrice avea i caratteri d ima placenta ripiegata nel suo centro per il lungo, rappresentante la figura di un grano di caffe col- I'aperlura nel mezzo. Aperta nel suo mezzo qucUa pla-^ centa , si trovo un uovo involto d' una pellicola biuna ri- piena di un iluido giallastro tendente al nero. Avremmo volontieri notato V eta dell' inferma , e la giusta durata della presente malattia , se 1' A. non avesse dimenticato queste circostanze. Interessanlc riconosclamo noi pure ii case narrato , ma non cosi singolare che sia poi rarissima la menorragia procedente da deviazione e sinistro coUoeamento deli' uovo e della placenta. INella sezione IV , vavietd, si da noti/.ia di uno snitto pubblieato sulle malattie veneree tolto lu'gli opuscoli di JN'icola Scillazio ( Nicolai Sfjllatii ) sici- liano , stampati in Pavia nel 1496. Apparisce da quel frammento che gli Spagnuoli e gl' Italiani incolpavano i I'nncesi d' aver portato ueile loro ter, e lui morbo allaltu uuovo. o86 A r r F ■N' n J c £. Termina quosto fascicolo coU' Elogio del professors Pietro MaiteUi Lconardi _, letto neW accarlemia luc- rhese da Liii^i Pacini. — Nacque il Martelli in Lucca I'anno I 764. Studio mctllclna in Pavia sotto la scoria dello Spallanzani , del Volta , dcUo Scopoll e dello Scarpa ; indi in Torino. Fu iiominato piofessore di chimica- farniiccutica nell' Universita di Lucca. Mentre sosleaeva quell' onoi'evole carica pubhlico una dissertazione chi- mica de pure , in cui stabili che la sostanza terreo- ealisia discioglie il pus , che la calce ha maggiov afli- nita con 1' olio dello stesso pus di quello che con esse abbiane 1' ammoniaca , che quella terra precipita il pus sotto fol'ma di fiocchi , formando col sapone animale del pus un sapone calcare , e finalmente che il pus contiene 1' ossifosfato ammoniacale e 1' ammoniaca in parte liberi ed in parte concreti con 1' olio del pus- Quest' unica produzione lascio alia posterita il bene- merito professore Martelli , il quale cesso di vlvere nel dicenibre del 1 8 1 6. Fasc.XXXJ^ delta serie, 5." bim., settemhre e ottohre. Sez. I. Idrope peritoneale con singolari e strani ac- compagnamenti. Osservazioni del sig. cav. Luigi u4.n- geli J professore di medicina e cliirurgia in Imola. — Una donna comincio a sofTrire in eta di 2,8 anni sconcerti di digestionc, che dopo alcuni mesi fui'ono giudicati provenienti da ostruzione del fegato. Duro la malattia ben tredici anni, nel quale spazio di tempo il ventre crebbe ad enorme volume. Oltenne qualche soUievo dali' uso delle unzioni mercuriali ; ma in fine si fece ascitica. Fu operata colla pai'acentesi , per cui mando fuori dall addome 3 2. libbre di siero. Quattro giorni dopo r operazione comincio a gemerle dall' oinbelico materia sierosa in copla , e ad uscirne molte idatidi piene di un fluido llmpido. AH' idrope si conglunse la febbre con vaniloquio, che la portarono alia tomba. Nel cadavere si trovo una quantita di idatidi , alcune di grossa mole, altre della grandezza di una mela e di una noce , fra una lamina e 1' altra del peritloneo , che oc- cupavauo la mag^nor parte della regiou* ipogaslrica. La r\nTE ITALIA^A. 887 mil/.f* na rvrsrinta a straortlinario volume, 11 fcgato era di due lerzi piu j^iando del solito , alterato nella s«j- stan/a , ma non molto iiidurilo. II pancreas era pur inejrossalo o rcsistento solto il collello. L autoi'C ci ri- corda clie due casi siinili si trovano segnatamente re- gistrall nolle oncre di mediclna, uno osservato dal Mead e r altro dal Bourdet, clie ne pubLlico la storia uel BollettJno delle me<]lclie sclenze di Parigi dell' anno 1811. Tra le varle congotlure che fiirono linninglnalfr sulla natura dl queste idatidi, raulori; favorisc;- quella di credcM'le vcrl anlmall , e dl doverle classlficare fia i vermi vcsclcolari, dlstlnguendoll col nome A' accfnlocisti. Gil articoll dl qucsto fasclcolo del cpjall non fac- ciamo men/.lone , sono In parte di mediclna stranlera, ed in paite trattano di opere italiane di cui uoi ab- blamo dato mollo prima sufficicnle raglonc. CORRISPONDEiNZA. Sijiiarcio cli lettcra del dottore ^F.RoyilKI al Diictlore del/a Biblioteca Italiana. Cremona, il lO settembre 1817. La prego pol di far sentire i miei sinceri ringraziamenti al- 1' ornatissimo autore dell' estratto del mio Saggio siilla genesi e CHra dell" iJrope inserito nel N. XIX del di lei cccellente (iiornale , per le lodi die ha voluto compartirml , e per la biiona opinione che ha di me esternata, non taoendogli pero che avrei desiderate vi avess* posto alquanto maggiore attcuzione, mentre allora avrehbe forse omes5« «lcune di quelle sue considerazioni. E per cagion d' esempio , noii mi »vrebbe latto il rimprovero di non essere state ahhastanza giustn ▼erso i modernl medici , perche non ho ritati quelli che riteiigono ••sere alcune volte 1' idropisia una malattia iiifiammatoria , o stenica tecondo i patalogi delle diatesi , e che hanno lalte clelle guarigioni dell.1 medesima coi salassi. Quando accennando la riforma del brow- nianismo fatta in Italia dall' iUustre Gio. Pietro Frank, srrissi si ri- tenne che qualche volta ( 1' idropisia ) assumere pote^se anche la contruria ( diatesi stenica ) , ho beu oreduto di esprimere che tjue- •t' opinione si era quasi univcrsalizzata fra i medici. E per vtrita se avesii volute nel senso suo esser phisto verso i moderni , ben altro che quelli du asso ricordati , uvi^u dovuto citare prtsso che tutti * 388 A r i" E i\ D I c E. kuoni mcdici del mondo; e volcndo riportare tntle le guarigioni «J' idropisia coU' emissionl di sanjjuc ottenute che trovansi ne' varj giornali medioi d' Europa , a qual inole non sarebbn presto presto venuto il mio libro (i) ? Ma in quest' omissione ( oltre di che ognuno avra visfo olie la dissertazione del dott. Grapengiesser da esso ac- cennaia come da me omessa, fu appunto citata alia sesta annotazione ) chi mai sapra ravvisare I' ingiustizia di cui egli m' accusa ? Tolgono forse qualclie cosa alia novita della mia teorica sulla genesi d' ogni idrope tiitti gli scritti su quest' argomento , ne' quali si fa cenno d' idro- pisie guarite con evacuazioui taiiguigne o spontanee o artiilciali , e ve- desi avrertito clie queste non debbono pui-e trascurarsi nella cura di alcuni rari casi di questa malattia ; mentre se si tratta di quelli an- teriori a Bro'mi , alio spiegarne la genesi non fanno clie parlarci di ■plettora o generate o parziale ( che e ben tutt' altra cosa che la flo- gosi , essendo quella una mera ipotesi patologica, e questa un fatto sensibilissimo ) ; e se inteudesi di quelli posteriori alia prima riforraa del brownianismo , non si vede ripetuto che il breve gergo della loro diatesl iperstenica, qual causa prossima di qvielle idropisie. E su questo difatti come mai , se avesse attentamente considerati i cap. II, III, IV, VII, X, avrebbe potuto dire che se il Jlasori e molti altri atnatio rneglio di atnmettere la diatesl stenica ^ anzi che una particolare secrezione morhosa e propria di un oscuro processo della fiogosl , sono forse uguall le difficolta che s'incontrano per soste- nere I' una o I altra di queste ipotesi ? Si chiamera ipotesi che la fiogosi sia causa dell' idrope, dopo che ho dimostrato essere un fatto talmente incoucusso, che fin anco e spesso spesso sensibile, che 1' idrope e la flogosi ( la quale non e certamente iin' astrazione , im quid ipo- tefico, maun fatto abbastauza conosciuto, in quanto almeno alle piii sensibili condizioni che lo costituiscono ) sono due fatti patologici, se- coiado gli attuali nostri lumi, fra loro immediatameute legati e pre- cisamente nel senso che quello sia sempre generato da questo (a) ? (i) Altro e citare tuttl gli autori che trattarono di un argomento, altro e dinienticame I principali ^ come ha fatto il dott. Geromini. ( Questa e le seguenti sono postille dell' Estensora in risposta ). (2) Che I' idropisia sia talvolta effetto dell' infiamm-azlone , con- cediamo J ma che lo debba essere in ogni caso , non ne siaino jjunto persuasi. Queste sentenze , dettate dalla fantasia e promulgate con sicuranza orgogUosa , non possono illudere che qualche medico da tacolino j il quale non ahbia mai eisitato inferml. I nostri spedall abbondano d' Infellcl ahitatorl di campagne paludose , i quail sono fattl idropici in conseguenza di trascurate febbrl periodiche r di croniche dlarree , o semplicemcnte In grazla dl lunghl stent!, tostenuti fra i disagi della povertii _, c/ic djpo d' ut-'erli Ischclcliitl PARTE ITALIANA. 889 8a 1' ornatUsimo critico cosa sarehbe stato ipotctioo ? tutto cio che avcssi avanzato per ispiegarc, sicconie -i e I'atto fin d' ora , il come »up(.fJe (juella morbosa effusione sierosa che 1' idrope costituisce. Ma io uemico appunto Jicliiarato delle ipotesi, dissi clie su cio nulla sa- peva , siccome nulla si sa del modo con ciii si effettuano le divf^rse secrezioni umorali ; nc m' importava saperne , perche in medicina cuando al)biamo scoperto il fatto patologico da cui e sempre prrce- duta la formazione di quello in quistione , e che il rinvenuto fatlo patolou-ico generatore e da noi abbastanza conosciuto , in quanto al- meno alle condizioni estenie ed interne alia macchina animale sotto le quali si forma, ai mezzi coi quali se ne impcdisee la genesi , od esistente si vince ( siccome e la flogosi ) , abbiamo fatto abbastanza se lo scopo delle mediche ricerche quello e d' impedire la forma- zione de' mali , e generati di debellarli. Come dunque poteva ei dire essere ngiuili le dlfficolta che s' incontrano in amraettere per causa deir idrope o la flogosi , o la diatesi stenica , dope che d'altra parte ho evidentemente diniostrato essere questa ( siccome la contraria ), nel sense in cui tutt' ora 1' inteudono i patologi eccitabilisti, una condi- zione o disposlzione patologica , non solo meramente ipotetica ed astratta , ma di una divisa talmente vaga e proteiforme , che ben di rado si rinviene nei fatti cui credesi applicare , e volendo ritenerla come causa deir idrope , rende anzi inconcepibile la di lei formazione e ine- splicaliili moltissimi dei fatti alia sua guarigione apparteneuti (i) ? Inoltre quel contrapporre che fa all' idea da me esposta della costanta presenza dell' albumina nell' umore idropico il contrario senllmeuto del sig. Odier, non mostra essergli sfuggita la ventinovesima anno- li conduce ad irrrparabUi cfjusionl sicrose. Si oedono pure non rare volte pellagrosi perire d' idropisia slntomatica. Mille aitfori c' m- segnano che le frequenti emorragie conducono le persone di gracile complessione all' idropina. Piacesse al cielo che fossero sempre in- fiammazioni J che in tal case non sarcbbero le idropisie tante eolte incurahili ! Ma contro la temerita di una ipotesi nulla oalgono i fatti J e la natura o deve cangiar leggi j o I' umanitd andar vit~ tima dei fistemi. (i) La dottrina delle diatesi pub splegar tutto colla stessa pro- habilita almeno di rpirlla dell' A- I giadi di^ersi della flogosi conispondono alia niisura della diatesi stenica , gU effetti del versato Jluido morboso presentano spesso I' opposta condlzione della macchina animale. V Iw, perb una differenza importante . JS^el si- stema degli eccitabilisti si ammette che I' idropisia pub nascere primitivamente anche da oera debolezza j in quello del dott. Gero- mini sempre incomincia colla flogosi, di cui non e che un cffetto ; In qual teorica sarebbe molte volte perniciosa nell' esercizio del- V arte. 39^ Arr. rvRTE italiak'a. t.izione^ in cui appunro a questi rispondo ed al sig. Mairet ' (r). E <£ual difiicolta. ha egli mai creduto di opporre alia mia teoiica, clie qucU' umore albiimiuoso sia sempre lavorato dalla tlogosi , col dire che potvi'bbc accadcrp per la ineccanica dllatazione de' van che^ oppressl dal morboso afjlusso d' uniori^ laiciano trapelare nel tessuto de' ei- sceri e nelle cai^itn del corpo il slero e I' albumina coiicrescibileF Come noil bi e accorto che con ci6 ipotetlnampnte pero eiiunciava ap- puiito delle coudizioui ohe forse potrebbero conoorrere a costituire piu iutimamente clic iion ca lo svelano i sensi , lo stato patologico flogosi del to , ed anzi piu precisainento quel tal grado di esso die il fluidu roiiciescibile lavora ? E qui iuclincrei pure ad attribuire a di- ifetto di riflessioue sulla nota ottava 1' obbiezioiie falta all' opinione die i diuretici , i sudoriferi , 1 purganti promovino le relative eva- cuazioni umorali per ia loro rispettivamente diversa azione di mero rontatto del tutto fisica , che dissi irritaiite , col chiedermi il perchft Ja canfora , I' animoiilaca , i liquori splritosi , che irritano es si pure e ceitamcnte interi agiscoiio sui villi intestinuli , non operano come purgaiiti. JVla oltre di rispondere alia lunga coUe mie idee ivi svi- luppate suir azione fisica e vitale delle diverse sostanze , non potrei irevemente dire die cio dipende da quell' istesso perche , pel qual* il contatto del muriato di soda non eccita la medesima sensazione die quello del nitrato di potassa ? ec. ec. (2). Finalinente non so come abbia potuto credere di fare obbiezione alia da me dimostrata coiivenjenza degli evacuanti in ogui caso d' idrope col riportare che Cardano e Tissot temevano molto dall' uso de' forti e ripetuti purganti in alcuni casi d' idropisia. Questi casi saranno stati appunto simili a quello riferito nel mio Saggio, che dimostra la necessita di usare de' ri- med] evacuativi e d' inlVamettervi altresi 1' uso de' corroboranti (3). (i) Abbiamo rtportato le parole stesse del celebre Odier par (li- ma strare che la opinione di lui su questo soggetto non e punto dubbia J ma assoluta ed appoggiata a sperhnenti ripetuti^ cio che mostro di non sapere il dott. Gerornini nella nota 29 al suo libro , in cui si sbriga alia meglio con quella sua mera conghicttura dei varj gradi della Jlogosi. (2) Qui l' autore non risponde alle nostre obbiezloni. S' egli non conosce la ragione per cui il muriato di soda non produce sul corpo gh stessi effetti del nitrato di potassa ^ come poi si acutamenta f^ede e distingue I' azione composta della digitale ? (3) Cardano e Tissot fed abbiamo citato questi due per solo modo d' esempio fra moltissimi scrittori classici che avrcmmo po- tuto accennare ) parlano dell' idropisia in generate consideratUj e (jutndi della masshna parte dei casi che capitano in praticaj ponendo iruccc fra le eccezloni della rcgola quelli che il dott. Gerornini miinoi/fru fra i piii comuni. INDIGE Jelle materie contenute i/i queato tiono volume. PARTE I. X-ETTERATURA ED ARTI LIBERALI. P. ROEMIO con una tavola in rame .... pag. In Costumi del Popoli antichi e modernl in dii>erse figure incise e colorite ......... >j i IL Giaurro ^ frammento di nooella Turca . » n STEPHAM ANTONII MoRCELLI Africa Christiana . . " 22 Sull' Architettura s,reco-romana appUcata alia costruzione del teatro tnoderno italiano , ec. ... . . >> 28 Trattato della pittura di LloyARDO DA Viyci ■ ■ "37 II Paradiso perduto J poema di G. MiLTON ( ■1° ed ultimo estrattoj ........... lo5 JVuoeo Prospetto delle Scienze economiche , ossia somma totale delle idee teoriche , ec. di Melchiorre GlOJA (i.° estratto J it 116 Idem ( ^.^ estratto) » 271 Lettera ad uu amico intomo al regolamento degli stud/ d' un giovanetto di buona nascita . . . . . - » i3o Seguito della Storia della Scultura , ec. ( art. V^I ) • " l35 Continuazione e fine dell' estratto dell' opera dell' atf . F- Fo- DERA' sui principj della legislazione crutdnale . . n l43 Cenni intomo ai teatri moderni , e sopra gli archi di trionjo degli antichi . . . . . • • • • » i5l 1/ adulazione e la lode. Apologo inedito dell'ab. C. BoyDI " i54 Satire di Angela d' ElcI , fiorentlno . . » 2J9 Sui quattro Cavalli della Basilica di S. Marco in f^enezia » a(ia JJescrizione del gran teatro Farnesiano di Parma . " 281 JHeinorie scientijiche e letterarie dell' ateneo di Treeiso . » abo Lettcra inedita scritta da Antonio CesaRI j prete t^eronese , al sig. Francesco AmALTEO .....:» 293 Opere classiche pubblicate dall' abate MaI ...» 297 PARTE II. SCTENZE ED ARTI MECCANICHE. Flora napolitana , ossia Descrizione delle piante indigene del regno di IVapoli ^ del cof. Michele TeSORE . • pag. 44 Espcrimenti comparatiei sull' azione dell' acqua coobata di, lauro-ceraso , e del tartaro emetico ^ ec. ^3." articolo ) »> 56 Idem ^4° ^'^ ultimo articolo) ..... » 35o 3fem.oria intomo ad alcuni fenoineni geologici^ del cae . VeSTVRI 11 64 Principj e leggi generati di filosofia e medicina speculativa >» ja Memoria sopra una pianta cucurbitacea che pub formare un nuoao genere , del prof. G. SafI, con una tae. in rame r> i5S Sui fill reflul e t:ortici appurenti dello stretto di Messina, di U. Sc/xa' » 1C6 Ossercazioni sulle montagne metnUifere della Tolfa Lettcra del sig. BrqccbI ul stg. iCACCJA , . . " !/» Spa I N D I G E Storin dfi hnchl da fefa noeemati coi nuO\>i mctod'i nel 1817 nel Repno Lr"nhar 19^ notizie lktterabjb " 217 Neckologia » 374 Descrizione delta cerimonia funehre ed elogio di TVeRNER , con le notizie biografiche di esso , cai'ute dal Giornale di Lipsia del 12 tugiio 1817 . . . ■ • » ivi PARTE II. SCIEKZE, LETTERS ED ARTI ITALIAKE. EsTHATTO delle OTERE PERIODlCffE .... pag. 83 Opuscoli scientifici di Bologna. Fascic. II , UIj IV e V ■>■> ivi Giornale di fisica , climiica , storia naturale j medicina ed orti. di Fa^ia (b.° himestre ) . . . ■ . , » 218 Idem Enciclopedico di Napoli ....." 223 Idem di medicina pratica , del sig. cac. Valeriano Luigv Brera . « 385 BlBLIOGRAFlA IT ALIAS A " 2Jl6 Regno Lomhardo-FenetO ....•■'' ivi Notizie letterarie » 9^ Idem " 233 CoRRl.'^PONDENZA •. " 97 Lettera del prof. ScODERI al dlrettore della Bihlioteca Italinna » ivi Idem ( continuazione e fine) ....-" 240 Sqiiarciodi lettera scritta dal si g. MarzaRI at slg.WROCCffl^^ lo4 Lettera del sig. dott. Giro PoLLINI al direttore delta Bi- hlioteca Italiana , intorno ad atcune malattie degli idivi ed. alcuni setpenti del Veronese . . . . " 23u Squarcio di lettera del dott. GeroMINI al direttore delta Bihlioteca Italiana ......-" 3o7 ,'a 27. 10,8 + 9: E NuVi-Ser. .13 27. 12,0 + 6. 0 Nuv.-Ser.-Nuv. 24 27- 11,9 + 8 SOS Nuv.-rotto ■J 5 27- 9,2 4- 8- S...E»» Temporale-tiiono-Piog^ia 26 27- 8,7 + 3 0 Sereno 37 27- 3,7 •h 5 0 nebb.-ffr. 28 + 2 0 Kuv.-nebb. 29 27. 8^9 + > 0 Sereno 3o 27. 9.0 + 2 0 Sereno 3i 27- 9,8 "h 2 E Ser.-nuv.Ser. f ^'^ + 12.5 J Alt eiza del Barome tro . . • >:• • + 0,0 Qiiantita della pio^gia lin. 23;ai. 1 ^ IV • -f 6,9 N B. L' asteri !Ci> * indica OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE FATTE AL R. C. OSSERVATORIO DI BRERA. Marzo , ' i 818. M A T T I N A s ERA z ALTEZZA ALTEZZA DlREZIONE Stato ALTEZZA ALTEZZA DiREZIONK Stato o del del del del del del 5 Baroiwetro. Termometro. Vento. PELL' Atmosfer*. Barometro. Termometro. Vekto. BELL' AtMOSFERA. I p. 27. 1. 10.2 + 2,0 N E Sereno p. 27. 1.9,9 4. 8,8 0 Sereno 2 27. 10,8 4- 2,8 E nuv.-nebb.-Ser. 27. 11,0 + 8,0 s Sereno 3 ■27. 12.0 + 5,3 E iiuv.-iotto-ser. 27. 11,5 4- 9-5 E Ser.-nuv. 4 27. 9,8 *f (s,o E Wuvolo-Pioggia 27. 9,5 + 6.5 E Piovo»o 5 27- 9-9 + 0,0 E Pioggia 27. 9,8 4- 7> E Piovoso 6 27. 9.!) + 7-" E Nuv.-jnovoso 27- 9>3 ^ 8,8 E Nuv -piovoso 7 27. 7,b + 7-« E».. NO Nuv.-i.iuvoso-ser. 27. 94 4- 9,5 0 Sereno 8 27. 7.0 + 5,u NE Nuvolo-rotto 27. 3,6 + 9,5 E Poclie-goccie-Sereno 9 27. 5,5 4- 'v-o N nuv.-rotto-ser. 27. 6,8 Jf 8,5 0 Ser.-nebb.-ser. lO 27. 6,4 + 1,3 N 0 Sereno 27. 4>8 + 8,4 0 Ser-nebb. 1 1 27. 4,0 + 3.0 WON* Sereno 27. 7,0 4- 7,5 N*- Sereno 12 27. 5,0 •h 3,5 N 0 Nuvolo 27. 4,2 4* 7,5 S E Wuv.-ser. i3 27. 3,3 + 0,0 0 Sereno 27. 4,6 + 8,5 0 Sereno «4 ^7- 7;: + 1,0 ON 0 Sereno 27. 9j8 4- 10,4 N Sereno i5 27. 10,8 •f 1,2 E Ser.-nebb. 27. 10,2 + 8,7 S nebb. -Sereno i6 27. 9.0 + 3,2 E Nuv.-j.iovoso 27. 74 + 5,0 E Pioggia '7 2-. 8,8 + 2,,2 0 NcLlna-ser. 27. 10,4 4- 8,2 SO Sereno iS 27. 9.8 + 3.5 0 Sereno 27. 10,4 4- 12,0 oso Sereno 19 27. 11,3 4- 4-5 E Suveno 27. 10,2 4. 12,5 0 Sereno 20 27. i'i,9 4- G,o E Sereno 27. 10,0 •if. 12,0 S Sereno 21 27. 9,3 4- 6,5 0 Sereno 27. 8,8 4. 12,5 0 ■ Sereno 22 27. ,0,8 4- 9-0 E Nuvolo 27. 11,0 + ,.,2 E Nuv;-Ser. 23 27. 12,0 4- 6,0 ESE Ser.-nebb.-nuv. 27. iIj9 + .1,5 0 Nuv.-Ser.-Nuv. 24 27. 11,9 4- 8.5 0 Nuv.-rotto 27. I0;3 4- 11,5 80S Nuv.-rotto 25 2". 9,2 4- 8,0 N Ploggia-prec.-Ser. Sereno 27. 8,2 4- "',8 S...E*» Temporale-tuono-Ploggia 26 27. 8,7 + 3.0 N 0 27. 1,0 4- 10,0 0 Sereno 37 27. 3,7 + 5,5 E nuv.-nebb.-scr. 27. 5^9 + 10,5 0 nebb.-fcr. 28 27- 7.'7 + 2,0 N Ser.-nebb.-ser. 27. 8.9 ..J. 10,0 0 Nnv.-nebb. 29 27. 8.9 4- 1,0 N Ser.-nebb.-ser. 27. 84 4- 9,2 0 Sereno 3o 27. 9.0 4- 2,6 SES Ser.-nebb.-set. 27. 9-'' 4- 90 0 ..ereno 3i 27. 9,8 "h 2,0 E Sereno 27. 94 4- 9,8 E Ser.-nuv. Ser. , Massima ... 28. 0,0 ^ ermometre . . < Massima . . . . + 12,5 . Al eiza del Barome ro . . 1 Minima .... 27. 3,3 '■ Altezzi del T Minima .... • 4- OjO Qnantiti della pioggia llU. 23;21. ' Media .... 27. 8,7r,o_ Media .... . + 6,9 N.B. L' asterl CO * indica il cento fertc. BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA SCIENZE ED ARTI COMPILATO Da varj letterati. ToMo X, AKNO TERZO ^jnile JMuggio e Giiigno i8j8. SAO^. .^/.- .o'/Vt.fie^a MILANO PRESSO LA niREZIOJJE DEL GIORNALE Contraila del Monte d'l. Pleti'i n." 12^4 Ca^a Ciij d'nlmyptto al Borgo A'uOk.-o. TIPOGRAFIA SIRTORI. BIBLIOTECA ITALIANA Aprile 1818. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Letter a dl Giuseppe Carpani all' anon imo autoie dell' articolo sul TancreJi di Rossini, inserito nri NP 7 della Gazzetta di Berlino 1818. JDalV Austria f lO febhra jo i8i8. CI Sal clie la corre il monrio, Qve piu versi « Di sue dolcezze il lusiiitrliier Paruaso ». G gicto ad alcuno. Essa crea. L' arte iniila , niodifica, decomponc , ritocc I , mi ben di rado migliora i parti iiou suoi. E qui e il luogo di ribattcre un equivoco vostro madornale. Voi asserite mancare nei carattcri la m.u- sica del Bossini , nientre essa conf'assi , a parer vo- stro , a qualwiqiie siasi soggetto. Falso. La musica del Bossini non va a tutti i soggetti , ma in tutti caula ed ha melodia. Voi cbiamate unlformita di colorilo 1' ar- jnonia perpetua de' colori. Ab ! Eelici le arti , sclamero con qucir antico , se i soli intelligenti ne disertassero ! Scomnietto cbe presentandosi a voi nclla stessa galleria la pallida deposizione di croce del Correggio , la fiam- mcggiante sua notte ed il ridcnte suo quadro di Parma, direste mancare ne' carattcri quel massimo artista , per- cho in tutti codcsli variati dipinti regna qucUa mor- bide/.za di contoruo , quella grazia di mosse e quell' ar- raonioso tono di colori , cbe il distintivo forman di quel pittore delle grazie. No , non manca alle musicbe del Bossini piu" qucsto pregio dclla espressione , cjme vi provero piu sotto : ma ea^li uon sagfrlfica ad un tal fine secondario 1' oir- getto principale cbe e, ridiciamolo ancbe una volta, la cantilena , a bello sludio immolata da taluuo de' piu rinomati della odiern.i scuola tedesca. II so ben io qual e la musica cbe voi vorreste; ma udiamo cio da voi stesso : (( Noi non siamo , vol dite , ne sordi , n^ ciechi ( questo ciechi mi fa ridcro, per- donate ) alia piacevole melodia , alia grazia dell' armo- iiia , allandaracnto de'ritmi nelle singole parti ; ma dob- liiamo andar piii oltre quaudo si tratta di uu' opera novis- sima : dobbiamo allora mctter fuori quelle preteusioni die richiede la drammaturgia musicale, die si accordano coi grandi modelli esislenti , col sentiinento sublimato dell ai'te e coUa distrutta idohif.ria del gusto straniero .<) . _, Piu sotto parlulc aucor piu cbiaro. u Io sono hvn DEL MAESTRO ROSSINI. l3 lungl dal prclericlcre un compitare muslcale , an per- pctiio parlaiite , un ammasso dl parole in tono. No, nol vogliamo sentire deUa musica , ma non di quella che ci distiiiha , e die distrugge il soggctfo. Vogliamo una musica che per lo meno coiitenga /' intieio contesto c r esprcssione della poesia e dell' azione ((. Tale dite poi non ti'ovare la musica Rossiniana , perclie ciascini pezzo contiene tiilto e iiiente ^ c manca al comjjosi- tore chiarezza d' idee e -pieghevuiezza di volontd. ' Vedlamo se v' ho capito bene. Dato adimque e non concesso che vol in musica volete njusica , la musica per cssere bella , secondo voi , dovrebbe prima di tutto non essere italiatia, fuor quella del da voi tanto esaltato Sat chilli , che probabilmente per voi non era italiano di nascita o di stile. Quella degli altri Italiani 1' avete gia proclamata incoiigrua , viostiuosa, sfrenata , e per tale gid riconosciuta da un pezzo. Voi volete una mu- sica che sia tutta espressione , ed abbia dal principio alia fine una tinta analoga al poetico soggetto. V in- lendo. Se, per esempio, si rappresenta Nerone, voi volete una musica lutta crudele ; se Bruto , una musica tutta conspirazione ; se il conte Ugolino, una musica tutta fame. Ammettele un po' di canto , ma un canto che non vi distiubi e distrugga il soggetto , mentre per voi, in musica, il soggetto e la prima cosa; la musica la seconda. Ma sapete voi che n' esca da codesta vostra generazione di precetti ? Eccovi 1' opera vostra. Una irmsica dalla prima nota all' ultima sempre in tensione- Un tessuto di pensieri esagerati e di modulacionl per lo pill stravaganti , ricercate sempre e rinforzate poi d' accordi in battaglia fra loro e coll' udienza , vale a dire amlci secondo 11 calcolo , nemici secondo il tim- pano. Una musica non gia alleata , ma schiava della parola ; una musica ad urti , a sbalzi , a capricci , che slrascinata dal variante impeto della passione , vi per- mette appena appeua de' cenr.i di uu canto stringato e reciso che 11 su e giu rassomiglia d' un mare in tempesta , un canto che non e canto , ma voglia in- terrotla di gaulo. In una parola, il Fidelio dl Bcthowen, ^4 LETTERA SUL TANCREDI un furente modo Frigio quasi perpetuo Con de' piccioU e scarsi intervalli di Lidio , e per tftl modo una do- clamazione stromcntata sparsa qua e la di bei lampi , ma opera in mus'ca non mai, clic canto vuol esscre ove niusica si pretende. E perch^ , giova qui ripelere col filosofo ginevrino , 6e avele una buona tragedia , vi fate a cautarla i Re- citatela, e lasciate in pace la musica die non 6 nata per figurai'e da sevva. Essa e un' arte bcUa, pari alle altre , e sussiste da se. L' orecthio e il suo regno, come sta negli occh: quello della pitturft , nel cuore quello della poesia , nella mente quello della ragione. Voi le assegnate tm bello artificiale, un bello di conveuzione, alia pei'Cezione ed al gt iimento del quale non iu- terveucndo eke pocliissimo i seasi, e una musicale eresia. CoJesto bello Ipotelico voi lo cbiamate il hello dei orandi, modolli. E clii sono essi? Voi li proclimate un GluJij un Sacchini , un Bethowen. Oh potentissimt Js'xmni ! Il bello di Bethowen e il bello di Sacchiiii ? U Edipo a Cologna assomigliato nel genere al Fidelio ? II primo scritto con una cantilena perenne , 1' altro a guisa di fantasie, discorrente da cima a fondo con una shrigliatezza che non ha pari ? Simmetrico 1' utio , bisbetico 1' altro. Quello cantando sempre , questo non canlando mai. Ah ! se il Bethowen scritto avesse pel teatro , come scrisse vai'j de' suoi primi pezzi istru- mentati , e chi non sarebbe nella adorazione del suo genio ? Ma la voglia di battere un sentier nuovo lo fe' dare in musicali frenesie dottissime che la natura condanna , ed il buon senso non puo approvare. E tinto pill alto io qui levo il grido , in quanto che le bellezze che non di rado emanano da questo Bethowiano caus , sono si lucide , si vere e seducenti che gli animi si attraggono della gioventii studiosa , e la invogliano a se- guire il falso profeta , senza averne il genio ed il sapere. Per cio che risijuarda il celebratissimo GLiick e il nuuvo suo sistema musico-tragico , se decisa e per voi la g:an lite che suscitossi in Parigi al suo primo mo- stvarvisi , essa peude tuttora al tiibuuaie di Tcrsi- DEL MAESTRO ROSSIKI. l5 core. Ma vlnta possiam dirla de facto daglj anli-G/«- ckisti iiiiianzi a quello dell' Europa , giacclie diiaostro il Piccini, e prima di lul dimostrato avealo il vostro e mio Sacchini , chc in musica si poleva benissitno ser- vire prima di tutto alia cantilena , e poi all' espx-es- sione. E malgrado le innegabili bellezze tragico-armo- niche di non poclil pezzi dell' Alceste , dell' IJi^enia e deir Oifeo di Gluck , il melodioso gencre dcgli Ita- liani si sostenne in Europa, dove per un' opera alia Giuch applaudita in Francia cento ve n' hanno d' applaudi- tissime duppertulto di quelle scritte alia Piccini, alia Paesicllo , alia Ciniarosa , alia Zingaielli , alia Majer , TOglio dire all' italia-ia. Ne il Gluck medesimo e si neraico del canto , clie qualora uu bcUo ne incoutrl , lo trascuri. Che anzl caro avendoselo , ne fa pompa , lo accarezza e lo ripete , soUecito egli pure di render tribute alle orecchie. Ed appunto pei'che avvi piii canto Belle tre succitate sue opere , quelle sono clie tuttora si ripetono di tanto in tinto. La stessa ragione milita pel Cheruhini e lo Spontini. Le opeie loro piii lodate sono la Vestalc di questo e le Due Giornate di quello, perche trovasi in esse piu cantilena clie i:elle altre loro produzioni , come parlando del Mozart , il suo Flauto magico y il Don Giovanni e la Clcnicnza di Tito piu pi;icciono , perche maggiormente cantano. Un' altra ragione s' oppose al progress! del Gluckiano sistema , ed e che un cantore di vaglia non puo far uso libero del suo magico valorc , mentre piu il de- clamatoie si richiede in quelle opere che il caulautc. Diceva di simlli opere un poeta salirico : (( Koici le mot y songez y hien ; )) « Crier est tout y chanter n'est rien ». Ben presto andercbbe per cio a risolvcrsi in un' ai"- monica declamazlone la divina arte del canto , che sulle attrattivc fondata della uniana voce , omogenea per eccellenza , capace h di rapire e bcare piu d ogni altra cosa i cori tutti. E difalti qual e quel cantore di grido , che , tranne il Guadagni e tal altro che pur tdvoltii rccilo I' Orfeo , compiaciuto siasi di aili-ou-. 1 6 LETTEaA SUL TANCREDI tare si avdua f.itica , e dato addio all' arte divina di abbcllire per ognl gcneri di vezzi 1' incautatrice sua voce, anziche caiilare, recitare volcsse le opere dei •voslri cclehri modelli? Corrouo anche qiii que'versi del lepidissimo Berchuux: <( Plus d'lnie Iphif^cnie et d'lme Clitemnestre » « Sont mortes d vivc^t ans \'icf.imes do I' orchestre ». Tocco , a vero dire, I'apice del bello I'arte del canto Del prossimo passato sccolo ; ma a clii debbesi questo vanto ? Alia musica do' compositori italiani e non ai Ghickisti^ a\ AJATCivcii del Metastasio , non a quelli del Calsabigi cre>Tti pel Gluch , e uei quali , al dire del siillodato cesareo poeta , tutti si trovavano i quattro ?w vissiini , ti'aune il giudizio. Del resto piace a voi , ai Berliiiesi , ed a qualclie altro Tedesco il nuovo genere ? Godetevelo. E cbi ve ae fa delitto ? Ma pagbi di nutrirvi a inodo vostro, nou biasimate clii lia stomaco e gusto per altri cibi. E di- ritto di nazioiie il divertirsi a suo modo. Temerita , foUia il dar legge in cio agli csteri e lontani. Ma torniamo al Rossini. Ci-edo d' avervi alia fin fine dimostrato in che con- sista r incautesimo della sua musica, ma sono ben lungi d' averle resa tutta la giustizia. Di ben altri pregi va essa superba. II prime dopo la cantilena e quello della uo- vita clie I'ufficio fa della squisitezza aggiunta all' appetito. Questo rarissimo dono , quando non tradisca la melo- dia, e come la luce pei corpi. Gli anima, gli scalda , ne fa risaltare ed accresce 1' avvenenza. La dove non e cantilena , e luce che rischiara cadaveri e mostri, ed a parlar corto , e vana se non intollerabile strava- ganza. jNon cosi nel Rossini. Di quanti non piu intesi pensieri non va egli fecondo, e come questi legano coUa beata cantilena ? Uve di gia noti passi ficcia egli uso , gli svolge , li coUoca , gl' intreccia , e gli ammanta e co- lora per modo che nuovi ti sembrano , ben che sentiti. Le sue cadenze medesirne hanno un lecco tutto pro- prio , che pressoche nuove le fa comparire. Questa tiata di novila passa did canto agli accompagnameuti. DEI. -MAESTRO ROSSIKI. J7 e vi spazia con tanta vernisti e brio, die ci-exle lo t4»Jaineresti tlelV iiisuperabile Citnuiosti. Sci)li»va wmbra- tlell' llayttn ru-U' adallaie l.i musiea agli istiomenli. Le argute dissoiiaiize , le modulazioui iropensate , le dolte trausiaioui , le sorlite , gli accortli magistrali nou man-> cano altresi alia di Ini t omjwsizione ; ma egli nou copre- di codesli aronaali la squisila sua mensa, ne li va ccr- cando a forza di schieua , o te li fitca a uiartellate la. dove noil si richiedono , jirrche il suo sco|>o aon h di farsi aminiraiv , nia di lai-si udii* con piacere. In quanlo alia espifssioue gia v' aceennai di sopra , clie riteiiendola pel secondo de' suoi doveri, egli nt>n solo la rispetta (piando il cauto il permette , ma la tratta a mera\iglia. L' Jlaliana in Algeii, questo 'fan— credi , la Cetieientoia , la Gazza Lath a , e luotte akre dellf sue opere lo provano all' evidenza. Osstr- \ate nol Tauciedi quel pi-imo ooro , in cui il popolo chiede pace. Ossevvate il riloinello'' dclla seena pi-iina di TancicfU. Clii pii felicemente espnsse il moto del'^ Tonde'!" Quale vei'ita di sentimento non avvi in qmi lain(>nti di yimcnaicfe ncl prinio finale e nelle riiuilse del coro ? E pin esprcssiva, piii passionata pn6 es- sere il duetto iVa 'J\iitciciii ed Aineuaule ? Piii olt e non andero con q«(^te citaiioni. Conven-ebbe che noi coinbattessimo coUo spaikito iniianai a noi , come i Trojani e i Greci coml>atte\'ano pel corpo d' Etlo .& posto nel mezzo , afline di seguir passo passo X au- tore ed aminirarlo. Ma a clie mi tjioverebbe cou voi quesla pngn i '( E non siete voi qutdl' ingiustissimo uofTH> , t'be confessando essersi lalti cosli de' u^randi cambi - menti ncl libro , e quindi aifclie nella nnisica , gin- dicate di un'oj>t-i-rf scritta in vcrsi italiani d.» presso una ti'aduzione , ora in vei"si tedeschi , ora iir tcdesca prosa , e col microscopio del livoi'C sull' occbio anatoinizzat* fibpa a fibva questa copia di ncce>!iiLa iniedelissima , e su di essa condannate il tmcidato onginale ? E non siete \oi cbe dal tnpmle lidmirjate una innsica scnfeta nella principal [>arli,' ( il Tinicyt^U) pev nn contJ-alti». (la Miilu'iotti), o c;mUila cot>U du'uu bh>so ( li sigtMHr B.bl. IluL T. X. a iR LETTEHA StJL TAJvCHEDI Fischc?' ) ? All ! il dolco sentire clie avran fatto i dr- luiosi Tanti pnJpiti dclla iiicantaliict" Bor^oitflio, tra- vestiti alia tedcsca , e inoi)lico gia cotaiilo iiiticdilato alia prima rapprcscii'.azione ? Mi quesli sono fenomcni , meraviglie , pvocli^i increclitaili, so altri die voi li narrasse , e tic' (piali canac(^ e solo la mu- sic i per ecccUonza. Anclie le piclre rcsistito avranno alle prime ric:rcate del mclodio-^o Aufibiu- ; ma coiitl- jmando egli a dar di cetra , dovcttero sciiotersi qiiei inarigni , It varsi , andai'e , e Tcbc fu murata. Cosi k , padi'ou mio , il vezzoso nulla , il tulto e niente , la vescLca d' aria hauno opcrato. La viiita lia triouLto. 'Si suol dire ch' essi k certa di vinccre , ma che ci vuol tempo. Questa volta non fu cosi. Al suo seco;ido apparii'C vinse da sola, e dietro lastiossi il tirdo allea^o. E chi sa che avendo incontrato tanti e poi tanti po.'.i alia seconda recila ■> 1' opera intiera uou iucoiilri alia terza ? Osservate che ben poco ci mauca. Comunque sia per avvenu'e , attenghiamocl al gia ette\iuto, e ad oiiore della verita e pieiia giuslificazioue della musica Italiana riandi/imo passo passo quosto vostro ai'ti> olo secondo , che nel dar risalto alia sto- rlca vostra fcdelta iinisce di assassinare la vostra dia- l<'ttica musicale. A voi , parlate , e scnteiizlatevi , si- gner HEAUTOWTIMERUMEKfOS. « u4lla seconda recita del Tancredi , il puhblico si e pronuuziato con distinzione a fa\'ore di i>arj pezzi. Piactjuero la scena !."■ di Ameuaide , il duetto di Aaienaide e Tancredi _, pieno di nieriti sotto i rap- porti musLcali , e p'acque il finale dell' atto IP ». Aii- diamo avanti. (( Nell' atto II piaccpiero /' aria d' Aine- uaide (che voi dite , non so perch^, d' altro autore ^ ma pure italiano ) e la scena VI con coro plena tutta d' effetto. Applaudilo fu pure alia scena IV il duetto di Tancredi ed Assiro , eseguito a mera.'iglia , quan- tiinque nella ntassinia parte del canto ( e siete voi chc parlate ? ) siasi avuto lo svantaggio di doi^er tras- portare un otta.'a sot'o la parte del Tancredi , di- i'enuto basso a Berlino da contralto che nacque in Italia , il che fece iuoltre del danno ai pezzi coa~ DEL IHAESTBO R03StKI. a3 ^ertalif mmicando essi percio di chiarczta per la sop- pressioue tli una voce bianca e dclle piiiicijjuli ». Lodate pur veggo nel vostro arlicolo /* arici d^Assiro e la scena di Tancredl con coro / nvi qui non del lulto risanato della vostra bile, voi le trovale lunghe , vivaci cd imifornii (!!), ma.icniui inoUre del pregio caratteristico dolla forza e di pTofonditd d' ainio- nia , lion the di vcritd nell' espressione, doi'endosi in essi totalinente contare per /' effetto sulla maestria del cantante. E qui colla abitualo vostra acrimonia ci ripetcte che codesta maniera puo appa^are bensl I udi- torio italiano , ma non coiifpiatainc-nie il tedesco , i^ quale sa con ^iustezza ualutare il titlento di chi trowa cd iitiisce delle fluide ed attraenti nielodie , ma non pud insieinemenle approvare che lo strepito dell' or- chestra sorpassi in tono il canto. Dcupo di che sog- giunget'^ , che il Gluck ed il JMozart sciolsero in cid il ffande prohlema col seguire // i^iusto , il vero ed il bello; su di che sonza detrarrt? ai meriti di que' due soinini , mi faro a domandare a voi cd a quanti si (hictt 1110 clio qnclln oiivcrtiiro piacque moltissinio |)ei' la sua iiovUi, lit sua vivt'^xa, e il voslvu riiuprovoro iiou le t*>i;lie <(»rUitia. E qui sr^uU^tndo vol con orjinn ix'tvof>Ta(lo T auit- lisi , loJati ci tlile il coro I dell' iillo I, iudi I'aiia di Orhassan die assciite pienu (f affsKo , poi il coro II Jclla sccna III , che Vi sonibra t:.spie.ssi\'o , chiaio e tunwiiioso ; poi vafj pe/.zi (Micomiile del finale , € cosi la mclodia dpUa sccna Vfll del T alto l! , c motto hella pcrfia tfovantlo In viarcia, fijiiU; la vostia rivisila d' una • oj.H*ra fla voi gettata a terra , con dire . oh itiarriva- bile siuccrlta ! die sentesi ncU ullimo finale una polacca lidondante di brio nella parte cantante, come lo e tutta r opera. Cosi tcrmina la vostra critica, cominclata con taiila foga, pvoscguita con taiite ingiurie , c cliiusa col uovero di tanti pczzi applauditi. DItemi candidamente , avetc voi col voslro dolce-aniuro scritto voluto abbat- tere da senno il Rossini , i' opera e il gusto italiano , ovvero voleste esaltarli. Se il primo , e qui ben il casO di rijietere u Et ceuv que vous tucz se portent a nlerveille n ; 6e il St'coiido , voi siete il miglior Burbero di buon cuore die alibia iiiai esistito , perch^ i Vostri impro- |>erj si avvicendiino colle iodi , e quelli , per quauto inajuscoli e sonori, svaniscono al suoiio di qucsle. Non piii- Nel dar conto dell' csito infelice della prima recila del TauCicdi, voi vi poneste a provare ejus cio non proveniva da fjed^lezza od iiiscnsibilitd del publ)lico di IJcrlino , ma Jjeiisi dall' avcre v.sso iiii gusto ingentilito , c quel suhlinie sentimeiito deW arte die uon con- cede di confondere la dolcczza colla morbidezza , I' af- Jettazion col Colore, il lonwre colla foria, lo sfarzo colla maestd, la civetteria miusicalc colla tnusica i'c- ritd. Cio stantc, vi domandero io , e poi finisco : spa- rirono alia seconda recila dallo spartilo di Rossini V affettazlome , lo sfarzo , il ronwre, la civelteria ? o il gusto inge/ttilito e il seuliinento sublime dell' arte btt MAESTRO BOSSIRI. aS ttl^K'jiHlonarono i l>orliiicsi spirili , siochc a gui?a di t.nili Ital;;»ni haloidi, e (li noa Jissiinili Tedeschi di Vii'iiu.j , di Monaco c di Praga colmassero di ap- |)lalisi quasi chi- tulli i prsd di qucsla miisica ? VJ iascio coU qucslo proMcma : voi lo scioglieret*; a co- modo e idimIo vosli'c*, Inlanlo dopo Ic promesse io in sclolgo cosi: U Kossiiii e genio , e gcnio raro. La sua miisica lia una niagica altrattiva , cui nou si reslste. Questa si t> ta L<41a, ofigiiiale e liaturale cantilena. I Berlinesi , e voi pill
  • ^oni, iie ana- logic , ne bisogni, ne migliori comodila valere in questo fatto, ma solo I'autorlta de'primi. Ond' e pol cbe coni- pilatosi il T'^ocaholario di questa, clie per gli autori di esso non e certamente italiana lingua , nia fp.iasi solo fiorentina , iasieme col bel corredo delle spiendide e cblare e ben composte voci cbe i primi scrittori ci la» sciarono, luaa innumerevole quanlita se ne cjusecrata di assai ro^.ze , sgarbate e alia nazione intera scono- sciute , e qualcbe volta sconosciute ai compilatori me- desimi, le quali, se come da taluni pvefendesi, si do- vessero da cbi sci'ive plla opportunita. adoperaa'e , nel proposta di alcuxe coRREZiosri , ec. 27 fatto della liu^iia iioi dovreinmo dare addldro iioii mc- diocrenicnt' , aiizlcht' procedere. E iion e forse fiur di |M-oj)osito dire, c\w por cio cssenda nato scisma ti-a gl' italiaiii da assai tempo, a questo ca;o puo altribui-si, se iijcf rti soiio in general' gli a imi iiiloriio al vero cu'alteie s|M!zialineiitf^ della pvosa italiaua. O per lo Tneno k certo ch • tank) si e in cio divagalo, che omai pin gli stessi collissiiiii uomini fra loro non si accor- dano nelic cose , uelle quali forse noii abbiaino esem- pio clie di&cordino quell! di altre na/ionl culle al pari della nostra. E lo scmdalo e cresciuto poi in questi ultimi anni , ne' quali , mentre la Tuscaua da oniai un Secolo si e vestata di dare scrittori di alto nome in qnesto rispftto, 6 venuto fuori clii, ? on nalo ne Fio- rentino ne Toscano , ha faUo d^ U' antico P ucahnlario della Ciiisra una tale ristampa , in cui non solo non ha provvednlo alia inopia di elie i nostri dolevansi , ma no 1 che to^liere , ha copiosamente aninentata la niassa delle voci' che p'T sola malignlta de' tempi , e 6])esso a che per ignoranza de' copisti , debbonsi dire cssf re stale intvodolte nelle antiche c classiche scritture, sebbene una gvan parte sia stata tolla ezlandio da scrit- ture (he tutl'altro che classiche per alcnn litolo s'haano a ripntai"e. Cosi e avveuuto chi; quel T ocaholaiio in vece di soccorrere alle necessita e aironore deli Italia, pei" una parte 1' ha dclusa , e pev 1' altra avrebbe sol- lanto vadicate le dannevoli prevenzioni, spezialmcnte nei nostri stndiosi giovani, se qnalche magnanimo spirito non fosse sorto a reclamave in qucsta materia i diritli comuni. Tra i quali con ajiplanso di tutti oggi esce, menlre altri pur accinti alia stessa irnprcsa volcntieri e giustamenle gli hanno dato il passo, il cav. 3/oriti , coH'oj-.era, della quale ora annunciamo il jrimo volume. Del quale va- lentlssimo uomo e rintendiincnto e le ragioni volendo noi signifirare, miglior parlito non possiamo prendere che qnrllo di conjpcndiare, per (piaiittj le foiz.e noslrc il perniettono, la letter a d 1 liii indirizzala al sig. mar- «hese Gian Oiacojiiu Tinitlzi. caldissim > profettore cd cgregio coiioscitoie a «n kinpo de' buuni slnJj. a8 ITvOrOsTA DI ALCUI4e CORREZtO^l , eo. II sig. cav. 3Ionti adunque incomincia fiicendo |jlausrt al sovrano dcricfo, por qui sono gia trc anni fu coui- messa ai>li accadcinici dcll;» Citisca la correxione del famoso loro f^ocaholavio ) 6iide tjuiol no al iiaf il laineiito e delle sciiii/.c «• d('ll(> arli , la ragioiu; d(4lo (jnali ill quo' I^ocnhtjlario (': stala finora si t rascuvata , ohe moilc di esse nori ci liamio luppuic il iiomc^ chcr le signifioa ; iulaulo die esso «; iiigombralo di voci pa- j'asite e speute del tiitto , col runiulo di una varieti di eserapi si mostruosa, die il dccituo deilo spa/.io oc- cupato da tali imbi'atti- sopvabhitndcrrljbc all' olenco di tiilli i voca]x)li novellamenlo ci'cati dalla Hlosofia. Al quale immeuso difetto uopo (• aggiungcre gli ahbagii clie bene sppsso si pigliano nella dcliiiizioiie delle parole , e I as- soluta falsita di pareccble con la pevpetua confusione de' sensi figurati co' pioprj , e Ic niolle che gli acca- demici stessi confessano di non intetidere , e le noa poche a belle studio storpiaie dai novellieii , e perci6 non voci, ma mostri ; e le tante lima "3 prive del giusto loro valore , e quelle alle quali si e data una inter-' pretazione tutta al I'ovescio di eio die sono ; e quelle a due sensi direttainente contrarj , e sop7'a uno stesso identico testo stranamente slabiliti , e la enoniie quan- tita di esempi fuor di luogo aljegati, perche mal com- presi. Non dubiti il sig. Monti clie i degni successori di quel medesimo corpo accademico, die da oltre due secoli fu creatore di quel Vocabolaiio^ non sicno per condurre ad effelto 1 oj)era loro comnicssa. E che se la rijH'ometlano essi mcdcsinii felirissitn;t, lo argomenta dal rifiuto stesso die lianno fatto di ogiii eslerna coo- perazione ; perciocdie eceitdlj il C. R.. Istituto italiano dalla sapienza del Governo a volgere atllo stesso scope il pensicro , avendo deliberato die si dovesse innanzi a tutto procui'are 1' alleanza del Gran Sinoilo dclla Cru- sca, e fattolo invltai-e e pregare di darne la sua va- lida maiio in questa egregia fatica , sotlomelteudo i suoi ineinbri, scevrl di pretensione, tutto il fla farsi al supremo oraeolo degli accadentici , e reputandosi essi abbastanza onorali del solo nome di ausiliarj; la mo- AL VOCABOLAEIO BELLA CBUSCA. ^9 d^sta ofTcrla rimasr vota di eftctto : menli<; puie jia- rt'va cIk" tiaUiiiidosi ticlla cint'iidciziunf vd auuuuto del yorul.oJatio in I'altu di scicnza , i iiomi curojjci dt- gli (Jiiani, dci Pitizzi , df^li Scaqia, dci Foha , c qnclli aiicora d' iin Brocchi, di uno S'lalico e di tin Mosvali , Jioi di iiii Moicelli, di uii Jumluii, di un Pciiadixi , |.oi di allrl in piii nunieru, dovesscro in si ardua riforniaziunc aver qnalcho peso. Ma i forti nou amano ccnipagnia, «' rislitulo, dice il sig. 3/o/if/, bcq Jontaiio d;d qiicnlarsi della ricus;ita allcanza , ripele anzi con coin[)iar(Miza il dcKo di quel valoroso Ale- iiicse o Sjjartano elie fosse , il quale in una pupolaie adunan/.a vcdeudo non I'arsi verun cento della vsua per- sona, rinqraziava gli del clie la patria avesse abbon- danza di eittadini aucor migliori di lui. Ma intaiito che per le dolte lor cure jl pubblico vede niollipli-' carsi pin spleiulide , e alia ])itt castigata lezlone re»ti- luita la rislaiypa hii, ]>io , pioe , pioi , piua , eol r/j/iV dei Inzzctuni napolitani, e il ptiLsor dei guatterl di Carlo iyytngio^ Clii potrcbbe non adirarsi al vedere la piu sacra di lutte lo voei do[)0 11 nome di Dio , la voce fdi^tona goHainente hlormata in idsonc , rascioue , la- iiunc e lus^iunc? c tlii uoii ridere lulla la \ila al 30 TROrOSTA Dl ALCU3SiE COPnEZIOKT , eC. scntlre in veco cli uccello o (Vau;^cUo, li- miilti; parole asciello, ast;eHo , auriello , auseUo , aiis^cllu c I oso^h con V ai IS pellet io e i^li aitzei die fanno slxiMvie den-' tio della fiimdiiin? Eppure qu'sli sono i giojelli dei quali a misiira di cavboiie e sLalo ultimamenle ingem- mato il P'^ocabolario . , .. . I iaboriosi razzoKitoii di tp^iL'sU; e tanlo alti'e sordide voci ad allro nel lore secroto iio.i mlrano clic a ricondurci alia cUi dcllc gliiaudc .... E pa/.ien7,a se qucsta tanta lovduva con tanlo stu- dio frugata iicl piu orindo .stabhio di ciiupie sccoli ad- difti'o avesse avvanlaggiato di una sola voc(.' Ic scicnze , o vi fosse spevanza di avvautaggiai'le rovistando in quelle immondezze ! Ma come trovar iicgli autlchi 1' rspi'es- sione fedelc di quelle cose ch' essi o male conobbeio , o dcUe quali non caJde ntila luentc loro neinmeuo il sospeUu ? Immf'usa e la sfera delle cose , c de' loro modi , che tulte debbono avere il loro uouie particolare. E la umana imniagiuazione ogni di vl aggiunge. Ond'e che dietro i voli della medesiina le scieuze uegl' iulei'- minabili cainpi della osservazioue e del raziocinio hauno porlato e poriauo tulto giorno nella lavella tal )'i(cbezza di uuovi termini e locuzioiii, cbe il cercarne nell' aulica r esempio, c il prctendere di conLenere dentro que'iimili la moderna, e pazzia. Si puo ogli acquistire uu.i nuova idea senza un nuovo vocabolo die ia esprima?.... Egli e duuque vano 1' attendere da questi aridi f'onti la lingua di oui e d' uopo die il Vocaholario cou- forti le arti e le scienze. La lingua die queste re- clani'.no , forza e tirarla no i gia dalle opcre notate ueir indiee della Ciusca , che queste non possono dare cio die non lianno , mi dalle opcre de' (llosofi , a cui fin qui gli accademici hanno poslo poco peusiero- Ma il gregge de' Parolaj grida non esse re queste opere approvate dagli accademici in fatto di lingua. Sarebbe iudarno il rispondere a costoro , dice il sig. Monti , che il pieno diritto di giudicare dassica o non classica la lingua di un llbro, scritto non in un dialetto par- ticolai'e di un solo dislrelto, come la Tancia , ma nella A J, VOCABOLARIO DFLLA C.RUSCA. 3 I lingua a tiilli comujie, quella cioe che ])or tuUa It;lla, sri lulle sttuule, sia negli scriUi, sia iiclla bocca delle colte persone e una sola e unifornu^ , sta e dee stare iirir imivorsale tonsenso della uaziunc ; e drposte ai .pirdi dcila ragione le tioppe pieteiisioui municipali , coiisideraiv clie la favcUa del dulti si rcgge cou allii pviiicipj clie quella lgo o de' suoi paixiali dia- letti , iiiuno do' quali, per quanlo super! tulti gii altji e di propriela e di grazia , polra niai teuere il luogo dcH'nniNersale fav<'lb dal lato niassimamente ove cjuesla prende la sua bclle/zi dall' aiU^J^io. II sig. i>/o«// Ume che il Concisloiu diHa Ciiisca i.el sacrare e disacrare li; o])erc digli .scritlo.i sia piu volte corso in quel me- desiino enore in cul cade la pieta ue Rdeli iilorno alio ossa , do' morti , secondo il dtllo nolissimo del papa Laniheitini. PercLfjcclie e cosa da slupcfarsi il vinlerc sognati ncl iihro d' oro i cayitoli dclle co}i/i aternitc , i fjiiaderni A' enUala e iWiscita , i foiviidaij dello licetlc, Q fioUole e zihaldoui e leggende da donni- fiuolc, o quelle t;inte quisquilie di cui e inceito r aulorc , ma noa inccrta la scipitezza , tulle scritle colla i-ozT-.a grantiniatica della plebe ; e per 1' opposto dannale Je oj>ere scriite colla ctenia gramm^^tica della r iglonc , quolle clie pur sono le priucip<:li dej ositarie dilla lingua scientiijoa , della quale il noslro J'ovaho- lario e si grrllo. E quale sara la lingua clissica della jilosofia , se non e (jutlla dei Zanotli , dei Manfrcdi, dci f'allisvici i , c\e (Jiigl cliiiuii , dei jMafj'ei, e di tanli allri, lo eui opere celebiatissiine al tempo della quarta con-e/.ione del I ocaholario erano pure alle mani degli aecadeinicj ? Ma non e di ciu meraviglia , quando si vede che A tempo c'clla teiza eorrezioue cercossi si poco nelle o|)«'rc di GaUU^o, che le cila/Joni di lui a petto di (piiiU' (Id lenebroso Pataffio e del barbiere BitnhicUo slaniio nella pioporzione dcU'uno al dieci j no j>uuto poi si bado a quelle dei Castelli e dei Ca-^ inltcn , lamos,o discepolo e difeusore di Galileo ii pnmo, e li/ud tore il secondo dei calcoli Neutoniani e Lcibnizjani. E uel 1786 aggiuugcndo al lovo taiiune le 3i TROroSTA DI ALCrMC CORHEZlOXr, ec. lezioni accademlche del Torricelli , le dissero Iczioni sopra la lingua tnscaiia , (\\ cui nuUa trattano , e tutle s' esteiidono sopra qni«lloni tisiche e matfinatictK! ; « di Eustachio Manficdi e di Francesco Zauotli noa acccttarono come classiche se nou le lettere , come erasi fatto di Daniele BartoU , ammettendo alcuue eel • altre escludendo delle sue opere, sebbene per la lingua sieno tulte corrette e pieue di leggiadrissiiue locu/joui, cliecche sia de'vizj reltorici, pi'oprj piu del sue secolo die di lui. Cbe se taliino de' ricordati o taciuti 111 isod noil e tutto elassico nel suo dii'e, cerlo e (he ilassici sono i termlui elementari, i termini proprj delle scienzo die trovansi nelle sue opet-e ; e quesla e la dote di cui deve aver cura un p'^ocabolatio , die e la lavola rappi-eseiitativa di lulto il sapere di una nazi,one, Egli d tempo di coiivincersi die iioii dal popolo ma dai sapienli , noii dal meirato ma dal liceo , nou dalla bal a ma dalio studio le liiigue tulte ricevouo la de- bita perfe/.ione , pcrthe il hA parlare iion e nalura ma arte. Intanto il volgo ha gia sicuralo ju,1 Voca- holario tutlo 1' amplissimo suo patn'monio , e queila parte aucora di esso che le leggi del pudore e del buon costume non consentivatio. Del cbe altamente il sig. Monti si duole osservando , che mentre si e lasciata in misera condi'.ione I' ilhistre e casta favella delle fi» losofiche discipline , si e posta tutta la diligenza nel- r aduuare , illustrare , abbellire il linguaggio sporchis- simo del bordello, i!on essendovi modo di parlarc di- sonesto , proprio o figurato , scoperto o coperto , che Hon sia stato fedclmente raccolto dai nostrl classicL novellieri e bagatellieri in prosa o in rima , e il poco che d' esso mane tva , aggiunlo n<'lla edizione ieronese. Cognato a questo vizio e quell' altio della lingua furhexca, che non e lingua ma gergo, e percio non appartenente a ben ragionato Vocaholario , quando pui- si parli di quello che tolto dal Mahnantile e dalle commedie fiorentine potrebbe essersi riputato grazloso, forestiero ed allegi'o : e peggio poi , se capiato dai logogiili del poeta barbiere , o dal sozzo breviaiia AL VOCABOLARIO DELLA CRUSCA. 33 <1i.'' bagascioni e tie' pedcrasli , quale si e il Pataffio , o (lai sccreli al)l)ominan(ll t-f^iialniejite de' nialfaltori e dc' hirn. E perclie imbrattare , domanda il sig. Monti ^ il f^ocaholaiio de' galantuomini con quello de' taglia- borsc ? Percht^ stampargli in mezzo alia froate // piu, hcl fior ne cos^lie , cho e motto sin da principio bu- giavdo , bugiai'dissiino poi dopo le giunle veronexi ^ qiianto il sai'ebbe 1' epigrafe della vita su la poi'ta di un cimitero ? Ed e stato spinto 1' eccesso del pai'lai* fui'fantino a segno , chc; vedesi noa di rado adoperato pevfino nolle definizioni. Ala Ih liiioua e univei-sita di parole ; e il valor dei vocaboli debb' essere universale e a tutti comune ; e coraune non sara mai se gll manca il consenso della nazione : (be allora il vocabolo sara particolare , mu- nicipale, idiotismo , non avcnte diritto di alloggiare in dizionario ben fatto. E sia pure il toscano 1' eccellen- tissimo dei dialetti italiani , esso e pur sempre mero dialetto ; lingua municipale , non lingua della nazione. Ad altro dunqne i comj>ihitori del V^ocabolario noa intescro cbe a stabilire il K'olgar fiorentino per solo doniiiialore in tulta Italia , come, segue n do Z)«//^e^ os- servo gia il Grmi/ia. Ma non contenti di tante stravaganze gli accademici aggiunsero come fior di lingua e gl' idiotismi da' uo- vellieri tolli alia opportunita dai dialetti siciliani , vi- niziani , romagnuoli , lonibardi , e i vocaboli da essi a Ijel diletto slorpiati , oppur fatti per gbiribizzo , onde imilare al vivo il goffo parlare delle ignoranti e grosse persone. E all' abuso degl' idiotismi e delle voci alte- rale o fatte a capricclo, aggiunsero quello de'pi'overbj particolari , non intesi cbe o\ e sono nati ; contiaddi- cvincla ; 5." che stabilita quesia |)ubblica lingua, tutle le uozioni della dispcrsa faiuiglia diventauo per- Al, VOCABOLARTO BELLA CnUSCA. 8? maneiiti , le distanze spariscono , i luoglii si toccano, c su tiitti i punti della nazione si trova un ronjolito e siruro modo d' inteiidc-rsi , al quale importaiitissimo scopo e iinpossibilc il pcrvenire col mez/>o di quil si sia dialefto ; chf un dialctto pen- quanto sia migliore degli altri, e sempve dialetto , ec; 6.° chf questo dia- Iftto di supposla migliore coadizione , o si toglie tal quale dalla bocca del popolo , e sara sempre linguaggio sciolto da tutte le leggi grammaticali ; o si toglie dalla bocca del dolti e d;ii lihri , e ressera di essere sera- plice dialetto , e divenleva lisigua di arte e di studio, e sci'itli. Sicche applicando questi suoi corollu") , il cav. Monti conclude. — Che un vocabolario naziouale e la rac- colta di tutti i vocaboli ben. usati dalla nazioiie , e intesi di uno stcsso modo da tutti. — Che non e vo- cabolario naziouale perfctto quelle che caccia fuori del suo grembo una infinita schiera di voci a cui 1' intera nazione su I'autorita di gravi scrittori, e su la sauzione deir USD d' accordo coUa ragione ha gia dato il pieuo suo assenso. — Che non puo essere vocabolario na- zionale perfetto neppur quello che in luogo dei v0"» caboli universali prende nel suo seno una infinita qnantita di termini e locuzioni particolari , unicamente propi-ie di un solo distictto , e di niun corso e val.jre fra il resto della nazione. — Che acciocche un voca- bolario sia naziouale , e si accosti per qua'ito e possi- bile alia pei'fezione , conviene che alia sua coinpilazione poncorra 1" opera di abili letterati d'ogni man! era presi da tutto il corpo della nazione. — • Che essendo il sapcr bene scrivere inscparubile dal sapere ben giudi- care , il ben gindicare della bonta degli scrilti non puo essere prerogativa dei dotti di una provincia, perche allrimenli ne seguirebbe l' assurdo che fuori di quelU provincia niuno fosse buono scrittore. — - Che la lingua italiana chiamata da Datite il ioli^a/e delle citui cV Italia lion e tutta lingui ereati dal popolo; e la piii nobil parte di essa dal populo nOn ii:tesa e artiliciata; cd 6 opera del sapere the la lira da altre Uu;^ue si morte viB VnOrOtTA BI ALGTI5\!E COUftLZIONi, CC. c\ic A ive , o It' tiasmuta a jnacinicnlo , o le invchla secomlo il prrpctuo iiascrre tlclle nuove idee. Oiirl' ^ • he il nonie the lo vim dato di lingua toscava e fuoi* di raj;ioiie : altrinlcnli dovreinnio din; toscano il sapere , t Dante ^ rhe cosi pavla , uno slolto. — Che per pai-w tccipare il dialetto tosca;!0 pin largamente della lingua comiine cd illustre , i Toscani sono beiisi quelli die Jiieglio di tulli possoho e deggiono coi)ti'ibulre alia fonna/ione dell universale f^ocaholario italiano , ed es-* servi prcsldentl ; ma che parlrripate non suona co- stituire, ne partecipaie piii largamejite vuol dire auer tutto. Onde v'^ necessaria la coopcrazione di un si«* iiodo eenernlc. II sig. Monti viene in seguilo esponendo alcuni altri J)rinci;.j fondamentali , sui c|uali egli giudica dover po- sar*' r edifi/:!0 di un ben architettr.to f^ocaholai io , ai Cjuali principi hanno spessissimo, secondo lul, niancato Cfli accademici della Cjuscn. -^ La definizionc delle parole non dee cadere giammai che sul senso proj)rio. II metaforico deesi aggiungere come dipendenza del prime ; ma conviene accuratamente spiegarlo , perche la parola dallo stato naturale al figUrato non e pii't dessa. — - Non si dee confondere in uno slesso para- grafo il senso figurato col proprio» ■ — Si deve definire il vocabolo secondo il Valor generale , e non secondo r accidentale che gli vien dato nell' unico esempio - ventu, che suU' autorila del Vocabolario sausa, dic'egli, ai vizj ortos^ra/ici. Per la seconda, I'etimologia, die' egli, e parte esseiiziale dell analisi di una lingua; e la co- gnizione perfctta de' suoi radicali dementi , e la fonte tla cui scaturiscono le regole della grammatica filoso- fica .... Ma la vera origine delle parole , generalmeiite parlando , e un affare piu presto d' indovinelli che di certe/.ze. Non si puo risalire alia prima radice che per via di congetture. Scih'iiti pero diceva , che hisogna pericolare eziandio d' esseie ridicoU net ritracciare I' etiniologia e I' origine delle voci. La Crusca ha sti- mato di non mettersi a questi pericoli. Essa si restringe a dire voce greca , voce latina / e per le voci che d' altronde proveugano , delle cento se n' ha due delle sicure. II sig. Monti avrebbe desiderato che il metodo da essa tenuto per le latine e le greche fosse stato seguito anche per le spagnuole e tedesche , e piu per le pro\ enzali , notando e dannando particolarmente quelle il cui uso non solo k ridicolo ma stomachcvole ; e ne porta multi esempj. Conclude percio che in quauto alle etimologie iin esalto vocabolario dee far conto ancor delle poche quando sono chiare e sicure. E poiche dalla cognizione delle radici precede la cogni- zione dei derivativi , pone conto assai il conoscere bene il valorc del vorabolo priniitivo onde saperne ben ap- prez/.are tutta la generazione : regola semplieissiraa si ti"asindata nel f^ocaholai io , che lo stesso verbo deri- vare vi e stato mal defiuilo , siccome il sig. Monti dimostra. Dopo di clie passa a notare i peccati del medesimo sul fatto di non badare alia scorrezione dei testi , al sogn.ire una voce falsa del tutto, ammettendo Una senten/.a che non puo reggere , o portando una voce di senso chiaro piu che la luce ad un scnso non solo contrario , ma cond.mnato dallo stesso testo. Con che si fa strada a parlare della scella degli esempj , rispetto ai quali un V^ocabolario , che pigha per sua divisa // piU. bet Jior ne cogUe , dovrebbe al certo , die' egli , tcpy parola , che coji cio safebbe scuola J^O VROI'OSTA DI ALCrNE CORREZIONI, ec. Lellissinia di lingua pralica tanto piii utile della leorica, quanto e mlglior maestro di tutte le cose 1* escm])io die il procc tlo. Ma il f'atlo bene spesso cammiiia tutlo a ritroso ; ond' v clie invece di fare di ogni (ioi'e gliiv- landa , si fa non di i-ado d' ogni erba fascio; e invece di I'ose si colgono cavdi ed ortlche ; e la parula o la locuzione illustrata con rozzi e sordidi esempj perde; la sua bellezza. Quindl il sig. 3Ionti pensa elie nella citazione degli esempj tovnerebbe senipre a gran bene il dare la pi'e- ferenza non ai pin vcccbj , ma ai piu luminosi. Da cIo scende a parlare degli arcaisnii ; al quale pro|)osilo suUa scovta di Aristot.ile , di Cicerone e dl Quiiiti- liano, e in quanto a' modern!, per tacere di allri, del Salvini , onore , die' egli , sia iiei vocabolario a quelle voci alle quail concilia una religiosa venerazlone la loro medesima anlicliita, e che coperte alquanto di rugglne , ma animose , gagliarde e di tulta verde vec- chiezza , possono sotto la penna di un avveduto e franco scrittoi*e ripulirsi, e , secondo la profezia di Oiazio, ri- pigliar nuova vita. Ma niun onore a que' fracidi voca- bolacci cui niuna virtu di uraano iutellelto puo richiamar dal sepolcro. E die perverslta e in cert' uni , dlceva Cicerone, di ciharsi di ghiande dopo die si e trovato il frinnento ? E clie ridicola cosa, diceva Qiiintiliano ^ il voler pailare piuttosto la lijigua che gli iiomini par- larono , che quella che parlano ? Il numero di tali orride voci nel Vocaholario della Crusca e si stermi- nato che mette paura. Che fare adunque ? Forcellini segTCgo sapieutemente la nol^ile dalla barbara latinita. Dividere la lingua viva italiana dalla morta , e delle voci morte coUe vive da fronle senza verun consumo d' esempj , e col solo nome dell autore : forniare uu succiuto glossarlo a parte : dividere la scabbiosa fami- glia di queste voci in tre classi : la prima di quelle in cui e qualche semblanza di civilta, qualche speranza di nuova vita col motto multa renascentui : la seconda delle fracide c morte per sempre col titolo ilalicce linguce cameterium : la lerza di quelle che formauo At, VOCABOLARIO BELLA CRU6CA. 4' una mostruosa coigerie degli spropositi de copisti , e «li tulte le voci tolle dal piii rozzo fango del volgo , coll' ef)igrafe delicue clarorum virorimi. Ragionale tutle quesle cose , a icne il sig. Monti a dire il fine proposlosi ncU' esame critico di parccdii passi del focabolatio della Ciiisca. Ripelute le lodi di questa grande opera, eh' rgli chiama il comjjeiiriio del saper nazionale , il solo desiderio di vcderne spa~ rire i difetti, che forse , die' egli, non vi soiio, ma che a lui pare di ravvisarvi, lo mosse a fame 1' anno- tazione. Poi si e proposto di trar d'errore colovo che stiinano oracoli non fallibili tutte le declsioni della Cnisca / coloro clic gridano grave peccato l' usar parole non registi'ale nella Crusca , o dietro buone ragioni 1' usarle in sense divei'so; coloro che non si attenlauo di far passo se non li guida a mano la Crusca; coloro che credonsi di farlo sempre sicuro purche gli aftidi il regolo della Crusca ; coloro finalmenle che plu vo- lentieri torrchbero il sentirsi dire ti manca un occhio , che nella Crusca confessar la mancanza di una sola parola. Non a distruggere adunque, ma a rislabilire il vero culto del Vocabolario della Crusca sono dii'ette , prosegue egli , le mie osservazioni. Le quali se per la loro leiiuila varranno poco a spegnere quella perniciosa idolalria , varra molto il Trattato degli scrittori del ti ecento e de' loro iinitatori che le precorre. E qui da un breve ccnno del lavoro del sig. conte Perticari, aui-eo lavoro , di cui , come parte principalissima di queslo volume , veniamo a dai-e l' estratto. Incomincia il sig. Perticari dal lodare i rifonnatori dello stile ; perciocche mentre il soverchio studio iielle parole stoglie sovetite gli animi dxdla considerizione delle cose , il che pareva essere succeduto negl' imita- tori servili dc' Trecentisti ; d' altra parte il bellissimo noslro idioma vedevasi , die' egh, lacero e guasto dalia lunghezza de' tempi , dalla forza degli stranieri , e , cio die e pin grave , dalla stessa nostra villa : che nou sulo alle italianc forme s' ei-ano mescolate le barbare , ma quasi nulla sapevasi di proprieta , uou che di ele* 4a PROPOSTA DI ALCUInE correzioni , cc. gunza. Nollu quale perturbazione e incertezza glit il pravo stile tcnova V oltimo sotlo i gravi pcsi dclla li-» cen/,a e della iiriiorau/.a comiino : i £fi'andi maestri si avovano quasi a dispetto : dominava una gente , cKe rotta ad ogul iutemperanza faccva Iccito tutto quello che le piaceva ; talche eravamo nuovi di lingua al- V aprire di ogni nuovo libro; e per poco non ci ver- gognavamo di Dante, del Pctrarca , deW y^riosto , del Galileo , del Guiociarrlini , anzi didla nostra faina medesima ; quando divent iva un Tulllo ( d un Oinero ogni villano scrittoi'e che veniva o coniando nuovi vocaboli, o sformando gli antichi. Quindi il sig. Pertivari si consola per la considcrazione che 1' Italia viene dimagrandosi di que' novatorl , ed acquistando dagli anti' hi quello che i moderni avevano gia smarrito , e molle carte si fanno gia belle nell' oro degli avrtori classici ; e sono gia venule in ludibrio quelle prose e que' versi che ancora serbano il reo stile de' corrom- pitori. Ma antico dettato e che la fi^ga dell' errore guida alia colpa chi e digiuno dell' arte : onde veggiamo ad ogni bonta di stile seguire la sua magagna, ed il ma- gnifico inchinare nel tumido , e 1' oniato nel lezioso , ed il semplice nel plebeo ; mali gravissiml: quindi si convieue il censore cercare e conoscere le tenui colpe di que' primi che fondano nuove scuole , ed avvisa-ile a fine che non crescano ne' seguaci. E considei'ando egli primamente quali vizj potranno seguitare le virtii di qucste nuove scritture , vedremo , che imitando gli scritti del trecento , h da cansare il pericolo di cader nel vile , nell' arido e nell' affettato ,• tre qualita che sono certamente prossime al natuiale , al semplice ed al grazioso. Dovremo quintli scoprii'e queste male radici finche elle si stanno profunde e quasi occulte ; che scopcrte si potranno leggermente spiantare, ma trascu- rate saprebbero ciescere e farsi forti. E qui propone il divisamento suo in qtiesto Trattato , ed e' 1' esami- nare que' libri che dcggiono additarsi arl esempio degli studiosi ; il vederp sp debbansi , e scnipre , e in ogni Aly VOCABOLARIO BELLA CRUSCA. 4' cosa gli atiliclii lutli imitare; se fijcclan legge in quelle parli ncUc cpiali cssi iioii serbano Ifgge ; die \ii\ si possano confodcrare colle loro virlu; e quanti e quail; e so ahhiamo ad obbcdire alcuni die predioaiio tlovcrsi scrlvcrr in tulla la lingua del trecento e in quella sola ; e voce non usave die non sia in quella ; e tulto in lei ci'edei'e oi'O ; e fuori di lei tiitto stimave mon- diglia ; e flu anco le cose nuovcimente trovate doveisi con quelle veccliie parole significare. A svolgimenio dellf quali cose prende ad esporre 1' oplnioiie di DanLe intorno agli scrittori del trecento. Degno verainente di molta considemzlone e quell* alto dispetlo in eiii Dante ebbe molti scrittori toscani della eta sua , e si levo a viso aperto contra F. Guittone e i lodatori di lui, come si vede al canto XXVI del Piirs^atorio ; cosi vnendo ad affermare infellce lo stato di qudla nostra veccliia doquenza. Ne solo ne parlo liel poema , ma plu direttamente nel suo Ubro della vol^are cloqucnza ; e con F. Ouittone mise ivi a liiazzo Boiiaf^gruiita da Lucca , Gallo Pisano , Mino Sancse e Biuuctto Fiorentino. E cessino ^ e.sclama, quella prosttnztone / e se per loro natwale infingai dia sono oche, non io^liano P aquiln ^ che altamente vola ^ imi- tare: cbe 1 illustre vol^are cli' egli fondo e di\ise dal plebeo , rieereava uomini lllustri e siiniglianti la nn- tura d esso vulgare ; perclie segulva la condizione dei costuml e delle vesli e delle arme. E come la grande magnificenza rieerca i potenti , la porpora i nobili , e come jjll ottimi scudi e cavalll si convensono a soldati ottimi ; cosi 11 buon volgare vuole uomini sottill e sa- plentl , e ogni altra niinuta geiite guarda e dlspregln. II sig. Perti( aii vlen poscia a rlferlre diversi passi di F. Guitlone ^ di Bruuetto y di Jacopone , i quali non possono die giustificar plcnamente Dante. E perch^ queslo eterno padre della nostra lingua piii gravemento si seaglia rontro Brunetto Latini, cbe pur fu suo mae- stro, 1 A. ne svolge uno de' prlmlpaii motivi rllevando, come Brunetto serisse il J\\soro in lingua fi-anccse , dicendo ndla iutroduxioue (lie uon ci'edcva l' XtalU 44 PROPOSTA BI AtCtrXE CORmtZTONI , CC. bastare a tanto; e quindl sce^lieva la parlalura fran- cesca , che e la plii diletlevole e coniwie di tulti f^li altii litiii^uaf^^i. Contro di clie iiel Convito pose Dante nil inlero capltolo intitolalo : alia pei-jtetuale infamia e depressione delli mah'agi uoniini d' Italia, chc corn- viendano to volgare altrui , e lo pioprio dispiegiano. Se non che ebbe forse maggior ragione di adirarsi coa Btutietto , poicbe il Tesorctto svio, ch' egli scrisse ita- liano , e pieno di vocaboli e di fonne al tutto proven-" zali , ne poi e gentil persona cui basti la solicreaza nel Irggere il sue Pataffio , ove consumala lutta la favella del postribolo e del mercato , e sparsa la mala semenza de' bisticci, degli equivoei e delle altre inezie, fruUificata poi nel seicento. Ne dovette Dante dimen- tirarsi , m'ntre parlo degli altri scrittori suoi conteni-« poranei , di F. Jacopone da Todi , goffo assai e squi- sitamente plebeo , come il comprovano alcuni passi dair A. riferitl. Ne dal senlimento di Dante si allontauo Franco Sacchetti , il quale vivuto molti anni dopo il poeta , pur mosse aspra querela contro la plebe che cireondavalo , e die colle guaste forme e Ic villane parole intristiva una favella die gia facevasi beta per la Diviua Commedia , come da una sua Icggiadra fiot- tota si ricava , di cui qualcbe tratto 1' A. riferisce j concludendo , doversi avere di continuo avauti alia mente quella separazione solenne fra gl' Ulustvi e i plehei , che Dante voile. L' A. viene poi ad indicare quali Dante intendesse per vocaholi plehei. Non sono queste , die' egli, ne le voci disiisate , ne le umili ; e ricordato come anche presso i Latini fu una lingua plebea , i cui vocaboli furono dagli aurei scrittori tonuli loiitani dai nobili, viene ad argomentare che Dante volesse un simile partimento nella nostra favella, pcrche al tutto il nuovo latino s' alzasse alia cima dell' antico. Che se rauuanda le dizioni rustiche sparse uelle reliquie di cose roraane, nc faremo paragone co' modi plebei de' nostri piu an- tichi , vedremo quella favella rustica similissima a quella che Dante chiaiua plebea, la quale ])er noi e indrgna di csserc scritta, siccome quell' allra il fu pe' Latiui. AL ^VOCABOiARIO BELLA CRUSCA. ^0 Sinistramcnte argomenta, dice il sig. Perticaii , chl stiina il latino clflle scrilturc bai-bare de' secoli di mezzo essere slato lingua che si parlasse. Altrimenti conser- vorcbbe alnieno una medesiina uniformita , sarebbe uguale nella sintassi e nelle tcrminazionl , e gli stessi errori si vedrebbci-o in lulti e senipro. Laddave si os- sorva anzi le carte del sccolo VIII scritte in latino piii infermo che quelle del X o XI , quando pure il sccolo VIII ei'a piu viciuo ai tempi latini. Quella lin- gua adunque che si scriveva era morta , e quella che parlavasi era la plebea , di cui fa cenno Dante ,• e doveva essere adoperata non solo all' uso del parlare , ma eziandio ora in quelle sconce cantilene d' amore , era in quelle rabbuftale canzoni guenesche , che oc- correvano agli uomuii , dai diversi afTetti alzali ad espriraere quelle che sentivano. Questa lingua plebea era la nistica romana, di cui si e parlato , detta poi romaiiza ; e la lingua nostra , secondo Sj>eroni , era roiiianzo italico , parte del quale e il toscaiio ,• vedendosi notata in Pier Daniiani la distinzione ti-a questo volgare e la lingua delle scuole, che era il latino di que' di. Or Dante intese all' opera di togliere la lingua nistica, plebea , romanza, vol- gare dal natui'ale suo basso stato, e soUevarla all' es* sere d' illustre ; cousiderato , che come agli uomini , che altra non usavano , occorreva spesso esprimersi o nelle concioni o nelle corti , ben e da credere che in tali e simili circostanze scegliessero le voci e 1 modi alcuii poco pill adattati all' altezza del soggetto, conforme lo stesso Dante ha osservato. Quando adunoci plehce equU'ocJie : le cjuali tulte, die' egli , i viventi accademici sapranao ben conoscere ed avvisare nelle uuove edizioni del F^ocabolai io dclla Crusca, e clie certamente nou si avrauuo glammai a credere italiche. E cosi il sig. Perticari parla de' niiat- tio modi onde i plebei del trecento corruppero le buone voci , fiuendone T esame col riferire il jwecetto di Varroiie , che quod peccat, redigere debenius ad ceteiontm similium verborum rationetn. Ma una forte quislione si viene movendo da taluno. E3 La lingua ove fu, sc non fa nel popolo di Fivenze ? e quando si parlo da tutti con ettamente , se nun si pailo net trecento F L' A. fa clie a queste incbieste risponda per s^ medesinio Dante florentino , e Dante scrittore del trecento. A tale effetto emeute diniostrando , come Dante non istimo perfezionata la lingua nel suo secolo ; ed insistendo i i questo, cbe lo i'olgare italico e qiiello che in ciascuna cittd appare , c che in niuna riposa^ e che con quello si debbono tutti i volgari accostare ^ ponderare e stimaie. Vero e cbe il Buommattei si e fitto iucontro a Dante , dicendo clie alia lingua gcneiale ( d' Italia ) e tanto diijicile dar regola , cb' egli la stinia cosa inipossibile y perch e i popoli divisi da lunghe pianure ^ da rapidi fiumi , da alti monti e da folte boscaglie , rade volte si visitano fra loro . . . , e bene spesso va^ riano e negli accenti , e nelle variazioni delle voci, « nella stessa denoniinazione delle cose .* laddove alia speziale ( cioe toscana ) non e tanto diijicile dar re- gote , perche i popoli piii congiunti di luogo si possono tro\.'are niolto piii spesso a coniinercio , e possono esphcare varie qualitd di negozj , come di visile , di forme di govcrni , di feste sagre e profane, di nozze , 48 tropostX DI alcune correzioni , cc. (U moi'torj e di altri sirnili affari. L'obbiezione, dice il sig. Pci ticaii , sai'ebbt; valida, ove si parlasse dei dcs( rti drlla Libia e della Tebaido , o dc' moiiti d(;l- 1' y\tlaiite 0 di'l Caucaso. Ma lie i monti , lie le pia- niire d' ItaHa possono mettore taut' ostacolo. Eccede a(Uuu|ne I' argoiinulo ; c volendosi appHcarlo quanta vaijionaiido pur saiebl)e possibile , verrebbesi a conclu- dere chc ogni fossato uu poco pvofoudo ed ogiii colle un po' uudo di ])laule potrebbero vietare il passo alia comuniono dclla lavella. Ma ne 1' interposto mare , ne i niouli d' Olimpo victarono a' Greci che di inoltl dialetti noii formassero una linjrua sola ; ne 1 mouti Sabini , ne la valle Pomezl t poterouo fare che i Ro- mani non avcssero un linguaggio il cpiale non si di- cesse ne cimpano , ne volsco , ma latino ; ne fiumi o foreste era tolgono che la Francia e la Gern>ania e 1 InghilteiTa noii abbiano una lingua sola, universale, contlnua , regolala da grammatici , e fiorente per lit- terati grandissimi. II che ora e stato tanto piu leggiero ad ottenersi , quanto per la invenzione dqlla stampa e cresciuto il commercio de' filosofi fra le genti, che noa si lascia spaventare ne a boscaglie , ne a monti. Che anzi a quesla invenzione e venuta presso 1' altra dcl- 1 appellure le varie famiglie dcgli scrlttori colF onorato nome di Repuhblica delle lettcre. Onde ora questa in Italia, come altrove, da le regole del dire e dello scrivere: usa di magglor copia di voci , e dalle une le tramuta alle :dtre province, e fa per tutto usare un solo costume di buone scritture ; ne piu ^ h'lso^no iV\ festo sagie o pro- fane , di nozze , di niorLorj e (V altri siniili affari. Dicono molti che tiitti iiel trecento parlarono cor- rettamente. Egli e error questo; perciocche se la cor- rezione puo venire dalla sola diligenza e dal sapere , e dalle costanti leggi , ond' ella per 1' arbitrio di molti si fonda , certo niuno in quel tempo , ne in altro ha fayellato , o jjotra mai favellare correttamente. E ben si puo dire dc' primi tempi della lingua italiana cio che Cicerone dice ncl Bruto de' primi della lingua lulina : JSj ano alcuni , cm* sewhrava tcrso in quella AL VOCABOI-AEIO DELLA CRU3CA. 49 vecvliia eld cssere Curioiir , pcicJie adopcrava di pa- role jbvse al(nianlo piu iplciuUde cJia Ic curnuni , e peicJ.c ftH'cUiwa LaUiio iion pexsintaTiiente , coiulutto thilUi sola domeslica usanzci j iinperocchti di Ictteic era a pieno sehaggio. E di falto , sc que' vccclii del trecento, dice il sig, Perticari , avevano voci propvic, vodemino ancora come le pronunciarono male , come Je scamJjiarono pe^ijio, come le collcgaiono scaza legge, come assai di qu , che meiiti-e la favcUa ci fa aprire il concetto della tnente y due modi paid chhianio in operare ci6: I'uno roz-zo e pleheo , vciuitoci per Le halic col latte^ Val- tro fa/f^ito a poeJii , culto , adorno , fiorente , e nato da hnisp studio e dalV arte. Patrarca in cento luoglii si e espresso in questo proposito ; e l' A. n' ha scoilt due, tcilli dalle sue letleie senili , axe apcrtameule vtdisl dannar lui nudle di c[uelle sciilture che per lui non avevano parte alcuna di bunta ; gi'idar eonlro que rei cln; disonistavauo la matcrna favella; dire di questa cli' era tuUa novella ed ancor fresca , nia da molti guasta , e sludiata da poclii e squ;dlldi cultori ; iiiuno s qierla pur proferire nou villaiiamente , sicchc lie stracciiivauo tulle le parole ; i Ictterati non avcre altro che I' anogan/,a di ipiel nnnu* , ed essere il l<»ro o- 4vemo anche vincero gli uomiui del ciuqueccnto, quanto la veligione , la sapieuza e la patria sono materia piii degiia che gli oechi e i capelli d' una fanciulla. Fin qui il libro \P di u6 agevolnientf* provvcdere da se. ( Sard '•0ontimiato.) 5a Memoria intoruo alia \'ita del inarchese Gherarao B.ANGONE , left a at Ces. Reg, Istituto di scierize dal cav. G. B. Vekturi, prof, emerito dell' Uni'- vei'sitd di Pavia, nienihio deW Istituto medesimo ^ ec. • — Modena , 1818, in J\P Xx. Rangons fu ministro degli Stati Estcnsi sotto il duca Ercole III, e fu impegnato protettor delle scienze. Per questi clue tiloli il cav. \ enturi , penetrate da sentimenti di stima e di gratitudine, si e determinato a descriverne le virtuose imprese ; e noi suUe tracce del medesirao ne daremo qui un compeudio. Il Muratori deriva la famiglia Rangone dal castello di jRangiiJi ^ oggi Baguu nella Sassonia superiore : essa famiglia fioriva in Modena sin dal secolo XI; nel XII un Gherardo Rangone fu podesta e legato imperiale nella stessa citta; nel secolo XIII le due famiglie Rangone e d' Este erano gia legate fra loro di parentela , in modo clie fu duopo di pontificia dispensa perche Aldo- brandino d' Este potesse far riconoscere il suo matri- monio con Alda Rangone ; dal qual matrimonio e de- riA'ata la prosapia dci Duchi Estensi. Continuo lo splen- dore della famiglia Rangone per tutti i secoli susse- guenti fino al nostro Glierardo , die nato nel 1 744 1 fu nel 1773 destinato ministro sopra il coUegio dei nobili , e poi ancliv riformatore dell' unlversita degli studj di Modena. L' autor della sua vita fa qui men- zione di molti personaggi celebri a' di nostri , usciti allora dalla saggia educazione di quel collegio: e pensa che 1' essere stati i sudditi Estensi prcscelti in numero copioso alle principali magistrature del cessato regno d Ilalia , debba jjiincipalnienle attribuirsi all' impulso che luniversita degli studj soslenutd dal Rangone avea DEL MARCHESE CMERARDd. SS dato a quel popolo per la via del sapere e delle idee utili ed istruttive. Nel 1780 il duca Ercole IH , succeduto allora al governo dello Stato , dicliiaro il Raiigone suo nuiuslro air iritcrno. iVoii penio pose quesll iu obblio gii sLudj , ma iiistitui accademia di sciciize in sua casa , iriouu- iiienlo cospicuo della modoiicse e dell' italica lettera- tura, come 1' appella il cav. VeJitiiri I'-eil' atto die s' accinge a tesserae la storia. Gli accademici er tn do- dici , compreso il mecenale ; il quale non solamente gli aiiimava col proprio esenipio e col fornire le spese opportune agli csperimeuli da fai'si , ma ne pvcmiava inoltre le memorie con uii' annua medaglia d oro del valore di 5o zecchini. Di qucsta si vede al fine dcl- r opera incuso 1' inipronto , il quale rappresenta Mi- nei*va e il Tempo in atto di togliere il velo onde ^ avvolta la Verita , col motto Auspice utroque ; ncl ro- vescio di essa medaalia si \ezze '• Prh'ati honiinis iro o 00 rempublicam stiuUuni Mutiiicp. Menibri della dotta so- cieta erano Rosa, Savani , Tirabosclii , Ai'aldi , Veu- turi medesimo , iiomi noli alli-oiid<; alia vepubblica dellc lettere, con altri distinli Ictteiati di Modena. Furono come un pveandiolo alio fatiche accademiche le espe- fienze intorno ai vasi animali , alia natura , al moto cd alia trasfusione esi a lui ; ma se ne debbe sapcne anchc buoii graila al due minislri , ai cpiali egli piincipabiieute affidavasi. II cav. Venturi riporta qui una serie di sagge utili prov- ■^idenze date allora da Ercole III; ma noi ci rcstrin- j^'cremo a riferire colic parole stesse dcUo storico unu sola di tali provvidenze in compeu'dio. Neir editto se- jjnato dal Raugone il 19 marzo 17B6, il sovrano es- scndosi fatto render conlo delle pubbliche ziende, os- Fcrva con compiacenza u esser glonto il tempo di sol-" (( levare i suoi amalissimi sudditi nel peso delle pub- « bliche imposte , di pr>.imovere il commercio colla piii (c facile comunicazione , di mettere le comunita e le « opere pie in situazione di sgravarsi de' loro debiti , <( di formare piu solidi stabilimenti al progresso delle (( scienze , di recare in fine appoggio ed ajuto alia (( religioiie ed alia mf-ndicita » ; e pero deternana , « I.** Che sia diminuito d' una terza parte il contri- (t buto del censo ; 2.'' Che sieno costrulti due poiiti <( di pieti-a nella strada Emilia sui fiumi di Panaro e « di Secchia ; 3.° Che sieno apei'te ed assettate due « strade attraverso dell' Appennino , una da Roggio in (( Lunigiana, l' altra da Pievepelago in Garfagnana ; (( 4-° C^^^ sieno liberate le arli dal contributo che pa- (« gavano al censo publilico ; 5." Sgravate le comunitA (> e le opere pie dai debiti contratti per pubbliche (( cause necessarie , ed abolite vai'ie gabelle in alcime <( di esse ; 6.*' Accx'escluta stabilmente di pi'csso a 1 5oo (( zecchini annni l' entrata propria dell' univcrsita degli (( stud] ; 7." Data consistente solidila al ritiro d' edu- (( cazlo'ie dcIL,' dame in Rfggio , ed eretto un nuovo ic in Modena per le cilladiue; 8.*^ Anfnt'ati i sem!- « ua:j do' chcvici , stabilitc eJ aumcnlalc le reudite a DEL MARCIXEsE GHERARDO. 55 (( que' parrochi i quali nc scarsf.'gglassero ; 9." Pro- « mosso con uuovi stabilimenli afiiditi al mlnislro Mu- (( narini il vantagjjio dcUa rellgione ed il soUievo dell i u mendiclta »• Tale fu la legge, Intorno alia quale giuva osser- vare che dei sopradesciitti iiove ailicoli otto eLliero comnlc'to adcmpinienlo. Al ponultimo di essl fu posta inano, ma i torbidi sopraggiuuti in Italia ne inteiup- pei'o r esecuzi.ne. la questa occasione il oav. Yenturi difende lo spirifo d' economia e di risparmio di Ercole III , il quale ri- teuuto nelle sue s^>ese private , era poi geueroso uelle funzioni solenni del pvincipato , e diminuiva le impo- ste j sebbene fossero allora assai moderate ; ne si sa-* rebbe permesso di appropriarsi la meuoma parte delle r rendite destinate ai pubblici corpi , cevcando egli anzi di soUevarli con fornir loro opportuni sussidj dal proprio erario. Giuuse la gucrra futale del 1796, e il Duca rili- randosi a Venezia , costitui in sua vece a Modena una Reggenza^ ed a capo di essa il Rangone ; noi qui ri- porteremo solo poche linec di quanlo a lode del mi- ni? Iro suddetto dice qui il N. A. (c Qua! carattei'c di (( saggez/.a, di moderaziou di conslglio non ispiego c< egli nella confidalagli incumbenza, nella quale era « duopo con imperlurbata froute camiTiinare sull' in- sia ; 11 baggio di un suo eompoiiiiuenlj intorno alle pianle rccsi (pil dal cav. Venturi. Esse componlmenlo ^ dl- retlo al celebre pocta Clemente Bondi ; e sebbene fatlo dall autore in ela avanzafa, e da iui non llmato intc- ramenle, pure e pieno di dottrina , di spirito e di bd scnlimenti. Ecco, per es. , cum' d dcsciive gli utili prodolU d alcune piante : « Cola mira intenta « Del Pensilvano a riscliiarar le notti <( Ping-ue Mirlca trasudar fl.ii seme «< Le a noi dall' api elaborate cere. tt Garcjjcriar vuoi nol haf o ? ecco a te Sfta «< Porfro la Si.a Ascleppla, ^ cm Torino « E Fossombr.in non toglieraiino il vauio. « Anou il Pinpiio Erldanio e ii treftiolanta « SaJcLO (Tuanta finer S[.arsn non hanno «< Lannpin moilo ! e fu co>i «pj,r!etto « D.'ll' Euforiio Toner, del tuberoso c< Solana, e di que! che -ii man do il favo, it. E dal vol^o SI riba , umil legume. « Or te, Gluyia, direm dei raonti onore , « Clie tortuoso 1' Orinoco ai)braocia : u T).i te sgorftando, e la popenne slVr?.a .. Gompensaiido d..! Sol, nutre ii selv.iM-.4o " Larga vena di l.itle, a cui Codogno ""^ .< nai j.ii,;rui pasrlii c;ua\ oonserva appcna. a Forse la pur novello Polifeirio " Copia ne premc, e a l'(uo3etta 1' offre , w U.c amata da Iui fna-o, e oer.-a 1' ortne a sfainiando il piacedente Estratto , e giiinta al Dircttore drlla Bihlioteca Itcdiaiia la se- guente lettera del cau. Vciitiiri. CffiAnrssinm sig. AcEnni , Ella mi ha gentilinente atinuuziato di voler inserire nella sua dotta Biblioteca un estiatto della vita del marcli. Rangone. Quando cio si eseguisca , la prego di aggiuiigere ail' estratto le note seguenti. u I." Nel tempo del cessato governo 1' uiiiversita degli stiidj , gia u si floi'ida iu Modtiia , erasi ristretta alia ooiidizione di liceo sem- « plice. Ma Francesco IV svio attuale sovrano 1' ha restituita era in u UBO splendore eziandio maggiore in parte di cio cbe fosse avaiiti il il 1797- Non e qui luogo a descrivere tutte le utili provvidenze a colle c|uali ben previde il Rangone ( pag. ^6 della Vita ) che questo »• S.** Nella pag. l^i della mia memoria all' ultima linea del testo e stata omraessa nella stampa una linea intera, ed e la seguente 1.1 del il Jlangone ^ e perb gli fece sentlre desiderio cli ei ritvrnasse ^ lu- (i slngandoii con j ec. ". 4'° A pag. 45, lin. 3!i, dove il P. Casplli racconta che il Ran- gone vicino a morire valuto poco le amirjzie dei principi, deve ag- giungersi , che a detta del medesimo Padre n questa Qerita non fu (I allora solo ch' ei la tenesse in mente ". Come filo^ofo e cristiano, j1 march, non dispregiava il favure de' priiicipi , ma aspirava all' ac- quisto di beni piij importanti. Accolga , sig. Pirettorej le proteste di mia perfetta stima e con- aiderazione , eo. G. B. YektURI. S9 Pocsie cli Giosuimii JlosiKT. — Pisa, 1817, piesso Nicculo Cajjuiio , tonii due, in S.*^ pice. Jl EKSA moJcslamente rautoverZ/e r:o?i si possa 01a- mai in Italia con sonetti _, capitoli e canzoni pas- sare alia posteritd , a meno cite questi coniponinienti non siano di quella vara e squisita perfezione die ha fatto imtnortali co* loro piccoli \-olumi il Costanzb , il Manfred i e pocJii piii. Noi siamo pionamente del Sai-er suo. I coltivatori tlrlle scionze e delle (ilosoficbe iscipline teiigono oggicli il primo segglo , ne raccoz- zando qualclie verso, ne attiugeiido neU'Arno qiialche bel niodo di dire, si vieiie piii in fama di lettevato. La diftusioTie de' lumi ne ha scemato il pvestigio , e U moraviglia del pubhlico e uii infretjuente tiibuto clie olticue soltanto Clii sovia gli altri com' aquila vola. Ma cio slesso torna ad elogio del signoi' Rosini, al quale i due volunutli di scclte poesie pui* ora venule in luce consentono un alloio fors' anche inimortale. Contieiie il piiino iiiolte odi , molli sonetti d' argo- jnenlo nobilo e leggiadio , ed alcune stanze eleganti pel I'itorno in Italia dei momunenti d' arte ,■ delle quali uoi per saggio oruei'emo questo giornale: e tanto piu volentieri in quanto die if soggetto e tale clie nou puo nou piacore a degli aiiimi vcracenicnte italiaui , e perch^ pajono dal poeta accarezzarsi con (pialclie favore. Le pubbliro iiil'atti anlici[)atani(!iite, Rel)be! e non sieno clie un episodio d* un lungo lavoro clie lo occupa da qualclie tempo, dal dcsiderio nostro vivamcntc alfrct- tato cd atteso. Chiudono (jnesto volume cinqiic odi di PiuJaio , clie il sii^nor Uosini rcoj per e-erci/io 6o P O E S 1 I ncll.i nostra favella in sul fiorire dcgli auiil. E hcii second.i 1' itala musa Gli aiTise appcna al compiei'e Del diciottcsini' anno , se pot^ allova insplrargli i hellissimi animati vers! che intilolo al celebi-e Angelo Mazza , e die questl , vi- veiite , compiacquesi Ji Icggcre in froule alle immoi'tali opeie sue. II seconclo volume ha una satira , 1' EiJucnzione. In omaggio di quella imparzialila che ci e guida , confes- siamo di nulla avere iu essa tvovato che la sollevi alcuii poco al disopi'a delle molte che abbiamo intorno lo stesso ai'goniento. La penna del signor Rosini poteva arricchire di nuove inimagini ed ornare di nuovi co- lori uu soggetto tanto fecondo e pieghevole per un poeta filosofo. Cose coninni comunemente espresse, una certu neiiligente inusuatjlianza di verso e di stile oltre la liberta che la satira , meno schifa degli altri generi di componiinento , concede , e piii di tutto il mancarvi quel sapor acre che pur si richiede , da abbastanza a conoscere che quel do\'er semjjie far risuonare all' o- recchio , accompagnati daW ainwnia , de ^>ersi , dijetti I'idicoli e vizj , non e fatto per lui : e ben egli se ne scusa avvertendo di avere di buon grado rinunclato a si dispiacevol carriera che fa quasi prendeie in oirore I' umana nalura , ed apre una larga strada alia mi- sautropia, Molta e nuova messe di gloria rimane ancora agli Italiani da cogliersi in qiiosto campo di otlima poesia: ne vinti dagli stranieri , saremmo tnttavia costretti a conceder loro la palma, se Giuseppe Zanoja , pur dianzi rapito alle leltere ed alle arti , d' altri sermoni ci fosse stato cortese oltre i preziosi che di lui possediamo. Succede alia satira suU' Educazionc un vaghissimo poemctto in ottava rima , partito in due canti, che reca il titolo La Gara di Oniero e d' Esiodo. Avendo in aninio il nostro autorc di consccrare una memoria al fausto avvenimcnto che ricondusse alle rive dell' Ai'no DI ClOVAyKI ROSIKr. 6i tin Sovrano desideiatissimo, cerco nclla storia favolosa se incontrar pote^a qiialche falto aualogo a tal circo- stanza , e il rinvennc leggendo Plutaico nel Convaio de' sette Sa\j , ove si naiTa clie Oinero ed Esiodo inlervennero in Calcide ai giuochi funebri die Gaii- nittorre re dtll Eiibea destinati aveva in onore di Al- cidamante suo padre. Diccsi che il primo cantasse le imprese di guerra ; il secondo le aili di pace, offiendo come modello di un ottimo principe Eaco re d' Egina, che dopo avere ajutato Apollo a fabbricare le mura di Troja, litoriia alia patria in mezzo alle acclamazionl del suo popolo. JNobilissimo imntaginoso argomento svolto con rara fcllclta d'eleganza in un metro nel quale pochi soiio rcecllcuti, e il signor Rosini e fra i pochi. Questi due volumotti di j)oesie sono una cara ed onorevole testimonianza che I'ltalia e sempre la patiia de' poeti, e che noi siamo ancoi-a gli ercdi e i custodi dclla gloria letteraria che ci venne in prezioso retaggio gelosamente comniessa. Speriamo che i piii schizziuosi non troverauno troppo esagerata questa lode. Pel ritonw in Ttalia clei momnnend d' Arte , e paitico- laimcnta dell' Apollo ^ del Laocoonte e della Venerea Qual plauso e (jiiPsto ? e qiial festevol grido E projiagasi e nesce ad ojjiii istante ? Qual Dio , lasci.ito or della Scima il lido , Svela siiU'Alpe il giovenil sembiante Dall'amor tratto dell' antico nido ? Piimo fra tante meraviJ^lie e tante , Deir europeo valor giusto trilnito , Biondo Nuuie di Delo , io ti saluto. L''nto pendegli in man 1' arco guerriero, Cia di liflve terror, pegno or di gloria; E nello sguardo dolcemente alter© II trionfo sorride e la vittoria : Mentre che all' otto , ond' all' uman p<>nsiero Ricorda di Pitou i' atra memoria , Par che dica — ammirate — in sua favella , Seij tra 1' opre dell' Arte io la piw Lrlla. 6i r o I s 1 E lo dalle greclie •ipoiKls al Tebro in riva, Domai del rudfl vincitor 1' orgoglio , Si che compajiio alia Gecropia Di\'a Tenni <1' A'lgiislo trionfante il soglio : Poi , quando il turbo aquilonar riiggiva , Caddi tra le ruine in Campidoglio , Per risorger dal tnuto orror profondo Astro maggior del tenebroso mondo. — • £ ben del Tebro, al suo partlr , le aren* Su bei colli copri notte profonda ; E sol fea sospirar 1' arcadi avene Qualche auretta pietosa e vagabonda ..... Ma cbj gemendo e fremendo ne viene , Sdegnoso della sede a lui seconda , Ed un raisto in' infonde in mezzo al core Di pieta , di spavento e di dolore ? 3el to. ^ Padre morente e sventurato , Di Romolo progenie e di Pomyiillo , Clie mal cauto vibrasti il dardo alato ' Nel caval che ascondea le fiamme d' Ilio : Poi da dedala mano effigiato , Spirasti il canto del divin Virgilio ; £ dubbio e ancor se all' auree carte i manrvk Gedano il vanta , o alio scarpello i cartui. Riedi al Tebro , e con te riedan le vive Tele , ove tanto Bello arde e sfavilla , Che forse , al cor delle stupite Dive , Pari non fu di Prometeo 1' argilla ! Air apparir suUe romulee rive , Forse ne balzera qualche scintilla , Che i catti ingegni accenda , e 1' estro amies Rivolga ai modi del bel tempo antico. Ma tu sei nostra , o tospirata Dea , Che adduci in ciel la mattutina Stella ; Tu sei nostra , o vezzosa Citcrea , Gia da Marte rapita e fatta aucella ! ' Quanto J ahi ! quanto diversa allor parea _, Ne piu qual era un di lucida e bella , Se pur tra '1 volgo de' minori Dei Un gfuardo di pieta yoljeasi in lei. DI CIOVAKM KOS13SI. 6S Gertie sofi'risti , o Dea ^ Candida prole Del mar die albeggia ai zeffirl tepenti , L' aere iusoave , e senza raggi il Sole , Stnv,' onde ii fiurne , e aspri di ■relo i .venti ? E il suon deir inarmoiiiclie parole , Tu avvezza ai greci ed agli ausojij accentj? E quel parco lodar che , a chi 1' intende , Pill del biasimo istesso iriita e offeiidi; (i)? Pur chi di te pin Leila e chi piu cara , Tra quante il mondo ei'figiafe inchina , Che del Tempo la man lent a ed avara Trasse dal grcmbo alia citta latina, Che insieme accoppii inusitata e rara C»azia e pudor con volutta divina , E iiispiri e accendi a' tuoi devoti in petto -^ Revereiiza e deaio , spf me e rispetto ? T»\ eri, o Citerea J dalle feconde Spurn-:; sorgendo in mezzo ai salsi nmori , E tal qiiaiido dai crin spremeyi 1' onde , E il Sol vi dij)ingea rapgi e colori : Tal eri allor che siille ciprie sponde Le Grazie t' incontrarono e g'i Amori ; E quaiido avvolta entro a stellato velo , l)i tiie hellekize imiamorasti il Cielo. a tal , fra i plansi del devoto stuolo , E r order degli incensi e delle tede , Movi or dair Alpe ; ed un sol grido, uu solo Desio fi fhiama alia vetusta sede : Ala qiiando, o Dea, tu giunga , e il Toscho suolo liaci le piante dell' etereo piede , Scliiudi i tesor del tuo diviii sorriso , Clie del mondo e Leu questo il paradise (i) A qupslo hiogn tini>rra forse il severo Ictlnrc ahuna cotn dl S0i>erclnumeuta sjiinto olhe quel ji^rato liii^utiggio che e jmr crm- ceduto al poeta. 11 rlchledete una statua del come abhia potuto sostenere I' InsouMita dell' nria e il rigore de' .cntl, e piii ancora II SMon dell' iiiarmoiiiclie parole o la maligna pnroitA delle lodi ci pure ojfeudere la correzione e squititezza del gusto. Venere statua , non V'vneie animata , e il sopgetto di qucste stnnze , nclle qualL d' alironde spleade moUa. venustfl dl concetti e di stde. 6^ POrSlE DI GIOVANKl HOST^Tl. Qal so?piro Potraroa, e qui la cuna KhLo il prande Alighier , rhe primo in tevra Spio Jiel bujo flc'lla notte bruna Con gli ocelli della meiite che non em •. E poi die scosso dalla rea furtuiia Vai'abonilo ti-i^gi di terra in terra j lounge dal nido alia natia favella , L' ale inipenuava ond' e si g-raiide e Ijella. AK 1 se speata non e La fiamma aatica Clje i casti ingegni avviva , e in |t>r pi\6 tanto , Surga da qufsta terra ai grandi amii a ^ Sorga novella or X armonia del canto ; Si che piu ardito lo strauier non dina Ohe in lei nianco d' ogni bell' arte il vanlo ; E t' intessa alle tempie , ascreo lavoro, Ija lidia mitra e la gliirlaiida d' oro. Mcr.ii* io , se il foco de' ruoi ral m' inspira , III Phido , o presso al fonte Aganippeo , Sen-uiro i modi dell' ausonia lira, Olie cantava Euridice ed Aristeo : E se avverra rhe , mentri? jl pie s' aggii"» Txa i laureti dl Menalo e Liceo , Colga il premio clie Febo a' sxioi pr'-paiM . i>ej>nrr(> la gliirlaiida a pie dell' ara. Letterc e disscrtaziotii niimismatichc /Ji Domenico Se-* ST INI . — Milano f 1 8 1 7 J prcsso Stella , di pag. 1 3 J ^ cun tie tavole incise in lamc. 1\ HI. N. EL Yolnme VIII, pag. B3o di qnesfa BiLIioteca ariiiuziammo il I eJ il 11 volume di quoste lettere altrove stamp ti: ora c\ vieiie alle mani il III, che I' illustre autore ha pubblicato fra nol , ed e qnesto per avventm'a il piu dovizioso per le molte citta uuove in Numism.itica scopovte , mcdianle le assidue rieerche AiAScstiui, V (li altvi antiquarj, nri musei tanto pul^- Lliri clic privati dell' Europa, delle quali si tesse nella ])rcfazloiio uii lungo catalogo. Da questo si raccolgono i uami di (piarautascn cilta , dclte quali o nuove me- daglie si prodiicono , o eon nuove medaglie si prova la csislenza. Due citta nuove n\ Numismatica si scuo- prono nt'Ua Licia , cioe Trabaki ed Arava; una moda— glla aneddota si deserive di Farnacia ; alti'e a divei^se cittii si restitniscoiio, clie state erano male applicate ; si pubblica per la prima volta una medaglia autonnTna di Piostaiina ; cod tre medaglie imperiali si iutroduc? pwe per la prima volta in Numismatica la eitta di Titiasso ; si arricchisce la geografia numismatica della citta di Sibiia con una medaglia autonoma del museo Cesareo di Vienna. Trentaquattro sono le letfere , o le bievf di-^jerta- zioui conlcnule in questo volume , e tutte indii^izizate ad uomini illusti'i o per coUe^oni numismatlche da essi possedute , o |H'i' il favorc clie accordirono agli studj aiclieologici , c tra questi troA asi pure S. A. R. X Ar- eiiluca Massimiliauo. Ne!la fll si correyge un errore di Conifyc nA museo HnnttuLino , che divei'Sameate lisse una medaglia di Atino ; nella VIE si prova, che il secoudo Neocoiato d(-i Periutii accordato iu da £7a- galiolo , non gia da CaiacaUa , com;' era statu civduto ill addietio da aleinii Amuiiiualicl; colla scoria ox una Bdd. ha!. T. X. S 66 LETTERE E DI5?EBTAZIOKI KUMISJIATICIIE. mpda;^lia di Filippo il padre, roniata dai Maccdoni coii I aiiuo 275 , si st-,d)ili>Cf r.rll' A Itl la vera epoca di tutte quelle conialc in o; ore di Alessandio '\\ ^VAwAt; ^ niolto dopu la di lui morto ; iiella IX si restitiiisce a Ouinphi , cilia della Tessaglia , una medaglia da Pcl- If/in att;ibuila ad Anip^'ea nella Messcnia ; nella X[ diretla al sig. J'aii j\Iilli>7gen , si illusira uia nuova citta crelici, cioe Ci^^jarLsD, non rammentata di vcruii autore, o forse scambiata dai copisli, e quiudi 1 sciaLi tra le ixicerte ; nella XII si reslituiscono ad altru citta cretica, cio^ a Thalnssa, d.ivcrse medaglie della faniiglia di Vexpasiano , malamciile Ictte in addielro, ed attribiiile a sedi vaglie, o lasciale inccn-le. Questa lettera 6 la me- desima che gia era stala prodolta nell i nostra B.bliotcca. No 1 meno interessauti souo le I'icerche clie uelle successive lettere si vcggono islifuite sopra una meda- glia di Abido , erroneani nte descrilta da Comhe , la quale ora si rcslituisce a Pario, cida della Misia; sopra un medaglione di Commotio , malamenle l(!tto da Pe\- lerin per Eraclea , m ntre era di Smirue in coucoidia con Atene ; sopra una medaglia autonoma am ddota di Telemisso cilta della Caria ; sopra due medi'glie raris- sime , r luia d' Am eliaiio ^ V altra di Ta.cilo , allc quali , dice 1' A. , sembra che Echhel nou prestasse una vei-a fede tiumismalica ( il senso della quale pa- rola noi avremmo bramdo di vedcre cliiarani' nte spie- gato ) ; sopra le med glie scrilte ATTAAEATli^ , e ATTAAEiQX; sopi-a un medagliLnr clie fu nialamente lelto nel catalogo del museo di Eiiuei y , e clie y'vw iTstiluito ad Ancira ; sopra una medaglia di JNicomedia , che vicn ora reslituita a S:n ada d lia Frixi:i: e fin:d- m.ente sopra alcune medaglie imperiali C! niale con note cronologiche dalla pitta di Cilyra della Frigia meiiesima. B stera questo sagg o per dare una idea del jiregio di questo volume. Usso e accomp'igoato d,i tre lavoie i'l rame, rappresenlanti \" mediglie o nuove , o piu degae di osservazionc , illustrate nel volume; i soggetli sono ottirnamente disegnati ; ma tanto leggera e 1' in- cisione , che a stcnto distinguonsi in alcuita medaglia i rovesci. 67 Versi efJiti ed hieiliti eh Girolamo j Giamhattista Cornelio fialclU ^maltei , tia/Iotli fta vaij. — f^enezia f 1818^ ilalla tip. clL ylU'isopoti^ in 8/^ _Li qnesto un libro &fnmpafo in occasione dl noKzie-. L' lu\elei*ato custrtiiire air uso di quelle Raccocte di carapanimenti clie a dispctto della pocsia e in onta al biion senso s£ pubblicavauo uu leii»j»o in siniili inconl 1 , non altri- inenti clie per Monaelie , per Dottorati , per nuovi Cclebraiili , poi* la paileiiza dei Podista ; soggetti tutti che non hauiK> niun diiitlo di i-eclamai-e i veFsi dev poeti. In camlm) di soncttL e di canzoai epllalanudie , e stile oggidi in ijiie' paesi di laie omaggio agli sposj mandaiido all;' slampe qualclie operetti. qualumpie ue sia I argomeiif.), l» (iiialc s' intituli col nome di essi , e che null' ;dtix> lia di allusivo alia circoslanza fuor clie la dedicalcnia. Questa nKxla, che pm"e non nta?ica di essere bizziarra, e assai piu tollerabilcj in ooanto cbe niuna cosa peggiore essendo di qiir^lle raccolte , ck•e^» tencre per buono tutto quello che si vuoLe ad. esse sostitnire. lu una eosi filta oceasione sono stiti adunqne psil>- blicati i \ersi dt;' tre fiatelli Amaltei, colebi-i poeti latiui del secolo X\ L lia piu parte di quesli versi erano gia con jsciuti , ma alcuni altri se ue Jiggui'..gono ora che non avevano prima ve(la lingua in vui t'urouo sciitti , si .Viihe percia T eJilore 68 VERS! EDITI ED IKEDITI ^ell' opera cli alcniil pocti , clio ^li trasl.ilarono ncl liostro ulionia , e si gio^ <> paviinciiti di alcuue Irailu- zioni clie furono fatlc nrgli aiiiii innanzl. Si premettc al volume im breve fliscoiso conteneiifo alcune notizie intoviio a rjucsli Ire IVatelli. Ussi eljbco OJerzo per patria. Giiolaiiio uaequo ncll' anno 1007, esercito con plauso la medicina , e la itisegiio per lo spazio (!' quattro amii dall.i calledra nell' Univcrsita di Pmlova , e tennino a Odcivo i snoi giorni nel 1 574* Giandjatlista sorti i natali liel iSaS, e si apjdico alia giurispnidenza : oceompagno in Inghiltcna (ii.vaniii Michieli anibasciatore dc Yeneti, e pochi anni appresso passo a' servigi dclla repiibWica di Ragusi in (pialil'i di segretaiio. Si Irasfori posiia in Roma, ove fu i'ami- liare del cavdinale Carlo Borromeo , e sti'inse ivi a-Tli- cizia con Paolo Manuzio, con lo Speroni, col JN.ivagero, con Curzio Gou/.aga , con Torcpiato Tasso e con altri letterati di griclo. Fu fatto cittadino e patiizio rouiano, e sostenne la carica di seo adiii'.qne con T aitifizio nlcdesiino curn^ parlre poda nclla liii;;iia nostra chi ba meno capacity ad fsserio n itu)"aline»le ? Kiu.scircbbc dvl pari a^revole a furlo', ma prendpiitlo coi iioslri aulrtri qiieslp li rnze sar;]»bcro rl^iiird tx? cojue vlJnpcrrvoH p!aL;i , laddove u«and,ile c i Latijii si rc'pulano Iccilo iiuila7.ioni. lLaI(^ & il concelto cbc pos^iamo gon; rabneute foi^ 3raarci mj>arvero nei secolo XY[, e cbc non furono scarsi «ci sass gitent.e ; ed e cosa curiosa il vedoi-e quanta r arte possa suppSirc alia Natura in uui facolla, quale •* i ' peesia, ove Sf-mira the dall i sobi Nalura si debba itifl.3 licenosccrc Ma quesfi poeli potranuo beiisi rluscii'c s;>vettle <"le^ra!li,
  • t}<:hisslmo sono leUi oggidi, -e mollo meno ci sarcromo attest d'l vcdeili tradotU. iyc pjesic 6.e fratelli Amaltei furono la prima voUa raccolte dall' Alcandii, e st nTtpate in Vrnezia 1' anno 1 627* t)i Crlrolamo e
  • ezialila quello no- tissirao tli Leonlll i e di Aconc, e se ne lifenscono dodici ^^iff/'ivnli triduzioiii italiane ed una f.aucese, niuna dtiie *j\iaii u^uaqtia T orjginale. ' La prixna pocsia
  • g.>.re i loro ta- leiili poellci. L' edizio'e ^ pregevole per la matcri ile escciizione tipograllca ; cost noti fosse sconciamonte brultata dalle Irccjueutissiinc scon-ezioni. AUt pagiua 56 il senso e strauameiite scunvollu , Icggeudusi ijupillc in caniLio di papillej nella 92, si ha lamorati per ramorud, nella 98 mesta per meste • il marchese Amoriui , uno de tra- duttori, 6 trasfoi'Uiato alia pag. 4^ in marchese Amoriui BQioguini, ec. 73 C^ontinimzioiw e fine tlclle Memorie scientijiche e Iclicraiie rlelC Ateneo di Tieviso. — Vol. I , Parte Irttei-ariu. ( y'cdi il Tomo IX, pug. 2.86 dl queato Gionuih J. IV. Hjinoio del dottore Melchiorre S.PADA, arcijrete di Fossa lunga , del sig-> Lurenzo Ckico. — 11 sig. Quo successoi-e iieir aicipi-etura alio Spada prtnde a«l ca- comiare ncl siio illusti-e antecessore lo zelo di p=iiToco,' la filosofica sua saviezza , ed il suo sapere uelle cose agrarit'. iXon ])(iinettt'iuloci 1' istlluto nostro di analiz- zare i ])rl)ni due puuti di questo oratorio elogio , ac- cennereino solo , clie lo Spado , beiieuierito agi'icoltore rgli slfsso, si applico ad istruiie i coutadini iii que- st' arte tanto iiecessaria alio stato loro; clie uello stesso sacro terapio , dopo li santi dogmi della Religioi.e , sjilegava i precetti agvavj , e clie percio aveva anclie compilalo in i-usticalc dialetto un Catccliismo, ncl quale aununziava le piu Leile teoi-ie della fisicii lelative al- r agricoltura , ed i metodi dei miglion coltivatori- Scrissc pure una Disscrtazione sul problcma proposto . dictum idee sulla iitititzio'!e dclla piilhlica ainmiiii- strazionCy tU Sahastiauo Sbisa\ — Trieste. 1817, stampeiia Muldim , di pa^. 20 , //; 4"° J_J A. lia pveso per epigi-afe di questo libro il motto: tmdtiim veiilatis , paruni i-erhoriim. Poche parole egli lia scrillo cei'tamentc , e grandi cose lia annuiiziato , ma co'i viste Ivoppo generali , e non le ha forse suf- ficioiitemcnte sviJuppate- II di lui principio, che e au- cbe la di fui concliisione , si riduce a far consistere la somma dclle cose per rapporto alia iutcriore pubblica amministrazione in qiR'sto solo : « clie le idee e le (( operazioni si voloano al fine che si ottcuga il ])iii « che c jwssibile di beneficj dalla nalura, e che si <( suscili , e suscitato si cons( rvi il pii'i utile mok) di <( fiiliche e di cose ». Piantato quindi 1' antieo prin- cipio , che le rjcerche della ccouomia polilica procedere debbono eqiiabilmenle in tulto il sistema dei bisogni, dellc forze e dei mczzi di una nazione , e <;he le di" i-erse posiziotu ed il di\'erso esseie di ixua nazione jX)rtano diverse aftituditn e diverse esigente ', nelle qnali e d' uopo indagare le condizioni generali delia sua prosperita, passa ncl sccondo capo a stabilire cpie- ste condizioni medesime, ciue, i.° /a natura fisica al- f HO/7/0 estenia; 2.° C iiif^ei^no deW uonio; iP il tra- \'iie. Nidla troviamo di nuovo^ e ])oro di preciso ii''l cap. \ II . du- si intilola Coti.\ifh'/az oifi ^cuernli , gia(;cli(; aiu-o lum iiM])ananio se non grande cd estesissiir.a csscrc la scienza del pu])Ijlico rcgisnc , ed essero oggetto della inedrsima il vod(.'re sc possaiio maggionneule elcvarsi le istitu/aoui social!, oiide i-icavarue ruaggioii vautaggi. iN ell' VIII dovrdihoiio trovarsi , ma sgraziatame.ite nou si Irovano, 1(? pofeiize iiocii'e iiella costitiizioiie politica ^ e le ^'re e inezzi die noi cvcdiamo volesse dire 1' A. di pre- vcnirne i dauni. Ancora nou ha egli cominclato a svi* lujipare ua sistema d' ammiuislrazione , e nel cap. IX si fa a paclare dei progfessi ddia luedesima ; ma per verita non dice cosa alcuua. Lo stesso avvlene nel cap. X, nel quale vuol proporre alcxme c^nsidciazioni sulla islitu/Jone e sidle forme amni!uistrati\e in geuc- rale, e fiiiisce col dire, essere uecessai-io die l' ordinc puhblico generale della socleta sia custodito, che si pensi alia sussistenza ed alie risofse della nazione e dello Stato, die le azioni recipi'oche ed i rapporti civili siano pratlcainfiile guarenliti, die si maulengauo Ic relazioni esteriori e cominevciali , e cosi pure una forza nazionale e dello Slato , tcri'estre e niarittima ; dal che fa nascere , come se creali fosscio dal di lui sistema , i dipartinienti dell' ordiue politico , delle fi- nalize, della giiistizia civile e punitiva, degli affari esteri e della marina. Nel cap. XI parla succintamente dei diparlimenti deir ordine pubblico e delle finanze ; nel XII consldera alcuni oggetll del regime economico , e nel XIII rac- diiude, sotto il titolo di Cons idei azioni cli\.'eise , alcune inassime troppo note , come , per esempio , die ogni sistemazione ed ogni legge puo essei'c pericolosa , o insufficiente , trovandosi al di qua o al di la della meta ; che le leggi siegolatc , o falsainente dedotte irriAA PUBBLTCA AMMIKISTHAZTOISE. 77 j)ossniio dii'iiiltnc poteiize tJisliu'tiici ; clio sj^m-sso .si iiisIiiUimo alciiiii falsi c pci'icoiusl clciitcnti !i;i le jdi- j^Iiori itiec <• If nii<;{ioii inUri/.ioui , t- the la polilica ajinniiiistia'ioiu^ dcve averc C(;nl' ocohi a guisa d'Argo. Egli e vt TO Imiisi cIjc lino tlal siio pi'ooiuio l' A. avca olmoiiare viziata per qualunque siasi cagione , a mudo d esenipio, da scrofola , da sililide,da metastasi artri- lica , come puo essere origine ddla vomica, dei tii- berccli , dd calarro , e di qualiinqne specie di tosse , COS! ])ure a[, porta i diircrcnli gradi mAX asma , ortop- nca, dispnca , e V idiojiisia del tQiace, iinj)edendo il debito c irso della linfa. jNiuua di quesle infermila suol essere accompagnata da ]>evicolo di contagio ; ma puo accadere die degenerino esse in tisidiez/.a polniOi);:re , ed iu t;;l caso coiivici.e ben coaoscere di questa i ca- ratteri per saper disliriguere dalla primitiva la raalaUia die vi suceede. iNella descrizioiie ddla lisirhezza ori°iiiaria V aulore si alli( lie priiic jiabueute all' anlotila dd Morton , il quale in vero ne ha lasciato la piu giusta e natnr.>le pillura. lucoiiiincia questa Iristissiiiia Jiialalt-a con tosae So RA6IO^•AMEKTd' secca , con im srnso fli peso nel petto e dift'colta nelli iTsplr zione. Si luiisco islla tnsse una leiita fcbbre continu 1 cotifl: nia , vhc si esacerba ora fli mallino, etl ora a vespvo , cou cal ire mediocre sul prineipio , e c\ie (livenla poi uventc morilace , sopra lutto nel cai'pi e nelle pabiie dellc mani. La dotta lebbre priiicipi i d' or- diuajno sen -a brividi,e si spiega con polsi piccoli, ce- lerl , frequeiili e deboli , di quando in quaiulo dm"i. Le orine si fanno rosse , si acciescc alquanto la seto, scema 1 appctilo, diflicilmenle si coicilia il sonuo. Col pro- gredire della fe])bre il covpo si strugge , e mo.slra i caratti'o!iez/a secondaria altertndo le glandule linOilidie , gli umori animali ed il sistema dei nervi. Talvolla si generano dei calcoli nei polmoni , e de- stano llogosi e snppur.imeato nei medesimi. Ancbe la hie silililiea imlure qiialche voltxi la tisichezza vi- zlaiido l;i liiifa ed i v.isi assorbenti. Ma lar cag'one piu fieqiienle della lisichizza secondaria e lo spiito di san- gne , I lie a ])oco a poco si rende sanioso ietido, ed e accnmjiagnato da fcbbie vespcvtiua con dimagra'.ione nibi Jiul. T. X. 6 8 a RAG102JAMEIIT0 della persona. Si f' pnr osscrvato succcdere la lisicliezza alia clorosi j-^ air artiitide, agli esaiilfiiii ripcrcossi , alia (lissi'icazionc di Jiu ulcere cstprno , alio febbri pcriodicbe, ad una acuta o lt;uta nuilaltia del fci^^ato , come ha pro- fondamenle diniostrato il Movtou, e raccolto il Sauvascs. Del contagio della tisichczza polmonare particolar- mente traltaudo , . insegna 1' auloie cbe csso uasce da matcrie crasse e non volatdi , e per cio e scmpre mi- nore in forza d( 1 contagio del vajuolo , delle fcbbri putride e della peste. La pin antica menzionc di qiie- sto contagio si trova iu una orazioue d' Isocrate detta eginetica , citata da Antonio Cocclu ( Discor.so sojjta il contagio della tabe polmonare. Fircnze, 1762J. 11 secondo che ne parlo fu Aristolile ne' suoi problem! , sez. 7 , n." 8. Galeno e stalo pure d' opiuione clie fosse cosa pericolosa il convivere co' tabidi. Ancbe il Fracasloro annovero la lisichezza fra' niorbi atlacca- tici ; e non contento di ripetere la sentenza degli an- tielii , dichiaro contagiose fin le vesti , 1 letti , e tutti gli arnesi di casa che avesscro servito a persone etiche. Gugiielmo Eallonio , Ercole Sassonia , Daniele Senncrto allontanarono il soverchio tiniore destato dal Fracasloro , e si restrinsero al parere d'Arlstotile e di Galeno. Zacuto Lusitano ha di piii avvertito che la tisichezza non si comunicava fuorche agl' iudividui che per disposizione ereditaria , o per altra sinistra circo- stanza ne covavano V altitndine morbosa. Lo slesso pen- sarono Laz/.aro Riverio , Tommaso Willis e Paolo Zae- chia. Con questa circonscri/.ione ammisero piue il con- tagio della tisichezza Cristotoro Bennct ( Tcatro dci tahidi. Londra, i656 ); Ricardu ]\!orton uella sua J^isio- logia; Lucca Tozzi napoletano ( Commentaij sugli af- foiisnii d'lppoctatc. Napoli, 1708); il Vanswieteu nei Commenlaij al Eoerhave. Cominciarono poi a trascurare I'idea di un contagio nella tisiche/.za, il Eoerhave slesso, il Dehaen ed il Baglivi , non facendone essi alcana menzione nelle loro opere. Francesco Seardona Rodigino (Da cogno- scendis et. curandis nioibis, 1763) e Gugli'lmo Buchan jnclla sua Medicina domestica riunovarono neile menli SULLA TISE POLMONARE. ^ 83 rimmagiiie di uii j^raiulc p( ricolo clic si corre convevsanclo cogli flici. II lU'iiiaiidi ando pin iniiauzi , e i onfcriiia colla sua autorita la doUrina del Fiacastoro. Fii in gra/ia dcU' opiuioiie del Bcrlrandl clie in Firenze ntl 1754. si prouiulqaroiio leggi rigoiosissime onde ].ie- servarsi dal coiilagio tisito. Non minori provvedimeuli ordiiio la dopiila/.ioiu! di Sanita in Sicilia ncl 1 766; linclie ando col tempo inotlcraudo fjiu'sto soseccliio zcio, in niisura clic lo osserva/ioni cd i lumi dcUa rccenlo jiicdicina toglievano in gian parte il sospetto di un tale contaijio. Presentenienle nero ri'^ennoolia 1' antita opinione in Sicilia , sicclie si fidniinauo decreti contro tjue' niedlci che non palesano pronlainentc ai tvibunali di Sanita gl' intei'sni di Lisiehe/.za, e si demoliscouo ie slanze , e si abl)iuciano le masserizie degli aninialali jHDiti plia ti- siclicz/a. 84 RAGIOKAMENTO Circa hi cura rli qucsta nialattia 1' autore propone 11 latte di asina o di cajira , Ir fVcga^fioiii lun<;]ie e ripe- tutc sulle i;;iiTibc , i visricat(»rj apposti fra le scapole , e cio j>er irapcdive la vioknza della tosse. A fine poi di covroborarc i polnronl e scioglicre il muco onde sono opjiressi , deve il malato mutave conlinuamente aria , e cercare climi di un' atmosfcra carica di parli* celle ^"apoi'ose. Giova per questo di abilarc nvWc sialic, dove I'ana e iuuinidita dalle esalazioiii aniniall do' buol e delle pecore. Auclie 1' esercizio del corpo e neces- sario per accri'scere le foiv.e delle fibre e mantenere la nutrizione. II moto passivo e piu vautaggioso , jxn*- che non islauca tvoppo la persona ; quindi 1' iitilita del cavalcare , e dei viasiei siii fiumi e sul mare. L' usanza di tenere gl' infermi rincbiusi costanlemente nella pro- pria camera e di gran dan no ; e lo piova 1' osserva- zione di Matteo Salvadori ( Del tnoi ho ti.tico ) . il quale diniostra come V esercizio del corpo rapido e falicoso sia stato raolte volte il niigllor rimed io contro la tisi- cbezza. Per calmare la tosse piTscrive 1' A. mezzo grano d oppio da prendersi ogni sera; per isciogliere la linta che si condcnsa nei polmoni vanta sopra tutto il cber- mes minerale. Se la tisitliezza e cagionata da sifilide , conviene T uso del mercurio internamente ed in un- zione. Giunta la malaltia nel secondo grado, cloe quando il polmone e ulcerato , nou resta quasi mai a sperare una cura radicale. Gli anticbi medici ordinavano la tre- mentlna , il balsamo copaiva , peruvi;ino , il latte asi- nino o caprigno coU' aequ-i di calce , l' acqua di pece ossia di catrame , per i quali rimedj si sono vedute delle guarigioui. L' A. propone , come medicamento atto a distruggere la putredine animale , ed a snldare r ulcere polmonare , l' acqua satnra di gas acido car- bon'ico. I npstri medjci ti'overanno nell'estratto di quest' opera jnolte anti'-aglie oi'mai sbandite dalle principali scuole d' Italia , e di piu rancide ancora di quelle cbe noi ab- biamo qui esposlo ne incontreranno, consul tando 1' opera medesima. La putredine degli umori uel corpo vivente, SULLA TISE POLMOJfAHE. 84 1 iilcei'azione dei polinoni ( die nei mortl di tislchezza non s' incoutra quasi niai ) , qucgli eterni tiibt-rcoli file sono pur rarissinii a vedLi'si , alcuui del supposti caratteri che distiugiiono dalla linfa il pus ( che uon si forma pressoclie mai anclie uella tisicliezza ) soiio altr(4lante ripetizioni delle piii viete doltiiue che bo- iiariaTnente passarono di bocca in bocxi pei* luiigo or-* dine di sccoli , S( iiza che i mc^dici si curassero niai di niisuiaine il valore , e multo meuo lossero sgomeutall dai I'artalloni madornali che essi preudevauo iiel giuv dicare dcUa tisichezza pohnonare. Ma qui giova ripe- tere che questi iuseguamcnti souo da altribuirsi alio slato delle cognizioui mediche iiel paese in cui scrive, pill che noil alia meiite dell A., il quale, per lo cou- traiio , nun lascia di inoblrare fra la nebbia delle aii- liche sentenze chiari lainpi d' ua, ingegno che s' in- nalza sulle proprie penne. E. A. u W|1]J^IIB>*JIW Memortc scifiiujichc e leflrraric (hiW yfteneo cli Tie^ viso, — hi. 1817, J'ol. ]. (Paile scicnlilica ). J E MORI A sopra la resisleitza rlci fluuU inrJe/initi, fU Fraticesro Cardinali. — Prcnrle 1' aiitore ao seni e coscni , di F. CaBDINALI. — Si vale egli a quest' uopo della trasfoi'mazione delle fun- '/ioni circolari in esponenziali inimaginarie ; e sebbene i semplici prodotti di seni c coseni de' multipli della variabile possano , eomo e noto . integrarsi in modo assai piu facile e naUirale , coi solili .svulgimeuti trigo- nomelrici; applica I' autoie auelie ad cssi la trasfonna- memokie soiextifiche , ec. S^f tione suddelta, forse per farsi strada ai casi piu scabrosi clie Considcra in seyulto , ill cui le fiinzioni circ:jlari sono miste coUe esponenziali , e quelle iu cui eutrauo di pill in esse Ic poleiize dcUa variiibile. Prcnde poi qiiindi occasione di rivendicaxe al mate- inatlco Vinceiizo RieCati la gloria di aver dato pel primo r integraxioiie di eotestc formule in una meinoria stampata nel volume YII deU'Accademia Bolognese che usci in luce nel 1791 , ma clie fu couseguata vivenle r auluro , cioe prima deli' anno 1775. . Meinoria sojira una nuova tlimostiazione clclla teoria del x'ctte, del yrofcssorc Jactipo BoKFADlXJ. — ■ Dopt> la diirtoslrazione lasriataci dal lua'ymalico di Sii'acusa dclla leggc deir ecpiilibrio fra i gravi sospesi alle due braccia d' una leva, non poclii :iommi geometri tenta- rono di sostituirvene delle nuove di quella piii rigorose : 3/ais il faat convenir , dice il crlcbre sig. Lagrange, fju en alteiant la simplicile de cetle demonstration , ils n y out presnue rien ajoiite da cote de I'ejcactitnde. Noi pero nel citare a pvoposito della dimostrazione del sig. Bonflidini quesle parole , non inteudiamo di fraudarla delle lodi che ad essa sono dovule ; giacchd sf non e abbastanza semplice ed elemenlare , siccome qui II I clie dipende dalla riccrca del limite d' una serie infiiiita , e pero molto ingegnosa ed atta a far cono- sccre la non comune perlzia dell' aulore uclle mate- 'maticbe invcsliirazioni. "* Sulla gravidanza sitssef^nita da ascite. 3Iemoria del cav. Antonio Scarpa , prqf'essore enter ito e direttorc della facoltri niedica della I. R. Uidvevsild di Paiia. — • Accade iiella gravidanza clie per una straordinaria separazione dell' umore dell' amnion 1' ulero acquisti ripido increniento falto quasi Idropico. In tal caso se non v' C' complicazlone d' ascile , il ventre ha forma rcgolare come nella gravidanza glunta a termine , an- corche uon siano trascorsi che cinque mesi dal concc- ])iinonlo. I movimenli del feto rare voile si sentono dalla madrc , e sono sempre irrcgolari , debolissiml. L' iufcrma non /• arsa da scte. II ventre percosso da 88 MEMOKTE SCIENTIFICHE ■ per tutto non ci fa accorli che di uo lfnj;irgani della respirazione* Gio spiega perclie nella seu>- plice gvavidanza uou accade quell' angustia del respiro, quanLunque V utero cresca alia stessa mole. lu tale si- nistro accldente la natura spesso s' ajuta da se piomo- vendo un parto inunaluro; che se questo non avviene sollecitaraente, ed i' sintomi morbosi domandano pronto soccorso, couviene passare alia punlura dell utero, clie lion e mai pericolosa come alcunl scrittori haniio opinato. Ma la eomplicazione idropica e di gran lunga pill grave e niinacciosa , se 1' effusione ha luogo al di fiiori dell' utero foruiando 1' ascite acuto , di cui i sejfni sono: tumidezza del ventre ehe noii lascia sentlre la regolare forma del fondo e del corpo dell' utero pregnante ; orine scarse e latericcie ; sete continua ; o idcggiamento oscuro ( sotto la pcrcussione ) nella I'c- gione ipogastrica e nei fianchi , ma assai sensibile e distin'o uegl' ipocondri , forte e vibrato nell' ipocondrio siuistro fra la sonimita del lato esterno del muscolo retto, ed il margme delle coste spurie, nel qual luogo pud essere instituita in simili casi la paracenlesi del- r addome senzi offesa del fondo o corpo dell' utero , ne d' alcuno dei visceri addominali ad esso circomposli. In conferma di questi insegnamenti riporta il celcbre professore la storia di una gravidanza actonipagnata Ha ascite in donna d anni 3o, ch'cgli opero ooUe nornte accennate, e tolse cosi dalT imminente pericolo di sof- foca/-ioue, Non occorre parlare del merito della produ- zioue di ua uomo i di cui scrilti sono lultL classici DtLL ATEKEO DI iREVISO. 8y ijrir arle ilie , con somina gloria sua e dell' Italia , professa. Menwiui fltd professore Giamhattista Marzari , tifdla (jitdlf lisuonileiido ad alciine ohhiczioni ricon- ferina la sua tlolli ina suUa causa dellu pellai^/u. — Diinoslra 1' A. clie nc^ la inlseiia, lie la fame, ni r iinmondcz/.a, uc l' abiiso del s;J coinunC, ne il cou- tajrio , lie la debolezza , ne i patemi d' auimo soiio oagioni ca[)aci di generare la pellagra , e che la vei'a miic.i I'on'e di questo malure couslsla iiell' aliinento di pui"i vegetabili, sopra tut'.o del grano tiuco. Le ragioiii su cui I' A. fundi quosta s«a eongettuia ci sembrauo di grandissiino valore , e noi facciamo votl perche ( anzi che le vane disputazioni e le gelosie di raestiere che vorrebbero conlrastargli 1' impoi'tanza e la gloiii di questa sua scopcrta ) animiuo una volta la pieta dei ricchi e lo zelo ofricaee dei Govei-ni a fare d' ogni ^Qivo per migliorare il vitto de' iiostri contadini , i quali , come tuHi gli altri uomini , souo per aecessita di natura pulifaf^Jii , » uon puramente erhivori. Sidr abuso delle ipolesi e dei sistemi in medicinn, JSIemoria del dott. Liii^^i SoLER. — Ammaestralo da una csperienza medica di sette lustri , si leva 1' A. cunlro i sislematici d' ogni tempo , e c' insegna che 1 unica fonte del vcro saperc in fatto di guarire e 1' osserva- zione della natura intra|)resa con aniino uon preoccu- pato da ipotesi , ne caldo di una sfi'enata ambizione di creare e di distlnguersl per singolarita di dotti'ine. Fer modcllo perfetto d' ogni ricerca propone Ippocrate, di cui le seutenzc hanno , nella maggior parte , quel- r etcrno caraltei-e di seniplieita e di verita che si altiro r ammlrazione e lo sludio de' pin illuslri e savj ingfe- gni neir arte. Contrario a qualnnque Icorica che si usurpi assoluto dominio in medicina , vuol che da ognuno dei piVi celebri e raglonati sisleini si ricavino i precelti che sembrano mcglio corrispondere alia espe- rienza , e s' introduca cosi nell' arle an' ecclettica filo- sofia che fu sempre la (liii lida stortii al prudente operar^. Defii)j/,iuiie giu«;la e piii icmplLce che jia poi- C}0 MtlMORlE SCIKJwTIFlCNE sibilc flclle nialatlie, iiso pur semplicisiiiiiio c motlonflo de' mcJicamruU , liiiiqo c tliligeiile escici/.io al Iclta tleir infrrino, soiio Ic massiine prlncipali che racco- mauda 1' A. a"U studiosl di mcdicliia. jVon abbiaino trovato in tjuesla mrnioi'ia nn (inn dctcrminato, se noa fosse fpudio di ripetrre in i;e Immenso lavoro), alineno In alcune delle piii fiequcull e perlcolose die ab])ia avulo luogo dl curare uellu lunga sua pratlca. Osseivazioni anaf.omico-patolo^ulie falte in Tiev'iso jir^li anni i8i5-i8l6. Memoria dol riott. 3I(irro Mandruzzato. — Dl qnesle osservazioni nol verremo appcna nolando qualcuna delle piu rare , non essendo tutte susccttive di compendio. JNella prinia parte , c'le Iratta delle malattla del ca^)o , ci pare interessanfe il caso d' una donna d' anni 36, robusta, ma soggetta a gravissime e diuturne cefalee clie in fine la portarono al sepolci'o. Negli ultimi duq mesl
  • ELL ATEJSEO 1)1 TREVtSO,. 9 1 storia iinportantc di un calzolajo tl' aniii /\6, robusto , il quale tit; anni iiinanzi cominclo a soft'iire acnlo ilo- lore ai l<>inl)i cd alia spina dorsale , t" poi alquaiito a sinlslia d( lio stoniaco , onde tcueva ii Iroiico eiflto , e colla maiio coinjuTssa la logione cpigastrica, ni.issirne dopo di a\cr pirso eibo. Un giorno , poi clie thhe m,',ni;iato di Inion appciilo , fii assalito da nuovo cru- dtlissinio doloro nrl pcUo , clie gli suscito vomito , « quindi lipotimia, da cui presto riavutosi gli parve di stare otlinianiente; ma un' ora e mezzo dopo venue jn'cso dallo stesso dolort;, e siibitamenle mori. Nel ca- davere si Irovo grandissinia eopia di sangue versato dentro il ventre. L' aorta toracica, quattro dita trasverse prima d' uscire del petto , e I' addominale alia stessa distanza dall'origine, cotl le sole pareti postcriore e laterali ( restando perfettamente illesa 1' anterioie ) , crano dilatale in un aneucisma della graudezza di un capo di caprelto , per la maggiore sua parte posto a destra sotto il fegato , e nel restante solto il diaframma sid corpo delle vertebre. Questo s:tcco aaeurismatico si ruppc per lungo infet iormcnte presso il rene deslro , dove si vide assutlii^lialisslmo. L' aorta era per trc [iol- lici postcriormeute distiutta, ed ivi dell' aueurisnia fa- cevano parele Ic verlebre , delle quali la deeima , la undecima e la duodecinia dorsali , e la prima de' lombi cominciavano a soffiire di carie. Notabile fVa i iiiorhi afhioniifia/i e la storia di un coccliiere d' anni ai , il quale, colpito da lui calcio di cavallo nel ventre, mori ventidue ore dojto , e die a vedere nel cadavere tina la( erazione londcggiante del dianietro di un pollice circa di tutte le tonacbe dell' iutestiiio digiuiio poco oltrc il suo cominciamento. Questo medesimo caso venno gia riferito nel Giornale di me^icina pratica del profcssore Prera , ' nel prossimo passato anno, prima clie si pubblicassero le memorie dell' Ateneo di Trryiso, c noi ne abbiamo dato suriicienle notizia negli estratti di qnclla stepsa o^.era periodica. Mb; accennatc ossei'- vazioni anatomiro patclogicbc vanno unite aloune favolfc sinollicbe conipilale dal dotl. Aii>clmt) Zava , suJIe ) tja MEWOdlE sciEmiFicn^ oflVse scojiertc iic' hainljlul inorti con inihwamento del tessuto cellulare. U aulore di esse si propone di fir note delle siugolari sue osservazionl intoruo ai sintomi, alle cagioui ed alia cura di qiiella inferinitii , confu- tiudo i pai'eri di Huline e di Uunderwood, clic passano per i niij^liori scrltlori di talc argomeiito. Iiitaiito ci fa sapere, dictro l;i sua espoiienza , clie il maggior nu- nKM'o de morti con induranicato cellulare niaucavono prima dell' otlava giornata , nia alcuni anclie in 12, 14, 16, 37 e sino iu 5o ; clie la loro pelle ha mac- chle euchinonMtose piii o meno rosse e flor:de, e di varia grandczza ; che la cellulare si trova couJensatis- sima , e poche volte imbevuta di iinfa o siero clie a foi'za si spreme ; che le piaute de' piedi sono convesse; che la m.iggior parte ha infiammazlone de visceri tura- cici o ad'Ioininali; e quasi tutti turgenza de' vasi cere- brali , il pareuchima cerebrals injettato , e dilatata ia oguuno la destra orecchietta del cuore; fiualmcnte che i muscoli sottoposti al tessuto cellulare ijuluralo uon sofl'Ouo alteia^.ione notahile. Sulla rottnra cV arnhe le ca^e nrd torace. iMemoria del dott. Lorenzo Lovadina.'- — Uu uomo di lif^ anni inghiott^ un corpo duro che gli s' iacastro fortcmeute in gola. Lunghi e violentissimi couati di voniito non Valsero per gittarlo fuori. Un chirurgo pervenne a far- glielo discendere nello stomaco rendendo lubriche le fauci coUe piume di una penna iutinte nell' olio. L' ir- litazione di quel corpo suUe fauci vi desto grave angina faringea non solo , ma ancora della laringe. in quiuta giornata cesso 1' angina , e 1' infiainmazione si propago nei bronchi , onde comparve niolestissima tosse cou isputo copioso di materie fetide cinericcie , scorrcvoli- Nella uona giornata V infermo mostro qualche miglio- ramento, esstndo svanita la gonfiezza che avea grande della faccia , del collo e del potto , e poteudo giacere comodamente in tutti i lati , e respirare con liberta ; ma intanto la tosse non lasciava di travagliarlo gioriio e notte con isputo copiosissimo e fetido. In decima giornata, mentre il malato s' era alzato per orinai'y. dell' ATEXEO Dt TREVISO. 98 fu colto da UBo sLocco di sanguc clie lo tolsf ai vivi. ISc'l cadavcve §i (rovo buoiia copia ill sangue versato e quai;liato drnlio la deslra cavila del toraee; i pol- nioni craiio eita a])parlembbe ancoia al Masc.igni , come cpiegli clie ha insegnalo e dimostralo la veia strnllura e 1' aiulaincnlo dei vasi the custitui- scono (piest' oigano ; fose che non sep,pe fare il Mo- reschi. Teriulua tjiicsta uota con inia breve risposta al sig. Aiitonunarchi , il cpiale atlribui all' iininagiu:;- zion<^ «\'l Farnesc, piii che alia doUrina del iMaseagiii, 1 idea d( i plessi veiiosi dclie ninie e dei legaineiili rolondi dell' utero. Che questa cognizione appartenghi agl' insegnamenli del Mascagni , lo prova 1' A. citando al( iini passi dellc lezioni dei medesimo serilte di sua deltatiira. Ulcro. Non ainmelte I'A. la pretesa soslanza fihm- caiiioui deli' uUiio , pito, s' egli non e con sonnna diligenza stampatu e riveduto dali' au- ton; niedcslmo. Che dire si dovrebbe poi dell' aufonta degli scritti seolastici , per g^nuini e corretti che pjs- s ino essere ? Discepclo del Mascagni 6 stato il Farnese e lo fu pure 1' Autommarchi per lungo teinjio ; onde r asserzlone deli' uno non e men valida della negativa deir altro. Lr opei-e postume del Mascagni , fedelmente coinpilale sugli aufogvaii , decideranno la lite. Infiommazione. E opinione dell'A. che le infiamma- zloni d ogiii geiiere prodnrano u?i auniento di volume uel tluido sanguigno; opmioue che venue conibattuta Bibl. luil. T. X. 7 €)8 KOTE ADDIZIONALl dair Aiitommavclii , sostoiK^ndo invrce clie non dcbba iuteiiclersi per questo so noti 1' alllusso iua<^i;Iorc del sangiie che vienc richiamalo iu im dato luoj^o dallo sllmolo che vi predomina. In soslcgno dclla sua ipo- tesi r A. fa ossei'vare chr il magglore inlasaiut-iito d(;i viscori non accade ucl niassinio Icrvore dell' inliamnia- zione , bensi per lo piu quatido la dialcsi di stininio si fa lenta , e 1' infiammazlone lia codulo ; clie appunto per cio sotio inntili , o non (pianto si ci'ede efllcat-i , i salassi jn quelle circostanz,e , non potendo essi rinio- vere la cagione irritante , cioe il coagiilo e 1' afHnsso di materie poco omogenee nella parte inferma. A ben pju saldi fondamenti si appoggia 1' A. per confiitave r idea comunissiina , che la lisichezza conslsta in una piaga del polmone. Avendo egli incisi molti cadaveri di etici ed esaniinali attentainenle i loio polnioni , non gli occorse imi di trovavli piagati in v'eruna parte. A questa pvova d' anatomia patologica s' aggiugne 1' osser- vaziune praljca , cioe , che nclla tisichezz i non hanno luogo anipie i"oltuj"e di vasi e str d)occhevo!i ciuor- ragie , come dovrcbbe accadere , se i pohmni fossero veramente ulcerati. Che se appajono sputi marciosi , non sono essi che concre/ioni di linfa che si ferma nellc celle del polmone. Quando la linfa concveta , o fluida che sia, si sparge nella cavita del torace produce un fenomeno di tisichezza , non comnneniente cono- sciuto , ed e la coarmzioiic , o costrig^rimento pol- monare, cagionato dalli meccanica compressioiie della stessa materia versata nel petto. Questo f.tto e pure dair A. corredato di osservaziuni cliniehe ed anato- miche , sue e d' altrui , e di tal v lore che possono portai'e nuova luce suU' indole non solo , ma ancora sul metodo di cura m certi casi di lisichezza e di peripneumonia. Termina I'A. questo suo pregevole lavoro con qualehe amara invettiva contro I'Antommarchi ed il Moreschi , rendendo cosi frasche per foglie. Senza arrogarci podesta di giudizio in tanta lite , nni conchiuderemo che le prove del Farnese in favore del Mascagni circa 1 plessi ALl'eLOGIO DI p. IVIASCACMJ. «« venosi del corpo deW uretya sono moUe e ea-'liai-fle ma nou tali cho esclud.no la possiLllit;, che'^'il Mo^ reschi oh scopiisse prima o doj,o del Mascagni, «,I- 1 umea ou:da del popi-io ingt^oiio; cbe le qne^tionl ^n\\, fhrc delL utero e sulle sopava^oul che si fauno no e ^V.//,./,//r. conqlohate sono incerte si dall' «„, che da altra parte ; cosi pure le congelture sulle fuuz.oni tU'lla mdza ; che no« maneano d' idee ul.lissime al- CHn, pruicp, che il Fainese stabiiisce i.itonia alle /«- fan>n,az,om; che (inalmente , dopo qnesti ix-plicaU sc.;.tU c^de m propusito il eonsiolio di quel buon vec- chio di Palemoue: « C/a»^/f^ y«„, ,,Vo^ ....sat prata hiherimt «. E. A. lOO Flora medica , ossia Calnlof^o nlfahetico ins^ioiiafo delle pinnle ivcdiciiudi tlcsctitto in lingiid italiana , del dotlov Jisiro Anlonio yllBEBTl. — iMdano , 1817, fasc. I, II, III e IV tkl vol. I.^ in 8." jIjMPOrtaktissimo in merlicina fn sempre lo stuilio dei smiplici , come (juello che ci adflita i piu siciui ed effipaci rimedj. Ma bisogna pnr coiif(!SS:ire, clio qiianio e necessavia la perfotta cognizione d( He piante mcdi- cinali , altrettanto u' e lungo e difficile 1' acquisto; sic- clie , sia che se ne incolpi la scarsezza del tempo , o deir ingegno , o della buojia voglla, che e pur cosa vara , accade spesso d i in on I rare medici , clururghi e speziali , se nou affatto digiuui , pochissimo versati in questa parte della scienza che profcsr^ano. Da questa insufficlenza di doltrina nascono talvolta gravissimi er- roi'i in obbrobrio dell' arte , non meno che con alto danno dell' umanita. Gli speziali, che non sanno ben riconoscere tntli i semplici , si abbandonano alia f. deir aria , in cui sono le sementi oonfinat* , sparisce e si produce una certa <^antita «ii gaz acido carboiiico , e che la poizione di gaz a7ot(» jioa Biostra di avere sofferto cambiamento o'erono. Fondato sulle esperienie di Saussure e sulle sue proprie , diitiustra inoltre V autore ciie ipiauda queste esperienze sieiio fatte con 1' apparato a mercvirio, e «juaiid<» cou la conveniente afcaiatezza correggansi i divarj della presiiooe e della temperatura dell' atmosfera , non ha luogo cam- Liameoto di ioirta nella meccanioa condizione dell' aria , ma soltanto nelLa ma. chimica oostituzione : imperocche il gar ossigeno il quale diipaj-e , e in ogni caso sostituito da un vukime appuntino eguale di gaz acido cjrboiiico. L' antore oniformaiidosi alia sentenza di varj attri liiici , ris^ivarda questo gaz come formate dall' unionc dell' ossi- geno deli' Acia col cariMUiia vegelaie i e la uguagiianza di volume Arr. TAUTE STRAJS'IERA. lui tnfe SI ossarva nella conversione di ijnesti gaz 1' uno nell' altro , si niiiforma precisameiite af;li esperinienti fatti sulla combustione del carbonio da Allon e da Pessys , i quaJi uotarono clie qiiaiido il ga« ossigeuo era in cotal guisa convertito in gaz acido caibonico , noa havvi cambianteuti uel volume del gaz. Precede (£uiadi 1' autore a considerare il modo con cui si effettua r unione del gaz ossigeiio col carbonio vegetale, e con la scorta di ar- gomenti derivati dalla strnttura delle semejiti e d.illa uatura del fluidi eiastici nega die 1' ossigeno meccauicamente entra ne punto ne poco nei vasi della senieiite , o clie poisa essere attratto per mezzo di veruua operazione dipeiidente da chimica affinila. Ciede egli clie la iormazione del gaz atido carbonico nella germiiiazione abbla luogo esteruameute al sistema vasculare della sen^eute , e probabilmeute nella superfizie o entro i pori deile tunicte. Nel susseguente cupitolo con numerosi fatti cerca di dimostrare ^ clic qu.-.lora le piantc sieno coufinate in vasi pieni d' aria , succe-. dono , se crescono all' ombra, gli effetti medesimi che si osservano nelie sementi j e che qualora in cotali esperienze si osservino 1« avvertenze medesiuie , non occorre uell' aria cambiamento di volume , ma il gaz ossigeno e convertito in un volume eguale di gaz acido carbonico, rimanendo inalterato 1' azoto. Ora se 1' acido carbonico in cambio di restare nel recipiente , sia attratto da nn alcali di mano irt mano che si va formando, il mercurio a' innalzera nel recipiente; e se sara continnata 1' esperienza fino a tanto che sia coniiahiato tutto 1' ossigeno , si trovera una diminuzione di volume in ragione di \f'j circa del totale , corrispondente alia proporzione dell' ossigeno esistente nell' aria. Se poi uu acido piii lorte sia versato nella soluzione al- calina , si svilupppra in allora il gaz acido carbonico , e si otterxa in una cjuantita corrispondente a qiiella del gaz ossigeno dell' aria cLe lu impiegata. Risgiiarda 1' autore le parti succolente delle piante , e segnata"^ mente le fuglie , come gli organi clie agiscono suU' aria ; e sircome tutto il gaz ossigeno perduto trovasi nel gaz acido car}>onico che si e formato , cosi egli uega 1" assorbimeuto e la combinazione dell' os- sigeno stesso nei sughi della piauta , e lo argomenta inoltre dagli esami anatomici. Gli effetti prodotti nell' ai ia durante 1' accresci- mento delle piante sono da Ini considcrati come essenziali alia ve- gctazione , e come cootituenti le fuuzioui respiratorie delle piante medesime. Nel capitolo che succede csamina i cambiamenti che hanno luogo lieir aria durante la vegetazioue delle piante ai raggi del sole. Mo-* stra con le esperienze di Priestley, d' Ingenhouz , di Senntbicr ^ di Davy e di Saussure , che quando esse sienu confiaate in vasi di ana contenente una porzione di gaz acido carbonico , e »i<;n» csj><3' »te all' azione diretta dei raggi solari , il gaz acido carbonico pia • io4 ArrEKBlCE. mcno complutaraoute uispare , ed « sostitiiito un volume e«aUa«n»f>f^ ugiiaJe di gaz ossi^euo ; die q^iesta decomjjosiiioiie del gaz acido caiJjonJco e effcttuata dalle fo^lie e dalle altie jjarti vei-di delle l>iuaie , « diventa seiisibiie allora soltaiito chc esse sono esposte alia dii-etta azioue del solt ; die i raggi solari seuza 1' ajuto delle foglie nou 90U0 atti a proi'urre questa decomposizioue , come nol sono tam- jtoeo le foglie stesse seiiza il niinistero del ra^'jji ; die la ju-esenza del gilz acido Ciuboiiico o nella piaiita essa itiedcsima , ossia nell' at- mostera in cui questa -e collocata , e essenzialc al producirneiito del gaz oijigeno ; e die la. « vieiie prodotta , corrisponde sempre a. quella del gaz acido carbonico die dispare. <^>uesti lutti sembrano decisivi contro la supposta decomposizioiie deir ai;(jua , da cui vogliono alcuui die derivi in paile iu tale clicoatanza il gaz ossigeiio. Cogli esperimenti di HaJes , di Ctmlorab , di Kniglit passa V au- tore a mostrare die il gaz acido carbonico abbondantemeiite ciste nei fluidj die circolano nelle piante , ed'e con essi portato nel tes- suto cfUulare della foglia , ove egli si avvisa che si rechi ad effetto la decompoiizione dell' acido carbonico. Da a dividere in appresso cbe ne il calure ue ii gaz ossigeno , die sono 1' uno e 1' altro es- st:aziali all' esercizio delia funzione re spiral oria delle piante , si ri- chieggono per compiere «jiiesta dpcoaiposizione : die , per lo contra- rio J essa succeecazioue della luce neL colorare in verde le foglie e intera- PARtE STBA-NIEI{A. i05 *ente T.>cale , cd atTetta sollanto tjuclie parti della fogiia su cui i *A csssL permesso di agire. Questo risultato corrisponde a tjuello per €ni lp foglie anclie tagliate in piccioli pczzi sor.o atte a produire gai nssigpno. Noila tnfdosinia giviia la foglia biarica iiiverdisc* quando e esposta ai Targi solari , Lenclie per iiitiero iinmersa ntH' acie ti e da altri simlU fatti concliiude cli« la produzione del gax ossigeno mediante le foglie , e la formazione del loro colore verde occorrono net tempo stesso , e precisainente in simiii circostanze , « «ono elfeltuate dall' immediatu aeione di qualclie vaiido ageiite , dalla luce. PretenJe egli poscia clie esista ne' vegetabili un fluido capace di dare varj colori , a norma che una materia acida o alcalina jnedo- itiina in esso ; die nelle foglie verdi la materia alcalina , la putassa, assai prcvalga ; e che se quggiaadosi ad ojseryazioiii anatomiche o fARTE fctRATJiERA. lO^ *1iiii»Vlic . rflie Vfruna jjorzione di aria abbU 4Cces»o nel sistema va» 4co(ane ; ne inferisre ej;li per conseguenza clie 1' unione ciiunica dei gaz ossi^eiio col carhoiiico «J etYettua neil' eilerno e>raziaue chimioa, sostiene die la formazlaa attenzione alia cKunica candid liJne deU' Atia e diU' aziou* lo8 A P P E ]\ D 1 C E. dclla vesf^ira sopra di qiT'sta , si Irovera clie cio roii puo derivaf* dal g'az- ossigeiio, il quale non penetra neila vescica medesiina, ne si coiiiLina col saiigue , ma esiste nell' acido carbonioo clie si e for- matojeclie il caibonio , cbe passa a formare esso acido, deriva non gia dal saiigue , ma dalla vc«cica la (jiiale produce un simile cam- biametito nfU' aria se si riempia di actjiia in luogo di sangue. In simil guisa il carbonio il quale si unijce al gaz ossigeno nf^lla tespi- razione , non e, dice 1' autore , derivato dal sangue die scorre nei vasi polmoiiari, ma dalla sostauza cellulate dell' organo respiratorio , ed il gaz ossigeno che dispare ilcUa rp«pirazione uon si combina col san- gue , ma esiste nell' acido catbonico costantemente esj>nlso dai polmoni. Concliiude 1' autore che nell' esevcizio della fuuzioiie respiratoria , cosi uelle piante , come negli animali , la porzione di ossigeno del- 1' aria e unitbrmeraente convertila in un volume uguale di gaz acido carbonico,coml)inandosi col carbonio rispettivamente somministrato dal sistema vegetabile o auiinale ; e che 1 azoto , come piu volte si e detto , rimane inalterato. Avendo in cotal guisa considerate 1' autore gli effetti prodotti ncl- r aria dalla respirazione , indaga qual sla la sorgente del carbonio da cui succedono questi cambiamenti nell' aria. Esso e condotta alia su- perficie degli organi respiratori per mezzo della cirrolazione. I fluidi animali, quali sono il siero del sangue, del latte e d«lle uova degli Hccelli, ec. ^ contengtino carbonio in uno stato capace di unirsi alia temperatnra ordiuaria col gaz ossigeno dell' aria; e le esperieuze dello Spallanzani provano che gli animali in istato di letargo , allorche i lore fluidi ocssano di esaere in moviraento , non pvoducono chimici cambiamenti nell' aria in cui sono confinati. Da questi e da altri simili fatti conchiude che il carbone che le piante e gli animali fomiscoiio durante la respirazione, risiede ne' loro fluidi , che e porfato dal moto di quest! stessi fluidi cola, dove si combina con l' ossigeno deli' aria, e che per conseo-uenza la sua separazione dtbbe essere risguardata come una seorezione dipendente , al paro delle altre, dal couveiiiente movimento e distribuzione de' fluidi circolauti. Neir ultimo capitolo della sua opera parla 1' autore dei fenomeni che emergoiio da que' cambiamenti succeduti nell' aria. Mostra con le esperienze chimiche che il gaz ossigeuo contiene nella sua com- posizione una grande proporzione di oalore spezifico , e che questo calore si svincola, allorche, mediante vui cambiamento di costitu- zione , la capacita del gaz pel calore e diminuita. Espone quindi le esperienze di Crawford e . di Lavoisier, le quali dimostrano che nella conversioue del o-az ossigeno in acido carbonico mediante la combustione e la respirazione , eguali quantita di calorico sono messe in libertii e dai calcoli sulla quantita. di ossigeno consumati nella respirazione estima la quantita di calorico sviluppato dai polmoui du- rante questo periodo. TAKTE STRAMERA. I09 • Allega poscia aleu.ii fatti i quail danno a divedere che le piante e gli animali generalme.it.e posseggono una temperatura superiore a quella del meizo in cui vivono; che siccome il loro calore cos- tantemente so ue fugge, cofi debbono essere sommluistrati i mezzi per la sua costante iiprod^zione , e che i sistemi della respiT-azione e d.-Ua circolazione sono i soli accuuci a produrre e a distrjbuire questo calore. EgU ri=guarda qiiiudi i polmoni come gli organi dai quali e ottenuto il calore , e questo d«riva dalla costante conver- sione del gaz ossigono in acldo carbonico. Per quanto posiono estondersi le osservazioni, questo sviiuppo di calorico co.tltulsce il solo esseuziale fenomeno, il quale eineige dai cambiamenti che gli aniinali e le piante inducono nell' aria. Tali sono i pensamei.ti del sig. EUis , cl.e abl.iamo suoriulamente esposti , niolti de' quali uon andranno per certo eseiili da coutrad- iljzioui se sarauno presi in esame dai fisiologbi. JIO C O R R I S P O y D E i\ Z A. Lettera del gen. Allix al cav. CoMPAGWcmf. Z)el 10 noi;embre 1817. Sic:70Be^ J.0 aveva presentito rhe la ^otta Italia sarebbe qnplla ia cui I» mia teorla dell' unioerso dovrebhe ricoiroscere 1' onore di nn prima gludizio^ ond'e, che ho vednto con vero piacere daJla traduzione che vol ne avete fatta nella Gngua vostra, e dalla Leila lettera cLe la precede, »jualiTi«nte io non mi era punto ingannato concepeiido una tale opinione (i). Questo piacere e stato in me tanto pin reale , qriaiit» che cou cio veggo che i dotti indipendenti non imitano i corpi ac- eademicij il cui officio, siccome voi giustamente osservate , si e pur A\ ricevere e tramandare i lumi , perclie tale si e inrontrastatilmente lo »copo delJa loro istitazione. E se , come sembra che Toi pensiate, la mia teoria dell' unioerso giungera fino a' no»tri posteri, questi non perdoneianno sicuramente alle accarfeanie di Pari^i e di Gottinga il jitiutare che hanno fatto di proiiunciare la loio opinione suUa mia Cpera , mentre pure 10 medesimo a cio le sollecitava. Le scienze souo^ O debboii essere per la natura delle cose estranee affatto agli avve- TDimenti polltici; e la presente situazione mia non f>otru scusarc la eondotta che in cjuesta circostanza tengono gli attuali membri delle due accademie da me accennate , dietro cio ohe voi stesso ne avete detto. Quando 1' immortale vostro Galilei iu perseguitato per avere insegnatO il moto della terra, i preti romani , die furono gli iitro- jnienti o gli agenti di quella persecuzione , poterono per avventura trovare de' motivi di scusa nella loro iguoranza^ o in quella del lo-ro secolo. Ma le accademie di Parigi e di Gottinga non potranno (t) Jl fig. Aliix non aoea ancor eeduto il giudizlo che fu dcito nella Biblioteca Italiana^ e eke non e il piu fat^orevole. Apr. PARTE STRAKIEBA^. Ill slJegame di simili , e il loro rifiuto , o il silenzio loro , e una vera Jenegata giustizia I'atta alle scienze. L' opinione da voi pronniiciata sulla iiiia teoria e troppo analoija alia mia, perclie io turn sja per accogliere pienameiite e senza ri- ilessioiie tutto cio die ne pensate. Ma voi fate alcuiie osserva- zioni , le quali seniLrauo domandare per parte mia una spiegazione, tanto piCi che parmi (juesto essere l' oggetto die vi siete proposto facenilole. l.^ Voi pensate die I' identita della luce e dell' idrogeno , la templicita del carbonlo p la composizione dell' osngeno sleno no- titrt /e qiiali non scirarmo accolte da tutti senza ditcusnotve. Sono stato della opinione medesima anch' io ; e per questo motive mi sono latta premiira di stalillire qiieste diverse proposizioni niediante uua folia di fatti, i quali parnii che non lascino alcmi dubbio sulla loro verita. Non debbo adunque aggiungere altro in questo proposito alle prove die ho date, fino a tanto che i principj die ho piantati non vengauo attarcati da olibji-zioni dirette e pdsitive. 2.° Io non ho attribuito , come pare che voi diciate, all' idrogeno il principio d^lla combnstione : anzi a) contrario 1' ho riservato all' osr siu'eno; e sembrami die noi non c' intendiamo bene su questo articolo. Io dico in varj luoglii die la comhustione e la cotnbinazione deL- V ossigetio col corpo conibustiblle ^- ma -dico eziandio die 1' acidita e dovuta ad una certa proporzione del tre dementi primitivi ^ e che si manifesta spezialmente mediante una minore proporzione d' idro-» geno. L' osjigeno contribuisce a produrla, perche esso introduce nel corpo combustibile il carbonic e 1' idrogeno nella proporzione che forma gli aridi. E qnesta e cosa , di che X'oi non potrete dubitare , gecundo die io credo , qiiaudo vogliate darvi 1' iiicomodo di rileggere i miei tre ultimi capitoli. 3." To non ho parlato del fluido eleltrlco per la ragione che non fotevrf entxare nel pi»no della mia opera il parlarne. Imperciocche j per mio avviso, esso non coimilmisce per nulla, o non contribuisce che in una assai lontana maniera ai moti generali della natura. I dotti de" nostri giurui die gli attribuiscono quelli de' corpi celesti mi pajono caduti nell' errore degli antichi filosofi, de' quali Zoroastro era, od e ripntato il cajto. Esai hanno preso un effetto per la causa, con questa differenza, che 1' errore di Zoroastro era fondato sopra un fenomeno che si appalesava a tutti gli occhi e dirigevasi a tutti i s^nsi , mentre 1' clettricita non parla che a quelli di un picciol nu- mero d' individui. Qaando vogliamo occuparci della natura, dobbiam vederla nella maesta de' suoi feiiomeni generali, e non nell' angusto recinto di un gabinetto di fisica. Zoroastro facendo il sole I' autore de' moti della natura , foudava questo suo divisamento in questo , die senza il sole que' moti non avrebbero potuto succedere : e cosi egli puteva senza troppa iuverosiniigliaiiza cojifondere 1' eft'etto colla 11-i ATFEKDICE. ca«3a. Ma non pno dirsi lo stesso' del fliiido eletlrioo , il fpale notk. tliventj i£viasi seinplice , se non pep mezzo di procediinenti artifiziali , e il cui legame coi moti deUa natura »ou yedesi ^ come si vede ijuello clie esiste tra rodesti moti e il sole. Confoimemente ai pviiroipj della mia tcor'ia la I'ormazione del sole e wn effetto della circolaztone del calorico e dellaluce; ciroolazione , clie essa medesima e nn effetto delle proprif-fa di qviesti due ele- menti. D' allronde egli e evidente die tufti i fenomeni , i quali ac- eompagnano qiiesta circolazioiie , sono ancli' rssi ei'fetli dj codeste me- desimc propriela , e che il complesso di tutti qiiesti fenomtni e quello che la costltiiisce e la fa easore quella cKe e : fenomciii , i quaii deL- bon essere e sono necessarianiente e costaiilemeiitc n-li slessi , ))erclie le proprieta del calorico e della luce non variano pujito; ma ciascuno di codesti fenomeni e differente da quello che lo pj ecede , o da quello che lo siegue nel corso di questa circolazione , secoudo lo stato di densita. o di compressione nel quale si opera , o altrimente secoudo le differeuti proporzioni , nelJ e quali esistono i tre elemcnti primi- tivi , d' onde risultano le differcnti deusita o compressioni ; ed an- cora ciascuno di codesti fenomeni, considerandolo iaolatamente , e costautemeiite il medesimo , perche la causa che lo produce , e co- stantemciite la medesima anoh^ essa. Finalmeute ciascuno di essi si manifesta costantemente come il sole , mediante la circolaaione del calorico e della luce; ed a cagione di questa manifestfizione costante si potrebbe con^iderare ognuno di codesti fenomeni, al pari del sole , nel modo che fatto aveva Zoroastro , come la causa del moto del- r universo. Ma il sole era tra essi tutti quello che era il piii ap- pariscente , e che poteva agire in un modo piii diretto sopra gli altri : motivo , certamente , che gli merito la preferenza. v I soli sono nel'a natura i ceiitri della circolazione del calorico e della luce, come neli' anlmale il cuore e il centro della circolazione del sangue : ma quantunque 1' animale non possa vivere o esistere se qiiesto viscere gli mauca , questo viscere nondimeno no'n e con- siderato , ne puo essere considerato come la causa della vita e della fsistenza dell' animale. A torto adunque per la stessa ragione ii sole e stato considerato come la causa della vita di-lla natura. lo deblio pero couvenire che questo errore dell' antichila era maestoso , ed appropriate al soggetto : e dee ben dirsi che gli uomini di tutte le eta alibiano pensato di tal maniera , giacche non solo e&so e giunto . sino a noi , ma si e introdotto eziaiidio nei nostri wsi , ed aLLiamo conservate pratiche stabilite in conseguenza del mcdesimo : il che si vede tra le altre cose nel nome de'giorni, nella scpoltura de' morti e nel saiituario delle chiese situato sempre al levaute. II fluido elettrico e al pari del sole un effetto della ciicolazione del calorico e della luce. Esso deve la sua esistenza ad una fortis- sima proporzione di calorico, che gli da la proprieta di passare, conae PABTE STRANIERA. 1 l3 fa esao medcsimo , dal corpo clie ne contiene di piu ^ in quello che ne contiene di merio. Esso iion esiste, ne piio formarsi che J)^e^so alia superficle ile'corpi celcsti, perciocciie ivi solauneiite esistono corpi capaci di servir^li di conduttore, o Hi recipiente ; e d' altronde loiitano da questa superflcie uon trovasi tale eccesso di calorico che possa con- correre a I'ormarlo. Questo flviido e uno degli auelli della circola- zione del calorico e dolla luce ; ma non pvio essere considerate come causa di qiiesta circolazione piu che pos?a)io esserne considcrati il sole J la vegetazioue , 1' aiiimalizzazione , le meteore , e tali altri feuomeni. lo non ho conosciiito che per mezzo vostro 1' ajiplicazione che Formaleoni ha falta di tjuesto floido alia mecciinica celeste. I limiti di una lettera non ml permettoiio di coniunicarvi tutte le riflessioni ch' essa ha fatto nascernti in meiite. Posso qui dirvi soltanto che se Formaleoni avesse considerate i t'atti con maggiore attenzione j avrebbe veduto ch' essi non potevauo dar luogo alle conseguenze che ne ha dedotte. In quanto a me, io vi trovo una nuova prova della verlti- 4«;lla mia teorla relati vameiite alia parte che tratta del moto de' corpi celesti , in quanto il fluido elettrico passando da un corpo in nn altro dcve imprimere in essi un moto di rotazione ogni volta che la rl- Bultante degli sforzi che fa per penetrarli non passa pel centro di gravita; ed aUontauarli , o ravvicinarli , secondo che esso e piii o Hieno dilatato. la cio esso agisce nella maniera stessa in cui agiscono le atmoslere plaiietarie. Ma quest' azioue non puo estendersi da un ci»rpo celeste ad un altro , perche i fluidi elettrici che esistono , o possuDu esiitere alle loro superfirie rispettive sono senza comuuica- zioue tra. essi ; nientre , come ho detto, uon possono trovarsi che presso la snperficie de' corpi tel<^sti. Nel tempo che stanipavasi la mia teorla, seppi che il sig. Azais aveva considerate il lluido elettrico presso a poco ^ per quanto pauni , sotto lo stesso punto di vista in cui lo ha considerate Formaleoni. Io non poteva dietro i principj della mia teoria parlare di questo fluido senza comhaltere il sig. Azaix ; ne poteva far questo non avendo 1' opera siia^ ed essendo nella impossibilita di procacciarmela. Q"*''^* circustanza , unita alia considerazione che 1' elettricita entra detol- mente nei fenomeni gcnmali , e stata la caglone del mi4 silenzio a riguardo sue. 4." Voi osservate giu=tamente che 1' espressione centro di graoitn , di cui mi servo nella dimostrazione del moto de' corpi celesti , non e r espressione propria. Ho indicate in una nota alia parola graoiXa, newtoniiina il sense in cui 1' ho impiegata. Se ia mia teoria 0 fundata, siccome voi ed io crediamo, essa avra per risultato neces- sario quelle tli portare un cangiamento assai notabile nella lini^na delle scieuze , poiche ne portera uno assai grande ne' lore principj cltmentari. Ho creduto pero di non dovere far tutto in una volta. £iU. Iial. T. X. 8 il4 A^^I:^■DICE. Voi 5af»f te , per servirmi del lingnnfrj^io ilella mia fcoria, che jl corpo uniano e fra tutti i corpi del la natiira quelle il quale si lascia meiio facilmente penetrare dalia luce. Bisogna piesentargliela con molto rii^uardo e delicatezza onde possa sentiila ; e la condotta delle ac- cademie di Parigl e di Gnttinga vi prova del rimancnte , che non senza ragione volendo st^abilire verita nuove , io lio creduto di dover conservare lociizioui inesatte , le quali peio non lasciavano veruua in- certezza , ne ambiguita uel loro vero seuso. Ho dunque pensato che .&arei state nieno faoilimente iiiteso iippiegaudo altri termini diversi dai ricevuti , qu.mtunque altronde io confess! che queste locuzioni non conveno^ono punto, e che debbono essere esoluse dalla lingua, per- che non raporesentano cose sottoposte all' azione de' sensi , e che nou possono per conseguenza essere definite. Domandate ad uu Ne'.vto- itiano cosa sia la gra^itazione . Egli vi rispondera arditamente ch' essa e quella forza la quale I'a che i corpi si attraggano , e credera con cio di aver data una definizione dejla gravitazione. IVIa domandatcgli jn appresso, cosa sia que^ta forza, la quale fa che i corpi si attrag- gono. Bisou-na ch' egli vi rispuuda che c la gravitazione , oppure che batta ia canipagrta. E certameute sarebbe state meglio che avesse dal bel priucipio detto ch' egli non ne sapeva nulla. II sio-. di Tracy negli ELementi d' ideologia ha conservata ima parola la quale anch' essa non puo essere definita, almeno secoiulo il sense che ho veduto darleii dai diversi autori da me letti. Ouesta parola e nello stesso suo titolo; e quella d' idea. Ma mi e paruto , leggendo uu estratto della sua opera, ch' egli abbia, conservando Ja parola, caugiato il senso della medesima, come appuiito anch' io ho cangiato il senso di centra di graipita. Se avessi impiegato altri teit mini, mi sarei servito di que Hi di centra di denslta , i quali mi pajono conveuienti. Ma queste sono queslioui grammaticali, Io scio- dimajito delle quali dee riniettersi ad altro tempo. Voi dovete certaraente credere, o siguore, chela mia feor/n foiroa 1' argomento delle mie piu costanti meditaziojii. Io cevco , con tutla I'atteuzioiie di cui sia capace , le ragioni che possono esserle iayo- revolij o contrarie. L' iuteressamento che mostrate per la medesima, toi fa un dovere di dirvi qui che non ue trovo dell' ultima tpecie, e che ne trovo bensi molte della prima. Uiia di queste che \icm- uiaggiormeute mi convince, e mi cunvii:ce interamente , si e, che paragonando la mia teoria coUe opinioni filosofiche deU'antichita state piu. generalnienfe accolte , ho trovato una massiraa conformita tra essa e quelle. Zoroastro attribuiva al sole il moto della natura, e queslo astro e il fenomeno piii sen'sibile d^lla circolazioue liella luce e del calorico. L^uiri»ia.nn.o el'Oromflzo degli antichi (vocaboli di cui non conosciamo piu, per quello che io sappia , il vero signifioato ), i quali conside- ravansi come due euti cpposti , uno sen.jire orciipato a distruggere le opera dell' aitro, cosa mai erano se nun se il calorico e la luce? PARTE STUANIERA. IIS L' anima del momlo , la quale secoiido Platone disfioreva la ma- teria, e le dava il moto , era e\ideTitenii'nte i gaz atmojferici , poi- <;lie la parola anltna in greco eigiiifica soffio , cento ^ aria; e (juanHo quel filosoio, che noi a giusta rogione cliiamiamo i\. d'w'ino Platone ^ diceva che i corpi celesti erano graadi animali , egli iion diceva altro se noil che respira^ano , che tnaiidaoano Juori del gaz. E la trinita. di Platone siciirameute esiste ue' miei tre elemeuti priinitivi. lo ignoro le ragioni sulle quiii egli la fondava , e il seuso delle parole ch' egli impiegava per indicarue ciascun membro ; senso , chela mancaiiza di tante specie di librj, ia cul mi trovo, mi pone nella impossiLilita di couoscere. Ma non v' e duidiio che i membii di codesta trinita pla- tonica non fossero cose material! , perciocche Platone non era uomo da servirsi di termini che non si potessero deiinire. Egli aitroiide vivea in lui tempo in cni si e.iigeva nel linguaggio cose, e non pa- role vuote di senso. Non erasi ancora appreso a distinguere la 50-< Stanza dal modoj vale a dire , la materia dalle sue proprieta. In una parola, non si era aucora avuta 1' assurda strauezza di fare di codeste proprieta tanti enti reali. Nella circolazioiie sotto la forma gazosa dei tre elementi primitivi della niia teoria , circolazioue , daila quale risulta la f6rmazione di tiitti i corpi della natura , ii trova eziandio Ja metemsicosi , o tras- niigrazione delle auime di PUagora , pciche , ripeto ancora, quelle che oggi chianiiamo gaz, e esattamente cio che i Greci inteudevano pel vocabolo anima. Vol avete ottimamente ravvisata la soniiglianta clie la mia teoria ha col sistema di Carteslo in cio che concerne i suoi oort'ici « la sua materia soltile. Ma essa lia col medesimo anche xai altra somiglianza Jiou meno sensibile; ed e quella dei tre elementi che esistono nella lilosofia di Cartesio , come in quella di Platone. Goncependo la mia teoria io non aveva fatta alcuna delle riflej- sioni che vi comunico qui : dappoiche afferrai il prinoipio della cir- colazioue della luce e del calorico , e che fui certo della verita delta medesima, io mi abbandonai interamente alle deduzioni necesSarie che derivano da tale principio , e dai fatti che lo stabiliscono. Aizai r ediii^io della mia teoria senza badare a nulla di quauto fosse stato detto o scritto suUa m.ateria che trattava; e seguendo il filo delle conseguenze, mi avvidi della fallacia del sistema di IVewton^ e della verita di quello di Cartesio. Soltanto dojio la stampa della mii teoria lio fatto il confronto , di cui ho parlato , coUa filo^oBa antira ; e debbo conle>3ar\i , clie se la convinzione , in cui sono stato da principio, che la mia teoria era i'ondata, mi ha procurato una delle maggiori sod- distjzioni clie 1' uomo posia provare , non ne ho provata una minore trovandola tanto couforme , quanto essa e , a tutto quello che 1' anti- < liita presenta di piu oelebre in filosofia. Noji vogiio peio dire che i tuembri della trinita di Plutovc , u4 lib APTEKDICE. p\i elemPtttJ di Cartesio fossero esattameiite la stessa cosa die il ca-» lorico , 1' idrogeno e il carbonio della mia teoria. Vcglio dir sola-! jiiente che codesti due filosot si erano avveduti che nella forma- sione de' corpi della natiira , e prr consegii«nza dell' universo, non entravano che tre elementi. Ne Platone , ne Carteslo avevano i mezzi deir Biialisi chimica, che possediamo noi oagidi; ed eia ad essi im-! possibile conoscere, come noi, la uatura degli elejnenti primitivii quan- tunqne noiipstante io convenga, per cjuanto posse ricordarnii , che Anaisagora sj era irj questo proposlto avvicinato molto alia verita. Mi sara cos^ assai grata il mantenere con voi una corrispondenza SPguita sulla quistione 4i cui ci occupiamo. Vi faro avere esaltamente tutto quello che mi giungera d" importante sia contro, sja in favore dellamia teoria; e conto sopra iiiia reciprocanza. Fin qui nulla e pervenuto a cognizione mia, che npn sia confoyme alia vostra oj>i^ jiioue e alia mia. Un Anonimo di Ratisbona , e vero, ha fatto i^se- rire nella gaz'zetta di Qolha una specie di analisi , nella quale ha confuso tutto 5 e provato ch'egli non intende nemmeno lo slato della quistione, e cha nemmeno conosce il senso d^Ua parola ciicolazlone. Nel che ha dimostrata tale jgnoranza, che quel sue articolo non e suscettibile di confutazione ; perciocche per poter confutare , bisogna che le pbbjezioni sieno stabllite sopra i latti, o sopra le conseguenze dedotte da questi fatti. Odo in questo momento che la mia teoria e tradotta auche in inglese. Qiiesta preraura delle nazioni colte di appropriarsela mi sembra un forte pregiudizio in suo favore ; e debbo sper^re che le scien^ abbiano a sanzionare ben presto la vostra opinioue a riguardo suo , e che quelle d' Italia non saranuo le liltime a farlo. La lunghezza di questa lettera vi fara prova, o signore^ del pia- cere che ho intrattenendomi con voi. Finiro intanto facendovi osser!- vare , che se Voltaire si fece 1' apostolo del sistema di Newton., non sembra pero provato ch' egli fosse couvinto della venta del me- desimo. In uno de' suoi poemi parlando de' corpi celesti egli dic^: Et que Newton receur hien plus fameux Fit tournoyer fans hvssole et sans guide ^utour du lien, tout au traveis du vuide. Tutto il sistema di NetK'ton e compreso in questi tre versi , e mi sembra impossibile criticarlo con maggiore spirito e con maggiore amarezza. Ma trattandosi d' ipotesi con ipotesi , quella di Newton non parve a Voltaire piii cattiva di quella di Cartesio ; e la riputa- zione ch' egli accordava all' autore inglese era un mezzo di cui si serviva con molto artifizio per istabilire la popolarita de' suoi prin- eipi filosofici. Ho 1' onore, ec. tARTE STKAXIER^., i I 7- P. 5'. In questo momento la teoria si stampa a Parigi (i). Vi S% fatt* Varie aggiuute per ijvlluppare alouiie proposizioni che mi sono parute poterlo esigere Se voi giuilicate utile e conveniente il puhbli- care questa lettera , io ve iie do tacolti. Puinii che la voatia lut- tera renila cid necessario , ec. Eslratf.o di lettera di M. IIacy svritta al nostra collaboratore sig. prof. Rot id A. E, /N attendant , je vieils de puiilicl- un ouvrage qui a pour titre ; Traite de.t caracteres pliysujues lies pierres precieusef j pour sereir a leur determination ^ I'or^qiieUei ont ete taillees. Mes recherches sur ce sujet m'ont conduit a piusieurs nouveaux reaultata, que no» pliysiciens ont juges dignes de quelque interet. Tel est celtii qui m'a ot'tert uue uoiivelle maniere d'electriser certains corps a I'aide d'une simple pressiou , et eiitr'autres 1 ■ Spatli d'lilandej qu'il suffit de prendre entre ,deux doigts, en le touciiant legeremeat, pour qu'etant ensuite presente k une petite aiguiile metallique , moiiile sur nn pivot, il I'attire sensiblemeiit. Un de ces corps j que j'avait presse une seule fois, a conserve pendant ouze jours I'electrioite acquise par ce moyen si faible en appareace. Un autre resultat depeud dH ce que j'appelle inethode du, double magnetisme , au moyen de la quelle I'aiguille aiinanlee soustraite a. la force directrice uu globe , ^t mlse dans un etat de parlait equilibre, par riiiterveution d'uil barreau aimaute , deyient susceptible d'obeir a des qnantites de fer" extr'-mement petite j, cotnine cellts que renferment les grenats d'une belle transparence, dans les-quelles ce metal est d'ailleurs a I'etat d'oxyde. J'ai doune dans le mcme ouvrage I'explication physique d* ci.'t effet. Paris, ce l3 Fciirier i8i8. Votre etc. HAty. (i) L-* Editore italiano dclla Teoria dell' universe del sig. Allix , puhbllciita r.olle stuinpe del Sonzogoo , ha proinesso di pubblicare quaiito pro o contra sarii stato dai dottl d' Raropa detto iiitorno d i/uesto nuoQo sisteuia , e quanta I' autore poisa succesfi<'ameiit9 agg'Ungera a schiaiimento dcP medesimo. if3 PABTE ir. SCIENZE LETTEIIE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OVERE PERIODICHE. Glornale di fisica , chiniica , sforia nafurale ^ medi- ci/ia ed a/ti. — Pavia , 1817^ 6P himestre. yP Hjsperienze sopra il saiigiie nwnsfnio, deldoft, Francesco La va gna junior e. — Noto essendo ai fi- siologi che II saiigue menstruo noii si atldensa in coa-' golo c >1 riposo , coriie si adtL^nsa 1 altro sangiie , si fa 1 A. a ricei'cave la cao;ione di iin tale fenomena^ o Gia da alcuni anni addieti'o avea pgli sospettalo clie altra ijon fosse la causa di quel f itto , se non il di- fetto di sostanza fibrosa ; e molte partieolarl ossei'va-' zioni di altrl fisiologi e natui'alisti lo conducevano a questo principio. Egli sottojjose adunque il fluido menstruo ad uno stillicidio d' acqua chc ne staccasse la sostanza colo- rante , e non trovo nel panno , clip servito aveva alio espcrimento, la pin piccola traccia di fibrina. Sottopose alia provii medesima il sangue tratto dal bracrio di \\n qaadragenari ) , erl in caj)o a mezx' ora otlenne molta fibrina biaiica. Questi esperimenti soventc ripeUiti dic- dero seinpre Un egualc risullamcnto ; ma egli crede altresi di aver trovato in qucsta occasione clie il san- gue menstruo non contrae col riposo quel grado di putrifJa fcrmentazione cbe ncU' allro sangue si sviluppa ; e che le emorragie uterine , il di cui sangue punlo non si coagula , sono percio solo meno debilitanti e pcricolose , perch6 mcuo iu esse si perdc della iibrlna, APP. PARTE ITALIAKA* II9 <\ie i; la soslanzn , du' e^li , la piii aiiimalizzata, la piu nutribile cd eccilauli- del corpo. iimaiio. VA c^li si ^ pure accertato clic sprovvisto d\ lihrliia e tmlo quel saiif^ue clie slilla ilall' utfio di una do'iiia Sana, qiiauto qui'Uo die da questo viscere sgorga in caso di me-^ jiorragia. Egii ha U'utato ancora spurii-nze comparative sopva il sanguc del feto e ddla placcnti , nun die snl lluida saMj^iiii',110 die sorte dall' iitero appeiia evacmta la pla- centa inedesimn. 11 sanj^ne raccolto dall' utero e dal funicolo ombelicalc die vii^uardava alia placenta si rjagulo ti'nacenienle , e sominlnistro gran copia di fi- ])rina , scbbcne pin molle di quella die si ricava dal sangiie di un adulto ; e il sangue tolto dal funicolo nclla parte che risguardava il feto no;i si rapprese die in ])ic(iola parte , e non diede se 11011 qualdie leuue filaniento fibroso. Da quest! fatli egli deduce 1;> con- scguenze , 1." die l' utero gravido nei cangiamrnti ai quali va soggelto , acquista la facolta di provvedere il Sangue niensliuo di fibrosa materia; 3." che passando il sangue dall' utero alia placenta , e da questo per la Vena onibdicale provvisto di quelia sostanza al feto, questo sottrae al s ingue , e si nj^)pro[)ria la fibrina che serve al rapido suo aeereseimenlo ; 3." che il feto per mezzo delle arterie ombelieali riconduce il sangue sprov- visto quasi atYatto di fibnna alia placenta ed all' utero jier ricevere in canibio nuovo sangue Cbi'oso , ecci-* taiite e nutrilivo. Propone per ultimo il problems , quale sia la Causa per cui l' utero nel teiiisx) ART£ ITALIAlJA. til bll.llipo di assa^gio , ed il peso della medcsima ir coit trol)l)ilaiiciato da un Itingo indice Vfiticalc. L^iVelto di qiK'sto a[)paralo e, clu; avendo, j)er esempio. la cala- niila olo N, ed avendo I'ago introdolto nel tubo il polo mcdcsimo al coiio iiifeiiore , se il lembo taglii'iite del biaccio della calamity si trova aell.1 stessa linea oriz- -Zoiitale del Iriidjo tagliente del coiio , i' a.'fO indice dtlla bilaiieia maonetica debb' essere lulla liuea verti- rale. Ma se P ago niagnetico , o la base del c ono e pia alto clie il lembo taglicnte del bracc'o della bilaueia magnetica , noii poteiido esso disceiideie , perclie so- stenuto dalla colonna mercuriale, attirera a s6 la ca- lamita , attesa la C(jnti'arieta de' poli , e la fara Innal- aare altrettanto , trovandosi qiiesta Hberamente sospesa sopra il coltello. Ma uoi noti possiamo dare se uou una descrizione impeifclta ed informe di queslo niec- canismo , clie noi crediamo ora piii ingegnoso ehe utile; giacch'^ per ben dimostrarlo converrebbe porre sott oc- cliio le diverse figin-e clie accompagnano quella me- jnoria. 3." Srf^iilo delle liflcssiovi ciitiche iiitonio alia ei'a- porazione , del calionico yingalo Bella X I. — iSon e questa se non la coiitliuiazione dell' arlicolo 8** , nel quale 1' A. si e studiato di dare una nuova spiegazione della formazione della gTaniene col medesimo sul puuto ehe il freddo istantaneo pro- dntlore della gi-andine dipenda da ignote cause chi- tniche. Egli propone adunque la sua opinione. Osscrv« dapprima ehe nei temporali massime piu grandi si ra\- visa bene spesso una espansione , ed una contrazione notabile e straordinaria nelle nubi , il die pro\ w auclie col con^enso e colla aulorita di varj illustri. fniei an- liclii e modern! : e da questa espansioiu; o iai'ctizioae 1 23 A 1' r E 1\ O I C £ u ana, o ui qnaliiiu|iic fluido acrifonno , iion tCcVt*' tiiali i vapori vcscicolafi , prova colla espei'i<;iiza c\\v la lemperatura niolto vicue diminuita iiello spazio aii- ineiilato , ed elevata all' incontvo allorcbe 1' aria cd 1 vapoi'l si conlraf^oono , si condensaiio , o si riducono ad lino spazio niinore. Da qiicsla caj^ione , die' cgli , nasce il IrcvUlo ([uasi islautaiioo ed ii;teiisissinio in oc- casio^e de temporali ; ma per cio che ri^uirda 1' adii- namento dt'lle iiiibi e lo sviluppamento dclla clettri- cita , egli si attiene alle altre cause gener.lli deU'origine della pioggia , ed. in particolare alle dotti-lne intorno alia clettricita del cliiar. p'oka. Slabilito adiiiKjue il pvincipio , che il fhiido eleltrico sia I' agente priiici- pale nei tcni^)orali , qiiesto fluido , die' egli , cllc tende
  • ni di antichi classici , speclaliuente di u4/istotile € di lAicrczio. Avverlc bensi clie non ogui lanipo ed ogni tuoiio debbe essei'e accompaguato da grandiiie o da ploggia , perclie non sempre il lluido elettrico trascorre fra le nubi in quella quantita o in quelle proporzioni che bastino per produn-e con cspansioiie la grandiue , o con la contra'-.ione la pioggia. Disscnte dal Tolta sul putito dell' ingrossamento del primo eni- brione dclla graiidiue , die 1' A. nostro crede poter slu'cedere nel breve tempo della discesa fine a ten'a^ e fonda il suo dissenso suU' ingfrossameuto delle goc- ciole d' acqua , mentre ndla gTandine piu facilmente puo aumentarsi il volume, siceome in un corpo solido non soggrtto a dividersi in forza dell' urto nell' aria ; e ndla sua ipolosi lia luogo il uuclt o tiuccoso die ndJa gi andine fifqiuntemente si osserva , non aluimcnti di qudlo cbe lia luogo in quelle di allri illustri iisici. Kgli dinmstra ancora colla sua ipotesi , come la gran- dine e la jnoggia lenijioralesca possano prodursi tanta con una detlncita j.osiliva , cpianto colla negativa, perdie egualmeutf liauno luogo i ftnomtnl ddle il- tiaiioui c ddle ivpulsioui. I ^4 A P p E Ni> I C £. Spiegft egli pure la cai^'ione per riii i grani Jella gi-aiidine non soiio d' orcliiiai'io perfettaiacnle rotondi , ina schiacciati ahpiaiito o coniprcssi , e per ciii il lui* cleo tioccoso non si trova preeisamcnte nel mezzo; cio avviene , die' egli , perehe oltre V azioiie prodotta dalla fi'sistenza deJl' aria nella cadiita, i \a;)ori dt-bbano con- gelarsi in preferen/.a ed in maggior eopia nella parte di sotto del nucleo , eontra la quale succede 1' nrto pei' il nioviinento di fjuello dall' alto al basso, nieiitre in alh'i casi puo questo derivare per la tirsiouc; del gia- nello incoMiinclata per disotto , cioe dal iato in cui per-^ cuote, cadendo 1' aria pin calda vicino alia terra. Se i temporali , die egli , souo nel clima noslro piu frequenli di estate e nelle ore pin calde del gioruo , cio dipende dall' azione del sole, cbe puo influire sul- 1 adunamento dei vapori e sulla eletlrieita ebe si ma- nifesta , sebbene questa non sia principale o neeessa- ria cagione. Spiega pure , percli^ quei nuvoli isolati e di piecola mole che si trovano sotto a ttftti gli altri , ed a noi compajono cenericci o piii eliiari , ^taccati in qualehe modo dal fondo oscmo delle nubi supe- rioi'i, slano un indizio di gragnuola ; spiega come il tnono piu fiagoroso possa avere origiiie dalle eontra- zioni ed espansioni dell' aria vaporosa occasionate dal torrente fulmineo ; come il mormovio ebe seguita d'or- dinario il prinio scoppio, sia la stessa elettiieita cbc si diffonde iVa quei vapori , e pbe una vibrazione pro- duce ed un fremito a guisa di qualunque allro suono nella espansione e nella eontrazione delle parti ; come finalnicnte esscndo contemporanea la produzione del lanipo e del tuono, il secondo giunga a noi pin len- tamente, perche, come gia avevano riflettuto gli au- tichi, la Itice e piu veloce del suono. Le ullime pagiue di questa Memoria sOno consacrate a coiTeggere due opinioni popolari , 1' una delle quali egli vorrebbe tulta di me'.zo, e 1' altra modideata. La prima e, che il suono delle c;nnp;ine possa, per mezzo della oseillazione eccitata nell' aria , atlirare dulle nnbl il fulmiue ; opJnione falsa , die' egli , perche lutta 1' at- TARTE ITALIAKA. 125 Wosffva e commossa e agitata dal venti impetuosi the Impeivrrsano in un tiinporale , e dai tuoiii spa- ventosi die (aiiuo Ireiuare 1' aria non solo, ma anclie je abitazioui. J/ ultra opii.ione che egli vorrcbbe mo-» menti che ioni. 4.'' Riceichc sulle coinhinazioni dcllo zolfo cogU alcali , diielt.e a rintracciai e lo stato in citi qiiesti vi si tvovano. — Sot5o questo arlicolo si rende conto di alcune sperienze iutraprese dal sig. f^aiujuelin per isciogliere la quistione , se perdeudo il lore ossigeno gli ossldi metallici uniti in virtu del calore alio zolfo, per quanto forte sia l' affmita con cui yl erano congluuti, lo stesso avvenga ancora agli alcali^ hP JViiovo icagentc per iscoprii e pli alcali e gli acidi. — Questo e la tintura del Eaphamis sativ'-us ra- dice ruhra proposta dal sig. Cassola di Napoli , da usarsi come la tintura dell' alcea porporina, aggiugnen- dovi tant' accpia finchi' abbia pcrduto quasi ogni co- lore. In q-ucsto stato indica col color verde gli alcali , col rosso gli acidi. 6." Nola sopra le osservazioni sulle Jlamme di can- dela , inserite nella Biblioleca universale del 1817, fiugno, pag. 79, del prof. Gioacliinio Carradori. — Questa Nota e diretta a rivendicare 1' anteriorlta di al- cune osservazioni analogbe a quelle del fisico inglcse sig. Sjm , pubblicale gia da vent' anui dal profcssore Toscano. 127 B I B L I O G R A F I A. BEGNO LOMBARDO-VENETO. Elementi di Jisica generale di Andrea MozzONi , piofo.s.soie di fisica gcneiale neW I. R. Unn'ei sitd di Pavia. — MiUnio , 1817^ dull' I. R. Stamper ia ^ secoiida edizione ^ in 8.°, di pug. '^1 , eon sei tu- yole in lanie. %_J ?f lihro clj-'mentare di fisioa ofeiierale srritto tie con sovrrcliia jirolissita , ne con trojipa concisioiie , che potesse porsi in mano ad im piincipiante conoscitore degli elemeuti di matematica, oude co^ Uiinciare a fargli gustaie I' uso del ralcolo e della geometria nella scienza dflla ualura ; iin Jibro cLe potesse servire per testo in un corso di leiioni formanti 1' iiisegnamento di un anno nell' Universita e ue' Licei , mancava a^solutaniente ali' It;Jia. II chiarissimo sig. aL. JMozzoni, profeosore di lisica genei-ale nell' Universita di Paria, voile orcuparsi a covnporne uuo clie avesse i suindicati I'regi , e lo produsse nol j8ii. Uitiinamente pero nella seconda edizione egli riordino la sua opt'ia J e r accrtbiie in nianiera da corrispondere assai piii per- lettamente al divi^ato line. lu mi tjattcrro per un j^oco a daine iiu Lreve raggiiaglio. L' opera e divisa in tre parti. Nella prima 1' aiitore tratta clrlle -jiropritta general! de* corpi , e in questa qualora si confrtnti 1' ul- tima coll' autecedente edizione . si rileva clie nou molto sensibili sono i canibiameuti e ie aggiunte. Senza parljre di alcnne rettilica- zioiii iiitenuedie , Lastera dire che snl principio si sono estese le Dozioui preliminari , e sul fine si fece uu' aggiuuta sopra alcuue pro- jirieta dedotte dall' affmita. La seconda parte contiene gli elenienti di meccanica. L.' aiitore ha orediito di noii dovere seguir 1' uso quasi universale di separare la statira dalla diiiamica. Egli comincia a mettere tre cajiitoli ap- partenenti al moto , indi quattro appartenenti all' etfnilibrio , poi uiio di moto , poi due di equilibrio ed in fine gli altri di moto. Nel capo I. SI danno delle nozioni gener.ili e si espongono le leggi del movimenlo. Ne' due segnenti si parla df) moto unitoime e del moto uuilormemeute aceelerato; tutle le piiiuipjli piopriela di q'lc-t' ul- 1^8 A r r E ^' D I c E. timo JOno cliiaramente dimostrate , e 1' applirazionff al iTioto liber* ie' corpi gravi vi e giudi^iosamente iiiseiita. La comjiosixione e ri- soluzioiie dflle foize cosi concorieuti come paralelle , la teorica dfei momentj e 1' equilitrio de' corpi solidi sottoj)osti all' azione di molte forze formano una matpria che \ittte esposta ne' tre segueuli capi- toli. Dopo cio la dottrina del centre di gxavita si preseutava spon- taiieaniente ; P autore l.i espone nel c-ajio VIII, e si oi'(iij>a della ri- cerca del rentro di gr.aita in molte figure geometriclie. Nel capo segueiite 1' autore tocca luia materia un pono delicata, in cui si con- tiene uno de' principj celehri della meccauica , couosciuto sotto il nome di Conservazione del moto del centra di grai^ith: egli ne der duce varie conseguenze rilevanti sulla stabilila de' corpi. L' equili- irio delle macchine e in seguito trattato con una sufiiciciite esten- sione : le condizioni dell' cquiliLrio nelle principali di esse si asse- gnano facendo attrazione dall' attrito : in appress* 1' effelto dv que- «ta resistenza e calcolato per la leva e pel piano inclinato: si termiaa il capitolo parlando della rigidezza delle fuiii. Segue un capo cli' e totalraente aggiunto in questa seconda edizione : egli e quello della rejistenza de' solidi , ossia di quella forza ch' essi oppougono alio ftaccamento delle loro pax'ti. La comuuicazione del molo e il soggetto del capo XI j e 1' autore la espoae con chiarezza e precisione tale da i endere sempreppiu dilettevole questa Leila parte di fisica gene- rale. Vengono in seguito due capitoli, uno sulle leggi dell' elasticita, 1' altro sul moto de' corpi pesanti pei piaiii iocliaati : in quest' ultimo si dimostrano tutti i relativi piu importanti teoremi. II moto per una rurva data , il moto d' oscillazione , la teorica de' pendoli , de' ceii- tri di oscillazione e di peicosoa , ed il moto de' projetti nel voto formano la materia dei tre capitoli segneati. Parrai di far graji lode air autore dicendo che quest! argomenli , la cui trattazione a per se stessa intimamente connesaa coll' analisi suHime in guisa tale da non poterne essere disgiunta senza mostrare un v6to assai diagu-i stoso , sono nondimeno trattati dal Mozzoni in modo da aon ren- dere tanto sensihile una cosi grande privazione , altronde necessaria nel presente libro. Qui termina la seconda parte nella piima edi-« zione. L' autore voile arriccliire que.-^ta secontla coU' aggiunta del- r iiitero trattato delle forze centrali e delle sue applicazioni al sistema mondano. Un si lumiuoso argomento che in se tanto congiunge di amenita e d' importanza, e che predica in tutte le sue parti le glorie del gran geomotra dell' Ijighilterra , vedevasi troppo iiigiustjiaeute joppresso nella maggior parte de' libri elcmentari. II sig. Mozzoni seppe rimetterlo ne' suoi diritti, ed esporlo in maniera di lasciar tra- vedere per via di molti lampi al leggitore quanto egli venga poi ad essere ingrandilo merce le teoriche sulilimi. La terza parte e dedicata alia scienza dell' equilibrio e del moto de' lluidi. In queito il jiostro autore separa giudiziosamente 1' eij^iv- rARTE ITAtlANA. 1 29 liLi'io dal moto , e ne forma due diverse sez.ioni. Cli dementi d' idro- statica sono diviii in tre capitoli , dci tjuuli il prinio tratta de* p rln- cipj generali dell' ecjiiilibrio de' ilnidi ; il secondo dell' equilibrio de' fliiidi e solidi iiiimei-si; il terzo dell' ecjuilibrio de' fluidi elastici. Una tale divisione e, come ogiiun vsde, la piu riaturale e conveiiiente . Nel primo di tjuesti capitoli i principj dell' equilibrio pei fluidi pe- santi , cosi omogenei come non oniog-enei , e le dottrine relative sui vasi comunicaiiti , sul paradosso idrostatico , ec. si espongono con quella esteiiaione clie basta a dare una giusta idea di siffatte cose. Nel seguenle espone i principj della teorica degli areometri. L' ul- timo specialniente presenta delle notabili agglunle a quanto se ne dicea nell' antecedente edizione. In esso,'per tacere di molte altre cose, si perviene al ritrovamento di una formola per I'altimetria ba- rometrica clie coniliina con quella data da Laplace neila meccanica celeste , e riportata in niolti altri libri. Tanto in questa come in altre parti dr-Ua sua opera il cliiarissirao eig. professore Mozzoni da a divedere d' essersi assai j;iovato degli elemeiiti di meccanica posti liel corso di matomatioa puLblicato sotto il passato governo ad uso delle scuole militari. Terniina questo capltolo con un sufficiente- mente esteso trattato delle trombe. Finalmeute i' ultima sezione , divisa ill sette capitoli, presenta gli elementi della scienza del moto de'fluidi. Se questa riesce ancoiM cosi imperfetta quando s' impiega in suo fa- vore r analisi piu profoiida , quanto piiA dovra sembrarlo in «n libro , ove non si puo venire iu suo soccorso ciie col calcolo elementare ! Questa pero, cli' e una vera neressita, nou formera mai un difetto da iniputarsi agli scrittori elementari d' idraulica. Non mi tratterro io qui a riportare distintamente le materie compaitite dall' autore nei suddetti capitoli , e nenimeno faro soggetlo di mie riflessioui alcuni riiultamenti a cui egli perviene in essi. Diro solo che uuo studioso il quale avendo letto questo trattato , passi poi ad apprendere con estensione la sciei^za medeoima , si acoorgera di posscdere gia molte idee relative alle varie ed importanti idrauliche questioiti. Non la- scero in fine di dire che 1' ultimo capitolo , ove si tratta del suouo, e ch' e stato in questa edizione totalraeute aggiiuito , presenta in arinnti e note , did cavaliere JSLchele VisMARA. — Mdano , i8i8, dalla tif)o^rafia di f^incenzo Fenaiio , \ol. I, in 8.*^ di pas;. 4'^9- Dizionario dei piltori dal jinno^'iimento dclle belle arti Jino al iBoo, di Stefano Tivozzi , socio ono- rario dell' accadeniia di scidtura di Carrara. — Mi- lano , l8iQ , dalla suddelta tipografia , vol. due, in S.** Non facciamo per ora che annunciare queste due opere , rlservan» doci di parlarne piu particalarmente ne' prossimi nojtri quaderni. Elos^io storico di TFolfango ^medeo MozAST scriuo dal conte Folchino SCHIZZI , reggente del civico Orfanotrofio di Cremona, ec. — Jvi , 1817, Starn- peria de' fratelU Manini , di pag. ^o , in 8.^ Steso cou beir orJiue e con bello stile abbiam trovato (juesto breve elogio , che raccliiude le piu importanti notizie e le piii certe risguardanti la vita e gli studj del cclebre Mozart. Le giudiziose O35cr\'azioni qua e la sparse, dove nascevano spontanee, e senza pro-» liiso discorso , sul merito della nostra Italia in fatto di musica , sui lodevolissimo costume tenuto dagl' Italiani di apprezzare e d' onorare gli uomini grandi d' ogni cKma e d' ogni lingxia , sul bisogno che hanuo i professor! dell' arte musirale di coltivare un po' piu di quello che non fanno le soienze , e le amene lettere segnatamente , e ?ul- r utilita delle Societa Accademiche pei progress! delle soienze, delle lettere e delle arti, aununziano nel conte Folchino Schizzi un criterio snperiore all' eta sua, non avendo egli che da due amii compiuto il corso elementare degli studj filosofici nel coUegio imperiale di Milano. L' elogio e dedicato al direttore di quel collegio e suo mae- stro di matematica, il professore Cesare Kovida , con una lettera afiet- tuosa nel tempo stesso e dignitosissima. // Ciniitero cawpestie , elegia di Tommaso Gray, tradotta in esametri latini da Benedetto Del Bene , e in verso sciolto italiano da 3Iichele Leon I. — Verona, 1818 _, dalla tip. Mainardi , di pag. 8. Alia traduz'one latina precede una elegantissima lettera dell' au- tore al sig. Giuseppe Venturi , il quale couforlollo a questo lavoro^ PARTE ITALIANA. l3l rinscito veramente superiore di gran lunga a tiitti cfnelli clc ave- vamo prima in questa lingua. Anche il sig. Leoni combatte -vittorio- saraente co' suoi competitori in niolti luoghi della 5i\a versiono ita- liana. Noi daremo un breve saggio dell' uno e dell'aitro, e facciamo plauso al sig. Mainardi , che abbia stampate anche quest e due ver- iionj nel formato della sua raccolta poliglotta, alia quale facilmente si po$9Qno aggiuguere. Traduzione latina del sig. Del Bexe. Deficit ecce dies : iterato concava pnlsu Aera monent ; lente armentum rlivosa pererranf Mugit ; tecta petens remeat defessus arator Durum iter, et tcuebris orbem , et niihi deserit ipsi. Nunc oculis regio dilabitur indlstincta ; Cuncta sileut ; horror totum sacer aera complet, Ni si qua motis searabaeus per3trtpit alis , Tiniiitusque vocat longinqua ad ovilia somnos ; Seu celsa e turri , quam liederte circ-'imdat amictns, Illes si querjtur ferali carmine bubo Ad Lunaui nieditaiis, secretam qui prope s^dem Antiqua errautes violant atque invia re«na. Traduzione italiatia del sig. Leosi. Segna la squilla il giorno clie si mo(e. Lento per la piauura il mugolante Armeuto s' incammiua. Alia capanna Lo stauco arator move , e alle tenebre 11 moudo la;ria e a me. Gia sfiifo-e ai fTiard* II piau , e della sera a poco a pooo Nella nebbia si perde. Alta , solenne Regna calma nell' acr. Sol col roniio La interrompe del vol lo scarabeo Dair umid* ali , e quel tintinnir cupo Che fa da lunge addormentar gli ovili ; E il gufo pensioroso da quell' erma Torre dal maiito d' ellera , alia Luna Duolsi di quei , che al suo secreto ostelJo Vagabondo appressando il solitario, A tmbar vicngli suo dominio autico. 102, A P P EN D I C E.- DUCATO DI PARMA. Evhemericles sacrac anni christiain MDCCCXT^III sanctojuni geslis in epigramniala ronlntis (htissunae. Auct.ore Joanne Baptista AiVGUlssOLJ ^ Jlccad R. Pataviensis sciential . liter ar. et art. xodale. — Pla- centiae, typis Josephi Tocleschi, in \6P, dipag. i4?' Nessuno credera clie a c^uesto frontispizio tutto latino succedaiio imrrtediatameiite cjuattro dissertazioiicelle scritte in lingua itaiiana , non annunziate in esso , e clie non hanno verun rapporto con 1' og- eetto prjncipale del libro. La cosa pero e cosi , e noi stimiauio do- versene aver huon grado all' autore , il quale al contrario di coloro die nel frontespizio promettono grand! cose , e non le danno , da jmolto piu di quel clie promette. E ben vero cio nondimeiio che dove eoli pure e largo promettitore, non viiantien poi la sua promessa. Im- perocehe , leggendosi ephenierides ditissimae , noi dovevamo aspet- tarci ch'e presi per guida i boUandisti , 1' autore ci regalasse una epi- grafe, o, com' egli ama di dire, un eplgramnia sopra ciascun santo , di cui in ogni giorno dell' anno e venerata la memoria nella chiesa cattolica, o anche nelle chiese particolari del mondo cristiano ; nel gnal caso 1' agcriunto ditissimae ci sarebbe paruto giustificahile , o alnleno toUerablle. Ma egli si e contentato di scieglierne un santo a piacer suo , dipartendusi per lo piu dall' ordine de' calendar] ec- clesiastici , e di annunziarlo con una iscrizione latina , ( che non e ntai un epigramma nel senso comunemente rieevuto ) di cui trovianio generalmente buono lo stile , m^ quasi sempre di nessuaa o di piccolissiina importauza. Non e tuttavia a cagione di codeste non certameute ditissinvae effemeridi che il presente libretto ci fac- ciamo ad esaminarej giacche non somministrano titoli sufficienti alia nostra lode ne per la novita della cosa , ne per alcun merito intriii- seco. Piu interessanti e piu dotte ci sembrano le quattro dissertazioii- celle sopraccennate J che son le seguenti : i.° 3Iemorie relatii^e al Paradiso della Basilica di S. A.ntonino , jjrotettore di Piacenza. a" Soj)ra un' antichissima vioneta d' oro rornana ritrovata nelle terre del sit!, conte Francesco Villa Maruffi. 3-° Dell' herce , ossia triangolo , sul quale si pongono quiiidici candele in tempo de' mat- tutini del mercoled\ , eiovedl e venerdi santi. /^.^ Illustrazione del- l' iscrizione . i . . . . ritrovata in Cremona Z' anno 1817 facendosi degli scaii in vicinanxa del JDuomo. Bastevolmenfe erudite e giudi- ziose troviamo queste produzioni, sebbene in alcuni luoghi di esse ci si presenterebbero varie difficolta. Siccome pero le maggiori nostre osservazioni cadono siilla quarta , cosi di questa soltanto faremo pa- rola^ tanto }'iu volcnticri ^ quanto che iino dallo scorsiO giugiio vejuie tarte italiana. i33 Comunicata a nni pure 1' isciizione di cui si tratta, Won essentio jiero essa (li multa iniportaiiza , ne allora vi ci ffirmammo sopra gran tatto, ne crediamo ora necessario di <|ui pradurla iiicisa in rame per fame co- noscere le forme dei caratteri , i segiii , ec. Non vi e duLhio cli' essa $ia una istrizioue sepolcrale cristiaaa. Le sue parole in sostanza souo queste f . MVIV . S . Svjii : dopo le quali vi ha una sigla cLe e stata iiiterpretata dai piii per un lamda greco , ossia per una L. Ritengasi clie la lettera r avanti ai due I e scolpita in modo die potreLlie anche sup- porsi essere stata originalmente unita al primo i , e quindi aver forma di M. Avvi aiiclie uaa linea traversale sulla prima aita della prima V, locclie da alcuni fa interpretarla per un A , o per uu E. Cio pre— niesjo , la persona da cui ci fu geutilmente comunicata uella scorsa estate ci disse che egli avrebbe letta 1' iscrizione nel seguente modo , cioe 909 sepulcruni S. Tmerii, se avesse avuto esempio che da altri cojesta data fosse stata scritta in cotal tnodo , a se potesse provarsi che le ossa di S. Imerio, protettor di Cremona, fossero state a quel- 1' epoca e non piii tardi trasportate a Cremona. Mancandole pero que- st' esempio e questa prova, era di parere che potesse leggersi CAIUS MEVIUS SUMIA , facendo della r e del primo dei due i uniti la lettera M , e trovando un A nell' iiltima sigla , che fu poi giudicata una L. Le genti Mevia e Sumia non sono nuove presso gli archeologi, e poteva benissimo trovarsene in Cremona , stata dedotta due volte in colonia romaua. Fiu cjui noi ne accettammo ne rifiutammo siffatte opinioni , perche non poteyano gran fatto interessarci, ne piu udjamo parlare di quella iscrizione. Verso la fine doUq scorso dicembre ci giunse da Cremona un Dialogo tra Baccio e Gigi , che avremmo aununziato se non fosse stato uiiito all' alraanacco del corrente anno , e vedemnio clie con molte belle e biione ragioui 1' autore inter* pretava in altro modo 1' iscrizione m^dcsima, leggenJola : CAIUS . AI.VIUS . SURII . LIBERTUS. Ci piacque silfatta lezione , e, salvo tult' al piu che in luogo di ALVIUS noi avremmo preferibilmente Iblto MEVIUS, ne convenimmo. L' autore di quel Dialogo ^ come ci fu nolo dappoi , era il sig. C;uionico primicerio Antonio Dragoni , uomo di gran cultura ed ingegno , e vantaggiosamente conosciuto nella repubhlica de' dotti. Non posslamo pprtanto non maravigliarci ia veggendo ora la nnova interpretazione del si"', conte Gio. Battista Anguiisola, piacentino, autore delle annuiiziate EflVmeridi , il quale non doveva, a parer nostro, ighorare quanto era stato da altri dclto f stampato su quella iscrizione , e doveva o poteva farae cenno. Egli adunque la legge iu questo modo : 909 Sep^lcri Suril locus. Lo- (liam per altro la buona fcde die ci manifesta mettendo in luce al tempo stesso una lettera scrittagli dal sig. Dragoni uel passato set- timJire , iu cui queata di lui interpretazione comliatte. Ad essa titn dittro ia ri^posta in propria difesa. Noi non dissimuliamu di essera del parere del si^. Dragoni ; e di non trovaie nh hen fondata ne hen i34 A r r E N D ic 1. giustiJicata T opiuione dri sig. Anguissola. Dfl rfesto no; gli facciam coipa dl tratteiiersi iVeqiientemente sopra cose trivialissime , e note lippis et tonsoribus , tra le quali non vogliamo uotare clie quella di avvertire die la parola trans si tiadnce in italiano di la ^ e di cib Me sommmistrano i pin luminosi esempj Cicerone , Oiazio , Virgilio e i^uintiliano ( pag. 4S ). A questo passo veramente ci sono cascate le bracoia , e ci e paruto che l' autove avendo assai tempo da perdere, ainasse di farlo pei-dere aiiche a' suoi lettori , e durammo gran fa- tica a ripreiidere il libro, per vedervi cio che dopo si animirabil dultrina fosse per senteuziart- , e ci sianio per la millesima volta cou- Tiuti che i taocuini non possono veramente essere altro che taccuini. GRAN-DUCATO DI TOSCANA. Osservazioni di Vincenzo Folljni , bihllotecario rlella puhblica I, e JR. Bibiioteca Mn^liabechiana di Fi- renze, sopra P oj)eia in'itolala: Delia Costiuzione e del Regvlainciiio di una pubblica universale Bibiio- teca con la piauta dimostrativa , Trattato di Leo- poldo Della Santa. Firenze, i8i6^ presso Gas- pero Ricci da S. Trinita , e suW articolo risguar- dante la medesima , inserito nel giornale di Milano , intitolato Bibiioteca Italiana, n.^ XX, agosto, 1817^ al chiarissimo sig. abate Angdo Mai , imo dei bi- hliotecarj della Bibiioteca Ambrosiana di Milano. Firenze , 1 8 1 7 , presso Gaspero Ricci , opiiscolo di pug. 60^ in 8." Nel quaderno XX di questa Bibiioteca .a pagina SS^ , si e reso conto di ua opuscolo in 4° 5 piibblicato in Firenze sotto il titolo : Della Costru-zione e del Regoliunento di una pubblica universale Bibiio- teca con la pianta dimostrat'ica. Trattato di Leopoldo Della Santa. E sebbeue gia il poniposo titolo di Trattato ci paresse poco modesto per una materia cosi estesa , e dalF autore trattata cosi superficialmente ; seLbene avessimo in quell' opuscolo ravvisati tanti difetti , tante omis- sioni , lanta ignoranza di tutto quelle che si usa nelle piii cospicue blblioteche d' Europa , e principalmeute in questa nostra del R. pa- lazzo delle scienze e delle arti di Brera, nuUadimeno credemmo do- vere trattate urbanamente quel lilno ^ e hotarne leggermente qualche macchia p°r non iscora.'^giarne affatto I'autore, e perche nella critica amiamo piuttosto di ecredere in moderazione che in amarezza. II sig. Delia Santa non credette dover fare alcuna replica contra quel nostro artisoloi ma il %ig. PoUini voUe impreudere le di lui difese , e gli rese fARTE ITAtlANAi I 35 qiitsla \olta un caltlvo servigio. Imperciocclie vok-nJo noi giustili- care quelle noatre urbane censure, il big. Follini ci obLliga a tor- nare suUo stesso arg>j.nento , e a rivedere il pelo a quell' operetta ^ alia quale il s'tg. FoUi'ii non sappijuio., se per siinpat'ia a , troviamo die occupato I'A. senipre a biasiuiaje le odierne biblioteclie in ogni paragrafo dal primo sino all' ultimo, itiinu- tauiente ricerca gl' inconvenienti , e li ripete mai sempre nella sua pianfa , anii ne aggiunge dei auovi. In falti i suoi corriroj o anditi> n.° I'ij sono assolutaineiite stretti ed oscuri; al quale difetto avrebb* potuto forse provvedere praticando dell' aperture nei muri longitu- dinali dei quattro cortili,u.° 1 4- Lo aule Ove stare dovrebbero i librl percano sovercliiamente anch' esse dello stesso difetto, perclie non pos- sono ricevere la Ince immediata clie dalle finestre poste in capo di esse. Coir avere praticato quattro sole scale in tutto il corpo della BiWio- leca jier comunicazione dei due piani , egli non lia puuto giovato alia celerita dtd servizio pubblico, come ha preteso di fare, giacclie ogni Jione costrntta Biblioteca non ne lia mai un numero miiiore, e qui ritiamo, per eseraoio , la nostra Biblioteca di Brera. Le quattro aule, n." lO , dirimpelto le scale, n." i3, hanno 1' inconveuieute notabile di non essere al piano delle altre, perclie iiou vi si puo eutrare clie dal rijJtani di rnezzo delle suddette. II salone sebbene abbracci due piani , nulla ostante riinane bisso, a meuo clie uon es'ca fuori del tetto. Fi- iialmeule la suddetta ^itri/ifri. dimojfrafiva non dimoatra nulla, giacchS per conoscere gli access! ai locali e le altezze relative dei medesimi , s.irebbe stato uecessario clie 1' autore avesse dato 1' elevazioue e lo SjMCcato dell' edifizio da lui proposto. (^lesto basti quanto alia sua pianta diinosiiativa co^isiiterata secondo le rcgole dell' arte. Veniamo ora alle sue discipline coiiteniiate dalla veneranda autorita del sig. FoUini. E prima di tutto direnio die quauto 1' autore propone di huono , trovasi gia da luoltissimi anni in uso nella nostra Biblioteca di Brera , in quelle di Parma e di jModena clie ebbero per biblio- tectrj i Paciaudi , gli Affo , i Tirabo^Clli , e in altre librerie di Ci'rinauia e d' Inghilterra. Egli comiiicia a censurare 1' articolo della Biblioteca Itaiiana la dove si e detto che jircs so i diligenti snnil Tedeschl ntiineron sono I parer^hi de ordlnanda Bibliothecti. Egli e andato coicaiido il llbro del Pailre Claudia Clemen'' e , ed ha mostrato d' igno- rue tutli quelli die I'estensore del nostro articolo avea dinanziagli Ocelli ; cioi il MiMlero Jion solo , aia il Seldeno , il Beckio , il i« l36 APPENDICE Gallois , il Koch , il JSlaudeo , 1' tt yttbi'^ero , il Lome/nro e\ altri, alcuai Je' qaali sono di molto anteriori al Cesuita Clements nominato dal FuUini : ma e^li poi mostra di non avere mai pas- sato il Musone , e coraggioiameute asserisce cio clie non sa , quando afterma che il cosi detto Miitiftro del Catalogo siasi intio- dotto in Brera suUe idee dateiie dal Delia Santa ; giacclie h quasi un secolo ciie iiella Bibliotena di Pavia vi lia un Libliotecario assi- steut.e al catalogo. Nulla risponderemo poi alle speilicate lodi die il sig. , f^oZ/i/ii va prodigando ( pag. ii) hWa. j'Miita dlmo^tratii.^a del sig. Delia Santa J giacclie le sue lodi nou soao clie asserzioiii gratuite , spoglie da ogiii coguizione di causa, digiune dei prtcetti dell' arte, e nou appoggiate ad alcnna prova, traiine quella della sua autorita, veneranda in punto di cataloglii , ma di poco peso, per quanto cre- diamo, in puuto di in-chitettura. Inviteremo piulto.-to i nostri lettori a confrontare le sue lodi coUe considerazioni criliche che uoi ah- liiamo fatte piu sopra. Quanto ripete poi il sig. Follini intorno ai palchetti dplle scanzle, ill conferma di quanto dire il siw. Delia Santa, mostra evidentemenfe clie i due autori nou perderono mai di vista il campanile di Firenze^ e i nostri biiiliotecarj di Brera ridono di compassione quando leggono alia pagina i2: Bisogna coiife^sare che niuiio sin qui aoea pensato ieriamente a qiiesta iiiiportantissima ecoiiomia di luogo ^ perche in, tuite le grandl blblioteche se ne vede molto perduto , sino a tro- varsi in alcune scanzie piu voto che libri. Se il sig. Follini fosse stato a Milano, avrebbe qui in Brera vednta una Biblioteca di cento ottanta mila volumi disposti in maniera da non produrre alcuna mo- (truosita, ne la piii piccoia perdita di spazio. Ancbe alia pagina i5 mostra il sig. Follini di non sapere nulla di quanio corre comunemente fra noi , giacche la Biblioteca di Brera lia appunto tanti gabinetti quauti sono i bibliotecarj , e tra quest! ga- binetti si comunica appunto con un andito die mette alia sala graiide. Se il sig. Follini losse stato a Milano, avrebbe fatto una saggia economia di ammirazione pei suggerimeuti del sig. Della Santa , perclie avrebbe qui trovato in pratica delle istituzioni assai migliori delle sue , anche per cio clie risguarda i cataloghi , nei qiiali por altro il sig. Follini dovrebbe essere buon maestro. Si 1' uno chft 1' altro avrebbero dato un sistema di gran Ittnga migliore , jpropo- neudo: i." un catalogo geiier.ile .lU.ibetico di tutta la Biblijteca; 2 " lui catalogo sistematico, ossia per ordine di materie; 3." un catalogo delle edizioni del XV secolo, e questo fatto (a) per alfabeto , (b) per epoche , (c^ per citta, (d) per istampatori; /|.° i cataloghi par- ticolari delle edizioni della Crusca , delle Aldine. ec. ec. ; 5." un dop- pio cataliigo dei manosciitti , per alfabeto cioe , e per materie. lu Brera vi sono tutte que^te maraviglie , e noi le godianio scnza spa- lancare cotanto ne gli occhi ne la bocoa, come fa il sig. Follini PARTE ITALIAKA. l3>^ •tnpcfatto della immaginoja e fertile fantasia del sig. Delia Santa. I ealaloghi generali staniio qui in Brera presso il hibliotecario chia- mato Miiu<:tro dai nostri due Toscani. Gli altri cataloghi stamio presso 1 nspettivi bibliotecarj , ai quali e affidata quella tale paiticolare ma- teria o rlasse di liLii : imperciocclie in una Biblioteca bene sistemata ogni biblioteoario ha la sua particolare incumbenza clie abbraccia o una stienza , o un dato numero di facolta e siiddivisioni dell' uuiana sapcre ; il clie ffiova iiifinitamente all' utile e pronto servi 'io di clii ricorre alle pubbliche Biblioteche per lumi ed ajuti. Pare impossiLile poi Che 1' autore ignori esistcre gia varj cataloghi formati alia foggia di Dizionario , sebbene non s'intenda troppo chiaro cio ch' egli si Toglia con questo suo cosi vautato Dizionario. Certo e che neppnre questa e una rtovita , almenn per chi conosce 1' opera sotto il titolo di Bi- hhotcca Casanatenw rimasta incompleta^ e il Dizionario Bibliogra- £co di Storia natiirale di un certo Boehmero , e il beliiisimo e recent* Repertorio del tedesco Reuss , per mezzo del quale si trovano tutti , anche i piii piccoli articoli degli atti di tutte le accademie, ed il la- borioso Lexicon del Rasche che e un utilissimo repertorio di tutte le piu minute cose alia numismatica appartenenti. Venga a Brer* il sig. FoUiidj, e vedra il dizionario sistematico compilato dal orande Tiraboschi ^ ed altri dizionari ancora che di simil geuere falti furono qui in Brera dal bibliotecario Carlini e da altri , e vedra altresi le volmniuose e bellis^irno miscellanee del celeberrimo Haller , ed il diligente spoglio in ordiue alfabetico die ne Lanno faU« i no- »tri bibliotecarj. S' impara senipre uscendo dal circondario della propria parrocchia. Egli avrebbe qui appreso che quauto il sig. Della Santa propone intorno ad un salone destinato pei lettori , e in cui non siano libri , era qui in uso nella Biblioteca di Brera prima del )8oo, e che quel salone fu poscia riempito di libri a cagloue dei nuovi e doviziosi acquisti fatti di poi. Egli avrebbe appreso rhe quanto egli raccomanda coll' autorita del suo autore sotto la pagina 35 e seguente , intorno alle stanze , archUio , magazzino , luogo pei lega- tori . ic. oc. non sono puiito novita per noi, ma tutte queste cose si trovano ab iinmemornbili stabilite nella Biblioteca di Brera. Cio che non abbiamo e che speriamo di non avere mai, sono le 48 lihrerut e stanze destinate ai libri comunl , coi lunghi e stretti e ciechi cor- rito] dri sig. Drlla Santa, i quali somigliano cosi bene a un dormitorio di frati o di collegiali. Gusi sperano anche i nostri inservienti, ai quali tocchercbbe correre dall' una all' altra di queste 48 stanze, come fajiuo 1 caraerieri di una locanda. Queste due idee sono meschiuita , e non potevano trovare altro panegerista che il sig. Follini. I libri sono ii depoMto deir umano saperc , le biblioteche debbouo essere il tempio custode di questo deposito^ la loro costruzione appartiene alle belle arti c devono form.ire I'ornamento delle piu colte citta ; i.ou poo SLumdi essere o-getto di spc culaajone di uu piccolo iiijje^TJu. oocu- l38 A 1' I'E >i t) I C E. pato solo di minuzie e iutonto a ilifendere i liliri flai sorci, duVc tl-* gnuole J dagli spuHj dnl piscio dc' caul e da simlli u;alaiiterie die si trovano nel libro dol si^. Delia Santa- cano-.iizzale dalP autorita revpreiidjssima del s\g. Follini. Nulla dircino di rjuanto quest' ultimo va ripetciulo sotto la pagi)ia ff^. Soiio tutte cose note I'jipi'i et ton- soribiis , f dell^ quali non occuperemo i nostri lettori. Quanto poi a quelle ripctute sotto la pagiua 5i, jntorno i tre tinmeri per indicare j libii negli scaffali , egli e evidente che debbono jirodurre moitis- siiiia confusione; laoiule molto migliore e piu romendevole troviarno il mefodo praticato qui in Brera, col quale vengono indicati : t.° gli scaffali , noil gia con an numero , ma con una lettera dell' alfa- l)<-to ; 2." il palchrtto con un numero romano ; 3.° il libro con un nnraero arabico. Le lettere poi ad oggetto olie bastar possano per tutti gli scaffali, sono: i.'' le niajuscole semplici ; 2." le majuscole do|iJ)ie ; 3.° le minuscole; 4-° 1^ lettere dell' alfabeto greco^ ec. ec. CidScuna specie di queste lettere iudica la sala nella quale sono gli scaffali da essa segnuti. Gli autori de' due ojuiscoli avreb])ero trattato assai meglio questa materia se fatti si fossero a consultare le fcelle dissertazioni che intorno al miglior metodo di ordinare libri in nna grande Biblioteca scritte fnrono dai sig. Camus ed jlineilhon^ e che leggonsi nei torai I e II delle memorie dell' Islituto nazionale di Francia. Sarebbe egli possibile che a due biblioteca rj cosi autorevoli come il sig. Follini e il s'l^. Delia Santa fosjero ignote quelle dissertazioni ? L* uso della galleria colle stanze laterali non e nuovo , ma ve- desi or'ia praticato in alcune Biblioteche di Parigi coUa disapprova- zione di quei bibliotecarj , perche maiicauo A' aria; il quale difetto danneggia soramamente i libri e difficile ne rende la rir#giiizione. Queste sono a un di presso le preziose e peregrine notizie che raccoglier si possono dall' opuscolo di ^4 pagine del sig. Delia Santa, di cui il si"-. Follini ha fatto 1' apoteosi con un altro opuscolo di 6o pagine , ^o delle qu^i per lo n-.eno som una ripetizione di cio che trovasi nell' opera del prinio. Risparmieremo ai nostri lettori la noja delie sperticate lodi profuse a ogni pagina dal sig. Follini y Itasti per tutto il dire che egli soleunemente la dichiara ( pag. 6 ) un' opera grarule nel suo genere , e da annoeerarsi tra le classlche. Esagerazioue ridicola ed iiisulto manifesto che il sig. Follini fa al buon senno di tutti i Toscani , i quali non riconosceranno cer- tamente per classici giammai gli opuscoli del Della Santa ne quelli del sig. Follini. E dopo aver mostrata la soverchia tenerezza che fa velo all' intelletto di quest' ultimo, nessuno forse ancora credera. che un pubblico bibliotecario, il quale dovrebbe dare 1' esempio della decenza e della moderazione , alibia potuto ingemmare il suo scritti(lein ); il giornalista che alia incapacita d' intendere unisce qiiella di sripersi sjiiegare ( pag. 25 ) ; il giomalista simile a qnegli animali i'otaci che inghiottlscono tutto in un boccone ( pag. 27 ) ; I' autore dell' estratto e jjriiio della facolta d' intendere e di sapersi spiegaTe ( V'^Z- 3i ); i/ Uircttore del giornale nan f/oi?ea giammai ammettere fra i suoi coUahoratori liberty res'idcnti in Alilano, una persona inetta e da non tnllerarsi per coUega dalle culte e assenate ( pag. 09 ) , e cosi via discorrendo. Ora il direttore di questo giornale dicliiarasi altamente scanda- lezzato dalle indectMiti grossolaiiita del sig. Follini , e tanto piu ne arrossisce per lui in qiiaiito die sa easere stato dettato 1' articolo della BiWioteca Itiliaua ila uno dei piu dotti uomini d' Italia, ver- satisiirao appunto nelle discipline delle pubbliche Biblioteche. Ne ha pure arrossito per lui il dotto bibliotecario deU'Ambrosiana, a cui quel libello fu diretto senza sua saputa ; e siamo sicuri che se il sig. Fol- lini lo avfcsse prevenuto di quelle contumelie ( e la creanza voleva die il prevfenisse prima di pubblicarle ) , 1' ab. Mai non ne avrebbe Sccettato r indirizzo , e non sarebbe oggi doleiite di vedere il suo nome in fronte a un libercolo che non onora, ne la IVTaorliabechiana , ne il suo bibliotpcarlo, ne la toscana rortesia, uno de' pregi Jistia- tivi , e caratterislici paiticolarniente de' Fiorentini. II Direttore. Cajetaiu Savi , meiL duct, in Tnip. Pisano Atheureo botaiiices piofcssovis, ararl. GeorgopJiil. Floient. Soc, Bofantcon etiuscum siste/is plantas in Ltiuiia sponfe crescenfeM, — Pisis , 1 8 i 8 , fJP^s Rajnieiii Pro- spevi , f'ol. ITT, in 8.^, di pag. 184. E noto abbastanza il nome >lel sig. prof. ?avi , onde non vi possa essere dubbio veruno che quaiito yiene pubblicato da un tanto uomo non nuriti i dovuti elogi , e sia sommamente pregevole. Tale appunto e , fra le altre , 1' opera che questo celebie botanioo noslro italiano intraprpse sin dull' anno 1808 suU' istoria delle piante della Tojcana , col titolo di Botanicon etruscum , di cui anniuziamnio il a. vol. nel torn, j." pag. 245 di questo giornale, e di cui godiaoia »,inunriare ora il 3.° volume. Contiene esso in gran parte znolts ^iaute spettanti alia crittognmia , ed in isperie Felci e Muschj. S«gi>k per questi ultimi prinripalmente la nomeuclatura diHedvvig, aggiu- {^lendo peio a ciascuna specie una frase fatla da lui , e rapportando colli majiima ACcurattMa alle mede»iin« il woouiiuo a«U' etinuo l4° APP. PARTE ITALIANA. nostro Miclicli , dopo avcine verificate prima le descrizloni date pra le piodiizioni consiimabili , ne i censimenti da um' imposta di quota di volore de' racrolti annul : tributl che hanno e qualita ed elTetli del tutto difftfreiiti , mentre gli uui tendono a diminiiire il valore de' terreui e dei fondi , oude ne avvlliscono il prezzo d' acquisto a proporzione de' medesimi , od aiinientaiio porzione di riccliezza ca- pitate produttiva ; quando le imposte sopra i produtti e sopra la tiuchezza beui teudono anzi ad accrescyie il volore dclle cusc. L* l44 Arr. PARTE ITALIAICA^ sfesjp proposizioni sfugjgitn al Cpnsore quando parla tie' fondi piu O meuo gravati , e quando accenna i risultamenti delle imposte in- dirette , conlermano la verita delle mie proposizioni. Assicuro il gig. Censore , pel bene de" miei siniili , clie biamerei ingannarmi sulle funeste conseguenre contro la tranquillita degli Stati delle im- poste Sulla proprieta e sulle rendite. A tante altre aye censure ^ che non lianiio veruii motive di ragione , potro ancli' io , per jnaggior brevita J opporre punti amtnirativi. E veramente sorprendente che «gli ritenga d'aver distrutti i miei principj, cpiaiido non ne ha fatto nemmeno parola. Tale si e quello della spesa riguardo alia fiiianza. Conchiudero contro 1' estensore , che tutta la dottrina possibile non sara mai sufficiente a sostenere cio che e false , e molto meno dara diritto ad alcuno di deridere scrittori , qual mi son io , senza pretension! , e che non aspirano se non se a giovare a' suoi simili. Se la rettitudine sua , sig. Direttore , vorra jvere la compiacenza di pubblicare le presenti mie brevi difese , 1' avro per cosa a me iommamente gradita , ed allora di buon grado riuunzio alia richiesta stampa de' miei due articoli difensivi a iei tempo fa spediti; rinon- sia che avrei fatta prima se avessi potuto immaginare gli ostacoli che mi accenna (l). La ringrazio sincermente d'ogni sua preuiura a mio riguardo , e le protesto la piu distinta stima. Del sig. Direttore stimatissimo Modena, il 22 febbrajo l8i8. Deootlsshno seroitore Carlo Bosklini. (i) a crediamo in dovere di qui dichiarare al sig- Bosellini la, noitra gratitudine per la gentile condiscendenza colla quale si e determinato di togllere dal nostra glornale i siioi due lunglii articoli apologetici ) da noi pregnto a do fare per solo amore di bretiita. Quanto alia giustezza del nostra esame^ il giudizio n' e rimes so alia saggezza ed Imparzialita de' nostri lettori y e quanto all' amarezza rimproverataci , prote%tianvo di non avere amta alcitna intenzione ostile contra la persona dell' autore ^ di cui stimiamo injinitamente le molte cogniziQni e I' ingegno. ORIO DI BRERA. ERA Stato DELL' AtmoSFERA. Sereno Sereno Sereno Ser.-nuv.-ser. Sereno Nuv -Sereno Nuvolo Ser.-niiv.-ser. Sereno Sereno :er.-nuv. -temper, p. pioff Nuv.-Ser. Sereno Nuvulo ]\uv.-rutto -piog^gia minuta Piugjria Nuv.-tem|,.-piogg.-granJ. Sereno Niiv.-rotto Sereno ' Ser.-nuv.-ser. Ser.-nuv.-la notte p Nuvolo Nuv.-piovoso-Ser Sei-.-iiebl).-nuv. Nuvulo JViiv.-rotto NllV.-PiovOcO JMuvolo Nu^ ' P"'d' Altezza del Barom • -|- 9.,o \ Q^^ntita della pioggia. J iiu- 23;Oo5. N.B. L'„,fr, OSSERVAZIOM METEOROLOGICKE FATTE AL R. C. OSSERVATORIO DI BRERA. Jprile , 1818.. IM A T T I N A SERA , ALl'K/.ZA Alte/.za DiRE/iONE ST.4T0 ALTE/.ZA ALTEZZA DlREZIONE Stato a del del del del del del 6 Barometro. Termometro^ Vento, DELL" AtmOSFERA. Barometro. Termometro. Vento. DELL' ATMOSFERA. r- ^-: 1 9-''- + 2,0 E Sereno p. 27. 1. 9,0 »{. 10,0 E Sereno 2 27 10.0 + 3-.5 N E Sereno 27 9," + 10,5 S Sereno 3 27 9-7 + 4--i N E Sereiio - 8,4 4> 12,0 G Sereno 4 27 iu.(i + 5,0 E Ser.-nuv.-ser. 27 10,7 + 10,7 E...S Ser.-nuv.-ser. 5 27 11,2 + 4,8 E Ser.-nuv.-ser. 27 10,3 -{. 10,5 E Sereno G 27 10,4 + 4,0 E Seieiio 27 9,5 4, i,,5 0 Nuv -Sereno 7 27 9,G + 5,0 N 0 Ser.-nebb.-ser.-nuv. 27 9,8 + i3,5 0 Nuvolo 8 27 10,6 + 8,0 0 Sereuo 27 10,3 + 14.5 s 0 Ser.-nuv.-ser. 9 27 10,2 + 9,o 0 Nuv.-Ser. 27 9,4,5 s Sereno 27 10,0 + 7-0 0 Ser.-iieLb.-nuv. 27 9,e + 1 5,4 S 0 Sereno 1 1 27 8.9 + 8,0 NO Nel,b.-Ser. 27 7,5 4. 16,0 E....0* Ser.-nuv.-tempor. p. piog. 12 27 5,2 + 7,-o 0 Sereno 27 G,7 + '4,5 N ON* Nuv.-Ser. i3 27 9,1 4. 4,5 NO* Sereno 27 90 4- 11,0 N 0* Sereno, '4 27 9-7 + 3,5 E Nebb.-Ser. 27 8,6 + 11,0 S E Nuvolo i5 27 8,6 + G,o E Nuv.-nebb.-ser. 27 7,8 + 11,6 E Nuv.-rotto iG 27 7.3 + 7.2 EN E Nuvolo 27 6,5 + 9,5 0 Nuv. -pioggia miuuta '7 5,6 + 7,5 N Nuv. . . . Pioggia 27 4,fi 4- 8,8 E Piuggia 18 27 ?'' + 9.-0 E Pioggia la notte jirec. Nuv. 27 3,4 + 9,6 N E...0* Nuv. -temp.-piogg. -grand. 19 27 5,0 + 7,2 E. .0 uuv.-Ssieno 27 6,5 4. 12,5 S 0 Sereno 20 27 7.0 + 8,0 NO Sereno 27 7,2 + i3,o N E Nuv.-rotto 21 27 8,3 + 9,0 3 Nuv.-rotto . . poca pioggia 27 86 4, 12,8 0 Sereno 22 27 9,0 + 7-5 E Sereno 27 8,5 4, 1 4,5 0 ; Ser.-nuv.-ser. 23 27 8,0 + 9-5 0 Ser.-nebb.-ser. 27 7,5 + '4,7 0 Ser.-nuv.-la notte p. piog. 24 27 7,7 + 10,0 N 0 Nuv.-piov. 27 7,6 4- 1 3,6 0 Nuvolo 25 27 7'^ -f ,0.5 E Nebbia-nuv. 27 '',7 4. 1 3,0 S...E»* Nuv.-piovoso-Ser. 26 27 8.0 + 11,0 E Ser.-nebb.-Ser. 27 8,5 + 16,2 NO Ser.-nebb.-nuv. 27 27 9.0 + .1,8 E Ser.-nebb.-nuv. 27 9,0 4. 16, 'j NEN Nuvolo 28 27 9,0 + 11,6 N E Niiv.-poche goccie 27 8,8 + i5,4 N 0 Nuv.-rotto 29 27 8,7 + .2,0 0 Nuv.-rotto... la nott. p. pio. 27 8,4 + 16,0 S Nuv.-Piovoso 3o 27 '' + .2,7 E Tempor.-piogg.-uuv. rotto 27 7,6 4, , .7,5 SO Nuvolo Ma.. tro . . •". Miniir na . . . 27. II, a , Massima . . . . 4- 17,5 ) armometro . . ^ Quantita delta pioggia liu. 23;005. Alt ezza Oel Bavome a . . . . 27. 2,7 > Altezza del T Minima .... .4. 2,0 ' Media .... 27 8,3o ' 1 Media .... 4, 10,02 ■N.B. L' asferi SCO * indlca it v ento forte. ,45 BIBLIOTECA ITALIANA Maggio 1 8 1 8. — • > — ♦ ■ ■ ■ mm^i PARTE I. LETTERA.TUR A ED ARTI LIBERALT. Proposfa di alciine correzioni ed aggiunte al Foca- holario della Ciusca. ( J^edi a pag. 26 di questo Volume ). Articolo IL jLl. sig. Pcrticari iiicomincia il libro II del suo Trat- taLo ragionanJo conic sia necessario lo stiidiare negU autori del trecento. E certameate divisa la parte il- lustre e comune della favella dalla particolare e plebea , noil v' e dubbio che la moiula e ceniita favella, dic'egli , che rliiiaue ne' libri del trecento, non debba usarsi da clii voglia scrivere con modi proprj ed evidenti ; n^ poi senza uu liiugo e sottile studio iiitoruo al valore de' vocaboli e le ragioiii de' coUegameiiti loro , alcuiio puo mai giungere al pregio rarissimo di buono dici- tore ; ne quel valore e quelle ragioni si potranuo in altri meglio procacciare e conoscere che negli autichi. Ma la buona religione non dee trapassai-e in matta superstizione. E la prima considerazione die in clo occorre , si e, che, come Danie medesirao avvisa, il sermonc ncUa stessa gente per successione di tempo si varla, ne puo per alcun modo fermarsi ; e necessario e che il parlare di coloro che loiitani e srparati di* morano sia variamenle variato. II che I'autore dicliiara pHrliUimente con mulli esempj : e porche non si crcda BLbt. luil. T. X. 10 'l4^ PROPOSTA DI ALCUNE CORREZIONI , CC i permutamenti del senso clcUe parole negli oscmpj addotli cssere a caso , e non piuttosto per universale e perpetua legge d' ogni idioma , reca egli 1' autorit;i di p^arronr , il quale simile cosa nolo nella lingua la- tlna. D' onde apertameute si vedc che in qucsto fatto r uso e tlranno , e 1' arle sua scrvente e non padrona. rN^ poi la lingua si trasmuta cosi tutta d' un colpo, ma si logora sordamente , slccome le vesti e le pietre e le membra. Adunque nell' imltare gll anticlil ^ da porre una sottlllsslma cura a conoscere la perpetua , muta , invlnclblle permutazione de' nomi. Una gran fonlana d' errori , agglunge poi 11 slg. Peili~ cati , a chl studla clccamente i llbri del trcccnlo, e anclie la molta e costante loro scorrezione : 11 clie pure cou parecchi esempj dlmostra , e con autorlta sla di anll- chi , sia di UToderni : nel che fare egli viene a retti- ficare dlversi passi di testl altronde riputatlsslmi , a penna ed a stampa , non ometteudo di notare che sovente gll eiTorl intrusi fm-ono seguitl , anzi che ret- tificati dai compllatori del Vocabolario. II molto ai'dore pero , dice 11 sig. Pertlcari , che ci jnuove a dlvenire sperti negli errori degll antichi, non ci scaldera in guisa che non ci fermlamo a conoscere la bonta di que' llbri ; e come gia dlccmmo pochi essere i purgali d' ogni plcbea sozzura , cosi or dlremo pochi essere que' plebei in cui non rlluca alcuna parte il- lustre e degna d' Imitazlone. Ond' ('■ , che parlando egli dclle varie condizioni delle operc del trecento, di quel medesimo Gulltoiie , che per le parole di Dante si ehbe sovra tuttl ad abbominare, egli riftrlsce un lungo passo del sei'mone tenuto da lui al Fiorentini , che Ira loro parteggiando perdevano la patrla ; dal quale apparisce che le ree costruzlonl e vocl , che gia vedemino , non crano quelle quallta che l' avevano iatto esseie prlmo e si celebrato nella eta sua ; poiche talora ha egli inolla forza nello stile , e vl pone un grand' anlmo , e bisogna dire : cestui vlsse e fu llbero , e prese battaglie colla fortuna de' tempi , ed uso certe armi che , dove non son rugginosc , rispleudouo assai , c foraiio meglio. Dopo di AL vocabOlario della ckusca. 147 cli£ brevemenle scorre per gli scrltti del f^illani, del Cavalca, del Malespini , di Bono Gianiboni , di Ben- civenni y di Dino Compa^ni , di Bditolornro da S. Coiicoidio , di F. Giordano , di maestro Piero da Bcggio , di Alhevtano , c de' noti ed ignoti volgarlz- zatori, iu ci.'ischeduiio de' qiiali egli acceuna miste alio sconcezze le cose belle , di die loro debbesi onore. 1 difetti di essi tutti vide Boccaccio , e nelle pi'ose di fui terminarono tutti, il quale, conosciuto i tempi di- venive piu colti e gli orecchi fai'si piii delicati, ridusse pill collo e pill delicato il niodo della favella. Ne di cronacbo o di leggciide , ma si fece Boccaccio segui- tatore de' Latini e de' Greci ; si nuti-'i alle scuole del retori e de' filosoti ; trasse quella beatissima copia di sentenze e di forme dai sacrarii di TuUio, di Virgilio e degli altri eccelleutl; oerco parole piu magiiificbe ed alte, Ic compose con artificio; teiilo leggiadrie; riscaldo, illumiiio, distese quelle fi'ctlde , Imje ed ailde seiitle di molti conlemporauei , e sollevo il linguaggio italico sino air ultima altezza , spezialmeulc coll' aureo libi'o delle Novelle. Ma dopo vonerati i miracoli di queU r ingegno , nou tutte , conclude il sig. Periicaii, di- remo buone le sue operc , 116 dii'emo imitabile tutto cbe trovasi nelle buone. E se nelle No\'elle vedesi il Boccaccio dal Boccaccio medesimo censurato , quelle stesse Novelle non per tanto non si leggerauno scuza regole disci'ctive, ne gliniitalori dovranno usavne senza limitazionc. Di cbe l" autore da alcuni csempj, e sopra tutto ragiona deU'importuno cousiglio a cui , segueudo •un solcnne dettato di Dante , il Boccaccio si abban- dono , di trasportare all' italica gV interi coslrutti deli'a latina {livclla ; come nota , cbe Boccaccio nel numero e ncUa tela delle voci stravolse e sforzo la natura del linguaggio , c alcuna volta pose l' oscurita in vece della magnifieenza , e 1' afiettazion in luogo della licl- lez/.a , e per soprastare tulli gli altri scrillori con- tra I fece alia linjrua. Da cio argonienta , cbe molto leula e paurosa debbe •ftsere limil^izione degli aulltbi ancbe i piu iliiutii in .i4^ rnorosTA m alcune correzioni, ec. quelle parti , nelle qiiali o loro piacque di aKban^o- jiarc le usate leggi , o Ic umane qualita ne vinsero il divino intelletto , e gll accusarono per mortali. II qual pensiere conferma con un passo di Quintiliano ; ed il- lustra poi con alcuni esempj di passi non iniitahili di Petrarca e di Aiiosto , e per correlazione di Oiazio e di Lucauo ; perche a non condannare certe stranezze vogliono essere si gravi ragioni, die rendano, die' egli, I'errore pin bello clie Tosservanza medesima del precetto, come a lui pare die alcuna volta abbla fallo il Me- tastasio, e die facesse Tasso spezialmente nel notis- slmo traviamento di perdon verbo. E dagli esempj di parole volgendosi alle qualita dello stile , tocca pure quelle die negli antichi si vogliono con grande senuo imitate , e talvolta ancora non imitate ; e parla prin- cipalmcute intorno all' uso delle metafore , nelle quali, die' egli, saremo meno arditi diloro, perche scrivendo essi in una fayella tutta novlssima , e creando anzi tutto lo stile , potevano meno timidamente foggiare i loro traslali , die al principiare delle lingue sono sempre piu vigorosi. Quindi condanna coloro die rimproverano a Dante e a Petrarca certe metafore, quai sono del secondo il colthare il lauro con vomeri di pennu , e del primo il dir Crista il binato animale _, o farsi da Francesca cbiamare animal gruzioso e benigno. Perciocche codesti rimproveratori non pensano alle per- niutazioni cbe si e detto accadere nella lingua ; e 1' imi- tatoie dc^■e adoperare un modo di giudizio tutto di- verso da quello del censore ; mcnlre colui die da sen- tenza di un' opera, deve dimenticarsl del proprlo sccolo, c collocarsi in quello dell' A. , e di cola giudicarne : ma colui die vuole scrivendo imitare , deve dimenti- carsi del secolo del suo maestro , e collocarsi nel proprio. E da questa passa ad avvertire un' altra occulta leg'ge della graude poesia c\ig sdegna molte paiole siguiCcaiiti altissime cose , come Papa , Mare- sciallo , Cardinale , Governatore , ec , ed altre ne a^cetta rispondenti alle piu misere condizioni, siccome bifolco f pastorelluj mcndico j tapino^ e similij essendo al vocabolario della crusca. j^g r uso correnle quelle die insegna quali voci sicno ile , ch(^ altro e natura , altro la bella natura : distinzione che fanno i dipintori , gli scidtorl , i co- mici , e che deve aver preseute anche lo scrittore per quella danlcsca partizJone gia ricordata del plebeo dal- 1 illu.strc. Onde v' i pericolo che i buoui giovanetti udcndo i maestri gi'idare eternamente oro , oro nei veCchi autori, qred'jado oro tuUQ di una Jaonta. e U loo TRorosTA Pi alcvisC coREEziotcT, ec. incscolino scnza alcim seinio^ e facciano molte cose turpi confirlanclosi di farle bellissime. Quindi consirlcrato 1 inconvcnientc
  • 0 TROrOSTA DI ALCUKE CORREZIOKI , ec. cosi molti scrittori di scienze non piii turbatl da nojc irati periodi; molto canJoi'o trovciTino nel Davila , ma scnza la roz/.czza tie' vecclii: dcH' ^ininta e della Gcrusalemnie chi puo dire ? Ne aiitore alcuuo de' piu antichissimi presentera tanti modi pellegrini, e tanti fiori di stile iusieme rac- coltl , quanti il solo Caro in que' suoi versi , in quei suoi volgarizzamenti , in ogni cosa scmpre pulito e gentile. In evidenza, in sobrieta e in acume tutti vince il Se^ieta? io fioientino. Del Poliziano chi non si duole, perclie tante cose scrivcsse latinamcnte , e quelle ele- gantissime stauze italiane sieno qtiasi ancor sole ? II Sannozaro apri la via all' Aniinta e al Pastor fido. Del Segni , del Giambullari molta ^ la giocondila e il candore. II Davanzati , se ne togli que' favellari fio- renlinependice al Ti allato del sig. Pej" ticari. (^\\vs\! yippendice ^ una giustificazione del nostro secolo , che I'Ab. Cesari , fanioso edilore ed aumen- tatore del f^ocabolario dilla Crusca stampalo pochi anni addictro in f^erona , ha chiamalo per rispello alia Icltcraluia ituliaua Sccolctlo miteniio. ( Si continuern coll' csfi at to della a.rfa Pait'^ d&l FoL /;, i6o fita di Cristoforo Colombo , scritta e corredata 3i nuove osservazioni , di note storico-'C/itiche e di nil' appendice di documenti rari o inediti dal cai'. Liiig-' Bos ST , memhro del C. R. Istituto dellc scienze , ec. , del la R. Accademia delle Belle Arti di Mdano , e di altre societd scientifiche e lette- rarie. — Milano , 1818^ tipografia di Vincenzo Ferrari o y in 8° dipag. 256 ed viil di prefazione j con sei tavole incise in rame. X BIblloGli si risovverranno forse con noi di aver veduto una vita di Cromwell , stampata a Londra in in^lese , che costituisce un grosso volume in 8.'' , nel qtiale si cerca con pena , ed a stento si trova la vita di quel- r iiomo famoso , perche tutto il volume non presenta clie note e citazioni e documenti , e poi note ancora e citazioni sui documenti medesimi. Saremmo stati a prima vista tentati di paragonare la vita che ova an- nunziamo con quella vita di Cromwell ; ma iiell' av- viso al leggitore abbiamo trovato le ragioni prodotte dair autore a giustificazlone di questo metodo , che gli saranno forse menate buone da coloro che amano la stori :a e la geografica erudizioue. Impaxnamo da quell' avviso , che egli aveva gia scritta da lungo tem,io una vita di Colombo da inserirsi tra quelle degli illustri Italiani che si pubblicano per as- socia/.ione coi loro ritratti nobilmente inlagliati in rame. Abbiamo difatto veduto quasi contemporaneamente pub- blicarsi questa vita , dcUa quale faremo forse menzione altrove , parlando di quella lodevole impresa che si va con onore dell' Italia conlinuando. Ma qual cosa potrebbe mai dirsi di un iinmo come Colombo che uon si sappia ? Osciu'i natali , aicuu/ VITA VI CBISTOFORO COLOMBO. l6l stuilj fatU ill gloventn, alcune pvime ndvigazioni sott#. allri capitani, allre yweo note nel mari selloiiliionali , idea conccpila ticlla esistciiza di niiove tcrve in seno air Atlantico verso 1' occidt'ute , prog<^lto faKo per la riccrca di fjuesU; tenc , rij^nilse di varj sovrani, con- trasli iniincuii superali con imrarnsa costan/.a, bcopeita di alcune isole in uu prinio visggio, scoporia di altre e di una gi'an parte droblema , se e qiianto vantaggiosa riuscita fosse alia umanit« la sco- perta del nuovo iiiondo. I viaggi di ^■/mcri.^o l^cs/mcci avevano in Euvopa suscitata una grandissinia quistionc sul dubbio , a chi fosse dovnta la primaAia della seo- perta del continenle d' America. Alcuni storici , mas- sime francesi, si erano divertlti a scrivere uu roiuanzo della prigionia di Coloinho , e per riuscire iiel loi'o inttmto r avevano fatta dnrare alcuni anni , menlre egli non era slato tenuto in femi se non durante il ritorno dal suo terzo viacfiiio. Finalmente non ben si Gonoscevano alcuni tratti parlicolari del carattero di quell uoino celebre , non ben nola era la sua picta , la sua modestia , la sua umauita, ed appena si sapeva clie egli formato si fosse nel tempo della sua prospe- rita una incca biblioteca. Questi sono gli oggelti pvlncipall che l' A. di questa vita ba preso ad esaminare ; e per non interronipere con frequent! discussioni il filo della storica narrazione , egli ba giudicato opportuno di rilegarle tutte nelle sue note alquanto prolisse. Troppo lungo sarebbe il volerlo seguitare a passo a passo in tutte queste disamine ; accenneremo pero solo , che assistito dalle ricercbe di alcuni accademici genovesi , I'ecentemente pub])licate , egli ba potuto mcttere in chiaro bastantemente la fi- nora contrastata patria di Colombo , sulla quale ormai sembra che non possa piu suscltavsi alcun dubbio ; che egli ha ragionevolmente fissata 1' epoca della na- scita di Colombo verso 1' anno i44^^ cb' egli ha 11- lustrato con opportune mcmorie gli studj fatti da Co- lombo n\ Pavia , ed indicati approssiniallvamente i nomi de professor!, dai quail ricevelte i prim! inscgnamenti; che prima forsc di ognl altro ha illustrato con uuovl DI CniSTOFOKO COLOMBO. l(l5 documcnti ineditl le navlgazioni di Colomho nel Medi* terraneo , ed hii proposto altrcsi alcune coiii^hietture , forsc egualiucnte arditc che inj^ej;iiose , sulle navij^a- zioiii dt:l jTicdcsimo nci mari sctleiittionall , r sul modo in cui dcblia intcndprsi 1' isola acccnnata sotto il nome di F/ i.slanila. Diibitiamo pcro che in Cjuesto ])unto egli soddisfai- possa tiiUi gli eruditi , c foise le di lui congetture dar.inno motivo a nuove coiitestazioni, mas- siiTK! per parte di clii vorrcLbe intendcrc e spicgai'e alia lellora il viaggio de' I'ratrlli Zcni. Quaiclic lode iiicrita 1 aiilore di 4 " Vita i (li lui ragionamrnti ; ma ]>ure dubiliamo ,- clie ancora si coutimiera a quistlonare su ([uesta materia. L'intento suo ^ di mostrare chc la scoporta per s^ stessa do- veva riuscire alia umaiiita vautaggiosa , il che non era il sentimcnlo del sig. Jioscoe ; e che tiilti i darmi clie ne derivarono all' America priiicipalmente , e forse ad allre parti del moiulo , non furono se non V effelto della catliva condolla polilica di alcnnc corti , e di colovo clic tennero dielro a' j)i inii scopritori. Ci sa- rcmmo tiittavia aspcttali di vedcrc con maggiore dili- catezza e con maggiori riguardi trattalo il sig. Roscoe dal suo ti'adultore. Dee riuscire di qnalche interesse ai leggitori di que- st'opera la pubblicazione fatla nell' appendice della let- tera originale di Colombo scritta al lesoriere di Spagna, tratla ora per la prima volta da una edizione raris- sima die si conserva nclla Pi. Biblioteca di Brera. Quella li'ttera e stata scritta e stampata in Roma nel 149^ (non nel i/^gn, come per errore si e stampato uel- r indice alia pag. 264), ed opportunamente si e pre- messa una compiuta descrizione del volume , giacche invano questa edizione , incognita alia maggior parte dei bibliogiaii , cercherebbesi in altre Biblioteche. E giac- clie siamo venuti a parlare dell' appendice conte- iiente i documenti piu imporlanti die illustrano la vita di Colombo , diremo pure che tanlo questa let- tera , quanto quelle di Paolo Toscanelli , ed altra di Colombo che era gia stata pubblicata dal dottissimo Cav- Morelli , sono corredate di annotazioni che non solo illustrano i documenti medesimi, ma ancora con- tengono osservazloni , aleune dclle quali novisslme , su varj punti di storia naturale , di diplomatica , di anti- quaria , di cosmografia e specialmente di geografia an- tica. Citeremo un solo esempio. Nota era 1' esistcnza di aleune mappe, o carte geograflche, o carte marine an- tidie , aleune delle quali furono possedute dall' autore medesimo ; a pochissimi pero era noto che in aleune di queste carte dehneate 3o , 5o e fine a 100 anni prima di Colombo ^ si trovassero indicate aleune terr-e Dl CRISTOTORO COLOMBO. l65 iTieirAllanlico sollo i liomi di yinfilia e di Bres'd ; ma iiluiio ancora avcva mcsso in chlaro 1' origine alia i{ualc in tempi cosi riinoli potcsscro attribuirsi (pici iionii. li' autoie e entrato in questo esame, ed ha pro- posto alcune sue conghielture , per le quali il nome di yintilia non sarebbe se non un nome generico ap- jilicalo nelle antiche carte alle terre tradizionali del- I'Allanlide ( [)ag. 162); ed il nome di Bresil deri- V('i-tbl>e non dal Biasile , che fu scopeito piu tardi , ma J)ensi da qucsto numc attribulto piu . anticamente al legno rosso tintorio clie dalle onde del mare ve- niva portalo dalle teire occidentali alle coste del- 1' Africa , dcila Spagna , e forse ad altre della Europa ( pag. I fig, 190). Sianio forzati a confessare che quL'sta sccouda congetlura ci sembra nou meno giusta che ingcgnosa. Le tavole aimcssc a questo volume presentano alcune piccole medaglie di Colombo e di f^espitcci , tratte dalla grand' opera dl Teodoio de Biy , il ritratto, che puo dirsi pill genuino , dello scoj)ritore dell' America , II- sue sottosci'izionl , diligenlisslmamente ricopiate dagli oiiginali esislenti nei R. Arch Iv) di Torino , e Colombo mcdesimo in piedl sulla sua nave, tralto pure dall' opera del dn Bry. Ma le tavole piu importanli, e non piu vedutc , sono le quattro che accompagnano la lettera originale di Colomho del i49'^' ^^^^ sono esattamente ricopiate dalle tavole in legno annesse alia prima edi- zione , le quali escgiiite nello stesso aimo del prlmo ritorno dell' anuniraglio dalFAmerica , non polevano osser fatle se non sui di Ini disegni , il ehc vien di- niostrato in varj passi del libro , e specialmenle nella spiegazione delle figure medesime alia pag. aSo. La Vila ci sembra seritta con uno stile pivi corretlo 0 diligcntc che non e d' ordinario quello dell' autore. Le note cd il rimanenle drl libro prest nlano il ca- ratl«Me di uno stile facile , chiaro e conclso , che si legge seuza fatica , e che e quello d' ordinario di chi oceupalo di oggctli sclenlirici , pii\ si cura della esposi- ziouc delle cose, che nou della vicerca delle parole. j66 JDizionario ilci piffoii dal ritmos'amento delle belle arti fi/io a I i3oo, di Slpfaiio Ticozzi , socio ono' rai io licit' accailcinia di scnltiira di Carrara. — JMdano y i8i8, tipo^rafia Fcrrario , vol. a in 8.** con due tavola incise in rame contenanti le cijvc dei pittori. XLiGLi h ravo che si vegga una plttiira ecceliente seiiza die nasca un desiderio
  • in- dividuali sono maggiori o minori , cosl 1' azione del go- verno nelle relative gradaziuui non debb' esscre la slessa, come non debb' essere la stessa 1' azione del medica sopra tutti i leinperameiiti. Le macchiue sociali soggiaciono a maggiori o minoii irizioni, come le fisiche ; e supporre ne' cittadini pcr- fettissimo potere, perfetlissima cogiiizione, perfeltissima volonta , e imilai-e i meccauici , allorche suppouevauo de' corpi perfeltameute tluidi , pevi'ettameule duri , p(;r- fettamenle elastici. Dire cou Quesnay, Smith e loro commentatori che il Governo non dcve far nulla, perclii; piii del Governo sentouo il loro interesse i privati cittadini, e dire che gli ammalati d' un ospitale deyono regoiarsi da se , ])ej-che j)iii de' medici sono interessati nella loro g"a- rigione. Dire che il Governo non deve far nulla , pcrch^ molti governi ignorantissimi commisero errori imperdo- nal)ili , e dire a tutll i piloti , donnite , perche molti condassoro il vascello a naufra^ar tra j-li sco'di. All opposto pretcndcrc che il Governo deliba im- misehiarsi in tntte le private f icccndt; , e prelendere che il medico debba otlenere con medicamenti dispcn- diosi quella salute che in minor tempo , con maggior facilila e miglior snccesso puo otlenere dalle forze della Tiatura , e prelendere che la untrice debba portare il fancinllo , allorche cpiesli senza pericolo pu j caniminai'e da se- DELLE SCIENZK ECONOMtCHE. I7I Dimandare adunque (juale azione debba esercltaie il Goveriio suUa prodiizioue , <^ propone im problt;ina indclcniiitialo siiscfUibile di niplte soluzioui in mezzo alle civili c poliliche viceiidc. li pilola deve aj^ire piii o nieno, sccoudo chc ^ luaj^rgiyre o ininore la icA' stenza e il pericolo. L' A. svolge miQutamente tutti i mezzi con cul il Govenio puo accrescere 1' attivita delle accennato lorze pioduttrici , come ne' libii di mediclna si propoii<50-no tiilti i rimed) con cui puo essere guarila una raaiallia. E^-li uon dice ai governanti , fate uso di tutti questi iiiezzi in ciascun caso , ma in ciascun caso scieyiiete il pill atlivo, il m^en dispendioso., il piii convenieule al vostio stato , e lasciate d' agire, quaudo nessuno dei tre sopracsposti difetti si manif'esta. L' azione puliblica e suppliinento alia maneanza, correzione agli errori , sti- molo alia lenlezza delle forze private; dove uon v' 6 maneanza e inutile il supplimeato Smith ristringe V inUrvento governalivo alle sole opere pubbliehe clie richif ggono capltali maggiori di quelli de' jirivali. Questa teoria equivale a dire die la nutrice debbe piendersi cura soltanto de' figli maiicanti di gajnbe, uon de' figli pavalitici, uon de' mont.hi, uon de' ciechi , uon degli indoleuti , uon de' ricalcitranli. Predieando i vautaggi della libera coucorreuza uel commercio iulerno , 1' A. uon giuuge a distruggere i codici commerciali che vegliano suUa legittimita , ga- rauzia e compimento delle giorualicre transazioni; codici clie alcuni economlsti visionarj proscrissero coi loro donuni generali ed assoluti. y/lloicJic la liheia coiiconetiza uon esisle , (^[ivAnW" que ne sia la causa , il Governo intervitne coUe sue tarift'e , accio una parte de' coutraenti nou I'csti villima dell altra , se tiattasi di cose che non . sieno di piuo Iiisso ; pcrclo il Governo non fissera mai , p. e.- il prezzg dt; rilratti, ma poiTa de' limiti al prezzo de' servigi clie rendono i postiglioni , i notai , gli avvocati, i I'aiiua- ceutici , i parroccbi, gH al])ergaLori in luoghi renioli.... La costanle avverleuza dcU' A. ncl lissarc il puuto iu 172' NUOVO rnoSPETTO cni C(!ssano «i vaulaggi della liberta e sovcfono i clanni del raouopollo sotlo libere appai-enze, lo dimostra alieno da quel ciarlatanlsmo comunc, il quale consullando piii il seutimento che II raziociiiio , ripete la pavola libertu senza conoscoi-ne ne 1' origine ne i coiidni. Siiile traccie di Vasco I'A. svolge la teoria deirusura e mostra i daimi de' vavj rcgolanieuti che veuuero einaiiati, ad eccezione di poclii. Rigiiardaado il denaro come una merce innocenlc , ciede die ne debba es- sere libera la contrattazione , e clie il Govcrno nou debba fissave X int^'ress;* del danavo ne ad uso de' cit- tadiui , ne per norma de' Iribunali. Se la legge dovesse lissare quell' interessc j}&' casi in cut non venue stipu- lator dovrebbe con egual ragione lissare il prezzo delle altre merci per casi simili ; cosi vi sarebbe il prezzo legale d' un bue j d' un cavallo , d' una barca , d' una Garrozza , dolla calce , de' sacchi , de' chlodi . . . , il che sarebbe pazzia. Ne' casi in cui 1' iuteresse non venue stipulato dai contraenli , i tribunali non devono con- sukare la legge ma gli esperti, e sciorre il contralto, allordie il prezzo convenuto o preteso supera della meta il prezzo commerciale. Tutti i problemi sul commcrcio intemo del gvano si veggono esaminati in questa parte, se non con no- vita , giacch6 r argomento non ne 6 piu susceltibile , certamenle con profondlta di raziocinio ed esattezza. Noi non ci arrcstercmo in questa discussione, esscndo che in altri numeri abbiaino gia dato un saggio delle massime del N. A. Sembra alio stesso che i problemi sid commercio este.ro sieno alquanto indetermiiiali, e che la loro solu- zione dipenda dalla somma delle circostanze interne eA esterne deisji Sta'i. Una dcclsione assoluta che non di- stingua ne la situazione de' pacsi terrestre o marittima , ne il peso della merce maggiore o niinoi'c sotto lo stesso prezzo , ne la quallta della medesima piu o meno necessaria, ne il bisogno degli ester! piu o meno pres- sante , ne le coraunicazioni stradali pin o meno age- voli ; una simile decisione , dissi , scmbi'a al N- A. al- quanto azzardata. DELtE SCIEKZCECOKOMICIIE. 17$ Allorclir r iinporlazioiH- tlcUe merci cslore, p. c, del gi-ano , la dtcaderc si basso il prczzo dcUc iia/.ionali , chc la spesa deila pvodu/.ione e niaggiore, fa duopo escludere le meici cslere, se le ua/.!onali , baslaiulo al-» r inteino consnnio , occu[)aiio niolte braccia. Questo caso scoraf^giante puo succedfic |n-incipa!niente ne' paesi nia- riltlml, come lisulta dai falli clie T A. attinge iiella sloria dell' Iiii;liillerra. In ipiesto caso il vanlaogio d' una lira sopra ogni stajo di grano cstero iiitrodotto pro- duce la perdita d' uno stajo di ^rano nazlouale. Dire cbe r agricoltore in simili circostanze sosliluira tosto altri prodotti, e dire die con uguale facilita si fabbri- cano i grani e le oflelle , 1' uva e il vino , gll albcri e le scatole. L' esportazione del gvano nazionale non deve ecci- tare limore di mancanza ; giacche da un lato essendo merce pesante , ne e costoso il trasporto , dall' allra ne' paesi contigui non esseudo niolto diverse le mercedi medie , se il prezzo non i proporzionato alle finanze de' nazionali , molto meno lo debb' essere a quelle degli esteri , perche accresciuto delle spese di traspoi"to. Ora r esj)oitaziouc ^ piopoizioiiata , non al solo bi- sogno degli esteri , ma al bisogno iinito al pofere di comprare. L' aumento del prezzo che suole pi'odjiive r esportazione, dipende plii dal timorc popolare che dalla quantila esporlala. L' azioiie del Govenio sul consumo si eseguisce iu tre modi: scruiaie , cawhiare , arr/escere. Mostraudo gli inconvenlenti delle leggi sontuavie, 1' A. non ^ passato all' estremo opposto della llberta inde- lerminata. // Crovenio (leve scemave i ronsimii che rliwiimi- scoiio le furze degli al'itanti , del che si veggono esempj presso tutte le nazioni , in onta della pcispicada e vi- gdaiiza dell' iiiteresse pt i\'a(o. II Goi'enw deve yiclaie i consnmi che offendoiio le convenienze sociali , il hiion 01 dine pubblico , il pudore J la religioue , i parlili: anchc di tpicsli ecu- 174 yUOVO PROSPETTO sum! vi sono espmpj presso varj popoli , il die dlmo- slra clie sarebbero maggiorl , se le leggi non li repri- messero. // Goveino col sno esempio e con quello de' siioi suhorclinati procurerd d' iiitrodwre la possihile unifor- mitd //e' consumi ^ perchi- V uniformita peiTnctie agli intraprciifli'orl di fabbricare in giande , cioe con mag- giore pconomia. u4 pari qiialitd o prcsso a poco il Governo fard prevalere ue' consumi le merci nazionali alle estere , e cio sirro al punto in cui il danno sofferto dal con- sumat.ore nel prezzo resta inferiore al i'atitaggio che coglie il prd^hlico dalla tiiassa de' fabhiicatoi i e la- vovanti. Per intendere questa projiosizione bisogna os- sei'vare cbe coUe mercedi si pagano gli aflitti delle case , e ne risentono vantaggio i proprietaij , le sussi- ^tenze giornaliere , e acquislano valoie i terreni che le producono , i dnzj~conMinio e si rispaiTnia il bisogno d' altre imposle Allorcbe in un comune sovgono due o ti'e fabbriclie. p. e. , di lanillcio , si stabilisce una bec- Caria , una vettura , una spezieiia vantaggi tutti di cui godono ancbe i non fabbricatoii e di cui nou godrebbero senza di quelle. In somma se la platea fosse vota , sarebbe maggiore la spesa per gli abi- tanti dei palchi // Sovravo deve arcrescere la voglia di consinnare ^ allorche il inoto ordinal io de' consumi viene rallentato dalle i'icende politiche od altre simili cause che la- sciano inlatto il potere : e la ragione si e die dimi- nuzione di consumo e uguale a diminuzioiie di sinevcio, e questa a diminuzione di lavori, e questa a privazione di mercedi , e questa a morte della popolazione lavo- ratrice , mancantc d' nn fondo di riserva. Arrestandosi i pvimi niembi'i d' una processioue, s' arrestano tutti gli nitri. . . . Andie la IV parte , come le tre antcccdcnli, si vede riassunta in un quadro sinottir o , il quale mostra all' oc- chio del lettore l' azione del Governo, utile o dannosa sopra ciascnn ramo della produzione , distribuzione e consumo delle ricchezze. DELLE 9CIENZE ECONOMICHE. I^^ Dell^ V paitc, die in faticose tabclle csponc lo stato della scieu/.a , fu iallo ceiiiio nel primo estiatto. La VI parte coiiliene nuovi modi d' azione goi'ci- nati\'a siilla produzione, distiibuziouc e coiisuino. Questa parte vorrebbe essere trascritta piuttoslo cHe estralla , giacche le idee dell' A. essendo unite con istrelto vincolo e lumcggiandosi a vicenda, perdono gran parte del loio pregio se si presentano staccate. Cio uori ostautc ne addilerenao una die 1' A. riproduce sotJLo diversi aspetli. Si supponga die setiza coazione alcima , seiiza I' iu" teivetito ae' clazj si voglia far prevalere uel vestilo una materia qualunque , p. e. , la seta. L' A. allLida il successo di questo progctto alle va- nita , e dispone le cose in modo die il cortsmuo cln'iene stunolo di produzione ; ecco in qtiale manieia : (( Una ragazza die a cagione d' esempio sa ricamarc, dosidera che a tutti sia nota la sua abilita. — II legis- latore protitta di questo vivissimo desiderio e die(; : « I." Ogni ragazza o donna qualunque die ha da(o prose delta sua abilita nell' arte del ricanio , puo ap- pendere , se cost le at^s^rada , due rose di stofl'a scrica air estremita del gnanbiale o ddla gonna , restando a tulle le nitre victato queslo oriianianto / {( 2..'^ Lc altre abilila spedali ( j)er es. far mcrlelti di seta , cucire e rassettare a perfezione , conoscere i nietodi di Ruinford nell' amniiiiistrazione del fuoco e della cucina, disegnare, suonare, caiitare . . . ) possono essere rappresentate ciascuna da due rose sericlie di colore dclerniinato , da appcndersi nel modo suddcUo ( l' esislf'iiza dclle abilita doniwschc e riconosciuta da i^iudici appositi come si viconoscoiio le abilita ititel- leltuali de' ^iu^'aui alia fne dell' ainio scolasiico ) ; « S.'' Aflliie d' assicurare alia donna abile un mag- gior numero di sgnardi, ed accresceile il piacere d' es- sere ammirata , gli alluali na>ti i serici die girano sul foiulo dclle "onne e sono visihili da tutti i lali, indi- o cano ( ol loro numeio allretlante abilita , la cui spic- gazionc si legge ucUe rose del grenibialc. J 7^ tfUOVO TROSPET^O « 4'** Le rose onorific'lie di colore determinato sul grembiale , i nastvi di colore ijidet.erminato cUe girano siilla gonna , non possono coniparire clio sopra stoffe qualunqiie di seta o di filugello. La forma e 11 colore del grembiale e della gonna , conlinnando ad essere arhitrarj , rimane ai capricci della moda tutta la lati- tudinc primiliva. (( Per addurre altro esempio di specie diversa e fe-> condo di pin esleso consumo serico , perche desunto dalla parte piu numerosa della popolazione , cloe la campestre , diro che sarebbe cosa utile alio stato e gradita ai pavtieolari il guarentire alle contadine il di* ritto escliisi\'o di portare , se rosi loro piaresse, tante rose di seta ginlla al fondo del grembiale di lino o Jilugello qnanti alvcari cnstodissero . . . (( A risparmio di ripeti.uoni lascio al letlore 1' inca- rlco dl ritrovare altri esempj di abilita donnescbe e vappresentarle colle rispettive I'ose e nastri circolanti , bastalidomi d' avere diinostrato die gli ornanienti del \>estito , senza mbire uiodificazioni coniiarie agli usi attuali , possono servire di stimolo all' indnslria e di mi.snra visihile del inerito , come il termometro colle sue indicazioni suU unita labella dimostra all' oc- chio i gradi di calore da cul sono affetli i corpi cir- costanti. {( Sarebbero vantaggi degli accennati regolamenti : (( i.'^ Estendcre il consumo , quindi lo suiercio della seta ; (( 2." Smerciare la seta I'idotta a manifattura , cioc procurare costante lavoro a parecclii avtisti ; « 3.° Diminnire di tanto la nostra dipendenza dall' e- sfero I'clativaniente al cotono di quanto venisse accre- sciuto il consumo serico. ^ (( ( Qnesti trc vantaggi, dice 1' A. , savanno provati meglio dalle istituzioni seguenli : die il letlore con" sullern nell' opera ). (( ^.° Eccitare le giovani ad abilitarsi prontamente nelle speciali qnalita donnesche , qnindi aumcntare per esse Ic evcntualita di guadagno , il die eqnivale a « 5.** Diminuire le cause del commerclo mcrelricio ;. (.( 6." Forzarle ad essere modeste [.or vaiiila, yiacoh^-. bramaiido esse che gli aitrui sguaidi si diiigano verso i segnali del loro merilo , vi rivolgeranno frequenle- mente gli oeelii ; (( 7.'^ Indieare aLili ricamatriei od altro ft chi ne abblsogiia ; « 8." Accrescere per esse le eveiilualita maritall, giac- che le rose oiioriliche iiidicherebbei'o uu cap! tale iiut- tifero e vilalizio ; (( 9." Pre.'^entare alle madri un nuovo mezzo per farsi obbedir.e , giaeehe quaudy nou fossero coiilentc delle loro liglie , poliebbero impedir loro di coinparire in pubblico eo' segnali delle loro abilila ; (( 10." Inqjorre (jualehe lieno alle azioni indecenti , giaccbe la decenza cresce in ragione degli spettatori da cui credianio d' esser osservati ; (( II.'' Proeurai'c alle donue indiistrj quelle nomine di sguardi che attualmeute vengon usurpati dalle doune pin riceamente veslite , dal che risulteiebbe uii' emulazione di ia\ ori , mentie attuabneule predo- mina an' tniulazioiie di consunii. (( 12." Caiubiave a poeo a poco le idee del pubblico in modo elie la niisura popolaie della stinia non sia pill la ricchezza del vestito, ma la somma e V impor- tanza delle abilita. Parleiido da^li aeceniiati esempj parlicolari 1" autore sale al piiiicipio geiicrale di rappi fiseiilarc (iitdhmqiie vierito od ahiliid speciule si negli uomini che ncll« donne con segni deleriniuati da porsi sopra vestiti di seta o fihii^eUo ; segni che 1' aulore riduce a tie classi e ne gradua le variazioni con nunieri, I'orme , coloii , chlainando sempie in suo soccorso piu falti , altinti nella storia di tutle le na/.ioiii Le niille altie idee elie 1' autore propone , ci sem- brano unirc il pregio d' immediata i.»d estesa utilila , di laeile e pionta esecuzione. La \ II parte e cousacrata alia stinia dc tcnciii : Bibl. Juii T. X. 12 r78 utrovft trospetto , cc. oggetto di somma importaiiza si pe' privati clltatlini che pe' pubblici amininistralorl. L'A. sviluppa tutte le regole praticlie per calcolare i pi'odotti e le spese di qiialuiujue specie. Le cause esteine die agiscono sulla vegetazione , 1' indole interna de' ten-eni che li rende piu o meno pvodiitloi'i , i segni natm'ali e i metodi arlificiali che la manifestano , i campi , i pvati , le risaje , i boschi , i vigneti , i coucimi , le sementi , 1' irrigazione, j lavori, le mercedi .... tutli questi oggetti compariscono in separati capitoli, discussi con principj sicuri, esposti con metodo esatlo , lumeggiali con iscelti esempj; co- sicche potranno gli iugegneri stimatori cseguire con fa- cilita i ioro doveri , e i proprietarj schermirsi dai lacci che talvolta vengono tesi alia Ioro buona fede nella com- pra o vendita de' fondi , riclamare contro gli en-ori che possono essere success! nel ceiisimento , mostrare i danni da cui vennero aggravati dopo l' epoca di quella saggissima istituzione, e chledere maggiore con- guaglio tra i lore ed i terreni consimili. Non era pos- sibile presentare al pubblico un' opera piu utile nelle circostanze attuali , in cui 1' Augustissinjo nostro So- vi'dno cerca di estendere il q^nsimento a tutte le pro- vince del suo vastissimo impero. 179 / qnattro ^imori- NaveUe quaUro , del noh. e rev. Monsi^n. don Antotiio Dragoxi , doftore in filo- Sofia, Prelato Cattonico-Piiniicei io della Catted/ale di Cremona, socio di vnrie Accadeinie ed Alenei , e fra gli Emonj Filofilo S>>fista. — Cremona , 1817, co' tif)i del Fcrahuli , toini due in 4-° grande. VJi giunscro alle niani questi due voluml , eirrpgia- mcute stanipati , mentic stavamo leggendo V Amor lut- trio , ultima delle qnattio greclie iiovelle di monsignor Dragoni , che da quattro diversi Amori presero il ti- tolo , e che uscirono separatamtnte in occasion delie nozze di qnatlro sorelle della cospicua faniigiia Sommi di Cremona. Ci e quindi senibralo opportuno , giacthe la Bibiioteca nostra non ha fin qui parjato di alcuno di codesli Amori, il farne in questo luogo menzione , accio que' molti de' nostri hiltori, cui jitr la scarsezza delle copie di essi non fosse dato il vederli original- mente , possano a sufTicienza cunoscerli e giudicarne. E r aulore uno do' dotti uomini della colta citta di Cremona , e la Repubblica Iclteraria gia da alcuni anni lo prcgia pci- le sue iscrizioni , pel suo trattato de'uii- meri romani , e molto piii per 1' erudita sua illustra- zione del dittico d(;' SS. Teodoi'o cd Acacio posseduto da queir illustre numismatico e d' ogni belio studio col- tivalove e meocnate, maicliese D. Giuseppe Siqisniondo Ala Ponzoni ; opera di nioUa leua e duttrina , e uni- \ersalmente lodata , bcnciie non tutti abbia persuaso gli anllquarj, non solili cedere che all' evidenza. Le novelle, di cui parlianio , spettano a quel genrre Tomanlico iu cui tra' Gri ci si distinsero Eustazio, Se- nofonte , Acliille Tazio , Longo Sofisla , e pochi allui; iSo I QUATTRO amori. e tra i moflerni Montesquieu , Bavtheleray , Algarotti , Cesaro'tl , il quale sotto il velo di una contiuua alle- <^Oiia nascondc Ic piu squisitc dottriiie mbrali. Vivace e fiorito ne e lo stile , come a tal genere conviensi , c talvolta piu forse di quel che convenga , tant^ e la foga della immagiuazion pittorcsca J(4r autore. La lin- gua ue e puiita e sen/a attVttazionc : 1' andameuto na- turale , dignitoso , Icggladio. La prima dclle qiiatti'o novelle e iutilolata Amor conjiigale. Ecco qual no roggctto e la coadolla. Eu- stazia, formata dalle Dee per esser felice , piunta a quella eta in cui si comiiiciano a senlire le punture d'amore , soffre internamente una tenue languidezza , clie talvolla la melte in uno stato di involontaria mestizia. In uuo di questi malinconici momeuti , aggirandosi nelle tempe domesliche , arriva al teni|jio dell' Anilcizia , e fra i di- versi volunii clie ivi scorge in una (telle esedre , pen mano a quelle in cui sta scrilto : la Felicita. Lo svolge , e i diversi eniblemi che lo distinguono , rappresentanti i diversi pensamenti de' greci Glosoti suUa felicRa , le aprono largo canipo a ragionare suUe vie die vi con- ducono , infiuo a che tutta assorta nella contempla- zione di un amore in quegli emblemi rappresentato senz' ale e senza beada , che unisce con catena di mirti e di rose due cuori , toltasi di la , e venuta presso la capanna di Acilio e Galatea , amanti e sposi , schiu- dendo finalmente le non piii domahili parole , dolce lameutasi con la Felicita , quasi Dea a lei nemica e crudele. Per uno di que' prodigi , de' quali la greca mitologia da tanti esenipj, 1" infam.e Volupia cangiando quel malinconico soggiorno in un luogo colmo d' ogni delizie , le si presenta ad un tratto sotto la forma del- r invocata Felicita, e cerca di Irarla a se. Dal contegno lusinghiero della diva ingannatrice , dalla qualita del corte 'oio , dal carattere delle donne , obbrobrio del CO ' ' loro sesso, e degli uomini privi d' onore che la se- guono , comprende Eustazia 1' inganno e il pericol suo, e vincendo coraggiosa ogni ostacolo che alia sua fuga oppongono i viz) seduttori , si allontana per iscabi'ose KOVELLE pUATTRO. l8l vie, e impeiHiirbaltile an'amjjicaiulosi al niulo sasso , tro- Vasi iiiialiin-iite fiioi i di (jiiel periglioso liciiilo, e giuiita ill i>i ridc'iite regione, die 1' asllu tUioLbesi dcgU Im- niortali. Qui ^ ilove ha scggio la vera Folicita , clie alia .smarrita doaxella placida si preseiila, e conforta- tala con benigae parole , c istruitala dclla nobile sua desliuazionc ad csser felice per node conjugale, la guida al inoiitc della Virtu , donde uu numcroso coro di bel- lissiine vergini dal tenipio uscite, per diflicil caniniino, dal quale clla scopre gli orriudi pi'ccipizj in cui ca- dono coloro che credonsi giungcre al sacro tempio del- 1 Amor conjugale ueviando da qiiello della Virtu , la accompagua alia cima del monte , ove codesto Aniore lia il suo tempio. Veglia custode all' ingi'esso il Pudore, che qui si raccolse dopo avere per lunga pezza pas- seggiata la terra. Eustazia, che crebbe da lui protetta, conosce egli e la introduce tosto nel tempio , che si d(!.scrive. Poche virtuose persone , venute a consultare il Nume , ed a rendergli omaggio , vi si ritrovano. Le preci loro sono una scuola di conjugali virlii , ma assai ])iu lo sono le pitture che adornano il tempio, ove il Dio striiige i nodi su nv\ clelo formali. Egli vi e ado* vato scnz' ali c sen/.a benda , e cinto il capo del sempre vivo amaraiitu. La Felicilu le fa osservare" piu parti- colarmentc alcune delle ])itlin'e, poi la guida a' pie del- 1 Amore. Apj)pna Eustazia e giuuta all' ara , che ad un tratto si avariza accomj.agnato da Genii, ministri del TSunic, il viiluoso gio\ine Nomoiilo. Alio scambicvole inrontro de' loro oeelii im sentimento non piu iuteso desta in essi dolcissiina oommoziune. La Felicita li ri- scuole da quell' cslasi prima. I genii c le virtu si col- loCano genullcssi a' pii« del Dio del luogo , che di sua niano con llorido nodo gli unisce. Amicizia ed Inieneo li coronano di verde mirto intrecciato con 1' aniaraco e con 1 ardcnte melagrano. Due genj scoprono ai loru occhi qucsla iscrizioue : Noinofilo ed Eustazia amanti e S])osi. Lo virtii Intuonauo 1' inno ad Amor conjugale. Eustazia voletulo unirc allc voci loro la sua , fa tale sforio che si risveglia dalla sua comtemplaliva astrazione ." e l8a 1 QUATTRO AM iBl. si trova assisa pvosso la capanna cli Acllio e Galatea, Passano pochi giorni , quaiido scute chlcdcvsi in isposa (la uuo slrani-ero giovinc , clic puv osso , come poi si ri- Icva, avea avuto cgual visionc. Gli snosi al primo ve- (Icrsi si riconoscono. Alcuni prodi^i , che dappiinia af- flio^jrono i lor rcuitori , li ianno poi ceiti che Nomofilo net o ' A ed EusLazlft soiio fatti per rendtusi vicciidevolmeate fe- llqi. Le lore uozze son celobialc. Ainm- conjugale per- feziona coUa rcalita cio die in visione avea comincialo. JZustazia e Nomolilo provano quanlo sia dolce un cun- nubio stretto da silTalto Numc , e conoscono di dovei' essere costantemente felici. Amor materno e intitolata la seconda novella. L'ar- gomeuto e la eondotta e eome segue. Diana, etoua- mcute casta , sdeguata clie un imperito della celeste Ico"ouia r abbla confusa con Selene arnica di Endi- inione , ha abbandonati tulti i luoghi gia a lei sacri , cd ama trovarsi piu spesso a Capo d' Ero , vaghissima p.ossessione di Calogero , cittadiuo di INIetropoli. File- tore , figllo di Calogero e di Eufrosine , si fa tosto se- guacc della Dea , cd ella ben presto il libera da ua conlinuo sfinimcnlo che niinacciava i suoi giorni. Eu- frosine riconoscente consacra alia Dea la vita di suo figlio. Diana accetta questo voto imprudenle , e File- tore cresciuto prcsso la Dea e sotto la sua disciplina , dopo Giove, non ad altri sagrificava che a Diana. Ma la madre sua, desiderosa di livivere ne' figli del figlio, sagrilicava per esso ad ultra divinita, e tutto sentendo il peso dcir incauto suo voto, prcgava Amoi- Materno peiche voglia pictoso ispirarle il modo di consecrarc suo figlio all' Amor Conjugale, senza ditenire spergiura verso la casta Diana. Amor Materno accoglie bcnigno qucsti voti. Filetore seguendo un cervo, alloutanasi un giorno piu dell' usato dal fianco della D«^a, e si perde in un iiTUOto boseo, dove 1' amenitA del sito e la stan- chczza lo invitano a riposare. Gia sta per abbandonarsi a placido sonno , quando Amor Maleino gli aj)pare, e gli fa inlcndere non dover cgli vi\ere continuamente con la Dea della caccia , c lo iiivita a scguirlo al vi- KOVELLE QllATTUO. 1^ ciiio suo tciTlpio , ill cui la savia ilonzella scorgera , cui pietoso U Dt'Stino , seiiza die Diana il possa con- trastare , ha commesso la cura di reudei-lo felico , a lui coiigiunla. Arrivo al lemj)Io, del quale si trova la storia e la descrizione, cui tien dieU'O 1' episodic di Amallea. Filetore entra nel tempio , suUe cui soglie il Dio lo abbandoua. Egli ne anunira le pitture , die lapprosenlano i fasti dd Nume e la storia ddle madri pill virtuose. lacominciano le cerimonie della iriiziazione. Olimpia e il nome della fanciulia che il Jerofanle legge lid libro del destine. Essa vieue introdotta. II Jerofaute le preseuta rurna sacra, e spit^gandone i varj cmblemi, la istruisce di tutti i doveri di una buona jiiadre. Fatta la prcgliiera, un torrente di vivissima luce annunzia la presenza dd Nume. Egli compare accompagnato da Noema , madre di Olimpia, gia divinizzata. A tal vista Olimpia per abbondanza di gioja vien meno. Filetore , che Clio a quel puuto stato era ammiratore della mo- destia e della bellezza di Olimpia, alza uii grido, una irritazioue di fibre lo agita , spalauca gli occhi , e la visione svanisce. Ma egli da qud momeuto e tutlo caiigiato d' inclinazione. ¥^"\l 6 tutto amore , e i suoi affelti sono tutti per Olimpia. lutauto lo contiuba la rdigione dd voto della madre: il contrasto degli afletli gli altera la salute : c pcrsuaso che sia questo un ci- sligo d<'lla Dea , si lisolve piacarla con riunovare il voto ddla madre nel prossiino solenne giorno della Cancforia. Arriva que.sla sacra giornata : gia si cele- Lrano i sagrifizj , gia vanno in giro le paiiatenee : gia si ammirano le pompe sacerdotali : gia le Cauefore sono introdotle uel tempio, e sollevaudo dccentemente il vdo che la ricopre, presentano i loro doni a Diano Emcvesia. I sacerdoti intuonano 1' inuo pindarico alia Dea , e Filetore accompagnato da' suoi genitori arriva al tempio. I suoi oechi s' incontrano in Olimjiia. Nuovo contrasto gli sorgc in cuore , e un cupo dolore lo strascina involonlario fuori dd tempio a c*der suUe spoude del viciu lago sacro. A tale spcttacolo Amor Malcrno spin^^e Eufioslnc inuanzi alia casta Diana. Ella lo4 t Qt'ATTRO AMorir. offre pel figlio se mrdesima alia Dea, clie i Ji lei ^otf rilhita. Amor Materno sale aliora all' Olimpo, supplica Giove stesso e lo coinmove. Diana e costi'etta placarsi. Filetore e sciolto dal suo volo, e la sua gioja non lia liinite per la spcranza di possedere OliiuMia. Couvinta questa donzclla die i nodi d' Imeneo farmansl in cielo , accetla le nozze , clie il padre suo da tanli piodigi cominosso le propone. Magnificlie protelie sono offei'te a Diana. Amore Uranio uuisce di sua manO Filetore ed Olimpla. Imeneo dalle mant d' Amore prende le sacre tessere e le gelta nella fonlana sacra , le cui acque fan conoscere che OHmpia e Filetore non sb- ranno giammai spergiuri. La nuzial eomitiva dal tenipio di Amor Conjiigale passa a quello di Amor Materno, c vi otTre solenne sagrilizio di ringrazlamento. II Dio lo accetta, ed abbondanti sparge le sue benedizioni su Filetore ed Olimpia. Non meno iminaginoso e sagace e 1' oggetto e 1' an- damento della terza novella , che Ainov fi{^liale si in- titola. Noi di questo e del successivo , come abblamo fatto de' primi due , daremo il compendio. L' Amor figliale , che dal cielo , ov' ebbe orlgine , discese in terra appena gli uomini furono infellci, ebbe dal buon Acasto e tempio e fcste , che da lul furono dette Eleutcrie. Qui pure il tempio e descritlo. Ad istillare ne' giovani petti l' amore della virtu e il desiderio della gloria, vollero gli antlchi padri che ad un tempo Stesso si celebrassero le feste elcntei ie e le nozze pub- bliche. Giovani garzoni e tenere douzelle prende vauo parte alia sacra pompa , ai ginochi , agli altri esercizj. I vincitori acquistavano il dlritto di sci'>glier primi la sposa. La bellczza , la muslca , il canto , la poesia da- "va^no in alcuu Inogo il diritto alia prima scelta , e questo anche allc donzoUe accordavasi. Si avvicina il giorno delle eleuterle. Filotemo coiuanda a Telesilla , sorella di Eustazia e di Olimpia, di ])rendcr luogo fra 1ft vergini concorrenti. A tal coinando, divisa tra il desiderio di ubbidire al padre e il liniore di aversi forse a di^ idcr presto da hii , Telesilla piange e non NOVELLE QUATTRO. iSS iJbrme. Passeggiando qua e la pei' le domesllclie tempe , Telt'silla arriva al lenipio delle Ninfe. Telesilla , tatito ad esse rassomi'liaHte , devota le adora. iSoii iguota voce le suona iinpi-ovvisa dolc<:meiite all' orecchio , ed assicurandola die propizio Iinene 1' ;ivrebbe guidata vidua ad Olimpia , le iiupoue di ubbidire al padre. Telesilla i-iconosce la voce di Noema sua cara madre, e a' di lei consigli sommessa prepara la sua cetra pel gioruo vesTiPute, e gli ornamenti die alia sanlila cou- vengono ddla sacra pompa. II gioruo ddle douterie gia spunta : gi'i parte verso 11 tempio di Amor figliale la sacra panegiria, Sui veil dei misleriosi carri die precedouo la processione soiio dipinti i sirabuli ddle virlu die i li"li imltar debbouo dei gcuitorl, e i fasti di coloro die fra i mortali magglormente rifulsero per amor figlialc. Tratto dalla fama di questa solennita Euuomo arriva al momento che gia ordiuavasi la pa- licgiria. Fra le tante bdlissime fauciuUe Telesilla tutti si attira i di lui sguardi. Tutto pieuo di lei e^li segue la pompa , e si pone senza pur avvedersene dietro ad. Aristo ntlla fila de' concorrenti. AH' ingresso del Ce- rarnico egli si trova al tiauco di Telesilla : ringrazia in cu or suo gli Dei del favorevole augurio , e risolve in quel niomcuto di coutrastarue il possesso ad ogni altro. Al parlare del Jerofante succede cupo silcnzio : quindi maravigliosi prodigi, die manilestano le prrende pene die opprimon coloro che in questa terra nega- rono omiggio ad Amor (igliale , e la gioja die rende fdici i llgli am )rosi. Cantasi 1' inno. Ciascuno de' (igli corre alia pielra die copre o ricorda 1' oggetto delk* sue lagrime , e tre volte prega. Euiiomo non aveiulo ove piangere, si avvia al tempio, e piangc a' pledi del- r Amor ligliale , pregando la pietosa madre sua , gia conseerata , die dal Dio gli ottenga il diritto della prima scdta , per aver Telesilla. Tutta la panegiria ^ nel tempio. Si cauta 1' iuno ad Amor figli ile , il qual finito, il Jerofante ;iC(omiafa la molliludine, die ^a a premier luogo nel teatio p' r Ivi ;issi>tere alia scdta ddle spose. I tontovreuti suno Llilamall all'aicua Pt-r 1 86 J QrATtRO AMORf. uu prodlgio tli Amor figliale , una cical.i suiTOgata aJ iiiia rorda roltasi improvvlsainento all' eplacordo di Eunorao , siipplisco si bene, clie auclie ncU' ultimo spe- liiueiito cgli rim in vlnrilore. L' applauso uuanime clie Tclesilla avcva oltcnulo sopra le altrc donzcllc , non ill bellczza sollanto , nia uel suono , nella danza e iiel canto , f.i si che dai y;iudici e a lei , come anclie ad Eunomo, accordato i\ diritto della prima sctlta. Sorge fra loro un coulrasto di urhanita a chi debba sceglier primiero. Eunomo , obbligato a cedere , fissa io sguavdo sopra Telesilla, quasi per indovinarue il cuorc, e tituba a pronunziare , temeudoaene indcgno. E Telesiiia ri- cordevole della promessa della m dre dice che sceglie- rebbe Eunomo , se Amor figliale non le imponesse dl non ricevere lo sposo che dalle manl del padre. Eunomo (julndi dal padre la ottiene. Gli altri concorrenti si scelgono Ic spose secondo 1' ordine stabilito. Gli sposi passtno al tempio. Eunomo e Telesilla occupano il .primo poslo. Cantasi 1' Imeneo. II Jerofante unisce le loro destre. Si ripete 1' Imeneo. Le altre coppie son pure unite con nodi indissolubili. Tutti danno e rice- vouo gli augurj. II tempio risuona delle lodi tributate all Amor figliale , die ha si dolcemente ricompensate le virtu loro con accordare a ciascuno la sposa che conveniva iil suo cuore. L' ultima delle quattro novclle ha per titolo 1' Amor patrio , ed essa e pur degna di andar del pare alle sorelle maggiori. Eccone il compendio. Superbi per lunga prosperita i mortal! ardivano di negitr credenza a (}love , ed egli ofFeso di loro slolta insipienza per- melteva ai maliirni demoni di afilitTcerli con mille cala- mita. Tutto sulla terra e pianto e sventura. Insensati Tie esultano i malv igi molti , e ue gemono in cuor loro i buoni pochi. Qiicsti animati da amor patrio chia- mano in loro soccorso le preghiere , e ai soli voti non arrestandosi , spargono lo loro bene!iccnzc sugli iufelici. Ne sorride intenerito Amor pttrio , e gode che i loro nomi sieno consec.ati uel santo suo tempio. In Or- camue , cilia non corrotta c da luu;>hi disaslri ai«- KOVELLE QUATTRO. 187 jnaeslrata , fj-a i tanli che per umor patvlo consa- crano a sollicvo dcgli sventiirati i beiii e le fortune loro , (lisliiigucsi Evergete , dalle cui pielose voci commosso Amor patrio , le pregliui-e dl lui e (judle de' suoi coiicittadini accoinpagna egli stesso sidi'01imj)0 iniianzi al Irono di Glove. Descrizione niilologica deli' Olinipo. Arrivaiio Amor palrio e le Prcgliicrc. avaiili Glove. Quest! si commove , e invia siiUa terra la Pace clie vi spdrge tutti i suoi doni. Ricoiioscenti gli Orcmanii a tanti beneflzii , rliigraziano Amor pa- trio , e pregano che lo spirito benefico di Evergcte duplicato scenda sopra i suoi figli a solilevo dcgli iu- felici. Ma Evertjele lutto dedlto al culto di Amor patrio, e sempre in ten to a beneficare , non ba mai pen- Sato a scegliersi una compagna. Se ne rattristano i buoni, c a codesto Amore si invocano, ed egli pietoso infonde in seno di Evergcte il desiderio di perpetuarsi ne' figli , onde perj:etuare agli Orcmanii le sue beneti- cenzc. Quindi prega Imenco , che in conjugal nodo voglia stringere Evergete con Dafne virtuosa , Dafne immagine di Eustazia c dcUe altre sorelle , Dafne be- nefica com' egli , e la sola clie ancora rimanga in pa- tria delle quattro figlie dl Filotemo , uno de' piu caldi adoratori di Amor patrio. Imeneo approva il connu- blo , c vola al clelo per portar sulla terra il bel nodo la formato da Amore per istrlngere i virtuosi cuori di Dafne c di Evergete. Ed Amor patrio facendo susurrar lievemenle all' orccclilo dl Evergete il desiderio delta patria, clie il vorrebbe in sacro nodo conglnata all'ama- jjile Dafne, \iva trasfonde nel suo cuore la bi'ama di porlarsi all'amena Tempe, ove la famlglla dl Filofenio cc- lebra gli annul sagrlfizj a Cerere soccorrltricc. Sta Dafne con la virtuosa Olimpiu sorella sua, che cpu\i ritrovasi jier sagriljcare alia Salutlfera Igia , amniirando nel tem- ]»io dcir Amlclzii dlversi emblemi sopra uu volume segnati, dai quali ritrae sublimi istruzioni risguardanti i dovcri tutti di una donna , che fit'lia essendo dclli patria, a questa e dfbltrue dcHe vlilu sue e di una irropr<'nslbilc condctta .. nt' dlversi stati in cvi puu l^S I (JUATTRO AMORt. trovnrsi , ma spocialmente di moglio e di madre ; qiiaiido inipiovviso condoltovl dal padre cntra in quel Itidgo Everi;cto, chc Ic sorprcndc in si moraii discorsi, 6nde maravigliato di tanta saviezza , fi colpito d;il- 1 as})clto d<-lla vii'tuosa giovane , seguendo gli iuterni inipnlsi, coii cui eccitavalo Amor palrio che a Dafne congiunto 51 voleva , quella al padi-e di lei poco dopo in moglie dimanda, e qiicsta, nel di cui enore inlanto Amor patrio avea seolpita 1' immagine di Evergete for- zandola ad amarlo , acconseiitiva al propostole nodo. Le nozze si celebrano nel tempio di Amor patrio. In- tanto clie arrivaiio gli sposi la moltitiirtlae curiosa sta osservando una tavola ivi collocata , sulla quale sono dipinte cose portentose, e tulte relative ad Amor pa- trio , argomento di copiosa istruzione. Finalmente ai'- rivano gli sposi. S' intuona 1' inno ad Amor patrio , indi vengono chiamati all' ara. II Jei'ofante loro parla m tnono sacerdotale, gli unisce con sacri nodi, e loro I'icordando i doveri reciproci , ad essi proraette , invi- diabil dono di Giove, ogni benedizioiie. Cantasi I'lme- neo , e compiesi il i-ito. Tutta esulta Orcmue di si fortunato connubio , ma gli infelici pin di tulti , poi- che non voile Evergete con altra pompa celebrar le sue nozze che col raddoppiare per mano di Dafne le larghe sue beneGcenze. Tali sono gli argomenti e la condotla di qucste quattro uovclb'. Ognun vede cotne 1' autore abbia coti esse voluto insinuare ad una donna le virtu pi'oprie del suo stato , considcrata qual moglie , madre , figiia e cittadiua , e come lo abbia fatto (Jelectando pari- teique monemlo. Non e a porsi in dubbio cbe all'oc- casione di ciascuno di matriraonj , ch' egli voile cele- brare in si utile e bel modo , non ideasse un fondo di storia che fosse il piu analogo alle circoslanze par- ticolari dcgli sposi , ed alio loro caralteristiche qualita si moraii che fisiche. Cio confessa eirli stesso nelle au- notazioni poste in seguito all' ultima dclle norelle , la quale usci alia luce sul finire dello scorso anno, njen- trc la prima fu pubblicala uel i8io, la secouda nel NOVELLE gUATTRO. I 89 1 8 1 2. e la t( I'za ncll' anno succcssivo. Noi ci ricordiamo di aver Ictti e scntili divcrsi {^iiidizj sopra di esse , i quali , eecclluala qualclie ricmcaUzza iicllo stile , e cjualclie iuU'mjxTaiiza iiella person iricazione d(;lle virtu e de' vizj, e una cerla sovcithia u<^uai^lianza e mono- tonia lia loio ixeir audamenlo e nrllo sviluppo , colli- mano ik.I resto e conveugono in loile dell'autore, clie la pill severa filosofia ha in si va<;lu modi riunila alle grazie della favola, ravvivandola con alticismo di con- cetti, con vivacita di dialoi^hi , con Ix'lle tlescrizioni , con molta eiiidizione della gieca nnlolof^ia, e con uso, a>sai convenienle in questo <^t'nere di lavoi'i, delle ma- uiere poelidie. Vi liauno de' tratti qua e la , cui non manca die ii metro per essere pretta poesia. I varj inni die vi sono sparsi speltano a questo uuraero. E sappiaMio aijzl die la descrlzione da ini fatta del tem- ])io di Castoi'c e Polluce ndla novella dell' Amor fi- ^liale, e stata in sei stanze conveitita nel bdlo e desi- tl( rafo poema inedito die del giavdino de Picenardi ha seritlo il valoroso abate (jhirardelli (i); come sappiamo che r isola dedicata ad Esculapio , i cenotafii , i viali, i laghi, le piccole valli , le coUinette, e piu altri cam- pestri o<^j^( Iti vivacemeute rappresentati non altro sono che la j)iltura della ddiziosissiiiia villa de' sij^niori Pi- cenardi di Cremona , passala ora ik Ha lami<^lia Somnii. ]Voi non ci farenio a gludiear parzialmeiile di ciascuna di esse, ne di altra possiamo larlo a Luon diritto fuor- che deir ultima , giaedie le altre erano di pubblica ragione avanti che la Biblioleca nostra venissc iutra-< presa. Essa ci e sembrala in qualdie luogo infievolirsi a paragon ddlc altre , e talvolta gonfiarsi di troppo , come ndla descrizion del Fuiore : nia votrliamo incol- parno la fretta in cui fu stesa , come rileyiam dalla dedica. Del reslo troviamo che la intvoduzione e iiobile (l) Mentre questo foplio stampavasi ci e giuiita popja del qui men- zionato jiocma, stanipato a Parni«. Ne dareiu couto in ujio lic" pios- siiiii quailenii. 1^6 I Qr\TTRO AMORI. ed Immaglnosa , die e molto gi'az'iosa 1' andata del- TAmor patrio con le preghiere al cielo, die nori meno vaga e delicata e la descrlzione dell' Olinipo e ddle deita e spiriti ivi soggiornanti , die movalissimi sono ^11 emblenii, bello l' iiino ad Imcneo, saviamente e fe- licementc iiitrodotte le preci del Jeiofaiite sui novelli sposi, campeggiarvi da cima a fondo una sana morale, e r allegoria essere sempre dignitosamente sostenuta. Noi certamente non ci saremmo atfaticali a ridurre in compeudio codeste quattro novdle , se lo splrito no- stro e il nostro giudizio , non di ti'oppo facile con- tentatura , non vi avessevo tvovato diletlo ed utdita- E facciam voto che in luogo di poesie , assai volte insulse e nojose , vengano i bci matrimonj festeggiati cosi vagamente ad un tempo e proficuamenle , come gli ha festeggiati il ch. monsignor Dragoni. V. L. 191 Philonis Jiulaei de Cophini Fcsto et de Colcndis Farenlihus cinn brewi scripto de Jona. Editore ac iutcrjirete jingelo M.no A. C. D. iiei^ii Bclgici iiislituti sodale. Jd Lkopoldlm Pi in- cipein Etnirice Hceiedein. — Mediolani , 1 8 1 8 , jRegiis tjpis. Virgiiii Maronis Interpretes veteres Asper, Cor- mitiis , Haterianus , Lougus , Nisus , Probus, Scauriis , SuLpicius et Anonyinus. Edeiite no- tisque illuslvaiite y/ngelo M.ifO , etc. Ad Leo- POLDIM Priiicipem , etc. — Mediolani , ut sup. II primo di pag. 56 e 20 di pvef. , il secondo di pag. 80 e 44 ^^^ P^^f- '" ^-^ ^*^"' ^^^^ T'o"''^ in lame. JL ANTO r una quango 1' altra Jl qiieste nuove pi'odu- zioni , prt'ziosissime per la filoloi^ia e per la classica eriuli/.ioiie , vi'iigono dal dottissimo editore consacratc air arciduca Leopoldo prlncipe credilario della Toscana. Trovo r Ah. ]Mai gli opuscoli Filoniani , tuttora inc- diti , in un codice della Bihlioteca Lauren/.iana , che cgli dice antichissimo, cioe del secolo XII incirca , che iu gia di Filelfo , e che conlicne molte altre opere di quel relii^ioso filosofo. Parla quindi nella prefazlone dl alcune opere bihliche di Filone , del suo libro dei died oracoli , e di altro delle leggi speciali , e si fa strada ad osservare che nelle edizioni di Eilone an- tcriori a quella di Londra di Miiiigcy , due capitoli niancavaiio , quelli cioe del Culfo d&;' f^enitori e del Fitrto. Quest' ultimo trovo bensi il Maiigej in un codice l^odhiiano , ma il primo ne da quell' illusUe fditore fu veduto , ne tampoco da Pfeiffcr , che la _j>iu jTcente edizioue di Filone adoruo in Erlanga. Fu 19* MAI, FILOK* pero nolo al ccl. Barr/ini , clie il capo de Colenrlis Pai eiitihus h'ovavasi nel codice Fii-eutino ; ma siccome ill quel tempo appuiito si pubblicava 1' cdizioiie iusi^ne (li LoudiM , dubito qucU' uomo dottissimo ciie in essa comnai'ir potesse il capilolo desiderate; taiito piu-clie il Cocchi aveva commiicato all' editore inaiese la eol- o lazione da esso fatta col ccdice Lauicnziano. Ma il Mangey rcpulo assoiulameute perdulo fjuil framnieulo F'iloniano, e solo una particella ne trasse da un codice Bai'occiano , ne il Bandiiii ponso piii ollre a pubbii- care 1' intero capitolo. Nel Gopiare queslo frammento importantissimo, ebbe ad accorgersi il Mai che nel libro delle feste degli Ehrei qualclie diversita si trovava tra il codice e le edizioni stanipate, e dopo uu maturo esame riconobbe clie imperfetto era quelio sciilto nella edizione di Lon- dra , e che nel codice Mediceo trovavasi una partxella non ispregievol6 de Cojjhini 1 esto , dagli editoii om- inessa. Di dieci feste aveva parlato FUone , e quasi in via di appendice aveva trattato al fine dell' opera de Festo Cophiui ^ siccome di cerimonia di un oi'diiiq inferiorc ; e forse fu qucsta la cagione per cui lu dagli editori negletta o trascurata qiiella particella , nella quale tultavia si rcnde ragione di quella solen- nita , del modo vario della sua celebrazione, e si in- serisce un iiiiio bellissimo , che caiitavano coloro che al tempio recavano le corbe piene di ogni sorta di pomi. II Mai ha pubblicato 1' orlginale grcco di qucsto fr-ammento e del capitolo de Coleiidis Paientihus , ag- giugnendo al piede ia sua diligente versione dei medc- simi, ed alquaiite note dichiarative ; e perche dubbio alcuno non rimanesse suUa sincerita del Filoniano fram- mento , clie gia ei'a guarentita dall' auloriti del codice insigne , istitui un confronto tra questo ed i libri di Fdone stampati , alTinche si vedesse 1' eguaglianza dello stile , delle sentenze , e quasi della foi-ma e del colore del frammento e degli altri scritti. Al framnicuto de Cophitii Festo ^ ed al capitolo de ED interph. di vikc. 193 Colendis Parentlbus , il Mai ha opportunamente sog- giuiito una specie di rettorica esposiz-ione , dallo slesso Filone scritta sulle avveiiture del profeta Criona , e qiiesta tratta da uii codice Armeno dal chiarissimo dolt. Giovanni Zohrab. Di cjuesto breve frammeulo per conseguenza si e dato il solo teste latino. Gia si e indicate abbastanza c!6 che coutiene il fi'animento de Copliini Festo , che nella presente edi- zione ocoiipa sette sole paglne. Per compiacere i Icttori iiostri tenteremo qui una libera traduzione dell iauo solito a cantarsi dagli Ebrei in quella solennita. (( Abbandonata la Siria, gli autori della nostra stirpe (( passarono in P^gitto. Cola da pochi che essi erano , (( crebbero in tanto nuinero da formare uu popolo. (( Quegli stessi padri nostri torinentati stranamenle (( dagli abitanti di quel paese , nluna speranza di sa- « lute offiendosi lore per parte de' mortali , si volsero (( a Die , e ricorsero al di lui ajuto. Le quail preci « assecondando Dio, che a tutti gli infelici suole essere <( benevolo ; coloro che di ingiurie caricavano il suo (( j>opolo, atterri con prodigi, con portenli, con ispet- « tri e con tutte le vicende che a quel tempo avven- (( nero ; c gli infelici raggirali dalle frodi , e da in-» « giusta forza oppressi , uon sulo ridusse alia liberta , (( ma stabili ancora in una regione fertilissima : del di (( cui frulti era a te , che fosti 1' autore del beneficio, (I arrcchiamo le primizie , sc pure puo dirsi che ar- .(( rechi colui che riceve. Quesli tutti infatti, o siguore, <( sono tue largizloni , sono tuoi doni , dei quali noi <( sorpresi , trasportati siamo da grandissinia gioja , « giacche tu que' beni ci hai dato che di gran lung* (( superarono la nostra speranza ». Pill iraportante assai , piu utile, piu dilettevole h r opuscolo di Filone de Colendis Parentibus. L' Autore coniincia dall' inscgnare saggianiente le cagioni per le quali i genitori rispettar si debbano dai hgli , perch^ questi sono in qualehe modo a riguardo dei figli cio che h Iddio a riguardo del niondo create ; perche i genitori ed i piu vccchj soao dalla natura slessa c»l- Bibl. hal. T. X. 1 3 194 MAI, riLOKE locatl in un gvado piu eminente ; pcrche cssi genera- rono i figli , e con varie istituzioni gli ermlirono, per- che li colmarono di inniimerevoli benefizj. Nasce quindi ne* genitori il dlritlo di piuiire i figli immorigerali , nasce la patria potesta ; e dopo di avere csauriti su questo punto gli avgomenti della filosofia , Filoiie li- corre all' autoiita di Moie , e ne dichiara le leggi a quest' oggctto relative , e ne fa nu confronto con quelle dci legislatori geutili, dal che si fa strada a commen- dare la sapienza altissima di Mose. Sulla fiiie di que- st' opuscolo disconde Filone a parlare del supremo governo di Dio creatore di ogni cosa , della formula pill retta del giuramento , del culto di un solo Dio, de' giorni festivi degli Ebrei e dellc pene irrogate contra i violatori delle leggi intorno le feste ; e finalraente dopo avere inveito contra gli spergiuri e gli idolatri , parla dei premj proposti agli osservatori della legge , e dei premj particolari dei figli che tributano ai loro genitori il dovuto rispetto. Se utilissimi riescono gli studj dell' Ab. Mai ^ se- dente in mezzo ai preziosi tesori , dei quali tanto e ricca la biblioleca Ambrosiana, convien dire die non jneno utili sono i di lui viaggi , inlrapresi d' ordinai'io in quella stagione in cul gli uomini studiosi pas- sano a cercare lungi dal loro gabinetto un ozio ed un riposo ristoratore. Trovo egli in Firenze i due fram- menti dei quali abbiamo ora parlato ; trovo egli nel- I'insigne biblioteca de'canonici veronesi gli antichi in- tei-preti \irgiliaui, dei quali ora prendiaino a ragionare. In un palinsesto Veronese, meiubranaceo , del sr-colo IX, se non pure pu antico, contenente alcuni commentarj di S. Gi e^oi io sul libro di Giobbe , scopri il testo \irgiliano, con magnifici caratteri scritto prima della baibara aggiunla dtlle cose di S. Gre^oiio y e nei mai'giui del testo A irgiliano scopri alcuni commenli imporlauli^Mnll cbe gli arrecarono la gioja piii viva e piu sinceia. Questi Yirgiliani interpreti sono piu anticiii di Donulo e di Seivio , e qu>sti ora compajono *dla luce per 1' opera dilii^eale ed imdcfcssa del Mai. ED IMERPK. DI VIRO. S ():j Couliene il coclice alcune pavti delle Bncoliclie, delle Gcorgiclie e doll' Eiieide. Mosso il Mai dalla Ix.llcziu de' caratteri , crede che noii si inganuerebbe chi col- locasse la prima scrittma di (juel codice tra 1' fpoca del fiorentiuo e quella del roinano , cio^ verso il st;- colo IV. I framineuli Virgiliani rioix lengono nel co- dice il loro ordine naturale , perche gli scrlttori dei paliiisesti operavauo a caso , e niim riguardo avevano a cio che era scritto da prima , che per essi doveva considerarsi iutieramcnte perduto. Quiiidi i fogli uoii si trovano giammai al loro luoso, e scrilti ora a driUo, oi'a a rovescio , presciitaiio una strana coufusiom? ; al che si aggiugne , che alcuiia volta si e cercato di ra- dere la scrittura proesisteute , e tosati si sono i mai-- gini , il che in quorlo caso non uocque al testo del poeta , ma beasi agli scolj dei comiiiciitatori. Queste cose noi volontieri rileriamo, perche piii comuiienieiitt* si vegga quali cure straordiuaric , quali fatiche Cai- gono i palinsesti , e quanto debba quindi essere rico- noscente 1' Eu.'opa letterata agli stud] dell' aljate 3Iai , e degli altri indagatori di que' tesori nascosti , che potrebbono quasi dirsi perduti. Una parte infatti di que' commenti e stata coUa tosatura del margiiie estenio per sempre distrutta , ed in molli luoghi i commeuti medesiini sono rimasli mulilali. Otto sono i \ irgiliani intcrprcti , che ora compajona: Astro, Cornuto, Atekiako, Loxgo, Niso, Pkobo, ScAVRO, SuLPicio , ed a quesli si aggiugne un auo- nimo che degli altri fece la collezione e gli estratti. Molti ebbervi certamente di qucsti interpreti ne' tempi piu antichi, dei quali se perirono glr scritti, di alcuui vimase ahneno la memoria , sebbene alcuno non ne abbia Cnora steso un accurato calalogo. A.\pro viou jncnzionato da molli , e da alcuno e detto Eniilio jispvo y da altri Kelio Aspio Loii°o , e di ua Aspio giuniore esiste una grammatica. Furono foi'se due gli Aspvi , ed in tal caso quell o del codice vcrouese sa- rel>be forse il giuniore. Di Coinulo , solto il nonie di Annco Connito. parlii ig(y MAr, FILONE Gcllio ; di Ateriano non trovasi memori a ; Longo si cita (la Servio , da Macrohio e da Carisio , fors' an- clic da Gcllio j Niso vlen menzionato dal vero , o dal falso Donato nella vita di VirgiUo , e come gramma- tico da varj grammitici vieu citato , ed innoitre da Cassiodoro e da Arnohio ; Pi oho vicn nomiuato spesse volte da Seivio, ed alcun opuscolo se ne trova nci granimatici latini ; ma forse anche di qiiesto nome vi furono divei'si sci'ittori ; Scai'io vien pure menzionato da Seivio , e di Teienzio Scavro parla con lode Gellio ; di Sulpicio finalmente e noto aver egli commentato f^irgilio , pcrch^ Seivio alcuna volta si oppone al sen- timento di Sulpicio. Chiaro si vcde esservl , oltre que- sti , iin interprete anonimo , perche questo riassumere senibi'a le scntenze degli altri , e senza nominarsi cita Cornuto , Probo e Sulpicio ; e forse non uno solo , ma due potrebbono essere gli anonimi. Parla anche il Mai di due altri interpreli Virgiliaiii , dei quali si ti'ovano in questi scolj medesimi gli indizj , e sarebbono Melisso , come egli legge opportmnamente iuvece di Milesto f e Metrodoi o. Malgrado questa folia d' Inlerprcti , comparivano or solo tra gli antichi Seivio e Donato commentitori del- J'Eneide, ed alciuie note di Filargirio e di Pi oho sulle Bucoliche e sulle Georgiche. Ora gli interpreti cbe si pubblicano , tutti sono piu antichi di Seivio e di Ulargiiio , giacche dai medesimi vengono citati ; e se non li cita Donato , egli e solo perche non fece uso dell autorlta di interpreti piu antichi. Julaigirio fu probabilmente coetaneo di Ser\HO ; ma sebbene difli- cile riesca 1' assegnare 1' ejjoca in cui vissero gli inter- pret! riferiti , si puo calcolare sulle citazioni respettive, che Aspro fa anteriore a Pi oho , Coinuto anteriore ad Aspro ed a Longo , Metiodoro a Pi oho , Niso a Longo medesimo ; T anonimo scmbia pin giovane degli altri tutti , ma pure vi ha ragione di crcderlo anteriore esso pure a Senuo e a Doiiaio. Grandisslma ulilila puo licavarsl da questi interpreti. Da essi si raccoglie a ^^ini e Bottari. A questa potrebbono ag- giugnersi gl' interpreti clie ora si pubblicano, i quali pieni sono di esiinia erudizione. A tutte queste notizie il Mai lia aggiunto molto op- portunamcnte un catalogo I'agionato dei codici Viroiliaoi, che in mimero di trentasei si conservano nella Biblioteca ambrosiana. Fra questi , se non per I'antichita, almeno per r ollenuta celebrita , 6 sommamente ragguardevole il Codice che fu del Petrarca , e che probabilmente e scritto, come pare al dottissimo BiJjliotecario Maz- zucchelli , di rhano di quell' uonio insigne. II Mai ha otlimamente descritto quel Codice, ed ha anche pub- blicato in fronte a questi interpreti un disegno ridotto in pill piccola foi*ma dclla Miuiatura di Sinione Mcmtni scolaro di Giotto , che in quel codice si animira* Sem- plicissima e la composizione di cpiesto quadro ; Vngilio siede su di un' allura erbosa contornata di piante , che il Mai ha credulo un bosco. Alzata una specie di tenda , un uonio , qualunque ei sla , c che il Mai crede Servio , addita il poeta agli spettatori , che sono tre ; un eroe , o sia un gucrriero , e piu basso un vignajuolo ed un pastore , colle quali figure bastantemenle sono indicali i tre diversi generi de' poemi Virgiliani. II l\fai lia anche pubblicato al line di questa prefazionc mcde- sinia la iigura di lui f'irgilio S( dcnte con beretto fri- gio , che si trova in allro codice niembranaceo Ambro- biano del seculo XII. 19^ >1AI, VlLOKfi Al fine ilella prcfazione sono pure aggiunli i iioiiri dciili intorpiTtl Viroilianl tiovati nel palinsesto Vero- Jiesc, colla indjcazionc cle jiassi ai quali si rlferiscouo i comtnculi loro , cd uii catalogo iiileressautisslmo de- gli sorittori lodati dai pi'cdetti iiiterpreti , tra i quali luolti si liovano o poco noti inaddietro , o inlieramcule sconosciutl. Stbbene un' opera di quesla nalura iiou sia suscet- tibile di estratto , tcnteremo tuUavia di fare uno spi- cilegio di alcune cose imove o piu singolari in quesli interpreti. Al verso 4*^ ^^^^ ^§}^o^ ^I^ > laddove si dice : i?i medio duo sigfa , Coinuto suppono parlarsi di due libri , forse di f^iii^iUo . non per anche pnb~ Jjllcati. Ed a quelle parole : quis fidt alter ? si sog- giugne, che alcuni ii credevauo Eudosso, altri Avato, altri j/rchhnede, altri Jpparco, o forse Eudcmone , e che alcuni credeano iiulicarsi Euclide astrologo. Al verso 88 dell' Eyloea V ottiniamcnte si descrive il pedo pastorale ; al primo dell' Egloga VI si emenda una lezione di Catidlo ; al 7 delta medesima si ac- ceuna , triste in particolar modo cliiamarsi le guerre civili ; al verso 2.2, dell' Egloga VIl si richiamano gli anticlii poeti coctanei di firgilio, Codro , Cornificio , EU'LO Cinna e P'^algio , di cui si rlfei'iscouo alcuni Versi, sebbene in gi'an parte mutili; al verso 3o della medesima si riferiscono alcuni versi di Esiodo ( seb- bene Omero sia scritto nell' originate ) sulla longevita della Cornaccliia , del Cervo e del Corvo , dei quali Versi Pliuio ha dato nelle sue storie la versione ; al verso 33 della stessa ottimaniente si illustra la forma del vaso , che il poeta dice sinum lactis ; cd al verso 29 della YIII alcune cose si accennano singolari sui costumi anlichi , per le quali sembra che una sposa provar dovesse di nou essere uscita in pubbli( o bi'iaca. Al verso 1 1 3 del libro II dellc Georgiche si parla dei fiori veleuosi del tasso ; al 1 1 5 si accenna 1' use dei Traci di dipingersi le membra; oscuro e il passo al verso 116, dove il nero ebano si dice materia leg- giera; dell' escolo si dice al verso 291 che porta pic- EV I^'TERPR. DI TIRG. I99 ciole bacclie ; al verso 7 del libro III si nomina ua Snn'iliuno sciillore dl storle ; al verso 364- del libro mcdesimo si insegna nou diveni.e umido d vino se lion niescolato con acqua , ed essere soltaiilo in que- sto stalo sogijeUo al gelo ; al verso 882 si riinprovcra Virgiiio percbe abbia nominate 1' Euro Rifeo , c\oh scilico , quando softia invece dall' Oriinte ; ed al verso 46H del libro IV si dice, doversi intendere per Orizia i' ultima parte della Tracia collocata al Setteiitrione. Belle sono le osscrvazioni al priino verso dell Eneide, ncUe quali tutti i modi si accennano nei quali la pa- rola Arma ])u6 intendersi , e si dice finalmente do- versi in qucsto luogo prendere le arnii per la guerra, come Ccrere per le biade. Vi si mosti-a pure che r uomo puo intendersi in triplice modo , per la na- tura , per il valore e per 1' afdnita ; e die quattro significati ha pure la parola Cano , cio^ il cantare , il piangere, il profetizzare ed il far versi. Cosi al verso 21 si fa vedere die la parola Supcrbo vale per glorioso , per illustre , ed ancbe per imperioso. Al verso 24^ si ripete la storia , die Antenore uscito illeso da Troja, fabbrico una citta detta Padova pi-esso le sorgenti del Timavo , ed al verso 24^ ^ lungo si racconta tutta la storia di Cadino figlio di Af^eitore, e del di lui figlia educato da un serpente , die diede il uome all' Illi- rio. Ai versi 247 e 248 si tratta ancora di Antenore^ della fondazioiie di Padova , e del nome da altri de- rivato a Pado Jlumine, da altri dalla palude, die qui dicesi Patena , meutre in Sergio sta scritto Patina. Si dice pure die Anlenore gli Eneti di razza Pafla- gonlca nomino \ eneti, e si soggiugne die per la loro origine i Padovani dicevansi gentili de' Romaui. Ai versi 82 e 83 del libro II lungamcnte si disserts del nome di Belide dato a Palame^e ; al verso 1 65 pin lungamente ancora si discorre del Palladia , e due Piiltadii si distin"Uono , 1' uno di Troia , 1' altro di Atenc ; al verso 171 si accennano i libri dcUc anti- cliila di certo Santra ; al verso 3i3, dove si parla dcila squillo delle trombe , si uota che Oninro uoa 200 MAT , TTLOKE accenno niai V iiso nollunio cli questo stromento ; al verso 4?^ si ci'ecl('rcbl)c die 1' iiiterprete supponesse r esistenza tli serpcnti alali ; al verso 49^ si prelende pill forte la qualificazione di sptmieo data ad mi fiiuiie , che quella d'l spumo.so ; al verso 649 si dice che gii Epiciuei dajino al fulmine il nonie di vento iiifuocato; iielle note al verso 670 si cita uu passo di Plauto iiel Culace , conimedia perduta , clie e il secondo della conniiedia stessa che si presenta al 3Iai ; al verso 714 si cita un lungo passo di autore incognito iiitorno ul culto di hide ; ed al verso 717 si citaiio le storie di J an one , forse non diverse da' suol Annali , e si cita Attico per provare che i Penati , detti poco prima dall' iiiterprete coutenuti in sigilli lapidci , o an- che di terra , non fossero portati in Italia se non daila ^)amotraeia. Al verso 149 del libro IV la parola segnis si iii- terpreta per freddo, e si dice che gli antichi diccvauo foimutn , ed anche fotDionsuvi ( se non vi ha errore nel Codice ) invece di calidutn ; al verso 178 si cita da Aspro un nuovo frammento di Sallustio, nel quale la Fama vien nominata in plurale ; al verso 80 del li- bro V si cita un passo di Catullo , assai diverse da quello die trovasi ndle edizioni stampate ; al verso 96 preziose notizie si troverebbono riguardo ad alcuiie opi- nion! desli antichi relative alia storia naturale , se il coinmento non fosse in ogni parte mutiio ; sembra pero che essi credessero generarsi i serpenti nelle mi- dolle de' corpi , uscire Ic apl dalle viscere de' vitdli , e servire i dragoni come di genii locali , al quale og- getto nel giardinl si dipingevaiio ; al verso aSi si discorre dclle vesti barbariche, della porpora melibea, del doppio meandro , di una lana forse fina quanto uu vek) , di una clamide ornata di doppio meandro , ee. , al verso 47 ^ ^i riferisce un passo di Eniiio , che sic- come nuovo dovrebbe aggiugnersi ai suoi iVamnienti ; ed al verso 4^^ s' discorre degli uccelli sacri agli Dei , e della loro uccisione , che far si poleva senza delitto 5 giacchC' aufUc i Ifoni ci'ano sacri, tijla gran ina- lED INTIRPR. DI VIRG. 2Gt» cire clegli Dei , e pui'e potevano impunemente uccl- dersi , qualora particolai'mente non fossero consacrali. Una breve nota al libro VI e stata tralta dal dot- tissinio editore dal tomo III dei Trattati diplomatici dc Mauvini , ed in una nota coll' appoggio de' Mau- rini medesimi egli ha voluto giustificare le opinioni da esso estei'nate inaddietro riguardo alia eta di alcuni palinsesti Ambrosiani. Al verso 33 1 del libro VII si ac» enna che i fisici per cio solo crcdou vergini le Furie , perch^ non godono alcun piacere; al vei-so 4^9 belle cose si troverebbono sulla natura della rana , e sulla quistione , se costunii dir si possano le abitudini degli animali , ma la nota e in piu parti troncata ; al verso 68 I si discorre dell' origine del nome di 6eco/o, e fla questo passo tj'ae argomeuto il 3Iai per emen- dare altro passo di Soliiio , in cui leggesi: Digitorum soroyes , o Di^£;idioium sot ores, e piu veramente deve leggersi : Dcpidioium. Al verso 28 del libro VIII la frase : sub aether is axe si interpreta : sub Deo , e si cita un passo del Filottete di Accio , dal quale par- rebbe che per il nome di Asse in tender si dovesse il polo; al verso 363 del libro IX si traduce Rutulo per Bainne ; al verso 1 8 3 del libro X la citta di Cere dcir Eh uria dicesi nominata dal saluto XAIPE pronun- ziato dai Pclasgi al loro arrive in quel luogo , mentre prima diceyasi Agdla ; al verso 198 si parla di Man- tova fabbricata da Ocno figlio di Matito ^ e secondo alti-i da Arcorte , al qual proposito si citano Flacco e Cccina , c 1' interprete espone il suo avviso , che quella cilia con altre undici fabbricata fosse da Dar~ conle , o forse , come dovrebbe leggersi , da Tarconte 1 e nel luogo meoesimo si nota che due Etrurie distinse VirgUio , r antica e 1' inferiore , e forse dell' una e deir altra diede il principato a Mantova , sebbcne nou sembri all' interprete che a quelle regioni appartenesse. Al verso 241 troverebbesi un frammento importante di certo Sahidio commentatore dei versi Salii , ma quel tr.Tumeiito e lutto pieno di lacune ; e ml verso 559 si riprcnde P'irgilio . perdu" troppo sludiojo il^ aoa MAT. FIT ONE, fC. 8e"\urc Omcro , trascurl 1 ncccss.u j rij^nnrdi drl lompo c del luo<^o. FinalnuMitr al virso 4O8 dol Hhro XII si dispnta , qiial sia quclla chc possa Jirsi v«Tt;inr , c qiudla clie nossa dirsi Virago. Sembra duMlarc 1' in- tcrpivte die firoi^o possa dirsi aiiclie quclla clic pai*- torisco , 0 cUc ha coniincrcio coll uonio ; c\\o f'cii^iiie i)ossa dirsi quoUa clie ostM'cita virili utli/.j . si'bhcnc iiou sia in ola nubilo , no ahhia aviilo aliiin oommovcio coir iionio ; chv il nome di J'^irai^o conveniija al valore ed alia verqiiiita ritmita , per il c\\v f irago dirsi iion potn bbe una Vcrginr Vestale. So alonn erroro non potesse siqiporsi nolCodice, so no ricavovobbo il nonie di Ci'sra , cbe era lorsc il pin anlico dillu Cere Klrnsoa. Al vorso r)t)5 dol libro X avova mi inlorproto cilafo .Anliniaco; 0 di qiiosto Antimaco Colofbnio pin antioo di Pldtone , o di nn di Ini pooma intitolalo la ?'<•- haith', lia parlato nolle sue note il Mai , noniinandolo anche come poola elcgiaco, indioato per tal(> da altro deo^li sooliasti da bii pubbllcali di Cicerone. Crodiamo di dover co'^liore quosl' occasione por avvovlire il sii:^. ]\f(U oho i iVanimonti di ^/iilirunco Colofbnio, vac- colli da diversi scrittori, sono slali non ha c^nari pnb- blicati ad Ala di Sassonia dal sig. Srhellemhrrg m uu volume raoionovole in 8." grande o in 4'" Da queslo brovissinio saggio potra vaccoglicrsi ahueno di quale imporlanza siano gli iiiterpreti Virgillani ]nib- blioati dal Mni . e (juale riconosoi n/,a a Ini dobbano gli oniditi anche por quosto nuovo doiiQ cho Oi;li ha falto alia classica Ictlcralura. aoJ PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Leltera inedita di Jndrea Cesalpino, e notizie into mo al suo crhario die si consen-a in Fi- renze in casa Nencini , col ragguaglio di al- cune Opeie inedite del Michieli e del Tar- Gio \i , e di iin Codice miniato di storia natnrale che e nella GalLeria di Firenze. Lettera del sig. Brocchi al sig. Mohetti , professore di Jgraria neWUniversita di Pavia. Firenze^ 8 marzo i8i8. J_JE Sara per avventiira giunta alle mani la Vila o FElo^io, come voglia chiamarla, di Andrea Cesalpino, noil ha gaiari da me stesa, e clie e inserlta nella Rac- colta di ritratti di Illustri Italiani che va puliblicando cotesto sig. Beltoni. Assai succinto mi convenne essere in qiiello scritto per non eccedere 1' ordinaria misura ehe r editore suole proscrivcre a sifTatte composizioni ; ed essendo cosi angustiato , ml stelte piii a cuore di fare conoscere i merili scientifici del Cesjlpino , che non le vicende della sua vita, Poche sono le nptizig biografiche di questo autore che si possono trarre da documenti stampati. Una vita di lui k inserita in ua foglio periodico inlitol.to Ma;;azzino Toscano , che si incomincio a pubblicare in Livorno nel 1754, e di cui non uscirono clie tre volumi in oltavo. Essa e scrilta dal dolt. Gentili, e yi e aggiiuito il ritrattp del 3o4 tETTERA INEniTA Cesalplno , 6li(5 ^ qiu/llo slesso copiato dal Bcttoni , o che csistrva iicl vcstiholo dcU oilo holaiiico in Pisa. Lc nolizie di cui feet* uso il Gcntili lurouo a lui co- niunicale dal fu prolcssore Tar^ioni, ma in mollo piii gran nuinero sono qiU'Ue clic lascio quest' ultimo in una sua opera tuttavia iuodita clie ha per tilolo Dei pro^ressi delle Scienze ftsiche in Toscaiia durante il reg/io del gran Ditca Cosimo I. II prof. Ottaviano Targioni , erede degli scritti e del sapere del padre, couserva insieme con molti altri (picslo maiioseritio , che gentilraente mi permise di esamiuare , e che con- tiene peregrin! e importantissimi ragguagli intorno alio studio della storia naturale in Toscaua sotto il regno di quel principe che favoriva con tanto zelo i dotti e le letlere , ed a cui va la Toscana debitrice di gran parte del suo prisco splendore. Venni da quest' 0[>era in lume che 1' erbario del Cesalplno era a Firenze in casa PaudoUini al tempo del Targioni seniore. Non indugiai a fame inchiesta in compagnia del prof. Ottaviano , che lo aveva esse stesso veduto in sua giovenlu; ma siccome la casa Pan- dolfini e ora spenta, fui cosi fortunate di rinvenire que- sto prezioso codice presso gli eredi Nencini. E questo un erbario che aveva il Cesaipino allestito per ordine di Monsig. Alfonso de' Toruabuoul , a cui fu rega- lato ; e consiste in un grosso volume iu foglio di carte 266 , le quali comprendono 768 plante attaccate con coUa , alcune delJe quali sono malconce , ma tutte nuUadimeno abbastanza ricouoscibili. E premessa una lunga lettera italiana del Cesalplno di due pagine in foglio, datata da Pisa uel i563 e diretta alio stesso Monsiir. Tornabuoiii : succede un indice ereco de' nomi delle piaute , indi un indice latino , e segue i erbario , ove le spezie sono conti'assegnate col nome dell' una e deir altra lingua , alcuue col solo latino , e ad altre si aseiuupe il vocabolo con cui sono chiamate in To- scaua. Incominciasi dagli arbustl , ed il prinio e lo Styra.v officinale , e si tenniiia con le criptogamc , r ultima delle quali c 1' Osmuuda regulis. Havvi altresi DI ANDREA CESALriKQ. "■ ZOO alcune piante marine, fra cui ho nolalo V Uha pauo- nia, cd altrc di acqua dolce , ncl nuniero delle quali si ossci'va la Sdlvinia luitans e la Lcnina tiisuka. II Michicli avcva avutu Ira le maiii questo er})ario , e si iiiduslrio di illiistrarlo adattaiidovi la nomcnclatura di Tuunu'f'ort : quest' opera esiste inedita presso il prol. Targioni, il quale possede la raccolta di piante secche e tutti i numerosi manoscritti del Michieli. Ivi e pai-imente trascritta per inticro la Icttera del Cesal- pino a Monsig. Toinabuonl ; ma assai maraviglialo riinasi di vederla in latino , quando nell' erbario noa compare clie in italiano. Sospettai a prima giunla die il Michieli copiandoia 1' ayesse tradotta in latino; ma qiiesta su])posizione uon e ammissibile , primieranientc perche la lingua latina non era assai familiare a qviel botanico , che volendo stendcre la sua opera JVov'a ge- /lei a pfantaiinn , si giovo per questa parte doll' ajuto del Salvini ; in secondo luo'ro lo stile manifestamcnte si palesa essere quello del Cesalpino. INon si puo cre- dere tampoco che la leltera premessa ail' erbario sia una piu moderua traduzione italiana sostituila all ori- ginale latino , poiche 1' ortograGa e del secolo XVI , ed il carattere e uniformc a quello con cui sono scritti i nomi delle piante. Forza e dunque supporre che il Cesalpino addrizzando T erbario a quel Monsignore, oltre alia lettera latina , abbiavi aeiiiunto la traduzione ila- liana , e che la prima sia stata involata dopo i tempi del Michieli da laluno poco scrupoloso. II sig. prof. Targioni , la cui cortesia va del pari con la dottrina , mi dette licenza di trarre copia di questa leltera , c mi fo soUecito di farlene parte. Essa c iuteressantissima, peiche olFre in succinto-, e per cosi dire in abbozzo , i principj (ilosofici che guidavano il Cesalpino nello studio de' vegetabili venti anni prima che seguisse la pidiblicazione del suo libro De plantis , il (piale stabilisce un' epoca cosi segnalata nella storia della scieu/.a. Presso il medesimo professore ho inoltre vedutt* un' opera mauoscntta cd iuetlita di suo padre GipYWH", 266 LETTERA ISTEDITA clie porta per titolo Joannis Targioni Tozzetti Cata- logiis vegetabiliutn mavinovum miisei siii. Le piante marine ivl descrille appartenevano in parte al Micliieli, che intendcva di pul)blicarle in seguito al suo libro iVbi'a genera plantavum , e fece percio incidere qua- ranta tavole, le quali corrcdano 1' opera, alle quali ne sono aggiunte altre trenta semplicemenlc dlscguate dal prof. Ottaviano sotto la direzioue del padre. Mi fu mostrato un altro manoscritto del Targioni senioi'e destinato ad illustrare i fuchi clie trovansi neir interno di alcune pietre , ed e accompagnato da 44 tavole. La piu parte di quesli fuchi sono lineari e dicotonii, simili a quelli che si riuvengono nella marna del Vaticano , e s' incontrano a Querceto a 7 miglia da Firenze in quella pietra clie i Toscani chiamano galcstro, e spesso ancora nella roccia calcaria argillacea. Ho ezlandio veduto con sommo piacere iin' altra opera stesa in parte dal Michieli ed in pai'te dul Targioni, che comprende 4*^ tavole fra disegnate ed incise , rap- prcsentanti madrepoi'e, spugnc, isidl, gorgonie, alcionj, ed altri zoofiti , fra i quali ve n' ha alcuni di fossili. Ma cio che rlchiamo sopra ogni altra cosa la mia at- tenzlone, fu un manoscritto dello stesso Tai'gloni inti- tolato Notizie dei progressi dclle scienze fisiche in Toscana durante il regno del Serenissimo Gran Duca Cosimo I. Questo libi-o contiene molte preziose nolizic velativamcnte alio studio della storia naturale nella Toscana in quell' epoca in cui era tan to efiicacemente favorito dalla Casa regnante de' duchi de' Medici. Fra le altre cose raccolsi che fu chiaraato Leonardo Fuchsio in Firenze a professai-e la botanica, giacche i principi in quel tempo invitavano i dotti nelle Universita d' Ita- lia anche da' piu lontaui paesi senza distinzione di na- zione c di patria ; ma il Fuchsio fu per motlvi di religione sconsigliato da Filippo Melantone ad accettare r offerta. Molto ivi si discorre di Luca Ghini, vecchio botanico italiano, di cui pochissime notizie sono stam- pate 5 cosi pure di Fra Agostino del Ricclo autore di -au Trattato inedlto sulle pietre dure^ clie e parimeute DI ANDREA CESALPIKO. £07 posseduto dal Targioni. Nella mcdcsima librcrla si coa- serva aucoia an' opera inedita sui tuughi del botauico TozzI coil fiiiure discgnate , ma assai lozzamentc. Poiche le ho dato ragguagiio di tutti questi prcge- voli maiioscritti, uou deggio ommettere dl farle parola di uii mnguifico codice clic si custodisce iiclla Ktale Galleria, il quale comprende squisite miuialiu-e di aiii- mali e di piante. Esso e opera del Ligozzi pittoie Ve- ronese, uato nel 1 543 e morto nel 1627, di cui havvi nil qiiadro in Firenze nella cappella Saivlati a S. Croce rapprcsentante il mai-lirio di s. Lorenzo. Un altro pic- colo quadro e nella Galleria, ove si v< de cziandio il suo ritratto. Le miniature di questo codice sono coa tale finitezza lavorate, e con tauta verita rapprescntano gli oggetti, die oscurano a parer mio qualsivoglia opera di questo genere , quelle eziandio die col mag- giore studio e col piu ricercato lusso sono state fiuora pubhlicate oltramonli. Esso e in fo^lio atlautico , ed Iia 129 tavole. JNella prima pagina si leggc soiHtto da persona che poco si curava di grammaiica e di orto- grafia : questo lihbro e di S. A. Scienisi:'ima che sta in guarduioha , e sono carte cento ventinove diplntc : uella guardaroba si custodivano gli oggetti d' arte piii preziosi iuminzi all' epoca di Pietro Leopoldo. Quest' opera non fu condolta a comjiimenlo dal pit- tore Ligozzi, poiclie parecchic figure di piante sono o in tutto o in parte semplicemente coiu'onjatc a lapis , ed altre abbozzate a col yri. Quelle terminate uiente lasciano, come ho detto, di che desideiare rispetto all' esecuzione ; e chl non volesse darsi la briga di ri- passare tutto il volume, basterebbe die ponesse I'occhio su alcuno delle piu ecccllenti , (juali sarebbc ro X his tubeiosa ( pag. 2.'6 ) , la 2'ulipa Gesneriana (irdg. ^l ) t la Sannirula europaea (pag. 3a), la Peonia q^t-'i- nalis (pag. 35), V yltiopa mandragora (pag. 38), r Lis Siiwana e Xrphtam ( pag. 49 ) » '^ 11 aUclium aqii'les^i folium ( pag. 55 ) , il Papavev somnifcrunt ( pag. 65 ), V Anemotic l.ortensis ( pag. 7a ), la Den- tana pCHtapliilla (pag. 73), la Daphne Law cola. ao8 jCtXTERA. INEDITA { pag. 78 ) ? e Ira le frutla non so se nulla fai* si possa di pill squisito quanlo i fichi rappresentati alia "* pag. 81 , e le prima die veggonsi alia pag. 83, Ma- ravigliosi appajono sopra tutto gli uccelli, di cui sono con raro avlifizio imitate le piume e le gi'adazioni dei colori , come si scorge fra gli altri nel Tetiao franco- linns ( pag" 80), ncUo Sturrnis vulgaris ( pag- 85), nella Sterna nigra (pag. 87 ), nel Falco Nisus (pag. 88), nel Phasianus Colchiciis ( pag. 118). Tralteto con pari niaeslria h il pelame de' quadrupedi , ne vi sari chi non rimanga sorpreso vedendo il Mus nitela l( pag. 123), il Mus Jaculus o Jerboa (pag. 12,4), il Sus scrofa ( pag. 1 29 ). Sotto le piante e scritto il norae volgare ; ma il fu professore Zuccagni si studio di ridurre alia nomen- clatura Lianeana tutti gli oggetti delineati , e coUoco il suo iudice in fronte al libro. IV e lascio alcuni per altro senza arriscliiarsi di determinarli , e per quelli classificati non fu sempre felice nella indicazione del nome. lo esporro cio che si rappresenta in ciasche- duna delle 129 tavole, raddrizzando alcune inesattezze, e supplendo a qualche lacuna , ma per mancanza di confronti e di librl non potei fare sul luogo un lavoro compiuto. Tavola I. Due parti di vegetabile di colore verde chiaro, che somigliano alio spadico clavato di una spezie di arum. 2. Dracocephaluin moldavica. 3- Cassia Tora. 4. Maranta Galanga. 5. ^gav^ Americana. 6. Tro- paeolum minus. 7. Cactus peruviainis ? 8. Scorzonera hispanica. 9. Narcissus Tazzetta. 10. Leucojum ver- numi e aggiimta una mosca comune. 11. Anemone ncmorosa — ranunculoides — trifolia — apennina. 1 2. Im~ patiens noli tangere. l3. Impatiens Balsamina. 14- Canv- panula Medium. i5. Coronilla argentea. 16. Pancroi- tium maritimum. 17. Tussilago Farfara. iS. Ecliinops sphaerocephalum. 19. Molucella laevis. 20. Angelica Arcangelica. 2,1. Una grande radice nera eslemamente e giallo-rossiccia nell' interno. 22. Ipomaea QuamocUt, 2J. StaUce cephalolcs. 24. Dictavmus albus. 25. Ai'^f, Di a;jdrea cksalpino. ao^i ceimia gcnninn^is. 26. Hjacinthns Muscari — hotrvoi- des , p'^ar. 27. Oiihris ovata. 28. Iris tuheiosu : h ag<;iurilo iin bnico peloso. 29. Tulipa sjlve.stris. 3o. Va- leriana i)hu — ofjiciiialis. 3l. Tulipa Gesneriana. 82. Sea- niciila curopaca. 33. Sida abuiilon. 84. Lychnis dial- cedonica. 35. Peonia officinalis. 36. Valeriana rubra: e aggiunto 1' inselto u4ltelahus apiarius. 87. Mirabilis Jalapa. 38. yitropa Mandra^ora Var. B foliis angu- stioribus. 3g. Tulipa Gesjieriana. ^o. Solidago i'irga aurea ? ^ aggiunta la lai'va dclla Sdiinjc Atropos. 41. Erithryna corallodendron. ^2, Rhaininis lotus. 43. Orchis bifolia. 44- Fiit.illaria Persica. ^S. Poll-' chos ^6. Hemeroccdlis Jlava. 47- CUtoria ter- natca. 4^- Verbascum phaeniceum. ^g. Iris Susiaiia — • Xyphium. So. Agave arnericana. 5i. Echinophora spi- nosa. 52. Narcissus Tazzetta flare plena. 53. BrO" melia Ananas. 54- Scilla bifolia. 55. Tlialictrum aqui- legifoliutn. 56. Doronicuni pardalianches. 57. Nerium oleander. 58. Musa paradisiaca. 5c). Orchis inaculata. 60. Cacalia alpina. 6i. Asclepias? 62. Arum 63. Helleborus niger. 64. Arum arisarum. 65. Pa- paver somnifcrum flore pleno. 66. Fiitillaria imperialis. 67. Isopyium thalictroides. 68. Ruscus? Convalla- ria? 69. II fiore deW Helleborus niger , ma non sono iudicati i nettarj. 70. Pinguicula vulgoiis e Gcn- tiana grandijlora. "J i. Ranunculus Tora. '^2.. Anemone hortensis. 78. Dentaria pentaphjlla : si aggiunge la larfalla Papilio Podalyrius. 74. Daiira Stramonium con la fiu-f;illa Phalena Hera. 75. Hyacintlius oricn- talis. 76. ylnenione horfensis. 77. Digitalis purpurea con una varieta del Paj)ilio Pajjhia. 78. Daphne Lmi- reola con la farfalla Papilio polychloros. 79. Euphor- bia dendroides col bruco e con la farfalla Phalena pavonia. 80. Iberis ombellaia e Tetrao francolinus. 81. lucus carica cd Enihcriza paradisea. 82. Prunus domestica , e Psillacus Alexandri. 83. Quercus robur, e Parus caeruleus , Motacilla tioglodites ^ Fringilla caelebs. 84. Fringilla montifringilla mas ct fcm 85. Sturnus vulgaris. 86. Parus caudalus , Motacilla Bibl. Ital. T. X. 14 310 LETTERA inedita modularis e atricapilla; mas. 87. Sterna nigra. 88. Falc6 Ifisus. 89. Falco Mih'us. 90. Fringilla cilrinella. 91. Cer- thia familiaris e Motacilla yhaenicurus ? <)%. Mo- tacilla Jlava faem 98. Motacilla alba, Scolopax gallinago 94 9^- Fringilla Petronia , Loxia cocothraustes was et faem. 96. Fulica atra. 97. Tetrao lagopus. 98. 3Iotacilla trochilus — regains^ Loxia cliloris. 99. Emheriza Cirlus — 67a , Fringilla domestica. 100. Loxia curvirostra Jaem. 101. Chara- (Irius Alexand}inas , Tringa ocrophiis. 102. Tetrao francolinus mas io3. Pants major , 3Iotacilla afri- capilla faem. Motacilla ruhecula. 104. Turdus nutsi- cus — iUacus. io5. Conns pica. 106. Oriolus GalbnJa. J 07 1 08. Turdus merula mas et faem. 109. Strix bubo no. Otis tarda, iii. Crax 112. Ardea stellaris. 1 1 3 1 1 4- Chara- drius Alexandt iinis y Alcedo hispida , Rana escu- lenta. 1 1 5. Tringa s'anellus. 116. Picus viridis. 117. Anas Crecca. 118. Phasianus colchicus. 119. Psittacus Ara-- rauna lao. Ardea Jlavescens. 121. Lacerta salamaji- dra. 122. Coluber Redi, ed un altro serpente con due. cornetti aguzzi. I23. Talpa europaea ^ Mus nitela. 3 24- ■^^"•^ Jaculus. 125. Antilope 126. Fi- verra ? 127. Cas>ia Aguti con una mela e due castagne. 128. Mustela lutra con tre ciriege. 129. Sus scrofa. Ma si dice , ma ignoro d' onde abbiasi ricavato que- sta notlzia, che il Ligozzi fosse in corrispondenza con I'Aldovrandi , e che abbia somministrato a questo ua- turalista alcuni disegni di animale. E probabile che sia opera sua quello del Mus Jaculus che si vede nel tomo de' quadrupedl alia pag. 895 , e che e csattis- simo pregio che non sempre s' incoutra uelle figure deir opera dell' Aldovrandi. Termino questa lunga let- tera , e cedo il luogo a quella del Cesalpino , che le trascrivo , e che Icggera per certo qon muggiorc sod- disfazione. DI ANDREA CESALPINO. ai-J Reverendiss. Dom. Dom. Alphokso Episcopo Toina- boneusi Patrono at(jue Gonipatri meo observautiss, J-JTsi plantarwn munerus , Praesul Reverenrliss., in protein iimumerant excrescat , nee ah hmnaiio captu percipi queat : tiihilo tamen minus multas ejusdem si- militiulinis colUgendo , et hrevem ad nwnerum hac sane ralione redncendo facilioreni inde noslio sermoni licet notitiam attingere. Eodcni certe consilio usi su^it veteies f T/ieophra.sfus potissinium ^ qui magna arhoiGs diligenda , fiuges , oleraque discussit, veruni medicos herbas levi calauio tetigit. Dioscorides autem prae cae» teris copiosus J habita medicinae ratione , simul illas anmimeravit , quae simili pollent virtute; absimiles vpro sejunxit. Quo certe oidine tantum pene medicinam rented iis locupleta\'it ^ quantum hodie communis medi- corum usus illam expoliavit , qui nimium labor i par- centes paucis contenti , cichorea , atque buglossa, et cubiculariis sermonibus , omnibus pene morbis meden- tur. Nonnulli alii quidquid ex simplicibus invenerunt colligere sunt conati , sed absque ullo ordine , de qui- bus nonnisi quam twbata methodo historia , et per~ quam difficilis , immo impen'ia prorsus memoriae in- telligitur. Ordo igitur Dioscoridis pro illis tantum est planf.is , quantum nota virtus est • sed ad generalenv hauriendam notitiam non est par, quoniam non potuit illarum omnium fieri experimentum. Doctrina proinde Theophrasti imdtum ad banc rem proderit , qui dif- ferentias ventilando j'uxta faciem cujuscumque plantae, ac juxtu paries eaium , facili negotio similes genera June et inde concilialur. Sed quum eodem non sit usus ordine J praelenpiam in paucis ^ modo tradito solum- modo contentns ; nee alius quidem nemo repertus sit, qui hiijusmodi provinciam susceperit , animo subiit experiri , utium tenue meum ingenium aliquid in hac re assequi demum valcret. Nee animum adhuc meuni perfregit \.'idisse complures eximios viros artis hnjusce peritos ad hoc tcmpus tale amum, intentatos: siquidem 312. ■ tElTERA IJNEDITA vaiicissinii infer hot an i cos reperhintur , qui facullatem hanc philosopJiiae studiis coujunxeriut , qua sine uullus fieri potest artis prorectus. Liter veio philosophos paucissimi nwncro sunt , qui peculiarihus animum re- bus adveiterint y ut sunt heriae simplices , licet optimus philosophiae neivus in illis occludatur. Si tantum vero iitraque in facultate profecero , ut meo partim consilio assequendo , Deo primum gratias , et caeteris opitu- lantihus referam , quos interfuisti , Praesul amplissime , cujns me bcneficiis aeternum devovi. Ut autcm tantum oi sum aggrediar , cytharedum ilium sum imita'us, qui priusquani certmn lyrae modulum capiat , cuncta per- lustrat ; aure accepturus an aliqua dissonent. Propo- sitis idea cunctis herhis ^ quae meas ad manus usque dum per\'encnint , hac vice crassa tantum Minerva illas distribui , genera invicem meum juxta propositum sej'ungendo. Quum autem exoptaveris , Praesul am- plissimCf a me fieri quanidam simplicium collectionem papyris addictam , ad ea distinguenda , quorum sj^e- cimen aucupari potui , liuic ex libro juxta praefalum ordinem annexui. Ut autem breuem quamdam' noti- tiam afferam , est quidem advertendum , non pro fo- lionnn , sive forum , sive seminum , sive radicum similitudine , nee aliarum paitium non absimilium , ejusdem generis esse dicenda simplicia ^ nee earuni omnium rerum diversitate credenda esse diversi gene- ris f quod Jcicili argumento deduci potest , nam quum maxime distent helleborii nigri folia ^ atque albidi , sic lactucae domesticae ac sjlvestris , nihilo tamen mi- nus omnia in uno genere concluduntur. Contra vero ex ranunculis quidam appio similibvs foliis vestiuntiUf quidam Jxx'niailo , unus autem tritici foliis per quam siinilihiis pollct , nihilo tamen minus omnes illi unum genus constituunt , ilia vera sunt genere maxime procul rem Ota. Idem in florum similitudine ^ atque discre- jiantia adverti potest , tum seminum , turn radicum , turn caudicum . aliarum que cvjusvis generis paitium. Id autcm non imnicrito conlingit , quia plantarum perfectio . inide qiuuiim lihet riatura viocedit , atque DI AKDBEA CESALPIXO. 51 1 3 uniJe varie profluant generationes , quamvls eisclem non vacet yartihus , non ideo tatnen est in illis , seel ilia in aniniae natura quain dicunt vegetati^'am , ciijus est dare vitani ad specieni tuendam : ideo omnes illi partes ad hujusinodi usus sunt attributac : radices nni- dem ad nutrimcntuin deducendum , quod i'itam fuvclT cet.erae autein ad generanduni sibi similia, ut caudejc ad afferendum fructum , quo semen concludilur : folia ad operienduni eunideni ft actum. Flores sunt unum ex involucris teneros circuni fructus. Quum igitur natura juxta vires radices vaiiaverit , non tanien eas multi- plicata serie ifvnnneras fecerit , quod quum illae pa~ buluni e terra prostratum educant , ut venae a ventre , non multis sane indigent instrumentis ad cibum prae- parandum , ut in aninialibus contingit. Aitificia vero admiralione digna praeter instrumenta varia ilia in parte conspiciuntur , quae generationi deservit ; uhi vi- dctiw natura sibi mirifice complacere , ostendendo toti orbi sua pcrpulchra opera variis septa foliis , amoenis ornata floribus ^ et pidcherrimis detnum opulenta fruc- tibus ejusmodi varietate ^ ut indium hahitnra specie-' rum multitudinis jinem videatur. Quandoquidem aliquae plantae manifeste semen quasi nudum praeseferunt , veluti foenicidus , ferulae et alia hujusmodi. Aliae vero variis thecarum modis illud occultant , nee non variis recej)taculis ^ modo simplicioribus , niodo maj'ori com- positione convestitis ^ quibusdani solis , quihusdani di- versimode , ac varias per figiuas circumscriptis. Aliquae aliae , ut minus perfectae , in semen prodire non vi- dentur , nee fl or em quidem, nee caudicem , ut Capillus f^eneris , et Filix hisque similes , quae omnes loco seminis lanuginem quamdam educunt in inferiori fold parte, in qua virtus renovandae plantae consistit , ut in filicibus visum est, quae ibi natae sunt , ubi folia profusa jacuenint. Fun^i etiam non videntur aliquul praestare ad speciem tuendam, nihilo tanien minus laminata pars quae sub pileo delitescit ideo in illis est ita concinnafa in qiiibus reperitur; illorunique anima- lium ^imililudinem rttinent , quae lapidibus haerent , a 1 4 lETTERA IKEDITA. quae iit imperfecta luaxime nuUmii in semeffpsis foetum pros^eneraut , sed cAcreinciUum quoddain , quod ex eisdem dejluit , aptum est nasci , iit inqnit Aristoleles de urtica marina , de spotii^iis , alque de ostrcis. Ex variis igitur modis scniina pi oducendi , vel aliquid se- minihus con soman genitalihus , atque ah illorum simi- litudinc y f^c-nera vesligavi , atque plantarum species j quandoquidem ea propius oslendunt animae \'iitulem , per quam totani accipiunt suhstantiam. Quia lameii hie longa opus esset explicatione ad sciendum quae quotque ista sint genera, quomodo etiam cujusque ge- neris species multiplicentur , quum modo tempus non suppetat , aliam nanciscar commodius opportunitafem. Nunc primum sufficiat ilia me crassa quadam Minerva distinxisse , ut superius dixi , nee erit mirum , si ali- cui plantae suns non erit locus appositus. Colle^i qui- dem arbores , et arbusta omnia simul nulla nunc temporis distinctione , quae prima locavi or dine. Illae deinde succedunt plantae, quae nudum semen proger- ndnant , imllo circumvestitum pericarpio. Pone sequuu' tur illae quae suis receptaculis illud concludunt , eas distinguendo pro illorum di\>ersitate. Demum eas ap~ posui , quae in semen prodeunt , saltern apparens , atque manifestum T singidas autem circum plantas usitatiora posui nomina , turn apud Graecos , quum apud Latinos; communium autem parte superiori graeca notando , inferiori vernacula , media demum latina : nomina graeca notis graecis apponendo , qucndo a, graecis auctoribus ilia descripta fuerint , vel nominata; sunt etenim quamplurima , quae nomine graeco insi- gniri solent , sed auctor est lalinus , veluti Plinius , alia vera Latina, quae nonnisi latinis notis designavi. Quod si in multis nominandis ego ah aliis discrepo, qui hodie hanc artem profitentur , non vacat modo tempus rationes afferendi. Ubi vero planta pro planta accipitur , hoc apposui signum §_, et singulorum no- niinum duas constiuxi tabulas juxta ahecedarium , ut facilia sint repertu; imam quid em ex nominibus grae- cis, alteram ex. latinis ^ simul cum yernaculis. Superest ni ANDREA CESALPITsO- 0.1$ morJo lit ego te Praesulem Reverendix.i. ohtester , ut meiun cum exiguo dono benevolum aniinum excipias lihentcr , auum id unum milii sit propositum mnjcm tibi gcrcndi , gtatunique tibi aliquid faciendi. Quia, tamcn i/nusfiuisnue suos maximi facit ingenii fructus ^ utcumquc siiit , (luiim cxoptem hos tenues labojcs apud te solum asservari , nee de tuis manibus alio exilire , ut aliquando eosdem mihi sit locus vide/idi , periiide ac testator ille nie geram , aid volens haere- ditatem suani domi suae fore p^rpetuam ; liac haerede.i suos conditione instituit , ut bona ilia tndlatcims in alios alienari, aut transferri possint ; ita ego, Praesul Bcvcreiidiss., hoc umnn dumtaxat liber alitalcm agno- scam, eliam atquc etiam obsecraiido , quin etiain pro viribus sacramento veluti obstriiigendo , ut liber isle tuae semper domi contubernio fruatur , tuumque fa- m.uhim tibi se soli testetur , et luunillime manus deo- sculans , me tibi commendo , quern Deus sospitet ^ incolumemnue semper efficiat. Pisis , 14 septemb. i563. Domlnalionh titne Reoorendls' humilJlnins fainiilus. Andreas Cesalpinos- 2l6 Elemcnti di mafematica rU Enrico Giamboni , jiio- feisore iieW L^nh'ersitd di Perugia. Tomo I. — Roma , 1817^ ncHa Siatnperia De Bo mar lis ^ di pag. 23a , ill 8." -tiKCOKA elementi cli matematica? Chi volesse darsene pena potrebbe agevolmonte contare qualche centlnajo di tali diffeienti libri ek'mentavi. Nella nostra Italia specialmente il numero u' e grandlssimo. INIa fia tanta copia possiamo noi assegnare vm opera veramente clas- sica ? Se si eccettuano gli elemcuti del .Paoli , dc \e il chiarissimo autore piuttosto che sviluppare di sover- chio i principj della scienza ha voluto tiasfondei'e le ricchezze dell' analisi a pro d' rngegni non ordiuarj ; se alcime allre poche fatiche si eccettuano di geomelri di sommo merito , quasi tulto il resto non e che un ammasso di libri dove la stessa materia voltata e ri- Voltata in mille guise si sterapra in molte pagine piu a noja che ad istruzione di chi la legge. Disse il grande Eulero che piii a lui di fatica costo la sua opera ele- mentare di algebra che molte altre sue opere sublimi. II formare un buon libro in tale argomento non puo convenire che a colui, il quale gettando lo sguardo su tutta 1 ( stensione dclla grande scienza del calcolo rilevi nella sua sagacita il miglior modo di presentarne i principj. Di tanto sicuramente non era capace la mag- gior parte degli scrittori di tali elementi. Nel desidei-io in cui , a parer mio , ancor siamo di un libro ele- mentai'e adattato alio stato attuale dell' analisi , sleso con quella chiarezza che non nella prolissita ma tro- vasi nella precisione , che nulla lasciando di non rJgo- ELEMEKTI Dl MATEMATICA. aiy rosamente dimostrato erluchi le menli t^iovanili alia evidt'uza matomatica, e che in ultimo abbia una certa pienezza per iion obbligare gii sludiosi a cercare ia altri libri quello cbe in esso manca, parmi che la pre- sente opera del sig. Giamboni venga, se non in tutto, almeno in gran parte a sodJisfarlo. I primi tre capi- toli sono , s' io non m' ingaiino , un modello miral»ile di cliiarezza. Stesi sulle tiacce segnate dal grande Evdoro , essi prcscntano brevcmeiite colla piu legittinia succcssione d' idee i principj della scienza del calcolo tanto algebvici che aritnietici , facendo senire i primi a dimostrazion de' secondi: le prime qviattro operazioui tanto sulle quantita letterali come sulle numeriche, tanto sulle quantity intere come sulle fratte , vi sono egregiamente spicgate. II capo IV ha sicurameute mol- tissimo merito : ma la dimostrazione pi escelta dall' au- tore per 1' insigne svilupj)o JNewtoniano non so se me- riti d' essere anteposta ad altre die si conoscono dotate di maggiore brevita. Segue un capitolo sulle quantita radicali, c T A. vi ha fatto pompa di quella iusiuua- zionc neir insegnare che tanto 1' onora : ci spiacque pero di trovarlo alquanto leggero uella parte che tratta deir estrazione delle radici per approssimazioue . alcune cose vi sono state omessc che avrebbero potuto tro- varvi convenientissimo posto , tale per e. e 1' uso del moltiplicatore per ridurre prontamente convergenti le serie. L' estrazione delle radici dai binomj che forma il soggetto del capo \III della sez. IV degli Element! d'Eulero non meriterebbe d' essere trascurata. L'aulore uon poteva parlarne nel suo capo V , perche non aveva aiicora data la soluzioue delle equazioni di 2.° gvado: Sj)eriiuno che non lascera di farlo ne' seguenti volumi. Le quantita immagiuarie occupano convenientemente il ' cap. VI. Degnissimo poi d' ogni lode e il capo so guente sulle ragioni , projiorzioni e piogressioni arit- metiche e gcometriche. Chiudono il prinio tomo due capiloli , il prinio de' quali Iralta d( lie equazioni di i.** e 2.** grado , ed il secondo dtlla soluzion de' problemi; cnliambi sono degni dilla penna che scrisse gli ante- 21 8 ELEMENTI DI MATEMATICA. cedentl. Ci sare])})e piaciiito ili vcflrr 1' opera ovdinafa per paragrafi -die servissero allc cltaxioui piuttosto che i Humeri delle pagine. Un poco di prefazione noa avrebbe fatto male. Se fosse possibile che un nosti'6 consiglio inserito in qucsti fogli pervenisse all' autore, vorremmo pregarlo che nel restante dell' opera fosse un po' pill contralto nella dizione , e piu sollecito di non lasciarsi sfuggire nulla d importantc ; e che nel resto seguisse pur francamente il lilo delle sue idee che noi commendiamo altaraente. Gosi facendo siamo pei"- fiuasi che la sua opera riescira di sommo onore a lui ed air Italia , e di giovamento sommo ali* sludiosa gioyentu. ai9 Storia di una vara malattla nervoxn , i roLi'MEi>LA. 2,Zi « vile e r allra , onde sicno ila entrambe iti dlstanza « eguale ». Che se ad alciino scmbrasse inutile licor- dar quasi niiovo cose note ed antiche , saia d' uopo cli' e^li mi additi alcuno esempio tra noi di clii educhi viti con qiiesta regola quasi per usato costume ; la qiial Gosa non si potendo mostrare, ch' io sappia, nou sai'a scnza la grazia di chi ne conoscera il vantaggio , che io ne rinnovi e liconosca la ricordanza. I maestri sommi dell' arti talor non si lej^gono , talor non s' in- tendono , e coni'' parlassero delle terre o delle piante deir altro mondo , si ricusa pur di ascoltarli , quasi ci6 clie prescrivono alle tc^rre o alle piante nostre non convenisse. Talvolta quello che sara utilissimo ricordo e brevemente accennato ; non si considera, e come dalla mente e dal cuore , cosi dall' occliio fugeesi e dalla mano. Ma seguitlamo il proposito. o& § II. Delia mialitd de' Iralci che si scelgono cla pi an tare col pastiiio. I tralci che si scelgono da piantare , n^ debbono esscr mai troppo grossi , poiche bai'bano diflicilmeute , ne troppo sottili , poiche non haiuio soslanza vege- tativa e troppo tardano a rinforzarsi , ne fa mestieri che sieno cosi lunghi , come qucUi che si scelgono per il posticcio , i quali , coricandosi obliquameute nel fosso quasi per la meta , hanno di bisogno di sopravanzar tanto da potersi eiigere fiuo al sosle- gno, e superar tanto il terreuo da troncarsi facilmente sopra due occhi. liasla pertanto della grossczza desi- derata di litrovarne di lunghi poco piii di due piedi. Imperciocche nou profondandosi coU' istronicnto, come diro , che poco pin di un piede a perpendicolo , supercranno ancora il lerreno , e con gemnie fertili , delle quali le due jirime che supra.^launo si risjjct- tano , troncando sotto il terzo occbio ia parte supe- riore , ciie e la saetta , che si riliula. Di quisla sorte di tralci se ne trova faciimeutc cupla maji^iorc clip 2^4 I>EL PASTING dei lunglii gia ricorclati , e clella grossezza die si de» sitlera , e bene occliiusi , e poderosi e sani , e nutriti e fecondi. Non si rocidono con alciina parte del du- ramento onde nacquero , che forma negli altri mar- tello , onde il nome elibero di magliuoli ; ma si spic- cano dalla materna vite recisa al tempo del potave , tirando coUa mano a ritroso della sorlita , e si di- staccano portando seco via un calcagnctto rigonfio e tei'minato quasi da una scarpetta , cui jnacque al so- prallodato autore dar il uonie di capoliuo , o sia la sua testollna. § in. Del pafdno , o sia fJeW istromento roil ciii si pian- tano i tralci , della sua foima e cleW ii.so. La facilita della proposta maniera di propagare la piantagione delle viti con quella scelta di tvalci che ho di sopra descritti, dipende da uuo stromcnto detto pastino f poiclie non si adopera che in pastuialo solo , cioe in terreno dilifjentemente lavovalo , iie altro Cnal- mente si ^ che la gruccia che si adopera da' Toscani. E chiamato da Columella ferramentuni hifiircum. E poiche non couosco artefice che ne lavori fl-a noi , mentre non pur chi ue comperi , ma nerameno v' e chi ne domandi, m' ingegnero di descriverlo in modo, onde sia facile a chi lo deslderasse di prociu'arselo, ed air artefice di eseguirlo , e di ben usarne all' agricol- torc. Si prenda una verga di fcrro della grossezza del dlto mignolo , della qual sorta e quella che, vestita di rame, cerchia 1' orlo o sia il labbro delle caldaje. Si ritrova presso i venditori di ferro, e si chiama presso di loro hrodion passato per trafila, e lo si sccglie della grossezza ordinaria che viene ad essere di tre in quattro linee , cioe la terza parte di un' oncia , clie e miglior di quello che si dice tondin , e di minore spesa n;l prezzo. La lunghczza di questa verga sia di tre piedi, acciocche consumandone mezzo piede il fabbro per con- vertirlo in manico di forma ovale , onde impugnato r»i r.OLT-::\iEi,'LA. 235 4»ou incoinodi l.i inano , possaiio avahzarc Jiii; picdi e mez7,o di asta (liii''a. All' cstreiiiila di quosta , schiac- ciata col niailtUo quand' e rovonte , si fa un laglio per luiif^o di un' oncia e mezzo, clie la divide in due rabbi da aguzzarsi come di una forchelta. E da av- vertire per altro ( acciocche sla ben formata ed ac- concia all' uso che si desidera ) esser necessario che da una parte sicno i rabbi scavati come sono le orec- cbie del martcllo del Icgnaiuolo , nelle quali al di fuori eve sono convesse , 1' apertura e tale die puo, volcn- dolo estrarre , ricevere il coUo del cliiodo, e nel coii- cavo, al di dentro, la testa. Si prescrlve questa forma, perche dovendo imboccarsi fra I due rabbi un tralcio, e fermai-si nelle fauci della forchelta , trovi un seno che sia capace di quclla sua testoiina che supera la ijrossezza del tralcio stesso, ed ha bisogno, per nascon- dervisi ed incassarsi , di ritrovare una comoda capacitii clie la acrolga. La differenza che passa tra il martcllo del legnaiuolo e i rabbi del pastino , si e che quello ha le due orecchie larghe in principio e strette nel fine della lor parlitnra , a queslo fine di poter liccvere i colli di chiodi di dilTerenti grossezze; laddove i rabbi del pastino , dovendo ricever Iralci dilla stessa gros- se/./.a , (piale abblamo prescrilta , debbono essere pa- lalclli a s^ stessi , cio che agevola il modo per essere iiel terrene conficcali. Vede ognuno pertanto , come collo un tralcio colla sua scarpetla nelle fauci d' una forchetta di tal figura , e lirata la vei-ga stessa del tralcio diritta su per 1' asta dello stromento che gli non puo scappare dal plede , si puo I'uno e 1 allra in un terreno sosneso ancora e jietielrabile conficcare profonda fin dove trovi il fondo del terren sodo che vi resistc. E questo ^ cio appunto che si dee fare. In fatti neir intervallo del posliccio , ov e la terra mossa di fresco , mobile ancora e sospesa , si caccia c ferro e tralcio tuUo ad un tratlo alia profondlla di un picde e mezzo ; e tratlcnendo colla sinistra ma no , e pre- mendo im poco il tralcio all ini,MU , e tirando colla destra all' iiisu il ferrameuto , quello rosta . questo ri- a 36 DEL PASTING torna felicemente. II ferro e liscio, e si ricupoi'a senza. steiito , quasi dal laccio suo iiberato , e non inula luogo. E cosi via via tanli tralci si piautano, quanti ne cape il terreno ( salva 1' assegnata clistanza di un piede al- meno r uno dairaltro) con quella pvontezza e facilita con cui r ortolauo pianta i cavoli e le cipolle. § IV. Tale iramaglnai che dovesse essere qunsto strumento," anclie senza avei-ne veduto figui'a, per potei- agevolmente coniicoare nella terra preparata i magliuoli ; e me ne accorsi da quello clie , ripreso da Columella, mala- mente usava Giulio Attico, che doveva ben essere una fovea molto cattiva , poiclie erale meslieri torcere , come in un cappio , e perdere in quello la miglior parte del sermento , acciocche non fuggisse dai rabbi mentre pian- tavasi. Delle iri'uccie , confesso che io non ne conosceva d' altra maniera che quelle che usano gli storpj o infermi dclle gambc per i-eggersi appoggiato suUe di- tella. Quando , due anni dopo il mio ritrovamento , mi fu spedila da Firenze, mercii del perilissimo e gentllis- sinio Monsignor Canonico Zucchini , la ricercata figura della Gruccia Toscana elegaulcmente disegnata , eppur non punto differente dalla mia , la quale io, aramaestrato dalla necessita della richiesla opcrazione, avea dovuto formarmi , e di cui una simile fc*;i lavorare al fu conte Luigi Torri, di dolce sempre e di acerba memoria , mio carlssimo amico. Ne feci utilmente la prova , ed alloi'a mi sono maravigliato come il pcraltro sperimentato Co- simo Trinci non approvasse piantar magliuoli con sif^ fatto strumenlo , quasi nel cacclarli nel lerreno si lo- gorassero loro gli occhi , e si perdesse cosi la speranza dclle radici. Come mai anche agli iiomini grandi , per affettar diligeuza , scappano di bocca dcgU spropositi e cerpelloni da pigliar colle moUe ! Io ne ho cacciati in terra, e ricavati alcuni tre o quittro volte, e riveduti, diccvano che erano andati e ritornali scnza la piu pic- ciola offesa. Nil' poteva essere altrimenti. I primi cinque occhiclli del calce estremo , i quali barbando souo i pin DI COLUMELLA. ^87 acconcl a stabilii- sul siio pltde il sermento , sono di- fesi nou solamente dall' asla del fcrro che gli accom- pagna , ma dalla prcinliiciiAa aucora dcUa testollna, die essendo la prima clie si fa strada ncl teirciio , lascia in seguito piu largo spazio al magliuolo che si trae dietro. Clie se avvenlsse <^lie alcuii occhio mai pcnc- trando il lerreno si logorasse , ardisco dire , ed e ve- rissimo , che , invece d' impedire , agevolerebbe il ger- minare delle radici , tolta dall' occhio quclla prima la- nuggine , che quasi inveruacolo gli riesce d' impcdi- mento a here T umido dclla (erra clie lo sollelica. Cosi siamo soliti, secondo I'arle, procacciarci la sperauza piu facile dclle radici , dal piede di una talea contuso col sasso , o dal duramcnlo di una vite ferita col ferro asjicltar un saeppolo. § V. Se questo modo di propagare la piantagione de' ma-p gliuoli ( che preparali die sieno, puo per una sola opera esser di mille in un giorno senza dispendio di terreno, siccome e detto , e senza particolar cura di educazione ) nou recasse altro vantaggio al coltivatore che di poter con questi , che si dicono aiiclic prcsidiarj , supplir al difolto di quel tralci che nel postlccio stabile non si appresero , cosa che ognuno sa per csperienza quanlo spesse voile succeda , onde con questi ncl luogo dei niorti propagginati aver le sue poste piene , senza che glicne avanzasse pur uno da vendere o da traspor- tare alhove : io son ccrto che se ne dovrebbe cou- tcnlare , siccome quello die avrebbe piovveduto molto ulilmentc alia popolazione del suo vigneto. Che a chi ha sangue e discrezione a dir la verita , quando ndle poste stabili ne rcsto morlo piu di uno , egli e un di- spiacere a vederlo. Rimelter ncl seguente anno con no- vcllo Iralcio la posta , e o difficile perche inconiodo , r> fallace , pcrclie dove manco il primo , male riesce il :econdo ; cd otteiiulo ancora die b( n s' apprenda , egli '■ sempre un dispiacevole speltacolo il vederlo restarsi iuldictro , come di minorc cla , e die coi piu adulli 238 iJtL TASTIKO mal s' jccompagna. A lutti quosli incomodi colla pro- I>at;gine del pvcsldiario c provveduto. Questi dclla stcssa t'la , sicuro del suo teiTcno , e nel iiuovo die acquisla fiilto piu audaec , non lascia dubhia la tua , lie t' im- poue la ingrala pazienza dell' aspellare. § VI. So che alcuno , occupato iiella cura della plantaglone dolle poste stabili che si propose , riguardera qucsta , di cui ragiono , come nuova falica die se gli aggiunga; ma se AOira considerave die gli rispaimia quella che dovra nel vegnente anno incontrare con poca speranza di cmendarne i difetti , non gli dispiacera di poternda con facilita prevenire , o eon maggior sicuvezza. Non posso tacere a questo passo un' opporlunita che se gli offre per eseguire con maggior agio questa operazlone. La terra dei ricolmati intervalli , die aspetta i ma- gi iuoli dei quali parliamo , resta sospesa per molti giorni , e non si assoda si presto die non si possa col pastino pcnetrare. Quindi avviene che la pianta- gione die non si pote in oggi , si puo eseguire all' in- domani , e cosi per tanti giorni via via, tanto che rest! quasi iiupossibile non poterne cogliere uno ancora op- portuno al lavoro desiderato. Che die sia per parere a chl leggesse r. DELLA SOC ITAt. clilllca clie soddisfaccia alle opposizioni di Vesta da lui osscrvatc negli aiini 1808, 1810, 1811, 1812. Avuta questa, passa cgli al calcolo dcl!e inegua- glianzo prodoUe dall' azioiie di Giove e di Marte, se- gnaudo Ja teoria esposta da Laplace ncUa sua Mecca- nica Celeste , e tonendo conto dclle sole prime potenze dello ccccnlricila e dclle incliuazioni scambievoli delle orbite. I termini dclle equazioni cosl trovate sono per la longitudiiie di Vesta in numero di 16, dei quali il maggiore arriva a 5 minuti ; altreltanli sono quelli delle equazioni del raggio vettoi'e ; le equazioni della latitudine sono in minor numero e quasi tutte picco- lissimc. L' autore lia ridotte le indicate equazioni in pocbe tavole , comode e compendiosc , colle quail si termina la memoria. A compim( nto di questo pregevole lavoro attendiamo da lui il calcolo delle pei'turbazioni provcnienti dalle quantil'i di secondo ordine e degli ordiui superiori delle ecceniricita e delle incliuazioni , die crediamo a que- st' oi'a csser gia condolto a buon termine. ^ Del modo di i endere men difettosa che adesso e piii comoda la stadera yolgaiviente delta Romana / memoria del sig. Pietro Ferroni. L' uso di Ua comune stadera e tanto comedo e spe- dito , cbe quantunque non sia essa suscettiva di quel grado di prccisione cbe si ottiene dalle bilance , sava sempre prelerita iiclle piu Irequenli coutrattazioni delle mei'ci di non molto valore. Ma questo genere di slro- mento diverrebbe d' un uso assai meno llmitato, quando si poiesse correggere dai piu notabili erroi'i a cui va soggetlo , e cbe provengono il piu delle volte o da una meno opportuna conformazione e disti'ibuzion delle pavti cbe lo compongono , o dalla ignoranza e trascu- ratezza dei fabbricalori. II sig. Ferroni preude ad esaminarc le stadere sotto questo doppio punto di vista, dando intorno al miglior modo di costiaiirle non pocbi ulili suggerimenti. E MEM. DLXLA SOC. ITAL. 243 pvlmi( ramrrili? p'opone clic il jx'so mobile , ossia il roiuano sia portalo da iiiia vaf^iiia dl mclallo scone- vol(.' soppa I'asta, oudc il puiito d' applicazione dcUa gravila limanga in rclta liiica coi due porni. Yiiole iiioltrc c'.ie lo dimensioiii di tultc le parli della niac- cliina noil sieno drterniinate capricciosamente oppure a tentone , ma dedolle con crte regole dipendcnti dal line die si vuole otteneie- Colla scoria dell' analisi egli tratta e risolve il pioljloma nella sua gcutralita , 116 trascura , con cscni[)io numcrico, di moslraiue la pra- tica applicazionc. Per ultimo cspone le cautclc neces- sarie onde cseguire con csalteA. a la divisione dell' asta, la quale vuol essere di una verga di ferro ben foibita, ed abbastanza grossa da non piegarsi sensibilmcnte solto il calico cbe dcve sostenere. Rifcrisce percio 1' autore alcune esperienze relative alia llcssibilita dcUe lamlue di lerro, le quali sarobbcio assai piu preziose se fossero indicate con termini meno vaglii ed indeterminati. Egli si accontcnta di dire che una verga di date dimensioni ha principiato ad incur- yarsi manifastamente solto il lal peso , e la curvatura e aiidata crescendo sotlo un peso maggiore. Ma consi- d(M'ando la verga come una lamina elastica , 6 certo cb' essa si incurva , poco o molto , qualuu(jue sia il peso da cui e caricata , ed anclie per la sua propria graviti ; ed una flessione manifesta puo essere di uu decimetro , d' un millimetro, d' un decimo di millime- tio, siel terzo anno trattera de' lavori di mui-o , <: cosi (Idle foiidazioni, de' piediritti , degli archi c 2.^6 ISTUATTO DEL nEG0L.^3IE»X0 (Idle cupole; e spu'g.ila la coslruzlonc dclle parli , pa;> sera a dcscrivere la loi'uia dclle iiitero labbriclie , e specialmeule di quelle che speUano ai lavoii d' acque e sliade , per es. , de' poiiti , cliiavlche , botti , poiiti , canali , cliiuse , sostegni , moli , ec. Avra cura di descrivere e dislinguore accuvatamente la qualita e la I'orza de'malei'iali die veugoiio post! in opera in clascuna di queste costiuzloui , mostiando le precauzioni da aversi ndlo scoglicrli , nd prova'li c nel povli in opera. Istruira gli allievi degli elenienti da considerarsi , e del modo da tenersi per forniare niia accurata analisi de' prezzi delle singole costruzioni. Dara iin trattato particolare sulle stime de' fundi rusticl cd urbani. II professore d' id>'ometria spieghera nel primo anno r idrometria propriainente delta , cioe le regole per la misura delle acque sgorganti dalle bocche , o semplici o armate , e delle acque correnti , o per tubi cliiusi , o per canali aperli. Nel secondo anno trattera del re- golamento delle bocclie di derivazione ; delli coudotta delle acque pei tubi ad uso di fontane , o di getti ; della condotta delle acque ad uso d* irrigazioni , o d opi- flcj. Nel terzo anno trattcrii del regolamento de' fiumi e de" torrenti ; delle arginature , de'ripari alle corrosioni ed alle rotte ; delle retliUcazioni e delle inalveazioni dei fiumi; degli scoli delle campagne, delle bonifica- zioni , ec. Trattera eziandio de' canali navigabili , e delle opere inservienli alia navigazione ed ai porti. Avra inoltre 1' incarico di spiegare la costruzione e Y uso degli strumenti di matematica che servono al- r ingegnere sia per la misura e descrizione de ter- rcni , sia per la livdlazione , sia per la misura. delle acque correnti , e di addestrare i giovani al maneggio degli strumenti ed a tutte le operazioni di campagna mediante esercizj ed esperlmenti. II professoi'e di matematica applicati direltore della scuola degl' ingegneri in Roma dara in ogni anno un corso di Iczioni sopra qualclie puiito particolare di mec-^ canica , o d' idraulica , a sua scelta. DELLA. SCUOLA DEGLI IKCEGKERI. 1/\1 Ciascliedun profcssore alia fine del corso annualc ri- mettera al consi^lio d' istruzlone i somniarj delle sue lezioiil , coil qui'ile dicliiarazioul , illustrazioui ed ag- giunte che crcdcra a proposito. II consiglio, dopo aveie raccolli e paragonali i ma- tei'iali foraili dai professor! delle scuole di Roma e di Ferrara in uno o plu corsi Iriennall , dcpuleri abili soggetti pel* la redazioue delle istituzioni , che do- vranno servire di testo coinuue alle scuole di Roma ed a quelle di Ferrara. Le islituzioni di geomctria descrlttiva , d' arcbitet- tura statica ed idraulica e d' idrometria ad uso della scuola PoulKicia degli ingegncri , saraniio stampale a spcse del Governo. Saraiiuo indicati i nomi de' redat- tori e dc' piofessori che avranuo sommiiiistrato le ma- terie. II professore incaricato degli esercizj degli allievi In campagna , e delle osservazioni o sperieiize idroine- triclie , dovra conferire al consiglio d' islruzione il piano delle esperienzc die vorra esegulre. II consiglio ricerchera dagli iugegneii del corpo che sono alia portata de* luoghi le opportune nolizie suUe locallta piu atte a ciascuna esperienza , e sugll ajull e mezzi piii proprj per csegulrle , richiedendo all' uopo la loro cooperazione. Le descrlzioni e i risullamenti delle sperienze sa- ranno coniunicati al consiglio , il quale lie terra ordi- nata ratcolta. Afiine di moltiplicare e variare quaiito piu si puo le osservazioni e le sperienze utili al progresso della scienza nieccanica ed idraulica, si procurera che in tutte le province dello stato gl' Ingegnerl del corpo si applichino ad esegulre osservazioni ed esperlenze ana- loghc a quelle della scuola , e fatte al loro modello. Per tale cJ'fetlo il consigliO d' Islruzioue corrlspon- dera coll' IspeLtore e cogil ingegnerl In capo ; e con- ferendo con essi l' oggetto e U modo delle ricerche sperimcntali proposte o intraprcse nella scuola, gl in- vltera a dare co\itezza dcHe aualoghc ricerche che po- 2,4s ESTRATTO D1:L KEr,0T.AMKXTO, tc. tessero islituirsi , secondo le opportuuita clie pi-escn- tano i corsi d' acqua , i lavori c i mcccanisinl esistenti nelle province. Ricevute qiieste nozioni, il consiglio concertera cogli ispettoi'i cd ingegneri in capo il piano delle desiderate esperlenzc cd osservazioni che cssi dovranno eseguirc, o far escguire dagl' ingegneri ordinarj ed aspii'anti sotto la loro direzione , rimeltendone al consiglio i ragguagli. II consiglio piibblicliera di mano in mano la de- scrizione e i risultati delle sperienze sotto nonie dci loro autori ; al quali pero non sara impedito pubbli- carle da se in qualuuque tempo, ed agglungevvi quelle rlllessioni o ricavarne quelle conseguenze che crede- i-auuo a proposito. 5*49 APPEN DICE PARTE I. SCIENZE LETTERE ED ARTI STRANIERE. Elemeiiti (V LJeologia del conle Destutt di Tkact, pari di Francia , cc. per la prima iolfa puhhlicati in italiano , con prefazione e note del cav. Compa- gnoni. Parte I divisa in due volunii , contenenti I' fdcologia propriamente delta — . Milano , Slella , 1817, m 8°. J-J una bell' opera filosofica questa Ideologia ^ dice il sig. Ln>i- jidnais , nel suo diacorso preliminare alia STORIA NATDRALE PELLA I'iROLA , os5ia Grarnmatica univeriale di Gibeliny, che nella Parte I ci mnstra come tiitto il laeoro della nostra inteUigenza si riduce a fomiar de' giudizj consistenti in cedere che una idea ne contlene o rac- chlude in si un'altra; nella Parte II, che tutti gU atti della pa- rula , tutti i discorti si riducono a proposizioni esprimenti solamente che una idea ne comprende un'altra; e nella Parte III , che tutti i nostri ragionamenti consistono in cedere che un prima attributo ne contiene u;i secondo ^ il secondo un terzo , il terzo un quarto ^ e cos'i, eia parltindo j di mode che il prima soggetto contiene V ul- timo attributo che apparticne all' ultima conclusione. E gia la dotta Europa lia concordemeiite rironosciuto nell' illustre suo autore il Tnerito distintissimo di avere con essa rendiito manifesto come I'uomo pud J ed in qual maniera egli debba candurre il suo intellctto per failo giungcre j in tutti gli argojnenti che prenda a siolgere , al sc.ntuario della oer'ita. Non h deir istituto della Biblioteca italiana il dar conto di opero forestiere. Peio potrebb' essa meritare una eccezione, esseudo una di quelle opere classiclie le quali escono alia luce soltanto a certi petiodi, e sogliono se"IEBA. «5l gflo , no qiihllo della iilosofia , fece trovare iin aroon'.o tra ! soimi di Platone o gli augusti misterj del Cristiaiialmo : ontl' e , che dal tempo di Costaiitino sino a che per mano degli Arabi s' ebbero in Occidc'Ute i libri di Aristotile , si teologizzo coiliuneineiite cim quel £losofo romauziere , e la scienza psicologica e ideologica non fu che un aniir..;sso iiiconcepibile di stravaganze. Aristotile avea stabilito 11 Jiriiiripio rreatore dclia scienza ideologica , dichiarando nulla esser* iieir intclletto che prima non fosse stato ne' SPnsi. Aristippo , Epicu- TO, Zenone av<"Vjmo renduto omaggio a (|iie$ta verita : ma ne que* »ti r aveano poi utilmente apjilicata , ne Aristotile medesirao avea fattu piu che annunziarla. Quando dopo luiigo volgT di tempi i suoi libri diventarono 1' orapolo delle scuole , una calamitosa confusiono di generi travio 1b menti a segno ch' essi non servirono se non se a. inoltiplioare le tenebre. II mondo era in una profunda ignoranza al» lorrlie comparve Cartesio. Egli sent! e addito agli altri il bisogno di dubitare , ma non pote sfiiggire alle impression! de' tempi ante- eedenti ; e partito da un principio formato d' idee astratte e gene- rali , fu costrctto a spiegare eon esso tntte le altre, e ad attribuire air az'one immediata di Dio clo che Dio lia pur voluto che fosse • segnito per tuff' altro mezzo. Malebranchc spinse piu avanti la sup- posizione di Cartesio : Leibnizio platonizzo : fVnlfio inrrudi la ma- teria colle aspre forme e col diverbio degli Scolastici. La buona filo9o(ia avea conceputa qualclie speranza in alruni lampi di Bacone e di Obbes , c incomincii finalmente a confortarsi in Jjocke. Ma ossia che Locke avesse data una forma soverchiamente dura e pe- sajite al suo libro , ossia the al solo tempo appartenga preparare gli uomini alia persuasione della verita , non iscorsero mtno di cin- quant' anni prima clie si Vedesse in Europa alcnn ardito ingegn© che suUa traccia di Locke si r.T-tte«se a dare qualche configur^izione alia nuova scienza. Bonnet, che j 'fse a fare I' analisi delle facoltci deir anima , sarebbe stato capace della bella opera , se avesse pr— tuto moderare 1' intemperanza del suo spirito. Cio che jiuii fee* Sonnet venne a volerlo fare Condillac. JE qui r autore della prefaZione prende ad espotre quanto in que- ito genere di iilosofia fondamentale di ogui umana scienza sia Lent- merito Condillac , dando in compendio una idea di cio che questo celebre uomo srrlsse nelle varie sue opere. Se non che mentre pareva che a null' altro dovesse pensarsi che « mettere in ben ordinato corpo di dottrina (juanto Condillac avea sparso qua e la nelle opere sue, ed altri indu^triusi pensatori aveano aggiunto , vedesi improvvisamente sorgere d^l foiido deila Germauia con raolto clamore un sistema die metteva di bel uuovo iu pieno scoiivulgimento gl' ingegni. Era qufota la Jilosofia trafcendentiile di Kant , la quale in soitanza altro non e che il delirio di Plitonm dagl" immagiuoii Ateuie'i trap.-xssato in qiicsfi ultimi tempi Delia aSa APTENDICE. teste lie' Tedrwlii settentrionali. L' amore della no\-itri tlieJe a Kant jiiimerosi sostenitori ed amplificatori del suo assurdo siatema. I pi6 distinti fiirono Mercier , Vitlers e Cabanif ; egli , clie da tanti con- siderate come fabbricatore di un sistema clie mulie \a moralita com* fenonieno della orgaiiizzazione , trovd nel bambino nato appena un sentimento irriflessivo ^ una ragione innata , piu sicnra della ragione acquisita. La filosojia trascendentale pero ebbe anche degl' inipu- gnatori robusti ; e si distinsero tra gli stessi Franresi Litmelin • Degerando , e sopra tntti 1' autor illustre di questi Elemenii in una memoria , in cui prese a provare non poter esistere nella mente no- stra cosa simile a eio che dicesi ragione pura j o intelletto pii.ro , o jnira icnslbilita , clie con questi nomi appunto i nuovi settarj indi- cano queir astratto principio rettore ; ne il decantato loro sistema sopra altra cosa appoggiarsi che sopra un abuso d' idee astratte • di principj generali , e sopra T errore di pensare, clie noi delle par- ticolari idee giudichiamo per mezzo delle idee generali. E qui I'au- tore della prefazione si apre la strada al conlionlo delle due ipotesi, e a rilev:ire la diiferenza che passa tra quella delle idee o ingenite , o depositate , o innate che si vogliano dire , e quella che dall« sensazioni ripete 1' origine di ogni umano pensiere. La prima delle quali apparendo evidentemeute falsa ne' suoi termini stessi , non dava omaj piu luogo die a prelerirle la seconda, e ad ester.dere questa in un corpo di dottrina tanto piu opportunamente , quanto che da un lato si avevano gia grandi sussidj per comporlo , e dal- 1' altro era gia sorto un ardito rovesciatore di ogni principio psico- logico , r autor famoso della Zoonomia , ossia delle leggi della vita organica , il quale avea perfino tramutato il linguaggio della scienza, e coir incanto di un ingegno originale e di pensamenti pvofondi potea facilmente trar fuori di via le menti , e condiirle ad un cieco aiitomiirno. II sig. di Tracy e quegli che coi suoi Elementi d' ideologia ha provveduto all' uopo ; e a lui debbesi la giustizia di proclamarlo, siccome il primo che ha dato forma alia scienza, cosi il primo an- oora che ad argomenti per se stessi astrusi e d' investigazione finis- fima ha in oltre aggiunta una chiarezza meravigliosa. E dati alcuni cenni delle tre parti in cui il sig. di Tracy ha divisa la scienza ideologica , rhe sono i ." la scienza delle idee , ossi.i Ideologia pro- priamente detta ; a-" la scienza di esprimerle , ossia la Grammatica senerale ; 3.° la scienza di dedurle , ossia la Logica; e rispetto alia prima parte, nella quale tutto apparisce il carattere da lui iinpresso alia scienza , limitandosi ad accennare il generale semplicissimo prin- cipio che pensare altro non e che sentire , i cui elementi si risol- vono in sentire senzazionij che e 1' avere delle idee; in sentir ricor- danze , die e aver memoria ; in sentire relazionl di cose , che • giudicare ; in sentir desiderj , che e volere ; I' autore della prefa- c^ione passa al srcoudo oggetto propostosi. PAHTE STr.AKIERA. 8,53 Pr''mP550 (H non prendere rura di qiianto intomo alia <3ivi=ioiift Gelle operazioni iiitcllcttuali e alia forza di raziocinj dell' autoie nella spieojaz.ione de' fenomeni dulla mente uniana possa dirsi ; lasciando a tutti la liberta di opinare, il cui esercizio puo recare somma nfi- liti alia sclenza ; paragonando le obbiezioni die alia dottrina ,ideo- logica si sono fatte con quelle che fatte furono dal momento in cui torse , alia nuova Chimica Lavoineriana , crede egli che i fatti di Ijai>oisier e di Tracy per molti riguardi possano considerarsi sotto nil medesimo punto di vista , perclie entramhi da una parte conten- gono scoperte nuove , e dall' altra purificano i vecchi eleinenti clie •i avevano , ed innovano nel linguai,'gio per meglio presentare la ve- rita delle idee , il cui complesjo I'orma i due nuovi sistemi ; ed ua certo ardimenlo cntranibi cliieggono in chi si alf'accia per afferrarli, e creano entrambi sorpresa ove si comprendano , per la nieravif'liosa' loro semplicita e scliifttezza. Ond' e, die siccome suUa base de' prinii dogmi della ?iuoPa Chimica per couseguenti studj la scienza fisico- cliimica si e illustrata e depurata fclicissiraameiite , ne a condurla air alto splendore di cui oggi Lriila , poco coiitribuirono i contrasli stessi che soffri nel suo sorgere ; cosi per mezzi simili andra a pren- dere incremento , estensione e solidita la nuova scienza ideologica tulle splendide basi proclamate dal sig. di Tracy. Ma confessa egli giustamente che 1' indole e gli oggetti troppo diversi di queste due scienze debbono naturalmeiite j)orre una graiide differenza nel modo tli propagarsi e di estendersi ; e lo svautaggio per le ragioni compa- rate che adduce, sta per la parte dell' ultima. Tanto piii die all' in- teresse delle preyenzioni un interesse piii generale e giustamente piCl calcolabile si unisce a rendere nieno spedito il corso delle noviti ideologiche , pel timore cli' esse guidino , se non al rovesciamento totale , almeno all' indebolimento di certi principj , sui quali per una specie di contenso si appoggiano le iuiportantissime veriii tlella morale. E qui egli solennemeute dichiara, die non solo dekb essere con ogni forza rigettato qualuiique si^tenia ideologico , per quanlo loss' egli splendidaniente specioso , ogni volta che avvenga di tro- varlo per alcuna anche minima parte lottaute con si sante ed angusle verita; ma che percio solo debbesi assolutamente teuere per falso , essendo officio indefettibile di ogni razionale sistenia il oontiibiiir* direltamente o indirettamente a confermarle. Ma ne la novita di iiu aistema , giacche tutto da priucipio fu nuovo , ne la tardita che ahri ponga in rilevarne le giuste applicazioni a tali importantissinii ,og- getti , bastano a giustificare i sospetti , poiche e nolo che il dubbia puo facilniente nascere dalla disposiziuue degli uomini , aiizi ohe Jair indole della cosa. Ne luancano esem]>i comprovanti che dottrine nietafisiche discostantisi dalle comuni , o di alcun grado inalz.mtisi topia le medesime ^ ebbero a solfriic impiitazioni , le quali come nel bollore delle comiuozioni prime fiwono violcute , cosi poi <{uaad% »54 A p r E :x Di c E. alia jirecipilaiione del giiuliiio succedette 1' esanie tranquillo , sfuiiia- rono dileguate ; e a poco a poco divenute geiierali, remessi due estrattl di quanto Cn qui l"u di meglio *critto iutorno alia esistenza di Dio e alia immortalila dell' anima umana , onde corroborate le raenti dei giovani da si manifeste verita , piu rettamente e piti sicuramente guidinsi nella considerazione della storia delle lacolta della medesinia, die lore espone il sig. di Tracy. Uno de' quali estrattl e tolto dal Trattato delle scienze metafi- tiche del Genovesi, 1' altro dal Curso elementare di lezioni logico- nietafisiche-niorali del P. D. y^iiiccyizo Bini , professore attuale della poulilicia Uuiversita di Perugia. Li secondo luogo si sono apposte alcune note a que' poclii pasii nei quali potessero cadere concetti o troppo rigidi per la espressione , o per 1' allusigne trojipo stretti , • icolie i giovani possano immediatamente vedere in quale giusto senio abliiauo ad intendcrli. Ma alcune altre sono in altro senso riachia- vatrici del testo. E le une e le altre pajono appunto esprimere un iiitelletto esercitato in questo genere di studj , ed uno spirito bea roini>rfso dalla gravita del son'^'etto. Tra le prime, le pii important! i'ju'j sembrate a nui quelle che trovansi alle pag. ia3, l55 del Vol. I, 9 alle pag. ^, ai del Vol. II: tra le seeonde quelle che sono alle y»j;. i't del I Vol , « alle pag. 68. 97, ii3 e i,|4 del Vol. II. Sk56 APPENDICE. Terminianio questo artioolo riportanJo (juesta ultima , cLe puo Jirsi su]ii>leloria. S E certamente , dice il sig. c-av. Compa grioni , nno dei jnu sorpreiidenti fenomoni nella storia ijeologica dell' uomo quello di appreudere uoi le idee altrui mediante la conninicazione del linguag- gio; poiche a cio fare occorre die le meutali iutelligenze di due iu- dividui , o piii , si mettauo in una specie di ccntatto. Poclii si danno a consideiare cjuesto fenomeno , ma lo spieg.ulo poi non e opera di molti. Piemesso cio die dice I'A. , che ci souo gia noti gli element! delle idee che ci si coniunicano , quella che per noi e nuova , ci viene come una semplice percezioiie , la quale poi tosto per una ra- jiida operazione nostra diventa un giudizio , dache analizzandola e licoraponendola la facciamo diventare un nostro pensiere. Ed e S) jjiusto questo discorso , che se nella comunicazione altrui v' e un se- gno che non possiamo combinare con quelli che ci sono noti , non iutendiamo piii nulla. Cosl non restiamo persuasi di nulla ^ o restiamo incerti se le idee comunicateci nun possono da noi paragonarsi e comiinarsi colle nostre. La comunicazione adunque non fa che fare! una impressione. II resto e tutta opera della nostra mente. E 1' ap- plicazione di questo principio spiega tutti i secret! dell' insegnamento e della eloqueuza, presi 1' uno e P altra nella massima loro estensione. Tutta la dcstrezza di chi vxiole comunicare ad altri le proprie idee sta nello scegliere le formule note a chi lo ascolta; e tutto il pio- fitto della comunicazione dipende dall' ahitiidine in cui e chi ascolta circa il sentire le relazioni delle cose, ossia in fare giudizj i^. Dalle poche cose dette abbastanza adunque ognuno comprendera il vantaggio sovrano che si bella Opera rechera agl' Italian! , i qualj 1' editore non dubita che non sieno per fare assai presto felicissimi progress! nella scienza ideologica , come hanno saputo fame nella scjcnza fisico-chiniica. 2,57 Naturgesclilchte der Amphibien von Fried. Tiedemann, Mich. Oppel , und Jos. Liboschitz, cioe: Storia na~ tiualc ttr^li Anfihj rli Fed. TiEDEMANN , Mich. Op- PEL e Gins. LiEBOSCHiTZ. I. Fascicolo. Coccodrillo, con 1 5 tayole in fol. Heidelberg , \Z\i ^ a speso degU auloii. Pi ezzo 3>i Jior. JLiA storia degli anfihj h sempre Jtata la parte piii equivoca e la piu iiitralciata deila zoolo^a. II terrore che 1' aspetto di qiiesti ani- mali iiispira alia inaggior parte degli uumini , il pericolo reale che si corre ad awicinarli , fecero si che si lascio sempre piu luogo alia faiitasia che all' osservazione , e che la storia degli anfibj fu sempre la piu sfigurata dalle favole e dagli eifetti di una immaginaziono spesse volte alterata. Quel poco che si sapeva fine a' nostri giorni iatorno alia classe di questi aiiimali , trovavasi disperse in un numer* grandissimo di opere soventi troppo rare e troppo preziose per essere a purtata di tutti. Gli elemeuti di storia naturale noa erano altro clie compilazioui fatte per la maggior parte da scrittori che non ave- vano mai avuto sotto gli occlii gli oggetti , de' quali nullameno ci parlavano da precettori. Tranne K^eWo v.\ie Laurenti , Rofcl e <^ch6pf ci haano lasciato sui rettili , il conte Lacepede e stato il prima cho ba raccolto cio che prima si sapeva intoruo agli aufiijj uella immor- tale sua opera sui Quaclrupedi o^sipari e i serpentl , arricchendoia di tiitte le scoperte die gli poterono fornire il sue ingeguo ed i tesori che si trovavauo uella Tasta coUezioue del museo d' litoria naturals di Parigi. I prugresii che la storia naturale ha fatti da alcuni anni nei tr« regni della natura, impongoiio ai naturalisti dei iiostri giorni la legg<> di un ^iuovo ractodo nelle loro indagini. Per trovare la luce in mezzo al caos oscuro e coiifuso in cui trovasi la massa delle nostre oogni- ziuiii attuali in istoria naturale, il curioso trovasi imbarazzato fra la lAoltitudiae dplle tradizioni antiche e le scoj)erte moderne; bisogna at'ere il coraggio , come dicea un grand' uomo , d' ignorare qualche cosa. Bisogna determiuare il siio ingegao le sue cure, le sue fatich© alia ricerca, alio studio di una sola classe o di un sol ordine di animali, uon bastando ormai piu il genio pill vasto ad abbraociaro tutto in una volta il regno animate. lu una parola, ci vogliouo delle juonograGe nell' istoria naturale. Bibl. Jtal. T. X, 17 . s53 ArrENDicE. Spmbra clie gli atitori tleJl' oprra eccellente di cm ci proponiamo Al dare 1' estratto, siano statl penetrati da ijuesta stessa idea, saorificandosi intieramente alio studio di una sola classe di animali , qiiella cioc degli anfibj. Ci promettono ili trattare a parte, ed in fascicoli parti- rolari , dei diversi generi di questa classe; il clie facilita 1' acquisto di un'opeia, la quale senza questa precauzioUe supererebbe le forze economiehe di molti eruditi cLe bramerebbero possederla. Gli autori dopo avere fissato il carattere del genere coccodrillo clie iioi daremo trattatido delle specie , coniinciano col dar un' ana- tomia coinpleta di quest' animale. Trattano in prima ( dalla pag. 7 alia 2P. ) degli organi del moto , descrivendo le ossa, la testa, la colonna vertebrale , le coste e-lo sterno , Je estremita ajiteriori , il iarino , le estremita posteriori ed i muscoli. La seconda sezioue.. ( dalla pag. 25 alia 34 ) da 1' anatomia degli organi dei sensi , come il cervello e i nervi , gli organi della vista, dell' udito , dell' odo- rato , del gusto , la pelle e le glandule muschifere della pelle. Nella terza sezione si occupano degli organi preparatorj del cLilo, consi- derano il nutrimento di quest' animale , il movimento delle loro raa- icelle, i denti , 1' esofago, lo stomaco , gli intestini ^ il pancreas, il fegato , la milza. La quarta sezione ( dalla pag. 4^ ^'^^ 4^ ) ® destinata alia storia della laringe, della trachea, dei polmojii , del CJiore e dei yasi sanguiferi di questi rettili ^ trattando de' loro organi della respirazione e della circolazione. Gli organi del sistema uropoe- tijed , le reui e le ui'etre sono considerate nella sezione quinta , pag. 5o. La sezione sesta ( a pag. 5l ) e destinata all' anatomia degli organi sessuali in ambo i sess- , alia considerizione dell' accoppiamento, alle viova ed al eoccpdrillo ancora pulcino. L' ul>ima sezione finalmente ( pag. 55 ) e consacrata all' istoria dell' abitazione di questo animale. Ci sarebbe impossibile di dare in un estratto anche piu esteso tntte le scoperte che gli A A. Iianno fatte nelle lor«> osservazioni anatomiche »opra questo genere di rettili , e di seguirli passo passo per tutto ov' essi lianno corrette , rettificate, arriccliite le osservazioni de' loro predecesso'i. Egli e con pari piacere ed istruzione che i natursilisti leggeranno quest' oj'era tulta piena di vedute affatto nuove suUa or- ganizzazione di questi animali, e corredata di vma erudizione rara nelle opere de' nostri giorui. Gli autori hanno assolutamente fatto tutto quello che si potca mai desiderare da' naturalisti che non sono stati a portata di poler disseccare a dozzine questi animali sulle rive del Nilo , del Gange o dell' Orenoco. Prima di dare i caratteri del genere e delle specie del coccodrillo seoondo le nuove iiidagiui de' jiostri AA. , noi osserveremo con esso loro che i coccodril.'i attualmente vivi non si trovano che tra il 32.*' grade di latitudine settentrionale ed australe , qnaiitunqiie siensi trovate delle ossa fossili di questi animali in Franconia, a Altdorf , ne' moutj Vicentinij a Iloufleurj al confluccte della Senna j ad Havre ^ Au|;eri, PARTE 9TRANIERA. aSn Manx, Aleniun, nel Dorsetshire, a Woodchester ed in Baviera presso Daitiiig. Oiserveremo cio che lorse e sfuggito a' nostri AA , die il prefetto del dipartimento del Aodano nelU sua statistica di quel dipartJmento parla di un giovaae coccodriilo che si e trovato vivo iu quel tiiime. I caratteri del genere Coccodriilo che da qui innanzi si dovra se- parare dal j^'enere Larerta , col ifuale Linneo 1' avea dapprima niiuito , souo serondo i nostri AA. : MaxUhie dentibus acutis conicif innequalibus. Lingua l.ita intesrit maxillae inferiori adnexa , non protractilis. Artus humiles , palmae ■pentadnctilae , plantae tetradactdae , palmatae aut semipalmatae ; utrarximqus digiti priores trini unguicuLati. Cauda trunco longior j compressa , superne cannata , serrata. Squamae dor si ^ t-entris et candae latae et subquadratae . Questo geiiere si divide in tre sezioni. I Caimani o Alligatores , i CoccodrilU veri ed i Gavtali : i caratteri de' primi souo : Alligatores : rostrum bre\.-e r dens inferus utrinque quartus longissimus , a fossa maxill-ae superioris receptus. Plantae semipaU niatae. A qiiesta sezione appartengono , I. Crocodilus luoius (krlERj rostro depresso parabollco , nucha scutis quatuor magnii oblongis carinatis. Tab. 4 de' nostri AA. Co- tesby Carolina^ II. t. G5 , e il Caiman a museau de brocket di Co TIER. Abita uei laghi e fiumi dell' America settentrionale. 2. Crocodilus sclerops ScffyElDF.n , porca trans^^ersa ante orbitas. JS'ncha fasciis .} osseis cataphractd. Tab. 5 , ed e il Caiman a luuettest di CuflER , il Yacar del Braslle , di cui SeBA ha dato il ritratto di un giovane esemplare. Tlies. I, t. lo4,/- 10. E la Damigella il/£fi/iflr ne ha data un' altra assai cattiva ( iusectes t. 69 ). 3. Crocodilus palpebrosus CcriER ^ palpebris superioribus scuta osseo tectis J nucha fasciis quatuor osseis. Tab. 6. E il Caiman d jiiiupieres osseuses di CiriER. Abita nel Messico. 4- Cr fig- la. AJOita ft Java, Timor, alle isole Scchellcs- i>6o A P P E N D I C E. 1. Crocodilus rhomhifer CvriER: rostro convexiore jporcis duahits coni-er-^entibus ; scutis niichae sex, dorsl quadratis ; memliTorum squamis rnagnis et carinatis. Tab. lO. Le Crocodile d losange . Igno- rasi ove abiti. 8. Crocodilus galeatuf CvriER : crista osiea bidentatii in txcrtice ; scutis nuchae sex. Tab. \l. Le Crocodile a casque. Abita a Siam. o. Crocodilus biscutatus CvriF.n: scutis nuchae duobus , dorsl intennediis quadratis , exterioribus irre gul aribus subsparsis- Tab. 12. Crocodile d deux boucliers. Abita al Senegal. 10. Crocodilus acutus CuFIER.' rostro longo acuta bail conoexo ; scutis nuchae sex dorsl interniediis quadratis ■, exterioribus irregula- ribus. Tab. i3. Crocodile a museau effile ou de s. Domingue : iioi leffo-iamo nel testo — • a PlVMIER der Vater zergliederte mehrere » — cio die siirnifica PlvmieR il padre ne disseccb molti. Gli Autori avreLbero dovuto dire — a II Padre PlVMIER ( Plumier era un fr3te,ecome frate uon osava di avere uu Plumier figlio ) ne disseccb molti. GaFIALES o LoNGJROSTRES : rostrum Jonglss'mum j, angustum , fere cyUndricum. Plantae pahnatae. A questa sezione appartengono i segiienli: 11. Crocodilus Gangeticus Cvp'IER : eertice lata, nucha scutis sex armatd. Tdh. i^. — Le grand Gavial de' Francesi. Abita nel Gange ed in tutti i fiumi del Malabar. Faujas de St. Fond ne ha date due figure t. 465 47- 12. Crocodilus tenuirostris Cur/FR : vertice et orbitis angustiorl- hus J nucha scutulis quatuor cataphractd. Tab. i5. Le petit Gao'ial dei Francesi. Faujas de St. Fond ne ha data una figura alia t. 48. — Ignorasi ove abiti. Le tre tavole prime di tpiest' opera sono disegnate dal dott. itfr'JVi? , prosettore di anatomia , le altre furono eseguite colla massima cura ed eleganza da uno de' tre autori dell' opera stessa, il sig. OpPEL. La miniatura colorata ( almeno nell' esetnplare che abbiam sotto glL occhi ) non lascia nulla a desiderarai. Quest' opera magnifica e dedicata all' Lnperatore Alessandro. Doh- biatno pero confessare che la tavola contenente la dedicatoria non corrisponde alia eleganza del resto , ma pecca di pefaiite e lira al ^usto un po' gotico. ( Artirolo di un nostra collahoratorc corrlspundcnte in Gennania, e da not tradcfHo. PARTE stbaniera. a6l MElETEMATyl E DISCIPLINA ANTIQVITATIS. Opera Fedeiici Creuzeii etc. Pars J. Anecdota gracca ex codicibus maximae Palatiiiis deprompta , cum notitia illoriim lihrornm et animadversionibuS' 8. Lipsiae , 1817^ in bibliop. Hahuians. Quest' ojK'ivi ha ancora il litolo seguente : Opuscula niythologica , philosopha , (sic!) historica et giaminatica ex codicibus giaecis maxinie pnla- tinis : nunc primiim edidit eoiunupie libroruni noli- tiani et annotationem adjecit Frid. Creuzer. JLiE avventure ile' codici palatini sono abbastanza note agli eruditi Italtani. Si e peraltro di inolto esagerata la peidita che noi ab)>iaina fatta cedendo 890 rodipi, fra quali non se ne trovano die 38 di greci e latini, meutre tutti gli altri sono puramente tedescLi , e divenuti col tempo cosi poeo iiite lligibili aiTedesclii stessi daeccitare ad ogni passo e quasi ad ogni parola un dubbio ed una contesa sul suo vero significato. Noi dobbiamo sapere buon grado al sig. Creuzer della fatica datasi a consolarci co' suoi MelETEMATA della perdita che abbiamo fatta in codici greci. I fiammenti di essi cb' egli lia or or pubblicati ci provano abbastanza che noi non abbiamo perduto nulla mamlandoK ad Heidelberg, e diretn quasi che ci abbiatn gUHdagnato per i cora- menti sempre dot'.issimi e il piu delle volte giudiziosissimi dei loro editor! ; commenti che non avrebbero forse mai veduta la luce se que' codici noa fbssero tornati la donde ci vennero. La prima divisione di quest' opera ( pag. i a 4^ ) versa sopra un codice cartaceo del i5.° secolo , che contiene de' frammenti biografici de' Sofisti per FlLOSTRATO j 1' epitome de compositlone eerbontm yer DlO\rr,IO /)' AhlCAKyAUSO ; Y Enchridion de Metris per EFESTfoyE; la paraenetica ad Demonicum per JSOCRATE ; de' frammenti delle Ecloga nominum et verborum attlcorum ^er P.VR/XlCfflVS; fyCftJiTOl, TOV 0:6i e degli altri dei ; le Epistole alieutiche di jil.CIFROyE ; tre lettere di TeaSE ; le lettere di CraTE e di E.^CRIXE. La secouda ( dalla pag. !^1 alia 48) ci offre aA'At'YOjt'aQ OVO' UWTOV ^F(JV giusta un codice dell' Iliade ove questo passo trovai>i alia fine della rapsodia m. La terza ( dalla pag. 48 — 56 ) /tOTTO?.Oyt}fiaTCC ex Scholiis in Odrsseam in codice palatino n. 45. La quarta ( jiag. Sq — 97 ) contiene JVoifSf narratlones 20 ad Gre- nnril JVazianzcnl orationein in laiulem Banlii 3Iagni e duohui co- dicibus monacens. nunc primnm editae et adnotatione illustratae. La quiuta ( p.ig. 98 — 118 ) ci da alcune lectiones platonicae di J coilici , de' qiiali 1' uno e del i5.° secolo. (.4rt. c"iiiiJi\iQatocl da un prof, di Baeiera, e da noi tradottoj ft£a PAKTE 11. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTKATTO D OPERE rEKIODICHl. jVtiOi'i Commentarj rli merJiciiia e di chiiwgia pul'hli- cati dai signori Valeriano Liii'gi Breba , Ccsai e liuGGERl e Floriano CaldANI. Anno 1^18. Piimo Semes tie. PadovUy in 8.° X UESTi commentarj sono nna contlniiazione piu am- pliata del Giornale di mcdicina pratica pnbblicato dal si^. coDsigliere pi'of. Brera dall' anno 1812, a tullo lo scorso 1817. Quindi noi ci proponiamo di danie ra- ^ione come abbiamo fatto dello stesso Giornale, com- pendiando cioo quelle notizie e memorie italiane che non fossero gia comprese nella nostra Biblloteca. N.° I." Gennajo. — Cenni di una nuova idea sulla natura del tessuto cellulate, del dott. G. M. De-Felici. Pavia, 1817, in S.** — Si dimostra che la cellulare non e destinata soltanlo all' unione delle pai-ti, ma che e pm'e un organo immediato di secrezione, di nutri- zione , di vegetazione e d' assorbimento; che ha molta analogia coUa sostanza spugnosa cellulare dei corpi ca- \ernosi del pene e df 11' lu'etra , non (he col tessuto della milza , dei capczzoli, della clitoridc e della inte- rior j)arte della vagina c dcU' utero ; che fnialmcnte quesla illustrazlone anatomica puo molto iiifluire alia spiegazione di molti fenomeni morbosi, specinlmcnte a conoscere come si formino le pseudo-membrane , lo granulazioui , gl' ingrossamenti , cc. A.?P. PARTE ITALIAKA. i'Si N.° 2." — Mcmoria sojna /' acido prussico , del sig. Viiicenzo ManfrEDI. — Dcliiieala iti brcvc la storia della scopcrta dell' acido prussico, iiisegna 1' A. che il mi»lioi' metodo per ottenerlo sia qucllo proposto dal sig. Gay-Lussac , che consiste nello inlrodurre ia una rilorta di vetro tubulata once sei di prussiato di mtTCurio, iudi versare dall' oi'Ificio del tubo once quallro di acido idi'o-rlorico conceutrato. Cio fatto, si appone al collo della ritorla un tubo orizzontale , una parte del quale si riempie di piccoli pezzi di carbonato di calce puro , a fine di contenere 1' acido muriatico che potrebbe svilupparsi (la qual cosa pero si deve evitare, perch^ vi sarebbe svolgimento d' acido carboaico , che unendosi al vapore prussico ne impedirebbe la con- densazioue ) ; le altre due parll del tul)o si riempiono di clurido di calce fuso prima e raffreddalo e ridolto MX pezzi , e cio per condensare 1* acqua die si svolge iu vapore. Adaltato quindi a questo tubo un piccolo reci|)iente , ed intromesso iu un miscuglio figorifico per condensare il vapore prussico , si precede alia di- stillazlone in una leggiera teniperatura. Isolato questo prodotto egli e un liquido senza colore, odorosissimo, di un sapore fresco, un poco bruciante, ed e un po- tentissiino veleiio. La sua volatilita e crandissima : noa o arrossa la tintura di eliotropio peruviano ; costituisce de' sali cogli ossidi metallici; decompone i solfuri, coa- gula il sapone e separa 1' allumina dall' acido nitrico. La clorina lo decompone immediatamente. L' aulore sperimento e trovo giustissiino il processo chimico accennato. SuHa gotta e sui gottosi, cenni patalogici di G. M. ScA viNI Saluzzese, gia professore di Cliniva estenia neW antica FacoltA medica delC Unlversitd , chinngo maggiore della cit.ladclla di Torino , ec. Js'i , 1 8 1 6 , in 8." — Propostosi 1' A. di dimostrare che la gotta non e 1' effetto di un prineipio particolare specilicn , bf'usi una nialallia del solido \ivo, sognalamenle del sistema libroso, comincia a ragionai-e suU' anticbita della gotta, sulle sue cagioni e suUe diverse spiegazioni che 264 A P P E N D I C E. ne fiu'ono immaginate dai piii cclebri pratici. Dinioslrd clie la golta h uua ilclle piii aiilidie inilaltie dell' iiiiiaii geiiere dopo die osso si alloiilano dalla .sem[.lici(,a del vilto e dalla purila dei costuini die tatitu iiifluiscono sulla robustezza ddle complcssioni e suUa durata della vita. Tra le cagioni prcdisponeiiti annovera il t( mpe-' ramento sauguigno, o bilioso-sanguigno, robuslo, spi- ritoso e vivace, gli agi soverchj della opulenza. L' eta e pure una cagioiie predisponente, csseiulo 1' uomo di raro atlaccato dalla gotta prima del 35.** anno, tianiie il caso di atlitudine eieditaria , ed in soggetti dediti a gravi disoi'dini. La ghiottoueria , 1' abuso dei litpiori fermentati e dei piaceri di Venere sono rieordati dall A. tra le cagioni occasionali. Dai tempi d' Ijipocrate fnio alia sciiola di Paracelso la golta e stata eonsiderata una flussione proilotta e mantenuta da iino dei qiiattro umori radicali solo o combinato con alti'O. Paracelso r attribui al tartaro fbrmato da pi-incipj chiniici, cio6 da sale , zolfo e mercurio. V^an-Helmont ne incolpo il suo Archeo. Silvio de-le-Boe determino la sede d'Ua gotta nelle capsule legamentose e nei legameiiti delle articolazioni , e la cagioiie immediata in un umore acre-bilioso lisciviale (isso o volatile. L' origine di (jucslo umore la ripose in un fermento accaduto per la va- rieta della bile e del sugo pancreatico. II Jp^illis pose in campo una materia salina ossia tartarea separata dal sangue arterioso e deposta negl' iiitersti/.j delle ossa. L' Etmullero opino cbe la cagione della gotta fosse un acido volatile spiritoso siii generis di sapore speci- fico, cd unito alio spirito influo, il quale uniore guasta la siuovia e jioi le vicine parti memliranosc e lega- mentose ; e ripete questo cnte malcfico da uu vi/.Io della digestioiie. Il Fcrnelio V attribui ad un umore pituitoso che dalle parti esteriorl del capo stilla e piove nelle articolazioni. Zcuuto Liisitano non coutrasto cbe potesse derivare dalla testa , ma iuscgno cli' ella avea pur origine dal fegato e dal yentvicolo. Lo SlJial giu- dic6 essere la gotta un eflelto di que' movimeiiti salu- tai i eccitali dall' aniiua oude dissipai^e i ristagni c le fcongestioni nero degli autori presrelti si rifirodurraiiuo le scrittiire , nia si bene quelle che it piij bel Cure riicchiudono delta tnoderna italiana tcttc- ratura A questa edizione si e dato priiicipio coite opere sceltc di \ itturio Alfieri , di cui abbiamo gia da abuni giorni il priino vo- lume , il quale cotttiene selte tragedie, il cartegjjio di Alfieri e Ce- i7*^ A r P E N D I r E. saiolli Jiitornci alle prime tjuattio , e il Parere dell' aufoi-e stesso siiir arte coniica in Italia Ne' successivl tre volumi saranno oomprese Je altre tiagedie drll' Alfieri , la Vita ed alcune poesie liriche. Al- j' anzirletto primo volume tta m fronte un' erudita prefazioue , nella •juale rapidauionte , ma con maturo giudizio , si diacorre di quegli srrittori clie iiello scorso secolo contribuirono ai progress! dclla l«t- terstura e delle scienze. Questo primo volume dovea porgere un san-irjo delle cure che ai sarebbero irapiegate per la buoiia riuscita di questa non lieve im- prcsa. E q.iji dobbiamo ingenuameiite confossare rlie 1' editore ha datu buoii jirincipio all' opera , taiito nella srelta del testo , quanto per la parlicolare diligenza usata nella correzione. Per le tragedi* dell' AlJiPri egli segue 1' edizione parigina fattaii dal Didot nel 1788, la quale e jireferibile ad ogni altra per la sicurezza della lezione , siccome quella clie venue procuiata dall' autore medesimo. Solida iuoltre e la carta, di sufficiente nitidezza 1' iinpressione. Se coll' ac- cennata diligenza si procedera nella stanipa de' successivi volumi, e che le opere degli autori sieno corredate delle lore vite e delle pro- inesse illustrazioni , questa edizione dovra scevrarsi dalle tante ri- stampe , per lo piu sexvili o scorrefte , che inoudauo oggidi V Italia^ Li paiiuoliiii , sloria \-era. — Brescia, 1818, per Bettoui e socj , in 8.*'^ di pag. i3_, con dedica , jiitida edizione. Se questa sia storia vera o falsa ^ non curiamo sapere. Nell' un caso , miseria ili giudizib ; nell' altrd , miseria di fantasia. Cio che non possiaino ignorare si e , ch' ella e una certa qual cosa a somi- glianza di novella , scritta in uuo stile allindato , aflettatuzzo , in- zibettito , cascantello di smancerie e tli lezj , fluente di quelle ^ol- cjate delizie de' monsignori cinqueceutisti. Sonvi gli uomini piacevo- loni che si dilettano dar la berta j le carezzine che t' uwolano V aniina y la rosseggiante aurora che prese in mano le cerulee hri- glie de' suoi rosati corsicri cavalca per lo cielo y la biiona gana y le forviose pastorclle y il ciu\tare in quilio y il grullo grullo y lo scompisciarsi dalle risa ; le brache culate per un' occorrenza; i ba- eiozzi y i rubuffi, y 1' arra y il hatterc la borra ; le uoglie appiccate all' arpione ; il ruzzo uscito dal capo- E lutto cio in poche facce di starapa. E vi son anche vers! italiaui e latini , c descrizioni del
  • itlg)tersi neW isporcizia dorinendo in uii canile , sono aflerrati dagli sghrrri e condotti davanti al Magistrate ; ma riconoicluti iii- noceiiti , sono non tenza riso d' Ognuno licenziati. Koi strabiiiaino a peasare come tra i Cgliuoli di Adamo esser ve lie possano di cosi poveri d' intellelto da credere piacevoli qiiesle magic i'andonie. Perocche tanta facolti di ragione da saper sedersi , ad esempio , cjuando si e stanchi ^ ed irne al coperto (juando piove , dovrebbe bastare a cliiuni^iie per conoscere che si fatte milensaggini non sono da dire ueinmeno alle ortiche de' cimiteri , per pauru che inottano voce , come gia le cunne che tradirono il harbiere di IMida j • rivelino la quali.a d' orecchie che si uasconde eotto il cappellc). REGNO DELLE DUE SICILIE. Illustrazioue di uii ceppo sepoUrale csistente in A^'ez- zano , co' dettcii^li Mill' actjuidolto Clauriiano j presso til quale fa disoLteiiato nelC cuuio 1804. Di An-' gelo MiNlcucci. — Aqiiila , 1817 ^ dalla tipo" grafia Rictelliana , in 8." Li' antica isrrizione che forma il soggetto di questa operetta e 1« •Pguente. P. M. S. —J\I. Marcio. M. /•'. Fab. — lusto. Ve. T. Din.. Had. — Equiti. Cho. Vll- Pr. —IIII. Vir. Aed. IIIJ. fir. I. D. — Curatori. Anno It. — Curatori Aijuneductu. — fix. A. LXf. — . M. Marcius. Eutychet. — Et Jtlarcia Hestituta. — Patrono optiino suif. — Ainant'tssimo. B. M. — Et sibi suisquc pas — ferit eo- runi. — Hide, monumento . — Terra cedit. — In front. P. XXXV. In ag. P. LX. Essa e perfettamente intelligibile , e si puo corren- temeiito leggere anche dai mcno periti in siffatto genrre di studj. Solamenfe nella terza riga potrebbe taluno inciampare abhattendosi in quelle parole VE . T. ; ma 1' autore ei riniotte in caramino nio- straiido essere una svista dello scalpelliiio che sbagliii 1' interj.un- 7ione , e che dovea scrlvere VET. ( Vetermto J. !iiauo , ed oltre a parccchi altri inqiieghi, avea quello di ciiratore dfU' arquedotto. Era questo 1' acquedotto del )ago Fucino fatto co- ttiuiie da Glaudio oude «caricare iiel Liri le acque sovercLie del^ 2 7ia • A P P E N D I C E. lago stesso. Siccome era soggetto ad ostruirsi, cosi conveuiva Ji temp» in tempo ripurgailo j come fu fatto da Trajano , indi da Adri.juo. In tal sense debbonsi intendere le parole di Sparziano, cli» parlaiido di GOLARE , ossia la Vita e le imprese di Bibl , uomo memorando del suo tempo. II manifesto di quest' opera e scritto ia forma di diaiogo , e mostra lo spirito dell' autore. II numero de'vo- lumi non e fissato , ed ogni volume costera 2 lire italiane. Ne e uscito il prime volume , in i8.* Il Robin.SO:< Sviz/.ero. Romanzo istruttivo per la prima volt* tradotto in italiano. Anclie questo per associazione , 4 vol. in ia> a a lire italiane il volume. — Di questo pure e uscito il primo volums. LeJire oon de Augenkrankheiten , etc. ossia Dottrina delle nu\~ lattie degli occhi ^ ahbozzata per norma delle sue pubbliche lezioni y da G. Giuseppe Beer ^ dottore in medicina , pubblico professors straordinario di oftalmiatria pratica nell' alta scuola di Vienna , membra ordinario della facolta medica , ed Imp. R. occuli'ita pel poveri in dctta citta , nieinbro corrispondente della Socicta Reale delle scienze di Gottinga ^ e metnbro onorario della Societa boe- mica della Unianita di Prnga. Tradotta in italiano da /. /. u4lb. Schdnberg , dottore in medicina e cliirurgia, decorato da S. M. I. R. Apostolica della grande medaglia del merito civile, cavalicre dell' oi> dine di Dannebrog , medico in capo dell' ospedale del Sacramento di Napoli , mfcml>ro ordinario della Societa Reale di medicina di Cop- peiiliagen , metnbro residente della Societa Sebezia , membro corri- spondente del Reale Istituto d'incoraggiamento e della Societa Pon- taniana di Napoli , dell' Accademia imp. di scienze , iettere ed arti di Pistoia , dell' Accademia EUenit-a di scienze , Iettere ed arti di Roma , della Societa italiana dl scienze , Iettere ed arti , della So- cieta detta dcr Naturforscender Freiinde di Berlino , della Societi £«ico-medica di Erlanga, membro estero corrispondente della •>ociet« 276 ATPENDICE. fisira e medica ii Halla , della Societa universale ddle scl^nze na- tural! di Vetteravia , della Societa di mineralogia di Jena , en. ec. E iniminente la pubblicazione di quest' opera importantissima , di cui non manoheremo di render conto. I cliirurgi italiani dovranno alle cure dell' egregio sig. cav. Schfinberg il poter far tesoro delle accurate osservazioni e de' nuovi utili ritrovati dell' insigne oculista aleinanno. CORRTSPONDENZA. Letteia del dott. C. al sig. Edilore della Biblioteca Italiana. N, EL numero XXIV della Biblioteca Italiana^ pag. 48a , dandosi conto delle cose trattate nel numero V del Giornale Enciclopedico di Napoli J si e fatta breve menzione di alcuni cenni critici sul- 1' opera dell' arte di govemare i barhi da seta del conte Dandolo , espoiti dal molto reverendo padre Columella Onorati dell' ordine di «. Francesco , e pubblico professore emerito di Economia rurale in Napoli , in un giudizlo cbe di quell' opera e a lui piaciuto leggere al R. Istituto d' incoraggiamento di quella citta ; come pure di alcune sue opinioni sulla educazione degli agnolilli o bachi da seta, comprese in una memoria jjratica ed economica del medesimo pa- dre reverendo. E bene die chiunque aLLia lettp que' cenni sappia per sua norma , 1 .° che neir opera dell' arte di govemare i bachi da seta il conte Dandolo non s' immagino mai di dire ( pag. 3a ) che i bachi da seta sieno stati di recente introdotti nel regno di Napoli : 2." clie non intese mai di dare un* anatomia minuta del baco , cosa cne sarebbc stata estranea al sao oggetto ; e molto meno di raccontare come fo3- sero latti gli occlii di questo insetto , cosa die sarebbe stata affatto ridicola in un libro in cui bastava far conoscere in die il baco dilterisca presso a poco dagll altri bachi, e di quante ra^ze fra noi ne sieno ( pag. 34 ) : S.** che e evidentemente vero che i due or- gan! coi quali il baco scalfisce a principio la superficie della foglia tenera intera , e poscia la taglia , sono precisamente dentati; e che quindi conviene chiamarli piuttosto seghe , o segke dopjile , che for- lici , anche perche se le due lamine componenti le forbici fossero dentate, si chiamerebbevo seghe , an^i cLe forbici: 4-° *^''<' ^ preci- PARTE ITALIANA. 2^^ tamente vero , e le mille volte diniostrato , clie nijsun haco Ja setu puci couJui'si dalla sua nascita ai punto d' incamiciarsi nel suo bux- Bolo con altro alimento che con quelle della sola foglia di gelso. Indicati questi fatti , giova acceanare alcuue tra le mille cose cbe il inolto revereiido padre Columella in proposito di goveruare i La» chi da seta , singolarnieiite alle pagine g^ , 132, '4^ j ^^G , inse- gna nel suo llbro dell' Agncoltiira yratica , ec. stampato in Milano dal Slloestri nello scorso 1817. Vi faranno sopra le loro osservazioni quelli masslinainente che alcun poco conoscono i bachi da seta ^ e il come si allevano. II padre Columella prescrive ; I." Clie si metta a schiudere la seroenza mezz* oncia per pannolino^ in una stanza a mezzogiorno , oppure riscaldata dal fuoco di brag4 ben accesa ! ! 3-" Che scliiusi i Laclii^ si dia ad essi a mangiare due volte per gioino ! 3." Clie per evitare le malattie e il calcinacclo , procedenti dal cibo alqnaato fernieiitato , e percio alcalescente , si faccia netla stanza nn suffuraigio dolce , cioe con fusti di cavoli ben disseccati e di «terco vaccino secco 3 i cui acidi unendosi agli alcali dell' ambieuttt valgano a neutralizzare 1' aria ! ! ! 4." Che raccolti i bozzoli , si pongano (opra lenzuoli al sole per nove ore , le pin calde della giornata , e che dopo si leghiuo entro que' lenzuoli pei quattro capi de' medesimi , onde ben riconcentrarvi il calore ; che si rinnovi questa soleggiatura e riconcentrazione di calore per altri due giorui di seguito , e poscia i bozzoli si stendano *0]ira il pavJmento di una camera veutilata , onde si asciughino !! 5.° Che le crisaiidi si facciano morire ne' bozzoli mettendo ad ar- dere entro ad un piatto in una stanza ben chiusa tre once di cau- fora e tre bicchieri d' acquarite , ec. !!!! II padre Columella poi oltre cio insegna : Che i bachi da seta vivono quarantadue giorni. Che le gattlne nascono dalla mancaza di cibo , o dalla scarsezza del medesjmo. Che le foglie de' rosai e de' carpini suppliscono alle foglle dei gelsi J e che giovano aiiche quelle della vite , del rovo , della lat- tuga e deir olmo ! ! ( Ed oh ! perche tutti i popoli d' Europa noa coltivano essi in ogni loro paese, e in grande , i bachi da seta, giac- cho e tanto jiiii facile ottenere e far prosperare laltughe , carpini , r^vi e viti per averne foglia , clie i gelsi ! ) Dopo queste appena credibili cose del molto reverendo padre Co- lumella j e dopo mille altre non meuo assurde e strane ch« quel su© libru racchiude , senza che alcuno si dia la pena di parlarue , como putra mai supporsi ch' egli sia in istato di dare un retto giudixio di uu' opera d\ir aytore m«ditata prufwudameute ; « fondita .-uUa 278 ArrElN'DICE. esperienza diretta costantemente dai principj piu seTeri clollascienta, re per altra lagione poi in ogni sua parte auteiitioata dalla riusrila * Come si potra credere al reverendo Padre , clie le praticlie de' toz::^ contadini napoletani possano mai preferirsi a quelle che 1' arte il- lumiiiata e in caso di prescrivere ? II reverendo padre Columella dee prima stabilire le opportune comparazioni , e allora soltanto de- cidera , se i lozzi contadini najioletani , i ijuali noi dobbiamo per ogni rajjioiie credere meno dottl del padre professore , possaiio riuscir meglio nel governare con utiiita i bachi da seta , di noi , che coi nuovi metodi abbiamo assicurato iin prodotto non mai prima d' ora lie avuto , ne immaginalo. Se non fia forse clie meno assurde sieno le pratiche di quei rozzi contadini di quelle del padre Columella. Del resto e iina grande sciagura che quegli stessi uomini i quali soiio destinati a ben dirigere le arti utili per i' interesse delle na- zioni , e per tale oggetto pagati col piibblico danaro , si adoprino anzi a conservare nei popoli 1' ignoranza ed ogni genere di funesti errori. Noi quindi dobbiamo deplorare la conditione del regno delle Due Sicilie , poiche mentre e si felicemente coUocato per la coltivazioiie de' bacLi da seta , ne ha la cinquautesima , la centesima parte di gelsi che aver potrebbe senza incaglio veruuo deo-li altri rami della odierna sua roltura , ne trae se non che picciolissima quantita di seta in paragone della estensione de' suoi mezzi , e questa pure non solo scarsa , ma eziandio inferiore di qualita alia nostra. Non e che tiel regno delle Due Sicilie non v' abbiano libri , e non se ne pxib- blichino di tratto in tratto sopra argomenti interessanti la pubblica prosperita. Egli e che codesti libri sono cattivi , e di tal carattere ne ha stampati parecchi il padre Colum,ella , dei quail tutti basta a far prova quello da cui abbiamo estratte le poohe indicazioni qui esposte relativamente al governo de' bachi , eo. Ho r onore ^ ec. Squaicio di lettera del sig. dott. Carpi intorno alia cristalUzzazione della Lazialite. Roma, II maggio 1818. Nel Lazio non fu mai fino ad ora rinvenuta la lazialite distintamente cristallizzata. Questa scoperta fu fatta non ha guari in vicinanza di Castel Gaudolfo , ove il sig. Peretti ebbe la buona sorte di staccare dal peperino un masso di roccia primitiva che pre- senta bellissimi cristalli di questa sostanza. La roccia di cui parlo h composta di pirossene cristallizzate ed in massa di colore giallo-ver- dastro, verdc-brunastro , verde-bottiglia , di mica in lamine esaedre , di amfigene ia magsa di colore bianco-grigiastro ; di calce car- PARTE ITALIANA. 2^9 bonata spatica bianca di lucentezza inargaritacea , cristallizzata tal- volta in sottilissimi prismi aeicolari disposti a rag^i. Fra le I'eiiditure di tale roccia osservasi la lazialite di colore verde-smeruldo , verde- turchino e bianco-verdastro ora in masaa , ed ora regolarmente oristalUzzata. Alcuui cristalli sono della grandczza di un puello , • presentano le seguenti forme : 1. L' ottaedro smarginato , 2. L' ottaedro smarginato cuneifonne, 3. L' ottaedro spuntato , 4- L' ottaedro spuntato e smarginato. Sig- Direttore Ornatissimo. Colgo r opportunita per dirigerle qui uuito il prograinraa di uu pi'emio provocate e da sommini- strai'si da me col mezzo della Reale Accademia delle Scienze in Torino al compaesano di Vittorio Alfieri, die le presentera nell' anno conente e priiicipio del veutiu'o la migliore dissertazione sc>pva il merito trai;ico del Sofocle Astense. Accolga nell atto stesso , sig. Di- rettore pregialissimo , i sensi della dibtiula stima e con- siderazione die mi costituiscoao Sartirana , 1 6 aprile 1 8 1 8. Sua Det>otlis. OhhllgatUf. Seri>o MARCBE.se ARBORIO GATT1NAR4 Df. Breme. ACCADEMIA REALE DELLE SCIENZE DI TORINO. Premio alia migliore Dissertazione sopra il merito tragico del conte At, FIERI. Nessnua cnsa piu accende gli animi degli uomini alle grandi opcre che r esempio , e massimamente di coloro die nati sotto lo stesso cielo giiinsero ad acqiiistarsi perpetua fama o nplle armi o nelle let- tere o in (jualunque aitra parte dell' umano valore. Tra questi per tutta Italia e sominamente onorato il conte VlTTORIO ALFIERI- Per cio r accademia reale delle scienze , pcnsando che a lei principal- niente e a tutta la uazione si conviene onorare la memoria di ui» taut' uom« j per contraccambiarlo dell'onore cli' egli ba fatto e fa al Piemonte j non altrimenti cho la citta di Fir«iiie yeggendo djgli a8o AyPEKDicE. »ltri Italian! lodato altamente il suo gran poeta Dante, invitd i T<»" »cani a mo'trare i pregi del sno poema , tra i quali il Boccaccio fcl jl priino; cosi ella eccita i uazionali , cioe i sudditi e antichi e nuovi di Sua Maesta il nostro Re, a quest' uffizio debito insieme e gloiioso , • propone una medaglia d" oro del valore di trenta zecchini a chi faia la migliore dusertazione sopra il merito traglco del conte AL- FJERI; niosti-Jndo in quale state fosse la tragedia italiana , quando »gli si diede a tal genere di componimento , e a qual grado di per- fezione abbia innalzata questa parte ; forse la piii difficile della poesia. E siccome novcllamente iin nuovo scrittore tedesco ha fafto delle opere del tragiro italiano una rigida censura, cosi quegli che vorrit scrivere sopra questo soggetto dovra esaminare i giudizj di quel cri- fico : dei quali poiche alcuni derivano da tin certo suo nuovo sistima snir arte tragica ; converra penetrare piii addentro nei principii sui quali egli si fonda. II che giovera insieme a mostrare qual sia la vera natura della tragedia in generale , e di quella che puo sola piacere nel teatro italiano. I sudditi di Sua Maesta, dovunque sieno domiclliati , sono i soli ammessi al concorso , esclusi gli accadeniici resideuti. Le dissertazioni dovranno essere scritte in italiano, contrasspgnat» » ; pure i saggi conoscean bene che questo e sempre stato il destino di coloro che hanno dichiarato la guerra ai pregiudizii , e particolarmeute a' pregiudizii della plebe ne' paesi ove il popolo e plebe. Balsamo fu nella necessita di rifondere la parte teorica delle sue lezioni per accommodarla alle nuove teorie della chimica , ignote quando le scrisse la prima volta Fatica piu lodevole che utile. II Jlogisto ha dnto luogo al calorico y 1* aria injiammabile ^ dioenuta idrogeiie .• tutte le grandi scoverte alle quali si devono cotali cam- biamejiti ci hanuQ avvicinato, e vero, al santuario della natura , ed PARTE ITALIANA. £85 aMiiamo forse lacerato in parte il denso velo che cuopre le sue fun- lioni , in,i le sue funzioni sono state e saraniio s>!uipre le stesse. Columella ignorava sicurameute I' azoto ed il gaz-arido-carhonico. Yoang spiega tutto col flogisto; pure chi non si alloiitaiia da' loro precetti e sinuo dl ricavare il massimo profitto dalle sup terre. Nella parte ptralica finalmente egli , suUe traoce di Young, pre- (Cnta la soienza agraria sotto di un punto di veduta diver.^o di qviello in cui r hanuo considerata gli aJtri agronomi , mentre egli staLilisce che r oggetto dell' agricoltura non e la niaggior produzione dello terre , ma il maggior profitto dell' agricoltore. Per ottenere un tal« inteiito tisogna diminuire il piu die si puo le spese di coltnra , mol- tiplicare i prodotti , e procurare di renderli quanto piu si puo ab- liondatiti. Si diraiuuiscono in gran parte le spese di coltura coll' uso di buone maccliine agrarie, per risparmiars la mano d' opera , e fare in un sol lavorio cid che con un cattivo struniento dee farsi a pii\ riprese. Si moltiplirano i prodotti non lasciando nel canipo spazio alcuno die non dia un prodotto , e combinando cotali prodotti in nodo che uno succeda all' altro , e 1' uno serva all' altro di prepa- rativo. Si reudon questi piu abbondanti accresceudo le parti fertiliz- zanti del suolo col replicato uso de' concimi , che devono in gran parte ricavarsi ecouomizzaudo e cnrando lo stabbio, e gli avanzi dei foraggi somtnini strati al bestiame che dee maiitenersi nelle stalle , cosa f horrenda dictu!) iguota in Sicilia. NfH' additare i modi ond* rccare ad effetto cotali operazioni agrarie, le lezioni di Balsamo su- pcrano di gran lunga la maggior parte delle opere georgiche , poicbe queste per lo piu o stabiliscon precetti senza 1' appoggio dell'espe- I'ienza , o lu loro esperieiiza non oltrepassa il perimetro del distietto in cui furono scritte , mentre Balsanio appoggia i suoi precetti alle sue proprie osservazioni comparative sulla pratica di cpiasi tutta 1' Europa. Non contentossi egli di additare ai Sioiliani , con questo nietodo tutto nuovo e tutto suo , i mezzi di migliorare la propria agricoltura, ria fece anrhe di piii per rendere maggiormente utile la sua catte- dra. Come il fulmine ed il terremoto lascian tratto tratto spavente- voli orme clie fan misurare la violenza di quelle calamita , cosi i varj popoli che hanno signoreggiato la Sicilia han lasciato un lacri- mevole retaggio di barbare istituzioni , che mostrano quel che si e potulo fare per isterilizzare la patria di Cerere , ed istupidire i di- scendenli di Empedocle e d' Archimede. S' egli avverra che un giorno, rifnossi i ferrei impacci che inceppano il genio si<;iliano , giungera la Sicilia alia grandezza end' e capace , i posteri stenteranno a cre- dere che vi sia stata lui' epoca in cui gli agricoltori siciliaui, appena strappato alia terra il prodotto , si vedeuno assaliti da un' orda di arpie , che sbuccando da un villaggio viciuo , autorizzate dalla legge, ne to^litan loro a forza la terz* parte j da pugar^liji senipro dof» a84 APPENDICE. lungo aspettare , spesso dojio un dispeudioso piato la meta meno di ^uanto avrebbero potuto altronde ritrarue ; che 1' infelice colono che portava al mercato i frutti di un suolo abbeverato dal suo »u- dore , non era in diritto di venderli come , a chi ed a qual prez20 volea , ma un vampiro togato potea legalmente levargli a forza la roba sua , imporgli un pvezzo capriccioso , farlo arrestare da una eoorte di masnadieri , multarlo, depauporarlo , assassinarlo, senz'altra lei .' que- st! erano moltiplici e di diversa iiatura, ed ognuno di essi avea una separata ragione ^ scparati impif^ati iddclti alia riscosiioue ; quind* TARTF. ITALIANA. a85 riiultrtra il massitno ritardo nrJla esazione , il ma»siitio (lispendio , jl massimo disordiiie ; ma 1' ineonveniente map^giore era quelle , clie e.-sendo cotali donativi impost! da' parlamenti composti di tre camerc, due di queste unite saciiticavano la terza; ed ognuno capisce che re- stava sempre sacrificato il popolo , perclie area allora una ristretlis- sima rappiesentanza , e questa affidata per lo piu a mani infide : quindi iu un paese in cui tutta la proprieta e concentrata nelle mani de' ffrandi e del clero che costitulvano le due camere , si verificava sempre che la classe piu povrra ed industriosa dfUo Stato era quella che sofij-iva la parte principale de'pesi pubblici. Fu Balsamo il prinio clie coucepi e fece adottare in Sicilia il piano ardito di anuientare tiitti li donativi, e sostituirvi un peso iiguale suUa rendita di tutte le proprieta di qualsisia natura; operazione che adempi i due grandi principii della pubblica economia , massima uguaglianza , massima sempliciti ne' triLuti ; operazione die sgravo la classe utile dello Stato di pesi grandi ed ii;giusti ; operazione che apri la strada ai cambiamenti politici che ebbero luogo in Sicilia , cambiamenti che fecero vedere che fra le cognizioni di Balsamo le minori eran quelle coposciute sino a quel punto. Gia prima di quest' epoca il Re avea dimostrata la sua particolara *tima per i meriti di Bals.imo , scegliendolo custode della sua privata biblioteca ; ma destinato egli a tracciare un piano di riforma nel sistema politico di Sicilia , fece vedere che il filosofo nella sua con- dotta politica non sa agire per altro impulso che qnello de' suoi principii , e non sa ne prestarsi a serVire il potere , ne secondare le voci demagogiche che hanno insaiiguinata 1' Europa. 11 Governo, per ricompensarlo di tante fatiche , gli confer! una pin- gue badia;ma colei che inesorabile si ride degli umani disegni , noa voile che ne godesse a lungo : una morte immatura lo trasse al se- polcro. L' invidia e la malevolenza che non si avventano mai con- tro le persone mediocri , sono fmalmente costrette a rispettare il si- lenzio della tomba. La persona oggetto de' loro lividi ed iuipotenli niovii non e piu, ma le sue opere restano, vestano le sue idee, lestan le lacrime degli amici , 1' opiuione de' Luoni, 1' invidia de' tri- sti per onorarne il nome. Oltie le opere da lui pubblicate e le sue lezioni di ar;ricoltura, si p rinvenuto un avanzo delle memorie da lui lette in iscuola. Queste fiirouo dapprima scritte tutte con unico piano , in modo che aveano nn nesso tale fra loro che formavan tutte una serie d' idee derivanti J una daU* altra ; smarrita la maggiore , e sventuratamente forse la niiglior parte , un tal nesso si e rotto , quindi esse preseutano gli avanzi , e uon piu 1' ediiizio. II giorno in cui furon lette da lui ecu tal divisamento notato in ognuna dimostra le lacune ; pure confen- eono o<9e idee cosi importauti , e si annnnziano con tale lacilita • nitidezza , rhe sconnesse come sono loimanu tuttora uu' interessaDta . .lUi'zione. Esse eono le ifiruenti ; a86 ArrExDiDE. l.° La Sicilia e piu rirca e meglio coltivata che ne* pas sati tempi, a nostra nietnoria. a." La Sicilia e meno ricca e meno ben coltivata di aliri Stati di Europa. 3." L' adoperarsi pochi ingrassi nelle different! collivazioni e una delle pritnarie cagioni della poca peilezione dell' agricoltiira di Sicilia. 4-'' I dritti privativi nella veiidita e li regolameiiti nei prezzi de' prodotti della terra sono stati pure cagione dei pochi progress! che ha fatto tra noi 1' agricoltura. 5." Gr incagli nella vendita dei frntti della terra sono un' altra cagione del poco progresso che ha fatto tra noi 1' agricoltura. 6.° Rimuovere gl' inconvenienti additati nelle precedenti memorie liasta per migliorare 1' agricoltura di Sicilia , ed a quest' oggetto le leggl coattive circa li buoni metodi di coltura sono iuutili ed an- che nocive. ^.^ La Sicilia ha qucUa quantita di nioneta che puo avere nelle j)resenti sue circostanze. 8" Le proibizioni dell' esportazioue della moneta dalla Sicilia non sono lodevoli. g.° Cagioni dell' alto interesse del denaro che si sperimenta in Sicilia. 10. ° II costante vile prezzo de' gpneri non denota e non cagiona ricchezza e prosperita in uno State. 11." L' abiezione del valore de' terreni , che apporterebbe il du- revole vil prezzo corrente delle uustre derratCj sarebbe per la Sicilia una grave calamita. 12. ** II vile prezzo de' terreni e delle biade , quando pur conti- nuasse , recherebbe una reale disfavorevole bilancia di commercio altamente nociva ai veri interessi di Sicilia. 13." Lo spenders! del denaro in un paese quali utili effetti pro- duce nel paese niedesirao. 14." L' osservarsi talvolta nella circolazione della nostra maggior copia di quella di rame ^ che di argento o oro, spesso non e argo- mento di poverta nazionale. l5.'' Cagioni della falsificazione della nioneta di rame iu Sicilia , e modi di ripararvi. 16. '^ Gl' interessi nazionali e la giustizia richiedono che non si av- rilisca il valore della moneta. 1^." Regolameuti necessarj perche le cedole di banco recLino quel "vantaggi che si desiderano 18." Consegiienze pratiche della teoria delle monete sopra i livelli e canoni perpetui dei fondi. ig.** Sopra 1' importauza e necessita di maggiori capital! nell' agri- coltura di Sicilia. 20." L' attualc (180^) basso prezzo del grano muovcre efKcacemente ci deve a mJnoiarne piu che si puo le spese della coltivazione. I'AllTE ITALIAXA. 287 Ul " La pastorizia Jovrei>l)e accrescersi e migliorarbi per riparara ill parte alle present! anjjustie di^ll' ajjricoltura d) Sicilia. 2'i.** Riforme prinr'ipali
  • 5 s 0 Eer.-ne!)h.-niiv. 4 -7 + 2:5 E Nuv.-Piuggia 27 + 1.5 S uuv.-ser.-Nuv. 6 27 + 'j.2 S...E Temporale-piogg.-ser.-NuV . 7 27 + 5,0 N E iiuv -p't>gg--s'-T. 8 27 + 3.7 N E nuv.-Tuono-piogg. . . . ser. *) 27 + 7,5 S sei'.-nuv. lO 27 + 9'0 s nuv.-poclie goccie . . . ser. 1 1 27 + 4:6 s 0 Nuvolo la 27 + 6,0 N Niiv.-ser. 1,1 27 + -.f) E ser -niiv. '1 27 + i-5 E....O Temper. -pioggia-ser. i5 27. + 4;3 0 s 0 Sereno iG 27 + 4,6 N Tempor.-nuv.-rotto «7 27 + 4,0 SOS Ser.-nuv.-ser. i8 27 + 4,5 s 0 Ser.-Nuv. '9 ^7 + 5,5 E Nuv.-piovOSO 20 27 + 6.6 s 0 nuv.-ser.-Nuv. 21 27 + 5,5 E Nuv P'ogg'* •-V2 -7 + 16,6 5 miv.-ser.-nuv. •^■i 27 + 1 5,6 E ser.-nuv.-ser. •Jj 27 + 17,0 s 0 S reno a5 27 + 74 E . . . E* Ser. -nuv. 26 27. + 6,0 E Nuv.-ritto . . poca pioggia 27 27. + 2,2 0 Nuv.-poca pioggia 28 27. •i* 4'0 S nuv. -ser. «9 + 5,5 N E Temporal e-Nuv. 3u 27 + I.O N .. • E Pioggia 3i 27 + 11,0 N Nuvolo Massima • 4* '9-0 1 Alt ezza de N.B. Minima . M«dia . •I- 7," [ ^ 10,28 ^ OuantitJ della pioggia lin. 63,78. ■■■^ OSSERVAZIOM METEOROLOGICHE FATTE AL R. C. OSSERVATOiaO DI BREILL Maggio , 1818. M A T T I N A Al ■ S e r a Altezza Altezza DiREZIONE Stato TEZZA ALTEZZA DiREZIONE ' 0 0 BARr WETRD. del Termometbo Jel Vento. DELL' AtMOSFERA. del Earomktro. del Termometro. del Vento. Stato BELL' AtMOSFERA. I p. ■>.-} 1. 8,S + ti,a 0 Streno p. 27 1.8.5 + 7-7 8.2 0 Sereno 2 27 8,5 + .2,5 0 Sereno 27 7,3 + E S E ser.-»el,b.-ier. 3 37 7>o + i3,o 0 nebb.-ser. 27 6,4 "f s 0 4 27 5,7 + .3,0 E pioggia-nuv.-i.ioggia 27 4,3 4.9 + 2. '5 E Hr^'5{ 5 27 4,(i + 10,0 E NE Nuv.-J.iogg. preced. 27 + 1,5 S 6 27 5,8 + .1,0 N E Ser.-Nuv.-ser. 27 C,o + (.2 S...E Temporale-piogg.-ser.-Nuv 7 »1 7.0 + "•" 2 Nuv-ser.-Piogg.-Niiv. 27 8,1 + 5,0 N E nuv -piogg.-scr. nuv.-Tuono-piogg. . . . ser. « 27 8,- + ..,a N E jiiogg. prcc. Wuv.-rolto 27 8,0 + 5,7 N E 9 27 8.U + .■^o N E ser.-nebb.-nuv. 27 8,0 4" 7,5 S 10 27 s,--? 4. i:i.5 N nebb.-ser. 27 7.5 + 9," s nuv.-poche goccie . . . ser. II 27 "'■' + '4,0 ES E nebb.-ser. -nuv.-Pioggia 2; 6,3 + 4,6 s 0 Nuvolo 13 27 o + G.r. s 0 nuv.-ser.-Nuv. 21 27 7," + i3,8 s Nuv.-Pioggia 27 75 •f 5,5 E Nuv r'OoK'" ai 27 8,0 4- 12.5 s 0 Nuv.-nebb.-piovosO 27 8,6 + 6,6 S nuv.-ser.-nuv. a3 27 10. 1) + 11,5 E* nuv.-Ser. 27 11,3 + 5,6 E ser. -nuv. -ser. a4 27 11, (i 4- 12,0 E Sereno 27 10,8 4- 7,0 s 0 S reno a5 27 1 i.'i 4- 1 3,0 ISTE . ..SE nuv.-ser. 27 10,6 + 7,4 E . . . E» Ser.-nuv. 26 27 ">7 4. 11,0 E* Nuvolo 27 11,0 + 6,0 E Nuv.-ntto . . poca pioggia 27 27 11,U •h 10,2 E Nnvolo 27 "0,9 + 2,2 0 Nuv.-pora pioggia a8 27 10,0 + 8,8 s 0 ser.-nebb.-Nuv.-piov. 27 8,0 * 5.0 S nuv.-ser. 29 27 73 ? 7'5 s Ser.-Nuv. 27 4,8 + 5,5 N E Temporal e-NuV. 3o 27 4.6 4- 9>o N Pioggia.. -Nuv.-Pioggia 27 4,8 + 1,0 N .. .E P.oggia 3. 27 5>7 + 9)0 E...S...E Pioggia 27 7^2 •f 1,0 N Nuvolo , Massln la . . . 27. a. . . . 27. iii7 , / Massima • + 19,0 Alt ezza de 1 Baromet ro . . I Minim 4,0 Altezja del Te rmome ro . • ■{ Minima . ■ + 7,0 Quantitl della pioggia lia. 63,78. ' Media .... 27 ;>49 * I M«dia . 4, 10,38 N.B. L' asteri CO * indica il t ento ferte. a89 BIBLIOTECA ITALIANA GiugJio 1818. yv»* s>^-4^« PARTE I. LETTERITURA ED ARTI LIBERAL!. JYuoi'L Fiammenti dei fasti consolarl capitoUni , iUw strati da Bartolomeo Borghesi. — Parte prima. — Milaiio , 1818^ presso Giuseppe Maspero , in ia^P JC iNO Jair anno 1 546 era giii stata scoporta in iino scavo fallo nell' antico Foro Romano , oggi Campo Vac- cino , una cousidcrovole parte di que fasti consolari e Irionfali comiuicnicnlc noti solto il nomo di Tavole Ca- pltoliue. II caidinale Alessandro Faniese, per cura del (Hialc fiirono rpu"' niarnii dissnttcrrati , ne f(.ce dono al SiMiato l\omaii<) ( poiclic in Rotna cosi tuttavia s' inti- tola una niagislralura ), aggiungcndo alcuni altH brani Vi'iuili [)riina alia luce, e fu ogni cosa collocata in una dt'llo slanzo dfl palazzo do' Conservalori clie ^ in Cam- pidoglio. Gli crudili di (jnrlla <'ta si affaccendarono ad iliuslraro (piesli preziosi nionumentl , che servono di fondaincMilo alia roniana cronulogia, ed altri cruditi teniK TO poi diotro a ijuesli ne' sussegucntl tempi ; tal- die quelle iscrizioni furono ampiamente e pin o men dottamente comment. le dal Marliano, dal Sigonio , dal Panvinio , dal Pigliio c dal Piranesi , che si ;^uuove- rano fra i prinis('lte aniii dope qticl prirno discoprimento, cio"^ nel 1 50 > , nn allro pczzo de lasti trionlali fu rinve- Bihl Itcd. T. X. 19 2,oO NUOVI FRAMMENTI imto all.1 rarlice dell Esquilino , e non incluglo tampoco a trovai e illuslratoii , 1' ultimo tie' quali e Y Odorici. Rimancvaao ancora in quelle tavole grandi lacuiie, a cui si tento piu liate di supplire con nuovi scavi ; ma le speranze dei dotti fiii'ouo sempre miscramente deluse. Due anni fa essendosi apcito un altro scavo in Campo Vaccino quasi nel luogo slesso in cui si frugo ai tempi del Farnese, e presso il tempio altre volte sti- mato di Giove Statore , ed oia qualificato da taluno per quello di Castore, quando non sia uno de' soliti arzigogoli , comparve inaspeltalamente alia luce un brandello delle tavole stesse, die si conobbe aver fatto parte dcU' ultima pietra trovata tauto da esso lonlana neir Esquilino. Sommo fu il gaudio degli antiquarj , tanto piu clie ebbeio fidanza che quel framraento fosse precursore di piu impoiianti scoperte. E di fatto non ando guari clie coutinuandosi a zappare il lerreno , altri roltarai se ne diseppellirono , che comprcndouo ot- tantuna righe. Non tutte sono per altro di seguito , ma parerchi di que' brani esattamente rispondono alle fral- ture degli altri che si custodivano gia in Campidoglio. Questi frammeuti intraprende ora il sig. Borgliesi d' illustrare nella sua dissertazione , la quale sara suc- ceduta da una seconda , e si ristringe in esse a spie- gare i pezzi di maggior mole , e per conseguenza di Jnaggiore rilievo , riserbandosi di dilucidare in una terza i rottami piu minuti e staccati. Luuga e malagcvole impresa sarebbe il seguire passo a passo i'A. ne' dotti suoi commenta)) ; per la qual cosa ci contenteremo di offerirne un breve trassunto , che metteudo in palese i prineipali argomenti, possa far fede di quanta importanza sia la Ittlura di questo li- bro per coloro che daddovero atlendono a simili eiu- dite iuvesti^azioni , e sieno profondameute vcrsati nello studio deir archeologia : classe di dotti che e oj^gidi in Italia scarsissima, quantunque molti si arroghiuo il litclo di medaglisti , di lapidarj , di antiquarj , e ciatt- cino assai. DEI PASTI COKSOLAIU CAPITOLIKI. 2.3 1 Prelude i A. coa una osservazione chc giova a I'cr- mare un' epoca , avanti cui converra stabilire i' iucisione doUe tavole capilollne. Avverti e<)li che essendu ia ^coteste ta\ole nominato due volte M. Antonio, il nome suo e stato in ambo i hioghl cancellato , e poscia vi- scritto. Ora Plutarco e Dione ci dicouo che dopo la morte di quel triumviro ordiuo il Senato che foasero atterrate le statue drizzate in ouore di lui, ac alia ipsius oinamenta delcrit. Sembra adunque molto pro- babile che fosse in quella circostanza I'aso il aome di Antonio da questi marmi ; e siccome V ordine del So- nalo fu dalo nel 724, ue verrebbe per conscgucnza che tutte le precedcnti tavole dovrebbero cssere state incise prima di quell' anno. Per quanto spetta alia sostanza de' nuovi frammenti, il primo pezzo illustrato d^U' A. in questa dissertazione esibiscc un console afiatto sconosciulo , due ue espelle , di altrettanti dinioslra che malamcnte tenevansi diversi da altri gia noti , uji pari numero ne restituisce alle vere loro genii, di.copre sei nuovi cognomi, rafterma alquanti prcnomi che erano incerti , altri ue corregge che erano sbagliatL, e sparge molto lume sulla genea- logia di alcune delle pin illustri liimiglie roinane. Ma perche il marmo tante notizie somministrasse, era me- slieri saperlo leggere cd iiitevpretare : opera ceilamente scal)rosa , come a|)parira da alcun saggio che darcmo degli stud) doll' A. oiide coiulurla a buon terniine. Nella prima riga di questo IVammento , mozza da ambe le estremit;i , legsesi MALVGIjNESIS • VI » ' no E questo il nonic di (pul L. Cornelio Maluginense, che fu console nelT anno 2,90 , il quale infatti Malu- ginense si appclla dall' Anoniino del iSoi'is, dalla Cro- nica Pasqnalc e dai Fasli d' Idazio. Ma quale e il si- guificato delle altre due leltere che susseguono ? Esse debbono esprimere il suo secondo cognomc, di cui ri- mane la prima siUaba. Nelle tavole trioufali capiloline, ove si fa e/landio memoria di lui, e all' incontio su- pcrslite 1' ultima sillaba . ed il Sigonio si avviso che fosse la linalc di Cossus , sccoudo coguouic, a delta sua. 293 KUOVI FRAMJttENTI di qucsto personanle in sussidio per corrcg£;ere 1 » lezione ; egli eliiama i consoli di quest' anno C. Nauzio Rutilo e L. Minucio Carutiano , ed in quest' ultimo vocaljolo Iravede i' A. il Can'en .... del manno , c il Cai heto deir Anonimo. E egli adunque di avviso che Diodoro abbia asscgnato sbadalamente al sii^fetto Minucio il CO 'uome del suo antecessore ; e con leirfrt^rissima mu- tazione racconciandolo, legge Caivenzlano , o Cutven- tatio , appellativo derivato da Carvento citta del Lazio. Qual fosse il nonie gentilizio di quel personagglo, non si puo indovinarlo : la lettera N, che lo precede, nieate altro signi(ica che iiepos. l\ nuovo frammenlo, oltre al mettere in chiaro il nome di un console ignoto , fa con sicurezza couoscere qual fosse il prenome del surrogato Minucio , il quale , come si t; veduto, chiamavasi Lucio , e cosi e jiari- menti nominato da Dionigi , da Livio e da Valerio Massimo. Malaraente adunque fu detto Marco da Floro, da Dione e da Zonara. jNon basla : questo frammento purga i fasti conso- lari da uu intruso che fu dai moderni introdotto senza bastcvole fondamento. Accenna Tito Livio che essendo slato L. Minucio deposto dal consolato per ordinf del dittalore, fu in suo luogo sostituito (e deesi intenderc al comando dell' esercito ) lui Quinto Fahio. II Mar- liano , il Panvinio , e seco loro altri molti supposero che que?ta sostiluziouc snellajse al consolato . ed ns«i- 52.34 KUOAI rRAMMEM'I rono fiiori con Quiiito Fabio VIbelano da essi in tal occa- sione creato console per la quarta volta. Ma Dionigi d'Ali- carnasso asserisfce che cestui nel 804 lo ei'a stato tre volte , oiide ne viene per conse<>;iieuza che non poteva nel 396 avere avuto i fasci per la quarta fiata. Si chie- dera perch*' i fasti non facciano motto della «lcposi- zione di Minucio. L' A. i-ispontte , che non essendo stato sostituito un altro in luogo suo , non importava recfislrare questa notizia , e reca in appoggio di tale opinione altri consimili esempj. Egli k inoltre di av- viso , e su di cio si fonda assai piu , che la perdila del consolato non fosse che tem|)oranea , vale a dire "finche duro 1' autorita del dittatore che I'aveva coman- data : tolta questa , egli suppone che ei rientrasse ncl- r eserci-'.io della sua carica , la quale non poteva es- sergli involata se non che dal popolo , da cui 1 avea i-icevuta. Dalle due rishe successive del fiammento non viene o somministrato nulla di nuovo , oltre a quanto si legge nel marmo capitoiino. Siccome si fa menzione della dittatura di L. Quinzio Cincinnato, entra I'A. in alcune discussioni intorno alia discendeuza di lui ; della qual cosa per aniore di brev.ta non istlmiamo di occuparci , e seguiterenio 1' illustrazione della serie cousolare. Nelle tavole capitoline dopo L. Quinzio Cincinnato e L. Tarquizio Flacco si registra il consolato di Cajo Orazio Pulvillo. II nuovo frammento iudica che cestui era allera console per la second volta ; e di fatto lo fu venti anni prima , come si raccoglie da Livie , e come lo accenno Mariano Scoto, menace di Fulda, in una sua crenelogia che raccozzo dalle opere di Eu- sebie , di Cassiodoro e di Beda. L' A. tocca qui al- cune notizie intorno alia peisona di M. Orazio Pul- villo padre del console , e si prevaie di questa occa- sioue per restaurare in parte 1' albere di qu; Ua ccle- bemma casa degll Orazj. llechera mai-aviglia che egli possa era veder chiaro nella genealogia di famiglie spente da si gran numere di secoli ; ma sapendo mac- slvevolmente giovarsi deil' erudizione e della crilica, pro- DEI FASTI CONSOLARI CAPITOLINI. a35 cede con passo franco e sicuro in mezzo al Lujo dei tempi. Oltre air ludicazione del sccondo consolato di quel- rOrazio Pulvillo, regislra il nostro tVammcuto il nome del colli ^a , il quale c Q. Minucio Esquilino. Sape- vasi aiiclie per 1' iiinanzi essere esso stato compagiio ad Orazio in quella niagistratura ; ma il nuovo nianno c' insegua die era fralello di quel L. jNIiuucIo console suffetto nominalo piu sopra , notandosi d' ambedue clie furono Cgli di Publio e nipoli di Marco. Cosl questo come qiiello hanno il cognome di Esquilino , oiif'inato dal colle su cui la casa di que' Minuci era situata ; clie se Quinto Minucio vi agijiunge 1' allro di Augurino , esso lu parimente assunlo da assai rcmoto tenipo , poiclie e porlato dai consoli del 2,57, del 2,62, del 296 , e da molti de' loro discendenti. L' A. di- mostra quaiito vada erralo Eclikel , supponendo clie sia slato inlrodotto in quella famlglia da INL Minucio Fesso , che giunse all' Auguralo nel 4^4* Ad Orazio Pulvillo succede n lla tavola capitolina M. Valerio Massimo , ed il nostro frammento compie la riga aggiungcndo 1' allro console • • • • MVS • SP • VERGIMVS • A • F • A TPJCOST • GAE- LIOMOJNT. Sn . IV, cap. 4^ ^> Pita di Lorenzo de' Medici , tiadotta e conedata di aimolazioni e di alcuni documenti incdui dal conte cm-. Luigi Bossi , Milanese, ot- iittUi del ritratto di Leone X e di molte meda- glic incise in rame. Tonio XII. — J^Iilano, 1818, tipografia Sonzoguo e Comv. \-^o^ qucsto ultimo vo^ ime si chiude I'edizione di una ctlebre opera, appl; udilissima iu Ingbiltcrra, della quale eiano gia stati solleciti i Francesi ed i Tedeschi di procurarsi la traduzione, e solo ne maiicava una versione italiaua, mentre T Italia , teatro de' fatti di questa storia , doveva essere piu d' ogni altro paese premurosa di procurarsela. Non e nostro -costume generalmente il traltenerci a lungo sulle traduzioni ; ma il tiadulto e tanto ha ag- giunto alia storia originale , che quest' opera puo ri- guardarsl in qualclie niodo come originale essa mede- sima. Ci limiteremo duiique a far conoscere cio che di piu rimarchevole avvi in questa edizione, e cio che il ti-aduttore Iia fatto per accrescerne il pregio. Sgraziatamente i tre primi volumi furono tradotli sulla versione francese, giacche non si pole ayere aile Tnani i'edizione originale; e non si duliit^ nippiue in quell'epoca che nella tiadu/ione francese niolti passi fossero stati omessi o mutilali. Questa mancanza pero e stata ben compensata nei volumi successivi , pcrchd nou si tosto giunse 1' originale iuglese alle mani del traduttore, che egli rettifico su quello tutla la sua ver- sione, e suppli a tutte le lacune che nella edizione francese si trovayauo. Anche in que' tre primi volum B O S C O IJ. 3o 3 comiiicio ej^li tuttavia acl illustrare la materia con al- cuiic note aildizionali, poste in parte a pietli del lesto, ill paile al line (lei volunii medesimi, ed anlcclii quei jjiinii tomi di alcune tavole incise in rame che punto uon trovavansi nell' oi'iginale , ne in alcuna delle tra- duzioni che erauo slate fatte da prima. Osservainmo con piacerc die in cpielle note il traduttore non solo si prese cura di coutermare talvolta , e tal altra retti- licare alcntw,' idee dell' autore , ma fu auche soUecito di coniuutcarci notizie bibliojjfrafiche importantissime suUe varie edizioni del secolo XV , ed anche su di alcuni codici da csso altra voUa posseduti. Molti Jo-, cunienti coinpajono anclie in tjueste note, ollre quelli gia registrali dal si^f. Roxcoe , e questi tratti in parte lif^lioni , sul Bandello , i,\\\V ^irclino , ec. Riesce pure curios I in questo volume una nota suU" allunie della Tolla, che spiega ulcuiii piissi delle boUe suUe 3o8 B O S C O E. indulgcnze clie fuvoiio oggetlo in Germania cli altls- sime contestazioni. Si torna ncl volume X alia storia Ictteravia d'ltalia, ed il tradultore iion ha lasciato di dissertare ampia- mente su di alcuni codici di Bembo passati nella Va- ticana ; sopra Paimenio , Saheo ed jiieandro ; sulle opere di 3Iacchia\'ello , su quelle del Giucciardijii , del Gios'io , del J^archi , sopra Pierio Valei iano y Pontico V^irwinio , Celio Calcagnini , LUio Giegorio e Cuizio Giialdi. In questo volume il tiaduttore, che gia iiel volume settimo aveva pubblicato cinque lettere inedite di Lucrezia Borgia , ha dato fuori una serie di altri documenti inediti preziosissimi , tra i quali una lettera di Leone X, altra di Isabella Sfoiza d' Ar- ragona , altra di yittoiia Colonna^ altra di Demetiio Calcolidila e varie di Giaiio Pairasio, di Palla e di Giovanni Riiccetlai , di jindrea yilciato , di Cesare Ti ivulzio , del Bibbiena, ec In fine a questo volume trovasi raggiunta di alcune brevi note ai volumi pre- cedenti , e trovansi pure alcune note isolate sopra Giano Pariasio e sopra Cecilia Gallei ana. II tomo XI e interamente consacrato alia storia del- r arte. In questo il traduttore non ha omesso alcuno studio per illustrare i nomi de' piu celebri artisti ita- liani di quel secolo; e molte cose nuove trovansi nelle sue note sopra Bramante ed i Bramantini ; sopra Pietro Perugino e i di lul scolari ; sopra i collabora- tofi di Michelangelo ^ sulle diverse scuole d' Italia ; sugli ornamenti delle loggie vaticaue; sugli iraitatori e copisti di Baffnello • sopra Leonardo da Vinci, sopra Ma.so Finiguena ed altri niellatori ; sopra le piu an- tiche incis oni in rame , in legno, ec. Curiose son pure le ricerche che in quelle note si finno sulla terra in- vfitriata e sulle piu antiche majoliehc, sopra i metodi de' niellatori e la origine della incisione in rame. Il tradultore, amante, per quel che sembra, di problemi, uno se ne pro one pure in line di questo volume : (( Quale cioe saiebbe stato il destino delle arti in quel c( secalo in Italia , se a Leon X ed a quel secolci ■VITA DI LEONE X. 3o^ « fossero maiicati i sommi aitisti Michelangelo e Raf- « f'tielto, o se a qiu'sli fosse niancato Leon XF •>. U tradiillopc sembra pcrsuaso cho ne i meccnati no gli arlisti foiniar possano la celebrita de' sccoli , ma solo coatribuire vi possa 1 accitlentale combinazione che in uiio slesso periodo fortunate fioriscano i chiaii ia- gcf^iii , che questi slano proteLti, e siano dlretti i loro sfoi'zi ad uno scopo pubbiico e grandiuso. Trovasi pure in qucste note 1' analisl dfl discorso dell' abate Fran- cescoiii intorno alia uota leltcra di liaffacllo , stata per lungo tempo altiibuita a Bald ass arc Castiglione. Nel XIl volume , nel quale si narra poco piu della itiortc di Leone X , non niolte note addizionali ri- guardar potevano la materia del volume. Pur tutlnvia il Iradiitlore nella nota prima ha giustilicato pienamente ];i croiiologia del sig. lloscoe , d( 11a quale alcune date lion trovavansi d' accordo con quelle di altri scrittori ; nella IV si e 1. vato a confutare il s\o.Jortin, ed altri scrittori oltramontani che tentato avevano di denigrare il carat t-ere morale di quel papa; nella All ha parlato dclla ulillla della lelleratura negli studj teologici , e dillusamente nella IX sulla protezione accordata da Leone X. alle lettere ed alle arti. ]\Ia non conlento di avere illustrate questi partico- lari ociietti, non contento di avere corndato di note e di osservazioni una vita di Leone X scritta da un anoniino e riferila ne' suoi documcnti dal sig. Roscoe, cgli ha anchc preso ad esaminare le due dissertazioui di Pornpilio Pozzetti sopra alcuni passi della vita di Lorenzo de' Medici scritta dal medesimo Roscoe ^ ed ha mostrato chiaramente 1' insussistenza di molte osser- vazioni del Pozzetti^ ha quindi riprcso in esame tutti i precedeuti volumi, ed ha proposto molte enienda-s zioni cd agglunte alle note addizionali di tutta Y opera. In quesle troviamo degne di particolare attenzion*' al- cune note sulla Calandra del Dibhiena ; sui Utter.ili non nominati dal sig. Boscoe , che liorirono sulla fine del sccolo XV; su varj Grcci illustrl e varj Orieiilalisti di quel tempo ; sulla soppressione dell' Accademia llo- StO R O S C O E. Jnana fatta da Paolo IJ ; sullo Facezlc di Pog^i'o ; sulle donne illustvi , e nias«iinc suUc poetcsse del sc- colo X\T ; sopra alcuiie antiche pocsie maccaroniclic ; sopra la vita ed il caraltere di Mtdanlone ; sopra al- cuni naturalisli di quel secolo iioii menzionati in ad- dietro ; sull' arte di dlpingere con colorl di vetro sopra met "Hi o terra cotta ; sopra i buffoni di corte; sopva la protezione accordata da Leoue X alle arti ed alle scieuze , ec. In seguito a queste note si ^ inserita la risposta ad alcune osservazioni fatte intorno alia vita di Leon X del sig. lioscoe , e con questa occasione si sono pubblicati varj documenti rari o incditi , ed anclie un sassio dei versi del Vlda sul combattimento di tredici Italiaui con altrettanti Frances!. Alia pag. 296 di questo volume si e stampalo per errore il nome di Carlo VIII invece di Luii^i XII. Se alcuna cosa potesse du'si a crnsura di quest' opera, savebbe solo che poco ordtne si (• osservato dal tra- duttorc nelle copiose sue annotazionl;- cosicche si vede egli costretto a tornare nel VII volume sulie materie del VI, nel X su quelle del IX, mA XII su tutti i preccdenti; ma egli trovera probabilmente scusa piTsso chi vorra considerare, che questa e un' opera, come dicono i Franccsi : cle longue Jialeinc / die questa e im' opera voluminosa e grandiosa per se stessa ; die c stata eseguita in meno di due auni , e die impossi- bile sarebbe riuscito il poter raccogliere tutte le ider sotto una sola vista ed in un solo disegno; tanto pin che moltc notizic, molti documenti e molti avvisi iiu- portanti sono stati comunicati al traduttore mentre gia di molto era innoltrata la stampa dell' opera. Si riflotta dunque che, con csemplo forsc non conmne, in questa edizione si sono perfcllaniente adempiute le condizioni proposte agli associati; che questa grand' o- pera c stata pubblicata in poco piii di diciotto mcsi ; che moltc correzioni sono state richiestc dal tardo ar- livo doir orjgiuale inglese ; e che il traduttore dal canto sut> ha fatto tulto cio che e a in di lui potere, onde gli ec^itoin non avessero a soslenerc per parte del pubblico alcun rimprovero. VITA DI LEONC X. Si I Abtiamo pure osscrvato che menlrc V ullinia edi- £ioiie inglese in 8.** non presenta alcun rarae se non il ritratto di Leone X poco lodevolmcnte inciso , in qucsta edi/.ione si t! pubbiicata, per cosl dire, una specie di Galleria numisniatica o piltorica dei grand' uoniini , e princi])almente dei primarj lettcrali del sccolo XVI , e nclle diverse tavolc in rarae , clie sono al numero di trenta iiicirca, si sono esposti cento quarantolto sug- gelti diversi. A quest' ultimo volunie il traduttore ha anclie aggiunto cio che da tutti era ardentemente de- siderato , ciotJ un itidice generale alfabetico delle ma- terio prlncipali conteuute in tutti i volumi. Da una canzone in onore del sig. Roscoe scritta in italiano dall' inglese sig. Mathias , e pubbiicata alia fine di questo volume , e da ima nota alia medesima aggiunta , vediamo con piacere che il sig. Roscoe medesimo ha manifestato al traduttore italiano la sua approvazione , ed ha mostrato la sua compiacenza, per- che da esso siasi comunicata quest' opera all' Italia, per la quale sembrava lino da principio destinata. Sembra inoltre che al traduttore medesimo debbano saper buoa grado tutti gli Italiani che si daranno la pcna di Icg- gere le sue note , per lo studio continuo ch' egli ha mostrato per difendere , sostencre ed accrescere in ogni iucontro la gloria del noma italiano. 3ia Proposta di alcune coriezioni eeJ as^giimte al Vara' holario della Ciusca. — Parte II del primo f'o' lume. — Mdano , 1818, daW I. R. Stainperia. \^ui comincia \'eramente T Opera del sig. cav. Monti. In questa Parte II egli intraprende Y Esame di alcune i'oci, segiiendo I' ordiiie alfabetico del f^ocabolaiio. Volendo noi dare ai noslri leggitori una idea del siio lavoro , scorreremo i vai*j articoli , compendiandone il contenuto. ABBACARE. ( Crnsca ) Armeggiare in signlficato di (Weiluppard . confonderdj ec. Es. 3. Firenz. Trin. 4- 6. z; Ecco qua il dormi : che Ta egli abbacando ? — II sig. Monti osserva_, che non uno, Bia tre sono gli aspetti, in che la ragione e I' autorita Jeglf esempj presentano questo verbo. i. Abhacare in senso proprio calcolare J, far conti , lat. computare. 1. Per similitudine medi- tare , fantastlcare , lat. meditari , secum c.ogitare. 3. Per meta- fora imhrogliarsi , confonder si . ABAGO. (Crusca) Arte di far le ragioni e i conti, ec. Es. 3. Fir. Trin. a. 5. zi Quando si conta e' s' ha a crescere , e non s' ha a scemare. Oh ! voi avete il poco abaco. — II sig. Monti os- serva , che aver poco abaco iiell' esempio e parlar furbesco , quasi esser un balordo j che figuratamente vale esser corto d' in- tendimento ; poeero di cervello. Qui dunque abaco uon e Y arte dl far conti ., ma termine uscito del senso proprio, e formante nna p«rticolare locuzione comica, a cui conviene di versa dichia- razione e separato paragrafo. ABBIETTARE. ( Crusca ) Ahbassarc , fare abbietto , lat. deprimere , abjicere. F. Jac. t. 5. 3o. 33. S Nou si abbietta per timore, ii^ si leva per onore. — II sig. Monti osserva, che qui abbiettare si presenta secondo la dichiarazione italiana e latina come verbo di significazione attiva, e nell' esetnpio intanfo e di passiva. Egli supplisce con dichiarazione ed esempio. ABBORDO. ( Crusca ) ec. Uomo di facile abbordo , cioe di facile accessoj cui facilmente si pub parlare e tnttare. . — Cui. dice il TROPOSTA DI ALCUNE COKftEZTONI , €C. il^ ■tig. Monti, tanto e dativo qnanto accusative; mj non puo essere nello stes90 tempo I'uno e I'altro. Cosi la grammatica; ma la f.ru?co deride iliversameute , come dal siio testo si v<'de. ABBRUSTOLARE. ( la Crusca ) ec. lat. suburerc ( manca 1' esem- pio ). ABBRUSTOLATO add. da abhYii'ttnlare j lat. pmnu<:tus. Sod. colt. 35 r: Sieno tutti sbucciati { i pali ) colla piinta ah-, brustolata in fondo. H med. too. — L' incenso arso , abbrusto- lato o abbruciato \o fa durabile ( il vino ). — Se ahhrwstoJdTc . flice il sig. Monti, e il suburere de' Latini , rem' e pojsibile clie il praeustuf di essi sia il nostro abbrustohito y Suburere e leoiter urere ( leggiermente abb.-uciare ): praeustus e valde ustus ( for- temente abbruciato ). f^itrui>io dice: locuf palis ustulatis confi- gatur : ed ecco i pali abbrustolati del Sodcrini. La stessa Crusca da ustulare , ustulatus per pleno equivalente di abhrustolare a di abbnistolato sotto i perfetti loro sinonimi arsicciare e arsic ciato. E se si vuol tenere suburere , s' ha. al hisogno il .mbustm .' oltre che v' ba ancbe setniustus o semu!tuf. II sig. Monti os- serva poi che 1' incenso del secondo esempio e thus praeuf turn ( incenso gagliardamente abbrnciato ). Quindi conclude: la Crusca avreb.'je fatto sproposito nella definizione di abbrustolare dicendo : porrc rf.' fuoco le cose s\ che si atciughino e non ardano , ma si abbronzino. Altro sproposito nell' altra di arsicciare , spiegan- dolo per nbbrustolire _, abbruciacchiare , lat ustulare. Error piu grave sponendo arsicciato per proprianiente alquanto arso , che anche dicimno abbruciaticcio , lat. aliquantum ustus ^ modice ustus, ustulatus. ACCAN.\TO. (Crusca) add. da accanare. Istizzito , inoelenito , lat. furore percitus. Franc. Sacch. n. 33. 3 Questo vescovo non volendolo ricomunicare , il tenea accanato. — Secondo il sig. Monti una migliore edizione delle JVovelle del Sacchetti da nel citato testo acrannato , quasi afferrato per le canne della gola, da accannare , verbo omesso dalla Crusca , e non per tanto di buona e natural creazione , come cwjce/ynre, abbrancare , azzannare . An- che r Alhcrti rigettando V accanato ha ritenuto accannnto , spie- gando questa voce colle caiine della gola aperte .' lat. hiantem. ACCESSIONE. (Crusca) § i. Accessione di febbre , vale ilrimet" tere della febbre: lat. accessio, intentio. — Osserva il sig. Monti, che secondo varj passi di Celso e di Cicerone il remitto latino vale ora andare in decUnazione , on ilinimuirsi, ora dar tregua. Rispetto poi al nome , secondo Forcellini , reniissio est actus remittendi , relaxatio , intemiissio , cui oppojiitur intentio , con- tinuatlo ; il che prova con alcuni passi di Cicerone « di Si)eto- nw. E in quanto »IV accesfio lo stesso lessicografo .ipertainento dichiara che speciatim dic-.lnr de acressu febris out alterius morbi . iicCKSsio J cui appcmtur deces^io ^ et reniissio. Dio scairspi ■::>j4 TRorosTA oi alcune correzioki, ec aJiinque, dice il sig. Monti, la Cmsca dal compavire con quella sua tutto coutraria ilefinizione al tribiiuale della lingua latina ! Ma non puo cssfa salvarsi nemraeiio da quello della lingua ita- liana; poiche in materia di frbbre e d' altri mali e espressione tecnioa 11 rimettere , ossia la remisnone delhi febtre , per de- cUnazione o diminuzione ^ ossia pel decUnare e dlminuire della fehbre. La Crusca adunque ha commesso un error di giudizio. ACCORARE. ( Crusca ) 5 Per rincorare . dare animOj lat. animos ad' dere. Dant. Par.S. S Se mala signoria die senipre accorra. — I popoli suggetti. But. 3 che sempve acouora; cioe fa gagliardi i popoli suLhietti. II sig. Monti prova al Buti la sua falsissima spiegazione : sfida la Crusca a recar altro passo di JDante _, in cui accorare alibia 1' appostogli senso , mentre in molti altri lia il senso di nffliggere , di stringere il citore , ec. E quaudo ha Toluto esprimere V ingagliardire o cosa simile, Dante lia detto incorare. ACQUISTARE. ( Crusca ) i>enire in posse ?done di quel che si cerca. Es. 3. Dant. Inf. 11. :^ D' ogni malizia, ch' odio in cielo acqui- sta. — Ingiuria e il fine. — Acquistare^ dice il sig. Monti , riferito a cose che xie fan danno, non e venire in jwssessione di quel che si cerca, ma bensi tirare addosso a se stesso o ad altrui il tal male o il tal altro. Vale procacciare ^ cagionare ; e sostiene il . senso attivo egualmente che il neutro passive. Della quale signi- ficazione la Crusca non fa motto. E come 1' avvertenza e neces- saria^ il sig. Monti riporta varj esempi. ADASTAKE. { Crusca ) V. A. neiit. pass. Fermard j, trattenersi j e siegue T esempio. ADASTIARSI, aver astio ^ invidiare. Seguono tre esempi , e un paragrafo di senso neutro passive. — -11 sig. Monti osserva , che volendo la Crusca dar 1' onore del Vocabolario a questi arcaismi , doveva almen ricordarsi che adastare vale an- qhe adirarsi , secondo 1' esempio di Dante da Majano , ch' essa medesima ha allegato alia voce Mispresa ; se non se per avven- tura avesse meglio fatto sospettando error di lezione , di adasta cioe invece di adastia ! con che anche in adastiarsi si verifiche- rebbe il non avvertito senso di adirarsi , non poco diverso dal- r invidiarsi. ADDITATORE. { Crusca ) verbale masch. che addita. But. - p°r- che veder puo Aristotele essere additatore delle genti a questo segno. . — II sig. cav. Monti osserva clie 1' esempio e scorretto; cd e di Dante nel Convito , e non di Buti. AFFIGERE. (Crusca) v. 1. attaccare. § Per muovere , stimolare. Dant. Purg. 25. S Secondo che ci affigon li desiri — e gli altri affetti. — Secondo il sig. Monti questo paragrafo si dee espun- gere dal Vocabolario, l.perche si fonda sopra un vocabolo caco- grafico affatto nuUo; 2. percLe insegna uxi error di scrittiirai AL VOCAnOTARTO PET-tA CT'.rsCA. Bi5 ;■!. pricUe ivi nffiggere ( « n"n affigore ) non importa no mno- vere , ne st'imolnre ; ma bensi attaccare in senso morale, tencr fitm per moilo die l' animo nostio non si dispicclii dall' oggetto per qiialnnqiie altra attrattiva. Termitia il sig. Monti avvertentlo die l.i Crusca ha lasciato faori del Vocabolario il verbo rifiggi.-re , nel sno preterite perfetto dell' indicative usato molto acconcia- meiitc da Tasso , rhe tolto lo aveva da Dante. A FIl.O. I Crusca ) Posto aooerbinlmente cale a dirlthira .' preia la inetafora did muratori e nmill che tirano un filo per andaT dritto, ec. Ariost. Fur. !yi. zi E cxuindi a filo alia dritta rivifra — Cacciano il legno, e fan parer che voli. — 11 sig. J»/onH dirao- stra dal contesto dell' Ariosto e da altri suoi passi die 1' at?- ecrhio della Ciusca non e che piecisamente un villaggio sul Po di Primaro, chiamato Filo. § A FILO. ( Crusca) vale per taglio. Arioit. Fur. I3. 83. r: Clie il eolpo crudo. — In man d'Orlando al venir giu voltossi. — Tirare i colpi a filo ognor non lece. — Da un colpo daio per taglio, dice il sig. Monti , uscito in fallo per le mani di Orlando , il poeta per salvare l' oiior dell'Eroe piglla cagione di cavarno Tina gonerale proposizione , che fa la scusa di Orlando col farU «li tutti i bravi Tuerrieri : il colpo non va sempre dove andava la mira. Onde tirare I colpi a filo non vale tirare i colpi per tanlio , ma tirarli esattamcntc , dirittamente , con precisione ; tirarli f'lii^ti. AFFRANGERE. ( Crusca) Quad infrangcre , lat. frangere /mfrin' gere. Fr. Sacch. nov. 49 3 E chje ci hauno a fare l' aste ^ che t' affranga Dio e la matre ? — F. Jac 1- a. !^^. S Se la coucii- piscenza mai lo affragne , ec. Morg. 9. li. Che poi che pur di dnol la mente affrange, ec. § Per metaf. vale straccare, affieoo. lire, Dant. Purg. a;- =3 Che la natura del monte ci affran^'c. — La possa del salir. — L' osservazione del sig. Monti e, die nello spiegare qnesto vocabolo , come nell' ordinarne i significati , la Crusca e data in qualche \-izio di confusione ; e che in t«tt» r articolo dee mettersi piii precisione e chiarezza. Nel notare , ch' essa ha fatto nel § il senso metaforico di affrangere , par- rebbe che lo avesse prima riguardato nel suo senso naturale e proprio. Ma non pno dlrsi della concupiscenza e della mente , che in senso metaforico. Direndo affrangere quasi infrangerc , e c\tando i[ iat. frangere, infringere , che del tutto annienta, quel quasi, fa un vero garbuglio colla voce italiana, di cui I'lU nou si capisce il vero valore. Con quel quasi della Crusca il t' affranga Dio: ( Dii te pcrdant ) finirebbe col voler dire Z?ii quasi te perdant ; cioe Die faccia cista di accopparti. In vna. nnta il cav. 3fofifi rileva altie jlniili impropriety dclU Cru>c» §«ir add nfjranfo. Bl6 PUOrOSTA DI ALCUNE OORKEZIONT , CC. AGGIRATORE. ( Cciiioa ) Colui cJie aggira lat. rhrvmscrlptor. Sah. Spin. I. a. ::3 E quantunque e' sia tenuto iin ap-nfiratore, ec. Buon. 4- 2. 'J. S Aggirator di cani e d'orsi. — . Assirare , sf-^ "condo la Grusca ora val circondare , ora ingannnre , ora mun- versi in giro ^ ora andar fuori di ^trada, ed on avvolpacch'arsi ^ non ne trocare il handolo ( spiegazione clie ha bisogno d' pssere spiegata ). Se dunque , dice il sig. Monti, V Aggiratorp. h roliii che aggira , e non altro, in quale di tanti significati dovro iu- tenderlo ? Nel testo del 5n7ytati. ..capisro che vuol dire ingannn- tore ; ma non era tanto a tne doverlo inteudere , qnanto al Vo- cabolario lo spiegarmelo. Poi che ha a fare un ingannatore^ uii giuntatore, un circutnscriptor con un povero montanaro che one- stamente accatta pane facendo ballare i suoi cani e i suoi orsi ? II sig. Monti aggiungCj che il Varano ha detto : V an ado Uri'ele nggirntor del sole ; e pargli die abhia detto bene. AGGRINZARE. ( Crnsca ) ec. Burch. 2. 43- 3 Pevche agorinaando il volticel becchile. — Col borbottar mi parti' laorimando. II sig. Monti sotto la figura di un Lombardo cerca spiegazione in un dialogo dal Gran FruUone della Cruica delle parole volti" cello, che non e nel Vocabolario^ e becchile , che neppur v' e; e dalla Grusca Veronese, sulla fede della edizione di Londra del 1707 e supplito a titolo di lezione sbagliata con i^ecchile , siccome portano molte edizioni e qualche testo a penna. A ISONNE ( Grusca ) po^to aoverbialmente lo stesso che a ufof modo bafso. Es. 4- Red. D'ltir. 46. Zi Ma i satiri che avean beuto a isonne. — Nota il sig. Mjnti^ che avendo il Buonaroti nella sua Fiera detto : E scoccolare barbarismi a isonne , Sal^iini spiega a ufo, quando pare che piuttosto slgnifichi in abhondanza , I. o come altri dicono , ^ fiisone. E in tale senso sembrerebbe do- versi intendere anche il passo di Redi. Pure Redi lo spiega per a ufo, a spese altrui. Nell' atto pero che il sig. Monti si ras- segna snl senso che si da all' avverbio a iionne , conclude, che se ne' due accennati modi v' ha qualche differenza di senso quauto alle parole, non ve n' ha nissuna quanto all'effetto; perche I'esperienza ne mostra che il fare le cose senza dolor di borsa in ultimo torna lo stesso che il farle senza misura. ALiEPPE. ( Grusca ) Inf. 7. ^ Pape , Satan, pape , Satan, Aleppe. — ■ Gomincio Pluto, ec. But. ti Questo nome > ebreo , e cliiamasi cosi la prima lettera del loro alfabeto , cioe A; e per questo vuol dimostrare che Pluto dicesse ah , che e voce che significa do- lore. — E queste ed altre simili parole diaboliche, secondo il sig. Monti J che a lungo esamina il passo di Dante e le varie iuterpretazioni date alle parole di Pluto, aono da lasciar fuori del Vocabolarioj non avendo nulla di (omune cojla lingua ita- liana. AL vocabolabio deila crusca. 817 ALICETTA. ( Ciusca) V. A. Spezie d' arme da ferlre. Cirif. Cah. 3. 90. ^ Una rotella prese e un' alicetta. . — . Aveva in mano il cavalieie accorto. — E non ti dico se taglia ed affetta. — La Crusca, che dice antico questo vocabolo e non lo spiega, mostra di non averne compreso il valore , ne conosciuta la derivazione. Alicetta^ dice il sig. Monti, e diminutivo di Alice, vocaholo omesso da' Fiorentini , e portato da Cesari nelle G'lunte veronesi. Ma bello e sentir Cesari dire, dietro il passo di Menzini di lai riferito : ed ecco Schinchimura che mi dice. — Un sennoiicino , ed anche un madrigale. — Fatto da lid mentre vendeal' alice ; parere quest' oZice c.osa vendibile , dope quel vendea. Bello e poi anche il sognarii di Cesari j die alicetta sia iorse la spelta dal latino alica. Egli non ha veduto mai i barili di alici o di acciughe che vendono tutto gioino i salumaj ; e si e dimenti- cato , non solo del ForccUini . che ha Alec o Alex , il cui di- minutivo e Alccula o Alicula , n»a della Crusca, che nella di- chiarazione latiiia di acciuga diede Alec e Alecula. Come poi alicetta sia diveuuta uu' arme da ferire , cerca il sig. Monti di spiegarlo ricorrendo alia lignra esile di questo pesciolino, a so- miglianza della quale pargli , die scheizando 1' autor citato dalla Crusca abbia voluto per metafora inimaginare una spaduccia da valere quanto diirindana ^ e cio per antifrasi. ALIEN ATO. ( Crusca) 5 Per separata, lat. alienatus. Fil. C> 169. s: Egli tirate iudietro le cortiue con piii aperto lume la riguardava, e sovente 1' anima alienata richiamava. Amet. 9. s Poiche dei cani gli fuggl la paura , ec. liso la cantante alienato niirava% Amnion, ant. 3o. 10. a. S Che pro e in quel tempo ammonire I'adirato, nel quale egli per 1' alienata mente appena puo soste- nere se medesimo ? — • Nel primo e secondo di codesti passi alienato vale /uori de' sensi , rapito in cstasi. Nel terzo vale forsennato , uscito del senno per disordine di passione. Cosl il sig. Monti. Con che e manifesto cbo la secca dichiaraziune separato e troppo magra. Aggiunge egli 1' osservazione , che del senso morale ultimo non si la cenno veruno dal Vocabolario no in altenare, ne in nessuna delle sue deriyazioni. ALLETTARE. ( Crusoa ) invitare , chiamare, incitare con piacevo- lezza e con lusinghe ; lat. allicere , allectare . § 11. Fer metafora Dale ulloggiare , albergare , lat. hospitari. Dant. Jnf. 3. c Perdie tanta villa nel ouore allette ? Ibul. y. ^ Ond' essa tra- cotanza in voi s' allrtta? — P. JLombardi , dice il sig. Monti, ri[>rende il Vocabolario perche in allctUirc per alloggiare non vede che la metafora di uno stosso ed unico vcrbo, quando egli pretonde che sieno due alfatto dissimili come sperare , cioe at>vre speran^a, e sptutre , cioe o/ijiorre iil lume una co.'u per ttdtre s' ella trafpare. Ma aUettaie nou o cLe dar lettu : «. 3j8 PRorosTA m alciike coreezioni, cc. perelie il letto e riposo , e il riposarsi e soavisaima cosa, facil- mente esso e divenuto per metafora invitar con lusinghe , e a poro a pooo (juesto senso traslato lia preso il posto del proprio j e serve a nuova metafora , applicato a' servigi dell' aiiima. Tut- tavolta si ha qualclie iiidizio del primo e proprio suo senso. II sig. Hfonti dopo avere osservato ohe 1' allettare ilaliano e Y allectare precise de'Latini, rigetta 1' opinione di taluno clie penso qualclie cosa avervi a clie fare il latino allicere , da cui i poeti nostri hanno tratta la sola terza persona singnlare del presente dell' indicalivo allice , considerando comuue a.A aVicere la fortuna dell' allectare , e traendone 1' etimologia da liciuin. AMBRA. ( Crusca ) materia di preziosissimo odnre c/ie si trooa ncl mare J ec. F. Giord. S. pred. ^o. =J Delia balena esce 1' ambr^ che gli esce di corpo per bocca , che e cosi ulimosa cosa. . II sig. 3Ionti osserva , clie questo passo non trovasi nella eitata predica; e che altronde non fa grajgje onore alia lingua, essendo macoliiato di un soUecisino ( pero corretto nella adizione Vero- nese ). AMMANIERAMENTO. ( Crusca ) A^i^enevolezzn. , abhelUwento , lat. ele^aiitia J ornalus , ec. AMMANIERARE , imhelllre ^ dar garbo J lat. concinnarej, venustatexa uddere. AMMANIERATO , garhato, nhbeUito; lat. elegans, ec. AMMAN IERATURA, ab- hcUimento y lat. ornamentum , eo. — Questi vocaboli , dice il sig. Monti J non sono ben definiti ; dappoiche nel Vocabolario stesso r ammanierare con tutta la sua famiglia e notato di vizio. Hon e dunque 1' ainmanieramento un abbellimento assoluto ^ come il pone la Crusca , ma un abbellimento studiato , ricercato j affettato; e V afft-.ttazioiie non IVi mai ne concinnitas ^ ne eZs- gantla ^ ne ornatus ^ ma un soveroliio artifizio, uiia soverchia squisitezza tanto nelle sentenzo, quauto nelle parole e n'-i giro delle medesime , ec. AMORE. ( Crusca ) § I. dividesi in du^ino ed umano : il dlvino i to stesso che la virtu della carita. Es. 4- Dant. Inf. i. s: Ch' eran con lul quando I'Amor divino — Mosse da pima qi\elle cose belle. Ibid. 3. ^ Fecemi la divina Potestate — la sornxna Sapienza e il primo Araore. — II sig. Monti nota 1' errore qui commesso di prendere per virtu della carita la terza persona della SS. Triade. ANJJICHILARE. ( Crusca) Scemare ^ dhnimdre , ridnrre quasi aZ nulla. ^ lat. exinanirc ^ corrumpere j ad nihilum redigere. Es. iinico. Liv. M. S Per la disubbidienza aveno guasta e anuichi- lata la maniera del guerreggiare. — Osserva il sig. Monti, che la stessa Crusca alia voce annientare ( che e lo stesso che aii' nichdare ) ha dotto che annientatc vale annullate , ridurrc al nulla J lai. ad nUiilum redigere. Quindi domaada come duni^ue AL VOCAEOLAIUO DELLA CRUSCA. Si^ entri ipi il tjuuH ; e come scemare , diminuire , ridurre quasi al nulla, per oio die riguarda 1' italiano , e percio che riguaula il latino exinanirn j corrumpere , vagliano V annicldlare . ANTl. ( Ciusca ) V. a. Aoantl. — Dant. da Majano 12. S Anti la pena contomi dolzore. — Osservato I' intero passo che il Vo- cabolario da tronco , anti vuol dire anzi . . . , e forse 1' anti di questo passo e errore di amanuoiise. Cosi il sig. Monti. Al'PARTENENTE e APPAKTEGNENTE. (Crusca) $ in forza di snst. per parente^ congiunto. Sen. Fi<:t. C Ija natura ci ha ge- iierati tulti parenti e appartegiienti 1' uno all' altro. — Appaite- gnente , a cui stareblxfro bene in fronto le lettere V. A. non e sostantivo per nulla, dice il sig. Monti. II sostajitivo e quel ci , a cui tauto parente , quanto appartcgnente servono in qualita (li addiettivo. APPRENDERE , ec. (Crusca) § 11 in vece di prendere sempli- cemente j Lit. opprehendere. Dant. Purg. 12. S Anciderammi qualuiuiue in' ajiprejide. — La lezioue di Dante, dice il sig. filontl, non e sicura , massimaniente leggeiidosi mi prende nella edizlone Nidobeatina. E dovevasi in ogni caso avvertire, che nel si- gniQcato assoluto di prendere queslo apprendere e locuzione jiessima. APPUNTATORE. (Crusca) che nppunta. Guid. G. t: Egli vera- cemenle fece appuntatore , che per paura di so setnpre s' ap- puntava a colui , di cui piia temeva, e a lui tutto si riserbava : Tac. Dav. aun. iG. 228. — Essendovi molti occulti e palesi appuntatori di chi vi mancasse. — La Crusca, osserra il sig. Monti, da nove significazioni di appuntare; e alia parola appuntatore non aggiunge che due esenipi. A quale di tanti diversi sensi deesi riferire questo verbale ? Piu. Due sensi diversi presentano i due csempi riportati : accoppiameiito che vuole emendazione. ^RCA. ( Crusca ) propriametite cassa cominessa a doghe incastrnte I' una neW altra. Es. ult. Com. Inf. =! Ben lo sae chi si fae conceder le decime della Cliiesa per empierne le proprie arclie. — II sig. Monti crede che questo esempio dovesse mettersi separate a prova d' area in senso di scrigno. A RECISO. ( Crusca ) coniunemeni e , ahhoudantemente , senzn ri- tcgno y lat. unanimlter effuse. Gr Oniotunadon. Cron. Morell. 3Gi. ~ Tulto il pnpolo di Firenze a reciso tenne e' fusse esso- { o. u. ) — A reciso^ dice il sig. Montij h lo stcsso ehe a riciso. Ora la Crusca alia voce a riciso mette : posto avoerhialmrnte ^ Ticisamente J con brcpilu; lat. bre<:iter , concise. Gr. sintomos ^ es. J il passo riferito. In una nota il sig. Monti spiega 1' origine di *i balorda contraddizione. ARIETE. ( Crusca) II ptinio dei dodici scgni del Zodtaco. Es. »iM. Saiuiaz. ejjl. i. ^ Per Iti li lori e gH wieti giostrano. — ■ 320 rnoposTA vt alcx'ne coruezioni , ec. Bella giostra di questa costellazione sui prati di Arcadia ! dice il sig. Monti. Pol: pcrche non si considera die 1' ariete celeste quando si doveva parlare , e non si e parlata del tenestre ? E come non parlarne , se il passo addotto e tutto per questo? Perche non pailare AeM'ariete di guerra ? E quaudo al vprlio arietare si da la de&iiizione pcrcuotere coll' ariete , s' intendera con quello della costellazione, che e il solo die ha 1' onore d' essere nel Vocabolario ? E sara percato , se si diia ariete idrau- lico la SI nota marrhiua di Mongol fin r 'Z ARMARE, ec. ( Cru « ) § n per metafora, (in si^^nificato A\ prov- vedersi) Es. i. Daiit. Inf. 28. 3 Or di* a I'ra Dolcin duuque che s' armi. — Bisogna aggiungere il rimanente del passo ;z; Si di vivanda , die stretta di neve. — Non rechi la vittoria al Noa- rese r; : altrimente, dice il sig. Monti, manca la cosa di clie fra Dolciiio dee prowedersi. ARM ATA. ( Crusca) Moltitudine di gente ndunata per combattere ^ e si dice per lo pin di moltitudine di naviglj da guerra; lat. classis. — II sig. Monti avverte che 1' uso ha cangiato tanto il valore di questa voce , che armata senza l' aggiunto di navale lion si piglia omai che per esercito. Piiferisce all' uopo un passo del Pulci , ed uno del Fortiguerra. ARPIONE, ec. ( Crusca ) § 11. In. pioi^erb. Appircar le voglie al- V arpione ; cioe partirsele. Malm, a- 11. =i Ancor ch' io non ne faccia alcun disegno. — E tal voglia appiccata abbia all' arpione. — • Poitire una cosa, dice il sig. 3Ionti , vale dividerla ; e par~ tirsela torna lo stesso che fame parte al compagno. Cio e tiit- t' altro che attaccarla all' arpione . ARRENAMENTO e ARRENARE, ec. La Crusca raddoppia la r , perdie deduce arreiiare da rena accopipiata alia particella o , che ha virtu, ov' e , di raddoppiare la consonante. I Lombard! all' opposto con maggiore semplicita lo deducono da arena, voce che conserva tutta la nobilta, la chiarezza e I' armonia della voce latiua equivalente. Arena si accoucia meglio che rena al numero plurale. Rena, soggiunge il sig. Monti, non e che un mozzioone di arena , alia quale per caprjccio del popolo in diebus iUis fu tagliata la testa in mercato vecchio , uella stessa forma elie vennero pazzamente decapitate le parole epistola , edifizio, apocalisse , litanie , u'\%co , epiletico, obbrobrio, ignudo , iatteae le parolacce gnudo , brobbio , piletieo , mico , tanie , pocalisse , diffzio , pistola , la quale sta sempie in pericolo d' essere presa per arme di contrabbandiere , ec. j^RROGARE. ( Crusca ) attribuire arrogantemenle , e si usa anche in signijicato neutro passn>o. Es. 2- Boca. Vit. di Dant. 23. ^ E fu^li tanto in cio la fortuna seconda, che niuna legazione si ascoltava ^ a niuua si rispondea^ ec.j niuna se n'arrcgava; e*. AI, VOCAB0LARIO DELLA CKUSCA. Ssi s' egli in cio non dicesse la sua senteiiza. — A porre il trutto errore qui preso iu tiitto il 9U0 lume, mettiamo , dice il sig. Monti in luogo di arrog-are 1' intorprotizione datagli dalla Cru- aca . . . Non credo cbe in tutto 1' immenso regno degli spro- positi siasi mai udito 1' eguale , ne si possa immaginare oltraor- gio piu grave alia riputazione di Dante nel tenerlo capace delle matte arroganze che ne sorlirebbero. Egli e evidente che dee lejrirersi abrngava. E cosi Va a terra 1' artioolo. ARZAOOGO. (Crusra ) Franc. Sacch. rira. ^^•^. 3 Nibbi arzagogKi e balle di sermenti. — Cercavan d' Ippocrasse gli argomenti. — Tre volte , dice il cav. Monti al dott. FruUonc , ti sei ficoato nel biijo di questo esempio, del quale nulla s' intende, e qui, e alle voti sermento e molticcio. Gli esempi son fatti per dar lure ai vocaboli, e renderne cbiara la significazione , ec. AKZILLO. ( Crusca ) add. rubesto j fiero j lat. alacer , hilaris. Cr. ilaros. Manca 1' esempio. — In un dialogo che il sig. Monti pone qui tra un pedagogo e unfanciullo^ questi spiega Valacer per pronto , attioo , wace , che e presto a fare le cose : poi secondo i lostantivi, a cui si uni^ce per agile, snello , allegro, Spi-ritoso. II fanciullo spiega pure hilaris per allegro , giulioo j gajo. Lidi consultanilo il Vocabolarlo suUa voce rubesto , trova feroce , ruhestissimo , ferocisslmo ■ sapendo altronde che yiero viene da ^ero , e che e sinonimo di bestiale. — Non sei d' av- vi^o , domanda il pedagogo al fanciullo, che questi vocaboli pos- sano fare buona lega tra loro ? — • Si. Vedete la quel diavolo sotto i piedi ilell' arcangelo s. JVIichele f Michele e i' alacer , e 1' hi- laris dei Latini, e il diavolo e il rubesto e fiero degli Italian!. ASCENDERE. ( Cvusca ) ^ ii per discendere , scendere. Star. Pist. 193 z; Essendo i Turchi ascesi a terra de' legui , lo Delfin fee* ardere tutti i loro legni. — Questo ascendere uon e da tenersi che per una gofiU storpiatura di scendere , ortografizzato suUs sempre scurrettissima j>ronuncla del volgo , corae aiTOin^^ere , aJ« sapere , ass ndacare , per sindacare , sapere , rompere. Ma ab- biamo in Ar'iosto zi del palafreno il cacciator giu. sale. II sig. Monti proiuetle , che quundo sura a quel verbo, fara toccar con xnano 1' errore sovr' esso preso dalla Crusca ; poich^ con esempi di jirios'O, ed altri AeW Alamanni e del Caro , provera die siilire i saltiire. E qui il sig. Monti prende occasione di red.irgiiire la Grusoa delle parole ifjioso , istmiio , istrepito^ istraxio , '■stniggi- meraf'o , eo. , incsse in registro; e le Giunte eeronefi , che hanno istruzione per distruzion" ; avvertendo , ch*- da struzinnc 1" e- lempio ha fatto istruzione per isfuggire il ruido tuono sta stru luH'accozzamenco delle due parole qiiesta struzione. ASSEGUIRE. (Crusca) I Per inscgiure , perseguitare. Ariost- Fur. t~- 44 — ^'* discorrendo come aJmen gli &ccordi — 1 Si che I'uu Bibl. Jtal. T. X. 21 342 rnorosTA m ailcune coKUEZioiyfi , tc. dopo r alfro il campo assegua. — Asseguire il campo val^ ot- tenerlo , consegulrlo. II sigiiificato e apertissimo; e il sig. Monti porta ffli antee-'denti e susseguenti versi dell' Arinsto. A STORIA. ( Crusca ) Posto proverhlalmente vale a stento , lenta- mente. F. Giord. Med. s Quali sono questi legni verdi , cha noQ ardono bene; o se ardono , ardono a storia; ed e debil fuoco ? — Un legao che arde a storia , per dire che arde a stento ! Ci vuol tutta la fede di un patriarca per credere genuine il testo , e un coraggio da pazzo per fame uso. Considerando il sip'. Monti che la Crusca dalle mal intese parole ot-ri zo di un Largello forestiere aveva compoSto il verbo aurizznre , e con- vertito anacoretl in amoretti , e fatte tali altre anche piu mo- struose trasformazioni , pensa che siilla fede di un cattivo o co- pista , o lettore , abbia preso a stento per a storia. A5TR0LOGIA e ASTRONOMIA, ASTROLOGO e ASTRONOMO. • — La definizione che la Crusca da deiVustrononiia non diversi- fica da quella dell' astrologia , il vatore della quale parola vuole che s' intenda da un esempio di Brunetto Latini. La Crusca nota per- V. A. astrolago , e ammette il verbo astrolagare. Gli autori delle Giunte veronesi ci danno per arcaismi attronomo e astronomia; e per vooaboli veri e di purissimo oro sterlomaco e sterlomia. II sig. Monti gli esorta a non dire piu algebra , ma , arcibra; e arcibraico e non algebraico ; e cosi i\on filosofo , ma. fi- sosafo ; non cattedrOj m& carirea; aoii longitudine , ma longuroi non mille niigliaja , ma milia niilia, ec. ATTENDERE, ( Crusca ) § I. per istare attento , considerare^ por mente , badare; lat. animadoertere , mentem adhibere. Es. pe- nult. Dant. i3. S Ben sapev' io die volea dir lo muto. — E pero non attese mia dimamda. — • Ho per errore di starapa , dice il sig. Monti , il ben sapev' io , in luogo di ben sapeva ei. Ma non ho per errore da computarsi il non aver la Crusca veduto j che non attese qui vale non asjiettb. Onde 1' esempio appartiene non al primo , ma al secondo paragrafo : attendere per aspettare. ATTORNEGGIATO. ( Crusca ) add. Attorniato; lat. circumdatus. Esempio di CarOj, che da attornare, o attorniare^ o attorneare fece attorneggiare, come da favolare fu i'atto favoleggiarej Aacardarr, cardcgg'iara ,iic. Perche dunque la Crusca non pone attorneggiare.'' AVARO. ( Crusca ) Bruttato dal eizio delV avarizia , ec. § i. per si- . niilitudine. Scarso, ec. — II sig. Monti osserva, che avaro e anche brairwio ; e ©he la Crusca non ne parla. Egli ne reca esempi , indicanJo in oltre varie gradazioni di bramosia, e varj modi di esprimerli. Ha talora anche seuso d' imridioso. AVVERTIRE , ec. ( Crusca ) in signijicato neutro. Aver I' occhio. Fir. As. 1^5. Ma una cosa soprattutto bisogna avvertire , che egli non ti venga voglia _, • ec. — II sig- Monti: avvertire una cosa siirnificato neutro ? AL VOCABOLABIO BELLA CRUSCA. 3a'3 AVVISO. ( Crujoa ) 5 I. per connderazione , disegiio , pciinero. Ki. ult. Arlost. fur. 20. 119 =; Disse : guerrier, tu sei pien d'ogni avviso. — II sig. Monti prova , rit'eieiido intera 1' ottava , rho opyifo »£ui siguitica avvedimento , accortezza , scaltrezza ^ g'"- dizio. AZZOPPARE. ( Crusca ) /(ir djpeiure zoppo ; lat. claudum reddere. lib. cur. malatt. C Per cagione di questo catarro sogliono fa- ciluiente azzoppare. — • Questo , dice il sig. Monti, e iieutro pas- givo senza 1' affisso : e duncjue divenir zoppo ,• lat. claudicare. ALCUNO. { Crusca ) nomc partiU\>o di quantita indeterminata ; er vale ijunlcuno , ec. Es. 2. Dunt Inf. 12. ^ Che da cima del moute onde si mosse — Al piano e si la roccia discosreda — c.he alcuna via dart-iibe a clii »u t'usge. — L' eseuipio pruva al ro\ e- »cio; e il sig. Afonti illustrauJo in xin Appendice uii altro passo di Dante , diniostra usarsi alcuno per niwi). BACCANELI-A- ( Crusca ) raunata strepitosa di persone j lat. 6a-« chanal. Seg. Fior. Mandr. 3. 8. 3 E si vuol porvi un' imma- gine per rizzarvi un poco di Laccanella. — Baccanella e lo stesso che baccanello y diminutivo di haccano , dice il sig. Munti ; e raunnta nou k diminutivo di nulla. Oltre cio strepitosa iion da 1' idea di sconcio rumore , che la Crusca usa per significare il baccano ; spesso 1' add. strepitosa h voce di Luoua fama. Si'gneri paria di prediche strepitose ; e lo ha citato la Crusca. Le Giunte veronesi danno baccanella per siiioninio di taverna ! ! ! flARATTERlA. (Crusca) arte del barattiere , ec. BARATTIERE , che fa I' arte delta baratteria , ec. — Qui il sig. Monti rife- risCe una simile deCnizione di certo P^rroco , che intcrrogato cosa fosse il predicatore ^ rispose essere quegli che fa la predica ; e domaiidato cosa fosse la. predica , rispose essere ii discorso del predlcatore. BARRARE. ( Crusca ) truffare , giuntare ec. BARRATO add. air-, condato , accerchiato ,■ lat. septus. G. V. 7. 68. i. t: Onde la terra non avea mnra, ma era barrata di botti e altro leguame. — • II sig. Monti domanda ,1.** perche la Crusca non ammette barrare per Isharrare , giacch^ ammette barra e barralo , la stesso ol>e sbarra o sbarrato; 2.° percho nell* esempio del Vil- lanl mette barrato per add. quando le parole era barrata mo- strano apertaniente un verbo; 3.° perche pone barrato nel scn$o unico di circondato , qnando puo e dee valere anche truffato dn barrare , truffare ? Aggiunge poi : perche non togliere a bar- rare il doppio e si divero senso di truffare e chiudere di sbarra, icrivendo barare per truffare , giacche la CrusCa stesaa scrivo baro y barato , bareria^ ec. : o se non si ha tal coraggio , almeno escludere barrare e suoi dal significato di chiudere di sbarra^ f iire sbnrrare ? (Sara contiiiuato). 3^4 Still' ori£;ine de' Humeri romani , dissertazione del dott. Giuseppe De Mattheis , professore di niedi- ciiia neW Zj niversitd di Roma , mcnibro dell' acca- .demia dell jircheologia Romana , ec. letta nel- I* adunanza delta medesima accademia il di 1 9 febhrajo 1818. — Roma, 1818^ presso il Rouiiie, in 4-** } ^'^^ ""^ tavola litografica. Oe e da uomo assennato 1' investigare anclie nei piccioli oggettl la ragione delle cose, e se veggLimo riuscire grato a tutti il conoscerla allorche venga pa-^ lesata , non si stimeranno adunque spregevoli le inda- gini intorno all' origiiie di quelle cifre numeriche che derivate dai prlschi Romani, rimaugono tuttavia in uso presso di noi , comeche per la sostituzione di altre sieuo men familiari di qiianto lo furono presso quella nazione. L' autore clie imj)rende a svolgere qiiesta quje- stione , fu assai volte rammentato nel nostro Giornale , ed e notissimo al pubblico per opei'e di grave argo- mento. Egli sa accoppiare ;ti severi stiidj della medi- eiua quci piu piacevoli , se non men problemalici , del- 1' archeologia , seguendo cosi 1' esempio del Bacci , del Laiicisi , di Palin , di Triller e di tanti altri valen- tuomiui. Qualuuque dall' altro canto sia la disciplina clie uno professi , sarebbe assai difficile , vivendo in Roma, di serbavsi alYatto straniero alia scienza delle anlicbita. Varia presso i diversi popoli f u , com'cgli dimostra, la mani-jra di rappresentare i segni numerici. Gli orien- tali , quail sarebbero i Fenicj e gli Ebrci , usavano le It'ttcre del proprio alfabelo , maniera imitata poscia dai Greet , i qiiuli valevausi inoltre in alcuni casi delle suLL* ORiGiNE , ac. BaS iniziali delle pai'ole corrispondentl al numeri da indi- carsi. A lal line, dice i'autore, adopraiono le sei se- giUMili k'ttere , die raddoppiav mo all' uopo : I. TI. A. H. X. M, esscndo esse le iuiziali di la , uiio, cosi anti- camente scrilto per M/(/. ; rityT;, cinque ; \r}fijL , dieci; H.\ cro", cento ; Xt/l/a- , mille ; \Lvi)t /. , diecimlla. Si av- viso il Corsini che tali segni non fossero altramente let- tere; ma le sue congelture sono appoggiate a troppo debuli fondameuti. Non tutte le nazioni per allro tennero il niedcsimo stile. Perocclie le cifre della nostra aritmetica , e che noi dobljiamo agli Arabi , non corrispondono certo n^ alia forma ne all' ordine delle arabe lettere. Cosl quantunque le note numeriche de' Latini offrano al- cuna somiglianza con quelle del loro alfabeto, tuttavia d' uopo e credere , riflclle 1' autore , che non derlvino punto da queste ; per la qual cosa altre origin! si sono studiati gli erucliti di assegnare a siffatte note. Alcuni idcarono essere state formate ad immagine e somi- glianza delle dita delle nosti'e maui , come opinarono Huet, Borel , Breby de Mailly ; ma aSsai impacciati si mostrano quando trattisi di splegai-e la genesi delle fi- gure V , X , L , ec. ; ed ecco come vanno stii*acchiando la spiegazione. Le unita , dicouo , espresse con la ci- fra I rappresentano le clita , il numero V e imma- gine del poUice e del mignolo della palma distesa , il X e la duplicizione di qiie&to, cioe due V uniti per la punta. Cinque decine sono indicate da una L , che b la meta della lettera E , la quale e la stessa che C espriinente cento. Ciascheduno si avvede quanto que- sta spezie di cliiromauzia sia arbitraria e gratuita, seuza dire che niuna altenenza veggendosi tra la cifra del numero cinrpianta e le dita della mano , furono astretti quei lelterali di deviare dallo stabilito priucipio , so- slituendo un' alti'a spiegazione oltre modo capi-icciosa c stentata. Altri ci narrauo che i segni de' numeri romani furono formati in virtii di una certa connatu- rale inclinazione della mente nostra a rappresentarli cou alUellaulo iiuec. Cusluro si sbri^auo assai lesta- 326 SULl' ORIGIKE mente dalla qiiistione , e troncauo a cliiillttra il node anzi die sciorlo. Se cosi fosse, tV onde addiviene , dice r autore , die do\ eiido essere questa disposizione co- niinie agli uominl tulti , come lo sono ad essi le dita delle inaiii , non e del pari comune presso le diffe- renti nazioni 1' uso delle medesime note lineari pei' esprimere i numeri ? Altri , come I'Alciati, il Vossio , il Ri ndiini , il Corsini , vorrebbero derivate queste note daoli intaoli fatti sopra bastoncelli dalla rozza gente , poidie i contndiui e i pastori cosi rammcntano il nu- mero de' giorni , del besti ime , delle opcre , ec. Ma qiiando eosi andasse lafaccenda, dovvebbero essere piu divulgate e quasi univevsali : clie se si dicesse die tali per r appunto erano prima dell' alfabrto , e die furono poscia dimeriticate per aver lore sostituito le letlere , non si sa comprendere come la cosa stessa non sia succeduta presso tulte le altre genti, e segnatamentc presso i Romani. In cotal guisa 1' autore impngnando le spiegazioni date dajrli antecedenti eruditi , fa sorsjere il desiderio die ne sia proposta una piu vei'isimile e piu soddis- facente. Ecco la sua. Tito Liv o racconta die un anlichissima legge era in Roma scritta con lettere e con parole di quella eta, la quale ingiungeva die il preto.e massimo negli idi di settembre ficcasse un chiodo nel destro lato del tempio di Giove Capltolino; indi soggiunge lo storico die rare essendo a quel tempo le lettere , 1' indicalo diiodo era ua seeno del nuniero de"li anni , e die essendo caduto in progresso questo costume , fu rite- nuta nondimeno la niedesima ceremonia, per la quale creavasi un diltatore (Lib. 7, cap. 3 J. Essa difatto fu alcune volte rinuovata, benclie per oggetto diverso, da quelli per cui fu istituita dapprima. Cosi durante la pestilenza accaduta in Roma neirauno 890 di sua fon-. dazione , tra i varj espedienti iisati onde frenarla, fuvvi, dice Li\'io , anclie quello di ficcare un diiodo nella parete del tempio di Giove Massimo ad imitazione ddi' anlico costume di piautaie il diiodo annalc Imr- DE KUMEUI EOMANI. SS-^ peroCcli(^ era a memorla di alcunl vccchi clie iinper- versaudo un anno uua terribile epidcmia , fu subita- mente spenta appena compiuta quella funzione. L' abate de Couture , che scrisse una dissertazione su cotesto cliiodo sacro, asserisce clie la cei*emoiiia di cui si parla fu pill fi;ite ripetuta per gli stessi motivi : ma tranne due altri esempj citati da Livio stesso (lib. 7, cap. 3; lib. 8, cap. i^), dai quali si desuine che fu praticata per pubblichc calamlta , non abbiamo , dice 1' autore , sutliicienti prove per crederla frequeutissima. Solo dalle tavole capitoliue risulta che nell' anno di Roma 49** fu creato dittatore C. Fulvio Conturione clavi Jigendi causa; ma si ignora per qual cagionc fosse allora fic- cato , benche sia probabilissimo che cio accadesse per pestilenza. Non giova qui investigare per qual motivo avesse luogo in quelle circoilanze ua tal rito. Baslo clie una volta fosse la pestilenza cessata dopo il conQccamento del chiodo , che vagionando la gente I'ozza e volgare alia propria foggia , ne avra attribuito I'effelto a quel- r avvenimeiilo : post hoc, ergo propter hoc. Cio che interessa la presente questione , e di sapere , come Ic riferite parole di Livio lo insegnano, che era antico uso in Roma di segnare il numero degli anui con. quello de' chiodi ; che alia remotissima epoca in cui si manteneva in vigore le lettere , o la scrlltura , erano rare e poco uote ; che tale atto era pubblico e so- lenne , posciache il primo magistrato dovea celeb 'arlo agli idi di scltcmbre. Altri autori lalini fauno molto del chiodo annale , fra i quali Festo e Petronio Arbl- tro, 0 quest' ultimo chiaramente dice claims niunera- bat et annos. Uno scrittore francese, il sig. Breby de Mailly, si die ad inlendere che questa funzione si ri- petessc ogni anno nel giorno anniversario della dedi- cazione del tempio di Giove Capitoliuo ; ma 1' autore, senza perdere tempo a mostrare 1' insussistenza di que- sta proj>osizione , si avvia ratto alle conseguen/.e che ricava d illc cose auzidcttc , ondc slabilire la nuova sua spiegazioue- 32 8 STTLl' OKICINS • : E egli atlunque di scntinionto die i cliiodi annali sicno stall i veri aichetipi doi numeri romaiii, imma- giuatl e fatli ad imltazlone di quelli. La conseguonza riuscira seuza fallo inaspetlata ; e se 1' erudizione e r ingegno valgono a sostenerla , questi i-equisiti certa- meiite non mancano nei ragionamenti dell' autore. Al- loiclie , die cgli, non esistevano segnl particolari di nu- ruorazione , nia la sciittura stessa o le kltcre ciano poco note , si penso d' indicai'e in niodo pubblico , stabile e solenue il numero degli anni , come il piii iniportante a conuscersi , e cio col conficcare altiel- tanti chiodi metallici , la cui forma e disposizione rara- mentassero ad un tempo il numero degli anni scorsi , e servissero di norma in qualsivoglia altro bisogno di indicazione numerica. Quesli archelipi o moduli di numeri erano fitti non gia orizzonlalmente , ma per- cbe rimanessero piu visibili , dovevano essere perpendi- colari e piantati in qualcbe rilievo o cornicione del lempio. Ma nel continuo bisogno di copiarli si dovette tosto S( nlire 1' utilita di un metodo di abbreviazione. Troppo nojoso sarebbe stato di contarli tutti quanti r uno dopo r altro ; per lo cbe pocbi sono gli esempj die abbiamo di anticlie isci'izioni con numeri le quali presentino in cambio del V e del X altrettante linee successive o segni di unita. Si diminui adunque il fa- stidio di questa rijietizione indicando numeri piu o meno alti con un solo o podii segni. Ecco , soggiunge r autore , come al di la del numero IlII , copia per- fetta di altrettanti cliiodi annali , si penso a lappresen- tare il susseguente con la semplice unioiie ad angolo acuto deir estremita inferiore di due Knee , o due cbiodi, onde n;icque il numero romano V. Per seguare il numero dieci si raddoppio il segno V, sottoponendone a questo un altro rovcscio , come apparisce dalla ci- fra X. II cinquanta fu rappresentato dall'unione di due linec sotto un angolo maggiore , quale e 1' augolo retto, nella seguente maiiiera , L. Sappiasi inoltre clie auclie le due cifre curve indicanti il 5oo con un D , e il cento cou uu C, nella primitiva loro origine , lungi dall' essere enrve, erano, al paro di tulte le altre, li- nee rette perpendicolari unite ed orizzontali , e che iu progresso di tempo per maggioi'e faciliU di segnarle furoiio coavertite in curve ; opinione manifestata gli da' I'inomati scrittori Vossio, Bianchiul, Borel, Heilbron- ner , Coisini , cc. Cosi I'antico segno rappresentante il centinajo avca questa forma C , e sembia iiato dal- I'altro L, aggiuntavi uu' altra linca superioie paralella air iuferiore onde indicare il do^.pio \aloie che veniva a rappresentare. Fatta questa prima convei'sione di un mczo quadi'ato in un semicircolo , accadde 1' altra , quantunque assai pid tai'di , consistente nelf unioue della C rovescia alia I che rimanevale a sinistra ( dop- pio segno rappresentante il Dumero 5oo ) , e nacque cosi la cifra D. Finalmente il migliajo fu in varie guise indicato, ma tutte derivate dal medesimo foate, vale a dire dal raddoppiamento del segno del 5oo con r aggiunta di un C dritto alia sinisti-a dell' altro rovescio e col segno I nel mezzo di entrambi, CI J, ov- vero con linee rette disposte in questa foggia m , ed in progresso anche con due piccioli circoli che toc- cansi da una parte in modo da rappresentare il segno arabico del nuniero otto coricato, CC Ora questo passaggio di figure da linee rette com- poste in sempUce curve, questa riunione di due o piu segnl in uno non possono essere nale , riflette 1 au- tore , che dalla niaggiore facilita o dalla fretta di scri- verle ; quindi e che le stesse cifre arabiche non sono perfettamente tali ai di nostri , tpaali erano presso gli Arabi , o al primo loro apparire in Eui'opa. Ecco adunque come quclla semplice linea retta, im- magine del chiodo annale verticalmente pianlato , ^ r unico elemento di tutti gli altri segui o ligure deri- vate dalla diversa moltlplicazione e disposizione di quel segno : le quali figure variando con progressioue qui- naria , hanno dato dopo il segno I, i segni \ , X, h, r, n, en. Dichiarate queste cose, si trattionc piu parlicolarraente r A. a niostrare che questi pochi segui nou furono gii 33o 3ull' oRicixe tolti dair alfabeto polasgico , o greco-antico usato dai Latini in quelle rciiiolissiine eta, poicho tranne 11 segno deir unita non soinigliano ad alcuna rlcUe sue letlere , e sappiamo da Piiuio che la X non era introdotfa prima della gnerra di Troja. Aulo Gellio parlaudo del numero III, dice che e rappi'cscutato da tre lincetle, ti ihus lineolis (lib. lO, cap. I j; lo die da a divedere che non erano risguardate come lettere. Tiovasi bensi che ne' bassi tempi , quando meno sapendosi preteu- devasi di sapere di piiii , alcuui grammatici e sofisti immaginarono che i iiumeri romani fossero appunto lettere , come supposero Prisciano e 1' autore del li- bretto che porta il nome di M. Valerio Prolx); ma il Vossio , I'Alciati, il Griovio lianuo giustamente disprez- zata e derisa questa opinione. E qui da considerarsi che il mcdesimo uso di fic- care ognl anno un chiodo nella parete sacra di uu tempio esisteva da remoto tempo anche presso gli Etruschl , e per il medesimo fine d' indicare il uumero degli anni, come si ha dallo storico Livio (lib. "J, rap. zj. Ora si avverta che i medesiini segni numerici de' Ro- -mani erano parlmente adottati da quella nazione , coa la sola dilTerenza che si scrivevano d.i destra a sinistra. Ignoraudo alcuni la tanta somiglianza delle note nu- meriche degli nni e degli altri , supposero bilingxii le iscrizioni ctrusche con le suddette note , ed altri ci*e- dettei'o posteriormente aggiunti i numeri I'omani. II Lanzi invece , che tutto vedeva greco nelle cose de- gli Etruschi , s' ingegno di mostrare greche anche le loro note uumeriche , e di dedurne la serie e 1 or- dine di quell' alfabeto , e 1' autore di una memoria sulle cifre arahiche , che tutto vcde chinese , deriva dalla China 1' origine cosi di queste , come di quelle de' Romani. La somiglianza delle cifre numeriche ctrusche con le romane non ammette dubbio, come il sig. dc Mattheis da a divedere con parecchi esempj tratti dagli antichi monunicnti , e coglie in tal circostanza occasioiie di v;*d(lri/7,are la non ben fondala opinioue dcjjli illustra- DK NUMERl ROMAlVl. 33 1 tori tie' scpolcri ctruschi
  • eseguire , siasi contentalo di una copia recenle , senza curarsi di fame il confronto col nianoscritto antico. Questo ci e slalo gentilmente coniunicato dal sig. cav. Venturi ])redetto , ed ivi con nostia sorpresa tro- viamo die il testo ora slantpalo altera i sentimenti deli' autore , e in piu di quarauta luoghi si allontana dalla genuina antica lezione : cccone alcuui esempj per saggio. I.** i\el codice Denaglia il capo dei combattcnli italiani Fierainosca siida ii la Motte capo de' iraucesi a battaglia ( v. 66 ). lilura ego in anna voco , verum et si tendere contra Audeat ing*nti Gallorum ex agmine f[uisquam , Hue adeant Ma ncUa stampa si legge liliuu ego in 4rma voco^ utiumne elsi teadeie contxa, eta B?6 PRAMMENTd a." (v. i63 ) II Fieramosca surld(^tto nrl codioe antico ^ detto : Ju\-cum princeps de genie lalina. La slamua lo nomina : Jnuenis princeps , t-tc. 3." (v. 178) L' Abigncnti di Sarno gia pastore si diede al nn stier della guerra , oblitus pecoium, iii- risque , palrisque. Cosi il manoscrltto antico ; V edi- zione moderna porta, oblitus pecorum , matiisque ^ palrisque. ^P ( V. 299 ) Fieramosca perora a' suoi collpghi : vigilandum , et mente sagaci non minus ac valida i^i- que et prmstantibus ausis. Questa ^ 1' aulica lezione ; la stampa vi sostituisce .... non minus ac valida usque adeo et praestantibus ausis. 5.*^ I conibatteuti italiani rimasero per qualche mo- mento separati dai francesi per uno spazio inlermedio, simile ad uu fiume che separa d' insieme le querce delle opposte due sponde ; e come ben dice il MS. Denaglia (v. 3i9 ). LaLItur amnis In medio , nexant junctae ne brachia silvffl. L'editore guasta la similitudine sostituendovi : LaLitur amnis. In medio rapiJus , stant junctae in brachia silvs. 6P Appena si e dato fuoco ad una mina militare , ed ecco (v. SgS ) Intremere antra, procul convulsa labare - — Tellus : tale e la veccliia e vera lezione ; non cosi la stampata, clie porta: Intremere atque procul convulsa laboie — Tellus. 7.** La stampa , ove Fieramosca si lagna delle gueri'e falte dai barbari all' Italia , ( v. 699 ) porta : Tot strages ferro ediderit ? tot prxlia justa • — Hauserit? Dicasi, e meglio, coll' antico MS. . . . tot praelia I'ictor — Hauserit? Bastiiio questi poclil esempi a formaici un' idea delle false lezioni e sconeiature che deturpano 1' edizione di quel frammento, e che subodorate da noi nella of- DI UN rOEMETTO JXEDITO. 887 fertaci copia furono iiii motivo di piii per astcnerci tlul pubblicarla. II Vida in sua giovinczza dilottossi di quella clio i gi'animatici chiaiiiaao cesuia, e della posa ncl di- sco I'so , ptT riou fHdere la vocale che termlna una parola , per far luu|^lie k sillaJje fiiiali, ec. E come Virgilio: Nereidnro matrl et Neptuno^figeo — ^ Ter sunt oonati imponere Pt-lio Ossan. Come il Vida stesso neU' E^loga per la morte di Giidio II. Ut »ine gramine campi , ut sine floribus )iorti — Et montes alti , ilerant Tarpeis arcei. Cqsi quest! pure nel frammento di cul ragioniarao ; Quales aut ripij Arni , aut gelidi EurotE — ■ Verbera(jue ingeniluat aniens tela aspera contra,. Nella edizioue qucsti o piii altri simili tralti sono stall coiidaiuiati come iilegitimi , e si e voluta cambiariic la lezioue. Lo che uou sapremmo approvai-e ; ma iioii ne parleiemo olti-e , per uoji iugolCaici neila noja di grammatical i freddure. Qiiegli che il Summotitc nomina Giumbatista Da- viia/ii , e lo storico meglio istruito d' ogni altro delle circoslaiize tutte del comhattimento dei XIII campioni per haiida. Egli ne compose il racconto in quell' anna inedesimo l5o3, nel quale aecadde la giostra , c vi ebbe esso pur qualche parte : riporta otto leltjre ori- ginali passate alloia fra i due capi Fieramosca e la Molle, per coucertare il luogo , il tempo, il modo , i giudici , gli ostaggi del combattimento , e per comu- nicarsi i nomi. dei rispetllvi guerrieri ; cgli reca ezian- dio , tutto per estcso , i diplomi d' assicuramcnlo del campo per parte dei generali delle due nazioni , gli atti di proteste davanti al nolajo , ec. Di queslo opu- &C1.I0 assai rare nel uostri paesi, e non lello dall' edi- torc del frammento, abbiamo sott'occhio un esemplare, e veggiamo che il Summoutc nc ha ppoilalo uu fe- £ibL JuiL T. X. ■ 22 ' 338 trammento, cc. dele estvatto nella sua storia ; questa pero da chl non lia jl siiddctto opuscolo debb" essere consiUtata e eve- duta , in prefevenza d' ogni altra relazione qualsiasi di tale avvenimento. Ora , giacche , sebbene conti'O il voto del Vida , pure si sono stampite in varii tempi altre sue poe- sie , e nalo in mente a persona da noi conosciuta il progetto di unire a tali leliquie altre inedite ancora, ed il poemetto odierno ridotto a miglior lezione, e le orazioni da lui composte in difesa de' Cremoncsi , le qxiali non furono dnll' autore condannate all' obblio , e finalniente alcune sue lettere : tutto cio si vuol riu- nire in un giusto volume di supplemento ai due Comi-^ niani delle opere del Vida del 1731. Noi presentemente non sapremmo condannare il progetto, purche sla ese- guito con miglior cura ed iutelligenza di quell a che si e usala nel pubblicare il frampiento che ha dato, occasioue all' ai'ticolo presepte. 339 Vita del cav. Glamhatisfa Bodoni , e Catalogo cro- notogico delle sue edizioni. — Parma , 1 8 i G , vol. 2, ^ in /^P piccolo. Maimale tipograjico del medesiino. — L'i ^ 1818^ vol. 2 , in fol. piccolo. JTJlLXA tencrczza conjugale chc ramabilc signora Mar- garita dairAgllo, vedova Bodoni , couserva al defuuto sposo , ed alle premure dell' egregio sig. Giuseppe de Lama per quell' insigne suo amico, dohbiamo le pre- seiiti due opere destiuatc ad eteraare la fama di un uonio altronde gia illustre iu tutta Europa. E iioi ci facciamo un pregio di decorarne questa Biblioteca , recando qui a' nostri leggltori un compendioso prospelto delle me- desime. Giambatista Bwloui tbbe nascimento il di 16 feb- brajo 1740 in Saluzzo, dove i suoi autenati da lungo tempo tenevano stampeiia. Terminata in patiia il corso de' suoi stud) in compagnia dell'ora prof, di tisica An- tonio Eandi , di Vincenzo Malacarne gia prof, di ana- tomia , del cav. Fresia e d' altri uomini diveuuti poi celebri per impieghi ed onori , il nostro tipografo in- trapresc ivi la prolessione del padre , e comincio dal- r iutagliar fregi sul leguo , i quali ben presto otten- iiero spaccio e grido eziandio presso gli estcri stam- patori. Nacqne in lui la brama di andare a pcrfezio- narsi in Roma ; ande uscito della casa paterna , vi si reco r anno lySS , e favorita dall' ab. Ruggeri , dal P. Pac( iaudi e dal card. Spinelli , entro cola ai scrvigi della stamperia di Propaganda ; dove fra altre sue oc- cu]>azioui impresse nel 1 762 il Messale Ai'abo-Copto , c r Alfabelo Tibetano del P. Giorgi , ed incgmiucia 34© "^^TA nfl incidevp e get lave cavattpri osoHci. INIovfo il R"g-- gcri e lo Spinelli, ncl 1766 il BocloHii, pevsuaso flalle pvomesse tValcuni aiiisti, si mosse per antlarc con essi 3 Lontlra: ma giunto in Picnionte, venne assalito d^ Ilojo^a malaltia, jicr cui fu oLbligato di riniinzlare al- Vintiaproso viaggio, c vimaiiersene in Saluz/o. Fvaitaiito il duca di Pavma D. Fcrdlnando pvopo- Tiendosi di erigere nella sua capitale una stipriperia , fu , per suggerimtnto del Pactiaudi, divennto presi- dente di quella R. Biblioteca , invitato il Bodoiii a di- lioere il progeltalo stabilimento ; ed ci vi si r(c6 di- fatti uel lebbiajo del 1 768. Intrap\yse le prime slampe con caratterl acquistati da Fouvn^er di Parigl ; ma pgi fra poco incpmincio egli a foi'mavne dei propi'j , e. ne pubblico M\ 1 77 1 un primp Saggio tipografico di Fregi e mnjuscole incise e fuse da Giamhatista Bosloui, in B.° £ri'. , quasi tutto contenente niostre di caratterl l^itini; al quale tennero dietro i cavatteri cneulali da lui novellaniente inqisi e fusi per Ic iscvlzioni csoticlie, clie pubblico nel Solemw hcMesano di S. yi- B- Lii- dovico Piiiicipe piiniogenito di Paima, 1774? '"4-" e negli Epitlialnmia exotic is Unguis leddita , 177^* ijj foUo , air 01 casione delle nozze di Carlo Emanuele principe di Plemonte con Madama Clotilde di Fraucia, Le stampe Podoniaue crebbero vie piu i» numero ed in preyio per altre molte opere die succcssivamcnte lie usclrouo in luce , fra le quali ( ommesse piu allre Ltnsi minori di mole , ma non percio menp pr^gevoli ) sino al 1790 rlcordiamo le seguenti; ^/wt della co- lon azi one in C^nipidoglio di Corilla Olimpicny 'i'7'jg, in 4." Opere di Jnt. Baffaello Mengs , 17S0.ro/. 2, ill 4-° Memorie de' gi audi maestri del!' Oj dine Geroso-, limitaiio , 1,780., vol. 3 , j;i 4." BIcnwiie degli yirchi- tetti anlichi e moderni^ di Fi;. Mdizia, 1781, ro/. 2, i>7 8." Prose e versi per onorare la meinoria di Livia Lfojia Caraffa^ 17^4' "^ 4*° Ano-creonte ed Esioda stampati in grcco V anno 1785, il primo in 8.**, il, §ccondo in 4-" II Lon'^o greco ed italiauo , 1786. in- due volumi , ju 4-** sepal ati. Piudentii opera ^ 1788 ^^ ^•qL 2, in 4-° JL'Jtminta del Tassoj 1789, in 6^.° , ec. DEL CAY. BODOKI. 84 1 E gill siiio da queir epoca 1' elcf^anza delle slampe Bodoiiiane avca levato alio grido di f'ama. La corte di Toi'ino gli free dono di due scatole d' 010 con piii llionete e luedaglie del valoie in tutto di circa quat- trocento /ecchiui. II corpo civico di >%luzzo , sua pa- tria , gli trasmise due candelieri d' argento impiontati coir anni della cittel , poi altio dono di considerabil valore. II i"e di Spagna gli maudo diploma di suo tipografo di camera. Gustavo III re di Svezia fecegU regalo del proprio ritvatto scolpito in aureo medaglione. II re Ferilinaudo IV di iN ipoli e la sua sposa veuuti a Parma andarono a trovare Bodoni nelle sue stanze , e Madama con trasporto d'ammirazione gli disse: u Se non foste al serviirio di mio cognato , vi vorrel a Napoli )). Nel 1788 avendo egli fatta una coi'sa a Roma ed a iSapoli, in tutto il viaggia fu accolto coa carezze ed onori dai Cardinall, dai Sovrani e dal Papa. L' anno 1789 il Goveino di Milano invitoUo; sebbene indarno , a stabllirsi cola ed assumere la direzione di rjuella reale staniperla. Le principessc di Fraucla ve- nute in Italia gli fecero tenere una scatola iutarslata con ornamenti delicatissimi in oro. Tutto cio prima del ^791 , nel quale anno comln- ciavono impvese sempre piu gloriose del nostro tipo- grafo. II cav. Azara, ministro di Spagna a Roma, es- sendosi dcciso di stampare molti classici in folio, tento per tale impresa di attirare cola il Bodoni : ma l' ot- timo principe di Parma Ferdinando I , il quale gia avea punito altri d' aver volutp impegnare il suo ti- ])Ografo ad esteri servig^ , ricusossi all' inchiesta del- r Azara ; bensi concesse a quello di stabllire una sua privata stamporia, nella quale potesse soddisfare ai de- sidt'ij dello spagnuolo ministro. Uscirono dunque ia fol. r Orazio , il Virgilio , Tacito , i tre poeti l.itini ; ma r impresa rimase poi interrotta per la traslocazione e la mortc d' Azara. Frattanto nel decennio die scorse poi fino al 180a, sortirono dalla Bodoniaua stauipe- ria fra 200 od opuscoli o foi;li volanti; poi Callimaco , Teocrito , Anacreonle , fipiltulo , Museo , Lougiuo , i 342' vii*. Carattcri tli Teofmslo , e Trifiodoro , quest! otto gveci soparatamente ; alguni di essi in piu forme , e colla tradiizione: Britannia LatJimon del Visconte Hampden , e The Seasons di Thompson , ambidue in iuglese. Sallustio , Cornelio INipote , De imitatione Chrisli , in iol. La religion vens^'e di Bernis , in fol. II Petiarca, in fol. Facrno , in 4-^ La Gcrusalemnie e V Aniinta del Tasso, e la Conimedia di Dante, in fol. ed in 4'*' Scherzi poctici e pitlorici del de Jiossi, in 4-° Pitture del Cor" i'^ggio Jiel Monastero di S. Paolo, in fol. Gli Amori di Savioli , in 4*° Un felice avvenimeuto per Bodoni fu il matrlmonio da liii contratto iiel 1791 colla vivace e virtuosa si- gnora Margherita da nol soprallodala , la quale con indefessa attenzione invigilo poi ai lavori del marito , e con la piii tenera ed amorosa cura lo sollevo nei momeuti di tristezza o di malattia. Nel coi'so del de- cennio di cui ragioniamo , Pio VI gli mando un breve di ringraziamento con medaglie d oro e d' argento per r Orazio presentatogli. II re di Spagna gli 'assegno annua pensione senz' obbligo alcuno. II conle di Pro- venza ora Re di Francia , veduta in Parma 1' officina Bodoniana , disse: ma foi ! celle-ci est la premiere ini- ■primerie du monde. II Gran-Duca di Toscana fra al- tri pegni di sua muiiificenza gli regalo una medaglia d' oro col proprio ritralto. Rccatosi a Torino col sig. cav. d'Azara, fu ivi accolto con lusingbiere distinzioni da quella corte e da gravissimi personaggi : e di la passando per Saluzzo , quali non ricevette dimostrazioni di amorc e di stima da' suoi concittadini ! gran parte della citta gli uscl incontro con festose grida , e il corpo civico mando a complimentarlo in formalita : al die non sapendo il fcsteggiato resistcre , con entusia- stica riconoscenza csclamo : dunque non e senipre vero che nessun profeta piacque al suol natio ! Da ogni banda d' Eui'opa gli venivano inchieste di suoi carat- tcri , di sue edizioni , ed era egli medesimo invitato ad altri decorosi esteri servigi. Tulto cio era ben va- levole a vfendicarlo della crilica che per gara di me- DEL CAV. BODONI. 343 Stiere si voile fare al suo f^irfflio , sopva una copia dcrubatagli , prima d' aver ricevuta 1 ultima corre- zione. Nel i8o3 assunsc Bodoni 1' impegno di stampare iu gran fol. 1' Iliade corretta da Morali e Lambcrti ; ma per varj disturb! ed intraki 1' rdlzione nou giunse a termiiie se non nel i8o8. La prescritazione del libro & Parigi fu i'atta nel 1 8 1 o ; ed ci n' ebbe iu premio r annua vitalizia pensionc di franchi 3ooo en coiiside" ration dcs jjioi^res qu'il a fait faiie d I' art tfpogra- phique. II ministro dell' interno ebbe tutt' insieme or- dine di fare un rapporto sugli incoraggiamenti da darsi a un si valeute artefice, onde stampar potesse 1' Odis- sea nel formato medesimo dell' Iliadci L' anno i8o5,PioYI[ nel suo ritorno da Parigi ec- cito Bodoni a stampare un Pater poliglotto coi nitidi e copiosi suoi tipi : deutro l' anno medesimo ne fu compita 1' ediziouK che h veramente il suo capo d' opera: contifue 1' orazione domenicale stampata con 2i5 forme di carattcri diversi , cioe 68 per le lingue asia- tichc , 114 per le europee, i3 per le africane c 20 per le amerieane. Di una tale opera ben pi'onostici egli, dicendo un gioruo a sua mogliei vedi , mia cara^ questo lihro ? io piii non ci sard, ma lo copriranno d" oro. Recossi I'anno seguente 1806 con la sposa a Milano per fare offerta di sue edizioui al principe Eu- genio , il quale voile per sh gran parte dclle copie del Pater- ; ed oltre ad avergli interamente rimborsate le spcso del Bardo di Monti , oltre il regalo d' una su- perba scatola d' oro giojellata per lui , ed un pajo d' orecchini di perle e brillanti alia sua sposa , lo ri- muncro con 1 000 luigi efiettivi in oro, e con lir. 1200 ilaliane di vilalizia pensione, riversibile poi suUa mo- glie : e tenlo replicatamcnte egli pure, ma scmpre in- vano , di slaccarlo da Parma e ritenerlo a Milano. II Sommo Poulefiee mandogli , in compenso d' alcune matrici di carattcri per la Propaganda , 1' Ecce Homo di Guido in musaico , che si ammirava un tem|io nel Gesii di Roma. L' anuo piux- 1806 gli auziani del 844 Vita corpO civico (11 Parma , in scilenne assemblea , convo- Cala a tal line, imilato ad intei'venirvi il Bo do 11 i , gli prcscntarono medaj;lie d'oro, d' arnento e di ranie , sulle quail a\eano rallo sculplre T efGgle di lul , con enrbloml cd iscri/^ioni corrispoiKk-iiti ai sue valore. E r anno stcs.o il Jni-y di Parigl a lul accoido 11 pve- mio deccnnale ddla medaidii d'ovo, destinata all edi- iione tipografica di maggior pi-egio , accompagnandola fra altrl clogi con le seguenti parole: « Mons. Bodoni (c est un des bommes qui ont le plus contribue aux u progres que la typograpbie a fails dans le lo sii^cle u et de notre terns. II rt'uuit pluslerus talens ordi- (( nairement separc's , et pour cbacun desquels il me- u rileroit la distinction du premier ordie Le (( Jury se felicite d'avoir a exprimer son estlnie pouv \<. le talent de cet homme celebre ; il lui decerne la u medalUe dor)). L' anno pol 18 12, fra altre distin- zioni , ebbe da Parigi 1' Inaspettato dono di 18,000 francbi. Tralasclamo qui le mlaorl opere pubblicate dal no- stro tipografo iiegli ultimi anni di sua vita , per ri- cordare cb' egli per impulso di Gioacblno Murat , assiso aliora sul trono di Napoli , prese l" Impegno di stampare in fol. quatfro classici francesl , cioe le T('l( maque , Racine , Boileau e la Fontaine. Dicde prima saggio di sue stampe in I'rancese ncl 1 8 1 1 con V Influence das beaux-arts iur la felicite puhlique, par Charles Dalberg , in 4'° ? ^ ^^n Rochefoucauld , Maximes et reflexions morales , in fol. e in 4-° Usci nel 1 8 1 a il Telemaco , vol. 2 ; nel i 8 1 3 11 Racine , Vol. 3 ; e la sua vedova gentile ha pol termlnati nel i8i4 11 la Fontaine ed il Boileau, ciascuno in vol. 2. Sino dair anno 1790 incomincio egli a provare in- sult! di sciatica , e poi di podagra ; la quale ultima toll' avanz n-si dell' eta fattasi piu frequente e piu liera , lo avca gla nel 1812 rldt)tto con suo dolore in gran parte all' Inazione ; sincbe final mente soprafialto da tosse e da fobbre, 11 3o novembre 181 3 mori, quale era spmpre \issuto , nclla religione de' suoi antenali. DEL CAV. BODOm. 345 Se ne pubblico il tristo aniiun/.io per la cltla col suono dflla inagj^iore campana , sollta risei'Varsi alle qualtro pid illustri famiglic : e il a dicembre gli fu- rono celebrate le esetpiie e pioiiimziato in sua lode un elo"io , coll' inlerveiito Jei cani del Governo , della Municipalila e di tutli i corpi scientifici e letterai"]. Fu il Bodoni di taglio grautle e ben fovmalo , di fisonomia vivace , scbietto di cuore , generoso e libe- rale con tutti , singolarmente con gli amici. Affettuoso consorte , a chi era per accasarsi soleva dire : i'i desi- deio una moglie come la mia ; e non avendo avuto figli, la diehiaro sua evede. Penelrato di rispelto per la religione, non si permise mai ne' suoi delti un sol motlo che ne potesse meltere in equlvoco la santita , ne nelle sue edizioni alcun tratlo men cbe pio ed onesto. Istrutto neile scienze , facondo nel dire , squi- sito di gusto nelle bell'arti, tutli couvengono clie il suo Oiiifio ed il Pater poliglotto sono prodigi della professione. Consegui in vita quegli onori ed applausi a cui poc' allri sperar possono di arrivare dopo la morte. Rimane a parlarsi del Manuale tipografico « ch' egli nominava 1' ecalombe de' suoi caralleri. Vi lavoro negli ullimi anni della vita , per quanto la gotta e le altre Dceupazioni glie lo permetfevano; ma non pote condurlo a cc)m[)imento, ed era riservalo alia riconoscente vedova il dare anelie questo solenne pegno di sua tenei-ezza Conjugale pubblicanilolo , a fine di rendere vie pi>i luminosa la gloria dell" uomo grande al quale t?bbe la bclla sorl^e d' esscr conipagna. Esso e soi'tito ora dai torclii Budoniani , c conliene nel priino vobmie un di- scorso della vedova cbe rende conio dell' opera , e ini allro cbe il suo sposo avea preparato da nieltervi in fronte. In questo ei parla, com' uomo di fino gusto, della splendidezza da teuersi nelle grandi edizioni, della leggiadria nelle piccole , e della loro propria bellezza nelle inediocri. Dalle grandiose ania sbandire le coi*- nici , i fre"i , i cartoeci , siccb6 sola vi domiui la re- golarita, la nettezza, il buon gusto nelle Icttcrc, uelic 846 VITA DEL CAV. EODOKI. riglie , ncgli spazj , con nei'o inchiostro , con fiua e Jiscia carta , ec. Lo stesso primo volume pvesenta , in altrcltantc pagine, i." 142' forme dl caratteri latlni rotondi , incomiuciaudo dalle rainlme che sono le yxuniigiaiiine , ed ascendendo per 4^ generi diversi alia massima che e la papule ^ con 97 con-ispondenti corsivi; 0.P majuscolc latine di io3 varic specie; 3.** ca- ratteri canccUeresclii , finanzieri e dl gusto inglese, coUe jnajuscole corrispondentl, e a 40 pagine e generi diversi. Nel secondo volume si ammirano, i.** intoi'no a 90 forme di caratteri greci, fra tondi, corsivi e majuscoli; a.^cbraici, ed altri orientali si moderni che antichi, etiopici, etru- schi, tcdeschi, in tutto n." 4^ 5 3.*^ caratteri russi 33, con 40 alfabeti majuscoli, parte rotondi e parte corsivi; 4-*' uno sterminato corredo di fregi , di contorni , di cartelle , di grappe , di cifre astronomiche , geometri- che, numeriche, ec. ; e SP Cnalmente le note musicali. Quale altro tipografo , qual artefice ha mai saputo produrre tanta moltitudiue e varieta di forme cosl cleganti ? Chiudiamo questo articolo coll'annunziare che 1' Au- gust© Imperatore Francesco I ha voluto che si continui alia sig. Bodoni la pensioue delle lire laoo italiaue, accordata gia dal principe Eugenio alio sposo di lei; S. M. ha percio derogato alia legge che obbliga ora i pcnsionati a risiedere nel regno Lombardo-Veneto, di- chiarando che cio era ben doi^uto alia vedova di un uoino si celebre. E il Sommo Ponlefice ha ringra- ziato ora con sua benignissima lettera il sig. de Lama, per avergli questi fatta uiiiiliai'e una copia della vita del suo amico. Hi Poeticce Aristotelis 7io\'a versio , etc. Acccdant ap- pendices diice de Tragocdiae officio et de drainaticce voiiseos oiigine apud Grcecos. — Panonai ^ typis regiis f 8 maj , pag. l37 e 170 dclie appcndici. \^uest' opera importante, di cui al>biamo tatlo un breve cenno in uii altro luogo tlclla nostra Bihliolcca, ben degna cl pare che sc ue dia una uotizia alquanto piii distiuta , specialmentc dclle due appendici cUe 1' ac- compagnano. Non gia II terrore , cojne si e interpretato comuue- mcnte la parola (polioc, nia il timore e la commiscra- zione furono i due "ran cardini dell' antica tra^edia ; 1 M I S ' ma prescrivesi da Aristotile ncl cap. 7 dclla poclica, che ({ueste due e altre simili alYezioni dell' aninio nella tragedia si prcsentino purificate. Quel ch' egli inten- desse con tale parola xa^apffi!) a tutti i commen- tatori e inlerpreti e parso oscuro. Anzi credendo che il greco iilosofo non avesse in alcun luogo de' suoi scritli spiegato il suo vero senso , chi uno e chi un altro signilieato le ha apposto , e le sentenze iutorno alia inedesima sono tanto diverse , quanti sono stati quei che si hanno tolto a spiegarla ed illustrarla. Or cssendo questa modiflcazione voluta da Aristotile di non poca iniportanza per il poeta tragico, il marchese Haus, autore di quest' opera (non gia dircttore degli studj del Principe ereditario ddle Sicilie in Palermo , come altra volla si scrisse , ma suo antico precettore in jNa- poli ) , si ha preso a dimosti-are nella prima mcmoria che Aristotile ampiamenle espose in due ben lunghi capitoli dclla poetica cio ch' egli abbia inteso con talc jiarola. F, pcro tutto le altrc iwterpctrazioni si dcbbouo 348 rOETICAE ARISlOTEtIS roj)utare vane ed iimlill , e come di fatlo si trovano tulle eiTonce. Assistendo iioi nc' Icatri alle moltc calaniiUi e ai gi'aa casi ciii vetii^ono soltoposli pf^rsonag^i illuslri gii a noi t-ari , scillianxo una dolcissiina commozioue che dcriva dal tiniorc , clie soij^c ncl nostro auimo allorcbe que casi soiio iinmincnti , e dall.i commisera- zione cjuando soao accaduti. Ma il piac(".-e e 1' affauuo sono iusieme e in tal modo congiuuli, clie 1' estremo deli' uno , come elegantemenle dice Socrate in un apo- logo presso Piatone , sempre mai si trova altaccalo coir allro. Per lo c!ic il limore e la conimis ra/.ione condotte all' eccesso diveutano pcnose, portauo seco grave amarezza , e in luogo d' anmiollire il Core lo afiligono e lo straziuno. Yerranno adunque qU^^ste sue passioni purilicale daJla tragedia, se da loro safa tolto via quel che vi abbia di crudo , di acerbo , di sever* chio , e lasciato quel tanto che , coiirorme all' in'ento di ogni poetica coraposizione , possa dilctlaudo com-* muovere. Essere quesfo il seutimeiito d Aristotile gia chiafa-* mente apparisce in un luogo della sua politica ,1.8, cap. 7 , il quale pur sinora e state stimato oscuro , e con una leggerissima correzione dal nostro autore, leg-* gendo FfTTi, per en, fatlo chiarissinio. Ragionandosi ivi degli effetti della musica , e particolarmente fiella mi- rabile sua efficacia in correggere e ;edare con certi sacri inni e musicali accenti , a cio adattati , quella violcnta perlurbazione o sia alieuazione della mente che da'Greci ebbe nome di entusiasmo, non allrimeuti che per via di medicamenti fosse stata espurgata , vi aggiunge Aristotile che in egual modo con altra sorla di musica purgare ancor si possano niolte recessive conimozioni dell' animo, e nominatamente il tiniovc e la compassionc , e ridurre a tale stato , che solo ri* manga il sense diletlovole. E appunto in qnosto luogo egli permette che cio che intende per (picsfa piinfi* cazione piii chiaraniente sara per ispiegare nclla sua poetica. Ivi adunque ripetendosi tale rarola, nop e di KovA VERSio , etc. 349 <*ciT,Tnic la sua spiogazione , ed h pur necessavio clie si rilrovi in quolla parte dclla poelica che ci c ri- riasa ; pri-lie tulto cio die si apparlirnc alia tracjo (lia, e cjuindi tutto cio che si apparticue alio passiorii cli' ri vuule purgate , vi e pieiiamcntc compreso eJ assollo. JNIa (jual sava il luogo per iucontrarla sicura- mente se iiou che nel cap. 1 3 e i^, ne' quali arr\pia- ineiite si fvikippa il modo come il timore e la coni-i passione dehbano esser maneggiate si riguardo alle persona che s' introducono in isceiia , che riguai'do agli avvcniiTiL-nti da prescegliersi ? Or tanto in questi die in quelle siccome da una parte si disapjn-ova e ri^etta cio che atlo non sarebLe a commovere Cfli affelli . o troppo laiiguidamente li commoverebbe; cosi dair allra se ne esclude e bandisce il soverchio , 1' o- dioso, r o (Tensive, notato col nome (JLimpujo e conla- rniiiato. Ne vi e cosa che ci dia maggior ccrtezza rsser tutto il discorso ne' due capi citali principalmente dirello alia purillcaiione della tragedia , che la parola di cuutami)uito (ivapoT ivi per ben tre volte ri- jjetuta ; la quale sola era bastante per avvertii'e oia-. scuno che in questo luogo siesi adempita la promessa data nella politica. Poiche il contauiiiMto e 1' impuro e diamclralmeute opposto al casto ed al puro , e la ])uri!icazione nel suo prlmario signiticato altro non e «lie la famosa In.sfraziofie , per mezzo della quale le persone e le cose die reputavansi contaminate si ri- conduceano alio stato di purita. Si finisce dunque quesfa memoria con un bel com- mento de' due capitoli illustrati con un buon numero di esempj de' prinii Iragici greci , da' quali pur Ari- stotile ha vicavatci il suo precrtto , e con un passo adattafo di Philarco ( Svmp. YI. 5) dove la posatura del vino nuovo e cbiamata ica^apoic e rassomi- f^liata , cojne piu sopra avea fatto Aristotile, a un fu- rJoso ridotto a senno. Dopo di che ciascun si persuade die coir oracolo di Aristotile la celebre questiune sulla il fori 1 1 misteiiosa paruJa d'l juui/icuzione do' due affi Hi tiinor* e compassiane j[U>ssa diisi liualmeute dccisa. 95o TOETICAE ARISTOTELIS L' allra memoria comprende non solo rorigiae,ma tutta la storia del greco teatro , e di cio chc vi lia rapporto. Consiste ella in 1 5 articoli , ne' quali avvi qualche niiova osservazione dell' autore ; giacch^ que- st! , lascialo da parte cio che da altri fu detto , gli ha ricavatc principalmente d' Ai'istolile si nella poetica che iieir altrc sue opere. Tra le cose degne di pregio possiamo in priiuo luogo indicai-e che 1' Autore, espo- sta Lweveinento 1' ovigine dclla poesia , c accennate le vie diverse che questa comincio a battere presso i Greci, forse il primo dal ditirambo deriva la tragedia; e dalle falliche canzonette la commedia, come appunto fu fatto da Aristotile. Mancandoci pero uclla poetica di costui queila parte che tratta del ditirambo, ne alcun ditirambo si de' Greci come de' Latini essendo giunto intero sino a noi , con assai probabili congetture si stabilisce , che il ditirambo sia stato un inno solcnue , Specialmente dedicato a Bacco e cantato nelle sue feste da un coro, e di tanto in tanto da una voce sola. Volendo adunque (igurai'si, come il ditirambo abbia dato motive alia tragedia, il modo piu naturale di tal passaggio egli e , che siccome colui che coi suoi slanci , chiamati avaSo^at , interrompeva il canto del coro , fingevasi ispirato da Bacco e pieno di questo nume ; cosi si abbia pensato a sostituirgli la stessa persona del Dio del vino , cambiando pur anclie il coro in seguaci di Bacco. Onde da vma linta ispirazione si passo alia personificazione , e cosi da prima ebbe luogo lo spettacolo satirico , e poi , introdotto alti'o Dio o antico eroe , e accomodato similmente il coro , la tra- gica imitazione. La quale fu da principio abbozzata per cosi dire da Tespi, ma con istabilc scena; in appresso coir aggiunta d' un secondo pcrsonaggio , coll al)bre- viamento del canto corale e coll' introduzionc del dia-i logo sommamente pei'fezionata da Eschilo ; quindi pie- namente assoluta da Sofocle , e infine con nuova sorte di tragici avvenimenti e un linguaggio piu simile al- V umano da Euripide arricchita. Dopo cio si parla degli altori scenici , e con prove coayiucenti, tr£\tt© NOVA VKBSIO , etc. ■.. 35l por lo piu tla Arlslolile , contro ropinione slnora piii ac'cicditata si sostiene clie i versi janibici cantati nois furoMO , nia con una propria tragica voce declarnali. Da' {^esli , die la dcclaniazione accompagnavano , si prcndo 1' occasione di ragiouai- breveinente della salta- zione pantoniimica non incognita a' tempi d' Aristotile, ma in quelli di Augusto assai ampliat^, nclla quale con soli gesti spiegavasi qualsisia illustre avvenimcnto si niilologigo che storico, interveot'ndovi pur auche il coro. Le falliche canzonette , di cui ci resta un lepido escmpio negli ^canwsi di Aiislofane, eran propic alle vcudcmmiaii dclla campagna , onde pvese il suo iiome la comniedia. La quale da piincipio in altro non con- sistcva che in quei gagliardi grossolani scherzi , coi quali in tempo di festa e di allcgria sogliono i villani beft'aisi Ira loro, imitando 1' uno i gesti e la voce del- r altro per dare a riderc alia brigata, Qucsta rozza jnaniera Ji conimedia improvvisata da prima, come lo fu gran tempo tra noi , e dimorando in villa resto gran pezzo ignobile, oscura e sconosciuta, al dir d' Ari- stotile, ne' suoi attributi e iielle sue prime circostanze. Ma come venne .ilia cilta fu clla fornita de' suoi proprj argomenti da Epicarmo e Formo in Sicilia, e coltivata in Atene da Cratino , e prinripalmente da Eupoli e «V Aristofane, sotto cui tutta e mcglio dichiaro la sua iorma. IVoudimcno per lungo tempo ritcnne Ic lordure atte ; imperocche attiibuendo ai miiierali la facolta di ci'escere al paro delle piant,e e degli animali, s^ni- bvrrebbe clif Y itccrescimento cosi in questi , come in qiu'lli si recabse ad eftetto con Ic medesime Ifggi- Ma opporluni riscbiavanienli soniministra 1' A. svolgcndo qiusta sonteuziosa deCnizione , e non manca di avvcK^ tire che le piante crescono per interno lieevimento tlelle parliceile nutritive , mentre cio aceade ne' mine- vali per esterna sovrapposizione di parti. Passando poscia I'A. a individuare pin partlcolarmrnte 1 Gorpi inorganici , divide in parect hi rami la scienza die intorno a quesLi si aggira. Primo stipite e la Gcognosia, ©ssia conoscenza della terra, la quale insegna a distin- guere le proprieta e le relazioni di cotesli corpi die compongono la massa del globo , e questa si ripartisce in Oi ittoguosia ed Oreognosia. La prima fa conoscere sotlo cbiare denominazioni i fossili dvsponendoli in un ordine piu conveniente alia natni'a loro e con deter- miuati caratteri , ed abbraccia la Tiogiwsia , o cono- scenza ddle sostanze infiammabili; la Mctallognosia , o conoscenza de' metalli ,'die si pno , dice egli , appel- lare altresi j[Iinei agnosia j V y/lognosia , conoscenza de' sali , e la Liiognosia ^ cbe versa su quella delle pietre. Quanto alia Oi eognosia , essa tende a conoscere 1(,' grandi masse che compongono la terra, alle quali si da il nome di ratce , QousLderandole ^ come masec Di orittognosia; 357 GOlnposle dl fussill , e come parti inlegrantl del globo. Qiiesta medesima si suddivide in Oreoi^eiiest , luj'iiia- zioue delle moiilagne o rocce; in Oi eotettonicu , stiut- tiira delie montagne o rocce ; e in Oreodiacritica , distribu7.ione di queste montagne o di queste rocce. SoffKiunee l' A. die 1' Oreo^nosia sara traltata in un' o- pera particolare , limitandosi in quesla a fa\ ellare dcl- V Orittognosia. Proseguendo ne' suoi ragionamenti avvorte •ogli clie la pill parte degli autori da il nome di minerali a qne' corpi naturali clie ei cliiaina fossili , e che essi Don dicono fossili se non che i residui di niaterie or- ganiche atlnalinente nella terra sepolle. Ma siccome il nome di minerale e venuto dall' uso di far mine per rilrarre i melalli dalle rocce, trova percio convenevole di ristringerlo ad una sola classe di fossili denomiuati metallici : onde d , riflette egli , che dicesi un minerale di piomho , di rame , di fcrro, ec. n e non gia un mi- nerale di quarzo , di diamante , di topazio. Veramente non si direbbc tanipoco un minerale di travertino, di marmo di Paro, di spalo lluore, e nuUaostante coUoca i' A. (pieste soslanze fra i metalli ; ma cio nulla altro prova, se nou che non possono sempre accordarsi col coinunc linguaggio le definizioni che dcrlvano dai nuovi ritrovamenti dei prcfati fisico-chimici. Rlspetto poi alle materie organiche sepolte nel suolo , sembra , seguita egli , che debbano serbare il nome che avevano ncUe classi a cni spellavano essendo in vita , ovvero pren- dere quello di petrificazioni o di metallizzazioni , se quelle materie avranno servito di modello alle sostanze pietrose o melalliche. Si dira percio conchiglia fossile, legno fossile, legno pietriticalo, ferro solforato model- la to in corno di Ammone. Date queste prime nozloni, passa 1' A. alia spicga- zione di alcuni vocaboli di cui fa uso nel suo Iratlato. Definisce cio che vuolsi intendere per fossili teneri , semiduri c duri , e solto (juale signiiicato si chiamiuo duttili , tratlabili e acri : duttili , die' egli , sono quel fossili da ciii con V ajulu del coltello staccausl laniiup 358 ELEMENTI flessibill ; trattabill gli altri clie non si separano in la- mine pieghevoli , ma in grani , rimanpndo per altro sal corpo una traccia le\ igata ; acri , die noi direramo crndi y son quelli che si sgretolano sotto 1' azione del coltello , il quale non lascia traccia levigata di sorta alcuna. Spiega poscia cio che intendesi per lasw a , tessitura, cln-aggio , Jrattuia , fonna de' fossili , e si astiene dal fare tin Irattato di tutti i colori e di tutti gli altri caratteri esterni, come iavoro, die' egli, lungo, Hojoso e sterile. AUorche indica nella classificazione le diverse ma- niere di frattura , usa sovente il vocabolo di fi attura matta, che altri italianamente direbbe smorta. Ragionando della /b/ma^ fa alcun cenno della cri- stallizzazloue. Dichiara qual sia ne' cristalli la faccia , \o spigolo e r angolo , quale la molecula integrante , la forma primitiva e la secondaria. Le molecule inte- grant! sono di figura determinata e regolare, e si for- tnano mediante la riunione degli elemeuti de' corpi allora quando 1' influenza dell' attrazione moleculare, o vogliam dire dell' affinita , non sia stata menomamente Sturbata. In cotal guisa le molecule elementari dello zolfo e del piombo si riuniranno in molecole integranti cubiche, quelle del calcio e dell' acido carbonico in tomboidali , e quelle del calcio e dell' acido fluorico in tetraedre , ec. Inerendo 1' A. ai principj di Hauy , i-iduce le molecole integranti de' fossili al tetraedro, al prisma triangolare e al parallelopipedo- Se avveuga che queste molecole siensi aggregate in un nocciuolo di figura regolare , ha luogo allora cio che chiamasi forma primitiva de' ciistalli , la quale si riduce a sei tipi : I .** il teti'aedro regolare ; 2.° il parallelopipedo ; 3.° il prisma esaedro regolai'c; 4-** 1' ottaedro; 5.'' il do- decaedro vomboidale ; 6."^ il dodecacdro bipiramidale. Ma la cristallizzazione agendo sulle facce di queste forme primitive , sovrappone via via lamine composte di molecole integranti; e percio ne addiviene che con la sottrazione o col decrescimento di uno o pin ranghi di esse molecole si producono facce variamente iucli- DI ORITTOGNOSIA. SSp nate sulle forme medesime , che le mascherano e le occultano in parte o in tutto. A questo nuovo solido , risultante dall' aggiunta delle lamine decrescenti , si da il nome di forma secondai ia. L" A. chiaina spczie in mineralogia la riunione dl que' corpi die hanno le molecole componenti simili o la medesima composizione. E stato costantemente os- servato , die' egli , che tutle le forme secondarie della stessa spezie racchiudono la stessa forma pi'imitiva , e questa si conseguiscc con la meccanica divisione di una iorma secondaria , ailorchc sieuo sparite le facce di questa. Dopo di avere egli brevementc esposto alcuni altri fcnoiiieni della cristallizzazione glusta i dettami di Hauy , termina il discorso prellininare, ed entra nella classifi- cazione de' fossili , che e lo scopo e la sostauza del li- bro. II metodo da lui lenuto e il segucnte. Ragionando di una spezie divide in varj paragrafi la spiegazione. Accenna primieraraente i princlpali suoi caratteri cosi esterni , come chimici; ma punto non si occupa delle forme cristaliine secondarie , conteutaudosi d' indicare soltanto quale sia il clivaggio del cristallo. Unisce sotto il titolo di ^ppendice le varieta di essa spezie , e quelle che dipendono dall' associazione con altre sostanze. Seguono poscia le relazioui gcognostlche , in quanlo che quel fossile trovasi o in letti, o in vene, o in istrati , o disseminalo nello montagne primordiali, in quelle di transizione e ncUe secondarie; e lo stesso suol fare rispetto alle varieta , indicando la qualita della roccia c i diversi paesi ove quel fossile e stato incon- trato. Aggiunge talvolta alcune note che fanno cono- scere i componimenti ricavati con l' analisi chimica, e discorre in fine dcgli usi principali. Per dare una esatta idea di questo metodo stimlamo opportinio di trascri- vere un articolo dell' opera , c sceglieremo quelle ove si parla del piombo fosfato. ^^O ELEMESTI NONA S P E ZIE Plombo fosfato. ( Plomb phosphate. H. ) Dante un globetto puliediico , non riduttibile sul carLone rol dar- difiamma. Semiduro ; arro ; raramcnte trashiriJo. Bruno di capelli. Nero bigiccio. Grigio gialliccio ( Bralm BIcierz W. ) P. sp. da G, Goo. fino a 6 , 909 (l). Dal giallo cedi-ino fino al verde di porro ( Ori'in Bleiprz, W. ) T. »p. da 6j 2yO flno a 6^ 9^1- {3)- Suol esseie A. Splendente di grasK). Trovasi I. Tn forme regolari. Clivaggio monuplo. Sei direzioui di lamine parallele alle facce di ■un dodecaedro bipiraniidale , e le altre parallele a trfe lati dell' esa- gono , base coinune delle due pirainidi j 2- -A fjuUetti ; 3. Bernoccoluto "^ 4. Muscoide. 5. Jncrostantc ■6. Massiccio ^ ed anclie B. Matto. Terroso CiOinpatto-. APPENDICI I. Plombo fosfato arsenifero ( Plomb phosphate arsenifere , H. ) TRiduttiLile al dardifiamma con odore di aglio dopo lungo tempo , in picciolissimi globi disseminati in una scoria. P. sp. 7 , 261. Questo e A. Trasluclda Bianco grigio. Giallo-verdiccio-di mele-di cera. Verde di porro. Rasura bianco-bigiccia (3). TroVasi I. In forme regolari, come il piombo fosfato j a. Lenticoiare Aggruppalo per 1' ordinario in forma di rose , o pure trovasi \l) Contiene secondo Klaproth 78^ 58 parti di piombo j jg, -3 di acido faforicn ^ i ^ 65 di acido nuiriatico , e ve ne sono state O , l^ di perdita. (2) Contiene 80 parti di piombo; 18 di acido fosforico ; t^Gidi acido murlatico , oltre a Oj 38 di perdita. (l) Secondo Laugier contiene ^6^ 8 parti di piombo ossidafo j ^ di acido fosforico y 4 '^^ acido arsenlco ; 7 di acqua y \ ^ b di selce _, di allumine e di ferro , oltre a i ^ 7 di j^erdita. DI ORITTOGNOSIA. 36l li. Opaco V'rde-canario; rasura aimile pill pallida (i). Incontraii Bernnccoluto . ( Traubenerz ) Con superticis aipra. II. Piombo solforato epigeno. ( Plomb sulfure epicene , H. ) Blau Bleierz. W. ) E il piombo solforato che ha occupato il liiogo del piorobo fosfato ritenendone le forme. Riduttibile al dardifiamma in piccioli globi aceoinparaati da scoria e da odor di solfo. Trattabile ; grigio di piombo j suUucido i rasura •plendente. Si trova I . In forme regolari le stesse del piombo fosfato seuza clivaggio e cerrosej ■a. Superficiale , e 3- Massiccio. Relazioni geognosticke I. II piombo fosfato si trova ne' lettl delle montapne di antlca origine , deir AnfLbolo si'oglioso , col piombo carbonate , ec. ; a JdnoViita in Islesia ; it^ il perfido sienitico , e il calcio carbonato granelloso col piombo solforato, cc. ; a Saska Bel Baiinato ; del calcio carbonato granelloso col calcio carbonato testaceo, piombo e zinco solforati , ec. ; a Bermgriin vicino Sehwarzemberg in Sassonia: ntlle cene delle monfague antiche del granito col piombo solforato^ quarzo idrato resinoide traslucido; a Bleistadt nella Boemia ; del gneiss col piombo carbonato carbonifero ec. ; a Freudstein vi- cino Freiberg in Sassonia ; sul piombo solforato laminoso col ferro carbonato , ad Hunding in Baviera ; col piombo carbonato ; a Tottnau nel Hoffgrund in Brisgovia ; dello schisto micaceo col piombo carbonato , ec. ; nel Gewerken* Hoffnung a Johaungeorgenstadt nella Sassonia ; (i) Piombo ossidato -6 ,■ ac'ulo fofforico i3y acido nrscnico 7/ acido nni'uitico i_, j5 _; t»crain in Boeniia ; col piombo caiboriafo , cc. ; nelle vicinanze di Zschopa^t in Sas- sonia; ad Heljjoet , dipartimento del Fiaistere in Fraacia ; del taico granelloso col piombo cromicato, ec. ; a Zwetnoi Rudiiik vic?no a Beresovski in Siberia ; del portido sienitico col piombo solforato; ad Hof ^ non lunfi da Scheraiiitz in Ungheria ; delJe montagne di transizions della grauwaclca col rame , R. solforato , R. fosfato , R. ossido- lato , R. ferro 3olforato e quarzo ialino , a Rheiubreitenbath nella Contea di Nassau ; col piombo solforato , ferro idrato terroso , quarzo , calcio carbo- toato e G. fluato laraiiiosi; a Wenlockhead vicino Leadhills in Iscozia; delle niontagne stratose , del calcio carbonate compatto ; in Hoffcrrund a Freiburc nella Bnsgovia. 2- II piombo fosfato arsenifcro s" incontra nelle vene delle montagne jiriinitii^e dello sciito micaceo con 1' argento-antimonio solforato , argento e piombo solforati , e quarzo ferrugino ; nelle miniere di Grado Gottes e di Nenjabrs Masseu a Johanngeorgen nella Sassonia ; del gneis con il quarzo ; a Rozieres viciuo Pont-Gibaud , Depar- tement du Puy de Dome in Francia. 3. II piombo solforato ejpigeno accompagna il piombo fosfato nelle cene delle montagne anfiche , dello scisto argiUoso ; a Zschopan nella Sassonia ; ad Helgoet, vicino Poullaouenj dipartimento del Finiatere in Francia; delle montagne di transizione , della grauwacka ; a Leadliills nella Scozia. (i) Qiie^ta TOccia quarzosa'h probabile che appartenga alle mon- tagrie anticlie ^ giacchi poggia sul gianito. DI ORITTOGKOSIA. 363 Tale e 1' andamento dall' A. tenuto nella sua espo- sizione. Essa noa e moclellata sulla foi'ma di quelle the solilumcnte appajono nei tanti trattatl ed eleinenti di orittoj^uosia die si slampaHO oltramonti , e segnata- iiieutL' in Germania , la piu parte dei quali altio nou soHo clie copie , ripetizioni, rapsodie di quanlo e stato ditto da altri ; d' onde ne avviene die moltissimi souo i libri di tal fatta, pocbissimi invei'o gli original!. Noi dubbiamo saper buon grado all' A. di non avere yo- luto esclusivamente attenersi alle note esterne, come altri accostumano, quasi die i fossili non avessero qua- lita Csiclie e diiiniche valevoli a disliuguei-e le spezie , e ad agevolarne la conoscenza , e molte le volte meglio assai die le proprieta disccrnibili col solo ministero de' sensi. Non poco tenuti dobbiamo essergli eziandio per avere egli eliminata quella lunga lirltera di carat- teri esterni , la piu parte oziosi ed insignificant! , i quali nou sono con altro fine introdotti die per f;u* partecipare a dritto e a torlo ci;i«dieduno di tutti e ciuque i sentimenti del corpo alia deteriniuazioue dellc spezie , e dare cosi ad iutendere die puo da cssi uni- caniente essere regolato il critcrio: teoria cosi vana die c smcnt;ta dalla pratica di colore medesimi che piu si affaccendano di proclamarla , iiiuno de' quali, crediamo, si astiene dall' acoostare alia bocca il cannello, ne si fa sci-upolo di riconere all' uopo ad alcune gocciole di acido nitrico. Cou molto maggiore ulillta 1' A. ha voluto difl'ondersi intorno alle geognostiche relazioni de' fossili, argomento assai Icggerniente trattato, e spesso del tutto trascurato ne' libri di oritlognosia; come im- portant! sono altiesi le notizie topografiche die ei sommiuistra rispetto alia stazione dei fossili stessi. Lgli avvcrle nell' inconilnciamento del libio di avere tratto queste notizie parte dalle opore slaiuiiatc, e parte dai viaggi da lui fatti in quasi tutta 1' Europa. Seinbra «lie non siasi dato molta briga di scoriere 1' Italia, pocbis- simi essendo gli esenipi da lui citati di locuiita del suolo ituliino. 364 Tratfato f.&orico^pratiro suUa raccoha Ael nitro , di Vie- tro PuLLI, ispctLoro gr'iiaralc tlrlle renli polverieie e vitiiere del re^no di JVapoli , er. — Napoli , 1 8 1 3 ^ tipogiafa di yingclo Tiatii. Tonn due ^ il primo di png. i6o^ il secondo di pdg- ^^1 y con tavole e figure incise in nwie> I I, slg. PuUi , dopo aver dato in vArj paesi saggi tlclla sua destrezza nella materia nilravia , ridotto ora a dirigere i lavori delle polveriere e nitri^ere della sua patria , alia niedesirna consaci'a in una dedicatoria questo Trattato teorico-pratico suUa raccolta del nitro. Poco ci estendereino su questo lavoro , giacche egli ha ben ragione di dire che questo llbro era neces- sarlo in Napoli ; ma noi non abbiamo nulla a desl- deraie in questo genere , avendo, oltre molti altri dotti lavori , le istruzioni sulla fabbricazione e preparazioue del nitro del valentissimo sig. Bieislah. Nella prefazione il Pidli ha abbo/.zato la storia na- lurale diel nitro , distinta in sei epoclie , delle quali la prima e quella degli Arabi ; Li seconda e quella del Traci ; la terza quella degli Egizj ; la quarta quella dci Greci ; la quinta quella dei Romani ; la sesta quella dei Moderui. Per verita noi saremmo tentati di capo- volgere tutte queste epoche , di ommetterc anche per intero quella dei Traci , e di far succcdere la prima alia quinta , cosicchc essa divcrrebbe la quarta , e la quiata rimarrebbe quella de' Modcrni , nella quale per verita vediamo una gran confusione di iiomi , Lutlo , per esempio e Basiiio Valetitiiio con Kirwan e Beau- me; un Elia, \x\\ Gadda , clie non si sa veramente ehi siauo; ed ommessi i nomi degli illustri thimici TRATTATO SULLA KACCOLTA DEL NITRO. 365 francGsi ed ilaliaiii, cl»e pid i« bre con petecchie si cousidera came una doppia. ma- Litlla da doppia causa derivata ; dalla comtuic atta a produrre siiiochi , sinochi-titi o till , e dal contagio pe- trrchiale inetlo per s6 stesso a cagionaje altro eftVlto prclernaturale e morboso, tranue I'eruzioue. Fa adun- que mestieri che il corpo invaso tfal contagio sia gia infernio , o assai prossimo a divenii'lo, accioche I'eru- zione petecehiale vada associala con morbo acuto indi- peudente aiiatto dal suddetto contagio, che solo po-* till accirscerc la diatesi iiiUuti\'(k tie' si/iochi qiianJa Bill, Jlal. T. X. 24 Z^O KAPrORTO co' sinochi si accoppia- Ma a sostenere simile propo- sizione non vale 1' addurre qualche rarisslmo caso , e forse male osscrvato, tli esant.cma pelccchiale senza feb- bre , poicli^ il vajuolo stesso , die spezialmente innc- stato presenlasi talvolta senza ftbbre , non puo rsscre in generale considerate come 1' effetto di una doppia causa ad un tempo, del contagio , cioe , e di un'altra ipoletica. I contagi sono cause morbose eflicacissime per se stesse , e le piu grandi stiagi recate all' uma- nila sono nate e nascono dall' azione lovo , die di- verse circostanze di tempo , di luogo e di persona pos- sono al certo accrescere e diminuiie fino al segno di Hon prodinre nlcun effetto morboso , attesa la non su- scettibilita degli indiyidni. iSoi credlamo piu probabile e piu frequenle quest' ultimo caso , die non 1' altro delr esantema sen;,a febbre e senza alcnn morbo ; e siamo anzi si fattamente persuasi die il contagio pe- teccliiale sia per se stesso capace d' imprimere un ca- rattere e una durata cosi particolare al morbo die fsso risveglia, da non abbrcviare quasi mai il peiiodo di J 4 giorni : e temiamo forte die coloro i quali pai'- lano di febbri petecchiali di sette giorni di durata, o abbiano voluto illudere, o sieno rimasti illusi essi stessi. I medicl , e cevtamente sono assai nunierosi , che tanta utilita hanno ritratta dal salasso nella cura di questo morbo con diatesi flogistic"a , segnatamente iiei primi giorni, non sappiamo quanlo vorrauno apprcz- iare il seguente avvertimento dato dall' A. k E qui si « osservi che malgrado che in taluni di tali sinochi (( siasi veduta oltra modo eccedente la reazione vitale , « pm'e uoi ci siamo guardati di adopeiare per essi « il salasso , die sarebbe stato certamente nocivo , sfinn- « cando enormemente la vita , e quindi dando caiiipo <( a maggiore ristagno del semenzajo )). Si accordi grazia alia maniera di esprimersi , ma certamente sem- brera a molti soverdiio iirdire di biasimare senza li- Bfiite un rimedio non mai dall' A. sperimentato in tale occasione, e cotanto da"li antidii c dai moderni lo- dato dal primo appariie del morbo pettcdiiale. Forse SULLA FEBBRE PETECCmALE. ^71 pochi altri esempi di taiita concordia medica ci pre- serila 1' istoria , e le scarse ecce/.iuui in conlrario do- vrebbonsi ..tlribuire alle varie circostanze valcvoli a modificare i' aziotie di questo , come di tutli gli alui contagi. Dando r A. la descrizione delle malattie da lui cu- rate, indica, olti-e ai riraedj somministrati, il reijiiue die- tetico che soleva prescrivere , e si trovera in ua iuo'^o notalo : fjo cena un grappolo d' uva. Giamraai ordi- nazioue di medico e stata piu semplice di questa. 37a Memorie ed osservazioni medico-chirurgiche di udntonio Tribebti , dottore in niedicina e chiriirgia, e me" dico a-ssistente nel giande spedale di Milano. — M llano , l8i8_, in ZP di pag. 98, J_JA prima di qiieste Memorie tratta deW azione dei vesciratoij. Poue 1' A. ad esame gli argomenti divcvsi con cui i piu celebri pratici s' ingegnarono di spiegare r oiierazione e gli efletli delle canterelle sul corpo uroano. Foresto e Medicus peusarono che risvcgliando una infiammazioue sulle parti esterne, venisse diminuito il j,;ocesso llogistico nei viscen. La stessa doltrii)a i\x inseguata dal Ciilleu e dal Withers , e , con piccola diilVrcniza di opinioni , la riprodussero T Ufeland ed il Rcii. Mai soddisialto 1' A. di queste ipolesi , non sa conciliarle colla utilita che recano i vescicatorj apposti sulle stt'sse parti iufiammate, Ricorda in proposito r autorita del Petit, ii quale vanta, fra i principali ri- med] della risipola e del flemmoue, quelle di porre liR largo vescicatorio sul silo piu intianimato e dolrnte. Questa pratica del Petit e stata conferniata ed illustrata dal dott. Rodamel in una dissertazione che ha per titolo : Es.'ai pratique sur temploi des vesicatoires dans les wflammations ( Diss, inaug. in 4*" Montpel- lier , 14 messidor , an. YI ). II ch. professore Borda piescrisse h" cantcrelle anche internamcnlc in casi di rra\ e peripneumonia e di fcbbre catarrale , e ( per quello che asserisce I'A. il quale fu testimonio di quegli sperimeuti ) con tanta filicita di evento che riusci a tlomare queste malallie stnza cacciar sangue. Eiuneudo aiie altrui le proprie osservazioni , ripo.ta 1' A. alcune storie di Uemmoni , di rlsipole , di buhboni veuerei , MEMORIE ED OSSERVA2IONI , ec SyS d' infiammazioiu articolavi sifillticlie , d' angina e di gonoriTu, da esso cuiati coll' applicazione ripeluta dei vcscicaloij nci niaiji^ioi" boUore della tlogosi. Rammenta per lo contiario i danni die cagionaiio i vescicatorj adoperati sulle parti del corpo indebolite, suscitaudovi cancrena , come accade talora di vederc nellc idropisie ed in altre infcrmita che dlpendano da languore. Forse per cio il Raglivi , scnve I'A., condanno i vescicatorj uelle malallie putride ; e contrarle al priiiciplo deiia vita giudico le canterelie il medico olandese Guglielmo Pays-Haylo, in una disserta ione, /)e caMf/m;iV////« na- tura f inscrita in una coilezione intitolata : Thesawus mateiice rnedicte et attis pharmaceutica\ Quclli fra i leggitori che sono vei'sati nella mo- derua dottiina medica italiana, gia s' avvedranno dclla conchiusione che I'A. cerca di derivare da' suoi ragio- namenti. I vescicatorj giovano nell' infiammazione, nuo- cono nelle malattie di debolezza, che e quanto dire sono cssi indicati nella stenlca, perniciosi nell' astenica diatesi ; dun que i vescicatorj sono contiostimolantl. Fermo infatti nel sostenere questa sua opinione, I'A. risponde in una scconda mcmoria alle censure che gli ft'ce il dott, Tadini suUo stesso argomento ; e non pago di aveie dimostrato 1' utilita dei vescicatorj applicati sulle membra infiammate , prova auche la vii'tu delle Cantarelle prese internamente in gravissime malattie steniche ; e conchiude che / abbia fondalo motivo d' csxere quasi matematicamente com'into suit' azione loro conti u.itimolunte. E qui ci sembra che 1' A. tra- passi ogni terinine , soverchiamente valutando una sua mera conghioltura. Senza negare i fatti ch' egli riporta, e che confermano il proGtto dei vescicatorj nelle in- fiammazioui , noi vorremmo che rispondesse alle se-* gncnti domande : II fuoco e egli un contiostimolo ? Eppure giovo altamente nell' ischi ide , nella paralisi , nel reumatismo , nei dolori silllitici ( Rihoii , suir uso del fuoco , Milano, 1787J, nei bubboni pestilenziali ( Seplalii lib. de pestc , Mediol. 1622 J; malattie tutl*» che uclla luassima parte dei casi souo state giudicat^ 374 MEMORIE liD OSSEKVAZIONI tV indole stcnica. Le profonde scarlflcazioni die si fanno pur con vanla^gio nei tumori infiainmaloi'j, an- che prima che slano formate le marcie, stuzzicano esse si piacevolmcntc le fibre che non le Irriliiio '!" L* al- coole e le acque aromaticlie che si sogliono applicare sulle contusioni, penlu- mai invcce di accrescerc l' in- fiammazione, la clissipano insienie a quella nerezza the fa il sangue venuto alia pelle , e cio operano anche pin protilamente dei fomenli d' acqua con accto e ti' altri rinfrescativi ? Se i vescicatorj mortificano . la parte su cui sono posli , perche e poi ravissinu) che apportlno la caiigreua ? Pei- ammettere 1' iniiamniazione astenica , qnali argonienti oppone T A. a quelli ecu cui il professore Tommasini sosliene , che qualunque iuliammazione e sempre in se medesima un processo " radosso. Riflcssioni sulla operaiione dvW alto apparecchio falta iwllo spcilide cwico di Pavia dal prof. Giuseppe Jacopi ^li 8 ma^i^io 1 812. — Queste riflessioni- si r«'strii)"oiio a dimostrare la necessila «li taMiare trasver- salmente rasente il pube le aponeiirosi della liiioa bianca, troncando , se occorre, anche piii della meta delic fibre dei inuscoli relti , per servirsi poi della sciringa a dardo di Frale Cosimo , corretta dal prof. Scarpa. Con simile cautela , e cello scostaie la piega del peritonco piii cbe sia possibile dal pube , spingcndo in alto gl* inle- sOini , si giiigne a poter incidere la parete anteriore superiorc della vescica seuza pericolo di ferire il peri- toneo. Se la pietra k si grossa da non poterla estrarre per la fendilura piu prudente lougitudinalc , allora invece di proliingarla con prossimo riscliio d' intaccare il sacco addominale ( come avvenne in una donna operata dal prof. Jacopi ) , converra fare un taglio trasversalc rasente al pube delle aponeurosl, lucidendo, se v' e bisogno , piu della meta dei muscoli- retti. Uix tal mctodo preferisce 1' A. a quello stesso proposto dal Le Dian e dal Solera , di tagliare Irasversalmente il corpo della vescica. Di una cosa sola importantissima maticano queste Riflessioni , di casi pratici, cio^ , clie coufernnno il valorc delle dottrine esposle in mism'a di quanto si potrebbe mandare felicemeute ad effetto. Tanto piu poi vi volcano queste prove luminose di fatti per aver campo di biasimare con aperta ragione il consiglio e 1 opera ( benchi^ non senipre avventu-*. rati ) di uomlni insigni nell' arte. Ossen'azioiie di due opeiazioni di calcratta facd" ii7e?ite e feliceincnte 1 iescife colla chei atoiussi. — - Appoggiato air autoriti del Bucohbrn , del Langerbeck, del GralYe, dello Spoerl , del Siebold , del Benedict e del cclebre professore ocnlisti in Vienna Beer , voile r A. operare la cateratta perforando la cornea , e \T liusci [)roiilamente e eon esito si fortunato, che non dubitu di anteporrc in ogui caso quest*) al metoJo di '^'6 MEMOniE ED OSSr.RTAZlONI J CC Cclso , iUustrato e corrello dnllo Scarpa. Le ragioui sii oiii r A. fonda la sua ojiinione ci senibrano di qualche valove ; tocca ai prol'cssori di questa parte dclla cliiruri^ia a coinbattorle , sc lion soiio che appa- rent! , a cont'ennarlo con ultcrrori sperimchti se per- buadono (i). (i) Era gia iotto i torchi q«esto articolo a evldcnzaj ed nccertati dalla mano. Savla noi reputiamo questa conchiusione ; se non che sarebbe forse ststa cosa pivi giusta di desiderare niai,'g-iori .yemne:ift_, anzl che di mettere in dubbio la perizia e la ihgenuita del sig. Triberti iiella questione di un fatto che non si puo contrastare. Coutare per \iulla la storia riferita dal sig. Triberti di una cataratta da esso fe- licemente tolta colla cheratonissi, e lo stesso che palesare una per- sonale nimicizia; c quanto sostenere che un uomo il quale fosse jferfettamente guarito , supponiamo ^ della frattura di una gamba ^ con un apparecchio non ordinario , e per mano di un giovane cliirurgo che non avesse ancora acquistato celebrita nell' arle , sostenere, dico, che quest' uomo non si debba giudicare ristabilito, se non quando afcbla tant.-v compiacenza da lasoiarsi spczaare 1' osso di nuovo per mettersi nella cura di ciiirurghi piii illuniiiiati. 7? /)e* coniorni ihlle ombre ordinal ie , Ti attato di A. BoRDOXi , gici. pjc^ssore nella C. R. scuola mili*- tare di Pcn^ia , cd una dci qaaranta della societd itcdiana delle scienze. — MJano , ioi6^ dalV Imp. Hegia stamperia , in ^P grande di pag. i8o, co/i 1 8 Im'ole. L, IE sclcnze esaUe e Tarti belie, die parvero a taluno rl' imlole discorde , convengoiio a f^indicjue iiiteressan- tissima la soluzione del prol)]oma di determinare i con- torni delle ombi-e. La nostra Italia vide nello stesso anno due suoi cliiarissimi ingegui occuparsene cou tauta felicita da soddist'are pienameule ogui desiderio ed ogni aspettazione. Per quanto pregevole esser possa per6 r opera del professore di Bologua , oguuno confessera die quella del prOfessore Bordoni merita una singolarc altenziouc. L'autore lia voluto concederle la neces^al■ia estcnsione ; e qu ndi , dopo averc in una prima parte esposte le preliminari noziuni, fa naturalmcnte soggelto delle altre tre le ombre proprie , le ombre portate e le ombre composte. Intendesi per ombra propria quella privnzlonc di luce die un corpo uiostra in sv dalla parte opposta al punto luniino.so. Per determinare il contorno d'una tale onibra T autore imniaijina una retla die moven- dosi sempre parallela ai I'aggi di luce tocchi la superticie di un corpo senza punto segarla. Tal retta genera una su- perGcie chiamala irivolvcntf, e la curva gcncralmenle a doppia curvatura, nella quale s'incontrano la superlicie involvente e quella del dato corpo. i? il contorno del- r ombra propria di (juest' nlt'ino. Oijmin vede die iu tal iiiodo Ja qnestionc e ridotta ad un problema di pura 37ft TRATTATO gcomctna. Eleganlissinie cd adallalc al pvinclpale <;cof)0 deir opera sono le .parlicolaii soliizioui del problerna che I'autore deduce per molte particolari superGcIe di uso frequenle nellc belle arti; ma noi saremmo troppo prolissi se qui liitte volossitno riportarle. Darcnio duu- que piuUoslo un idea dell analitica generale soluzione- Espressa per una funjioiie di Ire coordinate rettangole r ('(juazione della supcrlieie data, e col sislema di due equazioni simultauee la parallela ai raggi di luee clie passa per I' origiae delle coordinate , si cerca 1' equa- zione di un piano passante per 1' origine delle coor- dinate , e parallelo ad uu altro tangente della superfieie data in un punto della curva del coutorno. Si fa ri- flettcre clie in tal piano dee trovarsi la parallela ai raggi di luce , e die quindi per tre corrispondenti coordinate debbono nello stesso tempo verilicarsi Ic due equazioni della retta e quella del piano. Da que- ste tre equazioni prese simullautamentc si < limina ogni traccia delle coordinate suddette, e cosJ si giugne su- J>ito ad una equazione clie messa sott' altra forma da nel priino membro la somma dei tre differeiiziali par- ziali di quella funzione cli' era il piimo membro del- r equazione data, due dei quali hauno per coefilcienti i piiiametri della retta data. Ti'ovata una tale equa- zione die deve verificarsi insieme alia equazione della superfieie data, il loro si^tema da in generale la curva a doppia curvatura cli' e quella del contorno dell om- bra. Segue la soluzione di un problerna inverso. Data ia superfieie che impedisce il passaggio ai raggi di luce ed una liuea in essa , scoprire se questa linea possa rappresentare il contorno dell' ombra propria , e qual diiezioue dovrebbono avere all' uopo i raggi di luce. Chiamasi ombra portata quella privazionc di luce clie appare suUa superfieie di un corpo immerso nello spazio per cui sarebbero passati i raggi di luce pro- venienti da un punto Inminoso , ma arrcstati da un altro corpo. L' autore riflette che il contorno di una tale omL)'a sare])be in generale !a curva a doppia cur- DELLE OMBRE, 879 vatura , in cul la snpcrficie involvenle protvatta oltre il pvinio corpo soi^licrtLbe la supedicie «l(.l secondo. II detcnuin.'iie sift'.itta curva k pure iin problcma (li pura gconietrifi. JNoi tralasceremo qui h; pailicolas'i suluzioui clie rautore ne du per particolari supei- flcie , e clie pur sono quelle clie debLono cssere stu- diate da clii vuole ridurre i nietodi alia pratica , e darcmo uu' idea della soluzione ijenerale. Esprossa al solilo nel modo il pin yvii<'''al,e 1' equazione della su- perlicie data , e con allie du" e(pia'ii(Mii generallssime siniullaneamenle esistenti la linea oLJ.icUiva, si dauiio le due equazioui della retta parallela ai rai^<^i di luce, passanle per la linea obbielliva , e clie puo concepirsi la generatrice della superficie involvenle. Tra queste ullime qualtro equazioni, eliminate le tre coordinate di uu punto qualunqui; della linea ol)bieltiva , si ha una equazione tra le tre coordinate della rella gcneratrice rappresentante la suj)erlicie involvenle. Sicconie la curya del conlorno dell' onibra porlata debb' esserc nel me- desimo tempo e sulla superficie data e nella superficie involvenle, cosi essa verra data dal sistema dcUe equa- zioni delle due superficie , ove esprimansi colle slesse lettere le coordinate. Si lermina questa parte colla so- luzione d' un problcma analogo a qu< llo da uoi supc- riormcnte riferilo per le ombre proprie. r.hiamasi poi ombra composta uu' ombra formata dair unione di due o piu ombre proprie o portate, oppUre di aleune proprie e di alcune portate. II me- todo che nella dcterminazione dei contorni di tali oni-' bre se<^ue il prof. Bordoni non b suscetti. o di qucUu gener;di/.zazioMO che ai)bianio ammirata nelle due piarli anltcedcnti , perelie la qiicslione di sua natura nou puo ammctterla. Noi duuque nou possiamo alio stesso niodo darne un' idea. Una nota rletfa ffei Lemml , ove si dimostrano varle proposizioni £;eometriche nccessari*- od utili per 1 in- telli<;("ii/,a dell' opera , occupa 1' ullime pai^lne di que- sto [)r<'zioso tiattalo. Tulta r opera e scri^a con una preei.^ione e cbi..-» 38o TKATTATO DELLE OMBRE. i^pzza clie sorprende , e un vwo geaio d' invcnzione e la guida di tntli 1 suoi metodi. Oltremodo picgovole nella teorica lo saru I'orse piii nolla pratica per cliiua- que la legge per quest' ultimo fine. Essa fa veramcule ouore al suo illusti-e autore, cbe ancora in giovine eta con tante alti-e sue bellissime produzioni si e gia mo- strato tale, che l' Italia puo in lui sperare un georaetra di merito eguale od anco superiore a quello de' piu cc'lcbri geometri oltramontatii. 38i Nuovi Saggi della Ccsareo-Begia Accademia di scieiize, Ic'llcre ed aiti di Padova. — Padova^ '^^^Ip ^o^ lume fJiimo , in ^-'^ di pag. 348. CL/fA'AT hiogrofjcL dcgli accademlci defunti dopo la puhhlicazioiie delta storia dclC accademia premessa (ilia Parte II del tonio III de Sa^^i scientifci e Iciieraij, sfanipato iwll' atnio 1794- — Eenchr ottimo $ia il coslunie nclle accademic di raccoirllere diligen- tomfnte le memorie di coloro clie, mentre vissero, ne fpcero parte e le sostennero co' loro sludj ; con tutto cio da questi cenni hiografici noi rlcavoremo soltantQ i nomi di qiulli che ollciinero fama con opera gene- ralmcnte piu conosciuto e stimale nella rcpuLblica Itt- teraria. Mcrilano pertanto spccialc nienzione V abate Giuseppe Toaldo y viccnlino. nolo specialmcnte per II suo giornale astro-m<;teorologico ; 1' abate Pietio Av" diiiiit , grandc proniolore dell' agricoltin-a ; l' aZ/«^e il/e/- rhioirc Cesarotti^ Lcovoldo Man anfoiiio Caldani ^ cc- Icberrimo medico od anatoniico ; V abate Pietio Cos— sail, matcniatico insignc ; Iinceiizo Malacarne , illu- $lre cliirurgo ed auatomico. Idrope-ascite simulante la, gravidanza e cagioiiato da\'e/mi vescicolari tie' tessnti addoininali disscininati. Caso comunivato da l^aleriaiio Lttigi BniHA , il 3o giugno 18 16. — Una giovane villica di 26 anni cnti'6 Jiello spedale civico di Crema nell' oltobre del 1 804 con tumei'azione del Lasso ventre, die si giudico una gravidanza lia il qninlo ed il sesto mese. Il ventre ando ogni giorno crescendo prccisamente come suole avvenire coll' avauzarsi della gestazione. Sul finire del pouo mese si diminui rij un trallo d volume del vciv« 38:i KUOVI SAGCI. trc ; la donna fu assalita da febbre nervosa die in meno
  • ero altia aria fuor- che la comune. Dopo Ic scoperte fatle dall Hales , dal Black e dal Priestley , la scienza pneumatica fu meglio dislinta , ed era e porlala a tanta luce da non poler dell' ACCADEMIA DI PAUOVA. 385 dubitare clie molle ane di diversa nalui-a e vaviamenle composte si sviluppano iiel nostro coi'po. Raei liquidi st«ssi. Aininelltndo i ])ivdetti gas in istato di dissoluzione , segue che i medesimi vi si debbauo trovare ccjuiiibrali e fra loro e coUe particclle dci li- quidi ; e che siccome vi sarariuo mautenuti iu uuo state di cornpressioiie e d' incarct,'ratneiito dalla ttua- cila o visoosila dei liquidi , da uii certo grade d' at— tra/ioiie delle molccoie di questi verse le molecole di quel gas, e dalla pressioue esteri>a; cosi i liquidi stesst si possono riguardare come tenuti in una specie d'espan- sione dall' elastica ed espausile forz^ dei gas discioiti. E poiche gli uinori divcisi haiine una divcrsii coiupo- sizioue e nalura , e la coudizione d' uno stesso umoi'e non e la mcdesima in dili'erenti eta , ed in diCttreate slato di sanita e di nialatlia , s' avra eziandio una dif- iercnte attitudine di tali umuri alia dissoluzione dei predetli gas , de' quaii potra«no per cio vatiare e ia quaiitita assoluta , e la proporzione ne' diversi uiuori , e nello stesso umore sotto una coudizione diversa. Questi gas , secondo T A. , provengono dalla decoraposizione natuiale per il successive processu della vita , o mor- bosa delle parti liquide o solide del cerpa umane; da- gli alimenti, dalla respirazione e dall' assorbimento cu- taneo. Qualora siano tolte o minorate le condizioni cbc tengone nel sangue, od iu altro liquLdo animale , un gas incarcerate e disciolte , e qualora all' incontro siano nel gas accresciute le potenze clie favoriscono 1» sua sepamzione da quel liquido-, questa soluiione uoa avra piu luogo, cd il gas ecceiati , ne Buoiimattei , ne la piii parte degli arra- demici florentini sospettarono mai che a piu profonde indagini ch» quelle ch' essi fecero, potessero richiamarsi que' material! element! , deir accozzamento de' quail essi tanto diligentemeute si occupavano. La filosofia razionale non el-a del tempo loro ; e quella che pur era al loro tempo , e in cui per molte manifeste prove furono Valentis- simi J difficilmente sarebbesi potuta applicare a questi argomenti. Egli e pero probabile che il trattato dello itile del cardinal Palla- vicini purghi esso solo gl' Italiani da ogni sospetto che men benigno animo fosse per concepire di essi. Ne breve sarebbe il catalogo , se noi volessimo qui farlo , di egregie opere nostre , nelle quali nello stesso cinquecento e nel se'icento molto si ragiono dagl' Italiani di quanto a parti le piu filosofiche delle lingue puo appartenere Seb- iene uopo e ricordare una sentenza del marchese A' Argeni , la quale aver dovrebbesi presente da quegli stranieri che si spesso parlano di noi 6 delle cose nostre senza molto conoscere ne le cose nostre , ne noi. La sentenza e , che gl' JtaViani pensano quetlo che scrivono gli uornini delle altre nazloni. Imperciocche non e da credere che le tra- dizioni de' nostri padri sieno perite per noi , se tanto frulto hanno prodotto pur tutta Europa ; ne si dee pur bmettere di calcolare la natural forza che sopra noi prinsieraraente aver tlebbouo i prineipj t)e' quali , perduto V antico imperio , uno ne abbiawo c cojiservato e dilatato , da cui non ci e venuta poca invidia per parte degli esteri. A queste cose si aggiunga , che i compartimenti politici del nostro paese , le pedantesche iatituzioni scolastiche , e molte altre cose agli uni e alio ahre concatenate , hanno per lungo tempo messo gravis^imi ostaculi alia proiita e copiosa circolazione di certi libri , soro-ente preoipua di emulazioue e di tentativi di ogni genere. N^ per avvicinarci al soggftto di che traltiamo , debbesi dissimulare i dannj che agl' iugegui italJ!"ni sono ven«tl dalla tiiannid,e della PAHTE 6TRANIERA. $gt' Gru^cn , alia quale con unanime e costante ap^ilauso tutti i pedant* risposero sempre , razza numerosissima in ogni colta nazione, infinita poi soiaguratamcnte in Italia; i quali non sapreLbesi abbastanza im- jnagiuar col pensiere , non che con parole esprimercj quanta violenza sbbiano fatta agl' ingegni anche piu liberi ». » Ma se la bitona filosofia nella prima meta del settccento serse rolnista iu Italia con Vico ^ e si fece alcun poco pieghevole in Ge- noaesi , e per questi due grandi uomini s' inchino talvolta anch« air esame delle lingue spezialmente ne' rispetti etimologici ; jiiu ar- dita si avvicino poi , corns ad altri oggetti gravemente importanti , quai furono in singolar modo quelli della legislazione criminale e della civile econouiia , anche a sviluppare i principj , sui quali le lingue reggonsi ; perciocclic senza questo non si sarebbe pervenuto a deduziuni , che commej;e a libri di mille speci* diverse, formano un prezioso deposito per la giovinc generazione , la quale , educate con migliori auspizj , ne sapra fare buon conto ». (1 Ne in queste generali couiiiderazioni iutendiamo noi clie sti^ tutta la prova de' nostri studj intorno alia filosofia delle lingue. Ab- l)iamo gia fatta menzione dei Precetti dl Gramtnatica per la lingua filosofica ^ ossia unii^ersale ^ stampati iu Roma nel I7"3. Nell' anno llopo il sig. Agatti pubblico in Napoli le sue Ricefcke filosofiche sulle lingue. E meutre non disputeremo intorno ai diritti che puo r Italia avere arquistati iu que' rinomati stranieri, che avuto per luogo di esiglio questo paese troppo invidiato da tutte le altre na- zioni , tfovarono in esso una patria, e ne prcferirono la lingua in tanti scritti preziosi , contentandoci di nominare V ongine j formazione , meccanlsnio ed armonia degl' idiomi di //eryof , stampata iu Cesen^ nel 1781, senza trarne alcuna conseguenza fayorevole alia nostra tesi ; come poi non ricorderemo con dolce toddisfaziope e Beccaria ^ o Ce^arottij e JDenina , senza andare con citazioni piu oltre , i quali abbondantemente dimostrano come nell' ultima meta del settecento nna felice rivojuzione era gia nata iVa noi, e come i modemi Ita- lian! avevano appreso a filosofare sulle raaterie che i loro predeces- gori per lo piii trattavano con citazioni ? Finalmente un saggio di Grammatica eseguila si\i principj oggigiorno dominanti ha dato in Parigi 1' italiano JS.agioli in questi ultimi tempi , trattando a parte la lingua francese e 1' italiana ; de' quali lavori supi vulendo noi dire quanto piu favorOTolmente si debba , tutto ci parri aver detto quando ricordiaaio averli egli si abbelliti coUe duttrine del sig. di Tracy , che non ha dubitato d' inserire ne' suoi libri interi squarci della Grammatica generale che ora puLblichiamo. Un altro lavoro iu questo argomento , e sopra un diiegno piik vasto e forse piA filosofico , viene annunciato come prossimo a comparire tra noi , dair abate Romani sotto il titolo di Principj di scienzti grammati- cnle »pplic«tt alia lingua italiana^ 4*1 quelle ci^rlscitw au|,'wrar bei.» 'ig:x A r r E njj ice. per diver.«i opuscoli in atldictro dal medesimo pubLlicatt jnHa Sct^nzn grammaticale applicata alia iiigua italinna , siii ^1/e-ci dl prefcr- vnre la lingua italinnii, dalla sua. der.aden-n , e sulla Lihprta delta lingua italiana ••. Al ata 1' opera del sig. Miiriiino Giffli , intitolata Uti^itn lilofofico-ttn! ver sale pel dotti J precedula dnW analisi del Uniiuaiipio , dclla tpiale quauto prima iioi daremo nn eshaHo , riputandola I ivoro di assai meriio. Giustifioata rosi la nazione nostra, ed entrato a rilevare 1' indole dfUa Orammatica generale del $i^. di 2'racy ^ viene il tradiittore a dimostrare i vanta^i che puo rer^re trattata orijjinalmente la parte filosofica della lingua clie dai grammatioi nostri piu reverenTli e stata fetta En qui generalraente coUa pura autorita. « II quai metodo , die' egli , consecrato da nomi teniiti in nna venerazione superiore al lore merito , null' altro ri ha inline fruttato pel corso di varj secoli che una iiifatista mediocrita in non poclii rispetti, ed una incertezza funesta a non mediocre scoraggiamento degli ingegni. Imperciocche Len e vero , siccovne 1' illustre atitor nostro ha opfiortunanT'nte os- gf-rrato, che in una nazione giungono gli scrittori a dare alia lingua tnila la forza, 1' elegaiiza e la copia che assicurano alle opere loro r auimirazione , 1' immortalita , assai prima che questa lingua sia , mpdiante I' opportuna analisi , conosciuta ne' snoi elemeuti, rettificata Be' procedimenti suoi , corretta nelle sue anomalie , e portata a quel)' awginstateeza esatta che ne deve essere il carattere prime e iondamentale : una vero e anCora che infino a tanto che essa non sia giuuta per tal mezzo a questa condizione , si rimane imptrfetta, non essendo ancora stahilita quella giusta corrispondenza ch' esser dev» tra le idee e i segni che le rappresentano. E lacilmente rest^ra ooTiuno convinto come succeder possa il fatto che abbiamo accen- nato 5 e che potrebbe a prima vista parere contraddittorio , quale si e qnesto , clie la lingua sia filosoficamente imperfetta e dilettosa , e non ostante in ogni genere di eloquenza , sia poetica , sia oratoria j taccia vaga mostra di opere classiche di mirabile arlifizio e splen» dore , solo che consider! che piii cose possono dirsi di quelle che »ono state dette ; che negli atti dflla mtelligenza s' incontrano gra- dazioni sottilissime , le quali il comune degli uomini non sa rendero gensibili , ma che possono pero avere acconci segni ove la lingua siii per ogni verso perfezionata tanto piu che i progressi delle arti * Jelle scienze , spingendo a piu ampj limiti , e modificaudo in sem- pre pivi variabili e diverse forme i rnncetti della mente , uopo e che traggansi a corrispondervi i segni ; e sopra tutto poi , che per quantu una lingua sia ben costituita, sempre e tuibata da anomalie; che multe sue formule , comunquB ingegnosamente alcuna volta im- piegate , spesso pter la materiale configurazione non corrispondono •bbiutaHza ftUceraente alia intenzione di chi e costretto di usarle ; PARTE STRANIERA. SpS clir talora tra 1' offi<'io a rvii si ilestinano e la.iigijra che Iianno , ^' .'• tal dijsonanza , die per cenveozione servono all* op{;etto , e per 1 indole loro vi oontracldicono : finalment'e , die I' ortografia avendo lu ogni lingna ragioni certe , se qiieste non isvolgousi , resterS nssa jncorta , equivora , diffonne. Ma luAgo disrorso vorrebbesi per dir tutte r ocoeiioiu , e p'r afcennare i itiiglioramenti die occorer pos» «ODO rao-ioiiai«do di (jnahmqne linpiia, sia pur essa solennemeiitP clas* sira. Coloro soltanto die srrivendo non lianno da esprimrre clie con* cetti romnni , o da ripeteriie clie dei gia da altii espressi , ignorar pos«ono questi fastidj : ma bfn li sentono nella piu grande esten* sione qiinlli cbe ricchi di ogni sorta d' idee , e pieni del sense piii caldo e piA squitito_, cercano tinte degne di rappresent.ire quai son» i loro pensieri. E se altro non fosse che di far camminare d' eguat passo la prontezza del pensare moitiplice colla multiplice facilita deir esprimere , non e egli vero che un ripulimentq ed un aumento si fa necessario nel sistema dei segni , dadie quelle de' concetti »' in- granilisce e va ognora perf.»zioiiandosi ? )i. ii Che se oi fosse perniesso seguire la serie d" idee cbe questo considerazioni natiiralmente presentano , e se qui s' avesse a dire di tutti gli effetti clie produr pud lo studio di tina Grammatica pian- tata sopra gli acrennati principj , incominreremino a dxmandare , s* idlro per avvontura non fosse die una vera foUia ed un aJbbandono di ogni buon senso , il riguardare come in ogni sua parte perfezio- uata e compiut.i la lingua nostra nel momento stesso in cui si vide jra taiiti stenti uscire dal teno della barbarie del trecento. Come mai credere ch^ tntto avessero e saputo e scelto uomini , ai quali il secolo che gli educo , e in cui fiorirono , non poteva dare che scar- sissimi lumi , essendo esso per ogni verso ottenebrato ? Certamente mirabile ingegno ebbe Dante ^ e 1' energia della passione gli dettd slanci che resteranno eterni nella meinuria degli uomini. Ma quanta asprezza non ha egli ancora , che ad onta de' piii violenti sforzi non pote trarre da se ? Petrarca ingentill con iscelti modi la lingua cb» Utinte avea creata ; ma potfva tutto il patrimonio della lingua cou- tenersi in un canzoniere ? E le strettezze del verto , e le angustie della rima , e la violenza che i stioi stessi pensieri gli facevano , possono essi permettere che si riguardj come inviolabile tutto cid die gli usri di bocca , riprovevole tutto cii che a lui non venn* fatto di dire ? ". « Finalmente si cita un prosatore. 1 poeti in tutte le lingue furono sempre qnelli che diedero ad ejsa le prime forze. Le lingiie peril nOQ ricevono ordine ^ regolariti, piegbevolezza , copia , marchio proprio . ohe dalla prosa. Boccaccio rolse molte bellezze delta nottra lingua i Haa vesti la prosa di sajo latino, qua e la unendovi sopra i rabeicbi deir^rno , e non le irapresse car.iftere nazionale. Sciagurati coloro _, coi tanto poco illuminu la luce, che pur* queito felice acrittOT* ab- 394 APTENDICE. bcnJanlfraente jpande intorno a se, die crerlettero tutta la perfezion* della IiDgua staisi uel vocabolario , nei fraseggiamenti e ne' contorti periodi del IJacamerone ! Sommo , ineffabile merito s* ebbero quest! jllustri uomiui per cio che riguarda la lingua ; clie di es3^ sola oc- corre parlare presentemente. Essi sepporo strappare di bocna al po- polo italiano le niigliori voci , perciocclie non ro' Fiorentini soli eglino conversarono. Essi seppero forbirne molte rhe il popolo usava ancor xozze , e laddiizzare e fissare la sintassi. Ma il jierfezionaniento della lingua esigeva ulteriori cure ; e se i begli escmpj di felici scrittori venuti dopo vie piu ne aniplifiravaiio lo splendore, la sola analisi, illustraiido ciascheduna parte della lingua, poteva dare persuasione e stabilita all' opera. Clie si fece intanto ? Salviati non ragiono della lingaa che suU' autorita delle scorbiature di scritti i quali dove- Vauo essere emendati , e cbe in cambio egli prese per codici invio- labili. Che se poi fosse vero che la bella lingua d' Italia si avesse a tenere per uata , esclusivamente da ogni altro luogo , in Flrenze . come calunniando tutte le altre nostre citta, e confondendo i dialelti colla lingua al rovescio di quanto n' aveva insegnato Dante j e te- nendo per lingua d' Italia il dialetto fiorentino, Salviall ardl soste- nere ; vero pur sarebbe egualmente che Firenze fu quella che sof- foco il genio italiano e imbastardi la lingua nazionale. In Firenze j applaudendo i timidi e prevenuti uomini del rimanente d' Italia, fu eretto iin tribunale dittatorio , il quale arditannente pronuncio ric- ohezze di lingua ogni scoria de' bottegai fiorentini , ed ogni quisquilia di Mercaio-iiecchio • e perche poca era la merce , vi aggiunse i ran- cidumi di qualche buon frate che predicava alle treccole di Tuscana, e di qualche Gliibelliao che bestemmiaya il papa e i cardinali in cat- tive leggende. Cosi mettendosi in mazzo ogni sorta di cose , si con- fuse il inerito delle parti belle della lingua con queste miserie ; al secolo che le registro, alacremente si diede il pomposo e vano titolo di buon secolo j e s-'lmpinguo il vocabolario che doveva essere della lingua comune d' Italia , con tutte le sozzure trovate in que' vecchi scartafacci , attribucndosi intanto alia nazione italisna parole a mi- gliaja ch' essa non proferi giammaij e che se udite avesse, o se oda oggi, per niuna maniera intende; e pubblicandosi per profane e bar- bare quante fuori di tal catalogo , o necess^rie , o comode , e nel tempo stesso e chiare e belle cd annoniose gl' Italian! abbiano ed sdoprino ad ogn! uopo. Cesari non ha che moltiplicati gli scandal! jiclla maggior parte delle aggiunte da esso lui ultijnamente latte al Vocaholario della Crwica .'j. Qui il sig. Cowjmgnoni cila un' opera, ch' egli dice (lover essere pubblicata quanto prima col titolo di Barbarismi della Crusca , la quale egli andava negli ultimi scorsi anni preparando , e che sap- piamo avere poi sospesa in considerazione di quella che il sig. cav''. Monti ha JBCominciato a. laettore ia iuce, la stima e 1' aiaicizia ispi; TARTE STRAWIERA. SyS vandogTi qiiesta Jjiusta prfffrenza. E noi al>Ijiamo riferito t«tto tjuebto jiassi) dell a Prefazione di liii alia Grammutica ^enerale del conte di Tmcy per I'ar auntire la coiucidenza di diversinugegni in iijiti iiiedpsiuia opinione. Uel rimaiiente il siff. Compagnoni conclude V intrapreso ragiona- inento con qiieste parole. « A purgare , a lettificare, a mijjliorare ed esfeiidere in varie sue parti la ling^ua it/liana , a metterla in grado di ooirispondere ai progressi delle scienze , delle arti e di ogni ramo d' inrivilimento , ad assicurare sprzialnieiite alia sua proaa uu auda- »nPii:o cliiaro , disinvolto, elegante, chiamata; »e i pii\ notabili de' suoi membri , uomini per la maggior parte certamente commendevoli per varj titoli_, fostero stati nieno pcdanli , e alquanto pii ragionatori, 1' Italia avrelibe gia da gran tempo pertVzionato e 1' alfabeto e 1' ortografia, e varie parti della sua bella lingua, le quali hanno bisogno di essere perfezionate quanto r ortografia e 1' alfabeto. Ma che ha fatto essa l' Accademia della Crtisca , se non se copiare scrvilmente e sostencre 1' ortografia dei trecentistl nella massima sua parte ^ i quali se ritornassero oggi al inondo , certo e che avrebbero a merayigliarii non poco veggendo come si fa loro onore di cio , di die essi si vergognerebbero i prlmi, o delle cose che fecero men rettaroente, domanderebbero scusa ricor- dando i tempi in cui scrivevano ? ec. ''. Concludendo, dopo una lunga discussione sopra varj articoli ortogrjfici, che .» non saranuo perfeziunati o veramente fissati ve I'aiiabeto, u« l' ortografia,. ne la lingua ste:$4 396 ArrENDici:. jirf3?o noi , fiiirlie nrn sorgs clii ron analisi filofofi'"! «i ponga s con* siclerame ti\tti gl\ elementi , e a stabilirli con es.itto giudizio, facendo onore , sicoome glustizia VMole , ai valentuomini che ne lasciarono ampio deposito nelle loro jireziose opere ; ma scegliendo, come Vir- giJio da Ennlo , oio die e degno di esserc ritenuto , e rigettando quelle che ne i buoni prinripj , jie lo squisito senso acquistato per la coltura de' susseguenti tortipi possono piu tollprare. Pel che inno- mincerenio ad avere fondata spfjranza qiiando la Grammatica in Italia si tr.ittera coUa scieuza id'-ologica ; i lumi del la quale conducendo gl' ingegni a trovare la ragione fondamentale delle cose, due voca- holarj faraanosi necessariatnente ^ ed atnbedue Volavninosi del pari , ono, rioe, che le scelte e helle parole veramente italiane contenga, e 1' alfro che contenga le ant'upjnte , le intriise e le d^formate^ delle ^ali miglior partito sareLbe certamente non tener conto veruno, la- sciandole al dialetto fiorentino, che ne f u j ne sara mai la bella lingua A' Italia; se non clie vi si oppone la neccessita di avenie un regi- stro per ben inteiidere e giudlcare tanto gli antichi scrittori , quanto que' moderui , che coprendosi su e giu degli stracci trovati sopra Arno, vengono a destar meraviglia presso gl' ignoranti , e disprezzo o com- passione presso Chi sa ragionare alcun poco ". Nelle due altre note accennate parla della falsita de' metodi che ai continua a tenere nelle nostre scuole , tormentando, die' egli , ed assiderando le menti i,e' giovinetti col futile gergo di cio che i pedanti nostri chiamano (^rcanmatica latina^ unianita e rettorica latlna, >» Al risorgimento delle lettere giovava assai lo studio de' latini scrittori. Altri dira , se fosse necessario, e se gli ingegni italiani senza quel divagamento non si sarebbero spinti a migliore e piii estesa origina'ita. Quello che e certo , si e che 1' intelligenza e la imitazione degli scrittori latini ^ nelle quali cose dai piu begl' ingegni fu posta gloria e fortuna, con- corsero a stabllire la funesta massima , che nel solo sfudio della lingua Jatina consistesse la piii importante parte della pubblica istruzione ; « si deliro tanto , che Bemho fa dire ad Ercole Sfrozza non avere egli giammai , ne volerc itnparare una parola della vol^ar lingua. Cos! su tante autorita stabilito il metodo della istruzione, e pro- ceduto per tre secoli e piu , aoclamato dall' interesse e dalla igno- ra^iza , e dalla ignoranza e dall' interesse sostenuto ; il piii bel liore 4ell«- successive generazioni e stato tradito ; il senso nazionale tra- viato , la letteralura rimasta proprieta di pochi , e la moltitudine degl' in<»-pn-no3i Italiani condannata alia servitii dell' errore , e ad una inerzia funesta, che rcnderebbe eterno il predominio del medesimo, se tale non fosse 1* indole dell' uomo , che comunque Iputamente, sem- pre avanza progredendo r->. Aggiunge poi come per appendice : u Ma quanti inoltre de' nostri che scrissero in italiano, sono restati tanto (eparati dal grosso della nazione ^ quanto quelli che sorissero in la- tino ? Sicurainente clie una delle ragimii di questo disa«tro si e , che PARTE STRANlfiRA. 897 il grosso della nazione non era ]>reparato a ^larteciparo de' loro lami : ma uu' altra ragioiie ancora si e , che tra J' italiunu dclla maircioc parte di cjuesti scrittori e quello del groaso di'lla nazione v' e iiott poca dillercnza ; e che 1' arte di cliiaramente ordinare la materia « di esporla , onde sia a portata dei piil,jion i stata tra noi conosciut« die da pochissimi. Abboudiamo di libn dotti ; ne abbiamo buou nnmero di scritti con puritl ed eleganza di lingua : ma quale e il libro in prosa che leg^asi unanimamente della nazione ; che pojsa dirsi nazionale , come in vsrsi , per non dire di tanti altri , e na^ioi nale JMetastasio ? le doniie , i giovinetti , i forestieri eel cliieo-"ono cento volte al giorno. Che possiamo loro rispondere P ». Noi riferiamo i pensamenti del sig. Coinjnigiioni se.iza prenderci il carico di commentarli. Desideriamo che gli si poMa rispondere col fatfo , non con parole Di parole se ne son dette assai da luni'O tempo; ne la letteratura ha guadaguato nulla. Foiie alcun buono spirito esamiuando la quistione qui promossa , potri aggrungervi tali cou- »iderazioni da mettersi nel caso di svelare la vera ca^ioue del fatt» opposto , e con essa ancora il rimedio , che noi crederemmo essero nel non isviluppato ancora, quanto e d' uopo, abituale sistema razionale'. Gli stud] della Ideologia provvederanuo a questo bisoguo. CORRISPONDEINZx\ STRANIERA. JiitoiTiQ alia Suffi) , tragcclia tedesca di Grillpartzer. Lctlera al Ditettore della Biblioteca Italiunu. G, FflECIATISSJ.MO AmICO. yieniut^ 10 aprile 1818. XRANDE incredihil novella ! I Romantici sono battnti. II Parnasrlo , ne tacere , trovauJomi sui luogo dell' azione. AiBnche tutta coucepir possiate 1' impurtanza di que&ta lctterari4 ■vicenda , permettete ch' io vi richiami alia mente lo stato in cui »i trovavano prima di essa nel poctico regno le romautiuhe cose. Dappoiche il Visconte di S. . . aveva due anni sono atterriti i Ro- mantici presentaudo loro quel »uo y/(Ui-ilomu/ifi» tura die pose in noi il buon senso , veglia a conservarlo , e spinge da quando a quando fra i traviati uno di que' Genj ch' ella tiene in riserva , e coUa fiaccola del vero richiama gli smarriti scrittori sul buon sentiero. Questo e appunto cio che qui avvenne ne' giomi seorsi. Senonche lascio a voi giiidicare qaanta fosse la sorpresa » r ira de' Roraantici in vedere che questo loro infestissimo nemico era il diletto GrjLLPARTZKR , l' autore dell' Anola , di quel tragi- re^ent:izione , e si cor^e , e »i g^ods , e (i ^lai^de come alia j^rima , e coutc uvii niai. ^OO A P r E K D I C E. lo ehif ggo qn'i a quanti Romanticofili iticontro : In ehe le regol* socquero a questa bella produzione ? £ nou vedete, dico loro , quanto aiizi glovaroau codeste veneraude prescrizioni delia ragione a della sperienza de' secoJi ? E che cid sia vero , come lo e verissimo , osservaie quanto poco tragediabile sia la Salfo. Nessun Classico , nessun valente poeta oso tteuder la mano aci un tal soggetto. Due soli Italiani il teutarono ai nostri giorni , Stcx'ola e Piiidemonte ; e intenogato il sig. GRIL- LPART/.ER , perche scelto avesse un tale argomento , Perche mi paive , rispose , il pin difficile. Ed in fatti qui non d' altro e ragione che d' un amore di privata douna , cui la poetica vena e la disperata morte famosa resero negli annali di Pindo e di Citera. Soggetto de- gnissimo di elegia , ma non di tragedia , che nata non essendo al trono , ne da ejoica schiattaj sdegnava rivolgersi a lei la superba 3Ie!pumene. Crede »upplir\-i il poeta , e lu parte vi riusci , con dare alia sua Saffo agi e corteggio , e sigi.orile stato assegnando pure a Faone. II trioufo e la celebrita otteiiuta da Saffo in Olimpia, 1' eccellenza del »uo ingeguo sembrarono al poeta abbastanza uobilltare la sua eroina. Ma la fiorlta stoffa aurea peicio non divenne , ne atta a fame tnanto regale. Sentirono questa difficolta i sullodati Italiani , ed ac- crebbero il piu che poterono la maeata dell' argoraento con introdur pompe e sacerdoti e riti, e quanto fornir potea la tragica suppel- lettile. Tranne le dovizie di Saffo, lasciolla it GrILLPARTZER qual era, ed imitaudo la rara parsimonia del grande Alfieri ^ il nerbo e la somma dell' azione ristrinse a tre soli personaggi , Saffo, Faone, Melita, aggiungendovi i cori per crescer decoro ed evidenza, e due minori personaggi ad evitaj>e ia scenica monotonia. Per la qual cosa , se con si scarsi raateriali I'^accorto poeta serrati ben non avesse tra lore i suoi agenti , o se aves^e all' oppoato fatt» spaziare la sua favola per non necessarj divagamenti, o alli\ngafa di troppo r azione , o fatti viaggiare da un luogo all' altro i suoi per- sonagcri e 1' uditorio, pep indubitato io tengo che minore d' as*ai no »aria stato 1' effetto. II vis unita fortlor e assioma egualmente vero nella meccanica teatrale , « la qualiti e qaantita dei mezzi non equi- vale in pot£nza alia maniera dell' usarne. Sol concentrando 1 raggl »el I'ulgido vetro pote Archimede ardere le romulee antenne. Un' altra verita parmi confermarsi da questa tragedia , ed e ch* tutto fra le mani del genio grande e pos=ente diviene ; il che se In Berenice di Raeine gia comprovato non avesse , dimostrato verrebb* da questa Saffo. Eccovene in succinto 1' azione. Vincitrice dall' olimpico agone torna alia natia Lesbos la coronata donna, seco traendo il sue Faone che a lei lego piii la celebrita del nome e la ppelica eccellenza , che la catena d' amore. \ Lesbiani , aup«rbi di coatare ixs- le citladijie loro- la decima Musa, 1' accolgono (ARTE STRAKISEU. 4oi \p trionfo. Sul liJo del mare e la icena, cui attigua sorje la magni- (ica, villa di Safl'o. In mezzo alia festa una giovinetta sct.iava di SatTu a se chiaiaa i' attenzioiie di Faone , pueta e^li pure , e quiudi quaiito bello , leg-jiei-o , altrettanto vivace e facile ad iiifiammarsi. JTaJce , cfcice e ivilupp-iii in lui ijueito genietto , del pari die si tveglia , s' allarma c i-iuforza per gradi la gelosia e 1' afi'anuo della iauumorata poetesia it Aiuor che a uullo amato amar perdona » favorito aiirhe da una reciproca simpatia , scalda insensibilrnente 51 petto pure della bella 3cliiava_, e 3Ielita e gia di Faone prima ancora d' accorger^eae. E C0j» ben condotto (juesto cominciamento di pas- »ione J che il puLblico lie e gii inteso , meutre I'ignora tuttora 1' inno- eeute fanciulia. L' oppojizione che trovano in Saflo aggiunge ejca al naicente fuoco degli ama.iti^ e ben presto il riseiitimento e le penose gnianie di Salto souu al lur culmo. Tratto il pugnale , gia s' avventa r ijitierita donna Sulla rivale. Ma ecco in tempo Faone che il colpo arresta , e da ora in poi le passioui combattouo all' aperto. La tra- gedia e in plena marcia. Satt'o risolve di rimandare occultamente a Chios la perniciosa donzella. Faone in cerca di lei la raggiunge , e di mano la toglie ai servi di Saftb , ue di cio pago , seco lei s' im- barca , e fugge dall' aborrito lido. La furibonda Saffo fa tosto inse- guire i fnggiaschi. Son ricondotti. I rimproveri amari di Faone , le sue furie , e all' ultimo le sue preghiere e le lagrime di Melita por- tano nel cuore desolato della tradita poetesja 1' amara convinzion* d' aver perduto , e per sempre , 1' adorato Faone. A tanta sciagura non reiiste la divampante Losbiana, e determinata di morire , si sacra a Venere prepoteute , e con atto nobile e pietoso accordata prima IMelifa a Faone , ascende la rnpe e si preoipita in mare. Nodu fiii semplice di r[ae»to nol yanta la greca scena. Ghfl non poss' io un saggio darvi dell' anima, della verita e delle somme bel- l»zze di cui e ripieno ! Tutta 1' arte sta qui nel ben pingere le pas- sioni , e di que' trasporti e cLiaro-scuri vestirle che loro son pro- prii. A qiiesta semplioita dell' insieme , a questa regolarita di con- dotta e verita di colorito deesi il dilatarsi che fa per cinque atti questa lenuissima tela senza rompcrsi o rallentarsi, na teuderti • rinforzarsi o:;nor ptii siiio alia tine dello spettacolo. Avvertite che d''i due principali ageuti della tiagedia la pieta e^ il terrore, questo seoondo append si inostra allorquando 1' irata Sallo si scaglia armata contro l' inerme sua schiaya. La pieta al contra- rio agisce per tutta la tragedia , e con tanto maggiore efficacia, che saggiamente il pouta doto la sua SaiYo di uu carattere umano, ge- neroio e benefico , dalla sola violenza d'amore, e amor traditu, re^o irapetuoso e feroce per breve istante. Ma sparisce ben tosto questa passiggiera ferita ; la miserevole donna toma quale fu sompre , e Buir altro pill scorgesi in lei che il tremendo <^ f'enus toute entiiro Bibl. Ital. T. X. 26 4o2 ArrEKDici:. a sa prole attachee i? che a piangero ci sfgrza snll* amaro suo caso. Cosi pinse il poeta, per piii rommuoverCj colle grazie del Correggio r amabile Melita , di cui piu Candida e interessant© creatura non e possiliile 1' immaginarsi Ma per <|uanto io ve ne dica , voi ben vedete ch' io non posso lusingarmi di farvi adeguatamente sen- tire gli originali pregi di questa produzione. L' arida e scamata analisl che ve ne lio fatto non puo giungere a tanto. Vi vorrebba qualche scena , ma non ho tempo ne agio di tradurvela. Conten- tatevi di questj eeniii, e passiamo a rilevarne i difetti , onde dalla tenuita loro argomentai' possiate a ritroso la sua eccellenza, e nuovo argomento abbiate di credere alia mia a voi ben nota imparzialita. Prima d' ogn' altro va ranimentata 1' iuconvenienza del soggetto , ch« gia vi dimostrai non corrispondere alia dignita della tragedia. Si po- trebbe mutarle nome , e pastorale tragica, o tragedia urbana, o dramma eroico intitolarla, e porla siccome terza in tanto senno fra il Pastor fido e r Aminta. 11 suo bello non ista nel titolo , ma nella cosa. Se leso e il genere conosciuto, sia un gen<,re nuovo, purche ragio- nevole e vago. A chi mostrandoci 1' Apollo di Belvedere ci dicesse : Vedete bella statua di donna: Vedi che e uomo , gli si risponderebbe, e r errore di colui non renderebbe men bello cjuel prodigio del- 1* arte. II titolo di eommedia si poco confacente , e mel perdonino i Dantisti , nocque egli alle divine bellezze del poema di Dante ? Avvi chi trovo troppo lirico il favellare di Saffo e di Faone ; ma si ritenga che la scena e a Lesbos, paese poetico per essenza, mentre i a Lesbos che approdo la cetra d' Apollo vaganle per 1' ac(£ue, e Saffo e Faone sono de' poeti in azione. Garatteristico e in loro a. E pero vera oUe quest' atto 3.", che cos'i coniincia, a il piii caldo , il piu tragico e il meglio dialogalo di tutta la tragedia. Si e in esso che Saffo trae il ferro per immolare la schiava inuocente. Ed anch* qui i critici hanno trovato a ridiro per quel pugnalc , omanieuto lu- degno di una Saffo cinta d' ailori , \eslita di porpora, e meaja « gmsx ^o4 ArnKDics; i' innamorata cL* pensa a piacerf, tion a fare stragi. Ma eon qnesto rigore procedendo, quauti pugnali necessariJssimi ee non altro al poeta jarebber gettati fuor dellc Joeiie, incominciando per tjuello stesso di Jlelpomeiie si poro convenJente al carattere d' una pacifica Miisa 1 Non dubito che discendendo ai particolari , altri nei Bcoprire non si potes^ero in questo nobilissimo lavoro perlustrandolo a bell' agio j jna tutti di minor conto. Poco io raluto la frequenza de' monologlii, «d una prosodia alquanto liceniiosa che gli rimproverano taluni di CTViesti dotti. Nelle tragedie a pochi personaggi il nionologo e quasi iuevitabile ; e per cio che spetta alia prosodia , e nolo che a di- spptto deir opera elementare del Woss , indeterminata c ancora la jnisura delle sillabe pei Tfdeschi; onde 1' uno fa breve cio che lungo • per r altro , ed o solo comunemente accettara la neutrality dei xnonosillabi ohe ognuno prende come gli torna meglio. So che a ca- gione di quest? critiche 1' autore si propone di ritirare in breve dal teatro la sua tragedia, e ritoccarla prima di darla alle stampe e rimetterla in iscena. Comunque poi avvenga, tali e tante sono le belle cose che in essa ai ammirano, che molti non esitano nel proclamarla , quale ella si i, pel capo d' opera del teatro Allemanno, dall' Emilia Gallotti a questa parte. Che se cii e vero , avvi gran motivo di sperare clie questo teatro, che a fiorire principio non prima della meta del p. p.secolo, ed ebbe nello Schiller il suo Shakespeare , nel Kotzebue il suo Gol- doni; possa Tantare fra non molto nel giovine GrILLPARTZER il suo Racine , aspettando che nella folia dei Galderon , dei Lopes e dei Gozzi gli additi il suo Cornelio ed il suo Al£eri. Rilevo frattanto con mio vero piacere che la parte che prende- vano (jue' di Lesbos alle glorie della loro Saffo, la prendono i Vieu- nesi a qnella del lor Sofocle novello , ed cgni giorno piii gliene dan prove. La Direzione de' HR. II. Teatri , oltre un regalo , gli asse- gno 1000 fiorini annui , a coiidizione che la prima sia ad esporre sulle sue scene ogni nuovo suo lavoro. Una societi de' commercianti , fatto arquisto di una azione di questa banca , col nome la noto di Vittoria Saffo , e ne fe' dono al poeta. IVlinistri e signori di prim* xaisgo il vollero conoscere ed animarCj e il suo nome ignoto poc'anzi corre fra le bocche di tutti. U' un comune accordo asseriscono i Ttdesrhi , giudici in cio inap- pellabili , che si fierita , si calda ed originale prcduzione , in cui la vita del cQre e si fedelxnente efligiata , non poteva meglio rap- presentarsi , di quello che lo fu in questo teatro j che vanta i primi attori deir Allpmagna. La insuperabile Schroeder giunse a superare se stessa , e i conjugi Korn toccarono la perfezione. Questa squisita 4secuzione e , a parer mio, il garante massimo della eccellenza del te- Jto , menfre non si retila mai perfettamentc che cio che della per- fezjion« ha i caratteri « la magia. Chi pno una yoUa sentire ^ue- PARTE STRAKIERA. ^.oS sta tragedia ben a ragione puo ripetere , iti partendo -, con SafCco traspoito : ii Me cui par esfe videtur Diis , wi Qui sedens ad^^ersus identidem , te u Spectat et audit i>. Fate che s' accinga uii valente Italiano a voltarla nel nostro idioroa fatto per 1" amore , e vedrete voi stpsso che non ho ecceduto nel dirvene le lodi, cha tau^ Tal» il farvene la stotia geituina. Sonb di car* , eo. U ^cstio DaN'160 TjRiANr 4o6 PARTE ir. SCIENZE LETTERE ED ARTI ITALIANE. ESTRATTO d' OrERE TERIODICHE. Giornale di fi.sica , chiinica , sloria nnturale y ec, di Pavia. — Decade seconda. Tomo I, 1818. I.'' JL/iMANDA sulla teorica Jisica del calore rag- giante , del sig. Fourier. — Si propone questo lllustre fisico non solo di esaminare alcuue quistloni intorno a questa teorica , ma alti-esi di coUegare coi principj generali della medesima parecclii fatti notabili, dei quali inaddietro pareva incerta la spiegazione; Esposti di sera air aria libera corpi di varia specie , questi mollo ine- gualmente si raffreddano ; le sostanze metalliclie pulite conservano piu a lungo il calore ; la terra, I'erba, la lana si raffreddano prontamente alia loro superficie. Uu termometro di cui si e annerito il bulbo , o sia la paila , si arresta ad una determinata temperatura inferiore a quella che esso segnerebbe , se coperto fosse da una vcste metallica. Fu chiesto come la spiegazione di tali eOetti conciliai'e si possa col pi-incipio ammesso da tulti i fisici , che suppone la facolta di ricevere il calore , eguale sempre a quella di comunicarlo. Sono questi dunque i fatti die il sig. Fourier cerco di paragonare con quelli die servono di base alia teorica del calore raggiante. Trattavasi pure di sapere , perche in un ter- mometro csposto all* aria durante la nolle con uno spccchio concavo metallico al disolto rivolto verso il cielojnel di cui fuoco trovisi la palla del termometro, APP. PARTE ITAWANA; ^O^ fii scorga un sensibile abbassamento di tcmppralura , e di stpcre altrcsi se la forma concava dello spccchio possa accrescere questo effetto , poncndo il terruometro in comunicazione ooq una porziorie maggioie di ciclo. Cosi eras! domandato dlelro quali principj dimostrar si potrebbe 1' irradiameiito dell' aria , e se questo cou- tribuisca a tulti gli effetti acceunati. Per ultimo si erano chiesti v arj schiaiimenti sulla natur.i della legge di emis- sione del calore , sulle diverse prove della medesima e sulla cagione fisica che la detcrmina. I priini ciuque paragrafi della Memoria versano iu- fatti iutorno alia legge di emissione del calore rag- giante , e si fa vedere come 1* equilibrio del calore si stabilisca e si couservi secoudo qucsta logge. Trattasi iu seguito della esprcssioue della quantita di calore , diretta o riflessa , cbe riceve un puuto , la di cui po- sizioue ^ data ; e questo si dimostra colle opportune figure di una tavola unita alia Memoria. Qui si rende giustizia al sig. Prci'ot di Ginevra , cbe gia da prima aveva traltato la materia del calore raggiante, ed aveva scoperto il primo die gli effetti prodotli dall' appa- rcnte riflessione del freddo annunciavano una propo- sizione generale importantissima , cioe cbe i corpi emet- tono il loro calore raggiante a tutte le temperature , e cbe essi 1' un 1' altro se lo tramandano, come i corpi illuminati si comunicano la loro luce- Si discorre in seguito dell' irradiamento delK aria , e deir eft'etto degli speccbi metallici , e si riferiscono le belle esperienze di Tfalls , confcrmate da quelle di TVollaston. Si niostra cbe 1' abbassamento del termo- metro b sensibile , bencbe I'asse dello speccbio sia in- ciinato verso 1' orizzonte ; cbe la forma concava dtUo. speccbio concorre a rendere ancora pin sensibile 1' ab- bassamento , senza cbe da questa forma rlsulti cbe il termometro sia posto in comunicazione con una piu estesa porzione di cielo ; cbe 1' inteusione dell' effetto dij)ende dalla temperalura dclle moleeole , il di cui ralorc viene dallo speccbio rifkttuto sul termomi tro ; die lo speccbio finalmcnlc in parte iutercetta 1' irra- /|oft ArTt^*DICH. diamento lerreslre , ed al tempo stesso liilette sul tcr- jnomctro i raggi piu frctldi dt-lla supcM-ficie superiore. Speriamo cU vedere nol prossimo quadorno la conti- fiuazione di questa bella Memoria. a.'' S'lll' efjlusso de Jliiidi. — Sotto questo articolo si sono raccolte varie sperlenze h'atte dagli ytuuali di chimica e di Jisica , rlguardanti 1' efilusso de'fluidi, si liqiiidi che aeriformi. Le prime souo quelle del sig. Hachette suU' efflusso de' liquidi da tul>i addizionali , o da oriGcj aperti in sottile parete , dalle quali risulta che quanto h piu lungo d tubo , lanto maggioi'e e r altez.-.a necessaria a determinare la vena fluida a stac- carsi dalle paretl ; che ixna maggiore altezza e neces- saria pei tubi cillndrici che pei conici ; che anche per tulai brevissimi vi puo essere un' altezza d' acqua cosi piccola , che per essi T acqua sgorghi a pieno tubo; che quand' anche il tubo e assai sottile , questo feno- meno risente molto efifetto anche dall' aria arabieute ; e che riguardo agli orificj aperti in sottile parete , la contrazione della vena e rainore , cioe essa conservasi piu dilatata , quando il diaraetro di questi oriGcj e assai piccolo. Le seconde sperienze sono del sig. Girard suU' ef- flusso de' liquidi dai tuln capillari alle diverse tempe- rature , dalle quali si scorge che 1' acqua distillata , r etere solforico , 1' alcool rettificato ed il latte scor- rono piu liberamente no' tubi capillari, quanto piu alta e la loro temperatura, il che forse procede da un mi- nore attrito delle particelle liquide tra loi'o stesse ; e che il mercurio si muove ne' tubi capillari di vetro colla stessa facilita a qualunque temperatura. Seguono le sperienze suU' efflusso de' gas dai tubi capillari del sig. Faraday , dalle quali si vcde che sot- toposll ad esame il gas acido carbonico , il gas oleo- faciente , il gas ossido di carbonio , 1' aria coniune, il gas di carboue di terra e 1' idi-ogene , il tempo im- piegato per 1' efflusso fu maggiore per quei gas dei quali maggiore era la gravita specillca; al qual passo ha notato il sig. Belli ^ che secondo k teoria ^ presciadendo rARTK ITALIANA. ^09 dagll attriti , i tempi impiegati negli eftlussi dfi dl- versi gas dovi'fbljono ossere in ragione diretla Jclle ra- dici delle grivita spccidche. 3.° Ill una lt;ltera al prof. Brnf^natelli il marchese Cosimo Riflolfi risponde ad alcuni attacchi fatti da- gli cstensori dcgli ylnnali di chimica contra i la- vori del marchese siiUa natura del cloiino , e contra r esperinicnto della convrrsione del fosforo in acido fo- slbrico per Tossigeno delTacido muriatico ossi-solforato. II Riflolfi si offi-e a sostenere , quando occorra , con Uuovi fatti la sua teoria dell' acido muriatico ossigenato. ^P Analisi di una terra rossa caduta insieme alia pio^qia nel regno di Napoli c nclle Calahrie , del cnv. Luigi Sementiki. — Dopo una oscurita prodotta da una densa nube , prima di color rosso pallido , quindt del colore del fuoco . che obbligo gli abitanti ad ac- cendere i lumi alle 4 pomeridiane , cadde fra tuoni e lampi questa pioggia rossastra in Gerace ed in altri Inogbi il giorno 14 rnarzo i8i3. La polverc raccolta in Gerace , della quale si parlo nel tomo i\o della Biblioteca Brilnunica , trovossi di un color giallo di cannella , anziche rosso . di un sapore terroso sciapido , Sottilissima ed untuosa al latto , contenente pero al- cuni piccoli corpi duri somiglianti al pirossene , tolti forse dal tei-reno nel raccoglierla. Riscaldata questa terra diveiine bruna , poi nera affatto , e rossastra quando si aumento il calore ; ed in tale stato last ia scoi gere molte laminette luclde micacee , e non fa pin efTervescenza cogli acidi : il sue peso specifico k di 2. , o, 1. L'ana- lisi fatta con moltissima diligenza presenta il segueote risultaLo : Silice 33. Allumina .... l5. [/^ Calce II. 'y^ Cromo I. Ferro ...... 14. «/, Acido carbonico 9. 84. '/, : perd. I 5. U\ .ilO APTENDICE- Qaesta perdita considerablle devc attribuli'si ad una sostanza picea trasparenle ili color £^iallelto , di sapore acre roslnoso , che bruciava , dando un residue carbo- Jjoso. Ella e cosa singolare che questa sostanza com- bustibile ti'ovisi unita a questa polvere , che la pre-i senza del cromo sembrerebbe accostare agli aereoliti. S.** Osservazioni sopra una piof^gia di terra, di F. Iavagna Ginniore. — Una pioggia di terra fina color di raattone era caduta gia da sessimt' auni intorno a Caneto nella valle di Oneglia , ed era nel luogo mede- simo k accaduto «n simile fenomeno nella notte pre- cedente il giorno 33 ottobre del 1814. Cadde in quella occasione una lenla pioggia, e la mattina di quel giorno le foglie degli alberi , delle erbe e i tetti stessi erano spalmati ( dice 1' A. della INIemoria ) di fina terra colore di mattone grattugialo. Questa terra da vin' altra pioggia successiva fu accuinulata nelle piii concave parti delle foglie, cosicche molte piante , e specialmenle i cavoli, sembvavano aspersi di macchie sanguigne. Trova r A. in questo fenomeno 1' origine delle fa- mose pioggie sanguigne , delle quali parlano gli an- tlchi storici , e che erano di fatale augurio presso la rimota antichita. Si fa egli quindi a confutare, o piut- tosto a deridere la supposizione di coloro che attri-r buirono quelle pioggie ad infinite torme di insetti , ai lovo escrementi, alle loro uova , o alio squarciamento loro portato dal furore de' venti ; e si fa strada a sta- bilire che tutle quelle pioggie sanguigne altro non fossero che pioggie di terra, la di cui parte coloratite y die' egli , mist a all' acqua emida a maraviglia d color rutdante della sanguigna placenta. Ci duole che 1 A. non abbia potuto istituire un' analisi compiuta di questa terra , che forse avrebbe potuto mostrarla non divcrsa ne' suoi elementi da quella analizzata dal Scmeitt.ini. S' accorse pero fgli che in quella teri'a si contenevano alcuni granelli di sabbia bianchi e neri , e che i bianchi , durissimi e rilucenti, erajio la sorgente prccipua dcl- r effervesccuza che manifestava la terra trattata coa alcuue goccie.. di acido nitrico. TARTK ITALIAKA. i^J I Escliule r A. la supposizlone che qxiella terra sia stata Icvata dal suolo della Liguria nelle alte regioni dell'aria, tcnuta quindi per qualchc tempo sospesa per forza del calore e della elellricita , e poscia pre- cipitala coll" acqua nel luogo in cui cadde. Egli in- china piuttoslo a credere che quella terra sia stata alia riviera di Poncnte trasferita per via dei vcnli dalle spiaggie meridionali , giacche i venti sofGarono appunto da quella parte iinpetuosi nella notte in cui avvenne la caduta della pioggia sanguigna. L' atinosfera , di- c' egli , sul finir dell' ottobre poteva esserc in molte parti deir Afiica in circostanze tali , che accumulati magazzini imniensi di elettrica materia , un turbine veeniente , capace di svellere 1* asciulta terra dal suolo , potesse dirigeisi alia volla della Riviera , sceinare a grado a grado di forza , fino a perdere sui lidi d'lla- lia i caratteri di turbine ; caricarsi di vapori acquosi nel sue passaggio attraverso il Mediterraneo , p: fpiiudi giunto ad una piu frcdda temperatura condensai-si in gocciole per cascare in un colla terra sotto forma di minuta pioggia. Occupando il piii delle volte il tur- bine lino spazio assai limitato , la pioggia di terra non poteva estendersi oltre i limiti del turbine , e quindi in una scarsa latitudine di pacse venne osscr- vato il fenomeno della pioggia terrosa. Giovereb})e al- r assunto del dott. Lavagna V osservare che anche la pioggia di terra caduta in Gerace fii portata da una den^a nube fino dal mare , e forse egualmente e con piu facile tragitto dalle coste dell' Africa. 6.° De nova phytheumatis specie dcsciipta a Johanne BiROLl. — Qucsla nuova specie vien dtlla. plijtJieum a CarestiiTi , perche trovata dal dott. Carestia sugli alti monti della Valsesia. Si descrive colle indicazioni se- guenti : Cnpilulo Folioso , hiacteis lineaiihus dentatis , folii.s subliuearibus ititcgei limis , apice acutis, denta- tis. Gli editori pcro trovano nella figura che le braltce non sono veramente linearl , ma bensi liueari l.-in- ceolate , e che il fusto non e liscio , come ni 11a de- scrlzionc vien detto , ma coeperso di grossi peli. Es.<;i ij.13 A P r EN D I C E. banno anche esamiuato la pianta medesima trovata g\k (la cinque anni sul monte Ligiione e sni mouU di Lpcco da un nostro botantco , e questa fu crtduta finora la phjtheiima eniisphaei ica di Linneo. 7.** Ossetvazioni sopra varj can^iamenti die av» vengono iiell* acldo iiiico tiattafo colC acido nitroso , ffe/ (lott. Gaspare BnUGNATELLT. — Alcuui caagia- menti neir acido lirico trattato coll' acido nitroso e cou altre soslanze , erano gia stati osservati da Scheele j da Ber^inattn J da Scopoli , dal prof. Brugnatelli padre dell' A. e da Fourcroy. II valeiite dott. Biugnat.elU , che cammlua animoso sulle traccie paterne , sospetto che altri cangiamenti potrebbero prodursi , c giuiise con una serie di belle esperienze ai piu fellci risulta- menti. Non potendo uoi scguirlo a passo a passo , il rhe ci porterebbe a trascrivere tutta la sua Memoria , diremo solo clie egli ha aperto la strada ad esami- nare lutti quei prodottl di determinate proporzioni che dalle sostauze animali si possono coU' arte otte- nere; a studiarc per questo mezzo i mistei'iosi pi'ocessi coi quali la natura con si scarso numero di principii ^a compoiTe tanta varieta di sostanze animali , le uue dalle altre procedenti. A molte congetture possono con- dune la formazione dell' ossilattico in virtu della lunga decomposizioue reciproca dell' acido urico e dcU' acido nitrico , e la deduzione f;\tt;i coll' arte dall' acido della urina prima dell ossisaccarico , poi dell' ossilattico me- desimo. Queste osservazioni , come si accenna in una nota , condussero anche alia scoperta di una nuova so- stanza , da cui dipende la facolta della soluzione di acido urico di arrossarsi. Questa ha tutti i caralteri di un acido , e di quest' acido aveva sospettato 1 esi- stenza 1' A. delle osservazioui. I valenti chimici padre e tit4 di quest' ultima. • — 3.^ Suite piopt ietd fi.\iche e chi~ miche dell' arogonite. Stioinejer aveva sco|;erto nell'ara-. gonite II carbonato di stroutiana; il farmaclsta genovcsc Canohhio tiovo la cosa medesima nell'arairouite del monte della Guardia dell' Appennino lij^ure. StionicYer aveva congctturato die la piccola porzione di strontianA bastasse a spiegare plausibilmeute la variela di forme die scontrasi tra lo spato calcare e 1' aragonite. Ma Hauy ha provato recentemente che i cristalli dell' aragonite non sono esaedri regolari , c che niuna legge di de- cremento puo condurrc a diveair tale la loi'o forma 1/(:I4 ArPENDic*. primitiva. Bucholz e Meissner lianno trovalo inoltre che la proporzioae della strontiaua e variabile ne'varj casi di una raedesima aragonlte, e che molte aragoniti ne sono affatto prive ; nou puo dunque questa sostanza iufluire suUa cristallizzazione dell' arasonite , e. resta ancora a coiioscersi la I'agione per la quale soslanze identiche nella loro composlzione chimica , come lo spato calcare e T aragonite , siano cosi distiute quanta alia forma de' cristalli. — 4-** Sul regolo di manganese, II sig. Fischer, fabbricatore d' acciajo presso Sciaffusa, essendo giunto a procacciarsi un fuoco di straordinaria intensione , e crogiuoli atti a resistervi , pot^ ottenere il regolo di manganese, procurato fmora dagli altri clii- mici a stento ed in picciolissime quantlta. Questo re- golo e biancastro , supera in durezza 1' acciajo tem- prato , taglia il velro come il diamante , ed inclde il cristallo di rocca. La sua frattura e ineguale , scabra ed in qualcbe luogo gialliccia ; il regolo e suscettibile di qualche pulimento ; posto nell' acqua per veuti- quattr' ore si copre di una crosta di ossido bruno ; at- tira sensibilmente l' ago magnetico , ma forse contiene alcuna porzione di ferro. — SP Maniera di ottenere puro I' acido vialico , del sig. Gay-Lussac. Questa ma- niera e indicata negli j4.nnali di chimica e jisica del inese di novembre 1817. Questa preparazione dell' acido malico prova die esso non precipita il piombo dalle 5ue soluzioni, carattere per cui si distingueva dall' acido citrico; non potra piu dunque distinguersi 1' acido ma- lico , se non perche questo non si puo eristallizzare , e per la proprieta sua di formai'e con tutte le basi de' sali piu solubili nell' acqua , e negli acidi meno Ibrti. Gay-Lussac ricava 1' acido malico dal semper vivum teetotum. — 5.** Acquavita tratta dai pomi di terra. Quest' acquavite si cava dal frutto, o sia dalle bacche del solanum tuberosum , raccolte nella loro maturita, schiacciate e mescolate con un ao.° di fer- aionto. Questa mistura entra presto in fermentazione , o. somministra alia distillazlone tanta acquavite , quanto V uva migliore. II sig. Anderson fabbrica aache da PARTE ITALIAN.^ 4^^ tnolti anni lo spirito di vino coi pomi di terra mcde- simi. Egli trae da 7a libbre di pomi di terra boUiti , pelati e slempcrati neU'acqua, 4 piute di liquore spi- ritoso assai piii forte che quelle di prova, ed una piiita incirca di acquavita meno forte, ed ii sapore di questo spirito V pill grato di quoUo dello spirito di vino, ed ha un odore avvicinantesi a quello delle viole, depeii- dente forse da un olio particolare. — 7.° Sopia gU effetti dell' acido meconio, e del siioi sali sutla eco- nomia animale ^ del si^. Sertuerner. Questo illustre chi- mico aveva gia scoperto una nuova base alcalina , ciofe il morfio , ueir oppio del conimercio. Ma egli ha fatto nuove ricerche sugli efietti dell acido meconio sco- perto contemporaneaniente al morilo , ed ha trovato che queir acido e un potenllssimo veleno , sebbene prima lo avesse creduto innocuo. Avendo assaggiato il meconato di potassa , die' egli di essere stato coipito da tale sensazione , quale puo pi'ovarla uegli uliinii suoi istanti im appiccato , e non ne rinvenne sc noa coir uso di alcuue goccie d' acido nitneo. I nieconati alia dose di tre grani produssero ne' cani niort .li sin- lomi , che si dissiparono con abboudauti evacuazioni , nelle quali trovai-onsi dc' vermi. Si osservo che anche negli uomini mezzo grano di quel sale produce 1' eva- cuazione de' vei'nii del corpo. Fondato quel chiniico sul principio gIu- 1' acido meconio agisce in modo op- posto al morfio , e quindi nelle preparazloni di opj)ii> ne diminuisce la benefiea attivita, vorrcbbe clie i far- macisti si tenessex'o prov\eduti di acetato o muriato di barite per separare 1' acido meconio dalle suddette preparazioni , e raccomanda I'uso del morfio, asserendo che in casi di mal di denti c di granchio , nei quali 1 oppio era quasi inatlivO , il muriato di morfio ai'- reco istantaneo sollievo. Gli cditori in alcune note av- vertono che non e ben cerlo lo stato in cui trovasi neir oppio X acido meconio ed il morfio , e che sc- condo alcuni queste sostanze vi esistono iudependenti afTatto r una daU'altra. Avvertono pure che altro ter- ribiie veleno e 1' Acido prussico puro di Gaj-Liusac ^ 4i6 ArrEKprcE. chc aiizi e il piu terribile de' veleni die si conoscoii-o, Lastandone una sola goccia ad amraazzare un cane ; ma da una bella Memoi-ia del sig. Ma^endie , riferita nei Giornale medico di Pado^'a , risulta die cessa di essere velenoso amministrato uella dose da 4 fino a 1 a goccie , sciolto in alcuae once di oppoi'tuno veicolo , e che anzi puo somministrare validi pr^sidii alia me- dicina , massime nolle tossi croniche e nervose , e uella inci}>iente tisi polmonaie. — » 8.** Notizia siigli appa- rati elettromotori , del prof. Zamhoni. Egli ha fatta un' aggiuuta alle sue pile , convertendo il tubo di vetro , che le custodisce , in una botllglia di Leyden che I'esta sempre caricata dal polo attivo deirapparato. Promettono gli ediiori di dare nel venluro bimestre un saggio suUe vicendc di tensione, a cui vanno sog- getti gli apparati Zamboniani. Tra i libri nuovi accennati , troviamo importantis- sima la Meraoria suUa legatura delle principali arterie degli arti , con un' appendice all' opera dell' aneurisma , del eel. prof. Antonio Scarpa / della quale si reudera conto opportunamcnte in questa nostra Biblioteca. Me- rita pure qualche considerazione il cenno che si e fatto sui due volumetti tascabih di mineralogia , pubblicati dal cav. Leonhard a Francfort j,v\ Meuo per V anno 1 8 1 7 , nei quali molte cose nuove contengonsi nou solo suUa scienza geognostica in generale , ma ancora su diverse parti d' Italia ; sulla zeagonlle del Ginmondi che Leonhard vorrebbe detta Gismondina , e della quale noi pure abbiamo parlato ; su di un nuovo fos- sile azzurro del Vesuvio , del quale in Germania si k anche fatta 1' analisi ; sul gesso di transizione delle Alpi ; sugli accident! geognostici dell' isola Bisentina nel lago di Bolsena; sulla natura della gi'otta di Mon- tecchio , ec. Fra le pietre nuove vi si registrano 1' it- trozererite , la gehlenite , una nuova sorta di mlniera di stagno , la tantalite, una nuova sorta di smeraldo e 1' albite , della, quale Berzelius ha dato 1' analisi ; una nuova sorta di miniera di rame , ec. ; tra le scoperte quella di alcune petrificazioni animali ti'Ovate in due PARTE ITALIAKA. ^IJ diverse localita della Gennania , quolla di uu Jxjsco solloinariiiu , quilla del gesso spatoso nella wake , quella del ferro spatico in ciottoli entro ua liioiiC di piombo , quella della composizione di uii uuovo mi"- iierale a base di rame , e quella finalmeule dcUa ca- duta di mi aerolite psesso Wt-stou di uu peso supe- riore a 6 uiilioni di kilograinmi. BIBLIOGRAFIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. J^ila di Vittorio ^lfieri da Asti , scrilta da csso , col Panegii ico di Pliiiio a Trajano. Milano , 1 8 1 8 , Societd da* Classici Ilaliani , in 8.**, di pag. 536. X_J questo il secondo volume ielV Edizione de' Classici Jtaliani del secolo Xt'^JIIj, il «juale precede nella pubblicazione i tomi II e lit djcUe Opere scelte di Vittorio Alfieri. Noi avremo pertaiito di qnesti un 3olo volume di prose ; ne altre srritlure di lui , a nostro avviso, potevano riprodursi die il titolo meritassero di scelte. Impercioccha si la l^ita che '1 Panegirico a Trajano souo eccellenti nel loro ge- nere : la prima , per quella ingenuita con cui e scritta , piacc uni- versalroente , e ri^petto alia liugua ed alio !>tile puo considt-rarsi buon modello di locuzione familiare ( che die ne dicano in contrario alcuiii puristi ) ; nel Paufgirico poi Bono a largo niaiio sparsi i fiori deir oratoria eloquenza , e lo slile vJ e aostrnuto sempre da quella robujtezza e dijjnita die conveiigono al subbietto. — Ma jion tra— «cendeiemo i limiti prescritti ad un aiticolo bibliografico , e faremo un breve ccnno di questa nuova edizione. Noi abbiamo letfo attenta- xnente molti capitoU della Vifa e 1' intero Panegirico , teneudoli ft riscontro colle edizioni originali che posiediaroo, e ci fu grato lo scor- gervi soinma diligenza nella correzione , in grazia della quale soiio ora spariti alcuni errori occorsi ne' rispettivi testi ; la puntatura vi e lego- lata con tal giudizio , die in questa parte gl' intendenti darauno ccr- tamente alia nuova edizione la pretVrenza sopra tutte le precedcnll' Bihl Jtal. T. X. 27 '4l8 A i» P E N D IC E. Le ojjere futte tli Etmio Quirino flscoi^^TI , in due separate edizioni y italiana e francese. 11 tipografo Btttoni, corag^iosissimo nell' intraprendere le edizioni riu grandi e pin Jisppndiose , e quelle ancora da altri tentate^ pro- pone agli amatorl delle arti belle la ristampa di qiieste opere pregC-i Tolissime , clie non possono non essere acColte dai lettetati e dagli artisti d' Italia con grandissimo favore. Onestissime sono le condizioni di centesimi 20 per ogni foglio di stampa in 8 ° , elegantentente esegiiita , e di centesimi 3o per ogni 1:ame , col raddoppiamento del prezzo per chi de^derasse la forma in 4° Abbiamo anche veduto uh primo fascicolo della Iconografia Ro- maiia die porta in fronte una dedica a 8. A. I. I'Arciduca Vice-Re. Troviamo perfettamfente adempiute in questo primo fascicolo le con- dizioni del manifesto , e solo ci rimane il desiderio di vedere con maggiore esattezza disegnate , e con toccbi piii fedeli e plij espres- aivi condotte le incisioni delle tavole in rame unite all' opera , e jtiassime quelle del genert dei numeri 5 e 6 della tavola I , mciitre lodiamo con cotnpiacenza il ritratto dell' illustrfe Arclieologo pgsto i^ fronte al fascicolo medesimo. jDi P. j4lfeno V'aro crcmoncse , Console rotnano. Dis-^ i sertazione di f^incenzo La ncettj , diiettore del J. R. archivio di gueira. — Mdano , 1 8 1 8 , stam" peria PiiUuiy di pag. 62 ^ in 8.° ^ con una tavola ivcisa in rame. \J autore occupato da lungo tfempo alia coinpilazione di una Eio-v grafia Creraouese, prelude in qualche modo rol pubblicarne uno dei j)in importanti articoli che forma 1' Oggetto di questa dissertazione. Tre sono i nomi de' Cremonesi illustri che al secolo di Augusta si riferiscono , Murco furio Bibacolo , P. QidntUlo t^aro e P. AlfenO Vara _, e di Alfeno appunto , seguendo 1' ordine alfabetico , comixicia J' A. a ragionare. Espone dapprima cic* che scritto si era da varj autori Cremonesi iotorno a quel Console ; entra quindi Coi lumi della critica a stabilire toella prima parte la storia di Alfeno sui piu antehtici monumentl , e nella seconda espone la dottrina e le opere di quell' uomo iiisigne. Crede egli con ragione che Alfeno dcscendesse da aloiino di quel coloni che nell' anno 563 di Roma spediti furono di la a popolare Cremona nel numero di -Sooo famiglie; al cLe serve di coni'erma il Vedere che nuovo non era tra i Roniani il nome di Alfeno o Alfno , e quiadi della gente Alfenia, qualora p«re non si vOle»s« reputar^ PARTE ITALIAWA. i^ig ^URsto un tioi»« patronimico derivato da, Alfio o Alfeo , e cVe Alfcnd la denominazione di f^tiro preiidcsse per e*seie da 1'. Qaintilio Kara adutlatu. Disserta quindi I'A. siilla oiigiue dell' agnouio di (^aro y tratto i'orse piiinitivansKuite da vui vizio. esterno dclcorpo,o sia dalle- eoscie divorirato. Piu curiosa e la discussione sul punto stojico , s<» reainiente Alfeno fcarbiere fosse di ronilizioiie , o liglio di un sarto o di iiu c;ilzolaio , siccome il dijsero VAssandrl ed il Cattitelli. Onazio veramente parlai «li lui A.lfftu) suo caetaiieo iBolto accorto , die stat» eracalzolajo o^ tecondo altra Jejione, Lai))iere, e ctiiusa aveva la sua bottega; rua un •rudito Tedesoo ha mosso dubbio sul punto^ se realmeule ai Alfcim Vara, o non piuttosto a tutt' altro Alfeno applicabile sia il test pivasi} lo difende contra (iellio per 1' interpretazioue data di una •spressione contenuta in un trattato tra > Rumaiii e i Cartaginesi ^ lo giustilica Sulla distribuzione de' campi fatta ai veterani , che di- venuta era oggetto di accusa , e mostra che que»ta commissione Lea • seguita il condusse alia ma"giore digiiita die la Repubblica oCfe-. xiva it' siioi bsHfraeriti cittavluii, e che ajighe daj^li oppvesscri dx 4^0 A r r E N w I c s.' quella erasi conservata. Belle sono le ricercLe suU' epeca del «ons»» lato di AJfeno , e sugli altri Alfeni che in altre epoclie furon Con- soli , su disegno di scoprire tutto il Foro romano ; disegno gia concejiito , come si pretende^ dai sommi ingegui del bel secolo di Leon X , e che semlira degno di elYettuarsi sotto il glorioso pontificate di Pio ^"II, al genio di cui per le belle arti e per 1' abbellimenlo di Roma , di tanti e t»nti uiaguifici lavori andiam debitor!. Allora spaj-iranno U fovinose e misere tabbriche che ingombran9 il Campo Vacclno / spariri colle medesime anche questo nei barhari secoli inffntato aome ^ o r antico IPoro romano turnera a toii)pj^riv« 1* niaraVgli^ ^ei Koman^ • tlc^li stianieri. 4^4 ArrEKDiCE. Sqiiarcio di letteia del sig. Brocchi. Homa J 23 maggio i8i?- Sono assicurato «i]ie nel pppeiino tli Alhano sono state noii lia guar! linvenute delle concliiglie marine. Qnesto fatto direttamente conferma la mia opinione dell' origine sottomaiina dci vulcani del Lazio , e non e gia 1' nnico da queste parti. Tra Montalto e Corneto , a qualche eentiiiajo di passi prima di giungere al ponte dell' Arone , lio veduto ^A circa un tnese fa un grosso banco di pomici coperto da uno strato di sabbione calcario contenente parecchi gusci tli tesfarei marini , in isppzialita di Venus islandica. Quel pezzo di peperino tli Albano ineritava di essere consei-vato in Roma in qiialche gabinetto di sto- »ia naturale, ma fu acquistato dal dott. Somerville, medico Scozzese , giaccue in Italia, a quello cbe sembra, tuttora si crede agli stranieti quando mostrino danaro. V inoltro la nota di alcune altezze prese col barometro sui monti Albani dal dott. Schouw professore Danese , e che mi sono state da lui comunicate. Esse si considerano dal livello del mare. Monte Cam ; giusta la prima osservazione , piedi parigini agSS ' giusta la seconda 2989 " giusta il medio 2971 Monte del maschio di Ariano 29''4 Sommita piu alta del Tnscolo 2108 Lago di Albano a fiore dell' acqua 938 Lago di Nemi, idem lo36 11 sig. Scliouw si occupa della GeograCa Lotanica^ ed e uno dei quattordici scienziati che il re di Danimarca manda a proprie spese iu giro per le diverse parti dell' Europa ed in altre regioni , quan- tunque monarca di uno Stat^ mediocremente esteso, e che in questi ■ultimi tempi ha sofferto diminuzione. Non vi sara discaro di couo- scere il nome di questi dotti ^ c la facolta the professano : iMerficinoy p. Howitz e D. Brunn: Mineralogia ; D. Bredsdorff: Chimica ; D. Zeise : Botanica ; B Schouw e D. Lehmann : Matematica ; R. Pos- selt : SfatlsHca ; B. Ra'.vert : Zilngiie orientali j V. Liemming : Storia / B. Estrup : Poesia ; B. Ingemann : Tr.oJogla ; B. Clausen: Zoologia e botanica nel mare Pacifico; B. Wcrmskioid : Lingue straniere al Caucaso ; B. Rask. PARTE ITALIANA, ^2,5 NECROLOGIA. G H riesce aommamente doloroso 1' annunciare sn questi fogli la morta d'un grand' uomo , che siccome viveiido fu gloria dell" Italia, co-'i oia, universale ed inconsolabile desta il coinpiauto della sua perdita. Uno del primi matematici della nostra eta , 1' illustre professore di Pavia Vincenzo Brunacci , travagliato da molti auni da un morbo penosij- simo , assalito il giorno i6 del corrente mese di giugno da fortissime convulsioni che ne erano conseguenza, cpsso di vivere in braccio al- r amicizia ed alia religione. II ricordare i meriti del defunto in ua tempo in cui ancora si piange Sulla sua tomba^ non e veramente cli» accrescrr* motivo ai sospiri ; pure non sara che uno scarso tributo di lode sfugga alia nostra rapida penna. Non intendiamo pero di tessere un elogio formale ; di tali encomi presto risuoneranno le pii4 dotte accademie e tutti i palagi delle scienze. Nacque Vincenzo Brunacci nella patria del Galileo , il giorno 3 marzo 1^68 , da Ignazio Maria e da Elisabetta Danielli Parve che il Genio d' Italia raal soffrendo partito in quell' epoca da^ nostro cielo 1' astro piA fulgido delle matematiche il Lagrangia, un altro sorgere ne facesse che , veduto dalle rive dell' Arno , era destinato a sucredere al primo. Questo pensiero presentasi tanto J)iu spontaneo , in quanto che noi or ora vedremo Brunacci primo am- miratore in Italia delle luminose dottrine Lagrangiane , quello che le diffuse e le sostenne ^ quello che sempre ne' suoi stud] ne fu col- tivator felicissimo. Ebbe egli a primi suoi maestri due celebri Ita- lian!, il p. Canovai e il gran geometra Pietro Paoli. Qnantunque nella prima sua gioventvi distratto da altri studj alia sua inclinazione con- trarj, dai'quali per giu'ti riguardi non poteva sottrarsi ^ seppe col- tivare anco quelli ai quali era nato. Ben presto egli non fu piu I'al- lievo che dei classic! e di se jtesso. Ben presto non permettendo agli uomini che lo vedessero piccolo e nascente nell' opuscolo analitico , stampato in Livoruo 1' anno 1792, spiego un ingegno inventore in quella parte di calcolo sublime che dovea somministrargli argoraento a grand! scoperte. Cliiamato professore di Nautica nel cOlltgio delle guardie marine di Livorno, nel 1796 die ivi all" luce il Trattato di naaignzione , di cui poi si fecero altre tre edizioni sempre migliori e piii copiose. Quest' opera fu ed e aucora 1' unico libro italiano ottimo a formare il pratico piloto. lo so , in iriodo da non dubitarne, che sopra molte navi livomesi si rammenta ancora • si desidera il magistero del nostro Vincenzo. Nell' anno 1798 ap- parve in Firrnze 1' opera intitolata Calcolo delle equn-zlonl lineari. In essa il nostro autore mo.-tro di poter ^1^ cun vantaggw vtEtire ai 42<5 APTENDICE. confronto co' primi geometri d' Europa. Tacenilo mohi pregl di questO liLro , die d' un altro parlaudo ci verrS da qui a poco piu in ac» eoncio di ejporre , diremo qui solamente che mentre il Laplace cltia- mava falsamente inintegrabili certe equazioni lineari coi differenziali parziali del secondo ordine, inentre Paoli e Lacroix pensavano sullo stess^ arg^onieuto e dubitavano della seiitenza prouunciata dal geometrj^ francese , Brunacci diedo nn metodo per iijtegi-are simili equazioni g-eneralizzato » qualunque ordiiie. Paoli stesso > esponcndo questo me- todo per un caso pailicolare nel terzo degli opuscoli formmiti il 3up- plemeijto a' suoi elementi d' Algebra, da il nome di illustre geometry a clii fu gia suo discepolo. Ma una voce partita da quel suolo o\e jiacquero un Cavalierly un Frisi , un' Agnesi , un Oriani , cbiamava Brunacci alia vota oattedra di Pavia. Egli vi venne nel 1800 ; • quantunque giunto in luogo ove le materaatiche aoa etano sicura- mente ignorate^ corrispose alia piu grande aspettativa, ed avanzoUa sino a raggiungere un' ammirazione del tutto nuova. Infatti non basta osser dotto nella icienza per esssrne professore, bisogna ayere il dono della parola, 1" artificio della insinuazione. Questi pregi erano in lui Ju uh grado altissimo , inconiparabile. Chiiuique 1' ha udito, dira die le mie espressipni per quanto vive, pur non lo sono abbastanza. L^inf- segnanicnto matematico perdea suUe sue labbra ogni difficolta , ogni asprezza , e trattato con una specie d' incanto era insieme istruzione alio spirito e diletto all' orecchio. Fu allora che le scuole matema™ tiche sul Ticino presero quella riuomanza die tuttora grandemente le onora. Fu allora che Vincenzo dedicato interamente alia sua scieuza, sj diede con tutte le forze a promuoverla. L' Anallsi der'wata usci alia luce jn Pavia nel 1803. E in questo libro che trovasi uno dei pill sublimi concetti che siano caduti in mente umana 5 cioe qnellp del Principio di derivazione. Per esse vengono fra loro legate tutte le parti dello matematiche , g si apre una vista intermiuata che fa Vedere possibile all' infinito il loro progresso. Tosto egli concepi 1' ar- dito pensiero di rescrivere per iutero la sua scienza in piii volumi j arricohita di tijtto quanto erayi di Luonp nelle opere moderne. A cjiiest' impresa , che spaveutar poteya ogn' altro I'uori di lui, fu spinto eziandio dal consiglio del sovrano indagatore degli astri, che da Milano gli scrisse a tale oggetto nel 1800 , giudicando luj solo fra gli Ita- liani capace di mandarla felicemente ad efletto. L' opera del Corso di niaternatica sublime {'11 atampata iu Firenze in quattro tomi negli aiiiii iSo^j iSofJ, 1807, 1808. Lunghissimo sarebbe 1' espojre cojne S» conviene il merito di questo libro, n»a non sara nemmeno rhe del tutto 10 ne taccia. II primo tomo Contiene il calcolo delie diiferenze finite. Questo calcolo che trasse i suoi principj fra le oscure cifre del Taylor, che crebbe in juolte memorie qua e la disperse neglj *tti delle Accadeniie , ebbe la prima volta dal geometia Fiorentlrio uu oidins • un n^etodo seientifi^y. E^li I9 ici'mt oavaody d^ >HS» PARTE ITALTAKA. ^2J Js'gegiio fulto ci6 r>ie mancava a formar« uii qnadro perfetto, e \i Jraafiise (juaiito nelle 0])ere gia citate e;quazioni lineari di second' ordine a coe^cienti vaiiahili ; »na una nuova formula per l' iutegiazione delle equaafoni lineari di ttitti gli urdini a coefticieiili cOstanti; suo il metodo dj ricoropletar gl' ine- grali da sostituirdi a quello di d'Alembert, e cIip felirpmPnte introdusijt auche nel calcolo diftV'iunziale ; sua 1* idea della pi'oliabilili Vaiiabile fc la solnzione d*i problemi ad essa spetlantij coi quali afferri in cert* niodo la ruota dtlla snrte e si spiiise al di la di quel punto ove si era ar- restato il genio di Lagrangia, die npgli atti dell' AcPademia di Berlini> <( an. I7'5 ) lion diede la soluziune di quel proLleini clid per la sola va- riabilita costante. Ma di Lagrangia parlando noii tralasciero di dire ch« Biiiiiacci il primo in Italia vide quella luce mirahlle clie la teorica dell« fuuzioni aiiSlitiche ipandeva iu mezzo alle iiiisteriose caligiui di cui Bn'lava ingomhrata 1' analisi infijiitesitnale. Egli tosto concepi il pen- siero d' introdurla anche fra noi : ma oh ! quanto n' era malagevolc r iinpresa ! La notazione Lagrangiana del tutto nuov4 dava una speci» di disgusto : non tutte le menti erano da tanto di conservare fermo in mezzo ad uVja riv6luzione d' idee lo spirito del calcolo : egH stesso ftieco Hiolte volte parlo dei forti ostacoli che in tal tentativo dovetta sujfPrar run ooraggio. Riuscl finalmente nell' intento conciliando la idee Lagrangiane coila notazione Leibnizlana uuita alle parenlesi in- trodotle dal Fontaine. Iu lal modo sono scritti gli altri tre tomi del Corso suddptto, dove pero 1' autore non tralascio d' introdurre con tnaestria tratto Iratta anclie la notazione del geometra di Torino per reiiderla a noi pure t'amigiiare. Diremo solameute del restante della sua grand' opera, che in essa verameute si trovano le ricchezze del- r analisi raccolte dalle recenti memorie dei geometri piu celebrati , a specialmentp dalle opere immense di quel somnio Eulcro, ch' egli chia- mava la sua delizia, e da cui egli confessava aver appreso quell' or- diiic lucido che splende in tutti i suoi scritti. Oh quanta volte io 1' udii d' Eulcro parlare con una specie d' entuslasmo, e raccoman- dare con cald« istanze a me, come agll altri suoi alllevi lo studio d' ui« autore ch' egli dice^ 1' unico atto a form;ire un geometra ! I grandi uoniiiii anche qnando riportano le cose altrui sanno improntar\-i ua carattirre proprio. Cio ai avvera in quel libro , dove Brunacci tiene allresi moltissimo del suo, ollre il gia detto e il molto che restereLba a dirsi, e nei varj problemi d' ogni specie di matematica applicata a nel calcolo delle variazioni che, ricondolto al calcolo dilTerenziale, vi e esposto con rai'lta e=tensione, e finalmente nel calcolo misto , di cui eoli il primo dicde i veri priiicipj eJ ordino le dottrine. Ma a se mj chiama un trioiifo die riporto Brunacci in faccia a tutti i suoi emuli. La teorica doll' Ariete idraulico clie pareva rlbelle al dominio del- r analiii , chiesta iiivano a prezzu d' oro Jail* Accademia di Berlino ai piu grandi j^eumulri d'Eurup^ oel l8li> « nel iSia, raddoppi*ud* 42.5 ' A T r E N D I C E. n premio, Bii 3al i8to scopei-ta da Brunacci , ctoveva avere la do« Vufa corona; ma defiaudatatiR per nn acoideute che io qui noii cliiamo ad esame, comparve nel trattato dell'Ariete idr-mlico, di cui si oon- tano due edizioni; trattato nel quale detta teorica ridotta a problemi «d a formule, e esposta nrl mode piii lelice. E costume del pmde il fcon inorijoglire per le passate vittorie, ma il prepararsi a delle nuove. Erco pertanto che nuova arena a' apri al nostro atleta, ov' egli vinse forti avi'ersarj. Se tr^ttasi di esaminar la natura in idraulico quesito, Brunacci e coronato dalla Societa Italiana; se conviene eleyarsi alia pill astratta meditazione per assegnare la mijflior metafisica del cal- (polo , Brunacci e coronato dall' Accademi.i di Padova. Gli atti del- 1' illustre Societa Italiana portano il nome di Brunacci in f'rontc a molte delle migliori memorie : lungo sarebbe tutte citarle. Diro di quella suUe soluzioni particolari delle equazionl alle difference , die jl nostro autore tratta in un roodo consimile a quello con cui il Iiagrangia tratto le differenziali , e dove egli scopri alcnni elegan- tlssimi teoremi che nelle seconde non hanno luogo. Diro dell' altra auir urto de' fluidi che orna V ultimo tomo della Societa suddettaj memorla ove Io spirito aualitico veramente trionfa. Auche 1' Istituto Uazionale Italiano £n subito nel suo primo tomo decorate di una me- moria di Brunacci sulla teorica de' massimi e minimi alti; argomento a cni egli poi in altra memoria diede un notabile avanzamento. La Societa Italiana e I' Istituto oh! quanto grave sentiranno la perdita d' uomo che gli onorava con tante e si pregevoli produzioni ! Anche le Aceaderaie di Berlino , di Monaco, di Torino, di Lucca ^ ed altre di cui era membro , s' accorgeranno
  • ntale. Fede ne fa il gabinctto d' idrometria nella Uuiversila da lui lormato e da lui ar- riccliito ance a propria spese di buonissimi strumenti. La sliina uni- versale riie anclie per questa parte godeva lo chiamava da tulle purti ora sulle argiuature per visitarne la costruzione o impedire la ruina, ora sui canali di iiavigazioiie , fra i quali il celebre di Pavia inco- niincio sotto la sua direzioiie affidatagli dal passato governo. Lo steiso governo lo creo ispettore delle acque e strade, ispettore generale della pubblica istruzione e cavaliere. II sue carattere era forte iielle risoluzioiii , costante e deciso nel seutimentO; vigoroso iiello spirito , pronto al ben riflettere e ragionare , attivo ed aiuaute della fatica , ma soprattulto affabile ed inchinevole lo rendeva 1' anima delle so- ciety , il gaudio dell' amicizia. Sperialmente co' suoi allievi egli de- ponea tutta la superiorita del maestro e vestiva un carattere di pa- dre: io fuggo , ohime ! da questa mernoria che con troppa forza mi cliiama il piauto sugli occhi. Clii ne desidera una prova miri quella gioventu studiosa, che non sapendo come dare sfogo al suo (Xjlore e" al desiderio di onorare il grand' uomo , voile sulle proprie spaile re- came alia tomba le morte spoglie, ne decoro la pompa fm.ebre in nn modo straordinario , e piu d' ogni voce eloquente loda Ora il de- funto col mesto silenzio e coUe lagrime. Gliiunque oggidi in Lom- bardia cresne a spera^za delle scienze esatte e scolaro di Brunacci, e tra questi gia v' e ciii provetto, secondo egli stesso dicea, e aquila che Tola coir ali proprie. Tale il professor di Bologna, autore della Po- ligonometria , tale colui che manda snl Tlcino una voce degua di •uccedere a quella del suo maestro, tale un terzo che mostro testi poter r Italia sperare un emulo del grand' uomo che sorisse la feoric* del moto de' corpi celesti. Quale sventura il veder rapilo dalla morto nel fiore della sua eta chi tanti ha gii resi servi^i alle scienze , e tanti aucora ad esse ne preparava I lo ben so, a motivo della esimia bonta con cui egli niolte volte mi volcva a parte de' suoi studj, quauti pre- aiosi lavori si trovino fra suoi manoscritti. Tra quesli, alcuni eccel- lenti material! ch' egli destinava a formare un commento allaMercanica analitica, alcuni discorsi graziosissimi letti in occasioiie di lauree, un seguito di meniorie conteneuti la descrizione e il calcolo di molfe mac- chine tratte dall' architettura idraulioa del Belidor, e di cui egli coiv- tava formare un' opera che san'bba riusrita di sunima ntiliti. Posiaua almeno questi ultimi monunienti di un iugegno si grande pervenire in dotta mano che sappia produrii a quella luce di cui son degiii a vaa- taggio delle si'lenze , a gl ^ria dell' aulore , a decoro dell' Italia. !jyiilano^ il l8 giuguo i8iK. GabRIO I'lOLA • Dutt. in Mateniatica. 43o IN DI C E d^lle uiaterie contenute in questo decimo volums. L. PARTE I. LETTERTURA ED ARTI LIEERALI. /ettEKA Ji Giuseppe CarpANI all' anonUno autore delV ar- ticolo sul Tancredi dl R0S.«IM pag. 3 Prospetto di alcune corre^ioni ed aggiunte at Vocabolario della Cm sea f i-^ artlcolo del qoI. T.^ parte prima J . , » nQ Idem ('2.° articolo J idem . . ■)...>» 1^5 Idem (i-° articolo J idem , parte seconda ). . . » 3i2 ^femoria intorno alia vita del marchess Gherardo RangOSE »> Sa Poesie di Giovauni ROSINI ....... 59. Leftere e dissertazioni numismatiche di Domenico SeSTIKI » 65 Versi editi ed inediti dei fratelll AMALTEI . . . " 67 Contlnuazione e fine delle Memorie letterarie dell' Ateneo di Treviso ^ ......... n ~^ ^Icune idee sulla istitiizione della puhbllca amniinistrazione di S. Sbisa . ' . . . . .. . . ^ » 78 Vita di Cristoforo COLOMBO » 160 DizioiinriO' dei pittori dal rinno^:amento defle belle arti fino al 1800 " 166 jjfuoeo Prospetto delle scienze economiche di Melcliiorre GlOJA ^5.** ed ultimo estratto ) ...... n 16^ I qliattro Amori. JVovelle quattro ..... 5> 179 Mai. Filone , ed Interpreti di Flrgilio .,...» 191 liS^uoci framtnenti d^i fasti consolari capitolini , Ulustrati da Bartolommeo BORGHESI " 'jSg Vita e pontijicato di Leone X , di Guglielmo ROSCOE . » 3o4 SuW origine dei numeri rom.ani ^ dissertazione del dottor Giu- seppe de MATTBEIS . . ' . - • » 324 Framrnento di un Poemetto Inedito che ha per titnlo : Marci Hieronymi Vidas XIII. pugilum certamen . . . »» 334 Vita del caQ. G. B. BonOM j e MAINUALK tipografiro del me- desima ........■••» 339 Poeticae Airistotclis nova ecrsio j ec. . . . . » 34? PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCATVICHE. Ragionamento iftorico medico prntico sulla tise polmonare ec. del dottor Giacomo Zappala' CantarelLA . pag. 78, ]Uemorie scientijiche del.V Aten-eo di Trei^iso . . . jj 86 Jfote addixionali del dottor T. FAR?iESE al sito Elogio di Paolo MiSCASNI pag. 94 Flora medica ec. del dottor fisico Antonio ALBKRTI . n loo I-eifera incdita di Andrea CesALPINO^ e notisie intomo al suo Mrhario. .......... ^ 20^ Elementi di matematica di Enrico GlAMBOM . . . »i 316 Storia di ima rara malattia nervosa . . . . . » 21Q t)el Pastino di Columella j ec.^ di Bartolommeo L0RE5ZI i » 229 Seguito degU estratti delle memorie contenute nel i)ol. XVII degli Atti delta Societh Itallana ...... aSo Estratto del Regolamento della scuola degli Ingegnerl negll Stati Pont'ificj ......... 244 Elementi di Onttognosia di M. TONft! . . . . n 355 Trattato teorico-pratico Sulla raccolta del nitro , di Pietro PuLLI » 364 IPuippnrto Tulla fehhre petecchiale ciirata neW IstitUto clinico della Regia Universita degli Studj di JS^apoli . . »> 367 JHemorie ed osseri;^zioni medico-chlrurgiche di Antonio Tri- BERTI )> 37a Dei contorni delle ombre ordinarie , Trattato di A. BORBOISI » 377 iVtiOf i saggi della Cesareo-Regia Accademia di scienze _, lettere td arti di Padova ........ t^ 38< APPENDICE. PARTE I. SClENZE LETTERE ED AETI STRAWlERfi. Inqniry into the changes induced on atmospherie air, etc., ciokt Ricerca intomo ai cnmhinmenti prodotti nell'aria atniOsferica dalta germinazione delle sementi , ec. .... pag- 102 Elementi di Ideologia del conte DlSTDTT DI TRACT (i ." estratto)" i^Q Idem ^3" estratto) » 388 Naturgeschirh'e der Amphibien , etc. , cioe ; Storia naturale degli Anfihj, di Fed. TlEDEMANN^ Mich. OpPEL e Giuseppe LiEBoscaiTz "257 Meletemata e Disciplina Antiquitatis. Opera Federici CrKC- 7,KRI , ec. . i "261 CORRISPONDENZA "110 Lettera del generale AlLIX al cav. COMPAGNOHI " ivi Estratto di lettera di M. HAI'Y scritta al sig. prof. Ce- sare RoviBA " 117 Lettera al Direttore della B'lhlioteca Ittdiana intomo alia 6itHo , tra^edia tedesca di GrilLPARTZBR . " ^g^ 43a f N D I C E. PARTE II. SCIEN2E LETTERE ED AKTI ITALIANE. t^TRATTO D'OFERE PERIODICHE pag. Giornalp di fisica , chnnica , storia naturale , medicina eel arti di Po -ia ( VI bimestre , iSi" ) . . . » Idem (I biinestre J i8iS^ ....... Nuovi commentarj di medicina e di chirurgia pubblicati dai signori consi^Uere prof. BrERA , Cesare RUGGERI e F. CaluAM „ BlBLlOGRAFIA „ Jlegiio Lombardo-Veneto ....... Idem. . ......... J) Idnm ........... Piemonte •........« Diicato di Parma, ....... n Gran-Ducato di Toscana ...... n Pegno delle Due Sicilie ...... jj UOTIZIE LETTERARIE » Idem .......... n CORRISPO^DENZA » Sijuarcio di lettera scritta da Firenze intomo ad alcune opere che si puhblicano in Toscana . . . n Lettera di Carlo BOSELLINI al Direttore della Biblioteca Italiana ......... ii Idem del dott. C. idem, ...... ji Squarcio di Ipttera del sig. dottor CARPI intomo alia cri- stallizzazLone della Lazialite ....." Idem del ng. marchess Arborio GATTINARA DE BrEME " Lettera Sulla colonna di Foca ..... »> Idem del sig. Gio. Battista Brocchi . .... . » NECROLOGIA. Abate Paolo BAL.SAIVIO . . . . »5 Idem. Prof. Vincenzo BfiUNACCI ..,.»? Tabelle meteorotogicha. ii8 IVl 4o6 26a 127 ivi 2Gj) 4'7 273 i3a 134 271 140 2:4 141 14a 276 278 421 424 380 425 Eirori occorsi iiel tomo X- Pag. 20 lin. 14 Chi fe' meglio e Ze^i Chi fe' meglio o " 239 ■>■> 260 n 269 n 270 5> 272 !> 273 3> ioi " 274 " 277 8 il manico di le- gno, come nella figura, il (juale j> 39 e (la uoi J5 ult. \ _ ' Cesarotti " ' ) )> 9 II sig. Minucci ne 55 24 daremo 55 26 lontano di quello 55 25 Anguilleri 55 14 ben accesa n 33 maocaza di cibo 55 il manico di legno , il e da noi tradotto 55 Ranieri de' Calsabigi 55 II sig. Minucci ne 55 dareinmo 5) lontano da (juello » Angcillesi j> ben accese 5; mancanza di cibo /^ai%. osserva;) di brera. 23 u5 ■2- •.'.8 ■■'9 M R A Altk/.za del Barometro- 27. 27. 27. 27. 27. 8,8 9,8 8>7 10,0 10,3 11,0 10,6 11,2 10,7 11,8 ««,9 10,2 10,6 10,6 9,6 9,0 y>" 9." 9>G 9>" 8,0 9,7 9>u 10,0 10,0 1 1,2 10,3 10,0 9,i 27. Termomi, + + + + • + + + + 4- + + Stato dell' Atmoskera. s o t S . . N* SE s o S E % o s 0 o - o s - o ,-^ o s i: 0 V ^ . . I E E 3 S () .\ O O O s . o* E Altezza del Baromctro . - NB. L' astcrisco * ind Nuv.-rotto . . . S'T, Tenip.-poc.-pioggia-grand. Nuv.-iiebl) P'^ng'-' Ser.-poca-piojjgia-ser. ;tr la-sera-Temp.-piog Ser.-nuv.-ser. Ser.-Nuv. nuv.-poca-plog^'.-ser. Screno Sereno Sereiio Sereno Ser. . . nebb. Sereno Sereno Sereno Sereno Ser.-miv.-Tuoiio Sereno Nuv.-Tuon0-5er.-nuv. Temper. -pioggi.i-nuv. Tempo r.-poclie-goccie Sereno Sereno Sereno Serer.o Sereno Ser.... Temp.-piogg. Sereno Ser.-nuv.-ser. 2|.J <-).o Quant it a della iiu della piq OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE FATTE AL R. C. OSSERVATORIO DI BRERA. Giugno ^ 1818. MA T T I i\ A S E R A z Altezza ALTEZZA DiREZIONE Stato ALTEZZA ■ Alte/.za . DiREZIONE Stato del del del del del del 0 Barometro- Termometro. - Vento. DELL" ATMOSFERA Barometro. Termometro. Vento. DELL' AtmOSFERA. I p. 27. 1. 8,8 + 9,0 N Nuv.-Pioggia p. 27. 1. 9,2 + -4:5 s 0- Nnv.-rotto . . . ser. 2 27. 9,8 + IU,0 s Pioggia-nebbia-ser. 27- 9,-^ + .5,0 S 0 S . . N*- Temp.-poc.-pioggia-grand. 27. «>7 + i>,o s 0 Nuvolo 27. 9,2 + .5,0 SE Nuv.-nebb pioggia 4 27. + 12,0 N 0 Pioggia-prec.-Ser. 27. 10,0 ^ iG,6 SO Ser.-poca-pioggia-aer. 27. 10,3 + .2,5 NOW Sereiiu 27. 10,0 + '9,0 S Ser la-sera-Temn.-pioi.' 6 27. 1 1,0 + 14,0 NE . .E iiuv.-Ser. 27. .o,,i 4, .8,0 E . . . . S E Ser,-„uv.-ser. 7 27. 10,6 + 14," ENE Ser.-imv. 27. IO,() + .8,0 E Ser.-Nuv. 8 27. 11,2 + .3,5 0 Nnvulo 27. .0,8 + >7,4 0 nuv.-poca-piogg.-ser. 9 27 10,7 + >3,7 S 0 Sereno 2;. .1,0 s 0 Sereno >-.jo 27. 11,8 + l3,6 E^ Nuv.-rotto-Ser. . 27. i.,o + .;,S 5 0 S Sereno 11 27. n,9 + ,3,5 N E . . 0 Sereno ' 27. 10,0 + '9,0 S 0 Sereno la 27 10,2 + i4,o 0 Sereno 27. 9,5 4* 20,5 0 Sereno i3 27. 10,6 + .5,0 E Sereno 27. .0,0 + 20,3 .s^os Ser...nebb. >4 27 10,6 + .5,0 0 Sereno 2-,. 10.0 + 20.6 SOS Sereno i5 27 9,6 + .5,0 0 Sereno 2;. 8,8 + 2I,fi SOS Sereno 16 27 9,0 + i5,o N E se».-nebb.-ser. 27. 8,0 + 22,0 0 Sereno •7 27 9,0 + .4,6 NE Sereno 27. 8,8 + 20,5 SE Sereno 18 27 9,0 4. .(i,o E Sereno 27. 9,0 + ■^■i.o 0 Ser.-uuv-Tnono »9 27 9,6 + 16,0 NON Sereno 27. 9,-J + 2, ,5 0 Sereno ao 27 9,0 + .5,3 0 Ser.-Nuv. 27. 8,0 + 20,5 SO . .E Nuv.-Tuono-ser.-nuv. 21 27 8,0 + .5,0 NNE Niiv--rotto-poche-goccie 27. 9,6 + .S,o E Tempor.-pioggia-nuv. aa 27 9' 7 + .5,0 N 0 Nuv.-rotto-Ser. 27- 94 + 20.7 E Teropor.-poche-goccie 23 27 9,0 + i(i,o s 0 Sereno 27. 8,(> + 2.,7 0 s 0 Sereno a4 27 10,0 + .6,0 N E 8tr.-uuv.-ser. 37. 9,5 + 22.. NO Sereno 25 27 10,0 + >7,o E Sereno 27. .0,0 •}- 23,0 0 Sereno a6 27 n,2 + .8,0 E Sereno 27. .0,2 4- 23,G 0 Sereno 27 27 10,3 + >7,5 0 Sereno 27. .0,0 + 24,0 s Sereno 28 27 10,0 + .8,0 s 0 Sereno 27. 9.0 + 2',,5 S . . . 0* Ser.... Temp.-piogg. 29 27 g,'* -f .0,0 NO N Sereno 27. 93 4- 24,0 NO 27 • 'o,-j + 16,5 N E Sereno 27. i0j3 + 22,5 E Mas. ma . . . 27. ..,8 Massinta + 24,5 Minima + 9-0 [ Ouantiti della piojpa AU ezza del Barome tro . . >. Minir na . . . . 27. 8,G r Altezza del " 9,80 ' rermometro . . I iiu. .0,5i. Medi . .... 27 ' Media ..... 4. .7,35 N.B. J? aster SCO * iiidlci^ il ecnto forte. ^jmmmm /