( ^^7 -r- -^ M . r M ^^i4 BIBLIOTECA ITALIANA O SI A GIORNALE DI LETTERATURA,SCIENZE ED ARTI COJIPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo XCI. ANNO YENTESIMOT£RZO. LugUo, Agosto e Settembre i838. MILANO PKE5SO LA DlTxEZIOXE DEE GIORNALE. IMPERIALE REGXA STAMPERIA. II prescnte Glornale, con tutti i volumi precedenti^ e posto sotto la salvaguardia delta Legge, essendosi adempiuto a quanto essa prescrivc. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE J. LETTEllATURA ED ARTI LIBERALI. Raccolta di poetl classici italicmi antichi e moderni con le notizie sulla vita degli aiitori. — Milano, 1822-1837, dalla Societd tlpogr. de" Classici Ilaliani, contr. di S. Margherita , e presso Gio. Jiesnati, corsia deSewi 11° 601, vol. 102, in 82.°, in carta velina con ritram legati in cartoncino. Frezzo ital lir. 278 (i). Di 1 quest! volumetti potrebbe dirsi con verita che sono fatti per esserci compagni nel passegaio e alia villa, per seguitarci anche ia mezzo alle° piu giavi n^ccende a rallegrare ogni breve intervallo di (I) In questa Raccolta si contengono le seguenti opere che si vcudono aache sepaiace : PrezzL in carta Alamannl Luigi. La Coltivazione e gll Epigi-amml , colle Api di G. RucellaL ital. lii-. 3 40 Alhen. Tragedie , vol. 7 „ ^g 2^ Aaguillara. MetamoifosL d'Ovidio, con Indice delle cose norabiii , vol. 6 „ ^5 „^-, Ariosto. Orlando Furioso , vol. 7 . .y, 18 28 Bei-ni. Orlando innamorato, vol. 5 ..,....» i5 77 Dpi-sffim 2. 3a 10 70 12 20 10 58 rOETI CLASSICI ITALIAN! tempo clie ci linuinga ozioso. L'edizione, come suol farle gencraimente la Societa cle' Classic! italiani , e condotta coa molta cura, o si guaidi alia scelta dei testi od alia correzioue tipografica. Le notizie poi Prezzi in carta Bettinelli Saverio. StTse , e P Erode di L. Scevola , tragedie ital. lir. Braccioliui. Sclierno degli Dei, vol. 2 3- Caro. Eneide di Virgilio, vol. 3 » Cast!. JMelodraninii giocosi » Cesarotti. Poesie di Ossiaa, con ludice delle cose priucipali , vol. 4 » Cliiabrera. Rime, vol. a » Dante. La Divina Commedia, con note di G. Boi- ghi e copioso Indice delle cose notabili , vol. 3 » Fiori di Poesie liriche sino al secolo XVII. Si ag- giunge il Celeo di B. Baldi e il Lamento di Cecco da Vavlungo di F. Baldovini >> Fiori di Poesie liriche del secolo XVIII >> Forteauerri. Ricclardetto , vol. 4 » Foscolo Ugo. Poesie » Gozzi Gasparo. Poesie scelte » Granelli. Sedecia , Dione sii-acusauo , tragedie ...» Giiariui G. B. II Pastor fido » Guidi Alessandro. Poesie » MafFei Scipionp. La Werope, col Femia di Pier Ja- copo Martello » Manara e Treuto. La Bticolica e la Georgica di Virgilio » Manzoni, Borghi , Torti. Poesie » Wetastasio. Opere dramuiatiche , vol. 14 » Monti Vincenzo. Tragedie, vol. 2 » ' Iliade d' Omero , con gll argoiuenti ed una Tavola delle cose notabili , vol. 3 » ' Poesie varie >• — — Componimenti drammatici » — — Poemetti » Paradisi Agostino. Poesie scelte » Pariui Giusej)|ie. Poesie » Petrarca. Le Rime , rivediite dal professore ]\Iaisand » Pmdemonte Ippolito. L'Arminio, e la Polissena di G, B, Nicolini , tragedie » 8 90 a So 2 40 10 86 1 70 2 4 2 60 3 56 a i5 2 52 a 53 4 78 6 5 3 35 4 10 3 12 9 B9 5 43 6 65 3 67 6 — I 60 I 60 7 3o I 30 I 4a I 5o I 95 I 3o I 80 I 40 38 38 4 12 8 44 5 63 a 40 I 60 I 35 — 90 2 70 I 80 I 95 I 3o 3 9 3 i3 6 54 4 43 2 73 ANTICHI E MODERNI. 5 intoi'iio alia vita dcgli antori comprendono qnella parte di storia letteraria che ajuta a bene apprez- zarne le opere; e gli scritti di meno agevole intelli- genza son anche accompagnati da note. Noi crediamo pertanto che questa raccolta avra trovata quella for- tuna di cui la fan degna la bonta intrinseca delle opere, la diligenza degli editori e Fedizione comoda e di poco prezzo; ne prendiamo a parlarne con pre- sunzione di promovere uno spaccio che gia stimiamo ottimamente avviato anzi forse vicino al sue termine, nia perche questo nostro giornale non sia accusato di mancare al suo titolo passando in silenzio una collezione siffattamente italiana. Di die nobile e piacevole cd utile compagnla si circonda chi puo avere nella sua stanza qucsti cento due volumetti ! II fiore del'e fantasie italiane, e il nieglio di quanto esse produssero in cinque secolil II Borghi, il Manzoni, il Nicolini, il Torti e il Delia Valle sono i soli autori viventi compresi in questa Prezzi in carta Pindemonte Ipp. Odissea d'Omei'o, con gli avgomenti ed una Tavola delle cose notabili, vol. 2 . . ital. lir. 6 23 Poesie , vol. a ■>■> 4 8o Pindemonte Giovanni. I Baccanali , e la Medea di Cesare della Valle, tragedie » 2 24 Poliziano. Le Stanze , rOifeo e Rime scelte » I 66 Pulci L. Morgante maggiore , vol. 4 » 12 62 Sanazzaro. Arcadia >> 3 5o Savioli e Vittorelli. Poesie scelte « I 55 Tasso Torquato. L^Aminta , pi-eceduto dagli Sciolti del cav. V. Monti ■» i 80 ■ La Gernsalenime, volunii 2 » 6 3o Rime scelte » 2 2 Tassoni. La Secchia rapita con note e varie lezioni » 3 54 Varano Alfonso. Giovanni di Giscala , ed il Ginlio Cesare di A. Conti , -tragedie " 2 96 Visioni sacre e morali '> » 3 — Zeno Apostolo. Andromaca, Nitocri , nielodrammi, con due oratorj » 3 o 4 i5 3 20 1 18 8 48 2 40 I 10 4 20 1 35 2 43 6 »OKTI C1AS8ICI ITALIANI raccolta; ne sono pochi ad una eta cinque poetl, se i loro scritti gia si possono Hdatamente collocare fra i classic!: gli altri sono uomini d'altre eta, pin o nieno lontane, gia vincitori e dell'invidia e del tempo. E chi inspiio qiieste fantasie? Quale amore scaldo I'a- nimo di questi scriltori a cantare? Quanto sperarono o conseguirono dalfarte? Di quanto e debitrice la patria al loro ingogno ed ai loro scritti? — Queste domande fa generalmente ciascuno a se stesso quando ha diuanzi un? serie d'autori come quella di cui era parliamo: e se la storia ed i fatti lo traggono a do- ver confessare che Tingegno non fu sempre indiriz- zato alia piu nobile meta, die non tutti i poeti pos- sono annoverarsi fra i clttaclini da cui la patria ri- ce vette o istruzione o splendore, non per questo vien meno in noi una specie di venerazione verso quegli uomini ai quali abbondo cio che tutti vorremmo avere, e i cui nomi sopravvissuti a molte e grandi inutazioni pajono destinati ad attestare la nobilta della specie. DalTAlighieri fino al Nicolini e al Manzoni questo invidiato retaggio della poetica fantasia e toccato fra noi ad un numero d' uomini comparativamente mag- giore che fra le altre nazioni; e la serie dei poeti nella storia italiana e come una vena d'acqua perenne nel letto di un ampio torrente, cjualche volta confiisa nella gran plena, qualche volta solitaria in un de- serto di sabbia, dove senza di lei non sarebbe piu traccia di vita. La cognizione della realta distrugge niolte belle illusioni; fra le quali a noi fu sempre graziosissima quella di considerare gli eccellenti nelle arti e nelle scienze d' ogni maniera come una sola famiglia a cui sia dato il privilegio e 1' uficio di alimentare il fuoco della sapienza nazionale. Siccome nella scda del ritratti a Fire,nze facilmente crediamo che que' grandi pittori, benchc dilTerenti di tempi e di luoglii, pur quasi con- giunti fra loro da un vincolo non minore che ([uello del sangue , considerassero come un patrimonio co- mune Tarte di cui si sentivano innamorati , cosi quando ANTICHI E MODERNI. 7 abbianio dinanzi la raccolta dei poeti italiani trascor- riamo facilmente in questa illusione ch' essi abbiano costkuita una famiglia, continuata in una liinga serie d'uomini ai quali col dono dell' ingegno vennero e Tobbligo di consacrarsi ad illiistrare il pacse dov'erano nati, e il privilcgio di vivere iinicamente per Taite e neir arte. Ftlicissima condizione di vita se fosse mai stata possibilel Ma la storia distruggitrice delle illusioni ci fa sapcre che all' ingegno non ando sem- pre congiunto un animo che sentisse squisitamente Ja nohilta dell'arte , die moke belle produzioni della fantasia nacquero sotto il peso della sventura, e che non pochi poeti in tanto, e non piii, mostrarono di accorgersi d'avere o fratclli o conipagni nelfarte, in quanto si aH'aticarono a deriderli, ad infamarli od a renderli, per quanto stava da loro, infelici. E il poeta, s'egli e veramente grande, dovette per necessita ver- sare tra gli uoniini e mischiarsi nelle loro vicende; dalle cpiali come avra poi potuto uscire illeso , re- catidovi una mente piii acuta degli altri a conoscere le ingiustizie e i soprusi , un cuore si facile ad es- serne ributtato, e una fantasia cosi presta a crearsi illusioni ? Ma nessuno anivo mai alia vera perfezione cohivando V arte come un mezzo di vivere beata- mente ; bensi ad alcuno 1' essere mediocremcnte ar- tista e meno che mediocremente innamorato dell'arte giovo meglio che non giovassero agli altri il vero genio e un sentimcnto squisito. Del resto benche i poeti veramente grandi siano quei soli che o travagliaron eglino stcssi la vita fra i casi della propria nazione , o fecero scopo deU'arte loro cotesti casi ed ebbero mente capace di bene in- tcnderli ed ingegno potcnte a rappresentarli, non per questo e da dire, come si ode pur da taluni , che sia un profanare il nome di poeta il concederlo agli altri. Se vogliamo restringerci a quelle sommita, non sappianio qual popolo potra avere una raccolta di suoi poeti; quando non pochi negano questo nome in tutta la storia moderna ad altri che a Shakspeare e a 8 POET! RLASSICI ITALIANI Dante. Per vcrlta chi dalla Dlvina Commeclla saltasse air Erode di Liiio;i Sccvola, od ai Melodrammi giocosi del Casti, diflicilmente potrebbe credere di essere an- cora ncl regno della poesia: nia perche la rappresen- tazione de' grandi fatti storici tiene il sommo nelTarte della pittura, sarebbe giusto percio di esclndere dalle nostre c^allerie e pinacoteclie il paesaggio c gli altri generi di mlnore difficolta e di manco pregio? Quando vediamo alcune scuole dare dellarte nn concetto igno- bile e lontanc dalla vera sua altezza ; e di un inge- gno clie potrebbe istruire e migliorare la nazlone, fare un cercatore di frasi e di clansole armoniose con cui addormenti se medesimo e gli altri uelfiner- zia e nella sventura , allora e giusto gridare clie quelia non e la grand' arte, e revocare potentemente la gio- ventii sulle orme dei poclii sommi poeti ; ma non per questo e da credere che tutti i poeti minori tra- viino lo studioso, o che non siauo anch'essi una ric- chezza nazionale. L' abuso di alcuni principj veri e buoni in se stessi perturbo o impedi spesse volte il buon andamento anche di discipline piu gravi clie non e la poetica ; la quale ai di nostri non punto ajutata dalle circo- stanze dei tempi, e disfavorita dalrinclinazionc de- gli animi a studj affatto diversi, ricevette non pic- colo impedimento anche da certa soverchia austerita di dottrine atte piuttosto ad estinguerla che a rige- nerarla. Cosi alcuni all" aspetto di queste raccolte di poeti domandano con una specie di hlosofica gravita, qual giovamento ne venga alia nazione? Certo non si puo dire che i poeti in gcnerale li facciano diret- tamente progredire in quelia civilta che ha per iscopo la ricchezza e per mezzi il commercio eF industrial ne alcuno vorreblie veder rinnovata quelTusanza ve- raniente infellce, per la quale ogni giovine , qua- lunque fosse la tempra del suo ingegno, doveva sfor- zarsi di diventar poeta; donde poi spesse volte il- ludendosi egli e i maestri , consumavasi a scriver sonctti e cauzoni di pochi giorni clii avrcbbe potuto ANTICni K MODERNI. O coltivare le piu nobili discipline a pubblica utilita. Ma se mancasse ogni altra ragione da giustificare coteste raccolte, dovremmo pur dire, clie allora appunto si deb])ano fare qiiando si crede che non siano per ar- rircliirsi gran lalto di nuove produzioni. Rimangono allora eonie monumcnti della gloria nazionale , come parte non piccola dclla storia , e come o^getto di studio ai coltivatori dclla lingua e dell" elocjuenza. I poeti non si propongono da Icggere alia gioventu per avviarla alia poesia : e questo un errore a cui erediamo che nessuno oggimai si abbandoni; ma senza ]a lettura e lo studio dei niigliori poemi come po- trebbero sperarsi i facondi oratori, i parlatori pronti, vivaci , graziosi , die inliorando le materie piii aride conducouo spesso al trionfo le utili verita ? Gia e noto clie nessuno puo dire a' suoi allievi : eccovi la Divina Comniedia; studiate in questo volume e siate poeti come TAlighicri. E nemmcno vogliamo dir loro: eccovi I'Ariosto ed il Berni ; rallegrate la vostra eta con cjualche somigliante poema: eccovi il Parini; de- ridete le inezie pompose de' vostri contemporanei. Questo non dira certamente alcuno ai di nostri. ]\Ta non pertanto mettendo dinanzi alia gioventu questa raccolta, ben potrebbe dire un maestro: In questi cento volumetti, m/ei cari, troverete una schiera di nomi illustri clie nel corso di cinque secoli e mezzo onorarono variamente la patria ; la quale ora si aspetta da voi che non lasciate spegnersi miseramente la glo- ria delle lettere italiane. lo rion vi eccito a farvi poeti; bensi vi prego di credere che dalla lettura di queste poesie in generale uscircte piu atti ad oo;ni maniera di studj gentili , arricchirete la fantasia ali- mentatrice delle arti , avrete abbondante , facile, or- nata la parola, e sarete non utili solo ma graziosi ai vostri concittadioi. Se molti di questi volumi non hanno alcuna importanza nella materia, imparate non gia a vilipcndere gP ingegni che li produssero , ma piuttosto a compiangerli d"esscrsi abbattuti in eta che non comportava cose maggiori , a ringraziarli che lO POETI OLASSICI ITAIIANI noa lasclarono inlieramenle niorire la patria lettera- tnra. Attenetevi ai pochi sommi in quaiito alio scopo deirarte; iniparate da tutii come si possa padioneg- giarla, e fame materia di gloria privnta e pubblica anclie quando sarebhe impo-sibile alzare lo sgiiardo ad uno scopo piii nobile e piii elevato. Chiiidete rani- mo al desidcrio di quella lode insidiosa che alcuni pur troppo acqiiistarono avvilentlo, comiinque fosse, rin2;e2;no: non e lode che meriti di esseie ambita Cjuella die si guadagna col sagrilicio della propria di- gnita. Rla quando abbiate fermato 1' animo in questa deliberazione, tutti i vokimi die io vi schiero dinanzi, tutti potranno concorrere alia vostra letteraria cHu- caz'one. La materia del poetare dovete pigliarla dal secolo in cui vivete e dalla buona filosoHa in cui vi sarete educati; ma il tesoro della favella, e il gusto sincero hazionale non dovete cercaili altrove die nei volumi dei vostri proprj poeti. Meditando gli scritti dei 2^rancli ingegni tioverete die spesse volte furono originali, a malgrado che per una erronea educa- zione amassero d'imitare; mentre in alcuni altri sotto un colore estrinseco di novita rinverrete assai di leg- gieri un'imitazione iniitilmente nascosta. E ponendo hen niente vi persuaderete, qiiello esser pessimo fra i difctti, die tende a snaturare la poesia alteiandone 1' indole primitiva, e cio che la fa speciale dalle al- tre. Le canzoni del Petrarca ed alcuni sonetti di mon- siffuor Guidiccioni basteranno a farvi conoscere che anche gli argomenti piii nobili si possono trattare senza veruna necessita di allontanarci dall" indole della nostra buona poesia. Sia pur vero che abbiamo molti poemi oziosi, un numero quasi inliniio di lirici senza entusiasmo, anzi senza vigore, molte tragedie che a gindicarne dai soggetii e dallo spirito non si potrebbe mai indovinare ne quando ne dove ne perche furono scritte; ma dopo tutto questo ci rimane ancora una grande ricdiezza di vera poesia; e chi meglio si stima capace di ricondurla a' suoi piu nobili ufficj, piu dovrebbe sentire che lo stile e le forme devono ANTICUI E MODERNI. 1 I attenersi a qiiesti esemplari se non vogliono rinscire tijtt'altro che nostre e nazionali. Non vi spaventi la dottrina di alcuni niiovi maestri i quali rifiisigono dai classici e dagli antichi per tema di abituarsi ad una servile imitazione, e si gettano intanto ai forestieri e ai moderni, e non griniiiano, ma li copiano o li con- traiTanno. L'Ai iosto , il Berni e il Tassoni con tante cagioni di dover esscre non soniiglianti ma simili, quanta varieta non prcsentano alio studioso? La Im- gua, lo stile, il colore e srliiettamente italiaiio, nato da una stessa sorgente , impiontato di una medesima stampa, ma tutto spontaneo e proprio di ciascheduno autore. Lo stesso puo dirsi para»;onando fra lore il Chiabrera , il Testi , il Guidi, il Filicaja e gli altri lirici di maggior grido, — Ma imitarono servilmente i Greci e i Latini. — Ouesto non e da negarsi, pur- che non si ncghi die i recenti non sono manco ser- vili imitando i Francesi, 2:1' Inailesi e i Tedesclii; e sono poi niolto manco giiidiziosi se credono che nella nostra letteratura si possano innestare i concetti e le forme di queste moderne letterature come vi si pote conservare parte del greco e del latino da cui e de- rivata. Gia vi ho detto che la materia della poesia dovete pigliarla dal vostro secolo : ogn' imitazione in questa parte vi trae necessariamcnte fuori dalla vo- stra eta o dal vostro paese e nuoce ugualmcntc ai progressi ed alia digniia dclT arte. Questo pare a noi che potrebbe dirsi consegnando la Raccolta depoeti classici itnliani ad un eiovane che dovesse studiarvi con intenzione di collocarsi quando che sia egli medcsuiio fra gli scrittori. A tuiti gli altri poi la raccomandano bastevolmente la cele- brita degli autori e la varieia delle opere. Chiuncjiic abbia qualche notizia della storia italiana trovera fa- cilinente una prova di quanto possano i tempi c Ic instituzioni considerando a quali ar2;omenti si ven- nero di mano in mano volgendo le fantasie de' no- stri poeti, A, 12 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Sal terrcno secondarlo dclla proviiicia di Como. 3fe- moria del dott. Filippo De Filippi, assistcnte alia cattcdra di storia naturcde nell I. R. Unlversitd di Pavia. G ^hiunque partendo da Milano ascenda verso il nord , trova , dopo cincpie leglie di cammino , die il territorio della Lombardia ha perduto quel piano nni- forme che lo rende cosi monotono, ma altrettanto fer- tile dair opposto lato fino al Po. Una serie continua di amenissimi colli conducono grade grade alia falde dellc Alpi clie fiancheggiano il lato settentrionale della valle lembarda. La vegetazione istessa coniincia a mutare d' aspetto ; non piu risaje e marcite die ren- done Taere iimido e greve; ma i geisi , le viti , i ca- stagneti in bellissimo ordine , ed un' aria piu pura e vibrata. II limite di queste colline e assai ben di- stinto , giacclie esse sorgono dal piano e finiscono tutte ad una catena delle Alpi la quale appalesa su- bito diversi caratteri geognostici. Nella provincia di Come questa catena e tracciata dai seguenti punti , cioc : dal monte sopra Laveno , dal Canipo de" Fiori , dal Blonate sopra Induno, dai monti di Arze, di Men- drisio; poi dalle Cerna di Canzo, dal Monte Bare e dal Pvcsegone di Lecco. Al mezzogiorno di questa ca- tena di montagne cominciano i piu alti colli subal- pini die vanno poi via via perdendosi nella pianura lembarda (i). (i) Credo opportuiio il clispensare me ed il lettore da una dcscrizione topografica del paese sul quale versa que- sta piccola Memoria j lavoro die sarebbe affatto inutile SUL TERRENO SECONDARIO CCC. l3 II terreno di trasporto arp;illo-sabbionoso che forma la crosta piu snpciiiciale del piano lombardo si con- tinua siille colline ; e di niano in niano che queste si alzano verso le Alpi lasciano scorgere chiaraniente il |iassag2;io del terreno ciottoloso superiiciale alia pu- diiiga , la quale forma per la massima parte la base di tutte le colline subalpine. II cemento di questa roccia conglomerata e di varia natura. Nel tratto di paese sul quale imprendo a scrivere piu comune- mente e formato di un' ai enaria , la quale in qual- clie luogo dominando sola senza i ciottoli , die altrove in grandissima copia inviluppa , presenta i caratteri della molasse. Qnesto si vt-de lungo la strada che da Varese guida a Como, in vicinanza a Malnate , dove trovasi in attivita qualche cava di qviella pietra. II signor Pasini (i) riferisce e quest' arenaria e le pndinglie presso Como al jnacigno o pietra sercna dei Toscani. Mi duole di non poter sattoscrivere ad una opinione emessa da un geologo cosi distinto; ma a cio sono obbligato dalT avere veduto la pu- dinga e 1' arenaria di Malnate e de'luoghi circonvicini dopo i tanti autori die scrissero assal a dilungo in pro- posito , tra i cjuali meritaao una pi-eferenza i seguenti : Ainoretti. Viaggio ai tre laghi ecc. Breislak. Descrizione geologica della provincia di Mi' lano. Bonetti. Osservazioni naturali mediche sulla provincia di Como. Cantii Ignazio. Guida per la Brianza e per le terre circonvicine. Comolli. Flora comense. Tom. i.° Prefazione. Di quest" ultimo autore , ora professore d' agraria nel- r Universita ticinese, attendiamo la descrizione topografico- statistica clie egli sta per pubblicare della provincia di Como i frutto delle indagini che egli ha potuto praticare uella cjualita di 11. medico di Delegazione in quella pro- vincia, (i) Annali delle scienze del regno Lombardo-Yeneto T. i. 14 *UIi TKRKENO 8EC0NDAU1O evidentcmente sovrapposta alia formazione subapea- nina, qiiindi di una receiitissiina origine (i). II sistema terziario subapennino clie dal lato op- posto della vallc lombarda costituisce una serie este- sissima di colline, alia base delle Alpi e assai poco sviluppato e si risolve ia un deposito di iviarna az— zurrognola visibile nel!a valle del Fai prcsso Varese, dove raccliiude in gran copia giisci di Fodopsis na- vicLilaris ; alia Fola tra Varese ed Induno dove con- tiene varie specie di conchiglie ( Area antiquata ,• Pecten pleuronectcs i Plana tetragona ecc. ); e tinal- mente in una valle dell" Olona al di sotto della cava d' arenaria di jMalnate. E forse air epoca terziaria , ma ad una formazione assai piii antica della precedente clie si deve riferire una roccia clie forma presso Comabbio delle colline discretamente elevate. E una calcaria o meglio un conglomerato di framnienti di tal natura , di varia grossezza , confusi gli uni cogli altri. 11 colore donii- nante e un grigio giailognolo, macchiettato pei fram- menti diversi che compongono la roccia, alcuni del quali sono di una calcarea marnosa nerastra , altri di (i) Daro piii tarcli 11 risultato delle mie osservazioni siille formazioiil allaviali della Loinbardia. A queste io credo poter riferire con certezza tutte le iiostre pudhighe, eccettuatane quella di Sirone nella Brianza , salla quale Iiavvi ( Bibl. ital. torn. 89.", pag. 212) una Memoria po- stuma di G. De Cristoforis , distinto e fervoroso cultore delle scienze namrali , morto in giovanlle eta, e fondatore del Museo che ora Mllano puo dir civico; il qnale accre- sciuto delle collezioni del prof. Jan , e certamente il piii splendido che or possa vantare T Italia. Egli lasclo cosi ua nome di piii da aggiungere ai taiiti che sono ne' nostri cnori di cara e venerata rieordanza j ed un nobile esempio a' suoi concittadini facoltosl. Queste poche parole clie ad alcuni sembreranno fiiori di luogo, mi siano concesse come un religioso tribute ad un amico che io e tutti i giovani naturalist! piangcremo ancora lungamenle. DELL A PllOVJNCIA UI COMO. 1 :> focaja , ed alciini piu rari cli ftanite. Gli strati supe- riori diventano niarnosi e lacchiudouo grand! inassi arrotondati di marna. I fossili vi sono oltreir.odo co- niuni; si puo dire clie la pictra ne e per intiero for- mata. Questi pcro sono talmente frantumati , stretti fra loro e confiisi coi framaienti die compongoiio la roccia clie riesce per lo pid impossibile il discerncrli nella frattnra recentc. I pezzi esposti lungo tempo al- r azione dell' aria e delle piogge lasciano scorgere alia superficie che lia sentito V influenza di questi agenti un numero grandissimo di fossili per la piu parte rotti ed indeterminabili. Copiosissimi sono i residui di Lenticiditi ,• vi ho pure riscontrato de"" Pecten; dei Cardium^ qualche frammento di Cida- ritcs ecc. Ma quello che mi lece meraviglia fu I'aver distintamente riconosciuto su di un pezzo dclla roc- cia uu nodo del tronco di un Peiitacrinhes hasald- formis ,• oltre ad un frammento di un altro crinoide. Questo jncontro sconcerto non poco le idee che mi eran nate in capo circa all' epoca della roccia per r esame de' suoi fossili ; giacche aveva sott' occhio un avanzo organico della formazione jurassica entro una roccia che per de' buoni ai gomenti io doveva riferire alia calcarea gYOsso]^,nn {caladre grassier) del terreno terziario. Tuttavia la struttura stessa della ralcaria mi suggeri I'idea che quel fossile cosi fuori di posto provenisse da una roccia assai piu antica , i frammenti della quale avranno contribuito a for- mare qiiella sorta di conglomerato calcareo che in- contrasi a Comabbio. La ri vista delle rocce secondarie alle ciuali ora fac- ciamo passaggio dovrebbe incominciare dalla forma- zione cretacea. I\Ianca fra noi la vera creta nel senso de' mineralogisti ; esiste pero la formazione, alia c[uale io non esito riferire il viarmo majolica dei Lombardi, con altri materiali subordinati. Quel primo e una cal- caria bianca , compatta , a frattnra concoide, interse- cata da numerose screpolature simulanti le suture di un cranio e da veniicce sot till e mxmeiose di spato l6 SCL TEURENO SECONDAEIO calcareo. La pietra focaja vi forma de' rognoni iso- lati poliiuorli , e dellc vene in grandissima copia, pa- rallele alia direzione degli strati. Vi inaiicano corpi organizzati tossili. Questa roccia domina lungo tratto della strada che da Varese conduce al Lago IMaggiore ( Comerio , Gavirate , Besozzo ). L' abbondanza della focaja la fara senipre riconoscere anche quando ab- biano a mancare i caratteri orlttognostici piu sopra annoverati. 11 cclebre sig. De Buck ha confuso il nostro marmo majolica colla roccia calcarca della Rladonna del Monte, della Rasa, ecc, percio ha asserito non appartener quelle alia formazione della creta. ]Ma le due rocce sono ben diverse. La prima e costantemente sovrap- posta alia seconda, dalla quale inoltre va distinta per contenere gran quantita di focaja , materiale die scom- pare quasi nelle calcarie piu antiche del marmo majo- lica. La sovrapposizione di queste alle rocce del pe- riodo oolitico si fa palese anche in inolti luoglii tra Como c Lecco. Inferiormente alia calcarea teste descritta, a compiere la formazione della creta , ed a caratterizzarla ancora di pill nella paite occidcntale della Lombardia trovasi una marna a strati sottili , contencnte numerosi avanzi di ve2,etabili cellulari {Chondrites Targiond, e Choii. intricatas ). La si puo vederc segnatamente presso Morosolo: anzi, percorrcndo il letto del piccolo tor- rente Tinella tra quel paese e Luvinate , s' incontra qualche piccolo strato di un' arenaria che potrebbc rapprescatare i grcs verdi della creta. Gli strati costituenti la formazione che stiamo per abbandonare, sieguono la direzione generale che pre- sentano nelle Alpi Lombarde tutte le rocce di sedi- mento , e coprono la base del versanie meridionale della prima serie delle nostre mont.igne. Internandosi fra queste vedesi il marmo majolica scomparire per ceder luo2:o ad altre rocce calcaree che hauno un as- sai ma2;G;iore importanza, dominando esse sole per grandi tratti di paese. E un passaggio inuiicdiato dalla DELLA PROMXCIA DI COMO. ij foiiiiazione della creta al periotlo oolitico, e partico- larniente al sistenia infenore di questo. A tale opi- nione siamo condotti, se puossi dar valore alia qua- lita e rispettiva situazione delle roccc che or ora faro conoscere , e piu di tutto alia natura de' fossili che alcune di esse in gran copia raccliiudono. La roccia piu recentc di questo periodo, quella die sta immediatamcnte sottoposta alia formazione della creta , come si puo osservare nella Brianza , e una marna piu di sovente rossa; spesso variegafa, sab- biosa, a strati regolari, ben distinti; alcuiu sottiii e molto argillosi trainezzo ad altri della grossezza di qualche piede , e ne' quali predomina la' parte calca- rea. La pietra focaja die era tanto copiosa nella for- mazione antecedente non si e estesa tino a questa ; ma in sua vece la marna in alcuni luoglii e cosi ricca di particdle silicee , die passa ad un vero diaspro ( tra Induno e Frascarolo ). I fossili vi abbondano, e segnatamente le ammoniti. Ecco la nota di quclli die SI trovano al Buco del Piombo data dal prof. Balsamo ndla sua traduzione di un' operetta del sis;. Cole^no suUa giadtura dd carbon fossile (i) Aminonitcs Bu- cklandi, radians, depressus , Ulur/dnsuna; , Valcotu , Discus, costatns, Dawoei, sublcevis , Duncani., Hum- phrcsianus, hmerophyllus, sexradlatus. ApLychus la~ mellosus. Un Nautilus, alcune Belemniti e. strana cosa, due ortoccradd (2). Ai molti di questi che (i) Milano, i838, tipografia de' Classic! Italian!. — Vedi Bibhoteca Italiana , tonio 90.°, pag. 348. _ (a) Ad ^imbarazzare vie piu il geologo principiante, noa e raro ne terreni conchigliferi d' Italia il miscuglio di fos- sili di epoche lontanissime; tanto die sembra questo naese avere aache sotto questo riguardo acquistato una sorta di celebrita. Oltre la prova che piu sopra io stesso ne ho date, una ne porge piu luminosa il professore Balsamo. Lr* due onoceraiiti che egli trovo coi fossili del Lias , sono veramente tali; ed io stesso le vidi , che quel niio au.ico met-av.ghato del futo, piu volte me le ebbe a mostrare. ^ibl. huL T. XCL ^ * 2. 1 8 SUL TEURENO SECONDARIO fiirono da me pure liscontrati presso Induiio, io posso aggiungere i seguenti: Terebratula, trc diverse spe- cie ; Aplocrluites Milleri ,• un dente di iin rettile af- fine al genere Geosauriis. Alciine ammoniti presso In- diino sono canibiate in ferro idrato. Ill vicinanza di Morosolo , la roccia in discorso pre- senta questo di rimarchevole, che noii contiene quel fossili che nelFistessa marna sono copiosissimi in al- tre localita delle Alpi loaibarde , e racchiude invece fra i suoi strati delle vene di spato calcareo, taWolta in gruppi di cristalli imperfetti , bianchi ; piu gene- ralniente sotto forma di lamine delia grossezza di una linea alF incirca, trasparenti , d' un colore tendente al carnicino ed a superticie cosi eguale e liscia da farla credere levigata ad arte. Presso Induno , ascendendo verso Monte Allegro, a questi strati marnosi succedono : 1.° Una calcarca grigia, compatta a frattura quasi scagliosa , con venucce di spato calcareo bianco , ed alcuni piccoli cubi di plrite. 2." Una calcarea lamellare di un rosso pallido. 3.° Una calcarea oolitica che scavasi ad uso di pietra da fabbrica , come si fa dell' arenaria di Vig- giu. Tra i pochi avanzi organic! , tutti di diflicile de- terminazione che vi si trovano , io ho ricouosciuto de' Myacites. La roccia che segue e una calcarea che domina per tutto il tratto successivo del periodo oolitico , for- mando de' monti non solo , ma catene intiere di que- sti; tanto che giusta Topinione di Pasini, Colegno e De la Beche , nelle Alpi lombarde le rocce del pe- riodo infrajurassico ricoprirebbero direttamente le for- mazioni cristalline oppure i conglomerati coi quali in alcuni luoghi queste trovansi in contatto. Questa calcarea e grigia , compatta , senza focaja , spesso cavernosa , o come inviluppante grandi ciot- toli deir istessa sostanza. I suoi strati sporgono dalla terra e cominciano a rendersi palesi entro alcune valli de' colli siibalpini, e s' innalzano poi a formare DELLA. PROVINCIA. DI COMO. IQ atiche nionta2;ne niolto elevate , ([uali p. e. il campo de' Fiori , il Monate , il Monte Baro , il Resegone di Lecco , ecc. I iossili sono esti-eniamente scarsi in que- 6ta roccia ; tuttavia nella valle di Brinzio , la dove scavasi la calcaiia che alimenta le fornaci della Rasa, accade di trovare qnalclie nucleo spatoso di conchi- glie , o pill spesso semplici cavita della forma del corpo oie;anico che si e dissipato, tappezzate da cri- stalli romboedrici di dolomite. Vi ho riconosciuto delle AinpuUur'ie e delle conchiglie affini alle Tur- ritelle. Le famose osservazioni del sig. De Buch sul cam- biamento della calcarea in Dolomite , e che hanno avnto per campo i contorni del lago di Lugano , si riferiscono in 2;ran parte alia roccia della cpiale par- liamo. La quale infatti avvicinandosi al porhdo piros- senico che ha agito come potenza di sollevamento delle nostre Alpi , presenta delle fenditure con pic- coli romboidi di Dolomite , i quali si fanno in se- guito piu abbondanti , finche la Dolomite domina sola nei luoghi piu vicini al detto porlido ( Rasa, Cu- nardo , ecc. ). La stretta relazione tra questa calcarea e la marna antecedontemente descritta viene comprovata non tanto dair uniformita dell' andamento degli strati , quanto da cio che la calcarea ritorna di quando in qnando rossa e marnosa. Come vedesi p. e. alia IMa- donna del Monte ed alle falde del Rlonatc. Oltre di cio la calcarea in discorso olFre di singo- lare vma grande tendenza ad acquistare l' aspetto di un conglomerato. Percorrendo un sentiero che da IMonte Allegro sopra Induno conduce verso il Pico di Gana puossi vedere la calcarea trasmutarsi in una vera breccia , poi dopo breve tratto riprendere i suoi carattcri coi quali piu generalmente si offre. Le famose cave di Viggiu utdizzano assaissimo un' arenaria cal- care nella quale ancora 1' istessa roccia si e conver- tita con un passaggio graduato , ma pure assai di- stinto. Infatti la parte superiore dell" arenaria che e 20 SUL TERUENO SECONDARIO in contatto colla roccia compatta e a frammenti piu grossi , e die niaiio mano si perdono nella niassa omo- genea di quest" iiliiina. In Lombardia quest' arenaria e conosciuta soito il nome di pietra di Viggiu , ed e usitatissima per gli ornamenti degli ediiizj come mar- mo grossolano. Le qualita che la rendono assai ap- prezzata sono, oltre al trovarsi in grande copia. Tes- sera niolle e docilissima al niartello appena estratta dalle viscere del monte, e 1' indurirsi invece e farsi niolto resistente alle intemperie delf atmosfera, espo- sta per certo lasso di tempo all' azione di questa. E anche suscettibile di discreta pulituia. II grande uso che si fa deila pietra di Viggiu lia fatto tra gli abi- tanti di quel paese universale la proiessione dello scalpellino e dello scultore. Infine questa calcarea che nelle Alpi lombarde rap- presenta si gran parte del gruppo oolitico , contiene al di sopra di Frascarolo come roccia subordinata, alcuni strati di un' arenaria quarzosa grigia , la quale si vede liancheggiare la strada che discende poi nella Val Gana. Crocchi era dubbioso di ril'erirla alia Grau- vacke (i). I monti che formano la sponda del lago di Como, tranne che verso la parte piu settentriouale, dove in- comincia il micaschisto , eonstano di un' ahra roccia calcare ben diversa della precedente, colla quale a C[uanto sembra , rimase confusa. Da Moltrasio alia Tremezzina ; da Blevio lino al di la di Torno ; poi dall'altro ramo del lago da Olcio fino a Bellano, ve- desi una roccia bigio-nerastra a strati sottili paialleli; spesso assai iudinati od ondeggianti. Le snperbe gal- lerie sulla strada di Varenna furono praticate attra- verso montagne di tal natura , le c[uali si propagauo ben lungi dalle sponde del Lario ; nella Valsasina da un lato, nella valle Intelvi dall'altro. E troppo im- portante il distinguere cjuesta roccia dalle altre che (i) Sulla inliilera di piombo argeniifero cli Viconago. Meaiorie della Societii d'Incoraggiamemo di Milano. T. 8. DELLA. PROVINCIA DI COMO. 2 1 appartengono al gruppo oolitico, e clie non si esten- dono gran fiitto nell" interno delle Alpi, ma si appog- giano diicttaniente alle rocce cristalline, quando que- ste si sono allontanate dalla catena principale, altri- menti lianno per linea di separazione la calcarea della quale intendo parlare. Questa e una calcarea argillosa, od una marna in- durita; sotto i colpi del niartello da qualche scintilla; c separabile in grandi lamine, per il die viene ado- perata a coprire i tetti nelia stessa citta di Como. A Varenna il colore grigio d' ardesia , cli" e il piu ordinario di questa roccia, si cambia in un nero per- fetto, rotto appena cjua e la da strisce bianche di spate calcareo. Tra i pochi fossili che ricetta la calcarea in di- scorso sono rimarchevoli alcune gigantesche ammoniti non bene deterniinabili, in grazia dell' alterazione che hanno subito. Frammezzo le fenditure de2;li strati presentasi pure del vero carbon fossile, ma in vene sottilissime e di nessun conto (Molti-asio). Varj geologi hanno fatto cenno di cpiesta roccia ; ma con idee assai differenti. II sis:nor Bron^niart (i) avendovi riscontrato dei punti di zinco solforato e delle madrepore fossili, come a Namur ed a Bristol, si mostro inclinato a giudicarla una calcarea di tran- sizione; con cjualche incertezza pero, avendovi trovato conchiglie dei generi Isocardia, Ammonites, Turbo, ecc. II sjgnor De la Beche (2), con qualche esitazione del pari, la riferisce al suo gruppo oolitico. Malacarne (3) riferi al Lias la pietra di Moltrasio, al calcare alpiuo quella di Varenna; generando confusione in tal modo, poiche voile distinte due rocce che nol dovevano essere. II signor Pasini (4) partecipando all' errore (i) Annales des Mines 1821. (2) Annales des sciences natur. , c. 1 7, e Manuel geologi- que, trad, franc, pag. 403. (3) Manuale di storia naturale di Blumenbach. T. VI. (4) Annali delle scienze del regno Lombardo-Veneto. T. I. aa SUL TERRENO SECONDARIO preso fla Malacarne, ha esso pure considerato il marmo nero di Varenna come distinto dalle altre rocce cal- caree del lago di Como; e lipox'to il primo alia Sca- glia do' paesi veneti , ossia alia crcta; e le altre al- repoca del calcare Jurassico (i). In una piccola nota sui combustibili fossili della Lombardia (2) io aveva gia esternato per incidenza (1) Una delle cause per le quali presso die universal- niente si crede appartenere alia forniazioiie del Jura la cal- carea fissile del lago di Como, dipende dall'aver determi- nato Tepoca di questa secondo la guida de' fossili che alcuiii autori vi riferiscono. 'V Ammonites Biicklandii e VAm. jEte- rophylliLS che cita il sig De la Beche , trovansi nelle cal- caree piu recenti di Erba , delle Corna di Ganzo , ecc. ; ma non in quella piu antica di Varenna , di Moltrasio e de' paesi circonvicini. Le grifiti citate da Malacarne sareb- bero un carattere al quale riconoscere il Lias; ma non si trovano nelle calcaree della provincia di Como. A Varenna si lavora un marmo conchigliaceo grigio-nerastro, del quale non conosco abbastanza i rapporti geognostici per avan- zare qualche cosa di positivo circa al posto che egli oc- cupa nella serie delle rocce. Probabilmente appartiene an- cora air istessa calcarea che domina lungo le sponde del lago. Un primo esame dei fossili che quel mnmio racchiude in tanta copia mi aveva fatto scorgere delle Gryphites e preclsamente la Gr. cymbiiim. Ma insistendo con pazienza ad isolare dalla dura matrice qualche esemplare intiero , vidi appartenere in vece quelle conchiglie ad una grande specie di Neritina, della quale ottennl qualche esemplare discretamente completo. Forse anche le Isocardie trovate dal sig. Brongnlart non sono che frainmentl di queste con- chiglie ch'io ho potuto determlnare con precisione. Cereal dopo di cio con ogiii studio di procurarmi esemplari in- tleri degli altrl generl che entrano a comporre quel marmo conchigliaceo , e con mio stupore riconobbi appartenere essi tuttl al seguentl generl d'acqua dolce : Paludina, Me- lanin, Ampullaria, Vnio , ecc. Difterisco ad altra occaslone il dare una descrizione esatta e le figure delle specie da me trovate ; la maggior parte delle quali sono nuove. (2) Annali di statistica. Milaao , geunajo 1837. DELLA PROVINCIA. DI COMO. 23 la niia opinione su questa istessa roccia, che io cre- deva potcr riferire od al zechsteiii, od alia calcarea carbonifera {Bcrpkalk). Ora un escuisione da me fatta ne' dintorni di Porto-Morcote, mi ha somministrato materiali sufficienti per determinare forse con preci- sione I'epoca geognostica della roccia, sulla quale noii aveva emesso die un dabbio. La calcarea che forma quasi tutte le montagne del lato destro della strada che conduce da Varese a Lu- gano per la via di Porto, e la stessa della cjuale piii sopra ho parlato, e che ho riferito al gruppo ooli- tico. La si trova ancora sulla vetta del monte sopra Eesano ; e se da cjuesta si discende verso Porto-Mor- cote, esaniinando la montagna che segue, si arriva ben presto ad una calcarea diversa dalla prima , piii regolarmente stfatilicata , a strati piii sottili, avente in fine tutte le cjualita della roccia del lago di Como, e che ho detto essere anteriore aU'epoca jurassica. Questi strati che si osservano, si estendono assai probabilmente fino al monte Generoso. La loro dire- zione esaminandoli verso Porto e inclinata dal nord- est al sud-ovest; ma non si puo misurai'e il grado di c|uesta inclinazione che varia, per cosi chre, ad ogni passo a motivo dell' ondulazione degli strati. Questa roccia e una calcarea argillosa, od una marna indurita e fissile; ma la proporzione delPargilla e del carbonato di calce varia sovente; di maniera che vi sono degli strati semplicemente calcarei, e degli altri quasi semplicemente argillosi. II bitume ha penetrato intimamente la roccia , ma in proporzione variabile. Vi sono degli strati che non ne contengono punto, od assai poco; altri in vece in cui questa materia e assai copiosa, fino a ritrarne essi la proprieta di ar- dere lungo tempo con fiamma, fumo ed odore bi- tuminoso. Questi strati hanno nell' istesso tempo un colore piu oscuro, quasi nero; una struttura piu fis- sile, quasi papiracea ; e sono spesso divisi per mezzo di piccoli letti di argilla, nella c|uale trovansi de'no- duli e delle venucce di puro asfalto, nero e lucente. a4 SUL TERRFNO SF.CONOARIO Gli Strati in cui la parte calcarea e rimasta prcsso clie pura sono stati convertiti in dolomite. Discendendo ancora ]a monta2,na, verso il villaggio di Porto, si vede succedere a qnesta rocria lui are- naria, della quale varia la struttura ed il colore. I primi strati sono a grani niinuti, a cemento argilloso, lianno un color rosso, e s' interpongono tra le fenditure della roccia calcarea sovrapposta , il die prova la loro stretta relazione. Poco dopo Tarenaria diventa grigia ed a frammenti piu grossi ; e in quest' ultima sorta di conglomerato io ho raccolto un rognonc di baritina. Quest"" arenaria ricopre un porfido argilloso assai de- composto, il quale dal canto suo trovasi al di sopra del melafiro , cui si deve il soUevamento della mon- tagna. La carta geologica del paese situato tra il lago d'Orta e quello di Lugano, pubblicata dalP illustre Barone De Bucli (i), presenta una leggiera inesatcezza, estendendo il granito rosso clie forma le montagne tra Cuasso e la Val Gana , fino a Porto ed al di la ancora a Brusinarsizio. Questo spazio dovrebbe essere segnato colla tinta indicativa del melafuo. Adottando le idee del celcbre Hnmboldt clie ri- porta al nuovo gres rosso (gres hoidller di alcuni au- tori francesi; todt liegendes degli Alemanni ) i con- glomerati con retinite, baritina, ecc. de' contorni di Grantola , e clie attribuisce ad un" istessa formazione questo gres rosso, ed il porfido clie 1' accompagna , possiamo dedurre dalle circostanze geognosticlie clie offre la montagna di Porto-lMorcote , due principali fatti. i.° La calcarea arsiillosa fissile clie si mostra per tanta estensione di terrene nella provincia di Como, e clie presso Porto-Morcote diventa uno sclii- sto marno-bituminoso, sarebbe evidentemente della formazione della calcarea alpina (Zeclistejn); tanto piu se col sig. Humboldt si ammette un' intima re- lazione tra il nuovo gres rosso ed il zechstein stesso. (i) Annales cles sciences naturelles. T. 18. — Blblloteca italiana, tomo 56.°, ottobi'e 1829, pag. ii3. ' DELLA. PROVIXCIA DI COMO. ib 2.'^ Esistendo iiulubiiataniente questa relazione , e molto ben distinta sul monte di Porto-lMorcote, si aggiunge iin nuovo fatto in opposizione alle idee di alcuni geologi, segnatamente del sig. Rozet (i), clie separa le due rocce lino a collocarle rispettivaraente in due grandi epoche geologiche diverse. In tutto il fin qui detto non ho fatto cenno , se non die di passaggio, dclla direzione degli strati dclle varie rocce die ho descritto. Questo feci a bello studio, per dir tutto in una parola, e nella cir- costanza di dover esprimere cjualche penslero sull c- poca del sollevamento delle nostre Alpi. Se immaginasi uno spaccato, die dalle prime col- line del Milanese si estenda fino alia catena princi- pale delle Alpi, questo taglierebbe tutte le fbrnia- zioni dalle quali risultano le Alpi della provincia di Como, e neir ordine regolare di loro successione ; passando dal terrene alluviale al primitive, per tutte le serie intermedie piii sopra annoverate. Tutto Tin- sieme dclle formazioni die cjuello spaccato idcale ot- frirebbe alTocchio, si potrebbe scompartire in tre serie, in questo modo. La prima e piu recente com- prenderebbe i depositi di alluvione ; la niaggior parte delle pudinghe, ed il sistenia terziario subapennino; formatisi tutti dopo il sollevamento delle Alpi. Alia seconda serie apparterrebbero le rocce di sedimento sollevate ; prima la calcarea di Comabbio , che forse rappresenta il calcaire grassier de' Francesi, poi la creta, le marne e le calcaree del periodo oolitico; e flnalmente il zechstein ed il gres rosso. Tutte cjueste rocce regolarmente stratificate presentano uniforme e costante una delle direzioni de' loro strati ; cjucila dal nord-est al sud-ovest. L" ultima serie consterebbe delle rocce cristalliue, e primi tra queste farebbero loro comparsa il porlido ed il nielaiiro. Le osservazioni del sig. De Buch piii volte citate attribuiscono all' eruzione del mdaliro il sollevamento (2) Cows elanentaire de geognosie. Paris , i83o. 26 SUL TERRRNO SECONDARIO delle Alpi lombarde. Percorrendo le vallate tra il lago di Conio ed il lago Mag2,iore si linforza sempre di pin la convinzione clie porta neU'animo la semplice lettura degli scritti di quel celebre geologo. I fatti csposti dal signor De Bucli si prosentano chiarissimi air orcliio di ognuno clie visiti anche superiicialmente quelle contrade. II portido ed il melafiro formano co- stantemente o delle colline isolate, o la base delle montagne costituite da rocce di sedimento aventi qiiella inclinazione degli strati eh' e determinata dalla forma del cono che le ha sollevate. Cercando era di riferire a quale dei sistemi di montagne appartengono le nostre Alpi, secontlo la classilicazione del sig. Elia de Beaumont, illustratore principale, per non dire fondatore di quella parte della geologia che tratta de'sollevamenti, risulta chiara la concordanza delle circostauze geognostiche offerte dalle Alpi della provincia di Como, con quelle clie carattcrizzano il sistema XI del sig. Beaumont, inti- tolato delle Alpi occidentali. Anche nella Lombardia in fatto il sollevamento de' monti ha avuto luogo assai tardi dopo la deposizione dei piii antichi depositi terziarj; esempio conforme a quello del colle di Su- perga presso Torino. Un fenomeno geologico del quale non so trovare una soddisfacente spiegazione , si e questo ; che il nielafiro talvolta si e fatto strada al di sotto del gres rosso e del zeclisteui ( Porto-Moicote, S. Salvatore?), altre volte in vece ha sollevato immediatamente le rocce del periodo infrajurassico ( Rasa. Cunardo ). L'innalzamento di montagne di si diversa epoca e stato contemporanco, ed il melafiro non ha fiUto che intromettersi fra V una e T altra formazione ; oppure e stato successivo, ed ha avuto luogo in due tempi, quantunque sempre nell istessa direzione ? Queste osservazioni risguardanti f epoca del solle- vamento delle Alpi comasche, e la potenza che lo ha rffettuato , sono perfettamente contraric a quelle fatte dal sig. Pasiai nellc Alpi vcnete , coiifomii in vece DELL/V PROVINCIA DI COMO. ay a quelle del sig. Murchinson sulle istesse niontngne. Non ci permcttiamo di nioverc il piu piccolo duljbio sulle conclusioni alle quali e arrivato il sig. Pasini, geologo distintissimo, ed abitatore del pacse la di cui costituzione geologica egli ha illustraLo. D'altronde egli stesso ha abbattuto con apposite osservazioni quelle del sig. Murchinson. Sembra adunque certo che le Alpi lombarde e le venete appaitcngano a due dlversi sistenii ( avuto riguardo alia loro rispet- tiva eta geologica ). Opinione che si ainniette tanto pill volontieri, in quanto che e fulcrata dalla se- guente proposizione del signor de Beaumont. « Si » considera geneialmente come un sol tutto quel- » r assieme di montagne designate colT unico noma » di Alpi •■, nia si puo con facilita liconoscere che » questo vasto assenibraniento risulta dall' incrocic- » chiamento di molti sistemi indipcndenti gli uni da- » gli altri, distinti e per la loro direzione, e per la » loro eta; c I'apparizione successiva de' quali ha ia y> ogni volta considerabilmentc modifirato il rilievo » anteriore. » Innanzi di abbandonare I'argomento trovo oppor- tuno di far osservare al sig. Colegno qualche inesat- tezza occorsa nel suo opuscolo suUa giaciiura del carbon fossile in Europa. Prima di conchiudere die vi sono de" paesi ne' quali non si deve punto trovare carbon fossile, egli asserisce ch' e inutile il far ri- cerca di questo combustibile nelle Alpi, perche ter- reni della formazione jurassica ivi si appoggiaoo im- niediatamente sopi'a i terreni cristallini. Eppure il gres rosso , cui nella serie delle rocce surcede la forma- zione del carbon fossile, ha avuto ne'nostri paesi uii discrete sviluppo •, cosi e anche della calcarea alpina (zechstein), come spero aver dimostrato nel decorso di qucsta Mcmoria. Le istesse rocce, piu anticamente riconosciute per tali, piu difluse , ed in condizioni piu fcivorevoli riscontransi nelle Alpi venete. A Pei- gine nel Tirolo meridionale trovasi ben distinta la formazione del carbon fossile, con istrati di questo 28 SUL TERRENO SECONDARIO CCC. combnstibile. E tanto nella calcarea alpiaa (zechstein), quanto nel gres rosso che le sta sottoposto trovansi talvolta de' depositi rilevanti di vero litantrace. Hum- boldt, cosi si esprime: il est difficile tlassigner un type general a Tordre des diffcrentes assises qui consti- tuent la grande formation {houillere). La houille pa- roit le plus souvent au dessous du gres rouge ; quel- quefois elle est placee evidemment ou dans cette roche, ou dans le porphyre (i). Non si hanno adiinque dati sufficienti per abbattere con assoluta sentenza la speranza di trovare del car- bon fossde nelle Alpi al nord delT Italia; neiristesso tempo clie non e leclto il nutrire questa speranza , fmo che non siasi bene esaminato il paese pel quale essa fit concepita , e questo paese e tutt' altro clie ben conosciuto. (i) Glsement des roche s. Paris, iSaS, pag. 209. '9 PARTE STRANIERA. Examen crlthjue de Vhistoire de la geographic etc. Esame critico delta storia della geografia del nuovo contuiente , e del progressl dell astronomia nautica nei seculi decimoquinto e decimosesto : di Alcssandro de Humboldt. — Farigi, 1807, llbreria di Qide , in 8° Volume secondo. D. el primo volume di quest' opera fu gia parlato nel fascicolo di niaggio 1887 (1); daremo ora un sunto del contenuto nel volume secondo, il quale e una continua- zione della sezione prima dell' opera, e risguarda spezial- niente le cause die hanno preparato e prodotto la scoperta del nnovo mondo. Ho pensato , dice 1' autore , die 1' esame di siiFatte cause potrebbe diventare una sorgente fecoada di confrouti e di utili applicazioni , rischiarando i fatti con nozioni di storia e di geografia fisica , molti dei quali fu- rono trascurati in questo genere di ricerclie. I fatti sono la Joase principale di qualunque discussione soggettata ad una Sana critica, e la loro im'iicazione e indispensabile per fare che il lettore possa giudicare del grado di confidenza die meritano i risultamenti ottenuti: soprattutto, quando per la loro interpretazione si teude ad innalzarsi a delle viste generali sulle variate cause ^ le quail hanno determinato la dire/ioiie delle scoperte ed i progressi del commercio ma- I'ittimo. L'avventura di Cabral , il quale, nel sue viaggio dal- TEuropa alle Indie oriental!, fu inopinatamente spinto dalle correnti verso roccidente e gettato , il di 2,3 aprile 1000, sulle coste del Brasile [Tieira de Santa Cniz), fece dire a Robertson, die era nei destini del genere umano die il nuovo continente fosse scoperto sul tinire del secolo XV. (I) Bihl. ltd. tomo LXXXVI, pag . 301 e seg. 3o rVP.TE STRANIFRA. II carattere tlistintivo clella scconda meta del suddetto se- colo , dalTepoca clie precedette immediatamente la scoperta delfAmerica non e, come osserva il sig. Humboldt, diffi- cile a cogliersi. I progressi del lusso e della civilizzazione, Del mezzodi delTEaropa avevano fatto nascere un piii pressaate bisogao delle produzioni delTIadia. Viaggi di terra incoraggiati dal fervore religioso delle gerarchie bud- diste e cristiane, non che dalia politica e dalT iateresse commerciale , avevano esteso 1' orizzoiite geografico e la sfera delle idee. Cosi pure I'uso piii frequente della bus- sola, dovuto al contatto degli Arabi coll' India e coUa Ci- na , il perfezionameato deir arte nautica e delle scienze die vi banno rapporto, avevano facilitato i mezzi d' in- traprendere lontane navigazioni. II medio evo confondendo sotto il noine di India, suU' esempio degli Elleni , prima r Etiopia trogloditica e 1' Arabia , poscia alcune regioni equatoriali piii lontane deU'Africa , di la del Capo degli Aromi , e collocando le riccbezze delP India alle estremita clella terra , per conseguenza sulle coste meridionali ed occideutali delTAsia , nudriva la speranza di gingnere a quella zona fortunata , sia colla circumnavigazione del- FAfrica, sia per la via diretta deirOccideiite , che era ia- dicata dalla conoscenza della sfericita della terra. Siccome il niedesimo scopo poteva essere ragginnto per due difFe- renti strade , due direzioni di idee dovevano nascere alia volta e svilupparsi progressivameiite iino alia seconda meta del secolo XV, in cui Toscanelli e Colombo, Usomare e Diaz aprirono , con una eguale certezza di successi, delle strade fra di loro opposte. Avvi, dice il sig. Humboldt, nei variabili destini della ci- vilizzazione e dello stato socia^e dei popoli qualclie cosa di permauente e di stabile, die quasi direbbesi dipende dalla configurazione delle terre , dal loro isolamento piu o nieno grande, dalle influenze del clima e degli agenti fisici in generale. In conseguenza di cio va Tautore dimostrando come lo stato di barbarie nel quale trovansi le coste op- poste dei due continenti d''Asia e d"Aaierica , la dove essi si ravvicinano di piii, sembrava escludere, nei tempi an- tichi , qualunqne intrapreudimento di niigrazione volontaria o di navigazione lontana. Era riservato alia parte la piu settentrionale delPAtiantico il dare luogo alia scoperta del- lAmerica dalla parte dell'Oriente, Due circostanze favorirono PARTE STRANIERA. 3 1 qiiplla scoperta die coiiickJe col principle del secolo XI dell" Era nostra , e la prima di esse appartiene alia geo- grafia fisica. Tra i paralleli di 58." >/2 e di 64.°, il canale deirAtlaiitico , di gia raolto ristretto, e seminato di luolti gruppi di isole ( le Orcadi, le Foeroe , I'lslanda), le quali presentano come una serie di stazionl intermedie , e coa- ducono , per mezzo di antichi soUevamenti vulcanic! ( di doleriti e di trachiti ) alle coste deirAmerica insulare del nord. La seconda circostanza favorevole dipende dairatti- viia e dallo spirito d' intraprendimento dei popoli delPEu- ropa 5 che avvicinavano nel medio evo quella inedesinia regione di ua mare jjoreale coperto di isole , teatro delle loro imprese. E la riunione di sifFatte cause fisiclie e rao- rali clie occasiono la scoperta del nuovo continente fatta dagli Scandinavi. I Normanni e gli Arabi sono le sole nazloai clie, fino al principio del secolo XII, ebbero comuni la gloria delle grandi spedizioni marittime, il gusto delle strane avventure , la passione del saccheggio e delle effimere coa- quiste. I Normanni occuparono successivamente T Islanda , e la Neustria , devastarono i santuarj dell' Italia , conqni- starono la Puglia. Pero in tutto cio clie ha rapporto coUa storla bisogna distingaere le date stesse degli avvenimenti e le diverse epoclie nelle quali incominciossi a combinarle, ed a comprenderne i loro rapporti con delle scoperte molto pill recenti. Che se si vuole, dice il nostro autore, seguire coa precisione la serie dei fatti che hanno condotto alle coste boreali deirAmerica, non bisogna dimenticare die, nelle isole collocate tra la Scozia , la Norvegia ed il Green- land, le spedizioni del missionarj irlandesl hanno gareg- giato con quelle dei Normanni. II signor Letronne , nelle sue Eecherdies geograph. Parigi , i8i4.,pag. 129-146, com- mentando due important! passi del libro De Mensiira Orhis, di Dicuilo (i) provo in una raaniera egualniente ingegnosa, (i) La preziosa opera di Di(nalo De Mensura Orbis tcrrce e dl- veutara dilla piu alra iiuportanza per illusti-are la storia della gara o JUT dire nieolio cUlla rivalira degli Irlaudesi e dei Norniauui. Nel setteutnone dell" Europa degli anacoreci cristiani , ueir interno dell" Asia dei pii ruonaci buddisti lianno esplovato , messo in rap- porti di civilizzazione , le concrade le piu inaccesslbili. Lo spirito di )ile a quello del Capo Horn e della Terra del fuoco (i). Le stazioni intermedie dell' Islanda e del Groenland die- dero forse occasione, verso il 985, alia scoperta del Vin- land , fatta per azzardo dall' islandese Bjorn Herjiilfson, die andava per raggiugnere suo padre recentemente stabi- lito al Groenland ecc. (2). II sig. Rafn, in un'opera sulla storia di quelle scoperte americane , e d'avviso che i Scan- dinavi arrivarono lino alia Carolina del Nord ; ma che la principale stazione di quegli intrepidi navigatori fu 1' im- boccatura del S. Lorenzo, soprattutto la baja di Gaspe, dirimpetto all'isola Anticosti. E cosa ottlma, dice il sig. Hum- boldt , che la societh degli antiquarj a Copenhagen faccia riunire i materiali , clie hanno rapporto a questa epoca si memoraliile del medio evo (3). Tutto cio che fu scritto (i) La piu irrefragabile prova della stazione della colonie scan- dinave e quella dflle iscrizioni runicbe scoperte, da dieci o dodici anni in poi , sulla costa occidcntale del Groenland, molte delle quali appartengnno certaniente ai secoli XI e XII. (2) Vedasi intoruo a questo argoiuento cio che abbiamo gia pub- blicato neir avticolo sulle Antichita niessicane , toino Qc", niagoio- giiigno 1 838, pag. 270 dl questa Biblioteca italiana. (3) Abljiamo letto sui giornali d' olti-emouti , che il sig. H. Tei-- nau\-Corapans di Paingi si e pvoposto di pubblicare in fraucese un gran nuuiero di opere origlnali, cioe viaggi, relazioni, ]Memorie ecc, clie vennero in luce dope il primo viaggio di Colombo lano al- r anno 1700. Prepai-ossi egk a questo vasto lavoro riunendo da m/jl. Ital T. XCI. 3 d4 PARTE STRANIERA. fuori tU Danimarca sulle scoperte scaiidinave in America non anmento d'assai le nostre cognizioni. Non e che allo- raquaudo il coaiplesso del fatti sara stato verificato e sog- gettato ad una saggia critica, che I'artifizio delle conibina- zioni e delle congettare potra essere tentato con felice esito. In questa classe di avveninienti, come in akri di un'anti- cliita pill rimota, si conoscono per cosl dire le masse, la realta cioe delle comuaicazioni tra il Greenland ed il con- tinence d'America ; ma le particolarita di tali avvenimenti sono vaghe e spesse volte straordinarie in apparenza. I soli dotti danesi o norvegi possono dunqne fare scomparire le contraddizioni di date e di distanze e i dnljbj suUa di- rezione e sulla dnrata delle navigazioni , e suiraspetto dei luoghi descritti nei Saga. Accennati gli avvenimenti clie produssero la scoperta del continente delPAmerica per mezzo delle stazioni intermedie delle isole Foeroe, delTIslanda e del Greenland, resta, dice il sig. Humboldt, ad esarainare se Cristoforo Colombo abbia avuta qnalche conoscenza della suddetta scoperta, oppure se lia potiito cop.cepirne la connessione coi progetti da lui xneditati. La sola base di qnesta discussione e un passo male interpretato della vita deirAmmiraglio , compilata da £uo figlio naturale D. Fernando. Per far conoscere le oc- cupazioni del grand' iiomo prima del suo arrivo in Ispa- gna , D. Fernando cita il Trattato delle cinque zone abita- bili (i), in cui I'autore, cioe Cristoforo Colombo, per provare la possibilita deW abicazione coU'esperienza de' suoi tutte parti con grandi spese una quantita di opere poco conosciute, aache nei paesi dove erano state pubblicate. Formo quindi una raccolta di libri latini, italiaai, spagnuoli, portoghesi, inglesi, tede- 8chi, e dope di avere cosi consultate le biblioteche delle principali citta delP Europa , pote compilare uu catalogo generale di Ii35 opere. Da erudite bibliofilo diventando egli traduttore, sta gia da qualche aauo occupandosi uella \ersione trancese delle opere da lui raccolte, Non v'' ha dubbio che, quando il lavoro del sig. Ter- naux-Coinpaus sara fatto pubblico colle stampe , viascini interessante ed utile non ai soli Fraacesi, ma a tutti colore che di studj geo- grafici e storici si dilettano. (i) Questa Memoria , scrirta di mano di Cristororo Colombo, fii trovata da D. Fernando suo figlio tra le carte paterne , e venne da lui trascrltta per intiero uel cape IV della sua Historia dc el Aliidniiite dort Christoval Colombo. PARTE STRANIEKA. 35 pioprj viaggi , cosi si esprime : « lo navigai Taano 1477 nel niese di febbrajo , cento leglie oltre I' isola di Tile, la cni parte meridionale e lontaiia dalF equatore yS gradl e non 63 , come pretendono alcani geogfali , e Tile noa e collocata entro della linea che include Toccidente di Tolo- meo. Gl' inglesi , principalmente quelli di Bristol, vanno a qneir isola die e grande come T Ingliilterra. Ed al tempo die io vi andai il mare non era gelato , quantunque le niaree vi fossero si grosse ch'elleno in alcuni liioghi ascen- devano a 26 braccia e discendevano altrettanto. E ben vero che la Tile di cui Tolomeo fa menzione, giace la eve eglL dice, e cliiamasi in oggi Frislanda. '> Questo passo, dice il signor Humboldt, e doppiamente notal^ile a cagion di questo nome di Frislanda celebre pel viaggio dei Veneziani Nicola ed Antonio Zeni , i quali viaggiarono nel Nord dal 1 388 al 1404. Colombo non conosceva certamente il gior- nale manoscritto di Antonio Zeno , il quale, come ognuno sa, resto dimenticato nella sua famiglia iino al i558, anno in cui comparve 1' edizione di Yenezia del Marcolini , 5a anni cioe dopo la morte dell' ammiraglio, e 18 anni dopo quella di Fernando , il quale per conseguenza non vi fece alcuna interpolazione. Quando si considera che il soggiorno deir ammiraglio a Lisbona fu dal 1470 al 1484, fa. mera-, viglia la data di un viaggio a Tile nel 1477 » soprattutto di un viaggio nelle regioni artidie, intrapreso nel cuore del- I'inverno^ ma egli e primieramente d' iiopo osservare che quel soggiorno in Portogallo fu molto meno permanente die non si suppone ; in secondo luogo e certo che Colombo, prima del 1484 , prese parte a quattro spedizioni , cioe : a Tuuisi , neirArcipelago , in Islanda ed alia costa di Gui- nea , senza tener conto di frequenti viaggi a Porto Santo, dove risiedeva sua nioghe. Ma non sono gli avveninienti , sibbene il Icro ordine cronologico che e assai incerto. I liiograli moderni (eccettuati Spotorno e Washington Irving) lianrio disposto i fatti nella maniera la piu arbitraria , nientre die lo stesso Fernando Colombo (i) confessa che I'epoca del viaggio di suo padre alia Mina od in Guinea gU senibra assai dubbia. " Ho passato ventitre anni sul mare, dice r ammiraglio: ho veduto tutto il Levante e 1' Occi- dente ed il Nord ; ho veduto T Inghilterra ^ sono andato (i) Vida de el Almirante , capo 5. 36 PARTE STUANIERA. pill volte i\a Lisbona alia costa di Guinea, ma noii ho mal trovato ill alcana parte si eccellenti porti come nella terra delle Indie (il nuovo mondo) ». Siccome qnesto confronto prova clie il passo del quale fa menzione D. Fernando e posteriore alTanno 1492, e siccome, giusta lo stesso bio- grafo , rammiragiio assicura che egli navigo fino dalTeta di quattordici anni ; cosi il calcolo di 23 anni passati sul mare puo essere esatto, se, col Navarrete, si suppone Cri- stoforo Colombo nato nel 1436. Ma qualnnque siasi Tanno in cui Colombo fece il snindicato viaggio al Nord , non avvi nulla die indichi, come pretendono alcuni, che quel viaggio abbia condotto alia costa del Greenland , fnori del limite occidentale del mondo conosciuto da Tolomeo , e che Colomlio sia andato in America senza avvedersene, quindici o ventl anni prima della scoperta delle Antille. II solo passo del TraUato delle cinque zone, nel quale parlasl della spedizione del Nord , e di cui fa data piu sopra la traduzione, venne interpretato ben male. Colombo distin- gue in esso con molta sagnclta due isole di Thule (adot- tando egli Tortografia di molti manoscritii antichi, nei quali leggesi Thyle , Thile e Tyle), Tuna sommamente setten- trionale , situata verso il nord-ovest , grande come I'la- J ghilterra ; T altra piu meridionale e piu piccola , chiamata Frislanda. Considera egli Tultima come la Tiiule di Tolomeo, ed aggiugne che essa e collocata la dove Tolomeo Tindica a 63° di latitudine. E, crede Tautore, la distinzione tra la Thule di Dicuilo (Tlslanda), e le Foeroe o Mainland, 1' isola principale del gruppo delle Shetland (la Thule di Plinio, di Tacito , di Solino, e verisimilmente di Pitea , a meno die Solino non abbia attinto a due relazioni, di cui Tuna Via rapporto alPIslanda). Quasi direbbesi che Colombo abbia indovinato cio che le ricerche sulla geografia antica hanno reso sempre piii probabile nei tempi moderni. Le latitudini die Colombo assegna alle due isole di Thule non coiiven- •gono, e vero , ne alia costa meridionale dell'Islanda, ne al gruppo delle isole Shetland (1): ma le posizioni che in- dica Tammiraglio non sono date come un risultato delle sue proprie osservazioni di altezze nieridiane del sole , che difficilmente avrebbe potuto prendere durante una naviga- zione iemale in quel climi brumali ecc. (i) La prima si trova a 63° '/* ^ "^^^ ''• "^3° 5 ^^ Shedand lono a 6c° '/» *■ "on a 63°. VARTE STKANIERA. 37 Esamliiata poscia dal sig. Humboldt la ipotesl pubbli- cata dal sig. ]\Ialte-Brun (i), che Cristoforo Colombo cioe avesse avuto conoscenza , sia in Frislanda , sia in Islanda, del viaggio dei fratelli Zeni , dimostra che non presenta essa alcuna probabilita. Passa dopo in rivista i diversi na- vigatori , che fu creduto avessero tentato prima di Colombo di scuoprire qualche parte deirAmerica , tenninando quella lista di navigatori col piloto polacco Giovanni Szkolny {Scol- nus) , che nel 1476 trovavasi al servizio del re Cristiano H di Daniraarca e di cut fu assicurato , che era approdato alle coste del Labrador, dopo di avere passato davanti la Norvegia , il Groenland e la Frislanda dei fratelli Zeni. H ch. autore confessa di non potere arrischiare alcun glu- dizio sopra una tale asserzione sostenuta parzialmente dai dotti Wyifliet (2), Pontano (3) e de Horn (4.). Non tralascia pero egli di fare osservare che Gomara , il quale stampo la sua storia delle Indie a Saragozza nel i553, non fa alcuna menzione del pilota polacco, quando paria di quellL che hanno preceduto Colombo : quel Gomara , il quale e abbastanza maligno per sostenere a che iu sostanza noa si puo dire a chi si debl^a la scoperta delle nuove Indie ". Lo stato delle cognizioni geograficlie del medio evo , coa- tinua il sig. Humboldt, ed il desiderio d'indicare delle terre vagameute descritte dagli antichi , impeguavano i di- segnatori di carte a riempire il Auoto dell'Oceano di isole, la di cui posizione era piu variabile ancora del nome. Quel disegnatori hanno senza duliljio contribuito ad aumentare il numero delle creazioni fantastiche : nondimeno 1' intima persuasione deir esistenza di terre sparse nello spazio sco- nosciuto dei mari , e di molto anteriore alia costruzione dei niappaniondi. Ella e cosa si naturale airuomo d' immagi- narsi qualciie cosa di la dell' orizzonte visibile, di supporre altre isole, ed anche altri continenti simili a quello da lui abitato. NelPAtlantico, i gruppi delle Canarie e delle isole Britanniche dirigevano a preferenza Pimmaginazione verso certi traiti di mare , e questa compiacevasi di moltiplicare congetturalmente cio che non si conosceva che in una (1) Precis, tomo I, pag. 5oo e 6x6. (a) Descript. Ptol. augment. 1697 . pag. if (3) De Situ Daniae , i63l, pag. 763. (4) Uhjssca, 1671, pag. 279. 38 TAHTE STHANIEnA. nianicra confusa. Al snd-ovest delle colonne d'ErcoIe, l.i clifficoka di fissare con precisione il vero numero e la po- sizione rolativa delle isole Fortunate, dava Inogo a vaghe finzioni. Cosi le O]5inioni eri'onee Inngamente conservate sulla sitnazione delle coGte e sulla coniigurazione delPEu- ropa peninsulare , finalniente 1" aggrnppamento delle isole e la loi-o disposizlone per serie quasi continua dalle Cas- siteridi fine alle Orcadi ed alle isole Shetland e Foeroe , diedero luogo, nei primi secoli del medio evo, ad ipotesi e miti adattati alia natnra delle regioni boreali. Collocossi perfino airov3st delF Irlanda tin golfo di 358 isole beate e fortunate (i). Piii erano imperfetti i mezzi di bene sta- bilire la dlrezione della strada e la lungliezza delle distanze percorse, e piii facile era di non conoscere ed ingannarsi sulla identita delle terre cui erasi approdato. Dicuilo , De mensura orbis , ed Adamo di Brema , De situ DanicB , nno in principio del IX , 1' altro della seconda meta del se- colo XI , provano coi loro scritti che nel nord delTAtlan- tico lo zelo religioso dei iiiissionarj d'Irlanda e della Frisia aveva fatto conoscere nuove terre. I viaggiatori cristiani sfi- guravano i loro scritti colla esagerazione tanto comune allora ai cronacisti monastici. Quindi noi troviamo, per cosi dire, in testa di una lunga serie di isole immaginarie , ovvero, per parlare piu correttamente , di isole vagamente situate sulle carte, I'isola che porta il nome di S. Borondano o Brandano , abate irlandese, le di cui corse risalgono al- I'anno 565. Nella parte meridionale delFAtlantico, piu delle tradizloni dei monaci , furono le false coinbinazioni dell'e- rudizione classica clie influirono sullo stato della geografia. Quante ipotesi non fece nascere il solo passo conosciuto di Stazio Seboso (a) sul sito delle isole Esperidi, interpre- tato in maniera da collocare quelle isole a 40 giornate di distanza dalle isole Gorgoni ! Gli occhi costanteniente ri- volti verso Tantichita, volevasl trovare cio che credevasi conosciuto dai Fenicj , dai Grecl e dai R^omani. Cristoforo Colombo stesso aveva la ferma persuasione che le isole (1) Viene cio provato da una carta di Sanuto Torsello , i3o6, in cui leiigesi gullfo de issolle ccctyiu beate e fortunate : cosi suUa carta celebre di Fra Mauro , 1457, trovansi le inside de Hibernia dite Fortunate. (2) Plin. Hist. Nat. Lib. VI, cap. XXXI, pag. 348, PARTE STRANIERV. 89 deirAmerica fossero le Esperidi conosciute dagli anticlii , sebbene Isidore di Siviglia , spesse volte consultato allora, le avvicinasse con ragione alle coste deirAfrica (i). Ecco gli elementi della geografia mitica dei secoll XIV e XV. Pero , osserva il sig. Humboldt, si scuopre qui, come in generale nei miti storici , lui certo fondo di verita : ma quel fondo trovasi velato dall' iocertezza delle posizioni relative, dagli erroi-i di configurazlone e di estensione , e dalla esagerazione del racconti spesse volte ripetuti ovvero provenienti da una sorgente sconosciuta. Troppo lungo sa- rebbe il volere accompagnare il cli. autore nelle sue os- servazioni sopra alcune di cjuelle isole immaginarie, ossia vagamente situate sulle carte (come sono S. Brandano, rAntillia e T isola delle sette citta , I'isola di Bracia , Ti- sola Maida e V isola Verde ) , e formanti la base di quel mito geografico il di cui progressive cambiamento di luogo dal Nord verso il Sud fu per nove secoli ( cioe dall' anno 565 all'epoca di Colombo) collegato alio sviluppo della navigazione ed alia direzione impressa al commercio del Mediterraneo. Dopo le ricercbe fatte sulle dette isole, particolarmente svt quella di Bracia, del gruppo delle Azorre, prende il sig. Humboldt ad esame la tradizione si comune un tempo di una statua equestre trovata dai Portogbesi nell' isola di Corvo , e die mostrava col dito T occidente. Tutti i libri i pill elementari die trattano della scoperta deU'America riferiscono siffatta tradizione senza indicare alcun docu- mento storico , portogbese o spagnuoio die ne faccia men- zione. Anche Martino Bebaim die soggiorno per lungo tempo alle Azorre non la noto sul suo globo. Neppure Barros ne parla : cosi dicasi di Grineo ( i532 ), di Seba- stiano Munster ( i55o), dell' Ortelio ( iSjo) e di Andrea Tlievet ( 1575 ). II solo die ne faccia parola e Emmanuele Faria y Sousa, nella sua Historia del Reyno de Portugal Ca): "Nelle Azorre, egli dice, sulla cima di un monte die cbiamasi la montagna del corvo , fu trovata la statua di ua uomo montato sopra un cavallo senza sella, colla testa scoperta , colla mano sinistra appoggiata sulla criniera del cavallo, e colla mano destra stesa verso T occidente, come (1) Isidovi Hisp. Orig. pag. 172. (p.) Ediz. di Auversa 1780, pag, 268. ^O PARTE STRANIERA. per indicarlo, sehalando al poniente. II tutto era collocato sopra una base di pietra eguale a quella della statiia ecc. " Siccome Tistoriografo parla delle scoperte fatte dal 1447 al 1471, la sua opiiiione seiiibra essere , che quel moaumento sia stato veduto quando i Portogliesl approdaroao per la prima volta alia iiiontuosa isola di Corvo. Ora la data di quest"' epoca e iiicerta , indicando gli uni 1' anno 1449, gli altrl il 1460. Come credere che i contemporanei di Co- lombo , i quali parlano specialmente di fatti o di circo- stanze particolari alle isole Graciosa , Fayal e Flores, vi- cina a quella di Corvo, non abbiano avuto conoscenza di vin fatto si strano ? II signer Boid, viaggiatore sincere, in una recente opera (i), levo una parte di sifFatti dubbj : avendo egli fatto un lungo soggiorno nelle grandi isole del- I'Arcipelago delle Azorre, raccolse varie nozioni sopra Corvo. i< Fra le innumerevoli assurdita, egli dice, die vanno spac- ciando i mesclilni e superstiziosi abitanti, assicurano essi con tutta serieta. doversi alia loro isola la scoperta del ISuovo continente , perche un promontorio che s' interna molto nel mare verso il nord-ovest, presenta la forma di una persona la di cui mano e stesa verso F occidente. La Provvidenza, aggiungono essi, voile die il promontorio di Corvo avesse questa forma straordinaria per annunziare ai viaggiatori europei T esistenza di un altro mondo. Co- lombo comprese ed interpreto quel segno e lanciossi nella carriera delle scoperte ( verso 1' occidente ). » Ecco dun- que la statua equestre ridotta ad un fenomeno naturale. Een comprendesi, dice il sig. Humboldt, che una di que- ste configurazioni grottesche ed imitative si comuni fra le rocce vulcaniche di basalte , di trachite e di porfido ha potato dar luogo ad un racconto di una statua equestre die gli eruditi non mancarono di attribuire ai Cartaginesi ed ai Fenicj , poco d' altronde inclinati questi come c' in- segna Strabone , nel libro III, pag. 176, ad indicare il cammino delle scoperte ai popoli rivali. I nomi di fraile, monja , gigante ( frate , monaca , gigante ) dati in quasi tutte le regioni alpine deirAmerica spagnuola a rocce isolate od a creste di montagne confermano questa probability, e presso i niarinaj le illusioni fantastiche sono tanto piii comuni, quanto piii forti e durevoli sono le impression! (I) Descriptlm of the Azores, i835, pag. 3i6-3i8. PARTE STRANIERA. 4 1 Iflsciate loro dall'aspetto di un littorale. La forma perb di una roccia del capo nord-ovest delT isola di Corvo non lia potato ricevere la sua significazione inisteriosa se non dopo la scoperta delFAmerica , ed in un tempo in cui il com- nieicio diventava piu attivo ed il mare delle Azorre piii frecjuentato. Qnesta circostanza potrebbe fors' anche spie- gare il silenzio degli autori dei secoli XV e XYI intorno al suddetto fatto (i). Termina il chiarissimo autore questa prima sezlone coa alcune considerazioni di geogralia iisica relativa al fatto conoscintissimo di oggetti deposti dali' Oceano suUe rive delle Azorre , di Porto Santo e delle isole Canarie, e con- siderati come gl' indizj dell' esistenza probabile di terre abitate , situate nelle regioni occldentali. Don Fernando Co- lombo, nella Vicla de el Almirante, cap. YIII, cosi si esprime: n Non e gia soltanto Popinione di certi filosofi die la mag- gior parte del nostro globo e a secco, e die per conseguenza esistono alia sua superficie pivi continenti die mari, die sti- luolo r ammiraglio : egli apprese altresi da molti piloti espe- rimentatissimi nelle navigazioni occldentali verso le Azorre e r isola di Madera diverse circostanze ed alcuni indizj die lo persiiasero esservi delle terre sconoscinte verso il po- nente. Martino Vincente , piloto del re di Portogallo , gli racconto die trovandosi alia distanza di 460 leghe dal capo di S. Vincenzo , aveva tirato fiiori dall'acqua un pezzo di legno benissimo intagliato , abbenclie non apparisse iavo- rato con uno stromento di ferro. II vento di ponenie aveva spinto quel legno : cio die faceva credere ai marinaj die infallibilmente fosservi da quella parte alcune isole non aii- cora scoperte. Pietro Correa, cognato dell' ammiraglio, rac- contogli die presso 1' isola di Madera era stato trovato ua (l) Fu detto altresi essere state trovate sotto la -volta di lui edi- fizio distrutto dalla violenza delle onde nell' anno 1749 alcune mo- nete d'oro e di rame colla testa, oppvue colla iigura iutlera di ca- vallo, o colla palma. Esseudo quelle uionete di tiibbiica cartagiuese venne subito supposto che fossero state cola deposte dai Cartaginesi clie "vi erano anticameute approdati. Ma siccome uoi sappiamo che j^li AraLi ed i Normanni vlsitarono le Azone nel medio evo, cosi ]iare che abbiano quelli potuto poi"tar seco delle nionete puniclie, coniate in Sicilia e particolaimente a Palermo , fondato dai Fenicj. E per la stessa raglone che nou di rado si trovano delle monete arabe nelle isole e sul littorale del Boltico. 4a PARTE STRANIEKA. pezzo di legno intagliato , affatto simile e provenlente dalla stessa parte del ponente. Aggiugneva altresi che aveva sentito raccontare al re di Portogallo die su quelle spiagge eraiio state raccolte dalT accjua delle grosse canne, le quali da un nodo all' altro potevano contenere nove garrafas di vino. Tolomeo, nel secondo libro della sua Cosmografia (i), dice che vi sono di slffatte enormi canne nelle parti orien- tali delle Indie. Gli abitanti delle isole Azorre raccontavano clie quando il vento soiViava da ponente, il mare rigettava, soprattutto nelle isole Graciosa e Fayal, dei pini che in quelle isole e nelle vicine non allignavano. Alcuni aggiu- gnevano a quegli indizj , che nell' isola di Flores ( altra delle Azorre ) erano stati trovati due cadaveri di uomini , la di cui fisonomia ed i di cui lineamenti difFerenziavano intieramente dalla fisonomia e dai lineamenti di quelli delle nostre coste. Colombo seppe altresi dagli abitanti del capo de la Verga ( uno dei capi delle isole Azorre ) che erano state vedute delle almadias, o bardie coperte , guidate da una spezie di uoinini , dei quali non avevano essi mai sen- tito parlare. » Ai fatti riferiti da don Fernando Colombo e citati dal sig. Humboldt si possono aggiugnere anche i se- guenti , cioe : tre nuove isole narrava di aver vediito An- tonio di Leone, accasato in IMadera , inoltratosi molto colla sua nave verso ponente : altro piloto di Madera era pas- sato in Portogallo nel 1484 per chiedere al re una cara- vella , afBne di potere visitare una terra incognita die di- ceva avere veduto ogni anno ne' suoi viaggi in quella stessa direzione. Diego di Tliiene con un piloto chiamato Velasco ando a cercare 1" isola delle sette citta , posta alia distanza di 200 leglie dalle Canarie verso T occidente : ma per ti- more delP inverno non si innoltro a suflicienza per ritro- varla. Un marinajo venuto d' Irlanda diceva di avere ve- duto una terra pure alF occidente che egli credeva un prolungamento della Tartaria: Pietro da Velasco affermava di essersi tanto avanzato al nord-ovest, die aveva veduto una terra all' occidente dell' Irlanda. Una terra credette pure di vedere , venendo dalla Guinea, Vincenzo Dlas all' occi- dente di Madera: un commerclante genovese, avvertito dal Dlas, ando con esso plii di una volta alia ricerca della (i) Tale asserzione leggesi nel libro prinio, capo 17 della Cosmo- grafia di Tolomeo e non nel libro secoudo, come dice Paurore. PARTE JTRANIERA. ^3 nuova terra , ma cssi non si avanzarono qnanto era di ])isogno e nulla scoprirono ecc. Tiittl, o quasi tutti, qnei naviganti avcvano coninnicate le loro idee a Cristoforo Coloiiiljo : ma come poteva egli credere , osserva a questo proposito il conte Luigi BossL nella vita dell'Ammiraglio , a relazioiii confuse, incerte, ambigne, sovente in contrasto Tuna colTaltra, e sempre destituite dei calcoli necessnrj al successo delle navigazioni' Che poteva egli raccogliere da quelle, onde impegnare un sovrano potente ad una spedizione di tanta importanza? Pezzetti di legno e canne ed altre piante fluttuanti erano troppo leggieri iodizj^ e sempre doveva esserne incerta la provenlenza , giacclie le tempeste jjortano quei corpi pel mari a straordinarie distanze. I cadaveri di aspetto diverse erano forse sfigurati per la lunga dimora nelle acque. L'uno aveva veduto tre isole e non ne aveva visitata alcuna ^ r altro aveva cliiesto una caravella per riconoscere una terra da lui veduta e non 1' aveva piii trovata ; uno erasi ritirato per timore dell' inverno ; un altro non erasi avvi- cinato alia pretesa Tartaria per cagione delle nebbie ; il terzo asseriva aver veduto una terra senza indicarne la posizione ; Dias per ultimo aveva veduto la stessa terra ogni anno per Inngo tempo , e cercandola replicatamente per tre o quattro volte non era piii giunto ad iscoprirla. Ignorantissimi per la maggior parte, ed incapaci a ren- dere ragione degli oggetti anche osservati , tutti credevano di avere veduto , tutti dubitavano , tutti narravano dei ro- manzi :, niuno era sceso a terra, niuno aveva rilevato Tan- damento delle coste , niuno finalmente allegava prove o testimony delle proprie scoperte , niuno forniva il menomo indizio die servir pot.esse come criterio di verita. Ne terrassi in conto alcuno cio che narrano Gomnra e Mariana, storici spagnuoli, per detrarre in qualche modo alia gloria di Cristoforo Colombo, cioe un capitano di nave (forse Antonio de Leme od altro piloto di Madera ) essere state portato dal furore dei venti ad ignote terre e ad ignoti lidi, nientre era occupato nel commercio delTAfrica; avere qnindi nel ritorno perduti tutti i marinaj morti di fame, a riserva di tre o quattro , coi quali si ridusse a Madera ; avere egli cola trovato Colombo , dal quale fu accolto con ospi- talita generosa ;, essere quindi mancato in breve tempo di vita , cd avere lasciato morendo a Colombo il srioruale de" 44 TARTK STRANIERA. suoi viaggi die lo istrui dell' esistenza tU nuove terre al di la deirAilantico. Ma, oltreche il Mariana stesso dubita della narrazione del capitano o piloto di Madera , od al- meno dell' influenza di qnesta sui progetti di Colombo , I'Acosta nella Storia delle Indie non ne fa nienzione al- cuna : cjnindi Giovanni de Laet, die non era italiano, nia di Anversa , nelle sue note alia dissertazioue di Ugone Grozio sulla origine dei popoli d'America , altamente le- vossi contro questa, die egli chiamava favola spagnuola , conchiudendo coUe seguenti parole: Nihil certius est, quani Columhum ex i^eographim atque astwnomice scientia et globi orbe judicasse , omnino necesse esse Oceano enavigato in ter- rain incidere : et His2}anos extranei gloriuin invidentes hanc fabulam finxisse (i). Appena ci sara pervenuto il volume III , ne daremo il sunto con un terzo articolo e cosi bi fara pei volunii IV, V e VI, di mano in mano die verranno pubblicati. , ' C. Zardetti. La Divine Comedic etc. La Divina Commedia di Dante Alighieri , tradotta da A. Le Dreuille. — Parigi, 1887, De Fain, in 12.° col ritratto di Dante in li" tografia. II traduttore non s' e obbllgato a verun metro f, il die se forse astrattamente potrebbe parer non lodevole , nel fatto crediamo die abbia contrlbuito non poco alia bonta della traduzione. Quello die importa si e die la versione ci rappresenti di mano in mano il concetto e 1' espressioae del testo ;, ed e ben naturale die quanto sono minori i le- gami ad essa imposti , tanto piu facilmente possa conse- guire il suo scopo. II metro puo non di rado conservare una somiglianza afFatto estrinseca e materiale col testo, ma costringere intanto il traduttore ad omissioni o riempimenti affatto contrarj alia fedelta ; dove invece , s' egli in questa parte sara libero , potra all' uopo piegare con molto mag- gior padronanza e la lingua ed il verso a tutte le diflicolta deir originale Non facciamo 1' apologia delle cosi dette tra- duzioni libere ^ ma vogliamo giustilicare clii si sottrae ad (1) Laet J. De. Notae ad Dissertadoiieiii. Ilugonis Gndi de Ori- gine genuuiu americanaruiii etc, Amsterdam, 1643., in o, pag. 79. PARTE STRANIERA. 4$ iniuili vincoli per poter essere piu fedele in quello die ve- ramente iinporta. Qualche volta i nostri commentatorl ine- tlesimi hanno tratto in inganno il traclattore francese: qual- che rara volta non ha bene sentita la forza del niodo dan- tesco. Cosi forse quel verso Non dovei' tu i figliuoi porre a tal croce non fn ben tradotto dicendo : // ne t'eut pas etc permis — A sa croix d'attacher ses fits ; dove a tal croce vuol dire a tal patimento , e non ferma ( come la frase francese ) T attenzione del lettore ad una specie di suppli- zio determinata. E in quel passo del canto V: Quand'io risposi cominciai: O lasso ecc. traducendo semplicemente : Et moi je repondis: Helas ecc. va perduta una bellezza da molti commentatorl non avvertita, perclie non ci fa sentire che il poeta stette alcun tempo senza far risposta a Virgilio, tanto era occupato da' suoi pensieri. E quel modo : Jeune, On s' attaclte vice, ci pare lontano dalla squisita bellezza del verso: Amor che al cor gentil ratto s' apprende. E quell'al- tro : Du repas de brute offamee II soideva sa houche , non risponde alia poesia eminente del verso : La bocca sollevb dal fiero pasto. Ma dopo qneste osservazloni e tutte 1' altre consimiU che si potrebbero fare non dubiteremo pero di affermare clie la traduzione del signer Le Dreuille e delle piii fedeU che noi conosclamo cosi pei concetti come per lo spirito generale del poema. Ecco in esempio alcune pa- role di maestro Adamo: feus tout en ahondance avant que de mourir ; Mais une goute de rosee A ma soif maintenant helas ! est refusee. Toujours le limpkle ruisseau , Qui du vert Casentin s'ecoule dans VArno Baignant sa double rive et si molle et si fraiche , Devant mes yeux coule limpide et frais : Nouveau tourment ; sa vue encor plus me desseche Que le mal dcvorant qui me crease les traits; Ainsi la severe justice Salt ajouter d moa supplice etc. A. 46 APPENDICE ITALIANA. Poemi dl Giorgio Byron recati in italiano da Mrir- ccllo 3Iazzoni. — Milano, io38, presso la Ditta Angelo Bonfanti, in 8.°, di png. 289, con una in- cisione, al prezzo di lire 3 italiane. C. ^ompreiide qnesto volume una seconda edizione del Manfredo clie il traduttore ha qua e la ritoccato a rendere il suo lavofo sempre piu degno di quelle lodi die ottenne quando comparve la prima volta^ il Prigionlero di CUillon; il Mazeppa ; una scena del Sardancipalo ; la Morte di Calinar e d'Oda poeinetto in pi-osa scritto dal Byron nella sua gio- vinezza ; un Canto funebre in morte di sir John Moore da moiti attribuito in vece a C4arlo Wolfe ; YApostrofe al Sole tli Belese caldeo ed iudovino , estratta dal Sardanapalo ^ e i versi del cav. MafFei per la Fiducia in Dio scolpita da Lorenzo Bartolini, tradotti in altrettanti versi inglesi dal sig. Mazzoai. Rispetto a questi ultimi , in quanto alia lin- gua e alio stile non potremino se non ripetere cio clie gia fu publilicato da giudici competenti intorno alia rara pe- rizia del nostro amico nello scrivere inglese : ne parleremo pur del Manfredo; benclie non sia da passare in silenzio quella o diligenza o docilita che dir la si voglia , con cui attese a levare dalla sua traduzione quel pochisslnio che parea discordare dalla bellezza del resto. II Prigionlero di Chillon e un componimento di grande afFetto ; e una delle piti efficaci narrazioni che si conoscano dopo i tragici greci :, e in tanto e piti commovente in quanto clie il narratore ha sofFerti quei mali ch' egli descrive, iiien- tre il nunzio della tragedia soleva esserne semplice spet- tatoi-e. Eccone un sunto : Sette funimo — ■ era un sol : sei co' vermigU Fior deW alba sul volto , un gia cadence Finir , qual comincidr , vita e perigli. AfFrontando volonterosi la rabbia dei persecutori , il pa- dre e tre fjgliuoli morirono suggellando col sangue la fede APPENDICE ITALIANA. ^J in quel Dio clie 1 loi-o nemici avevano rinnegato; ed ora il jirigmniei-o, niiico superstite a tanta strage, si fa a narrare coiii'cgli fra le miserie del carcere vedesse morire gU altri due fratelli. Ei ci legdr cV una coloiina al sasso ; Eravain tre — pur solo ognun giacea, JVe concesso era a noi movere uii passo. Cosi insieuie e disgiunti, colle mani legate e il core straziato da imaienso dolore ci confortammo (egli dice) per cjualche tempo recitando leggende e canzoni di valo- rosi fatti ^ ma a poco a poco le nostre voci si vennero allievolendo per modo che gia sonavano forestiere a noi stessi. L' ultimo , oime ! nel cui Jeggiadro velo Delia madre splendea I'alino sembiante , Con ocelli, azzurri come azzurro e il cielo , gia carissimo al padre, era a me pure carissimo ; e il mio cuore strnggevasi del vederlo languire ia quella tomba di vivi. Fura avea V altro al par di lui la mente , Ferb meglio a lottar call' uorn temprata ,• Vigoroso di forme era e possente. II suo coraggio avrebbe afFrontato qualunque perlcolo : ma ridotto a languire fra i ceppi , nelle tenebre d' una pri- gione ! E la prigione era nel fondo del castello di Cliilloa lungo il lago di Ginevra e molto al disotto al livello del- r acque. Fu del Leman sotto il livel scavato Quel sepolcro , e rendean quelValta volta Doppia prigioa le mura e il flutto iraio. Quivl il secondo dei fratelli mori consumato principal- mente dal desiderio dei monti e della liberta. lo 'I vidi , e alzar non gli potei la f route , N'e stringer pur sua moribonda mano , Mentr'' ei cedeva della morte all' onte. Mori. — Sciolsero i ceppi alle sue piante , E una fossa scavdr di breve fondo In. quel gclido suolo e a me dinante. 48 APPENDICE ITALIAN A. Pregai dl sotterrarlo in parte dove battesse alcun ragglo di sole :, ma si fecero befFe di quella preghiera , e lascia- rono sul tumulo i a oti ceppi , inonumento dell' infame as- sassinio. Ma I'altro , il fiore , il predUetto tanto Fin dalV ora die al sole apri le ciglia , Delia belta materna e specchio e vanto ; I'altro comlnclo ben tosto, egli pure ad avvizzire. Qaal cupo e tremendo spettacolo e quello di uno spirito die si sprigiona dal corpo, comunque clo avvenga ! Irromper lo vid'io da un sen squarciato; E con sforzo convulso e spento ardore DeW Oceano lottar col flutto irato : Del peccator deliro in sua terrore 10 iidi il letto spaventoso e tristo. — Ma quelli al guardo non offrian die orrore. Quest' affanno , ond''io parlo, a tal commist.o Orror non era — ma sicuro e lento : Cosi quel fiore illanguidir fii vista. Calmo e mite cosi che un sol lamento Ei non mando , ma dolce si togliea 11 Come face al mancar dell'aliniento. » Non di pianto una stilla — eppur movea Si mesta la papilla e si pietosa! . . . Ei non per se, per gli aitri sol gemea. Fur , della tomba a scherno , era una rosa ' • Sul suo volto , e quel fior lento sparia Come il raggio d'un'Iri rugiadosa. Dal sno occliio si difFondeva una luce che quasi empiva di se tutto il carcere : egli non mise un gemito , non un sospiro , ma rammentando i giorni felici sforzavasi di rav- vivare la niia speranza. Airultimo cadJe nel languor della morte , e le sue parole diventarono piii fioche e piii rade. lo con forte scroUo spezzai le mie ritorte e corsi a lui . . . era gia estinto. Solo, in quella tetra prigione , ora tomba de' miei cari fratelli , io mi sarei ucclso da me medesimo se la fede non me ne avesse distolto. Quel che poscia awenisse a'sensi miei . ~^ Nol si'ppi mai: Vaura , Ja luce, ahi lasso ! Indi la stessa oscuritd perdei. APPENDICE IT V LIANA. ^g JYuii ienao — non pcnsier — tra sassi uii sasso .• Cotiscio appena di me , di rupe at-voZca Fra Ic nebbie io parea I'ignudo masso. II canto ili un gentile nccelletto vennto a posarsi sullo spl- raglio clella prigione mi tolse da quel letargo , e mi fece sentii- cU niiovo la vita: pareva ch' egli cercasse ini com- pagno i E si dolci richiami ei ni'iterava, Sul confiti del niio carcere posato , Clie me di nuovo a' sensL miei tornava. Parevami clie in Ini fosse venuta a racconsolarmi T aninia cleiramoroso fratello ;, uia presto poi spicco il volo aliban- donanclouii nella mia solitudine. Dopo > Quiudi 1' autore prosegue scri- vendo (^ II) die la necessita condusse gli uomini alia convivcnza sociale, che lo stato primo della societa fu tale quale doyeva e&sere, e poscia salve alcuae accideuiali e 63 APPl'NDICE ITALIANA. forse apparentl somiglianze, fu sempre vario;, che (§ III) sin da principio si conobbe utile la recipuocanza degli aiuti e, per una nozione quasi innata , necessaria la re- gola del giusto ; onde e doveri e diritti naturali derivarono, ed ebbe origine la uniana legge ; che ( § IV ) fra le ca- gioni motrici viene prima la necessita , seconda la utilita, terzo il piacere , a cui tengono dietro tante secondarie ca- gioni^ clie (§ Y) la legge naturale che spinge T uoino a secondare questa progressiva serie di cagioni e lo stesso die lo dirige al nieglio stare , cosicche si conosce clie il fine ultimo della societa e il miglioramento il quale cresce pel vicendevole favorirsi delle potenze intellettive e vo- lenti; clie ( § VI ) " in ogni tempo Tumano consorzio ebbe niiovi iiiancamentl meno forti e meno bassi " il prov- vedere ai qnali viene avvisato dalT intellctto della societa e procurato da qnelli che la reggono, per lo che tali prov- A'edimenti " non sono che mezzi proprj di soddisfare ai mancamenti delle umane civili societa >» e questi soddisfa- cimenli si possono dellnire " fini proprii di ciascheduna eta della umana vita sociale " che percio (^ VII) era d' nopo che e doveri e diritti e leggi si accordassero coi tempi; e, cio conosciuto, si voile che le leggi aile neces- sita, ai bisogni, agli utili si nniformassero , e che per sa- lire a tai principj " vi fosse una scienza nuova la quale in riguardandoli sempre facesse di leggi tali e si fatta- mente ordinate , che fosse delP umano potere , che la so- cieta s' avesse piuttosto T un mancamento che V altro , e quello che si e piu facile in date circostanze satisfare e meno fastidio arreca e meglio torna pe' conseguenti d ; e questa scienza chiamossi poZ/t/ca,- che (^ VIII) le scienze della politica separatamente prese non bastano air intero corpo sociale , ma fa d' uopo coltivarle tutte e " conci- liarle per modo ch' elle sieno ragiooe speculatrice non del peculiari mancamenti , ma di ciascheduno da per se e con tutti , partitamente e collettivamente , >> onde siano appa- recchiati nel miglior modo i destini delle umane civili so- cieta, al qual nobile line adduce la filosofia della politica; che ( *^ IX) " della filosolia T uffizio sovrano e T ultimo fine, in cui tutti gli altri fan capo, e provvedere alia vita delle umane civili societa, vale a dire il campo delle pill recondite sue speculazioni e la politica )/ ; die ( § X ) " Tessenziale in soaima della politica filosofia pare che JSPPENDICli ITALIANA. 63 si racchiuda ne'pochi versi che vengono. Doveri e diritd die 1" uomo ha da natura, conciliator! delle indlviduali vo- lonta e nel fatto sono mezzo a favorire alcnii uomo. Utnane Icggi , conciliatrici del dovere e del diritio naturali e nel fatto sono mezzo a favoi-ire alcune classi. Scienze pol'tiche conciliatrici delle leggi , mezzo ad arrivare 1 fini della societa. Fllosofia jioUtica, conciliatrice delle politiche scienze. » Da tutte queste teoriche ( § XI ) T autore de- duce otto coroliarj , coi quali vuolsi i.° spiegare come si debba intendere la filosoiia della politica essere 1' ultima rngione ^ a." dare la definizione dei mezzi provveditori e della filosofia politica;, 3." mostrare lo sjaeciale uflizio della iJlosofia political 4.° determinare le epoche, la genesi ecc. dei doveri e diritti , delle leggi, delle scienze politiche e della filosofia politica; 5.° mostrare che 1' ordine naturale delle umane specnlazioni prova 1' epoca di ciascheduno provvedimento ; 6." insegnare die gli Stati di quelle na- zioni che lianno fra loro rapporti politici, economic!, luo- I'ali sono gli uni dagli altri dependent! :, 7.° indicare qual sia r uffizio dell' ottimo governo civile;, 8.° trattare della economia degli strumtnti e determinare quali sieno questi stromenti e come si usino. Per ultimo (§ XII) accioc- che di colpo alia memorla vadano molte cose delle fin qui discorse T autore da la Tavola dichiaratrict i prowcduneiiti, nella quale stanno T epoca, la genesi, il fine degli istitu- tori, il fondamento, I'obbietto, gli elementi, il modo, il valore del ragionamcnto , la giusiizia e la definizione di quelle forme che prende 1' uuiano sapere in quanto egli c utile, cioe a dire i mezzi provveditori, e finalmente della filosofia politica. E tutta questa roba in ventiquattro pagine. Forse i nostri lettori non bene coniprenderanno le idee del nostro anonimo; forse non bene le comprendemmo noi, die abbiamo tentato di darne il sunto , forse neppure lo stesso autore le comprese. Iia filosofia favella comunemente ai giorni nostri con un linguaggio fantastico, ideale e di- renuuo anche poetico, se incarnare si potessero quel con- cetti cosi sottili , cosi aerei, cosi vaporevoli ^ onde pochi lie intcndono le parole , e se le intendono restano come prima ; e la poesia e divenuta del tutto seria e si atteggia con lilosofica gravita e vuole die tutti gli oggetti da essa rappresentati non producano le impressioni secondo la loro natura, ma sieno materia di studio e di meditaziojie e 64 APPEMDICE ITALIANA. siaao scale per le cjuali gU uomiiii si possaiio iniialzare a sublimi veritiij sebbeiie per tali scale molti invece si roiii- paiio il collo. In questa mutazione di luezzi, d' intendi- menti, di uffizj non pare die vi sia il desiderate progresso; forse pero vi saranno i gerini; e focciamo voti che per r onore del nostro secolo si sviluppino compiutaineiite , e jjroducano frutti di utilita , di decoro , di soda sapieuza , di vero atnor patrio. Dei priiicipj generalori delle umane cogiiizioriL Me- inona dell abate Francesco Zantedeschi , profes- sore (U filosofia. — M'.luno , 18 38, Societd tipo- grafica de Classici IlaUani^ in 8.", di pcig. 16. Noi abblamo in qnesto giornale discorso, non e luolto, intorno alle prove delT esistenza esteriore , o cio die torna il medesimo, intorno all' origine delle umane cogaizioni , mostrando come gli argonienti da alcnni filosofi inimaginati in questa materia si distruggono mutuamente e non val- gono ad acquetare T intendimento umano sopra una qui- stione di tanto rilievo , die e la radice di tutta la scienza ontologica. Ora ne e soddisfacente il toccare di nuovo sic- come di volo questo subbietto , indicando il presente opu- scoletto del professore Zantedescbi die s' iiititola — Dei principj geiieratori delle umane cognizioni , dove 1' autore con assai brevita ma con profonda cognizioae svolge que- sta medesima importante ricerca. Dalla sentenza di Selle, che r autore pose in fronte alia sua Memoria , cioe die il senso comune giudida una tale qaisdone inutile ed anche assurda , sarebbesi tentati a credere che il dettato tendesse a porre nelToblio cosiflatta ricerca ^ nia per buona veutura quelia sentenza non abbraccia lo scopo del liljro a cuL siede in fronte. Mette adunque T autore per principio che su questa parte di filosolia si riscontrano pensamenti co- tanto o|)posti , perche non si eblje un punto comuae di dipartenza: e quindi passa ad esporre le proprie idee che sono altinte per la piii parte dalle Memorie dell'Accade- niia di Berliiio. La percezione dell' lo e un fatto primitivo e che pero non abbisogna d' essere comprovato , perche la prova I'abbiamo sempre con noi dentro dalla nostra co- scienza : ma la consapevolezza delT lo e inseparabile dal- r idea del Non lo j 1" uno e soggetto ; APPENDICE ITALTANA. 65 entrambi fra loro correlativi. Le rappresentazlonl non po- trcbbero sussistere senza questa reciproca relazione. Se noil die un tale fatto semplice , primitivo e comprovato daH'opinioiie universale deirumana famiglia, anziclie fosse dai liiosofi cliiarito , isvilnppato, venne oscurato, inliacciiito e talvolta anche perduto di vista. Premessa questa dottrina, fassi pill addentro nella ricerca mettendo per base fonda- mentaie, die a provare la verita e la realita delle cose fa iiiestiei-i dipartire dalle idee, mostrando die qaeste sareb- ])ero impossibili senza V esistenza di quelle. E dopo aver esposti breveniente i principj di Democrito, Platoiie, Locke, Barckley , Ilnine e Kant, secondo i quali si pretende clie il mondo esteriore si pei'cepisca immediatamente , e gli al- tri di Leibnitz, Fichte , Sclielling, giusta i quali la realita degli obbietti e poco nieno die inaccessibile all' umana espe- rlenza , coiidiiude coq Selle ed Arnaldo, die il nostro spi- rito non lia punto bisogtio d' esseri interrnediarj , distinti dalle percezioni per coaoscere le cose iriateriali , e die dai fenonieni esteriii ed interni deduce immediatamente 1' esi- stenza di due classi di esseri indipendenti gli uni dagli al- tri, 6 quindi T esistenza insieme delle nostre facolta e delle cose esteriorl. Laonde sono due i principj sui quali fon- dasi questa conclusione , 1' uno di Arnaldo =: : gli oggetti materiali vengono in se stessi immediatamente percepiti dair intelletto t=: T altro di Seller: ogni fenomeno reale suppone qualclie cosa reale die rende possibile il fenomeno stesso. = Ecco i due punti di partenza , ecco i due fon- damentl , dice il Zantedeschi, sui quali appoggia il mio fi- losofare ; fondamenti die sono al di sopra di ogni dimo- strazione , e die i iilosofi inutilmente si sforzarono di com- provare : e quante volte ne rifaranno la prova , altrettante avranno il medesimo effetto , perche essi sono la base di ogni prova. — Qualunque sia il valore di quest' ultime pa- role del cli. autore die in questo luogo ne vogliamo , ne possiarao discutere , noi troviamo un forte motive di ral- legrarci veggendo confermato da lui quell' identico peii- siero die sopra tale soggetto abbiamo di recente esposto in questo giornale , cioe , die onde eviucere 1" esistenza delle cose fa d' uopo servirsi delle idee , il die torna poi lo stesso quanto il dire die la sola attivita del pensiero , fatto primigcnio, evidente , puo condurre ad una satisfa- ccnte dimostrazione. Frof, Pezza—Rossa, BibL Ital. T. XCI. 5 66 Al'l'ENDICE ITALIANA. La fisica dello Spettacolo della Natura delV ab. Plw^ die recuta agli odiernl lumi , dialoghi del dottore Bartolomeo Bizio, segretario per le scieiize delVAte- neo veneziano ecc, tomo 4.° ed ultimo. — Venezia, 1 837, presso Q. Battaggia , dal fascicolo 18 al 24 ( V. Bibl. Ital. torn. 86", pag. 260, maggio 1837). Ecco il quarto ed ultimo volume della Fisica del signor Bizio 5 col quale compiendo egli la trattazione delle mate- rie che si era proposte , ci tiene .discorso intorno agli aai- mali. Vero e che il primo dialog© contenuto nel detto vo- lume ha per argoinento il sonno , il moto e gli accorgimend de' vegetabili , ma ogiiun vede come uii argomeuto siffatto sia proprio ad iatrodurei nello studio degli animali. I dia- loghi successivi sono come segue intitolati : 2.° gli infinii tra gli animali; 3.° la tessitura dcgli animali e le low fun- zioni ;. 4.° le conchigUe , i vermi e i crostacei ,• 5 .° gli insetti ; 6° i pcsci ed i rettili; 7.° i cetacei , gli uccelli e i quadru- pedi; 8.° le produzioni animali. L' argoraento di questo oc- tavo ed ultimo dialogo corrisponde a quello dell' ultimo dei dialoghi consacrati a' vegetabili; ci duole pero che per usare una tale conformita I'autore non abbia il detto final dia- logo dedicato a un qualche solenne soggetto , e piii degno di far compimento all' opera, come poteva essere 1' uomo o r universale spettacolo della natura. Paragonando la trat- tazione che r autore ha fatta degli animali a quella de' ve- getabili , ne appare che nella seconda piu si occupo in ge- nerale intorno all'organismo ed alle funzioni , e nella prima piu intorno alie division! metodiche , e ai piii notabili es- seri in ciascuna comjiresi. Quest' ultima parte del lavoro del sig. Bizio non manca di essere fregiata di pregi conformi a quelli che nell'altre aljbiamo notati. Quindi non piii ci resta se non che di seco lui raliegrai-ci dell' aver felicemente condotta a termine, dopo percorsi gli amplissimi campi della storia naturale , la sua non lieve fatica. Egli ci ha fatto dono di un' opera pre- gevole, da ie compiata e alle odierne cognlzioni propor- zionata ; egli inoltre con essa ha corretta,e rinfrescata per modo quella del Phiche, che possiam ora giovarci de' me- riti della medesima senza temere il danno de' suoi difetti : attualmente il volgarizzamento del Pluche e la fisica del Bi- zio ci porgono un compiuto corpo di dottrina naturale , APPENDICE ITALIANA. 6? conformcmente animata di pio sentimento , e coa bel garbo esposta e diligente studio di lingua. Se noa che i modi ri- prodotti dal Bizio parranno talvolta antiquati , e 1' eta no- stra vorrebbe esposte le cose scientifiche con lingua pur- gata ma sciolta da viete forme ad un tempo, della cjual raaniera di stile scientilico, di cui bramasi tra noi la for- mazioue e 1' osservanza , I'Arici nelle sue Relazloni acca- demiclie porse bellissinii esempi. Quindi coacbiudiamo cbe a parer nostro 1' annunziata opera varra a crescere al sigiior Bizio quella noliile fama clie gia i suoi cbimici lavori , e particolarmente la scoperta del rame ne' murici porporiferi, e rillustrazion delle por- pore aAeangli procacciata. B. Bibhoteca giovanile. — SpeUacolo della natiira e del- T iiidustiia umana dl C. Delattre, versioue del pro- fessore C. 3Iaveroffer. — Milano, i838, vedova dl A. F. Stella e Giacomo figlio , vol. i , di pa- gine 286, in i8.° gr. , con due tavole Utografiche. Prezzo lir. 2. ital. Avvertono gli editorl della Bihlioteca giovanile , dl cui s' annuazia il primo volume , cbe T Italia non puo dirsi mancante di librl per 1' istruzione priraaria , quali occor- rono per guidare i primi passi delT adolescenza , ma che circa all' aver preparato un pascolo conveniente alia gio- ventii, loro sembra che sinora poco abbiano fatto i nostrl Italiani. Finche, soggiungon essi, anche quest' altro vuoto sia em- pito da lavori originali , noi ci siamo prefisso di pubblicare una serie di operette convenieuti appunto a quella eta , dove 1' immaginazione e il sentimento chiedono i' appoggio del raziocinio e deU'erudizione. La Bihlioteca giovanile non comprendera meno di 12, volumi. Uscira un volume ogni mese di circa zSo pagine in 1 8.° gr. al prezzo di lir. 2 italiaae. L'associazione si riceve anclie per una sola opera. La prima opera che ne dee forraar parte e 1' annunziata del Delattre , la cui versione fu diretta dal sig. C. Cantu, die inoltre la corredo di prefazione e di note. Seguira il Robinson Crosue nuovamente tradotto dal prof. Barbieri. Cosi le altie traduzioni saranno o nuove o di nuovo ri- vedute. 68 APPENDICE ITALIANA. L'annunziato volume primo del Delattre lia tre parti principal! : i." la creazioiie : 2..'^ i continenti, 1' acqua, I'aria e i grandi fenonieni della natura ; 3.* le curiosita natui-ali di ciascnna dolle cinque parti del mondo. La prima riferisce il racconto mosaico della creazione , e dogmaticainente fa ad esso commento e spiegazione me- diante le inoderne geologiche dottrine, del qaal principio di un' istruzione a' giovinetti destinata, molto restiamo in- vero maravigliati. La seconda parte contiene superficial! e scarse notizie di geografia fisica. La lerza parte e interessante , istruttiva. Sonvi esposti i tratti piu caratteristici di ciascuna parte del mondo , e alcune tra le rarita principali deile medesiuie. La Francia tra le regioni europee e piii diligentemente descritta: Italia nostra noii fii soggetto che di brevi cenni pressoche tutti relativi a' suoi fenonieni vnlcanici , sicche avremmo desi- derata alcun' aggiunta che a' nostri giovani desse qualche miglior notizia de' pregi precipui della loro terra natale. B. La Sacra Bibbia di Fence giusta la qtdnf.a cdizinne del sig. Drnch, con atlante e carte iconngrafiche , corredata di nuove illustrazioni ermeneutiche e scien- tifiche per cura del prof. Bartolomeo Catena, dot- tore bibliotecario delV Ambrosiana. — Milano, i838, Vedova di A. F. Stella e Giacomo figlio, tip. Ber- nardoni, in 8.° Pubblicati volurni 12 di testo, e le Dissertazioni in 7 volumi : prezzo de' detti 1 9 tomi, a cent. 20 austr. al foglio, lir. i83, 20. L Atlante y in 4.° di 40 tai'ole, lir. 21, 60. Con successo sempre piii prospero questa lunga e la- boriosa impresa di stampa s'incammina alia sua meta. II volume che ora annunziamo e V ultimo della parte conte- nente le dissertazioni. Dalle intenzioni che espresse i' edi- tors nel suo programma d' associazione , e dalT obbligo da lui incorso di presentare a' suoi associati in lingua italiana la quinta edizione francese di sift'atta Bibbia eguale nella sua entita, e sol corredata di nuove illustrazioni, si scorge facilmente il aiotivo per oiu le dissertazioni del Calmet e APPENDICE ITALTANA. 69 del Rondet furono riprodotte senza una nuova fnsione clie ne alterasse 1' indole e la forma; sebbene quasi al princi- jiiarsi della quinta edizione francese la Revue enciclopedique avesse bramato di varie dissertazioni una considerevole rif'orina. Pero non ignora T editore clie dal Calinet a noi le scienze fisiche fecero immensi progress! , clie i recenti viaggi di niolti dotti somininistrano nuove scoperte, clie gli studj biblici con tanto amore, con tanto e con s\ per- tinace zelo coltivati anclie fra i protestanti danno una nuova impronta alle quistioni die sogliono agitarsi in ma- teria scritturale , e ciie flnalmente ad alcune controversle messe in campo dal Rondet, allora ferventi ed oggimai viete , converrebbe aggiugnere recenti quistioni d' un van- taggio piii sentito e reale. Laonde abbiamo la ferma fidn- cia , clie mentre la stampa del sacro lesto va continuando con dovizia ognora crescente di note, I'editore si dark il pcnsiero di un Supplimento alle Dissertazioni , qual suole aggiugnersi alle opere di lunga lena , cbe abbracciano una estensione di anni. Per tal modo sara. provveduto all'inte- grita delia quinta edizione francese , cui si propose a nor- ma I'editore italiano, e si giovera con maggiore ampiezza alle scienze iDibliche. Mentre annunciamo questo ultimo volume delle Disser- tazioni cl viene sott' occhlo il vol. XII di testo , clie e il primo del Nuovo Testamento. Slamo lieti in vedere come nelle prefazioni fra le altre opportune agglunte trovisi pur queila cbe risguarda le version! della Bibbia, noa esclusa la gotica di Ulfila a' nostri tempi cotanto arriccbita colle parti inedlte di essa , tratte dai palimsesti anibroslani per opera del cardinale Mai e del nostro patrizio conte Carlo Ottavio Castiglioni , cbe da solo contiaua ad illu- strare ed a rendere dl pubblico dirltto parti intere e frara- menti della verslone ulfilana. Ci venne pur gettato 1' occliio sul primo fasclcolo del Vangelo di San IMatteo, e ben presto ci slamo accorti essere intento dell' editore non solo di supplire alia Bibbia francese, per verita povera di note, la dove 1' importanza deir Insegnamento evangelico le vorrel^be coplose , ma al- tresi di glovare agll studj degli ecclesiastlci nel loro officio di porgere ai fedeli la parola dl salute, o nella loro brama di erudirsl sul varj puntl dl storla , dl crltlca e di filologia sacra , senza bisogno di volgersi ad opere che per la loro 70 ATPENDICE ITALIANA. mole e per la pesantezza del metodo senibrano opprimere le menti. Storia natiirale, ogrunomica ed economica, del fo? men- tone dl Mutteo Bonrifous, direttore delLOrto bota- nico-agrario dl Torino, ecc; versione dcd francese. — Mdano, 1 838, da P. M. Visaj, dl png, 272, In 8°, con tie tavole colorlte al vero. Frezzo Ur. 6 austr. Qnesto Glornale (torn. 83.% pag. 76, Ingllo i836) ha gia fatto conoscere con le debite lodi la magnifica edizione originale delPopera del sig. Bonafous sul fornieatoue. Ora il dott. Lomeni , avutone il consentimento delTautore, ne pubbiicb in minore formato , e con minor corredo dl ta- vole , r anuunziata traduzione , resa per tal, modo piii ac- concia a difFondersi tra le persone cui puo riuscire pro- ficua. Rendtconto clinico per gll nnnl accademicl 1 835-36 e 1836-37 dl Carlo Glaclnto Sachero, professore dl cllnica medlca nella R. Unlversltd dl Torino. — Torino, i838, In 8.° II signor professore Sachero passo dall'Universita dl Sas- sari alia patria di Torino destinato ad insegnarvl la parte piu importante delle mediche discipline, la clinlca interna. Sconcerti dl salute gli divietarono 11 primo anno clie fu il 1834-35 di potere continuatamente attendere alia cattedra sua. Piu propizia arridendogli In appresso Igea ebbe campo dl ricogllere buon novero di storie dagli ammalatl che delle cotldiane lezionl faceva snbbietto, e le quail sotto la di- rezione sua gli stessi allievi estendevano. Egli e di tali materlali clie si compone 11 rendiconto del due anni cli- nlcl sovrainmenzionati. E bene egli oj^ero col renderlo di pubblica raglone^ poiche cosi piu impressl rlmangono negli scolari i pensamenti ed i precettl del maestro, e la sclenza medlca acqulsta nuovl fatti sulla cui autentlcita non puo cader dubbio , e le cui deduzioni in ordlne alle vedute patologiche e terapeutlche possono essere piii sicure. II sig. prof, inconilncla il suo lavoro dal far conoscere il metodo d' insegnaraento cui egli s' attiene al letto del APPENDICE ITALIANA. T malato. Indi seguendo le pedate del vecchio da Coo e dei piu rinomati clinici discorre della costituzione raorbosa che In tempo delle istituite osservazioni ebbe doniinato, per addivenire successivamente alia sufficientemente parti- colarizzata narrazione delle diverse malattie prese a curare; nella classificazione delle quali siegue T ordine anatomlco- fisiologico. E pero fassi da prima a tenere ragionamento delle di- verse alterazioni niorbose , che al sistema sanguigno ap- partengono. Al quale ordine ascrive anzi tratto le perio- diche febbri , la cni condizione patologica ( specialmeate per rispetto alle vernali ed alle autunnali ) ripone nell'ir- ritazione del sistema sanguigno , ben inteso sotto il governo dei nervi gangUari clestinnti come ognuno sa a resgere le funzioni sue. E qui il nostro Clinico ricorda come sino dall'anno iSaS nello scritto suo sui polsi organic! a pa- gina loi aveva gia stabilito la sopra notata condizione patologica e delle febbri intermittenti , la quale piii am- piamente poi chiari nel i833 scrivendo delle perniciose di Sardegna j e conseguentemente protesta di anteriorita in verso il sig. prof. Giacomini di Padova, cui il gia as- sistente suo il sig. dottore Gio. Batt. Mugna vuole dare la preminenza nel fatto di tale patogenla. Relativamente poi alle febbri periodiche perniciose, in senso del clinico to- rinese , esse non sono che periodiche compHcate ad emor- mesi , ossia abnorme afflusso di sangue , od a flogosi di alcuna parte. Nel quale avviso non sapremmo se intera- raente si possa convenire, avuto riguardo all'essenza pa- tologica dei sintomi ed alle raolte eccezioni che di leggieri cadono innanzi. Dopo le periodiche vengono alcune angioiti, un'arterite, una flebite , alcune pericarditi ed endocarditi , una sotto- cardite con dilatazione del ventricolo sinistro del cuore, una ipertrofia del ventricolo pure sinistro del cuore, un'asma da vizio organico cardiaco ed una palpitazione neuralgica. A fine di ben addestrare gli scolari a riconoscere la sede delle diverse infermita, elk e ottima cosa il discendere alle possibili minutezze. Ma un tal vedere cosl a minuto nelle interne viscere, si e poi certi che avvenendo la morte sia rinfrancato dallo scalpello anatomico? Nel second© ordine stanno le malattie del sistema ner- voso, delle quali quelle che capitaroao alia clinica sono. 72 APPENDICE ITALIAINA. due congestion! cerebral! od emorraesi, due apopless!e san- guigne, una meningite encefalica , una epilessia, una emor- mesi spinale , una mielite (infiammazione dello spinale mi- dollo) membranosa, altra simile lenta con orgasnio uterino, tre mieliti midollar!, una mielite membranosa lombare-sa- cra, una spinite sacra ossia relativa all' osso sacro, un'apo- plessia spinale con ipertrofia del cuore , due prosopalgie o dolore del volto. Succedono poscia le malattie deirapparato respiratorio, le qual! furono presso clie tutte d' indole !n- fiammatoria, e costituiscono poco meno delta terza parte di tutti i malat! curat! ne! due anni. Ad esse tengono dietro le morbose condizioni dell' apparato digerente. Facendo principio dalla bocca si parla di una infiammazione de! tes- sut! della guancia sinistra , clie ando a terminare in ascesso con grande suppiu-azione, alcune angine , parecchie gastriti e gastroenteriti , un' enterite foUicolare susseguita da tifo petecclilale, alcune epatiti, Queste ultime si trovano divise in sierose , in mucose ed in jDarenchimatose. La quale di- stinzione vuolsi particolarmente stabilita pel metodo di cura, in quanto che per la prima si preferisce il sanguisugio lo- cale, per la seconda a! vasi emorroidarj , per la terza le mire di citra si rivolgono al ventricolo ed al duodeno ossia alle region! in corrispondenza della membrana mucosa af- fetta. Per ultimo si tocca di tre spleniti, o infiammazione della milza, di una peritonite e di due asciti. Dair apparato digerente si discende al generatore femi- neo , e quindi si riferiscono casi e cure di metrite sem- plice 5 di metrite con iisometra , di isterismo e di metror- ragie. L' ultimo ordine in fine comprende malattie sottocutunee o sottocellulari , vale a dire reumatismi e risipole. Egli non si puo negare clie il nostro Clinico ripone molta accuratezza nell' osservare e nelPapplicare le nozioni di anatomia e di fisiologia per la piii retta spiegazione del fenomeni morbosi ^ e cb' egli seppe ancora trarre partito dei moltiplic! mezzi di esplorazione clie in oggi possediamo onde essere meglio e piii sicuramente condotto a stabilire la diagnosi o giudizio delle malattie. II metodo suo d! cura poi e semplice e lontano da ogni sistematica speculazione. Ad ogni ordine di casi si fa tener dietro T epicrisi ossia la considerazione in su di ess! , dispiegandos! cos! le di- verse vedute del professore, e le I'agioni del suo giudicare cd operare. APPENDICE ITALI\NA. jZ La clinlca torinese e pinttosto scarsa dl letti. Gil ani- malati stativi ciirati nei due anni sommano a 128 pel pri- mo , a 175 pel secondo. La mortalith fn in quello di uno ogni undici circa ; di uno ogni 9 ^fi \a questo. F. V A R I E T A. Del hello naturule. h\ intelletto nmano precede dal vero conosciuto al vero clie ignora e brama conoscere , segiiendo una serie di veri tra loro giustainente connessi , e che dal prinio de' siid- detti veri all'aUro condncono. Qnesto mental procedimento da vero a vero che snol essere lento e faticoso , e ciii oc- corrono sovente i soccorsi del calcolo e della sperienza, viene da alcimi rari e privilegiati uoniini efFettuato con niaravigliosa prestezza e facilita , come dimostrano le sto- rie di inolti prestanti ingegni , e in particolare quelle di Pascal e di Newton , non che quelle de' siculi giovinetti calcolatori de' nostri giorni (i). Ma quando la mente agile scorre d'uno in altro vero, e se ne ammirano e gustano le convenienze, allora e che il vero prende forma di bello (2) % e perb chi di fino senso e dotato per conoscere il bello , pub trovare in esso una scorta alia presta cono- scenza del vero. Che se in tal caso alia rapidita del corso, pill s' accompagna il pericolo della caduta , cioe delT er- rore , certo che non mai dovremo riputarci sicuri di quel vero che avremo con mezzi insoliti e troppo presti rag- giunto , s' egli non regga a tutte le prove cui pacato e se- vero raziocinio sapra soggettarlo. (i) Guida deir Educatore , i836. (a) Circa la medesimezza del bello e del vero ed anclie del buono. Ved. Senofonte. Meinorahili dl Socratc^ lib. Ill, cap. VIII, e inol- tie Galileo. Opere , vol. IV, f ag. I07. Bacone. Nuovo organo delle stienze^ lib. I. § CXXIV. Marsilio Ficino. Commento al Couviio di rlatone. Schlegel. Storia della letteratura^ vol. II, pag. 9, traduz. ital. Aucillon. Melanges de litterature el dc philosophie ^ pag. xxix. 74 VARIETA. Ora polche la bellezza e di natura Amahile compagna e maraviglia, come non ce ne faremo scorta ed ajuto all' Investigazione delle naturali verita ? Le arti clie hanno nonie dal bello non allrove 11 cercano che nella natura , a fine di eleg- gei'lo e riprodurlo ; e il bello e dote non solo propria ma anche cospicua delle cose naturali , come dimostrano in- numerevoli esempi. Per additarne alruen uno scerremo la simmetria de' corpi viventi, cui potrebbe aggiugnersi quanto risguarda la geometrica conformazione de' corpi non vivi , cloe rainerali. Bella e ne' viveiiti la simmetria associata com' e alia varieta delle parti, dei colori , degli addobbi ^ ma essa non e data a que' naturali aspetti, in cui mancando la varieta , non potrebbe conferire a bellezza. Bello anzi e il cielo percbe nelF uniformita del cilestro disseminate e sparse vi son le stelle, le nul^i , non ordinatamente di- sposte -, bello e il mare percbe 1' uniformita de' campi ce- rulei e tolta non da troppo ordinati accidenti, ma daila riflessione del variabile aspetto del cielo e dall'agitarsi del- 1' onde. Or dunque deriva dalle cose discorse che la retta cono- scenza e stima del bello die cbiamasi sentimento del bello, puo essere scorta a quel retto senso circa le cose naturali, a quel lumen naturcB (i), che e soccorso efficacissimo delle naturali investigazioni; e dice il Vasari che le cose le quali vengono dal naturale hanno in se, oltre a una certa gra- zia e vivezza, di quel semplice , facile e dolce che e pro- prio della natura. Ora poiche gl' Italiani avendo vanto fra gli altrl popoli circa il sentimento del bello , voglionsi esor- tare a giovarsene anche affine di meglio progredire negli studj della natura , diremo prima genericamente come in modo vario sien mossi i piu civil! popoli d' Europa alia coltura de' medesimi studj , e quali sieno i pregi e difetti particolarl a ciascuno. I Frances! naturalist!, a norma del modo d! filosofare che tra loro prevalse !n seguito a Condillac (a) , amano condurre i loro studj sulla sicura strada dei fatt! , e ognora (l) Newton, Opt. in fin. (2,) Ancillon- Op. cit. V A R I E T a\ ^5 r.ercando il positivo, sfuggendo lo speciilativo , tencrii ol»- bedienti al fieno della dottrina die i fatti stessi al razio- cinio dispensano. E poiche sa qiiesta buona strada cain- minano con queH'ardore , die come vuol P indole nazionale loro e sempre compagno in ogni impresa da cui derivar possa nobile fama al lor nome , cosi per le faticlie dei Frances! avvenne clie mirabilmente progredissero le naturali discipline. Ma la loro scienza cosi legata ai sensi come si e detto, niega alimento ad alcuna delle noblli facolta del- I'ingegno, e alcuni trasse ad inciampo quando si veune alia spie2;azione de' fenomeui morali, essendo per essa incorsi ne' fiinesti errori del materialismo. Sovente e inoltre a deplorarsi nei llbri francesi , concernenti la natnrale istoria, uii ostinato silenzio circa 11 Fattor sommo della natura ;, quasi gli autori loro intenti fossero ad isfuggire ogni scontro coUe irreli- giose dottrine cbe, siccome e note, sorsero in Francla au- dacissirae al tempo stesso clie i buoni studj vi presero se- gnalato incremento. La Germanica nazione ci lascia da qnalche tempo vera- mente stupefatti per la potenza e lo slancio degli intellet- tuali suoi sforzi. Rispetto alle cose naturali noii e a dire per una parte la diligenza somma de' lavori che sono frutto d' osservazione e di lunga applicazione ^ daH'altra la somma attivita della mente nello speculare circa ogni cosa ed or- dine naturale, e nell' investigarne le innumerevoli relazioni sicche ne venga illustrato il loro congiungersi nell' unita. Ma poiclie Kant e gli altri celebri promulgator! di sistemi filosofici die lo seguirono (i) , tutta ebbero scossa la na- zione agli studj della lilosofia, si fu specialmente rispetto alle dottrine speculative ch' ella si distinse nella coltura delle scienze naturali. Alio sguardo de' naturalist! Alemanni, de- diti alio spiritualismo, ogni cosa apparve animata d' atti- vita, di vita, di spirto ^ e quest! concetti sovente intem- perant! e presnntuosi condussero agli errori del panteisrao, gia per vero dire proprj un tempo della mitologia de' ger- manic! popol! antichi. Volgiamoci infine a' dotti Ingles! afline di scorgere come nelle scienze naturali, dalla Baconiana filosofia ravviate» esercitare si seppero con accorto senso e discernimento, senza escludere da esse quella religiosa tendenza che e (i) Aucillon. Op. c!t. ^6 V A R l-E T a'. propria della nazlone. II teleologico, il non disgiunger cioe dallo studio diligente delle cose natnrali Tindagine e T am- inirazione del loro buoii fine ( trascurando per altro , se- condo il riniprovero di alcuni , la scienza de' loro principj) e proprio dei dotti anzi del coiti Inglesi. Qnindi in grande onore gli studj della teologia naturale e generosi premj a clii li coltiva , e ne fa profitto al paese ed airunianita. (i). Ne si resto dalFoccuparsene , comuaqne dedito ad altre gra- vissime cure, quel si pocente ingegno di lord Brougham, clie da' suoi talenti fu elevato a sedere sul sacco di lana nella Caniei'a dei Pari tenendo fra le mani come lord Cancelliere il gran sigillo del Britannico domiuio (2). II deismo mi- naccia d' errore gli studj della teologia naturale;, vuol pero dichiararsi die Newton, Brougham e gli altri esimj cul- tori di delta teologia , furono solleciti di dimostrarsi con essa ossequiosi alia riveltita religione. Ora in cospetto di queste illustri nazioni , anzi in hel consorzio con esse, si avanzi T Italia seguendo nella ri- cerca del vero che i naturali studj dispensano, e nel pro- vailo e riprovarlo , quegli aviti illustri esempi che il grande Galileo e i suoi seguaci lasciaronle. E in prinio luogo fer- mamente s'attenga al vessillo di salute, la fede de' padri; quindi nel vero delle cose naturali non solo il buono ap- prezzi 5 ma anche il bello ammiri. Ed anzi quell' esquisito senso del bello che le e dato in retaggio, onde patria si chiama delle arti belle, come le e scorta a ben imitar la natura , cosi anche le sia a ben interpretarla ^ a cercarne e deciferarne gli arcani. (l) Molri discorsi di naturale teologia otteniiero il ]?ienuo della fondazione Boileaua, destinato in ricouipensa di chi adduca conve- nieuti prove a difesa della Cristiana Religione : si rammenriuo inoltie i premj Bridgewafer di cui si e fatto parola altra \olta in questo Giornale ( torn. 85.°, ]>ag. 899 )• (a) A discourse of natural theology (ediz. di Brusscltes 1 835 ), nella quale opera lord Brougliaiu annovera gli altri principali scrit- tori inglesi di teologia naturale. T A K I E T A. 77 Lc Costduti. Gia son qiialcir aniii clie la Britannica associazione intesa al proc;resso clelle scienze accolse favorevolniente una cu- lio.^a proposlzione , per condnrre ad efFetto la quale de- stiao raggnardevole somma. Fecela il sig. Baljbage , e ne era lo scopo quello di compilare una sorta di scientifica Enciclopedia ridolta a numerica espressione, clie dovea cosi intitolarsi Costand della natura e delVarte. Vi si dovea no comprendere timi i fatti che nelle varie scienze ed arti si posson co' numeri esprimere, e clie cosi in essa espressi avrebbero agli studiosi recato infinito risparmio e di con- suite e di tempo. Quindi , rispetto all' astronomia , erano nella detta opera a significarsi le costand graiidezze del sistema planetai-io, le distanze , velocita , inclinazioni di orljite , e la forza di gravita competente a ciascua pianeta ; rispetto alia cliimica i pesi degli atomi delle varie sostan- ze, le proporzioni degli elenienti d'ogni composto, ecc. Si convenia nella inedesim' opera registrare il numero degli animali conosciuti, delle piante d'ogni classe, distingueudo fossili da' viventi , ed egualmente esprimere popolazione, ampiozza, e rendite di stati e citta — altezza ed area di tutti gli edifizj , tempj , chiese, piramidi , colonne — mi- sure e pesi — nnmero di libri delle varie biblioteclie ecc. Le primarie accademie d'Europa doveano essere invitate a contribuire alia compilazione di una tale opera , la quale poi di sei in sei anni sarebbe stata riveduia. Questa materia delle Costand pare che considerar si possa con pill ampie vediue. La natura e un tutto costaate, che risulta da cose e leggi costanti o per durata o per rinno- vazione. La cognizioue di queste costanti, e del giusto loro collegamento, forma il vero sapere dell'uomo. II far quindi una raccolta ordinata delle veramente provate e sicure, co- munque poi sia date di espriuierle in numeri ovvero non sia, e I'esporle in forma nitida e pura , massime sgom- Ijra d'ogni speculazione od aggiunta dell'umano intelletto, porgerebbe un inventario e al tempo stesso codice della natura In esso come in un sacro archiyio i nuovi trovati si vcrrebbero collocando , e cosi n' apparirebbe quant' e r uinano sapere circa le cose naturali , e couie progredi- sce : ad esse ricorrerebbero gli scrittori per la compilazione delle opere elemeutari , che cosi ne risuUerebbero tra loro •rS Y A K » E T A . concord! c consoiiantii e iasomma per esso s' avrebbe una sicnra base su cui erigere ogni scientifico edifizio. Ma una tale impress avrebbe veramente mestieri di essere avvalo- rata , autenticata, dall' opera e dal suflragio delle piii so- lenni scientiliche autorita. Del brusone , del carolo e della crodatura , malauie del riso^ Poiclie da non molto tempo (ved. Bibl. ital. tonio 89.°, marzo i838, pag. 338) ci siamo tratteiinti a lungo circa le nialattle del riso, utile ne sembra di riferire in aggiunta, rispetto ad alcune delle principali , il parere del sig. Carlo Fumagalli che ne fece studio particoiare , e ne espose i ri- snltamenti in una Menioria teste pubblicata intorno ai pro- dotti della LonielUna. " Tra le diverse malattie alle quali va soggetto il riso in Lomellina , la piij perniciosa e qiiella del brusone. la questo proposito avendo io espresso il mio parere in una Memoria presentata nel i833 alia R. Societa agraria di To- rino, ed inserita nel Calendario georgico dell'anno successivo (ved. Bibl. ital. torn. 74, pag. 424.6 torn. 78, pag. 4i5) tralascio di fame piu lunga menzione, e mi restringo a dire cl)e alcuni posteriori esperimenti fatti nelPAgro Pavese sera- bra vano aver dato maggior consistenza alia mia ipotesi, la quale ripete I'origine di quel flagello dalT influsso elettrico; ma nello scorso 18 35 si riscontrarono insufficienti le pro- poste spranghe a prevenirne le funeste conseguenze. » II carolo che alcuni agricoltori vogliono distinguere dal brusone, e quella malattia die prende il riso quando ha la grana formata , e la cui spiga a vece di descrivere pel proprio peso una regolare curvatura sullo stelo , si rivolge di repente a foggia di rampino e come raggrlnzata , ed il gambo vicino alia spiga resta perfettamente disseccato. >/ Io ritengo essere pur questa malattia prodotta dall'in- flusso elettrico , e che il diverse efFetto che la distingue dal brusone , non sia causato ciie dalla piii avanzata ma- turanza , per cui non potendo la corrente elettrica distrug- gere la grana gla formata , gli sottrae tutto 1' umore , e re- stando cosi mancante di glutine, la parte farinacea si scora- pone facilmentc , ed e questa la ragione perche il riso preso da tale malattia sotto la brillatura si frange , e pochi grani VARIETA. 79 rimangono intierl. Cliiunque vorra fare esperimento estir- pando uaa piatita di riso appena colta da tale malattia , osservera essere soltanto essiccato il gamho all' estfemita siiperiore ove e piii sottile e povero di umori, mentre di- scendeado verso la radice , il secco si va perdendo , anzi quest' ultima e immacolata. >; Non e die dopo alciini giorni die la linfa ascendente per non avere sfogo ad esalare dalle valvolette della spiga rese inatte da qnesto abbruciamento , imputridisce nel no- de, e la stagnazioiie caglona ivi quella macchia nera die fece sospettare della presenza dell'insetto volgarmente cliia- mato carolo. Qui adunque si possono chiamare le cose dif- fusamente discusse nella surriferita Memoria. " L' altra malattia die sotto il nome di crodatura mena gran guasto in alcune risaje non e prodotta direttamente ne dalla qualita del terreno , ne dall' acqua d' irrigazione , ne dall'atmosfera ; ma altro non e che I' efFetto di una degenerazione del riso , qualita di semente sparsa o per commercio o per baratto, e die passa cosi da un teni- mento all' altro. /) Questa varieta di riso tosto che giunge a maturanza cade, lasciando la spiga nuda di grani •, e com'esso in tal guisa caduto al suolo e il priiiio a germogliare nella se- guente priaiavera , cosi soverchia e sofFoca quello die viene seminato dipoi, crescendo per la moltiplicazione ognor piu iidanno; alcuni giudicando che cio provenga dalla spossa- tezza del fondo, usano concimarlo, seuza pero ritrarne alcun vantaggio. Vi e chi fece I'esperiiiiento a mia istigazione di seininare questo riso degenerate inun ottime campo di nueva risaja , e qui pure a lore convincimento, glunto a maturita. nen pote sostenere i grani siilla spiga. Non sara dunque senza ragione se in seguito a tale esperimento io faccia di que- sto rise una varieta della specie. II meglio che a mio av- viso si possa praticare per andare al riparo di tante danno, si e di ridnrre la risaja ad altra coltura per un triennio , e quella piu acconcia giudico sia il prato. " Le diverse falciature anniie sperdoiio le piante dege- neri del riso nascente insieme all'erbe, e la cotica in que- sto frattempo farebbe marcire i semi die restano piii setto sepolti. E prudenza pero, quando il campo ritorna alia coltnra del riso , avere della semente scelta di qualche te- nimento in cui questa malattia sia sconosciuta. Chi a vece 8o V A R 1 E T a\ del prato coltivasse il fondo per mettervi melica od altre granaglie per uii sol anno, ne avrebbe scarso giovamento, perclie iiei Inoghi piu u'liidi il riso seguita spontaneamente a nascere ed a cadere per germogliare nuovamente e per- petnare 1' infe/.ione nella risaja. Sul Novarese , ove il ter- reno destlnato a riso poco prestasi alia vicenda , per cui le risaje per quattro quinti sono stabili , qaesta malattia e piu generalizzata che non e in Lomellina. '> DclVantico ponte dl Trajano sul Danubio. I giovani architetti che da tntta Eiiropa recansi a Roma per auunirare e stiidiare i preziosi avanzi della vetusta magnificenza , sogliono con grande solerzia iuvestigare tutto cio che s'appartiene all' estetica dell" arte, cioe alia bel- lezza della forma , all" eleganza dell' ornato ed alia squisi- tezza del gusto; ma trascurano generainiente le cose spet- tanti alia parte tecnica delle costrnzioni. Eppure gli antichi dominatori del mondo erano forse piu valenti in questa che nella prhna, e sorpassavano i moderni non ostante i recenti avanzamenti della meccanlca architettonica ; av- vegnache con mirabile magistero, ora neghittosamente tra- scurato , cougiungere sapevano la pid alta magniiicenza alia plii solida strnttura ed alia maggior economia. Coa savissiaio discernimento , raentre componevano grandiosis- simi massi con umili materiali , ne rendevano splendenti le superficie apparenti con eletti marmi. Nella costrnzione delle volte sapevano, col semplice calcetruzzo, distrnggerne la spinta e nel tempo istesso renderne la costrnzione di massima facilita e sollecitudine , non che di minime spese. Opera utilissima ma laboriosa e malagevole assai sarebbe quella di raccogliere ordinataraente gli antichi metodi tec- nici dell'arte di edificare ; tale opera, se fosse completa , farebbe risorgcre molte iitilissime pratiche ignote o trascii- rate indebitamente. Innnmerevoli sono gli eseinpi che gli antichi monumenti ci offrono della straordinaria acutezza d' ingegno con cui i Roinani sapevano ne' varj casi trasce- gliere il piii conveniente fra i modi di eseguire un dato lavoro. Uno fra questi ci viene oft'erto dalla celebre co- lonna trajana. Nella serie de'bassi rilievi che rivestono il fusto di quella magnifica colonna trionfale vedesi effigiato il ponte eretto Y A K I £ T A. . Si da Trajnno iniperatore sul Danubio nelle vlcinanze dell'an- tica Nicopoli in un luogo ove il fiume e molto ristreito e profoiido. Di esso esistono ancora alcani avanzi , quau- tntKjue Adriano lo facesse demolire per porre iin ostacolo all' invasione de' barbari. II bassorilievo da ua'idea chiara della coiiformazioue di quel ponle rimarciievolissimo. Molti ne parlarono come d' un oggetto di pura erudizione, ma niuiio, per quanto sappiamo, pose meate al suo pregio intrinseco, ad eccezione forse del sommo Palladio , come diremo fra poco. Qiiesto ponte era formate da centinatnre di legno soste- nute da piloni di mnratura. L'artificio con cui le centina- ture erano ordinate e commendevolissimo e di gran lunga preferiliile ai metodi moderui i piii lodati. Ogni centinatura risuliava da tre corsi curvilinei di travi equidistaati lontani I'uno dalTaltro di circa il dcppio della grossezza d' ogni corso ; questo sistema era collegato da morse normal! alia curva del centine medesimo. Tale disposizione e pieuamente conforme ai dettati della teoria. Difatto sappiamo die il momento della resistenza d' un sistema traforato di forma invarialjile, e espresso dal momento del sistema pieno, meno la somma dei momenti delle parti vuote. Yarj sperimenti ed in ispecialith quelli di Dubau confermano questa impor- tante proposizlone tanto rispetto alia flessione quanto ri- spetto alia rottura. Ogni giorno ne abbiamo sott'occhio la conferma nella resistenza de' tubi e de'prismi cavi in con- fronto de'cilindri e de'prismi pieni , come pure nella re- sistenza de' bilancieri e delle altre parti traforare delle moderne niacchine. La uatura , sapieatissima maestra , ce ne porge 1' esempio nell' ossatura degli aaimali e ne' fasti di molti vegetabili. Le moderne ceatinature sono all' invece formate da vari corsi di travi immediatamente appoggiati gli uni sugli altri, ed anzi il piix delle volte uniti a dentellatura di modo die paragonando la resistenza d' una di queste alia rottura, ad uguaglianza di circostanze, colla resistenza d' un centine del ponte di Trajano, starebbero come 9 a 4() , neU'ipo- tesi die la distanza delle travi sia doppia della grossezza d'ognuna, inentre starebbero come 9 a 81 se tale distanza fosse tripla, e cosi progressivaraente. La grande inferio- rity delle centinatnre moderne e altresi aggravata dall' uso BibL Ital. T. XCI. 6 8a V A K I E T a'. riprovevole delle dentellature, le quali diminuiscono la re- sistenza del sistema d'almeno un quarto, ma tale iaferio- rita qui uoa si liniita , stanteche 1' esperienza addimostra che le grandi centinature arcuate moderne sono soggette alia compenetrazione progressiva de' legai e ad ua avval- lamento pur progressivo , per cui la resistenza , la stabilita e la durata de' ponti viene siiigolarmence scemata. I riiio- niati ponti che 1' illustre Wiebeking eresse in Baviera com- provano questa asserzione. Nella centinatura arnica togliere si poteva con facilita, se non la tutto almeno in graa parte, tale difetto essenziale. II non mai abbastanza lodato Rafaele delP architettura ben seppe riconoscere I'iniporianza e 1' utilita di questo sistema, giacche propose un ponte di grande apertura di analoga costrazione , ma non dice se tale progetto fosse parto felicissimo del sno grande ingegno , od applicazione opportuna di quanto cl appalesa la colonna trajaoa. Co- munque sia la cosa , si rlleva dalla figura del ponte da lui trasmessaci, cli'egli era profondamente penetrato dal prin- cipio teorico su cui poggia il sistema in questione , giac- che stabili i corsi parallel! delle travi curvilinee ad una distanza notabilmente maggiore tra di loro che nella co- lonna trajana. Sgraziatamente 11 suggerimento del grande Palladio fa posto in piena dimenticanza non meno che I'esempio an- tico. Non pochi ingegneri abbagliati dalla persuasione , si^esso fallace , della superiorita delle loro tecniche cognL- zioni a fronte di quelle degli antichi, sdegnano di rlcorrere alle fonti vetuste, e cosi si espongono od a riprodurre laboriosamente cio che da gran tempo si conosceva , op- pure a lasciare iraperfette delle opere iaiportantissime che Seguendo le antiche pedate a piii alta meta coudur si po- tevano. Cenni intorno Tuso debituml dasfallo. Alcuni antlclii popoli orientali e specialmente i Babllo- nesi fecero grande uso , nelle loro costruzioni , di bitume d' asfalto in vece di malta e di cementi ordinarj. Molti avanzi di simili murature scorgonsi ancora nelle inform i rovine di quella grande citta. Diodoro Siculo e Ctesia , de- scrivendo i rinoraatissimi giardini pensili, indicano il modo V A R I E T a'. 83 singolare con cui i terrazzi di cssi erano coiifonnati. Sopra pilastri cubici cavl s' ergevano delle piatte-forine coinposte di cauiie palustri collegate da copioso involucro di bltume asfalticoi servivano di base e di sostegno ad una specie di volta piana composta di mattoni pare ceraeiitati con asfaitico bitnme ^ il tutto era coperto da lastre di piombo su cui era deposto un forte strato di terra vegetal)ile. I cubi di muratura erano vuoti per ricevere la terra ne- cessaria alia vegetazione delle piante d' alto fusto. Si saliva dair una alPaltra delle var'ie piatte-forme di que' giardlni , tutte costrutte nell' indicato modo , per mezzo di veicoli industriosamente sospesi e mossi dalle acque dell' Eufrate , lungo le cui rive torreggiava quel sorprendente monumento. In Giudea ove il Mar Morto somministrava grandissima copia di materia bituminosa , questa veniva in ugual modo Juipiegata nella muratura. Da pocbi anni la scoperta della ricchissima cava d'asfalto di Seisfel, vicino a Ginevra , pose in uso e diffuse in Francia con grandissima utilita 1' uso de' cementi asfaltici. Que' cementi servono i.° alia formazione delle terrazzc ; a." ai pavimenti, non clie ai lastricati delle puljbliche strade ; 3.° a rivestire le costruzioni di legname di una crosta d' apparenza marmorea , e che le preserva efficace- mente dai guasti. Pei terrazzi formasi una leggier a armatura di legnaml, coperta da una tela su cui distendesi uno strato bltumi- noso di mediocre grossezza , il quale risulta da una mi- stura d'asfalto, di sabbia e talora di calce ben mescolata e battuta ^ conserva indurandosi niolta elasticita congiunta ad una fortissima coesione , per cui e preservata dalle fes- sure e riesce atfatto impenetrablle all' acqua. L' indicato modo di fare terrazzi, molto ecouomico e facile^ da il mezzo di sostituire ai tetti delle case degli eleganti e pia- cevolissimi giardini pensili. Tale metodo difl'ondesi ogni giorno sempre plii in Parigi, a Berlino ed in altre cospi- cue citta. Nella formazione de' marciapledi delle contrade di Parigi solevansi specialmente impiegare lastre di lava LVAuvergiie, le quali, quantunque dure, in breve tempo rimanevano corrose e guaste ; si pensb a sostituire ad esse degli strati bitumiuosi. Una prima prova fu fatta con molto buon esito sul Poute reale , indi sui boulevards des Italiens e sul 0\ VARIETA. Montmartre, ove il passaggio e frequentissiino. I felici risul- tamenti di tali prove indussero nel iSSy I'amministi'azioue di quella graade citta ad autorizzare 1' iinpiego degli strati di bitume per tntti i marciapiedi delle coiitrade, di con- corso coUe lastre di granito, ad escliisione della lava. Per tale oggetto suolsi impiegare non solo il bitume d'asfalto propriamente detto, lua pur anco quello che si ricava di- stillando il carbon fossile per la fabbricazione del gas idro- geiio carbonato. Posteriormente furoiio fatti a Parigi degli sperimenti felici per formare i selciatl delle contrade coa pietre arenarie dure, oppure ciottoli cemeutati coa bitume asfaltico, la quale muratura riescendo impenetrabile all'ac- qua togliera probabilmente, in gran parte, 1' inconveniente del fango di cui le comrade di quella raagnifica citta soao solitamente imbrattate. Le indicate applicazioni dell' asfalto e delle altre materie affini sono a dir vero di grande pregio; pure ve ne ha un' altra che ancora le sorpassa in utilita^ ed e la spal- niatura de' legnami. I legnami esseado rlvestlti successivamente di varj strati di bitume liquido misto con minuta sabbia , oppure con polve di calce viva, acquistano 1' apparenza di un marmo e riescono impenetrabili alTumido ed alle influenze atmo- sferiche che ne promovono il guasto e la precoce distru- zionei talmente che in virtii di tale spalmatura, rinaovata qualora sia d'uopo, sperare si puo di protrarre assai lun- gamente I'esistenza delle opere di legname e di renderle sotto questo aspetto quasi emule di quelle di muratura. Tali important! conseguenze indurre dovrebbero gl' Ita- liani a fare diligenti ricerche di cave asfaltiche , e ad emulare le altre nazioni nel procurarsi le utill conseguenze che dair applicazione di queste derivare ne possono. Del mclnni<:mo ed albinismo degli uccelli. Nota del professore Balsamo-Crivelli. Se vl e ramo di zoologia nel quale occorre , che le va- riazloni del colore del vestito siano tenute a calcolo e re- gistrate, onde cosi non vengano credute specie le varianze che accidentalmente occorrono, egli e certamente quello che tratta degli uccelli. V A R I E T A . 3i> II sig. Fresnay pubblico una nota sul melanismo di cui ua estratto trovasi inserito nelV In stitut n.° 217, pag. 23o, nella quale cita qnattro esempi di melanismo negli uccelli da preda , e quantnnque in geaerale si creda raro il me- lanismo presso gli uccelli , pure lo e meno di quello si crede. II celebre prof. Savi nella sua rinomata OrnitolosiicL toscana cita un altro esempio di melanismo d' un uccello da preda , cioe del Falco Apivorus. Bory S. Yincent nel Diet, classique annovera esempi di melanismo nel Falcone ( Falco peregrinus ) , e per rignardo ad altri ordini cita di essersi osservati aflpetti da melanismo la giillina , Tanitra, la lodola , il piccione, il fringuello, il cardellino , il ciufFolotto. Altre specie d' uccelli affetti da melanismo osservai io pure , tra i quali VAnthus arboieus , due individui di Frin- gilla montana , una Loxia cardinal's tutta nera col ciufFo pero rosso, e Cnalraente un individuo della Silvia atrica- pi la il cui colore non era il nero perfetto lua bensi di color filiggine. Per riguardo all" albinismo e d'osservarsi che questa va- rianza e certamente trasmissibile colla propagazlone. Per otto anni contlnui osservai merli di color cenerino nel paese di Liscate , distretto di Melzo , e mi e noto die nidlfica- rono quattro anni di seguito nella stessa campagna, dei quali n' ebbi io pure da nido. L' albinismo puo essere an- che accidentale ; di fatto vidi dei passeri nella muta del- Talblnismo passare a vestirsi ancora di piume dotate del colorito proprio delle loro specie. Quali poi sieno le cause clie determinano questo cangia- mento di colore in realia non e ancora ben conosciuto , giacche V opinione che T albinismo dipenda dall' assenza della materia colorante del reticolo mucoso , ed il mela- nismo dalfaccrescimento di forza di quel principio colo- rante, accrescimento pel quale passa al nero intenso, noa mi sembra sufficlente a dare un' esatta spicgazione del fenomeno. Programmi pel grandi concorsi delV I. R. Accademia delle belle aid in Milano. L" I. R. Accademia invita gli Artisti italiani e stranieri a decorare delle loro produzioni i concorsi che si terranno nel venturo anno 1839 sui scguenti soggetti : 86 V A R I E T a\ Architcttura. Un palazzo di dellzia per un ricchissimo si- gQOre , la di cui fronte non debba eccedere Syo piedi pa- rigini, da erigersi alia riva di un lago. Sara fornito di tutto cio die coavieae al comodo, al piacere ed alia mu- nificenza. Conterra qiiindi , oltre diversi piccoli apparta- inenti padronali appartati dalla foresterla e le sale desti- nate alia conversazione ed al trlclinio, un piccolo, ma ele- 2;ante leatro, un' ampia galleria ed una vasta serra verso il giardino, in cui sara praticato un porto con darsena verso il lago. II concorrente poi avra riguardo die le offi- cine , rimesse e scuderie , le quali saranno annesse , corri- spondano alia grandezza del palazzo e siano opportuna- niente collocate. I disegni saranno in gran foglio e compren- deranno la pianta e le elevazioni si interne die esterne , ed alcuna delle parti piii important! in una scala niaggiore. Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di sessanta zeccliini. Pittura. Alessandro die travagliato da malattia e confi- dente neirillibatezza del medico Filippo sta per tracannare il farmaco apprestatogli , a. malgrado tenesse denunzia di veneficio. Veggasi Plutarco , Vita di Alessandro. II quadro sara in tela alto cinque e largo sette piedi parigini. Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di centoventi zeccliini. Scultura. Achille die si rifiuta a depor T ira verso di Agauiennone per la rapita Briseide ed Accomiata i Lcgati ch' eransi presentati per placarlo. Veggasi I'lliade d' Ome- ro , lib. IX. II bassorilievo sara in terra cotta od in isca- gliola alto due e largo qiiattro piedi parigini. Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di quaranta zeccliini. Incisione. L' intaglio in rame di un' opera di buon an- tore, non mai per I'addietro lodevolmente incisa. La su- perficie del lavoro sara per lo meno di sessanta pollici pa- rigini quadrati, e piu grande ad arbitrio. L'autore sara te- nuto mandarne sei prove, tutte avanti lettera, unite ad nn attestato legale con cui certifichi die la di lui opera non e stata pubblicata anteriormente al concorso , ne altrove contemporaneamente presentata per lo stesso oggetto. Ve- nendo premiato, avra diritto d'inscrivere sotto il proprio lavoro tale onorevole distinzione, Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di trenta zeccliini. V A R 1 E T a'. 87 Disegno cli figura. Si rappresentera il niomento in cni 11 doge di Venezia Enrico Dandolo , dopo avere nella chiesa di S. Marco chiesto al popolo il permesso di aggregarsi ai Crociati , e dopo essere state applaudito in questa sua ri- soluzione, viene condotto fra 1' acclamazione generale a piede deH'altare, dove si fa attaccare il segno della Re- denzione sul Jjerretto ducale , dal cjual esempio tratto un gran numero di Veneziani giura di niorire per la lilDcra- zione dei santi luoglii. Veggasi il Sanuto , storia di Vene- zia, Villardouin , Ducange e speclalmente V Histoire des Croisadcs par M. Michaud , vol. Ill , lib. X. La grandezza del disegno sara di due piedi e inezzo parigini per un piede ed otto pollici. Fieuiio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di trenta zecchini. Disegno d' omamenti . La ricchissima decorazione di una nicchia con vasca da bagno. La grandezza del disegno sara di due piedi e mezzo parigini. Premio. Una medaglia d'oro del valore intrinseco di venti zecchini. Discipline genertdi. Le opere di concorso dovranno essere presentate entro tutto il mese di giugno. Quelle clie non verranno conse- gnate prccisamente entro T indicate termine per un com- niesso delFautore al Segretario o airEconomo Custode del- TAccadeniia , non saranno ricevute in concorso , n^ po- tranno ammettersi ginstiiicazioni sul ritardo. La Segreteria delTAccademia non si carica di ritirare le opere, quantunque a lei dirette, ne dairufficio di Posta , ne dalle Dogane. Ciaschedun' opera sara contrassegnata da un'epigrafe ed accompagnata da una lettera sigillata , con iscrittovi nome, cognome, patria e domicilio deirautore, e colla stessa epigrafe esteriormente ripetuta. Oitre questa lettera, dovra r opera accompagnarsi con una descrizione che spieghi la mente dell' autore , accio , confrontata coiresecuzione, se ne giudichi la corrispondcnza. Le descrizioni si comunicheranno ai gludici : le lettere sigillate saranno gelosamente custodite dal segretario , ne verranno aperte se non quando le opere cui si riferiscono ottengano 1' onore del premio; in caso diverso si restitui— ranno intatte ai commessi , unitamente alle opere , subito dopo la pubblicu esposizione posteriore al giudizio. oO V A r I E T A . Nelle consegne e restitnzioni delle opere e delle carte accompagnatorie si rllasceranno e si esigeranno distinte ri- cevute. Non ricitperandosi dagli autori entro ua anno le opere non premiate , I'Accademia non risponde della loro conservazione. Tutte le opere del concorrentl , presente il commesso clie ne sark latore , verranno esaniinate da una Commis- sione speciale destinata a verlfjcarne la buona o cattiva condizione , anclie con atto pnbblico , quando cio fosse ri- chiesto dal loro totale deperimento e dalla conseguente esclusione dal concorso. II giudizio die su di esse pronunzierassi viene affidato a commissioni straordinarie , e si esegulsce colle piu rigide cautele per mezzo di voti ragionati e sottoscritti. Prima e dopo il giudizio si fa una pnbblica esposizione di tutte le opere presentate al concorso. Le opere premiate, che diventano di proprieta deH'Accademia , distinguerannosi fra le altre per una corona d' alloro e per un' iscrizione che indichera il nome e la patria dell" autore. Concorso del legato Girotti. L'l. R. Accademia invita i di lei allievi presenti e pas- sati , esclusi gli esteri , a cimentarsi nel concorso al pre- mio costituito dal detto legato in lire trecento niilanesi , che nel venture anno 1839 verra aggiudlcato a chi pre- sentera un' incisione figurata in acciajo o in pietra dura. Discipline. II concorrente sark tenuto di unire alia lettera suggel- lata , contenente il proprio nome e domicilio, la prova in rnodo regolare di avere frequeutato la scuola di quest'I. R. Accademia. Venendo premiato, sark in suo arbitrio il ritirare il suo lavoro o il lasciarlo, e in questo secondo caso verra con- trassegnato dal nome dell' autore ed esposlo nelle sale de- stinale per le opere dei grandi concorsi. In quanto al resto sono da osservarsi le discipline ge- nerali riferibili ai grandi concorsi. Milano 5 il 3o giugno ]838. LoNDONio , Presidente. Pel professore segretario dell'I. R. Accademia - /. Fumasalli , f. f. V A R r E T a'. 8^ Intorno alia pretesa influenza della scabrositd e del pulbnento delle superficie sulla facoltd emissiva de corpi , di Macedonia Mellon I ( Traduzione ). Misnrando rintensita deirirradiazione calorifica emanante dai due lati d' un vaso metallico enipito d' acqua bollente, del quale una ineta longitudinale sia ben levigata e lucida, mentre Taltra sia stata pulita da prima, poscia piu o meno striata collo smeriglio, col bulino o colla lima, trovasi die la superficie rigata cmette piii calore delP altra : tale dif- ferenza osserv^ata prima da Leslie, poi avverata da molti fisici , eccede alcuna volta il rapporto di due ad uno. Donde si conchiuse die sifFatto aumento nel potere irra- diante del metallo derivi a punto dalle ineguaglianze pro- dotte alia superficie di esso , e die percio le asprezze della superficie de^ corpi abbiano la proprieta d agevolare 1 uscita del calorico in essi contenuto. lo ho da poco in qua niesso mano ad una serie di sperienze , dalle quali parmi risul- tare cliiaramente V erroneita di questa proposizione ^ tal- mente die , s egli e certo die la natura degli strati su- perficiali contribiiisce a variare la quantita del calorico emesso da un corpo caldo , lo stato delle superficie non lia parte alcuna nella produzion del fenomeno. Debbo dicbiarar sul principio die , ad onta di rispettate autorita , mi parve sempre assai dubbiosa 1 influenza del pulimento suU emissione calorifica. II calore interno, dicesi, nello sprigionarsi da un corjso soggiace alia stessa azione per parte della superficie, a cui sottosta, penetrandovi per irradiazione. Sia pur cosi ; ma e percbe dunque queste fac- cette operanti a guisa di piccoli specdii , die voi produ- cete collo sfregiare la lastra , debbono esse riflettere inte- riormente meno calore di quello die la superficie pulita d un pezzo solo? Prendete un recipiente di ottone colle due facce levigate e leggermente offuscate colT averle esposte all aria; praticate col bulino sovra una delle facce una serie di righe parallele : le intaccature prodotte in tal guisa riusciranno al certo piii brillanti del resto del vaso ; e pure la super- ficie solcata dal bulino emettera piii calore della superficie liscia. Sono piii di due aiini da die partecipai questa ob- biezione e qualch^ altra analoga esperienza ai signori Ba- dic, Henry e Locke professori assai rinomati di fisica nel I Unione americana, i quail allora eiano in Parlgl. Ora poi. 90 V A p. I E T a\ serabrantlomi cliiarameiite decisa la questioiie, lasciata il.i parte ogni obbiezione indiretta , passero senz'' altro ad espone i risultamenti die direttamente guidano alia prova di qnanto asserisco. Preso un vaso cuIdIco di rame , le cui quattro facce la- teral! erano ben lavorate , vi feci saldare esteriormente su- gli angoli e sugli orli del fondo dei piccoli incastri a molla air iwtento di poter appoggiare esattamente contro il vaso alcune lastre della grossezza di due a tre linee. Essendomi poscla procurate due coppie di piastre , una di gagate , Fal- tra dVyorio, le applicai alle quattro pareti. Ciascuna coppia constava di lastre in tutto perfettamente eguali , eccetto lo stato della superficie esteriore, V una delle quali era ben liscia e lucente, e Taltra scabra e sfreglata coUo smeriglio. Misurando esattamente col termo-moltiplicatore le quantita di calorico emesse dalle due facce pulite, allorcbe il I'eci- piente era riempluto d/' acqvia calda , e paragonandole con quelle che uscivano dalle facce rigate corrispondenti , non potei ravvisare difFerenze raaggiori d^ uno o due centesiral, or dair una , or dalfaltra parte. Le inedie d'vina ventina d^osservazioni offrivono una lieve variazione che giungeva a qualche milleslmo appena , e pero assolutamente trascu- rabile. M^avveggo cbe a questo esperimento opporrassi forse che , ad onta delle cautele per mettere il vaso a contatto colle lastre , nulla tuttavia ci guarentisce fegual tempera- tura nelle due piastre componenti ciascuna delle coppie poste alia prova. Per abbattere tale obbiezione , feci con nn pezzetto di marmo costruire vin recipiente cubico , le cui pareti, ridotte ad una grossezza perfettamente eguale , furono in diversa guisa lavorate alia superficie esterna: era Tuna piana e lucente, un^ altra piana del pari, ma fosca e scabra , la terza rigata in un solo verso , la quarta ri- gata in due direzioni perpendicolari. II vaso , empito che fu d'acqua calda, emanava da tutti cpiattro i lati unVgual quantita di calore. Appare adunque che P irregolarita maggiore o minora della superficie nulla influisca sul potere emissivo, quando il corpo raggiante non sia metallico. Copersi di nero di fumo una delle facce del vaso di mar- mo , non meno che Tuna delle piastre di ogni coppia ado- perata nella or ora esposta sperienza. Attesa la convenzione VARIETa'. fji til rnpprcseatai" con loo il potere emissivo del nero cli fumo , mi rinsci facile col mezzo di successivi sperimenti di determinare i numerl proporzionali rappresentanti i po- teri emissivi deiravorio, della gagate e del marmo , e li trovai tutti tre compresi fra f)3 e 98. Poiche nulla e r influenza della scabrezza nelle adopei'ate materle , non potremo spiegar cio dicendo clie la lore facolta emissiva giunge al limite del massimo , dove non ha piu luogo ve- run aumento, perche la superficie emissiva non oppone piii ostacolo air uscita del calore ; mentre ne*' metalli , lontani assai da rotesto limite, Falterazione della superficie loro dee per necessita esercitar tutta quanta la sua influenza , 0 renderia manifesta con una foi'te variazione nella quan- tlta del calore emesso ? Bcnclie questo raziocinio s'' appoggi ad una mera ipotesi , alia supposizione cioe clie il nero di fumo non opponga ostacolo allirradiamento della superficie, e benclie inoltre i poteri emissivi delle tre adoperate sostanze sieno lontaui da 100 in modo da non permettere di valutarne le pro- dotte variazioni , e sieno altresi di tale energia clie il ml- nimo cambiamento che avvenlsse nel loro valore basterebbe a far clTessi varcassero tutto Tiiitervallo clie li separa dal massimo , cerchiam non di meno , lasciate le sostanze non metallicbe , di rlsolvere la questione col sussidio di quel corpi appunto , da cui essa trae V origine. 11 rame , lo zinco , lo stagno , la latta , i soli metalli , a quanto io sappia, adoperati finoi-a nella sperlenza de- scritta da me sul pi'inclpio , esposti aU azione delF aria si coprono prontamente d^ un leggier velo , invisibile , la cui presenza deducesi tuttavia assai giustamente da fenomeni elettrici. Si sa pertanto clie il potere emissivo e molto piu gagliardo iiegli ossidi clie nei metalli. Potrebbe dunque av- venire che la superficie rigata presentando allaria un mag- gior numero di punti di contatto si ossidasse di piii della superficie levigata , e crescesse cosi il suo potere ragglante pel solo fatto della ossidazlone senza che la disposlzione piii o meno regolare dei punti alia superficie dlrettamente vi contribulsse. Per ciraentare questa splegazione , bastaA^a solo 1 operare sull oro e sul platino , come feci. INIa le lastre rigate di platino e d^ oro mi hanno sempre mostrato una emissione 92 VARIETA. calorifica piu abbondante d'assal die le lastre pullte del- r uno e delPaltro metallo. Tolta r ossidazione , come anche Tinfluenza del pulimento nelle sostaiize noa metalliche, quale e T alterazione parti- colare dei metalli che puo accompagnare in questi corpi il cambiamento piu o meno esteso dello sti-ato superficiale? — Nessnn altra, a mio avviso, se non un cangiamento nella durezza o nella densita. In fatti la gagate , T avorio , il marmo sono quasi del tutto incompressibili , o almeno uon sono in modo sensibile suscettivi di conservare durevol- mente le modificazioni loro impresse da una forza mecca- nica riguardo alia densita e durezza ;, essi inoltre si fog- giano in piastre senza soggiacere a veruna pressione. Al- Tincontro i metalli sono compressibili , e le lamine ordi- narie die se ne vendono in coinmercio si ottengono, come e notorio , assoggettaiido la materia metallica ad una pres- sione sommamente gagliarda col martello o col lamiuatojo: Tesperienza in fine c"" insegna che tali lamine, come anche i fili , hanno un peso specifico e una durezza maggiore che non quelli del metallo fuso. Chi ne assicura che questo aumento in durezza e densita sia uniformemente distribuito su tutti i punti della massa? Non e egli piii probabile al- I'opposto che durante Tatto della laminazione la pressione e il condensamento sieno piii forti alia superficie che al- trove, sicche la lamina che ne risulta si trovi conseguen- temente avvolta da una specie di crosta piii dura e densa degli strati interni ? Posto cio , egli e chiaro che col rigar la superficie della lamina debbonsi mettere alio scoperto parti meno dense o meno dure. Ora , ponendo T occhio sulle tavole che rap- presentano il potere emissivo dei corpi, si scopre facilmente che il potere suddetto s'' attiene in generale alia ragione in- versa della densita. Ammettiamo, per analogia, die la stessa legge prevalga sui diversi stati di condensamento della me- desima sostanza : ne conchidererao allora che scavando de"" solchi alia superficie della lamina , devesi ottenere un au- mento nella facolta irradiante. Aggiungasi che le particelle componenti lo strato superficiale sciolte dal reciproco vin- colo , debbono distendersi , acquistando cosi colla diminu- zione della densita un potere emissivo che meglio s''accosti a quello degli strati piii teneri interni. V A R 1 E T a'. y3 Cio essendo , ne tlee conseguire: I. die una lamina me- tallica jHilita tanto piii di calorico irradiera quaiito sara iiiiiiore la densita o la dnrezza de^ suoi strati superficiali ; 2." die, supposta la minor deasita o durezza , Taumento iiella facolta raggiante prodotto dalla scabrezza sara minore ili quello die si ottiene quando la lamina e o piii densa o pill indnrata coiressere stata battuta a freddo. E quasi inutile il soggiungere die per verificare queste teoreticiie illazioni non si deve far uso d'' un metallo ossi- dabile a poco alta temperatura ^ imperocdie una lamina costrutta di siffatti metalli ha per se una tendenza ad att- mentare il suo potere emissive , il quale varia da inomento a momento , in tin collo stato degli strati superiiciali , e cio vie piu quanto piii teneri e piii divisi souo gli strati medesimi. Una forte percossa e un lento passaggio alio stato solido dopo la fusione , soiio i due mezzi onde impriinere alle sostanze metallidie variazioni piii o men grandi nella den- sita. Feci trarre pertanto da argento ben puro due lamine fortemente martellate , ed altre due fuse e lentissimamente rallVeddate nelle ioro forme di sabbia: ne formal un prisma cavo e rettangolare , cui aggiunsi un fondo metallico. Feci poi saldare tutti questi pezzi con saldatura teiiera , per non altei'arne la densita o la tempera neiratto delT opera- zione. Al momento in cui si univano , le quattro facce la- terali si trovavano gia ben pulite coUa pomice e col car- bone , senza ricorrere al martello o al lirunitojo. AUora con un pezzo di carta coperta di grosso smeriglio si stro- piccio fortemente in un solo senso una delle lamine fuse e una delle lavorate. Le immagini degli oggetti , le quali apparivano assai nette ed intense suUe facce a cui si era lasciato il bel pulimento si cancellarono del tutto dalle facce stropicciate die diveunero offuscate e striate. Questo vaso d argento cosi preparato fu empito d''acqua calda. Le quat- tj-o facce laterali successivarnente rivolte alKapertura del mio apparato termo-elettrico produssero sul galvanometro le de- viazioni seguenti : io° per la piastra lavorata e pulita ;, i3°,7 per la pia- stra fusa e pulita 18° per la piastra lavorata e rigata ^ 11 ",3 per qiiella fusa e rigata 94 V ,V K I E T A . Dal paragone di queste quattro ivradiazloiii rlsulta: i." die nel caso del palinieato 11 metallo fuso lie da ^/s cii'ca dl piu del ineLallo lavorato, il che torna a prova deirindicata minor densita;, 2. che 1 efFetto delle strie sulle due specie di laniiiie differisce noii solo per intensita , come Favevam predetto , ma anche pel sno modo ; imperocclie se il poter raggiante deirargeiito lavorato s^amnenta di 4/5 coirazioiie dello smeriglio , quelle deW argeiito fuso soggiace invece ad nna perdita di quasi '/s. Un tal fatto iuaspettato , che dimostra in rnaniera iii- contrastabdc la verita della nostra proposizione fondamentale , riceve una giustissima spiegazione nella or ora esposta teo- rica ; imperocclie la pressione d'' un corpo dure, qual e lo 6mei"iglio , suUa superficie tenera delTargento fuso comprime e condensa alcun poco le parti strofinate , e rende il fondo delle strie prodotte sopra F une delle lamina piii duro della superiicie intiera della lamina corrispondente. ]Mi spiacque di non aver potuto opei'ar del pari sopra A'asi d^oro e di platino , ne^ quali e del tutto probabile che tali fenomenl debbaiio manifestarsi in una scala piii estesa, a motivo delle grandi variazioni di densita a cui in forza della fuslone e della percossa possono quel due metalli sot- tostare. Rivolgendo ora lo sguardo alle prime sperienze de*" fisici sull*' influenza dello stato della superficie , veggiarao che le diverse lamine nietalliche poste alia prova manifestarouo costantemente itn poter emisslvo piii gagliardo quandVraiio scabre e irregolari che quand^ erano lisce e pulite. Per il che pareva ben glusto che nella emission calorifica, oltre r influenza derivante dalla qualita degli strati superficial! , uii^ altra se ne ammettesse , iie'' metalli almeno , proveniente dal grado di pulimento. E tal fu la conseguenza che dai fatti osservati si dedusse . . . Tuttavia , per semplice e di- retta che paja , 11011 e dessa fondata sul vero. Ecco adunque un esempio che valer dovrebbe alP uopo per tenere a freno quella sconsiderata facilita con cui alcuni sperimentatori si fanno ad erigere in leggi general! le con- seguenze che derivano dalle prime loro osservazioni. Un istromento nuovo adoperato in una ricerca qualsivoglia ba- stera a farci abbattere in un fatto nuovo : ma continuaiido con assiduita il lavoro , variando ! metodl d^esperimentare, discuteudo il fenoraeno diversaineiite coiitemplato, si I'iesce V A R I E T A . C)5 quasi som))re a convincersi che la novita era solo appa- rerUe, e clie la vera spiegazion ilella cosa si ricondiice alle verita che gia teagon stabile segglo ncUa scienza : che se pur talora si afTaccia alia fine una verita incontrastabihncnte nuova , rjuesta poi trovasi per lo plii contrarla alle pretese leggi generall che In nianiera assoluta e decislva eransi suUe prime presentate al nostro intelletto. Parma, 28 lugllo i838. {^Bibliodieque Universelle , aout i838). Annunzj. I prezzi sono in lire italiane. Abblamo letto con molto piacere I'annunzio di una Bi- hliottca greca delle Belle Arti che il prof. Petrettini del- r Universita di Padova puliblichera in IMllano coi tipi di Andrea ]\Iolina. L' importanza e novita del concetto, la dot- trina deirautore e la puntualita del tijjografo ci persua- dono a darne innanzi tratto cjualche contezza ai nostri leltori. La Biblioteca di cui parliamo si comporra di quante opere intiere o brani di opere , cosi di verso come di prosa , ci lasciarono i Greci intorno alle belle arti. Gli autori di queste opere , per essere la piii parte sofisti , non fnrono in generate illustrati dai critici con quella cura con cui si volsero ai classic! ^ e di qui venne che al- cuni non fossero mai tradotti , altri non avessero ancora traduzioni soddlsfiicenti. Al prof. Petrettini , frugando nei codici delle biblioteche d' Italia e d' oltremonti, pote venir fatto di rinvenire niolte lezioni varianti ed interi perlodi del tutto nuovi ; i quali insieme colle correzloni die si tro- vano sparse qua e la in opere d' altre materie, e con al- cune congetture iilologiche restituiranno questi libri alia loro iiitegrita. <« Quindi necessario riesce ( dice 11 ch. professore editore ) P offrire a' lettori il greco e purgato originate non senza 11 corredo di chiose che giiistifichino le qualita e le mutazioni di csso , dettate pero con quella parsimonia che vediamo praticata dai piu accredltati filologi. Succedera a tutto cio la tradnzione Italia na sempre nuovamente da noi coinposta e con qucHa diligenza ed artificio condotta che saprenio maggiori. Verranno in seguito ad alcuni discorsi prelimiuari tendenti ad illustrare la ragione filosofica ed ^6 V A K 1 E T a'. oratoria degli autori , ancora molte note e dissertazloni che avi-anno per fine di recare maggior Ince alle arti anticlie : ove pur nostro desiderio sarebbe d'imbandire, diciamo quasi, ai nostri lettori tutto cio clie T archeulogia e Teste- tica hanno sapiito di piu squisito produrre , soprattutto ue- gli ultimi tempi presso P estranee genti e presso le nostra ancora.)/ A queste riccliezze cosi raccolte, il prof. Petret- tini asigiungera il frutto de' moiti suoi studj, che noi aspet- tiamo tanto piii avidaiiiente, quauto maggiore e la mode- stia con cui egli li promette. Tutta la Biblioteca si compnrra di otto volumi in ottavo corredati all uopo d' incision! a contorni. Ciascun volume poi potra considerarsi come da solo perche comprendera nella sua interezza un autore, tranne il Pausania che sara r ultimo ancllo di questa catena. II primo sara il Callistrato gia in corso di stampa. II prezzo e di ital. cent. 2 5 per ciascun foglio in 8.°, e di cent. 3o per ciascun rame. Opera di Vincenzo Monti. — Milaiio, i838, presso Giovanni Resnati, corsia de' Seivi n.° 601, tipografia Bernardoni. Fascicolo l.°, di pag. 176, in 8." Lir. I, 91. Mia intenzlone ( dice P editore signer Resnati nel manifesto l.° febbvajo di quest'' anno ) si e di radnnare in tntto quel mag- gior nuniMO che mi sara coucesso i suoi scritti , si di verso che di prosa ; di dividerli in varie classi, e sotto queste disporli con ordine cronologico , secondoche vennero dalP autore dettati. U qual ordine mentre per una parte servira alia storia intellettuale del suo ingegno, risparmiera per fahra ai lettori la confusione so- lita a produrst , sotto qualunque altra disposizione , dalla varieta delle idee che trovasi nelle opere del Monti a motivo delle ben note vicende a cui egli trovossi esposto nel corso della sua vita. Foi'se da taluno vorrassi considerare come soverchia la cura che mi prendero di riproduire alcunl pochi componimen'i della sua prima gioventu che piu tai"di sembrano essere stati da lui rifuitati. Ma perocche in qualche edizione si trovano collocati alia rinfusa iusieme con altri da lui dati in luce poiclfebbe raggiunta la matura peifezione del suo stile , reputo ben fatto il non escluderli dalla mia coUezione, prima perche sia possibihiiente compiuta ; e quindi perche , apparendo da essa come appartengouo questi ai primordii del giovane poeta ., siano colla debita ecjuita giudicati. Le classi in cui saranno distribuiti tutti gli scritti del Monti sa- ranno le seguenti : I. Poesle diverse, cioe : Sonetti , Anacreontiche , Inui, Odi, Canzoni , Epigrammi , Tcrzine , Qiiartine , Sesiine , Ottave , Ver»i V A K I E T A . CfY sciolti , Traduzionl di bi-evi comjjoniiuenti, oltre quella dulle Satire di Persio. — II. Pocinetti. — III. Tragedie , Draiumi , Cantate. — IV, Traduzione dt-ll' lliade. — V. Prose diverse , tranue la Propo- sed , ecc. — VI. Lettcre faiiiigliari , tra le quali alcuiie inedite (*). II )iriiuo volume sara preceduto dalla biogratia die venne gia nel 1828 inserita uel Nuovo Ricoglicore ( quaderno xlvii ) ; ed e lavoro di iin aniico del ]Monti e mio , il quale mi permette di ri- stamparla con alciine rettificazioni. Qiianto alia Proposta , ecc. , poiche essa forma gia di per se un''opera di carta luugliezza, penso di dai-la come seguito di que- 6ta raccolta , se i cortesi che -vorrcinuo associarsi mostreranuo di averla a grado. L"' edizioue ven-a ornata del ritratto del Monti diligentemente in- tagliato in rame , e di uu fac-siiidle del suo carattere. Patti dell'associazioiie. La puLblicazione si fai-a per fascicoli di cii'ca 10 fogll di stampa in-8.° graude. II costo sara ragguagliato iu ragione di centesimi 20 austriaci per ogni foglio. Se ne tireranno alcuni esemplari in torma di 12.°, e questi costeranno un quarto meno. I fascicoli si succede- ranno di mano in mano colT intervallo di circa quaranta giorni. Quelli clie mi saranno cortesi del loro nome , dichiareranno , nel- Tatto deiia sotioscrizioue , se intendano di associarsi aucbe alia ri- 8tamjia della Proposta dl correzioid , ec. Chi sottoscrivera entro r anno corrtnte avra gratis la co|:ierta e la legatura de' fascicoli , il facsimile ed il rinvatto dell^ autore. Delia Istorle iiorentine di Gio. Wichele Bruto volgarizzate da Stanislao Gatteschi delle Scuole Pie , col testo a fronte e incision! in rame. — Firenze , l836-i833 , per Vincenzo Batelli e figli. Voliimi 2, in 8.°, di pag. lx, 407 e 5o8, con 3o tavole in rame. Lir. 40. — Vedi Bibl. Ital. tomo 83.°, pag. 35o. L'' Enricliiade poema epico di F. M. Di Voltaire , versione del- r abate Nicola Ghidini. — Milano , i838, presso la ditta Angelo Boiifanti, a spese del traduttore , in 8.°, di pag. 262. Lir, 3. Biblioteca moderna di amena letteratura. — Atene, suo innalza- meuto e sua caduta, di E. L. Biilwer. Prima versione italiana di Francesco Ambrosoli. IMilano, 1 838, vedova di A.F.Stella e Gia- como figlio , tipografia Bravetta. Vol. 3 di pag. vii 3 to, 3o8 e 3c4. Lir. 2, 5o al vol. — Di questa Biblioteca si pubblicheranno dodici volimii in un anno, di circa pag. 3oo ciascuno, iu 18.°, ornata di lavole e di eleganti disegni. AlPAtene del Bulwer teiTa dietro un ro- mauzo della celebre autrice conosciuta sotto il nome di Giorgio Sand ; C) Chi, possucUiulo .ilcuiia letlcr.i iioii .incor ],uLljlicat.i del Blonti , vorra gra;iio3ameiite i)arttcipi\rmcla per IVc^i.jniu .juesta jaccolta , avrassi la raia j'icoiiO:>ccnza. Bibl. hid. T. XCL 7 98 V A E I E T a\ e quindi una produzlone originale deir autore di Sibilla Odaleta , intitolata Toniani e Visconti. Le diverse opere si potiauuo acqiii- stare anche sejiavataiueute. U coiite di Essex, tragedia di Pompeo di Caiupello. — Fireuze, l838, iiella stamperia Piatti , in 8.°, di pag. 83. Cenni intorno al commercio dei Lucchesi coi Genovesi nel XII e XIII secolo ; cou alcune ricerche sul valore delle luonete coUe quali a que' tempi si conti'attava presso di quelle nazioni. Lezione delta nella reale Accademla luccliese il di 27 febbrajo 1837 dal- raccadeinico Giulio de' conti di S. Quintino. — Lucca, 1 838, dalla tipogi'afia Bertiui , in 8.", di pag, 63. Notizie blografiche degli Sciittori dello Stato estense, in continua- zione deila Biblioteca modonese del cav. Abate Girolamo Tii-abo- scbi. — Reggio, 1837-1838, Torreggiani e C, tomo V, fascicoli i.", 2." e 3.°, ill 4.° — Vedi Biblioteca Italiaoa, torn. 90.°, pag. 339. Euciclopedia storica , ovvero Storia universale coniparata e docu- rueniata. Opera originale italiana. — Storia universale di Cesare Cantii. Dispense 17.% 19." e 21.''' contenenti le puntate 8." alia 12.* Documenti ( Schiarimeati e note). Vol. I. — Dispense 18.", 20.% 22.*, 23." e 24.* coutenenti le puntate 1.* 6.'* Racconto. Vol. 2.° — Torino, i838, presso gli editori Giuseppe Pomba e comp., coi tipi Baglione, Melanotte e comp. Cent. 5o ogni puntata, di pag. 33, in 8.° Delia vita di G. Piasori , libri sei compllati da Giuseppe dei Chiappa. — Milano , 1 838, coi torchi di Paolo Andrea Molina, in 8.°, di pag. 377 Lir- 6, 09. Memorie delP I, R. Istituto del regno Lombardo-Veueto. Volume quinto. — Milano, i838, dalPImp. Regia Stamperia, in 4.°, di pag. 282 oltre la dedica e Pindice delle iiiaterie. Veudesi da L. Du- molard e liglio , corsia de'' Servi , e presso P economo delP I. R. Istituto medesimo in Brera. Esercitazioiii scientificlie e letterarie deirAteneo di Venezia. — Venezia, i838, dalla tipografia di Alvlsopoli, in 4.°, di pag. 366. Element! della Giurisjirudenza sul cambio mercantile, di Giovanni Teofilo Eineccio ; dalla latiua in lingua italiana tradotti dalPavvocato Emidio Cesarini , con i rinvii alP opera del tradnttore sliI Diritto commerciale, e con le indicazioni delle miove leggi sul commercio. — Roma, 1 8 38, a spese del traduttoi-e, coi tipi di Giovanni Ferretti , in 8.°, di pag. 168. Dissertazione di Felice Isnardi end'' e chiarito il luogo preclso della Liguria mai'ittima occideutale ove iiacque Cristoforo Colombo. — Pinerolo , i838, coi tipi di Paolo Ghiglietti , in 8.°, di pag. xiv e i53 Lir. 2. Colloquii di Lodovico Vives latini e italiani, ti-adotti da un sacer- dote floreutiuo per esercizio delP una e delP altra lingua , diligeute- mente rlveduti e corretti. — Parma, 1 836, per Pietro Fiaccadori, in i6.°, di pag. 268. Lir. i, 60. Calligrafia plautlna e terenziana conteneute le piii pure e nitide locuzioni di latiuita corrispondenti ad altrettante volgari dispoate per V A n 1 !•: J A . Qij alfabeto. Ojjera utilissliua per gli studios! della lingua latina e to- scaua, data gia la luce da Angelo Maria Ricci, ed ora riprodotta con uotaliili mi;j.lioraaieati. — Parma, l836, per Pietro Fiaccadori, in 1 6." di pag. xii e 237 lir. I, 60. Pesi e misure. Origine e vaiitaggi del sisterua uieU-ico decimale. Risposta alle obbiezioui clie si fauno conti-o questo sistema. Notizie intorno alio stato presente del sistema de' pesi , misui'e e monete dei varj Stati d''Europa, ed iudicazione delle principali opera clie trattano di queste iiiaterie. — Piacenza , 1837, dalla tijiografia Del Majuo, in 8.°, di pag. 56. Esposizione di Belle Arti nelVl. R. Palazzo di Brera in Milano. Le Belle Arti clie da gran tempo sogllono rallegrare le nostre EsposizionL di sempre crescent! ricchezze , ebbero quest' anno una cagione straordinaria di concorrere a di- spiegarvi la copia dei proprii tesori festeggiando rAugiisto loro proteggitore Ferdinando I." nosiro grazioso sovrano. Le sale e i portici del palazzo di Brera appena bastarono alTalHuenza dei dipiati e delle scultnre : e S. M. I. R. A. la ciii desiderata presenza e stata si splendida a qnesta nostra citta e si fausta a tutto il regno, comperando moke opere esposte e molte ancora ordinandone, si degno di uiostrare die non solo protegge e promove le Belle Arti come sorgente di prosperita e di splendore a' suoi sudditi, ma le apprezza e le ama come atte ad ornare colle loro prodiizloni anch'e i sommi fastigi dell' umana grandezza. I Serenissimi Principi e gli altri ragguardevoli persoaaggi clie avemmo in questa occasione fra nci , segnitarono Tangusto esempio, e f. cero piii che mai lieta agli artisti quest' an- nuale solennita. — Noi ora , secondo il nostro costume , daremo un breve ragguaglio delle principali opere esposte. rituira storica e Ritvatd. E benche niolte cagioni c'impedirebbero di descrivere ad una ad una ordinatamente le sale, possiamo nondimeno cominciar dalla prima , dove souo i dipinti del cav. Giu- seppe Molteni : il quale dopo essersi in pochi auni coUo- cato fra gli artisti piii popolari , conserva gia da gran tempo la stima dei vcri conoscitori. Fra gli undici suoi lOO V A R I E T A . diplnti v'lia im ritratto, mezza fignra , di S. M. I. R. A. Ferdinando I ", e un altro, fi^ura intiera al vero, di S. A. S. jl Principe di Metternich , dove Fai-tista pote spiegare la rara sua inaestria nell' imitazione dei vclliiti ^ degli ori e degli altri accessorii di cotal fatia. Riccliissiino d'oriiamenti e pure faltro ritratto (anch'esso figura intiera) di mada- ma SayfFereld grazlosamente atteggiato e leggiadramente di- piiito: lie nianco lodevoli stimiamo gli altri di minor dimeii- sione. Lo = Spazzacammino =: tanto applaudito neirultima Esposizione eblje quest'anno dalla fantasia del cav. Molteni nil vero fratello germano. II primo, assiderato scaldavasi a un raggio di sole; questo siede mangiando il pane delle proprie faticlie. Yi e tutta la verita e la fnsione di colorito che diedero tanta lode alT altro ^ solo potrebbe desiderarsi che I'artista ne avesse piii lumeggiate le ginocchia e le parti inferiori donde forse avrebbero pigliato niaggior ri- lievo, e tutta la figura riceverebbe un inaggior grado di vif.a. In piccolissima dimensioiie fere il cav. Molteni un = Bambino e S. Gio. Battista = a finto bassorilievo , che veramente illiidono i rigtiardanti. Di grandezza naturale poi dipinse ■= La confessione =^ , cioe una giovine avve- neute che si sta confessando. Un quadro di genere di qnesta dimenslone e cosa assai rara \ e questo poi non e solamente inolto bello in se, ma senza dubbio uno dei migliori dipinti del cav. Molteni. Ben composta la figura della penitente ; belllssiino il vecchio confessore : v' e una franchezza di co- lorito non nuova certanieate alFartista di cui parliamo, ma in questo lavoro pur degna di nuova lode. In generate poi vi e uiolto artificio nella distriljuzione della luce e delle ombre; benche sotlo questo rispetto potreblje notarsi che qualche Volta la troppa cura di mettere in evidenza alcuni acces- sorii nuoce alcun poco aU'efFetto del quadro e contrasta alia ragione dell' arte. Ma le stofFe , le pellicce , i vasi del Giappone , le dorerie, i cagnuoletti che il cav. Molteni ri- trae con tanta perfezione , e da credere che non verreb- bero cosi spesso nelle sue produzioni a contendere del primo posto coUe figure che ne sono il soggetto , se P ar- tista fosse sempre padrone del suo lavoro. Non vi sono anche coloro che potendo avere una bella poesia vogliono iavece un sonetto a rime obbligate? V A R T r. T A . I O I II sig. Domenico Induno premiato questo metlesimo anno dairi. R. Accadeniia pel disegno di figura, e vennto , con iin l)non qnadro a farci conoscere qnanto possianio jiro- metterci del sno ingegno e de' snol studi. II soggetto del suo dipinto e = San ]\Iartino die recide una parte del proprio nianiello per cojirirne un vecchio niendico =. Un artista provetto avreljbe Introdotto nella sua scena qnalclie arcidente di ombra clie inteironipendo la luce troppo iignalinente diffusa raccogliesse Tattenzione degli spettatori sui jimiti principali della composizione. La nian- canza di un tale artificio diniinuisce in parte 1' effetto , ma non pero i ]iregi del disegno e del quadro die fanno si diiaro presagio dell'autore. Le ganibe del santo non corrispondono torse pienamente ne al carattere del volto ue air idea di un santo-soldato : ma nel mendico v' e un nudo assai Ijene siudiato e dipinto. II giovine artista con- tinui a cercare nello studio del vero quella perfezione a cui e cosi bene avviato : la pratica, e 1' osservazione di qnnnto fecero i grandi maestri gli daranno assai presto ii restante. Ciialdi Antonio. Nel = David scagliante la fionda = per colpa forse di quell' angusto spazio in cui il pittore voile costringere la sua figura , pare die mandii alcun poco di queir impeto die dovrebbe pur esservi impresso : non di- resti die scaglia ma die si apparecchia a scagliare. Nel- r=Addio del Corsaro a Medora =: avremmo desiderata una maggiore beliezza di volto, e un poco di quella sin- golarita che siamo soliti inimaginarci in tutte le donne del Byron. Nell' = Ugolino = non lodiamo 1' aver fatto cir egli calclii con un piede il braccio di uno dei giovinetti giii niortii e qiiegli abiti cosi belli e cosi bene composti, ol- treclie non si accostano al verisiinile dopo quella prigionia di pin Itine , quando gia per limgo digiuno tutti morivan di fame, non ajutano punto I'effetto del quadro. Ma dopo queste osservazioni restano nei dipinti del signer Gualdi molte belle qualita e molte cagioni di lode. II Davide e uno studio del nudo cbe niostra una perizia non comune. L' Ugolino die stringe le pugna per far forza a se stesso , e una figura bene idcata e ben dipinta, a cui da un ef- fetto assai grande quel riflesso di luce dalia parte infe- riore della persona sul volto pallido e rifinito dalla fame I 02 '^'^ V Tx I E T A . e dairangoscia ; oltre cU die poi in qiiesto lavoro 1' arti- sta ha recata una diligenza sqnisita , e superb assai bene le diflicolta del soggetto accresciute da un recente confronto non canccUaljile dalla memoria di clii frequenta le nostra Esposizioni. Nei fanciulii clie il digiuno ha gia speuti po- trebbero desiderarsi carni piii rilassate, ma vi e nondi- meno una notabile verita , e sono inoltre afFettuosamente aggrnppati. Moita diligenza e molta bravura si ravvisa poi nel ritratto proprlo dell'artista, dove tutto e pittorico e di bellissimo efl'etto. In geiierale, se ne togli qnalclie abuso di scuri, e di tempo in tempo qualclie leggiera du- rezza , tutto e dipinto con arte e con faciliia. Scipione Lodigiani giovine artista del cui ingegno gia sono lodevoli i frutti e grandissime le speranze, tolse dai Lom- bardi del sig. Grossi il soggetto di un quadro = Viclinda rapita da Pagano = pieno di espressione, giudiziosamente conqjosto , ma disegnato e dipinto con certo faoco che non contenta del tutto perclie non e sempre accompagnato dalla necessaria maestria. Gli auguriaino quella fortuna ch'' e ne- cessaria pur troppo al salire anche degl'ingegni migliori. TognoU Gio. trentino. = II Sonno nella sua reggia =. L'artista ha molto diligentemente ritratto quanto gli sugge- rivano Ovidlo e Stazio , ma dubitiamo se il suo dipinto imprima ne' riguardanti 1' idea di quella mitologica divinita che i due poeti descrissero. Nella reggia del Sonno do- vrebb' essere manco luce e manco moto , dicendo Ovidio che quivi si oppone mai sempre al sole un oscuro velo Che non lascia che faccia al Sonno oUraggio ; e che Tutte le cose Stan sopite e chete. II concetto poi di rappresentare il Dio sbadigliante ci pare che non sarebbe approvato dai Leasing per quella spiacevole apertura della bocca e con- torsione di tutto il volto. In un altro quadro fece il si- gnor Tognoli = Cecolo fondatore e re di Preneste =: , quando ancora bambino ( al dir di Virgilio ) Fii tra Vagresti helve appo d'un foco Twiato esposto : onde di foco nato Si crede poscia , e di Volcano figlio. II qual dipinto , mancandovi afFatto ogni interesse d'azio- ne, entra nella schiera dei quadri di genere, ed e da lo- darsi per la buona imitazione del vero nei molti aniniali V A R I E T a'. 103 rappresentati. Finalmente neH'altra tela In cui tlipinse = Eutitnio di Locri che libera in Tremessa una vergine dallo spirito Libante =, ci parve esagerato Tatteggiamento del- r eroe liberatore. Mnssini Luigi fece un = Samuele che unge Davide in re de<»li Ebrei =. La iisonomia del giudice sacerdote avrebbe potuto essere piix nobile, o composta a maggior gravita in iin atto di si grande importanza. Fu notato altresi che Da- vide, tanto pill giovine^ avrebbe dovuto avere la testa un poco piii piccola per comparazione a quella del sacro ministro ; ma il quadro fa in generate lodato per buon di- segno e vigore di tinte. Giacomo Trecourt di cui I'anno scorso furono molto enco- miati alcuni studi dal vero e un gran quadro d' argomento sacro , e venuto anclie quest' anno a cogliere nuove lodi con sei dipinti di vario genere. Egli copia la natura con un gusto assai raro , e con una verita maravigliosa. II suo colorito e franco e succoso, il suo disegno corretto, ed ha ar- tificio di aggruppar le figure con beH'eftetto di prospettiva, gia degno di un artista provetto. Vi ha qualche testa che apparisce alquanto piccola , forse per colpa di una dili- genza soverchia nello sfumar de' contornl ; nia non sap- piamo se potesse aver luogo alcun'altra censura. Un artista che imita il vero con tanta felicita , e vi accoppia le doti gia dette , dev' essere naturalmente buon ritrattista ; e pero non crediamo necessario parlare dei due lavori di questo genere esposti dal sig. Trecourt. Diremo piuttosto del suo quadro di composizione rappresentantfe =: Torquato Tasso ed Eleonora =. II poeta sta in piedi leggendo , mentre la principessa seduta ed intenta, non tanto riceve in se i con- cetti di quello scritto, quanto Taraorosa passione che poi doveva esser fonte di tante famose sventure. Una luce so- verchiamente difl\isa nuoce airefletto del quadro che peral- tro rldonda di molte bellezze ; e v' ha , per esempio, una tenda che pare si appoggi suU'omero del poeta, e che moglio sarebbesi allontanata nell' ombra. Anche la faccia pallida di Torquato non si stacca bastevolmente dalla pa- rete che gli sorge da tergo: ma cosl nelle due figure come negli accessorii vi e tanta perizia e tanta efEcacia , che ben si possono perdonnre anche dai piu severi coteste mendc. 104 V A R I E T A . Questo mcdcsiiiio soggetto ( nia in molto magglor dimeii- slone ) fa trattato dal sig. Pietro Narducci ; il quale ci pare clie non abbia rappresentato il Tasso con quella poetica malinconia in ciii siamo soliti immaginarlo , con quella sin- cerita di alFetto ardente e profondo die fu tanta parte del- I'infelice sua vita. Pare ch' egli adocchi una preda, e die stia leggendo non gia come amante, nia come desideroso d'innamorare. Cinque dipintl del sig. Giovanni Servi attestano i contlnul progress! del felice suo ingegno nell' arte. E da notarsi ri- spetto ai ritratti , clie sono tutti di persone morte. Delle composizioni una e un quadro a olio rappresentante = Bice del Balzo die rivede per T ultima volta il suo sposo Otto- rino Yiscontl =. Molto buona ci parve la composizione del quadro , e vivamente espresse le varie afFezioni delle per- sone circostanti alia moribonda infelice. Cbi non si ricorda clie Bice in quel solenne momento " volse gli occhi alle finestre clonde entrava il sole, e mormoro fra se stessa : Ob ! le mie care montagne >i ? Di qui 1' intonazione del quadro alcun poco rossiccia , quale suol essere il sole sul declinare del giorno ; ma forse un po' troppo debole ^ sic- clie r intonazione generale del dipinto pare die mancbi di forza. L' altra composizione ( disegno all' acquerello ) rap- presenta = La riconciliazione di Papa Alessandro III col- I'imperatore Federico Barbarossa avvenuta in Venezia I'anno iiyy =. Bello e grandioso e il concetto generale del qua- dro , e con molta verita e maestria e condotto e disegnato in tutte le sue part'f, e desta desiderio di vederlo eseguito a olio e in quella dimensione die il soggetto ricbiederebbe. II prof. Francesco Podesti ha esposti due ritratti e due quadri di composizione. In uno di questi gli fu ordinate di rappresentare = San Maria de Girolamo portato dagli Angioli in Cielo =:; neiraltro fece =i Dante nello studio di Giotto ==. Nel saiito , privilegiato di un transito cosi so- lenne dair esilio del inondo alia beatitudine del paradiso, notarono i piu severi qualclie durezza nell'abito, e parve non delicato il concetto di fare cli' egli con un piede si ap- poggi suUa coscia di un angiolo. Da tutti pcro fu concor- demente lodata la maestria con cni I'artista seppe valersi della luce ad ammorzare il nero dell' aliito tanto contrario al buon efFetto di un quadro dove tutto vorrebb' essere VARIETA. lOO Icggiero e volantc : e piu ancora loJarono TestasI slncora e beata dcirumile fraticcllo die s' Imparadisa, e la vennsta degli angioli, e il tontleggiare maraviglioso delle loro lirac- cia ; lienclie in questa parte notarono alcunl qnalclie di- fetto. Neir altra tela, la iigura del poeta o vuoi per I'atteg- giamento o per 1' ombra che la percuote pare, come suol dirsi , soverchiamente sagriflcata. Ma nel volto e sopra tntto negli ocelli di Giotto, priiicipale nel quadro, Tegregio pittore fece nianifesta la sua grande maestria. Giotto e veramente nell'atto di nn artista die sta per afferrare un concetto ; egli ascolta cio che dice il poeta , e cerca intanto e gia trova colla sua fantasia le iminagini piu appropriate a rap- presentare il pensiero cli' esso gli vieii suggerendo. Tutte poi queste tele sono disegnate e dipinte con qnella preci- sione e conosccnza delParte die fu sempre lodata anclie gli scorsi anni nelle opere del prof. Podesti. Giuseppe Sogni professore dell' I. R. Accademia espose un Ijel ritratto femminile, Iigura intiera, e due quadri di com- posizione; uno piccolo rappresentante = Pio VII sulle alpi quando fu trasportato a Parigi =; Taltro grande al vero in cui fece = Adamo ed Eva = atterriti dalla voce di Dio che loro rimprovera il peccato. Nel primo di quest! quadri po- trebbe notarsi generahnente una certa eccedente grossezza di teste; ma le alpi coperte di neve; i gruppi de' |>aesani accorrenti per essere benedetti dall'illustre prigioniero •, il Pontefice die dalPalto della portantina li benedice colla serenita di un uomo die trionfa neiruniiliazione; i soldatL che numerosi per 1' alpestre cammino precedono al singo- lare convoglio, o gli stanno d'intorno fra attoniti e rive- renti ; tntto e maestrevolniente composto e dipinto. La pe- rizia poi delP artista risplende ancor jiiii nel gruppo di Adamo ed Eva nudi sotto T albero infausto, e sgomentati dalla divina minaccia inentre il serpente tuttora attorci- gliato alia pianta si volge nialigno a guardarli , e gode del crudele suo inganno. L' espressione dei volti indica viva- niente il terrore e la maraviglia di quelle creature a cui per la prima volta si turba la felicita infino allora tranquillamente goeluta ; il modo con cui le due figure si aggruppano e seinplice e naturale ; le ombre sono sapientemente distri- buite ; se non che avrebbe potuto ottenersi qualche mag- gior distacco fra Tuna e 1' altra coscia di Eva; il colorito e vJgoroso e di ottimo effetto. Io6 V A R I E T a". Cesare Poggi pittore di molto In-io nppartiene a quegll artisti che anche qnando noii contentaiio pienamente la critica , la costringono pero sempre ad accordar loro la lode di molto ingegno e di molta attitndine : lode a dir vero pericolosa , perche anche i piu felici haii bisogno di essere ainmoniti che I'ingegno da se solo noii laasta se non lo aintano lo studio e la diligenza. Fra i suoi dipiiitl di quest' anno v'ha un =: Sagrificio d' Isncco :r=: mezze ligvire. Se non erriamo, il pittore ha voluto rappresentarci la lotta fra Tistinto naturale e il sentimento religioso che induce ad uhbidire anche col sagrificio di quanto ci e piii caro , e per sin della vita: e poiche T obhedienza e manifestata dal fatto , stimo che a lui appartenesse di esprimere Fistinto naturale , e pose in Abramo la ripugnanza fisica ( se cosi possiam dire ) all' opera a cui si accinge , e in Isacco il terrore quasi non superabile della morte. Ma questo con- cetto clie non manca per certo di buon fondamento, raise I'artista in una specie di necessita di dare alle sue figure iin aspetto poco aggradevole; e il sig. Poggi in questa parte fece forse aocor piii di quello che la necessita grimponeva. Alcuni cercarono una rassegnazione clie parve o stupidezza nel figllo o JndifTerenza nel padre ^ il sig. Poggi per evitar questo scoglio non ci lascia pensare a cio ch' e piii nobile nel soggetto rappresentato : nel suo Isacco non apparisce altro sentimento che il terrore della morte imminente ; e alia vista di quel giovane pallido e tremante sotto il cokello del padre, il ribrezzo di quest' ultimo piglia quasi I'asjietto di una ferocia lottante colla voce della natura. Noi ci siamo fermati un po' a lungo sopra questo quadro giacche , pa- rendone che anche T artista lo abbia lungamente pensato, dovevamo pur dire per qual raotivo discordiamo da lui intorao alia piu conveniente espressione del suo soggetto. In quanto poi al dipingere, cosi in questa come nelle al- tre sue tele predomina sempre quel suo fare brioso, a toc- chi, a gi'andi contrasti di chiaro-scuri , e una certa irapa- zienza o sprezzatura che si ammira in alcuni grandi mae- stri non gia perche sia una bellezza in se stessa, ma perche non vale a togliere il prcglo dei loro stupendi lavori. Francesco Mensi piemontese , oltre un buon ritratto di donna, figura intiera al naturale, fece in una tela di gran dimensione = I Fratelli della SS. Trinita vestiti da S. Filippo V A U I E T A . 107 Neri istitutore cli qiiclla pia Congregazlone. = II santo sia inJossando la veste a un fratello ingiiioccliiato flinanzi a Ini , nientre alcuiii altri gli staiino d' intorno aspettando di csscr chiamati a simile onore. Nelle figure, piu grandi del vero, vi e in gencrale disegno corretto e biiona composi- zione. La prospettiva non e in tntte le parti rigorosamcnte osservata , per modo che alia sinistra dello spettatore le niani di nn fratcllo posto nel secondo piano ci pare die sporgano al di qua di un altro clie sta sul primo. E in qiianto al colorito vi e un abuso di scuri molto notaliile ]-)rincipalinente nelle estremita inferiori di colul clie riceve Tahito, e nella gloria soprastante a queila religiosa scena: dove questo abuso e tanto piii riprovevole in quanto che rende pesante cio clie dovrebb' essere aereo e sommamente leggiero. Gio. Battista Gigola dipinse a olio, in un quadretto di graziosa invenzione , un satiro clie se ne porta un nido di Aniori , e si trae dietro alcune incaute giovinette preganti. II sig. Gigola come vero maestro conosce tutto quello clie I'arte ha di piu riposto , e lo consegne con queila fa- cilita che s' acquista dal lungo esercizio : quindi il suo la- voro e in ogni parte squisito e condotto ad una finitezza e fiisione, che quasi pare uno smalto. Espose inoltre = due ritratti femminili ; le Tentazioni di S. Antonio;, e il Matri- monio di Giulietta e Romeo = in miniatura, nel qual ge- nere il suo nome ci esenta da ogni eloglo. Francesco Scarnmuzza di Parma. Molto gentile e molto aflettuosa e la r= Melanconia ==, mezza figura al vero: piii ti aflissi in quegli occhi , in quel volte, e piii ti commove quell'amabile giovinezza cosi pensosa e cosi divisa da tutte le gaje speranze deglL anni migliori. Anche il signor Scara- muzza ci ha dato un conte = Ugolino =, e lo rappresento in quegli ultimi momenti quand'egli gia cieco si diede a bran- colare sopra i niorti figliuoli. Forse Tefietto sarebbe mag- giore se la faccia del Conte fosse meno illnminata; ma in generale e un quadro molto lodevole , sopra tutto per la verita nei giovinetti clie giacciono estinti. Nel quadro rap- presentante = Le furie di Saulle contro David =, ci par- rcbhe piii naturale che IMicol intenta ad ammansare il padre guardassc pur lui , anziclie volgersi a cercare cogli occhi il marito : e nclla figura di Davide , olU'eche rattcggiamento Io8 V A R I E T a'. ci riesce alcun poco stucUato e teatrale, v'ha una piega del manto clie discenclendo dalla spalla destra al ginocchio si- nistro attraversa la persona con effetto poco gi'azioso. Un bel pensiero ottimainente eseguito e un quadro die s'intitola = Opera di niisericordia =, dove Fartista fece un fanciullo riccamente vestito che andando alia scuola divide il suo pane con alcuni poverelli incontrati per via. E una bella com- poslzione a cui corrispondono un buon disegno ed un ot- timo assortimento di colori. A dir breve crediamo di peter afFermare clie questi diplnti del sig. Scaramuzza occnpano un posto distinto fra le opere niigliori della nostra Espo- sizione. Lucchini Pietio. Questo abile artista di cui nelle prece- denti Esposizioni furono gia vednte e lodate moke opere di composizione ci ha dati quest' anno molti ritratti e un quadretto rappresentante = Tancredi ferito, medicato da Erminia e Vafrino =. II signer Lucchini ha un dipinger brioso e lucente , die infonde ne' suoi ritratti un grade non ordinario di vita. Nel Tancredi ]5ei si riconobbe un lavoro plu grande e gia note di questo uiedesinio artista ridotto a minor dimensione. II cav. Luigi Sahatelli professere di pittura dell' I. R. Accademia, nella maggior tela che fosse esposta quest'anno dipinse= Eliodoro cacciato dal tempio =. Alia sinistra dello spettatore si vede Eliodoro gia rovesciato al suolo dal ter- ribile cavaliere apparso improvvisamente a impedire che si compiesse quel sacrilegio. Insieme con lui qualcuno del suoi ministri e straniazzato , qualche altro fugge atterrito dinanzi alia furia di quel cavallo e del due giovanl che gli vengono al flandii flagellando 1 depredatori. Alia de- stra un gruppo dl molte donne variamente attegglate pre- gano Iddio clie non consenta cosi nefando delitto, o gia lo ringraziano della vendetta onde le fa spettatrici. E in- tanto nel mezzo, molto remoto , si mira il gran sacerdote Onia sagrificante presso 1' altare colle manl giunte e sup- plichevoli al cielo. La fantasia pittorica del cav. Sabatelli, e la sicurezza veraniente inagistrale del suo disegno si ap- palesano principahuente in quella parte dov' e la furia del cavaliere e 11 cadere e il fugglre dei male arrivati la- droni, cello scertare dl molte figure non manco fellce che ardito. Dall' altra parte dove fece le donne preganti vi e V A R I E T A . ICf) piii riposata disposizione di figure, ma non per qnesto ml- nore alletto. Notammo che il cavaliero non gnarda , come ])ur dovreblie, il cadnto Eliodoro ; che alcune fisonomie delle donne potrebbero essere piii avvenenti o piu scelte; cbe la ligura di una madre la quale innalza un bambino e un concetto non nuovo e forse non abbastanza ragione- A'ole in questo caso; e che i colori degli abiti non sono tutti graziosamente assortiti : ma dopo tutto questo riman- gono ancora nella gi"an tela tanti pregi che bastano a ren- derla degna del suo celeljre autore. A fianco al lavoro del padre, il giovane signer Giuseppe SabatelU colloco un ritratto, figura intiera, in abito barba- resco , con un moretto seduto ed un cane; opera lodevo- lissima sopra tutto per una diligente ma sobria imitazione di molti e svariatissiini accesponi, per un colorire vivace e succoso e per una intonazione veramente felice. Solo nel piccolo etiope desiderarono alcuni una tinta piii irasparente e pill calda. Federlco Anierling dell' I. R. Accademia di Vienna ha de- stata la generale ammirazione con tre dipinti di lavoro cosi squisito e di efFetto cosi prodigioso da vincere ogni con- fronto. In imo di qoesti dipinti face due mezze figure , un giovane e una giovane, e Tintitolo = Ebljrezza amorosa =:. Un altro e un = Ritratto di nobil donna seduta = , cosi graziosamente composto, e disegnato e colorito con tanta sajiienza e soavita , che 1' occhio non sa finire di riguar- darlo. Non vi e parte che non sia studiata con somma di- ligenza ; e nondimeno tntto e condotto con una freschezza e facllita che innamora: e le carni vere in quel gran ri- llesso di luce e in quell' ombra son testimonio di un va- lore assai raro. Chi guardera , per esempio, alle mani di questo ritratto ed alia traspnrenza dell' abito conoscera come sia vero die il sig. Amerling uso in tutte le parti del sno lavoro una medesima diligenza e fu da per tutto ugualmente felice : ma la semplicita del vestito e la quiete del fondo gli permisero di far trionfare cib che in un ri- tratto deve pur essere sempre principalissimo , il volto. Neir altro quadro egli fece una bellissima donna a letto supina , leggerincnte assopita in un soave pensiero che forse le venne da un ritratto che tien nella manca. Assorta in quclla specie di estasi . cogli occhi socchiusi e colla destra I 1 0 V A R I E T \ . niolleniente distcsa sopra la coltre, essa lia abbaiidonato il capo sopra il guauciale, e par die non senta e nou curi cU questo mondo altro che il proprio peosiero. Una cortiaa percossa da vivissima luce le riflette da destra sul volto il suo purpureo colore con eftetto che senza timore di esagerazione si potrebl^e dir magico : da sinistra ua putto fanciuUescaiiiente scherzando col nastro del ritratto si strin- ge alFeituosnmente alia madre. Tutto questo e conipreso in una tela di poca dimensioned ma T ai-tista conosce si bene 1' arte dello scorcio , e tanta e la maestria di questo dipinto, che dopo vin momento di osservazione noi ve- diamo disteudersi al nostro sguardo un letto di ordinaria inisura, e T illusione e in ogni parte perfetta. Anche qui ogni cosa e ritratta dal vero con isquisita diligenza , ma il centro a cui va e si ferma I'attenzione dello spettatore e il volto della bellissima donna. Volendo notare qualche cosa in opere di tanta eccellenza credereramo di poter dire che la testa del putto eccede alcun poco il ragionevole suo volume , e che massimamente ne' capegli di quasi tutte le figure do- niina troppo una certa luce biancastra che non e del tutto naturale. Ma appena osiamo manifestare questa nostra opi- uione in mezzo alia niaraviglia in cui ci rapisce un tanto cumulo di bellezze. Gio. Battista Airaghi : un quadro d'altare rappresentante S. Antonio Abate. Ci pare di aver letto che S. Antonio dopo essere vissuto venti anni dl pane ed acqua nella sua cella , qviando ne usci fu trovato vigoroso e fiorente come nella sua giovinezza. Ad ogni modo trattandosi di rappre- sentare un esempio di penitenza forse era meglio allonta- narsi alcun poco da questa pia tradizione. L' opera poi e pennelleggiata con disiuvoltura , e vi si aminirano un bel- r insieme e buone pieghe. Aurdiano Mossotti ci offerse alcuoi ritratti di compiuta somiglianza e una Sacra FamigUa. E desideraljile che I'ar- tista si studii di aggiuiigere alle buone doti di cui e for- nito una maggiore vivezza e arnionia di tinte : al che po- tra pervenire lasciando Tabuso delle velature, e schivando r unione del color verde col turchino , i quali distruggonsi a vicenda. II cav. Cesare Mussini prof. neirAccademia dl Firenze rap- presento con figure maggiori del vero ^=^ l\at'aele d'Urbino VARIKTA. Ill clie persuade la Fornarina a servirgli di luodello =. La bella donna clie sola dovea divider coU'arte Taaiore di Raf- faello , e sediita dinanzi alia tela destinata a ricevere le sue Ijellezze. Gia scalza , e spogliata dell'abito che in parte le si attraversa sulle cosce, gia iguuda una parte delle spalle e del jDetto, pur quasi pentita di aver iroppo pro- iiiesso, colla niauca lentamente respinge il plttore , e colla destra fa prova di ritener la caniicia che sola oramai la ricopre. Lo sguardo ed il voito , iiorente di una bellezza rolmsta assai piii che gentile, non pajon promettere la vit- toria al pudore che la fa ripugnante al desiderio di Raf- faello; il quale paziente al coutrasto, inentre colla nianca le viene traendo senipre piii la camicia , colla destra le addita il quadro in cui egli vuole ritraria; e con quella modestia che il Yasari gli attriljuisce par che si astenga dal lissare lo sgnardo sopra di lei. Le fattezze della Fornarina sono tolte dal ritratto che se ne conserva in Firenze. Abbiamo sen- lito alcuni apporre alia figura di RafFaello qualclie difetto di disegno, e forse e vero che V insieine , come suol dirsi, non e esente da giusta censura. Nella Fornarina e invece generalnieute lodata la correzione non meno che il con- cetto, e in lei si palesa pienamente I'artista. Gli accessorii, come a dire i velluti , le stoil'e e simili , sono trattati alia niauiera dei grandi maestri, con verita senza sfarzo : perche r usanza ( diceva un tale ) di regalare a tutti i personaggi un abito nuovo e moderna: ma le spese ( soggiungeva un altro) le fanno generalmente i personaggi medesimi. Natale Schiai,oni membro dell' I. R. Accademia di Yene- zia ed onorario di quella di Yienna , pittore di bellissima fama , espose quest"anuo un numero di opere maggiore del consueto , fra le quali un gran quadro di molte ligure rap- presentante = La visita dei pastori =. Se le molte pro- duzioni sono sempre oggetto di maraviglia , questa dev'es- sere poi ancora piii grande trattandosi di un artista la cui qualita speciale e una linitezza squisita, e una fusione mi- rabile di colori che par richiedere un tempo lunghissimo per ottenerla. In tutte le tele del signer Schiavoui non si troverebbe pur una minima parte alia quale mancassero ([uesti suoi pregi; donde si vede che lo studio e T eser- cizio li hanuo resi in lui ahituali come , per modo di pa- ragoue , la sceltezza delle voci , 1" eleganza dei modi e 112 V A i; I E T A . I'orditura dei period! nel Bartoli, autore tU una serie nume- roslssima di voltimi. Nella Visita dei pastori vi sono moke iigure di bel dlsegno , parecchie teste egregiamente model- late con fisoiiomie simpatiche e una perfetta intonazione ; oltre di clie I'artista ha saputo benissimo impi-imervi il carattere conveniente al sacro soggetto. Con uguale felicita poi in altri dipinti ha eniulata la leggerezza e quasi di- remmo la vokitta di alcune litografie francesi ; ma forse non tutti gli daran lode di essersi in una S. Maria Mad- dalena (peraltro assai commendevole come lavoro d' arte ) accostato piuttosto a questi ultimi che alia severita del suo gran quadro. Cio che potreLbe desiderarsi in generate da questo pittore e una maggiore varieta di tinte , perche ve- dendo mold suoi quadri vicini vi si scorge una certa mo- notonia. Luigi Fedrazzi nel ritratto della Malibran non soddisfece pienamente a que' molti che videro la celebre donna sol- tanto nello splendore del teatro , circondata da quella spe- cie d' incantesimo in cui 1' avvolgeva la soavita della sua voce , e aniniata da quelle passioni alle quali sapeva cosi maestrevolmente comporsi. In questo ritratto poi non meno che in un quadro di argomento sacro gl" intelligenti, men- tre lodarono alcune buone parti , desiderarono maggiore armonia , e qua e la minor secchezza di contorni. Nel 1 835 il sig. Gaetaiio Barabini reco all'Esposizione due quadri dai quali ci parve di poter presagire assai bene del suo gioviue ingegno. Vi era saviezza di composizioiie e nobilta di concetti ^ e se 1' esecuzione appariva ancor ti- mida , vi si scorgeva una diligenza promettitrice di pronti jirogressi. Ed ecco clr egli ora rappresentando in una gran tela = La fauiiglia di Niobe saettata da Apollo e Diana ==: e venuto a convertire oggimai in certezza que' felici pre- sagi, e s' e collocato fra i veri artisti. Quanto studio e quanta perfetta imitazione del vero in quei giovinetti o morti o morienti sotto le frecce delle sdegnate divinita ! e come pittoricamente composta quell'atterrita famiglia! Le crltiche, al parer nostro , clie si potrebbero muovere con maggior fondamento risguardano una figura accosciata a sinistra dello spettatore , della quale non appariscono bastevolmente le estremita inferiori ^ ed una fanciulletta che spaveatata ri- fudge alia niadre e le si stringe con tale scontorcimeuto varieta'. ii3 della persona , che il piegar della testa rispetto al restante del corpo riesce faori del jiossibile : oltre di clie la testa medesima pare cccessivaniente piccola rafFrontata per esem- pio col poplite della gamba. La fignra di Niobe poi e raae- stosa 6 conserva in mezzo al terrore ed alia miseria pre- sente le tracce dell'antica superbia, qaando paragonandosi con Latona diceva : Tanto bcata son , tanto possente Che del destin noii tengo alcana cura ; ma si dublta s'ella, nella postura die le ha dato I'artista, possa sostenere il peso del niorto corpo die le sta abbaa- donato sulla destra coscia. Ad ua artista si giovine e si diligente credemmo di poter aprire coa tutta schiettezza la nostra opinione della quale egli fara quel conto che gli sara siiggerito dal suo giudizio. Noi intanto lo salutiaiuo fra i pochi die gia non posson fallire a buon porto per- severando neU'impreso canimino. Giovanni Meneglietti fece = La niorte di Procri =: nella quale avremmo desiderata una maggiore avvenenza di volti, e un tinteggiare piii franco e piu netto che meglio corri- spondesse alle altre buone parti del quadro. ildudio Pinct di Lione e un giovane che da pochissimo tempo si e dato alia pittura. Egli ha tentato uno dei sog- getti pill diflicili = II conte Ugolino =: e il sno quadro die a tanti indizii si manifesta opera di un principiante , deve cio non ])ertanto incoraggiarlo a proseguire nell'arte. Non diibitiamo di affermare cli' egli in breve giudichera qiiesto lavoro con molto maggiore severita che non po— tremmo far noi al presenter e per tal guisa inteudiamo di dare con sincerita qnella lode al suo ingegno che non puo attribuirsi per ora a questo frutto immaturo. Giovanni Pock , pittore di storia , ama frequentemente trattare soggetti di gcneie o scene popolarif, fra le qiiali ci otierse quest' anno la nostra Piazza de' Mercanti. Pare che egli avesse apparecchiato questo lavoro da qualche tempo, giacche ritrasse la scena qual era alcuai anni addietro , in- gonilira di tanti venditori e rivenditori , che 1' uomo vL trovava da comperare ogni cosa dalle spiritualita di Pla- tone lino alia polenta. Da questo lato il suo quadretto e Bibl. Ital. T. XCI. 8 114 V A R I E T a\ nna specie di monumento storico: ed e inoltre condotto con diligenza maggiore di qnella impiegata in altri suoi lavori. PaoUna ed Isabella PagnoncelU , allieve deirAccademia Carrara di Bergamo , ebbero gia piii volte non piccola parte di lode alle nostre Esposizionl. La comune edncazione nelParte sotto 1' egregio pittore Diotti , e una grande con- formita di genio fan si ch' esse possano con buon eff'etto dipingere di conipagnia una medesiina tela, come tra I'al- tre si vede quest' anno nella = Processione di San Carlo per INIilano in occasione di peste =:. II disegnare corretto, e la composizione semplice e qnieta attestano la bonta della scuola. NelP =: Ermengarda = della signora Paolina ci parve die, rispetto alia scelta ed alPassortimento delle tinte, ella si proponga a modello il suo concittadino Enea Sahneggia detto il Talpino ^ celelirato imitatore di RatFaello. Michelangelo Fumagnlli e un giovine artista i cui lavori se da un lato appalesano ancora il bisogno di studio e di molto esercizio , danno dall' altro indizii siciiri della sua abilita a conseguire quanto gli manca per collocarsi fra i niigliori. Nella tela di ■=:= Ritratti di famiglia ■= guar- dando alia collocazione dei piedi della signora seduta si trova necessariamente dlsuguale la lunghezza degli arti in- feriori. jNella = Madonna col Bambino e con S. Giovanni := ed anclie nell' = Adamo ed Eva che piangono sull'estinto Abele = vi e buona composizione e buon colorito. Carlo Picozzi. = II Crocifisso con varii Santi = ed := Un Crocifisso coU'Addolorata e San Giovanni =. Se alia inolta perizia di questo pittore nel disegno ed anche nella composizione andasse unito un colorire piii franco e men secco, le sue opere otterrebbero da un niaggior numero cjuella stima e qnella lode die ora non possono avere se non da pocbi intelligenti dell' arte. li sig. Francesco Gonin , pittore di grande effetto deve , al parer nostro, attenersl a figure di piccole proporzioni. II suo quadro rappresentante = Gli ultimi momenti di Cola da Pvienzi =: ha Ijellissimo fondo e accessor] sapientemente trattati. Graziosa e diligente ci parve una = Maria Vergine = mezza fignra del sig. conte GiuUo Cesare Arrivahene. II sig. conte Cesare Benevello Della Chiesa mantenne con quattro dipinti la fama che gia s' e acquistata. Egli e yalente V A R 1 r: r A . i 1 5 soiirattntto nel ritrarre coa verlta e con Inion eiFetto gli ac- cidenti atmosferici, nebbie invernali, turbini di arena e di polvere, liici infocate e simili. Nella coinposizione del sig. Pietro Barone ■= Uguccione die consegna Castruccio deglTntermineiri incatenato al po- polo di Lucca =: erano alcune figure lodevoli ; ma il pri- gioniero appariva troppo leggiadramente atteggiato , quasi a niodo di liallerino. II quadro del sig. Gio. Battista Biscara primo pittore di S. I\I. Sarda rappresentante = Un principe italiano vestito cavaliere per le Crociate = ha vigore di tinte ed un fare spedito ; ma noi crediamo per altro che 1' abilita dell' ar- tista si faccia piix manifesta nel suo studio di una testa dal vero. Giovanni Valtovta tratto un argomento difficilissimo rap- )iresentando in una gran tela = La liberazione delle anime jmrganti =. Vi e in questo argomento una parte tanto ])oetica , ch' esige un sentimento profondo. Salvator Rosa , poeta e pittore, vi riusci mirabilmente : al quadro del si- gnor Valtorta anche dopo questa insigue citazione si puo dar niolta lode, perche vi spira molt' aura di divozione , e vi sono alcune figure dipinte con intelligenza. Eliseo Sala. II suo quadro dtlla = Flagellazione di Crl- sto = fa bella testimonianza al suo studio del vero e pro- mette niaggiori progress!. Anche nei ritratti noto'ssi varieta, sa)ior di tinta e Ijuon insieme. Noil e mancato ne anche quest' anno = Un episodio del diluvio =: e lo tratto il sig. Guglielmetti in piccola diniensione ma con molto sapere e con grande affetto. II sig. Crsare Masini fece in figure gvandi al vero = La morte dei Carrara signori di Padova = e = La morte di Dario = ; e il sig. Giuseppe ColUgnon dipinse pur grande al vero = La morte di Lucrezia =, tutti e due con buon disegno e generale armonia , henche non esenti da lui certo fare tendente alia maniera. Yiclno a questi qua- dri erano due lavori del signor Giovanni CarnovaU detto Piccio, i quali benclie non potessero soddisfare pienamente per se uiedesimi, facevano pero a molti indizj conoscere Tabllita delTartista- Fra le quattro opere tutte commendevoli del sig. 3Ii- chcle Cnsa avremmo volenticri pretVrita = L'Apparizione lit) VARIETA. di S. Michele a S. Lorenzo vescovo di Siponto = nota- bile pel grandioso concetto e per la trasparenza delle tinte sul fare di Guido , a cui pare che stndiaudo la Roma e in Bologna egli aljjjia principaliiiente rivolto il sue ingegao. La signora Bianca Festa accademica di merito della Pon- tlficia Accademia di S. Luca in Roma ha ne'suoi dipinti alcune parti lodevoli , ma dovrebbe soprattutto studiarsi a fnggire una certa somiglianza delle bocche nelle quali si vede un tipo unifornie e non puiito grazioso. Francesco Hayez membro delle IL RR. Accademie di Vienna , rjilano e Venezia. Nove sono i dipinti di questo artista, di cni puo dirsi con sicurezza che inolte opere du- reranno lodate fra coloro i quali vivranno dopo di noi. Piu volte abbiamo veduto i suoi quadri essere , come a dire, il centro dell'Esposizione , e destar una specie di entusiasmo popolare , a cui veniva concorde il giudizio de' piu severi conoscitori ; ne ci ricorda di averlo inai ve- duto discendere in questa nobile arena senza cogliervi qualche pahna : perche egli tal volta pote riuscire mi- nore di se medesimo, ma il suo genio fu presto sempre a risorgere in tutta quella eccellenza a cui la natura lo fece , e lo addestrarono poi lo studio e I'esercizio nel- I'arte. Ed anche quest' anno potra la critica non conten- tarsi di alcune parti de' suoi dipinti cosi pienauiente come dell'altre, ma in generale crediamo ch'egli con moke bel- lezze dinanzi alle quali le poche mende dispajono, con- servi assai bene quel posto a cui e salito gia da gran tem- po. In un quadro d'altare dipinse di naturale grandezza = I'Arcangelo S. Michele := che , armato di lancia , di- scende pel vano dell'aria a sfolgorare gli avversari del bene. II messo celeste velato in parte da alcune nubi , in tutto il restante mostra un beliissimo corpo ignudo, la cui per- fezione e tanto piii mirabile quanto meno fu dato all'artista ajutarsi col vero, difllcilissirao da vedere in quella fugge- vole posizione. L'aria del fondo vaporosa e trasparente e trattata con somnia maestria; e tutto insienie questo dipinto e si bello che la critica mal saprebbe dove appuntarlo. — In un'altra tela fece = Giovanna I.'' regina di Napoli ac- cusata dagli Unglieresi della morte di Andrea d'Ungheria suo marito = dove ci pare bellissima sopra tutto la fi- gura di uii frate vicino al cadavere, che stendeudo le maui V A R I F. T A . II- supine ad acccnnarc qnelP orrendo spettacolo , e volgemlo la faccia alia regina che se iie protesta innocente , [)ar clie domantli a chi dunqne se ne deliba recare la colpa. II grup[io intorno a Giovanna e pittoricaniente disposto. — Di jnolto maggior diniensione e piii ricco fissai di figure e il quadro in cui fece = L'Angnsta Iniperatrice Maria Teresa che preseiita Giuseppe II.° agii Ungheresi =r. L'a- liito nazionale e T acconciatura del capo con cipria e con lunga coda che allora usavasi da quella gente dovettero essere di grave ostacolo al pittore. Pare a noi clie I'Au- gusta Donna avreb])e dovuto essere piii commossa in quel- I'atto, in quella incertezza deU'esito che le circostanze dei tempi rendevano tanto dubbioso. Rispetto poi agli astanti che con niemorabile esempio giurarono di difendere la pro- pria Regina e Terede del trono ch'essa raccomandava alia loro fedelta ed al loro valore , per avere 1' artista cercato di variarne quasi in ciascuno 1' atteggiamento non ha po- tuto fuggir pienaniente due scogli : il primo di menoinare con quella soverchia varieta 1' impressione ch' egli doveva produrre , di un' assemblea nunierosa , clie tutta insienie , d'un animo prollerisce un niedeslmo giuramento : Taltro di cadere in alcune attitudini o teatrali, come suol dirsi , o non dignitose abbastanza. Lo spettatore intento alle singole figure, ciascuna delle quali colla sua speciale azione crea nella mente di lui un' imniagine e desta un pensiero suo proprio, si svia alcun poco da cio che costituisce il bello ed il nobile di quell' avvenimento , e non puo concentrare come dovrebbe la sua attenzione sopra quella gran molti- tudine fatta in un subito generosa e concorde dall' eroica iiducia di quella donna imniortale. Forse alcune masse ben distribuite ed alcuni pochi personaggi isolati avrebbero ser- vito meglio alio scopo ed all'arte. Ma il quadro per qu^sta medesima varieta di figure e un testimonio mirabile alia fantasia ed al valore dell' artista , perche in tanta abbon- danza di scorti , in tanto scontrarsi di linee, riflessi di luce e sbattimenti di ombre, egli si mostra da per tutto franco e sicuro, corretto , vero, pittorico in.grado eminente. Que- sto quadro, dopo tutte le critiche che se ne faranno , sara sempre oggetto di ammirazione agl'intelligentii come alcune opere uiusicali di un sommo maestro, nelle quali i critici desiderarono o l' unita del concetto o il colorito unifornie nil V A R I E T a'. od altre sifTatte rjaalita , e intanto esse gia da niolti anni non solo dilettaiio 11 mondo , ma sono niiniere inesaiiste aperte alio studio, all' imitazione ed ai plagi d' altri mae- stri. — Piu affettuoso e piu geueralmente lodato e uii al- tro quadro del sig. Hayez rappreseiitante = Bice ritrovata da Marco Viscoiiti nel sotterraneo del suo castello di Ro- sate =. Move a pieta !a graziosa e sventurata bellezza di Bice portata dal sotterraneo alia stanza die sara il suo vil- timo asilo. Notarono alcuni die dalla parte della testa , do- v'e il maggior peso, non pare sostenuta ahbastanza , nia chi potreblie fermarsi in cosa si lieve, dove le bellezze sono si numerose e si grandi? Noi accenneremo qnella iigura di Marco Visconti cosv profondamente pensante: e qnella giovane die sostiene la destra gamba di Bice , si bella e si gentilmente coniposta nel suo dolore. Tanto poi in qiie- sto come nel precedente qnadro il felice assortimento dei colori e tale, die rocchio de' risguardanti se r,e diletta, e la composizione ne riceve un grande aumento di bellezza e di efFetto. ^ Un'Odalisca alia finestra di un Harem = e = Raffaello pensante sulla composizione della sua Ma- donna di S. Sisto = sono due altri lavori del sig. Hayez. Fu naturale die I'Odalisca trovasse un maggior numero di lodntori nella moltitudine de' concorrenti ; benclie alcnni la giudicassero manco bella di quelle orientali die la fantasia dei poeti e de' romanzieri suole rappresentarci come il fiore dell'umana bellezza. In quanto a noi avremmo volnto piu illuminata la mano sporgente. Altri poi avrebbe voluto inspi- rato e non pensante il divino pittore;, e qui pure desidero una maggior venusia. — Ci resta ora a parlare di tre piccoli quadretti, uno di genere =: Una barca con Greci fuggitivi dalla strage deirisola di Scio = ;, T altro = La Valliere = il terzo = II doge Francesco Foscari olibligato dai tre capi del Consiglio dei Died a rinunciare al dogato ^^. Gia e noto die il sig. Hayez quando tratta argoinenti di storia veneta e piii die mai padrone dell'arte : le fisonomie , gli atteggiamenti , il colorito, 1' intonazione generate del quadro pajono lutte cose di getto. — In quanto alia La Valliere si attenne al romanzo di madama Genlis rappresentando Luigi XIV penetrato nel ricinto della Carita per trarne I'amante. Questa inginocchioni si attiene colla manca ad una colonna ripugnaado al monarca. Pare die il braccio V A R I E T A. 1 I Q destro paragonato col restante della persona passi la giu- sta grossezza degenerando quasi alia caricatura , al clie I'artista, se crede fondata la nostra osservazione, potra ri- niediare assai facilmente. Ma raflettuoso contrasto di qnelld illnstre pentita , la compostezza di una suora mara\igliata e pensosa nel mezzo del quadro , e I'armonia di tutto il dipinto fanno di questo piccolo lavoro uno dei piii preziosi ornanienti deiia nostra Esposizione. La liarca coi Greci fnggitivi ci ridnsse alia memoria quelle altre che gia ve- demmo di qnesto niedesimo artista , alle quali poi questa non cede sotto nessun rispetto. II signer Hayez ha una somuia felicita e uiaestrla a imprimere in tutta la scena quel sentimento che predomina nel soggetto rappresentato ; pero qui il cielo ed il mare concorrono mirabilmente ad infonderci quelia tristezza e quella pieta che domandano a' riguardanti que' fnggitivi atterriti che seco ne menano un nioriljondo concittadino. La composizione in questo quadro e quanto niai puo pensarsi naturale ed efficace. I signori Onornto Andina, Carlo Ambrogio Bianclii , Ro- mualdo Borletti , Cleofe Silvestri , Teresa Pene , Alessandro MartelU, Giuseppe Bitter, Carlo Gerosa e Giovanni Carnovali recarono all' Esposizione un gran numero di riiratti , dei quali noi non potremmo parlare parlitamente senza riuscire troppo lunghi e senza ripetere spesso le medesime cose. Nessuno credera per certo che noi £ic(;iamo di tutti uno stesso giudizio : alcuni anche in questi lavori palesano un'at- titudine a cose di magglore difiicolta , e fanno rincrescere che la fortuna non dia loro occasione di niostrare quanto potrebbero col loro ingegno e coi loro studi. Paesaggi, Prospettive , ecc. Giuseppe Bisi gia socio ed era professore dell' L Pi. Ac- cademia e paesista superiore ad ogni enconiio dal lato della conoscenza e padronanza dell' arte. Le sue Vedute ritrag- gono sempre con tanta verita tutte le circostanze locali, che il couteniplante crede di essere sopra quel suolo o que' la- ghi , air ombra di quegli alberi sempre stupendi , sotto il sole di que' campi, nel folto di quelle nebbie ch'eglitras- porta dal vero ne' suoi dipinti. L' anno passato comincio a mostrarsi anche nel cosi detto paesaggio storico , e n'ebbe pienissima lode. Due quadri di questo genere produsse laO V A R I E T A . pure questo anno, nno di argomento storico = Tomnso di Savoja che rapisce la figlia del Duca di Ginevra =; I'altro romanzesco == Orlando e Rodomoiite che coiiibattono sul ponte = tutti e due di bonissimo effetto per T armonia tra la scena e 1' azione rappresentata e per la coraposi- zione e il disegno delle figure , nelie quali lia posto uno studio lungo e sapiente. Gia molti alllevi del sig- Bisi di- venuti pregevoli artisti dimostrarono la sua attitudine a comunicare altrui il proprio valore ; del quale ora spe- riamo di vedere piti frequenti le tracce nei giovani artisti che saranno pubblicamcnte da lui ammaestrati. Le tele del marchese Massimo Azeglio socio onorario del- ri. R. Accademia sono anche quest' anno fra i maggiori ornanienti dell' Esposizione ; e s' egli non puo oramai piu superare se stesso , e se i suoi nuovi dipinti non sono tutti ed in tutte le parti cosi veri e cosi magici come il Ferrau , la Vendetta , VAstolfo ed altri non possibili a cancellarsi dalla nostra menioria , si trova pero da per tutto I'artista poeta che sopra ogni soggetto diftonde la luce del duplice suo genio. La bella e lodata = Inondazione = del- r anno scorso desto in un amatore il desiderio di posse- dere qualche cosa di simile, e il nobile artista variando intieramente la scena riprodusse i medesimi efFetti. Sa- rebbe inutile il sofl'ermarsi a notare nelle singole parti di questi quadri que' pregi che tante volte lodammo nelle opere del marchese Azeglio. A noi poi andarono a ge- nio principalmente i due quadretti rappresentanti - un = Passaggio di truppe = e = Macbeth con Banco che in- contrano le tre streghe le quali fanno vedere i fantasmi dei re loro discendenti =. Nel primo tutto e movimento, varieta e quasi diremmo frastuono ;, nel secondo pare che regni un cupo silenzio, e quasi un presagio di tragici av- venimenti. Giuseppe Canella socio corrispondente dell' L R. Accademia non arricchi 1' anno scorso 1' Esposizione di suoi dipinti , ma viaggiando raccolse materia di nuove produzioni che furono quest' anno oggetto di molta curiosita e argomento di molta lode. I pregi che diedero cosi rapida fama al si- gnor Canella , la semplicita , la facilita , la maestria nei chiaroscuri , la giustezza delle tinte locali , la trasparenza deir acqua e la vita delle niacchiette s' incontrano tutti nei VARIETA. 121 (loclici quadri da lui esposti ([uest' anno. Noi se dovessiino indicare qaelli nella cui coiUeaiplazione abbiam trovato maggior diletio nomineremmo = La vcdiita del Lido a Ve- nezia = c = La preghiera della sera col levar della kina = ma questa pi'eferenza non c' iinpedisce di conoscere clie in alcune altre tele 1' egregio artista ebbe a lottare con sog- getti di molto maggiori diflicolta e ne riusci al solito feli- cissimamente. Molta verita e molto progresso nell' arte si scorge anclie nei dipinti del sig. Carlo CaneUa. II sig. Marco Gozzi antico maestro nell" arte ci fece am- mirare in una veduta quella sua rara perizia e francliezza di esecuzione , a cni non pare che gli anni abjjiano forza di recare alcun nocnniento. II dilettante sig. conte Rinalclo Belgiojoso attenendosi al- 1' ottinia scuola si e mostrato seuipre piu degno di seder fra gli artisti. Angela Itiganni. Credianio che a questo giovine artista non dovreblae rincrescere di abbandonare i ritratti nei qnali dirtlcilmente potra accostarsi alia perfezione, contentandosi di cogliere fra i raigliori prospettici qnella lode e quella rlnomanza di cul puo dirsi gia certo. Le sue = Vedute =: hanno una verita , una leggerezza , un brio die incanta. L' ottima distribnzione de' cbiaroscuri e la francliezza del colorito producono nelle sue tele una perfetta ilkisione; e le sue maccbiette sono piene di vita. II sig, TVoogd , socio onorario deU' I. R. Accademia , cl ha dato due paesaggi con mandre nelle quali ha una pe- rizia e una bravura speciale. Quest' anno pare ch' egli ab- bia fatto un uso alquanto eccessivo di tinte nerastre. Luigi Bisi sollevatosi in poclil anni a sedere fra i veri artisti, coltiva con tanta diligenza il felice ingegno di cui lo doto la natura , cbe mentre si acquista fin d'ora una lode gia degna d' invidia , mostra di voler salire ad al- tezza molto maggiore. Egli conosce perfettamente la pro- spettlva cosi lineare come aerea , colorisce con verita e con gusto , e produce opera degne di tutta lode. Qtialche anno addietro , quando egli presentavasi per la prima volta a quel campo che era tiene con tanto valore , gli potevano esser dati alcuni consigli intorno alia via per cui si met- teva i al presente dobbiamo soltanto raccomandargli di per- sistere nei cammino cosi feliceinentc intrapreso e gia ia gran parte percorso. 123 V A K I E T A . Pompeo Cah'i gia lotlato negli ann'i scorsi per alcuni di- pinti nei qnali si accosto moko bene all" illnstre Migliara, quest' anno, se non erriamo, si e aljbandonato ad un certo abuso di scuri che potrebbe degenerare In maniera. La rnodestia delFartista, Tamore che ha semprc mostrato per I'arte, e i molti pregi che rescano nelle sue tele, anche ammettendo per vera questa nostra osservazione, ci hanno dato baldanza di proft'erirla con tntta scliiettezza. Una veduta del slg. Elena aveva iiiolta giustezza di li- nce ; ma poca veriia nelle tinte. II signer Roberto GaravagUa e un paesista compiuto , e come giovane ancora e stndioso, promette sempre maggiori progressi nell'arte nella quale gia da molti anni va pro- gredendo con rara felicita. Del sig. Pietro Vallati , romano, vedemmo un solo di- pinto = Una cnccia del cignale = dove il paese era di buon efFetto e alcuni cani assai bene dipinti. I paesi del conte Adriano Di Dree non ci parvero que- st'anno de' migliori che abbiamo veduti di lui, cio che ne' paesisti puo qualche volta avvenire anche per colpa de' luoghi tolti a ritrarre. Le vedute del sig. Carlo Gilio avevano molto buon ef- fetto di luce; e se I'artista, come crediamo, e ancor glo- vine , I'arte puo promettersi molto del suo ingegno. Del signor Ainbron^io Casanova abbiamo parlato piu volte lodando ora la sua felice attitudine , ora i suoi evident! progressi. Le Vedute da lui esposte quest' anno conferma- rono , generalmente parlando , i presagi e le lodi che ne abbiamo gia scritte. Nelle Vedute del sig. IppoUto Caffi, con concorrenza di molto popolo in occasione di feste, spettacoli e simili do- mina un gusto e vigore di colorito non frequente in sif— fatte rappresentazioni , se non nelle opere dei migliori artisti. Luigi Premazzi tende al tinteggiar forte e di macchia , donde i suoi dipinti producono un effetto assai vivo, ma fanno dubitar con ragione che possano in breve annerire. Appalesano pero molto studio, e sono ricchi di pregi. I paesi del cav. Ferdinando Storelli furono anche quest'anno fia i pill lodati dai veri conoscitori per verita e forza o calore di luce. Lo stesso crediamo di dover dire aache dei lavori del sig. Ottavio Campedelli. V A R 1 E T a'. 123 Un pacsngs^io clcl sig. Girolamo De Bonis rapprcsentante il Tasso clie sta cU notte aspettando Eleonora in un giar- dino non fa per avventura osservato dai piix qnanto avreblie ]iur nieritato. Yi si scorgeva molta cognizione deH'arte, e r efTetto era assal grande. Teodolinda Migliara glovane artlsta , sostiene assai bene la gloria di un nome che non potra essere dimenticato. I siioi dipintl appalesano 1' ottima scuola ch' essa ebbe e i pcrfetti esemplari fra i cjuali sin dall' infanzia e cresciuta. Facciamo voti affinche la salute le basti al faticoso cam- mino , di cui ben pud dirsi cli' essa ha gia corsa la mag- gior parte. Del prof. Tranquillo Orsi crediamo di dover lodare sin- golarmente un portico assai bene coniposto e benissimo disegnato. I signori Giacomo Suter e Sulomone Corvodi valenti acrjue- rellatori di vedate , per qnanto ci consta , lianno senipre lavorato di conserva nelle loro opere impiegandovi pronii- scnamente ora 1' nno ora 1' altro il pennello e Tingegno educate ad una medesima scuola. Quest'' anno pero vennero a far mostra di se ciascuno in lavori suoi proprj. Nel primo abbiamo animirato fusione di tinte , e succo di colore e forza difficile da ottenere coll' acqnerello , nia notammo un certo abuso di ceruleo che rendeva i suoi quadri al- quanto monotoni e freddi. Nel secondo, oltre i pregi del- r altro , apparve un niaggior calore. A due acquerelli ag- giunse qnattro dipinti a olio ; e uoi lo consigliamo a cal- care qnesto nuovo sentiero , dove slanio sicnri che potra cogliere una Ijellissima palnia. La maggior lode delle miniature crediamo che apparte- Jiesse quest' anno al sig. P. D. Pomayrac die in qnattro ritralti e principalmente in qnello del celebre violinista Paganini aduno con singolare bravura tntti i pregi end' e capace questo genera d'arte. II cav. MicJitle Bisi, membro dell" I. R. Accademia espose una prova dell'iucisione rappresentante = L'Immacolata =. L' artista che non ha ancora ievate le niani dal rame la rendcra senza dulibio in alcune parti pin morbida , e seni- pre pill degna della generale aspittazione^ e noi, benche gia fin d' ora gli triliutiamo non pochi enconiii , ci augu- riamo di poterne in Ijreve tenere piu lungo discorso. Non vogliamo tralasciar di notare frattanto che riscontrando 124 V A K I E T A . rinclsione coiroriginale esistente nciri. R. Pinacoteca , £^11 ocelli appariscono un po' troppo graudi. Dello stesso cava- liei' Bisi s'pljijero anclie qnest'aiino alcuiii ritratti alTacque- rello, trattati con quella dishivoltui-a clie mai non gli manca ill si fatti lavori. Molta bravura fu ravvisata negli acquerelli del sig. Fran- cesco Cliardoii di Torino, tra i quaii ve n' era qnalcnno ridondante se cosi possiani dire di verita e di forza , e tale clie lo dimostra felice imitatore del celebre Juillerat. Un altro torinese, 11 sig. conte Baibiano, con una =: Ve- duta delle Alpi in Savoja =: aU'acquerello si colloco pure fra i migliori in questo genera clie in qnella illustre capitale lia niolti felici coltivatori. Francesco Gruber , professore nelFI. R.. Accademia di Vienna , dipinse due corone di fiori con verita e freschezza piuttosto singolari ciie rare. Questo genere di pittura tutta imitativa non e molto generalmente apprezzato fra iioi: e pero la fatica infinita cU'esso richiede non trova tal compenso di lodi die invogli niolti a coltivarla. Gl' intelligenti per altro amniirano nelle corone del prof. Grnber il tinteggiare franco e sicuro in tiitte quelle minime e quasi sfnggevoli modificazioni di cui la natura abbellisce queste sue crea- zioni , rimitazione perfetta dei singoli iiori , e T armonica loro composizione. Un bel niazzo di fiori dipinse anclie il sig. P'letro Turri: e nei sette quadri di questo genere del sig. Carlo Zelbi tro- vansi alcuni Iiori isolati , disegnati e coloriti con verita e con garbo ; ma nel farne poi mazzi o gbirlande par che gli nianchi tuttora T arte de' cliiaroscuri, sicclie non ban no rilievo sufficiente. I signori Bison padre e figlio aggiungono ai pregi fon- damentali della prospettiva una trasparenza di tinte assai rara e di felicissimo effetto. I signori Luigi Villeneiwe, Mi- chele Maestrani, Luigi Riccardi e Federico Moja arricchirono la presente esposizione di molti paesaggi e di niolte pro- spettive intorno alle qnali noi dovremmo ripetere presso a poco quello die gia dicemnio di loro altre volte. Questo genere e presso di noi molto fiorente; alcuni pocbi egregi maestri lianno formata una scbiera di buoni scolari die era procedono piii o meno jjotentemente , e diremo anche con maggiore o minor diligeiiza pel campo indefinito del- I'arte. V A R I E T A . 120 Le bambocciate e i paesi del sig. Petronio Cnwllo pa- Icsauo molto talento pittorico , e fanno desiderare ch' egli attenda con maggior cura a ritrarre dai grand! esemplari cio die potrebbe diisi il segreto dell' arte e sopi-attutto uii giudizioso e opportuno sconipartimento di onilDre e di luce. Molto grazioso e il quadretto del sig. A. Visuembark = Un ciarlatano che da da mangiare ad alcuai cani = con nn colorito vivace e trasparente che ricorda qiianto in qne- sto genere fu fatto dai Fiamtnlnghi e specialmente da Ru- bens. La coniposizione e piena di brio e di vita ; e quel cani eroicamente vestiti, intorno al padrone die taglia il pane, friuto e premio delle loro fatiche, ofFrono una grande varieta di episodj tutti pittorici. Ignazio Manzoni. Poclii sortirono piu attitudine di qae- sto artista a ben riuscire nel genere delle bambocciate o caricature a cui gli e piaciuto di dedicarsi ; percbe sa coniporre con brio e disinvoltura, ed ha un colorire sen- tito e d' ottimo effetto. Ma due cose gli mancano, o piut- tosto non cura quanto potreblie^ prima un piii corretto disegno :, poi una scelta di soggetti manco triti o plebei. II genere delle bambocciate e la pittura satirica , e la satira dev' essere contemporanea , e volgersi ad oggetti dai quail insieme coUa dilettazione possa Venire o sperarsi almeno alcun frutto. II sig. Manzoni sludii dunque il suo tempo e da quello attinga possibilmente le sue creazioni. Questa mancanza di novita e di sceltezza fu proljabilmeute ca- gione die i suoi quadretti non fossero quest' anno cosi avi- damente ammirati, beuche dai lato dell' esecuzione molti, non che scapitare, vincessero al paragone del precedent!. Fra i disegni vuol essere specialmente lodato il =: Giu- dizio di Salomone = che RalTaello d' Urbino dipinse nel Vaticano ; lavoro del sig. Consonni ultimato dai cav. pro- fessore Toniaso Minardi , e mirabile sotto ogni rispetto , ma soprattutto per quell' aura o vita raffaellesca che vi e trasfusa. Isel dare la debita lode a questo disegno pensiamo con gran piacere alia perfetta incisione che ne trarra il professore Anderloni per cui fu fatto. Aliljiamo avuta quest' anno una ricchezza straordinaria di pitture suUa porcellana , perche la signora Vittoria Ja- qiLotot cspose tredici lavori di questo genere, e sette il sig. Pictro Ba^atu-Valsea hi , pittore in ismalto di S. M. I. R. A. La celebrita della signora Jaquotot, prima pittrice sulle 126 V A R I K T a'. porcellane del Re de''Francesi, e da moiti aiiiii cosi grande, e 1 dipinti da lei esposti sono gia cos\ noti anclie fra iioi, clie al iiostro nlTiclo pub bastave I'avenie fatto qnesto bre- A'issiino cenno. Sono fra qnestl lavori due ritratti dal vero, uno di Carlo X, T altro di Napoleone; gli altrl sono tratti da qnadrl insigni di graiidi maestri tradotti con maestria e felicita singolare sulla porcellana. Nella imitazione delle opere sonime di RafFaelio, di Leonardo e di Alberto Dure apparisce qnanto qnesta egregia donna senta la bellezza del dlsegno e del colorito. — Nelle opere del signer Ba- gatti-Valsecchl , oltre il pregio di avere egregiamente su- perate le difficolta inerenti a sifFatti lavori , e da lodare altresi 1' ingcgno artistico cbe V autore ha mostrato , non pur nei ritratti , ma anclie in soggetti di sua propria crea- zione , e massimameute nel quadro di composizione = Raf- faello e la Fornarina = di cui S. M. I. R. A. si e degnata di fare acquisto. Gia fu piu volte lodato il sig. Bagatti- Valsecchi di consacrare a cosi nobile scopo 1 doni della fortuna : ed ora e bello congratularsi con lui che della sua diiigenza coglie nn frutto ben degno di essere invidiato. Scultura. Innocente FraccaroU si presenta per la prima volta a que- sta specie di palestra, ma gia preceduto da molta riputa- zione : a cui le opere che sottopose al publilico giudizio hanno datn , crediamo , una solenne conferma. Non diremo del due busti , T uno del defunto conte Luigi Bossi, Palt^-o della signora Adele Curti, perche oramai sentiamo il bi- sogno di affrettarci alia fine dl questa relazione. Le altre opere sono =: Un ritratto di giovane defunta = poi = Ci- parisso che piange la morte del cervo = e =: Clizia che s'iunamora del Sole = statue in marmo di grandezza na- turale. La statua-ritratto e seduta , graziosamente compo- sta , con pieglie di ottimo stile, in atto di pensare a qual- cosa che ha letto pur ora, come dimostra uno scritto che tiene nclla mano destra. Destinandola , per quanto conget- tui'iamo, a conservare visibile ricordanza de' liiieamenti e deli' indole di una giovane immaturamente raplta , Fartista v' infuse una soave quiete , che suscita una mestizia ras- segnata e quasi vorremnio dir cara. — II Ciparisso e un giovinetto gentile che colla destra si stringe affettuosamente al seno il suo cervo a cui porto tanto amore, ed ora senza VARTKTA. 127 avveclersene I'ha ucciso ! e colla manca sollevata alia fronte, dimostra Timmenso e disperato dolore die 11 vince. Parve ad alcuai die neH'addome e nelle parti immediataiiiente sottoposte alio sterno Tartista abbia fatta la sua figura troppo asciiitta, sicciie le ossa informano uii po' scabraniente la pelle 5 ma vnoisi considerare clie iiel momento di un af- fanno improvviso il sospiro represso gonlia naturalmente il petto e comprime le region! inferiori. Forse la fisonomia potrebbe ricevere rnaggior grazia o bellezza da cjiialcbe leggiera niodilicazione ne' labbri;, ma in generale e un gruppo felicemente pensato , e condotto con sommo studio a tanta verita di forme e finitezza di esecuzione da conteutarseue andie la critica piu severa. — Piu difficile a rappresen- tare fu senza dubbio la Clizia , perche I'oggetto della sua passione infelice non poteva mettersi innanzi alio spetta- tore , e una giovane che s' affissa nel sole non desta natu- ralmente Pidea che ne sia innamorata. II sig. Fraccaroli supero assai bene ijneste difficolta del suo tema. Colla de- stra la sua Clizia fa ombrello agli occhi per difenderli dal soverchio splendore del luminoso suo amato ; e intanto premendo la manca sul cuore , e col volto pieno di uno sconsolflto desiderio ti fa comprendere Pamore che in breve la condiirra a morire. La mossa poi della persona ci fa ricordare quel verso : Sol si vedea voltar Vafflitta dove — Vedea girar Vaniato Sole; e crediamo insomnia che Parte difllcilmente potesse trovare un' espressione piii vicina al concetto che le si domandava. Considerata poi in se stessa questa statua e ricca di pregi (tranne qualche durezza nella niovenza ) forse ancor piu di tutti gli altri lavori del signor Fraccaroli. Vi e disegno generalmente corretto, sem- plicita di pieghe, verita nelle carni, sapienza nelle attacca- ture, e insomnia un'opera tale da fare che si sperino cose molto niaggiori dalPingegno die Pha prodotta. Noi pigliando aninio dal suo molto valore vogliamo raccomandare al si- gnor Fraccaroli di essere piu varlo e piii diligente nelle lisononiie. Luigi Ferrari veneziano nella passata Esposizione desto la maravigiia comune con un gruppo colossale in gesso rappresentante Laocoonte coi figli in preda ai serpenti: cosa notabllissima die un giovine entrando nella carriera delParte cercasse spontanco il confrcnto di un antico , e ne fosse generalmente lodato. Appariva in quelP opera una 128 V A n I F T \. fervidci immac;lnnzione accoppiata a rara intelligenza eel a gran sentimento, e noi pure ci siamo miiti coi molti die salntarono il sig. Ferrari come una delle iiiaggiori spe- ranze dell' arte. Restavaci nondiuieno il desiderio di ve- derlo operare In manno , ed anclie questo e soddisfatto al presente merce la statua = La Malinconia = ordina- tagli dal nobile sig. Ambrogio Uboldo banchiere^ sicche se fiiiora poteva aver noma di esimio plasticatore , per qnesta nuova produzione pub dirsi veraniente gia grande nell'arte che face inimortale il Canova. La Malinconia del signor Ferrari e una giovinetta avvenente , ignuda gran parte della gentile persona , assorta in un pensiero pro- fondo ma non percio tetro ne cupo, e col guardo che va- gamente si afiissa nelle mani abbandonate e supine sulle ginoccbia. Belle ed eleganti sono le forme; adattato al sog- getto r atteggiainento , afFettuosa V espressione del volte. Si nelle carni come nel panneggiamento il niarmo appa- risce trattato con rara maestria ; v' e iniitazione sapieate dell'antico e della natura ;, v' e insomma tutto quello che costituisce un artista. Gli scrupolosi vorranno forse notare il torso che sembra alquanto corto,; o per lo meno non abbastanza flessibile nella parte anteriore : e questa e la sola menda che veramente credemmo di ravvisarvi. Noi ci congratnliamo sinceramente col sig. Ferrari e coll'arte che molto spera da lui. Pochi forse avranno prestata la necessaria attenzione ad un gruppo in gesso del veneziano Zingarelli = Enea col padre Anchise sulle spalle ed il piccolo Ascanio da lato = perche in mezzo a tante opere in marmo grandiose o co- lossali, questa di piccola dimenslone ed in gesso facilmente va inosservata. Noi sofFermatici quanto Ijastasse a tutte ponderarne le parti sentimmo piu grave il dolore per la morte immatura e infelice del giovine artista- Alessandro Puttinati del quale iinora avevamo vedute ed encomiate soltanto alcune piccole statuette in gesso, o qual- clie busto scolpito in marmo con verita e sapienza di scal- pello , eblae linalmente occasione di mostrarsi atto a con- durre lodevolmente a fine qualunque opera di maggior niomento. II modello in gesso della statua colossale rap- presentante il Principe Porcia gli da diritto a bella lode , o si guardi all' insieuie ed alia movcnza , ovvero alio stii- dio delle pieghe artisticamente coiidottc e variate secondo V A. R I L T A . I 29 la diversita delle stofle. Ne minor encouiio gli e dovuto per una := Veiicre Anadioniena = in niarmo , clie dalla conchiglia onde nasce leggiadramente si leva nello splen- dore della sua celeste bellezza stendendo una ciocca dei suoi vaglii capegli. L' artista alteggio la sua ligura con ve- rlta e felicita dt concetto , e vinse con franco valore tiitte le dillicolta di quelle parti isolate , le quali [ooi vcsti di carni morbide e delicate e di forme spiranti la leggiadria conveniente alia dea della bellezza. Se vi e cosa clie me- rit! o piuttosto comporti qualche censura, diremmo che fosse la grossezza delle cosce forse alcun poco eccessiva. Per felice coniposizione e per inolte parti perfette e pur degno di molto elogio anclie un gruppo in marmo , nieta del vero, di questo inedesimo artista, se non die il torso dell'angelo non pare clie risponda perfettamente alle parti inferior!, e le cosce delPaltra ligura o souo troppo pasciute o sono alquanto corte. Ma 1' esecuzione poi e da per tutto diligeute e degna d'un artista provetto. Bello e ottiniainente condotto e altresi un busto in marmo; e la statuetta di un pittore nuovo ma gia illustre fra noi, e quella di un poeta- medico assai conosciuto hanno tutta la verita e tutto il brio clie il sig. Puttinati sa infondere in cosi fatti lavori. Nel pagargli questo triljuto di lodi noi sincerainente godiamo sperando che d' ora innanzi gli amatori dell' arti non vor- ranno lasciare ozioso un ingegno di tanto valore. Cav. Cincinnnto Baruzzi prof, di scnltura neirAccademla pontificia di Bologna. Nelle passate Esposizioni tributando a questo egregio professore gli encomj dovuti al suo inge- gno ed alia bellezza de' sii-.ii lavori , non tralasciammo di unirvi quelle osservazioui clie al nostro giudizio parcvano ragionevoli , sapendo die negli nomini lontani dall' igno- ranza non pub albergare la presunzione intollerante di ogni censura. E noi terremo anche quest' anno il nostro usato costume, e tanto piu volentieri in quanto sappiamo che , anclie assumendo la severita di censori dovremmo sempre dargli luoltissime lodi. =: II Trionfo d'Anfitrite =: e un gruppo die al primo vederlo mostra nel suo autore un padrone assoluto del marmo. Ve un Amorino che vola intorno alia divinita marina , cavato di getto in tutte le parti , e sostenuto con si scarsi mezzi che sforza a raddop- piare Tattenzione per iscoprire quell' arte che si nasconde 81 bene. Leggermente percosso risponde col suono d' una Blbl Ital. T. XCl. 0 l3o V A R I E T a\ campana, ed accresce la maraviglia dl tanto ardlmento. La ligura della dea e molto leggiadramente adagiata e com- posta sopra ua delfino : il marmo, diversamente trattato secoiido i diversi oggetti die rappresenta, imita le carai , le stofte, il pesce , le onde, ubbidiente al maestro scal- pello. Le foniie sono vaghe e graziose coin' e naturale da credere di nii tanto aniatore deirantichita. Parve nondi- meno a taluno die vi abbia cjualche sforzata coiitrazione nella gaiiiba sottoposta^ e che I'Amorino per comparazione alia dea sia piccolo piu del dovere. Sediita graziosainente sopra un terrene tutto cosperso di fiori , e vagamente abl^igliata all' orienttde e un'altra statna del cav. Baruzzi. A I vederla indovini che costei parla d'amore come donna a cui paja dl non essere amata ab- bastanza, sospesa tra un ingenno stupore ed una soave nialinconia L'artista le pose nome = La Sposa del sacri cantici = e 1' opera in tutte le sue parti risponde assai bene al concetto che quel nome risveglia nell' animo de' riguardanti. Seduta ma non adagiata par ch' essa guardi se 1' oggetto deir Intenso suo amore tarda ancora a conso- larla della sua presenza ; e nel fiore di una vigorosa bel- lezza , in un atto che quasi decllna alia vokma, pur com- prendi che 1' animo suo langue passionato da un amore sincero e virtuoso. Se qualche cosa menoma in parte la bellezza squisita dl questo lavoro e , al parer nostro, quel mazzetto di mlrra che le sporge dal seno , poi anche le pieghe non abbastanza leggiere dell'abito sottoposto. II ca- vallere ^5aruzzl puo avere in cio una buona difesa nella descrizione del sacro testo alia quale fedelmente si at- tenne , e nella necessita di dare alia sua figura tutti gli emblemi che valessero a far palese 11 soggetto rappresen- tato : ma poteva nondimeno arrogarsl in cio qualche arbi- trio ricliiesto dall' arte. Alcani ancora pretesero di trovar qualche menda nella gamba destra ; ma senza dubbio e questa una statua che onora sommamente l'artista e de- gna di essere invldiata al suo possessore. Fece inoltre il cav. Baruzzi tre putti di dlversa eta, in due del quali rappresento =: Cupido tormentatore o pre- datore delle anime = nelPaltro = L'lunocenza delusa =r. Sono tre graziosi pensieri anacreonticl molto leggiadra- niente tradotti nel marmo. II primo seduto tlene nella nianca sollevata per I'ali una farfalla infelice a cui colla V A R I E T \'. l3 I destra viene sottoponendo una face godendo con una cru- delta spensierata del vederla invano agitarsi nel tormento di quell' ardore eccesslvo. — II secondo con un ginocchio sul suolo e tutto intento a far preda di una farfillotta a cul stende insidioso la destra, e intanto colla sinistra, senza avvedersene, soUeva aicun poco il pannolino ond' e coperto un piccolo paniere donde un' altra farfalla gia prigioniera sforzasi di fiiggire. — II terzo appoggiato ad un tronco soUeva mestamente lo sguardo , afflitto nella morte di una vaga tortorella , oggetto della sua afFezione. Questi putti sono quanto mai si puo dire graziosi in ogni loro parte: solo neir ultimo da noi inentovato, notarono alcuni clie la gainba destra su cui si appoggia pare incurvarsi alquanto verso il centro. Finalmente espose 1' egregio artista di cui parliamo anche I'effigie deH'inimortale Rossini di squisito lavoro e di per- fetta somiglianza , ma forse un po' troppo iiscia, e man- cante di alcuni piani die il tempo non manca di pro- durre nel volto di ciasclieduno. Gaetano Monti , membro dell' I. R. Accademia. Nove sono le opere esposte da questo rinomato artista, e (tranne un gruppo in iscagliola) tutte scolpite in marmo con quella pe- rizia per cui e salito in si bella fama. Qni puo vera- mente vedersi sviluppato il suo ingegno in tutti i generi, giacche trovansi un gruppo, due figure intere isolate, un bassorilievo monumentale di gran dimensionef, poi diversi ritratti ed un' erma di forme ideali. Parlando del gruppo, non potrebb' essere meglio imma- ginato: e una figura femminile con una bambina che stende Vina mano a carezzare un cane, mentre coll' altra appog- giandosi all'omero niaterno si sorregge in piedi. La com- posirione ofl're alio sguardo belle e placevoli linee. Cre- diamo di non andar errati dicendo clie nell'attitudine della bambina e della mano materna clie la sostlene, la coni- posizione del nostro autore somiglia (per altro in questa sola parte) col concetto della Vergine clie sostlene il Divia figlio in un quadro di Ponipeo Battoni , esistente nella Pinacoteca. Non vogliamo per questo accusarlo di plagio ; mentre P opera in tutto il restante e cosi nuova e cosi bella. Anzi persuasi che un sincere amatore dell' arte quale egli e, debba ascoltar volentieri le altrui opinioni , non esitiamo di manifestargli che nella parte iuferiore della I 32 V A R T T, T a\ figura feinininile ci parve di trovaie qualche cosa nn po' troppo pi'onnncinta, e non bene corrispondente colla gran- diosita della parte siiperiore. Dovendo stare Inngamente sul proprio lavoro per recarlo in marnio, egli vedra se abbiamo preso abbajlio, o se la nostra osservazione rae- rita ch' egH ne faccia alcua caso. La statna rappresentante il dottore Fogliata cremonese, morto sul principiare del 1600, e dignltosamente composta e vestita secondo il costume di quel tempo. L' autore trasse giudiziosamente proGtto dalle osservazioni die avra fatte sul pallio di cui va avvolta 1' antica statua dello Zenone per avvolgere la sua della toga dottorale , e troviamo in cio un motivo per tessergli un vero elogio. La statua d'Igea, dea della salute tutta sapore di greca bellezza nella parte superiore, ha nell' inferiore a nostro avviso alcune pieghe verso la meta cbe vorrebbero essere meno tonde, e forse variate perche non fanno buona lega col serpe , come pure le rotelle delle ginocchia sembrano spor- gere piu del convenevole. Del resto il lavoro di tutta quanta questa figura non saprebbe esser meglio eondotto. Nel monumento in niarmo del sig. conte Barbo ttttte le volte die aliljiamo riveduta quella fignra piangente suH' urna cineraria ci lia destata 1' ammirazione , perche espressiva di gran dolore, gettata in modo lagrimevole, maestosa di belle forme quali le iasegna lo studio diligente e giudizioso del vero e delle opere antiche, e con pieghe stupende. Si r erma poi della Vestale e del poeta Monti come i due ritratti, Puno colossale del defunto duca Pompeo Litta, r altro allogatogli dal sig. Francesco Pirotta, sono degni dello scultore Gaetano IMonti. Diremo finalraeiite qualche parola anche della statua co- lossale in marmo =: II poeta Parini = sul pianerottolo dello scalone per riscontro a quella del giureconsulto Bec- caria eseguita dal cav. Pompeo Marchesi. Quest'opera molto diversa dal modello gia esposto, e senza dubbio molto mi- gliore, potrelibe , per nostro giudlzio , ricevere Una perfe- zione maggiore se 1' egregio artista dimiiiuisse aiquanto il volume delle braccia e delle gambe, donde verrebbe a farsi piu proporzionata col rimanente la testa che ora apparisce itn po' troppo piccola: e sappiamo altresi che il Parini noa fu punto adiposo. V A R I E T a'. I 33 Francesco Somaini. Oltre cinque ritratti in marino lavo- rati con amore e con niolta perizia espose tre opere tU magiiior mole. = Un bassoi-ilievo sepolcrale da collocarsi nel Canipo Santo di Brescia alia niemoria del cav. Gan- denzio De Pagave =:, V Infanzia di Bacco == e la Prima- vera :=. II bassorilievo in cui sono efligiati il defunto sul letto di morte e le due citta di Brescia e di Novara , ben- clie condotto con sonima diligenza , non contenta del tutto chl si fa a considerarlo , primamente perche quelle figure allegoriche non ti perniettono di ricevere subito e chiaro il concetto dell'artista; poi ancora perche Pimmagine di Novara sotto il carico di troppi emblemi riesce alquanto tozza e mancante di quella nobile dignita die si vorrebbe trovare in una delle principali figure. — L' Infanzia di Bacco e in vece un gruppo tutto grazioso e di bellissimo effetto. L'artista rappresento il Dio bambino coronato di ellera die trastuUandosi giovenilniente con un capretto gli ha posta accavalcioni una gamba, e un braccio intorno al colic, e vorrebbe costringerlo a gustare del vino clie tiene in una patera. La composizione e condotta con si beU'arte die il gruppo da qualunque lato si miri vlen sempre gra- zioso alio sguardo : le forme sono nobili e studiate nel vero col gusto dei grecl esemplari : T esecuzione e sicura e sapiente ; e da tutta 1' opra spira un'aria ridente die muove a letizia nel riguardarla. — Nella statna della Pri- mavera ( grande meth del naturale ) I' artista dovette vin- cere niolte difficolta inerenti a quel suo concetto in tante parti cosi delicato e mancante della necessaria consistenza, ma le supero con molto valore. Le gambe pajono un po' troppo sottili ; nel resto e un lavoro ben degno del suo autore, e concorse cogli altri ad acquistargli anche quest'anno la lode deir universale. Benedetto Cacciatori inemljro dell' I. R. Accademia. Fra le opere di questo valente scultore prinieggia di mole e forse anclie di merito una Maria Vergine col Bambino, statua in marmo grande piu del vero. Nobilissimo il volto , egregia- mente pianiata la bella e bene proporzionata persona ^ molta sobrietii ne' panneggiamenti con pieglie di bonissimo effetto. Clii ne consideri le mani vi scorgera una maestria assai grande. II Baml3ino poi e molto graziosamente composto, con una perfetta iniitazione di quelle carni infantili. Questa lode e da darsi anclie al ritratto di un putto al ver6 con un r34 V A R 1 E T a'. uccelletto in iiiano, dove ogni parte ha I'impronta di quella priiuissiraa eta, ed apparisce condotta dall'artista con grande iiitelligenza e con amore. Moke bellezze e niolta bravura vedemmo anche nel modello di un grande bassorilievo in cui il sig. Cacciatori rappresento = Una famiglia desolata per la perdita del suo capo =. Se nel tradiirlo in marmo vorra por niente a qualclie braccio ed a qualche testa di putto trovera forse necessario di correggerne le propor- zioni. Finaluiente di niolto sapere e di niolta padronanza di scalpello fece niostra I'artista in un busto in marmo. Sangiorgio Abbondio menibro dell' I. R. Accademia. Cinque busti e una statuetta sono i lavori esposti dal sig. Sangior- gio ; e tutti ridondano di que' pregi die gia da niolti anni sianio soliti aniniirare neile sue produzioni ;, bonta di di- segno e perizia soniraa nel condurre il marmo ad una per- fetta imitazione del vero. La statuetta rappresentante I'lm- macolata e un concetto gentile e felice con belle propor- zioni , con attitudine appropriata , sceltezza di lineament! e leggiadria di pieghe semplici e vere. E una creazione anacreontica da cui traspare un ingegno atto a trattar I'e- popea con non minore felicita. Nencini di Firenze, artista nuovo alle nostra Esposizioni, ci lia inviato il modello grande al vero di un Bacco sdra- jato 5 che sorreggendosi sul destro gomito tien sollevato colla nianca un grappolo d' uva nel quale avidamente si affissa. E una iigura di belle forme riscontrate nella natura, assai graziosamente composta e degn.a di tutta lode, e dove non si potrebbe notare se non forse la mancanza di qualclie linea nella lunghezza della coscia sporgentesi avanti paragonata colla gamba. Bandini Tomaso di Parma che Tanno scorso ci diede in marmo 1' efTigie di Lorenzo Bartolini lia lavorato que- st'anno, pure in marmo, il ritratto di un altro egregio artista , il cav. Toschi ; dove oltre la somiglianza perfetta apparisce quant' egli valga a imprimer nel marmo la mo- bilita e la vita del vero. Gaetano Manfredini fece quattro ritratti , una statua in marmo al vero rappresentante = Psiche abbandonaia da Amore = ed un gruppo =: La riconoscenza liliale = per decorare il monumento del sig. Piedabissi. I ritratti sono somiglianti per modo che al primo vederli abbiamo potuto pronunciarne i nomi , con belle mosse , e niolta diiigenza V A a I E T A . i3j nel condurre il marmo : nella statua e un beirinsieme di parti graziose, e Tingenua espressione di ua'aniiiia che nella sua innocenza quasi si amniii-a piu die noii si dolga di tro- varsi tradita. Nel gruppo si osserva un panneggiare facile e maestoso nella ligura della matrona ; ma la faccia del putto e troppo lunga, e troppo scarso il cncuzzolo. Le pic- cole figure a bassorilievo nel zoccolo allusive alle leggl criminale e civile non sono prive di nierito e d'interesse. Appartiene a questo artista il niodello dei busti di S. A. Serenissima il Principe di Metternich e di S. E. il conte di Kolowrath che una societa di Nobili e Dame Lorabarde ofFersero fusi in bronze ai due egregi ministri come a fau- tori delle arti e proniovitori della pubblica felicita. La fu- sione fu eseguita nella fonderia Manfredini dal padre del- r artista di cui parliamo. Rafacle Monti , giovine artista cresciuto alia scuola ed agli esempi del padre , diede un saggio notabilissimo del sue ingegno con un gruppo colossale in iscagliola rappre- sentante Ajace che difende il cadavere di Patroclo ; dove ad un vigoroso concetto espresso con niolta franchezza con- giunse uno studio diligente del vero. Vi e forse qualche leggiera sproporzione fra la coscia e la gamba sinistra, e qualclie esagerazione nel piegarsi del collo d'Ajace; e nel Patroclo le braccia sembrano corte paragonate cogli arti inferiori : mende assai piccole al confronto dei pregi , e tali che se il giovine autore credera veraniente di ravvisarle nel suo lavoro potra facilmente farle sparire nel tradurlo in marmo. Alessandro Triscornia di Carrara invio per la prima volta alia nostra Esposizione alcuni suoi lavori e vi ha trovato subitamente un bel posto fra i piu lodati. In una figurina seduta e in un busto maggiore del vero , egli scolpi le LL. MM. I'imperatrice e 1' imperatore delle Russia, e in tutte e due queste opere si fece conoscere, se non sempre sicuro nella corrispondenza delle parti, dotato pero di qnella perizia e di quella diligenza che costituiscono il buon ar- tista. Ai pregi de' suoi lavori poi va unita una rara bel- lezza del marmo. Emanudi Giovanni di cui non ci ricorda di aver veduti altri lavori e venuto a dare un bel saggio del suo valore con due busti e una statuetta (Minerva) in marmo. Fu notata qualche durezza , per altro di poco momento , nelle 1 36 V A R I E T a". carni ilei ])ust!. La piccola Minerva e bene ideata e bene eseguita. Vogliamo dir qui una cosa che spetta a piu di un artista ; che senza qualche speciale motive i rltrattl co- lossali o pill graudi del vero ci pajono usanza poco lode- vole ed anche di eiFetto non molto felice. Hados Eugewo. Modello di un = monumento alia memoria dell'inunorLale Maria Teresa, Imperatrice d'Austria ^=. Moke ])uone parti di questo lavoro fanno rincrescere che I'artista non abbia voluto attenersi a maggiori proporzioni e pre- sentarlo al giudizio deU'Accadeniia che aveva proposto que- sto soggetto pel concorso di scnitura. Ferdinando Pelliccia, prof. deU'Accademia R. di Carrara con tre statue di grandezza naturale, ottenne lode di buon artista e di operatore esimio del marmo. Preferiamo al = Genio della Primavera =: il Ciparisso e la Baccante, due statue di belle proporzioni e spiranti una semplicita che va diventando ogni glorno piu rara. Democrito Gandolfi ci ha dati tre ritrattl e una statua in niarnio , meta al vero. iNei ritratti vi e somiglianza e lavoro assai dlligente : nella statua rappresentante =: La Primavera r= benche notassero aicuni qualche sforzo nell'at- teggiamento, sono per altro molte loellezze cosl di forme come di esecuzione , ed e mirabile quel canestro di fiori spiccato con tanta disinvoltura e facilita. II concetto poi e leggiadro; e molto grazioso 11 vestire della vaga giovinetta. A queste opere in marmo dobbiamo aggiungere due ritratti in cera nel quali 11 sig. Gandolfi si esercita con una rara maestria. Del sig. Luigi Marchesi abbiamo vedute piu volte opere lodate per certa felice espressioue di affetti non gagliardi ma teneri ^ e questa espressione ci parve di ravvisare an- che quest' anno nella statita monumentale aggruppata col- r effigie di una defunta. Ne'ritratti poi egli e venuto re- cando una diligenza sempre maggiore, o vuoi laelle carni o vuoi nelle stoiFe e neirarte di superare le difficolta che noQ di rado si oppongono nella scultura al buon efFetto di questi lavori. Di molta lode fu gindicata degna una = Maddalena = del sig. Giovanni Selerow ., statua in gesso di naturale gran- dezza spirante un sincero dolore. L' autore che ha saputo condurre a tanta bellezza 11 modello, ritornando sul pro- prio lavoro per trasportarlo in marmo, si accorgera senza dubbio di qualche durezza principalraeute nel braccio destro, V A H I E T a\ 187 e condurra alLi fmitezza ed alia verita predoniinante nel resto alcune piccole parti di quest' opera da cui deve cer- tamente venirgli ripntazione di artista perfetto. II giovine scnltore Giuseppe Croff atteiiue assai bene qnanto promise co' suoi lavori degli anni scorsi. Oltre a due ritratti di buona esecuzione face nna giovinetta die sfoglia una rosa e le pose nome = La prova d'Amore =. II concetto e tolto da una usanza popolare ^ T artista poi lo lia rappresentato con molta verita e con tutta quella grazia die il soggetto ricliiedeva. II signor Antonio Biancld di Folina rappresento in un gruppo in gesso = II transito d'una giovinetta al Para- dise seguita dall'Angelo Custode = al qual soggetto , lue- glio del gruppo , sarebbe forse convenuto il bassorilievo. Altre opere di scultura ci diedero i signori Nicolno Mar- chetti di Carrara , Antonio Galli , Giuseppe Gelpi e France- sco Marchesini. II cavaliere Pompeo Marchesi non espose quest" anno se non il modello in gesso di una statua colossale da fon- dersi in bronzo , dal sig. Luigi Manfredini, splendido nio- numento di riconoscenza che la Stiria vuole innalzare alia graziosa memoria deli' Iniperatore Francesco I. Una vera ricdiezza di opere belle e grandiose sia per uscire tra breve del suo studio, fra le quali saranno principalissune i modelli del gruppo colossale di =: Ercole con Alceste =: e del =: Venerdi Snnto = composizione unica nella storia dell' arte, di nova figure maggiori del vero , e dono del- r imperatore Francesco I alia citta di Milano. Le LL. MM. II. RR. AA. r Imperatore e 1' Impera trice , i Serenissimi Principi, e il fiore dei grandi personaggi attirati a Milano dalla solenne incoronazione del nostro grazioso Monarca degnandosi di visitare lo studio del prof. Marchesi applau- dirono al suo ingegno non mono die al'a sua operosita. Dobljiamo pur ricordare la. prima prova di un intaglio, iratto dal gran quadro di G;uido esistente in Genova, e rappresentante TAssunzione della Vergine cogli Apostoli : il c[uale intaglio rimasto imperfetto per la inorte immatura onde fn colpito il valentissiuio calcografo Giovita Garcwa- glia ( autore altresi del disegno ) , fu poscia condotto a conipimento dal suo suocoro Faustino Andeiioni. Ma di I 38 V A R I E T a'. questo lavoro prezloso in se stesso ed anche per avervi posto mano due artistl di tanto valore , ci riserviamo di parlare specialniente allorche verra inesso in commercio, giacche potrenio allora esscre certi dell' ultimo finimento clie avra ricevuto dalT artefice. Parimente non dobhiamo omettere i lavori in musaico del cav. Michelangelo Barberi e del sua allievo cav. Luigi MogVa. Ordinariamente i niusaicisti sogliono attenersi alle opere de' grandi maestri anticlii o moderni die sono piu confacenti per essere adattati alia decorazioiie, o alle mi- nuterie. L'egregio Barberi pero voile sollevarsi dalla sfera de'semplici imitatori, e prendeiido argomento dall" influenza ch'esercita in ogni cosa la passione , amorosa allegorica- mente la ritrasse e la intitolo = II trionfo d'Ainore = sur una superficie circolare adatta per un tavolino. Noa descriveremo questo suo lavoro perche ne fu pubblicato un contorno e diramato colla Gazzetta di Milano, e la- sciando die ciascuno giudichi a sua posta della parte in- ventiva direino soltanto die I'esecuzione era attraente per la diligenza e per la squisitezza con die era condotta. Non mancarono altresi a rendere variata questa mostra delle arti piii leggiadre due incisori di bella fatna, I'uno in pietre dure, T altro in accinjo; e cio ch' e piu notabile amendue trattarono lo stesso soggetto. E questo il Giove Incoronato dalle ore , dipinto del celebre Andrea Appiani esistente nella nostra Pinacoteca , die il sig. Giovanni Bel- trami di Cremona iradusse in topazio e il signor Giuseppe Ferraris, incisore in capo della R. Zecca di Torino, cesello in bronzo. Troviamo inutile I'aggiungere die ambidue ri- scossero dal pubblico e massime dagl' intelligenti encomj hen meritati. Statisdca dell' Esposizione dell' anno i838. Quadri di storia n.° 77 di genere » 5o Paesaggi » 126 Quadri di prospettiva » 77 Fieri » 10 Ritratti " 128 Miniature » 39 : . N." 497 V A R I E T a'. 139 Somma riportata n." ^gj Acquerelll » 34 Incisioni » 4 Disegiii » 1 a Lavori a penna » a a cesello ,/ 3 Musaici » 8 Medaglie in rame » 4 Siiiaiti e porcellane » 31 Cameo in pietra dura » x Grnppi in marmo » 2 Statue idem >/ 28 Busti idem » 47 Monumenti idem. » 4 Bassirilievi idem >/ i Gruppi in gesso 1 3 Statue idem „ 8 Busti idem „ /^ JMonumenti idem >> j Ritratti in cera » 5 Busti in bi-onzo » a N." 691 ^,. . .. ( nel 1837 furono.... n.° 600 Gh oggetti esposti j ^^^ ^^3^ ^^^.^^^ ^^9 La differenza progressiva nel i838 e di . . n.° 8a ^,. . . ( nel i837 furono.... n." i3a Gh auton esponenti ^ 1 mo /• o ^ i nel 1 838 furono.... » 181 La differenza progressiva nel i838 e di . . n.' 49 Appartiene per niolte cagioni a questo luogo il parlare dell'Arco della Pace solenneinente inaugurato da S. M. TAu- gusto Nostro Sovrano nella mattina del glorno 10 settem- hve. Di questo sontuoso edificio la Biblioteca Italiana ha tenuto piu vohe discorso , dandone quelle descrizioni e que' ragguagli di cui gli amatori e gli artisti potevan es- sere desiderosij sicche a fame compiuta la storia restaci 140 VARIETA. da dire soltanto che in qitesti ultimi tempi fn arricchito del magnifico sopraoniato di bronzo, consistente in quattro Vittorie a cavallo e in una Sestiga colla statua della Pace da cni prende il nome. Le Vittorie , modellate giii e gran tempo dallo scultor bolognese Giovanni Pntti, tendono dai quattro angoli deir edifizio una corona d' alloro alia Pace, e recano nelP altra mano un ramo d' ulivo. L'artista seppe ottimamente prevedere e calcolare T effetto di quel- I'altezza in cni le sue statue dovevan essere collocate; donde a parecchi die pur le avevano gia vedute piii volte senza molto ammirarle sul suolo, riuscirono pressoclie nuove neir alto. II cocchio poi e la Pace e 1 sei cavalli sono opera delP egregio scultore Ahbondio Sangiorgio a cui que- sti lavori diedero gia da molti anni una riputazione assai grande. Yi sono nel cocchio molti bassirllievi bellissimi, ma non possibili a vedere da chi lo contempla dal liasso. La Pace e una statita , colossale che ornata di diadema , con graziosa severita sorge dal cocchio recando nella de- stra un ramo d'ulivo, e nella manca nn' asta sormontata da una Minerva pacifica. Dinansi a lei gli animosi cavalli si distendono al corso, bellissimi di forme, pieni di un fuoco quasi diremmo guerriero, e veracemente ministri di una Pace trioufairice. Quando uno di questi cavalli fu re- cato , gia sono alcuni anni, all' esposizione, fu con gene- rale consenso di lode esaltato; e lienche varj d'atteggia- mento, tutti e sei hanno gli stessi pi'egi e aggiungono una grande bellezza a questo edifizio che rinnova fra noi i tempi niigliori delP arti greche e latine. Tutto poi questo sopraornato, il cui peso (coi massi di granito) e di 600,000 libbre piccole di Milano, e il prezzo di circa 35o,ooo fio- rini, usci della fonderia Manfredini, alia quale non occorre oggimai alcuna parola di encomio , dacche le sue opera sono conosciute e celel^rate dovunque le arti si tengono in pregio. Nel giorno della solenne inaugurazione si sco- persero anche le iscrizioni del cav. Labus I. R. epigrafista aulico, le quail noi trascriviamo. Verso la citta : Imp . Et ■ Eegi . Francisco . / . Augusto Adsertori . Perp . Faustitatis . Parenti . Pub . Pace . Populis . Parta i J. ..■,,. Langobardia . Felix . D . D , V A R I F. T A . 141 Verso la campagna : Imp . Et . Regis . Ferdinandl . I . Augusti Auspicns . Faustissiinis . Arcus . Pads A . Solo . Extiuctiis . A . MDCCCVii . Dedicatus . A . mdcccx.kii Patefacius . mdcccxxxviii Rainerio . Archid . Austr . V . S . Regente Com . Franc . Hardg . Praes . Prov . March . Alois . Cagnola . Archit . Conteniporanea airEsposizione delle belle art! fu anclie qnella degli oggetti di nianifatture e d' industria clie sono ini aitro ramo ed nn altro indizio della coltura e felicita. degli Stati. L'ingegno volto alle cose piu necessarie e piii utili nella vita, intento a migliorare la condlzione de'pro- prj concittadini, a llherarli dalla necesslta di essere tribu- tarj alle abre nazioni, e uno spettacolo nobile e grande e degno die i privati T onorino e i governi gli prestiii fa- vore. Anclie in queste sale S. M. I. R. A. T amatissimo nostro Sovrano pote conoscere i frntti preziosi delle sa- jjienti instifuzioni colle quali promove il benessere di qnesti paesi, la diligeiiza de'niagistrati cnstodi di quelle institu- zioni , r alaci-ita dei sndditi nel gareggiare colle nazioni piii industri. La prelodaia M. S. accompagnata dall'Augusta Consorte, dai Serenissimi Principi, ecc. degnossi di onorare della sua presenza e d' incoraggiare coUa sua approvazione questa puljblica raosti'a dell' industria nazionale. Noi non crediamo di dover entrare a fame alcuna relazione, per- clie gli oggetti esposti , in parte sono gia conosclutl , in parte saranno riprodotii 1' anno venturo per essere giudi- cati dair I. R. Istiiuto. /. F. — F. A. Estratti delle Memorie del principe di Talleyrand-Peri- gord gia vescovo d'Autun , menibro dell' assemblea nazio- nale, ministro, ambasciatore , principe sovrano di Bene- veuto, vice-grande-elettore e gran ciambellano dell'Iinpero, senatore , principe, pari, grande ciamberlano di Francia , grand' aquila della legion d' onore , cavaliere dello Spirito Santo , del toson d' oro , ecc. raccolti ed ordinati dalla si- gnora contcssa 0 . . . di C . . . autrice delle Memorie di 143 Y A » I E T a'. una donna di qiialita, prima traduzione italiana di A. Piaz- za. — Milano, i838, tipografia e libreria Pirotta e C. , contrada di S. Radegonda , n.° 964, tomi 4., in i8.° gr., in carta velina, col ritratto di Talleyrand, lir. 3 austr. al tomo. E pubblicato il toino i.° di pag. X e 394. Quest' opera fa parte della Raccolta di ilemorie con- temporance che dalla stessa tipografia e libreria Pirotta e C. si va pnbblicando nell' egual formato, e le cui singole operetta, come dall' elenco che segue, si vendono anche separate senza aumento di prezzo. La Vandea e Madama del generale Dermoncourt , austr. lir 2. II dottor Francia e il Paraguay. Opera del signori Rengger e Longcliamp, lir. 2. 5o. I Prigionieri di Abd-el-Kader, o Cinque mesi di scliia- vitu tra gli Arabi , del signor A. De France alfiere di Va- scello , vol. 2 adorni del ritratto di Abd-el-Kader e del piano di Tekedemta, lir. 5. Di Costantina e della dominazione francese in Af- frica , di E. Desmarest e H. Rodrigues , lir. 2. Memorie intorno a Zumalacarregui ed alle prime campagne di Navarra, scritte in lingua inglese da Carlo Federico Ilenuiiigseu , capitano do' lancleri al servizio di D. Carlo, vol. 2 di circa pag. 400 ciascuno , con una li- tografia rappresentante il ritratto del generale spagnuolo , lir. 6. Memorie suU' ex regina Ortensla e la famiglia ex im- periaie , di madamigella Goclielet (madama Parquin) let- trice della regina, vol. 3, lir. 6 (A compimento di quest'o- pera manca il volume terzo , che si pubblichera a giorni ). F. Cablini , T. FvMAGALLT c G. Brvgnatelli , direttori ed editor i. Pubblicato il di 12 ottobre i838. 143 Estratto delle osservazioni meteorologlche fatte alia nuova torre astronomica dclV I- R- Osservatorio di Brera all'altezza di tese i3,62 (metri 36,54) sidi orto botaiiico , e di tese 75.48 {metri 147,11 ) snl livello del mare. I. U GLI 0 858. B A K 0 METRO del re rido tlo all a leni] jeralui a + 10" R. I2''S Diiezione nto. 0 1 6'> ni 9'' '» 0'' 3''s 6'' s 9'^ s 6^m 0'' 6''s I2S 27 1.,.. 7''2 liii. 7.« lin. 7'7 i.ii. 7,5 111,. 7,7 llTl. 8,5 8,'9 N 0 N 0 S E s ■2 27 (),0 9,3 9,' «,7 8,7 8,5 9,1 E N E E S S E S E .•) 27 9i' 9,0 8,8 8.6 8,6 «-.7 8,8 N 0 E N eC) N 0 4 27 8,(J ^59 «,9 8,7 8,6 «,9 9,4 N 0 s 0 N 0 N E 5 6 27 9i^ 9'7 9,5 9^1 9,0 9,3 9,6 .\ E 0 S (J 0 i 27 10,0 10,2 9,9 9,4 9,5 9:5 9,6 > N E E» £<■' s s 0 i\ \ E 7 27 9,« 9,9 9,7 9»i 8,8 9,0 9-1 E s s 0 EXE N 0 8 27 q,D 9,4 9,0 «,4 8,0 8,3 8.5 E s s e 0 0 0 27 8,0 8,1 8,0 7,6 8,0 8,2 9,0 S 0 0 N K 0 £(3) 10 27 10,2 10,7 I0,() 10.5 •0,'t 10,7 11,3 £<■> E S eC) E S E N E 1 1 27 11,2 11,4 .1,2 10,7 10,4 10.7 J 0.8 N- E e s e S > E 12 '-^7 10,7 10,8 10,4 9'9 9'7 0,« 9:9 N E S S 0 s 0 N E i3 27 I 0,3 10,2 10,0 9,5 9,2 9,3 9,3 N E s s 0 S 0 iV N 0 >1 27 9,4 ci,8 9,0 8,6 9,5 8,5 8,7 N E 0 0 0 .5 ."6 27 8,6 8,7 8,4 8,2 8,0 8,4 8,6 \ 0 s 0 N 0 27 8,G 8,8 8,5 8,2 7:9 8,2 8,5 N 0 s 0 ^- 0 [ '^ 27 8,9 9^6 9,6 9,2 9,' 9,5 9,4 E S E E E E N E 18 ■■^7 9P 9,i 9,2 8,6 8,2 «,4 8,4 E S E 0 >■ '9 27 8,.-, 8,6 8,6 8,0 8,1 8,7 8:9 N E S E S E N E 20 27 9,0 9'" 8,6 7,7 7,0 7,1 6,9 E S E 0 s oC' ii 27 6,0 5.G 4,6 5,9 5,7 4,6 5,0 0 >• 0 s 0 N . nW 22 27 74 7,^ 7,3 6,7 6,7 <^^7 7:0 E S E E 0 E N E 2J 27 8,0 8,3 9,5 7,9 7,9 7,9 7,8 E 0 N E N E 24 27 7:9 7:9 7,6 7,' 7,0 6,8 7:' \ E E S E S N 0 2i) ^7 64 6,5 6,1 6,0 6,3 6,6 6,6 S E E S E N E N E 26 27 6,6 6,9 6,8 6,7 6,7 7,5 7:5 S E 0 ."i 0 X N ^7 27 7^2 7'' 6,8 6,4 6,1 6,6 t^:7 N S S 0 s 0 \ 0 28 27 6.8 6,9 6,9 6,5 6,3 6,5 6,6 N 0 0 0 N 0 29 27 6.5 6,4 64 6,1 6,0 5,9 5,8 >■ E E E DO 27 i>,7 6,8 5,7 5,8 5.8 6,7 7,1 0 s s 0 S E N E 01 27 7,4 7,6 7:4 7,^ 7:4 7:9 8,2 N E S S E E N E >-E Altez Id mas sima (1 el barometio poll. 27 lia. 11,40 I.e ore ? nnn ill mm met tempo A „ 27 >> 5,66 27 » 8,25 Lnclicano vi^pelti 08 aniente )e ore ia . ci-o civ lie ; le Icttei-c ii 1 cd 3 della r i.iiiina ocl ail tlmcridi a lie f ( utile ilella .ev; 0 poi. eriJiane. 144 I LUGLIO i8J8. ... Altezza del termometro R. Stale del cielo ^5 6'^m 9'' ni o'' 3'^s 6''s 9'-s 12'^ s da mezzanotle a niezzodi. da mezzodi a mezzanolte. I + 1 'l,q' + i7,8 + in,i 0 1 0 +20,5'+iq,,6 + 17,1 + 14.5 Ser. nuv. Ser. nuv. + i5 4 + 18,7 +2u,3 +20,7 + t8,o + 14,5 + 14,8 Ser. luiv. Nuvolo. i ■'' + i5,7 + 18,5 + 17,6 + 17,6 + '3,7 + 10,2 + 12,7 Nuvolo. Piogg. ser. 1 4 + 1 1 , j + 16,5 + 18,2 + 19,8 +2 1,0 + '7=4 + '4,9 Sereno. Sereno. ~G + /5.7 + l5,2 --18,0 + iS,n + 19,2 +2t,( +21,5 +18,4 + 16,0 Ser. nuv. Ser. nuv. +21,1 +2 1 ,9 +22,6 + '9,' + 17,1 Sereno. Sereno. 7 + 17,5 +20,4 +2 1,9 +32,0 +22,8 +20,0 + 17,2 Ser. miv. Ser. nuv. S +77,5 +18,6 -t-2 0,8 + 22,0 +2 3,4 +21,2 + 17.5 Sereno, Ser. nuv. f) + l6,2 +22,1 +2 0,9 +24,5 +19,5 +i8,6 +'7v Nuv. ser. Sereno. 10 + [5,gLi8,/, +20,6 +21,0 + 22,5 +19,2 +i5,i Sereno. Ser. nuv. ' [ I + '-'1,5 +17,9 +20, (j +2 1 ,3 ■20,9 +'9,i + i5,i Sereno. Sereno. 12 + ID,I + ig,q +2 1,8 +22,8 +20,0 +20,2 +'7-;7 Sereno. Sereno. I'J + [6,3 +22,(5 +2 --1,2 +9.4,0 +"4,2 +2 1,0 +iS,(j Sereno. Sereno. '^ •^16,7 +2 0,7 +25,9 +23,7 +24,7 +2r,G + 19,0 Sereao Sereno. i5 + 17,1 +22,2 +20,7 +20,1 +25,') +2t,0 +22,1 +18,3 Sereno. Sereno. 1 iG +'7^7 +2 1,1 +2 3,9 +26,7 +24,8 Sereno. Sereno. 1 '7 •i-iS.S -f22,2 +23,8 +24,5 +24.1 +20,6 +18,4 Sereno. Ser. nuv. 1 '^ + 18,4 +21,1 +2r),o +2i6 +24,5 +2 1 ,2 +i9,ij Sereno. Sereno. 1 '9 >fi8,6 +2J,9 +2^,0 +25,3 +25,2 +20,5 +19 6 Sereno. Sereno. 1 '''" + 17,7 +22,1 +'}.i>,o +24,6 +25, i +21,2 +19,6 Sereno. Sereno. 1 2 1 +17,4 +21,5 +23,4 +24, r +25,4 + 18.0 +1(3,0 Sereno. Ser. nuv. 1 22 + 14,8 +i5,9 +i7'7 + r8,5 +17,(3 + 16,8 + '4.6 Ser. nuv. Ser. nuv. 2 3 + 10,0 +i5,6 + 17,0 + 18,5 +16, 8 +i5,i + i3,3 Sereno. Nuv- ser. 24 + i3,i +16,0 + 17,8 +19,2 +17,9 +iG,6 + 12,8 Sereuo. Nu\-. piogg. ( 2 5 +.2,5h.,4.4 + '5,4 + '4,9 +10,9 +12,9 +12,0 iNuvolo. Nuvolo. j 26 +11,1 +i5,o +16,7 + 18,0 + i5,3 + )4,0 +11,7 Sereno. Sereuo. 27 + 1 1,6 +i5,5 +17,'. + 19,0 +19,1 + 14,9 + i3,o Sereno. Sereuo. 28 +1 1.7 +i5,7 +19.4 +20,6 +2(,I + 1 G,6 + l5,2 Sereno. Ser. nuv. 1 29 +14,5 + 17,3 + lS,2 + 19,7 +18,9 +17^9 +17,0 +10,0 Nuvolo. Ser. nuv- | 5o 3i +16,5 +18,2 +20,3 +21,8 +22,0 +17,5 ]\iiv. ser. Sereno. ' +14,6 +16,0 +16,2 +17,2 +17,2 + i5,o + i5,5 Nuvolo. Ser. nuv. Allezza mnssima del teraiometro + 'iS^-Cf) .1 iia . 1 dellc +18 ,13-16 Q uantit I pioggia linee 8,25. 1 145 BIBLIOTECA ITALIANA c/oao^bo yiooo, PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALL Margherita P listeria, racconto di Cesare Cantu. Mi- lano. — i838, COL dpi di Gaspare Truffi. Tre vo- lumi ill di Rosate con Marco Visconte suo cugmo-, il quale » poi sazio od insospettito, un giorno la trabocco » dalla finestra nella fossa, salvo a piaugerla dirot- » tamente dopo morta. Ottorino ne pati come un » uomo di sentir generoso clie veggasi ingannato da » persona carissima : ando cercando distrazione fra y> Je imprese e ns' viaggi : ma vi sono ferite clie nes- 5) sun tempo rimargina : il cordoglio lo trasse a morte » sul bello del vivere ; e nel i336 fu sepolto in » S. Eustorgio di Milano presso suo padre Uberto. » Bibl. Jtal. T. XCl. It) 146 MAUGHERITA PUSTERLA, Le quali cose sa ognuno quanto siano diverse da quelle die leggonsi nel libro a cui allude il signer Cantu; e provano chiaraniente clie 1' amico suo ci fece piangere non gia sulle avventure di Ottorino, ma sopra casi immaginad da lui. Se i romanzieri piglieianno qucsto costume di ri- farsi I'un Taltro la parte istorica dci loro libri, forse che c{uesto genere di scritture non avra mai ricevuto da niun ingegno di critico una piu mortale ferita. Perocche se al sig. Cantu fosse piaciuto di dire al- tresi clie dal 1827 lino all' agosto del 1829 Marco Visconti stette sempre lontano dalla Lombardia, dove per lo contrario il romanzo del sig. Grossi (T amico suo) ce lo rappresenta principalissimo attore in tutti i pubblici casi; e che da quando Marco seguito Lo- dovico nella Toscana, la storia lombarda potrebbe raccontarsi minutamente senza parlare di lui, se non forse per dire che dopo due anni di assenza ritorno molto intempestivamente a Milano, dove in brevis- simo tempo mori; qual giudizio in tal case dovrebbero fare i lettori della Storia del trecento cavata dalle cro- nache di quel secolo e raccontata da Tommaso Grossi ? Diciamo della storia, non gia del libro; e chiunque lo abbia letto ben sa, che le molte pagine onde fu piu vivamente dilettato o commosso non derivavano questa potenza dalT opinione che raccontasseio cose vere, ma sibbene dall'essere immaginate ed espresse con arte squisita e con grande affetto. Ma intanto , poiche il sig. Cantu con poclie righe di storia fa manifesto che la Bice rappresentata dal sig. Grossi come una giovinetta purissima e ingiustamente infe- lice, fu in vece una nioalie sleale , una donna di perduti costumi ; e che Marco dopo avere in lei tra- dito r amico e il con2;iunto, se ne fece egli stesso car- nefice, salvo a piangerla dopo morta (i),- gia e assai ragionevole che i lettori debbano credere non solo (i) Le cronaclie dicono anzi clie uccise o fece ucciclere con lei anche una sua cameriera. UACCONTO DI C. CANTU. 1 47 intieramente alterata la storia dei fatti, ma alterata altresi a coiitrario di quel clie portava il naturale delle persone. Quindi poi deve nascere il diibbio se le avventuie suUe quali ci fece pian'gere I'amico suo, poiche si trovano cosi diverse dal vero , furono al- nieno conformi ai costumi dei tempi; e chiunque credette di avere trovata nel Marco Viscond un'im- ma2;ine del Trecento^ e in certo modo ammonito a doverla di bel nuovo cercare negli storici e ne'cro- nisti. Quello che qui verrebbe da dire intorno al romanzo storico, pigliandoue occasione da questo esenipio, e si ovvio , ed in parte auche gia detto si spesso , die noi crediamo di doverne far grazia ai nostri lettori: ne ad altro voglianio che giovi questo preambolo , se non a far conoscere per qual cagione, dovendo ora compendiare il nuovo Racconto del sig. Cantu, pre- niettiamo alcune brevi notizie storiclie dei fatti. Luchino Visconti prese la si^noria di Milano nel- r agosto del 1389 per la niorte di Azone stio nipote : e i Milanesi (dice il Muratori) si rattristavano al ve- dersi sotto un uomo di costumi ben diveiso dal suo predecessore. Perclie oltre all' avere sempre nienata ima vita da prodigo conversando piu coi cattivi che coi buoni , dormendo il giorno e vegliando la notte, scandalosamente dissoluto, gli si leggeva in faccia I'au- sterita; cosa forestiera in lui era il perdonare; e fuor- che i proprj figliuoli, niun altro mai seppeamare, e ne pure i parenti dei quali anzi fu persecutore. Fra gli altri vivcano allora Matteo, Barnabo e Galeazzo, tigliuoli di suo fratello, e tutti e tre mandolli a' confini , ne mai voile ascohar preghiere in loro favore. Cosi il IMuratori. — Dicono poi generalmente gli storici che sopra tutto irritasse coloro ch' erano stati grandi al tempo di Azone, e che di qui principalmente traesse origine una congiura che si fece palcse assai presto, cioe neir anno 1840, e della quale fan capo Franci- scolo Pusterla. Costui ne' dieci anni del governo di Azone era stato ministro di sorama potenza, e s'era 148 MARGIIERITA PUSTERLA., grandemente arriccliito;, ma Luchino ne mai gli avevrt fatto buon viso quando era in condizione privata , ne dopo essere asceso alia signoria mostrava di fame alcun conto. PiVo facilmente presnmeisi clie T antica avversioue e la lecente noncuranza del principe lo movessero a farsi o promovitore o partecipe della congiura; alia quale poi dicono che lo stiinolasse vi- vamente la mo2,lie Margherita , figliuola di Uberto Visconti e desiderosa di vendicarsi cosi del dispreglo in cui Lnrliino teneva il niarito di una doniia sua pari, come deir aiTronto fatto a lei stessa tentandone Tone- sta. Non e ben certo, ma fu creduto da molti, cio che Lucliino poi (inse di aver provatissimo, die i nipoti gia inentovati entrassero in questa congiura. Cio che piu importa si e che Franciscolo Pusteila manifesto i suoi pensieri al proprio fratello Zurione, e costui incautamente ne parlo ad Alpinolo Casate sue cognato. II Pusterla inimacinandosi allora che per mezzo di Alpinolo ogni cosa verrebbe a cognizione del fratello di lui Ramengo suo nemico, si tenne perdnto, e addi no giugno 1041 fuggi ad Avignone dove allora se- devano i papi, menando seco il fratello ed i figli. Ramengo infatti, avuta prima fimpunita pel fratello, Alpinolo , scoperse la congiura a Luchino ; il quale subitamente ordino che fossero incarcerati quanti egli siipponeva colpevoli, e prima d' ogni altro la bellis- sima Margherita , rimasta in Milano. Considerando pero che mentre Franciscolo fosse vivo e libero , egli non poteva mai essere ne vendicato , ne sicnro abbastanza, primamente mando ad Avignone un sno lidato che s'insinuasse nelfanimo del fuggiasco , ed a lui ne rivelasse i pensieri e le macchinazioni ; poi procedendo a piii scaltro o piu audace consiglio in- vio a Franciscolo stesso lettere contraffatte di Mastino della Scala, nelle quali sotto nome di quel potente lo invito a trasferirsi a Verona. E il Pusterla ingannato dal falso invito e dal messo di Luchino che sempre gli dipingeva come pericoloso il soggiorno di Avi- gnone , si parti da quella citta , e per condursi a UVCCONTO ni C. C.VNTn. i^o Verona senza toccare Ic terre del suo nemico, sbarco al porto tli Pisa. I\Ia i Pisani clie allora avevano bi- soc;no di Lucliino gia avevano patteggiato con lui di trad ire I'ospitalita per averlo favorevole contro i Luc- cliesi: qnindi il Pusterla fii prcso e condotto a Mi- lano, dove sottoposto alia tortura paleso molti com- plici, poi fu decapitato nello stesso anno 1341 colla mojilie e coi iiiili nel luo2;o clie ora dicesi Piazza dei Mercanti, dove solevano cssere giustiziati i nobili. E voile Lucliino die Bcltramolo d'Amico, iino dei con- giurati, £icesse T ulTicio di maniiioldo, riservandolo a molto pegffiore snpplizio: perocclie lo fece strasci' nare (come dice il Corio) a coda cU due asini fino alle forche fuori della citta. Altri congiurati furono fatti niorir di fame in prigione. Rispetto a Rlarglie- rita, il Corio stesso dice clie esseiido statu linveatrice di tarita scrlleragguie, fu crudebneiite incarccrata^ ma poi non ci fli sapere r.e come fosse trattata ne quando morisse. E fAzario scrittore contemporaneo usa sol- tanto questa espressione et ipsam Jlargajitam consii- mcwit\ E notabile ancora die il primo di quesu scrit- tori non fa parola deU'attentato di Lucliino contro I'onore di Margherita; ePaltro pare die dubiti cosi di questo tatto , come anclie della congiura onde fu accusato il Pusterla, narrando die questa congiura pole csser vera {potidt esse vcriim); giacclie dicevasi {dlcehatnr) die la moglie di lui si fosse lanientata die Lucliino avesse voluto disonorarla. ]l Fiamma non parla di Wargherita. 11 Morigia {CJiron. Modoet.) dice come il Corio dur'tus incarccrata. II solo Gio. di Bazano asserisce che fu fatta morire fra i tormenti, mortiia fait in torinentis. II Muratori negli Annali non menziona Margherita per nessun conto, e cosi poi condiiude la sua narrazione: « Non venne piu voglia ad alcuno de Milanesi di far trattato contra di Lu- cliino: tal terrore mise in tutti la severita ed impla^ cabilita di quest' orso. Ed egli da li innanzi uso di teuer due iieri cani corsi davanti alia cainera dove dorniiva. Ed usccndo per citia gli avcva sempre a l5o MAUGIIEniTA TUSTERLA, lato. Glial se alcuno faceva qualche cenno indiscreto verso di lui ; se gli avvcntavano questi cani e lo stendevano a terra. » Premesse queste notizie, faccianioci al Racconto del sic^nor Cantu. Nel niarzo dell" anno 1840 parecclii mllanesi ritor- navano vittoriosi da una corte bandita aperta dai Gon- zaga nella citta di Matitova (i). Principale fra questi era il giovinetto Bruzio figliuolo di Luchino Visconti; e pero Luchino stesso con molti nobili cittadini era uscito di Milano a incontrarli , dove poi nentrarono tutti insieme per la porta Ticinese, e con pompa so- lenne in mezzo a gran folia di gente avviaronsi verso la piazza dove poi fu eretto il duomo. Erano nella comitiva un buffone per nome Grillincervello e un astrologo Andalon del Nero, due mobili indispensa- bili delle cord d'allora. Lungo la via Luchino vide sur un terrazzino Marghei'ita Pusterla che cercava collo sguardo il proprio marito Franciscolo, ch' era del numero dei vincitori; e preso a quella rara bel- lezza rallento il passo e fece « sbraveggiare e atteg- 5> giar vagamente il superbo Stallone bianco che ca- » valcava, bramoso d'attirarsi uno sguardo della bella. » Ma invano. » L' austerita della donna accrebbe i clesiderj del principe; ne si euro di celarli: sicche non solo i piii vicini a lui, ma se ne accorsero an- che i lontani, fra i c|uali era il Pusterla, e ne mosse lamento con alcuni amici. Tuttavolta , quando furono nel palazzo , Luchino destramente gli propose di an- dare ambasciatore a Mastino della Scala in Verona; e il Pusterla accecato dall'amlnzione accetto. « L'ani- » mo del Pusterla (dice Pautore) esacerbato contro » Luchino non tanto per la servitu cui aveva ridotto » la patria, quanto per la trascuranza che di lui nio- yy strava e per trovarsi ridotto ad una nuUita di rap- » presentanza e d'azione, che a lui pareva, non che (i) Questa corte bandita a cui concorsero e vinsero pa- recclii Miianesi e cosa storica. .:^- RiCGONTO DI C. CANTU. l5l » intlccorosa, infame, in un baleno si muto a questo » iirinio sejino di favore, al vedcrsi o^sctto d invi- » dia fia" cortigiani cne forse teste lo sprezzavano : » ebbe dimenticato gii anticlii oltraggi , dimenticato 5) i propositi di solitudine e di ritiro, dimenticato » pel' iino il geloso sospetto clie gli aveano destato 3) i procaci sguardi di Luchino sopra la moglie sua: » ne tampoco dubito die questo incarico fosse un'astu- » zia per rinioverlo e disonorarlo : e ringrazio il prin- » cipe accettando con riconoscenza. Tanto accieca » I'ambizione ! (i) » Quando Franciscolo torno al suo palagio portando la notizia di quella missione , la moglie impallidi e si dolse clie pensasse ad abjjandonarla appcna tomato : e Alpinolo da Casale a cui il Pusterla medesimo aveva poc' anzi fatti notare gli sguardi inverecondi di Lu- chino, gli disse: « Dalla vipera puo venir altro clie veleno? v La mattlna seguente Franciscolo fu al coa- vento degli Umiliati di Brera , per ronferire di cjuesta missione con un altro suo amico. Era costui Euonvi- cino dei Landi di Piacenza (2). Venuto per yicende politiclie della sua patria come ostaggio a Milano , ed arcolto da Uberto Visconti padre della Marglierita , allora ancor giovanissima. aveva amata nel segreto del puro suo animo qucUa pura beliezza, e sperato altresi di divenirle marito. Ma quando Azone ebbe ricon- dotta Piacenza nella servitu dei Visconti , conoscen- dosi disugualc alT altezza della famiglia a cui la gio- vane apparteneva, si distolse iiiteramente dal pensiero di quelle nozze, e propose in vece e conchiuse il matrimonio della Rlarglierita con Franciscolo Pusterla, « che allora in grande stato presso il principe (Azo- » ne), ne del favore abusava in datino altrui, ne se (i) L\imbasciata del Pusterla a Verona e iuvenzione deirautore. (2) Questo frate ; nei casi di IMart^herita ; e iii\enzione deli auiore. 1 52 M.UlGHErxITA PUSTERLA , » ne prevaleva a proprio vantaggio (i); onesto, gene- » roso, ricordevole dcUe virtu italiane, e volenteroso » del bene de' suoi concittadini. » Piti tardi send ravvivarsi la liamma che s' era riproniesso di spe- gnere; e un giorno nientre il Pusterla era assente da Milano invio una lettera amorosa alia Marghe- rita. Stette per cpialclie tempo aspettandone la ri- sposta clie mai noii venne. Final mcnte si ftce animo di andare egli medesimo da lei, alia quale aveva sem- pre libero accesso, e la trovo che stava leggendo un iibriccino di pergamena, riccamente rilegato con bor- chie d' oro. Era un libro composto per lei e lascia- tole da suo padre con questo titolo Consigli a mia figlla^ e quando il Buonvicino per legare discorso la domando. cc Qual e, madonna, il libro che ha la for- » tuna d' occupare la vostra attenzione ? » Essa che appunto a cio ras[)ettava, rispose brevemente all'in- chiesta , poi lo prego di farlene un poco di lettura. II libro, come ciascuno gia I'indovina, era aperto precisamente la dove i consigli paterni facevan ri- sposta alia letteia del Buonvicino. La Margherita mo- strandosi tutta intenta ad un suo lavorio, cercava di nascondere la comniozione dell' aninio suo, perche r uomo ch' essa rimoveva da se era stato il primo suo amore. Al Buonvicino dopo alcune pagine manco la voce, sicclie non lesse piu avanti; stette alquanto in silenzio , poi si levo e prese commiato dicendo : « Margherita, questa lezione non sara perduta: quanto » mi bastera la vita ve ne avro obbligazione. » Era il giovedi santo. 11 Buonvicino uscito del pa- lazzo Pusterla incontro i moltissimi che solevano in (i) Vi ha qualche storico molto autorevole clie dice pre- cisamente il contrario. In quanto poi alF essere stato vo- lenteroso del bene de' suoi concittadini par die ne dubiti anclie il sig. Cantu , avendo detto poc^ anzi che il Pusterla era avverso a Luchino non tanto per la servitiL ciii aveva ridotto la patria , quanto ecc. RACCONTO DI G. CANTU. 1 53 quel glorno visitare i sepolcri; i pid scalzi, mold coperti tl'uii sacco , tutti poi in abito dimesso, Col- ranimo angiistiato dal rimorso, egli attraverso quella vaiia nioltitiidine , senza pcnsare altrinienti dov' egli s'andasse; finche pervenuto a lianco alia chiesa degli Umiliati di Brera, prese una sninta deliberazione di entrar nel convento, dove in breve fa vestito e pro- fessafo. Dopo qualclie tempo, gia prete e predicatore, gia venuto in concetto di santo, come sicnro di se torno una volta a casa della signora Pusterla. « Qual » momento fu quello pei dne amanti! Ma I'uno e Tal- » tro vi si presentava col vigore acqnistato in lunga » risoluzione virtuosa. Buonvicino ragiono di Dio, » della fralezza delF uomo , tocco del passato come » d' una rimembranza cara e dolorosa; chiese per- » dono, si stacco dalla cintola un rosario di grani » di cedro a faccette, su ciascuna dclle quali era » intarsiata una stella di madreperla, e con pendente » una croce al modo stcsso lavorata. Era paziente » fatica del suo ritiro, c consegnandola a Marghe- » rita — Tenetela per mia memoria. Possa qnesta un » giorno venirvi di consolazione! e nel recitarne le » orazioni , pregate Dio per un peccatore ! » Non furono queste parole, queH' atto senza la- » crime dell' uno e delfaltra. Marglierita si strinse » al seno, premette alle labbra quel dono , die assu- » meva un carattere sacro innanzi all' intelletto, nel » mentre al cuore lasciava indovinare quante volte » Buonvicino dovette pensare a lei nel lungo tempo » diiratovi intorno. Quel rosario, quella croce doveano » miscliiarsi, deh come! nelle avventure di quell' in- » felice ! » E queste avventure cominciarono subito dopo clie Franciscolo Pusterla. sordo per vana ambizione alle pregliiere della moglie ed ai consigli dei;li amici, si in partito da l\liIauo. La bella e virtuosa Marglierita era andata a Montebello fia Boisio e Limbiate, dove i Pusterla avevano fabbricata una casa campestre. 1 54 MARGHERITA PUSTERLA. , Quivi, sotto il pretesto di una caccia, ando a visitarla Finsidioso Lucbino; e fii ([uella visita « come la cor- » reria clie si fa sotto una piazza nemica, tanto per » riconoscere il luogo e le opportunita deir accam- 5) pamento e degli assalti. » Vi ritorno di li a pochi giorni con minor numero di seguaci, e comincio ben- che invano la sna sfacciata battaglia contro la virtu della donna. Vi ritorno poi la terza volta, ma la preda a cui egli agognava se n' era partita : e la cagione di quella partenza fu questa. Era nella famiglia Pusterla un certo Alpinolo di ignoti natali (i), gia valletto di Ottorino die poi morendo lo raccomando alia sorella I\Iarglierita. Ben- che di soli sedici anni, nella battaglia di Parabiago avea rneritato il grado di cavaliere, ma nol consegui perclie nell'atto della vestizione non pote rispondere all" araldo die lo domandava del padre e della sua sdiiatta. Percio avea grande avversione ai Visconti, e sempre piu si fece devoto ai Pusterla appo i quali vivea come scudiero di Franciscolo , devotissimo a Marglierita. Ed appunto per questa sua devozione un giorno un certo Menclozzo Basabelletta gli disse: « Elii ! quella cima di tutte le donne; quella coppa » d'oro di cui non rifmi di contar miracoli, scusa » assai bene la lontananza del mar i to, col ricevere » il magnifico sig. Luchino. L'lio visto io piu volte (i) Nella storia Alpinolo e fratello di Raraengo^ e cIojdo avere palesata a cestui la congiuia o quai che si fossero i pensiei'i del Pusterla contro Luchino, godette insieme con lui 11 favore dell impunita. — II Giulini poi nota che Ta- nonimo autore degli Aiinali Mllaaesi non intendendo il va- lore della voce levir (cognato) chianio Alpinolo leveni virum.. ma uel vero non e detto da alcuno se quella rlvelazione fosse r effetto della sua stoltezza o della sua malignita. Nel romanzo egli scopre ed aggrava moltissimo il fatto per leg- gerezza e imprudenza giovanlle ; poi spiega una specie di eroica devozione alia famiglia Pusterla, e quando forse po- trebbe salvarsi , corre voloutario alia morte. RACCONTO m C. CANTU. 1 55 » usclrc verso la sua villa. » AIlc quali parole Al- pinolo fc rosso come i barg;igli d'un tacchino, di- » vampante negli occlii — Menti per la gola, spar- » latore villano! — Urlo con irte le chiome, e cac- » ciando a mano la sciabola, salto senz' altro alia » vita del petulante. » Ajutato da' circostanti il Ba- sabelietta si sottrasse a quella furia; e Alpinolo corse di subito a'lla casa dei Pusterla, e tolto un cavallo s'avvio a IMontebello. Canimin facendo vide Luchino col suo cortesigio die ne tornava dopo la seconda sua visita, e devio dalla strada maestra per non incontrarlo. Quando Margherita send la cagione delia sua venuta lo mando ad avvisare d'ogni cosa fra Euonvicino : il quale nel giorno scgnente fu da lei , e la persuase a ridursi alia citta tenendovisi ignorata e chiusa nel palazzo finclie riiornasse il niarito. Alpinolo poi di propria testa, auzi contro il divieto di Rlarglierita clie gli aveva ingiunto di non parlar niai a Franciscolo di queir oltraggio (i), s'cra avviato a Verona, dove informo d" ogni cosa il suo signore ; il quale « scor- » gentlo essere un nuovo oltraggio quello cli' esso » aveva accettato per un favore bastante a riparare » gli oltraggi antichi, risolse scnza piu d''abbandonare » il suo posto, e tornare alia citta pieno di truci 5) pensieri e della speranza non solo di evitare lo » scorno, ma di poterscne vendicare. » II soggiorno di Franciscolo a Glilano doveva essere di pocbissimi giorni e ignorato da tutti fuorche da alcuni fidatissimi ch' e lesta per soitrarlo a quel colpo diretto al seno; ma » non cosi affiitto , che non gli recidesse , povera » creaturino! f indicc della mano sinistra. » Sempre poi fisso neir opinione di essere stato tradito, e nel desiderio feroce di vendicarsi, quando la Rosalia si fu riavuta dal piierperio la invito un giorno ad entrare essa e il bambino con lui in una barchetta per modo di diporto; ma quando furono andati un tratto al di- sotto del ponle, abbandono i remi, e gittatosi a nuoto, lascio con orrende minacce la povera donna e il bam- bino in mezzo al lago. Essa « ruppe alia prima in un RACCONTO DI C. CANTU. iSg » pianto angoscioso, e le lacrime piovevano sulla fac- » cia deir ignaro lattante. Ma tantosto la scosse dal » doloroso Ictargo il sentirsi bagnarc le piante. Quel » veiidicativo aveva strappato il capeccliio ond' era » calafattato il legno, sicche 1" acqua vi trapelava lenta » lenta pex- moke fessiire. Stette la mescliina coiroc- » cliio incantato sul fondo dclla barchetta, e parvc » consolaisi, — - Un' ora, due al piu; e saia enipita: » alTondeia : io con essa . . . e sara finito quest' in- y> fei'no. — -Ma . . . e il mio bambino? » Nel vero poi r orribile astuzia , usata dal marito per annegare la inoglie e il iigliuolo non ebbe alcun effetto; perche la buona donna « si strappo a luria dal capo, dal petto » i veli e con quelii si pose a ristoppare i commenti , 5> attentissima coll' occliio , coll' oreccluo clie da nes- » suna fessura trapelasse acqua aacora ; » e cio le venne cosi ben fatto , die la barca duio poi tutta la notte e tutto il di appresso, benclie il cielo piovesse al- cune ore a I'ivcrso; ne affondo. Ora lentainente so- spinta dalla brezza, ora in preda alia vorticosa cor- rente dell'Adda , bagnata dalla pioggia , intirizzita dall'aria notturna, cotta dalla vampa del sole, sfinita dal digiuno e dal piangere senza poter essere da nes- suno ajutata, quella madre infelice vide cento aspetti di morte , e lotto contro cento pericoli per amor del Iigliuolo. (c Quante pregliiere quel giorno non recito! » quanti voti non fece ! . . . pareva clie le pregliiere la » calmassero alquanto, la rianimassero : ma come il » suo bambino levava di naovo i vagiti, smarrita , » disperata, ancor si dava a gridare, a bestemmiare, » a maledire clii di tanti patimenti le era ca2;ione. » Air ultimo rasentando la sponda pote ghermire il ramo dun albero , ed a quello si attcnne ringraziando il cielo; clie le pareva di essere in salvo. Ma ben nresto si accoise clie ogni speranza era vana per lei, sotto una rupe erta e discoscesa, lungo la quale non ve- deva donde cpialcuno potesse venire a soccorrerla. « Calava intanto il sole ; la vampa onde per tante » ore I'avea sferzata , dava luogo a quel piacevole l60 MAROTtTERlTA PUSTERLA , » Ventare clie ricrea le sere in riva ai fiumi. Gia bnllci 5) spiaggia opposta Rosalia vedeva , oh con clie in- V vidia ! i bifolchi , togliendosi alle fnticlie incammi- » narsi ai pacifici casolari , il boattiere cacciarsi in- » nnnzi la mandra pascinta: la fanciulla coUa verga » ravviare i branclu di paperi al pollajo. Era T ora » del crcpuscolo , 1' ora delle rimenibranze per chiun- 3) que godette , per cliiunque soffri , per chiunque » amo. Ma per Rosalia non veniva che prelndio di » nuovi tormenti. La notte s'oscurerebbe: se la for- » tuna noi^ avea mandato nessuno a soccorrerla il 3> di, quanto meno la sera? » Nondimeno le parve di sentir qualcheduno; domando ajuto piii volte, le fu calata una corda ; essa lascio il ramo per affer- rarla , ma le sguiscio fra le mani ; la corrente se ne porto la barclietta , ed essa allora si tcnne inevita- bilmente perduta. Un sacerdote dal lido la benedisse mentre i circostanti inginoccliiati pregavano per lei, clie cadnta sul fondo del barclietto « piu non vide , » piu non udi . . . Possa il suo pensiero in quegli y> ultimi istanti essersi affratellato a quel dei fedeli, » pietosamente preganti in sulla riva, per domandare » con essi dal cielo quel rimedio, che piu dalla terra » non poteva aspettare! » Dopo si orrendo delitto, impunito pei disordini di que' tempi (i), Ramengo di- vento senipre piu avverso al Pusterla, e dissimulando (i) II sig. Cantu ricorda qui molto opportunamente es- sersi fatto uno statute che nessuno si ricercasse per delitti commessi durante la guerra di Monza dal primo novembre i322 air undlci dicembre 1334. — Qualcuno , quasi pre- vedendo che questo episodic di Rosalia e le notizie intorno a Fra Buonvicino incoutrerebbero T accusa di soverchia lunghezza , cito a difesa le digressioni dei PromessL Sposi per far conoscere ai lettori Fra Cristoforo e la Signora di Monza. II paragone , al parer nostro, non regge. Fra Cri- stoforo e la Monaca nei Promessi SposL sono personaggi prin- cipalissimi;, il romanzo non potrebbe stare senza di loi-o. Aggiungasi che la storia di quella giovane monacata per foi'za ci fa conoscere un'usanza storica di quella eta. RACCONTO DI C. CANTO. l6l aspettava T occasione di nuocergll, o, oom'egli pen- sava, di veiidicarsi. Quando Frariciscolo ebbe sposata ]a bella Margherita , spero il malvagio di rendergli in lei quell' oltraggio die credeva aver ricevuto da lui, c colta I'occasione di una notte di S. Giovanni in cui le donne solevano allora andare in volta , venne tanto sfacciatamente alia prova « clie ella, tutta gen- » tile e temperata ch'era, lo percosse d'uno schialTo. » Per tutto cpiesto ciascuno puo immaginarsi cpxauto si rallegrasse il malvagio delF imprudenza di Alpinolo. Rivelo tosto a Lucliino e il ritorno di Franciscolo e la trama. Un sergente del capitano di Giustizia ab- battutosi in Alpinolo suo conoscente lo informo che tutto era scoperto ; si affrettasse a fuggire ed a far fuggire il Pusterla. Bestemmiando se stesso e il suo traditore, Alpinolo corse a casa i Pusterla: erano fuori : monto a cavallo , e via a cercarne. E gia il conestabile Sfolcada Melik , capo della guardia del corpo di Luchino, con una grossa banda di merce- narj , era al palagio Pusterla , die fu in un subito scalato ed invaso da cgni parte. Dinanzi a tutti spin- gevasi uno coUa bulla calata, die si niostrava assai pratico della casa. Costui colse all" improvvista il por- tiere Franzino Malcolzato die col carbone delineava sul muro una forca intorno alia serpe viscontea: cerco da per tutto i padroni; raccolse le arnii, le valigie, le carte; per ultimo in una galleria gli venne tro- vato Venturino, il bel fanciullo della Marglierita (i), e se ne impadroni. Poi traendolo seco piangente cc gia » s'accingeva a partire non del tutto contento, quando » nel metter il piede sul ponte levatojo, vede affac- » ciarsi Marglierita. v Tornava da un opera di caritu che non avea voluta lasciare imperfetta partendo ; contcnta di se , benedetta da tutti , vide suir ingresso del proprio palagio quel tristo spettacolo, e ne fu strascinata colle manette come una donna del volgo (i) Secondo la storia Margherita Pusterla fu madre di nuinerosa figliuolanza. £i,bL Ital. T. XCl. II 1 6a MARGHERITA PUSTERLA , colta in qualche orrendo delitto. L" uomo dalla bufla calata le si accosto niostrandole il figliuolo e le disse: « Marglierita, vi I'icordi la notte di S. Giovanni! » II po- polo accorso niornioio assai di quel fatto; pareva die ne dovesse nascerc qualche tannilto : nia il giorno dopo non ne fu nulla. In questo nientre sopraggiunse Alpinolo. Egli aveva trovato Franciscolo presso le Case Rotte (i), il quale erasi poi rifugiato nel con- vento di Brera : ed ora veniva per vedere clie fosse di Marglierita, e conosciuto di non poteile giovare, solo ed inerme qual era , si spinse addosso a coUii che ne portava il fanciuUo Venturino. Da una prova clie cestui fece per darg'isi a credere amico si accorse (di che gia si sono accorti anclie i nostri lettori) ch'egli era Ramengo , e fu tosto alle prese con lui , lo scavalco e lo avrebbe finite, se non arrivava il Melik colla sua masnada. Allora « abbandonando la sua vittima , » e giurandogli che arriverebbe a lui pure il suo » sabbato , si tolse sotto al braccio Venturino , e ia » men che dire addio, sprono verso la parte opposta » a queila donde traeva gente. » Egli ebbe la for- tuna di trovare Fra Buonvicino uscito esso pure a infbrmarsi deU'accaduto; e gli consegno il fanciulletto. « Benedetto te! gli disse il frate — Va, fuggi, che » il Signore t'accompagni, e renda a te il padre, » come tu rendesti al genitore questo iigliolo. » Po-^ chi giorni appresso fu pubblicato che si darebbero cento fioriui d' oro a chiunque consegnasse vivo o morto Franciscolo Pusterla; il quale allora travestito da Umiliato in compagnia del Buonvicino, scguitando un baroccio di pannilani ( manifattura di quel con- vento ) su cui avevano appiattato Venturino, usci non conosciuto della citta per mettersi in salvo. II frate li accompagno fino a Varese. (i) " La Marglierita (dice lautore) ch era ita a far del l^ene, caplto ne^ manigoldi; suo marito che andava per tutt'' altro, li schivo:, • — ■ tauto s'ingaiiua clii aspetta quag- giix il compenso delle opere. » RACCONTO DI C. CANTO. lG3 E gia in Milano era coniinciato il piocesso; e im tribimale creato appositamente sotto la presidenza tli iin certo Lucio vemluto a Lucliino prorlainava sen- tcnza di morte contro il Pusterla e tutti i complici della sua congiiu'a. Fu convocato il po[)o!o nel Bro- letto Nuovo a confermare questa sentenza, per la quale non doveva piu mettersi in dnbbio se la congim-a esistesse davvero; e la sentenza fu non pur confer- niata; ma si anche eseguita contro colore ches'eran potuti accalappiare. La prima vittima fu il portiere Malcolzato , i! quale sotto la minaccia della tortnra e la promessa dell" impunita ( die poi non gli valse ) aveva detto mille cose gravissinie a danno dei suoi padroni: la seconda fu Branzino Caimo giudice sa- piente e incorrotto che aveva osato niostrare 1" in- sussistenza di quelle deposizioni. In quanto alia Margherita, essa fu cliiusa e quasi dirennno dimenticata nella torre di una fortezza che Lncluno allora stava edilicando presso al ponte di Porta Romana. Quivi essa « strascino i pigri giorni » deir estate, sola, abbandonata d'ogni conforto, se » non quello die traeva dalla sua religione e dal » tempo die medica tutto. » L' unica persona cU'essa allora vedesse era il cax'ceriere per nome Macaruflo, ma detto generalmente Lasagnone. Cestui un giorno fu cliiamato da Lucliino , ed ebbe ordine da lui di trattarla bene e di venire ogni giorno alia sua cucina a k'varne un piatto per lei. La buona donna trenio di quella cortesia, ricordandosi le insidie di quel po- tente ; e preparandosi ad una nuova lotta, per rin- francarsi a quella virtuosa resistenza della quale pre- sentiva la necessita e i pericoli, voile fare un poco di abnegazione rifiutando quel piatto e pregando il carceriere die lo desse ad un qualclie povero. Cosi per alcuni giorni ; dopo i quali Lucliino fu da lei coir im[)udente fiducia di trioiifarne. Da quel collo- quio la I\largherita comprese die suo marito e sue figlio avevan potuio salvarsi fuggendo , e trasse da questa notizia una forza d\ininio molto maggiore di 164 MARGHERITA PUSTERLA , prima, sicche Luchino si paiti da lei pieno di nial talento. II buffone Ghllincervello che sempre, per aizzarlo, gli avcva detto quello non esser boccone da' suoi denti, al vederlo sbuffante e adirato gli si fece incontro sul pianerottolo della scala con una pezzuola dicendogli : « Perche vi forbiate la bocca — L' insulto » era pungente , il momento scelto male, e la baja 3) torno sul capo del beffardo: giacclic Luchino d'un » calcio il balzo fino al fondo della scala, onde fu » si mal concio, che per tutta la vita ebbe ad an- y> dare sciancato. 5) Ritornando poi da quella spedi- zione fece addentare da' suoi mastini un tanciuUo che gli presentava per via un canestro di ciliegie prima- ticce : e giunto al suo palazzo , di cpianti casi gli propose il cancelliere, di tutti pronunzio atroci sen- tenze. Gli fu annunziato allora che Ramengo scriveva da Pisa di avere fiutato il coviglio della preda; spe- rare di consegnargliela in breve; domandarne in pre- mio impunitd dogiii delltto commesso si a lui, si a suo figliolo — Suo figllolo? (ijspose Luchino) Dove I' ha? nol conosco — Soggiunge infatti (ripiglio il can- celliere ) che si liserba di faiio conoscere alia serenitd vostra. Fu ordinato che gli fosse spedito il breve d' im- punita, purche consegnasse presto chi doveva. Margherita tramutata ad una prigione sotterranea, e cpiivi duramente trattata confortavasi nel pensiero che i suoi erano salvi, nella speranza di potersi una qualche volta ricongiungere a loro. Nelle sue lunghe e tetre solitudini, il carceriere origliando la sentiva spesso cantare le litanie; talvolta persino le canzoni ripetute nella sua giovinezza, e principalmente una romanza composta dal Buonvicino: tanto obbliava la sua infelicita dacche credeva di esser sola a penare! Ma cc un giorno, la sul far della notte, le interruppe » questo canto uno scalpicciar nel cortile, maggiore ■» dell'usato , un tuono di sghignazzi, d' insulti fra » cui si distingueva un rammarichio piu gentile che » non soglia fra prigionieri . . . Balzo alio spiragho, » colle dilicate man! si ghermi alio grosse sbarre, KACCONTO r>I C. CANTU. l65 » getto lo sguardo verso quel rimescolameuto, e vide » un fanciulletto, clie scomposta la bionda capellatura » strillando e dibattendosi fra le braccia degli sgherri, 3> andava gridando padre, padre! verso di un altro >' che tutto in catene e col volto dimesso lo segui- » tava. » Le parve di ravvisare suo marito e suo figlio, e cadde svennta sul pavimento. Ora ecco in qual modo essi eran caduti in potere di Luchino. Ramengo, insaziabile nella vendetta, aveva tolto sopra di se di andare cercando il Pusterla dovunque si fosse nascosto. A tal uopo egli voile che il suo nome si scrivesse fra quelli degli sbanditi , acciocche gli sbanditi davvero non lo avessero a sospetto; poi ben fornito a danaro, ma in apparenza di fuggiasco, si mise in via. Nei primi giorni gli accadde di fer- niarsi ncl casolare di un mugnajo lungo il Po vicino a Cremona, dove Alpinolo era cresciuto da fanciullo, finclie poi Ottorino lo aveva condotto seco a Milano. II nome di Alpinolo e il sentire cli' egli era stato cola di que' giorni misero in cuore a Ramengo una scellerata speranza, ma gli torno ben tosto amari?- sima ; giacclie scoperse che quivi era capitata , di- ciotto anni addietro, la barca dell' infelice Rosalia, e die Alpinolo era il bambino a cui nel suo be- stiale furore egli aveva tagliato 1' indice della mano sinistra. In quanto a Rosalia essa era morta di af- fanno la sopra un Ictto che gli fu mostrato , la- sciando Y anello che Ramengo stesso le aveva dato e due lettere dalle quali appariva ch' essa era inno- cente; die il foglio su cui Ramengo aveva fondata la sua gelosia era diretto a Giroldcllo , non gia al Pusterla ne ad altro amante. Esagitato da incredibil furore quel perverso trasse da questa notizia motivo di odiar sempre piu il Pusterla, che se non aveva amoreggiato colla Rosalia, s^li aveva pero dato motivo di sos]>ettarne, conducendolo per tal modo in quel- le orribilc condizione in cui ora si trovava caduto. Rispetto a Margherita , la notte di S. Giovanni ba»tava i 66 MARGHEKITA PUSTERLA , a far si cV egli dovesse persistere nel procurarne la rovina. E Alpinolo . . . anch" esso gli era cagione di portare niiovo odio al Pusteila, giacche per essere involto nella sua congiura non poteva consolarsi pie- namente di averlo trovato. Partitosi dnnque dal mu- gnajo, fii dopo alcuni giorni a Pisa dov crano molti rifnggiti lombardi fra i cpiali astutamente s'intromise e fu accolto come compagno di sventnra. Da loio seppe che il Pusterla trovavasi ia Avignone , e die Alpi- nolo era con loro. Impaziente di pur vederlo si niise con essi a cerrarne. Trovaronlo entrato in una gio- stra e lo videro ottener la vittoria; poi cpiando doveva coglifi ne il premio cjualcuno gli susuno alP orecchio che un milanese, un amicissimo del Pusterla ( tal si era spacciato) domandava di lui. Alpinolo non peuso ad altro e voile vederlo : nia c]uando conobbe Ramengo gli si scaglio contro con quel furore che ciascuno puo immaginarsi, gridando al traditore, alia spia. Ramongo si ritrasse: Alpinolo per inseguirlo urto e percosse alcuni della folia : nacque un dispetto, un parapiglia di molti, una lotta dove parecchi rimasero morti; e Ra- mengo intanto riusci a nascoiidersi in una oscura ta- verna , donde scrisse a Milano (come gia si disse) domandando I'impunita per se e per suo figlio. Na- scosamente poi si parti alia volta cFAvignone. Quivi era pervenuto Franciscolo Pusterla dopo es- sere state qualche tempo a Parigi, e viveva assai bene colle ricchczze che i Visconti non gli avevan potuto confiscare per essere investite in traflichi fuori del loro dominie. E da prima altresi, perche i Visconti erano nemici del Papa, vi fu bene accolto e onore- volmente trattato; ma poi, mutate le cose, nessuno faceva piii alcun conto di lui: e Ramengo vi arrivo appunto in questo momento. II Pusterla lo ricevette come amico, perche tale lo aveva sempre tenuto, e ignorava i suoi tradimenti , e aveva sentito che an- che il suo nome era fra quelli dei banditi come ri- belii. Riusci dimque assai facile a Ramengo, parte col mostrargli false lettere di Mastino della Scala che RACCONTO DI C. CANTU. 167 lo invifava ad esser con lui deliberate oggimai di mover guerra a Luchino , parte roll' accrescere in lui i sospetti di poter essere tradito dalla corte avigno- nese , sopra tutto col lusingare la sua ambizione di ritornar grande, gli riusci facile, dlco, il recarlo a partirsi di la ed a venire in Italia. Lungo il viaggio una nave di Pisa nella quale scontraronsi porto la notizia clie quella citta erasi coUegata col Visconti. Allora il Pusterla conobbe il tradimento in cui era caduto , prego , supplied ; ma Ramengo infiessibile sfacciatamente vantavasi del turpe suo fatto, godendo del dolore in cui lo vedeva. Da Pisa Ramengo venne solo a Milano, e presentatosi a Luchino ebbe da lui la conferma dell' impunita che gia gli ei'a stata con- cessa. II Pusterla condotto prigioniero alia patria fu cliiuso nella stessa torre dov' era sua moglie, alia quale, come gia si disse , era paruto di vederlo ar- rivare; ne s' era punto ingannata. Non molto dopo giunse in Milano , ma travestito e sconosciuto, anche Alpinolo. Dopo avere consegnato (come si disse) il figliuoletto Pusterla a Fra Buonvi- cino, e2;li era uscito del!a citta ed aveva potuto con- dursi fine al mugnajo che lo aveva raccolto e cre- sciuto bambino. Tormentato dal rimorso di avere coUa sua imprudenza cagionato cosi gran male, lascio agli antichi suoi ospiti e benefattori Panello e le lettere di sua madre, e ando a gittarsi per disperato nel fiume; ma risospinto a galla dell' acqua, senti risor- gere in se ramor della vita e si trasse nuotaado a riva. Si allogo quindi presso un contadino, fingendosi muto per castigarsi di avere parlato cosi fuor di tempo; e vi stette fino all' ottobre guadagnandosi un povero vitto con grandi fatiche : poi s' era messo di nuovo in viaggio, ripigliando la favclla , ed era capitato a Pisa dov' ebbe con Ramengo lo scontro che gia si e raccontato. Da Pisa erasi poi partito risoluto di venire a Milano ad uccidere Luchino: al quale effetto i fuorusciti gli avevano dato moho danaro. Per riuscire nel suo intento si arruolo fra l68 MARGHERTTA PUSTERLA , certe niillzle mercenarie che il Visconti allora assol- dava; e col soprannome di Quattrodita che i suoi canierata gli avevano imposto, stette buon tempo in Milano, ed ebbe anclie occasioiie di tentare il gran fatto a cui era venuto; ma provo una ripugnanza in- vincibile e so ne astenne. Gli tocco poi di sentire co' proprj orecchi quel Lucio di cui gia parlammo annunziare al Visconti die anche Franciscolo e suo fi- glio erano giunti e prigionieri ; e da prima gli venue in pensiero , quando egli fosse di guardia alle carceri, di uccidere Macaruffo , poi si delibero di guadagnarlo col danaro. Comunico prima ogni cosa a Fra Buonvi- cino, il quale fortemente stogliendolo dall'idea di un assassinio, non ricuso di prestar mano alia fuga dei prigionieri, qualora gli i-iuscisse di guadagnarsi il cu- stode a lasciarli uscir delle carceri. Macaruffo non seppe resistere alia promessa di cinquanta fiorini d'oro e di un diamante ( 1' anello di Rosalia clie Alpinolo tornando da Pisa avea tolto seco); e una notte Fran- ciscolo col Venturino dormiente da una prigione , e Margherita da un' altra , dopo si lunga e si penosa separazione, quando meno se I'aspettavano trovaronsi insieme e s'abbracciarono ancora una volta. Ma come furono usciti all'aperto avviandosi al luogo dove Buon- vicino aveva appostati i cavalli per la fuga, Ventu- rino svegliossi ; e trovatosi in braccio alia mamma che da gran tempo non rivedeva, mise un grido di gioja. Margherita gli turo la bocca colla mano ; ma non giovo: quel grido era stato sentito ; e da ogni parte accorsero soldati ad accerchiare la piccola co- mitiva. Alpinolo si difese quanto pote. « I\Ia arriva- » togli alle spalle Sfolcada Melik, gli giro sul caschetto » un sodo colpo di mazza, che lo fece, tutto gron- » dante del sangue suo e dell'altrui, rozzolare come » morto ai piedi di Glargherita. Li bacio col labbro » convulso Apinolo; poi alzando su di essa il guardo » ondeggiante, esclamo: Perdonatemi! » Alia mattina Macaruffo impiccato colla borsa dei cinquanta fiorini al collo annunzio il fatto alia citta, BACCONTO DI C. CANTll. 1 69 clie secondo il solito ne ragiono tutto il giorno va- riamente. Alciini lavoratori portarono la notizia anclie ncl convento di Brera; dove Fia Buonvicino comprese pur tioppo quelle die gli altri nou potevano inten- dere. Disperando allora d' ogni altro soccorso prese cousiglio d' andare egli stesso da Luchino ; e v' ando ma inutilmente. Quel Lucio capitano della giustizia che gia conosciamo, ebbe 1' incarico del processo. Egli godeva gia il palazzo Pusterla in Milano e la villa di Montcbello , ed ora una sentenza poteva as- sicurargli per sempre que' luoglii ai quali da un anno si era cosi bene abituato. Aggiungasi che il Pusterla nel tempo del suo esilio aveva realmente tramato contro il Visconti : che nei delitti di Stato , i fratelli, la moglie, i figliuoli soggiacevano tutti alia condanna del reo •, e non restera piu alcun dubbio del come quel processo andasse a finire. Un giorno mentre Fia Buonvicino nella chiesa del convento pregava per la salvezza de' suoi amici, un araldo gli porto 1' annun- zio ch'essi erano tutti condannati alia morte — aTutti? » — Tutti, riprese T altro; ed il principe , in singo- » lare testimonianza della sua stinia , concede a vo- » stra riverenza di poterli assistere negli ultimi mo- » menti. » II frate vide I'amaro calice che gli ei-a dato da votare , e fece ringraziare come di se2;nalato favore clii glielo metteva dinanzi. Presentatosi alia sventu- rata Margherita la conforto coUa religione a qnel- r ultimo passo tanto doloroso per lei in quell' eta, in quegli agi , in quelle tante memorie di una vita fe- lice : le annunzio che non potrebbe vedere mai piu ne il marito, ne il figlio altrove che in Paradiso, La prosciolse da' suoi peccati , poi le domando egli stesso perdono di quando aveva insidiato alia sua virtu; ri- cevette da lei il legato di quel rosario che egli le aveva donato; e finalmente I'accompagno al supplizio tra una folia di popolo accorso a qucllo spettacolo come ad una festa. Dietro al carro veniva Alpinolo ancora mal concio dalla ferita toccata in quella notte infausta della fuga , e condannato egli pure alia morte , lyO MARGHERITA PUSTERLA, con questo di piu , clie dovesse fare da boja ncl supplizio dei Pusterla. Durante il processo nessuno aveva mai potato fargli proniinziare il suo nome , sicclie fii condannato con questa semplice indica- zione di nn soldato per sopraiiiiome il Quattrodita. Non era stato possibile per nessiin modo fargli ese- guire contro Franciscolo e il Venturino T orribile uficio a cui lo avevano condannato ; ne ora e da presumere ch'egli lo compia per Marglierita. Questa ■yittima rassegnata salendo la scala del patibolo « pas- » sava in mezzo ai confratelli della Consolazione , y> qnando da uno di essi con voce sommessa ma » fiera sente dii'si : Marglierita, ricordatevi la notte 5) di san Giovanni. » Costni , come ciascuno indo- vina , era lo scellerato Ramengo ; die perseguitando le vittime del suo furore fin negli estremi momenti, dopo avere veduta la morte di Franciscolo e di Ven- turino voleva ora veder compiuto col supplizio di Marglierita, lo sterminio di quell' illustre casato. « Al- » lorche Marglierita porse i! collo al fendcnte, Buon- » vicino , messosi con lei in ginoccliio, alle orec- » cliie, clie fra poco piu non udrebbero, le mormoro » gli ultimi conforti : poi con un atto risoluto , come 5> clii finalmente esce da lunga situazione penosa , ■» impugnato il Crocifisso , levo con esso le giunte y> mani al cielo , le abbasso fin sul tavolato, e si la- 5> scio cadere coUa fronte sopra di esse. II sangue di » quella vittima lo spruzzo. Tutto era consumato, ed 3) egli non si rimoveva da quell' attitudine. Fu scosso » — era morto. 5) — Ramengo intanto, appagandosi nella truce vendetta e guatando pur Marglierita « con- » templo, numero , analizzo le spasmodiclie contra- » zioni della faccia moribonda , il pallore clie la oc- » cupava man mano clie T alibandonava il sangue ; 3) il rotare degli occlii , clie piu sempre alfondandosi » nelle orbite, parevano ingordi della luce violente- » mente rapita: s' immagino per fino clie uno sguardo » ultimo lanciassero sopra di lui ed esclamo: Ora son » contento. » Sciagurato ! cgli pronunzio molto fuori RACCONTO DI C. CANTll. jyj cli tempo quella parola. Un momento dopo si vide innanzi Alpinolo , suo figlio : lo riconobbe all anello che Ixiciava , al dito mozzo , ai lineamenti ; e rab- briviili. Scmpre celato sotto il cappuccio , si caccio IVa liii e il carnefice, protestando clie noii doveva es- sere ucciso , ch' ejili medesimo ne aveva ottenuta da Lucliino r impunita : e prima percosse il manigoldo (c di tale iino spunzone lie' fianchi , che cogliendolo » iniprovviso lo getto ruzzolone dal palco — poi — » vedendo che i soldati si movcvano per nietter un y> termine colla forza a questa nojosa resistenza: Si- » gnori soldati, esclamava, signer capitano! Voi gente » cosi generosa , volete ora venire a dar mano al » boja , voi? a far da boja vol stessi? Vergogna! lo » posso farvi del bene. Dei danari ne ho tanti , ne » ho troppi: — ve li daro — ve ne daro finche ne ■» volete : ma deli! ajiitatemi , soccorretemi a cam- » parlo. — Giu le mani, canaglia ! che credete, ch'egli 3) sia carne venduta al par di voi ? Egli ... e . . . e » mio figliolo ! » Al suono di questa parola Alpi- nolo tutto si riscosse , e gustando una dolcezza nuova per lui ; la dolcezza di proferire il nome di padre , si getto fra le braccia dello sconosciuto che lo difen- deva. Intanto Sfolcada Melik ordino ai soldati che traessero di la quel mascalzone che voleva ritaidar la giustizia ; ed essi obbedirono. Alpinolo per dispe- rato si difendcva come un eroe, iijentre lo sconosciuto suo padre voltosi al conestabile gridava : « A chi » mascalzone? Mascalzone sei tu, carname venduto. » lo, sai chi son io? — e stracciandosi d'in sul viso » il cappuccio, si scopriva, esclamando: Son Ramengo » da Casale : impara a rispettarmi. » Ciascuno puo immaginarsi quel che provasse Alpinolo al sentir questo nome, al vedere la faccia di Kamengo, al pensare di cui egli fosse figliuolo. Non proferi se non queste parole: Ramengo! voi mio padre! poi corse egli stcsso a furia a sottoporre il capo al fendente, e lascio I'infanie suo padre a piangere non compianto. 172 MARGHERITA PUSTERLA , Tale e la catastrofe del Racconto. L' autore vi ag- giunse poi sotto il nome di concluslone alcune noti- zie intorno ai pochi personaggi sopravvissuti. — Gril- lincervello con uno scherzo importuno spavento un giorno il padrone e mise in palese una sua tresca : e il padrone per ricambiarlo con uno scherzo a suo modo, chiamatolo il giorno appresso dinanzi a se ed alia sua corte , lo rimbrotto delle insoffribili sue pe- tulanze , e comando al boja d' impiccarlo. Doveva essere uno scherzo per diverdre i commensali; ma la cerimonia fu eseguita con tanta apparenza di verita, die il buffone ne niori di spavento sul fatto. — Lu- chino mori sette anni dopo il supplizio di Marglie- rita mentre apparecchiavasi a fare la piii grande giu- stizia die mai si fosse eseguita , cioe a punire sua mo- glie Isabella degli scorni con cui ricambiava gli scorni che riceveva da lui; mori di atroci dolori dopo avere bevuta una coppa di vino. — Lucio godendo il frutto delle sue giustizie fini a suo letto. I nostri lettori gia sanno quali fatti siano storici in questo Racconto , e quali inventati. Noi poi abbiamo seguitato passo passo 1' autore, affinche il nostro sunto facesse conoscere la tessitura del libro : non alterando I'ordine della narrazione per desidei'io di abbreviarla; ma riducendone rimma2;ine, come sogliono dire gli artisti, a minori proporzioni. Chiunque ha pratica di questi libri indovinera facilmente gran parte di quelle che neir immagine cosi raccorciata ha dovuto essere appena accennato. Quando, per esempio, diciamo che la comitiva dei Milanesi vincitori nella glostra di Man- tova entro per la porta Ticinese e venne alia piazza, gia s'intende che T autore dira che allora quella porta « aprivasi laddove ora e il ponte siil canale del Navi- » gUo » ; poi descrivera quanto e possibile il restante della via ch'essi fecero; i banditori della citta (c tutti » in rosso colle trombe d'argento, insieme coi sei por- » tieri in corsaletto a quarti di bianco e rosso, e coi » mantelli pur rossi — i quali — precedevano la comi- » tiva togliendosi in mezzo il banderajo che portava il nACCONTO DI C. CANTU. lyS J) gonfalone cogli stemmi delle varie porte , distri- » biiiti attorno alia vipera nera in campo d' argento. » Quando diciamo che il Buonvicino entro nel con- vento di Breia , s' intende che 1' autore ce ne dara la storia cominciando dall' origine del nome brera: dove accenniamo che Margherita ando a Montebello, nel libro ve ne sara una specie di corografia. Alia menzione di Giillincervello ciascuno s' immagina che deve seguitarne la descrizione: « Copriva la zucca y> raonda con un berretto bianco a cono , sormontato » da un cimiei'o scarlatto corae una cresta di gallo, » con due brache e un farsettaccio di traliccio larghi » e sciammanati , con enorini bottoni e ciondoli so- 5) nori ; ed impugnava un bastone il cui pome figu- » rava una testa di pazzo colle orecchie asinine. IMes- » sosi per isproni due ravanelli ( fabbrica di Pavia , y> com' esso dicea ) stuzzicava con essi un vivace de- » striero da Barlassina ( altra sua frase ), tutto a fioc- » chetti e sonagliuzzi : e colla bocca atteggiata sem- » pre ad un riso fra idiota e maligno , con certi oc- » chi sgranati e guerci, saltabellava di qua, di la » or dando la caccia a' porcelli ed alle galline die » liberamente pascolavano per le vie: ora ficcandosi » attraverso ai passi del terzo e del quarto , e sca- i) gliando a questo un motto, a quello una zailatta. » Tutti i luoghi insomnia e tutte le persone che ac- cade di menzionare, e ricevuto che debbano in que- sti libri avere una minuta descrizione o biografia , o ritratto; e se un tempo facevansi di quando in quando le cosi dette pitture poetiche od oratorie, ora vo- ghamo i bassirilievi e le statue^ e non qualche volta soltanto , per amore di varieta, o per alcuna speciale necessita di produrre un Uaaggiore effetto , ma sera- pre , e solo perclie ne corre F usanza. La quale usanza poi se veramente diletti ancora il pin dei leg- genti, come quando era nuova o risuscitata di fresco, lasceremo che lo dicano gli editori confrontando lo sparcio presente di siffatti libri con quello di dieci o dodici anni addietro. Noi faremo invece a questo 1^4 MARGHERITA PUSTERLA, proposito clue brevi considerazioni : la prima, che molte desci'izioni di luoglii , di abiti , d' insegne , di banchetti, di giostre, ed anche di ordini o usanze di iTiaggior momento , diventarono inutili dacche gia si trovano ripetnte in quasi tutti i romanzi o racconti dei nostri giorni; sicche sono precisamente il riscontro delle enumerazioni di eserciti , dei concild celesd o in-' fernali^ e delle armi divine in certi poemi clie tanto somigliano all' Iliade , quanto alT Ivanoe mold ro- manzi moderni. L'altra considerazione si e, che dove anche i minimi oggetd sono rappresentati in rilievo, quasi di necessita lo scrittore e condotto a cadere neir eccessivo e nel manierato in quegli altri che per la propria loro natura o per T uficio a cni egli li ha destinati debbono essere piu notabili , e venire piu forti air animo di chi Icgge. II pittore che voile di- pingere di scarlatto le tende e le tappezzerie fara pallidi e sbiadid i volti se non vi meschia di quella tinta. Quindi fu ben naturale che se Grillincervello ( cosi piccola cosa in questo racconto ) ebbe una de- scrizione tanto minuta, il boja vi avesse una biogra- lia ; e che dove ognuno ha un ritratto secondo La- vater e Gall, il i-itratto del boja fosse tanto piu foi- temente scolpito , quanto piu importava che i lettori se lo stampassero nella memoria. « II custode della » Margherita a vederlo era un coso lungo, lonzo e y> badiale, coUa pelle tutta schlazzata e a mascherizzi; y> occhi guerci e suffornati in archi di ciglia setolose, » capelli rossastri spartiti in siilla fronte e tirati giu » come una cornice barocca attorno a quel po' di » viso che lasciava discoperto una folta e sudicia » barbaccia, da mettere nausea e spavento. » E dopo aver detto che Ramengo con ferocia bcstiale spicco un dito al proprio figliuolo appena nato ; e dopo averci si lungamente tratteimti a vedere le immeritate miserie dell'infelice Rosalia, Tautore dispeio di com- movere i suoi lettori descrivendo semplicemente il supplizio della Mar2;herita se non metteva loro di- nanzi la testa recisa e boccheggianie , col rotare degli RACCONTO DI C. CANTU. 1^5 occhi affondantisi semprepia nelle orbite ,• se non vi aggiunj>;eva gli epilettici accorrenti sul patibolo a rac- cogliere in una scodella il sanguc die sgorgava dal busto e piovcva dal capo e fumante tracaiinarselo j poi il carnelice die rimovendo la raschiatura inzup- pata dl sangue, e collocando nella bara il tronco esa- nime die sotto il suo piede aveva cessato il dolorosa vibrare , esdamava : Ed u/io! Non crecliamo die si possa andare piii oltre: e veramente c'incresce die uno scrittore come il sig. Cantii abbia creduto necessario di spingersi fiiio a tal punto : e piii ancora ci dorrebbe se non sperassinio di' egli siasi ingannato nel credere die tanto occorresse a destare la curiosita od a coni- movere gli animi de' suoi lettori. Fu un errore quasi diremmo necessario del sistema a cut s' e attenuto ; nel cpiale non vi puo essere nulla di semplice e na- turale, nia tutto dev' essere alterato per mettei'si in armonia col rimanente. Quindi anche nelle parti piu belle del libro, come a dire nei solilotjuii di Marglie- rita o ne' suoi dialoglii con Fra Buonvicino apparisce frequentemente quella specie di paura di aver detto troppo poco, per la quale siamo strascinati quasi sem- pre neU'errore di dire assai piu del bisogno. Pero fra i ventidue capitoli ne'quali il Racconto e diviso, a noi pare die piu bello di tutti sia il decimo {il Frocesso), dove trovansi molte notizie di quel secolo, e gli uomini e i fatti sono descritti con vivezza e rapidita (i). (i) Oltre le molte descrizloni dei luoghi e delle persone, 1 romanzieri o raccontatori moderni sogliono frequentemente iiscire del proprio argomeiito per raccontare la storia di altri paesi. Bisognerebbe che queste digressioni fossero sempre giustilicate , come necessarie a rappresentare V immagine deir eta a cui appartiene il romaiizo , ed a darci sempre piu compiuta la descrizione delle felicita o delle miserie nelle quali trovaronsi gli uomini di quel tempo. Pero noi preleriamo il capitolo del Processo a quegli altri nei quali 1 autore vieue epilogando la storia di Piacenza o di Pisa. Qui poi sorge naturalmente una questione riguardaute Tuti- lita dei romanzi storici. Chi abbia letto quel capitolo della 176 MA.RGHERIT.V PUSTERLA , Molti dubitano se Margherita fosse veramente quel- I'angelo che ci e descritto dairautore, e mentre non ricusano di crederla buona mo^be, non vogbono as- solverla dalla taccia di una sovercbia ambizione; di- cono cbe il Pusterla saiebbe stato troppo melenso accettando Tamljasciata propostagb da Lucbino dopo i recenti sospetti de'suoi disegni sopra la niogbe; cbe alia Rosalia non dovette essere possibilc di ristoppare coi veli le coinmessure della barca ; cbe quando la donna infelice si trovo raccolta dal mugnajo e nel delirio chiamava tuttora il nome del perverso ma- rito , avrebbe dovuto dire cbi ella fosse , e raccon- tare la storia de' suoi patimenti ; cbe i deli'ti di Eamengo non si puo dire cbe valgano a farci cono- scere i tempi , percbe non sono storici , e le niorali mostruosita possono inventarsi cosi nel secolo XIV come in ogni altro ; die Fra Buonvicino e una co- pia sbiadita di Fra Cristoforo; cbe la nolle di San Giovanni e un episodic in un episodio, da cui il let- tore e inutilmente sviato, e troppo, oltrecbe quasi toglie alcun poco di dignita all' eroina del romanzo; cbe quando Alpinolo sotto il nome di Quattrodita fu processato e condotto al patibolo , questo nome me- desimo doveva farlo riconoscere da Eamengo , riu- scendo quasi incredibile cbe non si cercasse di sa- pere cbi fosse colui cbe aveva sedotto il carceriere e tentato di trafugare i Pusterla. Le quali osservazioni bencbe non siano destituite di fondamento , ed alcune anzi si debbano dire gmstissime, non possono, al parer nostro, avere gran peso nel far giudizio di questo libro. In un romanzo storico bisogna distinguere la parte inventiva dallo scopo cbe fautore si e propo- sto e cbe dev' essere sempre T illustrazione di un'eta o di un qualcbe fatto importante. L' invenzione ( per usare nn'antica similitudine) e come il carro di cui r autore si vale a condurre fra il popolo ed a rendere Margherita Pusterla puo presumere cli conoscere plenamente gli usi o gli abusi di qixelf eta nelf aimniaistrazione della giustizia? 1VA.CC0NT0 m C. C.^Tll. 1^7 pi^ ragguardevole una qualche verita che a lui paja di graa momento, o non conosciuta abbastanza. Ed e certamente desiderabile clie questo carro sia bello; ma quando non sia o non ci sembri almen tale, non per cio dobbiamo rimovere lo sguardo da quelle che esse conduce; e intorno a quello s'hanno da volgere le indagini dello studioso e le osservazioni dei critici. Ora pare a noi die Tautore di questo Racconto siasi proposto di mostrare come in que' tempi infelici i Visconti sotto il nome di giustizia consolidassero colla violenza il potere a cni erano ascesi ; e come levan- dosi dinnanzi i piu generosi , e comperando i piu vili , cercassero di salire sempre piu alto. Quindi la ricerca da farsi sarebbe se vi ebbe realmente la con- giura onde furono puniti i Pusterla. Gli storici anti- chi , come abbiamo accennato, ci lasciano in dubbio; gli altri ne padano (cio che accade assai spesso) adot- tando forse come provato quello che alcuni dissemina- rono ad arte e molti poi ripeterono spensieratamente, senza esaminare se i fatti venissero in giustificazione delle dicerie. Secondo il Racconto in vece del signor Cantu ogni dubbio e tolto; e la processura per con- seguente e un' infamia, e la condanna un vero as- sassinio. Noi non abbiamo prove che valgano a chia- rire con sicurezza questo fatto : ne I'autore adduce in sostegno della sua opinione alcuna testimonianza che non fosse gia nota. Cio ch' egli dice per altro degli ordini o piuttosto del disordine con cui allora trattavansi queste cose dove ne va la sostanza e la vita dei cittadini e pur troppo vero : e il suo libro da questo lato puo diifondere utili notizie fra coloro che non amano di leggere ne le cronache , ne gli storici voluminosi (come il Corio e il Giulini), ne le anlichita del Muratori, ne altre opere di questa fatta dalle quali egli le attinse. Ma chi sostituisce i romanzi alia storia deve ricordarsi che il romanziere spesse volte non puo, spesse volte non vuole dir tutto quello die occorrerebbe alia storica precisione. A. Bibl. Ital. T. XCI. 12 178 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECGANICHE. Sul modo pill conveniente e facile per liberate Como e Lecco dalle inoiidazioni , e per asciiigare le pa- ludi di Geia, di Colico e di Brivio prodotte dalle escrescenze del lago di Como [ e dal siio princi- pale iiifluente ed unico emissario flume Adda. 3Ie- moria idraulica, inedita , delV ingegnere Giuseppe JSruschetti , corredata da una tavola in rame. I, .1 Piano ragionato del proposto Carlo Castelli di Milano sui pi'ovvedimenti ricliiesti all' asciugamento delle paludi di Colico fu pubblicato colle stampe fia dall'anno 1786; ma sebbene da quelFepoca in poi sia trascorso piii di un mezzo secolo, esso piano non ha ricevuto per anco se non un principio di esecu- zione da parte di alcuni privati intraprenditori (i). E siccome il conseguire un perfetto asciugamento delle anzidette paludi dipende dal poter impedire le mag- giori escrescenze del lago di Como e del fiume Adda, il che e impossibile ad ottenersi senza procurare alio sbocco del detto emissario uno sfogo abbastanza am- pio ed un corso d' acqua abbastanza libero in tempo di piene, cosi e clie negli ultimi anni gli stiidj dei privati, e gli sforzi dei Governi si rivolsero tutti prin- cipalmente alia ricerca del miglior piano per liberare la citta di Como dalle frequenti inondazioni cui va eoggetta. I grandiosi lavori intrapresi sin dallo scorso anno 1887 intorno al fiume Adda lianno appunto per oggetto d"" impedire che si rinnovino tali disastri , i (i) Vedi Bibl- Ital., torn, 54.°, giugiio, 1829, pag. 441. SUL MODO DI LIBERAUE COMO CCC. 1 79 quali , stando alle osservazioni idrometriche degli ul- timi cinquant'anni, pare clie si facciano progressiva- mente maggiori. Negli anni scorsi io ebbi ripetuta occaslone di chia- mare V attenzione del pubblico sopra Y importanza e r urgenza d'intraprendere delle opere dirette a pre- servare per I'avvenire il piu bel litorale di Lom- bardia dalle suddette piene -, egli e percio che a me giunse oltremodo grato rannunzio del decreto vice- reale col quale vennero affidate agringegueri delle pubbliche costruzioni nel Governo lonibardo le opere di Brivio suU'Adda, indicate da eseguirsi , siccome di pubblica utilita, a spese dello Stato. Ed in realta chiun- que una voka accinto aH'onorevole impresa contri- buira per condurla ad un felice termine nel breve giro di poclii anni , non solo si rendera benemerito della presente generazione, ma puo essere sicuro di meritarsi anche gli encomj e le benedizioni dci posteri. A questo riguardo non e da tacere come, dall' anno 1829 in poi, devesi principalmente all' ottimo prin- cipe Vicere Arciduca Ranieri, clie sia ogni anno de- stinata una forte somma di danaro da spendersi nei lavori diretti appunto a conseguire il suddetto scopo. Ma senza fermarci qui a riferire altre notizie sulla parte economica ed amministrativa del problema, pas- seremo a discorrere della parte tecnica, siccome quella clie uuicamente ci risguarda, per esser Y unica clie interessi gl' idranlici e gl' ingegncri di professione. Cominciamo pertanto dal presentare in compendio alcune notizie ed osservazioni pieliminari, corredan- dole, affinche siano rese piii cliiare ed intelligibili ad ogni classe di persone, con un diseguo rappre- sentante la topografia del terreno ed il profilo di livellazione del pelo d'acqua in istato di magra e di piena del tratto del fiume Adda compreso fra Lecco ed il cosi detto Molin del Tovo sotto Brivio. Gli altri dati del problema die si tratta di risol- vcre si possono dire coiitcnuti nei sussegucnti Pro- spetti, che unitamente all anzidetto diseguo forinaii l80 SUL Mono Dl LIBERARE COMO parte d' una Memoria inedita sii quest' oggetto com- pilata dal defunto ingegnere Filippo Ferranti. Osservazioni preliminarL All'idrometro del porto di Como, essendo questo un punto di livello inalterabile, sono rifeiite tutte le altezze. S' intende quindi che I'acqua e a zero quando arriva soltanto a coprire lo zero di quelT idroiuetro ; si deve inoltre intendere per acqua niagra Tacqua a zero e per acqua in piena F acqua a nietri 3,70 sopra lo zero nel lago e proporzionatamente neH'emis- sario fiume Adda. Le nia2;giori diversita nel livello del Lario ( o lago di Conio), per quanto 1' osservazione di quarant'otto anni dopo il 1 790 c' insegna , stanno entro il liniite di metri 4, i5; liiuite determinato da metri 8,95 so- pra e centimetri 20 sotto lo zero dell' idrometro di Como. La sola, e prol^abilmente la maggiore , fra le mol- tissime antiche esciescenze del Lario rammentata dalla storia , del cui liraite si abbiano indizj certi, ^ quella del 19 giugno 1673, della quale i Comasclii conservarono la memoria con lapidi di marmo che ancora si vcdono a' nostri giorni : quelle lapidi pero segnarono non gia il preciso livello a cui innalza- ronsi le acque sopia lo zero delF idrometro suddetto, ma il termiae del suolo d' allora della citta alle stesse acque esposto; la stoiia e la tradizione ricordano niolte altre piene avvenute negli anni 1487, 1489, i5o4, i5oo, i520, 1667, 1570, i58o, i588, 1627, 1643, 1647, 1649, 1(^80, 1693, 1716, 1746, 1747, 1748, 1749, 1760 e 1756, delle cui altezze assolute mancaci pero ogni dato di confronto. Bisogna fare avvertenza die vi e gran diversita fra il rialzo della magra ed il rialzo della piena sul lago di Como, non potendosi ritenere che al progres- sivo rialzo delle piene sia andato del pari col tempo il rialzo del pelo magro. Egli c certo die in un Ligo, staudo fcrmo il suo pclo magro e mauLeucudosi uguali E LECCO DALLE INONDAZIONI. l8l tutte le altre sue fisiche condizioni, puo vaviare I'al- tezza delle sue escrescenze col solo variare della forma, dimensionc e dcclivita del suo emissario alio sbocco. Le acque di plena d' ogni lago essendo per lo pill tanto copiose in confronto di quelle di ma- gra , puo accadere che un emissario reso angusto e mancante di declivita nella sezione del suo sbocco, basti ancora alTinnocuo smaltimento delle magre, e non possa dare scarico alle piene senza rigurgitarle e rialzarle di pelo aH'insu sino alForigine del loro moto. In tale eventualita potrebbe trovarsi Y emissario di Lecco e Brivio, poiclie le acque del Lario die nelle maggiori sue piene scendono nell'Adda stanno pros- simamente alle acque sue di magra come venti ad uno. Le magre maggiori furono osservate nella priraa- vera degli anni 1791 e 1817 nei quali il lago si de- presse fino a centimetri 20 sotto lo zero; gli anni 1 79 1, 1817 e 1826 come pure il 1780 presentarono ovunque in Lombardia la maggiore penuria d' acque. Cr incrementi giornalieri (o di 24 ore) in tempo di escrescenze stanno d'ordinario , per quanto osser- vossi dopo il 1790, nel limite di centimetri 20, ma talvolta giungono fino a centimetri 60 e toccarono questa straordinaria misura nel giugno 1812 e la sor- passarono nel settembre 1829. Gf incrementi nella presente eta facilmente si avvicinano o superano in ogni anno I'altezza di metri 2,20 sopra lo zero, ed all'altezza non minore di metri 1,60 mantengonsi per lo pill quattro interi niesi. I giornalieri decrement! non sorpassano i centime- tri 12 anclie a lago altissimo, ne possono essere mag- giori poiche quelle acque clie per tante vie entrano nel lago, non ne escono se non se dair unico suo emissario di Lecco ora angustissimo alio sbocco. Le piene straordinarie al lago di Como dopo il 1790, ebbero sullo zero del suddetto idrometro le seguenti altezze. 1792 6 luglio . . . metri 3,297 1801 22 novembre . . . » 3,i73 1«2 SUL MODO DI LIBKRARE COMO 1807 2 dicembre. . metri 3,049 1809 ic giugno » 2,765 i3io 28 e 29 maggio . » 8,700 18 12 22 ottobre » 2,863 1816 2 agosto » 3,223 1 82 1 14 agosto » 3,045 1823 18 ottobre » 3,893 1826 25 luglio » 3,048 1829 21 settembre ...» 3, 950 Aggiungeremo qui alcune altre altezze riferite alio zero per dare un idea del doniinio delle aequo del lago di Conio in niassima piena sul piano della citta e de' suoi sobborglii. Pros PETTO I. In Como. Giglio di granito o cordone circondante il porto metri Soglia della porta niaggiore del Daomo, la cui facciata fu intrapresa nel 1454 ed ultimata nel 1485 » Punto piu deprefeso della piazza Jasca . » del corso di porta Sala » della piazza del Ve- scovado » Soglia della casa Orclii che dicesi del i53o » della casa Parravicini vicino al portello che dicesi del i520 . . . . « della casa Olginati (in piazza Jasca) piu antica clie dicesi del 1 080 ...» • alia porta della residenza dell' I. Pv. Delegazione provinciale in contrada Nuova » Luoghi alti sullo zero. superati da\la piena 1829. 2 200 1,750 3,224 0,726 2,007 2,167 1,943 1,783 2,177 '^77^ 3,104 0,846 2.968 0,982 2,947 i,oo3 3,900 o,o5o E LECCO DALLE INONDAZIONI. 1 83 Luoghi alti sullo In Borgovico. zero. superatl dalla piena 1829. Casa gia Boldrini in prato Pasqiie metri 2,789 1,2 n SuoJo della chiesa parrocchiale di San Giorgio » 3,473 0,477 Suolo del salone elittico della casa gia Villani. . » 8,460 0,490 Suolo del salone della Gallia antica gia suburbano di Caninio Rufo, e poi Mu- seo di Paolo Giovio » 3,6o6 0,844 Suolo del salone del gran palazzo del- rOlmo gia Odescalchi ora Rajmondi » 3,iio 0,840 In borgo S. Agosttno. Soglia del palazzino Giovio denominate la Gallietta , la piii alta di tutto il borgo » 3,85o 0,100 Piano generate del borgo » 2,800 i,l5o £ dimostrato da ripetute osservazioni che le acque del Lario mantengonsi almeno prossimamente colla super ficie orizzontale, poiclie quasi uniformi si rico- nobbero gl' increraenti e decremend a diversi idro- nietri posti a Como, a Colico, a Bellaggio ed a Lecco osservati per varj mesi negli anni 1808, 1809, 1810, 1823 e 1824, e messi fra loro d'accordo. Ritenendo pertanto orizzontale il livello del lago in magra, indiclieremo qui il pendio delle acque del suo eniissario in magra ed in piena comparato coUe lun2;hezze in cui puo considerarsi diviso cominciando dal Pescherino tra Malgrate ed il ponte di Lecco. II Pesclierino e un casolare solido ed isolato posto nel sito precise in cui termina lo specchio orizzontale del lago in magra , e comincia il movimento delle acque visibile in superiicie. Nell" ultima colonna del Prospetto e indicata Y altezza sulla magra in fine di ciascun tratto della piena che fu osservata nel 1810; anno in cui, come si e veduto, il livello del lago supcro di metri 3,70 lo zero dell'idrometro di Como. 1 84 SUL MODt) DI LIBERARE COMO Prospetto II. Delle hmghezze e pendenze del pelo d'acqua dell' Adda. Cadenti dell' Adda in magra o coir origine a zero relativa a nielri 3ooo. 311 plena o coir origine a vjietrl 3,700 sopra lo zero. rclativ assolutala metri 3ooo. 5 -B! Da Como al Pescherino metri Dal Pesclierino al ponte di Lccco . . » Dal ponte alio sbocco del Bione . . . » Dal Bione al principio del lago di Moggio )i Lago di Moggio ossia da metri 420 dopo il Bione siuo al £ne del detto l^go • ' Dal detto termine prosegue I'Adda per un i.° tratto » 2.° tratto > Lago di Olginate ■> Successivo 1° tratto dell'Adda 1 2." tratto seguendo il giro del Chiusone sino al ponte di Ca- piago .... Lago di Brivio dal ponte di Capiago al destro caseggiato in principio di Brivio 1 Dal detto caseggiato I'eniissario si re- stringe in £ume sino alia chiusa di Brivio i Dalla chiusa di Brivio alle vicinanze dello sbocco del sinistro gran tor- rente Soniia ) Dal torrente Sonna alia Corrente del Soldato : Corrente del Soldato : Dalla Corrente del Soldato al caseg- giato del porto d' Inibersago -. Soooo 0,000 0,0000 Totale lungliezza . . . metri 904 876 420 3580 285 420 i55o 585 670 4626 798 600 1280 1438 0,326 0,216 0,024 0,00a 0,314 0,309 0,187 0,483 o,23o 0,677 o,5i5 4-45i 0,680 0,100 0,000 0,3600 0,2465 0,0571 0,0070 0,7476 0,1993 0,3196 1,8223 0,1044 0,2894 6,7700 o,S583 3,4773 0,4728 9,635 0,203 0,139 0,000 0,002 1,081 0,104 0,077 1,391 o,383 o,58o 0,685 4,3ii 0,670 0,2244 3,7a3 o,i586 3,800 0,176a 3, 750 0,0000 2,5739 0,0671 o,i3i6 2,0761 0,0828 0,7769 7,8700 1,1416 3,3679 0,4619 10,485 E LECCO DALLE INONDATITONI. 1 85 Onde dare una precisa idea della forma deiremis- sario si potrebbero riportare qui tiitte le dimensioni delle varie sezioni trasversali prese e misurate di di- stanza in distanza sulla linea longitudinale del fiume, e cio neir ipotesi che le medesime sezioni potessero servire al calcolo deU'approssimativa portata del flu- me ne' suoi due stati di magra e di piena. Rla a questo uopo di conoscere la legge del movimento del- r acqua si rendono tutte per se stesse inette, insuf- ficienti ed inutili le sezioni del fiume, eccetto le due marcate J A e BB, le quali trovandosi situate al luogo deir unico vero salto del fiume, e dello sbocco libero delle superiori correnti, potranno in qualche modo considerarsi come cateratte a libera cascata d' acqua e quindi servire alio scopo summenzionato di de- durne per approssimazione la portata dell' emissario coU'applicarvi la nota legge sulla quale sono costrutte le tavole paraboliclie. Riuniti cosi tutti gli elementi dai quali appare la condizione dell' emissario , se non in tutti gl' istanti e in tutti i punti del suo moto variabilissimo , almeno ne' punti e negl' istanti piu importanti per lo sfogo delle piene, ripigliamo ora la storia del problema idraulico che ha per iscopo Tabbassamento del lago di Como. Si ritenga pertanto die le operazioni suggerite dagl' idraulici di tutti i tempi passati ed in parte eseguite ben anche senza elfetto, o consistevano nel- r escavar ghiaje , nel dilatar alcune sezioni situate di mezzo all" emissario tra I'incile e lo sbocco, e nel rendere piu libero il corso del fiume interposto alle stesse sezioni di mezzo ; oppure nel deviare dal lore corso tutti o parte dei dieci torrenti che a destra ed a sinistra metton foce neU'Adda, affinche non vi de- ponessero piu materie e non ne rialzassero per con- seguenza di continuo il letto; o finalmente si riduce- vano al taglio od estirpamento del cosi detto Chiu- 6one di Lavello, stato proposto e costrutto in origine per facilitarvi la navigazione , non che alia demolizione l86 SUL MOPO DI LIBERAfxE COMO delle chiuse dei molini e delle gueglie dc' pescatori fabbricate per Taddietro sulFAdda, attesoclie tutte qneste pescaje i'ialzavano alqaanto il pelo d'acqua iiel suddetto tratto interraedio dell' emissario tra Y in- cile e lo sbocco. Consimili opere furono segnatamente proposte ed eseguite fra gli anni lyS^-iySS a spese della citta di Como e del litorale del lago secondo la conven- zione del 20 agosto 1 760 , come si raccoglie dalla Re- lazione a stampa del podesta di Como in data 16 dicembre 1761. Dopo tale epoca i torrenti fron- teggianti I'Adda e deviati dal loro corso furono dati in consegna per la successiva manutenzione alle ri- spettive provincie di Milano e di Bergamo, mentre la citta di Como dal canto suo si riservo di mante- nere annualmente bene spurgato il letto dell' Adda stesso fra Lecco e Brivio. Inoltre nel 1792, prima che succedesse la memorabile piena di quell' anno , una copiosa escavazione di ghiaje superiormente al ponte di Lecco fu di niiovo eseguita. Cid non ostante il fatto si e clie di tante operazioni e tante volte ri- petute o I'effetto fu troppo piccolo, oppure fu tosto distrutto dalle cause stesse che operando continua- mente avevano prodotto il danno al quale si voleva rimediare ; giacche al principio del corrente secolo la citta di Como era ancora soggetta alle inondazioni e lo e pure di presente egualmente che cent' anni fa. Nell' anno 1808 d'ordine del Governo dell'ex Re- gno d' Italia si ripresero gli studj e le indagini in linea d' arte e d' economia su quest' intei'essantissimo argomento presso la Direzione generale delle acque e strade. Le dette indagini furono continuate sino al 20 maggio 1 8 14, alia c[ual epoca si riferisce la pre- sentazione del dotto Parere di una Giunta d' idraulici sopra i sette dilTercnti progetti stati fin d'allora messi in campo ; nei quali px'Ogetti il solo dispendio per la primitiva opera di nuova sistemazione dell' emissario del lago di Como si calcolava a piii di 5 milioni di franchi , e non meno di uu altro mezzo milione E LFCCO TALLE INONOAZlONr. 187 di franclil si valutava la spesa dell" annua mannten- zione delT opera una volta die qucsta fosse felicc- mente cseguita. In sostanza tiitti questi nuovi pro- getti portavano , come gU antichi , di sprofondare il letto dcirAdda in piu luoglii fra Lecco e Brivio , d' inalveare di nuovo i torrenti laterali alio stesso fiume Adda e di rimovere ogn'impedimento al libero corso deiracqua, sempre pero nei limiti dell' anzidetta tratta di flume fra Lecco e Brivio. Ma sia die in confronto alF enorme spesa ed al lunghissimo tempo richiesto per T esecuzione di tutti i prescritti lavori fosse giudicato tenue ed insuflficiente Teffetto die dalle persone delFarte si sperava pel desiderato abbassa- mento della piena del lago di Como, sia die il Go- verno non fosse persuaso della convenienza di elTet- tuarli , anzidie per iiitrapresa col mezzo di compagnie d'appaltatori, nella via cosi detta economica a fine di poterii attivare sull' istante senza perdere altro tempo nel rilievo di dettagli, e continuarli colla necessaria forza onde condurli a buon fine nel periodo di otto o dieci anni al piu; ccrto e die a malgrado delle buone e benefiche intenzioni dei periti idraulici, dei niagi- strati e del Governo di quell' epoca, tocco ancora alia citta di Como ed al litorale del suo delizioso lago di sentire altre volte e sopportare tutti i disastrosi etfetti deir inondazione. Cio avvenne segnatamente in oc- casione della succitata massima piena del settembre 1829. Alia stessa epoca degli anni 1824 e 1829 si rife- riscono anclie le nostre particolari osservazioni ese- guite in concorso del benemerito ingegnere Carlo Parea sul fiume Adda, tanto sulFeHetto dei paraporti in ordine alio smaltire grossi corpi d'acque per niodo da sfogare innocuaiiiente le intere piene dei torrenti, fiumi e canali navigabili a cui vengono applicati , quanto sulle giornaliere variazioni del pelo di acqua agf idrometri stabiliti in isponda all'emissario del- I'Adda, e sulle analoglie variazioni deU'idronietro di Como. Da sillatte osservazioni risulto evidcnte il fat to l88 fiUL MODO DI LIBERAKE COMO clie nientre per le tratte dell' Adda immediatamente siiperiori al cosi detto chiusone di Lavello ed alia chiusa del Molino del Tovo il pelo dell' acqua si eleva di qualche decimetro in occasione delle escre- scenze del lago e del fiume, non arriva ad essere tutt' al piu che a qualche mezzo decimetro il simul- taneo alzamento del livello del pelo d' acqua nelle tratte dello stesso fiume che restano immediatamente inferiori al suddetto chiusone di Lavello ed alia sud- detta chiusa del Tovo. Quivi adunque FAdda sem- brava molto atta a smaltire innocuamente ed a sfo- gare una parte delle sue piene sotto diverse altezze d' acqua secondo che si prendono le misure sopra o sotto le sezioni delle accennate due chiuse. Piu precisamente nei punti corrispondenti alle due se- zioni AA e BB il fiume Adda dopo di avere subito una forte strozzatura nel suo letto , cade per salto , e poi si espancle come in un gorgo od in un ampio seno dove forma delle isole e scorre suddiviso in due rami, di cui il sinistro a corso d' acqua per adattarsi meglio air uso della navigazione si spiana in un' estesa curva, mentre il secondo ramo sulla destra a corso d' acqua, nello stato attuale di cose, si trova a Lavello ancora del tutto otturato ed attraversato dall' opera del suddetto chiusone di pietre avente la sua cresta ele- vata al di sopra delle massime piene in modo da ob- bligar TAdda a rivolgersi tutta in un sol corpo d' ac- qua nell'altro ramo della navigazione cosi detto della Bavia , e mentre al Tovo lo stesso ramo destro del fiume si trova attraversato da una chiusa formata a modo di travacatore colla cresta depressa sotto il pelo delle massime piene, cosicche in tempo di acque basse serve soltanto a derivar T acqua occorrente alia ruo- tazione dei molini del Tovo. Ora la chiusa di de- rivazione del Tovo, che si estende dal Nervile dei molini di qucsto nome attraverso FAdda alFiiisii ob- bliquamente alia direzione del filone, e costrutta soli- damente, a modo di sfioratore o travacatore, di pietre e palafitte al pari del chiusone di Lavello, se non E LEGCO D.VLLE INONDAZIONI. 1S9 che avemlo la cresta a fior d' acqua in tempo di acqiie ordinarie, in tempo di piena poco o nulla giova al suo sfogo innocuo. Si ossci'vo per ultimo in quella occasione die, per quanto elcvata fosse di livello la detta piena non accadeva mai di vedere a spianarsi il pelo d' acqua in quelle due sezioni AA e BB, ne a sparire per conseguenza del tutto il salto e la libera caduta delP acqua che ivi ne risulta, non ostante Tau- niento di rigurgito che nelle inferiori tratte delFAdda, denominate, cioe della Ravia di Lavello, e del Gor- rente delSoldato, si verifica pure ad ogni ricorrenza di piena; laddove in vece svaniscono alTatto durante la piena o diventano insensibili gli altri salti minori intermedj del fiume Adda che s' incontrano segnata- mente a Pescarenico, ad Olginate ed a Brivio, e che in reaha non souo veri salti od altrettante cadute li- bere delKAdda , ma piuttosto brevi tratti di fiume scorrente sopra un letto di grande pendio come per es. del y o {- per mille di pendenza. Cosi e che fin d'allora si ebbe opportunita di far attenzione a questa favorevole circostanza della grande felicita di sbocco che al luogo delie due sezioni AA e BB presentava il canale delTAdda per lo sfogo innocuo di tutte le piene del lago di Como. Di fatti da cio noi conce- pimrao subito la possibilita di conseguire il deside- rato intento agendo unicamente intorno alle predette due sezioni AA e BB, ed abbiamo anche in proposito esternato per la prima volta in faccia al pubblico il nostro sentimento e pai'ere in arte, dichiarando cioe che il pill idoneo ed econoniico provvedimento da tentarsi per T abbassamento della piena del lago di Como era quello dell'ideata costruzione di uno o piii sistemi di ampj paraporti o scaricatori da farsi agire in tempo di piene soltanto al luogo del salti piu no- tevoli del fiume Adda (i). (i) Vcdi la Storla dei progetti e delle opere per la na- vigazionc iuterna del Milanese. Milauo, i83o, dalla staiu- peria Bcruardoni, a pag. 22 3. I()0 SUL MODO DI LIBERARE COMO Negli ultimi dccoisi anni da parte tlegl' ingegneri dcUe pnbbliche costruzioni in Milano devoiio essere stati fatti degli studj ulteriori relativamente al progetto deirabbassamento della plena del lago di Como, ma per quanto noi ne sappianio nessun di loro si occupo di prendere ad esame la nostra succennata idea del i83o. Veramente puo darsi che ad alcuni de' prelodati ingegneri delle pubbliclie costruzioni sia rimasto igno- to quel nostro pensiero posteriore alia prima pubbli- cazione della succitata Storia, ecc. che vide la luce in Milano per la prima volta nell'anno 1821 sotto gli auspicj dei loro coUeghi , ma comunque sia noi dal canto nostro non abbiamo diflicolta di di( hiarare die la fonte principale da cui ricavammo le nostre nozioni sui differenti piani di operazioni da altri proposte per r abbassamento della piena al lago di Como si e il libro a stampa intitolato: Notizie statlsdche intorno alle strade ed ai fiuini, laghi e cancdi navigabili delle provincie comprese nel Governo di Milano. Milano, 1833 dalla Stamperia Rcale (di Agostino Masetti,Di- rettore gcnerale delle pubbliclie costruzioni, vol. 2, in foglio grande). Esanunaudo i progetti menzionati od accennati nelle succitate Nodzie statistichc del Masetti, oppure espressi ne' manosciitti e disegni inediti del Parea e del Fer- ranti, non che di altri prodotti od immaginati per lo scopo del divisato abbassamento del lago di Como, si trova che tutti partono sempre dai scguenti prin- cipj o Gupposti geneiali: 1.° Che per cmissario del lago di Como si possa ritenere, e sia da considerarsi il fiume Adda nella sola traita del suo corso che si stende dal ponte di Lecco insino alia teste demolita chiusa di Brivio. 2.° Che il detto emissario consti di quattro distinti tronchi successivi e discontinui di fiume a movimento indipendente Funo dall'ahro e libero come se i me- desimi fossero divisi e $taccati per veri salti del fondo ne' luoghi delle naturali strozzature piu o meno sen- 6ibili che si riscontrano fra i suddetti punti estrerai E LECCO DALLE INONDAZIONI. 1 f) I di Lecco e Brivio, contando cioe la prima strozzatura a Pescarenico , la seconda ad Olginate , la terza alia RavJa di Lavello , la qiiarta alia chiusa di Brivio , tutte le quali si trovano marcate anclie nel tipo di profile , e di planimetria dell* annessa tavola con una piu o men notevole inflessione o caduta del pelo di acqua. 3.° Che ad innalzar sensibilmente la piena delle acque sul lago di Como influiscano, oltre tutte le anzi- dette strozzature naturali o chiuse artificiali sparse neir alveo dell' emissario , anclie le intermedie arma- ture o pescaje dette altrimenti giiegUe clie si trovano disposte a traverso il fiume Adda fra i suddctti estremi del ponte di Lecco e della Chiusa di Brivio- 4.° Che sia assolutamente indispensabile per abbas- sare la piena del lago di Como di abbassare d'al- trettanto in perfetta corrispondenza il pelo della sua magra, e quindi anche il letto ossia 1' alveo dell' emis- sario in tutta la suddetta tratta fra Lecco e Brivio. 5.° Che per conseguenza di ciasciia tratto dell' Adda che resta interposto fra Lecco e Pescarenico non clie fra i laghetd di Moggio , Olginate e Brivio a seconda della teoria del moto lineare delle acque correnti si possano assegnare le nuove cadenti non solo , ma anche la forma precisa dei tronchi dell'alveo dall'incile alio sbocco, onde adattarla alia circostanza del sud- detto abbassamento di fondo. L' unico piano de' lavori clie si possa dir com- piuto, e clie diversifica alquanto dalla comune degli altri si e quello del sullodato ingegnere Filippo Fer- ranti che col piii lodevole zelo e col piu sincero at- taccamento alia propria citta natale di Como Taveva allestito fin dall'anno i83o e destinato appunto per r uso del IMunicipio di Como. Ma ecco quali erano le conclusioni del piano Ferrand. I ."^ cc La possibilita di deprimere le piene del La- » rio persino di metri 4,920 e una verita dimostrata » fino alfevidenza dalla possibilita di deprimere di al- » trettanto il stio polo di magra. 192 SUL MODO DI LIBERARE GOMO 2.° •» Deprimendo di nietri 2,40 il pelo del lago y> di Moggio si ottei-ra, per quanto il calcolo insegna, » lo scopo a cui si mira di contenere le piene del a» Lario nel liniite di nietri 2,20 sopra lo zero del- » I'idrometro di Como corrispondente al cordone che » riel porto di quella cittk circonda il bacino di proda. 3.° » Per conseguire tale scopo e necessario di » estendere le escavazioni anche airemissario di Bri- » vio che non furono mai contemplate nei progetti » sinora ngitati. In ogn'ipotesi pero bisogna escavare » anche gli emissarj di Lecco , Olginate e Lavello, » e liberarli dagli artifiziali ingombri dei pescherecci » congegni, di modo che i primi lavori eseguibili ed » anche i meno costosi combinano con tutte le opi- 3> nioni finora esternate, e combinerebbero per ne- » cessita con tutti i progetti che potrebbero essere » compilati in seguito; quindi dando mano a quel » primi lavori non si ha tenia di errare, o gettar » opera. 4.° » Lo scopo di contenere le piene del Lario 3) entro Y indicato limite puo conseguirsi senza de- a> primere sensibilmente il suo pelo di magra ; cio » ch' e vantaggiosissimo per non rendere cpiesto di- Ji scordante coi porti di navigazione e coi piani » lungo le sue sponde coordinati al suo attuale li- » vello. Con questo vantaggio puo combinarsi Taltro » estraneo di ridurre il Lario a serbatojo d'acque » per r alimento nelle primavere aride dei canali » d' irrigazione a beneficio di gran parte di varie » provincie lonibarde. 5.° » Le opere miranti all'accennato scopo sono va- y> lutabili, coi dati che si hanno, a circa un milione e » mezzo ; una piu precisa valutazione dipende essen- » zialmente dal rettificare con lunga esperienza il 5> prezzo attribuito in lir. 2. 5o aU'escavare in parte » sott'acqua, ed al trasporto a qualche distanza di un » metro cubo di ghiaja. 6.° » II metodo deU'escavazione e del trasporto delle » ghiaje al fine di scemarne possibilmente il prezzo e E LECOO PALLE INONDAZIONI. IqS 7> (la ligiiarilarsi come oggetto specialissimo
  • ■> stutlio e di accurate ricerche che meritereljbero ■» d' essere promosse col mezzo anche di un pub- » l)lico concorso. y." » I radical! primltivi lavori al ripetuto scope » possono essere condotti a lermine nel giro di otlo » anni. 8.° 5) Successivamente i lavori di manutenzione » deir emissario convenientemente escavato ed am- ■» pliato si ridurranno a tenuissimo annuo dispendio. 9.° » Trascurando tali lavori , e lasciando in abban- » done, come lo e da oltrc settant' anni , T emissario, » il dimostrato aumento progressivo delle piene del 35 lago di Como si fcuebbe maggiore, e sarebbe senza » limite, e la citta dominatnce di esso lago colic » borgate popolose die lo circondano dovrebbero » essere in fine abbandonate dagli abitanti, i quali » sarebbero forse fra qualclie mezzo secolo obbligati » a fuggire raminghi rion solo i danni annuali di »'una o due inondazioni, ma Tinsalubrita e I'umidita » costante delle abitazioni, gia si salubri quando erano » rispettate dai traripamenti d'acque. La distinta coll' ordine da seguirsi ne' lavori sc- condo r ingegnere Ferranti era come segue : » E in massima da ritenersi che alia piu gran » parte del lavoro sono unicamente propizj i mesi a> di geanajo, febbrajo , marzo e aprile in cui ad or- » dinaria annata durano le magre maggiori; cio posto, » ci sembra che in otto anni potra l' opera essere » compiuta colla maggiore economia, la c^uale non » si conseguirebbe che in parte precipitando i lavori. » Nel primo anno potrebbero eseguirsi i seguenti :» lavori. i.° » Distruzione della cliiusa di Brivio nellalzata » di metri i,5o togliendo ogni manufatto, restiiuendo » quivi al iiume la sua azione sulle ghiaje, ed csca- » vando quei superficiali banchi di materie nella » (piantita di circa metri cubi :2000, che potessero » momcnLaneamente riuscire di qualche incomodo JJIOI. Ital. T. XCL 1 3 194 SUL MODO DI LIBERAFxE COMO » alia navigazione, la quale pero non pno in mas- » sinia non avere snbitaneo giovamento da tale di- y> struzione. 2.° » Distruzione di tutti i congegnl stabili pe- » scherecci da Lecco fiuo oltre Biivio posti negli y> emissarj e nei laghi cominciando dalle due ultima » gueglie le quali dopo distrutta la cliiusa di Brivio » riuscirebbero assai piu d'inciampo alia navigazione » di quel clie lo sono oggidi. 3."^ » Distruzione del chiusoue di Lavello nella 3) lunghezza di metri lOO almeno ed in tutta la sua 3> altezza compresa la palafitta a ciii e appoggiato. 4.° 5) Escavazione di gbiaje nella quantita di » circa metri 5ooo, e nella lunsihezza di circa metri » 1200 per meta prima e per meta dopo il chiusone, » air oggetto di rendere quivi possibilmente facile » la navigazione restituendola sulla traccia del 1778 3> nella quale riusciva meno incomoda della naviga- » zione presentanea alia Corrente del Soldato. 5.° 5) Regolatore della sponda sinistra superior- » mente al chiusone di Lavello per la lunghezza di » metri 400. 6.° » Imbrigliatura dello sbocco del torrente » Serta largo metri 21 in tre campate. 7.° » Regolatore della sponda sinistra alTemis- » sario di Olginate nella limghezza di metri 5oo. 8.° » Imbrigliatura dello sbocco del Gallavesa » nella lunghezza di metri 35 in cinque campate. 9.° » Escavazione di ghiaje superficiali sulla si- » nistra tra il Regolatore ed il canale presentaneo di 5J magra pel quantitative di metri cubi 10,000. io.° » Distruzione del muro risultante sulla spalla 5) sinistra d' imbocco al ponte di Lecco. ii.° V Imbrigliatura dello sbocco del torrente » Bione nella lunghezza di metri 28 ed in quattro » campate. \2° » Regolatore sulla sponda sinistra superior- » mente al ponte suddetto nella lunghezza di metri 5) 400 da congiungersi colla detta imbrigliatura del » Caldonc. E LEGCO DALLE TNONDAZIONI. TqS 13." » Escavazioiie di gliiaje superficiali sotto il » ponte e superiormente lungo la sponda tra il Bionc » e lo stesso ponte nel verosimile quantitativo di ■» metri cubi i5,coo. » Lavori del 2.° anno. » Nel secondo anno si potranno fare i lavori se- » guenti : 14.° 3) Imbrigliature agli altri qnattro torrenti, » la Sonna in sei campate o metri 42, il Ghergentino in » quattro campate, o metri 28, TAspide in due campate, » o metri 14, il Caldone in qnattro campate, o me- tri 28. 3 5.° 5) Distruzione degli archi primo e secondo, » nono e decimo del ponte di Lecco enumerandoli » da sinistra a dcstra non die della pila framezzo >j ad 02;ni binario , e formazione di due nuovi arclii » maggiori. 1 6.° 53 Complemento dei regolatori degli emis- 3) sarj. 17.° » Complemento delle escavazioni super fi- 3) ciali ai quattro emissarj. 3> Lavori del 3.°, 4.°, 5.°, 6.°, 7.°, 8.° anno. 1 8.° 3) I lavori degli anni sei susseguenti al se- 3) condo , nel cui giro puo essere dato compimento 3> air opera, consisteranno tutti in escavazioni, le » quali colla pratica acquistata nei due anni primi 3) potranno essere condotte colla maggiore attivita e 3) la possibile economia nei quattro emissarj , appli- 3) candovi quei varj congegni o meccanismi clie ver- 33 ranno suggeriti dagl' intelligenti di tutta Europa 3) da interrogarsi nel gia detto niodo, e da spingersi 3) ad esporre i loro stud) coll" allettamento di un pre- 3> mio. Non sareblie pero meraviglia clie le escava- 3) zioni contrariate dalF imperversare delle stagioni , 3) ricliiedessero un tempo maggiore di quattro anni. 33 E qui avvertiremo clie essendo limitato lo spazio 3) sul c[uale devonsi estendere, non si potrebbe ac- 3) celerarle oltre un certo limite con tin aumento di 33 lavoratori; ove il numero di questi c eccessivo iu 196 SUL MODO DI LIBERAUE COMO » confronto dello spazio, il lavoro anziclie avanzare » rapidamente , rallenta e diventa costosissimo. » Da tutto cio senil^rava sempxe comprovata la ne- cessita delle proposte dispeadiose opere del niiovo regolamento del fiume Adda, di sistemazione e nuova inalveazione dei laterali torrenti, di distruzioiie di cliiuse, di giieglie, ecc, tutte opcre che si giudica- vano noil solo piu o meno utili , ma inseparabili dalla buona riiiscita d"" ognuao de'progetti gia menzionati; segnatamente poi il piano dei lavori state scelto da ultimo ed adottato di preferenza presso la Direzioae generale delle pubbliclie costruzioni, cioe il piano che in oggi si trova d'ordine superiore posto in corso di esecuzione al fiume Adda presso Brivio e presso Olginate, parte evidentemente dai surriferiti principj, cioe dal supposto che non sia ottenibile I'abbassa- mento della piena del lago pel beneficio della citta di Como, senza far precedere se non Tabbassamento del pelo magro del lago stesso , almeno quello del pelo magro del fondo e del letto nei varj fronchi del suo emissario fra Lecco e Brivio. Tale fu senipre ]' opinione dominante presso gF ingegneri d' acque e strade, o delle pubbliclie costruzioni da circa 3o anni in qua, come si puo riscontrare in piu luoghi delle succitate Notizie statistiche del Masetti e come risulta dai cenni precedent i tratti dalla dotta Memoria ma- noscritta del prelodato ingcgnere Filippo Ferranti. Ora noi non possiamo essere di si fatta opinione , come non lo eravamo iiel 1824 e nei seguenti anni allorche abbiamo avuto campo di eseguire appositi esperimenti nelle vicinanze di Milano per dimostrare il mirabile effetto dei paraporti in ordine alio smal- timento della piena dei laglii e liumi e canali navi- gabili, ed allorche, come si dlsse gia, in compagtiia del benemerito ingcgnere Carlo Parea siamo passati al rilievo di una esatta livellazioiie del pelo d'acqua del iiume Adda che torna generalmente in conferma di quclla desunta separatamente ed esposta nell'unita tavola di diseguo dal suddetto Ferranti, per il che F, LKCCO DALLE TNONDAZIONI. 197 venne a rendersi palese il fatto gia da noi avvertito di sopra deirassai disuguale variazione sinuiltanea del pelo d'acqiia al f'mixic Adda secondo die si osserva e si niisuia Taltezza d'acqua prima o dopo, davanti o di dietro alle sezioni AA e BB. Questa considerazione ci porto a propoi're e sii2;gerire per la prima volta nel i83o Tapplicazione del suddetto sistema dei pa- raporti lateralmente alle anzidette sezioni del fiume Adda, come mezzo il pin ovvio, sicuro, spedito ed economico per abbassare la piena del lago di Como, ossia, per parlare con piu precisione, per impedire clie la detta piena del lago si formi e si elevi a piu di due metri snlla magra e clie per conseguenza ar- rivi colla sua altezza ad inondare alcuna casa ed al- cnn terreno dclla citta e del litorale dello stesso lao:o. o Qui cade in acconcio di rifcrire clie trovandomi nel 1 836 a Vienna ed ivi discorrendo e conversando spesso cogfingegneri del Consiglio Aulico delle pub- bliclie costruzioni ho potuto accorgermi con piacere clie que' valenti periti erano tutti quanti favorevoli air esecuzione delF opera per salvar Como dalle inon- dazioni , sebbene non possa dire d' aver conosciuto Topinione di alcuno di loro in particolare circa il piano de' lavori , ossia circa il miglior progetto da adottarsi. Di qui e clie appena restituito a Milano da quella prima andata a Vienna ho voluto indicare al pubblico ( vcdi Tartirolo deW Appendice delict Gazzetta privile- giata di. Milano pel giorno 19 gingno i836) anche questa circostanza del miglior accordo clie regnava gia fra le persone delParte a Vienna sul punto di ritenere e dichiarare in massima di pubblica utilita tntte le opere e tutti i lavori occorrenti per TAdda. Neir articolo stesso non ho poi trascurato di ripro- durre la mia favorita idea del sistema dei para- porti applicato al Hume Adda per abbassarvi a piaci- mento in tempo di piene il pelo d'acqua sui laghetti di Brivio, di Olginate, di Moggio, non che sui laghi di Como e Lccco, lasciando nel resto ogni cosa in If)8 SUL JMODO DI LIBEU\UE COMO Statu quo intorno a queircmissario. Ma anclie questa maniera di pubblicita data al suddetto mio pensiero riusci inutile, da clie noii basto a fermar Tattenzione delle persone dell" arte e dei periti a cui era special- mente aflidato F incarico di studiare e maturare il piano dei divisati lavori. Per tal modo giunse nello scorso anno io37 F epoca della desiderata ordinazione dei primi lavori alFAdda i quali con celerita e con impegno si attivarono da inge2;neri delle pubbliclie costruzioni di Como , se- giiendo gli anticlii piani , come se nessuno avesse giammai indicato nelF artifizio dei suddetti paraporti la maniera seniplice e sicm-a in un tempo, di scan- sare alio Stato la spesa di parecchi milioni e di otte- nere un prontissimo elTetto per il pubblico bene nella provincia di Como. Del resto, considerando clie i summentovati lavori sono ancora in principio di esecuzione, e dubitando die il mio concepimento non abbia potiito meritarsi ne F onor della prova, ne quello della confutazione, in mancanza di una sufficiente spiegazione per le persone di buon senso clie non sono delF arte , e di una abbastanza rigorosa dimostrazione clie lo ricliia- inasse ai principj generali della scienza idraulica pei matematici ed ingegneri di professione ; percio mi sono deciso di riempiere colla presente Memoria an- clie questo vuoto , onde non lasciar intentato alcun passo clie da me dipenda per far adottare il piano di operazioni alFAdda clie stimo il piu ragionevole e pill conforme alia verita, alF interesse del pubblico ed a quello dello Stato. Ma entriamo ormai ne' particolari del nostro divi- samento. Sebbene sotto la parola di emissario d'un lago prcsa nel suo piii esteso signiticato si comprenda dagFidraulici generalmente cjuel iiume o canale esteso in tutta la lungliezza del suo corso dalF incile sino alia foce , e scaricante F acqua del lago in altro lago od in un iiume maggiore o ncl mare ; pure qui par- lando noi delFAdda come emissario del la2;o di Como E LKCCO DALLE INONDAZTONI. I()() non intenderemo di alludere a tntto il corso del fiame Adda sino al suo sbocco iiel Po , ne coll' inp;egnere Ferranti chiameremo emissario del lago di Como il solo tratto di fiunie Adda da Lecco a Pescarenico, e quindi emissatio del lago di Moggio T altro tratto scorrente davanti ad Olginate, emissario di Lavello quello clie comincia al Chiusone suddetto , e per ul- timo emissario di Brivio il tratto di fiume Adda posto di contro , e in seguito al borgo di qnesto nome; ma invece sotto il nome di emissario abbrac- ceremo tutta quella tratta del tiume Adda, clie sotto diversissime ampiezze nelle sue sezioni , si estende da Lecco in giu sin dove questo fiume cblle sue acque inflnisce sensibilmente sulle variazioni del pelo cP acqua del lago di Como, cioe da Lecco fino al cor- rente del Soldato posto appena di sotto del Molino del Tovo. II fiume Adda fra questi punti cstremi e appunto rappresentato in pianta ed in profilo nell' annessa ta- vola di disegno , la cpiale giovera che il lettore abbia sott' occhio nel leggere le considerazioni che stiamo per fare sul movimento delPacqua di quell' emissario, onde ben comprendere P efiicacia e P opportunita del rimedio da noi proposto. Secondo noi pertanto il mo- vimento dell' acqua corrente tra Lecco ed il Molino del Tovo suH'Adda segue tutt' altra legge da quella che suppongono i foronomisti ed i nostri periti d'acque d' irrigazione coUa loro teoria del moto lineare. E ben lungi poi dal veriticarsi una reale discontinuita di movimento delP acqua ad ogui strozzatura del suo alveo, e ad ogni conscguente inflessione del suo pelo d'acqua tanto in istato di magra , che in istato di piena, come si verifica e si osserva succedere tutto il giorno in altri fiunii e canali che sono disgiunti affatto in un certo numero di tronchi dagli edifizj di cliiuse o sostegni , e dove ( per esempio ne* canali navigabili di Paderno e di Pavia ) il pelo d'acqua assume naturalmente una diversa curva continua per ogni singolo tronco che incomincia al muro di fronte 2CO SUL MODO DI LIBERAUE COMO nel superiore sostegno e termina cU contro alle portinc del sostegno inferioie. Laonde ivi considerata in com- plesso dair incile alio sbocco del canale la curva del pelo e la lama delF acqua non vi possono essere, e non vi sono in fatti che disgiunte e discontinue pre- seutando esse un vero distacco dalFuno all' altro tronco consecutivo dello stesso canale. A qiiesto riguardo parlando a tutto rigore si po- trebbe forse sostenere da taluno che TAdda in ma- gra ed in piena si disponga col suo pelo d" acqua sotto una sola linea o llvelletta continua da Lecco sine alia cascata del Molino del Tovo suddetto, se non vi fosse di mezzo, all' incontro del cosi detto Chiusone di Lavello, il forte pendio detto la Ravia che dis- giunge fintera tratta di fiume Adda costituente f emis- sario del lago di Como tutt' al piu in due tronchi di fiume a movimeato indipendente tra di loro e coUo sbocco libero alle loro estremita inferiori corrispon- denti ai pnnti delle sezioni AA e BB. Circa le altre minori strozzature ed inflessioni del pelo d' acqua sparse sulla linea dell' emissario sud- detto, strozzature ed inflessioni che appajono anclie sulla pianta e sul profdo di livellazione dell' unita tavola di disegno , noi non possiamo ammettere che queste circostanze siano gran che influenti nelle va- riazioni del pelo d' acqua sul lago di Como , e che la rimozione dcgli ostacoli naturali ed artificiali da cui esse derivano bastar possano ad alterare in modo sensibJle lo stato della massima piena al lago di Como, quale per esempio si trova marcata sul detto dise- gno per r anno 1810. Pviteniamo adunque bensi che in istato di magra del fiume le anzidette circostanze di strozzature del- r alyeo prodotte da opere di chiuse , gucglie e simili attravcrsanti I'alveo stesso possono o facilitarne od imbarazzarne a seconda dci casi la navigazione, come alio stesso stato del fiume possono altresi rialzare al- quanto il pelo d' acqua nella magra tenendo in collo ed iavasando, come si dice, T acqua stessa di alcuni E I.Er.CO D\LLE INONDAZIONI. 20 1 decimetri nei catini ad esse cliiuse o gueglie imnie- diatamente soprapposti. Ma di qui non viene e non deriva la necessaria consegiienza clie in causa di cssi artifizj, cliiuse o gueglie il rialzo del pelo di ac(|ua si verificlii nella niisura di qualclie metro in tempo di piena , onde si possa estcndere air insii a tutta la linea dell' emissario e del superiore lago di Como anche nello stato di piena ordinaiia o massima, mentre invece tutto ne induce a credere clie rie- scano pressoclie indilTerenti ed insensibili si fatti in- gombri sparsi nel mezzo dell' emissario, al segno clie durante la piena si spianano e spariscano del tutto le suddette inflessioni del pelo d'acqua osservate du- rante la magra , restando cosi ogni pescaja o cliiusa del suddetto genere sommersa in un corso d' acqua rigui-gitata. Cio appunto av viene dell' Adda sotto il ponte di Lecco , il quale per se stesso , a comun giudizio dei periti, non presenta ne in magra ne in piena colle moltiplici sue pile alcun ingombro al li- hero deflnsso dell' acqua; laonde nella niaggior parte dei piani dei lavori per 1' abbassamento della piena del lago di Como si trova general mente proposto di conservarlo riconoscendosi come di poco o nessun effetto la di lui distruzione. E dunque un'aperta contraddizione il considerare da un lato come niolto influenti siffatti accidenti nel corso deir acqua sulF emissario del lago di Como in ordine a rialzare ed a tener rialzata per piu lungo tempo la piena di questo lago, e dall' altro lato il ritener per certo clie il corso del fuune Adda all' incontro d'ognuno di quegl' ingombri od artilizj venga a disgiungersi sempre in dilTerenti tratte per modo clie esso corso sia interrotto e libero ailatto al termine di ciascuna tratta a simiglianza di quanto accade ne'luoglii delle conclie sui canali navigabili. Ci sembra poi un mero lusso di calcolo in queste sezioni non situate agli sbocclii deir emissario 1' applicazlone delle formole idrometriche dcsunte dall'ipotesi del moto lineare non nieno chc delle tavole paraboliclie nella soluzione di 202 SUL Mono DI LIBER ARE OOMO qualche problema relative al moto eel alia misura deH'acqna clell' emissario suddetto. Delia suriiferite due opinioni fondate sopra due ipotesi dianietralmente opposte circa V effetto innocuo o dannoso degl' ingombri intermedj sulPAdda , noi crediamo plausibile e vera la prima , assai poco pro- balDile, per non dir falsa, la seconda; e pure su questa si fondarono generalmeute tutti i calcoli e tutte le deduzioni degli autori dei varj piani sin era prodotti in campo su tale proposito; motive per cui non pos- siamo ammetterli e ritenerli come esatti ne meno per approssimazione. L'unico caso secondo noi die faccia eccezione a questa regola sarebbe la ricerca della portata del fiume Adda desunta dal calcolo nel luogo delle succitate due sezioni AA e BB poste agli sboc- clii dei due singoli tronchi in cui si suddivide il sud- detto emissario del lago di Como. Per questo caso I'uso delle tavole paraboliche sem- brerebbe abbastanza giustificato e realmente applica- bile in ogni stato d' acqua del fiume Adda con di- screta approssimazione al vero. Ma poiche vi e una differenza almeno dall' uno al venti nella portata del- I'Adda in tempo di magra e in tempo di massima piena, percio nessun lume si potrebbe avere neanche di qui sulla qualita e dimensione del nuovo alveo die si dovesse scavare in cpialclie tratto del fiume Adda , ed invece si ha di cpi la conferma die tutte le altre formole idrometriclie relativamente al moto deir acqua corrente sarebbero inapplicabili al caso no- stro per determinare la cadente del fondo e del pelo d' acqua, la forma del letto e delle sponde, non die la velocita delf acqua nei singoli tronchi dell emis- sario suddetto ; giacche se tutti c|uesti elementi del moto deir acqua si altererebbero notabilniente al solo crescere del doppio della cpianti t a d' acqua ossia della portata del fiume nello stato ordinario , a dismisura |j essi varierebbero passando dallo stato di magra a ' quelle di massima piena; cosicclie inesatte, inatten- dibile ed insussistente affatto sarebbe osni calcolo di E LKCCO nVLLE INOXDAZTONI. 203 fjncsta natura se si facesse servire di base alia de- terminazioiio dclla forma del letto deU'emissario sud- detto od alia valutazione della quantita di ghiaje da cscavarsi iie' varj tronchi intcrposti da lago a lago Ira Lecco e Brivio per conseguire coa un dato ab- bassameiito del fondo dell'Adda anche qucllo della niagra e dclla piena del lago di Como. Clie se vi c niodo di richiair.are alia teoria dcgli idraulici anche il niovimento dell' acqua clie ha luogo frammezzo ai punti estremi deU'emissario, ci sembra elie sia col ricorrere alia teorica dell effliisso dell' ac- qua dai vasi divisi da diaf'rammi, teorica stata ripro- dotta e sviluppata fra di noi nella Memoria del ce» Icbre professore Brnnacci Sulla miglior pratica per la misura c per la dispensa delle acque correnti in Italia (Verona 1814, dalla tipografia Mainardi ). La principale ciicostanza clie si presenta alia con- siderazione d' un vaso o canale col fondo rettango- lare mantemito pieno d' acqua ad una certa altezza e diviso di tratto in tratto da tanti diaframmi che lascian luogo all' uscita di altrettant' acqua da una parte quanta ne entra dall' altra , supponendosi ri- dotto il moto dell' acqua nel vaso a stato di perma- nenza , non e altro clie quella saltuaria disposizione del pelo deir acqua che si stabilisce dall' uno nelF al- tro scompartimento pel modo con cui il pelo d' ac- qua vi si dispone, sostenendosi piu elevato nel primo ossia nel piu remoto da quello dove succede I'ef- flusso dcir acqua , meno alto nel secondo e decre- scendo in altezza ne' successivi scompartimenti sino air ultimo dello sbocco , sicche presenta all' occhio colla superficie dell' acqua una specie di gradinata af- fatto simile a quella offertaci dal prolilo del tiume Adda nolle due principali tratte da Lecco al Cliiusonc di Lavcllo , e da questo punto ai Molini del Tovo sotto Brivio, dove le inflcssioni di pelo prodotte dalle suddette strozzature intermedie dell'alveo cor- rispondono secondo noi alle variazioni in superficie deiracqua prodotte dagli appositi diaframmi nel mezzo del vaso siuldelto. 204 SUL MODO DI libeuahe oomo Ora fra le proprieta dell' efflnsso dell' acqua dai vasi traversati da diafiammi vertical! si annovei-a que- sta clie gr incremeiiti delle altezze dei livelli del pelo d' acqua vi sono proporzionali alle altezze me- desime, come pure Valtra che i diaframtni intermedj noQ alterano la variazione della portata corrispondente ad una variazione nell' altezza d' acqua del primo scompartimento ossia nel vaso principale. Consimili proprieta dovrebbero dunque verificarsi, e si verifi- cano infafti, uel nostro caso all' emissario del lago di Come. Cosi si osserva che 1' increniento ossia la dif- ferenza dell'altezza della niagra rispetto alia plena mi- surata ai punti delle suddette strozzature intermedie corrisponde cjuasi esattacnente alia proporzione succen- nata delle altezze stesse, ed e poi generalmente am- messo die facendo astrazione da tali variazioni nel pelo d'acqua, la quantita d'acc[ua fluente dall' uno al- r altro bacino da Lecco sino alia Corrente del Soldato sotto Brivio si mantiene costantemente la stessa iinche il moto sia permanente. Di qui e che conoscendosi ai punti delle sezioni AA e BB corrispondenti agli sbocchi del fiume , le altezze dell' acqua nelle mede- sime sezioni , e data la variazione del pelo in cia- scuno di esse, si trovera col mezzo della suddetta pro- porzione la variazion del pelo nei punti delle sezioni air incile senza bisogno di prenderne ogni volta la misura effettiva, il che puo tornar pin comodo in qual- che caso. In generale si osserva anclie che la lama di acqua misurata al principio ed alia fine di ciascun tronco deir emissario e pin grossa quanto pin s' av- vicina al lago di Como, ed invece si va assottigliando quanto piii si viene presso le sezioni dello sbocco , il che e anche naturale, crescendo viceversa la ve- locita deir acqua col passare dall' alto al basso. Ma per concepire la possibilita di porre ad esecu- zione il nostro piano abbisognano tutte queste con- siderazioni teoriche, e basta solo osservare che le sud- dette sezioni A A e BB dello sbocco per piu della nieta dell' area loro sono otturate e chiuse con opere E LECCO DALLE INONDAZIONI. 205 di muiatura e di palafitta all'oggetto o di tenere in coilo r acqua di magra e di piena , oppure di servire di semplice travacatore in tempo di piena sino alia loro cresta; laonde se si aprono tutti a un tratto tanti sfori, o tante finestre verticali quanta le permette Tarea cliiusa delle suddette sezioni AA e BB, si cam- biera Targine od il travacatore in un ampio para- porto capace di scaricare innocucimente ogni piena del- TAdda. Di fatti dette sezioni AA e BB sono susseguite, nella parte di presente cliiusa , da un ramo del tiunie Adda capacissimo di smaltire piii della meta delle sue piene senza niai portare il rigurgito a tutta I'altezza della cliiusa stessa. Qui aduiupe non fa d'uopo ne di calcoli astrusi per determinar la qiiantita del- r acqua erogata da ciascuiia sezione, ne di teorie idrauliche per conoscere la natura del movimento deir acqua al Hume Adda, e per assegnare le dimen- sioni del nuovo alveo da scavarsi a questo fiume per renderlo capace dello sfogo innocuo delle sue piene. Ognuno vede flicilmente clie, praticati i paraporti ia numero sufliciente nel corpo degli argini di pietra detti Tuno il cliiuson di Lavello e Taltro la chiusa del Molin del Tovo, e trovandosi detti paraporti, come si disse, susseguiti da troiichi inferiori di liume assai opportunamente disposti col loro fondo assai piu de- I presso per ricevcre Tesuberanza di acqua proveniente dairalto, senza clie possa derivarne rigurgito dal basso I a segno da render nulla Tefficacia de' proposti para- ] porti, sara in niano del custode regolatore dei mede- i simi ad ogni ricorrenza di piene 1' aprirli in propor- j zione del bisogno, di modo die prima di verificarsi la pieiia massima siano tutti aperti ed attivi dalle loro soglie sino alia sommita. Tale ajuto nello sfogo I delle piene impedira sicuramcnte ogni inondazione sul litorale del lago di Conio , come impedira ogni deposito di gliiaje sul leLto navigabile dell'Adda, ed in tutto r opera proposta de' medesimi paraporti non costera al piu clie un centinajo di mille lire austria- che per la prima costruzione , ed alcunc migliaja di 206 SUL MODO m LIBERARE COMO lire air anno per la successiva custodia e nianuten- zione. Del resto la nostra proposizione di un simile si- stema di paraporti si fonda principalmente sui se- guenti principj die per la verita non concordano con qiielli sinora professati da altri ingegneri ed idraulici pel caso del r Add a , ma clie pure a noi scmbrano pi A conformi alia verita. i.° Che lo sbocco dell' emissario del lago di Como si trova bensi alle due sopraddette sezioni AA e BB del chiuson di Lavello e del Molin del Tovo, dove il fiume Adda in entrambe le localita si bipartisce in due rami presso che egualmente capaci, ma non gia al luooio dove si trovava la demolita chiusa di Brivio od a quello delle soprapposte gueglie pure demolite. 2." Che r emissario del lago di Como allinfuori clegli sbocchi suddetti non forma vero salto o distacco al suo fondo in altri punti intermedj , talche non si puo secondo noi considerare tutto il di lui alveo come suddiviso in piu di due tronchi discontinui e disgiunti tra loro, e soggetti per conseguenza a leggi difterenti nel movimento delT acqua. 3.° Clie sebbene le altre piccole curvita visibili e permanenti nel pelo d' acqua in ogni stato del iiume, oltre quelle maggiori succitate clie si verificano alle predette sezioni AA e BB, non esercitino alcuna sen- sibile influenza negl incrementi dell' acqua sul lago di Como in tempo di piena , possono pero scnza alcun inconveniente esser tolti gli ostacoli di chiuse , gue- glie, ecc. , dovunque i niedesimi non siano ricliiesti per altri usi importanti delle acque , come sono la navigazione, il movimento degli opiiizj , I'irrigazione delle terre, la pescagione, ecc. 4.° Che per impedire le inondazioni al litotale del lago di Como non e altrimenti necessario ne in- dispensabile di abbassar d'altrettanto il livello della magra dello stesso lago, ne il livello di magi a ed il fondo del suo emissario da Lecco a Brivio. E LEGCO UiVLLE INONDAZIONI. 2O7 5.° Che per conseguenza non si richiedono ne nuove inalveazioni di fiunii e di torrenti, ne calcoli astrusi per determinare la nuova forma da darsi ai letti dei detti fiumi e torrenti onde renderli adattati al piu libero efflusso dell'acqna in tutta Testensione delie suddette estreniita dell' emissario del lago di Como. 6.° Che ove l' azione dei proposti paraporti al chiusone di Lavello riuscisse in pratica poco o nulla efficace , in ordine a mantenere basso il pelo d^ ac- qua sul lago di Como all' avvicinarsi delle niassime piene, sarebbe questo un segno manifesto clie il ri- gurgito deir acqua nelf inferior tratta del i'lume Adda si estenderebbe all' insii del suddetto chiusone di La- vello sino ad Olginate e sino a Lecco; nel qual caso pero basterebbe f azione dell' unico sistenia di para- porti proposto alia sezione del Tovo per produrre tutto il giuoco e tutto I'etTetto divisato. 7.° Che , per ultimo , si avrebbe sempre lo stesso effetto circa all' abbassamento del laso di Como , tanto • 1 1 • riducendo sotto un solo livello orizzontale tii-ato da Lecco al Tovo I'attuale pelo d' acqua di varia pen- denza e declivita nelle diverse tratte col mezzo di una qualche cliiusa situata al Tovo, quanto riducendo tutto Talveo dell'Adda da Lecco al Tovo ad un li- vello assai piu depresso delf attuale in modo da for- mare uno o piu salti in tutta la lunghezza dell' emis- sario, purche la sezione dello sbocco sia raunita in ogni caso delle opportune finestre o chiaviche da aprirsi e da farsi giocaie nelle occorrenze a modo di paraporti. Se poi alcuno facesse I'obbiezione che i proposti paraporti, del numero e delle dimensioni proporzio- nate all area delle relative sezioni AA e J3B , non fos- sero capaci a smaltire innocuaniente la piena tutta di cui SI tratta , si potrtbbe rispondere adducendo I'esempio delF effetto ugualc che producono opere consimili gia esistenti e praticate da secoli sopra lo stesso fmmc Adda ai luoghi delle derivazioni del ao8 SUL MGDO BI LIBEUARE COMO CCC. Naviglio di Paderno, del Naviglio della Martesaiia e del fmnie Muzza. E di fatti se questi antichi paraporti valgono a smaltlre innocuamente tutte le piene del flume Adda anche dopo che esso e impinguato dal Brembo, non si vede alcuna ragione per cui ripe- tendo snperiormente lo stesso artiflzio alle sezioni degli sbocclii AA e BB , non si abbia ad ottenere con tutta certezza lo stesso effetto clie valga a pre- servare le adiacenti campagne ed il litorale del lago di Conio dalle temnte inondazioni. Qui adunque sta tutto il nodo della questione; laonde s'invitano e si pregano pel bene dello Stato i signori ingegneri ca- merali a volere , dietro le piu mature riflessioni, e finclie sono ancor in tempo, prendere in considera- zione il proposto sistema , il quale , a parer nostro , si raccomanda da se stesso sotto tutti i rapporti di arte, di economia e di sollecitudine. 209 Memorie di fisica sperimentale scritte dal prof. Stefano 3IARIJNINI dopo il 1 836. Anno primo iSZj. — 3Iodena, i838, B. tipografia Camerale, fascicolo i.° di pag. 76, in 8.° L II valentlssimo prof. Marianini , mentre da un lato con infaticabile cura e fine ingegno si stiuUa di approfondare la teorica dello svlluppo della elettricita nello elettromo- tore voltiano , cercando di sceverare cio clie si debba alia chimica azione tra i solidi e i fluidi die quell' apparato compongono da cio die pur sembra prodotto dal solo con- tatto di sostanze dissimili , non omette dairaltro di rischia- rare con nuove indagini tutta la scienza elettro-niagnetica a' nostri giorni cosi arricchita , ma ancor loritana da quel compimento che ci lascia sperare. Di questa operosita del sig. Marianini abliiaiuo bellissima prova nel primo fascicolo delle Memorie annunciate, il quale tre ne contiene die amiarao di rendere note a' nostri lettori. Verte la prima di esse sopra alcuni migUoramend al gal- vanometio a filo incrocicchiato e sopra i suoi usi: argomento di tutta importanza , perclie il galvanometro e lo strumento cbe guido i fiski alia scoperta de' nuovi rami della scienza elettrica. Ognun sa con quanto studio essi , e fra gli ita- liani, il Nobili ed il Melloni , abbian cercato di dare a questo strumento la maggior possibile sensibilita , accom- pagnata da quell' altra proprieta cli' aver deve ogni stru- mento metrico , d' essere cioe paragonaljile con se e cogli altri. Ognun sa che lo stesso Marianini sino dal 1826 (i) im- maginb una particolare costruzione colla quale provvedeva specialmente alia sensibilita, e che il suo galvanometro difFe- risce dagli altri in cio che il filo metallico ricoperto di so- stanza isolante e avvolto al telajo circolare in modo che tutti i suoi tratti che altcrnativamente passano sopra e sotto deU'ago calamitato racchiuso entro il telajo, invece di es- sere parallel! fra loro , si incrocicchiano nel mezzo , sicche (1) Esercitazioai scientificlie e letterarie dclPAteueo di Vcnezia, toni. I, pag. 3 1 3. Blbl. Ital. T. XCI. 14 2IO MEMOEIE DI FISICA , tanto il Inogo in cui s' incontraao i tratti superior! qnanto quelle in cui s' incontrano gl' inferiori si trovi nell'asse verticale di rotazione dell' ago stesso. Per la quale disposi- zione avviene che I'ago quando da una coriente elettrica die circoli nel lilo e toko dalla posizione di equilibrio col ma- gnetismo terrestre , si inclina e vero a que' due tratti del filo a' quali era parallelo, ma si fa parallelo ad altri due tratti I'uno superiore e I'altro inferiore. Negli ordinarj galva- nometri all' opposto , appena incomincia quel raoto , 1' ago s' inclina egualmente a tutti i tratti. E siccome la grandezza della forza colla quale il filo elettrizzato imprime all'ago il moto di rotazione scema al crescere dell' angolo che quello comprende con questo, cosi apparisce che per tal conto la disposizione immaginata dal Marianlni produce con una data corrente una deviazione molto maggiore di quelia che si avrebbe negli ordinarj strumenti. Di questa asserzione si lianno non dubbie prove nelle sperienze clie il Marianini descrive nel prinio paragrafo di questa prima Memoria ; per le quali non si puo non conchiudere che il suo strumento paragonato coi moltiplicatori a tratti paralleli sia piti squisito a parita di circostanze , cioe quando sia eguale il numero di girl che il filo metallico fa attorno all'ago, egualmente di- stanti da questo sieno i piani inferiore e superiore del telajo, e gli aglii stessi abbiano dimension! e magnetismo uguali. Ma perche nella costruzione del Marianini il numero dei giri del filo attorno al telajo non puo accrescersi ad arbitrio, se vuolsi evitare lo afFastellamento dei tratti nel luogo di loro incrocicchiamento, ne si puo comodamente usare di un si- stema astatico di aghi calamitati , col quale s' indebolisca la forza direttiva della terra , e si accresca quelia con cui il filo imprime al sistema il moto di rotazione, cosi accade che praticameiite piii presto provvedesi alia sensibilita dei galvanometri seguendo la costruzione ordinaria, massime se per la natura delle ricerche che si hanno di mira si Voglia di diametro alquanto grande il filo del galvanome- tro. Sta pero ancora che quando per motivi particolari e limitata la Innghezza del filo, ne convenga far uso del dop- pio ago astatico, e allora a preferirsi la disposizione del Marianini come quelia che in tali incontri e piii vantag- giosa. Le modificazioni che 1' autore introdusse nella primi- tiva costruzione e clie da lui sono descritte nel secoado DI S. MAKIANIXI. 21C paragrafo della Memoria, lianno di mira e la piii coinoda unione degli estremi del filo galvanometrico coi reofori, ed il modo di rendere variabile nel corso delle esperieiize la squisitezza dello strumento sia col sostituire al telajo iin nnico tratto di filo, sia col surrogarvi altro telajo coperto da un sol lato dal filo intrecciato , e finalmente la inaiilera d'impedire ad arbitrio di chi sperimenta il movimento del- r ago , alio intento per esempio di ricoaoscere gli efFetti die sovr'esso produce una corrente qualche momeuto dopo che il di lei circolo e gia cliiuso. Alle quali inodificazioiii quella pure agglunse di far oscillare 1' ago in un piano ver- ticale , disposizione assai conioda se il galvanonietro serve per esperienze esegulte nelle pubbliclie scuole. Ma il galvanometro indicatore cosi squisito delle correntL voltaiclie, de'.le ternio-elettriche e delle magneto-elettriclie, lo e del pari per quelle determinate dalla scarica delle bocce di Leida e clie soglionsi chiamare istantciiiec- ? La comune scntenza dei fisici e negativa, e tale sembra essere pur quella del Marianini ( pag. at) e 37). Ma gia da piii anni il Colla- don (i) ed il Faraday nel i833 ottennero galvanometriclie deviazioni e colla elettricita della macchina e coUa scarica delle batteiie composte di bocce, le quali deviazioni par che si ottengano solo quando il filo dello strumento oltre 1' essere ben rivestito di materie isolanti abbia molta lunghezza. Infatti ci avviene ordinariamente di ottenerle in un galvanometro costruito dietro questi principj , mentre invano le ceichiamo in altro strumento escito dalle stesse mani del sig. Marianini, die per avere il file piuttosto corto e rivestito di veruice resinosa facilmente attraversabile dallo elettrico non e atto a presentarcele. Del resto puo ben darsi che le deviazioni galvanometriclie si osservino solo perehe il filo per la sua sottigliezza e lunghezza sia men che snfficiente veicolo alia copia di elettrico che tende ad invaderlo , sicche la cor- rente che vi si determina non possa dirsi afFatto istanta- nea. La qual opinione e sostenuta dall' osservarsi che le deviazioni anzidette si fanno, entro certi limiti , piii grandi quando nel circolo che la corrente deve percorrere si trovi nn condnttore di seconda classe , quale sarebbe un filo dl lino inumidito di pura acqua. Ci pare adunque che un gal- vanometro non possa dar segno delle correnti delle bocce (I) Bibl. Univ. 1826. Phil. Trans. l833, part. I, pag. 3l. 212 MEMORIE DI FISICA , se non quando colla lunghezza e imperfetta conduciblllta del filo, rallentando II corso alle medesinie, perraetta ch'esse possano per un tempo finlto ma brevissimo operare sul- r ago. Checche ne sia, egli e certo peio die il galvano- nietro non ha finora condotto i fisici a i-isultamenti degni di memoria circa il modo di operare delle correnti pro- dotte dalla scarica delle bocce , la qual cosa non puo dirsi dello striimento die il Marianini immagino e descrisse nella prima parte della seconda Memoria, e die e appunto desti- nato a mlsurare le correnti elettriclie istantanee e non istan- tanee. E nolo die un pezzo di ferro dolce rivestito da una spirale di £lo metallico isolato si fa calamita se pel filo tra- scorre un"' elettrica corrente : perde la maggior parte di que- sto stato magnetico ogni qualvolta s' interrcmpa il circolo della corrente , e se questa dirigesl in verso al primo con- trario assume esso subitamente un opposto magnetismo. La parte di questo stato magnetico die dura quanto la corrente elettrica die la induce suolsi chiamare magnetismo temporario, e permanente si dice quella porzione del medesimo die an- cora sussiste dopo l' interruzione della corrente niedesima. Or bene ad un cilindretto di ferro dolce grosso 2 raillim., lungo 7 centim. si avvolga per sessanta giri consecutivi un filo di rame grosso circa un quinto di millim. e rivestito di seta , die sopravan/i da ambe le parti di alcuni decimetri: si colloclii il cilindro, cosi totalmente coperto , al di sopra di un ago da bussola in modo die gli sia perpendicolare, e che il suo punto di mezzo sia nella verticale del punto di sospensione dell' ago, e si avra quello strumento die sino dal 1 833 servi al Marianini per sostenere die la facolta ma- gnetizzante della corrente voltaica raossa da una coppia elet- tromotrice non cresce alio sceniare della quantita di zinco impiegata , ne e proporzionale a' perimetri delle piastre, e che in progresso fu dallo stesso Marianini riconosciuto adat- to tanto ad esplorare le correnti , quanto ad esperimentare sulla proprieta da esse possediita di dare o togliere il ma- gnetismo ai ferri (i). Imperocche il cilindretto di ferro, (l) E pevo a notarsi che il progetto di usare del magnetismo temporaiuo del ferro quale indicatore delle correnti istantanee e do- ■vuto al sig. Person, e fu gia liprodotto dal sig. Hachette. Ma nella costruzione inimaginata da questi fisici evavi qualche difetto che nou si trova in fiuella del IMaiianiui ( Nobili : ]Memorie ecc. Fivenze , 1O34. Vol. i.% pag. 40. PI S. MARIANINI. 2l3 tostoche si fa magnetico per Pazione dl una corrente che circoll nella spira , smuove I'ago calamitato sottoposto dalla posizione di pi-ccedente etjuililjrio , e per quaiito piccolo sia qnello stato magnetico e ancora sensibile una tale de- viazlone. Ne le sole conenti voltaiche sono atte a produrle, nia benanclie le magneto-elettriche di brevissima durata ( lispetto alie qiiali e anzi quello strumento plu squisito degli ordinarj galvanometri ) e quelle pure della scarica delle bocce o di una semplice scintilla tratta dalla inac- cliina elettrica o da un elettroforo. E tale e per queste ul- tiine correnti la sensibilita dello strumento die pote il Ma- rianini osservare con esso il quarantaduesimo reslduo di una piccola boccia caricata dapprima assai fortemente e scari- cata sucressivamente ad intervalli piu o meno grandi di tempo sul filo che avvolge il cilindro. Per questa attitu- dine dello strumento a dar segni di qualsivoglia elettrica corrente piacque al suo inventore chiamarlo re-elettrometro, nome die per le cose dette converrel^besi anche all' altro congegno die improprlamente suolsi dire galvanometro. La squisitezza poi del re-elettrometro puo a piacere variarsi sia col circondare il cilindro con un minore o maggior nu- niero di spire , sia coll' adoperare un ferro piii o meno piccolo , o col tenerlo a raaggiore o minore distanza dal- r ago calamitato. E qui ci piace di osservare die le de- viazioni dell' ago sono dovute non gia al uiagnetismo teni- porario del cilindretto di ferro, ma bensi a quello che per- manentemente egli conserva anche cessata I'azione della cor- rente inducente. Ci e sempre occorso infatti di osservare che scaricando una boccia sovra del filo di un re-elettrometro, I'ago magnetizzato non ritorna , dopo le consuete oscilla- zioni , alia posizione che aveva innanzi alia scarica, ma si colloca precisamente nel punto di mezzo della prima oscil- lazione ch' esso descrisse , di guisa che I' ampiezza di tale oscillazione e sempre doppia della deviazione permanente in cui I'ago si staljilisce dalla posizione iniziale corrispon- dente alio stato di nessuu magnetismo nel cilindretto. La quale deviazione a raglone deve dirsi permanente, perche ne scema , ne cresce al variare del tempo ^ e lo stesso Ma- rianini ci assicura d'averla osservata invariabile per la du- rata di ben tre anni. Ognun sa che il magnetismo perma- nente e in generale minore del temporario, e coll' uso del re-elettrometro lo si rileva osservando che se la scarica di 214 MEMORIE DI FISICA , una boccia fa devinre permanentemente 1' ago p. e. di io° alia destra dello zero della scala , sicclie di 20° sia 1' am- piezza della prima oscillazione, la successiva scarica della stessa boccia caricata egualmente, ma diretta nel filo in verso contrario al precedenie non solo distrugge Tacquistato ma- gnetismo , ma un altro opposto stato imprimendo al cilin- dretto tiene deviato permanentemente T ago di alcuiii gradi p. e. 3 alia sinistra dello zero, e produce in conseguenza una prima oscillazione la cui ampiezza non e di 20° ( come accadrebbe se la seconda scarica distruggesse soltanto il pre- cedente maL,netismo del ferro ), ma di 26 gradi, ossia piu grande, come appiinto venne notato dal Marianini. Vuolsi da cio conchiudere che il magnetismo ritenuto dal ferro per la sna forza coercitiva e minore di quelle che tempora- riamente gl' imprirae la scarica, e che dura quanto la sca- rica stessa i imperocche, se accadesse il contrario, dovrebbe la seconda corrente opposta distruggere bensi lo stato ma- gnetico indotto dalla prima , ma nessun altro imprimerne al cilindretto. II fatto poi che il secondo magnetismo op- posto prodotto dalla opposta corrente e sempre minore di quello che indusse la prima corrente ci guiderebbe ad alcune speciali considerazioni : ma le sopprimiamo perche ci pajono immature. Del resto se lo sperimento descritto , che e uno de' molti a tale intento istituiti , non si reputi atto a provare che la deviazione dell' ago e do- vuta al magnetismo permanente del cilindretto , potremo procurarcene una piena contezza facendo trascorrere pel lilo del re-elettrometro la corrente di una coppia voltaica. Osservammo infatti che, essendo il cilindretto affatto privo di magnetismo, e 1' ago collocato alio zero, fu di 16° I'am- piezza della prima oscillazione, e I'ago dopo le consuete oscillazioni si fermo sul sesto grado. Ma questa deviazione, oltreche non era la meta della prima oscillazione , ando successivamente sccmando , ed a capo di un minuto non fu che di 4°: interrotto allora il circolo della corrente, Pago si stabili ad una permanente deviazione di un grado. Nel caso pertanto delle correnti continue 1' ampiezza della prima oscillazione e dovuta a tutto il magnetismo temporario che la corrente puo sviluppare nel ferro : e perche variabile e r intensita di questa, cosi variabile e la deviazione deirago. Interrotta poi la corrente, si ha la permanente deviazione prodotta dal magnetismo permanente , che e ben piccola DI S. MARIANINI. 21 D parte del temporario. Ma per le correnti di brevissima du- rata e insensibile V effetto prodotto da quest' ultimo clie dura per pochi istanti , e tutta la deviazione e prodotta dal magnetismo permanente. Se adunque il re-elettronietro e destinato a paragonare le intensita delle varie correnti e indispensabile conoscere qnal relazione passi fra il ma- gnetismo temporario e il permanente, ossia qual funzione della intensita della corrente sia il magnetismo permanente ch' essa produce : imperocche se per ventura costante fosse il rapporto fra queste due quantita, ognun vede con quanta semplicita sarel)be lo strumento e indicatore e misuratore delle elettriche istantanee correnti. Ma a risolvere tale que- stione scarse sono ancora le sperienze ^ e noi speriamo che il sig. Marianini vorra occuparsene nella Memoria ch' ei ci promette sulla forza magnetizzante della elettricita. Po- trassi allora decidere se nel misurare le intensita delle cor- renti sia lecito non tener calcolo del precedente stato ma- gnetico del cilindretto, oppure si debba , come lo stesso autore suggerisce, ad ogni volta privarnelo col mezzo di ieggieri scarlche opportunamente dirette. In mezzo a queste incertezze non riescono pero meno important! le sperienze che il nostro autore riferisce nella seconda parte della sua Memoria, e per le quali stabilisce niolte analogic fra le correnti istantanee e le continue. Infatti i.° Le deviazioni prodotte neirago del re-elettrometro sono tanto maggiori quanto piu grande e la tensione della hoccia che le produsse : imperocche trovolle crescere pros- simamente come i numeri i, a, 3, 4, se la boccia era suc- cessivamente caricata con apparecchi voltaici a corona di 5o, 100, I So, 200 tazze. In somigliante guisa, com'e gia noto, la corrente voltaica produce nell'ago del galvanome- tro una deviazione tanto maggiore quanto piu grande , a pari circostanze, e la differenza delle tensioni delle piastre che la determinano. 2,.° Se nel circulto percorso dalla corrente di una boc- cia , e di cui fa parte la spirale del re-elettrometro, entra un conduttore metallico assai lungo e sottile , oppure ua conduttor umido , la deviazione prodotta nello strumento e di tanto minore in confront© di quella che avrel^be luogo se quel conduttore non esistesse, quanto minore e a pari carica la tensione primitiva della boccia. Percio di due bocce 2 1 6 MEMORIE DI FISICA , cariche con uguali dosi dl elettnco, quella che ha maggiore capacita e in conseguenza minore tensione produce coUa sua scarica deviazioni mlnori di quelle prodotte dall' altra boccia quando nel ciicolo si trovi od una persona, od un sottil file metallico lungo parecclii metri ; mentre eguali deviazioni esse producono se scaricate successivamente sulla sola spirale del re-elettrometro. Altro fenomeno e questo analogo a quello clie per le correnti voltaiche gia scopri il cli. sig. Configliachi , e generalizzo il Marianini , essere cioe utile lo accrescere col numero delle coppie di un elettroniotore la tensione del medesimo onde accrescere I'ef- fetto neir ago calamitato quando una parte del circuito della corrente sia un conduttore imperfetto. 3." Come le deviazioni galvanometriche crescono col- r anipiezza delle coppie costituenti T elettromotore , cosi quelle del re-elettrometro prodotte da bocce caricate ad eguale piuttosto piccola tensione sono di tanto niaggiori quanto piu grande e la capacita delle bocce medesime. 4.° Se alia corrente di una boccia si ofFrono contem- poraneamente parecchie vie, alcune metalliche , ma di va- ria lunghezza , altre formate di conduttori in parte metal- lic! , in parte umidi , essa suddividendosi si propaga per tutte , ma segue in maggior copia quella che e piix corta e piu conduttrice. 5." Da un filo metallico percorso dalla corrente istan- tanea si puo deviare una porzione della medesima quando a due punti di quello metallicamente si uniscano i capi di nn altro filo : e T intensita di tale corrente deviata lungo il secondo filo e tanto maggiore quanto piu discosti tra loro sono gli anzidetti punti. Le quali ultime due proprieta sono afFatto identiche a quelle che per rispetto alle cor- renti voltaiche gia da tempo espose il Marianini nel suo Saggio di sperienze elettrometriche. Altre proprieta delle correnti istantanee esplorate col mezzo del re-elettrometro promette di far conoscere I'au- tore nelle successive Memorie. E noi brameremmo di ve- derle paragonate alle voltaiche in quanto all' azione magne- tizzante , essendoci le molte volte occorso di osservare fra le medesime correnti questa notabile diversita , che men- tre le successive scariche di una boccia debolniente cari- cata fanno crescere lino ad un certo limite il magnetismo m s. M.\r.T\NrNr. 217 permanente del cilindretto se vengono tutte dirette nel niedesimo verso lungo la spirale , all' opposto una corrente voltaica, qnand'' anclie di qiiando in qiiando s' interrompa e si mantenga per qualche tempo iaterrotta, non produce verun accresciinento in quel magnetisnio che il ferro acqul- sto ne' prinil inoinenti della di lei azione. Ma facciamoci ad esporre il piu bel frutto che il Maria- nini ebbe dall'uso del re-elettrouietro , cioe la scoperta delle correnti prodotte dalla attuazlone od induzione dclle corieriti elettriche istantanee , la quale forma il soggetto della terza Memoria. E oggidi a comune notizia che se dispostl due fjli metallici fra loro paralleli , vicinissimi ed isolati, si fa scorrere nell' uno una corrente voltaica , nel moniento in cui se ne stabilisce il circolo deterniinasi nell'' altro una elettrica corrente di Ijrevissima durata e diretta in verso contrario a quello della voltaica : che una nuova corrente diretta omologamente alia voltaica vi si eccita quando si interrompa il corso a quest' ultima : che nessun segno elet- trico si fa palese nel secondo filo per tutto il tempo che rimane chiuso il circolo della corrente voltaica. Ora sino dair epoca in cui il Faraday fece conoscere questo parti- colar modo di operare degli elettromotori , ch' esso chiamo induzione volta-elettrica , ci si presento spontanea la do- jnanda se tale proprieta inducente convenisse anche alle correnti determinate dalla scarica delle bocce : e tanto piii importante ci parve vina tnle questione in quanto che spe- ravamo che le correnti indotte avessero ad essere piii in- tense, essendo di maggior tensione dotate le inducenti. Ma riflettendo in segulto clie quelle hanno luogo solo quando si stabilisce o s' interrompe il circolo della corrente indu- cente, e che percio, se questa e istantanea , si succedono ad intervallo cosi piccolo di tempo da distruggersi perche eguali ed opposte , cosi credemmo afTatto impossibile di trovare tracce delle medesime in un filo che riunendo al solito i capi del filo galvanometrico fosse sottoposto alia induzione di una corrente istantanea. Ne gli sperimenti a tal uopo istltuiti discordarono da questa prevenzioue, im- perocche nessuna deviazione mai si ottenne nel galvano- metro usato com' ora si disse ( il che si accorda con quanto riferisce il ]\Iariaaini nel § 16 di questa terza Memoria), ed ebbesi qualche indizio d' induzione solo allorquando il filo 2l8 MEMORIE DI FISICA , inducente era interrotto da coaduttore uniido (i). Non poteva pertanto non riescire gratissimo 11 vedere come invece il Ma- rianini col mezzo del sno re-elettrometro sia pervenuto a comprovare Tesistenza di questa induzione, clie gli piacqne cliiamare leida-elettrica , e clie da cliicchessia piio essere riprodotta nel seguente modo. Ad un bastoncino di vetro si avvolga una spirale di filo di rame ben ricopcrto di seta, i capi della quale si uniscano a quelli del lilo re-elettro- raetrico : e a quella prima spirale se ne addossi una se- conda i cui estremi servano a stabilire la comunicazione fra le armature della boccia. Nell' atto della scarlca devia r ago magnetico dello strumento : indizio sicuro che per 1' induzione della corrente istantanea , una nuova corrente ebbe origine nella prima spirale. Lasceremo clie i nostri lettori veggano nella stessa Memoria tutle le cure clie il Ma- rianini si prese per accertarsi che la deviazione cosi otte- nuta non si dovesse a trasfusione di elettrico dal filo in- ducente alio indotto : e ritenendo come abbastanza provata r esisienza delPinduzione od attuazione leida-elettrica, ricor- deremo piuttosto le leggl coUe quali essa si fa. Esse sono le seguenti : I." La grandezza della corrente indotta, misurata dalle deviazioni del re-elettrometro in un conduttore rettilineo qual sarebbe un filo od una strlscia metallica avvicinato ad altro conduttore rettilineo clie serva a scaricare la boc- cia, e tanto inagglore quanto piu estese sono le parti dei conduttorl fra loro avvicinate, minore la reciproca distanza e r angolo cli'essi comprendono , sicche e massima allor- che i due conduttori sono paralieli fra loro. Ed e cosi fa- cile la produzione delle correnti indotte , che le piii pic- cole cariclie elettriche e persino i primi due o tre residui di carica valgono ad eccitarle quando le due strisce metal- liche sieno aff'acciate per un tratto di circa cinque deci- nietri e discoste quanto il coraporta il loro rivestimento di nastri di seta. 2.° Una corrente indotta pub essa stessa eccitare al- tre correnti , poiche se formato con una striscia di piorabo (i) Queste stesse considerazioni ed un infi-uttuoso tentative in- torno la induzione prodotta dalla scarica delle bocce si n'ovarono ben anclie uella Memoria del sig. Faraday quando si divulgo fra di noi (Phil, Trans. i832, pag. i3o). DI S. MARIANINI. 219 nn anipio ancUo , si affaccino a due porzioni dlfferenti di esso altre due strisce di piombo rivestite di sostanze coi- benti , e i capi di una di esse si uniscaao ai capi del filo re-elettrometrico, mentre cjuelli dell' altra si facciano servire alia scarica della boccia , nell' atto in cui questa si fa il re-elettrometio colla sua deviazione ci avverte che la cor- rente trasmessa daila terza striscia induce altra corrente neir anello forniato dalla prima e che da questa per indu- zione proviene nella seconda striscia quella corrente che agisce sullo strumento calamitandone il cilindretto. E pero degno di rimarco che se la seconda e terza striscia sono applicate alia stessa porzione dell' anello , il quale sia dalle inedesime conipreso, in allora nessuna corrente si manife- sta nella seconda , od almeno essa e piccolissima quando la bottiglia sia molto carica : ma ritorna la consueta indu- zione della terza sulla seconda striscia se 1' anello vien rotto sclogliendo dalla reciproca unione i capi della striscia ond' e formato. 3° L' induzione ha luogo anche allorquando il to- tale circuito che percorrer deve la scarica della boccia sia di pareccliie centinaja di metri, oppure venga interrotto da uno strato di acqua : ne manca se il conduttore sottoposto alia induzione sia esso pure lunghissimo od in pari inodo interrotto. 4.° Si manifestano i fenomeni dell' induzione leida- elettrica fra due conduttori avvicinati, quand'anche uno di essl od entrambi non sieno metallici ma umidi ; purche il passaggio dell' elettrico segua con sufllciente celerita. 5.° Anche le sole scintille tratte dal conduttore prin- cipale della macchina elettrica e ricevute da uno dei con- duttori che con un capo comunichi col suolo, destaao cor- renti indotte anche nell' altro conduttore. 6.° Ma cio che piii sorprende tra i fenomeni della induzione leida-elettrica e la direzione delle correnti in- dotte : imperocche , se la boccia ha un decimetro quadrato di armatura esteriore , la corrente indotta tiene, qualunque sia la tensione della boccia, una direzione opposta a quella della inducente ; e se al contrarlo la boccia e di circa 19 decim. quadr. ed e caricata fortemente, le due correnti in- dotta ed inducente camminano nel medesimo verso. II quale opposto modo di comportarsi delle bocce a norma della loro capacita ha luogo qualunque sia la distanza fra i due 2 20 MEMORlE DI FISICA , conduttorl paralleli sottomessl alio speritnento. Pero se la scarica di una bottiglia graade e obbligata ad attraversare uno strato di acqua prima di ariivare al filo inducente, op- pure se la bottiglia stessa e caricata a debole tenslone, ia allora la corrente indotta e opposta all' inducente come vuole il canone dell' induzione volta-elettrica. Anzi in que- st'ultimo caso avvenne che una giara la quale carica a a 5° deir elettrometro a quadrante indusse una corrente diretta omologamente all' inducente , col primo residuo non pro- dusse veruna induzione , ed eccito col secondo una cor- rente opposta. Tali fenomeni che riguardano la direzione delle correntl indotte meritano ancora dai fisici uno spe- ciale esame per rintracciare P origine di quelle opposte ap- parenze : imperocche ci pare ch' essi ci rlconducano a quelle considerazioni dalle quali partimmo nell' incominciare 1' e- stratto di questa terza Memoria. Infatti , se non erriamo , la corrente indotta della quale ci da indizio il re-elettro- metro e il risultato o la difFerenza delle due correntl oppo- ste che corrispondono , giusta le leggi dell' induzione volta- elettrica , ad una medesima corrente inducente , le quali nel caso dell' induzione leida-elettrica succedonsi ad Inter- vallo brevissimo di tempo, e per circostanze particolari dipendenti dalla scarica della bottiglia produrre possono di- suguali effetti magnetizzanti. Ammessa una tale proposi- zione concepiamo che, se la corrente iniziale stabilitasi nel filo indotto al momento in cui quella della boccia s' in- cammina nel filo inducente, e atta a produrre nel re-elet- trometro un magnetismo permanente piii vigoroso di quello che corrisponde alia corrente /ireaZe sviluppatasi al compiersi della scarica della boccia , in allora lo strumento dara segno di una corrente indotta opposta all'inducente. II contrarlo effetto avra luogo quando la corrente indotta finale potra non solo distrnggere nel cilindretto 11 magnetismo impres- sovi dalla iniziale, ma comunicargliene ancora una parte di quello ch' essa stessa vi eccita. E che queste due correnti indotte aver possano intensita dilTerenti lo sa ognuno che esperimentando intorno all' induzione volta-elettrica abbia osservato come quella intensita dipenda dalla rapidita con cui si stabilisce o s' interrompe il libero circuito della cor- rente inducente ; sicche argonientando per analogia potrera- mo asserire che la scarica delle bocce ampie s' interrompe piu rapidamente di cjuello che si stabilisca. E sebbene DI S. MAJIIANINI. 221 questa deduzlone sia sostenuta dal fatto clie II ritardo prodotto nella scarica di un' ampia boccia dalP intervento di un conduttore umido produce una corrente indotta op- posta aH'iiiducente, pure il volersi avanzare in siraili ar- gonientazioni senza la scorta di altri fatti e imprudenza. Os- serveremo piuttosto die il fenomeno offertosi al Marianini si assomiglia a cjuello che ci presentano le scariche delle bocce, se trascorrono il filo di un galvanometro ben preparato , e ad ago astatico ^ imperocche se uno dei capi di esso rie- sce aU'esterna armatura di una giara di circa loo poUicL quad, di armatura e carlca a 20° e I'altro capo terminate ia palla si reca a toccare 1' uncino della boccia, I'ago devia in verso opposto a quello in cui lo spingerebbe una cor- rente voltaica che circolasse nel filo nella direzione seguita dalla scarica della boccia , e non ritorna alia posizione ini- ziale ma bensi si ferma assai prossimamente nel punto di mezzo della prima oscillazione ch'esso descrive. Che se il filo galvanometrico e interrotto per due decimetri da un filo di canapa inuraidito, in allora la deviazione dell' ago si fa in verso omologo a quello prodotto dalle correnti voltaiche, e dopo le consuete oscillazioni ritorna alia posizione ini- ziale. Anzi le spesse volte avviene che se il filo galvano- metrico tutto metallico e terminato in palla lentamente av- vicinasi all' uncino della boccia , la scintilla che scocca tra questo e quella, prima che giungano al contatto, produce un'' omologa deviazione, mentre una successiva opposta de- clinazione determina la rimanente scarica della boccia ot- tenuta recando la palla a toccare Y uncino. Lasciando che gli ulterior! esperimenti rendano raglone di queste elettriche apparenze , speriamo che il sig. Maria- nini vorra nelle venture Meniorie ch' ora ci promette riem- pire que' pochi vuoti che ancora presentano le attuali sue ricerche ; e concliiudiamo esser queste di tanta importanza clie nuovo iucremento aggiuagono a quella fama ch' egli gode e dentro e fuori d' Italia , e per la quale venne recentemente ascritto fra i membri corrispoudenti dell' Ac- cademia delle Scieuze di Parisri. 222 PARTE STRANIERA. Stellarum dnplicinm mensurcc micrometricce per ma- gnum Fraunhoferi tubum annis a 1824 ad 1807 in specula dorpatensi institutoe , adjecta est synopsis observationum de stellis compositis Dorpati annis 1814 ad i%%if per minora instrumenta perfectarum; auctore F. Q. W. Struve a consiliis status actua- libus, in Universitate dorpatensi astronomice profes- sor e et speculoe directore etc., editce j'ussu et expen- sis academics scientiarum ccesarece petropolitanoe. — Fielroburgo , 1837, dalLa stamp eria deU Ac cademia, in foglio di pag. clxxx e 33 2 , con tre tavole in rame. Rapport fait d son excellence 3T. d''Ouvaroff, niinistre de I instruction publique et president de l' Academic impcriale des sciences.^ par 31. V Acadeinicicn F. G. Q. Struve , directeur de V Osservatoire de Dorpat. — Fietroburgo , stamperia delt Accademia , in 8.", di pag. 52. ll sig. Struve, ora chiamato a prescclere alf Osservato- rlo nuov^amente eretto nella capitale delF Impero Russo, ha raccolto nel primo de^ succitati volumi , magaificameute im- presso a spese deirAccadeniia di Fietroburgo, il frutto delle sue indagini sulle stelle doppie, nelf Osservatorio di Dor- pat continuate pel corso di 14 anni. Nel secondo poi egli si assunse 1 incarico di porre sotto gli occlii del sue mece- nate e sotto quelli del pubblico un suuto delle cose con- tenute nella sua grand opera ed insieme un inforniazione sulla parte piu importante de^ suoi lavori astronomici ese- guitl nel suddetto Osservatorio. Egli preniette alia sua re- lazione alcune proposizloni abbastanza note agli astronomi, nia ch'egli crede necessarie a render cbiare ad ogni classe di lettori le cose clie s^ accinge ad esporre intorno ai feno- meni die la piii atterita osservazione sulla distribuzione e PARTE 5TRANIERA. 223 sul motl delle stelle che comunemente chiamansl fisse , ha fatti fin ad ora scoprire. i.° Le stelle fisse sono corpi celesti che risplendono di luce propria non altrimenti che il sole. II signer Steinheil dalle sue esperienze fotometriche ha conchiuso che se que- sto gran luminare fosse trasferito ad una distanza da noi 3,286,500 volte maggiore delF attuale la sua luce sarelibe ri- dotta ad uguagliai-e quella di Arturo , ed il suo diametro non supererebbe la parte 1700." dun minuto secondo. Lo splen- dore delle stelle dipende certamente dalla loro grandezza e dair intenslta della luce propria di ciascuna , ma dipende piu specialniente dalla loro distanza da noi o dal sistema solai'e. Gli astronomi sono convenuti in una certa classlfl- cazione delle stelle dlpendexite dall^ intensita di splendore che a noi presentano , giusta la quale chiamansi di sesta grandezza le piu piccole che possono essere visiblli ad oc- cliio nudo e di duodecima le piu piccole che possono ren- dersi visibili coi piii forti acromatici. II sig. Herschel figlio pero assicura di poter vedere co^ suoi telescopj di 20 piedi di lunghezza le piii piccole stelle fino alF ordine ventesiiuo. 2.° Chiamasi stella doppia T aggregate di due stelle tanto ravvicinate fra loro che all occhio nudo non lasciano scor- gere alcuno spazio di separazione, presentando soltanto r apparenza d' una forma alquanto allungata ^ il che av- viene allorche la loro distanza non oltrepassa due o tre minuti priml. 3.° In un senso piu stretto si da il uome di stella dop- pia air aggregate di due stelle , la cui distanza apparente non supera 32", e che jjercib non presentano all' occhio nudo alcun^ apparenza di dupliclta. Se nella volta celeste s' immagini descritto un circolo di 32 di ragglo attorno ad una stella e che questo cerchio rlnchiuda due altre stelle, bi avra una stella tripla ; alio stesso mode si definiscoxio le stelle quadruple , quintuple ecc. La stella piii luminosa di ciascun aggregate chiamasi hi principale , e le mene lurai- nose i satelUti. 4. Se fra V innumerevole quantita di steUe sparse pel firmamento , due se ne incontrane che selibene poste a di- stanze diversissime dalla teiTa , cadano prossiniamente nella medesima direzione, il lore aggregate si chianiera stella doppia ottica. Esse sono generalmeute composte dl due stelle, r una molto rispleadente e 1 altra di luce deljole. 2^4 PARTE STRANIERA, 5. Se all Incontro due stelle non solo appariscono ve- dute dalla terra quasi nella medesima direzlone , ma avendo una distanza dalla terra stessa prossimamente eguale si tro- vano anclie realmeiite fra loro niolto vicine, 11 loro aggre- gate si cliiamera Stella doppia fisica. In questo caso le due stelle debbono esercitare V una sulP altra un"" attrazione ana- loga a quella clie esiste fra il nostro sole e i pianeti die lo circondano. 6. La relazioue apparente d''una Stella doppia ottica deve variare col moto della terra nella sua rivoluzione attorno al sole , e questa variazlone debb^ essere tanto piu sensi- bile, quanto maggiore e la vicinanza d^ una delle stelle componenti e la lontananza deiraltra. Questa considerazione porge il mezzo piii sicuro per determinare la parallasse delle stelle ;, mezzo gia immaginato da Galileo , e tentato poi dall Herscliel padre col sussidio de^suoi potenti telescopj. 7.° La relazione apparente d^ una stella doppia fisica al contrario deve variare non gia in conseguenza del moto della terra , ma per un moto proprio di rotazione delle due stelle componenti intorno al loro comune centro di gravita ; giacclie senza la forza centrifuga prodotta da que- sto moto i due astri non potrebbero rimanere lungamente disgiunti, e precipiterebbero 1 uno sopra 1 altro in virtii della reciproca attrazione. Da queste premesse scende V autore a mostrare V impor- tanza delle indagini intraprese dai moderni astronomi in- torno alle stelle doppie le quali debbono condun-e la scienza verso un' epoca novella, clie comincera dal momento in cui sara dato di mostrare col fatto clie la meccaiiica ce- leste non si limita ai fenomeni del sistema solare, ma si estende ai moti di tutti gli astri del firmamento. Ecco duiique il piano d' operazioni cV egli propone e del quale lia egli stesso gia compiuta una gran parte. Prima di tutto conviene cercare e registrare ordinatamente in un catalogo le stelle doppie a noi visibili; e siccome una tale ricerca presa in tutta la sua estensione supererebbe le forze uniaiie, conviene resti-ingerla entro certi linilti tanto ri- spetto alia distanza angolare , la quale come si e detto , suole limitarsi a 3 2", quanto rispetto alia grandezza delle stelle principali e delle loro seguaci , omettendo quelle clie sono al di sotto d^un certo ordine. Conviene pero avere Tavvertcnza di discendere ad un ordine piii basso rispetto PARTE STRANIERA. 225 a queste in ragione die minore sai-a la loro distauza dalla Stella pi-incipale ; giacche V esperienza d^ accordo colla teo- ria ci mostra clie nei gruppi di stelle piix ristretti riscon- traiisi solitameiite i movimenti rotator] piii rlmarchevoli. In secondo luogo conviene determinare esattamente col mezzo d'' uno stromento meridiano la posizione delle stelle principal! in ciascnn gruppo , onde col tempo si jjossa de- terminare il loro moto proprio progressive. In terzo luogo quando si arrivi ad assicurarsi clie un dato gruppo costi- tuisca una A'era Stella doppia ottica, converra istituire delle osservazioni atte alia determinazione della loro difFerenza di parallasse annua, col precisare la posizione relativa delle stelle componenti a diversi intervalli entro il corso del- r anno. In quarto luogo per le stelle doppie fisiche ( clie " sono le pill numerose ) o clie si sospetta che possano es- sere tali , le osservazioni dovranno aver per oggetto di de- terminare la distanza apparente e la direzione del satel- lite relativamente alia principale in un^ ejioca fissa , onde il confronto di queste posizioni con quelle clie si ripete- i-anno a certi intervalli di tempo possa somministrare i dati per discoprire gli elementi delle orbite da esso de- scritte. Questi intervalli , almeno per la prima volta , non devono essere niagglori d' un anno , onde non prendere equivoco su quelle clie in uno spazio di tempo piii lungo avessero per avventura compita pivi d' una intei'a rivolu- zione. In pratica pero il signor Struve opero in un modo iiniforme per le stelle doppie ottiche e per le fisiche, non potendosi effettuare la separazione delle due specie senza r appoggio di preventive osservazioni. Per ultimo e cosa importante il notare T intensita e il colore della luce di ciascuna Stella onde tener dietro ai cambiamenti a cui po- trebbero andare soggetti. Herschel il padre aveva divise le stelle doppie, distant! fra di loro meno di 3 2", in quattro ordin! ^ il sig. Struve invece ne ha stabiliti otto, de! quali il primo comprende le stelle la cui distanza angolare non arriva ad un minuto secondo i .' nccessiv! poi sono distribuit! in modo clie ter- ininano rispettivamente a 2", 4", 8", 12 ", 16 ", 32". E qui c! sia lecito il confessare che non vediamo il motivo per cui I ordine della serie geometrica i, 2, 4, 8, ecc. sia stato interrotto coif inserire fra V otto ed il sedic! il numero dodici. JJiOl. lud. T. XCI. 1 5 226 PARTE STRANIERA.. Ill ciascnno di questi 8 ordini le stelle sono distvibuite secondo V ascensione i-etta , ma in due snddivisioiii , delle cjuali la prima comprende le stelle doppie il cui sa- tellite lion e al disotto dell ottava gi-andezza, e la seconda tntte le altre. La prima parte della graiid^ opera di cui trattiamo comprende quiiidici divisioni degli otto ordini ( giacche le due secoiide suddivisioni degli ordini 7." ed 8.° sono riuiiite in una sola ) , una sedicesima contenente le stelle doppie piccolissime , ed una diciassettesima in cui sono ripetute le posizioni di quelle le cui distanze in una seconda revisione rlsultarono alquanto raaggiori del llmite di 33". La seconda parte si compone di tre appendici^ iiella prima trovansi le inisure micrometriclie delle stelle la cui distanza e compresa fra trentadue second! e sette minuti ; nella seconda quelle di varie stelle die si distinguono pel loro moto proprio, nella terza una ripetizione di misure relative a molte stelle le piii insigni fra quelle del catalogo. La terza parte olTre un saggio delle inisure prese a Dorpat prima delf acquisto del graiide acromatico di Fraunhofer , e la quarta finalmente contiene i registri clie servono a trovare nelP opera le misure relative a ciascuna stella. 11 testo e preceduto da una introduzioiie in cui si espongono i precetti necessarj pel maneggio delf acromatico suddetto. Le osservazioni astronomiche noii fruttano geiieralmente alia scienza che in proporzioiie clie si moltiplicano col lungo procedere degli aniii , e siccome in astroiiomia tutto sta iiel potere riconoscere la natura del movimento de^ corpi celesti, avviene spesso die alcune osservazioni, se quei motl sono assai lenti , non portano frutti die dopo il corso di molti secoli. Rispetto alle stelle doppie possianio gia pro- iittare delle osservazioni fatte dalF Herscliel padre ad epo- che anterior! alTattuale di 36 e di 56 aiiiii. II nostro au- tore ha gia cercato di trarre delle important! conclusioni dal coiifronto delle osservazioni suddette colle sue proprie. E prima di tutto era cosa importante 1 ' istitulre la gia iii- dicata separazione delle stelle doppie fisiche dalle ottiche , nella quale ricerca egli e partito da questa considerazione: che se la prossimita di due stelle non e che accidentaie , essa dovra essere taiito frequente quanto piu ci allcntaiie- remmo dal limite delle distanze. Ora egli ha trovato die neir ottavo ordine , comprendente come si disse le stelle distant! da 24 a 32 ', il numero delle stelle e minore che I'ARTE STRANIEKA,. 227 net I oi'diiie priino, in cui soiio reglstrate quelle loiitane da o ad 1", nieutre si prova die se tutti quest! ravvicinainenti fossero accidentall , il numero delle prime dovrebli essere 448 volte maggiore di quello delle seconde. Applicando a questo fatto il calcolo delle probabllita egli coiicliiude : i.° Che di 653 stelle doppie biillanti di tutti gii otto ordini, vi debbon essere ahiieao 6o5 fisiche e soltaiito 48 ottiche. a.° Che le stelle doppie brlllanti del primo e del se- cond^ ordine, cioe lontaue fra loro non piii di a", le quali nel suo catalogo ascendono al numero di 178, sono tutte fisiche senza eccezioiie. 3.° Che fra le 268 stelle da lui aunoverate , la cui di- stanza e compresa fra a ed 8 second! , 260 sono fisiche e 3 soltanto possono essere considerate come ottiche. 4." Che di ic6 stelle doppie distant! da 8 a 16 second!, 97 sono probabilmeute fisiche e 9 ottiche. 5.° Che d! 106 stelle doppie distant! da 16 a 32 se- cond!, 70 sono fisiche e 36 ottiche. Rispetto alle coppie nelle quali la stella piu luminosa e accompagnata da una assai debole di luce, il nostro astro- nomo trova che rigettando ! satellit! d! grandezza inferiore alia decima , e limitando le distanze a 12" le stelle dop|i!e fisiche sono ancora le piu numerose. Ma allorche estende le sue indagini alle coppie poste a distanze maggiori e con- tenenti de! satellit! di minor grandezza delP indicata, egl! trova delle class! nelle qual! il numero delle stelle doppie ottiche pi'edoniina notabilmente. L'' autore ha applicato del jiari !1 calcolo delle probabl- lita alle stelle triple, delle quali ne ha rinvenute 87 entro i solit! limit! d! distanza e di grandezza, ed ha trovato anche per esse una pi'eponderanza favorevole alia su]:)po— sizione che i tre corp! sieno legat! fra loro da uua forza d^attrazione e s! muovano !n giro intorno al comune cen- tro d! gravita. Fin qui si tratta del numero de^ cas! in generale , ma quando s! viene al jiarticolare e si vuol sapere se un dato gruppo e formato di due o piii stelle realmente viclne e riunite da forza d^ attrazione , oppure e nato dair incon- tro di stelle rimote , fortuitamente poste per no! in una medesima direzione , e necessario ricorrere alT osservazioue del loro moto proprio progressivo. Se questo e comune ed 220 PARTE STR^NIKRA. eguale per tutte , la loio riunione fisica non e piii da iiiet- tersi in dulDbio. II j^rimo esempio d^ una tale confovmlta di movimento si ebbe nella steila 6i del Cigno e fn rimar- cato or son 84 anni dalF astioaomo Piazzi ; le due stelle riunite di questo gruppo Jjinaiio della sesta grandezza si avanzano insieme di 5" alf anno , sicclie nelF intervallo di quasi i5o anni trascorsi dopo 1 epoca di Flamstedio, lianno percorso di conserva , rispetto alle altie stelle fisse , uno spazio di ben dodici minuti. Ai nosti-i giorni il sig. Anger- lander ha notabilmente estesa e perfezionata la conoscenza di questi moti proprj pubblicando il confronto delle posi— zioni di 56o stelle da lui osservate ad Abo in Finlandia e ridotte air anno i83o, con quelle registrate nel cata- logo di Bradley, per T epoca deiranno 1755. Fra le stelle date dall Angerlander e die hanno un moto proprio abba- stanza considerevole, il sig. Struve ne trovo 41 comuni al suo catalogo di stelle doppie, e di queste ne incontro 40 per le quali il moto proprio e comune alia Stella princi— pale ed al suo satellite. La sola che fa eccezione e la J" del Cavallo minore , e questa sola fra le sopra indicate deve considerarsi come una Stella doppia ottica. Estendendo le stesse ricerclie ai gruppi di due stelle le cui distanze sono comprese fra 3a ' e 7' lo stesso autore ne ha trovati 27, il cui moto proprio giusta il registro dell Angerlander e assai considerevole, ed ha veduto che in i3 di essi le due stelle hanno un moto proprio comune, in 9 non V hanno, rimanendo in dubbio la simultaneita del moto per quelle degli altri cinque. Nel numero delle prime nove incontrasi la bella steila detta a della Lira o Vega accompagnata da un satellite della decima grandezza distante da essa per circa 43". Questa coppia di stelle era opportunissima alia determinazione della parallasse del grand orbe , essendo nei climi boreali visibile in tvitte le notti i il sig. Struve la segui per un anno intero osservan- dola a 1 7 epoche difFerenti delP anno ., e ne dedusse per la principale delle due stelle una parallasse che arriva appena alia quantita d^un''ottaA'a parte di secondo ;, il che assegne- rebbe alia steila principale una distanza eguale a i, 653, 541 volte la distanza media della terra dal sole. Non meno iniportanti sono i fenomeni dei moti re- lativi delle stelle doppie fisiche che risultano dal confronto delle osservazioni dellHerschel con quelle di Struve. Questi PAJITE STRANIERA. 229 confi*ontl hamio gla potuto istitnirsi sopra i63 fra esse, fra le quali 58 lo manlfestano in modo uoii equivoco ; ri- conoscendosi che in generate i cambiamenti piii rapidi rin- contransi nelle stelle piu ravvicinate. L attenta considera- zione dell"" indlcata circostanza conduce ad una proposizione generale ed Importante clie 1 autore enuncia nei termini seguenti : " La divisione delle stelle doppie in ordini pro- " cedetiti secondo le distanze apparenti che esistono fra di " esse non e unicainente fondata siil principio die gli og- >> getti si vedono sotto un angolo piii piccolo, quanto mag- " giore e la lore distanza , potendosi oltre a cio stabilire " che le stelle doppie del primo ordine che hanno una di- " stanza apparente minore d^ un secondo , hanno altresi " una distanza assoluta o lineare minore di quelle della 'I classe seguente , e cosi delle altre ; di modo che la loro >i mutua attrazione e maggiore , il loro moto piu accele— »/ rato , e la loro rivoluzione piii breve. » I signori Savary, Encke , Herschel figlio e Madler si sono occupati con felice successo nel calcolo delle orbite reali di alcune stelle doppie, fondato sul confronto di osservazioni fatte ad epoche diverse. I periodi in tal modo stabiliti che presentano una sufficiente certezza sono i seguenti : V] della Corona periodo 48 anni ^ del Cancro >i 48 ^ deir Orsa maggiore » 60 p del Serpentario '/ 80 ff della Corona >> 200 a dei Gemelli " 2 1 5 7 della Vergine » 5 1 3 Esistono dunque dei soil che impiegano a rivolgersi In- torno al loro comune centre di gi'avita un tempo minoi-e di quelle entro il quale il pianeta Urano compie la sua ri- voluzione intorno al centro del nostro sistema ^ onde con- vien conchiudere o che questi soli sono fra loro piii vicini che non e Urano al Sole , o che la somma delle masse di quelli e considerevolmente maggiore della somma delle masse del nostro sole e del suddetto pianeta. Riconosciuto il moto di rivoluzione di una o piu stelle legate da un^ attrazione reciproca , deve piue ammettevsi la possibilita d^ una occultazione ossia delf apparente so- vrapposizione dell^ una sulf altra , nei casi in cui il piano 23o PARTE STRANTFr.\. del loro movlmento passa assai vichio alio spazio in cui muovesi la terra. L aiitico Herschel aveva gia osservato uii tal fenomeno sopra le stelle L, cU Ercole e J^ del Cigno, delle quali fino dal 1780 aveva riconosciuti i satelliti, clie piu non pote vedere 20 anni pin tardi. Le due stelle si presentarono di nuovo come dojipie al sig. Struve solo nel- r anno 1828. Molti altri fatti di simile natura lia potuto verificare quest ultimo , i quali si presentarono sotto tre forme diffeienti ;, cioe ora alcune stelle die precedenteniente erano state riconosciute come doppie, si sono tanto rav- vicinate che sembrarono o perfettamente semplici od alcun poco allungate ; ora alcune altre che anteriormente erano apparse come semplici , sono divenute doppie in processo di tempo , ora finalmente alcune di esse lianno subito en- trambe le vicissitudini , come si e gia notato per le stelle d, di Ercole e S del Cigno. Al pari dei movimenti sono importanti a studiarsi i cam- biamenti di luce delle stelle. II sig. Struve ha posta anche a questi fenomeni una particolare attenzione proiittando di una circostanza che ajuta possentemente a farli riconoscere allorche si tratta di stelle doppie. Queste stelle hanno spesse volte un"" eguale intensita di luce , sicche le piccole varia- zioni in piii od in meno si rendono visibilissime. Egli ne indica 2,8 nelle quali il cambiamento di splendore si rende quasi certo, e fra queste la piii uotabile e la y della Ver- gine , composta di due stelle vicine alia terza grandezza , una delle quali avendo per piu anni conserv^ata la premi- nenza di chiarezza sulf altra , la perdette poi in processo di tempo. Un simil fenomeno fu dalF autore riconosciute in altre 48 stelle doppie , a spiegare il quale e forza at- tribuire ad esse un moto intorno ad un asse di rotazione. SuUe tracce dell Herschel il sig. Struve ha fatta esatta an- notazione de"" colori di ciascuna Stella da lui osservata, ogni qual volta la soverchia piccolezza non impediva di distin- guerli , ed ha potuto gia stabilire intorno ad essi alcune regole generali. Tutti i colori del prisma, oltre il bianco, s^ incontrano nelle stelle, ma si osserva molte volte che quando la Stella principale non e bianca , essa rosseggia alquanto, mentre il satellite presenta il colore azzurrognolo che e r antagonista del rosso. Piu comunemente pero le stelle riunite sono tinte del medesimo colore. Egli trova in fatti che nel iiumero di 696 stelle doppie brillanti , 37.S PARTE STRANIEUA. 23 1 copple hanno uii medesimo colore e d^eguale intensita, loi haniio del pari uii color medesimo , ma d intensita diffe- rente, e finalmente 120 hanno nn colore totalmente di- verso. Osserva inoltre die fra 476 stelle doppie d' egual colore, 295 sono hianclie, 118 gialle o rossicce, e 63 az- zurrognole ^ la combinazione poi d' un satellite di colore azzurro piii o meno intense s^ incontra 53 volte con una Stella principale bianca, 5 2 con mia gialliccia, 5 2 con una gialla o rossa e 16 con una verde. 11 rapido cenno clie abbiam qui fatto delle cose conte- nute nelle due opere annunciate , nelP atto die da un^ idea deir attivita e dello zelo del nuovo Direttore delf Osserva- torio di Pietroburgo , mostra insieme qual largo campo sia aperto di nuove ed inaspettate scoperte a quegli osserva- torl , die muniti di grandi telescopj , vorranno applicarsi con pari assiduita a questo genere d^ osservazioni. aSa PARTE STRANIKHA. Bandages et apparells d pansements , ou nouveau sy- steme de deligation chirurgicale , etc. Fasciature ed apparecchi di niedicazione, o nuovo sistcma di le- gature chirurgiche, di 3Iattia Mayor., dottore in me- dicina, chiiiugo in capo delVospedale cantonale di Losanna. Terza edizione — Paiigi, i838, in 8.", di png. XVI e 5c5, con atlante di i6 tavole in 4." Prezzo franchi 8. J. ra 1 chirurghl piu segnalati deU'eta nostra viene merl- tamente ascritto il sig. dottore Mattia Mayor di Losanna. Ad una pratica la piu ragionevole e fortunata egli con- giiinge profonde e non comuni vedute teoriche , e facilita di rinvenire nuovi espedienti nelle varie coadizioni in cui i gia conosciuti non riescono acconci e proporzionati. Del clie fanno prova parecchie Memorie die di lui si hanno intorno a diversi punti di mediclna esterna. Ma la produ- zione con cui egli si fece i niaggiori meriti colla scienza che professa e colla languente umanita e quella di cui noi ora annunziamo la terza edizione; e la quale costituisce una vera e radicale riforma nell' arte delle fasciature. Egli non cade nienomamente dubbio ch'esse fasciature, gli appa- recchi e le medlcazioni nianovali costituiscono un elemento essen/ialissimo della chirurgia operatoria, ed jl cui uso in tanto piu rlleva , in quanto e cotidiano. Nella sagacita sua il ch. nostro autore ravvisando in tutta 1' estensione loro gl' inconvenienti che vanno congiunti alle ordinarie praticate maniere di fasciature e di medlcazioni esterne chirurgiche, all' uso delle filacce, della carpla, degli stuelli, delle compresse , dei rotoli, ecc, ai diversi apparecchi e meccanismi per contenere le slogature e le fratture , per raddrizzare la spina, ed a certi letti meccanici, cerco tro- var niodo come ripararvl. E di vero alia campagna, nelle case del povero , nel campo di battaglla non e per nulla possibile si eseguiscano le pratiche di medicatura che la cliirurgia ebbe sin qui statuito. Agevolarle quindi col mag- giore e migliore successo , renderle alia portata di venire esegulte anche dalle persone non dell' arte, ed in qualun- que site e congiuiitura, non poteva non essere un grande PARTE STRA.NIFRA. 233 e reale benefizio; del quale noi ora andiamo debitorJ all'in- gegno ed alio zelo del sig. Mayor. Cio che fu negligentato, od a meglio dire riteauto sia qui impossibile, ed ia nes- siina parte ed ia nessun tempo noii venne quindi mai ten- ia to , egli ebbe la fortuna di mandare a compimento. Statu! una dottrina tutta nuova , un sistema di fasciature e me- dicazioni fuori interamente degli oggetti generalmente noti ed usitati; principj e mezzi che sovvertono i principj ed i mezzi da per tutto adoperati ; principj e mezzi die por- tano il suggello della sperlenza, nel cui crogiuolo furono cimentati per buon nnmero di anni. Sebbene randamento e la prospera riuscita delie efFettuate mutazioni fosse assi- curato, volendo non di nieno il chirurgo di Losanna con tutte le possiljili cautele operare , non corse innanzi, ma ando con lentezza e circospezione insino al 1828, in cui arrischio un libretto sotto il titolo di Fasciature popolari onde incominciare a far noto il suo trovato. L' impresa teneva del diflficile, trattavasi nientemeno che di gettare a terra quanto dal tempo, dall'uso e dalla generale abitudine era consecrate. Le insorte dispute, le nuove osservazioni fecero accorto I'in- ventore che il mezzo da lui proposto poteva lottare be- nissimo coi mezzi ordinarj ed uspirne vittorioso ; oltre che costituiva una base di chirurgia pratica in ogni lato van- taggiosa. A vie maggiormente rinfrancarsi si fece un de- bito di non piu che ad esso dar mano in quanti mai casi gli capltasseroi e per conseguenza, in tutte le condizioni ed in tutti gli accident! cerco trarsi d' imbarazzo col solo uso di semplici pannolini , ripiegati, o quadrati, o a trian- golo od a collaretto. Costretto cosi a non fare la chirurgia, che di pezzuola , ebbe la dolce consolazione di vedere che lo scopo suo era raggiunto, e dlvenuto di tutta facilitate che la nuova sua maniera conduceva naturalmente a sin- golare svolgimento di mezzi chirurgici inattesi; posciache ne risultava una quantita di nuove e semplici fasciature, comode e sicure nello stesso tempo, e le quali si potevano applicare a tutti i casi ordinarj e straordinarj, e nascevangli a cosi dire sotto le dita di mano in mano che ne abbiso- gnava. La semplicita e in generale I'appannaggio di cio cli' e buono ed utile. Con tale idea il sig. Mayor si accin- geva a sciogliere, e scioglieva in fatto compiutamente il seguente problema : " ridurre per quanto jjossibile tutti gli apparecchi chirurgici alia piu semplice gui«a e modo ac)4 P\UTE STRANIER4. raiinoilandole ad un principio unico ed uniforme, e fare in maniera clie le singole parti di essi apparecchi, ossia gU oggetti materiali di una medicatura qualuiique sieno s'l co- muni e di tale natura , die si rinvengano in tntte od in quasi tutte le condizioni, circostanze e congiunture alia mano del chirurgo e di ciascuno , e die in mancanza del cliirurgo medesiino possano essere facilmente applicati , e dal primo die capita in seguito a brevissima istruzione. O in altri termini : rinvenire un mezzo semplice , facile ad applicarsi , mai sempre in pronto, o die di leggier! in ogn'incontro si possa avere, e che valga a tenere il posto delle filacce, della carpia , delle compresse , delle rienipi- ture , delle fasce, cinti e legacci , quali la chirurgia ri* diiede per ogni sorta di medicatura. " I risultamenti pro- venienti dalla rlsoluzione di questo importantissimo pro- blema ed accertati dalla pratica sono esposti nell' opera die discorriamo ; e la quale forma epoca importante negli annali della chirurgia, e vorremmo fosse maggiormente alle mani dei chirurglii nostri specialmente di campagna. Per ricostruire bisogna distruggere; conseguentemente il nostro autore incomincia a far conoscere tutti gP inconve- nienti delle fiisce nel mode die sono adoperate , e quali sono i mezzi die denno con utillta venirvi sostituiti. " La pezzuola o fazzoletto ( Ze mouchoir) e la sorgente di ogni mezzo di legatura e puo di per se sostituire tutte le le- gature conosciute. Tale pannolino quadrato puo e deve avere variatissinie dimensloni. I mezzi di legatura che de- rivano da questo tipo primitivo , da questo tronco co- mune sono i seguenti : i.° il quadrato lungo che si ot- tiene col ripiegare in se stesso il fazzoletto certo numero di volte onde avere alPistante un legame quadrangolare piu o meno lungo, largo e di bastante consistenza f, a.° il triangolo, che si fa col ripiegare diagonalniente il fazzo- letto o tagliandolo nello stesso senso, colle diverse ripiega- ture sempre nella direzione stessa se ne possono diminuire le dimension! giusta il bisogno; 3.° il collaretto o fazzoletto da coUo , avuto col ripiegare in se stesso il triangolo quel novero di volte die basta ed in senso della base sua^ 4.° la corda; ch'e il collaretto ritorto in se stesso. " In appresso si descrivono le legature piu indispensabili giusta le diverse parti del corpo die ne addimandano la speciale applica- zione. Dalle fasciature si passa a quelle cose che sono P\nTE STRANIFnA. 235 X'alicle a ricoprirc e guareiitire le superficie del corpo prU vate tlegF integtiiiienti. Alle iilacce eil nlla carpia sostitnisce il cotonc, die la sola prevenzione ed ubbie mal fondate allontanavano come nocitlvo e velenoso dalle piaglie, lad- dove r esperienza cliiari avere ia vece reale ed evidente vantazgio sopra esse filacce e carpia. Un capitolo e dedi- cate alle irrorazioni continue , mezzo eccellente dell' arte per favorire gli sforzi della natnra, e della cni utilita e vivamente a desiderare che i chirurglii sieno maggiormente in generate convinti, e pel bene dell'umanita vi si ridn- caiio piii die nol fanno. Agrimpiastri onde ovviare a tutti gl' inconvenienti die ne succedono appone la mussolina. II lilo nietallico divenne nelle mani del nostro autore un ele- luento di fasciatura die occupa ed occupera amplissimo posto tra gli oggetti necessarj al pratlco , ed il cui uso sara cotidiaao e riesce piii che mai svariato. La merce sua si ritrae la forma di qualuncjue parte, disegnandone con esso appuntino la figura ed i contorni , compiendosi cioe quello die dicesi disegno lineare. Lo stesso fiio me- tallico circondato di cotone, e ricoperto esternamente di tafFetta gommato prestasi ottimamente ad ogni foggia di pessario ^ ed entra anche a semplilicare e costituire piti adattati i cinti da ernia. Ai letti meccanici, che uon sono senza inconvenienti ed incomodi , e richiedono gente ed opere manovali nojose talvolta al malato , prepone il qua- dro clinico di semplice costruzione , e piii agevole anche ne'casi i piu complicati, e che richiede nessuno istruito assistente, e poca forza. L" iUustre autore volendo che le fatiche sue tornino a profitto il piii possibilmente delT umanita , sotto il titolo di frammenti di cliirurgia popolare, reca i piii semplici ammaestramenti die possono essere intesi da chicchessia intorno a quanto si deve operare nel prirao istante dei di- versi accidenti di spettanza della cliirurgia che all' uonio •possono intervenire. Per la cauterlzzazione od abbrucla- mento sostitui al ferro rovente il martello riscaldato per via dell'acqua bollente, come quello stromento che di leg- gier! si pub maneggiare pel inanico di legno che ha , e non ripugna all' ammalato non figurando per nulla ferro chirurgico, ed ognuno vi da mano essendo con esso dime- sticato. II martello cosi riscaldato secondo che viene ra- pidamente applicato, e lasciato inaggiore o minor numero 236 PARTE STRA.NIERA. di minuti second! in contatto della pelle produce efFetti estremamente vai-j e possenti ^ fara cioe da seiiapismo , da vescicante, od anche della piu forte moxa. La legatura in massa delle arterie e mezzo di salvezza in piii incontri; il modo di eseguiria, ed i casi in cni conviene sono este- samente indicati, non senza rinfrancamento di casi pratici. Qui ha terniine la Parte prima- Nella seconda si principia colla trattazione delle fratture, esponendo per minute le nuove vedute intorno a questo soggetto , le nuove pratiche ed i nuovi apparecchi e meccaoismi die giovano eminen- temente , e che permettono anche nelle rotture delle estre- mita inferior! airammalato di potere alzarsi e camminare. Non pochi miglioramenti si trovano qui inlrodotti anche nella cura delle gibbosita, nel distendimento delle estremita ossia raddrizzamento per semplice pressione, nel segamento parziale del piede, nella costruzione delle membra artificial!. In Isvizzera le ulceri croniche e varicose che deformano schifosamente le gambe sono comuni ; il nostro autore at- tese a rinvenire un nuovo e piii sicuro metodo di cura che in tutte le sue particolarita trovasi qui esposto. II ca- teterismo forzato negli stringimenti dell'uretra era gia pro- posto dal sig. Mayor, e trovo aderenti ed oppositori. Gli editor! parigin! avvisarono di ristampare la Memoria a cio relativa (i) siccome anche quella della cura radicale delle ernie, a fine che tutti in un volume stessero riuniti i piu important! lavori del celebre ed ingegnoso chirurgo d! Lo- sanna. No! abbiamo cos\ reso conto nel migliore e piu breve modo che potemmo , avuto riguardo alia natura di questo giornale, deU'importantissima e rlformatrice opera del pro- fessor Mayor; la quale merita indubbiamente non poche lodi, ed a renderla piu comune tra no! I'avremmo pur vo- luta tradotta se non vi si fosse opposto il tenue prezzo deir edizione parigina , che in vista delFatlante non po- trebbesi mantenere nell" italiana. Sedici sono le tavole , e niolte le figure in ciascuna. Fantonetti. (i) Del catetevismo semplice e forzato e della cura dei rismn- gimenti deirureti-a e delle fistole orinarie. — In questa seconda edizione vi sono moke aggiunte, dilucidazioni , e risposte alle ob- biezioni. L"" autore si propone di operare anche sotto gli occhi dei commissarj clie ristituto di Francia volesse nominaie. APPENDICE ITALIANA. Dissertazione di Felice Isnardi oncC e chiarito il luogo preciso delta Ligiiria marittima occidentale ove nac- qne Cristoforo Colombo. — Pinerolo, 1 838, coi tipi di Paolo Gliighetti , in 8.°, di pag. xiv e i53. Ital. lir. 2. .,N< ostro divlsamento, dice Tautore nella prefazione, si yt e invece di scrivere qui nella pochezza nostra, alcunche >t intorno il luoso preciso della Liguria marittima ove si » nacqne il corifeo dei liguri eroi, Cristoforo Colombo, " vogliam dire, esaniinare, discutere e niaturamente pon- " derare le deboli ragioni allegate dagli Accademici di " Cenova e dallo storiogi-afo ligure (il padre Spotorno) a " favore della citta di Genova^, dimostrarne la fallaciaj >f cliiarire colla face della piu luminosa evidenza V errore » spacciato da esso loro, e nel Ragionamento e nelVOrigine >' e patria di Colombo, e nel Codice diplomatico , e nella Storia » letteraria della Liguria. » E poscia col criterio deir unicuique suum illustrare »' r umile borgo di Cogoleto, appurando i diritti indispu- » tabili, onde gli e dovuto a cento ragioni il piu grande » di tutti gli eroi liguii, Cristoforo Colombo eoc " La dissertazione del signor Isnardi e divisa in undici paragrafi. Nel I e II di essi annovera egli le citta e le bor- gate della penisola « clie pretendono alia altissima e vera >' gloria di avere dato culla alFammiraglio Cristoforo Co- " lombo " quali sono Geneva, Piacenza, Cuccaro, Savona, Cogoleto, Nervi, Quinto, ]\Ionterosso ed altri luoghi della Ligm-ia litorale. » E mettendo in non cale, continua il » signor Isnardi, le ragioni vaghissime e di niun peso, che " veutilarono mai sempre in proposito tutte le teste no- " verate citta e borgate della penisola , » prende in prime luogo ad impnrzialissiina e sevcrissiimi disamina le ragioni si di tradizione, di storia, che di monumento prodotte dallo Spotorno a provare die Cristoforo Colombo nacque entro 238 AlTENDICE ITALIA.NA. il perlmctio clelle mura cU Geneva: ragionl che T IsnardI si lusinga tU poter mostrare futiltssime. In secondo luogo espone le proprie lagioni, colle qviali si ripromette di cliia- rire di evidenza di fatto, che Cristoforo Colombo nacque nella riviera occidentale di Geneva e proprio nel lioigo di Cogoleto. Non e qui nostro scopo di sosteneie piuttosto die di contraddire F opinione dello Spotorno, oppure quella deir Isnardi : daremo soltanto un breve sunto delle ragioni del piimo e delle opposizioni del secondo aggiugnendovi qualche nostra imparziale osservazione. Certamente die lautoiita del Senaiega, contemporaneo a Cristoforo Colombo, del Gallo, rinomato scrittor genovese, di monsignor Giustiniani e deirautore degli AiiiiaU di Ge- nova, il Foglietta, farebbe credere Cristoforo Colomljo nato nella citta di Geneva, come asserisce il padre Spotorno. II Senarega infatti scrive cosl parlando di Colombo: Oiri- stopliorus er. Bartholomcmis Colwnbi fratres Geiiuoe plebeis orti pareiitibus (i); parole die furono esattamente ripetute dal Gallo (a). Monsignor Giustiniani lascio scritto: Et in fines mundi verba eonim, quibus mirabili ansa Cbristophori Columbi Genuensis Igitur, Crlstoplwrus cognomenio Colninbus , patria genuensis etc. (3). Finalmente il Foglietta, parlando dello scopritore dell* America esclama: Sah'e ligurum ac Ge- niics patrice sempiternum decus , Columbe etc. (4). Risponde il signer Isnardi, die la voce patria giusta Tav- "viso di Sallustio, Pellico, Manzoni e dello Spotorno stesso, deve nei succitati passi riceversi nella signilicaziene politica di nazione : cosi il dirlo genovese signilica die era nnzionale della Liguria, ma non gla della citta di Geneva. Che anzi il signer Isnardi e persuaso, che diiunque esamini con una critica assennata ed imparziale ( della quale presenta egli le norme a pag. 21) le riferite parole del Senarega e del Foglietta, « non potra mai apprezzare gran fatto la testi- » monianza loro, perclie, come sorittori di Geneva, non " possone credersi scevri di passione;, e soprattutte perche " nei contiamo, dice egli, uu maggior numero di sorittori (1) Comincntdrli dc rchus GeiiuciLsihus. — Vfdi Ilcrniii Italliiiriuii script, ed. IMuratori : vol, XXIV. (2) De navigatlone CoUunlji. — Thid. vol. XXIII. (3) Snlteiio Poliglotto, note al saluio XVllI. (4) Eiogi dei Ligiui lUustri, APl'ENDICE ITAMANi. o^g It di Geneva e genovesi di nazione, dl alta fama quanto » aml)o i citati, die, calata la benda deiramor proprio, ci >' attestano il contrario. " Nel § III Tautore intende di persuadere che i monu- menti esistenti in Geneva in onore di Colombo non pro- vano aver egli avnto culla in quella citta, non essendo clie pnbl)lici nionunienti eretti dalla riconoscenza nazionale a ])erpetuaie la di liii meinoiia. Dice nel § IV, non essersi dilungato nella confutazione della prova di tnulizione in- yocata dallo Spotorno per dimostrare nato in Genova il Colombo, avendola egli in conto di fatica sprecata, e la- sclando alio Spotorno stesso la cura di appurare il contrario. Le osservazioni del § V rignardano le parole BartJiolomcBus Columbus de Terranihra , die leggonsi nella iscrizione da Bartolomeo, fratello di Cristoforo Colombo, apposta al INIappamondo da lui presentato al re d Ingliilterra, e col- I'appoggio della cpiale iscrizione lo Spotorno, nel capo VI del suo libro intitolato: Delia origine e patria di Colombo, vorrebbe provare che la Terrarossa di Bartolomeo e il ca- sale di questo nome posto tra la Pieve di Quinto e qnella di Nervi, doA'e avvi anclie in oggi una torre detta dei Colombi. Risponde a cio il signor Isnardi che nella Liguria, oltre la Terrarossa di Quinto (die e regione non casale), avvi un casale denominato Terrarossa nella valle di La- yagua, fra i villaggi di Coniia e Posomasco, ed un altro ancora nella valle di Sturla, provincia di Chiavari: cosi avvi una regione detta Aolgarmente Terrarossa che fa parte della A'alle di Fontanabona; un'altra esiste nel territorio di ]\Iontobbio; un''altra trovasi nel comune di Boissano ; un''altra nel territorio della comunlta di Cogoleto ecc^ e conchiude qnindi, die col criterio delle premesse cose non e possibile appurare di quale Terrarossa della Liguria (se casale o regione) abbia voluio Bartolomeo Colombo par- lare, alloiquando si qualifico de Terrarubra. L''esame di otto documenti scritti, citati dallo Spotorno come altrettante prove a favore di Genova, foi"ma il sog- getto del § VI. II primo documento e il testamento di Cri- stoforo Colombo, nel quale leggonsi le parole seguenti : j^o/- c/ie di essa (Genova) sono uscito et in essa sono nato. « Ora, " dice il sig. Isnardi, ella e cosa indubitata, che, se noi " teniamo dietro a quelle parole vergate nel testamento , 240 APPENDICE ITALIANA. >» dobbiamo conyeiiire, che la questione intorno il luogo " precise del nascimento dl Cristoforo non sarebbe mai » stata agitata, ne si discuterebbe per certo di presente " per niedesimezza di ragione. Ma noi non ignoriamo, sog- " giugne egli, die il canonico Campi, il barone Vernazza, " la republ^lica letteraria intiera dicliiaro un tempo apo- >' crifo quel testamento. " Di piii: e di fatto che lo stesso padre Spotorno, apprezzando il sufFragio di quegli uomini dottissimi, ebbe egli pure a scriverne di questo modo : come io proposL di valermi di quelle carte, che altri giudicb false o sospette, cost nulla dirb del codicillo. Nulla diro per la stessa ragione del testamento (i). Ma il succitato Spo- torno, dimentico poscia delle parole surriferite, scrisse que- st'' altre : Cristoforo Colombo nacque in Genovu. Egli stesso ne fa solenne dichiarazione nel suo testamento del 1498 (a). In conseguenza pertanto di si manifesta contraddizione dello Spotorno troviamo ben giusta Tesclusione die fa Tlsnardi di quel testamento come proya a favore di Genova. II se- condo documento e un codicillo die pretendesi scritto da Cristoforo Colombo, a costume dei militari, sopra una pa- gina deiruflizio della Madonna, in data di Valladolid, addi 14 maggio i5o6, il quale si serba in Roma nella Biblio- teca Corsini. Nel detto codicillo leggonsi le parole aman- tissimoi mece patrice EeipubliccB GenuensL, e quest'' altre , oh heneficia in eadem urbe (Genova) recepta; parole, dalle quali lo Spotorno crede dedurne tutto il favore alia pre- tensione di Genova. Ma per le I'agioni addotte dal signer Isnardi non possiamo non convenire con lui essere piu che dubbia T autenticita di quel documentor molto pid dopo cio che scrisse lo Spotorno medesimo, tanto nel succitato passo della sua opera: Origine e patria di Colombo ecc, quaiito nel Codice diplomatico dove a pagiua 65 cosi si esprime: potrebbesi dubitare, se I' editore lo abhia tratto da un esemplare perfetto in ogni sua parte. II terzo documento e una lettera di Cristoforo Colombo scritta alia nutrice del principe D. Giovanni di Castiglia. Quella lunghissima lettera (die viene riferita per intiero) non pud, come ben osserva il sig. Isnardi, favorire in guisa veruna la pretensione della ([) Origine e patria cli Colombo, lib. II, cap. 18, § 3, pag. 174. (1) Codice cliploaiadco Colombo-Ainericaiio, iatroduzionc, p. 65. ArPENDICE ITALIANA. 241 citta di Genova, perche, al dire degli accademicl stessi di Ge- 110 va (i) e dessa mutilata della parte finale; peiclie e man- cante delle solite sigle, che costituiscono la sottoscrizione di Colombo; e perclie noii contieiie iiemnieno una sillajja die risguardi la citta di Genova. I documenti quarto, quinto e sesto sono due lettere di Cristoforo Colombo a Nicolo Oderico, la prima in data di Siviglia ai marzo i5o2, Taltra del 27 dicerabre 1.504; ed una lettera diretta dal medesimo Cristoforo airofficio di S. Giorgio di Genova, del a aprile i5o2. Certamente die nelle sucdtate ire lettere non avvi niente onde si possa conghietturare die Cristoforo Colombo abbia avuto culla in Genova. Potrebbero bensi le dette lettere, come osserva il signor Isiiardi, cliiarire la nazio- nalita, ma non mai il luogo precise della Liguria dove nacque Colombo, quand''andie si potessero considerare come autentidie; alle prime due delle quali sembra esitare a pre- starvi tutta la sua fede andie lo Spotorno (a). II settimo documento e la risposta, degli 8 dicembre i5oa, del ma- gistrato di S. Giorgio di Genova alia gia citata lettera di Cristoforo Colombo, del a aprile i5oa, per aver egli asse- gnato a queiroffizio la decima di ogni rendita sua ogni anno, da erogarsi in isconto delle pubblidie gabelle dei grani, vino ed altre vettovaglie. Nella intestazione latina di detta lettera trovasi la parola concivis, e nella lettera in lingua italiana sono notabili le parole sua ori> nazione o provincia alia quale si appartiene, egli e quindi » certo die le esposte parole delloflicio di S. Giorgio scritte (i) Raglonamenio degli accadeaiici ecc. , nel torn. 3, pag. 107 degli Atli delPAccadeiuia Ilousllca. (a) Codice diploniatico citato, pag. 78 della imroduzioiie. Bibl. ML T. XCI. 16 242 APPENDICE ITALIVNA. » a Colombo gia eroe, che e quanto dire, orrevole a qua- » luiique citta, provincia o nazione, che avesse potato // vantarlo figliuolo, non possono per certo invocarsi a " chiarire, che egU sia nato piu in un punto, che in un " altro della Liguria littorea, come possono allegarsi ad » appurarne la nazionalita. » Quindi e d'avviso, che qui la voce f atria debba riceversi esclusivamente nella signiii- cazione di nazione^ molto piu che nella suddetta lettera trovansi dopo le parole, la patria antedetta, queste altre, et popoli di quella: il quale A'ocabolo popolo nel numero del piu " mostra chiaro, chiarissimo, dice I'autore, che il >r decimo annuo delle sue entrate doveva erogarsi a van- " taggio di tutta la nazione; perche, come ognuno sa, la >» parola popolo vale a signiiicare una moltitudine di per- ft sone assenibrate in un tratto di terra , che d''ordinario >t ha nome di provincia o nazione. " Non tutti forse i no- stri lettori saranno persuasi della spiegazione data dal si- gner Isnardi ai vocaboli concivis, patria, popolo, a fine di provare che Cristoforo Colombo non ebbe culla in Genova. Ci sembra piuttosto che essendo quella lettera anonima, come osserva anche lo stesso sig. Isnardi, non si possa cer- tamente tenere in gran conto. L''ottavo documento e la convenzione tra Giacomo Ba- varello e Domenico Colombo in qualita di padre e legittimo amministratore di Cristoforo, Bartolomeo e Giacomo suoi figli, stipulata in Genova nel 21 luglio 1489, e rogata dal notaro Lorenzo Costa. Nel citato istriimento non v^ ha sillaba che dichiari di qnal luogo sia nativo Domenico Co- lombo, mentre e notato il luogo di domicilio del due te- stimonj astanti alia stipulazione delFatto, cioe Genova. Ora, domanda il signor Isnardi, per qual x-agione il notaro Costa si e taciuto intorno il luogo di nascita o domicilio di Domenico, mentre ha dichiarato quello, cui appartene- vano i testimonj ? n Noi crediamo di aj^porci, risponde " Tautore stesso, in pensando che Domenico nativo di pic- " colo paese del tenimento genovese recatosi a Genova per » afFari di negozio non abbia amato aprirsi intorno a quel " luogo a cagione di quel pregiudizio, onde pressoche tutti » gli uomini nati in contado, sono inclinati, mal si sa per " qual maniera di follia, a nasconderlo. " Alcuno forse ri- spondera al signor Isnardi che il notaro Costa si e ta- ciuto intorno al luoRo di nascita o domicilio di Domenico APrENDICE ITALI.iN,\. 243 Colombo , perche essendo questi di Geneva e rogandosi I'atto ill Genova, ha creduto superfluo raccennarlo. Qiianto a noi pero ci seinhra die il sileiizio del notai-o Costa intorno alia patria di Domeiiico, ne prova ne coutraddice die fosse egli nativo di Genova; die quindi queiratto di transazione dt'bbu, per servirci delle parole del medesimo sig. Isnardi , reputarsi estraneo alld questioiie. Nei § VII a X cita Tautore le varie opinioni degli scrit- tori intorno alia patria di Colombo: dii di essi lo vuole di Provenza;, chi della provincia della Liguria o suddito della republjlica di Genova, dii nato in Arbizuola; clii in mi villaggio vicino a Genova, o di nazlone genovese o della riviera di Genova; clii lo disse di Savona; dii del villaggio di Nervi; clii di Bogglasco ecc. Segnono gli scrit- tori noil genovesi, i quali asseriscono essere Cristoforo Co- lomljo nato in Cogoleto , piccolo borgo ubicato nella co- stiera ligustica occidentale, discosto quindlci niiglia circa da Genova. La lista dei siiddetti antori e cliiusa dal signor Isnardi coUe seguenti parole. " E li citati antori d'' ogni " eta e nazione non basteranno dessi per avventiira a pro- " vare, die il Colombo ebbe nascimeiito nel comune di " Cogoleto? » E questa sua illazioiie va I'autore avvalo- randola dalla prova storica dedotta dagli scrittori stessi di Genova quali sono T Interiano ed il Beiizone, i quali dicono il Colombo nato a Cogoleto. Cosi anclie nella Cronaca del conveiUo dei PP. Domenicani di Taggia ( die incomincia dairanno 1460) leggesi a pag. 27, anno 1498, die Co- lombo era Ligur a Cogorelio oppido intra Savonam et Ge~ novam. L"" annalista Casoiii appoggia egli pure la sentenza die Cogoleto fosse la patria di Cristoforo Colombo; cosi dicasi del Franzoni, di Giovanni Cibo-Recco, dellAccinelli^ del Della-Cella (tutti scrittori genovesi) e degli stessi ac- cadeniici di Genova; i quali altresi confermarono la tradi- zione popolare die la patria di Colombo sia stata Cogoleto, colle seguenti parole: l' opinione popolare intorno il luogo preciso della nuscita di Cristoforo fu sempre per Cogoleto, quindici miglia lontaiio da Geneva (i). L'^ultimo paragrafo deir opera dell' Isnardi, cioe TXI, ri- sguarda la prova di moniimento. II sig. Isnardi cita, i.° varj rogiti notarili nei quali e dimostrato, non solo esistere da (l) Ragionaiiiento ecc. nel toiii. 3 degli Atti delP accademia di Genova, pag. 34. a44 APPENDICE 1TALI.\NA. gran tempo in Cogoleto una famiglia Colombo, ma clie Domenlco, padre di Cristoforo e Cristoforo stesso erano di detta famiglia, quindi di Cogoleto. a." Alcune iscrizioni clie trovansi nel comune di Cogoleto. 3.° Una j^ittura clie ser- basi nella sala comunale di Cogoleto. 4.° Una tavola vo- tiva iiella cliiesa parrocchiale di Cogoleto. 5.° Una piccola casa nel comune di Cogoleto , nel vico detto Giuggiola, della quale, dice egli, la tradizione orale, di voce in voce, tramando lino a noi la notizia esser quella in cui vide la prima luce del giorno I'immortale navigatore. 6.° Una cap- pella di gluspadronato della famiglia Colombo esistente nella parroccliiale di Cogoleto. 7.° La denominazione di Giu- risdizione di Colombo imposta dal governo ligure, nel 1797, al territorio che costituiva T ex-podesteria del co- mune di Varazze, la dove ei'a compreso il borgo di Co- goleto. 8.° Una lettera del senato di Genova a Giambat- tista Doria, ambasciadore per la repubblica presso la corte di Madrid, in data 7 novembre i586 die incomincia: 11 Colombo di Cogoleto ecc. In fine espone alcuni Coi'ollarj contro la pretensione di Genova ed altri a favore di Co- goleto. Non possiamo negare clie la dissertazione del sig. Isnardi va corredata di forti lagioni e di importanti documenti per dimostrare essere Cogoleto e non Genova la vera patria di Cristoforo Colombo. Dobbiamo pero francameate con- fessare clie nel leggere la dissertazione stessa ci spiacqne la maniera forse poco gentile, per non dire aspra e talvolta anclie satirica, con cui il sig. Isnardi parla di quegli scrit- tori, che sono di avviso contrario al suo, ed in ispecie del padre Spotorno. II passo citato in principio di questo ar- ticolo ed alcune frasi delF Isnardi qua e la da noi riferite potranno servire come altrettante prove di quanto credia- mo di dover qui osservare. Al quale passo, ed alle quail fl*asi vuolsi aggiugnere cio die Fautore dice dello Spo- torno particolarmente, die cioe " non potra niai negare »> ( lo Spotorno) di essere nato in Pecorile, casale ubicato » neir ex-podesteria di Varazze, la proprio sur un botro » delfAppennino ligustico, ove egli e certo die Federico » imperatore non apri mai scuola di civilta. E cio basti a }' convincere ogni uomo sentito della forsennatezza di quella » ragione. >> Ma, domanderemo noi, per esnniinnre , discutere , mritu- rameiue j'ondcrarc e inoiirare In Jallucia delle ragioiii e delle APPENDICE ITALIANA. 245 prove allegate dalTautore di uia'opera, non bastano forse altie ragloni ed altre prove senza aggiugnervi anche ua amaro sarcasmo? C. Zardetti. Ischl e Venezia. JlFemorla del dott. C. Valeiinno Luigl Brer A, consigliere di Qoierno di S. If. /. R. A., e medico clinico in Venezia, professore emeritn, ecc colla giunta dclle epocJie hiografiche dell aiitore. — Venezia, i838, dalla tipografia di G. B. Merlo , in 8.°, di pag. 296 fig. Ogni volta die 11 qui eiiunziato libro raggiunga lo scopo propostosi dall autore, Venezia debbe andarne assai paga e saperne il buou grado a cbi lo scrisse. Trattasi con qiiesta scrlttnra dt rlchiamare 1 attenzione pubblica sulla salubrita del clima della regina dell Adriatico '• e sulla particolare ') influenza da essa esercitata nelF inverno per la cura di » gravissime malattie^ trattasi niente meno die di rettifi- » care un''opinioue contraria prevalsa all estero, e sorta >i dalle sinistra sentenze di alcuni scrittori , non che dal " silenzio di altri interpretato alF estero soprattutto cptale " conferma delle prime. » Intende T autore di mostrare che i preziosi soccorsi apprestati nella cura di alcune raa- lattie dair acqiie e dai fanghi di Isclil tluraute il corso della state vengano poi da uguali ed anco piu vantaggiosi elementi continuati nel decorrere del verno in Venezia. E questa " da considerarsi per una citta sorta sopra di un >» terreno circondato e dappertutto fesso ed invaso dalle » acque salse in perpetuo movimento, le quali operando )/ di continuo una cori'ispondente evaporazione la man- » tengono avvolta in uiia atmosfera tutta propria e par- » ticolare , perche per ogni dove intieramente marina , e I) non gia zeppa di effluvj paludosi. » La parte priuci- pale in questo fatto e sostenuta dairidrocloro che si svolge dalle acque marine venete, per opera di cui decompongonsi le mefiti, e viene ristabilito 1 occorrente equilibro d ossl- geno. La quale volatihzzazione d'acido idroclorico " ginsta >i 1 opinione del valente chinilco sig. Cenedella vuoUi ri- » petere dall idroclorato di magnesia contenuto nell accpia " marina che in parte rimane decomposta e cede il site " acJdo all aria atmosferica. » Ed all eccellente condizione dell atmosfera marina accordata in privilegio a Venezia su 246 APPENDIOE ITALIANA. tntto r.altre citta marittime devesi esclnsivamente il mi- glioramcnto che ottengoiio vcspirandola grincomodati da tisi polinonare scrofolosa. L'atiuosfera di Veiiezia in cui rigrometro centigrade di Saussure segna per risultato me- dio 1 87 grado, giusta le esperienze igrometriclie del signer Thouvenel e meno iimida di quella di Mantova, di Padova e di IMilano (i). L'autore offre alFappoggio di osservazioni ter- mometriclie praticate nei principali Inoghi in un semestre, dal noveml^re i83o airaprile i83i, una scala dei climi pill temperati d" Italia f, e prime fra gli altri in essa scala figura il clima di Roma, poi quelli di Napoli, di Nizza, di Pisa, di Venezin, di Firenze e di Padova. Ma se Roma e una citta della miglior temperatura nel verno, i venti pero clie attraversano le palndi malsane del Tevere, i repentini freddi indetti da quelli che seffiano dalla nevesa catena deirAppennino, ed il faticoso cammino pe^ colli sui quali Eoma e costrutta, le son cose clie non riescono indiflerenti alia salute. L incostanza de"" venti del sud e la vicinanza del mare rendono assai variablle Tinverno in Napoli f, quel clima e qviel suolo vulcanico convengone piii alle persone infievolite anziche alle affette da lecali incomodi. Nizza fabbi-icata ai piedi della gran catena dell Alpi cui ricopre per pill mesi la neve deve rimanere di necessita esposta ad una temperatura ineguale e fin anco rigoresa, ed il seg- giorno jemale in questa citta nuoce neireccitamento accre- sciute nella dlsposizione infiammatoria, semplice o compli- eata con irritazioni gastriche. Pisa ha atmosfera umida e trovasi esposta a frequenti alternative di alta e bassa tem- peratura allorche si fa ventosa, e quanti sono afFetti iiel- rorgano respiratorio incontrano per le piii in questa citta Fultimo eccidio. Firenze fabbricata alle falde meridionali delFAppennino non e per veruna guisa difesa dagli svariati fenomeni meteorologici che nel cerso delfinverno ne tur- bano Tatmosferaf, ed il clima di lei e affatto contrario alle malattie consuntive , le quali vi corrono un coi-so rapido e micidiale. Padova ha atmosfera umida e pesante. Venezia al contrario gode di una atmosfera convenientemente molle e pastesa, in cui e disperse del cloro; ad essa sorride un doice clima, mite nella fredda stagione, che nen e mai tur- bato dalle repentine e severe transizioni della temjieratura. (l) L'umidita a Milano, osservata coir igrometro di Saussure, ri- sulto dal medio dei^li uliiiiu ti-e anni di 86°, APPENDICE ITALIANA. 2/7 A questl beneficj aggiungi pur gli alti-i delle bagnature e fangature marine « e dei prodotti del mare e della laguna " opportunissimL per medicarsi e per alimentarsi in per- " fetta annonia cogli altri sussidj. >/ Tra questi prodotti Tautore accenna in primo luogo alle alghe marine, delle quali accorda preferenza alio Sphceroceociis confervoides '< per " la quantita prodigiosa di sostanza gelatinosa die con- " tiene, per la facilita con cui questa viene deposta e rac- " colta ad uso medico e per la prontezza colla quale si " puo ottenere fresca nelle acc[iie venete, ove nel corso » dell inverno rigogliosa si scorge neiristesso Canale grande " della citta. " Giova questo farmaco nelle affezioni scro- folose e nelle consunzioni mesenteriche somministrato da jjrincipio alia dose di un^oncia mattina e sera, e cresciuto a norma della tolleranza. Per la stessa discrasia scrofolosa e utile eziandio lo alimentare grinfermi di triglie, di rombi, di orade, di corbetti , di go, di scombri, di sardelle, di raze, di branzini, di cievoli, di scampi, d''astesi, di gran- ceole, di masanette, di pidocchi delT arsenate, di cappe tonde, di cappe nere, e sopra tutto di ostriclie (clie denno essere di media grandezza, ben nutrite, bianche, e voglionsi crude, fresche e vive); tutti esseri clie nati e nodriti nel- 1 accjue marine ne partecipano i principj , servono di cibo squisito e di facile digestione, e forniscono eccellenti brodi agrinfermi. Se non che al venir della state le esalazioni de''piccoli ed interni canali limastl a secco per piii ore durante il riflusso , le molestie delle copiose zanzare, ed il caldo sciroccale che rendono incomodo il soggiorno di Ve- nezia, debbono persuadere grinfermi di recarsi ad Ischl per proseguire la cura. L'identita d'azione delfacque dTschl e di quelle di Venezia e resa manifesta dairidentita della loro composizione. Lo soole ( acqua salsa) d''Ischl analiz- zato chimicamente in Vienna ha dato sopra 100 parti d' idroclorato di soda 28,73 » di calce 00,09 " di magnesia .... 00,82 di solfato di soda co,56 » di calce 00,1 3 '/ di magnesia .... 00,2 1 acqua 72,40 perdita neiroperazione 00,06 24B APPENDICE ITALIANA. Clnqnanta once cracqua marina veneta analizzate dal chiarisshno chimico sig. Cenedella contengono a peso Vien- nese idroclorato di soda 609,2500 " di calce oi6,53oo i> di magnesia 041,0600 » di potassa 008,7.500 solfato di soda o33,3i5o » di magnesia 018,7750 carbonato di calce 002,0000 acido silicico 004,0000 materia estrattiva organica .... 091,0000 jodio e bromo tracce 825,0000 I bagni soolati ed i fanghi d*" IschI e di Venezia agiscono efficacemente sul sistema cutaneo, di cui affettano special- mente il sottoposto rete vascolare-venoso, sui sistemi lin- fatiGO-glandolare, nervoso-animaie e ganglionare , osseo e fibroso-articolare , non clie sugli organi viscerali e genito- orinarj. Conti'o indicano Tuso de' bagni marini, se non moderatissimi e regolati a dovere pel calore, per la durata, e per T epoca della giornata in cui devono essere impie- gati , le neuropatie abituali , i temperamenti irritabili bi- liosi , le consunzioni , le sofFerenze ipocondriache ed iste- riche , le palpitazloni di cnore semplicemente nei^vose o dipendenti da irreparabili degenerazioni organiclie. Sopra tutto e ripetutamente Tautore raccomanda Fatmosfera ma- rina veneta nella cura delle tisi tubercolain die siano tut- tora snscettibili di trattamento, e per arrestare pur anche 11 progresso di quelF altre che gia incurabili si resero. Re- splransi i vapori idroclorici di quest''acque solcandole per le plaghe meridionali adagiati in una gondola ben rlparata e comoda nelle ore meridiane del glorni sereni per lo spa- zio di due in tre ore. A dimostrarne i felici effetti racconta Tautoi-e molti casi di tlsi tubercolare da esso e da altri veduti in Venezia guarlre e migliorare, ed alcuni pochi di tumori scrofolosi e d^abiti rachitici venuti a buon fine la merce degli addotti presidj. Cbivide la sua Memoria intorno Isclvl e Venezia parlando dell opportunita del clima veneto per favoru-e dui'ante rinverno la bibita delle acque medici- nali di Recoaro , tra le facolta delle quali Fautore riconosce pure r efficacia uel decomporre e provocare la eliminazione APPENDICE ITALIANA. 249 delle concvezloni calcolose orinarie , dove ne sia base Tacido m'ico solo, o associato airossldo cistico. Ne adduce cinque fatti in coniprova. Piacesse al Cielo ciie s^ avessero questi a moltiplicare ! quanto ne andorebbe confoi'tata la languente umanita ! II professore Biera lia fregiato il sue libi'o di tre graziose litografie , che farebbero bella mostra anche in una delle galanti strenne della giornata. Ti presentano esse la piazza di S. Marco, il Canal grande al ponte di Rialto e la Riva degli Scbiavoni. ]Ma per dare una piii sicura di- mostrazione del suo assunto non sarebbe convenuto cbe r autore si fosse fatto carico di presentare tavole compa- rative della mortalita in Venezia a confronto di quella di altre citta marittime e di terra ferma ? E non avrebbero ancor meglio iigurato nel suo libro tavole comparative delle diverse malattie venute a guarire, oppure riusclte cause di morte nelle citta istesse? Bisognava far vedere die a Roma, a Napoli, a Pisa muojon piu tisici che non in Venezia; bisognaA'a mostrai'e che a Milano , a Firenze , a Nizza i tisici camjiano meno di quel che durino in Yenezia. EppiTre di tisi guarite si parla da per tutto , come da per tutto si segnano a dito tisici che arrivano a considerevole vec- chiaja. Senza di tali confronti potrebbe taluno opporre air apologista del clima di Venezia una difficolta massima innanzi di concedergli buonamente tutto il terrene, che non fu cioe provato nel suo libro quello che era veramente necessario a provarsi. Ed in niancanza de' solenui argo- menti , de'' quali il lettore e lasciato in desiderio , noi non sappiamo che possano bastare e persuadere agr infermi il soggiorno jemale di Venezia " Tamenita delle societa gior- " naliere , i cafle frequentati dalle stesse signore , i trat- » tenimenti serali nel maestoso gran teatro della Fenice >» ed altre notizie di simile natura. Poche parole soggiungeremo intorno all Appendice delle epoche biografiche deir autore , la quale occupa pressoche la quarta parte del libro d^ Ischl e Venezia. In questa oltre il ritratto delF autore inciso dairAnderloni sotto la direzione del Morghen , un'' incisione allegorica del Lasinio , della quale 1 autore fu onorato da alcuni suoi particolari amici in Firenze , ed un' incisione della medaglia d"oro di cui lo stesso fu graziato da S. M. il Re di Sardegna in premio delle sue lezioni medico-pratiche sui contagi , sono espo- ste le epoche degli studj da lui percorsi e degli incarichi 25o APPENDIGE ITALIANA. sostenutl; la serle de'suoi scrltti stampati ed inediti; il pro- spetto de*" corpi scientifici cui fu ascritto ; gli elenchi degli scolari cli'ebbe nell' Universita di Pavia dal 1796 al 1798 meiitre suppliva alia cattedra di terapia sjDeciale e cli- iiica medica^ degli scolari aviiti nel gianasio della R. citta di Crema quale professore delle scienze fisiche negli anni Ecolastici i8o3-i8o6i degli scolari avuti neirUniversita di Bologua ov^ei detto di patologia, di medicina teorico-pna- tica , di medicina legale e di polizia medica negli anni scolastici 1 806-1 808^ e finalmente degli scolari avuti nella Universita di Padova doA^e occupo la cattedra di terapia speciale e di cllnica medica supei-iore negli anni scolastici 1808-1826. Se il nome del professore cav. Brera spetta aUa storia , la storia istessa avrebbe saputo raccogliere ., senza perdere atomo , tutto quello che fosse valso ad il- lustrarlo. Ma la storia , T austera matrona che unisce , giudicandole , d^ inviolabili nodi Teta, si sdegna delle peti- zioni e dei memoriali di die non ha d' uopo pe' suoi re- gistri. Essa guarda iniparziale ai fatti ; ed e sempre e sol- tanto generosa coi generosi. Bonetti. Statistica medica di Milano dal secolo XV fino ai no- strl giorni escluso il militare , di Giuseppe Ferra- ri o , dottore di medicina , chiiurgia ed ostetricia ecc. Vol. I, fascicoli i.° e 1° , in 8.° — Milano^ i838, J. coi tipi di Giuseppe Bernardoni di Giovanni. . II primo fascicolo deH'annunziata Statistica medica e di pagine ottantasei , delle quali meno le prime diciassette destlnate alia prefazlone;, e parte delle ultima undici , tutte le altre contengono materia trascritta da opere di uomini grandissimi. L'autore spera, che sia <' vicino il momento in cui gettate da banda le teorie assolute piu o meno fallaci 5 ognora oscillanti, nessuna da seguirsi in istretto senso , si verra alia pura osservazione statistica nella scelta della qnalith e quantita dei rimedj da usarsi per guarire la pluralita delle malattie ; il calcolo nuraerico delle gua- rigioni ottenute e delle morti ne fara la cos* detta prova del crogiuolo , e dimostrera qual fede meritino e qual po- tenza abbiano i varj sistemi medici in uso presso le inci- vilite nazioni. >> II merito vuol essere attribuito al Gioja , ArrENDIGF, ITALIANA. 2D I Pantisignano della scienza statistica , il quale colla sua Filosofa dtlla statistica « proclnsse gia parecchie statistiche straniere, non die la Statistica inedica cU Milaiio. •> Eppero Pantore trova convene vole il dare principio all" opera « coi concetti filosollci di Gioja e Romagnosi , perclie possano servire di guida particolarinente ai niedici-cliirurglii-condotti, che bramando istituire delle statisiiclie sanitarie uei proprj circondarj », manchino poi d'ogni opportunitii dl pubbliche biblioteche. II fascicolo di cai parlianio contiene la prima parte deW Ijitroduzione ed e composto di capi cinque, nel primo de' quali il dott. Ferrario porge 1' etimologia , le de- finizioni e i fini della statistica in generale , senza die tu vi trovi cosa egli intenda per statistica medica ^ nel secondo un cumuio d' idee da G. D. Romagnosi esposte nelle sue Questioni sidV ordinamento drlle statistiche, aggiuntovi un mo- dello che questo sommo pensatore ha dato di un Frospetto annuario ; nel terzo raccoglie i concetti del Gioja cui ap- pone iu una lunghissima nota , a coinodo del lettore, 1" e- lenco delle principal! opere filosofico-poiitico-statistiche , parti dell' elevato ingegno " che guadagnossi cento volte , quale statista , la corona civica <>; nel quarto riporta i pen- samenti e le nornie del prof. Giacomo Tommasini intorno alia statistica clinica , e 1' autore " si compiace di trovarsi d'accordo nelle massime fondamentali della statistica medica anche col venerando Neslore della medicina italiana »i e finalmente nel qulnto P autore parla di uu lieglstro secondo la raente sua in forma di tavola " meramente statistica , quasi in tutta la forza dell' espressione, senza dar luogo ad interpretazione » ad uso degli spedali ed anche delle case private. Ora per quanto facciam plauso al dott. Ferrario del vo- lerci , come promette, annualmente tenere informati della statistica fisico-morale-medica nazionale e straniera, ci per- metta T autore di esporgli alcuui riflessi intorno al pri- mo fascicolo deir opera sua. Ed anzi tutto ci duole del clover dire com' ei parci vizioso che per istruire i medici sul modo di compilare statistiche, li guidi poi sul bel prin- cipio per una selva di concetti che non fanno certamente air uopo loro ; massime dove discorre di que' del Roma- gnosi , il quale al nostro autore istesso sembra un meta- fisico osciuo neir esposizione dei modi per comporre una statistica j talche soggiunge , che " per il non averne egli 202 APPENDICE ITALIANA. stesso somministrato verim saggio pratico, teme che diffi- cilmente si trovera scienziato die nuir altro avendo letto di statistica alibastanza ne capisca i reconditi pensamenti per formaine una perfetta secondo la di lui maniera di vedere. » Ed i concetti filosofici e del Romagnosi e del Gioja utili a servir di fondamento per una statistica ple- naria, vogUono essere applicati , affinclie servan di base ad tin ramo solo di essa. La scienza statistica divisa nelle varie sezioni che la compongono , sebbene abl)ia sempre per iscopo la contemplazione degli oggetti in tutto cio che lore si riferisce , e T applicazione de' numeri ad illustrarne i risultati , varia pero grandemente nelle qualita delle sue ricerche a norma che varj sono gli oggetti stessi iutorno di che essa travaglia. Clie sebbene partano dagli stessi prin- cipj , non sono per esempio le indagini dello statista agri- cola eguali a quelle per la via delle quali inuover debbe ]o statista commerciante , ne quelle ne queste fanno poi per Id statista medico. Dunque le nozioni generali , astratte ai trattatisti delle scienze economiche in genere ed a' mae- strati pubblici convengono ; e delle determinate invece , o particolari , o opplicate si giovano le singole classi a norma de' singoli bisogni , cioe a dire secondo la speciale natura delle relative ricerche. Pero sarebbe nostro avviso, che il dott. Ferrario , il quale ci tiene lungamente occupati degli altrui afFatto generici pensamenti ^ nvrcbbc forse meglio adempiuto al suo ufficio , se egli stesso si fosse data la cnra di togUerci all' immane fatica del doverci da noi cavar fuori la parte nostra. E troppo ingenua ci e sera- brata la dichiarazione fatta dalP autore a principio del capo IV '( che mentre stava correggendo le prove di stampa suU' ordinaraento delle statistiche , fortunate caso gli fece conoscere per la prima volta al 2 3 aprile i838 il bel discorso che il celebre Tommasini ha premesso alle lezioni di clinica-medica nella pontificia Universita di Bo- logna deir anno scolastico 1821-22, sotto il titolo : Delia necessita di sottoporre ad una statistica i fatti piii importanti della medicina pratica. Ad un medico che si occupa di una statistica medica non debbe esser ignoto prima dell' accin- gersi al proprio lavoro quello che gia innanzi delle cose istesse fu pensato e scritto da altri. E giovera certamente al dottor Ferrario per dare maggiore interessamento alia sua statistica, ch'ei si adoperi onde non sia la sorte quella APPENDICE ITALIANA. ^53 die gli port! sott' occhi VExpose des travaux et observations du bureau central d' admission, etc. des hopitaux de Paris; e Fopera del Lempriere, Practical observations on the diseases of te amies in Jamaica etc. e Taltra deirHawkins, Elements of medical statistics, e le topografie statistico-inediclie di Fireuze e di Palermo, e le tavole die dal principio del secolo a noi i niedici loinbardi mandarono continuaaieute in luce per dar coato del proprio operate nelle sale de' maggiori spedali , e le piii recenti topografie statistico-me- diche colle quali illnstrarono i loro nouii alcuni de' nostri inedici di Delegazioue. E queste nostre osservazioui tutte non vorra I'autore cliiamare intempestive , dacche la con- siderando 1' indice delle materie da esso ofFerto nella sua Prefazione, non iscorgesi veramente luogo in cui pensi eglL di supplire alle qui notate mende. II dottor Ferrario die non ista pago alia classificazlone delle malattie consigliata dal chiarissimo Tommasiui in miti, gravi e cjuasi mortaU perche lascia troppa liberta ad inter- pretazioni erronee secondo le diverse scuole mediche , pro- pone die quaiuiique sia il inodo col quale vogliasi istituire un esperimento statistico clinico^ " le denoniinazioni e le division! dei mali dovranno sempre farsi in puliljlico presso quegli spedali die senza scelta ricevono ogni sorta d''inferini, e costantemente sotto la direzione d' una coinmissione di dotti, mista di niedici , di fislco-astronomi, di abili calcola- tori aritmetici, niatematici, ed auche di legali. » Noi pero non sappiamo a chi garbera questo cousiglio delFautoref, die gl individui da esso voluti a far parte della coinmissione parci vorranno a' medici soli lasciare tutto il privilegio di passeggiare per le squallide sale degli spedali. E le ta- vole , di cui secondo la mente sua va composto il Hegi- stro debbono contenere le seguenti notizie in compendio : I. Relative alia localita della infernieria ordinaria o straor- dinaria ^ II- Relative alia persona malata :, III Relative alia durata ed alf esito della cnra medica neir infermeria ;, IV. Relative al rimedj usati pel malato^ V. Relative al vitto prestato al raalato ; "VI. Relative al servizio particolare o generate. Se il dott. Ferrario abbia con questo suo modello rag- giunto noviia e perfezione , potrii egli stesso conosccrlo 254 ArPENDICE ITALIANA. ogni volta si rechi alia Dlrezione dello spedale graade di Milano , ed a quelle dell' altre citta, per vedere come in qnesti stabllimenti vengano compilnte tavole e prospetti. Nel secondo fasclcolo I'autore studiasi di ofFrire a' letter L na saiito storico della statistica civile-politico-medica , e pargli conveniente di dividere la storia della statistica ia cinque epoche. Nella prima di esse tratta delle nozioni statisticlie presso gli antichi popoli fino all" era volgare. Nella seconda die comprende lo spazio di tempo dall' era volgare fino all' anno looo parla della decadeiiza in Italia della statistica, e d" ogni sclenza per la successiva inva- sione delle orde barbare del nord d' Europa. Nella terza che dall'anno looo si estende fino al lySo dell' era vol- gare intende di versare intorno gli Elementi della moderna scienza di stato , denominata anclie col suo vocabolo tecnico statistica, dapprinia in Italia, poscia in altre nazioni Eu- ropee, ed il principio del reale di lei risorgimento con- temporaneo a quello delle altre scienze ed arti belle. Nella qnarta die dall'anno lySo dell' era volgare vieiie al 1800 porge notizia di lezioni ed opere pubbliche intorno alia moderna scienza statistica presso varie altre nazioni d' Eti- ropa generalizzate dalla rivoluzione di Francia. II dottor Ferrario discorrendo le tre prime delle enumerate epoche spigola pel campo della storia in genere , e mette fuori nozioni sconnesse ed anche oziosc , e la statistica medica poco o nulla fin qui dalle sue faticlie riceve d' illustrazione. Ne r ultima epoca riempie la lacuna lasciata dalle altre, perdie essa pure contiene schizzi storici imperfetti dei quail ci parrebbe di potere non a torto dire il non erat hie locus. Infatti con qua! vincolo stanno mai uniti alia scienza statistica medica le notizie sulle invenzioni del termometro , del baronietro , dell' igrometro , de' cannoc- chiali , delle macchine a vapore, delle illuminazioni a gas, del telegrafo, de' parafulmini, dei palloni aereostatici , e del paracudute di Gamerin sotto il cjuale vedenimo noi pure in Milano piii d'una volta discendere maeslosaniente nella bar- chetta I'ardita aeronauta staccatasi di propria siui volonta dal pallone, che abbandonato se n'andava piii o meno lunge qual- che miglio avanti calare in giii? Ma il dottor Ferrario vo- lonteroso di portare innanzi pei gradi della perfezione la statistica medica mostra d' avere cercato e raccolto messe per entro a' polverosi voluiui. Abbiaiuo liducia die nella ArrENDICE ITALIANA. 255 successlva esposizione dell' opera sua verra egli a discorrere cose die veramente siano In relazione coU' assunto , e le quali ci pertengano piu davvicino, sicche il suo libro sia per riescire piii utile e di maggiore interesse. E. B. Vita et doctrina Jesu Cliiisd ex qualiior Evangelisiis collecta etc. per Nicolaum Avancinum, etc. — Ma- tinee, 1 838, typis Vincentii et Kossii. Vol. 2, in i6.°, di pug. 371 e 255. Quest' opera dagli ecclesiasticl assai pregiata , nella quale si appongono ad ogni testo evangelico brevi, pie e giudi- ziose riflessioni con chiaro ed uiiiforrae andamento, e iina riproduzione delle stampe die di essa si fecero in Germa- nia, in Italia ed in altre provlncie. In questa ristampa di- chiara Teditore di avere seguito accuratamente la prima edizione fattane dalfautore in Vienna fanno i665, e di aver consultato a qualche luogo di lezione dubbia, Taltra edizione di Vienna del 1667 e le due ristampe fatte in Bo- logna. Or tanto piix opportuna riesce la presente edizione , in quanto die T opera delfAvancini non troverebbesi die a stento, e per lo piu in qualdie recente meschina ristampa. Manuale del Sacerdozio ad uso particolarmente de' seminaristi, ecc. — Milano, i838, coi tipi di Luigl di Giacomo Pirola, a spese di Giuseppe Ressi , in. 12.°, di pag. VIII e 482. Lire 6 amtriache. Quest' opera fu composta da Guy de Cresse, prete, dot- tore di Sorbona ecc. , ed ora si riproduce in lingua nostra a fine di renderne piu comune T utilita. Ad ogni parola riferibile a materie risguardanti la fede, la religione, i costumi ed ogni insegnamento cristiano si applicano Tau- torita de" testi biblici , le sentenze de' santi Padri , il giu- dizio de' piii insigni maestri. Per meglio facilitarne la ri- cerca si aggiugne in fine un doppio indice, funo latino coll italiano corrispondente , e I'altro unicamente italiano. Non sono ignote altre opere di simil genere , le quali d ordniario compajono sotto il nome di poU^rafie e poliantee sacre^ ma per lo piii sono opere di gran mole, e quindi 256 APPENDICE ITALIANA. meno atte alle circostaiize di moltissimi ecclesiastic! ^ of- frono altresi un tale ammasso di autorita , di citazionl , di test! che al primo aspetto rifugge il pensiero dall' applicar- A'isi : laddove iiell opera che annunziamo , colla giudiziosa scelta, colla parca ed ordiiiata distriljuzione di testi e sen- tenze, colTesatta defiuizione delle materie rappresentate dalla parola alfabetica, colla chiarezza delle idee va unito nn dire coiiipendioso e succinto che alibastanza istruisce , ne move 1 inipazienza di qualunque ritroso leggitore. B. a Relazinne iiitorno a wi processo di lisclvazione o irn- bianchimeiito del panni Uid col mezzo del vapore letta alia Societd d'agricoltiira, belle lettere, scienze ed arti di Poitiers il 3 febbrajo 1 8 36 dal signer barone Bourgnon di Lay re, ujjlciale della legion d'onore, cousigliere della corte reale, gid ammini- stratore degli ospizj, ccc.^ tradnzione dal francese. — Mantova, i838, coi tipi Virgiliani, di pag. 32, m 8.°, con tavola. Si vende al prezzo di lir. i, 5o austr. a beneficio dello spedale civico di Mantova. Chiara da quest"" opuscolo appare Tutilita delF inveuzione di cui in esso si tratta, e poirlip rignnitla un bisogno cosi universale com' 6 il tergere i pannilini immondi , ognuno puo argomeutare quanto ne risulti il pregio. Frattanto e nn lavatojo militare di Parigi , e gli ospizj di Poitiers , e r ospedale di Mantova ( per cura del benemerito suo di- rettore dottor A. Cristofori , cli'' e anche il traduttore del- I'opuscolo die annunziamo) si giovano d''una tale inven- zione. Che se questa ( primamente venuta da Chaptal , e perfezionata poscia da Cadet Devaux e Curaudau) non fu praticata piii universalmente, n*'e stato causa, oltre r incuria che lascia pur troppo non rada volta neglette le buone cose, il prezzo elevato del carbonate di soda ch'essa prescrive, il quale per altro ora si e a tal segno di- minuito che limbianchimento de' pannilini riesce molto piu economico ( come anche piii vantaggioso per altri rispctti che si diranno) col proposto metodo che non col metodo antico. Cosi a Poitiers, dove i cristalli di soda costano 20 centesimi la libbra Qjressoche tutta la soda che si consuuia APPENDICE ITALIANA. 267 in Francia viene estratta dal sal marine), la spesa dcl- rimbianchimeuto non monta ad un settimo di quella clie era ricliiesta dagli aniichi processi ; il perche in piccol tempo viene risarcita la sjiesa delF apparecchio (i) die occorre all esecuzione del nuovo. Ma nel regno Lombardo- Veneto ( cosa appena credibile ) il prezzo dei detti cristalli amnionta al doppio e piii die a Poitiers^ qnand^ anche pero la spesa si ragguagliasse si avrebbe una ragione evidente di dare al nuovo metodo la preferenza, perche, come sia- ino per dire, con esso i pannilini meglio imbiancano senza bisogno di tormentarli e logorarli colle battiture e col sa- pone. Secondo Fordlnario metodo la lisciva si trae dalle ceneri, ed opera , soccorsa dal fuoco , sui pannilini in essa ammuc- chiati (2). Ora poiclie le ceneri somministrano alT acqua non solo la sostanza alcalina efficace, ma anche sostanze inefllcaci o nocive, com'' e la materia estrattiva onde la lisciva rimaiisi colorata , cosi e lavature e violenti sfrega- menti e battiture , e lungo usar di sapone , conviene die concorrano a dare la possibile perfezione al bianchimento. II nuovo metodo in vece prescrive soltanto die i pan- nilini, imbevuti d''una soluzione di carbonato di soda, si assoggettino alPazione del vapor d'' acqua finche aJjbiano acquistata la temperatura delF acqua boUente : non altro resta che di sciacquare i pannilini nelF acqua ( senza uopo di sapone ) ed essi n"' escono perfettamente irabiancati. h'' operazione non dura piii di sei ore pei grandi appa- recchi , e in proporzione molto meno per gli apparecchi pill piccoli , in A'ece delle 24 ore almeno che richiedono le liscive ordinarie , grandi e piccole^ a quest^ economia di tempo vuolsi aggiungere quella che risulta dal risparmio del sapone, e dal non dover scaldare che poca quantita (1) Un appai-ercliio proporzionato air iinbianchimento di un peso di pannilini asciurti eqnivalente a 5o chilogrammi costa ico franclii, j>er un peso di 1000 cbil. ne costa 1200; sonvene di prezzi inter- luedj. (2) I pauui da cucina , cougiumi come sonvi a quelli da corpo , loro coiiuuiicaao iiiali otlovi e colori: in vece nel nuovo metodo, come ajipaiiia dalla desciizione che siamo per fame, ogni capo di biaucliei-ia vieue uettato indlvidualmeiue ^ sebbeue associato con altri in uu tino medesinio. nibl. Ital. T. XCL 258 APPENDICE ITALIANA. tF acqua , cioe solo quaiito basti alia somministrazione del vapore. L'' opuscolo aniiunziato illustra questi vantaggi , e porge il disegno e la descrizione delF apparecchio, con utili ag- ginnte delF arcliitetto G. Cristofori clie ne diresse in Man- tova la costruzione. B. Del sollevameno e dell avvallamento dl alcuni terreni,- discorso di D. Faoli , socio dell I. Accademla de Curiosi della nntiira dl Mosca, R. Accademla delle scienze dl Torino , R. Accademla dl mcdlclna dl Parlgl, ecc. — Fesaro, i838, dalla tlpografla No- hili, dl pag. 142 , in 8." Se Taria, se Tacqua, s\ mutabili conr elle sono, vanno soggette in natura a un variare si moderate clie latmosfera ed il mare piii per costaiiz,a die per niutal)ilita son rag- guardevoli ^ non e la terra, comunque per sodezza resista al cangiarsi , esente dal glr varlando , sicche regni il moto in ciascuna delle grandi parti del nostro pianeta, ma uni- versalmente cosi temperato clie allordine si proporzioni. Ne quel cirio dico del variar della solida terra risguarda soltanto rabbassarsl di sua superlicie per opra d^ acqua o tremuoto e forza di gravita, ovvero 1 alzarsi per opra di polipi o di getti e piesti sollevamenti vulcaiiici , ma ris- guarda altresi un lento inosservato alzarsi od abbassarsi di regioni , di cui pareccliie porsero sicuri segni , ma clie per qualclie almen tenulsslmo grado avra forse efTetto anche in ogni altra. I quali alzamenti ed avvallamenti come for- mano soggetto degli studj di geologi stranieri di molto grido , e in particolare del sig. Lyell ( ved. Biblioteca ital. tom. 88.°, pag. iSa;, tom. 89.", pag. 235), cosi anche eser- cltarono la perspicacia e Terudizione del cavaliere D. Paoli, cli'' eljbe ad occuparsene sino da quando pubblico le sue Ricerche sid moto molecolare del soUdi (Pesaro, 1828, pa- glna i8a), ed ora ne fa argomento del discorso clie an- nunziamo. DimoBtra egli dunque, non senza confutar le obbiezioni state addotte in contrario, clie in alcuni luoghi il suolo ha sofferto un reale abbassamento , e in alcuni un reale sollevamento ;, clie tale sollevamento talvolta si opera in luo2;hi poco distant! da quelli clie al contrario soggiacquero APl'ENDIOE ITALIA.NA. ^Sq ail avvallanieiito , e talvolta noa lungi da cjuclli die iioii nuuiifestano alcana variazione di livelloi die in alcuui luo- t^lu qnesto sollevaniento, anzidie operarsi eqnahilmente su tutta la .npei-ficie di un paese, va gradatamente facendosi niaggiore da un lato , minore dairaltro. Tegreglo autore nelF addurre le prove dimostratlve della sua tesi niuna trascura di quelle die Tltalia e in grado di porgergli, ond^ e die il suo libro , cjuanto airargomento die in esso si tratta , ne dona una bdla illuslrazione della naturale istoria del nostro paese. Porgono s,3ecialmente ma- teria alle sue riOessioni le coste delfAdriatico , i campi Flegrei, le paludi pontine, e massime intorno a queste esercitando 1 ingegno adoprasi a dimostrare come da un lato siasi avvaliata la lore pianura, e dalfaltro siesi de- vato il promontorio Circeo, e forse tutta la costa die va da un tal promontorio sino al capo Nettuno ; il die sa- rebbe altro esempio di quel moto di altalena die, secondo la teoria dd Beaumont, ha dato origine air innalzamento delle montagne ed alia formazion delle valli. Per la spiegazione dd descritti alzamenti ed avvallamenti ( ai quail lenomeni associa qud deVulcani e dei terrcmoti) ricorre 1 autore al calor centrale, e risguardando la terra come cousohdata appena per iina crosta di meno die ./03 del sue raggio medio, ascrive i detti fenomeni al calore devatissimo della massa fusa die vi giace disotto. B. V ARIET A. Delle Zecche, delle Miniere d' oro e d' argento del- limpero Aiistnaco e delV opera del sig. dolt. Slffrcdo Becher intitolata La monctazioiie austriaca dal- I'anno iSa^fino al i838 sotto t aspetto storlco , sla- ttstico e legislatlvo (i). Mentre fAustriaca Monarclua in seno ad una pace pro- fonda e sotto una savia amministrazione va riparando i passati danni e vede crescere ogni di piu la sua prosperita, M)Das osterrekhische Manz.vesea ,onc fahre iSaA bis 18 38 ul huconscher, staUsUscher wui legislad.er Hinsicht. Wiai , i838. :i6o V A R I E T a', comjjailsce opportuua wn opera sulle sue monete , vale a dire sovra uu cle^ simlDoli della sua Aantaggiosa situazione finanziaria e del suo credito all' estero (i). Sebbene noii sia uscito per anche alia luce se non se il primo volume deir opera succitata del sigiior SlfFredo dott. Beclier , pro- fessore di storla e geogratia nelf Istituto politecnico di Yienna, crediamo die non debbano riescire discari a leg- gitori alcunl cenni su quanto abbiamo trovato di piii notabile nella medesima. L'Austria in ogni rapporto , ma piu forse d' ogni altro , direm quasi, sotto il monetario e legata col corpo germa- nico in generale ; e tale legame tanto piu stretto appari- sce , quanto piii rimontasi a^ tempi addietro , ne quali era lungi dal possedei-e quella preponderanza isolata die si e acquistata a grado a grado. Trovasi adunque ottimo il di- visamento deir autore d"" incominciare la parte storica della sua opera dalla monetazione de' varj stati della Germania, esclusa TAustria , facendone conoscere con succosa brevita r origine ed i cambiamenti fino agli ultimi tempi. Scorgesi, come solo non molto prima del looo incomincio la Ger- mania ad aver monete proprie coniate colF argento tratto dalle proprie miniere di Goslar sulF Harz scoperte nel se- colo lo." sotto Timperatore Ottone I; come da poi inco- minciossi a monetare anche V oro , facendone i cosi detti (i) Ella sarebbe interessaotissiaia cosa il vedere ( dicevamo nel- TAppeudice del iiumero 178 della Gazzetta privilegiata di Wilano) qual rango occupa fra le grandi potenze rimpero austnaco consi- derato sotto il rapporto deir emissione annua delle monete d' oro e d'' argento , metalli che general mejite vengono riguardati come rap- presentanti la ricchczza delle Nazioni. Nel cosi dire noi non ab- biamo fatto che espoire uu pavere generalmente iuvalso , come V al- ti-o sul commercio attivo e passivo , ossia la cosi detta Bilancia Commerdale , i quali sebbene generalmente adottati voglion esser niessi fra le idee false dopo le belle dimostrazioui dei primarj eco- nomisti nioderni ; e percio non abbiamo puuto voluto dii'e die la iiionetazloiie pub essere un termomctro della rlcchezza degli Stati , idea attribuitaci dal chiarissimo sig. barone Corvaja in alcune ri- flessioni che accompagnano parte di quel nostro arricolo riprodotto negli Annali di Statistiea. Osservei-emo al dotto scrittore die in questa materia la pensiamo appunto com'' egli , che il credito cioe «ia il vero termometro della ricchezza delle Nazioni, ed intanto cogliamo quest'' occasione per espriiuere la nosti'a riconosceuza pel modo geutile ed ouorevole nel quale lia citato il nostro noiue. V A R I E T a\ 26 t fiorini d' oro ; come a grado a grado c da divevsi impera- tori fu couceduta a molti niembri delf impei'o la facoltii di batter monete d^ oro ; facolta pero sempre circoscritta ad un ceito numero fra i principal! d*'essi, meiitre estende- vasi indistintamente a tutti per quelle d'argento o d altri metalli inferiori. La gran varieta delle disposizioni discordant! date in que" primordj della sistemazione monetaria germanica non puo recar iiiaraviglia , eve riflettasi alia diversa origine eel a" diversi interessi e rapporti di tanti Stati. La regolazione del valore comparative delF oro e delF argento per base della monetazioue rimase per molti secoli oscillante, come pur quella delf intrinseco die ogiii pezzo monetato aver dovesse in confronto del suo valor nominale. La prima si- stemazion generate monetaria apparisce esser quella fatta neiranno iSyS dalP imperatore Carlo IVf, ma non poteva essa corrispondere adequatamente a tanti interessi , a tante combinazioni diflerenti , e molto meno preveder le future; cosicche andar dovette soggetta in appresso a continue im- portant! modificazioni , ora in una parte , ora nelF altra. Troppo lungo sarebbe il riportare in questo articolo la serie di tali continui cambiamenti , che V autore enumera diligentemente e cbiaramente , ma nel tempo stesso colla massima brevita, la descrizion del sistema monetario ger- manlco in generale non essendo parte integrante della sua opera , ma solamente una parte secondaria , anzi veramente un introduzione alia descrizione del sistema monetario au- striaco che ne forma lo scopo principale. La base conven- zionale di 20 fiorini per ogni marco d^ argento introdotta dopo la meta del secolo scorso dalF imperatore Francesco I e da Maria Teresa , e successivamente riconosciuta da tutti gli Stati germanici , pose fine una volta a tante dannose discrepanze e diede alF argento monetato circolante in Ger- raania un valor positive e determinato , die produsse e produce anclie oggidi i piu salutari effetti nel movimento commerciale. Dopo questo quadro conclso della monertazione germa- nica , passa r autore alia storia bene piu particolare ed estesa della monetazione austriaca. Questa storia incomin- cia dall anno 906; ma le cronache dopo d allora lasciano una lacuna e presentano pochissimi dati su tale argomento fin verso ia meta del secolo i5.' E cnrioso anzi, come 262 V A R I E T a'. osserva 1 nntore, che nluna ti-accia apparisca di monetazion d^ 010 eseguita a tale intervallo dalla zecca di Vienna , quantunque consti che appuiito allora circolavano fiorini d' oro con impronta austriaca. L'' autore congettura essere state tali monete o coniate a Firenze, ovvero , e con piu verosimiglianza , anche in Vienna stessa , ma separataniente da artefici fiorentini cliiamati espressamente e temporaria- mente a tale oggetto. Tutte le disposizioni successive trovansi con ordine cro- nologico e con motivate e ben circostanzlate descrizioni riportate dalF avitore , meritando , a parer nostro , partico- lare menzione la sistemazion generale eraanata per gli Stati ereditarj dair imperator Carlo V nel 1624, alia quale ri— ferisconsi poi le successive moltiplici modlficazioni e di- sposizioni parziali promulgate con viste diverse a tenor della diflerenza dei tempi e delle circostanze. A qiteste di- sposizioni diverse, talune delle quali dir si possono mera- luente temporarie e momentanee, vengono dietro finalmente le ultime disposizioni piii dui'evoli e piti salutari ordinate dair augusto imperatoi'e non ha guari disceso nel sepolcro, qviando ^ alia pace generale, diresse la monarchia nel cam- mino della prosperita che vien felicemente continuando. La Monarchia Avistriaca essendo un aggregato di parti differenti , ogni parte trovar doveva il suo posto nella sto- ria monetaria. L^autore vi si presta con tutta la desidera- bile accuratezza, e sempre con analogla alle disposizioni generali per la monarchia ed a quelle pel corjDO germanico. Segue la parte statistica , contenente una quantita di notizie le piii curiose corredate da tabelle e da dimostra- zioni sopra una gran quantita di oggetti. Tante particola- rita non potrebbero riportarsi nemmeno in compendio , senza dare al presente articolo una estensione sovei'chia. Abbiamo d^altronde fatto uso d^ alcuni fra i preziosi ma- tei'iali ofFerti da quest^ opera in altro arti«olo relativo alia quantita delF oro e deir argento monetato in un lungo pe- riodo nella Monarchia Austriaca in confronto d^ alcuni fra gli altri principali Stati (i). Fra le molte tabelle pertanto die termlnano nel modo il piii interessante questo prime volume , ci limiteremo ad offrire la seguente: (l) Vedasi FAppendice alia Gazzetta privilegiata di Mllann del 26 giugno 1 838. V A R I E T A. 263 Tabella della monetazionc d'oro e d'argento escguha nelle zecdie delta Monarchia Austriaca daU'aniio 1772 Jitio al 1837 i/icluswainente, sia con oro ed argento in verghe, sia con rottami dei medesimi mctalli, sia con vecchie monete ritirate dalla circolazione. Akki. Or,o. Akgento. Verghe. Rottami. Totale. Verghe. Uottami. Monete vecchie. Totale. Marchi (I). 1772 4, So I 9,618 _ 14,119 76,265 116,447 192,712 1773 3,926 1,622 — 5,55s 72,456 107,531 179,987 1774 3,867 712 — 4,579 70,347 139,600 209,947 1775 4,025 496 — 4,521 85,970 70,755 i56,725 1776 4,o52 903 — 4,955 85,841 58,144 143,985 1777 3,698 836 — 4,534 84,998 63,529 148,527 1778 4,3o5 609 — 4,914 91,905 144,669 236,574 J779 4,109 i,i83 — 5,292 90,336 66,698 157,034 1780 4,527 1,192 — 5,719 101,1 37 67,431 168,568 1781 4,555 1,593 — 6,148 100,623 76,491 177,114 17S2 4,609 566 — 5,175 92,761 74,264 167,025 1783 4,594 804 — 5,398 86,795 71,47=' 158,267 1784 4,412 4,336 — 8,748 86,989 167,438 254,427 1785 4,572 1,275 — 5,847 91,383 210,756 302,139 1786 5,268 26,382 — 3i,65o 102,683 436,928 539,611 1787 5,092 60,260 — 65,352 95,859 728,026 823,885 1783 5,65o 27,932 — 33,582 121,334 561,436 682,770 1789 4,837 3,067 — 7,904 116, 63a 355,414 472,046 1790 4,854 1,629 — 6,483 116, 381 321,028 437,409 1791 4,633 i,i5o — 5,783 117,547 265,204 382,751 1792 4,4o3 1,454 — 5,857 99,58 8 I 35,041 234,629 1793 4,8i3 6,201 — 1 1,014 1 1 1,462 j82,7o5 294,167 1794 4,570 7,5i2 — 12,082 111,394 3i 8,062 429,456 1795 5,181 2,200 — 7,381 1 19,238 615,024 734,262 1796 5,263 1,574 — 6,837 108,928 832, i53 941,081 1797 4,946 2,084 — 7,o3o 109,793 533,041 692,834 1798 Eiporlo 4,914 346 — 5,260 102,496 575,3a3 677,819 124,176 167,536 — 291,72:. 2,65i ,141 7,344,610 9,995,751 (I) Dal i83o in poi il niarco d'oro vien ricevu to nelle zee ^he per 36 6 fiorini , "fl carantani di conv enzione, ed il marco d' ar gento per 2 4 fiorini. La fpesa
  • Totale. Verglie. Rottami. Mooete vecchie. Totale. JMarclii. Riporto 124,176 167,536 _ 291,722 2,651,141 7,344,610 9,995,751 1799 4,544 564 — 5,108 91,917 824,240 916,157 1 800 4,655 367 — 5,022 93,607 721,680 8i5,287| 1801 5,i38 362 — 5,5oo 91,415 905,341 19,497 1,016,253 1802 4,875 461 — 5,336 102,235 343,983 1, 326,163 1,772,381 i8o3 4,960 III — 5,071 98,319 74,681 819,570 992,570 J 804 4,587 196 — 4,783 101,828 114,236 104,738 320, 8C2 i8o5 4,988 167 — 5,i55 102,774 i63,88o 192,163 458,817! 1806 4,281 3o6 — 4,587 85,757 180,778 355,355 521,890^ 1807 4,572 1,161 — 5,733 89,476 165,227 107,116 361,819' 1808 4,109 4S7 — 4,596 73,178 201,370 80,706 355,254' 1809 3,606 5i8 — 4,124 58,125 192,574 33,062 283,761 1810 2,574 2,232 — 4,806 108,441 114,164 344,267 566,872 181 1 2,722 1,241 — 3,963 54,062 146,607 200,669 1812 2,706 322 — 3,028 49,844 205,409 255,253^ i8i3 3,475 376 — 3,85i 56,478 232,870 289,3481 1814 3,623 218 — 3,841 5 8,2 18 72,538 i3o,756. i8i5 3,415 272 — 3,687 59,569 46,446 106, oi5 1816 3,393 6,596 — 9,989 84,135 2o5,836 289,971 1817 3,663 1,458 — 5,121 65,363 68,929 134,292 1818 3,428 719 — 4,147 66,764 78,610 145,380 1819 3,443 10,522 126 14,091 60, 583 92,476 104,214 257,273^ 1820 3,416 6,666 91 10,173 62,o3i 124,380 142,993 329,404 iSii 3,260 6,487 10 9,757 62,956 110,908 30,628 204,4.}-' 1822 3,721 3,6o3 8 7,332 66,284 180,259 32,817 229,2''^ 1823 4,078 4>744 3 8,825 67,332 133,375 32,689 233,39f. 1824 3,820 7,294 87 11,201 73,927 218,962 38,86i 33i,75o' 1825 4,039 4,528 22 18,589 81,176 126,358 26,390 233,924] 1826 4.074 7,668 21 11,763 81,402 118,827 33,595 333,824' 1827 4,^17 7,114 24 11,355 8i,65o 139,814 8,009 229,473 1828 4,665 5,889 24 10,578 78,801 113,845 4,542 197,18?. 1829 4,522 12,994 15 17,581 85,727 101,747 9,38i 196,855 i83o 4,5i3 10,678 6 15,197 83,972 97,908 16,294 198,174' I83i 5,538 15,369 5 20,912 99,464 416,881 2I,005 537,350 1832 5,oi5 I2,38i — I7,3y6 96,566 298,186 9,341 404,093 1833 5,201 16,129 — 2i,33o 93,078 124,155 8,371 225,604 1834 5,767 39,539 720 46,026 93,509 67,332 4,924 165,76 5 1835 5,435 12,923 290 18,648 94,686 5o,i 17 4,779 149,58a, i836 5,567 10,3l2 476 16,355 94,53o 49,045 19,467 163,04a, 1837 Somnia 6,23i 14,284 i3 20,523 98,172 47,963 43,984 190,119. 1 1 generale 290,01 i 394.794 1,941 696,802 5,798,492 14,966,553 3,874,921 24,639,966} 1 V A R I E T a'. 265 Questo speccliio k della massima Impoi'tanza , glacche il peso in marchi delle verghe d'' oro e d" argento indicato nella seconda colonna dei due metalli dimostra la qnaatita d' oro e d^ argento proveniente dalle sole miniere dell im- pero atistriaco nel lungo perlodo di 66 anni convertlta in moneta. Essa offre dunqiie il prodotto di questi due pre- ziosi metalll , e fa vedere pex* la prima volta quanto sia grande la ricchezza delP impero sotto questo rapporto. La terza colonna sotto il titolo di rottami comprende la quan- tita ragguardevolissima d^oro e d^ argento portata dai pri- vati alle vai-ie zecche delT impero per esser ridotta in monete. La quarta indica la quantita delle veccliie monete d' oro e d' argento rifuse ■■, cosicclie le veccliie monete di valore non giusto o difettose e d^ incerto corso per qual- sivoglia motivo, spariranno dalla circolazione per essere con- vertite in altre aventi, pel valore intrinseco e per la sicu- rezza del conio , un corso generate in commercio al pari delle migliori. Vediamo ora colla scorta delle due seconde colonne della precedente tabella quali furono gli anni del maggiore e minore prodotto di questi due metalli. I due specchi se- guenti ofTrono la massima e la minima del prodotto del- 1 oro e dell argento provenienti dalle sole miniere delfim- pero austriaco dall' anno 1772 al 1^7 inclusivamente. SpeccJiio della produzione massima e minima deU'oro. Massima. Minima. Prodotto Anni. Prodotto Anni. in marchi. in marchi 1837 6231 1810 2574 1834 5767 i8ia 2706 1788 565o 1811 272a i836 5567 i8ai 3260 i83i 5538 1816 3393 i835 5435 i8i5 3415 1786 5268 i8ao 3416 1796 6263 i8i8 3428 i833 Saoi 1819 3443 1795 5i8r i8i3 3475 266 V A R I E T a'. Speccliio della produzione massima e minima delV argento. Massima. Minima. Pi-odotto Anni. Prodotto Anni. in marchi. in marchi 1788 131,334 1812 49,844 1795 1 19,238 1811 54,062 1791 117,547 i8i3 56,478 1789 1 16,632 1809 58,125 1790 ii6,38i 1814 58,2i8 1793 111,462 i8i5 59,569 1794 1 1 1,394 1819 6o,583 1797 109,793 i833 93,078 1796 108,928 i834 93,509 1810 108,441 i836 94,53o Dalla tabella da noi sopra riferita compilata dal signer Becher sui registri delle zecclie, scorgesi die la quantita di metalli nobili provenienti dalle sole miniere deir impero dal 1772 al 1837 ascese alle ragguardevolissime somme di 290,012 marchi d''oro e di 5,798,492 marchi dVrgento ; che la totalita di questi medesimi metalli coniati nelle varie zecche , comprendendovi le qualita di essi quivi portati dai privati, e la rifusione delle vecchie monete, elevossi du- rante lo stesso periodo : per roro alia somma enorme di 696,802 marchi, e per Targento a quella di 34,639,966. Dalla medesima tavola rileviamo ancora che il prodotto medio delle miniere d^ oro nelP ultimo quinquennio ( i833- 1837) monta a 5,640 marchi, e quello delle miniere d'ar- gento a 94,795. Onde il lettore abbia un'' idea delf importanza di queste somme , gli ricorderemo che T illustre Humboldt faceva ascendere il prodotto medio di tutte le miniere del Nuovo Mondo al principio del secolo attuale , epoca della loro maggiore prosperita, a 57,658 marchi d^oro, ed a 3,25o,ooo marchi d^ argento. Le cose sono ora ben mutate , giacche la produzione de^ metalli nobili dellAmerica e ridotta quasi alia meta, mentre TEuropa ha quasi sestuplicato il pro- dotto delle sue miniere d^ oro a cagione della scoperta av- venuta ai nostri giorni delle ricche sabbie aurifere e dei V A R T E T a'. 267 filoni dcirUral nell impero Riisso, eel ha veduto accrescersi quasi di uii tei-zo la produzione deir argento , la cui tota- lita sul solo territoi"io Europeo ci pare , dietro dati posi- tivi, peter era essere stimata a 820,000 marchi. In presenza di questi fatti , di cui niuuo potra metter ill dubbio V esattezza , non reca piii maravlglia se pochi anni di pace ed una savia amministrazione bastarono a ri- parare la rovlna prodotta dalle sanguinose e lunghe guerre die dair anno 1792 al i8i5 lacerarono T Europa ; e se invece il credito pubblico crebbe in tal mode, che quei medesiml fondi austriaci che le luttuose conseguenze della gnen-a avevano fatto scendere al disotto del So per cento, ora li veggiamo al disopra del pari e gareggiare con quelli della Francia , riguardati come i piii prosperi e piii sicuri iVa quelli di tutti gli Stati del mondo. Car. Adriano Balhi. Letter a dun itnliano in cui si rende conto delVadu- nanza de naturcdisti della Germania tenutasi a Fri- biirgo in Brisgovia nel corrente anno. Carissimo amico. Jeri r altro ebbe luogo V ultima seduta della societa del naturalist! e medici alemanni, i quali nella loro adunanza tenuta Tanno scorso in Praga aveano seel to questa citta di Friburgo per litogo ove dovessero convenire quest^anno. II 16 e 11 17 del corrente settembre, giorni in cui arriva- rono* la maggior parte di essi , le vetture di ogni maniera entravano a dozzine per le porte principali della citta, ed anche il popolo pin minuto radunavasi discorrendo per le vie ad incontrarli, quasi volesse egli pure onorare e festeg- giai-e la venuta di tanti uoniini insigni. Jeri mattina le vet- tm-e ne partivano pure a dozzine in tutte le dlrezioni: dope una dimora di nove o dieci giorni , quasi tutti sono ripar- titi, e questa piccola citta che dal giorno del loro anrivo sino a qtiello della partenza loro presento un aspetto di festa alia quale ognuno piii o meno direttamente parteci- pava, e ora rieutrata nello stato suo abituale. Dicendo che le vetture ci arrivavano e partivano a doz- zine in tutte le dlrezioni io non ho punto esagerato, poi- qhe il numero degli studios! . dottori, scrittori di ogni paese 268 V A R I E T a'. clie qui convennero In cpiest'' occasione fu di 536; e ag- giungi che moltl di essi ci ai-vivaiono coUa moglie , co'' fi- gliuoli o CO*" famigli loi'o. I pill numerosi furono naturalmente gli Alemanni; pure ci furono una sessantina di Frances! , de^ quali ventidue pariglni; una ventina d^Inglesi o Scozzesi, una cinquan- tiria di Svizzeri. Ci furono anche Americani, fra i quali il valente zoologo Bachmaii, una decina di Olandesi, circa altrettanti Russi, di Mosca, di Pietroburgo o professor! a Vilna ; parecchi Ungheresi, fra i quali alcuni professor! al- r Universita di Pest e il dottissimo sig. Schains riputato il pill valente agronomo die sia era in Europa specialmente per la coltivazione delle viti e la fabbricazione dei vini. Ci furono Danes!, tra i quali il dotto barone Hoffmann- Bank e r eslmio professore Eschericht di Copenaglien ; ci furono Svedesi , ci furono Greci , ci furono anclie due Ita- lian!, il signor Carlo Luciano Bonaparte principe di Musi- gnano, se ti piace aggingnere un titolo al nome gia cliiaro per la sua bella ornitologia aniericana e per la Fauna ita- lica , e il signor Filippo De Romanis die egli avea con- dotto seco. Fra gringlesi 11 plii cosplcuo fu certameute 11 geologo Buckland , die avea condotto pur seco sua moglie, dotta , mi si disse, essa pure in geologla. Pure non lascero di no- minare anche Owen, il plii cosplcuo anatomlco inglese dopo Bell, e il valente chirurgo Cooper. Parlgl ci niando parecchi de'' suo! miglior! geologi: Elia de Beaumont, Boubie Verneuil con molt! professor! dell Universita e niembri deiristituto di Francia, fra i quali Tillustre botanlco Augusto di S» Hi- laire. Ginevra ci mando con parecchi altr! 11 professore De Candolle, Losanna il valente geologo Charpentier , Neu- chatel il sXio Agassiz di cu! e si glorlosa e le cui rlcerche intorno ai pesci fossili , di cui asserisce aver gia trovato i5oo specie, sono cosa veramente mirabile. Egli e ora Gosi ingolfato in questi studj deirittlologla antediluviana che da taluno ho udito dire celiando che linira per divenir pesce egli medesimo. Quanto alle celebrita sclentiiiche deirAlemagna sarebbe lunga blsogna il trascrlverne i nomi : s^ incontravano qui cosi frequent! nelle vie come dices! die s'' incontrano i nionslgnori nelle vie di Roma. E poi , tu 11 sal , io non sono ne un gran naturalista, ne un gran medico, o per V A R I E T a'. 269 dir nieglio, non soiio punto ne Tuna, ne Taltra di queste due bellisslme cose, e sebbeiie abbia fatto qualche studio di scieiize natuiali , la mia erudizione in queste scienze non e tale die delle centinaja di scienziati die qui con- vennero, die ho pur veduto spesso radunati, die lio udito favellare, coi quali ho pur favellato io medesimo oi-a se- dcndo ad una stessa mensa , ora passeggiando iu numerosa brigata con esso lore , io sappia proprio quali siano i la- vori di ciascuno , i servigi da ciascuno resi alle scienze e il grado della loro celebrita. Potrei informannene , ma a die pro? tu avresti questa lettera alcuni giorni plu tardi^ ed a me tarda pure di comunicarti le mie impressioni e tante altre cose die mi sembraiio piii importare per ora che iin catalogo di nomi. IMolti illustri personaggi erano pure aspettati e non ven- nero: cosi, per esempio, il glorioso Schbnlein, che ritirato in Zurigo sembra disdegnare la prima cattedra di medicina in Berlino con un annuo stipendio di quaranta mila fran- chi (12 mila talleri o scudi prussiani oltre gF incerti), non venne egli medesimo e mando solo un suo scritto. Anche Tillustre fisiologo e filosofo di Konigsberg, il sig. Burdach, autore dell' opera la piii compiuta, la jDiu erudita e la piu filosofica soj^ra il cerebro umano , era stato annunciato e non venne , di che ebbi io particolarmente a dolermi , da che occupandomi , come sai , di un lavoro sopra la sua Antropologia (1)5 mi sarebbe stato utile il chiedere sopra alcuni punti consigli e ammaestramenti al venerabile vec- chio. Stati erano pure annunciati e non vennero il principe Paolo Guglielmo di Wirtemherg, il professore Cams di Lipsia, la cui opera sul sistema nervoso pubblicata nel 18 14 fece epoca nelle scienze naturali ^ il principe MassimiUano di Neuwied e il sig. Alessaiidro di Humboldt. Ad ogni modo eccoti qui alcuni nomi de' piii cospicui fra qnelli che ci vennero : il fisiologo Tiedeinann , il chi- mico Gnielin, il medico Buclielt, il fisico Munke insieme col signer Chelius riputato da taluno il primo cliirurgo (l) Lo scrittore di questa lettera e gia vicino alia fine di una traduzione (Vancese ch'' egli iniprese a fare delP autropologia di Bui- dach (der Mciisch nach deii verschiedencw Sciteri seiner Natur , oder Antropoloj^ic) aggiungendovi alciuie note suUe quistioni piu iniportaiiti tvattate iicl tcsto. 370 V A U I E T A. . deirAlemagna, cl vennero dalV Universita tU Heldellierg. DairUniversita di Bonn ci venne il valeute laotauico Trtvira- nus, il cliirurgo JVutzer, il medico Bischoff e il filosofo Fichte figlio del celelierrimo e gia chiaro egli pure per altre pub- blicazioni , nia sopra tutto per la sua storia della filosofia aleinanna. Di quelli clie ci vennero da Berlino coi signori Rose, Steiner , 3Iagnus , il nome piu cospicuo e cjuello di Leopoldo Buck, il gran patriarca della geognosia alemauna. Molti ci vennero da Vienna, fra i quali il conte Brenner, e i due professori Leandro Knopfer e Oettingshausen. L Uni- versita di Wurtzburg ci mando i due valenti medici Textor e ^Outrepont, quella di Giessen il medico Nebel e il va- lentissimo Liehig, forse il piu grande fra i chimici ale- manni, e il cui nome splende di niolta gloria anclie in Francia ed in Inghilterra per le sue analisi delle sostanze organiche. Da Dresda ci vennero con altri il dott. Rumpelt e il sig. Rivinus ambasciatore americano \, da Carlsruhe i due valenti mineralogisti Alhert.i e Walchner; e il cliiaris- simo sig. Martlus , autore di un Viaggio scientifico al Bra- sile , ci venne con molti altri da Monaco , ne in fatto di viaggiatori pote mancarci il celebre Langsdorf ora qui sta- bilito a dimora, il cui Viaggio intomo al niondo fatto a spese del governo russo, di cui fu molti anni ambasciatore al Brasile, non ti puo essere ignoto. Berna ci mando Tana- tomico Valentin, il geologo Stiider, il botanico Wydler e il Perthy di cui stai leggendo il liliro sulla storia naturale uni- versale. La vicina Basilea non lascio pure di mandarci le sue notabilita scientiliclie , e da Zurigo ci venne il sig. Ar- nold assai giovane ancora , ma gia rinomato per alcune sue recenti scoperte nelFanatomia del cervello e per la sua iiuova fisiologia, degna di succedere alle grandi opere degli Mai- ler^ dei Tiedemann, dei Burdach e dei Midler. Da Zurigo, sua dimora attuale, ci venne pure un uomo di piccolissima persona ma di una attivita e fecondita d^in- gegno veramente maravigliosa^ ardito contiuuatore dei la- vori di Schelling e arditissimo scrutatore dei piu segreti misteri della natui^a, autore del piii audace sistema clie abbia sinora servito di pascolo sublime a quelle menti che non paghe di conoscere alcuni fatti general! , le cosi dette leggi naturali, sentono il bisogno di investigare le relazioni intime di queste leggi e il loro razional fondamento. Que- 6t\iomo e il sig. Ockea iiativo di questo paese di Baden, V A R I E T A . 271 gia professore a Jena, ove incomliicio a scrivere Li sua hide, ed a Monaco, e fondatore di questa stessa societa della quale ti sto scrlvendo, societa clie servl di modello a moltissime altre societa alemanne, quelle, per esempio dei filologi che sta ora per riunirsi in Norimberga, ad alcune societa in- glesl, alia societa geologica di Francia, ed alie molte so- cieta Svizzere. Seljbene essa si nomini dei JVuturalisti e Medici Alemanni, i naturalisti e medici stranieri di qualsivoglia paese vi sono non solamente ammessi ma anche invitati per lettere spe- ciali e per la publ)lica voce de^giornali, e la carta di in- vito noniinale die ciascuno riceve ogni anno al primo sue presentarsi ai gerenti della societa conferisce i medesimi diritti agli alemanni ed agli stranieri. Nelle sue adunanze la parola non e ricusata a iiissuno, sebbene quelli soltanto abbiano voce delilierativa, i quali sono conosciuti per qual- cbe pubblico scritto. II privilegio riserbato airAIemagna consiste solo in questo clie il luogo delle riunioni, il quale dee variare ogni anno, non dee esser fuori degli Stati della Confederazlone germanica. E pero la societa pote gia riu- nirsi in Berlino ed in Vienna, a Monaco e ad Amburgo, ma non lo pote a Copeuagben malgrado le piu liberal! in- vitazioni da quel Re medesimo piii volte rinnovate. La societa si raduna e si costituisce ogni anno ai i8 di set- tembre^ queste sue adunanze o session! durano otto giomi, dopo dei quali la societa e disciolta e non rimangono die i protocoUi e due gerenti eletti ogni anno a pluralita di sufTragi, e incaricati di provvedere e presiedere alia ses- sione delF anno seguente. Adunque il giorno 18 del con-ente settembre alle ore dieci del mattino, in una vastissima sala a bella posta nuo- vamente ristoi-ata e decorata ebbe qui luogo la prima se- duta generale dairadunanja di quest''anno, die fu la sedi- cesima dalla foiidazione di questa istituzione. lo vi entrai con aninio riverente pensando meco medesimo quanto senno umano dovesse trovarsi i-accolto in cosi piccolo spazio. Ciascun membro della societa avefei il suo seggio determi- nato. Sopra un piano alquanto piu elevato erano tre seggi cou tie tavolini, due laterali destinati ai gerenti della so- cieta i quali jn-esiedono nelle sedute generalij vino in mezzo per essere occupato da qualsivoglia fra i membri avesse qualclie discorso a porgere, 0 qualcbe comunicazione a fare. 272 V A R 1 E T A . Due ordlni dl seggi }3iu vlciiii a qnesta specie dl tiilnina scientiilca ei-ano riserbati pei piu venerabili deirassemblea, una pure al podesta della citta di Fiiburgo, la quale non avea risparmiato iie sollecitudine ne spese nei pi'eparativi da farsi per onorare la veiiuta di tanti ospiti si pregiati; un altro al governatoi-e della provincia, il cpiale per let- tera eiuanata dal gabinetto intimo del gran duca Leopoldo avea ricevuto ordine di assistere alle sedute generali della societa e a tutte le feste che si darebbon in onor di essa, come commissario di sua Altezza Reale. Un certo spazlo ri- manea nel fondo della sala pel pul^blico, cioe per quei cit- tadini piu rispettabili che aveano chiesto il giorno avanti di poter assistere alle sedute generali. Una loggia di suffi- ciente ampiezza ed elegantemente oruata era preparata a ricevere le dame e damigelle e specialmente le mogli e le figliuole degV illustri personaggi componenti V assemblea. Cercai il mio posto indicato dal numero della carta d in- vito statami data il giorno precedente e mi trovai vicino del sig. Fichte che io avea gia conosciuto il giorno innanzi. Dopo di aver alquanto conversato con questo cortese dot- tissimo giovane che io andava riguardando con un certo sentimento di rispetto, di curiosita e di amore che ora mal saprei definirti, pensando all^altissimo ingegno, al fortissimo animo ed alle sventure del di lui padre che scrisse le prime delle sue opere immortali mentre avea a piatire col pane nel senso piu letterale della parola, mi levai per andar a sa- lutare un mio amico die passava a poca distanza da noi. La sala andava empiendosi a poco a poco e frattanto cia- scuno inti-atteneasi conversando col suo vicino, oppure pas- seggiando qua e cola nelle vie lasciate fra i diversi ordini di banchi, chi tratto dal desiderio di vedere piu da vicino tale o tal altro dei piii illustri, o dl udirli a faveliare od anclie di faveliare con essi, e chi per cercai-e questo o queir altro amico o conoscente. Onore, mille volte onore al cortese animo ed allafiabi- lita degli scienziatl alemanni e di tutti quelli in generale che fecero parte di queste dotte adunanze! Io non mi sono avveduto che alcuno anche de^piii grandi non fosse al^ba- stanza benevolo per intrattenersi famigliarmente coi piii oscuri od anche sconosciuti, poiche al certo queste seicento persone qui accorse da ogni parte del uiondo incivilito non poteano tutte essersi gia conosciiite fra loro. Debbo tuttavia V A R I E T A. . 2^3 agglugnere anche per onore degl^ iafinii die nissnno di questi mi parve ne si poco moclesto, ne abl)astanza iai- portuno per assalire col cicalio loro alcuiio dei somnii o di quelli che la loro canizie soltanto potesse annviuziare come venerabili patriarclii della sclenza, senza previa iu- troduzione per mezzo di uu amico comune. Qnanto a me passai il rinianeiite di questo tempo, clie precedette Tapertura della seduta, col sig. Ginelin al quale io era stato presentato da un professore di questa univer- sita. II preclaro chiraico di Heidelberg parla Ijenissimo Ti- tallano, mi disse aver gia viaggiato in Italia ed avervi pur conosciuto 1 illustre tuo padre de cui lavori mi parlo con grandissima stima. INIi fu gratissimo udirlo fare onore- A'ole menzione anche di alcuni altri de'^nostri concittadini; come pure gratissimo mi riusci udir da altri celebrare i nomi di Panizza, di Rusconi; ma il cuore massimamente mi si innondo di dolcezza allorche dal sig. Koller , pro- fessore di fislca e dlrettore della specola astronomica di Kremsmiinster, mi furono dette le lodi del Corso di fisica del carissimo nostro amico G. Belli. Grande pero sarebbe stata la confusione mia quando quei personaggi mi cliie- deano i norai degli Italiani presenti alladunanza, se a questa domauda che io avea facilmente potuto prevedere io non avessi avuto in pronto una risposta. Nominai il principe di Musignano, il sig. de Romcinis e dissi i Lom- bardi non aver potuto ne dovuto lasciare il loro paese nella occasione solenne deirincoronazione^ da Torino, da Firenze, da Bologna, e da Napoli, Friburgo essere troppo lontana per gli Italiani che non sono generalmente viag- giatori. Si, gli Italiani non sono viaggiatori, questo e il vero. Pochi fra loro rassomigllano, per esempio, al valentlssimo professore Eschericht, il quale trovando la via diretta tropjDO breve da Copennghen a Friburgo, imliarcossi ad Amburgo colla sua dotta moglie, ando prima a visitare Loudra e poi Parigi, traverso la Francia e imbarcatosi di nuovo a Marsiglia, visito Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Milano, assistette in CJ^^est' ultima citta alia solennita della incoro- nazione e trovossi qui co''suoi dotti colleghi la vigilia della prima seduta generale. Gli Italiani non sono viaggiatori, egli e il vero; pure mi ramraento aver io sovente veduto in Paiigi ed anche in Londra non pochi signorini di questa e Bibl. IiaL T. XCI. 1 8 274 V A R I E T a'. di quell altra parte d^Italia venuti per ajiprendere qualche iiuova leggiadria di modi, per visitare i balli, 1 teatri. Ho pur veduto alcuna volta in Parigi mercatanti di mode e sar- tori italiani venutici per attignere essi stessi alia fonte im- mediata una nuova foggia di vestire, una peregrina accon- ciatura di capo , e farvi incetta di alcuni dei piii pregiati modelli. In quelli T amore delleleganza e di piaceri, di cui non e penuria neppure in Italia^ in questi la cupidigia del guadagno basta a scuotere la naturale pigrizia: e chi fa professione di lettere e di scienze in Italia e di avere a cuore la gloria scientifica del proprio paese non sapra spol- trirsi una volta in vita sua, non osera perdere per alcuue settimane di vista i campanili e le torri della propria citta affine di conoscere di persona tanti uomini esimii di cui forse ha letto, o certo dovrebbe leggere gli scritti, per cercare qualche nnovo lume nelle sue ricerche scientifiche, per istrofinare un poco il suo intelletto contro quelle dei pill rinomati stranieri e fame uscire qualche nuova scin- tilla, qualche nuova ispirazione, per conoscere un poco bene quello die si va facendo o investigando al di qua delle Alpi affine di profittarne, o di non perdere ii tempo e T opera in lavori forse gia da altri compiuti o felicemente inco- minciatif, per fare atto di presenza, almeno, la ove tutte le nazioni inclvilite sono rappresentate, e dare coUa viva parola qualche segno maggiore di vita scientifica che, merce le misere condizioiii del commercio librario in Italia, non puo esser dato cogli scritti stampati? II siiono di un campauello avvertendo che la seduta stava per incominciare, ognuno si rltiro nel suo seggio, e il se- coiido gerente della societa, il valentissimo professore Leu- ckart saluto Fadunanza in nome della citta e della Univer- sita dopo di aver reso vivissime grazie alia munificenza di sua altezza reale il gran Diica Leopoldo pel favore da lui accordato di questa solenne riunione in Friburgo e pei li- berali sussidii da lui pure inviati per V onorevole accoglienza di tanti si illustrl stranieri. Lesse qiiindi un breve discorso necrologico sopra il chiarissimo medico e chiriirgo Beck gia professore in questa stessa luiiversita e defiinto da parecchi mesi, il quale dairadunanza di Praga era stato eletto a primo gerente per la riunione di quest'' anno, e dichiaro aver egli, in virtu dei poteri a lui conferiti dagli sta- tuti della societa , iiomiiiato a primo gerente in liiogo del V A R I E T A . 275 tlefuato Beck il dilarissimo sig. Wucherer yatimo conslgliere di coite di sua Altezza Reale e professore egli pure in que- sta universita. Diede quindi lettura degli statuti predetti e dicliiaro aperta la sessioue del i838. II professore Jdger di Stuttgard fii quindi invitato a leggere una sua dissertazione da lui gia annunciata sulla formazione e i niutamenti della superiicie terrestre. A lui segui il sig. Martins di Monaco con un discorso sopra il passctto, il preseiUe e V awe aire delle razze umane indigene deW America. Questo discorso in gran parte improvvisato e porto con bellissima dicitura, ricclussimo di grandi vedute filosofiche e di osservazioni fatte dalfautore stesso durante il suo lungo soggiorno sul coiitinente americano, ornato di non poclii tratti era eleganti, or luminosi e di alcuni paralleli talvolta faceti e tal altra pure alquanto satirici , fu ascoltato con grandissima attenzione e mosse pure qual- che volta piacevohnente T ilarita della numerosa assemblea. II celebre viaggiatore Langsdorf venne in seguito e comunico aH'adunanza alcune sue riflessioni sopra due cascate clie trovansi neir interna parte del Brasile, quella cioe di Mahar- dava e il Salto de Caixao in Rio Pardo , delle cjuali fece pure una belia pittura. Alia fine della seduta il secondo gerente diede comuni- cazione di una lettera della societa dei naturalisti di Osten- lands e di un''altra di sua eccellenza il conte di Sternberg, il quale presedette Tanno scorso in qualita di primo ge- rente alfadunanza di Praga, e per malattia non pote re- carsi quest' anno in Friburgo. Invito le diverse sezioni a riunirsi nelle diverse sale a ciascuna di loro assegnate, ed a costituirsi nominando i rispettivi loro presidenti e segre- tarj e dicliiaro quindi levata la prima seduta generale. Ua suppleniento speciale della gazzetta di Friburgo, istromento di pubblicita ai servigi delfadunanza, avea gia fatto co- noscere, insieme con moke altre disposizioni dei gerenti di essa, ove fossero le predette sale e in quali ore le se- zioni dovessero riunirvisi. La societa dei Naturalisti alemanni si divide in sette se- zioni: una per la fisica, astronomia e geografia^ una per la chimica e farmacia;, una per la mineralogia, geognosia e geologia; una per la botanica; una per la zoologia, ana- touua e fisiologia^ una per la medicina e chirurgia^ una per 1 agraria. Un presidente provvisorio per ciascuna di 276 V A R I E T A\ esse e nomhiato dal gerenti, e un presiclente per tutta la sessione con uno o due segretarj soiio noniinati a plura- lita di sufTragi nella prima sednta di ciascuna sezione, clie puo altresi a pluralita di suffragi variare le ore delle sue aduiianze. In genei-ale queste ore sono scelte e combiuate in mode clie ciascuno possa sine ad un certo segno fre- cp.ientare le sedute di quelle due o tre od anclie quattro sezioni che hanno piu intinia relazione fra loro. Del resto ciascun membro puo iscriversi e quindi votare, se ha il diritto di siiffragio , in parecchie sezioni, e tutti hanno poi libera enti-ata in ciascuna di esse. Cosi tutto il tempo dalle 7 ore del mattino fino alFuna pomeridiaua ciascuno pote passarlo ora in questa, ora in quelFaltra sezione a bene- placito suo; del i"esto in ogni sezione si ando annunciando a un di presso ogni giorno, quello che si farebbe e di che si ti'atterebbe nella seduta del giorno seguente. Malgrado il mio buon volere di farti un lunghissimo ci- caleggio, del che credo averti dato gia prova, tu non ti aspetterai certamente, mio pregiatissimo amico, che ora io ti i"enda conto di tutto quello che si fece nelle sette se- zioni predette, ciascuna delle quali sedette almeno due o tre ore ogni giorno, e i cui lavori sono destinati a rieni- piere in gran parte i numerosi fascicoli dell Iride di Ocken che si va tuttavia pubblicando in Lipsia. Io stesso non ho potuto essere presente a tutto, e il poverissimo gior- nale che ti ho gia accennato non diede se non se i titoli delle dissertazioni lette e i nudi nomi di alcune delle molte e varie quistioni sopra le quali si e accademicamente di- sputato. Ad ogni modo eccoti qui alcuui brevissimi cenni di una parte almeno di quello che si fece in quelle sedute alle quali ho potuto io medesimo assistere. Furono presentati pai-ecchi nuovi istrumenti e apparati di fisica, fra i quali un igrometro che mi sembro dover essere il migliore di quanti ne furono immaginati finora. Furono pur presentati alcuni minerali assai curiosi, e fos- sili e peti-ificazioni di diverse parti del globo, sopra i quali obbietti si accesero vivissime disputazionif, rappresentazioni 2;rafiche di osservazioni meteorologiche che parvero inge- gnosamente combinate e meritevoli di essere imitate come mezzo di semplificazione; parecchie nuove carte geografiche e geologiche;, iigure disegnate rappresentanti animali antedi- luviani uuovamente scoperti^ saggi di diverse acque minerali, V A I! I E T A . 2-7 fi'a le rpall quelle cU Wildegger, di cai un saggio era stato spedito dal celeberrinio Schoiilciii-, il quale stlma clie per la grande quantita di jodio in esse conteiiuta potraiino essere utilniente applicate nel trattamento delle affezioni scrofo- lose. II sig. Straus Durkeini valeatissimo zoologo parigino parlo di alcuni nuovi apjiarati di iiijezione e di dissecca— zione per V anatomia degl' insetti. II Perthy di Berna nio- stro alcune delle formiclie africane di Bninner simigliantis- sime alia formica Herculana, comunico notizie sopra alcuni infusorii e parlo di alcuni nuovi generi di insetti, e spe- cialraente sopra alcune Acarine parassite die vivono nel corpo di altri insetti. II sig. Eschericht di Copenaglien co- munico le sue ricerche zootomiclie sopra il BotriocepJialus latus. II preclarisslmo geologo Buck lesse una dissertazione sopra il carattere generale dei monti Jurassici di Germa- nia, e il barone Rosthorn di Illiria, un^alti-a sopra la for- mazlone delle Alpi orientali. II sig. Bucklarul parlo plii volte in lingua francese (il sig. Owen in un'altra sessione avea gia parlato inglese) e fece ragionamento sopra diversi fos- sili assai curiosi recentemente trovati vicino a Warwich ed in altre parti delP Ingliilterra, d^ alcuni dei quali mo- stro pur le figure disegnate. Jl sig. Carlo Bonaparte espose in diverse sedute le sue idee sopra una nuova e piu naturale classificazione degli animali vertebrati e specialmente dei pesci , idee da lui seguite in tin lavoro sopra gli animali vertebrati d Italia clie egli sta ora per pubblicare e che sottopose al giudi- zio della sezione zoologica, bramando, sopra tutto per cio che risguarda i pesci, di conoscere specialmente 1 opinione del sig. Agassiz di Neuchatel, il quale quantunque si gio- vane ancora e generalniente risguardato come il piii gran barbassore in fatto di ictiologia. E qui si appicco una vi- vissima, ma invero dottissima discussione, alia quale molti presero parte, e che fu poi ripresa plii volte anclie fuori delle sedute ; una nuova classificazione dei vertebrati es- sendo stato il testo continuo delle lunglie disputazioni che il Carlo Bonaparte ebbe coWAgassiz durante tutta la ses- sione. Parlando uella sezione di zoologia il sig. Agassiz lodo cou sincere e cortesi parole T intenzione e i lavori del prin- cipe di Musignano , riconobbe la sita nuova classificazione dei vertebrati non essere preconcetta ma stabilita sopra os- servazioni e ricerche nou meao accurate che numerose. Ma 278 V A R I E T a'. dichiaro ad un tempo essere opinione sua che una classl- flcazione veramente naturale dei pesci , fondata sopra i veri loro caratteri essenziali noii potra ottenersi se non se cjuando saraniio couosciute tutte o quasi tutte le specie antediluviane , quelle che egli pote gia studiare e cono- scere avere dissipate per lui niolte oscurita intorno ai di- versi rapporti di molte specie esistenti rivelandogli V anello di successione di un tipo ad vin altro tipo, di una forma ad un^ altra forma , e conduceadolo ad un concetto piix cliiaro della vera loro natura , in quel modo stesso clie 1' anatomia e fisiologia compai'ata ha gia potuto vivelare tanti misteri nelFanatomia e fisiologia particolare deiruomo. Questa disputazione ebbe luogo in lingua francese, il signor Carlo Bonaparte ignorando il tedesco; e Tillustre anatomico e zoologo deirUniversita di Greifswald, il sig. Scidtze , mi parve dire cose assai sensate sulla necessita, in ogni clas- sificazione natural e , di avere sempre maggiore rispetto ai caratteri anatomici interni che ai caratteri esteriori i quali possono soltanto fornire alcune indicazioni utili a dirigerci nelia ricerca di quelli. II medesimo sig. Scidtze in un'' altra seduta che fu V ul- tima delle sedate generali , offri aggradevole pascolo alia cu- riosita scientifica della numerosa assemblea parlando di uno stranissimo animale delf ordine degli Isopodi classe Crusta- cea , che egli scopri primieramente nelF arena che si arre- sta colle acque pluviali in tutte le piccole fossette disse- minate sulla scabrosita delle rupi elevate , e in seguito poi anche in quella deposta sovente negli stillicidii ( doc- cie di gronda ) dei tetti ^ animale che egli crede dover es- sere identico o almeno affine al Tardigrado di Spallanzani, caduto in oblio , diss^ egli , come tante altre scoperte di quel sagacissimo e diligentissimo scrutatore della natura. Questo animaluzzo depone le sue uova il giorno trentesimoquarto della sua vita , e muore il trentesimosettimo. ]\Ia se pria ch' egli muoja T acqua e V umidita sono per la vaporizza- zione interamente sottratte alF arena ove egli si trova, egli perde invero ogni moto esterno ed interno, si avvizzisce, si contrae , non da piu segni di sensibilita agli stimoli esteiiori , cessano al tutto in lui i fenomeni della vita, il suo corpo rimpicciolito inaridisce interamente per la va- porizzazione degli stessi succhi suoi nutritivi, rassomiglia egli pure ad un granello di arena;, ma in questo stato, uel V A p I F T ^ . 279 quale egll puo conservarsi per molti anni , egli rltiene la facolta di ritornare alia vita tosto die torna ad inuiiiidirsl r arena alia cfiiale si trova franimisto. II dotto zootomista diede di qnesto animale una desciizione assai precisa e compiuta , indicando anclie la sua organizzazione interna, la forma del tubo intestinale , le disposizioni del sistema vascolare sanguigno , awertendo die il sangue di lui, ric- diissimo di globetti , non si muove circolando ma flut- tuando per la contrazlone dei vasi; ne mostro pure la fi- gura nel suo stato naturale o vivente , e iiel suo stato di contrazione e di aridita , di torpore o di sonno similissimo alia morte, rappresentata sotto aspetti diversi in alcune ta- vole incise da lui pubblicate con una sua dissertazione nel 1834 in Berlino. Descrisse i varii period! dello sviluppo di esso , dicendo die muta come i serpenti il suo inviluppo epidermoidale due volte nella sua brevissima vita, e fece infine avvertire, come cosa assai notevole, che i pochi al- tri animali die posseggono la facolta di poter essere ri- chiamatl alia vita, presentano tutti una struttura, un"" or- ganizzazione assai piii semplice che quella del Macrobiotus Hufelandi, , cosl avendo egli nominato F animale descritto per onorare F illustre autore del libro de Macrohiotlca , ove e stabilito il principio : vita organismi eo longius diirat quo minus intensa est, quo minus extrinsecus et intus consumitur. AA'endo recato seco da Greifswald un poco di arena da lui raccolta fin da 8 anni fa sui tetti di Friburgo , quand^egli era qui professore, ognuno die il voile pote poi vedere ri- tornare alia vita , ovvero svilupparsi il Macrobiotus Hufe- landi tosto die quelF arena A'enia inumidlta. Ho detto ov- vero svilupparsi , perche invero alcuni opinarono ( ed io pure mossi tosto questo dubbio col mio vicino ) non es- serci in questo caso alcun vero ritorno alia vita di un an- tico animale, ma solo sviluppo di un nuovo individuo da un germe od uovo conservatosl. Pure il sig. Sculfze affer- maA'a i fatti da lui esposti essere stati aiicora recentemente osservati da parecclii altri accui'atissimi esperimentatori e di diversi paesi ( i qnali tuttavia , trattandosi di osserva- zioni niicroscopiche, potrebbero pui-e secondo me aver tra- veduto ), cui egli mando di quelF arena da lui medesimo raccolta. Aggiunse finalmente questo animale , merce F e- norme quantith di uova die depone , essere maravigliosa- niente prolifico , e probaljilmente uno de'' piu attivi agenti della natura nella produzionc della terra vegetale. nSo - V A n 1 E T a'. lo non ho asslstito ad alcuna delle sedute delle sezioni di medicina e di agraiia, ma anche in queste ml fii detto essersi agitato di molte , di varie e di grandi quistioni. Nella prima furono presentati parecclii nuovi istromeiiti chirurgici , alcune nuove prepavazioni patologico-anatoml- che , e fatte comnnicazioni importanti dai sigiiori Owen di Londi'a, Ruete di Gottiiiga, Textor e d' Outrepont di Wiirtz- burg , Chelius di Heidelberg e Roiix di Parigi , membro deir Istituto di Francia. Questi due ultimi parlarono spe- cialmente sopra la formazione di alcuni calcoli straordinarii nella vescica urinaria , de'' qnali alcuni furono pur presen- tati in natura. II professor Werber di Friburgo parlo della natura di diverse acque mineral! e del loro uso ed effica- cita nel trattamento di div^erse malattie, soggetto sopra il quale egli pubblico gia parecclii lavori. II professore Baum- gdrtner, pure di Friburgo , parlo deir importanza della fi- siognomica patologica , stabili F oggetto , F estensione e i confini di questa scienza , e fece ostensione delle belle ta- vole incise annesse ad una grand^ opei'a clie egli pubblico ultimamente su questa materia. — Nella sezione di agra- ria, ove si lavoro forse piu die in alcune altre, F utilita di simili lavori essendo qui ancora piu immediata , il si- gnor Schams^ die parlo molte volte specialmente sopra di- verse quistioni di enologia, tenne un discorso il quale non solo per la profondita ed estensione delle dottrine, e per gli utilissimi consigli in esso dati a tutti questi coltivatori , ma ancora per F eccellenza della forma e gli ornamenti della parola , fu altissimamente lodato. La sezione di mineralogia e di geologia, e quella di agra- ria fecero pure diverse escursioni scientifiche e piacevoli ad un tempo nel contado di questa citta , i primi per vi- sitare clo che anche le piu A^icine montagne ofFrono di si importante agli studiosi di mineralogia e geologia ; i se- condi per esaminare la natura del diversi terreni e vedere go' loro proprli occhi i varj modi di cultura e i diversi rlsultati che se ne ottengono. Per le sollecite cure di una commissione dl cui faceano parte i primi maglstratl della citta e parecchi professor!, e particolarmente F attivissimo e sagacissimo gerente Lea- ckart , tutto era stato provveduto non solo perche ognuno al suo arrivo trovasse tosto ove albei-garsi, ma anche per- clie tutti questi siguori qui concorsi alia dotta adunanza V A R I E T A . 281 potessero ognl giorno pranzare insieme come una sola e grande famiglia , secondo clie era state gia praticato in tutte le session! degli anni precedenti. Nel vastissimo lo- cale del seminario , in questa stagione vuoto pei* V assenza dei seminaristi, in quattro ampissirae sale coraunicanti Tuna coir altra, una mensa coniune era ogni giorno imbandita per tutti ad un ora pomeridiana. Piii di seicento persona sedettero sovente lietamente e fraternamente insieme a que- sta mensa ornata pure della presenza di non poclie dame e damigelle, mogli, o figliuole, o sorelle di tale o tal al- tro illustre straniero , o di alcuni de^ piii risjiettabili citta- dini di questa citta , fra le quali pareccliie ragguardevoli non meno per alto lignaggio e per bellezza, clie ];er soa- vita e leggiadrla di modi. Un ampio ed ameno giardino sul quale si aprivano le predette sale accoglieva la nume- rosa brigata al suo priiuo levarsi di mensa , ed a cbi lo volea il cafle era pur servito nel giardino. Verso le tre o quattro ore, tutti o quasi tutti, le dame non eccettuate , uscivamo ad una passeggiata comune , di- rigendoci or verso V uno , or verso T altro dei colli piu vicini tutti coperti di bei vigneti ora lieti di molti grap- poli , scegliendo quelli di meno aspro pendio e dal sommo de^ quali lo sguardo potea dal lato orientale contemplare le selve maestose di abeti sempre verdi , di querce e di faggi or l)iondeggianti, le quali ricoprono i monti sA'ariati dell antica Selva Ercinia , oppure errare a diporto per le cento sue valli verdeggianti. Notabile fra Faltre fu la gita del 21 settembre, cominciata dal buon mattino e prolun- gata sino all' amenissimo Badenweiler , fanioso per le sue acque termali e per i suoi avanzi di terme romane e d'an- tichi castelli :, alia nobile brigata fu apprestata sontuosa mensa cui presedette il primo magistrato della provincia rappresentante il gi'an duca Leopoldo. Alia sera le stesse sale ove si era pranzato soleano ser- vire di luogo di riunione e di amiclievole o scientifica con- A'ersazione ^ oj:)pure un concerto musicale era dato in onore degli ospiti neila sala del teatro , pei quali concerti il prin- cipe di Fiirsteinberg avea mandato i musicanti della sua cajipella e T illustre maestro KulLiwode. Un gran ballo fu anclie dato il 2 3 nella sala stessa ove si tenuero le sedate generali. 282 V A R I E T a'. II glorno 2 2 settembre si tenne una secoiida seduta ge- nerale il cui oggetto prlncipale fu la deliberazione intonio al luogo ove la socleta dovra riunirsi nel iSSg. II secondo gerente , T eslmio professore Leuckart comunico le recenti e formali invitazioni delle due citta Erlangen e Pynnont; oltre di che i signori Schultze e Jacob invitarono la societa a Greifswald. Poiche si passo ai sufFragi per levata di mano , quattro si levarono in favore di Greifswald, 22 per Erlangen, 84 per Pyrmont , die fu quindi proclamato come luogo della prossima ventura adunanza. Si passo quindi all^ elezione dei gerenti per la riunione in Pynnont, ed eletti furono il consigliere Menkel e il dottor Kriege. II professore d^ Ou~ trepont tenne alia fine un breve discorso nel quale cliiese che ciascuna delle sette sezioni eleggesse uno de^ suoi mem- bri con incarico di redigei-e per la sessione delF anno ve- gnente una relazione sullo stato attuale delle scienze spe- ciali che concernono ciascuna di esse sezioni. La sessione del i838 fu finalmente chiusa colla terza seduta generate che fu tenuta il giorno 28 settembre. II secondo gerente , professore Leuckart diede primieramente comunicazione di parecchie nuove lettere di scienziati stra- nieri , alcuni dei quali mandavano pure alcuni loro lavori e tutti doleansi del non aver potuto recarsi in persona a Friburgo In seguito si delibero intorno a quello che fosse da farsi pei protocoUi della societa, piii non piacendo quello che si era fatto finora \ cioe il farii viaggiare, una si gran mole di scritti e ognora crescente , d^ uno in un altro luogo ove si tengono le sessioni. Molti voleano che fossero de- posti nella casa del sig. Ocken fondatore della societa. Ma questi levatosi , propose e fu accettato , che i protocoUi delle tre prime sessioni passassero sempre di mano in mano dai gerenti della sessione ultima a quelli della sessione se- guente^ quelli delle tredici ultime sessioni fossero deposti nella biblioteca di questa Universita ; e stabilito per V av- venire che i protocoUi di ciascuna sessione siano deposti nella biblioteca pubblica del luogo ove essa sara stata tenuta. Dopo alcuni discorsi sopra varj soggetti scientific! , uno de^ quali fu quello del sig. Schultze del quale ho gia par- lato , levatosi il printo gerente Wuchtrer indirizzo alcune V A R I R T a'. 283 amichevoll e cordial! parole dl congedo alP adunanza , in nome della quale levatosi il sig. Martius ringrazio jirimie- vaniente in nome di essa i due gerenti , Wucherer e Leii- ckarc per le tante loro si sagaci e si sollecite cure. « Ma sopi"a tutto non lasciate , diss^ egli , non lasciate, onorati cerenti , di esprimere a sua altezza reale il Gran duca Leo- poldo i sentinienti della nostra piii viva e piii profonda riconoscenza per T arnica e generosa accoglienza clie Sua Altezza Reale voile die la nostra adunanza trovasse in Fri- l)urgo. " Ringrazio in seguito con eloquenti e fervorose pa- role il governatore della provincia presente come conimis- sario di Sua Altezza Reale^ ringrazio fArcivescovo, ringra- zio il rettore delP Universita , il podesta e tutto II consi- glio comunale , ringrazio flnalmente tutti i cittadini della loro cordiale ospitalita , afl'ermando in nome di tutti i suoi collegia die la memoria dei giorni passati in Friburgo sa- rebbe senipre cara ad ognuno di essi. Finita questa alloeu- 7ione , il primo gerente dichiaro chiusa la sedicesinia ses- sione dei natnralisti e medlci alemanni , e T adunanza si sciolse gridando w'ca il Gran Duca Leopoldo. Quanto a me a cpielF augustissimo nome avrei aggiunto pur quello del gerente Leuckart , il cui zelo infaticabile du- rante tutta la riunione meriterebbe rkon so qual ricompensa. Ma la societa dei naturalisti alemanni si trova ancora a quel periodo della vita in cui si trovava la citta di Atene quando al tigliuol suo vincitore di Maratona non conce- deva altro premio die una dipintura nel Pecile. L adunanza di Friburgo fu di tutte le adunanze passate la piii nume- rosa , eccetto solo quella del 1834 in Stuttgard die eblie 4 indlvidui di pin. Friburgo, 27 settembre i838. G. P. Cajidele stectriche. Poiclie le menioi'abili scoperte di Clievreul sui corpl grassi € la loro saponificazlone, appresero ad operare in guisa sovr essi die sen traesse un acido detto stearico, emulo della cera in aspetto ed anclie riguardo agli altri suoi pregii e fu dato in appresso di fabbricarne candele alquanto meno costose di quelle di cera, vennero esse di molto buon 284 V A R I E T a'. grado sostituite a quelle di sego, 1 uso delle quali e pieiio d''immondezza e fetore (i). Quand''ecco iin allarme al sapersi clie in Francia ed in IngliilteiTa all'acido delle candele steariclie, per correggerne certo difetto, era stata fatta aggiunta d^arsenico, e die varie persone erano state danneggiate dalf uso contiuuato di tali candele: la morte del celebre Gelilen prodotta dal gas idrogeno arsenicato, la misera e corta vita de'' lavora- tori delle miniere arsenicali, conseguenza com e principal- mente deirabituale ispirazione d^esalazioni arsenifere, agi- tavano tutte le menti Voglionsi pero dissipare sifFatti timorl clie oggidi sareb- bero al tutto ingiusti, priverebbero la societa di un''utilis- eima invenzione, e niun compenso anzi gran danno ai^>- porterebbero ai lodevoli sforzi di chi adopi'ossi a promo- verla. Que''timori infatti vengono esclusi dal vegliar delle leggi sanitarie (solo in Inghilterra loro non sarebbe data facolta di reprimere la frode di cni si tratta), e dalFinte- resse medesimo de^fabbricatori delle nuove candele cui troppo e cliiaro clie F esser colli nella frode ( si facile co- in ella e a scoprirsi da ognuno (2)) sarebbe intera rovina del loro stabilimento, e cjuindi perdita delle vistose somme in esso impiegate. E poiche noto e in oggi come altra so- stanza innocua affatto, qual e poca cera, puo far le veci deir arsenico emendando com esso faceva nell acido stearico certo difetto di consisteuza, e certa sorta di frlabilita. (l) Le candele steaiicbe soinigllano uiolto per candidezza e per ogn'' altra apparenza a quelle di bianco di balena o spermaceti, es- sendo solo alciin poco men traspai-enti; non vanno soggette a co- lare menomauiente , ne lasciare alcuna macchia ovunque gocciassero ; non danno il menoiiio fnmo ne odore, non producono alcun fnngo ne abbisognano qnindi dVssero sinoccolate ; ardono con bellissima luce, migliore forse che quella della cera piii pura (dalla Gazzetta pri- vilegiata di Venezia e da quella di Milaao del 4 agosto i838). Le candele steai-iche della fabbrica di Giuevra non costano a Ginevi'a guar! piu della meta di quelle di cera {Blbl. univ. juillet i838). (3) Si lianno patentissimi indizj della presenza delP arsenico nella ojoacita delle candele, nei puuti Uicenti che presentauo , e finalmente neir odore d^nglio che diffoudono quando si estinguono a bello stu- dio in manlera che vi riaianga un lungo tratto di lucignolo alio stato d'ignizlone senza fiamaia (dalla Ga:,z. priv. di. Venezia e da quella di Wilano del 6 agosto 1 838). V A R I E T a'. 285 ognuno lavvlsa come nluii motivo avanzi clie possa in- durre all uso iiiiqiio di quel vclenoso metallo (i). Or ecco in succinto il processo della faljbricazioiie delie candele steariche, del quale ii sig. Macaire, statone testi- monio nello stabilimento Ginevrino, porse la descrizione nel fascicolo di luglio della Biblioteca universale. II grasso recentemente tolto alTanimale si sapouiiica con cake viva, e Tottenutone sapon di calce si decoinpone po- scia con acido solforico; gli acidi grassi, oleico e stearico, raccolgonsi allora a caldo sulla superficie del liquido, e rappigliansi per raftVeddamento. La separazione dellun acido grasso dalTaltro si fa mediante forte pressione operata dal torchio idraulico, prima a freddo tra due forti lastre di zinco, poscia a caldo, cioe con so'ccorso di calore compar- tito da vapor acqueo, tra due lamine di ferro^ cosi dalla massa dei due acidi grassi si spreme Toleico, clie s^impiega ad altri usi, e rimane lo stearico per la fabbricazion delle candele. Questo si lava con acqua acidula, quindi s ira- .bianca mediante bianco d^ovo sbattuto neiracqua^ raccolto disgiuntamente dalle impurita clie depongonsi vien fuso per opra del vajior acqueo affin di aggiugnergli circa cinque per cento di cera bianca, e la materia e in allora del tutto pronta per essere versata nelle foi-me di stagno scaldate dal vapore, e munite dello stoppino, sicclie la candela stea- rica A'engane prodotta. Lode alia Chimica di questo uuovo suo pregevolissimo dono; lode alia Francia, cosi ognoi-a zelante nel coltivare la chimica scienza come nel renderne vantagglosi gli sco- primenti, donde esso ci venncf, lode a colore clie fecero partecipi anclie le italiche contrade de beneficj d^ una tale invenzione. Una fabbricazlone di candele steariche venne in fatti non e molto stabilita a Torino , ed un^ altra e in plena attivita alia Mira, luogo di delizie sulla Brenta a 9 miglia air 0. di Yenezia. Quest^ ultima , di proprieta di V. De Blangy, e stata ultimamente decorata colla medaglia d''oro nella soleane dlstribuzione de' premj ch eblje luogo il di 16 ottobre nella citta suddetta. (l) Le candele steariche g'mevriue , emendate mediante la cera, veud'jnsi, come si e detto a Ginevra, alia uieta del prezzo che hcuiuo ivi le candele di cera. 286 V A K I E T a'. Candele cerogene. Non meno Importante del ritrovameiito sudtletto e cfuello d\ina nuova foggla di candele composte, siccome pare, di materia vegetale, le quali si fabbricano nel luogo stesso della Mira dalla diita Ernst Machlig e compagno e met- tonsi in commercio sotto il nome di candele cerogene. La singolarita delP invenzione ci ha indotti ad istituire intoriio ad esse alcuni sjierimenti , confrontando le qualita die le distingnono con quelle clie sono proprie delle comuni can- dele si di cera come di sego. Le candele cerogene da noi sperimentate sono di quelle denominate di prima qualita , e si vendono in pacchetti di cinque ciascuno. Ogni pacclietto e del peso brutto di grammi 809, ossia prossiniamente di once milanesi 16 e si paga lire austriache 2, a 5. Quelle di cera sono di me- dia qualita e portano in commercio il titolo di cera lavo- rata priino reale compimento levantino; il prezzo loro e assai variabile, ed attualmente e salito a soldi di Milano 5o per ogni libbra di dodici once , ossia di lire austriache efiet- tive 6, 65 per chilogrammo. Quelle di sego finalmente sono 6tate scelte fra le migliori che si trovino in vendita, e sono state pagate soldi 27 milanesi per ogni libbra grossa di 28 once, ossia lire austriache efl'ettive i, 64 per ogni chilo- grammo. Presa una candela per ogni sorta e tagliatane la pic- cola punta superiore onde ridurle a iigura cilindrica , fu- rono prima misui'ate indi pesate tanto nelf aria quanto neir acqua, onde dedurne la specifica gravita. Dopo di cio vemiero tutte accese contemporaneamente e, lasciate ardere per lo spazio preciso di tre ore , furono di nuovo misu- rate e pesate. L^ intensita della luce si e determinata col noto metodo del paragone delle ombre, presa per unita la luce della candela di cera bene smoccolata ; per ultimo la teraperatura della fusione si ottenne immergendo un termo- metro a bolla nuda nella materia /usa nel momento in cui cominciava a rapprendersi. La segueiite tabella contiene il risultamento dei paragoni istituiti. V A R I E T A 287 Peso totale grammi Peso dello stoppino » Limghezza millim. Diaiiietro misurato » Diameti'o dedotto dal peso » Densita specifica complessiva Teiuperatura di fusione .... tei-ni. R. Intensita della liice Pesodopo 3 orediaccensione. . graninii Luiigliezza dopo tie ore di accen- sione uiilliiu. Consumo orario grammi Prezzo al cliilograinmo .... lir. austr. Prezzo del consumo orario » Prezzo del consumo diviso per la luce. >> Candela di cera. 99 4 335 ao 19.77 0,9618 54 i,oc 76,3 aa5 7,60 6,65 o,5o5 o,5o5 Candela di sego. Candela cerogeiia 3a5 19 19,65 0,9035 39 1,14 60,7 230 9,10 1,54 0,140 0,133 95 I 380 31 31,38 0,9543 46 0,98 64,1 193 10,3 4,43 0,455 0,465 II valente chhnico P. Ottavio Ferrario, avendo a nostra richiesta sottomesso ad accurata arialisi la materia delle candele cerogene , ebbe la compiacenza di comunicarci in- torno ad esse la nota die qui si soggiunge. " Prese ad esame analitico le candele dette cerogene >; della fabbrica privilegiata di Ernst Maclilig e Comp. si >/ sono ritrovate composte per la massima parte di Mirici- >» na^ cio die porta a credere die iiella loro fabbricazione >/ siasi impiegata la cera vegetabile provenieate dalla Mf- u rica cerifera. » La cera della Myrica cerifem, o My rica sebifera di » Lamarck e stata finora di dilFicile lavoro tanto da sola »» die mista alia cera delle api , ed alia stearina , cosic- » die e da lodarsi la nuova fabbricazione, molto piii per » la bellezza del prodotto. " La miricina die lio otteniita da cento grani delle di- » scorse candele presenta i caratteri die ad essa vengouo >» attribuiti da John , cioe " Si fonde a 65', ed e molto piu dura della cera e della » cerina. " Sottoposta alia distiUazioue secca pasaa ncl recipieute '» quasi inalterata. ^88 V A B I E T a'. » Si dlscioglie in 200 parti d''alcoole bollente dl o,833, « e in 12 3 parti d^ alcoole anidro , ed e deposta dalla dis- » soluzlone in fiocclii pel raflretldameato ; e insolubile nel- » r alcoole freddo. » DisciogUesi in 99 parti d^ etere freddo, ed in minore w quantita a caldo. £ solubilissima nell essenza di tremen- » tina , e non e saponificata dalla potassa caustica. » Lettera del prof. C. Maravigna at sig. dott. don Sal- vatore Leonardi, segretarlo del Decurionato dl Ca- tania, Tuembro delV Accademia Gioenia dl scienze naturall e dclla Societd economica delta medeslma cittd. Preg° Signore ed Amico. Mi credo in dovere di far conoscere per di lei mezzo airoiiorevole Decurionato della nostra comune patria, come quello clie ha contribuito all' indennita del mio viagglo pel Congresso scientifico di Francia, all'Accademia Gioenia di scienze naturali ed alia Societa economica a cui apparten- gliiamo, il sunto di alcune non dispregevoli osservazioni da me fatte specialmente nelle vicinanze di Napoli e di Roma, clie estesamente esporro al mio ritorno nella rela- zione che ho in pensiere di scrivere. Nella mia dlmora in Napoli credei primamente dovermi occupare di Pompei e di Ercolano sotto i rnpporti geolo- gici, per istudiare il modo con cui queste citta rimasero sepolte neir anno 79 dell' era volgare come generalmente si e scritto. Tutto il mondo conosce che su di qnesto arficolo vi sono due opinioni, mentre alcuiii credoao che tale avve- nimento eljbe luogo merce una pioggia di ceaere e dl altre sostanze incoerenti eruttate in quella eruzione del Vesuvio, in vece altri sostengono, e fra questt il Lippi, che cio av- venne per mezzo delVacqua, ossia di materiali vulcanici sospesi in tale liquido. Con Tidea dunque di potere illu- strare un tale difficile proljlema , nulla trascurai di os- servare nelle due sepolte citta, ma partito utilissimo trassi dallo studio degli obbietti ivi ritrovatl , e clie conservansi nel R. Museo di Napoli, come ancora dall'attenta osserva- zione dei prodotti de' vulcani estiati de'dixitorui di quella u ~~ni . y,-.///' .,y //!v,r ,//,/ /A. //»,,„ >..„,//. /,.„ ,///uW .„■„.,/,'/ .,,,■,/,,„.,/,■ J// ,^,yu,- x/.^V-^/^. ^;,i. >n/^^ ' /. . ' '/_,WVJJM«, ^2"?" rJr^^'^. - ■'- - '•* %. \ 1 ' V 1£^^^ .,U^.-./,.,, /■f ././ '. , „„-/„ „,,.:■ „yu„/ .,./ ,/_■;,,, ,/■//, J',,,,., M -/a././/, /;., A,,,/ V A. R I E T A . 289 capitale, ed il risultaraento delle mie ricerclie ed osserva- zioai e delle conseguenze che ne ho dedotto mi ha faito coachiudere, che il modo con cui quelle due citta furono sepolte si fu quello dell' eruzione di materia incoerenti eruttate dal Vesuvio, come mi riseibo provare nella citata relazione. In conseguenza delle istituite ricerclie ed osservazioni , sembrami aucora di potere stabilire , contro cio c!ie ordi- nariamente si crede , die 1' epoca del sotterramento di Er- colano non e quella istessa in cui rimase sepolta Pompei; conclusione dedotta dalla differente natura delle sostauze che seppellirono le due citta. Indi voUi studiare la Somma, e con I'amico mio L. Pilla mi vi portai. Le mie ricerclie si versarono soprattutto sui raateriali del fosso grande e su i filoai che attraversano la porzione tuttora esistente dell'antico craiere del Vesu- vio. — Lo studio delle sostanze clie si rinvengono erra- tiche in quel luogo ed impastate ne' grandiosi strati di tufa ivi esistenti , e le trachiti che vi rinvenni , ed il passaggio che alcune di esse fanno a quelle sostanze detie granitoidi. degli scrittori di mlneralogia vesuviana, e credute rocce primitive eruttate nelle antiche eruzioni , mi lianno fatto accarezzare un' idea manifestatami dal dotto mio amico L. Pilla , ed alia quale io erami opposto , ma che credo degna di somma attenzione , e forse meritevole di venire accolta, posciache per le mie ricerche fatte nei materiali del fosso grande ho rinvenuto delle trachiti che raanifestaraente passano alie sostanze granitoidi cennate. I filoni della Somma sono veramente degni di studio. — Vedesi il vulcano, ossia la porzione rimasta dell' antico cratere del Vesuvio , attraversato verticalmente ed in piii luoghi da uno strato di lava diversa da quella che lo for- ma. — Tutte le teoriche sinora ideate per ispiegare la formazione di tali filoni posti a rigoroso esanie sembra die sieno insufficienti. Esporro in su di questo argomento i miei pensamenti quando mi sai»a concesso cio eseguire nella ideata relazione. II templo di Serapide in Pozzuoli ha in questi ultiml tempi esercitata la meditazione de'geologi (i), e molte ipotesi (i) Ved. Bibl. Ital. , torn. 89.°, febbiajo i838, pag. 235 , e il Progresso , geuuajo-lVbbrajo ib38. JJlbl. Ital. T. XCI. 19 2(^0 V A R I E T A . si sotio piiljlilicate per ispiegare il feoomeno dclla perfo- razione delle colonne di esso per opera delle niodiole li- tofaghe. — Qnindi ardente desiderio nascondeva da iiiolto teiii|)0 dl osservare e studiare iin tal fenomeno sopra luogo -^ ed il risultato delle mie osservazioni fatte, e di quelle altre clie mi propongo di fare al niio ritorno in Napoli, saranno dettagliate nel luogo opportune. — Mi limito qui solaniente a dire clie le due ipotesi ideate per renderne ragione pare che sieno insufllcienti per la spiegazione del fenomeno, po- sciache ne rinnalzamento del suolo, ne il suo susseguente abbassamento, ne le irruzioni del mare in quel luogo e sua permanenza per lungo scorrere di secoli, possono am- mettersi allorquando si vuole quietamente ragionare e con I'animo spogliato da ogni partito. Lo studio dei prodotti vulcanici di Monte Nuovo, surto in una sola notte nel secolo decimosesto , mi lia confermato circa i rapporti die uniscono tutti i vulcani estinti di quella regione, ed ha rassodato il mio pensamento sul raodo di sotterramento di Ercolano e di Pompei. La solfatara mi lia fatto conoscere Tidentita dei proce- dimenti cliimici che ivi avvengono con quelli che verifi- cansi nel cratere dell" Etna, i quali con migliore comodita possono studiarsi in quel semiestinto cratere, che in quello deir Etna. I prodotti ciie raccolgonsi nei due crateri sono egualmente identici , come diiuostrero a suo luogo. Nella strada da Napoli a Roma studiai i prodotti degli antichl vulcani che bruciarono in quella contrada, e grande istruzione trassi dallo studio delle sostanze che formano il cratere ove attualmente esiste il lago di Nemi , e speclal- mente di quelle che trovansi nel lago di Albano. I pepe- rini di questa contrada mi hanno fatto conoscere i rapporti da cui sono legati con gli antichi materiali eruttati dalla Somma. Nel tempo della mia diniora in Roma, che estesi al di la del mio proponimento , voUi studiare quel suolo di gia studiato da due sommi geplogi Breislak e Brocchi. II si- gnor G. Riccioli antico compagno di viaggio di Brocchi mi accompagno nelle escursioni su i colli romani , e con somma compiacenza, di cui non perdero la rimeudjraiiza, mi fece osservare le sostanze che costituiscono gli stessi, e ch'' esso ha studiato e replicate volte veduto per lunga serie d'anni in modo che ho potuto formarmi un' idea chiarissima della ' 292 V A R I E T A . ill 4.'\ 0 Spicgazione ili una iscri^iono cnfica del JNInspo Vaticano. AUorqiiando pnbhlico egli , nel 1819, la sud- detta iscrizione, anuuuzio pure " certo suo lavoro, pre- » concetto buon tempo indietro, " 11 cjuale " sarelibe la » dlo nierce fuor venuto una volta a pro di quanti alio ;; dotte lingue studiano profondamente: lavoro die tutto >i niirar doveva a informare un^arabica paleografia con » tanta larghezza di prove, con quanta nelle andate e nelle " present! stagioni non fa per altri tentata. » In oggi, dice egli ai dottori della orientale filologia, " essa opera » non mica sara foggiata in quella unica forma clie aveami >/ proposto di modellaref, stanteche, poco soccoiTendo la » buona fortuna alle bisogne degli scrittori, non mi fu t/ dato di penetrare co^ soli mezzi miei a que^ luoghi lon- » tani e lontanissimi dov'erano cose necessarle a vedersl, V considerarsi e ritrarsi . . . Anzi non vi tacero per punto » clie il lavoro non sarebbe nullamente venuto si largo, » come or^ ora saprete, se la rara generosita della eccel- » lenza del signor duca di Blacas d''Aulps non mi avesse >i a quando a quando fornito di que^ sussidii, senza die » le scienze e le arti si aggecchiscono, alia civilta non V sono profittevoli e dormono il sonno di morte. " Quindi per non " concbiudere in una opera sola tutte arabiclie scritte, » vario il signor M. A. Lanci " pensa- » mento e disegno, fermando in quella vece di temperare » e separare in tre ordini tutta la copia de' raccolti argo- » nienti, fame tre cosi divei'se opere cbe ciascuna s^ ap- >i presentasse a comodo de^ leggitori indipendente dalle » altre La prima opera accogliera sepolcrali iscrizioni, » le quali facendo capo dal terzo secolo eglrico giii di- » verranno per cufica, per tamurea e per niscbia lettera » sino al declmo (cio e a dire dal iiono al decimosesto " secolo dell era nostra) con ordinale procedimento — Nella " seconda opera non discorrera il leggitore per tetri campi " di luorte, ma procedera per orientale giardino con tanta » A'arieta di pianticelle e fioretti guernito clie sua veduta " avranne ben bene appagata. Imperocclie oltre al conte- » ner essa un comento di mitologicbe figure arabiche, di » cabalisticbe note, di amuleticbe prove, di tallsmaniche » leggende e di millanta superstizionl , gia state travia- » menti dal puro culto prlniitivo, dalle verita e da mo- » rali die nostra religione sustauzianoi avru un''accolta di V A n T E T a'. 293 » monumenti storlci, . . . cli Ictterate gemme . . . . lU scrltte V in metalli, tavole, avorii, stoife e mnsaici segnate, che » formano la piii aniena e giovevole parte delle cufiche » leggende per le sentenze ch^ elle riiiserrano >i ecc. Dalle iscrlzioni scolpite promette Tantore di passare nella terza opera " alle vergate per calamo sopra le cai'te, le perga- » mene e i papiri. " Queste tre opere " avranuo congiuntamente un cento >/ tavole dMntaglio in rame e di quarto massimo: alle quali » incontro dispendio largliissimo, siccome dalla nianiera » deiraverle trattate e condotte puote ogni saputo uomo " farsene ai:;evohnente ragione. » E per saggio della qiialita e mlsura delle intagliate tavole de' monumenti , ne pro- pone il sig. INI. A. Lanci una levata dal Vaticano Museo, la quale, per quanto puossi da noi senza il confronto del- Toriginale monuniento giudicare, ci sembra eseguita molto accuratamente. Siccome poi, dice il.sig. Lanci, ha egli per sua propria e per altrui esperienza ben conoscluto il breve numero di coloro clie procacciansi libri a proponimento di studio; cosi ha statuito di tirare soli cento esemplari per ciascuna delle suddette tre opere, in 4 massimo, invitando i bibliotecarj di qua e di la dai monti ed i ietterati orien- talistl a raandargli in Roma il loro nome per lassoclazione. Quanto alfepoca in cui verranno pubblicate le suddette tre opere, ecco la promessa dell autore. " Se bramate, va- » lorosi filologi, avvisarvi del quando ciascuna delle tre >/ descritte opere sara per venire in luce, vi certifico essere >/ in pronto la prima da commettere a^ torchi siillo scorcio » del corrente anno i838, perche nellentrar del vegnente » esca fuori; e gia procedersi il lavoro della seconda spe- » ditamente, la quale vedrete alia prima senza ritardo di »» piu stagloni accoppiata: a cui la terza venendo appresso " nel pill breve spazio di tempo che ne sara possibile, ci » confidiamo (si veramente che stranie vicissitudlni ed im- " »» pensati ostacoli non si atti'aA'erslno per via) nel torno » di un triennio fare ogni cemiata opera al suo scopo e tt termiue aggiunta. » I prezzi sono in lire italiane, Enclclopedia storira , ovvero storia universale coniparata e docn- lentata. Srovia universale scritta da Cesare Cantu. — Dispense 25.% 18.% ac;." contenenti le piintate y.^-ii.'' Racconto, vol. 2." — Dispense 26," e ay.' conteuenti le puutate i3.^-l6.^ Dociuuenti 294 V A R I E T A . (Scliiarlnienti e note), vol. i." — Torino, i838, pres9o gll edttoii Giuseppe Pomba e C. coi tipi Baglione e C, in 8." — Prezzo di ogni puntata ( pag. 82) cent. 5o. Memorie sul Lonilicamcnto delle niarenime toscane. — Fh-enze , l838 , per Giuseppe Molini, in foglio , di pag. iSy, oltre Tindice e Pavvlso ai lettori, con 27 tavole in rame lii". 65. — In Milano vendesi dalla Societa tipografica de' Classici Italiani. — In 8.° il testo e TAtlante in foglio, liv. 33. Istorie fiorentine scritte da Giovanni Cavalcanti, con illustrazioni, vol. I. — Fireuze, l838, tipografia airinsegna di Dante, in 8.°, di pag, xxiv e 63 1. — In Milano, presso la Societa suddetta, lir. 9. Siti storici e monumentali di Venezla. Disegni di Giovanni Pividor, note di Pietro Chevalier. — Venezia, 1 838, presso G. G. Eckachla- ger editore, co'' tipi del Gondoliere , in 8.° gr. a due colonne, di pag. 68 e 10 tavole in litogi'afia, lir. 8, 70. — In Milano, presso Carlo Branca librajo , contrada del Monte, casa Verri, n.° 872. I quattro poeti italiani coi migliori comenti antichi e moderni e con r ornamento di dodici incisioni. Firenze, 1 838, per David Pas- . sigli tipografo-editore. Volume unico , in 4.° piccolo. — L' opera verra divisa in trenta dispense , non minori P una per V altra di pagine 48 , al prezzo ciascuna di lire 2. Sono pubblicate finora 3 dispense. In Milano le associazioni si ricevono dal suddetto Branca. Dizionario storico di architettura, contenente le nozioui storiche, descrittive , aixheologiche , biografiche , teoriche, didattiche e pra- tiche di quest' arte di Quattremere de Quincy delP Istituto di Fran- cia ( Accademia delle iscrizioni e belle lettere ) e segretario perpe- tuo deir Accademia di belle arti. Prima traduzione italiana degli edi- tori Binda, Ratti e Soresina. — Milano , 1 838 , tip. Pogliani a spese della Societa editrice. Tomo I.°, fasc. i.°, in 4.°, di pag. 80. A-ARA. — Quest'' opera sara divisa in 2 volumi, ed in venti fa- scicoli di dieci fogli di stampa , ciascuno al prezzo di lir. 2, 17 ogni fascicolo. Ogni mese sara pubblicato un fascicolo fino al com- pimento delP opera. — Le associazioni si ricevono in Milano presso gli Editori , cont. della Guastalla, n.° lio, presso Angelo Monti li- brajo, contrada del Cappello, u.° 4028 e pi-esso il suddetto Branca. Delia pubblica esposizione di opere e belle arti, e d'industria fatta in Milano nel settembre 1 838. Cenni di Oppraudino Arriva- bene. — Milano, l838, tipografia e libreria Pirotta e C, contrada di santa Radegonda , n." 964, in 8.°, di pag. xx e 172. F. Carlini , I. FvMAGALLi 6 G, Brvgnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di i5 novembre i838. . : Milano , daU L R. Siainperia. 295 ■Jstratto dclle osservazioni meteorologlche fatte alia nuova torre astronomica dell' I. JR. Osservatorio di Brera all' altezza di tese i3^62 (nietri 26,54) shW orto botanico , e di tese 75^48 {inetri 147,11) sul livello del mare. 2ij 6 1" A G O S TO i858. Altezza del termometro R. Slato del ciclo D 6'' in 9''ni 0'' 5''s G''s 9'^s I2'>S da inezzanotte a mezzodi. da mezzodl a mezzanolle. I + 12,1 +i5,8 +i8°.2 +19,6+19,5 +17,2 +i3,5 Sereno. Sereno. 2 + 15.7 +16,7 + '9,7 +20,7 ,+19,3 +17,6 + 14,9 Sereno. Sereno. 0 +14,2 +17,4 +20,6 +21,9+21,0 +174 + 16,8 Sereno. Sereno. 4 +i5,7 +19,5 +2 1 ,0 +22,8 +22,6 + 19,0 +iG,8 Sereno. Sereno. 5 + 18, 1 H-19,0 +21,5 +22,4 +22,4 +i9/t +17,5 Ser. nuv. Ser. nuv. 6 +1(3,4 + 18,1 +21,0 +21,5 +21,2 +19,0 +18,5 Nuvolo. Nuvolo. 7 +16,1 + 19,5 +22,4 +20,0 +22,5 +18,7 +17,5 Sereno. Sereno. 8 +i3,o + 16,9 +19,6 + 21,0 +2 1,2 +17,6 +1O.9 Sereno. Ser.piog.temp Q +i5,9 + 14,6 +18,6 +20,0 +'9'9 +i6,7 +i4,o Sereno. Sereno. Sereno. lO +10,1 + 16,0 + 19,1 +20,4 +20,7 +16,8 +'4,7 Sereno. , 1 1 +'3,9 +18,0 +20,6 +22,4 + 21,1 +18,6 +16,4 Ser. nebb. Sereno. 12 +i5,i + 19,0 +22,0 +20,5 +21,6 +19^7 +17,6 Sereno. Sereno i5 + 17,0 +20,5 +22,5 +25,9 +22,9 +20,4 +18,0 Sereno. Sereno. i4 +19,6 +20,3 +20,1 +24.5 +24,0 +21,4 + 18,2 Sereno. Ser. nuv. i5 +16,9 + 18,5 +20,4 +21,2 +20,0 +18,6 +16,1 Ser. nuv. Sereno. i6 +)5,i + '8,9 +20,9 +21,9 +i9>7 +17,4 + 16,3 Ser. nuv. Ser. nuv. 17 +.5,4 + 18,5 +20,6 +21,5 +19,5 +17,6 +16,8 Ser. nnv. Ser. nuv. i8 + l5,2 +i5,o +14,3 +14,2 +i5,7 + l3,2 + 12,0 Nuvolo. Piogg. ser. iq >4-l5,0 +16,5 +17,8 +18,5 +17,1 +i5,7 +12.9 Ser. nuv. Ser. nuv. •io + 12,8 + iD,7 +18,7 +'9'7 +19,1 +i6,5 +14,6 Ser. nuv. Ser. nuv. 21 +i4,o + 16,0 +16,5 +i5,o +14,0 +i4,4 +14,2 Nuvolo. Piogg. nuv. 22 + 14,1 +i5,i +16,5 + i6,5 +i6,o + i5,o +14,0 Nuvolo. Piog. nuv. sei 20 +11,5 +14,1 + 17,0 + 18,2 +17,6 +i5,o + 10,9 Sereno. Piog. gr. ser 24 + 11,7 +i5,5 + i5,6 +18,4 +17,5 +iv,9 + 1 2,7 Ser. nuv. Sereno. 20 + 8,9 +i4i7 +'7->7 + '9:4 +19,0 +16,0 +10,9 Sereno. Sereno. ■lij +io,4i+i5,4 + 17,0 +17,8 + 18,0 +)5,2 +10,2 Sereno. Sereno. 2 7 + 12,4 + i5,9 + 17,(3 +18,5 +!8,9 +16,2 l + i 3,6 Sereno. Sereno. 28 +10,0 +16,4 +18,0 +19.7 + '9/+ + 17, -i + 14,4 Sereno. Ser. nuv. 2f) +14,0 +16,1 1+18,5 + 18,0 +i5,6 +10,0 + 10,2 Nuvolo. Nuv. piog. se Oo +1 1,6 + .5,4 + 19,5 +20,0 + IC),0 +'4,4 +i5,4 Sereno. Sereno. JI +ii,r. +i5,8 + '5,5 + 16,5 +i5,9 +10,4 +10,8 Screuo. Sereno. Allc'zza inassiiua del leriuomelio + 2/1", 26 » mi )/ ni€ i dia + iG ^85j( QuauLilii della pioggia linee 0,79. 297 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Delia Storia delle fiiianze del regno di NapolL Libri sette del cav. Lidgl Bianchini. — Napoli, 1884- i835, dalla tip. Flautina, di pag. 5ii, 648 e looi, in 8.° Q, uantlo pubblicossi il primo volume di questa opei'a la Biblioteca Italiana Tannunzio a' suoi lettori ( V. torn. 78.°, p. 71 ) e fece ad essi conoscere quale ne fosse lo scopo , il disegno e la partizione, e quali speranze si potessero di essa concepire e quai van- taggi ritrarne. Ora T opera giunse a noi compiuta, e i tre tomi pubblicati contengono tutti i sette libri , nei quali la divisata istoria si doveva comprcndcre, cosicche essa discorre ordinatamente dalT auno 1140 sino air anno i835. Ne le concepite speranze falli- rono, ne la esecuzione manco al concetto, ne alia ese- cuzione lo ingegno. Poicke quelT anunasso complica- tissimo di fatti, di accidenli , di circostanze partico- lari e minute 1' autore sa fino al fondo sgomitolare e sa cavarne distintamente le fila a tessere un' amplis- sinia tela , della quale dir non si saprebbe se sia mag- giore il pregio iutrinseco del lavoro, o l' utijita. Si e gia veduto nel citato articolo come i sette li- bri component! Y istoria di cui parliamo corrispon- dano ai sette periodi della dominazione normanna , Blbl. Itul. T. XCI. 20 298 STORIA DELLE FINANZE sveva, angioina, aragonese , vicereale aragonese ed austriaca , borbonica e finalmente francese e borbo- nica degli ultimi tempi dal 1806 sino al i835; e come ciaschedun libro dividasi in ciuqiie capitoli, il primo dei quali espone le isdtuzioni poUtiche in generale e le vicxssitudini piu memorabili del relative periodo ; il secondo parla degli ordinamenti, delle leggi e delle altre cose concernenti alia proprieta ; il terzo tratta delle contribuzioni e d' altro che costitiiisce la ren- dita dello Stato; il quarto fa conoscere il sistema di amministrazione e delle pubbliche spese; il quinto ii- nalmente parla dell' industria e della circolazione delle ricchezze , cioe delle monete , dell' agricoltura , delle manifatture e del commercio. Tre di questi libri si contengono nel primo tomo , e due nel secondo ; le mille pagine del terzo comprendono i due ultimi. Ma per dare una giusta e adequata idea di quest' opera che discorre per si lunglie eta , clie in tante parti dividesi, e che di tanti e si svariati elementi si corn- pone, egli e necessario che alcune preliminari rifles- sioni da noi si facciano. La statistica , 1' economia politica , la finanza sono fra loro per intima natura legate e congiuntissime. La statistica raccoglie i fatti die costituiscono le con- dizioni fisiche e morali del paese , li esamina , li depura, li oidina in classi, in serie, in sistemi, dalla fecondita della terra che produce i raetalli e le biade sino alia fecondita delf ingegno die fa germinare la dottrina e la sapienza: T economia ragiona sopra que- sti fatti e va sottilmente investigando come queste diverse maniere di produzione possano essere pro- mosse , migliorate, moltiplicate, come i relativi pro- dotti possano utilmente usarsi , modificarsi , permu- tarsi e farsi altrettanti elementi della nazionale pro- sperita : come i governi possano trar proiitto dalla felicita pubblica o crescere con essa la loro forza materiale e morale, ed a vicenda crescere questa fe- licita medesima colla loro influenza: finalmente la fi- nanza c r elTetto di silliitti smdj , il risultamento dci DEL REGNO DI N.VPOLI. 30)^ sistemi, la teorica giuiita alia pratica, la potenza ridotta alTatto. In una parola pel grantle edifizio so- ciale la statistica fornisce i materiali , V ecouomia il disegno, la finanza la esecuzione. Da cio si puo de- durre legittimamente die chiunque voglia intorno a tali oggetti occuparsi deve prima ricercare coUa sta- tistica e ra2;ionare colla economia e poscia operate nella finanza; e che per procedere rettaniente non e possibile applicarsi a questa, senza prima aver attinto da quelle i lumi necessarj. Pero questo procedimento non fu nei trascorsi tempi osservato, o perche sia in se stesso un progresso che richiegga ampiezza di vedute e maturita di sperienza, o perche gli uomini sieno dalla natura portati ad ap- plicarsi a cio che puo soddisfare ai loro bisogni prima che a ragionar sottilmente o ad astrattam^nte specu- lare, o perche una buona pratica supplisca a tutto e ponga in grado di provvedere a qnei bisogni senza il soccorso delle teoriche e i documenti della scienza. Infatti dacche vi ebbero regni e doniinazioni sempre vi furono finanzc, perche sempre vi furono pubbliche rendite e pubbliche spese e pubblica amministrazione delle ime e delle altre: ma solo da alcuni secoli si penso e si conobbe che quest' amministrazione oifriva im campo apertissimo all' ingegno d' investigare , di ragionare, di segnalarsi con utili imprese, alio zelo citLadino di operare migliorainenti e di correggere abusi , air amor patrio di trovar nuove sorgenti di ricchezza e di fondare sopra basi piu ampie e piu ierme la nazionale prosperita; e la statistica, come ognun sa, e una scienza nuova, a cui soltanto negli ultimi tempi fu conceduto di entrare nelle universita e di assidersi suUe cattedre. Ora pertanto che cpie- ste discipline si considcrano come parti integrali del corpo delle scienze politiche, e percio hanno dovunqne pubblico magistero ed insegnatori solenni, T applicarsi divisamente ad alciina di esse non sarebbe ne utile , ne prudente, ne decente consiglio; ne certo terrcb- besi ai tempi nostri per buon economista quello che 3oO STORIA DELLE TINANZE lion sapesse o non si curasse di fontlare le sue dot- trine sui dati della statistica e di avvalorarle coi ri- sultanicnti della finanza; ne certo abile niinistro della finanza si reputerebbe quegli clie non avesse appreso dalla statistica a conoscere i piu niinnti oggetti della provincia al sue governo affidata e dalla economia a ragionare rettamente sopra di essi. La storra delle linanze di un regno, senza bisogno clie alcuno la scriva, e, almeno nella sua parte es- senziale, narrata ai ben veggenti da tuttocio clie nel regno stcsso si vede dai palagi dei grandi e dagli abituri dei contadini, dagli arsenali e dalle zecclie, dalle rnense reali e dalle povere imbandigioni , dalla qualita delle monete e dal carattere dei mominienti, daU'aspetto dei campi e dalle speculazioni della Borsa, dai costunii del popolo e dalla stessa speciale condi- zione delle lettere e delle arti. Che se pure vuolsi fame argoniento di speciale racconto , cio clie credia- 1110 poter jirocacciare ed onore alio storico e decoro e giovamento alia nazione, siamo d'avviso clie in siffatta istoria si del^bano serbare le condizioni sovrindicate e debbasi osservare il procedimento che abbiamo teste descritto. Perloche pare a noi clie insieme coUe cifre rappresentanti le operazioni nei diversi tempi eseguite dalla tinanza debbansi ofterire le notizie sta- tistiche relative e conteniporanee, ed esporre i prin- cipi da cui le operazioni medesime furono dirette ; poiche senza di cio la storia riuscirebbe imperfetta e manchevole per non dire insignificante e muta. Quindi nasce clie un" opera di tal genere e nialagevole ed ardua-, poiche s" egli e diflicile conoscere niediante una esatta statistica cpial sia la condizione fisica e morale di un paese nel tempo in cui viviamo , egli e cuiasi impossibile conoscere qual fosse nei secoli da noi renioti, ed in cjuelli singolarmente che toc- cano alle eta della ignoranza e della barbaric. A cio si a2;inunii,e che in quei secoli per la oscurita dei tciupi e per gli scarsi e confusi docunienti male si possoiio discernere le massime fondaaientali colle quali DEL REGNO DI NAPOLI. 3oi si reggeva ramministrazione dello Stato, ed i sistc- mi die seguiva e gli scopi die si piopoiieva; onde una Storia die voglia diligeiitemente esporre quelle niassime, quel sistenii , quegli scopi deve per neces- sita piuttosto divinare die narrare. Che se per evi- tare questi impedimeiiti essa vuol abbandonare e le investignzioni statisticlie e le economidie discussioni, e restringersi ad esporre sempliceniente e puramente le operazioni della Finanza ed i loro risultanienti , ne sorge una nuova difficolta; poiche nelle antiche eta non avendo potuto aver la Finaiiza ne forme sta- bili ne inetodi sicuri, e venendo allora amministrata secondo la prepotente volonta dei prindpi e secondo le mire individuali dei direttori, la storia die vuol raccontare siflatta aiiiministrazione non pno prefig- gersi un ginsto e adeguato disegno e conveniente- mente colorirlo, nia deve seguir, come pno, quel- Tandamento irregolare e disordinato, e narrare i fatti die puo discoprire e raccogliere , non badando alia laciine die naturalmente si formano e die dalla po- verta dei lumi e delle notizie provengono. Per tutte queste ragioni comunemeate le istorie di tal natura si ristringono, in quanto al tempo, a brevi periodi di anni e talvolta di mesi, ed in qnanto alia forma non sono die conti renduli dai ministri , die le finanzc nelle diverse epodie governarono. Per tal modo si evita la difficolta di raccoglicr notizie die il corso del tempo disperde e confonde , di far conget- ture e ragionamenti intorno alle niassime e alle dot- trine regolatrici die si possono in mille guise velare, occultare, alterare, e di cercar documenti die gli ar- cliivj gelosamente custodiscono, e die non sempre ven2;ono a2,li studiosi coniunicati. Conti di tal ^enere pubblicarono i signori Boulogne, Silliouette, Bertin, Averdy, Inveau, Zerray, Turgot, Clugny , Neker, Fleury e Calonne, die in Francia diressero le fmanze dalfanno 1708 fino alfanno 1707; e lo stesso Discorso suir ammiuisirazione della finanza franccse die il Ne- ker stampo in tre volunii , non lii die dcscrivere 3c 2 STOr.IA DELLE FINA-NZE lo stato e randamenlo di quelFamministrazionc nel- r epoca in cui fu dettato. Ed al loro tempo si rife- riscono eziandio i Rcndiconti dell amministrazione delle jinanze italianc, nei qnali , come scrive il Gioja, « il ministro appoggiato agli alti principj deir amministra- zionc finanzieia iie domina tutti i rami , ne traccia tutti i movimenti , ne presenta tutti i risultati , ne addita le anomalie e le cause nel passato , predice i cangiamenti nel future , discute ogni soggetto con tanta precJsione, destrezza , profondita , die fa di- menticare qualunque altra opera pubblicata sopra si- mile argomento. » Tale c il costume solito degl' Ita- liani ; i quali se alcuna volta pare clie rimangano ad- dietro , in tre passi pero raggiungono ed avanzano cjuelli clie lunglie e cliiare orme segnano nella stes- sa via. La compilazione di una storia delle finanze del re- gno di Napoli, che dalf anno 1140 in cui « E.uggei-i Normanno forrao la monarchia e diede varj ordina- menti pel ben essere dei popoli suoi » giunga ai tempi nostri , debb' essere attraversata dalle stesse difficolta che noi abbiamo di sopra mentovato ; dalla diflficolta cioe di avere per qualclie epoca le neces- sarie notizie statistiche , da quella di conoscer chia- ramente le massime fondamentali con cui lo stato fu dai diversi principi go\ ernato , da qnella infine di rilevare in ogni tempo con precisione i risultamenti rcali delle operazioni delle fmanze e F andamento ef- fcttivo della loro amministiazione. Alle c|uali diflicolta altre gravissime si aggiungono che sono proprie e particolari del regno di Napoli, come il frec|uente mu- tarsi delle dinastie rcgnanti ed il conseguente conti- nuo cangiamento di principj, di sistemi , di metodi; le sommosse e i tumulti che avvennero non di rado e che, se non altro, sospesero per alcun tempo Ta- zione ordinaria del governo e gli ordini stabiliti scon- volsero e non tenui sostanze distrussero •, 1' estrema ingordigia e fincredibile ignoranza degli Spagnuoli , per cui molte private fortune miscramente perivano DI/L KEG^-0 DI NAPOLI. 3o3 e la pubblica sovente pericolava ; l" incessante colli- sione tra la reale autorita e le prerogative feudali clie produceva dispersioni , dilapidazioni , inceppa- menti ; le vessazioui vicereali , le invasion! nemi- che ecc. SilTatte circostanze avendo un' influenza di- retta ed immediata sulla tinanza fanno die questa presenti cola un ammasso avviluppato di fila con- fuse ed intricate che sommamente difficile riesce alio storico ordinare, ed una serie di notizie incerte , oscure , talvolta contraddittorie, cui e ardua per non dire impossibile impresa di chiarire. II cavaliere Lodovico Bianchini , die si acquisto bella fama con parecchie opere da lui pubblicate, conobbe le diflicolta che si attraversavano al lavoro da lui meditato , e non lascio di fame cenno nel di- scorso che premise alia storia. E per evitarle egli avviso di prefiggere al suo lavoro uno scopo speciale, e tale che lo ponesse in grado di proceder per la sua via senza impedimenti. Considero pertanto « noa essere in tutto bene eseguita la separazione delle leggi politiche , civili , economico-politiche, militari ed ecclcsiastiche » ; cio esser derivato cc dal non aversi chiaro conosciraento dclla pubblica amniinistrazione in generate, la quale in sostanza e cio die dicesi go- verno.) e tutte le indicate cose comprende e secondo esse si divide in tante particolari e distinte animini- strazioui , come ad esempio della giustizia , della fi- nanza , della civile economia e simili » ; non essere ancora al tutto conosciuto e determinate 1' intimo legame tra tutte queste amministrazioni e segnata- mente tra la civile e la finanziera, le quali dovreb- bero essere in tale armonia che quella a questa ser- visse di base; poidie non bene conoscendosi la ric- chezza di un popolo e le vicende a cui va soggetta non e possibile stabilire su di essa un ordinate si- stema di tributi e iin buon metodo di pubbliche spese » Per le quali ragioni penso I'autore die stata sarebbe utilissima opera quclla di determinare le re- hizioni di (jucste due amministrazioni non solo tua 3o4 STOPvIA. Dr^LLE FINANZE esse, ma eziandio con tiute le altre che compongono il governo dello Stato : e cio affinche qualunqne legge o sistema lungi dal nuocere giovasse a guarenrire la proprieta ed a promuovere la nazionale industria. Al quale effetto e per ottenere che la politica economia sia bene applicata alia pnbblica amministrazionc re- puta egli conveniente die sia consultata V esperienza dei passati tempi per « determinare nel risultamento princip) meno fallaci e norme meno incerte. » Ma nei secoli trascorsi i governi ed i popoli non si ap- plicarono di proposito alio studio della loro econo- mia , poichc « ad essa non era diretto lo spirito pub- blico di quella eta » : e quindi gli storici vollero descrivere le vicende dclle nazioni , le loro costu- manze , i loro usi, le fogge loro speciali di vestire e di combattere , piuttosto che i sistemi di politica, di amministrazionc e di legislazione, 1' impiego delle ricchezze e delle pubbliche rendite, le cagioni della industria e della ignavia dei popoli, e le influenze deir amministrazione sulia condizione politica « le quali cose costituiscono vera vita civile delle nazioni e possono somministrare esempli ed ammaestramenti alle future generazioni. » Condotto il nostro autore da queste rlflessioni , si accinse alia grandc imprcsa di scrivere la storia della Finanza del regno di Napoli e di scriverla in modo che secondo i dettami sopra esposti riuscisse diversa da quant' altre opere di simile natura o con simili titoli fossero state per altri paesi pubblicate. Peroc- clie alcuni , credendo che la tinanza non in altro con- sista che nel riscuotere , nello spendere e nel flir de- biti, dcscrissero 'c cronologicaraente soltanto la quan- tita dei tributi o dei prestiti nelle diverse epoche dal popolo pagati. » Altri, ligj a qnalche mitiistro, esposero le operazioni da questo eseguite a modo piuttosto di eucomio che di storica narrazione. Ed altri ancora, che molto rinomati divennero in Francia, scrivendo la storia di quelle fiuanze parlarono se- condo r ordine dei tempi deir amministrazione di T>EL REGNO DI NAPOLI. 3c5 ciascun ministro e delle operazioni da lul fatte per tributi , credito e spcsa , talora aggiungendovi I'in- dicazione dclla rendita e della spesa pubblica. Ma niuno parlo deirinfluenza dellc istituzioni e degli av- venimcnti della politica sulla finanza e viceversa di questa su tpxella ; niuno della proprieta , dell' indu- stria , della circolazione o del consumo delle ricchezze clie sono pure fonti del tributi ; niuno delle rela- zioni utili o dannose eh' esser vi possono ti-a la fi- nanza e gli altri rami d' amministrazione e di legi- slazione. « In quanto a me, scxive il sig. Bianchini, non biasimando in menonia parte il sistema di sif- fatti scrittori clie con lode mi lian preceduto in si difficile aringo , penso clie non possa isolatamente disaminarsi , e cjuindi narrarsi d' un sistema di fi- nanza senza osservare medesimamente i suoi rapporti con tutte le altre parti del e;overno. Considerando la finanza come principal parte dell'economia dello State, ne segue clie la sua stoiia contener debbe tuttocid clie a questa ha avuto riguardo direttamente od in- direttamente non solo per opera del go.verno , ma dei popoli ancora. E pero e necessario sporre non solo le leggi , i sistcmi , i regolamentx clie di proposito lian trattato dei tributi e del modo di spen- derli, ma tutt'' altro che in ogni ramo di pubblica amministrazione e d' industria vi lia avuto connes- sione e dipendenza, come altrcsi le diverse opere dei privati cittadini , dalle quali bene o male tosse ca- gionato all" economia dello Stato E tali mate- rie, soggiunge il Cavaliere , lio ordinati in diversi capitoli separati , facendo in ciascuna epoca la sposi- zione delle istituzioni politiclie, dell" amministrazione in generale e delle vicissitudini piii memorabili : passo poi a trattar delle leggi, dei sistemi e delle vicende sulle proprieta : indi discorro dei tributi e del cre- dito pubblico : poi del metodo di amministrare e di far le pu]:)bliclie spese: da ultimo dico dell' indu- stria considerandola sotto il triplice aspetto agricola, manifatturtcra e commerciale e della circolazione e 3o6 STORI\ DELLE FINANZE consumo delle riccliezze per quegli oggetti die la ri- sgiiardano circa la (inanza, come la nioneta, le opere pubbliclie , i prezzi ed altre simiglianti cose. la co- testa divisione ho procurato di non intralasciare di considerare la finanza nelle sue parti legislativa^ am- ministrativa e coiitabile per mostrare come queste parti debbano fra loro essere ordinate per condurre ad utile scopo. » Con siffatti intendimenti il nostro autore, ne a noja ne a fatica perdonando rovisto i pubblici archivj , leggendo non solo que' document! die poclii e con- fusi ritrovar poteva concernenti alia economia del tempi normanni e svevi, ma quelli ancora die, seb- bene di altre materie trattassero , pure qualche no- zione somministravano relativa ai dazj , at metodo di amministrazione, all' industria e ad altre simili cose. Per r epoca della dominazione degli Angioini, oltre- clie degli archivj meglio ordinati, egli si giovo delle carte contenute nei due volumi intitolati Syllabus membranarum ad regice siclce archivium peitincntiiim, uno del quali fu pubblicato nel 1824, e 1' altro nel 1 832, ed anche di una parte del terzo die fugli co- niunicata inedita dal dotto compilatore Antonio d'A- prea. Ne la diligenza del cav. Biancliini contentossi di consultar quelle carte , ma si volse eziandio ad esa- minare i registri dove notati sono gli ordini origi- nali di quel governo ed i conti della Tcsoreria e dei ricevitori dei pubblici tributi. Inoltre egli attinse al- tre notizie dal farnoso ed anticliissimo archivio del mo- nastero della Trinita della Cava , dove si custodisce una gran serie di carte non solo pertinenti alia do- minazione angioina ma alia normanna eziandio , ed alia sveva, e dai particolari archivj di Cava e di Sa- lerno. E molti lumi e niolti documenti furongli co- municati dalla cortesia del commendatore Antonio Spi- nelli di Scalea, uomo fornito di niolta dottrina e die ai pubblici archivj presiede; e molti infine ne trasse r autore dalle costituzioni , dai capitoli , dalle pram- matiche , dagli usi fcudali , dalle consuetudini , dai DKI, BEONO ni NAPOLI. 307 capltoli di varle citta , dalle leggi dei diversi go- verni , dalle cronache eziandio , dalle istorie, dai li- bri forensi , dalle memorie particolari , dai trattati statistic! , e per qiianto riguarda agli ultinii tempi , dagli archivj dei rninisterj di Stato e dulle informa- zioni di quelli eh' ebbero paite nell' amministrazione e nel governo. Pero, i fini diversi che il cavaliere Bianchini pre- fisse al siio lavoro, tanta diligenza e tanti studj noii sono a parer nostro suflicienti a fare che si superino o si evitino gli ostacoli che abbiamo gia detto do- versi incontrare da una storia della Finanza che molti secoli discorra. L' opera di cui parliamo non e di tal natura che otFrir se ne possa un estratto ai lettori e che far si possano particolari considerazioni sulle sin- gole parti di essa. Ci liniiteremo quindi ad esporre sul complesso alcune osservazioni , che saranno come altrettanti corollarj dei principj generali che abbiamo sin di sopra stabiliti. I. NelToscurita di que' primi tempi (poiche la no- stra istoria rimonta aH'anno 1140) si smarriscono so- vente le tracce del cammino da farsi, onde singolar- mente nel primo libro che tratta delle cose perti- nenti alia dominazione normanna , mancano i mate- riali del lavoro e frequenti lacune ne risultano. Ad ogni passo in quel libro V autore e costretto ad al- legare la mancanza dei necessarj documenti cd a con- fessare di non conoscere gli elenienti piu comuni delle flnanze di cjuelf epoca. Si e perduto il gran registro in cui il re Ruggero voile che si facesse distinta nota dello stato del reame per quanto alia condizione delle persone si riferiva , ed al dominio della corona , dei comuni e della chiesa ( Tom. I. pag. 69 ). Non si sa cpiali fossero le leggi normanne suUa caccia e sulle foreste (pag. 79). Non rimangono che memorie oscu- rissime intorno ai dazj che si riscuotevano pel tras- porto e per la consumazlone delle merci ( pag. 86 ). Neppure intendesi il significato di ccrti nomi di tri- buti che si trovano in quell' epoca ( pag. 89 ). Non 3o8 STORIA DELLE FINANZE si sa se per la chiesa il relevio in caso di sede va- cante si esigesse ( pag. 96 ). Non restano leggi die dimostrino qnali in quel tempo fossero le proprieta ed ii comniercio (pag. 97). Quiiidi volendo Tautore dalla pag. 99 alia pag. 128 fare il novero delle tasse die ne' tempi normanni si esigevano spiega di esse la qualita e ne espone 1" origine , ma non sa mai in- dicare ne la norma con cui s'imponevano, ne le ren- dite die davano alio Stato ; anzi didiiara di non po- ter neppure approssimativamente determinare quanto potesse valutarsi tutta la rendita pubblica ne' tempi indicati. Questa mancanza , questa confusione di no- tizie vanno scemando mano a mano die la storia ai tempi nostri si avvicina: ma tali difetti talora ricom- pariscono a romper T ordine e 1' integrita dell" espo- sizione. Per esempio nel libro terzo die rignarda air epoca degli Angioini si dicliiara die non si pote rilevare a quanto in ciasclieduna comune ammontasse il prodotto di alcune tasse die si aftittavano unite col titolo di gabella delta bajidazione , e cjuasi per sag- gio s' indica cpial fosse cpiesto prodotto in 84 Comuni (torn. I, pag. 36o); la quale indicazione cosi divisa dal resto riesce inutile ed inconcludente. Neppur si sa qual somma producesse il tributo denominato Adoa (pag. 366). E per far conoscere Timporto dei cosi detti donativi si accenna soltanto a quanto ammonto in nove provincie nell' anno 1276 (pag. 368). Tal- volta eziandio le indicazioni di tal genere, anziclie abbracciare Y intero reame , si ristringono alia sola citta di Napoli od a qualche provincia , come parti- colarmente si osserva nel tomo primo alle png. 884, 386 e 390. Parimente nel libro cpiarto die tratta del governo degli Aragonesi non si sa indicare, se non die per otto sole provincie, qual fosse la somma delle collette riscosse per Tincoronazione di Alfonso I ( t. II, p. 67). Neppure si puo con sicurezza determinare quali fossero in quell' epoca le cosi dette privative (p. 84). Ma sarebbe troppo lunga e fastidiosa opera lo andar noverando tutii i luoghi di cjuesti libri in DEL REGNO DI NAPOLI 3cg cui si manifesta la mancanza delle necessarie notizie, e per cui si conferma T osservazione die da princi- pio facemmo siilla diflicolta di scrivere una storia delle Finalize che dai tempi nostri sino ai piu aiiti- clii li saiga. II. Questo difetto di sicure notizie, questa man- canza di documenti da cui si possano trarre regolar- mente costrin2;ono lo scrittore a star contento a quel niateriali die la piu o meno fortunata di lui diligenza giunse a raccogliere, e quindi gl' impediscono di ben colorire il concepito disegno e di far procedere il suo lavoro con quell' ordine assoluto e rigoroso die si richiede. Perocche se quelle particolarita che co- stituiscono le aniministrazioni delle Finanze e che sono minute ed in se stesse insignificanii non formano una serie conipiuta, se non sono poste al loro luogo e rettamente distribuite, se le une dalle altre non ricevono lunie ed appoggio, e tutte non concorrono a formare la dimostrazione die vuolsi, se queste di- mostrazioni in ciaschedun periodo non si corrispon- dono in modo die i loro risultamenti si possano fa- cilmente verificare, avvicinare, paragonare, se tutto cio non si ottiene, certo si fallisce al line prefisso, ed anzidie una storia, iie risulta una congerie di de- menti insufficienti e scomposti. In tal caso puo dirsi che siccome nei campi la disciplina ed il nuniero cre- scono il valore ai soldati, cosi in queste materie Tor- dine intero e la giusta serie lo danno agli argomenti. Forse eziandio, piu ancora deiresattezza, T ordine e la interezza delle notizie producono la contemplata uti- lita , procacciando sode ed estese cognizioni e ser- vendo alle vedute di quelle meuti acute e pronte die sanno con un solo sguardo discernere le analogic ed i contrasti, e scoprire la verita e gli errori. III. Per questo niotivo avremnio desiderato die rillustre nostro autore, per quanto gli poteva esser consentito dalla qualita e dalla quaniita dei niateriali raccolti, avesse corredata P opera sua di tavole sinotti- che rapprescntaati lo stato e Paiidamento delle Fananze 3lO STORIA. DELLE FINANZE nella parte attiva e passiva e negli ultimi comparati lisiiltamenti dell' una e clelPaltra. Questo metodo di cui egli presenta, sebbene imperfettamente , qual- che saggio nei due ultimi libri pei quali aveva piii copiosa e meglio ord'nata materia, avrebbe di lunga mano agevolato la chiara comprensione dei fatti che I'autore con tanta diligeaza raccolse e delle idee che viiole dedurne. Poiclie si deve confessare ch' e diffi- cile die la mente e la pazienza dei lettori durino alia fatica ed alia noja di leggere si lunghe pagioe tutte I'ipiene di particolarita minute , aride , non da altro legate che dal comun argomento e per ogn' al- tro verso disgiuntissime. Quelle tavole poi avrebbero potuto essere oppoitunamente illustrate dalle notizie e dagli schiarimenti che formano il testo dell' opera ; e con cio si sarebbe dato all' opera un pin manifesto carattere di unita , e le varie parti di essa avrebbero guadagnato una maggiore importanza e per cosi dire un rilievo maggiore; poiche nulla di tutto cio die si lega ad un' idea o ad un disegno generale puo dirsi che sia assolutamente piccolo e lieve; e quindi il vero modo di crescere il pregio delle singole parti quello si e di rendei'e evidenti le loro relazioni col tutto , e di mostiare colla maggior possibile chiarezza come esse giovino a formare un sistema, a compiere una prova , a porre in luce una veritii ; e nel nostro caso questo modo consiste certamente nel i-accogliere e ncir ordinare con loo:ico avvedimento siillitta minuta- glia di parti intorno a prospetti bene concepiti e ben composti. In vece il metodo adottato dal cava- liere Bianchini di esporre una dopo V altra difilata- mente tutte le notizie da lui accumulate siil proprio subbietto c' induce a duliitare die all' uopo di far conoscere le vicende e i rivolgimenti die nel corso di circa sette secoli avvennero nella condizione eco- nomica del regno di Napoli , piu die la storia delle Fi- nanze di cui trattianio, riesca acconcia e profittevole la storia civile del Gianuone, nella quale alia narrazione delle gesta politiche e militari segue 1' esposizione DEL REGNO DI NAPOLI. 3ll delle le^ei civili ed economiclie emanate da cada- uno di quel priucipi e cosi in un niodo legolare e piano, sebbene necessariamente spedito e compen- dioso, si dimostra quali provvedimenti furono in ogni eta impartiti per 1* amministrazione delle Finanze in qnel regno, quali abusi eransi in esse introdotti, quali riforme furono eseguite e quali miglioramend procacciati. Ne siamo lontani dal credere die sul pro- posito della moneta una niigliore e piu accomodata istruzione esser possa fornita dalle Relazioni e dalle Memorie pubblicate da Giovanni Donato Turbolo sulle monete coniate e sul denaro circolante nel regno di Napoli dalFanno 1442 sino al 1629. IV. Non sappiamo perclie il cav. Biancliini nella compilazione della sua opera non siasi menonianiente curato di raccogliere e di riferire le notizie statisti- che dimostranti la condizione fisica ed econoniica del Kegno nei sette periodi da lui descritti. Neppure una se ne trova in alcun luogo di quei sette libri ; e paira incredibile, ma e pure verissimo, clie in essi nessun cenno si faccia giammai della popolazione clie e pure il primo fondamento dell' economia e la prima sor- gente della finanza. Perocche, siccome osserva il Pes- selier, non si deve riguardar la Finanza soltanto come r amministrazione delle pubbliche rendite, ma trat- tando di esse si deve por mente al principio che la produce, agli oggetti ai quali si volge ed al mezzo con cui opera ■-, ed il principio , da cui la Finanza deriva, e certamente 1' uomo ovvero la popolazione. Ora di questa popolazione parla soltanto per inci- denza il Bianchini quando trattando di alcuni tributi indica il numero dei fuochi su cui s'imponevano, le quali indicazioni pero sono affatto accidentali e pos- siamo anclie dire incsatte e manchcvoli. Impercioc- che si rileriscono soltanto a pochi anni, al 1470, al 1487, al i5oi, al i5o5, al 1648 ed al 1666; e nel primo di questi anni fanno ascendere tutti i fuochi del regno al numero di 282465, nel secondo a 2i5i27, nel terzo a 254080, iicl (piarto a 062345, nel quinio 3 12 STORIA DELLE FINANZE a 499647 .'-, nel sesto fmalmente a 894721 (V. torn. II, pag. 67, 85, 3o8, 827, 33o); e non sono indi- cate le ragioni delle consideiabili differenze che si notano fra un anno e I' altro , e neppure e indicato qual iiumero di abitanti in cadaim fuoco s' intendesse compreso; e quella notizia dei fuoclii liniitata a si poclii anni e in se stessa lieve e quasi iautile. Ep- pure i dati statistici , e quelli singolarmente che alia popolazione I'iguardano, somministrano un'ottima ma- teria di ragionamento e di discussione, e costituiscono le basi ferme e proprio centrali su cui negli argo- menti economici si possono istituiie confronti ed eri- ger sistenii e fondare teoriche. Di cio porge un bel- r esempio il Neker nel suo Trattato suUe amministra- zioni delle Finanze di Francia, il quale volendo far conoscere le diverse misure con cui nelle varie Ge- neralita della Francia si riscuotevano le pubbliche imposte si prevalse del dato della popolazione , e ragguagliando a questo V importo totale dei tributi e dividendolo per capi diuiostro lucidamente quale aggravio a ciaschedun abitante della Francia fosse realmente attribuito, e rese quindi manifeste le dif- ferenze con cui nelle diverse provincie di quel regno i pubblici carichi s' imponevano. Da un cenno che si legge nel volume III alia pagina 176 rilevasi che questa maniera di computo al nostro autore non piace, e ch' egli la considera come fallace , perche non te- nendo conto della ricchezza e della povcrta delle va- rie classi da una falsa idea del carico reale rispettivc Ad ogni modo pero il metodo indicato e il migliore per non dir funico, mediante cui si possono istituire rapidi e sicuri paragoni e si puo conoscere la pro- porzione con cui si pagano i tributi nelle diverse provincie di uno stesso regno o nelle diverse epoche di una stessa dominazione. Che se circostanze neces- sarie ed event uali alterano questa proporzione essen- zialmente, nulla osta che siano indicate, e che sia dato cosi il modo di chiarirc le idee e di rettificare i giudizj. I DEL KECNO DI NAPOLI. 3lS V. Un altro nietodo semplice e positivo di mo- strar randamento deiramministrazione delle Finalize in uno Stato quello si e di far conoscere le variazioni del debito pubhlico ; il quale dimpstra nello stesso tempo e la condizione atcuale della Fiaanza, e cio die operossi per lo passato e cio clie sperar puossi per Favvenire, e Fattivita delle forze interne e Fa- zione delle cause esteriori, precisaniente come la co- lonna di mercurio clie rinchiusa in piccolo cannello sejina le vicende, die le influenze del cielo e della terra producono nelT immensa atmosfera. Del debito pubblico del Regno di Napoli parla il cav. Biancliini in molti liioglii della sua opera,' ma interrottamente e vajjamente; u:i primo cenno ne fa nel cap. 3.° del libro III, poi altri cenni si trovano nei libri IV, V e VI, e se ne tratta quindi ditfusamente nei capi 3." e 4.° del liliro VII; onde siffatte notizie sparse per cosi dire e natanti nel pelago di quelle 20C0 pagine non sono atte e sufficienti a presentare una serie compiuta e manifesta di fatti ed a far concepire ai lettori F idea del debito napolitano chiara e adeguata cosi come la natura delFargoraento la ricliiede. So in vece avesse F autore in ciascliedun periodo notato precisaniente e nettamente F aramontare di questo debito ed esposto in pari tempo quelle circostanze clie concorsero ad accrescerlo e dimitiuirlo od in qual- sivoglia modo ad alterarlo, e se quindi alia fine dcl- F istoria avesse tutte queste notizie riassunte ed epi- lo2:ate diliaientemente, ec'li avrebbe nel miailior modo possibile raggiunto il suo scopo di far conoscere ai lettori i fatti pid gravi e le principali operazioni della Finanza di Napoli ; ed avrebbe ad essi fornito un filo per non ismarrirsi nel labirinto, in quel regno per le ragioni acklotte piu die altrove , oscuro ed intri- cato deU'amniinistrazione economica. Ne senza questa speciale ed esatta dimostrazione delle successive vi- cende del pubblico debito crediamo die mai repu- tare si possa compiuta cd intera una storia delle Fi- nanze. Bihl hal. T. XCI. 21 3l4 STOUTA DELLE FINANZE VI. Pare die il nostro autoi'e non sempre siasi apposto nello spiegare alciine parole che di fiequente occorrono nella sua storia. Per esempio egli inclina ad ammettere le opinioni di coloro che fanno deri- vare la parola fcado dalle due voci alemanne feo e ad die signillcano |)ossessione e sicurta. Ma se si pone mente clic nella sua prima istituzione il feudo non era che un premio od un pegno della fede a cui i vassalli erano tenuti verso i loro principi, cio che oltre ad essere dimostrato dall' istoria e anche espressanicnte dichiarato dalle leggi Alfonsine , non si puo dubitare che la stessa santa parola fedc non sia la radice della vt)ce feudo, ayendo pero anch'essa subito quci guastamenti e quelle corruzioni a cui nel principio dei tempi detti di mezzo quasi tutte le voci latino andarono soggette; ed a questa sentenza si attengono e Odberto e Giovanni di Genova, e sin- golarmente il Cujacio ed altri. Parimente Pautore in- clina a credere col Genovesi che la voce Finanza provenga dalla voce fine che in passato signiticava multa o pena pecuniaria. Questa radice e vera, ma diverso e il significato della voce radicale. Le fine erano veramente tributi che i vassalli si obbligavano di pagare al signore in luogo dei servigi che gli dovevano prestare; erano come il prezzo di una con- venzione che si stipulava tra principe e suddito: cio risulta ad evidenza da nioki antichi documenti , e singolarmente da alcune patenti di Eduardo Pie d'ln- ghilterra date negli anni 1294 e i3o3. Per tal modo si mostra naturalmente 1' etimologia della parola e nello stesso tempo la genesi della Finanza; e questa in vece di divenire una parte dell'antico diritto pe- nale, come pur sembra che volesse il Genovesi, torna ad esseie c[uel ramo delPAmministrazione pubblica che ai tributi riguarda. In un altro luogo afferma I'autore che Bacceria, da cui becchcria, provenga da biicca o buccella «- che sono le parti nolle quali di- videvansi gli animal i. » Ma cio non e vero; per- che bucca anche ne' bassi tempi s'intcse scmprc per DEL REGNO DI NAPOLI. 3l5 apertura, onde con tal parola si voile indicare del pari e la bocca dcgU uoinini c quella dei ("uitni , e bacclla sigiiifico sempre boccone o niorsello di pane, onde qualclie volta si fece uso di tal voce aiiclic per dinotare T ostia consacrata. Senza andar in cerca di peregrine etimologie , bucceria o ])ucchena proviene raanilestamente da bucex che significa bove o da buc- cus die significa irco; che sono gli animali che in quei luoghi per solito si macellano e sui quali si esige il dazio prefisso dalle leggi linanziali. Cosi scrive I au- tore che fomlaco deriva dal latino fundus o dall' araljo fondac ; ma in cio non si appone. Fondaco deriva chiaraniente dall' arabo cl alfondiga, ed havvi anzi un documento spagnuolo del iioi riportato nelle Cro- nache dell' ordine di S. Benedetto che chian^.a siiTatto Inogo alfondicus, cio che a nostro avviso toglie ogni dubbio. Altre osseivazioni dello stesso gencre fare si potrebbero, che noi per amcire di brevita, e per non crescere la noja dei nostri lettori, trasandiamo. Abbiamo esaniinato questi libri con quella dlligenza che per noi si poteva maggiore per dimostrare il sommo prcgio in cni tenghiarno i libri niedesimi c pill ancora Tilhistre autore di essi , che tanto bcue- merito seppe rendersi de' buoni studj e delle utili cognizioni. Alcnne idee abbiamo manifestato sul di- segno di qnesti libri, ed alcune mende abbiamo no- tato che ci parve in essi di scorgere: ma resta al- r antore intera la lode di aver concepito il pensiero di nn' opera eminentemente nazionale e di aver rac- coho un' ampia dovizia di notizie che spargono gran luce suHa condizione economica del regno di NapoU. Delle assidue ed infaticabili sue soUecitudini sono principahnente un bel documento gli ukimi due libri che discorrono dall' anno 1734 sino al i835 e che nulla lasciano veramente a dcsiderare; e crediamo die egual prcgio avrebbcro anchc gli alcri cinque , se per essi egual copia di materiah avcssero all au- tore sommiiiistrato i puliblici archivj e le private raccolte. 3x6 iniiiiFiniiimiwmMiwiiiiniiii iiiiihiiiiiibii hi PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Iconografia della Fauna italica, di Carlo Luciano Bo~ N APART E , principe di Musignano. — Hoina, 1832-38, tipografia Sal viucci , in 4.° Sono uscid finora fascicoli 32 al prezzo di scudi tie romani {pari a lir. 16. 11 ital. ) per ciascun fascicolo contenente sei tavole co- lorate. II testo resta compreso nel prezzo stabilito per ogni fascicolo. — Vedi Bibl. ital. , torn. 83.", pag. 376. Osservazioni di Giuseppe Gene , professore di zoologia nella R. Universita di Torino (i). Fascicolo IX. I. \_yapra musmon, Fischer. — Arlcte raufione. L' autore incomincia 1' articolo die riguarda cjuesto elegante maiiimifero col ricordare 1' opinione di coloro che riconoscono in esso il ceppo piimitivo delle pecore dome- sticlie , poi passa alia sposizione dei caratteri die distin- guono neirordiiie Pecora la famiglia dei Bovldi^ il genere Capra e il sottogenere Ovis , alle quali divisioni appai-- tiene il mufione. lo non lo seguiro in codeste particolarita sistematiche, ma approfittando di una occasione die non avrei saputo augnrarmi piii opportuna , consacrero alcune parole alia rettilicazione di un errore, nel quale sono ca- duto, or sono quasi sei anni , in una Memoria da me data alle stampe ; errore , che dal Principe di Musignano vieu (l) Due niiovi viaggi fatd in Saidegna dopo il i836, e pai'ecchi altri motivi, impedirono alF autore di queste Osservazioni di seguir da vicino i fascicoli deir Icoxiogiafia, la quale spinta dal Priucqie di ]\lusignauo cou rara ed eseniplai-e opeiosita tocca oiuiai al suo ICONOGRAnV DFLL.V F\rNA ITALICA. eCC. 817 ricordato , non solo senza commenti, ma perfino con lode, neir articolo del quale si fa qui cenno. Nell'anno i833 io pubhlicai nel volume 37.° delle Memorie della reale Accademia delle scienze di Torino al- cune osservazioni intorno al canale interdigitale delle pe- core (1), annunciando P esistenza di codesto canale come un fatto pressoche nuovo , e come una particolarita orga- nica propria soltanto ed esclusiva delle pecore. Che Tesi- stenza del detto organo fosse in allora un fatto o ignorato, o taciuto dagli scrittori di zoologia , e che percio s'avesse a dir nuovo per questa scienza , parmi di poterlo anche al di d' oggi asserirc : ma come fatto anatomico esso era noto da tempo assai piu rimoto , ed era gia stato registrato da troppo magglor numero di scrittori che io non abbia detto e creduto. Columella ne fa un cenno cliiarissimo la dove parlando della malattia del farcino e delle maniere di guarirla , consiglia T estirpazione del sacculum (2): ve- nendo poi a' tempi nostri , ne parlano , oltre al sjg. Hur- trel d'Arboval da me citato nella IMemoria , il Blumen- bach (3), il Gurlt (4), il Niemann (5), il Veith (6), il Li- vingston (7), Io Stoerig (8) ed altri. Fu pertanto grave inavvertenza la mia , se pure non vaglia a scusarmene Ja nissuna notizia cli' io aveva allora della maggior parte delle opere pubblicate dagli autori ora nominati, fu, dico, grave inavvertenza la mia dello aver ricercata I'indicazione di queir organo soltanto in que' libri di pastorizia , di ve- terinaria e di notomia comparativa che aveva , per cosi dire , alle mani , e d' essermi in vece rivolto e piii stret- tamente attenuto alle opere di zoologia : ma fu lien altro r errore ch' io commisi cogli occhi e collo scalpello. Fermo neir idea che se il canale interdigitale esistesse in altri ru- minanti dovesse ritrovarsi su quelle istesse parti del corpo (1) Obser\>ations sur quelques pardcularite^ organiques des mow- tons et du chamois. — l^edi anche Bibl. Ital., vol. 72,°, pag. 36l. (2) De re rustica, lib. vii, c. v. (3) Anat. camp. (4) Die AiKitoiiue der Hausthieren. (5) Tascheiibuch fur Hausthierarzte.^ Aerzte uiid Occkonomen. (C) Hoiulbuch fur Veterinar-Kunde. (7) Aliers aiiLerikanische Aimalen. (8) Dc cura oviUcs imprimis ungularum morho lalorantilus. 3l8 ICONOCllVFIA DFLLA FAUNA ITALICA. sulle qiiali io Taveva rliivenuto nelle pecore , cioe tra le clita dei piedl tanto anteriori die posteriori , non seppi vedeilo , e percio lo negai , nella capra , della quale mi limltai sempre ad esplorare i soli piedi anteriori. Eppure il canale interdigitale esiste, benclie alquanto diverse per forma e situazione anche nella capra , ed esiste appunto la dove io non T ho ricercato , cioe nel piedi di dietro. Io mi confesso debitore di questa notizia, prima che ad altr' opera od avviso , ad una breve dissertazione inaugu- rate niedica del sig. Federico Klein intitolata De sinii cu- tanea ungularnm ovis et caprce, stampata a Berlino nel i83o e statami mandata in dono nel i835 dal signer Giovanni Miiller, celebre professore di noiomia in quell' Universita. Per verlta , qualcbe parola di piii che il signor Hurtrel d'Arboval avesse inframmesso alia menzlone ch' egli fa di queir organo nelF articolo Farcin del suo eccellente dizio- nario , mi avrebbe a dirittura posto sulla via per ritrovarlo, ma codesto antore, ch' era pur il solo che in allora mi ricordasse il canale interdigitale asserendolo proprio tanto della pecora che della capra , lo fa in termini si generall e si poco dichiarativi , die per nulla valsero a trarmi dal- r errore , nel quale un' idea preconcetta m' aveva fatto ca- dere. Ne soltanto la capra ha in comune colla pecora pro- priamente delta codest' organo di secrezione: nell'anno i834 e nei seguenti io lo trovai sviluppatissimo nei quattro piedi deirOm tragelaphus, deWAiitilope dorcas e deWJntilope ga- zella; rudimentale ed appena discernibile nel cervo e nel dainoi rappresentato poi da un semplice ma largo e pro- fondo avvallamento della cute tra le falangi delle dita nella camozza. Io dichiarerb , altrove ed in particolare Memoria, codeste forme, e ne trarro quelle conseguenze che mi parranno poter essere di utilita alia classiticazione siste- matica del ruminanti ; ma penso fin d'ora che il dlverso sito , nel quale si trova il canale interdigitale delle pecore e delle capre, possa essere carattere opportune, sebbene artificiale , per distinguere fra loro questi due generi affi- nissimi , o questi due sottogeneri , come il Principe di Mu- signano li chiama. Fatta cosi la schietta dichiarazione de' miei fall! , e ricordata un'ahra volta la dissertazione del signor Klein sicconie lavoro perfettissimo sull' organo del quale si e fin qui ragionato : torno aU'Iconografia ed al mulione. DI CVRLO LUCIANO BONAPARTE. olC) Questo animale , alto due piedi e qnattro pollici , e Inngo tre pledi e mezzo dalla punta del muso all' origine della coda , la quale noii oltrepassa di per se i pollici cinque, e sopra tutto insigne per le grosse e lunghe corna ripiegate a spira , die adornano il maschio. La sua tinta generale e un fulvo tendente al castagno o al cenerlccio cupo : grigio e il capo , nou die un largo spazio di qua e di la dalla scliiena sulla regiooe delle ultime costole : il muso poi , la regione sopraccigliare , 1' interne delle orec- chiette, il ventre, la faccia interna delie cosce , la parte posteriore delle natiche , il lembo della coda, e restremita degli arti , compresi i lati e la parte posteriore dei carpi e del tarsi , sono di un bianco piii o meno puro ; la fem- mina o inanca affatto di corna , o le ha brevissime , cioe non pill lunghe di due o tre pollici , e fatte a piramide obliqua. Agilissimo alia corsa e di piede sicuro quasi quanto la cainozza, vive il mufione sulle cime piii elevate e dcserte delle montagne in varie provincle meridionali della Spagna, in Sardegna ed in Corsica, nella Turchia europea, in al- cune isole delFArcipelago e in quella di Cipro. Le sue torme coniposte talvolta di cento e piu capi errano sotto la guida dei maschi piii vecchi e piii coraggiosi. Al tempo degli amori le torme grandi si dividono in brigate minori, ognuna delle quali accoglie parecchie femniine e un ma- schio solo. Accade allora frequentemente che incontrandosi due branclietti la rabljia gelosa spinga i raasclii a cozzare spletatamente fra loro , e se uno dei combattenti soccumlie le feinmine che lo seguivano passano tosto sotto il domi- nlo del vincitore. La durata della gestazione e di cinque luesi, e verso il principio d' aprile partoriscono le femmlne uno o due piccini, tosto belanti ed abili a saltellare. Le madri sono tenere al sommo verso della prole e corag- giose nel difenderla. Gli agnelli crescono fino all' eta di tre anni. Teuutl in domesticita. si conservano svelti e briosi. Le femmine e i maschi giovaui al soiito sono docili e miti; ma i maschi vecchi vanno soggetti agli eccessi d'un umor bizzarro , e non e raro che assalgano arditamente i fan- ciitUi , le donne e periino gli itomini vigorosi , e cerchino di atterrarli cozzando. Cio ha luogo sopra tutto in fine d" autunno , tenqio del loro furore amoroso 320 ICONOGUVFIA DELIA F VUNA ITALICA II Cetti , e con esso il Principe di Musignano, scrivono che questo qnadrupede vien chiamato Mufione in Sardegna e Muffolo in Corsica : nia questi nomi non suonano oggidi clie siilla ])occa delie persone piu colte di quelle isole. I montanari e i cacciatori sardi lo dicono Moivbne o Mo- rbne : in Corsica poi lo abliiamo udito cliinniare Argete , clie a non dubitarne e corruzione CCAriete. Plinio, allor- che ne paria come di animale proprio della sola Sardegna lo dice Opliion ; quando lo regisira dandogli per patria la Spagna e la Corsica lo denomina Musinon , ed agglugne clie Umbri e T antico vocabolo con cui venivano designati i figli nati dal suo accoppiamento con la pecora domestica. 2. Sylvia turdoides Meyer, o Cannajola maggiore. — Sylvia avundinavea Lath, o Cannajola uiinore. — ■ Sylvia Cetti Delia Marni. , o Cannajola del Cetti. Le silvie ajjitatrici de'luoghi palastri furono rinnite dal Meyer col nome di Calamodytce in una speciale sezione clie dal Principe di Musignano si considera come uno del sottogeneri subordinati ol gran genere Sylvia, sceverato da qnegli uccelli americani clie non ha guari ad esso ve- nivano aggregati, e che ora costitniscono il genere Sjlvi- cola. I caratteri di questo sottogenere Calamodyta sono 1 seguenti: vertice del capo depresso : fi'onte depressa , iiiolto protratta alTinnanzi, acuminata: corpo assai svelto : ali corte , rotondate : piedi jsinttosto validi, col tarso mediocre- niente elevato e con le unghie grandi , adunche , compresse, sottili : coda piu o meno rotondata o cnneiforme, senza bianco sulle penne esteriori : fascia sopraccigliare piCi o meno distintamente segnata : palpebre pennute. Gli uccelli di qnesto sottogenere rautano le penne due volte air anno. Le femmine sono simili ai niaschi nei co- lori; i giovani non differiscono di molto dagli adulti. Abi- tano vicino alle acque pigre o correnti , fra i giunclii, fra le canne , fra i cespugli , non di frequente sn gli alberi. Hanno un volo basso , breve : quasi di continuo saltellano fra i rami nel folto dei cespi, e dal Ijasso delle canne, qiian- tunque verticali , si rampicano celeremente sino alia cinia. Non guizzano con la coda , nia nel volare Taprono a foggia di ventaglio. II maschio canta con voce assai clamorosa , poco modulata. Si cibano d' insetti , e solo per fame man- giano le Jjacche. Costruiscoao un nido assai artificioso , profondo, solidaniente conncsso alle cannucce e alle piante jjaUistri. Coya si F uno clie 1' altro sesso. bl CAULO LUCIANO RONAPARTE. 321 Qacsto sottogenere, per quanto riguarda le sole spe- cie italiaiie , dividesi dal cli. autore in quattro giuppi dl terz' ordine , ai quali da L nonii di Calainoherpe , Calamo- dyta genuina , Cettia e Fscudo-luscinia. II grnppo Calnmoherpe r, al quale appartengono la SjZ- via tardoidcs e la Sylvia aninduiacea , e coinposto d'uccelli migratori che ginngono a stagione avanzata nelle nostre region; 5 e ci lasciano di buon' ora per andare a svernare al di la dei niari. Esso si fa riconoscere principalmeute per la lungliezza e grossezza del Ijecco, proporzionaluiente niaggiore di qnello di qualslvoglia altra Sylvia: la coda e Innga , appena cnneiforme, colle direttrici ottuse, ma noa ben rotondate : le ali sono mediocri , e piegate cuoprono oltre ad un terzo della lungliezza della coda ; la prima remigante e appena cospicua ; la seconda poco piii breve della terza , la quale e la piu lunga di uute : finalmente la fascia sopraccigliare e ben visibile , quantunque stretta , pallida ; le parti superiori dell'animale non sono maccliiate, e le inferiori sono di color cliiaro. Nella Calamodyta pro- priamente detta , il cui tipo e la Sylvia schoenobceims (S. a- quatica Lath.), il beccoe breve, sottile , la coda graduata, la fascia sopraccigliare larga , le piume delle parti superiori sono maccliiate longitudinalmente di colore piu intense. Nella Cettia, clie lia per tipo la Sylvia Cetti, il becco e breve, sottile, la coda grande , larga, graduata, colle di- rettrici assai larghe , ben rotondate neirapice: le piume del dorso non sono maccliiate, la fascia sopraccigliare e poco visibile ; le all sono tanto brevi che non oltrepassano il groppone, con la prima remigante grandetta, la quarta e la quinta piu lunghe delle altre. Nella Pseudo-lusciiiia, che ha per tipo la Sylvia luscinioides del Savi , la forma del becco e della coda, i colori delle piume del dorso e la fascia sopraccigliare sono come nella Cettia; ma le ali sono mediocri, con la prima remigante appena cospicua, e la seconda piii lunga di tutte le altre. Solo per farsi adito ad esporre e particolareggiare queste idee sistematiche die noi slam venuti compendiando voile il Principe di Musignano Introdurre nella Icouografia la Sylvia turdoides e Y aiundinacea le quali, perclie regi- strate , descritte e rappresentate da buone tavole in un niimero grandissinio d'opcre ornitologiche , non avevano per quanto crediamo alcun bisogno d' illustrazione. Non 322 ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITAMC\ osiamo pero fargliene rimprovero, giacche,come aljbiamo altre volte dicliiarato , il ch. autore possiede un' arte tutta sua propria di abbellire e di dare una cert' aria di novita. anche alle cose le nieglio conosciute e , cio che piu im- porta , eve non illustra con nuovi fatti o con nuove os- servazioni le specie, illustra sempre la famiglia e il genere, ai quali esse appartengono , con vedute di classificazione ; che se pajonci talvolta peccare di soverchia sottigliezza , sono pero sempre ingegnosissime e grandemente istruttive. La Sylvia turdoides ha le parti superiori di color di terra volgente al color di mattone e qualche poco all' oli- vastro; le inferiori, colla fascia sopraccigliare e coUe cuo- pritrici dell' ali , sono d' un bianco sporco o d' un bianco cannellino : la sua lunghezza e di circa otto pollici. Vive nelle regioni meridional! e medie dell' Europa Cno all' Olan- da ov' e comune , e alia Danimarca in cui e rara : non e stata trovata mai nelle Isole Britanniche. Dalla prima- vera fin verso 1' ottobre abbonda in molti siti d' Italia: poi emigra al di la dei mari cercando regioni piu calde. Una sol volta air anno costruisce il suo nido fra le cannucce : lo fabbrica molto cupo , e per renderlo solido lo connette con tre o quattro fusti che passano nell'interno delle sue pareti e gli servono di sostegni. La feuimina vi depone quattro o cinque uova di un bel colore celeste biancastro, coperte di numerose macchie fosche irregolari. Gli abitanti delle terre prossime a Roma la chiamano Beccaficone ; quei di Viterbo Rosignolo marino: i Genovesi le danno il nome di Rosis^nolo loinbardo: nella val di Chlana dicesi Canna- jbla; nel Bientino , ove abbonda assaissimo, Canareccione. A compimento di questa sinonimia popolare riferita dal Principe di Musignano, noi aggiugniamo che la specie chia- masi Ronssignbu aigaie o aigngUe ( Rosignolo acquatico ) a Nizza^ Re d' i roussigneui in Piemonte; Pdcch-e-pdvar (per imitazione del canto) a Pavia ; Passera cannera o Cannette nel Milanese^ Foracanelle o Cannerona a Venezia; Rusgnol o Lusgnbl d' vail in Romagna; Aciduzzu di cania nuova a Messina. La Sylvia arundinacea soiniglia grandemente alia Syl- via turdoides , e piii ancora alia Sylvia palustris del Becli- stein. La statura minore di un buon terzo giova a distin- guerla tosto dalla prima. Dalla seconda non difFerisce per la statura , ma se ne scosta pel becco piii compresso alia T)I C\RLO LUCI.VNO BONAPARTE. 323 base , piti lunghetto , per le ali die essendo piegate giun- gono solo al quadrnplo della Innghezza del becco , laddove nella 5. pahistris giungono poco meno che al quintuplo , per la tinta generale volgente al rugginoso pluttosto clie aH'oIivastro , ed infine per le abitudini piii strettamente analogbe a quelle delle rimanenti calamodite. Invade di primavera le pianure vimide di tutta T Italia, della Spagna, del Portogallo , della Germania , dell' Olanda , dell' Inghii- terra , e si spinge perfino in Isvezia. Per le abitudini , e per r arte con die costruisce il nido , poco o nulla difFeri- sce dalla specie precedente. Le uova sono quattro o cin- que per covata , di color cenericcio-bruno , con macchie plii cupe , le quali confluiscono verso 1' estreiuita piii ot- tnsa. A Nizza diiamasi Roussignoloun ; a Genova Bouscigneu da canne: in Piemonte Lescarina o Canavrbusa. I Yeneziani e i Messinesi le danno gli stessi nomi die gia abbiara ri- cordati per la Sylvia turdoides. La Syhia Cetti., cosi cbiamata dal cav. Della Marmora perche il Cetti fu il primo ad indicarla col nome di Usi- gnolo di fiume , ha molta analogla coU'usignolo nel color generale delle penne , ma gli altri caratteri iisici , ed i co- stumi non si confanno altrimenti con qiielli del vero usi- gnolo , ed in vece corrispondono a quelli propij del sot- togenere Cahnodyta. La coda composta di sole dieci tiiiio- niere e in questa specie tal singolarita die non solo basta a separarla da ogn' altra Sylvia , ma 1' allontana ben anclie dal massinio numero degli uccelli dell' ordine Passeres. Ha per costume di torcere la coda all'insu, della qual facolta godono le specie del genere Troglodytes e parecchie cala- modite propriamente dette. Vive in A'arie parti della peni- sola italica , nella Sardegna, in Corsica, nella Francia me- ridionale , ed e stazionaria. Presso Roma e comunissima lungo le sponde dell'Aniene : in Sardegna poi non v' ha flume o palude , le di cui rive cespugliose non risuonino ad ogn'istante della breve, vibrata e clamorosa canzone di questo vivacissiino uccellino. Pone il nido fra i cespugli che gli servono di ricovero , a poc' altezza dal stiolo o dair acf[ua , e codesto nido e poco artifizioso in paragone di quelli degli uccelli aflini. La prima delle covate cade verso la meta di maggio: le uova sogliono essere in nu- mero di cinque, ed hanno tin color rosso cupo, tendente al rosso di niattone , senz' alcuna macchia. I Sardi lo 324 ICONOGRAFIA DELLA FAUNA ITALICA chiamano Rosignola de riu, i Pisani Occhio-rosso, i Ro-» mani Macchetto di palude. 3. Natrix tnrquata Aldrov. o Natrice biscia. Questa biscia innocente, notissima in Italia sotto ai nomi di Biscia d'acqua, Biscia dal collare, Marasso d'acqua^ Bastojiiere, Scacchiem, Angwlla di sirpe, Serpe d'acqua, Man- gia-rospi o Mangia-hotte, abljonda in quasi tutte le regioni del continente europeo , non escluse la Scozia , la Svezia e la Russia. La tinta generale di tutte le sue parti supe- rior! e un cenericcio per lo piu tendente all' olivastro, al- tre volte al terreo, al ferrigno , al turchino, al fosco , o anche al nero. Verso i fianchi questi colori sono piii chiari e spesso volgono al turchino celeste. II tratto posteriors del capo porta una fascia trasversale di color giallo ten- dente al sulfureo o al verdastro , la quale in alcuni esem- plari e interrotta nel mezzo , in altri e poco distinta , e in tutti si smarrisce colPeta. All'origine del tronco di qua e di la dalla nuca , imniediatamente dietro la fascia gialla si mostrano due grandi niaccliie nere trasversali , piu o meno prolungate aH'indietro, talvolta confluenti superior- mente , tal altra affatto distlnte. Da questo punto fino al termine della coda tutto il dorso e ornato di macchie nere disposte in cinque serie longitudinali , alternanti quasi re- golarniente da una serie all' altra. II di sotto del tronco ha il fondo sulfureo , o bianco-giallastro , o perlato , e su questo , eccettuata la gola , sono segnate niolte macchie nere , grandi , quadrate , rettangolari o rotonde , le este- riori delle quali formano due serie sul confine dei fianchi, si stendono qualche poco sulle squarae dei lati e alteruano costantemente con le macchie delle due serie dorsali este- riori. In niolti esemplarl le macchie nere di tutto I'addome sono tanto estese che possono considerarsi come costituenti la porzione principale del fondo. La jjarte inferiore della coda ha i colori e le macchie stesse dell'addome, ma il nero vi domina maggiormente. Come in tutte le specie del genere Natrix , le squarae che vestono la parte superiore del tronco e della coda sono carenate , o sia fornite d'una costola longltudinale nel mezzo. Fra i moltiplici aspetti che presenta questo rettile, cio che par plii costante si e che la fascia trasversale gialla della parte posteriore del capo, quasi sempre cosjjicua nell'animale nato di fresco e neiradulto, svanisce a gradi DI CARLO LUCIANO EONAPARTE. 3:2.3 secondo clie s^ avanza in eta. Al serpe stesso vednto in istato di vecchlezza crede pertanto il Principe di Musi- gnano doversi riferire il Coluber siculus del Cuvier e la Coleuvre viil^aire del Razoumowsky stata da alti-i ripetuta sotto i nomi di Coluber helvettcus e di Coluber hjbridus. Rispetto poi alle time generali, citansi dal ch. autore due belle varieta di questa specie. La prima, che e rappre- sentata nell" Iconografia , si riconosce a due strisce longi- tudinali giallastre che porta di qua e di la dalla carena del dorso, alle macchie delle serie esteriori pallide nel centre , e al disotto della fascia gialla del capo : il prof. Vest che la credette specie separata , la denomino Coluber muroriim. Nella seconda il colore di tutto il fondo e fosco cosi intensamente che piii non vi si distinguono le macchie nere , e i fianclii sono pezzati di un bel turchino: anche essa fu creduta specie distinta dallo Schreibers, che la intitolo Coluber minax. La Natrix torquata qnantunque si diletti molto del- r acqua e spesso vi nuoti a lungo in cerca di preda , non isdegna pero del tutto i terreni aridi. Si nutre d' insetti , pesci , lucertole , tritoni, rane , rospi, topi ed altri ani- mali vivi. Rarapicandosi poi con somma destrezza sorprende altresi gli uccelletti nei loro nidi, suicespugli, suUe siepi, sugli arboscelli. La femmina produce circa venti o trenta ova collegate Insieme per mezzo di un glutine, e le de- pone in qualche buca dpi terreno , o in qualche ripa espo- sta al sole meridiano, e piii spesso ancora in mezzo al letame ne' campi e nelle stalle. Dei moiti sinonimi riferiti dal ch. autore a questa spe- cie qi^ello del Cetti dev'essere cancellato. La Natrix tor- quata non esiste in Sardegna , e con questo nome si voile dal Cetti indlcare un' altra natrice ivi comunissima , cioe la Natnx viperina, come ne fanno chiara testimonianza le seguenti di lui parole « il suo colore e cenericcio variato nei lati di macchie bianche e nere. » 4. Stromateus Jiatola Linn, e Stromatens microchirus Bonnp. Lo Stromateus fiatola, perche prlvo di pinne ventrali al cui posto si scorgono soitanto due minute callosita , fu da alcuni sistematici rilegato fra i cosi detti Apodi e col- locato niente meno che presso alle Angui'le. II coiuplesso pero de' suoi caratteri dimostra abbastanza che non puo venir scparato dagli Sconibridi, c piii parlicolarmente da 326 IC0N0OU\FI\ DELLA. FAUNA. ITALICA quellu sottofamiglia die 1' autor nostro intitola dei Cory- phcenlni. Sono caratterl clella sottofamiglia or citata il vertice del capo fatto a spigolo acuto, la bocca poco protrattile, il corpo compresso , una sola pinna dorsale clie dal ter- mine del capo o dalla meta anteriore del corpo si stende quasi fino alia radice clella caudale, e i cui raggi spiuosi sogliono essere molli al pari degli articolati i I'aoale raolto estesa e poco dissimile dalla dorsale. I pesci in essa coin- presi difFeriscono evidentemente dagli Scombrini, dai Ca- ranciiii e dai Vomerini per avere una sola pinna dorsale , laddove essi ne hanno due. Se ne scostano i Trichiurini pel corpo eccessivameute lungo , e perche in vece di una gran parte de" raggi dell' anale portano altrettante minute spine libera. Non hanno il muso ensiforme come gli Xi- phiacUni, ne gli aculei liberl clie tengon luogo di prima dorsale nei Centronsdni. Ne restano finahuente separati gli Zeini, perche han la bocca molto protrattile. E facile riconoscere due categorie nella sottofamiglia dei Coryphcenini. I generi Coryphcena, Caranxomonis, Cen- trolophus, Astrodevmus e PteracUs hanno il corpo cilindrico- corapresso e lungo , con la prima dorsale estesa per tutto il dorso i mentre i generi Stromateus, Pepnlus, Luvariis e Kurtus hanno il corpo compresso come i Zeini, e la pinna dorsale che sorge assai piti indietro delle pettorali. I principali caratteri del genere Stioinateus sono il corpo ovale ; V ano coUocato molto piii indietro delle pet- torali , vicino air origine della prima anale ; le pinne ver- ticali molto lunghe, coperte di squame alia base, la dor- sale con pochi raggi spinosi che si nascondono nel margine anteriore, estesa pei due terzi posteriori del tronco^ I'anale estesa per la meta posteriore del medesimo, e le ventrali inconspicue , ovvero piccolissime. Quindi e che esaminati gli afiini generi Pepnlus Cuv. , Luvarus Rafin. e Kurtus Bloch, vedonsi da esso dilferire , il i.° perche in luogo di ventrah ha innanzi all' ano una lamina taghente , acuta, ed ha il corpo romboidale ; il 2." per la pinna dorsale e I'anale piii brevi della meta del tronco , per un rudimento di pinne ventrali che fa ufTizio di operculo all' ano, per r ano medesimo ch' e situato al di sotto delle pinne pet- torali , e per una carena posia di qua e di la dalla radice della caudale i il 3.° poi perche hale pinne vertical! nude, DI CARLO LUCIANO BON-VPAUTE. 327 la clorsale breve, e avanti ad essa alcune lainine taglienti ed uii acLileo diretto all' iimaazi. Tre sottogeneri ainmettonsi dal Principe di Musjgiiano nel genere Stromateus. Le specie clie non hanno pimie ventiali ne Limine taglienti innanzi ai raggi della pinna dorsale e deli' anale sono da lui riguardate come spettanti al grujipo Stromateus genuino. Da il nome di Pampas al secondo sottogenere, nel quale accoglie quelle specie die non hanno pinne ventrali, e portano innanzi ai raggi della dorsale e dell'anale parecchie spine terminate superioruiente da una lamina tagliente. Adotta finalmente il nome Seseri- nus pel terzo sottogenere , in cui esistono due ventrali pic- colissime ma bene sviluppate , e non sonovi lamine taglienti innanzi alle pinne verticali. Lo Stromateus fiatola manca , come gia si e detto , di pinne ventrali ; non porta neppure lamine taglienti in- nanzi alia dorsale e all' anale .- quindi e compreso fra gli Stromatei genuini , dalla maggior parte dei quali lo distin- gue la mediocre altezza delle pinne verticali. La sua schiena e di una tinta d' acciajo volgente al turchino che verso i fianclii si cangia insensibilmente in un color plnmbeo, e sulla pancia passa all" argenteo. II di sopra del capo e del colore della schiena ^ le guance e la coda sono argen- tee. Lungo la base della dorsale sonovi due o tre serie irregolari di piccole macchie dorate , e pia sotto ve ne sono altre mnggiorl ed ovali , il cui color d' oro sotto varie incideuze della luce si cangia in tinta d'ardesia. Altre mac- chie segnnte lungo i fianchi sono allungate e confluendo in parte vengono quasi a costituire strisce longitudinali: queste pure sono dorate ed hanno i margini di colore d' ardesia. Le parti inferiorl portano macchie dorate ancor piii vivaci, fra le quali quelle prossime ai fianchi sono allungate, le pill vicine alia carena del ventre ovali e rotonde. La pinna dorsale , 1' anale e le pettorali sono cenericce con qualche mistura di tinta ocracea. La caudale e d' un ocraceo pal- lido volgente al cenericcio e all' argenteo verso la punta, e circoudata da un lemlio nerastro. L' iride e dorata. La iunghezza degli esemplari niaggiori giunge appena a dodici ipoUici. E proprio del Medlterraneo, e quantunque poco fre- quente s' incontra lungo tutti i suoi lidi. Per la qualita della carne ha un prcgio mediocre. Li Sicilia chiauiasi 3a8 ICONOGRAFIA BELLA FAUNA ITALICA , Fetula imperiale o Fiatulu ; a R.oma e lungo i lidi oceiden- tali della penisola e detto Lampuga : nel Veneziano e nel Piceno seml^ra appellarsi Figa o pesce Figa. II Principe di Musignano lo denomina italianamente Lampuga dorata. Lo Stromateus microchirus appai-tiene al sottogenere Seserinus , e differisce dalla specie pvecedente iioii solo per la presenza di due piccole ventrall , ma altresi per la pinna dorsale meno elevata al di sopra della parte media del tronco , per I'anaie piii alta della dorsale, per 1' ano col- locate in prossiniita dell' origine della pinna anale, e per le fasce verticali di color oscuro clie porta sul dorso. Non acquista mai la mole dello Stromateus fiatola. Al^ita lungo i lidi di tutta T Italia e della Francia meridionale , ma e piuttosto rare. Si diletta di luoghi arenosi e secondo il Risso s' avvicina alle rive in marzo , maggio e settembre. La femmina depone le uova nel principio di primavera. La sua carne e di mediocre sapore. II sinonimo del Bonelli {Gentiolophus microchirus) ci- tato dal Principe di Musignano sotto questa specie e giu- sto, giacclie con tal noma aveva verauiente T egregio no- stro predecessore distinto il pesce, di cui si ragiona , nel catalogo e nella collezione ittiologica del Museo torinese : e poi probabilissimo ch' egli I'abbia usato nelle sue lettere ai dotti coi qviali aveva corrispondenza ; ma e certo die il Bonelli non pubblico iiei volumi deU'Accaclemia di To- rino, siccome accennasi dal nostro autore, alcuna Memoria che neppiire per incidenza ricordi quel nome o quel pesce. 5. Spinax Blaiiwillil e Spinax uyatus Bonap. Lo Spinax Blaiiivillii o spinarolo comune si distingue daU'affinissimo Spinax acanthias , di cui si tratto nel fasci- colo ottavo , pel dorso senza macchie, per le spine piu alte talche la posteriore uguaglla ed oltrepassa perfino la pinna cui appartiene, e per le ventrali collocate pivi in- nanzi ed appunto nel mezzo dello spazio clie corre fra 1' una e Taltra dorsale. Questo pesce, i di cui esemplari mezzanamente grandi lianno due piedi di lunghezza , e as- sai piii abbondante dello Spinax acanthias lungo le spiagge della nostra penisola, e perche ha una carne dura e fila- mentosa gli e molto inferiore nel pregio. In Toscana e nella Liguria piii orientale gli si da il nome di Spinarolo; a Genova chiamasi Aguseo : a Venezia Aziao, Azid, Ar- guilla; nelle Marclie Arguillano, Arquillato; non e ben certo pero clie sotto queste appellazioni non si comprenda pure r>I CVRLO LUCIANO BON.VPARTE. 3^9 il vero Spinax acanthias. A Roma ha un distlato nome tfiviale , cjuello cioe di Paloinbo dello spino ; a Nizza , per quanto ne scrive il RIsso , cluamasi Mangin. Lo Spinax uyatiis o Sagri comuae ha il dorso, il capo e le pinne superiori di color cenericcio tendente al fosco piii die al ferrigno : i fianchi per tutta la lunghezza del tronco sono cinereo-chiari : il ventre e le facce inferiori delle pinne pettorali e ventrali sono di un bianco sordido. La lingua, tutto T interno della bocca , delle aperture bran- chiali e il perltoneo sono di un turchino nerastro plii o iiieno intenso ; la carne e scnra. I tubercoli poi die rive- stono il corpo sono ovali , depressi , non molto acuti , se- gnati dal lato esteriore da due leggleri solchi per parte. E pesce vilissinio, perche ha un sapore acido , in- grato niente meno di quello dello ScyUium melanostomuni, di cui si e parlato nel fascicolo settinio. II color nero die douiina suUe parti interne di questi Sqiialinl forse e con- dizione accompagnata sempre da pessima qualita della carne. Gli esemplari mediocri hanno la lunghezza di due piedi , e non e noto die siasi linora rinvenuto fuori del Mediter- raneo. Sulle spiagge romane i pescatori lo cliiamano Pa- loinbo zigrino: a Firenze ed a Genova lo dicono Sagrl: sembra pero clie in quest' ultimo luogo il nome Sagri sia comune tanto a questo quanto alio Spinax niger. A Catania, per quanto avverte il Rafinesque , il nome volgare dello Spinax uyatiis e Pisci mazzi, a Palermo diiamasi Uyatu. Lo Spinax niger ( Squalus spinax L. Squalus niger Gav- ner) spetta esso pure al sottogenere Spinax. I Liguri lo confondono con VUyatus sotto lo stesso nome volgare Sagri, come or ora si e accennato , ed il Cuvier ha mostrato dubitare die tali pesci non costltulssero specie distinte. Vi sono pero difFerenze notabilissime fra T uno e Taltro, le quali consistono principalmente neir essere lo Squalus niger lutto fosco , col ventre colorato anclie piu intensa- inente del dorso , nell' aver il muso uieno acuto , le narici affatto marginal! , gli spiragli piii ampj e collocatl in niag- gior distanza dagli occhi , i denti della mascella di sopra fornitl di cinque punte , T intermedia delle quali lunga e verticale , le spine del dorso men valide, le pinne petto- rali coll' angolo posteriore assal meno acuto , e finalmente i tuljercoli della pelle terminati da una punta filiforme , lo che fa sembrare il pesce tutto coperto di peli. Bihl. Ital. T. XCi. 22 33o Cenni sulVElenco delle piante spontanee della provin- cia di Milano del signor E, con Supplemento al medesimo. Di Vincenzo Cesati ( Continuazlone e fine. Fed. torn. 90, pag. 225). N. I elk compilazione di questo supplemento In qiianto alle classi mi sono prescritto rigorosameiite V ordine osser- vato dal sig. E., non osservandone poi alcuno per la serie dei generi siccome cosa indifFerente alio scopo di questa breve Memoria. Siccome poi dalPattento esame delle piante raccolte nella nostra campagna , mi emersero delle forme peregrine clie sembravano dover fermare 1' attenzione dei fitografi, le proporro come nuove dandone in calce al presente arti- colo le frasi diagnostiche, salvo ai maestri piii di me ver- sati nella scienza e forniti di miglior suppellettile il ri- conoscerne il vero valore quando ne avro pubblicate le iigure e le descrizioni piii minute. Colgo quest' occasione per rendere quanti ringraziamenti piii posso agll amici che con- corsero ad illninirfarmi sulla riccliezza botanica del nostro paese ; e siano primariamente pel cli. dott. Giuseppe De Notaris , il quale mi fece generosa e libera concessione delle note da esso lui stese e degli esemplari autentici die ser- virono a queir uopo ; peccato che le accidentali combina- zioni di sua vita non hanno sofFerto che nelle abili sue mani si rannodassero a formare un compiuto quadro cri- tico , e differenti circostanze ne abbiano pure impedito il dotto prof. Balsamo-Crivelli. Avverto che essendo cresciuto oltre ogni credere, ed affe non per mia colpa, il seguente elenco, omettero per bre- vita di annunziare le persone cui dobbiamo la scoperta delle singole specie , pochi casi particolari eccettuati. MoNANUrjA. Hippuris vulgaris. Nei paduli del Ticino. DiANDraA. Veronica verna. A Bollate ( Bertoi. Fl. ital. I, 96). acinifoUa? In margine ai campi , secondo ii dot- tor Balsanio. SULLE riANTE SPONTANEE CCC. 33 1 Veronica scutellata. Pei paduli del Ticiiio. •' ' } Nei boschi del Ticino. arguta. ) Salvia Verhenaca var. (i). Suile mura della citta ecc. TuiANDPaA. Suffrenia filiformis. A Llscate trovolla il prof. Balsamo- Crivelli. Crocus lineatus. Sui l^astioni di porta Orientale lo raccolse il dottor De Notaris die lo deposito nell' erbario del nobile sig. De llainer. Valerianella (Fedia) Auricula D. C. Ne' contorni di Milano, a Sesto Calende , ecc. Spesse fiate oftVe fiori talmente mostruosi da non esser quasi riconoscibili. Cladium Mariscus, Nelle paludi presso Sesto Galeade. Schoenus nigricans. A Sesto Calende , come sopra Scirpus ovatus. A Boliate ( Bertol. 1. c. 3o8 ). setaceus. Come sopra. Fimhristylis annua. Nelle risaje di Corsico, a bIzzefFe (Bertol. 1. c. 3ii). Melica ciliata. A Sesto Calende , all' Adda. As.rostis interrunta. j _ , . . ° , .'. > Sparse per la provincia. stolonijcra. \ ^ '^ ^ Calamagrostis argentea. Lungo I'Adda. sylvatica. Digitaria glabra. A Fnrato (Bertol. 1. c 417)- Aira flexuosa. A Barlassina (Bertol. 1. c. 461 )i in gene- rale per le coUine. ccespitosa. Lungo le acque! caryophyUea. Alia Merlata. Poa rigida. A Vaprio e pei colli Briantei , lungo le mura (Benol. 1. c. 5a4 ). hulhosa fi vivipara, Dappertutto. ' megastachya. Alraeno come varieta doveva esser iiieii- zionata ; piii rara deWEragrostis. Briza minor? virens? Nei campi fuori di porta Ticinese ( Bertol. 1. c. 663 ). maxima. Superba gramigiia da me trovata nei prati di Cimiano sino dal io!3o. Festuca durinscula. } „ . . J ■ J Coraumssime. 332 SULLE PIANTE SPONTANEE Festuca ciliata. Sulle mura della citta , piuttosto frequente e daU'autore probal3ilmente coafusa colla F. Myu- rus ( Bertol. 1. c. 640 ). loliacea. In tutti i prati irrigator]. ovina. Nei bosclii cFOriggio, del Ticino. sciuroides Both. Alia IMerlata. Biomus racemosiis. Frequente (Bertol. 1. c. 658). giganteus. AI Seveso e ne' bosclii ombreggiati (Ber- tol. 1. c. 668). maxinius. Bastioni di porta Nuova ed altri siti (Bertol. 1. c. 678). squarrosus. \ „ ,, . ., comutatus. I ^""^ "^"'"^ ^^"^ ""^- Avena flavescens. Qual e il campo in cui non cresca' myriantha Bertol. Vaga specie , conmne nelle biade vicino al Seveso ed altrove nella campagna mi- lanese alia quale finora e esclusiva , poiche la pianta della Lomellina e diversa cosa. Fu trovata dai signori Balsamo e Do Notaris (Bertol. i. c. 723). — Per incidente sia detta la sorpresa die ci ha recato il vedere ignorate parecchie dozzine di piante, clie nella classica localita lungo le sponde del torrente Seveso sono tutt' altro clie rare , mentre il sig. E. parla di proprie erboriz- zazioni e cita que' siti nominando le piante piu volgari. Triticum caniniim. Frequente , massime per le coUine. Lappago rncemosa. Gramigna assai distinta, ed ovvia sulle mura della citta. Phleum pratense. Non e raro nella nostra provincia. Montia fontana. Alia Merlata (Bertol. 1. c. 83o). Holosteum umbellatum, Erbaccia assai coraune. Tetrandria. Sanguisorba officmalis. Ne' praii del Ticino. Globiilaria vulgaris. In riva al Lambro ecc. (Bertol. II, 6). Scabiosa aiveiisis. Al Seveso ed in molti altri luoglii (Bertol. 11, 3o. — Lanfossi nel Poligrafo II, i56). sylvatica. A Turbigo. columbaria. Colla precedente. Asperula arvensis. Origgio (Bertol. II, 76). Galium palustre. var. ^ (2) Alia Baroua (Bertol, II, 99). DELLA PROVINCIA DI MILANO. 333 Galium uUginostim. TrovoIIo lungo il Lambro il dott. De Notaris ( Bertol. II, ii8 ). sylvaticwn. Al Sevcso (Bertol. II, ii3). riibium. A Sesto Calende , per la Brianza ( Bertol. II, 119). purpureiim. Per gli scogli Imago I'Ackla a Trezzo ( Bertol. II , 121). Aparine. Per tutti i cainpi , uii vero flagello! parisiense. In Qnadronno (Lanf. 1. c. II, iSy) e su tutti i ])astioni ; ne trovi ceatinaja di esem- plari a porta Tenaglia. anglicum. A Sesto Calende , Bollate. Plantago arenaria. Origgio, Turbigo (Bertol. II, 181). Ber- nate. major 8 bracteata Moench. A San Giovanni alia Paglia , nei broli ecc. Centunculus minimus. A Bollate (Bertol. II, 184). Ammannia verticiUata. ISelle risaje di Corsico (Bertol. II, 199). Cuscuta Epithymnm. Trezzo , Faderno ( Bertol. Ill , 70 ). Sagina apetala. Ad ogni passo per le campagae , pei ba- stion!, per le ortaglie , anco pei cortili e per le vie della citta. erecta. Nei boschi sotto Bollate (Bertol. II, 264). Radiola millegrana. Colla precedente; due graziose erbette. (Bertol. II, aSo); a Rho la trovo il ch. prof. Moretti. Ilex Aquifolium. Quinzana , Lentate. Pentandria. Myosotis versicolor. A Bollate (Bertol. II, 364). Asperugo procumbens. Nei campi la trovo De Notaris. Symphytum macrolepis Gay ( bulbosura Schimp. ). Al Lam- bro (Bertol. II, 3 17), lungo il Redefosso , ecc. Lycopsis arvensis. Nei campi di Barlassina (Bertol. II, 336). Hottonia palustris. Questa pianta , rarissima nelle nostra parti e bell' ornaniento delle acque dalle quali sporgono le lunghe sue spiglie d'un bel colore giallo , fu trovata dal De Notaris in un rivo die lambe il margine del bosco della Merlata. Anagalis tenella. Si escluda la localita di Binasco (cbe non appartlene alia proviucia di Llilano) e s'indichi per Sesto Calende e Bernate. 334 SULLE PIANTE SPONTA.>fEE Fhyteuma hetomcmfoUa. Nei bosclii dl collina a Sesto Ca- lende. Channelii. A Trezzo sugli scogli. Campanula rotundifoUa. Vaprio (Bertol. II, 465). persicifolia. Sulle rive del Lanibro (Bertol. II, 473). Sibirica. Fu raccolta a Trezzo (Bertol. II, Soy). luticcefolia. Al Seveso. Verhascum phcBnicewn. Pel boschi di Turblgo ( Bertol. II , 5o8). Lychnitis. Vicino all' Adda. nigrum. Lnngo TOlona, fiiorl di porta Vercel- lina (Bertol. II, 5c)i). (3) Piuttosto raro, snl bastioni dove la falce ben di rado gli concede di spiegare il sue bel racemo. Solanum nigrum. (Lanfossi 1. c. II, 162). A dir la verlta, potevarao risparmiarci la citazione del Lanfossi, giacche nissuno die sappia di botanica puo ignorare clie I'Erba morella trovasi per totum terrarum orbem, e da noi le stesse persone del volgo la conoscono sotto il nome di tossegh. Viola odorata fi alba. Lungo il Seveso. canina. V'm die frecjuente (Bertol. II, yoS. Lanf. 1. c. II, i65). hirta Lungo il Seveso , piuttosto rara- sylvestris Lam. Monza ; coW Allium ursinum ecc. Jlhamnus saxadlis. A Trezzo sugli scogli deirAdda (BertoL II, 684. Illecebrum vertidllatum. A Sesto Calende nei canipi arenosi. Vincetoxicum vulgare. Nei boschi. TJiesium linophyllum. Nei boschi dl Origglo (Bertol. II, 740). Lonicera Xylosteum. Boschi del Ticino , lungo I'Adda. Chenopodium olidum Sm. Chi non conosce per esperienza 11 lezzo di questa triviale fetidissima er- Ijaccia' urbicum. Fra i rottami dl fabbriche. scoparia. Diveiiuto comune nelle campagne ad ortaglia. 4- - • leiospermum. Pel canipi. 4. :j-.;v rubrum. j „ ■ • , , . , } Come sopra. hybrulum. ) ^ ) DELLA PROVINCIA DI MILA>NO. 335 Chenopodium ambrosioides. A Zelo Forniagnan-o. Beta mlgaris. Pei canipi fi-a le macerie ecc. (Bertol. Ill, 44). Herniaria hirsiUa. Nelle vicinanze di Milano e pluttosto rara p. e. nei campi clie costeggiaiio il viale del Sempione j a Cinisello (Bertol. Ill, 21). Gentiana pncumonanthe. Boschi della Merlata (Bertol. Ill, 84). Torilis helvetica var. sessilijlora Ccs. Bibl. ital. torn. 83.° (4). Nei contorni di Milano. Fu trovata da De Notaris. Caucalis daucoides. A Bollate. Daucus (5). Nei pvati vicino a Milano. Astrantia major. Boschi del Ticino. Heracleum sphondyUum. Nei prati di collina. (Enanthe peucedanifolia. Alia Merlata, Mnsocco, ecc. Peucedanum OreoseUniim. Per le colline. Probabllmente VAtltani. libanotis del sig. E, Selinum caivifolia. Rlerlata. Scandix cerefoliiun. La'nate. Seseli annuum. Bosclii del Ticino. Pimpinella nigra. Sui bastioni di Milano. Tordyliwn maximum. A Rho. Pastinaca sativa var (6). In margine ai rigagnoli intorno a Milano. Drosera longifolia ) Nei luoghl acquitrinosi di Sesto Ca- rotundifolia \ lende , Linate. Crassula ruhens. Nei campi di Sesto Calende, ecc. Bhus cotinus. Sugli scogli delTAdda a Trezzo. Statice scorzonercsfolia. Boschi del Ticino. Hexandkia. Erythronium dens canis. Boschi di Origgio , del Ticino. Anthericum ramosum. Sugli scogli dell'Adda ^ a Turbigo. Scilla autumaalis. J , m i ■ .„. , > A lurbigo. Allium angulosum. ] ^ Ornithogalum lutcum. Alle siepi lungo la strada Comasca, al Seveso. Elatine hexandra. Comune nelle risaje di Rozzano (Lanf. 1. c. II, 173). alsinastnim. Di grandezza insolita; trovata dal pro- fessore Balsamo-Crivelli nelle palndi di Cascina Trivulzio. Colchicum arenarium. Ericeti del Ticino. Jnncus obtusijiorus. A Bollate. 336 SULLE PIANTE srONTANEE Jiincus sylvaticus. A Turbigo. Rumex Nemolapathum (Lanf. II, lyS). Erba triviale come le seguentl : crispus, obtusifoUus. muJtifidus. hydrolapathum. Prati vicino alia Conca fallata. OCTANDRIA. Polygonum incanum. Nel contorni di Mllano. (Enothera biennis. Al Seveso dove la colse anclie 11 Lan- fossi (1. c. II , 174 ). Daphne laureola. Ticino , Redecesio nel boschl. Paris quadrifolia. Nel bosclii dl Turbigo. Epilohium montanum. Seveso; Bollate. angustissimum. Sulla sponda dell'Adda. DEGANDPaA. Dictamnus fraxinella. Boschl del Ticino. Saponaria officinalis. Mette bei mazzl di fieri clie adornano la sponda del naviglio IMartesana massime dal lato delia strada alzatoja , alternando coUe va- ..'■'. glie pannoccble della Spircca pure dimenticata dal nostro autore (Lanf. Ill, 3i). ocymoides. A Turbigo ; lungo I'Adda. Sderanthus annuiis. Nel Campi. perennis ( an niarginatus ? ). Nelle parti piii asciutte de' boschl del Ticino; boschl dl Lai- nate. Saxifraga hulbifera. Pratl del Ticino • - ChrysQsplenium alternifolium. Ne formlcola tutta la sponda del Seveso ed In generale le ripe ombregglate degll ac- quidotti. Dianthus Seguierii Fill. A Bollate lo trovo De Notaris ; io lo raccolsl sino dal i834 ne' salicetl die ingoni- brano la sponda sinistra dell'Olona. Caryopliyllus. Boschl del Ticino. Arenaria serpyllifoUa. Per ogni dove , fino sul tettl e nei .> crepaccl de' murl vecclil, a migllaja di esem- plari (Lanf. Ill, 32 ). nibra. Nelle canipagne arsicce. BELLA PROVINCIA Dr MILANO. 887 Arcnaria tenwfolia. Stranamente il signer E. no vera fra le nazionali questa pianta perche volgare nel giar- dino di Brera. Con ugual dirilto allora vi po- teva associare Molluga cerviana. Euphorbia cha- mcEsyce, Pliyllanthus niruri, ecc. tutte divenute ormai spontanee in quella platea. Fortuna vuole die la nostra Arenaria ingonibri in niassa i ba- stioni di porta Comasina e Tenaglia , ne sia rara in alcune altre localita. Stellaria graminea. Lungo il Seveso, TOlona, ecc. (Lanfossi 1. c. Ill, 3a). Silene inflata ^ angustifoUa D. C. ^S^ apetala (7). Intorao a Milanoi rara. ""P"''"'- \ a Turbigo. armeria. ) ° I otites. A Sesto Calende. gallica. Nei campi a Linate ( Lanf. 1. c. Ill, 33); Tnrbigo. italica. A Tnrbigo , BoUate. Gypsophila muralis. Nei campi vicing al Seveso ed in qual- che tratto sassoso della sua ripa. Lychnis viscaria. Turljigo. Sedum acre ^ Qneste due sorta di cre- sexangulare (Lanf. Ill, 33). ^ spino sono quelle tri- vialissime erbe srasse che coprono il margine e la parte esterna delle mura di citta , sicclie per tutta r estate queste appajono tinte in giallo. refiexum. A Sesto Calende. dasyphyllum. A Sesto Calende ^ al Seveso. Oxalis acetosella. Questa vaga pianticella saluta la prinia- vera nell'uinile sua dimora fra le radici de" salici ed ontani luughesso il Seveso. Cerastium bnicliypetalurti Desport. ) Comunissimi suUe strade glomeratum Tliuill. J canipestri a solatio. syhaticum W. K. ? Cotyledon umbilicus. Vaga e per V Insubria rara pianta , proprio australe; cresce nelle vlcinanze di Sesto Calende. Spergula anensis. Nei campi a Sesto Calende. DODECANDRIA. Asarum enropcvum. A Montesello nei Ijosclii il trovo Vlt- tadlni. 338 SULLE PI\NTE SPONTANEE Agrimow'a eupatorium. Al Seveso, al Naviglio , ecc. ( Lanf. 1. c. Ill, 35). Euphorbia peplis \ Maiicherebbe lo spa- exigiia \ zio a dire le loca- cyparissias (Lanf. Ill, 35). \ lita dove nascono. Reseda luteola. In niargine ai carapi presso Limbiate. ICOSANDRIA. Prunus mahaleb. Alia Merlata. Geum rivale. Boschi del Ticino. Potentilla rupestris. Boschi di Lainate. recta. A Turbigo. Buhus rhamnifolias Weihe? Nelle siepi vicino a Mllano. Tilia microphylla. ) ^ 1 .71 } Ovunque. platyphylla. \ ^ Spircea ulmaria. Al Naviglio della Martesana , a Malnoe. Vedi cio die ne fti detto dove si parla della Sa- ponaria. filipendula. A Turbigo. Mespilus monogyna (Lanf. Ill, 37). In tutte le siepi. germanica. Sesto ; lungo I'Adda. Rosa agrestis. La colsi al Seveso (Lanf. Ill, 37). alba. Per le colline. POLYANDRIA. Helianthemum guttatum. Nei boschi del Ticino. Papaver argemonoides mihi (8). Fra le biade. Clematis erecta. A Turbigo. Ranunculus pliilonotis. Ovunque fra le biade. flammula. J ivt • 1 1 • 1 1 • ■',. } iNei luofflii paludosi. Imgua. ) * ^ insubricus mihi (9). Haarbachii De Not. in herb, et litt. (10). Ne' * contorni di Milano e sulle mura. hulboso affinis (11). Presso Milano, Delphinium Ajacis J3 consoUdatnm De Not. herb, et sched. Nei canipi vicini a Milano (la). Anemone pulsatilla. Lungo I'Adda , secondo Balsamo. hepatica. A Sesto , Agliate. Isopyrum thalictroides. Lungo il Lambro ( Vittad.); alia Bru- sata ( Bals. ). ^ Nigella arvensis. Nei campi. DELLA rROVIlSrciA DI MIL4N0. 889 Thalictmm aquilegifolium. Nei boschi della Merlata ( Lan- fossi 1. c. Ill, 40 ) ^ a Turbigo. nigricans. Nei bosclii del Ticino. Aconitum lycoctonum. A Tnrbigo. Nuphar luteum. Nelle risaje. DiDYNAMIA. Ajuea pyramidalis. ) ^^ ^, ■ ■' ^ ^ > Dappertutto sulle nve. genevensis. \ ^*^ chamcepytis. A Montevecchia , ecc. Glechoma hederacea fi major Gaud. Volgare sulle rive. Lamium Jiyhridum? an var?. Coi precedent!. Teucrium scorodonia. Alia Merlata. chamcedrys. Ne' luogbi dl collina sterili , sassosi. Betonica officinalis. Turbigo , Merlata. Galeopsis ladanum. Turbigo, Sesio Calende. grandiflora. Seveso , Turbigo. Stachys annua. Nelle brughiere. recta. Boschi del Ticino. Thymus calamintha. Come sopra. acinos. Pei campi in collina. Melitds melissophyllum. Boschi del Ticino. Prunella laciniata. Lqngo P Olona , alia Merlata , ecc. Scrophularia nodosa (Lanf. 1. c. Ill, 36). ) .. „ canina ) Bhinantfius hirsuta. A Turbigo. Linaria minor. Nei campi un po' sabbiosi. elatine. A Bollate ; io la trovai nei campi argillosL lungo il Lambro. Anarrhinum bellidlfolium. Gallarate , Bollate. Linderna pyxidaria. Nei paduli; per le risaje. Melampyram sylvaticum. Alia Merlata. Pediculavis palustris. A Sesto Calende. Euphrasia verna Bellard. Da Sesto Cnlende mc la reco De Notaris. Unifolia? lutea? A Turbigo. Orohancha ccendea. Una volta trovai rpiesto parassita inne- stato alle radici deW Ilciiotropium peruviunum o grandiflonim die fosse. minor. Fra il trifodio. 340 sulle piante srontanee Tetradynamia. Sincipis arvensls. Nei campi. orientalis? Alia Conca fallata. Cardamine impatiens. A Linate. Lepidiwn nudicaule. A Turbigo , Sesto Calende. Sisymbryum pyrenaicum ( Gaud. syn. p. 846 ). A Sesto Ca- lende , ne' boschi del Ticino , ecc. tenuifolium. Lungo tutti i navigli interni ed esterni. Irio. Fra le macerle. murale. Questa pianticella troppo distinta dal S. tenuifolium, unico fra le congeneri che le si avvicina, venue da me scoperta nei campi lungo il Lambro ; debb' essere rarissiraa nelle nostre regioni. Turritis hirsuta. Al Seveso. Arabis muralis Bertol. Lungo TAdda nelle vicinanze di Trezzo. MONADELPHIA. Althixa officinalis. A Liscate. Mak'a an Mauritanica? (i3). II dottor De Notaris scoperse questa distinta specie a Lambrate nei campi di frumento. Morenii. A S. Pieti-o in Sala. DiADELPHIA. Polygala chamaebuxus. Sesto Calende. Corydalis fabacea. Graziosa pianticella frequente anziche no lungo il Seveso. Genista germanica. Ne' boschi. Cytisus laburnum. Qua e la per le colline. nigricans. A Turbigo , Bollate , ecc. hirsutus. Boschi del Ticino (14). Ononis natrix. A Vaprio ( De ISolaris ). AnthylUs vulneraria. A Turbigo, Cimiano. Lathyrus tuberosus. A Malnoe. latifolius. Al Seveso. Orobus vernus. Ne" boschi. . tuberosus. Alia Merlata. Ervwn tetraspermum. Pei campi a Pvonchetto delle Cbiese (Lanfossi 1. c. Ill, 106). BELLA rnOVINCIA DI MILANO. 841 Ornithopus perpusillus. Trovato a Bollate dal prof. Balsaiuo- Crivelli. Vicia lathy roides. Bastion! di Moiiforte , Seveso. Gerardi DC. A Trezzo, fra i cespugli, De Nota- ris (i5). segetalis. Pel campi. sativa var. toivlosa mihi (16). Nei campi di frumento. Earissima. Trifolium ochroleucum. squarrosum L. non Auct. ? ( Tr. asperulum De Not. herb, et sched.). Lungo il Redecesio (17). medium. A Turbigo. scabmm. A bizzefFe in alcune localita, p. e., ba- stioni a porta Tenaglia, Monfortej al Seveso. elegans. In margine alle risaje. striatum. Al Seveso. Assai raro. chrysanthum Gaud. Dappertutto. procumhens. Al Seveso. ■ var. pentaphylla mihi (18). A S. Gio. alia Paglia il coisi nella state del 1837. Trigonella monspeliaca. Specie interessante molto la geo- grafia botanica ; sui bastioni della citta. Medicago Gerardi. Nell' istessa localita. PoLYADELPHiA ( nell' Elenco : Fhyladelphia ! ). Hypericum quadrangidum. Lungo I'Adda. montanum (Lanf. Ill, 108). humifusum. Alia Merlata. androsoemum. Al Seveso •, al Lambro. SYNGENESIA. Anthemis cota. ^ arvensis. > ( Lanf. Ill , 1 1 5 ). cotula. ) Hieracium scahrum Gaud. Bastioiii , mura vecclile. sylvaticum. ) ,, j- -ht-i , , . J Mara di Milano. aubiam. ) sabaudum. Nei boschi. lactare? A Turbigo. p'doselloides , A Bollate. Crepis virens. 342 SULLE PIANTE SPONTANEE Crcpis taraxacifolia. AlPAdda , al Seveso. biennis. Pei pascoli. Arnoseris minima. A Musocco , Sesto. Gnaphalium luteo-album. Bastioni della cittai TurbigOi Mer- lata. gallicum. Come sopra. dioicum. A Bollate. arvense. Lungo il Naviglio di Viarenna. sylvaticum. Pei boschi, nelle colline, ecc. Senecio paludosus. A Sesto Calende raccolto dal prof. Bal- samo-Crivelli. Achillea setacea. nobilis. A Turbigo. an dentata? (19). Nei campi e prati fuori di porta Ticinese. Tussilago hybrida. Seveso , ecc. farfara. Ad Agliate , lungo TAdda. Xeranthemuni annuum. A Giussano , in margine ai campi. Hypochceris maculata. Dai pascoli fra Sesto Calende e Li- sanza la reco il dott. De Notaris. Inula britannica. Sul margine delle risaje. pulicaria. Ad Opio, Roserio, ecc. salicina. Nei boschi di Turbigo , della Merlata. Buphthahnum salicifolium. A Sesto Calende ; lungo TAdda. Chrysanthemum corymbosum. In riva al Lambro. inodorum A Malnoe, Bollate. Artemisia campestris. Pei campi , fra i rottami , ne' vil- laggi, ecc. Bidens minima. A Corsico lungo le risaje. Arctium minus. Qua e la lungo le strade. Carduus nutans. ) „ . , . ,, . > I'ra 1 ruderi. Mananus. S Centaurea scabiosa. Nelle vicinanze di Milano. amara. A Turato , Valera , ecc 1 Pestalotii De Not. (20). Vicino all'Adda la sco- perse il dott. Pestalozza. Carlina vulgaris. Alia Merlata. Sonchus palusCris. In margine alle risaje, secondo il dottor Balsamo. arvensis. Rarissimo qua e la. Lactuca saligna. Bollate. Apargia hispida. Sugli scogli lungo I'Adda. bella provincia di milano. s^s Gynandria. Orchis maculata. Boschi di Origgio , di Liiiate , ecc. mascula. ) » rr. , ■ TIT ■ 1 A furbigo. Mono. S ° conopsea. Presso il Lamhro sotto Agliate. JVeottia cestivalis. ^ Nella vallata del Tlcino presso Sesto spiralis. S Calende. AristolocJiia pallida. Al Seveso , promiscua colla A. clema- titis , ma piu abbondante. MON^CIA. Carex pilosa. Alia Merlata, poco lungi dal sito dove nasce VHottonia. (Ederi. Ne' prati umidl e siti paludosi fra 1 bosclii del Ticino. punctata Gaud. Lungo la sponda destra del Naviglio della Martesaua trovolla il dott. De Notaris. brizoides. Alia Merlata ( De Notaris ). paniculatn. A sesto Calende collo Schcenus nigricans e Cladium Mariscus. Xanthium itahcum. Balsamo ne colse presso Lambrate. Amaranthus prostratus. Appiedl delle case, ne' liioghi incolti. Chara tomentosa. \ cortiana. / Negli stagni. syncarpa. / Betula alba. Alia Merlata , a Sesto Calende , Somma. incana. Ovunque dove sono acqne. Pinus sylvestris. A Sesto Calende e Somma intere coUiae! Pinea. A Sesto Calende e Lentate ; piuttosto rara. Quercus robur! Vedi le dilicate pianticelle clie si tolsero alia vista del nostro erborizzatore. Ceratophyilum submersum. Nei paduli. DlCECIA. Juniperus communis. Per le brughlere del Ticino , sulle colline. Populus canescens. Nei boscbi del Ticino. Ruscus aculeatus. Conosciuto dai contadini sotto 11 nome di Spongiaratt ; a Turbigo, Castano , Sesto Caleade , Trezzo , ecc. 344 SULLE riANTE SPONTANEE POLYGAMIA. Vaillantia pedeniontana. Alia Merlata. Atripk'x Jtastata. Fra le macerie. Fraxinus excelsior. Boschi della Merlata , all' Adda , ecc. Stachyopterides. Lycopodium complanatum (2 1). Alia Merlata , a Sesto Ca- lende. helvedcum. Al Lanibro. clavatum. IS'ei hoschi resinosi ecc. sovra Sesto Calende ^ a Turbigo. Ophloglosswn vulgatum. II dott. "Vittadini trovo qiiesta bella felce a Montesello. P'lLICES. Ceterach officinarum. Nelle vecchie sconnesse muraglie, per esempio , in Borgo della Stella ^ lungo I'Adda , ecc. Polypodium vulgare. Boschi dl Origgio. dryopteris. Ad Agliate lungo il Lambro. Aspidium fragile. Nelle localita montuose. Aspltnium septentrionale. Frequente ne' luoglil di collina. alter ni folium. Sovra massi erratic! per le coUine sovra Sesto Calende. Rarissima pianta. Blechnum horeale. A Sesto Calende. Hydropterides. Pilularia globulifera. Questa pianticella che costa tvUtoi'a tanti studj ai fisiologi, ed e una delle piii belle aggiunte non solo alia Flora nillanese, ma a qnella d'ltalia tntta, la dobbiamo al dott. Balsamo che scopiilla in un padule della Merlata. Ci toccbereblie ora parlare dei Miischi , ma il signor E. confessa aver trascritto il Frodromus bryologioe. Mediola- nensis : gli sia detto per parentesi , che essendogU com- parsi troppo vast! i limiti geografici asseguati dagli autori al loro territorio , stava in lui 1' omettere tutto cio ch' era da escludersi : cosa per nulla difficile attesa la somma ac- curatezza spesa dai dottori Balsamo e De Notaris nell" in- dicazione delle precise localita. Poteva invece e doveva anzi DELLA PnoVINCIA DI MILANO. 3^3 il sig. E. non trasandare tutte le correzioni od aggiiinte con- ^enute nelle posteriori Memorie pubblicate dal De Notaris (Spicilegium, De TortuUs, Mantissa, Fugillus; questo lavorato d' accordo col Balsauio ) ; iiia T autore sembra non cono- scerle assolutamente , sebbene ne sia stata fatta parola an- clie in questo giornale. Anzi, egli e provato non essersi piir fatto carico delle emende poste in calce alia stessa briologia da lui ricopiata ;, clie altrimenti non avrebbe om- messo dal novero la Bartramia (Ederi ( Bryol. med. p. i85 ): certo non fu cousigliatamente esclusa per riguardi di geo- grafia botanica od ngual sorte sarebbe toccata alia B. ithy- pfiylla, a parecchi Hypniim , etc. Con quest'' ordine di vegetabili credevamo vedere ter- niinata i'enuraerazione delle piante nostrali, quand'ecco nel- I'ultima dispensa, proh! pudor! farvi codazzo i Licheni con una specie , le Alghe con una specie , con sei specie i Fun- glil, ogni razza corapresa, e quindi persino le Muffe ! II solo palnio della mano applicato ad iin albero qualsiasi purche annoso, la planta del piede sovra un terrazzo granitico non coprirebbero meno di una decina di Licheni ; il pugno immerso nell' acqua anclie corrente n' estrarrebbe piu Alghe die il sig. E. non sia capace di determlnare nel corso di un giorno ; una pera infracidita mostrera sotto la lente piii mufl'e ch' egli non novera specie per tutta 1' immensa scliiera de' funghi. Non conosceva egli adunque le Ceaturie pah- blicate in qnesta Biblioteca Italiana dagli spesso nominati Balsamo e De Notaris ? Non conosceva quella stupenda mo- nografia delle Tuberacee per cui il nome del Vittadini viene pronunziato con venerazione sulle sponde del Baltico dal patriarca dei niicologhi ? Non conosceva 1' eccellente opera del medesimo autore sui funghi mangerecci dell' Italia cor- redata di bellissiiiie tavole , riboccante di utili avvisi per ovvlare agli avvelenanienti ? Furono pure stampate in Mi- lano. Dio buono ! Un botanico , un florista ignorava 1' esi- stenza di quelle ricercate ed ovvie produzloni che coi nouii vernacoli di Fonsg coccli e Fonsg ferree la piii semplice er- bajuola , il piii rozzo villanello avrebbergli additate a cen- tinaja e migliaja nolle ceslelle al Verzaro .' Bibl. Ital. T. XCI. 23 346 SULLE PIANTE SPONTANEE Appendice ove si da/mo le frasi diagnostiche delle nunve forme men- zionate nel precedence ardcolo, coU'aggiunta di alcune altre trovate fuori della provijicia di Milano. (l) Salvia verbenaca var. elliptica (Nob.): foliis omnibus obtusissi- mis , apice rotundatis , vix rugosis, duplicato-crenatis (nee pinnatilidis). (3) Galium saturcjoe folium (Trev,). Nullum sane disciimen in specimine floiente reperio a stirpe caucasica, neqiie in hoc quod folia apice quidem dimiuuta sed simul plerumque retusiuscula sint, Fructus maturus adhuc examiuandus. Bonam speciem esse contendo ; omnia nisi fructu emarginato nee perfecte didymo conveniiint cum G. palustri var. torfaceo ( Schlech, ) quod ex Lacu di Annone mihi comparavi. (3) Verbascum condensatum Schrad? Cmii nusquam flore explicate legere potuerim, neque specimina authentica compai'ationis causa possideam , adhuc dubium me subrepit. — Pulchra stii'ps , neque frequens. (4) Torilis helvetica var. sessiliflora (Nob.). Vaiietas ob umbellas brevissime pedunculatas , fere sessiles, insignia; De Notaria earn invenit. (5) Daucus sp. — Glaberrimus et nitens foliis tenuiter dissectis. In tanta Daucorum Italorum copia species augere non ausim. (6) Pastinaca saliva caule in thyi'sum solttto. (7) Hfec varietas eadem forte stirps ac Silene inflata til, castiata Lapcyr. abi-. p, 247. Silene Notarisii (Nob.): S. caulLbus slmplicibus erectis cespitosis basi pubescentlbus ; foliis (omnibus) caneato-lanceolatis acutis ciliatis, eubtus ad nervum puberulis ; floribus termiualibus solitariis longissime pedunculatis ; calycibus clavatis ; petalis .... — ( Silene Saxifraga Orsini pi. exsicc! ex monte Cornu. — Silene sp. nova? De Notaris in litt. et herb.) — Perennis. Foliis, uec non dentibus calyciais elon- gans., a. S. Saxifraga; foliis, floribus amplioribus, setisque nullis a S. pe~ troea, quibus maxime affinis, differt. An S. frudculosoe (Sieb.) var.?., a qua, teste Notarisio qui specimen authenticum compai-avit cum ea, foliis amplioribus calycibusque j^rofundius dentatis differt. (0) Papaver argemonoides Nob. P, capsula liispida oblonga angulosa; phyllis (sepalis) jiilosis- filamentis apice obtuse spathulato-dilatatis ; caule folioso multifloro ; floribus longe-pedunculatis ; foliis bipinnati- eectis , inferiorum lobis abbreviatis lineari-obovatis , superiorilaus li- nearibus, omnibus obtusis. — Planta hinc iude piiosiuscula; pedun- cuii adpresse-hispidi. Ex afiinitate P. argeinonis , a quo distinguitur capsula o})longa Hc-c clavata, stigmate 5-radiato, filamentis obtuse spathulatis nee utrinque diminutis. (9) Ranunculus Insubricus Nob. ( E Sectio. V Echinella. DC. prodr. I, 141). — R. totus adpresse sericeo-pilosus ; caule ei'ecto patule ramoso; foliis trisectis, segmentis profunde tiilobis, lobis obtuse inciso-dentatis , caulinis paucisectis lobis lineavibus ; peduuculis tere- tibus l«vibus ; petalis late obovatis calycem aJpressiuii superautibus ; DELLA. PROVINCIA DI MILVNO. i^J carpellis undique tuberculatis setosisqiie , dorso late et crasse mar- ginato , stylo tetragono subcurvo tt-riuiuatis ; receptaculo basi to- mentoso , suj)erne setoso. — E.anitaculus ii. sp. De Notaris herb. (lo) RiuLunculus Haarbachii. De Not. in lift, et herb. — A R. acri (Ij,)., syhanco (Thuill. ), hmuiriiioso (L. ) stylo recto; a. R. pohjan- thetuo ( L. ) et a R. neiiwroso ( D. C. ) ejusqiie vavietadbus , prseter folia, receptaculo glajjro pedunciilisque minime sulcatis diflert. Proxi- miis R. velutiuo (Ten.) et foliis et directione villorum; sed, si Sai'doa stirps omnino eadeni ac Tetioreana, (juam authenticam videre nobis concessum nonduni fuit, et alj hac specie nostras se toUit recepta- culo nndo cai'pellisque late marginatis. (li) Ranunculus bulboso affinis (De Notar. in litt, et herb.). Prae- cipue foliis rriloljis nee l-2-ternatisecds , perinde stylis rectis in flore a typico jR. bulboso dilferre videtur; sed adhuc examiuandus, ciuu fructifeiTjm deprehendei'e nondum licuerit , et liinc ejus dignitas incerta, (12) Delphinium Ajacis J3 consolidatum (De Not. in litt. et herb.) — A forma viJgari distinguo bracteis pedicello brevioribus et calcare bilabiate. (i3) Mediolanensis stirps, qu» hactenus solo loco indicate inno- tuit , profecto eadem ac M. Mauritanica ( Fl. Sard. ) de qua vero inquirendum an et genuina Linnjeana sit"? (14) Specimina, qus sub oculis liabeo, distinctam illara formam sisterent, quje ab Hosrio nomine Cytisi bisflorentis insignita fuit et forsan alio tyi^o adscribeuda. = Cytisus capitatus ^ bifcrus (Sartor, alb. indig. p. 277). (i5) Vicia Gerardi (DC). Triplex me patet V.Gerardi: i." Jac- quinii ilia, quam cum V. cassubica (L.) identicam declaraverunt onines autoptae ; 2.° Candolleana stirps, cui nomen omni jiu-e ser- vari debet, quK et nosn'a insubrica, nee non in collibus Vicetia; a Notarisio lecta. A CI. Bertolonio , urbis uostrje visitatore joaucis abhinc annis , pro Cassubica habita fuit , sed inite ; hue itidem vix uUo dubio ducenda Vicia Cracca JJ Gerardi Koch ex agro Tergestino. Denique: 3.° Orsiniajia planta ex Aprutiis , a Tenoreana forsan nequaquam sejungenda, qu» fide speciminis aulhentici ex herbario Notai-isii in meum migrati ipslssima V. tenuifolia Roth. (16) Vicia saliva? var. torulosa (Nob.). Dubie inter V. sativoe , tamquam polymorplije stirpis, varietates recenseo hanc , ut videtiu', in agro nostro penaram herbam minus follolis abbreviatis obcor- datis distinctam , quam leguminibus item brevibus poiTectis valde to- rulosis binis in qtiavis axilla. Caulls simplicissimus. Flores non vicli. (17) Trifuliuiii asperulum (De Not. in litt. et herb.). « Caule erec- » tiusculo subsimplici ; fol. radicalibus ovato-subrotundis , mediis 3> ovato-oblongis basi cuneatis , summis iiueari-oblongis , omnibus » plus minus jirofunde emarginatis , integris , stipulis nervosis basi « coalitis louge-subulatis , capitulis sulisessilibus ovatis compactis ■n calycis dente infimo reliquis duplo longiore , carinam a;([uante , >' maturitate reflexo , vexillo elongato. — Corolla pui'purea. — An 348 SULLE PIANTE SPONTANEE » TV. squarrosum Fl. Ticin.? « ( De Not. I. c. ). — Longe disse- rendiun esset de hac stirpe quam auctor in schedis amplius descri- bit. Jam cl. Moris dubitavif an Tr. squarrosum Fl. Sai-d., quod iUud siniul auctoriim coniplurium , typica stirps sit , et ejus authentico speciiiiine , quod milii laigitus est , cum insubrica planta coUato , asserendi audens fio, nosti'atem esse veram speciem Linneei et Bie- bersteiuii , exclusis £\uctorlbus fere omnibus, prasertini Em'opee oc- ciduse , cfnorum stirj^s genuinum Tr. dipsaceum ( ThulU. ) refert a Monographo in DC. prodr. improbe cum Tr. squarroso (L.) con- fusum. Hinc et reprobatio iconis IMorisoniana; , quse minus spernenda ; et ab Anglo jam corolla dilute rubens dicitur. (18) Foliolis omnibus quinatls. Perrarum. (19) Vlx dlffert, neque illatam crediderim. (20) CeiUaurea Pestalotii (De Not. in litt. et herb. ). — Toto ha- bitu, statui-a, follis (saltern caulinis), et calathldum forma Ceiitau- reaiii album (C. splendentem Auctt.) perfecte refert et quidem, ob medium appendicis squamarum fusco-notatum, ejus varietatem J3 deu- stam. — Sed squamis raucvonulatis quidem sed non longe cuspida- tls , utrinque suljlaceris et fimlariato-dentatis , ab ilia specie satis superque diiFert. Nonne liybrida stirps e C. alba et paniculata exorta? Indicablmus cum complura speclmina praesto habuerimus fonnasque affines. (ai) Lycopodium complanatum ^ insuhricum (Nob.): Spiels qua- termis nee binis , fronde densiori angusta deotibus coaixtatis. Sderanthus annuus var. congestus ( Nob. In Linnaja XI, 809). Hue adducendum synonymon : Scl. verticillatus Tausch et Reichb. Speciel autonomae dignitatem nego in loco natall utrlusque formre transitlonem expertus. Euphorbia mcompta ( Nob, ) E sect. Galarrhoeorum Haw. E. umbellis 5-radiatis, radlis dicliotonis ; Involucellis deltoldeis aplce acutlusculls deutlciJatis ; foliis petiokJatis patulis s. deflexis, 0)10- vato-lanceolatis , integerrlmls , subtus puberulis : capsulis glabris , hinc lade ad carinas veiTuculosis ; seminibas Isevibus. — Praecox ; pei-ennls. In Montibus di Cesana et Suello prope Eupilim lacum (Lago di Pusiano), medio junio jam fructibus obtectum iuveni. — Proxima E. platyphylla ; an E. strlcta Reichb. fl. germ, excurs. n." 4767 ? Euphorbia variabilis (Nob.). E sectione Kerasilmze Neck. — E. glaberrima ; umbella terminali 5-radlata , radils dichotomis, in- volucellis reniformibus s. late-triaugulls ; foliis lineai-i-lanceolatis ses- ellibus patentihus coriaceis integerrlmls acutlusculls ; glaudulis biarl- statis ; stlgmatibus longeblfidis; capsulis Isvibus glabrisque; seminibus Irevibus. — Perennis. — Syn. Euphorbia Gayl? var. y Salis-Marschl. in Dlar. Ratisb. 1834. — heterojjhi/lla Desf. fide Gay 1. c. qiiara vlx credo. — In montibus ad Larlum lacum abuiide cresclt, — In saxosis apricls forma hnmllis occiu'rit, caule Inferne subuudo s. foliis rudimentariis squamuloso , superne ovato-linearibus abbveviatis , in- volucellis rotiuidatis subrecusis. ... DELIA. PROVINCIA DI MILANO. 849 Gamiium ahortivwn, (De Not. in litt. et herb.). « G, caule » adscendente dicliotomo , pubescente-villoso ; foliis uniformlbus y- » lobis , lobls oblongis 3-fidis ; pedunculls 2-floris oppositiiolils ; » jietalis etuarginatis S-IO , calyce mutico longioribus ; carpellis » transverse coiTngatis glabris ; seminibus laevibus — E Sicilia. Habitu „ baud dissimile G. rotundi folio , sed notis indicaris abunde diversura. « A G. villoso , pro quo liabuimus , differt foliis reniforniiJjus ! nee » orbiculato-cordatis etc. — Flores sfepius polyjietali et hinc stamina « quatuor v. tantuni 5 fertilia. In ejusiuodi floribiis filamenta ca- >> strata plura inter petala et stamina fertilia occurrunt. Formain « oblongam habent, margine sunt paulo scariosa » {De Not. in sell, autogr. ). — Cum cl. Gussonii supplementa non ultra Icosan- di-ias elassem urbem nosti-am tetigerint , ignore nonne ab illustri illo scriptore de hac stirpe sernio factus sit ; potius quam obli- vioni ti-aderetur , verbis auctoris speciei , qui amice earn uiecum comunicavit , exponere volui. Proxima mihi videtur G. asphode- loidi, a c[uo abhoiTet: radiee annua? villositate in eaule pedunculis petiolisque miuori, majori in calyeibus muticis nee aristatis ; pedi- cellis vix reflexis ; carpellis la^vibus etc. — Prope Terranova in Si- cilia legit Balsamo 1 832. Sopra gll esami scolastici. Ricerche del professore An- tonio BoRDONi. — Milano ., iSS/, coi dpi di Paolo Emilio Giusti, in 8.° Oi hanno poche teorie dl matematica, dice Montucia , ove le risorse deiranalisl si appaleslno di piu die in quella delle probabilita. L' uniana prudenza, egli soggiunge , con- siste nell'arte di stimare la probabilita degli eventi. E La- place afferma , clie la teoria delle probabilita e il buon senso soggettato al calcolo. Qiiesta teoria noa lascia nulla di arbitrario nella scelta delle opinioni o del partiti, ogni volta col suo mezzo si puo scegliere il migliore. Quindi essa diventa un felice supplemento all' ignoranza ed alia debolezza dello spirito umano. Per cosi fatte riflessioiii i geometri nioderni , dopo i primi tentatlvi di Pascal e di Fermat, andarono a gara nel seni- pre pill aiupliare e perfezionare il calcolo delle probabilita ; estendendone di mano in mano le applicazioni alle varie emergenze delP umana vita. Giacomo Bernoulli fu il pritno, die dopo d' aver fatto prova del suo ingegno nel risolvere inolte question! die 35o SOPRA. GLT ESAMI SCOL\STICT, riguardano i giuochl cl'azzardo, scopo degli studj di niolti geometri del suo tempo, rivolse le sue indagini a problemi piu elevati ed importaiiti: qnelli die si riferiscono alia pro- babilita delle decisioni a pluralita di voti, e ad altri ana- loghi; problemi die costituiscono la cjnarta parte della sua lodata opera : Ars corijectandi , parte , che al dire di Fonte- nelle, e cio die v'ha in quell' opera di piii sorprendente. Ma Bernoulli mori prima di potervi dare tutta Testensione e la finitczza di cui era suscettibile , e cosi rimase aperto a Condorcet un campo , in cui tutti sanno le belle palme che egli colse. Lunga e la schiera de' geometri che fecero oggetto de' lore studj il calcolo delle probabilita : ma forse il trat- tato piu complete che si abbia , sel^bene non sia questo scevro di mende , e quello di Laplace (i). Se non che nessun di essi fece segno delle proprie meditazioni una se- rie di ricerche che si possono istituire intorno alia proba- bilita di una buona riuscita negli esami , dietro i quali so- gliono i precettori nelle scuole sentenziare del merito del loro alunni. A tali ricerche appnnto applico la mente I'e- greolo professore di Pavia Antonio Bordoni , il quale ac- colse poi tutti 1 suoi trovati su quest' argomento nel libro che annunziamo. E noto , che in ogni ben ordinate corso di studj e pre- scritto , niuno fra gli scolari sia ammesso a scuole supe- riori se prima non ha dato buon saggio di conoscere le materie che s'insegnano nelle inferiori. Ora ogni istitutore nella propria classe verlfica sopra ciascuno de' suoi scolari , se esso sia o no abile ad un tale passaggio con apposito esame cui lo sottopone della materia da lui insegnata. E questo e chlamato dalFautore esame semplice. E noto altresi , che quando un giovine ha fatto un de- terminato corso di studj , applicandosi simultaneamente a vai'j rami d' insegnamento , all' oggetto di conseguire il dottorato o qualche altro grado accademico jDrcsso una Uni- versita 5 deve sottoporsi ad un esame complessivo su tutti i predetti rami d' insegnamento : imperocche il consegui- mento del grado cui aspira dipende dal successo di un tale (i) Clii scvive quest' aiticolo dlcliLira di non aver finoi'a potuto vedere il nuovo trattato di Poisson siillo stesso argomento , trattato clie fu recentemente anaunziato sui gioraali. RICERCHE DI A. BORDONI. 35 1 esame , die Eordoni chiama esame composto, perclie risulta da plii esanii pai-ziali , ai qiiali il candidato viene sogget- tato da altrettanti esaminatoi-i, i quali soiio ordinariamente gl' istitutori delle diverse niaterie die costituiscono il sog- getto deir esame. La maniera poi la piii ovvia per conoscere, se uii esa- minando abhia imparata o in tutto o ia parte solaniente la materia sulla quale deve essere esaminato , sarebbe di interrogarlo distesameate sopra ogni parte di essa , teiiendo conto di tutte le risposte. Ma cio importerebbe dispendio di tempo e di fatica , tanto piii grande , quanto piii vasta fosse la materia, e maggiore il numero degli scolari da sottoporre all' esperimento. Percio s' usa invece di fare a ciascuno certe dimande capitali dalle cai risposte 1' esami- riatore argomenta la capacita ed il sapere deU'esaminando in quel ramo d' insegnamento intoruo cui versa T esame. E qui ognuno sente quanto importi , clie tall dimande non sieno fatte a caso od a capriccio , affincbe il gindizio di cbl esamlna sia , per cosi dire , il rappresentante del me- rlto deiresamiuando. Se la materia, che e soggetto dell'e- same , sara distribuita in queslti ; se questi saranno scritti in altrettanti biglietti, i quali vengano posti in un' urna , indi estratti a sorte quelli cui il candidato dovra rispon- dere , allora non si potra menomamente sospettare Tesami- natore di parzialita o di arbitrio. Ma poiche 1' esame non deve versare che sopra alcunl di quei molti quesiti , im- porta che sieno essi talmente combinati, da far presuraere all'esaminatore, die se il candidato risponde a que' poclu estratti a sorte, sappia almeno sufficientemente tutta la ma- teria. Percio immagina I'autore che sia questa materia come partita in piu punti, ciascun de'cjuali spezzabile in varie dimande. Quindi egli chiama punto il complesso di piu quesiti, e sistema di punti un complesso di piu punti for- mati con quesiti tutti diversi. Di piii, che posti in un' urna anche i nomi di tutti gli esaminandi, si estraggano a sorte quelli che devono successivamente fare Tesame , mentre dalPurna dei punti si levano pure a sorte que' punti sui quali ciascuno deve essere interrogato. Per tutte queste cose trovo egli necessario di dividere il suo trattato i tre parti o sezloni dlstinte , ed ogni parte in piu proposlzioni, cosi tra loro collegate che Tuna serva come di sgabello all' altra. In ciascuaa di esse e proposto 353 SOPRA GLI ESAMI SCOLASTICI, ua problema da risolvere od un teorema da dimostrare , e per tal niodo giunge Tautore a que'risultamenti clie me- glio si attagliaiio al caso degli esami scolastici. Si risolvono nella prima parte le questioni relative ai numeri di punti e sistcmi di essl formabili con dati que- siti ; alle probabiiita che gli esauii di piii individui succe- dansi con un ordine particolare e date; a quella die toc- chi ad un esaniinando un quesito noa prima estratto , o gia estratto un certo numero di volte per altri esami an- tecedent! al suo ^ ed anche alle probabiiita die in un dato numero di ctrazioni escano dall' urna certi quesiti speci- licati o promiscuamente o con ordine speciale. E per ul- timo si contempla il valor medio di un dato numero di quesiti che si possono estrarre a sorte da un raaggior nu- mero di essi , di valori diversi. Fra le 2 1 proposizioni delle quali si compone questa prima parte, ci piace di citare letteralmente le tre seguenti, e per la loro importanza e per la maniera con cui soiio svolte. Proposizione 5.* Supposto i quesiti appartenenti a tre rami di materie difFerenti ; e quelli d' ogui ramo distinti in facili , in mezzani ed in difftciU ; e die ogni punto si debba comporre con tre quesiti, i quali sieno , uno facile, vino mezzano ed uno difficile, e di tre rami difFerenti: si dimandano , i." le relazioni dei numeri che indicano, quanti sono i quesiti delle nove categoric diverse , affinche nella formazione di un sistema di punti costituiti con essi , sieno tutti indistintamcnte impiegati ^ 2° il numero totale dei punti formabili con tutti i quesiti;, 3° il numero dei si- stemi formabili con tutti questi medesimi punti. Proposizione 8.^ Piii individui debbano fare gli esami sopra una materia, indi su di un'altra , poscia su di una terza ecc, ed ognuno di essi alibia Tobbligo di sostenere il rispettlvo esame in ogni materia , quando uscira il suo nome cavato a sorte da un' urna , nella quale al principio degli esami su ogni materia sieno posti quelli di tutti. Si dimanda la probabiiita , die tra due esami qualsivogliono prossimi di un medeslmo individuo , ve ne sia almeno un dato numero di altri. Proposizione i8.^ Qual e la probabiiita, che fra un dato numero di quesiti da estrarsi a sorte da un^urna I'un dope r ahro successivamente , ve ne sieno alcuni specificati , i RICERCHE 1)1 A. BORDONI. 353 quali escano almeno una volta con un online speciale; supposto clie ogni quesito si debba riporre neU'urna prima di fare 1' estrazione seguente ' Si diiude qnesta prima parte col seguente teorema: " Estraendo a sorte un dato numero di quesiti da un maggior numero di essi di valori difFerenti Tun dairaltro, il valore di sorte di quel complesso , che puo essere estratto, cioe il suo valore a contemplarsi prima dell' estrazione , sara egnale a tante volte il medio vulore di tutti i quesiti, quanti debbapo essere quelli ad estrarsi. >> La parte seconda tratta della probabilita degll esami semplici. La probabilita che il giudizlo deU'esaminatore intorno al valore di un dato esame sia conforme al desi- derio di clii lo sostiene , e quella che Fautore chiama pro- babilita delVesaminando o dell' esame. V"e un' altra probabi- lita, cui egli da il qualilicativo di immcdiata , ed e quella che accada conforme al desiderio dell' esamlnando niedesi- nio , r ultimo di piu eventi parziali fra di loro dipendenti. Li trenta proposizioni sono riunite tutte le svariate que- stion! , che a tali probabilita si rifeiiscono. Se il candidate , quando si presenta aU'esame, conoscesse pienamente tutti i quesiti postl nell' urna , ad alcuni dei quali, estratti a sorte, deve rispondere, la riuscita favore- vole del suo esame non sarebbe proliabile, ma certa. Che se air incontro alcuni di essi fossero da lui ignorati , al- lora , alTatto di estrar dalT urna quelli cui deve rispondere, 1' esito favorevole sareljbe solo piii o meno proljabile , se- condo che piu o meno grande fosse il numero dei quesiti da lul conosciuti. Quindi Tautore apre qiiesta seconda parte del suo trattato col seguente problema : " Trovare la probabilita che fra un dato numero di que- siti cavati a sorte da tutti quelli lissati per 1' esame d' un individuo , ve ne sieno almeno tanti da lui conosciuti, quanti sono quelli necessarj pel buon esito del suo esame. » Che se I'esaminando impara un numero di nuovi que- siti, la sua probabilita si aumenta, quand'anche di altret- tanti a lui ignoti si aumenti il numero di quelli posti nel- I'urna. AH' incontro una talc probabilita si diminuisce , se non imparandone di nuovi, qualcuno a lui ignoto venga aggiunto neU'urna. Essa poi non cambia dalFessete i que- siti, fra i quali deve scegliere quelli per 1' effettivo suo esame , i primi a cayarsi dall'nnia., ovvcro dopo qualsiasi 354 SOPRAl GLI ES4MT SOOL\STICT, numero di altri. Tutto cio si apprende dalle proposizloni 2.", 3." e 5.* Procedendo I'autore daH'una alFaltra ricerca, si abbatte in alcune , a dir vero, piuttosto complicate , die pero non sono senza praticlie applicazioni. Ma perche noii potremmo , senza molto dllungarci, tener dietro ininuta- mente alle tante sottili questloni qui trattate, ne riportiamo testualmente alcune tra quelle che , o per le condizioni clie includono , o pel modo elegante con cui sono state svilup- pate, piu vivamente ci colpirono. Tali sono le segiienti : Proposizione 8.' Trovare quella variazione della proba- billta immediata per un esame , la quale puo aver origine dallo scambiar in un altro uno dei quesiti fissati per Tesame medesimo. Proposizione i3/ Supposto ilssato il numero delle di- raande 5 che al piii si potranno fiue ad ua esaminando , si doraanda la probabilita die possa accadere tale combi- nazione nelle risposte , tra le soddisfacenti e le non sod- dlsfacenti , per cui si possa sospendergli 1' esame . perclie non siavi piu speranza di buon esito. Proposizione i5.^ Un individuo sia ammesso all' esame colla condizione , die gli si fara un dato numero di di— mande, alle quali dovra rispondere di mano in mano ;, e che si sospendera immediatamente la continuazione del suo esame , se fra le risposte die da lui si daranno pure di mano in mano, riesca il numero delle buone od ammis- sibili minore delle altre : qual e la probabilita che egli ha di passare, cioe di sostenere convenientemente il suo esame? Proposizione ai." Quali sono le probabilita per gli esami di pill individui , i quali conoscano gli stessi identici que- siti i supposto die li debbano fare Tiino dopo l' altro , e che il quesito cavato per I'esame di uno qualunque di essi debbasi riporre neU' urna , qualora sia di quelli da lui non conoscluti prima di estrarre quello per I'esame seguente ? Proposizione zS.'^ Per trovare complessivaraente il pro- fitto fatto da piu individui nello studio di una materia, se ne debbano scegliere alcuni a sorte, e debbasi fare a cia- scuno un esame, il quale del)ba consistere nel rispondere ad un dato numero di quesiti cavati a sorte da quelli fis- sati per lo sperimento; o solamente ad alcuni di essi scelti dallo stesso esaminando pel quale sieno estratti : e pel nu- mero o per I'estensione d'ogni esame occorrano piii pe- riodi di nuineri dati di esaiui , e tra I'uno e I'altro periodo EICERCHE DI A. BOnDONI. 355 nn individuo speclficato possa imparare ed imparl efFetti- vamente un certo nuiiiero di qnesiti , di qnelli da lui non conosciutl al principio degli esami. Si dinianda la proba- Jjilita die egli avra di far bene il suo esame, qaalora riesca fra gli cffettivi esaminaiidi ^ supposto die alia fine d' ogni periodo si ripongaiio di nuovo neirnnia tutti i quesiti usciti durante il medesimo. Chiaiiiato poi valore effettivo di un esame la somma del valori attribuiti alle risposte o soluzioni date da un can- didate ai quesiti ^ e valore di sorte quello die ad esso puo attribuirsi prima die accada, si cerca nella proposizione 27.* questo valore di sorte, dati i numeri dei quesiti di valori difFerenti conosciuti da chi sostiene T esame, il numero totale dei quesiti posti nell' urna , e di quelli cui deve ri- spondere : colla proposizione 28." si cerca la proliabilita del buon esito dell' esame, supponendo die fra 1 quesiti cavati dalF urna ven sieno tanti e tali conosciuti dall' esa- rainando , che la somma dei loro valori riesca maggiore od almeno eguale ad un dato. E colla 29.* si cerca la stessa proljabilita , supposto die I'esame debba consistere nel ri- spondere a tutti i quesiti cavati a sorte I'un dopo Faltro, fiiio a che la somma dei valori di essi riesca pure mag- giore od eguale ad un dato. Ricerche utili agli esaminandi , agli esaminatori , ed a clil deve prescrivere i metodi da seguirsi negli esami coin- posti sono pur quelle, die danno argomento alia terza parte di questo trattato , la quale consta di quattordici proposi- zioni. Cercasi da prima la prolialiilita di un esame com- posto , date quelle dei diversi esami scmplici t, sapendosi die il buon esito di quello dipende dal buon esito di que- sti. Indi il massimo ed il minimo di una tale proliabilita, conosciuta la somma delle probabilita degli esami semplici. Di poi si cerca quanti quesiti relativi ad ogui esame sem- plice dovra imparare il candldato , percbe nuovamente una tale proliabllita divenga massima o minima. Seguono alcune proposizioni tendenti a cliiarire il vantaggio ed il danno deil'esaminando , nel caso in cui i quesiti sulle diverse ma- terie che formar delibono il soggetto dell' esame composto sieno estratii da altrettante urne , quante le materie, ov- vero da un' urna sola nella quale tutti sieno stati riposti : sia che gli estratti si rimettano o no ncU'urna , e che piu 356 SOPRA GLI ESAMI SCOLASTICI, CCC. esaminatorl debbano successivamente interrogarlo sulla stessa materia. Bella, importante , e di sottlle investigazione ci pare la proposizione 12." cosi concepita. « Per conoscere il pro- fitto fatto da piu individui nello studio di una materia , se lie debbano scegliere alcuni a sorte, e fare a ciascuno di essi una dimanda , scelta pure a sorte di mano in mano fra tutte le componenti la materia stessa. Si dimanda il valore di sorte di tale sperimento od esame, avuto riguardo a tutte le combinazioni possibili clie possono accadere. » La natura pol delle ricerche istitulte in questo llbro avra prima d'ora resi accorti gl'intelligenti , che la teoria delle perrautazioni e delle combinazioni , il calcolo delle diffe- renze finite e quelle delle funzionl derivate, sono gli stro- menti dei quali in esse dovette far uso Tautore. E cio fece coUa nota sua perspicacia , e colla disinvoltura di chi e gia tanto provetto in simlli esercitazioni. E qui poniara fine alle nostre parole , che a taluno po- tranno sembrar troppe, e che pure dichiariarao insufB- cienti a dare un'idea compiuta di questo nuovo lavoro del prof, Bordoni. Solo aggiungiamo, che chi si vorra occupar di proposito nello studio di esso , si accorgera che , sebbene non vi si tratti che di questioni relative agli esami scola- sticl , pure le medesime potrebbero facihnente trovare nu- merose applicazioni nelle tante altre condizioni della vita civile. A. G. 357 PARTE STRANIERA. »S>^«»olicata in un volume in 8.° Vina StatisLica ragio/iata delta Franciu ora tradotta dal sig. Eugenic Henrion avvocato alia Gorte reale di Pa- rigii e un giornale molto accreditato 1^ annunzia con que- ste parole ; Questo libro , frutto di molti anni di studii e di lavoro, e uno dei sunti piu compiuti die noi possediamo sulla statistica generale della Francia. L autore vissuto cogli uomini piii eminenti nel mondo politico approfitto delle sue numerose relazioni per acquistare le piu minute e piu esatte notizie sul nostro paese. Noi raccomandiamo que- st opera insigne alle persone consacrate esclusivamente alia politica, e in generale pol a tutti, perclie vi troveranno un gran numero di notizie curiose ed aflatto iiuove. La stesso giornale annunzia il primo volume della Storia generale della Spagna di Garlo Roniey. Questo volume in 8." grande compatto comprende la materia di sei volumi ordinarii , ed abbraccia un periodo di oltre sedici secoli , clie sono la parte piu oscura e piii difficile di quella storia a voleria trattare come si richiede ai di nostri : pur tutto vi e spiegato e cliiarito, formando un^ opera immensa e ii- nora condotta con grande felicita dalf abile autore. II libro del sig. Romey appartiene a quelle opere di scienza e co- scienza che da principio ajjpariscono senza destar romore, ma die poi si guadagnano la generale attenzione perclie ne sono meritevoli : pero se ne sta gia facendo una se- conda edizione illustrata da vedute, ritratti, carte, piante di citta , e quant^ altro puo agevolare V intelligenza delle opere storidie, o raccomandarne alia memoria il contenuto. II sig. Bazin maggiore, membro della Societa asiatlca di Parigi ha pubblicato un volume in 8. col titolo di Teutro Chinese. E una scelta di opere teatrali composte sotto gliin- peratori mongolli, tradotte per la prima volta dalP originale diiuese. Comuuque le nostre usanze , i nostri costumi , le 358 PARTE STUA^NIERA. nostre idee non ci pcrmettano di adottare quel genere In- solito, non vi ha duliljio perb clie gli scrittori drammatici potranno trarne profitto. II traduttore profondo conoscitore della letteratura Chinese ha premessa a questo volume una sapiente introduzione. L ultimo poema del sig. de Lamaitine La caduta ell un angelo ebbe giudizii molto diversi dai giornalisti francesi. Ci parve notabile fra gli altri il seguente : " II sig. de La- martine nel sue episodio , il Giosselino, scaglio la prima pietra contro il celibato dei preti^ T opera che annunziamo e il secondo suo colpo : perocche se nn angelo preferisce I amore a tutta la gloria celeste ;, se una creatura mor- tale coUa bellezza delle forme, coUa bonta del cuore puo farlo cadere, die sara degli uomini professanti di vivere sotto la legge del celibato? Dacche apparve il Giosselino il signor de Lamartine fu accusato di panteismo : egli se n'e difeso , ma nondimeno e appunto verso il panteismo che dopo d'' allora si e volto il poeta filosofo; ne in que- st ultimo suo lavoro egli celebra altro che il panteismo. A dir vero non vi sono in questo poema se non due sole belle creazioni, Daidlia e Cedar, ma il sig. de Lamartine verso sopra questa coppia tutto cio clie V immaginazione ha potuto somministrargli di soave e di sublime. Noi non criticlieremo F autore per le sue nuove forme di dire, per le sue brutte rime , per le sue negligenze, in fine pei suoi errori ; perche mentre la letteratura e in preda al- r anarchia, mentre la lingua pare che si stia rinnovellando, e lo stile e la versificazione pigliano un franco andamento liberandosi da miile impacci, non potremmo rimproverare il sig. de Lamartine se anch^ egli si vale della zappa e della cazzola. II pensiero della Caduta di un angelo non puo es- sere per ora couipi'eso se non da pochi i, ma questo poema sara uno de^ piu bei liori nella corona che la posterita ri- serva all' autore delle Armonie e delle Meditazioni. " — I posteri dunque coroneranno un poema che professa il panteismo ! questo e saperne assai piu di ogni critico , e va nel dominio della profezia. Troviamo annunziate le Malinconie di Augusto Tarvy, Puo valer tutto insieme a far conoscere e le poesie del signor Tarvy e il gusto di alcuni giornalisti francesi il PARTE STRANIERA. SSo tradurne letteralmente una clie vien citata fra le piu belle. II suo titolo e : lo t! amo ! " Sono pur dolci questi profumi ; ma piii dolce e il tuo " alito ;, la tua voce e il tuo sguaido serenauo la mia ani- " ma ; i tuoi bad sono di mele. " Che pura volutta disveli tu al mio cuore! Amor mio, " i dolci tuoi occhi sono le uniche stelle clie splendono >' nel mio cielo. " In quella guisa clie V onda fugace correndo riflette o " il cielo o r albero della riva , qualora il suo cristallo " sia puro ^ " Cosi i tuoi occhi sono due laghi azzurri clie riflettono " la tua anima: la tua anima, santo altare, donde si eleva f la fiamma che trainee dal loro azzurro. >/ Le tue Ijelle chiome son nere , la tua bocca rosea e " bianca ! lo t^ amo ! Lascia cir io faccia una collana di " baci al tuo collo inclinato. " Vieni , qui , sulle mie ginocchia ^ vieni cli io ti con- " templi. Non sei tu forse il mio tesoro , il mio idolo , il " mio tempio dove il mio cuore prega? " Clara Catalanzi ovvero la Corsica nel 1736 e il titolo di un romanzo in due volumi del conte A. de Pastoret pubblicato recentemente in Parigi. L autore dichiara die 11011 ebbe intenzlone di scrivere un^ opera storica, ma che voile soltanto provarsi a rappresentare i costunii interiori di uii pojjolo troppo scarsamente conosciuto, e giudicato con troppa severita. E nel vero finora pochi scrittori ci lianno fedel- meiite delineata la fisonomia maschia, severa, subitanea del popolo corso. Quello spirito d^ indipendenza , quella passione inestinguibile nelPamore e nell odio , quell indole altiera e quasi selvaggia che lo fecero lottare , se non sein- pre feliceniente, sempre pero con onore, contro i Saracini, i Pisaiii e i Genovesi, non furono mai rappresentati d^ua modo soddisfacente. La Corsica reclamava questa giustizla, e r ha linalmente ottenuta. Benche il fatto si riferisca al- Tanno 1736, si possono nondimeno pigliare i costunii d al- lora come i presenti , perclie non soggiacquero a veruna alterazione, massimamente nella cainpagna. II modo con cui r opera e scritta ( dice il giornale da cui ricaviamo queste uotizie) diniostra che il sig. de Pastoret non ha stu- diata la Corsica sui libri, ma personalniente sui luoghi stessl clie descrive. Nell' introdiuioue poi cgli da brevemeute La 360 PARTE STRANir.KA. storia cli quel paese : di sorte clie questa Clara Catulanzi puo verainente conslderarsi come un^ opera storica , clie che ne dica F autore. II sig. Loyau d^Amboise si e proposto di pnbhlicare in Parigi una collezione di venti volumi con questo titolo : II voto delle famigUe , ovvero Una diga contra i caltivl ro- manzi. II secoado volume di questa coUezioue e un^ opera del sig. Regnier , II Eobinson cristiano. << 1? idea di un Ro- binson cristiano non era venuta ancora in mente a nes- suno dei nostvi scrittori. II romanzo di Foe fu tradotto in tutte le maniere : mancavaci di vedere la difFerenza fra il cristiano e V uomo clie conta sopra se solo, posti nelle jnedesime circostanze ;, e il signor Regnier ci ha posti in grade di giudicare quale dei due si trovi in miglior condi- zione. Noi lasceremo che ne sieno giudici i lettori : questo solo ci permetteremo di dire , che il titolo del sig. Regnier giustilica assai bene il titolo posto dal sig. Loyau d'Am- boise alia sua collezione , e che opere cosifFatte se non po- tranno metter fxae alia pubblicazione di cattivi romanzi , saranno pero senza dubl)io avute in gran pregio dalle fa- miglie. " Un liljro accolto assai favorevolmente fin dal suo prime apparire e venuto poi sempre in migliore opinione e un romanzo in due volumi del sig. Augusto Luchet col titolo Fratello e Sorella. E la storia commovente di un giovane che si consacra fine alia morte all affezione della propria sorella , e muore combattendo per difendei'ne V onore. Un altro romanzo molto lodato e come produzlone letteraria e come opera morale e quello d'Ippo'ito Fortoul, Grandezza della vita privuta. Questo romanzo e diviso in due parti ; la prima delle quali e intitolata: Simiana, poesia della vita privata ^ e la seconda : Steven , eroismo della vita privata. Non vi ha nulla che interessi piii di qviesti due racconti pieni di nobilta e di poesia. Oltre di che quando mai vi fu un temjio in cui piii che nel nostro venisse opportuna la publjlicazione di un libro ben fatto , dove la vita privata apparisse sotto colori cosi belli? Tutti vorranno legger qne- sti due volumi scritti con tanta squisitezza e purita ^ e qualcuno , speriamo , trarra profitto dalle sagge lezioni che essi racchiudono. Quest^ opeia coUoca il sig. Ippolito For- toul nella scliiera dei migliori romaazieri. » 36i APPENDICE ITALIANA. La Verglne, istoria della Madre dl Dio, compita con le tradizionl dell Oriente , cogli scritd de SS. Padri e coi costLimi deglc Ebrei dall abate OnsiNi. Prima traduzione italiana. — Vigevano, i838, coi tipi di Pietro Vitali e coinp., in 12.°, di pag. 191 e liv. Ital. lir. 2. 5o. In Milano si vende da Gio. Silve- stri, corsia del Duomo n.° 994. N. l.M el percorrere quest*" opeva del sig. Orsini , lo stile ci sembro vivo , animato , nolDile ; ci siamo abbattuti in im- niagiiii brillanti , in alcune scene patetiche : tale e lo spet- tacolo del Calvaiio e del supplizio del Salvatore. Non rare volte vi spira un'' aui'a poetica, siccome nel passo in cui de- scrivesi la morte di Maria. Ne daremo un saggio : <' Maria non era piii ^ ma il viso di lei quasi immerso in tranquillo sonno, era si dolce a x'iguardarsi , clie detto sarebbesi clie la morte esitava a piantare la sua bandiera su quel trofeo clie conservar non poteva piu di un giorno. La lampada mortuaria fu accesa f, tutte le finestre s^ apersero , ed il not- turno rezzo vi entro co' pallidi raggi delle stelle. Si dice che un mirabile splendore riempi la camera nel momento clie Maria spirava ; era forse la gloria di Dio clie circon- c\ava Tanima immacolata della predestinata Vergine. Quando poi la morte di Maria non fu piu dubbiosa , non s^ inte- sero dapprima clie pianti e gemiti profondi ; ma poscia funebri cantici s"" innalzarono nel silenzio della notte ; gli angeli T accompagnavano co' loro aurati sistri , e gli echi del rovjnoso palagio di David mestamente gli ripetevauo nelle tomlje de^ re di Giuda ". Altre descrizioni spirano ieggiadria e amenita : tale e il viaggio per la Galilea dei due s]iosi Giuseppe e Maria, dopo le nozze celebrate a Gerusalemme. Pero T amore della parte descrittiva non sem- bra taJora scevro d^ intcmperanza , e talora forse di sover- chio e sciolto il freno ad una poelica fantasia. JSibl. Ital. T. XCI. 24 363 ArPENDlCE ITALIANA. Con estensloiie di lumi e insieme con moderaz'ione ragiona Tavxtore di materle teologiche uii tempo agitatissime. Con bella e vapida scorsa ci fa vedere nelle vaiie regioni del- r universo e fra le tenebre del poUteismo le vestigia della tradizione riguardante la Yergine ed il Messia. Noi bra- mato avremmo die quantunque il risiiltamento sia eguale, pure con maggiore aggiustatezza ci avesse esposto il gran vaticinio della genesi annunziante un futuro Liberatore del genere ixmano. Egli scrive , clie " una figliuola d^ Eva , una donna di virile coraggio scliiacciar dovea la testa del ser- pente sotto a'' suoi piedi , ecc. » e dal passo sci-itturale cosi inteso deduce essere stata « costante tradizione fra le generazioni antidiluviane , che una donna verrebbe a riparare il male clie una donna avea fatto. » Ma le gene- razioni antidiluviane non potevano quel passo direttamente riportare alia donna , percbe T ebreo lo riporta al figliuolo di lei , e percio direttamente al Messia , e cosi lo riportano i Settanta , V edizione Samaritana , gP intei-preti Caldeo , Persico e Siro, e altresi alcuni anticbi latini esemplari. L au- tore dalla diflusa tradizione intorno il Messia trae validi argomenti a difesa della verita di essa , diraostrando 1 im- poBsibilita cbe gli Apostoli si sieno giovati di quella tra- dizione per fabbricare un capriccioso sistema religioso. Pero la tradizione del Messia e della Vevgine Madre ben pia luminosamente splendeva fra il popolo eletto ; figure , per- sone, profezie, tutto concorreva ad annunziarli. " Dopo vm'' aspettativa di quattromila anni , il tempo assegnato da tante profezi& alfin giunge : Tombre delfantica legge scom- pajono , e Maria si leva suir orlzzonte della Giitdea , come la Stella cbe precede il giorno. >> Per tal modo T autore entra nel soggetto della sua storia, ed a noi per isfuggire temerita di giudizio convien pre- niettere alcuni cenni critici , e preiidere la cosa alquanto da lungi. Pocbe certamente sono le notizie , per cosi dire, dogmatiche, die intorno la gran Madre di Dio ci traman- darono i Santi Vangeli. Cosi piacque ne" suoi profondi con- sigli alia Sapieuza die inspiro quelle sacre pagine, e die contenta d" informarci in maniera tutta aperta , ma coni- pendiosa, suUa stirpe onde usci la Benedetta fra le donne, suUe sue nozze con Giuseppe , suir Incarnazioue del Yerbo, sulla visita di lei ad Elisabetta , sul divin Parto in Be- tlemrae, sulfandata al tempio per la purificazione legale. APrENDlCE ITALIANA. 363 sul viaggio d^ Egltto , su di un altro a Gerusalemme nel dodicesimo anno di Cristo , iion piii ragiona di essa sino al convito nuziale di Cana^ e dopo cio non altro vediamo marcato se non la di lei presenza a Cafarnao , il di lei intervento al doloroso spettacolo della croce e la pia di- mora cogli Apostoli ne^ dieci giorni consecutivi alf ascen- sione di Cristo. Sulle altre azioni di Maria , sul tenore della sua vita domestica, sulle vicende stesse degli ultimi suoi giorai , finclie fu sciolta dai lacci terreni , alto e il siienzio degF inspirati scrittori. Se non clie dalle pai'ole colle quali Gesii moribondo costituiva Maria in uiadre del- 1 apostolo Giovanni, e Tapostolo in figllo di lei, giusta- mente si potrebbe iuferire clie Maria avesse seguito Gio- vanni in Efeso e quivi stabilita la sua dimora. Un tal sentiment© trova appoggio nel concilio ecumealGO Efesino celebrato Tanno 481, la dove i padri di quel concilio scri- vendo al clero ed al popolo di Costantinopoli intorno le cose di Nestorio dicono clie questo eresiarca venne condan- nato nella stessa citta ( in Efeso ) , nella quale (fu) il teo- logo Giovanni e la Madre di Dio Vergine Santa Maria. . . . t'y'^a. 0 ^so}i6yoq Iwavvo?, x«/ r) 9-£oroHO? Tiup^ivcq v) ay/oc Mciptx. Verb la greca espressione per se e sospesa e priva di verbo : la quale eventualita , a dir vero , e spiacente ; poiche se il verljo emergesse svanirebbero ben molte discussioni. Ma la scarsezza d^ indubitate notizie intorno la gran Vergine Madre puo forse detrarre in alcun modo al culto ed alia dignita della niedesima ? No per fermo ^ giacche tali notizie o sono puramente storiche, o riguardano le particolari qualita di Maria. Per quest'' ultimo aspetto , se nella salutazione delFAngelo ella e chiamata plena di grazia, oppure la cara e la diietta di Dio, come sembra significare la voce greca zf^a,;(rcou£vo assunta da S. Luca ; se dalle angeliclie labl^ra le vien detto, clie il Signore e con lei, ed e la benedetta fra le donne : die altro richiede F inge- nuo fedele per confessarla creatura purissinia , perfettis- sima in virtu e tutta santa? E a clii mai il Signore avrebbe aperto un maggior fonte di grazie, clie alia propria Ma- dre? Essendo ella innalzata a tanta dignita, qual altra fra Je donne puo riputarsi piii eminente in ogni genere di virtii? Quanto poi alle notizie puramente storiche, lo stu- dio di alcune di esse e superflua curiosita, secondo die si csprinie nella sua omilia XLYI uno fra i souuiii uoniini 364 APPENDICE 1T\LI.\NA. del secolo XI, Pier Damiano : e cio egli iiitendeva delle troppe iudaghii sopra la genealogia , anzi intorrio gli stessi a;enitori della Santa Vergine. Ye ne sono altre intorno a cni non oscuramente possianio scorgere quale sia lo spirito e la pla credenza della Cliiesa, sebbene essa non le dichiari appartenenti alia sua dottrina. E la Chiesa tanto piii sag- giamente cosi adopera, quanto piu vicino e il pericolo che intorno a siffatte materle si spaccino agl incauti , come de- rivate da pure e autentiche fonti , certe relazioni che dai dotti si tengono per suppositlzie e apocrife; le quali, seb- bene contengano anclie verita di cose , nondimeno sono sparse di leggende cbe lianno un fondo poetico, ed alle quali sarebbe mal partito 1 affidarsi. Ne insignificante e per noi il riflettere die i compositori di siffatte leggende amano talora nascondersi sotto nomi venerandi e sotto il velo di piu anticlii tempi. Cosi , a cagion d^ esempio , molti eruditi convengono oggidi che il libro de" Nomi divini, nel quale il suo autore dice di essere stato presente alia morte della Vergine insieme a S. Pietro, a S. Paolo e a S. Giacorao , che un tal libro non sia lavoro di Dionigi TAreopagita. II Baronio merita- mente ripone fra le opere suppositizie una lettera che si pretende scritta dalla Vei-gine a S. Ignazio colla risposta del medesimo Santo ; e il Mabillon parla di una falsa let- tera che si vuole scritta dalla Vergine a que^ di Messina , di cui un impostore fece comparire V originale ebreo ideate da esso lui. Correva pur tra i fedeli una storia secreta o apocrifa della Vergine, alia quale sembra alludere S. Gre- fforio Nisseno neir orazione sul gioruo natalizio di Cristo, e di cui alcuiie narrazioni non si potrebbero animettere con senno. S. Gregorio sembra accennare altresi, che sif- fatta storia si spacciasse solo in secreto, x^ra to xfiKfJicv^ e verisimilmente pare quella che S. Epifanio chiama la tradizione de'' Giudei , cioe , se male non rileviamo , degli eretici Nazarei. Le cose che di tale storia citano S. Epifanio e S. Gre- gorio si trovano pure in uno scritto intorno IHexameron, che TAUazio pubblico sotto il nome di S. Eustazio d\A.n- tiocliia, nel quale scritto narrasi altresi come a particolare contrassegno della divina elezione di Giuseppe in isposo della Vergine una colomba spiccatasi dalla verga che Giu- seppe consegnata aveva al somrao sacerdote Zaccaria audasse APl'ENDICE ITALIANS. 365 a riposare sul capo di lui. Varie ragioiii intlucono glL ei'uditi a dubitare se il citato scritto si deblja con ve- rita aggiudicare al mai'tire Eustazio , vescovo antiocheno. BoUando ( XX martii, pag. 77) chiama spuria uii"' operetta de Ortii Virginis, die si attribuiva a S. Giacomo , vescovo di Gernsalemme , o a S. Cirillo d Alessandria , sebbene i greci padri ne tvaessero alcuiii cenni. Parimente esiste una greca tragedia intitolata Crista pazlenre, nella cpiale si ra- gioiia anche del nascimento di Maria ^ essa fu posta tra i carnii di S. Gi-egorio Nazianzeno ; ma Bellarmino e di- vers! altri scrittori cosl cattolici come piotestanti la asse- giiano ad Apollinare Laodiceno o a qualche altro sconosciuto poeta. Ci permetteremo altre osservazioni a questo proposito. II libro di Abdia , il quale contiene Vite di Apostoli , si produceva come opera composta in ebreo da uii discepolo di Gesu Cristo , chiamato Alidia, nativo di Babilonia, e si voleva tradotto in greco da Eutvopio f, ma oggidi consen- tono i dotti essere tal libro V opera di un impostore , die mentre si fa contemporaneo di Cristo, cita Egesippo e Giulio africano. Eusebio ( Chron. ad annum XLVni Dom.), come trovasi nelle antiche edizioni e come accenna il Baronio , parla della morte della Vergine ; ma un tal passo nelle recenti edizioni piii corrette e nel greco di Scaligero e omesso per ragioni di critica. Niceforo Callisto , scrittore greco del secolo XIV di una storia ecdesiastica , ancorche si appoggi ad Eusebio , a Socrate , a Sozomeno e ad altri buoiii istoriografi , pure si palesa per troppo credulo, e arreca fatti , clie lianno le piii visibili seml^ianze di favole. Le liturgie die portano il nome degli apostoli sono sup- poste , e fiirono scritte liingo tempo dopo di essi ed anclie dopo il secolo di S. Basllio. In prova di cio basti il ri- flettere a quantita di termini e di frasi die furono in uso soltanto nel cpiinto secolo. A cagion d^ esempio nella litur- gia detta di San Marco si fa memoria di San Marco me- desimo , di San Ignazio, di San Dionigi, di San Clemente; vi si prega pei soddiaconi e pei cantori ^ vi si parla di monaci e di religiosi; vi si canta il trisiigioii; vi si ado- pera la voce consustanziale. La liturgla pure di San Gia- como, quantunque anticliissima, porta aach'essa 1 impronta -di secoli posteriori agli apostoli, per le ragioni dianzi ad- dotte , e di piii , perche vi si prega pei re fedcli c pei 366 APPENDICE ITALIaNA. veri cristiani clie foiidarono chiese e nionasteri nelle quat- tvo parti del mondo. Esistevano re cristiani e monasteri al tempo degli apostoli? Per conchividere con esempio piii solenne, il romano Concilio, a cui presedeva papa Gelasio, pose fra gli apocrili uno scritto de transitu BeattR Virginis, lavoro d^ ignoto antore , a cui pensa il Baronio , clie uno scioperato abbia messo in fronte , per conciliare autorita , il nobile nome di Melitone, vescovo sardense. A bello studio abbiamo premesse queste riflessioni , per quanto sembrar possano aride e tediose , affinclie nel trac- ciare la vita della Vergine Maria ( e in proporzione inten- diamo parlare di altre vite ) non si abbraccino avidamente e senza mature consiglio anticlie tradizioni e leggende tosto die ci corre lo sguardo sopra le medesirae ;, quantunqvie i titoli di esse o T uso fattone da venerandi autori sembrino procurar lore un^alta riputazione: dovendo noi essere pro- fondamente persuasi clie negli oggetti di libera disputa largo e il campo conceduto alia ciitica, e die la pieta, se non e fondata sul vero , degenera facilmente in modi su- perstiziosi ed illusorj. Ora la verita non puo permettere che come certe si riguardino le cose, di cui ne T autorita ne la ragione ci porgano sufficiente appoggio. Con cpiesti principj da noi adottati non ci sara mala- gevole r esporre il nostro sentimento intorno la verita o probabilita storica delP opera clie annunziamo. Perciocche allorquando il sig. Orsini , come promette nel fi'ontispizio , avvalora le sue notizie intorno la Madre di Dio cogli scritti de' SS. Padri , noi le abbraccerenio con piu o meno di fi- ducia, secondo che piii o meno affennativamente si espri- meranno i medesimi , a meno che le loro espressioni non sieno fondate sopra opere in buona fede credute genuine, ed ora riputate di dubbio o di mentito autore; ci atterremo poi di buon grado e con rispettoso sentimento a tutte quelle pie riflessioni clie spontanee si presentano neMoro scritti. Allorclie lo scrittore compie la sua storia con le tradizioni deU'Oriente^ e queste va rintracciando auche per entro alle leggende tui-chesche, arabe, egizie , talmudiche, noi vi applicheremo quel valore che il buon senso dell au- tore medesimo sa attribuire a questi sussidj od ornamenti delle sue narrazioni. Piu dichiarato sara il nostro giudizio cpiando T autore fonda la sua storia sui costwni degli Ebrei rispetto alle cose di religione e sugll usi social! di quel APPENDICE 1TALI\NA. 367 popolo. Allorche romissione di tali costuml ed usl avreljbe reso colpevole un ebi-eo , clii puo supporre clie la Ver- gine omessi li abbia , nientre lodiamo in lei ogni esem- plare adeinpimento ? Ma lispetto agli usi di libera scelta, o proprj di particolari circostanze e persone, peicbe mai in forza di una geiierale astrazione vorra Tautore appli- carli al tenore della vita che conduceva la Vergine' Erano, a cagion d* esempio , aspii e severi i digiuni degli Ebrei , rigide le astinenze^ malgrado cio che in siflTatti giorni la Vergine esercitasse le piu rihuttand opcre di rnisericordia, dormisse sulla nuda terra, che mangiasse amxiri legiimi, che si concedesse solo un bicchiere d'acqua della fontana di Si' loe: sono pratiche che non hanno appoggio nemmeno presso il Basnage e il Fleury ai quali si appella T autore. Per- che nella descrizione degli onori funebri resi a Gioachimo rappresentarci Anna e il suo dolore, e con cosi minuti agginnti, iino a dire che gittossi sal feretro per dare Vultimo addio al suo sposo, e ben tosto si dovette trasportarla sve^ nut.a? Molto d''appresso T autore facendo morire anche Anna, ci dipinge la Vergine, che « scopplando in lagrinie si precipita sul vlso agghiacciato di sua madre; i biondi ca- pelli di lei mescolaronsi co' bianchi crini deirestinta; sareb- besi detto che ella volesse ridestarla col suo pianto. " Pari- mente 1' autore da per abbigliamento a Maria n una vesta di color di giacinto, che rifletteva una dolce luce vellutata, come lo stesso iiore caaipestre, una bianca tunica annodata aTianchi con cintura tutta eguale colle estremita svolaz- zanti , un lungo velo aggiustato senza artifizio di pie- ghe, ecc. " Siffatta descrizione trovera una somiglianza neir abito che le annunziate di Genova portavano nel se- colo XVI, e che portano le donne di Nazaret, secondo il Lamartine ; ma qual monumento storico ci attesta che fosse tale la foggia del vestire della Vergine Maria ? E onde ri- leviamo noi che Maria a perfezione ricamnsse e lavorasse in lana, in bisso e in oro, e che avesse una impareggiabile perizia nella filatura del lino di Peluso? La dipintura, che T autore ci oft're della bellezza cor- porea di Maria e un parlante ritratto. « La Vergine, egli scrive, non era d''alta statui'a , comeche la grandezza di lei fosse un po' piii della mezzana; il colointo leggermente indorato , come cpiello della Sulamite, dal sole della di lei patria; aveva la bella gradazionc delle spiclie mature: 368 APVENDIGE ITALUNA. biondi erano i di lei capelli, vivacl gli occhl, un po' oll- vastra la pupilla, i sopi-accigli di bellissimo nero perfetta- mente arciiati: il naso ottimamente fonnato, era aquilinoj labbra color di rosa^ il taglio del viso elegantemente ovale; le mani e le dita eran lunglie. " Nel darci questa dipin- tura egli si appoggia a Niceforo (lib. ii, cap. XXili), il quale si riporta ad un Epifanio , cui non crediamo essere il dottore e padre della Chiesa del IV secolo, perche nelle sue opere non ci venne fatto di rinvenire questo passo. Quanto poi aW autorita di Niceforo ci siamo dianzi espressi bastevolmente. Sembra a noi verisimile, cbe la Vergine siasi descritta quale si e giudicato ch''esser dovesse, non quale fosse in realta ; le forme poi del suo viso Niceforo puo ))enissimo averle desunte da una immagine della Yer- gine nel secolo XIV assai celebre^, immagine, die, siccome abbiamo negli estratti della storia ecclesiastica di Teodoro lettore, Eudossia da Gerusalemme mando a Pulclieria, e che si voleva dipinta da S. Luca Fevangelista. Per ultimo , V andata di Maria da Efeso a Gerusalemme, siccome vuole V autore , e la morte di lei in quella citta sono punti storici validamente impugnati. Ne molti appro- veranno che alia vista di Gesu paziente si descriva la madre barcollare, smarrire, indi accosciandosi sul corpo ca- der boccone sopra il selciato terreno, ecc; poiclie quel cuore era bensi trafitto da acutissimo duolo, ma una sublime virtii lo avvalorava , -una generosa rassegnazione ne soste- neva le fragili forze umane^, Maria socia dei dolori di Cri- sto faceva insieme con Ci'isto un sacrificio de'' suoi pati- menti alia giustizia di Dio, e fra quella nube procellosa di affanni che angustiavano il suo spirito , gia le traluceva il sorriso della pace acquistata alF uman genere col sangue sparso dal Salvatore; ogni atto d''umana fiacchezza, co- nmne alle figlie di Eva, e indegno della Madre di Dio. B. C. Dissertcizioni bihliche di Giuseppe B run AT I sacerdote. — Milano, i838, dcdla tipogr. Pogliani, in 8." g?: Non potremmo meglio dichiarare a' nostri leggitori il di- visamento del sig. Brunati nel produrre alia pubblica luce queste sue Dlssertazioni bihliche , che trascrivendo letteral- mente il principio della sua prefazione : « Avendo riguardo APPENDICE IT\L1.\NA. 869 alle necessita ossia ai Innii e agli errori del nostro secolo in fatto di scienza biblica ^ io vado da piu anni scrivendo e disponendo, per qnanto me Io concede la debolezza mia, una serie sistematica di Trattati (latini) di (irchtologia , di critica , di ermeneutica e di esegeticn sacra. Frattaiito pero a qualche pro anticipato (se mi e lecito il dirlo) degli studiosi di questa importante e difficile scienza, e massime degli allievi del santnario che vi si dedicano ne' seminarj o nelle universita, e insiememente ad indizio de' miei sentinientt e de' miei poveri sforzi do fuori unite in un volume sedici Dissertazioni hihliche , varie per argomento , altre tuttora inedite , e altre gia messe in luce in alcune delle citta dTtalia , ed ora per mutazioni ed aggiunte rese alquanto niigliori. VogUano pero i lodati cultori di questi studj ag- gradire questa Raccolta , e incoraggiarmi cosi al compi- mento e alia stampa degli altri miei scritti anzidetti ecc. >» L' erudizione che chiaramente traspira da questi lavori del sig. Brunati e dalle copiose note ai medesimi apposte , r ampia cognizione cli' egli ci spiega degli autori che trat- tano di materie scritturali , varj di nazione, di tempo, di lingua , ed anche di religione , Io zelo con cui egli si applica agli studj sacri , siccome da queste medesime dis- sertazioni si scorge ad evidenza ; tutti questi titoli ci fanno bramare ch' egli pubblichi gli altri scritti che ancora si tiene in serbo ^ e stiamo a buona speranza, die la gioventil ecclesiastica trovera in lui un'intrepida guida nel vastissimo campo delle dottrine Ijibliche. Ora noi, secondo il principio da noi adottato di non parlare di opere gia rese pubbliche con altre stampe, ci limiteremo a far parola di quelle dis- sertazioni del sig. Brunati , che per la prima volta uscirono alia luce. Di tali dissertazioni finora inedite, almeno per quanto a noi risulta , la prima tratta Bella medicina degli antichi Ehrei e delle guarigioni miracolose narrate jiella sa?ita Scrit~ tura. In primo luogo , per evitare ogni confusione , Tau- tore osserva fra gli Ebrei un Sistema medico-politico teo- cratico. Sotto questo sistema, egli riflette, la causa occa5/'o- nale o meritoria de' mail fisici erano la conversione e la preghiera del popolo e de' suoi individui , e piii le pre- ghiere e i sacrilizj de' sacerdoti e de' profeti ; la causa effettiva della guaviglone era Dio ; e la causa istrumentale non di rado persone fornite del potere di Dio, come i 070 APPENDICE ITALIANA. profeti. Siccome pero , a delta deirautore , cotal medicliia noil richiedeva per la sua pratica alcuna cognizione natu- rale delle malattie , de' farmachi e della loro applicazioae ^ cosi essa non e I'argomento delle sue attuali ricerclie. Egli mira piuttosto a vecleie qiianto gli Ehrel anticamente fossero innanzi ndla medicina coniiderata come scienza naturale ed umana. Egli fa passare certe dottrine tradizionali della me- dicina dalla Caldea agli El^rci. Queste poterono forse cre- scere nella discendenza di Abramo, poscia nelle dodlci tribu, pel commercio cli'esse ebbero per ben due secoli cogli Egi- ziani. Da uno sguardo gettato sopra le Scritture si potrebbe congliietturare die Tarte medica fosse propria de' sacerdoti ed ereditaria nelle loro famiglie , od almeno die per certi mail dovesse conoscersi da taluiio de' suoi sacerdoti. Che poi dobbiarao pensare sopra le teorie e Tesercizio di que- st'arte presso gli Ebrei^ " Primo vuolsi avvertire ( scrive I'autore) alia cognizione minuta che degli stati , quallta e durata della lebbra aveano gli Ebrei . . . Non sappiamo pero come , ne se eglino curassero un male fra loro cosi co- mune. » Quanto agli altri niali fisici ed alia lor cura , I'au- tore accenna le cose che le Scritture vanno qua e la ad- ditando; poi conchiude che non sarebbe maraviglia, « che sebbene gli Ebrei fossero stati dottissimi nell' arte medica, le sacre Scritture ce ne dicessero si poco , non mirando cia esse a forniare de' dotti fisici, ma degli uomini reli- giosi. » Pero anche nell' ipotesi che gli Ebrei poco sapes- sero di medicina, specialniente per la cura de' niali interni, a buon diritto sostiene I'autore non potersene inferire che le guarigioni operate da' profeti , da Gesii Crlsto e dagli Apostoli non si potessero dagli Ebrei rlconoscere per veri miracoli e distinguere da fatti naturali , o che non si deb- bano atnmettere da noi quali opere prodigiose le guari- gioni ottenute con mezzi insufficienti all'efFetto , oppure istantaneamente, con un cenno o con un solo pronunziar di parole, senza I'intervento di que' prestigi , che a' supposti maghi od impostori si sogliono aggiudicare. Una seconda dissertazlone volge iatorno la confusione delle lingue narrata da Mose. " Sono gia tre lustri , cosi I'autore, nel Giornale sidle scienze e lettere delle Provincie Venete usci in luce una mia Epistola suU' intelligenza dei primi versetti del capo XI della Genesi, lavoro in parte assolutamente false. Oade mi piace, anzi m' incumbe il APPENDICE ITALIA.NA. 87! rlfai'lo od emendarlo; almeno ove bisogni. >/ Ci displace di non aver sott' occhio la sovraccennata Epistola , e quindi di non potere con apposito confronto indicare le eniende o 1 ritocclii del chiaro autore. Nella piccola dissertazione che segue , con argomenti tratti dalle anticlie scritture e dair indole stessa della cristiana religione I'autore scioglle le difficolta die in Ronia gli proporteva un ebreo contro il culto delle imniagini di Gesu Cristo e de'Santi, appog- giato alia proibizione Mosaica di fare immaglni. Altra piccola dissertazione riguarda special mente le 11- lustrazioni che il sig. Drach ha pubblicate intorno il titolo della Croce di Nostro Signore, esistente in Roma nella basilica delta di Santa Croce in Gerusalemme. II sig. Bru- nati osserva che il facsimile di quella sacra tavoletta of- ferto dal sig. Drach lascla desidcrare tuttavia piii compiuta la descrizlone della parte ebraica;, cgli vede la lettera ebreo- assira 1 la dove il fac-simile suddetto senibra snpporre nna semplice sdruscitura. Riguardo alia parte greca del titolo egli non trova vestigio dell" artlcolo 6 dopo la voce ^ai;ap£'viL^ , e dopo questa voce egli vede seguire un frani- mento non della lettera {J , ma s\ della lettera 7l e seg. APPENDICE ITALIANA. 378 del Visconti die domino in Cremona. Lo state politico di qnesta citta. fino alfimperatoi-e Carlo V e qui brevemente accennato dalPautore. Morto Azzo nel i33cj, gli succedet- tero i suoi zii Luchino Visconti e Giovanni arcivescovo ; poscia Beniabo , nel 1354.^ Giovanni Galeazzo conte di Virtii, nel i385i e Giovanni Maria, nel 1402, sotto del quale, risuscitate le antiche fazioni, e prevalendo la Guelfa in Cremona fu qnesta signoreggiata dai Cavalcabo , nel 1406; quindi da Cabrino Fondulo fino al 1420. Ricupe- rata Cremona dai Visconti, venne qnesta citta conceduta da Filippo Maria, nel 1441 , in dote a Bianca , moglie del conte Francesco Sforza , al quale succedettero poscia Galeazzo Maria, Giovanni Galeazzo e Lodovico il Moro ; s"* impossessarono di Cremona i Veneziani nel 1499, po- scia i Francesi nel 1809. Massimiliano Sforza ne I'icupero il dominio nel 1612: ma con suo testamento del 1 5 1 5 dichiaro erede de'' suoi Stati Timperatore Carlo V, il quale cedette il ducato di INIilano , in cui era compresa Cre- mona, a suo figlio Filippo. Per le turbolenze die agita- rono il paese in questo periodo ne ebbe a patir danno anche la coltura de^ buoni studj in Cremona : cpiivi fiori- rono nondimeno varj distinti maestri di lettere e scienze, venendo dai Fondulo, nel 1413 , restituita T antica Uni- versita degli studj, stabilita gia in Cremona sul principiare del secolo XII, e toltagli dai duca Galeazzo Visconti nel 1400. ■Parla in seguito T autore deW iutroduzione della stampa in Cremona e della tipografia ebraica paiticolarmente, iion in Cremona soltanto , ma anche nel sno territorio, cioe in Soncino , in Casalmaggioi-e e Sabbioneta, dove furoiio fatte molte edizioni di libri talmudici. L^ Aporti in una lunga nota presenta ai suoi lettori importanti notizie ed osser- vazioni intorno ai detti lil^ri talmudici, affinche compren- der possano die cosa fossero. Dopo di cio espone lo stato delle belle arti in Cremona e nomina gli artisti die le col- tivarono. Quanto alio stato della Cbiesa Creraonese in qi^esto pe- riodo ( 1 335 al i563 ) dimosti-a F autore die la Cbiesa medesima, nello scisma d Occidente ( 1378 al 1417 ) aderi sempre al Pontefice residente in Roma. Molti mali pero afflissero in quelP epoca la Cbiesa Cremonese per essere stata senza vescovo residente dai 1474 al i55o : siccome non poclii patimeuti ebbe a bollnre il clero nelfassedio 3^4 APPENDICE ITALIANS. del 1 52 2. Resto immune questa Cliiesa dalle eresie di Ln- tero , Calvino , ed altri novatorl di quel tempo : pero al- cune superstizioni invasero siifattamente , dice 1' autore, le menti di molti , sicche traviarono in gravi e perniciose sregolatezze. Professandosi allora in Cremona , oltre la cattollca an- clie la religione ebrea , presenta T autore lo stato degli ebrei domiciliati in cltta e nella diocesi : esamina poscia quale sia stata la vera origine dei zingari, nuova gente clie con vaghe instituzioni religiose e con licenziosi costumi era comparsa in Europa in principio del XV secolo , dif- fondendosi anche in Italia e nel Cremonese. Dopo le sud- dette notlzie se ne trovano altre , ed assai importanti , sulla gerarchia e sul governo della Chiesa Cremonese nello stesso periodo. Notati i fatti principali risguardanti il ca- pitolo della cattedrale colle vr.rle sue dignita , passa a re- gistrare le epoche dell' origine degli altri capitoli clie nac- quero in Cremona e nella diocesi nel periodo medesimo. Seguono poscia diversi paragrali risguardanti i parrochi e le parroccliie , V istruzione del clero , gli ospedali ed altre instituzioni di beneficenxa promosse e dipendenti dal cle- ro ecc. Dopo'tante notizie, da noi appena accennate, con- tixiua r autore la successione dei vescovi di Cremona da Ugolino Ardenglieri , eletto nel i35o fino a Nicolo Sfon- drato , eletto vescovo nel i56o e clie fu papa, col nome di Gregorio XIV, agglugnendovi alcune osservazioni sto- riclie sopra i vescovi di Cremona omessi nel catalogo dei sig. Sanclemente. Siccome poi anclie in quest' epoca ven- nero aljhellite, o nuovamente edificate, ovvero anche de- molite diverse chiese ed alcuni monasteri , tanto in citta quanto nella diocesi , cosi ne presenta egli le piii precise notizie di fatto e delle une e degli altri. Fu gia notato nel breve sunto della Parte I di que- st''opera , clie 1' autore fece conoscere i riti praticati nella Cliiesa Cremonese nel secolo XII : scoperti in seguito da lui altri preziosissimi documenti risguardanti i medesimi riti in queir epoca , ebbe cura di qui pubblicarli , conti- ntiando poscia la storia di essi nell Epoca V, della quale parliamo. Seguono , come nelle altre epoche, le notizie sulla disciplina e sui costumi del clero ^ se iion che tro- vasi di pill un paragrafo, a nostro avviso importantis- simo , relative agli arredi sacri usati in questo periodo , APPENDICE ITALIANA. S^S con aggiuiite due tavole in rame per facilitarne maggior- mente 1 intelligenza ai suoi lettori (i). Terraina la Parte II (l) Trovando qui aggiiinti i succltari documenti, risguardanti i riti praticati nella Cliiesa Ci-emouese nel secolo XII , in un col pa- ragraPo relative agli arredi sacri usati neir Epoca V, saiebbe stato iiostro desiderio , clie il dotto autore avesse , all' occasione , iatto qiialche parola intoruo ai simboli cristiani clie ancora vedonsi ia alcuue autiche chiese di Cremoua e particolarmente nella cattedrale. E bensi vero che T autore, nella Parte I delle sue Meiriorie^ occu- possi spezialmeute dei tre sontuosi edifizj di Cremona , la Catte- diale , il Battistero e la Torre della Cattedrale detta 11 Torrazzo , pubblicandone la descrlzione favoritagli dall' architetto Lulgi Vo- ghera. Bella ed interessantissima ( come fu gia notato nel primo articolo ) e senza dul)bio una tale descrizione dal lato delParte : ma siccome nulla o quasi nulla vi si legge intonio a quelle rituali pre- scrizioni , che guidarono gli antichi cristiani nella costruzione dei loro tenipj ; cosi , lipetiamo , conoscendo noi la somma dottrina del l^rofessore Aporti in siffatta materia , ci ei-avamo lusingati di ti-o- vare qui una qualche nota, nella quale indicate fossero le ragioui della Ggura data alia Cattedrale ed al Battistero , con una spiega- zione del simboli cristiani che particolarmente adoruano la iacciata del primo de' succitati edifizj. Ne a nostro awlso ( e forse con noi conveiTanno i lettori ) sifl'atte cose sarebbero state discouvenienti a queste Memorie di storia ecclesiastica. Per esempio : per quale motivo fu primieramente data la figura di nave alia ehiesa, e quale ne era il significato; siccome per qual ragione fosse rivolta alPOriente, Aedes sit oUonga , ad Orieiitein versa et quae navi sit siiuilis, come leggesi nelle Costituzioni Apostoliche. La forma di nave data alia ehiesa, dice il cardinale Borgia nella Vaticaiia Coiifessio^ e nii- stica , essendo simbolo delP area di Noe , da oui ebbe oi'igine la ehiesa. Quindi nelle gia citate Costituzioni Apostoliche il vescovo e chiamato inagnce tiavis gubernator , ed i diaconi sono detti iiautoe. Cos! anche S. Clemente Romano , nella Epist. ad Jacob. ^ dice : si- vdlis jKti/Kjue est totus ecclesiae status navi magiiae , il ciii piloto e il vescovo, i mariuaj sono i jDreti ecc. Coll' andare del tempo le oblunghe primitive cliiese dei cristiani ( come anche quella di Cre- mona ) presero la forma di croce, simbolo della Redeuzione. Ed e questa medesima forma, che negli Atti della Chiesa Milanese il cai- dinale arcivescovo S. Carlo Borromeo prescrisse proesertiin per quella chiesa quce insignem structurae speciem rcquirit. Nella desci-izione che T architetto Voghera fece della facciata della cattedrale medesima leggonsi le seguenti parole : « Vane sculture 3> si veggono qua e la sjiarse nella facciata : le piu rimarchevoU » sono quelle dei due frammenti a basso-rilievo figurato sul pronao j> rappreseuianti le quattro Stagioui ed i dodici segni dello Zo- 5> diaco » ; citando in nota T lUustrazioue datane dal cav. de 376 APPENDIGE ITALIANA. dell^ opera del professore Aporti con brevi ma precise no- tizie biografiche intorno agli ecclesiastic! Cremonesi che in questo periodo furoao liisigni per dottrina o per dignita e santita di vita , e colla indicazione dei concilj diocesani e provinciali celebrati iiel periodo medesimo. Leggendo le Memorie di storia ecclesiastica Cremonese del professore Aporti troveravvi il lettore quella copia di notizie e quella profoudita di riflessioni clie costituiscono r iinportanza e V utilita di una storia , aiiche particolare ad una provincia o diocesi. II professore Aporti nello Hammer nei fascicoli del 1826 della Biblioteca Itallana. Coufessiamo ingenuamente che ci dolde di aveve trovato citata quella illusU'a- zione (la quale nou e nella Biblioteca Italiana , ma beiisi nelP^^t- tologia di Firenze ^ giugno , 1827) seuza alcuna osservazione in proposito. II cavaliere de Hammer considera quelle rappresentazioni come luitriache : ma , domandiamo uoi , una siflatta opiaioue puo reggere coir epoca della costruzioue del tempio di Cremona eretto dai Cristiani? Le quatti'o Stagioni si trovano su molti monumenti cristiani , e quelle figure erano simbolo della Risurrezione , come c' insegna Tertulliano ; ovvero , come dice S. Zenone ^ vescovo di Verona, significavano lo stato dell' idolatria neiriuverno, la resur- rezione de' corpi o la grazia del Battesimo nella primavera, ramore verso Dio e verso il prossimo nelP estate , ed il martirio neir au- tunno. I dodlci segni dello Zodiaco , esprimeuti i dodici mesi del- r anno , significano gli Apostoli ; perclie , come disse il gia citato S. Clemente Romano , Cristo e V anno e gli Apostoli sono i dodici xnesi. E forse in questo caso le quattro Stagioni rappresentano Tanno, cioe Cristo coi dodici spgni dello Zodiaco , cioe cogli Apostoli. Quanto poi alia forma ottagona , che , come dice V architetto Voghera , piacque agli aiitichi Cristiani di dare ai Battisterj , faremo osser- vai'e , che non fu quella forma data a caso; ma bensi per espri- mere la risurrezione simboleggiata dalle otto persone salvate nel- TArca , cui , come a figura , corrisponde il Battesimo. Legglamo infatti nella prima Epistola deir apostolo S. Pietro , che nelPArca di Noe « otto anime si satvarono sopra T acqua , alia qual cosa >' comsponde adesso quel Battesimo che vi salva per mezzo della 3) Risurrezione di Gesii Cristo. » Cos! uel carme latino , atti-ibuito a S. Ambrogio , che leggevasi sulP antlco Battistero ottagono presso S. Tecla in Milano , sono rimarchevoli i seguenti versi : Ochtachorum sanctos templum surrexit in usus , Octagonus Fons est viunere dignus eo : Hoc numero decuit sacri baptismatis aidam Surgere , quo populo vera salus rediit Luce resurgentis Christl , qui claustra resvhit etc. ATPENDICE ITALIA.NA. 877 scrivere qiieste Memorie mostro dl esseie non solamente buon critico ; ma altresi tenace di quella parola fedele , '< die , come dice V apostolo S. Paolo , e secondo la dot- " trina ; capace quindi di esortare con sana dottrina e " di convincere i contraddittori. » Publilicato appena sara il volume di queste Memoi'ie , risguardante V Epoca YI, ossia la dominazioiie degli Spa- gnuoli e quindi dei principi Austiiaci ( dal i563 fine ai iiostri giorni), ne daremo il sunto con un altro articolo. C. Zardetti. Dl alcune pocsic pnbblicate per la fausta venuta di S. M. I. R. A. langusto nostio Sovrano Ferdinando I nel suo Regno Lomhardo-Veneto. Quaiido S. M. I. R. il grazloso nostro Monarca dalla ciina del Braulio vide il bel cielo e le verdeggianti con- valli delle Provincie Lombarde , pote sentire nel soleane si- lenzio di quell'' altezza sollevarsi gia fino a lui V armonia delle italiclie Muse, die poi di passo in passo dovevano accompagnarlo per tutto iJ Regno esaltandone la potenza temperata da tanta bonta, e attestata da graiidi e presenti beneficii. Noi fra le moltissime poesie puljblicate in questa beta occasione , e quasi tutte divulgatissime, farem men- zioiie di alcune poclie soltanto , e specialmente di quelle die non poterono correre come tante altre per le gazzette e pei giornali volanti. La Municipalita di Sondrio scusandosi alTAugusto Mo- narca di non poterne festegglar la presenza con dispendiose dimostrazioni, commise al prof. Pietro Martire Rusconi di siguificare poetando la devozione e la gratitudiue di tutta la provincia : nobilissimo e onorevolissimo uficio molto lo- devolniente adempiuto dal sig. Rusconi in tre splendide Odi. La materia del suo canto e desunta dalle speciali cir- costanze del luogo. IP Injortiinio dell'agosto 1834, quando il Mallero devasto si gran parte della citta di Sondrio forma T argomento della prima Ode : nella seconda descrisse la Sitpplica dei cittadini al trono e la Clemenza sovrana a solllevo della loro sventura : nella terza canto I'Oinagsio e la Gratitiidine per cosi pronto favore. A dir qual era Lo spctuicol funesto Bihl. ItaL T. XCL aS 570 ' APPENDICE ITALIANA. L'nlma rifugge ed il pensier vien manco. Giiinto sul mezzo era il inattino, e mesto Appro ssimar si a sera Semhrava il giorno ottenebrato e stanco- Dirompendo dal fianco Delle turgide nubi il folgor tetro Fea pill orribile il cielo , e il tuon remoto Echeggiante tra il vuoto Dell' ardue valli in fragoroso metro Parea venir con lo spavento addietro. A quest! preludil funesti successe un fiero contrasto di venti ; e prevalendo T austro a tutti gli altrl fu cagione che dai gioglii delle montagne discendessero liquefatte le vetuste ghiacciaje. Derelitta e confusa al doppio margo Batmto e soperchiato Del patrio fiume la concorsa gente :_^ Vede suW onde ingigantirsi il fato, ^ Che SI tremendo e largo Solco aprir d^ve alia citta dolente; Che il voluhil torrente, Che va si crudo e forsenrmto in volta E trae la fonte sua da non remote Baize verso Boote Cresce il furor per sciolte nevi e molta Nel suo corso dai monti acqua raccolta. E gia il fiume coir indomabil sua plena soverchia i pochi ripari, e spingendo impetuoso le rovine delle campestri capanne, contro le case de"" citta dini , atterra ancor queste, e tutto involge in un generale sternunio. CogU aratrl e i marroni E le vanghe, confusi erran s^W onde Delia civil fortuna i ricchi arnesij Li segue con accesi Sguardi e lunghi sospir tra sponda e sponda La gente spettatrice e gemebonda. La notte sopravviene a coprire coir ombre , ma non per questo a interrompere la ruina ; la quale col soi-gere del nuovo giorno si manifesta in tutta la spaventosa sua ara- piezza , e va pur sempre crescendo. APPENDICE ITALIANA. 3-70 Ma il poeta togliendosi dal miserando spettacolo gla c'' invita a vedere quaiito opero in favore della citta infelice la Clenieiiza d'Augusto. Da questa di sventure orrida nolte. Leva, o mia patria, il ciglio A quel Sol che forier fia di hei giomi; A quel Sol che, troncato ogni periglio, Sulle disperse e rotte Muraglie schiarira nuovi soggiorni; Nuovi noil pur, ma adorni Di piii liete sembianze, a far palese L' estrinseca virtit, figlia d'un Name, Perchii, frenato il fiume Dal cenno Augusta si ver noi cortese, Fremer potrd, non rovesciare offese. Alia preghiera de' cittadini tennero dietro i sussidii decre- tati dal Monarca , come a tocco di corda almi concenti: quanto fu diroccato dal fiume risorge assai piu hello di prima , e T onda infrenata da sapienti ripari non potra piii spandei'si minacclosa. Qnindi poi come interprete del voto comune, al gran beneficio il poeta fa seguitare nella terza canzone un solenne rendimento di grazie, e intuona Tinno della Gratitudine alT ottimo Principe che i precedent! fa- vori accresce ed adempie col dono della sua augusta pre- senza. E invidiando Milano , destinata a godere piii lun- gamente di questo favore, esclama: Felice terra, che si angusta e breve Non presterai soggiomo Air alma Coppia che di si: ti onora! Qui alia letizia di si fausto giorno Per noi succeder deve Rapida, aid troppo, una dolente auroral Padre e Sign'yr, deh un' ora Pur di Tue cure nel difficil vuoto Sacrar Ti degna all' Abduano affetto. -* Di questo a Te subbietto Per sua virtit natia popol devoto II sospir T' accompagni e il cnsto voto ( i ). (l) NelTauspicato e meinorando passaggio di S. M. T. Tt. A, Ferdi- nanrln T per la provinria di Sondrio neliaiiosto l83o. Odi tre di Pie- tro Martire Rusconi. Sondrio co'tipi di G. Battista della Cagnoletta, 38o APPENDICE ITALIVNA. E gia mentrc la cetra del sig. Rusconi accompagna col snoi ultinii suoiii il Monai'ca , s'' ode dalle sponde del La- rio r aipa di un Bardo (i) esultante di poter sottentrare a cosi nobile uficio. Ma gia del BrauUo L'ardue pendici Liete esultarono Sotto i felici Passi del He. Lambi gia il Mallero D' argin frenato, Al Re, cut plaude Sondrio rinato, Con onda placida L'aitgusto pie. Nol non possiamo seguitare 11 sig. Fumeo autore dl qne- sto carrae In tuttl 1 vol! che gli furono concedutl dal- r Indole della sua poesia; mentie dalla vetta del Bisbino dov^egll s"" e collocate, la focosa sua immaginazione vela su tutti i punti del Lario soggetto , e trova da per tutto materia al suo canto. Egli descrive la festa di Bellagio dove 11 Monarca e T Augusta Consorte ebbero eletto albergo: poi seguitando la sacra Coppia trasportasi a Como. O Borgovico , esulta, Sul fiorito tuo lido Augusto impronta L' oivia primiera, e da te move i passi Alia regia citta, di cui tu un giomo Eri dall'urto ostil ultimo scampo. Sacra al Genio dell' arti e di Sofia E questa teira, Augusto, e nella vasta Tua mente i nomi venerandi e V opre Fanciullo ancora n' accoglievi. Oh mira I santi simulacri, onde tuttfarde D' emula fiamma delle Muse il tempio. Mira di mezzo la citta levarsl La forma di quel Grande, a cui natura Pill che ad ogni cdtro, dc'misteri suoi (i) Il Bardo del Lario nel passag^io delle LL.MM. II. BJR, AA. pel lago di Como. Canti due di Paolo Fumeo. Milano, Societa li- pogralica de' Classici Italiani. APPENDICE ITALIANA. 38 1 Fu prodiga maestra. Ei certa legge All' indomita aiicor diede scintilla Delia vita principio, e moto e forza Dell' universo : le prime aure ei bebbe Da questo del, e qui chiudeva i lumi Per aprirli lassii, dove l' imago Ne contemplu Marchesi, allorche il vano Rumor sprezzundo che fremeagli a tergo, Del Bel, del Vera all" imnmtabil ara, Che ad entrambi e comun, I'alL distese. Ma 11 poeta ritonia piu strettamente a Colui che lo mspiraj e mentre Augusto si asside a mensa, egli con brevita nobile e dignitosa tocca suIFarpa le lodi de' suoi immortali antenati. Bella sopra tutto in questa parte ei sembra la strofa seguente: Prole d'Ahsburgo e di Lorena, il pianto Non ti veda sugli occhi, e non ascolti II Bavaro e il Borusso il tuo vagito. Ma gia fremon gli eroi: fuggite, o stoltij Delia Valchiria gia m' introna il canto, Gia dell' ungher cavullo ado il nitrito. II Dio che i He dijende in campo e uscito , E sta coi fidi che del proprio petto Son scudo al pargoletto Dei loro Re : fuggite , e ai vostri nati Dite die invitti son deW Austria i fati. E gia dalla sala del banchetto lo chiamano a piu difll- clle impresa il lago ed i monti, che i-eadono immagine di un giardiiio incantato. Anclie la vetta sempre silenzio^a del suo solitai'io Bisbino, aiich'' essa sublima vei-so le nubi il suo teiTipio raggiante di fiaccole accese dalP amore dei popoli verso il giusto e benefico Sovrano. E il poeta entra nel tempio e pon fine al suo canto con qnesta preghiera: O Dio, che agli ustri imperi, Arhitro de'mortali, o Dio che in mano Stringi dei Re le sorti, e delle genti Destino sei, deli la mia voce ascoUa. Benedici al mio Re: destra posse nte La tun destra gli sia, e senno il senno Che dul tuo capo esce immortal: r.u il guida Ddl'Insubre cittade entro le mura. 382 APPENDICE ITALIANA. E del sevLo lo cingi, onde cotanta Fu gloria a cento re: pace sorrida Del graride imperio sui confini, e in gvemho Un altar a Giustizia, e non lontano Arda un altro a Clemenza, e a quelli in mezzo Nodo di amore, e dalla lode eterna Coronato de' popoli felici Di Ferdinando sfolgoreggi il trono. Accompagnato da quest! voti , in mezzo air applause del popoli accorrenti lungo le strade, TAugusto viaggia- tore s'' accosta alia capitale delle province lomharde. Quivi un illustre magistrato, quasi precedendo il coro degli altri poeti gia presti a festeggiare il grand' Ospite , amo farglisi incontro con cetra armata di corde latine. Tu pater et princeps, patriae. Tu cura, decusque, PrcBsidiumque , salus, spes et fiducia rerum Tantarum ingredere , atqiie alacer pede fida secundo Moenia jam subeas, propius res aspice nostras. En patricB assurgunt moles ad sidera' Rerum En Mediolanum prcebet spectacla' decorum Sed quodcumque vldes, Caesar, quodcumque renidet Commemorare Tibi certat monumenta tuorum Fulgida quae sane non Te meminisse pigebit. Porta, vireta, vice, plateoe, templa, aula, theatra {Non nisi nota loquor), fora, celsa palatia et cedes Summorum decus artificum , vel flumina et amnes Quce non rupis obex, non mons, scopulive retardant, Plurimus arte labor sed rexit, publica passim Ornamenta, artes et splendor et omnia magna, Quce scelus est parvo tenuata includere versu, Urbem per totrim si flectis lamina, et extra, Haec qucecumque patet tantoe tibi gloria formce , Est opus Austriadum, et tacito cum murmure nomen Personal Austriacum semper memorabile: crevit Ista per Austriacos Urbs felix, auspiciisque Flondt Austriacis ita famosissimu . . . . (i). (i) Imperatori et Regi Ferdinando I ad coronaiii ferream susci- piendaiii augusto conspectu Mediolanum illustiand gratulatio Antonil Mazzettl , etc. Mediolani , typis Rivoltiaiiis , in 8." AVPENDICE ITALIANA. 383 Pare die 11 cli. autore conslderando Taltezza del Perso- naggio a cui egli doveva parlare stimasse conveiiiente di ricorrere alia magniloquenza latina : noi coiifessiamo pero die a lodare ua principe festeggiante in mezzo al suo po- polo avremino preferito T idioma die il popolo intende , affinche rencomio potesse essere popolarmente seiitito. Men- tre pertanto lodiamo il signor Abbondio Piazzi die pubbli- cando un carme latino del di. consigliere protoniedico Menis amo di aggiungervi una poetica versione italiana (i);, dob- Jiiaino dolerci die S. E. il Piesidente Mazzetti non abliia voluto ricordarsi die, senza estranio soccorso, egli poteva ritessere con uguale felicita il suo tenia andie in versi italiani. Ill Milano poi dove il soggiorno delPImperatore fu manco breve die altrove, e dove della sua benignita e della sua clemenza apparvero prove si meiiiorabili , non tacque la voce delle Muse interpreti delP esultanza e riconoscenza comune. II cav. Andrea Maftei in una scena lirica intito- lata La Pace (a) coU' eleganza e coir armonia compagne (1) // Coiigresso d' Italia all'Arco della Pace, carme latino di Guglielmo Menis, ecc, colla versiunc poetica di Antonio Buccelleni. Milano, Societa tipogr. de' Classiri Italiani. — Non passereuio in silenzio fra le poesie latiiie un'' Ode Sallira pnljblicata in Coino. L' autore chiaiiia i suoi concittadini a festeggiave nn giorno di tanta ietizia: O boni cives popidique Comi, Huiic diem festain celebremus oinnes Voce festiva et numeros et hymnos, Admoduleiuur. Celebra quindi 11 gran beneficio che la citta di Coino riceve da S, M. nei lavori che stanno facendosi all' Adda; e conchiude : Hocce pro dono tibi, Magne Caesar, Servitus quaenam poterit rependi ? Candiduiii et gratwn accipe cor fideinque Tnteiiieratam. Oltre alia scelta deirargomento , ci parve notablle in quest' ode ima certa spoutaneita che va diventaudo ogni giorno piu rara; ma la niodestia di chi la scrisse non ci consente di pubblicai'ne il nome : egli vi appose le sole iniziali I. P. F. (2) La Pace, scena lirica destinata ad eseguirsi sul teatro Filo- dramiiiatico nel solenne avvenimcnto che la Sacra Maesta di Ferdi- nando T Lnperatorc d' Austria, ecc. s' incorona re del Regno Lom~ bardo-Veneto. Milano , tipogr. de' fratelli Ubiciui. 384 APPENDICE ITALIANA. iinmancaljili alle sue prodnzioni, spiego in qviesta occasione una straordinaria licchezza d"" immagini e di concetti. In una bella campagna lombarda con laglietti e colline e un bosco di ulivi in disparte danzano carolando i genj della poesia e delle belle arti invocando la Pace : Pace, degli uomini Primo desio, Raggio di Dio, Figlia d'amor; Da queste piaiile Che ti nascondono Svela il semhiante Consolator. Vieiii, o verace Vita del cor, Prowida Pace, Figlia d'amor. Nell' onda die freme , nel mar die s' oscura Sei luce di faro, di stella secura Che guida nel porto da naufrago mar. La terra die premi s' allegra di fiori. Si veste di messi, verdeggia d'allori, Eisona di canti, si muta in altar. E gia la Pace invocata e comparsa, preceduta da un coro di fanciulle con rami d"" ulivo : e i Genj , a cio dalla Diva invitati , convertono il canto in un omaggio di riverenza e di afFetto al Monarca. Quando la nube ingombra ., ; L' azzurro arco del cielo, ;_ . , , , Di quell' ingrato velo Natura non si diiol , Che sente ancor nell'ombra La pia virtii del sol. Ma se r eterea lampa :.' ; . ' In del sereno ascende , .. ' • ■■. •• ' ■ ' Se nulla nube offende .,';,;,!(■:" '■ QH amati raggi, allor Tutto il creato awampa In estasi d'amor. A questa immagine Clemente , iimano. ArrCNDICE 1TALI\NA. 385 Benche dalVitala Terra lontano Ne reggi, o Cesare, Padre e non re. Ed or die floride Son le speranze, Che ne sorridono, Le tiie semhianze, Cor piu non palpita Se non di Te. E la Pace annunzia ch'' essa ha gia cUvelto il saiiguinoso alloro dalla corona longobaixla e inti'ecciatavi la virginale sua fronda, perche se ne cinga il Monarca. E non raeno che a Lui ella intuona un cantico di amore e di reverenza alFAugusta sua consorte. Sidve, Augusta! non porre in obblio CJie V Italia t' e madre e nudrice , Che la vita, che il latte ti die. Bella Italia, pupilla di Dio! Se non fania cJii madre ti dice, Mente il lahbro, tiio figlio non e. Bella Italia, di ferro e quel petto Che d' affetto — non arde per te. Intanto dal seno di alcune lucidissime nugole esce il Ge- nio delFAustria ; il quale amicamente rispondendo assicura i Genj e la Diva clie i loro voti giunsero graditi alF oiec- chio del Monarca di cui questa sacra terra e F amore. II Genio si chiude un"* altra volta nelle sue nubi : e allora ricomincia un inno alF Augusta Coppia che meriterebbe di essere tutto trascritto. Padre di tanti popoli, Aina I' Italia e pensa Che mille gemme intrecciano La tua corona immensa, Ne gemma in lei vagheggi Che Italia tua pareggi Di vanto e di helta. Quest' angelo caduto Ti mostra il del perduto. Che in fronte ancor gli sta. 386 APPENDICE ITALIANA. Anui V Italia, Donna sublime! Ove bevesti V aure tue prime Volgi la ciira, volgi il sospir. Airui il sua cielo sempre sereno, Ama il suo culto sacro terreno. Fin le mine delle sue gloria. Fin le memorie — del suo patir. Quell' allor die cinge in campo II cimiero — al re guerriero, Non e raggio, e brew lampo Che tfabbaglia, e non e piii. Ma la fronda — che circonda Ferdinando e Carolina, E la foglia — che germogUa Da questf arbore divina, Lieta sempre e sempre bella Di novella — gioventii. Anclie la fervida fantasia del prof. Bernardo Bellini in- vlo fra r esultanza del popolo lombardo una Cantica , in cui da Rodolfo conte di Absburgo fino al regnante Fer- dinando I , celebro splendidamente le glorie dell"" augu- stissima Casa d' Austria (i). E noto clie Rodolfo ancora conte d"" Absburgo scontratosi cavalcando in un sacerdote che recava il Santissimo Sacramento a un infemio cesse il propria destriero al sacro ministro a cui voile anzi essere palafreniero; e il sacerdote gli profetizzo la sua vicina esaltazione air Imperio , e una discendenza , gloriosa nelle armi non meno che nella pieta. Ora il prof. Bellini finge che Rodolfo medesimo apparso a lui in una visione gli narrasse qiiel fatto e la verace predizione del sacerdote. Questa e , se cosi possiam dire , la macchina del poeina che diviso in tre canti si estende per oltre ottocento versi. Noi percio non potremmo evitare una soverchia lunghezza se volessimo tener dietro a tutto questo componiinento , (i) Il Sacerdote profedzzante a Rodolfo d'Ahshurgo bnperatore de' Roinard la gloria deWAugustissima Casa d' Austria. Cantica per la solenne incoronazioiie in Re del Regno Loinbardo-Veneto di S, M. I. R. A. Ferdinando I Imperatore e Re dettata da Bernardo Bellini professore di Storia universale e lettcratura classica neW I. R. Liceo di Cremona. Milauo, coi torclij di Omobono Manini. APPENDICE IT\LIA\^A. 33_ ma ne veiTemo scegliendo alcuni passi plu notablll o pel soggetto a cui si riferiscono o per Tarte dello scrittore II sacerdote pertanto park al future Moiiarca deUa gloriosa imperatrice Maria Teresa, Che il Pargolo magnanima appresenta Ai Panrionici Duci, e il soinmo Erede Di pill che un trotio a lor gemendo ostenta. Mille suonari per lid giuri di Jede , Mille rifulgon lucide faville D' armi imbraiidite entro la regia sede. E, viva il nostra Be, ben mille e mille Grida van ripetendo , e cento e cento Assordan I' aure bellicose squille. Que' prodi come suol foga di vento, O rimugghiante torbida tempesta, Rompono il Trace senz' alcun rattento. Parlando delf immortale Giuseppe II il poeta pone in bocca del Sacerdote queste parole: Ma I'Augusto Giuseppe ecco animoso Stender al fren de' popoli la destra, E ogni antico domar spirtn ritroso. Egli con alma in ben oprar maestra Ai raggi del saper drizza la mente E ai riti di Sofia I' aniina addestra. Rompe i soprusi, e quanta a lui consente Un nobil senna a se d'intarno accoglie: Su'labbri suai Filosofia non mente. Tocca poi brevemente il regno di Leopoldo, breve di soli due anni, e cosi viene a quello di Francesco di graziosa inemoria : Ma oh quale di virtudi eletta schiera Sopra il trano de" Cesari conduce FjiANCESco die sui cori amico impera! Posa I' Italia nel sua amor; la stola Gemmata veste, e al primier brio ritorna, E in Lui si riconforta e racconsola. AvsTRiAco Imperatore, Ei primo adoma Di peregrino onor la scettro avito, E umin I'lirta Discordia, e iiwan lo stoma 388 APPENDICE ITALIANS. A lungo €i regna, e poi die il tenebrore DL morie vela il frale a Lid, piii terso Ride il suo spirto in del d'almo fulgore. Mentre ( dice 11 poeta ) la maestosa ombra del prode Ro- dolfo apprestavasi a parlarmi di Fernando , una nuova armonia si diffuse per Tarla, e vidi un coro d^angeli scen- dere dal cielo , come festeggianti il pieiiissimo adenipimento deirantica profezia, Tincoronazione del ben amato Monarca. Intessete le rose e le viole , II croco, il fiordaliso e I'amaranto, Itale spose , e le argentine stole Ornate, e accolte co' mariti accanto Al seno i figli, a lor liete mostrate Lui di' e del del d'Insubria altera vunto. E gia 1 augusta cerimonia nel maggior tempio e compiuta fra il givibilo riverente dei grandi astaiiti , e il plauso che da c[uel sacro ricinto si diffonde fra il popolo; e I'Absbui- gico Duce invidiando al poeta che sara testimonio di si gloriosi avvenimenti , lo consiglia a cantarli , e dispare. Ecco il Sol la notturna aura gia spetra, Jtimbomba il del di evviva, e la Natura Suona sembiante a un inneggiar di cetra. Canta Italia sua hella aha ventura, E a lei fa plauso ogni elemento, e spira Anelito gentil d' aura piii pura. ; Ma le devote sue pupille aggira, Fernando, in Te il cantore: in Te converso Col sospiro degli angeli sospira. E a Te, mentre sorride VUniverso, De'fatidid carmi offrendo il suono, Di venturose stille i rai cosperso , Posa il cor, posa I'arpa a pie del Trono. Ma la visione cantata dal prof. Bellini finlsce appunto donde V incoronato Monarca aprendo il tesoro delle sue grandi virtii doveva porgere ad altri poeti materia degnis- sima di essere celebi'ata coi versi. Perocclie a cjuella festa solenne successe Tatto magiianiuio del perdono, che fin la memoria e degli errori e delle sventure interamente di- strusse, e fece veracemeiite uiiiv ersale il ffiubilo de" festanti APPENDICE ITALIANA. 889 LombarcU. E gia ne aveva parlato il Bardo del Lario in alcuiii versi die volentieri trascriviamo : Dalle Cenisie nevi alfine , il pionto Tergendo, o madri, rimoveste il ciglio? Su su sciogliete alia letizia il canto, Dopo tantf anni ritornato e il figlio. Won fia che vi si tolga or piii da canto Volgendo i passi in dolorosa esiglio Lasciandovi deserte e a languir sole Sul letto ove vagia tenera prole. Piangean le afflitte , e iin tacito Frego saliva al trono; Con ineffabil gemito Pareva dir: Perdono- Scenda su noi propizia La tua parola, 0 Be. Vane non mai le lagrime Che a madre irrigan gli occhi Cadon, se d' un rnagnanimo Innondano i ginocchi: Cantate , o madri, il Principe, II suo perdon Ei die. Facile profezia, di un Monarca salutato clemente e perdo- natore fino dai primi giorni die ascese al trono. Questo magnanimo perdono doveva essere dopo quel giorno il tema di tutti i poeti com' era il genei'ale discorso, e la gioja di tutti i cuori. E prima d^ ogni altro fu il canto del sig. Te- mistocle Solera (i), dal quale, benche gia divulgatissimo, amiamo di levar qualche saggio. Qua fanciulle, qua fanciulli , Sul terreno vi prostrate! Or toglietevi ai trastidli , Amhe al del le palme alzate! Ode ognor V Onnipotente II pregar dell' innocente. Giusto Dio, d' un grato cuore Porgi orecchio ai caldi voti! Voti son d' immenso amore (i) VAmnisiia, luiio di Teiidstodc Solera. Milaiia, coi torchi di P. A. MoUiia. 390 APPENDICE ITALIANA. Ch'alzan popoli devoti! Disse Crista: Benedetto Chi die pace a mesto petto! Genuflessi, uniti in cow, Su Fernando, il graiide, ilpio Implorium V ampio tesoro, Di tue grazie, o giiisto Iddio. Oh ti giunga di sincera Gratitudia la preghitra ! Lui beato, che davantl Al gran Giudice divino Potra dire - ho terso i pianti Dalle gote del tapino - Disse Crista: Benedetto Chi die pace a mesto petto! Di questa maniera le Muse accolsero 11 pio Monarca sui primi confmi del regno, poi gli sparsero di fiori la via fino alia capitale delle provincie lombarde, interpret! del giubbilo , delle speranze e della gratitudine de*" suoi sudditi. La storia mandera ai futuri la narrazione fedele di questo viaggio pill memorando che quei di Trajano , e notera gli altri benefizii die ne provennero al nostro paese. Ci duole di non avere per anche potuto raccogliere le poesie che acconipagnarono il Monarca pel restante della Lombardia e iielle provincie veiiete sino all altro confine del regno j die volentieri avrenimo compiuto questo nostro qualunque siasi lavoro , destinato a far couoscere qual rispondenza di affetti e di gratitudine trovasse fra i sudditi la virtu del Sovrano. Fra le pochissime a noi pervenute finora ri- corderemo frattanto una Cantata con cul possiamo sott ogni rispetto finir niolto bene le nostre parole (i). La Clemenza . Vedi, 0 Cesare, nel petto Del tuo popolo lombardo , Com' e fervido I'affetto, (l) Omaggio cTamore alia Sacra Maesta di Ferditiando I Impera- tore (fAustria in.coron.ato Re del Regno Lombardo~Veneto , Cantata di Carlo Ercole Colla, professore di belle lettere neir I. R. Gin- nasio di Cremona , R. Bibliotecaiuo e censore. Cremona. APPENDICE ITALIANA. 3n( Come hrilla nel suo sguardoj Com' e figUo dell' amore II candor della tua fe. II Genio Lombardo Salve, o Cesare, potente Sei di popoli Signore, Ma tu mite, ma clem^nte Vuoi de' sudditi I' amore: Ti diletta il dolce name Piu di Padre die di lie. II Genio Austriaco Godi, o Cesare, tuo dono J^ il piacer che qui sorride Col tuo popolo dal trono Il tuo core lo divide: Se i tuoi figli son felici, Lo son, Cesare, per Te. La Clemenza Benedetta da voi, prediletta Di Fernando son gloria verace. II Genio Austriaco Son guerriero, ma fronda di pace Stringo insieme con I' asta tremenda. II Genio Lombardo Virtii bella, Clemenza, discenda Su not sempre il tuo santo favor. La Clemenza Trapassa funesta - dell' armi la gloria, Ma Vive, ma resta - la cara memoria D'un Rege clemente - d'un Padre d'amor, Che pone suo regno De' figli nel cor. Coro A Cesare il canto - d' amore s'intuoni, D" Eridano lieta - la valle ne suoni: Ghirlande, corone - tessete di fiur : Le danze movete Col canto d'amor. 592 APPENDICE ITALIANA. E in mezzo appunto a questo canto d^amore sapplamo die TAugusto Monarca compie questo vlaggio di cui i pre- sent! si allegrano come di pubblica felicita , e i poster! parleranno annoverandolo tra i fasti piu gloriosi della Fa- miglia Imperiale. A. Di alciine novitd introdotte nellci letteratura italiana. Lezione del marchese Tommaso Gargallo recitata il giorno 3o agosto 1887 iiellL R. Accademla della Crusca, con ana elcgla latina al canonico Filippo Schiassi su lo stesso argomento. — Milano, i838, presso Gio. Resnati libraj'o, corsia del Servi n.° 601, tip. Bernardoni, in 8." grande, di pag. vii e 87. Chi crederebbe die sul finire oggimai deir anno i838 ci troviamo ancora fra le mani due scritture contro il Ro- manticismo ? L' una e questa che annunziamo del marchese Gargallo ; T altra e una Menioria del sig. Luigi Casai'ini , inserita nel tomo II. delle Esercitxizioni dellAteneo di Ve- nezia di cui egli e vice presidente. Quest^ ultimo e tuttora cosi caldo in questa contesa che non dubita di affermare die i< il Pollfenio di Omero con T immane suo corpo, cogli " amorosi sospiri, con 1' unico ciglio, colla pastorale zam- " pogna e con V orride sanguinose mense pud forse presen- " tare Tarchetipa idea del Romanticismo »; ne a tanto pur si contenta. 11 marcliese Gargallo dichiara di voler kisciare in pace il cosi detto Romanticismo , contentandosi di esporre a^ suoi lettori doversi da italiani uomini abhorrire come cpiello che essenzialmente contrasta alia conservazione del primato italiano; poi lo cliiama regola di non conoscere regole , pre- cetti di non ricoiioscer precetti, e quasi e tentato di cre- derlo una congiiira degli oltramontani per diseredar V Italia, e strapparle lo scettro di primiera fra le nazioni tiitte nella gentilezza delle Icttere e delle arti. Egli e sotto questo punto di veduta, cioe come nemico e distruggitore del nostra in- contrastabil primato che il cli. traduttore di Orazio consi- dera il Roinanticismo ^ proles sine nuitre creata ,- sine no- mine caput; cane pejus et angue. Egli non si e proposto di combattere questo nuovo fantasma romantico , ma lascian- dolo a plena delizia delle nazioni che lo infantarono e lo vezzeggiano, ha voluto sol tanto mostrare di qual momento sia per noi Italiani il preservarcene e fuggirlo. " Quindi APPENDICE ITALIANA. 3q3 n ( egli dice ) come ad efTicace auzi uiiico ptesA'vatlvo, mi '/ son livolto ad csortai-e qiiesto die repute magistrato su- » premo delle italiane lettere, a tenerlo seiiipre da noi di- » scosto ed abhorrlto. Conosceado noi la propria dignita, ti dalle Insidie oltremontane mai non jjotremo esser soi-- w jDresi. Ben comprendono que^ novatori come sia impos- n sibile cosa il fondare a questo iiuovo idolo stabil trono » su la letteratura enropea , ove prima il Palladio della » classica non abljattasi e sprofondi. E ci soffrirebbe V a- >/ nimo di vedere Scipione incatenato dietro il carro del- " r africano Siface ; Mario trionfato da Giugm-ta^ Giulio » Cesare , il massimo de^ Romani , ammanettato da un « Gallop Pompeo da un Teutonico? » Noi in generale in questa scrittura del marchese Gargallo abbiamo ammirata la sua fantasia non domabiJe dagli anni ^ ma non ci pare clie la materia vi sia trattata colla profondlta ch' essa do- manda. Quando egli dice clie " rinunziare alia mitologia » non diflerisce dal rinunziare a tutta T antica sapienza » f, primamente i romantlci potrebbero muovere a questa pro- posizione amplissima qualclie dul)bio ; poi potrebbero ri- spondere, che appunto ai di nostri, e proprio in quei paesi donde venne il roraanticismo si sono scritte opere insigni per couvertire in fonti di ordinata sapienza le favole del gentilesimo , e costringerle a rivelare la storia delF anti- chita dopo avere servito gran tempo ad uomini sprovve- duti di genio e di fantasia che pur volevano ad ogni costo esser poeti. Lima e F altra scuola possouo vantare alcuni grandi nomi rispettabili e rispettati da tutti , dietro ai quail poi un numero iufinito di mediocri e di minimi sono venuti o vengono tuttavia affaticandosi inutilmente. AI frasario mi- tologico se ne sostituito un altro; perclie le arti sono cose poco men che divine nelle mani dei sommi ^ ma alia mol- titudine di chi le coltiva non e da to di conoscerne e pra- ticarne altro che il meccanismo. A. Stone dei Municipj Italiani illustrate con docnmenti iiiediti da Carlo Morbio. Vol. IV. — Milano, i838, coi torchi di Oinobono IManini , in 8.°, di pagiiie LXXii e 128, al prezzo d ital. lir. 3. Abbiamo jiarlato altre volte di quest/* opera del signor Morljio , la quale e per la natura sua propria e per la nibl. Ital. T. XCI. 26 394 APPENniCE 1T\LI,\NA.. diligenza deir autore quanto plii s^ aumenta , piu divien« importante ai coltivatori della Storia Italiana. Questo vo- lume che ora aununziamo risguarda Fireuze e comprende: i.° una prefazione del sig. Morbio : a." sotto il titolo di CennL intorno alia Repubhlica di Firenze, la bellissima In- troduzione del conte Pompeo Litta alia famiglia de''Medici: 3.° alcuni Bicordi pel buon reggimento della repubhlica fi- rcntina: 4" una Cronica della citta di Firenze daW anno 1548 al 1 652. Nella prefazione 11 sig. Morbio ci fa sapere che ba gia disposti per la stampa altri sei volumi , nei quali fara co- noscere i nomi di que^colti e benevoli Italiarii che gli hanno coniunicati molti e preziosi documenti f, poi rinnova le sue preghiere a coloro che ne possedessero , afEnche vogliano fargliene copia ed accrescere per tal modo il numero dei material! ch''egli viene somministrando a clii vorra scrivei"e un giorno la Storia italiana. Appresso tocca con sonima brevita, illustrata per altro da qualche esempio, Tu- tilita di ricorrere agli Statuti per ditfondere nuova luce sul medio evo , e la necessita di rettificare F interpreta- zione di alcuni vocaboli usati nelle carte e ne"" diplomi dei bassi tempi. " Bes pubblica vuol dir Repitbblica , ma nelle " carte di que"* tempi e anche sinonimo di lisco o regio '/ erario. Or bene , uno storico colla scorta di un diploma " concesso dal re Lottario al celebre monastero del Sena- " tore in Pa via , scrisse sotto T anno 948. — La Repub- " blica di Pavia ed Ermengarda, Abbadessa del Sena tore " fecero far le mura appresso Porta Marenca gettate glu " nella guerra passata, e Lottai-io gli concesse terreno e site " per fare una scala per ascendere alle mura alia difesa " della citta. — Ecco che per un solenne granchio si vor • " rebbe Pavia gia eretta in repubhlica e governata a co- " mune fino dair anno 948. Correggendo T esjjressione del " nostro storico dlremo, che il monastero del Senatore " concorse col regio erario a rifare quel tratto delle mura " in discorso. » Poi fa conoscere V indole e T importanza della cronaca contenuta in questo A^olume : e in ultimo rende una bella testimonianza di stinia all' opera del chia- rissimo sig. conte Cesai-e Balbo intitolata OpuscoU per ser- vire alia Storia delle citta e de' Comwii d' Italia. — Rispetto a qnello che il signor Morbio ha tolto in prestanza dalle Famiglie celebri del conte Litta iion ci occoiTe parlarne , AI'PKNUIGF. ITALIANA. 3(p per esserc una delle pai-ti piu pensate in quel pensat?ssimo lavoro, e per avenie gia il nostro Giornale tenuto discorso a suo tempo. — I RiconlL non lianno, a dir vero, alcana delle qualita die possono sollevare uno scritto ad essere uii docu- mento; ma perclie sono brevissiiui , di meuo che qiiattro facciate, a nessuiio potreblDC giustameate rincrescere di tro- varli qui pubblicati. Ma la Croiiica in vece ha grande ric- cliezza di fatti pulililici e privati, e serve assai bene ad illu- strar sempre piii quel secolo clT essa abbraccia. E cosa mira- bile a dire i delitti atrocissiini die si commettevano in quella gentile citta: ed e singolare niasslmamente il racconto di una compagnia di malfattori , i quali non solamente ad- destravansi a corapiere inosservati i furti e le maggiori loro scelleratezze , ma si abituavano altresi a deludere le ricerdie de' giudici nelle cui mani per avventura cadessero , e fin anco a sopportare i tormenti della tortura : e perdie uno di costoro , vinto dagli eccessivi dolori , diede indizio di dover confessare , i suoi compagni lo strangolarono , e lo seppellirono di nottetempo nel chiostro di S. Croce. Que- sto e assai peggio die la scuola de''tagliaborse, tanto famosa fra noi. Coloro die amano le tragidie avventure ne tro- veranno in questa cronica quante niai possouo desiderariie , e si orrende da parer quasi incrediliili nella civilta del se- colo XVI. A noi piuttostoclie aggirarci per quelle tragedie place ill vece di riferire qualcuna delle piacevoli giunterie di don Vajano da Modigliana mezzo poeta e mezzo teologo, ordinato sacerdote, e non di meno trufFatore insigne e sfrontato. Vantavasi costui di avere rimedii per tutti i mali, e talisman! e filtri a dovizia; e trovo nel popolo fioren- tino, ed anclie nelle classi piix agiate tanta credulita, die pote lungamente meiiare la sua arte e vivere da gran si- gnore. Una volta fra T altre fece credei'e a Fra Celio da Seravezza de* Cappuccini a mont Uglii ch'' egli saprelilie predlrgli se fosse per aver mai il cappello cardinalizio onde era desideroso , purche avesse una verga (T oro e una iilza di perle e alcuni aromati, con cui costringerebbe il de- monio a rlvelargli il futuro. « II frate non sapendo donde si cavar T oro e le perle, et essendo assai familiare d^ina signora Li via Vernazza stata gia molto tein|io le delizie del sig. don Giovanni de'' Medici „ figlio natnrale del gran Dnca Cosinio prinio, die del continovo si tratteneva ad una sua villa poco distante dul loro convcuto. i"u quivi 396 AVPENDIGE ITALIANA, a trovarla , e sotto suoi pretest! accatto da essa uii vezzo di peile e certa quantita di denari per provveder F oro e gli aroiiiati , e portato il tutto a D. Yajaiio ad efl'etto di fare detto sacriilzio , lo condusse segretaniente in una villa vicino al convento , dove una notte , dopo le solite super- stizioni e ceriniouie di fare il sacrifizio , avendo lestamente levato via V oro e le perle , disse al povero padre clie il sacrifizio era stato gradito , avendo lo spirito accettate tutte le cose stategli olFerte , mostrando da cjuello aver ricevuto un viglietto die conteneva una delle solite risposte anibigue clie non concludevano niente. Ma non potendo Fra Celio restituire i denari e le perle a quella signora clie le ricliiedeva, dopo averla trattenuta un buon jDezzo, alia fine perduta la pazienza agramente si dolse di lui col suo superiore, il quale rinveuuto il bandolo di questa nia- tassa per riputazione della religione fece riporre Fra Celio in tal luogo , clie mai piu si e veduto. " Le piacevoU giua- terie di questo gran furbo poi furono tante e di tal fatta, clie merito di essere processato dal Santo Uffizio, e con- dannato prima ad alijurare solennemente i suoi errori nella cliiesa di S. Croce ( al che lo scrittor della cronica dice di essere stato presente ) , e poi a servire per dieci anni da reinigante in galera nel bagno di Livorno. Ma non molto dopo trovo inodo di fuggire, e andatone a Roma e pre- sentatosi al P. Maestro del sacro Palazzo, seppe acqui- starsi cosi buona opinione, clie prosciolto da ogiii condanna divento primo consigliere di Stato del cardinal Franzoni genovese, legato di Ferraia, dove facendosi cliiaraare il dot- tor Vajani visse in bonissima fortuna ed in grande consi- derazione. L^ autore della cronica dice di raccontare queste piace- voU glunterie oiide distrarre un po' il lettore dai tragici rac- conti di cui e pieno il suo scritio ^ e queste parole pare a nol clie diano i ' ultima pennellata a quel secolo. Chi ha lette le novelle del Lasca sa quali biirle piaoessero anclie a Lorenzo il Magniiico circa cento cinquant'' anni prima, quando la Repuljblica era in fiore, ed ogni uomo si cre- deva pur qualche cosa. Anche nei secoli migliori puo in- contrarsi il delitto come un eccezione, ma t^uando gli uo- inini die scrivono si abituano a consideiare come piate- voli trattenimenti racconti di questa fatta, giii dev essere da luugo tempo perduto il ieiiiimeato della dignita , e il vrrrNDTcr: ttalivna. 897 giudlzio duUe publiliclie e private cose e travolto. Questi documeiiti contemporanei spiegano a maraviglia la storia di cui sono una parte essi medesimi. A. Del Senato dl Casale iiuovamcnte cretto dal Re Carlo Alberto , Esposizione storica di Alberto Not J. — ■ Casrde, lo3o, Er. ]\Iaffei e Gio. Scrivano tipografi, in 8." di pag. 49. E questo un libretto rli occnsione , ma da non passarsi in silenzio per la chiarezza con cui e scritto , e per qnella rara disinvoltura con cui V egregio autore ha saputo ado- perare I erudizione occorrente a ben trattare il suo tenia. Risulta da questa operetta die sebbene fin dal secolo XIII si trovi fatta menzione di un Senato di Casale , la vera istituzione di siffatta magistratura in quella citta appar- tiene a Guglielmo VIII " uno de'' piu savii ed illuminati principi della stirpe Paleologa ; il quale suecedeiido al iiiar- cliese Giovanni fratel suo niorto nel castel di Casale il 19 gennajo 1464 piglio immediatamente Ic rediiii del governo. " Questa suprema magistratura col titolo e la dignita di Se- nato , per conoscere o direttamente o in grado d"" appello deile cause civili e criminali del INIonferrato, accresciuta dai successor! di Guglielmo VIII , duro fino al settembre deir anno ijSc in cui Carlo Emanuele III giudico conve- niente di sospeaderiie i poteri di giustizia investendone quello di Piemonte. Un secolo dopo ( nel i83i ) sapendosi che S. INI. Carlo Alberto faceva preparare un Codice di leggi in arraonia colla condizione de' tempi e col progresso della generale civilta , la Civica Amministrazione di Casale porse alia ]\Iaesta del P>e fervorose supplicazioni affinclie si degnasse di ristabillre lantica Senatorla INIagistratura, non soppressa ma snspesa da Emanuele III; e fu esaudita con editto del 19 settembre 1837. II Senato composto " di un primo e di un secondo Presidente , di tredici Senator! , di un Avvocato fiscale generale , di un Avvocato e di un Pro- curatore de Poveri, e di un numero di Sostituti per cia- scun Officio, di due Segretarii, T uno per le civili- raltro pe^ criminali, d^un Sollecitatore del fisco, dun Ispettore suile career! , di sei Attuarj e di quattro Uscier! » fu so- lennemente inaugurato il giorno 17 aprile del coiTente anno. 398 APFr.NDlCE ITALT\NA. La citta til Casale riconoscente al Sovrano commlse al no- sti'o valente artista signer Abbondio Sangiorgio di model- lare una statua eqnestre rappresentante Carlo Alberto, die sara fusa in bronzo dal sig. Luigi Manfredini. A. Idrologla niedlca , ossia V acqaa comiine e I ncqua mi- nernle , lorn natnra , iiso dlctetico c medicinale con una compcndiata dcscrizione de bagni di (dcuni po- poll antichi e inoderni , una generale enumerazione delle note sorgenti minerali europee colle cssenziali proprletd loro , ed una speciale esposizionc fisico- chimico-medtca delle pin rinomate acque medicate , de' bagni, funghi, ed istituti balnearj d Europa, del dottor Pietro Ltchtenthal. — Novara , i838 , dalla tipografia di Pietro Alberto Ibertis , in 8.° Egli non cade mcnonianiente dubbio die daH'uso delFac- qua tanto semplice o pura quanto medicata si natnralmente die artificialniente possono ridondare grandi vantaggi in parecchie infermita acute e croniche. Non fia quindi mera- viglia se in ogni tempo salissero in rinomanza diverse fonti e vi si accorresse per fame bibite e bagni, e s' andasse ad immergersi nello siesso mare. Ne a questo riguardo il mondo e cangiato , die la stessa cosa vediamo anclie a' di nostri succedere , non senza pero die quella diva quanto instabile altrettanto prepotente cbe in tutto s' intromette , in questa stessa bisogna lasci di mostrare il dominio suo. E di vero noi vediamo nella liuona stagione frequentatissima era questa , ora quella sorgente , e di presente in voce di mirabile la purissim' onda di alcuni rnscelletti die scorrono sulla montagna di Graefenberg nella Slesia, fondatovi parti- colare stabilimento, e adoperata per bevanda, ed alio esterno sotto difFerenti fogge da Priesnitz. E poiclie I'acqua negli svariati suoi stati nianifesta virtii ed elTicacia diversa e di indubiiia utilita , non poteva niancare clii di esse tenesse pubblico ragionamento. Doviziosa riscontrasi in fatto la let- teratura sua ; nondimanco in tanta qnantita di libri , uno di non molta mole die in iscorcio ed in modo adatto alia comune intelligenza porgesse le piii importanti e necessarie nozioni intorno alle diverse sorta di acque naturali ed APPLNDICE ITAMANA. Son artificlali , ed all' uso loro nou poteva non essere Leae flccetto, da che risparmia a molti medici e chirurghl lui prezioso tempo die spendere dovrebbero a svolgere inol- tiplici e disparati voluiiii aiiclie costosi , e a coloio die delle diverse sorgenti devono fare uso presta agevole mezzo di averne alcuna idea, e non ridurvisi interamente al buio. " Egli si e sovente consultato , scriveva un ripuiato me- dico francese nella gazzetta medica di Parigi del g ul- timo scorso giugno , intorno la fonte piii conveniente di acqna minerale a scegliersi per una data malattia , e non e rado che medici e chirurghi per altro istrutti e dotti, sieno impacciati a rispondere, ovvero consiglino airavventura un' acqua di cui non intesero parlare che vaganiente , e di cui non conoscono die superficlalmente le proprieta. Dal che ne siegue che spesso s' intraprendano sulla parola del dottore viaggi piix o meno dispendiosl per recarsi a qiiella o quest' acqua , senza i dati che si vogliono ricavare dal- I'esatta conoscenza delle loro proprieta mediche, delle con- dizioni in attenenza al clima in ciii si riiivengono , e di cio che esige Torganismo della persona che vi si avvla. » Ad ovviare a tanto inconveniente il professore Pietro Paganini pubblico Tanno 1827 (per non uscire dei tempi nostri ) una Notizia compencUata di tutte le acque mineraU e bagnl d/hnlia: e prima di lui, cioe nel 1822, il dottore Ber- nardino Bertini diede la Storia di tutte le sorgenti di acque miiierali note negli Stati di S. M. il Re di Sardegna. Ma queir opera ei'a in ristretti limiti, e ragguardava solo la nostra penisola ; questa si atteneva ad una sola regione deir Italia stessa. In tutta la desiderabile estensione ope- rava il professore Osann di Berlino neVC Esposizione fisico- medica delle sorgenti minerali conosciate dei principali paesi d'Europa, la quale vorremmo giugnesse piii rapidamente die non succede al compiinento suo (i). Al principiare del cor- rente anno Patissier e Boutron-Ciiarlad , elibero stainpato in Parigi un IManuale delle acque minerali (2). A questo tenne dietro la seconda edizione di lavoro eseguito sopra (1) Physikalisch-medizinische DavstelluDg der bekaunreu Heil- quellen der vorzugllchsren Lander Eurojias. i82f)-32. I. II. Band, Bei-lin. (2) Manuel dea eaux minerales , par Patissier, et Boutron-Ciiar- lad. Paris, l833, Vol. I. in 8.' 400 APPENDTCE ITALTANA. un piano maggiormente esteso e ninggiorniente perfezionato del prof. Isidoro Bourdon , niembro della reale Accademia di niedicina e della comniissione pcrinaneiite delle acque miiierali di Francia e die ha per titolo Guida alle acque inlnerali (i). II qual nome bene si merita , posciaclie sta- tuita la divisione delle acque minerali a norma delle di- verse sostanze die capono, si viene a parlare di ciascuna sorgente in particolare , conipresevi anche le meno cele- brate , le meno copiose e meno frequentate , se ne da par- ticolarizzata descrizione , riferendone la localita , Titinera- rio, la topogralia storica, aneddoti istruttivi, Tanahsi clii- niica , le virtu medicinali. Opera di questa fatta mancava a noi , ne sapremmo se il sig. dottore Lichtenthal, noto per diverse altre produzioni , abbia riempiuto quel vano. Imperocclie il libro die annunziamo fu rattenuto in troppo ristretti limiti, e sovente non si ha suflicifente notizia della topograiia del luogo, e deiranalisi e virtii dell'acqua ac- cennatavi. II dottore Lichtenthal divise il suo lavoro in tre parti , alle quali fa seguito un' appendice. La prima , chiamata idrologica od iclroistica, discorre dell'acqua in generale, dan- done i caratteri fisici e chimici , e le proprieta, Passando poscia al particolare entra a parlare dell' acqua meteorica o plovana , o die cade sotto forma di neve o di gragnuola; deir acqua tellurica , ossia die scaturisce dalle viscere della terra, che scorre alia superiicie sua , o ne forma niari, la- ghi e stagni. Apresi con cio 1' adito a tenere piu partico- lare ragionamento di quelle acque che contengono in sfe sostanze minerali e gasiformi che distingue in naturall ed anificiali , e le quali in sette classi ripartisce giusta " le prevalent! e piu important! parti costitutive che contengono nella loro niistione , e che sono : i." le solforose; 3.° le acidule ^ 3.° le ferruginose ^ 4.° le alcaline ; 5." le amare ; 6.° quelle col sale di Glauber :, 7.° le muriatiche. Ognuiia pero di esse classi dai particolari caratteri chimici e me- dici si lascla dividere in piu ordlni ;, ma dalla gran varieta. del rapporti di mistlone hanno pero luogo tante translzioni da una classe neU' altra che all'autore riesce Imposslbile 11 determinare rigorosauiente le divleloni e suddlvisloni loro. (i) Guide aux eaux minerales, par Isidor Bourdon, menibre de rAcad^mie etc. Vol. I. in ia.°, deuxieiiie edition, Pails, i83o. Ain'ENDTCE TTALTAW. 4OI In una nota viene poi avvertito, clic nei tempi recenti si aggiunse ua" altra ciasse di acque , qiiella cioe delle io- durate, o clie contengono iodio. Dopo cio in tante separate sezionl sono indicate le pariicolari situazioni delle acque minerali naturali ; si accenna la inaniera con cui esse si formano ^ la temperatura delle singule sorgenti ; la natura del clima clie vi si rinviene ; le parti costituenti delle acque medesime e le relazioni clie le medesiuie jiarti costituenti lianno tra loro. — Dalle acque naturali 1' autore nostro si fa alle artificial), delle quali reca aicuni cenni istorici;, de- scrive i mezzi adoperati per imitare le naturali ; confronta i vantaggi delle une e delle altre , con ricordnre per ultimo i principali istituti europei di esse acque minerali e me- dicate artiliciali. La seconda e la parte idrod etetica. In questa si trntta di quanto concerne 1' uso dietetico interno ed esterno del- I'acqua, addivenendo in questa guisa ai bagni che vengono riguardati in attenenza ai popoli anticlii , e ad aicuni po- poli moderni ; alia loro maniera di essere ammlnistrati, alle qualita del liquido, alia temjjeratura di questo, non senza far menzione dei bagni di rena calda, di fango e di terra , e del bagno detto animale o gelatinoso a causa dei conte- nere che fa sostanze animali e piu propriamente e gene- ralmente soito forma di infusorj. Egli e della balneografla che il sig. dottore Lichtenthal si e dato maggior pensiero, e percib e la parte delT opera la piu estesa. II perche nella parte terza chiamata idroiatrica, in cui si tratta dell* uso terapeutico dell'acqua, si da principio dalla forma con cui essa si adopera nelle malattie , dalPusoche procede dalla meccanica sua pressione e dal principio suo di volatilita, o meglio dirassi dall" essere diradata dal ca- lorico e ridotta a vapore ^ ed indi per rispetto alle acque minerali si ricordano ad una ad una le principali, a nor- ma delle diverse regioni in cui sono ; se ne descrivono le relative proprieta fisico-chimiche , le varie specie o varieta, r effetto che producono , e le diverse sorta e guise con cui si applicano. E la stessa maniera e tenuta per riguardo alle diverse specie di fanghi. Dopo tntto cio vi hanno gli avvertimenti posti in mezzo intorno al modo di far uso delle diverse sorta delle acque, dei bagni, e dei fanghi mi- nerali e medicati :, si enumerano da ultimo anche le ma- lattie die nei libri medici si trova essere state curate e guaritc con Ic aequo, i bagni cd i fanghi. 402 ArPENDICE ITALIAN;. L' appendice ha per oggetto la descrizlone coinpendiata fislco-chimico-medica delle piu riiiomate acque medicate e bagai d'Europa. Tutte cjueste acque e bagni erano gia men- zionate nella parte delta idrojatrica in un a moke altre acque e bagni ; ma importando fossero nelle particolarita loro meglio conosciute , 1' autore estimo cio mandare ad effetto in uii modo che stesse ancbe da se. Ad esempio della diversita che rinviensi in quelle menzioni noi sceglie- remo Abano ch' e il primo sito recato dairAppendice. — Abano nella provincia di Padova, regno Lombardo-Veneto, le cui terme , come quelle della BattagUa, e di San Pietro Montagnone , si usano in forma di bngni e di fanghi nelle malattie cutanee croniche, nei mali artritici inveterati, nelle paralisi e nelle afFezioni sifilitiche. — Abano (regno Lom- bardo-Veneto, provincia di Padova). II circondario di Abano e si fecondo di sorgenti minerali, che nell'area quadrata di poche miglia vi s' inconlrano quelle della Battaglia, di San, BartoJomeo, di Monte Ortone, e Monte grotto , di Casa Nuova, di San Pietro Montagnone, della Vergine, e di Ceneda ; le piu frequentate pero sono quelle di Abano e della Batta- glia, mentre le sorgenti di San Bartoloraeo, di Casa Nuova e di San Pietro Montagnone sono una ripetizione di quelle della Battaglia e di Montegrotto e Pacqua della Vergine e di Monte Ortone poco difFerisce da quella di Abano. — Dal colle di quest' ultimo borgo, luogo natio di Tito Livio, distante sette miglia da Padova, e sulla sommita di esse sgorgano le molte fonti termali traforando il fondo di al- cuni piccoli e grandi cosi detti crateri , le quali vengono riunite entro lo stabilimento per P opportuna amministra- zione dei bagni e dei fanghi. — L' acqua e chiara , il sa- pore e salso nauseante ed amarognolo , P odore e epatico, la sua temperatura come quella delle altre sorgenti termali di cui abbonda questo circondario, sta dai 24-66°. — Le parti fisse predominant! sono il muriato e il solfato di soda, di magnesia e di calce , e la parte volatile il gas idrotio- nico. Si applicano prerogativamente queste acque nelle eru- zioni cutanee croniche, affezioni reumatiche inveterate, pa- ralisi, e nei mali sifilitici , nelle ostruzioni ed ingorghi vi- scerali, clorosi, emorroidi. — Lo stabilimento della Batta- glia e pur frequentatissimo ecc. Da questi riscontri pare quindi che di leggieri s' avrebbe potuto schivare I'accennata ripetizione; sicconie dall'iatera ArrrxniGE tt.vt.twa.. /o3 dizioiie (IclF opera rilevasi che al sij;. Lichtcathal non e niolto famigliare la lingua italiana. L'antore cliinde I' opera coa un elenco di libri clie trat- tano dcU'iiso terapeutico delP acqna comune e delle accjue medicate in generale. Esbo elenco stendesi piii relativa- mente ai tedeschi che non agli autori di altre regioai. V A R I E T A. Dell originc e del progressi deW llluminazlone a gas, e del gas tratto dal carbon fossile considerato nei rap- porti di pubblica e prlvata cconomia. E. Jgli e quasi inevitabile destino di coloro clie co- raggiosi si prestano ad arriccliire la societa dt'lle piii utili invenzioni e scoperte di dover essere ben tosto il bersaglio dei pregiiulizj , delle abitudini , dell' in- Vidia , deir ineizia , del contrnrio interesse e del vano spirito perfino della contraddizione e del niottejigio. Allorrpiando Hervey nel 1619 scopii e dimostio pHb])licamente a Londra la circoiazione del sangue, cpianti non si scagliarono contro di lui con acerbi libelli ! Vasalio che il primo apri un immense campo di scoperte anatomichc, perseguitato dai pregiudizj, mori di fame e di miseria su una deserta spiaggia. Le fisicbe esperienze di Torricclli furono dile2;2;iate sui pubblici teatri. Colombo allorrpiando proponeva ai Sovrani d" Europa la scoperta di un nuovo mondo e ne annunciava 1' esistenza parti deriso da diverse corti. A Galileo, a (piel Galileo cui locco ritrattare una verita matcmatica per obbedire ai pregiudizj , r invidia coutrasto Tinvenzione del cannocchiale , non potendo contrastarne \ utilita. In Francia sotto il regno di Enrico IV, chi il crederebbe? Fintroduzione dei gelsi trovo ncl ministro Sidly un acerrimo oppo- sitore. La potenza del vapore da quanti anui non era conosciuta, eppure quanti anni non scorscro prima 404 V A R I E T a'. che si pensasse a fame qneirapplicazlone clie divenne poscia di tanta importanza? II Marcliese di Vorcesler nel i663 diede im' idea delle maccliine a vapore , ina nessuno si persuase della loro importanza. Nel 1787 Gionata Hulls pubblico a Londia la descrizione di un battello a vapore da Iiii immaginato : nessuno bado a quell' opuscolo. Montgol- fier percorreva nella sua giovinezza su un carretto mosso dal vapore i viali del suo giardino; ed il car- retto di MontgoHier era riguardato come un giuoco da ragazzo (i). Finalmente f americano Fulton tro- vandosi a Parigi nel 1804 propose al cancelliere Li- wington ministro plenipotenziario degli Stati Uniti presso la Francia d' impiegare nella navigazione la forza del vapore. Quel ministro comprese tutta 1' im- portanza della proposta , assistette chi la faceva nci suoi tentativi; e sebbene il primo esperimento ese- guito in piccolo sulla Senna non fosse riuscito in ogni sua parte , basto per altro a convincere e il mi- nistro e I'inveutore dclla possihile esecuzione di una nave a vapore. Fulton parti per T America, ove la sua scoperta applicata a navi di grande dimensione ot- tenne il piii felice successo; e la Francia indiiferente ai tentativi di Fulton vide con meraviglia in altri Stati il trionfo di una scoperta nata per cosi dire ed alimentata nel suo seno, e la fece sua dopo di aver perdnto un tempo prezioso e per I'indiistria e per la navigazione. Cosi fu ad un di presso della scoperta del gas illu- minante. Nel 1667 Boyle ed Hales dimostrarono che il gas risultante dalla combustione del legno e del carbon di terra in vaso cliiuso poteva fornire della luce. Nelle Transazioni filosoiiche della Societa reale di Londra si rese conto di varj esperimenti fatti nel 1789 da James Clayton sulla natura infiammabile del gas di carbone. Neil' anno 1767 il vescovo di (i) Dizionario delle origini , invenzioni e scoperte. — Milano, 1 828-1 833. V A R I E T a'. 4c5 LlandalT noto clie questo prodotto volatile consei- vava la sua intiammabilita aiiclie dopo essere passato attraverso Tacqua ed essere asceso per altri tubi. E queste esperienze die con brevissimo passo condur dovcvano a tant' utile applicazionc caddero neirobblio. 11 primo a trar vantaggio dal gas per rillumina- zione fu, se male non ci apponiamo, I'ingegnere Lebon clie nel 1789 ottenne in Francia una patente d' in- venzione. Mendoch nel 1792 esegui egli pure alcuni esperinienti d' illurninazione a gas a Pvedruth in Cor- novaglia, li ripete nel 1797 a Old-Cumneck in Ayr- shire e nel 1798 costrusse un apparecchio alia fon- deria di Solio clie servi pareccliie notti ad illnminare Tedilicio. E I'uno e Taltro ebbeio un' egual sorte. Lebon aveva nell' inverno del 18c 2 disposta a Parigi una casa in modo clie veniva tutta illuminata a jras. T . . . . . " La sua invenzione fu ammirata da migliaja di per- sone, ma nessuno si scosse all' idea dei vantaggi clie offriva il nuovo metodo, falclie I'inventore disgustato distrusse Y apparecchio e passo in Inghilterra ove trovo migliore accoglienza; e la Francia troppo tardi fatta accorta deU'importanza di qucsta scoperta, non pote clie ricompensare nella vedova i meriti del de- funto. II nonie di Mendoch non si estese al di la del circolo delle sue esperienze, sicclie allorquando Wind- sor espose a Londra nel ioo3 e nel 1804 Tappai-ato di questo nuovo metodo d' illurninazione, non si aveva in quella citta contezza alcuna degli esperimenii di Redruth, di Old-Cumneck e di Solio. Non maiicarono anche in Inghilterra degli oppositori al nuovo sistema che gridavano contro il danno clie ne derivava al- r industria nazionale nella pesca della balena, ed an- che il romanziere scozzese non manco di discendere ad alcuni motteggi di cattivo garbo; ma la costante fermezza dei piii accreduati, gli sforzi di Lebon, di Northeren, di Samuele Cley ottennero un conipiuto successo, e F illurninazione a gas costitui ben presto in Inghilterra uno dei piu ragguardevoli rami d' in- dubtna. I iitmici del nuovo sistema allorquando si 4o6 V A R I E T a'. videro siiperati si conciliarono con esso: gFintrapren- ditori della pesca della balcna continuarono tranquil- lamente i loro viaggi nella Groenlaiidia ed il loro commercio ; cd il rouianziere scozzese non isdegno di accettare il titolo e gli emolumend di direttore della Oil- gas-Company. In Francia le vicende deirilluminazione a gas cam- minarono quasi di pari passo. Un mercante di vino del quartiere della Cite f'li il primo a far rivivere in Parigi il nuovo sistema d' illuminazione. I Parigini accorsero in folia a quella bottega e, facili al niot- teggio, partirono ridendo della pazza speculazione del padrone ; ne pensaA^ano che i becchi a gas della ta- verna erano il campione di quelli che avrebbero in breve illuminati i superbi palazzi di Parigi. L'invidia pero ed i pregiudizj che non avevano mancato di far parte della comitiva seppero spargere nella citta dei fiilsi allarmi, talche nel 1814 allorquando il si- gnor Chabrol prefetto della Senna face eseguire Til- luminazione a gas nello spedale di S. Luigi, gli abi- tanti dei qnartieri di Montmartre e Poissonniere, nclle cui vicinanze era situato il gasometro, credcttero di aver vicino un vulcano che da un giorno all altro doveva incenerire la capitale della Francia. Indipen- dentemente dalle lagnanze di quegli abitanti, dotti anche di alta fama promossero dei dubbj sulla uti- hta di fabbricare il gas col carbon fossile, e so- stcnnero con ispeciosi ragionamenti che tale illumi- nazione non presentava alcun vantaggio, tentando di screditare si utile industria. Non ando guari pero che malgrado i timori del volgo e le opposizioni dei dotti, quel sistema venne da tutti adottato e fini coll' ec- citare un generale entusiasmo. La renitenza superaLa nella capitale rimase ai di- partimenti ove la fama del 2;as illumuiame assai tardi si estese, lottando sempre contro gli ostacoli dcl- r inerzia e delP abitudine. Finalmcnte iiiolte delle citta di provincia furono persuase dei vantaggi che risultavano dalla nuova illuminazione, cd a quest'ora V A R I E T A . 407 in Francla sono illuminate a gas le citta di jMarsiglia, Lione, Tolosa , Nantes, Tours, Valenciennes, Stras- bourg, Mulhouse, Rouen, Elbeuf, Orleans, Robaix, Turcoing , Dunkerque , Bordeaux, Amiens, Sedan, Havre, e per ultimo, lasciate da parte altre minori citta, Saint-Eticnne , quel Saint-Etienne clie circondato da miniere di carbon fossile in piena attivita e di una ricchezza senza pari, solo nello scorso settembre at- tivo I'illuminazione a gas, dopo essere stato per piii anni inditlerente spettatore degli economici risultati che ne ottenevano altre citta anclie lontane che ad esso ricorrevano per avere con sensibile spesa di tras- porto il neccssai io coinbustibile. Tanta e la forza del- Tabiludine! Intanto a Parigi le cose andarono piii oltre. Divenuta 1' illuminazione a gas la mania del giorno, si eressero grandi societa, si crearono nuovi processi di distillazione , nuovi elementi di gas ; e moltiplicandosi per tal modo a dismisura e progetti e sistemi e societa ed officine, 1" illuminazione a gas fu spinta cola ad uno stato di speculazione passiva. Piu ragionevoli noi Lombard!, non ispargiamo di ridicolo i tentativi dell' umano in2:eo;no , ne ci lasciamo d'altra parte tanto facilmente trascinare dalle illusioni di quei vantaggi che nel primo lampo di una sco- perta I'inventore in tutta buona fede crede d' aver trovato; ed allorquando ci giunge d'oltramonti la voce di qualche utile invenzione ne prendiamo nota; e senza essere inerti, prudenti attendiamo coila neces- saria pazienza die esanriti i primi tentativi, superati gli ostacoli, introdotti j mialioramenti, Tutilita venga confermata da un sulliciente periodo di pratica esecu- zione, perclie allora fatti maestri a spese altrui, ci accingiamo all' impresa colla francliezza di una con- sumata espericnza. Cosi a modo d" esempio s' intro- dussero fra noi i battelli a vapore:, cosi pensiamo ora ad introdurre rilluminazione a gas convinti dei van- taggi the seco porta, mentre varie citta della Fraacia sono ancora titubauti sul sistema da scguire. 408 V A R 1 E T a'. Noi in Ofrgi siamo aljbastanza informati die i pe- ricoli di uii" esplosione sono vecchie storie degli abi- tanti di Moutmartre e del sobborgo Poissonniere, e clie i poclii sinistri accidenti avvennero in Ingliil- terra in alcune nianifattiire ove esistendo un apparato particolare d'illnminazione, fu questo abbandonato in balia di negligenti opcrai ; e questo timore puo to- gliersi interamente coUocando rofficina fuori delle porta della citta ed in luogo isolato. Noi sappiamo clio una detonazione negli appartamenti torna impossibile per esservi di continuo una corrente d'aria sufficiente a snialtire il gas clie potrebbe sortire dai condotti la- sciati per negUgenza aperti ; clie torna egualniente impossibile anche nei hioghi cliiusi quando si abbia appena la facilissima previdenza di ben chiudere , spegnendo, il robinetto; clie d" altronde il gas, dato il caso d' una incuria, concentrandosi alia soflitta, la momentanea accensionc , alia quale si voile dare lo spaventevole nome di detonazione, succederebbe al disopra di noi e senza nostra ofFesa; accidente an- che questo assai difficile ad accadere, giacche lasciando aperto il robinetto, lodore del gas clie escirebbe non acceso ci farebbe ben presto accorti dell" inavver- tenza. E per clii poi volesse premunirsi contro ogni presumibile negligenza, sono state inventate due di- verse niaccliinette, entrambe di pocliissima spesa ba- sate e Tuna e Taltra sulla legge flsica della dilata- zione dei nietalli, per mezzo delle quali alio spe- gnersi della fianima, o un'asticella di tVrro interna riconcentrandosi alio stato suo naturale lascia chiudere una valvola clie k dilatazione prodotta dal calore della fiamma stessa ha fatto aprire, oppure un peso il quale, attaccato ad un anello di metallo nou sal- dato clie raffreddaudosi colT estinzione della fiamma si ristringe e si apre, cadendo , obbliga il robinetto a chiudersi perfettamente. 1 grandi apparati purificatori introdotti ci hanno tollo r incomodo del fumo e delF odore ; difetto che si attribuiva al nuovo sistema, e che all' incontro V A U I E T A . ^CQ possiamo in oggi riverberare suH'ordinaria illumlna- zione ad olio. Infatti una parte della densa fuliggine prodotta dalla conibustione si spande nelle sale e si attacca ai mobili, ai metalli e li annerisce, ed in maggior copia poi si spande, se i fumajoli sono privi di coperto. Quanta volte nel nostro gran teatro non ci ha nauseati il fumo e Todore degli argand della ribalta? I palchettisti del quarto e qiiiiito ordine non sono essi seralmente testimonj di quella vampa di fuino che s' innalza dalla gran lumiera, e che in qualche parte si spande per la volta della platca? Erano pochi anni da che il teatro era stato ridipinto, eppure abbiaino veduto in breve annerita la doratura dei parapetti dei palchi, specialmente di quelli vicini al palco sce- nico, ed in niodo, che coUa pin cattiva illuuiinazione a gas ion poteva accadcre di peggio. Una fiamnia ad olio alquanto rialzata in una stanza non tramanda odore e fumo? e questo incomodo odore non si ri- pete costanteniente alio spegnersi della Hamnia? Che se pure taluno trovar volesse anche alio spegnersi della fiamma a gas qualche odore, lo fiuti pure senza ribrezzo, che quella esalazione e salubre. Londra consuma in un anno tanta quantita di carbon fossile quanta cquivale a formare la quarta parte del- I'aria atmosfcrica che i suoi abitanti respirano. Ep- pure a Londra si contano molti vecchi settuagenarj , adnlti robusti, donne floride, giovani sani, artefici e niarinai vigorosi. Frcquente uso di carbon fossile si fa ecualmente a Pari^i senza die la moUe costitu- zione fisica dei parigini ne soffra. II celebre Holfmann attribuisce all' uso del carbon fossile adottato nelle saline di Halla la cessazione dello scorbuto, delle feb- bri esanteniatiche e maligne e dell' etisia, le quali malattie mietevano per finnanzi la vita di quei ter- rieri. Willis nel suo trattato suUa tisi avanza come per provato che Y etisia fa poca stanza in quelle lo- calita ovc abbruciasi carbon fossile. Da qualche tempo nella comunc d'Arzignano della provincia Veronese Bibl. ItaL T. XCl.' 27. 4io varieta'. venne introdotto I'nso di combustibili fossili (noii sap- piamo se di vero carbone oppuie di lignite). Ora, co- me ci assicma il conte Coiniani (i), suUe attestazioni di varj niedici, dopo I'introduzione di quel combusti- bile ebbero pieno bando la pellagra, lo scorbuto , la scabbia e le febbri nialigne. Ed ove queste testimo- iiianze non valgano, valga Tesempio degli ospitali di Londra e di Parigi, le cui infermerie e sale sono illuminate e riscaldate col mezzo del carbon fossile. Si temeva una volta che collilluminazione a gas si potesse cadere in un' improvvisa oscurita per la rottura di un tubo, ma in oggi i condotti sotterra- nei incrociandosi e comunicando fra loro a guisa di rete fanno si che il gas scorre ai becchi da piii lati , per il che la conseguenza di una rottura non produr- rebbe Testinzione di nessuna lanterna perche alimen- tate tutte da piu tubi maestri, a meno che il tubo rotto quello fosse di immediata comunicazione tra i condotti sotterranei e la lanterna , nel qual caso una sola rimarrebbe estinta, L' idea dell' infiammabilita del gas aveva perfino lasciato supporre la facilita d'un incendio, mentre air incontro la tranquilla stabilita di una iiamma a 2;as a fronte di una lucerna ad olio che si rovescia, di una candela che crepita ed il cui lucignolo cade acceso sui mobili, la allontanava. A Londra le com- pagnie d'assicurazione s" impegnano ad assicurare le fabbriche ed altri stabilimenti a minor prezzo quando vi sia introdotta 1' illuminazione a gas. Una hamma a gas costantemente risplende in tutta la sua purezza , mentre la fiarama di una candela con- serva una piena luce solo per pochi momenti , stante il lucignolo che s'innalza frammezzo alia liamma, di modo che si e ad ogni istante obbligati a ricorrere alio smoccolatojo. Di cjuesto inconveniente non ne (i) Memoria sul carbon fossile di Arziguano , del conte MarcWntomo Corniani. Padova, 1809, dalla tipogratia del Seniinai'io. VARIETA. 4I[ sono esenti le fiamme ad argand, e noi vediamo se- ralmente in giro gli accendi-lampade a smoccolare le civiche lanterne. Noi sappiamo ancora che mentre nell' illuminazione ordinaria la luce si spicca dal basso in alto ove se ne ha nieno bisogno, col gas vi si puo dare qaella direzione che piii aggrada, ed e la iiamma suscetti- bile di variate e bizzarre forme. Col solo volgere di ua robinetto si puo dare alia fiamma un' intensita tale da lUuininare ogni angolo della camera, oppare scarsa a segno da essere appena distinta. Ne e qui necessario d'osscrvare quanto gio- vevoli riescano siffatti lumi nelle case di educazione, nei magazzini, nelle stanze degli ammalati, nelle scu- derie, ecc. Anticamenie non era questo un vanta2;2;io calcolabile dal lato economico, ma ora che gli abl^o- namenti per f illuminazione a gas dei privati si fiinno anche a misura, ora che una macchina applicata al tubo conduttore segna la quantita dei piedi cubici di gas che si consumano, si puo introdurre tutta quell' economia ch' e compatibile coi bisogni delle case e degli stabilimenti. In oggi colia illuminazione ad olio siamo obbligati alia giornaliera pulitura delle lucerne, e questa pu- litura e per taluni una riflessibilc spesa , od una di- strazione per lo meno dei giornalieri a piu lucrosi lavori ; e noi sappiamo che l" illuminazione a gas ci libera totalmente da quest' imbarazzo, da questa spesa. Illuminano in oggi le nostre contrade delle lianmie ad argand che col sussidio dei riverberi ingegnosa- mente applicati con divcrsa parabola a misura del bisogno, spingono la luce a quelPequidistante punto centrale che si richiede fra Tuna e f altra lampada; ma il riflesso di quei riverberi otTende T occhio ed abbaglia specialmente la vista dei cocchieri che a grave stento vedono gli oggetti che stanno davanti le loro carrozze , ma qaella lure che concentrata dai riverberi viene portata al lontano punto orizzontale ci manca ai lati , ed in varie situazioni non iscoi^iamo 412 V A R I E T a'. o scorgiatno a stento le persone delle quali sentianio vicine le pedate. E noi sappiamo a non dubitarne che una volta iiitrodotta la pubblica illuminazione a gas con un convenienle numero di liarntne, una luce eguale e tranquilla risplendera per ogni lato delle nostre contrade, abbracciando le pareti tutte delle case fin quasi al tetto. Ma quel che piu importa infine noi sappiamo che in mezzo a questa maggiore abbondanza di luce noi dobbiamo attenderci un risparmio di spesa. Se non che colla introduzione dei battelli a vapore non fuvvi esitanza alcuna pel sistema unico che si presentava da seguire, mentre 1" illuminazione a gas potendosi ottenere da diverse materie e con diversi processi , resta ancora ad esaminare quale sistema possa essere nella Lombardia nostra a preferenza adot- tato. Due societa egualmente rispettabili si sono pre- sentate a contendersi I'onore ed il guadagno di que- st'impresa. Assistite e Tuna e I'altra da valenti ar- tefici hanno entrambe dato un saggio del loro diverso sistema d'' illuminazione, Tuna al teatro de'Filo-dram- matici, T altra alia birreria vicina al dazio di Porta Orientale. Distinguendo le societa dal si to ove ebbero luogo gli esperimenti, direnio che per quanto comu- nemente si disse, e per quanto si e potuto arguire dagli etfetti dell' esterna illuminazione, sembra che la Societa del teatro abbia seguito il nuovo processo di Selligue estraendo il gas dalla decomposizione del- Tacqua, combinata coH'idrogeno prodotto da ma- terie oleose , e si sa che la Societa della birreria ha adoperato in parte il carbon fossile delle miniere di Saint-Etienne , ed in parte la lignite indigena del Vicentino, servendosi egualmente per combustibile di lignite nostra. Noi non renderemo conto dell'esame tecnico portato sugli esperimenti fatti al teatro ed alia birreria da una dotta commissione nominata dal nostro Municipio, volendo rispettare uuo scrutinio il cui giudizio Uev' essere alle autorita riservato , nia V A R I E T a'. 41 3 potremo beiisi dire che Tuna e I'altra societa hanno dimostrato come Tarte d' illuminare a gas e in oggi portata ad un grado tale di perfezione da potere senza esitanza applicarla ai bisogni nostri. E specialmente parlando degli espcrinienti fatti alia birreria diremo che ci hanno sorpresi la forza e Tin- tensita di luce delle fiamme, maggiore forse di quelle del teatro, in quanto die ci e noto che la luce del gas tiatto dair olio supera di forza quella del gas ot- tenuto dal carbon fossile; per il che bisogna attribuire i soddisfacenti effetti di quegli esperimenti alia pe- rizia degli arteiici costruttori dell' apparato , la cui maestria giunse a tanto, che privi di macchine po- terono e quasi all' improvviso illuminare a gas por- table la citVa di S. M. che coniparve al gran teatro della Scala alia tine dell'lnno nazionale la sera che I'Augusto Sovrano Tonoro per la prima volta di sua presenza. Dopo i seguiti esperimenti sembrerebbe che alia autorita altro piu non ri manga che di decidersi fra le emule societa dietro il risultato del giudizio tec- nico e sul progetto che offre il miglior partito. Ma cio non basta, ne basta neppure a parer nostro che le autorita si assicurino della sufficienza dei mezzi degl' intraprenditori, e si pongano per garanzia in possesso del materiale costituente T apparato delPil- luminazione ; egli e mestieri che sieno convinte del probabile utile andamento dell' impresa, giacche se per caso le speranze delle Societa andassero fallite , a che servirebbe per esempio al Municipio I'avere una quantita di ferro usato di poco o nessun valore a fronte delfimbarazzo di ulteriormcate provvedere? Egli e pur mestieri che le autorita rivolgano le loro idee all' influenza che secondo i diversi processi il consumo della materia prima puo avere nelT inte- resse stesso delle Societa intraprenditrici e nella pub- blica economia. Dicesi iiell" interesse stesso delle So- cieta, perche quanto maggiori saranno le loro risorse, 414 "^^ A R I E T A . tanto pill sara sperabile il generale vanlaggio; e nel- recononiia pubblica, ripetasi, pci-che in faccia ad unautorita deve entrar sempre nei calcoli della pre- fcienza quel sistema die piii d'ogni altro favorisce ]a nazionale industria senza aggravarci di un niaggior commercio passive. A qiiesto panto sembrerebbe scioka la questione. L' olio e un prodotto indigene , e qualiinqiie ne sia il prezzo sara sempre considerate, anche nei bisogiii del- r illuminazione a gas , come infinitamente al disotto del costo del carbon fossiie. L' olio e un prodotto indi- gene, e r uso di esse allmenta T agricoltura, T indu- stria nostra, mentre T uso del carbon I'ossile ci pone setto il peso di un commercio passive. Anche il cav. Aldini nelle sue Memorie suir illuiuinazione a gas dei teatri cadde nell' errere di credere che in un paese fertile come la Lembardia Fuse dell' olio nei nuovo sistema d' illuminazione servir dovesse a molti- plicare il prodotto di molte piante indigene atte a fornire olj pece costosi , ad arricchire Tagricoltura della lore celtivazione. Nei ammettiamo senza diffi- colta che, iselatamente ragguagliato, il prezzo dellelio occorrente per un date numere di fiamme a gas sia minore di quelle del carbon fossiie, sebbene si possa dubitare del contrarie, ma per quante minore le si ritenga e per la societa tutte perduto, mentre il prezzo del carbon fossiie e esuberantemente compensate dai varj prodotti che se ne ettengono colla distillazione. II prezzo dell' olio varia in commercio a misura del raccolto, e puo variare alia dilTerenza perfino del dop- pio costo; ed una Societa d' illuminazione a gas tratto daU'olie puo avere incominciata la sua impresa sotto faverevoli auspicj e trovarsi poco dope delusa nei suei calcoli. Gl' immensi sotterranei serbatoj del car- ben fossiie e della lii>,nite all" incontre non temono gF influssi atmesferici ; essi ci assicurane tutto quel raccolto che desideriamo per anni e seceli, ed una Societa d' illuminazione a gas fondata sul sistema del V A R I E T a'. 41 5 carbon fossile, fatti una volta i suoi conti, pu6 dire di averli fatti per una luiiga serie d' anni. L' olio e uu prodotto indigeno, e vero, ma non e tutto indigene quello che si consuma , ed il nostro pro- dotto non corrisponde al quarto dei bisogni nostri. Negli emporj di Viarenna e di Sostra Romana si da- ziano annua'.mente quasi un milione di libbre d'olio in gran parte da ardere che ci perviene da esteri Stati. Quantunque da noi V olio sia caro e quantunque siamo obbligati per averne di ricorrere agli stranieri, tuttavia questa passivita commerciale non ha spinii gli agricoltori lombardi a moltiplicare il prodotto na- zionale con piante indigene atte a tornire olj di poco costo. Che se anche si arrivasse ad introdurre fra di noi la coltivazione di queste piante oleifere, sic- come per la convenienza occorrerebbero olj di poco costo, questa coliivazione anderebbe certainente a scapito di piu utili prodotti. D'altra parte coirdlu- minazione a gas tratto dallolio, non facendosi che applicare al nuovo sistema Y olio che si risparmie- rebbe nell" illuminazione ad argand , non sarebbe per nulla variato 1' attuale stato delle cose , cosicche ci troveremmo sempre sotto T influenza di questo com- meixio passivo. Comperaudo in vece anche dalle straniere nazioni il carbon fossile, due rami di com- mercio passivo andianio a sensibilniente diminuire con rilevante utile del paese , come e nostro assunto di dimostrare. Ma vediamo prima di tutto se una Societa d' illu- minazione a gas, qualunque sia il sistema, possa utilmente siissistere in Rlilano. Per la pubblica illuminazione dclla citta occorre un migliajo circa di liamme. L'imprcsa potrebbe cal- colare su un altro mi2;liajo di fiamme, ritenuto che suU'esempio delle altre citta abbiano a prolittarne i teatri ed i pubblici stabilimenti, siccome ([uelli che principalmente devono sentire dclla econoniia del nuovo sistema ; e di questo economico sistema ben 41 6 API'ENDICE ITALIANA. lie potrebbcro approfittare lo Spedale niajigiore e gU altri niinori Spedali , gli Orfiinotrofj , il Pio Albergo Triulzi, le Case d" biduslria, Ic Scuole serali di di- segno, la Fabbrica di Tabacco, \l. R. Zecca, la Casa di correziorie, la Stainperia Reale, il Coilegio mi- litare , lo Spedale militare , le Caserme, il Semina- rio arcivescovile, i numerosi Collegi pubblici e pri- vati e tutti gli Uflicj infine clie ora riconer de- vono air illuminazione ad olio. Di cinque mila case esistenti in Milano paieccliie centinaja mantengono una lampada sotto I'atrio della porta, e ne lianno anchc sullc scale. II numero complessivo di queste puo calcolarsi a circa cinquecento. In Milano , se- condo un recente ed autentico prospetto statistico , esistono 14208 esercizj commerciali ed industriali alia portata tutti di approfittare della illuminazione a gas; alia maggior parte di questi occorre piu di un lume, ed a molti , come ai caflfe, stud], ma- a^azzini , manifatture ecc. occorrono otto , dieci e perfino venti lucerne; sicclie non sara esagerato il dire clie tutti questi esercizj assorbono da circa venti- mila fiamme per sera. In Milano vi sono pure in circa 36ooo fuochi o famiglie , alle quali il gas con- dotto o portato sarebbe di grande economia ; a niolte di queste occorrerebbe anclie piu d'una fianima; ma riteniamo questo numero. Da questo abbozzo si puo desumere che ardono in Milano piu di 70 mila fiamme per sera. Non diremo poi clie la Societa possa con- tare su questo numero, che sarebbe una veia pazzia il supporlo; ma da questo numero pero si puo isti- tuire un calcolo di probabilita per la Societa che po- trebbe stabilirsi in questi termini: Illuminazione pubblica Fiamme 1000 Teatri e stabilimenti » 400 Lampade agli atrj delle case » 100 Esercizj industriali e commerciali » 4000 . . . Fiamme 55oo V A R I E T \'. 417 Somma riportata. Fiarnmc 55oo NB. Col ridurre al qidnto il iiumero del bccchi, qucllo defdi eseiccnti pud essere ridotto alia decima od alia diiodecima parte, ritenendosi che gli esercenti I quail jicorrcranno allillumi- nazione a gas debboiio essere nclla maggior parte qiielli a cui abbisogna il maggior numero di fiamme. Fuochi o Famiglie » loco In tutto Fiamme 65oo E questo numero sta in favorevole proporzione con f{uelIo di Parigi, ove essendo la popolazione poco piii del quintiiplo della nostra, ima sola delle principali societa d'illuminazione a gas clie cola esistono, quella cioe del sobborgo Poissonniere , alimenta costante- mente trenta mila fiamme per sera. A Parigi Tabbonamento annuale per ogni fiamma e per adequato di 94 franchi, pari ad austr. lir. 108. 04. Supposto che la Societa nostra ci voglia far sentire qualche vantaggio e che, presa per ora in monte I'illuminazione pubblica a tutta notte e quella dei privati ad ore determinate, T adequato abbonamento si riduca per ogni fiamma a lire 100 austriache all" anno, la Societa avra in questo caso un introito lordo di 65o mila lire austriache all' anno. Questo calcolo ci sembra ancor troppo generoso ; diamo dunquc alia Societa soli 5ooo becchi ad accendere, ed un annuo reddito lordo di 5oo mila lire. Posto questo proba- bile introito, sarebbe ora necessario di conoscere c[uali possono essere le corrispondenti spese. La durata deirilluminazione dei privati limitata per adequato dall' Ave Maria alia sola mezzanotte , compensata la piu breve durata colla maggiore che si richicde in varj esercizj , come nei caile, alber- ghi ecc. puo stabilirsi in ore 5-^, ritenuto che un anno colFaltro noi abbiamo per questo periodo di tempo circa 1900 ore di notte in complesso. 4^8 V A It I E T a'. Ora 4000 fiamme clie quelle sarebbero dei privati accese per ore 5 | ogni sera equivalerebbero alia accensione di una fiamma per. . . . Ore 7,665, 000 La pubblica illuminazione della citta regolata a fasi lunari ha un' approssi- mativa durata serale di ore 6 ~ che corrispondono presso a poco in un anno ad Ore 2460 Aggiungiamo un terzo di ore laoo, difiFerenza verosimile che passa fra 1' illuminazione a fasi lunari e quella a tutta notte per le notti nuvolose e per altre cir- costanze che possano consigliare una compiuta illuminazione. . . » 400 Ore 2860 E queste calcolate sopra mille fiamme stanno alF accensione di una come i : » 2,860,000 Totale accensione. . . Oi'e io,525,ooo Secondo gli esperimenti eseguiti dal sig. prof. G. Vi- smara (i) per estrarre il gas dalfolio, onde ottenere col gas una fiamma della intensita di un argand e per un'ora di accensione occorre la distillazione di once 2 ^d'olio. Seguendo questo dato pel succen- nato orario, occorrerebbero libbre i, 118,395 d''olio, le qnali, conteggiate al piii infimo prezzo della giornata di soldi 17 di Milano, ossiano centesimi 75 la lib- bra costerebbero alia Societa austr. lir. 835o45 , co- sto veramente spaventevole a fronte dell' introito , il quale non starebbe che colla proporzionale spesa di 25 a So centesimi la libbra , lasciando aache ( I ) Delia illuminazione a gas estratto dagli olj e dai grassi. Esperienze e calcoli economici. Memoria inserita nella Bi- blioteca italiana, tomo a3.°, agosto 1821, pag. 2,27. V A K I E T \ . ^I() un ristrettissimo margine alle altre spese. Lo stesso professore avendo sottoposto alia distillazione anche le materie grasse le pin economiche, come la sugna, ha trovato clie una fiamma costerebbe sempre di materia prima soldi i ■- alPora, ritenuto il prezzo della sugna a soldi 8 la libbra. Anche secondo que- sto computo, date che si possa ottenere tanta sugna quanta basti ai bisogni dclT illuminazione e che colla ricerca che percio si piovocherebbe si mantenga alio stesso prezzo, la Societa dovrebbe spendere lir. 736/50 di IMilano pari ad austriache lir. 65o372. 40; spesa che neppure reggerebbe agl' introiti. Se cio fosse , il processo di Taylor di estrarre il gas dall'olio e dalle materie grasse sarebbe stata una vera chimera, come una vera pazzia per parte delle Societa che nelle loro olTicine a gas introdussero cjuesto sistema. Senza contraddire alia verita dei risultati datici dal sig. professore Visniara, noi repntiamo che i pro- gressi fatti nella chimica in questa parte ed una piii esatta e vasta applicazione pratica dei processi di- stillatorj abbiano in oggi d'assai ridotto il consumo di siniili materie per V estrazione del gas. Tuttavia noi manchiamo di tiati positivi per conoscere la vera quantita d'olio occorrente per estrarre una data misura di gas; che se attener ci volessimo a qnanto comunemente se ne dice, nella piu favorevole ipo- tesi le spese equiparerebbero gl" introiti. E si fu pro- babilmente per questo titolo che M. Selligue si studio di accornpagnare coll' estrazione del gas la decom- posizione dell'acqua onde economizzare nelle ma- terie grasse ed oleose. Quali risultati economici of- fra il nnovo processo di M. Selligne noi lo igno- riamo ancora, giacche nessuno , per quanto sappiamo, ne rese pubblicamente conto. Molto air incontro possiamo dire dell' uso del car- bon fossile nel nnovo sistema d' illuminazione. Le numerose Societa che hanno adottato nn tale sistema, i conti pubblicamente resi da varj stabilimcnti , le facili notizie che intorno a questo si sono potute 420 VARIETY. raccogliere ci inettono in graclo di dare con somma prossimita di precisione un conto delle risorse che trar puote una Societa dall' uso del carbon fossile , risorse che ben pochi finora conoscono. Riteniamo anche per la Societa della birreria lo stesso orario di accensione; e non ben sapendo in qual niisura sia stata nelle storte la mescolanza della lignite vicentina, onde non errar nei calcoli appiglia- rnoci al piu disperato partito, e poniamo che la So- cieta abbia fatto uso e debba far uso di tutto car- bon fossile. Secondo le notizie somministrate da alcuni die si dicono versati in questa materia, cento chilogrammi di carbon fossile della niiniera di Saint-Etienne da- rebbero ottocento piedi cubici di gas, e questa cjuan- tita basterebbe ad alimentare 200 tiamme per un'ora, oppure, per meglio stabilire i nostri conti, una fiamma per 200 ore. In quanto a noi riteniamo bensi che 800 piedi cubici di gas bastino ad alimentare una fiamma per aco ore, giacche equivalendo questo vo- lume a quattro piedi ciibi di gas per ogni fiamma e per ogni ora, in alcuni stabilimenti anche soli tre piedi hanno bastato-, ma non saremo si faciimente persuasi che il carbon fossile di Saint-Etienne sia tanto fertile di gas, per il che ci perm.etteremo di ridurre a 600 piedi cubici di gas il prodotto di un quintale di car- bon fossile, il che ne sembra piu in corrispondenza col comune prodotto di cjuesto combustibile, avuto anche riguardo alia decantata miglior qualita di quello di Saint-Etienne. Pvidotta cosi ad ore i5o la durata di una fiamma, T annua occorrenza di carbon fossile ascendera a quintali 70 niila. Calcoliamone la spesa raggnagliata sul costo di un quintale. Prezzo del carbon fossile di Saint-Etienne franco in barca al canale di Givores Franchi 2, 5o Condotta per acqua da Givores a Genova. » 1, 20 NB. Ill Francia non v ha dazio d espor- tazlone per questo articolo. Franchi 3, 70 VARIETA. 421 Sonima riportata. Franchi 3, 70 Scarico, carico e trasporto da Genova a Mi- lano compreso il dazio di transito » 4, 20 Dazio CC jntrodiizione in questi Stati ...» — o5 Scarico al masiazzino dello stabilimento . » — o5 In tutto al quintale Franchi 8 — Austriache Lir. 9 ao le quali moltiplicate per quintali 70 mila danno una spesa di austriache hr. 644,00c. Vediamo ora quah utih prodotti si raccolgono dal carbon fossile in se2;uito alia subita distillazione. Dai liquidi ammoniacali condensati nelle prime vie si puo ottenere uu sollato utilissimo alle preparazioni dei prodotti ammoniacali -, il sotto-idro-solfato di calce proveniente dalla depurazione del gas e un ottimo ingrasso quando polveroso , e se liquido puo utilmente impiegarsi nella malta, la quale cosi composta indu- risce bene e le2:a con masaior forza i mattoni die meglio resistono alle intemperie ; ma questi prodotti non essendo di gran momento, eliminiamoli dai cal- coli della convenienza. Un prodotto che incomincia ad essere di qualche rilevanza e il catrame, il quale o in natura, o ridotto in mastice a seconda del bisogno puo servire a molti usi , quando la forza dell' abitudine non vi si op- ponga. Esso puo utilmente impiegarsi nclle palafitte dei canali di navigazione e d' irrigazione , sia a connes- sione , sia a difesa del legno •, e di un intonaco di questo mastice possono essere rivesiite le sponde mu- rate dei canali stessi , quando V abitudine non voglia lasciar marcire e muri e legno ed annualmente so- stenere un' ingente s[)esa di riparazioni. Nelle cisterne dalle quali trapelano negli attigui ])ozzi drgli umori melitici cesserebbe questa incomoda comunicazione ove di cpiesto mastice ne fossero ricopcrti il siiolo e le parcti. Di graudissiuio utile tornerebbe nclla lab- bricazione dclle iiavi e del battcUi rjuaudo le unioui 422 V A R I E T A . del legno fossero combaclate mediante questo mastice e quando ne fosse ricoperto Testerno fondo; il nuovo mastice si proporrebbe anche pei niuri umidi e ni- trosi onde impedire clie V umidita trapeli. Di questo catrame si potrebbero coprire i canali delle acque pluviali per pieservarli dalla ossidazione , e di esso potrebbero con economia di spesa essere coperti i suoli de' terrazzi aperti all' aria. Tauta e la durezza clie il catrame acqnista esposto all' azione dell aria e delTacqua, e tanta la resistenza a qualunque vo- luminoso carico, che in oggi serve in Francia a coprire le strade; e si esteso ne e I'liso cola che non bastando quello prodotto dalle proprie officine , una casa di Parigi prcsentendo che in Milano si andava ad in- trodurre I'illuminazione a gas, e nell'idea che il gas venga estratto dal carbon fossile , si diressc ad una accreditata ditta di commercio di qui perche accapar- rasse tutto per lei il catrame che ne escirebbe. Come possano reggere nella convenienza della casa di Pa- rigi le spese di trasporto, noi nol sapremmo, ma il fatto intanto e certo. Da un conto reso della illuminazione eseguita in uno spedale di Parigi, ed in uu tempo in cui anche cola non erano abbastanza noti i vantaggi del catrame, si rileva che dalla vendita di quello prodotto da ec- tolitri 3 120. 5o di carbon fossile, equivalenti a quin- tali 2496.40 (i) si ricavarono franchi 3i52. 35, pari ad aust. lir. 3626. 40. Su questo dato la Societa della birreria potrebbe dunque sperare un proporzionale utile di piu di 1 00 mila lire austriache all' anno. Ma il pill prezioso prodotto proveniente dalla di- stillazione del carbon fossile e il cnke che puo so- stituirsi con immenso vantaggio al carbone di legne, giacclie in quantita pari arde di un fuoco assai piu intense e non diff'onde ne fumo, ne odore. Che arder debba di un fuoco piu intense lo si desumerebbe dallo (i) L'ectolitro corrisponde a 80 chilogramrai di carbon fossile. . , , , , V A R I E T a'. 423 stesso suo peso specifico a frotite di quello del carbone di legne. Ua moggio di coke pesa chilogrammi 98, mentre un moggio del niigliore carbone di legne forti non pesa die da 53 a 64 chilogrammi. Questi vantaggi non sono sfiiggiti ad alcuni avve- duti manufatturieri nostri , e noi sapplamo da buona fonte che una commissione di coke e gia stata data in Inghilterra, vista la convenienza e nella qualita e nel prezzo , tutto calcolato , a fronte dell' ecccssivo costo del carbone nostro. Una volta clie coll' attiva- zione dell' illuminazione a gas venga posto in com- mercio questo eccellente surrogato al carbone di le- gne , la Societa si sara procurata una vistosa rendita, la quale dovra farsi anco maggiore, ove, come ne ab- biamo feima iiducia, anderanno anche da noi in attivita le strade ferrate , alle quali essendo per le macchine locomotive necessario il coke^ la Societa dell' illumi- nazione avra ad esse preparato un essenziale ele- mento. Non bisogna dimenticare 1' importante scopo cui sembra mirare I'istituzione di questo sistema d'il- luminazione. Che se I'impresa delle strade ferrate , mancando da noi il coke , dovesse ricorrere altrove per averlo , noi ci troveremmo impegnati in ua nuovo commercio passivo senza quell' utile correspet- tivo che si presenta ricevendo dalla Francia o dal- ringhilterra la materia prima, come andremo fra poco dimostrando. A quanto presuntivamente possa ascendere il pro- dotto in coke ora lo vedremo, ma perche il seguente conto non sorprenda i meno istrutti , ci e necessario premettere die il coke ottenuto dalla disiillazione del carbon fossile, sebbene diminuisca di peso, aumenta di volume non meno del 25 e non piii del 5o per cento a fronte dcUa materia prima. Da un prospctto di entrata ed uscita dell' oflicina reale di Parigi del la illuminazione a gas tratto dal carbon fossde olTerto da quel direttore Berard ed inserito negli Annali di fisica e chiniica del marzo 1825 si raccoglie che da ectolitri 20687. 5o di carbon 424 V A R I E T A . fossile si ottennero ectolitri 40 161 di coke^ cioe 140 patti cli coke sopra 100 di carbon fossile. Nel conto reso dell' illuminazione a gas dello spe- dale di S. Luigi s" indica un prodotto in coke di ecto- litri 2920 sopra ectolitri 1999. 76 di carbon fossile distillate, e quindi il 146 e piii per cento. In un dizionario di lisica di recente stanipato a Vienna si legge clie nel 1828 a Londra esistevano 47 gasometri della capacita totale di 917940 piedi cu- bici alimentati da i3i5 storte a cilindro die impie- gavano annualmente 33 niila chaldrons di carbon fos- sile e produccvano 41 mila chaldrons (i) di coke , au- mentaodo per tal modo il coke in volume di circa il 25 per cento. Prendendo un termine medio di questi tre dati , r aumento presuntivo in volume del coke sarebbe del 37 per cento, per il che la Societa distillando in un anne 70 mila quintali ossiano 87600 ectolitri di carbon fossile otterrebbe circa 120000 ectolitri di coke , quanto a dire 64700 mo2:;2;ia milanesi (2) che la Societa porrebbe in commercio ogni anno. Noi ora paghianio il carbone di legne forti lir. 6. 5o austriaclie al moggio. Di piu dovrebbe valere il coke se del carbone di legne e tanto migliore ; ma rite- niamo che posta in commercio una riflessibile quan- tita di questo surrogato , il carbone di legne possa subire un ribasso , e che la Societa volendo pel coke stare col carbone in concorrenza di prezzo , debba ridurlo a lir. 6 al moggio , il prodotto del coke dara sempre alia Societa lir. 028.200 austriache alfanno. Ag~ giunte le lir. ] 00,000, ricavo del catrame, il prodotto totale sommera a lir. 428,200 austriache , e detratte (i) II chaldron e in Inghilteri-a una misura di capacita particolare pel carbone , la quale coriisponde a metri cu])i 14. ^ secondo le niisure del Balbi, ed a piedi cubi 58 -j^ secondo il Camhiste universel. (2) Un ectolitro coiTisponde a 7575^ di un moggio mi- laiiese di carJjone. . , , V A R I E T A . 423 qucste dal primitivo costo del carbon fossile in lir. 644000 si riduna a sole lir. 216800 la spesa della materia prima. Cosi e , e cosi devc essere se dal conto reso della illuminazione seguita nello spedale di S. Luigi la spesa del carbon fossile , quello compreso servito per la combustione, fu di lir. 14045. 98. ed il ricavo del coke e del catrame fu di lir. iSiji. 60 con una ditferenza di sole lir. 6- 3o per cento ; se dal prospetto del di- rettore della oflficina realc Berard risulta che a fionte di una spesa di lir. 126222 in carbon fossile si ot- tennero dai prodotti lir. ii566i. 60, sebbene una cpaantita di catrame fosse in quelf anno rimasta in- venduta ; se in fine il celebre Davis ritcneva la di- stillazione del carbon fossile come un utile processo chimico per estrarre da questa materia prima pro- dotti di maggior valore indipendentemente anche dalla illuminazione a gas. In una sua relazione inserita nel Philosophical Magazin V. 33, pag. 433, egli assicura che trovava tutta la convenienza neir estrarre pei suoi forni di calce e di mattoni il coke colla distillazione del carbon fossile, anclie perdendo quasi intieramente il vantao;crio del gas illuminante. e'er" _ o Che se poi, oltre le accennate risorse che presenta r uso del carljon fossile neU'illuminazione a gas, noi terremo calcolo del risparmio che la Societa potra ot- tenere mescolando con esso la lignite nostra, avremo maggior fondamento di credere che in IMilano una Societa d' illuminazione a gas tratto dal carbon fossile ridotta anclie alia sola impresa della pubblica illumi- nazione possa , prosperando, suFsistere. Ma a tutti questi vantaggi non potremmo noi ag- giungere la speranza di un carbon fossile indigcno ? E perche non potra averne questa terra Lombardo- Vcneta mentre ne abbondano f Inghilterra e la Fran- cia ? questa terra cui la natura ha concesso , ben si potrebbe dire, i prodotti tutti c vcgetali e iiiincrali d' Europa ? UlU. Ttal T. XCI. 28 4:^6 V A R I E T a'. Fin quasi a' di nostri si credette io stagno un pro- dotto esclusivo delF Inghilterra ; ora ne da la Ger- mania in abbondanza , e la Fiancia ne trovo pure niediante le ricerclie fatte per conto di quel governo. Cosi del carbon fossile non se ne ebbe per molti anni traccia alcuna in Francia. Le inutili ricerche fat- tene dal 1746 al 1789 avevano tutti persuasi che non esistesse rola questo combustibile , che tutto si traeva dairinghilterra. Allorche la Rivoluzione chiuse le porte ai prodotti delle isole Britanniche, la Francia trovo nel suo seno tanto carbon fossile da non piii averne ad addomandare alia sua vicina. Gia da lungo tempo i progress! dell' agricoltura hanno da noi fatto sparire moiti boscbi , e gia da lungo tempo scarseggiamo di legne, sicche siamo ob- bligati di provvedercene sui monti sardi; e sono pure molti anni che s'indico come surrogato la torba e la li- gnite. Un editto del a maggio 1785 propose dei pre- mj per Y estrazione della torba ; la natura stessa of- friva alia superficie del suolo questo prezioso pro- dotto giacente ozioso a danno dell' agricoltura stessa. L' abate Amoretd indico i numerosi e ricchi empor^ di torba e di lignite della Lombard ia ed insegno il modo di usarne come surrogato alle legne ; eppure tutti rimasero ncghittosi. Noi paghiamo a prezzo esorbitante il carbone di legne, eppure sono piu di 70 anni dacche in Germania , ove le legne sono meno scarse ed a migliori patti , si carbonizza la torba coi fornelli inventati nella contea di Wernio-erode. Sono pochi anni che si offerse all' esposizione dei prodotti d'industria pres&o I'l. R. Istituto di IMilano il modello di un forrio per corbonizzare la torba, ma quel mo- dello non ebbe di vita che i giorni dell'esposizione. Finahvjente F utile uso della torba incomincia an- che da noi ad essere conosciuto ed esperimentato , nelle numerose nostra filande specialmente. E se le cose progrediranno di questo passo , noi vedremo fra non molto disputarsi a viccnda quel prodotto che tutti e per tanto tempo lianno disprezzato. VARIETY. ^27 Elia di Beaumont iiivestigando suUe aiitiche rivo- liizioni subite dalla superticie del globo, e sui di- veisi sistemi delle montagne che da esse nc j)nte- vano derivare, concliiiise clie ncll' Italia supcrioro , nella quale e pur coinpresa la Lomljardia nostra, non vi potevano essere grandi masse di combustibili pro- prj ai diversi bisogni delle arti (i), e dieiro lui ripe- terono alcnni dei nostri che da noi non vi potevano es- sere grandi masse di combusiibili. I cavi di Ledc e del Vicentino hanno in quanto alia lignite smentita Topi- nione del geologo franeese. Alcuni Olandesi e Belgi sono venuti a fare una passeggiata sui nostri monti c ci hanno detto che da noi non vi e carbon fossile, ed i nostri vanno ripetendo che da noi non vi e carbon fossile. I numerosi indizj adnnque di carbon fossile addi- tati da un Corniani presso il Vicentino, da un Bevi- lacqiia-Lazise nel Veronese , con faticose montane ricerche , saranno cs?i tanti sogni , tante illu&loni di quegli illustri geologi ? E I'Accademia di Verona nel premiare la Memoria del Bevilacqua , e I'analisi chi- niica in essa dataci dei fossili di quella provincia , avrebbe prerniato un visionario? Saremmo noi pure forse caduti in quci pregiudizj che gia regnarono in Francia anche fra i dotti e che tanto ritardarono a quella nazione una sorgente d' industriale ricchezza? Creda ognuno cio che vuole, in quanto a noi ri- peteremo sempre con Corniani e Bevilacqua che f:- nora i privati speculatori con arrischiata profusionc di danaro intrapresero degli scavi alP azzardo e senza principio alcuuo di solida scienza e di pratica. Le osservazioni di quei valenti geologi noi le ap- plichiamo specialmente alle ricerche del carbon fos- sile, e siamo d'avviso che consolidate una volta fra (i) Sulla giacitura del carbon fossile in Europa, Memoria di G. Colcgno. Traduzione con note di G. Bahamo-Crivelli. — Mikuio, 1 838, Societa tipograjica de' Classici italiani. 428 T A r. r E T x\ noi Tuso finora incerto di questo combustibile, al- lorquando i nostri speciilatori col confronto del prezzo al quale lo si vende negli esteri Stati potranno fare un esatto calcolo suUa convenienza di aprirne una mi- niera d' indigene, il carbon fossile sorgera dai nostri monti come sorse in Francia dopo essersene negata per lunga serie d'anni Tesistenza. E se pure numerosi indizj di carbon fossile si tro- vano nei monti di questo regno Lorabardo-Veneto , come ne fonno fede i distinti geologi che abbiamo teste nominati, ed ai quali non potrebbe nemmeno rimproverarsi un equivoco suUa ricognizione tecnica di questo combustibile, possiamo con fiducia lusingarci di un abbondante prodotto. Le opere della natura sono grandiose, e certamente qnesti indizj ci dicono che cola la natura nasconde nelle viscere della terra i vasti magazzini di quella materia che come cam- pione ci mostra a fior di suolo (i). Ma supponiamo pur tolta ogni speranza di carbon fossile indigeno, noi potremo sempre dimostrare die anche traendo da altre nazioni questo combustibile per r illuminazione a gas si avra fatto un bene al paese nostro, ed eccoci finalmente a provare il pro- postoci assunto. Per una tiamma ad argand delle lanterne che illu- minano le nostre contrade basta ogni ora un'oncia d'olio purificato; ma trattandosi qui che la maggior parte dei privati si serve di olio d' ulivo che e quello appunto che acquistiamo altrove, il quale arde in (i) Veniamo assicurati che una societa di azlonisti in- glesi slasi oi'ganizzata per lo scavo del carbon fossile sul monte Bolca nel Veronese, e stia gia trattando per la ces- sione col proprletario del terreno. Una Societa per gli scavi del carbon fossile nel regno Lombardo-Veneto esiste da alcuni anni a Yenezia, e unVltra formatasi a Milano ha teste ottenuta f approvazione tld- ri. R. Governo, V A R I E T A . 429 quantita maggiore, e trattandosi che i caminetti de- gli argand delle civiche lanterne hanno solo sei punti del braccio niilanesc di diarnetro, mentre piii 2;ene- ralmente il diarnetro dei caminetti e di 7 e peifino di 10 piinti, bisogna calcolare almeno un'oncia ed un ottavo d'olio per ogni ora e per ogni fiamma. Ritenuto sempre che al supposto orario di accen- sione siasi supplito colla illiiminazlone a gas, noi avremo rispariniate libbre 406808 d'olio d'ulivo tratto da estero suolo e per conseguenza il passive tributo di circa Austriache Lir. 400,000 Surrogate il coke al carbone comune, noi avremo risparniiato di quest' ultimo moggia 54700. Non e pero al carbone che noi intendiamo di riferire il risparmio, ma sibbene alia legua che con questo surrogate del carbone si venderebbe in natura , e die come tutti sanno noi abbiamo in gran parte dai bosclii Sardi. Un moggio del miglior carbone di legne forti non pesa piu di 70 libbre; e per avere 70 libbre di questo carbone occorrono libbre 2^80 di legne, e per tal modo 1' indicata quantita di coke supplirebbe a circa 160 mila fasci di legne forti che noi non avremmo piu bisogno di avere dagli altri. Dato il prezzo delle legne forti che si paga in Piemonte lir. 2, 5o al fascio, andando le restanti pel trasporto, dazio e guadagno dei mercanti, il rispar- mio ascenderebbe ad altre » 400,000 E cosi in tutto Lir. 800,000 Contrapponiamo ora il costo del carbon fossile (i) in * » 56o,ooo Risultera in ultima analisi una dilTe- renza di Lir. 240,000 (i) Mentre pei partlcolari conti della Societa intrapren- tlitrice si e indicato U costo totale del car]jon fossile, lo si 43o T A R I E T \. delle quali andercbbe gia ad iitilizzare la citta nostra sul suo commercio passive. E con cio sembraci di avere concludcntemente provato come Tatdvazione in Milano della illuniinazione a gas tratto dal carbon fossile puo reggere e neirinteresse ddla Societa in- traprenditrice ed in quello della pubblica e privata cconomia. Non e per altro pcnsier nostro di escludere onnina- mente T altro metodo d'illuminazione a gas, e po- trebbe anche avvenire clie il sistenia adottato dalla Societa del teatro presentasse risorse tali da superare i vantaggi tntti clie vengono dall'uso del carbon fossile, ii clie non vogliamo nemmeno ritener come difficile nella favorevole idea die abbiamo sempre concepita dei progressi delF umana industria, per il clie ci ristiamo da qualunque conclusionale, da qua- lunque voto. II solo voto clie ci rimane si e clie vengano ac- celerati i preliminari per I'istitnzione del tanto ntile nnovo sistema d' illuniinazione, qualunque sia dei due process! che le autorita crederanno di preferire, e clie il nuovo sistema venga alia citta tutta esteso, onde sollecitaniente possa il pubblico godere dei ri- proniessi vantaggi di luce e d'economia, e veggasi fi- nalmente anclie nelle contrade nostre convcrtita la notte in un brillante mattino. R. P. F. ' • '■ IS nova era chimica. L'espressione, della quale abbiamo formato il titolo al presente articolo, usolla il celebre Liehig (i) a fine di si- gnilicare il pregio di una scoperta del sig. Wohler, per la quale fu primamente diinostrato come per Funione artifi- ciale di appropriate sostanze ottener si possa un composto riduce qui a sole lire 8 al quintale, non potendo considerarsi come un tribute ad esteri Stati quella parte di prezzo clie circola nel regno per I'interno trasporto e movimento del combustibile. * , (i) V Institute n." 240, 2, a out i838. V A R I E T A. ^5 1 non altrimentl per Iq innanzi conosciuto se non qual pro- cluzione delP organismo aniniale. E gia a cjuel primo un al- tro esempio si aggiunse cU una pari artilicial generazlone cU materia conforme a certa tale consneta a procedere dal- r anlmale vitalita, e il medesimo sig. Lielilg molt'' altri si- mili esempl aspetta da'' progressi della chimica organica. La sostanza ottennta artiiicialmente dal Wohler e I'urea, ch'' e tal materia la quale ogtiora fa parte dell orina umana. Ei la produsse comljiuando insieme acido ciauico ed am- moniaca, i quali da jjrima (come osservaroiio congiunta- mente i suddetti Wohler e Liebig ) formano un cianato d'' ammoniaca , analogo agli altri sali ammoniacali , di tal fatta cioe die alia sua l^ase puo sostituirsi un^ altra base, e un altr^ acido al suo acido; e in appresso si conducouo a quella nuova suddetta maniera di reciproca combinazione, nella quale non e piii dato di scoprire traccia d'' ammo- niaca o d' acido cianico. II secondo conforme esempio d'' artificial produzione pari a produzione animale ottiensi dall azion reciproca del cia- nogene e dell^ acqua , poiche n ha origine acido allantoico ( die puo considerarsi come formato delle due suddette so- stanze ) cioe un acido non dissimile a quelle die si ri- scontra nel liquido somministrato dairallantoide. Meritamente si fa molta stima di questo genere di scoperte. Pareva infatti die si proprio fosse di certi organi e delle loro funzioni il produrre certe sostanze, die altrimenti non fosse dato ottenerle. Ed ecco in vece come Tarte valga anch'' essa a produrle , dimostrando cosi die V organo e la vita non sono salvo die mezzi disponenti alia formazione di dette sostanze, e die questa propriamente diperide dalle doti attrattive degli atomi, ond'essa abbia elTetto ogiii qual volta a tali doti sia concesso a un certo determinato mode farsi operose. Quindi ne appaie come le jiroduzioni di die si tratta siano state in certa qual guisa tolte alF assoluto doininio della natura , e ridotte a soggiacere anche airim- pero deir umana sagacita. II die massime importa rispetto alle produzioni die sono causa di morbosa affezione, com' e principalmente 1^ acido ui'ico , generatore di calcoli e d'ar- tritidie concrezioni. E appunto le cliimidio imiagini si vol- gono ora premurosamente alF acido suddetto , ed alle sue relazioni con altre produzioni die gli sono compagne den- tro r orina alio stato sano o morboso , quali sono 1' urea , 43a V A R I E T A '. gli ossidi cistico e xantico, e Tacido ossalico; e 1 chimici ne concepiscono la speraiiza di poter con qualche nuov arte pervenire a disciogliere i calcoli nella vescica senza F ap- plicazione di forze esterJoii, rendendo cosi alPumanita nno de"" piix gi-andi beneficj ch'' ella sta dalle scienze aspet- tando. Archeologia. II ch. signer Bartolomeo Kopitar uno dei custodi del- r I. R. Bililioteca di Corte in Vienna si e compiaciuto di farci pervenire la seguente lettera a lui indirizzata da nn valente coltivatore della scienza arclieologica il sig. Giam- pietio Secchi della Compagnia di Gesiii e noi volentieri la pubblichiamo. Pregiatissimo Signore, Le scrivo in questa lingua , perclie so clie la conosce al pari di qualnnque Italiano , ed e pur questa la minima delle molte cognizioni che rendono celebre il sue noma fra i letterati d'' Europa. Grata fu la sorpresa clie io m^ ebbi nel ricevere non ha guari vin bigliettino dalFamicissimo sig. ab. Theiner, nel quale mi signiiicava un suo desiderio di sapere da me, se ho fatto altro intorno a"" pesi romani conservati nel nostro museo in adempimento d^ una mia promessa nelF illustra- zione della Bilibra Kircli6riana. Le dico aduncpie che ora in tre siamo fortemente occu- pati, per quanto ci permettono le altre fatiche ordinai-ie, nella pubblicazione delle monete libbrali ed unciali, che senza forse e la serie piix splendida e copiosa de' monumenti che abbiamo. L'' esame di quella delicata quistione che accennai nel mio opuscolo, e da me rlserbato al tempo, in cui da- remo fuori tutta intiera insieme la serie de' pesi e delle misure , sia pei solidi , sia pei liquidi , ed anche delle sta- dere e bilance che presso noi si conservano. Avverto pero fin d' ora che un"" esattezza matematica in questi computi ricavati da"" monumenti non e sperabile , ma un' approssi- mazione certa , che serva di regola nella pratica , scegliendo il computo medio fra due estremi , presentato per verita dal maggior numero de'' monumenti , mi sembra slcura, etl io credo clie non si possa pretendcre di piix dagli archeologi. V A E I F, T \\ ^33 Questo e lo stato in cui siamo cjiianto ai pesi del nui- seo : tuttavia non ho taciuto affatto in questo genere. Fra breve sarii stampata una mia dissertazione sopra le sigle de"" pesi e delle misuie , che s' incontrano nella grande in- scrizione latina di Stratonicea , contenente il decreto del- r imperatore Diocleziano dc rerum venalium pretiis, pubbli- cata da diversi eruditi, ma finora inesattamente da tutti. Potra riscontrarla fra le inscrizioni cristiane del Marini nella Collezione Vaticana del cardinale Mai, torn. V, pag. 296-315. Mi fece preghiera di questo lavoro il sig. mar- chese Giuseppe Melchiorri che la illustrera nuovamente dandola secondo un esattisslmo facsimile. Ivi troverii nella tarifla de'' cereali le sigle K. M. che fanno un curioso con- trasto coUe altre ITAL. M. per misura d^altri generic ed io qxii le indichero brevemente la mia spiegazione. Ho stabilito adunque colie autorita di uno degli scrittori agrarj del Goesio, e dei due ippiatrici Pelagonio ed Absirto che oltre alle misure Ituliche esistevano presso i Romani le misure Kastrensi e che le prime due sigle debbono in- terpretarsi Kastrense 3Iodium, e le altre due JTALicum Alo- dium. Di fatto negli agrimensori del Goesio a pag. 3 1 1 sotto la rubrica De lugeribus metiuiidis abbiamo Kastrense, o come legge il Goesio, Castrense iugeriim qiuidratmn hahet perticas CCLXXYIII. pedes autein quadrutos XXYIII. DCCC. e poco dopo a pag. 3 12 sul principio Itaque Kastrense iu- gentm capit K. modios III , donde provasi chiaramente die il K. nel marmo di Stratonicea congiunto coUa sigla del Modium, altro non puo essere fnorche la sigla della voce Kastrense^ e di piii, che oltre al modium Kastrense vi era pure il lugerum Kastrense. Egualmente chiara e la testimo- nianza di Pelagonio nel capo LI della sua Veterinai"ia sco- perta da Giuseppe Sarchiani in un codice della Riccardiana e pubblicata da Carlo Cioni in Firenze nel 1826. Egli pre- scrive un rimedio per la magrezza de cavalli, ad Maciem, in questi termini : — Aliud quod pauperes, sed diligent.es fa- cere possunt. — Triticuni torrefactwn mixtiim aqnce mulscB diurnum MODIVINI KASTRENSE]\I prxhebis diebus ultra vt- ginti, vel quot iolueris. Finahnente Absirto citato dal Du Fresne nel suo Glossarium medicB et infimce Grceci talis, t. i, pag. 6o5 ci da non solo il modium ma ben anche il Semo- lUum Kastrense, dicendo in una sua ricetta ippiatrica: o't^ov 484 V A R I E T a'. Y,}J.i}io§iov KA2TPH2I0^ ta-ipoLC,^ y.xi rifLi/jLohov tco&fv, I'vx y^X^' hjjLSpav MOAIOTS KA2TP1I2I0N iV^/r) rh y.rr^yo^. L'esl- stenza adunque di queste misure ad uso della milizia e prorata : resta jiero la grave difficolta, perche mai in uno stesso inarmo s"" abbiano da ricordare due nioggia uno KA- STRENSE, e Taltro ITALicnin se non erano misure di- verse, e dovendo essere diverse in che differivano? Id rispondo che erano veramente diverse , e die le mi- sure kastrensi erano il dopplo magglori delle misure ituliclie. Lo argomento da un passo di S. Girolanio nel suo commen- tario ad Ezechiele (lib. i. c. iv), dove distingue due se- star] r uno Itolico e T altro Kastrense doppio del primo , poiche parlando deirebraica misura ]'n frequeate nel sa- cro testo dice: Hin duos yoy.c, atticos facit, (juos nos appel- lare possumus DUOS SEXTARIOS ITALICOS , ita ut HIN mensura sit iudaici sextarii, nostrique KASTRENSIS cujus SEXTA PARS facit TERTIAM PARTEM sextarii italici. S. Girolamo avra potuto sbagliare circa delF HIN ebraico, ma non circa la misura del sestai'io Castrense, che potea A'erilicare a sua posta. E siccome tutte le antiche misure erano in esatta proporzione fra loro, e certo che se il se- stario castrense ei-a il doppio delPitalico, tale dovea pur essere il moggio , il mezzo moggie, il lugerum e le altre. Ecco in breve la mia scopertuccia , che non sara inutile : io fin d''ora anticipo a V. S. i piii distinti ringraziamenti, e ijregandola a comandarmi di tutto cuore me le protest© Dal Collegio Romano il 10 agosto i838. Dj V. S. lUustr. Servo ed Aniico Giampietro Secchi S. I. F. CARLINI , T. TUMAGALLI 6 G. Brvgnatelli, dlrettori ed editori. Pubbllcato II di ii dlcembre i838. Blllaiio , dalt I. R. Stamperia-r 435 tistratto delle osservazioni vieteorolog'idie fatte alia nuova torre ostronomica delV I. R. Osservatorio cU Brera all' allezza di tese i3,6a (metri 26,64) suir orto hotanico . e di tese 75.48 {inetii 147,11 ) snl livello del mare. SETTEMBRE i858. B A n 0 METRO del Aci lidutlo alia lenif teiaUua + 10° R. I2''S Direzione ito. 12'' s ] G'' ni — 9'' "> 0'' 5''s 6''s 9"s 6''m 0^' ,.,.11. 27 1.11. 9,5 ],n. 9,^ 9.8 lin. 9,5 94 9,8 liu. 1 0,0 M E E S E s N E 2 27 10,0 10.4 10,1 9,7 9,5 9,7 9^7 E N E E iV E s N E 0 27 9,« 10,0 9^9 9-> 9,7 9-8 10,0 N S N N E 4 27 10,2 10,2 9,8 9,5 9,5 9,5 9,6 N E s N 0 b 27 9:5 9fi 9.5 8,5 8,5 ^t 8,5 N E s 0 E S E N 0 6 27 7/- 7.6 7,5 7-0 6,9 7,0 7,' E E E E 7 27 1'.^ 7.1 7,0 6,5 5,9 5,8 5-7 E E S E E E S 27 6.0 6.4 6,8 6,9 7,5 7-8 8.5 E S S E E N E 9 27 8,6 94 9,6 9,7 9,7 9,8 9,6 E E E N E 10 27 9,2 «:9 8,4 7-9 8,5 9,0 8,9 N S 0 0 N 1 1 27 9'i 9.4 9,5 9,4 9',6 9-7 lO.U N > \ E N S 12 27 10,0 10,4 10,5 10,'i 10,6 10. q '0,9 > ^• E N ^ N Pi E ID 27 io,q 1 0,9 /o,6 1 0,4 10,4 10,6 10,5 N N 0 E E S E '4 27 10,5 10,7 10,3 9,7 9,6 9,' 8.6 N 0 >• E S S i5 27 8,5 8,5 8,6 8,9 8,9 9,5 9,3 S N N 0 S >• 0 >• E 16 27 9,5 9-^ 9,^ 9,6 9,4 94 94 N E > E N 17 27 q,i 9,2 9,0 8,6 8,7 8,8 8,9 > 0 S 0 s 0 s 0 18 27 9^0 9.5 9,2 8,8 8,8 9,1 9,2 N 0 s 0 N N E iQ 27 9i^ 9-7 9,b I), 2 9,2 9,5 9,2 N E s s u E X 20 27 8,9 9,1 9,0 8,7 8,5 8,7 8,5 N i> E £ Jf 0 ■XI 27 8,1 8,1 7,9 7,3 7,2 7,2 6,9 N 0 N 0 S E 22 27 6,2 6,5 6,3 6,2 6,4 7,0 6,8 N E N E N E N 20 27 7," 7,0 7,2 7,1 7,0 7,4 7,3 > 0 s s 0 s 0 N M 0 24 27 7,(^ 7,« 7,7 7,2 6.9 7,3 7,i N 0 0 0 0 s 0 25 V 7,5 7,9 8,0 7,8 8,1 8,5 8.8 N 0 > 0 0 N 0 2(3 27 9'2 9,8 9,8 9,6 9,7 10,0 10,0 N 0 N 0 E S E >• 27 27 10,0 J 0,4 10,0 9,8 9,8 9,9 10,0 > 0 S N 0 0 > 0 28 27 9-8 10,0 9,8 9,5 9,8 10,0 10,1 N 0 0 S 0 s 0 E > E 2Q 27 9i4 9,5 9,4 9,5 9,' 9,' 9,2 E S E E S E E E oo 27 «,9 «,9 «,9 8,5 8,6 8,8 9,0 N E s s 0 s 0 E Altcz I a mas sima d el bare metro pull. 27 lia. 1092 Le ore sono in mm mei tcni))0 1 ,, 27 " 5.70 27 " 8,85 ii'.licano liipelti 55 ■anienle le ore lia . ^J .■ero civ ilo; le cttcrc 11 1 eil r (lella niattin.i oJ an tinicrxl anc c . nolle a cll.l .cr. 0 pun crKh.mc-. 437 IND ICE (Idle materie contcmite in qnesto tomo XCI. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. XXaccolta di poeti classici itaUani antichi e moderni .pag. 3 Margherita P listeria , racconto di C. Cantii " i/|.5 Delia storia delle finanze del regno di JVapoli , di L- Bicmchiiii " 297 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Sul terreno secondario della provincia di Como, Me- moria inedita di F. De Filippi " 12 Sul modo piiL convenience e facile per liberare Como e Lecco dalle inondazioni ecc, Memoria inedita di G. Bruschetti , con una tavola in rame " 178 Memorie di fisica sperimentale di S. Marianini " 209 Iconografia della Fauna italica , di C. L. Bonaparte » 3 1 6 Cenni intorno all' Elenco delle piante spontante della provincia di Mllano del sig. E. con supplemento al medesimo. Di V. Cesati. Articolo a.° ed ultimo ... .>> 33o Sopra gli esami scolastici , ricerche di A. Bordoni . .." 349 PARTE STRANIERA. Examen critique de Vhistoire de la geographie ecc. par A. De Humboldt. Articolo 2.° " 29 La Divine Comedie traduite par A. Le Dreuille " 44 Stellarum duplicium mcnsuixe rmcromctricm , auctore F. G. W. Stnive " 2.22 Rapport de F. G. G. Struve, directeur de V Osservatoire de Dorpat " ivi Bandages etc. ou Nouveau systeme de deligation chi- rurgical , par M. Mayor ' " 2 3a BibUografiu " 35/ 438 I N 1) I c E. APPENDICE ITALTANA. Agraria. — Storia naturale , agronomia ed economia del fonnentone di M. Bonafous , versione di I. Lomcni p. jo Economia domestica. — Jltlazione intorno a un pro- cesso di liscivazione o imbiaiichimento dei pantii lini col mezzo del vapore , di Bourgnon di Layre, traduzione di A. Cristofori " 2 56 Educazione. — / gicvnneui guidati al ben fare ed al sapere , racconti morali di G. Massari " 69 niologia. — Volgarizzamento di maestro Donato da Casentino dell' opera di messer Boccaccio De Cla- ris Mulieribus , piibblicato per cura di L. Torti » 58 Del libro de' Benefidi di L. Anneo Seneca, volga- rizzamento del buon secolo della lingua , piibbli- cato per cura di F. Mortara " ivi Filosofia. — Saggio di iimane cose civili " 60 Dei principj generatori delle umane cognizioni , di F. Zantedeschi " 64 Letteratura. — Di alcune novitd introdotte nella lette- ratura italiana , lezione di T. Gargallo " 392 Medicina. — Rendiconto clinico di C. G. Sachero . . .» 70 Ischl e Venezia , Memoria di C. V. L. Brera " 246 Statistica medica di Milano , di G. Ferrario " aSo Idrologia medica di F. Lichtenthal » 898 Poesia. — Poemi di G. Byron recati in italiano da M. Mazzoni " 46 A. C. Ferruccii apodixis epistolaris etc " 56 Lettere giocose di T. Solera » 67 Di alcune poesie pubblicate per la fausta venuta di S. M. I. R. A. Ferdincmdo I nel suo regno Lom-» bardo-Veneto 877 Religione. — La Sacra Bibbia di Fence giusta la quinta edizione del sig. Dracli , per cura di B. Catena .» 68 Vita et doctrina Jesu Christi ex quatuor Evangelistis coUecta etc. per N. Avancinum » zSS Manuale del Sacerdozio ad iiso particolarinente dei seminaristi » hi La Vergine , istoria della Madre di Dio , compita con le tradizioni dell' Oriente ecc, deW abate Orsini » 36 r Dissertazioni bibliche di G. Brunati >> 368 I N D I O E. ^^ Storia, Biografia. — Dissertazione di F. Isnanli ond' chianto il luogo preciso ove nacqiie Cristoforo Co- lombo eniorie di storia ecclesiastica cremonese mccolte ecc. da F. Apord „ 3 , Dei re d'ltalia maiigurati 0 no con la Corona Fer- rea, di F. Antolini „ 5 Storie dei Municipj italiani illustrate con documenti inediti da C. Morhio „ 3^3 Del Senato di Casale nuovamente eretto dal Re Carlo Alberto , esposizione istorica di A. Nota „ 3nj Storia naturale. — La Fisica dello Spettacolo delta natura dell' ab. Pluche recata agli odiernl lumi , dialoghi di B. Bizio „ gg Spettacolo della natura e dell'industria wnana di C. Delattre, versione di C. Maieroffer „ 67 Del sollevamento e dcW avmllamento di alcuni ter- reni, di D. Paoli „ ^oS V A R I E T A. Agraria. — Del brusone , del carolo e della croda- tura , malattie del riso „ y g Archeologia. — Dei pesi romani conservati nel Museo Chircheriano , lettera del P. Q. P. Secchi al sig. B. Kopitar ,, ^3^ Arti belle. — DelVantico ponte di Tmjano sul Danubio » 80 Programmi pei grandi concorsi dell' I. R. Accademia delle belle arti in Milano „ 35 Esposizione di belle arti nell'I. R. Palazzo di Brera in Milano „ Arti e mcstieri — Cerau intorno I'uso de' bitumi di asfalto 82 Candele sleariche „ 2,83 Candele cerogene „ ^86 Orlgine e progressi delV iUuminazione a gas, e del gas tratto dal carbon fossile considerato nei rap- porti di pubblica e privata economia ./ 403 Bibliografia. — Annunzj „ o5 """""" " HI ' ■ " 291 440 I N D I C E. Chimica. Nuovn era clumica p. ^3o Fisica. — Intorno alia pretesa influenza della scabro- sitd e del puUmento delle superflcie sulla facolta emissiva de' corpi , di M. Melloni » 89 Ossewazionl meteomlogiche di liiglio » 143 ■ di agosto » 395 ■ di settembre » 48 5 Stadsdca. — Delle zecclie e delle miniere d'oro e d'argento dell' impero austriaco » 289 Storia naturale. — Del bello natarale » 7 3 Le Costanti della lULtura e dell' arte » 'j'j Del melanismo ed albinismo degli uccelli. Nota di G. Balsamo Crivelli » 84 ■ Lettera d'un italiano in cui si rende conto dell'adu- nanza de' naturalisti della Germania tenutasi a Friburgo nel corrente anno " 267 Lettera di C. Maravigna intorno alle cause del sot- terramento di Pompei e di Ercolano » 288 L^- ' r< ( jB' :.. «■ V y^' U- - ■